I hate the way you lie. Sorry, I'm not Rihanna.

di michijei
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I hate the way you lie. Sorry, I'm not Rihanna. ***
Capitolo 2: *** ''Ma è lo stesso bellissima, vestita o in pigiama.'' ***
Capitolo 3: *** Ragazza con poca fiducia,vero? ***
Capitolo 4: *** Too questions. ***
Capitolo 5: *** Le persone con il sorriso più bello non sorriono mai. ***
Capitolo 6: *** nicholas. ***
Capitolo 7: *** my new crew? ***
Capitolo 8: *** Angelo custode? O demone? ***
Capitolo 9: *** New group, new people and new life. Right? ***
Capitolo 10: *** Cucina Toscana. ***
Capitolo 11: *** ''Mi è mancato tutto questo'' ***
Capitolo 12: *** wodka, alcol, joint e sballo. ***
Capitolo 13: *** Lui era una bestia. ***
Capitolo 14: *** Ci starei tutta la vita così. ***
Capitolo 15: *** Amico? ***
Capitolo 16: *** E' la mia ancora. ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** I hate the way you lie. Sorry, I'm not Rihanna. ***


 Introduzione.


''- Come stai?
- Come sto? Non lo so. Sto come non vorrei stare. Sto come sta uno senza l’ombrello nel bel mezzo del temporale. Sto normale.
- Normale?
- Sì, normale. Normale senza il “nor”.''



Insolita come prima conversazione, ma cosa ci si può aspettare da una ragazza così? ''Mantieni la calma Marshall.'' si ripeteva mentalmente mentre con gli occhi scrutava attentamente la ragazza di sì e no diciassette anni seduta davanti a lei nella poltrona di casa sua mentre mastica una gomma.
''Una ragazza un po' strana.'' si ripeteva mentre la fissava dai piedi infilati in un paio di anfibi neri col contorno giallo, le gambe infilate dentro dei leggins di pelle neri e una felpa oversize grigia con su stampata una foto di Michael Jackson, al collo una collana blu scruro con scritto '''Michael'' ''se non fosse per la felpa di Michael Jackson avrei pesanto che fosse il suo ragazzo, ma probabilmente è il suo idolo,sì.'' disse mentalmente Marshall mentre guarda la ragazza. Sugli occhi un paio di occhiali verdazzurro, capelli strani.. Rossicci, tirati da un lato con un pezzo più corto ''Non può essere il suo colore naturale'' disse ancora a mente il ragazzo venticinquenne ''ha le ciglia nere.'' notò anche se nascoste dalla frangia. La pelle chiarissima, esattamente come la sua.

''Quindi.. come ti chiami?'' chiese il ragazzo.
''Denise.'' rispose fredda, come di suo carattere.
''Io Marshall, piacere...'' tendendo una mano davanti a lei e con un sorriso. ''Falsi sorrisi ne ho visti, ma questi li batte tutti,sì.'' si disse mentalmente la ragazza mentre fissa per dieci secondi la mano tesa davanti a lei, poi decise di stringerla. ''Solo per educazione Denise, solo per educazione.'' ma non ricambia il sorriso, ha già fatti troppi falsi sorrisi, è il caso di smettere.
''Ti hanno già spiegato perché sei qui vero?'' gli chiese il ragazzo dai capelli biondi tinti.
''Si, me l'ha spiegato una ragazza dell'assistenza o come si chiama.''
''Okay, a me hanno spiegato a grandi linee... Non ci ho capito molto.''
''Affari tuoi, non di certo miei.''
''Ecco quel suo carattere freddo, sulle sue. Ma..perché?'' Sbuffò sonoramente e si alzò dal divano ''seguimi, ti farò vedere la tua camera nuova, è di sopra.'' la ragazza obbedì.

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Capitolo 2
*** ''Ma è lo stesso bellissima, vestita o in pigiama.'' ***


Capitolo numero uno.
 



22/12/98 09:12

La ragazzina scese le scale della casa, né troppo grossa -di certo non una villa- ma nemmeno troppo piccola. Una casetta su due piani, due stanze da letto -entrambe matrimoniali-, un bagnetto con doccia, questo al secondo piano. Al primo si trova una sala con camino, una cucina e uno sgabuzzino. Niente di che, certo, ma meglio di niente. ''Molto meglio di quello a cui ero abituata io, una stanza era anche troppo.'' pensò la ragazza mentre con i suoi occhi neri cercava il ragazzo a lei di riferimento: Marshall. Momentaneamente impegnato a bere il suo caffè amaro mentre si gode il tg del mattino.

''Ti stai godendo le vacanze?'' chiese la ragazza sedendosi nel divano, nessun sorriso, nessun buon giorno. Lei è fatta così, diretta, senza mezzi termini deve arrvare subito al nocciolo della questione.
''Già, sono iniziate ieri... Te ci vai ancora a scuola?''
''Si, l'unica cosa che non ho abbandato. Io non ho abbandonato lei né lei me. L'unica certezza se così si può dire'' sosirò pesantemente abbassando lo sguardo ai piedi coperti da dei calzini verde acceso ''lo so che è ridicolo..''
''Non è ridicolo invece, almeno avrai un fururo assicurato, e sarà più facile trovare lavoro.''
''Già, tu hai lasciato la scuola?'' Lei non faceva molte domande sulla vita  personale delle persone, erano le persone che dovevano aprirsi con lei. Lei non sforzava nessuno, come nessuno doveva sforzare lei. L'avrebbe raccontato,sì, ma a tempo debito.
''Si, alle medie.. E ora mi ritrovo a lavorare in fabbrica, anche se aspiro a fare il rapper.. Faccio qualche gara di freestyle.'' sorrise.
''Non deve essere dicerto facile, il rap comunque è un ambiete di neri..non si vedono molti rapper bianchi.''
''Lo so, per questo è molto difficile sfondare, già è difficile di suo ma così..è troppo difficile, complica troppo le cose questa cosa così.. inutile.''
''Diventerai uno dei rapper più famosi e conosciuti, tra i più bravi. Sarai il primo rapper bianco, quello che aprirà la strada a tutti gli altri.'' Lo disse con tranquillità, come la gente chiede ''come stai?'' o risponde a una domanda tipo ''qual'è il tuo nome?'' l'aveva detto così, con una sicurezza pari alla conoscenza della propria canzone preferita. Lei non dice le cose tanto per dire, per adulare le persone, se lei dice una cosa la pensa, la pensa sul serio.
''Grazie, ma non penso proprio.. Per ora è solo un hobby.''
''Un sogno, non un hobby. Quelli sono altri: giocare a carte per esempio. Non diventare un cantante rap. Si chiama sogno, Marshall.'' Lo coresse senza nemmeno guardarlo, ma lei è fatta così, bisogna accettarla per com'è.
''Già hai ragione, è il mio sogno.. Forse si realizzerà, forse no..questo non lo so, ma come fai a dire che lo diventerò..? Voglio dire, non mi hai nemmeno sentito mezza volta.''
''Lo so, ma ti si vede al muso, è una cosa che si percepisce.. E poi da come parli, parli troppo veloce e tendi a fare molto spesso delle rime.''
''Ma non mi hai sentito.'' insistette.
''Pensala come vuoi tu che io la penso come voglio io, mi hanno detto che l'America è un paese libero,no?''
''Già..tu da dove vieni?''
''Un piccolo paese in Italia, nella mia amata e odiata Italia.''
''Mi piacciono le Italiane..''

La ragazza si alza dal posto stiracchiandosi un po' e il ragazzo solo allora di accorse che era in pigiama, fuxia per lo più, capelli scombinati. ''Ma è lo stesso bellissima, vestita o in pigiama.''.

''Vado a farmi una doccia e mi vesto, poi mi accompagni un po' a vedere la città? Vorrei scoprire com'è, dov'è la mia scuola e le varie cose più importanti.. Come le discoteche più belle, pub, bar, parco, negozio di cd ecc..''
''Certamente, sempre se fai in tempo.. Parlando parlando si sono fatte le dieci, se ci metti tanto si faranno le undici e mezzo se non mezzo giorno, e devo fare da mangiare.'' precisò il biondino.
''Uh, sei un cuoco?'' lo stuzzicò.
''A meno che non vuoi cucinare te, sì.''
''Non ci tengo, non sono molto abile ai fornelli.''
''Allora non criticarmi.'' ringhia il ragazzo e in tutta risposta ricevette una smorfia mentre la ragazza si dilegua al secondo piano della casa.

#Spaziome: Grazie mille a tutti quelli che hanno recensito, mi fa davvero tanto tanto piacere! E come promesso..un capitolo più lungo! Piano piano si capirà tutto della ragazza, come mai si è trasferita in America, come mai è da Eminem ecc.. Lui non è ancora famoso, ma sta cercando di diventarci,sì! Non è sposato con Kim e non ha figli. -cosa che voglio precisare-. Grazie a tutti quanti e alla prossima! :)

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Capitolo 3
*** Ragazza con poca fiducia,vero? ***


Capitolo due.



Macchine grosse ne aveva viste nel lungo andare della sua corta e lunga vita, ma quella cazzo le batteva tutte.
Un auto bianca di una marca che non consceva, di certo non era il tipo di ragazza che si preoccupava della marca del autonon ci aveva fatto molto caso.Una giornata nuvolosa e senza sole,come la sua vita: una vita triste. Ammirava in silenzio il paesaggio che poteva donare quella città, il guidatore gli donava qualche occhiatra di sfuggita per poi tornare immediatamente con gli occhi sulla strada, infatti la ragazza si sentiva osservata.

''Posso farti una domanda?'' un'altra domanda,la seconda domanda,molto raro per lei. Non è la ragazza che domanda e spinge le persone a farsi raccontare di loro,devono essere loro.
''Ovvio.'' Piggia sull'accellaratore una volta che il semaforo dal rosso passa al verde guardando di sfuggita la ragazza con un lieve sorriso.
''Con tutti i bambini che c'erano là dentro..perché hai adottato una ragazza di dicassette anni?'' ''Già,perché Marshall?'' si domandò mentalmente il ragazzo, ingoiò una quantità di saliva non indifferente per poi affrettarsi a rispondere cercando di non essere troppo ridicolo.
''Chiunque avrebbe adottato un bambino,ma una ragazza di diciassette anni no. E' raro che danno seconde chance, è raro che prendano in casa qualcuno quasi maggiorenne. E diciamo che io non sono proprio il massimo coi bambini.''
''Ah,ma lo sai benissimo che il prossimo anno potrei anche andarmene di casa e non potresti fare niente,no?''
''So benissimo che appena compiuti i tuoi diciottto anni te ne potresti andare di casa senza magari dirmi neanche grazie,non che lo voglia per carità.. Sì ragazza mia,lo so benissimo. Magari appena finita una grande feste per i diciotto per qui avrò speso una marea di soldi svenandomi. Ma..devo provare,no? Ormai non si torna più indietro,sei un'umana non un cane. Non potrei mandarti indietro come un pacco postale.'' le secche parole che uscirono dalla bocca del ragazzo la colpirono,la colpirono profondamente.
''Ma molte persone mi hanno confuso per un pacco postale,non hai idea di quante famiglie mi abbiano preso in casa loro,ospitato..e quando hanno capito chi sono io e il mio carattere mi hanno portato indietro? In quella cazzo di casa infernale dov ho passato otto cazzutissimi anni?''
''è da quando avevi..'' fermarsi a contare mentalmente,ridicolo,sì ma lo ha appena fatto ''nove anni quando sei andata in orfanotrofio?''
''Nove anni,sì..'' annui debolemente non distogliendo mai lo sguardo dal finestrino di quell'auto bianca.
''Posso sapere cosa ti è successo?'' sudò freddo: nemmeno lui faceva molte domande,esattamente come la ragazza,dovevano essere gli altri.''
''Mi stai chiedendo di raccontarti la mia storia?''
''Già..''
''Non posso Marshall,almeno non ora. Quando mi fiderò abbastanza lo farò.''
''è così triste?''
''Dipende dai punti di vista. Magari ti renderà triste per un po' di tempo ma poi ti dimeticherai perché infondo non l'hai vissuto tu,cosa te ne può fregare?''
''Non dire così,me ne frega..''
''Mi conosci da appena due giorni e mezzo,come può fregartene? Okay,magari un po'.. Ma la maggior parte è curiosità. Solo quando ti andrà via la curiosità,quando non vorrai nemmeno saperla perché infondo vorrai solo stare con me e mi accetterai te la racconterò. Quando non ti importerà del mio passato,ma solo del mio futuro.''
''Sei una ragazza con poca fiducia nelle persone,vero?''
''L'ho persa tantissimo tempo fa,Marshall..''

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Capitolo 4
*** Too questions. ***


Capitolo tre.


Dopo un lungo - e imbarazzante - silenzio finalmente Marshall parcheggia la grossa auto bianca alla destra di un'audi, toglie le chiavi per poi voltarsi lentamente verso la ragazza seduta nel posto del viaggiatore.

''Hai intezione di rimanere qui seduta oppure scendi?'' Pronuncia quelle parole con una puntina di acidità lanciandogli un'occhiata priva di emozioni apparenti.
''Hai intenzione di farmi scendere per poi abbandonarmi?'' Rispose con un tono ironico la ragazza corvina.
''No,perché dovrei?'' Questa volta usa un tono più pacato tirando un falso sorriso.
''Odio i falsi sorrisi,sopratutto quelli usati per educazione, Marshall.'' Esce dall macchina dopo aver usato lo stesso tono di acidità usato dal ragazzo biondo ossigenato poco fa.
''Che intendi dire?'' Troppo tardi,la ragazza è già sul marciapiede,sbuffa sonoramente per uscire anche lui e chiudere la macchina per poi mettersi al suo fianco ''che intendevi dire prima,Denise?'' riprende la domanda posta poco fa a cui la ragazza non aveva risposto.
''Niente,dove andiamo?'' Cambiava così spesso discorso,e con un'abilità incredibile.
''Ti faccio fare un giro veloce del quartiere,ti faccio vedere la tua scuola..''

Dopo cinque minuti si trovarono davanti a un grosso edificio dipinto di rossosatro con un cartetto con su scritto ''Detroits High School'' .
Un grosso giardino, delle panchine vicino agli alberi e dei tavolini da picnic, una bandiera dell'america che sventola in alto.

''Carina..'' Ropendo il silenzio commenta la ragazzina.
''Diciamo che ho visto di peggio..'' Abbozzò un sorriso.
''Quando inizia?'' Si incamminano in un luogo non ben definito allontanandosi dall'edificio rosso.
''Tra una settimana,penso.. Poi quando arriviamo a casa ti do tutte le informazioni, sei già iscritta.. Sei in 4 AS devi scegliere i corsi,però..''
''Okay,grazie..'' Sorride debolemente mettondosi le mani in tasca.

Camminano per una quindicina di minuti, senza sosta, senza luogo e senza parlare.

''Perché non ti apri con me?'' Rompe il silenzio il ragazzo porgendogli l'irrompente domanda.
''Perché dovrei farlo?'' Rispose con una seconda domanda.
''Perché dobbiamo vivere insieme, per molto tempo e dovremmo conoscerci, e comunque non si risponde a una domanda con un'altra domanda.''
''Non è un buon motivo, Marshall, mi conoscerai piano piano. Forse.''
''Quanto tempo?''
''Il tempo di fidarmi di te.''
''Cosa devo fare per farti fidare di me?''
''La domanda è cosa non devi fare per farmi fidare, Marshall.''


