Le perdite possono essere delle conquiste di Braccialetti_Love (/viewuser.php?uid=688199)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non mi dimenticare...grazie Leo ***
Capitolo 2: *** Resta sempre nel mio cuore...grazie Vale ***
Capitolo 3: *** Sei unica...grazie Cris ***
Capitolo 4: *** La tua simpatia è grande...grazie Toni ***
Capitolo 5: *** Il tuo sorriso è inconfondibile...grazie Rocco ***
Capitolo 6: *** Resterai sempre mio amico...Mirko ***
Capitolo 7: *** Sarai sempre la mia mamma...Lilia ***
Capitolo 8: *** Addio papà...addio per sempre ***
Capitolo 9: *** Ogni perdita è una conquista ***
Capitolo 10: *** Sei ragazzi, sei malattie, stesso amore e stessa voglia di vivere ***
Capitolo 11: *** Mio piccolo campione...addio ***
Capitolo 12: *** Funghetto...addio ***
Capitolo 13: *** Presto saremo di nuovo amici... ***
Capitolo 14: *** Grazie per averlo fatto di nuovo sorridere... ***
Capitolo 15: *** Bisogna continuare a lottare ***
Capitolo 16: *** L'unione fa la forza ***
Capitolo 1 *** Non mi dimenticare...grazie Leo ***
Leo, mio caro leader, non sai quanto mi manchi!!
Qui in paradiso sembra di vivere un altro mondo, differente da quello vissuto sulla terra; è un mondo diverso, fatto di felicità e non di tristezza e paure. Ora, nonostante una nuova vita, sono pur sempre felice, e sai perché Leo? Perché ho potuto rivedere la mia mamma…sì…la mia VERA mamma.
Perdonami se nel bel mezzo della chemio non ti tenni compagnia; ti sarei stato vicino molto volentieri, perché lo sai…sono un tuo amico, ma in quel momento volevo uscire dall’ospedale e godermi la mia vita.
La Lisandri mi concesse questa breve uscita, ma tanto non è cambiato nulla; credevo di poter salutare i miei compagni di scuola, ma dentro sentivo che soffrivo e che non ce l’avrei fatta.
Tornato a casa, morivo dalla voglia di buffarmi di hamburger e patatine fritte preparate da Lilia, ma purtroppo il mio stomaco era troppo in pensiero per me. Nel bel momento pensavo al mio futuro, di come sarebbe stato il mio futuro. Avrei desiderato formare una band e magari suonare alla batteria, ma sì…proprio la batteria regalata da Lilia e da mio padre. Infatti il giorno del mio intervento l’hanno ordinata, dicendomi che entro pochi giorni sarebbe arrivata…
Puoi suonarla se vuoi Leo, e in questo modo ti ricordi di me, ma tanto so che non vi scorderete mai di me, voi Braccialetti. E penso che sentiate tutti la mia mancanza, come io sento la vostra.
E quella chitarra famosa che ti regalai? Sono rimasto contento che hai apprezzato il mio regalo! A te piace suonare e magari potresti formare una band, ma sì proprio la band che desideravo…!!
Continuare a mandare avanti un gruppo speciale senza Il bello…è difficile.
Perdonami se non ho potuto festeggiare il tuo compleanno Leo. Vi dissi che vi avrei raggiunto molto presto perché avevo da fare una risonanza…ma purtroppo non è stato così…
Ero nella mia stanza quando venni tu, chiedendomi se andava tutto bene… ti chiesi cosa significava quella strana parola…ma non me lo dicesti!!
Leo, so che hai difficilmente sopportato il mio carattere da bullo e scontroso, ma io ti ringrazio ugualmente.
Ti ricordi quella mattina che rimanemmo chiusi in ascensore? Come si può non dimenticarlo!!
E’ stato in quel momento, in quel posto al chiuso e lontani da tutti che ci siamo conosciuti, che è sbocciata la nostra amicizia, e se non fosse stato per te in poco tempo sarei morto.
Aver preso parte ad un gruppo speciale, mi ha fatto sentire diverso. Non ho mai avuto amici e tu Leo con il tuo gruppo mi hai fatto sentire un altro Davide! Siamo stati benissimo insieme e anche se per poco tempo, non posso dimenticarmi di te Leo e di voi tutti Braccialetti.
Questo è tutto quello che mi è passato per la testa; ci sarebbero tantissime cose da dirti, ma come sai…il tempo stringe…
Ti ringrazio infinitamente e spero che con tutto il tuo cuore d’oro, un giorno di questi riuscirai a leggere queste semplici frasi, scritte solo ed esclusivamente da me.
Mi raccomando Leo: continua a fare il leader, così come hai sempre fatto, perché senza di te un gruppo con ragazzini scalmanati...non potrebbe di certo andare avanti, e poi…dove lo trovi un gruppo simile?
Non mi dimenticare.
Con affetto
Per sempre il tuo Davide |
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Capitolo 2 *** Resta sempre nel mio cuore...grazie Vale ***
Vale, amico mio, mi
manchi…e non sai quanto!!
Sto vivendo un’altra vita
quassù, diversa da come la stai
vivendo tu in questo momento.
Non sono solo, come pensi, ma ho la
compagnia di una persona
che avrei desiderato da tempo rivedere: sono con la mia mamma!!
Sento la tua mancanza Vale!
E i tuoi adorati dipinti? Anche
quelli mi mancano. Sono
felice che usi la tavoletta che ti ho regalato. Con questa ti
ricorderai
sicuramente di me!
Ricordo quella volta che entrai nella
tua stanza. Eri solo,
seduto sul tuo letto e forse stavi pensando a Cris.
Ti ricordi che ti consigliai di
parlarci e di dire le cose
che piacciono alle donne e tu non avevi la minima idea di cosa dirle? E
infatti
mi chiesi: “Cosa piace alle donne?”
Non mi ricordo cosa ti risposi, ma da
giorni avevo intuito
un amore tra te e la ragazza!
Ah! Tienimi aggiornato su questa
dolce storia d’amore che
voglio conoscerla tutta!!
Sarei felicissimo che il tuo tumore
guarisse, ma non sono io
a decidere.
Presto tornerai a
casa…parola del Bello!! E’ una promessa
che mantengo e si sa, le promesse vanno sempre mantenute, specialmente
da un
amico come me.
Vedrai Vale: ritorneremo insieme a
sorridere di nuovo! Non
mi chiedere dove, ma sono sicuro che ci rivedremo molto presto tutti e
sei,
uniti più che mai!!
Non credevo che in così
poco tempo saremo diventati amici in
uno strano e complicato posto chiamato ospedale! Aver preso parte al
gruppo dei
Braccialetti mi ha fatto riflettere e capire quanto sono importanti gli
amici,
amici veri come lo eri tu Vale. E proprio con la nostra amicizia sono
riuscito
ad andare più a fondo, a capire che stando uniti le
difficoltà si possono
superare, anche con fatica.
A presto Vale e ricordati vice:
lascia perdere Leo, che
tanto lo so, Cris ama te e basta!!
Spero che avrai modo di leggere
questa mia breve lettera,
solo per non dimenticarmi.
Per finire, voglio salutarti con una
piccola, semplice ma
forte parola…GRAZIE, grazie per avermi fatto sorridere.
Resterai sempre nel mio
cuore… e mi raccomando…non studiare
troppo, perché sai…odio questo verbo!
Un forte abbraccio
Davide
|
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Capitolo 3 *** Sei unica...grazie Cris ***
Cris, come posso non dimenticarmi di
te?
Qui la vita è
completamente diversa: ora sono con la mia
mamma, e non puoi capire quanto sono stato felice di rivederla!!
Mi manchi Cris, mi manchi con tutto
il mio cuore…
Forse pensi che quel fottutissimo
giorno, ci sia rimasto
male…ma stai tranquilla, ho comunque provato una strana ma
felice sensazione,
quella che si prova durante il primo bacio, anche se non un bacio vero.
