La storia di Elanor

di kessachan
(/viewuser.php?uid=8099)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.
 
-Padre, dovete ascoltarmi. Io non ho intenzione di lasciare la Terra di Mezzo. Il mio posto è accanto a Frodo Baggins e lo seguirò fino alle pendici del monte Fato se sarà necessario.
Re Elrond, alle parole della figlia, si lasciò cadere sconsolato sulla grande sedia finemente lavorata delle sue stanze. Si portò stancamente una mano alla testa, visibilmente preoccupato.
Poco tempo prima Elanor, la sua secondogenita, si era offerta davanti al Consiglio come membro della Compagnia dell’Anello, con il compito di seguire lo Hobbit Frodo Baggins e di scortarlo nella delicata missione per distruggere L’Unico. Compito che l’avrebbe portata dritta a Mordor, nelle cerchie nemiche.
-Il tuo posto è con il tuo popolo. Con me. Con tua sorella. La tua vita non può essere legata al destino dell’Anello. Devi lasciare queste terre come presto faremo tutti noi. Elanor...-
L’elfa non lo fece proseguire, inginocchiandosi ai suoi piedi e prendendogli dolcemente entrambe le mani  tra le sue.
-Lo sapete anche voi che il mio destino non è quello di abbandonare queste terre, nessuna nave potrà allontanarmi né ora, né mai. Vi prego, concedetemi la Vostra benedizione.- Elanor strinse forte le lunghe dita affusolate del padre e non smise un attimo di guardarlo negli occhi, cercando di carpirne un minimo cenno di assenso.
Elrond non poté fare a meno di notare la notevole forza d’animo che la figlia aveva il dono di mostrare con un solo sguardo, una caratteristica che gli ricordava spesso la madre.
Come poteva permetterle di abbandonare Gran Burrone per intraprendere un viaggio così pericoloso? Dove l’avrebbe portata tutto questo?
D’altro canto sapeva che niente e nessuno avrebbe potuto farle cambiare idea, quindi a lui non restava che concederle la sua benedizione e pregare i Valar perché facesse ritorno a casa sana e salva.
-Da quando sei partita alla ricerca degli Hobbit e hai portato Frodo qui da me così vicino alla morte sapevo che in un certo qual modo ti saresti legata a lui. Hai deciso di unirti alla Compagnia, il tuo sarà un aiuto prezioso per tutti, e io non posso fare altro che attendere il tuo ritorno.- detto questo le accarezzò dolcemente i lunghi capelli corvini e la avvicinò a sé per poterle dare un bacio sulla fronte.
-Che possano i Valar proteggerti e permetterti di tornare a casa da me.- mormorò Elrond prima di allontanarla di nuovo da lui.
-Ti ringrazio, padre. Non mancherò di rendere onore a te e alla nostra razza. Farò ritorno, te lo prometto.
 
