Over the Horizon di auroramyth (/viewuser.php?uid=448067)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2 ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3 ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4 ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 5 ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 6 ***
Capitolo 8: *** CAPITOLO 7 ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8 ***
Capitolo 10: *** CAPITOLO 9 ***
Capitolo 11: *** CAPITOLO 10 - EPILOGO ***
Capitolo 1 *** PROLOGO ***
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PROLOGO
Bill sedeva sul divano di finta pelle bianca in
salotto a sfogliare giornali e riviste che parlavano di lui e della sua band.
Finalmente il nuovo tour mondiale si era concluso, ma si parlava ancora molto
di loro in diversi stati e su numerosi articoli. Al terzo trafiletto di
speculazioni sulla sua vita privata, Bill gettò in malo modo la rivista sul
tavolino di fronte a lui e sbottò: -È ridicolo! Sono passati anni, ho cambiato
il mio look, in favore di uno più da uomo, e ancora mi credono gay perché non
hanno foto di me con delle ragazze!-
-Bill, trovatene una, no?- gli urlò il fratello
dalla cucina, dove stava consumando il suo spuntino.
-Troppo sbattito, Tom, e starebbe con me solo per
la mia fama e per i miei soldi… non troverei di sicuro una ragazza sincera…-
-Non devi cercarne una che ti ami, Bill, ma solo
che si faccia vedere in giro con te di tanto in tanto… ancora non ci arrivi?!-
-Come te e Ria?!-
-Non ricominciare, Bill! So come la pesi di questa
storia e francamente non mi interessa… e poi stiamo parlando di te, non di me!-
Bill sbuffò e si dileguò, rifugiandosi in camera
sua a fumarsi una bella sigaretta e a fare l’inventario dei nuovi capi nel suo
armadio, deciso ad ignorare le solite malignità che sparavano da sempre su di
lui. Cosa avrebbe indossato quella sera per uscire con i suoi amici? Mmm…
Se Bill aveva stabilito di ignorare ciò che
scrivevano su di lui, il fratello non era della stessa idea… Era stufo di
vedere il fratello crucciarsi per quella storia. A maggior ragione visto che
erano anni che si ripeteva. Cosa avrebbe potuto giovare all’immagine pubblica
del fratello? Doveva inventarsi qualcosa e doveva farlo in fretta…
Una chiamata lo distrasse e gli fece accantonare
per il momento le sue elucubrazioni.
My Space: ciao a tutti! Questa
è la mia prima fanfiction... devo ammettere di essere un po'
nervosa.... (vi farei vedere le mie unghie rosicchiate... LOL)...
Ad ogni modo ringrazio chi mi ha sostenuto e incoraggiata nel continare
a scriverla e nel pubblicarla... senza di loro non avrei mai avuto il
coraggio...
Se vi andasse di farmi sapere che ne pensate con un commentino ino ino mi fareste molto contenta...
Se voleste rimanere in contatto con me, o scoprire in anteprima cosa vi
riservano i capitoli prossimi, sentitevi liberi di dare un occhio alla
mia pagina personale: Dark Blue Horizon |
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Capitolo 2 *** CAPITOLO 1 ***
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CAPITOLO 1
Tom passeggiava per il quartiere di Westwood, a Los
Angeles, per una via disseminata di tavole calde e caffetterie, dove spesso gli
studenti dell’Università della California andavano a trascorrere il loro tempo
libero in compagnia di amici e compagni di corso. Passò accanto a dei tavolini esterni,
dove un gruppo di ragazzi si stava godendo un pomeriggio all’aria frizzante di
fine inverno.
Due ragazze molto carine stavano sorseggiando due
drink con un libro aperto tra loro.
-Oh, Nicole, come farò a pagare la prossima retta,
sono rimasta senza un soldo e non ho nemmeno un lavoro!-
-Oh, Alyx, non preoccuparti, troveremo una
soluzione!-
Tom, attirato dal discorso di quelle ragazze, si
voltò a guardarle. Le due ragazze, entrambe more, da quel che poteva vedere
Tom, continuarono a parlare tra di loro per qualche istante. Imparò che quella
in difficoltà economiche si chiamava Alyx ed era stata ammessa all’UCLA, l’Università
della California di Los Angeles, grazie a una borsa di studio per merito e l’amica con cui parlava ora era anche la
compagna di stanza al college.
Un telefono squillò e quella che doveva essere
Nicole lo prelevò di tutta fretta dalla borsa e guardò il mittente sullo
schermo.
-Oh, è il mio ragazzo, ora rispondo, tu non
preoccuparti che una soluzione la troviamo. Ora scappo, ci vediamo stasera!-
La ragazza in difficoltà economiche annuì
tristemente all’amica che si alzò dal tavolino e si defilò in una traversa
parlando al telefono. Tom rimase a fissarla per qualche istante, rischiando di
passare per un maniaco pervertito. Era davvero una ragazza meravigliosa, il
genere di bellezza che avrebbe visto bene accanto al fratello.
Questa raccolse il libro, lo infilò in borsa e fece
per andarsene, ma Tom di istinto la
fermò.
-Aspetta!- le urlò. Cosa gli era saltato in testa?!
Perché l’aveva fermata?! Cosa aveva intenzione di dirle?! Tom ebbe come una sottospecie
di folgorazione e tutte le domande che gli erano passate per la testa trovarono
una risposta…
Lei si girò a guardarlo e rimase per un attimo
paralizzata. Chi era questo ragazzo e perché aveva l’impressione di averlo già
visto?
-Sì?- gli domandò incuriosita.
-Ho sentito per caso quello che tu e la tua amica
vi stavate dicendo… credo di poterti essere d’aiuto…-
-Davvero?- gli domandò lei molto scettica.
-Sì, davvero… vediamoci al Mayer’s domani sera alle
sette. Va bene per te? Sei libera, domani, a quell’ora?-
-Ehm…-
Non sapeva cosa rispondere a quel ragazzo, dal
pesante accento straniero, nemmeno lo conosceva! Poteva essere un
malintenzionato o… o…
Tom in qualche modo lesse la sua titubanza e le
lasciò una via di fuga, così da non farla sentire intrappolata o obbligata.
Sapeva per esperienza che se si pressava troppo una ragazza, quella finiva per
scappare a gambe levate. Bisognava dar sempre loro la possibilità di trovare
una scappatoia.
-Senti, io domani alle sette sarò là… se ti va di
venire a sentire cosa ho da proporti, sai dove trovarmi. Senza impegno… capirò
se deciderai di non venire o di rifiutarti anche dopo aver ascoltato la mia
idea.-
-Ehm… ok… ci penserò…-
-Bene. Domani, alle sette, da Mayer’s. Io sarò là.-
La sua insistenza era quasi comica e Alyx, suo
malgrado, si ritrovò a sorridere.
-Afferrato. Vedrò che posso fare…-
-D’accordo… allora… ci si vede!-
-Sì, ci si vede.- gli rispose continuando a
sorridere.
-Allora ciao!-
-Ciao!-
Tom si allontanò, proseguendo sulla strada che si
era prefissato di percorrere prima, e Alyx lo guardò allontanarsi. Cominciava a
sentirsi inquieta per alcune strane sensazioni che già in precedenza l’avevano
colpita. Perché aveva l’impressione di aver già visto prima di quel giorno quel
ragazzo? E su un giornale per di più?! O addirittura in televisione?! Poteva
accettare di incontrarlo?
Quando arrivò a casa, Tom chiamò il fratello a gran
voce, il quale non rispose. Corse in camera di Bill, sicuro di trovarlo lì, e
appena sentì l’acqua della doccia scorrere si precipitò nel bagno del fratello,
il quale urlò dallo spavento.
-Porca puttana, Tom! Esci!-
-Ti ho già visto nudo altre volte, fratello, non
rompere! Ho una bella notizia per te!-
-Bene, appena finisco me la dici, ora vattene.- gli
disse Bill con urgenza, nascondendosi meglio dietro il vetro e dando le spalle
al fratello, mostrando il suo lato meno imbarazzante e privato. Meglio far
vedere le chiappe del davanti, si disse Bill.
Tom alzò gli occhi al cielo. -Sbrigati!- disse a
Bill mentre chiudeva la porta del suo bagno.
Qualche minuto più tardi, un Bill fresco di doccia
e fortunatamente vestito raggiunse il fratello in soggiorno, buttandosi
scompostamente su uno dei due divani, quello non occupato dal fratello.
-Allora, cosa c’era di tanto urgente da dirmi da
non lasciarmi nemmeno fare una doccia in pace?-
-Ho trovato la soluzione ai tuoi problemi di
pubblicità!- annunciò tutto sorridente Tom.
-Sarebbe?- domandò Bill, piuttosto scettico. Non
era certo un mistero che le trovate del fratello combinassero più guai di
quanti ne mettessero a posto.
-Ho trovato una ragazza che potrebbe essere
disposta a fingersi la tua ragazza…-
-Ma davvero?!- chiese sarcastico al fratello.
-Sì, Bill! È una studentessa dell’università che ha
dei problemi con le rette da pagare, noi potremmo aiutarla con i soldi per i
suoi studi e lei potrebbe fare in cambio qualcosa per te…-
Bill fissò per qualche istante il fratello, come se
fosse la prima volta che lo vedeva in vita sua, poi diede i numeri.
-No, ma dico, sei impazzito forse? Che cosa ti dice
il cervello? Pagare gli studi di una ragazza di cui non sai niente perché finga
di essere la mia fidanzata? E se poi è una cretina? Una col passato difficile?
Una con i genitori drogati, alcolizzati o in galera? Magari con tutte e tre
queste cose insieme? Metti che indagano e scoprono cose imbarazzanti sul suo conto?
No, Tom! Proprio no!-
Tom ignorò
gli urli isterici del fratello, essendosi aspettato da lui una reazione del
genere. -Peccato, Bill. Perché è bellissima e da come mi parlava sembrava
veramente una brava ragazza, e intelligente anche.-
-Sì, Tom, fantastico! Immagino il suo livello di
intelligenza! Grazie mille, ma io passo.-
-Porca puttana, Bill! Ha vinto una borsa di studio
per merito, Cristo! Ti sembra un’oca una che vince una borsa di studio?! E ti
ripeto che non è la classica secchiona racchia! È bellissima! Capisci? Bel-lis-si-ma!
E il suo passato non verrà fuori se nessuno saprà mai il suo cognome.-
Bill fissò il fratello per qualche istante lottando
dentro di sé tra quello che era giusto e tra quello che gli faceva comodo.
-Va bene, Tom. Hai vinto… Cosa si fa, ora?-
-Abbiamo un appuntamento con lei, domani, sempre
che venga, e le esporremo il nostro piano, sempre che lo accetti.-
-Il tuo piano, Tom. Non il mio. Staremo a vedere
cosa farà questa ragazza. Ah, a proposito, come si chiama? Lo sai per caso?-
-Si chiama Alyx.-
-Alyx… mmm, sì, il nome già mi piace…- disse Bill
con un sorrisetto misterioso sulle labbra.
My Space: ed ecco che scopriamo cosa ha partorito la mente
malata del nostro chitarrista preferito… come finirà? Lo scoprirete solo
vivendo… o meglio, leggendo i prossimi capitoli! ;-)
Per ora ringrazio BellatrixX_Lenormal, _Vesper_
e Alice Varn per avermi lasciato il
loro pensiero al precedente capitolo, o meglio, al prologo, e ancora Berta chiara, Silents_words e _Vesper_
per aver inserito la storia tra le preferite e infine grazie a BellatrixX_Lenormal e Mysticbaby98 per averla messa tra le
seguite, grazie mille, mi avete fatto infinitamente felice!
Un immenso grazie anche a chi ha letto solamente! Non
mi dimentico certo di voi!
Ora mi eclisso, fino al prossimo capitolo, ricordandovi
la mia pagina facebook, per ricevere aggiornamenti sulle storie e per
conoscermi meglio anche personalmente: Dark Blue Horizon
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Capitolo 3 *** CAPITOLO 2 ***
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CAPITOLO 2
Alyx passò una nottata agitata, continuando ad
interrogarsi su come sarebbe riuscita a pagare la nuova retta per continuare i
suoi studi universitari e se doveva accettare di incontrare quel ragazzo che le
aveva proposto il suo aiuto. A proposito, chi era? Perché continuava ad avere l’impressione
di averlo già visto?
Quella mattina si recò a fare colazione piuttosto
presto, anche se non aveva lezione, nella caffetteria del campus, da sola. Non
aveva voluto svegliare Nicole, anche lei libera dai corsi per quella mattinata,
dopo averle dato tanto fastidio durante la notte al suo continuo rigirarsi nel
letto.
Si accomodò ad un tavolino a sorseggiare il suo
caffè bollente e a sgranocchiare un biscotto enorme al cioccolato. Appoggiato
sui ripiani di ogni tavolino ogni mattina venivano poste le soliti riviste di
moda, gossip, sport e motori che vedeva tutte le mattine. Doveva ammettere che
erano molto zelanti nel sostituire il numero precedente con quello appena
uscito, la mattina stessa che usciva. Annoiata prese il giornale posizionato
sul suo tavolino e cominciò a sfogliarlo: moda, poteva andarle peggio.
Arrivò alla sezione dedicata allo spettacolo e ai
personaggi famosi e scorse la foto di un volto famigliare. Le ricordava molto
il ragazzo del pomeriggio precedente, ma non era lui. Non proprio almeno.
Scorrendo l’articolo lesse di un certo Bill Kaulitz, icona della musica e della
moda, che faceva parlare di sé per la sua eccentricità.
Non dava mai credito a quello che leggeva sui
giornali, perché i giornalisti per guadagnarsi il pane avrebbero detto di
chiunque qualunque cosa, e poi, comunque, che cosa facesse o non facesse quel
tipo erano solo affari suoi.
Girò la pagina e rimase come fulminata. Eccolo il
ragazzo del pomeriggio precedente! Era ritratto insieme al Bill di cui aveva
letto prima e ad altri due ragazzi. Sopra era riportato quello che ipotizzava
fosse il nome della band di quei quattro. A pensarci bene l’aveva già sentita,
di tanto in tanto. Aveva anche ascoltato in radio qualche canzone di quel
gruppo, ma non facevano proprio il suo genere di musica, per cui non le erano
mai particolarmente piaciuti.
Dunque, Tom Kaulitz, il chitarrista, gemello di
Bill, il cantante, le aveva offerto il suo aiuto... perché? Cosa importava a
lui, ragazzo super ricco e super famoso, di lei, una persona comune in un mare
di gente comune? Non lo sapeva, ma l’avrebbe scoperto presto, andando a quell’incontro.
Se non altro per placare la sua curiosità. E poi aveva fissato l’incontro in un
luogo pubblico, sarebbe potuta scappare a gambe levate in qualsiasi momento
avesse voluto.
Quella sera, la lezione terminò più tardi del
previsto e lei arrivò al suo appuntamento in ritardo di un abbondante quarto d’ora.
I gemelli stavano quasi per rassegnarsi ed andarsene quando lei fece il suo
ingresso nel bar correndo come una disperata e poi piegandosi in avanti, con le
mani sulle ginocchia, per riprendere fiato, nel bel mezzo dell’atrio, prendendo
rapidi e profondi respiri, seguiti da sbuffi e sospiri.
Tom la riconobbe immediatamente e riaccomodandosi
la indicò al fratello.
Nel momento in cui Bill si mise a guardarla, lei
rialzò la testa, si ricompose e si mise a vagliare con lo sguardo in giro per
il locale, alla ricerca della persona con la quale aveva un appuntamento. Per
un istante i suoi occhi incontrarono i suoi, poi scivolarono oltre e
incontrarono quelli di suo fratello che sedeva accanto a lui. Un bagliore di
riconoscimento attraversò il suo sguardo e lei si mise a percorrere la distanza
li che separava.
Bill si prese il suo tempo per esaminarla. Tom
aveva avuto ragione, era davvero una bellezza. Dei lunghissimi capelli neri
corvini incorniciavano un dolcissimo viso a cuore, un nasino perfetto e leggermente
all’insù separava due incredibili occhi azzurri, di una tinta tanto chiara che
sembravano il colore del ghiaccio. Due labbra carnose erano leggermente
socchiuse, mostrando la loro deliziosa asimmetria. Il labbro inferiore era un
po’ più pieno di quello superiore e faceva venire voglia di passarci sopra la
lingua. Sì, Tom aveva innegabilmente buon gusto in fatto di donne. Sapeva
davvero riconoscere una autentica bellezza. ma non sarebbe stato lui a
beneficiarne questa volta. L’ironia della situazione lo fece sorridere.
Alyx si fermò di fronte a loro. -Salve.- li salutò,
accompagnandosi con un gesto della mano. Aveva una voce molto melodiosa, non
squillante e non roca, sembrava come velluto che accarezza la pelle.
-Ciao, Alyx. Benvenuta. Accomodati.- le disse Tom.
Da quando suo fratello era così educato e cordiale?!
Lei prese posto nell’unica sedia libera del loro
tavolo, di fronte ai gemelli.
-Mi scuso per il ritardo, le lezioni sono state
interminabili oggi.-
-Non preoccuparti. Desideri qualcosa?- la interrogò
Tom.
-Sì, che arriviamo subito al dunque. Sapete, ho una
certa fretta… gli impegni universitari sono molti.-
-Bene, dunque. Non perdiamo tempo. Bill e io siamo
qui per farti una proposta, so che è un po’ inusuale, ma è una emergenza.-
-Sto ascoltando.-
-Vorremmo proporti un accordo.-
-Un accordo?- domandò sospettosa.
