Basta una stretta di mano

di happy ending
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Niente di chiaro, tranne Poppy ***
Capitolo 2: *** Il vecchietto furbastro ***
Capitolo 3: *** Divano? Naaah ***
Capitolo 4: *** Lo sai ***
Capitolo 5: *** Hermione, io ti piaccio? ***



Capitolo 1
*** Niente di chiaro, tranne Poppy ***


Angolino dell’autrice

Ciao ciao a tutti :) Questa è la mia prima Fremione, spero di non combinare troppi danni e che possa piacervi :D Ovviamente ogni tipo di commento è graditissimo! :) Buona lettura!

 

Sembrava una serata come le altre, quel 31 ottobre, ad Hogwarts. Nessun abbellimento, nessuna zucca, nessun fantasma su di giri erano apparsi nel castello... Di certo non sembrava la sera di Halloween. Silente aveva proibito qualunque tipo di festeggiamento o di scherzo quel giorno, tanto che gli studenti cominciavano a preoccuparsi dell’assurdo comportamento del preside.

Dopo cena, rientrarono tutti nelle propria Sala Comune.

Harry era seduto per terra, davanti al camino, intento ad escogitare un piano per la conquista della bella Cho Chang; ad aiutarlo c’era il fidato amico Ron, mentre Hermione ascoltava i loro strambi discorsi da dietro il pesante libro di Antiche Rune.

Qualche metro più in là, Fred e George prendevano in giro il povero Lee per essersi preso una cotta per una ragazza più piccola.

La loro sorellina Ginny, invece, era impegnata in tenere effusioni con Dean.

Ogni tipo di attività cessò nel momento in cui la McGrannit entrò in Sala Comune con un’aria alquanto seria.

“Buonasera ragazzi. Gradirei l’attenzione di ognuno di voi. Se qualche studente è già in dormitorio, vi chiedo di correre a chiamarlo” disse.

Quando tutti i Grifondoro furono riuniti attorno alla professoressa, questa prese a spiegare il motivo della propria visita.

“Dunque... Il professor Silente ha bisogno di aiuto in un importante compito. Pertanto, è necessaria un’accurata selezione... Solo due studenti verranno scelti in tutta la scuola”.

“E in base a cosa verremo scelti?” chiese un ragazzino del secondo anno.

La donna, un poco contrariata per quell’interruzione, riprese a parlare: “Sarete sottoposti ad una prova. Ovviamente non siete obbligati a partecipare... Badate bene, non sarà una prova semplice, anzi. Ora chiedo a chi di voi è disposto a rischiare, di mettersi qui accanto a me”.

Il coraggio tipico della Casa spinse ognuno di loro a posizionarsi vicino alla professoressa, che sorrise soddisfatta.

“Molto bene, seguitemi”.

Vennero condotti nell’ufficio del preside, dove già altri Corvonero e Tassorosso erano presenti; nessuno si stupì dell’assenza dei Serpeverde, sicuramente poco desiderosi di aiutare Silente in chissà quale impresa.

“Bentrovati ragazzi cari. Sono lieto di notare la vostra disponibilità. Non perdiamo tempo... Ora vi dividerò a coppie, dopodiché vi spiegherò cosa dovrete fare”.

Una volta formate le coppie, Silente attese che calasse nuovamente il silenzio.

“Ogni coppia oltrepasserà quella porta e così inizierà il vostro viaggio. Non posso dirvi quali tipi di sfide vi aspettano, sarebbe troppo semplice, ma sappiate che il vostro scopo è quello di trovare Poppy, uno dei nostri amati elfi domestici, e portarlo qui da me. Tutto chiaro?”. I ragazzi rimasero zitti a fissare il preside... Niente era chiaro, se non che dovevano trovare un elfo a loro sconosciuto, chissà dove.

“Perfetto allora, che entri la prima coppia: Fred Weasley ed Hermione Granger”.

I due si guardarono titubanti, poi oltrepassarono una piccola porticina comparsa chissà quando nell’ufficio.

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Capitolo 2
*** Il vecchietto furbastro ***


Angolino dell’autrice

Rieccomi qui :) Ringrazio di cuore chi sta leggendo :)

Vi avverto che da questo capitolo in poi il narratore diverrà interno, e sarà proprio Fred a

raccontare la vicenda :) Ok, smetto di rompere lol

Un bacio, buona lettura!

 

 

“Accidenti, è buio pesto qui!” esclamò Hermione, tesa.

“Paura, Granger?” le chiesi, per stuzzicarla.

Non so in base a quale contorto ragionamento Silente avesse deciso di mettermi in coppia con lei, ma la cosa non mi dispiaceva: ci sarebbe stato da divertirsi a farla impazzire!

“Zitto e tira fuori la bacchetta, Fred. Lumos”.

Non successe nulla.

Provò di nuovo, ma il suo incantesimo non funzionava.

“Maledizione! Che succede?!” gridò.

Provai anche io, ma rimanemmo comunque nel buio più totale.

“Carino il vecchio Silente, appena entrati e già ci mette nella cacca” risi.

La sentii sbuffare.

“E ora cosa facciamo?” chiese.

“Proviamo ad andare avanti... Di sicuro da qualche parte arriveremo”.

“Certo, chissà dove diavolo finiremo! Potremmo finire in una buca o incontrare chissà cosa! E se i nostri incantesimi non funzionano ci moriremo qui dentro!”.

“Hermione rilassati... O l’uomo che ci ha spediti qui dentro era sotto la maledizione Imperius o non ci resta altro da fare che fidarci di lui e continuare”.

Nessuna risposta.

“Non avrai mica paura? Lo sapevo, tanti libri e niente più”.

Immediatamente mi arrivò un pugno nello stomaco e capii di aver colto nel segno.

“Andiamo” disse, nervosa.

Sorrisi e cominciai ad avanzare.

“Fred?” mi chiamò dopo qualche istante.

“Sì, Granger?”.

“Dove sei?”.

“Non so, credo accanto a te... Tu dove sei?”.

“Senti, dammi la mano per favore... Oppure parla, canta, ma non rimanere in silenzio... Non voglio perderti” quell’ultima frase mi provocò una strana sensazione. Non sapevo perché... Forse perché era una di quelle tipiche frasi da film, che tutti vorrebbero sentirsi dire, ma che nella realtà non escono mai dalla bocca di nessuno. Comunque lei intendeva una cosa molto più semplice, perciò era inutile che perdessi tempo a pensarci.

Allungai la mano per cercare la sua, ma trovai qualcos’altro...

“FRED WEASLEY! RAZZA DI IDIOTA PERVERTITO! COSA STAI FACENDO?!” gridò.

“Scusa! Non volevo!”.

“Accidenti a te!”.

La sentii borbottare, ma intanto mi afferrò la mano e la strinse forte nella sua. Era congelata. All’improvviso mi balenò in testa una domanda un po’ bizzarra, vista la situazione.

