Quello che amo di te

di Bijouttina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo Uno ***
Capitolo 2: *** Capitolo Due ***
Capitolo 3: *** Capitolo Tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo Quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo Cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo Sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici ***
Capitolo 15: *** Capitolo Quindici ***
Capitolo 16: *** Capitolo Sedici ***
Capitolo 17: *** Capitolo Diciasette ***
Capitolo 18: *** Capitolo Diciotto ***
Capitolo 19: *** Un anno dopo ***



Capitolo 1
*** Capitolo Uno ***





Capitolo Uno
 
«Non ne posso più di tutte le tue dimenticanze! Non ne posso più di te!», urla Mattia prima di sbattere la porta di casa e andarsene.
Tornerà mi sono detta. Deve tornare per forza. Sono passati sei mesi da quella sera, e lui non è mai tornato. Dovrei mettermi il cuore in pace e andare avanti. Non so se posso farcela. Non so più niente. Quella sera mi è crollato il mondo addosso. Ancora oggi non capisco cosa sia successo per farlo scappare via in quel modo. Non ci trovo un senso, e questo mi rende ancora più triste. Che cosa ho fatto per farlo scappare senza una spiegazione? Va bene, non sono mai stata la ragazza perfetta. Non sono un granché in cucina, non amo passare l'aspirapolvere, non sono proprio una casalinga modello. Piuttosto di sistemare casa, passo intere giornate a leggere libri, soprattutto quando fuori piove. Non ne posso più di te è stato come un pugno in pieno viso. Non avevamo mai litigato così furiosamente. Probabilmente non avevamo mai nemmeno avuto un vero e proprio litigio in un anno di convivenza. Non ho fatto niente per trattenerlo e me ne rammarico. Sono rimasta impietrita a fissare la porta che si chiudeva dietro di lui, nemmeno una lacrima versata.
«Scusi.», dice una voce accanto a me.
Un commesso del supermercato sotto casa mi ha urtato con uno scatolone nel passare.
«Le ho fatto male?», chiede cortesemente.
«No, sto bene. Dovrei essere io a scusarmi, ero sovrappensiero.», rispondo mestamente.
Ho una scatola di surgelati in mano e non ricordo nemmeno di averla presa. Pensare a Mattia e a quella sera mi ha mandato in tilt.
«Sicura di stare bene?», domanda corrugando la fronte.
Deve essere nuovo, non l'ho mai visto lavorare qui. Abito nell'appartamento qui sopra da due mesi, ho dovuto lasciare quello che condividevo con lui. Ho cambiato pure città, non mi sentivo più a mio agio lì. Non so cosa fare della mia vita al momento e non conosco ancora nessuno in questo posto.
Il commesso, sulla quarantina, occhi color nocciola, un metro e ottanta, un bell'uomo tutto sommato, mi sta ancora osservando. Credo stia aspettando ancora la risposta a una domanda che a quanto pare non ho nemmeno sentito.
«Scusi, cosa mi aveva chiesto?», chiedo confusa.
«Ho chiesto se è sicura di stare bene.», ora sembra piuttosto divertito.
«Sto bene, grazie.», lo rassicuro abbozzando un sorriso.
«Se ha bisogno di qualsiasi cosa, mi trova in giro.».
Mi sorride cordiale e si allontana con i suoi scatoloni.
Ha il sedere più bello che io abbia mai visto.
Si gira all'improvviso e si accorge che lo sto fissando. Mi sorride nuovamente per poi tornare al suo lavoro. Mi sento avvampare. Che figura! Abbasso lo sguardo e noto che sto gocciolando a terra. Il pacco di surgelati che ho in mano, ormai non è più tanto surgelato.
«Aspetti che vengo ad asciugare.».
Me lo trovo accanto senza neanche rendermene conto, uno straccio nella mano.
«Non vorrei scivolasse e si facesse male.», mi dice.
«Mi dispiace tanto.», mugugno. Sono rossa dalla vergogna e vorrei sprofondare.
«Sono cose che capitano.».
Deve smetterla di sorridermi in quel modo, mi sta dando alla testa.
«Guardi il lato positivo, ha già la cena pronta.», mi fa notare bonariamente.
Si dilegua in uno stanzino, e io rimango lì imbambolata, con i miei bastoncini di pesce scongelati in mano. Devo darmi una mossa e tornarmene a casa. Per oggi ho già fatto la figura dell'idiota e può bastare. Pensare ancora a Mattia causa solo casini. Avere sempre la testa tra le nuvole, poi, aiuta ancora meno. Vado alla cassa e pago le due cose che ho preso. Esco in fretta e raggiungo la porta di casa. Frugo nella borsa in cerca delle chiavi. Dove diavolo sono finite? Appoggio la borsa sul corrimano per cercare meglio. Niente da fare, sono scomparse. Le avrò lasciate in casa? Cavolo, non lo ricordo proprio. Appoggio la testa sul corrimano sconsolata. E ora come faccio ad entrare in casa?
«Stava forse cercando queste?».
Il fascinoso commesso fa tintinnare il mio mazzo di chiavi.
«Le aveva lasciate alla cassa.», m'informa.
«Grazie mille. Chissà dove avevo la testa.», borbotto nervosa.
Mi porge il mazzo, ma non si muove da lì. Ho qualcosa che non va? Continua a fissarmi i capelli divertito. Allunga una mano e mi toglie qualcosa.
«Aveva questa tra i capelli.».
Mi mostra una foglia prima di lasciarla cadere a terra. Credo di essere arrossita di nuovo e credo anche di aver farfugliato qualcosa senza senso. Riprenditi Emma! Cavolo! Sembri una scema!
«Grazie, soprattutto per queste.».
Faccio tintinnare le chiavi.
«Si figuri. Sono sempre a sua disposizione.».
Di nuovo quel sorriso. Devo dileguarmi o svengo qui sui gradini. Cerco di sorridergli e mi precipito alla porta. Sono talmente agitata che mi scivolano le chiavi e cadono a terra rumorosamente.
«Le do una mano.», dice lui gentilmente.
Raccoglie il mazzo e me lo porge nuovamente. Da questa distanza riesco a sentire il profumo del suo dopobarba.
«Se vuole la aiuto anche ad aprire la porta.», mi canzona.
Si sta davvero divertendo a prendermi in giro. Che figura del cavolo!
«Penso di potercela fare anche da sola. Grazie lo stesso.».
Cerco di darmi un po' di contegno, ma le mani non collaborano. Perché sono così nervosa? Ci rinuncio! Gli passo il mazzo di chiavi. Lui si trattiene dal scoppiare a ridere e apre la porta senza alcuna difficoltà.
«Vuole che le porti anche la borsa della spesa?», domanda con un certo divertimento nel tono della sua voce.
Tiene la porta spalancata per lasciarmi entrare.
«Non si disturbi, la parte più difficile era questa.», balbetto.
Come vorrei smaterializzarmi in questo momento.
«Se ha bisogno di qualsiasi altra cosa, sa dove trovarmi.», continua a guardarmi intensamente, le labbra curvate in un sorriso meraviglioso.
Annuisco.
«Grazie.».
Lo saluto con un cenno della mano e mi chiudo la porta alle spalle. Resto appoggiata alla porta, mi porto una mano alla fronte, mi sento accaldata. Chi me lo ha fatto fare ad andare al supermercato oggi?! Sento bussare alle mie spalle. Mi volto, e lui mi sta guardando. Cazzo! La porta è in vetro e si vede tutto da fuori! Come posso essere così stupida?!
Apro la porta. Ha l'aria così divertita che mi verrebbe voglia di prenderlo a schiaffi!
«Ho dimenticato ancora qualcosa?», chiedo stizzita.
«Sì, si è dimenticata di dirmi il suo nome.».
Lo guardo confusa. Perché mai dovrebbe voler sapere il mio nome?
«Io sono Nicholas.».
Mi porge la mano. Che cosa dovrei fare ora? Non vorrei sembrare scortese. Decidi in fretta!
Gli stringo la mano.
«Mi chiamo Emma.», dico infine.
«Piacere di averla conosciuta Emma.»
Mi bacia la mano e si allontana. Si volta a guardarmi prima di svoltare l'angolo e mi sorride.
Rimango imbambolata sulla porta per non so quanto tempo. Torno alla realtà soltanto quando il mio vicino scorbutico deve uscire a portare a spasso il cane. Devo trovare un nuovo supermercato dove andare a fare la spesa. Non so se avrò il coraggio di tornare qui sotto dopo la figuraccia di oggi. Mi avrà preso per un'idiota di prima categoria. Mi chiuderò in casa e per un po' non uscirò più. In questo modo eviterò situazioni imbarazzanti. Penso sia la decisione giusta.
Appoggio la borsa della spesa sul tavolo della cucina. Mi scappa l'occhio dentro. Dov'è il sale? Non ci posso credere! Ero andata apposta perché non ne avevo più e non l'ho nemmeno preso. Non mi sembra il caso di tornare giù a comprarlo, ma la pasta senza sale fa veramente schifo! Mi siedo con un tonfo sulla sedia e appoggio la testa sul tavolo. Sbuffo rumorosamente. Questa giornata sembra interminabile. Mi alzo controvoglia. Metto i bastoncini di pesce in frigo, ormai sono scongelati del tutto e devo per forza cuocerli. Non mi piacciono nemmeno i bastoncini di pesce! Prendo la borsa, mi assicuro di avere dietro le chiavi ed esco nuovamente. Spero solo di non incrociarlo. Raggiungo senza problemi il reparto giusto e cerco il sale grosso. Com'è possibile che non lo vedo da nessuna parte? Alzo lo sguardo ed è lì, sullo scaffale in alto. Troppo in alto per il mio metro e sessantotto scarso. Guardo meglio in giro, magari c'è un pacchetto a portata di mano e non l'ho visto. Niente da fare. Guardo il sale lì in alto con le mani sui fianchi. Magari riesco a spostarlo con la forza del pensiero. Va bene, soluzione non plausibile, però era comunque da prendere in considerazione. Una cosa è certa, anche se continuo a fissarlo, non verrà mai da me. Non sono la sola ad essere arrivata a quella conclusione.
«Non credo funzioni in questo modo.».
Nicholas è accanto a me e fissa anche lui i pacchetti di sale.
«Scusi?».
«Anche se li fissa per un giorno intero, dubito che riuscirebbe comunque a prenderli.».
Di nuovo quel sorriso. Il sorriso più bello mi sia mai capitato di vedere.
«Credevo che pensando intensamente ad una cosa, sarebbe successa.», arriccio le labbra.
Continuo a fissare lo scaffale e mi sta venendo il torcicollo.
«A quanto pare non sta funzionando per quel sale.», commenta lui.
Sembriamo due cretini che fissano delle scatole.
«Devo aver perso tutto il mio fascino.», borbotto.
Smetto di guardare in alto e mi massaggio il collo dolorante.
Mi guarda intensamente.
«Le assicuro che quello ne ha da vendere.», lo dice senza staccare gli occhi dai miei.
Credo di essere diventata rossa come un pomodoro bello maturo, il viso in fiamme.
«La aiuto io. Quale le serve?», chiede.
Continua a guardarmi in quel modo, e le gambe mi sono diventate di gelatina.
«Quello grosso, grazie.», gli rispondo.
Mi guarda divertito e me lo prende senza nessuna fatica.
«Ecco a lei.».
Mi passa il pacchetto di sale, lo prendo con mani tremanti. Sto facendo di nuovo la figura dell'idiota. Sapevo che era meglio starsene chiusi in casa.
«Le preparo uno scaffale più in basso, così la prossima volta avrà meno difficoltà.».
Mi sorride.
«Così potrà usare tutto il suo fascino per altri scopi.», aggiunge.
Non riesco a dire niente, non mi esce nemmeno un suono dalla bocca.
«È stato un piacere rivederla Emma.».
Mi prende la mano e la bacia di nuovo. Mi sento come una statua di marmo. Non riesco a muovere nemmeno un muscolo. Ho bisogno di una doccia fredda! Sono una persona adulta, ho trentadue anni cavolo! Non posso comportarmi come un'adolescente! Prendo un grosso respiro e vado alla cassa. Pago il mio pacchetto di sale. Il supermercato sta per chiudere, e hanno tutti fretta di andarsene a casa. Ho molta fretta anch'io, devo rinchiudermi e non uscire più.
«Emma!».
Qualcuno urla il mio nome e mi sta raggiungendo di corsa. Mi giro e Nicholas è a due passi da me, la mia borsa appesa al braccio.
Mi copro il viso con le mani. Non posso essere davvero così idiota. Non posso, non posso, non posso. Mi scopro gli occhi, ma tengo coperta la bocca.
«Ho come l'impressione che dovrò correrle dietro spesso.».
Mi porge la borsa ridendo e la prendo con una mano. Il viso in fiamme.
«Giuro che non sono sempre così.», borbotto cercando di difendermi.
«È un peccato allora.», dice lui.
Lo guardo confusa. Mi strizza l'occhio e se ne va. Che cosa voleva dire con quell'affermazione? Mah, non l'ho capita. Torno in casa e mi butto sul divano, ripenso al suo sorriso, il cuore comincia a battermi fortissimo.

*Spazio autrice*
Eccomi con una nuova storia, sempre originale e sempre romantica. L'ho scritta quasi un anno fa e ho pensato di metterci mano e postarla :) è già completa, perciò non vi lascerei a metà storia, non preoccupatevi. Spero tanto vi possa piacere :)
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Bijouttina e i suoi vaneggiamenti


Le altre mie storie:
Veronica & Manuel in via di conclusione

e la mia amatissima

Le ali della salvezza

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Capitolo 2
*** Capitolo Due ***





Capitolo Due
 
Oggi mi metto d'impegno e vado in cerca di un lavoro. Non posso continuare a starmene qui senza fare niente. La mia fortuna è che l'appartamento in cui vivo è di proprietà della mia famiglia, è tutto molto più semplice se non ho un affitto da pagare. Le bollette, però, arrivano lo stesso, e non ho più molti soldi messi da parte. Devo rimboccarmi le maniche. Ho fatto un po' di tutto da quando ho finito gli studi una vita fa. Non sono schizzinosa, va bene qualsiasi cosa, basta portare a casa uno stipendio. Questo paese non è grandissimo, però ha molti negozi di ogni tipo. Provarci non mi costa niente. È una bella giornata di luglio e fa già parecchio caldo per essere le otto di mattina. Indosso un vestito senza maniche di un rosa brillante, lego i capelli in una coda di cavallo e metto un paio di scarpe basse. Devo muovermi a piedi e voglio essere comoda. Un filo di trucco e sono pronta per andare a caccia di lavoro. Mi sento motivata.
Apro la porta di casa e proprio in quel momento squilla il telefono. Tempismo perfetto.
«Pronto?».
«Ciao tesoro.», saluta la mia genitrice.
Mia madre trova sempre il momento perfetto per chiamare.
«Ciao mamma. Avrei un po' di fretta.», brontolo.
«Oh, ti tengo solo pochi minuti.», mi rassicura.
Che nella sua lingua saranno più o meno venti. Appoggio la borsa sul tavolino dell'ingresso e vado a mettermi sul divano, tanto vale stare comodi, visto che non posso scappare.
«Dimmi tutto mamma.», sospiro.
«Quando vieni a trovarci? Papà vuole farti vedere il nuovo gazebo.», comincia la solita solfa.
Alzo gli occhi al cielo.
«Non lo so mamma. Pensavo di venire la settimana prossima.», le dico.
Non ho per niente voglia di farmi duecento chilometri in treno, ma non posso nemmeno dire sempre di no. Mi pento spesso di non aver mai preso la patente, ma poi dico che si può vivere anche senza macchina. Una volta su quel treno, la mia opinione cambia nel giro di pochi istanti. Questo succede tutte le volte.
«Abbiamo così tanta voglia di vederti. La nostra unica bambina e così lontana!», piagnucola.
Che palle!
«Marco abita a due metri da casa vostra.», sbotto infastidita.
Mio fratello ha due anni più di me e abita nell'altra porzione di bifamiliare, ha già due bellissime bambine. I miei hanno sempre un bel da fare e non si annoiano di certo.
«Sì, lo so, ma tu sei la nostra bambina.», pigola.
Oh signore santissimo.
«Ci vediamo la settimana prossima mamma. Devo andare ora.», sbuffo.
«Va bene tesoro. Un bacio grande grande.».
«Anche a te. Ciao mamma.».
Chiudo la telefonata e sprofondo nel divano. Le telefonate di mia mamma sono praticamente sempre uguali. Non lo so, forse se fossi madre anch'io la vedrei in un'altra ottica. Non saprei proprio. Metto giù il cordless ed esco finalmente di casa.
Quando passo davanti al supermercato, mi trovo a spiare dentro. Non vedo nessuno. Non so cosa sperassi di trovare, o meglio, non so chi sperassi di trovare. In effetti lo so, e la delusione mi si stampa in viso. Continuo a camminare guardando indietro e vado a sbattere contro qualcosa. Picchio la fronte su una serie di scatoloni pieni di non so cosa. Un dolore lancinante.
«Sta bene?», chiede la fonte della mia distrazione.
Nicholas viene subito in mio soccorso. Mi prende il viso tra le mani e controlla la fronte.
«Sto bene.», mugugno.
«Meglio metterci del ghiaccio.», dice deciso.
Mi prende per mano e mi trascina in una specie di ufficio. In un angolo c'è la cassetta del pronto soccorso.
«Non mi serve il ghiaccio.», cerco di dire, ma non mi ascolta nemmeno. Sbuffo.
Trova una confezione di ghiaccio secco nell'armadietto e me lo mette sulla fronte.
«Andava bene anche un pacco di surgelati», gli faccio notare.
«Si sarebbe scongelato nel giro di pochi minuti, e poi avrei dovuto pulire. Come ieri.», mi guarda dritto negli occhi e sorride. È troppo vicino per i miei gusti. Riesco a sentire il calore del suo corpo. Oltre a un sedere da favola, ha anche dei muscoli niente male. Che cosa sta facendo? Lo becco a guardare dentro la scollatura del vestito.
«Le dona molto il rosa.», dice dopo un attimo.
Oh mio Dio, mi sudano le mani e ho la tachicardia. Non va bene, non va affatto bene.
«Devo andare.», mento.
Allontano la mano con la quale teneva fermo il ghiaccio e vado verso la porta.
«Grazie Nicholas.».
Lui ha ancora il braccio a mezz'aria e mi guarda confuso.
Scappo di corsa prima che si possa riprendere. Devo andare a cercare un lavoro e ora sono qui tutta sudata. Ci mancava solo lui a farmi andare fuori di testa. Credo che tornerò a casa a darmi una rinfrescata, non posso andare in giro in questo stato.
«Dove stai andando?», chiede alle mie spalle.
Ma perché continua a seguirmi? Se facessi finta di non averlo sentito? Cerco le chiavi nella borsa. Lui nel frattempo è dietro di me.
«Perché sei scappata in quel modo?», domanda con il fiato corto.
Siamo passati a darci del tu ora?
«Dovevo darmi una rinfrescata. Non posso trovare lavoro in queste condizioni. E poi a lei che interessa?», domando irritata.
Mi giro per guardarlo negli occhi.
«Non faresti una bella impressione con quel livido sulla fronte.».
Mi sposta la frangia per osservarlo meglio. In effetti mi fa parecchio male.
«Tutta colpa sua.», gli faccio notare incrociando le braccia al petto.
«E perché?», domanda lui guardandomi di traverso.
«Se non lasciava tutta quella roba in mezzo alla strada, io non ci sarei andata a sbattere.», rispondo decisa.
Lui ride di gusto. Lo guardo malissimo.
«Se tu guardassi avanti mentre cammini, non andresti a sbattere.», ribatte giustamente.
In effetti non ha torto, ma di sicuro non gliela darò vinta.
«Non deve tornare a lavorare?», chiedo stizzita.
Mi sta facendo innervosire e mi sta venendo ancora più caldo.
«In effetti dovrei, ma non mi va.», scrolla le spalle.
Mi sfiora la mano con la sua, non so se l'abbia fatto apposta o meno. Sinceramente non mi interessa.
«Beato lei che può fare quello che vuole.», borbotto arricciando il naso.
Mi giro di nuovo verso la porta e cerco di infilare le chiavi.
«Ti va di uscire a cena con me stasera?», chiede a bruciapelo.
«Non mi conosce nemmeno e vuole invitarmi a cena?», inarco un sopracciglio per lo stupore.
Annuisce.
«Non mi sembra il caso.», dico voltandogli ancora una volta le spalle.
«Come vuoi Emma. Ci vediamo più tardi.».
Mi volto e lui è già sparito. Perché mai dovrei vederlo più tardi? Lasciamo perdere. Proprio non lo capisco questo tizio.
Entro in casa e mi fiondo in bagno. Davanti allo specchio mi viene quasi un colpo. Come diavolo ho fatto a farmi quel livido enorme? Ha ragione, non posso farmi vedere in giro così. Mi sa che la caccia al lavoro è andata a monte. E se ci mettessi un po' di fondotinta? Potrebbe essere un'idea. Prendo la spugnetta e me la passo sul livido. Trattengo a stento un urlo di dolore. Okay, non è stata una brillante idea. Ci rinuncio. Ci mancava solo questo! E ora che cosa faccio? Avevo programmato la giornata in modo perfetto e ora non so come far passare il tempo. Sul tavolino in salotto c'è un libro che ho cominciato a leggere prima che Mattia se ne andasse. Non ho più avuto il coraggio di prenderlo in mano, non so spiegarne il motivo. Forse è arrivato il momento di farlo. Mi immergo nella lettura e non mi rendo conto del passare delle ore. Mi accade spesso quando mi estraneo dal mondo che mi circonda, adoro entrare in contatto con i personaggi, la storia, l'ambientazione. Questo libro è così triste, e non riesco a trattenere le lacrime. Torno alla realtà con un sobbalzo, quando qualcuno suona il campanello. Controllo l'ora e sono le sette di sera. Cavolo, mi sono pure dimenticata di mangiare a pranzo! Mi alzo a fatica. Ho il sedere indolenzito. Prendo la cornetta del citofono.
«Sì?».
«Sono Nicholas, sei pronta per la cena?», dice la voce dall'altra parte.
Sono piuttosto confusa. Sbaglio o gli avevo detto che non ero interessata?
«Non mi sembrava di aver accettato l'invito.», rispondo piccata.
«Ti aspetto qui sotto.».
Com'è cocciuto!
«E se non volessi scendere?», appoggio la testa sul muro e do un piccolo colpo.
«Aspetterò finché non lo farai.».
Non molla questo qui!
«Potrebbe stare lì tutta notte.».
«Per fortuna siamo a luglio e non fa freddo.».
Sbatto la testa contro il muro ancora una volta per la frustrazione. Perché ce l'ha con me? Non potrebbe rompere le scatole a qualcun altro?
Vado a spiare dalla finestra, e lui è appoggiato al corrimano. Mani nelle tasche. Quella maglietta attillata mette in risalto tutti i suoi muscoli. Si accorge che lo sto guardando e mi sorride. Divento paonazza. Per fortuna stavolta non lo può notare.
Non mi va di uscire con lui. Perché mai dovrei farlo? Non me l'ha prescritto il medico. Certo però che è davvero un bell'uomo. No, non ci esco! Nessuno può farmi cambiare idea!
Mezzora dopo esco dalla porta di casa. La mia risolutezza è durata davvero poco. Ho messo il vestito che avevo stamattina. Sia chiaro, non l'ho fatto perché ha detto che il rosa mi dona molto, è solo che sarebbe stato uno spreco indossarlo solo un'ora. Lascio i capelli sciolti questa volta.
«Sei scesa alla fine.», dice con il sorriso sulle labbra.
«Non mi andava di farle passare la notte fuori.», borbotto acida.
«Ti prego, smettila di darmi del lei.».
Fissa di nuovo la scollatura. Il mio seno abbondante non è mai passato inosservato, mi sono sempre sentita a disagio.
«Tu smettila di fissarmi la scollatura.», lo intimo a braccia conserte.
Per la prima volta lo vedo arrossire.
«Scusami.», farfuglia.
Si concentra allora sulla mia fronte. Come aveva fatto stamattina, mi sposta la frangia per controllare il livido.
«Ti fa male?», chiede con una tale dolcezza che le gambe mi sono diventate molli all'improvviso.
«Abbastanza.», balbetto.
Come al solito sembro un'idiota quando sono vicina a lui.
«Devi stare attenta quando cammini.», mi ammonisce sommessamente.
Mi sento strana. È così vicino che riesco a sentire il battito del suo cuore.
Devo riprendermi, togliermi da questa situazione imbarazzante.
«Ho una fame pazzesca. Non ho pranzato oggi.».
«Certo, scusami. Ti porto subito in un bel posticino.», dice lui.
Lascia cadere la mano e nel farlo mi sfiora la spalla nuda. Ho sentito un brivido lungo la schiena. Sarà stato un colpo di vento. Mi guardo in giro, ma non si muove nemmeno una foglia. Mah, magari era solo la mia immaginazione.
«Ti va di andare a piedi? È qui dietro l'angolo.».
«Nessun problema, sono abituata a spostarmi a piedi.», gli dico scrollando le spalle.
«Non sei motorizzata?», chiede incredulo.
Scuoto la testa.
«Non ho mai sentito il bisogno di prendere la patente.», gli confesso.
«Credo tu sia l'unica persona che io conosca a non avere la macchina.», commenta divertito.
«E nemmeno il motorino.», aggiunto, tanto per essere pignola fino in fondo.
«E nemmeno il motorino.», scoppia in una fragorosa risata.
Mi sfiora di nuovo la mano. Ancora quel brivido lungo la schiena, nemmeno ora un filo d'aria.
Ci fermiamo davanti a una pizzeria, non ci sono mai entrata da quando vivo qui.
«Il proprietario è un mio amico.», mi dice aprendo la porta e lasciandomi entrare per prima.
«Nicholas! Che piacere vederti!».
A parlare è un uomo sulla sessantina. Molto basso e molto magro, ma dall'aria simpaticissima.
«Ciao Salvatore!».
Gli dà una pacca sulla spalla.
«Chi è questa bella signora?», chiede Salvatore scrutandomi dall'alto al basso.
«Sono Emma.», rispondo con un sorriso.
«Incantato.», mi bacia la mano.
A quanto pare è un'usanza frequente da queste parti.
Dà una gomitata a Nicholas e gli dice a bassa voce mentre do un'occhiata alla vetrina con i dolci: «Un'altra delle tue conquiste? Ci stai dando dentro eh!».
Non so cosa gli abbia risposto lui e nemmeno voglio saperlo. Io non sarò un'altra delle sue conquiste, questo è poco, ma sicuro.
Ci sediamo in un angolo tranquillo. Mi sento un po' sulle difensive in questo momento, quel commento di Salvatore non mi è piaciuto neanche un po'. Credo di dover mettere una cosa in chiaro ancora prima di cominciare a mangiare.
«Non verrò a letto con te.», sbotto.
Lui alza gli occhi dalla lista e mi fissa a bocca aperta.
«Non voglio essere un'altra delle tue conquiste.», gli scocco un'occhiataccia.
«Hai sentito.», mormora.
«Ho sentito purtroppo.».
Appoggia la lista sul tavolo e sospira.
«Senti Emma, purtroppo la mia fama di farfallone mi precede.», mi confessa con una smorfia.
«L'avevo intuito.», dico acida.
«Non nascondo che avrei voluto portarti a letto dalla prima volta che ti ho vista.».
I suoi occhi fissi sui miei mi mettono a disagio.
«Io non sono quel genere di donna.», farfuglio.
Le mie mani stanno torturando la lista delle pizze. Non riesco a stare ferma, sono nervosa.
«Mi piaci davvero molto Emma.».
Che calore al viso! Non dipende dal caldo afoso di luglio o dal forno del pizzaiolo. Non oso immaginare di che colore sia la mia faccia.
Devo cambiare argomento.
«Da quanto lavori al supermercato?», chiedo.
Evito il suo sguardo. Sembra essersi rassegnato al fatto che non può avere da me quello che vuole. Credo abbia detto qualcosa del tipo Mi farai diventare pazzo, ma non ne sono sicura. L'ha detto talmente piano che non so nemmeno se ho capito giusto.
Capisco perché le donne cadono ai suoi piedi. La sua bocca è così invitante. Deve essersi accorto che la sto fissando e si curva in un sorriso. Distolgo immediatamente lo sguardo e torno a giocare con la lista.
«Lavoro lì già da un po'.», mi risponde alla fine.
«Non ti avevo mai visto.», ammetto.
Gli do un'occhiata di sfuggita.
«Nemmeno io ti avevo vista prima di ieri. Da quanto vivi qui?», domanda curioso.
Le sue braccia sono molto vicine alle mie, le nostre ginocchia si sfiorano sotto al tavolo. Da dove diavolo arriva quel brivido?
«Un paio di mesi. Non conosco ancora nessuno.», arriccio il naso.
Sono una persona riservata e non faccio amicizia facilmente. Sembra una cosa triste, lo so, ma in fin dei conti sto bene lo stesso.
«Ora conosci me.», ammicca nella mia direzione.
Sorrido. È uscito da solo, lo giuro.
«Finalmente sono riuscito a farti sorridere.».
Gli brillano gli occhi.
«Adesso devi riuscire a farmi ridere però.», dico prendendolo in giro.
«Vale lo stesso se ti racconto una barzelletta?», domanda fingendosi pensieroso.
«No!», mi viene da ridere, ma mi trattengo. Non posso rendergliela così facile.
«Stavi per ridere!», mi indica con il dito con aria minacciosa.
«Non penserai mica di cavartela così facilmente?».
Incrocio le braccia al petto, gli occhi ridotti a due fessure.
Lui mi guarda negli occhi, ed io mantengo il contatto visivo. Due minuti dopo arriva Salvatore con le nostre pizze.
«Cosa state combinando voi due?», domanda corrugando la fronte.
Lo guardiamo entrambi in modo strano, torniamo a guardarci un attimo dopo e scoppiamo tutti e due a ridere come degli scemi.
«Sei ancora più bella quando ridi.».
Sicuramente il mio viso è paonazzo in questo momento.
Mangiamo la nostra pizza in silenzio. Ogni tanto ci lanciamo degli sguardi, e lui mi sorride spesso. La pizza è davvero ottima, dovevo venire a provarla prima.
«Posso farti una domanda personale?», chiede guardandomi negli occhi.
Le nostre mani sul tavolo si sfiorano appena.
Annuisco.
«Come mai non hai un ragazzo?».
Eccoci alla domanda d'obbligo.
«Chi ti dice che io non ce l'abbia?», domando guardandolo di traverso.
«Non credo saresti uscita con me se ci fosse stato.», risponde con una scrollata di spalle.
Okay, un punto a suo favore. Non ho voglia di parlarne, però penso sia giusto farlo. Sospiro.
«Ho convissuto per un anno con un uomo, e poi lui se ne è andato sbattendo la porta. È successo sei mesi fa.», dico mogiamente.
«Mi dispiace Emma.».
«Ormai mi è passata, anche se non capisco cosa sia successo.», ammetto con una smorfia.
Mi guarda confuso.
«Non mi ha dato nessuna spiegazione. Ha detto solo che non ne poteva più di me.», aggiungo sconsolata.
Sento gli occhi riempirsi di lacrime, ma le ricaccio indietro, non ho intenzione di piangere davanti a lui.
«È una cosa orribile, che bastardo!», sbotta posando la mano sulla mia. Sembra davvero dispiaciuto.
«Tu invece?».
Voglio allontanare l'attenzione da me. Okay, più che altro sono curiosa di sapere della sua vita privata.
«Non ho mai avuto storie lunghe. Al massimo sono resistito pochi mesi e solo con una persona.», risponde guardando un punto indefinito del tavolo.
«Come mai?», chiedo aggrottando la fronte.
«Credo di non aver mai trovato la persona giusta.», risponde, il suo sguardo fisso sulle nostre mani ancora unite sopra al tavolo.
«Ti va di andare a prendere una boccata d'aria? Non riesco più a stare qua dentro.».
Sembra molto a disagio a parlare di queste cose.
«Certo.», lo assecondo.
Va a pagare alla cassa, salutiamo Salvatore e ci incamminiamo lungo il viale alberato.
«Ti va un gelato?», mi chiede dopo lunghi minuti di silenzio.
Come si può dire di no a un gelato? Prendiamo due coni nella gelateria vicino a casa e ci sediamo a mangiarlo su una panchina nel parchetto lì accanto.
«La mia famiglia è preoccupata per me.», dice a un certo punto.
«Come mai?», aggrotto la fronte.
Mi fissa la bocca e sorride. Lo guardo confusa. Si avvicina con la mano e mi pulisce l'angolo della bocca con il pollice. Ci mette un po' ad allontanare la mano dal mio viso, e non mi dispiace affatto.
«A quarantadue anni pensavano avrei messo la testa a posto e mi sarei sposato.», risponde arricciando le labbra.
«Non hai mai pensato di farlo?», evito il suo sguardo.
«Con chi avrei dovuto? Finora ho sempre pensato solo a divertirmi.», afferma mestamente.
Sospira.
«Penso di aver sbagliato tutto in questi anni.», aggiunge serio.
«Forse non eri pronto.», provo a rassicurarlo.
«Forse.», commenta.
Mi guarda così intensamente da farmi arrossire anche al buio. Distolgo lo sguardo.
«Si è fatto tardi.», dico dopo un po'.
«Ti accompagno.».
Si alza dalla panchina e mi offre la mano per aiutarmi ad alzarmi. Inciampo su un sasso malefico e finisco direttamente tra le sue braccia. Le nostre bocche quasi si sfiorano, sento il suo respiro.
«Sei un disastro Emma.», sussurra.
Lo dice con una tale dolcezza da farmi tremare le ginocchia. Mi lascia andare a malincuore. Nessuno dei due parla mentre raggiungiamo casa mia. Ci fermiamo davanti ai gradini.
«Grazie per la bella serata, Nicholas.».
«Grazie a te.».
Non smette di guardarmi, e io non riesco a smettere di fissare la sua bocca.
«Non immagini che fatica sto facendo.», dice guardandomi negli occhi.
«A fare cosa?», chiedo ingenuamente.
«Baciarti Emma. Muoio dalla voglia di baciarti.».
Mi sfiora le labbra con le dita.
«Buonanotte.», mormora.
Mi bacia sulla guancia.
«Vorrei uscire di nuovo con te. Domani sera?», domanda.
Annuisco come un'ebete.
«A domani allora. Dormi bene.».
Mi accarezza il viso e mi sorride felice. Lo guardo allontanarsi, porto la mano dove mi ha baciato. Sono rimasta talmente imbambolata, che non l'ho nemmeno salutato. Non mi sento così da.. Cavolo, non mi sono mai sentita così! Mattia non mi aveva mai fatto questo effetto. Che cosa mi sta succedendo?
Entro in casa trascinando le gambe, me le sento talmente deboli. Sarà stata la birra che ho bevuto con la pizza.
 



 
*Spazio autrice*
Ecco a voi il secondo capitolo :) Pubblicherò di martedì d'ora in poi, come sono ormai abituata a fare.
Abbiamo conosciuto un po' meglio Emma e Nicholas in questo capitolo. Lui è un osso duro..ed Emma ha pochissima resistenza..non poteva non uscire con lui LOL :) Nel prossimo capitolo vedremo dove vorrà portarla per il secondo appuntamento.
Volevo ringraziare tutti quelli che hanno messo questa storia tra le preferite e le seguite, mi avete reso davvero felice. Ringrazio calorosamente anche chi mi ha lasciato un commento *abbraccio grande grande* Grazie per la fiducia che state riponendo in questa mia nuova avventura :)

Se volete passare a trovarmi, mi trovate qui
*Bijouttina & i suoi vaneggiamenti*


In attesa del capitolo finale
Veronica & Manuel

La mia sovrannaturale romantica

Le ali della salvezza

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Capitolo 3
*** Capitolo Tre ***





Capitolo Tre
 

Chi cavolo è che mi chiama a quest'ora? Guardo l'orologio e segna mezzogiorno. Ho dormito così tanto? Non è da me. Quando riesco a tirarmi su, mi rendo conto che non è il telefono a squillare ma il campanello.
«Sì?».
«Una consegna per la signora Emma.», m'informa la voce dall'altra parte della cornetta.
Una consegna? Io non ho ordinato niente.
«Ci deve essere un errore.», dico tranquilla.
«Nessun errore. Glieli lascio davanti alla porta.».
Mi lascia cosa? Metto le ciabatte e scendo di sotto. Davanti alla porta c'è un mazzo di fiori bellissimo, non possono essere per me. Il fattorino deve avermi confuso con qualcun altro. Nel biglietto attaccato c'è però scritto il mio nome. Apro la porta e raccolgo il mazzo di fiori. Mai vista una composizione così bella. Lo porto in casa e lo metto in un vaso. Apro il biglietto.

Grazie per la bellissima serata. Non vedo l'ora sia stasera. Nicholas

Oh mio Dio, sto sorridendo, non è un bel segnale. Annuso i fiori e ripenso alla scorsa sera. Soprattutto penso a lui, a quel suo sedere perfetto, a quei muscoli sotto la maglia attillata, a quella bocca..che cavolo sto facendo! Emma riprenditi! Vado a sciacquarmi la faccia sotto l'acqua fredda. Rimiro il livido sulla fronte. È ancora lì bello in vista. Nemmeno oggi a caccia di lavoro. Andrò in farmacia a chiedere cosa posso fare perché passi più in fretta, se esiste qualcosa.
Passo il resto della giornata a ciondolare in casa. Controllo l'ora ogni cinque minuti, ma così il tempo non passa più in fretta. Alle sei decido di andare a farmi la doccia e prepararmi. Cosa indossare stasera? Svuoto il contenuto dell'armadio sul letto. Com'è possibile che non ho niente di decente da mettermi? Panico! Comincio a camminare su e giù per la stanza nervosamente. Fra poco lui sarà qui e io non so ancora cosa indossare! Panico tremendo! Rovisto di nuovo tra i vestiti, magari mi è scappato qualcosa. Sempre la solita ottimista!
Il campanello? Di già? Oh mio Dio! Ora cosa faccio. Mi affaccio alla finestra.
«Dammi cinque minuti.», urlo nella sua direzione.
«Tutto il tempo che vuoi Emma.», mi rassicura.
Un'espressione divertita stampata in volto.
Cazzo! Mi sono presentata in reggiseno alla finestra! Non ho parole, sono un caso disperato. Metto al volo una gonna nera e una canottiera rosa chiaro. Mi pettino alla buona e mi trucco appena. Venti minuti dopo sono giù.
«Scusa se ti ho fatto aspettare.», gli dico mortificata.
«Valeva la pena aspettare.», commenta con un angolo della bocca sollevato all'insù.
Mi sta osservando con interesse.
«Dopo lo spettacolo meraviglioso di prima, ho aspettato molto più volentieri.», aggiunge.
Ho il viso in fiamme, me lo copro con le mani per la vergogna.
«Faccio la figura della scema tutte le volte che ti vedo.», borbotto.
Mi prende le mani e mi scopre il viso.
«Adoro quando arrossisci in quel modo.», mormora dolcemente.
«Non vengo a letto con te comunque.», incrocio le braccia al petto.
Ride e mi bacia la guancia.
«Lo so Emma, ma non mi piaci di meno per questo.», mi sussurra all'orecchio.
Capisco perché può avere tutte le donne che vuole, è davvero irresistibile. Non sono una che cede facilmente alle tentazioni però. Non gliela servirò su un piatto d'argento!
«Grazie per i fiori, sono bellissimi.».
Le nostre mani sono ancora unite, ed è una bella sensazione.
«Sono felice ti siano piaciuti.».
Quel suo sorriso mi fa impazzire.
«Andiamo?», mi chiede poi.
Sono talmente incantata a guardarlo che non riesco più nemmeno a parlare.
«Dove mi porti stasera?», domando dopo essermi ripresa un attimo.
«Stavo pensando di portarti al mare.», risponde serio.
«Al mare?», sbotto incredula.
Devo aver capito male.
«Sì, al mare Emma.», conferma.
«Ma è a più di due ore da qui!».
Si è per caso rincretinito?
«Ho la casa lì, possiamo rimanere a dormire.», scrolla le spalle.
Lo guardo di traverso.
«C'è anche il divano, non ti preoccupare.», mi rassicura.
Non ti preoccupare, non ti preoccupare. Più facile a dirsi che a farsi. Non gli sembra un po' presto per portarmi alla sua casa al mare? È la nostra seconda uscita, e dubito non abbia un secondo fine. Allo stesso tempo muoio dalla voglia di andarci. Sono secoli che non respiro un po' di aria salmastra.
«Comunque dove dobbiamo andare è un po' più lontano.», afferma quasi per caso.
Lo guardo senza capire.
«La mia casa si trova in Toscana.».
«Ma sei fuori di testa?», sbotto acida.
Lascio andare le sue mani e gesticolo come un pazza.
«Forse un po'.», dice scrollando le spalle. «Ti va di venirci?».
Quel suo tono dolce e allo stesso tempo sexy non mi fa ragionare come dovrei.
«Sì.», gli concedo alla fine. Come avrei potuto rifiutare un invito così gentile. Lo so che me ne pentirò, ma non in questo momento.
«Come mai in Toscana?», chiedo curiosa dopo essere entrati in autostrada.
«I miei nonni erano di Livorno e quando sono morti, la casa è rimasta a noi.», risponde senza togliere lo sguardo dalla strada.
«Ci andate spesso?».
«Non quanto vorremmo. I miei non vanno più da anni, e io sono sempre impegnato con il lavoro.».
È concentrato alla guida, ma ogni tanto sento il suo sguardo su di me.
«Sei mai stata in Toscana?», mi chiede dopo un po'.
«No, mai. Mi sarebbe sempre piaciuto però.», gli confesso.
Guardo fuori dal finestrino. L'aria condizionata nella macchina mi fa venire un po' di sonnolenza.
«Sei stanca?», domanda vedendomi sbadigliare in continuazione.
«È l'aria condizionata che mi fa questo effetto, scusami.», lo rassicuro.
Sono passate un paio di ore da quando siamo partiti, e comincio ad avere appetito.
«Avrei un po' di fame.».
«Che stupido, scusami. Ero così emozionato all'idea di partire con te che mi sono scordato della cena.», si batte una mano sulla fronte.
«Non fa niente, non ho grosse pretese.».
«Credo di essermi portato dietro dei bastoncini di pesce.», mi prende in giro.
Lo guardo di traverso, e lui scoppia a ridere.
«Vuoi la verità? Non mi piacciono nemmeno!», gli dico.
Mi unisco alla sua risata.
«Neanche a me.», posa una mano sulla mia e aggiunge: «Ti va un panino? Ho preso del pane e del prosciutto al supermercato.».
«Va benissimo.».
Cerco di togliere la mano da sotto la sua, non vorrei si facesse strane idee. Lui me la lascia andare trattenendo un sorriso. Ci fermiamo in un'area di servizio, ne approfittiamo per andare al bagno e fare benzina. Ci sediamo su una panchina a mangiare il nostro panino. Ho saltato il pranzo anche oggi e non ne potevo più. Ultimamente mi capita spesso di dimenticarmi di mangiare e non va bene.
«Sei mai stato innamorato?», domando a bruciapelo.
Smette di mangiare il panino e si gira a guardarmi.
«Perché questa domanda?», chiede inarcando un sopracciglio.
«Era così, tanto per fare conversazione.», scrollo le spalle e lo guardo con aria da innocentina. Non se la beve però.
«Per fare conversazione, di solito si parla del tempo.», mi fa notare.
«Se non hai voglia di rispondermi non serve che tiri fuori un sacco di scuse.», dico dando un morso al panino.
«Non ho mai detto questo.», farfuglia.
Continua a fissarmi e mi sta mettendo a disagio.
«Meglio rimettersi in viaggio.», mi alzo dalla panchina e butto il tovagliolo nel cestino lì accanto. Mi incammino verso la macchina. Quando mi giro lui è ancora seduto sulla panchina. Mi osserva e ride.
«Ti faccio così tanto ridere?», domando con un sorriso.
Si alza e mi raggiunge.
«Mi fai impazzire.», sussurra.
Mi sfiora la guancia con le dita, e sento di nuovo quel brivido lungo la schiena.
«Nel senso che ti faccio diventare matto?», gli metto il broncio.
«Anche.», ammette.
Mi bacia sulla guancia e mi apre la portiera della macchina.
Il viaggio è piacevole con lui. Non parliamo molto, ma non mi dispiace affatto. Non è un silenzio imbarazzante. Ogni tanto mi sfiora la mano facendo finta di niente, io fingo di non accorgermene. In fin dei conti quel contatto mi piace molto.
Arriviamo a Livorno verso le undici, c'è un sacco di gente in giro. Troviamo un posto dove mettere la macchina e scendiamo a sgranchirci.
«Ti va di fare una passeggiata prima di raggiungere l'appartamento?», chiede allacciandosi la scarpa che si era slacciata durante il viaggio. Piede sul marciapiede, sedere rivolto a me. Lo fa apposta, ne sono quasi certa.
«Va bene, sono tutta incriccata dopo tutte quelle ore in macchina.».
Mi stiracchio e sono uno scricchiolio unico. Anche lui lo nota.
«Non ti starai spezzando, vero?».
«Spero di no. Sono ancora giovane per perdere pezzi per strada!», gli dico.
«A proposito, lo sai che non mi hai mai detto la tua età?», incrocia le braccia al petto e mi fissa divertito.
«Forse perché non me l'hai mai chiesto.», gli faccio notare.
«Quanti anni hai?», domanda allora.
«Non si chiede mai l'età ad una signora.», lo prendo in giro, «Posso solo dirti che sono maggiorenne. In effetti già da un po'.».
Gli volto le spalle e comincio a camminare.
«Emma, dobbiamo andare dall'altra parte.».
Ooops! Volevo fare la figa, e invece..
Mi porta in una terrazza con vista sul mare, c'è una bella brezza. Respiro a pieni polmoni e quasi soffoco! Un tizio che passava proprio in quel momento mi intossica col fumo della sua sigaretta.
«Stai bene?», mi chiede Nicholas preoccupato.
«Credo che un polmone sia andato!», esagero sempre, lo so.
«Vuoi che lo insegua e lo picchi?».
Lo dice pure con aria seria.
«No, dai, risparmialo per questa volta.», trattengo a stento una risata.
«Solo per questa volta però.», commenta lui divertito.
Passeggiamo per un'oretta, fermandoci di tanto in tanto a osservare la luna che riflette sull'acqua. È davvero un posto incantevole.
«Domani se ti va possiamo fare anche il bagno.», dice guardando le stelle.
«Non ho il costume. In effetti nemmeno lo spazzolino, vestiti di ricambio..»
Non mi lascia finire.
«Ho capito.», sbotta ridendo. «È come se ti avessi rapita.».
«Più o meno.», alzo le spalle con un sorriso.
Chiudo gli occhi e provo a respirare di nuovo a pieni polmoni. Questa volta è una delizia.
«Spero non sia pentita di essere venuta qui con me.», sembra aver paura della mia risposta.
«Per il momento non ancora.», lo rassicuro.
Lo guardo negli occhi e gli sorrido. L'ansia si trasforma in sollievo e in un sorriso degno della pubblicità di un dentifricio.
«Se sei stanca andiamo.».
Annuisco.
L'appartamento non è molto lontano da dove abbiamo lasciato la macchina. C'è un piccolo angolo cottura, un salottino con un divano, una vecchia TV e un tavolo, un bagno e una camera con un letto a due piazze. Si vede che non viene usato da un po'. A quanto pare lui si rende conto che sto osservando tutto con occhio critico.
«La donna delle pulizie si è licenziata anni fa.», dice aprendo le finestre per far passare un po' di aria.
«La mia è in ferie da una vita.», affermo.
Mi guarda appoggiato al davanzale della sala, le sopracciglia aggrottate.
«Non hai mai visto il mio appartamento, non puoi capire.», faccio una smorfia.
C'è anche un piccolo terrazzo, da lì si vede il mare. Mi siedo su una vecchia seggiola e chiudo gli occhi. Com'è rilassante questo posto.
«Sembri felice.», commenta al mio fianco.
«Lo sono.».
Mi godo quella pace, ma mi sto quasi addormentando. Nicholas ora è davanti a me e mi sta osservando. È così bello da togliermi il respiro, sto arrossendo di nuovo. Distoglie lo sguardo e scuote la testa. Il suo sorriso distintivo stampato in viso.
«Che c'è?», gli chiedo aggrottando la fronte.
«Niente.».
Quel suo niente vuole dire tante cose. Lo percepisco dal tono della voce, dal suo sguardo. Se continua così sarà dura resistergli.
«Hai qualcosa che posso mettermi per dormire?», domando abbassando lo sguardo.
«Io un'idea ce l'avrei, ma non credo ti piacerebbe.», ammicca.
«Dormi sul divano stanotte, vero?», lo guardo di traverso e sorride.
«Se è questo quello che vuoi.».
Ha capito che non otterrà niente stasera. Andrò a dormire vestita, così almeno non si potrà fare illusioni.
«Buonanotte Nicholas.».
«Notte Emma.».
Mi incammino verso la camera e mi stendo sul letto. Sono talmente stanca che credo crollerò in un attimo. Venti minuti dopo ho ancora gli occhi spalancati. Fa un caldo assurdo qui dentro. Non riesco a dormire vestita. Mi spoglio e rimango in mutande e reggiseno. Così va molto meglio. Mi stavo quasi addormentando quando sento dei rumori alla porta.
«Stai dormendo?», sussurra Nicholas.
«Ci stavo provando.», borbotto.
Per fortuna è buio, e non vede che sono mezza svestita.
«Il divano mi sta massacrando la schiena.», piagnucola.
«Mi dispiace.».
«Posso farti compagnia? Prometto di non sfiorarti nemmeno con un dito.», m'implora.
Ci penso su un attimo. Sinceramente non mi dispiacerebbe averlo qui con me. Sospiro.
«Guarda che me l'hai promesso.».
Si sdraia accanto a me, gli volto le spalle. Lo sento vicino, troppo vicino. Riesco a sentire il suo respiro sul mio collo, e qualcos'altro sulla mia coscia attraverso i boxer. Oh mio Dio!
«È quello che penso io?», chiedo vergognandomi tremendamente.
«Credo di sì.», risponde lui.
Mi bacia la spalla nuda. No, no, non va bene così.
«Non so se dovrei sentirmi offesa o lusingata.», farfuglio nervosa.
«Spero la seconda.»
Mi passa un dito lungo la spina dorsale, facendomi venire voglia di girarmi e saltargli addosso.
«Nicholas! Smettila o te ne torni sul divano.», lo ammonisco.
«Scusami.».
Mi bacia sulla nuca e si gira dall'altra parte per non cadere di nuovo in tentazione.
«Ne ho trentadue comunque.», gli dico dopo minuti d'imbarazzante silenzio.
«No, non sono mai stato innamorato fino in fondo.».
Mi giro a guardarlo, e si volta anche lui, i nostri sguardi si incontrano.
«Non ho mai amato nessuna donna con la quale sia stato.».
Mi sfiora le labbra con le dita.
«Non avevo ancora conosciuto te.», aggiunge.
«Le tue tecniche da seduttore seriale non funzionano con me.», gli faccio notare.
Funzionano eccome, ma non gliela darò questa soddisfazione.
«Me ne sono accorto.», sospira.
Quanto vorrei passare la notte con lui. Sto facendo una fatica tremenda a trattenermi. È troppo presto, quasi non lo conosco. Mi rimetto su un fianco e sospiro.
«Dormi bene Emma.», mormora.
Mi sfiora il collo con le labbra e si gira anche lui.
Credo di averci impiegato due secondi ad addormentarmi con lui accanto. Mi mancava avere un uomo nel mio letto, anche se non abbiamo combinato niente.

