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di EleNicka_MM
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Inserto n°1: Nuovi personaggi ***
Capitolo 2: *** Chapter 1: Pilot ***
Capitolo 3: *** Chapter 2 ***
Capitolo 4: *** Chapter 3 ***
Capitolo 5: *** Chapter 4 ***
Capitolo 6: *** Chapter 5 ***
Capitolo 7: *** Chapter 6 ***
Capitolo 8: *** Chapter 7 ***
Capitolo 9: *** Chapter 8 ***



Capitolo 1
*** Inserto n°1: Nuovi personaggi ***


Ciao a tutti!

Visto che in questa fan-fiction ci saranno dei nuovi personaggi, mi è sembrato carino dare loro un volto. Ognuno di loro sarà rappresentato dal viso di un attore famoso, accompagnato da una piccola carta d'identità che vi dirà qualcosa di loro!

Questa “pagina personaggi” verrà aggiornata ad ogni nuovo personaggio

NUOVI PERSONAGGI PRINCIPALI

 

Agente Speciale Andrew Rawell

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Nome completo: Andrew Steven Rawell

Luogo e data di nascita: Londra, 27 ottobre 1964

Grado (S.H.I.E.L.D.): Specialista, livello 6 (consulente per l'FBI dal 1999)

Grado (FBI): Agente speciale

Bio: nasce a Londra nel 1964 da Linda Brown, panettiera di Londra e Joshua “Josh” Rawell, specialista dello S.H.I.E.L.D originario di New York, che si innamorò Linda quando lavorava a Londra sotto copertura, con il falso nome di Bob McKinnon.

Conclusa la missione, Rawell si congedò dallo S.H.I.E.L.D per tornare a Londra, rivelare a Linda Brown la sua vera identità e chiedere la sua mano. Dopo nove mesi dal matrimonio nacque una coppia di gemellini: Carl e Andrew.

La famiglia si trasferì nella città natale di Josh, che riprese servizio nell'agenzia di spionaggio. Andrew maturò fin da piccolo il desiderio di intraprendere la strada del padre così, a 19 anni entrò nell'Accademia dello S.H.I.E.L.D. Lì conobbe Phil Coulson, del quale divenne un grande amico.

Finita l'accademia, fu subito accolto sotto l'ala protettrice di Nick Fury, che lo lodò per le sue capacità di leadership, nonostante fosse uno specialista. Così gli fu proposto di organizzare un team di consulenza che avrebbe fatto rapporto dall'FBI.

La squadra di Rawell comprende sette elementi, divisi fra agenti, ingegneri e scienziati. Rawell e la sua squadra si occupano di segnalare i casi “anormali” allo S.H.I.E.L.D e di condurre le indagini preliminari, come agenti dell'FBI.

Andrew Rawell è sposato con Roberta Sanni, biologa dello S.H.I.E.L.D con origini italiane. Hanno tre bambini: Romina Stella (9 anni), Alexia Linda (4 anni) e Thomas Jonathan (1 anno).

 

Agente James Stone

Nome completo: James Nicholas Stone

Luogo e Data di nascita: Centennial (Colorado), 18 aprile 1979

Grado (FBI): agente

Bio: nasce in una casa d'accoglienza per madri in difficoltà a Centennial, in Colorado. Sua madre, del quale luin non ha mai voluto sapere il nome, lo abbandonò due settimane dopo il parto e si suicidò buttandosi giù da un balcone della casa d'accoglienza. Ancora lattante venne adottato da una facoltosa famiglia del South Carolina, nella quale crebbe con Albert e Mariah Stone, e Samantha, la loro figlia di un anno più grande.

Nonostante venisse sempre trattato dagli Stone come fasse figlio loro, James si sentiva sempre messo in ombra dalla sorella maggiore, molto intelligente e talentuosa.

Così, non appena maggiorenne, Stone se ne andò di casa trasferendosi a New York e entrò in accademia militare. Dopo un breve percorso nell'esercito, finita l'accademia, si arruolò nell'FBI 2006.

Venne notato per le sue capacità tattiche da Andrew Rawell che lo volle a tutti i costi nella sua squadra, nonostante non facesse parte dello S.H.I.EL.D. Nick Fury approvò la sua assunzione ritenendolo un ottimo agende con grandi capacità tattiche.

James Stone incontrò Skye dopo il ritorno da Asgard e si innamorò di lei dopo che questa gli ebbe tirato uno schiaffo, sfogando la rabbia per la recente litigata con Coulson.

 

Sisko Laufeyson

Nome completo: Sisko Laufeyson, conosciuto sulla Terra come Xeno Oxen
Data di nascita: //
Professione: //
Bio: le origini di Sisko sono poco conosciute. Nasce da Laufey, durante una sua relazione con una terrestre. Viene riportato, neonato, su Iotunheim dove visse fino ai 10 anni, quando, con l'avvento di Odino, venne fatto prigioniero e portato a lavorare come schiavo nella fornace divina di Widi, governata dal dio fabbro Vidar. Presso la fornace di Vidar, Sisko imparò a padroneggiare il fuoco e a governare i metalli, abilità che vennero affiancate alla padronanza del ghiaccio, apprese dal padre. Dopo essere fuggito dal palazzo di Vidar tornò sulla Terra e, dopo parecchi anni di copertura, con identità e dimore diverse, riuscì a completare la padronanza di tutti gli elementi e dell'energia nucleare e venne annoverato nel progetto dotati dell'HYDRA. Stipulò un contratto di anonimato con l'agenzia, che però non investì molto su di lui, valutandolo come mentalmente instabile.

Sisko, durante la sua permanenza terrena, ha sviluppato un'ossessione per le donne, arrivando a rapirne e a stuprarne tre.

Viene scelto per partecipare al programma annientamento di Phil Coulson, utilizzando la sua ossessione per colpire l'agente nella parte emotiva.

Riesce a trasformarsi in qualunque cosa voglia, ma non può assumere forme animali né tantomeno umane.

 

NUOVI PERSONAGGI SECONDARI


Marge Athanay

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Nome completo: Margareth Marissa Athanay ved.Lukenson

Data di nascita: 1 marzo 1969

Professione: impiegata di banca

Bio: la signora Athanay scompare un giorno dalla sua casa di Boston.

Vedova, il figlio Josh Lukenson,20 anni era appena andato a vivere con il suo compagno. La donna, molto metodica e attaccata al figlio, non lo aveva chiamato per tre giorni consecutivi. Quando il ragazzo si è recato a casa della madre per sincerarsi delle sue condizioni, non è riuscito ad avvicinarsi alla porta a causa di una misteriosa cupola di energia che non permetteva l'ingresso nell'abitazione. Lukenson ha chiamato la polizia che ha contattato la squadra dell'agente Rawell all'FBI

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Capitolo 2
*** Chapter 1: Pilot ***


Skye era seduta con il laptop appoggiato sulle ginocchia, nella grande Lexus GX posteggiata nell'hangar della base segreta. Stava aggiornando i badge elettronici, applicando loro un dispositivo simile a quello che Koenig utilizzava per i fantomatici "cordini" che, a lungo andare, procuravano un fastidioso prurito al collo. Sentì bussare al finestrino e, prima di aprire il vetro, si premurò di togliere i piedi dallo schienale del sedile anteriore.
Fece scendere il finestrino e, dall'altra parte trovò un sorridente Coulson: « A che punto sei? » le chiese, prendendo posto sul sedile.
« Ho quasi finito, mi manca solo quello di May. Ecco il tuo, direttore » aggiunse Skye, porgendogli il tesserino.
« Bel lavoro. » le disse Coulson, ampliando ancora di più il sorriso.
Skye se ne accorse, perché subito commentò: « Non mi ricordo di averti visto sorridere così, DC »
« Beh, sai com'è. Ho capito che
piangersi addosso non serviva a niente. E poi sono stato troppo arrabbiato in questi ultimi tempi. Ho diritto ad una pausa »
« Ben detto! » asserì Skye in modo assente, terminando il tesserino di May.
Coulson la osservò a lungo: « Invece tu non ce la fai, vero? »
Skye chiuse il laptop e scosse il capo. Non sarebbe mai riuscita a distaccarsi come facevano lui e May, la rabbia e il dolore del tradimento erano ancora troppo forti, anche a mesi di distanza.
Skye si appoggiò alla spalla di
Coulson; le lacrime minacciavano di scendere in qualsiasi momento e lei cercava di trattenerle, ma tutte le volte che passava davanti ai vetri dell'infermeria e vedeva il corpo di Fitz attorniato da tutti quei macchinari o ripensava ai bei momenti passati con Ward, aveva voglia di urlare, di spaccare tutto.
Coulson la strinse a se, brevemente ma in un abbraccio che traboccava di affetto, poi aprì la portiera: « Sarà meglio che scendiamo. Probabilmente
Koenig pensa che io e te abbiamo una storia, con tutto il tempo che passiamo insieme »
Skye sorrise alla battuta del suo capo e si affrettò a seguirlo.
Tornarono tutti nella sala principale, dove trovarono Triplett, May e Simmons che li aspettavano.
« Perché ci hai convocati? È successo qualcosa?» chiese May, un po' preoccupata.
« No, tranquilli. In effetti, sarà qualcosa di abbastanza divertente. » rispose Coulson. Poi continuò: « Sapete, per poter
ricostruire lo S.H.I.E.L.D. avremo bisogno di alleati, quindi penso che sia ora di andare a trovare alcuni vecchi amici. Il problema consiste nel fatto che di quei sei amici, tutti mi credono morto e uno... beh, diciamo che abita un po' lontano da qui »
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Pepper Potts stava girando per New York con la sua nuova macchina. Rimpiangeva un po' la sua vecchia macchinina con la quale si spostava quando andava a trovare i suoi nella loro vecchia casa di campagna, ma Tony,
dopo la morte di Fury e la demolizione dello S.H.I.E.L.D. da parte dell'HYDRA, aveva insistito sull'utilizzo di una macchina più sicura e attrezzata contro ogni possibile attacco.
Controllò la lista della "spesa" per essere sicura di aver comprato tutti i pezzi necessari a Tony e al dottor Banner, per ultimare un loro nuovo progetto. Quando si trattava di cose elettroniche, il suo fidanzato si fidava solo di lei. Banner e il resto degli Avengers - o meglio, gli Avengers 'terrestri' - si erano tutti trasferiti, sotto
esplicita richiesta di Tony, alla Stark Tower. Quel giorno Pepper gli aveva provato più volte la febbre, tanto per sicurezza.
A cinquecento metri dall'ingresso del parcheggio sotterraneo, Pepper notò una macchina nera che la stava seguendo. Cercò di sbirciare dallo specchietto retrovisore all'interno dei vetri oscurati, ma non riuscì a vedere niente.
Ad un certo punto il guidatore fece un gesto inaspettato: fece scattare per tre volte gli abbaglianti, in una sorta di saluto
ritmico. Pepper rimase stupito da quel gesto, che associava ad una persona che conosceva molto bene. Ma non poteva essere lei...

« J.A.R.V.I.S? »
« Al suo servizio, signorina Potts » rispose il computer
« Sai qualcosa a riguardo della macchina che mi sta seguendo? »
« Certo, signorina Potts. La macchina è targata 6TK428 e fino a poco tempo fa era inserita nel database dello S.H.I E.L.D. Non noto però nessuno stemma »
« Sai a quale agente era assegnata? »
« Dagli ultimi documenti risulta assegnata all'agente Phillip J. Coulson »
« Non è possibile » mormorò Pepper « Coulson è morto »
La macchina continuò a seguirla anche nel parcheggio sotterraneo. Lei fece finta di non averla notata e entrò. Dopo aver posteggiato però, prese la pistola dal cruscotto e la infilò nella cintura dei pantaloni, avendo cura di nasconderla con la borsetta, attaccandola al fianco.
La macchina parcheggiò dietro alla sua.
Pepper si affrettò verso l'ascensore, tenendo la mano sull'arma, ma una voce femminile attirò la sua attenzione: « Signorina Potts, non è il caso di usare le armi, non siamo ostili. C'è una persona che le vuole parlare »
Si girò verso la donna, bella, dai tratti asiatici, ma non fu pronta a sostenere la vista dell'uomo che scendeva dal lato guidatore.
                                                                                                                #
Nel frattempo al piano di sopra i quattro uomini della Stark Tower erano riuniti nel grande salone finestrato.
Banner stava insegnando ad un concentratissimo Capitano Rogers ad utilizzare uno dei recenti computer progettati dalle Stark Industries, mentre Tony stava costruendo un nuovo prototipo di super arco, sotto l'attenta supervisione di Clint Barton.
« Ok, Steve, ci sei quasi » disse Bruce con un falso tono entusiastico, quando per la ventesima volta Rogers azionò
per sbaglio il pulsante di reset al posto di quello d'accensione.
« Sinceramente, dottore, avrei preferito continuare con i vecchi carta e penna »
"A chi lo dici" pensò il Banner, stancamente.
Si alzarono entrambi per dirigersi verso il bancone del bar, certi che un bel drink li avrebbe tirati su dopo i risultati deludenti della giornata. Stark e Barton li imitarono.
« Non mi sembra neanche vero…» iniziò Stark, sorseggiando il suo whisky « …dopo tutto il
casino tirato su da una guerra interplanetaria e dalla distruzione dello S.H.I.E.L.D., tutto è tornato alla normalità. »
Barton fece scattare furtivamente una mano verso un punto imprecisato sotto al bancone del bar. Era sempre stato uno molto scaramantico.
« Oddio, la normalità... non proprio » commentò Natasha Romanoff, entrando nella stanza.
« Che cosa intendi? » chiese Tony. Poi aggiunse, ironicamente « Non è che il vecchietto si è dato troppo da fare sotto le
lenzuola e ci ritroviamo con un mini-vendicatore che gira per la torre? »
« Sta volta hai fatto centro, Stark »
Steve, che stava sorseggiando il suo cocktail, quasi soffocò: « CHE COSA?!? »
« Sono incinta, Steve! ».
Barton si alzò bruscamente piedi e borbottò qualcosa di indecifrabile, uscendo accigliato dalla stanza.
Gli altri due stavano facendo gli auguri ai neo-genitori (Tony aggiunse qualcosa di più forte nel
bicchiere del Capitano, che stava diventando bianco come il marmo e si afflosciava sempre di  più sul bancone, e lo spinse calorosamente a bere) quando le porte dell'ascensore si aprirono.
Tony corse a dare la notizia a Pepper, ma si bloccò esterrefatto alla vista delle persone che la ragazza aveva dietro.
« Ma che cazzo?!? » commentò Banner, strabuzzando gli occhi. Barton - apparso sulla soglia, con gli occhi gonfi e rossi - caricò l'arco e lo puntò verso i nuovi arrivati.
« Giù le armi, Clint » disse Coulson pacato, mentre appoggiava una mano sulla canna della pistola che Melinda May aveva appena estratto.
Coulson si fece largo nella stanza, e si fermò nei pressi del divano.
Fece cenno a tutti di sedersi.
Coulson si accorse che Rogers e la Romanoff, a parte un piccolo attimo di smarrimento, non si erano particolarmente scomposti alla sua vista. Azzardò quasi a pensare che ci avessero quasi fatto l'abitudine. O meglio, avevano già scoperto che
scampare alla morte.
« Un altro resuscitato? » commentò Rogers, cercando di sollevare gli animi in prospettiva di una conversazione tutt'altro che leggera. Desiderò subito tagliarsi la lingua: nessuno dei suoi compagni, Natasha a parte, sapeva ciò che era veramente successo a Fury.
« Capitano, credo che il resto dei suoi compagni meriti una degna spiegazione sui fatti veramente accaduti S.H.I.E.L.D. Abbiate tutti solo il tempo di aspettare ancora un po': c'è ancora qualcuno da
chiamare.»
Pepper parlò: « Meglio se faccio io... non vorrai far prendere un infarto al Dio del Tuono, che ha appena imparato ad usare un cellulare, quando sentirà la voce di un morto per telefono? » compose un numero sul cellulare, disse dopo essersi annunciata attese qualche secondo e poi disse: "No, abbiamo bisogno di te subito. Se pretendi di arrivare in macchina ci metterai una vita". Poi Pepper disse "ok" e riattaccò.
Dopo qualche secondo, si sentì un boato e Thor, vestito
all'inglese ma sempre in compagnia del suo martello, atterrò sulla terrazza.
« Ma che stregoneria è mai questa? » disse non appena vide Coulson.
L'altro fece segno anche all'asgardiano di accomodarsi. Poi invitò il Capitano e Natasha a raccontare ciò che era veramente successo al Triskelion, certo che, se gli altri avessero sentito la storia dai loro compagni e non da una persona della quale non si erano mai pienamente fidati e che per giunta avevano creduto
morta per praticamente due anni, avrebbero fatto meno fatica a credere.
Poi Coulson subentrò nella conversazione, raccontando tutto ciò che gli era successo dopo la battaglia di New York. Thor iniziò a borbottare in una lingua sconosciuta al resto del gruppo, non appena apprese che Lady Sif sapeva del ritorno di Coulson, ma quest'ultimo fece finta di non sentire.
« Ed ecco la storia. Vi giuro che non ho tralasciato niente. Se mi aiuterete, troverete tutti i rapporti
su tutto ciò che è successo domani mattina sulle vostre scrivanie, di sotto negli uffici. »
Tutto il gruppo si animò in un coordinato e vigoroso cenno d'assenso.
« Ok. E visto che ora siamo tutti nella stessa squadra, vi presento l'agente Triplett, l'agente Simmons, l'agente Skye e l'agente May »
Alla nomina di May, Barton mormorò: « Come se ci fosse bisogno di presentare la Cavalleria »
La donna lo fulminò con lo
sguardo.
Barton le fece la linguaccia. Era chiaro che quello non era stato il loro primo incontro.



