Bigliettini di Thalia (/viewuser.php?uid=46412)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un bacio sulle tue parti rosa ***
Capitolo 2: *** Veramente le tue labbra sono così morbide? ***
Capitolo 3: *** Grazie ***
Capitolo 4: *** Ti aspetto alle serre, fai in fretta ***
Capitolo 5: *** Perchè mi hai mentito? ***
Capitolo 6: *** Hai delle ginocchia molto belle ***
Capitolo 7: *** 7. Non sto molto bene, mi vieni a trovare? ***
Capitolo 8: *** La tua se la fa con altre ragazze ***
Capitolo 9: *** Digli che ieri sera Lavanda non mi baciava con così tanto entusiasmo ***
Capitolo 10: *** Se c’è ancora qualcos’altro che vuoi dirmi, sono dietro le serre ***
Capitolo 11: *** Vorrei che tu mi baciassi ***
Capitolo 1 *** Un bacio sulle tue parti rosa ***
Avvertimenti:
I personaggi appartengono tutti a J. K. Rowling, chiamata
amichevolmente nonna Row da chi, come me, l’ha amata al punto
di volerla prendere a ciabattate per alcune scelte a dir poco
discutibili.
Anzi no, non tutti sono suoi: uno è di Amaranta che mi ha
prestato la sua bambina per farne la degna sorella di Pansy... grazie
cara.
Amo smentire me stessa e questa è una PG15 molto soft: un
po’ di linguaggio colorito e qualche scena erotica. Ehm,
ovviamente tratta di amore tra persone dello stesso sesso e quindi se
l’argomento vi disturba e inorridisce credo sia ora di
chiedervi cosa diavolo ci facciate qui!
Dedica:
A chi non ha capito, o l’ha fatto, ma fa ancora finta di
niente.
1. Un bacio su tutte le tue parti
rosa
Il primo bigliettino le arriva con la posta del mattino, tra la
Gazzetta del Profeta che si ostina a leggere e un pacco della signora
Weasley che porta scompiglio e dolci sulla tavola Grifondoro.
Un bacio su tutte le tue parti
rosa
Non una firma, non un’indicazione di chi potrebbe
averle mandato qualcosa di così intimo ed erotico.
Perché una ragazza ha molte parti rosa: le guance, e qui
potrebbe essere chiunque, persino Ron che intrattiene una sicura e
facile relazione sessuale con Lavanda; le labbra, ed Harry
potrebbe essere il candidato giusto visto che, da quando ha ammesso di
essere attratto dai maschi (soprattutto biondi e con un carattere da
istrice affetto da sindrome premestruale), la bacia sulla bocca con una
naturalezza scandalosa. Ma una ragazza ha parti rosa che non si farebbe
baciare con tanta facilità da uno dei suoi amici.... i capezzoli, su un
paio di tette dignitose, benché quella vacca totale di Pansy
Parkinson le abbia definite “a cipolla” per essere
così miseramente piccole da far piangere. E poi... beh,
c’è un altro tipo di labbra, a cui
pensare la mattina a colazione, attorniata da giovani maghi maschi,
alcuni dei quali ferrati in Legilimanzia, le fa venire
un’imbarazzante mal di testa.
“Cos’hai lì, Herm?” La voce di
Ron la distrae dai suoi pensieri e lei fa un cenno con la mano per
fingere noncuranza.
“Niente... un appunto per le lezioni di
Aritmanzia,” butta lì, cercando di svicolare.
E per fortuna arriva Lavanda ad abbracciare Ron da dietro e, mio dio, a
infilargli la lingua in gola e le mani nei pantaloni, prima che, con un
ghigno e un’occhiata sorniona, lui le faccia notare che gli
appunti non arrivano con la posta del mattino.
