100

di Lord Gyber
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova vita ***
Capitolo 2: *** L'allenamento ***
Capitolo 3: *** Una nuova casa ***
Capitolo 4: *** La notte degli incubi ***
Capitolo 5: *** Il ritorno ***
Capitolo 6: *** Un livello superiore di Mostro ***
Capitolo 7: *** La forza dei sentimenti ***
Capitolo 8: *** Lieto fine ***



Capitolo 1
*** Una nuova vita ***


Il buio. Il buio ed il silenzio sono la prima cosa che ricordo. Il letto sotto di me era duro e scomodo, ma a ciò non davo troppa importanza dato che il problema principale era il mio corpo che sembrava andare a fuoco. Questo dolore si alternava a periodi di tranquillità, ma poi riprendeva con maggior regime. Decisi di alzarmi, pessima idea, almeno mi sarei risparmiato lo spettacolo che presto mi si sarebbe parato davanti agli occhi. Quando scesi dal mio giaciglio capì subito che qualcosa non andava, mi sentivo il corpo strano, come se fosse stato più pesante del solito, ma evitai anche questo problema, il sonno mi giocava brutti scherzi, pensai. Cercai di mettere a fuoco la stanza, dato che era tutta buia. Appoggiai la mano su una parete nel disperato tentativo di trovare l'interruttore. Girai per un bel po' prima di trovare ciò che cercavo. Lo abbassai lentamente avendo solo la convinzione di aver passato una brutta serata. Quanto mi sbagliavo. Non potei credere cosa mi trovai davanti, non era la mia camera da letto. Si trattava di una sala circolare completamente fatta di ferro con alcuni specchi disposti su alcuni muri. Vi era poi una barella, che fino a poco fa era il mio letto, ed accanto ad essa un piccolo tavolino con appoggiati sopra vari strumenti chirurgici: bisturi, pinze e quant'altro. Mi chiesi se non avessi avuto un incidente e mi avessero portato all'ospedale. Mi avvicinai allo specchio, per vedere se avessi qualche genere di bendaggio o roba simile. Quando vidi l'immagine riflessa partì un urlo. Un urlo acuto, straziante, se fosse stato più forte probabilmente avrebbe rotto lo specchio. Solo quando ripresi la mia concentrazione capì che a lanciarlo ero stato io.

Il mio corpo. Il mio corpo aveva perso ogni genere di umanità: il mio braccio e la spalla destra erano sostituite da un braccio nero e peloso, sicuramente di un gorilla. Lo stesso valeva per l'arto sinistro solo che questo era ricoperto di scaglie verdi scure e sulle mani avevo artigli verde chiaro. Il busto e la schiena erano diventati nero pece, gli ispezionai con le mie nuove mani, sembravano parecchio dure, si vede che era qualche genere di corazza da insetto. Le mie gambe avevano mantenuto una forma normale a parte dei lembi di pelle maculata che le ricoprivano, appartenenti a qualche genere di grosso felino. Ed infine il volto. La maggior parte della mia faccia non aveva subito i cambiamenti, gli stessi occhi marroni e capelli neri, però la parte sinistra, comprendente l'occhio e l'orecchio, erano state cambiate con una parte di un viso che, dato la forma dell'orecchio, poteva appartenere ad un cavallo o pony, come avrei di seguito scoperto.

Avvertì dei movimenti alle mie spalle, non so come ci riuscì, probabilmente colui che mi aveva trasformato non mi aveva conferito solo l'aspetto di uno scherzo della natura. Una delle tante pareti si scostò rivelando una passaggio che dava ad un'altra sala.

- Vedo che ti sei svegliato 100. -

La creatura che entrò in quella specie di sala operatoria mi lasciò a bocca aperta era...un unicorno. Un unicorno dal manto grigio-azzurrognolo, non aveva del crine, doveva avere una certa età, però aveva dei baffi grigi che si collegavano ad un'ispida barbetta. Indossava un camice da scienziato con sotto un maglione ed un paio di occhiali da vista. Ma la cosa che mi diede più fastidio in quella creatura era il suo profumo, scadente, da quattro soldi.

Dietro di lui vi erano altri due stalloni che indossavano un'armatura dorata, muniti di lancia.

Fui molto sorpreso di vedere quelle creature considerate leggendarie, ma dato che ero già stato trasformato in un mostro, il mio limite di stupore era già stato superato da un pezzo.

- C-chi siete voi? D-dove mi trovo? Cos'è successo? -

Milioni di domande mi invadevano la mente, ma per gerarchia queste risultavano le più importanti.

- Non ti preoccupare 100, tra poco ti sarà tutto chiaro. - fece l'unicorno.

100...perché continuava a chiamarmi così?

- NO, tu mi devi dire cosa sta succedendo e SUBITO!!! -

Preso dalla rabbia tirai un pugno al muro di ferro, e con mia grande sorpresa, riuscì a creare un solco...da quando ero così forte?

- Vedo che le energie non ti mancano caro 100. -

- SMETTILA DI CHIMARMI COSI'!!! Io non mi chiamo 100 io mi chiamo...-

Non riuscì a continuare.

- Io mi chiamo...io mi chiamo...-

Mi portai le mani alla testa per reggere lo sforzo che il mio cervello stava compiendo per trovare la risposta. E mentre io soffrivo, l'unicorno rimase a esterrefatto.

- Incredibile! A quanto pare ti ricordi essere stato un umano e di avere avuto un nome. Il tuo cervello è più sviluppato di quanto pensassi, ed io che pensavo di averti cancellato completamente la memoria. -

Mi voltai verso di lui.

- Tu...tu mi hai FATTO QUESTO!?! -

Mi rimisi in piedi e cercai di centrarlo con il pugno da gorilla, ma le due guardie, anche loro unicorni, mi bloccarono a terra con delle catene.

- Bene 100, credo che sia venuto il momento di presentarti la tua nuova famiglia. -

Le due guardie mi fecero rialzare e cominciarono a punzecchiarmi con le loro lance affinché camminassi. Percorremmo il corridoio da cui i tre equini erano entrati, ma in senso contrario. Vi ricordate il limite dello stupore di prima, beh si può dire che andò a puttane, quando lo vidi. Era un edificio dotato di una gran serie di piani collegati ciascuno con delle scale. Per ogni piano vi erano un gran numero di celle. Celle alquanto strane, invece di avere la solita porta a sbarre aveva dei pannelli di vetro molto spesso con dei buchi posti in cima per l'aria. All'interno di quei scarsi 20 metri quadrati vi erano creature, strane creature, colui che quel dottorucolo chiamava “chimere” o “scala evolutiva”. Camminammo fino ad arrivare al terzo piano e ci fermammo davanti una cella. L'equino fece apparire una cartella clinica e mosse alcune pagine.

- Ti possiamo sistemare qua con 20, almeno non cercherà di mangiarti. -

La porta di vetro si sollevò, mi tolsero le catene e mi spinsero dentro per richiudere di nuovo la cella, e fecero bene, perché se fossi riuscito ad uscire gli avrei squartati con le mie mani, zampe quel che è.

Con il mio nuovo udito sentì qualcuno dietro di me, nascosto in un angolo buio, il fantomatico 20 presumevo. Dai rumori che fece capì che stava piangendo, infondo anche lui aveva subito il mio stesso destino, lo potevo capire.

- Esci fuori. Giuro che non ti farò del male. -

- Anche l'ultimo che è stato qui con me l'ha detto, poi però mi ha fatto male. -

Correggo: Fantomatica. Dalla voce era decisamente una ragazza.

- Senza contare – aggiunse - che io sono un mostro non voglio che qualcuno mi veda. -

Non potei fare a meno di sorridere.

- E secondo te io cosa sono? Di certo non un fotomodello, e poi mal comune mezzo gaudio. -

Si fece un po' di coraggio ed uscì. Era una pony, e come me era stata modificata, però presentava meno mutazioni rispetto al mio corpo: aveva un manto rosa ed una criniera rosa chiaro ed occhi azzurri, come me, la sua parte sinistra del viso era stata cambiata con quella di un altro pony di colore nero. Sul dorso aveva cucite due grandi ali da aquila (più tardi capì che era stato un pegaso e che quindi le ali non gli avrebbero causato problemi) ed infine, sui fianchi aveva due pezzi di pelle che coprivano ciò che in futuro capirò essere il cutiemark. La puledre mi squadrò ben benino, per studiarmi e capire se non ero pericoloso.

- Tu ti chiami 100 dico bene? -

Ancora quell'appellativo.

- Perché continuate a chiamarmi così? -

Lei, con lo zoccolo mi indicò il petto, allora notai una cosa che mi era sfuggita. Sul pettorale sinistro vi era tatuato, con inchiostro giallo, il numero 100.

- E questo sarebbe una sorta di numero di produzione? -

- Si, quelli che assegna il Professore. -

- Il Professore? Intendi quell'unicorno con la barba. -

- Si lo chiamiamo così perché non sappiamo il vero nome. -

- Una cosa? Qui ci sono di certo più di cento chimere, allora perché mi chiamo 100? -

- Infatti ce ne sono quasi mille. Il Professore da un numero solo alle sue opere migliori. -

- E tu dove hai il tuo numero? -

Lei chiuse gli occhi e vidi che sulla palpebra destra era tatuato il numero 2 invece su quella sinistra lo 0. Mi appoggiai alla parete di vetro e mi misi a guardare fuori.

- Ho ancora due domande. Perché? E, cosa succederà? -

- Il professore è sempre stato un megalomane. La sua idea è quella di creare un essere perfetto con il quale ha intenzione di diventare il sovrano del mondo. In quanto a ciò che succederà, sicuramente verremo utilizzati ancora per i suoi test. -

- Non mi puoi dire nient'altro? -

Scosse la testa.

- Quello che ti ho detto è tutto ciò che mi è stato concesso sapere. Ti conviene riposare, sei appena uscito dalla sala operatoria e domani bisogna alzarsi presto. -

C'erano due brande, due letti appesi ai muri con delle catene con un cuscino lercio. 20 prese quello sulla destra ed io quello sulla sinistra. Buttai il cuscino, puzzava da morire, ed utilizzai il braccio da gorilla come appoggio per la testa, almeno la pelliccia sarebbe risultata utile.