-Sì, un accordo. Tu ti fai vedere in pubblico con
mio fratello, come se fossi la sua ragazza, e noi ti pagheremo l’università… ho
sentito che non te la cavi molto bene…-
-Cosa? Cos’è, uno scherzo, per caso? Mi prendete in
giro?- esclamò indignata la ragazza.
-No, non è uno scherzo. Bill ha bisogno di
pubblicità e tu di soldi… si può trovare un accordo soddisfacente per entrambi…-
-Io non ho bisogno di soldi!-
-Ti ho sentito quando lo dicevi alla tua amica…-
-Beh, si dà il caso che possa chiederli ai miei
genitori, se volessi. La ragione per cui non l’ho ancora fatto è che sono
troppo orgogliosa per domandarli a loro, quando avevo giurato loro che me la
sarei cavata con le mie sole forze. Comunque non devo né giustificare le mie
scelte con voi né starmene qui ad essere insultata con questa volgare
proposta!-
Fece per alzarsi, ma una nuova voce la fece
fermare.
-Volgare?- domandò Bill che parlò per la prima
volta in quell’occasione. Di solito era un gran chiacchierone, ma questa storia
l’aveva messo al tappeto, lasciandolo privo della facoltà di parlare. Ancora
non sapeva bene come gestire la situazione, ma di una cosa era stato certo fin
da quando aveva posato gli occhi su di Alyx. O lei o nessuna per quella
messinscena. Non si sarebbe lasciato scappare una ragazza come quella, era il
genere di bellezza che avrebbe voluto al suo canto, fosse anche solo per quella
finzione.
-Sì, volgare! Mi fa sentire come una puttana che
dispensa i suoi favori per soldi!-
- Non era questa la nostra intenzione…- tentò di
dirle Bill.
- Non mi interessa qual’era! Ora me ne vado…-
-Aspetta! Tom, puoi lasciarci un momento da soli?-
Tom si alzò e si diresse al bancone del bar, senza
un’ulteriore parola. Lei lo fissò con odio, o disgusto, uno dei due, e poi rivolse
lo stesso sguardo su di lui.
-Ebbene?-
-Hai già un ragazzo?-
-No.- si ritrovò a confessargli. Perché mai si era
fatta scappare una cosa del genere?!
-Cosa potrei proporti affinché tu accetti?-
-Niente!-
-Ti prego, ho bisogno che tu accetti…-
-Perché?-
-Perché sono stanco di dovermi sempre interrogare
su quali ripercussioni ha il mio comportamento sugli altri, perché sono stanco
di dovermi sempre guardare le spalle delle malignità che i giornalisti e gli
stronzi dicono su di me e perché sono stanco di cercare di capire se le persone
che mi stanno intorno sono sincere o mi sono accanto solo per la mia fama e per
i miei soldi.- le disse Bill in assoluta sincerità, sentendosi sempre più infervorato
ad ogni parola che le diceva.
Finalmente aveva avuto le palle di tirar fuori
tutto quello che sentiva dentro allo schifo che lo circondava, e si sentì bene,
anche se lo aveva fatto con una perfetta sconosciuta.
Alyx comprese il suo punto di vista e lo condivise.
Anche lei al posto di quel ragazzo si sarebbe sentita così, e forse avrebbe anche
agito allo stesso modo.
Quella scandalosa e francamente un po’ squallida
proposta non le sembrava più poi così inaccettabile.
Ma che cosa avrebbe preteso lui da lei? Se erano
finti fidanzati…?
-Cosa vorresti che facessi per te? Insomma, cosa
implicherebbe dal punto di vista fisico il nostro rapporto?- si costrinse a
domandargli, nonostante l’imbarazzo.
-Mi stai chiedendo se ti chiederei dei favori
sensuali?- le chiese divertito.
-Qualcosa di simile…-
Si fece tutta rossa dalla vergogna, ma si rifiutò
di abbassare lo sguardo, come una scolaretta alla prima esperienza. Aveva avuto
dei ragazzi in precedenza, e che diamine!
-Ti chiederei di baciarmi…-
-Baciarti?-
-Solo qualche bacio in pubblico, di tanto in tanto,
nulla di più…-
Lei non seppe come ribattere e si limitò a
fissarlo. Baciarlo, dove?
-Sulla bocca…- le disse, quasi le avesse letto nel
pensiero.
Il suo sguardo si spostò inevitabilmente sulle
labbra piecingate del ragazzo.
-Sarebbe accettabile per te?-
-Credo di sì.- disse distratta da quelle labbra che
si muovevano per emettere il suono più soave che avesse mai sentito in un uomo.
Inutile negare che avesse delle belle labbra.
Inutile negare che fosse davvero bello lui! Poi aveva un fascino tutto suo, un
po’ da uomo misterioso, un po’ da ragazzino dispettoso, che catturava
decisamente molti sguardi. Non era difficile credere che avesse tante fans!
-Allora cosa devo fare per farti accettare?-
Alyx ci pensò per un po’. Poteva accettare quest’immorale
proposta in cambio dei soldi per l’università? Sì, poteva… ma alle sue
condizioni… Non avrebbe di certo accettato di prendere in mano un assegno con
il suo compenso. Per quanto potesse essere bello lui, non valeva la pena di
degradarsi in questa maniera. L’avrebbe davvero fatta sentire una puttana…
-Trovami un lavoro e io accetterò la tua proposta.-
-Niente di più facile, per me.-
-Bene, cos’hai da propormi?-
-Mia assistente personale. Mille dollari al mese.
Cosa ne dici?-
-Mille dollari? Per un’assistente personale? Si
vede che non vivi nel mondo reale!-
-L’assistente del mio dentista ne prende ottocento.
Perciò come vedi sono abbastanza in linea. Forse sei tu che non vivi nella vita
reale…-
Accolse la frecciatina con un sorriso.
-E se non sapessi fare l’assistente?-
-Sai rispondere al telefono e prendere nota di chi
chiama e del suo messaggio? Sai mettere in ordine di numero di pagina delle
carte?-
Non le avrebbe detto mai e poi mai che quello
sarebbe stato solo un impiego di facciata, atto a fare in modo che potesse
metterle in mano un assegno mensile, per il disturbo che le avrebbe recato.
-Sì…-
-Allora sai fare l’assistente.-
-Bene, e per quanto dovrei lavorare per te? Il mio
impiego di assistente è correlato con il mio impiego di finta fidanzata?-
-No, la mia fidanzata la fai solo alle occasioni
pubbliche che ti dirò. L’assistente personale sempre.-
-Cosa un po’ difficile, visto che vado all’università…-
-È chiaro che mi riferisco a tutto il tempo che non
sei all’università…-
-Anche quando non sono a lezione ci sono sempre i
compiti e lo studio…-
-Puoi farli nel mentre che lavori per me, in fondo
non ci sarà mai molto da fare, a casa mia…-
-Casa tua?-
-Sì, lo studio di registrazione privato che ho a
casa mia urge di una ragazza sveglia che risponda alle chiamate quando il
proprietario non ha per niente voglia di farlo da solo.-
-Uh, poverino! Non sia mai che sciupi la voce a
rispondere di persona!- lo provocò.
-Io vivo della mia voce. In tutti i sensi.-
-Non ne dubito.- gli disse, tornando seria.
-Bene.-
-Non hai ancora risposto a una mia domanda…-
-Quale?-
-Per quanto tempo?-
-Come mia assistente personale o finta ragazza?-
-L’uno e l’altro…-
-Vedremo.-
-No, me lo dici adesso. Ho bisogno di garanzie.-
-Quando scade la tua rata universitaria? Qual è il
termine ultimo per pagarla?-
-Maggio.-
-A quanto ammonta la cifra?-
-Circa duemila dollari.-
-Allora sarà minimo fino alla fine di maggio, non
credi?-
-Per tre mesi, quindi…-
-Ho detto minimo… potrei aver bisogno di te per più
tempo.-
Sarebbe riuscita a guadagnare a sufficienza per
almeno la prossima retta. Poi avrebbe pensato al da farsi. Per adesso questi
erano soldi sicuri che la avrebbero fatta arrivare a fine anno accademico, era
già qualcosa.
-Va bene. Affare fatto.-
-Bene, ora che mi dici di raccontarmi qualcosa di
te?-
-Solo se tu mi racconti qualcosa di te.-
-Va bene. Affare fatto.-
-E non rubarmi le battute!-
Bill scoppiò in una fragorosa risata.
My Space: ed ecco a voi il primo incontro tra i tre (parte
inserita anche nell’intro alla storia…) che ne pensate? Avreste reagito come
lei, di fronte ai gemelli? Io no! E voi? Fatemi sapere!
Non mi dilungo troppo… passo immediatamente a
ringraziare _Vesper_, BellatrixX_Lenormal e Alice Varn per aver commentato il
precedente capitolo e tea_93 per
aver aggiunto la storia alle preferite. Grazie anche a tutti i numerosissimi
lettori silenziosi! Siete incredibili e mi date un’immensa soddisfazione!
Ora, per ultima cosa, ricordo la mia pagina
facebook, gestita con la mia socia _Vesper_, se volete tenervi aggiornati con
le storie e leggere qualche spoilerino sui prossimi capitoli delle mie storie: Dark Blue Horizon
Al prossimo capitolo!
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Capitolo 4 *** CAPITOLO 3 ***
p
CAPITOLO 3
Tom osservò i due dal bancone del bar, mentre
beveva il suo drink. Sembravano aver trovato un accordo e parlavano tra di loro
molto disinvoltamente. Stavano bene insieme e lui fu compiaciuto della sua
scelta. Il fratello avrebbe dovuto di sicuro ringraziarlo e prostrarsi ai suoi
piedi quella sera per dimostrargli tutta la sua gratitudine, poco ma sicuro!
Sorrise al pensiero di Bill inginocchiato davanti a
lui, immaginando che lo avrebbe fatto solo sotto tortura. Troppo fiero e
orgoglioso per abbassarsi a tanto, il suo fratellino. E comunque lo aveva fatto
fin troppo da ragazzino, fisicamente e metaforicamente parlando. Era contento
che ora non dovesse più piegarsi per nessuno.
Gli mandò un messaggio dicendogli che lui tornava a
casa e lo lasciava a fare la conoscenza della sua nuova ragazza.
Ricevette la risposta di Bill mentre si stava già
avviando a piedi per la via di casa:
“Alyx Cooper, 21 anni, americana di San Diego.
Genitori normali. Figlia unica. Niente guai con la legge e nessun vizio. Nemmeno
fuma! Ama gli animali. Piccola pecca: non è vegetariana, ma posso passare sopra
a questo piccolo dettaglio… Grande scelta, Tom ;-P Sei un grande! Ci vediamo a
casa.”
Bill continuò la sua conversazione con Alyx dopo
aver mandato il messaggio al fratello, ma non riuscì ad impedirsi di sorridere
al pensiero di quello che gli aveva scritto Tom: “Baciala anche da parte mia…
:-P Io me ne torno a casa. Ci vediamo stasera!”
-Perché sorridi?-
Bill si riscosse di colpo: -Come?-
-Ti ho chiesto che hai da sorridere…-
-Scusa, mi sono un attimo distratto… era per il
messaggio di prima…-
-Mmm, e posso sapere da parte di chi era o è una
informazione riservata?-
-Era mio fratello…-
Lei si stupì di non essersi accorta prima che il
fratello di Bill non era ritornato, dopo che lui gli aveva detto di lasciarli
parlare da soli.
-Ah, oddio… Non mi ero neanche accorta che non ci
fosse più!-
Subito dopo essersene uscita con questa trovata si
morse la lingua. Stupida, perché gli aveva detto una cosa del genere?!
Equivaleva a confessare che la sua compagnia fosse più coinvolgente del dovuto!
Cretina, cretina, cretina!
-Sì, beh… lui ha pensato di lasciarci soli per
farci conoscere meglio in privato… ecco.-
-Mi sento un’idiota maleducata. Non l’ho nemmeno
salutato…-
-Ci saranno altre occasioni.- la rassicurò Bill.
-Non ne dubito.- gli rispose con sarcasmo.
-Allora… hai tempo per continuare la nostra
chiacchierata?-
-Sì, ce l’ho.-
-Bene. Dove eravamo rimasti prima della nostra
interruzione? Al tuo corso di laurea? Dunque, ripetimi che cosa studi…-
-Arte.-
-Arte?! Davvero?-
-Sì.-
-Sei brava a disegnare?-
-Me la cavo…-
-Come mai l’accademia d’arte? Vuoi fare la pittrice
o qualcosa del genere?-
-Credo di voler fare la sceneggiatrice… per il
teatro però, non per il cinema…-
-Wow! Come mai questa scelta del teatro?-
-Perché con i film è facile mettere in scena un’azione,
basta scegliere il set e la gran parte del gioco è fatto, mentre per il teatro
bisogna essere in grado di riprodurre un mondo a sé stante sul quel
palcoscenico, che coinvolga la gente, la trascini dentro e la faccia
immaginare…-
-Capisco…-
-No, non è vero… lo dici solo per darmi
soddisfazione…-
-Non è affatto vero! Capisco quello che vuoi dire.
Tu vuoi dar vita un mondo tutto tuo che però stimoli la gente, la faccia sognare,
fantasticare e immaginare di vivere in una nuova realtà anche se solo per
qualche ora. E lo vuoi fare al peggio delle condizioni, perché, come dici tu, è
facile stimolare la sensibilità della gente con un film, un po’ meno con le
scene del teatro, che rimangono sempre così statiche, così essenziali. È quello
che faccio anch’io con le mie canzoni. Cerco di coinvolgere ed emozionare e i
miei fans, di condurli nel mio mondo e di farli evadere per un po’ dalla vita
vera, con un testo particolarmente sentito o un live particolarmente toccante.
Non ho bisogno d’altro per farlo. Solo la mia voce e la mia anima. Non è forse
la stessa cosa? Solo che tu lo fai con le tue immagini e io con la mia musica…-
Alyx rimase affascinata. Non pensava che Bill
avesse mai potuto capire il suo punto di vista, tanto meno condividerlo. In
quel momento si sentì incredibilmente legata a lui.
-Sì, credo tu abbia ragione…-
Bill sorrise e il suo cuore perse qualche battito.
Eh, no, cazzo! Era bello e ok, ma, per la miseria, avevano un accordo loro, del
quale sentimenti ed attrazione non facevano parte! Non poteva mica sciogliersi
come neve al sole ogni volta che le sorrideva, no? Era solo lavoro, continuò a
ripetersi.
-Adesso tocca a te…- gli disse per cancellare
quelle reazioni e per riprendere il controllo di sé.
-Tocca a me, cosa?-
-Dirmi di te… Ho parlato solo io, finora.-
-Non sai già tutto di me?- gli chiese lui dubbioso.
-Non capisco cosa vuoi dire.-
-Sono un personaggio famoso… la mia vita e la mia
storia sono di dominio pubblico.-
-Beh, si da il caso che io non le sappia.-
-Quindi non sei una mia fan.-
-Certo che no!- gli rispose lei con esasperazione,
che venne interpretata da Bill come indignazione e stizza.
-Dovrei sentirmi offeso, per caso?-
Lei si accorse troppo tardi di aver detto qualcosa
di potenzialmente irrispettoso e tentò di correggere il tiro.
-Dio, no! Volevo dire… insomma… Ascolto altri
generi di musica, ecco tutto.-
-Capito.-
-Non volevo offenderti, davvero! Non metto in
dubbio la tua professionalità e le tue doti canore, sul serio!- affermò lei
sempre più agitata.
-Ho capito, tranquilla!- la rassicurò Bill, con
voce calma e rassicurante, persino dolce.
-Ok, ora sto zitta, prima di fare altre figure di
m… ehm, sì, beh, parla.-
Bill sorrise del suo malcelato imbarazzo, che la
faceva parlare a raffica e trattenere a stento le parolacce. Lei affogò la
vergogna in un sorso di coca-cola.
-Va bene, allora. Sono Bill Kaulitz, cantante e
frontman della band Tokio Hotel, composta da quattro persone: io, Tom, il
chitarrista, Georg, il bassista, e Gustav, il batterista. Siamo tutti tedeschi,
originari dei dintorni di Magdeburgo, non ti sto a dire il nome del paesino
microscopico e insignificante dove io e mio fratello siamo cresciuti perché non
è rilevante. Sono nato nel 1989, il 1° settembre. Il mio gemello, Tom, è più
grande di me di dieci minuti e non la finisce mai di vantarsi per questo.
Genitori separati, mamma si è risposata con il mio patrigno, che ha iniziato me
e mio fratello al mondo della musica. Ehm, che altro? Mi sono trasferito con
Tom a Los Angeles nel 2010, sia per lavoro che per avere un po’ di privacy.