Mi sveglio con un braccio intorpidito. La mano di Nicholas è intrecciata alla mia, i nostri corpi sembrano una cosa sola. Mamma mia, come mi piace questa situazione. Chiudo di nuovo gli occhi e mi riaddormento. Quando mi risveglio sono girata verso di lui. La mia mano sul suo fianco, le nostre bocche a pochi centimetri di distanza. Mi toglie una ciocca di capelli dal viso e mi sorride.
«Buongiorno Emma.».
«Buongiorno.».
Ho la bocca impastata dal sonno, mi stropiccio gli occhi.
«Dormito bene?», gli chiedo piano.
«Mai dormito così bene.».
Mi bacia la punta del naso. Vorrei tanto mi baciasse sulle labbra.
«È la prima volta che mi sveglio accanto ad una donna bellissima senza esserci andato a letto.», mi stringe di più a sé.
«Deluso?», farfuglio.
«A me basta stare con te. Anche se è difficile resisterti.», ammette sfiorandomi lo zigomo con il pollice.
Devo baciarlo, non ce la faccio più! Quelle sue labbra mi stanno facendo impazzire. Mi avvicino a lui, sento il suo respiro accelerare, sto per baciarlo, e cazzo! Chi è che rompe proprio sul più bello? Il mio cellulare sta squillando nella borsa. Mi alzo per andarlo a prendere, sempre il solito tempismo.
«Ciao Mamma.».
Alzo gli occhi al cielo. Nicholas mi osserva con interesse e sorride beato con le mani intrecciate dieto la nuca. Sono mezza nuda davanti a lui. Grazie mamma.
«Tesoro, quand'è che arrivi?».
«Mi hai chiamato per questo?», chiedo esasperata.
«Devo cominciare a prepararti la camera, devo pensare al mangiare.», comincia lei.
«Mamma, non devo mica rimanere anni.», le faccio notare.
Nicholas si sta divertendo, mi fa segno di raggiungerlo e sedermi accanto a lui. Non riesco a dirgli di no. Mia mamma sta dicendo un sacco di cose inutili. Lui mi tira giù la spallina del reggiseno e mi bacia la spalla, scende con la lingua lungo la schiena. Mi sta facendo impazzire.
«Mamma, vengo dopo domani, promesso. Devo andare ora. Ciao!», le sbatto giù il telefono.
«Che cosa stai facendo?», chiedo senza fiato.
«Niente.».
Mi bacia il collo. Oh mio Dio.
Ci guardiamo negli occhi. L'elettricità tra di noi è palpabile.
«Non verrò a letto con te.», gli dico fingendomi dura.
«Lo so.», mugugna.
Mi sfiora le labbra con le sue, e non capisco più niente. Mi siedo cavalcioni su di lui e lo bacio come non avevo mai baciato nessuno in tutta la mia vita. Si sfama della mia bocca.  Dove trovo la forza per resistergli? Mi slaccia il reggiseno, e la sua lingua su di me mi fa uscire di testa.
«Mi fermo se vuoi.», sussurra continuando a baciarmi ovunque.
«Dovresti.» dico con un filo di voce. Mi sfugge un gemito quando mi sfiora le parti intime con le dita.
Ha un corpo perfetto, reagisce a ogni mio tocco e bacia divinamente. Non si può non perdere la testa per quest'uomo.
Squilla di nuovo un cellulare, stavolta non è il mio. Credo sia la mia salvezza. Se non avesse squillato, ora avrei ceduto. Ne sono certa. Volevo fare l'amore con lui, lo volevo davvero. Mi alzo da quella posizione e lo lascio libero di andare a prendere il telefono. Sembra piuttosto contrariato da questa interruzione.
«Mi dispiace.», mi bacia sulle labbra e se ne va in salotto.
Che cosa stavo facendo? Qualche bacio e perdo la testa in questo modo? Mi rivesto a fatica, ma almeno se sono vestita avrà meno tentazioni. Devo aumentare la mia forza di volontà. Ho ancora il suo sapore in bocca. Acqua fredda! È quello che ci vuole per darmi un po' di contegno. Non ci sono andata a letto, e questo è quello che conta.
Quando torna da me anche lui è già vestito.
«Dobbiamo rientrare.».
La delusione sul suo viso è evidente.
«Problemi?», chiedo preoccupata.
«Casini sul lavoro.», aggiunge.
«Non si possono arrangiare?».
Scuote la testa.
«Andiamo allora.», gli dico prendendo la borsa.
«Emma, mi dispiace.», cerca il mio sguardo.
«Per cosa?», domando confusa.
«Sei così bella che non sono riuscito a trattenermi.».
Si avvicina a me e mi accarezza il viso.
«Non sei arrabbiata?».
«Perché mai dovrei esserlo?», gli metto una mano sul petto e lo bacio sulle labbra. Mi stringe forte a sé.
«Ho preso una decisione.».
Lo guardo confusa.
«Con te le mie tecniche di seduzione non funzionano come dovrebbero.».
«Che cosa te lo fa credere?», inarco un sopracciglio.
«Se avessero funzionato saresti venuta a letto con me la prima volta che siamo usciti, credimi.», mi bacia la fronte.
«Sono una dura.», dico con un filo di voce.
Sorride.
«Mi piaci davvero tanto Emma. Voglio fare le cose fatte bene con te. Farò quello che non ho mai fatto, ti corteggerò e sarai tu a dettare i tempi.».
Continuo a essere confusa.
«Non voglio che tu sia un'altra tacca sulla mia lista.», aggiunge.
«Hai una lista?», chiedo incredula.
«Era per dire scemotta.».
Mi bacia dolcemente sulle labbra.
«Ci stai?».
«Va bene. Non ho mai voluto far parte di quella lista.», lo informo.
«Lo so.».
Ci baciamo ancora per un po'. Credo che ora entrerò in crisi d'astinenza dei suoi baci. Lo sapevo che non dovevo cascarci! Sono fottuta.
Quando arriviamo, mi accompagna sotto casa.
«Avrei voluto passare più tempo con te.», mi accarezza il viso e mi bacia sulle labbra.
«Avremo altre occasioni, spero.», lo rassicuro.
«Ci vediamo quando torni dai tuoi.».
«Okay.», farfuglio.
Sono senza fiato. I suoi baci mi hanno mandato letteralmente in pappa il cervello. Entro in casa sorridendo come una scema. Guardo giù dalla finestra e lui è ancora lì. Mi manda un bacio con la mano e se ne va. Sono cotta. Irrimediabilmente cotta.



 
*Spazio autrice*
Emma ha davvero una volontà di ferro! Ci ha messo poco a cedere ai baci di Nicholas..però lei è una dura! Sì, come no, l'importante è che lei ci creda ;) Voi, invece, cosa ne pensate? Vi piace questo Nicholas qui? Emma e le sue figuracce torneranno martedì prossimo :)
Grazie mille a tutti quelli che hanno messo questa mia storiella tra le seguite, preferite, ricordate..un grazie immenso a chi ha trovato un attimo per lasciarmi due paroline..mi fa sempre piacere sapere quello che pensate :)


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Capitolo 4
*** Capitolo Quattro ***





Capitolo Quattro
 
 
Sono in stazione in attesa del treno, vorrei essere in qualsiasi altro posto. Odio aspettare il treno, lo odio con tutto il cuore, in effetti, odio anche viaggiare in treno. E poi mi manca Nicholas, tremendamente, non lo vedo da quando siamo tornati da Livorno, mi mancano i suoi baci. Sono veramente ridotta male. Ho portato un libro con me e metto le cuffie, non voglio distrazioni esterne. Sono immersa nella lettura, quando il ragazzo seduto al mio fianco attira la mia attenzione, è salito alla mia stessa stazione e si è seduto subito accanto a me.
Lo guardo in malo modo, mi chiede di togliermi le cuffie. Che cavolo vuole da me?
«Che c'è?», chiedo un po' più acida del dovuto.
«Sto leggendo il tuo stesso libro.», risponde con un sorriso.
Ma è scemo o fa finta di esserlo?
«Mi fa piacere.», mugugno poco colpita da questa informazione.
«Mi chiamo Davide.», mi porge la mano.
Ci sta provando con me?
«Emma.», borbotto ritornando al mio libro.
«Sto andando a Venezia a trovare un mio amico.», continua lui.
Lo guardo come a dire: "Sai cosa me ne importa.".
«Tu dove stai andando?», chiede allegro.
Se non mi avesse rotto le scatole mentre stavo leggendo, potrei perfino averlo trovato simpatico.
«Sto andando a trovare i miei.».
«Quanto stai da loro?».
I cavoli suoi, no eh?!
«Il meno possibile.», gli rispondo.
«Scusami, prometto che non ti disturberò più ora.», mi rassicura.
Non so perché, ma non ci credo molto.
Come previsto parla per quasi tutto il viaggio. A un certo punto ho anche finto di dormire, ha attaccato bottone con qualcun altro, mi stava facendo venire il mal di testa.
Vibra il cellulare, un messaggio di Nicholas, solo leggere il suo nome mi fa sorridere.
Mi manchi già da morire. Torna presto.
Premo il tasto per rispondergli, Davide si volta verso di me e domanda: «È il tuo ragazzo?».
«Un amico.», borbotto infastidita.
«Un amico che ti piace tanto però.», commenta lui.
Continua a fissarmi intensamente, e vorrei tanto prenderlo a schiaffi. Mi limito a guardarlo malissimo, magari desiste. No, non desiste affatto, missione miseramente fallita.
«Sei diventata tutta rossa.», mi fa notare.
«Non hai qualcos'altro da fare?», chiedo acida.
«Sei la ragazza dei miei sogni.», risponde languido.
«Ma sei scemo?», sbotto inorridita.
Questo qui è impazzito. Per fortuna sono arrivata a destinazione, mi dileguo alla velocità della luce. Ma da dove è saltato fuori questo qui? Mi saluta dal finestrino e finalmente sparisce dalla mia vista.
Ci mancava solo un pazzo furioso a rendere peggiore questo viaggio in treno!
Rileggo il messaggio di Nicholas e finalmente riesco a rispondergli.
Anche tu mi manchi tanto. Domani sarò già di ritorno. Aspettami.
Due minuti dopo mi risponde.
Stavo aspettando te, Emma.
Per fortuna non mi può vedere, ho il viso in fiamme come al solito. Proprio in quel momento arriva mia madre di corsa.
«Piccola mia! Come mai sei così accaldata? Non funzionava l'aria condizionata in treno?», chiede accigliata.
Oh Signore santissimo, cominciamo alla grande.
«Siamo a luglio mamma, fa caldo.», rispondo alzando gli occhi al cielo.
E c'è un uomo stupendo che mi sta aspettando a casa, perciò muoviamoci a vedere questo gazebo che devo ripartire!
«Papà ci aspetta a casa.», mi avvisa.
«Gli è passato il dolore al braccio?», domando salendo in macchina.
«Oh, lui sta meglio di tutte noi messe insieme!», scoppia a ridere.
Lungo il tragitto mia madre non fa altro che parlare, per tutto il tempo. Io mi estraneo come faccio di solito, l'unica differenza è che ora penso solo a lui, a quella sua bocca da favola, ai suoi baci, a quel suo corpo perfetto.
Cavolo! Smettila Emma! Ho come la sensazione che questi due giorni saranno interminabili. Non posso continuare a pensare a lui in questo modo, potrei impazzire.
«Ciao papà.», saluto allegra.
Lo abbraccio appena varco il cancello, ci aspettava lì in giardino.
«Ciao frittellina.».
Mi ha sempre chiamata così, che ci posso fare. Per fortuna non ha scelto nomignoli ancora più imbarazzanti tipo patatina. Se mi chiamasse patatina davanti al mio uomo, vorrei che si aprisse un buco nero sotto i miei piedi e m’inghiottisse.
«Allora, dov'è questo famoso gazebo?», chiedo battendo le mani.
Mi fingo interessata, non vorrei deludere il mio papino, ne è così orgoglioso.
«Vieni con me.».
Lo seguo lungo il vialetto e andiamo nel giardino sul retro. C'è un telone bianco sorretto da una struttura metallica, all'interno un salottino in vimini. Ha fatto davvero un gran bel lavoro, e certamente passeranno molto tempo qui in giardino, sicuramente più di quanto ne passassero prima.
«Bello papà, è davvero un bel posticino.», dico incredula.
«Davvero ti piace?», domanda incerto.
«Sì papi, mi piace molto.», lo rassicuro.
Le sue labbra si stendono in un sorriso e gongola. Basta così poco per rendere felice qualcuno.
Passiamo buona parte del pomeriggio in quel salottino in giardino, è una giornata ventilata, e si sta divinamente. Mia madre porta fuori qualche stuzzichino e qualcosa di fresco da bere. Mi sto rilassando quando la suoneria del mio cellulare mi fa sussultare, non ha mai squillato così tanto come negli ultimi giorni.
«Ciao Emma.», sentire la sua voce ha fatto perdere un battito al mio cuore.
«Ciao Nicholas.», farfuglio accaldata.
Credo di essere diventata tutta rossa. I miei genitori si guardano con aria interrogativa. Mi alzo dal mio posto e mi allontano di qualche passo, non mi va di parlare davanti a loro.
«È andato bene il viaggio?», chiede dolcemente.
«Poteva andare meglio. C'era un cretino accanto a me.», rispondo con una smorfia.
«Ma sei andata in treno?, sembra essere cascato dalle nuvole.
«Non ho la patente, ricordi? Dovevo per forza venire in treno.», gli faccio notare.
«Oh Emma! Se me lo avessi detto, ti avrei accompagnato almeno in stazione.», dice nervoso.
Sembra davvero deluso di non averlo fatto.
«Non ti preoccupare, ci sono abituata.», lo rassicuro.
«Probabilmente se fossi venuto con te, non ti avrei nemmeno lasciata partire.», sussurra.
«Non dire così, ti prego.», abbasso la voce per non farmi sentire.
«Mi manchi così tanto Emma.», sospira.
«Anche tu.», ammetto.
«Domani verrò a prenderti in stazione, fammi solo sapere quando arrivi.».
«Arrivo alle quattro.».
«Sarò lì ad aspettarti.», afferma con decisione.
«Non vedo l'ora.», gli dico con un filo di voce.
«A domani piccola.».
«A domani.».
Fisso il cellulare con aria da ebete.
«Chi è Nicholas?», domanda mia madre alle mie spalle.
Faccio un salto per la paura, non l'avevo sentita arrivare.
«Mi fai venire un infarto così!», brontolo portandomi una mano al petto.
«Scusa.».
«È un mio amico.», le dico tranquilla.
«Se lo dici tu.», commenta lei inarcando un sopracciglio.
«Che vuoi dire?», aggrotto la fronte.
«Sei rossa come un pomodoro.», incrocia le braccia al petto e mi osserva con attenzione.
«Fa caldo!», sbotto infastidita.
«Sì, sì, fa caldo. Bepi, la tua bambina si è innamorata.», urla nella direzione di mio padre.
«Ma sei matta?!», gesticolo vistosamente.
Mi copro il viso in fiamme con le mani. Non so se ce la faccio a resistere fino a domani.
«Non c'è niente di male tesoro. È giusto ricominciare. Mattia ormai se n'è andato da un po'.», afferma lei come se niente fosse.
«Non mi è mai piaciuto quello là.», borbotta mio padre scacciando via quell'immagine con la mano.
«Vado a trovare mio fratello, che è meglio!», mi allontano di corsa da quel giardino. Sono tutti impazziti in questi giorni, il caldo sta dando loro alla testa. Innamorata! Mi sembra un po' presto per parlare di amore.
Mio fratello abita nell'altra porzione di bifamiliare, perciò non devo andare troppo lontano.
«Sorellina!».
Appena mi vede, mi corre incontro e mi abbraccia forte, forse un po' troppo.
«Non respiro!», sono senza fiato.
«Scusami! Sono così felice di vederti!».
«Anch'io lo sono.», gli sorrido raggiante.
«Che cosa aveva da urlare la mamma?», mi chiede sospettoso.
«Niente, lascia stare.», taglio corto.
«Sai che non ti credo. Da quando in qua non mi racconti più della tua vita?», inarca un sopracciglio e mi osserva a braccia conserte.
«Da quando avevo quindici anni?», dico arricciando le labbra.
«Spiritosa!», mi abbraccia di nuovo forte.
«Ho conosciuto un tipo.», ammetto arrossendo tremendamente al solo pensiero di Nicholas in boxer.
«E a quanto pare ti piace molto.», commenta divertito.
«Si vede così tanto?», mi sto vergognando da morire.
«Direi di sì, diventi rossa anche solo pensando a lui. Uscite insieme?», domanda curioso.
«L'ho conosciuto solo pochi giorni fa. Lavora nel supermercato sotto casa mia.», rispondo con un sospiro.
«Ma ti piace.», aggiunge.
Annuisco.
«L'unica cosa che mi trattiene è che ha la fama del dongiovanni. Non ha mai avuto una relazione stabile.», arriccio il naso.
«Hai paura che si stanchi di te come con tutte le altre?».
«Tu non ne avresti?», chiedo mogia.
«Probabilmente ne avrei anch'io. Se ti piace davvero, però, io mi butterei.», mi consiglia.
«Lo pensi davvero?», non sono molto convinta.
«Potresti fargli cambiare idea. Non puoi saperlo se non ci provi.», mi strizza l'occhio.
«Ci proverò.», gli dico con un sorriso.
Mio fratello riesce sempre a tirarmi su il morale.
«E brava la mia sorellina! Cotta a puntino.», mi bacia la fronte.
Arrossisco di nuovo.
Non so come, ma riesco a farcela. La mamma mi ha ingozzato come un maialino.
«Sei troppo magra, devi mangiare!», mi ha detto prima di riempirmi il piatto all'inverosimile. Di sicuro sono a posto per una settimana! Mi ha anche stipato una borsa termica con dei piatti già pronti prima di partire.
«Mamma, non serviva!», la ammonisco esasperata.
«Sennò tu non mangi, ti conosco.», brontola.
«Non è vero che non mangio.», le metto il broncio.
A volte mi dimentico soltanto di farlo.
Il viaggio di ritorno è stato più tranquillo, nessuno squilibrato a rompermi le scatole. Al mio binario c'è lui ad aspettarmi, una rosa rossa in mano. Gli vado incontro e mi sorride felice. Appoggio le borse a terra, prendo la rosa che mi offre.
«Grazie.», l'annuso e non smetto di guardarlo negli occhi.
«Mi sei mancata tanto.», mi attira a sé e mi bacia avidamente lì davanti a tutti, come se ci fossimo solo noi due in questa stazione affollata.
«Forse è meglio andare, ci stanno guardando tutti.», dico timidamente.
Una vecchietta ci ammonisce con lo sguardo nel passare, vorrei sprofondare.
Nicholas raccoglie le mie borse.
«Cosa diavolo ti sei portata dietro?», chiede sorpreso, sollevando la borsa termica.
In effetti, è bella pesante, ho fatto fatica sia a caricarla sia a portarla giù all'arrivo.
«Mia mamma si preoccupa che non mangio abbastanza.», alzo gli occhi al cielo.
«Sei a posto per i prossimi sei mesi credo.», scoppia a ridere.
«Credo di sì.», ammetto.
Mi unisco alla sua risata.
Una volta in macchina mi prende la mano e chiede: «Che cosa ti va di fare? Fino a domani pomeriggio sarò tutto per te.».
So quello che vorrei fare, ma non mi sembra il caso.
«Non saprei. La cosa più importante è che ci sia tu.», riesco a dirgli alla fine.
E una dose extra large di baci.
«Intanto portiamo tutti questi viveri nel frigo!», mi prende in giro.
«Direi che è fondamentale.», confermo ridendo.
È la prima volta che lo faccio salire in casa, non è ordinatissima, ma non è nemmeno nel peggiore delle sue condizioni. Poteva andare certamente peggio.
«È accogliente.», si guarda in giro incuriosito.
Si sofferma sulla mia grande libreria.
«Ti piace leggere?».
Prende in mano un libro e ne scorre la trama.
«Adoro leggere, è la mia passione più grande.», rispondo.
Dopo di te, i libri sono passati in secondo piano al momento.
«Stai cercando qualche lavoro in particolare?», mi chiede prendendo in mano un altro libro.
«Va bene qualsiasi cosa. Ho già fatto un po' di tutto.».
Metto il kit di sopravvivenza della mamma nel frigo e lo riempio all'inverosimile, lo guardo sconsolata. Nicholas mi cinge la vita da dietro e mi bacia il collo.
«Faccio una telefonata, torno subito.», mi sussurra.
Chiudo il frigo e vado a cambiarmi in camera. Mi sento addosso l'odore del treno e non mi piace per niente. Resto in mutande e reggiseno, cerco qualcosa da mettermi curiosando dentro all'armadio. Mi giro ed è appoggiato allo stipite della porta, le mani in tasca.
«Lo fai apposta, non è vero?», domanda osservandomi attentamente.
«Che cosa?», avvampo dalla vergogna e cerco di coprirmi con una maglietta. Che cosa copro a fare? Tanto ormai ha già visto tutto! La lascio cadere a terra.
«È un invito?», chiede maliziosamente.
«Potrebbe anche essere.», ammetto con un filo di voce.
Si avvicina a me, molto lentamente. Abbassa le spalline del reggiseno, mi sfiora il collo con le labbra facendomi venire dei brividi lungo la schiena.
«Hai il seno più bello io abbia mai visto.», mormora togliendomi il reggiseno e sfiorando entrambi i seni con le dita.
«Farò finta di crederti.», dico con un filo di voce e gli occhi chiusi.
«Domani avrai un colloquio.», la sua lingua sul mio collo mi sta facendo impazzire.
«Stai scherzando?», chiedo incredula.
«Non scherzo mai su queste cose.», risponde a fior di labbra. «Ho detto che eri libera nel pomeriggio. Prima non ho intenzione di lasciarti andare, ti voglio tutta per me.».
«Me lo stai dicendo ora perché magari vengo a letto con te per ringraziarti?».
Impazzisco se non lo faccio ora, mi sento fremere dal desiderio.
«Funziona?», chiede sfilandosi i pantaloni.
«Decisamente.», mugugno mordendogli il labbro inferiore.
Mi lascio andare sul letto, mi sfila le mutandine. Si sveste completamente, e lo rimiro in tutta la sua bellezza. Si sdraia su di me, le nostre bocche si uniscono in un bacio rovente, uno di quei baci che ti tolgono completamente il fiato. Scende a baciarmi il seno, stuzzica i capezzoli con le labbra, dedica loro moltissima attenzione. Non riesco a trattenere gemiti di piacere quando scende a sfiorare la mia intimità con la lingua. Credo di poter scoppiare, non resisto più. Gli metto le mani tra i capelli e lo allontano. Mi guarda con il sorriso sulle labbra, è così bello. Torna a concentrarsi sulla mia bocca, ma io voglio di più e lo voglio subito. Allargo le gambe per fargli spazio, lui non se lo fa ripetere due volte, scivola dentro di me. Facciamo l'amore dolcemente e a lungo, è stato il sesso più fantastico mai fatto in tutta la mia vita.
«Emma?».
Nicholas mi guarda con una strana luce negli occhi. Sembra voglia dirmi qualcosa d’importante, ma non ci riesca.
«Niente.», dice infine.
Mi sorride e mi accarezza il viso con una dolcezza infinita. Mi perdo nei suoi occhi. Mi attira a sé, mi bacia come non mi aveva mai baciata prima.
«Sei bellissima.», mi sfiora le labbra con le dita.
Credo di essermi innamorata. Non mi sono mai sentita così, nemmeno con Mattia. Non so perché, ma ho come la sensazione di non averlo mai amato fino in fondo. Mi stringo a Nicholas, mi accarezza i capelli e mi bacia la fronte; ci addormentiamo stretti l'uno all'altra. 

 



 
*Spazio autrice*
A quanto pare Emma ha fatto un incontro poco piacevole in treno, piuttosto fastidioso. E che ne pensate della sua famiglia? Io adoro Marco :) Il nostro Nicholas che le procura un colloquio e ci danno dentro LOL! Emma ha resistito davvero tantissimo, una volontà di ferro :)
Grazie mille a tutti quelli che seguono, preferiscono e ricordano questa storia. Grazie anche a tutti quelli che mi lasciano sempre due parole…mi fa davvero molto piacere sapere la vostra opinione! A martedì per il prossimo aggiornamento :)


Se volete passare a trovarmi, mi trovate qui
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La mia sovrannaturale romantica
Le ali della salvezza

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Capitolo 5
*** Capitolo Cinque ***





Capitolo Cinque
 

La mattina seguente mi sveglio con una strana sensazione addosso. Allungo la mano per cercare Nicholas, ma lui non c'è. Mi tiro su dal letto e vado a cercarlo in sala. Non c'è. Volatilizzato. In compenso c'è un biglietto accanto alla rosa rossa che mi ha dato ieri.

Sono dovuto scappare, scusami. Ricordati il colloquio. Alla libreria qui all'angolo alle tre. Ti chiamo. N.

Mi siedo con un tonfo sul divano, il biglietto stretto tra le mani. Magari ha avuto un impegno improvviso e non voleva svegliarmi. Ma a chi voglio darla a bere? Lo sapevo che non mi sarei dovuta fidare di lui. Ha avuto quello che voleva ed è scappato a gambe levate. È riuscito a farmi innamorare di lui prima, il bastardo! Non dovevo farlo entrare nella mia vita. Ora mi sento uno schifo, mi sento solamente usata. Devo levarmelo dalla testa. Mi faccio una doccia per togliermi il suo odore di dosso. Non riesco però a farlo uscire dai miei pensieri. È più forte di me, non ce la faccio. Mi preparo per il colloquio e alle tre precise sono davanti alla libreria. Ho fatto il giro da dietro per non dover passare davanti al supermercato, non avevo voglia di vederlo.
«Tu devi essere Emma.», dice una voce alle mie spalle. Proviene da un uomo sulla settantina dall'aria simpatica, terribilmente magro e pochi capelli candidi.
«Sì, sono Emma.», cerco di sfoggiare il mio miglior sorriso.
«Entra pure, io sono Enrico.», si presenta lui.
«Piacere di conoscerla.», gli stringo la mano che mi sta offrendo.
«La bella signora lì alla cassa è mia moglie Elsa.».
«Ciao cara.», mi saluta.
Ricambio con un cenno della mano.
«Nicholas mi ha detto che ami leggere.», mi informa Enrico entrando in un piccolo ufficio sul retro.
Annuisco.
«Se ti interessa, posso farti fare una settimana di prova e vediamo come va.», propone.
«Mi piacerebbe molto.», gli dico felice.
«Bene allora. Vieni qua domani mattina alle otto. Ti presento anche gli altri due ragazzi che lavorano qui con noi.», mi stringe nuovamente la mano e torniamo in negozio.
«A domani allora.», saluto uscendo in strada.
Per qualche minuto non ho pensato a lui, ma quando Enrico lo ha nominato, il mio stomaco ha fatto le capriole. Dovrei essere felice per avere finalmente un lavoro, invece mi sento svuotata. Una volta a casa, mi siedo sul divano, gambe incrociate e cellulare in mano. Sto delle ore in quella posizione, ma lui non chiama. Non chiamerà mai più. A quanto pare faccio scappare gli uomini alla velocità della luce. Probabilmente, se Mattia non fosse stato così pigro, se ne sarebbe andato molto prima. Resterò da sola per il resto della mia vita, ne sono certa.
Alle undici vado a dormire, devo essere bella carica per andare in libreria. Peccato non riesca a chiudere occhio. Ho stretto al petto tutta notte il cuscino dove aveva dormito lui, inebriandomi del suo profumo. Mi manca, mi manca tremendamente. Faccio una doccia gelata, forse riesco a riprendermi un po'. Non funziona.
Meglio andare al lavoro, se faccio qualcosa, smetterò di pensare a lui, o almeno lo spero tanto.
Alle otto sono davanti all'ingresso della libreria. Anche questa volta sono passata da dietro per evitare incontri non desiderati. Qualche minuto dopo arriva una ragazza poco più che ventenne, mora, occhi scuri e un paio di occhiali dalla montatura grande.
«Sei Emma?», mi chiede scrutandomi.
Annuisco.
«Mi chiamo Jessica.», si presenta.
«Piacere di conoscerti.», le dico.
Apre la porta con il suo mazzo di chiavi ed entriamo.
«Enrico è mio nonno.», mi spiega. «Lavora anche mio cugino con noi. Dovrebbe essere qui da un momento all'altro.».
Accende tutte le luci e l'insegna.
«Ciao Jessica!», saluta una voce maschile alle mie spalle.
«Si parla del diavolo.», dice allegra.
Non può essere vero! Il rompiscatole del treno no!
«Ma guarda chi si rivede!», il suo sguardo s'illumina all'improvviso.
Sembra davvero felice di vedermi, io un tantino meno.
«Vi conoscete già?», chiede Jessica sorpresa.
«Ci siamo conosciuti in treno l'altro giorno.», risponde senza togliermi gli occhi di dosso.
"Purtroppo.", dico tra me e me. La sfiga ci vede bene a volte.
«Emma, giusto?».
«Giusto.», mi mostro cortese.
«Ho pensato spesso a te in questi giorni.», ammette maliziosamente.
Ma è normale?
«Non avevi altro di meglio da fare?», sbotto acida. Questo ragazzo riesce a irritarmi.
«Era la cosa migliore potessi fare.», mi sorride raggiante.
Non è un brutto ragazzo, capelli scuri corti, occhi verdi, potrei essere lusingata dalla sua pseudo corte, ma sinceramente ne posso fare volentieri a meno. Ho qualcun altro impresso nella mia mente.
«Lasciala stare Davide, non vorrai farla scappare via ancora prima di iniziare, vero?», lo rimprovera suo nonno.
È arrivato Enrico ed è venuto immediatamente in mio soccorso. Lo ringrazio con lo sguardo.
«Vieni che ti faccio vedere un po' di cose.», dice facendomi segno di seguirlo. Mi sento ancora gli occhi di Davide puntati addosso.
Enrico mi fa vedere dove si trovano le varie cose, come sono ordinati i libri. Mi spiega come devono essere sistemati e tutto quello che devo sapere per cominciare.
«Se hai bisogno di qualsiasi cosa, chiedi pure ai quei due lazzaroni.», indica i suoi nipoti con un cenno del capo.
«Grazie mille.», gli dico.
Jessica mi raggiunge dopo una ventina di minuti, sto riordinando dei libri di cucina appena arrivati.
«Mio cugino non fa altro che guardarti. Mi sa che è cotto di te.», m'informa a bassa voce.
Mi dà una mano a tirare fuori i libri dallo scatolone.
«Non sono interessata.», le faccio notare.
«Hai un ragazzo?», chiede curiosa.
«Nessun ragazzo.», penso un attimo alla risposta da darle, ma alla fine questa è l'unica possibile. Alla fin fine Nicholas non è mai stato il mio ragazzo.
«Che fine ha fatto il tuo amico?».
Davide ci ha raggiunto e non mi ero accorta della sua presenza.
«Non sono affari tuoi.», rispondo dandogli le spalle per prendere un altro scatolone. Pesa tremendamente e non riesco a sollevarlo.
«Aspetta che ti aiuto.», arriva in mio soccorso e alza lo scatolone come se fosse vuoto.
«Grazie.», gli dico.
«Figurati.», mi sorride e mi sposta una ciocca di capelli dagli occhi. Questo gesto mi ha colto impreparata.
«Se hai ancora bisogno di aiuto, sono in magazzino.».
«Emma, posso dirti una cosa? È proprio cotto.».
Jessica ha seguito tutta la scena ridendosela sotto i baffi.
La guardo in cagnesco.
«A me non ha mai dato una mano con gli scatoloni. Non me l'avrebbe data neanche se glielo avessi chiesto in ginocchio!», borbotta.
La giornata scorre veloce. Mi diverto a curiosare tra i vari volumi, chiacchiero molto con Jessica, è davvero una ragazza in gamba e molto simpatica, credo andremo d'accordo. Davide ha continuato a darmi una mano quando ne avevo bisogno, è stato gentile e non mi ha dato più di tanto fastidio. Quando sto per andarmene, mi raggiunge di corsa.
«Lo so che non sono affari miei, ma io non ti avrei mai lasciato andare.», mi dice serio.
«Non mi conosci nemmeno.», gli faccio notare con un sorriso sghembo.
Saluto Jessica con la mano e vado per la mia strada.
Lui è dall'altra parte della strada e mi sta osservando con le mani in tasca, appoggiato a un albero. Mi fermo di scatto. Ha l'aria triste. Vorrei urlargli che è un bastardo, ma non ci riesco. Amo quel bastardo, purtroppo.
Ricaccio indietro le lacrime e m’incammino verso casa.
Perché era lì? Perché non si fa più sentire e poi si presenta lì quando esco dal lavoro? Magari non era lì per me ed era solo un caso che si trovasse in quel posto. Mi ha fatto male vederlo. Anche questa volta sono stata abbandonata senza una spiegazione, dovrei esserci abituata e, invece, non lo sono affatto.

 

È finita la settimana di prova, ed Enrico sembra essere soddisfatto del mio lavoro.
«Se ti va, puoi restare. Mi piacerebbe assumerti.», mi dice prima di uscire dal negozio.
«Ne sarei felice.», commento commossa.
«Benvenuta in famiglia allora.», ride allegro e mi abbraccia.
Davide ci raggiunge e mi abbraccia anche lui.
«Sono così contento.», sussurra affondando il viso tra i miei capelli.
Quando mi stacco da lui, mi bacia sulla guancia. Rimango imbambolata, non per il bacio: Nicholas è di fronte alla vetrina del negozio, mano nella mano con una tipa altissima e magrissima. Lei gli sta parlando, ma lui ha gli occhi fissi su di me. Mi manca il respiro. Una lacrima riga il mio viso. Corro via come una pazza, non sopporto vederlo con un'altra. Bastardo! Doveva proprio sbattermela in faccia?
«Dove corri?».
Davide mi segue e riesce a raggiungermi. Mi afferra per un braccio, mi attira a sé e mi abbraccia forte.
«Che cosa succede Emma?», chiede dolcemente.
Mi accarezza i capelli mentre piango sulla sua spalla.
«Andrà tutto bene.», sussurra.
«No, non andrà tutto bene.», farfuglio tra le lacrime.
«Era lui, vero?», il tono della sua voce non nascondeva la sua tristezza.
Annuisco.
Mi porge un fazzoletto, posa una mano sul mio viso.
«Lo ami?».
Annuisco di nuovo.
La delusione sul suo volto è ben visibile. Avrebbe voluto avere almeno una possibilità con me, ma non posso dargliela, lo prenderei soltanto in giro.
«Mi è venuta un'idea.», mi dice concentrato sulla mia bocca.
Lo guardo confusa.
«Ti va di farlo ingelosire? Passa del tempo con me Emma.», propone serio.
«Davide, non mi sembra il caso.», scuoto la testa con decisione.
«Lo so che non sei interessata a me.», sospira sconsolato.
«Ti faresti solo delle illusioni. Non mi va di ferire anche te, sono già ferita io abbastanza per entrambi.», gli faccio notare.
Mi siedo su una panchina, e lui si mette accanto a me. Mi prende la mano e intreccia le sue dita alle mie, lo sguardo fisso sulle nostre mani unite.
«Mi piaci davvero Emma. Stare con te per finta è comunque meglio di non stare con te affatto.», cerca il mio sguardo e mi sorride. «Prometto che non forzerò la mano.».
«Ci penserò su.», gli concedo alla fine.
«Fallo davvero però.».
Mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Si alza e mi offre le mani per aiutarmi ad alzarmi.
«Vieni che ti accompagno a casa.», mi passa un braccio intorno alle spalle e mi avvicina a sé.
Mi sento uno schifo, probabilmente mi sarei sentita anche peggio se Davide non fosse venuto in mio soccorso.
Sto pensando seriamente alla sua proposta. Da una parte mi sembra una follia, dall'altra sembra quasi geniale. Qualcuno, però, si farà male ed io non voglio che questo accada. Allo stesso tempo Nicholas mi ha spezzato il cuore presentandosi lì con quella tipa. Non so se serva a qualcosa ingelosirlo, in fin dei conti non so nemmeno cosa provi veramente per me. Magari voleva solo portarmi a letto e ha mentito sulla storia della lista. Di sicuro si era accorto dell'effetto che aveva su di me, le conosce bene queste cose. Fanculo Nicholas, io lo faccio. Se lo merita per il male che mi ha fatto.
Mando un messaggio a Davide.
Ci sto! Ci vediamo domani al lavoro.
Mi risponde due minuti dopo.
Non sai quanto tu mi abbia reso felice. A domani.
Operazione Ingelosire Nicholas cominciata. Okay, dopo questa affermazione, posso essere certa di aver perso la ragione.

 



 
*Spazio autrice*
Allora, allora, allora... aspetto che mi tiriate un po' di pomodori, magari maturi così fanno più male. La felicità di Emma è durata davvero poco lo so, scusatemi. Prometto che prima o poi mi farò perdonare LOL. Anche Davide è tornato alla carica, non potevo non farlo tornare, no? Come vi sembra? Un tantino rompi scatole, vero? E che cosa pensate di Nicholas... mi raccomando, non siate troppo cattive con lui!
A martedì prossimo per sapere cosa combineranno per farlo ingelosire ;)


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Capitolo 6
*** Capitolo Sei ***





Capitolo Sei
 

Davide sembra più felice del solito di vedermi la mattina seguente. È passato a prendermi sotto casa e abbiamo raggiunto la libreria dalla strada principale, mano nella mano. Guarda caso dovevamo passare davanti al supermercato. Non so se lui ci abbia visto, non ho guardato se ci fosse o no, e non m’interessava. Davide è simpatico e ho cominciato a farci l'abitudine ad averlo intorno. È premuroso al lavoro e non mi fa mai sentire stupida, una cosa non da poco, visto che mi sento una stupida la maggior parte del tempo.
Una settimana passa veloce. Da quando usciamo insieme, non ho più visto Nicholas in giro, forse è un buon segno.
Siamo seduti su una panchina a mangiare un gelato, quando mi sembra di vederlo passare. Questa volta è con un'altra donna, cambia accompagnatrice come fosse un vestito.
«Che cosa c'è?», chiede Davide.
«Credo di averlo visto.», rispondo continuando a leccare il gelato.
Si guarda in giro e lo nota anche lui.
«Vuoi passare alla fase due?», domanda con una strana espressione.
Aggrotto la fronte.
Lui ride e dice: «Se ora ti baciassi, non mi prenderesti a calci vero?».
«Proverò a non farlo.», dico scrollando le spalle.
Si avvicina lentamente a me e mi sfiora le labbra con le sue, sa di gelato alla fragola. Mi guarda negli occhi e mi mette una mano sul viso. Un attimo dopo le nostre bocche si uniscono in un bacio più profondo. Quando ci stacchiamo, siamo entrambi senza fiato.
«Sai di gelato al cioccolato.», mormora con le labbra a sfiorare le mie.
«Tu sai di gelato alla fragola.».
«Ottima combinazione.», commenta con un filo di voce.
«Decisamente.», dico un attimo prima di unire di nuovo le nostre labbra.
Bacia bene, ma non regge il confronto con Nicholas. Smettiamo di baciarci solo quando ci rendiamo conto che il gelato si è completamente sciolto sui nostri vestiti. Ridiamo a quella vista, gettiamo il cono nel cestino accanto e ricominciamo da dove ci eravamo fermati. Mi tiene vicino a sé, una mano sul mio fianco, l'altra su una guancia. Mi bacia il viso, scende a sfiorarmi il collo con le labbra.
«Ora che ho cominciato, dubito di riuscire a smettere di baciarti. Sei stupenda Emma.», mi sussurra all'orecchio, il fiato corto.
«Nemmeno tu sei così male.», ammetto stretta tra le sue braccia.
«Potrei perfino piacerti?», chiede dolcemente baciandomi vicino all'orecchio.
«Non montarti troppo la testa ora.», lo ammonisco debolmente.
Mi sorride ed è il ritratto della felicità. Mi bacia sulle labbra.
«C'è un piccolissimo problema ora.», dice sfiorandomi lo zigomo con il pollice.
«Ossia?», domando aggrottando la fronte.
«Credo di essermi innamorato di te.», ammette con un sorriso.
«Oh Davide, lo sapevo che non dovevamo farla questa cosa.», appoggio la testa sulla sua spalla e sospiro. Ora mi sento maledettamente in colpa.
«Ho insistito io per farlo, Emma. Non essere dispiaciuta per me.», mi rassicura.
Mi bacia la fronte e intreccia le dita alle mie.
«E poi io sono felice, baciarti è stato a dir poco meraviglioso. Non ti preoccupare per me.».
Che casino! Ci mancava pure che lui s’innamorasse di me. Per carità, un po' è colpa mia. Non avrei dovuto baciarlo in quel modo, e così a lungo per giunta. Ci stavo prendendo gusto, lo ammetto. Mancava, però, qualcosa, mancava quella scintilla che ho provato solo con Nicholas. Solo lui era riuscito a risvegliare tutti i miei sensi.

 

Oggi è lunedì e non lavoro. Mi prendo una giornata solo per me e la lettura, ne ho davvero bisogno. Ho bisogno di isolarmi dal mondo esterno, di smettere di pensare a lui in continuazione. Mi è entrato nella testa e non riesco più a farlo uscire.
Sono le due quando squilla il telefono di casa. Mi allungo per prendere il cordless dal tavolino e per poco non cado dal divano. Mi sono fatta pure male la mano per cercare di non cadere, speriamo almeno ne sia valsa la pena.
«Pronto?», rispondo seccata.
«Ciao Emma.».
Riconoscerei quella voce ovunque. Chiudo gli occhi e inspiro a fondo.
«Ciao Nicholas.», saluto con un filo di voce.
Perché mi sta chiamando proprio ora?
«Lo so che sono stato uno stronzo.», comincia.
Si aspetta per caso che lo contraddica?
Sospira rumorosamente.
«Dovrei chiederti un favore.».
E io cretina dovrei anche aiutarti magari.
Sbuffo.
«Se posso.», gli concedo.
Se posso? Ma ti sembra normale dirgli una cosa del genere? Cretina!
«Mia nonna sta per morire e, per farla rimanere serena, le ho detto che mi ero fidanzato.».
Sembra molto abbattuto e triste. Vorrei tanto poterlo abbracciare in questo momento. Che cosa sto dicendo?! Non può chiamarmi dopo tutti questi giorni in cui mi ha evitato come la peste e pretendere qualcosa da me.
«E io cosa c'entro in tutto questo?», mi copro gli occhi con la mano libera. Il cuore mi batte all'impazzata.
Respira a fondo.
«Vorrei venissi con me e ti presentassi come la mia ragazza.», dice tutto di un fiato.
«Ma sei impazzito?», sbotto allibita. Come può pretendere che io faccia una cosa del genere?
Sospira.
«Lo so che non mi merito il tuo aiuto.», lo sento avvilito.
Per fortuna che se ne rende conto anche da solo.
«Non puoi chiedere alla tua ultima fiamma, o a qualche altra super modella con cui stai uscendo in questo periodo?», domando un tantino acida.
Silenzio dall'altra parte del telefono. Che sia caduta la linea? Quasi quasi riattacco.
«Emma, tu sei la sola che possa aiutarmi.», risponde infine.
«Per quale motivo?», da sola non riesco proprio a capirne il senso.
«Mia nonna ti adorerà.», afferma dolcemente.
Per fortuna che almeno sua nonna mi adorerebbe. Dovrei declinare questo gentile invito, ma non ci riesco. Per qualche motivo mi sento in dovere di aiutarlo, anche se lui mi ha spezzato il cuore.
Sospiro.
«Va bene. Lo faccio per lei, sia chiaro.», metto le cose in chiaro fin da subito.
«Ovviamente. Passo a prenderti fra un'ora.», sembra sollevato.
Dava per scontato che fossi libera?
«E se fossi stata impegnata?», chiedo incerta.
«So che non lavori oggi e non ti ho visto uscire da casa. T’immaginavo sul tuo comodo divano a leggere.», sembra stia sorridendo.
Mi sta per caso spiando? Controllo dalla finestra, ma non vedo nessuno.
«Ci vediamo fra poco.», gli dico poco convinta.
«A dopo piccola.», mormora appena.
Piccola? Ho sentito le farfalle nello stomaco quando mi ha chiamato di nuovo in quel modo. Ho paura di rivederlo, ho il terrore di non riuscire a fingere di fronte a sua nonna in punto di morte. Lo capisco, vuole che non si preoccupi per lui in questo momento difficile della sua vita, ma perché io? Poteva scegliere tra un miliardo di donne.
Mi metto qualcosa di comodo e non troppo appariscente, un filo di trucco, raccolgo i capelli in una coda di cavallo e aspetto che arrivi.
Il campanello suona puntuale, come tutte le volte. Quando me lo trovo davanti, il mio cuore si ferma. È talmente bello che non riesco più a respirare. Mi saluta con un bacio sulla guancia, si sofferma più del dovuto ed io chiudo gli occhi per assaporare ogni istante.
«Grazie per il tuo aiuto.», mi soffia all'orecchio.
Mi accarezza il viso e mi apre la portiera della macchina. Cerco di controllarmi e tornare a respirare normalmente. Anche solo avermi sfiorato in quel modo mi ha fatto impazzire, non credo di poter mai riuscire a dimenticarlo.
«Dove si trova tua nonna?», gli chiedo guardando fuori dal finestrino.
«È in casa di riposo da qualche anno ormai. Ha novantacinque anni.», risponde osservandomi con la coda dell'occhio.
«Devi volerle molto bene per fare una cosa del genere.».
Questa volta lo guardo mentre lo dico.
Anche lui mi guarda per un attimo.
«Sono sempre stato molto legato a lei.», afferma.
«Mi dispiace che se ne stia andando Nicholas.», metto una mano sulla sua.
Lui la fissa. La sposto di scatto arrossendo. Un attimo dopo è lui a cercarla e intreccia le sue dita alle mie. Che cosa sta facendo? Perché sta giocando con me in questo modo? La lascia andare solo in prossimità della casa di riposo.
«Sei pronta?», chiede con dolcezza.
Mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi sfiora le labbra con le dita. Potrei svenire se non la smette.
«Mi stai torturando Nicholas.», dico con un filo di voce.
«Scusami, non volevo.», farfuglia nervoso.
Sembra sinceramente dispiaciuto di avermi messo in difficoltà.
Raggiungiamo la stanza dove si trova sua nonna e, prima di entrare, mi prende per mano. Ora devo entrare nella parte della ragazza perfetta.
Sua nonna è seduta su una sedia e guarda fuori dalla finestra.
«Nonna?».
Nicholas sembra incerto su come dovrebbe comportarsi, ha gli occhi lucidi. Non deve essere facile per lui sapere che sua nonna sta morendo.
«Bambino mio!», dice lei voltandosi verso di noi. Allarga le braccia e Nicholas corre da lei.
«Che cosa mi combini nonna?», chiede trattenendo le lacrime davanti a lei.
«Caro, ho la mia età, che ci vuoi fare.», gli dà un buffetto sulla guancia.
«Allora, non me la presenti?», gli strizza l'occhio e mi fa cenno di avvicinarmi.
«Lei è Emma, nonna.».
Lui mi sorride con una tale dolcezza che potrei sciogliermi in questo preciso momento.
«Tesoro, sei una meraviglia.», dice rivolta a me.
Arrossisco visibilmente.
«Capisco perché il mio Nicholas ti ha scelto.», afferma senza smettere di guardarmi.
La guardo confusa.
«Tesoro, lasciami sola con lei per qualche minuto.», gli accarezza il viso.
«Non credo...».
Non gli fa nemmeno finire la frase e gli fa segno di uscire dalla porta. La bacia sulla guancia ed esce con la coda tra le gambe. Lei sta in silenzio e mi guarda. Mi sento un tantino sotto pressione, come durante un esame. Panico. Dopo quella che sembra un'eternità, dice finalmente qualcosa.
«Non state veramente insieme, non è vero, cara?», chiede come se niente fosse.
La guardo sgranando gli occhi. Non riesco a mentire, sono sempre stata una pessima bugiarda.
«No.», ammetto abbassando lo sguardo.
«Lo ami però, si vede chiaramente.».
Mi sorride.
«Si vede davvero?», domando preoccupata. Se l'ha notato lei, l'avrà notato anche lui.
Annuisce.
«Tu sei esattamente l'opposto dell'unica donna lui abbia mai amato. Sei di una bellezza semplice, non hai la puzza sotto al naso, sei timida.».
Non capisco cosa c'entri tutto questo con me. La guardo confusa.
«Quella donna se n’è andata spezzandogli il cuore. Non ha più amato da allora.».
Tengo lo sguardo fisso sulle mie mani. Torturo un pezzo di carta che ho trovato sul comodino e lo sto facendo in mille pezzi.
«Fino ad ora.».
Che cosa ha detto? Alzo lo sguardo e la guardo attonita.
«Lui ti ama bambina mia. Lui ti ama davvero.», mi sorride.
Non può essere, non può amarmi avendomi ferita in quel modo. Sento le lacrime scendermi lungo il viso.
«Non mi ha più cercato, dopo essere stato con me. Mi ha spezzato il cuore. Non può amarmi.», dico tra i singhiozzi.
«Oh tesoro, credimi, ti ama eccome. Non ti avrebbe portato da me se non fosse così. Osservalo.», si gira a guardare fuori dalla finestra e seguo il suo sguardo. Ci sta fissando. Sembrava terrorizzato, ma quando si rende conto che lo sto guardando, la sua bocca si curva in un sorriso sincero.
«Che ti dicevo? Il modo in cui ti guarda lo spiega meglio di mille parole.», si gira di nuovo verso di me.
«Dagli tempo, ha il cuore a pezzi. Si è cucito addosso quella fama da seduttore che lui aveva sempre disprezzato. Preferisce storie senza futuro per non soffrire di nuovo.».
Resta in silenzio per un po' e poi aggiunge: «Poi sei arrivata tu e gli è crollato tutto addosso. Ha bisogno di te tesoro. Non lo ammetterà mai nemmeno a se stesso. Fa in modo che apra finalmente gli occhi e soprattutto il suo cuore. Sono convinta che ne varrà la pena.».
Ho ancora gli occhi umidi per le lacrime versate.
«Non lasciarlo solo.», mi posa una mano sul braccio e mi sorride. Allarga le braccia per abbracciare anche me e mi lascia andare.
Mi sento a pezzi. Tutto questo spiega il suo comportamento, ma non è stato comunque giusto usarmi in quel modo. Io non vado con un uomo tanto per fare, solo perché ne ho voglia. Vado con un uomo perché provo dei sentimenti per lui, non solo una passione passeggera. Lo raggiungo.
«Ti sta aspettando.», gli dico sedendomi su una panchina.
«Stai bene?», chiede inginocchiandosi davanti a me, sembra molto preoccupato. Mi asciuga le lacrime con il dorso della mano.
«Non ti preoccupare per me, sto bene. Va da lei.», gli dico tirando su con il naso.
«Come faccio a non preoccuparmi?», borbotta con un filo di voce prima di tornare da sua nonna.
Forse era meglio se me ne fossi stata a casa sul divano, mi sarei risparmiata tutta questa tortura. Mi nascondo il viso con le mani e cerco di respirare a fondo.
Stai calma Emma, non è successo niente. Stai calma.
Dieci minuti dopo è di ritorno e si siede accanto a me. Mi sposta i capelli da un lato per guardarmi meglio in viso.
«Non puoi dirmi che stai bene, quando si vede chiaramente che non è vero.».
Mi guarda con apprensione, come se gli importasse davvero qualcosa di me.
«Te ne sei andato senza darmi una spiegazione. La storia della mia vita.», farfuglio.
Le lacrime cominciano di nuovo a scendermi sul viso. Le asciuga con dolcezza.
«Mi dispiace averlo fatto Emma. Credimi. Mi dispiace davvero.», posa il naso e la bocca sulla mia guancia.
«Mi hai fatto davvero molto male, mi hai spezzato il cuore in tanti piccoli pezzi e l'hai calpestato. Mi hai fatto innamorare di te e sei scappato come un codardo.», sbotto con ferocia.
Mi guarda con la bocca aperta, confuso.
«Perché mi guardi così?», gli chiedo tirando su con il naso.
«Emma, io...».
Non riesce a finire la frase. Si è chiuso di nuovo a riccio.
«Non fa niente.», mi alzo dalla panchina e mi incammino verso la macchina.
Mi raggiunge e mi afferra per un braccio.
«Ti ho visto con lui. Credevo...», comincia per poi bloccarsi.
«Credevi cosa? Che ti avessi dimenticato?», domando liberandomi dalla sua presa.
Annuisce.
«Nicholas, non riuscirei mai a farlo. Non posso nemmeno aspettarti in eterno però.», sospiro.
«Stai con lui?», chiede nel panico.
«Vuoi sapere se ci sono andata a letto?», inarco un sopracciglio.
Annuisce appena.
«Secondo te ci sarei andata?», lo provoco.
«Non lo so.», balbetta.
Gli poso una mano sul viso e cerco di sorridergli.
«Ho perso la testa per te. Non potrei mai andare con qualcun altro.», lo rassicuro.
Si avvicina a me e mi stringe forte.
«Voglio stare con te Nicholas, però devi volerlo anche tu.».
«È difficile per me lasciarmi andare.», ammette mestamente.
«Lo so, tua nonna mi ha raccontato tutto.», gli faccio sapere.
Mi guarda intensamente. Gli sfioro le labbra con le mie, e quel contatto mi scombussola tutta.
«Sei tu che devi decidere cosa fare della tua vita. Io sono sicura di amarti, e tu?».
Non dice niente. Ho voluto metterlo alla prova, sinceramente non speravo in una sua risposta.
«Ci tieni almeno a me?», chiedo cercando il suo sguardo.
«Tantissimo.», finalmente mi risponde.
«Ti va di fare un patto?», domando mettendogli una mano tra i capelli.
Annuisce.
«Corteggiami come avevi promesso di fare. Dimostrami che tieni davvero a noi due insieme. Non verrò a letto con te finché non riuscirai a dirmelo.», gli propongo.
«Dirti cosa?», chiede confuso.
«Che mi ami Nicholas.», affermo con decisione.
Mi accarezza il viso.
«Lo vedrai ancora?», mugugna sfiorando la mia guancia con le labbra.
«Ci devo lavorare insieme e poi si è invaghito di me, non so se si arrenderà facilmente.», lo informo.
«Tu vedrai ancora le tue super modelle?», chiedo poi guardandolo di traverso.
«Ho già il meglio qui davanti a me.», sussurra stringendomi ancora più forte tra le sue braccia.
Gli sorrido tra le lacrime.
«Ora puoi baciarmi come solo tu sai fare. Se ti...».
Non riesco a finire la frase che le nostre bocche sono già una cosa sola.
«Mi sei mancata da morire.», mi dice tra un bacio e l'altro.

 



 
*Spazio autrice*
Tadà! Oggi volevo iniziare così, non fateci caso. La missione di ingelosimento è già finita, una volta basta e avanza. Poi Davide si fa troppe illusioni e si attacca come una sanguisuga a Emma e non sarebbe affatto bello. Ed è tornato il nostro Nicholas... voleva portare Emma dalla nonna... chissà come mai. Il problema ora è: per quanto durerà l'idillio? Bella domanda :)
La settimana scorsa sono stata talmente scortese da dimenticarmi i ringraziamenti, è l'età che avanza, non fateci caso! Così oggi ringrazio tutti tutti tutti... quelli che leggono silenziosamente, chi mi lascia due paroline che mi fanno sempre tanto piacere, chi ha messo questa storiella tra le seguite/preferite/ricordate... mi rendete davvero tanto felice :)
Un grazie particolare a Heaven_Tonight per questo bellissimo banner! Te l'ho già detto, ma te lo ripeto, ti adoro!
A martedì prossimo per sapere come procede la storia tra Emma e Nicholas... incrociate le dita! ;)


Se volete passare a trovarmi, mi trovate qui
*Bijouttina & i suoi vaneggiamenti*

La mia sovrannaturale romantica
Le ali della salvezza

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette ***





Capitolo Sette
 

Il giorno dopo al lavoro mi sento in qualche modo diversa. Dopo quello che è successo alla casa di riposo, ci sono buone speranze per me e Nicholas, o almeno lo spero tanto. Sembra davvero che ci voglia provare. So che non sarà facile per lui aprire il suo cuore, ma sono disposta ad aspettarlo. Gli ho detto che non posso aspettarlo in eterno, ma non so quanto sia vero. Voglio stare con lui, non sono mai stata così sicura di qualcosa come in questo momento. Sto pensando intensamente a Nicholas, quando mi si avvicina Davide. Mi bacia sulla guancia.
«Ciao Emma.», mi saluta felice.
«Ciao.», lo saluto meno calorosamente di come sperava.
«Sembri strana stamattina. È successo qualcosa?».
É parecchio agitato, non riesce a stare fermo un secondo. Che cosa dovrei fare ora? Dirglielo? Credo che sia la cosa più giusta da fare.
«Il tuo piano malefico ha funzionato.», dico sistemando alcuni libri.
«Ah.».
La delusione nella sua voce è palpabile.
«Sei tornata con lui?», chiede passandomi un altro scatolone.
«Non sono mai stata con lui. Stiamo uscendo insieme e vediamo come va.», gli rispondo.
Non riesco a guardarlo negli occhi, mi sento in colpa nei suoi confronti. Lo so che gli avevo detto chiaro e tondo di non essere interessata a lui, ma il senso di colpa c'è ugualmente.
«Avrò mai qualche possibilità con te?», domanda quasi in un sussurro.
«Lo sapevi come stavano le cose, Davide.», dico mogiamente.
«Lo so, è solo che dopo quei baci un po' di illusioni me le sono fatte.», sospira.
«Mi dispiace.», è l'unica cosa che riesco a dirgli.
«A quanto pare hanno significato qualcosa solo per me.», commenta triste.
«Non volevo illuderti.», mormoro.
«Lo so Emma. Possiamo comunque essere amici?», chiede speranzoso.
Mi sorride e mi tende la mano.
«Amici.», gli concedo ricambiando il sorriso.
Non so quanto questa storia dell'amicizia possa funzionare. Lo faccio solo per lui, per non farlo sentire ancora peggio, forse anche per il quieto vivere visto che ci devo lavorare assieme tutti i giorni. Non ho mai creduto nell'amicizia tra uomo e donna, secondo me uno dei due alla fine vorrebbe sempre qualcosa di più che l'altro non possa offrire. Nel mio caso è Davide che vorrebbe quel qualcosa, io no di certo.
Jessica arriva di corsa nella mia direzione.
«Emma!».
La guardo divertita, ha i capelli tutti scompigliati e i calzini spaiati.
«Che cosa hai combinato stamattina Jessica?», domando reprimendo un sorriso.
Mi guarda senza capire.
«Ti sei pettinata?», trattengo a stento una risata.
«Oddio, credo di essermene dimenticata!», sbotta frastornata.
Si mette una mano tra i capelli e l'altra sulla bocca.
«E ti sei vista i piedi?», infierisco.
Abbassa lo sguardo e scoppia a ridere.
«Cavolo! Oggi sono più stordita del solito!», si dà una pacca sulla fronte con il palmo della mano.
«Dovevi dirmi qualcosa?», chiedo dopo un attimo.
«Ah, sì. È appena arrivato un mazzo di rose rosse per te.».
Sorride nel dirlo.
«Hai per caso un ammiratore segreto?», inarca un sopracciglio e mi osserva attentamente.
«Spero di no.», rispondo arrossendo. Non vorrei fosse un ammiratore segreto, non ho mai sopportato i misteri.
«Scoprilo, c'è un biglietto attaccato. I fiori li ho messi sul bancone.», indica il punto con la mano.
«Grazie mille.».
Vado in quella direzione, e Davide m’intercetta.
«Te li ha mandati lui?», chiede infastidito.
«Non lo so, appena leggo il biglietto te lo dico.», rispondo esasperata.
Non dà segno di volersene andare. Vorrei leggerlo in pace, senza occhi curiosi intorno a me. Per fortuna deve averlo capito e torna a fare il suo lavoro, continuo a sentirmi i suoi occhi addosso. Prendo in mano il biglietto.