 

Spazio scrittrice:


Grazie per le recensioni, mi hanno fatto davvero tanto piacere.
Scusatemi se ci ho messo così tanto a scrivere un nuovo capitolo,ma mi ero completamente dimenticata, sono stata imperdonabile,scusatemi ancora.
Spero solamente che continuerete a leggerla e a recensire anche dopo tutto questo tempo.
Grazie a chi ha messo la storia fra i preferiti/da recensire/seduire ,grazie mille.
Pubblicherò il continuo ad almeno tre recensioni, accetto anche critiche.
Scusate se questo capitolo è così corto e brutto, lo riconosco da sola, ma ho il così detto ''blocco della scrittrice'' .

Denise.
xx

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Capitolo 5
*** Le persone con il sorriso più bello non sorriono mai. ***


capitolo quattro.
 

07/01/98 - 08:25 - Detroit.

Denise.
Sono a farmi la doccia da circa quindici minuti anche se ho finito da praticamente cinque minuti abbondanti, mi piace sentire l'acqua che scorre fluida e calda sul mio corpo, decido di fermare questo piccolo paradiso di cui mi ero già abituata,esco dal box-doccia cercando con gli occhi il mio asciugamano verde,appoggiato al lavabo pochi minuti prima,lo prendo coprendomi il copro e asciugandomi in un piccolo lasso di tempo.
''Giornata di merda con gente che di sicuro odio.'' sospiro pesantemente uscendo dal bagno scontrandomi con una figura maschile,Marshall.
''Buon giorno..'' Ha ancora gli occhi mezzi chiusi ed è visibilmente in coma,ancora addormentato mentre sbadiglia.
''Hai sonno?''
''Si,riniziare così a lavorare dopo essermi abituato alla routine di prima è faticoso baby.'' sorride iniziando a scrutarmi il corpo capendo cosa stavo indossando.
''Ti posso benissimo capire,vado a vestirmi..a dopo.''
''A dopo baby.'' Mi allontano entrando in camera mia,ma prima di chiudere la porta lo fisso sorridendo leggermente.
''Comunque,buongiorno anche a te.'' chiudo la porta bianca con sopra il poster di Tupac.

Marshall.
Entro nel bagno leggermente perprello per il 'buon giorno' alla fine della conversazione. Spero solamente che non abbia notato come la stavo fissando,dannazione aveva un asciugamano che lasciava vedere tutto e dava davvero poco spazio all'immaginazione,ha proprio un bel sorriso. Ma si sa,le persone con il sorriso più bello non sorriono mai. O almeno,non sorridono mai sul serio. Sospiro cercando di cacciare dalla mente tutti i pensieri e prepararmi alla giornata di lavoro che mi attende,mi lavo velocemente ed esco andando in camera mia prendendo dei jeans xxl e una felpa rossiccia oversize dei boxer bianchi puliti e m'infilo il tutto velocemente per poi infilarmi anche il mio cappello grigio che indosso quasi sempre e esco salendo di sotto in cucina preparandomi il caffè per me e caffè macchiato per Denise. La vedo scendere velocemente dalle scale con una borsa bianca tutta scarabbocchiata da indelebili di vari colori tipo nero,blu,rosso,verde e blu. Tutte scritte tipo:' Michael Jackson.' O comunque che riguardano lui.

''è pronto?'' mi porta alla realtà la sua voce,faccio cenno di si mettendogli davanti il caffe e lo zucchero,se ne versa due cucchiai.
''Grazie,a che ora devi essere al lavoro?'' mi domanda girando il cucchiaino nel caffè.
''Alle nove e mezzo,tu a scuola alle nove?'' Gli domando io di riflesso.
''Già,siccome alle otto entrano le prime dalle seconde in sù si entra alle nove.'' Bevo tutto in un sorso il caffè mentre lei lo gusta piano piano.
''Sei nervosa?''
''No,solo che non ho voglia di conoscere altra gente rompi cazzo... Poi sono cresciuta in Italia,fino a poco tempo fa ero in Italia e non ne so niente io dell'America e della gente di qui,oltre che sono dei caproni.''
''Grazie.'' Rido alla sua affermazioni.
''Non per offesa, ma siete troppo caproni che seguono il gregge. Solo la scuola: i test sono solo a crociette multiple, non esistono le interrogazioni e di storia studiate solo la storia Americana, per uno studente è meglio e anche per il governo e di chi sta ancora più sopra, un popolo di ignoranti è più facile da governare.''
''Perché in Italia come fate?''
''Ci sono domande aperte e pochissime crociette multiple, ci sono un casino di interrogazioni e studiamo la storia di tutti i paesi.''
''Bella merda.''
''La vostra.'' sorride guardando l'orologio. ''Sono già le otto e quarantacinque,meglio andare? Mi dai un passaggio per favore?''
''Certo bambina.'' Mi alzo prendendo il giubbotto e le chiavi della macchina mentre lei finisce il suo caffé ed esce insieme a me infilandosi nel posto viaggiatori, io mi metto alla guida facendo partire la macchina.
''Che lavoro fai?''
''Lavoro in fabbrica dalle nove alle tre di pomeriggio, dalle quattro alle sei in un fast-food.''
''Ah,invece il tuo sogno nel cassetto è di fare il rapper?''
''Più che altro è un miracolo.''
''Se ci credi tutto si avvera'' fa una piccola pausa guardandomi ''no,scherzo. Se ci credi non succede un cazzo,devi semplicemente alzare quel tuo culo e andare a combattere contro tutte le persone che dicono che non c'è la farai, niente speranza o preghiere,solo lotta.''
''E se uno si stanca di lottare?''
''E' fottuto.''
''Siamo arrivati comunque..''

Denise.
Scendo dall macchina chiudendo delicatamente la portiera alle mie spalle.
''Hei bambina..'' mi sento chiamare da Marshall e mi volto con un sopracciglio alzato ''non si saluta?'' mi avvicino dandogli un leggero bacio a stampo correndo dentro sentendo il suono della campanella.

Vedo tantissimi ragazzi,in prevalenza ragazzi e ragazze di colore, ci sono pochi bianchi da queste parti sopratutto in scuole pubbliche, camminano con il volto stanco, trascinandosi nelle rispettive aule cominciando la vecchia routine.
Okay,il mio armadietto è quello vicino alle macchinette,e la combinazione è 34359 lo raggiungo, lo apro e infilo dentro la borsa bianca tirando fuori tutti i libri e mettendoli in ordine, prendo un po' di schotch e attacco all'interno l'orario delle verie materie per ricordarle meglio, mentre allo sportello ci attacco varie foto di Tupac, Michael Jackson, QUEEN, The Beatles e Elvis Presley, una volta finito prendo i libri necessari per quest'ora, l'astuccio e il diario andando nella mia classe: terza a scienze umane.
è la classe vicino ai bagni maschili, apro la porta azzurrina vedendo che la metà della classe è già seduta,mi siedo penultimo banco vicino alla finestra, vicino a un ragazzo di colore dagli occhi azzurri.
Tempo una decina di minuti ed entra la prof e suona la campanella. La professoressa -si,è femmina- è una ragazza bianca di poco più di trent'anni al massimo,capelli castani con punte biondo naturale,suppongo,occhi color nocciola con sopra occhiali oro, una gonna azzura con zeppe nere e maglia bianca. Comincia con l'appello e arriva a me.

''Denise Vanessa Guadagni? **''
''Presente.'' La classe -o le persone che ci sono- si voltano verso di me accorgendosi che sono nuova.
''Lei è un alunna nuova e viene dall'Italia,vuoi pararci ci te?'' no. Ma alzo le spalle con disinvolutura,rimanendo seduta sulla sedia inizio a parlare.
''Il mio secondo nome non va pronunciato,non mi piace e nemmeno il mio cognome, non sopporto le persone che mi chiamano 'deni' né tanto meno 'de' io sono denise,e alle persone che voglio io lo dico di chiamarmi 'denni'. Vengo dal nord Toscana,in Italia, sono orfana da madre e vivo qui in America a Detroit con un ragazzo non mio parente.''
''Parli con difficoltà la nostra lingua?'' domanda la prof.
''L'ho studiata alle elementari,medie e due anni di superiori, parlavo molto con ragazzi inglesi anche in Italia quindi lo conosco,ma spesso mi confondo con pronunce e parole e molte parole non le capisco subito,se litigo e mi incazzo tendo a parlare in dialetto senza rendermene conto.''
''Scritta la lingua invece?''
''La conosco come se fosse la mia lingua,più o meno.''
''Va bene,se hai qualche difficoltà basta dirlo, Nicholas aiutala in tutto quello che ha bisogno senza fare molte storie..va bene?'' il ragazzo annuisce senza prestargli molta attenzione, okay questo tipo mi sta già antipatico.



spazio autrice: scusatemi,scusatemi,scusatemi ancora per il ritardo pazzesco nel mettere questo capitolo! Per farmi perdonare ho cercato di farlo più lungo del solito (e così farò anche nei prossimi) ma se non l'ho scritto è perché ho avuto dei problemi familiari, mia nonna ha tre ernie nella schiena e non può tenere mio nonno malato, mia madre è stata ricoverata in ospedale per due embolie rischiando la vita e io sono rimasta in casa solo con mio padre,e non ho avuto davvero tempo.
Cercherò di scrivere i capitoli con più regolarità,quindi mettiamo delle scadenze: ogni lunedì e sabato sera pubblicherò un nuovo capitolo, cosicche sappiate più o meno quando mi aggiorno.
Volevo ringraziare tutti i commenti positivi e le critiche costruttive che mi avete lasciato,mi fanno davvero molto piacere e non so come ringraziarvi,spero solamente che le rencesioni aumentino! Se dite ai vostri amici di leggerla mi fareste un favore.
Aggiungetela ai preferiti/seguire/recensire.
Grazie di cuore a tutti,
Denise xx.

 

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Capitolo 6
*** nicholas. ***


capitolo sei.
07/01/98 - 12:00 Denise.

suona l'ultima (e anche la più attesa) campanella suona con un 'drin' che ha perforato le orecchie, la professoressa ci saluta mentre già la metà di noi è uscita da quelle quattro mura grigie (all'origine dovevano essere bianche, ma ormai sono grigie per lo sporco) mentre in classe siamo rimasti in due o tre a preparare lo zaino, compresa io.
Finisco di mettere le ultime cose dentro alla cartella e la chiudo al volo mettendomi la cartella lilla in spalla ed esco dalla classe proprio nel momento in cui esce quel simpaticone del mio compagno di banco, Nicholas.

Sono in autobus -e non so nemmeno se è l'autobus giusto- ed ho appena scoperto che Nicholas è nello stesso autobus mio e in assenza di posti si è messo vicino a me per forza di cosi, mi guardo intorno e noto che l'autobus non è molto pieno, c'è solo qualche donna anziana e qualche mamma con bambino. Tra me e Nicholas regna il silenzio, niente parlone, niente di niente e ci sono solo io con le cuffie alle orecchie che fisso il finestrino sporco in attesa della fermata -pregando che azzecco-.

Passano venti minuti e finalmente sono quasi arrivata, manca solo una fermata e poi arrivo, spero solamente che Nicholas non abiti dove me, niente di personale.
'Din' qualcuno ha pigiato il dito su quel bottone blu, infatti alla fermata l'autobus si ferma e le sue porte si aprono e chi esce? Nicholas.

'Bene, abita solo una fermata di differenza da me.' penso.

12:40

Apro la porta con la copia delle chiavi che mi ha dato Marshall ed una volta entrata butto lo zaino nel divano, mi guardo intorno e non c'è nessuno, Marshall probabilmente rientrerà di pomeriggio tardi, quindi mi devo arrangiare facendomi il pranzo da sola in compagnia di me stessa quindi decido di mettermi all'opera.
Mi reco in cucina aprendo il cassetto più basso prendendo una pentola e la riempio d'acqua calda e la metto a bollire sul fuoco e dopo aver aspettato una quindicina di minuti butto giù gli spaghetti, prendo un piatto fondo e metto un pochino di burro e del formaggio ed una volta cotto mi mangio gli spaghetti al burro e lavo il piatto. Ho cucinato una cosa facile, ma comunque mi sazia.

13:30

Mi sono messa a guardare la televisione per ben cinquanta minuti la televisione non sapendo bene che fare dato che non conosco nessuno se non i miei compagni di classe di cui conosco appena il nome -e ad una prima occhiata non ci uscirei nemmeno- e non conosco nemmeno il posto, ma di certo non posso aspettare Marshall per sempre.
'Sbrigati a fare amicizia!' Mi stava urlando la testa, ed aveva completamente ragione, cazzo.
Mi reco in camera mia di corsa spoglianomi dei vestiti che ho indossato questa mattina e frugando nell'armadio prendo dei leggins neri con su disegnati dei teschi bianchi infilandomeli al volo, una felpa bianca con sopra il simpolo della pace in nero e degli anfibi bianchi con dei fiori disegnati, mi lego i capelli in una treccia ed esco prendendo solamente le chiavi.

14:00
Sono seduta sotto ad un albero in un parco mentre accanto a me ho il pacchetto di Malboro rosse appena comprate e l'accendino bianco accanto a me mentre me ne sto sdraiata a vedere le varie persone fare varie cose: ci sono i bambini che corrono e giovano urlando e dimenenandosi senza preoccupazioni, i ragazzini al primo appuntamento timidi come non mai, gli studenti che studiano in gruppo, le mamme, i padri, gli anziani. Appoggio la testa all'albero portandomi la sigaretta sulle labbra e aspirando il contenuto che mi va giù per la gola graffiandomela con il suo sapore, per poi risputarla dalle narici, lascio un profondo sospiro lasciando trasparire un sacco di cose se solamente ci fosse qualcuno accanto a me, ma sono sola, completamente sola.

'La signorina mi presterebbe una sigaretta?' Ad interrompre il mio rituale di aspirare-espirare è una voce maschile, alzo lo sguardo e intravedo un viso a me conosciuto.
'Si, ma si chiama Pietro.' Prendo il pacchetto dalle mani passandogli una sigaretta mentre lui l'afferra e si siede accanto a me, come se gli avessi detto che può. Ma il mondo non è mio.
'In che senso si chiama Pietro?'
'Nel mio paese c'è il detto 'Si chiama Pietro, torna indietro!' perché fa rima.' Gli spiego semplicemente io dandomi mentalmente della stupida non avendo pensato che sono a parlare l'Inglese e non l'italiano.
'Tranquilla, poi a scuola te ne restituirò una, prima o poi.'
'è il prima o poi che mi preoccupa.'

silenzio. improvviso silenzio.

ancora silenzio.


