Others Life

di one_fable
(/viewuser.php?uid=57045)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° ***
Capitolo 2: *** 2° ***
Capitolo 3: *** 3° ***
Capitolo 4: *** 4° ***
Capitolo 5: *** 5° ***



Capitolo 1
*** 1° ***


Others Life

Sapete cuei giorni in cui credete che tutti vi odino e che nessuno, nessuno in questo mondo e in cielo faccia in modo che non tutto, ma almeno qualcosina vada bene? Ecco quello era uno di cuei giorni. Naruto stava correndo come un pazzo, doveva raggiungere quella dannata fermata e la doveva raggiungere subito, aumentò ancora il passo anche se sentiva le gambe pesanti che gli urlavano “fermati” invece il suo cervello gli urlava “cazzo l’autobus!”, se perdeva questo avrebbe dovuto prendere un taxi, dio odiava i taxi e poi costavano troppo... l’autobus partì quando lui era a pochi metri di distanza da esso.

 

Naruto si fermò maledicendo chiunque gli venisse in mente in quel momento, le batterie della sveglia che si erano scaricate, la sveglia che aveva consumato tutta l’energia delle batterie cosí in fretta, il fatto che la sua ventiquattrore si era nascosta sotto il letto, i due uomini con i cani che gli avevano bloccato la strada, il suo forse-futuro-datore di lavoro che gli aveva dato un appuntamento alle sette di mattina, e tutti quelli che lo avevano rallentato nella sua corsa disperata verso l’autobus, che ormai era perso...

 

Decise che non si sarebbe messo a piangere, anche se ne aveva una voglia matta, non aveva neanche mangiato il ramen. Singhiozzò. Avrebbe pagato un taxi, faceva lo stesso, forse sarebbe riuscito ad ottenere un lavoro, e allora i soldi non sarebbero stati più un problema, o almeno non più un problema così consistente.

 

Si concentrò sulla strada in cerca di un taxi, popolavano le strade di New York come delle pulci, figuriamoci se non si sarebbe stato almeno un taxi.

 

Le ultime parole famose, non vi era un taxi a pagarlo oro, e doveva essere dall’altra parte di New York tra mezz’ora, MEZZ’ORA!

 

Poteva correre...ma chi prendeva in giro non sarebbe arrivato neanche a metà starda, poteva prendere la bicicletta...si per poi venire preso sotto dal traffico di quella dannata città.

Estrasse il cellulare e incominciò a guardare tutti i numeri, ricordandosi però poi che tutti i suoi amici abitavano da un’altra parte...

 

Intascò il cellulare, chiuse gli occhi e incominciò a pregare mentalmente: “Tutti coloro che sono la su e che hanno pietà per una povera anima persa come la mia, per favore, fate apparire un taxi.” Naturalmente non accadde e il biondo disperato stava per buttarsi sotto una macchina quando vide un cartello arancione con sopra scritto una grande “M”, i suoi occhi si illuminarono di gioia e corse giù per le scale che si trovavano vicino al cartello. Ovviamente! Avrebbe preso la metropolitana!

 

Riuscì a raggiungere un enorme grattacielo, appena in tempo per precipitarsi dentro e salire tutte le scale fino al ventesimo piano a piedi, per catapultarsi dentro un ufficio tutto sudato ed ansimante.

 

Lanciò un’occhiata alla donna che stava scrivendo qualcosa sul computer, cioè aveva smesso di scrivere appena era entrato e ora lo stava guardando con sguardo superiore e leggermente schifato.

 

La donna si mise apposto gli occhiali con fare importante e chiese: “Cosa posso fare per lei signore?”

Naruto riuscì ad alzarsi e a mettersi a posto i capelli, giusto per recuperare un pò di dignità: “Mi chiamo Naruto Uzumaki, ho un appuntamento con il signor Uchiha se non erro.”

“Ah giusto.” La segretaria si alzò, fece il giro della scrivania e si diresse verso la porta e dopo aver bussato la apre: “Signor Uchiha? C’è Naruto Uzumaki per lei.”

“Ah si certo, fallo entrare.” Era una voce autoritaria, che non ammetteva repliche, in alcuna circostanza, figuriamoci una contraddizione.

“Subito.” La donna liberò il passaggio, facendo a Naruto il segno di entrare, cosa che egli fece immediatamente.

 

Quando la porta dell’ufficio si chiuse, la giovane kitsune si trovò davanti il signor Uchiha in tutta la sua minacciosità, non che fosse preoccupato da Fugaku, aveva imparato eoni fa a resistere a uno sguardo come quello.

“Si sieda signorino Uzumaki. Allora ho letto il suo curriculum e l’ho letto con stupore, sa il giapponese, il cinese, lo swedese, il russo, l’italiano, l’inglese e il francese fluente.”

“A mio padre piaceva viaggiare.”

“Mmmh, come mai il cinese, il russo e lo swedese?”

“Sono le lingue del futuro signor Uchiha.”

“Mh, allora cosa l’ha fatto abbandonare il suo lavoro all’Universitá di Yale?”

“Ehm, a rischio di sembrare noioso, avevo bisogno di cambiare aria, di dimenticare il passato e concentrarmi sul futuro. Così ho deciso di venire a New York.”

“Capisco, allora, ho un lavoro apposta per lei, sarà dura, ma è ben pagato ed è perfetto per uno con le sue referenze.”

“Sono pronto a lavorare duro.”

“Perfetto. Mio figlio, Sasuke Uchiha è a capo del nostro miglior giornale.”

“ ‘Others Life’ se non mi sbaglio, giusto?”

“Esattamente, allora è molto diligente e il giornale vende il 20% in più da quando lui è il direttore, il problema è che è l’essere più capriccioso al mondo, odia parlare con gli stilisti e con le modelle, c’è solo uno stretto circolo di persone con cui parlare, così ha bisogno di un assisstente, una persona che è in grado di eseguire ogni suo ordine e ti posso garantire che Sasuke può essere terribile, ha bruciato le ultime due segretarie in due settimane, e nessuno è durato più di tre settimane, è dura, ma é ben pagato.”

Sorrise furbescamente, adorava le sfide: “Accetto.”

 

---*----

 

Camminava tranquillamente attraverso i corridoi dell’università, aveva tutto quello che si diceva sicurezza che gli sprizzava dal corpo, sicurezza e felicità.

Andò verso una porta dell’ufficio del direttore e bussò, per poi aprirla ed entrare con un sorriso sulle labbra.

“Benvenuto Uzumaki-san, sono felice che abbia accettato di venire per un colloquio.”

Si strinsero le mani: “La devo ringraziare io per avermi invitato.”

L’uomo di mezza età aprì un fascicolo che aveva sul tavolo dopo che Naruto si era seduto.

“Impressionante la sua conoscenza delle lingue, 110 e lode in giornalismo e gli insegnanti hanno detto che non hanno mai avuto uno studente con tale determinazione nello svoglere i propri compiti.”

“Cerco di fare il mio meglio.”

“Cercavamo un aiutante per il nostro migliore professore. Kyubi Yoko.”

“Lo conosco, ne ho sentito parlare.”

“Se lavorerai un anno per lui ti darà le referenze per entrare in uno dei migliori giornali del mondo, uno qualunque di tua scelta.”

“Sono onorato di venire preso in considerazione.”

“Non sei preso in considerazione, sei stato scelto. È un lavoro duro, ma alla fine di questo anno avrai ciò che desideri.”

“Accetto.”

 

---*---

 

Quel giorno Naruto era arrivato puntuale, miracolo. Era andato tutto bene, la sveglia aveva suonato, il caffè era delizioso, la ventiquattr’ore si era persino fatta trovare, non c’erano uomini con cani impazziti, l’autobus era puntuale, persino i suoi occhiali si erano trovati nel posto giusto! Era meraviglioso, se lo sentiva, sarebbe stata una giornata grandiosa!

 

Scese delicatamente dall’autobus e si diresse velocemente verso l’empire state building dove si trovava l’ufficio di ‘Others Life’, sorrise all’uomo all’entrata e disse: “Sono Uzumaki Naruto, sono il nuovo assistente di Sasuke Uchiha.”

L’uomo di mezza età alzò un sopracciglio, controllò sul computer l’informazione e quando affermò che l’informazione era vera gli lanciò uno sguardo pieno di tristezza: “Condoglianze, se avrai mai bisogno di aiuto conta su di me.”

“Ehm...grazie...?”

“Ibiki.”

“Grazie Ibiki.” Lo salutò con un sorriso ed attraversò l’entrata, entrò nell’ascensore e si ritrovò insieme con un ragazzo dai capelli castani e un cane in braccio.

Il ragazzo gli sorrise: “Piacere, Kiba Inuzuka.” E allungò la mano.

“Naruto Uzumaki.” La strinse.

“Non ti ho mai visto quì.”

“Sono il nuovo assistente di Sasuke Uchiha.”

 

Kiba perse colore fino a diventare bianco cadavere, ma un cadavere molto molto molto vecchio.

“Oh, mi dispiace, le mie più sincere conodglianze...”

“Eh? Sei il secondo che mi fa le condiglianze, Non può essere così terribile...oh?”

Il silenzio che seguì quell’affermazione fu più che sufficente.

“Beh e tu che lavoro fai?” tentò di portare il discorso a un’altro livello.

“Sono un giornalista freelance.”

Naruto si sentì riempire di invidia: “Davvero? Sei un giornalista? Volevo diventarlo anch’io!”

“E come mai non lo sei diventato?”

Il ricordo lo colpì come un pugno in pieno stomaco: “Beh, sai come è, la vita non sempre segue i tuoi piani.”

“Ah, capisco. Beh, mi sembri un tipo apposto, ti verrò a trovare di tanto in tanto, quando passo per di qua.”

“Scrivi articoli per ‘OL’?”

Il ragazzo con il cane ridacchio: “No, vengo quì, mi ascolto le offerte e poi gliele rigetto in faccia, odio Sasuke Uchiha è un pomposo ragazzino viziato.”

“Sono sicuro che esageri.”

Le porte si aprirono ed entrambi uscirono: “Sono così invidioso di te Naru-chan, sei così buono...”

“Hei non chiamarmi così! Sono un ragazzo!”

“Non ne hai l’aspetto...”

“Hei!”

Kiba gli prese la mano e gli bacio il dorso: “À bientôt douceur.” (ci vediamo dolcezza-francese)

“Nous allons le voir, Don Giovanni.” (vedremo, don Giovanni.-francese)

Kiba sembrò sorpreso ma sorrise e i due si separarono.

 

Naruto andò verso l’ufficio di Sasuke, davanti all’ufficio c’era una bella scrivania bianca, un computer d’ultima generazione, un citofono, un telefono, un contenitore per le penne e un blocchetto, andò verso la porta dell’ufficio e dopo aver respirato profondamente e aver controllato di essere puntuale, bussò.

Rimase ad aspettare finchè un: “Avanti.” Si sentì dall’altra parte della porta, spinse giù la maniglia e munito di una estrema determinazione entrò nell’ufficio.

 

Il capo di Naruto era seduto con gambe incavallate sulla sedia difronte alla scrivania, i capelli neri che gli cadevano sul viso pallido, il volto appoggiato sulla mano appoggiata sulla scrivania, occhi neri come la pece e dei fini occhiali neri da lettura sul naso, l’unica cosa che Naruto poté pensare fu: “O mio dio! Ma che figo!”

“Vuoi fissarmi ancora per un pò dobe?”

L’Uzumaki alzò un sopracciglio indispettito Com’è che mi ha chiamato?: “Scusi, Uchiha-sama.”

“Hn. Siediti.”

E l’ordine fu subito eseguito.

 

L’Uchiha estrasse un foglio e disse leggendolo: “Mio padre ha detto che sai parlare sei lingue.”

“Hai Uchiha-sama.”

“Chiamami Sasuke-sama.”

“Hai, Sasuke-sama.”

“Voglio posticipare una cosa. Io ti odio.”

“...” Beh sai che cosa? Il sentimento è reciproco!

“Ma in ogni caso io ho bisogno di un assisstente che parli con le persone poco importanti e visto che conosci parecchie lingue forse sarai appropiato, se riuscirai a stare quì un mese intero ti assumerò. Ogni mio desiderio deve essere accontentato, oppure ti licenzierò, non accetto alcun errore. Ma solo per informazione, nessuno c’è mai riuscito.”

Okay, è il tuo capo, non puoi ucciderlo, hai bisogno di questo lavoro!

“Tieni, questo é il tuo cellulare, devi rispondere a ogni singola chiamata, sennò ti licenzio e questa quì è la carta di credito di ‘OL’ pagerai tutto quello che voglio con questo. Capito?”

“Hai.”

“Puoi andare. Dobe.”

 

Naruto s’alzò e un: “teme.” Gli sfuggì dalle labbra, labbra che vennero subito coperte dalla mano del loro possessore. Sasuke fece apparire un sorriso malvagio sulle proprie labbra: “Ah, dobe? Voglio un gelato numero quindici, due palline in una coppetta con doppia porzione di panna e aggiunta di cioccolato.”

“Un gelato numero quindici?”

“Hai quindici minuti per portarmelo, se arrivi in ritardo ti licenzierò.”

Questo colpì Naruto come una secchiata di acqua ghiacciata in piena estate, uscì velocemente dall’ufficio sentendo Sasuke ridacchiare, lo sapeva, doveva essere nato muto!

 

Corse verso la prima gelateria e guardò tutti i gusti, aveva ancora dieci minuti! Allora, gusto quindici, gusto quindici ma che cavolo voleva dire gusto quindici?

 

Quindici...

 

Quindici...

 

15...

 

Uhm, Sasuke era di origini giapponesi, giusto?

 

Quindici...

 

Ichi go...

 

Ichigo...

 

Fragola!

 

“Ehm, vorrei una coppa da due gusti alla fragola doppia porzione di panna e aggiunta di cioccolato.”

 

Naruto stava correndo verso l’ufficio, aveva ancora tre minuti per portare il gelato a quell’essere insulso, raggiunse l’ufficio e dopo aver bussato entrò.

Sasuke stava leggendo alcuni documenti e quando vide Naruto entrare con il gelato in mano rimase un attimo a fissarlo.

 

Uchiha prese il gelato, non disse niente ma gettò la coppetta nel cestino.

“C-cosa?”

“Non mi piace la roba dolce.”

Naruto sentì una voglia terribile di uccidere qualcuno e quel qualcuno si chiamava Sasuke Uchiha.

“Allora io vado, se non ha niente da farmi fare.”

“Puoi andare e chiamami Sasuke-san.”

Naruto alzò un soppraciglio: “Va bene.”

Poi si obbligò a voltarsi ed ad uscire senza spaccare niente.

 

Sasuke, anche se non aveva detto niente e il suo viso non lo tradiva, non era sorpreso, no, era assolutamente scioccato. Nessuno era riuscito a scoprire il ‘codice’, l’aveva apposta fatto ideare a Shikamaru per licenziare persone totalmente incopetenti, come quel bonbon rosa la settimana scorsa...

 

In ogni caso anche se non gli piaceva ammetterlo, era impressionato.

 

­---*----

 

Naruto entrò nell’ufficio del suo capo dopo aver bussato e si trovò davanti un uomo dai lunghi capelli rossi, la pelle diafana, era seduto sulla sedia difronte alla sua scrivania, il mento appoggiato sulla mano che era appoggiato sulla scrivania, indossava fini occhiali di lettura neri e aveva occhi color mandorla. Era molto bello.

L’uomo alzò lo sguardo verso Naruto, sorrise dolcemente e s’alzò allungando la mano: “Tu devi essere Uzumaki Naruto, piacere Kyubi Yoko.”

“Il piacere è tutto mio, sono onorato di poter lavorare insieme a lei.”

Il ragazzo con i cappelli rossi alzò un soppraciglio: “Nessun ‘sei il mio idolo’?”

La kitsune sorrise imbarazzata: “Veramente...ecco...”

“Sia sincero Uzumaki-san, non mi interessa se non sono il tuo idolo.” In effetti Kyubi era sorpreso che non aveva tentato di leccarli il culo.

“Beh, adoro Christina Jeanne e Gaara Sabaku, lei è molto bravo secondo me, ma ecco, loro mi hanno colpito particolarmente.”

Il capo sorrise e annuì: “Sai preferisco sincerità alla devozione Naruto. Allora, diamoci da fare, sei pronto a darti da fare?”

“Lavorerò duro signore.”

“Chiamami Kyubi.”

“Lavorerò sodo Kyubi-san.”

“Bene, i tuoi compiti sono:

1° Parlare con la gente con cui non voglio parlare, che sarebbero tutti quelli non su questa lista.                                                                          

2° Controllare tutte le mie mail per filtrare quelle inutili e scoccianti.

3° Rifiutare qualuncue invito per una festa, se non è per un premio.

4° Leggere tutti i miei articoli e correggerli se trovi qualche errore.

Capito?”

Naruto annuì determinato: “Sissignore!”

“Bene, allora per vedere che cosa sei in grado di fare il tuo primo compito sarà mettere apposto la mia stanza dei documenti.”

“Tutto quì?”

“Si, un compito semplice, semplice.”

Il biondo andò verso la stanza che gli aveva indicato Kyubi tranquillamente, aprì la porta e quando vide in che stato era stava per svenire, i documenti erano sparsi dappertutto, impolverati.

“Ah...” risuonò la voce di Kyubi dietro di lui mentre Naruto era ancora in shock: “hai solo due giorni e ricordati di ordinarli alfabeticamente.”

In quel momento Naruto sentì la voglia di uccidere qualcuno e quel qualcuno era Kyubi Yoko.

 

Quando due giorni dopo Kyubi entrò nella stanza dei documenti, per trovarla completamente pulita, riordinata e con un Naruto soddisfatto di se. Kyubi alzò un sopraciglio: “Mmh, wow, ci sei riuscito, vabbé, questo era il minimo. D’oggi in poi sarai il mio assisstente a tutti gli effetti! Datti da fare!”

“Hai!” Naruto era più che felice.

 

Quando il suo assisstente se ne era andato si permise di far apparire un espressione sbigottita sul proprio volto, era incredibile.

Quel ragazzino l’aveva proprio impressionato.

 

---*----

 

Vi ricordate quando Naruto aveva detto che sarebbe stata una giornata perfetta? Ha. Ha. Ha.

 

Lavorare con Sasuke Uchiha era un incubo, il peggior incubo di tutti i tempi, quell’uomo era un pomposo ragazzino viziato con un ego gigantesco che credeva di essere dio.

Prima voleva una cosa, poi non la voleva più, prima voleva andare a cena da solo in una pizzeria, poi dopo che aveva prentotato decideva che voleva andare con una o uno dei suoi amanti, uno dei diecimilamillioni, in un albergo.