- Buonanotte 100. -

- Buonanotte 20. -

E mi addormentai.

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Capitolo 2
*** L'allenamento ***


Passai una nottataccia, ma me lo aspettavo dopo ciò che avevo passato. Quando riaprì gli occhi vidi che 20 era già in piedi e stava mangiando del cibo dentro una casseruola di alluminio.

- Ben svegliato 100, ci hanno portato la colazione, te lo messa vicina al letto. -

Portai lo sguardo per terra, dove vi era un'altra casseruola contenete del pane e del latte. Presi il pane e gli diedi un morso. Disgustoso. Era proprio vero che al peggio non c'è mai fine. Mi ci volle un po' per finirlo, nonostante cercassi di diluirne il sapore con il latte, anche questo non proprio di ottima qualità. Quando ebbi finito, notai che 20 se ne stava seduta immobile e continuava a fissare il terreno. Beh, se dovevamo convivere insieme forse avremmo dovuto conoscerci meglio, quindi decisi di fargli alcune domande.

- Allora 20, tu da quanto tempo è che sei qui? -

Alla mia domanda lei alzò il capo, guardandomi con quei suoi occhi azzurri che traspiravano un profondo dolore.

- Circa 2 anni. -

Non ci potevo credere. Come diavolo aveva fatto a sopravvivere in queste condizioni per così tanto tempo? Probabilmente io mi sarei tolto la vita.

- Sono stata fortunata, non vengo usata come arma, solo come cavia. -

- Arma? Vuoi dire che ci addestrano. -

Annuì con la testa.

- Mettono alla prova le nostre capacità fisiche per portar avanti la ricerca. -

Quindi non solo quel bastardo si divertiva a trasformarci in mostri ma voleva anche che partecipassimo al suo teatrino. Cercai di calmarmi e decisi di portare l'attenzione su un nuovo argomento.

- Dimmi, tu hai qualche ricordo della tua vita precedente? Famiglia o altro? -

Lei tirò un sospiro.

- No, purtroppo. Il professore vede di cancellarci la memoria. Se avessimo ancora dei ricordi sulle nostre persone care cercheremmo di andarcene, ma togliendoci il loro ricordo ci costringe a rimanere qui. -

Sentì la rabbia salirmi in corpo a quelle parole, quel maledetto sapeva giocare le sue carte.

- E poi – aggiunse – dove mai potrebbero accettare un essere brutto come me? -

Vidi una lacrima scendergli sulla guancia.

- Tu per me non sei brutta. - dissi con un po' di imbarazzo alla mia compagna.

Alla mia affermazione anche lei divenne un po' rossa in volto. Non saprei dire se dissi quella frase solo per tirarla su o se per caso io lo credevo veramente. Non ebbi molto tempo per pensarci perché una guardia arrivò davanti alla nostra cella.

- 100 alla sala degli allenamenti. -

 

Non feci resistenza, da solo non sarei riuscito a scappare, senza contare che oltre a quella guardia ne erano poi venute altre per darle man forte, per evitare che facessi qualche mossa falsa. Mi condussero in una sala molto simile a quella operatoria, solo che questa era bianca.

- Possiamo iniziare i test. -

Portai l'attenzione ad un altoparlante posto fra le congiunzioni di due pareti, la voce era quella del Professore. Mi mandò in bestia, mi sembrava quasi di sentire quel suo orrido profumo.

- Cosa dovrei fare? -

- Vedi 100, oltre a darti le braccia ti abbiamo anche fornito la forza di un gorilla e di un drago...-

Bene, ora qua ci sono anche i draghi, di che mi sorprendo?

- Vogliamo testare la tua forza fisica. -

Da una pedana sotto il pavimento uscì fuori un bilanciere con vari pesi attaccati sopra.

- Questo pesa circa 200 chili. Prova a sollevarlo. -

Mi avvicinai all'attrezzo ginnico e lo presi con entrambe le mani. Con mia grande sorpresa non solo riuscì a sollevarlo, ma feci una presa tale da piegare la sbarra d'acciaio che teneva attaccati i pesi. Un forza sovrumana mi sarebbe tornata utile in futuro.

- Ottimo. Ora passiamo alla velocità. -

Da una seconda pedana uscì un tapis roulant lungo circa il doppio di uno normale. Posai il bilanciere, e midi diressi verso l'altro strumento. Una volta salito sopra, l'attrezzo si attivò da solo. Prima con un andamento lento, poi sempre più veloce. Non sentivo la fatica, anzi più correvo più le gambe venivano pervase da una nuova energia.

- La tua enorme velocità è dovuta invece ai muscoli propulsori di un leopardo, unita ad una grande flessibilità della spina dorsale. Prova a correre su quattro zampe. -

Anche se odiavo quando mi dava degli ordini, decisi di farlo, spinto dalla voglia di testare le mie nuove capacità. Mi misi in posizione e cominciai a correre utilizzando anche come sostegno le braccia. Cominciai ad andare sempre più veloce, tanto che il tapis roulant dovette aumentare il regime, altrimenti si sarebbe rotto.

Corsi ancora per qualche minuto poi mi fermarono.

- Velocità media su due zampe: 80 km/h. Velocità media su quattro zampe: 148 km/h. Impressionante. Continuiamo. -

Da una delle pareti uscì una piastra di metallo, collegata ad essa.

- Mordi la piastra. Con tutta la forza che hai. -

Anche se non capivo perché, feci come mi ordinarono. Mi avvicinai alla piastra, aprì la bocca e la morsi con tutta la forza che avevo. I denti non mi fecero male, sentì il metallo scheggiarsi. Quando mi dissero di mollare la presa, vidi che con i denti ero riuscito a lasciare dei solchi profondi nella piastra. Questo significava che avevano anche modificato la mia dentatura.

- Pressione del morso è di circa 72 chili. Andiamo avanti.-

Così per il resto della giornata fui costretto ad eseguire più e più test volti a capacitare le mie qualità fisiche ed i miei riflessi, dal centrare dei bersagli, fino ad evitare delle frecce che mi venivano lanciate.

Ero distrutto, ma fortunatamente i test finirono ed io fui riportato nella mia cella. Anche se odiavo la mia prigione, un po' mi confortava sapere che mi sarei potuto riposare. Mi sdraiai sul letto ed utilizzai le bracci come cuscini. Cercavo di rilassarmi un po', ma c'era qualcosa che non quadrava. Da quando ero entrato non sentì neanche un rumore, cosa alquanto strana, poi mi ricordai. 20 non mi aveva salutato come faceva di solito, ma era rimasta ferma senza dire una parola. Portai lo sguardo alla sua branda e la vidi. Vi era sdraiata sopra e mi dava le spalle. Forse non mi aveva salutato perché voleva che fossi io a farlo per primo e per questo non mi aveva ancora rivolto la parola, decisi di rimediare. Scesi dal letto e mi avvicinai a lei.

- Ciao 20, scusa se non ti ho salutato quando sono entrato ma ero così debole che me ne ero dimenticato. -

Non si voltò verso di me, anzi cercò di nascondere il volto nel cuscino. Capì subito che qualcosa non andava. Mi sedetti al suo fianco e le misi la mano sulla spalla.

- Ehi, c'è per caso qualcosa che non va? -

- Lasciami stare. - mi rispose in tono seccato.

Lei non voleva a che fare con me, ma volli insistere.

- Con me puoi parlare liberamente, infondo noi...siamo amici. -

Alle mie parole gli si drizzarono le orecchie.

- Noi...saremmo amici? -

- Certo, siamo tutti e due sulla stessa barca e dobbiamo aiutarci l'un l'altro. - dissi, accennando un sorriso.

20 si fece coraggio e mi fece vedere il suo volto....sfigurato. Un cicatrice le percorreva la guancia sinistra arrivando più o meno verso il collo....cosa diavolo era successo? Lei cominciò a piangere.

- Una guardia...sniff...mi ha fatto uscire dalla cella...sniff...pensavo di dover fare qualche esame...ma lui ha preso la sua lancia ed ha cominciato a picchiarmi...sniff..ho provato a difendermi, ma poi lui...ha usato la punta della sua arma e mi ha fatto questo...-

Le lacrime le avevano bagnato tutto il volto, come si poteva essere tanto crudeli? Non seppi spiegarmelo. L'unica cosa che mi limati a fare fu mettere le mie bracci intorno a lei, portare il suo viso al mio petto e darle un caldo abbraccio. Lei rimase un po' sconvolta.

- Non ti preoccupare – dissi cominciando ad accarezzarle la criniera – vedrai che andrà tutto bene.

Le lacrime ricominciarono a scorrere, bagnando il mio torace.

- Ora ci sono io qui. Sistemerò le cose. -

- Me..me lo prometti? - chiese fra un singhiozzo e l'altro.

- Te lo prometto. -

 

Passai le successive due settimane a compiere vari allenamenti di ogni genere e quando finivo mi perdevo in chiacchiere con 20, era come se sentissi un istinto di protezione nei suoi confronti, più passava il tempo più sentivo che il nostro rapporto di evolveva. E ne ebbi la conferma un giorno come tanti.

Come al solito ero stato portato alla sala dei test ma non vi erano ne attrezzi ne quant'altro. Fu l'altoparlante a chiarire i miei dubbi.

- Oggi 100 metteremo alla prova ciò che abbiamo appreso su di te in questi ultimi giorni. Ma prima lasci che ti presenti 58. -

Da una pedana uscì la chimera 58: la parte superiore era il corpo di un drago rosso, mente l'inferiore era quella di una murena gigante. Infine invece delle ali aveva due enormi zampe da ragno.

- Che il combattimento abbia inizio. -

Non ebbi neanche il tempo per capire che 58 mi avvolse nella sua coda cercando di soffocarmi. Non riuscivo più a muovere gambe e braccia, e sentivo l'ossigeno che cominciava a mancare. Poi mi ricordai. Utilizzando i denti morsicai la sua coda, lasciandogli un segno evidente. Lui si staccò da me ed io ne approfittai. Gli afferrai la coda e cominciai a ruotare su me stesso. Presa abbastanza velocità, mollai la presa lasciando che si schiantasse contro una delle pareti. Provò a rialzarsi ma fui più veloce. Gli saltai sul torace e gli puntai la mano da drago sulla gola. Era finita...o almeno così pensavo.

