Imaginaerum ~ Turn Loose the Mermaids

di RoloChan105
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Brano 1 ***
Capitolo 2: *** Brano 2 ***
Capitolo 3: *** Brano 3 ***
Capitolo 4: *** Brano 4 ***
Capitolo 5: *** Brano 5 ***
Capitolo 6: *** Brano 6 ***
Capitolo 7: *** Brano 7 ***
Capitolo 8: *** Brano 8 ***
Capitolo 9: *** Brano 9 ***



Capitolo 1
*** Brano 1 ***


Durante l'anno passato e questo attuale, ho riscoperto un gruppo che immagino tutti quanti, conosciate:

I Nightwish.

Per molti saranno scaduti dato che la precedente cantante è uscita dal gruppo un po' di anni fa.

La cantante di adesso Annette, a me piace molto ( attende i pomodori). Ha una voce più delicata e più “capibile”. Ad ogni modo, ho deciso dopo essermi sentita più e più volte il cd Imaginaeurum, di crearci delle storie.

Ne avevo iniziata una, ma penso che la inizierò da capo.

La storia di adesso quindi, farà parte di una specie di raccolta, dove ogni storia quindi, prenderà spunto dai temi delle canzoni. In questo caso, ispirandomi anche ai pirati dei Caraibi, mi è venuta in mente questa.

Vi chiederò di pazientare per il seguito, oggi mi sono venute le parole a raffica, ma non so se sarò ancora così fortunata.

Invece che in capitoli, saranno in brani, quindi non spaventatevi.

Vi lascio il link della canzone e del testo( traduzione compresa), nel caso volesse ascoltarlo.

Ne vale la pena, a me ispira un senso di calma.

http://www.nightwish-italy.com/sito/index.php/traduzioni/86-imaginaerum/428-storytime-lora-delle-favole

http://www.youtube.com/watch?v=ZOmJD_Kw5yg ( mettete alta qualità)

Buona lettura!



Turn Loose the Mermaids




Brano 1


L'alba stava illuminando il cielo che ancora a tinte scure, contornava i paesaggi portuali.

Una nave, pronta a salpare, era in preda all'agitazione. Un duro viaggio, attendeva quegli uomini, attirati nei bar, dalle parole melliflue e deliziose del capitano. La ciurma che era stata reclutata era per lo più composta da giovani marinai e pochi erano gli esperti già veterani di quelle acque che nel profondo, nascondevano insidie.

Il capitano, un uomo grosso e con la barba nera, rideva emozionato, guardando i suoi uomini dall'alto.

-Ciurma-Urlò in modo che tutti potessero sentirlo.-Questo è un giorno propizio. In pochi, sono a conoscenza di queste coordinate e in pochi sono mai tornati da questo viaggio.- Tutti si fermarono alle sue parole intimoriti.-è una missione rischiosa-Ammise-Ma il guadagno è alto-Sorrise mostrando tutti i suoi denti-Molto alto.-Portò le mani dietro la schiena e iniziò a vagare con passo deciso tra i suoi uomini.-Non ho bisogno di vigliacchi-Volse un occhiata ostile ai più giovani che stavano mostrando dubbi.-Per cui, se tenete cara la pelle, potete andare.-

I marinai si guardarono tra di loro intimoriti; una leggera paura cominciò a contornare i loro giovani volti.

-Che...che tipo di viaggio?-Domandò un ragazzo tremante spiccando dal gruppo.

Il capitano si avvicinò e lo fissò sorridente.

-Oh, ma è un segreto...prendere o lasciare: tesori e ricchezze o la vostra fortuna sulla bilancia della morte-Rise in modo sguaiato osservando farsela nei pantaloni.-Cosa scegli mozzo?-

Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte: lo superò e corse verso la passerella diretto nuovamente per il porto. Lo imitarono anche altri marinai, alcuni anziani anche, coi pensieri, prima dei loro sogni di ricchezza, diretti alle loro famiglie.

Inspirando a pieno l'aria di mare, il capitano fissò orgoglioso i suoi pochi uomini rimasti.

-Bene-Asserì non appena i primi timidi raggi di sole, iniziarono ad illuminare le vele bianche e splendenti.-Salpiamo.-



I pochi uomini rimasti a bordo, non erano altri che giovani senza un lavoro e senza famiglia.

A differenza di quei pochi che si erano subito pentiti della scelta fatta, loro non avevano pensieri. La vita con loro non era stata giusta, costretti per sopravvivere a rubare o a razzolare tra i rifiuti in cerca di qualcosa da mettere sotto i denti.

Uno di loro però, anche se scarso di soldi, si era unito per un semplice e spigliato desiderio: l'avventura.

-Capitano Barbanera-Il primo ufficiale, un uomo con uno strano colorito pallido e un cappello lungo e a cilindro, si avvicinò al timone. -Le coordinate- In segreto, avvicinò all'uomo la cartina. Non appena con gli occhi, seguì le voluttuose e sinuose linee che percorrevano la rotta, il capitano e Teach rise soddisfatto.

-Molto bene-Annuì ordinando ad un altro suo collaboratore, di raggiungere il timone.-Quanto impiegheremo per arrivare a destinazione?-Mormorò al nuovo arrivato che con aria del tutto assente, fissò la cartina.

-Arriveremo, se il vento ci è a favore, tra un paio di giorni-

-Così tanti?-Domandò non felice l'uomo che nervoso, iniziò a prendersi tra le dita, qualche ricciolo della folta barba.

-Il premio però è molto, mio capitano-Sorrise nella sua direzione.-Ci ripagherà dell'attesa.-

-Oh-Sorrise compiaciuto nel pensare già alla vittoria.-Si. Hai ragione, verremo ripagati profumatamente.-



All'odore di salsedine, dei mormorii sommessi da parte della ciurma e della nave che oscillava, Zoro ci era abituato sin da quando era un bambino.

Sua madre era morta di peste e suo padre, non volendosi caricare della responsabilità di badare ad un moccioso, lo aveva abbandonato per dedicarsi alla pirateria.

Con enorme fatica, aveva imparato ad adattarsi, senza soldi ne casa.

Fin dall'età di otto anni, aveva trovato lavoro sopra le imbarcazioni mercantili, dando loro una mano e guadagnandosi gli scarti dei loro pranzi. Con il passare degli anni, era maturato e il suo fisico, cresciuto e irrobustito.

Lavorando notte e giorno, aveva iniziato a guadagnare qualcosa, ma tutto quello che guadagnava, lo spendeva in alcolici.

Attirato come gli altri uomini dalle parole del capitano, aveva deciso di partire verso quella strana avventura. Con addosso una logora maglietta bianca e dei pantaloni neri ormai consunti, l'unica cosa di valore che possedeva, era una katana bianca ereditata dalla madre. Per tenerla sempre con se, in vita aveva una fusciacca rossa. Era incredibilmente bravo a maneggiarla e sapeva difendersi alla perfezione. Molte volte, era stato reclutato per difendere i carichi importanti, dai pirati delle zone. Non aveva mai incontrato però, suo padre. Aveva un enorme fama ed era vivo.

Drakul Mihawk, detto l'uomo dagli occhi di falco.

Il solo sentire quel nome, lo metteva in agitazione. Negli anni, aveva covato un enorme rabbia nei suoi confronti, ma anche la coscienza che la via del mare, era splendida.

Rororoa, il cognome che possedeva, l'aveva ereditato dalla madre. Non voleva avere niente a che fare con quel figlio di un cane di suo padre.

Se un giorno lo avesse incontrato, avrebbe infilzato con piacere la lucida lama della Wado Ichimonji, nelle sue carni.

-Roronoa-La voce del capitano lo riportò alla realtà.-Vieni qui figliolo!-

-Arrivo-Svelto, depositò a terra l'ultima cassa contenente le vivande e corse al suo cospetto. Il capitano gli aveva promesso un enorme somma di denaro, più degli altri uomini.

Aveva detto: “ho un incarico per te, figliolo. Sei il tipo giusto.” Non aveva però idea di cosa volesse da lui però.

-Dobbiamo parlare-Gli annunciò una volta che i due uomini al timone, si congedarono.-Sai, ti ho parlato di un enorme tesoro-Gli ricordò le sue parole-E di un lavoro che solo tu, puoi fare- Zoro annuì, lo ricordava bene.

-Ditemi, cosa dovrei fare?-Il capitano sorrise mostrando i denti mancanti.

-Seguimi-Con passi decisi, lo invitò a entrare dentro la sua cabina.

Quello era un accesso vietato ai mozzi semplici come lui. Se evidentemente, l'aveva invitato ad entrare, il livello di segretezza, era molto alto.