 

Una cosa che aveva imparato era che Sasuke non aveva alcuna storia seria, un millione di amanti per quando voleva fare sesso, ma neanche mezzo con cui usciva la sera, o qualcuno che lo veniva a trovare, era solo. Non aveva nessun amico fuori dal lavoro e l’unico con cui aveva un certo contatto era Naruto. O joy.

 

Lo chiamava a qualsiasi ora, a qualsiasi giorno, per qualsiasi assurdo motivo.

 

Il biondo appoggiò la sua testa sulla scrivania, chiudendo gli occhi per riposarsi un pò, di colpo sentì qualcuno toccargli i capelli, alzò lo sguardo e vide un cane fissarlo.

“Ciao Kiba!” esclamò con un sorriso.

“Oh, sei così felice di vedermi?”

“Ho bisogno di contatto umanoooooooooooo!”

Il castano ridacchiò e si sedette sulla scrivania: “Te l’avevo detto.”

“Lo so, lo so...ma non mi aspettavo che fosse così...così...”

“Rompiscatole?”

“Argh! Si! È terribile!”

“Beh, sei quì da tre settimane, complimenti.”

“Devo resistere almeno un mese!”

Kiba ridacchiò e incominciò a giocare con una ciocca dei capelli biondi dell’altro.

“Ti ho mai detto che sei bellissimo?”

L’Uzumaki arrossì e allontanò la mano: “Smettila di dire cose imbarazzanti.”

“Oh ma è vero! Allora, vuoi uscire con me?”

“Hm? Ah...no!”

Kiba fece apparire due occhi da cerbiatto bastonato: “M-ma!”

“Tsk sei un principiante, è cosí che si fa quello sguardo.” Di colpo gli occhi di Naruto divennero lucidi e grandi, il labbro inferiore portato in avanti, era terribile.

“Pietà ti prego!”

“Hahaha!”

Erano scoppiati insieme a ridere quando Sasuke si fece sentire attraverso il citofono: “Vieni subito da me!”

Il biondino sbuffò scocciato e fece segno a Kiba di aspettarlo un attimo si diresse con il blocchetto e il cellulare nell’ufficio chiudendo al porta dietro di se.

 

Sasuke alzò per un attimo lo sguardo indifferente per poi tornare ad osservare il book di ‘OL’: “Allora, stasera devo incontrare alcuni uomini d’affari, fammi recapitare un abito da sera a casa, dì a Mark di venire a prendermi verso le sette e mezza e dì a Helen di venire a casa mia verso le cinque. Ah e con il vestito voglio anche le scarpe. Ora parla con Shikamaru e digli che preferisco morire che vedere Jessica Alba sulla copertina del prossimo mese, abbiamo già Charlize Theròn per settembre, dì che la voglio per luglio e parla con Hyuga e digli che mi piacerebbe averlo sulla copertina di ottobre, dì a Shikamaru e digli che per Neji deve arrangiare qualcosa di nuovo, qualcosa che attiri l’attenzione ma la devii, niente di troppo appariscente. Chiama Luois Vuitton e digli che mi deve presentare una linea migliore sennò non lo voglio sul mio giornale. È tutto.”

Naruto annuì e finì velocemente di scrivere per poi voltarsi e dirigersi verso la porta.

“Ah.” Si fermò e si voltò verso il moro.

“Si?”

“Dì a Kiba che se vuole fottersi qualcuno cerchi qualcuno che non sia il mio assisstente.”

Naruto arrossì leggermente e si voltò velocemente per uscire, sapendo che quel maledetto Uchiha stava sogghignando, soddisfatto di averlo messo in imbarazzo.

 

“Stupido teme.” Mormorò la kitsune dopo aver chiuso la porta dietro di se.

“Così avete già dei nomignoli?” chiese Kiba divertito.

“Non ci vuole molto con lui.”

“Mmmh, probabilmente hai ragione, okay, allora andiamo a pranzo douceur?”

“No, devo lavorare, Sasu-teme mi ha riempito di lavoro.”

“Non c’è niente che possa fare per convincerti?”

“Non credo.”

“Mpf, appena c’è qualcosa che posso fare informami. La prochaine fois.” (alla prossima volta-francese)

“Nous allons le voir, chien.” (vedremo, cagnolino-francese)

Poi Kiba se ne andò, portandosi dietro Akamaru.

 

Naruto sospirò, prese il telefono ed incominciò ad organizzare l’uscita del suo capo, Mark era l’autista privato di Sasuke e Helen era l’unica estetista che l’Uchiha voleva, poi dovette cercare l’abito da sera, scelse un vestito di Armani e si organizzò in modo che venisse portato a casa sua. Infine chiamò in giro per parlare con le persone per le copertine.

Poi andò da Shikamaru per informargli delle decisione di Sasuke, quando alle sei sembrava che avesse finito di fare tutto si mise a mettere velocemente a posto la propria scrivania, spense il computer e prese in mano il proprio cellulare. Sorrise, visto che Sasuke sarebbe stato occupato con la cena, lui si sarebbe potuto finalmente permettere di fare una serata tutta film e ramen!

 

Aveva appena fatto un passo fuori dall’edificio con un sorriso da 36 denti quando il cellulare risuonò rovinando una giornata perfetta: “Sasuke-san?”

“Torna nell’ufficio, abbiamo un emergenza.” E chiuse la chiamata, Naruto non sapeva se ridere o piangere.

 

Quando arrivò nell’ufficio distrutto, seccato, arrabbiato e curioso di sapere perchè i piani per la sua serata erano andati in fumo, vide un Sasuke arrabbiato e un associazione di capi reparto che stavano tentando di calmarlo, un uomo grassoccio tentò di trovare una soluzione: “Possiamo sempre cercare di trovare un’altro giornalista disposto a scrivere un articolo.”

“Ah si? E dove lo trovo un giornalista che entro stasera a mezzanotte mi scrive un articolo sullo sviluppo dell’Oriente dopo l’occidentalizzazione?” i capi reparto sospirarono scervellandosi per trovare una risposta soddisfacente al problema.

Sasuke vide Naruto e gli urlò: “Uzumaki! Chiama ogni singolo giornalista alle nostre dipendenze o che ci deve un favore, trovami un dannato giornalista che sappia scrivere quel dannato articolo! E dì a Mark che non devi venire a prendermi, dì a Helen che l’appuntamento è cancellato e chiama gli uomini con cui mi dovevo incontrare e dì loro che non posso venire. È tutto!”

Il giovane assisstente non potè fare a meno che annuire e sotto lo sguardo scioccato degli assistenti uscire per fiondarsi alla sua scrivania, si sedette velocemente inspirò profondamente e poi espirò, accese il computer e mentre cercava i numeri delle persone che doveva chiamare tentò di calmare l’attacco di panico che stava per venirgli. Non poteva proprio permettersi una cosa come questa: “Okay, questa è...questa è...una sfida ecco! Questa è una sfida e farò vedere a quel teme di che cosa sono capace. Allora, chiama gli assistenti, chiama i giornalisti, chiama Mark e Helen, no a loro basta un messaggio sanno come é fatto il teme. Ho... sette ore per trovare quell’articolo. Ce la posso fare, ce la posso fare!”   

 

Dopo due ore era riuscito a liberarsi dagli assisstenti rompiscatole che si lamentavano con lui del mancato incontro, come se fosse stata una sua decisione, poi finalmente incominciò a chiamare tutti i giornalisti. La maggiorparte credeva che fosse completamente scemo per chiedere loro una cosa del genere e l’altra parte non rispose nemmeno alla sua chiamata, probabilmente avevano sentito che un giornalista ad Others Life aveva disertato e che ora stavano cercando uno che avrebbe preso il suo posto. Nessuno era abbastanza pazzo da accettare quel lavoro e Naruto era sull’orlo dell’omicidio.

“Okay, sono fottuto. Morto. Ammazzato. Sasuke mi appenderà a testa in giù e mi sparerà con una pistola sparachiodi.”

Chiuse gli occhi e incominciò a pensare, aveva bisogno di qualcuno! Forse poteva scriverlo lui? No, Sasuke non l’avrebbe neanche letto...poteva chiamare qualche giornalista freelance, ma quale giornalista freelance sarebbe stato abbastanza stupido da... con uno scatto in avanti prese il telefono e fece un numero, portò il telefono al suo orecchio ed aspettò che qualcuno rispondesse cantilenando nella sua testa: “Rispondi, rispondiiiiiii, RISPONDI!”

“Pronto, quì Kiba Inuzuka, giornalista freelance, cosa posso fare per lei?” e la voce tanto desiderata risuonò per le orecchie di Naruto.

“Ciao Kiba, quì Naruto.”

“Ah, Naru-chan.”

Normalmente gli avrebbe urlato che non si chiamava così, ma aveva bisogno di quel dannato favore: “Si, sono io. Mi chiedevo, ti ricordi quando oggi mi avevi detto di informarti cosa potrebbe farmi venire voglia di uscire con te?”

“Hai?” la voce sembrò molto piú interessata ora.

“Beh, se mi fai un favore, un enorme favore sono disposto ad uscire con te.”

Ci fu un attimo di silenzio e poi Kiba parlò di nuovo: “Vuoi un articolo sullo sviluppo dell’Oriente dopo l’occidentalizzazione, non è vero?”

“Hai sentito allora.”

“Certo lo sanno tutti. Così sei disposto ad uscire con me se ti scrivo quell’articolo.”

“Esattamente.”

“Incontro per le sei di sera, cinema alle sei e mezza, cena alle nove meno un quarto e poi si vedrà.”

“He?”

“Queste sono le mie condizioni.”

“Vuoi dire che accetti?”

“Si se accetterai le mie condizioni.”

“Affare fatto. Riesci a scrivermelo entro mezzanotte?”

“Cheriè te lo sto inviando per e-mail.”

Naruto andò sul suo sito e vide la mail di Kiba, sospirò sollevato: “Grazie.”

“Di niente. Facciamo settimana prossima? Sabato?”

“D’accordo.”

“Ti vengo a prendere. Ci vediamo.” E la conversazione venne chiusa.

 

Sasuke era seduto al tavolo delle riunioni e stava urlando che avrebbe licenziato tutti per  essere incompetenti e completamente inutili quando Naruto bussò: “Sasuke-san?”

Il direttore del giornale gli lanciò uno sguardo furioso che qualunque altro essere umano sarebbe morto sul posto, ma Naruto ci aveva fatto la pellaccia sugli sguardi di fuoco e per quanto Sasuke fosse bravo in essi, non era niente al confronto del suo capo precedente: “Cosa vuoi dobe, sto tentando di far capire a questi idoiti in che problemi siamo.”

Naruto annuì: “Si sono sicuro che dopo sei ore di continui rimproveri non l’hanno ancora capito, ma se posso rubare la sua attenzione per un attimo e portarla su questo...” gli diede due fogli: “Sono sicuro che si sentirà molto meglio.”

L’Uchiha prese i fogli seccato ma quando si mise a leggere il suo viso si calmò, tornando all’espressione fredda che aveva al solito, diede i fogli a uno degli uomini e disse: “Potete andare, l’emergenza è cessata, OL uscirà dopodomani come previsto.”

 

Dopo che gli uomini erano usciti senza esitare neanche un secondo i due rimasero a fissarsi senza dire una parola finchè Sasuke non interruppe il silenzio: “Hai convinto Kiba a scrivere un articolo per me.”

“Si.”

“Gli hai promesso di andarci a letto?”

“No. Gli ho promesso un appuntamento, tra una settimana, sabato sera alle sei.”

Il moro annuì: “Ho capito, hai il giorno libero.”

Naruto sorrise: “Grazie. Buona notte Sasuke-san.”

“Chiamami Sasuke-kun.”

“Hai.”

Poi se ne andò con un sorriso soddisfatto sulle labbra, ce l’aveva fatta e lentamente credeva che il teme stava incominciando a riconoscere le sue capacità.

 

L’Uchiha era rimasto in silenzio a guardare fuori dalla enorme finestra di vetro del suo ufficio, pensó a Naruto e si permise di far sfuggire un sorriso sulle sue labbra, doveva ammetterlo, l’aveva impressionato, era riuscito a convincere Kiba, il giornalista che da almeno cinque anni si rifiutava di scrivere un articolo per ‘OL’, a scrivere un pezzo.

Forse, ma solo forse Naruto Uzumaki era la scelta giusta.

 

Okay, ragazzi questa è la mia prima fanfiction, perciò abbiate pietà!

 

Spero che non sia proprio una schifezza ambulante!

 

Mi fareste un enorme favore se commentaste!

 

Alla prossima!  

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2° ***


Naruto era seduto sulla sua cattedra che stava tentando di tenere a bada tutte le persone che stavano chiamando per parlare con Kyubi. Voleva sapere che diavolo gliene fregava a loro se aveva finito la sua più recente ricerca o no?

Era terribile, sembrava che tutto il mondo non sapesse più il significato della frase : “fatti-gli-affari-tuoi.”

“No signore, non ne so ancora niente, certamente lei sarà il primo a sapere quando verrà fuori qualcosa, certamente, sicuramente. A risentirci...” a mai più! E chiuse la telefonata spaccando praticamente la cornetta: “Li ucciderò tutti!”

“Tutti chi?” chiese una voce curiosa dietro di lui. Naruto si voltò e vide una ragazzo dai capelli rossi e profondi occhi neri, il fratello minore di Kyubi.

“Ah Akai! Come va?” era sempre felice di vederlo, era molto simpatico e gli portava sempre qualcosa da mangiare.

“Bene e tu?”

“Un inferno.”

“Ah...capisco, è per la nuova ricerca di ainiki, vero?”

“Si, mi stanno facendo impazzire, sembra che tutti debbano sapere qualcosa su...cos’era?”

“I cambiamenti socio-economici della Cina dopo l’occidentalizzazione.”

“Ah, si sta roba quì.”

Akai prese una piccola scatolina e la diede al biondo: “Tieni, ho provato a fare dei muffin.”

Naruto sorrise felice: “Grazie Akai, sei un genio, sono sicuro che sarai una perfetta mogliettina!”

Lui arrossì dolcemente ridacchiando: “Ecco, per questo...volevo chiederti, ecco, se, magari, volevi uscire con me.”

 

Naruto rimase un pò a fissare il ragazzo davanti a se e poi arrossì, non aveva mai pensato a se stesso come omosessuale. Cioè, non che avesse mai avuto qualcosa contro di loro, per amor del cielo, solo che non si era mai guardato in quella prospettiva.

Però...Akai era veramente un ragazzo molto bello, dolce e simpatico: “Non so Akai, sei il fratello minore del mio capo...”

“Oh, ti prego Naruto, lo convincerò io!”

L’assisstente piegò la sua testa verso destra, poi verso sinistra e infine sospirò: “D’accordo, sabato sera sono libero, passo a prenderti alle otto?”

Il ragazzo dai capelli rossi annuì felice e scappò nell’ufficio del fratello maggiore dopo averlo salutato allegramente.

 

Il biondo sospirò e chiuse gli occhi, un appuntamento, sabato, alle otto. Un sorriso gli scappò dalle labbra, potrebbe essere una buona idea.

---*---

 

Naruto stava fissando attentamente lo specchio, o meglio detto osservava il suo riflesso vestito in un elegante attirè da sera di gaultier e un Shikamaru che lo stava osservando con occhio critico.

“Devi proprio farlo?”

“Fare cosa?” chiese innocentemente lo stilista.

“Dirmi come mi vesto? Capisco quando ti chiedo di darmi una mano per Sasuke, ma questo mi sembra un pò esagerato...”

“È il tuo appuntamento con uno dei più famosi giornalisti del mondo! Cerca di capirne l’importanza!”

Naruto sbuffò sconfitto, Shikamaru era l’essere più sfaticato del mondo, ma quando si trattava di rompere le scatole a Naruto con i vestiti, dio, gli tornavano tutte le energie, come per magia.

 

“Stai bene, con questo attirè, meglio che con quello di dolce e gabbana, sottolinea la tua linea.”

“Ah...certo.”

“Non puoi capire, questa giacca color crema scuro è molto meglio del beige chiaro.”

Ceeeeeeeeerto! A lui sembravano due giacche identiche, solo il modello era leggermente diverso...

“Certo é difficile decidere quando due giacche sono così diverse...”

DIVERSE?

“Una con una doppia cucitura e un taglio alla francese mentre l’altra ha una tripla cucitura con un taglio all’inglese, cosa fare? Cosa fare?”

Avrebbe potuto parlargli in aramaico e avrebbe capito di più.

 

“Shika, non c’è bisogno di vestirmi come se dovessi andare a un gran galà. È solo un appuntamento, giuro! Non ti sto mentendo e dietro alle tue spalle stanotte vado alla settimana del cinema di Venezia.”

Shikamaru sbuffò seccato e tirò fuori una nuova giacca: “Forse è meglio se ti facciamo vestire più casual...”

“Shikaaaaaaaaaaa!”

“Senti, se hai fortuna venite beccati da qualche giornalista e sicuramente non ti faró fare brutta figura.”

“Ma figurati, cosa vuoi che gliene fregi ai giornali di noi.”

“L’assisstente ufficiale di Sasuke Uchiha, il più desiderato scapolo del mondo esce con Kiba Inuzuka, il giornalista del momento, che è in guerra con Sasuke da cinque anni. Kiba è famoso, che ti piaccia o no.”

Magnifico. Assolutamente magnifico.

 

Si guardò allo specchio, i vestiti che indossava costavano di più di quanto lui guadagnava in sei mesi. Giacca e pantaloni color crema di Gualtier, camicia di Armani, cravatta di Valentino e scarpe di D&G fantastico. Il suo cellulare suonò e lui rispose: “Hai Sasuke-kun?”

“Hn, dobe. Informa il ‘dark rose’ che voglio la mia camera stasera.”

“Chiamo Karin?”

“Si, dille di arrivare alle nove e poi dì a Ino di venire per le undici.” E la chiamata terminò.

Era incredibile, avere il giorno libero per Sasuke voleva dire solamente non dover andare in ufficio, però stava organizzando tutto dal cellulare.

 

Digitò un numero sul cellulare e poi se lo posò sull’orecchio.

“Pronto, quì il dark rose, cosa posso fare per lei?”

“Salve sono Naruto Uzumaki.”

“Oh, Naruto-kun! Cosa posso fare per lei?”

“Il teme vuole la sua solita stanza, spero sia disponibile?”

“Se è lei a chidermelo Naruto-kun sicuramente!”

“Grazie mille Shion, sei un tesoro.”

“Di niente! Spero che un giorno tornerai a farci visita!”

“Sicuramente. Allora Sasuke arriverà verso le nove meno un quarto. Ciao!”

“Ciao!”