Elanor uscì di corsa dalle stanze del padre per raggiungere la sorella che avrebbe sicuramente trovato nei giardini del palazzo.
Quando arrivò nei pressi del piccolo ponte che collegava le stanze di Elrond ai giardini esterni si fermò tutto d’un tratto per la scena che si trovò inconsapevolmente ad osservare.
Vi erano sua sorella, Arwen, e il Ramingo Aragorn che parlavano vicini con le mani teneramente unite. A quella scena sorrise e si allontanò prendendo la strada per i boschi, con Arwen avrebbe parlato più tardi.
Si incamminò per il sentiero che portava al bosco sapendo che avrebbe incontrato qualcun altro che avrebbe voluto salutare prima di partire.
-Gwaihir..-mormorò l’elfa al vento che soffiava da est.
 Arrivò in una piccola radura e si fermò al centro, aspettando e alzando gli occhi al cielo di tanto in tanto.
Pochi istanti più tardi fece capolino da ovest una figura che pian piano si ingrandiva con l’avvicinarsi alla radura. Il sole in procinto di tramontare le conferiva sfumature rossastre che si fondevano al suo color castano.
-Oh Gwaihir, che piacere vederti.- disse l’elfa all’aquila che le atterrò vicino con grazia.
Si avvicinò al grande animale e gli accarezzò dolcemente il fianco, posando poi la testa sotto l’incavo del collo, sussurrandogli tenere parole in elfico.
-Presto partirò per una missione importante, che mi porterà in terre lontane. So che potrò sempre contare su di te, amico mio.- rimasero in quella posizione ancora per qualche istante, poi però la grande aquila alzò di scatto la testa, lanciando uno sguardo interrogativo verso il bosco vicino al Palazzo Reale.
-Sì lo so, è da un po’ che ci osserva.- disse Elanor, voltandosi verso gli alberi.
-Non è il comportamento degno di un Principe di Bosco Atro spiare qualcuno da dietro un albero.- aggiunse rivolta ad un punto non definito del bosco.
-Non volevo interrompervi, Elanor.- disse Legolas, figlio di Re Thranduil, spostandosi da dietro un grande pino per apparire alla vista dell’elfa e dell’aquila.
L’elfo dai lunghi capelli biondi si avvicinò, rivolgendo poi un leggero inchino all’aquila, Re dei Venti.
-Quindi partirai anche tu con noi alla volta di Mordor, ne sono lieto. Anche se la ritengo una missione pericolosa persino per un’elfa con le tue abilità.- disse il Principe ad Elanor, che intanto aveva ricominciato ad accarezzare dolcemente Gwaihir.
-Ebbene sì, mio padre mi ha concesso la sua benedizione. Sono molto emozionata all’idea di aiutare il giovane hobbit nella sua impresa. E poi avere al mio fianco il famoso Principe di Bosco Atro e vederlo combattere sarà altrettanto emozionante.- rispose lei, non lasciandosi sfuggire un ghigno.
-Elanor, io dico sul serio.- l’elfa smise di accarezzare il Re delle aquile e si girò verso Legolas, permettendogli così di prendere delicatamente una mano tra le sue per poi avvicinarla al suo petto come per farle sentire il suo cuore.
I due elfi si conoscevano da molto tempo e una profonda amicizia li legava, sentimento che mai avrebbero pensato potesse sfociare in qualcosa di più profondo, o almeno non era nei pensieri di Elanor permettere un simile cambiamento.
-Legolas..-non seppe come continuare e così lasciò che fosse il suo sguardo interrogativo a parlare per lei.
-Elanor, promettimi che starai attenta e che non farai scelte avventate. Io non sono tuo padre e non mi permetterei mai di costringerti a non partire, ma sappi solo che veglierò su di te e potrai sempre contare sul mio aiuto. Anche se penso che qualche volta sarò io ad aver bisogno di te.- l’ultima frase lo fece ridere, come se sentire dalla sua bocca un pensiero simile lo trovasse d’un tratto divertente e impossibile allo stesso tempo. Per tutta risposta lei allontanò la mano dal suo petto e lo guardò offesa ma sollevata dato che il discorso aveva preso una piega più rilassata rispetto a come era cominciato.
-Gwaihir, possiamo confermare al Principe di Bosco Atro che non avrò bisogno del suo aiuto poiché so che Voi veglierete su di me come nessuno mai potrebbe fare?- la grande aquila roteò la testa quasi come stesse confermando le parole dell’elfa e infatti lei lo prese come un cenno di assenso.
-Ecco, mio Principe. Potete star pur certo che nel caso qualcuno avesse bisogno di aiuto, quel qualcuno non sarò di certo io.- continuò Elanor, senza smettere di sorridere.
Legolas si fermò un attimo a guardare l’amica, come se un incantesimo lo legasse al suo meraviglioso sorriso. Poi però si congedò, rivolgendo un altro piccolo inchino alla grande aquila e infine si allontanò diretto al Palazzo di Sire Elrond.
-Sì, Gwaihir. Avrò sempre e comunque bisogno di lui.- mormorò Elanor all’aquila non appena Legolas raggiunse i primi abeti del bosco, anche se sapeva benissimo che lui l’avrebbe sentita lo stesso non essendo arrivato in un punto troppo distante per non poterla più udire.
E ciò non le importava.
 
 ---

Eccomi qui (per l’ennesima volta)!
Cosa ne pensate di Elanor? Vi gusta come nuovo personaggio?
Questo capitolo è servito un po’ per introdurre il tutto, dai prossimi inizierà la storia vera e propria!
Besos
kessachan

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.


E fu così che il giorno seguente la Compagnia partì alla volta di Mordor.
Gandalf il Grigio era a capo del gruppo, indicando a tutti la strada da percorrere, seguito da Boromir di Gondor, dal nano Gimli, dai quattro Hobbit, Frodo, il fidato amico Sam e i giovani Merry e Pipino, Legolas e infine Elanor che, insieme al Ramingo, completava la spedizione.
L’elfa era silenziosa, ripensava continuamente all’ultimo dialogo che aveva avuto con il padre e la sorella, sperando vivamente che non fosse l’ultimo.
 
