Others Life di one_fable (/viewuser.php?uid=57045)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° ***
Capitolo 2: *** 2° ***
Capitolo 3: *** 3° ***
Capitolo 4: *** 4° ***
Capitolo 5: *** 5° ***
Capitolo 1 *** 1° ***
Others
Life
Sapete cuei giorni in cui credete
che tutti vi odino e che nessuno, nessuno in questo mondo e in cielo faccia in
modo che non tutto, ma almeno qualcosina vada bene? Ecco quello era uno di cuei
giorni. Naruto stava correndo come un pazzo, doveva raggiungere quella dannata
fermata e la doveva raggiungere subito, aumentò ancora il passo anche se sentiva
le gambe pesanti che gli urlavano “fermati” invece il suo cervello gli urlava
“cazzo l’autobus!”, se perdeva questo avrebbe dovuto prendere un taxi, dio
odiava i taxi e poi costavano troppo... l’autobus partì quando lui era a pochi
metri di distanza da esso.
Naruto si fermò maledicendo
chiunque gli venisse in mente in quel momento, le batterie della sveglia che si
erano scaricate, la sveglia che aveva consumato tutta l’energia delle batterie
cosí in fretta, il fatto che la sua ventiquattrore si era nascosta sotto il
letto, i due uomini con i cani che gli avevano bloccato la strada, il suo
forse-futuro-datore di lavoro che gli aveva dato un appuntamento alle sette di
mattina, e tutti quelli che lo avevano rallentato nella sua corsa disperata
verso l’autobus, che ormai era perso...
Decise che non si sarebbe messo a
piangere, anche se ne aveva una voglia matta, non aveva neanche mangiato il
ramen. Singhiozzò. Avrebbe pagato un taxi, faceva lo stesso, forse sarebbe
riuscito ad ottenere un lavoro, e allora i soldi non sarebbero stati più un
problema, o almeno non più un problema così consistente.
Si concentrò sulla strada in
cerca di un taxi, popolavano le strade di New York come delle pulci, figuriamoci
se non si sarebbe stato almeno un taxi.
Le ultime parole famose, non vi
era un taxi a pagarlo oro, e doveva essere dall’altra parte di New York tra
mezz’ora, MEZZ’ORA!
Poteva correre...ma chi prendeva
in giro non sarebbe arrivato neanche a metà starda, poteva prendere la
bicicletta...si per poi venire preso sotto dal traffico di quella dannata
città.
Estrasse il cellulare e
incominciò a guardare tutti i numeri, ricordandosi però poi che tutti i suoi
amici abitavano da un’altra parte...
Intascò il cellulare, chiuse gli
occhi e incominciò a pregare mentalmente: “Tutti coloro che sono la su e che
hanno pietà per una povera anima persa come la mia, per favore, fate apparire un
taxi.” Naturalmente non accadde e il biondo disperato stava per buttarsi sotto
una macchina quando vide un cartello arancione con sopra scritto una grande “M”,
i suoi occhi si illuminarono di gioia e corse giù per le scale che si trovavano
vicino al cartello. Ovviamente! Avrebbe preso la
metropolitana!
Riuscì a raggiungere un enorme
grattacielo, appena in tempo per precipitarsi dentro e salire tutte le scale
fino al ventesimo piano a piedi, per catapultarsi dentro un ufficio tutto sudato
ed ansimante.
Lanciò un’occhiata alla donna che
stava scrivendo qualcosa sul computer, cioè aveva smesso di scrivere appena era
entrato e ora lo stava guardando con sguardo superiore e leggermente
schifato.
La donna si mise apposto gli
occhiali con fare importante e chiese: “Cosa posso fare per lei
signore?”
Naruto riuscì ad alzarsi e a
mettersi a posto i capelli, giusto per recuperare un pò di dignità: “Mi chiamo
Naruto Uzumaki, ho un appuntamento con il signor Uchiha se non
erro.”
“Ah giusto.” La segretaria si
alzò, fece il giro della scrivania e si diresse verso la porta e dopo aver
bussato la apre: “Signor Uchiha? C’è Naruto Uzumaki per
lei.”
“Ah si certo, fallo entrare.” Era
una voce autoritaria, che non ammetteva repliche, in alcuna circostanza,
figuriamoci una contraddizione.
“Subito.” La donna liberò il
passaggio, facendo a Naruto il segno di entrare, cosa che egli fece
immediatamente.
Quando la porta dell’ufficio si
chiuse, la giovane kitsune si trovò davanti il signor Uchiha in tutta la sua
minacciosità, non che fosse preoccupato da Fugaku, aveva imparato eoni fa a
resistere a uno sguardo come quello.
“Si sieda signorino Uzumaki.
Allora ho letto il suo curriculum e l’ho letto con stupore, sa il giapponese, il
cinese, lo swedese, il russo, l’italiano, l’inglese e il francese
fluente.”
“A mio padre piaceva
viaggiare.”
“Mmmh, come mai il cinese, il
russo e lo swedese?”
“Sono le lingue del futuro signor
Uchiha.”
“Mh, allora cosa l’ha fatto
abbandonare il suo lavoro all’Universitá di Yale?”
“Ehm, a rischio di sembrare
noioso, avevo bisogno di cambiare aria, di dimenticare il passato e concentrarmi
sul futuro. Così ho deciso di venire a New York.”
“Capisco, allora, ho un lavoro
apposta per lei, sarà dura, ma è ben pagato ed è perfetto per uno con le sue
referenze.”
“Sono pronto a lavorare
duro.”
“Perfetto. Mio figlio, Sasuke
Uchiha è a capo del nostro miglior giornale.”
“ ‘Others Life’ se non mi
sbaglio, giusto?”
“Esattamente, allora è molto
diligente e il giornale vende il 20% in più da quando lui è il direttore, il
problema è che è l’essere più capriccioso al mondo, odia parlare con gli
stilisti e con le modelle, c’è solo uno stretto circolo di persone con cui
parlare, così ha bisogno di un assisstente, una persona che è in grado di
eseguire ogni suo ordine e ti posso garantire che Sasuke può essere terribile,
ha bruciato le ultime due segretarie in due settimane, e nessuno è durato più di
tre settimane, è dura, ma é ben pagato.”
Sorrise furbescamente, adorava le
sfide: “Accetto.”
---*----
Camminava tranquillamente
attraverso i corridoi dell’università, aveva tutto quello che si diceva
sicurezza che gli sprizzava dal corpo, sicurezza e
felicità.
Andò verso una porta dell’ufficio
del direttore e bussò, per poi aprirla ed entrare con un sorriso sulle
labbra.
“Benvenuto Uzumaki-san, sono
felice che abbia accettato di venire per un
colloquio.”
Si strinsero le mani: “La devo
ringraziare io per avermi invitato.”
L’uomo di mezza età aprì un
fascicolo che aveva sul tavolo dopo che Naruto si era
seduto.
“Impressionante la sua conoscenza
delle lingue, 110 e lode in giornalismo e gli insegnanti hanno detto che non
hanno mai avuto uno studente con tale determinazione nello svoglere i propri
compiti.”
“Cerco di fare il mio
meglio.”
“Cercavamo un aiutante per il
nostro migliore professore. Kyubi Yoko.”
“Lo conosco, ne ho sentito
parlare.”
“Se lavorerai un anno per lui ti
darà le referenze per entrare in uno dei migliori giornali del mondo, uno
qualunque di tua scelta.”
“Sono onorato di venire preso in
considerazione.”
“Non sei preso in considerazione,
sei stato scelto. È un lavoro duro, ma alla fine di questo anno avrai ciò che
desideri.”
“Accetto.”
---*---
Quel giorno Naruto era arrivato
puntuale, miracolo. Era andato tutto bene, la sveglia aveva suonato, il caffè
era delizioso, la ventiquattr’ore si era persino fatta trovare, non c’erano
uomini con cani impazziti, l’autobus era puntuale, persino i suoi occhiali si
erano trovati nel posto giusto! Era meraviglioso, se lo sentiva, sarebbe stata
una giornata grandiosa!
Scese delicatamente dall’autobus
e si diresse velocemente verso l’empire state building dove si trovava l’ufficio
di ‘Others Life’, sorrise all’uomo all’entrata e disse: “Sono Uzumaki Naruto,
sono il nuovo assistente di Sasuke Uchiha.”
L’uomo di mezza età alzò un
sopracciglio, controllò sul computer l’informazione e quando affermò che
l’informazione era vera gli lanciò uno sguardo pieno di tristezza:
“Condoglianze, se avrai mai bisogno di aiuto conta su di
me.”
“Ehm...grazie...?”
“Ibiki.”
“Grazie Ibiki.” Lo salutò con un
sorriso ed attraversò l’entrata, entrò nell’ascensore e si ritrovò insieme con
un ragazzo dai capelli castani e un cane in braccio.
Il ragazzo gli sorrise: “Piacere,
Kiba Inuzuka.” E allungò la mano.
“Naruto Uzumaki.” La strinse.
“Non ti ho mai visto
quì.”
“Sono il nuovo assistente di
Sasuke Uchiha.”
Kiba perse colore fino a
diventare bianco cadavere, ma un cadavere molto molto molto
vecchio.
“Oh, mi dispiace, le mie più
sincere conodglianze...”
“Eh? Sei il secondo che mi fa le
condiglianze, Non può essere così terribile...oh?”
Il silenzio che seguì
quell’affermazione fu più che sufficente.
“Beh e tu che lavoro fai?” tentò
di portare il discorso a un’altro livello.
“Sono un giornalista
freelance.”
Naruto si sentì riempire di
invidia: “Davvero? Sei un giornalista? Volevo diventarlo
anch’io!”
“E come mai non lo sei
diventato?”
Il ricordo lo colpì come un pugno
in pieno stomaco: “Beh, sai come è, la vita non sempre segue i tuoi
piani.”
“Ah, capisco. Beh, mi sembri un
tipo apposto, ti verrò a trovare di tanto in tanto, quando passo per di
qua.”
“Scrivi articoli per
‘OL’?”
Il ragazzo con il cane ridacchio:
“No, vengo quì, mi ascolto le offerte e poi gliele rigetto in faccia, odio
Sasuke Uchiha è un pomposo ragazzino viziato.”
“Sono sicuro che
esageri.”
Le porte si aprirono ed entrambi
uscirono: “Sono così invidioso di te Naru-chan, sei così
buono...”
“Hei non chiamarmi così! Sono un
ragazzo!”
“Non ne hai
l’aspetto...”
“Hei!”
Kiba gli prese la mano e gli
bacio il dorso: “À bientôt douceur.” (ci
vediamo dolcezza-francese)
“Nous
allons le voir, Don Giovanni.” (vedremo, don
Giovanni.-francese)
Kiba sembrò
sorpreso ma sorrise e i due si separarono.
Naruto andò verso
l’ufficio di Sasuke, davanti all’ufficio c’era una bella scrivania bianca, un
computer d’ultima generazione, un citofono, un telefono, un contenitore per le
penne e un blocchetto, andò verso la porta dell’ufficio e dopo aver respirato
profondamente e aver controllato di essere puntuale,
bussò.
Rimase ad aspettare
finchè un: “Avanti.” Si sentì dall’altra parte della porta, spinse giù la
maniglia e munito di una estrema determinazione entrò
nell’ufficio.
Il capo di Naruto
era seduto con gambe incavallate sulla sedia difronte alla scrivania, i capelli
neri che gli cadevano sul viso pallido, il volto appoggiato sulla mano
appoggiata sulla scrivania, occhi neri come la pece e dei fini occhiali neri da
lettura sul naso, l’unica cosa che Naruto poté pensare fu: “O mio dio! Ma che
figo!”
“Vuoi fissarmi
ancora per un pò dobe?”
L’Uzumaki alzò un
sopracciglio indispettito Com’è che mi ha
chiamato?: “Scusi, Uchiha-sama.”
“Hn.
Siediti.”
E l’ordine fu
subito eseguito.
L’Uchiha estrasse
un foglio e disse leggendolo: “Mio padre ha detto che sai parlare sei
lingue.”
“Hai
Uchiha-sama.”
“Chiamami
Sasuke-sama.”
“Hai,
Sasuke-sama.”
“Voglio posticipare
una cosa. Io ti odio.”
“...” Beh sai che cosa? Il sentimento è
reciproco!
“Ma in ogni caso io
ho bisogno di un assisstente che parli con le persone poco importanti e visto
che conosci parecchie lingue forse sarai appropiato, se riuscirai a stare quì un
mese intero ti assumerò. Ogni mio desiderio deve essere accontentato, oppure ti
licenzierò, non accetto alcun errore. Ma solo per informazione, nessuno c’è mai
riuscito.”
Okay, è il tuo
capo, non puoi ucciderlo, hai bisogno di questo
lavoro!
“Tieni, questo é il
tuo cellulare, devi rispondere a ogni singola chiamata, sennò ti licenzio e
questa quì è la carta di credito di ‘OL’ pagerai tutto quello che voglio con
questo. Capito?”
“Hai.”
“Puoi andare.
Dobe.”
Naruto s’alzò e un:
“teme.” Gli sfuggì dalle labbra, labbra che vennero subito coperte dalla mano
del loro possessore. Sasuke fece apparire un sorriso malvagio sulle proprie
labbra: “Ah, dobe? Voglio un gelato numero quindici, due palline in una coppetta
con doppia porzione di panna e aggiunta di cioccolato.”
“Un gelato numero
quindici?”
“Hai quindici
minuti per portarmelo, se arrivi in ritardo ti
licenzierò.”
Questo colpì Naruto
come una secchiata di acqua ghiacciata in piena estate, uscì velocemente
dall’ufficio sentendo Sasuke ridacchiare, lo sapeva, doveva essere nato
muto!
Corse verso la
prima gelateria e guardò tutti i gusti, aveva ancora dieci minuti! Allora, gusto
quindici, gusto quindici ma che cavolo voleva dire gusto
quindici?
Quindici...
Quindici...
15...
Uhm, Sasuke era di
origini giapponesi, giusto?
Quindici...
Ichi
go...
Ichigo...
Fragola!
“Ehm, vorrei una
coppa da due gusti alla fragola doppia porzione di panna e aggiunta di
cioccolato.”
Naruto stava
correndo verso l’ufficio, aveva ancora tre minuti per portare il gelato a
quell’essere insulso, raggiunse l’ufficio e dopo aver bussato
entrò.
Sasuke stava
leggendo alcuni documenti e quando vide Naruto entrare con il gelato in mano
rimase un attimo a fissarlo.
Uchiha prese il
gelato, non disse niente ma gettò la coppetta nel cestino.
“C-cosa?”
“Non mi piace la
roba dolce.”
Naruto sentì una
voglia terribile di uccidere qualcuno e quel qualcuno si chiamava Sasuke Uchiha.
“Allora io vado, se
non ha niente da farmi fare.”
“Puoi andare e
chiamami Sasuke-san.”
Naruto alzò un
soppraciglio: “Va bene.”
Poi si obbligò a
voltarsi ed ad uscire senza spaccare niente.
Sasuke, anche se
non aveva detto niente e il suo viso non lo tradiva, non era sorpreso, no, era
assolutamente scioccato. Nessuno era riuscito a scoprire il ‘codice’, l’aveva
apposta fatto ideare a Shikamaru per licenziare persone totalmente incopetenti,
come quel bonbon rosa la settimana scorsa...
In ogni caso anche
se non gli piaceva ammetterlo, era impressionato.
---*----
Naruto entrò
nell’ufficio del suo capo dopo aver bussato e si trovò davanti un uomo dai
lunghi capelli rossi, la pelle diafana, era seduto sulla sedia difronte alla sua
scrivania, il mento appoggiato sulla mano che era appoggiato sulla scrivania,
indossava fini occhiali di lettura neri e aveva occhi color mandorla. Era molto
bello.
L’uomo alzò lo
sguardo verso Naruto, sorrise dolcemente e s’alzò allungando la mano: “Tu devi
essere Uzumaki Naruto, piacere Kyubi Yoko.”
“Il piacere è tutto
mio, sono onorato di poter lavorare insieme a lei.”
Il ragazzo con i
cappelli rossi alzò un soppraciglio: “Nessun ‘sei il mio
idolo’?”
La kitsune sorrise
imbarazzata: “Veramente...ecco...”
“Sia sincero
Uzumaki-san, non mi interessa se non sono il tuo idolo.” In effetti Kyubi era
sorpreso che non aveva tentato di leccarli il culo.
“Beh, adoro
Christina Jeanne e Gaara Sabaku, lei è molto bravo secondo me, ma ecco, loro mi
hanno colpito particolarmente.”
Il capo sorrise e
annuì: “Sai preferisco sincerità alla devozione Naruto. Allora, diamoci da fare,
sei pronto a darti da fare?”
“Lavorerò duro
signore.”
“Chiamami
Kyubi.”
“Lavorerò sodo
Kyubi-san.”
“Bene, i tuoi
compiti sono:
1° Parlare con la
gente con cui non voglio parlare, che sarebbero tutti quelli non su questa
lista.
2° Controllare
tutte le mie mail per filtrare quelle inutili e
scoccianti.
3° Rifiutare
qualuncue invito per una festa, se non è per un
premio.
4° Leggere tutti i
miei articoli e correggerli se trovi qualche errore.
Capito?”
Naruto annuì
determinato: “Sissignore!”
“Bene, allora per
vedere che cosa sei in grado di fare il tuo primo compito sarà mettere apposto
la mia stanza dei documenti.”
“Tutto
quì?”
“Si, un compito
semplice, semplice.”
Il biondo andò
verso la stanza che gli aveva indicato Kyubi tranquillamente, aprì la porta e
quando vide in che stato era stava per svenire, i documenti erano sparsi
dappertutto, impolverati.
“Ah...” risuonò la
voce di Kyubi dietro di lui mentre Naruto era ancora in shock: “hai solo due
giorni e ricordati di ordinarli alfabeticamente.”
In quel momento
Naruto sentì la voglia di uccidere qualcuno e quel qualcuno era Kyubi
Yoko.
Quando due giorni
dopo Kyubi entrò nella stanza dei documenti, per trovarla completamente pulita,
riordinata e con un Naruto soddisfatto di se. Kyubi alzò un sopraciglio: “Mmh,
wow, ci sei riuscito, vabbé, questo era il minimo. D’oggi in poi sarai il mio
assisstente a tutti gli effetti! Datti da fare!”
“Hai!” Naruto era
più che felice.
Quando il suo
assisstente se ne era andato si permise di far apparire un espressione
sbigottita sul proprio volto, era incredibile.
Quel ragazzino
l’aveva proprio impressionato.
---*----
Vi ricordate quando
Naruto aveva detto che sarebbe stata una giornata perfetta? Ha. Ha. Ha.
Lavorare con Sasuke
Uchiha era un incubo, il peggior incubo di tutti i tempi, quell’uomo era un
pomposo ragazzino viziato con un ego gigantesco che credeva di essere
dio.
Prima voleva una
cosa, poi non la voleva più, prima voleva andare a cena da solo in una pizzeria,
poi dopo che aveva prentotato decideva che voleva andare con una o uno dei suoi
amanti, uno dei diecimilamillioni, in un albergo.
