Gemini

di aduial
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


I personaggi di questa FF non mi appartengono, sono tutti della grande JK (ovviamente ;)). L'unica che mi appartiene è Leila Potter e se dovesse piacervi a tal punto da volerla usare, siete pregati/e di chiedere e di citarmi. Spero che vi piaccia!

Prologo

Due figure apparvero davanti ai cancelli di Hogwarts. Una era sicuramente un uomo, alto e magro, con spettinati capelli neri, l’altra era una giovane, di almeno venti centimetri più bassa, ma con gli stessi arruffati e scuri capelli dell’altro, solo lunghi fino ai fianchi. Harry guardò sua figlia. Era seria e avevo lo sguardo fisso davanti a sé. Si ricordava di quando, quasi sette anni prima, era arrivata a casa e, incrociando le braccia con aria decisa, aveva detto: ”voglio imparare l’italiano!”. Harry e Ginny avevano sorriso davanti a quella bambina così testarda e decisa, ma non l’avevano presa sul serio. Non all’inizio almeno. Infatti la piccola ogni giorno a scuola cominciò a studiare quella lingua di cui si era improvvisamente innamorata, aiutata dalla maestra che era stata artefice di quell’amore.
La giovane signorina Baker non si aspettava sicuramente di scatenare una tale reazione leggendo quei versi così potenti, forse anche inquietanti, dell’Inferno di Dante, naturalmente in lingua originale. Ma l’iscrizione sulla porta dell’Inferno si era impressa nella mente della giovane Potter e con essa le era entrato in cuore il desiderio di imparare quella lingua che alle sue orecchie suonava come un canto, una pura armonia che, entrata in contatto con le corde della sua anima, le faceva risuonare della musica più bella.
Alla fine né Harry né Ginny e nemmeno il suo fratellone James o il suo fantastico gemello Albus si erano opposti quando, appena undicenne, la ragazzina aveva espresso il desiderio di trasferirsi in Italia a studiare, nella scuola di magia veneziana, Ca’ Grimani, fondata dal doge, e mago di straordinaria potenza, Marino Grimani nel 1600.
Harry tese la mano verso la figlia,chiedendosi ancora cosa l’avesse spinta a tornare in Inghilterra, quale fosse il motivo della tristezza che segnava il suo sguardo da quando, a giugno era tornata da Venezia. La chiamò dolcemente, riscuotendola dai suoi pensieri: “Leila, sei pronta?”. La giovane lo guardò con quegli occhi verdi, identici ai suoi, quegli occhi che solo i gemelli avevano ereditato. Poi tornò a fissare il cancello e mormorò:
“Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore:
fecemi la divina potestate,
la somma sapienza e 'l primo amore;
dinanzi a me non fuor cose create
se non etterne, e io etterno duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch' intrate.”*
E, con le mani intrecciate, si incamminarono per il sentiero che portava al castello.

*Questa naturalmente è l'iscrizione della porta dell'Inferno di Dante.

Se il prologo vi ha intrigato almeno un po', continuate a seguirmi e lasciatemi una recensione. Accetto qualunque critica, purchè sia costruttiva. Premetto già che non so se sarò regolare con gli aggiornamenti, gli esami di maturità mi aspettano al varco! Un bacio, Aduial

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Harry e Leila salirono i gradini ed entrarono nella Sala d’Ingresso. La ragazza si guardava attorno, leggermente spaesata. Era abituata a soffitti affrescati, a un’architettura tipicamente barocca, luminosa e sinuosa, dalle forme morbide e curve, quindi il castello scozzese non poteva apparirle altro se non freddo, scuro, quasi cupo, anche se immerso nella sfolgorante luce di quel primo pomeriggio di inizio settembre. Vagando con lo sguardo, Leila scorse, oltre un portone socchiuso, una grandiosa sala con cinque tavoli, quattro paralleli e uno sul lato opposto della sala, leggermente rialzato rispetto agli altri. Ma fu il soffitto a lasciarla completamente senza parole, infatti era la perfetta riproduzione del cielo sereno di quella giornata soleggiata. Il padre la osservò con un leggero sorriso e le spiegò: “Quella è la Sala Grande, dove tutti gli studenti si ritrovano per i pasti e quelli sono i tavoli delle quattro case. Te ne aveva parlato James, ricordi?”. Leila annuì quasi impercettibilmente, distolse lo sguardo e si incamminò dietro al padre, che nel frattempo aveva iniziato a salire le scale.
 
Camminarono in silenzio per circa cinque minuti, finché giunsero davanti a un imponente gargoyle, che sembrava fissarli con aria sprezzante. Alla vista del volto dubbioso della figlia Harry ridacchiò, guadagnandosi un’occhiata in tralice proprio da Leila. Allora si affrettò a tornare serio ed esclamò: “Api Frizzole”. Leila alzò gli occhi al cielo chiedendosi quale tipo di trauma avesse subito il padre da portarlo a urlare nomi di dolci a caso ma, tornando a posare lo sguardo sul gargoyle, si accorse che questo si era spostato, rivelando una stretta scala a chiocciola. Stupefatta si voltò verso il padre per chiedere una spiegazione ma non lo trovò accanto a sé e, accortasi che stava salendo le scale, si affrettò a seguirlo. Arrivarono in una stanza accogliente, stracolma di libri e pergamene e illuminata da una finestra davanti alla quale si stagliava la figura di un’anziana donna, che nemmeno il peso degli anni era riuscito a piegare. La donna, sentendoli entrare, si girò e immediatamente le sue labbra severe si tesero in un caloroso sorriso che Harry non poté fare a meno di ricambiare.
 
“Minerva, che piacere vederti” cominciò l’uomo, prima di venire bruscamente interrotto “sì, sì, Harry, è un piacere anche per me, ma bando alle ciance! Questa dev’essere tua figlia, Leila giusto?”. Sentendosi presa in causa, la ragazza prese un respiro profondo e rispose “sì signora, sono Leila. È un vero piacere per me conoscerla”. La McGranitt sorrise compiaciuta, le piaceva quella ragazza, sembrava così educata e rispettosa, a differenza degli altri tre Potter che già studiavano ad Hogwarts e che avevano la spiacevole abitudine di ficcarsi sempre nei guai, sicuramente ereditata dal padre. Leila tenne gli occhi fissi in quelli della preside, finché quest’ultima distolse lo sguardo, quasi spaventata dall’indifferenza che vi leggeva dentro e tra sé e sé pensava che a quella ragazza doveva essere capitato qualcosa di terribile. Ma Minerva McGranitt non era una donna che si lasciava spaventare tanto facilmente e, tornando a posare lo sguardo sulla ragazza, le diede ufficialmente il suo benvenuto alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
 
 
Intanto da qualche parte sulla strada da Londra alla scuola, sull’Espresso di Hogwarts…
 
“ALBUS SEVERUS POTTER!” il ragazzo in questione fece un salto sul sedile, tentando invano di nascondersi alle spalle del suo migliore amico, Scorpius Malfoy. In quel momento la porta dello scompartimento si aprì violentemente, lasciando entrare una Rose Weasley piuttosto arrabbiata. “In nome degli imbarazzanti slip con i cuori di Merlino, puoi gentilmente dirmi perché non mi hai avvisato del fatto che Leila si trasferisce a Hogwarts? Si suppone che tu sia il mio migliore amico, ma tutte le notizie importanti le vengo a sapere da James!”. La ragazza aveva assunto quel cipiglio che tanto ricordava la madre Hermione, con le mani sui fianchi e lo sguardo truce. Ma tutti sapevano che non sarebbe rimasta arrabbiata a lungo, era più simile al padre Ron di quanto lei stessa volesse ammettere. Sbuffando e continuando a guardare male il povero Albus, si lasciò cadere sul sedile, vicino a una giovane mulatta dai lunghi capelli castani e ricci che, dopo alcuni secondi di silenzio, si arrischiò a parlare: “Allora…, dimmi Rose, come sono andate le tue vacanze?”. La giovane Weasley la fissò un attimo con uno sguardo omicida negli occhi azzurri, ma poi scosse il capo e si sciolse in un sorriso davanti all’espressione angelica dell’altra: “Tutto bene, grazie Tara. In realtà non è successo nulla di sconvolgente, almeno non fino a cinque minuti fa… - e nel dirlo scoccò un’occhiata di fuoco al cugino – tu invece? Qualcosa di particolare da raccontare?”. L’altra la guardò con uno sguardo malizioso “davvero nulla di sconvolgente Rose? E tutte quelle voci che ho sentito girare su te e Lorcan Scamandro?”. Rose avvampò, divenendo quasi dello stesso colore dei suoi capelli e si affrettò a rispondere: “l’hai detto tu, sono solo voci e… oh e va bene – ammise, cedendo davanti allo sguardo inquisitore di Tara – ci potrebbe essere una vaghissima possibilità che noi ci fossimo messi insieme…” Al strabuzzò gli occhi e prese la parola per la prima volta da quando la rossa era entrata nello scompartimento: ”E poi sono io quello che non dice le cose! Rose Weasley! Come ti permetti? Devo fare quattro chiacchiere con quel ragazzo…” aggiunse, facendo ridacchiare Scorpius e l’altra ragazza presente nello scompartimento. “Per quanto adori quando entri in modalità cugino geloso, non credo sia necessario” sogghignò Rose prima di alzarsi e lasciare lo scompartimento a testa alta, da vera Grifondoro qual’era. Albus si accasciò sul sedile, scrutando truce le espressioni divertite dei suoi compagni “Scorpius, Tara, Annika! Smettetela di ridere!”, urlò, riuscendo solo a ottenere l’effetto contrario.
 
Rose camminava lungo il corridoio, dirigendosi verso lo scompartimento dove si trovavano una buona parte dei suoi cugini, quando, improvvisamente, si sentì stringere da due forti braccia maschili. La ragazza sorrise, riconoscendo dietro di lei il fisico del bel Corvonero che aveva conquistato il suo cuore e si girò, posandogli un dolce bacio sulle labbra e sentendolo sorridere. Poi esclamò: “Andiamo Scamandro, raggiungiamo gli altri!” e lo trascinò con sé, con entusiasmo, quello stesso entusiasmo che l’aveva fatto innamorare di lei.
 
I due si fermarono davanti alla porta di uno scompartimento da dove provenivano i rumori più strani, che non mancavano mai di preoccupare i più piccoli che passavano di là e non erano ancora abituati alla vitalità e alle, è il caso di dirlo, stranezze della nuova generazione Weasley – Potter. Rose e Lorcan si guardarono ed entrarono nello scompartimento, dove si trovavano i figli di George Weasley e Angelina Johnson, Roxanne e Fred, rispettivamente al sesto e settimo anno, Dominique, seconda figlia di Bill e Fleur, Molly, primogenita di Percy e Audrey, e James, il maggiore dei fratelli Potter. Molly, Dominique e James ridevano senza contegno, rotolandosi sui sedili, mentre Fred inseguiva la sorella (per quanto sia possibile inseguire una persona all’interno di uno scompartimento), con la faccia completamente ricoperta da strane bolle verdi, segno che era stato, di nuovo, vittima di uno degli scherzi della ragazza. Rose e Lorcan si sedettero, tentando di evitare di venire travolti da due che ancora bisticciavano.
 
Una volta che si furono calmati e dopo che Roxanne ebbe sistemato la faccia del fratello, Rose si voltò verso l’unica bella bionda presente e le chiese: ”Domi, ma non dovresti essere nel vagone dei Caposcuola?”, l’altra fissò su di lei i penetranti occhi azzurri, segno distintivo della famiglia Weasley, oltre ai capelli rosso fuoco, naturalmente, rispondendole che la riunione era finita da un pezzo “ma forse tu eri troppo impegnata con qualcuno per accorgertene”, aggiunse, facendo l’occhiolino a Lorcan. Rose avvampò e le spiegò che in realtà aveva passato l’ultima ora a urlare contro Albus per non averle detto del trasferimento di Leila. Domi fece per rispondere, forse dicendo qualcosa in difesa del povero Al, quando la porta si aprì ancora, facendo entrare due Corvonero incredibilmente diversi fisicamente, ma identici caratterialmente: Hugo, fratello di Rose, e Louis, fratello di Dominique. I due arricciarono il naso davanti all’incredibile confusione che c’era nello scompartimento e con aria di superiorità avvisarono che di lì a poco sarebbero arrivati a Hogwarts e che avrebbero fatto meglio a indossare le divise, che loro, ovviamente portavano già, con le spille da Prefetto appuntate sul petto. Sia Rose che Domi alzarono gli occhi al cielo, chiedendosi da dove fossero usciti due fratelli così assurdamente puntigliosi e perfezionisti. Fecero per uscire ma Molly li bloccò chiedendo se per caso avessero visto sua sorella, Lucy. Hugo si voltò e le rispose: “No, mi spiace. Ma stai tranquilla, sono sicuro che la ritroverai al binario”, Molly gli sorrise e si alzò, seguita dalle altre ragazze per andare in bagno a cambiarsi.
 
Mentre tornavano nello scompartimento, il treno si fermò e loro si affrettarono a raggiungere James e Fred, mentre Lorcan era andato dal gemello Lysander, a recuperare i loro bauli e a scendere. Appena messo piede sul binario sentirono l’inconfondibile voce di Hagrid che urlava: “Primo anno da questa parte! Primo anno!”. I cinque ragazzi si guardarono intorno, respirando quell’aria che sapeva di casa e si diressero verso le carrozze che li avrebbero portati al castello.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3

Le tre ragazze arrivarono al settimo piano, dove incontrarono Rose, Lucy e Lily. Le salutarono con entusiasmo e si diressero verso l’arazzo di un mago che indossava un tutù. Leila era parecchio confusa, ma decise di non fare domande. Lily sorrise alla sorella maggiore e volteggiò per tre volte davanti al buffo arazzo, al posto del quale comparve una porta di legno solida e lucidissima. Rose scoppiò a ridere alla vista dell’espressione stupefatta di Leila e lo sguardo le cadde sulla scollatura della ragazza. “Wow Leila! Che splendida collana! È un diamante vero?” chiese curiosa. “In realtà non ne ho idea… Un giorno stavo camminando, no, forse sarebbe meglio dire che stavo correndo per i corridoi della mia vecchia scuola e sono inciampata in una piastrella un po’ sollevata. Allora ho cercato di sistemarla per evitare che qualcuno si facesse male, ma sono riuscita solo a fare peggio e si è sollevata del tutto. A questo punto non sapevo cosa fare, ma buttando l’occhio nello spazio sotto la piastrella ho visto che c’era un sacchettino di velluto blu, l’ho aperto e al suo interno ho trovato questa spettacolare collana”: Rose era sconvolta, nessuno a Hogwarts, veramente nessuno, nemmeno Roxanne, Fred, neanche quell’incosciente di James si sarebbero infilati al collo una collana trovata sotto una piastrella, sarebbe potuto essere molto pericoloso. La giovane Weasley era così persa nei suoi ragionamenti sull’impulsività, o stupidità che dir si voglia, di Leila, che non si accorse che la cugina era diventata improvvisamente seria, preda dei ricordi, ricordi di quel giorno terribile in cui… Leila scosse la testa e stampandosi in faccia un sorriso piuttosto tirato arpionò il braccio di Rose, che si riscosse e la guidò all’interno della stanza.
 
La Stanza delle Necessità era piena di ragazzi che ballavano, anzi no, che si agitavano, a ritmo di musica. Alcune coppiette ai erano già appartate negli angoli più bui della sala e sui divanetti erano già accasciate le prime vittime dell’alcool. Gruppetti di ragazzi chiacchieravano tranquillamente ai bordi della pista da ballo, ridendo e sorseggiando drink colorati. Rose la stava trascinando verso il lato opposto della pista da ballo, quando all’improvviso una mano grande e sudata le si posò sulla schiena nuda. Leila si irrigidì immediatamente, lasciò la mano della cugina e si voltò, finendo imprigionata tra due braccia incredibilmente muscolose. Si sentì soffocare e il panico la invase, ma si impose di mantenere la mente lucida, mentre l’energumeno che l’aveva bloccata si chinava a sfiorarle l’orecchio con la bocca. “Ehi bellissima, vuoi ballare? O vuoi che andiamo direttamente da qualche altra parte?”, a Leila sembrò di essere finita in un incubo, ma miracolosamente riuscì a non svenire e a recuperare tutte quelle abilità che l’avevano resa una delle ragazze più seducenti e popolari di Ca’ Grimani. Così cominciò a mordicchiargli il lobo dell’orecchio e con voce languida gli sussurrò: ”Dovrai faticare molto più di così per conquistarmi… Ho visto che il 30 febbraio c’è un’uscita a Hogsmeade, so che manca un po’, ma che ne dici di approfittarne per conoscerci meglio?” e lo guardò sbattendo le ciglia. Il ragazzo annuì con aria trionfante, si voltò verso i suoi amici, esultando, e la giovane ne approfittò per sfuggirgli e riunirsi a Rose, che prima aveva seguito lo scambio di battute tra i due con aria preoccupata, ma che dopo aveva faticato alquanto a trattenere le risate. Continuando a guardare ammirata la cugina, la guidò fino al tavolino dove si trovavano i loro vari amici e parenti.
 
