Maybe Just a Beautiful Mistake

di BigBrunetteHead
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1-Say yes to right job ***
Capitolo 2: *** Good Luck ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3-Weirdness ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4- Have you Skype? ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5- I Care for You ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1-Say yes to right job ***


Capitolo 1.

Say yes to the right job

Piogge che tintinnano, serate lunghe e notti sveglie, questa è la mia Londra, il posto dove il tempo non è mai dalla parte di nessuno ma perfetto per restare a lungo a riflettere.
Ho sempre pensato che le lunghe piogge in città sembrassero in perfetta armonia con la gente del posto, acqua scrosciante che scurisce il cielo per persone stanche e svogliate del clima freddo e poi caldo della primavera, ormai in attesa dell’ estate. Beh io odiavo sentirmi così, detestavo che dall’atmosfera intorno a me dipendesse il mio umore ma devo ammettere che a volte adoro chiudermi in stanza a meditare, cercare risposte a tutte le domande che mi si pongono di giorno in giorno tanto che ormai mi sono abituata ad appollaiarmi sull’ enorme letto della camera, rannicchiarmi piccola e osservare ciò che succede fuori dell’enorme porta finestra che si affaccia sulla città; era diventato ormai il mio passatempo.
Il mio nome è Massie Block un’ adolescente stanca di esserlo e che vuole crescere tutto d’un fiato, la classica ragazza che ha un mondo tutto suo quando si ritrova sola ma che non vede l’ora di raggiungere i diciotto anni per scappare. Sebbene ne ho solo due in meno odio il fatto che gli altri mi credano troppo piccola per fare una vita lontana da tutto quello che è familiare.
Sono sempre stata una ragazza con le sue idee e l’ultima a scoraggiarsi per questo, forse un pregio e soprattutto vivo la giornata al massimo ma non sopporto le coinquiline depresse del college perché il ragazzo le ha piantate. Ho imparato anche a non ascoltarle.
 Non ho mai detto di essere brutta ma neanche una bellezza da televisione, i capelli castani e lunghi lisci e due occhi marroni che danno l’aria dell’ennesima ragazza mediterranea sono la mia caratteristica. Non sono uno sputo di ragazza, insomma vado fiera del mio metro e sessanta ma non altrettanto del mio peso. Ecco, è sempre stato il mio punto debole. Per anni sono stata a pane e acqua, è più forte di me. Chiudo gli occhi e mi appaiono pance piatte, vestiti microscopici, digiuni forzati, abbuffate, tisane depurative, diete a base di carboidrati e poi senza carboidrati, con proteine e senza proteine, beveroni miracolosi, pane e acqua, bilance giganti... insomma si può dire che faccio di tutto per assomigliare a quelle modelle stramagre, oppure alla mia amica Alicia, nonché personal trainer della palestra più frequentata della bella Londra. Ha un fisico perfetto ed è di due anni più grande ma quando siamo insieme è peggio di una bambina tra i suoi capricci e le strane idee. Con lei, nelle solite serate dopo le feste per smaltire la sbronza parliamo del fatto che mi servirebbe un lavoro nel caso dovessi partire per andare via.
“Potrei trovare un lavoretto facile, tipo commessa al mercato delle pulci, Leesh.” dissi con tono mentre correvo in cucina a bere un’ altro bicchiere d’acqua per prevenire la cellulite.
E’ il sesto bicchiere che bevi, avanti sediamoci sugli sgabelli.. Proporrò il tuo curriculum a Brad, te lo ricordi?”
“Si, il tuo ex, il barista schizzato”
“Intanto ci offriva birra gratis, allora lo vuoi il posto da cameriera al suo bar?” continuò lei mettendosi in pigiama pronta per cadere in un sonno profondo.
“No, voglio qualcosa di più..” neanche il tempo di finire la frase che Alicia scattò in piedi, quasi avesse visto la Madonna dalla sua faccia illuminata; “Ci sono! Oggi Travor, il mio capo ha detto che cerca una segretaria paziente che metta a posto le carte della palestra, si occupi delle iscrizioni e che sia carina”.
“E che sia carina?” risposi con aria stupefatta.
“Non fare domande e prendi le chiavi della macchina, ti porto a casa sua ad accettare il posto!”
“ E’ tardi..” ma era come se avessi parlato a un muro; Con lei era impossibile discutere, ma mi incupii subito quando realizzai che avrei lavorato con persone in forma, muscolose, magre, ma soprattutto con un fisico perfetto e la cosa non mi piaceva. Quando riaprii gli occhi vidi lo sguardo di Alicia che non aspettava altro che il mio sì. Feci finta di essere contentissima della proposta sfoderando uno dei miei migliori sorrisi mentre pensavo: “Tutte a me, eh?”

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Capitolo 2
*** Good Luck ***