-Dimmi-Gli voltò le spalle andando a prendere posto alla poltrona dinnanzi a lui.-Hai mai sentito parlare delle sirene?-




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Capitolo 2
*** Brano 2 ***


Turn Loose the Mermaids




Brano 2




Gli occhi di Zoro si spalancarono per la sorpresa.

In tutti i suoi anni in cui aveva viaggiato per mare, non aveva mai e poi mai, pensato che tali creature potessero esistere. Che il capitano stesse scherzando o parlando metaforicamente?

Decise di dire comunque, la verità.

-Ne ho sentito parlare certo-Mosse la testa in un cenno d'assenso.-Ma solo nelle leggende...-

-Ah, ma non sono leggende-Con una mossa spiccia, afferrò un bicchiere dalla credenza. Varie bottiglie di liquido ambrato riempivano la stanza. Le papille gustative di Zoro fremettero. Aveva decisamente bisogno di una bella bevuta.

-Sono vere-Annuì per l'ennesima volta l'uomo alzando gli occhi verso la bottiglia fino al bicchiere, vedendo il liquido cadere dentro.-Dannatamente vere.-

-Le hai mai viste?- Teach si trovò a ridere di nuovo. Oh, se le aveva viste...

-Si-Si portò il bicchiere alle labbra mandando giù tutto.-Anni fa- Emise un rutto potente e tornò a concentrarsi sul ragazzo.-Ho dannato come un cane nel cercare il luogo in cui sono ben nascoste.-Ringhiò sonoramente e con un gesto, fece cenno a Zoro di mettersi a sedere.

-E come sono?- Le sopracciglia del capitano scattarono immediatamente verso l'alto. Osservò Zoro, i suoi occhi viaggiare nella stanza, cercando in tutti i modi di trovare un qualche aggettivo che riuscisse a descrivere quelle leggendarie creature.

-Magnifiche-Mormorò riempiendosi nuovamente il bicchiere-Splendide donne, dai lunghi capelli e dal carnato chiaro, come le statue di alabastro...- Si avvicinl il bicchiere alle labbra secche, rimanendo in attesa.-Sono scaltre, hanno una voce meravigliosa e sono dei mostri- Si concesse di bere un goccio.

-Mostri?-Ripetè il verde sconcertato. Non aveva appena detto che erano meravigliose? Perchè adesso li definiva così?

-Oh, ragazzo mio, sono delle vere cagne quelle.-Prese un bicchiere e lo adagiò davanti a Zoro.- Sembrano donne splendide che solo nella fantasia si è in grado di trovarle, ma le ho viste con i miei occhi.-Strizzò i bulbi oculari riempiendo il bicchiere al mozzo.- Le ho viste distruggere una nave...-

-Sono così potenti?- Afferrò il bicchiere e lo ringraziò unendosi a lui nella bevuta.

-Altrochè, ma la cosa migliore è che, sono rare.-Ridacchiò sbattendo il bicchiere sul tavolo.-Quelle maledette valgono un sacco! Non sai quanti collezionisti ricchi sfondati, vorrebbero nel loro acquario una sirena.- Cercò di ricomporsi.-Sai, una sola sirena, vale almeno 20 sacchi d'oro.- Zoro rimase allibito. Il prezzo era certamente alto. Una cifra che nemmeno in sette anni di lavoro ininterrotto avrebbe guadagnato.

-è molto-

-Già-Il capitano sorrise-Quello che voglio da te, mio caro Roronoa, è che tu mi catturi una sirena.-Si tolse dalla cintura una sacca piena di oro.-Questo è quanto sarà il tuo compenso...-Fissò fiducioso l'uomo-Allora, che cosa ne dici?-




Per tutto il giorno, non aveva fatto altro che riflettere su quel compito. Teach, gli aveva svelato inoltre, che catturarle, erano una passeggiata, se divise dal gruppo. Una sola sirena, non poteva niente contro la forza di un uomo della sua stazza.

Era stato molto chiaro però: voleva la sirena viva. Nella sua cabina inoltre, aveva intravisto un piccolo acquario, grande giusto le dimensioni di una donna.

Lo aveva informato inoltre, che erano delle gran bugiarde e che in tutti i modi, l'avrebbero ingannato. Non doveva far altro che arrivare al punto del loro covo e prenderne una. Avrebbe morso, scalciato, fatto resistenza. Pianto, pregato e anche cantato, ma lui, doveva ignorarla.

Con un enorme sospiro, alzò gli occhi verso la luna.

Era alta nel cielo e splendente. Illuminava egregiamente il mare e in disparte, mangiando il proprio pasto, era quasi ipnotizzato ad ammirarlo.

-Tutto bene Roronoa?-Alzò gli occhi dal mare e fissò il ragazzo alle sue spalle. Rilassò i muscoli.

-Tutto bene si.-Rispose quando ricevette una pacca sulla spalla.

-Sei pensieroso-Ammise fissandolo in volto.

-Un pò- Si portò alle labbra la bottiglia che aveva ricevuto.-Il capitano ha parlato con me-

-Vi ho visto- Ridacchiò il rosso strappandogli di mano la bottiglia.

-Hey-Protestò Zoro digrignando i denti.-Dammela Eustass.-

-Ho bisogno anche io di bere, che credi-Sghignazzò rubandogli un generoso sorso.-Allora-Fissò il verde curioso e bramoso di notizie.-Di cosa avete parlato? Sei riuscito a capire in cosa ci imbatteremo?- Non appena lo vide annuire, provò ad indovinare contro quali pericoli si sarebbero imbattuti.-Fammi indovinare, il Kraken?-Ghignò-O quei mostri giganteschi e strani provenienti da quel grande oceano chiamato Grande blu?- Zoro sorrise e scosse il volto. Come sempre, Kidd riusciva a risollevare il suo umore.

-No-Gli tolse di mano la bottiglia, riappropriandosene.

-Ah- Sbuffò addossandosi al parapetto-Bhe, cazzo, di cosa si tratta allora?- Zoro scoccò la lingua contro il palato. Osservò attentamente se fossero osservati o ascoltati da qualcuno. Non sentendo nessuna presenza, si avvicinò all'orecchio del rosso.

-Abbiamo a che fare con le sirene-Rivelò lasciandolo di stucco.

-Stai scherzando?-Mormorò sconcertato.

-Affatto.-Ammise bevendo nuovamente.

-Umh...sirene.-Ripetè l'informazione-Non è l'avventura che mi aspettavo.- Borbottò passandosi una mano tra i capelli.

-Cosa ti aspettavi Eustass?-Ghignò divertito. Ogni volta che entrambi si imbarcavano in avventure fantastiche, l'adrenalina man mano che l'obbiettivo si avvicinava, scemava. Non era quella l'avventura che entrambi cercavano.

Desideravano il pericolo.

Erano entrambi, due teste calde.

-Sicuramente non una donna pesce-Sbottò indicandosi il cavallo dei pantaloni. -è da tanto che non sto con una donna...ma con una mezza pesce che potrei farci?-Iniziò a ridere in modo sguaiato tanto da attirare l'attenzione di altri marinai.-Ti immagini come puzza?-

-Il solito idiota-Tuonò Zoro schiacciandosi una mano sul volto.

Quel deficiente, per quanto fosse il suo migliore amico, non sarebbe mai cambiato.

-E quanto ti hanno offerto?-Domandò dandogli una leggera gomitata.

-Parecchio-Rispose evasivo.

-Più di un due monete d'oro?-Solitamente, quella era la loro paga.

-Oh si- Con quella somma, sarebbe stato sistemato a vita e finalmente, avrebbe potuto comprarsi una nave tutta sua. Avrebbe finalmente solcato i mari e vissuto avventure magnifiche.

-Dimmi-Lanciò un occhiata al rosso gonfiando il petto.-Che ne pensi di “Capitano Roronoa”?- Eustass espresse subito il proprio parere con una sonora risata mal celata.

-Cazzo amico-Esclamò piegandosi in due-Fa veramente cagare!-



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Capitolo 3
*** Brano 3 ***


Turn Loose the Mermaids




Brano 3





I giorni a seguire trascorsero relativamente lenti. Molte volte, non soffiava il vento e il veliero, restava ancorato fino a tarda sera. Il mare agitato e le improvvise tempeste, coglievano impreparati i nuovi arrivati.

Il navigatore nel compenso, ce la stava mettendo tutta per far arrivare a destinazione la nave. Il capitano, giorno per giorno, diventava più intrattabile e meno propenso a contenere la collera. Il destino della sua vita e dei suoi sogni di ricchezza, erano racchiuse in quelle coordinate.