'Ma sei uno stolker oppure che cosa?' Interrompere il silenzio con questa frase è da oscar, complimenti Denise. Butto il mozzicone della sigaretta per terra schiacciandolo con la suola delle scarpe.
'Ammesso che lo fossi, perché questa domanda?'
'Quasi tutta la scuola ha preso la linea 52 oppure la 17 mentre io ho preso la 70 in cui non c'era nessuno se non qualche anziano e qualche mamma, e tu dove capiti? Nella linea 70 e dove abiti? Una fermata prima della mia. Io vado al parco a fumare sotto un albero e chi mi chiede la sigaretta?'
'Nicholas.' Risponde lui per me sorridendo.
'Già, esatto, lo sai che lo stolker è illegale?'
'Tu chiamalo stolker ma io lo chiamo destino.'
'Destino maledetto.'
'Io ora devo andare con dei miei amici, tu sei qui da sola?' Mi chiede buttando la sigaretta.
'Si, non conosco ancora nessuno se non il simpaticone che mi trovo di fianco.'
'Beh, Pietro lo stolker simpaticone che si trova di fianco a te ora ti porterà a conoscere nuova gente.' Si alza guardandomi.
Non era una domanda, penso.
Mi alzo insieme a lui iniziando a camminare fino ad uscire dal parco e andare in un piccolo parcheggio e mi trovo davanti ad un motorino verde e mentre io guardo ogni particolare di questo motorino lui si toglie il cappello rosso e si mette il casco nero passandomene uno blu scuro a me.
'Dobbiamo andare quasi dall'altra parte della città e con il bus ci mettiamo troppo, poi io mi muovo in motorino.' Mi spiega capendo tutto dallo sguardo che gli avevo lanciato quando mi aveva passato il casco.
'A parte per andare e tornare da scuola.' Lo correggo.
'Giusto, ora sali e reggiti.' Eseguo il suo ordine salendo e allacciando le braccia intorno al suo bacino mentre lui infila le chiavi nel nottolo e parte.

NA(note autrice): Scusate se sono stata assente, ma è venuto a mancare mio nonno e ho dovuto portare a togliere i virus al computer quindici e per questo ci ho messo tanto per questo capitolo, mi dispiace molto e lo so che li scrivo a distanze esagerate, ma tutto dipende anche dalle recensioni e sono davvero poche e questo non mi stimola molto.
Comunque, una cosa che mi ero dimenticata di mettere nello scorso 'na' il nome che avevo usato non è il mio, il mio nome è solo 'Denise' il resto è di pura invenzione.
Alla prossima. :)

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Capitolo 7
*** my new crew? ***


 
capitolo sette.

Denise, 15:30 07/01/98
Ci abbiamo messo ben mezz'ora ad arrivare a destinazione, abbiamo girato tutta la città ingarbugliati nel traffico di Detroit.

 
'Scendi.' Mi ordina, e così faccio scendo dal motorino così che lui possa ''parcheggiarlo'' -appoggiarlo malamente nel muretto di mattoni rossi che divide la piccola stradina che porta alla stazione dal parco skate, una volta spento il motorino e posato i caschi scende anche lui avviandosi al parco skate.

E' il classico posto dove possono stare i drogati: dietro ad una stazione nascosti da tutto e da tutti grazie agli edifici che coprono il parco, piccolo spazio per praticare skate, due o tre panchine sotto gli alberi ben nascoste, un bagno pubblico ricoperto di grafitti di ogni tipo e genere con una porta scassinata e chissà quale porcheria dentro che lascia un fetore incredibile, uno scivolo con due altalene a destinazione per i bambini ma che ormai sono diventati sedie per drogati.
''Il classico posto abbandonato da Dio.'' Ho sempre frequentato questi posti, ci sono sempre stata a contatto e so che genere di compagnia frequenta Nicholas, la stessa che frequentavo io ogni volta che cambiavo famiglia adottiva. Sospiro. ''Non voglio finire in questi giri dopo essermi ripulita completamente, non è giusto, no.'' Solo un pensiero oppure un grido d'aiuto?
Mi fa tornare al pianeta Terra Nicholas che mi appoggia il suo braccio sulle mie spalle sorridendo, presentandomi ai suoi amici: uno seduto sull'altalena con una canna in bocca e occhi rossi più del fuoco, un biondino con occhi verdi, avrà diciassette anni.

''Lui è Johnatan.'' Mi presenta il cannofiro.
''Piacere bimba.'' sorride facendomi l'occhiolino senza preoccuparsi troppo.
''Quelle due ragazze seduta sul gradino sono Monique'' mi indica una ragazza di statura medio-bassa, vestita di tutto punto firmata con capelli di un biondo platino tinto, il reggiseno imbottito di solo Dio sa cosa di si e no sedici anni ''e l'altra è Lucy.'' mi indica la ragazza che ha accanto abbastanza asciutta, con capelli castani ed un sorriso sul volto e negli occhi anche lei di sedici o quindici.
''Piacere, Monique.'' La sua voce nasale mi ha perforato i timpani.
''Io invece Lucy.''
''Denise.''
''Quei tre ragazzi che sono a fare skate sono Andrew, Anthony e Gabriele.''
''Gabriele è italiano,vero?''
''Già, magari venite dalla stessa città.'' sorride.
''Ci sta, ma la vedo dura.''
''Comunque, quello con il cappello rosso è Anthony'' mi spiega riferendosi ad un ragazzo alto, pelato ma comunque bello con due magnifici occhi azzurri penetranti che mi sorride ''ha ventidue anni, quello con il cappello blu è Andrew'' mi spiega ancora riferendosi ad un ragazzo mulato, con occhi e capelli neri ''è brasiliano, si è trasferito qui quattro anni fa, ha diciannove anni, e l'ultimo è Gabriele.'' l'ultimo ragazzo, alto, biondi ed occhi marroni. Tutti e tre stanno a fare skate.
''A poco mi ricordo il tuo nome, la vedo molto dura che mi ricorderò tutti questi nomi.'' mi accendo una sigaretta.
''Tanto da oggi tu esci con noi, li imparerai molto in fretta!'' Mi urla Andrew mentre si ferma sedendosi nella panchina sudato dal troppo moviemento.
''E chi ve lo assicura che io da oggi uscirò con voi?'' lo guardo male, ma non troppo.
''Siamo solo in cinque maschi, una femmina comunque manca a darci una calmata e tu sembri abbastanza simpatica così ad occhio e crocie, poi se non ti diverti con noi, anche se la vedo dura, non ci esci più. Ma io ho la mia tesi.'' sorride.
''Chi vivrà vedrà.'' sorrido.
''Non ti avevo mai visto sorridere, hai un bel sorriso.''
''Oh, grazie Nicholas..'' arrosisco.

Ci andiamo tutti a sedere; io e Nicholas nella panchina, Johnatan non si è sposato dall'altalena, Andrew è sdraiato nello scivolo mezzo addormentato, Anthony è seduto nell'altra altalena e Gabriele ancora non si è fermato con lo skate. Le due ragazze sono andate via per conto loro alla fine, mi hanno spiegato che Monique è la ex ragazza di Gabriele ed ora non sono in buoni rapporti, che avevano la stessa compagnia -prima era il doppio, erano tipo trenta persone, poi piano piano si sono tutti allontanati- e Lucy è la sua migliore amica, ora non sono più in quel gruppo ma completamente in un altro, che non somiglia per niente al loro.
''Meglio per loro due, si salveranno.'' Aveva detto con un tono neutro Johnatan facendomi agghiacciare il sangue. Loro sono come me, loro sono cani smarriti, pitbull strappati troppo presto dai genitori diventando aggressivi verso gli altri finché non messi in canile, diventando ancora più cattivi.

18:34
''Quindi tu sei in classe con Nick?'' mi chiede il cannofiro, il suo nuovo soprannome ormai per me è questo, mentre si prepara un nuovo joint.
''Esattamente.''
''Mi immagino che prima impressione ti ha fatto. Non molto simpatico, vero?'' Mi domanda sempre non smuovendo gli occhi dalla sua cartina.
''Mi è stato antipatico, lo ammetto.'' non ho problemi ad ammettere tutto, potrei dare in faccia della troia a qualcuna che mi sta antipatica senza problemi, non penso agli altri, ma solo a me stessa.
''Buono a sapersi, allora tornerai a casa a piedi!'' Ribatte Nicholas facendomi accendere una lampadina.
''Oh merda, il mio programma era di tornare a casa massimo massimo alle cinque, Marshall mi starà sicuramente cercando e sarà incazzato! Mi puoi accompagnare a casa velocemente?'' Lo guardo supplicante.
''Per tua fortuna conosco una scorciatoia.''


Note: Non ci sono scusanti per tutto il ritardo che metto fra un capitolo e l'altro, mi scuso tantissimo per i lettori che ancora mi seguono. Grazie davvero. Se trovate qualche errore è di battitura oppure perché non lo rileggo, infatti nell'altro capitolo invece di aver messo '07/01/98' ho messo '11' al posto di '98' ma ho modificato. La storia si ambienta alla fine degli anni novanta, quando ancora Marshall non è famoso.

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Capitolo 8
*** Angelo custode? O demone? ***


capitolo otto.

Marshall, 17:00
07/01/98


Esco da quella fabbrica che ormai odio come se fosse il mio peggior nemico, costretto a far più di otto ore di lavoro solo per riuscire a pagare le bollette e portare il pane in casa, ed oltre questo, non posso nemmeno permettermi di togliermi qualche sfizio tipo andarmene in vacanza in estate.
Sono relegato in questa grigia città costretto a fare le mie dieci - e più - ore di lavoro, dal lunedì al venerdì.

Sbuffo aprendo lo sportello della mia auto entrandoci dentro, metto le chiavi nell'aposito posto facendola partire, poso entrambe le mani nel volante stringendole guardando negli occhi l'uomo riflesso nello specchietto.

Quello non sono io.
Questa non è la mia fottuta vita.
Io non voglio essere lui.

17:35


Dopo trentacinque fottutissimi minuti di traffico nel tragitto dal mio fottutissimo lavoro alla mia fottutissima casa finalmente sono arrivato. Percheggio l'auto fuori casa - non posso permettermi un garage, ovviamente - scendo dall'auto incamminandomi davanti alla porta, cerco le chiavi in casa ma non ci sono.
Mi chino alzando il tappetino di benvenuto davanti alla porta o come si chiama - di solito tengo lì un paio di chiavi di scorta, stupido da parte mia, ma chissene frega, tanto non c'è niente da rubare massimo massimo possono pagarmi qualche bolletta - una volta alzato noto che non ci sono, le avrà prese Denise, forse è uscita, busso ma nessuno risponde.

Busso di nuovo.
Nessuna risposta.
Busso di nuovo.
Nessuna risposta.


Poso il mio pugno chiuso con più violenza contro la porta, ma ancora nessuna fottutissima risposta.

Denise, 19:00
 Nicholas mi ha lasciato un po' più indietro di casa mia, non proprio davanti casa, non voglio che Marshall veda che ho già fatto amicizia con un branco di tossico dipendenti e che ho fatto subito amicizia con maschi.
Probabilmente si sarebbe aspettata una ragazza timida, dolce, che l'avrebbe amato e adorato per averla adottata ma io - anche se dovrei - non sono così. Ed infondo, perché dovrei?  Mi incammino con le mani in tasca e viso basso cercando di potreggermi il più possibile dal freddo serale di Detroit.

Da bambina nemmeno sapevo cos'era l'America, ed ora vivo in una grande città - enorme a confronto di dove vivevo io - dove d'inverno la temperatura arriva anche a meno quindici gradi - non che io non sia abituata al freddo - .
C'è un uomo seduto nello scalino davanti alla porta di casa, ed è.. Merda! Marshall!

Faccio una lieve corsa correndo da lui ricordandomi che lui non aveva le chiavi che me le aveva lasciate, ma io dimenticandomele dentro ho preso quelle che erano fuori dalla porta sotto al tappeto di benvenuto.

-' Scusa Marshall, io.. Non ricordavo di avere le chiavi, me lo sono completamente dimenticato.' Mi mordo il labbro lievemente.
-' Penso che la prossima volta che esci dovresti avvermirmi in qualche modo, tipo lasciandomi un biglietto dentro casa e le chiavi nel loro fottutissimo posto di merda!' Non grida, non ne ha bisogno, si vede dai suoi occhi quanto sia incazzato. E lo capisco.
-' Scusa davvero, non capiterà una seconda volta.'
-' Vorrei anche vedere. Come mai sei andata fuori e ci sei stata così tanto? E sopratutto, con chi eri?'
-' Ero andata al parco a leggere un libro' Merda, mi sono dimenticata il libro nella moto di Nicholas! 'poi un mio compagno di classe ha iniziato a parlarmi e mi ha chiesto se volevo andare a fare un giro con lui e dei suoi amici, e da lì ho perso il conto del tempo. Davvero, scusa.'
-' Almeno hai fatto amicizia, ne sono contento, spero che siano dei bravi ragazzi. Continuiamo la nostra disciussione dentro dato che ho passato circa un'ora e mezza se non di più qui fuori al caldo.' Enfatizza l'ultima parola con un tono di ironicità.

Prendo le chiavi dalla tasca ed apro la porta.

21:00
Abbiamo finito di cenare - abbiamo ordinato qualcosa al McDonald'sn dato che nessuno dei due aveva tanta  voglia di cucinare - e siamo in sala a vedere la televisione.

-' Quindi, hai già fatto amicizia?' Mi guarda con la coda dell'occhio. Annuisco. 'Come si chiamano? Magari conosco loro, o i loro genitori.'
-' Sinceramente non penso di ricordarmi molto bene il nome dei loro amici, figurarsi il loro cognome, penso che non l'hanno nemmeno detto. Ma il mio compagno di classe si chiama Nicholas.'
-' Beh, siamo in un paesino piccolo di si e no centoventi abitanti, se mi dici Nicholas ovviamente so chi è.'
-' Hm' non mi piace molto l'ironia quando non è fatta da me. Sinceramente non sopporto nessun mio comportamento addosso agli altri e capisco perché la gente mi odia. Devo essere proprio una brutta stronza di merda e sociopatica. 'Walker credo.'
-' Penso di conoscere suo padre, ma non sono sicuro.' Fa le spallucce. 'Se è quello che intendo io, stai attenta, non è proprio gente per bene.' Mi guarda fisso negli occhi questa volta.
Faccio le spallucce 'So difendermi da sola, direi.'
-' Il mio compito è quello di potreggerti, no?'
-' Non sei il mio angelo custode. So difendermi da sola.' Sputo fuori acida.
-' E chi ti dice che non sono il tuo angelo custode?'
-' Gli angeli custodi non sono invisibili ed hanno le ali? Poi ti hai una faccia un po' più da demone, direi.' Sorrido. Quel falso sorriso che ti fanno le classiche ragazze stronze che si credono uno scalino più avanti di te.
-' Ci sta. Chi lo sa.' Sorride anche lui.

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Capitolo 9
*** New group, new people and new life. Right? ***


capitolo nove.

Marshall,
27/02/98 21:58

Ormai sono ben due mesi che Denise abita in casa con me, sembra un pochino migliorata da quel primo fativico incontro - a mio parere - ha iniziato ad uscire, e a fare amicizia con molti ragazzi della scuola. ''I classichi fighetti che si credono Dio in terra'' li descrive lei, ''Ma quando li conosci tutto sommato sono gentili. Stupidi, certo. Ma gentili e abbastanza simpatici'' da che io ricorda non l'ho mai sentita fare un commento positivo su una persona, non ha pregiudizi o giudizi negativi né positivi, ma non ho mai sentito fuoriuscire dalla sua bocca aggettivi come è carino, è intelligente, è furbo eccetera eccetera...
Sono contento dei progressi che ha fatto, e sono ancor più contento che, forse, sono grazie a me questi miglioramenti o forse per i suoi amici.
Minimo una volta al mese viene a trovarci l'assistente sociale, Lucy. Alta poco meno di un mentro e cinquantacinque, capelli biondi con una ricrescita alla base marrone scuro, occhi neri e così magra che una volata di vento potrebbe portarla via e farla sparire solo Dio sa dove. Lucy viene a controllare la situazione, parla con Denise - anche se la ragazza mal volentieri ci parla, a dir la verità non parla mai con nessuno, nemmeno con me - a volte gli fa fare eventuali test ed anche secondo lei è migliorata molto.