Capitolo 2

Good Luck

Il giorno dopo fui svegliata da una musichetta fastidiosa proveniente dal mio cellulare. Presi in mano l’ apparecchio e corrugai la fronte vedendo che avevo appena ricevuto un messaggio;
Chi mai poteva mandarmi un messaggio alle nove e mezza del sabato?
“Buongiorno piccola. Fra quindici minuti sono sotto casa tua; ti porto a fare colazione. Leesh x”.
Oh, benissimo: la mia migliore amica mi porta a mangiare una colazione che ha calorie pari a un pasto completo.
Storsi il naso rileggendo il messaggio e mi alzai dal comodo letto; adesso che avrei fatto? Sarei uscita con lei oppure no?
Sospirai e mormorai, avviandomi verso il bagno “ Forse, deve dirmi a proposito del lavoro che mi ha affibbiato.”
Mi vestii e lavai velocemente e, non appena misi piede in salone, il campanello suonò. Andai ad aprire e sorrisi  leggermente vedendo Alicia in tutto il suo splendore davanti a me. Ecco adoravo Leesh perché sembrava sempre avesse un buon motivo per svegliarsi e emanava allegria da tutti i pori, forse è ora che adotti il suo stile di vita.
“Buongiorno, Mass.” Mi salutò la bionda dandomi un bacio sulla guancia.
“Giorno.” Mi limitai a pronunciare, ma sembra che Alicia oggi non notasse la nota di sonno che mi tormentava dato che con un grande sorriso aggiunse:
“Ti porto da Starbucks, salta in macchina.”
Uscimmo di casa e mentre ci dirigevamo verso l’auto, la bionda mi domandò, sempre sorridendo: “Come va?” “Bene, grazie. Tu?” “Bene. Sono felice che ti sia alzata dal letto per un mio invito.” Confessò la mia amica aprendomi la portiera della macchina. “Rinunciare ad una colazione nel mio bar preferito? Mai.” Sorrisi divertita.                                                                            Arrivammo a destinazione in pochi minuti e ci sedemmo in un tavolo messo un po’ in disparte dagli altri; ordinammo entrambe due cappuccini e dopo averne bevuto un sorso arrivò il perché della felicità di Alicia fuori.
“ Travor, il mio capo, dopo essersi assicurato che sia una persona affidabile, ha detto sì. Tesoro hai un lavoro!” esclamò lei bevendo un altro po’ del cappuccino.
“Non ci credo” dissi spalancando la bocca. Non era il lavoro dei miei sogni ma devo dire che l’ idea di esser stata scelta tra tante mi rendeva euforica. “E quando comincio?” aggiunsi dopo alcuni istanti. “Lunedì ti presenterai splendente e raggiante, è solo il pomeriggio, e chi lo sa che troverai anche un muscoloso cliente e te ne innamorerai, e potrai starlo a guardare tutto il giorno sudare tra gli attrezzi.”
“Romantica la cosa, Leesh.” L’idea dei tipi muscolosi non era poi così male, già mi vedevo cadere tra le braccia loro, ma poi il pensiero svanì quando mi resi conto di sembrare una di tredici anni che si eccita per qualunque bel maschio.
“Oh, non vedo l’ora di iniziare” risposi finendo quel concentrato di zuccheri.
Non sapevo che altro aggiungere, ma sapevo di certo cosa fare: fare un po’ di shopping per l’ esaltante primo giorno di lavoro. Mentre Alicia pagava il conto, mi preoccupai di rimettere a posto le sedie e avviarmi verso la porta richiamando a me tutti i negozi di abbigliamento della città. Erano tanti, certo, ma il mio preferito, il primo al quale ho pensato è stato Victoria’s Secret. Prendemmo subito l’ underground per New Bond Street, erano già le dieci della mattina e Londra era ormai sveglia; il negozio aveva appena aperto. Ogni volta che entravo era come la prima volta, le grandi porte e il profumo che qualsiasi donna entrasse cambiava sentendolo, era così dolce e allo stesso tempo deciso che non si può non adorare che invadesse i vestiti che si indossa. Mentre mi gustavo la fragranza tipica del negozio, un vestito, semplice nella sua bellezza attirò subito la mia attenzione. Tirai allora la mano di Alicia, per poco non cadevamo tutte e due ma dovevo arrivare a quell’abitino. Aveva una scollatura rotonda e profonda, ma non era la prima cosa che saltava all’occhio; colpiva il colore, il blu sgargiante; la lunghezza era perfetta, fino a metà coscia e stretto.
La mia passione più grande è sempre stato il vestire bene,firmato, costoso quel tanto da farmi sentire bene: puntavo soprattutto nei tessuti, quelli che non si lacerano dopo due lavatrici, e questo era di cotone. Il vestito perfetto per un perfetto primo giorno di lavoro.
Io e Alicia riuscimmo solo a dire in coro “Wow.” “E’ stupendo, Mass” concluse lei immaginando come mi fosse stato addosso.
Andai alla cassa e pagai 88£, e ne andai fiera di passeggiare per la strada trafficata con la mia borsa con su scritto Victoria’s Secret.
Dopo un paio d’ore la mia migliore amica mi riaccompagnò a casa. Infondo, non era stata male la mattinata. Mi aveva offerto la colazione ed avevamo camminato per le strade di Londra parlando del più e del meno. Mi poggiai con la schiena contro il legno duro della porta e subito affermò Alicia notando un’ aria preoccupata in me: “Sei agitata per lunedì.” Arrossii leggermente ma cercai di fingere il contrario, ovviamente la parte della rilassata non mi era riuscita perciò risposi “Si, nessuno ha i nervi controllati quando si deve iniziare un nuovo lavoro.
Devo dire che mi spaventa vedere tutta quella gente che paga per avere un fisico perfetto, ma d’altronde mi ci ritrovo in quello che fanno, soltanto che io non mi accontento neanche della palestra..”

“ Massie, sarà un giorno fantastico, tu sei bellissima e vedrai, farai colpo sul nostro capo. Non preoccuparti andrai benissimo, Buona fortuna.” Concluse lei abbracciandomi forte.
“E questo è il mio portafortuna” Conclusi tirando fuori il vestito dalla busta. “Hai ragione, sarà un lunedì perfetto.”
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutte!
E’ una nuova storia, credo che già il prossimo capitolo verrà fuori un Harry un po' sfigato, che nessuno si aspetta ma mi piace molto l’idea che nella storia i due saranno completamente diversi ma è incredibile come uno non potrà fare a meno dell’ altro, e forse la protagonista abbandonerà tutte le sue fissazioni per qualche strano motivo legato a Harry. Non voglio anticipare altro, spero vi piaccia, dopotutto è solo il secondo capitolo.
Voglio ringraziare per le tante visite del primo capitolo, spero questo ne abbia altrettante. Non dispiacerebbe qualche recensione per capire se piace o no la trama finora, ma forse è presto in ogni caso  A presto, lettrici!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3-Weirdness ***