La ragazza era la figlia del proprietario della catena dei dark rose, una catena di hotel molto prestigiose e costosa che però era in grado di accontentare qualsiasi capriccio e sembrava che si fosse presa una cotta per Naruto e non era stata neanche scoraggiata dal fatto che fosse gay, anzi era ancora più determinata a portarlo sulla ‘retta via’.

 

Digitò un altro numero e quando qualcuno rispose disse: “Sono Naruto, Karin. Sasuke ha detto di venire al dark rose per le nove, sii puntuale.”

“Hai Naruto-kun!” era una ragazza dal carettere impossibile, capiva perchè Sasuke la volesse avere solo a letto, parlare con lei era un suicidio.

Poi chiamò Ino e la informò di andare all’hotel alle undici e poi chiamò Mark per dirgli di andare aprendere Sasuke.

 

Quando ebbe finito tutte le chiamate qualcuno bussò alla porta, sospirò e fece apparire un sorriso sulle labbra, prese il portafoglio e se lo infilò nella tasca, nell’altra mise il cellulare e poi aprì la porta e corse giù per la scalinata finchè non si trovò giù in strada, davanti a una ferrari nera e un Kiba che, kami-sama, sembrava un dio su terra.

 

“Ciao dolcezza.”

“Ciao, non chiamarmi in quel modo.”

“Stai bene vestito così.”

Naruto arrossì leggermente: “Shikamaru, il nostro capo-stilista, ieri mi ha fatto rimanere tutto il giorno da lui mentre mi vestiva.”

“Ha proprio fatto un bel lavoro.”

“Grazie. Andiamo?”

 

Kiba gli aprì la portiera e quando era dentro la chiuse dietro di lui e per poi andarsi alla parte del guidatore: “Muoviamoci doucer, il film incomincia tra mezz’ora.”

“Sei tu al volante mone capitaine.”

Kiba si mise a ridere e fece partire la macchina.

 

“Allora, che film hai scelto?” chiese Naruto curioso.

“Su ‘others life’ ho letto un bel pezzo su ‘truth is a whisper’.”

“Ah già: ‘truth is a whisper and it is our choice to bow and listen or to go straight and ignore it.’ Deve essere molto bello, volevo proprio vederlo, ma non avevo mai tempo. Credo che ti debba ringraziare.”

Un sorriso spuntò sulle labbra dell’amante dei cani: “Nah, volevo vederlo anch’io quel film.”

 

Quando arrivarono davanti al cinema Naruto notò che c’era una fila kilometrica: “Ehm, Kiba, forse non saremo in grado di entrare nel cinema...”

Il castano sorrise e gli fece l’occhiolino: “Non ti preoccupare, il mio cervello geniale ha già pensato a tutto.”

La kitsune alzò le sopracciglia, curiosa di sapere cosa aveva escogitato, Kiba lo prese per un braccio e lo portò dentro al cinema, un uomo vestito elegantemente disse: “Signor Inuzuka? Prego da questa parte.” E li accompagnò dentro a una sala completamente vuota: “Sedetevi dove meglio vi aggrada, il film inizierà tra cinque minuti, come richiesto salteremo la pubblicità. Divertitevi.” Poi se ne andó.

Kiba portò Naruto nella fila più alta della sala mentre il biondo era confuso: “Ma cosa...?”

“Ho pensato, per non farci dare fastidio da nessuno, ho pagato il cinema per darci una sala tutta per noi.”

“Pfff, tu sei pazzo, quanto ti ha costato?”

La proiezione incominciò e Kiba si piegò verso di lui: “Per te questo e altro.”

Naruto lo guardò sorpreso ma quando vide che Kiba si era concentrato sul film portò anche il suo sguardo sullo schermo facendo spuntare un piccolo sorriso sulle sue labbra.

 

Quando il film era finito uscirono dalla sala, la giovane kitsune aveva ancora gli occhi arrossati dalle lacrime e Kiba tentava di tirarla su di morale: “Su, dai, è solo un film...”

“Ma non è giusto! Lui non aveva fatto niente!”

“Lo so, lo so...”

Naruto si asciugò di nuovo le lacrime e sospirò: “Allora dove andiamo a mangiare?”

“Mai sentito parlare del ‘mylord’s’?”

 

Il mylord’s era il locale più costoso di tutta New York, facevano pagare un bicchiere d’acqua naturale dieci dollari, solo perchè ti davano da bere un bicchiere di cristallo e quando si sedettero sul tavolo fuori sulla veranda Naruto si sentiva realizzato, come se fosse riuscito a raggiungere qualcosa nella sua vita. Era al Mylord’s diamine! Solo per mangiarsi una tartina si doveva prenotare dieci mesi prima, se avevi fortuna! Come diavolo era riuscito a ricevere un posto in così poco tempo. Il posto sulla veranda! Che era prenotato anticipo per dieci secoli!

 

“Come sei riuscito ad avere il posto sulla veranda in una settimana?”

Kiba sorrise furbescamente: “Il proprietario del mylord’s è un mio amico d’infanzia, e mi ha fatto questo favore.”

“Conosci Chouji Akamichi?”

“Hai, abitavamo nello stesso quartiere.”

Proprio in quel momento un uomo molto ehm...rotondo...venne verso di loro: “Kiba! Amico mio! Che piacere vederti!”

I due si abbracciarono e poi l’attenzione di Chouji venne portata su Naruto: “Allora è questo il tuo appuntamento. Ora capisco come mai mi hai praticamente supplicato in ginocchio di darti questo tavolo!”

Il biondi si alzò e gli strinse la mano: “È un onore conoscerla Akamichi-san.”

“Oh chiamami Chouji! Allora, spero che vi piaccia la mia cucina, perchè si, cucinerò personalmente per voi!” poi estrasse dei meno e li consegnò ai due uomini: “Prendetevi tutto il tempo che volete!”

Naruto sorrise a Kiba: “Questo è il migliore appuntamento della mia vita! Perchè non ho accettato prima di uscire con te?”

“È quello che mi sono chiesto anch’io.”

Il ragazzo ridacchiò e mentre si leggeva il menù chiese quasi sovrapensiero: “Mi chiedevo come sei riuscito a scrivermi un articolo sullo sviluppo economico del Giappone dopo l’occidentalizzazione in due minuti.”

“Beh, non l’ho proprio scritto in due minuti...”

Naruto abbassò il menù e fissò Kiba negli occhi per un secondo e poi il sorriso gli sparì dalle labbra: “Tu hai pagato il giornalista che ci doveva dare l’articolo per non darcelo, sapevi che era un suicidio scrivere un articolo in meno di due ore, così hai potuto mandare fuori di testa Sasuke e obbligarmi chiederti un favore e di conseguenza uscire con te. Praticamente ti sei divertito di mandare Sasuke sull’orlo di una crisi di nervi e me su quello del suicidio!”

Dopo un attimo di silenzio scioccato Kiba chiese: “Ma cosa facevi prima? Il detective?”

“L’assisstente di un bastardo.”

“Intendevo cosa facevi prima di Sasuke.”

“Credo che attiro bastardi come un magnete.”

 

I due si fissarono, Kiba per sembrare pentito e perdonabile e Naruto per tenere sotto controllo l’istinto omicida.

 

“Senti mi dispiace, tu mi piaci veramente, ma non mi davi nemmeno una possibilità.”

“Tu sei conscio di quanti anni di vita ho perso per colpa tua?”

“Mi dispiace, sul serio.”

“Hn.” Il suo sguardo era freddo, anzi, glaciale.

 

L’amante dei cani si prese la testa tra le mani, poi appoggiò le braccia sul tavolo e si morso il labbro prima di dire: “Ti sei mai visto? Visto veramente dico.” Naruto alzò un sopracciglio, scettico.

“Sei bellissimo, hai dei capelli magnifici che sembrano oro fluido, una pelle che somiglia al caramello, morbida, delle labbra rosee, occhi incredibili, che sembrano due cieli. Senza parlare del tuo sorriso, della tua personalità. Kami-sama, sono ossessionato da te Naruto, non riuscivo a non pensare a te e non sapevo piú cosa fare.”

 

Naruto alzò il menù con uno scatto e disse: “Voglio aragoste, ostriche, caviar, champagne e questo tortino che costa cento dollari.”

“Mi perdoni?”

“Vedremo.”

 

Alla fine della cena Kiba pagó e i due entrarono nella macchina, il castano incominciò: “Per quello che ho fatto...”

“Sta zitto.”

Il ragazzo voleva tirare testata contro il volante quando Naruto disse: “Hai prenotato una sala del cinema per me e mi hai trovato un tavolo, il migliore tavolo, nel ristorante migliore e più caro di tutta New York. Per questa volta farò finta che tu non centrassi niente con la mancanza dell’articolo.”

 

Kiba sospirò sollevato e si avvicinò al suo passeggero: “Posso...baciarti?”

Naruto sorrise e susurrò: “Si...”

All’inizio fu solo uno sfiorarsi di labbra, poi un casto bacio, che divenne più dolce, passionale, lussurrioso sempre più profondo, i due si staccarono ed entrambi avevano gli occhi apannati dal desiderio.

“Vieni a casa mia?” sussurrò il giornalista.

“Si.” Rispose il biondo quasi in automatico, da quanto non si sentiva più così? Da quanto non si sentiva così desiderato? Ne aveva bisogno, dannatamente bisogno.

 

Quando raggiunsero l’edificio in cui viveva Kiba, vicino al Central Park, scesero dalla macchina e con l’ascensore salirono verso il penultimo piano i loro sguardi erano divertiti, maliziosi, sapevano cosa stava per succedere e non ne vedevano l’ora.

Entrarono nell’enorme appartamento.

 

“Wow! Questo appartamento è grande almeno cinque volte il mio!” sembrava un bambino a natale, con quei grandi occhi azzurri aperti in meraviglia.

Kiba sorrise: “Se vuoi puoi andarti a fare una doccia, il bagno è l’ultima porta a destra.”

“Hai!” e Naruto corse nel bagno per farsi una doccia, si tolse tutti i vestiti e si mise sotto il raggio caldo dell’acqua, sciaquando via il sudore e lo stress.

 

Kiba aveva preso dei bicchieri e una bottiglia di champagne, si diresse verso la sua stanza e vi entrò con un fluido movimento aprendo la porta con una leggera spallata, quel che vide gli fece quasi cadere i bicchieri e la bottiglia di mano e i pantaloni diventargli più stretti di varie taglie.

Sul letto era seduto tranquillamente Naruto, i capelli biondi bagnati che gli incorniciavano il viso leggermente arrossato e l’accappatoio bianco poichè era particolarmente corto dava una vista perfetta delle gambe.

 

“Ah eccoti. Hai portato dello champagne!” la giovane kitsune, saltò su e giù agitato, prese il bicchiere vuoto che venne subito riempito.

“Già.” Dopo aver riempito il proprio bicchiere il castano appoggiò la bottiglia ai piedi del letto e sorridendo disse: “Alla salute!” poi i due brindarono.

 

Il bicchiere si avvicinò alle labbra di Naruto, mandò giú il liquido sorridendo poi e dicendo: “Buono...”

“Già.”

Poi il biondo appoggiò il bicchiere a terra e tirò a se Kiba con la cravatta: “Hai qualcos’altro da farmi provare?”

Il bicchiere cadde a terra frantumandosi in mille pezzettini e il bacio che si scambiarono era affamato, lussurrioso. Le mani del giornalista accarezzarono le spalle dell’altro, per poi portarle sotto l’accappatoio e toglierlo esponendo completamente il corpo del ragazzo e l’unica cosa che potè fare era rimanere a fissarlo, amagliato e sentiva la sua eccitazione crescere sempre più velocemente.

“Hai intenzione di fissarmi per tutta la notte?”

La kitsune si fece scivolare giù verso il bacino dell’altro, portò le sue mani, aprì la cintura e con un delicato movimento gli fece scivolare giù dai finachi gettandoli poi in una angolo.

Si vedeva l’erezione attraverso i boxer neri: “Come sei eccitato Kiba...e non ti ho ancora fatto niente...” ci soffiò sopra strappando un piccolo urletto dalle labbra del castano, con un veloce movimento lo liberò della stoffa nera baciando poi la punta del membro, il suo sguardo cadde sulla sua stessa eccitazione, notando che non si era minimamente risvegliata...accidenti.

“Mmh, sei già duro...forse è ora di far diventare duro me, non credi?”

Kiba arrossì all’audacità del biondino, se lo aspettava più...imbarazzato e sopratutto si aspettava di essere lui il dominante, lo era sempre stato...

Prese Naruto e lo tirò su: “Devo dedurre che non é la tua prima volta?”

“No, devi dedurre che sono difficile da soddisfare.”

Il castano annuì e baciò Naruto velocemente sulla bocca, incominciando poi a scendere fino a raggiungere il suo membro, lentamente alle attenzione che ricevette dalle mani incominciò a risvegliarsi, Kiba lo prese in bocca incominciando a succhiarlo leggermente, sentendo che stava diventando sempre più duro aumentò la forza.

Naruto incominciava a sentire piacere, oddio eccome se lo sentiva.

“Ki-kiba...basta...” il ragazzo alzó lo sguardo verso il suo compagno tra l’eccitato e il curioso e vide Naruto inserire tre dita dentro la sua bocca, succhiarle e dopo aver allontanato Kiba le posizionò davanti alla sua entrata penetrandola con due dita facendosi scappare un gemito tra il dolore e il piacere. Incominciò ad allargarla sforbiciando le dita per poi aggiungere un terzo dito, il giornalista che difronte a lui era eccitato all’inverosimile, gli strappò le dita via dalla sua apertura penetrandolo in un solo colpo.

Naruto strinse forte i denti, soffocando l’urlo di dolore, l’Inuzuka incominciò subito a muoversi riuscendo a colpire dopo alcuni tentativi la prostata e il dolore divenne immenso piacere.

“Oddio, ancora! Più forte!”

“Sei così stretto e caldo! Naruto!”

I movimenti incominciarono a diventare sempre più frenetici e potenti, Kiba completamente perso nella sua libidine e Naruto, prima riluttante ormai si era completamente lasciando andare gemendo ed urlando.

 

---*---

 

Akai era bellissimo, un dolce sorriso, una risata cristallina, nona vevano fatto niente di speciale quella sera, un semplice film e poi erano andati a mangiare la pizza, si erano divertiti e Naruto aveva capito che definitivamente era gay e se non era gay, era almeno bisessuale.

 

Quando, dopo averlo accompagnato a casa, il più giovane Yoko gli diede un dolce bacio sulle labbra, non esitò neanche un secondo a rispondere staccandosi poi qualche attimo dopo.

“Sono felice che tu sia uscito con me, mi sono divertito un mondo!”

“Si anch’io. Dobbiamo ripetere non credi?”

“Si...mi piacerebbe molto.”

Si diedero un altro bacio, poi Akai entró a casa con un sorriso.

 

Naruto si voltò, camminando verso la prossima fermata del autobus, non conscio degli occhi che lo stavano osservando, occhi pieni di desiderio.

 

---*---

 

Venne svegliato da una dolce musichetta, beh dolce per modo di dire, sembrava una sveglia impazzita, l’Uzumaki portò un braccio mezz’addormentato verso il comodino dove la sera prima l’aveva appoggiato, per ogni evenienza. Sinceramente si era sorpreso da come era stato lascivo e sopratutto dominante, sentiva che se avrebbe tentato di fare il seme Kiba non avrebbe avuto la forza per contrastarlo ed imporsi con lui.

“Pronto?”

“Naruto? Kami-sama, grazie a dio! Devi venire quì c’è un gran casino Sasuke é impazzito eh...”

Naruto si portò una mano ai capelli seccato per il disturbo a quell’ora del mattino, lanciò uno sguardo verso l’orologio e lesse: “dieci e mezza” accidenti era in ritardo.

“Okay, Shika, respira, respira. Cosa sta succedendo?”

“Non lo so okay? Sasuke è impazzito, vuole una nuova rassegna tra due ore e sta terrorizzando il reparto fotografico! Oh mio dio! Come faccio? Sembra che non gli vada bene niente! Oddio Naruto vieni quì! Fa qualcosa fermalo! Ci sta uccidendo tutti! Ha litigato con metà dei capireparti e ne ha licenziato altrettanti! Come faccio a preparare una rassegna in due ore?”

Quel teme era forse impazzito?

“Okay, rilassati Shikamaru, ce la puoi fare, usa alcuni degli sketch dei vestiti di Hyuga che hai scartato, è solo una rassegna, prendi tutti quelli di cui hai bisogno, non farti prendere dal panico, io arrivo lì il prima possibile.”

Velocemente indossò i vestiti, resistendo al dolore terribile che gli stava dando il suo fondoschiena, accidenti, non era più abituato a queste cose..

“Dove stai andando?” chiese Kiba, probabilmente svegliato dallo frastuono di vestiti sfruscianti. Naruto si voltò, sorridendo alla vista di un Kiba ancora impastato dals onno, era carino: “Il teme è impazzito, devo cercare di frenare la sua pazzia!”

“Passo a pranzo?”

Un bacio sulle labbra: “Certo.”

“Che ti porto?”

“Ramen! E ricordati di portare anche Akamaru!” poi con un sorriso corse fuori dalla stanza correndo verso il primo taxi per farsi portare direttamente all’empire state building.

 

Arrivò da Ibiki e lo salutò con un sorriso, che svanì all’istante quando notò che l’uomo era pallido e tremava: “Cosa è successo Ibiki?”

“Sa-sa-sasuke...” vide un leggero colore verdognolo ricoprirli il viso e l’uomo piegarsi in due per vomitare.

“Cosa diavolo...?” attraversò il corridoio correndo, prese l’ascensore schiacciando il numero cinquantatre, la musichetta rilassante che risuonò nell’ascensore ebbe solo effetto di irritarlo maggiormente, cosa diavolo stava facendo quel bastardo?

Si lanciò velocemente un’occhiata allo specchio e notò che aveva ancora quell’aria “dopo-sesso” pur avendo dormito ben sei ore...non che fossero tante e che dovrebbe essere ormai passata...

 

Raggiunse l’ufficio del suo capo e dopo aver bussato entrò, vide Sasuke arrabbiatissimo che urlava contro alcune persone che Naruto riconobbe come il capo del reaprto giornalistico e i suoi assisstenti.

“E QUESTE LE CHIAMATE FOTO? SONO UNO STRANO INSIEME DI COLORI SENZA SENSO SENZA NIENTE! SIETE TUTTI SENZA TALENTO! INCAPACI!” il suo sguardo andò verso Naruto e disse: “EH TU! CHE CI FAI IN RITARDO?”

“Sasuke-kun...scusi mi sono svegliato tardi...”

L’Uchiha ringhiò e sussurrò: “Ci puoi scommettere...” poi incominciò di nuovo ad urlare contro i fotografi e loro stavano in silenzio ad annuire, stile: ‘Si, si, é vero sono un incompetente, si, si é vero sono proprio così inutile e senza talento come dice lei si, si...’ che nervi che gli faceva venire quell’uomo qualche volta...