“Hey Granger”.

“Sì, Weasley?”.

“Sei innamorata?”.

All’inizio pensai che non mi avesse sentito, perché Hermione era rimasta in silenzio, poi si schiarì la voce.

“No” rispose.

“Davvero? Non c’è nessuno a cui vorresti stringere la mano come stai facendo con me?” insistetti.

“Perché?” mi chiese.

Percepivo il suo imbarazzo anche senza riuscire a vederla.

“Non lo so... Sono solo curioso” risposi semplicemente.

“Tu hai qualcuno che vorresti tenere per mano?”.

Scoppiai a ridere.

“Bel tentativo per evitare di rispondermi. Comunque no, nessuno” dissi.

“Non avevo dubbi” rise.

Cosa voleva dire? Che era ovvio che io non fossi innamorato?

“Per quanto riguarda te, invece, io ho molti dubbi. Cara Granger, è evidentissimo che hai una cotta per il mio fratellino scemo”.

Non ricevetti risposta, sentii solo la mano di Hermione lasciare bruscamente la mia. Mi sorpresi... Possibile che se la fosse presa per così poco?

“Granger?”.

Silenzio.

“Dai, scherzavo... Non arrabbiarti”.

Ancora nulla. Allungai le mani per cercare di toccarla, ma non la trovai. Cominciai a preoccuparmi. Cosa stava succedendo?

Lumos” dissi chiaramente, sperando che funzionasse.

Ovviamente non accadde nulla.

Ero circondato dal buio, da solo, e non sapevo cosa accidenti fare.

Mi sedetti per terra, per cercare di riflettere. Dovevo assolutamente trovare Hermione, ma come?

All’improvviso sentii qualcuno piangere. Mi alzai di scatto e cercai di capire da dove provenisse quel pianto, poi mi diressi lentamente verso la sua direzione.

Mi fermai quando con la gamba toccai qualcosa.

“Ahi” disse una vocina.

Non riuscivo a vedere nulla, perciò allungai una mano, toccando però l’aria.

“Fred?” disse la vocina.

“Mione? Dove sei?”.

La sua mano afferrò la mia e provai un sollievo inaspettato. Intuii che si stava alzando dal pavimento.

Singhiozzava ancora, perciò la tirai delicatamente verso di me e la abbracciai.

“Shh... Tranquilla, sono qui... Cos’è successo?” le chiesi, accarezzandole i capelli morbidi.

“Non lo so, qualcuno mi ha afferrata e trascinata fino a qui. Non riuscivo a parlare... Scusami”.

Rabbrividii... Chi poteva essere stato? Odiavo tutto quel buio!

“Ok...Ora dobbiamo andare avanti però... Prima o poi arriveremo da qualche parte, promesso”.

“Forza” disse, sciogliendo l’abbraccio. Inaspettatamente mi dispiacque.

Proseguimmo, senza nemmeno sapere in quale direzione fossimo diretti, fino a quando...

“AAAAAAAAAAAAH!”.

“Ron” sussurrò Hermione, con un filo di voce.

“AIUTOOOOOOOOOOOOOO!”.

“Anne!” esclamai.

Le urla continuavano, esprimendo un gran dolore. La voce di mio fratello proveniva dalla nostra destra, mentre quella della mia ex-ragazza dalla nostra sinistra.

“Ron... Ron!” Hermione era agitatissima.

“Dobbiamo aiutarli!”dissi, preoccupato.

“Andiamo!”.

“Mione, non possiamo separarci di nuovo! Se poi non riuscissimo a ritrovarci? E se ti capitasse qualcosa mentre cerci di raggiungere Ron?”.

“E cosa suggerisci? Li senti, Fred? Sono in pericolo, accidenti! Non preoccuparti per me, me la cavo...Devo trovare Ron... E tu Anne. Se non riuscissimo a ritrovarci non importa, avremo comunque loro due con cui proseguire” .

Non potevo lasciarla andare da sola... Certo, probabilmente era più abile di me, ma poteva accaderle di tutto.

“AHIIIIIIIIIIIIIII” era di nuovo Anne.

“Vai Fred, corri!” esclamò Hermione, lasciandomi la mano e spingendomi.

Cercai di tornare indietro, verso di lei, ma non la trovai... Probabilmente era già corsa alla ricerca di Ron.

A quel punto, sperai con tutto me stesso che quella piccola so-tutto-io se la cavasse, e mi diressi rapido verso la voce di Anne.

Tuttavia, quando arrivai, questa cessò di gridare e apparve di fronte a me uno schermo. Guardai, senza capire... Vidi l’immagine di Anne, che avanzava tranquilla col suo compagno di viaggio. Quindi era stato tutto un imbroglio! Quelle grida non erano realmente le sue! Mi preoccupai per Hermione... Stavo per tornare indietro, per cercarla, quando lo schermo mi mostrò un altro filmato.

“Mione!” esclamai.

La riccia si trovava in una stanza illuminata. Mio fratello era a terra, stordito, mentre lei combatteva contro alcune creature di cui non conoscevo il nome, per proteggerlo. Era incredibile. Non una parola usciva dalle sue labbra, ma la bacchetta gettava lampi di luce accecanti da quanto potenti e decisi. Il suo sguardo era concentrato e minaccioso: nessuno sarebbe riuscito ad avvicinarsi a Ron. Forse era davvero innamorata. Quando tutte le creature furono abbattute, Hermione si avvicinò a lui e lo osservò attentamente. Vidi comparire l’amarezza sul suo volto. Perché? Improvvisamente puntò la bacchetta verso mio fratello ed in un lampo questo si sciolse.

Rimasi a bocca aperta.

“Era tutta una finta...” sussurrò. Appoggiò la fronte contro alla parete, tenendo gli occhi chiusi.

Eravamo stati fregati entrambi... Un altro trucchetto per separarci.

Lo schermo si spense e io mi ritrovai nuovamente al buio. Mi voltai e cominciai a correre: dovevo trovare Hermione.

D’improvviso, mi sentii pungere una caviglia e caddi a terra. Non riuscivo più a muovere le gambe.

“Maledizione! Professor Silente, se mi sente, sappia che i nostri scherzi si moltiplicheranno dopo questa stupidissimo giochetto!” gridai, infuriato.

“Ti prego no, mi date già abbastanza da fare” sentii ridacchiare.

“Granger!” esclamai, stupito.

“Weasley”.

Si chinò e a tentoni riuscì a trovare la mia mano, di nuovo.

“Perché sei sdraiato qui?” mi chiese.

“Qualcosa mi ha punto e non riesco a rialzarmi! Maledetto vecchiaccio! Poteva venirci lui a trovare quel cavolo di elfo! Ci sarebbe riuscito ad occhi chiusi... Anche se non avrebbe neppure avuto bisogno di chiuderli dato che NON SI VEDE UN ACCIDENTI DI NIENTE QUI!” urlai, sperando che Silente potesse sentirmi.