Inutile dire che quest’ultima cosa non abbia giocato molto a mio favore. Se mi
fossi fatto beccare in Germania a scoparmi qualche ragazza, scusa la volgarità,
almeno adesso non si direbbe di me che sono gay.-
-Avresti potuto farti beccare qui.-
-Così sarei dovuto scappare di nuovo in un altro
paese… no, grazie!-
-Di nuovo?-
-Beh, mi sono trasferito tre volte dall’inizio
della mia carriera. Voglio avere una casa sicura, capisci cosa intendo?-
-Credo di capire, sì… quello che non mi è chiaro
però è perché vuoi pagare me per essere la tua ragazza, quando ci sono tutte
queste ragazze con cui hai scopato, per usare il tuo termine, che sono convinta
lo farebbero anche a gratis.-
-La gran parte di loro è stata con me per qualche
notte per provare l’ebbrezza del sesso con Bill Kaulitz, la superstar super ricca
o il loro idolo indiscusso. Nessuna è mai stata con Bill Kaulitz di Loitsche,
ragazzo emotivo e desideroso di attenzioni, maltrattato da ragazzino dai
bulletti della scuola, per come si vestiva e si truccava e per la sua passione
per la musica, e troppo gracile per ribellarsi, spesso incompreso e snobbato
dai suoi famigliari stessi. Ormai di me vedono solo l’eccentrica rockstar,
piena di piercings e tatuaggi, che si veste strana. Non vedono più il ragazzino
insicuro che ha fatto strada sacrificando tutto di sé e costruendosi attorno un’aria
di sicurezza che a volte gli sta stretta. Non so più riconoscere gli amici veri
da quelli di convenienza, capisci?-
-Sì. Scusa, Bill, se sono stata insensibile… non ho
pensato che…-
Bill la interruppe con un gesto della mano.
-No. Volevi capire e io spero di essermi spiegato.
È tutto. Non stare a crucciarti o farti rodere dai sensi di colpa.- le disse un
po’ rigido.
-Va bene. Ehm, che altro fai nella vita, oltre a
cantare?-
-Intendi per lavoro o svago?-
-L’uno e l’altro.-
-Di tanto in tanto faccio il modello per lavoro. Ho
fatto il doppiatore per una saga di film, una volta, solo i primi due, però.
Ah, sì, ho partecipato a qualche spot pubblicitario, anche. Con mio fratello
per Audi e da solo per Saturn. È stato anni fa comunque. Mmm, nel 2012/2013 ho
fatto da giurato insieme a Tom e altri due personaggi per DSDS.-
-Cos’è?-
-Deutschland sucht den Superstar.-
-Ho capito solo l’ultima parola, per la cronaca.-
Bill sorrise e scosse esasperato la testa. Non gli
era mai capitato di dover raccontare della sua vita e della sua carriera con
qualcuno. Era abituato al fatto che tutti quelli che parlavano con lui
sapessero già tutto di lui.
-Significa: La Germania cerca la Superstar. È tipo
American Idol.-
-Ok, ora è chiaro, grazie. Continua…-
-Ehm, nel tempo libero vado in palestra, a farmi
qualche nuovo tatuaggio o piercing, e esco con gli amici o con Tom. Ecco
tutto.-
-A farti qualche nuovo piercing o tatuaggio?-
-Sì.-
-Ne hai molti?-
-Sì.-
-O Cristo!- si lasciò scappare lei.
-La cosa ti turba?-
-No, è che non riesco a capire con quale coraggio
tu riesca a farti bucare la pelle. Io ho il terrore degli aghi! Diamine, sono
addirittura svenuta quando ho fatto il secondo buco alle orecchie e il motivo
per cui ce l’ho solo a sinistra e non anche a destra non è perché lo reputassi
di tendenza solo da una parte, ma perché dopo lo svenimento mi sono rifiutata categoricamente
di farmi fare anche l’altro, per paura di svenire di nuovo, anzi, diciamo per
paura e basta!-
Bill cercò di trattenersi dal riderle in faccia,
dato che gli sembrava assolutamente indelicato ridere di una sua paura, ma,
Dio, svenire per un buco alle orecchie! Perse la battaglia e scoppiò in una
fragorosa risata, che si protrasse anche più a lungo del limite imposto dalla
buona educazione.
-Scusa, scusa, scusa… non ridevo di te e delle tue
paure… ma mi immaginavo la scena e… no, no, ok, la smetto.-
-Questa è una delle ragioni per cui non la racconto
mai…-
-Perché la gente ti ride in faccia quando la
racconti?-
-Sì, esatto.-
-Scusa ancora. È stato volgare da parte mia ridere
di te. Perdonami.-
Alyx sospirò, poi disse: -Sei perdonato. Allora,
ritornando a cose più serie. Quando comincia il mio lavoro?-
-Adesso.- le disse categorico.
Bill richiamò con un cenno il cameriere al quale
consegnò la sua carta di credito per pagare i drink che erano stati portati
loro durante la loro lunga conversazione e che erano rimasti quasi intatti.
Quando il ragazzo ritornò con la ricevuta e la
carta, Bill si alzò in piedi, subito seguito da Alyx.
-Quindi adesso che si fa?- domandò lei, curiosa e
titubante insieme.
-Ti riaccompagno al campus…-
-Ma sei pazzo?! Potrebbero vederti e… e…-
Bill alzò un sopracciglio con ovvietà e lei capì.
-Giusto, sono la tua ragazza. Farti vedere con me è
proprio quello che vuoi… Che stupida che sono!-
-No, solo molto ingenua.- la prese in giro Bill.
-Simpatico!- lo rimbeccò lei.
Bill ridacchiò e appoggiandole delicatamente una
mano sulla schiena la condusse fuori dal locale.
Quello era il primo contatto ravvicinato tra loro,
non si erano mai toccati prima, ed entrambi sentirono come una tensione
elettrica attraversarli.
Appena varcata la soglia del locale, Bill allontanò
la mano dalla sua schiena e si mise a camminare di fianco a lei. Erano troppo
vicini perché potessero dirsi due pedoni che si ritrovano casualmente a
percorrere la stessa strada e troppo vicini per poter passare per semplici
amici, ma troppo lontani per potersi toccare o sfiorare. E questo a lei
dispiacque un po’, mentre Bill era decisamente seccato, ma si disse che ci
sarebbe andato cauto, per lei e per i paparazzi. Il tutto e subito non si
addiceva molto a quella situazione, Bill ne era certo, per questo si impose di
rimanere a distanza. Ci sarebbe stato tempo per stringerla a sé, e doveva
ammettere che l’idea di tenerla tra le braccia gli sembrava molto allettante.
My Space: eccomi con u nuovo capitolo! Lo so,
domani è Pasqua e questo non è il weekend migliore per aggiornare perché voi
avrete sicuramente milioni di cose da fare, ma francamente non mi andava di
venire meno al mio impegno di pubblicazione settimanale (già ho sgarrato di un
giorno… grrrr), quindi prendetelo come mio regalo di Pasqua!
Ringrazio _Vesper_ e Alice Varn per aver commentato
il precedente capitolo, poi xjdols, Chiara939, Marylin96 e UCB per aver
inserito la storia tra le seguite, mi ha fatto un sacco piacere!
Sono di fretta (non si vede, eh?!), ma vi saluto
ricordandovi la mia (e di _Vesper_) pagina facebook per news e aggiornamenti… Dark Blue Horizon
Buone feste a tutti!
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Capitolo 5 *** CAPITOLO 4 ***
p
CAPITOLO 4
Quando arrivarono al campus dell’UCLA, molti
studenti si girarono a guardarli. Bill attirava l’attenzione come se fosse
fosforescente e molti curiosi non si trattennero dallo squadrarli
maleducatamente.
-Sei molto popolare, vedo…- le disse Bill.
-No, sei tu ad esserlo, Bill.- gli rispose lei.
-Mmm.- si limitò a dire.
Arrivati davanti alla porta di ingresso dello
studentato dove alloggiava lei, Bill non insistette per salire, ma si limitò a
lasciarle un bacio sulla guancia, non senza un po’ di imbarazzo da parte di
entrambi.
-Domani finiti i corsi vieni a casa mia, ok?- le
disse, incurante delle molte orecchie tese, smaniose di venire a conoscenza di
un nuovo scoop.
-D’accordo.- gli disse lei.
Lui allora la abbracciò e affondò il viso tra i
suoi capelli.
Le sussurrò il suo indirizzo di casa in un
orecchio, premurandosi di indagare se lo avesse compreso bene, poi la lasciò
andare con un sorriso e senza aggiungere una sola parola se ne andò.
La prima cosa che le venne in mente mentre guardava
le sue spalle scomparire dietro l’angolo fu: ma che cafone, neanche aveva
salutato!
La seconda fu: porca puttana, era proprio bello, ma
era solo lavoro! Solo la-vo-ro!
La terza fu: cavolo, ma se aveva chiesto a lei di
fargli da ragazza, di sicuro doveva sentirsi lusingata, significava che la trovava
abbastanza bella e intelligente da stare al fianco di una persona famosa e di
successo. Insomma era un gran complimento!
Con un sorrisetto compiaciuto e una risatina
euforica corse in camera sua a scrivere il suo diario:
22 febbraio 2015
È incredibile! È una storia pazzesca! Ancora non ci credo! Ho conosciuto i
due gemelli Kaulitz. È vero che prima di ieri notte ignoravo la loro esistenza,
ma… visti di persona e visti sui giornali è tutta un’altra cosa… Dal vivo sono
davvero bellissimi. Se in foto sono attraenti, dal vivo davvero spiazzano!
Soprattutto Bill, che ha un fascino tutto particolare che ti conquista
immediatamente… Non puoi rimanere insensibile di fronte a lui. Tutto intorno a
lui luccica, e non solo perché costa come un mio intero anno di università, e
qualunque cosa esca dalla sua bocca
suona sempre come una poesia, anche se sono cose volgari e offensive.
Non che oggi abbia detto niente di particolarmente offensivo, comunque.
Ad ogni modo… l’ho fatto ridere! Ridere sul serio, di gusto! Era una risata
piena la sua, di quelle in cui ti vengono le lacrime agli occhi e non puoi più
smettere. Non suonava affatto falso e costruito, era assolutamente sincero e a
me è venuta voglia di battermi su una spalla e dirmi: sei una grande, cazzo! Le
parolacce dette da me, non suonano bene come quelle dette da lui, però. Anche
il termine “scopare”, uscito dalla sua bocca, ha tutto un altro suono… mi sono
rincretinita, forse???
Comunque… la risata sopracitata è stata suscitata dalla mia scenetta di
fobia agli aghi. Non so davvero cosa mi sia venuto in mente di raccontare a un
quasi perfetto sconosciuto una cosa tanto intima e assolutamente tanto
imbarazzante come il mio svenimento per i buchi alle orecchie. Avrei voluto
sotterrarmi e morire in quei brevi istanti prima del suo scoppio di ilarità.
Poi mi sono perdonata, dopo averlo sentito ridere, si intende.
Mi piace anche vederlo ridere. Ha sempre un’aria così seria e guardinga!
Solo quando ride si lascia andare e si mostra per lo spensierato venticinquenne
che sono sicura vorrebbe essere ed è ancora dietro la facciata composta che si
porta dietro.
Ebbene sì, ha venticinque anni. Quest’anno ne compirà ventisei. Ma io per
allora non sarò più con lui. Per settembre sarà tutto finito. Noi abbiamo un
accordo: io per un po’ gli faccio da fidanzata e lui in cambio mi fa lavorare
per lui da assistente personale, almeno fino alla fine di maggio, così io
ottengo i soldi per la retta universitaria.
Sì, è un po’ squallido prendere dei soldi in questa maniera, ma… sono
sempre soldi! Non voglio essere costretta a chiederli ai miei. Devo ritrovarmi
proprio sul lastrico e senza alternative per fare una cosa del genere,
soprattutto dopo la nostra ultima litigata, durante la quale hanno messo in chiaro
che non approvano assolutamente la mia scelta di frequentare un’accademia d’arte.
Non è un mistero che i miei mi avrebbero voluta l’uno una commercialista e l’altra
un avvocato. Bleah! Due professioni che trovo assolutamente inadatte a me! Io
voglio creare! Non stare inchiodata ad una scrivania piena di carte, numeri e
leggi per tutto il giorno!
Devo ammettere però che mi mancano molto e se avessi un po’ più di denaro
liquido avrei già preso un dannato taxi per andarli a trovare.
La mia Mustang del ‘67 è morta e non ho i soldi per restaurarla, perciò non
posso fare diversamente, e, di nuovo, non chiederò aiuto ai miei. Per quanto
riguarda la mia macchina non si tratta di orgoglio, ma di decenza. Non dico che
i miei siano dei poveracci, ma nemmeno hanno soldi da buttare per uno sfizio
come la riparazione di un’auto d’epoca che più che un investimento è una spesa!
Non so ancora cosa mi prese quel giorno che mi lasciai convincere da mio
cugino e mio meccanico di fiducia a salvarla dalla rottamazione. Secondo lui “era
uno spreco enorme far fuori una Mustang di quell’annata”, proprio così disse,
neanche stessimo parlando di un vino pregiato, “perché una Mustang resta una
Mustang, indipendentemente da come è conciata”! “Te la metto a posto io, la
farò correre come un razzo!” mi disse.
E, in effetti, quando andavo alle superiori e i miei soldi di cameriera non
servivano ad altro che a cavarmi qualche sfizio, la macchina filava alla
grande. Poi i miei due anni e mezzo all’università e lontana da casa hanno
prosciugato ogni singolo dollaro del mio conto e io, anche se mio cugino me la
metterebbe a posto gratis, non ho comunque i soldi per pagargli i pezzi di
ricambio. E debiti con lui non ne voglio, non perché non mi fidi di lui, ma
perché le nostre famiglie sono legate e so che così i miei lo verrebbero a
sapere!
Magari mi farò accompagnare da Bill. D’altra parte dovrò fingere anche con
loro che sia il mio fidanzato, visto che con molta probabilità finirò sui
giornali. Di quelli che legge mia mamma il sabato mattina quando va dalla
parrucchiera, per giunta!
Certo, sarebbe un bel problema se io e Bill non andassimo d’accordo… temo
che salterebbe tutto e addio soldi. No, no, dovrò assolutamente comportarmi
bene con lui! In ogni caso non credo che sarà difficile vista la sintonia che
sembra esserci tra noi!
Siamo davvero come legati… mi sembrava di sentirlo il filo invisibile che
ci univa mentre stavamo parlando da Mayer’s.
Forse sono davvero una cretina sentimentale, o forse c’è davvero qualcosa
di intimo e profondo che ci lega. Chissà! Solo il tempo potrà dirlo…
Alyx richiuse il diario e lo ripose nella sua inseparabile tracolla e si
gettò sul letto, con tanto di scarpe ancora in piedi, con il computer sulla
pancia e con l’animo alleggerito per le sue rinnovate finanze.
Accese il notebook e digitò su Google Maps l’indirizzo che Bill le aveva
sussurrato all’orecchio, cercando poi la fermata dell’autobus più vicina a casa
sua e il tragitto più corto per raggiungerla.
Dopo aver segnato la strada e gli orari del bus della linea che le
interessava ripose tutto e si decise a chiamare i suoi.
-Pronto?- le rispose sua madre.
-Ciao, mamma. Sono io.-
-Oh, ciao, tesoro! Come stai?-
-Sto bene, grazie. E tu? E papà?-
-Io e tuo padre ce la caviamo, come al solito… a proposito, oggi ha
chiamato tuo cugino Taylor dalla sua officina meccanica… chiedeva di te e di
quell’orribile macchina che ti sei trascinata fino a Los Angeles…-
-Digli che sto bene, grazie.-
-D’accordo, allora…-
Bene, era giunto il momento di dirglielo, non poteva ignorare che quello
fosse il motivo per cui aveva chiamato i suoi genitori.
-Ehm… mamma, devo dirti una cosa…-
-Dimmi, cara… Hai per caso deciso di tornare a casa?-
-No, no! Non si tratta di questo, no!- esclamò lei esasperata. Era risaputo
che il secondo motivo di screzio tra lei e i suoi era anche il fatto che avesse
deciso per la sede universitaria di Los Angeles, invece che restare a San
Diego.
-Allora cosa?- domandò incuriosita la madre.
-Mi vedo con un ragazzo…-
-Dio, spero solo che non sia come l’ultimo con cui sei uscita! Era un
emerito buon a nulla!-
-Non è vero, mamma! Mick non era un buon a nulla!- urlò lei indignata.
-Certo che lo era. Ma dimmi di questo, avanti…-
-Si chiama Bill ed è un personaggio un po’ particolare…-
-O madre del cielo! Ci manca solo un ritardato!-
-Mamma, Bill non è ritardato… anzi!-
-Va bene, allora che ha di tanto speciale?- le domandò la madre
scetticamente.
-È un personaggio famoso…-
-Mi prendi in giro?-
-No! È un cantante di successo!-
-Ecco, ci mancava pure il cantante buon a nulla! Cosa avrò mai fatto di
male con te?-
-Mamma, piantala!- strillò sempre più stizzita. –Bill è intelligente,
simpatico, ricco, famoso e bello! Molto bello! E decisamente molto, molto,
molto ricco! Non si diventa ricchi senza far nulla, visto che la grana non gli
è arrivata dalla famiglia. Cristo, mamma! La sola giacca che aveva addosso oggi
sarà costata come un mio intero anno di università!-
-Dio, e come avresti fatto a conoscerlo e conquistarlo uno così?- chiese
con una nota di rispetto e incredulità nella voce sua madre.
Alyx si sentì male. E adesso cosa si inventava? Cosa le avrebbe detto?