“Sasuke-kun? Posso sapere cosa posso fare per lei?”

Lui lo guardò per un attimo e poi disse: “Hai Naruto, chiama Demarcheliè (spero sia giusto...nda) e digli che voglio cancellare il shooting sulle giacche di settembre, sono banali.”

A quell’affermazione Naruto stava per morire soffocato, si portò una mano al cuore e con voce rauca disse: “TU STAI SCHERZANDO?” gli c’era voluta una settimana di telefonate e negozziazione fino a chissà che ora per ottenere quello shooting, perchè secondo Sasuke non potevano ‘assolutamente farne a meno’ e ora lo voleva cancellare.

“Qualcosa in contrario Uzumaki? Cosa vuoi che sia fagli una chiamata e digli che non siamo più interessati, non sei mica stato tu a farlo quello shooting.”

Okay, questo era troppo, Shika stava andando fuori di testa, Ibika aveva vomitato per via di quel deficente e i capi del reparto fotografico sembravano sull’orlo delle lacrime.

“COSA DIAVOLO TI È SUCCESSO TEME? SEI ANDATO IN MENOPAUSA?” gli uomini che erano nella stessa stanza lo stavano fissando in orrore, come se fosse pazzo, forse lo era, stava rischiando il suo lavoro in questo modo, eppure non riusciva a fermarsi!

“TI RENDI CONTO CHE STAI FACENDO DANNARE TUTTI PER DEI CAPRICCI SENZA SENSO? SHIKAMARU NON SARÀ IN GRADO IN NESSUN CASO DI PREPARARE UNA RASSEGNA IN DUE ORE! COL CAVOLO CHE CANCELLI QUEL DANNATO SHOOTING! E LE FOTO DEL REPARTO FOTOGRAFICO SONO PERFETTE PERCIÓ VERRANNO PUBBLICATE SUL PROSSIMO NUMERO!” inspiró profondamente prima di continuare: “E POI COME DIAVOLO VUOI  RIMPIAZZARE TUTTI QUELLI CHE HAI LICENZIATO? SEI UNO STUPIDO! DEVI CHIAMARGLI E DIRE LORO DI TORNARE! ABBIAMO SOLO TRE SETTIMANE PER FAR USCIRE IL NUOVO NUMERO DI ‘OL’ E TU LICENZI METÁ STAFF! TU SEI PAZZO! EGOISTA ED EGOCENTRICO!” poi uscí dall’ufficio sbattendo la porta, prendendo un taxi, mandando un messaggio a Kiba che non era al lavoro e che si sarebbero visti un’altra volta e poi quando finalmente fu nella sua stanza si gettò sul divano, realizzando infine cosa aveva appena fatto: “Merda.”

 

Bene, perfetto, si era appena fatto licenziare, perfetto, ora avrebbe dovuto trovare un altro lavoro, magnifico.

 

Fu sera tardi quando finalmente ricevette la telefonata, il biondo rispose con una voce stanca e semidisperata: “Pronto?”

“Uzumaki.”

“Si, sono io.”

“Ti voglio nel mio ufficio, tra mezz’ora.”

“Ehm...” non riuscì a dire niente che la chiamata venne chiusa. Cacchio.

 

Arrivó puntualmente, non se la sentiva di far arrabbiare il signor Uchiha ancora di più di quello che probabilmente era già, la segretaria gli lanciò uno sguardo schifato come un mese prima e poi gli aprì la porta: “Il signor Uchiha la sta aspettando.”

Okay, respira, respira, infondo è un essere umano come tutti gli altri...non può essere peggio di Kyubi no? No, è impossibile, sarebbe come chiedere di trovare qualcosa di peggiore del diavolo, beh, apparte Kyubi intendeva.

 

L’uomo era seduto alla sua scrivania, lo guardava con uno sguardo freddo calcolatore e il bionda stava per alzare gli occhi al cielo, dio santo, non poteva dirgli che era licenziato direttamente per telefono?

“Allora Uzumaki, ho sentito quello che hai fatto a Sasuke.”

“Hai.”

“Gli hai urlato in faccia degli insulti.”

“Hai.”

“E gli hai detto cosa fare.”

“Hai...”

“Pensavo che per quello che hai fatto dovresti ricevere un aumento.”

“Vorrei tentare di convincerla a non licen...” incominciò Naruto, prima che il significato dell’ultima parte della frase gli divenne chiara: “COSA?”

“Mio figlio è egoista, egocentrico e sopratutto viziato, sei riuscito a fare quello che io non ho mai fatto, dirgli di no.”

“Ecco, mi sono fatto un pò prendere dal nervosismo generale...”

“Non dico di esserne felice Naruto, ma dico che hai il mio rispetto,domani torna al lavoro come al solito.”

“Sasuke non ha richiesto il mio licenziamento?”

“No. Ora vai.”

“Hai. Arrivederci.”

Uscì dall’ufficio sorridendo come un bambino a pasqua. Non era stato licenziato! Passò da Ichiraku e con un sorriso decise di auto-offrirsi tutto il ramen che voleva!

 

*

 

Sasuke era seduto nel suo ufficio, era certo che domani Naruto sarebbe apparso come al solito al lavoro, suo padre gli avrebbe sicuramente parlato, rassicurandolo. Gli era piaciuto, si sul serio, Naruto era il migliore assisstente che avesse mai avuto, se avesse continuato così avrebbe rischiato di mandare all’aria il prossimo numero di ‘others life’ e non gli sarebbe mai piaciuto, sarebbe stata una sconfitta e lui odiava le sconfitte.

Di solito i suoi assisstenti gli baciavano i piedi, lasciandolo fare qualuncue cosa stesse facendo, ignorando completamente se stava facendo una cosa bene o male e se era un completo bastardo, ebbene si, ne era conscio e si divertiva, ma lo lasciavano fare ed ora che finalmente era riuscito a trovare uno che si prendeva in un certo senso ‘cura’ di lui, non l’avrebbe lasciato andare. Lanciò un occhiata sul giornale vicino a lui, il New York Scoop e sentì tornargli nello stomaco quella strana sensazione nello stomaco, sopra c’era una grande foto di Naruto e Kiba che stavano cenando al ‘Mylord’s’ e si stavano divertendo alla grande. Chissà cos’era quella strana sensazione...

 

 

 

Ebbene si! Ces’t moi tornata! Vi sono mancata vero? (nooooo! Buuuuuuh! Tornate nel buco in cui vivi! Nda tutti) Invece no, rimango quì! Allora spero che questi chappy vi sia piaciuto!

 

Sasu: questo chappy è assolutamente disgustoso.

Me: lo dici soltanto perchè ho fatto andare a letto naru con Kiba >_>

Sasu: NARUTO E SOLO MIO!

Me: suvvia, é solo per un pò...

Sasu: grrr

Me: Vabbè in ogni caso voglio ringraziare un mondo tutti quelli che hanno commentato! Spero che questo chappy non faccia troppo schifo!

Alla prossima!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3° ***


Okay ecco qui il terzo capitolo, grazie mille per tutti quelli che hanno commentato, mi sono proprio commossa!

 

Spero che anche questo capitolo sia venuto abbastanza bene e lentamente nei flashback ci stiamo avvicinando a scoprire cosa è successo e perché Naruto non è riuscito ad arrivare ciò che voleva essere.

 

Per chi volesse saperlo, la kibanaru è solo una coppia passeggera, per quanto i due mi piacciano insieme (diciamocelo, a me Naruto piace con tutti, basta che ci sia Nacchan e una coppia mi va bene) la sasunaru è in assoluta la mia preferita, rivaleggiata forse solamente dalla itanaru.

 

Ultima cosa, voglio informarvi che non ci saranno troppi capitoli perché in precedenza doveva essere una one-shot, ma dato che stava andando per le lunghe la mia cara amica allsecrets2 mi ha consigliato di dividerla in chappy.

 

Ora basta con i miei deliri e godetevi il capitolo!

 

Alla prossima!

 

Naruto era seduto sulla sua scriva e stava lavorando tranquillamente quando il suo capo lo chiamò nell’ufficio. S’alzò e vi entrò: “Kyubi-san?”

L’uomo lo guardò e disse: “Vai a comprarmi un libro, si chiama ‘sakuras blossom’.”

“Hai torno subito.”

Uscì tranquillamente dalla Università per andare nella libreria di fronte ad essa, vi entrò e con un sorriso chiese: “Avete il libro ‘sakuras blossom’?”

L’uomo gli lanciò un’occhiata dura, ma appena lo riconobbe come l’assistente di Kyubi gli sorrise: “Aspetti un attimo Naruto-kun.”

 

Scrisse qualcosa dentro nel computer e dopo un attimo di attesa disse: “Mi dispiace Naruto-kun, ma non viene pubblicato da almeno dieci anni.”

 

Silenzio.

 

“COSA?”

“Si, mi dispiace. Forse se va in qualche libreria di antiquariato…guardi le do degli indirizzi di alcune qui vicine.”

“Si grazie.” Naruto ammetteva di essere snervato per via di quella storia, ma infondo non era così difficile trovare un libro, ci sarà una libreria ad avere quel libro no?

 

Un’ora dopo il ragazzo si ritrovò seduto su una panchina a fissare il cielo. Era assurdo che quel libro fosse introvabile. Accese il cellulare e chiamò Akai: “Ciao Acchan.”

“Naruto-kun! Ciao, come stai?”

“Mmh, così, così. Sto cercando un libro per Kyubi e non riesco a trovarlo, credo che si stia vendicando perché sono uscito con te.”

“Ainiki non farebbe mai una cosa del genere.” Sorrise dolcemente, Akai amava tantissimo suo fratello e non avrebbe mai potuto pensare che lui potesse fare qualcosa di male.

“Quale è il titolo del libro?”

“Sakuras blossom.”

 

“Oh si lo conosco! Il professor Collins ne ha una copia, se vuoi gli chiedo se me la presta.”

“ Beh, credo che Kyubi voglia una copia tutta per se.”

“Beh, basta fotocopiare il libro e poi farlo rilegare, no?”

 

La kitsune ci pensò su un attimo e poi sorrise dicendo: “Si sarebbe geniale. Mi faresti un’enorme favore se glielo chiedessi da parte mia.”

“Bene, allora passa tra mezz’ora che te lo porto.”

“Sei fantastico.”

 

Kyubi alzò un sopracciglio quando vide che Naruto era effettivamente riuscito a trovare una copia del libro, dire che era sorpreso era dir poco.

“Bene. Grazie Naruto. Puoi andare.”

Il biondo annuì e si diresse verso al porta, ma venne subito fermato dal suo capo: “Ah e Naruto?”

“Si?”

“Bravo.”

 

Il sorriso che ricevette in cambio del complimento era bellissimo.

 

*

 

Kiba l’aveva accompagnato al lavoro, baciandolo e assicurandogli che sarebbe passato alle una per portarlo a pranzo, Naruto gli aveva sorriso ed era salito velocemente in ufficio, Ibiki era sorpreso di vederlo e gli sorrise: “Come mai qui Naruto?”

“Teme alla fine non mi ha licenziato…he.”

L’uomo alzò un sopracciglio, ma poi sospirò: “Complimenti Naruto, non molte persone riescono a sopravvivere insultando Sasuke Uchiha, figurarsi non venire licenziati.”

“E ricevere un aumento!”

 

Silenzio…

 

Più silenzio…

 

Ancora di più silenzio…

 

“He?”

“Si! Non è incredibile? Beh io vado sennò quel teme si arrabbia di nuovo e questa volta mi licenzia sul serio!” e corse dentro all’ascensore.

 

Notò qualcosa di strano, come per esempio il fatto che le persone nell’ascensore lo stavano fissando stranamente, con del luccichio negli occhi, era strano, vero?

Uscì di corsa dall’ascensore appena era arrivato al suo piano, raggiungendo velocemente l’ufficio di Sasuke, notò che la porta era aperta per un spalto, il segno che voleva che Naruto entrasse.

Bussò alla porta e chiese: “Permesso?”

“Entra.” Lui lo fece, aprì la porta e si mostrò al proprio capo.

“Allora dobe, voglio due caffè bollenti e un cappuccino con la panna a parte e cacao brasiliano amaro al 70% della marca Herold, voglio solo quella marca, a parte, devono essere bollenti, prima di andare va da Galutier e passamelo. È tutto.”

“Hai Sasuke-kun.”

Stava per uscire dalla porta quando Sasuke lo richiamò: “Dobe?”

“Come è che mi hai chiamato? Teme!”

“Hn. Mi sembra di averti detto di dire a Kiba di cercarsi qualcuno da fottere che non sia il mio assistente.”

“Ah. Beh ti ha ignorato.”

Il suo capo fece sentire una risatina divertita e poi disse: “Puoi andare.”

 

Naruto andò al suo posto e chiamò Galutier passandolo a Sasuke, prendendo poi il portafoglio e il cellulare entrando di nuovo nell’ascensore. Era sorpreso che il capo avesse deciso di far passare la sua insoburdinazione senza ucciderlo a calci.

Si portò il cellulare all’orecchio chiamando il bar che faceva sempre i caffè.

“Ohayo, qui il ‘sunshine’, cosa posso fare per lei?”

“Ehi Moegi, sono io Naruto.”    

“Ciao Naruto! Allora cosa posso fare per te?”

“Allora vorrei: due caffè bollenti e un cappuccino con la panna a parte e cacao brasiliano amaro al 70% della marca Herold. Credi di potermeli fare in un quarto d’ora?”

“Certamente, sai che hai priorità assoluta, c’è solo un problema. Non abbiamo quella marca di cacao.”

“Oh okay, non c’è problema, vado a comprarlo.”

“Okay, sbrigati!”

 

La kitsune si diresse verso una delle macchine nere che venivano messe a disposizione per gli spostamenti dei lavoratori di ‘OL’, si fece portare dal negozio di cacao e cioccolate più fornito di New York. Vi entrò e si diresse subito dal cassiere e lo salutò con un grande sorriso: “Salve, sto cercando un cacao brasiliano amaro al 70% di una marca precisa, si chiama Herold.”

Il commesso sorrise, scrisse qualcosa ne computer e poi disse: “La marca Herold non mette più in commercio il cacao brasiliano amaro al 70% da cinque anni.”

 

Naruto rimase scioccato a fissare il ragazzo di fronte a lui mentre nella sua mente si formularono insulti di vario genere verso il suo capo, ma nessuno di loro era appropriato.

Ma come gli era venuto in mente che quel bastardo potesse anche solo pensare di fargliela passare liscia? Argh!

 

Il cellulare suonò e Naruto rispose ancora mezzo scioccato: “Hai?”

“Naruto, vado a pranzo da Demarcheliè, torno alle una, il mio caffè deve essere qui ad aspettarmi. Bollente.” Fine chiamata. Inizio inferno.

 

“Mi può dire dove si trova il magazzino Herold più vicino?”

“Naturalmente. Aspetti un attimo, scrisse qualcosa nel computer e poi sussurrò: “Phoenix, Montleberrystreet 18, Arizona.”

Bene, anzi perfetto, lametta arrugginita prego.

 

Il biondo prese una tavoletta di cioccolato, la pagò ed entrò di nuovo della macchina, scartandola e incominciando a mangiarla, prese il cellulare e chiamò Shikamaru, non sapeva perché, ma aveva bisogno di parlare con qualcuno e quel qualcuno sicuramente non era Kiba.

 

“Qui Shikamaru Nara, responsabile del reparto moda di Others Life, cosa posso fare per lei?”

“Ciao Shika, sono io.”

“Naruto!”

“Si.”

“Cosa è successo?”

“Credo di essere alla fine Shika.”

“C-cosa?”

“Sono stanco di correre in giro come un pazzo per lui.”

“Cosa stai dicendo?”

“Il cacao brasiliano della marca Herold che voleva sul suo cappuccino non è in commercio da cinque anni e non ho la più pallida idea come trovarlo.”

“Tu ti stai arrendendo?”

“Hai, mi sto arrendendo.”

“Ma è solo cacao Naruto, cacao!”

“Sai come è, mi licenzierà, devo esaudire ogni suo desiderio, verrò licenziato.”

“M-ma Naruto! Dopo quello che hai passato, sei stato il suo miglior assistente in anni! Nessuno è mai arrivato al fatto di poterlo chiamare Sasuke-kun!”

“Sono stanco Shika, è così sbagliato essere stanco?”

Dall’altra parte l’uomo rimase in silenzio e poi sussurrò: “No, non lo è.”

“Scusa se ti ho disturbato, avevo bisogno qualcuno con cui parlare e tu eri l’unico…”

“E Kiba?”

‘Kiba’

“Già, Kiba, io…non lo so.”

“Capisco. Beh Naruto io vorrei che tu non ti arrendessi. Spero che ci rivedremo.” E la chiamata si concluse così, come una chiamata qualunque.

 

“Signore?”

“Si Mark?”

“Vorrei darle un consiglio da parte mia.”

“Va avanti.”

“Lei ha ancora tre ore giusto?”

“Hai.”

“Magari se chiede a qualche hotel o bar di lusso riescono a trovarglielo, il cacao che cerca.”

 

Il biondo osservò l’autista dallo specchietto e sorrise: “Hai ragione Mark, ma tu credi che sia così sbagliato arrendersi?”

“No. Ma lei, si vuole arrendere?”

Naruto rimase in silenzio a fissare il tetto della macchina e poi sospirò e sorrise, estraesse il cellulare dalla tasca della giacca e fece un numero: “Dark rose?”

 

“Hai! Qui Shion, cosa posso fare per lei?”

“Shion, sono io Naruto.”

“Oh Naruto-kun! Cosa posso fare per lei? Uchiha-san vuole la solita stanza?”

“Beh, no, mi chiedevo se avevate un cacao della marca Herold amaro al 70%, lo so che è fuori produzione da cinque anni ma il mio capo è molto testardo perciò…”

“Mi dispiace, Naruto-kun! Proprio non c’è l’abbiamo! Ora però mi sento in colpa!”

“No, no non ti preoccupare, troverò un modo, per trovarlo. Grazie per la pazienza!”

“Non c’è problema Naruto-kun! Sono sempre felice ti sentire la tua voce.”

“Bene, allora ci sentiamo. Ciao.”

Terminai la chiamata ed incominciai a chiamare tutti i bar e hotel seguendo un grado di importanza, ben conscio di quante possibilità ci fossero di trovare un cacao che era fuori commercio da almeno cinque anni.

 

Naruto era seduto li, a fissare il tetto della macchina ed era stanco, distrutto, aveva chiamato per due ore e mezza tutti i bar hotel ristoranti sulla sua lista, centinaia di locali e non era riuscito a trovarlo. Era finita.