''Non penso di aver digerito.'' Mugna la ragazza in pigiama di pail fucsia e calzettoni che arrivano ai polpacci blu e rosa a pallini bianchi accanto a me.
''La tua cena è stata un panino con la cioccolata, posso ben capire che non hai digerito.'' sputo io.
''Se non facevi l'arrosto - che poi è palese che l'hai comprato al supermercato - mangiavo normalmente'' sorride ''E se domani cucino io?''
''Non so se può essere una buona idea. Non ho soldi per ricomprare la cucina se va a fuoco.'' Sorrido. ''Okay, ma comunque a cena, lo sai che a pranzo sono alla fabbrica.''
''Si, lo so. Hai mai mangiato il cibo italiano?''
''Solo gli spaghetti in rare occasioni, perché?'' mi giro a guardarla.
''Domani vedrai.'' Si volta a guardare il telegiornale a quella scatola nera chiamata televisione.
''Non mi fido molto di te.''
''Nemmeno io di te, se è per questo.'' Sorride malefica.
''Touché.'' Sorrido di rimando. ''Domani vai a scuola?''
''No, domani c'è sciopero generale, meno male.''
''Come mai meno male?'' Mi accorgo immediatamente della domanda stupida che gli ho fatto, ma a lei piace andare a scuola e piace imparare.
''A parte che c'era ginnastica domani e sappiamo tutti che tipo di rapporto ho con quella materia.'' Non affatto buono, posso confermare. ''Ma c'era la verifica di Matematica a cui ovviamente non ho studiato.''
''Se i tuoi amici ti distraggono dagli studi e ti fanno abbassare la media lo sai che ti impedirò di uscire con loro?''
''Una punizione?'' Alza il sopracciglio.
''Vedila come vuoi.'' Sbuffo. Quella ragazza è una causa persa.

Si alza sistemandosi i pantaloni del pigiama e camminando verso le scale, ovviamente senza salutare né dare la buona notte, come sua bellissima abitudine.

''Non si da la buona notte quando si va via?'' Mi giro verso di lei, di nuovo.

''Oh sì, scusa. Buona notte Mush**.'' Sorride.
''Come mai vai a letto così presto? Di solito ci vai dopo la mezza notte e perché ti obbligo.'' Guardo l'orologio appeso alle mura bianche della casa ''Sono solametne le dieci e venti, ti senti mica male?''
''No, tranquillo Mush. Mi vado a leggere un libro: Giò. Voglio finirlo in fretta.'' Inizia a salire le scale.
''Perché?'' domando curioso.
''Perché non mi piace leggere i libri con calma.'' Si alza le spalle.



Denise,
28/02/98 09:10


Cuffie alle orecchie mentre non seguo una lezione che non mi interessa.

''La mattina stanco
con il volto bianco
all'ultimo banco
sta gente non mi piace
scusi posso andare al bagno? NO.''***


Per quanto io possa ora abitare in America e a volte ascolti la musica Americana l'Italia rimane in tutti i casi la mia patria e le canzoni Italiane sinceramente mi mancano. Mi piace la musica Italiana.


Con uno sguardo d'odio guardo tutte le persone della classe: oche, bulli, gente che si crede figa e tanto altro.
Detesto tutti, a prescindere. Anche se non cerco di giudicare in alcun modo, ma è davvero molto molto dura.

Mi sento strappare le cuffie dalle orecchie, mi giro: nicholas.

''Anche se hai il cappuccio messo su, sei chinata, siamo all'ultimo banco in fondo e sei praticamente nascosta dietro alla finestra l'attrezzo che usi per ascoltare la musica non passa proprio innoservato'' mi sussurra ''ascolta la lezione, che penso ti sia già bastato il casino che ti ha fatto oggi il prof.'' Sono entrata alle 08:04 quattro minuti in ritardo, dalle 08:00 alle 08:05 decide il prof se far entrare la persona in ritardo o farla entrare alle nove ed evidentemente la prima nemmeno gli è sfiorata per la testa a quel bastardo.
''Sei peggio di lui.'' Soffio togliendomi le cuffie e mettendo tutto dentro allo zaino.

Ormai non uscivo più con il gruppo che mi ha fatto conoscere il primo giorno, li ho visto solo due/tre volte al massimo ci esco, ora abbiamo un nuovo gruppo formato sopratutto di femmine:

Joy, una bellissima ragazza domenicana, capelli ricci e neri, occhi neri, pelle mulatta, alta un metro e sessanta, con uno splendido sorriso e di corportatura molto fine. Ha sedici anni.

Sabine, una ragazza brasiliana di pelle abbastanza chiara, capelli lunghissimi e biondo scuro con punte rosa e di corporatura abbastanza robusta. Ha il suo carattere, va presa, ma in fondo è brava.


Xander, un ragazzo Americano abbastanza alto, pelle chiara, occhi nocciola e capelli neri e ricci. Simpatico e abbastanza dolce, molto - troppo a mio avviso - scherzoso.

Poi la ragazza con cui sono più affezionata: Michelle.
Non la definisco una migliore amica, io non ho mai avuto migliori amici e non intendo nemmeno averli ora per loro, anche se ci esco quasi tutti i giorni mi faranno cambiare idea.
Ma ci sono attaccata di più di tutti, è la prima persona con cui mi sono aperta dopo mio fratello. Gli ho raccontato da dove vengo, la mia famiglia, che sono stata mandata in orfanotrofio ed ho girato come un pacco postare da una famiglia all'altra e che ora ho Mush. Per ora. Mi ha aiuto molto a dire la verità, ma non cambio idea. Mi aiuta a fare matematica che è brava, ed io l'aiuto a fare italiano. Lei è nella mia stessa scuola, però in 2 che è stata bocciata il secondo anno.

E' alta almeno quanto me se non un pochino di meno, occhi grandi grandi ed azzurri, un sorriso sempre stampato in fronte, capelli lunghi che arrivano a metà schiena nero corvino, come i miei.



note autore:


Ho fatto un capitolo un pochino più lungo ed anche se non è successo niente di particolare ho raccontato quello che è successo in questi mesi a Denise e la sua vita com'è cambiata quasi radicalmente, delle nuove amicizie serie che ha fatto e dell'arrivo di una quasi migliore amica che magari riuscirà a farla cambiare in meglio? O forse no? :
I NOMI SONO PURAMENTE INVENTATI, NOMI E FATTI DELLA STORIA, NIENTE DI CHE E' SUCCESSO NELLA REALTA'. DESCRIZIONE DEI PERSONAGGI E NOMI SONO FRUTTO DELLA MIA FANTASIA. OGNI COSA E' FRUTTO DELLA MIA FANTASIA. Tenevo a chiarirlo. :))

** Mush: In inglese vuol dire 'pappa' 'pappamolla' 'pappetta' è un modo di dire nonché un buffo soprannome per Marshall (ho preso spunto da questo soprannome da un'altra fan fiction)
*** il testo: La canzone è ''Killa Story'' Di Emis Killa. Lo so che alcuni fatti, personaggi, cantanti eccetera eccetera non centrano niente con gli anni e mi dispiace, ma volevo mettercelo che volevo far capire come si sentisse la ragazza.

E mi sono accorta che in uno dei capitoli ho messo 12/98 e mi sono sbagliata, dovevo mettere 97 lì oppure 99 ora, ma ormai il danno è fatto e continuo comunque scrivendo '98' qui. L'anno è il 1998.

Grazie a tutti quelli che la recensiscono, leggono, che l'hanno aggiunta ai preferiti/da recensire/da seguire eccetera eccetera.

Baci,
D. xx

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Capitolo 10
*** Cucina Toscana. ***


capitolo dieci.
Denise,
28/02/98


Seduta sul muretto del parco con un dolcissimo profumo di cacca di cane mischiato a sigarette, Marlboro, per essere ben precisi.


-'' Mi domando perché dobbiamo sempre imboscarci'' do un tiro alla marlboro che tengo fra le dita scrollando le spalle ''insomma, o stiamo a questo parco per cani insieme alle mosche dato che c'è un buon odorino di merda, o sotto a dei garage privati, oltre tutto, o nelle gallerie..''
-'' E' bello stare qui.'' Sorride Michelle. ''C'è molto relax, non trovi?''
-'' Perché dobbiamo andare in mezzo a tutta la gente?'' Risponde Joy. ''Hanno ragione loro, qui si sta bene e ci siamo solamete noi e quelle due o tre persone che passano una volta ogni morte di Papa!''
-'' Concordo con voi su questo, ma ci sono posti più carini e con più profumo direi.'' Sorrido guardandomi intorno. ''Sembra che stiamo scappando da qualcosa, o meglio, che ci stiamo nascondendo da qualcosa.'' Butto la sigaretta ormai finita schiacciandola con i miei anfibi bianchi.
-'' Preferiresti andare in piazza? Ci sono tutti bambini delle elementari lì. Nei pub e locali o ci sono i ragazzi della nostra scuola che tanto amiamo o bisogna entrarci se si è maggiorenni.''
-'' Okay, mi arrendo Nic, avete ragione.'' Alzo le mani come per arrendrmi. ''Ma dico solamente che ci sono posti più carini.''
-'' Cambiando completamente discorso.. Sabato c'è l'innagurazione della nuova discoteca proprio vicino alla rotonda!'' Strilla Sabine con un grossissimo sorriso sul volto con la scritta sulla fronte 'Voi venire con me, tesori'. ''Ed io magicamente ho giusto giusto dodici prevendite! 5€ L'entrata più un drink omaggio. Quindi, chi ci accompagna?''
-'' Non hai nemmeno chiesto se possiamo venire!'' Alza un sopracciglio Joy contrastandola. ''Ma comunque, io ci sono!''
-'' Mi offrirei di accompagnarvi oltre che aver organizzato la serata ed aver procurato le prevendite a tutti, ma per vostra sfortuna i diciotto li compio a Marzo, tra qualche settimana.'' Alza le spalle continuando il discorso.''
-'' Io mi unisco ovviamente, non posso di certo mancare.'' Sorride Nicholas. ''Tu vieni Denise?'' Mi domanda.
-'' Non lo so, non penso proprio che Marshall mi ci mandi... Appena vuole che esco al pomeriggio, quell'uomo è così.. oppressivo!'' Sospiro.
-'' E che problema c'è?'' Mi fa Michelle. ''Gli dici che dormi da me ed andiamo in discoteca!''
-'' Non mi convince molto come piano, ma okay. E' una marea di tempo che non vado in una discoteca, insomma..''
-'' Bene quindi ricapitolando: Nicholas, Joy, io ovviamente, Michelle e Denise vengono.. Tu Xan?''
-''  Beh, vi serve un accompagnatore giusto? Ed io guarda caso li ho diciotto anni!'' Ride in risposta.
-'' Ma se siamo in sei.. Come mai hai preso dodici prevendite?'' Domando a Sabine.
-'' Oh giusto, mi ero quasi dimenticata di avvertirvi... Viene anche Johnatan, mio fratello e Andrew accompagnati da Monique e Lucy o come si chiamano.'' Si scrolla le spalle.
-'' Come se quelle due oche di merda fossero simpatiche, una bella serata con due oche di merda!'' Si siede nel muretto accanto a me, Michelle.
-'' Anche a te stanno sul cazzo?'' Gli domando.
-'' Si, decisamente. Tu come fai a conoscerle?''
-'' La prima volta che sono uscita con Nicholas ho conosciuto loro due insieme a Johnatan, Gabriele, Antonhy ed Andrew. Non mi hanno fatto una buona impressione, nessuno di loro.''
-'' Ah, vengono anche Antonhy e Gabriele ovviamente, viene tutto quel gruppo.'' cinguetta Sabine.
-'' Eppure te lo ricordi come finiva quando uscivamo con loro in discoteca! Lo sai benissimo come sono e cosa combinano... E se il gruppo che eravamo si è spaccato in due un perché di sicuro c'era!'' Si lamenta Xander.
-'' Ha ragione lui, Sabi! L'ultima volta ci siamo trovati la metà di noi spersi ed ubriachi marci in un vicolo che Antonhy che aveva la macchina era sparito che aveva fatto a botte con un ragazzo! E siamo stati lì fino alla mattina dopo.'' Urla Joy.
-'' E quello è stato il minimo.'' Alza le spalle Michelle. ''Ma ormai è fatta, andiamo e divertiamoci e cerchiamo di starci il meno possibile insieme a loro! Tanto siamo in macchine separate, no?''
-'' A proposito delle macchine, Xander tu porterai Nicholas, Joy e Denise io invece vado con mio fratello, Andrew e Gabriele mentre Antonhy porta Lucy e quell'altra. Va bene?'' Gli chiede Sabine informandolo.
-'' A me di chi portano loro non mi interessa niente, basta che so chi devo portare io!'' Risponde lui.

Controllo l'orologio: 17:20

-'' Ragazzi io devo andare a casa che ci vuole un po' per arrivare e alle sei devo assolutamente essere là altrimenti quello mi uccide, va bnene?'' Mi alzo in piedi avviandomi al cancello fancendo a tutti un cenno con la mano.
-'' Ti accompagno io!'' Si offre Nicholas.
-'' Oh nono, tranquillo... Deve venire Michelle a casa mia che facciamo i compiti.'' Infatti mi raggiunge immediatamente. ''Ciao ragazzi.''
''Ciao nerddd!'' Ci salutando quelli ridendo.

Usciamo e camminando iniziamo ad avviarci verso casa dato che né io né lei abbiamo il motorino.
-'' Che ne dici di prendere il bus?'' Mi domanda dopo una decina di minuti di camminata.
-'' Ci vuole ancora di più ad arrivare là, ormai siamo quasi arrivate... Poi con questo traffico non arriveremo mai a casa!'' Rispondo.
-'' Quanto ci vuole ancora?'' Mi chiede accendendosi una sigaretta.
-'' Non più di altri dieci minuti almeno penso. Forse anche di meno.''

18:30

Abbiamo appena finito io matematica e l'amica affianco a me italiano quando sentiamo la porta aprirsi di sotto ed una voce che mi chiama.

-'' E' tornato Marshall.'' Mi alzo in piedi chiudendo i quaderni lasciandoli sulla scrivania. ''Vieni di sotto così te lo presento?'' Gli chiedo avviandomi alla porta.
-'' Oh sisi.''

Scendiamo di sotto e vedo Marshall chinato verso la televisione intento a farla funzionare, quell'affare dovrebbe essere un oggetto storico ha tanti di quegli anni...