Con uno sguardo di disapprovazione (dopotutto è quello che
si aspettano da lei) si volta verso Harry, che sta cercando in tutti i
modi di attirare l’attenzione di una certa persona seduta al
tavolo Serpeverde, e gli chiede seccata:
“Andiamo? Quando questi due danno spettacolo in Sala Grande,
si sa quando cominciano ma non si sa quale professore verrà
a farli smettere!”
Harry sorride e poi la segue verso l’uscita. Come faccia Ron
a salutarli con una mano mentre Lavanda gli esplora le tonsille a colpi
di lingua, Hermione se lo chiede ogni volta.
Non è gelosa. Lei e Ron hanno provato a stare assieme, ma
è stato solo il desiderio di veder realizzata la bella
favoletta degli amici per la pelle che poi si innamorano, a farli
finire uno tra le braccia dell’altra. Niente di cui
lamentarsi, anzi, fonte di interessanti esperienze, ma forse mancava la
vera passione.
“Harry, per favore. Piantala di saltellare e sorridere come
se fossi un dannato coniglietto di Pasqua. Sì, Draco
è bellissimo anche la mattina presto e con delle occhiaie da
far paura... e, sicuramente, appena sarai uscito ti correrà
dietro e ti trascinerà per un polso dietro qualche statua
per augurarti un ottimo risveglio. Io non so come facciate a desiderare
baciarvi ogni volta che vi vedete, persino appena usciti dal
letto...”
Harry le dà un buffetto divertito e poi le mormora:
“Sa di caffè e cioccolato appena dopo colazione,
di inchiostro e Asfodelo dopo Pozioni e, appena uscito dal mio letto, di sesso
e appagamento... sei contenta adesso?” conclude poco prima
che una mano lo afferri e delle gambe lunghe ed eleganti lo trascinino
in un anfratto.
Ogni mattina la stessa storia: Ron e Lavanda che limonano come se non
ci fosse un domani, Harry e Draco che si imboscano subito fuori dalla
Sala Grande ed Hermione... beh, lei che si avvia annoiata e sola alla prima
lezione.
Si ferma solo un attimo dietro una tenda per sistemarsi la gonna e non
è sua intenzione origliare, ma la voce che implora
le arriva chiara:
“Milly... per favore. Non ti arrabbiare! Lo sai che non
intendevo certo mandarti quel biglietto. Mi piaci e non so cosa sia
successo. Milly, no.. non andare via!”
Passi che si allontanano e un singhiozzo appena trattenuto.
La voce è quella della Parkinson: dopo averla sentita
intonare tutti gli insulti che dei maghi possono scambiarsi, non poteva
certo sbagliare. Interessante come il Golden Trio (uno dei tanti nomi
idioti che si erano sentiti affibbiare) offrisse una così
varietà di etichette: Harry è un mezzosangue, Ron
un purosangue traditore e lei... beh, lei -nata Babbana, sangue sporco-
aveva il più razzista degli epiteti. Per essere onesti, non
c’era più nessuno che osasse usare uno di questi
termini in pubblico dopo la fine della guerra. Infatti anche i
Serpeverde si erano dati una calmata, soprattutto da quando Draco aveva
messo in chiaro, in modo assolutamente informale, di aver negoziato una
tregua con i Grifondoro (eufemismo per dire ad Harry: se io faccio il
bravo con la tua Casa, tu farai il bravo con il mio... chiaro, no?).
Sesso e arte del governo effettivamente hanno una connessione profonda.
Presa da queste riflessioni decisamente non politicamente corrette
raggiunge l’aula, dopo aver controllato che il corridoio
fosse vuoto. Non le interessa proprio beccare una Serpeverde
singhiozzante per essere stata mollata... Cielo, una Serpeverde mollata
e lesbica.
Poco dopo entra anche la Parkinson, asciugandosi gli occhi sulla manica
della divisa.
Solo a metà della lezione di Storia della Magia si rende
conto di chi potrebbe averle mandato, per sbaglio, quel biglietto.