Quasi ogni notte, Zoro lo sentiva imprecare, chiedendo conferma alla sua élite di uomini, se erano vicini al traguardo. Questi, cercavano invano di rassicurarlo, ma il suo temperamento era troppo tormentato.

-Il capitano è strano-Notò Kidd brandendo il coltello.

-Dici?-Fece finta di niente Zoro.

-Ogni giorno sembra sempre sull'urlo di collassale-Scosse le spalle e fissò la cassa piene di patate.-Perchè tocca pelarle a noi?- Si lamentò.

-Perchè ci è stato ordinato-Zoro sbuffò. Non era un compito adatto a lui. Quasi quanto il capitano, desiderava arrivare alla metà. Durante il giorno, si perdeva in fantasticherie sulla sua futura vita.

Si immaginava con un cappello elegante, degli abiti puliti e freschi, eleganti ma non troppo. Una nave enorme e un equipaggio forte e degno di fiducia.

Kidd sarebbe stato il suo vice. Sin da quando erano giovani, entrambi si erano guardati le spalle a vicenda.

-Riguardo alla donna pesce...-Mormorò richiamandolo dai propri pensieri.-Come te la immagini?-Zoro sbattè gli occhi.

Bhe, era difficile immaginarsela.

-Io me la immagino con delle belle labbra carnose e delle tette da urlo-Sbraitò ghignando il rosso, lasciando cadere per un secondo il tubero.-Inoltre, dato che è un pesce, avrà le pinne...o la coda.-Socchiuse gli occhi-Mi piacerebbe avere una sirena...-Quel commento finale lo lasciò di stucco.

-Ti piacerebbe averla?-

-Cazzo amico, si!- Esclamò prendendo la patata che gli era scivolata di mano.-Sarebbe un utile risorsa no?-Si strinse nelle spalle.-Potrebbe condurci a non so quanti tesori...-

-Ah-A questo non aveva decisamente pensato.-Hai ragione- Ammise.

-E la tua sirena?-Quella domanda lo fece sobbalzare-Come te la immagini?-

Non sapeva come rispondere a quella domanda. Si era sempre detto, di non affezionarsi troppo ad agli oggetti o alle persone. Entrambe molte volte, venivano negate o perdute.

-Una vale l'altra-Esattamente così. Non importava se era bella o brutta, aveva capelli lunghi o corti, tette da urlo e un bel viso. Lui, qualsiasi fosse il suo aspetto, l'avrebbe consegnata a Barbanera.



-Ammirate-Il capitano indicò un lembo di terra in mezzo alle acque cristalline.-La meta prefissata- Tutti gli uomini, nessuno escluso, si sporsero dalla balaustra per poter ammirare quell'isolotto.

Non c'era niente che potesse da lontano, attirare un marinaio in quel posto.

Cosa poteva celare dunque?

-Finalmente-Richiamò l'attenzione dell'equipaggio-Posso rivelarvi il segreto che quell'isola nasconde.-Un sorriso malvagio increspò i lineamenti del volto.

-Di che cosa si tratta capitano-Domandò un uomo dalla stazza possente e dalla pelle cotta dal sole.

-Calma mozzo-Con uno schiocco di dita, quattro uomini uscirono dalla sua cabina trasportando una cassa di vetro. L'equipaggio, tranne Zoro, iniziarono a chiedersi che cosa fosse.

-Signori-Parlò salendo le scalette verso il timone-Avete mai sentito parlare delle sirene?-



Il lungo e meraviglioso discorso del capitano, sorbì il medesimo effetto che aveva creato nelle taverne dove aveva reclutato il suo equipaggio. Erano tutti entusiasti e curiosi di vedere quella che poteva essere, un essere leggendario.

Zoro, assieme ad un altro gruppo di uomini, era sopra una piccola scialuppa diretto verso l'isola. Teach aveva spiegato che quell'isola, era un luogo perfetto per catturarle. Reti e arpioni, erano a bordo della piccola imbarcazione. L'ordine era di catturarne una viva, ma se la caccia fosse giunta a buon fine, qualche sirena in più non poteva far altro che bene.

-Roronoa, tu sei abile con la spada vero?-Domandò un ragazzo mingherlino e con dei buffi capelli rosa.

-Si-Rispose agitando i remi a tempo con gli altri.-è così-

-Hai mai visto una sirena?-Domandò pieno di speranze il giovane.

-No. È la prima volta- Apprendendo la sua risposta, annuì preoccupato.

-Sai, io...ho sentito avevo gia sentito parlare delle sirene-Iniziò a raccontargli assestandosi con un dito, gli occhiali che troppo grossi per il suo volto, gli conferivano un aria buffa.

-Racconti?-Si fece attento.

-Ho sentito che sono creature nobili, aggraziate e che hanno una voce veramente bellissima.-Più o meno, era la stessa informazione che anche il capitano, gli aveva rivelato.-Ce ne sono poche e sono rare, perchè vengono catturate e il più delle volte, uccise.-Alzò il volto verso Zoro.-Sai che non rivelano il proprio nome?- Bhe, questo gli era nuovo.

-Come non rivelano il proprio nome?-

-è una sorta di intimità per loro-Ridacchiò-è come se ti offrissero una parte di se-Il giovane fissò l'isola avvicinarsi.-Non sono creature cattive, anzi, sono molto dolci. Ma se vengono minacciate o comunque si sentono in pericolo, mostrano gli artigli.-Strinse le mani nervoso.-Non pensavo che questa missione portasse a questo.-

-Sembra quasi che tu non voglia...-

-Infatti non voglio-Fissò con severità Zoro.-Tutto quello che so sulle sirene poi, l'ho appreso dal diario di mio nonno.-Si avvicinò al verde.-Sai, lui è stato salvato da una sirena.-

-Salvato?-Zoro rimase sbigottito. Da come le aveva descritte Teach, quegli esseri erano orripilanti mostri. Il fatto che mostrassero tenerezza o comunque il salvare una vita ad un uomo, gli era quasi impossibile da concepire.

-Stava affogando in mare.-Gli sorrise.-La nave aveva preso fuoco e c'era una violenta tempesta. L'equipaggio era disperso e lui cercava un appiglio per tenersi a galla. Quando il mare lo risucchiò verso il fondale, sentiva che era giunto il suo momento. Ma poi, sentì una voce e vide un enorme ammasso di colori non distinti. Quando riprese conoscenza, si ritrovò al porto della città più vicina.-

-Non ha detto però che è una sirena-Gli fece notare continuando a remare.

-Oh, ma l'ha vista dopo qualche giorno-Sospirò chinando il volto.-Sul pontile, di notte, cantava ed era meravigliosa. Nel diario l'aveva descritta come una dea. I capelli color dell'oro, le labbra rosse come il corallo e degli occhi cristallini come il mare. La lunga coda poi, era un ammasso di colori e lucentezza che nemmeno era riuscito a descriverlo.- Tremò per l'emozione-Sapeva solo che era lei che l'aveva salvato.- Il verde rimase senza parole. Quella descrizione sembrava veramente insolita, ma affascinante. Era stato con molte donne e durante i suoi viaggi, aveva potuto scorgere i volti più stupendi che un uomo potesse immaginare. Quel racconto però, sembrava eclissare tutte le sue esperienze.

-Dici sul serio Kobi?-Chiese conferma al giovane mozzo. Appena lo vide annuire, il suo cuore prese a tamburellare forte.

-Si-Annuì energico, nel diario poi, ci sono molti schizzi che la riguardano ed è...-Cercò le parole adatte-...Ultraterrena...-Chiuse gli occhi.-Zoro, catturerai dunque una sirena?- Fissò le reti e gli arpioni che il capitano, aveva ordinato di usare contro di loro.

-Devo-Rispose con voce solenne. Doveva catturarne una, anche ammesso che fosse bellissima...il suo sogno, era più importante no?


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Capitolo 4
*** Brano 4 ***


Turn Loose the Mermaids




Brano 4



Nel pomeriggio, tutti i marinai avevano sistemato lungo il lato nord della spiaggia, una lunga distesa di rete e arpioni ben pronti per trafiggere le loro prede.

Sotto consiglio del capitano, avrebbero agito con il favore dell'oscurità. Con il volto scuro e senza proferire parola, Kobi era rimasto per svolgere i compiti assegnatogli, dando una mano agli uomini coinvolti in quella cattura.

-Si andrà a caccia stasera-Proferì Kidd dando una forte pacca sulla spalla a Zoro. Anche lui, dopo il racconto del mozzo dalla zazzera rosa, era rimasto parecchio silenzioso. Nella mente, si immaginava come potesse essere la sirena; il corpo aggraziato, i capelli fluenti e dei colori maestosi.

-Ho detto-Eustass alzò il tono della voce per attirare la sua attenzione-Stasera andremo a caccia.- Finalmente, Zoro tornò a fissarlo.