Capitolo 3
Weirdness
Il lunedì presto arrivò e il nuovo lavoro mi aspettava.
Okay, ero pronta per calarmi nelle vesti di una fantastica segretaria. Ringraziai il cielo di aver sedici anni e già la patente, era come sentirsi più grandi e liberi in un certo senso. Presi le chiavi della mia Mito nera, sistemai le pieghe del vestito blu corto che avevo scelto di indossare e salii in macchina. Appena parcheggiata l’auto nel piccolo spazio del piazzale riservato ai lavoratori e scesa dal veicolo, i colori sgargianti della parete frontale mi diedero la svegliata che ci voleva. La struttura si chiama “Tonic Center”, me lo dovevo ricordare per non fare brutta figura quando ne avrei parlato con gli amici. La porta, di quelle automatiche si aprì e all’ entrata vi erano posizionate delle poltrone verdi, potevo immaginare servissero ai clienti fissi, quelli che nella pausa si siedono comodi e parlano a non finire con gli addetti. Sulla sinistra invece, si vede la vera e propria palestra, c’erano sei tapirulant, dei tapettini, i pesi e alcune macchine di cui non sapevo il nome. Guardavo, spaesata, di qua e di là finché passò un signore alto, moro e dal bell’aspetto, il classico direttore e infatti non mi sbagliavo. Mi si avvicinò con passo veloce, presentandosi. Lui era Travor, il mio capo.
"Tu devi essere Massie Block, la raccomandata”. Disse lui. Sembrava quasi un’offesa, grande inizio...pensai tra me e me.
Con voce flebile risposi con un “si”.
L’uomo mi squadrò da capo a piedi, ed è la sensazione che odiavo di più. Mi ha sempre messo a disagio quando le persone osservandomi cercano il perché di ogni mia curva. Spesso mi chiedo come mi giudichino, o forse, non gli frega affatto di me, ma ecco, la mia reazione è sempre la stessa: abbasso lo sguardo, evitando il contatto visivo, lasciando che il silenzio faccia spazio fino a che la persona,finito di scrutarmi, elabori una conclusione sul mio corpo o meglio,cambi discorso. Travor con grande sorpresa fece un complimento sui miei occhi, ed io come una stupida adolescente arrossii senza aggiungere altro.
“Seguimi, ti mostro la tua scrivania.” Mi portò in una stanza davvero grande dove c’erano altre due scrivanie, con i rispettivi segretari. La mia era la più grande, con una pila di fogli da compilare e inviare, qualche matita, una penna e nient’altro.
“Travor, posso chiederti dove posso trovare Alicia?Comunque grazie, non ti deluderò.”
"Lo spero, e qua vieni per lavorare e non per perder tempo in discorsi da immaturi con la tua amica.”
Rispose duro,lui.
La giornata non sembrava dalla mia parte, e il mio capo si girò e tornò alle sue faccende da direttore. Feci dietrofront in cerca di Alicia, ma non trovandola ritornai alla mia spoglia scrivania per compilare le varie cartacce. Svogliata, mi incamminai verso la mia postazione ma quando fui a un passo da quella, sentii una voce maschile che chiedeva scusa, non capii il perché, infatti non mi ero accorta che un ragazzo mi aveva pestato col suo piedone il mio, ero troppo in sovrapensiero per capire cosa succedeva intorno.
“ Ti ho fatto male?” chiese lui timidamente. Alzai gli occhi dai piedi e aveva capelli castani, con un taglio per niente moderno,anzi, portati indietro con il gel e solo un ciuffo ordinato, più voluminoso nella parte davanti. Era vestito non troppo bene, con un maglione a quadri verdi, dei pantaloni larghi color beige, e delle scarpe marroni ad occhio vecchissime; non il classico tipo da palestra, ma i suoi occhi, verdi come mai visti prima erano bellissimi e trasparenti, quasi ci si poteva leggere l’imbarazzo nei suoi occhi. Probabilmente si accorse che lo stavo guardando, e quando mi resi conto del disagio,abbozzai un sorriso e risposi:”Tutto apposto”.
Lui abbassò lo sguardo e se ne andò via senza salutare.
Che strano ragazzo...
                                                                  ***

Le prime ore passarono in fretta, poi i colleghi segretari mi invitarono a prendere qualcosa alle macchinette. Per una volta non avrei dovuto preoccuparmi di contare le calorie che avrei ingerito, là era tutto per sportivi e atletici, quindi sinonimo di salutare. Inserii i soldi nella macchinetta, ma lo stesso ragazzo della mattina passò, e dovevo saperne qualcosa di più. Mi avvicinai il più veloce possibile perché non se ne andasse. Aveva qualcosa che mi incuriosiva.
 “Ehi ciao, ehm non so se ti ricordi di me, mi hai pestato il piede stamattina..” appoggiai la mano sulla sua spalla, non accorgendomi di aver detto una frase imbarazzante e subito aggiunsi:
"Qual è il tuo nome?”
“Harry, Harry Styles”
rispose lui.
Risi leggermente ma lui scappò un’altra volta, lasciando in sospeso la conversazione…
Ma una piccola informazione non mi bastava, volevo sapere la sua età, il perché un tipo come lui ha scelto di andare in palestra, di dove era,insomma un solo nome non era tutto quello che volevo sentire.
Che strano ragazzo...

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Capitolo 4
*** Capitolo 4- Have you Skype? ***


Capitolo 4

Have you Skype?