Verresti a cena da me stasera? Mi renderesti felice. Nicholas

Mi sento avvampare. È possibile che anche solo leggere una riga scritta di suo pugno debba sortirmi questo effetto?
«Ci vieni allora?».
Lui è davanti a me con una rosa rossa in mano. Il cuore mi batte fortissimo, penso che voglia uscirmi dal petto. Appoggio il biglietto sul bancone e nel girarmi faccio cadere una pila di libri.
«Cazzo!», sbotto portandomi le mani alla bocca.
Si abbassa ad aiutarmi.
«Sei un disastro Emma.».
Il modo in cui lo dice mi fa diventare ancora più rossa.
«Non mi hai ancora dato una risposta.», mi fa notare appoggiando i libri nella stessa posizione in cui erano prima del volo.
«Dipende.», dico seria.
«Da cosa?», chiede con aria divertita.
«Se poi mi dai gli avanzi nelle scatoline, posso farci un pensiero.», rispondo con una scrollata di spalle.
Il modo in cui mi guarda e mi parla, mi fa perdere completamente la ragione.
«Hai già finito la scorta di tua mamma?», domanda in un misto tra l'incredulo e il divertito.
«Ho sfamato un'intera comunità.», lo guardo negli occhi e gli regalo un sorriso.
«Allora vengo a prenderti quando finisci qui.», posa una mano sul mio viso in fiamme.
«Non ti dimenticare le scatoline.», balbetto.
«Non succederà.», mi rassicura.
Mi sposta una ciocca di capelli dal viso e mi bacia sulle labbra.
«Non combinare altri disastri mentre non ci sono.», mi sussurra all'orecchio.
«Ci proverò.», gli dico imbambolata.
Saluta Enrico con la mano ed esce dal negozio, mi sorride prima di sparire dietro l'angolo.
«Emma, Emma, Emma.», mi prende in giro Enrico alle mie spalle.
Lo guardo confusa.
«Oh niente tesoro.», mi strizza l'occhio e torna nel suo ufficio.
Si avvicina anche Jessica.
«Non ho mai visto nessuno diventare così rosso in viso.».
Che palle!
«Sono davvero così rossa?», chiedo agitata.
«Guardati allo specchio.», risponde lei ridendo.
Ce n'è uno vicino alla cassa, mi metto davanti e faccio un salto. Oh mio Dio! Nessuno può accorgersi che sono pazza di lui, proprio nessuno!
Mi metto le mani sulle guance per cercare di darmi una calmata, ma non funziona.
«Non sei mai diventata così rossa con me.», mi fa notare Davide alle mie spalle. Sta guardando il mio riflesso allo specchio e sembra piuttosto irritato.
«Sinceramente non credo mi fosse mai capitato una cosa del genere in tutta la mia vita.», commento respirando a fondo.

 

Controllo l'ora ogni cinque minuti. Se questa giornata di lavoro non finisce alla svelta, credo che potrei impazzire. Davide mi pedina come un segugio e comincia anche a irritarmi un po'. Non sopporta l'idea che io sia presa da un altro uomo, non si rassegnerà mai, ma sinceramente non m’interessa. Può fare quello che vuole, l'importante è che non stressi me, non ne sento l'esigenza. Enrico lo manda in magazzino tutte le volte che si accorge che sta diventando pesante, per fortuna c'è lui a darmi una mano. Alle sette in punto Nicholas è fuori dalla porta ad aspettarmi. Scambia due chiacchiere con Enrico mentre vado a prendere la borsa. Davide è nell'ufficio che mi aspetta.
«Stai per uscire con lui?».
Che domanda del cavolo! Lo sa già che sto per uscire con lui. È scemo o cosa?
«Sì, mi ha invitato a cena da lui.», rispondo mettendo il cellulare in borsa e controllando che ci siano anche le chiavi di casa.
«Ci andrai a letto?», domanda nervoso.
Lo guardo in cagnesco.
«Ma ti sembrano domande da fare?», sbotto acida.
«Scusa, è che lui non mi piace.», brontola incrociando le braccia al petto.
«Sarei più preoccupata se lui ti piacesse.», commento prendendo le mie cose e andando via di corsa.
Forse troppo di corsa, inciampo su una pila di libri e cado sulle ginocchia in mezzo al negozio.
«Ahi!», grido.
Che dolore tremendo. Posso essere così svampita?
«Emma!».
Nicholas è da me in meno di un secondo.
«Ce la fai ad alzarti piccola?», chiede preoccupato.
Mi aiuta a rimettermi in piedi. Mi controllo le ginocchia e sono entrambe sbucciate. Non mi capitava una cosa del genere da quando sono caduta in bicicletta a dieci anni! Mi bruciano tantissimo, la mia bocca si contrae in una smorfia.
«Cosa mi combini?», chiede mettendomi i capelli dietro le orecchie e baciandomi la guancia in fiamme.
«Stai bene cara?», anche Enrico ci raggiunge ed è preoccupato.
«Sto bene, grazie. Mi sento solo parecchio stupida.», lo rassicuro cercando di sorridere.
«Nicholas, portala a casa prima che si faccia ancora male.», dice lui ridendo. Mi dà un buffetto sulla guancia e aggiunge: «Ci vediamo domani Emma.».
Davide segue la scena da lontano, fortunatamente si è tenuto a distanza, non mi andava di averlo tra i piedi.
«Andiamo a medicare queste belle ginocchia.», Nicholas mi prende per mano e mi accompagna alla macchina.
«Mi sento così scema.», borbotto a un tratto.
Parlo più con me stessa che con lui.
«Sono cosa che capitano.», posa la mano sulla mia e ne accarezza il dorso con il pollice.
«Sì, ma non alla mia età!», mi porto le mani al viso. Che cosa mi sta succedendo?
Senza neanche rendermene conto siamo arrivati a casa sua, una villetta immersa nel verde. È su un piano unico, ha un portico enorme dove si trova un tavolo in legno piuttosto grande e un salottino in vimini. Fiori ovunque. Sembra davvero un'oasi di pace. Rimango a bocca aperta per lo stupore.
«Perché quella faccia?», chiede divertito.
«Ti ho sempre immaginato in un monolocale da scapolo sfigato.», rispondo sgranando gli occhi.
Scoppia a ridere.
«Che bella considerazione che hai di me.».
«Scusa.», dico con un sorriso scrollando le spalle.
«Ti perdonerei qualsiasi cosa.», ammette guardandomi negli occhi.
Ha fermato la macchina vicino al garage e mi aiuta a scendere.
«C'è così tanta tranquillità in questo posto.», mi guardo in giro e non sento nessun rumore di traffico o altro.
«È per questo che l'ho comprata. Amo la tranquillità.», mi confida.
Chiudo gli occhi e sento solo i rumori della natura. Una meraviglia.
Quando li riapro lui mi sta guardando in modo strano.
«Che c'è?», chiedo corrugando la fronte.
«Niente, ero solo rapito dalla tua bellezza.», ammette dolcemente.
Mi sento di nuovo il viso in fiamme, lo accarezza con le dita.
«Mi fai impazzire quando arrossisci così.», mi attira a sé.
«È colpa tua.», gli faccio notare.
«Mia?», inarca un sopracciglio sorpreso.
«Solo tu riesci a farmi arrossire in questo modo.», sussurro quasi senza fiato.
«Mi chiedo come mai.», mormora a fior di labbra, me le sfiora appena con le sue.
Sono completamente andata. Mi trascina in casa.
«Dobbiamo medicare la bua.», mi prende in giro.
Mi fa vedere velocemente le varie stanze, prima di fermarci nel bagno.
«Siediti lì sulla vasca che prendo gli attrezzi.», mi strizza l'occhio.
«Devo preoccuparmi?», chiedo aggrottando la fronte.
«Non fare la bambina.», mi ammonisce.
Ha cotone e disinfettante in una mano e cerotti nell'altra. S'inginocchia davanti a me. Bagna il cotone con il disinfettante e me lo passa delicatamente sulla sbucciatura. Brucia tremendamente. Deve aver notato le mie smorfie.
«Scusami.», mi dice con un sorriso.
Mette il cerotto per coprire la ferita e lo bacia.
«È tutto passato ora.», dice dopo aver ripetuto la stessa procedura anche con l'altro ginocchio.
«Grazie dottore.», mi perdo nei suoi occhi.
«Hai fame?», domanda alzandosi dal pavimento e porgendomi le mani per seguirlo.
Annuisco.
«Spero che tu sia più bravo di me a cucinare.».
Entriamo in cucina e vedo ogni ben di Dio, rimango nuovamente a bocca aperta.
«Non sono andato al lavoro oggi per essere sicuro di fare tutto alla perfezione. Solo per te Emma.», allarga le braccia e indica i piatti pronti sopra al tavolo.
«Sono senza parole, Nicholas.», balbetto frastornata.
Non so che altro dire.
«Ti va di mangiare fuori in giardino?», chiede prendendomi entrambe le mani.
«Pic-nic?», propongo.
«Se ti va.», risponde con una scrollata di spalle.
«Mi piacerebbe molto.», dico con un sorriso.
«E picnic sia allora.».
Prende una grande coperta da stendere sull'erba e qualche cuscino per stare più comodi. Lo aiuto a portare fuori i piatti e le ciotole, stando attenta a dove metto i piedi. Rischio di inciampare un paio di volte, ma mi sono sempre salvata. Nicholas ride come un ragazzino, prendendomi in giro. Quando finalmente è tutto pronto, ci sediamo sulla coperta.
«Lo sai che sei la ragazza più goffa che io abbia mai conosciuto?», commenta passandomi un piatto con del riso freddo.
«Pensare che non lo sono mai stata.», gli faccio notare prendendone una forchettata.
«Stai scherzando, vero?», domanda incredulo.
Scuoto la testa.
«Sono goffa solo in tua presenza.», lo informo con un'alzata di spalle.
«Perciò sarebbe colpa mia anche stavolta?», inarca un sopracciglio.
Annuisco vistosamente.
«Ti rendo così nervosa?», chiede avvicinandosi a me.
«Tremendamente.», ammetto fissando la sua bocca.
«Stai arrossendo.», sussurra.
Sfiora le mie labbra con le sue.
«È il modo in cui mi guardi.», gli dico con un filo di voce.
«Mi piaci da morire Emma.», mormora un attimo prima di sigillare le nostre labbra in un bacio appassionato.
Mi scivola il piatto dalle mani e spargo riso ovunque. Porto le mani alla bocca, rido come una scema. Tanto ormai il disastro l'ho già fatto.
«Stai facendo di tutto per farmi cambiare opinione sul tuo conto?», chiede togliendosi del riso dai pantaloni.
«Scusa, giuro che non lo sto facendo apposta.», nascondo il viso sul suo petto.
«Comunque non sta funzionando.».
Mi solleva il viso e riprende a baciarmi.
«Non sta funzionando per niente.», mugugna senza staccare le labbra dalle mie.
Mi solleva il vestito e si sdraia su di me, le sue dita sfiorano il mio corpo provocandomi dei brividi di piacere.
«Abbiamo un patto.», sussurro senza fiato.
«Avevi detto che non potevamo andare a letto insieme.», mi sfiora il collo con la lingua e non capisco più niente. «Noi non siamo a letto.».
«Stai barando.», dico sbottonandogli la camicia.
«Forse un po', ma ti desidero troppo per non farlo.», mi sfila le mutandine.
Non ho la forza di fermarlo, lo voglio tremendamente anch'io.
«Promettimi solo una cosa.», gli sbottono i pantaloni.
«Tutto quello che vuoi piccola.».
«Non scappare di nuovo.», lo supplico.
«Non succederà più, te lo prometto.», dice guardandomi negli occhi.
«Ti amo Nicholas.».
Ecco l'ho detto. Ora non posso più rimangiarmelo. Chissà se lui mi ama o è solo interessato a tutto questo. Di sicuro non è il momento adatto per pensare a queste cose, ora dobbiamo solo amarci.

 

Ho dormito tutta notte stretta a lui e, al mio risveglio, lui era ancora al mio fianco. Gli sorrido felice.
«Sei ancora qui.», mormoro.
Mi sposta i capelli dagli occhi e mi bacia sulle labbra.
«È casa mia.», mi fa notare prendendomi in giro.
«Scemo.», lo colpisco con un leggero pugno sul braccio.
Mi stringe forte a sé e mi sento così bene.
«Non potrei più farlo.», sussurra con il viso tra i miei capelli. Mi stringo ancora di più a lui.
Mi scappa l'occhio sulla sveglia, sbaglio o leggo le otto e mezza? Cerco di mettere meglio a fuoco. No, non mi sbaglio!
«Cazzo! Sono in ritardo!», sbotto staccandomi dalla sua presa.
«Ti accompagno al volo.», dice baciandomi la spalla nuda.
Ci vestiamo di corsa. Cavolo, non ho nemmeno i vestiti di ricambio. Chissà cosa penseranno se mi presento con lo stesso vestito di ieri. Pazienza. Non ho il tempo di andare a casa a cambiarmi. Devo essere in negozio alle nove stamattina e non sopporto essere in ritardo.
«Aspetta, manca solo una cosa.», si avvicina a me e mi bacia avidamente.
«Ora possiamo andare.», sorride e mi trascina fuori.
Arrivo in libreria con cinque minuti di ritardo, poteva andarmi peggio.
Davide mi guarda irritato.
«Sei in ritardo.», mi ammonisce.
«Lo so, scusami. Non succederà più.», gli prometto andando di corsa nell'ufficio.
«Ci sei andata a letto.», dice con le braccia incrociate al petto.
«Era una domanda o un'affermazione?», chiedo senza nemmeno guardarlo in faccia.
«Hai capito benissimo.», risponde serio.
Mamma mia, che ansia. Perché non mi lascia un po' stare?!
«Non sono affari tuoi Davide.», ringhio guardandolo negli occhi.
«Ti farà soffrire, ne sono certo.», cambia improvvisamente espressione, sembra triste ora.
«Spero tanto che tu ti stia sbagliando.», dico passandogli accanto per andare in negozio.

 

Sono passate un paio di settimane da quel famoso pic-nic. Con Nicholas le cose proseguono bene. Stiamo andando con cautela, godendoci ogni attimo possibile insieme. Davide rompe le scatole come al solito, ma ormai non ci faccio nemmeno più caso. Mi sono rassegnata, al massimo faccio finta di non sentirlo, sempre per il quieto vivere ovviamente. Secondo lui sto facendo un grosso errore a stare con Nicholas, ma che ne può sapere lui? Come fa a sapere che cosa è meglio per me? Sarebbe lui quel meglio? Ne dubito. Non sono attratta da lui, non è il mio tipo. Può essere anche il ragazzo più bello e più protettivo del mondo, ma a me non interessa. So con chi voglio stare e non è di certo lui. Voglio solo Nicholas.
«Sei pronta per una bella cenetta da me?», chiede Nicholas quando mi viene a prendere al lavoro quella sera.
«Prontissima.», rispondo io entusiasta.
Adoro la sua cucina. Forse perché io di cucinare proprio non ne voglio sapere, non fa per me, sono un disastro. Mi sto facendo viziare da lui e non mi dispiace per niente.
Quando arriviamo a casa sua, c'è una persona seduta sui gradini dell'ingresso. Una donna. Si alza appena ci vede arrivare.
«Nicholas.», sussurra lei con voce suadente.
«Elena.».
Rimane imbambolato a fissarla. Lascia andare la mia mano, ed io rimango lì come una cretina. Loro due continuano a guardarsi negli occhi.
«Mi sei mancato tanto.», gli dice.
Credo di sapere chi è. L'amore della sua vita, quella che l’ha lasciato spezzandogli il cuore. Da come la sta guardando, capisco che lui la ama ancora. Mi sento di troppo qui. Devo andarmene, non ce la faccio a vedere questa scena. Era troppo bello per essere vero. Mi giro e m’incammino. Nicholas finalmente si rende conto della mia presenza.
«Emma! Dove stai andando?», chiede prendendomi per un braccio.
«So che vuoi andare da lei. È stato bello finché è durato.», farfuglio con gli occhi che si riempiono di lacrime.
«Emma...».
«Ci si vede in giro Nicholas.», mi stacco dalla sua presa.
O anche no.
«Ti accompagno a casa.», si offre lui dolcemente.
«Non ti preoccupare per me, me la cavo da sola.», lo rassicuro.
«Ma sono cinque chilometri!», sbotta sorpreso.
«Non fa niente. Addio Nicholas.», dico voltandogli le spalle e andando per la mia strada.
«Emma!», sento gridare alle mie spalle. Non ho intenzione di voltarmi, non voglio sentire improbabili scuse, voglio solo andarmene da qui. Appena esco dal cancello e volto l'angolo, scoppio in lacrime. Non so quanto ci ho messo ad arrivare a casa, so solo che i piedi sono una vescica unica, e le gambe mi fanno tremendamente male. Se davvero avesse tenuto a me, non mi avrebbe mai lasciato andare via. Probabilmente non gli è mai importato molto di me. Ci ha messo meno di due minuti a liberarsi della sottoscritta. Non posso competere con lei, più bella, più alta, più sofisticata, soprattutto meno goffa. Non me la sento di andare al lavoro domani. Non ho voglia di vedere Davide e sentirmi dire Te l'avevo detto. Ne faccio volentieri a meno. Mando un messaggio a Jessica, così avverte lei Enrico. Mi butto a pancia in sotto sul letto e inzuppo il cuscino con le mie lacrime. Nemmeno quando se n’è andato Mattia ho pianto così tanto. Ora devo solo cercare di riprendermi e dimenticarlo. Non so se sarà possibile, ma farò del mio meglio. Ho staccato il telefono a casa e ho spento il cellulare, in questo modo non corro il rischio che qualcuno rompa le scatole. Di sicuro i miei si preoccuperanno se non mi sentono, ma non mi va di parlare proprio con nessuno. Ho solo voglia di piangere.

 



 
*Spazio autrice*
Allora, veniamo a noi. Probabilmente anche oggi riceverò abbastanza pomodori e verdura varia per farmi una bella insalatona LOL. Sembrava che le cose tra Emma e Nicholas stessero andando bene, ma poi è arrivata LEI. Mmmm, Nicholas la amerà ancora, o è solo Emma che si è fatta quell'idea? Sta di fatto che lei sta male, di nuovo... secondo me è anche piuttosto masochista, ma magari è solo la mia idea :) Staremo a vedere che cosa succederà nel prossimo capitolo... incrociate le dita per Emma e non picchiate me, per favore!
Ringrazio davvero tanto chi sta seguendo/preferendo/ricordando questa mia storiella e ringrazio le super donnine che mi lasciano sempre un commentino... un abbraccio grande grande.


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La mia sovrannaturale romantica
Le ali della salvezza

Ho iniziato anche una vampiresca... sì, lo so, non avevo di meglio da fare ;)
Il profumo del destino

 

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto ***





Capitolo Otto
 
La giornata di totale solitudine non è servita un granché. Ho pianto tanto e ho pensato a lui tutto il tempo. Forse se andavo a lavorare era meglio, almeno avevo qualche distrazione. Sulla soglia del palazzo trovo una rosa rossa quando esco. C'è un biglietto con scritto: Emma mi dispiace tanto. N.
Perché mi sta facendo questo? Mi scende una lacrima e la asciugo con la mano. Butto la rosa nel primo cestino che trovo per strada. Averla davanti agli occhi mi fa solo stare peggio. Passo davanti al supermercato per andare al lavoro. Nicholas è lì fuori che scarica degli scatoloni dal camion. I nostri occhi s’incontrano, ma distolgo subito lo sguardo e tiro dritto, il più veloce possibile. Sento gridare il mio nome alle mie spalle. Faccio finta di non sentirlo e mi chiudo in libreria, respiro a fondo per non vomitare. Mi sento uno schifo.
«Stai bene cara?», chiede Enrico appena mi vede entrare in quello stato.
«Ho avuto giornate migliori.», rispondo cercando di sorridergli.
«Potevi stare a casa anche oggi se non te la sentivi.», mi dice con dolcezza.
«Grazie mille Enrico, mi creda, è meglio lavorare.», gli faccio notare andando verso l'ufficio.
«Problemi di cuore?», domanda, inarcando un sopracciglio.
«Problemi di cuore.», confermo io.
Mi posa una mano sulla spalla e sorride.
«Ci siamo passati tutti mia cara. Purtroppo prima o poi capita.», commenta.
«Lo so.», dico con un sorriso rassegnato.
«Sei una ragazza giovane e carina. Di sicuro non ti mancheranno i corteggiatori.», afferma prima di tornare in negozio.
Certo come no, c'è la coda per stare con me. L'unico uomo che m’interessa, non ne vuole sapere. L'unico che non m’interessa, mi è sempre tra i piedi. Si parla del diavolo...
«Non vorrei infierire, ma te l'avevo detto.», borbotta Davide appoggiato allo stipite della porta.
«Grazie, avevo davvero bisogno di sentirmelo dire.», esclamo con una smorfia.
«Scusami Emma.».
Si avvicina a me e mi prende le mani.
«Non fa niente, me lo sono meritato.», scuoto la testa e gli offro mezzo sorriso.
«Cos'è successo?», chiede mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«La sua ex lo stava aspettando davanti a casa sua. Mi sentivo di troppo e sono tornata a piedi.», lo informo con una scrollata di spalle.
«Ma sono un sacco di chilometri.», sbotta sgomento. «Come ha potuto lasciarti andare in quel modo?!».
Alzo nuovamente le spalle.
«A quanto pare non ero poi così importante per lui.».
Mi si stanno di nuovo riempiendo gli occhi di lacrime. Lui mi abbraccia forte.
«Io non ti avrei mai fatto una cosa del genere.», sussurra dolcemente accarezzandomi i capelli.
«Non ci scommetterei.», mugugno io.
«Perché dici così?», cerca il mio sguardo.
«Perché tutti gli uomini con cui sono stata, alla fine se ne sono andati. Comincio a pensare di avere qualcosa che non va.», ora mi sento decisamente depressa.
«Sei perfetta Emma.», mi accarezza il viso.
«Grazie Davide.», gli sorrido appena.
«Non ti metteresti mai con me, vero?», chiede con la mano ferma sul mio viso.
«Mi lusinga che tu voglia stare con me, ma non posso, mi dispiace.», gli rispondo sinceramente.
«Se dovessi cambiare idea, io ci sarò sempre per te.».
Annuisco e lo bacio sulla guancia.
«Grazie Davide.».
Lui tiene la mano sulla guancia, imbambolato, mentre io me ne vado in negozio a far finta di lavorare. Scollego il cervello mentre sistemo gli scaffali, se non penso affatto, non c'è rischio che possa pensare a lui, almeno spero funzioni.
«Buongiorno.», sento salutare alle mie spalle.
Mi giro per vedere chi è e, a quella vista, cado dallo sgabello. Sbatto pesantemente il sedere a terra, una serie di libri mi cade addosso, tanto per infierire. Maledetti! La causa di questo tonfo viene in mio soccorso e mi toglie i libri dalle gambe. Sono tutta dolorante.
«Ce la fai ad alzarti Emma?», chiede offrendomi la mano. La rifiuto irata.
Nel frattempo anche Davide arriva di corsa, agitato come non mai. Mi prende le mani e mi fa alzare.
«Ti sei fatta male?», domanda con entrambe le mani sul mio viso.
«Sto bene.», mento.
Ho voglia di scappare da questo posto a gambe levate.
«Che cosa ci fai qui?», domando nervosa.
«Passavo di qui e mi eri sembrata tu.», risponde con una scrollata di spalle.
Davide ci guarda confuso.
«Vi conoscete?», chiede aggrottando la fronte.
«Abbiamo vissuto insieme per un anno prima che lui se ne andasse.», ribatto senza togliere gli occhi da Mattia. È ancora più bello di come lo ricordassi.
«Sei ancora arrabbiata con me?», domanda togliendomi una ciocca di capelli dagli occhi.
Mi scosto di scatto.
«Non saprei, la frase Non ne posso più di te mi era sembrata poco convincente. Aspettavo con ansia il tuo ritorno.», replico infastidita.
«Davvero?». C'è speranza nella sua voce.
«Ma sei scemo? Me ne sono andata a duecento chilometri di distanza per non doverti più vedere tutti i giorni. A quanto pare erano ancora pochi.», esplodo livida di rabbia.
«Emma, mi dispiace.», dice mortificato.
«Ma vaffanculo Mattia! Scusami Davide, devo uscire.».
«Emma, sicura di stare bene?», chiede lui preoccupato.
«Sicura.», rispondo varcando la soglia del negozio.
Ho lasciato la borsa in ufficio, passerò più tardi a prenderla. Da dove è saltato fuori? Come ha fatto a trovarmi? Mi scoppia la testa. Corro verso casa, ma non ho le chiavi per entrare. Mi siedo sui gradini e piango, piango tutta la mia frustrazione. Perché ce l'hanno tutti con me? Non bastava Nicholas, ci mancava anche Mattia a rendere tutto ancora più complicato.
«Cara, perché piangi?», chiede una voce davanti a me.
Alzo lo sguardo, una signora anziana con un bastone a sorreggerla mi sta osservando triste.
«Non è niente.», rispondo asciugandomi gli occhi con le dita.
«Tutte quelle lacrime di sicuro vogliono dire qualcosa. Ti va una tazza di tè e due chiacchiere con una vecchia carampana come me?», mi domanda dolcemente.
Forse sfogarmi con qualcuno che non conosco può essermi d'aiuto, male non può di certo farmi.
«Volentieri.», accenno un sorriso.
Entriamo nel mio palazzo. A essere sincera non avevo mai visto questa signora prima d'ora.
«Non sapevo abitasse anche lei qui.», le faccio notare mentre saliamo le scale.
«Sono venuta a trovare mio fratello. È l'unico parente che mi è rimasto.», mi dice.
Suo fratello è il vicino scorbutico che porta sempre a spasso il cane, non mi degna nemmeno di uno sguardo. Pazienza, posso farne anche a meno.
«Non ci siamo mai sposati.», mi fa notare mentre osservo le poche foto sul mobile della sala. Sono quasi tutte in bianco e nero, immagino siano loro da giovani.
«Oh scusami, non mi sono nemmeno presentata! Che stupida! Mi chiamo Magda e non sognarti a darmi del lei.», mi punta contro il dito.
«Io sono Emma.», mi presento con un sorriso.
«Allora Emma cara, per chi erano tutte quelle lacrime?», chiede porgendomi una tazza di tè. Mi siedo sul divano e sospiro.
«Da dove comincio?», domando debolmente.
«Comincia dall'inizio tesoro, ho tutto il tempo che vuoi.», risponde accomodandosi sulla poltrona di fronte a me.
Prendo un bel respiro e parto con il mio racconto.
«Mi sono trasferita qui un paio di mesi fa. Volevo dimenticare il mio ex. Pensavo che duecento chilometri fossero una buona distanza.», soffio sul tè bollente e ne mando giù un sorso.
«E invece?», m’invita a proseguire.
«Oggi lui è capitato nella libreria in cui lavoro.», mi scappa una smorfia.
Non riesco ancora a credere che mi abbia trovato, qualcuno al nostro paese avrà parlato un po' troppo.
«Provi ancora qualcosa per lui?», chiede guardandomi attentamente.
«Tanta rabbia. Se n'è andato dopo un anno di convivenza senza darmi una spiegazione. Non lo vedevo o sentivo da quella sera.», la informo.
«Tesoro mio, che brutta cosa.», commenta stupita.
«Sono scappata via di corsa. Non avevo voglia di sentire le sue eventuali scuse.».
Guardo la tazza stretta tra le mie mani. Fa un caldo tremendo, ma sento freddo dentro le ossa.
«Le lacrime non erano per lui, vero?».
Questa vecchietta ha già capito tutto, devo avercelo scritto in fronte.
Scuoto la testa.
«Recentemente mi sono innamorata di un uomo stupendo, lavora nel supermercato qui sotto. Mi fa battere forte il cuore.», rispondo fantasticando sul suo corpo perfetto. Devo togliermi quell'immagine dalla testa.
«Ma?».
«Ma è tornata la sua ex. Credo che lui la ami ancora, e mi sono dileguata.», gli occhi mi si riempiono nuovamente di lacrime.
«Ti ha cercato?», appoggia la sua tazza sul tavolino.
«Anche se lo avesse fatto, io lo sto evitando come la peste. Mi ha lasciato una rosa rossa davanti casa stamattina.».
Ormai le lacrime scorrono da sole, non cerco nemmeno di trattenerle.
«È un uomo romantico.», nota con soddisfazione.
«Lo è, ma non mi ama.», affermo decisa.
Respiro a fondo e cerco di ritrovare un po' di contegno.
«Ne sei sicura?», chiede aggrottando le sopracciglia.
Annuisco.
«Diventi sempre così rossa quando pensi a lui?».
Sta sorridendo.
Mi porto le mani al viso e sbuffo.
«Purtroppo sì. Combino anche un sacco di guai quando sono vicina a lui.», dico rassegnata.
Ride di gusto.
«Emma cara, sei irrimediabilmente innamorata di quell'uomo.», esclama con enfasi.
«Mi sa di sì. Che cosa devo fare secondo te?», sprofondo completamente nel comodo divano.
«Secondo me lui ti cercherà ancora. Fagli vedere cosa si sta perdendo a non stare con te.».
«E come dovrei fare?», non sono certa di quello che sta cercando di dirmi.
«Amoreggia con lui, ma non cedere. Ingelosirlo con altri uomini può solo complicare la cosa, quindi evitalo.», mi dice seria.
«Lo so.», confermo con una smorfia.
«L'hai già fatto?», chiede sgranando gli occhi incredula.
«Purtroppo sì.», mi guardo la punta dei piedi in totale imbarazzo.
«E cosa è successo?».
«Lui è tornato da me per un paio di settimane, poi è arrivata lei a rovinare tutto. L'altro si è invaghito di me.», sbuffo sonoramente.
Mi metto le mani tra i capelli.
«È una tortura! Stavo così bene da sola!», sbotto.
«Ne dubito cara. Ora c'è un po' di pepe nella tua vita.», commenta allegra.
«Non ne sentivo l'esigenza.», arriccio il naso.
«Vorresti tornare con lui, non è vero?».
Annuisco.
«Vorrei che mi dicesse che mi ama. Sentire uscire un Ti Amo dalla sua bocca è quello che desidero di più al mondo.», sospiro. È una missione impossibile, ne sono certa.
«Facciamo così. Io resto qui per altre due settimane. Se entro queste settimane lui non si dichiara, vorrà dire che ti metterai il cuore in pace e andrai avanti. Ti va?», mi propone.
La guardo poco convinta, ma tanto cosa ho da perdere? Lui non è mio comunque, tanto vale provarci. Male che vada, smetterò di torturarmi.
«Va bene.», le concedo alla fine.
«Domani mattina mi accompagni a fare la spesa e cominciamo a lavorarcelo. Sarò la tua migliore amica in questi giorni.», si siede accanto a me sul divano e posa la sua mano rugosa sulla mia.
«Grazie Magda, avevo davvero bisogno di un'amica.», la bacio sulla guancia.
Sospiro e mi alzo.
«Vado a recuperare la mia borsa in libreria. Spero che nel frattempo il mio ex si sia smaterializzato.».
Ridiamo entrambe.
«A domani cara e mi raccomando niente più lacrime!».
«Te lo prometto.», dico prima di chiudermi la porta alle spalle.
Chissà da dove salta fuori questa donnina. Mi ha fatto davvero bene parlare con lei, avevo bisogno di sfogarmi con qualcuno e lei è capitata proprio al momento giusto.
Quando arrivo in libreria, è quasi mezzogiorno. Non vedo Mattia da nessuna parte, non vedo nemmeno Davide. Enrico è alla cassa e sta sistemando dei segnalibri.
«Tutto bene cara?», chiede preoccupato.
«Mi dispiace essere scappata in quel modo prima.», mi scuso sinceramente.
«Probabilmente l'avrei fatto anch'io.», mi rassicura con un sorriso sghembo.
Entro nell'ufficio e trovo Mattia e Davide seduti a parlare. Appena si accorgono di me si girano entrambi a guardarmi. Mattia si alza e viene verso di me.
«Stai bene piccola?».
«Non chiamarmi piccola, ti prego.», sbotto acida.
«Scusami.», dice sfiorando la mia guancia con le dita. Mi scosto ancora una volta.
«Che cosa ci fai qua?», gli chiedo incrociando le braccia al petto.
«Promozione.», risponde lui stringendosi nelle spalle.
Lo guardo confusa.
«Promozione?», ripeto senza capire di che cosa stia parlando.
«Ho scritto un libro Emma e sono qui a promuoverlo.», continua lui.
«E quando l'avresti scritto?», domando inarcando un sopracciglio.
«Dopo che me ne sono andato.», dice guardandomi negli occhi.
«Stavamo decidendo che giorno fare la presentazione.», Davide s'intromette nel discorso.
«Tieni, leggilo. Sarei felice di sapere la tua opinione a riguardo.».
Mattia mi mette una copia del suo libro tra le mani e sorride.
«Perché?».
«Perché tengo a te Emma.», mi bacia sulla guancia.
Davide è visibilmente irritato. Anch'io lo sono in effetti, lo fulmino con lo sguardo.
«Mi avrai tra i piedi per un po' di giorni.», esclama allegro.
«Sono così felice!», tuono sarcastica.
Prendo la mia borsa ed esco di corsa, ne ho davvero abbastanza per oggi. Nel passare davanti al supermercato butto un'occhiata, ma non lo vedo, per fortuna. Sono troppo incazzata e potrei trattarlo male, cosa che non farei mai in una giornata normale. Entro in casa e mi barrico dentro, come se ci fosse un assassino che mi sta inseguendo. Lancio il libro di Mattia sul divano e vado a farmi una doccia fredda. Rimango sotto il getto finché non sembro una prugna secca. Rivederlo mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene. Pensare che una volta lo amavo, come cambiano le cose nei mesi. Metto al volo un vestito senza maniche piuttosto corto e apro il frigorifero in cerca di qualcosa da mangiare. Ci trovo solo un misero yogurt alla fragola, pure scaduto. Pazienza, mi devo accontentare, di sicuro non andrò giù a comprare qualcosa, non ci penso nemmeno. Ma cavolo, ho fame! Mi metto un paio di infradito, prendo la borsa ed esco controvoglia. Una volta al supermercato prendo un paio di cose al volo. Non faccio molto caso a quello che butto nella cesta, basta andarmene il prima possibile di lì. Ho voglia di biscotti al cioccolato, mi allungo a prenderli, non ci arrivo. Li sfioro appena, ma abbastanza da far cadere tutti i pacchettini sulla mia testa, mi riparo con le mani. Ho gli occhi chiusi, ma sento la sua presenza dietro di me. Respiro il profumo del suo dopobarba e mi gira la testa.
«Era un po' che non sistemavo i tuoi disastri. Ti sei fatta male?», chiede allontanando le mie mani dalla testa e stringendole nelle sue.
Apro gli occhi e i nostri sguardi s’incontrano, mi manca il respiro, sento il calore salirmi in viso.
«Sto bene, grazie.», balbetto.
«Mi manchi Emma.», sussurra sfiorandomi il viso con le dita. «Sei sexy con questo vestito.».
«Scusami, devo andare.», mi stacco da lui cercando di far tornare regolare il mio respiro, il cuore mi batte all'impazzata.
Raccolgo le mie cose e vado alla cassa a pagare. Lui mi fissa appoggiato alla colonna e sorride. Sapevo di non dover venire giù, vestita in questo modo poi! Ho il cuore che va a mille e la salivazione azzerata. Mi sta venendo un attacco di cuore? Respiro a fondo e cerco di darmi una calmata. Chissà come mai, più te ne vuoi andare alla svelta e più tutti sono lenti! Mi viene la tentazione di mollare tutto e andarmene a casa di corsa, non farei una gran bella figura però. Respira a fondo Emma, respira a fondo. È un incubo! Lui si sta divertendo un mondo. Ha incrociato le braccia al petto e ride di gusto guardandomi. Lo fulmino con lo sguardo e alza le spalle divertito. Dio quanto amo quell'uomo! Scuoto la testa, alzo gli occhi al cielo e gli sorrido. Mi saluta con la mano quando sto per uscire, ricambio il saluto timidamente.
Devo andare da Magda e raccontarle quello che è successo! Busso alla sua porta e viene ad aprirmi suo fratello.
«Buongiorno, potrei parlare con Magda?», chiedo educatamente.
Lui mi guarda torvo.
«Entra pure cara, lascia perdere mio fratello.», sento dire alle sue spalle.
Lui si sposta e mi lascia entrare. Che sia diventato così burbero perché non si è mai sposato, o è sempre stato così?
«Hai novità per me tesoro?», chiede curiosa.
«Sono andata al supermercato, non avevo più niente da mangiare e sono dovuta andare per forza.», comincio.
Prendo un bel respiro.
«Stai tranquilla cara, respira a fondo.», mi guarda con aria divertita.
«Lui era lì.», continuo.
«E?», m’incita lei.
«Ho fatto cadere dei pacchi di biscotti.», mi nascondo il viso con le mani in imbarazzo.
Ride allegra.
«Lo so, non ci posso fare niente! È venuto in mio soccorso.».
«Ha amoreggiato con te?», chiede curiosa.
«Decisamente.», affermo.
«L'hai tenuto sulle spine?», inarca un sopracciglio.
«Direi di sì.», dico convinta.
«È un buon inizio allora. Domani andremo insieme, sono curiosa di vedere questo tizio che ti ha fatto perdere la testa.».
La abbraccio felice e me ne torno a casa mia. Sento che potrebbe funzionare. Ho ancora il cuore che batte forte. Se non posso avere Nicholas, penso che rimarrò anch'io zitella a vita. Spero solo di non diventare acida come il fratello di Magda!



 
*Spazio autrice*
Rieccomi :) Qualcuno mi aveva detto "Dimmi che ci sarà un terzo uomo!". Eccovi accontentate! Non so se sia un bene o un male l'arrivo di Mattia, sta di fatto che Emma non è per niente felice di averlo rivisto. Povera, continuano a tormentarla in ogni modo. Ha fatto anche la conoscenza di Magda, una vecchietta bella vispa... forse aveva proprio bisogno di qualcuno con cui sfogarsi. Nicholas... oh Nicholas... ti sta tenendo sulle spine... è la tua giusta punizione :) Va bene, ora lascio a voi i commenti su questo capitolo un po' così. Ringrazio sempre tantissimo chi segue/preferisce/ricorda questa storia e un abbraccio grande grande alle super donne che mi lasciano sempre due parole :) A martedì prossimo!



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Capitolo 9
*** Capitolo Nove ***





Capitolo Nove
 

Oggi comincio alle undici in libreria, ho parecchio tempo per accompagnare Magda a fare la spesa. Indosso una canottiera molto scollata e una gonna corta a pieghe rosa, oso mettermi un paio di scarpe con il tacco. Se devo flirtare con lui, tanto vale farlo bene. Passo a prendere Magda alle nove.
«Emma cara, farai girare la testa a quell'uomo stamattina.», afferma l'anziana attaccandosi al mio braccio.
«Era proprio questa la mia intenzione.», le dico con un sorriso.
Quando varchiamo la soglia del supermercato, Nicholas sta aprendo dei cartoni e non ci vede entrare. È di schiena e ammiro il suo sedere, come tutte le volte.
«Quello è il suo sedere.», faccio notare a Magda a bassa voce.
«Oh mia cara, è davvero un gran bel fondo schiena.», conferma dandomi una pacca sulla mano.
Ci avviciniamo a lui e Magda chiede: «Scusi giovanotto, non è che mi prenderebbe una di quelle scatole di cereali lì in alto?».
«Certo signora.», risponde lui gentilmente senza nemmeno voltarsi. Quando si gira per consegnare la confezione a Magda, mi vede.
«Emma.», mormora con un filo di voce.
«Lei è la mia vicina Magda, le sto dando una mano a fare la spesa.», gli spiego.
Smette di fissarmi per pochi secondi e si concentra sulla mia nuova amica.
«È un piacere conoscerla signora.».
«Lei chi sarebbe bel giovanotto?», chiede lei facendo finta di niente.
«Sono Nicholas, il proprietario del supermercato.», si presenta con un sorriso.
«Proprietario? Pensavo fossi solo un commesso.», borbotto confusa. Ho sempre dato per scontato che lui ci lavorasse soltanto qui; non mi è mai nemmeno passato per l'anticamera del cervello che potesse esserne il proprietario.
«Non me l'hai mai chiesto.», afferma stringendosi nelle spalle.
«Vado a prendere le carote tesoro, ti aspetto lì.», dice Magda staccandosi dal mio braccio e incamminandosi lentamente con il suo bastone.
Non riesco a staccare gli occhi da Nicholas, mi manca tantissimo stare con lui.
«Mi hai lasciato senza fiato stamattina.», si avvicina lentamente a me.
Cerca di baciarmi, ma mi scanso appena in tempo. Sto arrossendo, lo sento.
«Non posso Nicholas.», farfuglio con un filo di voce.
«È per lei non è vero?», chiede prendendomi le mani.
Annuisco.
«Non l'ho nemmeno lasciata entrare in casa.», mi rassicura.
Lo guardo confusa, ancora una volta.
«Rivederla dopo tutto questo tempo non ha risvegliato niente in me. Mi dispiace aver rovinato tutto lasciandoti andare in quel modo, ma dovevo chiarire con lei.».
Mi sposta una ciocca di capelli e mi bacia la guancia in fiamme.
«Non rinuncerò a te Emma.», mi sussurra all'orecchio.
«Emma cara, dobbiamo andare.», urla Magda dalla sua posizione di guardia.
«Vai ora.», mi sorride e mi accarezza il viso.
Riprendo a respirare, per tutto il tempo che sono stata con lui, ho trattenuto il fiato. M’incammino verso Magda e respiro a fondo.
«Ti stava guardando il sedere mentre venivi qua. Vedevo le bave colargli lungo il mento.», dice lei allegra.
«Magda! Ti sembrano cose da dire?», mi fingo offesa.
«Certo! Ora girati e fagli un bel sorriso, lo manderai in tilt.», esclama entusiasta.
Faccio come dice. Quando mi giro, lui mi sta ancora guardando. Gli sorrido e lui si scompiglia i capelli nervosamente. Ricambia il sorriso, salutandomi con la mano.
«È andato in tilt?», domanda lei continuando ad andare per la sua strada.
«Credo di sì.», rispondo gongolando.
«Stai andando bene allora mia cara.».
Magda è davvero soddisfatta del risultato ottenuto, io sono ancora un po' frastornata.
«È davvero un bel giovanotto. Se avessi cinquant'anni di meno, ci avrei fatto anch'io un pensierino.», dice a un tratto.
Ridiamo felici. Mi sento bene quando sto con lei.
«Grazie Magda.», le stringo delicatamente il braccio.
«E di cosa tesoro?», chiede lei corrugando la fronte.
«Del tuo aiuto. Mi starei ancora piangendo addosso se non fosse stato per te.», le rispondo sincera.
«È bello aiutare le brave persone.», mi sorride radiosa.
Aiuto Magda a portare su le borse e vado a cambiarmi. Questo genere di abbigliamento va bene per farmi desiderare da Nicholas, non vorrei che quei due si facessero delle strane idee. Jeans e maglietta accollata vanno anche troppo bene, tanto in libreria c'è l'aria condizionata. Quando esco dal portone, trovo ancora una rosa rossa.

Stamattina eri una visione. Non immagini quanto mi manchi stare con te. N.