Albus era scattato in piedi non appena aveva visto quel viscido di Ethan McLaggen afferrare sua sorella, ma una mano piccola e dalle unghie smaltate di blu l’aveva trattenuto. Il ragazzo si era voltato e aveva incontrato lo sguardo di Tara che gli disse: “Aspetta, vediamo come se la cava. Voglio capire se è una vera Serpe”. E la ragazza non era stata delusa, vedendo la mano della gemella Potter che si muoveva con fare esperto sul petto dello sfortunato McLaggen, il suo ghigno sfrontato, la faccia sconvolta e trionfante del ragazzo, che, girato verso gli amici, non poteva vedere quella soddisfatta e vagamente maligna di Leila. Ma ad Albus non era sfuggita l’espressione tesa, quasi terrorizzata, della gemella quando si era sentita imprigionare dalle braccia di quell’idiota e quella incredibilmente sollevata di quando era riuscita a liberarsi.
 
Le due cugine raggiunsero il folto gruppo di amici e Albus non esitò a stringere a sé la gemella, che, nonostante ostentasse sicurezza, non si era ancora ripresa dalla brutta avventura di poco prima. “è stato e-s-i-l-a-r-a-n-t-e!- esordì Rose non appena arrivata al tavolo – quell’idiota è convinto di avere un appuntamento per il 30 febbraio! Il 30 febbraio! Robe da matti!”. Scorpius sogghignò: “Pensavo che fosse scemo, ma così tanto no!”. Tara guardò Leila soddisfatta e, chinandosi, le mormorò in orecchio, in modo che nessun’altro potesse sentirla: “Ora capisco perché sei una Serpeverde, l’hai liquidato in maniera efficace, ma con stile, i miei complimenti” e, afferrata per una mano Annika, si lanciò in pista.
 
Albus prese delicatamente la mano della gemella e la portò al bancone, da dove potevano vedere tutta la sala. Annika e Tara ballavano con due Corvonero dell’ultimo anno, poco distanti da Lily e Lucy. Rose e Lorcan si stringevano guardandosi negli occhi, come se esistessero solo loro, mentre Dominique parlava tranquillamente con Jared Nott, sorseggiando un drink, seduta a un tavolino. Roxanne e Fred si dimenavano sopra un tavolo, ognuno con una bottiglia in mano. Mancavano Hugo e Louis, contrari ai festini clandestini, Molly, che era probabilmente in compagnia del fidanzato Lysander Scamandro, fratello gemello di Lorcan, e Scorpius e James, quasi sicuramente imbucati da qualche parte con la ragazza di turno.
 
Albus guardò Leila e le chiese se fosse stanca. La ragazza annuì e lui la ricondusse nella Sala Comune, dove si sedettero su uno dei divani. “Ti manca tanto l’Italia?”, la ragazza annuì e subito gli regalò un bellissimo sorriso: ”Ma tu mi mancavi di più!” e con queste parole si lanciò tra le braccia del ragazzo. I due gemelli si distesero sul divano e, stanchi per quel primo giorno, si addormentarono come quando erano piccoli, quando lei appoggiava la testa sul petto di lui per ascoltare quel cuore che batteva allo stesso ritmo del suo. Gli anni erano passati, i capelli di Leila erano più lunghi e solleticavano il viso di Albus e il petto del ragazzo era più ampio e muscoloso. Erano cambiati, ma i loro cuori battevano ancora allo stesso identico ritmo.

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Capitolo 4
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Rose, James, Molly, Fred, Roxanne e Dominique salirono tutti su una carrozza, casualmente già occupata dalle due piccole della loro enorme famiglia: Lily Potter e Lucy Weasley, sorella di Molly. Le due ragazzine avrebbero iniziato il quarto anno e si assomigliavano in maniera a dir poco inquietante: stessi lunghi e perfettamente lisci capelli rossi, stesse lentiggini sul volto, stessi lineamenti delicati, stesso fisico minuto, l’unica differenza era che Lucy avevo gli occhi azzurri, mentre quelli di Lily erano color cioccolato. Gli otto ragazzi si strinsero nella carrozza e partirono alla volta del castello di Hogwarts.
 
Albus era fermo davanti al portone d’ingresso, aspettando Rose per vedere se era ancora arrabbiata con lui. Scorpius era rimasto a tenergli compagnia, mentre Tara e Annika erano già entrate in Sala Grande. Il giovane Potter sbuffò: “Ma è mai possibile che Rose sia sempre l’ultima ad arrivare? Ora che ci penso, magari è una caratteristica di famiglia visto che mancano anche i miei fratelli e una buona metà dei miei cugini!”. Stava già per entrare spazientito, seguito da uno sghignazzante Scorpius, quando l’ultima carrozza girò la curva e si fermò davanti ai due Serpeverde. Lo sportello si aprì e cinque figure ruzzolarono fuori con molta poca grazia, seguite da Rose, Dominique e Molly che invece, scesero chiacchierando tranquillamente, come se non avessero passato gli ultimi dieci minuti stretti come sardine in uno spazio minuscolo, ignorando completamente i vari cugini e fratelli che si rialzavano scocciati. Albus si avvicinò a Rose con quello che riteneva fosse uno sguardo da cucciolo, ma la ragazza lo anticipò: ”Al, non dire niente! Ti ho già perdonato, è completamente inutile che tu faccia quello sguardo da Goblin sofferente a cui hanno pestato i piedi!”. Albus la guardo sdegnato e sbottò, indicando sé stesso: “Goblin? Come puoi paragonare questa meraviglia, che, modestamente, sono io, a un Goblin?”. Rose alzò un sopracciglio e scoppiò a ridere, senza ribattere perché tanto sarebbe stato inutile.
 
I ragazzi entrarono e si diressero verso la Sala Grande quando una voce melodiosa li chiamò dalle scale. Tutti si girarono e Rose e Dominique si lanciarono verso la ragazza che li aveva chiamati, stritolandola in un abbraccio affettuoso. Le tre ragazze si ricongiunsero agli altri e Al si girò verso Scorpius per chiarirgli l’identità della giovane misteriosa, ma subito sul suo volto si aprì un ghigno malefico alla vista degli occhi sbarrati e della bocca aperta dell’amico. Allora gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla, poi si avvicinò al suo orecchio, sussurrando languidamente: “Oh andiamo Scorp… Non mi avevi mai detto di essere innamorato di me…”. Il biondo si riscosse e lo spinse via disgustato: “Al, ma che cazzo stai dicendo? Ti sei fumato qualcosa di strano?”, Albus gli rispose, sghignazzando senza ritegno: “Ho visto la faccia che hai fatto quando hai visto la mia gemella, e visto che siamo uguali, ho dato per scontato che tu fossi innamorato di me!”. Il giovane Malfoy lo guardò inorridito e si affrettò a fuggire nella Sala Grande. Fred e Roxanne salutarono con calore la cugina e, ignorando la cena, si diressero verso i piani superiori alla ricerca di Pix, con il quale dovevano progettare un scherzo per il giorno seguente, mentre Molly, dopo aver dato un bacio sulla guancia a Leila entrò nella Sala, seguita dalla sorella che trascinava con sé una alquanto riluttante Lily Potter.
 
Nell’ingresso rimasero solo Albus, James, Rose e Dominique per fare compagnia a Leila, che diventava sempre più nervosa man mano che si avvicinava il momento dello Smistamento. Per distrarla, Rose cominciò a farle un sacco di complimenti, dicendole quanto fosse bella, che trucco perfetto aveva, che i capelli le stavano meglio del solito e un migliaio di altre cose che tutti consideravano come assolutamente inutili e superficiali, ma che Leila accolse con riconoscenza.
 
In quel momento entrarono tutti i ragazzi del primo anno, reduci dalla traversata del Lago Nero e, seppur a malincuore, i ragazzi dovettero entrare, lasciando Leila sola con il professore di Erbologia, Neville Paciock, che gestiva lo Smistamento e un gruppo piuttosto sostanzioso di undicenni sovreccitati. Le porte si aprirono e tutti i novellini, compresa la gemella Potter, seguirono il professore all’intero, percorrendo il corridoio centrale e fermandosi di fronte al tavolo dei professori, davanti al quale era posto uno sgabello con sopra un cappello vecchio e sdrucito. Con la coda dell’occhio Leila scorse cenni incoraggianti, provenienti da ogni tavolo: Albus da Serpeverde, Dominique, Louis e Hugo da Corvonero, Molly da Tassorosso e Rose, James, Lily e Lucy da Grifondoro.
 
In quel momento sentì il professor Paciock che chiamava il suo nome, e si rese conto di essersi completamente distratta e di non sapere minimamente cosa fare. In ogni caso si mise dritta e, a testa alta, salì i gradini che la separavano dallo sgabello. Non sapendo minimamente cosa doveva fare, si sedette e si rese conto di aver fatto la cosa giusta quando il professore le appoggiò delicatamente il Cappello sulla testa.
 
“Ah ecco la Potter che mi mancava da conoscere! Vediamo un po’ cosa abbiamo qui… vedo coraggio, orgoglio e una discreta propensione a infrangere le regole, penso sia di famiglia… e poi ingegno, razionalità, logica ma non così tanto senso del dovere, no temo che Corvonero non sia adatta e tantomeno Tassorosso… e poi – il Cappello fece una pausa, e poi ricominciò, con voce molto più preoccupata – rancore, rabbia, vendetta, ambizione e tanta astuzia. Ho un consiglio per te: ricordati che la vendetta non è mai la scelta più giusta e che hai amici con cui confidarti, che saranno sicuramente disposti ad ascoltarti e per quanto riguarda la casa… SERPEVERDE!”.
 
Un boato esplose dal tavolo verde-argento e Leila, sforzandosi di sorridere, si andò a sedere a fianco del gemello e di una ragazza dai capelli biondo cenere e il viso dolce, che subito si presentò: “Ciao, felice di conoscerti, io sono Annika Nott e quella qui davanti – disse indicando la splendida ragazza che le sedeva di fronte – è Tara Zabini”, sentendosi nominare, Tara le fece un cenno elegante con la mano. “E quello imbronciato davanti di me – prese la parola Albus – è quello scemo del mio migliore amico Scorpius Malfoy”. Sentendo su di sé lo sguardo del gemello, Leila rivolse un sorriso a tutti, presentandosi, ma Albus si accorse immediatamente di quanto quel sorriso fosse stato forzato e di come la ragazza fosse rigida, come in attesa di un attacco, cercando di occupare il minor spazio possibile sulla panca e di non sfiorare i suoi vicini nemmeno per sbaglio. Fu l’unico a notare tutti quei particolari, così chiari solo a qualcuno che, come lui, la conosceva perfettamente.
 
La cena trascorse velocemente tra chiacchiere e risate e anche Leila alla fine della serata si era sciolta un po’ e aveva regalato qualche sorriso genuino ai suoi nuovi compagni di scuola, soprattutto a Tara e Annika. Scorpius si era imposto di non voltarsi verso Leila, visto che anche il semplice guardarla, vedere quelle labbra stupende che si incurvavano in un leggero sorriso, ma dalle quali non fuoriusciva mai una vera e propria risata, quegli occhi chiarissimi nei quali si specchiava la luce delle candele, quelle mani affusolate che tenevano la forchetta con grazia e, soprattutto, notare il primo bottone della camicetta della divisa sapientemente lasciato aperto e il secondo che si tendeva e sembrava sul punto di aprirsi, gli provocavano un “leggero” fastidio al cavallo dei pantaloni, che improvvisamente diventava piuttosto stretto. Così trascorse tutta la serata parlando di Quidditch con il fratello maggiore di Annika, Jared, un bel ragazzo dai capelli scuri che frequentava il settimo e ultimo anno.
 
Al termine della cena Tara e Annika corsero verso i sotterranei, trascinando con sé una quanto mai confusa Leila, che non ebbe nemmeno il tempo materiale di memorizzare la strada o anche solo dare un’occhiata alla Sala Comune della sua nuova casa. Una volta arrivate al dormitorio le due ragazze aprirono gli armadi, cominciando a scartare vestiti con aria sicura. Leila allora, stanca di non capire cosa stesse succedendo, prese la parola e chiese: “Scusatemi, vorreste gentilmente dirmi che cosa sta succedendo?”, allora Tara le spiegò che quella sera nella Stanza delle Necessità, ci sarebbe stata una festa clandestina per iniziare al meglio il nuovo anno, mentre Annika, vicino a lei, continuava a scartare vestiti con aria annoiata. Allora anche Leila scattò in piedi, per trovare qualcosa di adatto da indossare.
 
Dopo un’ora e mezza furono tutte pronte ad uscire: Annika indossava un aderente tubino rosso monospalla, delle decolletè nere e i capelli le scendevano in morbidi boccoli sulla schiena. Tara aveva optato per un abito azzurro, che metteva in risalto la carnagione scura, con lo scollo a barca, stretto fino ai fianchi, dai quali si apriva una gonna a pieghe e dei sandali alla schiava color carne senza tacco, mentre i capelli erano raccolti in un morbido chignon. Infine Leila indossava un abito interamente di pizzo verde scuro con le maniche lunghe, aderente fino ai fianchi dai quali si apriva una gonna morbida, con uno scollo vertiginoso, ai limiti della decenza, sulla schiena e ai piedi dei sandali con tacco neri. Si guardarono con aria soddisfatta e, dopo aver indossato i mantelli per coprire gli abiti, si diressero verso l’arazzo di Barnaba il babbeo bastonato dai troll, dietro al quale si nascondeva la Stanza delle Necessità, tentando di non farsi scoprire da nessun professore.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Avviso: il capitolo precedente si svolgeva all’inizio della scuola, quindi ai primi di settembre, mentre questo è ambientato verso la metà di ottobre. Buona lettura!

Capitolo 5
Albus e Scorpius salirono le scale stiracchiandosi e sbadigliando, passando davanti a un gruppetto di ragazzine del primo anno, che li guardavano adoranti. Incuranti, i due ragazzi le sorpassarono senza degnarle di uno sguardo e si trascinarono fino alla Sala Grande. Si sedettero al tavolo dei Serpeverde e subito il moro si avventò sulla torta di mele, mentre il giovane Malfoy si versava elegantemente del caffè. “Ehi Scorp! Cosa abbiamo oggi?” chiese Al dopo aver mandato giù un enorme morso di torta. Il biondo lo guardò con il sopracciglio alzato, segno di una muta disapprovazione, e controllò l’orario: “Stamattina due ore di Pozioni con i Grifondoro, una di Incantesimi con i Tassorosso e due di Storia della Magia con i Corvonero. Stanotte abbiamo due ore di Astronomia, sempre con i Grifondoro”. Al sbuffò, pensando alla pesantissima giornata che li attendeva e cominciò a guardarsi intorno in cerca della gemella, che quella mattina non aveva ancora visto. “Al, che ti prende?” chiese Scorpius, vagamente preoccupato, vedendo l’amico strabuzzare gli occhi e quasi soffocarsi con il succo di zucca. Visto che non otteneva alcuna risposta, il biondo si voltò verso la direzione in cui guardava l’amico e rimase alquanto sconcertato vedendo Leila, Tara e Annika comodamente sedute al tavolo dei Grifondoro, mentre discutevano animatamente con Rose, Lily e Lucy. Al gruppetto si aggiunsero poi anche Dominique e Molly. “Incredibile – borbottò Al – sono anni che cerco di convincere Tara e Annika ad andare qualche volta a mangiare con i miei cugini e non mi hanno mai badato, arriva mia sorella e puff! Tutte dai Grifondoro. Donne!”. in quel momento, come attirata da una forza invisibile, Leila si voltò e vide Scorpius che la stava osservando. Stupita, gli rivolse un sorriso spontaneo e il ragazzo si rese conto di non riuscire più a distogliere lo sguardo.

In quel momento la preside si alzò e il silenzio scese sulla Sala. Arrivata al leggio si schiarì la voce e disse: ”Buongiorno ragazzi. Prima che vi rechiate alle lezioni ho un annuncio da fare. Vi avviso che la sera del 31 ottobre si terrà il consueto Ballo di Halloween, quindi per questo finesettimana è prevista un’uscita ad Hogsmeade in modo tale da permettervi di procurarvi tutto il necessario. La festa terminerà a mezzanotte per gli alunni dal primo al quarto anno, per tutti gli altri alle due. Naturalmente il giorno seguente le lezioni saranno sospese. Buona giornata!”. Al si accasciò sul tavolo “Scorp, sai che significa?” Scorpius gli rivolse uno sguardo interrogativo, alzando leggermente il sopracciglio sinistro. “Significa – proseguì il moro – che dovremmo stare attenti a tutto quello che ci sarà offerto, per evitare i filtri d’amore che tutte le ragazze tenteranno di rifilarci!”. Il giovane Malfoy cominciò a sghignazzare, ricordando l’anno precedente in cui Al aveva dichiarato amore eterno a Sarah Goyle, una ragazza del quarto anno grassa e dal viso ricoperto da due dita di fondotinta per coprire i brufoli. Poi guardò l’orologio e sospirò: “Avanti Potter! Lumacorno ci aspetta!”.