 

Non capiva sinceramente il motivo per cui Sasuke non lo licenziava dopo averlo lasciato a lavorare da lui dopo la scenata di ieri…forse si voleva divertire, vederlo convinto di essere riuscita a scamparla e poi dargli un lavoro impossibile da accompiere.

 

Sentì il cellulare suonare e rispose con voce stanca: “Qui Naruto Uzumaki, cosa posso fare per lei?”

“Naruto-kun! Sono io Shion! Mi sono sentita parecchio in colpa per non essere riuscita ad aiutarti così ho chiesto a papà di fare delle chiamate in giro e indovina un po’?”

“No…”

“Già, un caro amico del mio paparino è uno dei maggiori soci della Herold, dunque ho trovato una intera confezione di cacao brasiliano amaro al 70%.”

Il ragazzo era sull’orlo della lacrime, questo era un miracolo degno dei pani e dei pesci! Okay, forse stava esagerando ma avete capito l’antifona no?

“Se passi al dark rose te lo do subito.”

“Hai grazie Shion, passo subito.” Chiuse la chiamata e disse: “Mark!”

L’uomo che si era addormentato sul sedile da guidatore della macchina aspettando che il suo passeggero gli dicesse cosa fare si svegliò di colpo e disse: “Si signore?”

“Al dark rose! Ho trovato il cacao!”

“Lo sapevo signore, complimenti!”

“Dopo questa niente sarà più impossibile!”

 

La mercedes partì in quarta mentre Naruto chiamò Moegi per informarla che tra venti minuti aveva bisogno di quelle cose che aveva ordinato prima.

 

Quando arrivarono al dark rose Shion li stava aspettando fuori dall’entrata, Naruto corse verso di lei, la abbraccio, ringraziandola tantissimo per poi andare subito al bar a prendere i caffè e i cappuccini.

 

Corse nell’ufficio mise il caffè e il cappuccino nelle tazze apposite, portò il cacao nella piccola scodella di ceramica, guardò l’orologio e annuì, tra tre minuti precisi Sasuke sarebbe tornato, se c’era una cosa che gli si doveva lasciare era la puntualità, era assolutamente impeccabile, neanche un secondo di ritardo o di anticipo, mai.

 

Sentì l’ascensore salire, corse verso di lui e quando le porte si aprirono prese subito la giacca che il suo capo gli passò e gli aprì la porta per l’ufficio.

“Spero che tu sia riuscito a trovare quel cacao, non ne accetto altri.”

“Sissignore, è stato un gioco da ragazzi.” Bugie, solo bugie, brucerai all’inferno!

“Hn. Dobe.”

“Teme.”

Sasuke guardò il cacao e ne mise alcuni cucchiai sulla crema, annuì e disse: “Puoi andare a pranzo.”

“Arigatou!”

“E Naruto?”

“Si?”

“Chiamami Sasuke.”

Il biondo annuì ed uscì di corsa vestendosi velocemente, per essere pronto ad uscire quando Kiba arrivò con in braccio Akamaru: “Nacchan!” il biondo corse verso di lui e lo baciò: “Ciao Kiba! Dai andiamo a pranzo ho una fame che non ci vedo!”

Il giornalista sorrise all’allegria del suo ragazzo e lo prese per mano: “Si, andiamo a mangiare del ramen!” 

“Yay!”

 

Sasuke stava seduto bevicchiando il cappuccino con il cacao che Naruto era riuscito a fargli avere, era sorpreso, non pensava che esistessero ancora confezioni di quel cacao, quando sentì Kiba entrare e Naruto esultare per la felicità sentì qualcosa di strano al cuore, che non gli piaceva per niente.

 

Sentì la porta aprirsi e si voltò sperando segretamente che fosse il suo giovane assistente, trovandoci invece Shikamaru con un quaderno ad anelli in mano che si diresse verso di lui: “Questi sono i miei schizzi per Neji Hyuga. Dagli un’occhiata.”

“Hn.”

Il responsabile del reparto moda andò verso la porta, fermandosi però poco davanti ad essa si fermò e disse: “Cerca di trattenerti Sasuke okay? Naruto sta andando in pezzi, si era quasi arreso questa volta e tu non vuoi perderlo vero?” poi uscì di gran carriera dall’ufficio.

 

L’Uchiha rimase in silenzio scioccato a fissare la porta semichiusa davanti a se, strinse insieme i denti e grugnì arrabbiato, quel uomo sapeva sempre troppe cose.

 

*

 

Naruto tornò al lavoro il giorno dopo l’appuntamento l’ennesimo appuntamento con Akai, le cose stavano andando sempre meglio e aveva un gran sorriso appiccicato sulle labbra.

 

Arrivò puntuale, come sempre organizzò diligentemente i documenti del suo capo, telefonò a chi doveva telefonare.

 

Alla fine della sua giornata di lavoro, che fu stranamente calma e senza strane richieste.

Stava per andarsene quando venne richiamato: “Naruto!”

Il ragazzo sospirò ed entrò nel ufficio del suo capo: “Hai Kyubi-san?”

L’uomo con i capelli rossi lanciò un’occhiata al suo assistente e poi disse senza guardarlo: “Stasera ci sarà un festa, voglio che tu mi accompagni.”

 

Silenzio.

 

“COSA?”

“Si mi verrà assegnato un premio e voglio che tu venga con me, niente scuse. Vienimi a prendere con la macchina.”

 

Noooooooooooooo!

 

Naruto era furioso, indossava un attirè da sera bianco e stava aspettando che quel essere insignificante inutile e rompiballe uscì dalla sua enorme villa, stava incominciando ad innervosirsi ulteriormente quando la porta della villa si aprì e dalla casa uscì Kyubi, vestito in un elegante smoking nero, i capelli chiusi in una coda, semplice eppure divino.

 

Naruto non si ricordò molto della serata, si ricordava di aver parlato con molte persone e di aver incontrato tanta gente importante, di aver mangiato e bevuto cibi costosi, ma l’unica cosa che gli era rimasto impresso nella mente fu Kyubi, bello e terribilmente affascinante.

 

*

Ebbene si, questa volta era sicuro che ce l’avrebbe fatta, l’uscita di ‘Others Life’ doveva aspettare ancora due settimane e quella sera Sasuke aveva una festa a cui andare, perciò finalmente sarebbe riuscito a fare la sua bellissima serata tutta ramen e film.

 

Prese la sua giacca e fuggì velocemente verso l’ascensore, riuscì a scendere, oltrepassò le porte del palazzo e a raggiungere la macchina dove Mark lo stava aspettando quando sentì il suo cellulare suonare.

Portò la sua mano verso la borsa, prese il telefono portatile e rispose con un tono acido: “Qui Naruto Uzumaki.”

“Ciao, oggi alla grande festa di ‘OL’ voglio che ci sia anche tu, niente scuse. Vienimi a prendere alle sette e mezza.”

 

Qualcuno lassù lo doveva odiare. 

 

Kami-sama poteva quasi vedere il sorriso sadico e soddisfatto di avergli rovinato la serata, Naruto stava pensando a tutti i modi possibili come torturare il proprio capo, quando gli venne in mente una cosa. Come diavolo trovava un vestito da sera per una festa di ‘Others Lifes’?

Si girò e corse nel reparto dove Shikamaru stava osservando dei disegni: “Shika!” il ragazzo si voltò e alzò un soppraciglio: “Cosa posso fare per te Naruto?”

“Ho bisogno di un vesito per la festa di ‘OL’.”

“He? Perchè? Non ne hai già scelto uno per Sasuke?”

“Infatti, questo é per me.”

Un momento di silenzio.

“Cosa?” sembrava sorpreso ma Naruto non capiva perchè, infondo il teme era famoso per i suoi colpi di testa, e non solo contro i suoi subordinati incompetenti.

“Teme vuole che lo accompagni alla festa.”

“Perchè?”

“E che ne so! Allora, mi dai una mano si o no?”

Shikamaru sospirò e sussurrò un: “Che fatica.” Per poi dirigersi verso il reparto vestiti.

 

*

 

Sasuke si stava osservando allo specchio, doveva ammettere che quel dobe aveva scelto molto bene, aveva subito capito che adorava Armani.

Sospirò, chissà se sarebbe stato arrabbiato per doverlo accompagnare alla festa, no aspetta, sarebbe stato sicuramente arrabbiato, ma non poteva fare a meno di averlo con se. Apparte che aveva bisogno di un traduttore per parlare con gli invitati da tutto il mondo, Naruto stava incominciando ad ottenere la sua fiducia, cosa strana ma vera.

L’usuratonkachi era il migliore assistente che avesse mai avuto, anche se spesso lo insultava, si dava da fare con ammirabile impegno ed era riuscito ad esaudire qualuncue suo desiderio, anche i più stupidi e difficili. Perchè sapeva che erano stupidi e difficili e che gli orari in cui chiamava il dobe erano impossibili, ma era il modo standard con cui si comportava con i suoi assistenti, se riuscivano a sopravivere a più di un mese, allora poteva incominciarli a trattarli come esseri umani, o quasi.

 

La porta suonò e Sasuke scese, aprì la porta e si trovò davanti un Naruto vestito in un elegante smoking bianco, capelli saggiamente spettinati che stava tenendo aperta la porta della limousine per Sasuke.

“Allora Sasuke-san? Ci dobbiamo sbrigare o arriveremo in ritardo.”

Era così senza parole che riuscì a dire una sola cosa: “Hn.”

 

Quando Naruto vide apparire Sasuke davanti a lui, vestito in quel modo semplice ed elegante non poté fare a meno di notare quanto egli fosse bello, pensiero che non gli era passato per la menta dal primo giorno di lavoro, quando aveva scoperto che aveva un carattere insopportabile.

Tentai di riprendermi, infondo cos’era lui? Solo il su assistente e poi avevo il ragazzo. Già…

 

La festa fu la cosa piú noiosa che avesse mai vissuto, o quasi almeno.

Sasuke andava dalle persone, sussurrava a Naruto cosa dire e lui traduceva le frasi nella lingua dell’ospite, oppure le ripeteva semplicemente se la persona davanti a se era inglese...cosa che non capiva completamente perchè lui credeva che Sasuke avesse delle corde vocali, ma probabilmente si era sbagliato. Da notare il sarcasmo pungente.

 

Quando finalemente Sasuke incontrò suo padre Naruto riuscì a staccarsi dal suo capo per andare a recuperare dello champagne e delle tartine, stava morendo letteralmente di fame: “Quanto vorrei del ramen...”

“Tu dovresti essere il nuovo assistente del mio dolce fratellino.”

L’Uzumaki girò lo sguardo verso la direzione da cui era venuta quella voce e vide un uomo sulla trentina, lunghi capelli neri e profondi occhi dello stesso colore, sembrava una copia cresciuta di Sasuke.

“Uchiha Itachi immagino.”

“Piacere. Allora come va sotto la tirannia di mio fratello?”

Naruto prese un altro sorso di champagne: “Benino, sto incominciando a capire come funziona il suo piccolo cervelletto malato.” Ups, forse questo non l’avrebbe dovuto dire...

“Davvero? Saresti il primo.”

“C’è sempre una prima volta.”

“Ah, perchè tu hai già avuto la tua prima volta?” ci fu un attimo di silenzio in cui Naruto rimase a fissare il volto dell’Uchiha maggiore, quella domanda a doppio senso era, era, da pervertiti!

“Ma sicuro che sono fratelli?”

“Forse o forse no, ma questo dovrai scoprirlo da solo...”

Itachi stava per dire qualcosa quando Sasuke apparve vicino a lui: “Vi state divertendo? No perchè avrei bisognio di un traduttore, se non ti dispiace troppo fare il tuo lavoro, s’intende.”

Naruto soppresse il bisogno di alzare gli occhi al cielo e seguì il ragazzo, che lo portò fuori dalla sala, poi di colpo si voltò verso di lui e disse: “Cosa ti dirò ora lo dirò una sola volta chiaro? Perciò ascoltami e memorizza!”

Tirò fuori il blocchetto con la penna dalla tasca interna della borsa: “Si, dì pure.”

“Sta lontano da mio fratello, è pericoloso.”

Abbassò il blocchetto per poi rimetterlo nella tasca della giacca e sospirò: “Non per distruggere il tuo ego da dio, ma potresti per una dannata volta nella tua vita farti gli affari tuoi?”

 

Forse non avrebbe dovuto dirlo, no aspetta, sicuramente non avrebbe dovuto dirlo poiché l’espressione che fece Sasuke lo ghiacciò, il viso di solito completamente freddo ora era rattristato e negli occhi vi erano vari sentimenti, tra i quali dolore, dispiacere, rimorso, rabbia.

“Sasuke…” tentò di dirgli Naruto ma l’uomo si voltò e se ne andò via correndo, lasciandolo pieno di sensi di colpa.

 

Il corvino uscì di corsa dalla festa, ignorando tutti gli invitati che lo stavano richiamando, ignorando suo fratello, ignorando tutto andandosene via di li.

Non era arrabbiato per via del fatto che Naruto l’aveva rimbeccato, no, ma perché gli aveva rinfacciato qualcosa, ma perché gli ave rinfacciato qualcosa a cui non voleva pensare.

La vita di Naruto non centrava nulla con la sua, la vita di Naruto non avrebbe mai centrato nulla con al sua al di fuori del lavoro e lui lo odiava. O-D-I-A-V-A.

 

Naruto era rimasto tutta la sera a tentare di chiamare il suo capo, si sentiva in colpa e anche se aveva incontrato Kiba, che quando aveva sentito dall’altro che era dovuto andare a quella festa aveva deciso di venire anche lui, non riusciva a toglierselo dalla testa, si sentiva in colpa, terribilmente in colpa.

 

Fu solo più tardi, quando Kiba l’aveva riaccompagnato a casa baciato, assicurato che era la persona più bella del mondo e che Sasuke sicuramente non sarebbe morto, che ricevette una chiamata, era seduto sul suo divano a guardare un po’ di televisione e rispose con fare stanco al cellulare: “Qui Naruto Uzumaki.”

“Ehm, slave, qui c’è un uomo sulla ventina che è mezzo ubriaco e avrebbe bisogno di essere venuto a prendere, ho preso il suo cellulare e ho visto che tu l’hai chiamato per molte volte e mi chiedevo se…”

“Oh mio dio? Come sta? Dove è? Ha bevuto tanto?”

La voce esitante della donna rispose: “Sta abbastanza da schifo, ha bevuto tonnellate di roba, devo dire che mi sorprende il fatto che sia ancora vivo.

 

Il male non muore mai.

 

“OK dove è? Lo vengo a prendere.”

“Green penegal, tra la dodicesima e la quarantacinquesima, ehm.”

“Chiamo un taxi e sono li tra mezz’ora.”

 

Stupido bastardo.

 

Dopo mezz’oretta riuscì ad entrare nel bar, si guardò in giro, cercando un Sasuke ubriaco, quello che trovò fu un Sasuke addormentato sul bancone, si avvicinò a lui e sospirò alla donna che lo stava tenendo sotto controllo lanciandoli di tanto in tanto delle occhiate preoccupate: “Sono Naruto Uzumaki, sono qui per il teme. Grazie per esserti occupato di lui.”

La donna annuì e se ne andò.

 

Il biondo avvicinò il proprio volto a quello del suo capo e con una mano incominciò a scuoterlo delicatamente: “Sasuke? Sono io Naruto, dai vieni, ti porto a casa.”

Il corvino aprì un occhio e sussurrò: “Nacchan? Sei tu?”

“Si, sono io, Sasuke, dai ti porto a casa.”

L’uomo si attaccò al collo della kitsune e disse: “Scusa, scusa, non volevo essere cattivo Nacchan, mi dispiace.”

Naruto lo alzò portandolo fuori: “Si, lo so, lo so, non ti preoccupare, non sono arrabbiato.”

“Davvero, davvero?”

“Si.”

“Sono felice, perché non voglio che Nacchan si arrabbi con me, perché io gli voglio bene!”

Arrivarono al taxi e Naruto rispose: “Ti voglio bene anch’io.”

Entrarono nel taxi e quando Naruto ebbe chiuso la portiera Sasuke chiese: “Davvero?”

“Si.”

Subito un enorme sorriso apparve sul volto del di solito gelido Uchiha e si attaccò subito al braccio del biondino: “Oggi posso dormire da te?”

L’altro sospirò rassegnato: “Okay. Scusi? Mi potrebbe riportare dove è venuto a prendermi? Grazie, molto gentile.”

 

Dopo aver pagato il taxista Naruto portò in braccio il suo capo verso il suo appartamento, lo svestì e lo appoggiò sul suo letto, poi si mise il suo pigiama ed andò a dormire sul divano. Avrebbe potuto fare il contrario e sinceramente non aveva capito come mai lasciava dormire Sasuke a casa sua, ma non poté fare a meno che pensare che il sorriso che il suo capo gli aveva fatto vedere, era bellissimo e terribilmente affascinante.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4° ***


 

Naruto era preoccupatissimo, quattro ore prima Kyubi aveva visto lui e Akai baciarsi nel ufficio del primo, lui si era aspettato una ramanzina bella e buona che gli ricordava di mantenere i rapporti fuori dal lavoro, ma l’unica cosa che aveva fatto il capo era schioccare la lingua in disappunto e poi sparire per quattro ore.

 

Aveva tentato di chiamarlo sul cellulare ma non rispondeva, chissà cosa era successo.

 

Poi una barista lo chiamò, gli disse che li davanti a lui c’era un uomo mezzo ubriaco e che sarebbe dovuto andarlo a prendere, cosa che fece il prima possibile. Quando entrò, Kyubi si attaccò a lui dicendogli che non gli piaceva che lui stava con suo fratello e poi gli chiese di dormire a casa sua. Il biondo sorrise e gli disse di si, infondo, che problema c’era?

 

Un enorme gigantesco, ingarbugliato problema.

 

*

 

Naruto si svegliò molto presto la mattina e questo era una cosa inusuale, soprattutto dato il fatto che di solito la sveglia suonava per dieci minuti prima che il biondo assistente si degnasse di scendere, ma quel giorno c’era qualcosa di diverso.

Non sapeva cosa, ma c’era qualcosa che non andava, qualcosa di strano, che non doveva esserci, qualcosa di morbido, attaccato al suo braccio, che gli stava succhiando il collo!

“IARGH!” urlò e con un forte calcio mandò il proprio capo a terra.

CHE CAZZO CI FA LUI ATTACCATO AL MIO BRACCIO? E MI STA SUCCHIANDO IL COLLO! AAAAH!

 

Il corvino si mise seduto massaggiandosi la testa: “Che c’è dobe, non ti sei mai svegliato con un ragazzo nel proprio letto? E Kiba? Lo facevi dormire per terra?” poi però i portò subito le mani alla testa, probabilmente per via dei postumi della sbornia.