Odioso passare per strada vicino a un milione di coppiette per manina, soprattutto se sono adolescenti perché riportano alla realtà che avere sedici anni ed essere soli sia deprimente. Londra, una città piena zeppa di tutto questo, mi fa sentire una perfetta fallita a mangiare, ingurgitando chissà quanti zuccheri per nascondere che si è senza qualcuno accanto. Una delle cose che amo di più, al contrario, è stare sul mio letto, sognare a occhi aperti sopra di esso e sprofondare sotto le coperte la sera, insomma è un luogo in cui mi sento protetta da tutto. Ed ero lì, a pensare che nella mia città, ritenuta una di modeste grandezze ci sono 4 milioni di ragazzi, e pensi: “Ce ne sarà uno per me?!” Ma mi sbaglio di grosso, tanto per cominciare i migliori sono già presi, ci sono quelli chiamati tamarri, una categoria che non sopporto affatto, quelli un po’ svitati, gli eccentrici, i bastardi e chi ne ha più ne metta, ma neanche uno che faccia al caso mio. Non mi considero una depressa, non ne faccio un dramma per questa storia, anzi non sono mai stata la ragazza a cui interessa uscire con un ragazzo, e che sta sveglia il sabato sera per andare in discoteca a perlustrare ogni angolo di essa per incontrare il ragazzo magico. Preferisco rifugiarmi in un libro, o in qualcosa che mi interessa davvero. Ecco, molti della mia età credono che chi legge è un perdente, ed è una delle cose che odio in generale degli adolescenti; pensano che acculturarsi tramite delle pagine di libro sia banale, io invece sono fermamente convinta che chi scriva libri sia una persona che ha tanto da insegnare alla gente che non legge, poiché i libri portano all’immaginazione di qualcosa che si può solo disegnare nei pensieri, e ogni interpretazione è diversa, è questo il bello.
Le lancette dell’ orologio avevano ormai toccato le otto, orario di cena, ma non me ne accorsi avvolta nel mio mondo come ero, ma una voce squillante fece eco nella mia camera: “Massie, tesoro, scendi è pronto!”
“Mamma, arrivo subito” risposi semplicemente.
Rialzarmi dal letto è sempre difficile, e il tragitto da camera mia alla cucina passava per le scale, la strada non fu mai così lunga e i gradini così freddi e difficili da camminarci sopra. Un altro richiamo affrettò il mio passo: “Massie! La cena si raffredda” ed io “Arrivo” risposi con aria infastidita.
La cucina era davvero grande, almeno lo sembrava dal massiccio tavolo nel mezzo che la faceva sembrare spaziosa.
Mi sedetti al mio solito posto, non avevo particolare fame ma mia madre è paragonabile alle nonne che vogliono che si mangi tutto quelli che preparano, anche se non si ha voglia, perciò ero obbligata a spazzolare il piatto ogni qualvolta mia madre mettesse mani sui fornelli.
Con la forchetta spostavo l’insalata di qua e di là, classico comportamento di chi ha un nodo allo stomaco, ma mia madre subito si allarmò: “Che hai, tesoro?”, subito mi affrettai a rispondere un svogliato “Niente, solo che non ho fame”. Per troncare il discorso mia madre si sedette accanto a me:
“Hai sedici anni, non è ora che uscissi con un ragazzo? Sai, stavo pensando che di sicuro hai in mente qualcuno anche se non me lo vuoi dire...” ammiccò. La convinzione delle mamme.
A pensarci bene non mi ero mai posta la domanda se mi interessasse qualcuno, ma subito feci svanire quel pensiero cacciando l’insalata in bocca. Forse mia madre si aspettava una risposta ma non gliela detti, quindi si rassegnò cominciando a sparecchiare qual che aveva preparato.
Corsi in bagno per farmi una doccia e lavare i denti prima di rifugiarmi di nuovo nella mia stanza.
Lasciai scorrere per 15 buoni minuti l’acqua calda sul mio corpo, era una sensazione che amavo concedermi. Quando uscii,lasciai cadere i miei lunghi capelli sulle spalle così che si asciugassero prima che raccoglierli in una coda. Presi una delle spazzole e li pettinai guardandomi allo specchio. Penso che la mia figura mi fece da pendolino, come quando ci si ipnotizza, infatti caddi nei miei pensieri un’ altra volta. Ripensai alle parole di mia mamma, quando mi venne in mente un ragazzo, quello strano ragazzo che avevo incontrato in palestra. Come si chiamava? Harry, l’unico che aveva attirato la mia attenzione. Non vedevo l’ora di tornare il giorno dopo al lavoro, solo per chiedergli tutte le domande che mi ero posta su di lui. E un sorriso incurvò le mie labbra.
 