I due Serpeverde entrarono in classe pochi secondi prima che la campanella suonasse, segnando l’inizio delle lezioni, e si accomodarono al posto storico: l’ultimo banco, quello più lontano dalla cattedra. Davanti a loro erano sedute Tara e Annika, mentre in fianco c’erano Leila e Rose. Il professor Lumacorno era seduto e guardava gli allievi con un vago sorriso sulle labbra. Appena la porta si chiuse alle spalle del giovane Malfoy esclamò: “Buongiorno miei giovani allievi desiderosi di imparare! Avvicinatevi prego. Vedete i calderoni che si trovano davanti alla cattedra? Bene, chi di voi sa dirmi cosa contengono?”. Quindi si avvicinò a un calderone colmo di liquido trasparente “Allora? Prego signorina Weasley”, disse rivolgendosi a Rose.
“Quello è Veritaserum, un liquido incolore e inodore che costringe chi lo ingerisce a dire la verità”.
“Esatto, 10 punti a Grifondoro! Questa invece? Sì, signorina Weasley?”, chiese rivolgendosi a Roxanne.
“Pozione Polisucco. Ci ficchi dentro un capello di un’altra persona e puoi trasformarti in lei. La maggior parte delle volte diventa di un colore tipo vomito di gatto rancido o caccola di troll avariata” spiegò la Grifondoro convinta. Alla vista della pozione Al e Leila si scambiarono un sorrisetto di nascosto, ripensando a un altro racconto del padre, risalente al suo secondo anno di scuola.
“Poco elegante, ma essenzialmente corretto. Altri 5 punti a Grifondoro, solo 5 perché poteva esprimersi in maniera leggermente più consona all’ambiente signorina Weasley. Proseguendo, chi vuole dirmi il contenuto di questo calderone? Prego signor Malfoy”
“È Amortentia, il più potente filtro d’amore al mondo. In realtà però non crea veramente l’amore, questo infatti sarebbe impossibile, ma solo una potente infatuazione, che spesso sfocia nell’ossessione”
“Eccellente, 10 punti a Serpeverde. Infine qui abbiamo… Signorina Potter, vuole dircelo lei?”
“È Felix Felicis signore, detta anche Fortuna Liquida e penso sia quasi superfluo dire che rende fortunati”
“Molto bene, altri 10 punti a Serpeverde! Quest’oggi vorrei che voi ricreaste a coppie l’Amortentia e che identifichiate gli odori che sentite. Alla coppia che farà la pozione migliore donerò una piccola fiala di Felix Felicis. Buon lavoro!”.
I ragazzi tornarono a posto e aprirono i libri per controllare gli ingredienti, per poi andare all’armadio a recuperarli. Rose stava già versando l’acqua di luna nel calderone quando Leila tornò con i petali di rosa, le uova di Ashwinder e il peperoncino in polvere.

Al termine delle due ore le ragazze si sentirono soddisfatte della loro pozione, nonostante non avesse esattamente il colore madreperlaceo descritto dalla ricetta. Lumacorno si avvicinò e guardò la loro pozione con aria soddisfatta, assegnando loro una O. quando però il professore giunse al calderone di Al e Scorp si profuse in complimenti: “I migliori, non c’è alcun dubbio, all’altezza dei loro genitori, dopotutto i vostri padri erano i migliori in Pozioni, in particolare Harry. Questa è sicuramente una E, e quindi voi siete i nostri vincitori. Ora, ho notato che alcune pozioni non sono nemmeno lontanamente accettabili, quindi vorrei che vi avvicinaste alla pozione del signor Potter e del signor Malfoy e mi diciate che odore sentite. Signor Potter, comincia lei?”
“Oh, bhè, io… d’accordo. Allora io sento profumo di erba fresca, manico da scopa nuovo, agrumi e vaniglia”
“Sa a chi appartengono gli ultimi due profumi che ha sentito?”
“Quello agli agrumi è di Leila, ne sono sicuro, mentre la vaniglia non ho proprio idea a chi possa appartenere”
“Molto bene, signor Malfoy?”
“Io sento il profumo delle rose che coltiva mia madre, muschio bianco, che invece è il profumo di mio padre, lucido per manici di scopa e… basta, tutto qua”
“Grazie, signorina Potter?”
“Pergamena nuova, che è l’odore che associo a mia madre, il profumo di Venezia nelle giornate soleggiate, simile alla brezza marina, sandalo, che è il profumo di Al e menta piperita, anche se non so a chi appartenga”
E man mano gli studenti elencarono i profumi che sentivano, ma non tutti furono completamente sinceri. Rose sentì, naturalmente, il profumo di Lorcan, Annika ad un certo punto arrossì vistosamente e si rifiutò di continuare, mentre Tara elencò una serie di odori con espressione indecifrabile, metà dei quali non seppe associare a una persona in particolare.
 
Angolo della posta
So che è un capitolo breve e in cui non succede quasi nulla, ma è un capitolo di passaggio. Tra un po’ di tempo entreremo nel vivo dell’azione. Naturalmente per scriverlo mi sono ispirata alla lezione di Pozioni descritta in Harry Potter e il Principe Mezzosangue. Ho solo una cosa da dirvi: recensite! Un bacio,
Aduial

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Capitolo 6
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4

Un paio di giorni dopo la festa, Leila si trovava in biblioteca per finire una traduzione di Antiche Rune. La testa le sembrava sul punto di scoppiare, non riusciva più a concentrarsi e si era bloccata su una frase particolarmente difficile. Non riuscendo a ricordare il significato di un simbolo, decise di andare a prendere il dizionario, che si trovava su uno scaffale a un paio di corridoi di distanza rispetto a dove era seduta. Sbuffando si alzò e, casualmente, guardò fuori dalla finestra, dalla quale si vedeva in lontananza il campo di Quidditch. Rimase immobile, ad osservare le scope che volteggiavano nell’aria, alcune più agili e veloci, altre più impacciate ed esitanti, e si ricordò che Lily le aveva detto che quel giorno ci sarebbero state le selezioni per la squadra di Grifondoro. La più giovane dei Potter giocava infatti come cercatrice, lo stesso ruolo che il padre aveva occupato prima di lei, nella squadra capitanata dal fratello James, che invece era cacciatore, come lo era stata la madre. Più rilassata di prima, si diresse verso lo scaffale dove sapeva avrebbe trovato il dizionario. Si mise in punta di piedi e arrivò a malapena a sfiorare il pesante volume. Maledicendo Merlino, Morgana , i quattro i fondatori e i genitori che l’avevano fatta così bassa, si arrampicò sulla libreria, riuscendo a prendere il libro, ma facendo cadere a terra un paio di tomi altrettanto grossi e, soprattutto, molto impolverati. Fece per raccoglierli e vide che uno era un manuale di manufatti magici creati dai goblin, ma fu l’altro titolo ad attirare la sua attenzione: “Magia e bellezza, le pietre magiche e i loro poteri nascosti”. Leila era sempre stata attratta dalle pietre preziose e decise di lasciar perdere la traduzione per dedicarsi a quella che si prospettava essere una lettura ben più piacevole.
 
Un’ora dopo aveva già letto quasi metà dell’interessantissimo libro, scoprendo le proprietà di moltissime gemme comuni, come l’ametista che aveva un effetto calmante e chiariva i pensieri, lo smeraldo che portava alla conoscenza del proprio io più nascosto, la giada che portava serenità, il rubino che favoriva l’amore, ma anche di molte altre, rarissime, che non aveva mai sentito nominare come l’Apatite Stellata, che permetteva la comunicazione telepatica tra due persone che ne possedessero una o l’Opale dei Sogni, che permetteva di sognare la notte i desideri più profondi di una persona e che quindi poteva rivelarsi uno strumento molto pericoloso. Leggendo la spiegazione dell’opale Leila ricordò quando suo padre le aveva raccontato la storia dello Specchio delle Brame e la raccomandazione che le aveva lasciato “Ricorda, figliola. Non bisogna mai rifugiarsi nei sogni e dimenticarsi di vivere”. Lesse dello Zaffiro Veggente, che permetteva di prevedere il futuro ma la pietra che più la colpì fu il Diamante di Sangue. Il nome era piuttosto inquietante, ma la giovane se ne sentì stranamente attratta e venne assorbita completamente dalla spiegazione.
 
“Il Diamante di Sangue è una tra le pietre più rare e preziose esistenti al mondo e si presenta come una pietra di taglio regolare, trasparente e priva di imperfezioni, con delicate screziature di argento colato. Si forma in seguito alla cristallizzazione di una delle sostanze più pure tra quelle conosciute: il sangue di unicorno. L’efferato crimine che si compie nello spargere il sangue di questi meravigliosi animali e la bassissima probabilità che si compiano gli eventi necessari alla sua cristallizzazione, rendono il Diamante di Sangue una gemma quasi impossibile da trovare. In molti sono andati alla sua ricerca, ma tutti sono tornati a mani vuote. Il suo potere è quello di richiamare lo spirito di un defunto e di inserirlo in un nuovo corpo ospite, che dovrà essere stato prima privato dello spirito originario, naturalmente tramite l’omicidio. Ma la crudeltà di questa splendida gemma non si ferma solo a questo necessario omicidio. Infatti la pietra si attiva solo attraverso una qualunque violenza subita da colui o colei che la indossa. Se il portatore del Diamante non subisce alcuna violenza, esso può rimanere inattivo per secoli. Per neutralizzarne gli effetti è necessario il sacrificio del portatore. Nel corso della storia si hanno solamente due testimonianze dell’esistenza di tale pietra, la prima risale alla regina egizia Cleopatra, intorno al 35 a.C., che aveva fama di essere una potentissima strega, nonchè una pozionista abilissima, soprattutto nella produzione di veleni. La seconda invece è successiva di molti secoli alla prima, infatti risale al 1600, anno in cui la gemma scomparve dalla corona della regina babbana Elisabetta I d’Inghilterra. Da quell’anno si è persa qualunque traccia dell’unico Diamante di Sangue di cui si conosca l’esistenza.”
 
Leila alzò lo sguardo con gli occhi che bruciavano dalla stanchezza e guardò l’orologio, vedendo che mancava ancora una mezz’ora abbondante all’inizio della cena. Allora posò il libro e tornò a dedicarsi alle ultime due righe della traduzione, che terminò una decina di minuti più tardi. Quindi decise di andare a posare i libri in Sala Comune e si diresse verso i sotterranei.
 
Appena uscita dalla biblioteca sentì una voce profonda che la chiamava e si voltò per vedere Scorpius Malfoy che le veniva incontro con passo svogliato. Aveva i capelli scompigliati, la cravatta allentata e la camicia con i primi bottoni aperti, a lasciare intravedere il petto scolpito dagli allenamenti di Quidditch. Leila, non del tutto insensibile al fascino che il ragazzo emanava, deglutì e dovette quasi farsi violenza psicologica per distogliere lo sguardo da quegli occhi grigi che sembravano fatti di mercurio. Scorpius le chiese dove fosse diretta e Leila, una volta recuperato il controllo di sé rispose: “sto andando in Sala Comune a portare giù i libri, per poi andare a cenare. Mi accompagni?” gli chiese quindi con un sorriso. Scorpius, da perfetto gentiluomo, annuì e le tolse dalla spalla la borsa pesante per poterla aiutare, ma nel farlo la toccò accidentalmente. Leila allora si irrigidì e si scostò velocemente, tentando però di mantenere la calma. Vedendo lo sguardo interrogativo del ragazzo, gli rivolse un sorriso incerto e si incamminò. Il giovane Malfoy si affrettò a seguirla, ma non potè fare a meno di notare come lei tentasse in ogni modo di evitare un qualsiasi contatto tra di loro.
 
In silenzio raggiunsero la Sala Comune, dove Leila fu quasi aggredita dal suo gemello.
“Leila! Ti prego aiutami! Hai per caso visto dove…”
“Hai provato…”
“Sì e non l’ho…”
“Allora guarda…”
“Hai ragione! Sei un genio!”
Albus le scoccò un bacio sulla fronte e corse su per le scale del dormitorio. Leila si voltò versoTara, Annika e Scorpius, che la guardavano allucinati. La Potter scoppiò a ridere: ”Non sembrate molto intelligenti con quelle facce!”. Le ragazze le chiesero come faceva a sapere cosa voleva Albus da lei e Leila rispose: “Fin da quando eravamo piccoli non avevamo bisogno di parole per capirci. Albus mi ha chiesto deve poteva aver messo il suo kit di manutenzione per la scopa e, visto che aveva già cercato nel baule e sapendo quanto può essere disordinato, gli ho semplicemente consigliato di guardare sotto il letto”. In quel momento Al fece capolino dalle scale, brandendo una scatola con aria trionfante. Tara e Annika continuarono a fare domande ai gemelli Potter, che avevano centinaia di episodi come quello da raccontare, mentre Scorpius non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Leila che, per la prima volta, rideva davanti a loro.
 
Intanto nelle rovine di una cripta in una foresta sperduta sui Carpazi
 
“Mio Signore, l’ho trovato!” esclamò una misteriosa figura incappucciata. Una voluta, come di fumo, si mosse davanti a lui in ipnotiche spirali: “Sapevo che non mi avresti deluso, ora devi solo portarlo da me”. Una voce, come un sibilo, che sembrava provenire da quello strano lembo di nebbia. E nell’oscurità della cripta brillarono due occhi rossi come il sangue mentre si udiva il rimbombo di una risata intrisa di malvagità.
 
Angolino della sclerotica che scrive la storia...
Allora... Spero che la storia vi stia piacendo almeno un po' e, a questo proposito, vi chiederei di lasciarmi una recensione, anche piccola piccola, giusto per capire cosa posso migliorare. Quindi gente non fatevi problemi a tirarmi qualunque tipo di ortaggio (metaforicamente parlando, ovviamente), criticatemi se volete (purchè siano critiche costruttive), ma fatemi sapere cosa ne pensate. A questo proposito ringrazio lumamo64 e Creepy_Ophelia che hanno recensito la mia storia. Un bacio a tutte (presupponendo che ci siano solo femminucce che leggono, ma se c'è anche qualche maschietto è pregato di farmelo sapere),
Aduial

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Chiedo scusa, ma ho dovuto ripubblicare il capitolo 6 perché ho avuto qualche problema con il computer. Pubblico subito anche il capitolo 7.
 