- Ottimo. - disse il professore – Ora eliminalo. -

La sua richiesta mi paralizzò, come potevo uccidere un essere che come aveva subito le mie stesse sofferenze. Mille pensieri mi passarono in mente, quando sentì qualcosa. 58 aveva afferrato il mio braccio, pensai che mi volesse ribaltare, invece...

- Ti prego...- disse, non sapevo neanche che potesse parlare -..ti prego uccidimi..-

- C-cosa? - fu l'unica cosa che riuscì a dire.

- Liberami da questa maledizione – si era messo a piangere – ti prego. -

Anche se non volevo farlo, mi rincuorò il fatto che almeno avrei reso uno dei miei simili libero. Distolsi lo sguardo mentre i miei artigli attraversavano la sua carne.

- Grazie...-

 

Quando mi rimisero in cella ebbi solo la forza di sedermi sul letto. 20 si sedette accanto a me.

- 100, c'è qualcosa che non va? -

Cominciai a piangere, ed anche molto. Alla mia reazione la mia compagna mi abbracciò.

- Ho..ho dovuto uccidere un'altra chimera...non volevo farlo...però poi lei mi ha implorato...per lui dev'essere stato terribile stare qui...ma almeno, ora è in posto migliore...-

20 mi asciugò le lacrime con lo zoccolo, poi mi prese per la faccia facendo in modo che i nostri sguardi si incrociassero.

- Sta tranquillo 100, vedrai, tutto si sistemerà. -

I suoi occhi dolci e le sue tenere parole mi fecero perdere la ragione, Presi il suo viso fra le mani e la baciai. Le sue labbra erano dolci come il miele e la sensazione che provai era quasi mistica. Quando mi staccai mi resi conto di ciò che avevo fatto.

- Accidenti! 20...io ecco..-

Non potei continuare poiché mi serrò le labbra con un altro bacio.

- Non dire niente, e godiamoci questo momento. -

E finalmente la trovai. Trovai la felicità.

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Capitolo 3
*** Una nuova casa ***


Passai un anno dentro quel laboratorio. Durante questo lungo periodo di tempo morirono molte altre chimere: 34, 89, 13 e 44, mi dispiacque soprattutto per lui perché avevamo avuto il tempo per parlare e conoscerci meglio durante i test. Ma se da una parte soffrivo dall'altra ero felice, perché il mio rapporto con 20 cresceva di giorno in giorno. Pensammo più e più volte di scappare da quel luogo e di sposarci, anche se tutti e due sapevamo che non era possibile. Ma si sa, il fato opera in modo imperscrutabile.

Quel giorno non fui svegliato dalla dolce voce della mia amata, ma da una sensazione di asfissia. Quando riaprì gli occhi vidi che dai buchi per l'aria stavano entrando nuvoloni di fumo. All'inizio non ne capì la causa, poi, oltre la coltre di fumo, vidi immense torri di fuoco. L'intero edificio era stato incendiato. Corsi verso 20 e la svegliai a strattoni.

- 20 presto svegliati! -

- Perché? Cosa sta succedendo? - disse mentre si grattava gli occhi con gli zoccoli.

Non ci volle molto che anche lei capisse che se non ce ne fossimo andati da li saremmo diventati degli spezzatini. Mi portai davanti alla porta e cercai di buttarla giù a spallate. Ci provai una volta, non funzionò. Riprovai. Due. Tre. Quattro volte, non voleva cedere. Cominciai a prenderla a pugni, ma niente. Ormai pensavo che non ce l'avremmo fatta, ma in fondo sono sempre stato un pessimista. Infatti non passò molto che davanti alla nostra cella passò 77: tipetto simpatico, una fusione far un diamond dog ed un volatile. Quando ci vide ci corse incontro.

- Siete ancora nella vostra cella! Aspettate vi libero io. -

Per aprire la porta vi era bisogno di una chiave magnetica, che solo le guardie avevano. Fui sorpreso quando 77 ne tirò fuori una e ci aprì la via d'uscita. Andai verso di lui, mettendo il braccio destro sul naso per evitare di inalare troppo fumo.

- Si può sapere cosa è successo? -

- Una chimera..coff coff...ha sfondato il quadrante elettrico ed ha dato fuoco a tutta la baracca... - Riprese fiato – hanno fatto uscire i prigionieri del primo piano e loro ne hanno approfittato...coff coff...hanno attaccato le guardie e le hanno uccise per rubarli le chiavi magnetiche...ci stiamo dirigendo all'uscita che si trova in cima, fareste meglio a venire con noi. - e ricominciò a correre.

Finalmente. La possibilità che avevamo di andarcene era arrivata. E non ce la saremmo fatta sfuggire. Cominciammo a percorrere le varie rampe di scale, ci volle molte dato che l'edificio aveva venti piani. Durante la corsa sempre più chimere si univano a noi, ma la cosa che mi lasciò sorpreso fu la loro solidarietà. Se uno cadeva un altro lo portava in spalla, se uno finiva sotto le macerie un gruppetto era pronto a tirarlo fuori da guai. Anche se non si conoscevano non avrebbero permesso che qualcuno soffrisse ancora quelle tremende torture. La corsa non fu priva di ostacoli. Succedeva che qualche struttura cadeva, ma non era difficile da scansare. La parte peggiore erano le guardie...intendo per loro, mica per noi. Fui costretto a mettermi davanti a 20 affinché lei non vedesse. Quando gruppo di guardie cercava di fermarci i primi della nostra fila gli saltavano addosso. C'è che fu dilaniato, chi perse degli arti o chi fu sbranato dalla loro rabbia.

Finalmente arrivammo all'ultimo piano....ma non c'era nessuna uscita. No. Non potevamo aver faticato così tanto per niente. Cominciammo a guardarci intorno con la speranza di trovare la via di fuga.

- Lassù! -

Una chimera indicò con la zampa una botola attaccata sul soffitto. Il mio cuore riprese a battere. Altre due chimere, molto massicce, avevano afferrato la botola e l'avevano sradicata per fare in modo che anche quelli più grandi potessero passare. Dal buco si poté sentire odore di aria pura. Ci apprestammo ad uscire quando una voce ci bloccò.

- Dove pensate di andare!?! -

Il professore era davanti a noi, ansimava ed aveva una ferita sanguinante che gli percorreva l'occhio sinistra.

- Non vi permetto di andarvene! Io sono il vostro padrone e dovete obbedire a me! Se necessario morirete se io lo desidero! Tornate qui! -

A quel punto avevo perso qualsivoglia controllo. Vidi per terra un pezzo di vetro, probabilmente di qualche cella, e lo raccolsi. Mi avvicinai al professore.

- 100, vedo che almeno tu hai ancora un po' di buon senso. Ora.. -

Lo solleva dal terreno prendendolo per la gola e lo sbattei con violenza contro una parete. Gli feci sputare molto sangue.

- Cosa stai facendo!?! Come ti permetti...-

Utilizzai il vetro a mo di pugnale e gli trapassai lo stomaco. Lui cominciò a guardarmi con una faccia incredula. Non mi limati ad infilzarlo. Spinsi ancora di più, finché non vidi la punta della mia arma di fortuna che gli usciva dalla schiena. Una pozza di sangue aveva bagnato il pavimento. Lo afferrai anche con l'altra mano al fianco e lo alzai in aria. Mi diressi verso la ringhiera della scala e puntai lo sguardo sulle imponenti fiamme che avanzavano. Lui aveva capito cosa volevo fare.

- TI PREGO!!! Abbi pietà! -

Il mio odio crebbe ancora di più.

- Meriti tanta pietà quanto quella che hai riservato a tutti noi! BRUCIA ALL'INFERNO BASTARDO!!! -

E così lo lanciai nel vuoto, mentre la sua sagoma e le sue urla svanivano nelle fiamme. Sentì grida di felicità provenire dal gruppo, ma non durarono molto dato che la struttura sarebbe da li a poco collassata. Uscimmo dalla botola e ci ritrovammo in un bosco. All'ora il laboratorio si trovava in una specie di bunker. Ingegnoso. Non ebbi troppo tempo per rifletterci perché cominciai a correre all'impazzata, accompagnato da 20, all'interno della vegetazione, mentre gli altri si disperdevano nei dintorni. Corremmo per un centinaio di metri fino a quando sentimmo il boato di un'esplosione. Quella specie di manicomio era saltato in aria, se qualcuno vi era rimasto dentro probabilmente era morto.

 

Io e 20 percorremmo due km, arrivando ad una piccola pianura pianeggiante. Ci accasciamo al suolo stremati, sia per la corsa sia per la forte scarica di adrenalina. Mentre ero sdraiato il mio sguardo cadde sul cielo. Era pieno di stella e la luna sovrastava tutto. Era bellissimo. Anche 20 aveva portato il suo sguardo a quella miriade di stelle osservandone tutta la bellezza.

- Dopo tanto tempo. – copiose lacrime scendevano dai suoi splendidi occhi – Dopo tanto tempo siamo liberi. -

Mi avvicinai a lei e la strinsi forte fra le braccia.

- Te l'avevo promesso dopotutto. -

Ci scambiammo un bacio, mentre lentamente ci addormentavamo protetti dalla luce del satellite.

 

Quella mattina mi ero alzato presto ed ero andato in avanscoperta nel bosco in cerca di qualcosa da mangiare, ma tutto ciò che riuscì a trovare furono foglie, foglie e ancora foglie.

Se provavo a catturare qualche animaletto questo sgusciava via e scappava. Fu proprio durante la mia ricerca che trovai qualcosa di altrettanto prezioso come il cibo. Ritornai alla radura dove 20 stava ancora dormendo. Era adorabile. Ma ciononostante cominciai a punzecchiarla col dito sulla guancia per svegliarla.

- Ciao 100. Perché mi hai svegliata. - chiese fra uno sbadiglio e l'altro.

- Ti voglio mostrare qualcosa. -

Le feci percorrere il sentiero che avevo seguito quel giorno. Quando oramai eravamo a poca distanza dalla sorpresa misi le mani sui suoi occhi affinché non vedesse niente.

