Diary

di hinata93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I ***
Capitolo 2: *** 2° ***



Capitolo 1
*** I ***


Al Diavolo, io la posto

Al Diavolo, io la posto. Ci ho pensato parecchio e, finalmente, ho deciso di postare questo piccolo esperimento. Non so quando riaggornerò, ho scritto solo un quarto del prossimo capitolo, ma le idee ci sono. Vorrei sapere cosa ne pensate e se vale la pena continuarla. Quindi... ditemi voi cosa ne pensate. Il capitolo non è betato perché la mia beta buh è sparita.

So... aspetto le vostre recensioni.

 

 

 

 

 

“Ti prego aiutami!”

 

Rachel Barbra Berry si sollevò di scatto dalla sua sedia, su cui era comodamente seduta, facendola stridere in modo brusco.

Aggrottò le sopracciglia e guardò alla sua destra ed alla sua sinistra.

L'aveva sentito solo lei?

“Rachel?” Domandò una voce, riportandola alla realtà.

Rachel diresse il suo sguardo su quello del suo professore di storia, Mr. Shuester.

L'uomo si avvicinò preoccupato, fino a presentarsi di fronte a lei scrutandola curioso.

“Va tutto bene?” Chiese l'uomo con aria confusa.

Rachel gettò ancora una volta lo sguardo per la classe. Notò un paio di sguardi che erano rivolti verso di lei. Alcuni erano preoccupati, come quello del professore e della sua migliore amica, altri erano derisori, come quelli della maggior parte della sua classe.

La ragazza si schiarì la gola annuendo. Sorrise stancamente e si risedette.

“Certo Mr. Shue. E' solo che Brittany mi ha tirato un pizzico al fianco, mi spiace se le ho fatto interrompere la lezione.” Disse rivolgendo a Brittany uno sguardo di scuse.

Brittany incrociò il suo sguardo ed annuì prontamente.

“Mi scuso anch'io Mr. Shue.” Disse la biondina esibendo la sua miglior puppy face.

Mr. Shuester parve accettare la scusa.

“Va bene, ma evitate queste bambinate nella mia ora, chiaro? E ora riprendiamo” Iniziò l'uomo tornando alla sua cattedra. “Allora, come vi stavo dicendo gli Stati Uniti hanno aderito alla seconda guerra mondiale quando...”

La voce dell'uomo andò via via dissolvendosi nella testa di Rachel, che cercava in tutti i modi di capire da dove provenisse quella voce.

“Rach?” Domandò Brittany, silenziosamente, attenta a non farsi sentire dal professore che continuava a spiegare imperterrito le fasi della seconda guerra mondiale.

Rachel si raddrizzò sulla sedia rivolgendosi a Brittany.

“Scusa se ti ho tirato in ballo” Disse la bruna.

Brittany annuì.

“Che succede?” Domandò curiosa la biondina.

Rachel la guardò sconcertata.

“Non hai sentito nulla?”

Brittany portò la matita alle labbra mordicchiandola leggermente.

“No, che avrei dovuto sentire?”

Rachel fissò la sua migliore amica credendola pazza.

“Mi vuoi dire che non hai sentito nessuno urlare “aiutami”?” Chiese confusa.

Brittany scosse la testa.

“Rach da quanto non dormi?” Le domandò di punto in bianco la ragazza.

Rachel la guardò perplessa ancora una volta.

“Scusami?”

“Hai bisogno di una dormita, perché non vai in infermeria? Ti stai immaginando le voci e no, non attaccare col tuo solito discorso perché se tu sei psichica io sono un unicorno.” Rispose la biondina sorridendo. “Anche se... io sono davvero un unicorno.” Continuò.

Rachel ridacchiò sentendo l'ultima frase.

“Mah, probabilmente hai ragione.” Sollevò la mano destra e portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. “Ho davvero bisogno di farmi una buona dormita.” Sussurrò.

Brittany annuì. “Però prima di andare a dormire devi accompagnarmi al centro commerciale. Ho visto un nuovo paio di stivali bellissimi e mamma mi ha già dato i soldi.” Disse.

“Va bene va bene.” Assentì la bruna. “Alla fine delle lezioni ci andiamo.” Concluse.

Brittany approvò felicemente prendendo dall'astuccio un pastello nero ed iniziando a disegnare dei baffi esageratamente grossi alla figura di John Fitzgerald Kennedy che occupava un'intera pagina di storia in tutta la sua fierezza.

 

Quarantacinque minuti dopo, la campanella rimbombò per l'intero istituto.

“Bene ragazzi, per il test della prossima settimana vi consiglio di studiare dal capitolo trentanove al capitolo quarantadue.” Disse Mr. Shuester prendendo il suo libro e riponendo tutto nella cartellina di pelle marrone che si portava sempre dietro.

“Ci vediamo la prossima settimana” Aggiunse, rivolgendo a tutti un saluto sincero prima di dileguarsi.

 

Rachel si stiracchiò sulla sedia gemendo quando sentì i muscoli delle sue gambe tirare così meravigliosamente. Odiava rimanere seduta per così tanto tempo di fila e sentire Mr. Shue parlare per due ore della seconda guerra mondiale aveva dato il colpo di grazia ai suoi nervi.

“Sono distrutta.” Esclamò risedendosi.

Brittany annuì sconsolata e si alzò in piedi.

“Andiamo a mensa? Oggi c'è il tortino di frutta come dolce.” Disse felicemente.

Rachel sorrise e si alzò a sua volta.

Insieme si diressero a mensa chiacchierando del più e del meno.