-Ci siamo conosciuti un pomeriggio in uno dei bar vicino al campus dove
vado sempre a bere caffè mentre ripasso la lezione e siamo entrati subito in
sintonia!-
In fondo quella non era propriamente una bugia, si disse. L’unico dettaglio
che aveva omesso era che il pomeriggio che si erano conosciuti era proprio
quello…
-Caspita! Devo ammettere che è romantico! Ce l’hai una foto da farmi
vedere? Sono curiosa!-
-Mamma, puoi averne quante ne vuoi di foto, basta che cerchi Bill Kaulitz
su internet!-
-Kaulitz? Che razza di cognome è? È russo per caso?-
-No, mamma, è tedesco… Bill è tedesco… non di origine, ma di nascita…-
-Ah, ok, non che abbia qualcosa contro i tedeschi, erano altri tempi, ma
non dirlo mai alla tua bisnonna… sai che ha perso il suo Jack per colpa dei
tedeschi!-
-Non lo farò, mamma, promesso.-
-Dio, tedesco! Ma lo parla almeno l’inglese?-
-Mamma! È una star internazionale, certo che parla inglese! E comunque vive
a Los Angeles da cinque anni.-
-Dove in Los Angeles?-
-Zona residenziale di West Hollywood.-
-Non Bel Air?-
-No.-
-Allora forse non è così ricco come credi tu…-
-Forse voleva più privacy di quella che Bel Air aveva da offrirgli…-
-Forse…-
-Lo capirai quando lo cercherai su internet…-
-Va bene, appena riattacchi mandami un messaggio con il suo nome, non sono
affatto sicura di sapere come si scrive correttamente…-
-D’accordo, mamma! Dillo anche a papà per me. Ti saluto, adesso… vado a
cena… Ci sentiamo presto, ok?-
-Certo, appena rincasa glielo dico e cerchiamo insieme il tuo Bill tedesco.
Ciao, cara!-
E riattaccò, lasciandosi cadere sul letto con un sospiro. E anche questa
era fatta.
My Space: ed eccoci con un nuovo capitolo anche di questa
storia! Vi è piaciuto? Che ne pensate di come Bill si comporta con lei? Vi piacciono
le pagine di diario della ragazza? E che ne pensate dei suoi genitori? Aspetto con
ansia le vostre impressioni su questo capitolo (e anche sui precedenti se
voleste farmi presente qualcosa ;-) )
Passo ai ringraziamenti:
grazie a Alice Varn e _Vesper_ per aver commentato il
precedente capitolo;
grazie a Alice Varn, Ginny_Anastasia e serechelon78 per aver inserito la storia tra le preferite;
grazie a Alice Varn (di nuovo) e
a maryna483 per aver inserito la
storia tra le seguite;
infine grazie a tutti i numerosi lettori silenziosi, è un onore e un
piacere per me, sapere che leggete la mia storia…
Termino ricordando la mia pagina facebook (cogestita con _Vesper_) per
ricevere news, aggiornamenti e altro: Dark Blue Horizon
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Capitolo 6 *** CAPITOLO 5 ***
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CAPITOLO 5
Il pomeriggio seguente, Alyx prese un autobus in
corsa appena uscita dall’aula e dal campus. In mezz’ora raggiunse la villa dei
Kaulitz.
Si mise davanti al cancelletto sprangato e suonò ad
un campanello senza nome.
La voce di Bill le giunse attraverso il citofono:
-Chi è?-
-Sono Alyx!-
-Ciao, Alyx. Ti apro il garage, così parcheggi la
macchina dentro.-
-No, non ce l’ho la macchina.-
-Non ce l’hai?! Allora come sei arrivata qui?-
-Con un autobus…-
-Autobus?! Ossignore! Vieni dentro, per l’amor di
Dio!-
Il cancelletto scatto e Alyx, dopo averlo aperto e
richiuso, si avviò alla villa dei gemelli, un gioiello di architettura moderna,
tutto confort e funzionalità.
Bill l’attendeva davanti alla porta d’ingresso.
-Allora?- le domandò lui.
-Allora, cosa?-
-Non ce l’hai una macchina?-
-No, è morta.- gli disse con voce monocorde,
aggirandolo per varcare la soglia ed entrare in casa, senza aspettare di essere
accolta.
-Come può essere morta una macchina?!- le urlò
dietro Bill, mentre la raggiungeva al centro dell’enerme salotto dai toni
crema, grigio e bianco.
-Può, se ha quasi cinquant’anni.-
-Cinquanta?!-
-Già…-
-Ho sentito parlare di macchine d’epoca, mi sono
sbagliato, forse?- si intromise Tom nella conversazione, che scese le scale in
quel preciso momento.
-No, non hai sbagliato.- ribatté Alyx.
-Quindi hai un’auto d’epoca?-
-Sì, ma sfortunatamente ha deciso di andare in
pensione. Di nuovo.-
Tom sghignazzò: -Che ragazza capricciosa, la tua
macchina! Che modello è?-
-Mustang del ‘67-
-Una Mustang del ‘67?!- disse Tom e nello stesso
momento rispose anche Bill:
-1967?!-
-1967, sì!-
-Cazzo!- esclamò Tom.
-Oh, bravo Tom, diglielo anche tu che è un catorcio
una macchina così vecchia!- disse Bill al fratello.
-Ma stai zitto, tu, Bill! Non ci capisci un cazzo
di macchine! Altro che catorcio! Dio, sono sempre più convinto di aver avuto un’illuminazione
divina quando ti ho pensata per mio fratello! Conosci il valore delle auto! Sì,
beh, forse saresti stata un po’ più adatta a me, visto che Bill non capisce un
cazzo, ma…-
-Ehi!- si lamentò Bill, dando una botta sul coppino
del fratello.
-E dimmi: come mai non corre più la tua piccolina?-
-Perché la mia piccolina avrebbe bisogno di un bel
po’ di pezzi nuovi, sotto la carrozzeria. Non le bastano più i rattoppi.-
-Capisco. Mi permetterai di vederla prima o poi? Mi
piacciono le Mustang, soprattutto quelle d’epoca…-
Alyx alzò le spalle in un gesto noncurante: -Quando
vuoi, tanto dal garage non scappa di sicuro.-
-E se te la rubassero?- le domandò Tom, mascherando
l’orrore all’idea di un tale furto dietro un’espressione di preoccupazione.
-Non si avvia neanche più. Avrebbero bisogno del
carro attrezzi per portarla via e quindi darebbero nell’occhio.-
Tom alzò un sopracciglio, dubbioso.
-Che carini! Alzate tutti e due lo stesso
sopracciglio e allo stesso modo! Teneri!- li prese in giro lei, con voce
falsamente mielosa.
Entrambi ignorarono la provocazione, limitandosi a
fissarla per qualche istante, in silenzio.
-Lasciamo perdere… Vieni, ti mostro la tua
postazione.-
Bill la condusse al piano ammezzato della villa che
ospitava il loro studio di registrazione.
La fece fermare nella hall e le disse: -Ecco,
questo spazio è tuo, sentiti libera di personalizzarlo come vuoi, basta che
lasci uno spazio alle nostre cose.-
Le indicò sulla parete le tre mensole colme di
trofei e le cornici con le foto personali dei gemelli Kaulitz.
-D’accordo…- gli disse lei un po’ in soggezione,
ritrovatasi in un luogo del genere, così bello e personale.
Si sentiva come se fosse sconfinata in un luogo
proibito, nella vita privata dei due gemelli, per lei due persone ancora
pressoché sconosciute.
-Bene, quel tavolo laggiù è la tua scrivania, l’ho
liberato dalla nostra roba, così puoi metterti a studiare lì, o sulla
cassapanca sotto la finestra, c’è una bella vista sul giardino da lì.-
Alyx gettò un’occhiata alla sua scrivania, un elegantissimo
ed enorme tavolo in ebano nerissimo, con sopra un computer portatile Apple di
ultima generazione collegato ad un router di internet e un telefono fisso
ultratecnologico, con segreteria e display touch computerizzato.
-Dio, mi ci vorrà una vita a capire come funziona
quel coso!- si lamentò additando il telefono.
-Io so solo che se si alza la cornetta si risponde
alla chiamata in arrivo e se se schiaccia cancelletto si ascoltano i messaggi
in segreteria, non so altro.-
-Fantastico, se non lo sai usare tu che è tuo, non
mi immagino neanche il casino che farò io…-
-Te la caverai alla grande, ne sono sicuro… Se mi
cerchi, non urlare, tanto le pareti sono insonorizzate e non ti sentirà
nessuno, ma premi Nr. e poi 1, partirà una chiamata direttamente sul mio
telefono personale, ok?-
Detto questo, Bill se ne andò.
Alyx andò ad accomodarsi dietro la scrivania e
prelevò dalla sua tracolla il libro dell’ultima lezione avuta quel giorno e lo
aprì sul tavolo.
Letto il primo paragrafo si rese conto di non ricordarne
nemmeno una parola. Si sentiva come osservata da tutti quegli occhi penetranti
che dalle fotografie appese alle pareti sembravano scrutarla.
Vagò con lo sguardo per quei quadri e il suo occhio
venne attirato da una foto di Bill. Era così sexy e così appassionato in quella
foto come non lo aveva visto mai.
D’impulso prese il suo diario dalla borsa, si
spostò a sedere più vicina alla foto, per avere una prospettiva migliore, e si
mise a disegnare una sua versione di quella foto, immaginandosi quello stesso
sguardo in un Bill più sciupato e scarmigliato, come se fosse reduce da una
maratona estenuante di sesso appagante.
Lo disegnò con la canottiera nera che nascondeva
appena i suoi tatuaggi al torace e la giacca di finta pelle borchiata allentata
su di una spalla, con una mano che la teneva su da quell’altra.
Tutto attorno a lui non c’era il nulla, ma un
enorme foulard svolazzante che si arricciava attorno alla sua persona.
I capelli corti ai lati e tirati su al centro come
lo aveva sempre visto e come era anche in quella foto.
Sulla giacca disegnò un teschio e al collo le
stesse collane che gli vedeva sempre, quelle che non cambiavano mai: una
piastrina nera e un ciondolo con l’iniziale del nome del fratello. Le indossava
in quella foto, le indossava, insieme ad altre, nel giorno che si erano
conosciuti, le indossava quello stesso giorno, nell’intimità della sua stessa
casa. Reputò che dovessero avere un valore emotivo per lui.
Infine giunse il momento dei tatuaggi. Fece in
tempo a completare quello al centro del petto, una raffigurazione astratta del
destino e della fortuna, aiutandosi anche con altre foto nelle quali era più
visibile.
Stava per cominciare il cuore palpitante che aveva
inciso sulla pelle quando la porta si spalancò e Bill fece di nuovo il suo
ingresso in sala di registrazione.
-Ehi, che stai facendo?- le domandò incuriosito.
-Pensavo a come personalizzare la mia area e
intanto disegnavo…- gli disse mettendo la matita tra le pagine e chiudendo il
suo diario.
-Posso vedere il tuo disegno?-
-No.- gli rispose categorica.
-Perché no?- gli domandò lui, sentendosi un po’
offeso dal suo rifiuto.
-Beh, perché è uno schizzo, non è ancora finito e
non significa nulla, davvero!-
Con che coraggio sarebbe stata in grado di
mostrargli il ritratto che aveva fatto in quel momento, quando il soggetto era
proprio lui? Semplice, non ci sarebbe riuscita.
-Insisto, ti prego… Vorrei vedere come disegni…-
Lei si rassegnò ad aprire il diario e allungarlo a
Bill, che lo prese delicatamente, quasi avesse paura di sciupare una cosa che
non gli apparteneva. Questa gentilezza le fece accelerare i battiti del cuore.
-Dio, ma sono io! È magnifico! È davvero
stupefacente!- esclamò incredulo.
Lei alzò un sopracciglio.
-Cioè, non è bello perché il soggetto sono io, è
bello perché è disegnato benissimo… insomma, è vero che sono un po’
egocentrico, ma non così tanto, eh!-
Lei ridacchiò: -L’avevo capito che parlavi del
disegno!-
-Allora perché hai fatto quella faccia scettica?-
-Perché tu eri così sorpreso che fossi riuscita a
fare un disegno decente che mi sono leggermente incazzata… ma cosa credi che
non sappia disegnare?! Se non fossi abbastanza brava con la matita e i colori
non mi avrebbero mai ammessa all’università!-
-Giusto, non ci avevo pensato… Scusa, non intendevo
essere scortese.- le disse ridandole il diario.
-Non fa niente…-
-Sai, tu andresti d’accordo con mia madre… anche
lei è un’artista…- le disse di getto, senza pensarci, e quasi si pentì per
quella confessione. Chissà cosa pensava lei della sua lingua lunga! Non era un
mistero che spesso la sua parlantina lo avesse portato a fare delle magre
figure.
-Gli artisti sono i migliori…- gli disse lei con un
mezzo sorriso sulle labbra, sapendo che Bill avrebbe capito che non si riferiva
solo a se stessa e a sua madre ma anche a lui.
Bill le sorrise con una luce di condivisione e
comprensione negli occhi poi si voltò, recuperò una scatola dal mobile dietro
la scrivania e, con una strizzata d’occhio, se ne andò.
My Space: ed ecco il nuovo
capitolo di questa storia!!!!! Che mi dite? Vi ispira? Ve lo immaginate
il disegno di Bill che fa la protagonista... io devo ammettere di aver
preso spunto per immaginarmelo da alcuni che circolano in rete, in
particolare su facebook, realizzati dalle fans... Alcune di loro sono
DAVVERO brave!!!!!!
Inutile che sia io a dilungarmi... preferisco lo facciate voi nei vostri commenti... quindi passo subito ai ringraziamenti.
Grazie a _Vesper_, Ginny_Anastasia e Alice Varn per aver commentato il precedente capitolo, grazie a Luxy_95 per aver aggiunto la storia alle preferite e a Layla7, boscoiattolo e Sonne_schwarz alle seguite... infine grazie anche a tutti i numerosi lettori silenziosi (ho fatto la rima, ahah!)...
Un bacio e alla prossima!
Ricordo la mia pagina facebook, per informazioni, news e biografie (mia e di _Vesper_ con cui cogestisco la pagina...): Dark Blue Horizon
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Capitolo 7 *** CAPITOLO 6 ***
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CAPITOLO 6
-Buongiorno, studio dei signori Kaulitz, sono l’assistente
personale di Bill Kaulitz, come posso esserle utile?-
Bill capitò in studio proprio mentre molto
professionalmente lei si gettava sulla scrivania per rispondere alla chiamata e
diceva la formula di rito, sdraiata sulla scrivania, con il culo per aria e le
gambe penzoloni.
Nella corsa furiosa dalla cassapanca sotto la
finestra, all’altro lato della stanza rispetto alla scrivania da raggiungere,
aveva anche perso una scarpa.
Bill si trattenne dal ridere mordendosi forte il
labbro inferiore e si godé la scena appoggiandosi allo stipite della porta.
Lei scivolò sul ripiano del tavolo, facendo
ulteriormente alzare la gonna già corta di suo, e acchiappò i post-it dove
scrisse velocemente qualcosa tenendo fermo il telefono contro la spalla.
-Certo, la farò richiamare immediatamente.
Arrivederci.-
Bill finse un colpo di tosse che la fece balzare in
aria dallo spavento.
Scese immediatamente dal tavolo e si sedette sulla
sedia.
-Cristo, Bill! Mi hai fatto pigliare un colpo!-
-Credo di sapere il colore delle tue mutandine,
piccola.-
-Cosa?- domandò lei con voce alta e sconvolta e
sistemandosi meglio a sedere.
-Prima, piccola… quando eri sdraiata sulla mia
scrivania.-
Lei si indignò e lo fulminò con gli occhi. In
quelle due settimane di lavoro come sua assistente personale e di uscite
insieme, per occasioni ufficiali o semplicemente con gli amici di lui, facendo
procedere alla grande la sua pubblicità su giornali e riviste, aveva imparato a
conoscerlo bene. Sapeva che in lui c’era anche un lato un po’ rude e un po’
volgare che gli faceva dire porcate e parolacce, un po’ più velate rispetto
alle uscite di Tom, che trovava doppi sensi da tutte le parti, e che le faceva
capire che tutto sommato era un uomo anche lui.
-Primo: non chiamarmi piccola. Secondo: la
scrivania è mia, finché ci lavoro io.-
-Perché non posso chiamarti piccola?! È carino!-
esclamò Bill.
-Non sono la tua piccola, perciò mi sento presa in
giro, se mi chiami così!-
-Questo è ridicolo! Certo che sei mia!-
Lei alzò un sopracciglio.
-Sono tua?-
-Per tutto il tempo del nostro accordo, tu sei
mia.-
-Allora per tutto il tempo del nostro accordo la
scrivania è mia…-
Bill si ritrovò incastrato dal suo stesso gioco di
parole e le cedette la vittoria con un sorriso.
-La scrivania è tua. E io continuerò a chiamarti
piccola. Affare fatto?-
-Mi rubi sempre le battute, Kaulitz.-
-Può darsi. Allora?-
-Affare fatto.-
-Adoro fare affari con te!- le disse per prenderla
in giro.
Lei alzò gli occhi al cielo, sbuffò e gli allungò
il post-it appena scritto.
-Adesso sparisci e fammi lavorare.-
Bill raccolse la sua scarpa tacco dieci ed
inginocchiandosi davanti a lei gliela rimise, lasciandole una carezza
provocatoria sul collo del piede. Poi prese il post-it e si chiuse in cabina di
registrazione per i suoi esercizi canori.
Quando riemerse la invitò a fermarsi a mangiare e a
passare la notte a casa sua, e lei cercò in tutti i modi di declinare l’invito.