Credete che abbia fatto male a non
dirvi nulla, ma
d’altronde non volevo farvi preoccupare per me, per un
semplice ragazzino
quattordicenne, la cui vita si è spenta molto presto.
Ti ricordi quella sera, durante la
nostra PRIMA riunione
nella stanza mia e di Rocco, che ci siamo conosciuti?
Io ero sdraiato sul letto, quando sei
entrata tu
chiedendomi: “A! E tu saresti Il bello?” e io ti
risposi con aria tutta mia:
“Sei bella te…”
Come si può non
dimenticare!!
E il formichiere che ti regalai? So
che lo tieni tra i
ricordi più belli.
Devi guarire Cris, perché
se non guarisci…Vale non farà
l’amore con te…perché so che ami
soltanto lui.
Voglio che continui a mangiare e so
io cosa: un
bell’hamburger e patatine fritte con kechap e
maionese…
Pensi che esagero?? Ma sono
squisitezze della natura!!
Non dare retta a quella odiosa della
psicologa, ma segui
me…il tuo Davide.
Sarai sempre mia Cris, anche come
semplice amica.
Sentirò la tua
mancanza…e non ti arrabbiare per come ogni
tanto ti ho trattata…è il mio carattere!!
Grazie per essermi stata vicina e
avermi fatto sorridere.
Mi raccomando…fatti
rispettare come sola ragazza del gruppo…
Sei unica…
Con amore
Per sempre Davide
|
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Capitolo 4 *** La tua simpatia è grande...grazie Toni ***
Toni, amico mio, come posso
continuare a vivere senza le tue
simpaticissime battute?!!
Mi manchi da morire!!
Ci sarai rimasto malissimo quel
giorno, nel quale venni a
sapere, grazie al contatto con Rocco, che il tuo Davide non
c’era più.
Per due mesi mi hai sopportato, hai
sopportato il mio
carattere che come sai…non è eccezionale!!!
Mi ricordo quel giorno, durante il
nostro primo incontro:
ero lungo il corridoio della tua stanza con il telefono in mano a
chiamare
tutti (non proprio tutti) i miei compagni, tanto che mi chiamai per
farmi interrompere
le telefonate perché ti stavo dando fastidio.
Abbiamo iniziato a discutere fino a
quando è entrato il tuo
adorato nonno!!
Quel giorno me lo ricordo ancora e
come si può non
dimenticarlo?!!
Con il mio regalo ti ricorderai
sicuramente di me: il tamburo
lungo che tanto desideravi avere, finalmente lo puoi suonare e sai, il
giorno
che tornai a casa vidi quello strano strumento e subito pensai a te,
Toni!!
Ti ricordi quella domenica mattina,
durante la quale siamo
saliti sulla terrazza dell’ospedale con Leo,
perché avevamo il permesso “del
sole”?
Abbiamo indossato gli occhiali che
Leo aveva rubato nello
studio dell’oculista, e per qualche secondo siamo rimasti a
osservare il paesaggio
e da lontano si intravedeva il mare…
Poi è venuto Ruggero con
la sua banda di ragazzini infantili
e iniziammo a giocare a basket.
Dopo un po’ venne anche
Nicola e grazie a lui avevamo vinto,
avevamo sconfitto Ruggero e i suoi amici.
Per ultimo salì la
Lisandri e con il suo solito tono da
cattiva ci sgridò a tutti quanti, persino a Nicola!!
E perché, la sera stessa
nel quale il gruppo dei
Braccialetti si formò?
Io e te Toni, ci nascondemmo nella
dispensa dell’ospedale
per non farci scoprire da dottori e infermieri, fino a quando il
simpatico
dottor Carletto, come lo chiami tu, ci scoprì e fini
lì la nostra missione, la
missione di un gruppo…speciale!!
Ma non finì proprio
lì, no…perché il gruppo dei
Braccialetti
continua a esserci e ci sarà sempre anche senza di me.
E per finire quel triste
giorno… vi dissi che non avrei
potuto partecipare al compleanno di Leo perché dovevo fare
una semplice
risonanza…ma non era così. Salutasti tutti i miei
amici…
Ti ricorderò per sempre
Toni, delle tue strane ma divertenti
battute…
Sei stato l’unico nel
gruppo a regalare un po’ di felicità e
allegria in quel brutto e triste posto.
Per ultimo voglio dirti che sei un
ragazzo…speciale, proprio
come ti definivi te, a pensare che all’inizio non ci credevo,
ma in realtà lo
sei veramente, ti si legge negli occhi!!
Mi manchi e come posso continuare a
ripetertelo…mi mancherà
persino il tuo simpatico accento napoletano, e vedi di non combinarne
un’altra
con la moto di tuo nonno!!
Grazie di cuore per avermi fatto
sorridere! Spero che
potremo continuare a parlare anche se io sono in cielo, ma come hai
parlato con
Rocco mentre era in coma, riuscirai a parlare sicuramente anche con me,
nonostante i luoghi differenti.
Sei sempre il solito e il
più simpatico, e mi raccomando
Toni…continua a essere il furbo nel gruppo…
perché , chi meglio di te riesce a
trasmettere allegria, in un posto chiamato ospedale?
Non so se questa breve e semplice
lettera ti sia piaciuta,
perché a me, come sai, non piace scrivere e tantomeno
leggere, ma questa
lettera è qualcosa di speciale, come speciale lo
è stata la nostra amicizia.
Credevo che saremo stati insieme per tanto tempo, ma purtroppo il mio
piccolo
cuore ha smesso di funzionare molto presto.
La tua simpatia è grande
Un grandissimo bacio
Il tuo indimenticabile Davide
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Capitolo 5 *** Il tuo sorriso è inconfondibile...grazie Rocco ***
Rocco, mio piccolo compagno, spero che in questo momento non stia
dormendo!!
Sai, con la tua malattia ho potuto capire quanto sia difficile vivere
per ben otto mesi all’interno di un ospedale…
Ti ricordi il giorno del mio arrivo? Bè, forse non te ne
sarai accorto perché dormivi, ma mi avvicinai a te,
scrocchiai le dita per farti svegliare…ma non è
successo niente. Ti ho perfino annusato e non mi chiedere il motivo per
il quale l’ho fatto!!
Fino a quando in stanza è entrata una pagliaccia, cercando
di farmi sorridere, ma come puoi capire il suo gesto non l’ho
molto apprezzato!!
Ella si sedette vicino a te e cominciò a darti delle dolci
carezze sulla guancia e pensa che le chiesi:
“Ma…la sua mamma?!” ed ella mi disse che
la sua, o meglio la tua mamma era diventata la pagliaccia
dell’ospedale, per quanto tempo era lì dentro e
infatti la tua mamma era proprio lei, la pagliaccia più
simpatica dell’ospedale…
E mentre mi raccontava del tuo incidente, il mio viso divenne triste.
Non avevo mai sentito una storia simile alla tua e questa storia mi ha
fatto davvero molto riflettere. Continuo a non capire perché
dentro siamo così complessi e perché esistono
malattie che a volte possono scomparire, altre invece no.
Forse non ci sarà mai risposta, a pensare che credevo che
l’ospedale fosse un luogo sicuro per le nostre malattie e che
un intervento possa aiutare a guarire. Evidentemente il mio cuore era
troppo debole per un intervento così complesso, difficile e
delicato come il mio.
Spero che il mio regalo lo abbia apprezzato: il cd del grande
Vasco…come puoi non ascoltarlo…
E infatti con la canzone ”Ogni volta”, la mia
preferita, hai iniziato a cantare!!
Guarda che so tutto anche se non sono più sulla terra,
perché io Davide, rimarrò sempre con voi, fino
alla fine.
Che gioia che hai regalato ai tuoi amici, vedendoti di nuovo sorridere!