[Angolo Autrice:
Ciao a tutti, popolo di Efp! Spero vi sia piaciuto questro primo capitolo della mia ff e che sia degno di una anche minuscolerrima recensione, anche critica, seppur costruttiva (non siate solo troppo crudeli please). Prossimo capitolo la prossima settimana!
Kisssss,
Ele :*]

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Capitolo 3
*** Chapter 2 ***


[Angolo autrice - parte 1: inizio con lo scusarmi tantissimissimissimissimo per l'estremo ritardo con cui ho pubblicato il capitolo. Era un capitolo molto difficile da scrivere e poi ho avuto la fantastica sorpresa di trovare il file cancellato al sucessivo avvio del computer. Meno male che avevo lasciato qualche appunto sul telefono che mi ha permesso di riscriverlo! Vi chiedo ancora scusa e spero vi piaccia]


La donna insultò pesantemente l'ennesima buca che aveva fatto sobbalzare la sua auto, causandole un forte male alla schiena.

Da quando aveva cambiato casa, a furia di percorrere quella maledetta strada, aveva bucato due volte tutte e quattro le gomme della macchina e era rimasta impantanata parecchie volte nel fango delle pozzanghere che si formavano con la pioggia.

Parcheggiò di fronte alla porta d'ingresso, avendo cura di avvicinarsi il più possibile all'entrata in modo da portare più facilmente in casa la marea di valigie che si era portata dietro per il suo ultimo viaggio di lavoro.

Non appena scese per aprire il bagagliaio sentì una mano che le afferrava la nuca e un'altra che le premeva un fazzoletto bagnato sulla bocca. Non ci mise molto ad addormentarsi, ma prima di perdere i sensi vide chiaramente luccicare uno strano tatuaggio verde sul polso destro del suo assalitore e una luce bianca, che piano piano li stava avvolgendo.
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Correre da un senso di libertà che raramente si prova. Come buttarsi con il paracadute, ma senza il rischio di spiaccicati al suolo. Da un senso di libertà sopratutto a chi è stato costretto per quasi due mesi a stare chiuso in un bunker con sistemi di difesa così sofisticati che si azionavano allo starnuto di uno scoiattolo.

Quando vide il sole farsi sempre più alto nel cielo, Phil Coulson decise che era meglio rientrare, rimettersi a letto e far finta di aver dormito un sonno lungo e continuato fino alle 10 di mattina. Far finta di essere felice e pronto per partire per una nuova missione.

Ecco, far finta…

Non era più riuscito a dormire veramente dalla notte dopo l'ultima visita di Fury. Si sentiva schiacciato, da tutto, da tutti, da tutte quelle responsabilità che il vecchio Coulson avrebbe saputo sostenere facilmente, ma che a questo Coulson procuravano solo fastidi.

Non che non gli piacesse il suo posto sulla poltrona più grande...

Quella santa ragazza di nome Skye era riuscita ad installare un nuovo programma di riconoscimento facciale e vocale in modo che gli abitanti del bunker riuscissero ad entrare ed uscire dalla porta principale senza essere obbligati ad indossare giubbotti antiproiettile e tutte le protezioni possibili e immaginali per proteggersi da un'eventuale scarica di mitra su di loro.

Quindi gli bastò sorridere verso alla telecamera e dire il suo nome di battesimo per sentire scattare la “serratura” del pesante portellone blindato.

Si avviò per il corridoio, ma si fermò quasi subito quando sentì provenire da una porta semichiusa dei sussurri incomprensibili. La identificò come la porta dell'infermeria.

Intuendo chi potesse essere la causa dei sussurri, decise di passare oltre, per lasciare libera Simmons di raccontare i dettagli della giornata precedente a Fitz, il quale non aveva ottenuto nessun miglioramento, da quando l'ex-direttore gli aveva ripescati dalle acque dell'Oceano.

Quando però passò di fronte alla porta, Coulson non poté fare a meno di guardare all'interno. Rimase scioccato: i sussurri non provenivano dalla bocca della biochimica – che era pesantemente addormentata sulla poltrona di pelle sistemata accanto al letto del migliore amico – ma provenivano...

« Oh mio Dio! » mormorò Coulson, spalancando la porta.

Fitz aveva gli occhi socchiusi e chiamava “Jemma” sottovoce, allungando debolmente le dita ad indicare la ragazza.
Coulson si avvicinò a Leo, con gli occhi umidi, e gli strinse la mano.

Simmons, disturbata dal rumore che Coulson aveva prodotto entrando nella stanza, si svegliò e, vedendo il suo amico muoversi per la prima volta dopo un anno, scoppiò in lacrime.

« Hey, Fitz, sono qui » gli disse fra i singhiozzi.

Lui aprì un po' di più gli occhi e la vide. Era bellissima, anche con i capelli arruffati, il pigiama e le occhiaie; il suo viso era la prima cosa che avrebbe voluto vedere quando si sarebbe svegliato.

« Jemma » disse Fitz, più forte.

Quando Simmons si accorse della presenza di Coulson nella stanza gli sorrise. Poi, forse animata dal fatto che il suo capo era nella stanza, iniziò a constatare se Fitz fosse veramente sveglio.

« Fitz, mi senti? ». Lui annuì debolmente. Lei continuò, riacquistando il suo tono normale: « Sei nell'infermeria della nuova base segreta, il Parco Giochi. Ci ha portati qui l'ex-direttore Fury, è stato lui a ripescarci nell'Oceano dopo che Ward... »

« Dov'è? » chiese Fitz, interrompendola.

« Ora è rinchiuso alla Ghiacciaia, Fitz » ripose Coulson.

« Non è stata colpa sua, lui non voleva. E' stato Garret ad obbligarlo »
Simmons fece per dire a Fitz che Ward era solamente un bastardo nazista, ma Coulson la fermò.

« Va bene » disse quindi Simmons, con un tono non molto convincente: « Ti credo, Fitz »

« Simmons? » le chiese « Gli altri come stanno? »

Simmons sorrise: « Ti sei appena risvegliato dal coma, ora importa solo come stai tu! »
Poi lo baciò sulla fronte, una cosa che non faceva più da tempo, forse per paura di disturbarlo da quel maledetto sonno dal quale si era appena svegliato.

Per tutta la mattina, l'infermeria fu un viavai di gente che si sincerava delle sue condizioni di salute. Tutto era tornato alla normalità, senza più troppi pensieri e con la mente fresca, libera dalle paure di poter perdere un compagno e concentrata sul prossimo caso.

Che non tardò ad arrivare...

« Abbiamo un caso. E' scomparsa una donna, Il suo nome è Marge Athanay, 45 anni, di Boston. Impiegata di banca, vedova, il figlio Josh Lukenson, ventenne non la sentiva da tre giorni. Era una molto precisa e metodica, che lo chiamava tutte le sere da quando era andato a vivere con il fidanzato. Così è andato a casa sua per sincerarsi delle sue condizioni e poi ha chiamato la polizia » disse Coulson alla squadra, riunita nella sala briefing.

« Perché hanno chiamato noi? » chiese May.

« Hanno chiamato noi perché della casa splende una palla di luce a mezz'aria che crea un campo di energia tutt'attorno: nessuna arma tentata dalla sezione specializzata dello S.H.I.E.L.D. conosciuta sulla Tera può penetrare questa barriera. » rispose Coulson

« E come pensano che noi ce la faremo? » chiese Triplett, sconcertato.

« Beh, abbiamo un asso nella manica. » sogghignò il Direttore.

Il dispositivo di riconoscimento fece partire l'allarme che segnava l'arrivo di qualcuno.

Koenig lo disattivò e poi guardò sullo schermo del suo palmare le riprese delle telecamere.

Rimanendo un attimo sconcertato alla vista dell'uomo che stava cercando di identificarsi, con scarso successo, capì perché Thor si stava sbracciando di fronte al portone blindato: “Nessuna arma conosciuta sulla Terra può penetrare la barriera”.

Skye sbirciò sul palmare poi disse: « Direttore, è meglio che andiamo a recuperare il povero asgardiano che aspetta alla porta, prima che il sistema a tempo scatti e gli conficchi una pallottola in testa »

Coulson tornò poco dopo seguito da Thor, come sempre grandioso nella sua armatura

Skye e Simmons, che erano due grandissime fan dell'”abbigliamento da battaglia” e non amavano molto la versione “casual” dell'eroe strabuzzarono gli occhi e guardarono May che, nonostante fosse quasi sempre immune al fascino degli uomini con la quale lavorava, non poté fare a meno di spalancare la bocca.

Tripplett soffocò a fatica una risata, vedendo la reazione delle tre donne, e andò a stringere la mano al nuovo arrivato.
« Come stavo dicendo » continuò Coulson, togliendo tutti dall'imbarazzo « Avremo bisogno di una mano per poter superare la barriera e permettere alla polizia di condurre le indagini. La donna abitava pochi chilometri fuori Boston. Fra un'ora partiamo. Voi tre con me » disse poi, indicando May, Skye e Tripp. « Simmons, ho bisogno che tu rimanga qui con Fitz. Va bene? » la ragazza annuì.

Tutti si apprestarono a preparare il Pulmino. Coulson fece segno a Thor di seguirlo nel suo ufficio.

Non appena chiuse la porta dietro di se, Coulson disse: « Mi spiace per il sistema di riconoscimento. E' un po' antiquato »
« Non importa » rispose Thor burbero, sedendosi sul divano e giochicchiando con l'orlo del mantello.

« Grazie per l'aiuto » gli disse Coulson.

« Sappi solo che non lo faccio per lei, ma per tener fede all'impegno preso per proteggere questo Mondo »

« Sei ancora arrabbiato? » gli chiese l'altro, più che con una domanda, con un'affermazione.

« Se sono ancora arrabbiato? Per me la menzogna di un amico è tanto dolorosa quanto una coltellata in pieno petto ». Thor si erse in tutta la sua statura, profondamente adirato.

Anche Coulson si alzò e, nonostante gli arrivasse a malapena sotto il naso, sembrava sovrastarlo: « Vi serviva un pretesto per poter continuare a svolgere a pieno il vostro dovere. E comunque, lo scettro del tuo caro fratellino non è mica stato così tanto piacevole, sai? » Si sbottonò la camicia quel tanto che bastava per scoprire la profonda cicatrice sulla parte sinistra del torace.

Thor si calmò, quasi a spegnersi: « Avrebbe potuto almeno permettere a Lady Sif di venire a dirmelo »

« Non era ancora il momento. Dovevo prima capire cosa mi era successo veramente. »

Si sentì bussare lievemente alla porta. La testa di Skye comparve nel piccolo spiraglio aperto della porta scorrevole: « La strumentazione è pronta. Quando vuoi possiamo partire. »

« Grazie mille, Skye. Arriviamo subito. » poi si rivolse a Thor, sorridendo: « Vieni, ti mostro il piccolo regalo che mi ha fatto Fury! »

#

Dopo due ore di volo, il Pulmino atterrò sulla pista di una delle basi segrete di Fury, vicino al luogo della prima sparizione, che raggiunsero in auto.

Quando scesero dalla macchina, un agente dell' FBI gli andò in contro.
« Ragazzi, questo è l'Agente Speciale Andrew Rawell dell'FBI » disse andandogli in contro e stringendogli la mano.
« Phil, è un piacere rivederti. E' passato parecchio tempo, vero? » rispose l'agente, ricambiando la stretta.

« Diciamo una ventina d'anni. Non ti manca un po' la vita da spia? » gli chiese Coulson.

« La vita no, ma lo stipendio sì. » disse, scoppiando a ridere. Poi aggiunse, riferendosi a Thor: « Però, vedo che non ci si annoia mai.»

Couson si rivolse alla squadra, per dare loro spiegazioni: « Andrew e io abbiamo fatto l'Accademia insieme, poi lui, dopo qualche anno é entrato nell'FBI come corrispondente esterno ».

La squadra si presentò e poi seguì Rawell sotto al nastro giallo.

Una sfera di luce bianca risplendeva roteando a mezz'aria sul tetto della casa, proiettando un cono di luce che avvolgeva l'abitazione.

« Prova a vedere se riesci a scalfirla in qualche modo! » disse il direttore a Thor che salì sul tetto, passando la barriera senza difficoltà.

Rimase pochi minuti a perlustrarlo, poi si chinò, come a raccogliere qualcosa, e all'improvviso la sfera sparì.