Un’illuminazione inattesa e disturbante proprio nel momento
esatto in cui cerca di rincorrere un aggettivo per definire la
sanguinaria guerra dei Goblin dal punto di vista dei Vampiri. Conclude
con calma la sua annotazione (per essere così secchiona
avrebbe dovuto finire a Corvonero) e poi ripesca il bigliettino dalla
tasca in cui l’aveva riposto con cura.
La scrittura è piccola e graffiante, ma nota una certa
dolcezza nella curva delle vocali. Non la riconosce e non sa dire se
sia maschile o femminile, però, in un modo strano, le piace.
Si fa leggere, ma dopo un certo impegno di decifrazione.
A dire il vero, potrebbe farsi gli affari suoi e non rischiare di
sbagliare. Però quel singhiozzo trattenuto le ha fatto
tenerezza e vorrebbe fare il possibile per consolare chi soffre. Dannato Godric che ci instilla
questo istinto da eroe sul cavallo bianco! Questa è la
tipica vendetta del karma per tutte le volte che ho rinfacciato ad
Harry di non pensare prima di agire. Questi sono i
pensieri di Hermione alla fine della lezione quando, invece di uscire
di corsa e raggiungere i suoi amici in sala comune, si attarda un
attimo accanto al banco di Pansy.
“Granger?” Stupita di trovare la Grifondoro in
piedi di fianco a sé, tutte le possibili cattiverie sembrano
morirle in gola.
“Pansy... credo che questo sia tuo.” Hermione le
allunga il biglietto con un sorriso che vorrebbe essere rassicurante e
invece quella maledetta... serpe, lo afferra rudemente, gli dedica uno
sguardo rapido, dà un’occhiata intensa e velenosa
a Hermione, se lo infila in tasca e poi se ne va senza una parola.
“Brutta pu...”
“Herm, vieni, dai... Ron ci aspetta per pranzo!” e
richiamata da Harry, lei non termina quello che voleva strillarle
dietro.
Il secondo biglietto arriva a cena. Esattamente quando ad Hermione
è passato il malumore per aver fatto una buona
azione e aver ottenuto solo un’occhiata malevola, un primino
verde e argento le mette in mano un foglietto.
Grazie
P.
Solo questo, solo una parola e l’iniziale del
nome. Hermione si gira di scatto per cercarla, ma lei sembra
coinvolta in un’appassionante discussione con Draco... eppure
poco prima di voltarsi, richiamata da una battuta di Ginny, la vede
sorridere.
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Capitolo 2 *** Veramente le tue labbra sono così morbide? ***
2. Veramente le tue labbra sono
così morbide?
Il giorno dopo il bigliettino le arriva in biblioteca, dopo essere
stata vittima di un siparietto comico che ha divertito tutti tranne
lei. Immersa in una traduzione di Antiche Rune vede arrivare Harry e
Draco solo con la coda dell’occhio. Trova affascinante la
naturale eleganza con cui, un minuto prima, si tengono per mano nel
corridoio vuoto fuori dalla biblioteca e, un minuto dopo, entrano come
se si fossero a malapena incontrati per caso. Non vogliono mettere in
piazza la loro relazione. Harry dice che Draco preferisce andarci piano
per non rovinare l’idea eccitante di essere una coppia
clandestina, ma Hermione pensa che il Serpeverde sia semplicemente
troppo furbo e un po’ vigliacco e non voglia far sapere
niente al caro Lucius finché non potrà avere
libero accesso al proprio fondo fiduciario. Qualunque sia il motivo,
solo pochi e fidati amici sanno di loro.