 
***
 


Il giorno dopo fui svegliata dal mio simpaticissimo criceto che cominciò a girare sulla sua ruota.
Sbuffai sonoramente e borbottai: “ Questa è una congiura.”
Mi alzai faticosamente dal letto ed andai in salone “Buongiorno mamma” salutai mia madre che stava sorseggiando il suo the sul divano. “Buongiorno amore, dormito bene?”
“Mhm” mugolai intanto che entravo in cucina; bevvi un bicchiere di latte caldo quando guardai l’orologio sferrare le ore sette e mezza. Ero in clamoroso ritardo.
Corsi in bagno per darmi una veloce rinfrescata, per poi passare al guardaroba: optai per un paio di jeans a vita alta, un crop top ed una giacca per il freddo che gelava fuori, senza dimenticare i miei amati Dr. Martens neri. Ero pronta.
In dieci minuti arrivai in palestra; i colori delle pareti esterne mi colpivano davvero perché mi davano una botta di vita, a questo pensiero soffocai una risata e sfoderai il mio sorriso migliore avvicinandomi alla porta della struttura. Salutai qualche cliente che avevo incontrato il giorno prima e mi diressi alla mia scrivania. Sopra di essa trovai un bigliettino con una lista da spuntare di tutto quel che dovevo svolgere per quel giorno. Le attività variavano dal compilare alcune nuove iscrizioni, a spedire varie carte e le mie sopracciglia si ridussero a un cipiglio quando vidi nel fondo del post-it dei nomi; quindi mi affrettai a chiedere a Matthew, un altro impiegato come me, cosa significassero.
“Scusa, ehm mi potresti spiegare cosa vogliono dire queste annotazioni di nomi scritti a matita?” chiesi con riluttanza al ragazzo.
Ci fu un momento di silenzio, che poi si trasformò in imbarazzo, quando Matthew  si fermò a guardare la ragazza davanti a sé.
Dai miei occhi traspariva disagio quindi il signorino si decise a parlare, ma lo interruppi prima che iniziasse precisando.
“Sono nuova” ma lui commentò:“ Io sono Matthew e sono vecchio, insomma vecchio è un eufemismo” e rise... abbozzai un sorriso anche se per la situazione c’era solo da piangere.
“Le cose che amo sono la Piña colada, le passegiate sotta la pioggia e i romanzi”
a quel punto non sapevo cosa dire o fare, quel ragazzo aveva la grande capacità di mettermi a disagio ma lui continuò:
“Invece quelle che odio sono, aspetta un attimo, ah sì i buoni a nulla, se tu non sai cosa vogliono dire i geroglifici che scrive il capo nei post-it non chiederlo a me”.
Simpatico insomma. Bene, ero finita.
Per fortuna una cara signora, l’addetta dei computer mi spiegò che erano le persone da mettere in linea d’attesa.
Le ore passavano, e a parte l’inconveniente con Matthew il mio lavoro mi piaceva, tutto sommato.
Ma quello che mi interessava era Harry, l’avevo cercato tutto il giorno senza trovarlo, allora pensai non fosse venuto, oppure che oggi non era uno dei giorni che non si allenava in palestra. Quando quest’ultimo pensiero vagò nella mia mente, inciampai su qualcosa cadendo a terra.
Le mie guance assunsero un colorito roseo, quando guardai dove fossi inciampata una voce profonda tagliò il silenzio che si era creato:
“ Tutto bene?” alzai gli occhi e riconobbi il taglio vecchio tempo, il modo di vestire e ricollegai che la persona che avevo cercato dappertutto era davanti a me.
Risposi alla domanda con un’ altra: “Ti chiami Harry, giusto? Ci siamo già conosciuti.” Lui si fermò un attimo forse per cercare qualcosa di familiare nella mia figura e confermò “ Ti ho fatto crollare a terra anche ieri, scusa tanto” si giustificò.“Dovrei stare più attenta io, ma grazie”.
Un silenzio assordante regnava la scena quindi optai di presentarmi al ragazzo castano “Il mio nome è Massie, e ieri mi sei rimasto impresso” ma subito mi pentii di cosa avevo detto qualche secondo fa. Notai che Harry se ne accorse della mia reazione data la faccia che si capiva mi stessi maledicendo mentalmente. Lo vidi ridere per la situazione che si era creata, quindi cercai di spiegare quel che volevo intendere veramente: 
“ Cioè, mi piacerebbe se andassimo a cena fuori stasera, non grandi cose, semplicemente take away.” Lui con aria titubante, forse l’avevo messo in difficoltà. Stupida, stupida Massie mi ripetevo già per la seconda volta. Rispose con aria dispiaciuta che stasera avrebbe avuto i suoi zii a casa.
Avevo già fatto una figura scarsa, non potevo fare un altro passo falso se no tutto sarebbe andato a rotoli. Riordinai la confusione nella mia mente per proporre una soluzione intelligente. Allora gli chiesi: “Hai Skype?” lui sembrò rifletterci e alla fine rispose un timido “Si, quindi ci vediamo lì”. Concordai con un “Si, a dopo.” flebile.


 
***

 
 
Il mio turno era finito quindi arrivai a casa e salutai i miei genitori furtivamente per correre in camera. Tolsi le scarpe e mi tuffai sulla sedia girevole, che per la velocità mi fece girare vorticosamente, ma impacciata come sono persi il controllo finché non cominciò ad assumere una velocità più stabile.
Papà quel giorno era tornato prima da lavoro e, come ogni settimana, portò alla mamma un bouquet di rose rosse e rosa.
Era bello che i miei genitori, dopo tanti anni dal matrimonio, erano ogni giorno sempre più uniti. Un po’ li invidiavo.
Poggiai il laptop sul letto.
Dopo un paio di minuti la faccia di Harry mi comparve davanti agli occhi.
Ci sorridemmo e lui mi salutò “ Ciao, Massie” “Ciao, Harry” ricambiai il saluto “ I tuoi zii non sono ancora arrivati?” gli domandai continuando a sorridere.“ No, però fra poco arrivano.”rispose mordendosi il labbro.
Lo guardai meglio e gli domandai arrossendo appena “N-non hai la maglia?” il ragazzo si guardò un attimo e sorrise flebilmente. Si vedeva che faceva palestra. Non so cosa mi prese ma mi venne da fargli altri complimenti, sembrava un ragazzo un po’ insicuro eppure a me piaceva come tipo. Insomma senza fraintendere intendevo che non è il classico adolescente che si crede Dio in terra come tutti gli altri. Mi sentivo quasi in dovere di fargli capire che per me aveva qualcosa di diverso. Lui era diverso.
Mi disse: “ Mi piace il tuo cappellino”.
Intendeva quello girato al contrario che accompagnava la mia treccia poggiata sulla mia spalla.
“ A me sai cosa piace?” chiesi sincera “Cosa?” mi chiese mordendosi il labbro “ I tuoi occhi, sono qualcosa di spettacolare.” Lo vidi arrossire e mi rispose, lusingato “ Grazie”.
“Sono... verdi e azzurri?” gli domandai cercando di guardarli meglio attraverso lo schermo “Già” sorrise.
“Allora Harry Styles, se dovessi raccontarmi chi sei potresti ignorarmi e rispondere che non sono affari miei oppure iniziare dicendomi...” Lui sorrideva, si mordeva ansiosamente il labbro inferiore e iniziò:
“ Ho diciannove anni, ho finito quest’anno la scuola e sono di Londra centro” poi aggiunse “ A questo punto la ragazza davanti allo schermo dovrebbe fare l’interessata e dirmi qualcosa di sé” Aveva capito il mio gioco, ed ha saputo rispondere a tono. Quello strano, timido ragazzo stava interessando ogni mia parte. Poi azzardai “ Te lo racconterei solo se venissi fuori per un panino e patate fritte con me”. A questo punto Harry si prese il mento fra le mani facendo finta di dubitare se accettare o no.
Ci demmo gli orari e poi sentii dalla sua parte il campanello suonare  e gli dissi, storcendo il naso “Devi andare... ci vediamo domani”
“Certo, buona serata Massie”.