Annuso la rosa e la porto con me, questa volta non la getto nel primo cestino che mi capita a tiro. La annuso anche quando sono davanti al supermercato. Lui è appoggiato alla porta di servizio e sorride nel vedermi passare. Gli sorrido anch'io da dietro la rosa. Direi che per stamattina abbiamo flirtato abbastanza, se continuiamo così, vado lì e gli salto addosso.
«Attenta!», urla a un tratto.
Non è stato abbastanza veloce però, un attimo dopo sono a terra.
«Guarda dove vai, cazzo!».
Alzo lo sguardo e incrocio gli occhi blu di Mattia. Nicholas arriva di corsa e mi aiuta a rimettermi in piedi.
«Emma, sei tu. Scusami tanto.», farfuglia Mattia toccandomi il braccio.
«Stai bene piccola?», mi sussurra Nicholas all'orecchio.
Annuisco.
«Piccola?», sibila Mattia guardando Nicholas in cagnesco.
Oh mio Dio, andiamo bene. Ci mancava pure la scenata in pubblico ora!
«Qualche problema?», chiede lui tranquillo tenendomi stretta a sé.
«Lei è la mia ragazza.», urla Mattia rosso in viso.
Nicholas lo guarda furioso, le mani strette a pugno.
«Alt alt alt!», sbotto staccandomi da lui.
Mattia mi guarda confuso, la fronte corrugata.
«Da quando in qua sarei la tua ragazza?», domando incrociando le braccia al petto.
«Da sempre.», risponde lui calmandosi un po'.
Gli rido in faccia.
«Scusa, non volevo ridere, ma è stato più forte di me.».
Lui mi guarda ancora più confuso e Nicholas è sempre accanto a me, un braccio intorno alla vita a proteggermi.
«A me risulta che te ne sei andato sbattendo la porta. Mmm, fammi pensare... più o meno sette mesi fa.», riduco gli occhi a due fessure.
«Ma io ti amo Emma.», confessa guardandomi negli occhi.
Nicholas sussulta impercettibilmente a quelle parole.
«Non funzionano questi giochetti con me Mattia. Ho smesso di amarti una vita fa.», gli dico seria. Nicholas mi stringe ancora di più a sé.
«Ti riconquisterò.», esclama convinto.
«Perderai solo tempo.», scuoto la testa spazientita.
«Lo vedremo.», afferma e poi rivolto a Nicholas dice in tono minaccioso: «Tu non osare toccare la mia donna.».
«Troppo tardi.», commenta in tono serio.
L'ha detto davvero? Sto diventando rossa in viso, che vergogna.
Mattia è furioso e non lo nasconde minimamente. Ma che cosa vuole da me? Avrei dovuto aspettarlo? Per quale motivo? Non provo più niente per lui, si deve mettere il cuore in pace. Non mi ha nemmeno mai cercato o non si è mai scusato per essersene andato senza un motivo. Ora pretende che io sia ancora la sua ragazza? Non penso proprio.
«Per favore, smettetela.», sbotto chiudendo gli occhi e respirando a fondo.
«Ci vediamo in libreria, piccola!», tuona Mattia senza togliere lo sguardo da Nicholas.
Finalmente se ne va, mi porto le mani al volto e sbuffo rumorosamente. Nicholas lascia andare il mio fianco e si mette di fronte a me.
«È quello che ti aveva detto che non ne poteva più di te?», chiede dolcemente.
Tolgo le mani dal viso e lo guardo negli occhi.
«Proprio lui, in carne e ossa.», rispondo con una scrollata di spalle.
«Davvero non lo ami più?», mi sfiora il viso con le dita, fermandosi con il pollice sulle mie labbra.
«C'è solo un posto nel mio cuore ed è già occupato.», lo guardo negli occhi.
«Lo conosco?», domanda avvicinandosi alla mia bocca.
«Non lo so, però è tanto sexy.», non riesco a smettere di fissare le sue labbra.
«Nicholas! Che cosa stai facendo?», urla qualcuno a pochi passi da noi. È lei, in tutto il suo splendore. Ci mancava solo la ex! Il quadretto è completo ora.
«Elena, che cosa ci fai qui?», le chiede senza lasciarmi andare.
«Vi lascio soli, devo andare a lavorare.», cerco di divincolandomi da lui.
«Emma aspetta.», mi supplica prendendomi la mano.
«Devo andare Nicholas.», riprovo a dirgli.
«Giù le mani dal mio uomo troia!».
Elena si avvicina pericolosamente a me e mi molla un pugno in pieno viso.
«Ma sei impazzita?», tuona lui con rabbia.
«In un modo o nell'altro io ti riavrò Nicholas.», grida la pazza prima di andarsene.
Il naso mi sanguina e mi fa un male tremendo, spero che non me lo abbia rotto.
«Almeno a te Mattia non ha mollato un montante!», borbotto tanto per sdrammatizzare.
«Certo che anche in momenti del genere fai dell'ironia.», commenta dolcemente passandomi un fazzoletto.
«Che altro mi resta da fare?», mi tampono delicatamente il naso, finché non smette di sanguinare.
«Ti fa tanto male piccola?», chiede sfiorandomelo appena.
«Abbastanza. Chissà come la prenderanno in libreria.», dico con un sorriso.
«Vuoi che ti accompagni?», mi bacia la guancia.
«Ce la faccio, grazie.», gli poso una mano sul viso. «Ci vediamo Nicholas.».
Sto per andare, quando mi attira a sé e mi bacia sulle labbra.
«Anche nel mio cuore quel posto è già occupato.».
Sento che potrei svenire dopo un'affermazione del genere.
«Vai ora, o farai tardi.», mi lascia andare a malincuore.
Gli sorrido e m'incammino verso la libreria. Quel bacio mi ha stordito, anche il pugno sul naso in effetti, mi fa ancora tremendamente male. Mattia ed Elena sono arrivati proprio al momento giusto! Li vedrei proprio bene insieme.
Respiro a fondo ed entro in negozio.
«Che cosa ti è successo?», domanda Jessica appena mi vede.
«È una storia lunga.», rispondo andando verso l'ufficio.
Per la paura non mi sono nemmeno guardata allo specchio, non oso immaginare che aspetto ho in questo momento.
«Avrei spaccato la faccia a quel bastardo!», tuona con rabbia.
Mattia è alle mie spalle. Sbuffo. Mi giro a guardarlo e spalanca la bocca, direi che non devo avere un gran bell'aspetto, ora ne sono certa.
«Che diavolo è successo amore mio?», è parecchio preoccupato, lo capisco dalla sua espressione corrucciata.
«Prima di tutto non chiamarmi amore.», sbotto acida. «Secondo, tu non hai avuto le palle per colpirlo, ma la sua ex le ha avute per colpire me.».
Viene verso di me, ma lo fermo subito con un gesto della mano.
«Lascia stare, sto bene.», lo rassicuro uscendo dalla stanza.
Davide non è nei paraggi, per fortuna. La mia vita è un po' troppo affollata in questo periodo e, sinceramente, ne farei volentieri a meno.
«Fra dieci giorni c'è la presentazione del mio libro.», m'informa Mattia avvicinandosi a me.
Lo guardo inarcando un sopracciglio.
«Vorrei che fossi tu a organizzare tutto.».
«Non mi sembra il caso.», gli faccio notare.
«Perché?».
«Lavoro qui da poche settimane, non ne sono capace.», gli spiego stringendomi nelle spalle.
«Prometti almeno di leggere il mio libro?», chiede quasi pregandomi.
«Te lo prometto Mattia.».
Questo posso concederglielo, in fin dei conti sono proprio curiosa di sapere quello che ha scritto. Lui mi sorride felice e mi abbraccia.
«Mi sei mancata così tanto amore.», mi sussurra all'orecchio.
Che cosa ho fatto di male per meritarmi questo?! Mi sembra di aver parlato con il muro fino a ora, ma probabilmente il muro avrebbe capito certamente di più.
«Non respiro Mattia.», mugugno.
Mi sta stringendo talmente forte che mi manca il fiato.
«Scusami!», dice staccandosi immediatamente.
«Che cosa hai fatto al naso?».
Ecco, ci mancava solo lui e il cerchio è completo.
«Sono andata a sbattere contro un pugno.», lo prendo in giro.
Davide mi guarda confuso, non ha capito la mia battuta.
«Lascia stare, scherzavo.», esclamo.
Si avvicina e mi sfiora delicatamente il naso con le dita.
«Ti fa male?», chiede preoccupato.
«Neanche bene.», rispondo con un'alzata di spalle.
Le sue dita scivolano sul mio viso. Oh Signore! Mi scanso e vado a sistemare qualche libro. Questa situazione non mi piace neanche un po', solo Nicholas può toccarmi tutte le volte che vuole. Per gli altri sono off limits, il problema è farlo capire a quei due.
Li sento parlottare in ufficio.
«Guai a te se la sfiori di nuovo.», ringhia Mattia a denti stretti.
«Lei non è di tua proprietà. Sarà lei a decidere con chi stare.», gli fa notare Davide, non ha intenzione di darsi per vinto.
Alzo gli occhi al cielo esasperata. Signore dammi la forza! Vorrei andare lì e prenderli entrambi a schiaffi, ma sono una signora. Lo capiranno che non sono per niente interessata a stare con loro? Il per niente lo sottolineo un centinaio di volte, tanto per essere certa che capiscano.
«Non ho mai visto nessuna ragazza corteggiata da tre ragazzi contemporaneamente.», commenta Jessica di fronte a me. Spia dentro l'ufficio e ride guardando i due idioti parlottare su cosa sia meglio o peggio per la sottoscritta.
«Peccato che a me interessi la corte di uno soltanto.», le faccio notare.
«Nicholas?», chiede a bassa voce.
«Esatto.», dico a bassa voce.
«Mattia è davvero carino però.», diventa tutta rossa in viso.
«Oh oh ti piace!», esclamo con un sorriso.
Annuisce timidamente.
«Te lo lascio volentieri. Anzi, se me lo togliessi dai piedi, ne sarei perfino felice.», la mia bocca si contrae in una smorfia.
«Mi sa che lui è interessato solo a te però. Da quello che ha scritto nel suo libro...».
Lascia la frase in sospeso.
«Che cosa ha scritto?», le chiedo aggrottando la fronte. Sono parecchio confusa dopo questa sua affermazione.
«Non l'hai letto?», domanda incredula.
Scuoto la testa.
«Emma, devi leggerlo allora.».
Mi sa che devo cominciare a preoccuparmi. Che cavolo avrà mai scritto? Quando torno a casa, devo farmi forza e coraggio e prendere in mano quel dannato libro!
Sono immersa nei miei pensieri, quando mi sento prendere per i fianchi. Qualcuno affonda il viso tra i miei capelli, mi bacia il collo e sussurra: «Mi manca fare l'amore con te.».
Mi giro a fatica e lo fulmino con lo sguardo.
«Prima di tutto starei lavorando. Secondo, ma ti sei bevuto il cervello?», tuono furiosa.
«Ti amo Emma. Voglio tornare con te.», piagnucola.
«Oh mio Dio, Mattia! Fammi il piacere di smetterla.».
Mi sta esasperando. Fra un po' lo strattono o lo caccio fuori a calci, forse entrambe le cose.
Prova a baciarmi e gli mollo uno schiaffo in pieno viso, sono furiosa.
«Smettila ti ho detto!», ringhio.
«Scusami Emma.», farfuglia con la coda tra le gambe.
«Lasciami lavorare in pace, per favore.», mi allontano da lui in fretta e furia.
Vado in un altro reparto ed Enrico mi si avvicina.
«Lo so che te la cavi benissimo anche da sola, ma se hai bisogno di una mano con quei due, non farti problemi.», mi dà un'amorevole pacca sulla spalla.
«Grazie mille Enrico. Quando ci si mettono, sono davvero fastidiosi.», gli dico storcendo il naso.
«Ho notato cara, ho notato. A quanto pare sei parecchio corteggiata.», commenta con un sorriso.
«Mmm. Sì, ma non m’interessa.», dico con una scrollata di spalle.
«Nicholas?», chiede.
«Nicholas.», affermo io con un sorriso timido. Sento che sto diventando rossa.
«Io tifo per voi ragazzi.».
«Grazie Enrico. Speriamo bene.», sospiro sconsolata.
Resto di nuovo sola con i miei pensieri. Chissà quando rivedrò Nicholas ora. Non lo voglio cercare, voglio che le cose capitino per caso, o per lo meno che sia lui a cercarmi. Non voglio passare per disperata. Pensando a lui il tempo passa velocemente ed è già ora per me di andare, finalmente. Prendo le mie cose al volo e scappo prima che quei due m’incastrino in uno dei loro siparietti, ne ho avuto abbastanza per oggi. Saluto tutti senza guardarmi indietro e vado.
Tiro un sospiro di sollievo quando sono lontana da occhi indiscreti. Il supermercato è già chiuso. Svolto l'angolo e Nicholas è appoggiato al corrimano, mi fissa con una rosa rossa tra le dita. Gli sorrido.
Quando sono a pochi passi da lui, mi dice: «Ho pensato di dartela di persona stasera.».
Me la porge e la porto al naso, ha un profumo meraviglioso.
«Grazie.», mi sento avvampare.
«Il tuo ex ci sta dando dentro ho visto.», mi sorride.
Lo guardo confusa.
«Ho visto come ci stava provando con te in libreria oggi.», mi prende per i fianchi e mi attira a sé.
«Hai visto anche che bel rovescio gli ho dato?», chiedo incantata dalla sua bocca.
«Soprattutto quello. Hai visto la sua espressione?», mi sfiora il viso con due dita.
«Ero furiosa.», ammetto stringendomi nelle spalle.
«Spero che tu non mi prenda a schiaffi se provo a baciarti anch'io.», si avvicina pericolosamente alla mia bocca.
«A tuo rischio e pericolo.», lo prendo in giro.
Le nostre labbra si sfiorano appena.
«Ragazzi miei, mi sembrava di avervi visto.».
Magda è alla finestra del salotto e ci guarda sorridendo.
Nicholas mi prende il viso con entrambe le mani e ride sconsolato.
«Ho come la sensazione che non voglia che noi due rimaniamo soli.».
«Penso che tu abbia ragione.», commento a bassa voce e poi rivolta alla mia nuova amica dico: «Ciao Magda! Ho appena finito di lavorare.».
«Vi va di venire a cena da noi?», ci chiede gentilmente.
«Non ti disturbare.».
«Nessun disturbo Emma cara. Venite, aggiungo due posti.».
Non faccio neanche in tempo a ribattere che è già sparita.
«Direi che non avrebbe accettato un no come risposta.», esclama Nicholas ridendo.
«Non sei obbligato a venire se non ti va.», apro il portone d’ingresso ed entro nell'atrio.
«Non vorrei si offendesse.», mi guarda negli occhi e mi segue all'interno.
«Non sia mai!», scoppio a ridere.
Mi prende per mano, intreccia le sue dita alle mie, e raggiungiamo l'appartamento del fratello di Magda. Non so nemmeno come si chiami quell'uomo, so solo che fa sempre una fatica tremenda a salutare.
«Ciao tesoro.», mi saluta Magda abbracciandomi forte.
«Ti ho salvata appena in tempo.», mi sussurra all'orecchio.
«Salve giovanotto, è un piacere rivederti.».
«Mi chiami Nicholas la prego.», le bacia la mano da bravo gentiluomo.
«Allora tu chiamami Magda e dammi del tu.», gli propone allegra.
«Va bene Magda.», le dice educatamente.
«Scusate mio fratello Mario, lui mangia prestissimo e poi si addormenta in poltrona. Se russa, non fateci caso.», ci informa lei andando verso la cucina. «Sedetevi ragazzi.».
«Aspetta, ti aiuto.», la seguo nell'altra stanza.
Una volta sole, le chiedo accigliata: «Che cosa intendevi con ti ho salvata appena in tempo?».
Lei ride di gusto.
«Non sono nata ieri bambina. Voi due sareste finiti in camera da letto se non vi avessi fermato.».
Guardo verso la sala e Nicholas mi sorride seduto al tavolo.
«Non riesco a stare senza di lui Magda.», le confesso.
«Lo so tesoro, ma lui deve capire cosa vuole veramente da questa storia. Tu vuoi sapere se ti ama, giusto?».
«Giusto. Voglio di più, il sesso non è tutto.», fisso il muro davanti a me. M'imbarazza un po' parlare con lei di queste cose.
«Sei una ragazza romantica in cerca del vero amore quindi.», afferma lei mettendo della pasta al ragù su due piatti.
«Penso di sì. Credo ancora al principe azzurro e alle storie a lieto fine. So che sono cose sorpassate ormai, ma lo sogno comunque.», dico alzando le spalle.
«Fai bene tesoro. Non fare come me.», a un tratto diventa cupa.
«Che cosa ti è successo?», domando a bassa voce.
«Mi sono lasciata scappare l'amore della mia vita ed eccomi qui, sola.», mi racconta con tristezza nella voce.
«Non ti sei più innamorata?».
«Avrei voluto, ma non ci riuscivo. Era lui quello giusto per me.», gli occhi le stanno diventando lucidi, mi sento in colpa per averle chiesto del suo passato. Sta ancora soffrendo per quello che è successo anche dopo così tanto tempo.
«Mi dispiace tanto Magda. Non deve essere stato facile.».
«Per niente. Non voglio che questo succeda anche a te. Se pensi che lui sia quello giusto, non lasciartelo scappare.», mi sorride.
La aiuto a portare i piatti di là e mi rendo conto che sono solo due.
«Tu non mangi?», le chiedo corrugando la fronte.
«Ho già mangiato, ho preparato per voi.», mi accarezza un braccio.
«Grazie Magda.», le dico dolcemente dandole un bacio sulla guancia.
Mi siedo accanto a Nicholas, se non lo guardo negli occhi, forse non mi viene voglia di saltargli addosso, le nostre gambe si sfiorano sotto il tavolo.
«Vi dispiace se mi siedo qui con voi?», domanda Magda mettendosi di fronte a noi.
«Certo che no.», risponde Nicholas educatamente.
Mangiamo qualche forchettata di pasta in silenzio, è deliziosa, avevo una fame pazzesca.
«Da quanto state insieme voi due?», guarda prima me e poi lui.
Sento il calore salirmi in viso e il suo nervosismo.
«Veramente non stiamo insieme.», le faccio notare prima di mettere un'altra forchettata di pasta in bocca.
«E come mai, se non sono indiscreta?», incrocia le braccia sopra al tavolo e ci scruta attentamente.
«È colpa mia.», risponde Nicholas posando la forchetta sul piatto.
«In che senso tesoro?», chiede lei.
Fisso il piatto e non muovo un muscolo, ho una paura folle di quello che possa dire.
«Sono terrorizzato.».
«Vai avanti Nicholas caro.», lo incita lei.
Sento il suo sguardo su di me, ma non riesco a muovermi, continuo a fissare il piatto.
«Ho paura di perderla se le dicessi che non so se riesco ad amarla come lei vorrebbe.», dice tutto d'un fiato.
«Perché non dovresti riuscirci?», domanda lei dolcemente.
«Non so se ne sono capace.», farfuglia a bassa voce.
«Nicholas caro, solo tu puoi capirlo. Ricorda solo una cosa, l'amore è più semplice di quanto tu creda».
«Quando hai detto di amarmi, è stato un colpo al cuore.», cerca il mio sguardo. «Sono scappato come un codardo quando l'unica cosa che volevo era stare con te.».
«Perché continui a scappare dall'amore allora?», continua Magda con dolcezza.
Evita la sua domanda e guarda ancora me.
«Scusami Emma, non so se sarò mai capace di amarti come meriteresti.».
Sento le lacrime scorrermi lungo il viso. Un attimo prima eravamo il ritratto della felicità, quello dopo tutto sembra solo un incubo a occhi aperti.
«Grazie per la cena Magda. Domani dovrò alzarmi presto.», mi bacia sulla guancia e se ne va.
Crollo in un pianto inconsolabile.
«Tesoro mio.», mormora Magda abbracciandomi.
«È tutto inutile. Sto sprecando solo tempo con lui. Non mi amerà mai.», piagnucolo stretta a lei.
«Lui ti ama piccola. Il problema è che ha paura di ammetterlo.», mi dice dolcemente.
La guardo confusa, le lacrime continuano a bagnarmi il viso.
«Le emozioni che sta provando sono nuove per lui, si sta trattenendo per paura di soffrire.».
«Così fa soffrire me però.», i singhiozzi si fanno sempre più insistenti.
«Lo so cara, lo so.», mi massaggia la schiena delicatamente. «Vedrai che lo capirà alla fine.».
«Spero che lo capisca prima di perdermi per sempre.», le dico tra le lacrime.
«Andrà tutto bene tesoro, te lo prometto.», mi rassicura.
Magda mi offre una fetta di torta al cioccolato, dicendomi che farà miracoli. Speriamo li faccia davvero. Un'ora più tardi varco la soglia di casa, è ancora presto per andare a dormire, sono solo le otto e mezzo. Mi butto sul divano e vado a sbattere contro qualcosa. Il libro di Mattia. Mi ci voleva proprio per tirarmi su il morale!
Amore perduto e ritrovato
Mattia che scrive un romanzo d'amore? Mi viene da ridere! Vediamo a chi ha dedicato questo libro.
A Emma, l'amore della mia vita che amerò per sempre.
Oh signore, cominciamo bene!
Comincio a leggerlo. Mi dispiace tremendamente ammetterlo, ma è scritto pure bene. Sarei stata più felice se fosse stato una schifezza. La trama mi prende molto e come tutte le volte che la trama mi prende, non riesco a smettere di leggerlo. Ci trovo molte cose familiari all'interno della storia. Di sicuro ha preso spunto dalla nostra relazione. Il protagonista maschile a un certo punto se ne va sbattendo la porta di casa. Questa scena non è per niente nuova per me. Poi, però, si rende conto dell'errore enorme che ha fatto e torna dalla sua amata. Lei lo riprende come se non fosse successo niente perché lo ama ancora e vissero per sempre felici e contenti.
Ho come l'impressione che lui sperasse che anche nella realtà potesse finire in quel modo. Dubito che ci sarà il lieto fine che spera. Il romanzo è bello, però, mi è piaciuto.
Suonano alla porta. Chi può essere a quest'ora? Sono le undici passate. Guardo fuori dalla finestra e c'è Mattia.
Gli apro il portone e lo aspetto alla porta.
«Che cosa ci fai qui?», gli chiedo appoggiata allo stipite.
«Posso entrare?».
Mi sposto per lasciarlo passare. Entra titubante, sembra piuttosto nervoso.
«Mi dispiace tanto per la scenata di oggi Emma.», si scusa e sembra sinceramente dispiaciuto.
«Non fa niente Mattia.», non mi va di litigare ancora, meglio metterci una pietra sopra.
Nota il libro sul tavolino.
«L'hai letto?», mi domanda speranzoso.
«L'ho appena finito.».
Non mi sembra il caso di mentire. Sarebbe stato di sicuro più semplice, ma non mi va di deluderlo.
«Che cosa ne pensi?», sembra davvero ansioso di sapere il mio giudizio.
«Mi è piaciuto molto.».
«Dici davvero?».
I suoi occhi brillano a questa notizia.
Annuisco.
«Sono davvero felice.», si avvicina a me. «Ho fatto una cazzata enorme andandomene. Vorrei tanto mi perdonassi.».
«Se ti dicessi che ti perdono, mi lasceresti in pace poi?», incrocio le braccia al petto e inarco un sopracciglio.
«Te lo prometto Emma.», mi rassicura scompigliandosi nervosamente i capelli.
«Allora ti perdono Mattia.», gli dico.
«Grazie, non sai che peso mi hai tolto.», torna a respirare normalmente.
«Vieni qua.», allargo le braccia, non se lo fa ripetere due volte, lo avvolgo in un forte abbraccio.
Affonda il naso sul mio collo e respira a fondo, comincia a baciarmelo per poi salire all'orecchio. Istintivamente chiudo gli occhi.
«Che cosa stai facendo?», farfuglio confusa.
«Non ho dimenticato quanto ti faceva impazzire tutto questo.», mi sussurra. «Sto rivivendo i bei momenti passati insieme.».
Mi sfiora le labbra con le dita prima di baciarle.
«Avevo dimenticato quanto fossi bella.», dice con un filo di voce. «Fai l'amore con me Emma, ti prego. Ho bisogno di te.».
Che cosa sto facendo? Non posso perdere il controllo in questo modo!
«Non posso Mattia!», lo allontano da me con forza.
«Perché?», chiede attirandomi di nuovo a sé e baciandomi nuovamente, contro la mia volontà. Mi stacco da lui, a fatica, mi teneva troppo stretta, e vado a sedermi sul divano.
«Sono innamorata di lui.».
La delusione sul suo volto è ben visibile, ma non riuscirà a farmi sentire in colpa.
«Mi dispiace Mattia, non posso farlo.», dico guardandolo negli occhi.
«Scusami tu Emma, non dovevo presentarmi in questo modo e pretendere che non fosse successo niente.», si siede accanto a me, mi prende la mano e la tiene stretta nella sua.
«Ormai è tardi per riconquistarti, ora lo so.», cerca di sorridermi.
«Ti ho aspettato a lungo, ma non sei mai tornato. Il mio amore per te si è esaurito molto tempo fa.», gli accarezzo il viso. «Sei stato importante per me Mattia, ma ora la mia vita ha bisogno di una nuova svolta.».
«Ti ho amato tanto Emma. Non so cosa sia successo poi.», dice triste.
«Forse la nostra storia era arrivata a un punto morto. Non era destino che stessimo insieme per sempre.», mi stringo nelle spalle.
«Resterai sempre parte importante della mia vita.», mi regala un sorriso timido.
«Anche tu.», gli concedo. Sono stata felice con lui per un periodo e voglio ricordarmi soltanto quei momenti.
Ci abbracciamo forte.
«Non ti tormenterò più. Ora ho le idee chiare.», mi promette.
«Mi fa piacere Mattia. Non mi sarebbe piaciuto prenderti a schiaffi tutto il tempo.», gli dico ridendo.
Ci abbracciamo ancora a lungo e poi se ne va. Questo capitolo della mia vita è finalmente chiuso. Almeno lo spero.

 


 
*Spazio autrice*
Ho notato che questo capitolo è un po' più lungo degli altri...  non mi andava di spezzarlo, perciò spero che non vi abbia stancato :) Allora, Mattia all'arrembaggio, Elena che picchia Emma, Nicholas che vaneggia come al suo solito... Emma, poverina, sta impazzando. Avrà mai un attimo di pace? Sento che prima o poi farà una strage LOL. No, dai, sto scherzando :) Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento.
Ringrazio come sempre chi segue questa storia, chi la legge silenziosamente, chi la preferisce e chi mi lascia due paroline... rendete la mia giornata migliore :)
A martedì prossimo per vedere che altro combineranno.



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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci ***





Capitolo Dieci

«Pronto?», rispondo assonnata.
Non ho fatto nemmeno in tempo ad accendere il cellulare, che stava già squillando. Che rottura di scatole. Sono ancora mezza addormentata e non ho voglia di sentire nessuno.
«Sono Nicholas.».
La sua voce rimbomba immediatamente nella mia testa, un milione di campanelli d'allarme si attiva.
«Oh ciao.», saluto sentendomi improvvisamente sveglia e reattiva.
«Ho bisogno di parlarti. Nel parchetto vicino a casa tua fra dieci minuti?», mi chiede.
Non riesco a capire che tono stia usando, non so se devo preoccuparmi o fare i salti di gioia perché vuole vedermi. Mi sta facendo diventare matta.
«Va bene, ci vediamo lì tra poco.», rispondo cercando di rimanere calma.
«Ciao Emma.», riaggancia e io fisso il telefono in stato confusionale.
Ora che cosa sta succedendo? Mi metto la prima cosa che trovo nell'armadio, non ha senso mettermi qualcosa di carino se poi deve dirmi che non ne vuole più sapere di me. Tanto vale essere in pantaloncini e maglietta comoda. Mi spazzolo i capelli e li raccolgo in una coda di cavallo. I dieci minuti stanno scadendo, sono rimasti quelli giusti per raggiungere il parco. Sto tremando dall'ansia, non so cosa devo aspettarmi. Tutto questo mi fa agitare parecchio, ho il cuore che batte a mille e le mani che sudano tremendamente.
Quando arrivo al parco, Nicholas è già lì che mi aspetta. Sembra aver passato la notte in bianco.
«Stai bene?», gli domando preoccupata. «Non hai un bell'aspetto.».
Respira a fondo e mi guarda in un modo strano. Vorrei tanto sapere che cosa gli sta passando per la testa.
«Ho visto il tuo ex uscire da casa tua ieri sera.», afferma cupo.
Mi stava forse spiando?
«Che cosa vuoi sapere? Se ci sono andata a letto?», domando incrociando le braccia al petto.
Annuisce.
«Nicholas, non ne posso più di tutto questo tira e molla. Mi scoppia la testa.», sbotto sedendomi sulla panchina.
«Ti prego, devo sapere.», farfuglia inginocchiandosi davanti a me e prendendomi le mani.
«Non ci sono andata a letto. Lui ci ha provato, ma non ho voluto.», gli confesso affondando le dita tra i suoi capelli, mi manca così tanto stare con lui.
«Ti ha baciato?», continua a fissare le nostre mani unite.
«Sì.».
«Lo rifarai?», chiede guardandomi finalmente negli occhi.
«Era un bacio di addio.», rispondo seccata.
Comincio a non poterne più, respiro a fondo.
«Senti Nicholas, lo vuoi capire che io sono innamorata di te? Non ho bisogno di altri uomini accanto. Se non posso averti, passerò la vita da sola.», tuono con rabbia.
Mi alzo dalla panchina e mi porto le mani al viso. Si alza anche lui e mi raggiunge.
«Non ce la faccio più Nicholas, prima o poi dovrai prendere una decisione. Se non vuoi stare con me, me ne farò una ragione, ma devi scegliere. Questo stato di limbo mi fa diventare matta.».
«Emma, sto incasinando tutto. Perché non riesco ad aprirmi con te? Ti desidero così tanto e sto rovinando tutto!».
Si porta le mani alla testa e va a sedersi nuovamente sulla panchina.
«Sono solo un coglione.», borbotta.
Mi siedo accanto a lui e gli accarezzo il viso. Ho preso la mia decisione, non si può andare avanti in questo modo.
«Ti do dieci giorni di tempo.», gli dico.
Mi guarda confuso.
«Dieci giorni per capire cosa vuoi farne di me. Se dopo questi dieci giorni tu non avrai ancora fatto una scelta, ognuno andrà per la propria strada.».
Le lacrime mi rigano il viso, le asciugo con un gesto rapido.
«Posso vederti in questi giorni?», chiede guardandosi le mani.
«Fai quello che ti senti. Ti amo Nicholas.», lo bacio sulla guancia e corro via più veloce che posso. Deve cambiare per forza qualcosa, con lui o senza di lui, ma almeno saprò come gestire la mia vita. Sono sicura dei miei sentimenti nei suoi confronti, non sono mai stata così sicura in tutta la mia vita. Capisco quanto sia difficile per lui lasciarsi andare completamente all'amore, ma non posso annullarmi per un suo capriccio. Fare l'amore con lui è meraviglioso, ma io ho bisogno di qualcosa di più. Ho bisogno di essere amata, ho bisogno di amore nella mia vita. Sono stanca di non essere mai abbastanza per qualcuno. Mi concentrerò anima e corpo nel lancio del libro di Mattia ora. Se mi distraggo, forse smetterò di pensare a lui, almeno per un po'.

 

Un'ora dopo l'incontro con Nicholas, mi presento in libreria. Mi guardano tutti in modo strano. Mi è cresciuta una seconda testa e non me ne sono resa conto? Sono confusa. Che sta succedendo? Entro in ufficio ed è pieno di palloncini.
«Buon Compleanno Emma!».
Gridano in coro alle mie spalle.
Cazzo! Ero talmente presa dalle mie cose, che mi sono dimenticata del mio compleanno! Si può essere più storditi di così?
«Te ne sei dimenticata, non è vero?», chiede Mattia abbracciandomi forte.
Annuisco commossa.
«Non te ne sei dimenticato.», commento.
«Non avrei mai potuto farlo.», mi sorride felice e mi porge un pacchetto. «Buon compleanno Emma.».
«Non dovevi.», farfuglio imbarazzata guardandolo negli occhi.
«È da parte nostra.», indica anche Davide e Jessica.
Mi tremano le mani per l'emozione. Apro il pacchetto e c'è una bellissima collana con un ciondolo a forma di coccinella.
«Spero ti porti tanta fortuna.», mi bacia sulla guancia.
Lo abbraccio forte e piango sulla sua spalla, non sono più riuscita a trattenermi.
«Non è solo commozione questa, vero piccola?», mormora dolcemente al mio orecchio.
Scuoto la testa.
«Vuoi parlarne?».
«No.», rispondo. Non ho davvero voglia di parlare dei miei problemi di cuore con il mio ex ragazzo.
«Okay.», dice stringendomi forte a sé. «Sarò sempre qui per te se ne avrai bisogno.».
«Grazie.», gli dico asciugandomi gli occhi con le dita.
Abbraccio anche Davide e Jessica e li ringrazio per il bellissimo pensiero.
Come ho fatto a dimenticare il mio compleanno? Mi dispiace non poterlo passare con Nicholas, sarebbe stato davvero il più bel compleanno della mia vita se avessi potuto trascorrerlo con lui.
Sento vibrare il cellulare nella tasca dei pantaloni, mia madre.
«Ciao mamma!», saluto fingendomi allegra.
«Buon compleanno tesorino mio!», esclama lei su di giri.
«Grazie.».
«Come ti senti con un anno di più?», chiede allegra.
Che domanda del cavolo.
«Mi sento esattamente come ieri.», rispondo alzando gli occhi al cielo. Solo con un pezzo di cuore in meno.
«Quando vieni a trovarci?», domanda dopo un attimo di silenzio.
Sapevo che alla fine sarebbe andata a parare lì, conosco bene il mio pollo.
«Perché non venite voi invece? Non siete ancora venuti a trovarmi da quando mi sono trasferita e penso sia il momento ideale», propongo.
Guardo Mattia e si mette a ridere, ha già capito, dove voglio andare a parare. Mi sono sempre divertita a far passar loro un po' di tempo con lui a tradimento, mio padre non lo aveva accolto a braccia aperte. Mi dà il consenso con un cenno del capo.
«Perché che succede?», chiede incerta.
«C'è la presentazione di un libro di un autore emergente molto dotato qui in libreria. Mi piacerebbe ci foste anche voi quel giorno.».
Mattia sta ridendo come uno scemo. Gli dico di darsi una calmata con un cenno della mano, ma non serve a niente. Davide e Jessica ci guardano divertiti, senza capire che cosa stia succedendo.
«Va bene allora, quand'è?», acconsente mia madre.
«Fra dieci giorni.», la informo.
«Ci saremo tesoro.», mi dice lei felice.
«Non vedo l'ora.», sto cercando di non ridere.
«Ancora auguri bambina mia.».
«Grazie mamma, ciao!».
Appena riattacco, scoppio del tutto. Avevo bisogno di una bella risata dopo le lacrime di prima.
«Sei pazza!», esclama Mattia.
«Non oso immaginare che faccia faranno quando ti vedranno!», rido di gusto.
«Secondo me tuo papà mi prende a calci nel culo!», commenta lui abbracciandomi.
«Molto più che probabile!», confermo staccandomi da lui.
Mi sta abbracciando un po' troppo per i miei gusti oggi.
«Stasera ti portiamo fuori a festeggiare. Offriamo noi ovviamente.», Davide mi toglie da quella situazione imbarazzante.
«Grazie ragazzi, mi sono commossa.», mi asciugo gli occhi con un fazzoletto.
La giornata scorre piuttosto veloce. I ragazzi sono stati gentilissimi con me e mi hanno fatto sentire una regina. Verso le cinque Nicholas fa la sua apparizione. Mi batte forte il cuore, come ogni volta che i nostri sguardi s’incontrano. Non riesco a smettere di guardarlo, è più forte di me, lo amo da morire. Scambia due parole con Enrico e poi viene verso di me.
«Buon Compleanno Emma.», mi bacia sulla guancia, a un millimetro dalla bocca. Mi mette tra le mani un bellissimo mazzo di rose rosse.
«Come facevi a sapere che era il mio compleanno?», gli chiedo inebetita. Il mio viso deve essere dello stesso colore delle rose che ho tra le mani.
«Me l'ha detto Enrico.», risponde scompigliandosi i capelli nervosamente.
«Io l'ho dimenticato completamente!», ammetto ridendo.
Voglio stemperare questa atmosfera carica di imbarazzo, vorrei che questo giorno fosse il più spensierato possibile.
«Stai scherzando?», chiede lasciandosi andare in una delle sue bellissime risate. Era un po' che non lo sentivo ridere ed è stupendo.
«Ti sembra possa scherzare su una cosa così importante? Ne va della mia reputazione!», borbotto prendendolo in giro.
«È proprio da te dimenticarti il compleanno.», commenta lui baciandomi la guancia in fiamme.
«Bisogna essere portati anche per queste cose.», mi stringo nelle spalle.
«C'è il tuo ex nei paraggi?», domanda guardandomi in modo strano.
«Devo prepararmi a chiamare il centotredici?», inarco un sopracciglio.
«Scema, non mi permetterei mai. Devo parlargli un attimo.», mi sfiora il braccio e mi prende la mano, stringendola nella sua.
Proprio in quel momento Mattia esce dall'ufficio.
«Eccolo lì, è tutto tuo.», lo indico con un cenno del capo.
«Torno subito.», mi sfiora le labbra con le sue e si allontana. Rimango imbambolata sul posto, non mi aspettavo quel bacio da parte sua.
Enrico mi sta fissando con un sorrisetto stampato in volto.
«Che succede?», chiedo sgranando gli occhi.
«Niente cara.», risponde lui ridendo.
Sbuffo e mi siedo su uno sgabello. Osservo Nicholas e Mattia che parlano educatamente tra di loro, non sembra esserci alcuna tensione. Nicholas si accorge che lo sto guardando e mi sorride, mi strizza l'occhio. Mi sento avvampare immediatamente. Jessica se ne accorge e alza gli occhi al cielo.
«Devi fare qualcosa per questo tuo problema?», mi fa notare con un'espressione che è un misto tra il serio e il divertito.
«Quale problema?», farfuglio con aria innocente.
«Non è normale che diventi rossa in quel modo ogni volta che anche solo ti guarda!», ora ride di me e non è bello.
«Uffa, non lo faccio di certo apposta.», borbotto imbronciata.
«Secondo te potrei piacergli?», mi chiede timidamente dopo un attimo di esitazione.
«A Mattia?», inarco un sopracciglio.
«Shhhh, non così forte! Sei pazza?», mi ammonisce.
Stavolta è lei a diventare paonazza.
«Ora sei tu parecchio rossa.», le faccio notare.
«Okay, non ti prenderò più in giro promesso!».
Continua a sistemare dei libri appena arrivati mentre parliamo.
«Secondo me potresti piacergli.», le dico sinceramente.
Mi guarda con un sorriso enorme stampato in viso.
Quei due stanno ancora parlottando e io mi sto innervosendo. Chissà che cosa si stanno dicendo. Butto fuori tutta l'aria che avevo incamerato nelle guance.
«Chiedigli di venire con noi stasera.», mi propone Jessica dopo un po'.
«Credi che verrebbe?», chiedo poco convinta.
«Perché non dovrebbe?», commenta lei con una scrollata di spalle.
Dieci minuti dopo Nicholas è di ritorno e Mattia è con lui, fa davvero strano vederli insieme.
«Non vi siete presi a pugni a quanto vedo.», esclamo inarcando un sopracciglio.
«No, direi di no.», dice Mattia ridendo.
«Che peccato! Sarebbe stato bello...», lascio la frase in sospeso e scoppio a ridere.
«Da dove sei saltata fuori?», Nicholas scuote la testa e ride di gusto.
«Non lo so, domandalo a mia mamma!».
«Lo farò di sicuro.», mi guarda negli occhi senza smettere di ridere.
«Stasera la portiamo fuori a cena per festeggiare, ti va di venire con noi?».
Mattia mi ha battuto sul tempo, forse è meglio così. Nicholas mi sorride e poi rivolto a lui risponde: «Mi piacerebbe molto.».
«Bene allora, ci troviamo qui davanti per le otto e poi andiamo a fare i bagordi!», afferma Mattia allegro.
«Oh signore santissimo, si salvi chi può! Pazzi in libera uscita!», mi alzo dallo sgabello, facendolo traballare.
Scoppiamo tutti a ridere e mi sento felice. Erano giorni, forse addirittura mesi che non mi sentivo così bene, rilassata.
Nicholas intreccia le sue dita alle mie e mi guarda in un modo nuovo. Non voglio farmi illusioni, tutte le volte che è successo, un pezzo del mio cuore è andato in frantumi. Nessuna illusione stavolta, mi godo solo il momento. Lo bacio sulle labbra, appoggio la testa sulla sua spalla, mi sento bene.

 

Alle sette in punto corro a casa a prepararmi. Che cosa mi metto? Se non ci fosse stato Nicholas, il problema non sussisteva. Ora che so che ci sarà anche lui, sto andando completamente nel panico. Faccio una bella doccia fredda così mi riprendo un po'. Mi avvolgo nell'asciugamano e mi metto a guardare il contenuto del mio armadio. Perché non mi decido mai ad andare a comprare qualcosa di decente? Uffa! Scovo in un angolo molto remoto un vestitino senza spalline di un azzurro chiaro. Non ricordavo nemmeno di averlo. Mi arriva alle ginocchia e non mi sta per niente male, potrei optare per questa scelta alla fine. Indosso un paio di scarpe con il tacco, sono di un blu elettrico bellissimo. Se sono così belle perché non le indosso mai? Mah! Mi trucco un po' meglio del solito e lascio sciolti i capelli. Mi spruzzo un po' del mio profumo preferito e sono pronta. Mi guardo allo specchio e sono soddisfatta del risultato, stranamente. La collana che mi hanno regalato i ragazzi ha dei brillantini azzurri e sta benissimo con il vestito.
Mi sto ancora rimirando allo specchio, quando suona il campanello. Mi affaccio alla finestra e c'è Nicholas con una rosa rossa in mano. Quando mi vede, i suoi occhi s’illuminano e mi sorride così dolcemente che sento il calore al viso arrivarmi fino alla punta delle orecchie.
Scendo di corsa, mi chiudo il portone d'ingresso alle spalle e mi precipito da lui. Manco l'ultimo gradino, però, e sto per cadere in terra. Lui mi prende al volo e mi tiene stretta fra le sue braccia. I nostri occhi s’incontrano e non capisco più niente. Il cuore batte a dismisura, sembra voglia uscirmi dal petto, sto tremando.
«È il tuo cuore?», chiede senza staccare gli occhi dai miei.
Annuisco.
«Per la paura?», la dolcezza con cui mi sta parlando mi fa diventare le gambe molli.
Scuoto la testa.
«Come mai batte così forte allora?», noto un filo di agitazione nella voce.
Deglutisco a fatica.
«Sei tu che mi fai battere il cuore in questo modo, oppure sto avendo un infarto.», dico sommessamente, cercando di sorridergli.
«Spero tanto tu non abbia un infarto per colpa mia.».
Mi accarezza la guancia in fiamme, sto bramando la sua bocca in questo momento.
«Spero di no. Grazie per avermi salvata ancora una volta.».
Sono ancora stretta tra le sue braccia, e lui non sembra avere nessuna intenzione di lasciarmi andare.
«È mio dovere salvarti tutte le volte che combini qualche disastro.».
Gioca con i miei capelli e ogni volta che mi sfiora, sento dei brividi lungo la schiena.
«Sei il mio disastro Emma.», mi sfiora le labbra con il pollice, potrei svenire qui all'istante.
«Stiamo facendo tardi.», lo informo senza smettere di desiderare di essere baciata.
Mi bacia la guancia ancora rosso fuoco e mi lascia andare. Mi porge la mano e io intreccio le mie dita alle sue.
«Andiamo a fare bagordi.», esclama in tono così sexy da farmi sentire molle come una gelatina.
Quest'uomo mi farà impazzire, ne sono sicura.
Le scarpe che ho scelto non sono proprio il massimo della comodità, forse è per questo che erano segregate in una scatola in fondo all'armadio. Ogni tanto becco Nicholas ridere di me e lo fulmino con lo sguardo, ovviamente arriviamo in ritardo per questo motivo. Mai più queste scarpe se devo fare più di dieci passi!
I ragazzi ci stanno già aspettando davanti alla libreria.
Metto le mani avanti e dico prima che aprano bocca: «Colpa mia! Non indosserò mai più queste scarpe. Chi me l'ha fatto fare.».
Nicholas tiene la mia mano stretta nella sua. Sembriamo quasi una coppia normale questa sera e non mi dispiace per niente.
«Stai bene vestita così però.», commenta Jessica allegra.
«Anche tu Jessi.», affermo con un sorriso.
Indossa un vestito rosa confetto con le spalline, piuttosto corto e delle scarpe con la zeppa. Sembra più grande della sua età truccata in quel modo.
Davide mi sta guardando in un modo indecente, dovrebbe asciugarsi le bave. Lo guardo con gli occhi ridotti a due fessure. Mattia se ne accorge e gli molla una gomitata nelle costole. Nicholas sembra divertirsi e per rincarare la dose lascia andare la mia mano, la mette in basso sulla schiena e mi attira vicino a sé. Sta marcando il territorio.
Jessica continua a lanciare a Mattia degli sguardi timidi. Non credo che lui si sia accorto delle sue attenzioni, è concentrato su altro, sulla scollatura del mio vestito per essere precisi. Ho attirato anche l'attenzione di chi non volevo e non ne vado fiera.
«Visto che abbiamo avuto la nostra dose quotidiana di imbarazzo, possiamo andare, no?», propongo ridendo.
«Direi di sì.», afferma Mattia divertito.
«Dove mi portate di bello?», chiedo curiosa.
«È una sorpresa.», risponde il mio ex con aria misterioso.
«Non mi benderete mica, vero? Sono cintura nera di karate e se vi avvicinate a me, vi prendo a calci!», incrocio le braccia al petto, fingendomi combattiva.
«Oh Emma! Fammi il favore!», sbotta lui scacciando via l'idea con la mano.
«Mi sa che non ti crede nessuno.», Nicholas ride.
«Eppure mi sembrava di essere stata piuttosto convincente. Stavolta devo averlo perso davvero il mio fascino.», dico imbronciata.
«Sarà l'età.», commenta Davide prendendomi in giro.
«Dopo questa affermazione tu resti qui!», lo fulmino con lo sguardo.
Comincia ad agitarsi e io scoppio a ridere.
«Allora non l'ho perso del tutto il mio fascino!», gli strizzo l'occhio e lui comincia a respirare di nuovo normalmente.
«Credo di no!», Jessica scoppia in una fragorosa risata. Le piace un casino vedere suo cugino in difficoltà.
«Lo so che doveva essere una sorpresa, però, alla fin fine, anche se lo sa prima, non cambia niente, non credete?», Mattia sembra rivolgersi più a Nicholas che agli altri. Almeno mi è sembrato fosse così.
«Okay.», risponde Nicholas. Allora forse stava davvero parlando con lui. Che cosa avranno mai in mente?
«La cena l'abbiamo organizzata a casa mia, in giardino. Però non ti diciamo altro.», mi guarda negli occhi, il suo sorriso è così dolce.
«Oh, va bene. L'importante è divertirsi!», batto le mani felice.
Mi prende di nuovo per mano e raggiungiamo la sua macchina, gli altri salgono in quella di Davide.
«È per questo motivo che hai voluto parlare con Mattia oggi?», chiedo guardando fuori dal finestrino.
«Che curiosa che sei.», esclama mettendo la mano sulla mia.
Gli faccio la linguaccia e lui ride.
«Sei bellissima anche quando fai le facce buffe.», mi guarda di sottecchi per non distrarsi alla guida.
«Io non faccio mai le facce buffe.», gli metto il broncio.
«Ah no? Quest'ultima è una delle mie preferite.», intreccia le dita alle mie e si porta la mano alla bocca baciandone il dorso.
«Hai anche stilato una classifica magari?», mi sto prendendo di gioco.
«Ho stilato la mia top five la scorsa notte.», commenta soddisfatto.
Io lo stavo prendendo in giro, e lui l'ha fatto sul serio. Non ci credo.
«Invece di dormire?», inarco un sopracciglio, sorpresa.
«Non riuscivo a dormire.», si stringe nelle spalle.
«Quindi, invece di contare le classiche pecore, contavi le mie facce buffe.», sono un tantino scettica.
«Se vuoi metterla in questo modo...», lascia la frase in sospeso, un sorriso stampato sulle labbra.
«Secondo me hai qualche problema serio.», scuoto la testa divertita.
«Probabile. Dovrò farmi vedere da uno specialista al più presto.».
Il suo meraviglioso sorriso non lo abbandona nemmeno un istante. Amo quel sorriso.
«Allora? Quale sarebbe questa top five? Adesso voglio saperla!», gli pizzico il braccio.
«Dovrai aspettare, siamo arrivati.», trattiene una risata.
«Così non vale però!», mi fingo offesa.
«Mi dispiace, ma devi aspettare ugualmente.».
La sua bocca si posa dolcemente sulla mia e smetto di borbottare.
«Va bene, aspetterò.», mugugno con un accenno di frustrazione nella voce.
«Ho trovato il modo per farti stare zitta.», mi bacia nuovamente per poi scendere con le labbra lungo il collo.
«Così non va per niente bene.», respiro a fatica.
Mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Non riesco a staccare gli occhi dai suoi, mi manca il respiro.
Nel frattempo sono arrivati anche gli altri, per mia fortuna, sennò la vedevo brutta, molto brutta. Scende dalla macchina e viene ad aprire la mia portiera. Mi tende la mano e mi aiuta a scendere.
«Grazie.», farfuglio sentendomi accalorata in viso.
«È un piacere per me.», mi bacia la mano lentamente e mentre lo fa, mi guarda dritto negli occhi. Ora svengo qui ai suoi piedi.
«Oh, che scena romantica.», sento squittire Jessica accanto a noi.
Davide lo guarda incredulo. Mi sa che una cosa del genere a lui non sarebbe mai nemmeno passata per l'anticamera del cervello.
«Dai piccioncini. Qui c'è gente che ha voglia di bere qualcosa.», sbotta Mattia incamminandosi verso il giardino, sembrava piuttosto irritato. Non ci faccio nemmeno caso, non m'importa.
Mi porto una mano al viso e scuoto la testa ridendo.
«Che c'è?», chiede Nicholas con un sorriso sghembo.
«Mi fa strano festeggiare il compleanno in questo modo, ma mi sto divertendo tanto. Erano anni che non mi capitava.», ammetto appoggiando la fronte sul suo petto, lui mi avvolge in un abbraccio.
«Sono felice che tu ti stia divertendo piccola.», mi accarezza la schiena lievemente.
«Grazie.», gli poso una mano sul viso e gli sorrido.
«E di cosa?», domanda confuso.
«Di essere entrato nella mia vita.», soffio dolcemente.
È rimasto un po' inebetito, così lo prendo per mano e lo trascino in giardino.
Oh mio Dio. Il giardino non è più come lo ricordavo. Ha fatto mettere dei veli bianchi tra gli alberi ricavando una specie di gazebo. Tante lucine bianche illuminano il tutto. Rimango a bocca aperta per lo stupore.
«Ti piace?», domanda al mio orecchio, in un sussurro.
«È stupendo Nicholas.», sento uno strano pizzicamento agli occhi, mi sto commuovendo.
«Vieni, ho ordinato la cena nel miglior ristorante della zona.».
Mi sposta la sedia a capotavola per farmi sedere, gli altri sono già accomodati. Sul tavolo c'è di tutto, non so nemmeno da che parte cominciare.
«Servitevi pure, mangiate tutto quello che volete. Non vi farete mica problemi?», esclama Nicholas ridendo.
«No di certo!», commenta Davide prendendosi una bella porzione di pasta con le vongole.
Anche Mattia e Jessica alla fine si fanno coraggio e si servono.
«Cosa ti va di assaggiare?», domanda Nicholas seduto accanto a me.
Mi guardo un po' in giro e poi vedo uno splendido astice.
«Vorrei assaggiare quello.», indico il crostaceo con l'indice.
«Buongustaia.», mi strizza l'occhio.
Mi passa l'astice e lo schiaccianoci per rompere le chele.
«Buon divertimento.», scoppia a ridere.
«Invidioso.», gli mostro la lingua e mi concentro su quella meraviglia di crostaceo.
Okay, bene, da che parte si comincia a mangiarlo? Volevo fare la raffinata, ma non ho la più pallida idea di come si mangi.
Nicholas mi spia con la coda dell'occhio e scuote la testa ridendo.
Prendo in mano una chela e cerco di romperla con lo schiaccianoci. Non l'avessi mai fatto! Un pezzo centra in piena fronte Mattia che mi guarda malissimo. Un altro va dritto nel bicchiere di Nicholas. Peccato stesse per bere e si è rovesciato il vino sui pantaloni.
«Oops.», nascondo il viso tra le mani per l'imbarazzo.
«Emma!», sbottano in coro Mattia e Nicholas.
«Scusate!», chiedo loro perdono con lo sguardo.
Jessica e Davide ridono come dei cretini e io mi sto trattenendo a fatica.
Prendo un tovagliolo e lo bagno con dell'acqua frizzante. Dicono che tolga le macchie, non saprei se sia vero o no. Cerco di pulire i pantaloni di Nicholas, ma forse sto solo peggiorando le cose. Mi guarda divertito.
«Tesoro, non mi sembra il caso.», mormora al mio orecchio.
Stavo pulendo nei suoi punti delicati. Oh mio Dio! Non voglio immaginare di che colore sia la mia faccia in questo momento. Mattia e Davide si guardano e scoppiano a ridere.
«Siamo disponibili anche noi!», esclama Mattia strizzandomi l'occhio.
«Smettetela! Ho capito, non serve infierire! Sono già abbastanza imbarazzata per conto mio!», agito le mani davanti al viso per sentire un po' di aria fresca.
Nicholas si avvicina al mio orecchio e sussurra: «Se ti va, possiamo continuare dopo in privato.».
«Scemo!», gli do una pacca sul braccio.
Ho il viso in fiamme dalla vergogna, sono un caso disperato.
Jessica si avvicina a Mattia e dice: «Se vuoi, ti aiuto io.».
Nicholas ed io ci guardiamo stupiti. Dove avrà mai trovato il coraggio di uscire con una frase del genere?
Mattia sembra divertito.
«Se ne avrò bisogno, te lo farò sapere.», commenta lui.
«Ragazzi, fatemi il favore!», tuono nascondendo nuovamente il viso tra le mani.
«Vado a prendere una boccata d'aria, va!».
Vado a sedermi sul muretto poco lontano da loro. Che scena imbarazzante, non mi sono mai vergognata così tanto in tutta la mia vita. Chiudo gli occhi e inspiro a fondo. Sento il profumo del suo dopobarba nell'aria, la testa comincia a girarmi.
«Scusami per prima.», gli dico ancora con gli occhi chiusi.
«Non scusarti, era una bella sensazione, anche se fuori luogo.».
Si siede accanto a me e mi prende la mano. Mi lascia una scia di baci sul collo, risvegliando tutti i miei sensi.
«Ho voglia di stare da solo con te.», mi soffia all'orecchio. «Mi manchi da morire.».
«Anche tu mi manchi.», apro gli occhi e fisso la sua bocca in totale adorazione.
«Ti va di aprire il mio regalo?», mi chiede dolcemente.
«Le rose e la cena non bastavano?», non mi aspettavo che si presentasse anche con il regalo.
Mi sorride. «Meriti molto di più Emma.».
Mi porge una scatolina.
«Buon Compleanno piccola mia.», mi bacia la guancia in fiamme.
Apro il pacchettino con mani tremanti. All'interno c'è un braccialetto d'oro con tanti piccoli cuori a pendente, sono completamente senza parole.
Mi porto una mano alla bocca per lo stupore.
«È bellissimo Nicholas.», balbetto con gli occhi lucidi.
«Vieni che te lo metto.».
Mi prende il polso e aggancia il braccialetto, non lascia andare la mia mano quando ha finito. La accarezza lievemente, ne bacia il palmo con infinita lentezza.
«Grazie.», sussurro avvicinandomi alla sua bocca.
«Solo il meglio per te.».
Le nostre bocche non fanno in tempo a sfiorarsi, che i nostri pseudo amici si mettono a battere le posate sui piatti per attirare la nostra attenzione.
«Stiamo aspettando voi per la torta!», urla Davide, come se stesse morendo di fame dopo tutto quello che ha mangiato.
«Mi sembra stiano boicottando il nostro bacio.», appoggia la fronte sulla mia e sospira.
«Lo credo anch'io, uffa.», brontolo.
«Andiamo sennò non smettono più.». Mi prende per mano e torniamo ai nostri rispettivi posti.
Jessica porta in tavola una bellissima torta con una montagna di panna montata e frutta fresca, è decorata sul bordo con delle invitanti spumiglie. Sembra deliziosa. C'è anche una targhetta di zucchero con scritto "Buon compleanno Emma" in cioccolata. Nella panna svettano tante candeline rosa, sono già accese.
«Mi volete male. Mi fate sentire vecchia.», fisso le candele con sguardo afflitto.
«Gallina vecchia fa buon brodo.», commenta Davide, è un po' brillo.
«Ah ah ah spiritoso!», gli mostro la lingua.
«Esprimi un desiderio.», mi sprona Jessica allegra.
Chiudo gli occhi, so già quello che desidero. Nicholas intreccia le sue dita alle mie sotto il tavolo. Apro gli occhi e soffio, le spengo tutte e trentatré in un colpo solo.
«Ne hai di fiato per la tua età!», esclama Mattia prendendomi in giro.
«È tutta invidia!», dico io di rimando.
Mangiamo la torta tra tante risate e prese in giro, e una bottiglia intera di spumante. Nicholas mi guarda con la coda dell'occhio e sorride.
«Che c'è?», domando con un filo di voce.
Si volta verso di me e mi pulisce il naso con un dito.
«Hai panna ovunque.», risponde dolcemente.
«Anche tu non sei da meno.», gli faccio notare.
Gli pulisco l'angolo della bocca con il pollice. Ho così tanta voglia di baciarlo in questo momento. Non so quanto posso resistere ancora senza di lui.
«Non credo di averti detto che sei bellissima stasera.», mormora sommessamente per non farsi sentire dagli altri.
Abbasso lo sguardo e arrossisco. Vorrei tanto che gli altri se ne andassero a casa, ho bisogno di stare da sola con lui. Dopo parecchie altre chiacchiere e bottiglie di vino, finalmente Jessica si alza e dice: «Meglio andare, si è fatto tardissimo.».
La ringrazio con lo sguardo e lei mi sorride.
«Ti accompagniamo a casa Emma?», chiede Davide speranzoso.
«Aiuto Nicholas a sistemare qui, è il minimo che posso fare.», alzo le spalle.
Mattia guarda Nicholas in modo poco amichevole, cerca di sorridermi, ma gli esce una smorfia.
«Ci vediamo domani allora.», saluta Jessica allegra.
«Grazie per la bella serata.», ringrazio abbracciandoli uno alla volta.
Guardo i fari della macchina allontanarsi e sospiro, non ne potevo più.
«Pensavo non se ne sarebbero più andati.», dice lui alle mie spalle.
Mi sfiora il collo con la lingua e chiudo gli occhi, mi tremano le gambe. Mi giro verso di lui e quando i nostri sguardi s’incontrano, il mio cervello non ragiona più, l'unico neurone rimasto sveglio va in corto circuito. Gli allaccio le braccia intorno al collo, mi fiondo sulle sue labbra. Mi stringe forte a sé e ricambia il bacio con una passione dirompente. Mi solleva da terra, le mie gambe gli circondano la vita, mi porta nella sua camera e mi adagia sul letto, le nostre bocche non si sono staccate nemmeno un istante.
«Torno subito.», m'informa senza fiato, andando verso il bagno.
Mi sfilo il vestito al volo e rimango in completino intimo. Quanto ci sta mettendo? Gli occhi sono così pesanti. No, non è possibile. Mi addormento in mezzo secondo netto.
Lo sento tornare in camera. Si stende accanto a me e mi attira a sé, mi posa un lieve bacio sulla spalla nuda.
«Mi dispiace.», riesco a farfugliare.
«Non fa niente piccola.», mi sussurra all'orecchio.
«Devo aver bevuto troppo.», mi giustifico debolmente.
Mi bacia il collo lievemente.
«A me basta averti qui con me amore.», soffia sfiorandomi il viso con le dita.
Ho sentito bene? Ha detto proprio amore? Forse è solo colpa del vino.
«Credo di amarti Emma.».
Affonda il viso tra i miei capelli e mi stringe di più a sé.