Mi sarebbe piaciuto tantissimo quella mattina starti vicino…
Durante il tuo lungo sonno, ci hai aiutati nei momenti più
difficili, perché sai Rocco, tu sei la persona
più importante, perché come ben sai, sei
l’Imprescindibile, senza il quale il gruppo dei Braccialetti
non sarebbe potuto esistere. Grazie al contatto che hai avuto con Toni,
quest’ultimo ha saputo della mia morte…grazie a te.
Ed è stato sempre grazie a te Rocco, che una sera tutti e
sei noi Braccialetti ci mettemmo in posa per scattare la nostra PRIMA
foto, perché l’idea è stata tua, tanto
che Toni ci disse: “Rocco ha detto di farci una
foto…”
Io ti tenni il braccino con addosso il braccialetto rosso e al tre
tutti insieme sorridemmo e urlammo quella strana parola: WATANKA!!
Forse come vicino di letto ti ho un po’ trascurato e scusami
se non sono stato un buon compagno di stanza, ma come ben
sai…è il mio carattere, anzi, aver preso parte al
gruppo dei Braccialetti, mi ha fatto sentire diverso,
cambiato…
Mi manchi Rocco, mi manchi…e mi raccomando…non
dormire troppo!!!
Il tuo sorriso è inconfondibile
Un tenero, ma forte abbraccio
Il tuo grande amico Davide
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Capitolo 6 *** Resterai sempre mio amico...Mirko ***
Mirko, amico mio, sei e sarai per sempre il mio unico compagno di
scuola al quale devo ringraziare un’infinità di
volte. Venivi a trovarmi in ospedale ogni giorno, e io cosa facevo? Ti
cacciavo, ti malmenavo perché non ti volevo, semplicemente
perché eri grasso.
Sai quanto è stato difficile per me vivere rinchiuso in
quelle quattro mura d’ospedale per due mesi! E’
stata dura, ma con i miei amici accanto, i miei Braccialetti ho
superato anche queste paure.
Quel “famoso” mercoledì mattina
iniziò l’avventura, un’avventura piena
di coraggio e con tanta voglia di vivere.
Non volevo assolutamente restare chiuso lì dentro, volevo
uscire, andarmene via.
Ogni giorno mi venivi a trovare; mi portavi i compiti di scuola con
tutti gli appunti delle lezioni che mi avevi preso, mi portavi qualche
libro da leggere, ma come ben sai, io non sono amante dei libri e il
primo giorno mi regalasti una scatola di cioccolatini…che
non apprezzai.
Ti ricordi quella volta che prima di uscire mi dicesti: “Vuoi
che ti saluto i compagni…?” e dopo un
po’: “Vuoi che ti saluto anche i
professori…?” ma io questi saluti non li accettai
e ti cacciai sbattendoti la porta in faccia, e di questo me ne pento.
Mi pento per quello che ho fatto e come ti ho trattato. Non ti volevo
perché eri grasso. Sembra una stupidaggine, ma è
stato veramente così.
Forse invece di cacciarti ti dovevo ringraziare, perché mi
hai aiutato e ti sei preso un compito davvero importante e
d’aiuto, quello di venirmi a trovare ogni tanto in ospedale,
per tenermi compagnia e a non farmi più soffrire.
Se fossi stato ancora vivo, mi sarebbe piaciuto preparare una
grandissima festa per ringraziarti, forse proprio come avrebbero fatto
i miei fantastici amici e inoltre ti avrei abbracciato forte forte,
come successe il giorno del mio intervento, ti ricordi? Ti dissi di
salutarmi tutti i compagni di scuola e di riferire che noi due saremmo
diventati amici, ma dentro sentivo che non ce l’avrei fatta a
superare un intervento così complesso per il mio cuore.
Ma poi arrivò quel giorno, il giorno più brutto
della mia vita; un pallone con le firme dei compagni è stato
il pensiero più gentile. Ti regalai persino la play station,
che tanto a me non sarebbe più servita.
E per ultimo, per il corridoio del reparto tirammo qualche calcio alla
palla, come nostro ultimo addio, perché da lì
iniziò la nostra amicizia…che non durò
più di tanto.
Spero che mi perdoni Mirko, per tutto quello che ti ho fatto...e io non
perdonerò mai quello che è successo tra me e te,
perché un amico…è un amico per sempre.
Spero che un giorno, anche molto presto, ci rivedremo e continueremo a
giocare a calcio, io in porta e tu in difesa!!
Vedrai amico…la nostra amicizia sarà
infinita…
Con tutto il mio cuore ti ringrazio…solo questo.
Salutami tutti, compagni e anche quei noiosi dei prof…!!
Questo è tutto quello che ti volevo dire…
Resterai sempre mio amico…
A presto Mirko…a presto
Il tuo compagno e grande Davide
NOTA AUTRICE:
Eccomi con un nuovo capitolo.
Ringrazio chi a messo la storia tra le seguite e preferite.
Alla prossima
|
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Capitolo 7 *** Sarai sempre la mia mamma...Lilia ***
Lilia, mia “vice” mamma, è il tuo
funghetto che ti scrive.
Con quale nome buffo mi chiamavi…solo perché mi
consideravi come un vero figlio e io come una vera mamma, anche se vice.
Sai, quassù in cielo l’ho
rivista…sì…proprio la mia mamma,
quella VERA di mamma, non che tu non lo sia stata, ma
lei…era qualcosa di più di una
mamma…semplicemente perché mi ha messo al mondo
insieme al mio papà.
So che senti la mia mancanza, come io sento la tua…ma sono
pur sempre felice, perché qui in cielo mi dà
un’impressione…come se fossi a casa
mia…proprio con accanto la mia mamma…
Mi hai aiutato, difeso dai pericoli, mi sei stata accanto per anni e
anni, proteggendomi proprio come le mamma sanno fare con i loro figli.
Quanto avrei desiderato chiamarti “mamma”, con la M
maiuscola, ma non potevo, non sei stata tu a mettermi al
mondo…no…ma mi sei stata pur sempre vicino.
La sera prima di darmi la buonanotte mi scompigliavi i ricci capelli
che ho in testa…e poi mi rimboccavi le coperte e con voce
fievole mi sussurravi: “Buonanotte mio dolce
funghetto!!”
Che grande vice che sei stata per me, sempre pronta e attenta a
tutto…
Ho saputo che aspetti un bambino, e magari sarebbe stato un mio
fratellino e io il suo fratellone…
Gli avrei fatto tanti di quei dispetti , che solo i ragazzini con il
carattere simile al mio sanno fare…bè se fosse
stata una femminuccia non glielo avrei di certo
fatto…perché si sa…le donne sono
fragili!
Durante il mio soggiorno in ospedale, mi sei stata sempre vicino e
anche la notte hai riposato accanto a me.
Ricordo durante la mia breve uscita dall’ospedale: mi
portasti davanti a scuola per salutare i miei compagni, ma era troppo
doloroso per me. Tornato a casa mi preparasti hamburger e
pomodori…ma che non gustai per niente, perché mi
sentivo strano. Era come se la breve vita in ospedale mi ha fatto
cambiare e inoltre sapevo dentro di me cosa sarebbe potuto succedere,
ma io di questo ti ringrazio lo stesso, perché mi hai donato
un piccolo sorriso!
Stai tranquilla Lilia…un giorno, anche molto presto, ci
rivedremo tutti insieme…con un cuore nuovo…e
magari prepareremo una bellissima festa…
Sei stata una vera, buona e dolce mamma…perché la
mia mamma…sei tu!!
Un grandissimo bacio
Il tuo funghetto di sempre…Davide
NOTA AUTRICE:
Eccoci con un nuovo capitolo. Ringrazio ancora chi segue la mia storia.
|
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Capitolo 8 *** Addio papà...addio per sempre ***
Papà, sono tuo figlio, Davide, il ragazzino bulletto e
scontroso, che tanto amavi…
Sì, sono proprio io e ti chiederai come è
possibile che tuo figlio che ora è in cielo possa scrivere
una lettera d’addio al proprio papà.
E’ strano, ma io dall’alto vi osservo e vigilo su
tutti.