Quando scese giù, fece subito vedere a Coulson ciò che aveva trovato, nascosto sotto a una tegola: « Ecco la causa di tutto ciò. Questo è un congegno arcaico, che nell'antichità veniva usato dai carcerieri di Jötuneimr per trattenere momentaneamente i prigionieri durante le battaglie, in attesa di trasportarli a palazzo. Lo si nascondeva sotto terra e gli ostaggi venivano imprigionati da questo cono di energia. Ormai è in disuso, per questo scopo, ma viene ancora utilizzato dai Giganti di Ghiaccio per trattenere a casa le mogli infedeli, anche se, come vedete, è molto facile da disattivare. »

Coulson prese dalle mani del dio un dischetto di un materiale sconosciuto, che al suo tocco risplendette di una luce bianca. Poi si girò verso Skye: « Oltre a questo, ci sono delle cose analoghe sul database? E' successo qualcosa di simile o è stato trovato qualcosa di simile? »

La ragazza fece una rapida ricerca, poi disse: « No, ma due ore prima della sparizione è stata avvistata dai sensori un forte picco di energia a pochi chilometri da qui, congruente con l'energia sprigionata dall'apertura di un portale interidmensionale. La cosa che non riesco a capire, è perché nessuno abbia dato l'allarme »

Thor strabuzzò gli occhi: « Ma come è possibile, io e Jane ieri sera eravamo a casa, non ci siamo accorti di niente »

« Beh » disse May, maliziosa « Spero proprio che, come dire, alle due di notte lei e la signorina Foster steste facendo qualcosa di meglio... »

Thor si ammutolì: in effetti stavano... beh, nel senso, avevano altro a cui pensare.

Presero le auto e lasciarono il tempo all'Agente Rawell e alla sua squadra (anche loro agenti dello S.H.I.E.L.D. in incognito) di continuare i repertamenti. Poi ripresero l'auto e andarono nel punto segnalato da Skye.

La squadra scese dall'auto ma, invece di trovare sulla terra i chiari segni dell'apertura del Bifrtost, trovarono uno scatolone infiocchettato.

Si avvicinarono e Tripplett si preparò a disinnescarlo nel caso fosse una bomba, ma non lo era.

« Direttore » chiamò Tripp, facendo segno a Coulson di avvicinarsi « C'è il suo nome qua sopra! »

In effetti, sullo spesso fiocco bianco che teneva chiuso l'enorme pacco c'era scritto, in un corsivo molto curato:

 

All'Agente Phillip J. Coulson

                                xxx

 


 

Coulson aprì lentamente il pacco. All'interno, un violoncello. Sulla parte anteriore dello strumento, era stata malamente intagliata, probabilmente con le unghie, la scritta “Aiutatemi”, seguita da uno strano simbolo, molto simile ad uno smile rotondo, però con i denti canini che spuntavano dalla linea della bocca. Senza farsi prendere dal panico, Coulson cercò ancora nella scatola: vi trovò una chiavetta USB avvolta in una sciarpa che conosceva fin troppo bene. La passò con mani tremanti a Skye, sperando che fosse solo uno scherzo di cattivo gusto.

Nella chiavetta trovarono un video: un'auto stava parcheggiando di fronte alla porta d'ingresso di una casa a schiera. Una dona scese dal lato guidatore e si avviò per aprire il portellone posteriore. Mentre cercava di scaricare il baule pieno di valigie una sagoma completamente vestita di nero, le arrivò dietro e le premette un fazzoletto sulla bocca. La donna cadde svenuta e l'uomo la trascinò verso la porta. Dopo un po' uscì di nuovo, si avvicinò alla telecamera e la avvicinò alla faccia, coperta da una maschera bianca, che lasciava intravedere solo gli occhi azzurro ghiaccio, freddi e penetranti. Poi la telecamera si avvicinò al campanello della casa. Sul cartoncino c'era scritto un nome: Nathan, Audrey.

Il video si interruppe. Prese il suo posto una schermata nera, con un timer che segnava :

47:59:59

 

Nonostante tutti i tentativi di Skye, non c'era modo di ripristinare il video o di continuare ad usare il computer: anche disinserita la chiavetta, il conto alla rovescia continuava.

Phil Couson guardò la squadra con le lacrime agli occhi: l'aveva messa in pericolo di nuovo e ora doveva trovarla.

[Angolo dell'autrice - parte 2: allora? Vi è piaciuto? Spero di si. Ringrazio tutti per aver letto il capitolo 1 e per aver appena finito il secondo. Grazie a Lilian Potter in Malfoy, DoctorChi e _Alessia_C95 per essere state buone nelle recensioni del capitolo 1 e, con tutto il cuore, ringrazio la fantastica kibachan per aver sopportato i miei scleri quando ho scoperto di aver perso il capitolo e per non aver inserito nella sua storia la coppia Fury/Fitz (lei sa cosa intendo XD). Ci si vede al prossimo capitolo!
Kiss,
Ele]

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Capitolo 4
*** Chapter 3 ***


« Quanto manca? »

« 40 ore. Phil rilassati, la troveremo? »

« Come faccio, eh? Skye, spiegamelo, non so come fare. E' colpa mia, solo e soltanto colpa mia. Dovevo tenerla al sicuro, dovevo proteggerla, invece non riesco a fare altro che farla soffrire! »

« Non è colpa tua. »

Skye prese le mani di Coulson e lo fece sedere sul divanetto di fronte alla grande scrivania del suo ufficio. Era tutta la notte che stavano lavorando, per capire dove potesse essere Audrey Nathan.

Simmons, seguendo le dritte di Fitz su come utilizzare alcune delle macchine del laboratorio analizzò qualsiasi cosa potesse aiutarli nel ritrovamento. Ma niente: non c'erano impronte, tutto era stato sterilizzato e trattato in modo da non lasciare tracce e tutti gli elementi che avevano a loro disposizione erano troppo comuni per essere ricondotti a qualcuno: l'inchiostro sul biglietto apparteneva ad una penna comprata al discount, la scatola era una semplice scatola da imballaggio.

« Hai scoperto qualcosa riguardo al virus? » chiese Coulson a Skye, indicando con una mano il laptop.

« Niente, ma ci sto lavorando. E' qualcosa di mai rilevato prima, simile a molti tipi di virus messi insieme, ma diverso da qualsiasi virus conosciuto » disse lei, controllando il proceso della ricerca dal palmare collegato ad un altro computer.

« Come un cocktail di droghe? » chiese Coulson

« Esattamente! Disattiva tutte le funzioni del pc e si attiva non appena il driver sul quale è caricato viene attivato, però non è un virus normale »

La porta si spalancò, rivelando May: « Abbiamo trovato il posto! Ha appena cambiato casa, da quindici giorni al massimo, per quello che non la trovavamo! I documenti sul quale ci appoggiamo non sono quelli dello S.H.I.E.L.D e quindi non sono ancora aggiornati. »

« Dove si è trasferita? » chiese Coulson, guardando May con un luccichio speranzoso negli ochi.

« A Lewiston, due ore e quaranta minuti di volo da Portland, esattamente dove siamo adesso. Il tuo amico alieno si è già teletrasportato, o cosa diavolo sa fare, per andare a disattivare la trappola. »

May, poi si allontanò di corsa, urlando che sarebbero atterrati fra cinque minuti.

Dieci minuti dopo una Lexus nera, con a bordo Coulson, Tripp, Skye e May sfrecciava sulla piccola stradina piena di buche che portava a casa della signorina Nathan.

O meglio, che portava a dove sarebbe dovuta esserci la casa della signorina Nathan.

La strada era interrotta da un grosso cratere fumante. Al centro di questo il corpo di Thor, inerte.

Tutti si precipitarono al centro del cratere.

Tripp cercò il battito dell'uomo, che era molto debole.

« Simmons! Mi ricevi? » chiese Coulson

« Certo, signore. » gli rispose una voce dall'auricolare.

« Abbiamo trovato Thor, al centro di un cratere situato nell'esatto punto dove avrebbe dovuto esserci la casa di Audrey. E' svenuto! »

« Avvicini l'auricolare al suo orecchio! » disse Simmons.

Coulson obbedì. Dopo qualche secondo arrivò la risposta di Simmons: « La biologia asgardiana non è uguale alla nostra, ma basandomi sulle proporzioni fra eseri umani e asgardiani, posso dire che sta bene, è solo svenuto. »

Infatti, poco dopo, l'asgardiano aprì gli ochhi.

« Tutto bene? » chiese Coulson preocupato

« Sì, sto bene. » rispose Thor alzandosi.

Poi iniziò a raccontare cos'era successo: poco dopo essere arrivato sul posto e aver disattivato il dispositivo che provocava la “prigione di luce” era riuscito ad entrare nella casa. Lì, aveva trovato Marge Athanay e Audrey Nathan. Erano imbavagliate e legate insieme. Dopo averle liberate un uomo gli era saltato addosso. Sembrava umano, ma aveva una forza disarmante.

« Magari era sotto l'effetto del siero Extremis? » chiese Tripplett a Thor.

« No, impossibile » disse Skye, esaminando la scena dell'esplosione « I rilevamenti termografici non corrispondono. E poi, nessuno sarebbe sopravvissuto restando così vicino al punto dell'esplosione. Nemmeno un asgardiano »

« Dove sono le due donne? » chiese Coulson.

Thor sorrise: « Sono salve. Fortunatamente ad Asgard ho ancora degli amici. Forse è meglio se vi aggrappate tutti a me, dobbiamo fare un piccolo viaggetto. »

Tutti obbedirono. Coulson e Tripp afferrarono saldamene le braccia di Thor e presero per mano May e Skye, che si unirono come per formare un grande girotondo. Quando tutti furono posizionati, Thor sorrise rivolto al cielo e in un attimo, tutto il gruppo fu inghiottito in un fascio di luce arcobaleno.

#

« Mio caro Heimdall, non so di quanti favori ti debba ancora ripagare, ma questo è uno dei più grandi »

Heimdall sorrise: « E io non so quante volte abbia tradito il giuramento fatto al mio re per salvarti lo scalpo, amico mio! »

Poi Heimdall guardò i nuovi arrivati: « Salve a tutti, agenti dello S.H.I.E.L.D. Direttore Coulson, è un piacere fare la sua conoscenza »

Coulson gli strinse la mano. Heimdall poi ricominciò: « Odino sa che siete qui e vuole vedervi al più presto. Le due donne stanno bene, ora Lady Sif e le ancelle di palazzo si stanno occupando di loro. »
« Ci potete accompagnare da loro? » chiese Tripp al guardiano.

« Certamente. Thor, sono nella stanza della guarigione »

La squadra si incamminò di corsa per raggiungere il palazzo. Quando entrarono, vennero investiti da un'ondata di occhiate e bisbigli incomprensibili, probabilmente rivolti all'arrivo di Thor a palazzo dopo tanti mesi con quattro terrestri dietro.

Arrivati di fronte alla porta della stanza della guarigione, trovarono Lady Sif intenta a dare indicazioni ad un'ancella. Non appena vide Thor, l'ancella si inchinò profondamente e poi scappò via, quasi intimorita.

« Thor, eccoti. » disse Lady Sif « Le due donne si sono appena addormentate. Erano molto scosse. »

« Possiamo vederle? » chiese Coulson.

« Certo, ma fra poco. Ora lasciatele riposare. Prima Odino vuole vedervi. »

Thor fece per incamminarsi giù dall'ampia scala, ma Sif lo fermò: « No, vuole parlare solo con loro. Li accompagnerò io. »

#

La sala del trono era spettacolare!

Tutta rivestita di marmo, le grandi colonne sembrava scomparissero direttamente nelle nuvole.

Il sole splendeva attraverso le immense finestre, che ricoprivano entrambe le pareti della lunghissima sala, e proiettava le loro ombre sul pavimento immacolato.

In netto contrasto con l'illuminazione della sala, al fondo di essa il trono era immerso nell'oscurità.

Avvicinandosi, Coulson notò una strana ombra che si agitava sul trono. Una figura alta e slanciata, un profilo che gli era famigliare.
Certo che fosse un prevedibile scherzo della sua immaginazione continuò imperturbabile a camminarr verso il trono.

« Eccovi i compagni di Thor, Mio Re » disse Lady Sif inchinandosi.

La squadra la imitò.

« Grazie, Lady Sif. Ora puoi andare » rispose Odino, come sempre maestoso e imponente, seduto sullo scranno dorato.

« E così » introdusse Odino, non appena le guardie ebbero
chiuso le porte dietro Lady Sif « Voi siete gli umani con cui mio figlio vive sulla Terra. E lei deve essere Phil, figlio di Coul » aggiunse poi, rivolto a Coulson « Voglio ancora scusarmi per tutti i dolori che Loki le ha procurato. »

« Vi ringrazio, signore. E vi ringrazio anche per aver accolto ad Asgard queste due donne. » rispose Coulson.

Odino scese dal trono e si avvicinò agli ospiti del palazzo: « Da qui vi ho osservati,  con l'aiuto di Heimdall, il guardiano.

Sapete, dopo tutto ciò che è successo per colpa di uno degli uomini che ho cresciuto, ho capito che era meglio aiutare il secondo il più possibile per evitare che commetta gli stessi errori del fratello » . Parlò con un tono duro e amaro, pieno di rimpianto ma anche di rabbia, forse per aver fallito con la sua missione di padre.

« Sono felice che Thor abbia degli amici fedeli come voi, in grado di tenere a bada il suo carattere impulsivo e facendolo ragionare. Sappiate che di qualunque cosa abbiate bisogno, vi basterà alzare gli occhi verso il cielo e un aiuto da Asgard lo otterrete sempre »

Le porte si aprirono e Lady Sif entrò nella sala. Dopo essersi inchinata davanti al suo re, disse: « Le due donne si sono svegliate. Ora potete parlare loro. »

La squadra si congedò da Odino. Non appena le porte si chiusero, Loki si asciugò una lacrima. Si stava rendendo finalmente conto che aveva sbagliato completamente tutto nella vita.

Però non c'era più tempo per cambiare.

#

Skye entrò nella stanza che Sif le aveva indicato. Audrey Nathan e Marge Athanay erano coricate dentro a due letti.

Non appena Audrey la vide sorrise: « Sapevo che c'era il vostro zampino in questa faccenda. Comunque potevate mandarlo prima il fustacchione con il martello. Anche se avrei preferito fare la conoscenza di Captain America: l'agente Coulson me ne parlava sempre, quando... beh.. » aggiunse tristemente.

Skye le sorrise di rimando, poi prese posto ai piedi della donna.

La signora Athanay, ovviamente non abituata alle faccende dello S.H.I.E.L.D. guardava Skye e Audrey con sguardo interrogativo.
« Stia tranquilla signora Athanay.  Qui con noi è al sicuro, siamo agenti dello S.H.I.E.L.D. »

Visto che la signora Athanay non sembrava più rassicurata rispetto a qualche minuto prima, Skye aggiunse: « Lei ha mai sentito parlare di Thor? » le chiese
« Ovviamente,  dopo tutto quello che è successo a New York,  chi non sa chi è Thor? » rispose Marge.

« Ecco » continuò Skye « So che può sembrare strano, ma ora siamo ad Asgard, il suo pianeta natale » .

La signora Athanay annuì.