Capitolo 6
Era il giorno della prima partita della stagione: Corvonero contro Tassorosso. Un vento gelido sferzava i prati intorno al castello e se non fosse stato per la partita probabilmente la maggior parte degli studenti sarebbe rimasta volentieri al chiuso. Rose e Roxanne stavano chiacchierando allegramente nell’ingresso, aspettando tutte le altre ragazze, che, naturalmente, erano in ritardo. Leila, Tara e Annika arrivarono dai sotterranei, nello stesso momento in cui Molly scese l’imponente scalinata, vestita dei colori della propria casa.
“Ciao ragazze! Per chi tiferete oggi?” chiese curiosa la Tassorosso.
“Naturalmente Corvonero, Molly. Spero che non ti dispiaccia, ma il mio ragazzo è capitano della squadra…”
“Non ti preoccupare Rose, capisco la tua situazione. In fondo sono fidanzata con il gemello del tuo ragazzo, che, guarda caso, è il capitano dei Tassorosso. Tu Roxy?
“Io vengo solo in ruolo di battitore dei Grifondoro per studiare il nemico!” esclamò la Weasley con aria convinta.
“Oh bhè, allora sarai in buona compagnia con i miei fratelli. Penso che James e Lily non aspettino altro da settimane” disse Leila inserendosi nel discorso. Tutte e sei le ragazze scoppiarono a ridere, immaginandosi i due fratelli Potter che tentavano di spiare le tattiche degli avversari.
“Io in realtà non riesco proprio a immaginarli – disse Tara con una smorfia – sono troppo leali, troppo onesti, troppo… Grifondoro, ecco!”.
In quel momento si udì una voce dalle scale: “Oh, ma siete ancora tutte qui? Non sapete che la partita sta per cominciare?”
“Sì signorina Dominique Vanesia Weasley, stavamo aspettando proprio voi. E non è colpa nostra se Vostra maestà impiega ore a prepararsi, arrivando sempre in ritardo a qualunque evento, sia esso una festa, una partita di Quidditch o addirittura una lezione” rispose Rose.
Le ragazze uscirono, ma appena messo piede fuori dalla porta, Leila emise un gemito contrariato: “Ragazze, ho dimenticato la sciarpa in camera e qui fuori fa davvero freddissimo. Andate avanti, vi raggiungo al campo” e si voltò, correndo verso la Sala Comune dei Serpeverde.
Le altre si diressero verso il campo parlando del Ballo di Halloween e decidendo di andare a Hogsmeade il finesettimana successivo per prendere i vestiti.
“Allora, io vado con Lysander e Rose con Lorcan. Voi invece?”
“A me l’ha chiesto Jared…” iniziò Dominique, venendo però subito interrotta da Annika: ”Mio fratello?”
“Sì, esatto. Ti dà fastidio?”
“No, niente affatto, solo che… io ho detto di sì a tuo fratello Louis quindi siamo pari!”
“Non ci credo! Mio fratello ti ha invitata al ballo? E chi se lo sarebbe mai aspettato… Comunque, tu Tara con chi vai?
“Non lo so”
“Non ci credo che nessuno ti ha invitata! Perfino io ho un cavaliere!” urlò Roxanne, completamente sconvolta.
“Non è che nessuno mi ha invitata, è che ho rifiutato tutti quanti, quindi non lo so. E dimmi Roxanne, chi sarebbe questo cavaliere?”
“Andrew Steeval, Corvonero, settimo anno. È un amico di Lorcan, quindi Rose dovrebbe conoscerlo. Ma ci andiamo solo come amici, nulla di più?”
“Sicura? Solo amici?” chiede Dom con un sorrisino malizioso sulle labbra.
Roxanne annuì talmente vigorosamente che le altre pensarono si fosse come minimo slogata il collo, ma in fondo la conoscevano. Alla figlia di George Weasley piaceva divertirsi, e questo non valeva solo per gli scherzi che faceva con il fratello, ma anche con i ragazzi. In questo era identica a Fred, che ne cambiava una a settimana, e tutti sapevano che avrebbero dovuto aspettare ancora molto prima che Roxanne Weasley mettesse la testa a posto.
 
Nel frattempo, nei sotterranei
 
Leila correva per i labirintici corridoi dei sotterranei con la sciarpa in mano. Ancora una volta maledisse Salazar Serpeverde che aveva deciso di costruire la Sala Comune della sua Casa così lontano dall’ingresso. Poi ripensò ai Grifondoro e ai Corvonero che alloggiavano nelle torri e pensò che forse era stato più furbo di Godric e Priscilla. Perlomeno non aveva tutta quelle scale da fare! Assorta nei suoi pensieri non si rese conto di un’ombra che si staccava dal muro, finchè questa non la afferrò violentemente per un polso, schiacciandola contro le fredde pietre della parete.
“Allora ragazzina, ti sei divertita a prendermi per il culo eh? Ma io non mi faccio umiliare così facilmente…”
La ragazza riconobbe la voce di Ethan McLaggen e si divincolò, cercando di sfuggire.
“Oh no, questa volta non mi scappi così facilmente. Alla festa mi hai dato l’impressione di una che ci sapeva fare, perché non andiamo da qualche parte dove possiamo stare tranquilli?”
“Lasciami andare, ti prego…” balbettò la ragazza, presa dal panico, mentre le mani del ragazzo si infilavano sotto la maglia e il reggiseno, stringendo il seno prosperoso della giovane.
“Se ti lasci andare è più facile sai? – le soffiò Ethan in un orecchio – altrimenti potrei farti piuttosto male” aggiunse pizzicandole con forza un capezzolo.
La ragazza gemette per il dolore e tentò di scalciare, ma la presa del ragazzo era troppo forte. Provò a urlare, ma lui le imprigionò la bocca in un bacio violento, rabbioso, che le impedì di emettere alcun suono, se non qualche lamento soffocato quando le dita del ragazzo scivolarono dentro le mutandine, penetrando con furia la sua intimità. Leila sentì lacrime di dolore rigarle le guance, mentre le dita di Ethan si muovevano veloci e irrispettose dentro di lei.
“È inutile che fai tanto la santarellina – disse lui, con cattiveria, a un millimetro dalle sue labbra – sento che non sei vergine. Ammetti che ti piace quello che sto facendo!”
In realtà la ragazza non provava alcun tipo di piacere, solo dolore e disgusto per quelle dita brutali dentro di lei e per l’erezione che le premeva sulla coscia. McLaggen la lasciò per aprirsi i pantaloni e lei si accasciò a terra, piangendo silenziosamente. Il ragazzo le afferrò i capelli, sollevandole la testa: “Se volevi succhiarmelo bastava solo dirlo!” ghignò malvagio, guidandola verso il suo pene.
Leila si sentiva svenire e non era in grado di opporsi ai voleri del giovane.
“STUPEFICIUM!”
McLaggen venne sbalzato lontano dalla ragazza, per effetto dello Schiantesimo che l’aveva colpito. Leila si sentì crollare, ma prima che la testa sbattesse sul duro pavimento di pietra, qualcuno la afferrò e la sollevò delicatamente da terra. Poi tutto si fece buio.
 
Albus, Tara, Annika, Rose, Dominique, Molly, Roxanne, James, Lily, Lucy, Hugo, Fred e Louis correvano verso la Sala Comune di Serpeverde. Avevano lasciato il campo di Quidditch appena avevano ricevuto il Patronus di Scorpius, nonostante la partita fosse appena cominciata. Si precipitarono nella camera di Leila, Tara e Annika, dove trovarono la giovane Potter distesa sul letto e Scorpius Malfoy, seduto su una poltrona in fianco a lei, con un’espressione preoccupata sul volto. Il silenzio regnava nella stanza. Poi una voce. Fred, da sempre il più curioso: “Cos’è successo?”. Scorpius sospirò e raccontò brevemente l’accaduto di poco prima.
“Lui dov’è?” ringhiò James.
“Dove l’ho schiantato” rispose il biondo Serpeverde.
“Andiamo a prenderlo e lo uccidiamo di botte!”
“James no! Lo porteremo dalla McGranitt e faremo in modo che venga espulso!” Lily aveva sempre avuto più giudizio del fratello.
“Non è abbastanza!”
“Sono d’accordo! Si merita ben di peggio!”
“Sono d’accordo con Lily, secondo me…”
“Quando avrò finito con lui, non lo riconoscerà neanche sua madre!”
“BASTA!”
La voce di Rose si impose sulle altre. “State facendo un casino assurdo e non fa bene a Leila. Fred, James, Hugo, Louis andate a recuperare McLaggen e portatelo dalla McGranitt. Lily, scrivi ai tuoi e Lucy, accompagnala. Dominique, Molly voi venite con me, controlliamo che i ragazzi non uccidano quel porco, anche se se lo meriterebbe.” E uscì, seguita da tutti quelli che aveva chiamato.
Annika aggiunse con voce dolce :”Noi andiamo a chiamare Madama Chips” e si diresse verso la Sala Comune, trascinando Tara con sé. Capendo il bisogno dell’amico di stare solo con la gemella, anche Scorpius fece per seguire le ragazze, quando Albus lo fermò:“Scorpius. Grazie per quello che hai fatto”. Il giovane Malfoy si girò verso l’amico, vide il volto segnato dalla preoccupazione per la sorella, la rabbia che gli bruciava negli occhi, la mano, che dolcemente stringeva quello della ragazza svenuta e gli fece un cenno veloce con la mano. In quel momento Leila, mormorò qualcosa nel sonno, quattro parole che, seppur a malapena sussurrate, ebbero il potere di raggelare entrambi i ragazzi.
“No! Non di nuovo!”
 
Angolo dell’autrice
Mi sento davvero bravissima. Sto aggiornando ad una velocità incredibile e quindi posso dirmi davvero fiera di me stessa. Fine momento modestia. Allora cosa ne pensate? Accetto idee su che punizione affibbiare a quello schifoso di McLaggen, visto che non ho ancora pensato niente e l’espulsione mi sembra troppo semplice. Si comincia già a capire qualcosa del passato di Leila, sono sicura che le più sveglie l’hanno già afferrato, quelle un pochino meno attente l’hanno sicuramente capito adesso che l’ho scritto io. Ma non tutti i misteri sono stati svelati, se siete curiose continuate a seguirmi!
Aduial
P.S. Non potevo lasciarvi senza averlo scritto: recensite!

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
Erano passati ben Dieci giorni da quando era stata quasi stuprata. Dieci giorni da quando McLaggen era stato espulso. Gli era anche stata tolta la bacchetta per un periodo di due mesi. Dieci giorni da quando Madama Chips l’aveva visitata, decretando che non aveva nessun trauma fisico di rilevante importanza. Dieci giorni da quando aveva raccontato la verità a tutti i suoi amici. Dieci giorni da quando Corvonero aveva battuto Tassorosso 210 a 80. Dieci giorni da quando Albus aveva smesso di parlarle.
 
Leila era in biblioteca con Tara e Annika a tentare di finire un tema di Storia della Magia sulle rivolte dei Goblin del XVII secolo. Un argomento noiosissimo e completamente inutile che di certo non invitava a concentrarsi. La gemella ci rinunciò definitivamente quando sentì che le amiche avevano cominciato a parlare del Ballo che si sarebbe tenuto la sera dopo. Tara alla fine aveva deciso di accettare l’invito di Fred Weasley, anche se sapeva perfettamente che si sarebbe imbucato con qualche ragazza in meno di un’ora dal loro arrivo. Ma in fondo, aveva pensato la ragazza, nessuno le impediva di fare esattamente lo stesso.
“Leila, tu alla fine con chi vieni al Ballo?”
“Non penso che verrò, Annika”
“Cosa? Assolutamente no! Tu DEVI venire!”
“Non ho un cavaliere”
“Solo perché li hai rifiutati tutti”
“Non ho un abito”
“Bugiarda! L’ho visto ed è davvero strepitoso”
“Annika, te l’hanno mai detto che sei una rompiballe?”
“Leila, te l’hanno mai detto che sei una guastafeste?”
“Ragazze smettetela o Madama Pince ci caccerà” intervenne Tara.
 
Le tre ragazze si diressero a cena, Leila e Annika ancora bisticciando, mentre la bella Zabini le osservava divertita. Entrarono in Sala Grande, salutando con un cenno Rose e Roxanne che si sbracciavano dal tavolo dei Grifondoro e Dominique che aveva chinato elegantemente il capo nella loro direzione. Si accomodarono al tavolo, poco distanti da Scorpius e Albus che avevano appena finito di allenarsi e si stavano ingozzando come se non mangiassero da giorni. Sembravano entrambi preoccupati per qualcosa e le ragazze riuscirono a sentire che discutevano sul trovare un nuovo Cacciatore per la squadra, visto che Davies si era infortunato quel pomeriggio stesso e non sapevano quando avrebbe potuto riprendere a giocare.
Tara e Annika si scambiarono uno sguardo, leggermente allarmate. Davies era un ottimo giocatore e, se non si fosse rimesso in fretta, Serpeverde non avrebbe avuto molte possibilità di vincere il campionato. Leila si limitò a chinare il capo, inghiottendo qualche boccone di carne. Le ragazze finirono di mangiare in silenzio, ognuna assorta nei propri pensieri, si alzarono e si diressero verso la loro Sala Comune.
 
La mattina dopo le giovani Serpeverde scesero a colazione chiacchierando rilassate. Anche Leila si era ormai abituata a quel senso di vuoto e di malessere che l’accompagnava da quando aveva litigato con il gemello, al punto di aver deciso di andare al ballo. Da sola. Appena entrate in Sala Grande, vennero però travolte da una furia bionda, che rispondeva al nome di Dominique Weasley.
“Voi tre piccole serpi! Sapete che ore sono?”
“Le dieci e mezza…” si arrischiò a rispondere Annika.
“Appunto! È tardissimo! Dobbiamo assolutamente andare nella stanza di Roxanne e Rose per cominciare a prepararci!”
“Ma al ballo mancano ancora parecchie ore…” tentò di contestare Leila.
“E quanto tempo pensi che ci voglia per fare tutti i trattamenti necessari a ben nove persone? NOVE!”
E con aria spiritata le trascinò via. Leila, Tara e Annika si stavano ancora lamentando per non aver potuto fare colazione, quando la Corvonero si bloccò davanti a un quadro raffigurante una grassa signora con un vaporoso vestito rosa, che chiese: “Parola d’ordine?”
“Puffola Pigmea” rispose sicura Dominique.
Il quadro si aprì cigolando e la bionda Weasley le guidò attraverso un tunnel che sfociava in una stanza circolare calda e accogliente, nella quale predominavano il rosso e l’oro, ma non diede loro tempo di ammirare nient’altro spingendole su per le scale a chiocciola, fino ad entrare in una spaziosa camera con due letti. All’interno si trovavano già Rose, comodamente sdraiata a leggere, Molly, che guardava fuori dalla finestra con aria sognante, Roxanne, che si ingozzava di croissant, da un piatto magico che non si svuotava mai (guardata con invidia da tutte e tre le Serpeverde appena arrivate), annaffiandoli con generose sorsate di succo di zucca, e Lucy e Lily che giocavano a Sparaschiocco. Dominique fece un respiro profondo, prese la bacchetta e fece comparire nove sedie ognuna con una bacinella d’acqua davanti per la pedicure, ordinando seccamente alle compagne di accomodarsi.
Parecchie ore dopo (avevano anche dovuto pranzare in camera, sempre per volere della Weasley più vecchia), tutte le ragazze avevano una pelle resa levigata e splendida dalle maschere e dalle creme, le gambe, e non solo, perfettamente lisce grazie alla ceretta, i capelli lucidi e puliti grazie agli impacchi e una manicure e pedicure praticamente perfetta. Esausta, Dominique si accasciò su una sedia.
“Ragazze, qui abbiamo finito, tornate pure nelle vostre Sale Comuni per truccarvi, acconciare i capelli e vestirvi, so che quello siete capaci di farlo da sole. Ci vediamo dopo!” le congedò, uscendo dalla porta e dirigendosi verso la torre di Corvonero. Pian piano tutte le “intruse” fecero ritorno alle rispettive Sale Comuni.

Erano ormai le sei, quindi avevano circa due ore prima che il ballo iniziasse.
Tara scivolò nel suo abito blu notte stile impero plissettato e monospalla, per poi passare a truccare i profondi occhi scuri e a raccogliere i lunghi capelli in un semplice chignon.
Leila infilò il suo abito a sirena rosso, che le aderiva come una seconda pelle, evidenziando le sue curve piene. A differenza dell’amica mulatta non indossò alcun gioiello, infatti lo scollo a cuore era impreziosito da una cascata di piccoli diamanti che illuminavano il decolleté. Si fece uno smokey eyes molto intenso per far risaltare gli occhi chiari e lasciò i capelli sciolti, ribelli e selvaggi come sempre.
Annika uscì dal bagno con un’espressione disperata. Indossava un abito nero, morbido, simile a quello di una dea greca, molto scollato e con una cintura di brillanti a evidenziare il punto vita. I capelli erano raccolti in un’acconciatura complicatissima e gli occhi erano pesantemente truccati con eyeliner, matita nera e mascara. Si sedette pesantemente sul letto, tenendosi la testa tra le mani.
Leila accorse preoccupata: “Che succede?”
“Non mi piaccio”
“Come sarebbe a dire che non ti piaci? – intervenne Tara – stai come al solito…”
“Appunto! Sono truccata esattamente come ogni giorno! Io non sono mai stata bella come te, Tara! O intelligente, o divertente, o elegante, o disinvolta! E da quando è arrivata Leila è anche peggio, non ho più solo te con cui confrontarmi, ma anche lei! È per questo che ho iniziato a truccarmi così tanto! Per tentare di farmi notare! Ma non ha funzionato, anzi, adesso sono nella merda, perché non posso truccarmi più di così per il ballo!”
 