Oltrepassarono la porta mentre ancora chiacchieravano quando Brittany dovette fermarsi inorridita.


“Allora Berry? Hai parlato ancora con uno dei tuoi fantasmi? O magari gli unicorni di questa fessacchiotta ti hanno portato a schizzolandia?” Esclamò un ragazzo enorme.

 

“Per tua informazione, David, io non parlo con gli spiriti. Sento delle voci e no, oggi gli unicorni di Brittany non si sono fatti vedere. Magari stanno vomitando arcobaleni nei pressi della tua cameretta che, da quanto so è alquanto gaya.” Disse Rachel tirandosi via qualche spaghetto al sugo dalla maglia e guardandolo schifata.

“Come ti permetti!?” Disse il ragazzo avvicinandola e sovrastandola. “Non sai con chi hai a che fare! Potrei distruggerti con un solo dito.”

“Oh fa pure.” Concesse Rachel. “Solo che poi andrai a finire in un bellissimo riformatorio dove, per sopravvivere, sarai costretto a concederti a tutti. Ma questo non è necessariamente un male per te, vero David?”

David si guardò attorno deglutendo sonoramente. Guardò la ragazza più bassa e con un gesto stizzito dovette allontanarsi.

“Non è finita qui Berry.” Disse mentre andava a sedersi nel tavolo dei giocatori di football.

 

“Perché gli permetti di trattarti così?” Chiese Brittany una volta che, dopo essersi ripulita alla  bene e meglio in bagno, Rachel si sedette al suo fianco.

Rachel addentò una foglia di insalata.

“Lo conosco da una vita, so bene che non mi farebbe mai del male. Ha bisogno di rimarcare il suo essere un duro ma in realtà lui è... lo sai tenere un segreto Britt?” Domandò avvicinandosi al suo orecchio.

Gli occhi di Brittany scintillarono e la bionda annuì furiosamente. “Lui è un unicorno proprio come te.” Disse gustandosi lo sguardo di Brittany che da calmo divenne sorpreso e poi stranito.

“Davvero?” Domandò la bionda.

Rachel si limitò a mordere un pomodoro e ad annuire.

 

 

Il pranzo passò velocemente e con lui anche le lezioni pomeridiane.

Alle tre precise Rachel trovò Brittany fuori dalla sua classe.

Le sorrise e insieme si diressero verso la macchina di Rachel. Una Ford Fiesta.

“Quando ti deciderai a cambiare questo rottame?” Le domandò Brittany sorridendo.

“Rottame eh? E tu invece? Hai di meglio da offrire?” Rispose ridacchiando Rachel.

“Fregata. Andiamo su che gli stivali mi stanno chiamando. Non senti? 'Briiiittt, Briiiittt...'” Disse la bionda abbassando volutamente il tono della voce, dandole l'idea di un eco.

“'Siamo quiiii, compraciiiii. Siamo tutti tuooooi.'” Concluse la bionda ridacchiando.

Rachel scosse la testa. “Quanto sei idiota Pierce!” Disse azionando il quadrante della sua auto e mettendo in moto.

 

Dopo una piccola sosta a Burger King Rachel e Brittany riuscirono a giungere nel centro commerciale.

“Hai scelto il paio vero? Dimmi che non rimarremo qui per un'altra ora come il mese scorso, ti prego promettimelo.” Sospirò Rachel, vedendo come gli occhi di Brittany si stessero man mano illuminando per ogni passo che le avvicinava al negozio designato.

“Beh magari ho alzato il prezzo degli stivali a mamma, in modo da avere più soldi da spendere per una maglia...” Disse la bionda evasiva.

Rachel si pizzicò il naso sbuffando sconsolata. “Dovevo immaginarlo.” Sibilò lasciandosi trascinare da una Brittany quanto meno esagitata.

 

Come preannunciato, la scelta delle scarpe fu abbastanza rapida ed indolore. Il vero problema arrivò quando la bionda decise di spendere i suoi restanti trentaquattro dollari per una maglia.

Rachel era ormai coperta di magliette che Brittany le passava dal camerino dicendole solo “Uhm forse questa potrebbe andare” per poi scartarla non appena i suoi occhi si posassero su qualcosa di più carino.

La bruna sbuffò per l'ennesima volta nel giro di venticinque minuti e... ventisei minuti.

“L'ho trovata Rach. Questa è perfetta.” Disse Brittany sorridendo e mostrando a Rachel una maglia verde con tanti pesciolini. “Ho deciso prendo que-” La bionda si fermò e Rachel sbuffò ancora. “Anzi aspetta, provo questa e vediamo.” Disse lasciando l'ennesima maglia a Rachel e rinchiudendosi nel camerino.

“E lo sapevo.” Disse la bruna rassegnata.

 

“Aiutami ti prego!”

 

Rachel sgranò gli occhi e si guardò intorno. Nessuno. Non c'era assolutamente nessuno nell'anticamera dei camerini.

“C'è nessuno?” Chiese facendo un giro su se stessa.

“Rach che succede?” Domandò Brittany aprendo la tenda del camerino apparendo con il solo reggiseno alla bruna.

“Britt rivestiti sei mezza nuda.” Le fece notare Rachel. Brittany sorrise e tirò la tenda.

 

Rachel si appoggiò al muro e chiuse gli occhi e fu li che lo vide.

Una serie di immagini nella sua mente si susseguirono velocemente. Vide le spalle di un ragazzo. Lo vide correre, scivolare e girarsi terrorizzato. Non riuscì a vedere il suo viso perché l'immagine si spostò verso una creatura informe e nera.