Una cosa che aveva
imparato era che Sasuke non aveva alcuna storia seria, un millione di amanti per
quando voleva fare sesso, ma neanche mezzo con cui usciva la sera, o qualcuno
che lo veniva a trovare, era solo. Non aveva nessun amico fuori dal lavoro e
l’unico con cui aveva un certo contatto era Naruto. O joy.
Lo chiamava a
qualsiasi ora, a qualsiasi giorno, per qualsiasi assurdo
motivo.
Il biondo appoggiò
la sua testa sulla scrivania, chiudendo gli occhi per riposarsi un pò, di colpo
sentì qualcuno toccargli i capelli, alzò lo sguardo e vide un cane
fissarlo.
“Ciao Kiba!”
esclamò con un sorriso.
“Oh, sei così
felice di vedermi?”
“Ho bisogno di
contatto umanoooooooooooo!”
Il castano
ridacchiò e si sedette sulla scrivania: “Te l’avevo
detto.”
“Lo so, lo so...ma
non mi aspettavo che fosse così...così...”
“Rompiscatole?”
“Argh! Si! È
terribile!”
“Beh, sei quì da
tre settimane, complimenti.”
“Devo resistere
almeno un mese!”
Kiba ridacchiò e
incominciò a giocare con una ciocca dei capelli biondi
dell’altro.
“Ti ho mai detto
che sei bellissimo?”
L’Uzumaki arrossì e
allontanò la mano: “Smettila di dire cose imbarazzanti.”
“Oh ma è vero!
Allora, vuoi uscire con me?”
“Hm?
Ah...no!”
Kiba fece apparire
due occhi da cerbiatto bastonato: “M-ma!”
“Tsk sei un
principiante, è cosí che si fa quello sguardo.” Di colpo gli occhi di Naruto
divennero lucidi e grandi, il labbro inferiore portato in avanti, era
terribile.
“Pietà ti
prego!”
“Hahaha!”
Erano scoppiati
insieme a ridere quando Sasuke si fece sentire attraverso il citofono: “Vieni
subito da me!”
Il biondino sbuffò
scocciato e fece segno a Kiba di aspettarlo un attimo si diresse con il
blocchetto e il cellulare nell’ufficio chiudendo al porta dietro di
se.
Sasuke alzò per un
attimo lo sguardo indifferente per poi tornare ad osservare il book di ‘OL’:
“Allora, stasera devo incontrare alcuni uomini d’affari, fammi recapitare un
abito da sera a casa, dì a Mark di venire a prendermi verso le sette e mezza e
dì a Helen di venire a casa mia verso le cinque. Ah e con il vestito voglio
anche le scarpe. Ora parla con Shikamaru e digli che preferisco morire che
vedere Jessica Alba sulla copertina del prossimo mese, abbiamo già Charlize
Theròn per settembre, dì che la voglio per luglio e parla con Hyuga e digli che
mi piacerebbe averlo sulla copertina di ottobre, dì a Shikamaru e digli che per
Neji deve arrangiare qualcosa di nuovo, qualcosa che attiri l’attenzione ma la
devii, niente di troppo appariscente. Chiama Luois Vuitton e digli che mi deve
presentare una linea migliore sennò non lo voglio sul mio giornale. È
tutto.”
Naruto annuì e finì
velocemente di scrivere per poi voltarsi e dirigersi verso la
porta.
“Ah.” Si fermò e si
voltò verso il moro.
“Si?”
“Dì a Kiba che se
vuole fottersi qualcuno cerchi qualcuno che non sia il mio
assisstente.”
Naruto arrossì
leggermente e si voltò velocemente per uscire, sapendo che quel maledetto Uchiha
stava sogghignando, soddisfatto di averlo messo in
imbarazzo.
“Stupido teme.”
Mormorò la kitsune dopo aver chiuso la porta dietro di se.
“Così avete già dei
nomignoli?” chiese Kiba divertito.
“Non ci vuole molto
con lui.”
“Mmmh,
probabilmente hai ragione, okay, allora andiamo a pranzo
douceur?”
“No, devo lavorare,
Sasu-teme mi ha riempito di lavoro.”
“Non c’è niente che
possa fare per convincerti?”
“Non
credo.”
“Mpf, appena c’è qualcosa che
posso fare informami. La prochaine fois.” (alla prossima
volta-francese)
“Nous allons le voir, chien.”
(vedremo, cagnolino-francese)
Poi Kiba se ne andò, portandosi
dietro Akamaru.
Naruto sospirò, prese il telefono
ed incominciò ad organizzare l’uscita del suo capo, Mark era l’autista privato
di Sasuke e Helen era l’unica estetista che l’Uchiha voleva, poi dovette cercare
l’abito da sera, scelse un vestito di Armani e si organizzò in modo che venisse
portato a casa sua. Infine chiamò in giro per parlare con le persone per le
copertine.
Poi andò da Shikamaru per
informargli delle decisione di Sasuke, quando alle sei sembrava che avesse
finito di fare tutto si mise a mettere velocemente a posto la propria scrivania,
spense il computer e prese in mano il proprio cellulare. Sorrise, visto che
Sasuke sarebbe stato occupato con la cena, lui si sarebbe potuto finalmente
permettere di fare una serata tutta film e ramen!
Aveva appena fatto un passo fuori
dall’edificio con un sorriso da 36 denti quando il cellulare risuonò rovinando
una giornata perfetta: “Sasuke-san?”
“Torna nell’ufficio, abbiamo un
emergenza.” E chiuse la chiamata, Naruto non sapeva se ridere o
piangere.
Quando arrivò nell’ufficio
distrutto, seccato, arrabbiato e curioso di sapere perchè i piani per la sua
serata erano andati in fumo, vide un Sasuke arrabbiato e un associazione di capi
reparto che stavano tentando di calmarlo, un uomo grassoccio tentò di trovare
una soluzione: “Possiamo sempre cercare di trovare un’altro giornalista disposto
a scrivere un articolo.”
“Ah si? E dove lo trovo un
giornalista che entro stasera a mezzanotte mi scrive un articolo sullo sviluppo
dell’Oriente dopo l’occidentalizzazione?” i capi reparto sospirarono
scervellandosi per trovare una risposta soddisfacente al
problema.
Sasuke vide Naruto e gli urlò:
“Uzumaki! Chiama ogni singolo giornalista alle nostre dipendenze o che ci deve
un favore, trovami un dannato giornalista che sappia scrivere quel dannato
articolo! E dì a Mark che non devi venire a prendermi, dì a Helen che
l’appuntamento è cancellato e chiama gli uomini con cui mi dovevo incontrare e
dì loro che non posso venire. È tutto!”
Il giovane assisstente non potè
fare a meno che annuire e sotto lo sguardo scioccato degli assistenti uscire per
fiondarsi alla sua scrivania, si sedette velocemente inspirò profondamente e poi
espirò, accese il computer e mentre cercava i numeri delle persone che doveva
chiamare tentò di calmare l’attacco di panico che stava per venirgli. Non poteva
proprio permettersi una cosa come questa: “Okay, questa è...questa è...una sfida ecco!
Questa è una sfida e farò vedere a quel teme di che cosa sono capace. Allora,
chiama gli assistenti, chiama i giornalisti, chiama Mark e Helen, no a loro
basta un messaggio sanno come é fatto il teme. Ho... sette ore per trovare
quell’articolo. Ce la posso fare, ce la posso fare!”
Dopo due ore era riuscito a
liberarsi dagli assisstenti rompiscatole che si lamentavano con lui del mancato
incontro, come se fosse stata una sua decisione, poi finalmente incominciò a
chiamare tutti i giornalisti. La maggiorparte credeva che fosse completamente
scemo per chiedere loro una cosa del genere e l’altra parte non rispose nemmeno
alla sua chiamata, probabilmente avevano sentito che un giornalista ad Others
Life aveva disertato e che ora stavano cercando uno che avrebbe preso il suo
posto. Nessuno era abbastanza pazzo da accettare quel lavoro e Naruto era
sull’orlo dell’omicidio.
“Okay, sono fottuto. Morto.
Ammazzato. Sasuke mi appenderà a testa in giù e mi sparerà con una pistola
sparachiodi.”
Chiuse gli occhi e incominciò a
pensare, aveva bisogno di qualcuno! Forse poteva scriverlo lui? No, Sasuke non
l’avrebbe neanche letto...poteva chiamare qualche giornalista freelance, ma
quale giornalista freelance sarebbe stato abbastanza stupido da... con uno
scatto in avanti prese il telefono e fece un numero, portò il telefono al suo
orecchio ed aspettò che qualcuno rispondesse cantilenando nella sua testa: “Rispondi, rispondiiiiiii,
RISPONDI!”
“Pronto, quì Kiba Inuzuka,
giornalista freelance, cosa posso fare per lei?” e la voce tanto desiderata
risuonò per le orecchie di Naruto.
“Ciao Kiba, quì
Naruto.”
“Ah,
Naru-chan.”
Normalmente gli avrebbe urlato
che non si chiamava così, ma aveva bisogno di quel dannato favore: “Si, sono io.
Mi chiedevo, ti ricordi quando oggi mi avevi detto di informarti cosa potrebbe
farmi venire voglia di uscire con te?”
“Hai?” la voce sembrò molto piú
interessata ora.
“Beh, se mi fai un favore, un
enorme favore sono disposto ad uscire con te.”
Ci fu un attimo di silenzio e poi
Kiba parlò di nuovo: “Vuoi un articolo sullo sviluppo dell’Oriente dopo
l’occidentalizzazione, non è vero?”
“Hai sentito
allora.”
“Certo lo sanno tutti. Così sei
disposto ad uscire con me se ti scrivo quell’articolo.”
“Esattamente.”
“Incontro per le sei di sera,
cinema alle sei e mezza, cena alle nove meno un quarto e poi si
vedrà.”
“He?”
“Queste sono le mie
condizioni.”
“Vuoi dire che
accetti?”
“Si se accetterai le mie
condizioni.”
“Affare fatto. Riesci a
scrivermelo entro mezzanotte?”
“Cheriè te lo sto inviando per
e-mail.”
Naruto andò sul suo sito e vide
la mail di Kiba, sospirò sollevato: “Grazie.”
“Di niente. Facciamo settimana
prossima? Sabato?”
“D’accordo.”
“Ti vengo a prendere. Ci
vediamo.” E la conversazione venne chiusa.
Sasuke era seduto al tavolo delle
riunioni e stava urlando che avrebbe licenziato tutti per essere incompetenti e completamente
inutili quando Naruto bussò: “Sasuke-san?”
Il direttore del giornale gli
lanciò uno sguardo furioso che qualunque altro essere umano sarebbe morto sul
posto, ma Naruto ci aveva fatto la pellaccia sugli sguardi di fuoco e per quanto
Sasuke fosse bravo in essi, non era niente al confronto del suo capo precedente:
“Cosa vuoi dobe, sto tentando di far capire a questi idoiti in che problemi
siamo.”
Naruto annuì: “Si sono sicuro che
dopo sei ore di continui rimproveri non l’hanno ancora capito, ma se posso
rubare la sua attenzione per un attimo e portarla su questo...” gli diede due
fogli: “Sono sicuro che si sentirà molto meglio.”
L’Uchiha prese i fogli seccato ma
quando si mise a leggere il suo viso si calmò, tornando all’espressione fredda
che aveva al solito, diede i fogli a uno degli uomini e disse: “Potete andare,
l’emergenza è cessata, OL uscirà dopodomani come
previsto.”
Dopo che gli uomini erano usciti
senza esitare neanche un secondo i due rimasero a fissarsi senza dire una parola
finchè Sasuke non interruppe il silenzio: “Hai convinto Kiba a scrivere un
articolo per me.”
“Si.”
“Gli hai promesso di andarci a
letto?”
“No. Gli ho promesso un
appuntamento, tra una settimana, sabato sera alle sei.”
Il moro annuì: “Ho capito, hai il
giorno libero.”
Naruto sorrise: “Grazie. Buona
notte Sasuke-san.”
“Chiamami
Sasuke-kun.”
“Hai.”
Poi se ne andò con un sorriso
soddisfatto sulle labbra, ce l’aveva fatta e lentamente credeva che il teme
stava incominciando a riconoscere le sue capacità.
L’Uchiha era rimasto in silenzio
a guardare fuori dalla enorme finestra di vetro del suo ufficio, pensó a Naruto
e si permise di far sfuggire un sorriso sulle sue labbra, doveva ammetterlo,
l’aveva impressionato, era riuscito a convincere Kiba, il giornalista che da
almeno cinque anni si rifiutava di scrivere un articolo per ‘OL’, a scrivere un
pezzo.
Forse, ma solo forse Naruto
Uzumaki era la scelta giusta.
Okay,
ragazzi questa è la mia prima fanfiction, perciò abbiate pietà!
Spero
che non sia proprio una schifezza ambulante!
Mi
fareste un enorme favore se commentaste!
Alla
prossima!
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Capitolo 2 *** 2° ***
2°
Naruto era seduto sulla sua cattedra che stava tentando
di tenere a bada tutte le persone che stavano chiamando per parlare con Kyubi.
Voleva sapere che diavolo gliene fregava a loro se aveva finito la sua più
recente ricerca o no?
Era
terribile, sembrava che tutto il mondo non sapesse più il significato della
frase : “fatti-gli-affari-tuoi.”
“No
signore, non ne so ancora niente, certamente lei sarà il primo a sapere quando
verrà fuori qualcosa, certamente, sicuramente. A risentirci...” a mai più! E
chiuse la telefonata spaccando praticamente la cornetta: “Li ucciderò
tutti!”
“Tutti chi?” chiese una voce curiosa dietro di lui.
Naruto si voltò e vide una ragazzo dai capelli rossi e profondi occhi neri, il
fratello minore di Kyubi.
“Ah
Akai! Come va?” era sempre felice di vederlo, era molto simpatico e gli portava
sempre qualcosa da mangiare.
“Bene e tu?”
“Un
inferno.”
“Ah...capisco, è per la nuova ricerca di ainiki,
vero?”
“Si,
mi stanno facendo impazzire, sembra che tutti debbano sapere qualcosa
su...cos’era?”
“I
cambiamenti socio-economici della Cina dopo
l’occidentalizzazione.”
“Ah,
si sta roba quì.”
Akai
prese una piccola scatolina e la diede al biondo: “Tieni, ho provato a fare dei
muffin.”
Naruto sorrise felice: “Grazie Akai, sei un genio, sono
sicuro che sarai una perfetta mogliettina!”
Lui
arrossì dolcemente ridacchiando: “Ecco, per questo...volevo chiederti, ecco, se,
magari, volevi uscire con me.”
Naruto rimase un pò a fissare il ragazzo davanti a se e
poi arrossì, non aveva mai pensato a se stesso come omosessuale. Cioè, non che
avesse mai avuto qualcosa contro di loro, per amor del cielo, solo che non si
era mai guardato in quella prospettiva.
Però...Akai era veramente un ragazzo molto bello, dolce e
simpatico: “Non so Akai, sei il fratello minore del mio
capo...”
“Oh,
ti prego Naruto, lo convincerò io!”
L’assisstente piegò la sua testa verso destra, poi verso
sinistra e infine sospirò: “D’accordo, sabato sera sono libero, passo a
prenderti alle otto?”
Il
ragazzo dai capelli rossi annuì felice e scappò nell’ufficio del fratello
maggiore dopo averlo salutato allegramente.
Il
biondo sospirò e chiuse gli occhi, un appuntamento, sabato, alle otto. Un
sorriso gli scappò dalle labbra, potrebbe essere una buona
idea.
---*---
Naruto stava fissando attentamente lo specchio, o meglio
detto osservava il suo riflesso vestito in un elegante attirè da sera di
gaultier e un Shikamaru che lo stava osservando con occhio
critico.
“Devi proprio farlo?”
“Fare cosa?” chiese innocentemente lo
stilista.
“Dirmi come mi vesto? Capisco quando ti chiedo di darmi
una mano per Sasuke, ma questo mi sembra un pò
esagerato...”
“È
il tuo appuntamento con uno dei più famosi giornalisti del mondo! Cerca di
capirne l’importanza!”
Naruto sbuffò sconfitto, Shikamaru era l’essere più
sfaticato del mondo, ma quando si trattava di rompere le scatole a Naruto con i
vestiti, dio, gli tornavano tutte le energie, come per
magia.
“Stai bene, con questo attirè, meglio che con quello di
dolce e gabbana, sottolinea la tua linea.”
“Ah...certo.”
“Non
puoi capire, questa giacca color crema scuro è molto meglio del beige
chiaro.”
Ceeeeeeeeerto! A lui sembravano due giacche identiche,
solo il modello era leggermente diverso...
“Certo é difficile decidere quando due giacche sono così
diverse...”
DIVERSE?
“Una
con una doppia cucitura e un taglio alla francese mentre l’altra ha una tripla
cucitura con un taglio all’inglese, cosa fare? Cosa
fare?”
Avrebbe potuto parlargli in aramaico e avrebbe capito di
più.
“Shika, non c’è bisogno di vestirmi come se dovessi
andare a un gran galà. È solo un appuntamento, giuro! Non ti sto mentendo e
dietro alle tue spalle stanotte vado alla settimana del cinema di
Venezia.”
Shikamaru sbuffò seccato e tirò fuori una nuova giacca:
“Forse è meglio se ti facciamo vestire più
casual...”
“Shikaaaaaaaaaaa!”
“Senti, se hai fortuna venite beccati da qualche
giornalista e sicuramente non ti faró fare brutta
figura.”
“Ma
figurati, cosa vuoi che gliene fregi ai giornali di
noi.”
“L’assisstente ufficiale di Sasuke Uchiha, il più
desiderato scapolo del mondo esce con Kiba Inuzuka, il giornalista del momento,
che è in guerra con Sasuke da cinque anni. Kiba è famoso, che ti piaccia o
no.”
Magnifico. Assolutamente
magnifico.
Si
guardò allo specchio, i vestiti che indossava costavano di più di quanto lui
guadagnava in sei mesi. Giacca e pantaloni color crema di Gualtier, camicia di
Armani, cravatta di Valentino e scarpe di D&G fantastico. Il suo cellulare
suonò e lui rispose: “Hai Sasuke-kun?”
“Hn,
dobe. Informa il ‘dark rose’ che voglio la mia camera
stasera.”
“Chiamo Karin?”
“Si,
dille di arrivare alle nove e poi dì a Ino di venire per le undici.” E la
chiamata terminò.
Era
incredibile, avere il giorno libero per Sasuke voleva dire solamente non dover
andare in ufficio, però stava organizzando tutto dal
cellulare.
Digitò un numero sul cellulare e poi se lo posò
sull’orecchio.
“Pronto, quì il dark rose, cosa posso fare per
lei?”
“Salve sono Naruto Uzumaki.”
“Oh,
Naruto-kun! Cosa posso fare per lei?”
“Il
teme vuole la sua solita stanza, spero sia
disponibile?”
“Se
è lei a chidermelo Naruto-kun sicuramente!”
“Grazie mille Shion, sei un tesoro.”
“Di
niente! Spero che un giorno tornerai a farci
visita!”