Lo sai, mia mamma è qui accanto a me…e non puoi
capire quanto sia grande per lei la voglia di rivederti e
riabbracciarti.
Sarai ancora arrabbiato per me, del giorno del mio arrivo in ospedale.
Te lo posso confidare: non è stata colpa mia e penso che te
ne sarai accorto anche tu papà.
Le fitte avvertite al petto dipendevano dal cuore, proprio
l’organo per il quale sono stato operato e purtroppo la colpa
non è stata di nessuno.
Mi dispiace che me ne sia andato così presto. Sentivo dentro
di me che non ce l’avrei fatta, un operazione troppo
complessa per il mio piccolo cuore e di questo continuo a non capire.
Sai, ho deciso di dire questa cosa solo a te: da grande, con Leo, Toni,
Vale, Cris e forse chissà, anche Rocco, avrei voluto formare
una band e starci dalla mattina fino alla sera. Questo era uno dei miei
sogni più grandi e ai Braccialetti non glielo dissi mai che
mi sarebbe piaciuto suonare con loro, perché non avevo un
minimo di coraggio ed’ è stato già
tanto che sono entrato nel gruppo, perché non ero per niente
a favore e tu di questo non lo sai.
Grazie per avermi regalato la batteria e so che l’avete
montata in ospedale e averla fatta suonare dai miei amici.
Ti credevi che quel povero bambino in coma, con il quale ero in stanza,
non lo avrei accettato perché credendo che fosse
morto…ma non è stato proprio così,
no… perché Rocco è stato il mio primo
compagno di stanza e con la sua malattia ho capito molte cose.
Quanto vorrei rivederti papà, mi manchi e non puoi capire
quanto!
Mi mancano le nostre sfide, le arrampicate che ci facevamo e i giri in
bicicletta.
Ti ricordi quando venisti nella mia stanza dopo aver parlato in privato
con la Lisandri?
Mi dicesti che non avevo niente e che il giorno successivo mi avrebbero
dimesso...
Ho capito il motivo per il quale mi dicesti una bugia: semplicemente
per non farmi preoccupare e con questo papà ho capito che
siamo molto uguali, perché anch’io, il giorno del
mio intervento non dissi nulla ai mei amici per il tuo stesso motivo.
Credevi che fossi il solito ragazzino viziato che se ne frega degli
altri, ma pensa solo a stesso, ma io ho ripreso da te papà e
per questo siamo molto simili dentro.
La mamma ti manda un grandissimo bacio e ti saluta, dicendoti che sei
sempre il suo uomo, e io sempre suo figlio.
Mi manchi papà…vorrei ripetertelo un miliardo di
volte, ma non voglio farti annoiare.
Ci rivedremo molto presto per continuare le nostre ultra mega sfide,
perché tu sei e sarai sempre il mio papà, mentre
io il tuo campione!
Ti dico solo questo: ora con quel buffo naso rosso da pagliaccio puoi
regalare allegria ai bambini più piccoli ricoverati nel mio
stesso ospedale…un ospedale…speciale. Dona loro
un po’ di sorriso. E ti ci vedo!!!
Addio papà…addio per sempre
Con affetto
Il tuo campione, Davide
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Capitolo 9 *** Ogni perdita è una conquista ***
NOTA AUTRICE:
Ciao a tutti! Ecco un nuovo capitolo, nel quale leggeremo una lettera
che Davide scrive questa volta a tutti i dipendenti, medici e
infermieri dell' ospedale, ringraziandoli per tutto quello
che hanno voluto fare per lui...
Spero vi piaccia
Buona lettura!
PREMESSA
Io non scrivo molto, quindi se scrivo delle cavolate perdonatemi, tanto
so che non potrete mai farlo, ma questo lo faccio solo per
ringraziarvi, ringraziare tutti voi che mi avete amato, aiutato e
curato...
A tutti i dipendenti, i
responsabili, medici e infermieri...
Sono Davide, per gli
amici semplicemente Davide. Per chi mi si ricorda (ma credo tutti) sono
quel tipetto caduto nel cortile della mia scuola, durante una partita
di calcio, poco dopo essermela presa a male con i miei compagni,
prendendoli a parolacce a non finire.
Mi sono sentito male, ho
avvertito delle fitte al petto che mi impedivano di tirarmi su dopo la
caduta, tant'è che sono completamente svenuto. Per qualche
secondo ho visto il buio di fronte i miei occhi, il vuoto
più totale, e poi più nulla...
Mi sono risvegliato
all'interno di un'autombulanza, che mi portava dritto in un ospedale e
forse lì, in quello strano posto, la mia vita sarebbe
cambiata per sempre...
Uscito dal veicolo,
circondato da gente in camice bianco e azzurrino, un infermiere dallo
sguardo abbastanza gentile, mi ha invitato a sedermi su una sedia a
rotelle, accompagnandomi nella mia stanza. Mi ero ripreso abbastanza
bene.
Il primo a conoscere
è stato ULISSE,
ma non Ulisse di quel famoso poema, che ha viaggiato per dieci anni,
cercando disperatamente di tornare un giorno e nell'altro a casa dalla
sua amata Penelope, no, non intendo lui, ma un altro Ulisse, un Ulisse
che mi ha fatto rinascere, come tutti gli altri.
Seduto sulla sedia
contestavo su tutto, volevo andarmene, uscire da lì dentro,
perchè tanto non avevo niente, mi sentivo bene, mica mi ero
rotto una gamba...
Arrivato all'entrata
della stanza, vidi subito sdraiato sul lettino un bambino di circa
undici anni che dormiva ad occhi chiusi.
A quell'ora mi faceva
strano, va bè che era un ospedale e si sa, in ospedale ci si
annoia dalla mattina fino alla sera, però almeno
addormentarsi in un sonno profondo mi sembrava un pò di
troppo.
Ulisse mi disse subito
che quel bambino, che un giorno o l'altro sarebbe diventato il mio futuro
compagno di stanza, era in coma e sapevo benissimo cosa voleva
intendere per "coma".
All'inizio non ci
credetti molto, pensavo che Ulisse mi stesse prendendo in giro, ma dopo
qualche ora una strana e buffa pagliaccia dallo sguardo sveglio e
scherzoso, entrò di scatto nella mia stanza, senza nemmeno
bussare. Non la volevo affatto, perchè io odio i pagliacci,
ma non perchè fanno ridere i più piccoli,
perchè semplicemente non li sopporto, mi danno un fastidio
letteralmente fisico.
Quella buffa pagliaccia
si mise seduta sul bordo del letto del bambino dormiente e
comincò a fargli delle dolci carezze sul viso.
Alla donna chiesi cosa
gli era successo, poi capì che quel piccolo e speciale
bambino era in coma da ben otto mesi.
Aveva avuto un
incidente, entrando in quel suo lungo coma. La sua mamma lo veniva a
trovare tutti i giorni, era perfino diventata la pagliaccia
dell'ospedale.
La sua mamma era lei...
Con PIERA ebbi il primo
legame di profonda stima e amicizia, la prima donna ad avere conosciuto
me e il mio carattere.
Fin da subito imparai a
conoscerla, a capire che effettivamente soffriva vedendo suo figlio
essere in quelle condizioni.
Io ancora non capivo
perchè ero lì, cosa mi era presa e cosa avrei
potuto avere, ma giuro che volevo andarmene via.
La stessa mattina del
mio arrivo in ospedale, ero nella mia stanza a chiamare un mio compagno
di classe, quando vidi entrare una donna alta e snella, dal lungo
camice bianco, accompagnata da un'altra donna un pò
più robustella, che questa volta non indossava il camice
bianco, ma un pantalone e magliettina celestina, vestita da infermiera.
Subito la donna dal
camice bianco, dottoressa immaginai, mi salutò, ma io non le
stavo dando retta, tant'è che ella mi dovette riprendere
quasi urlando "buongiorno" e io dopo un pò sbuffando
finalmente le risposi.