Hermione rise, poi mi accarezzò i capelli.

“Shhh... Stai calmo, Weasley. Non c’era Anne, giusto?”.

“Giusto... E non c’era Ron, giusto?”.

“Giusto”.

Rimanemmo in silenzio.

“Credo sia stata una zanzara za-za... Ne ho viste un paio nella stanza in cui avrebbe dovuto esserci Ron...” mi spiegò.

“Una zanza che?”.

“Una zanzara za-za! Ti pungono e ti fanno perdere l’uso delle gambe... Tuttavia, gli effetti passano dopo un’ora, se non ricordo male”.

“Come fai ad avere una spiegazione a tutto?” domandai, più a me stesso che a lei.

Era seriamente troppo brillante quella strega.

“Basta avere il coraggio di entrare in biblioteca ogni tanto”.

“Colpito e affondato”.

La sentii ridere. Era raro che capitasse, perciò quando la sua risata esplodeva mi coglieva alla sprovvista e mi sentivo soddisfatto, come se fossi riuscito a compiere una grande impresa.

“Quindi dobbiamo stare qui ad aspettare che passi questa cosa?” chiesi.

“Già”.

Si mosse.

“Non avrai intenzione di abbandonarmi qui, vero?” risi.

“No, razza di scemo. Però, se non ti dà fastidio, dovrei massaggiarti il punto in cui sei stato colpito dalla zanzara, così gli effetti cessano prima” rispose.

“Certo, ogni scusa è valida per toccarmi. Granger, Granger, Granger... Furbetta!”.

“Cambiato idea, penso che ti abbandonerò qui” sbuffò.

Risi e le strinsi la mano per trattenerla.

“Scherzavo, sciocchina”.

Guidai la sua mano verso la mia caviglia, dove ero stato punto.

“Prego, divertiti” sorrisi.

Lei prese a massaggiarla con delicatezza e riguardo; un brivido mi percorse la schiena.

Dopo qualche minuto mi addormentai e, quando mi risvegliai, Hermione aveva smesso di massaggiare la caviglia e mi stava accarezzando i capelli.

“Cavoli, mi sono addormentato, scusa” sussurrai.

“Non preoccuparti, colpa della puntura” mi rispose con dolcezza. Teneva ancora la mia mano nella sua.

“Quindi sei innamorata di mio fratello” dissi, dopo un po’.

“No” rispose.

“Certo, raccontala a qualcun altro”.

“Non ho il tempo di innamorarmi”.

Mi stupii e scoppiai a ridere.

Lei non fece altrettanto, perciò tornai serio.

“Si ha sempre un po’ di tempo per l’amore... Le cose si fanno proprio per lui” sussurrai.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui lei continuò ad accarezzarmi. Era davvero piacevole.

“In realtà... Non voglio innamorarmi” disse.

“Perché no?”. Non la capivo.

“Perché nessuno si innamorerebbe mai di me... Forse può crederlo, per un brevissimo periodo di tempo, ma poi si stancherebbe. Non ho nulla di speciale, se non un gran cervello... Ma nessuno se ne fa niente di questo, in amore. Se mi lasciassi trasportare dalle emozioni, finirei per soffrire... E non mi va” rispose con una voce strana.

Non mi aspettavo che Hermione pensasse quelle cose... Sembrava sempre tanto sicura di sé.

“Mione, tu sei speciale... E non solo per il gran cervello che ti ritrovi in quella testolina riccioluta. L’amore fa soffrire a volte, ma non devi avere paura, altrimenti rischi solo di vivere una vita a metà... Sono convinto che troverai presto un principe che saprà apprezzare la bellissima streghetta che sei”.

Non rispose, ma smise di accarezzarmi e mi diede un lieve bacio sulla fronte.

Non volevo che credesse di non essere speciale... Lei lo era e si meritava il meglio!

“Weasley?”.

“Sì, Granger?”.

“Tu sei innamorato?”.

“Ti ho già risposto prima e mi hai anche riso in faccia”.

“Quindi sul serio non lo sei?”.

“Sul serio”.

“Perché no?”.

“Che domande fai?” risi.

“Scusa” rise anche lei.

Rimasi a riflettere.

“E’ difficile trovare una persona con cui essere se stessi e sentirsi bene” dissi dopo un po’, rompendo il silenzio.

“Ma come? Con tutte le fanciulle che hai conquistato!” esclamò, divertita.

Sbuffai.

“Che c’è?” mi chiese.

“Come si fa ad essere amati, Mione?”.

“E lo chiedi a me, Fred?” ridacchiò con amarezza.

Tornò ad accarezzarmi i capelli.

“Pensi di non essere stato amato? Hai un sacco di ragazze che cadono ai tuoi piedi, dovresti spiegarmi tu come si fa” mi disse.

“Nessuna mi ha mai amato... Erano tutte cose superficiali... E neppure io l’ho mai fatto sul serio. Non c’è stata nessuna a cui sentivo il bisogno di stringere la mano nella mia” spiegai.

“Troverai quella principessa, Fred... Sei unico, non puoi non trovarla” sussurrò.

Sentirmi dire “Sei unico”, avendo un fratello gemello, mi piacque.

“Granger, che fai?” chiesi all’improvviso.

“Che faccio?” sembrava confusa, ma io sentivo chiaramente qualcuno appoggiato al mio petto.

“Niente di male, ovvio... Cioè... Resta pure, è piacevole” dissi.

“Le carezze? Te le sto facendo da un po’, me lo dici ora?” rise.

“No... Stare appoggiata a me, intendo”.

“Ma io non sono appoggiata a te, non senti che sono alla tua destra?”.

Ok, ora avevo paura.

“Non scherzare” la rimproverai.

Toccai la testa di chi avevo contro il petto ed urlai: non aveva i capelli, perciò non poteva certamente essere Hermione.

Un’altra vocetta urlò insieme a me.

Hermione allungò la mano e improvvisamente ci ritrovammo nell’ufficio di Silente, con un elfo domestico tra noi due.

“Splendido! Avete trovato Poppy! Ottimo lavoro, ottimo lavoro!” esclamò il preside, applaudendo soddisfatto.

Ritrovarsi alla luce dopo tutto il tempo passato nell’oscurità fu fastidioso per gli occhi.

In più, ancora non capivo bene la situazione. Il lato positivo era che le gambe finalmente funzionavano di nuovo.

“Mi scusi professore, ma... E’ tutto finito?” chiese Hermione, titubante.

“Certo, signorina Granger! Siete stati molto bravi. Vi ringrazio. Ora, però, sarà meglio far rientrare tutti” e così dicendo, Silente mosse leggermente la bacchette e fece ricomparire anche gli altri ragazzi che avevano accettato di prendere parte a quell’assurda impresa.