 
*Spazio autrice*
Allora, anche questo capitolo mi è uscito piuttosto lungo, spero non vi abbia annoiato :) Nicholas diventa geloso e Emma gli dà un ultimatum. Non si poteva andare avanti in quel modo. Dieci giorni serviranno all'intento? Vedremo che cosa succederà! Certo che lei è talmente stordita da dimenticarsi il compleanno :) Emma è fatta così, che ci possiamo fare. E quella frase detta da Nicholas mentre lei si stava addormentando? L'avrà solo immaginata? Mistero :)
Bene, a martedì prossimo per saperne di più!
Un grazie immenso a chiunque stia seguendo e apprezzando questa mia storia e un particolare grazie a chi mi lascia un commento, mi rendete davvero felice :)



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Capitolo 11
*** Capitolo Undici ***





Capitolo Undici
 
Quando mi sveglio al mattino, siamo ancora in quella posizione. Nicholas russa appena e a me scoppia la testa. Non lo reggo il vino, ora lo so. Non sono abituata a bere così tanto.
Credo di amarti...
Quelle tre parole mi rimbombano nella testa. L'ha detto davvero o lo stavo sognando? Ho come la sensazione che non sarà facile scoprirlo. Magari era colpa del vino anche per lui e non intendeva dirlo davvero. Non posso saperlo e non voglio indagare. Ha ancora qualche giorno di tempo per prendere la sua decisione, non forzerò le cose.
Mi bacia la spalla nuda.
«Sei già sveglia amore?», chiede a bassa voce.
Mi batte forte il cuore. Sentirmi chiamare amore da lui mi fa venire le palpitazioni. Cerco di girarmi per guardarlo in viso, ma ho il braccio intorpidito, apro e chiudo la mano per riattivare la circolazione.
«Tutto a posto?», chiede dolcemente.
«Ho un mal di testa tremendo. La prossima volta tieni lontano il vino dal mio bicchiere.», rispondo con un sorriso sghembo.
«Non lo dimenticherò di sicuro amore mio.».
Potrei avere un infarto in ogni momento, un altro colpo al cuore così e addio Emma. Non so se ridere o piangere per l'emozione, provo a far finta di niente.
Lui mi sorride e mi bacia sulle labbra.
«Lo sai che devi ancora dirmi la top five delle mie facce buffe?», gli ricordo cercando di riprendermi.
«Pensavo di averla fatta franca.», commenta mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non te la puoi cavare così facilmente con la sottoscritta. Avrò anche un anno in più, ma la memoria funziona ancora bene.», gli dico convinta.
Ride di gusto.
«Sei bellissima amore.».
Ce la posso fare, sì, credo di potercela fare. No, non credo proprio
Gli sfioro le labbra con le dita e lui me le bacia una a una lentamente, guardandomi negli occhi. A un tratto sembra concentrarsi e comincia a parlare.
«Adoro quando sei immersa nei tuoi pensieri. Ti estranei totalmente dal mondo esterno e fissi un punto ignoto per attimi interminabili. Vorrei entrare nella tua mente in quei momenti e condividere quei pensieri con te.».
Sto per aprire bocca, ma me la sfiora con le labbra facendomi perdere la concentrazione.
«Adoro quando ti tormenti i capelli e ti mordi le unghie mentre stai leggendo. Sorridi quando trovi un punto che ti piace e ti scende una lacrima quando arrivi a un punto triste.».
Spalanco la bocca. Come fa a sapere certe cose?
«Ma, quando mi avresti visto leggere?», domando incredula.
«Da Enrico.».
Devo avere un'espressione parecchio confusa, perciò prosegue.
«Ti siedi su quello sgabello scricchiolante e t’immergi nella lettura. Sono passato spesso davanti a quella vetrina e non riuscivo a smettere di guardarti. Tu non ti sei mai accorta di me, eri sempre troppo immersa nel tuo libro.».
Mi sfiora il viso con le dita delicatamente, mi sfiora le labbra con le sue.
«Adoro quando ridi. Il tuo viso s’illumina e diventi ancora più bella, per quanto possa essere possibile.».
«Posso farti notare una cosa?», gli chiedo alzando un dito come si farebbe a scuola.
Lui lo prende e lo bacia.
«Dopo, ho quasi finito.», mi bacia anche le labbra.
«Adoro quando diventi rossa anche solo se stai pensando a me.».
«Come fai a sapere se divento rossa pensando a te?», inarco un sopracciglio, dubbiosa.
«Ti ho visto mentre raccoglievi le rose che ti lasciavo e mentre leggevi il biglietto, cambiavi colorito. Non ne ero sicuro al cento per cento, ma poi Mattia me l'ha confermato.», mi sorride.
«Io lo strozzo.», borbotto sommessamente.
«Ora la prima posizione. È una cosa che ho notato da poco, ma ha scalato subito la classifica entrando direttamente al primo posto.».
«Sembra tu stia facendo la classifica degli album in uscita.», farfuglio cercando di rimanere seria.
«Non rovinare questo momento amore mio.», dice con una strana luce negli occhi.
Sussulto ancora una volta, è più forte di me.
Lui mi sorride, mi sento sciogliere completamente. Mi manca il respiro quando mi guarda così intensamente.
«Adoro l'emozione nei tuoi occhi quando ti chiamo amore. Non riesco a capire se stai per piangere o ridere, ma adoro quell'incertezza. Sapere che una sola parola provoca in te tutte queste emozioni diverse, mi fa sentire fortunato.».
«Fortunato?», balbetto.
«Sono molto fortunato Emma, perché sei entrata nella mia vita.», sussurra dolcemente e poi aggiunge ridendo nervosamente: «E me l'hai completamente scombussolata.».
Sono rimasta senza parole, non so cosa dire. È la cosa più dolce mi sia mai stata detta e mi sento frastornata.
«Dimmi qualcosa ti prego.», chiude gli occhi e butta fuori un po' per volta l'aria che aveva incamerato nelle guance.
«Volevo farti notare che questa non è una top five delle mie facce buffe.», brontolo con un filo di voce.
Ride e scuote la testa.
«Sei straordinaria Emma.».
Mi guarda negli occhi, penso che potrei anche svenire ora.
«Diciamo che sono le cinque cose che adoro di te. Meglio così?», mi attira di più a sé.
«Decisamente, bisogna sempre essere precisi in queste situazioni.», mi perdo totalmente nei suoi occhi.
«Ora basta parlare però.», sbotta all'improvviso.
Posa le labbra sulle mie e mi sento bene, per poco. Sento un bruciore lancinante alla bocca dello stomaco e la testa mi gira vorticosamente. Un attimo dopo sto vomitando sul tappeto ai piedi del letto.
«Direi che d'ora in poi il vino per te è proibito.», va in cucina e torna con un bicchiere di acqua in mano.
«Mi dispiace tanto Nicholas. Non mi era mai capitata una cosa del genere, mi faccio schifo da sola.».
Nascondo il viso con entrambe le mani e sbuffo. Reprimo un nuovo conato di vomito, sono già abbastanza scombussolata così, non ho bisogno di svuotarmi ancora. La testa non ha ancora smesso di girare, mi sento uno straccio ed è una sensazione davvero poco piacevole. Credo che dopo questa esperienza, smetterò di bere.
«Non dirlo nemmeno.», mi sposta i capelli dal viso e mi sorride. «Resti comunque bellissima.».
«Ti pulisco dove ho sporcato.», farfuglio con la bocca impastata. Che schifo.
Cerco di alzarmi, ma barcollo, tengo ferma la testa con le mani, forse la stanza smette di girare in questo modo.
«Non ci provare nemmeno.», mi ammonisce mettendomi di nuovo sdraiata. «Oggi niente lavoro, avverto io Enrico.».
«Non dirgli che mi sono ubriacata.», borbotto mogia.
«Gli dirò soltanto che alla tua età non reggi più l'alcol come una volta.», ride andando a prendere il cellulare sopra il cassettone.
«Divertente.», gli mostro la lingua fingendomi offesa. «Io sto male e tu mi prendi in giro.».
«Lo faccio solo perché tengo a te. Tengo tanto a te Emma.», dice ora serio.
«Cioè mi prendi in giro perché tieni a me?», inarco un sopracciglio.
Mi sorride dolcemente e annuisce.
«Inoltre, se non ci tenessi, non saresti nemmeno qui a vomitare sul mio tappeto nuovo.», mi fa notare.
«Oops, chiedo di nuovo umilmente scusa!».
Mi copro il viso con le mani e respiro a fondo. Sono davvero un disastro, proprio un caso disperato.
«Salto il lavoro anch'io oggi, devo prendermi cura della mia malaticcia.», mi toglie le mani dal viso e mi bacia dolcemente.
Si sdraia di nuovo accanto a me, appoggio la testa sul suo petto, ascolto i battiti del suo cuore, sembra rilassato. Mi accarezza i capelli con una lentezza esasperante, posandomi dei lievi baci sulla nuca di tanto in tanto, mi addormento nel giro di pochi minuti, cullata dalle sue attenzioni.
Un suono improvviso mi fa svegliare di soprassalto, il cuore mi batte forte nel petto e sento martellarmi una tempia. Sembrava un gong, invece era solo il campanello. Come può un semplice pulsante provocare un tale rimbombo nella mia testa?
«Resta qui tranquilla, cerca di dormire ancora un po' amore.», mi bacia sulle labbra prima di alzarsi e mettersi al volo un paio di pantaloni e una maglietta. Chiudo gli occhi e mi appisolo nuovamente. Sento delle voci concitate provenire dal giardino. Cosa diavolo sta succedendo? La testa mi martella ancora e tutto questo rumore mi sta facendo impazzire. Mi copro le orecchie con le mani, non migliora.
«Dove stai andando?», Nicholas sembra piuttosto irritato.
«Sei con qualche tua troietta, vero?», tuona una voce femminile familiare, perfino troppo familiare.
No, non lei di nuovo. Ti prego, ti prego, ti prego. Signore fai che tutto questo sia solo un incubo e che, quando mi sveglierò, il mal di testa se ne sarà andato e lei non sarà mai esistita.
«Vattene di qui Elena! Questa non è casa tua! Non puoi entrare come ti pare e piace.», sbotta lui alzando il tono della voce.
«Voglio vedere con chi sei stavolta!», ringhia rabbiosa.
Secondo me se malauguratamente dovessi venire morsa da una come lei, dovrei fare l'antirabbica, probabilmente anche l'antitetanica. Mi fa paura questa donna, anzi terrore.
«Vattene Elena!», grida Nicholas esasperato.
Sento un tonfo dall'altra parte della porta e un attimo dopo è spalancata. Io sono mezza nuda sul letto, cerco di coprirmi con il lenzuolo. La luce che entra mi fa male agli occhi e il suo sguardo assassino mi sta incenerendo. Ho davanti una specie di mostro dagli occhi di ghiaccio e tacco dodici.
«Oh oh! Ancora la tua troietta dell'altro giorno. È una cosa seria allora!», esclama con rabbia.
«Non sai quello che stai dicendo!».
«Tu non stai mai più di una notte con la stessa donna.», sputa senza smettere di fissarmi con gli occhi ridotti a due fessure.
Si avvicina pericolosamente, mi nascondo ancora di più sotto il lenzuolo. Nicholas la intercetta e si mette davanti a me a farmi da scudo.
«Non avvicinarti a lei.», ringhia a denti stretti.
«Perché? Le ho fatto male a quel bel nasino?», mi prende in giro lei facendo la vocina.
«Tu sei pazza!»
«Oh, ma smettila Nicholas. Quella lì è una bambina, non vedi? Dovresti avere a che fare solo con il meglio.», dice in un tono che non mi piace per niente.
«Saresti tu il meglio?», sbotta ridendole in faccia.
«Ovvio! Di sicuro non quella là nel tuo letto.», si sposta per guardarmi in faccia e mostrarmi tutto il suo disprezzo.
«Vattene di qui Elena!», intima con rabbia.
Lei respira a fondo, il fumo le esce visibilmente dalle orecchie. «Va bene, me ne vado, ma non è ancora finita. Alla fine cambierai idea e tornerai da me in ginocchio.».
«Ne dubito.», esclama lui.
«Come vuoi Nicholas!», gira sui suoi tacchi a spillo e se ne torna da dove era venuta.
Ricomincio a respirare, affannosamente ma respiro. Ho avuto paura che mi picchiasse di nuovo. Come ha fatto a stare con una donna del genere? Spero sia diventata così dopo che se n’è andata, questo avrebbe senso. Un uomo sano di mente non starebbe mai con una pazza del genere.
Nicholas ha ancora le mani strette a pugno. Si siede sul bordo del letto ed è parecchio scosso. Mi avvicino a lui, appoggio la testa sulla sua spalla, non mi piace vederlo così teso, mi fa star male.
«Stai bene?», chiedo prendendogli la mano e accarezzandola finché non si rilassa.
«Ho avuto paura che se la prendesse di nuovo con te.», risponde ancora parecchio alterato.
«Non l’ha fatto però.», lo rassicuro.
Prendo il suo viso tra le mani e lo obbligo a guardarmi negli occhi.
«Sto bene Nicholas.», sussurro dolcemente.
«Non era così quando stavamo insieme.», mi spiega debolmente.
«Lo immaginavo, dubito saresti stato con una così di tua spontanea volontà.», gli sorrido appena.
Il suo sguardo si addolcisce un po' e mormora: «Non voglio che questa cosa succeda ancora.»
Mi sfiora il viso con le dita.
«Non lo voglio nemmeno io Nicholas.», lo bacio sulle labbra e si calma ancora un po'. «Sono felice che tu sia qui con me.».
Gli sorrido e appoggio di nuovo la testa sulla sua spalla. Non potrei mai rinunciare a tutto questo per colpa di una pazza.
La giornata ormai è stata rovinata da quell'incursione. Lo aiuto a sistemare il disordine della festa di ieri sera, mi è passato perfino il mal di testa e la nausea. Non è che avessi avuto molta scelta. Ci mettiamo un paio di ore a riordinare e mi faccio accompagnare a casa, sono stanca.
«Non vuoi fermarti qui anche stanotte?», chiede deluso prima di salire in macchina.
«Puoi restare da me se vuoi. Magari siamo più al sicuro.», propongo.
«Non mi sembra una cattiva idea.».
Passiamo gran parte della serata abbracciati sul divano a parlare, parlare di qualsiasi cosa. Ridiamo tanto, è un uomo davvero divertente quando si lascia andare, e stasera è stato meraviglioso. Lui mi fa stare bene. Ci addormentiamo stretti l'uno all'altra nel mio letto. Senza fare l'amore, soltanto felici di essere qui insieme.
 
 
Quando apro gli occhi, Nicholas mi sta guardando. Le sue labbra si curvano in un sorriso bellissimo.
«Ciao bellissima.».
Mi bacia la punta del naso con infinita dolcezza.
«Ciao.», lo saluto con la bocca ancora impastata dal sonno.
Quando il cervello comincia a connettere, mi accorgo che è già vestito.
«Devo andare al lavoro.», dice rassegnato.
«Va bene.», commento accarezzandogli il viso.
Vorrei passare ancora un po' di tempo da sola con lui, ma il dovere ci chiama.
«Ci vediamo più tardi amore.».
Mi bacia sulle labbra e si alza ciondolando. Si ferma sulla porta della camera, appoggia la testa sullo stipite e aggiunge: «Sei la cosa più bella mi sia mai capitata.».
Mi regala un sorriso meraviglioso e se ne va.
Affondo la testa nel cuscino e sorrido come una scema. Sembra davvero essersi innamorato di me e questa idea mi fa battere il cuore all'impazzata. E se per caso mi sbagliassi? Non so se potrei sopportare l'idea di non poter stare con lui. In questi giorni mi sono resa conto di aver bisogno di lui. Non mi sono mai sentita così prima d'ora. È Nicholas l'uomo con cui voglio trascorrere il resto della mia vita. So che è tutto ancora piuttosto confuso, non ha ancora detto di amarmi, non mi ha fatto confessioni, ma è così dolce con me e mi fa stare bene. Non dimentico il dolore provato tutte le volte che se ne andava, ma cerco di godermi ogni sua piccola attenzione, ogni momento trascorso insieme. Non ho la certezza che non mi farà più soffrire, probabilmente non l'avrò mai, cerco solo di non pensarci, non voglio rovinare questi attimi d’immensa felicità.
Oggi comincio alle dieci in libreria, ho abbastanza tempo da andare a salutare Magda e sfogarmi un po' con lei. Mi tiro su con calma e mi faccio una doccia. Metto la prima cosa che mi viene a tiro e mi presento da lei. Busso alla sua porta, viene ad aprirmi un attimo dopo. Un sorriso appare sul suo viso appena mi vede.
«Emma tesoro! Che bello vederti.», esclama facendomi cenno di entrare in casa.
«Ciao Magda. Sono passata per un saluto.», le dico allegra.
«Sono davvero felice. Ti va un caffè? L'ho appena fatto.».
«Volentieri.», mi siedo al tavolo della cucina.
«Allora? Come vanno le cose con il bel giovanotto?», chiede sedendosi accanto a me e porgendomi una tazza di caffè fumante.
«Sembrerebbe bene, ma non vorrei essere troppo ottimista.», rispondo soffiando nella tazza e mandando giù un sorso.
«Qualche progresso c'è stato però, non è vero?», domanda speranzosa.
«Mi ha chiamato amore.», le racconto con un sorriso pensando a come mi sono sentita quando l'ha detto la prima volta.
«Direi che è una bella cosa.», commenta.
«Finché non me lo dice chiaramente, non ci credo fino in fondo.», tengo stretta la tazza con entrambe le mani.
«Manca ancora una settimana, dagli tempo.», mi fa notare dolcemente.
«Non gli sto facendo alcun tipo di pressione. È tutto nelle sue mani.», poso la tazzina ormai vuota sul tavolo.
«Hai comunque paura che le sue ansie prevalgano.».
Magda ha già capito tutto, non ho bisogno di perdermi in mille discorsi con lei, arriva al nocciolo della questione come se niente fosse.
Annuisco.
«Ho paura di non essere abbastanza per lui, come non lo sono mai stata per Mattia.», borbotto sconsolata.
«Perché dici questo mia cara?», chiede lei aggrottando la fronte.
«Non lo so. È solo che non mi sento alla sua altezza.», mi massaggio le tempie con le mani e sbuffo.
«Sei una bella ragazza, sei intelligente, sei sensibile. Che cosa dovrebbe mai volere di più da te?», inarca un sopracciglio. Si mette comoda sulla seggiola e incrocia le braccia al petto, mi scruta attentamente.
«Non lo so Magda, probabilmente sono solo io che mi creo un sacco di problemi dove non esistono.», sospiro rassegnata.
«Ecco, questa spiegazione mi convince già di più.», afferma ridendo.
Le sorrido.
«Ti accompagno a fare la spesa?», le propongo.
«Hai già così tanta voglia di vederlo?».
Annuisco. Starei ventiquattro ore su ventiquattro con lui e mi manca già terribilmente.
«Andiamo allora, mi serve urgentemente il caffè!», esclama ridendo.
Prende la sua borsa, il bastone e ci incamminiamo lentamente.
Nicholas è fuori dal supermercato che scarica il camion. Ci vede subito arrivare e sorride felice.
«Mi mancavi già tantissimo.». Mi raggiunge di corsa e si ferma ad un passo da me.
«Mi hai letto nel pensiero.».
Gli tolgo un pezzo di nastro adesivo dalla maglia, mentre lui mi prende per i fianchi e mi attira a sé.
«Buongiorno Magda.», la saluta educatamente.
«Buongiorno Nicholas. Sembri felice stamattina.», dice con un sorriso.
«Lo sono.», mi guarda intensamente negli occhi, mi sento avvampare.
Lei scuote la testa ridendo ed entra nel supermercato.
Nicholas mi bacia sulle labbra per attimi interminabili.
«Non mi avevi baciato abbastanza in questi giorni?», chiedo senza fiato.
«Ho appena iniziato.».
Mi prende per mano e mi trascina in un angolo appartato, mi mette con le spalle al muro e riprende a baciarmi con più ardore di prima. Il suo bacino premuto contro il mio rende tutto pericolosamente eccitante, sono completamente sovrastata dal suo corpo perfetto.
«Bastardo!», sento dire di sfuggita da una voce femminile.
Mi stacco dalla sua bocca e guarda oltre la sua spalla. Una donna alta, con i capelli lunghi fino alle spalle e una gonna cortissima, è in procinto di attraversare la strada e ci guarda furiosa.
«Ce l'ha con te?», domando incerta.
«Credo di sì.».
Si stringe nelle spalle e riprende da dove eravamo stati interrotti. Essere baciata da lui è straordinario, le gambe mi diventano di gelatina ogni volta che mi sfiora, quest'uomo mi fa impazzire.
«Stronzo!», ringhia una nuova voce dopo pochi minuti.
Una donna minuta con dei tacchi a spillo vertiginosi ci sta fulminando con lo sguardo.
«Credo tu stia facendo incazzare tutte le tue conquiste.», inarco un sopracciglio.
«Sono solo invidiose.», mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Invidiose per quale motivo?».
«Perché tu non sei la mia avventura di una sola notte come lo sono state loro.».
Non mi dà il tempo di replicare, riprende a baciarmi con ardore, come se niente fosse. Vorrei approfondire questa sua affermazione, ma non mi sembra questo il momento adatto. I suoi baci mi hanno completamente mandato in pappa il cervello, non so nemmeno come mi chiamo in questo momento.
«Ti porterei nel mio ufficio, ma sarebbe poco professionale.».
Ora si concentra sul mio collo, facendomi venire brividi di piacere lungo la schiena. Potrei impazzire se continuasse così.
«Sarebbe sconveniente.», balbetto con un filo di voce.
«A che ora finisci oggi?», domanda baciandomi il collo anche dall'altra parte.
«Alle cinque.», rispondo cercando di mantenere il controllo del mio corpo. Impresa quasi impossibile, ma ce la sto mettendo tutta.
«Alle cinque in punto sarò lì a prenderti.».
Riprende a sfamarsi della mia bocca, lasciandomi senza fiato, ancora una volta.
«Magda mi starà dando per dispersa.», gli dico dopo un po'.
«Io dovrei tornare ai miei scatoloni.», sbuffa sonoramente.
«A stasera.», gli accarezzo il viso e sfioro le sue labbra con le mie.
«A stasera amore mio.». Mi saluta con un altro lunghissimo bacio.
Mi sento piuttosto accaldata in questo preciso istante. Sento gli occhi di Nicholas su di me, mi giro e mi regala uno dei suoi sorrisi sexy. Entro nel supermercato e Magda mi squadra divertita.
«Stavate dando spettacolo lì fuori ragazzi miei.», commenta ridendo.
Arrossisco tremendamente. Ero talmente presa in quel momento, che ho completamente dimenticato che eravamo vicino all'ingresso di questo posto. Mi sto vergognando tantissimo, sento il calore arrivarmi fino alla punta delle orecchie.
«Ci hanno visto in tanti?», chiedo nascondendo il viso con le mani.
«Meglio che tu non lo sappia.», esclama senza smettere di ridere.
Quando passo con Magda a braccetto, sento parecchi occhi puntati su di me. Noto gente che bisbiglia o che mi guarda in malo modo, vorrei sprofondare. Non sopporto essere al centro dell'attenzione e meno che meno al centro di eventuali gossip paesani, non fa per me, proprio per niente.
«Non farci caso tesoro, la gente adora spettegolare.», mi dà una leggera pacca sulla mano.
«Lo so anche fin troppo bene, ma non mi piace proprio per niente essere la protagonista dei pettegolezzi.», ammetto a bassa voce per non farmi sentire da tutto il negozio.
«A quanto pare al tuo bel giovanotto non interessa per niente.», inarca un sopracciglio.
«Dici?».
«Certo! Avrebbe cercato un posto più appartato altrimenti, non credi?», mi fa notare con enfasi quasi fosse una cosa ovvia.
«Hai ragione.».
Mi sento un po' giù, questa situazione non mi piace neanche un po'.
«Oh Emma cara, smettila di tenere quel muso lungo. Sei così carina quando sorridi.», mi pizzica la guancia.
Non mi ricordo gli anni di essere pizzicata in quel modo in pubblico e mi viene da ridere.
«Ecco, vedi? Ora sei notevolmente più bella.».
Questa donna riesce sempre a farmi tornare il sorriso, la adoro. Se non fosse per lei, a quest'ora sarei chiusa in casa a piangermi addosso.
Nicholas entra con uno scatolone in mano, si ferma accanto a noi e mi bacia sulle labbra.
«Ci stanno guardando tutti.», gli faccio notare rossa in viso.
«Non me ne frega niente.», replica baciandomi di nuovo, questa volta poco castamente.
Magda sospira.
«Vorrei tornare giovane anch'io.», dice ridendo.
«Ciao ragazze, fate le brave.», ci saluta lui prima di tornare al suo lavoro.
La cassiera, poco più che ventenne, mi fulmina con lo sguardo. Chissà come mai! Mi sa che almeno la metà della popolazione femminile di questo posto - probabilmente quasi tutta quella sotto i quaranta - prova un odio profondo nei miei confronti. Non so se gongolare o averne il terrore. Sinceramente questa cosa un po' di ansia me la fa venire. Se poi sono pazze come la sua ex è ancora peggio. Non ci voglio pensare. Riesco già a immaginare un'orda di matte da legare che mi rincorre per strada con scarpe tacco quindici tra le mani pronte a infilzarmi. Scaccio quel pensiero rapidamente.
Accompagno a casa Magda e vado a cambiarmi per recarmi in libreria. Per strada sento gli occhi della gente puntati su di me, come se avessi un cartello sulla schiena con scritto qualcosa. Non mi piace questa sensazione, neanche un po'. Che cavolo sta succedendo? Sto cominciando sul serio a preoccuparmi.
Raggiungo la libreria più in fretta che riesco e mi fiondo nell'ufficio. Mattia e Davide fanno capolino dalla porta e mi guardano divertiti.
«Come mai tutta questa fretta?», chiede Davide incrociando le braccia al petto.
«Gira qualche strana voce sul mio conto per caso?».
La mia voce tradisce tutta la mia ansia e preoccupazione.
Loro due si scambiano uno sguardo strano.
«Allora è vero.», borbotto sconsolata.
«La sua ex sta mettendo in giro un sacco di stronzate sul tuo conto.», commenta Mattia serio.
Lo guardo sgranando gli occhi.
«Stai scherzando vero?».
Ti prego, fai che sia tutto uno scherzo, non può succedere davvero una cosa del genere.
«Purtroppo no Emma.», si siede accanto a me sulla scrivania.
«Che cosa ha detto?», domando quasi balbettando.
Respira a fondo.
«Che le hai portato via il fidanzato, che ti ha trovato a letto con lui, che sei solo una poco di buono...».
«Immagino non abbia usato quel termine, vero?», lo interrompo, anche se la risposta è scontata.
«No, direi di no.», conferma i miei sospetti.
«Che altro?».
Sinceramente non so se ho ancora voglia di sentire tutte queste falsità, ma una parte di me vuole sapere tutto, anche se sarà doloroso.
«Che sta con te solo perché si sente in colpa di averti messa in...».
Stavolta lo interrompo in preda al panico.
«Che cosa?!», tuono sgomenta.
«Mi dispiace Emma.», mi prende la mano e la tiene stretta nelle sue.
La sfilo senza sembrare scortese.
«Quella lì è una pazza furiosa! Dovrebbe essere rinchiusa da qualche parte!», sbotto rabbiosa portandomi le mani alla bocca. «Ora capisco perché in paese mi guardano tutti come se fossi un'appestata.».
«Noi siamo dalla tua parte.», commenta Mattia massaggiandomi la schiena.
«Grazie, almeno non sono sola contro il mondo.», borbotto cercando di non piangere.
«Sempre la solita melodrammatica.», dice lui ridendo.
Mi bacia sulla testa e torna in negozio.
«Sicura di stare bene?», chiede Davide preoccupato.
Annuisco incerta.
Melodrammatica. Il commento di Mattia non mi è piaciuto neanche un po'. Almeno Davide sembrava preoccupato sul serio. Vorrei vedere lui nei miei panni. Sarebbe bello se Nicholas lo prendesse a pugni, forse poi la smetterebbe di fare il cretino.
Poi il mio pensiero torna a Elena. Perché quella pazza è tornata? Non poteva rimanere dov'era e non rovinare la mia vita e quella di Nicholas? La odio con tutto il cuore. Non ha senso prendersela con me, non sono stata io a portarle via il suo uomo, è lei che se n'è andata spezzandogli il cuore. Che cosa avrebbe dovuto fare lui? Riprendersela come se niente fosse? Che fine avrei fatto io? Tutte queste domande e tutti questi pensieri mi stanno solo facendo venire un fortissimo mal di testa.
Cerco di concentrarmi sul mio lavoro, ma non è per niente semplice.
Cinque minuti prima della fine del mio turno, entra il mostro. Che cosa ci fa qui? Lancio un'occhiata d'aiuto a Mattia che mi raggiunge di corsa e si piazza al mio fianco, è piuttosto irritato.
«Ma che cavaliere. Hai così paura di me che ti serve una mano?», sputa con cattiveria.
«Mi hai quasi rotto il naso l'altro giorno.», tuono acida.
«Però non te l'ho rotto alla fine, ti è andata bene.», dice quasi ridendo.
«Perché stai sparlando di me in giro? Nemmeno mi conosci.», incrocio le braccia al petto e la squadro con un'espressione poco amichevole.
«Perché?! Devi essere davvero cretina per farmi questa domanda. Rivoglio Nicholas, mi sembra ovvio."», risponde come se tutto questo avesse un senso.
«Ma lui non vuole tornare con te.», farfuglio nervosamente.
«Chi non vorrebbe tornare con una come me?! Ma ti sei vista? Non vali la metà di me.», sputa con disprezzo.
«Ma ti senti quando parli?», ringhia una voce alle sue spalle.
Non l'avevo nemmeno visto entrare.
«Oh ciao amore.», saluta lei cercando di baciarlo.
«Non provare nemmeno ad avvicinarti e lascia stare Emma.».
Non ho mai visto Nicholas così arrabbiato, fa quasi paura.
«Tesoro, lo sai che noi siamo fatti per stare insieme.», miagola sfoggiando un sorriso falsissimo.
«Poteva essere così una volta ma ora non più.», serra le mani a pugno.
«Cazzo, non ti sarai mica innamorato di questa nullità?!», l'espressione schifata stampata sul suo volto è raccapricciante.
«E se anche fosse?», urla lui sempre più alterato.
Mi batte forte il cuore e sto sudando visibilmente, ora svengo, ne sono certa.
«Non puoi essere innamorato di lei! Tu hai amato solo me e amerai solo me!», grida isterica.
«Ma fammi il piacere Elena! Smettila di dire cazzate!», si avvicina a me e mi prende per mano. «Lasciaci in pace!».
«Te lo puoi scordare.», tuona un attimo prima di girare sui tacchi e uscire di scena come una diva.
Appena Nicholas riesce a calmarsi un po', si gira verso di me e mi prende il viso tra le mani.
«Stai bene?», mi chiede preoccupato.
Annuisco appena.
Mi abbraccia forte e scoppio in lacrime. Non ce la facevo più, tutta la tensione si è trasformata in un fiume di lacrime.
«Sta mettendo in giro voci assurde sul mio conto. Tutti mi guardano come se fossi una lebbrosa.», mi sfogo tra i singhiozzi. «Tutti pensano che io sia solo una poco di buono.».
«Amore mio, andrà tutto bene, te lo prometto.», mi bacia la fronte lentamente.
Mi stringe forte a sé e non mi lascia più andare, nemmeno voglio che lo faccia. Avevo bisogno di lui, ho sempre bisogno di lui.
Quando mi riprendo, mi accompagna a casa.
«Vuoi restare sola stanotte?», domanda dolcemente.
Magari pensava volessi un po' di tranquillità dopo quello che è successo oggi, ma rimanere sola è davvero l'ultima cosa che voglio.
«Resta qui con me, ti prego.», lo supplico guardandolo negli occhi.
«Speravo lo dicessi.», mi prende per mano e mi fa sedere sul divano.
Si siede accanto a me. Mi sdraio e appoggio la testa sulle sue gambe, mi stringo a lui chiudendo gli occhi. Mi accarezza i capelli dolcemente e asciuga con le dita le lacrime che scendono sul mio viso.
«Non voglio più rimanere sola.», gli dico tirando su, poco romanticamente, con il naso.
«Non lascerò che questo accada.», mi rassicura.
Mi lascio cullare dalle sue carezze e mi tranquillizzo, le stanchezze s’impossessano del mio corpo. Sto per addormentarmi quando dalla sua bocca escono delle parole confuse, parole che non avrei mai creduto di poter sentire: «Ti amo Emma.».
Poi il nulla. Anche stavolta non posso sapere se l'ho sognato o se l'ha detto davvero. A quanto pare gli riesce più facile parlare di sentimenti quando crede di non essere sentito. Vorrei che me lo dicesse quando sono sveglia però, vorrei guardarlo dritto negli occhi mentre lo fa. Un passo alla volta.
Nel dormiveglia mi sento sollevare come se fossi leggerissima. Non so per quanto tempo ho dormito sul divano. Mi stringo a lui e appoggio la testa sulla sua spalla. Mi adagia delicatamente sul letto, mi toglie le scarpe e i pantaloni. Apro un attimo gli occhi e mi sorride.
«Scusami se ti ho spogliata. Pensavo sentissi caldo a dormire con i jeans.», mi sfiora le labbra con le sue.
«Grazie.», farfuglio confusa.
Si spoglia anche lui, rimanendo in boxer. Si sdraia di fronte a me, mi mette una mano sul fianco. Mi bacia la punta del naso e sussurra: «Dormi bene amore mio.».
Mi accoccolo a lui e mi addormento serena.
Ho fatto incubi tutta notte. Uno di questi mi ha lasciato una brutta sensazione addosso. C'era Elena che mi picchiava a sangue nella piazza davanti a tutto il paese che faceva il tifo per lei. Nicholas era divertito e alla fine andava via con lei.
Credo di aver pianto davvero durante quel sogno. Ho un vago ricordo di lui che mi culla tra le sue braccia e mormora al mio orecchio: «È solo un brutto sogno amore. Io sono qui con te, non vado da nessuna parte.».
Quando mi sveglio al mattino, Nicholas mi sta accarezzando delicatamente il viso, non credo abbia chiuso occhio.
«Non hai dormito?», gli chiedo con la bocca impastata dal sonno.
«Non ti preoccupare per me.», risponde con un sorriso.
«E per chi dovrei preoccuparmi?», borbotto confusa.
«Non lo so, ma ora sono io quello preoccupato.», mi fa notare baciandomi dolcemente.
«Stavo parlando nel sonno stanotte?».
«Urlavi e piangevi, ero terrorizzato Emma.», mi attira a sé e mi stringe forte.
«Ti amo.», sussurro con il viso premuto sul suo petto.
Lui mi stringe ancora di più e mi bacia sulla testa. Apre bocca per voler dire qualcosa, ma non ci riesce. Sospira rumorosamente. Il mio cuore perde un battito. Credevo davvero che me lo avrebbe detto? Sono soltanto una povera illusa.
«Non fa niente Nicholas.», lo rassicuro con dolcezza.
Sento qualcosa di umido scendermi tra i capelli. Non starà mica piangendo? Non voglio saperlo.



 
*Spazio autrice*
Allora… che cosa ne pensate di questo Nicholas? Le ha detto perfino “ti amo”… beh, mentre stava dormendo, però è già qualcosa. Chissà se riuscirà mai ad aprirsi del tutto. E questa Elena con le voci assurde che sta mettendo in giro? Possiamo mandarla su un’altra galassia? Non sarebbe affatto male.
Bene, ringrazio chiunque stia leggendo questa mia storia e chi mi lascia sempre due parole che fanno sempre un gran piacere. Ci vediamo martedì prossimo :)



Se volete passare a fare due chiacchiere
*Bijouttina & i suoi vaneggiamenti*

La mia sovrannaturale romantica
Le ali della salvezza

La mia vampiresca
Il profumo del destino


Angolo pubblicità... passate in questa pagina https://www.facebook.com/amareduepuntozero?fref=nf
è il romanzo scritto da una mia carissima amica, anche lei pubblica qui su EFP... è una storia d'amore frizzante... non ve ne pentirete :)

 

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici ***





Capitolo Dodici

Nicholas è andato al lavoro e sono qui sola con i miei pensieri. Non ho nemmeno voglia di andare a salutare Magda stamattina. Solo l'idea di uscire di casa e incontrare gente mi fa stare male. Quasi quasi me ne rimango qui, per il resto dei miei giorni. O posso mettermi un paio di occhialoni neri e un cappello largo in modo da passare inosservata. Potrebbe essere un'idea, anche se dubito funzionerebbe. Sto pensando ad altri modi possibili di mimetizzazione, tipo tagliarmi i capelli corti e colorarli di biondo. Solo il pensiero mi fa inorridire, non mi ci vedo proprio bionda. Vorrà dire che camminerò a testa alta e alzerò il dito medio in segno di protesta ogni volta che ricevo uno sguardo d'odio. Penso sia la soluzione migliore. Proprio mentre mi stavo convincendo di questo, suona il campanello. Mi affaccio alla finestra e vedo Marco. Che cavolo ci fa mio fratello qui? Gli faccio segno di salire.
«Ciao sorellina.», mi abbraccia appena entra in casa.
«Ciao, che cosa ci fai da queste parti?», chiedo aggrottando la fronte.
«Sono venuto a trovarti. Che altro sennò.», risponde sulla difensiva.
Incrocio le braccia al petto e inarco un sopracciglio: «Non penserai mica di darmela a bere?».
Sbuffa e poggia entrambe le mani sulle mie spalle, scrollandomi appena.
«Mi ha telefonato Mattia.», ammette storcendo il naso.
Loro due sono sempre andati d'accordo, ma da quando Mattia se n'è andato, i loro rapporti si sono parecchio raffreddati, anche se so per certo che si erano visti di sfuggita in paese.
«Perché mai avrebbe dovuto chiamarti?», sbotto incredula.
«È preoccupato per te.», risponde stringendosi nelle spalle.
«Motivo?», sono sempre più infastidita.
Perché Mattia si sta intromettendo nella mia vita? Non mi piace per niente, non ho bisogno della sua protezione, non ora. Poteva rimanere con me e non scappare come un codardo, adesso è troppo tardi per preoccuparsi di me.
«La pazza furiosa, mi ha raccontato tutto.», si siede sul divano con un tonfo.
«So badare a me stessa, non sono più una bambina già da un pezzo.», lo raggiungo e mi metto comoda accanto a lui.
«Lo so Emma, ma volevo accertarmi di persona come stavano veramente le cose.», posa una mano sul mio ginocchio e lo stringe appena. «Sai che mi preoccupo per la mia sorellina.».
«Sto bene.», dico poco convinta.
«Questo mi fa piacere. Vorrei anche conoscerlo.», aggiunge fissando il muro di fronte a lui.
«Come mai ci tieni tanto?», domando diffidente.
«Voglio vedere l'uomo che sta incasinando la tua vita Emma.», commenta un po' troppo serio per i miei gusti.
«Non mi sta incasinando la vita.», tuono cominciando ad alterarmi.
Come si permette di dire una cosa del genere? Non lo conosce nemmeno! Perché si credono tutti in diritto di parlare male dell'uomo che amo? Va bene, mi ha fatto soffrire e probabilmente lo rifarà ancora, ma so a cosa sto andando incontro. È la mia vita e voglio viverla appieno. Io sono innamorata di Nicholas e voglio godermi ogni istante possibile con lui. Posso accettare che mio fratello si preoccupi per me, ma non ammetto intromissioni nella mia storia. Se sono masochista e voglio farmi del male, sarà solo perché l'ho voluto io.
Mette le mani avanti in segno di resa, ha notato il mio sguardo assassino.
«Va bene, ho sbagliato, ma voglio conoscerlo lo stesso, se non ti dispiace.», borbotta debolmente.
«Ti saresti fatto tutti questi chilometri, lasciando a casa tua moglie e le mie bellissime nipotine solo per questo?», chiedo con un tono di voce un po' più alto di quanto volessi.
«No, l'ho fatto perché non voglio che la mia sorellina faccia delle cavolate.».
Il suo sguardo preoccupato mi fa addolcire sensibilmente. Non riesco ad arrabbiarmi con mio fratello nemmeno provandoci. È l'unico su cui io possa sempre contare, e sono davvero fortunata.
Appoggio la testa sulla sua spalla, lui mi avvolge con un braccio e mi bacia la testa.
«Sono felice di averti qui.», sussurro. Una lacrima scende incontrollata sul mio viso. La asciugo con un movimento fulmineo della mano.
«Anch'io sono felice di essere qui con te, sorellina.».
Lo bacio sulla guancia e lui mi sorride. Sì, sono davvero felice che lui sia qui con me. Mi manca molto, da quando mi sono trasferita qui, non riesco più a vederlo quanto vorrei. Mi mancano tantissimo anche le mie nipotine. Tengo una loro foto sulla libreria e la guardo spesso, adoro le mie topoline.
Rimaniamo in quella posizione per un bel po', ma devo per forza darmi una mossa.
«Devo andare al lavoro. Vieni con me? Puoi parlare di me alle mie spalle con Mattia tutto il tempo che vuoi.», gli strizzo l'occhio.
«Visto i suoi trascorsi, ne faccio volentieri a meno. Ma poi, perché non hai detto a mamma e papà che il libro che presenterete sarà il suo?», chiede alzandosi dal divano.
«Perché muoio dalla voglia di vedere che faccia faranno quando lo scopriranno.», scoppio a ridere.
«Come sei crudele!», commenta unendosi alla mia risata.
«Forse un po'.», mi stringo nelle spalle e gli mostro la lingua.
Avrò sempre l'appoggio di Marco e questo mi rende immensamente felice, saper di contare su di lui mi fa stare meglio.
 
 
Arriviamo in libreria con qualche minuto d'anticipo, l'ultimo tratto lo abbiamo fatto di cosa per non arrivare in ritardo, lo ammetto. Alla fine sono arrivata comunque puntuale e questa è la cosa più importante.
«Marco! Da quanto tempo!».
Mattia ci corre incontro e dà una pacca sulla spalla a mio fratello, sembra davvero felice di rivederlo.
«Qualche mese ormai.», dice lui ricambiando la pacca e ridendo.
So per certo che quella era una frecciatina, conosco bene Marco, ma Mattia non se n'è accorto, oppure ha fatto soltanto finta di niente. In entrambi i casi non m'interessa.
«Scusami se l'ho chiamato Emma.», mi rivolge uno sguardo da cucciolo desolato. Potrebbe intenerire il cuore di chiunque, ma non il mio, forse in passato ci sarebbe riuscito, ora è tutta un'altra storia.
«Non ti preoccupare, sono comunque felice di vederlo.», abbraccio mio fratello con trasporto.
Davide e Jessica ci raggiungono incuriositi dal trambusto vicino all'ingresso.
«Marco, loro sono Davide e sua cugina Jessica. Ragazzi, lui è il mio fratellone.», faccio le presentazioni con il sorriso sulle labbra. Sono fiera di lui e voglio che il mondo sappia quanto lo adoro.
«Piacere di conoscervi.», stringe la mano a entrambi con enfasi.
Mi metto a fare le mie cose, non posso stare tutto il tempo dietro a lui, purtroppo. Non vorrei essere ripresa da Enrico, non l'ha mai fatto, ma c'è sempre una prima volta.
Mattia e Marco chiacchierano in un angolo, credo gli stia raccontando del suo romanzo. Mio fratello sembra ascoltare con interesse, anche se ogni tanto lo vedo riempire le guance di aria e buttarla fuori un po' per volta. Mattia ha sempre avuto una bella parlantina e spesso poteva diventare anche piuttosto pesante ascoltarlo. Mi è capitato più di qualche volta di sconnettere il cervello durante un discorso quando stavamo insieme. Non invidio per niente Marco in questo momento.
Due ore passano senza nemmeno accorgermene, immersa nel mio mondo.
Devo sistemare dei libri di viaggi in uno scaffale in alto, ma non ci arrivo. Mi allungo più che posso e perdo l'equilibrio. Sono già pronta all'impatto, quando qualcuno, però, mi prende al volo. Arrossisco appena incontro gli occhi del mio salvatore.
«Ciao mio disastro.», mi saluta Nicholas tenendomi stretta tra le sue braccia. «Sono arrivato appena in tempo.».
«Mi sa che avrei sbattuto violentemente il sedere se non fossi arrivato.», lo bacio sulle labbra.
«Non posso lasciarti sola un attimo.», mormora dolcemente.
Mi fa scendere a terra, ma continua a tenermi stretta a sé. Il cuore mi batte fortissimo, come ogni volta che sono accanto a lui.
«Emma... io...».
Non riesce a terminare la frase, qualcuno ha attirato la sua attenzione. Mi volto e sospiro. Che tempismo. Marco è a due passi da noi e ci fissa a braccia conserte, ha l'aria per niente amichevole. Nicholas lo guarda in modo strano, credo si senta un tantino in soggezione.
«Lui è mio fratello Marco.» gli dico sospirando.
«Fratello maggiore.», puntualizza, come se fosse una cosa essenziale da sapere.
«Nicholas.», porge la mano a Marco e lui la stringe con vigore.
«Volevo conoscere l'uomo che ha fatto perdere la testa alla mia sorellina.», borbotta riducendo gli occhi a due fessure.
«Marco!», urlo nascondendo il viso sul petto di Nicholas.
«Che c'è?», sbotta con aria innocente allargando le braccia.
«Non sono più un'adolescente brufolosa.», gli faccio notare.
Mi porto una mano alla fronte, sto sudando freddo. Non mi piace il modo di fare protettivo di mio fratello, mi sta mettendo in ridicolo.
«Mi sa che eri carina lo stesso.», commenta Nicholas prendendomi in giro.
Gli scocco un'occhiataccia, potrei perfino pensare di offendermi.
«Nah, non era un granché.», afferma mio fratello, sangue del mio sangue, all'uomo che amo.
«Che vergogna! Ti sembrano cose da dire?».
«Lo sai che fino ai vent'anni non ha avuto un ragazzo?», continua imperterrito.
Giuro che lo ammazzo, posso farlo sul serio.
«Deve andare avanti ancora per molto questa tortura? Altrimenti vado a farmi un giro.», lo colpisco a un braccio con un pugno.
«A me piace sapere com'eri.».
Nicholas si sta divertendo un mondo, io un po' meno. Vorrei sprofondare inghiottita da un buco nero.
«Fidati, è molto meglio ora.», mio fratello gli dà una pacca sulla spalla.
«Lo vedo.», mi guarda dalla testa ai piedi con un sorriso malizioso.
Io arrossisco fino alla punta delle orecchie, mi faccio aria con la mano. Non ce la posso fare.
«Posso farti una domanda?», chiede a mio fratello.
«Certo, spara.», risponde Marco divertito.
«Diventa sempre così rossa quando è imbarazzata?», mi accarezza il viso con due dita, stordendomi.
«Solo da quando ti conosce.», ammette lui ridendo.
«A quanto pare è davvero colpa mia allora.», nota con una certa soddisfazione nella voce.
«Te l'ho sempre detto che la colpa era tua. Non mi credevi!», mi fingo offesa.
Mi attira a sé, ho un sussulto per la sorpresa. Le nostre bocche sono vicinissime, mi sento avvampare.
«Hai ragione, guardala!», Marco mi indica con il dito.
«Vi state divertendo?», farfuglio senza staccare gli occhi da Nicholas.
«Da matti.», dice lui un attimo prima di baciarmi poco castamente davanti a mio fratello.
«Meglio lasciarvi soli ora.», Marco si dilegua.
Cerco di riprendere fiato e far tornar normale il battito del mio cuore, impresa piuttosto complicata. Mi sposta una ciocca di capelli da davanti agli occhi e mi sorride radioso. Amo il suo sorriso, il modo in cui mi guarda, il modo in cui mi sfiora, amo tutto di lui, non ci posso fare niente.
«Sei bellissima Emma.», sussurra sfiorando le mie labbra con le sue.
Appoggio il naso sulla sua guancia e mi avvolge in un abbraccio. Non so cosa dire, perciò mi godo questo momento stretta a lui.
«Vieni da me stasera?», mi chiede dopo un po'.
«C'è qui mio fratello, non posso abbandonarlo.», chiudo gli occhi e respiro a fondo il suo profumo. Mossa piuttosto infelice, ho voglia di lui ora.
«Vengo io da te allora.».
«Cucini te?».
Ride.
«Certo, era scontato.», mi accarezza dolcemente la schiena.
Lo bacio sulle labbra e sbuffo.
«Che c'è?», scioglie l'abbraccio e mi prende entrambe le mani.
«Dobbiamo proprio tornare al lavoro?», domando con una smorfia.
Ride buttando all'indietro la testa, mi manca il fiato da quanto è bello.
«Se non vuoi, ti porto via con me, troviamo di sicuro qualcosa di meglio da fare.».
Mi sfiora il collo con la lingua e sale fino a mordermi delicatamente l'orecchio. Come se non avessi già capito da sola che cosa intendeva con quell'osservazione.
«Sono tentata e non poco, perciò è meglio che tu vada davvero ora.».
«Sicura?», mi guarda in un modo che nessuna donna sana di mente avrebbe saputo resistergli.
«La mia sicurezza sta vacillando parecchio in questo istante.», mi mordo il labbro.
Respiro a fondo e scaccio la visione di lui nudo nel mio letto, ho le vampate.
«Scusa.», mormora baciandomi sulle labbra e, prima di andarsene aggiunge: «Ci vediamo più tardi.».
Saluta tutti con la mano e se ne va, non prima di avermi baciata nuovamente e abbondantemente.
Lo guardo finché non sparisce dalla mia vista, devo avere un'espressione ebete in volto, ma non me ne importa un fico secco.
«Sorellina bella, direi che sei proprio cotta.», commenta Marco alle mie spalle.
«Da cosa lo deduci?», mi giro a guardarlo.
«Mah, non saprei...», lascia la frase in sospeso e ride.
Lo guardo in cagnesco, a braccia conserte.
«Allora, che impressione ti ha fatto?».
Muoio dalla voglia di sapere la sua opinione su Nicholas, tengo molto al suo giudizio. Mi siedo sul mio sgabellino preferito per recuperare un po' di stabilità sulle gambe e aspetto con impazienza il verdetto.
«Sembra a posto, lo ammetto.», risponde serio.
«Non ti fidavi del mio giudizio?».
«Non è che non mi fidassi Emma.», guarda nella direzione di Mattia e aggiunge: «Dopo quello che è successo con lui, ho paura tu possa rimanere di nuovo scottata.».
«Sei stato tu a dirmi di buttarmi con Nicholas, e io l'ho fatto. Sinceramente non so se sia stata la scelta migliore, so solo che mi sono innamorata di lui. Ho bisogno di lui Marco.».
Mi mastico le unghie nervosamente, ho paura che non gli possa piacere e io ho bisogno di un suo commento positivo, sia di uomo sia di fratello maggiore.
«Sembra tenere davvero molto a te. Ti guardava adorante e ti teneva stretta come fossi la cosa più preziosa al mondo.», appoggia una mano sulla mia spalla. «Anche se non fosse stata la scelta migliore da fare, di sicuro ne sarà valsa la pena Emma.».
Poggio la testa sul suo fianco e lui mi accarezza i capelli dolcemente, chiudo gli occhi e mi lascio cullare dal suo affetto.
«Credi che lui possa amarmi?», chiedo titubante.
«Sarebbe uno stupido se non lo facesse.», mi bacia la testa.
Mi alzo e lo abbraccio, sono davvero fortunata ad avere un fratello come lui.
Nel pomeriggio decide di andare in giro per il paese, stare tutto il giorno in libreria con noi deve essere di una noia mortale per lui.
Jessica è piuttosto silenziosa oggi e non è da lei. Posso immaginare quale sia il suo problema, ma non credo di poterlo risolvere, sfortunatamente.
«Cosa c'è che non va?».
Mi avvicino a lei con dei libri di cucina appena arrivati e la aiuto a sistemarli. Sembra che tutti scrivano libri di ricette ultimamente. Se poi fossero tutti negati come me in cucina, servirebbero comunque a poco.
Lei storce il naso e sospira pesantemente.
«Secondo me non gli piaccio.», farfuglia sconsolata.
Si gratta la testa nervosamente.
«Come fai a saperlo?», le chiedo dolcemente.
Alza le spalle e sospira ancora una volta.
«È chiaramente ancora innamorato di te.», risponde senza alcuna esitazione.
Era palese che il problema fosse questo. Mattia non si arrenderà facilmente, lui crede di essere ancora innamorato di me. Io, però, non sono più la stessa Emma, quella che lo amava incondizionatamente e che sopportava ogni suo difetto. Non lo amo più ormai da molto tempo e non credo di avergli mai dato false speranze a riguardo. Dovrebbe cominciare a guardare avanti, ormai con me non ha più alcuna possibilità.
«Tu fai in modo che mi dimentichi. Sai che a me non interessa.».
«Lo so Emma, ma mi blocco tutte le volte che me lo trovo davanti. E poi dopo la sparata fatta la sera del tuo compleanno...», lascia la frase in sospeso e diventa rossa come un pomodoro.
«In effetti, non è stata un'uscita felice.», ammetto ridendo.
Mi guarda con gli occhi da cane bastonato.
«Fidati, ho fatto di peggio come ricorderai.», le faccio notare.
«Sì, ma lui è praticamente già il tuo ragazzo. Io l'ho fatto scappare ancora prima di provarci.», sbuffa nascondendo il viso con le mani.
«Allora, mettiamo le cose in chiaro, lui non è il mio ragazzo.», borbotto acida.
Mi guarda in modo strano, come per dire sì come no! Probabilmente anche i muri al momento credono che noi due stiamo insieme.
«Per lo meno ufficialmente non lo è. Ci stiamo frequentando.», le concedo alla fine.
Mi concentro su un libro di ricette di dolci al cioccolato, me ne mangerei volentieri una fetta.
«Se non fosse qualcosa di serio, non ti avrebbe mai regalato un bracciale del genere.», indica il cerchio d'oro che ho al polso con aria da saputella.
«Perché?», farfuglio accigliata.
«È d'oro Emma, avrà speso parecchie centinaia di euro e poi tutti quei cuori. Poteva benissimo sceglierne uno semplice senza ciondoli.», mi spiega.
A questo non ci avevo pensato a dire il vero. Ho solo adorato questo bracciale fin dall'inizio solo perché me l'ha regalato lui. Lo sto rigirando anche in questo momento e sto sorridendo nel farlo. Anche Jessica lo nota e mi posa una mano sul braccio.
«Se questo non è amore, non so proprio cos'altro possa essere Emma.», mi sorride.
In fondo al cuore vorrei proprio che avesse ragione. Se non gli importasse di me, se ne sarebbe già andato da un pezzo. Per lo meno non sarebbe tornato da me dopo essere scappato via in quel modo la nostra prima volta insieme. Che senso avrebbe? Donne con cui passare la notte non gli mancano di certo, ma ha scelto di stare con me. Di passare la notte con me anche senza sesso ed è capitato spesso ultimamente. Come ho già detto in precedenza, non voglio farmi illusioni. Anche se un po' spero che lui sia innamorato di me. Okay, forse più di un po'. Non so come ho fatto a innamorarmi in questo modo, sembro un'adolescente alla prima cotta. Non era di certo previsto, è capitato e sono felice sia successo. Mi sento viva quando sono vicino a lui.
Marco sta rientrando ora dal suo giro turistico.
«Ti sei divertito?», chiedo continuando a fare il mio lavoro.
«Sì, dai, non mi lamento. Anche se non capisco come fai a stare bene in questo posto, non c'è niente.», dice Marco ridendo.
Beh, in effetti ha ragione, ma non m'importa. Io sto benissimo, e Nicholas vive qui, a ma non serve altro.
«È ora di andare a casa, sei pronto?», sistemo gli ultimi libri rimasti.
«Se parto ora, sarò a casa per l'ora di cena.», commenta guardando l'ora sul suo orologio.
Lo guardo confusa.
«Non resti qui con me fino a domani? Lo sai che c'è posto a casa mia.», brontolo triste.
«Vuoi che resti davvero?».
«Certo! Nicholas viene da me stasera e porta la cena per tutti.», gli sorrido.
«Non hai ancora imparato a cucinare?», sbotta ridendo.
«Nah, solo l'essenziale per la mia sopravvivenza. Ringrazio caldamente chi ha inventato i surgelati!».
«Per fortuna hai trovato un uomo bravo in cucina.», mi strizza l'occhio.
Sento il sangue defluire fino alla punta delle orecchie e abbasso lo sguardo. Marco scuote la testa e ride.
«Ti voglio bene sorellina.».
Mi abbraccia forte e mi bacia sulla testa. Ne voglio bene anch'io a lui, anche se non glielo dico spesso.