Mi chiese subito cosa
avevo avuto e cosa mi ero sentito e io le risposi che delle fitte al
petto mi avevano impedito completamente di risvegliarmi.
La dottoressa mi disse
che quando sarebbero arrivati i miei genitori, essi sarebbero subito
andati da lei per chiarire il mio problema.
L'infermiera mi
legò al polso della mano destra il braccialetto da ricovero
che avrei dovuto portare fin quando non sarei uscito da quell'odioso
ospedale.
Una volta uscita la LISANDRI e l'infermiera,
presi subito il mio cellulare e lasciai la segreteria di telefono a mio
padre, dicendogli che sarebbe dovuto arrivare al più presto,
altrimenti tutta quella gente non mi avrebbe fatto uscire.
Finalmente il mio
papà arrivo e cosa fece? Invece di consolarmi, come tutti i
padri fanno, se la prese con me, si arrabbiò con me e mi
urlò in faccia, dandomi la colpa.
Si credeva che avevo
fatto di nuovo a botta con i compagni, come mi capitava ogni volta che
c'era educazione fisica.
E' il mio carattere da
duro prepotente, presuntuoso ed egoista: questo sono io.
Bè,
è stata dura per me restare ricoverato dentro
quell'ospedale, ma forse mi ha fatto anche bene, perchè sono
riuscito a capire come effettivamente si vive all'interno di un
ospedale, come si superano le paure, i dolori e le perdite e questo me
lo hanno fatto capire i miei amici, i Braccialetti Rossi.
Un grandissimo amico di
Leo, il mio leader, ha voluto che noi prendessimo parte al gruppo, un
gruppo che per sempre avrebbe reso diversa la nostra vita.
NICOLA è
stato la seconda persona a volermi bene e io a volere bene a
lui; sin da subito ci fu un buon rapporto tra di noi e nonostante la
nostra diversa età, l'ho amato con tutto me stesso e con
tutto il mio piccolo cuore.
Ricordo una sera,
durante la quale presi per la prima volta parte al gruppo. Ero il
Bello, proprio azzeccato per me.
Io e i miei amici
andammo in giro all'una di notte, per i corridoi dell'intero ospedale,
divertendoci e imparandoci a conoscerci.
E' stato lì
che incominciai a conoscere e a frequentare (dal punto di vista
medico), il dottore più simpatico che io abbia mai visto.
Con CARLETTO imparai fin
da subito che aiutare i più deboli e sofferenti vuol dire
fare del bene, perchè aiutando si impara ad aiutare e questa
frase mi è entrata dentro il mio piccolo e sofferente cuore,
da non dimenticarla più.
Dico sofferente,
perchè il mio piccolo cuore non mi ha concesso di
vivere tutta la mia vera vita.
Ha smesso di battere
troppo presto.
Dall'arteriografia che
feci, il dottore intuì subito il mio problema e che sarebbe
stato meglio intervenire al più presto, prima che
poteva essere troppo tardi.
"Le perdite possono
essere delle conquiste"; era questa la frase che il dottor ALFREDI mi disse
durante l'arteriografia, il giorno prima della mia morte.
E' vero, io per voi,
sono stato una perdita e di conseguenza una conquista.
Grazie all'errore che
avete commesso durante l'intervento, avete imparato di più e
scoperto più a fondo il vero valore della scienza, che
può aiutare e scoprire.
Forse non sono stato
molto chiaro, ma questo è stato tutto quello che volevo
dirvi, ripercorrendo i fatti e gli avvenimenti successi per
così poco tempo, in quello strano e complicato posto.
E grazie a questa breve lettera
(si fa per dire), ho concluso il mio infinito e grande
GRAZIE
Grazie Ulisse
Grazie Piera
Grazie Lisandri
Grazie Nicola
Grazie Carletto
Grazie Alfredi
Grazie papà,
grazie Lilia, grazie Braccialetti
In particolar modo vorrei
ringraziare la dottoressa Maria Pia Lisandri, che nonostante tutto ha
cercarto di farmi tornare alla realtà, grazie alla sua
volontà, al suo coraggio e al suo bene che ogni giorno in
quel piccolo e speciale ospedale pugliese, dona agli altri, regalando
una grande voglia di vivere e sorridere a tutti...
.
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Capitolo 10 *** Sei ragazzi, sei malattie, stesso amore e stessa voglia di vivere ***
Mio carissimo Davide,
penso proprio che dopo questa tua piccola esperienza in ospedale
qualcosa in te sia cambiato; hai preso parte ad un gruppo, ma non un
gruppo come tanti altri, bensì speciale, e forse questo
è tutto merito del grande leone, Leo.
Io stesso gli dissi di formarlo; avrebbe cambiato la vita sia a lui,
che a tutti i suoi componenti, perchè quel gruppo che piano
piano si cominciò a formare sarebbe stato qualcosa di
veramente speciale e una sera Leo ha avverato il suo sogno
più grande.
Eravate uniti, coraggiosi e forti nell'affrontare il dolore, la paura e
la sofferenza che hanno colpito la vostra vita; sei ragazzi, sei
malattie, ma stesso amore e stessa voglia di vivere.
Era questo che vi legava e univa nel gruppo, qualcosa di veramente
forte e straordinario: la malattia.
Credevo che la vostra amicizia potesse essere infinita e durare per
tutta la vita e inoltre pensavo che in qualche modo la vostra unione
poteva rendervi forti e coraggiosi dinanzi la malattia, almeno fino a
quando non sareste guariti del tutto e tornati a casa.
Per alcuni è successo, mentre per altri caro Davide no.
Che cosa buffa; i tuoi amici sono tornati di nuovo a casa, sani e salvi.
Tu non sei nella tua casa, ma sono sicuro che stando vicino alla tua
meravigliosa mamma la tua vera casa non ti manca e non senti la sua
nostalgia, ma forse dei tuoi amici si.
Il giorno del tuo funerale sono stati proprio degli angioletti; un
camion li ha portati dritti in chiesa e sai perchè? Per
salutarti e darti un ultimo addio.
Hanno riempito la bara di fiori, ricchi di petali di vario colore,
questo perchè ti volevano bene, ti amavano come dei VERI e
UNICI amici.
Penso proprio che in questa bellissima storia di amicizia, sia stato
una persona davvero importante e fondamentale: ricorda che in un gruppo
ci sono sempre SEI tipi di persone: il Leader, la Ragazza,
l'Imprescindibile, il Bello, il Furbo e il Vice-leader e tu piccolo
Davide eri uno di loro: il Bello!
Sai, credo che nessuno lo sa: dai miei sei figli ho capito che restando
uniti le difficoltà e le paure si possono superare,
perchè loro stessi formarono un gruppo fantastico, ma questa
è un'altra storia che prima o poi ti racconterò..
Uniti, avete superato gli ostacoli che hanno afflitto la vostra vita:
dolore, paura, sofferenza...malattia. Erano questi gli ostacoli che
insieme siete riusciti a superare e ad oltrepassare...
E' stato bellissimo averti conosciuto e io stesso sono fiero del mio
dovere svolto, quello di farvi entrare a far parte del gruppo, un
gruppo davvero...speciale!
Addio per sempre
Con tanto amore
Nicola
P.S. Chi cerca un amico, trova un tesoro
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Capitolo 11 *** Mio piccolo campione...addio ***
NOTA AUTRICE:
Nello scrivere queste lettere ho preso ispirazione dall'autrice
FedyFunghetto00. Non ho copiato, solo preso qualche spunto, visto che
le sue lettere mi sono piaciute tantissimo, molto belle.
Grazie a chi le legge con piacere.
Mio piccolo Davide,
spero che in questo momento sia di nuovo abbracciato alla tua mamma.
Ti ricordi le risate che tutti e tre ci facevamo al mare? Io
sì e non posso di certo dimenticarlo.
In mare a me e alla mamma ci schizzavi l’acqua e noi a gambe
levate scappavamo da te per non bagnarci.