-Oh, avanti! Domani è sabato, non hai lezione!-
-Bill, devo rientrare. Non mi va di lasciare Nikki
da sola, ha litigato con il suo ragazzo e…-
-Nicole sa che anche tu ne hai uno perciò non può
rinfacciarti nulla.-
-Sì, ma noi stiamo insieme per finta!-
-E lei ha litigato per davvero, e allora?-
-Bill…-
-Niente Bill, ti voglio qui stasera. Così ti
presenterò a Ria.-
-Va bene, però dopo torno a dormire al campus.-
-Non ti fanno entrare più dopo l’orario del
coprifuoco, lo sai.-
Alyx dovette ammettere che Bill aveva ragione. Non
era ammesso accedere al campus da mezzanotte alle cinque della mattina, ci si
poteva liberamente muovere al suo interno, tra le varie confraternite e i vari
alloggi, ma non intrufolarcisi dentro in piena notte. Era il motivo per cui gli
studenti più agiati si trovavano un appartamento al di fuori, così da poter
essere liberi di fare quello che volevano senza sottostare a orari.
-Va bene, dormo da te, ma domani mattina me ne
vado.-
-Ti ci porto io al campus domani mattina, così mi
presenti la tua compagna di stanza che ti dà così tanti tormenti.-
-Nikki non mi dà dei tormenti!-
-Sì, beh, come ti pare. Vado a ordinare le pizze.
Come la vuoi tu?-
-Margherita.- gli rispose acidamente.
Bill ignorò il suo tono e le lasciò un bacino sul
naso.
-D’accordo.- le disse con un filo di voce, poi se
ne andò.
Nel momento in cui uscì, tutta la sua irritazione
evaporò e un rossore di emozione trattenuta colorò il suo viso.
Bill l’aveva baciata sul naso quando erano da soli,
quando non erano costretti dalle circostanze. Oddio!
Bill sapeva essere terribilmente irritante il
momento prima e farti sciogliere come neve al sole quello dopo. Era anche per
questo che le piaceva tanto, che cominciava a piacerle davvero.
Qualche ora più tardi, dopo che Ria e Alyx erano
state presentate come le rispettive fidanzate di Tom e Bill e dopo che ebbero
mangiato, si fermarono in salotto a chiacchierare un po’ prima di ritirarsi
nelle loro stanze. Cosa che imbarazzava in po’ Alyx dato che si sarebbe
ritrovata a dormire nel letto di Bill, dando sicuramente nell’occhio e destando
sospetti se avesse dormito da un’altra parte.
-Allora, Alyx, come sta la Mustang?- le domandò
Tom.
-Sempre ferma in garage.-
-Senti, ma non è che me la faresti portare qui? Mi
sentirei più a mio agio a sapere di averla nel mio garage, piuttosto che lasciare
una bellissima Mustang storica incustodita e tutta sola, quando da me avrebbe
tutta quella compagnia.-
Un lampo strano attraversò gli occhi dei gemelli.
Che si fossero messi d’accordo? Alyx ne ebbe il sospetto da come si erano
guardati.
-Tom, quella macchina non cammina!- esclamò lei.
-Faccio venire qualcuno a prenderla, se mi dai il
tuo permesso, non devi preoccuparti.-
Alyx cedette. Erano giorni che Tom le chiedeva
della macchina. Era stufa di declinare sempre. E poi doveva ammettere che la
Mustang sarebbe stata meglio nel garage enorme e super protetto dei Kaulitz,
piuttosto che in quel microscopico buco che al campus chiamavano box auto.
-Va bene, fai quello che devi. Però voglio
sovrintendere alle manovre di trasporto. Sia chiaro!-
-Va bene. Domani pomeriggio ci mettiamo d’accordo
sul da farsi.-
Quando si ritirarono nelle loro stanze, ad Alyx
prese il panico. Non aveva mai dormito con un ragazzo. Certo, non era vergine,
ma… non si era mai fermata per la notte da loro, né tantomeno loro si erano
fermati da lei (anche perché era impensabile farli dormire in camera sua a San
Diego, con i genitori nella camera accanto o nel suo microscopico letto del
campus a Los Angeles, dove era già una
grazia che ci stesse lei).
Come doveva comportarsi? Cosa doveva fare? Non
riusciva ad essere disinvolta in una situazione simile.
Bill notando quanto si sentisse spaesata e nervosa
venne in suo soccorso.
-Ti serve qualcosa per la notte? In bagno nel
cassetto di destra c’è uno spazzolino nuovo, gli asciugamani sono sul ripiano
accanto alla doccia e, se ti serve qualcosa da metterti addosso, pesca qualcosa
dalla mia cabina armadio… una maglietta, una tuta o… dei pantaloncini…
qualunque cosa. Certo, ti andranno larghi, ma se non vuoi dormire in intimo
serviti pure.-
Non avrebbe mai e poi mai dormito in intimo nella
stessa camera con Bill, poco ma sicuro! Era molto timida quando si trattava di
condividere l’intimità con un ragazzo. Si imbarazzava facilmente a mostrare il
suo corpo. Non aveva mai nemmeno fatto sesso con la luce accesa, e se era
giorno si premurava di chiudere sempre le persiane.
-Va bene.- gli disse con un filo di voce.
-Se vuoi farti una doccia vai per prima, così poi
la faccio io.-
-Certo.-
Si fecero a turno la doccia e lei si premurò di
nascondersi bene nell’asciugamano quando uscì dal bagno per cederlo a Bill.
Pescò un paio di pantaloncini morbidi e l’unica
maglietta senza scritte e senza disegni che trovò nel suo armadio e si mise a
letto.
Bill uscì dal bagno con addosso solo una salvietta
a coprirgli le parti intime, con i capelli bagnati tirati indietro, e lei emise
un sospiro scioccato.
Lui fece un mezzo sorriso di scuse e poi si diresse
in cabina armadio, dove emerse qualche secondo dopo con i soli boxer.
Lei lo guardò ancora più scioccata. Doveva
ammettere che così era ancora più bello che con gli abiti addosso. Tutti quei
tatuaggi che gli coloravano la pelle erano davvero eccitanti.
-Mi perdonerai se sono scortese e non mi copro, ma…
non riesco proprio a dormire con addosso qualcosa.-
Lei si ricompose e si nascose sotto le coperte fino
al mento.
-Non preoccuparti, non fa niente. Non sono
imbarazzata.-
-No?- domandò Bill scetticamente.
-No, sono più scioccata, ecco…-
Bill emise una risatina, poi si ritirò anche lui
sotto le coperte.
Alyx si fece piccola piccola e si girò su un
fianco, dandogli le spalle.
-Buonanotte.-
La voce di Bill giunse delicata e dolce.
-Buonanotte, Alyx.-
My Space:
ebbene sì! Sono tornata con il nuovo capitolo! Che ne pensate?
Vi è piaciuta la scenetta della scrivania? e la serata/notte con
Bill? Fatemi sapere!
Passo subito a ringraziare _Vesper_ e Alice Varn per aver commentato il precedente capitolo, MelaniaShawol per aver aggiunto la storia alle preferite, Cornelian per averla aggiunta alle ricordate, Jasmyne, Marty_BT e _VoCaLiSt_ per averla inserita tra le segiute... è sempre terribilmente gratificante scorgere nuovi "seguaci"...
Un enorme grazie anche a tutti i numerosi lettori silenziosi!
Ricordo come sempre la mia pagina facebook: Dark Blue Horizon
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Capitolo 8 *** CAPITOLO 7 ***
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CAPITOLO 7
Quella mattina, mentre Bill la stava
riaccompagnando al campus con la sua enorme Range Rover, Alyx nascose le
occhiaie per mancanza di sonno dietro le lenti scure degli occhiali da sole di
Bill.
Non era riuscita a dormire molto quella notte,
troppo tesa per riuscire a rilassarsi a dovere e prendere sonno, per paura di
disturbare Bill o di come si sarebbe
comportato lui.
Paure stupide e insensate dal momento che Bill si
era messo a dormire alla grossa quasi subito, emettendo un leggero fiato dalle
labbra socchiuse e standosene immobile per la gran parte della notte.
-Russo per caso?- le aveva domandato quella mattina
a colazione, dopo aver adocchiato le sue occhiaie marcate.
-Sì, come un trombone. Per colpa tua non ho chiuso
occhio tutta notte.- gli aveva risposto scherzando solo a metà.
E adesso sentiva crescerle dentro lo stesso livello
di irrequietezza raggiunto la sera prima, all’idea di presentare Bill a Nicole,
la quale era convinta che stessero insieme per davvero.
Alyx odiava mentire a quella che sentiva più vicina
ad essere la sua migliore amica. Odiava non poter condividere tutto con lei,
anche quella storia pazzesca che le scombussolava l’esistenza sempre di più.
Bill aveva capito quanto fosse restia a fargli
incontrare Nicole e per tutta la durata del viaggio se ne stette in silenzio e
la lasciò ai suoi pensieri.
Non aveva bisogno di vedere i suoi occhi, nascosti
dietro ai suoi Ray-Ban, per sapere che non erano affatto pensieri piacevoli.
Sapeva che la stava forzando, ma si convinse che tutto quello era necessario
alla loro messinscena.
Gli dispiaceva enormemente irritarla o farla
soffrire, ma sperava di essere perdonato con la sorpresa che aveva in serbo per
lei e per la quale aveva avuto bisogno dell’aiuto di Tom.
Quando Bill parcheggiò in uno dei posteggi all’interno
del campus, l’umore di Alyx si fece ancora più nero.
Trovarono Nikki seduta ad uno dei tavolini fuori da
Starbucks che beveva un frappuccino mentre leggeva un manuale universitario.
-Ehi, Nicole!- si costrinse lei a salutarla con
calore.
-Ciao, Alyx!- rispose lei alzandosi in piedi.
-Nikki, ti presento Bill. Bill, lei è Nikki.-
Bill, la cordialità in persona, si tolse gli
occhiali da sole per guardare la sua amica negli occhi e le tese la mano
destra.
-Piacere di conoscerti. Alyx mi parla molto di te.
Sono Bill Kaulitz.-
-E lei parla molto di te a me. Piacere mio.-
-Davvero?!- le domandò Bill con un falso sorrisetto
compiaciuto, pensando che lo dicesse solo per gentilezza e non sapendo che invece
le due amiche si erano parlate davvero.
Alyx le aveva confessato i suoi segreti più intimi,
dal come le piacesse da morire Bill al come si sentisse accanto a lui, nei
limiti del possibile, non accennando quindi mai al loro accordo.
Dopo qualche minuto di imbarazzanti convenevoli, la
conversazione si fece più sciolta e rilassata, e Alyx tirò un sospiro di
sollievo. Il peggio era passato.
Qualche giorno più tardi, appena giunse alla villa
dei Kaulitz, Bill non le fece nemmeno togliere la giacca che già la stava
trascinando via.
-Vieni con me, ho qualcosa da mostrarti.-
La condusse in garage, poi tolse il telo nero che
copriva l’auto di Alyx, svelando la Mustang dalla verniciatura rosso fiammante
lucidata di fresco.
-Oddio, Bill! È la mia Mustang! L’hai fatta
lucidare!-
-Non solo. Ammetto di non capirci niente di
macchine, ma Tom sì. E lui mi ha detto che adesso è una vera bomba, qualunque
cosa significhi.
Bill aprì la portiera dalla parte del guidatore e
raccolse il foglio che stava sopra il sedile e lo porse a Alyx.
-Tieni, queste sono le specifiche di tutto ciò che
c’è di nuovo nella tua macchina.-
Lei diede un occhio a quello che c’era scritto e
con un rapido conto si accorse che Bill doveva aver speso migliaia di dollari
per rimettergliela a nuovo. Perché adesso era davvero come nuova. Quasi tutto
era stato sostituito e potenziato.
-Bill, ma io non posso sdebitarmi con te…- disse
lei con una nota di tristezza nella voce.
-Sdebitarti?! Cristo, non penserai mica che ti
faccia pagare il restauro del tuo catorcio, vero?! È il mio regalo per te.-
Lei lo guardò smarrita per qualche istante.
-A cosa devo questo regalo?-
-Deve esserci un motivo specifico, se un ragazzo fa
un regalo alla propria fidanzata?-
-Bill! Ma io non sono la tua fidanzata!- esclamò
lei esasperata.
-Finché vale il nostro accordo lo sei! Basta con
questa storia!-
Lei si decise a fare una cosa che non aveva mai
fatto prima, con lui. Si alzò sulla punta del piedi, gli avvolse il viso con le
mani e poi posò delicatamente le sue labbra sulle sue. Fu un bacio casto,
delicato… di gratitudine, pura gratitudine, si disse lei per giustificare il
suo gesto sconsiderato.
A Bill parve di essere stato baciato per la prima
volta, da quello che quel bacio semplice gli scatenò dentro.
-Grazie, Bill.- sussurrò lei sulla sua bocca.
Le labbra di Bill si aprirono in un lento sorriso,
di malizia e pura soddisfazione maschile.
-Se avessi saputo che bastava rimettere in sesto
quel catorcio per farmi baciare da te, per Dio, l’avrei fatto molto prima!-
Lei lo allontanò con una spinta non troppo convinta
della mano.
-Idiota! Non ti ho baciato per questo, cioè, sì… argh!
E smettila di chiamare la mia macchina catorcio!- esclamò lei completamente
rossa d’imbarazzo e per l’indignazione alle offese di Bill alla sua auto
storica.
Bill scoppiò a ridere e la riacchiappò per i
fianchi. Accostò le sue labbra a quelle di lei e le diede un tenerissimo e
delicatissimo bacio.
-Prego, comunque. È stato un piacere farti felice.-
Lei per poco non scoppiò a piangere a quella dimostrazione
di gentilezza, mai ricevuta prima in vita sua, che la commosse nel profondo, e,
avvolgendo il capo di Bill con le braccia, nascose la testa nell’incavo del suo
collo.
Bill portò le sue mani dalla vita alla schiena di
Alyx, per avvolgerla con le sue braccia e tenerla stretta.
Avrebbero entrambi voluto rimanere così per sempre.
Che si stessero innamorando? Se lo domandarono nello stesso momento, tutti e
due.
Quando riemersero dal garage, Alyx corse incontro a
Tom e lo abbracciò stretto.
-Grazie, Tom! È fantastica!-
-Ehi, guarda che il regalo è mio, non suo!- esclamò
Bill indignato.
-Lo so, ma c’è lo zampino di Tom in queste cose.
Non è vero, Tom?- domandò lei continuando a tenere un braccio attorno alle
spalle di Tom.
-È vero, piccoletta. Ho detto io al meccanico cosa
doveva fare a quel gioiello.-
-Visto, Bill? Avevo ragione!-
-Sì, ok! Ora toglietevi le mani di dosso, che mi
fate venire l’orticaria solo a guardarvi!- disse Bill, con un occhiataccia al
fratello.
-Geloso, fratellino?- lo provocò Tom..
-Non immagini quanto!- ribatté Bill con sarcasmo. O
forse stava davvero nascondendo la sua gelosia dietro all’ironia, neanche lui
lo sapeva bene.
Il sabato pomeriggio di quella stessa settimana
Alyx decise che aveva bisogno di un po’ di tempo sola con la sua migliore
amica.
Uscirono dal campus per fare una passeggiata e si
ritrovarono casualmente davanti al locale che aveva visto nascere l’accordo tra
Bill e Alyx.
Nikki propose di entrare a sedersi e a bere
qualcosa.
Altro caso volle che l’unico tavolo libero fosse
quello dove era stata seduta in compagnia di Bill e Tom il giorno che si erano
conosciuti.
Chiacchierarono per un po’ mentre sorseggiavano le
loro bevande fresche, poi Nicole tirò fuori dalla borsa le solite riviste di
gossip e moda che era solita leggere e si mise a sfogliarle, mentre Alyx si
mise a scribacchiare sul suo diario.
Ne sbatté una sul tavolo e alzò gli occhi.
-Sei in terza pagina questa settimana!-
Ormai lei non ci faceva neanche più caso. Lo scoop
era arrivato la prima volta che erano stati visti insieme, e Bill era finito in
prima pagina, cosa che aveva portato immediatamente sua madre a chiamarla per
chiederle spiegazioni.
-Tesoro, sei sui giornali! Lo sai?- aveva esordito
a metà tra lo sconvolto e il compiaciuto.
-Certo, mamma. Ho visto.- aveva risposto lei
apaticamente.
-E cosa pensi?-
-Sapevo che questa sarebbe stata una cosa con cui
avrei dovuto fare i conti, se avessi deciso di stare con Bill, perciò la
accetto, per quanto ne farei volentieri a meno.-
Non era propriamente una bugia. Bill la pagava
appunto per finire sui giornali insieme a lui, quindi lei aveva accettato l’idea
di comparire in alcuni articoli e alcune copertine, anche se non le piacesse
particolarmente.
La parte di verità omessa stava nel fatto che lei
non lo aveva deciso in virtù del suo sentimento per Bill ma della sua necessità
di denaro.
-Hanno scattato una foto in cui Bill ti conduce all’interno
di un locale con una mano sulla schiena. Non ti leggo cosa si sono inventati i
giornalisti per un gesto così innocente, altrimenti potresti decidere di fargli
causa…- le rivelò Nikki.