 

 

 



 
*Spazio autrice*
Ciao a tutti *saluta con la manina*
Spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento. Emma ha avuto la visita a sorpresa del suo fratellone Marco. Era piuttosto preoccupato ed è venuto a controllare con i suoi occhi. Nicholas si è visto poco in questo capitolo, lo rivedremo un po’ di più nel prossimo.
Ringrazio tutti quelli che leggono e apprezzano questa mia storia. Un grazie particolare alle ragazze che mi lasciano sempre un commento… mi rendete felice :)
A martedì prossimo *abbraccio*



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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici ***





Capitolo Tredici
 

Arriviamo sotto casa e mi rendo conto di non avere la borsa. L'ho lasciata certamente in libreria, ma sono già andati via tutti. Dove ho la testa ultimamente? Non posso essere così scema. Mi porto una mano alla bocca e sospiro.
Guardo Marco con espressione avvilita e lui chiede preoccupato: «Che c'è?».
«C'è che hai una sorella idiota.», batto la testa sul corrimano.
«In un certo senso l'ho sempre saputo.», commenta ridendo.
«Come siamo spiritosi stasera!», sbotto, mostrandogli la lingua.
«Me lo vuoi dire cosa è successo, o dobbiamo stare qui tutta notte?», domanda appoggiandosi accanto a me.
«Probabilmente staremo qui tutta notte. Ho lasciato la borsa in libreria.», gli spiego con una smorfia.
«Con le chiavi dentro.», aggiunge serio.
«Già.», ammetto mogia.
«Non puoi chiamare qualcuno?».
Lo guardo sconsolata. Si può essere più idioti di così? Perché devo avere sempre la testa fra le nuvole? Giuro, non ho parole. A volte mi faccio paura da sola. Okay, forse un po’ più spesso di quanto io creda.
«Okay, dovevo immaginare che anche il tuo telefono è lì.», sbuffa scuotendo la testa. Ormai credo che anche lui si sia rassegnato ad avere una sorella svampita. Non lo faccio certamente apposta, ma alla fine mi trovo sempre nei pasticci, e solo per colpa mia.
Si siede su un gradino e lo raggiungo immediatamente.
«Scusa Marco, sono un vero casino ultimamente.», piagnucolo mestamente.
Poggio la fronte sulle ginocchia e sospiro rumorosamente. Sono un caso disperato, non c’è niente da fare. Per forza Nicholas non vuole prendere impegni con me, gli incasinerei soltanto la vita e non credo ne abbia né la voglia né il bisogno.
«Forse sta arrivando il nostro salvatore.», esclama mio fratello con enfasi.
«Non ci credo molto.», commento ancora con la testa nascosta.
«Che cosa sta succedendo? State facendo un sit-in di protesta per qualche motivo particolare?», chiede Nicholas alquanto divertito.
Come dargli tolto, sembriamo soltanto due idioti che aspettano un’anima buona che li venga a salvare. Il mio appartamento è inservibile stasera.
«No, nessun sit-in. La tua ragazza ha lasciato la borsa in negozio. Siamo chiusi fuori.», risponde Marco con una smorfia. Non lo sto guardando in faccia, ma sono certa che ha storto la bocca.
Ha detto davvero la tua ragazza? Giuro che gli chiudo quella boccaccia prima o poi. Mi fa sempre fare di quelle figure imbarazzanti.
«Non sarebbe una novità, vero Emma?», aggiunge Nicholas non nascondendo una punta di divertimento nella voce.
Ci si mette anche lui ora a sfottere?
«Vero. Da quando ti conosco, mi è capitato spesso.», ammetto nascondendo di nuovo il viso tra le ginocchia.
«Vuoi fare la vittima tutta sera o preferisci venire da me? C'è una stanza in più anche lì per tuo fratello.», mi fa notare e poi rivolto a lui aggiunge: «Se ti va Marco.».
«Per me va bene, nessun problema.», risponde guardando prima me e poi Nicholas, un sorriso divertito sulle sue labbra. Gli lancio un’occhiataccia. Deve smetterla di divertirsi alle mie spalle. Più io faccio la figura della scema e più lui si diverte. Preferivo di gran lunga quando faceva il fratello geloso. Okay, non è vero, in quel caso era addirittura peggio.
«Alza quel tuo bel culetto allora.», Nicholas mi porge le mani e mi aiuta ad alzarmi.
«Ti sembra una bella cosa da dire a una signora?», sibilo fingendomi offesa.
In tutta risposta, mi attira a sé, stringendomi forte fra le sue braccia e mi sfiora dolcemente le labbra con le sue. Mi sento avvampare immediatamente. Approfondisco il bacio, come se mio fratello non fosse accanto a noi. Così impara a fare il fratello geloso.
«Mi sembrava una cosa simpatica al momento.», ammette divertito dandomi una pacca sul sedere.
«Hey! Giù le mani dal mio sedere! Vale una fortuna!», tuono ancora più offesa.
«Dopo a letto la farò io la valutazione.», mi sussurra all'orecchio facendomi venire brividi di piacere lungo tutta la schiena per il tono che ha usato, mi sento le gambe di gelatina. Non vale, sa come farmi girare la testa.
«Meglio andare che è meglio.», dico prendendolo per mano e trascinandolo verso la sua macchina.
«Pensavo che potevamo prendere una pizza da Salvatore per cena.», chiede indirettamente Nicholas salendo in macchina.
«Per me va bene.», rispondo allacciandomi la cintura.
«A me basta mangiare.», commenta Marco ridendo.
«Ho fatto bene a ordinarle allora, spero di aver scelto i gusti giusti.», intreccia le sue dita alle mie con un gesto quasi casuale.
«Siamo di bocca buona.», dice mio fratello massaggiandosi la pancia non del tutto piatta. Non credo di aver mai visto i suoi addominali scolpiti, gli piace troppo mangiare e mia cognata è una gran cuoca, al contrario di me.
Ritiriamo le pizze da Salvatore e ci dirigiamo verso casa sua. C'è una macchina parcheggiata vicino al cancello, rosso fuoco, sportiva e nuovissima. Lei è appoggiata al cruscotto vestita in modo decisamente provocante. Diciamo che mette tutto in mostra, tanto per non essere volgare. Fissa l’auto di Nicholas a braccia conserte, un sorriso malizioso stampato sulle sue labbra. La sua espressione cambia drasticamente quando si accorge della mia presenza.
«Certo che non si arrende proprio.», sbotto ad alta voce, piuttosto infastidita da questa sua perseveranza. Si arrenderà mai? Nicholas non ne vuole più sapere di lei, ma a quanto pare a lei non interessa. Lo vorrebbe tutto per sé come ai vecchi tempi, peccato che i vecchi tempi siano passati da un bel po’.
«Sarebbe lei?», chiede Marco appoggiandosi al mio sedile con un braccio.
Nicholas annuisce emettendo un sospiro sconsolato.
«È una gran gnocca però.», esclama mio fratello con un fischio di gradimento.
«Grazie Marco, sei di grande aiuto.», lo fulmino con lo sguardo.
Si stringe nelle spalle come per dire che non è colpa sua se è una bella donna. Lo so anch’io che lo è, non posso negarlo, ma potrebbe almeno fare finta di niente. Mi sento già abbastanza inadeguata di mio e certi commenti non aiutano certamente la mia autostima.
Nicholas ha ancora la mia mano stretta nella sua e non ha la minima intenzione di lasciarla andare.
Mi sono veramente rotta le scatole. Ora scendo e le spacco io il naso stavolta, o forse no. Ci tengo alla mia incolumità. La tentazione c’è, però, è il coraggio che mi manca. Non sono mai venuta alle mani con nessuno in tutta la mia vita e non vorrei cominciare proprio ora, anche se si meriterebbe qualche pugno in faccia. Sarebbe abbastanza da toglierle quel ghigno che ha stampato sulle labbra e che la rende ancora più insopportabile. Ancora una volta mi chiedo come sia potuta diventare così. O forse Nicholas era troppo accecato dall’amore che provava per lei per rendersi conto di quanto stronza fosse. Non lo so e, probabilmente, non lo saprò mai.
Lui abbassa il finestrino e le domanda: «Che ci fai qui Elena?».
«Volevo passare un po' di tempo con te, ma a quanto pare hai compagnia.», risponde acida, non nasconde tutto il suo disprezzo nei miei confronti, nemmeno un po’.
Le lancio uno sguardo gelido e le sorrido a denti stretti, gli occhi ridotti a due fessure. Se avessi una mazza da baseball qui con me, non ci penserei neanche un momento, gliela spaccherei sui denti. Sarei una donna felice e appagata.
«Vedo che continui a uscire con quella nullità.», mi indica con un cenno del capo prima di aggiungere: «Sei caduto veramente in basso.», scuote la testa con disgusto.
«Non ti permettere di dire una cosa del genere della mia ragazza!», tuona Nicholas alquanto alterato. «Lei è mille volte meglio di te.».
Oh mio Dio! Ha detto davvero che sono la sua ragazza? Mi sento male, credo che sverrò qua seduta stante. Non è un sogno? Non vorrei svegliarmi all’improvviso con il cuore in gola e rendermi conto che era stato tutto un bellissimo sogno, o un mezzo incubo perché c’è anche la strega cattiva.
«Ne dubito caro, nessuno può essere migliore di me», mette in mostra il suo corpo perfetto con astuzia. I pochi vestiti che indossa, lasciano praticamente niente all'immaginazione. Sono disgustata da questo suo comportamento. Siamo davvero sicuri che non ci sia una mazza da baseball nascosta sotto il mio sedile?
«Ma chi ti credi di essere?», sbotto io a un tratto, non sono più riuscita a trattenermi.
«La donna perfetta per Nicholas.», risponde lei. È talmente ignorante che non si è nemmeno resa conto che era soltanto una domanda retorica. Si crede furba, invece sta solo facendo la figura della disperata che non riesce a dimenticare il suo ex.
«A me sembri soltanto la donna perfetta per la tangenziale. Credo che la strada sia da quella parte.», dico a denti stretti. Forse ho esagerato con questa osservazione, ma mi ha fatto ribollire il sangue nelle vene, mi è sfuggita incontrollata dalle labbra.
Marco e Nicholas mi lanciano entrambi uno sguardo strano, non si sarebbero mai aspettati una reazione simile da parte mia.
«A me non la dai della puttana!», sputa lei furiosa.
«Non l'ho fatto.», commento con aria innocente, come se niente fosse.
«Giuro che te lo rompo davvero quel naso prima o poi.», alza pericolosamente il tono della voce.
«Se solo provi ad avvicinarti...», cerca di dire Nicholas, ma gli poso una mano sul braccio a dire che me la posso cavare da sola. Mi guarda preoccupato, gli sorrido, cercando di rassicurarlo.
«Ascoltami bene, sei una bella donna e puoi avere tutti gli uomini che desideri. Io sono una povera sfigata, o una nullità, come dici tu, lasciami godere questo momento felice con quest'uomo meraviglioso, chissà per quanto potrà durare ancora.», dico tutto d’un fiato, finendo con  un sospiro profondo.
L'ho lasciata senza parole, non l'avrà vinta con me. A volte le parole colpiscono meglio dei pugni, anche se la soddisfazione potrebbe essere di entità maggiore con qualche naso rotto. Nicholas è il mio uomo ora e deve smetterla di intromettersi nelle nostre vite, deve trovarsi un’altra occupazione.
«Poco di sicuro.», sbotta lei acida, ma sembra meno convinta di prima.
«Pazienza, la mia vita continuerà comunque. Ci si vede Elena.», la saluto con un gesto della mano.
Lei rimane a bocca aperta, continuando a fissarmi come se fossi impazzita. Qui vedo solo una pazza e non sono certamente io. Nicholas tira su il finestrino ed entriamo nel viale di casa sua. Riprendo a respirare normalmente. Credo di aver trattenuto il respiro per attimi interminabili.
«Sorellina, non credevo fossi capace di una cosa simile!», Marco è incredulo.
Beh, onestamente non credo di aver mai agito così impulsivamente in tutta la mia vita. Elena è riuscita a tirare fuori la parte peggiore di me.
«Nemmeno io.», chiudo gli occhi e respiro a fondo.
Nicholas mi fissa, sento il suo sguardo su di me, anche se ho ancora gli occhi chiusi.
«Non dire niente, ti prego.», lo supplico.
«Non ho neanche aperto bocca.», dice lui ridendo.
Sbuffo e scendo finalmente dalla macchina. Ormai le pizze saranno pure fredde. Pazienza, hanno inventato il forno da un pezzo. La pizza è l’ultimo dei miei pensieri in questo momento, mi sento ancora piuttosto agitata.
Nicholas mi prende per mano ed entriamo in casa, Marco ci segue in silenzio, guardandosi in giro. Vado a darmi una rinfrescata in bagno, ho bisogno di acqua fredda sul viso. Mi guardo allo specchio e faccio una smorfia, probabilmente ha ragione a dire che non sono niente di che. Lei è certamente più bella di me, ma questo l’ho sempre saputo, non mi posso cambiare. A volte mi domando perché voglia stare con me, con tutte le belle donne che potrebbe avere.
Quando mi giro, Nicholas è appoggiato allo stipite della porta con le mani in tasca.
«Perché quella smorfia allo specchio?», chiede divertito.
«No, niente.», evito il suo sguardo.
«Quello non era niente.», il tono divertito è sparito completamente dalla sua voce.
«Stavo solo pensando che probabilmente ha ragione.», mi guardo le punte dei piedi, in totale imbarazzo.
«Ragione su cosa?».
«Sul fatto che io sia una nullità.», rispondo con un filo di voce.
Nicholas mi viene incontro e mi prende il viso tra le mani, mi costringe a guardarlo negli occhi.
«Emma non ci provare nemmeno a dire una cosa del genere. Tu non sei una nullità.», mi rassicura con una dolcezza disarmante.
«Chissà che cosa penserai di me dopo la scenata lì fuori. È stato più forte di me, non potevo dargliela vinta.», gli spiego.
«Cosa penso di te? Penso che tu sia meravigliosa, bellissima, dolcissima e io ti a…».
No, no, no! Ti prego finisci la frase. Ti prego, ti prego, ti prego. Seno che sto per piangere.
«Ragazzi, la pizza è pronta! Non vorrei si raffreddasse di nuovo!», urla mio fratello dalla cucina. Giuro che questa volta lo ammazzo davvero.
Chiudo gli occhi e respiro a fondo. Nicholas non la finirà mai più quella frase, lo so. Comincerò a rassegnarmi, credo sia l’unica cosa che io possa fare, non vedo alternative. Lo bacio sulle labbra e lo avvolgo in un abbraccio.
Lui affonda il naso tra i miei capelli e sospira.
«Mi dispiace che se la stia prendendo con te Emma. Non avrei mai voluto che una cosa del genere accadesse.».
«Oh non fa niente. Magda direbbe che finalmente c'è del pepe nella mia vita e mi può fare solo bene.», cerco di sdrammatizzare, accennando un sorriso.
Lui ride e mi stringe forte a sé.
«Come fai a essere così straordinaria?».
«È un dono naturale, non tutti possono avere questa qualità!», mi stacco da lui e gli strizzo l'occhio.
Mi guarda con una tale dolcezza che le gambe perdono forza dall'emozione, il cuore batte fortissimo e lo stomaco fa le capriole.
«Non guardarmi in quel modo, ti prego.», lo supplico.
«Perché?», chiede aggrottando la fronte.
«Il mio cuore sembra fare un concerto heavy metal quando lo fai.».
Si avvicina nuovamente e mi bacia sulle labbra, poco castamente.
«Nemmeno questo aiuta.», gli faccio notare con un filo di voce.
«Mi dispiace, ma non riesco a smettere di guardarti in quel modo e tanto meno non rinuncerò a baciarti così. Ti ci devi abituare.», sussurra per poi riprendere a baciarmi.
«La pizza si fredda!», tuona una voce alle nostre spalle.
Ci guardiamo negli occhi e ridiamo.
«Oh scusate, non volevo disturbarvi.», dice Marco dispiaciuto, con una mano tra i capelli.
«Non ti preoccupare fratellone, ci sono abituata.», gli do una pacca sul braccio nel passare.
«Scusa.», ripete a Nicholas, mortificato.
«Non fa niente Marco.», lo rassicura con un sorriso. «Andiamo a mangiare questa pizza. Chissà come sarà buona riscaldata!».
Di sicuro in pizzeria era di gran lunga più buona, ma sempre meglio della pizza surgelata.
«Sei stata grande stasera.», commenta Marco con la bottiglia di birra in mano.
Nicholas mi guarda con la coda dell'occhio e intreccia le dita alle mie. Lo fa spesso ultimamente e mi piace da morire.
«Grazie.», farfuglio timidamente.
«Ti sei fatta valere, sei cambiata sorellina.», posa una mano sul mio braccio.
«In che senso sono cambiata?», aggrotto la fronte, confusa.
«Non ti fai più mettere i piedi in testa come avresti fatto qualche mese fa.», un sorriso sghembo si forma sulle sue labbra.
Era una frecciatina, lo so. Non ha mai capito come abbia potuto lasciare andare via Mattia in quel modo, senza prima capirne il motivo. Non ho avuto il tempo di indagare e di ragionare, è scappato come una furia senza darmi il diritto di replica. Se tornassi indietro, probabilmente lo acchiapperei al volo e mi farei spiegare il perché di quella fuga insensata.
Guardo Nicholas con la coda dell'occhio e mi sta guardando, sento il calore salirmi in viso e arrivare fino alla punta delle orecchie.
«Va bene, ho capito anche di chi è il merito di questo cambiamento.», Marco ride di gusto.
Mi porto le mani al viso e sbuffo. Devo sempre rendermi ridicola con questo rossore che mi perseguita tutte le volte che sono con lui. È snervante.
Nicholas si avvicina a me e mi bacia vicino all'orecchio, per poi scendere lungo il collo, le nostre bocche si ritrovano a poche centimetri di distanza, riesco a sentire il suo respiro.
Marco vai via, Marco vai via, Marco vai via.
Magari con questo mantra se ne va davvero.
«Ehm, vado fuori a chiamare le mie donne.», borbotta un attimo prima di sparire.
Ha funzionato davvero! Non ci speravo davvero, sono stata fortuna, o mio fratello ha capito al volo.
«Non avevamo finito il nostro discorso.», mormora baciandomi con più passione di prima.
«Mentivo prima.», ammetto tra un bacio e l'altro.
«Su quale punto?», chiede lui baciandomi il collo e scendendo fino all'incavo dei seni.
«La mia vita non continuerebbe se tutto questo finisse.», mi siedo cavalcioni su di lui e lo bacio avidamente. «Sei tu la mia vita Nicholas.».
Mi posa una mano sul viso e guardandomi negli occhi afferma: «È la cosa più bella che tu potessi mai dirmi.».
Riprende a sfamarsi della mia bocca e perdo completamente la testa, vorrei che non si fermasse più.
«Ehm, non vorrei disturbarvi…».
Oops, non mi ero resa conto che Marco fosse rientrato. Ha lo sguardo divertito e io respiro a fatica seduta sulle gambe di Nicholas.
«Scusa Marco.», sorrido imbarazzata.
«E di cosa? Siete innamorati, non c'è niente di male.», mi strizza l'occhio.
Nicholas a quell'affermazione non sussulta come avrebbe fatto qualche giorno fa, anzi, mi stringe ancora di più a sé. Gli metto una mano tra i capelli e mi sorride felice. Perché allora non riesce ancora a dirmi che mi ama? Mi vuole tenere sulle spine fino all'ultimo? Potrei impazzire se lo facesse davvero, ma cerco di non darlo a vedere. Mi sto godendo ogni istante con lui, tutto il resto non conta. Almeno per ora.
«Cosa ti serviva Marco?», chiedo senza smettere di perdermi negli occhi dell'uomo che amo.
«Dove dormo stanotte?».
Nicholas sembra tornare alla realtà all'improvviso.
«Oh mio Dio, scusami Marco! Sono stato un vero maleducato.», sbotta piuttosto dispiaciuto.
Mi fa scendere con dolcezza e mi bacia la punta del naso.
«Noi due continuiamo dopo.», mi sussurra all'orecchio.
«Scusami fratellone.», lo abbraccio con trasporto. «Che sorella snaturata che hai!».
«Smettetela di scusarvi!», dice lui ridendo.
«Andiamo fuori in giardino, è presto per andare a dormire.», lo prendo sottobraccio e lo trascino fuori.
«Siete sicuri?», chiede incerto.
«Sicurissimi.», conferma Nicholas accendendo la luce esterna.
C'è una bella arietta e si sta bene seduti nel salottino sotto il portico. Quest’arietta e questa tranquillità mi conciliano anche un po' il sonno, se devo essere sincera. Probabilmente la colpa è più della birra. Non riesco a tenere gli occhi aperti.
«Mettiti comoda.» .
Nicholas mi aiuta a sistemarmi con la testa sulle sue gambe e mi accarezza i capelli con dolcezza.
«Sicura di non voler andare a dormire Emma?», domanda mio fratello.
«Andate pure avanti con i vostri discorsi da uomini.», li rassicuro con gli occhi già chiusi.
Tra la veglia e il sonno sento il brusio delle loro voci, stanno parlando a bassa voce per non svegliarmi. Ogni tanto capto qualche spezzone di frase, ma niente che abbia un senso. A un certo punto, però, mi si drizzano le orecchie.
«Ne sei innamorato?», gli chiede Marco.
Nicholas non dice niente per un tempo che sembra interminabile, poi sospira.
«Credo di sì.».
Mi accarezza il viso mentre lo dice, un tocco lieve, che mi fa battere il cuore all’impazzata.
«Credi o ne sei certo?», continua mio fratello.
«Non lo so Marco, so solo che non mi era mai capitato di sentirmi in questo modo.».
«In che modo?».
Marco gli sta facendo il terzo grado.
«Non faccio altro che pensare a lei. Non riesco a togliermela dalla testa. Ho anche provato a farlo, ma è stato peggio. Più ci provavo, più lei era impressa nella mia mente.».
Marco ride.
«Sei proprio innamorato allora. Le hai mai detto che la ami?».
«Ho provato a dirglielo più di una volta, ma è come se il momento non fosse mai quello giusto. Succede sempre qualcosa che rovina quell'attimo, o sono io a farlo, così facendo mi chiudo in me stesso. Tengo davvero molto a lei, ma non riesco a dirglielo.».
«Lo so, si vede che tieni a lei. Emma è pazza di te, ma penso che tu lo abbia già capito.».
«Ha anche detto di amarmi. Mi ha dato una settimana di tempo per capire cosa voglio davvero, per dirle che sono innamorato di lei.».
«Che cosa ha fatto?!».
«Mancano pochi giorni e io non riesco a dirle che la amo. Se non lo faccio, la perderò, Marco. Io non voglio che questo accada.».
«Dubito che rinuncerebbe a te.».
«Io non ci giurerei. Me ne sono andato più di una volta, come un codardo. Probabilmente sarebbe meglio per lei starmi alla larga.».
Non può davvero pensare una cosa del genere. Come può dire che starei meglio senza di lui? Lui è tutto per me.
«Non credo. Sai perché ti ha dato un ultimatum?».
«Non del tutto.».
«È sempre stata lasciata dai ragazzi che frequentava. Sembrava che le cose con Mattia andassero bene e poi lui se n’è andato, senza un motivo. Ha sofferto tanto. Da quando ti conosce, la vedo di nuovo felice e questo mi riempie il cuore di gioia. Ti ha dato così poco tempo per decidere perché lei vuole stare con te.».
«Non ha molto senso tutto questo.».
«Dici? Preferisce lasciarti andare prima che possiate cominciare una vera storia, piuttosto che essere di nuovo abbandonata. Rinuncerebbe alla sua felicità pur di non rimanere di nuovo ferita dall'uomo che ama. In fondo lei vuole solo essere amata, non chiede altro.».
Nicholas gioca con una ciocca dei miei capelli, la attorciglia su un dito, delicatamente.
«Ferirla è l'ultima cosa vorrei fare.».
«Lasciati andare allora, vedrai che ne varrà la pena.».
Restano in silenzio per un po', poi mi sento sollevare e stringere fra le sue braccia, mi adagia delicatamente sul materasso.
«Perché sembro così leggera tra le tue braccia.», mugugno con gli occhi chiusi.
«Perché lo sei amore mio.», dice baciandomi le labbra.
«Scusami se mi sono addormentata anche stasera.».
Mi mette i capelli dietro l'orecchio con dolcezza, non riesco a tenere gli occhi aperti.
«Non scusarti. Abbiamo tempo per recuperare.».
Si sdraia accanto a me, e mi addormento serena tra le sue carezze, mi sento felice.




 
*Spazio autrice*
La sbadataggine di Emma non ha confini, ma ormai ci abbiamo fatto l'abitudine :) Marco ha rovinato un altro loro momento, povero, non l'ha fatto apposta. Che ne pensate del discorso tra Marco e Nicholas mentre Emma cercava di dormire? :) Ringrazio tutti quelli che stanno seguendo questa storia, siete in tantissimi...grazie davvero di cuore. Un grazie speciale a chi mi lascia sempre un commento *abbraccio grande grande*
A martedì prossimo :)


Se volete passare nel mio gruppo, siete i benvenuti
*Bijouttina & i suoi vaneggiamenti*

 

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici ***





Capitolo Quattordici
 

La mattina seguente, per prima cosa vado a recuperare la mia borsa in libreria. Marco ha lasciato il suo zaino a casa mia, deve recuperarlo prima di poter partire. Saluta tutti con la promessa di rivedersi quel sabato alla presentazione. La presentazione. Cavolo come vola il tempo! È già arrivato quel momento, pochi giorni e poi saprò che cosa fare della mia vita.
Una volta salito in macchina mi chiede: «Hai sentito tutto ieri sera?».
Lo guardo sconcertata. Come ha fatto a capirlo? Non riesco proprio a nascondere niente a Marco. Mi appoggio al finestrino con una mano.
«Solo le parti importanti.», rispondo con una scrollata di spalle.
Mi sorride, mi bacia sulla guancia e aggiunge: «Andrà tutto bene, ci vediamo sabato. Preparati che porto mamma e papà!».
«Mi viene già male!», commento ridendo.
«Lo presenterai a loro?», domanda massaggiandosi la fronte con una mano.
«Non lo so, vediamo come vanno le cose. Non voglio farli preoccupare di nuovo, hanno già sofferto abbastanza quando sono stata lasciata da Mattia e Nicholas è ancora un’incognita.», sospiro sconsolata. Perché la mia vita sentimentale deve essere sempre un gran casino? Vorrei solo vivere serenamente la mia vita con l’uomo che amo, ma forse sto chiedendo un po’ troppo.
«Fai quello che ti senti, io sono comunque sempre dalla tua parte. Ciao sorellina.».
Mi sorride e io mi sento fortunata ad avere un fratello meraviglioso sempre pronto a difendermi.
Lo saluto con la mano mentre si allontana. Mi ha fatto bene passare un po' di tempo con lui. Da quando mi sono trasferita qui, non abbiamo avuto l'occasione di vederci spesso e mi manca tremendamente. Per fortuna fra qualche giorno sarà nuovamente qui e non vedo l’ora.
Salgo in casa a cambiarmi per il lavoro. Mi preparo un caffè, uno non è stato sufficiente da svegliarmi. Lo sto versando nella tazza, quando suona il campanello della porta. Controllo dallo spioncino e vedo una Magda sorridente.
«Ciao Magda.», saluto appena varca la soglia di casa. «Ti va del caffè? L'ho appena fatto.».
«Volentieri cara.», risponde mettendosi comoda sul divano.
Le porgo una tazza fumante e mi siedo accanto a lei.
«Allora? Come va con il tuo bel ragazzo?», chiede curiosa.
«Al momento sembra andare bene, non mi sbilancio troppo. Sto bene con lui, questo te lo posso anche confermare.», soffio nella tazzina per cercare di raffreddare un po’ quel liquido ustionante.
«Non è uscito niente di nuovo dalla sua bocca?», mi osserva con la coda dell'occhio.
«Lo stava per dire anche ieri, ma mio fratello ha rovinato tutto.», sospiro rumorosamente.
«Mancano ancora tre giorni tesoro. Abbi fede.», mi rassicura con un sorriso sincero.
«Mah, speriamo bene, non sono molto ottimista.», mi alzo dal divano e porto le tazze in cucina.
«Sbagli a non esserlo Emma cara.».
Nel frattempo mi ha raggiunto e mi dà una leggera pacca sulla mano.
«Quell'uomo ha bisogno di te, più di quanto tu abbia bisogno di lui, credimi. Buon lavoro tesoro.», mi dà un buffetto sulla guancia ed esce di scena lasciandomi lì come una scema.
Avrà ragione? Proprio non lo so, probabilmente lo scoprirò presto. Meno tre giorni alla presentazione del libro di Mattia e meno tre giorni dal sapere come la mia vita proseguirà. Con o senza Nicholas? La prima possibilità è la sola che prenderei in considerazione, ma non so possa essere quella reale. In questi giorni si è lasciato un po' andare, è vero, però dire se voglia impegnarsi sul serio con me è impossibile. È piuttosto destabilizzante, io farei qualsiasi cosa per lui, lui farebbe altrettanto per me?
Meglio andare al lavoro, almeno smetto di pensare a tutto questo. Dovrei smetterla di essere così pessimista, ma non ci riesco.
Davanti al supermercato c'è lui che mi aspetta, un sorriso bellissimo si dipinge sul suo viso appena mi vede.
«Dove credi di andare?», chiede appoggiato al muro, le braccia incrociate al petto.
«Dove vuoi che stia andando?», commento ridendo.
«E andresti senza nemmeno darmi un bacio?».
Si avvicina a me e mi bacia avidamente lì in mezzo alla strada.
«Vergognatevi!», tuona una voce accanto a noi.
E no, adesso basta! Ne ho le scatole piene di questa storia e tutte queste assurde menzogne. Se becco Elena per strada, giuro che la rendo irriconoscibile.
Una signora sulla settantina con un naso adunco orribile ci sta guardando malissimo. Nicholas mi stringe forte a sé e sogghigna.
«Perché dovremmo vergognarci?», domando alla signora il più educatamente possibile.
«Farsi mettere incinta perché lui non torni dalla sua donna, è orribile!», risponde indignata.
Nicholas smette di ridere. Ora sembra piuttosto confuso e alquanto allarmato.
«La tua Elena si è divertita un casino a sparlare di me e il paese mormora.», gli spiego a bassa voce e poi mi rivolgo nuovamente alla donna: «Lei crede a tutto quello che sente in giro?».
Non mi abbasso al loro livello, non mi arrabbierò mai, non gliela posso dare vinta. Io sono migliore e posso dimostrarlo. Non mi va di essere presa di mira senza motivo, è ingiusto e deplorevole. La gente dovrebbe smetterla di farsi i fatti degli altri, intromettersi nelle vite di persone che nemmeno conoscono, è piuttosto stupido.
«Beh, sì.», risponde incerta.
«Quindi se sentisse in giro che ieri sera è atterrato un alieno nel giardino del sindaco, lei ci crederebbe?», inarco un sopracciglio e la guardo con sufficienza.
«Non saprei.», dice ora confusa.
«Se le può interessare, io non sono incinta e non ho mai obbligato nessuno a stare con me.».
Non sono tenuta a dare spiegazioni a questa sconosciuta, ma spero che facendolo la smetteranno di torturarmi.
«Va bene.», balbetta.
«Se vuole dirlo in giro, mi farebbe un grosso favore. Le auguro una buona giornata.», le offro un sorriso smagliante.
Se ne va piuttosto stordita per la sua strada.
Respiro a fondo e torno a guardare Nicholas. Ha l'aria piuttosto divertita.
«Che c'è?», gli chiedo cercando di non ridere.
«Devo chiamare il sindaco e controllare che non ci siano alieni in giro per il paese!».
Scoppia a ridere fino alle lacrime.
«È la prima cosa che mi è venuta in mente.», scrollo le spalle e rido con lui.
«Sei straordinaria.», torna improvvisamente serio. «Non so quanti riuscirebbero a mantenere tutta quella calma in situazioni come questa. Io per primo non ci riuscirei.».
Mi accarezza il viso dolcemente.
«Ho solo pensato che se voglio riguadagnare la mia immagine, devo essere me stessa e non abbassarmi ai loro livelli. Arrabbiarmi, urlare e spaccare il naso a qualcuno non serve a niente. Non si risolve niente con la rabbia.».
Mi guarda con una strana luce negli occhi.
«E poi più io sono calma, più loro non se lo aspettano. Vedere le loro facce confuse è una grande soddisfazione.».
Faccio appena in tempo a finire la frase, che le sue labbra sono di nuovo sulle mie. Mi stringe forte a sé e mi bacia impetuosamente, facendomi vacillare.
«Meglio che tu vada a lavorare.», si stacca a fatica.
«Vuoi già liberarti di me?», gli metto il broncio.
«Mai.», mi attira di nuovo a sé e riprende a baciarmi avidamente.
 

Mezzora dopo riesco finalmente a varcare la soglia della libreria. Vedo solo Enrico in giro che mi saluta con un sorriso.
«Dove sono tutti?», chiedo dopo aver lasciato la borsa in ufficio e non avendoci trovato nessuno.
«Sono arrivati i cartelloni e le copie dei libri di Mattia per sabato. Sono tutti e tre in magazzino.», risponde allegro.
«Pensa sia meglio andare a controllare?», inarco un sopracciglio.
«Se vuoi.», afferma stringendosi nelle spalle.
Scuoto la testa divertita e vado nel retro.
«Dove siete spariti?», grido mettendo la testa dentro la stanza.
«Siamo qui.», m'informa Mattia da un angolo remoto.
Davide sta portando dentro degli scatoloni, mentre Jessica sta preparando i cartelloni da appendere in negozio. Mattia, invece, è seduto su uno sgabello e mi sta fissando.
«Che c'è?», domando appoggiandomi allo stipite della porta.
Si avvicina con le mani in tasca e dice: «Stavo solo pensando a quanto sono stato stupido.».
Aggrotto la fronte.
Mi bacia sulla guancia e mi sussurra all'orecchio: «Sono ancora innamorato di te.».
Mi strizza l'occhio e va ad aiutare Davide con gli scatoloni.
Mi siedo sullo sgabello dove era seduto lui fino a un attimo prima e rimango lì a guardarli mentre sfacchinano. Mattia mi guarda spesso e sorride felice, come se non gli importasse che sono innamorata di un altro uomo. Non vedo l'ora che tutto questo finisca, voglio tornare alla mia vecchia vita. Averlo sotto gli occhi tutto il tempo non è proprio il massimo. Non che vorrei tornare con lui o cose del genere, sia chiaro, non sono minimamente tentata. È solo che mi sento a disagio sapere che lui mi ama ancora e che spera che un giorno io possa tornare con lui, non accadrà mai.
Sono talmente immersa nei miei pensieri, che non mi sono resa conto che Davide e Jessica sono tornati in negozio. Mattia è davanti a me e mi sta osservando divertito.
«Non l'hai ancora perso il vizio di perderti nel tuo mondo?», chiede inginocchiandosi davanti a me per guardarmi in volto.
«Direi di no, adoro perdermi in mille pensieri.», rispondo cercando di sorridergli.
«Non mi ero mai accorto di quanto fossi bella quando ti estranei da tutto e tutti.».
«Non ti sei accorto di tante cose quando stavamo insieme.», gli faccio notare.
A sua insaputa ha aperto il vaso di Pandora, non ha più scampo.
«Per esempio?», mi toglie una ciocca di capelli da davanti agli occhi, mi ritraggo impercettibilmente.
«Ti ricordi quando ti dicevo che volevo stare da sola dopo aver litigato?».
Annuisce.
«Tu te ne andavi fuori con i tuoi amici e io prosciugavo tutte le mie lacrime. Stare da sola era l'ultima cosa avrei voluto. Avevo bisogno di te, di un tuo abbraccio, di una tua parola dolce.», il tono della mia voce si alza senza rendermene conto.
«E io non c'ero.», conclude triste.
Scuoto la testa.
«Non c'eri mai quando avevo bisogno di te.», infierisco.
Sento gli occhi inumidirsi, non voglio piangere.
«Emma, perché non me le hai mai dette queste cose?», cerca di prendere la mia mano, ma la ritraggo immediatamente.
«Mi avresti ascoltato?», continuo senza dargli tregua.
«Forse no, hai ragione.», dice massaggiandosi le tempie.
«Perché te ne sei andato?».
Questa domanda è rimasta senza una risposta anche troppo a lungo. Ho il diritto di sapere perché mi ha lasciato in quel modo. Avrei dovuto chiederglielo già allora, ma probabilmente avevo paura di sentire la sua risposta.
«Ero incazzato con me stesso.», comincia muovendosi nervosamente sul posto.
Lo guardo confusa.
«Mi ero invaghito di un'altra donna.».
Sta evitando il mio sguardo ora. Sono stata così stupida da non accorgermene? A quanto pare lo sono stata eccome. Devo aver sbagliato molte cose nella nostra relazione, non avrebbe dovuto aver interesse per altre donne.
«Non riuscivo più a guardarti come dovevo, non riuscivo più ad amarti come meritavi.».
Fa ricadere pesantemente le braccia lungo i fianchi e cerca il mio sguardo.
«E hai preferito andartene.», aggiungo io sgomenta.
Annuisce sconsolato.
«Mi hai fatto male Mattia. In tutto questo tempo ho pensato ci fosse qualcosa di sbagliato in me. Non capivo cosa potevo aver fatto per farti scappare a gambe levate.», sputo acida.
Sento gli occhi riempirsi di lacrime, stavolta non le fermo.
«Non è mai stata colpa tua amore.», afferma prendendomi il viso tra le mani.
«Non chiamarmi amore!», sibilo con rabbia.
Lascia andare il mio viso e si porta le mani alla testa, è visibilmente scosso.
«Emma, mi dispiace così tanto.», farfuglia con gli occhi lucidi.
«Lasciami sola, ti prego. Stavolta è proprio quello che intendo.».
Annuisce e se ne va sconsolato. Non so per quanto tempo sono rimasta lì nel magazzino sola con i miei pensieri. Enrico ha tutto il diritto di licenziarmi visto che non sto facendo il mio lavoro. Sinceramente non me ne importa più niente.
Aveva un'altra. Non mi era mai passata per la testa questa eventualità. Almeno ora so che non è colpa mia. O forse lo è, visto che si è cercato un'altra mentre stava con me. Non ero abbastanza per lui, non sono mai stata abbastanza per nessuno. Dove sto sbagliando? Non ho più alcuna certezza. È così difficile amarmi?
Sento bussare alla porta.
«Sono viva, non vi preoccupate.», urlo tirando su col naso.
Ho il viso nascosto tra le ginocchia e non vedo chi è entrato. Sospiro rumorosamente.
«Amore mio.», mormora Nicholas inginocchiandosi davanti a me e avvolgendomi in un abbraccio.
«Che ci fai qui?», chiedo con una lacrima che mi scende lungo il viso. La asciuga con il pollice.
«Enrico mi ha chiamato, era preoccupato per te.», dice dolcemente. «E anch'io lo sono.».
«Per fortuna che a qualcuno ancora interessa sapere come sto.», mi sforzo di sorridergli.
Mi accarezza il viso e mi guarda con così tanta dolcezza che non so cosa fare. Vorrei abbandonarmi tra le sue braccia e dimenticare tutto quello che di brutto è successo.
«A quanto pare aveva un'altra.», butto lì quasi per caso.
«Chi?», chiede sommessamente.
«Mattia, quando se n'è andato. Alla fine ha avuto le palle di spiegarmi il motivo per cui mi ha lasciato.», farfuglio.
«È un coglione.», mi prende entrambe le mani.
Vorrei fargli notare che anche lui è andato con altre donne dopo che era stato con me, ma in fin dei conti lui non è mai stato il mio ragazzo. Tuttora non lo è e questa consapevolezza mi fa sentire anche peggio. Potrò mai essere felice?
«Probabile.», mi stringo nelle spalle.
«Vieni, ti porto a prendere una boccata d'aria. Sei chiusa qui da ore ormai.», dice dolcemente.
«Non mi va, voglio stare sola.», mi asciugo gli occhi con entrambe le mani.
«Non ti lascio da sola in queste condizioni, te lo puoi scordare.».
Mi aiuta ad alzarmi e mi attira a sé.
«Tu non vuoi stare da sola.», sussurra al mio orecchio.
«No, non lo voglio.», le lacrime scorrono a fiumi.
Mi abbraccia forte, mi massaggia delicatamente la schiena.
«Ora ti accompagno a casa, ti fai una bella doccia, ti metti qualcosa di carino e ti porto fuori a divertirti.», mormora dolcemente con il viso tra i miei capelli.
«Non ho niente di carino da mettermi.», commento mogia.
«Qualsiasi cosa tu metta, sarai sempre bellissima per me.».
Credo di potermi sciogliere completamente dopo questa affermazione.
«Grazie Nicholas.», dico stringendomi di più a lui.
«Farei qualsiasi cosa per te Emma.».
Un altro colpo al cuore.
Mi bacia sulla testa e mi prende per mano.
«Sei pronta ad affrontare il mondo esterno?», chiede con un sorriso.
«Credo di sì.», ricambio il sorriso.
Ora che c'è lui con me, mi sento decisamente meglio. Sono pronta ad affrontare tutto, o quasi. Appena rientriamo in libreria, Mattia è lì che ci aspetta.
«Mi dispiace tanto Emma.», mi sta quasi implorando.
«Non fa niente.», borbotto facendo segno di lasciare perdere con la mano.
«Emma ti prego, parliamone.», ci riprova quasi in lacrime.
«Lasciala stare, hai già fatto abbastanza per oggi.», ringhia Nicholas posandogli una mano sulla spalla e stringendo piuttosto forte.
«Ma tu chi ti credi di essere?», tuona Mattia stringendo le mani a pugno.
«Smettetela. Se volete picchiarvi, fatelo quando io non ci sono. Non ne voglio sapere di tutto questo. Lasciatemi stare.», mi incammino a grandi falcate verso la porta.
Davide sta per aprire bocca, ma lo zittisco con un'occhiataccia.
«Non ti ci mettere anche tu, che non è giornata!».
 
Una volta sola in casa mi fiondo nella doccia e rimango sotto il getto per non so quanto tempo. Ancora una volta mi chiedo per quale motivo Mattia sia venuto proprio in questo posto a promuovere il suo libro, non può essere stato un caso. In qualche modo deve aver saputo che io ero qui. Non ricordo di avergli mai parlato di questo appartamento quando stavamo insieme.
Devo resistere ancora un paio di giorni, poi finalmente se ne tornerà da dove è venuto e forse tutto si sistemerà.
Mi avvolgo in un asciugamano e vado a caccia di qualcosa di carino da indossare per questa serata. Appoggio la testa sull'anta dell'armadio e spio dentro. La mia attenzione cade su un vestito giallo chiaro con le spalline larghe. Sembra interessante. Lo provo e non mi sta per niente male. Anche per oggi mi è andata bene.
Mi arriccio un po' i capelli e metto un filo di trucco. Sandali bassi comodi o scarpe con il tacco sexy? Non so nemmeno dove dobbiamo andare. Meglio preferire qualcosa di comodo.
Cinque minuti dopo Nicholas è già sotto casa mia, una rosa rossa in mano. Mi sto abituando a ricevere fiori tutti i giorni. È così romantico.
«Sei bellissima.», dice una volta raggiunta la sua macchina.
«Grazie.».
Arrossisco visibilmente. Mi bacia sulle labbra prima di aprirmi la portiera e aiutarmi a salire.
«Dove mi porti di bello?», chiedo curiosa.
«Spero ti piaccia la musica dal vivo.», mi guarda con la coda dell'occhio, aspettando una mia reazione.
«Molto.».
Intreccia le sue dita alle mie e mi accarezza la mano con il pollice per tutto il viaggio. Dove cavolo mi sta portando? Il viaggio sembra non finire mai!
«Dove stiamo andando?», domando a un certo punto.
«Ora lo vedrai, siamo arrivati.», risponde con un sorriso.
Davanti a noi c'è un castello medioevale bellissimo. Non sono mai stata all'interno di un castello in tutta la mia vita. Sono emozionata.
«Il concerto è lì dentro?», sgrano gli occhi per lo stupore.
Annuisce. 
«Pane e salsiccia prima, però. È il giusto rimedio per ritornare a sorridere.», esclama allegro.
«Mi fido di te.», commento inarcando un sopracciglio.
Mi prende per mano ed entriamo in questo posto da favola.
«Aspettami qui.», mi lascia su una panchina e va a prendere da mangiare.
Torna pochi minuti dopo con due panini e due birre fredde.
«Starai sicuramente meglio dopo tutto questo.», mi passa un panino e appoggia le birre a terra.
Sono un po' scettica riguardo questo rimedio, ma non mi va di deluderlo, sembra così entusiasta.
Al primo morso non succede niente, ma già al secondo mi lascio andare e gli sorrido.
«Avevo ragione allora.», dice ancora con la bocca piena.
Annuisco ridendo.
«È una delizia. Ci voleva proprio.», ammetto prima di divorare anche l'ultimo pezzo.
Si avvicina e mi pulisce l'angolo della bocca con il pollice, per poi baciarmi dolcemente.
«Andiamo ad ascoltare un po' di buona musica ora.».
Mi prende per mano e mi trascina nel cortile interno del castello. Ci sono persone ovunque sedute su delle sedie di plastica. In fondo c'è un piccolo palco dove un gruppo sta suonando della musica folk irlandese. L'atmosfera è meravigliosa. La cornice del castello rende tutto ancora più magico.
Ci mettiamo in un angolo dove possiamo vedere bene. Lui rimane dietro di me e mi mette le mani sui fianchi. Sento il suo respiro sul collo. Mi sto divertendo tantissimo, non avevo mai assistito a concerti del genere e mi piace molto. Chiudo gli occhi e mi godo la musica. Lui mi cinge la vita, le mani sulla mia pancia. Metto le mani sulle sue e mi lascio cullare dalla musica. Appoggia il viso sulla mia spalla.
«Sono così felice quando sei con me.», mi sussurra all'orecchio.
Mi stringo di più a lui.
«Emma, io ti...».
All'improvviso un rumore fortissimo sopra le nostre teste ci fa sobbalzare. Sono dei fuochi d'artificio bellissimi, ma fuori luogo. Il momento è stato rovinato di nuovo.
«Cazzo.», sento dire debolmente da Nicholas.
Mi è sembrato di sentire anche un ci rinuncio, ma spero con tutto il cuore di essermi sbagliata. Il rumore è assordante, potrei non aver sentito giusto. Magari ha detto non ci rinuncio. Io me lo auguro con tutto il cuore.
Mi bacia sulla testa e lascia andare la presa. Si mette accanto a me e fissiamo i fuochi d'artificio con il naso all'insù. Sono davvero fantastici.
Una volta finito lo spettacolo, la gente se ne va con calma. Ci incamminiamo anche noi alla macchina. Nicholas sembra pensieroso e non dice più una parola. Non so cosa sia successo, ma ho un brutto presentimento. Ho come la sensazione che tutto quello che di meraviglioso c'è stato tra di noi stia per finire. Durante il viaggio non apre bocca, io devo essermi addormentata. Un'ora dopo siamo sotto casa mia.
«Ti va di dormire da me stanotte?», gli chiedo con un sorriso.
«Meglio di no. Domani dovrò alzarmi presto e non vorrei disturbarti.», risponde serio. Troppo serio per i miei gusti.
«Tu non disturbi mai.», gli faccio notare accarezzandogli il viso.
«Ciao Emma.», saluta prima di baciarmi dolcemente sulle labbra.
«Ciao Nicholas.», mormoro con una lacrima che scende lungo il viso.
Mi è sembrato tanto un bacio di addio ed è una cosa insopportabile.
Che giornata orribile! Sembrava stesse prendendo una bella piega stasera e, invece, è andato tutto a rotoli. Di nuovo. Forse dovrei rinunciarci anch'io. Sono stanca di lottare per lui, sono stanca di lottare per un uomo che non mi vuole fino in fondo. Non so cosa fare. Lo amo da impazzire, ma lui non proverà mai lo stesso per me, ne sono certa. Che cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo? Perché deve essere tutto così difficile? In fondo chiedo solo di essere amata, non chiedo altro.
Mi tolgo il vestito e lo appendo in armadio. Mi sdraio sul letto, cerco di dormire nella speranza di dimenticare tutto quello che è successo oggi. Alle quattro non ho ancora chiuso occhio. Continuo a rigirarmi nel letto. Mi manca lui, mi manca terribilmente. Annuso il cuscino sul quale ha dormito spesso ultimamente e sento ancora il profumo del suo dopobarba. Lo stringo forte al petto e finalmente riesco ad addormentarmi, i miei occhi sembrano un fiume in piena.

 
 

 



 
*Spazio autrice*
Buongiorno :) Allora… credo di meritarmi dei pomodori per questo capitolo. Spero non siano troppo duri, sennò mi resteranno i lividi. Alla fine abbiamo scoperto il perché Mattia se n’era andato lasciando la povera Emma. Nicholas… Nicholas… beh, a quanto pare si sta rassegnando, mandando Emma nella più totale disperazione. Riuscirà a capire che sta sbagliando tutto? Lo spero tanto.
Grazie a tutti quelli che seguono, leggono silenziosamente e commentano… mi rendete davvero felice.
Un grazie speciale a Heaven_Tonight per il banner creato a tempo di record :)
Potete vedere il castello di Pagazzano e il gruppo degli Inis Fail... ho assistito a quel concerto e sono davvero bravissimi :)


Se volete passare a fare due chiacchiere
*Bijouttina & i suoi vaneggiamenti*


 

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Capitolo 15
*** Capitolo Quindici ***





Capitolo Quindici
 

Non è che possa essere stato tutto un brutto sogno? Ora apro gli occhi e lui sarà qui al mio fianco, pronto a riempirmi di coccole. Magari fosse vero, quello sì sarebbe davvero un sogno. Mi alzo in totale stato catatonico, non ricordo nemmeno cosa ho indossato, ho preso la prima cosa che ho trovato nell’armadio. Spero solo sia qualcosa di decente e non mi faccia fare la figura dell’idiota. Quando esco da casa, trovo una rosa rossa sullo zerbino. La raccolgo con man tremante e leggo il biglietto che la accompagna.
 
Mi sei mancata da morire stanotte, ma credo di non essere l'uomo giusto per te. Non ce la faccio Emma. Mi dispiace.
 
Mi siedo sui gradini e nascondo il viso tra le ginocchia, le mani a coprirmi la testa. Le lacrime scorrono incontrollate. Sto tremando, i singhiozzi mi smuovono l’anima, mi sento morire. Devo cercare di controllare il respiro, sto andando in iperventilazione.
«Emma cara, che cosa succede?».
Magda è lì davanti a me con il suo inseparabile bastone, mi fissa con sguardo triste. Le porgo il biglietto, inforca gli occhiali da vista che porta sempre al collo legati con un cordoncino nero e lo legge senza trasmettere alcuna emozione in volto.
«Che testone questo ragazzo.», commenta riconsegnandomi quel foglio di carta.
«Ci rinuncio Magda. Sono stanca di piangere per lui.», borbotto rimettendo la testa tra le ginocchia.
«Oh tesoro, non ci pensare nemmeno!», mi dà una leggera botta sulla gamba con il bastone.
«Che senso ha continuare?», sbotto tra i singhiozzi.
«Mancano solo due giorni. Resisti ancora un po', lotta per il vostro amore.», esclama ora dolcemente.
«A quanto pare è un amore a senso unico.», brontolo asciugandomi gli occhi con le mani.
«Non dire sciocchezze!».
Sbuffo rumorosamente.
«Ora gli mandi un… come si chiama? Un messaggino con quel telefonino che avete voi giovani. Insomma mi hai capito.», gesticola animatamente con le mani.
«E cosa dovrei scrivergli?», chiedo corrugando la fronte.
«Dagli appuntamento in un posto a voi caro e digli che lo aspetterai fino alla mezzanotte di sabato. Se vuoi aggiungere qualche altra cosa, fallo pure, l'importante è che non dimentichi posto e ora.».
«Tanto non verrà mai.», mi soffio il naso su un fazzoletto di carta stropicciato che ho trovato nella tasca dei jeans.
«Smettila di piangerti addosso! Lui ci sarà!», tuona alzando la voce.
«Se lo dici tu.», dico poco convinta.
«Ora mandagli quel messaggio e vai a lavorare!», comanda salendo le scale ed entrando nel palazzo.
Uffa, ci mancava solo lei a farmi venire il mal di testa stamattina. Farò come dice lei, tanto non ho più niente da perdere.
 
Grazie per la rosa. Anche tu mi sei mancato stanotte, non ho chiuso occhio. Non è giusto che sia tu a decidere cosa è giusto o no per me. Ti aspetterò fino alla mezzanotte di sabato, al nostro parco il vicino a casa. Poi ti lascerò in pace e non ti darò mai più il tormento. Ti amerò sempre ugualmente, qualunque decisione tu prenderai.
 