 

“Cosa diavolo?” Si domandò sottovoce non osando aprire gli occhi.

 

“Se c'è qualcuno che mi sente ti prego. Aiutami.”

Rachel sentì ancora una volta la voce. Come se fosse stata dotata di vita propria la ragazza fece scivolare tutte le maglie a terra e iniziò a correre.

Corse a perdifiato senza sapere nemmeno dove si stesse dirigendo.

Ritornò in sé quando, uscita dal centro commerciale vide dinanzi a se un bosco.

Da quando c'era un bosco lì?

“Non ce la faccio più!”

Non riuscì a trovare una risposta perché la voce le rimbombò ancora nella testa.

Riprese a correre e fu lì che lo vide. Un gatto marrone era steso a terra svenuto.

Lo prese in braccio ed il gatto si avvicinò a lei posandole sulla mano un piccolo anellino prima di svenire.

 

“Rachel?” Rachel si girò verso Brittany.

Era poco fuori il centro commerciale ed il bosco era... sparito.

-Cosa diavolo?- Si disse la bruna confusa. Era certa di essere stata in un bosco appena trenta secondi prima.

“Rachel che succede? Ti senti male?” Le chiese la bionda.

Rachel si ritrovò ad assentire.

“Scusa Britt. avevo bisogno d'aria e sono uscita. Poi ho trovato lui.” Disse mostrandole il gatto e nascondendo il piccolo anellino.

“Oh mio dio. E' ferito? Sta bene?” Domandò Brittany. “Vieni andiamo a casa tua. Dobbiamo curarlo” Disse prendendolo in braccio e dirigendosi verso l'auto di Rachel. “Allora Rachel ti muovi?”

Rachel annuì disorientata. Nascose l'anello nella tasca della gonna e accese l'auto mettendosi alla guida.

 

Dieci minuti dopo, nella stanza di Rachel, Brittany si accingeva a stringere l'ultima benda sulla zampetta sinistra del gatto.

“Va tutto bene, non è ferito. E' solo molto stanco ed ha qualche graffio. Probabilmente ha fatto a botte con gli altri gatti del quartiere.” Disse Brittany sedendosi sul letto di Rachel dopo aver adagiato con cura il micino su un asciugamano ai piedi della scrivania di Rachel.

“Un paio di giorni e dovrebbe guarire.” Disse e Rachel annuì ancora scossa.

Sapeva che in materia di gatti Brittany avrebbe potuto tenere comizi di ore.

“Lo tieni tu vero Rach? Io non posso portare altri gatti in casa. Lord T potrebbe prenderla a male e ricomincerebbe a fumare di nascosto.”

Rachel assentì. “Devo chiedere ai miei papà ma non credo ci siano problemi.”

Brittany sorrise e si stiracchiò stendendosi sul letto.

“Benissimo. Tra poco devo andare via. E' quasi ora di cena e se faccio ancora ritardo mia madre mi ucciderà.” Disse.

Rachel sorrise e si accomodò vicino a Brittany chiudendo gli occhi.

 

“Grazie.” Sentì nella sua mente.

“Prego.” Sussurrò in silenzio.

 

“Mmh?” Domandò Brittany girandosi su un fianco. “Che hai detto?” Chiese.

“Io non ho fiatato. Giuro.” Rispose Rachel sorridendo.

Brittany scosse la testa. “Tu non me la racconti giusta.” Le disse sollevandosi e prendendo il proprio cappotto. “Ora vado. Ci vediamo domani ok?” Disse.

Rachel annuì, accompagnò la sua amica alla porta di casa e decise di cenare.

I suoi genitori sarebbero arrivati tardi quel mercoledì a causa di una cena di lavoro di suo padre Hiram e lei aveva voglia di dormire.

Sgranocchiò un panino velocemente e si infilò nel suo letto gemendo quando la sua testa incrociò il cuscino.

Si addormentò all’istante.

 

 

 

La mattina successiva giunse rapidamente per Rachel, la quale si ritrovò accecata da un raggio di sole che le colpiva completamente l'occhio destro. Lo chiuse gemendo infastidita e si rannicchiò sotto le coperte.

La sveglia del suo telefonino suonò neanche qualche minuto più  tardi costringendola a sollevarsi dal letto.

La prima cosa che attirò la sua attenzione fu lo sguardo di un gatto da sopra la sua scrivania.

Non l'aveva poggiato ai piedi della suddetta?

Non ci pensò quando vide che il gatto si era rannicchiato all'interno dell'asciugamano e la guardava sospettoso.

Rachel si sollevò, prese l'anello e lo appoggiò proprio vicino al gatto che, in tutta risposta sgranò gli occhi.

“L'hai preso tu, meno male.” Disse il gatto.

 

Rachel guardò il gatto e poi diresse lo sguardo verso la sua immagine riflessa allo specchio.

Osservò ancora una volta il gatto.

“Sto impazzendo” Si disse, prima di ridere sguaiatamente.

“Sto decisamente impazzendo se sento un gatto parlare.”

 

Poggiò le sue mani sulla scrivania passandosi poi la mano sinistra a tirarsi la guancia. No, decisamente non stava sognando.

 

“Non sei pazza. Io non sono un normale gatto.” Disse il gatto.

“Sono pazza sì. Non c'è altra spiegazione.”  Rispose Rachel.

Il gatto sbuffò, scese dalla scrivania barcollando e si fermò davanti allo specchio osservando la propria figura con sguardo critico.

“Mio dio, che schifo di colore ho.”  Esclamò il gatto leccandosi leggermente la zampina destra prima di passarla sul muso a ravvivare quello che sembrava essere un ciuffo.