“Bene, grazie ancora a tutti per la collaborazione. Ora andate pure a dormire, è tardi. Buonanotte! Op op!” esclamò.

Fummo rispediti nelle nostre Sale Comuni. Io, comunque, appena fuori dalla porta sentii la conversazione tra Piton e Silente...

“Posso chiederle come mai ha organizzato tutta questa buffonata?” chiese Piton.

“E’ Halloween, Severus! Avevo solo voglia di divertirmi un po’!” esclamò Silente, ridendo.

Quel furbastro di un vecchietto!

Giunti alla Sala Comune di Grifondoro, salutai George e Lee. Cercai con lo sguardo Hermione e la vidi abbracciare Ron e Harry. Decisi di non romperle le scatole ulteriormente, d’altronde mi aveva già dovuto sopportare abbastanza quella sera, perciò mi diressi nei dormitori con mio fratello e il nostro amico.

“Silente è pazzo” rise Lee, quando ci fummo sistemati tutti nei nostri letti.

Sia io che George concordammo con lui.

“Com’è andata a voi?” chiese poi.

“Per me è stato traumatico... Ero in coppia con Sally Peace” rispose mio fratello con una smorfia.

“Quella di Tassorosso?”.

“Sì... Io cercavo di essere carino, di starle vicino... Altrimenti come diavolo lo trovavamo quel coso? E poi con quel buio ci saremmo persi di sicuro! Ma niente, ogni volta che mi avvicinavo lei faceva l’isterica!” spiegò George, sgranando gli occhi.

Io e Lee scoppiammo a ridere. Dopo averlo preso in giro un bel po’, la domanda toccò a me.

“A me è andata bene. È stato piacevole” risposi.

Si scambiarono un’occhiatina strana.

“Non ti sei annoiato con la Granger?” mi chiese George.

“Perché avrei dovuto annoiarmi? Mi sono divertito! Sempre questi pregiudizi...”.

“Hey brutta copia, non c’è bisogno che ti scaldi tanto!”.

“Secondo me gli hanno rifilato del filtro d’amore in mezzo a tutto quel buio” rise Lee.

“Che idioti” borbottai.

Tirai le tende del baldacchino e chiusi gli occhi, senza preoccuparmi dei commenti degli altri due.

Chissà se anche la Granger aveva avuto una conversazione simile con Harry e Ron... Se aveva parlato di me.

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Capitolo 3
*** Divano? Naaah ***


“Weasley! Cosa state combinando?!” esclamò Hermione. Erano passati alcuni giorni dalla strana notte di halloween e tutto era tornato come prima.

“Granger! Hai un radar che ci intercetta ogni volta che stiamo facendo qualcosa di utile per l’umanità?” le chiesi, divertito.

La strega ci aveva appena beccati a vendere alcune Merendine Marinare ad un gruppetto di nanetti del secondo anno.

“Utile, eh? Quante volte vi devo dire che è VIETATO vendere quella roba?! E voi studiate invece di ricorrere a certe sciocchezze” disse poi ai ragazzini, con uno sguardo talmente simile a quello della McGrannit che ci restituirono le merendine che avevano preso e si allontanarono velocemente.

“Ed ecco altri clienti persi... Granger, rovini il nostro futuro così” si lamentò George.

“E voi rovinate quello della scuola. Datemi quella roba”.

“Ah, ne vuoi anche tu! Predica bene e...” sorrise mio fratello.

“E niente! Accidenti, siete veramente irritanti voi due! È tardi, andate nei vostri dormitori” sentenziò infine la riccia.

Era troppo divertente vederla così infastidita.

Ad un tratto arrivò Ron, affannato. Si appoggiò con una mano alla spalla di Hermione e aspettò di recuperare il fiato.

“Tutto bene? Che è successo?” gli chiese l’amica, preoccupata.

“Te...Te lo dico dopo” rispose lui, rivolgendo una rapida occhiata verso me e George.

“Ullallà! Andiamocene gemello, il nostro fratellino ha trovato il coraggio di confessare il proprio amore alla Granger” risi.

Ron divenne subito di un rosso impressionante, mentre Hermione mi guardò con uno strano sguardo, che non riuscii a decifrare.

“Beh, buonanotte prefetti! Forza fratellino!” disse George, facendo l’occhiolino a Ron.

Ce ne andammo, ma riuscimmo comunque a sentire la Granger che ci dava degli idioti.

Io non avevo molto sonno, perciò lasciai George e mi fermai in Sala Comune. Presi posto davanti al camino e mi persi ad osservare il fuoco.

Dopo circa un’ora entrarono Ron ed Hermione, ma non si accorsero di me.

“Un giorno mi insegni a fare quello sguardo! Quando dico qualcosa io non mi ascolta nessuno!” esclamò lui.

“Devi essere più convinto quando parli, Ronald” rise lei.

Lui alzò gli occhi al cielo e la imitò.

“Scusa per prima... I miei fratelli sono proprio stupidi” disse poi.

“Non preoccuparti, lo so bene. Ora fila a letto o dovrò metterti in punizione!” sorrise la ragazza.

“Miseriaccia! Nemmeno essere prefetto mi salva?”.

“Nemmeno”.

Ci fu un attimo di silenzio, poi i due si diedero la buonanotte e Ron salì in dormitorio.

Hermione, invece, rimase lì dov’era. La vidi sospirare.

“Scenetta degna di un film” commentai, facendola sussultare.

“Fred! Mi hai spaventata!” esclamò.

Mi aveva riconosciuto, come ogni volta.

“Scusa”.

“Che ci fai qui?” mi chiese.

“Aspettavo il vostro rientro per farmi due risate” risposi, rivolgendole un sorriso.

Non rispose, ma scrollò la testa infastidita.

Prese a salire le scale del dormitorio e mi disse di andarmene a letto.

Non lo feci, mi sistemai sul divano e senza accorgermene mi addormentai.

Venni svegliato da un rumore di passi.

“Hermione?”.

Aveva indossato un pigiama celeste con disegnati tanti piccoli orsacchiotti e reggeva in mano un cuscino.

“Ancora qui?” mi chiese.

“Potrei farti la stessa domanda. Uh! Mi hai portato un cuscino, che gentile!”.

Sorrise divertita.

“In realtà è per me... E tu stai occupando il mio letto” mi disse.

“Non credo di aver afferrato... Ti hanno cacciata dal dormitorio?”.

“No... Ma ho avuto una discussione con Lavanda e non mi va di stare con quell’oca... Sarebbe capace di farmi una fattura mentre dormo”.

“Quindi hai intenzione di dormire sul divano?”.

“Sì, lo faccio da tre notti”.

“Ed ecco spiegate quelle occhiaie. Tu stanotte dormi in un letto vero, signorina”.

Mi guardò accigliata.