-'' Marshall.'' Lo chiamo e si alza di scatto. ''Te l'avevo detto che sarebbe venuta la mia amica, no?''
Fa cenno di si confuso. Ovviamente se l'è scordato.
-'' Piacere signore, sono Michelle.'' Gli porge la mano sorridendo.
-'' Piacere mio Michelle, sono Marshall. Ma dammi del tu, non sono così vecchio.'' Sorride.
-'' Anche mia nonna diceva così. Aveva novantadue anni.'' Gli sorrido  buttandomi nel divano.
-'' Il tuo senso dell'humor mi fa morire.'' Sorride. ''Michelle, ti fermi a cena da noi? Ormai sono quasi le sette.. Poi semmai ti accompagno io in macchina a casa.''
-'' Oh, grazie mille ma non vorrei disturbare!'' Si siede accanto a me.
-'' No, tranquilla. Quindi, rimani?''
-'' Va bene, grazie mille. Posso chiamare mia madre per avvertirla?'' Marshall gli fa cenno di si indicandogli il telefono nel corridoio e lei si avvia mentre lui, finalmente, accende la televisione e si siede accanto a me.
-'' Marshal, sabato prossimo posso andare a dormire da Michelle?''
-'' Sabato prossimo? Il 7?'' Mi chiede. Faccio cenno di si. ''Va bene, tanto io devo andare ad una gara di freestyle in un locale.'' sorride.
-'' Tanto vinci, tranquillo.''
-'' Non c'è un premio se vinco il primo round, vado in gara con un'altro e così via finché in gara non ne rimangono solamente due e si sfidano ovviamente.''
-'' Stessa cosa... E chi vince?'' Domando.
-'' Può fare un disco.''
-'' Mettitici di impegno, okay?''
-'' Certo.''
-'' Vado a preparare il pranzo, questo pomeriggio sono andata anche a fare la spesa.''
-'' E come mai?''
-'' Non ti ricordi quello che ti avevo detto ieri sera?''
-'' Oh si, certo.. La cucina italiana!'' Mi alzo andando in cucina. ''Beh, attenta a non bruciarmi la cucina, okay?''

Vado in cucina iniziando a prendere i vari ingredienti mentre mi raggiunge dopo poco Michelle.

-'' Come mai cucini te?''
-'' Gli avevo promesso ieri sera che questa sera avrei cucinato io. Cucina Italiana, precisamente Toscana.''
-'' Hmh. Carina come idea devo dire.''
-'' Lo so, grazie.'' Sorrido.
-'' Ma non è che è solamente un pretesto per ucciderci tutti?'' Mi domanda con finto tono serio mentre io scoppio a ridere.
-'' Come mai tutti mi domandano questa cosa?'' Alzo un sopracciglio mentre ridacchio.
-'' Tu che cucini? Una scena che non l'ho bene in mente.. Dovrei farti una foto ricordo da mettere in un album!''
-'' Tutti così drammatici, mamma mia..''
-'' Perché lui ha detto qualcosa?''
-'' No, mi ha solo detto di stare attent a non dar fuoco alla cucina.''
-'' Ha pienamente ragione lui!'' Ride ed io con lei. ''Quindi, cosa cucini?'' mi domanda incrocinado le gambe.
-'' Non lo so ancora..'' Sfoglio il quaderno rosso con tutte le ricette di mia madre. ''Di primo faccio i ravioli al sugo, ci andavo matta quand'ero bambina, li hai mai mangiati?'' Domando mentre tiro fuori la pentola riempiendola d'acqua calda per poi metterla a bollire. Ovviamente il sugo l'ho già pronto.
-'' No, non ne avevo nemmeno mai sentito nominare.''
-'' Una tua prima volta, quindi.'' Sorrido.
-'' Immagino di si. E abbiamo anche un bel secondo?'' Mi chiede.
-'' Oh ma certo! Ma di secondo qualcosa di davvero leggero, ho fatto dei crostini al lardo semplicemente.''
-'' Ne ho sentito parlare! Ma non li ho mai mangiati..'' Inizio a tirare fuori il pane e lardo mentre preparo da mangiare.

19:30

Siamo tutti a tavola che ho appena servito il primo piatto mentre il secondo è al centro della tavola accanto all'acqua, ci ho messo non molto tempo per fortuna a fare i ravioli dato che avevo già preparato tutto prima di uscire di casa con i miei amici, bastava che mettevo a cuocere la pasta.
Finaimo di mangiare il primo piatto e mi pulisco la bocca con il tovagliolo bianco e guardo dritto negli occhi Marshall cercando un suo giudizio manco fosse un grande chef.

-'' Cosa ne pensate, quindi miei cari critici?'' Domando io ironica con quel mio sorriso che non mi abbandona mai. Quel sorriso ironico, ovviamente.
-'' Buono, davvero molto buono! E' uno dei piatti più buoni che abbia mai mangiato, se non fosse che la pasta era leggermente cruda.''
-'' Mi hai detto te di toglierla dal fuoco, l'avevo fatta assaggiare a te, quindi questo è un errore tuo, non di certo mio.''
-'' Giusto.'' Risponde lui.
-'' Vinco sempre io, ricordatelo.'' Gli sorrido maliziosa.
-'' Oh, se lo dici tu ne sono pienamente convinto.'' Sorride anche lui.
-'' A te Michi ti piace?'' Gli chiedo toogliendo lo sguardo da Mush.
-'' Si, concordo con quello che ha detto lui, davvero molto buono. Per me è si.'' Risponde in battuta a quello che avevo chiesto poco prima. Ridiamo tutti quanti mentre io mi alzo e porto i piatti sporchi in cucina per poi tornare subito in salone, dove mangiamo.
-'' Non dirmi che c'è anche il secondo.. Io non ci riesco a mangiarlo!''
-'' Senti tesoro, io ora ho cucinato e tu lo mangi!''
-'' Come sei autoritaria, cosa sarebbe?'' Mi domanda Mush.
-'' Crostini di lardo, quelli al centro della tavola su quel piatto, servitevi pure.'' Li guardo e capiscono che non è una domanda.

22:00

Michelle è andata a casa sua ovviamente che Marshall l'ha accompagnata a casa sua ed ora siamo a vedere la televisione in sala.

-''Ti è simpatica Michelle?'' Gli domando.
-'' Sì, mi sembra una buona amica per te.''
-'' Lo penso anche io.''
-'' Si vede che vi volete bene, anche se vi conoscete da poco.''
-'' Già.'' Rispondo.



note autrice: Okay, penso di non aver fatto aspettare troppo per questo capitolo e l'ho fatto un po' più lungo, spero che vi piaccia vivamente. Ci saranno nuove svolte dopo questo capitolo e succederanno molte cose! :)

Ringrazio tutte le nuove persone che recensiscono, mi ha fatto davvero piacere e sopratutto ringrazio sopratutto ''coldwinter'' per tutte le recensioni ed i consigli che mi ha lasciato.
Un bacio a tutti ed alla prossima,


Denise xx.

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Capitolo 11
*** ''Mi è mancato tutto questo'' ***


Capitolo undici.

 

 

Denise.

 

La settimana passò più veloce del previsto fra le solite routine: scuola, casa, amici, compiti, letto e così via.
Oggi finalmente è il grande giorno: Sabato.

Io e Michelle siamo a casa di Joy a prepararci mentre Sabine è con le altre due ragazze a noi tanto simpatiche.
Sono seduta nel letto di Joy con accanto i miei vestiti mentre Michelle e Joy si preparano.

 

-'' Tu non inizi a prepararti?'' Mi domanda Joy guardandomi attraverso lo specchio con cui si è a truccare.
-'' Hmh. E' ancora presto, sono solamente le sette e mezza.'' Rispondo io.
-'' Ti sei già lavata, ti sei fatta la piastra?'' Mi domanda ancora, Joy.
-'' La doccia questa mattina, la piastra no.'' Alzo le spalle incrociando le gambe.
-'' Allora ti consiglio di muoverti cara mia, devi oltre che infilarti i vestiti devi anche truccarti!'' Mi sprona Michelle. ''E non penso che tu sia molto esperta di make-up.'' continua lei. Ed ha ragione, non mi trucco quasi mai, eccezione per gli venti importanti in cui metto semplicemente un po' di matita.
-'' Mi metto semplicemente un po' di matita agli occhi nera.'' Alzo le spalle alzandomi dal letto. ''Ma comunque se proprio insistete mi inizierò a vestire.'' Sbuffo cercando con lo sguardo la mia borsa con dentro i vestiti.
-'' Oh no tesoro, oggi ti trucco io!'' Urla Joy sorridendo girandosi verso di me. Ha già finito di prepararsi (cosa normale, dato che ha iniziato alle quattro del pomeriggio).
-'' Come volete voi, cape.'' Sorrido facendogli la linguaggia.

Joy ha indosso un vestito che arriva più o meno alle cosce di un rosa confetto la gonna mentre il busto fatto a cuore con gli strass di un bianco ed i tacchi vertiginosi di quindici centimetri abbonanti sempre rosa confetto. Truccata come sempre in modo impeccabile risaltando la sua carnagione.

Michelle invece indossa un vestito rosso acceso con una scollatura a v nella schiena, ed anche il suo con la gonna che termina alle cosce, mentre i tacchi sono – sempre di quindici centimetri – neri. Truccata anche lei perfettamente facendo risaltare i suoi occhi di un azzurro mare che riuscirebbero a far incantare chiunque.

Tiro fuori dalla mia borsa – una volta trovata, dopo averla cercata per cinque minuti abbondanti – delle calze a rete, una minigonna in pelle rossa linguinare ed una canottiera che mi lascia scoperto l'ombelico - facendo risaltare il mio navel – nera con sopra disegnata un'aquila che vola verso la luna piena e per ultimi – ma come si suol dire non meno importanti – i tacchi, degli ankle boots a tacco alto neri ed infine un giubbotto in pelle nero.

Una volta infilato il tutto mi lascio nelle mani esperte da truccatrice di Joy.
Mi da la matita nera a pin-up – come la definisce lei – ed il rossetto rosso acceso alle labbra semplicemente. Un trucco semplice e non pensate.

-'' Sono solamente le otto, e mancano ancora due ore, vedete che avevo ragione io?'' Sorrido alle ragazze.
-'' Manca ancora la piastra, Denise.'' Mi ricorda Michelle.
-'' Oh vero, me ne stavo dimenticando. Che palle.''

Amo le discoteche, le feste, l'alcool, il fumo, il divertimento, lo sballo assoluto, la musica alta da rompere i timpani, gli sconosciuti che iniziano a ballare con te – che poi è tutt'altro che ballare, ma è uno strusciarsi uno contro l'altro - , gli alcolici, i ragazzi che ti offrono da bere e persino il post-sbornia adoro.

Ma c'è una cosa che non sopporto, una cosa che odio con tutta me stessa: il prepararsi cinque giorni prima per paura di non fare in tempo ed una volta finito, ti rendi conto che mancano ancora ore ed ore all'evento e devi stare lì, impaziente, ad aspettare facendo attenzione a non rovinarti il trucco, i capelli oppure altro.

Sbuffo andando in bagno e prendendo la piastra me la inizio a passare per bene nei capelli mentre guardo il mio riflesso allo specchio.

10:00

Siamo fuori in marciapiede – che fa tanto battone – mentre fumiamo aspettando Xan e Nicholas che ovviamente non sono mai puntuali.

-'' Ma che macchina ha Xander?'' Domando io.
-'' Non so che marca sia, ma so che è bianca.'' Risponde Michelle al mio fianco aspirando il fumo.
-'' Tipo quella lì dall'altra parte del marciapiede a sinistra accanto all'albero con quei due ragazzi dentro che somigliano da morire a Nicholas e Xan?'' Domando di nuovo. Lei si volta a vedere e Joy con lei.
-'' Si, è quella!'' Cinguetta Joy. '' Mi domando perché non hanno suonato avvertendoci.

 

Andiamo verso la macchina attraversando la strada ed andandogli in contro. Joy spalanca la portiera davanti del passeggero, dov'è seduto Nicholas.

-'' Fammi sedere, lo sai che soffro di macchina.'' Sorride cercando di fargli capire che è un ordine.
-'' A casa mia esiste il per piacere.'' Si difende lui sganciandosi la cintura di sicurezza ed uscendo dalla macchina mentre lei ci entra.
-'' Grazie tesoro.'' Sorride lei agganciandosi la cintura e chiudendo la portiera.

 

Nicholas apre la portiera di dietro voltandosi verso Michelle e me.

 

-'' Prima le signore.'' Sorride facendo entrare Michelle e guarda me incitandomi a salire.
-'' Lo so che il tuo essere così gentile è semplicemente una fregatura per farmi stare in mezzo. Ma io sono più furba di te.'' Sorrido maliziosa.
-'' Si... Lo ammetto, mi hai beccato!'' Ride.
-'' Soffro di attacchi di panico e claustrofobia, non posso stare in mezzo.'' Alzo le spalle buttando la sigaretta ormai morta – non finta, morta – .
-'' Non lo sapevo'' mi guarda serio ''allora ovviamente entro prima io.''

Sale lui e dopo io chiudendo la porta alle mie spalle. La macchina di Xan non è molto grossa e di dietro si sta abbastanza stretti. Basta dire che ho una tetta schiacciata dal braccio di Nicholas.
D'improvviso sento Nicholas avvicinarsi scostando i miei capelli ancora caldi dalla piastra – l'ho ripassati prima di uscire – dietro all'orecchio e portare le sue labbra contro al mio orecchio.

-'' Sei bellissima sta sera, comunque.'' Avvampo facendo un sorriso incontrollato.
-'' Beh, grazie. Anche tu non sei da meno.'' Indossa nei jeans attillati a vita bassa scuri, una canottiera bianca con delle scritte sopra ed un giubbotto aperto in pelle. La canottiera lascia poco spazio all'immaginazione e lascia vedere i suoi muscoli. ''Vai in palestra?''
-'' Si, perché?'' Mi domanda lui staccandosi dal mio orecchio. Sorrido maliziosa mordendomi le labbra.
-'' Così.'' Lo guardo dritto negli occhi per poi scostare lo sguardo ''Si vede.'' Rispondo in tono neutro.

 

 

Ci mettiamo quindici minuti per arrivare ed una volta parcheggiato ci aviamo alla discoteca – che è solamente dall'altra parte della strada – vedo un'insegna luminosissima con la musica talmente alta da sentirti fino a qui fuori e ragazzi che entrano ed escono.
Entriamo dentro dando la prevendita ed i soldi ed una volta fatto il timbro entriamo dentro.
La musica forte mi penetra nei timpani, una marea di ragazzi in pista che ballano già scatenati mentre alcuni seduti nei divanetti. Sorrido.
Joy si prende Xander sotto braccio e se lo trascina immediatamente in pista.



-'' Io vado a prendere da bere e guardo se c'è qualche bel ragazzo carino in giro con qui fare amicizia.'' Mi urla nell'orecchio Michelle
per poi farmi l'occhiolino.
-'' In bocca al lupo, quindi!'' Gli rispondo io sempre urlando cercando di superare la musica, quel poco da farmi sentire da lei.
-'' Crepi! Mi raccomando Nic, tiella d'occhio, va bene?'' Urla a lui che, in risposta, gli sorride annuendo con la testa facendogli l'occhiolino mentre lei va verso un gruppetto di ragazzi.

 

Mi volto verso Nicholas.
Okay, siamo rimasti solamente noi due.
Ho intenzione di ubriacarmi, ovviamente. Ed io da ubriaca non sono uno spettacolo molto carino – sopratutto perché inizio a fare la troia con il ragazzo a me più vicino abbastanza carino –.
-'' Quindi, andiamo a prendere questo drink in omaggio?'' Annuisco e mi mette il braccio attorno alla spalla.