“Sicuramente. Allora Sasuke arriverà verso le nove meno
un quarto. Ciao!”
“Ciao!”
La
ragazza era la figlia del proprietario della catena dei dark rose, una catena di
hotel molto prestigiose e costosa che però era in grado di accontentare
qualsiasi capriccio e sembrava che si fosse presa una cotta per Naruto e non era
stata neanche scoraggiata dal fatto che fosse gay, anzi era ancora più
determinata a portarlo sulla ‘retta via’.
Digitò un altro numero e quando qualcuno rispose disse:
“Sono Naruto, Karin. Sasuke ha detto di venire al dark rose per le nove, sii
puntuale.”
“Hai
Naruto-kun!” era una ragazza dal carettere impossibile, capiva perchè Sasuke la
volesse avere solo a letto, parlare con lei era un
suicidio.
Poi
chiamò Ino e la informò di andare all’hotel alle undici e poi chiamò Mark per
dirgli di andare aprendere Sasuke.
Quando ebbe finito tutte le chiamate qualcuno bussò alla
porta, sospirò e fece apparire un sorriso sulle labbra, prese il portafoglio e
se lo infilò nella tasca, nell’altra mise il cellulare e poi aprì la porta e
corse giù per la scalinata finchè non si trovò giù in strada, davanti a una
ferrari nera e un Kiba che, kami-sama, sembrava un dio su terra.
“Ciao dolcezza.”
“Ciao, non chiamarmi in quel
modo.”
“Stai bene vestito così.”
Naruto arrossì leggermente: “Shikamaru, il nostro
capo-stilista, ieri mi ha fatto rimanere tutto il giorno da lui mentre mi
vestiva.”
“Ha
proprio fatto un bel lavoro.”
“Grazie. Andiamo?”
Kiba
gli aprì la portiera e quando era dentro la chiuse dietro di lui e per poi
andarsi alla parte del guidatore: “Muoviamoci doucer, il film incomincia tra
mezz’ora.”
“Sei
tu al volante mone capitaine.”
Kiba
si mise a ridere e fece partire la macchina.
“Allora, che film hai scelto?” chiese Naruto
curioso.
“Su
‘others life’ ho letto un bel pezzo su ‘truth is a
whisper’.”
“Ah già: ‘truth is a whisper
and it is our choice to bow and listen or to go straight and ignore it.’
Deve essere
molto bello, volevo proprio vederlo, ma non avevo mai tempo. Credo che ti debba
ringraziare.”
Un
sorriso spuntò sulle labbra dell’amante dei cani: “Nah, volevo vederlo anch’io
quel film.”
Quando arrivarono davanti al cinema Naruto notò che c’era
una fila kilometrica: “Ehm, Kiba, forse non saremo in grado di entrare nel
cinema...”
Il
castano sorrise e gli fece l’occhiolino: “Non ti preoccupare, il mio cervello
geniale ha già pensato a tutto.”
La
kitsune alzò le sopracciglia, curiosa di sapere cosa aveva escogitato, Kiba lo
prese per un braccio e lo portò dentro al cinema, un uomo vestito elegantemente
disse: “Signor Inuzuka? Prego da questa parte.” E li accompagnò dentro a una
sala completamente vuota: “Sedetevi dove meglio vi aggrada, il film inizierà tra
cinque minuti, come richiesto salteremo la pubblicità. Divertitevi.” Poi se ne
andó.
Kiba
portò Naruto nella fila più alta della sala mentre il biondo era confuso: “Ma
cosa...?”
“Ho
pensato, per non farci dare fastidio da nessuno, ho pagato il cinema per darci
una sala tutta per noi.”
“Pfff, tu sei pazzo, quanto ti ha
costato?”
La
proiezione incominciò e Kiba si piegò verso di lui: “Per te questo e
altro.”
Naruto lo guardò sorpreso ma quando vide che Kiba si era
concentrato sul film portò anche il suo sguardo sullo schermo facendo spuntare
un piccolo sorriso sulle sue labbra.
Quando il film era finito uscirono dalla sala, la giovane
kitsune aveva ancora gli occhi arrossati dalle lacrime e Kiba tentava di tirarla
su di morale: “Su, dai, è solo un film...”
“Ma
non è giusto! Lui non aveva fatto niente!”
“Lo
so, lo so...”
Naruto si asciugò di nuovo le lacrime e sospirò: “Allora
dove andiamo a mangiare?”
“Mai
sentito parlare del ‘mylord’s’?”
Il
mylord’s era il locale più costoso di tutta New York, facevano pagare un
bicchiere d’acqua naturale dieci dollari, solo perchè ti davano da bere un
bicchiere di cristallo e quando si sedettero sul tavolo fuori sulla veranda
Naruto si sentiva realizzato, come se fosse riuscito a raggiungere qualcosa
nella sua vita. Era al Mylord’s diamine! Solo per mangiarsi una tartina si
doveva prenotare dieci mesi prima, se avevi fortuna! Come diavolo era riuscito a
ricevere un posto in così poco tempo. Il posto sulla veranda! Che era prenotato
anticipo per dieci secoli!
“Come sei riuscito ad avere il posto sulla veranda in una
settimana?”
Kiba
sorrise furbescamente: “Il proprietario del mylord’s è un mio amico d’infanzia,
e mi ha fatto questo favore.”
“Conosci Chouji Akamichi?”
“Hai, abitavamo nello stesso
quartiere.”
Proprio in quel momento un uomo molto
ehm...rotondo...venne verso di loro: “Kiba! Amico mio! Che piacere
vederti!”
I
due si abbracciarono e poi l’attenzione di Chouji venne portata su Naruto:
“Allora è questo il tuo appuntamento. Ora capisco come mai mi hai praticamente
supplicato in ginocchio di darti questo tavolo!”
Il
biondi si alzò e gli strinse la mano: “È un onore conoscerla
Akamichi-san.”
“Oh
chiamami Chouji! Allora, spero che vi piaccia la mia cucina, perchè si, cucinerò
personalmente per voi!” poi estrasse dei meno e li consegnò ai due uomini:
“Prendetevi tutto il tempo che volete!”
Naruto sorrise a Kiba: “Questo è il migliore appuntamento
della mia vita! Perchè non ho accettato prima di uscire con
te?”
“È
quello che mi sono chiesto anch’io.”
Il
ragazzo ridacchiò e mentre si leggeva il menù chiese quasi sovrapensiero: “Mi
chiedevo come sei riuscito a scrivermi un articolo sullo sviluppo economico del
Giappone dopo l’occidentalizzazione in due minuti.”
“Beh, non l’ho proprio scritto in due
minuti...”
Naruto abbassò il menù e fissò Kiba negli occhi per un
secondo e poi il sorriso gli sparì dalle labbra: “Tu hai pagato il giornalista
che ci doveva dare l’articolo per non darcelo, sapevi che era un suicidio
scrivere un articolo in meno di due ore, così hai potuto mandare fuori di testa
Sasuke e obbligarmi chiederti un favore e di conseguenza uscire con te.
Praticamente ti sei divertito di mandare Sasuke sull’orlo di una crisi di nervi
e me su quello del suicidio!”
Dopo
un attimo di silenzio scioccato Kiba chiese: “Ma cosa facevi prima? Il
detective?”
“L’assisstente di un
bastardo.”
“Intendevo cosa facevi prima di
Sasuke.”
“Credo che attiro bastardi come un
magnete.”
I
due si fissarono, Kiba per sembrare pentito e perdonabile e Naruto per tenere
sotto controllo l’istinto omicida.
“Senti mi dispiace, tu mi piaci veramente, ma non mi davi
nemmeno una possibilità.”
“Tu
sei conscio di quanti anni di vita ho perso per colpa
tua?”
“Mi
dispiace, sul serio.”
“Hn.” Il suo sguardo era freddo, anzi,
glaciale.
L’amante dei cani si prese la testa tra le mani, poi
appoggiò le braccia sul tavolo e si morso il labbro prima di dire: “Ti sei mai
visto? Visto veramente dico.” Naruto alzò un sopracciglio,
scettico.
“Sei
bellissimo, hai dei capelli magnifici che sembrano oro fluido, una pelle che
somiglia al caramello, morbida, delle labbra rosee, occhi incredibili, che
sembrano due cieli. Senza parlare del tuo sorriso, della tua personalità.
Kami-sama, sono ossessionato da te Naruto, non riuscivo a non pensare a te e non
sapevo piú cosa fare.”
Naruto alzò il menù con uno scatto e disse: “Voglio
aragoste, ostriche, caviar, champagne e questo tortino che costa cento
dollari.”
“Mi
perdoni?”
“Vedremo.”
Alla
fine della cena Kiba pagó e i due entrarono nella macchina, il castano
incominciò: “Per quello che ho fatto...”
“Sta
zitto.”
Il
ragazzo voleva tirare testata contro il volante quando Naruto disse: “Hai
prenotato una sala del cinema per me e mi hai trovato un tavolo, il migliore
tavolo, nel ristorante migliore e più caro di tutta New York. Per questa volta
farò finta che tu non centrassi niente con la mancanza
dell’articolo.”
Kiba
sospirò sollevato e si avvicinò al suo passeggero:
“Posso...baciarti?”
Naruto sorrise e susurrò:
“Si...”
All’inizio fu solo uno sfiorarsi di labbra, poi un casto
bacio, che divenne più dolce, passionale, lussurrioso sempre più profondo, i due
si staccarono ed entrambi avevano gli occhi apannati dal desiderio.
“Vieni a casa mia?” sussurrò il
giornalista.
“Si.” Rispose il biondo quasi in automatico, da quanto
non si sentiva più così? Da quanto non si sentiva così desiderato? Ne aveva
bisogno, dannatamente bisogno.
Quando raggiunsero l’edificio in cui viveva Kiba, vicino
al Central Park, scesero dalla macchina e con l’ascensore salirono verso il
penultimo piano i loro sguardi erano divertiti, maliziosi, sapevano cosa stava
per succedere e non ne vedevano l’ora.
Entrarono nell’enorme
appartamento.
“Wow! Questo appartamento è grande almeno cinque volte il
mio!” sembrava un bambino a natale, con quei grandi occhi azzurri aperti in
meraviglia.
Kiba
sorrise: “Se vuoi puoi andarti a fare una doccia, il bagno è l’ultima porta a
destra.”
“Hai!” e Naruto corse nel bagno per farsi una doccia, si
tolse tutti i vestiti e si mise sotto il raggio caldo dell’acqua, sciaquando via
il sudore e lo stress.
Kiba
aveva preso dei bicchieri e una bottiglia di champagne, si diresse verso la sua
stanza e vi entrò con un fluido movimento aprendo la porta con una leggera
spallata, quel che vide gli fece quasi cadere i bicchieri e la bottiglia di mano
e i pantaloni diventargli più stretti di varie
taglie.
Sul
letto era seduto tranquillamente Naruto, i capelli biondi bagnati che gli
incorniciavano il viso leggermente arrossato e l’accappatoio bianco poichè era
particolarmente corto dava una vista perfetta delle
gambe.
“Ah
eccoti. Hai portato dello champagne!” la giovane kitsune, saltò su e giù
agitato, prese il bicchiere vuoto che venne subito
riempito.
“Già.” Dopo aver riempito il proprio bicchiere il castano
appoggiò la bottiglia ai piedi del letto e sorridendo disse: “Alla salute!” poi
i due brindarono.
Il
bicchiere si avvicinò alle labbra di Naruto, mandò giú il liquido sorridendo poi
e dicendo: “Buono...”
“Già.”
Poi
il biondo appoggiò il bicchiere a terra e tirò a se Kiba con la cravatta: “Hai
qualcos’altro da farmi provare?”
Il
bicchiere cadde a terra frantumandosi in mille pezzettini e il bacio che si
scambiarono era affamato, lussurrioso. Le mani del giornalista accarezzarono le
spalle dell’altro, per poi portarle sotto l’accappatoio e toglierlo esponendo
completamente il corpo del ragazzo e l’unica cosa che potè fare era rimanere a
fissarlo, amagliato e sentiva la sua eccitazione crescere sempre più
velocemente.
“Hai
intenzione di fissarmi per tutta la notte?”
La
kitsune si fece scivolare giù verso il bacino dell’altro, portò le sue mani,
aprì la cintura e con un delicato movimento gli fece scivolare giù dai finachi
gettandoli poi in una angolo.
Si
vedeva l’erezione attraverso i boxer neri: “Come sei eccitato Kiba...e non ti ho
ancora fatto niente...” ci soffiò sopra strappando un piccolo urletto dalle
labbra del castano, con un veloce movimento lo liberò della stoffa nera baciando
poi la punta del membro, il suo sguardo cadde sulla sua stessa eccitazione,
notando che non si era minimamente
risvegliata...accidenti.
“Mmh, sei già duro...forse è ora di far diventare duro
me, non credi?”
Kiba
arrossì all’audacità del biondino, se lo aspettava più...imbarazzato e
sopratutto si aspettava di essere lui il dominante, lo era sempre
stato...
Prese Naruto e lo tirò su: “Devo dedurre che non é la tua
prima volta?”
“No,
devi dedurre che sono difficile da soddisfare.”
Il
castano annuì e baciò Naruto velocemente sulla bocca, incominciando poi a
scendere fino a raggiungere il suo membro, lentamente alle attenzione che
ricevette dalle mani incominciò a risvegliarsi, Kiba lo prese in bocca
incominciando a succhiarlo leggermente, sentendo che stava diventando sempre più
duro aumentò la forza.
Naruto incominciava a sentire piacere, oddio eccome se lo
sentiva.
“Ki-kiba...basta...” il ragazzo alzó lo sguardo verso il
suo compagno tra l’eccitato e il curioso e vide Naruto inserire tre dita dentro
la sua bocca, succhiarle e dopo aver allontanato Kiba le posizionò davanti alla
sua entrata penetrandola con due dita facendosi scappare un gemito tra il dolore
e il piacere. Incominciò ad allargarla sforbiciando le dita per poi aggiungere
un terzo dito, il giornalista che difronte a lui era eccitato all’inverosimile,
gli strappò le dita via dalla sua apertura penetrandolo in un solo
colpo.
Naruto strinse forte i denti, soffocando l’urlo di
dolore, l’Inuzuka incominciò subito a muoversi riuscendo a colpire dopo alcuni
tentativi la prostata e il dolore divenne immenso
piacere.
“Oddio, ancora! Più forte!”
“Sei
così stretto e caldo! Naruto!”
I
movimenti incominciarono a diventare sempre più frenetici e potenti, Kiba
completamente perso nella sua libidine e Naruto, prima riluttante ormai si era
completamente lasciando andare gemendo ed urlando.
---*---
Akai
era bellissimo, un dolce sorriso, una risata cristallina, nona vevano fatto
niente di speciale quella sera, un semplice film e poi erano andati a mangiare
la pizza, si erano divertiti e Naruto aveva capito che definitivamente era gay e
se non era gay, era almeno bisessuale.
Quando, dopo averlo accompagnato a casa, il più giovane
Yoko gli diede un dolce bacio sulle labbra, non esitò neanche un secondo a
rispondere staccandosi poi qualche attimo dopo.
“Sono felice che tu sia uscito con me, mi sono divertito
un mondo!”
“Si
anch’io. Dobbiamo ripetere non credi?”
“Si...mi piacerebbe molto.”
Si
diedero un altro bacio, poi Akai entró a casa con un
sorriso.
Naruto si voltò, camminando verso la prossima fermata del
autobus, non conscio degli occhi che lo stavano osservando, occhi pieni di
desiderio.
---*---
Venne svegliato da una dolce musichetta, beh dolce per
modo di dire, sembrava una sveglia impazzita, l’Uzumaki portò un braccio
mezz’addormentato verso il comodino dove la sera prima l’aveva appoggiato, per
ogni evenienza. Sinceramente si era sorpreso da come era stato lascivo e
sopratutto dominante, sentiva che se avrebbe tentato di fare il seme Kiba non
avrebbe avuto la forza per contrastarlo ed imporsi con
lui.
“Pronto?”
“Naruto? Kami-sama, grazie a dio! Devi venire quì c’è un
gran casino Sasuke é impazzito eh...”
Naruto si portò una mano ai capelli seccato per il
disturbo a quell’ora del mattino, lanciò uno sguardo verso l’orologio e lesse:
“dieci e mezza” accidenti era in ritardo.
“Okay, Shika, respira, respira. Cosa sta
succedendo?”
“Non
lo so okay? Sasuke è impazzito, vuole una nuova rassegna tra due ore e sta
terrorizzando il reparto fotografico! Oh mio dio! Come faccio? Sembra che non
gli vada bene niente! Oddio Naruto vieni quì! Fa qualcosa fermalo! Ci sta
uccidendo tutti! Ha litigato con metà dei capireparti e ne ha licenziato
altrettanti! Come faccio a preparare una rassegna in due
ore?”
Quel
teme era forse impazzito?
“Okay, rilassati Shikamaru, ce la puoi fare, usa alcuni
degli sketch dei vestiti di Hyuga che hai scartato, è solo una rassegna, prendi
tutti quelli di cui hai bisogno, non farti prendere dal panico, io arrivo lì il
prima possibile.”
Velocemente indossò i vestiti, resistendo al dolore
terribile che gli stava dando il suo fondoschiena, accidenti, non era più
abituato a queste cose..
“Dove stai andando?” chiese Kiba, probabilmente svegliato
dallo frastuono di vestiti sfruscianti. Naruto si voltò, sorridendo alla vista
di un Kiba ancora impastato dals onno, era carino: “Il teme è impazzito, devo
cercare di frenare la sua pazzia!”
“Passo a pranzo?”
Un
bacio sulle labbra: “Certo.”
“Che
ti porto?”
“Ramen! E ricordati di portare anche Akamaru!” poi con un
sorriso corse fuori dalla stanza correndo verso il primo taxi per farsi portare
direttamente all’empire state building.
Arrivò da Ibiki e lo salutò con un sorriso, che svanì
all’istante quando notò che l’uomo era pallido e tremava: “Cosa è successo
Ibiki?”
“Sa-sa-sasuke...” vide un leggero colore verdognolo
ricoprirli il viso e l’uomo piegarsi in due per
vomitare.
“Cosa diavolo...?” attraversò il corridoio correndo,
prese l’ascensore schiacciando il numero cinquantatre, la musichetta rilassante
che risuonò nell’ascensore ebbe solo effetto di irritarlo maggiormente, cosa
diavolo stava facendo quel bastardo?
Si
lanciò velocemente un’occhiata allo specchio e notò che aveva ancora quell’aria
“dopo-sesso” pur avendo dormito ben sei ore...non che fossero tante e che
dovrebbe essere ormai passata...
Raggiunse l’ufficio del suo capo e dopo aver bussato
entrò, vide Sasuke arrabbiatissimo che urlava contro alcune persone che Naruto
riconobbe come il capo del reaprto giornalistico e i suoi
assisstenti.
“E
QUESTE LE CHIAMATE FOTO? SONO UNO STRANO INSIEME DI COLORI SENZA SENSO SENZA
NIENTE! SIETE TUTTI SENZA TALENTO! INCAPACI!” il suo sguardo andò verso Naruto e
disse: “EH TU! CHE CI FAI IN RITARDO?”