« Ora vorrei chiedervi una cosa. Lo so che è presto, ma è essenziale che tutto ciò che ricordate non vada perso. Devo sapere com'era fatto l'uomo che vi ha rapite» disse Skye invitandole a parlare.

« Era alto. » disse Audrey « Non siamo mai riuscite a vedere molto di lui. Era sempre vestito con una tuta grigia e un passamontagna. L'unica cosa che sono riuscita a notale è stato un tatuaggio, su entrambi i polsi. Era una specie di cerchio verde, con dentro uno strano simbolo. Non sono però riuscita a vederlo bene. Sembra quasi un fiore. »

Marge Athanay non aggiunse niente, era troppo scossa. Piangeva, ripensando agli orribili momenti della prigionia. Skye disse loro che sarebbero pariti da li a poco tempo. Poi uscì dalla stanza.

« Come stanno? » chiese May non appena la vide.

« Bene. Sono molto scosse, però qualcosa mi hanno raccontato. »
Poi Skye si guardò in torno.

Come intuendo la sua domanda, Tripplett disse: « Non si è neanche avvicinato al corridoio. Parlaci tu, sei l'unica che riesce a farlo ragionare, di questi tempi. »

Skye percorse tutto il corridoio che ospitava tutti gli appartamenti per gli ospiti. Trovò Phil che guardava fuori da una delle grandi finestre.

« Dovresti andare a parlarle » gli disse Skye.

« Non deve sapere che sono con voi » rispose lui, con tono piatto.

« Spero che tu stia scherzando. »

« Te l'ho detto, la metterei solo in pericolo e la farei soffrire. »

«Beh, sai, visto gli ultimi sviluppi, è stata peggio da quando non la vedi più... »

« Si, ma soffrirebbe scoprendo che le ho tenuto nascosto che sono ancora vivo »

« Sai Phil » disse poi Skye accalorandosi « Così sembrerebbe che sei tu quello che non vuole soffrire. Sembra che tutto ciò che hai appena detto serva per non ripensare a New York. »
Coulson si girò verso Skye: « Come puoi... »

« Oh, si eccome! Non ti importa se lei si senta abbandonata, non ti importa se lei sta male perché ha perso il più grande amore della sua vita. Ti importa solo sentirti libero di crogiolarti in questo stato da povero uomo solo contro il mondo. Il problema è che non riesci ad andare avanti. Io sto andando anvanti, gli altri stanno andando avanti, Fitz si è svegliato, May è tornata ad essere quella di prima ma tu sei l'unico che è rimasto fermo. »
Coulson si arrabbiò: « Mi stai dando del codardo? »

« Si, Phil Coulson. Ti sto dando del codardo, ma non nella divisa: codardo in tutto il resto. Vuoi ritornare indietro a quando eri il GMan che andava a rompere le balle a Stark segregandolo in casa, ma non sei più quella persona. »

Skye se ne andò di corsa.

#

La porta scorrevole sbatté forte.

Coulson sollevò gli occhi dalla scrivania per guardare la donna stagliata sull'uscio.

« Ho bisogno di un congedo, solo pochi giorni... » disse Skye, incrociando le braccia sul petto.

Coulson riabbassò la testa e iniziò a scrivere al computer: « È per cosa è successo ieri? »
« Anche, ma non solo. In questo momento non sono più sicura di cosa sto facendo, ho paura che sua troppo per la piccola Mary Sue Poots. » Un sorriso amaro le comparì un attimo sul viso, mentre pronunciava il suo nome.

Coulson si alzò e andò a posarle un amano sulla spalla.
« Ti devo chiedere scusa, Skye. Avevi pienamente ragione, l'altro giorno: non ho il fegato per affrontarla, non ho il fegato per parlarle e fnisco sempre col farla soffrire » Skye non scostò la mano dell'uomo.

Aveva sbagliato a trattarlo in quel modo, però vedere come aveva di nuovo abbandonato Audrey senza spiegazioni, l'aveva fatta andare su di giri. Lui le aveva confidato di sentirla come una
figlia e lei, dalla sua parte, lo sentiva come la persona più vicina ad un padre che avesse mai avuto.

« Posso chiederti perché vuoi un congedo? » disse Coulson dolcemente
Skye arrossì: « L'altro giorno, dopo essere tornati da Asgard, ho traumatizzato uno dei poveri ragazzi di Rawell. Mi ha aiutato a far passare la rabbia e ci siamo scambiati il numero di telefono »
« Eheheheheh, qualcuno ha un appuntamento? » Coulson sogghignò « Come si chiama? »

« James Stone. Allora, me lo dai il permesso? »

« Certo, vai. Ce la caveremo anche senza di te per un paio di giorni »

Skye lo ringraziò: « Qualsiasi novità, io ho il telefono acceso »

« Ok, tranquilla. » Phil la guardò andare via. Era veramente preoccupato come se fosse sua figlia e il solo pensiero di non averla vicino gli faceva accapponare la pelle.
______________________________________________________________________________________________________________________________________________

Skye sorrise alla volta di un ragazzo appoggiato alla vetrina della caffetteria dove si erano dati appuntamento.

Era alto, muscoloso con i capelli corti e biondi, tagliati a spazzola e la barba incolta.

La guardò sorridente: « Passata l'arrabbiatura? »

Skye rise: « Si, e poi non conviene stare troppo arrabiati con il proprio capo »

Lui la guardò imbarazzato: « Allora entriamo? »

Lei annuì. Era veramente bello, con quegli occhi azzurri che sembravano un tutt'uno con il cielo. Lo trattenne per la maglietta e lo spinse contro la vetrina. James non sembrava affatto scontento di aver bruciato qualche tappa.

Si baciarono con passione per un tempo che sembrava infinito, le lingue aggrovigliate, mordicchiandosi le labbra e toccandosi dappertutto. Lei lo condusse fino al portone dirimpetto, nel palazzo in cui si trovava l'appartamento che lo S.H.I.E.L.D. le aveva assegnato. Infilò con difficoltà le chiavi nella toppa, con James che la toccava e la faveva rabbrividire, baciandola sul collo.
Si spinsero sul letto, inziando a svestirsi l'un l'altro. Lui le tolse la camicetta e iniziò a massaggiarle i seni, facendola di nuovo rabbrividire. Skye gli strappò la maglietta e i pantaloni di dosso e lo spinse sotto le coperte.
Fecero l'amore fino a quando il sole non tramontò. La prima volta per Skye dopo Miles.
Ma la volta migliore.
Sembrava quasi una cosa ultraterrena...

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-5...

-4...

-3...

-2...

-1...

BOOM!




[Angolo Autrice:
ecomi bellezze! l nuovo capitolo è online! Come al solito ringrazio tutti coloro che hanno letto, recensito, seguito, preferito la mia storia e in particolar modo la mia fedele consigliera  e amica Kibachan <3
Ci si vede al prossimo chappy.
Kiss,
Ele]

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Capitolo 5
*** Chapter 4 ***


Stark caricò il colpo in canna e si nascose dietro al muretto. Sentì qualcuno arrivare dietro di lui, con una grossa maschera nera che gli oscurava il viso. Capì che era un alleato solo dall'azzuro del giubbotto antiproiettile. Sparò un paio di colpi dietro di se e l'uomo al suo fianco fece lo stesso.

Il rumore e il seguente gemito di un colpo andato a segno.

Tony si girò e alzò in aria, vittorioso, il fucile da paintball: « Che c'è Capitano? Perdiamo i colpi? »

Steve Rogers si levò la maglietta sulla quale campeggiava un'enorme chiazza di vernice rosa shocking.

« Ah, non è stato un gioco leale! Voi eravate in tre contro uno. » ribatté Rogers.

Banner si tolse la maschera e disse ridendo: « Rogers, meno chiacchiere, stai veramente perdendo i colpi. Mi sta bene ti avesse colpito Barton » aggiunse indicandolo mentre si calava agilmente da una finta grondaia « Ma, andiamo, un fisico nucleare che mette KO il più grande soldato della storia! »

Stark e Barton proruppero in una fragorosa risata e anche il Capitano si sciolse in un sorriso.

« E poi dai, hai avuto almeno dieci occasioni per colpirmi ma non l'hai fatto. Che c'è? Hai paura che mi surriscaldi solo per una partita a paintball? » continuò Bruce.

« Non si è mai troppo prudenti, dottore » disse Stark, in una perfetta imitazione di Rogers.

Il capitano li mando in un determinato posto, ma poi si avviò con loro, sorridendo.

Avevano affittato la palestra per evadere un po' dalla monotonia della Stark Tower.

L'unico problema era che non appena si muovevano, anche solo per andare a portare a spasso Jackson - il Buledogue Francese che Stark aveva regalato a Pepper per il loro anniversario – venivano travolti da orde di fangirl urlanti e giornalisti accorsi probabilmente per vedere quante volte faceva pipì il cane di Iron Man.

All'inizio erano lusingati da tutta quella gente venuta per autografi, dichiarazioni e interviste, ma dopo un po' l'entusiasmo si era trasformato in irritazione e sembrerà strano dirlo, ma anche l'egocentrico Tony Stark aveva iniziato ad evitare le telecamere uscendo dalle porte sul retro di ristoranti e luoghi pubblici.

E così fu quel giorno: furono accolti da una grande folla di gente, i soliti visi che li salutavano la mattina appena svegli da fuori la Stark Tower e che li accoglievano alla sera tardi quando tornavano da locali o conferenze.

Erano di buon umore e quindi quel giorno si concessero ai fans e ai giornalisti. Erano talmente presi dal rilasciare dichiarazioni sulla notizia della gravidanza di Natasha - che, non si sa bene come, aveva già fatto il giro del modo due ore dopo che la donna aveva dato la notizia ai compagni – che non notarono il grande furgone posteggiato dall'altro lato della strada. Era tutto nero, con una grossa antenna sul tettuccio.

Non appena si fecero largo attraverso la calca e salirono sulla nuova auto di Tony, una Ferrari FF comprata pochi mesi prima, il furgone partì sgommando. Avevano appena svoltato l'angolo quando il cellulare di Steve squillò: « Pronto?»

« Tesoro? Sono io. Senti potreste per caso venire a casa? io e Pepper siamo appena state aggredite da un tizio che non si sa come ha eluso la sorveglianza ed è comparso in bagno » rispose Natasha, con voce tranquilla dall'altra parte del telefono.
Steve strabuzzò gli occhi: « Che cosa?!? Ma state bene? »

« Sì, certamente. Del tizio se ne sta occupando Happy ma non credo che parlerà per un po' »

« Perché? » chiese Steve

« Bah, sai com'è » introdusse Natasha con tono noncurante « La signorina Potts ha imparato qualche mossa niente male e gli ha lussato la mandibola con un calcio prima ancora che io fossi entrata nella stanza. Quasi quasi mi licenzio. Ora ti devo lasciare, ho appena scoperto che Coulson sta lavorando a dei casi analoghi di rapimento; meglio che lo chiami »

Rogers riattaccò dopo aver chiesto di nuovo alla fidanzata se stava bene. Poi spiegò ciò che era successo ai compagni, che lo guardavano con sguardo interrogativo.
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________
Skye si svegliò. Prima di aprire gli occhi sentì un sobbalzo, poi un rumore simile ad un motore.

Quando aprì gli occhi, trovò la faccia di James che guardava la strada di fronte a sè e sorrideva. La ragazza tirò su il sedile, guardò la strada e disse, con tono scherzoso: « Ok, ho capito! Mi hai addormentata, rapita e ora mi stai portando in una capanna in mezzo ad un bosco per imprigionarmi e chiedere il riscatto »

James rise: « Sì, certo, hai afferrato. E io in realtà non sono un agente dell'FBI ma faccio parte di una setta satanica che sacrifica le vergini per bere il loro sangue. Oh » continuò con finto fare sbadato « Mi sa che ho sbagliato persona »

Entrambi scoppiarono a ridere. Poi Skye continuò: « Dai seriamente, dove mi stai portando? »

« In un posto carino! » rispose lui, con tono misterioso « Comunque lo vedrai fra poco, dove siamo! »

Infatti qualche chilometro dopo si intravide un cartello con scritto “Coney Island Luna Park”...

« Non ci posso credere! La nostra prima notte a letto insieme e tu il giorno dopo mi porti al luna park! »

James si fece subito serio: « Cosa c'è? Non ti piacciono le giostre? »

« Ma certo che mi piacciono, idiota! ».

Scesero dall'auto Skye gli diede un bacio a stampo sulla bocca e partì di corsa, esortandolo a seguirla.
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________« « Ha alzato la posta » disse Coulson, entrando nella sala riunioni.

Sullo schermo apparvero le fotografie relative ai casi dei rapimenti.

« C'è un'altra vittima? » chiese Triplett.

« Fortunatamente no, ma il rapitore si è infiltrato nella Stark Tower e ha cercato di rapire la signorina Pepper Potts. Romanoff era con lei, visto che ora tutti gli Avengers vivono nella torre, e insieme a Happy Hogan è riuscita a fermarlo »

« Imposto la rotta per New York. Partiamo fra venti minuti »

« Perfetto. Simmons, ti voglio operativa. Devi cercare di scoprire chi è il tizio che hanno catturato. Per oggi prenderai il posto di Skye.»

Simmons annuì e andò subito da Fitz.

#

« Jemma, ne abbiamo già parlato, sto bene! » disse Fitz, dopo che un'indaffaratissima Simmons riguardò per la centesima volta i referti di quelli che erano probabilmente i terzi ceck-up completi del ragazzo.
« Questo lo decido io, e poi comunque non si è mai troppo prudenti. Ti sei appena svegliato da un coma di quasi due mesi, dobbiamo lasciare il tempo anche al tuo corpo per riprendersi, non solo al tuo cervello »
« Come vuoooooi... » cantilenò Fitz, giocherellando con le lenzuola del letto.
Stava recuperando velocemente, tanto che Simmons aveva previsto un inizio anticipato della fisioterapia ma quello sarebbe stato solo l'inizio di un percorso lungo e faticoso, per riavere il Fitz di sempre.
« Jemma? »
« Dimmi » Rabbrividì, sentendosi chiamare per nome.
« Io aspetto ancora una risposta. Riguardo a ciò che ci siamo detti là sotto »
Lei non rispose per un lungo tempo. Finì di riordinare la stanza, archiviò i referti  e  buttò nel contenitore dei rifiuti sanitari i guanti di lattice. Poi si avvicinò al ragazzo e lo baciò sulla fronte: « Io ti voglio bene, Fitz. Ti voglio bene più di ogni altra cosa. Magari ti amo, ma in questo momento non riesco... Non riesco a parlare, non riesco a scegliere, non riesco a pensare. Ho archiviato tutto, tutto ciò che è successo quel giorno in una parte del mio cervello, perché avevo bisogno di essere il più
lucida possibile per riuscire a tenerti in vita. E ora che stai meglio, sta ritornando tutto su. Lasciami il tempo Fitz, ti prego »
Fitz chiuse gli occhi. Cercò di capire che cosa lui provasse veramente.
Ma capì che i suoi sentimenti non erano cambiati.
_____________________________________________________________________________________________________________________________________________

Tony guardò l'uomo seduto sulla sedia con disgusto.