 

Mi è mancato tutto questo, penso sorridendo.

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Capitolo 12
*** wodka, alcol, joint e sballo. ***


Capitolo dodici.

 

Denise.

Mi avvio verso il bar traballando in quelle Ankle Boots.
Mi fanno già male i piedi e siamo qui dentro da dieci minuti, sbuffo tra me e me scuotendo la testa. Non ci sono più abituata. Mi appoggio al balcone del bar cercando un po' di sollievo da quei trampolini della morte. Intanto mi si avvicina un ragazzo alto, con capelli biondo platino ed occhi di un intenso nero.

-'' Ehi, ti posso offrire da bere?'' Mi domanda scrutandomi.
-'' Va bene, grazie mille.'' Non gli avrei nemmeno detto il mio nome, ma perché rifiutare un drink gratis?
-'' Desidera?'' Arriva il barista – un uomo di mezza età con il volto stanco che non ne può più né di questa discoteca e né dei ragazzini dai quindici ai venticinque anni – domandando sia a me che al ragazzo.
-'' Io vorrei un moijto e per la signorina..'' Si ferma lasciando incompleta la frase guardandomi con un punto interrogativo in fronte.
-'' Rum e coca-cola per favore.'' Sorrido debole al barista, un sorriso d'intesa, ''ehi, anche io sono stanca di tutte le persone che mi stanno attorno, sai? Anche io voglio scappare, anche io sono stanca della mia routine. Non sei solo.'' Ma ovviamente sto zitta.
-'' Okay, un mojito ed un rum e coca-cola per la signorina.''
-'' Sei sicura di volere solo rum e coca-cola? Non sarebbe meglio una wodka?'' Mi domanda il ragazzo platinato.
-'' Per iniziare la serata va bene questo, il meglio lo lascio per la fine.'' Mi lascio un pochino andare chiudendo gli occhi e lasciando che la musica in sottofondo mi penetri sotto pelle entrandomi nelle viscere. Torna il barista dopo pochi minuti con i due bicchieri e li appoggia nel balcone mentre il ragazzo paga.
-'' Grazie mille.'' Sorrido prendendo il mio bicchiere e senza spiaccicare altra parola mi allontano.

Torno da Nicholas con il mio bicchiere già mezzo vuoto.

-'' Ehi, chi era quello? Ti ha offerto da bere?'' Mi domanda all'orecchio cercando di farsi sentire.
-'' Si, è stato gentile.'' Prendo un altro sorso del drink.
-'' Lo sai che non dovresti prendere drink da sconosciuti?'' Mi domanda lui.
-'' Lo so.'' Alzo le spalle sorridendo.
-'' E quindi, perché l'hai fatto?''
-'' Odio dare spiegazioni, giustificarmi, cercare di chiarire ogni cosa.
La risposta perfetta a tutto in questi casi è “non sono cazzi che ti riguardano, ma nemmeno lontanamente”, oppure,

per essere più brevi “vaffanculo”, una parolina magica che non sbaglia mai.'' Lo guardo dritto negli occhi scrollandomi le spalle buttando giù quel che ne rimane del drink buttando il bicchiere malamente nel divanetto andando in pista a ballare.
Ballo – che poi più che ballo è strusciarsi con il primo o prima che ti capita sotto tiro – sento qualcuno prendermi dai fianchi, mi giro: Il tizio platinato di prima, quello che mi ha offerto da bere.
Senza tanti indugi inizio a ballare con lui mentre con la coda dell'occhio guardo Nicholas che esce fuori, probabilmente a fumare. Faccio le spallucce.

Due ore e mezzo, quattro rum e coca-cola, cinque wodka lemon, una wodka liscia, una bottiglietta di birra grande, due moijto, due bicchieri di non-so-bene-cosa e tre bicchieri di wodka alla fragola dopo mi ritrovo in mezzo alla pista ancora a ballare, completamente stremata finché il dj non ferma la musica ed inizia a parlare al microfono mentre tutti si girano guardandolo mentre emettono gridi di disapprovazione. I miei piedi gli stanno urlando un immenso grazie.

-'' Bene, non dimentichiamoci perché c'è questa serata!'' Urla il dj al microfono mentre io mi vado a sedere in un divanetto bianco fra una coppia che ''limona'' – praticamente stanno scopando – e il vomito di un ragazzo sdraiato nell'altro divanetto e davanti ad un drink rovesciato. Di bene in meglio. ''La serata è dedicata al freestyle! Sei concorrenti ed ancora cinque serate per la grande battaglia rap!'' Urla al microfono continuando a blaterare qualcosa, sono troppo occupata a farmi passare il mal di testa e cercare di non vomitare nella borsetta della tizia qui di fianco a me che si limona l'altro tizio. Non sono ubriaca.

Da quello che ci ho capito fino ad adesso quelle due ragazze sono dovute andare via dopo nemmeno mezz'ora di serata quindi anche Antonhy è andato via, Sabine si è sentita male rigurgitando la cena nel bagno ed è tornata a casa con suo fratello portandosi dietro anche Gabriele ed Andrew, Joy aveva litigato con il suo ragazzo o qualcosa del genere che l'aveva beccata in discoteca mentre aveva detto di essere a casa, quindi in poche parole siamo rimasti io, Michelle nel bagno a farsi qualche bel ragazzo, Xander il nostro guidatore apparentemente ancora sobrio e Nicholas che era sparito fuori quando lo avevo mandato a cagare andando a ballare con quello sconosciuto.
Sento la voce di un ragazzo che inizia a fare freestyle al microfono, alzo il viso e c'è un ragazzo nero con i rasta a rappare contro un ragazzo sempre di colore con le treccine. Sbuffo scazzata appoggiandomi allo schienale del divano, non mi sento più la gola, santo cielo. Qualcuno si siede accanto a me.

-'' Bel posto dove sedersi devo dire. In mezzo al vomito, un bicchiere rovesciato, una coppia che sta scopando ed un ragazzo ubriaco marcio che sarà in coma alcolico come minimo.'' Riconosco quella voce, è ricomparsi Nicholas dal paese delle meraviglie.
-'' Non c'erano altri posti liberi.'' Dico la prima cosa che mi viene in mente.
-'' Veramente sono tutti fuori che c'è una specie di zuffa e quelli che sono rimasti qui sono a vedere la gara di freestyle oppure sono in bagno a scopare.''
-'' Eccetto per i due accanto a noi.'' Rido. ''Comunque ero – e sono – stanca, e non avevo voglia di cercarmi un altro posto, sai.'' Alzo le spalle.
-'' Mi pare giusto.'' Manda giù un bicchiere di qualche drink. Mi viene il vomito solo a vederlo l'alcol. ''Comunque mi sembri leggermente ubriaca, sai?'' Mi domanda.
-'' Non sono ubriaca'' calco le parole ''solo che mi brucia un po' la gola. Tutto qua.''
-'' Okay sei ubriaca.'' Ride cercando di ascoltare la gara. ''Ti piace il rap?''
-'' La musica mi piace tutta, a te?'' Gli domando cercando di rimanere sveglia mentre fisso il soffitto.
-'' Partecipo a questa gara.'' Confessa lui.
-'' Davvero? Non ne avevo idea... Poi un giorno mi fai sentire come rappi, va bene?'' Gli domando io.
-'' Mi sentirai quando tutti, alla gara.''
-'' No, voglio sentirti prima.'' Insisto io.
-'' Come vuoi.'' Ride. Ma che ha sempre da ridere quel ragazzo lì?
-'' Che numero sei?''
-'' Tre, gareggio contro un ragazzo che si fa chiamare Slim Shady.'' Ride.
-'' Mai sentito. Beh, io sono nuova da queste parti. E che tipo è questo nostro Slim Shady?'' Mi siedo composta ascoltando interessata.
-'' E' un rapper bianco.'' Dice semplicemente lui.
-'' Quindi?''
-'' E' praticamente spacciato.'' Ride.
-'' Perché? L'hai già sentito rappare?'' Gli domando.
-'' No, certo che no.''
-'' E quindi come fai a dirlo?''
-'' E' bianco, e questa è musica per neri.''
-'' Che ne sai? Magari tra qualche anno sarà il rapper più famoso, magari diventa il rapper più famoso di tutti i tempi.'' Faccio le spallucce. ''Il rap è per neri come il pop è per bianchi, non essere razzista Nic.'' Sorrido guardando in basso. ''E non giudicare mai troppo debole il tuo nemico.'' Mi alzo.
-'' Ehi, dove vai?'' Mi domanda.
-'' A prendere una boccata d'aria, sto per avere un attacco di panico. Tu rimani pure qui.''

Marshall.

Sono qui fuori con il mio gruppo da una ventina di minuti e nemmeno io ho ben capito a fare che cosa, in fondo io sono il numero quattro no? Devo rappare alla prossima serata, il prossimo Sabato non ora. Faccio le spallucce buttando il mozzicone del joint che stavo fumando. Devo smettere con questa merda. Sbuffo, sempre i soliti pensieri e poi si ricomincia da capo.

-'' Perché minchia siamo qui?'' Domanda l'amico alla mia sinistra.
-'' Sinceramente non lo so nemmeno io, non devo gareggiare io oggi! E' proof che mi ha trascinato qui, non ne ho idea.'' Rispondo io.
-'' Almeno entriamo dentro, no? Ascoltiamo gli altri.'' Ci illumina dave piazzato davanti a me.
-'' Voi andate, io rimango qui a farmi un altro joint.'' Continuo io.
-'' Ma sei già al terzo Slim!'' Continua l'amico alla mia sinistra di cui sinceramente, nemmeno ricordo il nome.
-'' Pazienza ragazzi, sta merda mi aiuta a concentrarmi.'' Li liquido velocemente mentre loro si allontanando entrando dentro alla discoteca.

Mi dirigo verso una panchina riposta proprio fuori dalla discoteca, abbastanza nascosta e mi ci siedo tirando fuori dalla mia tasca la cartina e tutto il materiale per farmi il joint. Dopo due minuti ed una volta aver finito questo perfetto joint mi rendo conto di non aver l'accendino.
Controllo la situazione inquadrando solamente ragazzi che si azzuffano, gente che sgatta dietro agli alberi, gente che se ne torna a casa finché.. Una ragazza che sta fumando appoggiata al lampione della strada. Una battona? Mi alzo incamminandomi da lei.

-'' Scusa, hai mica un accendino?'' Gli domando senza darle del lei o altro, non ne ho voglia.
-'' Certo.'' Tira fuori dalla borsa un accendino completamente bianco e si volta a passarmelo.
-'' Denise?'' Domando io visibilmente scioccato.
-'' Marshall..?'' Domanda lei altrettanto.



spazio autrice: domando scusa per il ritardo nel pubblicarla ma ho avuto degli imprevisti tra cui la febbre, da studiare e una crisi a livello emotivo.
Ringrazio tutti i recensitori, tutte le persone che hanno aggiunto questa storia ai preferiti/da recensire/da ricordare o che semplicemente la leggono. Grazie mille davvero. Non mi aspettavo così tanti lettori e recensioni, grazie mille.
Spero vi piaccia il capitolo e penso che quello che succederà nei prossimi capitoli vi piacerà molto. :)

un abbraccio,
denise. xx

 

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Capitolo 13
*** Lui era una bestia. ***


Capitolo tredici.

 

Marshall.

Quando capii chi è la ragazza che sta di fronte a me un'ondata di lucidità mi colpisce in pieno volto mentre sento l'ira – oltre tutto accentuata dal vario alcol e marijuana in corpo – che mi nasce dallo stomaco salendomi nella spina dorsale finché non mi colpisce il cervello.
Penso che ha capito tutto solo dal mondo in cui la sto guardando in questo momento, potrebbe decisamente andare a fuoco da un momento all'altro.

-''Non dovevi essere a casa di quella tua amica a dormire oggi?'' Gli domando io cercando di stare calmo ed avere un tono tranquillo. ''Se mi sbaglio dovevi essere da Michelle.''
-'' Non so come giustificarmi, e non penso che sia anche il caso di farlo. Ti chiedo semplicemente scusa.'' Questa ragazza mi stupisce ogni giorno che passa.

Delle scuse?
Delle scuse da Denise?
Capita una volta ogni morte di Papa.