“Sasuke-kun...scusi mi sono svegliato
tardi...”
L’Uchiha ringhiò e sussurrò: “Ci puoi scommettere...” poi
incominciò di nuovo ad urlare contro i fotografi e loro stavano in silenzio ad
annuire, stile: ‘Si, si, é vero sono un incompetente, si, si é vero sono proprio
così inutile e senza talento come dice lei si, si...’ che nervi che gli faceva
venire quell’uomo qualche volta...
“Sasuke-kun? Posso sapere cosa posso fare per
lei?”
Lui
lo guardò per un attimo e poi disse: “Hai Naruto, chiama Demarcheliè (spero sia
giusto...nda) e digli che voglio cancellare il shooting sulle giacche di
settembre, sono banali.”
A
quell’affermazione Naruto stava per morire soffocato, si portò una mano al cuore
e con voce rauca disse: “TU STAI SCHERZANDO?” gli c’era voluta una settimana di
telefonate e negozziazione fino a chissà che ora per ottenere quello shooting,
perchè secondo Sasuke non potevano ‘assolutamente farne a meno’ e ora lo voleva
cancellare.
“Qualcosa in contrario Uzumaki? Cosa vuoi che sia fagli
una chiamata e digli che non siamo più interessati, non sei mica stato tu a
farlo quello shooting.”
Okay, questo era troppo, Shika stava andando fuori di
testa, Ibika aveva vomitato per via di quel deficente e i capi del reparto
fotografico sembravano sull’orlo delle lacrime.
“COSA DIAVOLO TI È SUCCESSO TEME? SEI ANDATO IN
MENOPAUSA?” gli uomini che erano nella stessa stanza lo stavano fissando in
orrore, come se fosse pazzo, forse lo era, stava rischiando il suo lavoro in
questo modo, eppure non riusciva a fermarsi!
“TI
RENDI CONTO CHE STAI FACENDO DANNARE TUTTI PER DEI CAPRICCI SENZA SENSO?
SHIKAMARU NON SARÀ IN GRADO IN NESSUN CASO DI PREPARARE UNA RASSEGNA IN DUE ORE!
COL CAVOLO CHE CANCELLI QUEL DANNATO SHOOTING! E LE FOTO DEL REPARTO FOTOGRAFICO
SONO PERFETTE PERCIÓ VERRANNO PUBBLICATE SUL PROSSIMO NUMERO!” inspiró
profondamente prima di continuare: “E POI COME DIAVOLO VUOI RIMPIAZZARE TUTTI QUELLI CHE HAI
LICENZIATO? SEI UNO STUPIDO! DEVI CHIAMARGLI E DIRE LORO DI TORNARE! ABBIAMO
SOLO TRE SETTIMANE PER FAR USCIRE IL NUOVO NUMERO DI ‘OL’ E TU LICENZI METÁ
STAFF! TU SEI PAZZO! EGOISTA ED EGOCENTRICO!” poi uscí dall’ufficio sbattendo la
porta, prendendo un taxi, mandando un messaggio a Kiba che non era al lavoro e
che si sarebbero visti un’altra volta e poi quando finalmente fu nella sua
stanza si gettò sul divano, realizzando infine cosa aveva appena fatto:
“Merda.”
Bene, perfetto, si era appena fatto licenziare, perfetto,
ora avrebbe dovuto trovare un altro lavoro,
magnifico.
Fu
sera tardi quando finalmente ricevette la telefonata, il biondo rispose con una
voce stanca e semidisperata: “Pronto?”
“Uzumaki.”
“Si,
sono io.”
“Ti
voglio nel mio ufficio, tra mezz’ora.”
“Ehm...” non riuscì a dire niente che la chiamata venne
chiusa. Cacchio.
Arrivó puntualmente, non se la sentiva di far arrabbiare
il signor Uchiha ancora di più di quello che probabilmente era già, la
segretaria gli lanciò uno sguardo schifato come un mese prima e poi gli aprì la
porta: “Il signor Uchiha la sta aspettando.”
Okay, respira, respira, infondo è un essere umano come
tutti gli altri...non può essere peggio di Kyubi no? No, è impossibile, sarebbe
come chiedere di trovare qualcosa di peggiore del diavolo, beh, apparte Kyubi
intendeva.
L’uomo era seduto alla sua scrivania, lo guardava con uno
sguardo freddo calcolatore e il bionda stava per alzare gli occhi al cielo, dio
santo, non poteva dirgli che era licenziato direttamente per
telefono?
“Allora Uzumaki, ho sentito quello che hai fatto a
Sasuke.”
“Hai.”
“Gli
hai urlato in faccia degli insulti.”
“Hai.”
“E
gli hai detto cosa fare.”
“Hai...”
“Pensavo che per quello che hai fatto dovresti ricevere
un aumento.”
“Vorrei tentare di convincerla a non licen...” incominciò
Naruto, prima che il significato dell’ultima parte della frase gli divenne
chiara: “COSA?”
“Mio
figlio è egoista, egocentrico e sopratutto viziato, sei riuscito a fare quello
che io non ho mai fatto, dirgli di no.”
“Ecco, mi sono fatto un pò prendere dal nervosismo
generale...”
“Non
dico di esserne felice Naruto, ma dico che hai il mio rispetto,domani torna al
lavoro come al solito.”
“Sasuke non ha richiesto il mio
licenziamento?”
“No.
Ora vai.”
“Hai. Arrivederci.”
Uscì
dall’ufficio sorridendo come un bambino a pasqua. Non era stato licenziato!
Passò da Ichiraku e con un sorriso decise di auto-offrirsi tutto il ramen che
voleva!
*
Sasuke era seduto nel suo ufficio, era certo che domani
Naruto sarebbe apparso come al solito al lavoro, suo padre gli avrebbe
sicuramente parlato, rassicurandolo. Gli era piaciuto, si sul serio, Naruto era
il migliore assisstente che avesse mai avuto, se avesse continuato così avrebbe
rischiato di mandare all’aria il prossimo numero di ‘others life’ e non gli
sarebbe mai piaciuto, sarebbe stata una sconfitta e lui odiava le
sconfitte.
Di
solito i suoi assisstenti gli baciavano i piedi, lasciandolo fare qualuncue cosa
stesse facendo, ignorando completamente se stava facendo una cosa bene o male e
se era un completo bastardo, ebbene si, ne era conscio e si divertiva, ma lo
lasciavano fare ed ora che finalmente era riuscito a trovare uno che si prendeva
in un certo senso ‘cura’ di lui, non l’avrebbe lasciato andare. Lanciò un
occhiata sul giornale vicino a lui, il New York Scoop e sentì tornargli nello
stomaco quella strana sensazione nello stomaco, sopra c’era una grande foto di
Naruto e Kiba che stavano cenando al ‘Mylord’s’ e si stavano divertendo alla
grande. Chissà cos’era quella strana sensazione...
Ebbene si! Ces’t moi tornata! Vi sono mancata vero?
(nooooo! Buuuuuuh! Tornate nel buco in cui vivi! Nda tutti) Invece no, rimango
quì! Allora spero che questi chappy vi sia
piaciuto!
Sasu: questo chappy è assolutamente
disgustoso.
Me:
lo dici soltanto perchè ho fatto andare a letto naru con Kiba
>_>
Sasu: NARUTO E SOLO MIO!
Me:
suvvia, é solo per un pò...
Sasu: grrr
Me:
Vabbè in ogni caso voglio ringraziare un mondo tutti quelli che hanno
commentato! Spero che questo chappy non faccia troppo schifo!
Alla
prossima!
|
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Capitolo 3 *** 3° ***
Okay ecco qui il terzo capitolo, grazie mille per tutti
quelli che hanno commentato, mi sono proprio commossa!
Spero che anche questo capitolo sia venuto abbastanza
bene e lentamente nei flashback ci stiamo avvicinando a scoprire cosa è successo
e perché Naruto non è riuscito ad arrivare ciò che voleva
essere.
Per chi volesse saperlo, la kibanaru è solo una coppia
passeggera, per quanto i due mi piacciano insieme (diciamocelo, a me Naruto
piace con tutti, basta che ci sia Nacchan e una coppia mi va bene) la sasunaru è
in assoluta la mia preferita, rivaleggiata forse solamente dalla
itanaru.
Ultima cosa, voglio informarvi che non ci saranno troppi
capitoli perché in precedenza doveva essere una one-shot, ma dato che stava
andando per le lunghe la mia cara amica allsecrets2 mi ha consigliato di
dividerla in chappy.
Ora basta con i miei deliri e godetevi il
capitolo!
Alla prossima!
3°
Naruto era seduto sulla sua scriva e stava lavorando
tranquillamente quando il suo capo lo chiamò nell’ufficio. S’alzò e vi entrò:
“Kyubi-san?”
L’uomo lo guardò e disse: “Vai a comprarmi un libro, si
chiama ‘sakuras blossom’.”
“Hai
torno subito.”
Uscì
tranquillamente dalla Università per andare nella libreria di fronte ad essa, vi
entrò e con un sorriso chiese: “Avete il libro ‘sakuras
blossom’?”
L’uomo gli lanciò un’occhiata dura, ma appena lo
riconobbe come l’assistente di Kyubi gli sorrise: “Aspetti un attimo
Naruto-kun.”
Scrisse qualcosa dentro nel computer e dopo un attimo di
attesa disse: “Mi dispiace Naruto-kun, ma non viene pubblicato da almeno dieci
anni.”
Silenzio.
“COSA?”
“Si,
mi dispiace. Forse se va in qualche libreria di antiquariato…guardi le do degli
indirizzi di alcune qui vicine.”
“Si
grazie.” Naruto ammetteva di essere snervato per via di quella storia, ma
infondo non era così difficile trovare un libro, ci sarà una libreria ad avere
quel libro no?
Un’ora dopo il ragazzo si ritrovò seduto su una panchina
a fissare il cielo. Era assurdo che quel libro fosse introvabile. Accese il
cellulare e chiamò Akai: “Ciao Acchan.”
“Naruto-kun! Ciao, come
stai?”
“Mmh, così, così. Sto cercando un libro per Kyubi e non
riesco a trovarlo, credo che si stia vendicando perché sono uscito con
te.”
“Ainiki non farebbe mai una cosa del genere.” Sorrise
dolcemente, Akai amava tantissimo suo fratello e non avrebbe mai potuto pensare
che lui potesse fare qualcosa di male.
“Quale è il titolo del
libro?”
“Sakuras blossom.”
“Oh
si lo conosco! Il professor Collins ne ha una copia, se vuoi gli chiedo se me la
presta.”
“
Beh, credo che Kyubi voglia una copia tutta per
se.”
“Beh, basta fotocopiare il libro e poi farlo rilegare,
no?”
La
kitsune ci pensò su un attimo e poi sorrise dicendo: “Si sarebbe geniale. Mi
faresti un’enorme favore se glielo chiedessi da parte
mia.”
“Bene, allora passa tra mezz’ora che te lo
porto.”
“Sei
fantastico.”
Kyubi alzò un sopracciglio quando vide che Naruto era
effettivamente riuscito a trovare una copia del libro, dire che era sorpreso era
dir poco.
“Bene. Grazie Naruto. Puoi
andare.”
Il
biondo annuì e si diresse verso al porta, ma venne subito fermato dal suo capo:
“Ah e Naruto?”
“Si?”
“Bravo.”
Il
sorriso che ricevette in cambio del complimento era
bellissimo.
*
Kiba
l’aveva accompagnato al lavoro, baciandolo e assicurandogli che sarebbe passato
alle una per portarlo a pranzo, Naruto gli aveva sorriso ed era salito
velocemente in ufficio, Ibiki era sorpreso di vederlo e gli sorrise: “Come mai
qui Naruto?”
“Teme alla fine non mi ha
licenziato…he.”
L’uomo alzò un sopracciglio, ma poi sospirò: “Complimenti
Naruto, non molte persone riescono a sopravvivere insultando Sasuke Uchiha,
figurarsi non venire licenziati.”
“E
ricevere un aumento!”
Silenzio…
Più
silenzio…
Ancora di più silenzio…
“He?”
“Si!
Non è incredibile? Beh io vado sennò quel teme si arrabbia di nuovo e questa
volta mi licenzia sul serio!” e corse dentro
all’ascensore.
Notò
qualcosa di strano, come per esempio il fatto che le persone nell’ascensore lo
stavano fissando stranamente, con del luccichio negli occhi, era strano,
vero?
Uscì
di corsa dall’ascensore appena era arrivato al suo piano, raggiungendo
velocemente l’ufficio di Sasuke, notò che la porta era aperta per un spalto, il
segno che voleva che Naruto entrasse.
Bussò alla porta e chiese:
“Permesso?”
“Entra.” Lui lo fece, aprì la porta e si mostrò al
proprio capo.
“Allora dobe, voglio due caffè bollenti e un cappuccino
con la panna a parte e cacao brasiliano amaro al 70% della marca Herold, voglio
solo quella marca, a parte, devono essere bollenti, prima di andare va da
Galutier e passamelo. È tutto.”
“Hai
Sasuke-kun.”
Stava per uscire dalla porta quando Sasuke lo richiamò:
“Dobe?”
“Come è che mi hai chiamato?
Teme!”
“Hn.
Mi sembra di averti detto di dire a Kiba di cercarsi qualcuno da fottere che non
sia il mio assistente.”
“Ah.
Beh ti ha ignorato.”
Il
suo capo fece sentire una risatina divertita e poi disse: “Puoi
andare.”
Naruto andò al suo posto e chiamò Galutier passandolo a
Sasuke, prendendo poi il portafoglio e il cellulare entrando di nuovo
nell’ascensore. Era sorpreso che il capo avesse deciso di far passare la sua
insoburdinazione senza ucciderlo a calci.
Si
portò il cellulare all’orecchio chiamando il bar che faceva sempre i
caffè.
“Ohayo, qui il ‘sunshine’, cosa posso fare per
lei?”
“Ehi
Moegi, sono io Naruto.”
“Ciao Naruto! Allora cosa posso fare per
te?”
“Allora vorrei: due caffè bollenti e un cappuccino con la
panna a parte e cacao brasiliano amaro al 70% della marca Herold. Credi di
potermeli fare in un quarto d’ora?”
“Certamente, sai che hai priorità assoluta, c’è solo un
problema. Non abbiamo quella marca di cacao.”
“Oh
okay, non c’è problema, vado a comprarlo.”
“Okay, sbrigati!”
La
kitsune si diresse verso una delle macchine nere che venivano messe a
disposizione per gli spostamenti dei lavoratori di ‘OL’, si fece portare dal
negozio di cacao e cioccolate più fornito di New York. Vi entrò e si diresse
subito dal cassiere e lo salutò con un grande sorriso: “Salve, sto cercando un
cacao brasiliano amaro al 70% di una marca precisa, si chiama
Herold.”
Il
commesso sorrise, scrisse qualcosa ne computer e poi disse: “La marca Herold non
mette più in commercio il cacao brasiliano amaro al 70% da cinque anni.”
Naruto rimase scioccato a fissare il ragazzo di fronte a
lui mentre nella sua mente si formularono insulti di vario genere verso il suo
capo, ma nessuno di loro era appropriato.
Ma
come gli era venuto in mente che quel bastardo potesse anche solo pensare di
fargliela passare liscia? Argh!
Il
cellulare suonò e Naruto rispose ancora mezzo scioccato:
“Hai?”
“Naruto, vado a pranzo da Demarcheliè, torno alle una, il
mio caffè deve essere qui ad aspettarmi. Bollente.” Fine chiamata. Inizio
inferno.
“Mi
può dire dove si trova il magazzino Herold più
vicino?”
“Naturalmente. Aspetti un attimo, scrisse qualcosa nel
computer e poi sussurrò: “Phoenix, Montleberrystreet 18,
Arizona.”
Bene, anzi perfetto, lametta arrugginita
prego.
Il
biondo prese una tavoletta di cioccolato, la pagò ed entrò di nuovo della
macchina, scartandola e incominciando a mangiarla, prese il cellulare e chiamò
Shikamaru, non sapeva perché, ma aveva bisogno di parlare con qualcuno e quel
qualcuno sicuramente non era Kiba.
“Qui
Shikamaru Nara, responsabile del reparto moda di Others Life, cosa posso fare
per lei?”
“Ciao Shika, sono io.”
“Naruto!”
“Si.”
“Cosa è successo?”
“Credo di essere alla fine
Shika.”
“C-cosa?”
“Sono stanco di correre in giro come un pazzo per
lui.”
“Cosa stai dicendo?”
“Il
cacao brasiliano della marca Herold che voleva sul suo cappuccino non è in
commercio da cinque anni e non ho la più pallida idea come
trovarlo.”
“Tu
ti stai arrendendo?”
“Hai, mi sto arrendendo.”
“Ma
è solo cacao Naruto, cacao!”
“Sai
come è, mi licenzierà, devo esaudire ogni suo desiderio, verrò
licenziato.”
“M-ma Naruto! Dopo quello che hai passato, sei stato il
suo miglior assistente in anni! Nessuno è mai arrivato al fatto di poterlo
chiamare Sasuke-kun!”
“Sono stanco Shika, è così sbagliato essere
stanco?”
Dall’altra parte l’uomo rimase in silenzio e poi
sussurrò: “No, non lo è.”
“Scusa se ti ho disturbato, avevo bisogno qualcuno con
cui parlare e tu eri l’unico…”
“E
Kiba?”
‘Kiba’
“Già, Kiba, io…non lo so.”
“Capisco. Beh Naruto io vorrei che tu non ti arrendessi.
Spero che ci rivedremo.” E la chiamata si concluse così, come una chiamata
qualunque.
“Signore?”
“Si
Mark?”
“Vorrei darle un consiglio da parte
mia.”
“Va
avanti.”
“Lei
ha ancora tre ore giusto?”
“Hai.”
“Magari se chiede a qualche hotel o bar di lusso riescono
a trovarglielo, il cacao che cerca.”
Il
biondo osservò l’autista dallo specchietto e sorrise: “Hai ragione Mark, ma tu
credi che sia così sbagliato arrendersi?”
“No.
Ma lei, si vuole arrendere?”
Naruto rimase in silenzio a fissare il tetto della
macchina e poi sospirò e sorrise, estraesse il cellulare dalla tasca della
giacca e fece un numero: “Dark rose?”
“Hai! Qui Shion, cosa posso fare per
lei?”
“Shion, sono io Naruto.”
“Oh
Naruto-kun! Cosa posso fare per lei? Uchiha-san vuole la solita
stanza?”
“Beh, no, mi chiedevo se avevate un cacao della marca
Herold amaro al 70%, lo so che è fuori produzione da cinque anni ma il mio capo
è molto testardo perciò…”
“Mi
dispiace, Naruto-kun! Proprio non c’è l’abbiamo! Ora però mi sento in
colpa!”
“No,
no non ti preoccupare, troverò un modo, per trovarlo. Grazie per la
pazienza!”
“Non
c’è problema Naruto-kun! Sono sempre felice ti sentire la tua
voce.”
“Bene, allora ci sentiamo. Ciao.”