Che cazzo sta dicendo?

“Che c’è teme, sei tornato a essere il bastardo di sempre?”

Sasuke alzò un sopracciglio ed incominciò: “Quando mai ho smes…” si bloccò formando con la bocca un ‘O’.

 

Naruto sospirò e si alzò dal letto: “Va bene, allora ti faccio della colazione e poi guardo cosa posso fare per fermare il casino mediatico che scaturerà dalla tua geniale idea di ubriacarti pubblicamente. Oddio scommetto che Kiba ci andrà a nozze con una foto tua mezza ubriaca.”

“Ti tradisce con una foto?”

Il biondo guardò un attimo scioccato il suo capo e poi tentò di giustificarlo col fatto che era ‘tutta colpa dei postumi della sbornia…’ già.

“Allora cosa vuoi? Ti faccio delle frittelle?”

“Non mi piace la roba dolce.”

“Vabbè, oh ti accontenti oppure rimani a digiuno, vuoi un thè?”

“Io…”

“Perfetto.”

 

Ora, probabilmente era perché Sasuke era ancora sotto gli effetti dei postumi della sbornia, ma non disse niente, seguendo docilmente il proprio assistente in cucina, sedendosi sulla sedia vicino al tavolo.

 

Mentre Naruto stava a cucinare, Sasuke poteva solamente continuare ad osservarlo, come si muoveva per prendere le cose di cui aveva bisogno, in quella cucina vecchia e sporca, girandosi di tanto in tanto per lanciarli un sorrisetto nervoso e pensò, che gli sarebbe piaciuto rimanere più a lungo, li seduto ad osservarlo. Magari quei sorrisetti nervosi trasformati in veri e propri sorrisi e quella cucina completamente rinnovata, ora che ci pensava, sarebbe stato magnifico averlo nella sua cucina, quasi intoccata, sarebbe stata sicuramente migliore di quel posto li.

Distolse il suo sguardo dal suo assistente per rivolgerlo all’appartamento. Non era esattamente una schifezza ma si vedeva che aveva bisogno di qualche sistemata, c’erano dei punti marci e i muri avevano bisogno di una passata di colore.

Venne distolto dai suoi pensieri quando un piatto di frittelle gli venne posato davanti insieme a una tazza di thè: “Tieni teme, mangia, io intanto faccio una telefonata a Kiba per vedere se i sentimenti che prova per me bastano per farmi dare i nomi di tutti i giornali che gli hanno chiesto di scrivere un articolo su di te.”

“Hn.”

“Esauriente come al solito. Allora…” estrasse il cellulare e dopo aver fatto velocemente il numero se lo portò all’orecchio.

“Ciao Naru-chan!”

“Ciao Kiba, come va?”

“Bene e tu? Ho sentito che alla fine l’hai trovato.”

“Si, è a casa mia. Senti, mi daresti una mano a svolgere il mio lavoro?”

“Certo, amore, tutto quello che vuoi.”  

“La lista dei giornali che ti hanno chiesto di scrivere un articolo su Sasuke?”

“Amore, per le foto del tuo capo c'è poco da fare, saranno già su tutti i giornali, non serve un buon articolo per queste cose, solo tante battute cattive. Cosa ha fatto?”

“Si è ubriacato.”

“Oh bene, buona fortuna, ti consiglio di leggere la rubrica pettegolezzi del NY, io non vedo l’ora.”

“Sei cattivo!”

“Mmh, forse…ci vediamo, baci.”

“Ciao.”

 

Chiuse la chiamata e vide Sasuke guardarlo con un sopracciglio alzato.

“Che c’è?”

“Avete una storia seria?”

Naruto rimase un attimo stizzito dalla domanda ma poi rispose: “Certamente.”

“Perché non gli hai dato ancora un nomignolo?”

“Come?”

“Perché non lo chiami Kiba-chan, o amore, o tesoro?”

“Dove stai cercando di arrivare?”

“Non gli hai detto un: ‘Mi sei mancato.’ o ‘Ti voglio bene.’” 

“E allora?”

“Non è quello che ci si dice quando si è in una relazione?”

“Senti chi parla, mister relazione, ti porti a letto chiunque abbia due gambe, respiri e sia leggermente attraente e mi vieni a fare ramanzine sui rapporto. Tsè.” Sbuffò con disappunto: “In ogni caso non c’è niente che posso fare per le foto che probabilmente i fotografi hanno fatto.”

 

L’Uchiha fece cadere indietro la testa e disse: “Ci sono abituato, infondo la mia vita è uno spettacolo aperto a tutti. Non posso fare un errore che subito tutti mi sono contro, guardate la vita di Sasuke Uchiha, miseria e disgrazie, guardate tutti gli errori che ha fatto!” esplose a ridere e Naruto poté solamente fissarlo, malinconico. Sospirò e poi disse: “Dai, Sasuke-teme, è ora di tornare al lavoro, torna ad essere il signore del male che terrorizza tutto l’ufficio di OL solamente attraversandolo, vedrai, tutto si sistemerà.” Il biondo appoggiò la mano sulla spalla del proprio capo e con un sorriso genuino disse: “Andrà tutto bene. Non sei solo, ci sono io con te, no?” poi prese la tazza e il piatto vuoto e li mise in lavandino: “Andiamo.”

 

Sasuke rimase in un silenzio meditativo mentre si metteva dei vestiti di Naruto, nessuno gli aveva mai detto ‘andrà tutto bene’, infondo era un Uchiha, nessuno doveva farglielo capire, era ovvio che sarebbe andato tutto bene, un’Uchiha non falliva mai, ma quando Naruto gli aveva detto ‘non sei solo, ci sono io con te, no?’ con quel sorriso, si era praticamente sciolto. Nessuno, nessuno gli aveva mai parlato così, nessuno gli aveva mai dimostrato affetto, tutte le altre persone o passavano il tempo con lui per interesse personale o per lavoro, ma niente, niente, aveva obbligato l’altro a dire quelle parole, erano genuine, erano vere. E questo gli scaldava il cuore.

 

 Naruto al contrario mentre si stava preparando per andare al lavoro pensò solamente a come il suo capo, quel essere freddo, malvagio e bastardo, per un po’ si era trasformata in una persona debole e fragile, una persone che aveva paura e che era tremendamente sola. Si era reso conto in quel attimo che si era sbagliato, Sasuke era così freddo per proteggersi, proteggersi dalla massa, proteggersi dalle persone che non lo lasciavano in pace, da un modo che senza conoscerlo lo giudicava. E si sentì in colpa, la giovane kitsune si sentì in colpa per essere stata come loro, per averlo etichettato subito come ‘il freddo bastardo’ senza averlo mai conosciuto a fondo. Perché in realtà, Sasuke Uchiha era solo e unicamente una persona profondamente sola, che aveva bisogno di un amico.

 

*

 

Verso l’ora di pranzo Sasuke si alzò dalla sua scrivania e si diresse verso la sua porta, forse avrebbe potuto invitare Naruto a pranzo, così, giusto per passare un po’ di tempo insieme e conoscersi…

Sentì il telefono squillare e si bloccò subito.

 

Naruto prese la cornetta e la portò all’orecchio: “Ufficio di Sasuke Uchiha, cosa posso fare per lei? Ah ciao Kiba! Hm? Se usciamo a pranzo?”

 

L’uomo dai capelli corvini tornò subito alla sua scrivania, certo era ovvio, Naruto aveva un ragazzo, non avrebbe mai passato il tempo con quello ‘stronzo’ del suo capo…sospirò e poi sentì la voce del suo assistente: “Vado a prenderle il pranzo!” da quando erano arrivati in ufficio aveva incominciato a dargli di nuovo del lei e questo lo innervosiva parecchio: “Hn.”

 

Dopo mezz’ora se lo ritrovò nell’ufficio con un sacchetto di plastica in mano: “Ecco qui Sasuke-kun, la sua insalata di pollo e i suoi spaghetti al pomodoro.”

“Hn, grazie, adesso puoi prenderti la tua pausa pranzo.”

Il biondo sorrise nervoso e poi disse: “Senta, visto che lei non ha nessuno con cui stare e anch’io sono solo, mi chiedevo se potevamo pranzare insieme. Così, per passare del tempo insieme e magari conoscerci meglio…”

L’Uchiha rimase senza parole per un istante e poi annuì, sorpreso: “Niente pranzo con Kiba oggi?”

“No, Sasuke-kun, aveva da fare.”

 

Quella era una bugia bella e buona, ma lo stesso Sasuke annuì, soddisfatto che il biondo avesse scelto lui tra i due: “Naruto?”

“Si?”

“Dammi del tu, e chiamami come vuoi.”

L’altro lo fissò sorpreso: “Anche teme?”

“Pff, se vuoi.”

“Haha, allora d’ora in poi ti chiamerò sempre teme!”

“Come vuoi, dobe.”

“Hei!”

 

Naruto sorrise e diede le confezioni con il cibo a Sasuke, per poi tirare fuori le confezioni di ramen che si era preso.

“Ramen?”

“Si è il mio cibo preferito!”

“Il ramen è il tuo cibo preferito? Ma fa schifo.”

Naruto impallidì di colpo: “Ramen…schifo…urgh…tu…blasfemia!”

“Hn, dobe.”

“Teme!”

Poi aprirono le confezioni ed entrambi incominciarono a mangiare: “Allora Naruto, raccontami un po’ di te.”

Il biondo mandò giù la pasta che stava mangiando e sorrise: “Mio padre era un fotografo naturalistico, lavorava per giornali come il ‘national geografic’, abbastanza conosciuto, così viaggiavamo molto, mia madre, beh diciamo che ci ha lasciato poco dopo la mia nascita. Volevo diventare un giornalista, ma non ci sono riuscito, così mi sono trasferito dall’Inghilterra qui a New York, pe ritrovarmi a fare l’assistente di un teme come te. Ora tocca a te.”

“Perché non sei diventato giornalista?”

Naruto mise via la scodella e sorrise: “No, no. Tocca a te raccontarmi la storia della tua vita.”

L’Uchiha mandò giù l’ultimo po’ di pasta e tirò fuori l’insalata di pollo: “Nato nella famiglia Uchiha, ho un fratello maggiore assolutamente perfetto, un bastardo, cinico, freddo, sadico fratello perfetto. Sembra che io riesca a capire cosa voglia la massa e così sono diventato il capo di OL ed eccomi qua, capo dell’assistente più dobe di tutta New York.”

“Haha.” Naruto prese un sorso di acqua: “E in famiglia?”

“Tutto bene, questo mi fa ricordare che mi hanno invitato a cena venerdì…”

Naruto estrasse velocemente l’agenda elettronica con gli appuntamenti di Sasuke e lo scrisse.

“Vogliono che io porti un ospite.”

“Ah…uhm, chiamo Karin?”

“Uh, per favore dobe, Karin è solo una scopata, neanche particolarmente buona. Voglio che tu mi accompagni.”

“Ma i tuoi vogliono che tu porti la tua ragazza.”

“No, vogliono che porti un ospite, uno con cui si possa conversare e che non scoppi a ridere ogni due secondi.”

Naruto prese in mano i bastoncini e rincominciò a mangiare: “Ci sarà anche Itachi?”

Sasuke gli lanciò un’occhiataccia truce: “Ti ha affascinato talmente tanto da volerlo rivedere?”

“Smettila. Mi ha incuriosito, è così strano…”

“Hn. In ogni caso, sì, ci sarà. Passo davanti al tuo appartamento alle sette e un quarto, dobbiamo essere li alle otto.”

“Ma io…” Naruto pensò che Kiba e lui quel giorno avrebbero dovuto uscire, ma l’idea di conoscere la famiglia di Sasuke lo fece subito decidere tra i due: “D’accordo.”

“Chiedi qualcosa da vestire a Shikamaru, cerca di essere presentabile.”

Naruto annuì, mise via le bacchette e lanciò una sguardo sull’orologio del telefono sulla scrivania: “Pausa pranzo finita, torno al lavoro, bye, bye!” 

Sasuke fece apparire un sorriso sulle sue labbra quando l’Uzumaki era già uscito, forse aveva un possibilità, forse Naruto sarebbe stato suo.

 

*

 

“Così tuo padre era Minato Namikaze.”

“Si.”

“Come mai hai il cognome di tua madre?”

“Ecco, non erano sposati e così mia madre mi ha dato il suo nome.”

“Capisco.”

“Sono rimasto sorpreso quando ho scoperto che lei e Akai siete sposati solamente da parte di madre, siete così simili.”

“Si, ma io amo Akai come se fosse mio fratello al 100%.”

 

Naruto sorrise, prese la pasta del ramen con i bastoncini, era da un po’ che stranamente il suo capo gli si aggregava a pranzo, non che avesse niente in contrario, anzi, era felice di conoscerlo meglio.

“Il suo circolo come va?”

“Oh bene, cosa che mi fa ricordare che sabato abbiamo una cena e dovrei portare un ospite, vorresti accompagnarmi?”

“Non vuole portare Akai?”

“Non gli piace il mio circolo di lettura, allora?”

 

Naruto e Akai avevano un appuntamento quel giorno ma al pensiero che poteva passare del tempo extra con il suo capo, che lo affascinava tantissimo, non riuscì a resistere: “Certo, volentieri.”

 

*

 

“Shika?”

L’uomo dalla strana pettinatura stava prendendo le misure a una modella: “Non ora Uzumaki, c’è quella dannata donna, Tsunade, che non vuole alcuno dei miei vestiti che ho disegnato per lei, perciò ne devo creare un altro!”

“Mmh,” Naruto lanciò un’occhiata attorno a se e poi disse prendendo in mano uno schizzo: “A me questo piace, mai provato a farlo in verde? Sta bene con i suoi capelli biondi, magari se metti una cintura a vita alta? Ultimamente vanno.”

Shikamaru lanciò uno sguardo allo schizzo e lo osservò attentamente: “Mmh, si potrebbe andare, dovrei fargli un altro taglio però, potrebbe andare.” Riappoggiò lo schizzo sul tavolo: “Hai buon gusto.”

“Hehe.”

“Bene, allora perché sei venuto qui? Sicuramente non per aiutarmi.”

“Ehm, no. Ho bisogno di un attirè da sera.”

Il castano prese una matita ed incominciò a disegnare, mentre la modella stava in piedi, ovviamente senza sapere che fare e Naruto le fece segno di andarsene.

“Come mai? Non mi sembra che ci siano feste , sarei stato sicuramente invitato.”

“Si, ne sono sicuro, ma non è per una festa. Sasuke-teme vuole che lo accompagni alla sua cena di famiglia e devo vestirmi decentemente.”

Nara rimase in silenzio, scioccato a fissare l’assistente più duraturo nella storia del regno del terrore di Sasuke Uchiha.

“Così, mi chiedevo, se potessi darmi qualcosa?”

Shikamaru si svegliò dalla sua trance e annuì: “Certamente, allora, che tipo di cena è?”

“Beh, quel teme non ha voluto dirmi niente, ma ho fatto delle ricerche. È una cena di famiglia, tutti i parenti più stretti direi.”

“Hn, allora, per una cena di famiglia a casa Uchiha, direi, Lagerfeld…”      

 

Sasuke osservò il condominio del suo assistente da fuori, era proprio una schifezza, d’accordo che l’affitto a New York era ridicolamente alto e anche il prezzo della vita era salito… okay, d’accordo, forse era lui che era abituato ad un tenore di vita alto come un grattacielo.

 

Lanciò un’occhiata al suo rolex e decise che ora poteva salire, cercò di non dare troppa importanza allo sporco, oddio quello era un topo? Respirò cercando di indossare la maschera fredda che aveva sempre, raggiunse l’appartamento e bussò.

“La porta è aperta!”

La aprì e vi entro, chiudendola dietro di se.

“Sasuke?”

“Hn.”

“Sono in stanza mia, aspetta un attimo devo mettere a posto la cravatta.”

 

L’Uchiha sospirò ed andò nella stanza per vedere dove cavolo era finito il suo dobe. Si. Suo.

 

Naruto era davanti allo specchio con una cravatta aperta, mentre stava tentando di capire come la doveva chiudere.

“Problemi con la cravatta, dobe?”

“Sì, ecco, non ho mai imparato a fare i nodi.”

“E con Kiba?”

“Shikamaru me l’aveva fatta prima che io me ne andassi.”

“E perché non te l’ha fatta anche sta volta?”

“Era troppo occupato a riarrangiare un vestito per Tsunade.”

“Hn, dobe.”

“Teme! Non tutti sono abituati ad andare in giro vestiti come dei principi, lo vedi dove abito! Stupido teme!”

 

Sasuke si avvicinò sospirando, prese Naruto per il colletto e disse: “Lascia fare a me, stupido dobe.”

“Teme, forse mi sbaglio io, ma stupido e dobe non vuol dire la stessa cosa?”

“Hn.”

Il capo portò le sue mani verso il collo del biondo facendo con maestria il nodo, accarezzando leggermente e dolcemente il collo brunito, lasciando poi delicatamente cadere la cravatta e appoggiando infine i palmi delle sue mani sul petto dell’uomo leggermente più basso di lui che era già arrossito.

“Bene…grazie… Ora però andiamo, non vorrei mai infrangere una delle tue preziose regole.”

“Quali regole?”

“Un’Uchiha non arriva mai in ritardo!”

Naruto prese il suo capo per la mano e scese di corsa giù per le scale, era così imbarazzato! Quelle mani erano state così dolci, nessuno lo aveva mai toccato con tale dolcezza… tentò di scacciare quei pensieri dalla sua testa, infondo era il suo capo diamine!

 

Il viaggio fu silenzioso per la prima mezz’ora, Naruto si tratteneva dal parlare troppo imbarazzato dal fatto che Sasuke era riuscito a fargli battere il cuore così velocemente solamente toccandolo, non gli piaceva come si stavano sviluppando le cose, sembrava troppo simile al suo passato. C’erano troppe cose che coincidevano, ma allora, cosa sarebbe successo? Si sarebbe tutto ripetuto? Sarebbe finita come l’ultima volta? Non poteva proprio fuggire dal suo passato?

No. Sicuramente no, figurati se Sasuke aveva dell’interesse verso di lui in quel senso, il principe di ghiaccio, mister ‘sei-stato-utile-solo-per-una-notte-di-sesso-e-pure-scadente’, nah, non aveva intenzione di diventare il giocattolo di nessuno, nemmeno di un super-sexy bastardo.

 

Sasuke al contrario stava, diventando insicuro, dentro di se, sperava che Naruto non fosse così imbarazzato per via del fatto che era il suo capo e ci stava provando, sperava che l’imbarazzo fosse perché era il suo capo e lui aveva un ragazzo e che pensava che non fosse giusto…

 

“Allora, c’è qualcosa che devo sapere sulla tua famiglia?”