-Perché, cosa dicono?-
-Con termini molto eruditi e decisamente esagerati,
in pratica dicono che stavate per fare sesso in mezzo alla strada…-
-Per una mano sulla schiena? Allora ringrazio Dio
che non mi abbiano mai beccato a baciarlo…- commentò lei, più a se stessa che
non a Nicole.
Quella le fece una carezza di conforto sul braccio,
poi tornò a concentrarsi sulla rivista.
Alyx si ritrovò a pensare al giorno in cui si erano
conosciuti e a quanta strada avessero fatto insieme.
Nel mentre che la sua mente vagava per i recenti
avvenimenti con Bill, i suoi scarabocchi sul diario presero la forma di un
volto, quello di Bill, e due mani, sempre quelle di Bill, si ritrovarono a
comporre un cuore.
Chi era due quello che amava l’altro, lei o lui?
Alyx temette di essere proprio lei e ne ebbe paura.
Ne sarebbe rimasta scottata quando tutto sarebbe
finito e lei non voleva assolutamente soffrire per amore, sapeva che non
avrebbe retto a un colpo come quello.
-Wow, Alyx, ma è bellissimo!- esclamò Nicole.
Lei lo analizzò con occhio critico.
-Dici? Per me è solo uno scarabocchio… l’ho fatto
così, per passare il tempo… sarei tentata di buttarlo in pattumiera a dir la
verità…-
-No! Perché?- domandò Nikki stupita.
-Non mi sembra che gli renda molta giustizia… lui è
più bello di così…-
Nikki fece un sorrisetto malizioso.
-Questo è ovvio, cara.- la punzecchiò lei.
Alyx sbuffò.
-Ma non buttarlo, mi piace.- le disse tornando
seria.
-Va bene.-
Si sorrisero con complicità, poi ritornarono a
concentrarsi sui loro passatempi.
My Space: Ebbene sì! Ecco il mio ritorno di “fiamma”!
Naturalmente mi scuso per la lunga assenza ma è tutta colpa dell’università…
per fortuna adesso ho un po’ di tregua visto che mi manca un solo esame a fine
luglio e poi sono ufficialmente in vacanza (per un solo mese ma pazienza!)…
Allora, che mi dite di questo capitolo? Non trovate un po’ tenera la confusione
della nostra protagonista? Spero di sì! In ogni caso, aspetto fiduciosa un
vostro parere…
Passo immediatamente, senza perdermi ancora in
inutili chiacchiere, a ringraziare: Alice
Varn per aver commentato il precedente capitolo, LucyInTheSky e MelaniaShawol
per aver inserito la storia tra le preferite, Cornelian per averla inserita tra le ricordate, asy99 alle seguite e JCMA alle ricordate e alle seguite…
grazie anche a tutti i lettori silenziosi che non mi hanno abbandonata!
Ricordo come sempre la mia pagina facebook che
trovate anche ai bottoni social network alla mia biografia di efp: Dark Blue Horizon
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Capitolo 9 *** CAPITOLO 8 ***
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CAPITOLO 8
-Vieni, oggi andiamo a fare shopping!- la informò
Bill, un giorno di metà marzo, dopo due ore passate nel suo studio di
registrazione.
-Shopping?!- esclamò terrorizzata.
Lei odiava lo shopping.
Bill la portò in Rodeo Drive a Beverly Hills, e poi
dentro ad un negozio dove un paio di scarpe costava come tre mesi di affitto.
-Eh, no, cazzo, Bill! Questo no! Prima la macchina,
adesso questi vestiti da furto! No, Bill, se vuoi mettere in scena questa
commedia dello shopping tra fidanzatini è ok, ma non in questo negozio, dove
solo un paio di scarpe costa come la mia ultima retta universitaria!- bisbigliò
concitatamente lei attirando l’attenzione di tutto il personale dell’atelier.
-Piccola, stai dando spettacolo…- disse Bill,
abbracciandola stretta e con un falso sorriso sulle labbra a mascherare la
stizza e l’esasperazione.
-Fai il tuo dovere senza protestare, per una volta,
vuoi?- le domandò con voce appena più alta di un sussurro, separandosi da lei e
prendendole il volto tra le mani.
-Va bene, scusa. Hai ragione tu, mi sto comportando
da cretina.- si rassegnò lei.
-Brava, ragazza!- le disse con un sorriso ora più
sincero sulle labbra.
Bill le lasciò un delicato bacio a fior di labbra
che provocò un sospiro di incredulità in tutti i commessi, poi la prese per
mano e si rivolse alla commessa più vicina per chiederle il suo aiuto.
-Certo. Di cosa avete bisogno? Abito da sera,
casual, sportivo?-
-Di qualunque cosa valorizzi lo splendore della mia
bellissima fidanzata…-
La commessa sorrise falsamente e Bill si guadagnò
un’occhiataccia da Alyx. Perché, come era vestita ora faceva così schifo?
-Prego, seguitemi, troveremo sicuramente qualcosa
che faccia al caso vostro…-
Dopo tre ore di processioni dentro e fuori del
camerino per mostrare tutti i capi a Bill, il quale si godeva la spettacolo di
quella improvvisata passerella da una poltroncina di fianco allo specchio a
tutta altezza, finalmente raggiunsero la cassa.
Si disse soddisfatta dei suoi nuovi abiti,
effettivamente le stavano molto bene e Bill aveva buon occhio e buon gusto in
quanto a moda.
Non si era mai sentita più sexy e più desiderata
che in quelle tre ore con Bill, che più volte l’aveva accarezzata con lo
sguardo come se la bramasse.
Se non avesse saputo come stavano le cose, avrebbe
potuto pensare che Bill provasse qualcosa per lei.
28 marzo 2015
Oggi io e Bill stiamo raggiungendo San Diego. I miei genitori insistevano
per conoscere il mio super ricco e super famoso fidanzato e io non sapevo più
come rabbonirli, se non portandolo a casa loro.
Bill ha accettato di buon grado. Ne abbiamo approfittato per fare uscire
dal suo garage la mia Mustang messa a nuovo.
Ora Bill la sta guidando e io mi godo il viaggio e la splendida giornata di
sole che si sta aprendo davanti ai nostri occhi.
Abbiamo visto sorgere l’alba e Bill mi ha promesso che un giorno mi porterà
a vedere il sorgere e il tramontare del sole in spiaggia.
Non so se manterrà mai la sua parola, perché so che il nostro rapporto è
molto precario.
Il nostro accordo potrebbe dirsi concluso da un momento all’altro.
È vero, mi ha promesso di pagarmi fino alla fine di maggio, ma questo non
significa che sia obbligato a portare avanti la sua farsa della fidanzata
misteriosa e tanto meno a farmi regali, sorprese e favori.
Già è successo con la macchina, cosa che mi ha lasciata notevolmente
imbarazzata e sconvolta, non riuscirei a sopportare che continuasse in questo
modo.
Mi sentirei troppo in debito con lui.
E soprattutto non saprei come ripagarlo.
Lui mi dice di non pensarci, che lo fa volentieri… ma io non voglio che
spenda tutti questi soldi per me… una sconosciuta di cui magari fra qualche
mese non ricorderà nemmeno l’esistenza.
Io invece a lui penserò per sempre, perché nel bene o nel male, so che
questa esperienza mi cambierà dentro, qualsiasi esito avrà questa storia…
-Piccola, dove devo girare ora?-
La voce di Bill interruppe la sua concentrazione e
la sua scrittura.
Alzare troppo in fretta la testa, dopo essere stata
troppo a lungo chinata, le fece venire un capogiro.
Istintivamente si portò una mano alla fronte e l’altra
allo stomaco, per combattere contro la vertigine e la nausea.
-Alyx, stai male?- le domandò Bill preoccupato.
-No, tranquillo, ho solo alzato la testa troppo in
fretta… Alla terza a destra. Casa dei miei è la quarta a destra, quella con lo
steccato giallo.-
Quando Bill accostò al marciapiede vicino alla casa
dei suoi, loro erano già fuori in giardino. Con loro c’erano anche la zia
Madeline, sorella di sua madre, rimasta vedova quando suo figlio Taylor era
ancora molto piccolo, e suo cugino, Taylor, per l’appunto.
Quando li raggiunsero lei fece velocemente le
presentazioni.
-Oddio! Guarda qui chi è venuta a trovarci! E
guarda un po’ con che macchina!- esordì suo cugino abbracciandola stretta.
-Sì! Bill mi ha fatto una sorpresa e me l’ha fatta
restaurare, ora ha ben cinquanta cavalli in più dei suoi centotrenta
precedenti! È fantastica!-
-Cooper, te li avrei montati io i dannati cinquanta
cavalli se me lo avessi permesso.-
Lei scoppiò a ridere.
-Ora quando hai un problema non ti rivolgi più a
me, vero, traditrice? Vai dal tuo ricco fidanzato!-
-Oh, avanti, non essere geloso! Ti voglio bene, lo
sai!-
-Vuoi più bene al tuo ricco fidanzato…-
Alyx scoppiò in un’altra risata e con la coda dell’occhio
guardò Bill che stava tranquillamente conversando con i suoi genitori e sua zia.
Un po’ le dispiaceva di dover mentire a tutti loro su ciò che c’era davvero tra
lei e Bill, ma era sicura che se avessero saputo la verità l’avrebbero
disapprovata ancora di più. E lei non lo voleva assolutamente, soprattutto
perché sembravano per la prima volta in tre anni essere davvero fieri di lei,
della scelta del ragazzo che aveva fatto e della sua decisione di farglielo
conoscere.
Quella sera mangiarono tutti insieme.
Fortunatamente la madre si era ricordata che Bill era vegetariano e aveva
preparato una cena priva di carne e pesce per tutti.
Quando si fece ora di andare a letto, sorse il
problema di dove mettere a dormire l’ospite.
La madre si dimostrò più che entusiasta di lasciare
dormire Alyx e Bill nel suo letto da una piazza e mezza, nella camera che era
stata sua al tempo delle superiori.
La stanza era quella classica di una adolescente,
con poster, biglietti dei concerti e del cinema appiccicati alle pareti e alle
ante dell’armadio, oggetti personali vissuti e consumati sparsi qua e là per la
scrivania e le mensole senza un ordine preciso e schizzi raffiguranti vari
soggetti dislocati ovunque.
Bill si guardò intorno con curiosità e scoprì che
era si era dimostrata brava a disegnare fin dalla tenera età.
Un pensiero corse al primo e unico disegno che lei avesse
fatto a casa sua che lui avesse visto.
-Ce l’hai ancora il disegno che mi raffigurava che
hai fatto il primo giorno che sei venuta a casa mia?-
-Sì, perché?-
-Ero solo curioso…-
Lei lo guardò con aria scettica.
-Nel bene e nel male, Bill, ti conosco… cosa ti
frulla per la testa?-
Bill le rispose di getto.
-Saresti disposta a farmi un ritratto? Per me, da
tenere, insomma.-
-Per te?-
-Sì.-
-Come ti vedo io o come sei tu?-
-C’è differenza?-
-Sì.-
-Come mi vedi tu, allora…-
-D’accordo… quando?-
-Anche adesso… è ancora presto per dormire…-
-Va bene… mettiti comodo, Bill, e fammi da
modello…- gli disse facendogli l’occhiolino.
Bill si sedette ai piedi del letto a gambe
incrociate e lei, raccolto un blocco da disegno dal cassetto della scrivania, andò a
sedersi con la schiena contro la testiera di legno del letto.
Lo ritrasse come era vestito quel giorno, canottiera nera, giacchetta di
jeans senza maniche tutta sfrangiata, guanti di pelle senza dita, occhiali
tenuti con la mano destra e bracciali sul polso sinistro, e con il cappellino
con la visiera che indossava in macchina durante il viaggio.
L’espressione del Bill del suo disegno era quella rilassata e sorridente,
tenera e giocherellona, con quello speciale luccichio di meraviglia infantile e
spensieratezza, che gli aveva visto spesso sul volto quando spiandolo dalla
finestra dello studio lo vedeva giocare con i suoi cani.
Per questo decise di aggiungere nel ritratto la sua cagnolina bianca tutta
pelo che le stava tanto simpatica.
Teneva le braccia incrociate al petto così che con la mano destra
stringesse la cagnetta a sinistra e con la mano sinistra tenesse in mano un
microfono a destra, simbolo del suo lavoro e della sua passione.
Lavorò al disegno a lungo, alzando di tanto in tanto lo sguardo su Bill per
aggiungere dei dettagli all’immagine.
Si fece notte fonda ma lei era troppo concentrata per accorgersene e Bill
sopportò quelle ore di immobilità di buon grado.
Lei non poteva immaginare quanto Bill ci tenesse a quel ritratto.
Si era convinto che avrebbe voluto almeno un ricordo tangibile di lei per
quando tutto sarebbe finito e avrebbe dovuto lasciarla andare.
Alyx era troppo importante per lui, lo aveva capito in quei giorni, e
avrebbe fatto in modo di tenerla con sé a lungo.
Ma nello sventurato caso in cui non ci fosse riuscito, avrebbe sempre avuto
qualcosa di caro e prezioso di lei da conservare e da portarsi appresso.
Quando ebbe finito di impostare le linee base delle figure e ebbe aggiunto
tutti i dettagli al volto di Bill glielo
mostrò.
-Ecco, è cosi che ti vedo.-
-È meraviglioso…- disse Bill prendendo in mano il blocco per esaminare
meglio il lavoro di Alyx.
-È ancora una bozza, però… domani lo finisco. Ora mi fanno troppo male le
spalle e la mano per continuare.-
Bill mise da parte il disegno e gattonò verso di lei, poi le si mise dietro
e le massaggiò le spalle per darle un po’ di sollievo.
Lei gemette di beatitudine, lasciandosi andare contro Bill, e lui pensò che
quello era stato il suono più erotico che avesse mai sentito.
-Va meglio ora?- le domandò con apprensione.
-Sì, molto meglio. Grazie.-
Bill le diede un bacio dietro l’orecchio, che le provoco un brivido, poi le
sussurrò: -Grazie a te per il magnifico disegno.-
Bill si mise di fronte a lei e, con movimenti lenti e delicati, infilò le
mani sotto la sua maglietta e gliela sfilò. Alyx era troppo frastornata per
reagire e lo lasciò fare. Bill non si era mai comportato così con lei. Non si
era mai spinto tanto oltre con le carezze e con i gesti nelle innumerevoli
notti che era rimasta da lui. Che cosa gli prendeva? Cosa voleva fare?
Presto i suoi jeans e le sottili calze di seta color pelle raggiunsero la
sua maglietta sul pavimento.
Istintivamente, quando si ritrovò quasi nuda di fronte a lui, si ritrovò a
portare le mani e le braccia a nascondere il petto e le gambe a stringersi tra
loro per l’imbarazzo.
Bill allontanò le sue braccia.
-No, hai un bellissimo corpo… non avere paura di mostrarlo, non con me almeno…-
Le sue guance si imporporarono ma lasciò che Bill la guardasse, senza
tentare di nascondersi di nuovo.
Bill scostò le coperte e ce la fece distendere sotto, poi si spogliò fino a
rimanere solo con i boxer e la raggiunse.
Lei si mise su un fianco e lui la abbracciò da dietro, facendo combaciare
il suo petto con la schiena di Alyx.
Quella notte dormirono entrambi così, stretti in un tenero e confortevole abbraccio.
E quella fu la notte che dormirono meglio di tutte le molte altre che li
aveva visti condividere il letto.
Qualche giorno più tardi i gemelli si ritrovarono
incastrati da una riunione di famiglia.
-Ma porca troia! Cosa significa che stanno venendo
qui, Tom?-
-Significa quello che ho detto! Mamma e Gordon
stanno venendo qui… mi hanno chiamato dal taxi, saranno qui a momenti.-
-Troppo tardi per far sparire Ria e Alyx, vero?-
-Sì… e temo che il motivo della loro visita siano
proprio le ragazze…-
-Merda, Tom!-
-Ehi, cosa posso farci io, eh?! Ambasciator non
porta pena!-
-Ambasciatore di sto cazzo!- urlò Bill esasperato.
Ci mancava pure sua madre, adesso! Non poteva certo
deluderla dicendole dell’accordo.
Quando sua madre e il suo patrigno arrivarono
vollero subito salutare Ria e conoscere Alyx.
Bill esasperato condusse la madre da lei,
promettendo a Gordon, che, dopo che avesse finito di parlare con Tom di
chitarre e amplificatori, l’avrebbe portata anche da lui.
Sapeva che Tom l’aveva fatto di proposito di
tenerlo occupato, per consentire a lui di introdurre la sua fidanzata alla sua
famiglia nel modo più graduale possibile. Gli venne voglia di andare da lui e
dargli un bacio.
Alyx sedeva sulla cassapanca imbottita sotto la
finestra che dava sul giardino della villa, con la sua enorme piscina.
Aveva provato a studiare qualcosa, ma continuava a
ritornare con la mente a ciò che era accaduto a casa dei suoi, dal disegno al
dormire abbracciati.
Si era sentita davvero bene tra le sue braccia.
L’aveva fatta sentire amata e protetta e questo le faceva una paura del
diavolo, perché sapeva che se si fosse lasciata andare al sentimento che stava
nascendo dentro di lei, avrebbe sofferto, quando il loro accordo fosse finito.
Bill scese in studio e la trovò seduta
scompostamente sotto la finestra, con una gamba penzoloni e l’altra con il
piede affondato nella morbida imbottitura della cassapanca. Si abbracciava il
ginocchio sollevato con entrambe le braccia e guardava fuori dalla finestra,
verso la piscina.