Le due ragazze avevano ascoltato in silenzio lo sfogo della giovane Nott. Sapevano che era insicura, ma non credevano fino a questo punto. La prima a riscuotersi da quella sorta di paralisi in cui si trovavano fu Leila, che prese Annika per mano e la condusse in bagno.
“Tu non hai nulla da invidiare a noi - iniziò prendendo un pacco di salviette struccanti, estraendone una e cominciando a passarla sul volto dell’amica – ognuno è bello a modo suo. E credimi se ti dico che tu sei molto bella Annika. Pensi che non ci sia nessuno invidioso dei tuoi capelli biondi? Bhè, io lo sono. Ogni mattina tu ti alzi e loro sono lì, perfetti, a ricordarmi quanto arruffati e disordinati siano i miei. E Tara mette uno strato alto due centimetri di fondotinta ogni giorno per coprire le piccole imperfezioni che ha sul viso. E se c’è una cosa che mi fa veramente incazzare è il fatto che tu ne metti almeno quattro centimetri e hai una pelle di porcellana. Ognuno ha i suoi pregi, bisogna solo essere capaci di vederli”.
Le prese il volto con delicatezza, ma anche con decisione, facendola voltare verso lo specchio.
“Sei bella Annika. Devi solo rendertene conto. E così magari anche il ragazzo su cui stai tentando di far colpo se ne accorgerà.”
“Come hai fatto a capirlo?” balbettò la bionda.
“Facile. Quando una ragazza va in crisi come è successo a te poco fa, può essere colpa solo di una cotta”
“Non penso sia solo una cotta”
“Meglio per te allora”
“Meglio? Ma se dovesse andarmi male soffrirò di più!”
“Perché guardi il bicchiere mezzo vuoto? Piuttosto pensa che se dovesse andarti bene sarai  ancora più felice!”
Annika la guardò seriamente, come soppesando le sue parole. Poi sorrise all’amica, che sorrise di rimando.
“E comunque, cara la mia piccola Annika, si può ottenere un trucco diverso dal solito anche togliendo, non solo aggiungendo sai?”
“Che intendi dire?”
“Vedrai” rispose Leila enigmatica.
 
Un quarto d’ora dopo la giovane Nott usciva dal bagno truccata in maniera molto leggera, ad esaltare ancora di più la sua bellezza quasi angelica. Si fiondò tra le braccia di Tara, chiedendole scusa per lo sfogo di prima. L’amica l’abbracciò stretta e Leila si unì a loro, come a suggellare un patto d’amicizia eterna. Poi si infilarono le scarpe, tutte rigorosamente con minimo dieci centimetri di tacco (Dominique aveva minacciato di cruciarle, se fosse stato più basso di così), uscirono dalla camera e fecero per scendere le scale. Leila guardò in basso e vide ai piedi della scalinata Albus e Scorpius. Entrambi in smoking e belli da star male. La ragazza impallidì e tornò in camera di corsa, seguita dalle amiche preoccupate.
“Leila, cosa è successo?” chiese Tara, prevedendo già la risposta.
“Non ce la faccio. Non stasera. Non riesco a vedere mio fratello che balla con un’altra. Normalmente non sarei così gelosa di lui, ma da quando abbiamo litigato… il pensiero che lui guardi un’altra ragazza come guardava me mi distrugge!”
“Leila, sei la sua gemella, nessuno potrà mai prendere il tuo posto” intervenne Annika cautamente.
“Immagino che quello che sto dicendo per voi sia stupido, ma davvero non ci riesco!”
“Non è stupido – decretò Tara – ecco perché noi rimarremo qua con te”
“No, non sarebbe giusto. Andate al ballo, non fate aspettare i vostri cavalieri”
“Sei sicura? Guarda che lo facciamo volentieri. Louis capirebbe…”
“Sono sicurissima. Andate”
La giovane Potter chiuse la porta alle spalle delle amiche e si lasciò cadere sul letto, dove rimase a fissare il tessuto scuro e pesante del baldacchino.
 
Angolo Autrice
Alla fine Tara e Annika ce l’hanno fatta! Hanno convinto Leila ad andare al ballo. Ma così sarebbe stato troppo facile. Quindi alla fine la nostra (o almeno la mia) Potter preferita rimane in camera. Da sola. Almeno per il momento. Chissà che non ci sia qualche bravo cavaliere che andrà a consolarla… si accettano scommesse! Per il resto fatemi sapere cosa ve ne pare del capitolo e, magari, anche della storia in generale, quindi recensite! (potete vederlo come un ordine, una supplica, una minaccia, una richiesta,… insomma, date l’intonazione che preferite).
Un bacio,
Aduial

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Capitolo 9
*** Capitolo 7 ***


Ecco il frutto di un tristissimo sabato sera passato a casa davanti al computer, ma dopotutto non è colpa mia se i miei amici hanno fatto saltare all’ultimo la serata in discoteca (me con faccia piuttosto arrabbiata). Ma va tutto a vostro vantaggio! A voi il nuovo capitolo, fresco fresco appena sfornato (me con faccia felice e soddisfatta). Ci vediamo alla fine!
 
Questo capitolo è dedicato a Creepy_Ophelia. Ti chiedo umilmente perdono per aver cancellato la tua recensione del capitolo 6 e colgo l’occasione per ringraziarti ancora di aver recensito quasi tutti i miei capitoli, Un bacio enorme!
 
Capitolo 7
 
Leila sbattè gli occhi un paio di volte e quando finalmente riuscì a vedere con chiarezza, scorse Albus e Scorpius che la osservavano. In un attimo il peso di quello che era successo le piombò addosso e due lacrime uscirono prepotenti dai suoi occhi, rigandole le guance. Alzò una mano e le spazzò via rabbiosamente. Aveva già pianto abbastanza per degli uomini che non sapevano chiedere, ma solo prendere senza alcun rispetto qualcosa che non era loro dovuto. “Vi lascio soli” mormorò Scorpius, uscendo dalla stanza. Albus la guardò e una sola parola uscì dalle sue labbra: “Spiegami”. Leila non credeva alle sue orecchie. Era stata quasi violentata e suo fratello, il suo gemello, il suo migliore amico, la sua metà le chiedeva spiegazioni?
“Scusami?”, chiese freddamente.
“Hai capito benissimo. Ti ho chiesto di spiegarmi.”
“Ma… Cosa?”
“Mentre eri svenuta hai detto che ti era già successo qualcosa di simile”.
 
La ragazza sbarrò gli occhi. Era fuggita da Ca’ Grimani per non dover più pensare a quella storia e ora Albus le chiedeva di raccontarla. Doveva essere un incubo. Abbassò gli occhi sul copriletto di un letto, che solo ora si accorgeva non essere il suo, ma quello di Tara. Solo lei infatti aveva ricamate le sue iniziali sulle lenzuola. Fissò intensamente quella piccola ed elegante “TZ” argentata per alcuni minuti, sentendo sempre lo sguardo inquisitorio del fratello su di lei. Sospirò e si decise a parlare:
“Albus, sono venuta ad Hogwarts per dimenticare. Ti prego non chiedermi di parlarne.”
“Come puoi dire una cosa del genere? Noi ci siamo sempre detti tutto. Tutto! Non ci sono segreti tra noi due. Non puoi tenermi nascosto qualcosa.”
 
Il gemello aveva parlato con voce dura e controllata. Leila era sconvolta. Per la prima volta Albus non riusciva a capirla. Sollevò il capo con fierezza e piantò gli occhi chiarissimi in quelli identici del fratello. Era una Serpeverde anche lei ed era ancora più capace di lui di controllare le proprie emozioni. Ma quello che le era successo era terribile e aveva impiegato mesi e superare il trauma, quindi raccontarlo a qualcuno le era quasi impossibile, visto anche che le uniche a saperlo erano due sue amiche italiane. Nemmeno i suoi genitori ne erano al corrente. Quindi si estraniò e con voce atona cominciò a raccontare:
“Cosa vuoi sapere? Se sono stata stuprata? La risposta è sì, quella volta nessuno è arrivato in tempo per salvarmi. Non so nemmeno il perché, non avevano alcun motivo per vendicarsi, come invece era per McLaggen…”
“Avevano?”
“Sì, avevano. Erano due. Un pomeriggio, verso la fine della scuola mi si sono avvicinati mentre ero da sola e mi hanno trascinata in un’aula vuota. Mi hanno spogliata e mi hanno fatto delle robe orribili, non chiedermi di descriverle, non ce la faccio. Mi hanno presa in ogni posizione possibile e io non sono riuscita a oppormi”.
 
Mentre parlava le scorrevano nella mente i ricordi di quell’orribile pomeriggio in cui ogni centimetro del suo corpo era stato violato. La dura e ruvida superficie di legno del banco dove era stata sbattuta, le parole offensive che le erano state sibilate con cattiveria nelle orecchie, il dolore che aveva provato mentre la possedevano contemporaneamente, uno davanti e uno dietro, il sapore metallico che le aveva invaso la bocca quando uno dei due aveva provato a rubarle un bacio e lei gli aveva morso a sangue la lingua, costringendolo ad allontanarsi urlando di dolore. La sua unica rivincita, che però non le aveva impedito di venire sporcata, piegata e infine spezzata.
“Perché non me l’hai detto?”
Ancora quella voce dura, che il ragazzo non aveva mai usato con lei.
“Io… mi vergognavo” ammise la gemella, abbassando lo sguardo.
“Ti vergognavi di dirlo a me? Leila, tra noi non ci sono mai stati segreti e tu mi hai tenuto nascosta una cosa del genere?”
 
L’autocontrollo del ragazzo ormai era andato a farsi benedire e Albus stava urlando senza più alcun ritegno. La ragazza al sentire il tono del fratello, sentì qualcosa che le si spezzava dentro. Non aveva mai provato qualcosa di così doloroso. Nemmeno lo stupro. E cominciò a piangere. Ma il ragazzo non si fece impietosire.
“Avresti dovuto parlarmene, avremmo potuto affrontarlo insieme, ma tu hai deciso di tenerti tutto dentro!”
“Al io non ne avevo il coraggio. Con che occhi mi avrebbe guardato la gente dopo? Io non voglio la loro pietà e soprattutto non voglio la TUA di pietà! Non ho avuto scelta!”
“Hai scelto di non dirmelo.”
E con queste parole lapidarie uscì, sbattendo la porta.
 
Leila si accasciò sul letto. Si sentiva vuota, morta dentro e non a causa della verità che era stata costretta a raccontare. Albus l’aveva abbandonata. C’era sempre stato e ora, che lei aveva più bisogno di lui, se n’era andato. L’aveva lasciata sola. Nel suo petto si agitava una massa indistinta di sentimenti confusi. Rabbia, vendetta, rancore per i bastardi che si erano presi con violenza quel qualcosa che una donna dovrebbe concedere solo a chi vuole veramente. Quello che aveva visto il Cappello Parlante durante lo Smistamento. Incompletezza, dolore, sofferenza per Al che non le era accanto in quel momento. Sollievo, leggerezza per essersi finalmente liberata di quel peso che le gravava sulle spalle da mesi. Ma sopra tutti gli altri regnava il vuoto, l’apatia, la rassegnazione per qualcosa che non poteva essere cambiato, era così e basta.
 
Si alzò, avvicinandosi alla finestra e pensò a cosa sarebbe successo se si fosse semplicemente lasciata cadere. Scosse la testa, sorridendo amaramente. Per lei il suicidio era solo un atto di grandissima codardia, la scelta più facile di qualcuno che non aveva il coraggio di affrontare le prove che la vita gli aveva messo davanti. E lei non era una codarda, sarebbe sopravvissuta. In un impeto di rabbia e di orgoglio sollevò di scatto la testa, lasciando vagare lo sguardo sul Lago Nero, la Foresta Proibita, le montagne in lontananza, i ragazzi che si rilassavano nel parco dopo aver pranzato.
 
Lei era Leila Potter e non voleva sopravvivere. Voleva vivere.
 
Angolo dell’autrice
In questo capitolo si spiega bene cosa è successo a Leila quando era in Italia e come mai si è trasferita ad Hogwarts. Non ho voluto fare il solito racconto attraverso flashback, ho preferito farlo raccontare da Leila. Non volevo soffermarmi sullo stupro in sé, ma sui sentimento della ragazza e spero di essere riuscita a rendere abbastanza bene quello che sta provando. Inoltre, per la prima volta Albus non la capisce e non accetta la sua scelta e questo la destabilizza alquanto. Ma la nostra gemellina è una con i contro coglioni e non si lascia buttare giù tanto facilmente.
È un capitolo un attimo più introspettivo, che spero chiarisca i sentimenti di Lila e dia un perché a certi suoi atteggiamenti, anche se in effetti non è né denso di avvenimenti e nemmeno particolarmente lungo. Nei prossimi capitoli vedremo un po’ come si sistemeranno le cose tra i due gemelli (perché si sistemeranno ovviamente, non sono COSÌ cattiva). Fatemi sapere cosa ne pensate e se c’è qualcosa che non vi è chiaro,
Aduial

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
Silenzio. Quel silenzio che non era veramente silenzio, ma pieno di piccoli rumori, praticamente insignificanti a formare un’armonia di note e toni. Il fruscio del vento, il crepitio del fuoco, lo scricchiolio dei mobili di legno. Leila uscì sul balcone, lo sguardo fisso sul baluginio di stelle lontane. Chissà poi perché lo chiamavano silenzio, si chiese la ragazza, ispirando a pieni polmoni l’aria tagliente di quella notte autunnale. Rabbrividì, maledicendo il gelido clima scozzese, così diverso da quello mite dell’Italia. Rientrò, chiudendo la finestra dietro di sé, ma il freddo non passava. Leila era fredda dentro. Gelata per la precisione. Ricacciò indietro le lacrime che, prepotenti, si affacciavano agli angoli degli occhi, troppo orgogliosa per piangere, anche se era da sola. Si voltò di nuovo verso la porta di accesso al balcone, appoggiando la fronte sul vetro freddo e osservando la condensa che il suo respiro creava.
 
“Visto qualcosa di interessante?”
Una voce. Una voce ben conosciuta.
“Che cosa vuoi? Non hai una ragazza da cui andare?”
“L’unica ragazza con cui vorrei andare al ballo è chiusa in camera sua e si rifiuta di scendere”
“Chissà quanti cuori infrangerai quando lo sapranno le tue spasimanti” commentò lei, forse un po’ troppo acidamente.
“Se ne faranno una ragione”
“Oh per l’amor del cielo! Si può sapere che cosa vuoi?”
“Un ballo…”
“Allora scendi in Sala Grande!”
“…con te”
Leila sbuffò: “Pensi davvero che questa tua tecnica stia funzionando?”
“Non lo penso. Ne sono sicuro”
“E cosa ti dà tutta questa sicurezza?”
“Se non stesse funzionando mi avresti già cacciato”
“Non pensi che potrei essere semplicemente educata?”
“Le ragazze con il cuore spezzato non sono mai educate”
“Sembri molto sicuro, ne parli per esperienza personale?”
“Come non detto. Sei tagliente, acida e scontrosa. Eppure ti fa piacere avere qualcuno su cui sfogarti”
“Se sono così tagliente, acida e scontrosa, perché non te ne vai e mi lasci in pace?”
“Questo mi sembra di avertelo già detto”
Leila lo scrutò con un sopracciglio alzato, dubbiosa.
“Un ballo, Leila, sono qui perché tu mi conceda un ballo”
“Perché dovrei accettare?” chiese lei, flebilmente. Trovava quella conversazione a dir poco estenuante.
“Perché non puoi rimanere in camera a crogiolarti nei tuoi problemi e nel tuo dolore per sempre – rispose lui con infinita pazienza – e poi, come si può rifiutare un ballo da uno come me?”
A quell’ultima sparata, Leila non riuscì a trattenersi, scoppiando in una risata argentina.
“D’accordo, andiamo”
La ragazza prese sottobraccio il suo nuovo cavaliere, che non esitò a trascinarla con sé fuori dal dormitorio.
 
Annika si accomodò al tavolino dove era seduta Tara, abbandonata, come da programma, dal suo cavaliere subito dopo il primo lento.
“Fred?”
“Bella domanda. Louis?”
“Con Hugo”
Le due ragazze rimasero in silenzio per un po’, ogni tanto portando elegantemente alla bocca i calici di champagne per berne un piccolo sorso. Nessuna delle due ne parlava, ma entrambe pensavano a Leila. Annika, in particolare, non riusciva a dimenticare come la loro nuova amica le avesse infuso un dose di autostima non indifferente quella stessa sera, mentre lei non era riuscita a fare nulla per aiutarla a superare quel momento difficile.
In quel momento Rose e Molly si unirono alle due ragazze, dopo aver abbandonato i gemelli Scamandro vicino al buffet.
“Dov’è Leila?” chiese la prima, sedendosi e accavallando con grazia le gambe.
“In camera, che si rifiuta di scendere” rispose Annika con un sospiro.
“In fondo la capisco, ma non può continuare così per sempre. E Al?”
“Non ne ho idea, non lo vedo dall’inizio del ballo”
“Io nemmeno” le fece eco Tara.
“E Scorpius? L’avete visto?”
“No, nemmeno lui mi spiace”
“Io sì!” intervenne Molly.
“E dove?”
“Sta entrando in sala in questo preciso istante con Leila”
 
Scorpius l’aveva guidata delicatamente tra la folla di ragazze e ragazzi che li guardavano invidiosi, fino a raggiungere il tavolo dove erano sedute le quattro ragazze, che li fissavano incredule. La prima a riprendersi fu proprio la cugina del biondo.
“Come hai fatto a convincerla a scendere?”
“Facile, nessuna resiste al fascino di un Malfoy”
Leila, al suo fianco, alzò gli occhi al cielo e chiese con voce incerta: “Al?”
“Nessuna di noi l’ha visto” rispose Annika una volta ripresasi dalla sorpresa.
La gemella cominciò a guardarsi intorno, leggermente preoccupata, ma in quel momento l’orchestra attaccò un lento e Scorpius la trascinò in pista, reclamando il ballo che la ragazza gli aveva promesso. Alzò lo sguardo sul volto del ragazzo, che la stringeva delicatamente, come se avesse avuto paura di romperla. Sentì il cuore che cominciava ad accelerare e, scuotendo la testa, abbassò lo sguardo, con la mente piena di vorticosi pensieri.
 