“Molto meglio.” Disse voltandosi verso Rachel.

“Ciao. Io sono Kurt e sono un mago.”  Si presentò, allungando la zampetta che si era appena leccato.

 

Rachel si sedette sul letto sconcertata.

“O-ok... io mi chiamo Rachel.” Rispose allungando la mano.

Kurt, il gatto, la prese tra le sue zampe e la strinse prima di tornare sul suo asciugamano.

“Ti spiace se approfitto della tua gentilezza e dormo un po'? Sono distrutto. Non ci vorrà molto, solo cinque o sei giorni al massimo e poi toglierò il disturbo. Devo solo recuperare un po' del mio potere magico per viaggiare nel mio mondo.” Disse il micino accoccolandosi.

Rachel si ritrovò ad annuire.

“O-ok... hai bisogno di qualcosa? Cibo per gatti? Altre coperte? Medicine?” Domandò confusa.

“No grazie. Ho solo bisogno di riposo. Sono distrutto.” Rispose il gatto sbadigliando, poco prima di addormentarsi.

 

 

Rachel, ancora confusa, si vestì e passò da Brittany come ogni mattina e la accompagnò a scuola.

 

Le lezioni si susseguirono lentamente senza avvenimenti particolari.

Giunta all'ora di pranzo Rachel prese la sua auto e tornò a casa dopo essersi scusata con Brittany ed averle detto di sentirsi poco bene.

 

Arrivata a casa, la ragazza corse nella sua stanza dove vide Kurt, quel simpatico micino, stare davanti allo specchio ad aggiustarsi il pelo con la lingua.

Chiuse la porta e si schiarì la voce per attirare l'attenzione e, grazie al cielo, ci riuscì.

“C-ciao Kurt.” Disse Rachel spaventata.

Kurt si voltò verso di lei e si avvicinò saltandole in grembo.

“Ciao Rachel.” Disse accoccolandosi al petto della mora.

“Allora... ti serve qualcosa?” Chiese la bruna. “Come ti senti?”

“Sto già meglio. Però avrei una certa fame.” Rispose il gatto.

 

Rachel annuì e con Kurt in braccio prese a scendere le scale.

“Già a casa Rach?” Rachel sobbalzò nel sentire la voce di suo padre LeRoy alle sue spalle.

“Papà!” Esclamò.

“Wow che bel gattino.” Disse LeRoy prendendo in braccio Kurt, il quale soffiò un paio di volte verso l'uomo.

 

-Di a tuo padre di lasciarmi. Ora.- Rachel sentì nella sua mente.

-Mi senti? Riusciamo a comunicare così?- Domandò sperando di essere ricevuta.

-Si. Finché l'anello è nelle tue vicinanze riesco a farmi sentire da te.- Rispose Kurt.

 

“Papà credo che non gli piaccia essere preso così!” Esclamò Rachel riafferrando il povero Kurt che soffiò ancora verso l'uomo.

“Comunque ha fame. Che posso dargli?” Domandò al padre.

-Una bella bistecca al sangue- Disse Kurt nella sua mente.

-Dio no che schifo! Io sono vegana.- Rispose Rachel arricciando disgustata il naso.

 

“Perché per ora non provi con qualche biscottino di sotto? Dopo potremmo andare a comprargli un po' di cibo per gatti.” Rispose LeRoy.

Rachel annuì e scese le scale diretta verso la cucina.

Prese un paio di scatole di biscotti e le riversò in un piattino. Riempì un altro piatto con del latte e offrì il tutto a Kurt il quale non si fece scrupoli ed iniziò a mangiare contento.

 

-Allora...- Iniziò Rachel vedendolo mangiare. -Mi spieghi che cosa è successo?- Chiese.

Kurt si fermò un secondo, valutando se parlare o meno, ma alla fine cedette.

-Ascoltami bene.- Iniziò, sedendosi compostamente sulle gambe di Rachel. -Io non sono di questo mondo. Provengo dal mondo numero settantasette.-

-Mondo numero settantasette?- Domandò confusa la ragazza.

-Non interrompermi. Comunque si. Settantasette. Questo, se non erro è il mondo numero quarantadue.- Riprese il micio mentre, imperterrito, si leccava una zampetta e tentava in tutti i modi di ravvivare il suo ciuffetto.

-Comunque, dicevo. Non sono di questo mondo ma sono finito qui a causa del diario di Mr Edward Kelley. E' andato disperso e, dopo anni di studi, sono riuscito a ritrovare una fonte che mi dice che tutte e cinquanta le pagine sono sparse per questo mondo.- Disse.

Rachel ascoltò rapita il racconto.

-Ecco perché mi trovo qui. Devo recuperare le pagine del diario e sigillarle nel loro mondo. Sono molto pericolose.-

-Capisco...- Rachel iniziò ad accarezzare distrattamente il micio. -Ti hanno ferito loro?- Domandò.

-Mi spiace Rachel. Questo non posso dirtelo. Non voglio metterti in pericolo.- Rispose il micio.

Rachel annuì.

-Grazie per la preoccupazione.- Rispose seriamente.

 

Rachel prese Kurt e lo portò verso la sua cameretta.

Oltrepassò la stanza e lo sentì irrigidirsi.

“C'è qualcosa che non va?” Domandò non appena lo vide scendere e traballare ancora.

Kurt non rispose e si limitò ad afferrare l'anello ed a fuggire di casa.

 

Sconvolta la bruna lo seguì ritrovandolo, poco dopo, semi svenuto per strada.