“Te l’ho detto, non mi va di tornare di sopra. E ti sarei grato se non dicessi nulla a nessuno”.

Quanto era orgogliosa.

“Vieni nella mia stanza” dissi, semplicemente.

“Non se ne parla!” esclamò lei.

“Hai bisogno di farti una buona dormita, Hermione. Prometto che non ti salterò addosso, anzi, dormirò per terra”.

Mi guardava diffidente, stringendo il suo cuscino tra le braccia. Quel pigiama la rendeva meno decisa della divisa.

“Non mi sembra il caso, Fred. Sto bene sul div... Hey!” l’avevo presa in braccio e la stavo portando in camera. Sapevo che non sarebbe mai salita, ma non volevo che dormisse di nuovo lì in Sala Comune: il divano era scomodo e chiunque poteva scendere e farle qualche scherzo.

La zittii ed entrammo silenziosamente in stanza.

Tutti dormivano.

“Prego, questo è il mio letto” le sussurrai, posandocela delicatamente sopra.

“Grazie Fred” mi sorrise, arrossendo lievemente.

Si sistemò sotto le coperte, mentre io preparavo un cuscino per terra, con una coperta.

“Fred... Ci stai anche tu qui” mi disse.

“Tranquilla Mione, va bene così”.

“Tu non mi hai lasciata dormire sul divano, io non ti lascio dormire per terra”.

Mi guardò negli occhi e capii che non potevo replicare, perciò mi infilai sotto le coperte con lei.

Mi voltai dalla parte opposta alla sua, per non farla sentire a disagio, e chiusi gli occhi.

Il letto non era molto grande, la sentivo respirare profondamente... Si era addormentata subito.

Dopo poco si rannicchiò contro la mia schiena e mi venne da sorridere, poi mi addormentai anche io.

Il mattino seguente aprii gli occhi e mi ritrovai faccia a faccia con Hermione, che dormiva ancora.

Il mio braccio la avvolgeva... Avvolgeva la sua figura esile, fragile, delicata... Accidenti se era bella quella piccola so-tutto-io.

Forse stavo pensando troppo forte, perché sorrise. Le presi una mano e mi accorsi di quanto mi fosse mancato quel contatto dalla notte di halloween. Aprì lentamente gli occhi, mi vide ed arrossì.

“Buongiorno Granger” le sorrisi.

“Buongiorno Weasley”.

“Dormito bene?”.

“Direi di sì... E tu?”.

“Come un ghiro... Dovresti venire qui più spesso”.

Scosse la testa e rise, poi si stiracchiò e io tolsi il mio braccio da lei e le lasciai la mano.

Quando ebbe finito, fu lei ad abbracciarmi e io feci lo stesso, sorpreso.

“Bisogno di coccole, Granger?” le chiesi.

“Un po’” rispose.

“Ne ho quante ne vuoi” sussurrai.

“Grazie ancora per avermi ospitata”.

“Figurati. Avrebbe dovuto farlo Ron, comunque... Quel ragazzo è veramente una frana” risi.

“La smetti?” mi chiese, seria.

“Di fare cosa?”.

“Di parlare di questo... Smettila”.

Il suo tono mi colpì.

“Sai che scherzo... Ti dà fastidio?” le chiesi.

“Sì, non mi piace che ci scherzi” rispose.

“Tenera, difende il loro amore” risi di nuovo.

Fu un errore, perché immediatamente si scansò da me e si alzò dal letto. George e Lee erano ancora nel mondo dei sogni. Hermione si diresse verso la porta ed uscì.

Pensai di seguirla, poi mi chiesi perché avrei dovuto farlo e cercai di riprendere sonno, siccome erano solo le cinque e mezza del mattino.

Quando qualche ora più tardi presi posto con George al tavolo di Grifondoro in Sala Grande, per la colazione, notai il trio impegnato in una discussione abbastanza accesa.

George prese posto distante da loro e lo seguii, anche se ero curioso di sapere di cosa stessero parlando tanto animatamente.

Mentre facevo colazione e il mio gemello mi raccontava cosa aveva sognato, ogni tanto rivolgevo qualche sguardo verso Hermione e mi chiedevo se fosse arrabbiata con me. Non che mi importasse granché, ovviamente, ma non ero nemmeno tanto menefreghista da ignorare completamente cosa era successo qualche ora prima.

Quando la vidi alzarsi, mi scusai con George e la raggiunsi. Le presi la mano e lei mi guardò stupita, così come Harry e Ron.

“Posso parlarti un attimo, Granger?” le chiesi.

Annuì e io la condussi fuori dalla Sala Grande, in corridoio.

“Sei arrabbiata?”.

“No” mi rispose, semplicemente.

“Prima sembrava di sì”.

“Mi ha solo dato fastidio quella cosa, ma tanto ti conosco e so che sei fatto così... Quindi tranquillo, non sono arrabbiata” sorrise.

“Così come?”.

“Così... Che scherzi su ogni cosa”.

Provai una strana sensazione... Era indifferenza la sua?

“Già... Quindi tutto a posto?”.

“Tutto a posto”.

Mi sorrise di nuovo, poi raggiunse di corsa Harry e Ron.

Non me l’aspettavo tanta tranquillità... Quasi ne rimasi deluso.

Decisi che per liberarmi da quella sensazione quel giorno ci avrei dato dentro con gli scherzi.

Arrivò la sera ed io e George avevamo importunato più di metà scuola con le nostre diavolerie... Anche grazie l’aiuto di Pix, ovviamente.

Dopo cena ci sistemammo in Sala Comune a chiacchierare con Lee. All’improvviso vidi entrare l’inseparabile trio e una domanda mi balenò in testa: perché la so-tutto-io non ci aveva ripreso nemmeno una volta in tutta la giornata?

Non appena ebbi formulato quel pensiero, Hermione ci venne incontro con passo deciso, seguita dai due amici.

“Granger” la salutò George.

“Weasley” rispose lei, cercando di mantenere un tono tranquillo.

“Qual buon vento, cara?”.

“Oggi siete stati fortunati che non mi sentivo bene, ma badate a non ripetere più tutte le sciocchezze che avete combinato nell’arco di una sola giornata o per voi saranno guai”.

“Ah davvero?” rise George.

“Non stavi bene? Cosa avevi?” le chiesi invece io.

“Non cercare di cambiare discorso per distrarmi dal problema, Fred. Avete capito cosa vi ho detto?”.

“Ma Granger, sai che sono così” risposi.

Mi guardò negli occhi in un modo che smorzò il ghigno che si era formato sul mio volto.

“Attenti a voi” disse, per poi voltarsi e lasciarci lì.

“Che ti prende?” mi chiese George.

“In che senso?”.

“Ti sei lasciato ammutolire dalla Granger con un solo sguardo” sghignazzò.

“Hai visto come mi ha guardato?! Certe volte fa paura!” esclamai, ridendo.