-'' Mi domando perché non me l'hai chiesto di andare in discoteca, ti avrei detto di si.. Anche perché pure io ci venivo e ti avrei lasciato, poi ovviamente io me ne stavo per i fatti miei controllandoti da lontano.'' La guardo intensamente negli occhi.
-'' Lo so, scusami. Sono abituata a mentire per tutto, sai..'' Cerca di giustificarsi.
-'' Con me non è così, io voglio solo la verità.'' Sospiro. ''Non ti dirò niente per questa volta, ma che sia la prima e l'ultima, okay? E la cosa che mi fa incazzare ancora di più è che la tua amica, Michelle, ti ha retto il gioco!''
-'' Marshall, è una mia amica, è ovvio che mi regge il gioco.'' Fa le spallucce.
-'' Si, giusto.'' Sospiro. ''Con chi sei venuta?'' Gli domando sedendomi nella fredda panchina e lei insieme a me.
-'' Un po' di amici... Michelle ovviamente, Nicholas il mio compagno di scuola ma penso di avertene già parlato, Joy, Xander che ci ha accompagnato in macchina, Sabine e suo fratello Johnatan e..'' La blocco.
-'' Okay okay ho capito, non conosco nessuno di questi qui se non Nicholas di vista e Michelle che è venuta l'altro giorno da noi a mangiare. Ah, sappi che di lei non mi fiderò mai più.'' Gli sorrido guardandola ironico.
-'' Me lo posso immaginare.'' Guarda il joint ormai acceso che tengo in mano. ''Fumi marijuana?'' Mi domanda.
-'' No.'' Rispondo negando la verità. Che esempio gli posso dare facendo così tranquillamente davanti a lei? Ma non ci ho assolutamente pensato.
-'' Lo riconosco un joint, e non solo da com'è fatto ma anche dall'odore. Si vede che non è un drum.'' Alza le spalle tranquilla.
-'' E tu come fai a sapere tutto questo?'' Gli domando cercando di prenderla in contropiede.
-'' Ci sono tante cose di me che non sai, Marshall.'' Risponde semplicemente. Non riesco a capirla, per quanto mi sforzi non ci riesco. Perché non parlarmi del suo passato? Fa davvero così male? Dopo mesi e mesi che viviamo nella stessa casa e sotto allo stesso tetto dovrebbe fidarsi di me, come io mi sono fidato – quando a quanto pare non dovevo – di lei. Perché? E sopratutto quando si confiderà con me?
-'' A dire la verità no, non conosco niente di te se non quello che ti è successo dopo che sei venuta ad abitare con me.'' Sospiro. ''Mi sto sforzando al massimo delle mie capacità per farti aprire a me, per farti fidare di me, ma tutto quello che faccio sembra davvero inutile. Faccio un passo avanti e venti indietro, è una cosa... demoralizzante.'' Sottolineo con finta enfasi l'ultima parola.
-'' Ti capisco, io ci metto tempo per aprirmi, per fidarmi e di solito le persone non hanno tempo. Vogliono sapere tutto subito, quando vedono che dopo un tot di tempo non mi apro mi abbandonano. Ma va bene così.'' Odio il suo modo di fingere di essere forte, anche io faccio così.
-'' Non hai ben capito che io non sono gli altri, Denise.'' Perché non lo capisce, diamine? ''Io ora sono la tua famiglia, e tu la mia. Dobbiamo dirci tutto il nostro passato.'' La guardo negli occhi, la sento sospirare.
-'' A dirla tutta nemmeno tu mi hai mai raccontato del tuo passato.'' Sta cercando di aprirsi?
-'' Okay, allora inizierò a raccontarti del mio, magari così ti convinci.'' La guardo negli occhi di nuovo buttando il joint a terra ormai finito. Sospiro pesantemente. ''I miei genitori erano musicisti rock piuttosto poveri, all'età di sei mesi mio padre mi abbandonò e con mia madre fui costretto a trasferirmi da una parte all'altra degli stati uniti. Non facevo in tempo a fare amicizia che dovevo già trasferirmi, passavo da una scuola all'altra ed ero vittima di bullismo.'' Abbasso lo sguardo giocherellando con le mani. ''A dodici anni mi trasferì definitivamente qui a Detroit, qui ho avuto un adolescenza tutt'altro che felice, tra i problemi di droga di mia madre e i mille uomini che si portava in casa che trattavano male sia lei che me, sono stato bocciato tre volte a causa delle troppe assenze. Ero vittima di bullismo, prese in giro e cose di questo genere perché classificato come il classico sfigato, capisci?'' La guardo negli occhi ed annuisce debolmente mentre mi fissa con occhi curiosi. ''Un mio compagno mi ha pure mandato in coma per cinque giorni.''
-'' Oddio, ma sei serio?'' Mi domanda la ragazza.
-'' Si.'' Dico semplicemente. ''L'unica cosa positiva della scuola è che lì ho conosciuto il mio migliore amico, Proof.'' Sorrido sbieco.
-'' Non me l'hai ancora fatto conoscere.'' Mi fissa negli occhi. ''Quando me lo fai conoscere?'' Chiedo.
-'' Molto presto.'' Sorrido. ''Beh, questa è la mia storia!'' Mi tiro su mettendomi seduto composto battendomi le mani. ''Soddisfatta?''
-'' Non mi immaginavo tutto questo, davvero.'' Si morde il labbro inferiore. Dannazione è sexy. Gli fisso la scollatura e le cosce, non so se è l'alcol e la droga che è in me a parlare ma mi fa davvero eccitare questa ragazza.
-'' Eppure è così.'' Faccio le spallucce cercando di rimanere rilassato. ''Ora tocca a te.''
-'' Cosa vuoi che ti dica? Questa sorte non è stata mai mia amica, la mia infanzia l'ho passata fra farmaci e calmanti ne ho presi così tanti da azzerare i sentimenti. Nelle braccia ho ancora i tagli, ma non sono quelli a fare male ma i ricordi. I ricordi sono vividi, a scuola mi chiedevano 'perché tutti quei lividi?' 'mi sono fatta male col pallone' 'ho imparato a memoria quel cazzo di copione, gli assistenti sociali mi hanno soltanto incasinato.'' Sospira pesantemente, gli poso una mano nel ginocchio carezzandoglielo. ''A scuola sono stata un vero fallimento, non ho avuto voglia di studiare nemmeno un momento perché ho capito che la vita vera non la impari sui libri di storia che gli occhi di chi soffre hanno più memoria e non sarà un tre in pagella a non darti gloria. Ho nascosto gli orrori ed il trauma di aver un padre alcolizzato che mi ha picchiata, fino alla nausea. Lui non era un padre, lui era una bestia. Ma credimi, io oggi non lo detesto, certe cose se non le provi non si possono capire, la vita non lo sai come andrà a finire. Certi giorni mi sembra di impazzire.''
Non so decisamente cosa dire, me lo immaginavo che aveva un passato turbolento ma non così. Le sue parole sono una freccia contro il mio cuore.
-'' Ora è tutto passato.'' Dico semplicemente. Lei non mi ascolta minimamente.
-'' Stringo i pugni, ho imparato a tener stretti i denti, ho incassato così tanto che adesso non sento più i colpi. Dalla corsia dell'ospedale le mie grida, mia sorella è in bagno e vuole togliersi la vita.'' Gioca con le sue mani nervosamente e se ne passa una nel viso.
-'' Se è troppo dura per te raccontare va bene lo stesso, puoi fermarti qui.'' La rassicuro. Non mi ascolta.
-'' Mentirei se dicessi che mi manca, adesso i miei occhi di piangere son stanchi'' sputa freddamente ''facevamo finta di essere felici, ma il mio unico pensiero era di coprire cicatrici. Ero una bambina come le altre, ma un giorno mi ha toccata e son diventata grande. Da piccola mi chiedevano 'Ma tu non hai un papà?' e inventavo storie per avere dignità. Ero al suo funerale, sua madre stava piangendo e so, non è normale, ma avevo smesso di star male. Per me era ed è una gioia sapere che è morto, le sue mani addosso sono solo un ricordo. Mi ha causato troppi danni, il dolore più forte l'ho sentito negli anni. In camera c'è Billy, lui la sa la verità; ma non potrà mai dirlo, un pupazzo non lo fa.'' Tiene sempre lo sguardo basso. ''In questo mondo camminando mi son persa, non mi sono mai sentita speciale, ero diversa.''
-'' Mi dispiace veramente tanto, non immaginavo tutto questo.'' Dico semplicemente guardandola.
-'' Mio padre è morto in un incidente stradale, mia sorella si è suicidata e mia madre si è suicidata dopo mia sorella. L'unico parente che avevo era la madre di mio padre, ma non mi ha voluto e mi ha spedito in orfanotrofio.'' Mi fissa negli occhi.
-'' Non me lo immaginavo, davvero.'' La guardo dispiaciuto. E' davvero una ragazza forte per essere sopravvissuta a tutto questo. ''Io per te, lo sai, ci sono sempre. Siamo una famiglia adesso noi due.''
-'' Tranquillo. Non sento il bisogno di avere qualcuno al mio fianco da quando ho capito che quel “qualcuno” non è altro che la solitudine. L’ho imparata a conoscere. Alle volte ci parlo. Lei, quando può, mi sorride. Ci vogliamo bene''
-'' Non dire così, tu non sei più sola. Ci sono io con te.'' La guardo intensamente nelle irridi marroni.
-“Essere sempre più solo è il mio unico e vero talento.” Non mi sta nemmeno ascoltando, vuole solo sfogarsi, e la lascio fare. Se lo merita. ''Mi sono nascosta. Ma volevo essere trovata.
Ho indossato la maschera. Ma volevo essere scoperta.
Mi sono finta indifferente. Ma volevo essere abbracciata.” Senza dire niente gli affondo le braccia addosso a lei e la stringo a me.

Per la prima volta la sto abbracciando.

 

Spazio autrice: nel testo sono presenti le canzoni di Missa, 'dimmi come va' e 'ti dirò io come andrà'.
Cosa ne pensate di questo capitolo? E' molto più lungo degli altri è ha dato una svolta improvvisa alla storia, finalmente Denise si è aperta con Marshall e gli ha parlato del suo turbolento passato.
Scusate se ho pubblicato dopo cinque giorni, avevo vari impegni.
Pubblicherò il prossimo capitolo a quattro recensioni. :)

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Capitolo 14
*** Ci starei tutta la vita così. ***


Capitolo quattordici.

Denise.

Ricambio la stretta di Marshall, non so cosa mi abbia spinto a raccontargli di tutto il mio passato, tutte le mie sofferenze ed il mio dolore. Sento le palpebre farsi pesanti e pizzicare ed un liquido salmastro scivolarmi giù dalle guance: sto piangendo.
Cercando di trattenere le lacrime e non far rumore in modo che Marshall non se ne accorga inizio a singhiozzare, ma è sempre così, quando piangi e non vuoi far rumore inizi a singhiozzare. Sento il ragazzo scostarsi da me e guardarmi con quei suoi due occhi azzurro cielo guardarmi.

-'' Piangi e sfogati, non tenerti tutto dentro.'' Mi continua a guardare. ''E' un po' come trattenere il respiro sott'acqua. Prima o poi scoppi.''
-'' Un po' di tempo fa mi sono giurata una cosa.'' Gli confesso.
-'' Che la prima persona che al posto del falsissimo 'non piangere' o 'come stai?' mi avrebbe detto quello che mi hai appena detto tu sarebbe stata la persona più importante della mia vita.'' Le lacrime continuano a scendere, ma lo vedo sorridere ed in quel dolore un po' di serenità c'è.
-'' Beh, allora ora sono la persona più importante della tua vita?'' Sorride.
-'' Forse.'' Meglio lasciare il beneficio del dubbio, le persone ti distruggono sempre. Non fate cazzate, non fidatevi delle persone. ''Ho sonno e mi fa malissimo la testa.'' Porto le mani alla fronte toccandomela sentendo una forte fitta seguita da dei conati di vomito.
-'' E' meglio andare a casa, che ne dici? Ti ci porto io ovviamente, quindi avverti qualcuno dei tuoi amici che torni a casa.'' Mi informa lui, non faccio in tempo a controbattere che mi alzo correndo dietro al muretto iniziando a vomitare tutto l'alcol che avevo ingerito poco fa, sento Marshall che mi tiene la fronte ed i capelli facendo in modo che non mi sporca.
-'' Mi sento malissimo, Dio.'' Dico ancora tra le lacrime una volta finito di vomitare. Mi pulisco la bocca con un fazzoletto di carta che mi passa lui.
-'' E' assolutamente il caso di andare, tu hai tutto qui o devi prendere qualcosa dentro?'' Mi domanda lui, guardo nella panchina affianco a noi e constato che ho la borsa con me per fortuna e non l'ho posata dentro.
-'' Si, ho la borsa lì.''

Vedo Marshall chiamare i suoi amici ed avvertirli di quello che è successo, dell'inconveniente e che torna a casa, io intanto mando un sms a Nicholas, Xander e Michelle avvertendoli che Marshall mi ha beccato e che torno a casa insieme a lui scusandomi, l'ho inviato a tutti e tre per paura che se uno di loro non legge per il troppo alcol che ha ingerito lo possano leggere gli altri due, per sicurezza insomma.
Entro in macchina e dopo essermi agganciata la cintura di sicurezza appoggio la testa al seggiolino chiudendo gli occhi che si iniziano a fare pesanti, Dio ho sonno.

-'' Hei, hai appena vomitato se chiudi gli occhi è peggio!'' Mi squilla Marshall al mio fianco, mugno qualcosa di incomprensibile addormentandomi dopo pochi secondi.

Marshall.

Che è ubriaca è palese, mi domando se abbia assunto droga di qualsiasi tipo da fumo a pastiglie, spero vivamente per lei di no. Non so come potrei reagire se scopro una cosa del genere, posso sopportare il fatto che sia andata in discoteca di nascosto, che si sia ubriacata fino alla nausea, ma non sopporterei mai una cosa del genere. Una volta che ci sei dentro non ci esci più, ed è una bruttissima sensazione. Sbuffo scuotendo la testa e dopo mezz'ora arrivo davanti a casa con la macchina e parcheggio nel garage, mi sgancio la cintura di sicurezza togliendo le chiavi e mettendomele in tasca.
Scendo dall'auto chiudendo la mia portiera e vado dalla parte di Denise aprendo lo sportello e sganciandole la cintura, la prendo in braccio con cautela facendola uscire dalla mia auto chiudendo lo sportello al suo interno e mi dirigo verso la porta bianca aprendola ed entro dentro.
Salgo al piano di sopra della casa andando in camera mia ed appoggio la ragazza sul mio letto mentre lei dorme ancora beatamente non accorgendosi di niente, dannazione se ha sonno ed è stanca! Ma d'altro canto sono le tre e trentuno. La distendo per bene nel mio letto matrimoniale sfilandole il giubbotto insieme alla maglietta e le sgancio il reggiseno cercando di stare il più indifferente possibile, ma una volta che il mio sguardo incontra il suo seno nudo sento un fremito dentro di me mentre mi accaldo, oh maledetta erezione.
Scuoto la testa mordendomi forte le labbra avvampando in viso ma scuoto immediatamente la testa, le infilo una mia felpa oversize blu scura che le arriva a metà coscia, le sfilo le scarpe e tutti i vestiti lasciandola in slip e con la mia felpa, la metto sotto alle coperte.
Mi da noia andare a frugare nelle sue cose cercando il suo pigiama e la metto a dormire insieme a me in modo che se si sveglia e/o si sente male ci sono io al suo fianco.
Vado nel bagno spogliandomi rimanendo solo in boxer neri e mi sciacquo il viso e mi lavo i denti tornando in camera mia, mi infilo sotto alle coperte insieme a lei abbracciandola dolcemente.
E' una sensazione bellissima, ci starei tutta la vita così.

 

Spazio autrice: Mi scuso per il ritardo nel postarlo ma ho avuto dei problemi di salute ed un blocco scrittrice e mi scuso per la lunghezza del capitolo cercherò di fare di meglio nel prossimo, ringrazio tutti quelli che hannor recensito: le recensioni mi fanno un piacere unico.
Continuo a quattro recensioni.

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Capitolo 15
*** Amico? ***


Capitolo quindici.

 

Denise.

Mi sveglio grazie alla poca luce che riesce ad infiltrarsi dalle tapparelle ed al forte mal di testa che mi colpisce dritto dritto il cervello. Apro gli occhi molto molto lentamente fissando il soffitto cercando di mettere a fuoco tutto quanto il contesto in cui mi trovo e ricordarmi quel che è successo.
Mi volto e vedo Marshall a petto nudo e mezzo scoperto accanto a me che dorme, mi volto e nel comodino fisso la sveglia: 11:18 non è tanto tardi, mi fisso in torno capendo che mi trovo in camera mi Marshall. Sbadiglio sedendomi nel letto facendo attenzione a non svegliare il ragazzo accanto a me ed appoggio la schiena e la nuca allo schienale del letto in legno scuro sbuffando pesantemente.
Mi porto le mani alle tempie cercando di pensare a quello che era successo la sera prima concentrandomi su quello e non sull'intenso dolore che sto provando alla gola per il troppo alcool ingerito ed alla testa per colpa del post-sbornia.

Mi alzo dal letto facendo il piu' piano possibile ed esco dalla stanza andando nel bagno, chiudo a chiave la porta e mi guardo allo specchio: capelli spettinati, trucco sbavato, occhiaie che sembrano borse di un canguro e un viso così pallido che farebbe invidia ad un vampiro distolgo la mia attenzione dallo specchio – che brutta invenzione, mamma mia – e mi reco verso il box-doccia aprendo l'acqua calda facendola scorrere ed inizio a spogliarmi dai vestiti che indosso, una volta che l'acqua si è fatta calda al punto giusto entro dentro mettendomi sotto al getto d'acqua bagnandomi tutta ed assaporando quei minuti di puro relax riprendendomi un pochino dal post-sbornia.
Ogni volta sempre la solita storia: mal di gola allucinante per due giorni minimo, giramento di testa per tutto il giorno dopo e nausea manco fossi rimasta incinta da chissà chi ed ogni volta ci ricasco ubriacandomi come una matta.
Mentre mi lavo i capelli con lo shampoo per i capelli grassi – perché giustamente io devo avere anche i capelli grassi oltre che al corpo – ripenso a quello che è successo ieri sera e piano piano inizio a ricordare tutto ma a tratti: siamo arrivati in discoteca e ci siamo divisi ed io sono rimasta con Nicholas, un grande vuoto, sono fuori e... Marshall!