“Non può piacermi veramente – si disse – insomma! Dopo tutto quello che mi è successo come posso essere attratta da un ragazzo? Non è assolutamente possibile! E poi, se non gli piaccio? Però è venuto in camera a cercarmi e adesso stiamo ballando insieme, è tutto così perfetto e… Stop! Leila smettila! È solo un ragazzo. Uno come tanti altri. Un ragazzo che ti fa battere il cuore e con dei meravigliosi occhi grigi che ti fanno sciogliere non appena li vedi e… ma che cazzo sto pensando? È un ragazzo esattamente come quelli che ti hanno aggredito. Anche se in realtà lui ti ha salvata. Ma che gran casino! Possibile che in questo momento non riesca a fare un pensiero che abbia un minimo di filo logico?”
 
Mentre nella testa di Leila imperversava questa furiosa battaglia, Annika e Tara si scambiavano sguardi complici, pensando già a un modo per far mettere insieme i due ragazzi stretti a pochi metri da loro. Ma il lento finì prima che potessero elaborare un piano degno di questo nome e la coppia tornò al tavolo. Scorpius baciò galantemente la mano di Leila, ringraziandola per il ballo e si allontanò, lasciando sole le tre ragazze.
Tara e Annika si voltarono verso l’amica che, incitata dai loro sguardi interrogativi raccontò quello che era successo dopo che se n’erano andate. Finito il racconto, Louis venne a reclamare la sua dama per un ballo, accompagnato da Hugo, che invitò Tara, liberando così la giovane Potter dalla curiosità delle amiche, che si fecero trascinare via sghignazzando senza ritegno.
 
La ragazza si alzò, improvvisamente bisognosa d’aria, e uscì nel parco, inspirando a pieni polmoni. Sorridendo leggermente, sentì i sospiri e le risatine delle coppie che, approfittando della situazione, si erano nascoste tra i cespugli. Allora, sentendosi di troppo, si allontanò e andò a sedersi sotto la grande quercia sulla riva del Lago Nero. Aveva freddo e si pentì di non aver preso il cappotto, ma non riusciva a distogliere lo sguardo dalle leggere increspature dell’acqua, dai giochi che la luce della luna creava sulla superficie. Rabbrividì ancora, ma non di freddo. Improvvisamente spaventata si voltò verso l’inquietante muraglia formata dagli scuri alberi della Foresta Proibita, sentendosi osservata e maledicendosi per non aver portato con sé la bacchetta. Si alzò di scatto e, senza distogliere lo sguardo da quella macchia d’ombra che era il bosco, iniziò a indietreggiare lentamente, finché non sbatté contro qualcosa.
 
La ragazza non riuscì a trattenere un urlo e si voltò pronta a fronteggiare il nuovo nemico, ma abbassò la guardia quasi subito.
“Albus, mi hai spaventato. Cosa ci fai qui?”
“Ti ho vista uscire e non tornavi, quindi mi sono preoccupato”
“Perché? Insomma tu adesso mi detesti e…”
“Leila, io non potrei mai detestarti. Sei la mia gemella, la mia metà e dovresti essere tu a detestare me. Ti ho abbandonata quando avevi più bisogno di me, non ho voluto capirti e non riesco a perdonarmi per questo. Vorrei che tu mi perdonassi, ma se non ci riesco io, come potresti farlo tu?”
Al crollò a terra, scosso dai singhiozzi. Leila si accucciò vicino a lui, abbracciandolo stretto.
“Al, io ti ho già perdonato. L’hai detto tu, sei la mia metà e senza di te io non potrei fare nulla”.
Il gemello si aggrappò a lei, come se temesse di vederla sparire da un momento all’altro, e si strinsero per alcuni minuti, in silenzio, beandosi di quell’abbraccio che era mancato a entrambi, sentendosi nuovamente completi, senza il bisogno di dire altre parole.
“Niente più segreti?”
“Niente più segreti” confermò il gemello. Poi si accorse che Leila era praticamente svestita: “Leila, ma tu stai tremando! Ti prenderai un accidente così! Torniamo dentro” ordinò, posando la propria giacca sulle spalle della gemella e costringendola a seguirlo verso il castello.
 
Intanto nella cuore della Foresta Proibita
 
“Hai fallito. Di nuovo”
“Mio Signore, ce l’avevo quasi fatta. Era sola e indifesa, avrei potuto attaccarla facilmente, ma poi è arrivato quell’altro…”
“Tutte scuse! Mi hai deluso profondamente”
“Non succederà più, mio Signore”
“Me lo auguro per te”.
 
Angolo dell’autrice
Finalmente è arrivato il ballo e mi dispiace per tutte quelle che pensavano che fosse Albus il cavaliere di Leila, ma mi ero resa conto che avevo considerato un po’ troppo poco il povero Scorpius ultimamente. Comunque i gemelli si sono riconciliati, per il bene dei Serpeverde oserei dire. Ma non vi anticipo nulla, lo scoprirete nel prossimo capitolo. Sono tornati anche quei due misteriosi cattivi, che amano discutere in posti incredibilmente cupi e terrificanti, cos’avranno mai contro una bella casetta comoda e luminosa? Ma chi glielo fa fare, mi chiedo! Ah già, la sclerotica che scrive la storia, cioè io. Finito il piccolo momento delirio, vi chiedo, come sempre, di dirmi cosa ne pensate del capitolo e se c’è qualcosa che non vi torna.
Un bacio,
Aduial

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
La tenue luce del sole nascente allungò le sue dita sui prati, rifulse, tingendo d’oro le leggere onde del Lago Nero e pian piano, arrivò ad illuminare il castello di Hogwarts. Nell’aria si diffondeva il cinguettio degli uccelli che salutavano il nuovo giorno con la loro delicata melodia. Solo uno spettatore però godeva di quel paesaggio quasi da fiaba. Dall’alto della Torre di Astronomia, Scorpius accolse il nuovo giorno, lasciando che i raggi ancora deboli del sole gli accarezzassero il viso. Chiuse gli occhi, beandosi di quella pace. Ogni tanto aveva bisogno di un momento solo per sé. Per quanto volesse bene ad Albus e a tutti i suoi amici, solo nella completa solitudine riusciva a pensare e a trovare tranquillità. Amava particolarmente l’alba, quel momento in cui il sole faceva capolino sull’orizzonte e il mondo si svegliava, pronto per affrontare un nuovo giorno. A differenza di quello che si sarebbe potuto pensare, Scorpius Malfoy era una creatura della luce. Per lui l’oscurità era oppressione, angoscia, non era interessato a svelare i misteri che si celavano nell’ombra. Amava il sole, tutto ciò che era limpido e chiaro. E l’alba era l’emblema di questo suo amore, il trionfo della luce sul buio della notte.
Non era andato a dormire dopo il Ballo della sera prima, con tutti gli altri era andato nella Stanza delle Necessità, dove i Grifondoro avevano organizzato un festino clandestino. Per Scorpius, i componenti di quella Casa tendevano a infrangere un po’ troppo le regole e avevano un livello di autoconservazione che si aggirava intorno allo zero, ma le feste gli piacevano molto e non sarebbe mancato per nulla al mondo. L’alcool scorreva a fiumi e, come era prevedibile, c’era più di qualcuno ubriaco. Albus aveva dato forfait un’ora dopo essere arrivato, sconfitto dal Whiskey Incendiario, Tara si era imbucata da qualche parte con un Grifondoro non identificato del settimo anno, Annika era andata a letto, stanca per la lunga giornata. Nella folla, aveva visto ogni loro movimento, ma non aveva trovato l’unica persona che gli interessava veramente: Leila. Non sapeva nemmeno lui come quella ragazza gli fosse entrata dentro. Pensando che fosse solo una cotta passeggera aveva cercato conforto tra le braccia di ragazze di cui non ricordava nemmeno il nome. Tutte basse, formose e con lunghi capelli scuri. Ma nessuna aveva gli occhi verdi, o meglio, nessuna aveva gli occhi di un verde lontanamente paragonabile al suo. Alla fine si era trovato costretto ad ammettere che forse era più di una semplice cotta e quando l’aveva capito si era subito sentito più sereno. Euforico, come solo un adolescente innamorato può essere, ma anche sereno perché aveva finalmente trovato qualcuno che potesse portare luce nella sua vita: lei.
Si sporse dal parapetto, lasciando vagare lo sguardo sui prati, sulle chiome degli alberi della Foresta Proibita. E proprio al limitare del bosco, in una macchia d’ombra che la tenue luce del sole non era ancora riuscita ad annientare scorse un movimento rapido, un guizzo repentino che catturò immediatamente la sua attenzione. Aguzzò la vista e gli sembrò di scorgere la figura di un uomo, avvolto in un mantello, ma nel tempo di un battito di ciglia era già scomparsa.
“Forse avresti dovuto andare a letto Scorpius, ora hai anche le allucinazioni” si disse il ragazzo e si voltò, dirigendosi verso la sua Sala Comune per farsi una doccia e potersi finalmente togliere l’abito elegante.
 
Alcune ore prima, nella Stanza delle Necessità
 
Leila ballava al ritmo della musica che rimbombava nella sala. Al suo fianco Dominique faceva ondeggiare sensualmente i fianchi, attirando lo sguardo di tutti i ragazzi nel raggio di una decina di metri. La giovane Potter sorrise leggermente e si guardò intorno, cercando gli altri. Tara era seduta su un divanetto con un Grifondoro di un anno più grande. O meglio, lui era seduto sul divanetto, lei si era accomodata sulle sua gambe e si stavano baciando appassionatamente. Albus era al bancone e continuava a scolarsi un Whiskey dopo l’altro con James, Lorcan e Fred. Anche da quella distanza era chiaro che fossero piuttosto brilli, infatti poco dopo Albus salutò allegramente gli altri, per poi dirigersi barcollando verso il dormitorio. Subito dopo aver assistito alla dipartita del gemello, Leila venne raggiunta da Rose, che le porse un bicchierino colmo fino all’orlo.
“Cos’è?” chiese Leila sospettosa.
“Non ne ho idea, ma che importa?” rispose la cugina, vuotando il bicchiere in un unico sorso.
La mora non era del tutto convinta, ma la imitò e l’alcool le bruciò la gola.
Circa mezz’ora dopo le due ragazze erano seduta al bancone, a vuotare un bicchiere dopo l’altro. Erano brille, ma ancora in grado di intendere e di volere. James e Fred erano spariti da un pezzo con due ragazze che Leila e Rose sospettavano essere del quinto anno, mentre Molly e i gemelli Scamandro erano già andati a dormire. La bella Potter vide anche Scorpius, circondato dal solito gruppetto di ragazze adoranti, disposte a tutto pur di entrare nel suo letto. Eppure il ragazzo non le badava, ma muoveva la testa, come cercando qualcuno nella calca e per un secondo Leila pensò che quel qualcuno sarebbe potuta essere lei, ma si diede immediatamente della sciocca. In quel momento vennero raggiunte da Roxanne, che stava in piedi a fatica, visibilmente ubriaca. Si scambiarono uno sguardo d’intesa e la sorressero, una da una parte e una dall’altra. Dominique, che aveva assistito alla scena accorse ad aiutarle.
Insieme riuscirono ad accompagnarla alla torre di Grifondoro. Appena entrate nel dormitorio Roxanne si fiondò in bagno, accasciandosi sul water e liberandosi della cena. Rose la seguì, raccogliendole gentilmente i capelli, mentre Dominique e Leila si lasciarono cadere sui morbidi letti. Rimasero in silenzio, incapaci anche solo di aprire la bocca per dire una parola. Le altre due Weasley le raggiunsero e si strinsero sui due letti, addormentandosi completamente vestite.
 
La mattina dopo Leila si svegliò non appena i primi timidi raggi di sole giunsero a baciarle il volto. Silenziosamente si alzò, avvicinandosi alla finestra per godere di quello spettacolo che era precluso a coloro che dimoravano nei sotterranei. Non poteva negare che l’alba fosse bella da vedere, ma non ci trovava niente di così interessante. Lei preferiva la notte, l’oscurità era il suo elemento naturale. Amava le tiepide notti primaverili italiane, così dolci e limpide, con la brezza che soffiava leggermente e amava le gelide notti invernali dell’Inghilterra, crudeli ma terse, passate ascoltando il vento ululare minaccioso. Distolse lo sguardo dalla cascata d’oro che copriva il parco e, cercando di non svegliare le cugine, uscì dal dormitorio, incamminandosi verso i sotterranei.
 
Scorpius stava scendendo le scale, quando gli parve di sentire un leggero fruscio. Si voltò e in cima alla scalinata apparve proprio la ragazza a cui stava pensando meno di cinque minuti prima.
“Leila”
“Scorpius! Scusa, non ti avevo visto, ero sovrappensiero. Dov’eri?”
“Nella Torre di Astronomia” rispose tranquillamente lui.
“E con quale ragazza?” avrebbe voluto chiedergli lei, notando con stizza che indossava gli stessi abiti della sera prima, ma si trattenne. In fondo a lei non importava, no? O forse sì?
“E un buon posto per pensare – continuò lui – tu invece, con chi hai passato la notte?” chiese freddamente.
Persa nei suoi pensieri, la ragazza esitò un attimo nel rispondere: “Ero con Rose, Roxy e Domi”.
“Sì, certo, come no” pensò lui, cogliendo l’esitazione della ragazza.
“Capisco. Torniamo al dormitorio?”
E si diressero verso la Sala Comune in silenzio, entrambi con una sgradevole sensazione addosso, camminando distanziati per non toccarsi nemmeno per sbaglio
 
Alcune ore dopo erano tutti e cinque comodamente seduti al tavolo dei Serpeverde a fare colazione. Albus aveva una faccia devastata che lasciava intuire chiaramente come avesse passato la notte precedente. Gli altri erano molto più tranquilli e, stranamente, silenziosi. Improvvisamente il gemello si risvegliò dal suo stato catatonico ed esclamò: “Scorpius!”
Il giovane Malfoy sobbalzò, rovesciando la tazza di caffè che teneva in mano e lanciandosi in una serie di improperi ben poco eleganti.
“Che cosa vuoi Albus?”
“Tra due settimane c’è la partita contro Tassorosso!”
“E allora?”
“Maschi! Ma sapete parlare solo di Quidditch?” intervenne Tara, alzando gli occhi al cielo.
“Scorp! Ci manca un cacciatore!”
“Merda! Me n’ero completamente dimenticato! Non abbiamo tempo di fare i provini e a inizio anno si erano presentati un sacco di idioti. Che facciamo?”
“Io avrei un’idea…”
“Avanti Al, spara”
“Ci serve qualcuno che sappia volare”
“Ma dai! Chi l’avrebbe mai detto?”
“Lasciami finire. Qualcuno che deve essere anche agile e avere i riflessi pronti”
“Questo sembra più un cercatore”
“Smettila di interrompermi! Qualcuno dotato di ottima mira e sangue freddo”
“Hai finito di dire ovvietà? Il problema è trovarne uno che abbia tutte queste qualità!”
“Scorpius! Lasciami parlare. Qualcuno che sia molto in sintonia con gli altri cacciatori. E ripeto, molto in sintonia”
“Hai ancora i postumi? Sto cominciando a preoccuparmi”
“Sto parlando di mia sorella!”
Leila, presa alla sprovvista, si voltò a guardarlo, convinta di non aver capito bene: “Scusami?”
“Sì Leila, sei brava a volare, sei una buona cacciatrice e soprattutto hai una grande intesa con me”
“Come fai a sapere che so volare?”
“Ti ho spiata una volta mentre ti allenavi con Rose, l’estate scorsa. Le hai anche detto che eri capitano della tua squadra in Italia”
“E così?” chiese Annika sbalordita.
“Sì, ma non volevo tornare a giocare appena arrivata qua, pensavo di aspettare il prossimo anno per fare le selezioni”
“E invece ci servi adesso, mia cara sorellina!”
“Oh e va bene! Sempre che il capitano sia d’accordo” aggiunse voltandosi verso Scorpius, che si ritrovò due paia di occhi verde smeraldo puntati addosso.
“Si potrebbe provare…” acconsentì con un sospiro, ma dentro di sé pensava ancora all’incontro fortuito che avevano avuto quella stessa mattina. Era geloso, fottutamente geloso di quel ragazzo che aveva avuto l’onore di passare la notte con lei e non poteva sapere che la ragazza a cui stava pensando così intensamente, stava provando gli stessi identici sentimenti.
 