“Kurt!” Urlò, accovacciandosi su di lui.

“Prendi...” Il gatto iniziò a tossire. “Prendi l'anello” Le disse.

Rachel annuì e fece come lui aveva detto.

“Mettilo al dito e fa in fretta, non abbiamo molto tempo.”

La ragazza eseguì ancora il comando.

“Pensa ad un’arma.” Disse Kurt.

Rachel pensò intensamente ad un arco e questo, come per magia, spuntò nelle sue mani.

“Ho bisogno di un po' della tua forza.” Riprese il gatto.

 

Rachel lo fissò intensamente ma dovette distogliere lo sguardo quando davanti a sé comparve un enorme e maestoso volatile nero.

“E' colpa del diario. Una pagina l'ha contaminato facendolo diventare... questo.” Disse il gatto tentando di alzarsi sulle sue zampe.

“Devi abbatterlo e sigillare la pagina.”
Rachel afferrò Kurt e lo tirò a se scappando mentre l'uccello iniziava a seguirli.

“COSA?” Urlò. “Come diavolo faccio? Mi farà a pezzi.” Esclamò, schivando all'ultimo secondo un colpo.

“Hai bisogno di una protezione. Immagina un abito, ti servono delle vesti protettive.”

Rachel fece ciò che il gatto le aveva chiesto e, senza accorgersene, si trovò vestita.

“Sul serio ragazza? Ma il tuo senso della moda è così scadente?” Chiese il micio guardando il completo della bruna.

 

Rachel era vestita con un golfino verde pastello con sopra un gatto rosa. Una minigonna le copriva le cosce e delle calze, bianche, le arrivavano ai piedi incorniciati da un paio di mocassini marroni.

“Ti sembra il momento Kurt?” Domandò stizzita.

“I miei poveri occhi...” Riprese il gatto inorridito. “Va bene, per ora basteranno. Queste vesti sono speciali, ti proteggeranno per ora.” Disse.

Rachel saltò un piccolissimo ostacolo ritrovandosi nel parchetto dietro casa sua che, fortunatamente, al momento era completamente vuoto.

“Bene Rachel. Ripeti con me: “Potere dell'anima della divina Sylvester vieni a me”.”

Rachel si nascose dietro un albero ansimando e chiuse gli occhi concentrata.

“Potere dell'anima della divina Sylvester vieni a me.” Ripeté convinta.

Un fascio di luce si innalzò dall'anello e Rachel sgranò gli occhi.

“E ora?” Domandò con aria confusa.

“Ora potrai usare l'arco e le vesti.” Rispose il micio. “Immagina una freccia e cerca di mirare al cuore di quell'essere.”

“Ma così lo ucciderò.” Disse. “E poi non ho una buona mira.”

“Non preoccuparti, non morirà e grazie all'aiuto della divina Sylvester la tua mira è migliorata.” Rispose il gatto indispettito.

Rachel annuì convinta.

“Ok io ci provo”

Immaginò una freccia che comparve nella sua mano destra. Tese l'arco e prese la mira.

“Ora!” Urlò lasciando andare la corda tesa e scoccando la freccia, centrando l'animale proprio nel petto.

Rachel sentì l'animale urlare e lo vide dissolversi completamente. Al suo posto rimase solo un foglio e un piccolissimo passerotto.

“Non male, Rachel. Ora sigilla la pagina!” Disse Kurt avvicinandosi al gatto.

“E-e come faccio?” Chiese spaesata Rachel.

“Avvicina l'arco alla pagina.”

Rachel eseguì gli ordini e allungò l'arco alla pagina.

-Pagina dodici acquisizione completa- Urlò l'arco.

Rachel sbuffò e si lasciò cadere a terra.

“Mi spieghi cosa è successo?” Domandò al gatto.

Kurt si scrollò di dosso un po' di polvere prima di appoggiarsi a Rachel.

“Più tardi. Ora ho veramente bisogno di dormire.” Disse lasciandosi andare.

Rachel sorrise, prese in braccio Kurt e lo portò a casa sua appoggiandolo sul suo asciugamano.

“E' stato fighissimo!” Esclamò ficcandosi in doccia.

 

 

 

 

 

 

 

 

Dato che siete buoni e che l'altra mia storia ha ricevuto ben 125 recensioni (non male per essere la prima pubblicata in questa sezione *si vanta* ) vi prego di dirmi cosa vi piace o meno.

*elemosina le recensioni*

 

In caso vi lascio anche il mio Ask >.< http://ask.fm/Takuzzola e niente....

 

Ah il prossimo capitolo è mezzo scritto ma... devo superare la sessione di esami universitari  ç_ç sobbing

Ah solo un ultimissima cosa... mondo 42 eheheheheh dai chi la capisce lo stimo <3

 

Un saluto Hinata93

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Capitolo 2
*** 2° ***


La doccia riuscì in qualche modo a rischiararle i pensieri.

Rachel si godette come il calore generato dall'acqua le stesse scrollando di dosso tutte le preoccupazioni.

Appoggiò la testa sulle mattonelle sospirando alla sensazione di freddo che ne seguì.

La ragazza chiuse gli occhi rilassandosi e ripensando a tutto quello che era successo negli ultimi due giorni.

Un gatto, Kurt, le aveva parlato e, come se la cosa non fosse stata abbastanza surreale, le aveva anche detto di essere un mago e, per incrementare la dose, aveva ucciso... beh non ucciso ucciso ma aveva sparato ad un volatile. Un volatile che voleva ucciderla, mangiarla e Dio solo sa cos'altro.