Il saluto di Harry le fa scattare il riflesso condizionato di alzare il
volto, chiudere gli occhi e offrire le labbra. Ormai non ci fa neanche
più caso, è semplicemente il modo in cui sua
madre, le sue adorate zie e... il suo amico finocchio, la salutano. Il
problema è che questa volta sembra diverso: le labbra
più sottili ma meno screpolate le fanno venire un dubbio; il
profumo sicuramente maschile ma meno intenso le pone un dilemma; ma
è il balenare delle ciocche bionde quando socchiude gli
occhi, a darle la certezza di aver appena baciato... “Malfoy,
cosa stai facendo?” strilla turbata pulendosi automaticamente
la bocca con una mano. Lui le sorride malizioso e poi si china a
sussurrarle nell’orecchio: “La dolcezza che
abbiamo in comune dice che hai delle labbra veramente morbide. Ed
è questo l’unico motivo per cui ti bacia... oltre
a quel sentimento sopravalutato che lui chiama affetto. Volevo avere
una conferma”.
La risata di Harry dietro le sue spalle sottolinea le parole del
Serpeverde. Così lei piega il collo indietro per guardare
Harry e lui le mette le mani sotto il mento e le dà un
rapido bacio sulle labbra al contrario. “Scusalo, ma mi stava
massacrando a forza di battute velenose se non gli davo la prova che la
mia non è passione, ma solo tenerezza.”
Lei non sa se ridere o piangere. Tenerezza?
Quella che ispira un cucciolo o un bimbo piccolo? Ma qualcuno che mi
veda come una donna, no?
“Ehi, avete finito di consumarla? Voglio salutare
anch’io Herm” ci mancava solo il suo unico ex!
“Ron, se mi baci, rischi che Lavanda te lo strappi e te lo
infili giù per la gola!”
Spera che un po’ di cruda volgarità le possa
evitare di essere ancora usata come parcheggio per le labbra di
chiunque. Infatti lo sguardo di Ron passa dal divertito al turbato
quando l’immagine della furia del suo attuale e geloso
giocattolo da letto si fa strada nella sua mente. Allora lui appoggia
l’indice sulla propria bocca, mima un bacio e poi lo appoggia
delicatamente sulle labbra di Hermione.
Lei lo fissa un paio di secondi negli occhi e poi arriccia la bocca per
restituire il bacio.
Alcune risate e sorrisi dopo, spariscono tutti a caccia di un angolino
dove studiare, spettegolare o aggrovigliarsi in santa pace.
A Hermione non resta che sbuffare e consolarsi andando alla ricerca del
pezzetto di cioccolato di Mielandia che si è promessa come
ricompensa per lo studio. Quando riesce a trovarlo tra i libri e i
quaderni con cui si spacca la schiena, vede che sul suo blocco per
appunti è apparso un altro biglietto.
Veramente le tue labbra sono
così morbide?
Con un gesto inconscio si accarezza piano la bocca con le dita. Ma poi
si risveglia e si mette ad osservare il foglietto. Non è
firmato ma la scrittura le strappa un gemito di frustrazione.
Ovviamente chi, se non la Parkinson, potrebbe trovare divertente
aggiungere umiliazione a umiliazione?
Se ne starebbe anche buona buonina a finire la sua traduzione, se non
sentisse la risata cristallina della Serpeverde e il suo bisbigliare
eccitato. Eh no! Non
voglio essere il pettegolezzo di oggi. Non sono una che si fa baciare
da chiunque! Allora scatta in piedi, afferra il biglietto
e si precipita tra gli scaffali, finché la trova nella
sezione di Magia
Accidentale.
“Parkinson, cos’è questo, uno
scherzo?” la affronta rabbiosa e si rende conto che non
è sola quando lei fa un cenno elegante e le sue compagne si
allontanano in silenzio.
“No, pura curiosità. Ti ha baciato Draco, Potter e
il tuo Weasley... e mi chiedevo...” le risponde lei con tono
tranquillo e un sorriso noncurante, prima di essere interrotta
bruscamente.
“Il mio
Weasley? Ma ce li hai gli occhi per guardare? Ron e Lavanda danno
spettacolo ogni santo minuto in ogni santo angolo!” replica
infuriata Hermione.
“E tu, Hermione, sei gelosa?”
