Ariel's chronicles

di Chloe R Pendragon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'angelo della morte ***
Capitolo 2: *** Luci e ombre ***
Capitolo 3: *** Un passo indietro ***



Capitolo 1
*** L'angelo della morte ***


L'angelo della morte

L’angelo della morte.

 

Ariel sedeva tremante tra le rovine del villaggio, avvolta dal suo logoro mantello e da un’impenetrabile coltre di fumo. I lunghi capelli corvini si mimetizzavano tra le pieghe del tessuto, mentre gli occhi nocciola fissavano vacui l’orizzonte.

Quella notte aveva evocato il suo primo demone, tuttavia ne era stata sopraffatta e ora la sua candida pelle era sporca del sangue dei suoi cari. Le iridi dorate della bestia avevano ottenebrato la sua mente con un’orgiastica furia omicida, così da plasmarla a suo piacimento e indurla a godere di quella strage fratricida.

Da giovane praticante dell’occulto era diventata un’inconsapevole marionetta di Kamael, quel perfido angelo della morte che aveva risvegliato.

 

 

Spazio di Chloe:

Hello everybody! ^.^

Ebbene sì, questa sarà una raccolta: mi rendo conto che iniziare con una drabble forse non piacerà a molti, però spero di rifarmi in seguito. Potreste considerarla come un piccolo prologo, che ne dite? *^*

Mi auguro di riuscire a farvi provare un po’ di simpatia per Ariel, o magari –per quelli che come me parteggiano per i cattivi- per Kamael: se avrete la pazienza di seguire la raccolta/storia, farò di tutto per appassionarvi! ;)

Confido nella vostra clemenza e in un vostro commentino ino ino:  a presto! :3

 

Chloe.




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Capitolo 2
*** Luci e ombre ***


Luci e ombre

Luci e ombre.

 

Il Bosco Mormorante era avvolto da un’atmosfera spettrale quella sera: le maestose querce oscuravano la pallida luce lunare con le loro prosperose fronde e rendevano impervio il cammino dei pochi temerari che si avventuravano in quel dedalo di rami e radici sporgenti. Ariel si muoveva con cautela, facendo attenzione agli ostacoli che le si paravano davanti, i sensi costantemente all’erta.

Erano trascorsi tre anni dalla strage che aveva consumato la sua anima e da allora non aveva avuto un attimo di pace: aveva consacrato la sua vita alla ricerca di Kamael, accorrendo in tutti i luoghi in cui erano avvenuti misteriosi massacri nella speranza di trovare un modo per scovare il suo nemico e compiere la sua vendetta. Tutto quello che chiedeva era l’occasione per fronteggiare il demone e rispedirlo nell’infernale dimensione da cui proveniva, così da poter riprendere in mano la sua esistenza oramai allo sbando: non ricordava più cosa volesse dire “dormire serenamente”, aveva dimenticato quali fossero i pensieri delle ragazze comuni...

Persino in un momento delicato come quello, considerate le macabre leggende che ruotavano attorno a quel bosco, la sua mente si ostinava a fomentare la sua collera facendo riemergere i dolorosi ricordi di quello sterminio; sangue, urla e fiamme si alternavano a quelle diaboliche iridi dorate, talmente intriganti da rendere vana qualunque resistenza. Chissà quante altre persone si saranno sentite così impotenti...

La giovane strega scosse la testa con una foga tale da far ricadere il cappuccio nero sulla schiena, liberando la lunga chioma corvina: non era il momento adatto per perdersi in simili elucubrazioni, si era inoltrata in quella selva per un preciso motivo, trovare l’anziana Geudreth, l’unica che avrebbe potuto aiutarla a scovare quell’immonda creatura. Infatti, durante la sua visita al villaggio situato a est della foresta, un tale le aveva raccontato di aver visto la donna parlare con il demone per poi nascondersi in quel labirinto silvestre; quella poteva davvero essere l’occasione che aveva tanto atteso, non si sarebbe tirata indietro proprio adesso, nonostante si dicesse che quel luogo fosse maledetto poiché quei pochi che erano riusciti ad uscirne vivi erano impazziti.

Un rumore secco e improvviso alle sue spalle la costrinse a voltarsi e a stringere le dita affusolate attorno al suo fedele arco, unico compagno di viaggio; con un sussurro concitato estese il suo campo visivo fino a poter osservare nitidamente tutto ciò che si trovava a mezzo chilometro da lei, in modo da poter scorgere qualunque movimento sospetto. Ciò che vide le mozzò il fiato come un getto di acqua ghiacciata: centinaia di ombre simili a delle locuste troppo cresciute le si stavano avvicinando, ognuna delle quali possedeva una coda terminante con un pungiglione decisamente poco rassicurante.