Era stata una giornata strana.

Rachel si portò le mani piene di shampoo sul capo ed iniziò a massaggiarlo circolarmente.

Ora che ci pensava avrebbe dovuto parlarne con Brittany?

Si risciacquò del tutto eliminando completamente il sapone in eccesso ed uscì dall'abitacolo della doccia avvolgendosi attorno ad un asciugamano. Indossò la biancheria intima ed uscì dalla stanza diretta verso la propria camera.

Vide Kurt dormire esausto nella sua piccola cuccia di fortuna acciambellato in una copertina leggera.

Si accovacciò sulle gambe arrivando allo stesso livello del gatto e rimase lì ad osservarlo per quelle che le sembrarono ore.

La ragazza volse uno sguardo anche verso il piccolo anellino che scintillava alla luce del sole che lo attraversava da parte a parte. Era rosso, ma non era un rosso normale. Sembrava della stessa tonalità del sangue.

Non che Rachel conoscesse abitualmente il colore del sangue ma anche lei, come qualsiasi adolescente normale, si era tagliata qualche volta tentando di cucinare

Ma, ad ogni modo, quell'anello era strano.
Rachel lo fissò allora più intensamente vedendo delle strane sfumature viola vorticare al centro.

“Ti piace?”

Rachel sobbalzò urlando spaventata. Per lo spavento cadde sul sedere.

“Ouch.” Asserì massaggiandosi il punto leso.

“Scusa. Non volevo spaventarti.” Kurt scese dal suo lettino e si stiracchiò per bene.

“Mi ci voleva una dormita del genere.” Disse atterrando sul pavimento della stanza di Rachel.

“Immagino che vuoi delle risposte.”

Rachel si limitò ad annuire sempre più disorientata.
Iniziava a sentirsi una pazza a parlare con un gatto.

Kurt si accovacciò sul lettino di Rachel facendole segno, con la zampetta, di unirsi a lui.

“Allora... Ti ho già accennato delle cose nella nostra conversazione precedente.” Iniziò il gatto posizionandosi sulle gambe di Rachel la quale si allungò per prendere la copertina sulla scrivania e la mise sul corpicino del gatto.

“Grazie. Dunque, chiedi pure.”

“Cos- cos'era quell'animale? Perché mi ha attaccato? Perché era enorme e nero? Cosa voleva da te? Come ho fatto a trasformarmi? Perché un arco?” Esplicò Rachel fermandosi giusto per riprendere un po' d'aria.

“Mio Dio, ma quanto parli?” Domandò il gatto seriamente impressionato.

“Comunque andiamo per ordine. Quell'animale che ti ha attaccato questo pomeriggio è stato contaminato dalla pagina del diario. Vedi, queste pagine posseggono un enorme potere magico che permette loro di trasformare cose o animali nelle loro immediate vicinanze. Non so, forse il piccolo uccellino l'aveva presa per metterla nel nido ed è stato trasformato o cose così.” Iniziò Kurt.

“Comunque non ce l'aveva con te. Semplicemente ha sentito il mio potere magico e ha provato a rubarmelo. Alcune delle pagine hanno questo istinto.”

“Capisco... ma perché mi sono trasformata?”

“Ti ho prestato un po' del mio potere e l'anello ha fatto il resto. Comunque, Rachel, non preoccuparti non ti sarò di peso. Come ti ho detto mi servono solo un paio di giorni e poi sparirò dalla tua vita e tu potrai ritornare ad essere quella di prima.” Concluse Kurt.

Rachel annuì ed in quello stesso istante il suo telefono iniziò a squillare.

“Pronto?” Domandò la ragazza avviando la conversazione.

“Rach sono Britt. Ascolta posso venire a casa tua oggi? Non riesco a stare tranquilla se non vedo come sta il gatto.”

“Certo Brittany.” Rispose quasi meccanicamente.

“Benissimo allora apri perché sto già dietro la porta.”

Rachel si alzò dal letto e si diresse verso la finestra dove trovò Brittany che, con la testa all'insù, la salutava felicemente.

La moretta scosse la testa divertita e sorrise. Indossò velocemente una maglia ed un paio di pantaloni verdi della tuta.

“Kurt. Ascolta c'è giù Brittany che vuole vedere come stai. Non parlarle e non fare cose da.... beh non fare cose da mago. Limitati a fare il gatto per favore. Ci manca solo che veda sul serio un gatto parlare e sono sicura che l'avrò persa per sempre.” Si rivolse al gatto.

“ Per chi mi hai preso?” Rispose Kurt stizzito.


Rachel sospirò ed andò ad aprire la porta a Brittany.

“Ehi.” Sorrise baciando la biondina sulla guancia.

Brittany ricambiò subito e si diresse verso la sua camera con passo spedito.

Si accoccolò vicino Kurt, che in quel momento le faceva le fusa ed iniziò a controllarlo.

“Sembra stare molto meglio e le fasciature sono pulite. Le hai cambiate tu?” Domandò guardando Rachel la quale continuava a fissare Kurt.

-Dille di si.- Sentì nella sua mente.

“Eh? Si, si certo.” Rispose disorientata.

-Non ci sente?- Domandò titubante Rachel.

-No, ho creato il canale di comunicazione solo con te.- Rispose Kurt.

“Grande, non sapevo che sapessi cambiare le fasciature.” Continuò Brittany ignara degli scambi non verbali di Rachel e del gatto.

Rachel sorrise forzatamente.

“Allora, Brittany ti va un gelato?” Domandò tentando di allontanare Brittany dal gatto.