- Che stai facendo? -

- Deve essere una sorpresa. -

Eravamo arrivati. L'emozione di sapere cosa ne pensava mi stava facendo tremare.

- SORPRESA!!! -

Gli levai le mani e allora la vide. Era una piccola casetta in legno, possedeva due piani ed era anche parecchio ampia.

- Lo trovata stamane, ho controllato, è completamente disabitata. -

Quello che dicevo era supportato dal fatto che alcune parti del legno erano marcite, ma niente che un po' di olio di gomito avrebbe potuto rimediare.

- Ti faccio vedere l'interno. -

La spinsi dentro la casa. Tolsi le tende, ormai lacerate, dalle finestre e feci entrare la luce solare. L'interno era parecchio polveroso e vi era una grande quantità di ragnatele. Vi erano ancora alcuni mobili: un comodino, un cassettone, anche una piastra per cucinare e molte altre cosa. La portai dentro una stanza.

- E questa è la nostra camera. -

Era parecchio grande ed entrava parecchia luce dato che era provvista di due finestre. Vi era anche un bel lettone matrimoniale, certo il materasso ed i cuscini erano sporchi, ma una bella lavata gli avrebbe fatti tornare agli antichi splendori.

Mentre io ero orgoglioso della mia scoperta, notai che 20 non aveva ancora accennato una sillaba. Pensai che l'abitazione non le piacesse.

- Che..che c'è non ti piace? -

- Se mi piace- aveva un tono di voce alquanto serio – se mi piace...-

Temevo che sarebbe esplosa da un momento all'altro.

- IO LA ADORO!!! -

Urlò per poi saltarmi in braccio, facendomi cadere di schiena, e dandomi un bacio.

- E' la cosa più bella che tu potessi fare per me. -

Era felice e ciò rendeva felice anche me.

- Bene, ora rimbocchiamoci le maniche. La nostra casa dovrà essere uno splendore. -

Passammo il resto della giornata a pulire e spolverare, per fortuna riuscimmo a trovare alcuni stracci e dei detersivi, si vede che quelli che avevano lasciato questa casa erano molto smemorati. Togliemmo la polvere, le ragnatele e lavammo tende, materassi, cuscini e coperte. Ci volle tutta la giornata, ma ne valse la pena. Quella sera io e la mia metà ci sdraiammo sul letto e ci coprimmo ben bene con la coperta. Mi persi nei suoi occhi cerulei, non era mai stata così serafica. Ma prima di dormire c'era una cosa che le volevo comunicare.

- Mi sono dimenticato di dirti una cosa. -

- Cosa tesoro? -

- Vedi, mentre stavo esplorando, ho scoperto che non troppo distante da qui vi è un piccolo paesino. Si dovrebbe chiamare...Pory...ehm, no...Tony...neanche...oh, sì Ponyville. -

- E con questo? -

- Dico che dovremmo essere prudenti. Se ci scoprissero potremmo essere perseguitati ed io non voglio che questo accada, e poi...-

Mi mise lo zoccolo sulle labbra.

- Sei sempre il solito tragicone. Andrà tutto bene. -

Le sue parole mi rincuorarono molto.

- Hai ragione. -

Le diedi il bacio della buonanotte.

- Sogni d'oro 20. -

- Anche a te 100. -

E ci addormentammo.

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Capitolo 4
*** La notte degli incubi ***


Quando mi risvegliai 20 dormiva beatamente accanto a me. Sarei stato ore a fissarla, mentre lei si trovava nel mondo onirico, ma dovevo uscire per procurarci qualcosa da mangiare. Visto che la raccolta di frutta era stato un insuccesso, provai con della selvaggina.. Camminai a lungo nella boscaglia alla ricerca di una preda, con le mia capacità bestiali non sarebbe stato troppo difficile catturare qualcosa. Camminai per qualche minuto finché non trovai la preda ideale, un piccolo, soffice coniglietto, che se ne stava fermo immobile a grattarsi con la zampa. Mi acquattai dietro dei cespugli e feci in modo che non mi sentisse. Quando fui abbastanza vicino, feci la mia mossa. Utilizzando i muscoli propulsori, spiccai un balzo verso il coniglio cercando di ghermirlo con le mani. Con mia grande sorpreso l'animaletto fu più veloce e riuscì a scansarmi, facendomi cadere per terra sulla faccia. Alzando lo sguardo vidi che quel furbetto mi stava facendo una pernacchia con la lingua, per poi fuggire fra gli alberi.

- Comincio ad odiare quel coniglio. -

Cominciai a rincorrerlo. Ovviamente ero più veloce di lui, ma avendo una taglia più piccola riusciva a disorientarmi passando fra le radici degli alberi. Lo persi di vista molte volte, ma potei sempre rintracciarlo grazie al mio fiuto. Avrei sempre potuto catturare qualcos'altro, ma ormai quella era diventata una sfida. Lo seguì fino ai limiti della foresta, e vidi che si stava riposando sul manto erboso di una collinetta. Aspettai il momento giusto ed attaccai. Questa volta non si aspettò la mia mossa e riuscì ad afferrarlo con entrambe le mani.

- Ah-ah, finalmente ti ho preso. - dissi rimettendomi in piedi.

La mia gioia di aver raggiunto l'obbiettivo andò nel cesso, quando mi ritrovai a pochi centimetri dalla faccia una pegaso color canarino e dal crine rosa. La solita fortuna del cazzo. Pensai che si sarebbe messa ad urlare, sarebbe corsa a chiamare aiuto e poi ci sarebbe stata una caccia all'uomo. Mi rassegnai al fatto di essere spacciato, ma avvenne qualcosa che non mi aspettavo.

- HAI RITROVATO ANGEL!!! -

Mi strappò dalle mani il mio bottino, e cominciò a strusciare il suo volto con quello dell'animale. Si vede che era il suo animaletto domestico, ma non riuscivo a capire come mai non si fosse spaventata.

- E' scappato due giorni fa e pensavo che non l'avrei più rivisto, grazie. -

- P-prego. - fu l'unica cosa che riuscì a dire.

Passò qualche secondo a controllare che quella bestiaccia stesse bene, e solo quando ebbe finito cominciò a guardarmi in modo strano. Ora si sarebbe messa gridare come un isterica.

- Non ti sembra un po' presto? -

Presto? Presto per cosa?

- La notte degli incubi è fra molte ore, non c'era bisogno di mettere subito il costume. -

Notte degli incubi? Ora avevo capito tutto. Avevo molto sentito parlare di questa celebrazione da delle guardie, dove ci si traveste e si mangiano dolci. Lei credeva che il mio aspetto in realtà fosse un costume. Quella notizia fu una manna dal cielo, però dovevo inventarmi una scusa per non farla insospettire.

- Beh, ecco...vedi...ci vuole molto ad indossare questo costume, e visto che è fatto di un materiale delicato potrebbe rompersi se lo tolgo...quindi lo devo tenere tutta la giornata. -

- Capisco. -

Meno male, c'era cascata. Tirai un sospiro di sollievo e feci per andarmene quando la pegaso mi fermò.

- Aspetta. Non ci siamo ancora presentati, io sono Fluttershy. -

- Ed io sono 100. -

- Bene 100, rimani un attimo qui, ti voglio dare qualcosa. -

Posò a terra il coniglio e si diresse ad un piccolo cottage sulla cima della collina. Portai la mia attenzione a quel demonio batuffoloso.

- Sei stato fortunato. Moooolto fortunato. -

Passò qualche minuto e Fluttershy ritornò con un sacchetto fra gli zoccoli.

- Questa è la ricompensa per aver ritrovato Angel. -

Mi porse il sacchetto, lo aprì e vidi che dentro c'erano delle monete d'oro.

- Sono 30 monete, spero che ti vadano bene. -

Nessuno era mai stato così gentile con me.

- Sei molto gentile, ma non posso accettare. -

- Insisto, è il mio modo di ringraziarti. -

Infine accettai, quei soldi potevano tornare utili e potendo sfruttare la storia del costume, quella era un'occasione d'oro.

- Senti Fluttershy, mi sapresti indicare dove si trova il mercato, sai sono arrivato qui da poco e non so bene dove andare. -

- E' semplice...-

Quando ebbe finito di darmi indicazioni, ci salutammo ed inoltre gli promisi che ci saremmo rivisti quella sera per i festeggiamenti. Quando arrivai in paese, così come era successo con la piccola pegaso, tutti credettero che mi fossi travestito, sentì molti “non è un po' presto?” e tanti “che bel costume”, ma comunque riuscì a fare la spesa e procurarmi abbastanza cibo per una settimana.

 

Quando ritornai a casa, 20 era in piede e stava rammendando una tenda. Fu molto sorpresa si vedermi con tutte quelle cose. Gli raccontai tutto quello che era successo: la caccia. L'incontro con Fluttershy e la spesa. Quando ebbi finito a lei scappò una risatina.

- Ti avevo detto che non c'era da preoccuparsi di niente. -

- Bene. Allora che ne diresti di venire con me alla festa per la notte degli incubi? -

- Beh, non saprei? -

- Non puoi rimanere tutto il giorno reclusa qui dentro hai bisogno di uscire. Vedrai che ci divertiremo. -

- D'accordo mi hai convinto. -

Feci un sorriso, per poi dirigermi al divano per sdraiarmi un po', ma venni bloccato a metà strada da 20, che mi guardava con modo severo.

- Una cosa. Non è che quella Fluttershy ci ha provato con te, vero? -

Divenni rosso in viso, ma poi mi scappò una risata.

- Che c'è, non sarai gelosa perché ho conosciuto un'altra ragazza? -

Ora era lei ad essere diventata rossa.

- Pfui...certo che no, come ti vengono in mente certe cose? -

Mi avvicinai a lei e la baciai.

- Lo sai che per me tu sei unica ed insostituibile, e non devi mai dubitarne. -

Mi fece un sorriso. Poi andammo a prepararci il pranzo.