Terminai la chiamata ed incominciai a chiamare tutti i
bar e hotel seguendo un grado di importanza, ben conscio di quante possibilità
ci fossero di trovare un cacao che era fuori commercio da almeno cinque
anni.
Naruto era seduto li, a fissare il tetto della macchina
ed era stanco, distrutto, aveva chiamato per due ore e mezza tutti i bar hotel
ristoranti sulla sua lista, centinaia di locali e non era riuscito a trovarlo.
Era finita.
Non
capiva sinceramente il motivo per cui Sasuke non lo licenziava dopo averlo
lasciato a lavorare da lui dopo la scenata di ieri…forse si voleva divertire,
vederlo convinto di essere riuscita a scamparla e poi dargli un lavoro
impossibile da accompiere.
Sentì il cellulare suonare e rispose con voce stanca:
“Qui Naruto Uzumaki, cosa posso fare per lei?”
“Naruto-kun! Sono io Shion! Mi sono sentita parecchio in
colpa per non essere riuscita ad aiutarti così ho chiesto a papà di fare delle
chiamate in giro e indovina un po’?”
“No…”
“Già, un caro amico del mio paparino è uno dei maggiori
soci della Herold, dunque ho trovato una intera confezione di cacao brasiliano
amaro al 70%.”
Il
ragazzo era sull’orlo della lacrime, questo era un miracolo degno dei pani e dei
pesci! Okay, forse stava esagerando ma avete capito l’antifona
no?
“Se
passi al dark rose te lo do subito.”
“Hai
grazie Shion, passo subito.” Chiuse la chiamata e disse:
“Mark!”
L’uomo che si era addormentato sul sedile da guidatore
della macchina aspettando che il suo passeggero gli dicesse cosa fare si svegliò
di colpo e disse: “Si signore?”
“Al
dark rose! Ho trovato il cacao!”
“Lo
sapevo signore, complimenti!”
“Dopo questa niente sarà più
impossibile!”
La
mercedes partì in quarta mentre Naruto chiamò Moegi per informarla che tra venti
minuti aveva bisogno di quelle cose che aveva ordinato
prima.
Quando arrivarono al dark rose Shion li stava aspettando
fuori dall’entrata, Naruto corse verso di lei, la abbraccio, ringraziandola
tantissimo per poi andare subito al bar a prendere i caffè e i
cappuccini.
Corse nell’ufficio mise il caffè e il cappuccino nelle
tazze apposite, portò il cacao nella piccola scodella di ceramica, guardò
l’orologio e annuì, tra tre minuti precisi Sasuke sarebbe tornato, se c’era una
cosa che gli si doveva lasciare era la puntualità, era assolutamente
impeccabile, neanche un secondo di ritardo o di anticipo,
mai.
Sentì l’ascensore salire, corse verso di lui e quando le
porte si aprirono prese subito la giacca che il suo capo gli passò e gli aprì la
porta per l’ufficio.
“Spero che tu sia riuscito a trovare quel cacao, non ne
accetto altri.”
“Sissignore, è stato un gioco da ragazzi.” Bugie, solo
bugie, brucerai all’inferno!
“Hn.
Dobe.”
“Teme.”
Sasuke guardò il cacao e ne mise alcuni cucchiai sulla
crema, annuì e disse: “Puoi andare a pranzo.”
“Arigatou!”
“E
Naruto?”
“Si?”
“Chiamami Sasuke.”
Il
biondo annuì ed uscì di corsa vestendosi velocemente, per essere pronto ad
uscire quando Kiba arrivò con in braccio Akamaru: “Nacchan!” il biondo corse
verso di lui e lo baciò: “Ciao Kiba! Dai andiamo a pranzo ho una fame che non ci
vedo!”
Il
giornalista sorrise all’allegria del suo ragazzo e lo prese per mano: “Si,
andiamo a mangiare del ramen!”
“Yay!”
Sasuke stava seduto bevicchiando il cappuccino con il
cacao che Naruto era riuscito a fargli avere, era sorpreso, non pensava che
esistessero ancora confezioni di quel cacao, quando sentì Kiba entrare e Naruto
esultare per la felicità sentì qualcosa di strano al cuore, che non gli piaceva
per niente.
Sentì la porta aprirsi e si voltò sperando segretamente
che fosse il suo giovane assistente, trovandoci invece Shikamaru con un quaderno
ad anelli in mano che si diresse verso di lui: “Questi sono i miei schizzi per
Neji Hyuga. Dagli un’occhiata.”
“Hn.”
Il
responsabile del reparto moda andò verso la porta, fermandosi però poco davanti
ad essa si fermò e disse: “Cerca di trattenerti Sasuke okay? Naruto sta andando
in pezzi, si era quasi arreso questa volta e tu non vuoi perderlo vero?” poi
uscì di gran carriera dall’ufficio.
L’Uchiha rimase in silenzio scioccato a fissare la porta
semichiusa davanti a se, strinse insieme i denti e grugnì arrabbiato, quel uomo
sapeva sempre troppe cose.
*
Naruto tornò al lavoro il giorno dopo l’appuntamento
l’ennesimo appuntamento con Akai, le cose stavano andando sempre meglio e aveva
un gran sorriso appiccicato sulle labbra.
Arrivò puntuale, come sempre organizzò diligentemente i
documenti del suo capo, telefonò a chi doveva
telefonare.
Alla
fine della sua giornata di lavoro, che fu stranamente calma e senza strane
richieste.
Stava per andarsene quando venne richiamato:
“Naruto!”
Il
ragazzo sospirò ed entrò nel ufficio del suo capo: “Hai
Kyubi-san?”
L’uomo con i capelli rossi lanciò un’occhiata al suo
assistente e poi disse senza guardarlo: “Stasera ci sarà un festa, voglio che tu
mi accompagni.”
Silenzio.
“COSA?”
“Si
mi verrà assegnato un premio e voglio che tu venga con me, niente scuse. Vienimi
a prendere con la macchina.”
Noooooooooooooo!
Naruto era furioso, indossava un attirè da sera bianco e
stava aspettando che quel essere insignificante inutile e rompiballe uscì dalla
sua enorme villa, stava incominciando ad innervosirsi ulteriormente quando la
porta della villa si aprì e dalla casa uscì Kyubi, vestito in un elegante
smoking nero, i capelli chiusi in una coda, semplice eppure
divino.
Naruto non si ricordò molto della serata, si ricordava di
aver parlato con molte persone e di aver incontrato tanta gente importante, di
aver mangiato e bevuto cibi costosi, ma l’unica cosa che gli era rimasto
impresso nella mente fu Kyubi, bello e terribilmente
affascinante.
*
Ebbene si, questa volta era sicuro che ce l’avrebbe
fatta, l’uscita di ‘Others Life’ doveva aspettare ancora due settimane e quella
sera Sasuke aveva una festa a cui andare, perciò finalmente sarebbe riuscito a
fare la sua bellissima serata tutta ramen e film.
Prese la sua giacca e fuggì velocemente verso
l’ascensore, riuscì a scendere, oltrepassò le porte del palazzo e a raggiungere
la macchina dove Mark lo stava aspettando quando sentì il suo cellulare
suonare.
Portò la sua mano verso la borsa, prese il telefono
portatile e rispose con un tono acido: “Qui Naruto
Uzumaki.”
“Ciao, oggi alla grande festa di ‘OL’ voglio che ci sia
anche tu, niente scuse. Vienimi a prendere alle sette e mezza.”
Qualcuno lassù lo doveva odiare.
Kami-sama poteva quasi vedere il sorriso sadico e
soddisfatto di avergli rovinato la serata, Naruto stava pensando a tutti i modi
possibili come torturare il proprio capo, quando gli venne in mente una cosa.
Come diavolo trovava un vestito da sera per una festa di ‘Others
Lifes’?
Si
girò e corse nel reparto dove Shikamaru stava osservando dei disegni: “Shika!”
il ragazzo si voltò e alzò un soppraciglio: “Cosa posso fare per te
Naruto?”
“Ho
bisogno di un vesito per la festa di ‘OL’.”
“He?
Perchè? Non ne hai già scelto uno per Sasuke?”
“Infatti, questo é per me.”
Un
momento di silenzio.
“Cosa?” sembrava sorpreso ma Naruto non capiva perchè,
infondo il teme era famoso per i suoi colpi di testa, e non solo contro i suoi
subordinati incompetenti.
“Teme vuole che lo accompagni alla
festa.”
“Perchè?”
“E
che ne so! Allora, mi dai una mano si o no?”
Shikamaru sospirò e sussurrò un: “Che fatica.” Per poi
dirigersi verso il reparto vestiti.
*
Sasuke si stava osservando allo specchio, doveva
ammettere che quel dobe aveva scelto molto bene, aveva subito capito che adorava
Armani.
Sospirò, chissà se sarebbe stato arrabbiato per doverlo
accompagnare alla festa, no aspetta, sarebbe stato sicuramente arrabbiato, ma
non poteva fare a meno di averlo con se. Apparte che aveva bisogno di un
traduttore per parlare con gli invitati da tutto il mondo, Naruto stava
incominciando ad ottenere la sua fiducia, cosa strana ma
vera.
L’usuratonkachi era il migliore assistente che avesse mai
avuto, anche se spesso lo insultava, si dava da fare con ammirabile impegno ed
era riuscito ad esaudire qualuncue suo desiderio, anche i più stupidi e
difficili. Perchè sapeva che erano stupidi e difficili e che gli orari in cui
chiamava il dobe erano impossibili, ma era il modo standard con cui si
comportava con i suoi assistenti, se riuscivano a sopravivere a più di un mese,
allora poteva incominciarli a trattarli come esseri umani, o
quasi.
La
porta suonò e Sasuke scese, aprì la porta e si trovò davanti un Naruto vestito
in un elegante smoking bianco, capelli saggiamente spettinati che stava tenendo
aperta la porta della limousine per Sasuke.
“Allora Sasuke-san? Ci dobbiamo sbrigare o arriveremo in
ritardo.”
Era
così senza parole che riuscì a dire una sola cosa:
“Hn.”
Quando Naruto vide apparire Sasuke davanti a lui, vestito
in quel modo semplice ed elegante non poté fare a meno di notare quanto egli
fosse bello, pensiero che non gli era passato per la menta dal primo giorno di
lavoro, quando aveva scoperto che aveva un carattere
insopportabile.
Tentai di riprendermi, infondo cos’era lui? Solo il su
assistente e poi avevo il ragazzo. Già…
La
festa fu la cosa piú noiosa che avesse mai vissuto, o quasi
almeno.
Sasuke andava dalle persone, sussurrava a Naruto cosa
dire e lui traduceva le frasi nella lingua dell’ospite, oppure le ripeteva
semplicemente se la persona davanti a se era inglese...cosa che non capiva
completamente perchè lui credeva che Sasuke avesse delle corde vocali, ma
probabilmente si era sbagliato. Da notare il sarcasmo
pungente.
Quando finalemente Sasuke incontrò suo padre Naruto
riuscì a staccarsi dal suo capo per andare a recuperare dello champagne e delle
tartine, stava morendo letteralmente di fame: “Quanto vorrei del
ramen...”
“Tu
dovresti essere il nuovo assistente del mio dolce
fratellino.”
L’Uzumaki girò lo sguardo verso la direzione da cui era
venuta quella voce e vide un uomo sulla trentina, lunghi capelli neri e profondi
occhi dello stesso colore, sembrava una copia cresciuta di
Sasuke.
“Uchiha Itachi immagino.”
“Piacere. Allora come va sotto la tirannia di mio
fratello?”
Naruto prese un altro sorso di champagne: “Benino, sto
incominciando a capire come funziona il suo piccolo cervelletto malato.” Ups,
forse questo non l’avrebbe dovuto dire...
“Davvero? Saresti il primo.”
“C’è
sempre una prima volta.”
“Ah,
perchè tu hai già avuto la tua prima volta?” ci fu un attimo di silenzio in cui
Naruto rimase a fissare il volto dell’Uchiha maggiore, quella domanda a doppio
senso era, era, da pervertiti!
“Ma
sicuro che sono fratelli?”
“Forse o forse no, ma questo dovrai scoprirlo da solo...”
Itachi stava per dire qualcosa quando Sasuke apparve
vicino a lui: “Vi state divertendo? No perchè avrei bisognio di un traduttore,
se non ti dispiace troppo fare il tuo lavoro,
s’intende.”
Naruto soppresse il bisogno di alzare gli occhi al cielo
e seguì il ragazzo, che lo portò fuori dalla sala, poi di colpo si voltò verso
di lui e disse: “Cosa ti dirò ora lo dirò una sola volta chiaro? Perciò
ascoltami e memorizza!”
Tirò
fuori il blocchetto con la penna dalla tasca interna della borsa: “Si, dì
pure.”
“Sta
lontano da mio fratello, è pericoloso.”
Abbassò il blocchetto per poi rimetterlo nella tasca
della giacca e sospirò: “Non per distruggere il tuo ego da dio, ma potresti per
una dannata volta nella tua vita farti gli affari
tuoi?”
Forse non avrebbe dovuto dirlo, no aspetta, sicuramente
non avrebbe dovuto dirlo poiché l’espressione che fece Sasuke lo ghiacciò, il
viso di solito completamente freddo ora era rattristato e negli occhi vi erano
vari sentimenti, tra i quali dolore, dispiacere, rimorso,
rabbia.
“Sasuke…” tentò di dirgli Naruto ma l’uomo si voltò e se
ne andò via correndo, lasciandolo pieno di sensi di
colpa.
Il
corvino uscì di corsa dalla festa, ignorando tutti gli invitati che lo stavano
richiamando, ignorando suo fratello, ignorando tutto andandosene via di
li.
Non
era arrabbiato per via del fatto che Naruto l’aveva rimbeccato, no, ma perché
gli aveva rinfacciato qualcosa, ma perché gli ave rinfacciato qualcosa a cui non
voleva pensare.
La
vita di Naruto non centrava nulla con la sua, la vita di Naruto non avrebbe mai
centrato nulla con al sua al di fuori del lavoro e lui lo odiava.
O-D-I-A-V-A.
Naruto era rimasto tutta la sera a tentare di chiamare il
suo capo, si sentiva in colpa e anche se aveva incontrato Kiba, che quando aveva
sentito dall’altro che era dovuto andare a quella festa aveva deciso di venire
anche lui, non riusciva a toglierselo dalla testa, si sentiva in colpa,
terribilmente in colpa.
Fu
solo più tardi, quando Kiba l’aveva riaccompagnato a casa baciato, assicurato
che era la persona più bella del mondo e che Sasuke sicuramente non sarebbe
morto, che ricevette una chiamata, era seduto sul suo divano a guardare un po’
di televisione e rispose con fare stanco al cellulare: “Qui Naruto
Uzumaki.”
“Ehm, slave, qui c’è un uomo sulla ventina che è mezzo
ubriaco e avrebbe bisogno di essere venuto a prendere, ho preso il suo cellulare
e ho visto che tu l’hai chiamato per molte volte e mi chiedevo
se…”
“Oh
mio dio? Come sta? Dove è? Ha bevuto tanto?”
La
voce esitante della donna rispose: “Sta abbastanza da schifo, ha bevuto
tonnellate di roba, devo dire che mi sorprende il fatto che sia ancora
vivo.
Il
male non muore mai.
“OK
dove è? Lo vengo a prendere.”
“Green penegal, tra la dodicesima e la
quarantacinquesima, ehm.”
“Chiamo un taxi e sono li tra
mezz’ora.”
Stupido bastardo.
Dopo
mezz’oretta riuscì ad entrare nel bar, si guardò in giro, cercando un Sasuke
ubriaco, quello che trovò fu un Sasuke addormentato sul bancone, si avvicinò a
lui e sospirò alla donna che lo stava tenendo sotto controllo lanciandoli di
tanto in tanto delle occhiate preoccupate: “Sono Naruto Uzumaki, sono qui per il
teme. Grazie per esserti occupato di lui.”
La
donna annuì e se ne andò.
Il
biondo avvicinò il proprio volto a quello del suo capo e con una mano incominciò
a scuoterlo delicatamente: “Sasuke? Sono io Naruto, dai vieni, ti porto a
casa.”
Il
corvino aprì un occhio e sussurrò: “Nacchan? Sei
tu?”
“Si,
sono io, Sasuke, dai ti porto a casa.”
L’uomo si attaccò al collo della kitsune e disse: “Scusa,
scusa, non volevo essere cattivo Nacchan, mi
dispiace.”
Naruto lo alzò portandolo fuori: “Si, lo so, lo so, non
ti preoccupare, non sono arrabbiato.”
“Davvero, davvero?”
“Si.”
“Sono felice, perché non voglio che Nacchan si arrabbi
con me, perché io gli voglio bene!”
Arrivarono al taxi e Naruto rispose: “Ti voglio bene
anch’io.”
Entrarono nel taxi e quando Naruto ebbe chiuso la
portiera Sasuke chiese: “Davvero?”
“Si.”
Subito un enorme sorriso apparve sul volto del di solito
gelido Uchiha e si attaccò subito al braccio del biondino: “Oggi posso dormire
da te?”
L’altro sospirò rassegnato: “Okay. Scusi? Mi potrebbe
riportare dove è venuto a prendermi? Grazie, molto
gentile.”
Dopo
aver pagato il taxista Naruto portò in braccio il suo capo verso il suo
appartamento, lo svestì e lo appoggiò sul suo letto, poi si mise il suo pigiama
ed andò a dormire sul divano. Avrebbe potuto fare il contrario e sinceramente
non aveva capito come mai lasciava dormire Sasuke a casa sua, ma non poté fare a
meno che pensare che il sorriso che il suo capo gli aveva fatto vedere, era
bellissimo e terribilmente affascinante.
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Capitolo 4 *** 4° ***
4°
Naruto era preoccupatissimo, quattro ore prima Kyubi
aveva visto lui e Akai baciarsi nel ufficio del primo, lui si era aspettato una
ramanzina bella e buona che gli ricordava di mantenere i rapporti fuori dal
lavoro, ma l’unica cosa che aveva fatto il capo era schioccare la lingua in
disappunto e poi sparire per quattro ore.
Aveva tentato di chiamarlo sul cellulare ma non
rispondeva, chissà cosa era successo.
Poi
una barista lo chiamò, gli disse che li davanti a lui c’era un uomo mezzo
ubriaco e che sarebbe dovuto andarlo a prendere, cosa che fece il prima
possibile. Quando entrò, Kyubi si attaccò a lui dicendogli che non gli piaceva
che lui stava con suo fratello e poi gli chiese di dormire a casa sua. Il biondo
sorrise e gli disse di si, infondo, che problema
c’era?
Un
enorme gigantesco, ingarbugliato problema.
*
Naruto si svegliò molto presto la mattina e questo era
una cosa inusuale, soprattutto dato il fatto che di solito la sveglia suonava
per dieci minuti prima che il biondo assistente si degnasse di scendere, ma quel
giorno c’era qualcosa di diverso.
Non
sapeva cosa, ma c’era qualcosa che non andava, qualcosa di strano, che non
doveva esserci, qualcosa di morbido, attaccato al suo braccio, che gli stava
succhiando il collo!