-Oh, si giusto-Annuì finendo di legare tra di loro le reti.

-Che ti prende?-Il rosso fissò perplesso l'amico: aveva sicuramente qualcosa che non andava.

-Niente-Sospirò alzandosi da terra e spolverandosi i pantaloni dalla sabbia.

-Qualcosa non va.-Da quando lo conosceva, aveva ben compreso il suo carattere e sopratutto, quando mentiva. Zoro non era un bravo bugiardo, ma non tutti riuscivano a cogliere alla perfezione il suo stato d'animo.

-Non ho niente Kidd-Per l'ennesima volta sospirò.-Sul serio.-

-See...-Il rosso assottigliò gli occhi-Vai a raccontarla a qualcun'altro compare.-Un ghigno si dipinse sul volto del verde.

-Ti preoccupi per me?-Domandò incrociando le braccia al petto-Molto carino da parte tua-

-Scemo!-Si infuriò bonariamente-Vai al diavolo! Che questa caccia ti faccia tornare un po' di sale in zucca.-



-Avete compreso?-Barbanera al calar del sole, passò lento e letale tra i suoi uomini. Elencava a gran voce il suo piano ambizioso, ricordando a tutti, il grande guadagno in caso di vittoria.

-Roronoa farà da esca.-Si avvicinò al ragazzo e gli posò una mano sulla spalla.-Mi raccomando-Gli sussurrò all'orecchio-Non farti impietosire.-Fissò i suoi occhi color pece.-Quelle sono nient'altro che mostri.-



Una piccola bagnarola galleggiava leggera sulla superficie del mare.

Il vento era a favore e tutto, sembrava procedere per il verso giusto. Si era spinto nel punto esatto che il capitano gli aveva raccomandato e con un ultimo sforzo, gettò la piccola ancora in mare.

Afferrò la lampada ad olio e l'accese creando un po' di luce tra l'oscurità.

Non si vedeva niente.

La nave era avvolta nel buio, in modo da non farsi scovare. Gli uomini a riva, attendevano il segnale per sparare gli arpioni e le reti, in modo da catturarle e combattere.

Ma c'era realmente bisogno di tutto questo?

Inoltre, era proprio vero che le sirene esistevano?

Con stanchezza, Zoro si portò una mano alla fronte e iniziò a cantare. Era stonato e le uniche canzoni sui pirati che conosceva, erano rozze e da taverna. Il capitano gli aveva consigliato di cantare perchè attiravano le sirene, ma lui, poco ci credeva.

-Che scemenza-Borbottò stringendosi nelle spalle. Il freddo iniziò ad entrargli nelle ossa. Non si era portato dietro una coperta o altro, sarebbe stato troppo l'impiccio nel caso avesse combattuto o fosse caduto in acqua.

Sbarrò gli occhi per quel pensiero.

E se non sarebbe stato in grado di catturarle? Sarebbe morto?

Addio ai suoi sogni da pirata quindi.

-Che cavolo di capelli sono quelli?-Mormorò qualcosa alle sue spalle. Gli si rizzarono i peli dietro la nuca e velocemente, si voltò. Non c'era niente.

Sbattè varie volte le palpebre incredulo. Che se lo fosse immaginato? Sembrava...una voce da donna....

-A me sembra un marimo-Borbottò un altra voce e allora, comprese che non era solo.

Era arrivato il momento che attendeva.

Deciso, si voltò e trovò addossate alla barca un gruppo di ragazze.

Al solo vederle illuminate dalla lanterna, spalancò gli occhi incredulo.

Belle, bellissime, inimmaginabili donne.

-Un marimo dici?-Ridacchiò una del gruppo portandosi una mano a coprirsi le labbra.

-è vero-Annuì energicamente l'altra additandolo.-Ha i capelli verdi...- Zoro si battè varie volte le mani al volto per riscuotersi da quella visione. Stava sognando? Erano davvero sirene quelle?

-Siete sirene?-Domandò afferrando silenzioso la katana che aveva alla cintola.

-No siamo sardine-Gli rispose a tono la più graziosa del gruppo-Cosa diavolo ti sembriamo idiota?- Nuovamente, rimase a bocca aperta lasciando la presa sulla spada.

Altro che grazie e compostezza.

-Io lo trovo carino-Sospirò la ragazza a destra con i capelli lunghi di un rosa acceso. Le labbra erano rosse e i seni tondi e pieni: esattamente come la desiderava Kidd.

-Ho visto certi umani...umh!-Scosse il volto un altra dai capelli rosa e dagli occhi grandi e immensi.-Lui è bello-Rise in modo malefico-Posso portarlo da me e trasformarlo nel mio Kumachi?- Domandò alle ragazze del gruppo abbrancandosi all'imbarcazione.

-Non essere scema!-Gracchiò di nuovo la rosetta.-L'ho visto prima io!-

-Eh?-Gridò l'altra con le codine-Stai scherzando!?-

-Ragazze...-Una sirena mora e degli occhi azzurri quanto il mare, sbucò alle loro spalle.-Non litigate.-

-Non...-Entrambe si fissarono interdette-Ha cominciato lei!-Urlarono all'unisono lasciando Zoro sempre più sconcertato.

Era terribile.

Si comportavano come ragazze come umane e non come creature leggendarie.

Cosa doveva fare?

-Come ti chiami?-Una sirenetta dai capelli blu si avvicinò all'imbarcazione poggiando le mani sul legno.

-Io?-Si indicò Zoro preso alla sprovvista.

-Si, tu scimunito!- Il verde si voltò nuovamente verso quella che sicuramente, aveva attirato la sua attenzione. Occhi color nocciola, capelli rossi come il sole al tramonto e un faccino da non dimenticare. Era bella, tanto che si dimenticò della missione. Il cuore prese a battere all'impazzata, rimanendo imbambolato sulla nave. Al solo sentire i suoi occhi addosso, la sirena si voltò verso di lui.

-Che hai da fissare?-Arrossì nel vederlo attonito.

-Eh? Ah...beh-Si portò impacciato una mano dietro la testa-Sei...sei molto bella...- Al sentire le sue parole d'elogio, le altre sirene imprecarono deluse.

-NON è GIUSTO!-Si sgolarono le due dai capelli rosa.-Tutte lei le fortune!-

-Io non voglio proprio niente!-Replicò stizzita la rossa. Con un movimento elegante, si immerse lasciandoli soli. Zoro spalancò gli occhi.

No.

Era lei.

Voleva lei come sirena.

Quella era la sua sirena.

-F-ferma!-Si avvicinò scattante al bordo della barca.-Non andare via!-

-è sempre così scorbutica, non ti preoccupare-Lo rincuorò la sirena dai grandi occhi scuri.

-Merda-Digrignò i denti il verde cercando di vedere attraverso il velo d'acqua, dove fosse finita.

Non era un sogno, non era finzione e non era un racconto. Era reale, tutto reale.

Le parole di Kidd gli tornarono alla mente.

Come desiderava la sua sirena?

Ora lo sapeva.

La voleva esattamente così.


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Capitolo 5
*** Brano 5 ***


Turn Loose the Mermaids




Brano 5



Confuso, imprecante e infreddolito, fissò le scure acque sotto di se inghiottire l'oggetto dei suoi desideri. Non aveva mai visto niente di così bello, ne bramato così tanto una donna.

Dischiuse le labbra indeciso se tuffarsi o meno.

Era un ottimo nuotatore e sicuramente, in poche bracciate, sarebbe riuscito ad afferrarla e a riportarla in superficie. Deciso, si tolse dalla cintola la lunga Katana bianca che con cautela, depositò sulla barca. Si sfilò frettoloso la misera maglietta bianca e con decisione, si avvicinò al pelo d'acqua, prendendo un grosso respiro.

“Attenzione figliolo”, la voce del suo capitano gli rimbombò nella mente “ Le sirene sono delle vere cagne...non devi fidarti”. Immediatamente, frenò le sue azioni. Ammirò il mare sotto di se e rabbrividì dal terrore: cosa stava per fare?

Con il respiro mozzato, si portò entrambe le mani a tenersi la testa.

Diavolo, stava per cadere nella loro trappola. Con tremore, si voltò verso le sirene, ancora aggrappate all'imbarcazione. Ingoiò a vuoto e decise, seppur a malincuore, di lasciare perdere quella rossa da sogno. Cercò qualche minuto per comprendere la situazione e con delusione, arrivò alla conclusione che il capitano aveva ragione.