 

Quella sera, per le strade, si era riversata una mare di gente, pony di ogni razza ed età se ne andava in giro beatamente con ogni sorta di costume possibile. Vi erano un sacco di attrazioni, giochi e bancarelle. Io e 20 rischiammo di perderci molte volte, ma grazie ai nostri supersensi riuscimmo sempre a ritrovarci. Continuammo a camminare finché non riuscimmo a trovare Fluttershy. Era accompagnata da altre 5 ragazze: un pegaso, due unicorni e due pony di terra. Quando ci vide lei ci portò dalle sue amiche.

- Ragazze, questo è 100. E' lui che ha ritrovato Angel. -

- Molto piacere. -

Ad una ad una, la pegaso, mi fece conoscere le sue amiche. Ma ora era il mio turno di fare le presentazioni.

- Anche io vorrei presentarvi qualcuno – con la mano spinsi in avanti 20, che per tutto il tempo era rimasta dietro di me – lei è 20. La mia fidanzata. -

L'unicorno bianco, Rarity se non mi sbaglio, si mise in testa al gruppo per parlarci.

- Fidanzati, eh? Quindi immagino che un giorno vogliate sposarvi? -

A quella domanda diventammo entrambi rossi.

- Un giorno...ecco, si...ci piacerebbe molto...-

- Bene. -

Tirò fuori un biglietto da visita e ce lo porse.

- Ho una boutique, chiamatemi quando deciderete di cucire l'abito da sposa e da sposo. -

Finito di parlare si mise davanti Pinkie Pie.

- Prendete un dolcetto! -

Ci porse un secchiello a forma dii zucca pieno di leccornie. 20 prese un lecca lecca e cominciò ad assaporarlo, mentre io presi una caramella multicolore e me la misi fra i denti pronto a masticarla. Ma proprio un attimo prima la pony rosa cercò di fermarmi.

- FERMO!!! Quella è una spaccadenti, se la mastichi subito rischi di romperti...-

Utilizzando la mia forza mascellare riuscì a fare a pezzi la caramella al primo morso, cosa che aveva lasciato sorprese tutte quante.

- Non capisco, bisogna almeno succhiarla per mezz'ora prima che si possa masticare. - Chiese confusa Pinkie.

Dovevo subito inventarmi una scusa.

- Vedi, io ho una dentatura forte come quella di un drago. -

La mia risposta sembrò bastarle, perché ritornò indietro saltellando allegramente.

- Venite con me, cari – Applejack ci spinse davanti ad una bacinella di legno ripiena d'acqua e di mele - dato che siete amici di Fluttershy la prima partita è gratis. -

Il gioco era semplice, bisognava mettere la testa nell'acqua ed afferrare una mela con la bocca, se ci riuscivi vincevi un premio. 20 non fu fortunata, non riuscì a prendere niente, ma io fui in grado di prenderne due con un colpo solo. La mandriana, sorpresa dalla mia riuscita, mi diede il premio, un grande orsacchiotto di peluche, che regalai subito alla mia dolce metà.

- Un tenero orsetto, per la mia tenera 20. -

Mi diede un bacio sulla guancia per poi avviarsi verso un'altra attrazione, io invece mi sedetti su una panchina per osservare tutta la festa nel complesso.

- L'amore è una cosa meravigliosa. -

Vicino a me si era seduto un piccolo draghetto vestito....da drago? Decisi di sorpassare la cosa. Quello doveva essere Spike, l'amico di Twilght.

- So come ci si prova ad essere innamorati, avere le farfalle nello stomaco, pensare a lei tutto il giorno, è una sensazione fantastica. -

Mi sorprese il fatto che nonostante fosse così giovane, conoscesse così bene l'amore.

- Però è brutto quando non si viene ricambiati. -

Mi avevano raccontato che lui era innamorato di Rarity ma che lei lo considerasse solo un amico. Decisi di tirarlo su di morale.

- Un giorno troverai la tua metà stanne certo. Presto o tardi l'amore colpisce chiunque. E poi ci sono in giro una sacco di ragazzine carine, perché non provare? -

- Sai una cosa? Hai ragione, è ora che mi rimbocchi le maniche. -

E così se ne andò. Passai una bellissima, serata fra canti, balli e giochi. Per quanto mi fu concesso vivere non passai più una serata bella come quella. A fine serata io e 20 ce ne tornammo a casa, ma non prima di aver salutato le nostre amiche. Una volta a letto, 20 mi volle dire una cosa.

- E se glielo dicessimo? -

- Dicessimo cosa a chi? -

- E se dicessimo alle nostre amiche che questi non sono costumi? Sono persone ragionevoli, loro potrebbero capire. -

L'idea di rivelare la nostra identità, mi preoccupava e non poco, mi immaginavo le cose che sarebbero potuto accadere, ma poi pensai al fatto che mi sarebbe piaciuto rivedere le sei senza dover andare ad una festa in maschera. Presi la mia decisione.

- Perché no? Sono sicuro che capiranno. -

Gli occhi della mia amata si illuminarono di felicità.

- Grazie. - Poi mi baciò.

Dovetti ammetterlo, la mia vita aveva finalmente preso la strada giusta.

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Capitolo 5
*** Il ritorno ***


Quella mattina mi alzai con il sorriso sulle labbra, perché non avrei dovuto? Avevo una casa, vivevo con la mia amata ed avevamo trovato degli amici. Ciò mi rendeva felice oltre ogni limite. Mi avvicinai alla finestra della mia stanza per annusare un po' d'aria pura. C'era un bellissimo sole e in cielo non c'era neanche una nuvola. Posai lo sguardo sulla cittadina, a quell'ora l'orologio principale suonava le campane per dare il risveglio ai cittadini. Però c'era qualcosa di strano. Aguzzando bene la vista vidi vari pinnacoli di fumo provenire da alcune case. Pensai a qualche camino acceso, ma dovetti ricredermi quando sentì un potente ruggito. Il boato fu talmente forte che svegliò 20. Lei mi guardò con aria spaventata.

- Cosa sta succedendo!?! -

- Vado a controllare. Tu resta qui. -

Saltai giù dalla finestra e mi diressi a tutta velocità a Ponyville.

 

Quando arrivai, il paese era stato semi-distrutto. Alcune pareti delle case erano crollate mentre le costruzioni più semplici, come la bancarelle, furono completamente distrutte. Sentì un secondo ruggito provenire dalla piazza centrale e mi diressi li a tutta velocità. Ciò che mi si parò davanti era qualcosa che avrei sperato di non rivedere più in tutta la mia vita, la chimera 107, conosciuta come la mietitrice, data la sua ferocia e la sua brutalità. Ciò che creava tanta paura in lei non era solo la sua forza ma anche il suo aspetto: il corpo era quello di un ragno grande come un carro, attaccati all'addome dell'aracnide vi erano cucite due chele da scorpione altrettanto grandi, ma la cosa particolare era che la sua testa non era di animale ma bensì di pianta, infatti, attaccata ad un lungo collo, vi era la testa di una Venere acchiappamosche gigante dotata di denti molto affilati. Tutti al laboratorio avevamo paura di lei. Chi l'affrontava finiva all'altro mondo. Fui anche tentato di andarmene e lasciare il paese al suo destino, ma dovetti ripensarci. 107 aveva bloccato contro il muro di una casa una puledra che stringeva fra gli zoccoli suo figlio, e stava per colpirli con la sua possente chela. Feci uno scatto in avanti e bloccai con le mani la chela, mentre stava cadendo sui due. A malapena riuscivo a bloccarla, aveva una forza enorme.

- Andatevene! Presto! -

I due dietro di me rimasero immobili terrorizzati da ciò che stava avvenendo davanti ai loro occhi.

- HO DETTO DI ANDARVENE!!! -

Al mio secondo incitamento, i due si rimisero in piedi e scapparono via, verso un luogo più sicuro. Distratto dall'occuparmi dell'incolumità dei due non vidi che 107, utilizzando al chela libera, mi aveva centrato il fianco sinistro con un impatto tanto forte da farmi perdere la presa e rompermi qualche costola. Poi, utilizzando la testa come un martello, mi scagliò contro una casa facendomi sfondare il muro contro cui andai a scontrarmi. Convinta di aver già vinto, si rimise a tormentare i cittadini. Quando rinvenni dalla botta, vidi che la mietitrice aveva bloccato al terreno Fluttershy ed era pronta ad aggredirla con la chela. Usando le gambe da leopardo mi lanciai difronte a lei mettendo il braccio da drago a fare da scudo.

Sentì un dolore terribile mentre vidi il mio braccio volarmi davanti agli occhi per poi cadere per terra. Quel maledetto mi aveva tranciato il braccio da drago con la pressione della chela. Caddi a terra sulle ginocchia e cominciai ad urlare, il dolore era mostruoso, senza contare la grande quantità di sangue che fuoriusciva dalla mia ferita. Mi voltai verso la pegaso per assicurarmi che stesse bene. Come vide quello che era successo cominciò a piangere.

- 100..il..il tuo braccio...-

- Scappa...forza..-

Si alzò piano piano e corse via. Almeno era al sicuro, a differenza di me. 107 mi afferrò per lo stomaco con la chela e cominciò a lanciarmi contro i vari palazzi. Mi prendeva, mi lanciava contro un edifico con molta forza e poi veniva a riprendermi. Dovevo averla fatta proprio incazzare. Il processo durò qualche minuto, fino a quando non decise di fare la sua mossa decisiva. Si allontanò dal mio corpo, disteso a terra, di qualche metro, prese lo slancio con una piccola rincorsa per poi saltare in aria ed atterrarmi con tutto il peso del suo corpo su tutta la parte superiore del mio, lasciando libera solo la testa e la spalla sinistra. Anche se non poteva, sono sicuro che fece un ghigno, mentre avvicinava la sua testa alla mia pronta a staccarmela con un morso. Ero spacciato, ormai nulla mi avrebbe salvato dal mio destino....devo smettere di essere così pessimista. Infatti sentì un formicolio provenire da dove in precedenza c'era il mio arto, ed allora avvenne il miracolo. Procurandomi un terribile dolore un nuovo braccio ricrebbe al posto di quello vecchio. Non ebbi il tempo di spiegarmi questo fenomeno, perché afferrai una zanna di quel mostro con il mio nuovo arto e gliela strappai con forza. Fece un ruggito e si staccò da me. Quella era l'unica occasione di rimontare, anche se continuavo a perdere le forze, ma dovevo ignorare il dolore per vincere. Corsi verso la bestia, ed utilizzando la sua zanna gli trapassai l'addome. Ruggì ancora più forte di prima mentre si portava le chele alla ferita. Io le utilizzai come una scala ed arrivai alla sua schiena. Mi aggrappai con le braccia al suo collo, e piantai gli artigli dei piedi nel suo corpo per non perdere l'equilibrio. Con le poche energie tirai con forza il suo collo, mentre di dimenava sperando di farmi cadere. Andò a sbattere contro delle case oppure si gettò con forza a terra, provò anche a prendermi con le chele, ma essendo troppo corte non arrivavano a me. Un ultimo sforzo e finalmente ci riuscì, utilizzando una forza che non credevo di avere, riuscì a staccarle la testa, strappando il collo dal corpo da ragno. Si dimenò ancora un po', poi cadde a terra, morta.