Messaggio inviato. Ora non posso più tornare indietro, la mia mossa è stata fatta, ora tocca a lui. In effetti, è sempre toccato a lui prendere una decisione, io la mia l’ho fatta molto tempo fa. So per certo che lui non verrà mai a quell'appuntamento. Mi presenterò lì lo stesso e me ne tornerò a casa da sola. Non è più tempo di farsi illusioni, non ne ho più la forza. Ho sempre detto che non me ne sarei fatta, ma poi lui tornava sempre ed ero felice. Lui in qualche modo mi rendeva felice, nonostante il suo comportamento scostante. Continuavo così a illudermi che potesse funzionare, che potevamo essere una coppia. Ora non sono più convinta possa tornare sui suoi passi. Non so che altro potrei fare. Cercherò di sopravvivere questi due giorni, poi deciderò come andare avanti. Potrei valutare l'idea di tornarmene dai miei, in fin dei conti sono andata via solo per Mattia e ormai non mi fa più “paura” e, se non posso stare con Nicholas, vederlo tutti i giorni mi farebbe stare solo troppo male.
Prendo un bel respiro e vado verso la libreria. Tiro dritto quando passo davanti al supermercato. Tengo lo sguardo fisso sul marciapiede per non correre il rischio di incontrare i suoi occhi, se dovesse succedere, comincerei nuovamente a piangere come una fontana, mi conosco troppo bene. Respiro a fondo per non vomitare, tutta quest’ansia mi ha fatto venire il mal di stomaco. Devo darmi una calmata, non posso continuare a stare male per lui. Non so se lui fosse lì, preferisco non saperlo.
Quando entro in libreria, ricomincio a respirare normalmente. Enrico mi saluta con la mano, io gli sorrido e vado verso l'ufficio.
«Davide e Jessica devono ancora arrivare.», mi urla dalla sua postazione.
«Va bene.», dico io di rimando.
Mi siedo con un tonfo sulla sedia girevole e metto le mani tra i capelli. Sbuffo rumorosamente.
«Stai bene piccola?», la voce di Mattia mi fa fare un salto sulla seggiola.
Da dove salta fuori? Non l'ho proprio visto entrare, o era già qui?
«Non tanto.», rispondo chiudendo gli occhi.
«Per causa mia?», chiede triste.
«No Mattia, non è a causa tua. Non ci sei tu al centro del mio universo.», gli faccio notare massaggiandomi le tempie.
«Se n'è andato di nuovo.».
Non capisco se fosse una domanda o un'affermazione, ma ha capito comunque la situazione.
«Già. Dovrei essere abituata a essere lasciata, ma continua a fare male, molto male.».
«Posso abbracciarti?», domanda dolcemente.
Ho proprio bisogno di un bell'abbraccio, ma non credo sia quello di Mattia di cui ho bisogno. Sembra così triste che ho come l'impressione che l'abbraccio serva di più a lui che a me. Mi alzo dalla sedia sospirando e gli butto le braccia al collo. Mi stringe a sé, affondando il naso tra i miei capelli.
«Mi sento così male per quello che ti ho fatto.», mormora. «Ho bisogno di te Emma.».
Cerca il mio sguardo e mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«Non sopporto vederti con lui, vederti innamorata di un uomo che non capisce di avere il meglio davanti a sé. È solo un coglione e vorrei tanto picchiarlo a sangue, se lo meriterebbe per il male che ti ha causato. Tu non meriti di essere trattata in questo modo. Io ho sbagliato e l’ho ammesso e tuttora ne sto pagando le conseguenze.».
«Mattia...».
Mi mette due dita sulle labbra per non farmi parlare.
«È colpa mia se ti ho perso e mi odio per questo.».
Chiude gli occhi e respira a fondo.
«Non smetterò mai di amarti Emma, non ci riesco.».
Un attimo dopo, le sue labbra sono sulle mie. Cerca di approfondire il bacio, ma non glielo permetto, non voglio questo genere di attenzioni da lui.
Mi stacco da lui in fretta, imbarazzata e con i sensi di colpa. Davide e Jessica entrano proprio in quel momento. Mattia mi sorride, soddisfatto delle emozioni contrastanti che mi ha appena fatto provare. È stato dolce, avevo bisogno di un po’ di dolcezza, ma era l’uomo sbagliato a donarmela. Il mio pensiero torna a Nicholas e il senso di vuoto dilaga nel mio cuore.
«Che cosa state combinando?», chiede Jessica mettendo lo zainetto sul gancio dietro la porta.
«Niente, sono appena arrivata.», rispondo evasiva.
Davide mi guarda poco convinto, ma fa finta di niente. Se ne escono alla svelta e rimaniamo di nuovo soli, questa cosa non mi rassicura neanche un po’.
«Ti va di uscire con me stasera?», domanda a bassa voce.
«Non penso sia il caso.», gli faccio notare, scuotendo la testa con convinzione.
Si avvicina di nuovo a me, troppo vicino, le sue labbra sfiorano il mio collo, prima che riuscissi a scansarmi. La cosa brutta è che sa quali sono i miei punti più sensibili.
«Stai barando.», gli dico debolmente.
«Non mi sembra.», mi sussurra all'orecchio.
Cerca di baciarmi di nuovo sulle labbra, ma mi scanso in tempo.
«Smettila, ti prego.», lo ammonisco sommessamente.
«Solo se stasera esci con me.».
«Okay, hai vinto.», borbotto con un filo di voce.
Mi sorride raggiante.
Non ho alcuna voglia di uscire con lui, ma penso sia l’unico modo per togliermelo dai piedi. Mi sento talmente a terra e rifiutata che le attenzioni di Mattia mi fanno leggermente piacere, ma non a tal punto da cedere al suo corteggiamento serrato. Lui è innamorato di me, almeno così dice, non so quanto possa fidarmi dopo quello che è successo. Io sono innamorata di Nicholas, però. Nicholas di chi è innamorato? Probabilmente non della sottoscritta. Forse sotto sotto è ancora innamorato di Elena. Questa constatazione fa ancora più male. Potrei sopportare che lui non mi ami, ma non credo di riuscire a sopportare che lui sia innamorato di quella strega.
È tutto pronto per la presentazione di domani. Mattia è emozionato e io mi auguro abbia il successo che si merita, non potrei mai augurargli di non sfondare, nonostante quello che è successo tra di noi.
Il telefono squilla nella tasca dei pantaloni, rispondo senza neanche guardare chi è. Tanto non è lui, questo è certo.
«Pronto?».
«Ciao tesorino mio.».
«Ciao mamma.», saluto sbuffando. Mi siedo sul mio solito sgabello per stare più comoda, potrebbe essere una telefonata lunga. Mattia è poco lontano da me e mi sorride. Nel passare vicino mi sfiora la mano con la sua e per un istante intreccia le dita alle mie, le sfilo cercando di non sembrare scortese. Non ho voglia di sottostare ai suoi giochetti.
«Domani mattina saremo lì per le dieci. Sei contenta?», dice allegra.
«Felicissima, mamma. Non vedo l'ora arriviate.», cerco di sembrare davvero felice. Non è facile far finta di stare bene quando dentro sto urlando come una pazza.
Fortunatamente sembra essersela bevuta.
«Devo portarti qualcosa di pronto?».
«No, non serve, non ti preoccupare.».
«Oh, ma ti ho già preparato un po' di cosette buone.», commenta delusa.
Alzo gli occhi al cielo e Mattia sogghigna. Non può andarsi a fare un giro e lasciarmi in pace un secondo? Non mi sembra di chiedere tanto.
«Allora se sono già pronte, portale.», esclamo sconfitta.
«Va bene tesoro, ci vediamo domani.».
«A domani mamma.», saluto chiudendo la telefonata.
Fisso il cellulare incredula. È più forte di lei, non ce la fa proprio a non rimpinzarmi come un maiale.
Vado avanti per inerzia per il resto della giornata, trascinandomi in giro per la libreria senza nessuna meta precisa. Eseguo con precisione tutto quello che Enrico mi dice di fare, ma la testa è da un'altra parte. Chissà se anche lui starà pensando a me. No, è impossibile. Mi avrà già dimenticato a quest’ora, come dargli torto. Avrà trovato qualcuno meno complessato di me, qualcuno che gliela dia senza complicazioni. In fin dei conti lui non è pronto ad amare e forse l’ho sempre saputo, ho solo fatto finta di non vedere. O forse speravo soltanto di poterlo cambiare. Come ho potuto pensare una stupidaggine del genere?
«Emma!», grida Mattia davanti a me.
Ritorno alla realtà e lui ride come uno scemo.
«Certo che per farti tornare sul pianeta terra ce ne vuole! Ero quasi tentato di scuoterti.».
Mi scuso cercando di sorridergli.
«È ora di andare.», mi prende per mano e mi trascina in ufficio.
«Che fretta ci sarà mai?!», sbotto facendo fatica a stare dietro al suo passo.
«Ho fretta di stare da solo con te.», afferma dolcemente accarezzandomi il viso.
«Che storia è questa?», dice Davide alle nostre spalle.
«Che intendi?», chiede Mattia divertito.
«Da quando in qua tu esci con lui?», si rivolge a me piuttosto irritato.
«Mi ha chiesto di andare a bere qualcosa stasera. Che problemi ci sono?».
Ci manca solo la scenata di gelosia, ne avevo davvero bisogno.
«Da soli?», ringhia tra i denti.
«Da soli.», conferma Mattia prendendomi per mano e trascinandomi nuovamente.
Quando siamo lontani da orecchie indiscrete, gli dico: «La smetti di trascinarmi in questo modo? Mi fanno male i piedi.».
«Scusami piccola. Volevo portarti via il più in fretta possibile. Davide è piuttosto nervoso quando qualcuno ti si avvicina.», fa una smorfia.
«Ho notato.».
«C'è stato qualcosa tra di voi?», chiede guardandomi con la coda dell'occhio mentre camminiamo fianco a fianco sul marciapiede.
«Solo qualche bacio per ingelosire Nicholas. Non ho mai avuto nessun interesse per lui. Lo sa benissimo.», rispondo guardando per terra invece che davanti a me.
«Andiamo di qua.», dice trascinandomi in una stradina secondaria che sbuca sul retro del mio palazzo.
«Perché?», brontolo confusa.
«Fidati, è meglio andare per questa via.», ora sta quasi correndo.
Quando ci fermiamo, ho il fiatone. Non capisco perché abbia voluto a tutti i costi venire qua. Lasciamo stare, non ho voglia di scervellarmi, l'importante è essere arrivati sani e salvi a casa.
Mi cambio al volo. Metto qualcosa di comodo, niente di appariscente, non sia mai si facesse delle strane idee dopo il bacio di oggi. Lego i capelli, mi trucco appena e sono pronta.
Mattia è seduto sul divano e, appena mi vede arrivare, mi raggiunge al volo.
«Cosa ti va di fare?», mi chiede dolcemente.
«Ho voglia di gelato.», gli dico dopo averci pensato su un attimo.
«Vada per il gelato allora.», mi prende nuovamente per mano, sta diventando un vizio.
Ci sediamo su una panchina del centro a gustare le nostre coppette. Stavolta ho evitato il cono, dopo l'esperienza avuta con Davide quella sera.
«Andiamo a fare una passeggiata?». Sembra piuttosto nervoso e non ne capisco il motivo.
«Devo ancora finire il mio gelato. Perché tutta questa fretta?», chiedo aggrottando la fronte.
Alzo lo sguardo e capisco il perché.
Elena è a pochi passi da noi e sta venendo proprio nella nostra direzione. Che diavolo vuole ancora da me?
«Oh, ma guarda chi c'è!», esclama lei acida.
Mattia mi mette una mano dietro la schiena e mi attira a sé a proteggermi. Lei mi fissa con odio e un ghigno malevolo si forma improvvisamente sulle sue labbra.
«Ho vinto io. L'avevo detto che sarebbe tornato da me.», m’informa con cattiveria.
Mi alzo dalla panchina barcollando. Non posso credere che sia davvero tornato con lei, non può essere possibile. Ditemi che questo è un incubo. Se fosse vero, uccidetemi qui, non voglio risvegliarmi. Il mio cuore si è frantumato in un milione di piccoli pezzettini, impossibile da rimettere insieme, neanche la super colla può essere d’aiuto.
«Sono contenta per voi, vi auguro tutta la felicità di questo mondo.», farfuglio trattenendo le lacrime che vogliono uscire prepotentemente.
«Oh poverina, sta per piangere. Quanto mi dispiace.», sibila lei con i suoi modi tutt'altro che gentili.
«Portami a casa.», ordino a Mattia. «Ti prego.».
«Certo Emma.», dice lui cupo.
Pensare che lui preferisca stare con lei piuttosto che con me mi fa stare male, un dolore lancinante alla bocca dello stomaco. L'unica cosa che voglio fare è piangere, piangere fino allo sfinimento.
Una volta in casa mi butto sul letto. Le lacrime scendono come un fiume in piena, bagnano il cuscino, ma non m'importa. Mattia si siede accanto a me e mi accarezza i capelli, lentamente, con dolcezza.
«Mi dispiace Emma. Ho cercato di evitarti quell’incontro, ma non sono stato abbastanza veloce.».
«Credi che lui stia sul serio con lei?», chiedo con la testa nascosta sotto il cuscino.
«Non so cosa dirti Emma, mi dispiace. Se fosse vero, ha superato se stesso.», mi tira su di peso e mi avvolge in un abbraccio.
«Perché? Perché si diverte a ferirmi?», ora sto bagnando anche la sua spalla.
«Magari non è vero, non ne siamo certi.», commenta lui.
«Ora lo difendi anche?», sbotto incredula.
«Non lo sto difendendo. Sto solo dicendo che non sappiamo se quell’arpia abbia detto la verità o no.», mi mette una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Mi siedo cavalcioni su di lui e lo bacio sulle labbra. Lo stuzzico con la lingua finché non schiude le labbra e mi fa approfondire il bacio, quasi con violenza.
«Fai l'amore con me.», lo supplico tra le lacrime. «Ti prego.».
«Emma…».
Continua a baciarmi, ma a un tratto si blocca e mi tiene a distanza con entrambe le mani. Sono disperata, non ce la posso fare ad andare avanti in questo modo, non ce la faccio più.
«Non posso farlo.», mi accarezza il viso. «Tu non lo vuoi davvero.».
«Certo che lo voglio.», gli infilo nuovamente la lingua in bocca. Mi allontana ancora una volta.
«Ascoltami, non fraintendermi, io lo vorrei. Mi manca fare l’amore con te. Dio solo sa che fatica sto facendo a dirti di no. Ti amo troppo per lasciarti fare una cosa del genere.».
Lo guardo confusa.
«Odieresti me e odieresti soprattutto te stessa. Non posso approfittarmi di te. Sei ferita, ma non è questo il modo per sentirti meglio.».
Mi bacia dolcemente sulle labbra.
«Meglio se torno da Davide.».
«Scusami.», gli dico tra le lacrime.
«Non devi scusarti amore mio.», si alza dal letto e mi prende entrambe le mani.
«Resta qui stanotte, ti prego. Non voglio rimanere sola.», lo imploro singhiozzando.
«Sei sicura?», chiede incerto.
Annuisco.
Sembra titubante, ma alla fine si sdraia accanto a me nel letto, nel posto che era di Nicholas. Vorrei ci fosse lui al suo posto ma non è possibile. Nicholas non occuperà mai più quel posto. Mi accoccolo a lui, appoggio la testa sul suo petto e ricomincio a piangere sommessamente. Mi bacia la fronte, tiene la mia mano stretta nella sua. Non dice una parola e lo ringrazio. Ho solo voglia di essere coccolata e piangere pensando all'uomo che amo, pensare a lui con un'altra donna nel suo letto. Ora mi sento notevolmente peggio, vorrei tanto che tutto questo dolore mi lasciasse in pace. Sono stanca di soffrire per un uomo che non mi ama, non mi ha mai amato e non mi amerà mai.
Credo di essermi addormentata a un certo punto. Mattia mi ha stretto a sé tutta la notte, a modo suo mi è stato di grande aiuto.




 
*Spazio autrice*
In questo capitolo si sente tutta l’assenza di Nicholas. Emma è nella disperazione più totale e trova conforto in Mattia. Avrà fatto bene? Forse sì, forse no, ma stare da sola era un’opzione ancora più difficile da sopportare. È riapparsa anche Elena. Secondo voi Nicholas è davvero tanto idiota da essere tornato con lei? Mi piacerebbe sapere la vostra opinione a riguardo. Mancano soltanto tre capitoli alla fine, tenetevi pronti :)
Un grazie immenso a tutti quelli che stanno seguendo questa storia, siete davvero in tanti e non me lo sarei mai aspettata, grazie davvero. A tutte voi che mi lasciate sempre un commento, mi rendete felice.
A martedì prossimo per l’arrivo dei genitori di Emma e la presentazione del libro di Mattia :)



Se volete passare nel mio gruppo, siete i benvenuti
*Bijouttina & i suoi vaneggiamenti*

 

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Capitolo 16
*** Capitolo Sedici ***





Capitolo Sedici
 

La mattina seguente mi sveglio accanto a Mattia, mi sorride radioso.
«Buongiorno piccola. Stai un po' meglio?», mi bacia la punta del naso.
«Credo di sì.», farfuglio con la bocca impastata dal sonno.
Mi stiracchio e cerco di sorridergli, non mi riesce molto bene, devo ammetterlo.
«Grazie di tutto Mattia.», dico in un sospiro.
«Non devi ringraziarmi.», mormora lui sfiorandomi le labbra con le dita. Si avvicina per baciarmele, ma mi scanso e le sue labbra finiscono sulla guancia. Non ho per niente voglia di dargli altre false speranze, ho già combinato un disastro ieri.
«Mi dispiace per ieri sera.», dico guardandolo negli occhi.
Scuote la testa.
«Non dirlo nemmeno, non ti devi scusare Emma.».
Sospiro e mi copro gli occhi con un braccio.
«Sai, pensavo che venendo qui, avrei potuto in qualche modo riconquistarti. Non serviva rimanessi qui queste due settimane, l'ho fatto solo per stare con te. La mia intenzione era chiederti di sposarmi durante la presentazione.».
Apro gli occhi e lo fisso incredula. Sta dicendo sul serio o mi sta prendendo in giro?
Mi accarezza il viso.
«Poi ti ho visto con lui e ho capito che non era possibile, ti avevo persa del tutto. Posso solo incolpare me stesso per tutto questo. Promettimi solo una cosa.».
«Che cosa?», chiedo con un filo di voce. Sono ancora piuttosto frastornata dopo questa sua confessione.
«Che se tra voi le cose non dovessero funzionare, prenderai in considerazione l'idea di darmi una seconda occasione.», risponde sommessamente.
«Te lo prometto.», acconsento alla fine. Non accadrà mai, ormai la nostra storia è arrivata al capolinea e non ho alcuna intenzione di dargli una seconda opportunità. Un’altra occasione per cosa? Per farmi soffrire nuovamente? Se si dovesse ripetere ancora la storia, non so come ne uscirei questa volta e non voglio soffrire ancora, sono stanca.
Lui è soddisfatto della mia risposta, non volevo che si deconcentrasse proprio oggi che è un giorno così importante per lui.
«Vado a prepararmi per oggi. Fra un po' arriveranno anche i tuoi e ci sarà da divertirsi.».
Mi scompiglia i capelli con tenerezza prima di andarsene, non prova nemmeno a baciarmi, mi sarei ritratta ancora una volta.
Era così convinto che io potessi tornare con lui da voler perfino chiedermi di sposarlo. Come ha potuto mai credere che io potessi accettare? L'unico uomo che voglio è Nicholas, soltanto lui.
Mi sono piaciute le coccole di Mattia, ne avevo bisogno, ma la mia mente era altrove. Immaginavo ci fosse Nicholas al mio fianco al posto suo. Non avrei mai pensato di poter provare un dolore così forte per la mancanza di qualcuno.
Non so se mi presenterò al parco stasera. Che senso avrebbe? Ormai lui è tornato con lei e di sicuro non gli importa più niente di me. Mi sentirei solo ridicola ad aspettare qualcuno che non verrà su una panchina di un parco, da sola.
Nascondo la testa sotto il cuscino e urlo, urlo tutta la mia disperazione.
 
Un'ora più tardi riesco a tirarmi su dal letto. Ciondolo fino al bagno e mi butto sotto la doccia. Spero sempre succedano dei miracoli sotto il getto, ma non succede mai niente. Mi vesto il più elegante possibile per la presentazione del libro. Ho trovato un vestito nero che mi arriva fino alle ginocchia, con le spalline fatte di perline, indosso un paio di scarpe con il tacco, nere anche quelle. Più che elegante sembro in lutto, ma non fa niente, solo poche persone sanno come mi sento veramente. Mi arriccio i capelli e mi trucco meglio del solito, per quanto le mie mani tremanti me lo consentano.
Suonano al citofono, vado a vedere chi è, ma non c'è nessuno. Scendo le scale e trovo ancora una rosa rossa davanti alla porta d’ingresso. Ora non sono solo le mani a tremarmi, non voglio sapere quello che mi scrive, mi farà soffrire, ma allo stesso tempo devo sapere.
 
Vederti con lui mi fa davvero male, ma me la sono cercata. È solo colpa mia. N.
 
Saperti con lei è ancora peggio, stronzo! Vorrei rispondergli, ma so che non lo farei mai. Trattengo a fatica le lacrime. Il telefono che tengo tra le mani mi segnala l’arrivo di un messaggio.
 
Sei così bella da togliermi il fiato stamattina.
 
Mi guardo in giro, ma non lo vedo da nessuna parte. Stavolta una lacrima scende sul mio viso e non la trattengo, mi appoggio al corrimano per non perdere l'equilibrio.
La macchina di mio fratello svolta l’angolo proprio ora, tempismo perfetto.
Respiro a fondo e cerco di riprendermi, non posso farmi vedere dai miei famigliari in questo stato. Sfoggio il mio miglior sorriso e vado loro incontro.
«Tesorino mio!», saluta mia madre un attimo prima di stritolarmi in uno dei suoi abbracci.
Faccio fatica perfino a respirare stretta nella sua morsa.
«Ciao frittellina.».
L'abbraccio di mio padre è meno violento e i miei polmoni ringraziano.
Abbraccio Marco senza dire una parola, mi bacia sulla fronte e mi stringe forte a sé.
«Si risolverà tutto, sorellina.», mi sussurra all'orecchio.
«Come fai a sapere che c'è qualcosa che non va?», gli chiedo corrugando la fronte.
«Io lo capisco sempre. Ti ha lasciato di nuovo?», domanda a bassa voce.
«È tornato da lei.», rispondo abbassando lo sguardo.
«Che cosa?! Bastardo infame! Se lo becco, gli spacco la faccia!», sbotta alzando il tono di voce.
«Che succede ragazzi?», nostra madre è parecchio allarmata.
«Niente mamma.», fulmino Marco con lo sguardo.
«Quando scadeva il tuo ultimatum?», cerca di calmarsi un attimo.
«Stasera a mezzanotte.».
Solo poche ore e poi deciderò cosa fare della mia vita.
«Cosa hai deciso di fare?».
«Gli ho dato appuntamento al nostro parco, ma tanto non verrà mai.».
Nostra madre sta scaricando un sacco di borsine dalla macchina e mi sto preoccupando. Per un momento smetto di pensare a Nicholas e a tutto il resto.
«Non sarà mica tutta roba da mangiare quella?», sbotto incredula.
«Certo tesoro, sono solo poche cosette.», esclama con aria innocente.
«Secondo te dove pensi che riesca a far stare tutto quello?», indico tutte quelle scatoline, sconvolta.
«Un po' nel frigo e il resto nel congelatore. Stai creando dei problemi dove non ci sono.», mi sgrida.
Ci si sfama un intero villaggio africano con tutto quel cibo! Dovrò portare qualcosa alla mensa dei poveri, non posso mangiare tutto da sola! Questa volta ha davvero esagerato.
«Ho provato a fermarla, ma sai com'è fatta tua mamma.», commenta mio padre stringendosi nelle spalle.
«Lo so bene.», confermo sospirando.
«Come vanno le cose con il tuo ragazzo?», chiede papà a bassa voce.
Guardo storto mio fratello e lui alza le spalle come se non fosse colpa sua.
«Mettiamola così, dubito lo conoscerete mai.», farfuglio con pochissima convinzione.
«Oh frittellina, speravo davvero fosse la volta buona.», ammette deluso.
«La volta buona per cosa?», inarco un sopracciglio.
«Costruirti una famiglia.», dice con un sorriso.
Da quando in qua mio padre non vede l'ora di vedermi sistemata? Va bene, ho trentatré anni e alla mia età Marco era già sposato e con due bimbe.
«C'è ancora tempo papà.», gli do una pacca sulla spalla e vado ad aprire la porta d'ingresso per farli passare. Borbotta qualcosa, ma non ascolto. Ho sconnesso il cervello, mi sono estraniata di nuovo dalla realtà. È l'unico modo per restare sana di mente in questo momento.
«Sei così silenziosa. Sicura di stare bene?», chiede mia mamma preoccupata.
«Sto bene.», mento con il sorriso stampato in volto. Non so se sono stata così brava a nascondere tutto la mia ansia e tristezza.
«Cavolo! Ho dimenticato i fazzoletti di carta a casa.», si batte la mano sulla fronte. «Che stupida! Con la mia allergia me ne vanno via una tonnellata.».
«C'è il supermercato qui sotto, ne trovi quanti ne vuoi.», s’intromette Marco divertito dalla scenetta.
«Mi accompagni?», mi chiede.
«Non può venire papà con te? O Marco?», comincio a sudare freddo.
«Sai che gli uomini e i supermercati non vanno d'accordo e poi tu sai già dove trovare le cose.», dice riempiendo il congelatore all'inverosimile.
Chiudo gli occhi e respiro a fondo. Posso farcela, posso farcela, posso farcela.
Una volta varcata la soglia del supermercato, lo vedo in un angolo.
Non ce la posso fare.
Mi vede subito entrare e accenna un sorriso. Non deve farlo, mi fa impazzire questo suo modo di fare: non può dire di stare bene con me e cinque minuti dopo andarsene dicendo che lui non è l'uomo per me. Le rose, i messaggi, i sorrisi. Mi vuole proprio vedere morta.
Lo guardo di sottecchi e mi dirigo verso il reparto dove si trovano i fazzoletti di carta.
«Quelli lì in alto sono quelli che uso sempre.», mi fa notare mia madre.
«Non vanno bene lo stesso questi?», indico quelli alla mia altezza.
«Voglio quelli.».
Mi sembra di avere a che fare con un bambino oggi. Sbuffo e cerco di allungarmi. Ovviamente non ci arrivo. Sento una mano posarsi sulla mia schiena e il suo inconfondibile profumo.
«Ci sono qui io.», dice dolcemente.
Mi sento arrossire. Evito lo sguardo di mia madre, non vorrei mai dicesse qualcosa d’inappropriato proprio davanti a lui.
«Grazie.», farfuglio con un filo di voce dopo che mi ha passato il pacco di fazzoletti.
I nostri occhi s’incontrano e smetto di respirare, mi mette una ciocca di capelli dietro l'orecchio, con una lentezza esasperante. Sfiora la mia mano nell’abbassare il braccio. Per un attimo ho pensato volesse dirmi qualcosa, ma mi sbagliavo. Distolgo lo sguardo e vado verso la cassa seguita da mia madre.
«Che bell'uomo.», esclama lei a un tratto.
«Già.», bofonchio cercandolo ancora con lo sguardo.
Mi sta osservando da dietro uno scaffale, la fronte appoggiata sul metallo.
Ho un groppo in gola enorme, sto facendo una fatica esagerata per non scoppiare.
«Non sarà mica...», mia madre guarda prima me e poi lui e lascia la frase in sospeso.
Annuisco.
«È lui mamma, ma ormai è finita.», abbasso lo sguardo e deglutisco a fatica.
«Ora capisco perché sei così strana.», mi posa una mano sul braccio.
«Andiamo via.», la supplico ricacciando indietro le lacrime.
«Scusami se ti ho trascinato qui.», dice lei mortificata.
«Non fa niente mamma.», mi attacco al suo braccio.
Mi sento instabile sulle gambe, sento che potrei cadere se non avessi un appoggio. Respiro a fondo cercando di far passare il senso di nausea che mi sta massacrando.
Sento arrivare un altro messaggio. Tiro fuori il telefono dalla borsa e trattengo il respiro.
 
Avrei voluto dirti tante cose, ma come al solito mi sono bloccato. Mi manchi da morire Emma. Mi manca tutto di te, di noi.
 
«È lui?», chiede mia madre fermandosi di scatto e piazzandosi davanti a me.
Annuisco chiudendo gli occhi.
Lei mi abbraccia forte ed è proprio quello di cui ho bisogno in questo momento. Sbuffo rumorosamente.
«Perché mi sta torturando così mamma? Non lo capisco.», borbotto ancora tra le sue braccia.
«Perché gli uomini sono insicuri. Si credono tanto forti, ma poi non lo sono per niente. Lo ami, non è vero?».
«Lo amo tanto, mamma. Credevo fosse quello giusto, ma anche stavolta mi sbagliavo.», ormai non riesco nemmeno più a trattenere i singhiozzi.
«Piccola mia.».
Mi passa un pacchetto di fazzoletti e mi viene da ridere, con tutto il casino successo a causa di quei fazzoletti.
«Come fai poi con la tua allergia?», le dico con un sorriso.
«Andrò a comprarne degli altri.», scrolla le spalle.
«Ti voglio bene mamma.».
Mi accarezza il viso. «Anch'io e tanto anche.».
Percorriamo il resto della strada in silenzio, mi sento molto meglio grazie a lei.
Quando Nicholas mi ha sfiorato la mano, avrei voluto prenderla e non lasciarla più andare. Ho bisogno di lui talmente tanto che mi manca il respiro.
Dovrei smettere di pensare a lui, ma è più facile a dirsi che a farsi.
Papà e Marco sono spaparanzati sul divano e stanno facendo zapping selvaggio. Non ci hanno nemmeno sentito arrivare da quanto sono concentrati.
«Sei sicura di volere tutto questo?», chiede mia madre guardandoli scuotendo la testa.
«In effetti, forse sto meglio da sola.».
Scoppiamo entrambe a ridere. Mi faccio posto in mezzo a loro e abbraccio prima papà e poi Marco. Alla fine sono felice di averli tutti qui con me, mi sento meno sola e riesco a distrarmi dai miei problemi.
 
Le due arrivano in fretta e devo andare in libreria, non ne ho molta voglia, ma non posso evitarlo. La presentazione sarà alle tre e i miei mi raggiungeranno lì per quell'ora, non ha senso che vengano ore prima, si annoierebbero.
Quando arrivo, sono già tutti in agitazione. Saluto con la mano e vado nell'ufficio ad appoggiare le mie cose. Mattia fa capolino dalla porta.
«Wow, Emma sei fantastica!», esclama sgranando gli occhi.
Si avvicina e mi bacia sulla guancia.
«Grazie.», dico timidamente.
«Ti ha visto?», chiede sommessamente.
Annuisco.
«Gli avrai fatto sicuramente perdere la testa.», commenta.
«Dici?».
«Ne sono sicuro. Sarebbe uno stupido altrimenti, sei talmente bella.», mi prende la mano.
Mi sento arrossire.
«Cavolo, sono riuscito a farti arrossire finalmente.», sorride felice di questo.
«Sono solo accaldata, non montarti la testa per niente.», lo bacio sulla guancia ed esco dalla stanza. Sento i suoi occhi su di me e un attimo dopo è al mio fianco.
«Sei pronto?», gli chiedo.
«Più o meno, sono un fascio di nervi.», butta fuori un po’ per volta l’aria che ha incamerato nelle guance.
«Andrà bene, hai già venduto parecchie copie del tuo libro. Ci sarà un bel po' di gente, ne sono certa.», lo rassicuro convinta di quello che ho appena detto.
In questi giorni il suo libro è andato a ruba sapendo che si sarebbe tenuta la presentazione proprio qui.
«Grazie Emma. Sono felice che tu sia qui oggi.».
Mi abbraccia felice.
Davide ci guarda meno entusiasta, ma non mi interessa. Questo è il momento di Mattia e deve andare tutto bene. Anche Jessica si è messa in tiro per l'occasione, probabilmente pensava di poter attirare la sua attenzione, ma al momento non ha avuto grande fortuna. Mi sento in colpa per questo, anche se non era mia intenzione catalizzare l’attenzione del mio ex.
I miei arrivano prima delle tre e vado loro incontro. Marco va a salutare i ragazzi e mi lascia sola con loro. Vigliacco. Vuole seguire la scena da lontano, non vale.
«Scusatemi se non ve l'ho detto.», comincio sentendomi piuttosto mortificata.
«Detto cosa?», chiede mia mamma corrugando la fronte.
«Chi è lo scrittore.», rispondo stringendomi nelle spalle.
Mi guardano spaesati.
«Lo conosciamo?», aggiunge mio padre.
Annuisco.
«Venite con me.». Faccio strada e li accompagno nell'ufficio.
Mattia sta camminando su e giù per la stanza, nervosamente. Appena mi vede si ferma e sorride. Mi raggiunge, mette una mano dietro la mia schiena e mi bacia sulla guancia, davanti ai miei.
Loro ci fissano con la bocca spalancata, sono sbalorditi.
«Salve.», saluta Mattia.
«Mattia?». Mio padre è talmente incredulo che non sa se essere arrabbiato o no.
«Il libro che promuoviamo è il suo.», li informo.
«È un caso che sia proprio in questa libreria?», chiede mio padre scuro in volto, no, non l’ha ancora perdonato per quello che mi ha fatto e non lo biasimo.
«A essere sincero no.», risponde Mattia.
«Non l'hai già fatta soffrire abbastanza?», mia madre è piuttosto agitata e la capisco.
«Mamma, papà, è tutto a posto. Abbiamo risolto.», cerco di calmare le acque.
«Poi lei ama un altro.», aggiunge Mattia triste.
«Non peggiorare le cose.», lo guardo in cagnesco.
«Scusa.», dice abbassando lo sguardo.
«Vai, c'è già il tuo pubblico fuori che ti aspetta.», gli faccio notare.
Non è molto convinto, ma esce da quello stanzino.
«Non dite niente, vi prego. Non avete idea di che shock sia stato!», mi metto le mani tra i capelli.
«Immagino voglia tornare con te.», esclama mio padre.
«Io, però, non ho alcuna intenzione di tornare con lui. È stato carino in questi giorni con me, ma non so se cambierei mai idea a riguardo.», gli sorrido, cercando di rassicurarlo. «So che siete preoccupati per me, ma sto bene.».
Mi guardano entrambi come se non credessero a una sola parola uscita dalla mia bocca, hanno ragione a non farlo. Si vede lontano chilometri che non sto per niente bene.
«Okay, prometto che starò bene.», concedo loro alla fine.
«Così va già meglio.», dice la mamma baciandomi sulla fronte.
Vado a vedere come procedono le cose di là in libreria. Mattia è circondato da un sacco di donne. A quanto pare hanno apprezzato il suo romanzo a lieto fine. In fin dei conti, è piaciuto anche a me, nonostante la realtà è lontana dalla finzione. Mi scappa un sorriso.
Una ragazza sui vent'anni gli domanda: «Esiste davvero questa Emma?».
Lui mi cerca con lo sguardo e appena mi trova mi sorride.
«Esiste davvero. È quella bellissima ragazza laggiù.», le dice indicandomi con un cenno del capo.
La ragazza si gira e dopo un po' si sofferma su di me. Ho paura mi fulmini con lo sguardo e, invece, mi regala un timido sorriso. Ricambio educatamente.
«Anche nella realtà c'è il lieto fine?», chiede una donna di mezza età.
«Per il momento no.», risponde lui con un mezzo sorriso.
Si alza un coro di “ooooh” nella libreria e si girano a guardarmi. Come se fosse colpa mia! Divento paonazza, mi sento il viso e le orecchie in fiamme. Mi viene voglia di andarmene, ma non mi sembra il caso.
«La colpa è solo mia.», dice al suo pubblico. «Lei non c'entra.».
Mi sorride e io lo ringrazio con un cenno. Non è bello prendersi la colpa di qualcosa, nessuno lo aveva obbligato ad andarsene e io non sono di certo obbligata a tornare con lui solo perché lui si è pentito di quello che ha fatto. Non funzionano così le cose e non mi piace essere tirata in ballo.
«Quindi sei single?», chiede una nonnina nell'angolo.
«Sì, sono single.», conferma Mattia ridendo.
«Devo dirlo a mia nipote, ne sarà entusiasta!», commenta lei contenta.
Tutti scoppiano a ridere e mi unisco anch'io alla risata generale. Vedo Magda in disparte e la raggiungo.
«Ciao Emma cara.», mi saluta appena sono al suo fianco.
«Sei venuta anche tu. Hai comprato il libro?», domando guardando verso Mattia.
«Non leggo più da una vita ormai, con questi miei poveri occhi faccio veramente fatica.», dice indicandoli con un dito.
«Sono felice sia venuta così tanta gente alla presentazione.».
«Penso che il tuo amico ne sarà entusiasta.», lo indica con un cenno del capo.
«Lo penso anch'io. È un bel libro in fin dei conti e sono fiera di lui.».
«Cambiando uomo, stasera andrai vero?», mi guarda di sottecchi.
«Lo eviterei volentieri.», sbuffo.
«Non fare la sciocca. Fra un paio di ore io parto, perciò promettimi che ti farai trovare lì.», mi punta un dito contro.
«Te lo prometto, però mi dispiace tu vada già via. Mi mancheranno i tuoi consigli.», piagnucolo con gli occhi lucidi.
«Oh cara, sono sicura che ci rivedremo presto. Non essere triste.»,
Mi avvolge in uno dei suoi caldi abbracci.
«Grazie di tutto Magda.», una lacrima stavolta mi riga in viso.
«Grazie a te di avermi allietato questo soggiorno.», mi pizzica la guancia.
La guardo uscire di scena. Mi mancherà davvero questa donnina. Non so se avrei mai avuto il coraggio di tornare tutte le volte da Nicholas senza i suoi consigli. Sinceramente non so se sarei rimasta sana di mente senza di lei.
Nicholas, era un po' che non pensavo a lui. Vorrei tanto fosse qui con me e mi tenesse per mano. Proprio mentre stavo pensando a lui, lo vedo passare. Si ferma davanti alla vetrina e i nostri sguardi s’incontrano, come fossero delle calamite. Mi sorride e io arrossisco tremendamente.
Abbasso lo sguardo e, quando lo rialzo, lui è davanti a me. Il cuore mi batte fortissimo, penso possa sentirlo chiunque in questa stanza.
«Non ho resistito, dovevo vederti.», dice lui a pochi centimetri da me.
Mi prende la mano e rigira il bracciale che mi ha regalato. Sentire le sue dita su di me mi fa tremare le gambe. Non riesco a dire una parola o muovere un muscolo, sono paralizzata.
«Perché mi stai torturando così Nicholas?», balbetto frastornata.
«È più forte di me, non riesco a starti lontano.», sussurra appoggiando il naso sulla mia guancia, la bacia lentamente.
«Sei tu che te ne vai tutte le volte.», gli faccio notare.
«Lo so Emma. Non so come comportarmi, non mi era mai capitato di sentirmi in questo modo in tutta la mia vita.», affonda il naso tra i miei capelli, stringendomi forte fra le sue braccia.
«Hai ancora qualche ora per chiarirti le idee. O lei o me Nicholas, devi decidere.», gli ricordo con gli occhi lucidi.
«Lei non è mai stata un’opzione.», commenta, accarezzandomi il viso e sfiorando le mie labbra con le sue. Non credo di poter sopportare ancora per molto questa situazione. Chiudo gli occhi e faccio dei respiri profondi. Lui se n'è andato e io sono di nuovo sola con i miei pensieri. Si renderà conto che tutte le volta che si comporta così, mi fa diventare matta?
Quando torno alla realtà, mi rendo conto che la presentazione è finita. La gente se ne sta andando e Mattia sta finendo di autografare gli ultimi libri. I miei sono usciti a prendersi qualcosa da bere e Marco sta venendo da me.
«Che cosa voleva?», chiede visibilmente preoccupato.
«Non riesce a starmi lontano, o almeno così dice. Penso che la cosa migliore da fare sia rinunciarci.», rispondo sospirando.
«Non dire così sorellina.», mi attira a sé e mi avvolge in un abbraccio rassicurante.
«Ho perso ogni speranza con lui. Non riuscirà mai ad amarmi, ne sono certa.», chiudo gli occhi e mi lascio cullare da mio fratello.
«Non sopporto vederti in questo stato.».
«Sopravviverò anche a questa batosta, sai che posso farcela.», lo rassicuro.
Non dice niente, mi abbraccia soltanto. Mi conosce bene e sa che non sono del tutto sincera. Fa finta di credermi soltanto per non dovermi smentire, sa che in questo momento non potrei sopportarlo.
«Stasera si esce a festeggiare!», mi ricorda Mattia venendo verso di noi.
«Te l'avevo detto che sarebbe andato tutto bene.», mi stacco a malincuore da Marco, il quale va a raggiungere i miei per lasciarci soli.
«È anche merito tuo tutto questo.», mi fa notare, sembra davvero felice.
«Ma non ho fatto niente!».
«Hai fatto più di quanto tu creda. Non ti ringrazierò mai abbastanza per questo.», dice dolcemente.
«Non stai esagerando?», inarco un sopracciglio.
«Forse un po', ma penso davvero tutto quello che ti ho detto.».
Sorride e mi prende anche lui la mano. Non ho provato gli stessi brividi di quando l’ha fatto Nicholas.
«Ti ho visto con lui prima. Ho notato come ti guarda.».
«E come mi guarda?», chiedo incerta.
«Come ti guardo io in questo momento. Hai lo stesso potere su entrambi. L'unica differenza è che tu non guardi me allo stesso modo.», commenta rattristato
Mi accarezza il viso.
«Spero tanto ti possa rendere felice Emma. Tu meriti solo il meglio.».
Mi bacia sulla guancia e raggiunge Davide e Jessica. Dopo i festeggiamenti di stasera spero sarà tutto finito. Voglio tornare alla tranquillità di un tempo, quando lui non faceva più parte della mia vita. Sono stanca di questa situazione, sono stanca di tutto.
Passo il resto del pomeriggio con la mia famiglia. Non so quando li vedrò la prossima volta, quindi mi godo ogni attimo con loro prima della loro partenza. Anche i miei genitori mi hanno visto con Nicholas e sono piuttosto in ansia. Mi hanno già visto ferita una volta e non vogliono succeda ancora. Li ho rassicurati il meglio che potevo, ma non so se lo saranno mai veramente. Per le cinque sono già in viaggio verso casa.
Vado a darmi una rinfrescata prima di uscire con i ragazzi. Fa caldissimo anche oggi, manca quasi l'aria da quanta umidità c'è.
Davanti al portone trovo un'altra rosa rossa. Sono sicura che mi farà strano passare di qua e non trovarne più da stasera in poi. La raccolgo e stacco il biglietto.
 
Avrei voluto baciarti lì in mezzo a tutta quella gente, baciarti come non ti bacio da un po’. Mi manchi talmente tanto da far male. Mi sento un'idiota a sprecare tempo con questi biglietti invece di stare con te. Cosa c'è che non va in me? Mi manchi Emma.
 
Non so cosa c'è che non va. Non so cosa gli passi per la testa. Solo lui può saperlo, ma a quanto pare non lo sa nemmeno lui. Questo mi preoccupa non poco a dirla tutta. Ho promesso a Magda di andare al parco stasera e lo farò. Vediamo come andrà, la speranza è l'ultima a morire, anche se la mia ormai è già anche sepolta sotto litri e litri di lacrime.

 



 
*Spazio autrice*
Eccoci qua. Meno due capitoli all’agognato finale. Lo so, vi sto facendo penare. Speriamo almeno che il finale valga l’attesa, sennò siete liberissime di mandarmi a quel paese e chiedermi di restarci ;) Gentilmente, ovviamente! Bene, martedì prossimo scopriremo se Nicholas si presenterà o no a quel cavolo di appuntamento al parco… voi che cosa ne pensate? Ci andrà? Non ci andrà? Succederà qualcosa che glielo impedisca? Voglio le vostre idee :)
Un grazie immenso a tutti voi che leggete, seguite e commentate questa mia creatura… mi rendete sempre felice!



Se volete passare a trovarmi, mi trovate qui
*Bijouttina & i suoi vaneggiamenti*
 

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Capitolo 17
*** Capitolo Diciasette ***





Capitolo Diciasette
 

Alle sette in punto Mattia è sotto casa mia a prendermi. Siccome sono in ritardo, lo faccio salire. Sono arrivata a casa presto, ma mi sono persa in mille pensieri su Nicholas, la mia mente ormai è occupata solo da lui.
«Scusa il ritardo.», m’infilo le scarpe con il tacco reggendomi al termosifone.
«Non ti preoccupare. C'è tempo.», mi rassicura sedendosi sul divano.
«Ti senti più rilassato ora?», chiedo raggiungendolo.
«In un certo senso sì.», risponde alzandosi e piazzandosi di fronte a me, la sua bocca a pochi centimetri dalla mia.
«In che senso?», aggrotto le sopracciglia.
«Credo che questa sia la mia ultima carta da giocare.».
Mi attira a sé e mi bacia sulle labbra.
«Ti amo Emma.», prova a baciarmi nuovamente, ma questa volta lo allontano con una mano.
«Scusami, non dovevo.», dice portandosi le mani alla testa. «È stato più forte di me.».
«La colpa è anche mia, non ti devi scusare.», mi stringo nelle spalle.
«Sarà dura fare a meno di te.», mi attirai a sé e mi avvolge in un abbraccio.
«Non ti mancheranno le ammiratrici ora.», lo prendo in giro.
«Nessuna sarà te però.», sospira sconsolato.
«Sono certa troverai una donna perfino migliore di me, fidati.», gli faccio notare.
«Ne dubito, ma farò finta di crederti.».
Continua a stringermi forte e sospira ancora una volta, chiudendo gli occhi.
«Non voglio lasciarti andare.».
«Se vogliamo uscire, devi farlo per forza.», gli faccio notare ridendo.
«Scema ma straordinaria. Andiamo prima di cambiare idea e rapirti.», si stacca a malincuore da me.
Andiamo in un pub poco lontano dalla libreria. Festeggiare con una buona birra è quello che ci vuole, o per lo meno spero che un po’ di alcol in corpo possa servirmi a pensare meno a lui. Dubito possa sortire l’effetto sperato, ma la speranza è l’ultima a morire.
«Dove andrai ora?», chiede Jessica a Mattia dopo un po'.
Credo si sia rassegnata al fatto che lui non la degnerà mai di uno sguardo. Mi dispiace davvero molto per lei, ma forse è meglio così. Non vorrei mai che la facesse soffrire come ha fatto con me.
«Tornerò dai miei per qualche settimana e poi penso di andare a Milano. Non ho ancora deciso a essere sincero.», risponde sorseggiando la sua birra bionda.
«Non hai nessun programma?», domanda Davide addentando una patatina fritta.
«Li avevo solo fino a questo punto. Non sono andati come speravo e ora non so cosa farò.», ammette guardandomi con la coda dell'occhio.
«Non riuscirai a farmi sentire in colpa anche per questo.», borbotto dandogli un pugno sul braccio.
«E io che ci speravo così tanto!», dice strizzandomi l'occhio.
«Ora che te ne vai, avrò di nuovo qualche possibilità con lei.», commenta Davide indicando me con un cenno del capo.
Mattia trattiene a stento una risata.
«Credo ne abbia abbastanza di voi.», gli fa notare Jessica venendo in mio soccorso.
«Decisamente.», infierisco io stando al suo gioco.
«Insomma, lo sfigato sono sempre io!», brontola Davide sbuffando.
«E l'hai capito solo ora?», Jessica scoppia a ridere.
Ridiamo tutti con lei e ogni possibile tensione svanisce. Andiamo avanti così fino alle undici e mezzo. Siamo tutti rilassati e un po' brilli a causa della birra. Mattia parte lunedì pomeriggio, sarà in giro ancora un giorno e mezzo. Non so per quale motivo, ma a dirla tutta non ho alcuna voglia di indagare. L’alcol non ha annebbiato tutti i miei pensieri e l’ansia da mancato incontro riprende ad assalirsi, mi sembra di avere una morsa che mi stringe lo stomaco.
Saluto tutti e mi dirigo al parco. Volevano accompagnarmi a casa, ma ho detto loro che avevo voglia di fare due passi. Non ho mai raccontato a nessuno dell'ultimatum dato a Nicholas, solo mio fratello Marco ne è al corrente.
Mi siedo su una panchina e aspetto. Odio aspettare. Farlo da sola in un parco semi buio a quest'ora della notte, mi piace ancora meno. Non verrà mai. Non avrebbe mai aspettato l'ultimo secondo per farmi sentire rifiutata, sarebbe troppo anche per lui.
Mezzanotte sembra arrivare in fretta, ma di lui nemmeno l'ombra. Aspetto l'ultimo rintocco della campana e mi alzo. Sento gli occhi riempirsi di lacrime e m’incammino verso casa. Lo sapevo che non sarei dovuta venire. Mi sarei risparmiata questo dolore che provo dentro, è straziante. Avrei dovuto seguire il mio istinto e non dare ascolto a Magda. Tutta questa storia non ha alcun senso.
Sento dei passi dietro di me. Che sia soltanto in ritardo? Il cuore mi si riempie di nuovo di speranza, ma quando mi giro, mi accorgo che è soltanto un tizio che porta a spasso il suo pastore tedesco.
Mi asciugo gli occhi con la mano e vado a testa bassa verso casa.
È tutto finito. Alla fine mi ero davvero illusa che potesse farsi vivo stasera. Sapevo di non doverlo fare. Non mi sono mai sentita così da schifo in tutta la mia vita.
Davanti alla porta d'ingresso non c’è alcuna rosa ad aspettarmi. Credevo davvero potesse lasciarmene una prima di darmi buca? Sarebbe stato pure di cattivo gusto.
Mi scoppia la testa, ma dubito sia colpa della birra che ho bevuto. Lancio il vestito a terra con furia e mi butto a pancia in giù sul letto. Sbatto le ginocchia sul legno della struttura, ma non m'importa. Non m'importa più di niente. Ho smesso anche di piangere. Non vale la pena versare ancora lacrime per un uomo che non mi vuole.
Com'è difficile non pensare a lui! L'uomo che amo, ma che allo stesso tempo mi ha spezzato il cuore in tanti piccoli pezzetti e li ha dati in pasto ai piranha! Nascondo la testa sotto il cuscino. Non sento più nemmeno il caldo. Sono completamente svuotata e non so come venirne fuori. Annuso il cuscino accanto al mio, ancora in cerca del suo profumo, ma ormai se n'è andato. Sento solo il profumo di Mattia nell'aria. Non è quello che voglio però. Mi manca da morire!
Ho spento perfino il telefono e staccato la spina a quello fisso, non ho voglia di sentire proprio nessuno. Non chiudo occhio tutta notte e passo l'intera domenica chiusa in casa. Che senso ha andarmene in giro da sola. Ciondolo senza meta, non so cosa fare. Non mi va di leggere, non mi va di mangiare, non mi va di fare niente. Mi sdraio a letto e guardo il soffitto per ore. Senza mai un attimo smettere di pensare a lui. Di pensare a cosa starà facendo in quel momento. Se sarà con lei. Perché mi sto facendo del male da sola? L'immagine di loro due insieme mi fa venire il voltastomaco. Non può essere davvero tornato con lei!
Non ce la faccio più a stare chiusa qui dentro. La testa mi scoppia e ho bisogno di una boccata d'aria. Tanto per farmi ancora un po' di male vado a sedermi al parco. Dubito che passerebbe di qui oggi, o qualsiasi altro giorno d'ora in poi. Guardo la gente passare: la maggior parte porta a spasso il cane, poi ci sono i nonni con i nipotini. Quello che proprio non riesco a sopportare sono le coppiette felici che passeggiano mano nella mano e si sbaciucchiano sulle panchine. La boccata d'aria l'ho presa, meglio tornare a casa perché comincio a sentirmi male di nuovo.
Mi metto a letto e spero che questa giornata finisca in fretta, non ne posso davvero più. Per puro miracolo riesco ad addormentarmi, non so come possa essere successo, ma ne sono felice.
 