« Come ha fatto ad entrare, questo? » chiese freddo a Happy, che si stava tamponando con un fazzoletto bagnato il labbro sanguinante.

« Non ne ho idea. Il livello di sicurezza non è cambiato, siamo sempre tutti al nostro posto »

Erano nel grande salone dell'appartamento nella Stark Tower. C'erano vetri dappertutto, parecchi mobiletti del bar erano andati in frantumi e una lampada (la preferita di Pepper, in vetro di Murano) era ormai ridotta a una polvere sottile.

L'uomo responsabile di tutto quel macello era ammanettato ad una sedia, con il corpo immobilizzato da una sciarpa ma, nonostante le scarse misure di sicurezza, non sembrava aver nessuna intenzione di muoversi.

Barton si avvicinò al prigioniero e lo afferrò per i capelli mandandogli in dietro il collo.

« Chi cazzo sei, eh? » gli sussurrò nell'orecchio « Chi. Cazzo. Sei! » ripeté, quando questo tenne la bocca chiusa, per quanto la lussazione glielo permettesse.

Barton aspettò per qualche secondo la risposta dell'uomo, e quando non la ottenne, si mise davanti a lui, infilò i pollici in bocca all'uomo e, senza tante cerimonie, gli riassestò la mandibola.

L'urlo del prigioniero risuonò per tutta la torre. Quando il dolore si placò l'uomo sorrise faticosamente a Barton e disse: « Hail, Hydra! »

« Io non lo ripeterei se fossi in te »

Phil Coulson entrò nella stanza, seguito a ruota da May e Triplett.

« Era ora! » commentò Stark. May lo zittì con un'occhiataccia.

Coulson si avvicinò all'uomo, gli tirò su i polsini della felpa e scoprì un tatuaggio verde: non era un fiore, ma il simbolo dell'Hydra.

Signore, grazie alla microcamera ho identificato il prigioniero. Cioè, in teoria non l'ho identificato”

« Cosa intendi dire, Simmons » soffiò Coulson nel microfono, allontanandosi dall'uomo.

Intendo dire ciò che ho appena detto, signore. Non esiste nessun uomo in nessun database mondiale che abbia quella faccia. Tutti i file sono stati ripuliti”

« Ricevuto. Io provo a fargli dire qualcosa, tu continua a cercare. Se Fitz se la sente, passa a lui il contatto audio » disse il direttore.

Eccomi, signore” rispose Fitz dall'altra parte dell'auricolare.

« Quindi » introdusse May, avvicinandosi all'uomo ed estraendo la pistola « Hai rapito due donne, hai cercato di rapirne una quarta cercando di infiltrarti in uno degli edifici più blindati d'America e hai giurato fedeltà ad un'organizzazione filonazista. Dammi dei validi motivi per non farti saltare il cervello. »

« Eh eh eh, agente May. Di motivi ne ho quanti ne vuole. La maggior parte riguardano il suo capo e quella specie di mostriciattolo umanoide che avete portato al calduccio nella vostra base. Gli altri, beh, ce li avete già sotto gli occhi: quando ha imprudentemente inserito quella chiavetta USB nel suo portatile, la vostra sciocca hacker ha attivato un conto alla rovescia. Voi avete erroneamente pensato che fosse il tempo che mancava alla bella Audrey Nathan. Invece... mi sa che sono un passo davanti a voi. »

Con un colpo le manette caddero per terra. L'uomo afferrò saldamente la pistola di May, che la lasciò andare prima che questa si trasformasse in una massa informe di acciaio fuso. L'uomo soffiò sopra ai resti della pistola, facendoli solidificare, e poi li posò per terra, si alzò dalla sedia e intimò a tutti di abbassare le armi. Barton levò più alto l'arco e così il prigioniero, con il solo movimento della mano, levò una folata di vento mandandolo a cozzare contro la parete opposta.

Poi prese tranquillamente posto di fronte alla postazione computer della stanza.

Era strabiliante la tranquillità con la quale l'uomo si aggirava per la stanza, attorniato da tutti quegli uomini forti e armati, come fosse stato certo che nessuno avrebbe mai provato a fargli del male. Che nessuno avesse tanto fegato da provarci...

« Stavo dicendo, che la vostra Skye ha attivato un conto alla rovescia. Quando il vostro biondino muscoloso ha trovato la signorina Nathan, mi sono permesso di fermare apparentemente questo conto alla rovescia. Quando voi avete lasciato il pianeta il timer ha raggiunto il secondo zero e all'istante centocinquantamila androidi si sono attivati. Dappertutto, dentro ogni organizzazione governativa, ogni luogo pubblico, ogni strada, via o vicolo del mondo. Ecco la situazione. »

Mostrò a Coulson una quarantina di video sullo schermo del computer: inquadravano la Casa Bianca, Buckingham Palace, il Colosseo, Central Park e decine di altri luoghi importanti e pullulanti di persone.

« Ora, le informazioni che cercavo me le avete gentilmente offerte voi, inserendo quella fantomatica chiavetta nei vostri server. »

L'uomo si alzò in piedi e spalancò la porta-finestra che dava sul terrazzo: « Io ora me ne andrò e voi mi lascerete andare. Se cercherete di fermarmi in qualsiasi modo basterà che io mi sfiori il polso e tutti quegli androidi si autodistruggeranno portando con se tutta la gente del pianeta. »

Coulson decise di assecondare l'uomo: « Dimmi almeno chi sei »

Il prigioniero rise una risata fredda, malefica, senza gioia: « Il professor James Moriarty, Lord Voldemort, Mr. Hide, in pratica, il tuo miglior nemico! »

L'uomo fece per girarsi verso la finestra e saltare di sotto, quando si sentì un boato e un lampo argentato lo colpì, mandando l'uomo a cozzare contro il mobiletto del bar. Coulson ne approfittò per scaricargli il caricatore di un I.C.E.R. addoso.

« Era ora » disse Stark, rivolto alla figura che era appena atterrata sul terrazzo.

« C'era traffico!» bofonchiò Thor spazzolandosi i vestiti e lanciando il braciale cercapersone sul divano.

« C'era traffico.... vuoi dirmi che ormai ti sposti solo più in macchina? Andiamo bene »

Il semidio stava per rispondergli a tono, quando Coulson si intromise: « Ok, basta. L'importante è che lo abbiamo fermato. Nel mentre che è addormentato bendategli gli occhi e portatelo sul Pulmino. »

« Ricevuto » Triplett obbedì e, aiutato da Barton lo portò nella cella del Pulmino.
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« James, ti prego, un altro giro! »
Il ragazzo stava quasi per vomitare, dopo quello che probabilmente era il decimo giro sulle montagne russe.

« Cos'è questa, una nuova forma di tortura che usate allo S.H.I.EL.D.? » chiese a Skye appoggiandosi ad un muretto « È quella che avete usato prima di rispedire Loki ad Asgard? »

Skye si fece seria: « Non pronunciare il nome di Loki. Mi rovini la giornata. »

« Ok, ok. Tranquilla. Scusa, non pensavo facesse questo effetto » rispose James.

« Scusami tu » disse Skye « È solo che quell'essere spregevole ha distrutto la vita di troppe persone a cui voglio bene »

Skye guardò l'orologio: « James, è meglio che mi riporti a casa. Devo recuperare la mia roba e ritornare alla base. »

Il viaggio di ritorno fu silenzioso.

James seppe che con quella battuta infelice riguardo Loki aveva rovinato la giornata e Skye pensava alla stessa cosa, mentre guardava scorrere i palazzi di New York dal finestrino.

Arrivati sotto casa, 3 ore dopo, Skye salutò James e lo pregò di andare via il più presto possibile. I protocolli obbligavano tutti gli agenti che in licenza avevano incontrato dei famigliari a far perdere le proprie tracce entro un'ora dalla separazione.

E così Skye fece. Salì velocemente nell'appartamento, prese tutte le sue cose e salì in macchina diretta alla base.

#

Skye fu contentissima di aver convinto Coulson a permetterle di riparare il vetusto sistema di riconoscimento, che, riconoscendo la targa della sua macchina e il suo volte, le aprì senza problemi il pesante portellone della rimessa.

Raccattò stancamente il borsone dal sedile posteriore e scese le scale, pronta per una bella dormita.

Stava per tirare dritto verso gli alloggi quando vide la luce della cucina accesa:

« Hey, come hai fatto ad evadere » chiese a Fitz, che stava guardando con aria assente nel frigorifero.

« Simmons dorme! » rispose lui, aguantando un barattolo di burro d'arachidi e spingendo la sedia a rotelle verso il tavolo, dove del pane in cassetta e un coltello erano già stati disposti su un tagliere.

Offrì una fetta di pane imburrato a Skye, che accettò sedendosi a cavalcioni su una sedia.

« Come stai? » chiese al ragazzo.

« Tutto sommato bene, è solo che la riabilitazione mi sta sfiancando. E il male alle gambe non mi fa dormire di notte. »

Restarono lì in silenzio per un po', a gustare la merenda notturna, quando un altra persona sbucò dalla porta: « Oho, c'è una festa qui » disse Tripp, riempiendosi un bicchiere d'acqua « Nessuno dorme qua dentro? »

I due fecero cenno di no con la testa, impossibilitati a parlare dalle grosse quantità di cibo che avevano in bocca.

« May sta facendo Tai Chi e Coulson è da ieri sera quando siamo tornati che è chiuso nel suo ufficio. Sta cercando di capire chi sia il tizio di ieri. »

Skye lo guardo interrogativo.

« Non ti ha avvertito? » chiese Tripplett stupefatto.

« Avvertirmi di cosa? »

« Abbiamo preso quel pazzo... è un dotato, ma non è schedato »

Skye strabuzzò gli occhi: « E perché non mi avete detto niente? >

I due ragazzi fecero spallucce; Skye si alzò e tirò dritto verso l'ufficio del direttore, ignorando il “non vuole essere disturbato”, pronunciato da May quando Skye le passò davanti.

Bussò lievemente alla porta. Ottenne risposta dall'altro lato e quindi entrò.

« Com'è andata la giornata? » chiese Skye, come se non sapesse niente.

« Bene » rispose lui, con tono fasullo.

« Bene per il fatto che avete catturato quel bastardo? Perché non mi hai chiamata, non stavo facendo niente di importante. E poi esco con un agente dell'FBI: avrebbe capito. »

« Ecco, a proposito. È meglio che ti accomodi, devo dirti una cosa. » disse lui, passandosi un mano fra i capelli. Coulson si alzò dalla scrivania e si avvicinò alla cassaforte. Prelevò dal suo interno un fascicolo di documenti.

Poi continuò, rivolto a Skye, che era sempre più confusa: « I ragazzi ti hanno spiegato cos'è successo oggi? » Skye annuì.

« Ho scoperto che l'uomo che teniamo in custodia è un certo Jeff Gornsey, un pazzo entrato nelle schiere dell'HYDRA parecchio tempo fa. È un dotato, ma non è mai stato schedato, forse perché dopo le sue poche manifestazioni pubbliche non è mai rimasto nessun testimone. Mentre lavoravo con uno dei programmi che Fury mi ha lasciato, quello per riconoscere le identità fasulle, ho erroneamente scannerizzato tutti i profili presenti nel database. »

Phil girò lo schermo del computer verso la ragazza.

Un simbolo rosso di pericolo lampeggiava di fronte alla scritta che indicava il nome di James Stone. La ragazza guardò prima il monitor e dopo il suo capo, che la guardò con aria grave.

« Che cosa significa? » gli chiese, anche se sapeva già la risposta.

« Significa che ti ho lasciato una scelta. Non ho ancora proceduto alla verifica, aspettavo il tuo ritorno, ma sappi che qualunque cosa tu decida io devo procedere con le misure di sicurezza di protocollo. »

Alla ragazza sembrò di stare tornando indietro nel tempo. Una nuova vita non avrebbe dovuto implicare “un nuovo Ward”. Sta volta però, si disse Skye, avrebbe voluto sapere tutto subito.

Premette il pulsante invio... quando lesse, desiderò non averlo mai fatto.
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« Dove sei stato? »

« Non ti deve interessare »

« No, non mi devo interessare delle tue faccende. Ma dovrebbero interessarmi le ultime direttive del mio sire. Ricordi? Rapporti costanti ogni du... »

« Ogni due giorni, ogni due giorni. Guarda che non ho bisogno di una baby-sitter! »

Loki si alzò e iniziò a camminare in circolo per la stanza.

« Sif, mi vedi? Pensi che sia ancora quello di una volta? Ti pare che se non fossi stato degno di fiducia mio padre mi avesse messo a regnare? »

« Io mi fido di Odino. E Odino si fida di te. »

« Ma tu non ti fidi di me.»

« Mi spiace, tu la mia fiducia l'hai persa parecchio tempo fa. E sono certa che qualunque nobile cpsa tu faccia non la riconquisterai mai. »

La guerriera fece per andarsene, ma arrivata sulla porta si girò di nuovo verso l'uomo: « Ah, è da quando scendi sulla Terra sistematicamente succede qualcosa. C'è mancato poco che Coulson e la sua squadra ti scoprissero l'altro giorno. »

« Tu sai perché torno sulla Terra ogni giorno. E non negarlo, perché me lo ha riferito Haimdall. »

« Sì, lo so. E visto che lo so ti dico questo: faresti meglio a lasciar perdere, tanto quando lo scopriranno, non saranno così clementi come credi. »

Detto ciò, Sif se ne andò sbattendo la porta.




Ohila genteeee!!! Nuovo capitolo on: che ne pensate?
Vorrei scusarmi per i tempi infiniti di attesa ma a causa scuola/blocco dello scrittore/stagione 2 di AoS mi sono completamente impallata! Ringrazio tutti quelli che hanno letto/preferito/ricordato/recensito la mia storia e in particolare la mia salvatrice (grazie Martiiiiii), senza la quale questo capitolo sarebbe stato una schifezzuola!
Ci si vede alla prossma! <3.<3
Kissssssssssssssissimissimi,
Ele <3



P.s.: non posterò ancora il volto del nuovo personaggio..... serve un po' di suspance!!!

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Capitolo 6
*** Chapter 5 ***


Aveva voglia di spaccare tutto, di distruggere a sprangate ogni cosa le capitasse a tiro. Non importa tutto l'allenamento fatto con May e tutte le sue pappardelle che insegnavano a mantenere il controllo.

Piangeva, tirando pugni alla sacca da box – le sarebbero sanguinate le nocche da lì a poco, non aveva in dosso i guantoni – mentre ripensava a cosa aveva visto su quel monitor, che aveva fracassato a terra qualche istante dopo....

“Procedere alla verifica....

PERICOLO!

Nome completo: James Nicholas Stone
Luogo e Data di nascita: Centennial (Colorado), 18 aprile 1979
Data primo documento risalente al profilo: 27/09/2014

CODICE DI IDENTITA' NON VALIDO

 

Skye si sentì avvicinare da alcuni passi leggeri.

« Scusa! » chiamò una voce

La ragazza si girò. I suoi occhi notarono una figura stagliata sulla porta dell'hangar.