La sua voce mi rimase impressa tutta la sera, e pensavo a lui, a Harry.
Un tipo così diverso da tutti gli altri ma mi stava prendendo tantissimo. Mi addormentai con un sorriso da ebete sulle labbra. Harry aveva stravolto tutto quello che avevo detto a mia madre, sì, avevo in testa qualcuno, ne ero sicura

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Capitolo 5
*** Capitolo 5- I Care for You ***


Capitolo 5

I Care for You

Quella mattina mi svegliai più presto del solito. Non era da me, ma delle grida attirarono la mia attenzione. Era da due giorni che ero a casa e quello che volevo era solo dormire. Forse mi riaddormentai subito, come quando si è troppo stanchi per capire cosa succede intorno, ma ecco che altre grida riecheggiarono fino alla mia stanza dal piano di sotto.
Fui costretta ad alzarmi per realizzare cosa stava succedendo. Non avendo il tempo di andare in bagno, corsi giù per le scale fredde il più veloce possibile. Feci una coda per sistemare l’aggroviglio di capelli mattutino. Decisi di non farmi sentire, né vedere, volevo solo che si sentissero le voci e distinguere quello che dicevano.
“Magnifico, basta che pensi per una volta a qualcosa per nostra figlia e tu rovini la festa di compleanno” alzò il tono una voce maschile. Sgranai gli occhi quando capii che era mio padre. Lui non aveva mai discusso con mia madre, non che io mi ricordi.
“Non ti azzardare a farmi passare per il mostro di casa, non ti azzardare!” rispose mia mamma piuttosto risoluta. “Sisi” annuì poco convinto mio padre, Matt. “A te il divertimento e a me quello che rimane” rispose a tono mia madre. A quella conversazione non trovavo un senso logico, era davvero strano quello che si dicevano quei due. Ed io là a guardare, ma forse era la cosa migliore.
“Tu hai scelto la carriera mia cara!” “Io qui non ho alternative qui, Matt, non ho alternative!Quando io tento di fare qualcosa di divertente, tu devi sempre fare di più, io pensavo a una torta e un regalo e tu la vuoi mandare all’estero, da sola!” aggiunse gridando a qualche millimetro da mio padre. In effetti mio padre la cosa a cui ci tiene di più sono le feste e i regali. Beh, a dire il vero lui si divertiva molto e invece mia madre era quella che doveva avere tutto sotto controllo. Lei non si era mai lamentata ai miei compleanni; era la prima volta che li vedevo così arrabbiati, e ammetto fa male esser convinta che tutto vada bene, ma niente di tutto quello che credevo fosse perfetto lo era.  Pensavo che in famiglia andasse tutto liscio fin’ora, ma a occhio mi sbagliavo.
 “Mi dispiace ma...” cercò di giustificarsi papà. “Perché sono solo io a sentire che ci vogliono delle regole qui, perché devi sempre farmi sentire una guastafeste?”. Li vidi spostarsi in cucina, prima mia madre e poi mio papà. Erano veloci nel parlare, sembrava quasi che volessero finire la conversazione il prima possibile. Mio padre,Matt  continuò: “Io non ti faccio passare per niente, fai tutto da te, molto spontaneamente!” La scena stava degradando, e pensare per una stupidata. “Tu fai in modo Daniel che tutti si sentano male al tuo fianco” vidi mia madre abbassare la testa, ma mio padre a quelle parole serrò la mascella “Dai, apri gli occhi! Infondo tu passi troppo tempo al lavoro” “Io passo troppo tempo con te, Matt, è finita!” Mio padre sbianchì, il mio cuore si strinse per un attimo e la guancia di mia madre si inumidì. Era troppo per me. Mi avviai sulle scale quando le lacrime scendevano ininterrotte, non me ne accorsi che stavo piangendo, aprii la porta della mia camera furtiva, l’unica cosa che volevo era dormire. Il silenzio fece spazio in tutta la casa. Era tutto così vuoto per pochi secondi finché contro la mia volontà fui costretta a sentire mio papà: “E dai Zoe, abbiamo dei problemi ma chi non li ha? Potremo risolverli, che discorsi fai che è finita!”   “Stiamo tentando di risolverli da oltre di quindici anni, Matt”    “Dai ti prego Zoe, ascolta, noi forse abbiamo bisogno di aiuto e se andassimo da un’analista per famiglie forse..” mio padre cercò di trovare una soluzione. “E’ troppo tardi per quello” rispose mia madre, con una nota di rimpianto nella sua voce, si sentiva. “Facciamo un viaggio, insieme a Massie, come una famiglia. Lascialo perdere il lavoro, tu non sei come sei adesso, tu sei stupenda”    “Oh Matt, gli stessi  nostri problemi ci aspetterebbero al nostro ritorno”    “Traslochiamo! E speriamo che i problemi non ci seguano” ammiccò mio padre con un filo di voce spezzata dal pianto. “Matt, per favore, non scherzare! Noi siamo maturati in modo diverso, non abbiamo più niente in comune” mia madre affermò convinta. “Ma come no? Ci amiamo ancora..” forse mio padre sperava in una risposta che non arrivò e poi ancora “Dai Zoe, ci amiamo ancora....no?”    “Io voglio divorziare”. Il mio cuore non reggeva più. Sarei restata in camera mia, il posto, l’unico posto dove potevo esprimere me stessa.