“Io, cosa? Ehi, ma mi hai chiamato per nome!”
“Esatto. Ha un suono così dolce e offre
così tante possibilità di pronuncia...”
“Anche il tuo è un bel nome...” risponde
confusa.
“Solo il nome di un fiore...” taglia corto con un
gesto annoiato ”... ma tu rispondi alla domanda”
“Io, gelosa?” Ci pensa un po’ su e poi,
all’ultima persona con cui pensava di confidarsi, dopo che
orde di amici avevano offerto abbracci e compatimento, dolcetti e
biasimo per quell’insensibile di Ron che lei aveva sempre
sottoscritto senza esserne convinta (perché, dopotutto, era
quello che si aspettavano da lei), risponde:
“No, per niente. Lui è più felice
così e io mi sono tolta il disturbo di essere carina con lui. Hai
presente?”
Stranamente la Serpeverde non fa battute sarcastiche, invece le prende
delicatamente una mano tra le sue e dice:
“Sì, ho capito. Perfettamente.” E il suo
sguardo, solo per un attimo, si stacca dagli occhi per attardarsi sulle
sue labbra, per poi tornare nel nocciola della Grifondoro. Solamente
questione di un paio di secondi, ma che fanno contrarre qualcosa in
fondo allo stomaco di Hermione.
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Capitolo 3 *** Grazie ***
3. Grazie
Per quanto prima le sembrasse impossibile, non trova la compagnia della
Serpeverde così spiacevole. Niente di organizzato, solo
qualche parola scambiata fuori dall’aula di Pozioni in attesa
che cominci la lezione, qualche sorriso incrociandosi in corridoio e un
gentile scambio di cortesie davanti ad uno scaffale in biblioteca. Ma
Hermione sa che c’è qualcuno che la osserva da
lontano in Sala Grande quando mangia con i suoi compagni di Casa e ha
notato che, se la vede arrivare da lontano, Pansy rallenta il passo per
potersi godere l’avvicinamento, il sorriso e il cenno di
saluto che si scambiano.
Così adesso non le sembra poi tanto strano cercarla
insistentemente perché sente il bisogno di parlare con
qualcuno e non sa con chi confidarsi senza sembrare un’idiota
totale.
Dopo un discreto girovagare la trova in uno dei chiostri coperti
disseminati ad arte nel castello. È sola e si sta divertendo
a far volteggiare alcune foglie con la bacchetta. Così
concentrata da avere un’espressione di dolcezza disarmante,
non sembra la solita Serpeverde arguta e graffiante con cui ha avuto a
che fare in tutti questi anni. Non vorrebbe disturbarla, ma vederla
così rilassata la incoraggia.
“Pansy?” la chiama, in un sussurro interrogativo da
dietro una colonna. La Serpeverde fa un gesto con la bacchetta e tutte
le foglie cadono a terra con un fruscio. Si volta di scatto e osserva
con occhi sospettosi le ombre del colonnato, finché Hermione
non si mostra e un sorriso sereno torna ad accendere il suo sguardo.
“Hermione.” Con un cenno la invita ad accomodarsi
sulla panchina di pietra al centro del chiostro, quella proprio di
fronte ad un roseto che sta sfiorendo nelle prime avvisaglie
dell’inverno.
Si accomoda a disagio, sul bordo della panchina, cercando di mantenere
una certa distanza da Pansy. Adesso che l’ha trovata, la sua
lucida determinazione e l’assoluta certezza che lei fosse
proprio la persona giusta con cui parlare l’hanno abbandonata.
“Mi cercavi per un motivo particolare?” le chiede
lei con tono rilassato, sistemandosi elegantemente la gonna attorno
alle gambe.
“Volevo... avevo bisogno di parlare con qualcuno.”
risponde timorosa, osservandosi insistentemente le unghie delle mani.