« Agente Romanoff! » Skye afferrò un asciugamano e se lo strofinò sul viso per eliminare ogni traccia di sudore e lacrime, poi andò in contro alla nuova arrivata.

Natasha Romanoff aveva rimpiazzato la solita tuta il kevlar e latex con un paio di aderentissimi jeans push up e una canotta bianca che non lasciava nulla all'immaginazione. Sul braccio aveva appeso una borsa di pelle nera e un giubbino dello stesso materiale.

« Dai, ti prego, “Agente Romanoff”... manco parlassi con mia nonna! ». Natasha scambiò la stretta di Skye « Senti, sto cercando il direttore. Tu hai qualche idea su dove si sia imboscato? Gli devo parlare »

« Coulson è fuori » May scese le scale. Con uno sguardo intimò a Skye di non muoversi per nessun motivo, chiarendo il perché si stava recando al piano di sotto e si rivolse alla Romanoff: « I tuoi documenti sono di sopra sulla sua scrivania. Mi ha detto di dirti che la richiesta di congedo non può essere revocata e che, cito testuali parole, “se prova a rifiutare la lego ad una sedia di sotto in archivio e la obbligo a fare cinque turni alla settimana in archivio con Koenig” »

Natasha sbuffò: « Non può farmi questo. Io posso rimanere operativa ancora almeno per sei mesi! Non può obbligarmi a stare rinchiusa in quel circolo di pensionanti a New York! »

May sogghignò: « Immagino che non ci sia pericolo che Banner si trasformi... »

« Ci puoi giurare... l'unica volta che si è alzato un po' di più il livello di pericolo è stato quando i ragazzi gli hanno versato in faccia un secchio di acqua gelata alle 3 di notte... »

« Oddio... » commentò la donna « Beh, se cerchi l'ufficio di Coulson ti basta salire queste scale. Passi la prima porta a destra e ti trovi in davanti ad un marcantonio afroamericano che sta impazzendo come un bambino giocando ad Assassin Creed. Chiedi a lui e ti indicherà la strada »

Con un sorriso le due agenti congedarono Natasha. Poi, ritornando alla sua solita espressione, May si girò verso Skye: « Chiariamo due cose: non so cosa sia successo ieri in quell'ufficio e non me ne importa niente, sai dove trovarmi se hai bisogno di parlare. Comunque Coulson, Rogers e Barton se ne stanno occupando. E io ho bisogno di te, lucida e operativa »

« Coulson è via per questo? » chiese Skye, senza mostrare nessun sentimento.

« Sì, ma stai tranquilla, non è da solo. Ora devi scendere di sotto ad interrogare il prigioniero » le porse il badge per la disattivazione delle barriere primarie, che consentivano all'agente di parlare faccia a faccia con chi stava al di là, senza però correre nessun rischio.

Skye strabuzzò gli occhi: « Ma il direttore non aveva dato l'ordine assoluto di non intrattenere rapporti con quell'uomo? »

« Infatti » rispose tranquilla May « Quella è la chiave per l'altra cella... »

Skye abbassò lo sguardo sulla chiave magnetica. Era impressa la scritta:

Ward, Grant Douglas
7/jan/82
Cell: 1A  6c-reinforced
Danger: H++

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Coulson, Barton e Rogers erano seduti ad un tavolino della squallida caffetteria di fronte al civico 127. I due Vendicatori avevano saggiamente abbandonato le uniformi, optando per due completi in giacca e cravatta: quel giorno avrebbero dovuto impersonare tre perfetti uomini d'affari in riunione, durante la colazione.

La cameriera, una ragazza alta e mora, con due grossi seni tenuti insieme da una piccola canottiera che arrivava sopra l'ombelico e con una gonna striminzita che le copriva il sedere tanto quanto una coperta matrimoniale avrebbe potuto coprire l'Empire State Building, portò loro tre tazze di caffè nero e del pane imburrato, lanciando delle occhiatine maliziose al capitano che, imbarazzatissimo, stava probabilmente cercando di trapassare con lo sguardo laser i vetri di fianco a lui.

Sorridendo cordialmente, Coulson ringraziò, e continuò a guardare furtivamente la porta del palazzo di fronte al bar. Aveva saggiamente parcheggiato la grande Lexus nera in modo che coprisse la visuale di quella determinata parte della vetrina a chiunque passasse su lato opposto del marciapiede, permettendo però a chi stava all'interno di osservare qualsiasi cosa attraverso i vetri oscurati.

Finirono in fretta la colazione e, quando videro James Stone aprire il portone, pagarono il conto e si precipitarono a seguirlo.

#

James cercò le chiavi nella tasca dei jeans e aprì il portone. Skye aveva decorato il mazzo con numerosi portachiavi, di quelli che vinci al McDonald's nell'Happy Meal. Notò dall'altro capo della strada un'enorme Lexus nera, che faceva davvero a pugni con la sfilza di pick-up e macchinine colorate parcheggiate tutti in torno. Chissà chi possedeva una macchina del genere... e soprattutto, chissà chi era così amante delle macchine da tenerla così maniacalmente pulita!

Aveva deciso di mantenere la copertura anche quando non era con la ragazza, per evitare strane domande: a New York era un tipo, diciamo, abbastanza conosciuto.

Salì i tre piani di scale fino ad arrivare all'appartamento di Skye. Le aveva chiesto se, con il consenso dei superiori, poteva rimanere in quell'appartamento, visto che era in città per lavoro. Lei aveva acconsentito, con la promessa di andarlo a trovare appena ne avesse avuto il tempo.

James detestava mentirle. Detestava doversi presentare a lei con un aspetto diverso, con l'amara consapevolezza che lei gli voleva bene. Aveva pensato a mille modi per rivelarsi, ma aveva scoperto il cuore di Skye. E non si meritava altre bugie.

Si asciugò una lacrima, da quando viveva con la ragazza era diventato sentimentale, e infilò le chiavi nella toppa, quando l'ascensore si fermò. L'appartamento di Skye era magnifico ed enorme, situato ai piani bassi di un alto grattacielo.

Nonostante la posizione, si godeva di un magnifico panorama, dalle pareti finestrate del salone e della camera da letto. Aveva due stanze da letto, due bagni e un grande open space che univa cucina e salotto.

Skye gli aveva spiegato che gli appartamenti degli agenti si trovavano generalmente ai piani bassi per permettere loro un rapido accesso alle vie di fuga principali, qualora ci fosse stata un'emergenza.

Stava per chiudere la porta, quando avvertì qualcuno alle sue spalle. Si voltò per assicurarsi l'identità dell'intruso, ma questo gli assestò un calcio a piè pari in faccia, spedendolo dritto a battere la testa sul pavimento.

#

Dopo aver studiato la planimetria dell'appartamento fornitagli da Stark (l'immobile apparteneva a lui) scoprirono di avere solo trenta secondi per entrare. Salendo dal retro dell'edificio riuscirono a scassinare la finestra appena qualche secondo prima che l'obbiettivo aprisse la porta.

Non appena questo la richiuse dietro di se e si girò, Rogers si appese al lampadario e gli calciò due suole di sneackers numero 47 sul viso, e lo mandò lungo e disteso.

L'uomo non perse conoscenza, ma alzò le mani in segno di resa di fianco alla testa, in un gesto che ricondusse la memoria di Steve ad un ricordo di qualche anno prima, in un'indimenticabile e movimentata sera a Stoccarda. Lasciò scorrere il pensiero e tornò a focalizzarsi sulla scena.

« Signor Stone, sono l'agente Coulson dello S.H.I.E.L.D. Credo che lei debba rispondere ad alcune domande... »

Stone annuì: « Credo che mostrarvi chi sono realmente semplificherà le cose »

Coulson lasciò cadere la pistola in terra e guardò inorridito la persona che aveva davanti.
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Skye tirò un immenso respiro e inserì il suo codice di identificazione nel dispositivo di fronte a lei. Aspettò che questo caricasse i dati e diede la sua scansione retinica e quella delle impronte digitali. La porta di fronte a lei si aprì con un rumore metallico.

Non era mai stata nella prigione del Parco Giochi. Era stata costruita seguendo il modello delle prigioni del palazzo reale di Asgard: una serie di corridoi sui quali si affacciavano le celle; i prigionieri potevano essere visti da fuori, ma nessuno di loro poteva vedere all'esterno, fino a quando chi stava all'esterno non avesse disattivato la protezione visiva. Ogni settore aveva una porta blindata che si poteva aprire solo dall'esterno e con una determinata tessera magnetica, che rinchiudeva i prigionieri in base alla loro pericolosità.

La cella di Ward era l'ultima del sesto settore. Era la cella con maggiori protezioni, progettata per trattenere i criminali più pericolosi.

Skye non percepì subito che c'era qualcosa di strano: vide la porta apenta ma, visto che era l'ora del pranzo, attribuì il fatto ad una guardia disattenta, che magari aveva ingenuamente lasciato l'uscio socchiuso dal momento che stava trasportando il vassoio con il cibo. Preparò una mezzo rimprovero per la guardia, ma nessuno le rispose dall'altro capo del corridoio. Tentò ancora di chiamare la guardia Wallace (era suo l'ultimo accesso al settore) ma il silenzio regnava. Skye tirò fuori la pistola e corse furtiva a vedere. La scena che si trovò di fronte agli occhi la spiazzò: di fronte alla cella di Ward, che era senza protezione, la guardia era accasciata contro il muro con in fronte i riconoscibili segni del colpo di un I.C.E.R. Il corpo di Ward era dall'altra parte della barriera: aveva l'I.C.E.R. di fronte a lui e una pistola in mano. Il sangue gli sgorgava da una ferita nello stomaco.

Skye corse verso il ragazzo. Vide che aveva gli occhi ancora mezzi aperti. Se lo coricò sulle gambe e cercò di fermare l'emorragia con la mano sinistra, mentre con la destra, tremante, prese il cercapersone e chiamò di sopra.

« S... s... »

Ward cercò di parlare, ma lei lo zittì, con la voce rotta: « Sssh, no. Lascia stare, lascia stare sono qui »

Grant respirò a lungo. I polmoni gli bruciavano, sentiva che non sarebbe riuscito a stare sveglio ancora per molto, ma recuperò tutte le forze per pronunciare un'ultima frase: « S-skye. T-ti a-a-mo. P-p-erdonami »

Aspettò la risposta di Skye, che lo accarezzò sulla fronte con le mani sporche di sangue. Riuscì ancora a scorgere la figura di May arrivare e guardare impotente la scena, poi precipitò nell'oblio.
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Coulson era completamente smarrito. Guardava sgomento la figura che si stava alzando da terra, sempre con le mani alzate e un'espressione distrutta in volto, molto diversa da quella che aveva scorto l'ultima volta che aveva visto quel viso.

Loki si mise di fronte ai tre uomini. Barton caricò una freccia nell'arco, pronto a scoccarla per poter punire finalmente l'uomo che gli aveva mandato per parecchi giorni il cervello in black-out, quel tanto che bastava per fargli cercare di uccidere Natasha e tutta la squadra.

Coulson mise una mano sull'arma del suo allievo e gliela abbassò. Poi si chinò a terra a raccogliere la sua pistola e, recuperato un briciolo di senno, la caricò e la puntò dritta in mezzo agli occhi di Loki, trattenendolo per un braccio e sibilando con aria truce: « Spiegami perché non dovrei farti saltare quel cazzo di cervello malato che ti ritrovi »

Steve rimase stupito dalla reazione di Coulson, che prese poi il semi-dio e lo scaraventò al suolo, per poi prenderlo a pugni, con le lacrime agli occhi.

Colpo, dopo colpo, dopo colpo sentirono le ossa del viso di Loki andare in frantumi. L'asgardiano non batté ciglio, ma si limitò ad incassare inerme ogni colpo che il direttore gli tirava.

Coulson era talmente concentrato a far provare tutto il dolore possibile a quell'essere che era disteso sul pavimento, che non sentì la porta dietro di lui aprirsi. Capì che nella stanza c'era qualcun altro quando una mano, possente ma delicata, gli si posò su una spalla, invitandolo silenziosamente a smettere.

Stark guardò pietosamente la scena. Tolse la mano dalla spalla di Phil, il quale si sedette al suolo, con la testa fra le mani. Non lo aveva mai visto perdere il controllo in questo modo. Recuperato un minimo di contegno, si girò verso Tony e verso tutta la folla che si era appena creata nell'appartamento: erano presenti tutti gli Avengers. Thor era affiancato da suo padre e da Lady Sif.

Odino andò a porgere la mano a Coulson e lo aiutò ad alzarsi. Thor fece lo stesso con il fratello, il quale, con uno dei suoi trucchi, si era fatto tornare il viso ad un aspetto decente.

« Qualcuno può spiegarmi come mai mezzo mondo di lassù e a New York? » chiese sconcertato Occhio di Falco.

Loki si affiancò al padre e al fratello e iniziò a parlare: « Inizierei con il chiedervi immensamente scusa, per tutto, ma so che non verrebbero sentite. Non me lo merito. Sono venuto qua per informarvi che siete in pericolo. In grave pericolo! Ho cercato più e più volte di mettermi in contatto con mio fratello il quale, probabilmente dopo la mia non-morte, aveva non intenzionalmente cancellato il canale mentale attraverso il quale, a sua insaputa, riuscivo a comunicare con lui sulla Terra » Loki inghiottì il groppo che gli si era bloccato in gola e continuò: « L'uomo che avete preso in custodia l'altro giorno non è propriamente un umano. Il suo nome è Sisko*, figlio di Laufey, e mio fratello »

Il silenzio era teso e l'impazienza palpabile: « Sisko è, come me, cresciuto lontano dalla sua popolazione, qui sulla Terra dove, da fonti ancora sconosciute, ha imparato a padroneggiare gli elementi. Qualsiasi elemento: fuoco, acqua, terra, aria. Riesce tanto a fondere i metalli, quanto a condurre elettricità senza morire folgorato o ambiare la struttura di un materiale. Qualche tempo fa si è alleato con l'HYDRA, sotto la falsa identità di Xeno Oxis. L'agenzia aveva provveduto a cancellare tutti i suoi dati dall'archivio come da contratto »

Coulson prese finalmente la parola, con voce roca, ancora rotta dalla rabbia: « Perché proprio Skye? »

Loki abbassò la testa. Lady Sif prese il suo posto nella narrazione: « Loki doveva agire come temporaneo re di Asgard, e doveva farsi passare alcune informazioni fondamentali prima che ci fosse la necessità di rivelarsi. Lo so che questa cosa non le piacerà, agente Coulson, ma Skye è la persona meno forte psicologicamente della squadra. Tornando a noi, Sisko è malato mentalmente. Ha una profonda ossessione per le donne e è assetato di potere. Non è saggio trattenerlo sulla Terra. »

« Dobbiamo portarlo con noi » concluse Odino « Mi spiace per tutto il dolore che vi ha arrecato mio figlio in quest'ultimo periodo e quello che vi ha arrecato ancora prima. Loki è veramente cambiato e io ho fiducia in lui. »

Coulson ringraziò Odino con un profondo sguardo. Se lui diceva che ci si poteva fidare di Loki, ci si poteva veramente fidare di Loki. Fidarsi, non dimenticare tutto. Nessuno ce l'avrebbe mai fatta. Completamente ristabilito, il direttore si rivolse a Loki, che parve rimpicciolirsi, nonostante fosse di parecchio più alto: « Loki, tu verrai con noi, parlerai con Skye e subirai le conseguenze di averle mentito. Poi ti riprenderai il tuo caro fratellino psicopatico e leverai il culo da questo pianeta il più presto possibile. Chiaro? »

La risposta di Loki fu tacitata dallo squillo di un cellulare. Nonostante fosse quello di Coulson, Barton prese la comunicazione. Attese parecchio tempo con gli occhi sbarrati e poi riattaccò velocemente: « Phil, ci vogliono urgentemente alla base: Ward ha tentato di uccidersi! »
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L'agente asiatica gli provocava un folle piacere. Approfittò sorridendo del trambusto che aveva causato il tentato suicidio del suo vicino di cella - un tipo importante visto il modo in cui si erano tutti precipitati al piano di sotto – per creare un piccolo corto circuito al sistema di oscuramento della cella. Assorbì le onde sonore dell'allarme e, impassibile, osservò ciò che accadeva dall'altro lato della protezione. Non appena il ferito fu trasportato via in barella fece andare in corto anche la schermatura principale.