Dopo aver fatto il bagno, mentre la mamma era sdraiata sotto
l’ombrellone a prendere il sole, io e te la coprivamo di
sabbia dal collo fino ai piedi e lei divertita rideva.
Erano giorni felici e spensierati, dove il tempo trascorreva sereno.
Sai, due giorni sono stati i più tristi della mia vita: la
perdita della mamma e la tua.
C’è una cosa che da tempo volevo dirti ma non ho
avuto il coraggio e tu sicuramente non ti ricorderai perché
eri troppo piccolo: la mamma ti voleva bene, ti amava, ti rispettava,
non ti faceva mai mancare niente. E io è proprio questo che
mi chiedo: non era molto più semplice non avermi mai
lasciato? Uniti eravamo una grande famiglia e si notava per davvero.
Ora ne ho una nuova, con Lilia accanto e tra poco un nuovo arrivato
prenderà il tuo posto.
Indovina come lo chiameremo? DAVIDE! Un nome proprio azzeccato per lui
e chissà come sarà il suo carattere?! Forse
sarà proprio simile al tuo!
E io che credevo che potevamo restare insieme per tutta la vita!
Effettivamente mi sbaglio ed è qui che cado nel tranello.
Credevo che il tuo piccolo cuoricino fosse forte, bello e forse
chissà, anche un po’ matto!
Ma sono sicuro che anche il tuo cuore voleva continuare a battere fino
alla fine…
Evidentemente è stato il destino a toglierti il
più bel dono che si possa avere: la VITA.
La tua era piena di coraggio, voglia di vivere e sorridere con le
persone che per anni ti sono state accanto: io e Lilia, insieme ai tuoi
amici, i Braccialetti Rossi.
Sai, sono diventato anche io un Braccialetto Rosso! I tuoi amici hanno
voluto che entrassi nel gruppo, non per prendere il tuo posto, ma per
continuare a rimanere uniti, forti e coraggiosi, anche e soprattutto
dopo la tua morte.
Da quei ragazzi ho capito che aver preso parte al gruppo dei
Braccialetti ti ha fatto molto cambiare, maturare, capire e riflettere
e quel gruppo per te era veramente qualcosa di molto
speciale…
Sono persino venuti al tuo funerale per darti un ultimo addio, senza il
permesso di nessuno, ma si notava che ti volevano bene e che la tua
perdita per loro è stata troppo dolorosa.
Io invece, continuavo a fissare e fissare la bara e mentre la guardavo
ricordavo con sforzo il tuo viso e il tuo bellissimo sorriso. Ripensavo
a tutte le arrampicate che ci facevamo e i lunghi giri in bicicletta. E
le nostre sfide? Anche quelle ho ricordato! Ti ricordi? Io con la
spalla e tu con tutto il corpo!!
Il giorno che finisti in ospedale mi sentivo uno straccio; non ti ho
nemmeno fatto parlare, aprire bocca, fiatare… evidentemente
sapevo tutto io. Ma che cosa? Che ti eri sentito male o che avevi di
nuovo fatto a botte con i compagni? Mi sono sentito uno stupido. Ti ho
rimproverato, urlato in faccia, ma la colpa non era stata di nessuno.
Dopo aver parlato con la Lisandri ti dissi che non avevi niente e che
il giorno dopo saresti potuto tornare a casa, invece non è
successo. Mentre ci abbracciammo, dall’altra parte pensavo al
tuo futuro, di quante cose ancora avremmo potuto fare insieme.
Infine arrivò quel giorno; come vorrei che non fosse mai
successo, che non avresti mai subito un intervento così
complesso e delicato per il tuo cuore.
Per un momento vidi il nero davanti a me; credevo che la Lisandri ci
potesse dare la più bella notizia di sempre con un
meraviglioso sorriso, invece seria e triste ci nominò una
brutta e tremenda parola: morto.
Non mi sentivo più le gambe e la terra sotto i miei piedi;
tremavo pronto per piangere.
Lilia, inaspettatamente si abbracciò a me fortissimo; urlava
e singhiozzava.
Da quel giorno in ogni ora, minuto e attimo penso a te e su quanto la
vita possa insegnare.
Qualche giorno fa ho preso la tua bicicletta e ci sono salito; in quel
momento immaginavo che dietro di me ci fossi anche tu a pedalare
insieme al tuo papà, un papà che in
così pochi anni ti ha voluto bene e te ne vuole ancora
adesso.
Buffo, ma io in ogni luogo e posto dove vado, immagino sempre che
vicino a me ci sei anche tu tesoro e magari a suonare e a cantare
insieme a me e a Lilia. Eh sì, con la batteria che ti
regalammo e indovina quale canzone cantiamo? “Ogni
volta”, la tua preferita.
Io devo dire che a suonare la batteria me la cavo abbastanza e Lilia
invece ha una bellissima e delicata voce quando canta. Non
l’avevo mai sentita sai! Ci voleva la tua perdita per
sentirla una volta tanto cantare.
Sei stato un figlio speciale per me, un figlio dal quale ho imparato
tante altre cose: il dolore e la sofferenza fanno parte della vita e di
questo non me ne sono mai e poi mai accorto.
So che hai sofferto caro Davide e quanto vorrei tornare indietro col
tempo…
Ho scritto abbastanza ed è ora che ti lascio.
Non so se tutto quello che ho scritto ti sia piaciuto e ti sia stato
utile, ma l’ho voluto fare, perché tu continuerai
a essere il mio figlioletto, sempre.
A presto campione e ricorda che tu e la mamma siete e lo sarete per
sempre la mia famiglia.
Un fortissimo abbraccio è tutto quello che ti voglio
regalare.
Addio mio piccolo campione.
Con tantissimo amore e affetto
Il tuo adorato papà
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Capitolo 12 *** Funghetto...addio ***
Mio dolce funghetto,
è la tua vice-mamma che ti scrive.
Perché te ne sei andato così presto? Credi che
questa sia una domanda impossibile per ricevere una risposta. E infatti
lo è veramente, perché nessuno conosce bene il
motivo per il quale ci hai lasciato.
Sarà stata forse colpa di qualcuno? Non credo
perché la Lisandri è una bravissima dottoressa,
così come lo sono anche gli altri medici e infermieri che
nella sala operatoria ti sono stati vicino, per tutte quelle
interminabili ore.
Credo che i medici ci abbiano messo tutto il possibile per risvegliarti
e farti tornare dai tuoi genitori e dai tuoi amici. Ma evidentemente il
tutto è stato più difficile di quanto abbiano
creduto.
Non riesco ancora a spiegarmelo: alcuni interventi più
complessi del tuo, a ragazzi della tua età,
riescono a buon fine, invece quello del mio funghetto non è
riuscito. Ma perché?
Io non me la cavo di scienza, malattie e medicine, ma credo che
qualcosa di storto e andato male al tuo piccolo e battente cuore sia
successo.
Invece, dopo un intervento durato tutta la notte, il tuo compagno di
stanza Rocco, finalmente si è risvegliato. Buffo vero?
La sua operazione è stata molto più complessa
della tua e nonostante questo ce l’ha fatta, è
tornato di nuovo a vivere, invece tu Davide no e di questo ancora non
riesco a capire.
Sarà stata una grandissima gioia per Piera rivedere il suo
bambino sveglio dopo mesi e mesi di coma.
E’ proprio una dolce mamma; quando quel tristissimo giorno mi
vide dal finestrino della camera piangere e piangere abbracciata a tuo
padre capì che qualcosa di veramente brutto era successo ed
è per questo che corse verso me abbracciandomi forte forte.
Invece per me, dopo tutto quello che è successo, non
è stata una gioia, ma nonostante tutto da una
parte sono felice per te perché dopo anni e anni hai potuto
rivedere la tua mamma.
Tuo padre mi ha molto parlato di lei: è stata una
meravigliosa mamma. Ti ha voluto bene, amato, ti coccolava, non
facendoti mai mancare la gioia e il sorriso.