“E non potevi farlo con una delle tue compagne Grifondoro o
con Potter o Weasley?” replica la Serpeverde con un accenno
di sorriso. Hermione nota l’accuratezza della scelta di
parole: ha deliberatamente preferito chiederle di anonime ragazze
compagne di Casa e poi dei suoi migliori amici. Come se sapesse
già che l’argomento non è uno di quelli
che si condividono facilmente con amici maschi.
Hermione si concede un sospiro e poi mormora con una vocetta poco
sicura: “Harry tende a essere un po’ troppo in
confidenza con la sua ultima dolcezza e quindi temo che lo saprebbe
tutta la scuola prima dell’ora di cena.”
“Ragazza pettegola?” la interrompe Pansy. Herm
risponde con un cenno noncurante, cercando di non visualizzare Malfoy
come una femmina e interrogandosi un secondo sul perché
Draco non abbia confidato la relazione con Harry a Pansy.
“Le mie compagne di stanza erano tutte lì
quando... è successo quello che è
successo...” Al rossore di Hermione, Pansy non accenna a
commentare, così lei conclude in un soffio:
“E... beh.... è Ron il problema!”
A questa uscita, incredibilmente, gli occhi di Pansy si assottigliano e
ringhia con un tono sconosciuto:
“Quel bastardo ti ha fatto del male?”
Allo sguardo scioccato di Hermione, Pansy si ricompone in un lampo e
quando le dice: “No... cavoli, no! Lui è
l’argomento della discussione
imbarazzante!” sembra rilassarsi visibilmente.
Ha ripreso talmente il controllo di sé da replicare con un
mezzo sorriso di scherno:
“Allora, l’attesa mi sta uccidendo. Mi racconti
cosa è successo di tanto grave da far fuggire una Grifondoro
modello come te e costringerla a cercare una Serpe come me?”
Come fa a sapere quello
che è successo? Ma ci sono domande a cui non
c’è risposta, e per quanto lei si accanisca sui
libri, è una verità che conosce da tempo. Non le
resta che raccontarle tutto e sperare di non essere umiliata
ulteriormente.
“Stavo leggendo tranquillamente sul mio letto...”
comincia lei e subito viene interrotta: “Storia della
Magia? O qualcosa di più leggero,
magari?” Beh,
diciamo solo che la copertina era quella di Storia della Magia...
pensa Hermione trattenendo una risatina. “Dai, non mi
interrompere. È già difficile
così!”
Alzando i palmi in segno di resa, Pansy non commenta e la lascia
parlare.
“Stavo leggendo per i fatti miei, quando ad un certo punto
Lavanda... dai, la Brown, capelli scuri e lunghi... del nostro
anno...”
“Quella che dà spettacolo con Weasley e ha un modo
molto particolare di baciare?”
Al cenno stupefatto e affermativo di Hermione, Pansy china la testa e
la invita a continuare.
“Insomma, lei si siede sul mio letto e mi chiede con un tono
demoralizzato: Hermione...
voi l’avete fatto? Credo che sarei potuta morire
strozzata dalla Ape Frizzola che mi è andata di traverso. Ma
ti rendi conto di cosa mi è toccato sentire?”
Hermione si è tanto infervorata, adesso, che non fa
più caso al suo uditorio e deve sottolineare la sua
indignazione.
“Tesoro... non ho la più pallida idea di cosa tu
stia dicendo.” le risponde Pansy tenendo graziosamente le
mani in grembo quasi a voler rimarcare la differenza con quelle in
perpetuo movimento di Hermione.
Smette un attimo di gesticolare e la guarda sospettosa:
“Intendo dire che è venuta da me a chiedermi se io
e Ron avessimo... insomma, hai capito!”
“Credo di avere un vago quadro, ora, ma potresti continuare
così da farmi intuire il motivo del tuo
turbamento?”