Scesi giù da lei buttando la testa per terra. Una folla di gente, capito che oramai non c'era più pericolo, uscì dai loro nascondigli, per osservare meglio il mastodontico cadavere e capire cosa diavolo fosse. Molti puntarono lo sguardo su di me, capendo che io appartenevo alla stessa razza di 107. Fra la tanta gente si avvicinarono a me Fluttershy e le sue amiche. Twilight si mise davanti al gruppo e mi guardò con degli occhi molto seri. -

- 100, quello non è un costume, vero? E' il tuo corpo. -

la popolazione mi lanciava occhiate ricolme di odio, probabilmente credevano che fossi anch'io una minaccia per la loro incolumità. Diedi le spalle a tutti loro, puntando verso la foresta.

- Ho capito. Me ne vado, non vi dovete preoccupare. Ma comunque io e 20 non siamo pericolosi, anche noi cerchiamo di scappare dai mostri che siamo diventati. -

E così, zoppicando, me ne tornai alla mia abitazione.

 

Una giornata iniziata così bene che finiva così male. Già mi immaginavo la faccia di 20 quando le avrei detto che non potevamo più andare in città. Avrebbe pianto, ne ero sicuro. Poi avrei pianto anch'io. Non potevamo fare altro. Arrivato a casa, notai che la porta era aperta, ma non ci badai ed entrai.

- M-ma che diavolo....? -

La casa era stata messa tutta a soqquadro, i mobili erano tutti per terra e le tende erano state lacerate, qualcuno era entrato in casa, ma era ben altro la mai preoccupazione.

- 20!!! -

Controllai tutto il piano inferiore ma non trovai alcuna traccia di lei, quindi presi le scale per andare al secondo piano. Entrai nella nostra stanza, e la trovai seduta sul nostro letto...ma non era sola. Un unicorno era seduta accanto a lei e con la magia teneva sollevato un coltello contro la sua gola.

- 100, lo sapevi che i draghi hanno la capacità di far ricrescere i propri arti dopo che questi sono stati amputati? -

Quella voce. Quella voce fastidiosa. E quel profumo. Quel profumo da quattro soldi. Mi voltai e lo vidi. Il professore era vivo e vegeto, e stava davanti a me. Come era possibile? Era morto. Io l'avevo ucciso. Se questo era un incubo mi sarei voluto svegliare immediatamente.

- Non mi aspettavo che battessi 107 così in fretta. Ti ho creato proprio bene. -

Mi guardò dritto in faccia e vide tutto il mio stupore.

- Probabilmente ti starai chiedendo come faccio ad essere vivo dopo quello che mi hai fatto. Beh, diciamo che la bio-mutazione non era l'unico progetto a cui lavoravo. -

Quel bastardo ne sapeva una più del diavolo.

- Taglia corto, e dimmi cosa voglio. -

- Cosa voglia? - fece una risatina che mi fece aumentare la pressione – Io voglio te. -

Voleva me?

- Io ti ho sempre considerato il mio più grande successo e oggi ne ho avuto la conferma. Tu hai un potenziale che va oltre ogni mia più rosea aspettativa. Immagina cosa potremmo fare se noi due unissimo le nostre forze. -

- Non voglio più avere a che fare con te! E se pensi che ti lascerò andare via da qui illeso, ti sbagli di grosso. -

- Mi dispiace caro, ma sono io ad avere il coltello dalla parte del manico. -

Lui indicò alle mie spalle e vidi il suo aiutante che premeva ancora di più il suo pugnale sul collo di 20.

- Pensi che non la ucciderò? Io sono capace di fare questo ed altro. Ma se ti unirai a me la tua amata 20 non avrà alcun problema. -

Strinsi i pugni dalla rabbia.

- Figlio di puttana. -

- Ho sentito di peggio. -

Avrei tanto voluto strangolarlo, ma non potevo. Non sarei mai potuto tornare con lui, ma il mio amore per 20 e il sapere che sarebbe stata al sicuro mi avrebbe spinto avanti.

- D'accordo. -

Vidi nello sguardo della mia metà un profondo stupore, sembrava quasi che volesse dirmi di non farlo, ma ormai era troppo tardi.

- Eccellente. Cedric, lasciala pure. -

Lo stallone si scostò da 20 e si mise al mio fianco insieme al professore. I due illuminarono i loro corni e ci teletrasportammo da un'altra parte. L'ultima cosa che vidi fu la mia compagna in lacrime.

 

Quando mi ripresi mi trovavo su una lettino per operazione, legato con delle cinture di cuoio. Avrei voluto oppormi, ma dovevo sopportare. Per 20. Il professore si avvicinò a me. Aveva un sorriso da pazzo.

- Cosa vuole fare di me? -

- Vedi, domani si terrà a Canterlot la più grande fiera scientifica del mondo e tu sarai il pezzo forte della serata. Avrai un compito molto importante. -

- Immagino che dovrò fare del male a coloro che l'hanno derisa, dico bene? -

- Oh, questo e molto altro ancora. Però prima dobbiamo darti una revisione. -

Con la magia fece levitare un siringa contenete un liquido rosso rubino.

- Sentirai a malapena un pizzicorino. -

Mi mise l'ago nel collo, e mi spremette dentro la strana sostanza. Poi, tutto divenne buio.

 

Mi sentivo strano, avevo il corpo molto pesante e sentivo attorno al collo una specie di guinzaglio.

- Ottimo, ora si che siamo pronti. 100, ruggisci se a Canterlot vuoi spaccare qualche testa. -

- RAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAARGH!!!!!!! -

- Bene, Ahahahahahah. -

E così ci avviammo.

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Capitolo 6
*** Un livello superiore di Mostro ***


Quella mattina a Canterlot vi era grande fermento. Nel giardino del castello, infatti, si stava tenendo la più grande riunione si scienziati al mondo. Le più grande menti del pianeta erano andate lì per esporre le loro nuove invenzioni, sia nel campo scientifico che magico, e per portare progresso nelle civiltà. Celestia, che si trovava al centro del giardino, stava accogliendo calorosamente tutti gli studiosi e diceva ad ognuno della trepidante attesa di vedere le loro opere. Mentre era intenta a parlare con un gruppo di scienziati vari, una voce richiamò la sua attenzione.

- E' bello rivedervi, principessa. -

L'alicorno si voltò al sentire la voce familiare. Davanti a lei vi era un unicorno quasi alla terza età, dal manto con crine e barba grigi.

- Professor Iberus, è un vero piacere godere di nuovo della vostra presenza. Mi sembrate davvero in forma. -

- Anche voi siete stupenda come sempre. - disse prendendogli lo zoccolo e baciandoglielo.

- Oh, siete sempre il solito galante. -

- Alla mia età sono poche le cose che si possono fare, ma non si è mai troppo vecchi per corteggiare una bella signora. -

- Così mi fa arrossire. -

- Senza contare che voi siete più grande di me, e quindi è più che lecito. -

La regina fece un piccolo sbuffo, ridacchiando.

- Iberus, anche se siamo amici vedi di non esagerare. -

Tutti e due scoppiarono a ridere.

- Sarà meglio andare, lo spettacolo inizia. - disse l'unicorno.

 

E così si diressero verso il palco, dove ognuno avrebbe mostrato la propria invenzione o scoperta. Passarono così le ore, finché anche l'ultimo scienziato non ebbe mostrato il frutto del suo lavoro. Iberus, si mise davanti all'enorme gruppo di suoi colleghi.

- Signori e signore, la riunione è finita, potete...-

- Io veramente dovrei ancora far vedere il mio lavoro! -

Tutti, compreso Iberus, si girarono verso il palco, dove un figura vi era salita accompagnata da una cosa indefinita nascosta sotto un telo, che però non nascondeva che ciò che vi era sotto fosse grosso e massiccio. L'unicorno nero rimase allibito nel vedere l'essere che gli si stagliava di fronte.

- Xander!?! -

- Caro Iberus, è molto bello incontrarti di nuovo. - disse sistemandosi gli occhiali.

Iberus passò dallo sconvolto al furioso.

- Come osi rimettere zoccolo qui!!! Come puoi pensare di poterti ripresentare dopo quello che è successo!?! -

Xander si mise lo zoccolo sotto il mento e cominciò a grattarlo.

- A me non sembra di aver fatto nulla di che. -

- SMEMBRARE IL PROPRIO FIGLIO ED UTILIZZARLO COME CAVIA SECONDO TE E' NULLA DI CHE!!!!!!! -

- Oh, che brutte parole. Diciamo che ho sacrificato mio figlio per il bene e il progresso della scienza, inoltre...-

Celestia non parve tollerare una parola di più e si teletrasportò vicina al palco.

- Ora basta, Xander. Finirai nelle più oscure e marce segrete per i tuoi crimini. -

Il professore fece un'occhiata interrogativa, per poi mettersi a ridere di tutto gusto.

- Mi dispiace cara, ma d'ora in avanti sarò io a dettare legge. -

Con la magia prese una cosa da una borsa li vicino: era un piccolo collare di metallo nero a cui vi erano attaccate piccole pietre rosse. Lui se lo portò alla testa e lo agganciò al corno.