 
Il mattino seguente mi sento più a pezzi che mai. Riesco comunque a darmi una sistemata e a prepararmi per il lavoro. Sto andando avanti per inerzia. Non ricordo nemmeno cosa ho tirato fuori dall'armadio, non ricordo nemmeno se mi sono pettinata o se ho lavato i denti. Non ci sono proprio con la testa. Devo darmi una mossa, non posso andare avanti in questo stato ancora a lungo.
Quando arrivo in libreria, Enrico sembra turbato. Non è l'Enrico sorridente che ho sempre visto da quando mi ha assunta.
«È successo qualcosa?», chiedo preoccupata.
«Non so come dirtelo.», risponde serio evitando il mio sguardo.
«Dirmi cosa Enrico? Così mi agito ancora di più.», gli faccio notare.
«È morta la nonna di Nicholas. C'è il funerale stamattina. A quest'ora sarà già finito.», dice cupo.
«Oh mio Dio.», sbotto portandomi le mani alla bocca.
«Va da lui Emma.».
«Non credo mi voglia lì.», gli occhi s’inumidiscono senza alcun controllo.
«Io credo di sì. Corri da lui.», mi sprona indicando la porta con il braccio.
Perché non me l'ha detto? E se ci avesse provato? I miei telefoni sono tuttora spenti. Sarei andata al funerale se l’avessi saputo. Almeno credo, non so cosa avrei fatto. Ora penso solamente a correre. Raggiungo la chiesa il più velocemente possibile. Ho rischiato di cadere parecchie volte, ma non mi sono fermata. Arrivo con il fiatone, non sono abituata a correre in questo modo.
C'è parecchia gente fuori, ma in mezzo a tutta quella gente riesco a vedere solo lui. Indossa degli occhiali scuri e stringe la mano a tutte le persone che gli vanno incontro per le condoglianze. C'è una signora sulla sessantina al suo fianco, credo sia sua madre. Mi avvicino titubante. Non so come comportarmi, non so se abbia voglia di vedermi in un momento del genere. Allo stesso tempo non potevo solamente fregarmene e fare finta di non sapere di sua nonna. Sembrava una brava persona quando l'ho conosciuta e teneva molto a lei. Mi vede solo quando sono a pochi passi da lui.
«Emma.», mormora con un filo di voce.
«Mi dispiace tanto Nicholas. Enrico me l'ha appena detto.», una lacrima mi riga il viso.
«Sei arrivata qua di corsa?», chiede con la voce roca.
Deve aver pianto parecchio e mi si spezza il cuore a vederlo così fragile.
«Non sono molto allenata, come noterai, ma ho fatto del mio meglio.», mi stringo nelle spalle cercando di sdrammatizzare.
Si avvicina a me e mi avvolge in un abbraccio.
«Sono felice tu sia qui.», sussurra al mio orecchio.
«Sarei venuta anche al funerale se l'avessi saputo.».
«Ho provato a chiamarti, ma non fa niente, l'importante è che tu sia qui ora.», mi dice dolcemente.
«Posso fare qualcosa per te?», gli domando in un sussurro.
Scuote la testa.
Vorrei tanto dirgli che andrà tutto bene, ma mi sembra fuori luogo in questo momento.
«Mi dispiace per come sono andate le cose. Per l’altra sera...», prova a dirmi sfiorandomi la mano, ma lo interrompo prima che possa finire il suo discorso. Non ho voglia di sentire finte scuse, non voglio sentire che ha preferito lei a me, non voglio sentire proprio niente. Meglio chiudere qui la storia e metterci una pietra sopra.
«Non importa, hai fatto la tua scelta, sono felice per te Nicholas.», mento con le lacrime che mi rigano il viso.
«Ma Emma…», lo blocco ancora una volta.
«Addio Nicholas, d'ora in poi ti lascerò in pace.» lo bacio sulla guancia e gli volto le spalle.
Sento sua madre chiedergli: «Chi è quella ragazza?».
Mi sembra di aver sentito qualcosa del tipo È l'amore della mia vita. Dubito l'abbia detto davvero, deve essere stato solo il frutto della mia immaginazione. Mi allontano da lì il più velocemente possibile, Mi asciugo gli occhi e il naso sulle mani, non ho più alcun ritegno. Voglio andarmene via di qui, non ci voglio più stare in questo paese. Non muoio dalla voglia di tornare dai miei, però ho bisogno di sparire. Non posso vederlo tutti i giorni, morirei dentro, sto già morendo dentro. Mattia parte fra poche ore, tentar non nuoce.
«Emma! Che succede?», chiede il mio ex all'altro capo del telefono.
«Mi daresti un passaggio? Voglio andare dai miei.».
«Come mai?», ora sembra ancora più preoccupato.
«Non riesco più a stare qui, mi fa troppo male.», trattengo a stento le lacrime.
«Passo a prenderti fra un'ora. Ti basta per prepararti?».
«Va benissimo. A dopo e grazie mille.».
«Figurati piccola.».
Sicuramente non vede l'ora di portarmi via di qua. Non m'importa, non più, basta lasciare questo posto. Non so se tornerò, manderò qualcuno a prendere le mie cose. Mi dispiace per il lavoro alla libreria, mi trovavo bene e mi mancherà. Mi fermo lì a salutarli. Enrico è seduto alla cassa.
«Enrico posso parlarle?», mi rivolgo a lui con un groppo in gola grosso come un macigno.
«Certo cara.», cerca di sorridermi.
«Devo licenziarmi. Torno dai miei genitori.».
«È per lui non è vero?».
Annuisco.
«Non ce la faccio a rimanere.», sbotto tra le lacrime.
«Questo posto sarà sempre tuo Emma, se mai volessi tornare.», mi fa sapere con gli occhi lucidi.
Non so cosa dire. Corro dietro al bancone e lo abbraccio.
«Mi dispiace non abbia funzionato.», mi parla con dolcezza, accarezzandomi lievemente la schiena.
«Anche a me.», commento asciugandomi le lacrime con la mano.
«Saluti lei i ragazzi da parte mia, non me la sento di farlo ora.».
«Lo farò, te lo prometto. Fa buon viaggio e abbi cura di te.», mi dice mogiamente.
«Grazie di tutto Enrico.».
La giornata è cominciata davvero bene direi, sta andando tutto a rotoli e io mi sento uno schifo. Ho detto addio all'uomo che amo ed è stata la cosa più difficile io abbia mai fatto in tutta la mia vita. Cercherò di dimenticarlo, anche se so già che sarà impossibile.
Butto tutto quello che mi capita a tiro dentro a dei borsoni e un'ora dopo Mattia è già qui a prendermi.
«Sei sicura di quello che stai facendo?», mi domanda preoccupato.
«Sicura. Abbastanza. Ok, non tanto, ma sento che devo farlo.», rispondo con una scrollata di spalle.
«Lo sanno i tuoi che stai tornando a casa?», prende entrambi i miei borsoni.
«No, non gli ho avvisati. Non ho detto niente nemmeno a Marco, non volevo si preoccupassero.».
 Chiudo a chiave la porta alle mie spalle e sospiro rumorosamente.
«Come farai con il lavoro?», chiede caricando le borse nel bagagliaio della sua auto.
«Ho detto a Enrico che mi licenziavo, ma lui non ne ha voluto sapere. Ha detto che il posto sarebbe sempre stato mio.».
Mi siedo nel lato del passeggero e appoggia la testa sul finestrino.
«È davvero una brava persona.».
Mattia si siede al posto di guida e mette in moto.
«Lo è. Grazie per il tuo aiuto Mattia, non avevo alcuna voglia di prendere il treno.», chiudo gli occhi e cerco di rilassarmi un po’.
«Sai che ci sarò sempre per te Emma. Qualsiasi cosa tu abbia bisogno, io ci sono.», mi prende la mano e la bacia.
Mi sento un po' in colpa a essere sincera: lui mi ama ancora e io ne approfitto in questo modo. So che a lui non dà fastidio, però non è bello da parte mia.
Mi tiene la mano per quasi tutto il viaggio. Non sono di grande compagnia, non ho voglia di fare conversazione, ma lui non me lo fa pesare.
«Siamo arrivati.», mi accarezza il viso. Devo essermi addormentata durante il viaggio.
«Scusami, devo averti sbavato sulla macchina.», dico con una smorfia.
«Che scena romantica.», scoppia a ridere.
«Davvero molto!», confermo ridendo anch'io.
«Ti aiuto a portare le borse in casa.», si offre.
«Non serve che ti disturbi, hai già fatto abbastanza.», prendo una delle borse e barcollo sotto il suo peso.
«Direi che te la stai cavando benissimo anche da sola!», mi prende in giro.
«Smettila di prendermi in giro e aiutami! Non vedi che sono in difficoltà?», sbotto infastidita.
«Certo che lo vedo. È per questo che è così divertente!».
«Ti prenderei a schiaffi se avessi le mani libere.».
«Sono fortunato allora.».
Mi prende la borsa dalle mani e la appoggia a terra.
«Meglio ora?», chiede attirandomi a sé.
«Direi di sì.», evito il suo sguardo.
«In questo momento vorrei tanto baciarti, ma non ne saresti felice, vero?».
«No, mi dispiace.», mi stacco da lui.
«Scusami, prometto che non ci proverò più.», scarica anche l'altra borsa.
Le prende entrambe e ci incamminiamo verso casa dei miei. Quando suono il campanello, mia madre esce di corsa.
«Che succede? Che ci fai qui?».
«Grazie dell'accoglienza mamma.», mi fingo offesa.
«Oh tesoro, sono sempre felice di vederti. È che non vieni mai senza avvisare. È successo qualcosa?».
«Avevo solo bisogno di cambiare aria.», rispondo mogia.
«Vado a prepararti la tua stanza. Sarai stanca.».
La osservo allontanarsi e poi chiedo a Mattia: «Ti va di entrare?».
«Meglio di no. Se hai bisogno di me, sai dove trovarmi.», mi bacia sulla guancia.
«Grazie ancora.», lo saluto con la mano. Mi strizza l'occhio mentre raggiunge la sua macchina.
Nel frattempo mio padre è arrivato ad aiutarmi con le borse.
«Non siete tornati insieme, vero?».
«No papà, non ti preoccupare.».
Sembra sollevato da questa rivelazione.
«Mi sembravate, come dire, intimi.», mi fa notare con un sopracciglio inarcato.
«Non sono interessata a tornare con lui.», lo rassicuro.
C'è solo una persona con cui io voglia stare. Peccato che lui non voglia me. Devo smettere di pensarci o impazzirò davvero.
«Sai se Marco è in casa?», chiedo prima di varcare la soglia dei miei.
«Dovrebbe essere appena tornato dal lavoro.».
«Vado a salutarlo.».
Non devo fare molta strada, solo qualche metro separa i due ingressi.
Suono il campanello e viene ad aprirmi Elisa, la mia nipotina di cinque anni.
«Ciao amore della zia!», la saluto spalancando le braccia.
«Zia Emma!», esclama lei fiondandosi tra le mie braccia alla velocità della luce.
«Come stai piccolina?», domando baciandole la punta del naso.
«Io sto bene. Marta ha la tosse però.», risponde riferendosi alla sua sorellina di tre anni.
«Oh povera piccola. Mi porti da lei?».
Mi prende per mano e mi accompagna in casa.
«Dov'è la mia malaticcia?», urlo dall’ingresso.
«Tia Emma!», mi corre incontro.
Ha i codini tutti storti e il naso rosso, ma rimane un amore di bimba.
«Elisa mi ha detto che hai la tosse.», mi dipingo un’espressione triste in volto.
Tossisce per farmi sentire quanto è malata. Mi viene da sorridere.
«Lo dai lo stesso un bacio alla tua zietta preferita?».
Mi bacia sulla guancia tutta felice. Quanto adoro queste bimbe, sono una meraviglia.
«Ma ciao sorellina! Ho visto che hai avuto il comitato di benvenuto al completo.», saluta mio fratello entrando in salotto.
«Almeno loro sono sempre felici di vedermi.», gli vado incontro e lo avvolgo in un abbraccio.
«Che succede?», chiede dolcemente.
«Non è venuto, come potrai immaginare. È morta pure sua nonna.», lo aggiorno sugli ultimi avvenimenti.
«Oh cavolo, mi dispiace.», commenta triste.
«Sono andata da lui dopo il funerale e gli ho detto addio.», gli occhi mi si riempiono nuovamente di lacrime.
«Credi di aver fatto la cosa giusta?», mi osserva con la fronte corrugata.
«Non lo so Marco, ma non potevo più andare avanti in questo modo.», mi siedo con un tonfo sul divano.
«Senza sapere se ti ama o no?», si siede accanto a me.
Elisa si mette cavalcioni su di lui e lo abbraccia forte. Marta viene a sedersi in braccio mio e la stringo forte baciandole la testa.
«Spero tanto possa essere felice, voglio solo il meglio per lui, nonostante tutto il dolore che mi ha procurato.», appoggio la guancia sul capo di mia nipote e la cullo dolcemente.
«Ti fa male il cuoricino?», domanda Elisa con l’innocenza dei suoi anni.
«Sì piccola, mi fa tanto male.», le dico cercando di sorriderle.
«Un bacino e passa tutto.», esclama Marta girandosi e baciandomi sulla guancia.
Mi viene da ridere e piangere allo stesso tempo, non so nemmeno io cosa fare.
«Vi voglio bene piccoline mie.», una lacrima scende incontrollata sulla mia guancia.
«E io chi sono?», brontola mio fratello mettendomi il broncio.
«Voglio bene anche a te fratellone.», lo bacio sulla guancia.
Coccolo le mie nipotine ancora un po' e me ne torno dai miei genitori. Ciondolo fin lì, mi sento le gambe pesanti e l'unica cosa vorrei fare è dormire. Se lo faccio, probabilmente, non penserò a lui.
«La tua camera è pronta», mi avverte mia madre appena entro in casa.
«Grazie mamma, credo che ne approfitterò subito.», la abbraccio forte.
«Non vuoi mangiare qualcosa prima?», chiede in ansia.
«Non ho fame.».
«Ma devi mangiare qualcosa!».
«Mangerò quando me la sentirò mamma.», le sorrido debolmente.
La bacio sulla guancia e raggiungo la mia stanza. Non ho mai fatto così fatica a fare questa rampa di scale in vita mia, sto diventando vecchia forse. Indosso un pigiama malridotto che trovo nel cassetto del comò e mi lancio sul letto. Chiudo gli occhi, respiro a fondo e cerco di calmarmi.
Appena chiudo gli occhi, vedo lui e non va bene per niente. Ho bisogno di lui più di ogni altra cosa al mondo, più del cibo e, probabilmente, più dell'aria. Lo immagino camminare mano nella mano con Elena, sorridenti e felici. Perché continuo a farmi del male? Perché non posso essere felice? Devo smetterla di pensare a loro due insieme. Devo smettere di pensare a lui.
Mi addormento tra le lacrime e faccio brutti sogni che non voglio nemmeno ricordare. Ovviamente lui ne era sempre il protagonista, e io non ero mai con lui. 




 
*Spazio autrice*
Eccoci al penultimo capitolo. Nicholas non si è presentato all’appuntamento al parco, avevate dubbi a riguardo? Emma non lo ha lasciato nemmeno parlare, lui era sconvolto per la morte di sua nonna… forse se lei gli avesse dato il tempo, le cose sarebbero andate diversamente, ma non tutto è perduto! C’è ancora il capitolo finale e come promesso lo pubblicherò giovedì, non posso farvi aspettare due settimane per sapere come andrà a finire. Spero ne varrà la pena :)
Grazie a tutti quelli che passano di qua, tutti tutti :)



Se volete passare a trovarmi, mi trovate qui
*Bijouttina & i suoi vaneggiamenti*
 

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Capitolo 18
*** Capitolo Diciotto ***





Capitolo Diciotto
 

Quando mi alzo la mattina seguente, sto peggio di quando ero andata a dormire. Ho bisogno di zuccheri. Scendo le scale e mio padre sta sorseggiando il caffè leggendo il giornale.
«Ciao.», mi saluta senza staccare gli occhi da quello che sta leggendo.
«Ciao papà.», lo bacio sulla guancia e apro il frigo.
«C'è del caffè anche per te se vuoi.», m’informa.
«Non mi va. Ho voglia di qualcosa di dolce.», dico prendendo una confezione di succo alla pesca e versandomene un bicchiere.
«Tieni allora.», mi passa un sacchetto con delle brioche fresche. Proprio quello di cui avevo bisogno.
Ne mangio due. Non ricordo nemmeno l'ultima volta che ho messo qualcosa nello stomaco.
«Vado a sedermi in giardino.», mi porto fuori le brioche e il cartone di succo.
Mi siedo sulla poltrona di vimini e chiudo gli occhi respirando l'aria fresca della mattina. Penso di essere rimasta nella stessa posizione per un paio di ore, ho le gambe indolenzite. Devo per forza sgranchirmi un po'. Non mi vesto nemmeno, non m’importa se la gente mi vede in pigiama. È l'ultimo dei miei problemi.
Esco dal cancello e, quando sono davanti alla casa di Marco, le mie nipotine mi vengono incontro.
«Zia Emma! Zia Emma!», urlano in coro.
«Ciao piccoline.».
«Questa è per te.», dice Elisa passandomi una rosa rossa.
Devo aver smesso di respirare. Mi baciano entrambe sulla guancia e corrono in casa.
Rimango lì sola sul marciapiede con la rosa in mano. C'è un biglietto attaccato. Lo apro con mani tremanti.
 
Che cosa ci fai qui? Questo non è il tuo posto.
 
Lo fisso confusa. Che cosa vorrebbe dire?
«Il tuo posto è con me.», esclama una voce alle mie spalle.
Non può essere davvero qui, non può essere davvero lui. Il cuore comincia a battermi all’impazzata e ho come la sensazione che tra poco mi sfonderà il petto.
Mi giro e Nicholas mi sta fissando con le mani in tasca.
«Sei bellissima anche in pigiama.», viene verso di me.
«E con la bocca sporca.», aggiunge con un sorriso.
Mi pulisce l'angolo della bocca con il pollice. Mi sento avvampare dalla testa ai piedi.
«Come facevi a sapere dov'ero?», balbetto frastornata.
«Enrico mi ha detto che te ne eri andata. Mattia mi ha detto dove trovarti.», si stringe nelle spalle.
Io li strozzo entrambi.
«Perché te ne sei andata?», chiede sfiorandomi la mano.
«Non volevo rischiare di vederti con lei. Mi fa troppo male.», rispondo chiudendo gli occhi e deglutendo a fatica.
«Lei non è nessuno, credimi. Continui a ripetere che vuoi che io sia felice con lei. Perché? No, lascia stare, non voglio saperlo. Non voglio che sia la protagonista del nostro discorso, non c’entra niente. Io, però, non sopportavo che lui ti ronzasse intorno in quel modo. Abbiamo fatto una bella chiacchierata ieri sera.».
Elena non c’entra niente? Io non ci giurerei, ma sorvolo sulla questione.
«E di cosa avreste parlato?».
«Di te.».
Domanda stupida.
«Vi sarete annoiati da morire allora.», azzardo cercando di sorridere.
«Direi che non ci siamo annoiati per niente.».
«Che cosa vuoi Nicholas? Perché sei qui?», gli chiedo tornando con i piedi per terra.
«Vorrei che venissi con me Emma.».
«Venire dove?», sono piuttosto confusa. Dove vorrebbe portarmi ora?
«A Livorno.», risponde prendendomi la mano e accarezzandone dolcemente il dorso.
«E perché mai dovrei venire con te a Livorno?».
Non ha senso percorrere tutti quei chilometri solo per parlare.
«Perché è lì che è cominciato tutto.».
«Cominciato cosa?». Mi sta confondendo, la testa mi scoppia e non sto capendo niente di questo discorso. Mi sembra di essere dentro a una bolla di sapone, un piccolo tocco e scoppierò.
«È giusto che tu abbia molte domande, prometto che risponderò a tutte quando saremo lì.», mi bacia la guancia che sta andando a fuoco.
«Ti prego Emma.», mi supplica.
«Okay.», farfuglio.
«Ti cambi o vieni vestita così?», chiede regalandomi il suo meraviglioso sorriso che mi è mancato da morire.
«Pensavo di mettermi gli zoccoli di mio papà e abbinarli con questo pigiama all'ultima moda.», rispondo ruotando su me stessa per farmi ammirare.
«Se a te va bene.», commenta ridendo.
«Meglio di no. Ti va di conoscere i miei genitori?», mi guardo le punte dei piedi, in completo imbarazzo.
«Ne sarei onorato.», intreccia le sue dita alle mie e cerca il mio sguardo.
Il cuore mi batte all'impazzata e credo che anche lui riesca a sentirlo. Mi sfiora le labbra con le sue e mi sembra di toccare il cielo con un dito, mi mancava essere baciata da lui.
I miei sono seduti sotto il gazebo, stanno entrambi leggendo delle riviste e non ci sentono arrivare. Nicholas è in fianco a me e tiene una mano sulla mia schiena. Quando si accorgono di noi, rimangono sorpresi.
«Mamma, papà, lui è Nicholas.», sto arrossendo notevolmente.
Mio padre lo guarda confuso, non sembra per niente felice di conoscerlo. Mia madre l'aveva già visto al supermercato, ma le presentazioni non erano mai state fatte.
«È un piacere conoscervi.», dice lui cortesemente con un sorriso sincero stampato in viso.
Che silenzio imbarazzante.
«Scusa, pensavo sarebbe andata meglio.», sussurro nel panico più totale.
«La farai soffrire di nuovo?», chiede mio padre a un tratto.
«Non accadrà mai più, glielo prometto. Non ho alcuna intenzione di far soffrire nuovamente Emma, ho già combinato abbastanza pasticci.», ammette.
«Sarà meglio per te.», lo minaccia poco velatamente.
«Papà!», lo ammonisco.
«Che c'è?», sbotta agitando le mani davanti a sé.
«Ti sembra il modo di rispondere?».
«Non ti voglio più vedere nello stato in cui eri ieri quando sei arrivata.», si giustifica alzandosi dalla poltrona di vimini. «Voglio assicurarmi che la mia bambina stia bene.».
«Starò bene papà.», tuono esasperata.
«L'hai già detto altre volte e guarda com’è andata a finire.», cammina su e giù gesticolando come un pazzo.
«Bepi, stai calmo.», lo prega mia madre preoccupata.
«Prometto che mi prenderò cura di Emma, se lei me lo permetterà. Tengo davvero molto a sua figlia.», gli dice Nicholas.
«Non voglio più vederla tornare a casa in lacrime.», sembra rivolgersi più a se stesso che a Nicholas.
Lo abbraccio forte.
«Prometto che non succederà più papà, non permetterò più a nessuno di farmi del male. Fidati di me.», mormoro al suo orecchio.
«Mi fido di te.», borbotta. «Non mi fido di lui.».
«Lo so, provaci, ti prego. Vado a cambiarmi. Vedete di non litigare mentre sono via.», li indico tutti con il dito.
Salgo le scale di corsa, non voglio lasciarli soli troppo a lungo. Immagino già la scena da film dell'orrore con sangue ovunque. Scaccio quell'immagine dalla testa. Mi metto la prima cosa che trovo in una delle borse: il vestito che indossavo al mio compleanno. Prendo con me dei ricambi e lo spazzolino, stavolta non mi trova impreparata. In tutto ci metto quindici minuti, spero non siano stati troppi.
«Eccomi.», li raggiungo sotto il gazebo.
Nicholas mi guarda sorridendo.
«Ha detto che ti porta a Livorno.», m’informa mia madre. «State attenti, mi raccomando.».
«Certo mamma.», la rassicuro avvolgendola in un abbraccio.
«Promesso?», mormora mio padre all'orecchio.
Annuisco.
«Vai allora e non fare sciocchezze.».
Quando saliamo in macchina, comincio a essere di nuovo nervosa. Respiro a fondo e cerco di calmarmi.
«Stai bene?», mi chiede accigliato.
«Sto solo cercando di controllare l'ansia.», dico chiudendo gli occhi e prendendo dei respiri profondi.
«Se non te la senti, possiamo rimanere qui.».
«Tu parti, poi mi passa.», abbozzo un sorriso.
Almeno lo spero tanto. Sto ancora cercando di dare un senso alla scelta di andare a Livorno? Di sicuro ne ha per lui, sennò dubito l'avrebbe mai fatto.
Parliamo poco durante il viaggio. Avrei rischiato di riempirlo di domande e mi ha già detto che avrebbe risposto solo al nostro arrivo. È un viaggio interminabile e la mia ansia non è passata un granché. Ci fermiamo un paio di volte durante il viaggio per mangiare e andare al bagno.
Quando arriviamo, mi viene voglia di baciare il suolo. Credevo non saremmo più arrivati.
Ora, però, voglio sapere.
«Perché qui a Livorno?», gli chiedo quando sta per aprire il portone del palazzo.
Mi sorride e mi prende per mano. Mi accompagna per le scale e apre la porta dell'appartamento. Mi fa segno di entrare, ma non dice niente.
Quando varco la soglia, ci sono rose rosse sparpagliate ovunque, ognuna con un bigliettino attaccato. Rimango a fissarle come una stupida.
«Perché Livorno? Perché è qui che mi sono innamorato di te.».
Ho sentito davvero bene? Mi giro e lo guardo negli occhi. Non è tutto un sogno, vero?
«È qui che ho dormito al tuo fianco per la prima volta, è qui che ti ho dato il primo bacio, è qui che mi sono reso conto che era qualcosa di più di una semplice attrazione.».
Mi attira a sé e mi accarezza il viso con il dorso della mano, le mie gambe fanno fatica a sorreggermi.
«Ogni rosa ha un biglietto attaccato. Devi leggerli tutti per scoprire il contenuto di quello finale che ho qui io.», mi mostra una rosa rossa che ha tra le dita. «Te la senti?».
«Mi ci vorrà una vita!», sbotto guardandomi in giro, sono davvero tantissimi.
«Mettici tutto il tempo che vuoi. È la mia nuova classifica, se ti stessi chiedendo cosa ci possa essere scritto.», mi spiega.
In effetti, me lo stavo chiedendo. Come ha potuto organizzare tutto questo se non si è mai allontanato da casa per via del funerale della nonna? Prima o poi lo scoprirò.
«Leggili a voce alta se ti va.», mi dice con un sorriso, annusando la rosa che ha in mano.
Ne afferro uno a caso sopra al tavolo.
«Amo il tuo sorriso.», lo guardo con la fronte aggrottata.
«Quando sorridi, ti si formano delle fossette agli angoli della bocca che ti rendono incredibilmente sexy.».
Mi sento avvampare e il calore mi arriva fino alle punte delle orecchie. Prendo un altro biglietto.
«Amo quella piccola voglia che hai dietro l'orecchio destro.».
Metto una mano lì dove dovrebbe essere, stupita.
«Come hai fatto ad averla notata?», chiedo incredula.
«Conosco ogni centimetro del tuo corpo.», risponde facendomi arrossire ancora di più.
«Nessuno si era mai accorto di quella voglia.», commento con un filo di voce.
«Quindi nessuno ti ha mai fatto notare che, se la guardi bene, sembra un piccolo cuore?», mi sorride.
Scuoto la testa.
«Sono felice di essere stato io il primo a farlo e spero di essere anche l’ultimo. Aprine un altro.», mi sprona.
Mi stanno venendo le scalmane, tutta quest’attesa mi sta uccidendo. Afferro una rosa dal divano e apro il biglietto.
«Amo guardarti dormire.», mi gratto la fronte, nervosa.
«Ti ho osservato dormire per ore, senza mai stancarmi. Fai dei rumorini con la bocca, non so se ne fossi a conoscenza.».
Scuoto di nuovo la testa, non riesco più a formulare niente di sensato, il mio cervello è completamente nel pallone.
«Quando ti sposto i capelli dagli occhi, tu accenni un sorriso e ti stringi forte a me, come se avessi paura di perdermi. Lo fai inconsciamente, senza nemmeno svegliarti. Credo di essermi innamorato di te la prima volta che è capitato.», ammette guardandomi dritto negli occhi.
Distolgo lo sguardo e prendo un altro biglietto, stavolta accanto alla finestra.
«Ottima scelta.», esclama con un sorriso stupendo.
«È banale se dico che amo tutto di te?», leggo con voce tremante, bloccandomi sull’ultima parte del messaggio.
Vieni subito qui e baciami. Non riesco più a stare così lontano da te!
Mi viene da piangere, gli occhi pizzicano e le lacrime vorrebbero scendere, ma le ricaccio indietro.
«Che cosa stai aspettando?», domanda in ansia.
«Voglio leggere l'ultimo biglietto prima.», allungo la mano per farmelo passare.
«Vieni a prenderlo.», lo sventola in aria.
Mi avvicino a lui e mi mette una mano su un fianco, attirandomi a sé. Mi mette il biglietto sotto il naso e glielo strappo di mano. Lo apro e non c'è scritto niente, completamente bianco. Lo guardo inarcando un sopracciglio. Non mi starà mica prendendo in giro?
«Volevo dirti di persona quello che dovrebbe esserci scritto.», mi bacia vicino alla bocca.
«E cosa dovrebbe esserci scritto?», ripeto con voce fievole, completamente stordita.
Mi guarda in un modo strano, mi tremano le gambe e il cuore sta battendo ogni record di battiti al secondo.
«Ti amo Emma, ti amo più della mia stessa vita.», sussurra stringendomi ancora più forte tra le sue braccia.
La sua bocca è così vicina alla mia, che sento il suo respiro accelerare, riesco a sentire il battito del suo cuore.
«Sei in ritardo.», gli faccio notare senza staccare gli occhi dalla sua bocca.
«Scusami, non era mia intenzione.», sfiora le mie labbra con le sue.
«Sei scusato.», azzero la poca distanza e approfondisco il bacio.
«Mi sei mancata da morire amore mio.», mi prende in braccio e mi porta in camera.
Facciamo l'amore a lungo, lentamente, godendoci ogni istante. È stato straordinario, molto meglio delle scorse volte.
«Ti amo Nicholas.», dico baciandogli la punta del naso.
Lui è ancora sopra di me e mi accarezza il viso con dolcezza.
«Ti amo anch'io e non mi stancherò mai di dirtelo. Ti amo, ti amo, ti amo.», mi bacia avidamente, come se non potesse mai averne abbastanza di me.
Rimaniamo stretti l'uno all'altra per non so quanto tempo, la mia testa è appoggiata al suo petto e gioca con una ciocca dei miei capelli.
«Vieni a vivere con me Emma.», sono le prime parole pronunciate dopo attimi di silenzio.
Mi alzo su un gomito per guardarlo in volto.
«Voglio addormentarmi al tuo fianco ogni sera e svegliarmi tutte le mattine con il tuo sorriso. Ti voglio nella mia vita. Voglio condividere tutto con te.».
Mi ha davvero chiesto di andare a vivere con lui? È impazzito o cosa?
«Non voglio più stare senza di te Emma.».
Nemmeno io voglio vivere senza di lui, ma mi sembra un po’ presto per parlare di convivenza e poi deve farsi perdonare un sacco di cose. Non può avere tutto quello che vuole quando lo desidera, deve sudare un po’ anche lui.
«Prometto che ci penserò su.», gli concedo alla fine.
«Vuol dire molto per me, prenditi tutto il tempo che vuoi per decidere. La mia proposta rimarrà invariata a tempo indeterminato.», mi sorride felice.
«Posso farti una domanda?», gli chiedo.
«Certo.».
«Che fine hai fatto fare a Elena?».
Questo dubbio mi assilla da un po’, ma non avevo ancora avuto il coraggio di chiederglielo, forse perché avevo paura della risposta che avrebbe potuto darmi.
Lui ride e risponde: «Meglio che tu non lo sappia, sennò dovrei ucciderti!».
«Scemo!», gli do un pugno sul braccio. «Ma ti amo lo stesso.».
Mi abbandono nuovamente con la testa sul suo petto, lui mi accarezza un braccio con i polpastrelli.
«Saresti venuto al parco?», domando dopo un po'.
«Non sarei mancato per nulla al mondo.», mi solleva il mento con due dita perché io possa guardarlo negli occhi. «Non avrei mai voluto farti soffrire ancora Emma…».
Lo zittisco appoggiandogli un dito sulle labbra.
«Non fa niente, è tutto passato.», lo rassicuro.
Gli poso un lieve bacio sulla bocca.
«Posso farti una domanda io?», chiede dopo un attimo di esitazione.
«Tutto quello che vuoi.», gli dico con un sorriso.
«Mi avresti aspettato, se non fossi stato pronto?».
I suoi occhi tradiscono il nervosismo, l’ansia, la paura di una risposta poco piacevole. Io, però, sono sicura di quello che devo dirgli.
Faccio finta di pensarci un attimo e poi rispondo: «Ti avrei aspettato tutta la vita.».

 

FINE



 
*Spazio autrice*
Eccoci qui, il finale tanto atteso. Spero con tutto il cuore che sia stato di vostro gradimento. Il gesto di Nicholas è stato abbastanza romantico? Molto nel suo stile e finalmente ha aperto il suo cuore. Forse la morte della nonna gli ha dato uno scossone in più, o forse si è solo reso conto che se non si fosse dato una mossa, l’avrebbe davvero persa per sempre. Probabilmente non lo scopriremo mai :)
Volevo ringraziare le moltissime persone che hanno seguito questa mia storia, un grazie speciale a chi mi ha lasciato una propria impressione, voi sapete chi siete e non vi ringrazierò mai abbastanza. Mi avete reso felice, davvero tanto.
Ora me ne vado anch’io un po’ in vacanza. Ci vediamo fra qualche settimana con una nuova storia romantica, se vi va, io vi aspetto. S’intitolerà “Ti va di rischiare?” e mi sto divertendo molto a scriverla, spero possa piacere anche a voi. Grazie ancora di tutto!



Se volete passare a trovarmi, mi trovate qui
*Bijouttina & i suoi vaneggiamenti*

 

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Capitolo 19
*** Un anno dopo ***




 

«Amore sei pronta?».
Sto cercando di infilarmi nel mio vestitino preferito, ma rimango incastrata con un braccio. Lotto con tutte le mie forze e riesco nel mio intento, almeno in parte: la stoffa rimane bloccata sul mio seno abbondante.
«Amore...».
Nicholas appare sulla porta della nostra stanza, mi osserva con espressione divertita e poi scoppia a ridere.
«Non c'è niente di divertente.», brontolo risentita.
«Devi smetterla di provarci tutte le volte, non ti va più bene questo vestito. Mettiti il cuore in pace.».
Mi raggiunge e me lo sfila dalla testa, lanciandolo sopra il letto. Si abbassa all'altezza del mio ventre, lo tiene con entrambe le mani e sospira.
«Piccolina, devi dire alla tua meravigliosa mamma che quel vestito lo potrà rivedere fra qualche mese. Non ha ancora capito che tu devi crescere e che per farlo la sua pancia diventerà grossa come una mongolfiera.».
«Hey! Screanzato che non sei altro.», lo colpisco amorevolmente sulla testa.
Lui mi sorride e continua il suo discorso con nostra figlia.
«Non accetta la realtà, non farci caso. Volevo ricordarti che il tuo papà ti ama già tantissimo e che non vede l'ora di stringerti fra le sue braccia.».
Bacia il mio ventre con dolcezza e si rimette in piedi, posa le mani sui miei fianchi attirandomi a sé, gli allaccio le braccia intorno al collo.
«Sei ancora più bella da quando sei incinta, te l'ho mai detto?».
«Ogni giorno.», rispondo posando le mie labbra sulle sue.
«Forse non è abbastanza. Sei bellissima, amore mio.», mormora un attimo prima di approfondire il bacio togliendomi il respiro. «Ti amo da morire e non vedo l'ora che tu diventi mia moglie.».
Ebbene sì, Nicholas mi ha chiesto di sposarlo e fra una settimana esatta coroneremo il nostro sogno d'amore. È passato un anno dalla sua dichiarazione a Livorno, un anno meraviglioso in cui sono successe moltissime cose.
Durante un weekend romantico, esattamente cinque mesi fa, è accaduto l'inimmaginabile: il frutto del nostro amore sta crescendo dentro di me. Abbiamo scoperto solo due giorni fa che sarà una bambina e Nicholas è al settimo cielo. Ha già cominciato a comprarle moltissime cose e le parla in continuazione. È cambiato radicalmente in questi dodici mesi, non ha più paura di amare e mi ha reso la donna più felice al mondo. Il nostro rapporto è cresciuto giorno dopo giorno, consolidandosi sempre di più.
Due mesi fa mi ha portato nuovamente a Livorno, avevamo bisogno di un po' di tranquillità, dopo un periodo convulso al lavoro. Il supermercato di Nicholas aveva avuto qualche difficoltà economica, è riuscito a gestirla divinamente, ma il livello di stress era piuttosto elevato. Aveva paura che ne risentisse anche la nostra bambina, così siamo andati via per qualche giorno. Eravamo affacciati sulla terrazza a osservare le onde che infrangevano sugli scogli, quando mi chiese di sposarlo. Non potevo credere alle mie orecchie. La mia espressione sbalordita lo fece sorridere, estrasse una scatolina rossa dalla tasca dei suoi pantaloni. Si era perfino inginocchiato, come nei migliori film romantici, mi fece la proposta e io scoppiai a piangere come una fontana. Gli ormoni mi avevano reso iper sensibile, non era colpa mia. La gente che passava di là in quel momento ci guardava come se fossimo impazziti. Nicholas non sapeva se unirsi al mio pianto, non gli davo alcuna risposta e lui stava andando nel panico. Gli ho fatto perdere dieci anni di vita quel giorno. Quando il mio cervello riprese a funzionare, m'inginocchiai davanti a lui e lo abbracciai. Lo baciai con irruenza fino a farlo cadere all'indietro, l'anello si sfilò dalla scatolina e rotolò fino al bordo della terrazza, per poco non cadde in mare. Lo raccolse con mano tremante e me lo infilò al dito, non l'ho più tolto da allora.
«Dovrai resistere solo una settimana.», gli ricordo appoggiando il viso sul suo petto. Lui mi avvolge in un abbraccio e mi stringe forte a sé.
«Questi sette giorni saranno i più lunghi di tutta la mia vita, non passeranno mai troppo in fretta.», mi fa notare.
«Amore, ricordi quando non volevi nemmeno dirmi che mi amavi?», lo stuzzico con il sorriso sulle labbra.
«Sei crudele. Sai benissimo che quel periodo è stato il più brutto della mia vita e continui a rinfacciarmelo, anche dopo un anno.», piagnucola sollevandomi il mento con due dita in modo tale che possa guardarlo negli occhi.
«Non hai ancora espiato tutte le tue colpe.», affermo arricciando le labbra.
«Perché non riesco a offendermi con te?», un sorriso bellissimo appare sul suo viso.
«Perché sai che sono io a comandare qui a casa e non ti conviene metterti contro di me.», rispondo stringendomi nelle spalle.
«Oh sì, hai ragione. Amore della mia vita tu avrai sempre ragione.».
Le sue labbra si posano nuovamente sulle mie.
«Ruffiano.», mugugno schiudendole e lasciando che approfondisca il bacio. «Ti amo.».
«Ti amo Emma.», sussurra senza smettere di baciarmi.
Un'ora dopo sono davvero pronta per uscire, abbiamo perso un po' di tempo a coccolarci e ad amarci, sono cose importanti, mai da rimandare. Mi prende per mano e mi aiuta a salire sulla nostra macchina nuova di zecca. Finiremo di pagarla quando nostra figlia avrà già quasi quattro anni, ma non fa niente.
«Ora siamo in mega ritardo per colpa tua e del tuo dannato vestito. Che scusa inventerai? È un giorno importante per lui e noi siamo ancora per strada.».
«Sono una donna incinta, non ho bisogno di inventarmi scuse.», gli faccio notare con una smorfia.
Nicholas scoppia a ridere.
«Beh, una cosa è certa, Mattia ti perdonerebbe qualsiasi cosa.».
«A parte il fatto di aver scelto te.», borbotto.
«Amore, sbaglio o lui non sarebbe mai stato una scelta in ogni caso? Ne abbiamo parlato molto volte, ma questa cosa mi provoca sempre un po' di ansia. Non hai intenzione di abbandonarmi sull'altare, vero?», chiede guardandomi di sottecchi.
«Nah, non sull'altare, al massimo fuori dalla chiesa.», lo prendo in giro, mordendomi l'interno della guancia per non ridere.
«Potrei decidere di abbandonarti lungo la strada.», commenta lui fingendosi offeso.
«Fai come credi, tanto la libreria è lì dietro l'angolo, non devo camminare molto.», scrollo le spalle con aria noncurante.
«Stasera mi vendicherò, è una promessa.», brontola con il sorriso sulle labbra.
«Sto tremando dalla paura.».
Parcheggia la macchina davanti al supermercato e mi aiuta a scendere.
«Sai una cosa? Dì pure tutto quello che vuoi, non importa, ti amo lo stesso.».
Mi stringe a sé e mi bacia sulle labbra, a lungo. Adoro quando dice di amarmi e lo fa molte volte al giorno, rendendomi sempre immensamente felice. Non avrei mai creduto di poterlo essere così tanto, come non avrei mai creduto di poter essere così emozionata all'idea di diventare madre. Abbiamo parlato spesso dei nomi che potremmo dare alla nostra bambina, ma non abbiamo ancora preso una decisione.
«Samantha.», esclamo a un tratto, come colta da un'illuminazione divina.
«Come, scusa?», chiede Nicholas in evidente stato confusionale.
«Nostra figlia potrebbe chiamarsi Samantha.», gli spiego.
«Samantha.», ripete pensieroso. «Mi piace molto.».
Si abbassa con il viso sul mio ventre.
«Samantha, è il tuo papà che ti parla. La tua mamma ed io ti abbiamo trovato un nome. Sono così felice piccolina mia. Ti amo tanto.».
Posso dire con certezza che ha gradito il nome che ho scelto, questo mi rallegra non poco.
«Continuiamo la tradizione con i nomi con la h.», commento con un sorriso.
«Mi sembra perfetto. Dopo Samantha mi piacerebbe avere un maschietto. Che ne pensi di Thomas?», propone prendendomi per mano e incamminandoci verso la libreria.
«Penso che sia un nome stupendo. Hai già deciso di volere un altro figlio?», chiedo inarcando un sopracciglio.
«Solo se anche tu lo vorrai amore mio.», risponde baciandomi la tempia.
Abbiamo molto tempo per pensarci, prima deve nascere questa principessina, poi vedremo. Non so ancora se vorrei ripetere l'esperienza, anche se questa gravidanza non mi sta causando alcun problema, mi sento benissimo.
Il negozio di Enrico pullula di gente. Mattia ha scelto nuovamente la sua libreria per promuovere l'uscita del suo nuovo libro, dice che gli ha portato fortuna e non voleva rischiare cambiando. Nicholas ha detto subito che era soltanto una scusa per potermi avere vicino, lui non mi ha mai dimenticato.
«Wow! Non ho mai visto tanta gente qui dentro in tutta la mia vita.», esclama il mio uomo, cercando di farsi largo tra la folla e aprirmi un varco.
Jessica ci nota, alza la mano per salutarci e ci fa segno di raggiungerla.
«Emma!», mi butta le braccia al collo e mi bacia la guancia. «Finalmente sei arrivata!».
«Che succede?», domando aggrottando la fronte.
«Mattia è nel panico. Non vuole uscire finché non ti ha visto.», scrolla le spalle sconsolata.
Scuoto la testa e sospiro, peggio di avere a che fare con dei bambini. Nicholas mi dà il consenso con lo sguardo, sa benissimo che non rischia assolutamente niente se passo del tempo con il mio ex. Busso alla porta dell'ufficio prima di entrare.
«Posso?», mi annuncio a bassa voce.
Una mano afferra la mia e mi trascina in fondo alla stanza, mi avvolge in un abbraccio, affondando il naso tra i miei capelli.
«Come sono felice che tu sia qui piccola.», sussurra stringendomi ancora più forte a sé.
«Mattia, mi manca il respiro.», brontolo annaspando.
Mi libera da quella morsa, ma non lascia andare la mia mano.
«Scusami, ti ho fatto male?», osserva il mio ventre con un'espressione strana in volto.
«Tranquillo, non mi hai fatto niente.», lo rassicuro, sfilando la mano dalla sua e andandomi a sedere sulla sedia girevole.
«Sai Emma, non passa giorno in cui io non mi penta di come è andata la nostra relazione.», comincia camminando nervosamente avanti e indietro. «Lo ammetto, sono geloso e invidio maledettamente Nicholas. Lui ha tutto quello che ho sempre desiderato e che ancora desidero, non lo nego. Il bambino che sta crescendo dentro di te poteva essere nostro.».
«Mattia, ti prego.», lo supplico debolmente.
S'inginocchia davanti a me e mi prende entrambe le mani.
«Ho provato in ogni modo a dimenticarti, ma proprio non ce la faccio.», mi sfiora il viso con due dita. «Dio, come sei bella.».
«Devi lasciarmi perdere, lo dico per il tuo bene. Non mi fa piacere sapere che tu stai soffrendo a causa mia. Io amo Nicholas, avremo una bambina e sabato prossimo ci sposeremo. Ti prego Mattia, guarda avanti, fatti una vita. Vorrei che anche tu fossi felice come lo sono io in questo momento.».
Gli prendo il viso tra le mani e lo obbligo a guardarmi negli occhi.
«Una bambina?», ripete in un sussurro. «Avrei tanto voluto avere una bambina.».
«Che cosa devo fare con te?», chiudo gli occhi e sospiro.
«Emma, non posso fare finta di niente, non posso fingere di non amarti. Non ci riesco, è impossibile.», piagnucola.
«Ascoltami, tu hai avuto un ruolo importante nella mia vita. Ti ho amato molto e lo sai, ma non era destino che noi due stessimo insieme, se lo fosse stato, a quest'ora saremmo sposati...».
«E la figlia che aspetti sarebbe stata il frutto del nostro amore.», conclude lui la frase.
Lo bacio sulla guancia e cerco di sorridergli.
«Mi dispiace Mattia, mi dispiace davvero. Ora, però, dovresti andare di là, lo sai, vero?».
Lui butta fuori un po' per volta l'aria che ha incamerato nelle guance e annuisce.
«Vado.», si alza e s'incammina verso la porta. Si blocca all'improvviso e mi sorride.
«Nicholas è un uomo davvero fortunato.», mi dice prima di sparire all'interno del negozio.
Mi copro il viso con le mani e sbuffo. Credevo davvero che il tempo potesse cambiare i suoi sentimenti nei miei confronti? Sono davvero una povera illusa.
«Amore stai bene?», la voce di Nicholas mi entra dritta dentro il cuore.
Sollevo il viso e incontro i suoi occhi, si vede chiaramente che è preoccupato.
«Sì, sto bene.», lo rassicuro.
«Non è cambiato nulla, vero?», chiede abbassandosi alla mia altezza e accarezzandomi lo zigomo con il pollice. Appoggio il viso sul palmo della sua mano.
«Non hai una domanda di riserva?».
«È impossibile fare a meno di te, credimi. So come si sente, ma deve toglierti dalla testa. Sai com'è, sabato diventerai mia moglie.».
Gli allaccio le braccia intorno al collo e lo bacio sulle labbra.
«Oh sì, tua moglie.», mormoro estasiata. «Sei l'unico uomo per me, non potrei desiderare di meglio. Ti amo tantissimo.».
«Sei tutta la mia vita cucciola. Anzi, tu e Samantha siete la mia vita. Non hai la minima idea di quanto io vi ami.».
Le sue labbra si posano sulle mie e mi regala un bacio dolcissimo.
«Ora andiamo alla presentazione, prima che vengano a buttarci fuori con la forza.», mi strizza l'occhio.
Ci sistemiamo in un angolino, Nicholas avvolge il mio ventre con le braccia e posa la guancia sul mio capo. Intreccio le mie dita alle sue e chiudo gli occhi, mi sento così felice, così bene ed è tutto merito suo.
Jessica ci raggiunge e si sistema al nostro fianco, è radiosa. Mirco, il suo ragazzo, la tiene stretta a sé, come se avesse paura che possa scappare da un momento all'altro. La cotta per Mattia le è passata in fretta. Mirco fece la sua apparizione in libreria un mesetto dopo che se n'era andato. Si scontrarono davanti ai romanzi d'amore, le caddero dei libri dalle mani e lui la aiutò a raccoglierli. Fu un colpo di fulmine, anche se loro continuano a smentire. Io ho assistito alla scena, so quello che ho visto e loro due facevano scintille. Si misero insieme una settimana dopo e ora sono innamorati più che mai. Sono così teneri, e vedere Jessica serena e felice è meraviglioso.
Non ho ancora visto Davide in giro, lo cerco con lo sguardo e lo trovo vicino a Enrico. Accanto a lui c'è una ragazza bionda che non gli toglie gli occhi di dosso. Non l'avevo mai vista prima.
«Chi è la biondina accanto a tuo cugino?», chiedo a Jessica, sicuramente lei è più aggiornata di me.
«Si chiama Alessandra. Ci sta provando con lui da mesi ormai e lui non se ne rende neanche conto.», scuote la testa rassegnata.
Sappiamo tutti benissimo quanto Davide sia tontolone, ma è lampante che quella ragazza gli sta sbavando dietro. Come fa a non accorgersi del suo interessamento? Nota, però, noi che lo stiamo fissando con insistenza e si fa largo tra la folla per raggiungerci.
«Ciao ragazzi!», ci saluta con un sorriso raggiante. «Credevo non sareste più venuti.».
«È colpa di Emma, è lei che ci fa fare sempre tardi.», mi prende in giro Nicholas.
«Grazie eh!», borbotto mettendo il broncio.
«Ma lei è scusata.», viene in mio soccorso Jessica.
«Tu ed io dobbiamo fare un discorsetto.», mi rivolgo a Davide puntandogli un dito contro.
«Che cosa ho combinato questa volta?», chiede accigliato.
«Non hai combinato proprio niente! È questo il problema.», comincio guardandolo in cagnesco.
«Non capisco.», commenta grattandosi nervosamente la testa.
«C'è una ragazza piuttosto carina che ti muore dietro e tu non la degni nemmeno di uno sguardo! Ti sembra una cosa da fare?», continuo con aria minacciosa.
«Continuo a non capire.», borbotta lui agitandosi nervosamente sul posto.
«Il nome Alessandra ti dice niente?».
La sua espressione cambia all'improvviso, apre la bocca e la richiude immediatamente.
«Quindi tu ora vai lì da lei e la inviti a uscire. Anzi no, chiedile di accompagnarti al nostro matrimonio sabato.».
«Ma... ma...», balbetta.
«Niente ma, tira fuori le palle e vai da lei!», lo minaccio poco velatamente.
Farfuglia qualcosa d’incomprensibile e si allontana a testa bassa.
«Non credi di essere stata un po' troppo dura con lui?», chiede Nicholas baciandomi la testa.
«Aveva bisogno di una spintarella.», rispondo stringendomi di più a lui.
Lo osservo mentre raggiunge Alessandra, la saluta timidamente. Lei gli sorride radiosa, le sue guance si colorano di rosso. Parlano per qualche minuto e, poi, Davide torna da noi. Alessandra si porta una mano alla bocca, emozionata, e lo segue con lo sguardo per tutto il tempo.
«Allora?», lo sprono per sapere tutti i dettagli.
Davide cerca di sorridermi.
«Ha detto che le piacerebbe davvero molto venire al matrimonio con me. Ha aggiunto che non vede l'ora.», racconta saltellando nervosamente da un piede all'altro.
«Grande cugino!», esclama Jessica arruffandogli amorevolmente i capelli.
«Vedi, non ci voleva molto.», gli dico strizzandogli l'occhio.
«Grazie Emma.».
Gli scocco un bacio sulla guancia e gli sussurro: «Te lo meriti Davide.».
Nell'ultimo anno è stato davvero un amico, mi è stato molto vicino e mi ha aiutato molto al lavoro, soprattutto da quando ha saputo che sono incinta. Non ci ha più provato con me, si è messo il cuore in pace, al contrario di Mattia, e gli devo molto. Merita di essere felice, è un uomo meraviglioso.
Non siamo rimasti fino alla fine della presentazione, cominciava a mancarmi l'aria in mezzo a tutta quella gente ed ero piuttosto stanca. Nicholas mi ha riportato a casa immediatamente e mi ha riempito di attenzioni come sempre. Non riesco proprio a immaginarmi senza di lui nella mia vita.

Sono seduta davanti allo specchio da un'ora, sto iperventilando. Non ho mai sofferto di nausee da quando aspetto Samantha, ma stamattina è diverso. Sono nervosa, emozionata, agitata: sto per sposare l'uomo che amo!
«Respira a fondo piccola mia, respira a fondo.».
Mia madre è isterica almeno quanto me, cerca di nasconderlo, ma non ci riesce fino in fondo. Jessica mi sistema il velo e mi sorride felice attraverso lo specchio.
«Sei splendida Emma. Stai tranquilla, andrà tutto bene.», mi rassicura.
Prendo dei respiri profondi e mi alzo dalla sedia. Mia madre si porta le mani alla bocca e scoppia in lacrime.
«Sei bellissima bambina mia.», riesce a dire tra i singhiozzi.
«Oh mamma.», esclamo abbracciandola.
«Scusami, sono solo emozionata. La mia piccola Emma si sposa e sta per diventare mamma. Sono tanto felice.». Ricomincia a piangere come una fontana.
Mio padre arriva in mio soccorso e la trascina fuori dalla stanza; oggi sembra lei in piena crisi ormonale.
«Toc, toc.».
Mi giro verso la porta e la testa di Marco fa capolino.
«È possibile salutare la sposa?», chiede emozionato.
«Fratellone!», esclamo andando verso di lui.
Mi raggiunge e gli butto le braccia al collo.
«Fatti guardare sorellina.», mi prende le mani e si allontana quel poco che basta per potermi guardare negli occhi.
«Sei un incanto. Nicholas è un uomo molto fortunato. Sono felice che abbia finalmente messo la testa a posto. Non avrei voluto doverlo picchiare.», afferma con un sorriso sghembo. «Sei pronta?».
«Sono pronta.», confermo decisa.
Mio padre appare accanto a noi nella stanza e mi accarezza il braccio.
«È ora di andare frittellina.».
Mi aggrappo a lui e raggiungiamo la macchina noleggiata per l'occasione; ho qualche difficoltà a entrare con questo vestito ingombrante, ma alla fine vinco io.
«Sei nervosa?», chiede agitandosi sul posto.
«Quasi quanto te.», rispondo con un sorriso.
«Si vede tanto?», sbuffa.
Annuisco.
«Solo un pochino papi. Possiamo farcela.», gli stringo il ginocchio per rassicurarlo.
Rimaniamo in silenzio per tutto il resto del breve percorso fino alla chiesa, comincio a prendere dei respiri profondi appena la macchina si ferma. Mi aiutano a scendere, e Jessica mi sistema il vestito, è stata bravissima a gestirmi in questi ultimi mesi, senza il suo aiuto non ce l'avrei mai fatta.

Ho ricordi vaghi della cerimonia in chiesa, l'ansia ha avuto il sopravvento, mi sembrava di vivere tutto dentro a un sogno, un sogno bellissimo. Ricordo l'espressione meravigliata di Nicholas quando mi sono fermata accanto a lui sull'altare, il suo sussurrarmi quanto fossi stupenda. Ricordo lo scambio delle promesse e degli anelli, con le mani che tremavano visibilmente. Ricordo il nostro primo bacio come marito e moglie. Moglie. Ho sposato l'amore della mia vita e mi sembra di toccare il cielo con un dito.
Sono stretta fra le sue braccia e osservo gli invitati che si divertono: è un giorno felice e tutto è semplicemente perfetto. I miei genitori chiacchierano serenamente con quelli di Nicholas; Jessica tuba con Mirco, continuo a credere che siano perfetti insieme; Davide ascolta attentamente quello che Alessandra gli sta raccontando, le occhiate che le lancia sono eloquenti, anche Davide è interessato a lei, ne sono certa. Marco sta facendo ballare le mie due nipotine, una scena meravigliosa; sua moglie Paola scatta foto su foto di quel momento. Vorrei che la nostra famiglia possa essere serena come la loro, li ho sempre ammirati.
Manca solo Mattia all'appello, non so nemmeno se si sia presentato alla cerimonia in chiesa. Non ha preso bene il mio matrimonio con Nicholas e non lo biasimo. Avrei voluto ci fosse anche lui, avrei voluto che potesse essere felice per me, ma non riesco a essere arrabbiata con lui, non posso esserlo. Rispetto la sua scelta.
«Stai bene amore mio?», chiede Nicholas, posando la sua fronte sulla mia.
«Non sono mai stata meglio di così.», rispondo sfiorandogli le labbra con le mie.
«Non posso credere che tu sia mia moglie, la mia bellissima, meravigliosa, stupenda moglie.».
«Che sta lievitando come un pallone.», aggiungo mettendo il broncio.
«Stai lievitando per un buon motivo cucciola.», mi fa notare. «E poi sei fantastica, adoro toccare un po' di ciccia.».
«Ti piace la mia ciccia?», domando inarcando un sopracciglio.
«Non mi piace, amo la tua ciccia. Sei così burrosa da quando sei incinta, così sexy, così... Oddio, non farmici pensare o ti porto via dalla nostra festa.», mi bacia con fervore come se ci fossimo solo noi due in questa grande sala.
«Se scappassimo, dici che se ne accorgerebbero?», azzardo a fior di labbra.
«Se vuoi, possiamo provarci.», afferra con decisione la mia mano e mi trascina in fondo alla sala.
Veniamo intercettati dai nostri genitori.
«Dove state andando?», chiede mia suocera con espressione preoccupata.
«Noi...», provo a dire, ma Nicholas s'intromette.
«Emma è stanca, la bambina si sta facendo sentire. Se a voi non dispiace, ce ne andremo a casa, ma voi potete continuare a divertirvi e festeggiare anche per noi.».
Il sorriso rassicurante del mio uomo incanta tutti e ci lasciano andare senza cercare ulteriori scuse.
«A quanto pare basta incolpare nostra figlia e nessuno ha da obiettare.», esclama stringendosi nelle spalle.
«Ho notato.», commento scoppiando a ridere. «Che genitori snaturati.».
«Nah, siamo solo innamorati.».
Abbandoniamo la nostra festa mano nella mano, non vedo l'ora di uscire da questo vestito, è una tortura. Una volta in casa mi faccio aiutare da Nicholas e lo appendo alla gruccia. Mi stendo sul letto mentre lui si spoglia, chiudo gli occhi due minuti, solo due minuti. Si sistema accanto a me, posa una mano sul mio fianco e mi attira a sé. Accarezza dolcemente il mio ventre, mi bacia la spalla nuda.
«Amore mio, mi hai reso un uomo migliore. Ti amo più di ogni cosa al mondo, amo nostra figlia immensamente, sono felice. Sono stato fortunato ad averti incontrato quel giorno al supermercato, innamorarmi di te è stata la cosa più bella potesse mai accadermi, sposarti è stata la realizzazione di un sogno, la nostra bambina è il frutto del nostro immenso amore. La mia vita è perfetta da quando ci sei tu amore mio.».
Le lacrime scendono senza controllo sul mio viso, mi giro verso di lui.
«Oh Nicholas, ti amo da morire.», mi fiondo sulle sue labbra e lo bacio con ardore fino a togliergli il respiro.
Non so come andranno le cose da qui in poi, ma sono certa che noi due insieme possiamo superare qualsiasi ostacolo con il nostro amore. 

*** Nota dell'autrice***
Questo capitolo non era previsto, ho pensato di farvi questo regalo perché in molte volevano sapere che cosa fosse successo dopo la dichiarazione di Nicholas a Livorno. Spero sia un epilogo gradito a tutte voi. Ringrazio immensamente ancora una volta chi ha seguito e apprezzato questa storia, vi devo molto.
A martedì per  una nuova avventura, se avete voglia di affrontarla insieme a me :)


Un grazie infinito a Maty and Clarity Fan Graphic per il banner che adoro e creato a tempo di record, come sempre :**

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