Angolo dell’autrice
In questo capitolo ho provato a fare un pochino di chiarezza sui sentimenti di Leila e Scorpius, ma non più di tanta, in fondo loro sono confusi e non sono ancora sicuri di quello che provano. Ed ecco svelato il mistero dello scorso capitolo, il fatto che Leila e Al abbiano finalmente chiarito sarà molto utile ai Serpeverde per quanto riguarda il Quidditch, infatti una squadra ben affiatata raggiunge sempre risultati migliori di una che non lo è e, soprattutto, si diverte di più.
Questo capitolo è il mio regalino per voi, ho cercato di aggiornare piuttosto velocemente perché non so quando potrò farlo di nuovo. Gli esami si avvicinano e, mi duole dirlo, devo mettermi sotto con lo studio (ma potrebbe anche essere che mi prenda lo schizzo di mettermi a scrivere e fregarmene dello studio, sia chiaro). Ma abbiate fede, ritornerò! E dopo questo finale melodrammatico vi chiedo, come sempre di dirmi cosa ne pensate della storia e ringrazio la fedelissima Creepy_Ophelia, che ha la pazienza di recensire tutti i miei capitoli. Un bacio,
Aduial

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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 
Era seduta in riva al lago, con un libro tra le mani e leggeva silenziosamente, concentrandosi su ogni parola, ma allo stesso tempo ansiosa di sapere come continuasse la storia. A un certo punto qualcuno la afferrò da dietro e la trascinò nell’erba.
“Albus! Mi hai fatto prendere un colpo! Come ti permetti di arrivarmi così alle spalle all’improvviso?”
“Dai Annika! Era solo uno scherzetto innocente!”
“Scherzetto innocente un corno! Ho perso vent’anni di vita”
“Melodrammatica - la prese in giro il ragazzo, chinandosi a raccogliere il libro che era caduto per terra – Orgoglio e Pregiudizio? Ma che libri leggi?”
“Ma come osi? È una splendida storia d’amore! È tutto così romantico e perfetto. Lei è una ragazza forte, decisa e che troppo spesso non riesce a tenere a freno la lingua, lui è un uomo così misterioso e ricco, ma allo stesso tempo tremendamente orgoglioso e…”
“Stop! Ti prego! Sento già che mi sta venendo il diabete”
“E poi la melodrammatica sarei io? E comunque mi hai interrotto sul più bello, quando lui si dichiara e le chiede di sposarlo”
Albus le restituì il libro e si distese sull’erba, appoggiando la testa sulle gambe della ragazza: “Dai allora, fammi sentire questa dichiarazione…”
La ragazza sorrise e riprese a leggere, questa volta a voce alta:
 
«Ho lottato invano. Non c’è rimedio. Non sono in grado di reprimere i miei sentimenti. Lasciate che vi dica con quanto ardore io vi ammiri e vi ami»
 
“Vi? Ma ce n’era più di una??”
“A quei tempi si usava il voi con le persone con cui non si era in confidenza, Al”
“Ah, ok, scusa. Continua”
 
“Lo stupore di Elizabeth fu inenarrenabile”
 
“Inarre-che?”
“Significa che non si può narrare. Posso andare avanti?”
“Si certo, vai pure”
 
“Spalancò gli occhi, arrossì, esitò e tacque. Questo fu considerato un incoraggiamento sufficiente, e ne seguì immediatamente la confessione di tutto ciò ch’egli provava da molto tempo per lei. Si esprimeva con proprietà, ma doveva render di conto di sentimenti che andavano al di là di quelli del cuore, ed egli non fu meno eloquente in materia di orgoglio che di tenerezza. L’idea dell’inferiorità di lei, della degradazione, degli ostacoli familiari che la ragione aveva sempre opposto al sentimento, fu manifestata con un calore che poteva trovare una spiegazione nell’offesa ch’egli stava arrecando al suo rango, ma che era ben poco adatto a raccomandare la sua causa”
 
Man mano che Annika leggeva, Albus riusciva a immaginarsi le varie scene descritte e quasi a provare quello che provavano i vari personaggi. Si arrabbiò come Darcy alla scoperta il tradimento di quello che era il suo migliore amico, si disperò come Elizabeth alla notizia della fuga della sorella Lydia, gioì con Jane alla proposta di matrimonio di Bingley, insomma venne completamente assorbito dal libro. Quando Annika finì, il sole stava calando ed era ormai ora di cena. Insieme si diressero verso la Sala Grande e ovviamente Albus, le chiese in prestito il romanzo, per leggere la parte che non aveva sentito.
Entrarono e si sedettero al tavolo di Serpeverde, dove trovarono Scorpius che chiacchierava con alcuni compagni. Si sedettero davanti di lui e subito chiesero di Tara e Leila, ma il giovane Malfoy alzò le spalle, dicendo di non sapere assolutamente nulla.
 
Nello stesso momento le due ragazze si stavano dirigendo verso la Sala Grande in compagnia di Dominique, Molly e Lucy. Mancavano Roxanne, Lily e Rose, rispettivamente battitrice e cacciatrici della squadra di Grifondoro, che si trovavano agli allenamenti e, naturalmente, Annika che aveva trascorso il pomeriggio con Albus. Le ragazze avevano passato tutto il pomeriggio in biblioteca, studiando in vista delle verifiche e interrogazioni che avrebbero avuto la settimana seguente, ma in un momento di pausa si erano anche accordate per organizzare una piccola riunione al femminile nella stanza singola da Caposcuola di Dominique, prevista per quella sera stessa.
Raggiunsero la Sala Grande nello stesso momento di Lily, Roxanne e Rose, completamente sudate e con ancora addosso la divisa da Quidditch.
“Per l’amor del cielo! Ragazze, ma quanto puzzate!” esclamò Dominique scostandosi velocemente da loro e fuggendo verso il tavolo di Corvonero. Le altre scoppiarono a ridere e informarono le nuove assenti dei piani per la serata. Poi si diressero ai rispettivi tavoli.
 
Leila e Tara di accomodarono vicino agli amici e misero subito al corrente Annika della riunione prevista per quella sera.
“E noi poveri maschietti?” chiese Albus facendo gli occhi da cucciolo.
“Organizzatevi per conto vostro” ribatté Tara.
“Ok allora. Ci divertiremo talmente tanto che vi pentirete di non essere venute con noi!”
E si alzò con aria offesa, uscendo dalla Sala Grande, seguito da uno Scorpius alquanto divertito.
Tara lo seguì con lo sguardo finchè non furono scomparsi alla vista, poi si voltò verso le amiche, incredule.
“Ma quanti anni ha? 5 per caso?”
“Io l’ho sempre detto che dei due, io sono quella uscita meglio. Mi hanno concepita per prima ed evidentemente quando è stato il turno di Al il cervello era già finito” commentò Leila ridacchiando.
 
Dopo circa un’oretta le tre Serpeverde sgattaiolarono fuori dal dormitorio, nascoste sotto il mantello dell’invisibilità che Leila aveva abilmente sottratto al gemello. Fortunatamente non incontrarono nessuno fino alla Torre di Corvonero, nell’ala ovest del castello. Appena giunte davanti all’ingresso, un’aquila di bronzo chiese con voce dolce: “Che cosa è più leggero di una piuma, più morbido della seta ma nessuno è in grado di trattenere per più di pochi minuti?”
“Maledetti Corvonero! Ma non potevano avere una parola d’ordine come tutti gli altri?” sbottò Tara.
“Così sarebbe stato troppo facile! Perché facilitarci la vita quando possiamo rendercela il più difficile possibile” replicò sarcasticamente Leila.
Annika intanto pensava all’indovinello, senza riuscire a trovare la risposta.
 
Vennero raggiunte anche dalle amiche Grifondoro alle quali riferirono, invano, l’indovinello. Improvvisamente sentirono un rumore di passi e si voltarono tutte verso il corridoio buio alle loro spalle, alzando le bacchette, ma si rilassarono tutte vedendo che era solo Molly.
“Scusate sono in ritardo – affermò, respirando affannosamente – sono completamente senza respiro!”
A quelle parole Rose si illuminò: “Ma certo! La risposta è respiro!”
E il passaggio si aprì, rivelando una Sala Comune tappezzata di arazzi blu e bronzo, miracolosamente vuota. Molly, che ci era già stata, guidò le ragazze fino alla camera della cugina, che le stava aspettando già in pigiama. Si cambiarono tutte e, guardandosi intorno, scoppiarono a ridere quasi nello stesso momento, notando le differenze tra di loro. C’erano Dominique e Tara con dei sexy babydoll corti e trasparenti, le freddolose Lucy, Rose e Molly con dei pigiami lunghi di pile, Roxanne e Leila con dei pantaloncini corti e delle canottiere attillate e Annika nella sua elegantissima camicia da notte di seta ricamata.
Rose prese la bacchetta e con uno svolazzo, insonorizzò la stanza e chiuse a chiave la porta.
“Allora che facciamo?” chiese Lily, curiosa..
“Lotta di cuscini!” urlò la sempre irrequieta Roxanne, lanciandosi sulla cuginetta e dando il via alla più feroce battaglia della storia.
 
Parecchio tempo dopo, si accasciarono stremate su qualsiasi superficie orizzontale disponibile.
“Allora – iniziò con aria cospiratrice Dominique – escludendo Rose e Molly che sono felici con i loro gemelli Scamandro… voi che mi dite di ragazzi?”
“Oh mio Dio! Dom no, ti prego!”
“Dobbiamo proprio parlare di ragazzi?”
“Ma perché chiedi queste cose?”
Un coro di proteste scandalizzate si levò dal gruppo di ragazze. Dominique fece un sorriso malefico e chiese: “preferite che parli di vestiti?”
“Ragazzi va benissimo” decise Lily per tutte, conoscendo la passione della cugina per la moda e sapendo quanto poteva diventare insopportabile parlando di vestiti.
“Cosa vuoi saperne tu! Sei troppo piccola” ribattè Roxanne piccata
“Oh andiamo Roxy! Sai perfettamente che noi Potter siamo piuttosto precoci…”
“Non guardare me! Non c’entro niente” s’intromise Leila, rispondendo alla muta domanda negli occhi di Roxanne che si era voltata verso di lei.
“Bene Lily, visto che hai parlato per prima perché non ci dici subito chi è il misterioso ragazzo che ti piace?” chiese candidamente Rose.
“E chi ti dice che ce ne sia uno?” balbettò la più piccola dei Potter, arrossendo leggermente.
“Il semplice fatto che tu sia arrossita mi sembra una prova lampante” fece malignamente notare Tara.
“Tara Zabini! Sei una vera serpe!” ribattè Lily piccata.
“Oh basta ragazze! Così la mettete in imbarazzo” cercò di difenderla Annika.
“Mia sorella non è mai in imbarazzo!”
“Potremmo comunque parlare di qualcun altro, no?”
“Grande idea Annika! – esclamò Rose, con un sorriso che non faceva presagire nulla di buono – perché non ci parli di te?”
“Bhe, ecco, io, non so… insomma come fai a sapere che mi piace qualcuno?”
“Ho semplicemente tirato a indovinare e, come sempre, ci ho azzeccato!”
“Modesta” commentò Leila dall’angolo da cui stava assistendo all’interrogatorio.
“Sta’ zitta, che la prossima sei tu!”
“Ma non stavate interrogando Annika?” chiese candidamente lei, mimando uno scusa con le labbra, non appena la cugina si girò verso l’amica.
“Ok, va bene, a me… A me piace Albus, ok? Contente ora?”
“Albus non mio fratello, vero?”
“Perché, quanti Albus conosci Leila?” chiese ironicamente Roxanne.
“Ti piace mio fratello?” urlò Leila, convinta che ci fosse solo un enorme malinteso.
“Sì, mi piace tuo fratello e non capisco perché ti fai tutti questi problemi! Insomma, a Dominique piace il mio di fratello, ma non l’ho aggredita così!”
A quelle parole sei teste si voltarono verso Dominique, che si stava tranquillamente limando le unghie seduta sul letto.
“E allora? Perché mi guardate così?” chiese stranita.
“Ti piace davvero Jared Nott?” chiese Lucy, incredula.
“Sì, ma non capisco perché sia così difficile da credere”
“No nulla, è solo… strano” rispose Rose
“Più strano di una Potter e un Malfoy?” si intromise Annika, vendicandosi, da brava Serpeverde, del tiro mancino che le aveva giocato prima Leila, che la fulminò immediatamente.
Roxanne si voltò verso Lily: “Devi dirci qualcosa?”
“Lei no, ma forse Leila sì” affermò convinta Tara.
“Belle amiche che siete! Comunque non so cosa provo per Scorpius, ogni volta che mi si avvicina mi sento protetta e non vorrei essere da nessun’altra parte, quando vedo delle ragazze girargli intorno, vorrei solo sgozzarle, ma non sono sicura dei miei sentimenti. Sono confusa! – affondò le mani nei lunghi capelli scuri – e poi c’è la storia di McLaggen, con Scorpius sto bene, ma passerà molto tempo prima che sia pronta per tornare a fidarmi degli uomini!” Leila ormai piangeva, esprimendo tutti i sentimenti che le opprimevano il cuore da settimane.
Le ragazze si alzarono e le si strinsero intorno, facendole sentire la loro vicinanza. Fu Dominique a dar voce ai pensieri di tutte: “Ma siamo con te e puoi contare su di noi, sempre”.
 
My little corner
Ho dedicato la mia pausa dallo studio per scrivere questo capitolo ed è stato piuttosto divertente, infatti, come sicuramente avrete notato, è un po’ più “frivolo” degli altri. Mi sembra che non ci sia niente da chiarire, quindi non sto qui a tediarvi parlando di miliardi di cose inutili, vi chiedo solo, come sempre, di farmi sapere cosa ne pensate con una recensione, anche brevissima tipo “bello, continua così” o “datti all’ippica”. Però ne approfitto per pubblicizzare un paio di fic: la prima è l’altra mia storia “Cronache delle Sette Terre” è una fantasy originale, quindi non so se potrebbe piacervi, io intanto ve la butto lì, l’altra è più un’idea che secondo me è divertentissima! Andate a cercarvi “Weave together” di Juliennes e partecipate, secondo me è una figata e vi porterà via pochissimo tempo (non vi dico di più, così magari andate a darci un’occhiata per curiosità ;-P).
Fine delirio. Un bacio,
Aduial

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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
 
Dopo il movimentato e ricco di pettegolezzi pigiama party della sera precedente nessuna delle ragazze aveva la benché minima voglia di uscire dal castello. Si erano trascinate fino alla Sala Grande per il pranzo, sbadigliando e lamentandosi e ognuna si era diretta verso il proprio tavolo. A quello di Serpeverde Tara, Annika e Leila avevano trovato Scorpius e Al, già intenti a divorare una doppia porzione di pasticcio di rognone. Anche le ragazze si avventarono sul cibo, ovviamente dopo aver chiesto ai ragazzi come avessero trascorso la serata precedente.
«Non lo saprete mai» era stata la risposta di Albus. Leila aveva lanciato al gemello un’occhiata contrariata, prima di decidere che in realtà non le interessava. Ciò che le premeva veramente sapere era se lui ricambiasse il sentimento che Annika provava nei suoi confronti, ma da quello che poteva vedere, non la considerava altro se non una semplice amica.
Ovviamente le altre due non si fecero bloccare dalla risposta poco incoraggiante di Albus, anzi continuarono a fare domande su domande, tentando di avere delle risposte dai due ragazzi, inutilmente. Non avrebbero mai scoperto che, durante la notte, erano usciti dalla scuola grazie a uno dei sette passaggi segreti, precisamente quello dietro uno specchio del quarto piano, riparato da James e Fred l’anno precedente. Poi si erano diretti alla Testa di Porco, a salutare Aberforth, che ancora gestiva il piccolo e sudicio locale. L’anziano uomo li aveva accolti piuttosto calorosamente, offrendo loro della Burrobirra in dei bicchieri miracolosamente puliti. Tornati a scuola, si erano addormentati nell’ampio passaggio segreto dove avevano già predisposto tutto il necessario. Senza saperlo, avevano fatto esattamente le stesse cose delle ragazze: battaglia di cuscini (James, Lorcan e Scorpius contro Fred, Lysander e Albus) e poi parlato fino a notte fonda.
I due Serpeverde mantennero il riserbo su tutto quello che era successo, ignorando le ripetute richieste di Tara e Annika. In realtà, mentre Albus sembrava alquanto divertito da tutta la situazione, Scorpius non le stava nemmeno ascoltando. Si era perso nella contemplazione dei riflessi luminosi negli arruffati capelli di Leila, del profilo regolare del suo viso. Come risvegliatasi da un pensiero profondo la ragazza sollevò lo sguardo, fino a incontrare quello del giovane Malfoy. Lo smeraldo più puro incontrò il mercurio più magnetico. E si fusero. Passarono ore o forse millesimi di secondo, ma i loro occhi rimanevano incatenati. Tutto intorno non c’era più nulla. il brusio degli studenti, il profumo dei vari piatti, la discussione degli amici erano spariti. C’erano solo loro due, le certezze erano crollate. L’unica sicurezza era quella data dallo sguardo dell’altro.
«Leila» una voce la distolse dai suoi pensieri. A fatica Leila si voltò verso Tara che l’aveva chiamata. «Oggi dobbiamo per forza andare ad Hogsmeade?» chiese, visibilmente poco entusiasta dell’idea.
«Sì Tara. Ho assolutamente bisogno di lucido per il manico da scopa» rispose la gemella, con poca convinzione. Nemmeno lei aveva voglia di uscire.
«Annika, devi andare anche tu? -  si informò Albus – speravo che avremmo potuto discutere di qualche altro libro …». Leila si girò incredula verso il gemello. Libri? Albus sapeva leggere? Poi incontrò lo sguardo supplicante dell’amica e disse al gemello che avrebbero fatto una cosa veloce, quindi la bella Nott sarebbe potuta benissimo rimanere al castello con lui. Anche Scorpius decise di non uscire, anche se la sua fu più che altro una scelta dovuta al fatto che ancora non aveva terminato i compiti per il giorno successivo.
 