Di lei spesso me ne parla e capisco che la mancanza è
davvero grande, ma nella vita non siamo noi a decidere sul nostro
futuro.
Inoltre tuo padre più spesso me ne parla sia dal punto di
vista fisico che caratteriale: era una semplice donna, forse con un
caratterino diverso dal tuo. Dalle foto che tuo padre mi ha mostrato ho
riconosciuto in lei qualcosa che avevi anche tu: i capelli ricci e
qualche lentiggine sul viso.
E infatti i figli riprendono molto dalle loro mamme e spero tanto che
anche da me qualcosina hai ripreso, ma non è detto che i
figli debbano per forza riprendere solo dalle mamme; tu e tuo padre
eravate molto simili dentro, stesso carattere, stesso sorriso. Me ne
sono accorta subito, appena vi ho visti per la prima volta.
Sai Davide, non te l’ho mai detto, ma io in questi pochi ma
intensi anni ti ho amato, rispettato e protetto.
Ti ho considerato come un figlio da accudire, da amare e rispettare e
nonostante il tuo caratterino non me la sono mai presa con te,
perché ho pensato che dagli errori che commettevi capivi
dov’è che avevi veramente sbagliato.
E credo che dagli sbagli hai imparato molto: la vita si affronta con
gli amici più grandi, anche con chi odi o non sopporti e
spero tanto che insieme ai tuoi primi amici, hai imparato molto da loro.
Li ho ringraziati molto i tuoi Braccialetti, per tutto il bene che ti
hanno voluto e per tutto quello che hanno voluto fare per te.
Una mattina i tuoi amici hanno avverato il tuo sogno più
grande: hanno suonato per la prima volta nella palestra
dell’ospedale. Lo hanno voluto fare per te, come mi disse il
tuo amico Vale.
Il tuo futuro fratellino potrebbe sempre prendere parte alla band,
forse quando sarà un pochino più grande.
Non so se sono stata una buona vice-mamma, come mi chiamavi tu, ma io
credo di si.
Spero, mio piccolo amore, che dopo la tua breve ma intensa esperienza
vissuta in ospedale con affianco i tuoi Braccialetti, hai imparato
molto, riuscendo a capire più a fondo i problemi della vita,
che a volte sono impossibili, ma altre volte superabili.
La tua malattia per me è stato qualcosa di molto grande che
mi ha fatto capire e conoscere tante di quelle realtà
sconosciute in questo mondo.
Sono felice per te perché ora sei di nuovo accanto alla tua
mamma, una mamma dal cuore d’oro, proprio come lo
è il tuo papà e come lo eri tu.
Uniti eravate proprio una famiglia, vera e unica.
Addio per sempre mio funghetto
Con affetto
Lilia
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Capitolo 13 *** Presto saremo di nuovo amici... ***
Mio caro Davide,
quanto vorrei che fossi di nuovo qui accanto a me! Siamo diventati
amici troppo tardi, troppo per poter continuare a restare insieme.
Credevo che fosse tutto molto più semplice: un piccolo
intervento, qualche giorno di ricovero in ospedale e poi di
nuovo insieme per continuare a giocare a calcio, ridere e scherzare.
Invece è successo tutto il contrario.
Il giorno dell’intervento non ti vidi sereno, ma preoccupato,
troppo in pensiero.
Tu sapevi che non ce l’avresti fatta, si notava la
preoccupazione sul tuo viso e allora perché non mi dissi
niente?
Dopo tutto quello che è successo tra me e te la voglia di
diventare tuo amico c’era e io era proprio questo che volevo:
diventare tuo amico, proprio il giorno più triste della mia
vita.
Me lo dissi tu che saremmo diventati amici. Per me è stato
il più bel regalo di sempre.
Lo sai, la promessa che mi avevi chiesto te l’ho mantenuta:
dissi ai compagni di classe che noi due finalmente eravamo diventati
amici; mi sembrava quasi un sogno.
Ci voleva la tua malattia a farti cambiare, a diventare più
dolce, disponibile e gentile con gli altri, specialmente con me.
Non me lo sarei mai aspettato da te un abbraccio breve ma intenso, lo
stesso che mi desti l’ultima volta, dopo il saluto.
Ma tu sapevi che quell’abbraccio e quel saluto era un addio,
perché te lo sentivi dentro che non ti saresti mai
più svegliato. Forse ti potevo aiutare, dare un piccolo
incoraggiamento, ma evidentemente non hai voluto.
Sai Davide, io ero felicissimo quando ti venivo a trovare in ospedale
per starti vicino e per vedere come stavi e come ti sentivi,
perché volevo che noi due diventassimo amici, e anche per
farti capire che stavi sbagliando a trattarmi in quel modo e poi un
amico bisogna aiutarlo, confortarlo specialmente se si trova in
difficoltà e io era proprio questo che volevo da te. Ma dopo
tutto ho capito, mio caro Davide, che tu per me hai sofferto, come
anche io ho sofferto per te.
Non so se sono stato abbastanza chiaro, ma questo è tutto
quello che ti volevo dire.
Spero che un giorno, anche molto presto, saremo di nuovo insieme per
tirare un grandissimo goal, proprio quello che avrei desiderato da
tempo fare.
Ti salutano i compagni di classe e anche i professori,
perché anch’essi ti volevano bene; eri un figlio
per loro.
Mi mancherai
Con affetto
Mirko
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Capitolo 14 *** Grazie per averlo fatto di nuovo sorridere... ***
Dolcissimo Davide,
in otto mesi d’ospedale ne ho visti tanti di ragazzi divenire
compagni di stanza di mio figlio, ognuno per problemi e malattie
diverse, ma tu, come in effetti lo sei stato per tutti, eri qualcuno di
speciale per me e per mio figlio.
Sei stato il suo vero e indimenticabile compagno di stanza; ci hai
parlato, lo hai amato con tutto il tuo cuore, sei stato un vero amico
per lui.
A tanti ragazzi, ricoverati nel tuo stesso letto, chiesi di parlarci,
si scambiare anche due, ma semplici parole, ma nessuno era a favore
perché pensavano che così facendo sarebbe stato
inutile che tra un giorno e l’altro avrebbe riaperto i suoi
grandi occhi.
Invece è stato forse proprio grazie a te, piccolo mio, che
Rocco ha potuto riaprire i suoi occhi, con la tua canzone preferita e
si notava per davvero che eri qualcuno di veramente speciale.
La tua vice-mamma è diventata una vera amica per
me; una mattina mentre tu eri sul terrazzo a giocare con gli altri,
chiacchierammo del più e del meno e le offrì
persino biscottini e caffè!
Mi aiutò a lavare Rocco, le fece molto piacere; notai la sua
triste espressione sul viso, ma tanta voglia di aiutarmi, aiutare una
povera madre disperata che da tempo aspettava che suo figlio torni di
nuovo a sorridere. In quel momento eravamo due mamme dal cuore
d’oro, due mamme disperate, ma nello stesso tempo felici.
Ma dopo averla conosciuta come una bravissima e dolcissima vice-mamma,
il mio cuore si spense dopo aver appreso la notizia della tua morte.
Dal finestrino della stanza la vidi piangere e urlare disperata,
abbracciata a tuo padre. Ella appena mi vide lo lasciò,
corse verso di me e si buttò sulle mie spalle e forte forte
restammo per un bel po’ abbracciate.
Una morte assurda a e una perdita troppo grande, troppo per un
ragazzino di soli quattordici anni.
Capisco che avevi ancora tanta voglia di vivere, di ridere e sorridere
con i tuoi fantastici amici, ma ormai è fatta e non si
può tornare indietro.
Io ti ringrazio per tutto il bene che hai voluto a mio figlio e un
grazie particolare risuona nel tuo viso per averlo fatto di nuovo
sorridere.
Eh già! Quella sera lo vidi anche io cantare, di muovere le
sue tenere labbra e riaprire i suoi dolcissimi occhi.