Si sentiva onnipotente. Quando provava emozioni forti riusciva a trasformarsi meglio. Il fumo in cui si trasformò fu aspirato via dal sistema di areazione. Era fuori, pronto a colpire di nuovo.


[Angolo autrice:
papparappa! Non sono morta! Solo che la giungla liceale mi distrugge e con l'inizio della nuova stagione la mia vena artistica è fuggia a Tahiti (anche lei dice che è un posto magico). Spero vi piaccia questo chap, e scusate ancora per l'attesa! Troverete la descrizione di Sisko nella pagina-personaggi!
Vi voglio bene genteee!
Kissss,
Ele]





*Sisko non è veramente un figlio di Laufey. E' un personaggio inesistente!

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Capitolo 7
*** Chapter 6 ***


Si sentiva la testa pesante.

Un attimo... si sentiva la testa!
Cercò di verificare se le altre parti del corpo erano al proprio posto, ma una fitta di dolore lo colpì allo stomaco.

Di colpo ritornò nel mondo reale: sentiva il contrasto fra il caldo delle gambe, sotto il lenzuolo e il freddo del petto nudo; un bip sommesso e ritmato gli arrivò alle orecchie.
Poi percepì il leggero tocco di una mano che gli accarezzava la testa. Si sforzò e aprì gli occhi. Un forte fascio di luce lo colpì, facendolo lacrimare. Non appena la luce sfumò, due occhi marroni gli restituirono lo sguardo. Il viso di Skye era di pietra.

« Hey » disse Ward, beandosi di lei.

« Hey » rispose la ragazza, continuando ad accarezzarlo, seppur mantenendo la stessa espressione « Sei stato in coma per tre giorni. E prima che tu me lo chieda, no, non sono arrabbiata per la più grande cazzata che tu abbia mai cercato di fare e, credimi, ne hai fatte tante ».

Ward sorrise: « Da quanto tempo volevi dire tutte queste cose? » Gliele aveva buttate in faccia come un tornado impazzito.

« Parecchio » rispose lei « Come ti senti? »

« Più o meno come dopo il mio ultimo “appuntamento” con May » all'improvviso si fece serio « Siete riusciti a trovare Sisko? »

Skye abbassò gli occhi: « No, nonostante abbia dietro di lui una squadra dei migliori agenti dello S.H.I.E.L.D., tutti i Vendicatori e quell'ex-psicopatico del suo fratellastro »

« Non è meglio che tu vada di sopra a vedere se puoi aiutare? » le chiese Ward.

Skye lo squadrò preoccupata: « Sei sicuro? »

« Starò alla grande! » rispose lui « E riguardo a ciò che ti ho detto nella cella... »

« ...ora riposati, ne parleremo poi. »

Skye chiuse la porta della stanza.
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Sisko si gettò il cappuccio in testa e, arrancando, riusci ad arrivare in un vicolo buio, prima di accasciarsi a terra sfinito.

Era stato uno stupido, a volare per così tanto tempo senza interruzione; la libertà gli aveva dato alla testa e ora doveva pagarne le conseguenza.

Era capitato in una piccola cittadina in un posto sperduto. Ne aveva sentito parlare durante uno dei suoi tanti lavoretti terrestri in una squallida tavola calda di Detroit, dove un cliente aveva raccontato a Nancy, l'avvenente cameriera, di volerla portare, un giorno in quel bellissimo paradiso.

Sisko si accorse che quel cliente o era molto matto o molto ubriaco... Era circondato da palazzi semidistrutti, barboni e degrado.

Non appena si fu ripreso, decise di incamminarsi per trovare un posto per riposare un po'.

La mattina dopo si sarebbe messo alla ricerca di Elizabeth Ross?
Il suo piano? Mettere a KO Banner, recuperare un po' del suo sangue e evitare di sentirsi come se fosse stato appena calpestato da una mandria di bufali ogni volta che si volatilizzava.
_________________________________________________________________

« BECCATO! » urlò vittorioso Fitz, facendo sussultare Coulson, che si era assopito sul tavolo dopo una notte insonne « Stark, mi ricevi? »

« Forte e chiaro! » disse l'uomo dall'altro capo dell'auricolare « Dammi il posto »

« Arriveranno le coordinate direttamente sul tuo visore... »

« Ok » Stark attese un attimo « Arrivate. J.A.R.V.I.S., imposta la rotta per Willowdale, Virginia. »

« Uho, uho, uho, frena, frena! » disse Banner, girandosi « Hai
detto Willowdale? »

« Sì » rispose Fitz.

L'uomo si mise le mani nei capelli: « Cazzo, cazzo, cazzo....»
Nessuno di loro aveva mai sentito il dottore imprecare. Tutti si guardarono, molto allarmati, ma il dottore lo tranquillizzò con un gesto della mano e cercò di mantenere il controllo. Inspirò a fondo e, con una mano appoggiata sul polso sinistro, aspettò che il suo battito si
regolarizzasse, stupendosi di come era subito schizzato nella pre-"zona verde".

« Willowdale, Virginia. Pacifica cittadina di pochi abitanti, ospita la Culver University...»

«QUELLA Culver University? » chiese Fitz, girandosi stupefatto verso il dottore.

« Sì, quella che quasi sette anni fa ho quasi raso al suolo e quella che qualche anno prima ha ospitato i miei esperimenti»

Il gelo avvolse la stanza.

« Betty... » biascicò Banner

« La signorina Ross è al sicuro, con una scorta silenziosa di quattro uomini, così come la signorina Foster e la signorina Potts » disse Simmons, rassicurandolo.

L'uomo si alzò e andò fuori dalla stanza. Poi chiamò Stark: « Tony? Non me ne fotte un cazzo di chi ci sia a Willowdale: devi trovare il modo per starle il più vicino possibile, intesi? »

« Intesi, intesi... » il suo tono era preoccupato « Tu come ti senti? »

Banner smise di camminare a passo deciso su e giù per la cabina e guardò nel vuoto stupefatta: « Che cosa intendi? »

Tony sbuffò: « Intendo che sei il mio migliore amico e sei più rintracciabile di un dodicenne »

« Mi hai pedinato? »

« No, ho solo dato una sbirciatina fra le tue cartelle cliniche dopo che hai fatto visita per tre volte consecutive al centro analisi dello S.H.I.E.L.D. » rispose Stark.

Banner franò sul letto. Doveva essere un segreto.

« Senti, io ho un po' di tempo e tu hai bisogno di parlarne perché nonostante qualcuno dica in giro che sono uno stronzo senza cuore, un po' di cuore per uno certo scienziato che nel tempo libero si diverte a distruggere i vestiti che ha addosso ce l'ho » Tony cercava di sdrammatizzare.

Bruce sospirò: « Qualche mese fa, stavo facendo i controlli periodici che ogni mese faccio sul mio sangue, per vedere la percentuale di radioattività e ho riscontrato una brusca diminuzione dei globuli rossi sani. Credevo fosse solo dovuto allo stress e alle più frequenti perdite di controllo, ma andando più a fondo con le analisi, ho scoperto che le cellule del mio sangue si rigenerano a un quarto della velocità di prima. E pare che il signor Verde stia notevolmente aiutando il progredire della malattia »

Si sentì un forte rumore d'aria. Tony, dall'altro capo del telefono, arrestò bruscamente la corsa e si rifugiò di fronte all'uscita secondaria di un palazzo. Sapeva dove Banner stava cercando di andare a parare: « Non ci sono altre possibilità? »

« Lo vorrei. Ma sembra di no... ora vai. Ricordati! Rapporti regolari »

Banner chiuse la comunicazione. Tony controllò di avere l'area libera e poi risalì in una scia azzurrina e rossa. L'idea che il suo secondo migliore amico dovesse smettere di combattere al suo fianco gli dava il voltastomaco. Ormai erano riusciti a rendere Hulk più “umano” se così si poteva definire e Bruce riusciva più spesso a rimanere entro una certa soglia, a controllare la trasformazione e il ritorno alla normalità. Dopo tanto tempo, pensare a New York non gli procurava più attacchi di panico e se era così doveva ringraziare lui.

« Signore » J.A.R.V.I.S. Interruppe il filo dei suoi pensieri « Fra 10 minuti saremo a Willowdale. Devo localizzare la signorina Elizabeth Ross? »

« Sì, J.A.R.V.I.S. » rispose lui.

« La signorina Ross si trova al 123 di Candace Street, in compagnia di... Sisko. Ingaggio protocollo “Alfa-12”? » disse con fare diligente il computer.

« No, cerchiamo di fare meno scena possibile. Avverti la scorta silenziosa con un codice giallo e chiamami Coulson » rispose lui. Attivò i pannelli retro-riflettenti e si diresse all'indirizzo indicato.
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« Ciao » Grant si girò verso Skye, che entrò nella stanza con il suo laptop e si sistemò ai piedi del letto « Novità? »

« Abbiamo localizzato il bastardo in Virginia, indovina dove: proprio a casuccia del dottor Banner » rispose Skye con tono amaro.

« Vuole colpire dall'interno... »

« Tu ne sai qualcosa, vero? »

Il gelo avvolse la stanza. Ward cercò di raggiungere il ginocchio di Skye con la mano, ma lei gliela prese e la strinse.

La ragazza ritornò al lavoro sul portatile, poi lo appoggiò sul comodino lì vicino e portò una sedia al fianco destro dell'uomo.

« Allora: piccolo resoconto degli ultimi giorni... mi sono ritrovata chiusa in una bunker con il più grande soldato di tutti i tempi, i due migliori agenti dello S.H.I.E.L.D., un superscienziato che ha seri problemi nel contenere la rabbia e Coulson e May, che non vogliono farmi muovere un muscolo, mi escludono dalle indagini sul campo perché sono “mentalmente compromessa”. Il punto è, ho avuto tempo per pensare e... »

« E? »

La ragazza sospirò: « … e mi sono accorta di avere bisogno di te tanto quanto ti ho odiato dopo che ho scoperto ciò che avevi fatto. E con questo non ti sto dando il mio perdono, perché le cose che hai fatto sono imperdonabili, ma ti amo, ti amavo e ho continuato ad amarti nonostante una parte di me fosse arrabbiata alla follia »

Ward non parlò. Voleva stare lì a guardarla per ore e ore fino ad avere gli occhi incandescenti, perché era rimasto troppo tempo solo a osservare la parete bianca di una cella rinforzata. Non avrebbe mai potuto immaginare che dalla bocca di Skye potessero uscire quelle parole. Si sarebbe aspettato un rifiuto, un invito a scomparire dalla faccia della Terra, invece lei era lì, per lui.

Mentre la guardava, inaspettatamente, iniziò a piangere come mai aveva fatto, per la prima volta con l'amara consapevolezza di ciò che aveva fatto, di coloro che aveva ucciso. Una volta capito chi era veramente l'uomo che lo aveva istruito, avrebbe dovuto mollare tutto, e capire da che parte stare. Il peso di tutto ciò lo stava soffocando.

Skye si accorse che per tutto il tempo non gli aveva lasciato la mano. Se la portò alla bocca e a baciò, poi si avvicinò alla sua testa e cercò di farlo smettere di piangere.

« Che cosa ho fatto, Skye? » chiese lui tra le lacrime.

Lei scoppiò a piangere a sua volta, poi si accoccolò nel letto di fianco a lui, stando attenta a non fargli male, lo cinse con un braccio e gli appostò tanti piccoli baci sugli occhi, sul naso, sul collo, assaporando le lacrime salate di tristezza, vergogna e colpa. Se le avessero detto qualche giorno prima che avrebbe fatto una cosa del genere, si sarebbe fatta due risate.

Lo squillo del cerca-persone la svegliò. Non si era neanche accorta di essersi addormentata. Guardò l'ora: erano solo stati venti minuti. Diede un baco a un dormiente Ward, prima di essersi accorta della presenza di May sulla porta.

« Come hai fatto? » le chiese quando furono uscite dalla stanza « Come hai fatto a perdonarlo? »

« Non l'ho fatto » rispose lei.
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Stark trovò a sorvolare una piccola casetta a due piani, con giardinetto.

Sisko all'interno, osservava con fare fintamente interessato il contenuto della dispensa e la quantità degli asciugamani nell'armadietto. Una parte del suo piano era andata a buon fine, aveva trovato un'anonima cittadina, un'anonima casetta con anonimi vicini, per riuscire a confondersi nel mucchio. La seconda parte di piano, beh: la signorina Elizabeth Ross era una bellissima giovane donna e non sapeva che “Marcus Frederick” aveva una certa perversione per le bellissime giovani donne.

« Allora che ne dici, Marcus? » disse Elizabeth, guardando l'uomo e sorridendo.

Sisko ricambiò il sorriso: « Penso sia perfetta! Ora vorrei vedere il giardino sul retro, se è possibile »

« Certamente! » rispose Elizabeth.

Aprì la porta e, mentre stava uscendo, si sentì tirare indietro: una mano le premette un fazzoletto bagnato sulla bocca e una nebbia biancastra la avvolse, prima di perdere i sensi.


Stark dall'altra parte della strada osservò tutta la scena. Chiamò Coulson: « L'ha presa, l'ha presa! » urlò « Al diavolo le coglionate del protocollo, io entro ». Chiuse la comunicazione sulla protesta del direttore.

Si tolse l'armatura, che si chiuse nella valigetta e prese la pistola, che infilò nella cintura dei pantaloni.
Salì le scale, seguendo la ripugnante voce di Sisko che mormorava qualcosa a Elizabeth.

Qualche tempo prima non si sarebbe nemmeno sognato di fare una cosa del genere, di togliersi l'armatura e agire come un agente S.H.I.E.L.D a tutti gli effetti, ma aveva imparato parecchie cose, da Nat e Barton e era quello il momento di metterle all'opera.
Doveva colpire Sisko alle spalle senza farsi sentire; non poteva mettere a rischio la vita di Elizabeth né tanto meno quella degli agenti della scorta, che sembravano usciti freschi freschi dall'accademia.