-Vuoi per caso andare a fare un bagno in piscina?
Faccio riscaldare l’acqua se vuoi…- le disse Bill.
-Cosa? No, Dio, no… Non pensavo alla tua piscina…
Ero… pensierosa.-
-D’accordo.-
Bill indicò alla madre di precederlo e le si
rivolse in inglese scandendo bene le parole: -Vieni, mamma, è qui.-
Appena Simone varcò la soglia, Bill le presentò.
-Alyx, ti presento mia madre. Mamma, lei è Alyx.-
Simone avanzò per la camera e Alyx si alzò in
piedi.
-Piacere di conoscerti.- le disse la madre di Bill
in un inglese molto scolastico, mentre le porgeva la mano.
Alyx la strinse e ribatté: -Il piacere è tutto
mio.-
-E così sei la fidanzata di mio figlio…-
Dunque la madre pensava che stessero insieme
davvero, o lo stava dicendo per metterla alla prova e scoprire la sua verità?
-Così pare…- si limitò a replicare.
-Da quanto state insieme, caro?- chiese al figlio.
-Dal 22 febbraio, mamma.-
Si ricordava la data dell’inizio del loro accordo?
Incredibile.
Bill si avvicinò e le passò un braccio intorno alla
vita, poi le baciò teneramente i capelli. Perché quella scenetta, proprio in
quel momento?
-Come hai sentito non è molto, mamma, ma è come se
la conoscessi da sempre, sto molto bene con lei.-
-Bene, sono contenta!- disse Simone e poi si avviò
verso la porta. -Ci vediamo di sopra, Bill.-
Appena la porta si richiuse alle sue spalle lei gli
domandò: -Perché questa scena?-
-Mia madre non sa nulla, crede davvero che stiamo
insieme, il nostro accordo deve rimanere tra te, me e Tom, ok?-
-Certo, Bill. Raggiungi tua madre, ora. Io studio
un po’.-
-D’accordo, a dopo.-
Sciolse l’abbraccio e uscì anche lui dallo studio,
lasciandola da sola con i suoi pensieri.
Stava iniziando a provare qualcosa per lui, non
poteva di certo negarlo, e questo la spaventava. Cosa ne sarebbe stato di loro?
Probabilmente niente e lei si sarebbe ritrovata sola e con il cuore spezzato.
Doveva andarci cauta.
My Space: nonostante il poco
tempo (quando una persona crede di aver finito scopre di essere
finalmente libera scopre di essere stata solo all'inizio delle proprie
turbe... dannate valigie da preparare!), ho trovato il tempo per
aggiornare la mia storia! Vi comunico che vado in vacanza tra qualche
giorno, quindi sicuramente per almeno una settimana non potrò
aggiornare, comunque per tutte le informazioni di servizio c'è
la mia pag facebook: Dark Blue Horizon
Ad ogni modo sono molto curiosa di scoprire che ne pensate del capitolo... Aspetto con ansia vostri commenti!
Questa settimana ringrazio: KiraKY, Silents_words e Alice varn per avermi lasciato il loro graditissimo commento al precedente capitolo, alien 12 per aver inserito la mia storia tra le preferite e asy99 e Der_letze_tag tra le seguite! Siete tutti fantastici! Anche voi lettori silenziosi!
A presto! Baci e buona estate (sperando che finalmente giunga il sole!)!!!!!!!!
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Capitolo 10 *** CAPITOLO 9 ***
p
CAPITOLO 9
-Bill, devo dirti una cosa…- esordì Alyx un giorno,
entrando in casa dei Kaulitz.
-Dio, quel tono così serio mi sta spaventando a
morte… comunque dimmi…-
-Vorrei andare a New York per tre giorni…-
-Tutto qui?!-
-Eh, sì…-
-Ah, beh, se è solo questo, ok…-
-Non sei arrabbiato con me?-
-No, affatto… dovrei?-
-Ti sto dicendo che ti lascio per tre giorni…-
-Sono solo tre giorni… mica per sempre!- esclamò
Bill.
Non capiva perché pensasse che si sarebbe infuriato
per questa cosa. È vero che avevano un accordo, ma mica prevedeva che stessero
insieme ventiquattro ore al giorno per tutti i giorni!
-Piuttosto… li hai i soldi?-
-Cristo, Bill!-
-Che c’è?!-
-Non sei mica mio padre! Solo lui può farmi questa
domanda!-
-D’accordo… non te la farò più… ma… li hai?-
-Adesso ti uccido! È tutto pagato dall’università…
non voglio un altro assegno da te questo mese…-
-Ok… Allora… cosa succede di bello a New York?-
-C’è una mostra e una conferenza sui costumi e le
scenografie che quelli del corso di arte sono tenuti ad andare a vedere…-
-Sembra interessante…-
-Lo è…-
-Bene, quando parti?-
-Ho il volo domani mattina a mezzogiorno…-
-È per questo cha hai la valigia con te, oggi?-
-Beh, pensavo di partire direttamente da casa tua,
dopo aver dormito qui insomma… visto che stasera dobbiamo anche uscire con i
tuoi amici…-
-Va bene… dammi il trolley che te lo porto in
camera…-
Quella sera si trovarono a un bar sulla Hollywood
Boulevard alle nove.
Tom e Ria arrivarono una mezzora dopo e la serata
iniziò.
Doveva ammettere che erano tutti simpatici gli
amici di Bill e per una sera decise di lasciarsi andare, senza pensare alle
conseguenza delle sue azioni.
Era stufa di essere sempre seria e guardinga. Per
una volta voleva godersi una normale uscita serale, godendosi la compagnia di
tutte quelle persone simpatiche e divertenti.
Dopo il primo drink ne venne consumato un secondo e
dopo il secondo un terzo.
Anche Bill sembrava molto più disinvolto del solito
e la toccava spesso. Una mano sul braccio, sulla spalla, tra i capelli ad
accarezzarle la nuca.
Dentro di lei si risvegliò un desiderio a lungo
rimasto sopito.
Erano secoli ormai che non permetteva più a se stessa
di provare piacere al tocco di un ragazzo, anche se Bill più volte aveva minato
al suo ferreo controllo.
Come quella volta a casa dei genitori di lei.
Bill, anche lui un po’ brillo e decisamente disinibito,
la afferrò per i fianchi e la fece sedere sul suo grembo. Lei si accomodò su di
lui stile amazzone e cinse le sue spalle con un braccio.
Bill le
sorrise e le diede un bacio sul collo che a lei piacque.
Milioni di farfalle si addensarono nello stomaco di
Alyx e Bill diede libero sfogo alla sua attrazione per lei repressa.
L’alcol li rese audaci.
Si baciarono, sulla bocca, spesso e con sempre
maggior foga.
-Prendetevi una stanza!- li prese in giro Tom,
stufo di tutte quelle pubbliche effusioni davanti ai suoi occhi e a quelli dei
loro amici.
-Sai, fratello? Credo proprio che lo faremo!- gli
rispose Bill con un sorriso osceno sulle labbra, alzandosi in piedi e tirandosi
dietro anche lei.
-Bill!- urlò lei sconvolta e vagamente divertita.
Uscì dal locale e fermò un taxi con la mano.
Si accomodarono sui sedili posteriori e Bill diede
in fretta l’indirizzo della sua villa.
Durante il viaggio non riuscirono a smettere di
guardarsi, toccarsi, accarezzarsi e
baciarsi, sotto lo sguardo un po’ divertito e un po’ seccato dell’autista.
Quando arrivarono a destinazione Bill pagò
profumatamente l’autista, per il disturbo arrecatogli nel costringerlo a
sorbirsi la loro scenata da ragazzini arrapati.
Durante il tragitto dal ciglio della strada alla
porta d’ingresso della villa Alyx inciampò tre volte e si mise a ridere senza
motivo quattro.
Bill si accorse di essere quello decisamente più
sobrio dei due e che lei non lo reggeva molto, l’alcol.
La sostenne abbracciandola stretta per non farla
cadere a terra e la condusse fino in camera sua.
Arrivati lì lei lo baciò.
Lo baciò come non lo aveva mai baciato prima, con
desiderio, rapimento, brama. Gli stessi che provava lui.
Non gli parve vero che lei potesse ricambiarlo.
Certo, poteva essere l’alcol a farla agire in quel modo, ma in quel momento non
voleva pensarci. La voleva e basta. Per le conseguenze ci sarebbe stata la
mattina dopo.
Portando le mani sulle spalle di lei la spinse a
sdraiarsi sul letto.
Lei si lasciò andare all’indietro, sdraiandosi con
grazia sull’enorme letto king size di Bill e i capelli si aprirono a raggiera
sui cuscini.
Bill si portò al suo fianco e riprese a baciarla.
Presto i vestiti volarono via e finirono sul
pavimento.
Bill rimase in boxer e si spostò sopra di lei,
senza gravarle addosso con il suo peso, e fu stupito quando lei prese l’iniziativa
e cominciò ad abbassarli lentamente, sfiorando con la punta delle dita la sua
erezione.
Lui li rimosse del tutto e finalmente rimasero nudi
uno di fronte all’altra.
Bill guardò il suo bellissimo volto e si accorse
che gli occhi di lei non erano più velati dall’alcol ma erano attivi e
partecipi.
Alyx sentì che la vaga confusione alcolica che
l’aveva accompagnata fino in camera di Bill era completamente scomparsa, sostituita
da un forte senso di aspettativa e da un crescente desiderio carnale.
Lo voleva, quanto vedeva che lui voleva lei, ed era
più che lieta di accontentarlo.
Bill stava per penetrarla, mentre continuava ad
eccitarla e a portarla sempre più in alto nella spirale del piacere, quando lo
costrinse a fermarsi.
-Il preservativo…-
-Come?- domandò completamente spaesato.
Bill era ben oltre alla soglia del non ritorno e
per lui comprendere anche solo quelle due parole in inglese fu difficile, se
non impossibile.
-Bill, metti il preservativo!- gli ordinò lei con
urgenza.
Accidenti! Bill si rese conto che, preso dalla foga
del momento, si era completamente scordato di metterlo, o quantomeno di
chiederle se era il caso che lo mettesse.
Ringraziò il cielo che lei se ne fosse ricordata al
suo posto in tempo.
Sgusciò fuori dal suo abbraccio e prelevò una
bustina colorata dal cassetto.
Quando indossò la protezione un vago odore di
frutta, forse pesca, forse mango, raggiunse le sue narici.
L’idea che Bill usasse preservativi aromatizzati la
fece sorridere.
-Frutta?- riuscì a prenderlo in giro, nonostante il
momento distraente che stavano vivendo.
-Sì, non tollero l’odore di quelli comuni.-
L’idea che Bill non sopportasse l’odore del lattice
la fece sorridere ancora di più.
-Ottima scelta, in ogni caso…- lo prese ancora in
giro.
-Sì, beh… che ne dici se adesso la smettessimo di
parlare e procedessimo?- le domandò con impazienza.
-Mi sembra una buona idea.- gli rispose lasciando
trapelare dalla sua voce quanto lo volesse.
Bill entrò in lei con un movimento fluido. Era così
perfetta per lui. Le sue misure gli si adattavano perfettamente.
Cominciarono a muoversi insieme, stringendosi uno
all’altro e accarezzandosi ogni centimetro di pelle.
Fecero l’amore teneramente e senza fretta,
prendendo pian piano confidenza l’uno con il corpo dell’altro, finché il
piacere non li sorprese e li lasciò tremanti ed appagati a riprendersi
dall’orgasmo travolgente che si erano dati.
Bill rotolò sulla schiena e se la tirò dietro,
facendola sdraiare sul suo petto, e con il peso di lei addosso, dopo il sesso
strepitoso che avevano fatto insieme, capì di aver raggiunto finalmente quella
completezza che aveva cercato per anni assieme ad una ragazza. Bill capì di
amarla, profondamente e totalmente, e si sentì bene, si sentì in pace con il
mondo e con se stesso.
Dopo qualche minuto passato lì distesi a letto a
riprendere fiato, Bill la prese in braccio, avvolgendosi le sue gambe attorno
alla vita e le sue braccia attorno al collo e la portò con sé in bagno.
Aprì l’acqua della doccia, reggendo la sua ragazza
con un solo braccio ed entrò in cabina.
E poi nella doccia fecero di nuovo l’amore, così,
in piedi, con la schiena di lei appoggiata alle fredde piastrelle della parete
e le gambe ancora avvolte intorno ai fianchi di Bill.
Finalmente aveva trovato l’amore della sua vita. La
sua anima gemella.
Quella mattina, quando furono bruscamente
risvegliati dal suono della sveglia di Alyx, si ritrovarono piacevolmente
indolenziti ancora stesi l’una tra le braccia dell’altro.
Il primo pensiero di Alyx fu: che cosa avevano
combinato?
Questo avrebbe incasinato tutto. Non poteva negare
che quella notte avessero condiviso qualcosa in più del sesso, ma questo non
cambiava nulla… prima o poi se ne sarebbe dovuta andare, e allora avrebbe
sofferto come un cane se si fosse concessa a lui anche sentimentalmente e non
solo corporalmente.
Certo, una seconda notte come quella non doveva
ricapitare.
Bill al contrario fu felice e soddisfatto della
loro notte di passione e il primo sguardo quando aprì gli occhi fu per lei, la
ragazza che amava, ma quando scorse nei suoi occhi la paura e il pentimento, se
ne rammaricò, e il sorriso scomparve dalle sue labbra.
Doveva fare qualcosa per non farla allontanare da
sé, per non perderla… e doveva farlo in fretta.
Fece per parlare, ma lei con codardia lo anticipò,
facendogli perdere lo slancio.
-Bill, devo muovermi, fra mezz’ora arriva il taxi e
fra un’ora devo essere in aeroporto. Corro a prepararmi.-
E, detto quello, si chiuse in bagno per un mucchio
di tempo.
Bill rimase a guardare tristemente il soffitto per tutto
il tempo che lei restò in bagno.
Alyx non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi
nemmeno quando ne uscì. Era terrorizzata all’idea di scoprire dai suoi occhi
quello che pensava di quella loro notte insieme.
In men che non si dica, lei aveva raggiunto la
porta di casa dei gemelli, costringendo Bill a starle dietro quasi di corsa.
Dall’ingresso salutò Tom e Ria, che sedevano sul divano in salotto, e in un
attimo era fuori di casa.
Bill si disse che o glielo avrebbe detto ora, o non
lo avrebbe più potuto fare.
-Alyx, io… io… - Bill però all’ultimò si trovò senza
il coraggio di concludere quella frase. Era troppo, troppo distaccata con lui…
che avesse travisato quello che lei provava per lui ed avesse proiettato su di
lei quello che invece sentiva lui?
-Tu?-
-Niente… non è niente di importante. Fai buon
viaggio.-
-Certo. Ciao, Bill.- lo salutò lei piuttosto
freddamente.
Poi si voltò e si incamminò per il vialetto
trascinandosi dietro il trolley da caricare in macchina.
Bill la guardò con brama e rammarico mentre passò
la valigia al taxista che la infilò nel bagagliaio e si accomodava sul sedile
posteriore.
Il taxi partì e Bill si mise a battere la testa
contro lo stipite della porta, sotto lo sguardo esterrefatto di Ria e Tom.
-Stupido! Stupido!- si disse.
-Che cazzo ti prende, fratellino?-
-Sono un coglione, Tom! Avrei dovuto dirle che sono
innamorato di lei.-
-Sei innamorato di lei?- domandò stupito al
gemello.
-Sì, e stavo per dirglielo… io volevo dirglielo
prima… quando stava per partire… ma non ce l’ho fatta…-
-Bill…-
-No! Sono un cretino e sono pure un fottuto
codardo! Non sono riuscito a farmi uscire quelle parole di bocca perché ho
paura!-
-Di cosa devi aver paura, Bill?!- esclamò il
fratello.
-Che non ricambi e che approfitti di questa mia debolezza
per rendermi suo succube…-
Tom lo interruppe arrabbiato.
-Piantala, cazzo! Smettila immediatamente di
sparare queste cazzate! Lo sai bene che Alyx è troppo onesta per fare una cosa
del genere a chi che sia. A maggior ragione non farebbe mai una cosa del genere
a te perché ci tiene a te, Bill. Lo abbiamo visto tutti ieri sera!-
-Eravamo ubriachi ieri sera!-
-Sì, ma il fatto che foste ubriachi non centra con
il fatto che siate finiti a letto insieme, perché per la cronaca vi abbiamo
sentiti, ma con il fatto che l’alcol vi aveva finalmente privato di tutti i
vostri freni, lascandovi dare libero sfogo a quello che sentite per l’altro.-
-Tom, non sparare sentimentalismi con me! Sai molto
meglio di me che non bisogna per forza essere innamorati per finire a letto
insieme!-
-Se ti stai riferendo a me, sappiamo entrambi che
siamo diversi sotto questo punto di vista. Quando è stata l’ultima volta che
hai fatto sesso senza provare niente per la ragazza che ti sei portato a
letto?-
-Questo dimostra ancora una volta che io provo
qualcosa che lei potrebbe non ricambiare…-
Tom fece per ribattere di nuovo, ma non seppe cosa
dirgli. Effettivamente Bill aveva ragione, non potevano essere sicuri di quello
che provava lei, ma dentro di sé sperava ardentemente che lei amasse il suo
meraviglioso fratellino, per vederlo una volta per tutte felice e completo. Lo
sperò davvero.