- Vedete – cominciò a camminare sul palco da destra a sinistra - per tutta la vita io ho cercato di portare alla luce un essere che sarebbe stato in grado di dare una scossa al mondo. Ho fatto innumerevoli tentativi e commesso molti errori. Ma finalmente ci sono riuscito – con la magia avvolse il telo bianco – ECCO A VOI IL MIO PIU' GRANDE SUCCESSO, L'ESSERE PERFETTO, COLUI CHE PUO' ESSERE PARAGONATO AD UN DIO E MEMBRO SUPERIORE DELLA SCALA EVOLUTIVA – il telo venne tolto rivelando la mia mostruosa figura – ECCO A VOI 100!!!!!! -

Potei vedere chiaramente gli occhi terrorizzati della folla e le grida di orrore, soffocate dalla risata da pazzo del professore. Ma anch'io mi sarei spaventato, il siero che mi aveva iniettato aveva allungato le mie ossa, gonfiato i miei muscoli, rendendomi più alto. I miei occhi erano diventati rossi ed intorno al collo avevo un collare simile a quello del professore ma molto più grande. Pensavo di essere un mostro all'inizio...solo ora lo ero diventato.

http://fc02.deviantart.net/fs71/i/2010/111/e/5/Homunculus___Sloth_by_Arthuria99.jpg

Le urla continuarono ancora un po', ma furono interrotte da un potente ruggito che io stesso lanciai, alcuni, i più vicini, si dovettero tappare le orecchie, per non farsi sfondare i timpani.

Iberus mi fissava terrorizzato.

- Cos'è questo abominio!?! -

- Lui è 100, il mio esperimento migliore, anche se non è stato facile crearlo rapendolo dal suo mondo, cancellandogli la memoria e trapiantandogli parti di animali. -

Celestia rimase a bocca aperta da quella confessione.

- Quindi non solo hai rapito un essere innocente, ma lo hai trasformato in un mostro! -

- Il termine esatto è chimera, sua maestà. E poi io l'ho solo migliorato, i muscoli e la capacità degli animali che li trapiantato lo rendono inarrestabile. Piccola dimostrazione – con la magia creò una piccola sfera – 100, riprendila. -

La lanciò in aria ad una velocità impressionante. Io alzai lo sguardo e spiccai un balzo in aria. In meno di un secondo ritornai a terra, con la sfera in bocca, che ruppi utilizzando la forza dei miei denti. La mia dimostrazione lasciò i presenti con un palmo di naso, mentre il professore se la rideva.

- E sapete qual'è la cosa più bella di un essere inarrestabile? Quando nei hai il pieno controllo. - disse indicando i collari – questi strumenti mi permettono di controllare la sua volontà e di piegarlo al mio volere. -

- Questo...questo...- Iberus sembrava sul punto di esplodere – QUESTO E' RIPUGNANTE!!! Tu hai disonorato il nome di noi scienziati! Ciò che hai fatto non va solo contro ogni possibile senso di umanità ma anche contro il progresso scientifico! Come hai potuto creare una simile mostruosità e pensare di chiamarla successo!?! -

- Iberus, ciò che dice è esatto su tutta la linea, ma c'è una cosa su cui ti sbagli. Io non ho creato UNA singola mostruosità! -

Lanciai un secondo ruggito, molto più forte di quello precedente, tanto che alcune vetrato del castello si ruppero. Al mio richiamo, una ventina di chimere, tutte potenziate dal siero e con addosso il collare, spuntarono fuori dalle pareti del palazzo oppure arrivarono via cielo. Oltre che ha creare il panico generale, accerchiarono ogni persona li presente, facendo in modo che non si potesse scappare. Le guardie lì presenti erano quelle corrotte dal professore dato che non mossero neanche una zampa per intervenire. Celestia non ci poteva credere, anche coloro che avrebbero dovuto difendere il regno si erano schierate contro di lei.

- Sai, un'altra cosa buffa, Celestia? E' possibile anche insegnarli dei giochetti, tipo questo. 100...- alzai lo sguardo – UCCIDI! -

Volente o dolente mi scaraventai addosso alla regnate cercando di colpirlo con il pugno da gorilla. Ma lei fu più veloce e riuscì a creare in tempo una bolla protettiva, ma che ero riuscito in parte ad incrinare. Non mi arresi. Alzai le braccia al cielo e le feci cadere pesantemente ed incessantemente sulla barriera, scheggiandola sempre più. Ormai solo un colpo mi separava dalla mia preda, ma non riuscì mai ad assestarlo. Uno zoccolo, proveniente da un alicorno blu notte, mi aveva centrato la guancia. Non mi aveva fatto male ma era riuscito a distrarmi affinché la principessa si togliesse dal mio raggio d'azione.

Le due si allontanarono da me e si misero in posizione da battaglia. Ero confuso, non sapevo cosa fare, mi voltai verso Xander.

- Ammazza anche quell'impicciona di Luna! - mi urlò.

Quando riportai l'attenzione sulle due sorelle le due mi stavano già caricando. La più giovane mi stava volando addosso con il corno carico di magia. Riuscì ad arrestarla afferrandola, con un movimento rapido, la testa per poi lanciarla contro una parete del castello alle mie spalle. Un raggio magico mi centrò il mento. Abbassai lo sguardo. Vidi la regina del Sole parecchio preoccupata, pensava di uccidermi con quell'attacco. Non mi lascia sfuggire l'occasione e la schiacciai al terreno utilizzando il palmo della mano di drago. Quando tolsi la mano la vidi a terra, con un rigo di sangue che li usciva dalla bocca e che si muoveva a malapena. Ma non dovevo sottovalutarla, quindi caricai il braccio destro e gli mollai un pugno che la fece sprofondare nel terreno creando varie crepe tutt'intorno. Luna doveva aver visto la scena perché si lanciò contro di me urlando “Bastardo”. Utilizzai la mia velocità e mi ritrovai sopra la sua schiena per poi centrarla con i due pugni uniti insieme e facendola cadere rovinosamente per terra. Quei super steroidi avevano fatto il loro dovere.

Mi avvicinai alle due pronto a dargli il colpo di grazia quando venni interrotto.

- 100, non ucciderle. Portamele qui. -

Le afferrai con le mani dato che erano abbastanza grosse per ognuna e vidi di bloccarli il corpo lasciando libera solo la testa. Mi avvicinai al mio “comandante”, che si portò davanti a Luna, che si era ripresa dalla botta.

- Sapete, se ora voi vi inginocchiaste dinanzi a me potrei anche risparmiarvi. -

La principessa in tutta risposta gli sputò sulla guancia. Il volto del professore divenne cupo, mentre si toglieva quella saliva dal volto.

- 100, ammazza prima questa, fa in modo che soffra. Però non rovinarla troppo, mi ci voglio divertire quando avrai finire. -

Lasciai cadere Celestia, afferrai Luna con le due mani, me la portai all'altezza del volto e cominciai a stringere il più che potevo la presa. Le urla strazianti delle regina della notte riecheggiavano nell'aria mentre riuscivo a sentire le sue ossa che si rompevano. Mi fissò negli occhi con aria disperata.

- Ti...prego...fermati.........ahhhhhhhhhhhh. -

Comprendevo le sue parole ma anche volendo non avrei potuto fermarmi, riuscì solamente a farmi aumentare la stretta. Ancora poco e tutto il suo corpo sarebbe collassato sotto la mia forza brutale. Poi sentì qualcosa. Un richiamo. Qualcuno mi stava chiamando. Riconobbi la voce e riconobbi la figura che volava verso di me, che atterrò poco distante da noi. Era 20.

- 100, ora basta. -

E non so come, mi fermai.

 

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Capitolo 7
*** La forza dei sentimenti ***


Anche se per un attimo 20 riuscì a fermarmi, per il volere di quel maledetto collare ripresi a stritolare Luna.

- Oh, 20 – fece Xander – vedo che sei venuta per vedere la mia ascesa al potere. -

- Neanche morta! - gli urlò con un tono che non aveva mai usato prima – Sono qui per tutt'altra ragione. -

Si avvicinò il più possibile a me, ancora intento a porre fine alla vita della sovrana, che continuava ad urlare disperatamente.

- 100 ti prego, non sei costretto a farlo se vuoi ti puoi ribellare al professore, basta solo che tu lo voglia. -

Le risate del professore risuonavano ancora più fastidiose di quanto non lo fossero già.

- E' inutile mia cara. Ormai il 100 che conoscevi non esiste più, ora è solo uno strumento nei miei zoccoli. -

Lei portò lo sguardo su di me.

- 100 fermati...-

Ma non mi fermai.

- 100 fermati, ti prego...-

Ma nulla.

- 100...HO DETTO DI SMETTERLA!!! -

Una sorta di scarica elettrica mi attraversò il cervello. Non so come fu possibile ma la voce di 20 era riuscita a bloccare gli ordini di quel malato di mente. Infatti allentai la presa sulla povera Luna, che tirò un sospiro sia per recuperare le forze sia per la mancanza di ossigeno.

Il professore intanto non riusciva a credere ai propri occhi.

- Ma che diavolo fai stupido bestione!?! Non fermarti!?! -

Ancora sotto il suo controllo ricominciai a stringere la monarca nella mia morsa, facendola di nuovo urlare dal dolore. Ma conoscendo 20, sapevo che non si sarebbe arresa facilmente davanti alla situazione.

- 100, ascoltami bene, tu puoi ribellarti a quel bastardo, puoi evitare i suoi ordini, puoi porre fine a tutto questo. Basta che tu abbia la forza di prendere l'iniziativa. -

Ancora una volta le sue parole mi fecero mollare la presa e nello stesso tempo far arrabbiare il professore.

- Non smettere idiota! Finisci il tuo lavoro! -

Mentre stavo ricominciando a torturare la mia vittima, fui ancora interrotto dalle parole della mia dolce metà.

- 100 tu non sei così. Tu non sei un mostro. Prova a ricordare. -

Come in un cinema mi passò davanti qualche spezzone della vita che avevo trascorso insieme a lei la gioia, il dolore, la felicità e i bei momenti.

A Xander era comparsa sulla fronte un'enorme vena pulsante, cosa che gli accadeva quando si imbestialiva.

- BASTA CON QUESTE SCIOCCHEZZE!!! 100, lascia perdere Luna, uccidi 20. -

Lasciai cadere Luna a terra e mi avvicinai a 20. Quando le fui a poco distanza alzai il braccio sinistro pronto a schiacciarla con la mano. Lei incominciò a piangere.