“IARGH!” urlò e con un forte calcio mandò il proprio capo
a terra.
CHE
CAZZO CI FA LUI ATTACCATO AL MIO BRACCIO? E MI STA SUCCHIANDO IL COLLO!
AAAAH!
Il
corvino si mise seduto massaggiandosi la testa: “Che c’è dobe, non ti sei mai
svegliato con un ragazzo nel proprio letto? E Kiba? Lo facevi dormire per
terra?” poi però i portò subito le mani alla testa, probabilmente per via dei
postumi della sbornia.
Che
cazzo sta dicendo?
“Che
c’è teme, sei tornato a essere il bastardo di
sempre?”
Sasuke alzò un sopracciglio ed incominciò: “Quando mai ho
smes…” si bloccò formando con la bocca un ‘O’.
Naruto sospirò e si alzò dal letto: “Va bene, allora ti
faccio della colazione e poi guardo cosa posso fare per fermare il casino
mediatico che scaturerà dalla tua geniale idea di ubriacarti pubblicamente.
Oddio scommetto che Kiba ci andrà a nozze con una foto tua mezza
ubriaca.”
“Ti
tradisce con una foto?”
Il
biondo guardò un attimo scioccato il suo capo e poi tentò di giustificarlo col
fatto che era ‘tutta colpa dei postumi della sbornia…’
già.
“Allora cosa vuoi? Ti faccio delle
frittelle?”
“Non
mi piace la roba dolce.”
“Vabbè, oh ti accontenti oppure rimani a digiuno, vuoi un
thè?”
“Io…”
“Perfetto.”
Ora,
probabilmente era perché Sasuke era ancora sotto gli effetti dei postumi della
sbornia, ma non disse niente, seguendo docilmente il proprio assistente in
cucina, sedendosi sulla sedia vicino al tavolo.
Mentre Naruto stava a cucinare, Sasuke poteva solamente
continuare ad osservarlo, come si muoveva per prendere le cose di cui aveva
bisogno, in quella cucina vecchia e sporca, girandosi di tanto in tanto per
lanciarli un sorrisetto nervoso e pensò, che gli sarebbe piaciuto rimanere più a
lungo, li seduto ad osservarlo. Magari quei sorrisetti nervosi trasformati in
veri e propri sorrisi e quella cucina completamente rinnovata, ora che ci
pensava, sarebbe stato magnifico averlo nella sua cucina, quasi intoccata,
sarebbe stata sicuramente migliore di quel posto
li.
Distolse il suo sguardo dal suo assistente per rivolgerlo
all’appartamento. Non era esattamente una schifezza ma si vedeva che aveva
bisogno di qualche sistemata, c’erano dei punti marci e i muri avevano bisogno
di una passata di colore.
Venne distolto dai suoi pensieri quando un piatto di
frittelle gli venne posato davanti insieme a una tazza di thè: “Tieni teme,
mangia, io intanto faccio una telefonata a Kiba per vedere se i sentimenti che
prova per me bastano per farmi dare i nomi di tutti i giornali che gli hanno
chiesto di scrivere un articolo su di te.”
“Hn.”
“Esauriente come al solito. Allora…” estrasse il
cellulare e dopo aver fatto velocemente il numero se lo portò
all’orecchio.
“Ciao Naru-chan!”
“Ciao Kiba, come va?”
“Bene e tu? Ho sentito che alla fine l’hai
trovato.”
“Si,
è a casa mia. Senti, mi daresti una mano a svolgere il mio
lavoro?”
“Certo, amore, tutto quello che vuoi.”
“La
lista dei giornali che ti hanno chiesto di scrivere un articolo su
Sasuke?”
“Amore, per le foto del tuo capo c'è poco da fare,
saranno già su tutti i giornali, non serve un buon articolo per queste cose,
solo tante battute cattive. Cosa ha fatto?”
“Si
è ubriacato.”
“Oh
bene, buona fortuna, ti consiglio di leggere la rubrica pettegolezzi del NY, io
non vedo l’ora.”
“Sei
cattivo!”
“Mmh, forse…ci vediamo,
baci.”
“Ciao.”
Chiuse la chiamata e vide Sasuke guardarlo con un
sopracciglio alzato.
“Che
c’è?”
“Avete una storia seria?”
Naruto rimase un attimo stizzito dalla domanda ma poi
rispose: “Certamente.”
“Perché non gli hai dato ancora un
nomignolo?”
“Come?”
“Perché non lo chiami Kiba-chan, o amore, o
tesoro?”
“Dove stai cercando di
arrivare?”
“Non
gli hai detto un: ‘Mi sei mancato.’ o ‘Ti voglio bene.’”
“E
allora?”
“Non
è quello che ci si dice quando si è in una
relazione?”
“Senti chi parla, mister relazione, ti porti a letto
chiunque abbia due gambe, respiri e sia leggermente attraente e mi vieni a fare
ramanzine sui rapporto. Tsè.” Sbuffò con disappunto: “In ogni caso non c’è
niente che posso fare per le foto che probabilmente i fotografi hanno
fatto.”
L’Uchiha fece cadere indietro la testa e disse: “Ci sono
abituato, infondo la mia vita è uno spettacolo aperto a tutti. Non posso fare un
errore che subito tutti mi sono contro, guardate la vita di Sasuke Uchiha,
miseria e disgrazie, guardate tutti gli errori che ha fatto!” esplose a ridere e
Naruto poté solamente fissarlo, malinconico. Sospirò e poi disse: “Dai,
Sasuke-teme, è ora di tornare al lavoro, torna ad essere il signore del male che
terrorizza tutto l’ufficio di OL solamente attraversandolo, vedrai, tutto si
sistemerà.” Il biondo appoggiò la mano sulla spalla del proprio capo e con un
sorriso genuino disse: “Andrà tutto bene. Non sei solo, ci sono io con te, no?”
poi prese la tazza e il piatto vuoto e li mise in lavandino:
“Andiamo.”
Sasuke rimase in un silenzio meditativo mentre si metteva
dei vestiti di Naruto, nessuno gli aveva mai detto ‘andrà tutto bene’, infondo
era un Uchiha, nessuno doveva farglielo capire, era ovvio che sarebbe andato
tutto bene, un’Uchiha non falliva mai, ma quando Naruto gli aveva detto ‘non sei
solo, ci sono io con te, no?’ con quel sorriso, si era praticamente sciolto.
Nessuno, nessuno gli aveva mai parlato così, nessuno gli aveva mai dimostrato
affetto, tutte le altre persone o passavano il tempo con lui per interesse
personale o per lavoro, ma niente, niente, aveva obbligato l’altro a dire quelle
parole, erano genuine, erano vere. E questo gli scaldava il
cuore.
Naruto al
contrario mentre si stava preparando per andare al lavoro pensò solamente a come
il suo capo, quel essere freddo, malvagio e bastardo, per un po’ si era
trasformata in una persona debole e fragile, una persone che aveva paura e che
era tremendamente sola. Si era reso conto in quel attimo che si era sbagliato,
Sasuke era così freddo per proteggersi, proteggersi dalla massa, proteggersi
dalle persone che non lo lasciavano in pace, da un modo che senza conoscerlo lo
giudicava. E si sentì in colpa, la giovane kitsune si sentì in colpa per essere
stata come loro, per averlo etichettato subito come ‘il freddo bastardo’ senza
averlo mai conosciuto a fondo. Perché in realtà, Sasuke Uchiha era solo e
unicamente una persona profondamente sola, che aveva bisogno di un
amico.
*
Verso l’ora di pranzo Sasuke si alzò dalla sua scrivania
e si diresse verso la sua porta, forse avrebbe potuto invitare Naruto a pranzo,
così, giusto per passare un po’ di tempo insieme e
conoscersi…
Sentì il telefono squillare e si bloccò
subito.
Naruto prese la cornetta e la portò all’orecchio:
“Ufficio di Sasuke Uchiha, cosa posso fare per lei? Ah ciao Kiba! Hm? Se usciamo
a pranzo?”
L’uomo dai capelli corvini tornò subito alla sua
scrivania, certo era ovvio, Naruto aveva un ragazzo, non avrebbe mai passato il
tempo con quello ‘stronzo’ del suo capo…sospirò e poi sentì la voce del suo
assistente: “Vado a prenderle il pranzo!” da quando erano arrivati in ufficio
aveva incominciato a dargli di nuovo del lei e questo lo innervosiva parecchio:
“Hn.”
Dopo
mezz’ora se lo ritrovò nell’ufficio con un sacchetto di plastica in mano: “Ecco
qui Sasuke-kun, la sua insalata di pollo e i suoi spaghetti al
pomodoro.”
“Hn,
grazie, adesso puoi prenderti la tua pausa pranzo.”
Il
biondo sorrise nervoso e poi disse: “Senta, visto che lei non ha nessuno con cui
stare e anch’io sono solo, mi chiedevo se potevamo pranzare insieme. Così, per
passare del tempo insieme e magari conoscerci meglio…”
L’Uchiha rimase senza parole per un istante e poi annuì,
sorpreso: “Niente pranzo con Kiba oggi?”
“No,
Sasuke-kun, aveva da fare.”
Quella era una bugia bella e buona, ma lo stesso Sasuke
annuì, soddisfatto che il biondo avesse scelto lui tra i due:
“Naruto?”
“Si?”
“Dammi del tu, e chiamami come
vuoi.”
L’altro lo fissò sorpreso: “Anche
teme?”
“Pff, se vuoi.”
“Haha, allora d’ora in poi ti chiamerò sempre
teme!”
“Come vuoi, dobe.”
“Hei!”
Naruto sorrise e diede le confezioni con il cibo a
Sasuke, per poi tirare fuori le confezioni di ramen che si era
preso.
“Ramen?”
“Si
è il mio cibo preferito!”
“Il
ramen è il tuo cibo preferito? Ma fa schifo.”
Naruto impallidì di colpo:
“Ramen…schifo…urgh…tu…blasfemia!”
“Hn,
dobe.”
“Teme!”
Poi
aprirono le confezioni ed entrambi incominciarono a mangiare: “Allora Naruto,
raccontami un po’ di te.”
Il
biondo mandò giù la pasta che stava mangiando e sorrise: “Mio padre era un
fotografo naturalistico, lavorava per giornali come il ‘national geografic’,
abbastanza conosciuto, così viaggiavamo molto, mia madre, beh diciamo che ci ha
lasciato poco dopo la mia nascita. Volevo diventare un giornalista, ma non ci
sono riuscito, così mi sono trasferito dall’Inghilterra qui a New York, pe
ritrovarmi a fare l’assistente di un teme come te. Ora tocca a
te.”
“Perché non sei diventato
giornalista?”
Naruto mise via la scodella e sorrise: “No, no. Tocca a
te raccontarmi la storia della tua vita.”
L’Uchiha mandò giù l’ultimo po’ di pasta e tirò fuori
l’insalata di pollo: “Nato nella famiglia Uchiha, ho un fratello maggiore
assolutamente perfetto, un bastardo, cinico, freddo, sadico fratello perfetto.
Sembra che io riesca a capire cosa voglia la massa e così sono diventato il capo
di OL ed eccomi qua, capo dell’assistente più dobe di tutta New
York.”
“Haha.” Naruto prese un sorso di acqua: “E in
famiglia?”
“Tutto bene, questo mi fa ricordare che mi hanno invitato
a cena venerdì…”
Naruto estrasse velocemente l’agenda elettronica con gli
appuntamenti di Sasuke e lo scrisse.
“Vogliono che io porti un
ospite.”
“Ah…uhm, chiamo Karin?”
“Uh,
per favore dobe, Karin è solo una scopata, neanche particolarmente buona. Voglio
che tu mi accompagni.”
“Ma
i tuoi vogliono che tu porti la tua ragazza.”
“No,
vogliono che porti un ospite, uno con cui si possa conversare e che non scoppi a
ridere ogni due secondi.”
Naruto prese in mano i bastoncini e rincominciò a
mangiare: “Ci sarà anche Itachi?”
Sasuke gli lanciò un’occhiataccia truce: “Ti ha
affascinato talmente tanto da volerlo rivedere?”
“Smettila. Mi ha incuriosito, è così
strano…”
“Hn.
In ogni caso, sì, ci sarà. Passo davanti al tuo appartamento alle sette e un
quarto, dobbiamo essere li alle otto.”
“Ma
io…” Naruto pensò che Kiba e lui quel giorno avrebbero dovuto uscire, ma l’idea
di conoscere la famiglia di Sasuke lo fece subito decidere tra i due:
“D’accordo.”
“Chiedi qualcosa da vestire a Shikamaru, cerca di essere
presentabile.”
Naruto annuì, mise via le bacchette e lanciò una sguardo
sull’orologio del telefono sulla scrivania: “Pausa pranzo finita, torno al
lavoro, bye, bye!”
Sasuke fece apparire un sorriso sulle sue labbra quando
l’Uzumaki era già uscito, forse aveva un possibilità, forse Naruto sarebbe stato
suo.
*
“Così tuo padre era Minato
Namikaze.”
“Si.”
“Come mai hai il cognome di tua
madre?”
“Ecco, non erano sposati e così mia madre mi ha dato il
suo nome.”
“Capisco.”
“Sono rimasto sorpreso quando ho scoperto che lei e Akai
siete sposati solamente da parte di madre, siete così
simili.”
“Si,
ma io amo Akai come se fosse mio fratello al
100%.”
Naruto sorrise, prese la pasta del ramen con i
bastoncini, era da un po’ che stranamente il suo capo gli si aggregava a pranzo,
non che avesse niente in contrario, anzi, era felice di conoscerlo
meglio.
“Il
suo circolo come va?”
“Oh
bene, cosa che mi fa ricordare che sabato abbiamo una cena e dovrei portare un
ospite, vorresti accompagnarmi?”
“Non
vuole portare Akai?”
“Non
gli piace il mio circolo di lettura, allora?”
Naruto e Akai avevano un appuntamento quel giorno ma al
pensiero che poteva passare del tempo extra con il suo capo, che lo affascinava
tantissimo, non riuscì a resistere: “Certo,
volentieri.”
*
“Shika?”
L’uomo dalla strana pettinatura stava prendendo le misure
a una modella: “Non ora Uzumaki, c’è quella dannata donna, Tsunade, che non
vuole alcuno dei miei vestiti che ho disegnato per lei, perciò ne devo creare un
altro!”
“Mmh,” Naruto lanciò un’occhiata attorno a se e poi disse
prendendo in mano uno schizzo: “A me questo piace, mai provato a farlo in verde?
Sta bene con i suoi capelli biondi, magari se metti una cintura a vita alta?
Ultimamente vanno.”
Shikamaru lanciò uno sguardo allo schizzo e lo osservò
attentamente: “Mmh, si potrebbe andare, dovrei fargli un altro taglio però,
potrebbe andare.” Riappoggiò lo schizzo sul tavolo: “Hai buon
gusto.”
“Hehe.”
“Bene, allora perché sei venuto qui? Sicuramente non per
aiutarmi.”
“Ehm, no. Ho bisogno di un attirè da
sera.”
Il
castano prese una matita ed incominciò a disegnare, mentre la modella stava in
piedi, ovviamente senza sapere che fare e Naruto le fece segno di andarsene.
“Come mai? Non mi sembra che ci siano feste , sarei stato
sicuramente invitato.”
“Si,
ne sono sicuro, ma non è per una festa. Sasuke-teme vuole che lo accompagni alla
sua cena di famiglia e devo vestirmi decentemente.”
Nara
rimase in silenzio, scioccato a fissare l’assistente più duraturo nella storia
del regno del terrore di Sasuke Uchiha.
“Così, mi chiedevo, se potessi darmi
qualcosa?”
Shikamaru si svegliò dalla sua trance e annuì:
“Certamente, allora, che tipo di cena è?”
“Beh, quel teme non ha voluto dirmi niente, ma ho fatto
delle ricerche. È una cena di famiglia, tutti i parenti più stretti
direi.”
“Hn,
allora, per una cena di famiglia a casa Uchiha, direi, Lagerfeld…”
Sasuke osservò il condominio del suo assistente da fuori,
era proprio una schifezza, d’accordo che l’affitto a New York era ridicolamente
alto e anche il prezzo della vita era salito… okay, d’accordo, forse era lui che
era abituato ad un tenore di vita alto come un
grattacielo.
Lanciò un’occhiata al suo rolex e decise che ora poteva
salire, cercò di non dare troppa importanza allo sporco, oddio quello era un
topo? Respirò cercando di indossare la maschera fredda che aveva sempre,
raggiunse l’appartamento e bussò.
“La
porta è aperta!”
La
aprì e vi entro, chiudendola dietro di se.
“Sasuke?”
“Hn.”
“Sono in stanza mia, aspetta un attimo devo mettere a
posto la cravatta.”
L’Uchiha sospirò ed andò nella stanza per vedere dove
cavolo era finito il suo dobe. Si. Suo.
Naruto era davanti allo specchio con una cravatta aperta,
mentre stava tentando di capire come la doveva
chiudere.
“Problemi con la cravatta,
dobe?”
“Sì,
ecco, non ho mai imparato a fare i nodi.”
“E
con Kiba?”
“Shikamaru me l’aveva fatta prima che io me ne
andassi.”
“E
perché non te l’ha fatta anche sta volta?”
“Era
troppo occupato a riarrangiare un vestito per
Tsunade.”
“Hn,
dobe.”
“Teme! Non tutti sono abituati ad andare in giro vestiti
come dei principi, lo vedi dove abito! Stupido
teme!”
Sasuke si avvicinò sospirando, prese Naruto per il
colletto e disse: “Lascia fare a me, stupido dobe.”
“Teme, forse mi sbaglio io, ma stupido e dobe non vuol
dire la stessa cosa?”
“Hn.”
Il
capo portò le sue mani verso il collo del biondo facendo con maestria il nodo,
accarezzando leggermente e dolcemente il collo brunito, lasciando poi
delicatamente cadere la cravatta e appoggiando infine i palmi delle sue mani sul
petto dell’uomo leggermente più basso di lui che era già
arrossito.
“Bene…grazie… Ora però andiamo, non vorrei mai infrangere
una delle tue preziose regole.”
“Quali regole?”
“Un’Uchiha non arriva mai in
ritardo!”
Naruto prese il suo capo per la mano e scese di corsa giù
per le scale, era così imbarazzato! Quelle mani erano state così dolci, nessuno
lo aveva mai toccato con tale dolcezza… tentò di scacciare quei pensieri dalla
sua testa, infondo era il suo capo diamine!
Il
viaggio fu silenzioso per la prima mezz’ora, Naruto si tratteneva dal parlare
troppo imbarazzato dal fatto che Sasuke era riuscito a fargli battere il cuore
così velocemente solamente toccandolo, non gli piaceva come si stavano
sviluppando le cose, sembrava troppo simile al suo passato. C’erano troppe cose
che coincidevano, ma allora, cosa sarebbe successo? Si sarebbe tutto ripetuto?
Sarebbe finita come l’ultima volta? Non poteva proprio fuggire dal suo
passato?
No.