Quelle donne erano capaci di far perdere la testa ad un uomo. Un uomo forte di spirito. Uno come lui. Indurendo lo sguardo, esaminò le donne tutt'attorno cercando la sirena giusta da portare in pegno al capitano. Erano tutte bellissime, ma su una, aveva decisamente fatto colpo. Si avvicinò a lei e con decisione, si accucciò inginocchiato.

-Mi piaci-Mormorò senza alcuna nota di sentimento, quelle parole.-Mi piaci da matti, sei bellissima- Non aveva mai lusingato una donna e con il gentil sesso, era sempre stato un po' impacciato. Quella sicurezza era spuntata in lui come una reazione alla gravità della missione.

Doveva sedurla, affascinarla, prometterle posti lontani, cose mai viste e poi, i suoi sogni si sarebbero avverati. Non poteva cedere adesso, non quando la meta era così vicina.

Arrossendo per quelle parole, la sirena dai lunghi capelli rosa e dalle labbra rosse corallo, si sporse verso di lui speranzosa.

-Sul serio?-Borbottò arpionando maggiormente la nave.

-è così-Sorrise posando delicato, una mano sulla sua guancia. Non era, come aveva pensato, scivolosa o squamosa, ma deliziosamente liscia e calda. Un contatto che poteva benissimo trovare e provare con altri umani.-Sei stupenda-Continuò cercando di scacciare quei pensieri.

Erano sirene, dei pesci insomma, perchè continuava a sentirsi una merda allora?

-Marinaio...-Scostandosi, la giovane sirena si portò entrambe le mani al volto-Voi mi lusingate...-

-Non fare la svergognata adesso!-Biascicò indiavolata l'altra ragazza con le code.

-Chiudi il becco faccia da triglia!-Si infervorò la sirena digrignando i denti.-Andatevene!-Ordinò loro con un gesto veloce della mano-Desidero restare con il mio marinaio!- Un coro di sbuffi si elevò nell'aria e tra imprecazioni e bestemmie, tutte le sirene sparirono in un batter d'occhio.

-Allora...-Sussurrò la rosa aggrappandosi beata alla barca-Ditemi ancora qualcosa...- Non c'era dubbi che quella, fosse una sirena davvero vanitosa.

Più confortato dalla sola presenza della donna, Zoro si scrocchiò mentalmente le nocche.

Doveva dare sfogo a tutta la sua arte di attore anche se, in effetti, era ben facilmente scopribile data la sua inesperienza. La sirena però, non dava l'idea di comprendere il losco piano che si celava dietro a quelle assurde e inadeguate lusinghe.

-Le tue labbra sono così rosse...-Le sussurrò a pochi centimetri dal suo viso-Viene voglia di baciarle...- Con fare stanco, chiuse gli occhi. Ok, tutte quelle scenate, non erano decisamente farina del suo sacco. Le aveva imparate e sentite fino allo svenimento alla locanda Barattie. Un caro amico di nome Sanji, lavorava a tempo pieno come cuoco e sempre, si perdeva a fare il cascamorto con ogni donna presente nel locale.

Per una volta, anche se non volutamente, ringraziò tutte quelle scene disgustose e struggenti che negli anni aveva sorbito dalla sua gracchiante voce.

-Marinaio...-Chiamò nuovamente il suo nome la sirena, ancora più lusingata da questo suo approccio.-Che ne dite se io e lei ... in un posticino...-Mormorò allusiva indicando con gli occhi la spiaggia-Non so se mi spiego...- Oh, non importava che capisse. A lui andava più che bene. Quella stupida stava cadendo tra le braccia di Barbanera senza complicargli la vita.

-Oh-Esclamò comunque perplesso-Lo potete fare voi sirene?-

-Ma che domande-Si allontanò lei iniziando a nuotare verso la spiaggia-Ma certo! Appena tocchiamo terra, la nostra coda si divide e abbiamo le gambe...- Zoro la fissò sconcertato. Cosa cosa cosa? Potevano avere le gambe?-Perchè quella faccia?-Domandò lei inarcando le sopracciglia.

-Io...pensavo che manteneste la vostra forma...-

-E farlo con la coda?-Ci pensò su portandosi distratta un dito al volto.

-Solitamente come fate?-Iniziò a remare cercando di intrattenerla con quel discorso.

-Oh, avete presente i delfini? Alla stessa maniera...-Lo fissò lussuriosa-Ma se intende farlo in quella maniera...-Arrossì nuovamente-Per me non c'è nessun problema...-

Zoro asserì in maniera distratta. Farlo o non farlo, non era un suo problema. Sinceramente, il sesso non era una sua priorità. Quando scendeva a terra, si concedeva solo bevute. L'alcool era la soluzione migliore per i suoi problemi, peccato che richiedessero un alto compenso.

Riprendendo a remare, pensò al suo futuro; sognava spesso come sarebbe stato se avesse raggiunto la quota necessaria per comprarsi una nave.

Cosa sognava di fare oltre alle avventure e alla navigazione, era un mistero.

Sarebbe diventato un pirata? O un ricco commerciante? Magari un uomo della marina.

Osservò la sirena nuotare spedita verso il macello e il respiro gli si mozzò in gola: raggiungere il suo scopo...sacrificando lei?

Era un pesce, un essere a detta di Barbanera mostruoso...ma sempre un essere...vivo.

Poteva fare sogni tranquilli sapendo di aver sfruttato quella sirena? Anche se non avrebbe partecipato attivamente alla cattura, lo sporco di quell'azione, sarebbe ricaduta anche su di se. Diventare capitano e avere fama, sacrificando un altra persona...

Smise di remare e assorto nei suoi pensieri, abbassò il volto. La sirena dai capelli rosa, lo vide immobile e perplessa, nuotò verso di lui.

-Che succede?-Afferrò i bordi della barca cercando di issarsi su ed osservare Zoro.-Marinaio?- Immediatamente, due mani l'afferrarono per le spalle. Sussultò appena vide il volto di Zoro nuovamente vicino al suo.

-Scappa-Mormorò contro il suo orecchio facendola rabbrividire. Basita, rimase immobile contro di lui: scappare? Da cosa?

-Ma che...?-

-Ci sono degli uomini a terra che ti vogliono catturare e rivedere a caro prezzo...-Al solo sentire quelle parole, la sirena sgranò terrificata gli occhi. Il respiro divenne incostante e immediatamente, la voglia di immergersi assieme alle sue sorelle, non era mai stata così forte.

-Mi dispiace...-Allentò la presa e la fissò dispiaciuto.-Non posso farlo...-Lentamente, la lasciò andare e con un tonfo sordo, tornò a sedere. La ragazza rimase fortemente sconcertata da quel comportamento: aveva compreso che quell'uomo non era marinaio ma un pirata e adesso? Piuttosto che ricevere un compenso, preferiva lasciarla andare?

-Perchè?-Domandò portandosi diffidente le mani al petto.-Sarai punito per aver disobbedito agli ordini del tuo capitano?- Zoro sospirò pesantemente e ciondolò la testa in avanti.

-Si-Le diede conferma.-Ma non posso fare questo a te-Alzò il volto verso di lei.-Fuggi, prima che ti prendano...-Si alzò in piedi-Avverti le tue amiche, di non uscire per niente al mondo in superficie...-

Un sorriso illuminò il volto della sirena. Al solo vederlo, Zoro rimase turbato ed immobile.

-Lo sapevo...-Lo fissò con occhi dolci-Non sei come gli altri uomini...-Si sporse verso di lui e con dolcezza, gli baciò la guancia.-Grazie marinaio...-



La gola era secca e la pelle, sporca e tumefatta. Non riusciva più a sentire i polsi e la schiena, bruciava da impazzire. Con dolore, mandò giù la saliva che acida, gli si era formata in gola.

Era da giorni ormai che pativa la fame e la sete in catene nelle prigioni della nave. Il capitano, ogni dannato giorno, faceva venire degli uomini a frustrarlo, come scotto da pagare per quell'ammutinamento. A denti stretti, Zoro non urlava o piangeva; subiva ogni sferzata contro la pelle in completo silenzio, conscio dello sbaglio che aveva commesso. Sbaglio, così lo definiva Barbanera. Per lui però, quello non era stato uno sbaglio, ma la dannatissima cosa giusta da fare.

Ogni santo giorno, gli tornava alla mente quella bellissima sirena dai capelli rossi...Con stanchezza, chiuse gli occhi e lasciò ricadere il volto su una spalla. Diavolo, sarebbe mai riuscito a rivederla?

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Capitolo 6
*** Brano 6 ***


Turn Loose the Mermaids




Brano 6


L'umida aria del mattino riempì i suoi polmoni ormai stanchi e provati. Con difficoltà, aprì un occhio, solo per accorgersi che il sole aveva riempito buona parte della prigione. Dolorante, smosse le spalle intorpidite e un mugugno dolorante, uscì dalle sue labbra. La schiena bruciava, così come la gola e gli arti. Quei bastardi non si erano fatti scrupoli a punirlo. Ma cosa pretendeva da uomini senza morale come quelli?