Era da poco sorto il sole, e i primi raggi mattutini filtravano dalle tende di seta che adornavano le pareti delle stanze di Elanor. Non aveva dormito. Non ne aveva sentito il bisogno.
Era rimasta seduta sul bordo del suo letto per buona parte della notte, spiegazzando solo lievemente le lenzuola. Aveva fin troppi pensieri che le occupavano la mente.
Poi però sentì un leggero rumore proveniente dalla porta della sua stanza che si apriva piano, e non poté fare a meno di riconoscere subito il profumo della persona che stava entrando. Non le servì nemmeno voltarsi perché la figura si portò velocemente al suo fianco, sedendosi accanto a lei e iniziando ad accarezzarle dolcemente i capelli.
-Avresti dovuto dormire almeno un po’, sorella mia.-
-Non ne sentivo il bisogno, non sono stanca.- rispose Elanor voltandosi, per poi trovarsi faccia a faccia con la sorella, Arwen, che la scrutava pensierosa.
-Ti ho portato gli abiti per il viaggio, di certo non puoi pensare di arrivare a Mordor vestita di seta e soprattutto con un colore così appariscente.- disse l’elfa più grande, senza smettere di accarezzare i capelli alla sorella minore.- E sono venuta anche a sistemarti i capelli, non sei mai stata pratica per questo genere di cose.- aggiunse, sorridendo.
-Perché so che ci saresti stata sempre tu al mio fianco, sorella mia.- le parole le uscirono più malinconiche di quello che si sarebbe aspettata, infatti Arwen, sentendole, non poté fare a meno di prendere tra le braccia la sorella come se dovesse cullarla in seguito ad un brutto sogno.
-Promettimi che non morirai, Elanor.- la giovane elfa alzò la testa e notò che Arwen aveva gli occhi lucidi, in procinto di piangere. Le prese il viso tra le mani.
-Te lo prometto, e tu non abbandonare queste terre. C’è ancora speranza.- mormorò Elanor appoggiando la fronte a quella della sorella.
-Su, ora aiutami e rendimi presentabile.- aggiunse poi, alzandosi dal letto come rigenerata da una nuova forza.
 
Aragorn, che camminava anch’essi silenzioso al suo fianco, era lui stesso in balia di pensieri tormentati, e nondimeno Arwen era al centro di quest’ultimi.
Elanor lo notò e appoggiò una mano sulla spalla del Ramingo.
-Hanta (Grazie), Elanor.- disse l’uomo, appoggiando la sua mano su quella dell’elfa.
-Non so a cosa porterà questa missione, ma sono certa che Arwen farà tutto ciò che è in suo potere per convincere nostro padre a non farla partire. Lei non lascerà mai queste terre finché ci sarai tu nei paraggi, Aragorn.- a quelle parole il Ramingo sorrise, rincuorato dalle parole dell’amica ma allo stesso tempo preoccupato per la situazione in cui si sarebbe trovata Arwen prima o poi: scegliere tra il suo popolo o il suo amore mortale.
-E pensare che io stesso le ho detto di seguire la volontà di Re Elrond.-
-Non ti crucciare troppo, lei non ti avrà di certo dato ascolto. Essere irremovibili presumo che faccia parte delle caratteristiche di famiglia.-
-Io non posso che confermare quello che hai appena detto.- esclamò Legolas, voltandosi verso i due compagni senza smettere di camminare.
-Hai comportamenti piuttosto grossolani per essere un Elfo di Sangue Reale. Origliare e spiare non penso che faccia parte di quello che insegnano a Bosco Atro ai loro Principi.- ribatté Elanor.
-Io non stavo origliando, voi due parlate con un tono di voce che persino il Nano non penso abbia avuto problemi nel sentirvi.- il battibecco tra i due elfi aveva attirato l’attenzione anche degli Hobbit, in particolar modo di Frodo, che si fermò a guardarli e arretrò fino a trovarsi al fianco dell’elfo biondo.
-Da quanto tempo vi conoscete voi due?- chiese il giovane Hobbit, rivolto ai due elfi.
-Sono molti secoli ormai che ho il piacere di conoscere il qui presente Principe, mio caro Frodo.- rispose Elanor con un lieve tono sarcastico che non aveva la minima intenzione di celare, accompagnato poi da un occhiolino ammiccante nei confronti dell’Hobbit.
-Abbiamo combattuto molte volte insieme, Frodo, e mi è anche capitato spesso di salvarle la vita. Di quante volte stiamo parlando, amica mia?- disse Legolas, sarcastico a sua volta.
-Non così tante come credi tu, vecchio e ingrato amico.- rispose l’elfa, per poi avvicinarsi a Frodo per cingergli le spalle e abbassarsi in modo da potergli parlare all’orecchio.
-In effetti mi è capitato un paio di volte di esser salvata da lui in situazioni alquanto pericolose, ma tranquillo, sono più le volte che io sono andata in suo soccorso.- mormorò l’elfa a Frodo, che a stento trattenne una risata.
-Elanor, ti ho sentito.- disse pacato l’elfo, incrociando le braccia al petto.
-Lo so. E poi non venirmi a dire che non origli le conversazioni altrui.- rispose l’elfa, per poi scoppiare a ridere insieme al giovane Hobbit, seguita dal Ramingo e suo malgrado anche da Legolas.
 