Sicuramente no, figurati se Sasuke aveva dell’interesse verso di lui in quel
senso, il principe di ghiaccio, mister
‘sei-stato-utile-solo-per-una-notte-di-sesso-e-pure-scadente’, nah, non aveva
intenzione di diventare il giocattolo di nessuno, nemmeno di un super-sexy
bastardo.
Sasuke al contrario stava, diventando insicuro, dentro di
se, sperava che Naruto non fosse così imbarazzato per via del fatto che era il
suo capo e ci stava provando, sperava che l’imbarazzo fosse perché era il suo
capo e lui aveva un ragazzo e che pensava che non fosse
giusto…
“Allora, c’è qualcosa che devo sapere sulla tua
famiglia?”
Sasuke lanciò un’occhiata al ragazzo e poi annuì: “Mio
fratello sembra tanto un uomo perfetto ma in realtà è un sadico pervertito, mio
cugino Shisui è forse anche peggio, mio padre lo conosci, mia madre è molto
dolce, credo sia tutto, cerca di fare una buona
impressione.”
“Certo, certo. Farò del mio
meglio.”
“Hn.”
La
macchina si fermò davanti al cancello dell’enorme mansione Uchiha, Naruto sentì
il proprio cuore battere all’impazzata e non capiva, infondo era solo la
famiglia del suo capo, non quella del suo ragazzo,
oh?
La
casa era bellissima ed enorme, i due uomini rimasero in silenzio, attraversarono
il corridoio raggiungendo il salotto dove la famiglia Uchiha li stavano giá
aspettando, appena entrarono quattro paia di occhi nero carbone si fissarono sul
biondo e se quest’ultimo non avesse una assoluta perfetta preparazione a
qualunque sguardo gli venisse lanciato, probabilmente sarebbe fuggito a gambe
levate.
Invece prese tutto l’autocontrollo ricevuto grazie a un
anno di sguardi omicidi di Kyubi e sorrise, inchinandosi leggermente: “Piacere
di conoscervi, il mio nome è Naruto Uzumaki e sono il corrente assistente di
Sasuke-san.”
Fugaku fece passare il suo sguardo dalla kitsune a Sasuke
e poi da Sasuke alla kitsune, per poi dire: “È un piacere avervi qui.
Naruto-kun, questa é…”
“Mikoto Uchiha, la sua adorabile moglie, è un piacere
conoscerla.” La donna sorrise arrossendo leggermente: “Mentre lei è Itachi
Uchiha, il figlio maggiore e futuro erede della Uchiha Co. E suo nipote Shisui
Uchiha. Sasuke-san mi ha giá informato.” Poi arrossì leggermente: “È un onore
conoscervi, spero.”
Fugaku annuì e allungò la mano: “È un piacere incontrarti
al di fuori dal mio ufficio, Naruto-kun.”
“Oh,
mi chiami Naruto.” Il biondo strinse la mano al capo famiglia e poi disse: “È un
piacere anche per me incontrarla al di fuori
dell’ufficio.”
Poco
dopo aver parlato con tutta la famiglia vennero invitati dal maggiordomo a
sedersi a tavola. La famiglia Uchiha era entusiasta di Naruto, Itachi e Shisui
si divertivano molto a metterlo in imbarazzo, ma il biondo riusciva sempre a
rimbeccarli. Mikoto era al settimo cielo che Sasuke avesse trovato qualcuno con
cui parlare e Fugaku, beh Fugaku
parlava e parlava, sembrava che l’Uzumaki fosse molto ben informato e si era
creato delle solide convinzioni che non voleva assolutamente abbandonare e
questa era una cosa che il capostipite degli Uchiha apprezzava immensamente.
Sasuke osservava attentamente il padre durante il dialogo
con Naruto, sembrava molto rilassato e quando Fugaku lanciò un’occhiata nella
sua direzione, in quei occhi neri, che assomigliavano tanto ai suoi, vide
approvazione.
Non
era mai stato molto contento del suo orientamento sessuale e gli c’era voluto
molto tempo per digerire la cosa, aveva sbraitato, urlato, l’aveva minacciato di
diseredarlo, ma quando aveva visto che da bravo Uchiha, non aveva fatto una
piega, si era rassegnato. Aveva sempre sperato che trovasse qualcuno che si
confacesse allo standard Uchiha e tutte quelle puttanelle che si portava a letto
sicuramente non lo erano.
Sasuke era sorpreso che avesse subito notato il suo
interesse nei confronti del biondo, di solito suo padre non era molto perspicace
quando si trattava dei sentimenti.
Alla
fine della serata il minore degli Uchiha accompagnò Naruto a
casa.
“Allora, che ne dici della mia
famiglia?”
“Hehe, sono un po’ preoccupanti, soprattutto Itachi e
Shisui, ma sono tipi a posto, credo almeno. Non hai assassini in famiglia
vero?”
“Non
credo, anche se con Itachi non ne sarei troppo
sicuro.”
Il
biondo sorrise, incominciò a guardare fuori dalla finestra e poi, quando la
macchina si fermò davanti al condominio dove viveva si voltò di nuovo verso
Sasuke: “Allora, ci vediamo lun…” venne interrotto da due calde labbra che si
erano posate sulle sue, con dolcezza e la lingua calda di Sasuke le stava
accarezzando, chiedendogli di aprirle, per farlo entrare. All’inizio era rimasto
di pietra, ma poi le funzioni del suo cervello si erano spente, facendo aprire
le labbra, incontrare le due lingue, intrecciandole in un dolce bacio pieno di
passione.
Le
labbra si lasciarono e vi furono solo degli sguardi fugaci e Naruto fuggì dalla
macchina mormorando che si sarebbero visti lunedì, lasciando indietro un Sasuke
più che soddisfatto.
Il
ragazzo corse verso il suo appartamento, chiudendo velocemente a chiave la
porta, facendosi poi cadere a terra e nascondendo la testa tra le mani. Si stava
tutto ripetendo, tutto, non era possibile, non poteva finire come l’ultima
volta. Non poteva…
*
Naruto aveva tentato di vestirsi semi-decentemente per la
cena del club, aveva sentito che nel club vi erano tra i più importanti
giornalisti e d’Inghilterra e sicuramente non voleva fare brutta figura con dei
suoi possibili futuri colleghi.
Quando Kyubi venne a prenderlo era tutto agitato, come un
ragazzino per il ballo di fine anno, il suo capo tentò di calmarlo,
sorridendogli dolcemente e raccontandoli che erano tutti tipi un po’ strani e
che perciò non si doveva preoccupare, ma non servì a molto. Per Naruto era come
conoscere la famiglia di Kyubi e, anche se non voleva ammetterlo a se stesso,
voleva proprio piacere alla sua famiglia…
Al
suo arrivo venne praticamente assaltato dagli amici di Kyubi, passò due ore a
venir sottoposto a un interrogatorio minuzioso, ma alla fine decise che erano
tutti molto simpatici.
Pazzi, non vi era dubbio, ma
simpatici.
Più
tardi quella notte Kyubi lo riaccompagnò a casa, andò con lui fino alla porta di
casa sua: “Bene, spero che i miei amici non ti abbiano spaventato
troppo.”
“Uh,
no…sono simpatici, c’erto Ichibi fa paura, ma gli altri sono
simpatici.”
“Mmh, Akai è arrabbiato con me perché gli ho rubato il
ragazzo.”
La
kitsune arrossì leggermente, si era dimenticato che Kyubi era il fratello di
Akai, aprì la porta e poi si voltò di nuovo verso l’uomo dai capelli rossi:
“Ehm, allora, ci vediamo lunedì. Arrive…” venne fermato da due calde labbra che
si erano posate sulle sue, un bacio dolce eppure possessivo, un bacio che voleva
far capire a colui che lo riceveva, quello che colui che lo dava provava. Un
bacio che sapeva di amore, passione, desiderio e quando il baciò terminò Naruto
non poté fare a meno di sorridere e iniziarne un
altro.
*
Il
giorno dopo Sasuke notò che Naruto era rimasto tutta la mattina in silenzio a
fissare il telefono, non aveva risposta a neanche una chiamata, facendole andare
tutte sulla segreteria, cosa che era alquanto strana, di solito faceva i salti
mortali per rispondere, mentre oggi, niente.
Era
per quello che era successo ieri? L’aveva talmente scandalizzato da scioccarlo
in quel modo?
Il
telefono suonò di nuovo e questa volta sulla segreteria si sentì la voce di
Kiba: “Ciao Nacchan, mi chiedevo se volevi venire a pranzo con me, mi manchi
tanto ed è da due giorni che non ti vedo, ne ti
sento.”
Naruto prese subito la cornetta e rispose: “Kiba? Ciao
sono io, io, ecco, si, per pranzo va bene. D’accordo, ti
aspetto.”
L’Uchiha sospirò, certo, ora probabilmente racconterà
tutto a Kiba e quello lo convincerà a farlo citare in giudizio per molestie
sessuali…okay, respiro, non doveva farsi prendere dal panico per una cacchiata
del genere.
Vide
Naruto uscire dall’ufficio senza dire niente e decise, doveva fargli capire che
era serio e che lui non sarebbe stato solo un giocattolo, perciò avrebbe dovuto
liberarsi di quelle puttanelle che si portava a
letto…
Naruto stava fissando il suo ramen in silenzio, non
riusciva proprio a trovare la forza per mangiare, non pensando a quello che
avrebbe fatto ora, si sentiva così male…
“Cosa c’è Naru-chan? Perché non
mangi?”
Alzò
gli occhi blu per incontrare lo sguardo preoccupato del suo ragazzo: “Io…ecco,
Kiba, c'è qualcosa, di cui dobbiamo parlare…”
“Cosa?”
“Io…io, credo che dobbiamo
finirla.”
L’Inuzuka guardò Naruto scioccato negli occhi: “In…in che
senso?”
“Finire la nostra storia, chiuderla, voltare pagina,
dillo come vuoi, ma credo dovremmo smetterla di
vederci.”
Il
castano rimase in silenzio a guardare il ragazzo biondo davanti a se, nei suoi
occhi dorati si rispecchiava un'enorme tristezza e tanta delusione: “Come
mai?”
“Io…ecco…” mi sono
preso una cotta per il mio capo! No eh? Non posso dirglielo
così…
“Non
le sento.”
“Cosa?”
“Le
farfalle, la voglia di baciarti, di passare del tempo con te, non c’è. Tu sei
perfetto, sono io, io che sono uno stronzo.”
“Naruto…”
I
due rimasero in silenzio e poi Kiba annuì: “Ho capito, se è quello che hai
deciso.”
“Si,
mi dispiace.”
L’altro fece segno di no con la testa e poi gli sorrise:
“Grazie per avermi dato una possibilità.”
La
kitsune rimase in silenzio e poi lo baciò dolcemente su una guancia: “Mi
dispiace tanto. Grazie per averlo accettato.”
Poi
se ne andò, il cuore che gli doleva alla vista degli occhi vuoti di Kiba e
dentro di se si diceva: Provami che sei
diverso, provami, che non farai quello che ha fatto
lui.
Okay, grazie per tutti quelli che hanno commentato il
chappy precedente. Voglio dire che questo è il penultimo capitolo e che spero
sia venuto abbastanza bene.
Questo capitolo lo dedico ad allsecrets2 che oggi compie
gli anni! Tanti auguri!
Alla
prossima!
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Capitolo 5 *** 5° ***
5°
Era seduto sulla sedia della sua scrivania, lo sguardo perso nel vuoto e i ricordi di quello che aveva fatto la sera prima ancora vividi nella sua mente. Come aveva potuto? Era il suo capo dannazione! E lui aveva il ragazzo! Cosa avrebbe dovuto fare? Dire tutto a Akai? Mettere in rischio la loro relazione? Oppure fingere che non si successo niente? Infondo Kyubi aveva un ragazzo, non sarebbe successo niente.
Naruto respirò a fondo, chiuse gli occhi e buttò indietro la testa, poi di colpo sentì la porta aprirsi e un uomo di una certa età entrare a gran passo.
“Cosa posso fare per lei?” quando l’uomo lo ignoro il giovane segretario lo bloccò, si mise davanti a lui e con un sorriso gentile gli rifece la domanda, l’uomo gli lanciò uno sguardo furioso e disse: “Voglio parlare con Kyubi.”
“Ha un appuntamento?” ovviamente no, conosceva gli appuntamenti del suo capo a memoria e ora non doveva arrivare nessuno.
“No, ma voglio parlare con lui!”
Sospirò scocciato, si sedette dietro alla scrivania, prese il telefono e schiacciò un tasto: “Kyubi-sama? Qui c’è un uomo che vorrebbe vederti. Hai. Si chiama….”
“Shukaku.”
“Shukaku. Hai.” Spinse di nuovo il bottone e disse sorridendo a Shukaku: “Ha parecchio da fare al momento, deve capire rassegne, lezioni, articoli, interviste, ma in ogni caso, torni tra due settimane e forse sarò in grado di darle un appuntamento.”
L’uomo picchiò con entrambe mani con forza sulla scrivania: “Digli che lo voglio vedere. Subito!”
L’assistente sospirò e poi disse: “Signore le frasi ‘è occupato’ e ‘torni un’altra volta’ hanno un significato. Se mi vuole dire qual è il problema potrei darle una mano io.”
“Non credo che mi potrai dare una mano bambolina, Sono l’ex del tuo capo. Mi ha lasciato senza una ragione un’ora fa con un sms.”
Naruto rimase in silenzio a fissare Shukaku e poi sorrise dispiaciuto: “Mi dispiace molto, ma le mie competenze sono solamente lavorative…”
“Hai, capisco.” L’uomo si era calmato a parlare con il ragazzo sembrava che tutto andasse bene e che non c’era motivo di essere agitati.
“Ma se vuole, le posso offrire un caffè, non ho ancora preso la mia pausa caffè, che ne dice?”
L’uomo rimase un attimo a fissare il ragazzo davanti a se e poi sorrise: “Sei molto gentile, ma forse è meglio che ti lascio tornare al lavoro, Kyubi mi ha parlato molto bene di te, sembra che sei il ‘migliore assistente che si possa avere’.”
Naruto sorrise: “Cerco di fare il mio meglio.”
“Hm.” Shukaku si voltò e si diresse verso la porta ma venne fermato da Naruto: “Un consiglio Shukaku-san. Per le brutte esperienze in amore.”
“Si?”
“Cioccolato. Si compri dei vasi da cinque chili di nutella, caramelle, cioccolato con le noci, quello che vuole, si noleggi dei film per bambini, quelli divertenti. Shrek, Madagascar, la gang del bosco, rida, si diverta. Mi creda, se un uomo la lascia con un sms è un codardo. Lo dimentichi, lo ignori, il dolore le passerà, per un po’ non riuscirà a dormire la notte, perché farà male, poi il dolore svanirà e tutto tornerà come prima.”
Lui annuì ed attraversò la porta, chiudendola dietro di se.
Naruto sospirò, prese dei documenti ed entrò nell’ufficio del suo capo, Kyubi stava fissando il soffitto.
“Kyubi, i documenti che deve revisionare e le devo ricordare dell’articolo che deve scrivere…mi stai ascoltando?”
L’uomo dai capelli rossi guardò il suo assistente e prese i documenti senza neanche guardarli: “Shukaku?”
“Se ne è andato.”
“Bene.”
L’Uzumaki si voltò ma venne fermato dal suo capo: “L’ho lasciato.”
“Si…”
“Fammi finire di parlare. L’ho lasciato, per te, voglio stare con te.”
“Io non credo sia una buona…”
Kyubi lo portò verso di se, baciandolo con passione sulle labbra: “Io invece credo di si.”
Il giovane assistente chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla passione, un bacio, un altro, un altro ancora e altri mille sempre di più sempre più forti, trascinati da una passione incontrollata. I vestiti caddero, il calore aumentò, le mani esploravano, cercavano luoghi intoccati fino a raggiungere quella piccola apertura, violarla e gemiti fluivano, riempirono la stanza, la passione divorava ogni buon senso.
“Kyu…Kyubi…”
“Si…oh, Naruto…”
Nomi sussurrati, urlati, non faceva differenza, la ragione aveva abbandonato il dolce giovane e si era fatto prendere da un demone molto più potente di lui, la passione o forse meglio dire, l’amore…
*
Oh che bella la vita! Si aveva deciso che era proprio un bel lavoro, il migliore di tutti! Voglio dire, cosa c'è di meglio di stare ore e ore al telefono, senza pausa pranzo e senza pausa per andare al bagno? Naruto sospirò e sbatté la testa contro la sua scrivania: “Si miss so che è importantissimo e si miss, informerò Sasuke della faccenda, naturalmente, sarà ceruleo, non celeste, no miss non sarà turchese ma ceruleo, si miss l’ho sottolineato tre volte. Bene arrivederci.”
Posò la cornetta del telefono e pensò seriamente allo staccare il filo, non ce la faceva più, da quando era incominciata la stagione delle filate e dei ‘red carpet’ non c’era un attimo di pausa.
Decise che dato che il telefono sembrava non suonare decise che avrebbe rischiato di andare un attimo al bagno, quando tornò si trovò Karin che si stava dirigendo a gran passo verso l’ufficio di Sasuke. La bloccò a metà strada: “Cosa posso fare per lei?”
La donna sbuffò e si lanciò la ciocca oltre la spalla con fare superiore: “Sono Karin.”
“Lo so, cosa posso fare per lei?”
“Voglio parlare con Sasuke-kun!”
“Ha un appuntamento?”
No, non ce l’aveva, li sapeva a memoria.
“No, ma voglio parlare con lui, sono la sua ragazza.”
Naruto annuii e le fece segno di aspettare, prese il telefono e schiacciò un tasto: “Sasuke? Si, scusa se ti disturbo, ma qui c’è Karin, vorrebbe parlarti. Si, okay. Si.”
“Sasuke mi ha detto di dirle che non vuole vederla e che la loro storia é finita.”
“Ma...”
“Signorina, lo so che non centro niente, ma forse dovrebbe scordarsi di Sasuke.”
“Ma io lo amo.”
“Mi creda, lui non la merita, non é così perfetto come crede.”
“Ma...”
Sospirò e le sorrise: “Si sieda e si dia una calmata.” La rossa si fece cadere su una sedia davanti alla scrivania del biondo: “Tu non puoi capire, Sasuke-kun è il massimo, è bellissimo, popolare, bravo in tutto quello che fa, ricco...ah.”
“Le ha mai detto che l’ama?”
“No, però mi chiama spesso...”
“Come molte altre.”
Adesso era sorpresa: “Ha delle altre?”
“Molte altre e altri.”
La donna rimase in silenzio, sospirò rassegnata e si alzò andandosene, senza rivolgere la parola all’Uzumaki, che rimase in silenzio e la guardò allontanarsi.
Aveva già vissuto una scena simile, aveva una specie di deja vù. Alzò le spalle, prese gli appunti delle chiamate ed aprofittò della pausa delle chiamate per portargli a Sasuke, entrò dopo aver bussato: “Sasuke? Ci sono delle persone che hanno chiamato e mi hanno lasciato delle cose da dirti. Poi ci sarebbe da scrivere l’articolo sulle modelle ultra quarantenne e da scegliere chi mettere in copertina. Sasuke? Mi stai ascoltando?”