Più volte, nel corso dei giorni, aveva sentito la voce di Kidd che gli parlava. Lo faceva però, solo ad orari in cui era completamente solo e sicuro di non essere osservato. Mangiava isolato dagli altri e quando poteva, dalla stretta feritoia cercava di passargli del cibo e da bere.

La sua presenza lo confortava ed era l'unico a bordo, goloso di informazioni su quello che gli era capitato. Parlando della sirena dai capelli rosa, più volte si era come interessato, quasi affezionato e geloso di quel fugace bacio.

Ma il rosso non aveva di che preoccuparsi: i pensieri di Zoro, erano tutti rivolti a quella sirena dalla chioma rossa. Non sapeva il suo nome, non sapeva niente di lei se non i tratti del volto che fin dal primo momento, si era stampato a fuoco nella mente.

Era ossessionato dalla sua bellezza, dai crini rossastri, dalle labbra piene e dagli occhi color cioccolato.

Voleva rivederla.

Che Dio l'aiutasse, ma voleva rivederla sul serio.

Con dolore, digrignò i denti, cercando come nei giorni precedenti, la forza per andare avanti.

Era passata quasi una settimana da quando era stato catturato e ancora, la nave non si era smossa da quel piccolo isolotto. Il capitano Teach era senza dubbio caparbio, ma nessuna sirena, dopo il suo avvertimento, sarebbe mai uscita allo scoperto. Sorrise amaramente chiudendo debolmente gli occhi.

Sarebbe marcito per sempre in quella prigione? Sarebbe caduto per mano delle fruste? Che accadesse quel che accadesse; lui però, voleva rivedere quella sirena prima di morire.



Aveva perso la nozione del tempo.

Non ricordava esattamente quante volte quel giorno fosse svenuto. Per mano dello stesso Teach, aveva subito una doppia scarica di frustrate.

Non ci era andato leggero come i suoi uomini, ma pesante e lesto. Le cento frustrate, si erano tramutate in duecento per volta e la schiena era un mare di sangue.

L'unica cosa che doveva ringraziare, era il suo corpo. Solo all'inizio il dolore si faceva sentire e dopo, come spesso gli accadeva, si lasciava scivolare in quella nuvola di tepore e intorpidimento che sentiva ogni qual volta perdeva conoscenza.

L'unica spiegazione per quel trattamento poteva attribuirsi alle speranze di Teach ormai in frantumi.

Non nutriva in verità speranze di sopravvivenza, al contrario.

Più volte si era domandato che cosa ne sarebbe stato di lui una volta terminato il viaggio e dopo molto tempo passato con se stesso, era giunto alla conclusione che l'impiccagione sarebbe stata la sua fine.

Una fine miserevole, dolorosa e sfibrante.

Nessuno si sarebbe ricordato di lui se non per essere il figlio di un mascalzone.

Nessuno avrebbe gridato all'innocente con lui e nessuno avrebbe mai osannato le sue imprese.

Forse Kidd avrebbe pianto per lui, come Kobi, gli unici a sapere la sua triste verità.

Con immenso dolore, alzò gli occhi alla grata del soffitto, trovando la luce della luna quella sera, semplicemente stupenda. Non si sentiva nessun rumore e nessun bisbiglio a bordo e chissà forse erano usciti per attuare l'ultima bravata di Teach.

Poco gli importava del resto.

Sarebbe morto ma almeno avrebbe vinto e trionfato su di lui.

Non si sarebbe arricchito nello smercio delle sirene e quelle creature così dolci e fantastiche sarebbero state salve.

Lento, lasciò cadere il volto verso il basso mentre lo stomaco protestava per la fame.

La gola sembrava bruciare da quanto era il bisogno di bere. Kidd non poteva soddisfare nessuno dei suoi bisogni.

Emise un doloroso gemito provando a smuovere le spalle e subito se ne pentì.

Le ferite bruciavano tanto che non osava immaginare la sua schiena.

Sentiva solo caldo, un infernale calore.

Diavolo, forse aveva la febbre e chissà, magari non avrebbe raggiunto il patibolo in quelle condizioni.

Immediatamente, fermò il flusso dei suoi pensieri non appena il silenzio che poco prima riempiva la nave terminò.

Una voce, melodiosa e dolce aleggiava nell'aria.

Non era una voce comune tanto era bella e per un momento, la scambiò per una stupida invenzione della sua mente. Iniziava a giocargli brutti scherzi? Stava già perdendo il senno?

Con uno scossone del volto, cercò di captarla meglio e rabbrividì nel sentire i meravigliosi toni alti di quella melodia.

Chi era che cantava? E perchè alle sue orecchie il tono sembrava così triste?

Le note durarono ancora pochi secondi per poi terminare.

Non appena il silenzio riempì le pareti della nave, per poco non impazzì. Doveva sentirla di nuovo, doveva ancora una volta ascoltare quella dolce canzone.

Con tutte le sue forze, tentò di non scivolare ancora una volta nel sonno causato dalle sue precarie condizioni, ma senza energia, si abbandonò ad esso.



Il giorno seguente, nessuno venne a frustrarlo.

Forse si erano stancati di lui o molto probabilmente, dimenticati di quell'appuntamento quotidiano.

Kidd non arrivò in suo aiuto nemmeno quella sera e di nuovo, il silenzio assordante lo rintronò.

La leggiadra voce, come atteso, tornò a cantare quella canzone, rendendo la sua agonia più sopportabile del previsto. Troppo presto però la canzone arrivò alla fine, ma si sentì contento di essere riuscito ad ascoltarne le parole.

Era la sua lingua, una canzone che tra l'altro, aveva già udito nelle peggiori bettole di città. Una canzone sporca, piena di speranza e di amori corrotti, di vani sogni e di aspettative.

Come poteva una voce così meravigliosa essere conosciuta e cantata tranquillamente?

Era una canzone da marinai ma più probabilmente da pirati, inventata da vecchi uomini che avevano sperato nella ricchezza e che avevano perso di vista i veri valori.

Ma la questione passò in secondo piano non appena, come la sera passata, la melodia si interruppe.

Con dolore, chiuse gli occhi e nuovamente, lasciò che un altro giorno morisse per dare il benvenuto a quello nuovo.





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Capitolo 7
*** Brano 7 ***


Turn Loose the Mermaids




Brano 7


La realtà di quella nuova scoperta lo colpì peggio di un pugno nello stomaco.

Non se lo sarebbe mai aspettato e sopratutto, non aveva idea di come potesse essersi ritrovato in quel luogo. Era sicuro però, che quello non era un sogno: le ferite sulla schiena dolevano terribilmente e avrebbero spezzato anche il più profondo dei sogni.

Debolmente, fece leva sulle braccia, sporcandosi gli abiti ormai a brandelli della fine sabbia di quell'isolotto.

L'acqua del mare accarezzava con le sue onde i suoi piedi in quell'andirivieni lento e calmo.

Difficilmente da credere, era solo.

Non era più a bordo del vascello di Teach e la nave nera ed imponente che giorni addietro si era arrenata in cerca di fortuna, sembrava sparita.

Lasciandosi scappare delle sonore imprecazioni, cercò di mettersi a sedere per riuscire a comprendere meglio la situazione.

Il silenzio era rotto solo dal rumore delle onde e dallo stridio dei gabbiani. Non sentiva la voce di nessun uomo e questo, poteva essere un fattore positivo quanto negativo.

Poteva definirsi libero?

No.

Era fottuto.

Nessun arma con se, neppure la sua fida spada bianca.

Nessun albero abbastanza grosso o robusto da poter essere usato per costruire una barca e nessun dannatissimo kit di soccorso.

Se non avesse curato al più presto quella ferita, si sarebbe infettata. La febbre che già aveva l'avrebbe divorato, rendendolo ogni giorno sempre più debole. Gli squali avrebbero sentito l'inconfondibile odore di sangue e sarebbero giunti a trovarlo molto presto.

Con dolore, scosse il volto e tossendo, si rese conto di quanto avesse veramente bisogno di un po' d'acqua fresca. Stremato e in quelle condizioni però, si sarebbe accontentato di un sorso d'acqua di mare. Tremante, si avvicinò al liquido e mettendo le mani a coppa, iniziò a berne delle generose sorsate.

La gola però, sembrava bruciare ancor di più e con dolore, ne vomitò immediatamente la maggior parte di essa.