My Space: questo è forse
il capitolo più importante di tutta la storia e siamo quasi
arrivati alla fine della storia... che ne pensate?
Mi scuso ma non avendo con me in vacanza il foglio dove segno i nuovi
"seguaci" della stria, questa volta non posso ringraziarvi
personalmente... lo farò al prossimo capitolo, se ce ne
saranno...
Per ora ringrazio per aver commentato il precedente capitolo: Silents_words, Luxy_95 e Alice Varn.
Come sempre ricordo la mia pagina facebook per news ed aggiornamenti: Dark Blue Horizon
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Capitolo 11 *** CAPITOLO 10 - EPILOGO ***
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CAPITOLO 10
Quei tre giorni a New York furono un inferno. Bill
le mancava terribilmente. Cosa che la portava a pensarlo spesso.
Non riusciva nemmeno a prestare attenzione a quello
che vedeva e sentiva.
Era un inferno.
Era rimasta per ore a contemplare i quadri e si
accorse di non ricordarne nemmeno uno.
Quella sera, in camera d’albergo, prelevò dalla
borsa il suo diario e cominciò a scrivere.
4 aprile 2015
Due notti fa sono finita a letto con Bill. Ci ho fatto sesso. Anzi, dovrei
dire che ci ho fatto l’amore, perché per me quella è stata l’esperienza più
vicina all’amore che abbia mai avuto…
È inutile che lo neghi… mi sono innamorata di lui. È la verità, perciò
tanto vale che la ammetta almeno con me stessa.
Mi manca, mi manca ogni minuto che sono lontana da lui, e più ne passano
più cresce la mia inquietudine e il mio senso di vuoto.
È buffo come ci si renda conto di non essere mai stati veramente completi
prima di conoscere l’amore.
Certo, si sopravvive, ma non si vive davvero.
Io ho cominciato a vivere davvero da quando ho conosciuto Bill.
Lo amo più di me stessa.
E quando abbiamo fatto l’amore mi sono sentita… mi sono sentita… non ci
sono parole per esprimere quello che ho provato.
Solo una parola mi viene in mente che gli si avvicina: perfezione.
Lui è perfetto per me.
È colui con cui vorrei passare il resto della mia vita ed ammetterlo, anche
solo con me stessa fa male.
Fa male perché so che Bill prima o poi mi abbandonerà, quando non gli
servirò più, e allora per me comincerà il calvario.
Non se la sentì di continuare con quei pensieri. Si
era già psicoanalizzata a sufficienza per quella sera. Meglio mettersi a
dormire.
Non appena posò la testa sul cuscino il suo
cellulare cominciò a vibrare, segnalando una chiamata in arrivo.
-Pronto?- rispose senza guardare il mittente.
-Ciao, Alyx, sono Bill. Dormivi?-
La voce limpida e cristallina di Bill le fece
venire le palpitazioni.
Dio, quanto lo amava.
-Ciao, Bill. No, non dormivo. Mi sono appena messa
sotto coperta.-
-Quando torni?-
-Domani, con il volo delle quattro del pomeriggio.-
-Mi farebbe piacere venirti a prendere in
aeroporto. Me lo lasceresti fare?-
Quella sua titubanza fu come una stilettata al
cuore. Era colpa sua se ora Bill non sapeva più come comportarsi con lei.
Doveva cercare di recuperare il rapporto di
amicizia che avevano avuto prima della sua partenza per New York, altrimenti
per loro sarebbe stata la fine…
La fine… di tutto.
Alyx si svegliò di soprassalto una mattina di
qualche giorno dopo, ritrovandosi di nuovo a dormire tra le braccia di Bill.
Le cose tra loro erano tornate pressoché normali,
dopo quella fatidica notte. Non c’erano stati altri baci e altri atti fisici, e
quasi per lei fu meglio così.
Bill non l’aveva nemmeno più invitata a dormire da
lui, tranne la notte precedente, quando avevano fatto troppo tardi con la loro
uscita.
Bill si convinse che lo faceva per lasciarle i suoi
tempi e i suoi spazi. In realtà era perché continuava ad avere paura di
rivelarle quello che provava veramente.
Lei più volte gli aveva fatto capire che per lei
era stato uno sbaglio e lui non aveva trovato il coraggio per dirle che invece
per lui era stata la cosa più giusta che avessero mai fatto da quando si
conoscevano.
Senza svegliarlo, Alyx si alzò e si mise alla
scrivania di Bill a scrivere il suo diario.
Quando alzando lo sguardo adocchiò che ora fosse,
si mise a correre come una disperata per prepararsi a tempo di fulmine.
Dannazione, sarebbe arrivata in ritardo alla
lezione più importante di tutto l’anno.
Bill fu risvegliato dal trambusto che fece Alyx per
la camera e prima che si rendesse davvero conto di ciò che stava succedendo lei
era già fuggita continuando a ripetere come un mantra: -Sono in ritardo! Sono
in ritardo!-
Bill si alzò svogliatamente dal letto e fece per
andare a farsi una doccia quando scorse sulla sua scrivania il diario di Alyx.
Nella fretta di andarsene lo aveva dimenticato lì.
Bill lo prese in mano per metterlo al sicuro in un
cassetto fino a che non fosse tornato tra le mani della legittima proprietaria,
ma la copertina lucida lo fece scivolare dalle sue dita e cadere a terra.
Quando toccò terra si aprì sull’ultima pagina che
aveva scritto e la penna rotolò fuori. Bill lo raccolse e qualche parola gli
balzò all’occhio.
Non era possibile… non poteva essere…
Con il cuore che batteva all’impazzata si mise a
fare una cosa che mai aveva pensato di fare: lesse la sua ultima pagina di
diario.
13 aprile 2015
Anche stamattina mi sono svegliata in un letto a me sconosciuto, in una
camera che non ho riconosciuto, e mi è preso il panico.
Non ce la faccio più… Sono innamorata di lui ma sono bloccata da questo
stupido accordo con i Kaulitz… devo farla finita con questa assurdità… mi sento
sempre più soffocata da questa situazione ogni minuto che passa… Non credo di
essere in grado di sostenerla ancora…
Voglio essere libera di seguire il mio cuore, senza restrizioni né
condizionamenti… e se questo significa sciogliere l’accordo, lo farò… E chi se
ne frega dei soldi, me la caverò lo stesso.
Voglio essere libera di dichiarargli i miei sentimenti, anche se magari poi
mi respingerà perché non ricambia ciò che provo io per lui… ma devo rischiare…
Guardarlo negli occhi per tutto quel tempo e dover nascondere quello che sento
mi sta uccidendo… non ne posso più…
Bill interruppe bruscamente la lettura di quella
pagina di diario sentendo montare dentro di sé una furia distruttiva. Lei era
innamorata di un altro. Lei voleva mollarlo. Il dolore cieco si sostituì alla
rabbia furiosa e Bill crollò sul letto sfatto, le lacrime scivolavano sulle sue
guance come lame affilate che tagliano la pelle lasciando dietro di sé un
rivolo di sangue. Si poteva morire di dolore? In quel momento gli parve
possibile.
Tom si mise a chiamare il fratello a gran voce, non
ricevendo risposta. Iniziò a preoccuparsi e, urlando il suo nome con sempre
maggiore urgenza, si affrettò a salire in camera di Bill. Spalancò la porta ed
entrò in stanza: il fratello singhiozzava con il viso affondato nel cuscino di
Alyx, sdraiato sulla pancia in mezzo a quel mare di lenzuola spiegazzate.
-Bill, che ti prende? Cosa è successo? Perché
piangi?- gli domandò Tom, in totale apprensione.
-Avanti, non farmi preoccupare, rispondimi!- lo
pressò sempre più agitato.
Bill alzò il viso e incontrò lo sguardo di suo
fratello.
-Mi vuole lasciare, Tom! Non vuole stare più con me…-
gli disse con voce sofferente.
-Non essere ridicolo, Bill! Certo che vuole stare
con te!-
-No, è innamorata di un altro!-
-E tu come lo sai?-
-L’ho letto sul suo diario, stamattina lo ha
dimenticato qui, e così io… io… oh, Tom! La amo così tanto!-
Tom, senza una parola, abbracciò il fratello e
rimase con lui fin quando le lacrime non cessarono e Bill crollò sfinito in un
sonno tormentato.
Qualche ora più tardi, quando Alyx fece ritorno alla villa dei Kaulitz,
Bill si era relativamente ripreso.
Certo era distrutto da quello che aveva letto, ma voleva sentire da lei
tutto. Solo allora finalmente si sarebbe convinto di quello che aveva letto.
Solo allora si sarebbe rassegnato a perderla.
Sedeva compostamente sul divano, con il suo diario in grembo e la penna
ancora incastrata tra le pagine da cui era rotolata fuori.
Senza emettere un fiato le porse il diario e lei, altrettanto
silenziosamente lo rimise nella sua borsa.
Non si erano nemmeno salutati. Qualcosa non andava affatto bene, si disse
lei.
-Perché vuoi lasciarmi? Non stai bene con me? Sei davvero innamorata di un
altro?- esordì Bill, lasciandola di stucco.
-Bill, ma che stai dicendo?-
-Ho letto quello che hai scritto stamattina sul tuo diario…-
-Hai letto il mio diario?! Bill, si tratta di una cosa privata!-
-Mi è caduto a terra e si è aperto sulla pagina dove dentro hai lasciato la
penna e nel raccoglierlo ci ho buttato l’occhio… Non volevo spiare
intenzionalmente… ma non è questo il punto! Perché vuoi rompere con me?-
-Se lo avessi letto tutto sapresti la risposta…-
-Beh, non l’ho fatto! Perché vuoi rompere con me?-
Lei lo fissò per qualche istante, indecisa se dirgli finalmente la verità
sui suoi sentimenti, come si era prefissata di fare da qualche giorno a quella
parte, oppure lasciargli credere che non volesse più l’accordo perché voleva
essere libera di stare con un altro. In fondo sapeva che sarebbe sempre stato
complicato se anche fossero stati insieme per davvero, tra le sue fans
isteriche e i paparazzi assatanati.
Alla fine però si risolse per la verità. Voleva avere la possibilità di
essere felice. E la avrebbe avuta solo rischiando.
-Perché mi sono innamorata di te, Cristo! Non riesco più a stare con te per
finta, Bill. Passare del tempo con te tutti i giorni e sapere che tu non provi
niente per me, mentre io… Bill, mi uccide, lo capisci? Per questo volevo
rompere l’accordo… per essere libera di dirti quello che provo senza che tu
pensassi che te lo dicessi solo perché mi fa comodo stare con te, per la tua
fama e per i tuoi soldi, come hanno fatto tutti gli altri… Poi avrei accettato
il tuo inevitabile rifiuto, ma almeno sarei stata onesta con te, e me ne sarei
andata leccandomi le ferite…-
-Cosa ti fa credere che avresti ricevuto un rifiuto da me?- la interruppe
Bill lapidario.
-Bill, tu non ami me, quanto io amo te, lo so…- disse lei malinconicamente.
-Come fai ad esserne certa?-
-Bill…?-
Che cosa le stava dicendo? Che anche lui provava qualcosa per lei?
Impossibile!
-Sì! Sì, sì, cazzo, sì! Ti amo, Alyx! Ti amo, mi hai sentito? Ti amo! E ti
chiedo di ricordarti di questo momento perché è la prima volta che lo dico a
una ragazza…-
Alyx ancora non credeva a quello che aveva sentito. Che fosse uno scherzo
della sua mente? Un’allucinante fantasia a quello che avrebbe voluto sentirsi
veramente dire?
Ma poi guardò Bill negli occhi e vi lesse solo lo stesso sentimento che
sentiva lei per lui e capì. Capì che non era una fantasia irrealizzabile ma la
sua realtà.
Corse ad abbracciarlo e Bill la strinse forte a sé, beandosi della
sensazione di poterlo ancora fare, dopo tutta la paura di quel giorno di averla
persa per sempre.
-Quindi ora sono la tua ragazza per davvero?- gli domandò con il viso
affondato nel suo collo.
-Sì.- le sussurrò Bill, baciandole i capelli.
-Non ci credo! Mi sembra un sogno!- gli disse abbracciandolo più stretto,
poi continuò con tono più pratico: -Oh, devo ridarti l’assegno…-
-Non essere ridicola! Quei soldi ti servono per l’università!- la
rimproverò Bill, esasperato.
-Bill, il nostro accordo è rotto!- gli riferì con tono ovvio.
-Sì, ma a me risulta che tu abbia ancora un lavoro.-
-Eh?-
-Sei già stufa di fare la mia assistente personale?!- la provocò Bill.
-Bill, non accetterò mai più soldi da te… voglio che questo sia chiaro…-
gli disse lei seria, non stando allo scherzo.
-No, tu prenderai tutti i dannatissimi assegni che ti darò, cazzo!- ribatté
Bill, tornato serio.
-No, non lo farò!-
-Se vuoi stare con me lo farai. O così o niente!-
Passava ai ricatti ora? Ma che mascalzone!
-Stai di nuovo contrattando la nostra relazione, Bill!-
-No, sto finanziando l’istruzione della mia fidanzata.-
Lei capì che era una causa persa, Bill non avrebbe mai ceduto e lei
francamente non aveva voglia di mettersi a litigare nel giorno più bello della
sua vita.
-Ti ridarò ogni singolo centesimo speso per i miei studi, lo giuro!-
-E io non lo accetterò mai, lo giuro!-
-Bill!- urlò esasperata, mentre Bill ridacchiava e se la caricava in spalla
per condurla nella sua camera dove avrebbe fatto l’amore con lei fino a crollare
addormentato.
EPILOGO
Bill la portò a Venice Beach per il loro primo mese insieme.
Era una giornata calda, assolata, e in riva al mare spirava una dolce
brezza rinfrescante.
Si respirava ogni dove l’odore della salsedine dell’oceano e ogni volta che
Alyx prendeva un respiro le sembrava di essersi purificata i polmoni.
Rimasero seduti in spiaggia a lungo, fino al calar del sole, dove goderono
di uno splendido tramonto sull’acqua.
Erano seduti a terra, sulla sabbia. Lei poggiava la schiena contro il petto
di Bill e lui l’avvolgeva con le gambe contro le sue gambe e con le braccia
attorno ai suoi fianchi.
-Guarda oltre l’orizzonte…- le bisbigliò Bill all’orecchio, lasciandole poi
teneri e delicati bacini lungo tutto il collo. Ora la baciava non perché era
costretto, ma perché lo voleva lui. Voleva farle sentire quanto la desiderava,
quanto la amava, quanto la considerava sua.
-Oltre l’orizzonte?! Bill, si può guardare fino all’orizzonte, non oltre…-
riuscì in qualche modo a rispondere lei, distratta da quelle dolci carezze
delle labbra di Bill sulla sua pelle.
-Certo che si può!- affermò Bill, girandole il volto per poterla guardare
negli occhi.
-No, non si può… Sta proprio nel significato di orizzonte… è una linea che
separa ciò che si vede da quello che non è visibile.-
-Il fatto che non sia visibile non significa che non esista, Alyx… e tutto
ciò che esiste può essere visto, immaginato, sognato… Guarda oltre l’orizzonte,
Alyx, e dimmi ciò che vedi…-
Alyx ci pensò a lungo. Cosa poteva mai esserci oltre un orizzonte? Cosa
intendeva Bill? Cosa si immaginava lei?
Infine si risolse per una vaga risposta: -Io vedo una coppia di vecchietti
dall’altra parte dell’oceano che, seduti in veranda in riva all’acqua, guardano
da questa parte e si indagano su cosa ci sia oltre il loro orizzonte. Tu cosa
vedi?-
-Io vedo quasi la stessa cosa…-
-Quasi?-
-Sì, la stessa cosa, con un’unica differenza.-
-Quale?- gli domandò incuriosita.
-Quella coppia di vecchietti siamo noi, che guardiamo oltre il nostro
orizzonte, fino alla fine dei nostri giorni…-
My Space:
la storia è inevitabilmente giunta alla fine... ho voluto unire
il breve capitolo di epilogo al penultimo perchè non ero sicura
di riuscire ad aggiornare settimana prossima, visti gli immenenti esami
universitari...
Spero che questa storia vi sia piaciuta e vi rinnovo l'invito a farmi sapere che ne pensate!
Spero
che abbiate apprezzato fare questo viaggio nella vita dei miei
personaggi insieme a me... io con voi mi sono divertita moltissimo, sia
ad interagire che a scrivere!
Devo dire di essere enormemente emozionata! Questa è la prima
mia long che vede la sua fine pubblicata... sono un po' nostalgica
perchè mi mancheranno incredibilmente i protagonisti e leggere
le vostre impressioni sia qui che su facebook... ma non temete, non
sparisco! Rory è sempre qui!
Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno letto la mia storia accompagnandomi verso questo finale, e in particolar modo: memi881 e macky_love per aver aggiunto la storia alle preferite, Alien_To_Love, ellewaldorf, _VoCaLiSt_ e Jasmb per averla inserita tra le seguite, infine grazie a Alice Varn, memi881, Luxi_95 e macky_love per aver aver commentato il precedente capitolo...
Ringrazio fin da ora quelli che leggeranno e mi lasceranno il loro commento a questo capitolo conclusivo!
Infine, come sempre, ricordo la mia pagina facebook per aggiornamenti e news e per rimanere in cotatto con me se lo desiderate: Dark Blue Horizon
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