Ancora sconvolta, Ariel si volse per correre con tutte le sue forze alla ricerca di un possibile rifugio, certa di non poter avere la meglio su quel deforme esercito, tuttavia la sua fuga fu stroncata sul nascere: davanti a sé si trovava colei che stava cercando, Geudreth. Il suo aspetto era molto diverso da quello che si era immaginata: il suo viso ovale e privo di rughe sembrava senza età, i suoi grandi occhi grigi erano accesi da un’inattesa vivacità e i corti riccioli ramati le davano un’aria alquanto sbarazzina, il tutto perfettamente in linea con la sua voce dolce e carezzevole come miele.

 

«Cosa ci fa una ragazzina tutta sola in un bosco maledetto? I tuoi genitori non ti hanno insegnato che non si va in giro di notte?» le chiese con finta cortesia, ogni parola pronunciata con eccessiva lentezza, come se temesse di essere fraintesa. La giovane sbatté le palpebre per riscuotersi dallo stupore, poi strinse con rinnovato vigore l’arco e centrò subito il nocciolo della questione.

 

«Potrei farvi la stessa domanda, onorevole Geudreth, ma temo di non avere molto tempo a disposizione: dove si trova Kamael?»

L’anziana proruppe in una risata argentina che riecheggiò in tutta la selva, richiamando a sé lo sciame di ombre-locuste: queste ultime s’inchinarono al suo cospetto e puntarono le venefiche code verso la povera Ariel, che deglutì a fatica di fronte a quell’apparizione improvvisa. Come avevano fatto quelle orride creature ad arrivare così in fretta e in direzione opposta rispetto alla loro posizione iniziale?!

 

«Mi sembri turbata, mia cara: qualcosa non va? Che fine ha fatto la sicurezza che ostentavi qualche secondo fa?» la derise la nemica, socchiudendo serafica gli occhi prima di proseguire il discorso. «Per quale motivo stai cercando un demone tanto potente?»

L’esile corpo di Ariel fu attraversato da una gelida rabbia, tuttavia si sforzò di mantenere il controllo di sé, sebbene la situazione fosse a dir poco critica e rischiasse di degenerare rapidamente; appellandosi a tutta la sua pazienza, fissò il suo sguardo in quello della rivale e le rispose a denti stretti.

 

«Perché ho intenzione di vendicare lo sterminio del mio villaggio e sfrutterò qualunque occasione per fare giustizia, per cui ve lo richiedo: dove si trova Kamael?»

«Dunque è di questo che si tratta, di mera vendetta! Lascia che ti dica una cosa, ragazzina: so bene che quando una freccia è incoccata sull’arco, prima o poi bisogna scoccarla, però devi stare attenta a chi prendi di mira, altrimenti corri il rischio di trasformare la tua freccia in un boomerang...» replicò Geudreth con sorriso falso dipinto in volto, per poi fare un rapido cenno del capo verso la giovane, invitando così l’orda di cavallette demoniache ad attaccarla.

Sebbene il desiderio di scagliare un dardo contro l’anziana fosse forte, la giovane strega preferì darsi alla fuga, non senza aver imprecato a denti stretti; quell’occasione si era trasformata in una trappola mortale e lei non sapeva come venirne fuori, stravolta com’era dalla frustrazione per aver fatto ancora una volta il gioco del nemico. Kamael l’aveva volutamente attirata in quel bosco, così da poterla eliminare senza concederle l’opportunità di riscattarsi fronteggiando il suo avversario, bensì lasciandola in pasto alla sua servitrice e al suo esercito inumano. La collera aveva ottenebrato a tal punto i suoi sensi da impedirle di schivare uno dei letali pungiglioni che la stavano sovrastando.

Ariel gridò per l’acuto dolore che avvertì alla spalla destra e che si diffuse in pochi secondi in tutto il corpo, facendola stramazzare al suolo: ebbe appena il tempo di voltarsi prima di sentire altre terribili punture infilzarla dappertutto, mozzandole il fiato. Le sembrò di sentire quelle bestie ridere, mentre il sangue nelle sue vene pareva trasformarsi in fuoco liquido: una violenta ondata di convulsioni la travolse insieme a un incontrollabile accesso di tosse, mentre la vista si annebbiava inesorabilmente. L’ultima cosa che riuscì a scorgere fu un lampo di luce accecante, poi pensò che fosse giunta la fine e tutto divenne buio...