Stanco, si accasciò su un lato stando però ben attento che la ferita non entrasse in contatto con la sabbia. Come poteva anche solo pensare di riuscire a sopravvivere in quelle condizioni?

Sentiva le membra stanche, troppo a lungo costrette in quella posa scomoda e gli occhi, ingannatori, pregavano per chiudersi.

Che gli prendesse un colpo poi, iniziava anche ad avere le allucinazioni.

Con un ultimo sospiro, si lasciò cadere tra le braccia di Morfeo che ancora una volta, riusciva a salvarlo da quell'agonia.



Fin da quando aveva memoria, aveva sempre avuto un buon udito.

Adorava ascoltare, scoprire nuove cose a lei sconosciute e reperire informazioni.

Che si trovasse sott'acqua o sulla terra ferma, con ingordigia origliava i discorsi degli umani.

Molti erano frivoli, altri erano così strani che non riusciva a comprenderne il significato.

Altri ancora erano sensazionali, pieni di avventura e di fantasia. Molte persone cantavano.

Anche lei aveva imparato a farlo, ma da sempre quei suoni meravigliosi poteva solo esternarli in superficie. In acqua, le parole erano attutite, rendendo le sue dolci dote canore un miscuglio di bolle e risatine stralunate e imbarazzate da parte delle sue amiche e sorelle.

Loro non capivano.

In molti non riuscivano a comprenderla e a lei, andava benissimo così.

Non le piaceva il suo mondo, era la classica bolla di sapone che le faceva da guscio. Lei era spericolata invece, amante delle avventure, dei racconti e del mondo umano. Si, quel mondo orribile che tutti i suoi compaesani odiavano.

Sapeva delle storie terribile e della cupidigia dell'uomo e molti di essi lo erano, ma come per ogni cosa esistevano delle eccezioni.

Come potevano tutti gli umani essere così crudeli e immondi?

Sua cugina Bonney, non appena una settimana prima era stata incantata da un umano. Impaurita, era corsa alle loro abitazioni gridando al pericolo. Il re del suo popolo aveva ordinato una restrizione assoluta per tutti e nessuno, doveva disubbidire a quell'ordine.

Nessuno era salvo in superficie, tutti dovevano tenersi ai ripari nelle profondità marine.

Ma come poteva lei non uscire per ammirare la nascita di un nuovo giorno o la luna che splendida e di un colore perlato, si stagnava in alto nel cielo.

Tutto sott'acqua era così poco nitido e inoltre, non poteva ignorare il suo bisogno di cantare.

Aveva una canzone nell'anima che aveva ascoltato da bambina lungo le sponde di un peschereccio.

Aveva sentito gli uomini cantarla, osannando le sirene, sperando in quelle deliziose chimere tutto l'oro del mondo.

E come facilmente succedeva ai bambini, ne era rimasta affascinata.

Quel pomeriggio, l'oscura barca dei pirati aveva preso il largo, forse stremati nel corpo e nell'anima da quell'infruttuosa caccia.

Deliziata da quella magnifica notizia, era uscita in tutta fretta in superficie, respirando la buonissima aria salmastra e udendo nuovamente tutti i suoni che la circondavano.

Come precedentemente detto, aveva un buon udito, ma con difficoltà riuscì a distinguere un suono diverso da tutti gli altri.

Non era un verso di un uccello o il fruscio delle fronde degli alberi. Non era il guizzo di un pesce o il rumore di un onda troppo grossa.

Quello che aveva udito, sembrava un debole gemito.

Con poche bracciate, si avvicinò alla spiaggia e sbarrò gli occhi quando con immenso stupore, delineò la figura di quello che sembrava un uomo.

Mantenendosi a distanza e con il volto coperto per metà dal mare, cercò di assimilare più particolari possibili da quella stupefacente scoperta.

Era senza dubbio un uomo, ferito considerando la schiena ricoperta di sangue e abrasioni e si stupì considerevolmente che fosse ancora vivo.

Per sua sfortuna, non poteva vederne il volto, ma dalle ampie spalle e dal fisico robusto, doveva senza alcun ombra di dubbio essere solo un ragazzo.

Per la prima volta in vita sua, si trovava di fronte ad ardua scelta: cosa fare?

Doveva scappare come il suo re aveva ordinato o esaminare, come le diceva la sua innata curiosità, quell'umano?





Mia madre che mi chiede:

-Gioia, vieni ad apparecchiare!?


Io le rispondo un sonoro:


-NO! Ho da aggiornare!



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Capitolo 8
*** Brano 8 ***


Turn Loose the Mermaids




Brano 8


La sua scelta era stata semplice.

Non aveva faticato più del dovuto a decidere cosa seguire: se il buon senso o la sua innata curiosità.

Con decisione, si era spinta vicina a quell'umano restando meravigliata man mano che ne scopriva le fattezze.

La pelle, a differenza della sua, era più scura e il fisico certamente più grosso. Quelli della sua specie avevano grosse spalle ottenute per mezzo del nuoto, mentre lui sembrava più slanciato ma non meno imponente.

La schiena era un completo disastro però.

La sabbia attorno a lui era rossa formando una piccola pozza di sangue. Non era un buon segno.

I capelli verdi posati sulla sabbia, le facevano tornare in mente quelle piccole alghe di nome Marimo depositate sui fondali del mare.

Con un enorme sospiro, si lasciò andare ad una sonora imprecazione.

Quell'umano era lì, a pochi metri da lei e per sua sfortuna, non poteva abbandonare il mare. Farlo equivaleva a troppi rischi.

Con un imprecazione, posò le mani sulla sabbia grezza della riva cercando di scorgere qualcosa di più di quell'uomo.

Chissà come era il suo volto...

Un leggero rossore le imporporò le guance immaginandosi un volto bello come quello dei principi della reggia. Nuovamente, osservò il profilo dell'uomo e sospirante, si maledì per l'ennesima volta.

Non avrebbe dovuto essere così scontrosa con quell'umano, un uomo che poi si era dimostrato esattamente come aveva immaginato.

Li aveva avvertiti del pericoli, tutti, mettendo così a repentaglio la sua vita.

E pensare che l'aveva definita anche bella...




Caldo.

Troppo caldo.

Non ne poteva più.

A complicare il tutto, c'era quella fame tremenda che sentiva e pativa da giorni.

Il suo stomaco non sembrava dargli pace, strappandolo dal suo sonno ristoratore. Aveva sperato che dormire un poco avrebbe giovato alla sua salute, ma appena smosse le braccia, il dolore sembrò triplicarsi.

Nuovamente il suo stomaco brontolò e digrignando forte i denti, cacciò fuori una sonora imprecazione.

Stupido stomaco.

Stupido Teach.

E stupido se stesso.

Con un grugnito, cercò di sollevarsi a sedere e quell'azione, gli provocò un forte mal di testa. Oltre alla febbre, alla fame e alla debolezza, mancava solo quello.

Con dolore, chiuse gli occhi non accorgendosi della graziosa di sirena davanti a se, rimuginando un ulteriore volta sul proprio destino.

Per quanto ancora sarebbe sopravvissuto?

Ore? Giorni?

Sicuramente poco.

Il rumore del mare però, con il suo sciabordare lento e costante, bagnava i suoi vestiti rinfrescando la sua pelle bruciante. Sarebbe stato quello il suo unico sollievo?

Stanco, posò una mano sulla sabbia e imprecò sonoramente non appena sprofondò nella pozza di sangue da lui creata. Appena ritirò la mano trovandola completamente rossa, socchiuse pericolosamente gli occhi, osservandola stizzito. La sfortuna nelle sfortune.

Impegnato a rimuginare su quanto fosse insensato e controproducente sciacquarsi la mano in mare, un verso strozzato giunse alle sue orecchie.

Preoccupato che potesse essere un membro della ciurma di Teach, sollevò prontamente lo sguardo e rimase senza parole nel vedere davanti a se la magnifica sirena che giorni prima aveva sognato.

Che Dio l'aiutasse...era meravigliosa.

Alla luce del sole era ancora più bella.

I suoi folti capelli rossi le ricadevano leggiadri sulle spalle e le labbra, esattamente come si era più volte immaginato, erano rosso ciliegia.

Nel dischiudere le labbra, si ricordò di respirare e lentamente, iniziò a chiedersi se fosse reale o meno.

Era decisamente troppo bello per essere vero, che lei fosse vera.

Adagio, scivolò con lo sguardo verso la sua coda e gli si mozzò per l'ennesima volta il respiro nell'osservare le magnifiche sfumature rosse che possedeva. Non era solo bella, ma era incantevole.

I racconti descritti nel diario di Koby, poca cosa gli sembrarono in confronto alla realtà.

Quella visione era senza dubbio migliore e mai avrebbe potuto descriverla o raffigurarla.