La Compagnia proseguiva senza sosta il cammino verso Mordor da giorni, fermandosi di tanto in tanto su supplichevole richiesta degli Hobbit durante il giorno, e la notte accampandosi per poi ripartire alle prime luci dell’alba. Il loro obiettivo era attraversare le Terre Selvagge, varcare la breccia di Rohan e proseguire fino alle più profonde e pericolose schiere nemiche.
-La breccia di Rohan a mio parere non è la via giusta per arrivare a Mordor.- disse Elanor ad Aragorn.
I dieci compagni avevano deciso di accamparsi su di un pendio roccioso in seguito alle disperate richieste di Pipino in quanto, come lui stesso aveva affermato, “Non avrebbe mosso nemmeno un muscolo se prima non si fossero fermati tutti per mettere qualcosa sotto i denti!”.
Gandalf aveva concesso qualche minuto per riprendersi e così Sam ne aveva approfittato per accendere un fuoco e cucinare delle salsicce per tutti.
Elanor era seduta accanto al Ramingo, intenti a guardare Boromir di Gondor che tentava di insegnare ai piccoli Hobbit a maneggiare la spada, sapendo che presto o tardi avrebbero dovuto servirsene.
-Non è la via più sicura, questo è certo. Ma quale strada è adatta o noi oggigiorno? Le spie di Saruman il Bianco sono ovunque.- rispose Aragorn.- Merry, divarica un po’ i piedi, così hai maggior stabilità.- aggiunse poi rivolto all’Hobbit, che stava deviando proprio in quel momento un attacco del Gondoriano.
-Hai ragione, ma non mi sento sicura a passare per quelle terre. Ho sentito strane voci su quello che sta accadendo a Rohan.-
L’elfa alzò lo sguardo dagli Hobbit diretta verso lo Stregone, immerso in una conversazione animata con il Nano Gimli.
Si congedò da Aragorn e si alzò per raggiungere Legolas, che scrutava l’orizzonte in cerca di qualche movimento nemico.
-Di cosa stanno discutendo Gandalf e Gimli?- chiese lei.
-Il Nano pensa che la via più sicura che potremmo prendere è la via delle Miniere. Idea più sciocca di questa non poteva esserci.- commentò l’elfo, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio circostante.
-Sei in ansia per qualcosa?- aggiunse lui, voltandosi finalmente a guardarla.
-No, non ti preoccupare.- mentì lei, distogliendo lo sguardo scrutatore dell’elfo.
Legolas fece per alzare una mano per accarezzarle il viso ma l’improvviso scatto in avanti di Elanor lo bloccò, costringendolo a ritrarre la mano.
-Legolas, guarda.- fece l’elfa indicando una macchia scura in avvicinamento.
Il brusco scatto dell’elfa aveva attirato l’attenzione di tutti i compagni, che si erano voltati a loro volta verso il punto da lei indicato.
-Sarà solo una nuvola.- esclamò indifferente Gimli.
-No, va troppo veloce e controvento.- lo contraddì Aragorn.
-Crebain!- esclamò Legolas.
-Presto nascondetevi!- aggiunse Gandalf iniziando a portare gli zaini degli Hobbit sotto dei grossi cespugli.
-Frodo, presto nasconditi!- disse Elanor dirigendosi verso lo Hobbit, rimasto immobile.
L’elfa lo prese di peso e lo portò con sé al riparo appena in tempo, poiché pochi istanti dopo sopra le loro teste fece capolino uno stormo di neri corvi che vennero identificati in seguito come spie di Saruman.
Quando lo stormo si allontanò dai compagni, tutti pian piano uscirono dai loro nascondigli.
-Dove andiamo ora?- chiese Aragorn rivolto a Gandalf.
Lo Stregone rimase un attimo in silenzio, fissò per un attimo lo sguardo preoccupato di Frodo e poi si voltò verso le montagne. Indicando i valichi innevati alle loro spalle.
-Seguiremo la strada per il Passo di Caradhras, prenderemo la via delle montagne.
 
 
---
Eccomi qua con questo nuovo capitolo!
Che ve ne pare? Ringrazio chi ha inserito la storia nei preferiti e in quelle seguite e in particolar modo: evelyn80 e Mikasa845 che hanno gentilmente recensito :3
Alla prossima!
kessachan
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2781126