Una decina di minuti dopo, con la bocca ancora piena del sapore della torta di melassa, Tara e Leila uscirono dal portone principale, dove Gazza controllava i vari permessi. Dopo varie settimane caratterizzate da un clima sorprendentemente mite, la neve aveva cominciato a fioccare posandosi in un velo quasi inesistente sui prati e sugli alberi. La passeggiata fino al villaggio non fu piacevole. Si era levato un vento tagliente che artigliava con le sue gelide dita i volti scoperti delle due ragazze.
Dopo essersi scambiate un’occhiata significativa, decisero di entrare ai Tre Manici di Scopa, dove le accolse una invecchiata, ma pur sempre affascinante madama Rosmerta.
«Mie care ragazze! Sembrate alquanto infreddolite, che cosa vi porto?»
«Due Burrobirre con lo zenzero» rispose prontamente Tara, certa dei gusti dell’amica.
Le ragazze si sedettero a un tavolino, lasciandosi coccolare dal tepore fumoso del locale. Non parlarono per parecchi minuti, limitandosi ad osservare i vari avventori mentre aspettavano le bevande.
C’erano un gruppo di goblin, intenti a contare un mucchietto di monete d’oro, sicuramente frutto di qualche scommessa, mentre alcune megere si erano sedute a un tavolo in disparte, divorando quelli che sembravano pezzi di fegato crudo. “Che strano, di solito le megere preferiscono la Testa di Porco …” pensò la bella Zabini. C’erano addirittura due bellissime Veela, attorniate da una folla di maghi adoranti che pendevano dalle loro labbra. Il resto della sala era occupato dagli alunni e dai professori di Hogwarts. Spesso le due si trovarono a salutare diversi conoscenti con un sorriso o un cenno della mano, ma dopo un po’ la situazione cominciò a diventare alquanto stancante. Quando madama Rosmerta portò loro le Burrobirre, si affrettarono a berle e a pagare per poi uscire di nuovo.
 
Una volta fuori, vennero aggredite dal vento e raggiunsero di corsa la nuova filiale di Accessori di Prima Qualità per il Quidditch. Giunte sulla soglia, però, Tara si fermò: «Leila, io vado fino da Stratchy and Sons, ci vediamo dopo, ok?»
Al cenno d’assenso dell’amica, fu svelta a proseguire la sua strada, mentre l’altra si infilava nel negozio di articoli per il Quidditch. All’interno trovò un commesso molto carino che le portò immediatamente quello che stava cercando, continuando a flirtare con lei. La ragazza rispose educatamente a tutte le attenzioni del giovane, ma senza dargli la benché minima speranza. Lasciandosi alle spalle un cuore deluso, uscì dal negozio, dirigendosi verso Stratchy and Sons per recuperare l’amica e tornare finalmente al castello. All’improvvisò, però, una mano uscì dall’ombra, afferrandole con forza un braccio e trascinandola in un vicolo. Non fece nemmeno in tempo a gridare che l’altra mano salì a tapparle la bocca. Leila si divincolò, cercando di raggiungere la bacchetta che le sfuggì di mano, cadendo a terra. La persona che la teneva ferma era molto più alta e muscolosa di lei, probabilmente un uomo, ma non poteva dirlo con certezza visto che indossava una maschera. Sentì una sensazione familiare, ma la associò immediatamente al fatto che le sembrava un deja vu di quello che era accaduto con McLaggen. Una mano si fece strada sotto i suoi vestiti, afferrando la collana che indossava sempre. La tirò, ma la catenella resse, segando il collo di Leila. Lacrime di dolore le spuntarono agli angoli degli occhi e si ritrovò a scalciare per tentare di liberarsi. Qualcuno vicino a lei gridò: «Stupeficium
 
Tara era entrata nel negozio, provando la sensazione di benessere che sentiva sempre in presenza di abiti nuovi. Volteggiò tra le grucce e gli scaffali, ammirando i nuovi arrivi e non si rese conto del tempo che passava. Ricordandosi improvvisamente di Leila, uscì dal negozio salutando calorosamente le commesse. Mentre passava davanti a un vicolo sentì dei suoni soffocati, come di una lotta e, impugnando la bacchetta, si precipitò a controllare. Davanti alla scena che si trovò davanti agli occhi non esitò a intervenire, schiantando l’aggressore lontano dalla sua amica, ovviamente dopo aver pensato che era l’ennesima volta che Leila si ritrovava in una situazione del genere. La gemella rotolò a terra, ma si rialzò velocemente e recuperò la bacchetta da terra.
«Pietrificus Totalus» urlò in direzione della figura coperta da un mantello nero, la quale però riuscì ad evitare l’incantesimo per un soffio, guadagnando la fuga tra gli alberi della foresta.
Le due ragazze si guardarono. L’una preoccupata e piena di domande, l’altra ansimante e furiosa. Poi chiesero in contemporanea: «Perché sempre a te?», «Perché sempre a me?». Malgrado la situazione e i dubbi che le assillavano, si sciolsero in una risata liberatoria, promettendosi mutamente di indagare una volta tornate a scuola.
 
Angolo dell’autrice
Ehilà! Per chi lo credeva, mi dispiace deludervi ma no, non sono sparita, sono sempre qua. Finite le prove scritte, ho aggiornato tutto ciò che dovevo aggiornare e oggi ho pensato a voi, bellissime persone che seguite/preferite/ricordate/recensite “Gemini”. So che il capitolo non è lunghissimo, ma l’azione è cominciata! Non vedo l’ora di pubblicare i prossimi capitoli, ma voglio farvi soffrire quindi … aspetterò un po’. Ora passo e chiudo, un beso,
Aduial
P.S. Un po’ di pubblicità:
Cronache delle Sette Terre (fantasy originale): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2648175&i=1
La Figlia dei Lupi (fantasy originale): http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2677562&i=1
Se avete tempo e voglia fate un salto!

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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
 
Leila e Tara percorsero il viale da Hogsmeade a Hogwarts guardandosi intorno con aria circospetta. Ogni fruscio, ogni rumore, anche quello più insignificante le faceva sobbalzare. Finalmente giunsero ai cancelli della scuola e, appena li ebbero oltrepassati, riuscirono a rilassare leggermente le spalle contratte. Finalmente arrivarono davanti alla porta d’ingresso. Tara accelerò il passo, lanciandosi quasi di corsa su per i gradini, ma Leila la bloccò, afferrandole il polso.
«Tara, ti pregherei di non dire nulla di quello che è successo oggi». La giovane Zabini strabuzzò gli occhi. «Sei impazzita! Non puoi non dirlo ad Albus…»
«Soprattutto Albus non deve sapere nulla. Sai com’è fatto! – aggiunse notando lo sguardo dubbioso dell’amica – si preoccuperebbe troppo e inutilmente e io… non voglio» concluse in un sussurro.
«Sai che avremo bisogno di aiuto per indagare, vero?»
Leila rispose con un sorriso tirato: «Pensavo già di parlare con Rose e Annika». Tara annuì bruscamente, pensando che la gemella stesse prendendo la decisione sbagliata.
«Ci metteremo nei guai…» mormorò, rivolta più a sé stessa che all’amica, seguendola all’interno del castello.
 
Durante il pranzo diedero prova del loro talento da attrici, tanto che nemmeno Albus si accorse del cumulo di bugie che la gemella stava raccontando loro. Appena le ultime briciole di crostata al rabarbaro sparirono dai piatti, le due Serpeverde agguantarono Annika e poi corsero al tavolo dei Grifondoro, dove prelevarono una quanto mai confusa Rose. Le quattro si rifugiarono in biblioteca e Leila narrò alle altre gli avvenimenti della mattina. Terminato il racconto, Rose aveva una faccia sconvolta, mentre Annika si era portata le mani alla bocca dall’orrore.
Dopo alcuni minuti, la Grifondoro riprese il controllo di sé e chiese alla cugina di poter vedere la collana. Leila, se la sfilò immediatamente dal collo, porgendola alla rossa, che la appoggiò con delicatezza sul tavolo. Estrasse la bacchetta dalla borsa e cominciò a mormorare incantesimi su incantesimi, la metà dei quali le tre Serpeverde non avevano mai sentito nominare. La potenza degli incantesimi utilizzati da Rose era tale che tutto intorno i rumori erano attutiti e il tempo sembrava quasi essersi fermato.
«Revelio» concluse la Weasley, con un ultimo svolazzo della bacchetta. Poi sollevò la testa, incrociando lo sguardo attonito delle amiche.
«Niente, non risponde alla mia magia» annunciò, ignorando la muta domanda negli occhi delle altre.
«Allora dovremmo tornare ai vecchi metodi» disse Annika, riavutasi dalla sorpresa.
«E quali sarebbero?» chiese Leila leggermente preoccupata.
«Libri!» esclamò la bionda alzandosi in piedi e sparendo tra gli scaffali. Lo sguardo di Rose si illuminò e la Weasley si affrettò a seguirla, mentre Tara e Leila si accasciavano sul tavolo. Si prospettava una lunga ricerca.
 
Tara aveva gli occhi che bruciavano. Lanciò uno sguardo fuori dalla finestra, accorgendosi che ormai era calato il buio. Scosse Leila, addormentata al suo fianco, con la testa appoggiata su “Mille usi della pietra di luna”. La giovane Potter si stiracchiò, beccandosi un’occhiataccia dell’amica, che spesso la riprendeva per la poca eleganza. Alla vista dello sguardo di fuoco di Tara, ridacchiò, per poi alzarsi e cercare Rose e Annika, sicuramente ancora immerse nella lettura di monumentali tomi polverosi.
In quel momento la giovane Weasley arrivò al tavolo dove si trovavano le due, lo sguardo che correva veloce sulle righe del libro che teneva tra le mani.
«Niente! – sibilò frustrata – assolutamente niente!». Sbattè il libro sul tavolo e lo chiuse violentemente, sollevando una nuvola di polvere che fece starnutire Tara, seduta l’ accanto. Il rumore attirò l’attenzione di Madama Pince che, con uno sguardo raggelante, le convinse a uscire dalla biblioteca. Rose si inoltrò tra gli scaffali e tornò dopo poco, trascinando Annika per un polso. Uscendo, accennarono un sorriso di scuse all’anziana bibliotecaria, per poi dirigersi verso la Sala Grande.
 
Appena arrivarono al tavolo dei Serpeverde, le tre ragazze vennero aggredite dalle domande di Albus: «Ma dove eravate? Siete sparite tutto il pomeriggio!»
«In biblioteca» gli rispose la gemella, servendosi dell’arrosto. Il giovane Potter ci mise un attimo a elaborare l’informazione: «Voi? In biblioteca? Mi prendi in giro?»
«Stavamo studiando» aggiunse Tara. A quell’affermazione anche Scorpius si voltò verso le ragazze, l’incredulità era palese nei suoi occhi.
«Non avete una faccia molto intelligente ora come ora, ne siete consapevoli, vero?» chiese angelicamente Leila, portando alla bocca un boccone di carne. I due ragazzi preferirono non indagare oltre.
 
Leila aprì gli occhi di colpo, certa che fosse piuttosto tardi. Si girò dall’altra parte,cercando una posizione più comoda. Dopotutto era domenica e poteva dormire fino all’ora di pranzo. Dopo minuti, che alla giovane parvero ore, capì che non avrebbe più preso sonno. Si alzò, afferrando una felpa e infilandola sopra la canottiera del pigiama, poi prese un libro e scese nella Sala Comune, completamente vuota. Doveva essere molto più presto di quanto pensasse. Si accomodò su una morbida poltrona di pelle scura di fronte al fuoco, incrociò le gambe e vi poggiò sopra il libro, rendendosi conto di aver preso la sua copia della “Divina Commedia”, ovviamente in italiano.
«Perfetto. È domenica, mi sono svegliata all’alba e, cercando una lettura leggera, ho preso la “Divina Commedia”. Davvero fantastico.» sbottò, rivolta alla stanza deserta. Nonostante ciò, aprì il libro e cominciò a leggere, lasciandosi trasportare dalla musica dei versi che tanto amava.
 
«Come siamo mattinieri».
Una voce la distolse dalla lettura, spaventandola. «Scorpius, non ti avevo sentito arrivare» disse, non appena si rese conto a chi appartenesse quella voce. Il tono che avevano usato era freddo, controllato. Nessuno dei due voleva farsi coinvolgere dall’altro più di quanto fosse necessario. Ciononostante, non riuscivano a fare a meno di guardarsi negli occhi. Il ragazzo fece qualche passo verso di lei e la gemella non potè fare a meno di ammirare il suo passo elegante e seducente.
Poi si ricordò della sera della festa e la morsa della gelosia tornò a stringerle il petto. Svelta, distolse lo sguardo, riportando la sua attenzione sul canto V dell’Inferno.
«Cosa stai leggendo?» roca e sensuale, la voce dell’erede dei Malfoy, la raggiunse. Un sussurro nel suo orecchio. La ragazza si voltò di scatto, trovandosi a pochi centimetri dal suo volto. Ricordandosi che era una Serpeverde, mantenne la calma e riuscì a rispondergli con voce controllata: «La “Divina Commedia”».
«Sembra affascinante» commentò l’altro.
“Tu lo sei” pensò Leila, dandosi della stupida immediatamente dopo aver formulato questo pensiero.
«E italiano?» continuò Scorpius. La gemella annuì brevemente, ma non aprì bocca, terrorizzata da quello che sarebbe potuto sfuggirla dalle labbra.
«Mi leggeresti qualcosa?»
La bocca della ragazza si aprì in una O perfetta. L’aveva stupita, o meglio, scioccata. Ma non si tirò indietro, anzi, si schiarì la voce, iniziando a leggere.
“Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui della bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense.”
Mentre Leila leggeva, Scorpius le scivolo accanto, stringendola al suo fianco, ma lei, pur scossa da quel contatto, continuò a leggere. Il ragazzo chiuse gli occhi, trasportato dall’armonia di quei versi così potenti. Non ne comprendeva il significato, ma sentiva tutto il dolore e la perdita che trasmettevano, quei sentimenti che solo un amore perfetto e peccatore poteva portare.
Scorpius, non resistendo più all’istinto prepotente che, dalla prima volta che l’aveva vista, gli ordinava di baciarla, afferrò i fianchi di Leila, portandola sopra di sé. Poi, incatenando i suoi occhi di tempesta ai laghi di smeraldo di le, si appropriò delle sue labbra, stringendola più forte. La ragazza, come se non stesse aspettando altro, si aggrappò alle solide spalle del compagno, ricambiando il bacio con passione. Con un gemito, schiuse le labbra, permettendo alle loro lingue di danzare all’unisono, alle loro anime di fondersi in un’unica cosa. Il libro scivolò a terra, aperto. Un’unica frase sottolineata:
“Galeotto fu ‘l libro e chi lo scrisse:
quel giorno più non vi leggemmo avante.”
 
Angolo dell’autrice
Sono I-M-P-E-R-D-O-N-A-B-I-L-E! Vi chiedo umilmente scusa per avervi fatto aspettare così tanto! Prometto che mi impegnerò ad essere più costante negli aggiornamenti e non vi farò più aspettare mesi e mesi per leggere il prossimo capitolo. Grazie a tutti voi che ricordate/seguite/preferite/recensite/leggte in silenzio la mia storia.
Un bacio,
aduial

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