 
***
 


Passò qualche ora, suppongo da quella discussione che non avrei mai voluto sentire. Restai a letto per un tempo che sembrava infinito, quando trovai la forza e determinazione di trattenere le lacrime decisi di farmi vedere. Scesa giù, mi imposi di non far trasparire niente, nemmeno un sentimento. Mi sentivo morire. Ho sempre pensato a come deve essere avere due genitori che non si amano, che si separano poiché la maggior parte delle mie amiche l’avevano già passato. Passai il salotto per arrivare alla cucina, e vidi mia madre che cucinava come se niente fosse successo. Forse anche lei doveva nascondere quel segreto che poi tanto occulto non era. Io sapevo tutto, ma non dovevo mostrarlo. Salutai mia madre con un “ciao” flebile, e lei fece lo stesso. A colazione tutte due restammo in silenzio, una pausa assordante che però non sembrava importare a nessuna delle due. Spostai la sedia di peso e andai su per una doccia e sistemare il disastro che ero. Sarei dovuta andare a lavorare, ma nessuno oggi mi avrebbe fatta muovere di casa. La debolezza mi assaliva quando una notifica mi svegliò dai pensieri.

“Buongiorno. Sono appena arrivato in palestra ma non ci sei. Oggi allora Mc Donald’s? H. x”

Quel messaggio mi strappò un sorriso, in effetti avevo bisogno di qualcuno con cui straviarmi dalle preoccupazioni; digitai un messaggio veloce spiegando che ci saremmo trovati davanti la palestra per mezzogiorno e mezzo.
 
 
***

 
 
Le ore passarono veloci, ma non ero in vena di pensare a qualcosa di carino da mettermi quindi optai per un semplice jeans a vita alta uno dei miei crop top e le mie immancabili Dr. Martens nere; i capelli li lascia ricadere su una spalla e mi truccai leggermente. Presi le chiavi della macchina e senza salutare nessuno uscii di casa. Mi fermai a rifornire la macchina in uno dei distributori più vicini ma mi accorsi che ero in ritardo allarmante quindi pagai e sferrai verso la palestra.
Devo ammettere che non sapevo cosa aspettarmi, ma almeno non avrei pensato alla situazione che si era creata in famiglia. Detestavo ricordare di essere stata così ingenua a pensare che fosse tutto così facile che quasi mi sentivo in colpa per non essermene accorta. Vidi una testa castana, con i capelli tirati indietro e qualche ciuffo ribelle scompigliato dal vento che soffiava. Inconsapevolmente mi arrestai davanti a Harry. Aveva un semplice maglioncino verde e dei pantaloni stretti più chiari e un giubbotto verde militare, era davvero bello. Lo vidi titubante, forse perché non si aspettava la mia reazione, infatti alzai lo sguardo sul suo viso e i suoi occhi alla luce del sole erano una favola. Lui in sé non era come gli altri ragazzi, era più impacciato, timido, forse ingenuo in senso comportamentale, sentivo che lui era un tipo che avesse tante storie da raccontare ma aveva qualcosa che colpiva, come le falene sono attratte dalla luce: c’era uno stretto rapporto. Mi affrettai a salutarlo per non rischiare di fare un’ altra figura di merda, dopo gli episodi precedenti.
“Hey, Harry” “Ciao, Massie, mhm pronta?” abbozzò un sorriso e io ricambiai in segno di assenso. Salimmo sulla sua Range Rover nera e il viaggio fu piuttosto silenzioso ma per fortuna Mc Donald’s era vicino quindi non fu pesante. Prendemmo posto e Harry: “Vado a fare la fila, tu cosa vuoi?”
Cazzo, non avevo pensato al menù. Là era tutto super calorico e non c’era niente alla portata della mia dieta, quando mi vennero in mente le insalate. “ Ehm, un’insalata e un thè al limone, grazie” Lo vidi titubante, forse era strano ordinare un’insalata ma prontamente rispose che sarebbe tornato subito.
Ero stata mille volte in quel posto eppure mi sembrava la prima volta perché Harry mi metteva un po’ di ansia. Sono sempre stata capace di farmi complessi mentali del tipo: “E se non parla? E se il silenzio è troppo?” ma con lui mi sentivo a mio agio appunto perché era diverso dagli altri.
Harry tornò con un vassoio stra colmo di cibo, tanto che mi sentivo stupida ad aver preso un’ insalata... “Dopo ti do i soldi, Harry” “ Non ci pensare nemmeno” “Ma Harry, lasciami ti prego” “Sono un convinto sostenitore che sia dovere mio e dei maschi in generale pagare il conto”. Feci segno di approvazione e gli chiesi “ E sentiamo di cos’ altro sei convinto?” ero curiosa di cosa avrebbe risposto. La maggior parte dei ragazzi si sarebbe fermato e forse non avrebbe saputo rispondere, i maschi non hanno standard. “ Sono convinto che tutti dovrebbero leggere”. Quella risposta non mi era chiara, e vidi che Harry lo notò dalla mia espressione. “Vedi, Massie, amo leggere libri, può sembrare stupido ma..” “Li amo anch’io” lo zittii. Assunse un’espressione sorpresa ma poi si incupii come se nascondesse qualcosa, o magari si interrogava se dirla oppure no. “Sai, mi sono fatto un tatuaggio..” Si morse il labbro e si girò di spalle abbassando il lembo del maglioncino dietro il collo, c’era scritto: ‘Books are proof that humans can do magic’. Sputai il boccone quando lo vidi perché era il mio sogno farmi un tatuaggio, in più mi aveva lasciato a bocca aperta, era bellissimo. Non volevo che il mio silenzio alludesse che non mi piaceva, al contrario, quindi mi affrettai a rispondere: “Harry, è bellissimo” “Sono contento ti piaccia”. In quel momento sentii un istinto, probabilmente Harry aveva toccato il mio punto debole, la mia passione irrefrenabile per la lettura. Senza pensarci gli diedi un bacio in guancia e lui arrossì, facendo una smorfia dove rivelò le fossette al lato delle sue labbra. Harry cacciò in bocca un altro pezzo di panino, ed io ingoiai l’insalata che aveva troppo aceto e strizzai gli occhi riducendoli a due fessure; Harry lo notò subito dato che si mise a ridere per la mia faccia ed anch’io mi unii alla sua risata. Ci scambiammo un’occhiata prima di ritornare a mangiare.
“Come va, allora?” mi chiese lui. Era una domanda normalissima eppure mi faceva più male di quanto lui potesse prevedere. Cambiai espressione a questa richiesta ma decisi comunque di rispondere “Semplicemente và” “Vuoi parlarmene?”chiese lui mostrando quelle sue fossette che erano mozzafiato. Lo so che a una persona del tutto sconosciuta non si raccontano le faccende personali, ma con Harry era diverso ancora una volta. Sentivo di potergli raccontare tutto, lui sarebbe restato lì ad ascoltare. “Non sto passando un periodo fantastico in famiglia, mia madre vuole chiudere con mio padre ed io, convinta che tutto era perfetto tra loro mi sento il mondo cadere addosso, non me l’aspettavo.” Harry sembrò un attimo perso nei suoi pensieri, a cercare una valida risposta da darmi: “Sai, anche i miei genitori si sono separati e io ne ho sofferto molto, era tutto un casino, ma ho avuto una sorella, dopo che mia madre si era risposata che mi ha ristabilito tutto quello che era un disastro, questo per dire che anche tu hai bisogno di qualcuno accanto, se vuoi io ci sono, per te.” Senza parole ero, credo che mi sarebbe servita una spalla su cui piangere, dopotutto non era facile. “Harry, grazie ma non sei obbliga..” “Massie, mi prendo io cura di te, adesso.” Ero senza parole di nuovo, in meno di cinque minuti quel ragazzo mi aveva sorpreso per ben due volte, è come se sapesse di cosa avessi bisogno... “Andiamo, ti porto in un gran posto”.
Mi  ritrovai a correre  per delle scale che sembravano vecchissime sul retro del fast food dove avevamo lasciato il cibo nei tavoli. Presto fummo nel tetto dell’ edificio e spalancai gli occhi, c’era una vista meravigliosa. “Harry, sicuro che si può stare qua?” “Finché le lepri non fanno la spia” ridemmo ma poi Harry prese il suo telefono e mise in replay una canzone, aveva un ritmo sostenuto, quasi brillante, la canzone era ‘Sing’ di Ed Sheeran, la conoscevo, a scuola tutti sapevano le parole. La canzone ebbe inizio, Harry mi prese le mani e le incastrò facendomi girare.  