Sasuke lanciò un’occhiata al ragazzo e poi annuì: “Mio fratello sembra tanto un uomo perfetto ma in realtà è un sadico pervertito, mio cugino Shisui è forse anche peggio, mio padre lo conosci, mia madre è molto dolce, credo sia tutto, cerca di fare una buona impressione.”

“Certo, certo. Farò del mio meglio.”

“Hn.”

 

La macchina si fermò davanti al cancello dell’enorme mansione Uchiha, Naruto sentì il proprio cuore battere all’impazzata e non capiva, infondo era solo la famiglia del suo capo, non quella del suo ragazzo, oh?

 

La casa era bellissima ed enorme, i due uomini rimasero in silenzio, attraversarono il corridoio raggiungendo il salotto dove la famiglia Uchiha li stavano giá aspettando, appena entrarono quattro paia di occhi nero carbone si fissarono sul biondo e se quest’ultimo non avesse una assoluta perfetta preparazione a qualunque sguardo gli venisse lanciato, probabilmente sarebbe fuggito a gambe levate.

Invece prese tutto l’autocontrollo ricevuto grazie a un anno di sguardi omicidi di Kyubi e sorrise, inchinandosi leggermente: “Piacere di conoscervi, il mio nome è Naruto Uzumaki e sono il corrente assistente di Sasuke-san.”

Fugaku fece passare il suo sguardo dalla kitsune a Sasuke e poi da Sasuke alla kitsune, per poi dire: “È un piacere avervi qui. Naruto-kun, questa é…”

“Mikoto Uchiha, la sua adorabile moglie, è un piacere conoscerla.” La donna sorrise arrossendo leggermente: “Mentre lei è Itachi Uchiha, il figlio maggiore e futuro erede della Uchiha Co. E suo nipote Shisui Uchiha. Sasuke-san mi ha giá informato.” Poi arrossì leggermente: “È un onore conoscervi, spero.”

 

Fugaku annuì e allungò la mano: “È un piacere incontrarti al di fuori dal mio ufficio, Naruto-kun.”

“Oh, mi chiami Naruto.” Il biondo strinse la mano al capo famiglia e poi disse: “È un piacere anche per me incontrarla al di fuori dell’ufficio.”

 

Poco dopo aver parlato con tutta la famiglia vennero invitati dal maggiordomo a sedersi a tavola. La famiglia Uchiha era entusiasta di Naruto, Itachi e Shisui si divertivano molto a metterlo in imbarazzo, ma il biondo riusciva sempre a rimbeccarli. Mikoto era al settimo cielo che Sasuke avesse trovato qualcuno con cui parlare e Fugaku, beh Fugaku parlava e parlava, sembrava che l’Uzumaki fosse molto ben informato e si era creato delle solide convinzioni che non voleva assolutamente abbandonare e questa era una cosa che il capostipite degli Uchiha apprezzava immensamente.

 

Sasuke osservava attentamente il padre durante il dialogo con Naruto, sembrava molto rilassato e quando Fugaku lanciò un’occhiata nella sua direzione, in quei occhi neri, che assomigliavano tanto ai suoi, vide approvazione.

Non era mai stato molto contento del suo orientamento sessuale e gli c’era voluto molto tempo per digerire la cosa, aveva sbraitato, urlato, l’aveva minacciato di diseredarlo, ma quando aveva visto che da bravo Uchiha, non aveva fatto una piega, si era rassegnato. Aveva sempre sperato che trovasse qualcuno che si confacesse allo standard Uchiha e tutte quelle puttanelle che si portava a letto sicuramente non lo erano.

Sasuke era sorpreso che avesse subito notato il suo interesse nei confronti del biondo, di solito suo padre non era molto perspicace quando si trattava dei sentimenti.

 

Alla fine della serata il minore degli Uchiha accompagnò Naruto a casa.

“Allora, che ne dici della mia famiglia?”

“Hehe, sono un po’ preoccupanti, soprattutto Itachi e Shisui, ma sono tipi a posto, credo almeno. Non hai assassini in famiglia vero?”

“Non credo, anche se con Itachi non ne sarei troppo sicuro.”

Il biondo sorrise, incominciò a guardare fuori dalla finestra e poi, quando la macchina si fermò davanti al condominio dove viveva si voltò di nuovo verso Sasuke: “Allora, ci vediamo lun…” venne interrotto da due calde labbra che si erano posate sulle sue, con dolcezza e la lingua calda di Sasuke le stava accarezzando, chiedendogli di aprirle, per farlo entrare. All’inizio era rimasto di pietra, ma poi le funzioni del suo cervello si erano spente, facendo aprire le labbra, incontrare le due lingue, intrecciandole in un dolce bacio pieno di passione.

Le labbra si lasciarono e vi furono solo degli sguardi fugaci e Naruto fuggì dalla macchina mormorando che si sarebbero visti lunedì, lasciando indietro un Sasuke più che soddisfatto.   

 

Il ragazzo corse verso il suo appartamento, chiudendo velocemente a chiave la porta, facendosi poi cadere a terra e nascondendo la testa tra le mani. Si stava tutto ripetendo, tutto, non era possibile, non poteva finire come l’ultima volta. Non poteva…

 

*

 

Naruto aveva tentato di vestirsi semi-decentemente per la cena del club, aveva sentito che nel club vi erano tra i più importanti giornalisti e d’Inghilterra e sicuramente non voleva fare brutta figura con dei suoi possibili futuri colleghi.

 

Quando Kyubi venne a prenderlo era tutto agitato, come un ragazzino per il ballo di fine anno, il suo capo tentò di calmarlo, sorridendogli dolcemente e raccontandoli che erano tutti tipi un po’ strani e che perciò non si doveva preoccupare, ma non servì a molto. Per Naruto era come conoscere la famiglia di Kyubi e, anche se non voleva ammetterlo a se stesso, voleva proprio piacere alla sua famiglia…

 

Al suo arrivo venne praticamente assaltato dagli amici di Kyubi, passò due ore a venir sottoposto a un interrogatorio minuzioso, ma alla fine decise che erano tutti molto simpatici.

Pazzi, non vi era dubbio, ma simpatici.

 

Più tardi quella notte Kyubi lo riaccompagnò a casa, andò con lui fino alla porta di casa sua: “Bene, spero che i miei amici non ti abbiano spaventato troppo.”

“Uh, no…sono simpatici, c’erto Ichibi fa paura, ma gli altri sono simpatici.”

“Mmh, Akai è arrabbiato con me perché gli ho rubato il ragazzo.”

La kitsune arrossì leggermente, si era dimenticato che Kyubi era il fratello di Akai, aprì la porta e poi si voltò di nuovo verso l’uomo dai capelli rossi: “Ehm, allora, ci vediamo lunedì. Arrive…” venne fermato da due calde labbra che si erano posate sulle sue, un bacio dolce eppure possessivo, un bacio che voleva far capire a colui che lo riceveva, quello che colui che lo dava provava. Un bacio che sapeva di amore, passione, desiderio e quando il baciò terminò Naruto non poté fare a meno di sorridere e iniziarne un altro.

 

*

 

Il giorno dopo Sasuke notò che Naruto era rimasto tutta la mattina in silenzio a fissare il telefono, non aveva risposta a neanche una chiamata, facendole andare tutte sulla segreteria, cosa che era alquanto strana, di solito faceva i salti mortali per rispondere, mentre oggi, niente.

Era per quello che era successo ieri? L’aveva talmente scandalizzato da scioccarlo in quel modo?

 

Il telefono suonò di nuovo e questa volta sulla segreteria si sentì la voce di Kiba: “Ciao Nacchan, mi chiedevo se volevi venire a pranzo con me, mi manchi tanto ed è da due giorni che non ti vedo, ne ti sento.”

Naruto prese subito la cornetta e rispose: “Kiba? Ciao sono io, io, ecco, si, per pranzo va bene. D’accordo, ti aspetto.”

 

L’Uchiha sospirò, certo, ora probabilmente racconterà tutto a Kiba e quello lo convincerà a farlo citare in giudizio per molestie sessuali…okay, respiro, non doveva farsi prendere dal panico per una cacchiata del genere.

 

Vide Naruto uscire dall’ufficio senza dire niente e decise, doveva fargli capire che era serio e che lui non sarebbe stato solo un giocattolo, perciò avrebbe dovuto liberarsi di quelle puttanelle che si portava a letto…

 

Naruto stava fissando il suo ramen in silenzio, non riusciva proprio a trovare la forza per mangiare, non pensando a quello che avrebbe fatto ora, si sentiva così male…

“Cosa c’è Naru-chan? Perché non mangi?”

Alzò gli occhi blu per incontrare lo sguardo preoccupato del suo ragazzo: “Io…ecco, Kiba, c'è qualcosa, di cui dobbiamo parlare…”

“Cosa?”

“Io…io, credo che dobbiamo finirla.”

L’Inuzuka guardò Naruto scioccato negli occhi: “In…in che senso?”

“Finire la nostra storia, chiuderla, voltare pagina, dillo come vuoi, ma credo dovremmo smetterla di vederci.”

Il castano rimase in silenzio a guardare il ragazzo biondo davanti a se, nei suoi occhi dorati si rispecchiava un'enorme tristezza e tanta delusione: “Come mai?”

“Io…ecco…” mi sono preso una cotta per il mio capo! No eh? Non posso dirglielo così…

“Non le sento.”

“Cosa?”

“Le farfalle, la voglia di baciarti, di passare del tempo con te, non c’è. Tu sei perfetto, sono io, io che sono uno stronzo.”

“Naruto…”

I due rimasero in silenzio e poi Kiba annuì: “Ho capito, se è quello che hai deciso.”

“Si, mi dispiace.”

L’altro fece segno di no con la testa e poi gli sorrise: “Grazie per avermi dato una possibilità.”

 

La kitsune rimase in silenzio e poi lo baciò dolcemente su una guancia: “Mi dispiace tanto. Grazie per averlo accettato.”

Poi se ne andò, il cuore che gli doleva alla vista degli occhi vuoti di Kiba e dentro di se si diceva: Provami che sei diverso, provami, che non farai quello che ha fatto lui.

 

 

Okay, grazie per tutti quelli che hanno commentato il chappy precedente. Voglio dire che questo è il penultimo capitolo e che spero sia venuto abbastanza bene.

 

Questo capitolo lo dedico ad allsecrets2 che oggi compie gli anni! Tanti auguri!

 

Alla prossima!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5° ***


 

Era seduto sulla sedia della sua scrivania, lo sguardo perso nel vuoto e i ricordi di quello che aveva fatto la sera prima ancora vividi nella sua mente. Come aveva potuto? Era il suo capo dannazione! E lui aveva il ragazzo! Cosa avrebbe dovuto fare? Dire tutto a Akai? Mettere in rischio la loro relazione? Oppure fingere che non si successo niente? Infondo Kyubi aveva un ragazzo, non sarebbe successo niente.

Naruto respirò a fondo, chiuse gli occhi e buttò indietro la testa, poi di colpo sentì la porta aprirsi e un uomo di una certa età entrare a gran passo.

 

“Cosa posso fare per lei?” quando l’uomo lo ignoro il giovane segretario lo bloccò, si mise davanti a lui e con un sorriso gentile gli rifece la domanda, l’uomo gli lanciò uno sguardo furioso e disse: “Voglio parlare con Kyubi.”

“Ha un appuntamento?” ovviamente no, conosceva gli appuntamenti del suo capo a memoria e ora non doveva arrivare nessuno.

“No, ma voglio parlare con lui!”

Sospirò scocciato, si sedette dietro alla scrivania, prese il telefono e schiacciò un tasto: “Kyubi-sama? Qui c’è un uomo che vorrebbe vederti. Hai. Si chiama….”

“Shukaku.”

“Shukaku. Hai.” Spinse di nuovo il bottone e disse sorridendo a Shukaku: “Ha parecchio da fare al momento, deve capire rassegne, lezioni, articoli, interviste, ma in ogni caso, torni tra due settimane e forse sarò in grado di darle un appuntamento.”

L’uomo picchiò con entrambe mani con forza sulla scrivania: “Digli che lo voglio vedere. Subito!”

L’assistente sospirò e poi disse: “Signore le frasi ‘è occupato’ e ‘torni un’altra volta’ hanno un significato. Se mi vuole dire qual è il problema potrei darle una mano io.”

“Non credo che mi potrai dare una mano bambolina, Sono l’ex del tuo capo. Mi ha lasciato senza una ragione un’ora fa con un sms.”

Naruto rimase in silenzio a fissare Shukaku e poi sorrise dispiaciuto: “Mi dispiace molto, ma le mie competenze sono solamente lavorative…”

“Hai, capisco.” L’uomo si era calmato a parlare con il ragazzo sembrava che tutto andasse bene e che non c’era motivo di essere agitati.

“Ma se vuole, le posso offrire un caffè, non ho ancora preso la mia pausa caffè, che ne dice?”

 

L’uomo rimase un attimo a fissare il ragazzo davanti a se e poi sorrise: “Sei molto gentile, ma forse è meglio che ti lascio tornare al lavoro, Kyubi mi ha parlato molto bene di te, sembra che sei il ‘migliore assistente che si possa avere’.”

 Naruto sorrise: “Cerco di fare il mio meglio.”

“Hm.” Shukaku si voltò e si diresse verso la porta ma venne fermato da Naruto: “Un consiglio Shukaku-san. Per le brutte esperienze in amore.”

“Si?”

“Cioccolato. Si compri dei vasi da cinque chili di nutella, caramelle, cioccolato con le noci, quello che vuole, si noleggi dei film per bambini, quelli divertenti. Shrek, Madagascar, la gang del bosco, rida, si diverta. Mi creda, se un uomo la lascia con un sms è un codardo. Lo dimentichi, lo ignori, il dolore le passerà, per un po’ non riuscirà a dormire la notte, perché farà male, poi il dolore svanirà e tutto tornerà come prima.”

Lui annuì ed attraversò la porta, chiudendola dietro di se.

 

Naruto sospirò, prese dei documenti ed entrò nell’ufficio del suo capo, Kyubi stava fissando il soffitto.

“Kyubi, i documenti che deve revisionare e le devo ricordare dell’articolo che deve scrivere…mi stai ascoltando?”

L’uomo dai capelli rossi guardò il suo assistente e prese i documenti senza neanche guardarli: “Shukaku?”

“Se ne è andato.”

“Bene.”

L’Uzumaki si voltò ma venne fermato dal suo capo: “L’ho lasciato.”

“Si…”

“Fammi finire di parlare. L’ho lasciato, per te, voglio stare con te.”

“Io non credo sia una buona…”

Kyubi lo portò verso di se, baciandolo con passione sulle labbra: “Io invece credo di si.”

 

Il giovane assistente chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla passione, un bacio, un altro, un altro ancora e altri mille sempre di più sempre più forti, trascinati da una passione incontrollata. I vestiti caddero, il calore aumentò, le mani esploravano, cercavano luoghi intoccati fino a raggiungere quella piccola apertura, violarla e gemiti fluivano, riempirono la stanza, la passione divorava ogni buon senso.

“Kyu…Kyubi…”

“Si…oh, Naruto…”

Nomi sussurrati, urlati, non faceva differenza, la ragione aveva abbandonato il dolce giovane e si era fatto prendere da un demone molto più potente di lui, la passione o forse meglio dire, l’amore…

 

*

 

Oh che bella la vita! Si aveva deciso che era proprio un bel lavoro, il migliore di tutti! Voglio dire, cosa c'è di meglio di stare ore e ore al telefono, senza pausa pranzo e senza pausa per andare al bagno? Naruto sospirò e sbatté la testa contro la sua scrivania: “Si miss so che è importantissimo e si miss, informerò Sasuke della faccenda, naturalmente, sarà ceruleo, non celeste, no miss non sarà turchese ma ceruleo, si miss l’ho sottolineato tre volte. Bene arrivederci.”

Posò la cornetta del telefono e pensò seriamente allo staccare il filo, non ce la faceva più, da quando era incominciata la stagione delle filate e dei ‘red carpet’ non c’era un attimo di pausa.

Decise che dato che il telefono sembrava non suonare decise che avrebbe rischiato di andare un attimo al bagno, quando tornò si trovò Karin che si stava dirigendo a gran passo verso l’ufficio di Sasuke. La bloccò a metà strada: “Cosa posso fare per lei?”

La donna sbuffò e si lanciò la ciocca oltre la spalla con fare superiore: “Sono Karin.”

“Lo so, cosa posso fare per lei?”

“Voglio parlare con Sasuke-kun!”

“Ha un appuntamento?”

No, non ce l’aveva, li sapeva a memoria.

“No, ma voglio parlare con lui, sono la sua ragazza.”

Naruto annuii e le fece segno di aspettare, prese il telefono e schiacciò un tasto: “Sasuke? Si, scusa se ti disturbo, ma qui c’è Karin, vorrebbe parlarti. Si, okay. Si.”

“Sasuke mi ha detto di dirle che non vuole vederla e che la loro storia é finita.”

“Ma...”

“Signorina, lo so che non centro niente, ma forse dovrebbe scordarsi di Sasuke.”

“Ma io lo amo.”

“Mi creda, lui non la merita, non é così perfetto come crede.”

“Ma...”

Sospirò e le sorrise: “Si sieda e si dia una calmata.” La rossa si fece cadere su una sedia davanti alla scrivania del biondo: “Tu non puoi capire, Sasuke-kun è il massimo, è bellissimo, popolare, bravo in tutto quello che fa, ricco...ah.”

“Le ha mai detto che l’ama?”

“No, però mi chiama spesso...”

“Come molte altre.”

Adesso era sorpresa: “Ha delle altre?”

“Molte altre e altri.”

La donna rimase in silenzio, sospirò rassegnata e si alzò andandosene, senza rivolgere la parola all’Uzumaki, che rimase in silenzio e la guardò allontanarsi.

Aveva già vissuto una scena simile, aveva una specie di deja vù. Alzò le spalle, prese gli appunti delle chiamate ed aprofittò della pausa delle chiamate per portargli a Sasuke, entrò dopo aver bussato: “Sasuke? Ci sono delle persone che hanno chiamato e mi hanno lasciato delle cose da dirti. Poi ci sarebbe da scrivere l’articolo sulle modelle ultra quarantenne e da scegliere chi mettere in copertina. Sasuke? Mi stai ascoltando?”

L’Uchiha prese gli appunti, si mise apposto gli occhiali e incominciò a sfogliarli: “Se viene qualuncue mia vecchia conoscenza, se capisci quello che intendo, dille o digli che la nostra ‘storia’ o come vuoi chiamarla è chiusa.”

“Mollarli attraverso una segretaria è squallido.”

“Li ho chiamati uno a uno per dirgli che non li voglio più, ma alcuni sono un pò, come dire, testardi.”