Forse avevo esagerato a ripetere quella cosa ad Hermione, ma mi aveva dato talmente fastidio sentirmela dire che non ero riuscito a trattenermi.

 

Quella notte scesi in Sala Comune per verificare se Hermione fosse tornata a dormire nel suo letto oppure no.

La trovai distesa sul divano, già addormentata. Era rannicchiata su se stessa, avvolta da una coperta.

Mi chinai davanti a lei e la chiamai.

“Mmh” mugugnò, senza aprire gli occhi.

“Avanti Granger, ti porto a nanna” le sussurrai.

Si girò dall’altra parte.

A quel punto la presi delicatamente in braccio, cercando di non svegliarla, e la portai in camera. La adagiai sul letto, dove lei continuò a dormire tranquilla, senza accorgersi dello spostamento. La osservai per un po’, poi mi stesi accanto a lei e chiusi gli occhi.

“Questa me la spieghi” sentii dire sottovoce.

George.

“Ha litigato con Lavanda e dorme sul divano” risposi.

“E tu, giustiziere della notte, senza il suo permesso, la porti qui?”.

“Ci ha dormito anche ieri notte ed era cosciente quando ha accettato l’offerta... Beh, stanotte no, ma domattina mi ringrazierà” dissi.

“Ah, l’amore...” sospirò.

“Ma quale amore?! Dormi, brutta copia”.

“Io dormo, ma tu non approfittare della Granger” sogghignò.

Gli lanciai un pacchetto di fazzoletti che avevo sul comodino ed Hermione si mosse un poco. Rimasi immobile, diedi la buonanotte a George ed entrai nel mondo dei sogni.

Il mattino seguente, quando mi svegliai, trovai un foglietto sul cuscino e lo lessi:

“Anche se non avresti dovuto... Grazie Fred”.

Ci rimasi male... Avrei voluto svegliarmi con lei accanto, come il giorno prima...

Ma che cavolo mi prendeva?!

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Capitolo 4
*** Lo sai ***


Finalmente era giunto il giorno dell’uscita ad Hogsmead.

Io, George e Lee andammo subito da Zonko, poi decidemmo di andare a bere qualcosa ai Tre manici di scopa.

Ci sedemmo ad un tavolo e cominciammo a sorseggiare le nostre Burrobirre, quando mi accorsi di qualcosa...

“Ma quello è Krum?” chiesi, facendo voltare anche George e Lee.

“Diamine! Sì!” esclamò quest’ultimo.

Viktor Krum era seduto ad un tavolo non molto distante dal nostro, a sorseggiare del tè insieme ad Hermione, Harry e Ron. I due anni senza vederlo lo avevano reso fisicamente più uomo e, come se non lo fosse già abbastanza, muscoloso.

“Io ci vado” disse George, esaltato, mentre si alzava e si dirigeva verso il loro tavolo.

Io e Lee lo seguimmo.

“Saaaaaaalve”.

I quattro puntarono lo sguardo su di noi e ci salutarono.

“Possiamo unirci a voi?” chiese George, sfacciato.

“Certo” rispose Harry, divertito dall’ “effetto Krum”.

Presi posto accanto a Hermione, che a sua volta era seduta vicino a Krum.

“Allora... Che ci fai qui?” gli domandò Lee.

“Sono venuto a trovare Hermione... Purtroppo dopo il Torneo Tre Maghi siamo riusciti solo a scriverci” rispose. Ora parlava bene l’inglese... La corrispondenza con la Granger doveva essere servita.

“Almeno hai imparato a parlare” sussurrai.

“Fred!” mi rimproverò lei, indignata.

Krum rise e le prese le mani nelle sue, sul tavolo.

“No, ha ragione, Hermione! Le nostre lettere sono state utili sotto molti punti di vista”.

I due si scambiarono un sorriso, mentre notavo le guance di Hermione arrossire leggermente.

La conversazione continuò serenamente, finché Ron propose di andare a fare due passi tutti insieme. C’era abbastanza freddo fuori, essendo dicembre, ma acconsentimmo comunque.

Hermione e Krum camminavano per le strade di Hogsmead mano nella mano, davanti a me e George.

“Vorresti tagliargliela, eh?” mi sussurrò il mio gemello, facendomi cenno alla mano del bulgaro, con un sorrisetto furbo.

Gli diedi una spintarella e scrollai la testa. In realtà, un poco mi infastidiva quel contatto... La mano della Granger era perfetta per essere avvolta dalla mia, lo sapevo dalla notte di Halloween... Oh, accidenti, non mi sopportavo più!

Mentre camminavamo, notai in un negozio una penna da scrivere bellissima. Alzai lo sguardo verso Hermione e mi accorsi che anche lei ne era rimasta incantata, ma fece finta di nulla per non interrompere un racconto del suo Viktor.

Senza che gli altri se ne accorgessero, li lasciai andare avanti ed entrai nel negozio. Costava un bel po’, più di quanto immaginassi, ma non riuscii a lasciarla lì e la comprai. Era assurdo, non so da quanto tempo non compravo una penna, quella che avevo mi apparteneva da anni e sembrava ancora nuova per quanto poco la utilizzavo... Eppure, piaceva a LEI, perciò dovevo avere quella maledetta e costosissima penna da scrivere. Stavo impazzando, completamente.

Mi infilai il pacchettino nella tasca della giacca, che era abbastanza profonda, e raggiunsi di corsa gli altri.

“Dove eri finito?” mi chiese Harry, preoccupato.

“Oh, mi sono fermato a fare pipì” risposi, facendo ridere tutti.

Giunse l’ora di tornare a Hogwarts, perciò salutammo Krum con calore, dato che probabilmente non lo avremmo visto ancora per molto tempo, e ci incamminammo verso il castello.

Prima di entrare, presi Hermione per mano e la trattenni fuori.

“Che c’è, Fred?” mi chiese, sorpresa.

“Sono George, Granger” risposi, con un ghigno.

“E io sono Ron” replicò lei, incrociando le braccia e alzando un sopracciglio.

“Ok, questa era bella!” risi.

Mi sorrise e mi diede un buffetto sulla spalla.

“Com’è che mi riconosci sempre?”.

“Non lo so, come fanno tutti” rispose lei, evasiva.

“Veramente, cara Granger, solo tu ci azzecchi... Perfino mia madre ci confonde”.

“So osservare”.

“E cosa osservi?”.

Arrossì, poi mi indicò le mani.

Ero confuso e penso lo capì, perché sbuffò.

“Riconosco le mani” disse, un po’ imbarazzata.

“Ma se sono uguali a quelle di George!”.

“No... Non so spiegarti, ma sono diverse... Le tue mi sono più familiari... E’ un po’ contorto come ragionamento”.

Rimasi spiazzato.

“Granger, non pensavo fossi cotta di me fino a questo punto!” esclamai.