It’s late in the evening
Glass on the side now
I’ve been sat with you
For most of the night
Ignoring everybody here
We wish they would disappear
So maybe we could get down now


Era una danza senza senso, eppure mi sentivo bene con Harry. Stavamo ridendo per i pessimi ballerini che eravamo. Però era come se tra le sue braccia mi sentivo protetta. La canzone continuava ma io mi fermai, incrociai i suoi occhi e senza preavviso lo baciai. Era un bacio fuggitivo, come se non sapessi neanche io cosa stessi facendo. Lui, Harry non era per niente scosso, anzi mi sorrise: “Ti riporto a casa”, io mi limitai ad annuire per l’imbarazzo che avevo creato.
Poco dopo fummo a casa ed Harry, sceso, mi aprì la porta. Adoravo il suo essere così gentile. Mi portò in spalla fino alla porta di casa mentre io urlavo “Fammi scendere che peso”, si, ancora una volta il peso era il mio problema ma lui non si mosse dalla sua posizione finché non fummo così vicini da poter sentire il respiro suo, e lui il mio. A quel punto mi interrogavo se era il caso di un altro bacio, ne morivo dalla voglia, ma se lui non ricambiasse avrei fatto una figura da collezionare a quelle precedenti, quindi non era il caso. Non mi accorsi di torturarmi il labbro con i denti ma non sapevo davvero cosa fare. Forse lui si chiedeva la stessa cosa ma lo precedetti, e mi decisi, gli diedi un bacio in guancia, in fondo non era troppo ma neanche troppo poco!
Ci scambiammo un ultimo sguardo come se fosse troppo il tempo che ci avrebbe separato una volta che lui se ne sarebbe andato. Ma io dovevo tornare a casa, ma non volevo. Harry aveva saputo intendermi alla perfezione, anche fin troppo per essere uno sconosciuto. Forse Harry aveva capito molte cose su di me, anche più di quello che so io di questa storia. Lo vidi salutare dal finestrino, e gli rivolsi un ultimo ‘ciao’ mimando con la bocca. Mamma mia, quel ragazzo mi stava dando alla testa.
Era troppo bello per essere vero, perché la voce dei miei mi risvegliò: “Massie, dovremmo parlare” 
Era perché ero uscita con un ragazzo o per la loro separazione? Non lo so. Stavo pensando troppo in fretta. Decisamente. Ma qualunque argomento fosse stato ero terrorizzata.
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Ah, volevo ringraziare tutte per le recensioni e quelle che mi sono arrivate tramite messaggio, siete dolcissime.
Voglio scusarmi di non aver postato prima, ma i progetti della scuola per Natale mi stanno occupando tutta l’agenda..
In ogni caso come vi sembra il capitolo?
Volevo ricordarvi stavolta di recensire in tante, anche solo un piccolo pensiero. Per qualsiasi chiarimento scrivetemi pure un messaggio o magari una anticipo della storia, sarei felice di rispondere alle varie domande. Per chi mi ha chiesto se sono su twitter si, il mio account è @BigBrunetteHead ...come qua su efp, che fantasia, lo so....seguitemi, twitterò sempre quando avrò intenzione di aggiornare.
Ora bando alle ciance, che ne pensate di Massie e Harry? Si occuperà sul serio Harry di lei? Il prossimo capitolo sarà dedicato interamente a loro. Aspetto le recensioni! Grazie ancora a tutte, al prossimo capitolo, un bacio!

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