L’Uchiha prese gli appunti, si mise apposto gli occhiali e incominciò a sfogliarli: “Se viene qualuncue mia vecchia conoscenza, se capisci quello che intendo, dille o digli che la nostra ‘storia’ o come vuoi chiamarla è chiusa.”
“Mollarli attraverso una segretaria è squallido.”
“Li ho chiamati uno a uno per dirgli che non li voglio più, ma alcuni sono un pò, come dire, testardi.”
“Hm, capisco.”
“Come va con Kiba?”
Naruto rimase in silenzio per un attimo, sospirò e si sedette sulla sedia davanti alla scrivania del suo capo: “È finita, l’ho lasciato.”
“Hm? Perchè?”
Ma che diamine! Che gliene fregava a lui? Non poteva mica dirgli che aveva una cotta per lui e no!
“Non stava funzionando.”
“Mh, capisco. Credi che noi due potremmo funzionare?”
Naruto sbatté gli occhi, scioccato, poi si ricompose, ritornando l’assistente perfetto: “Credo di aver capito male.”
Sasuke si tolse gli occhiali e incrociò le mani sotto il mento, appoggiandocelo sopra: “Allora, pensavo ad una cenetta a casa mia, sabato sera.”
“Uh…”
“Poi magari un film e che ne so io…”
“Sono convinto che non sia nella politica di quest’ufficio permettere rapporti al di fuori dell’amicizia.”
“Sono io che decido la politica di quest’ufficio.”
“È suo padre a decidere la politica d’ufficio e lei, è troppo occupato per fare caccia a nuove conquiste.” Anche se gli si rompeva il cuore a rispondergli così, non aveva intenzione di diventare il giocattolo di nessuno.
“Secondo te, lascerei tutti i miei giocattoli, solo per prendermene un solo altro?”
Il ragionamento filava, Naruto doveva ammetterlo, ma non voleva che tutto si ripetesse, si era appena lasciato con Kiba, doveva fare passare del tempo, per se, per lui.
“Io… io non credo sia una buon’idea.” Fece cadere i fogli con gli appunti sulla scrivania e si voltò per uscire.
“Pensaci.” La sua voce era normale, come al solito, ma vi era contenuto una traccia di speranza e tristezza e non riuscii a dirgli di no: “Okay.”
Appena si sedette di nuovo alla scrivania tirò una testata sul mobile, dork, che stupido che era, aveva deciso di non diventare il suo giocattolo, perché allora non gli aveva detto un secco no? Non riuscì a pensarci sopra perché subito il telefono incominciò di nuovo a suonare e lui dovette cambiare da Naruto al segretario di Sasuke.
Quando il biondo tornò nel suo appartamento il custode gli disse che qualcuno era entrato nel suo appartamento per portare alcune cose: “Ma non si preoccupi signorino Uzumaki, gli ho controllato personalmente mentre lasciavano le cose.”
“Grazie, sai per caso chi è stato?”
“No, quello che le ha portate non voleva dire il nome, dice che lo capirai.”
Il biondo annuì, salutò il vecchio ed entrò nel suo appartamento, accese le luci e si trovò l’intera stanza sommersa di rose rosse… oddio, ma chi diavolo le aveva mandate? Si guardò in giro in ricerca di un biglietto o qualcosa del genere, non trovò niente, ma quando il suo sguardo si posò sul tavolo vi trovò una scatola di un color blu scuro con sopra scritto ‘cartier’ e vicino ad essa una busta. Alzò un sopracciglio, prese la busta, la aprì e lesse la lettera:
Volevo dimostrare la sincerità delle mie intenzioni, spero che le rose ti piacciano, volevo mandarti dei girasoli, ma ho pensato che le rose fossero più appropriate per il corteggiamento. Spero ti siano piaciute, ti ho anche comprato un regalo, qualcosa di piccolo che potrebbe esseri utile, ho visto che non li porti e pensavo che col tuo lavoro averne uno è utile.
Spero che accetterai il mio invito per cena.
Con amore
Sasuke Uchiha
Naruto sorrise, felice della dolcezza del proprio capo, non avrebbe mai creduto che sarebbe stato possibile che fosse così dolce, poi il suo occhio cadde sulla scatola, la prese in mano, la aprì e rimase completamente senza parola, completamente scioccato.
Com’era possibile che quel… quel teme avesse saputo che lo voleva? Non poteva assolutamente aver notato con quanto desiderio lo aveva guardato sul catalogo! Era impossibile, l’unico a cui dava attenzione era se stesso! Ma sembrava proprio che l’avesse notato.
Davanti a lui stava un rolex da uomo della nuova collezione cartier, era vero che non ne portava uno, ma era solo perché non aveva i soldi per comprarsi un bell’orologio e lui ne voleva uno bello, non di plastica o che ne so io.
Esitò un attimo, la sua mente che inconsciamente tornava al passato, che non voleva che ciò che era accaduto sarebbe potuto accadere ancora, non voleva, non lo desiderava, ma Sasuke era così dolce, non si ricordava che si fosse mai comportato così con nessuno…
Sospirò e poi s’infilò l’orologio al polso, lo osservò e si trovò un piccolo sorrisino spuntargli sulle labbra, si, decisamente doveva provarci, forse non sarebbe successo come l’ultima volta.
Voglio dire la storia non si ripete sempre no?
*
Naruto ed Akai erano seduti ad un tavolo, il ragazzo più giovane rideva e parlava, scherzava cercando di coinvolgere anche il suo ragazzo, cosa che non accadde. Il biondo rimaneva in silenzio ad osservare Akai, la sua bellezza etera, la sua spensieratezza e la sua felicità, era il ragazzo perfetto per lui, lo sapeva, ma non era Kyubi. Kyubi era un freddo bastardo, sadico e manipolatore, ma era anche dolce quando la situazione lo richiedeva e oltretutto era Kyubi, semplicemente Kyubi.
“Naruto?”
“Hm?”
“Cosa c’è? Oggi sei strano. È successo qualcosa?”
Ti ho tradito con tuo fratello, ecco cosa è successo. Pensò Naruto, ma non lo disse.
“Io devo dirti una cosa.”
“Hm?”
“Credo che questa storia debba finire.”
Il rosso rimase in silenzio, cercando dei significati nascosti in quella frase, significati che non implicassero che Naruto lo volesse lasciare.
“Stai scherzando?”
“Mi dispiace Akai, io credo che non stia funzionando, tu sei meraviglioso, ma io non provo quello che dovrei provare…”
L’altro era sull’orlo delle lacrime: “Ma io ti amo! Non puoi lasciarmi così!”
“Io… mi dispiace.”
Akai singhiozzò, e poi corse via, non volendo mostrare alla persona che amava le sue lacrime. Naruto sospirò triste e s’alzò, lasciando i soldi per pagare i drink sul tavolo, per fortuna che era domenica e che non doveva andare al lavoro.
Quando il giorno dopo arrivò al lavoro trovò sulla scrivania dei girasoli, non ebbe neanche tempo di dire qualcosa che il suo capo lo chiamò a se: “Naruto.”
Entrò nell’ufficio dopo un attimo di esitazione, insicuro su cosa avrebbe affrontato, ma quando vide l’enorme sorriso del suo capo, il respiro gli si bloccò in gola, kami-sama, era bellissimo ed affascinante…
“Avvicinati.” Naruto eseguì l’ordine.
“Ho sentito che hai lasciato Akai.”
L’assistente rimase in silenzio, non sapendo cosa dire, ma venne subito preso per il colletto e tirato verso l’altro. Il bacio fu coinvolgente e pieno di passione.
“Ora sta con me.”
“Kyubi-san, non credo sia…”
“E io invece si e io ottengo sempre quel che voglio.”
Naruto non poté fare a meno di dargli ragione, iniziando un altro bacio.
*
Quando il giorno dopo Naruto aveva ricevuto l’enorme regalo, andò al lavoro si trovò un piccolo vaso con dentro un mazzo di girasoli, oho, dejà vu. Si avvicinò e lesse il bigliettino che vi era appeso: “Non ho potuto resistere.”
“Hm.” Sorrise di nuovo, poi lanciò uno sguardo sull’orologio da polso, era in perfetto orario, mise via la giacca, bussò alla porta dell’ufficio e poi entrò: “Sasuke?”
“Hn.”
Bene poteva entrare, si chiuse la porta dietro di se e si avvicinò alla scrivania: “Grazie per l’orologio, mi piace molto.”
Un piccolo sorrisetto apparve sulle labbra del corvino, era soddisfatto della sua scelta, forse era veramente solo un caso che avesse scelto proprio l’orologio che desiderava tanto.
“Ho visto che hai fatto un orecchio alla pagina del tuo catalogo di cartier dove era raffigurato questo orologio, sono felice che ti piaccia.”
L’Uzumaki ridacchiò imbarazzato e poi incominciò a giocherellare con le sue mani: “Ecco, pensavo, che forse, potevamo provarci… cioè una cena va bene.”
Il sorriso dell’Uchiha si allargò ancora e annuì: “D’accordo, allora sabato sera, ti vengo a prendere alle otto.”
“Okay, bene.” Si schiarì la voce, tornando di nuovo professionale: “C’è qualcosa che devo fare?”
“Chiama Temari Sabaku e dille che voglio un nuovo paesaggio per il servizio su Gaara Sabaku, quello che mi ha mandato è banale, poi crea una lista di invitati per la festa annuale di ‘OL’ e decidi a quale ente di beneficenza dobbiamo dedicarlo quest’anno.”
“Bene.” L’assistente chiuse il libretto degli appunti e poi andò al lavoro, con un sorriso sulle labbra e un’allegria dentro di se, che da molto non aveva più provato.
Shikamaru, non si sa come, aveva scoperto dell’appuntamento e sabato pomeriggio aveva intrappolato la povera kitsune per vestirlo: “Sono sicuro che Gaultier ti starà benissimo! Il taglio, il colore, ti cade bene poi…”
Certo… il povero pazzo stava di nuovo delirando, aveva bisogno di una ragazza o un ragazzo, vedendo come si comportava era quasi sicuramente gay.
“Shikamaru! Ho provato oltre una ventina di attirè, ti prego lasciami andare! Devo ancora prepararmi psicologicamente.”
“Tra due ore avrai un appuntamento con lo scapolo d’oro di tutta New York, i giornalisti ti salteranno addosso come bufali inferociti, con un po’ di sfortuna finirete sul New York gossip e ti dico una cosa, sicuramente non saranno carini, o no.”
“Vabbè ho capito, allora?”
“Valentino, decisamente Valentino.” Naruto si tolse la camicia di Gaultier e s’infilò quella di Valentino, Shikamaru gli fece il nodo della cravatta e poi sorrise: “Perfetto. Bene, ora vai.”
Naruto annuì e si diresse fuori dalla stanza, ma prima che riuscì ad abbandonare quel antro della strega sentì la voce di Shikamaru urlargli dietro: “E ricordati di mostrare il tuo lato migliore alla macchina fotografica!”
Oh, sant iddio!
Naruto stava in silenzio davanti allo specchio, si osservava, doveva ammettere che stava benino, sicuramente Shikamaru sapeva fare il suo lavoro, non c’era dubbio in questo. Guardò l’ora e vide che mancavano dieci minuti, urgh, l’agitazione incominciò a salirgli nelle ossa, non si era mai sentito così agitato, con nessuno, nemmeno con lui…
Il campanello suonò, era in anticipo, ma faceva lo stesso, rispose con tono felice: “Sasuke?”
“Hn.”
“Adesso scendo.”
Presela giacca e si precipitò giù, salutando il custode che rispose guardandolo con un sopracciglio alzato, forse sorpreso di vedere il di solito così serio inquilino sorridere in quel modo.
Sasuke sorrise leggermente alla vista di un Naruto allegro, felice di sapere che la prospettiva di un appuntamento con lui lo faceva sorridere quanto lui.
“Allora teme, qual è il piano?”
L’Uchiha gli aprì la porta della macchina. Era favolosa, non una limousine, ma era anche meglio.
Quando furono in viaggio, Naruto chiese curioso i piani per la serata.
“Andiamo al cinema, ceniamo e poi vedremo.”
“Al cinema? Ma perché ci stiamo allontanando così tanto dalla città allora?”
“Andiamo a casa mia.”
Il biondo ci dovette riflettere su un attimo, ma poi ebbe un’intuizione: “Hai un cinema a casa tua?”
L’altro sorrise furbescamente.
“Ma che figata! Ma quanto è grande casa tua? Non dirmi che è come quelle case delle star, tipo quelle che si vedono su MTV di tanto in tanto?”
“Beh quasi.”
Quando entrarono nella casa di Sasuke Uchiha, Naruto fu completamente senza parole: “Wow, questa casa è enorme! Quanti piani ha?”
“Sette.”
“Kami-sama, ma non ti perdi?”
“Usarotonkachi.”
“Hei, non insultarmi! Questa casa è grande come un palazzo.”
“Era un palazzo settecentesco, costruito dalla famiglia York, io l’ho comprato e rinnovato.”
“Hai conosciuto la famiglia York?”
“Ovviamente no dobe, me l’hanno venduto attraverso dei subordinati.”
Naruto ridacchiò e lo seguì verso la sala cinema.
“Accidenti, ma è ancora più grande di un cinema vero!”
“Hn, siediti, mentre io vado a prendere il film.”
L’ordine fu eseguito senza esitazioni, Sasuke infilò un DVD nel player e si sedette vicino al suo appuntamento con un telecomando in mano: “Ho scelto un film che dovrebbe piacerti, è intitolato ‘leoni per agnelli’ (esiste veramente ed è bellissimo, ve lo consiglio nda me).”
“Oh, si, volevo vederlo.”
Un sorriso, poi il film incomincia e sui due cadde il silenzio, per la prima mezz’ora rimangono immobili, poi il braccio del corvino si portò delicatamente oltre le spalle dell’altro, vi fu un attimo di tensione da parte di Naruto, ma poi si rilassò e appoggiò la sua testa sulle spalle di Sasuke. Era una bella sensazione avere quel braccio protettivo attorno a se e potersi appoggiare a un petto forte, con l’altro non l’aveva mai fatto, non ci era mai riuscito, non provava la stessa situazione…
“Ma vivi veramente da solo in questa casa?”
“Beh, ho uno staff di persone che fa le pulizie e un maggiordomo, ma altrimenti abito da solo, abbiamo tutti una casa propria in famiglia.”
“Ma è troppo grande per viverci da soli!”
Un ghigno apparve sulle labbra dell’Uchiha. Ma Naruto, troppo intento ad ammirare il salone che stavano attraversando per giungere al balcone e poi cenare, non lo notò.
“Beh alla cosa può essere trovato rimedio.”
“Cosa?”
“Niente, dobe, ti piace il sushi.”
“Non chiamarmi così teme! E si, mi piace molto.”
Raggiunsero il balcone principale della villa, era enorme e in mezzo vi si trovava un piccolo tavolo rotondo, apparecchiato elegantemente per due e con, al centro, un vaso con dentro una rosa.
“Per fortuna, perché ho fatto preparare solo quello, di tutti i tipi.”
Si sedettero e subito un maggiordomo gli portò un carrello con sopra tonnellate di maki, sashimi, e altri tipi di sushi, avevano un aspetto così delizioso che Naruto notò un aumento della salivazione. Cercò le posate, ma non le trovò.
“Hei teme, dove sono le posate?”
Sasuke aveva preso i bastoncini neri vicino al sushi e ne prese un pezzo: “Niente posate, usa i bastoncini.”
“Ma non so usarli!”
“Mi stai dicendo che sai parlare fluentemente il giapponese e il cinese, ma non sai usare i bastoncini?”
Sul volto dell’Uzumaki apparve un adorabile broncio e mentre malediceva il suo capo in tutte le lingue che conosceva, prese i bastoncini ed incominciò a mangiare a tentoni, arrivando persino ad usare le dita.
Quando ebbero finito le dita di Naruto erano sporchissime.
“Sei un maiale dobe.”
“E tu sei un bastardo, baka.”
Poi si guardarono e scoppiarono entrambi a ridere.
“Ehi dobe, che ne dici di un bagno di mezzanotte?”
“Il mare è troppo lontano da qui, genio.”
“Non intendevo andare al mare, usarotonkachi.”
Il biondo alzò le sopracciglia: “ E allora…?”
Un altro ghigno apparve sulle labbra di Sasuke e poco dopo si ritrovarono al piano terra.
“Oh mio Dio! Hai una piscina coperta?”
“E una scoperta, per l’estate. Lo vuoi fare il bagno?”
“Beh certo… però non ho il costume da bagno.”
“Puoi anche farlo senza.”
Il corvino ridacchiò all’espressione terrorizzata che fece il suo assistente e poi disse: “Tranquillo dobe, te ne presto uno io.”
Appena si furono cambiati Naruto si gettò nella piscina, mentre Sasuke si sedette al bordo osservando la persona che amava nuotare allegramente.
“Dai vieni Sas’ke!”
“No, non mi piace nuotare.”
L’Uzumaki mostrò un’espressione scioccata a quella risposta: “Come fai ad avere una piscina e a non volerla usare?”
“Hn.”
Poi Naruto respirò a fondo, si immerse di nuovo sott’acqua, nuotò fino da Sasuke e saltò fuori di fronte a lui, bagnandolo tutto.
“DOBE!”
“Questa è la punizione per non usare la piscina come dovrebbe essere usata!” tirò fuori la lingua, scoppiando poi a ridere.
“Hn.”
Sasuke entrò elegantemente nell’acqua, portò le sue braccia alla vita di Naruto, lo tirò a se: “Allora dovrai venire qui spesso, per fare ammenda per questo torto.” E lo baciò, prima fu un bacio dolce, delicato, quasi solo uno sfiorarsi di labbra, poi l’altro portò la sua mano verso la nuca dell’Uchiha e spinse, per approfondire il bacio, che divenne più forte, passionale, coinvolgente.
Le due labbra si staccarono, Naruto sorrise e annuì: “Già, dovrò venire spesso.”
Iniziando poi un nuovo bacio, pieno di desiderio, Sasuke lo spinse contro il bordo della piscina, spingendo il proprio corpo su quello dell’altro, portando le sue labbra sul collo dell’altro. Le mani vagavano ovunque, toccando, accarezzando, giocando, lui era pronto per prendere l’altro quando sentì la sua voce supplicante: “No, ti prego Sas’ke, non farlo.”
Annuì lentamente e si staccò dall’altro.
Naruto iniziò: “Io, scusa…”
Venne zittito subito dalle labbra di Sasuke: “No, se non sei pronto non sei pronto, ti sei appena lasciato con Kiba, è naturale.”
Più tardi erano sdraiati entrambi nel letto, abbracciati e lacrime caddero dagli occhi del giovane Uzumaki, tutta quella dolcezza con lui non l’aveva mai provata e se voleva costruire una vera storia, doveva superarlo, per se e per Sasuke.
Ecco qui il penultimo capitolo, si lo so, doveva essere l’ultimo ed invece… ho deciso di farlo ancora più lungo!
Spero che vi sia piaciuto.
Alla prossima!
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