-No...-La sentì mormorare agitata. Con sguardo basso, cercò di tornare verso il mare ma fulmineo, le afferrò il braccio.

Non poteva andarsene.

Non ora. Non ora che l'aveva finalmente ritrovata.

Aveva fatto qualcosa di sbagliato? Osservarla con quella faccia da ebete era da considerarsi un offesa?

-No. Ti prego!-La scongiurò cercando di rendere la presa al polso più consistente.-Non andare via...-




Una supplica, non una richiesta e nemmeno un ordine.

La sua voce era stanca, sofferta ovviamente per le ferite lancinanti che provava, ma vederla andare via le procurava dolore.

Per quanto fosse affascinata dagli umani, non poteva rimanere. Le sue sorelle, così come le sue amiche, erano state rimproverate severamente per la bravata commessa quella notte e lei, sarebbe stata giustamente punita se si fosse saputo che aveva disobbedito agli ordini di Re Nettuno.

-Resta...-La pregò con la sua voce roca.-Non...non ti farò niente.-

Sorpresa, spalancò gli occhi per quell'ammissione.

Sinceramente, non aveva pensato che lui potesse farle del male e non aveva provato in quella vicinanza sensazioni sgradevoli.

Poco.

Non poteva rimanere così tanto. Altri cinque minuti e poi gli avrebbe detto addio.

-Va bene...-Liberò la voce concedendo a quell'uomo quella strana richiesta. Esattamente come si era immaginata, il suo volto era bello, forse anche più dei principi. Le piaceva il taglio dei suoi occhi, il naso dritto e fiero e quelle labbra così piene e seducenti.

Il colore dei suoi occhi poi, erano proprio strani. Non aveva mai visto quella spettacolare sfumatura di nero ed esattamente come lui, si concesse il tempo per osservarlo e di perdersi in quei tratti così familiari.


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Capitolo 9
*** Brano 9 ***


Turn Loose the Mermaids




Brano 9


Si chiese se stesse sognando, perchè una creatura così magnifica e di tale portata, non poteva assolutamente essere accanto a lui.

Osservava il suo sguardo curioso, analizzatore, come se mai nella vita i suoi occhi si fossero posati su un corpo così estraneo dal suo. Sorrise mentalmente nel pensare che per lui era la medesima cosa. Così simili ma così diversi.

Capiva finalmente quella tratta selvaggia di sirene e comprendeva appieno le meravigliose canzoni e leggende che le circondavano. Nessuno doveva vederle o rischiava di diventare matto, perdere la testa per loro e avere la vita sottosopra.

Zoro in quel momento, aveva tutto questo.

Con un sospiro, dischiuse le labbra, cercando nella testa anche solo uno spunto per una conversazione. Non voleva sembrarle un idiota conciato così: aveva anche lui una dignità.

Prima che potesse anche solo pronunciare una sillaba, la sirena pose la sua domanda.

-Voi umani...la fate la cacca?-

Al suono di quel quesito, Zoro sgranò gli occhi.

COSA!?

Tra tutte le domande possibili gli chiedeva proprio quella?

-Emh...immagino di si...-Borbottò sottovoce per lo sforzo.

-è che...-Con una mossa della mano indicò entrambe le gambe- Sei diviso a metà e mi chiedevo da dove uscisse...-

-Penso dallo stesso luogo dove esce a te...- No. Non era una conversazione razionale quella.

Non poteva parlare di ani e di cacca con...con una sirena!

-Io...-Si voltò verso di lei-...Mi chiamo Zoro.-

-Zoro...-Ripetè incantata quel nome rigirandoselo sulle labbra. Mai nel suo mondo aveva udito un suono tanto bizzarro.

-E tu...?-Chiese tornando ad incrociare i suoi deliziosi occhi castani. Con una mossa, quasi scottata o ferita dalle sue parole, fece un passo indietro, il volto, una maschera di dolore.

-Noi sirene non pronunciamo il nostro nome!-



Era la regola.

Mai e poi mai, rivelare il proprio nome agli essere umani.

Rivelarlo voleva dire vincolarsi a loro, creare un legame forte e succubi del loro potere.

Non pensava sul serio che quell'umano di nome Zoro aspirasse a tanto, il suo tono era stato sincero e puro, nessuna malizia o tornaconto.

Era stata una semplice presentazione.

Gli era grata per averle rivelato il suo nome, ma lei non poteva fare altrettanto.

Con tristezza, fissò i suoi occhi accesi di preoccupazione.

-Non possiamo-Continuò in modo da rassicurarlo-Sono...le nostre leggi.-

Al suono di quella spiegazione, Zoro si rilassò.

-è un bel problema allora...-Ammise abbozzando un ulteriore sorriso stanco.

-E perchè dovrebbe?- In fondo, si sarebbero detti addio entro pochi minuti...

-Perchè quando sarò vecchio e ripenserò a questo incredibile incontro, non saprò mai il tuo nome...-Ridacchiò stendendosi supino.-Lo rimpiangerò tutta la vita.-

Con imbarazzo, distolse lo sguardo da lui e fissò il mare sotto di se, stringendo quasi con dolore la sabbia tra le mani.

Che cosa gli prendeva? Perchè doveva essere così...sincero? Poteva leggere il suo cuore e quello che diceva corrispondeva a verità.

-Perchè sei solo? Dove sono tutti?-

-Andati...-Gemette nel sentire tutte le ferite bruciare.-Mi hanno lasciato qua come un maledetto appestato...- Il sangue riprese a scorrere e la sabbia a tingersi di rosso.

-Sono stati loro a ridurti così?-

-Mi hanno punito-Chiuse gli occhi.

-E perchè?- Che sirena curiosa...chissà quante domande aveva in serbo per lui. Decisamente, non parlava molto spesso con gli umani. Poteva considerarsi fortunato...

-Perchè ho disubbidito agli ordini...-

-Che ordini?-Si sporse quanto potè verso di lui.

-Quello...di catturare voi sirene.-



Il cuore le prese a battere all'impazzata.

No. Non poteva essere lui. Non poteva essere quell'umano di qualche giorno prima.

Non quello che l'aveva considerata bella, non quello con lo sguardo talmente stupito da sembrare un completo cretino.

Non quell'umano che l'aveva in segreto fatta arrossire e compiacere del suo interesse.

Non poteva essere quell'umano che aveva salvato tutte loro.

E adesso, era ridotto in quello stato solo...per colpa del suo popolo. Che cosa ci aveva guadagnato disobbedendo agli ordini del suo capitano? Poteva essere ricco a quell'ora, avere successo, tante cose e invece, era in quello stato pietoso!

Il loro salvatore...Il suo salvatore.

-Tu sei...quell'uomo-Mormorò sorpresa sgranando gli occhi.

-Vuoi dire che non mi avevi riconosciuto?-Ghignò con un tono canzonatorio.

-Io...non ti avevo riconosciuto...-Si sistemò una ciocca dietro le orecchie.-Era...così buio.- Zoro non poteva certo darle torto. Ma lui, a differenza sua, non aveva potuto dimenticare il suo volto e il suo meraviglioso gioco di colori.

Era stato solo grazie a lei se alla fine, aveva rifiutato di ubbidire agli ordini.

Grazie a lei aveva gettato tutti i suoi presupposti di una vita felice e agiata. Tutte le sue difese e pensieri si erano dissolti come neve al sole dopo quell'incontro.

Un incontro voluto dal destino.

E la voleva...la desiderava. Ma non come una sirena, ma come un uomo che desidera una donna.

-Non fa niente...-Scosse il volto tenendo gli occhi chiusi che da prima, non accennavano a smettere di bruciare. La febbre doveva essere davvero alta...

-State bene vero...?-Domandò preoccupato-Nessuna di voi è stata catturata?-Con decisione, la sirena scosse il volto.

-No. Siamo...tutte salve.- Un senso di sollievo si impossessò di lui. Non avrebbe saputo con certezza come si sarebbe sentito sentendo il contrario.

-Io...sono contento.-Ammise al limite delle forze.-Non voglio rubarti altro tempo...so che sei impaurita.-Lo sentiva dalla sua presenza: forse non proprio da lui, ma dalle sue leggi. Con dolore si costrinse ad aprire gli occhi e a sbirciare attraverso le ciglia il suo bel volto.

-è stato...bello.- “Adesso”, si disse tra sè e sè, “ non ho nessun rimpianto”.




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Scusate l'enorme ritardo per questa fic!

Eh si! Era da un po' che non l'aggiornavo, ma non picchiatemi, non ho quasi più tempo ( e voglia) di scrivere qualcosa.

Approfitto di questo spazietto per pubblicizzare il forum:


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