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio di Chloe:

Sono tornataaaaa!!!!  * viene colpita da una valanga di pomodori ammuffiti *

Ok, lo so che è passato parecchio tempo, ma devo attenermi ai tempi del concorso (senza contare che tendo a dilatare i tempi del concorso con le proroghe, ma shhhhh!): spero che almeno il risultato possa essere soddisfacente, anche perché le cose cominciano a complicarsi per la povera Ariel...

Se la caverà? Quella luce cosa implicherà? Eh eh eh! Bella domanda! Lo scoprirete nel prossimo capitolo; attendo con ansia le vostre impressioni, nel bene e nel male! *^*

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Un passo indietro ***


Un passo indietro

Un passo indietro

Ancora incosciente e in balìa del veleno, Ariel si perse nei ricordi della sua infanzia. Ripensò al suo villaggio, alla vita tranquilla e spensierata che aveva condotto, divisa tra gli incontri in piazza con il Maestro e le sfide con gli amici; era stato proprio in occasione di una di quelle competizioni che i suoi poteri erano emersi. Aveva avuto solo sei anni, eppure, nonostante il suo fisico minuto, non si era mai tirata indietro di fronte ai pericoli. Quella volta Tundur, un ragazzino corpulento di undici anni, aveva coinvolto il suo gruppetto di giovani avventurieri nella ricerca di un orso. Il piano era stato di avviarsi nel primo pomeriggio nel boschetto ai confini del villaggio e di appostarsi sulle vecchie querce vicine al fiume, così da catturarlo mentre si abbeverava.

Avevano percorso il sentiero con noncuranza, fischiettando qualche motivetto o prendendosi scherzosamente in giro. Come sempre, Ariel era stata la più bersagliata: tutti l’avevano sempre canzonata per la sua indole ribelle e il suo atteggiamento da maschiaccio e lei tutte le volte aveva messo in dubbio la loro virilità, dato che venivano sconfitti da una mocciosa. Erano stati talmente presi dalle loro chiacchiere da non essersi accorti di essere osservati: un lupo infatti li aveva seguiti pazientemente, in attesa del momento opportuno per colpire.

L’opportunità si era presentata quando Brodht si era allontanato dal gruppo per raccogliere un fungo, diventando così un bersaglio facile: senza esitare, la bestia si era avvicinata con un ringhio sommesso e si era avventata su di lui con un balzo. Sentendo le grida terrorizzate dell’amico, i ragazzi si erano precipitati ad aiutarlo, ma non avevano previsto l’arrivo dell’intero branco. Ariel aveva scagliato qualche sasso raccolto tra i fili d’erba, però il predatore era stato più rapido e l’era saltato al collo: era stato proprio in quell’istante che la magia dentro di lei era esplosa come una tempesta talmente potente da spazzare via tutte le belve e farle sbattere violentemente contro gli alberi.

Ancora sgomenti, Tundur e gli altri avevano deciso di tornare a casa per rimettersi in sesto, tuttavia nessuno aveva avuto il coraggio di proferire parola durante il cammino. La strega era stata terrorizzata dalle reazioni degli abitanti, gente semplice che non aveva mai avuto contatti con la stregoneria: l’avrebbero uccisa?

Il terrore era divenuto tale da spingerla nuovamente in quel boschetto, decisa a catturare l’orso per dimostrare l’utilità delle sue doti. Trovare il bersaglio era stato semplice, il problema era la sua inesperienza nell’uso della magia: come avrebbe fatto a usarla? Aveva optato per provocare la bestia con un sasso e lasciarsi attaccare per scatenare i suoi poteri, ma tutto ciò che aveva ottenuto era stato un colpo violento sul viso, perdendo conoscenza.

Si era svegliata qualche ora dopo nella dimora dell’anziana Mitrel, la quale l’aveva rimproverata bruscamente, ammonendola sull’uso sconsiderato della magia e offrendosi di insegnarle a padroneggiare le sue abilità: quello era stato l’inizio della fine del villaggio culminata con l’agonia di una moribonda Ariel, la cui ora sembrava giunta.

Spazio di Chloe:

 

I’m back, people! *passa un cespuglio secco*

Ammetto di aver temporeggiato parecchio, più che altro perché questo sarebbe un vero e proprio capitolo a parte: il turno in questione richiedeva una storia di 500 parole che mettesse in mostra le abilità di Ariel, cosa un po’ complessa data la fine dello scorso capitolo... Spero di essere riuscita nell’intento senza tediarvi troppo... Ringrazio tutti coloro che seguono le avventure della mia piccola strega: se avete suggerimenti, critiche o verdura andata a male da lanciare, vi aspetto a braccia aperte! ;)

Baci!

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