“Hm, capisco.”

“Come va con Kiba?”

Naruto rimase in silenzio per un attimo, sospirò e si sedette sulla sedia davanti alla scrivania del suo capo: “È finita, l’ho lasciato.”

“Hm? Perchè?”

Ma che diamine! Che gliene fregava a lui? Non poteva mica dirgli che aveva una cotta per lui e no!

“Non stava funzionando.”

“Mh, capisco. Credi che noi due potremmo funzionare?”

 

Naruto sbatté gli occhi, scioccato, poi si ricompose, ritornando l’assistente perfetto: “Credo di aver capito male.”

Sasuke si tolse gli occhiali e incrociò le mani sotto il mento, appoggiandocelo sopra: “Allora, pensavo ad una cenetta a casa mia, sabato sera.”

“Uh…”

“Poi magari un film e che ne so io…”

“Sono convinto che non sia nella politica di quest’ufficio permettere rapporti al di fuori dell’amicizia.”

“Sono io che decido la politica di quest’ufficio.”

“È suo padre a decidere la politica d’ufficio e lei, è troppo occupato per fare caccia a nuove conquiste.” Anche se gli si rompeva il cuore a rispondergli così, non aveva intenzione di diventare il giocattolo di nessuno.

“Secondo te, lascerei tutti i miei giocattoli, solo per prendermene un solo altro?”

Il ragionamento filava, Naruto doveva ammetterlo, ma non voleva che tutto si ripetesse, si era appena lasciato con Kiba, doveva fare passare del tempo, per se, per lui.

“Io… io non credo sia una buon’idea.” Fece cadere i fogli con gli appunti sulla scrivania e si voltò per uscire.

“Pensaci.” La sua voce era normale, come al solito, ma vi era contenuto una traccia di speranza e tristezza e non riuscii a dirgli di no: “Okay.”

Appena si sedette di nuovo alla scrivania tirò una testata sul mobile, dork, che stupido che era, aveva deciso di non diventare il suo giocattolo, perché allora non gli aveva detto un secco no? Non riuscì a pensarci sopra perché subito il telefono incominciò di nuovo a suonare e lui dovette cambiare da Naruto al segretario di Sasuke.

 

Quando il biondo tornò nel suo appartamento il custode gli disse che qualcuno era entrato nel suo appartamento per portare alcune cose: “Ma non si preoccupi signorino Uzumaki, gli ho controllato personalmente mentre lasciavano le cose.”

“Grazie, sai per caso chi è stato?”

“No, quello che le ha portate non voleva dire il nome, dice che lo capirai.”

Il biondo annuì, salutò il vecchio ed entrò nel suo appartamento, accese le luci e si trovò l’intera stanza sommersa di rose rosse… oddio, ma chi diavolo le aveva mandate? Si guardò in giro in ricerca di un biglietto o qualcosa del genere, non trovò niente, ma quando il suo sguardo si posò sul tavolo vi trovò una scatola di un color blu scuro con sopra scritto ‘cartier’ e vicino ad essa una busta. Alzò un sopracciglio, prese la busta, la aprì e lesse la lettera:

 

Volevo dimostrare la sincerità delle mie intenzioni, spero che le rose ti piacciano, volevo mandarti dei girasoli, ma ho pensato che le rose fossero più appropriate per il corteggiamento. Spero ti siano piaciute, ti ho anche comprato un regalo, qualcosa di piccolo che potrebbe esseri utile, ho visto che non li porti e pensavo che col tuo lavoro averne uno è utile.

Spero che accetterai il mio invito per cena.

Con amore

               Sasuke Uchiha    

 

 

Naruto sorrise, felice della dolcezza del proprio capo, non avrebbe mai creduto che sarebbe stato possibile che fosse così dolce, poi il suo occhio cadde sulla scatola, la prese in mano, la aprì e rimase completamente senza parola, completamente scioccato.

Com’era possibile che quel… quel teme avesse saputo che lo voleva? Non poteva assolutamente aver notato con quanto desiderio lo aveva guardato sul catalogo! Era impossibile, l’unico a cui dava attenzione era se stesso! Ma sembrava proprio che l’avesse notato.

Davanti a lui stava un rolex da uomo della nuova collezione cartier, era vero che non ne portava uno, ma era solo perché non aveva i soldi per comprarsi un bell’orologio e lui ne voleva uno bello, non di plastica o che ne so io.

Esitò un attimo, la sua mente che inconsciamente tornava al passato, che non voleva che ciò che era accaduto sarebbe potuto accadere ancora, non voleva, non lo desiderava, ma Sasuke era così dolce, non si ricordava che si fosse mai comportato così con nessuno…

Sospirò e poi s’infilò l’orologio al polso, lo osservò e si trovò un piccolo sorrisino spuntargli sulle labbra, si, decisamente doveva provarci, forse non sarebbe successo come l’ultima volta.

Voglio dire la storia non si ripete sempre no?

 

*

 

Naruto ed Akai erano seduti ad un tavolo, il ragazzo più giovane rideva e parlava, scherzava cercando di coinvolgere anche il suo ragazzo, cosa che non accadde. Il biondo rimaneva in silenzio ad osservare Akai, la sua bellezza etera, la sua spensieratezza e la sua felicità, era il ragazzo perfetto per lui, lo sapeva, ma non era Kyubi. Kyubi era un freddo bastardo, sadico e manipolatore, ma era anche dolce quando la situazione lo richiedeva e oltretutto era Kyubi, semplicemente Kyubi.

“Naruto?”

“Hm?”

“Cosa c’è? Oggi sei strano. È successo qualcosa?”

Ti ho tradito con tuo fratello, ecco cosa è successo. Pensò Naruto, ma non lo disse.

“Io devo dirti una cosa.”

“Hm?”

“Credo che questa storia debba finire.”

Il rosso rimase in silenzio, cercando dei significati nascosti in quella frase, significati che non implicassero che Naruto lo volesse lasciare.

“Stai scherzando?”

“Mi dispiace Akai, io credo che non stia funzionando, tu sei meraviglioso, ma io non provo quello che dovrei provare…”

L’altro era sull’orlo delle lacrime: “Ma io ti amo! Non puoi lasciarmi così!”

“Io… mi dispiace.”

Akai singhiozzò, e poi corse via, non volendo mostrare alla persona che amava le sue lacrime. Naruto sospirò triste e s’alzò, lasciando i soldi per pagare i drink sul tavolo, per fortuna che era domenica e che non doveva andare al lavoro.

 

Quando il giorno dopo arrivò al lavoro trovò sulla scrivania dei girasoli, non ebbe neanche tempo di dire qualcosa che il suo capo lo chiamò a se: “Naruto.”

Entrò nell’ufficio dopo un attimo di esitazione, insicuro su cosa avrebbe affrontato, ma quando vide l’enorme sorriso del suo capo, il respiro gli si bloccò in gola, kami-sama, era bellissimo ed affascinante…

“Avvicinati.” Naruto eseguì l’ordine.

“Ho sentito che hai lasciato Akai.”

L’assistente rimase in silenzio, non sapendo cosa dire, ma venne subito preso per il colletto e tirato verso l’altro. Il bacio fu coinvolgente e pieno di passione.

“Ora sta con me.”

“Kyubi-san, non credo sia…”

“E io invece si e io ottengo sempre quel che voglio.”

Naruto non poté fare a meno di dargli ragione, iniziando un altro bacio.

 

*

 

Quando il giorno dopo Naruto aveva ricevuto l’enorme regalo, andò al lavoro si trovò un piccolo vaso con dentro un mazzo di girasoli, oho, dejà vu. Si avvicinò e lesse il bigliettino che vi era appeso: “Non ho potuto resistere.”

“Hm.” Sorrise di nuovo, poi lanciò uno sguardo sull’orologio da polso, era in perfetto orario, mise via la giacca, bussò alla porta dell’ufficio e poi entrò: “Sasuke?”

“Hn.”

Bene poteva entrare, si chiuse la porta dietro di se e si avvicinò alla scrivania: “Grazie per l’orologio, mi piace molto.”

Un piccolo sorrisetto apparve sulle labbra del corvino, era soddisfatto della sua scelta, forse era veramente solo un caso che avesse scelto proprio l’orologio che desiderava tanto.

“Ho visto che hai fatto un orecchio alla pagina del tuo catalogo di cartier dove era raffigurato questo orologio, sono felice che ti piaccia.”

L’Uzumaki ridacchiò imbarazzato e poi incominciò a giocherellare con le sue mani: “Ecco, pensavo, che forse, potevamo provarci… cioè una cena va bene.”

Il sorriso dell’Uchiha si allargò ancora e annuì: “D’accordo, allora sabato sera, ti vengo a prendere alle otto.”

“Okay, bene.” Si schiarì la voce, tornando di nuovo professionale: “C’è qualcosa che devo fare?”

“Chiama Temari Sabaku e dille che voglio un nuovo paesaggio per il servizio su Gaara Sabaku, quello che mi ha mandato è banale, poi crea una lista di invitati per la festa annuale di ‘OL’ e decidi a quale ente di beneficenza dobbiamo dedicarlo quest’anno.”

“Bene.” L’assistente chiuse il libretto degli appunti e poi andò al lavoro, con un sorriso sulle labbra e un’allegria dentro di se, che da molto non aveva più provato.

 

Shikamaru, non si sa come, aveva scoperto dell’appuntamento e sabato pomeriggio aveva intrappolato la povera kitsune per vestirlo: “Sono sicuro che Gaultier ti starà benissimo! Il taglio, il colore, ti cade bene poi…”

Certo… il povero pazzo stava di nuovo delirando, aveva bisogno di una ragazza o un ragazzo, vedendo come si comportava era quasi sicuramente gay.

“Shikamaru! Ho provato oltre una ventina di attirè, ti prego lasciami andare! Devo ancora prepararmi psicologicamente.”

“Tra due ore avrai un appuntamento con lo scapolo d’oro di tutta New York, i giornalisti ti salteranno addosso come bufali inferociti, con un po’ di sfortuna finirete sul New York gossip e ti dico una cosa, sicuramente non saranno carini, o no.”

“Vabbè ho capito, allora?”

“Valentino, decisamente Valentino.” Naruto si tolse la camicia di Gaultier e s’infilò quella di Valentino, Shikamaru gli fece il nodo della cravatta e poi sorrise: “Perfetto. Bene, ora vai.”

Naruto annuì e si diresse fuori dalla stanza, ma prima che riuscì ad abbandonare quel antro della strega sentì la voce di Shikamaru urlargli dietro: “E ricordati di mostrare il tuo lato migliore alla macchina fotografica!”

Oh, sant iddio!

 

Naruto stava in silenzio davanti allo specchio, si osservava, doveva ammettere che stava benino, sicuramente Shikamaru sapeva fare il suo lavoro, non c’era dubbio in questo. Guardò l’ora e vide che mancavano dieci minuti, urgh, l’agitazione incominciò a salirgli nelle ossa, non si era mai sentito così agitato, con nessuno, nemmeno con lui…

 

Il campanello suonò, era in anticipo, ma faceva lo stesso, rispose con tono felice: “Sasuke?”

“Hn.”

“Adesso scendo.”

Presela giacca e si precipitò giù, salutando il custode che rispose guardandolo con un sopracciglio alzato, forse sorpreso di vedere il di solito così serio inquilino sorridere in quel modo.

Sasuke sorrise leggermente alla vista di un Naruto allegro, felice di sapere che la prospettiva di un appuntamento con lui lo faceva sorridere quanto lui.

“Allora teme, qual è il piano?”

L’Uchiha gli aprì la porta della macchina. Era favolosa, non una limousine, ma era anche meglio.

Quando furono in viaggio, Naruto chiese curioso i piani per la serata.

“Andiamo al cinema, ceniamo e poi vedremo.”

“Al cinema? Ma perché ci stiamo allontanando così tanto dalla città allora?”

“Andiamo a casa mia.”

Il biondo ci dovette riflettere su un attimo, ma poi ebbe un’intuizione: “Hai un cinema a casa tua?”

L’altro sorrise furbescamente.

“Ma che figata! Ma quanto è grande casa tua? Non dirmi che è come quelle case delle star, tipo quelle che si vedono su MTV di tanto in tanto?”

“Beh quasi.”

Quando entrarono nella casa di Sasuke Uchiha, Naruto fu completamente senza parole: “Wow, questa casa è enorme! Quanti piani ha?”

“Sette.”

“Kami-sama, ma non ti perdi?”

“Usarotonkachi.”

“Hei, non insultarmi! Questa casa è grande come un palazzo.”

“Era un palazzo settecentesco, costruito dalla famiglia York, io l’ho comprato e rinnovato.”

“Hai conosciuto la famiglia York?”

“Ovviamente no dobe, me l’hanno venduto attraverso dei subordinati.”

Naruto ridacchiò e lo seguì verso la sala cinema.

“Accidenti, ma è ancora più grande di un cinema vero!”

“Hn, siediti, mentre io vado a prendere il film.”

L’ordine fu eseguito senza esitazioni, Sasuke infilò un DVD nel player e si sedette vicino al suo appuntamento con un telecomando in mano: “Ho scelto un film che dovrebbe piacerti, è intitolato ‘leoni per agnelli’ (esiste veramente ed è bellissimo, ve lo consiglio nda me).”

“Oh, si, volevo vederlo.”

Un sorriso, poi il film incomincia e sui due cadde il silenzio, per la prima mezz’ora rimangono immobili, poi il braccio del corvino si portò delicatamente oltre le spalle dell’altro, vi fu un attimo di tensione da parte di Naruto, ma poi si rilassò e appoggiò la sua testa sulle spalle di Sasuke. Era una bella sensazione avere quel braccio protettivo attorno a se e potersi appoggiare a un petto forte, con l’altro non l’aveva mai fatto, non ci era mai riuscito, non provava la stessa situazione…

 

“Ma vivi veramente da solo in questa casa?”

“Beh, ho uno staff di persone che fa le pulizie e un maggiordomo, ma altrimenti abito da solo, abbiamo tutti una casa propria in famiglia.”

“Ma è troppo grande per viverci da soli!”

Un ghigno apparve sulle labbra dell’Uchiha. Ma Naruto, troppo intento ad ammirare il salone che stavano attraversando per giungere al balcone e poi cenare, non lo notò.

“Beh alla cosa può essere trovato rimedio.”

“Cosa?”

“Niente, dobe, ti piace il sushi.”

“Non chiamarmi così teme! E si, mi piace molto.”

Raggiunsero il balcone principale della villa, era enorme e in mezzo vi si trovava un piccolo tavolo rotondo, apparecchiato elegantemente per due e con, al centro, un vaso con dentro una rosa.

“Per fortuna, perché ho fatto preparare solo quello, di tutti i tipi.”

Si sedettero e subito un maggiordomo gli portò un carrello con sopra tonnellate di maki, sashimi, e altri tipi di sushi, avevano un aspetto così delizioso che Naruto notò un aumento della salivazione. Cercò le posate, ma non le trovò.

“Hei teme, dove sono le posate?”

Sasuke aveva preso i bastoncini neri vicino al sushi e ne prese un pezzo: “Niente posate, usa i bastoncini.”

“Ma non so usarli!”

“Mi stai dicendo che sai parlare fluentemente il giapponese e il cinese, ma non sai usare i bastoncini?”

Sul volto dell’Uzumaki apparve un adorabile broncio e mentre malediceva il suo capo in tutte le lingue che conosceva, prese i bastoncini ed incominciò a mangiare a tentoni, arrivando persino ad usare le dita.

Quando ebbero finito le dita di Naruto erano sporchissime.

“Sei un maiale dobe.”

“E tu sei un bastardo, baka.”

Poi si guardarono e scoppiarono entrambi a ridere.

“Ehi dobe, che ne dici di un bagno di mezzanotte?”

“Il mare è troppo lontano da qui, genio.”

“Non intendevo andare al mare, usarotonkachi.”

Il biondo alzò le sopracciglia: “ E allora…?”

Un altro ghigno apparve sulle labbra di Sasuke e poco dopo si ritrovarono al piano terra.

“Oh mio Dio! Hai una piscina coperta?”

“E una scoperta, per l’estate. Lo vuoi fare il bagno?”

“Beh certo… però non ho il costume da bagno.”

“Puoi anche farlo senza.”

Il corvino ridacchiò all’espressione terrorizzata che fece il suo assistente e poi disse: “Tranquillo dobe, te ne presto uno io.”

 

Appena si furono cambiati Naruto si gettò nella piscina, mentre Sasuke si sedette al bordo osservando la persona che amava nuotare allegramente.

“Dai vieni Sas’ke!”

“No, non mi piace nuotare.”

L’Uzumaki mostrò un’espressione scioccata a quella risposta: “Come fai ad avere una piscina e a non volerla usare?”

“Hn.”

Poi Naruto respirò a fondo, si immerse di nuovo sott’acqua, nuotò fino da Sasuke e saltò fuori di fronte a lui, bagnandolo tutto.

“DOBE!”

“Questa è la punizione per non usare la piscina come dovrebbe essere usata!” tirò fuori la lingua, scoppiando poi a ridere.

“Hn.”

Sasuke entrò elegantemente nell’acqua, portò le sue braccia alla vita di Naruto, lo tirò a se: “Allora dovrai venire qui spesso, per fare ammenda per questo torto.” E lo baciò, prima fu un bacio dolce, delicato, quasi solo uno sfiorarsi di labbra, poi l’altro portò la sua mano verso la nuca dell’Uchiha e spinse, per approfondire il bacio, che divenne più forte, passionale, coinvolgente.

Le due labbra si staccarono, Naruto sorrise e annuì: “Già, dovrò venire spesso.”

Iniziando poi un nuovo bacio, pieno di desiderio, Sasuke lo spinse contro il bordo della piscina, spingendo il proprio corpo su quello dell’altro, portando le sue labbra sul collo dell’altro. Le mani vagavano ovunque, toccando, accarezzando, giocando, lui era pronto per prendere l’altro quando sentì la sua voce supplicante: “No, ti prego Sas’ke, non farlo.”

Annuì lentamente e si staccò dall’altro.

Naruto iniziò: “Io, scusa…”

Venne zittito subito dalle labbra di Sasuke: “No, se non sei pronto non sei pronto, ti sei appena lasciato con Kiba, è naturale.”

 

Più tardi erano sdraiati entrambi nel letto, abbracciati e lacrime caddero dagli occhi del giovane Uzumaki, tutta quella dolcezza con lui non l’aveva mai provata e se voleva costruire una vera storia, doveva superarlo, per se e per Sasuke.         

 

 

Ecco qui il penultimo capitolo, si lo so, doveva essere l’ultimo ed invece… ho deciso di farlo ancora più lungo!

 

Spero che vi sia piaciuto.

 

Alla prossima!

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=278488