“Idiota!” rispose lei, stringendo i pugni e facendo per andarsene.

“Dai, scherzavo” le afferrai una mano e tornò la solita sensazione di completezza.

“Mi dici cosa c’è?” mi chiese, di nuovo di fronte a me.

La guardai un attimo, un po’ titubante, poi tirai fuori il pacchetto con la penna da scrivere dalla tasca e glielo porsi in silenzio, con un sorriso.

Lei mi rivolse uno sguardo indagatore.

“Cos’è?”.

“Un pensiero”.

“E come mai?”.

“Non lo so Granger... Ti ho pensata e quindi... Niente, ecco il mio pensiero”.

Mi sentivo in imbarazzo. Non mi succedeva mai, soprattutto con una ragazza...

Prima che cominciasse a scartare il pacchetto, le dissi che era ora di entrare o ci avrebbero chiuso fuori dal castello. Mi seguì all’interno, poi io la salutai e mi andai a fare una doccia, lasciandola sola.

Cominciai a darmi dello stupido, mentre l’acqua mi scorreva sul corpo. Ora chissà cosa avrebbe pensato la Granger! Forse che ero cotto di lei! Bah, io cotto... Impossibile. Della Granger, poi! Il re degli scherzi con la so-tutto-io? Alquanto improbabile come combinazione.

Arrivò l’ora di cena e mi incamminai verso la Sala Grande con George.

“Sei serio” mi disse, prima di entrare.

“Io? Macché!” risposi, ridendo.

Prendemmo posto accanto a Ron ed Harry... Hermione non era ancora scesa.

Cominciai a mangiare, quando eccola spuntare dal portone della Sala Grande.

Ci raggiunse e si sedette da parte a Ginny, davanti a me.

Tenni lo sguardo basso... Mi sentii uno stupido per averle fatto quel regalo e nemmeno capivo il perché.

Mentre gli altri discutevano su quel produttore di olio di Piton, mi arrivò un calcetto da sotto il tavolo.

Alzai lo sguardo e trovai i suoi occhi che mi fissavano.

Hermione mi sorrise e io feci lo stesso. Lo aveva scartato.

Quando raggiungemmo la Sala Comune, la vidi sedersi insieme a Harry e Ron sulle poltrone, mentre la supplicavano per convincerla a correggere il loro compito di Storia della magia.

Io mi isolai con Lee e mio fratello a discutere d’affari.

Dopo la mezzanotte, il trio si salutò e tutti andarono ai dormitori, così come George e Lee. Io mi andai a mettere il pigiama, poi tornai di nuovo giù.

La speranza era sempre la stessa: che Hermione non avesse ancora fatto pace con Lavanda.

Quando arrivai al divano, la trovai seduta lì.

“Buonasera, senzatetto” le sorrisi, facendola ridere.

“Il tetto l’ho ritrovato” mi rispose.

Ahia.

“Avete fatto pace?”.

“Diciamo di sì... Quanto basta per poter tornare a dormire tranquilla nel mio letto”.

“Bene, mi fa piacere... Anche se mi dispiace per te che non potrai più approfittare di questo meraviglioso corpo perfetto” ammiccai.

Lei rise di nuovo, poi si alzò, mi si avvicinò ed alzandosi in punta di piedi mi abbracciò forte. La avvolsi e respirai il profumo dei suoi capelli.

“Grazie per la penna, non dovevi... Ho visto quanto costava, Fred” mi disse, senza lasciarmi.

“E io ho visto i tuoi occhi quando l’hai vista... Per cui goditela e non scocciare” risposi.

Quando sciogliemmo l’abbraccio, ci guardammo negli occhi per qualche attimo, poi, senza pensarci, incantato dalla sua bellezza, da tutto ciò che di meraviglioso aveva fuori e dentro quella streghetta, avvicinai le mie labbra alle sue... E quello fu il bacio più dolce della mia vita...

Dopo poco, però, lei mi allontanò.

“No, Fred” sussurrò.

“Perché no, Mione?” le chiesi, quasi disperato per quell’improvviso distacco.

“Lo sai”.

Non aggiunse altro, se ne andò nei dormitori, lasciandomi lì.

Quando raggiunsi la camera, presi a calci più volte l’armadio, sotto lo sguardo sconcertato di mio fratello e del nostro amico, che si erano svegliati per colpa del fracasso che stavo facendo.

“Ehi! Fred! Fred!” George mi afferrò per le spalle e mi scosse.

“Sono un idiota” borbottai.

Lui mi guardò preoccupato, poi mi domandò cosa fosse successo, così glie spiegai tutto.

Quando ebbi finito, Lee sorrise.

“Quel filtro d’amore che ti hanno dato ad Halloween era proprio potente se sta ancora facendo effetto” commentò.

George gli diede una spintarella, poi tornò ad osservarmi.

“Sei innamorato davvero, eh?” mi disse poi.

“No”.

“Fred”.

“No”.

“Fred!”.

“Ok! Sì! Sono innamorato della Granger!” quasi urlai, frustrato.

Lee si coprì la faccia con una mano e scrollò la testa divertito, ricevendo così un’altra spinta.

“Comunque... Cos’è che dovresti sapere?” mi chiese poi il mio gemello.

“Di Ron, credo. Ogni volta che le parlavo della sua presunta cotta per lui Hermione voleva cambiare discorso o si arrabbiava... Gli piace, ecco cosa so” dissi cupo, fissando il pavimento.

George stavolta si unì alle risate di Lee.

“Ronnie? Come cavolo può essere innamorata di Ronnie?!” esclamò quasi in lacrime.

“Non lo so! Accidenti!”.

“Sicuro che non si riferisse ad altro?”.

“Sì, sicuro” risposi.

I due cercarono di consolarmi più che poterono, finché non decidemmo che era ora di farci una dormita.

Nelle due settimane che seguirono, io ed Hermione ci evitammo completamente.

I nostri amici assistevano confusi a quel repentino cambiamento, solo George e Lee ne capivano il motivo.

Avevo deciso che l’avrei dimenticata, anche se ogni volta che la vedevo in compagnia di Ron morivo dentro.

Giunte le vacanze di Natale, ci ritrovammo tutti alla Tana, compresi Harry ed Hermione.

Essendo lo spazio più ristretto, la sofferenza crebbe nel doverla continuamente vedere.

“Tesoro, vieni qui” le sentii dire un giorno da mia madre.

Le due erano in cucina. Mi avvicinai cauto alla porta.

“Sì, signora Weasley?”.

“Ti ho preparato un panino”.

“Cosa? Ma abbiamo pranzato solo mezz’ora fa” rispose Hermione, confusa.

“Noi abbiamo mangiato, tu no. Cara, non stai mangiando nulla da quando sei arrivata. E a quanto pare nemmeno a scuola ci hai dato dentro coi carboidrati, guarda quanto sei dimagrita! Che succede?” le chiese la mamma, preoccupata.