“Beh, io non le ho risposto, ma le ho chiesto scandalizzata: Perché, voi non
ancora? E quando mi ha guardato sconsolata e ha fatto
cenno di no e ha tentato di chiedere consiglio a me, credo di essere
caduta dalle nuvole. Ma dai... è la ragazza più
disinvolta di tutta la torre Grifondoro e a Ron... beh, a lui piace
veramente farlo.
Non ci credo!”
“Ma cosa ha a che fare tutto questo con il fatto di venire a
cercare me?” E non riesce a resistere al tono di
compiacimento con cui sottolinea quel me.
A questa domanda Hermione torna ad abbassare lo sguardo sulle pieghe
della sua gonna e risponde con un mormorio: “Ero
così turbata da non lasciarle il tempo dire nulla prima di
fuggire travolta dall’imbarazzo!”
La risata piena di Pansy spaventa le colombe che cercavano un rifugio
per la notte. Quando l’eco si spegne, lei appoggia una mano
su quella che Hermione ha mollemente abbandonato sulla panchina e le
dice dolcemente: “Non ti è venuto il dubbio che
potrebbe solo sembrare
la ragazza più disinvolta della tua torre? Le hai
appiccicato un’etichetta, mentre lei sperava di avere un
aiuto su qualcosa che la imbarazza e le sta a cuore. Cattiva
Grifondoro, i pregiudizi e il sarcasmo li dovete lasciare ai
Serpeverde... sennò con cosa ci divertiamo noi?”
Lei replica mortificata: “Allora... cosa mi suggerisci di
fare?”
“Uff, come Serpeverde ti direi di lasciare che si arrangi! Ma
tu sei una dolce Grifondoro che si rode nei sensi di colpa... e allora
credo che l’unica soluzione sia andare da lei e
parlarne.”
“Dici?”
“Dico! E di andare a farlo immediatamente, prima che questa
povera ragazza si butti sconsolata sotto gli zoccoli di un
Thestral.” Sorride mentre lo dice. Adesso sono entrambe in
piedi, una di fronte all’altra, e Pansy non resiste alla
tentazione di appoggiare un bacio leggero sulla guancia di Hermione e
sussurrarle in un orecchio: “Mi ha fatto molto piacere che tu
sia venuta a cercare proprio me.” prima di allontanarsi
canticchiando.
Hermione torna alla torre ancora trasognata e con una mano a sfiorarsi
la guancia baciata dalla Serpeverde. Quando entra nella sala comune
vede Lavanda stranamente tranquilla e senza l’immancabile
compagnia di Calì. Raccoglie tutto il suo coraggio
Grifondoro e si avvicina.
“Lavanda, posso parlarti?” Ad un suo cenno, Herm le
dice: “La prima volta che noi... beh, abbiamo fatto
l’amore, lui... lui è stato dolce. Eravamo
entrambi imbranati, ma non è stato crudele. Però,
se tu non l’hai mai... se tu, insomma... glielo devi dire! I
ragazzi tendono a non accorgersene finché non è
troppo tardi.”
Poco più tardi Ron le trova mentre ridono e si scambiano
pettegolezzi piccanti sui loro compagni di Casa.
Il primo biglietto che Hermione scrive lo fa recapitare da una spavalda
ragazzina del secondo anno. Ha scritto con cura e un po’
intimorita:
Grazie.
H.
P.S. Come fai a sapere
come bacia Lavanda?
L’unica risposta di Pansy è stato un dolcissimo
sorriso attraverso tutta la Sala e diretto a colpire il cuore di
Hermione.
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Approfitto di questo piccolo spazio per ringraziare chi è
stato così gentile da lasciare un commento. Un grazie a:
HermyKitty
XDD sono decisamente
una fan dello slash. Grazie di essere passata di qui ^_^
Alessandra
grazie per aver apprezzato l'ironia, spero di continuare a divertire.
freddymercury
grazie dei complimenti e per avermi ricordato quanto sia carino
ringraziare chi lascia traccia del proprio passaggio. ^__^
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