Gli occhi della bionda si illuminarono istantaneamente.

“Andiamo al parco?” Chiese felice.

Rachel annuì dirigendosi verso l'armadio per prendere il cappotto.

-Porta con te l'anello. Così, se ho bisogno di contattarti sarà più semplice.-

Rachel fissò Kurt.

-Sei sicuro?- Domandò titubante.

-Certo. Mi fido abbastanza di te. Ora va, la tua amica mi sta fissando già troppo.- Rispose Kurt.

Rachel inghiottì una risata.

-Ama troppo i gatti.- Rispose guardando Brittany che, ormai riavvicinatasi, stava facendo dei grattini dietro l'orecchio del micio il quale gorgoglio entusiasta. -E poi non mi sembra che la cosa ti dispiaccia.- Pensò ridendo.

-Pff. E' una questione d'istinto.- Rispose il micio ritraendosi da Brittany che lo guardò dispiaciuta.

“Non preoccuparti Britt.” Disse Rachel vedendo lo sguardo della ragazza. “E' un gatto molto antipatico.” Concluse sorridendo.

Kurt chiuse gli occhi squadrandola male.


Rachel indossò l'anello e fece segno a Brittany di avviarsi.

-Riesci a sentirmi?- Chiese alla voce dentro di se.

-Si.- Rispose il gatto.


Le ragazze giunsero al parchetto poco lontano da casa di Rachel.

Si sedettero in un bar ed ordinarono una coppetta ciascuna.

Rachel optò per un semplice gelato al limone mentre Brittany decise di provare il nuovo gusto puffo.

“Che sapore ha?” Domandò curiosa.

“Non ne ho idea.” Brittany sembrò pensarci un po' su. “Rachel...” Domandò terrorizzata.

Rachel le diede tutta la sua attenzione facendole cenno di continuare.

“Pensi... pensi che hanno fatto del male ai puffi per fare questo gelato?” Esplicò con una vocina tremante.

Rachel sorrise all'ingenuità dell'amica.

“No Brittany, in realtà il gelataio mi ha raccontato l'altro giorno che sono i puffi che gli portano il gelato. Ecco perché è chiamato così” Rispose.

Gli occhi di Brittany scintillarono dalla felicità.

“Quindi l'hanno fatto loro?” Domandò eccitata.

Rachel annuì gustandosi un cucchiaio del suo gusto preferito.

“Pensi che potrò vederli prima o poi?” Chiese non stando nella pelle. “Forse però avresti più possibilità tu, so che sei loro cugina, me l'ha detto David.”

Rachel sgranò gli occhi indispettita. “Non devi credere alle cose che ti dice David.” Borbottò.


Continuarono a parlare del più e del meno quando una forte fitta al capo colpì Rachel. La ragazza appoggiò la mano sulla fronte e strinse gli occhi. Persino la luce solare le dava immensamente fastidio.

“Tutto ok?”

Vide Brittany sporgersi dall'altro lato del tavolo e si sforzò di sorridere.

“Certo, non è niente. Solo, vorrei andare a casa a riposare. Non mi sento molto bene.”

Brittany annuì e l'accompagnò fin sotto la porta della villetta.

“Vuoi che salgo?” Le chiese.

Rachel scosse la testa. “Tranquilla, ci sono i miei papà dentro. E comunque sono solo un po' stanca.” Le rispose.

Non appena ebbe oltrepassato la porta Rachel si accasciò a terra tenendosi forte il capo.

Sentì i piccoli passettini di Kurt scendere le scale.

“Che succede?” Domandò terrorizzata.

“E' un campo magico attuo a stanarci.” Rispose il gatto. “Avanti, indossa i vestiti, creeranno una difesa intorno a te.” Disse.

Rachel annuì e sollevò in alto la mano con l'anello.

Ripeté la formula magica ed, immediatamente, i vestiti magici si materializzarono al posto dei suoi.

Il mal di testa si affievolì prima di dissolversi completamente.

“Ragazza mia, non riesci a pensare a qualcosa di più fashion?” Le domandò Kurt schifato.

“Ti sembra il caso?” Chiese scocciata. “Piuttosto, perché quelle fitte?”

Kurt girovagò nella stanza.

“Penso sia a causa del diario. Credo che abbia infettato qualcos'altro. E ti sta cercando.”

Rachel sbiancò di paura. “Cosa? Perché?”

“Sente il potere dell'anello. Ascolta non volevo chiedertelo, ma ho ancora bisogno di te.” Rispose il gatto abbassando il volto. Non voleva mischiare una ragazza innocente nelle sue questioni, ma a quanto pare era costretto.

“Ok, che devo fare?” Disse semplicemente Rachel risvegliandolo dai suoi pensieri.

“Concentrati, chiudi gli occhi” Le disse il gatto.

Rachel fece quanto detto.

“Ora svuota la mente. Lo senti? Il centro di quel potere è molto vicino. Si è attivata una pagina. Dobbiamo immagazzinarla.”

Non sapendo come, la ragazza riuscì a focalizzare nella mente l'immagine di un furetto. Era enorme, marrone e con due occhietti rossissimi. L'animale sembrava impazzito. Cercò un qualsiasi punto necessario ad orientasi e lo trovò nella piccola altalena.

“Ci sono” disse aprendo gli occhi di scatto. “Seguimi.”

I due corsero all'impazzata verso un piccolissimo giardino dove, da bambina, Rachel usava giocare. Era molto vicino alla sua casa e, fortunatamente, non utilizzato.

“Mi stanno cercando, vero?” Domandò correndo seguita da Kurt.