Ovviamente la sera prima mi aveva beccato e dovevo arrivarci subito, altrimenti perché sarei a casa qui nel suo letto – che poi perché non mi ha messa nel mio letto lo sa solamente che lui – e non a casa di Michelle?
Finisco di farmi lo shamppo e balsamo e dopo essermi lava anche il corpo esco prendendo l'accappatoio nero infilandomelo e mi piazzo davanti allo specchio mentre inizio ad asciugarmi.

-'' Cazzo i vestiti mi sono dimenticata!'' Mi ricordo ad alta voce spiaccicandomi la mano in fronte dandomi della scema mentalmente. Apro la porta guardando a destra e sinistra controllando che non ci sia Marshall nei paraggi e faccio una piccola corsa fino in camera mia, una volta entrata dentro chiudo la porta. ''Che freddo mamma mia che c'è qui dentro.'' Parlare da sola è il mio nuovo hobby a quanto sembra.
Vado davanti all'armadio blu aprendo l'anta e tiro fuori un paio di pantaloni neri della tuta insieme ad una felpa grigia, una canottiera ed ovviamente la biancheria intima, esco dalla mia stanza facendo la seconda corsa del mattino camera mia – bagno.

-'' Hei, dove corri in asciugamano ancora bagnata di prima mattina?'' Mi domanda Marshall quando gli sbatto prontamente contro.
-'' Scusami Marshall, mi sono appena fatta la doccia per, ehm...'' Arrossisco. ''Riprendermi un pochino, sai com'è..'' Alzo le spalle.
-'' Si, il post-sbornia dev'essere brutto, vero?'' Fa un mezzo sorrisetto che non riesco a decifrate e senza dire niente midileguo nel bagno.


 

Marshall.

Mi sveglio senza di lei al mio fianco, sono da solo nel letto. Inizio a guardarmi in torno ancora rimbecillito, guardo l'orologio ed è mezzogiorno meno qualcosa, sbuffo chiudendo di nuovo gli occhi per altri cinque minuti cercando di riattivare tutti i neuroni e riuscire a trovare la forza per alzarmi e controllare dov'è finita quella peste di Denise, dopo alcuni minuti la forza arriva a me – o la rassegnazione che tanto prima o poi mi devo alzare dal letto purtroppo e non posso rimanerci per sempre – e mi alzo dal letto acchiappando una vecchia tuta da ginnastica che uso per stare in casa ed esco, qualcosa – o meglio qualcuno – sbatte contro di me: la ragazza che stavo cercando.

-'' Hei, dove corri in asciugamano ancora bagnata di prima mattina?'' Mi domanda Marshall quando gli sbatto prontamente contro.
-'' Scusami Marshall, mi sono appena fatta la doccia per, ehm...'' Arrossisco. ''Riprendermi un pochino, sai com'è..'' Alzo le spalle.
-'' Si, il post-sbornia dev'essere brutto, vero?'' Faccio un piccolo sorrisetto e lei senza nemmeno rispondermi torna in bagno non posso non notare il suo sedere leggermente scoperto per l'asciugamano un po' troppo piccolo per lei.

Mi maledico mentalmente cercando di non fare quel tipo di pensieri su di lei, ma è difficile è una ragazza davvero bella che mi attrae non solo fisicamente. Sbuffo tornando in camera mia posando i vestiti sulla scrivania, in bagno c'è Denise che si deve preparare e come ogni ragazza ci metterà più di venti minuti sicuri quindi tanto vale che metto a posto la stanza – unica faccenda della casa da sbrigare dato che le altre stanze per fortuna sono a posto – che devo andare in bagno a prepararmi anche io, anche se oggi molto probabilmente me ne rimarrò in casa a guardare la televisione mi da noia stare in pigiama.
Dopo una ventina di minuti la ragazza esce dal bagno ed io, che ho finito di mettere a posto la stanza, mi dirigo in bagno iniziandomi a preparare.

Mentre mi lavo inizio a pensare a Denise e che devo assolutamente parlargli meglio ora che è sobria, ieri io ero fatto mentre lei ubriaca marcia, ora devo fargli un discorsetto che comunque queste cose non si fanno.
Mi sento piu' suo padre che un suo.. Amico?

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Capitolo 16
*** E' la mia ancora. ***


Capitolo sedici.

 

Denise.
Sono al piano inferiore a mettere un po' in ordine la casa che è un porcile, sembra ci sia stata un invasione di barbari. Sbuffo mentre raccolgo le varie cose per terra – e per fortuna che è una casa abbastanza piccola. Sento Marshall scendere le scale e sbuffo di nuovo.

-'' Buon giorno Denise.''
-'' Buongiorno, Mush, ma non chiamarmi Denise. Mi da fastidio.'' Non mi giro, continuo a dargli di spalle mentre continuo a raccogliere le varie cose a terra facendo finta di niente.
-'' Okay, scusa.'' Dice lui leggermente imbarazzato, credo. ''Puoi guardarmi un attimo per favore? Dovrei parlarti a proposito di ieri.'' Sbuffo di nuovo per poi girarmi verso di lui ed appoggiarmi al braccio del divano mentre lo guardo scocciata.
-'' Con me le paternali non funzionano.'' Lo avverto semplicemente con un tono acido.
-'' Non voglio farti la paternale.'' Si giustifica immediatamente lui.
-'' Non mi interessa, so già cosa vorrai dirmi e me lo sono sentito dire migliaia e migliaia di volte.'' Faccio le spallucce alzandomi dal braccio del divano dirigendomi verso le scale per portare i vestiti che sono a terra nel cesto del bucato che si trova in bagno. Mi sento afferrare il braccio e di scatto mi giro verso di lui lanciandogli immediatamente un'occhiataccia. Mi da molto fastidio quando mi toccano.
-'' Ti voglio parlare, non fare la stronza e stammi ad ascoltare.'' Stringe la presa e lo guardo leggermente scioccata, non ha mai fatto così.
-'' Non mi toccare.'' Lo guardo male. ''Mi da noia.
-'' Non ho la lebbra e nessuna malattia strana e non sono nemmeno a farti male.'' Non molla la presa.
-'' Ho detto di lasciarmi.'' Continuo io cercando di mantenere la calma il piu' possibile.
-'' Tu non vuoi ascoltarmi? Nemmeno io ti ascolterò.''
-'' Non siamo bambini, Marshall.'' Cerco di allontanarmi ma con una forte presa mi tira a lui ritrovandoci faccia a faccia e petto contro petto.
-'' Da come ti comporti tu sembra proprio di si invece.'' Mi guarda senza lasciare trasparire nemmeno mezza emozione. ''Ti comporti come una bambina, sei acida e fredda per paura di soffrire, non vuoi aprirti per paura che gli altri possono arrivare troppo in fondo e farti del male.'' Fa un sospiro addolcendo lo sguardo. ''E posso capirti, ne hai passate tante, ma secondo me è anche un po' una scusa, perché lo sai io non ti farei mai e poi mai del male.''
-'' Non so cosa dire.'' Lo guardo dritto negli occhi, non l'avevo mai visto così da vicino, ed è così bello mamma mia.
-'' Non devi dire niente infatti, dimostra che ti fidi di me e smetti di essere così acida, fredda e fottutamente distaccata cazzo.'' Si morde le labbra. Oh, per l'amor di Dio.
-'' Non posso Mush, io sono così.'' Una sorta di giustificazione, insomma. ''Io sono fatta così, prendere o lasciare.''
-'' Io ti prendo e cambierò.'' L'ha detto come se fosse una sorta di promessa.
-'' Non ci riuscirai, ci hanno provato in tanti ma non ci sono mai riusciti.'' Lo avverto.
-'' Non lo riesci proprio a vedere, vero?'' Mi domanda lui mentre le sue mani sono passate dal stringermi il polso a stringermi la vita. La mia vita è nelle sue mani.
-'' Lo so che non si dovrebbe mai rispondere ad una domanda con un'altra domanda, ma, se mi permetti: Cosa?'' Lo guardo confuso, lui ridacchia. Mi sta mica sfottendo?
-'' Io non sono gli altri.'' Dice semplicemente lui.
-'' Lo hanno detto lui.'' Sorrido. Un sorriso indecifrabile.
-'' Io te lo dimostrerò, a contrario di tutti gli altri.''
-'' Non mi dovevi fare la paternale?'' Cambio discorso, la situazione inizia a farsi troppo imbarazzante.
-'' Non sono tuo padre, posso solo darti dei consigli.'' Fa le spallucce mentre continua a tenermi stretta a lui.
-'' E come dovrei vederti, allora?'' Domando io.
-'' Come tutto quello che vuoi.'' Sorrido. Sorrido veramente, intendo.
-'' Come un.. Amico?''
-'' Non mi piace molto il termine amico, ma se proprio vuoi.'' Mi guarda dritta negli occhi.
-'' E come dovrei vederti allora?'' Gli fisso le labbra, così vicine a me.
-'' Non posso decidere io, decidi tu.'' I suoi occhi fanno uno zig-zag dalle mie labbra ai miei occhi ed i miei denti stanno torturando le labbra.
-'' Se potessi scegliere tu?'' Avvicina il suo viso al mio inclinandolo leggermente alla sua destra ed appoggia le sue labbra alle mie, il mio cuore fa un sussulto, l'istinto immediato di portare le mani dietro alla sua nuca aggrappandomi a lui. E' la mia ancora.

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


capitolo diciassette.
epiologo.


Guardo dentro all'armadio nero di legno i miei vestiti cercandone uno appropiato per l'occasione finché la mia attenzione non viene catturata dall'abito bianco che mi arrivava appena sopra il ginocchio con una scollatura leggera sul davanti ed una vertiginosa sulla schiena, lo indosso e vado in bagno a pettinarmi e truccarmi, dopo qualche minuto sento bussare alla porta.

-'' Avanti.'' Dico senza voltare il mio sguardo dallo specchio mentre mi metto la matita sull'occhio sinistro, si apre la porta.
-'' Sbrigati, venticinque minuti fa mi avevi detto che ti mancavano solo cinque minuti.'' Lo sento sbuffare.
-'' Mi manca solo il trucco e sono pronta, dài.'' Finisco di darmi la matita e mi do uno sguardo guardando il mio viso. ''Visto? Sono pronta.'' Mi volto a guardare mio marito alzando le spalle ed esco dal bagno superandolo scendendo al piano inferiore andando a prendere un paio di scarpe bianche con i brillanti che avevo comprato insieme al vestito qualche anno prima, le indosso.
-'' Ora possiamo andare?'' Sorride lui aprendo la porta e prendendo la sua giacca infilandosela, lo raggiungo prendendo la borsa ed esco di casa.
-'' Certamente.'' Sorrido andando alla macchina.

Dopo un quartod'ora di macchina arriviamo al ristorande, entriamo dentro.

-'' Un tavolo per due.'' Dice al cameriere.
-'' Avete ordinato?'' Ci domanda il cameriere.
-'' Si, Mathers.'' Senza darci una risposta controlla il quaderno che aveva appoggiato alla cassa.
-'' Da questa parte, prego.'' Dice alzandosi e scordantoci in un tavolino apparecchiato per due accanto alla finestra, isolato dal resto del ristorante, rimaniamo da soli.
-'' Da quanto tempo che non andiamo a cena da soli?'' Sorride guardandomi Marshall.
-'' Da prima che nascesse Elizabeth sicuramente.'' Ricambio il sorriso.
-'' Sì, forse.'' Mi prende le mani. ''Sono già dieci anni di matrimonio.'' Mi bacia la fronte. ''Auguri amore.''
Sorrido baciandolo a stampo. -'' Auguri a noi.''

Dopo aver cenato a base di cibo italiano ed aver festeggiato come si deve il nostro decimo anniversario a base di champagne e vino torniamo a casa, verso le undici e mezzo circa.

-'' Ti sei divertita?'' Mi domanda appoggiandomi una mano sul ginocchio, sorrido.
-'' Mi diverto sempre quando sono con te, lo sai.'' Lui ridacchia
-'' E pensare che sedici anni fa non mi sarei mai immaginato che una frase del genere potesse uscire dalla tua bocca.'' Continua a ridere, ed io lo seguo.
-'' Dopo dieci anni di matrimonio e cinque di fidanzamento una persona perde la sua acidità.'' Ridacchio anche io.
-'' Sono stati i sedici anni più belli della mia vita, ti amo ogni giorno di più, tu ed i nostri tre figli.'' Mi bacia, io ricambio.
-'' Anche io ti amo sempre di più, amo tutti e quattro.'' Sorrido.
-'' Siamo arrivati a casa.'' Parcheggia la macchina uscendo e mi apre lo sportello dell'auto, esco.

Entriamo dentro casa, mi tolgo le scarpe con i piedi ormai doloranti ed appoggio la borsa nell'attaccapanni e lui fa lo stesso.
-'' Andiamo in camera nostra?'' Appoggia le mani sui miei fianchi, sorrido.
-'' Tu avviati io vado a vedere i bambini ed a dargli la buona notte.''
-'' Va bene, ma a quest'ora saranno a letto, anche perché se sono svegli devo licenziare la tata.''

Ridacchia, e sale le scale andando in camera nostra mentre io mi fermo alla prima nel corridoio entrando nella camera di Derek e Dylan stando sulla porta guardandoli dormire, mi avvicino al letto di Derek baciandogli la testa e ripeto la stessa azione anche per il secondo pensando a quanto siano uguali ma così diversi ricordandomi il giorno in cui ho scoperto di essere incinta, la profonda paura di una ragazza di diciannove anni nell'aver scoperto di essere incinta del suo ragazzo con cui stava da nemmeno due anni. Il momento in cui ho fatto la seconda ecografia ed ho scoperto che erano gemelli, quando mi si sono rotte le acque, quand'ho sentito il dolore del parto, quand'ho dovuto badare a due bambini mentre andavo a scuola e lavoraro part-time in più lavori perché i soldi non bastavano. Sospiro sorridendo richiudendo la porta pensando che ne è valsa la pena ed entro nella terza porta color rosa fragola avvicinandomi alla culla color crema con dentro una bambina di appena un anno addormentata, le carezzo i capelli biondi baciandole la tempia sorridendo al ricordo di quand'ho scoperto che ero incinta di lei, quando l'avevo detto ai gemelli, la felicità mia e di Marshall e la delusioni dei gemelli quando a tre mesi e mezzo ho scoperto che era una femminuccia, esco anche dalla sua camera richiudendomi la porta alle spalle ed entro nell'ultima stanza del corridoio: quella mia e di Marshall, mi siedo nel letto togliendomi il vestito quando sento due mani che si appoggiano sui miei fianchi.

-'' Aspetta, te lo tolgo io.'' Sento al voce dietro di me di mio marito, e lo lascio fare, finimmo per fare l'amore per tutta la notte sorridendo pensando alla mia vita che disastro era prima e così perfetta com'è ora, pensando che una possibilità c'è per tutti.


spazio autrice: e così c'è anche il capitolo finale! mi dispiace se non l'ho fatta rispettando certi tempi e se l'ho fatta così tirata via e ringrazio tutti quelli che l'hanno letta e/o recensita, grazie a tutti quanti! :)

 

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