- Ti prego 100...torna in te...-

Allora avvenne qualcosa. Abbassai la mano su di lei ma solo per asciugarle le lacrime con il dito. I due pony interessati non potevano credere alla mia reazione.

- v......ve......20....-

Il volto della mia fidanzata si illuminò di gioia a sentire quelle parole. Afferrai il collare con le mani e cominciai a tirare con forza. Dopo un po', con un ultimo sforzo, riuscì a togliermi il collare spezzandolo a metà.

- NESSUNO FA MALE A 20!!! -

Lasciai che i resti cadessero per terra e portai l'attenzione a Xander, scosso dall'accaduto.

- Tu..maledetto.....CHIMERE, UCCIDETELO!!! -

I suoi sgherri mutanti lasciarono le loro postazioni e ci caricarono. Ne centrai una in faccia facendogli sputare sangue e denti. Un'altra mi saltò sulla schiena e si aggrappò a me con gli artigli, ma riuscì a prenderla con le mani e scaraventarla al suolo. La situazione divenne disperata perché tutte le chimere mi erano saltate addosso e mi stavano schiacciando con il loro peso, oltre a ferirmi con graffi e morsi, creandomi squarci e ferite sanguinanti.

 

Il professore se la rideva di gusto mentre vide 20 che gli stava camminando incontro.

- Presto tu e quell'ingrato verrete distrutti dalla furia del mio genio. -

- Non succederà. Io ti fermerò. -

Le risate da pazzo aumentarono a quella affermazione.

- Ah, si. E come pensi di farlo? Se non ti ricordi io ti ho creato affinché non fossi una minaccia per nessuno. -

- Allora sei tu che ti sei dimenticato una cosa importante. -

- Cosa...? -

Con incredibile velocità 20 gli arrivò al collo e gli diede un potente morso. Xander l'allontanò da lui dandogli uno schiaffo. Si portò la zampa alla ferita e vide qualcosa di stano. Al posto del sangue, dai buchi creati dai denti, stava uscendo una stana sostanza nera.

- Ma che diavolo...? -

- Non si ricorda – disse sputando alcune gocce di sangue – le mi ha trapiantato una sacca di veleno che avrei potuto utilizzare per difendermi. Non uccide, ma fa perdere tutte le forze. -

- Tu...anf...piccola...-

- Ed inoltre – disse mostrando qualcosa sullo zoccolo – ti ho rubato questo. -

Nella sua zampa stava tenendo il dispositivo con cui il professore controllava le chimere.

- Anch'io posso essere veloce. -

 

Intanto io ero rimasto a terra mezzo morto dato le ferite che mi avevano procurato. Pensavo non ce l'avrei fatta, poi vidi ciò che era stata in grado di fare 20. Ad una ad una tutte le chimere si allontanarono e si avvicinarono al loro “creatore”, che a malapena riusciva a muoversi e che respirava a fatica.

- Stupide creature, anche se non ho più il collare, voi dovete sempre obbedirmi, io sono il vostro padrone...-

Loro gli puntarono addosso il loro sguardo assassino.

- Mi avete sentito! Tornate....-

Non poté continuare. Una chimera gli aveva piantato le zanne fra il collo e la spalla. Tutte le chimere gli ruggirono a grande volume per poi saltarle tutte addosso. Data la calca che si era creata non si riuscì a vedere niente, ma si poterono sentire le urla di dolore del professore soffocate dal rumore di carne dilaniata e di ossa che venivano sgranocchiate. Poco dopo tutte si allontanarono, per poi scappare via dal castello, in tutte le direzioni. Quando abbassai lo sguardo vidi che del professore era rimasta un'enorme pozza di sangue. L'ultima chimera rimasta sputò sopra quella chiazza gli occhiali da vista mezzi rotti di quello psicopatico per poi darsi alla fuga come gli altri.

Feci un sorriso, poi svenni.

 

Mi risvegliai qualche ora dopo. Mi trovavo sul letto di un ospedale, e vicino a me, su una sedia, vi era 20 che dormiva sulle mie gambe. Mi portai una mano sul volto cercando di ricordare ciò che era successo. Allora lo notai. Il mio corpo aveva ripreso le sue dimensioni normali. Non potei rifletterci troppo, perché, appena 20 mi vide sveglio, mi saltò addosso in lacrime, dicendomi che aveva paura di perdermi. Ero felice, ma c'era una cosa che non avevo capito.

- C-come mai sono tornato normale? -

- Ti posso rispondere io. -

Mi si avvicinò il professor Iberus.

- Vedi, quella sostanza che Xander ti ha iniettato aveva solamente un effetto temporaneo. Perché la tua mutazione rimanesse permanente avrebbe dovuto somministrartene di più. -

Tirai un sospiro di sollievo, per due ragioni: ero tornato normale e perché quello stronzo era morto. Dopo un po' al mio letto si avvicinarono anche le due principesse, entrambe avevano bendaggi su buona parte del corpo, ma non sembravano troppo risentite. Avevo una paura tremenda. Chissà quali torture mi sarebbero toccate dopo quello che avevo fatto.

- Prin-principesse...io...io vi posso spiegare tutto...-

Celestia mi zittì bloccandomi le labbra con la magia.

- Non c'è bisogno che spieghi niente. Voi non centrate con ciò che è accaduto. -

- Ha ragione – supportò la sorella – è solamente la colpa di quel pazzo, ma si può dire che ha avuto ciò che si meritava. -

Anche se ero felice, abbassai lo sguardo sconsolato.

- E adesso cosa sarà di noi? -

Tutti si scambiarono delle occhiate interrogative. A Ponyville di certo non potevamo tornare dopo ciò che era successo, e visto questa brutta esperienza di sicuro tutti ci avrebbero odiato per il fatto di essere chimere.....accidenti, devo farmi curare questo maledettissimo pessimismo. Celestia fece un sorriso a 32 denti.

- Forse io avrei un'idea...-

 

 

 

Angolo autore: forse vi state chiedendo quale sia questa idea, beh....................aspettate il prossimo capitolo. Voglio farvi tenere sulle spine fino al prossimo aggiornamento. Ci sentiamo, Lord Gyber.

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Capitolo 8
*** Lieto fine ***


Nota: se quello che sta per succedere non è quello che vi stavate aspettando quando ho lasciato lo scorso capitolo in sospeso mi dispiace...........ma questa è la mia storia e quindi decido io ahahahah.

 

 

Dalla mia scrivania tiro fuori da un cassetto un foglio di carta ed una penna stilografica e comincio a scrivere.

 

Cara Princess Celestia,

le scrivo questa lettera per informarla che la vita nella nostra cittadina scorre tranquilla e pacifica. Mi sembra incredibile che sia già passato un anno da quando lei propose di costruire una città dove noi chimere avremmo potuto vivere in pace. E' stato molto complicato rintracciare i nostri simili, ed ancora di più spingerli dentro questa impresa, ma piano piano hanno capito che una città dove potevano essere liberi e non vergognarsi del loro aspetto, era la scelta migliore. Abbiamo lavorato sodo e i nostri sforzi hanno dato il loro frutti.

Sa la cosa interessante? Dopo qualche tempo molti stranieri sono venuti a trovarci. All'inizio erano tutti terrorizzati e ci chiamavano “mostri”, ma alla fine si sono abituati ed ora va tutto alla grande. Abbiamo anche intrapreso rapporti commerciali con altre città, perché grazie alle nostre “particolarità” possiamo portare carichi di merce attraverso la Everfree forest senza incappare in qualche minaccia, senza contare che si risparmia più tempo, visto che aggirarla costa molta più fatica.

Continuerei a scrivere ma a breve mi aspetta un evento molto importante.

 

Cari saluti,

 

100, Sindaco di Freedom.

 

Presi una busta, piegai il foglio e ve lo infilai. Mi alzai, mi sistemai il vestito ed uscì fuori dal mio ufficio. Appena varcata la soglia mi trovai davanti Scarlet, la mia segretaria, una pegaso dal manto bianco e crine rosso. Gli passai la busta.

- Scarlet, non è che gentilmente imbucheresti questa? -

- Certo signor sindaco. Ma farebbe bene a sbrigarsi se non vuole fare tardi al suo matrimonio. -

Guardai l'orologio appeso alla parete.

- Ho ancora 5 minuti. -

Mi misi in posa quadrupede e corsi fuori a grande velocità.

 

Arrivai giusto in tempo al luogo del matrimonio, un bellissimo prato tutto decorato con fiori multicolori ed un delizioso gazebo. Appena arrivato però non badai alle decorazioni, ma alla mia bellissima sposa. 20 indossava un grazioso abito bianco decorato con merletti e quant'altro che faceva risaltare la sua leggiadra figura. Mi avvicinai a lei con passo molto lento, perché estremamente emozionato, ma fortunatamente c'erano i miei amici che mi spingevano in avanti con delle pacche. Quando la vidi in volto sentì la mia tensione crescere sempre di più, pensavo che sarei svenuto. Vedendo il mio stato d'animo lei mi confortò con delle parole dolci. Poi finalmente potemmo iniziare. Vi risparmio la cerimonia per arrivare subito al momento cruciale.

- ...ora vi dichiaro marito e moglie, signor sindaco, può baciare la sposa. -

Gli afferrai le spalle con le mani e l'avvicinai al mio volto. Ci scambiammo il bacio più passionale che ci fossimo mai dati, pensai quasi di non smettere più, ma fui costretto per cause di forza maggiore. Appena staccati ci guardammo dritti negli occhi.

- Ti amo 100. -

- Ti amo 20. -

E ci scambiammo un altro, meraviglioso, fantastico bacio.

 

 

 

 

Angolo autore: lo so che il capitolo è molto più corto dei precedenti, ma non l'ho collegato a quello prima perché non avrebbe risaltato troppo........................e poi volevo farsi passare la notte in bianco a chiedervi cosa sarebbe successo (malvagio >:p). Spero di cuore che la mia storia vi sia piaciuta. Accidenti, l'estate è proprio il mio periodo migliore per scrivere. Ci risentiamo molto presto, Lord Gyber.

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