Strano vero? Ha mosso le sue labbra dopo aver sentito una delle canzoni
del cd che gli regalasti; proprio un bellissimo regalo.
E’ stata una grandissima gioia per me; una perdita troppo
dolorosa per tuo padre e Lilia.
Lo sai che aspetta un bambino? Credo di si, perché so che da
lassù ci osservi e vegli su tutti quanti noi…
E’ una bellissima notizia per i tuoi genitori;
avranno un nuovo bambino che forse avrà il tuo stesso viso,
il tuo stesso sorriso…e il tuo stesso caratterino!
Pensa che tuo padre ora è uno di noi: un pagliaccio e sai,
quel buffo naso rosso gli dona molto!
Bè, in questo modo potrà raccontare la sua
esperienza, un’ esperienza forte, dura, ma intensa.
Vedrai, sarà in grado di far sorridere tanti di quei poveri
bambini…
Mi mancherai piccolo mio
Con amore
Piera
NOTA AUTRICE:
Grazie a chi legge e segue queste lettere
Alla prossima
|
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Capitolo 15 *** Bisogna continuare a lottare ***
Caro Davide,
ora io sono tornato di nuovo a casa, mentre tu non ci sei tornato e non
ci ritornerai mai più. Questo penso che non sia giusto per
un ragazzino non rivedere più i suoi genitori e i suoi
adorati amici.
E’ passato un mese dalla tua morte, ma non riesco ancora a
distaccarmi dalla tua scomparsa, una perdita troppo grande e ancora
piango, mattina e pomeriggio, sera e notte.
Ma perché è successo proprio a te? A te che per
pochi ma intensi mesi mi hai amato, voluto bene come anche lo hai
voluto agli altri Braccialetti. Non credevo che la vita
potesse essere così dura e difficile.
Te lo ripetiamo in tanti: perché non ci dissi niente? Noi ti
saremmo potuti restare accanto anche per venti interminabili ore e lo
avremmo fatto solo per te amico.
Una cosa è certa: tu conoscevi il rischio e cosa ti sarebbe
potuto succedere, ma almeno un piccolo incoraggiamento te lo potevamo
dare.
Io sono stato il primo a sapere della tua morte, il primo a piangere
per una perdita così importante.
Volevo che quello che mi stavi dicendo non fosse vero, invece dopo
avermi detto che ti avrei salutato tutti quanti, capii come
effettivamente stavano le cose: te ne eri andato. Piansi disperato, i
brividi mi trasalivano lungo la schiena. Volevo che fosse solamente un
sogno, brutto e triste, invece era la realtà…
Lo dissi anche agli altri; appena mi avvicinai a loro con le lacrime
agli occhi, Leo fu il primo ad aver capito e appreso la notizia, la
più brutta della mia vita; ci abbracciammo disperati.
Non chiusi occhio per tutta la notte. Mi veniva da piangere e per tutte
le lacrime che sono uscite dai miei occhi ho finito per bagnare il
cuscino.
Mi volevi bene vero? Allora perché non hai sputato il rospo,
non hai tolto quella maschera davanti e non sei tornato a essere il
semplice ragazzino quattordicenne?
Avevi una grandissima voglia di vivere, sorridere e scherzare; si
notava che eri un ragazzo diverso dagli altri. Ti credevi un bulletto
viziato da tuo padre? Effettivamente lo eri, ma stando con me e con
tutti gli altri Braccialetti, non avevi più la maschera,
dentro la quale ti facevi credere un bulletto, ma in realtà
non lo eri affatto.
Saremo stati noi a farti cambiare la tua vita, una vita piena di sogni
e amici che ti volevano e ti vogliono tutt’ora bene.
Non faccio altro che pensare a te; una morte assurda, ma bisogna
continuare a lottare quando quella persona che ami non
c’è più; me lo dice sempre mio nonno.
Io per esempio, quando lui non ci sarà più
dovrò essere forte, lottare per continuare la mia vita senza
di lui. Ma oramai è successo…
Spero tanto che con il mio simpatico accento napoletano un
po’ di sorriso è apparso sul tuo viso,
perché so che faccio ridere a tutti e io non pensavo che
potesse succedere una cosa simile, specialmente da uno come te.
Il pomeriggio dopo, due Braccialetti Bianchi hanno avuto la loro
entrata sulla Terra.
Mentre guardavo i loro teneri occhi pensavo a te, a cosa ti sarebbe
ancora piaciuto fare; due gemellini nati alle sette del pomeriggio, la
stessa ora durante la quale non c’eri già
più.
Strano, ma nella stessa ora e stesso momento c’è
stato chi ha lasciato per sempre la Terra per entrare in Paradiso e chi
invece ha fatto la sua entrata nel nuovo mondo.
E’ stato per questo che uno dei due non mi dava
l’impressione di potersi chiamare Alberto, non aveva la
faccia da Alberto, ma bensì di qualcun altro, un nome che
scelsi io appositamente per lui…DAVIDE…
Con affetto
Toni
P.S. L'unione fa la forza
NOTA AUTRICE:
Scusate tantissimo per il ritardo. Questo è un altro
capitolo: spero che sia di vostro gradimento. Grazie per chi segue
questa storia.
Watanka
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Capitolo 16 *** L'unione fa la forza ***
Caro Davide,
è inutile chiederti come stai, sarebbe una domanda sciocca e
insensata per un amico che ho amato come nessun altro e che ora non
c'è più. Nessuno ha accettato la tua morte,
nessuno di noi Braccialetti.
Sin da bambino sognavo di prendere parte ad un gruppo, un gruppo come
altri. Non so perchè, ma era la mia mente che me lo diceva.
Sarei stato felice di aver conosciuto nuovi ragazzi e forse con loro
avrei superato le difficoltà della vita con
tranquillità e con meno fatica.
E infatti così è stato: io, Leo, Cris, Toni,
Rocco e Davide...questo era il mio gruppo che mi ha cambiato la vita,
salvato da una parte e vissuta e capita con coraggio dall'altra.
Mi fa ancora strano pensare che la nostra amicizia sia sbocciata in un
posto chiamato ospedale; non lo avrei mai immaginato e non avrei mai
pensato che proprio i primi amici li abbia conosciuti in questo strano
posto.
Saputa la mia malattia e a quello che mi avrebbe potuto portare, avevo
paura per cosa sarebbe potuto succedere, perchè nella vita
bisogna aspettarsi qualunque cosa.
Ma con i Braccialetti accanto sarebbe stato tutto molto più
semplice...
Le serate che passavamo insieme nella tua stanza e di Rocco, tra
chiacchiere, risate e sorrisi, mi facevano dimenticare che ero malato,
ma dopo che ognuno di noi ritornava nelle proprie stanze mi tornava di
nuovo la tristezza e la paura.
E' stato un gruppo fantastico quello dei Braccialetti Rossi, un gruppo
di sei semplici ragazzi con una grandissima voglia di vivere,
perchè quando si è malati non vuol dire che la
vita debba finire e che si potrebbe morire da un momento all'altro,
anzi, l'esatto contrario.
Abbiamo avuto la forza e il coraggio che nemmeno un leone possiede.
La nostra possiamo definirla un' amicizia "speciale", così
come lo era il nostro gruppo.
Sottolineo il verbo "era", perchè ora non lo è
più. Preferisco usare l'imperfetto, perchè queste
cose sono successe tanto tempo fa, in un periodo difficile della nostra
vita, ma che siamo riusciti a superare a volte con fatica, ma l'unione
fa la forza...
Ricordatelo sempre Davide...sempre...
Con infinito affetto
Vale
P.S. Penso che tu stia bene, ora che finalmente sei vicino alla tua
mamma, perchè te lo posso confidare: così come lo
sono gli amici più cari, anche le mamme sono qualcuno di
speciale, un dono della vita da non perdere mai
NOTA AUTRICE:
Grazie a chi continua a seguire questa storia.
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