“Si.” Rispose il gatto arrestandosi di colpo.

Rachel frenò subito dopo, fissandolo sconcertata.

“Devo creare un campo magnetico. Non posso rischiare che ti vedano.” Le disse.

Detto questo si posizionò sulle due zampette.

“Elanoisnemid elatrop.” Dal centro del piccolo corpicino partirono una serie di fasci luminosi che si ricongiunsero in una cupola che ricoprì l'intero giardinetto e parte degli edifici circostanti.

“Ora siamo invisibili” Disse. “Prendi la pagina.” Concluse accasciandosi al suolo.

Rachel si diresse verso di lui.

“Tutto bene?” Gli chiese.

Il gatto annuì affaticato. “Devo ancora recuperare tutte le energie” Le disse. “Ora va. Prima che fugga.” Le disse spintonandola.

Rachel scosse la testa. “Non posso lasciarti qui, devo metterti al sicuro.” Fece per abbassarsi quando un coltello le passò molto vicino all'orecchio stridendo e tagliandole leggermente i capelli.


Rachel si voltò di scatto.

“Chi?” Domandò al vuoto.

Fece vagare lo sguardo per tutto il giardino e la vide su un albero.

Una ragazza, bionda, armata di coltelli la fissava.

I suoi occhi verdi squadravano Rachel senza sosta.

“Chi sei?” Domandò la bruna senza ricevere risposta. “Sei un'alleata?” Chiese allora.

“Il mio nome è Rachel Berry.” Provò allora.

Ma non ebbe risposta.

O almeno non convenzionale.

La ragazza bionda si lanciò contro di lei sfoderando un pugnale dallo stivale destro.

Senza pensarci Rachel evocò l'arco e bloccò l'affondo della ragazza.

“Sei impazzita?” Le chiese ma questa non rispose, si limitò ad affondare di nuovo.

Rachel scattò all'indietro. “Aspetta, parliamone. Non voglio litigare con te.” Le disse parando ed allontanandosi.

La ragazza non rispose e si limitò a girarsi verso il furetto che si era materializzato davanti a loro.

Lo atterrò con due semplici attacchi bloccandolo con i suoi coltellini da lancio.

Lo stordì con un calcio ed un ringhio si alzò dall'animale prima che questo si accasciasse al suol sfinito.

Dal capo dell'animale si liberò una pagina del fantomatico diario.

A quel punto Rachel scattò tentando di conquistarla.

“Se proprio non vuoi parlarmi sono costretta ad affrontarti. Non voglio farlo.” Le disse scoccando una freccia che fece allontanare la ragazza bionda.

Si ritrovarono così ai due lati del giardino con la pagina esattamente a metà strada.

“Ti prego, non voglio combattere. Perché cerchi le pagine? Come ti chiami?” Le chiese ancora la bruna.

La strana figura estrasse un altro coltellino da lancio e Rachel incoccò la freccia.

“Per favore.” Le disse ancora.


Non appena il coltello venne lanciato, la bruna rispose lasciando la corda e facendo partire la freccia.

La bionda scattò verso la pagina, e la stessa cosa fece Rachel.

Si affrontarono di nuovo. Faccia a faccia, arma contro arma.

La bruna fissò gli occhi della sua nemica. Erano tristi, spenti. Stanchi. La bionda evitò il suo sguardo e Rachel si fece in avanti tentando di destabilizzarla.

“Perché?” Chiese ancora Rachel.

“Perdonami” Sussurrò la ragazza prima di esclamare. “Fire shoot!”

Nella sua mano si materializzò un coltello. -Yes miss.- Rispose quest'ultimo colorandosi di rosso.

Rachel sentì una fitta di calore colpirle lo stomaco e venne sbalzata all'indietro battendo contro l'albero e perdendo i sensi.

Riuscì a malapena a sentire -Pagina Tre, acquisizione completa- prima di svenire.


Si risvegliò nel suo letto disorientata.

“Cosa è successo?” Disse sollevandosi a sedere di scatto.

Un giramento di testa la costrinse a portarsi una mano al capo e a chiudere gli occhi.

“Non ne ho idea. Qualcuno cerca le pagine, esattamente come noi.” Le rispose il gatto.

“Quella... chi è quella ragazza?” Domandò Rachel.

Kurt scosse la testa. “Non ne ho idea. Ma a quanto pare è nostra nemica.”

Rachel fece segno di no al gatto.

“Non credo. Mi sembrava triste, direi quasi forzata.”

“Triste?” Chiese il gatto incuriosito.

Rachel annuì sopra pensiero. “Non lo so.” Disse prima di scivolare in un sonno profondo.






Ok, fine del secondo capitolo. Lo so, non è un gran che. Capitolo corto, e.... sono passati tre mesi lo so >.< E' solo che ho due bellissimi esami tra poco e non ho molto tempo per scrivere. Scusate.

Sinceramente non so che dire. Credo si sia capito subito chi è la strana ragazza vero? Ma cosa vuole? Perché cerca le pagine? Qual è il suo scopo? E cosa succederà alle due? Lo scopriremo nel prossimo capitolo. (che non so quando verrà pubblicato. Spero domenica prossima dato che domani FORSE mi tolgo un esame pensantissimo dalle balle.) Comunque, nel dubbio aspetto recensioni :) E perdonate il capitolo corticino.

Se a qualcuno interessa lascio il mio account di ask. Chiedete pure giovincelli, non abbiate paura che non mordo... forse ;) ;P http://ask.fm/Takuzzola

PS. CERCASI UN BETA PER LA STORIA. :)

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