“Nulla, ho solo poco appetito... Sarà lo studio... Vedrà che ora mi riprendo, siamo in vacanza” tentò un sorriso la ragazza.

Non sentii il resto della conversazione, perché Grattastinchi, solo Dio sa come, mi aveva spinto in cucina e le due si bloccarono.

Hermione si pietrificò.

“Spuntino?” esclamai io, cercando di sorridere e prendendo un bicchiere per fingere di essere entrato con l’intenzione di placare la sete che in realtà non avevo.

“Sì, Hermione non mangia ultimamente, hai notato?” sospirò mamma.

“Signora, non si preoccupi, davvero. Gliel’ho detto, è lo studio” tentò di giustificarsi la riccia.

Non la guardai... E sapevo che nemmeno lei lo stava facendo.

“Lasciala in pace mamma, sarà l’amore” dissi, simulando indifferenza.

La sentii alzarsi di scatto e sussurrare che andava ad aiutare Ginny a fare non capii cosa, ed uscì dalla cucina.

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Capitolo 5
*** Hermione, io ti piaccio? ***


Quella sera papà aveva portato a casa scatoloni su scatoloni di fuochi d’artificio babbani. Aveva intenzione di spararli in cielo a Natale.

“Ehi George!” mi chiamò, dopo cena.

“Sono Fred” brontolai.

“Ah, scusa figliolo! Comunque... Tra poco proviamo i fuochi d’artificio, ok? Così la notte di Natale non rischiamo di fare danni” mi sorrise.

“Certo papà”.

Mi si avvicinò anche Ginny e con poca grazia mi strattonò e mi trascinò in camera sua.

“Che modi, sorellina!” protestai.

“Si può sapere cosa diavolo stai combinando, idiota?!” mi gridò contro, infuriata.

“Cosa?!” ero allibito. Ma che aveva?!

“Non lo vedi come sta?!”.

“Chi?!”.

“Hermione, imbecille!”.

Mi bloccai.

“Lascia perdere” feci per alzarmi, ma lei mi spinse sul letto con cattiveria.

“Ascoltami bene, cretino, Hermione sta male. Non so cosa accidenti sia successo tra voi, deficiente, non me lo ha voluto dire, ma la conosco bene e mi sono accorta che il problema sei tu”.

“Io? Ginny, lei è innamorata di Ron, starà male per lui. Mi sta semplicemente evitando per non rischiare che io la baci di nuovo” le spiegai, infastidito.

“L’hai... L’hai baciata?! ODDDDDIO! Fred, ma allora una cosa giusta nella vita l’hai fatta!” gridò, abbracciandomi.

“Hai sentito, scema? È innamorata di Ron”.

“Ron? Ma non dire sciocchezze! Quella è cotta di te, caro il mio idiota!”.

“Potresti smetterla di insultarmi, per favore? E comunque mi ha respinto, quindi mi sa che hai fatto cilecca” risposi.

“Tu ora ci parli, capito? O ti spacco la faccia” mi guardò con uno sguardo talmente minaccioso da essere identico a quello di mamma, perciò le sorrisi e obbedii.

Uscii dalla stanza con lei e notammo che tutti erano in giardino a guardare i fuochi d’artificio che George, Bill e papà facevano esplodere nel cielo.

Cercai con lo sguardo Hermione e quando la vidi seduta per terra, sull’erba, col naso rivolto al cielo, Ginny mi dette una spinta e la raggiunsi.

Mi sedetti accanto a lei, senza sapere cosa dire.

Lei mi guardò e rimase sorpresa.

“Sono George” le dissi.

“E io sono sempre Ron” mi rispose, con un mezzo sorriso che subito ricambiai.

“Non voglio che stai male per colpa mia... Non ti sfiorerò più nemmeno con un dito, promesso... Vuoi Ron, lo so, quindi me ne faccio una ragione”.

Lei rise.

“E’ questo che sai?” mi chiese.

“Sì... No?”.

“No, Fred”.

“E quindi... Cos’è che so?” ero seriamente confuso.

“Io... Non posso innamorarmi... Ecco cosa sai” rispose, strappando qualche filo d’erba.

Rimasi a bocca aperta. Quindi era per quello? Accidenti a me!

“Hermione, io ti piaccio?”.

Non rispose, poi scrollò la testa.

“No?”.

“No” una lacrima le rigò la guancia.

“E quindi è per questo che non mangi? È per questo che mi eviti da settimane?” non le credevo, non ora che avevo capito che Ron non c’entrava un tubo.

Nessuna risposta.

“Tu mi piaci, Hermione”.

“Smettila...”.

“No! Amo i tuoi occhi, come scrutano tutto con attenzione e dolcezza... Amo i tuoi capelli, il loro profumo... Amo la tua voce, anche e specialmente quando mi rimprovera per le mie genialate che tu disapprovi tanto... Amo il modo in cui cammini... Amo vederti dormire, soprattutto se lo fai con me, perché so di poterti proteggere, stringere... Amo i tuoi abbracci... Amo svegliarmi e incontrare subito i tuoi occhi stupendi... Amo le tue mani... Amo averle nelle mie... Amo...” non mi lasciò finire, mi tappò la bocca, piangendo.

La guardai, poi le spostai delicatamente la mano e gliela strinsi dolcemente.

“Devi accettarlo, Mione... Accetta il fatto che io ti amo...”.

“E poi, Fred? Quando non sopporterai più i miei occhi? La mia voce? La mie mani e tutto il resto? Cosa farai, Fred? Cosa farai quando ti stancherai di me? Mi lascerai, Fred, ecco cosa farai”.

“Io non rinuncio a te per queste tue stupide paranoie, chiaro? Stavolta tocca a me rimproverarti, Granger! Vogliamo continuare a stare male come cani solo per paura? Siamo Grifondoro... E io... Io sono pazzo di te! Ti amo... Finalmente ho trovato la persona a cui voglio tenere la mano, sempre e per sempre, e non me la lascio scappare, capito?”.

Mi guardò negli occhi.

Temetti che provasse a respingermi di nuovo, invece strinse la mia mano e sorrise.

“Chiedimelo di nuovo” mi sussurrò.

“Cosa?”

“Lo sai”.

Alzai gli occhi al cielo, stavolta lo sapevo davvero.

“Hermione, io ti piaccio?”.

“Sì” rispose.

Arrivò il secondo bacio più dolce della mia vita... E a quello ne seguirono altri ancora, e ancora, e ancora, anche dopo il nostro matrimonio e la nascita dei nostri gemellini, anni dopo.

 

Angolino dell'autrice
E rieccomi qui... Spero vi sia piaciuta questa storia :) Io ammetto di essermi divertita a scriverla :) Aspetto i vostri commenti :) Un bacio!

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