Sisko era in una camera da letto. Accarezzava il viso di Elizabeth con un rivolo di fumo che sprigionava dal dito; lei piangeva.

« Allora » introdusse con tono suadente « Il tuo fidanzatino non ti ha insegnato che non bisogna mai fidarsi di nessuno? Mi sembra che lui e la diffidenza vadano a spasso a braccetto »

« Come fai a sapere chi è? » disse la ragazza singhiozzando.

« Sai, io so tutto di tutti, mia cara Elizabeth... » Sisko si alzò e cercò di togliere la camicetta alla ragazza, che si divincolò e morsicò Sisko sul polso, proprio nel punto in cui l'uomo aveva uno dei due tatuaggi verdi.

Sisko ritirò il polso velocemente e accadde qualcosa di strano: per un millesimo di secondo i contorni del suo corpo si fecero meno definiti e lui tremò, quasi come avesse preso una scossa elettrica.

Tony sentì dei passi dietro di se e sussultò (fortunatamente in modo silenzioso) quando Coulson, furente, si manifestò alle sue spalle.
Tony gli chiese con il solo movimento delle labbra dove fosse Bruce, Coulson mimò una macchina e gli fece segno di uscire. Lui obbedì e si premette la pistola sul polso destro, indicando Sisko con la testa. Coulson afferrò al volo il consiglio di Stark; l'uomo uscì silenziosamente dalla casa, poi si mise ad ascoltare la conversazione per capire qual'era il momento giusto per attaccare.

Il piano era: fare uscire Sisko in strada e catturarlo con un marchingegno elaborato da Fitz. Era una sorta di aspirapolvere, che veniva usato dallo S.H.I.E.L.D per ripulire un ambiente da eventuali gas presenti nell'aria; lo scienziato lo aveva modificato, per impedire a Sisko di uscire attraverso il condotto e scappare.

« Vedi » stava dicendo Sisko « Io so fare molte cose. Per esempio questo » fece scaturire un getto d'acqua dalla mano e lo rivolse verso il viso della donna, che annaspò alla ricerca di aria.

Poi Sisko si avvicinò e, con un dito incandescente, procurò una lunga scottatura sul braccio di Elizabeth.

La ragazza urlò. Attraverso la porta socchiusa, però, gli sembrò di vedere un uomo. Impercettibilmente la porta si aprì, quel tanto che le bastava per scorgere altre persone. Una donna dai lineamenti asiatici le sorrise, premendosi un dito sulla bocca e facendole segno di prendere tempo con Sisko. Allora lei raccolse tutto il coraggio che aveva: « Hai detto che sai tutto di tutti... cosa sai di me? »

« Beh, so che sei una scienziata, so che tuo padre è quel fallito del generale Ross e so che sei fidanzata con il patetico Glenn Talbot* , per il quale nutri meno affetto che per un cagnolino randagio perché, diciamo, ti piacciono gli uomini più forti e grossi » Sisko rise alla propria battuta.

Betty rise a sua volta: « Se fossi ben informato sapresti che la mia storia con Glenn è finita da un pezzo, lurido bastardo disturbato. »

Sisko cambiò di umore all'insulto della donna; scagliò la sua sedia lontano e iniziò a picchiarla.

In quel momento si sentì un rumore fortissimo. Hulk sradicò tutta la facciata della casa e saltò nella stanza, seguito a ruota da Iron Man che portò al sicuro Betty.

Sisko, preso alla sprovvista, non si trasformò e venne scaraventato in strada. Ancora tramortito vide Hulk saltare accanto a lui ma riuscì a volatilizzarsi prima che la stretta del gigante si fosse chiusa attorno alla sua testa. Comparve pochi istanti dopo sulla cima di un albero: il suo piano era riuscito. Ora bisognava solo abbattere il mostro.

Si appellò al fuoco: come una torcia incandescente saltò sulla schiena di Hulk. Il gigante ruggì e per buona misura lo afferrò di nuovo e lo buttò di nuovo a terra, lanciandolo a duecento metri di distanza.

Sisko però non atterrò di schiena e, per evitare di rompersi la faccia, raschiò con le mani sull'asfalto, fino a sanguinare.

Un dolore atroce gli perforò le tempie. Cercò di sollevare le braccia per controllare i tatuaggi, ma si accorse di avere il polso sinistro rotto. Al posto del solito colore verde, il simbolo era scuro come una marchiatura a fuoco. Il destro era ancora perfettamente colorato. Tentò una, due, tre volte di scomparire; alla quarta ci riuscì ma rimase fumo solo per qualche secondo.

Un'abilità era fuori uso

Iron Man, approfittando del momento di distrazione dell'uomo, lo colpì allo stomaco, pur sapendo che non avrebbe funzionato. E infatti fu così, ma quando Sisko alzò la mano funzionante per rispondere al fuoco si sentirono degli spari e non uno, ma ben quattro proiettili sparati da quattro pistole diverse si conficcarono nel braccio dell'uomo, che cadde a terra immobile. In frettagli agenti della scorta della signorina Ross lo immobilizzarono e lo caricarono, ancora privo di sensi, nel furgone blindato.

Sembrava tutto finito, quando però si accorsero che, per quanto cercasse di calmarsi, Banner non riusciva a ritornare normale. I suoi occhi diventavano prima marroni per poi tornare verde acceso. Tony provò ad avvicinarsi a lui, a volto scoperto e lo rassicurò dicendogli che Elizabeth stava bene. Ma dopo il secondo tentativo il mostro ritornò e Stark venne sbattuto violentemente contro un albero.

La situazione era ancora più critica del previsto: Hulk si mise a correre verso il entro della città, distruggendo macchine e strade, seguito da auto dello S.H.I.E.L.D che gli sparavano addosso.

Quando arrivò all'università, però, si fermò. Le macchine blindate lo accerchiarono. Elizabeth scese da una di esse: « Bruce! » chiamò, con le lacrime agli occhi.

Il mostro si girò... la ragazza stava cercando di appellarsi alla parte appartenente al suo amato che era nascosta in quella montagna di rabbia verde.

« Bruce » continuò con la voce tremante « Stai tranquillo, io sto bene »

Elizabeth si avvicinò a lui, nonostante molti agenti le intimarono di stare indietro. Hulk non si mosse, la sua espressione cambiò. Elizabeth allungò una mano: « Ritorna con noi, ti prego Bruce. »

Hulk scattò e prese Betty. Gli agenti della scorta iniziarono a sparare, forse perché giovani e spaventati dalla ferocia del mostro. Ma Coulson sapeva che nulla sarebbe servito.

Hulk corse, fino ad arrivare, con Betty sulle spalle alla caverna dove tempo prima erano andati a rifugiarsi dopo l'attacco alla Culver da parte del generale Ross e di Blonsky.

Coricò Betty sul pavimento e lui si sedette di fronte a lei.

La ragazza si avvicinò a lui e gli mise una mano sulla sua, gigantesca. Poi lo guardò negli occhi e iniziò a cantare una canzone, la loro canzone, quella che li aveva accompagnati durante tutti i momenti della loro storia:

Hey Jude don't make it bad, 
Take a sad song and make it better, 
Remeber, to let her into your heart, 
Then you can start to make it better. 
Hey Jude don't be afraid, 
You were made to go out and get her, 
The minute you let her under your skin, 
Then you begin to make it better. 
And anytime you feel the pain, 
Hey Jude refrain, 
Don't carry the world upon your shoulders. 
For well you know that it's a fool, 
Who plays it cool, 
By making his world a little colder. 
Hey Jude don't let me down, 
You have found her now go and get her, 
Remember to let her into your heart, 
Then you can start to make it better. “


Lentamente il suo corpo iniziò a rimpicciolirsi e la sua pelle a tornare de colore consueto. Bruce si accasciò fra le braccia di Betty, piangendo e tremando, per il dolore e per il freddo ma soprattutto perché era di nuovo lì con lui.

« Non lasciarmi, ti prego » le disse, stringendo la sua mano.

« Non ti lascio più » gli rispose lei.

Rimasero lì per un tempo che sembrava infinito. Di nuovo insieme, di nuovo vicini. Bruce però non riusciva a riprendersi, era debole e per quanto cercasse di alzarsi in piedi, le gambe non lo reggevano.

La ragazza prese il cellulare e, sotto dettatura compose il numero di Tony, l'unico che l'uomo si ricordava a memoria.

Tony stava cercando di rintracciarli tramite il segnale GPS del cellulare, ma all'improvviso Banner ebbe un attacco di convulsioni e crollò sul pavimento, privo di sensi.


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*nei fumetti della Marvel, prima di essere sposata con Banner, Betty Ross ha una relazione con Glenn Talbot

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Capitolo 8
*** Chapter 7 ***


 “All our times have come 
Here but now they're gone 
Seasons don't fear the reaper 
Not do the wind, the sun or the rain..we can be like they are 
Come on baby...don't fear the reaper 
Baby take my hand...don't fear the reaper 
We'll be able to fly...don't fear the reaper 
Baby I'm your man... 

Valentine is done 
Here but now they're gone 
Romeo and Juliet 
Are together in eternity...Romeo and Juliet 
40,000 men and women everyday...Like Romeo and Juliet 
40,000 men and women everyday...Redefine happiness 
Another 40,000 coming everyday...We can be like they are 
Come on baby...don't fear the reaper 
Baby take my hand...don't fear the reaper 
We'll be able to fly...don't fear the reaper 
Baby I'm your man...”

 

Skye canticchiava attaccata ai fornelli, preparando valanghe di pancakes per colazione. Da quando Sisko era stato catturato, le condizioni di salute di Banner e Ward erano buone, e nel bunker si respirava un'aria più allegra e speranzosa.

Lo strano e variegato gruppo che si era formato, fra chi viveva stabilmente alla base e chi andava e veniva, si era per un attimo dimenticato del passato e dell'organizzazione nazista che stava fuori dalla loro porta.

« Mi divertirò anche io quando cambierai canzone. Questa era la preferita di Garret » commentò infastidito Tripp quando entrò in cucina. Skye si affrettò a far partire 'Toxic' di Britney Spears e l'uomo si sciolse in un sorriso.

Tripplett prese due o tre frittelle e, dopo averle affogate nello sciroppo d'acero e in quello alla fragola, si sedette sul bancone, di fronte al microonde.

Assaporò il primo boccone e poi commentò: « Dovresti chiedere a Coulson un aumento! Sei una cuoca eccezionale! »

« Le darò l'aumento quando imparerà a cucinare italiano » disse il direttore varcando la soglia. Aveva ancora addosso una delle tute con cui la mattina usciva a correre, ma era profumato di doccia appena fatta. Chiaramente non era la sua giornata versione “diplomatico impomatato”. Diede un affettuoso bacio paterno sulla testa di Skye e si versò una tazza di caffè.

Per le nove, tutta la vecchia squadra S.H.I.E.L.D era al completo nella cucina, sembrava di essere tornati ai vecchi tempi, quando dopo una giornata di lavoro ci si rilassava tutti insieme nella sala comune del Pulmino.

« Sapete ragazzi » disse Phil « Domani devo essere a Portland per una riunione: ho alcuni contatti ai piani alti lì e li utilizzerò per cercare di portare qualcuno dalla nostra parte. Che ne dite di partire tutti insieme? Questa settimana c'è il Rose Festival: tanta gente, buona protezione, posto tranquillo e un po' di svago. Vi può interessare? »

May fece finta di non aver capito bene: « Scusa? Phillip J. Coulson che propone un giorno di vacanza? Il mondo è proprio andato in rovina! »

Tutti erano tornati alle loro mansioni quotidiane: May aiutava i Fitzsimmons a fare l'inventario in laboratorio e Trip preparava il Pulmino per il viaggio dell'indomani.

Coulson si ritrovò a sparecchiare in compagnia di Skye.

« Ti ho sentito muovere presto stamattina » le disse l'uomo, mettendo i bicchieri nel lavandino.

« Potrei dirti la stessa identica cosa, ma mi sembra di essere troppo invadente » rispose lei

Coulson andò a chiudere la porta; era il segnale per Skye che potevano parlare, almeno per un po'.

« Quanto hai dormito stanotte? » chiese la ragazza

« Non più delle altre notti... il fatto è che mi sembra tutto troppo semplice: cioè, Sisko si fa rintracciare, noi magicamente riusciamo a fermarlo e altrettanto magicamente riusciamo a catturarlo. C'è qualcosa che non quadra! E poi, perché proprio Elizabeth Ross? Poteva attaccare Pepper o... »

« … o Audrey. Tu sei sempre troppo negativo, devi imparare a pensare che qualche volta possiamo non avere sempre il mondo contro. »

« Non è il fatto di essere negativi o cosa. E' solo che secondo me Sisko non è così idiota com'è sembrato fino ad ora. »

« Ok, ok, direttore » disse Skye

Coulson stava per uscire dalla stanza quando Skye domandò: « Il viaggio tutti insieme a Portland è veramente una piccola vacanza o c'è sotto qualcosa? »

Coulson sorrise amareggiato: « Credo che se fossi da solo, mi verrebbe voglia di fare una certa cosa molto stupida. Che non posso permettermi di fare, almeno non ora »
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« Oh, non mi aspettavo di vederti in piedi! » disse Skye allegramente stupita, vedendo Ward uscire dal bagno appoggiato a un paio di stampelle, seguito da Candace, una delle infermiere carinissime che facevano a turno in infermeria: Grant aveva la barba tagliata di fresco.

Candace sorrise: « Ora glielo lascio, agente. Con lei è in buone mani »

Skye ricambiò il sorriso: « Oh, ti prego! Non darmi del “lei”... sono solo Skye »

Candace annuì, uscì e sigillò la porta digitando la password sul quadrante. Coulson non aveva ancora diminuito le misure di contenimento.

Ward si sedette su una poltrona e iniziò a divorare le frittelle che Skye gli aveva portato.

« Perché mi guardi in quel modo? » chiese Ward, divertito, alla ragazza che era seduta sul letto di fronte a lui.

Skye arrossì violentemente ma non rispose.

Quando ebbe recuperato un colore abbastanza dignitoso, e Ward ebbe finito i pancakes, Skye chiese a Ward ciò che aveva in mente da un bel po': « Sai cosa accadrà ora? »

Ward annuì e sconsolato chiese: « Frigo o prigione federale? »

Skye sorrise: « Te ne vuoi andare? »

« Posso stare qui? »

La ragazza annuì: « Potrei provarci, se vuoi. Ma non ti garantisco niente... Coulson è un po' fa le sue in questo periodo e non so fino a quanto terrà duro. »

Le 10.30, era ora di partire.

« Ora devo andare, stiamo partendo tutti e rimarremo via per qualche giorno »

Ward si rabbuiò. Skye se ne accorse e si accovacciò di fronte a lui; poi gli posò una mano sulla guancia e gli diede il primo vero bacio da quando si erano ritrovati in uno sgabuzzino all'Hub.
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« Hey, dov'eri? Ti stavamo aspettando! » Triplett andò in contro a Skye vedendola salire sul Pulmino. Quando lei le disse che era stata in infermeria, lui borbottò che doveva andare a chiedere una cosa a Fitz e si chiuse per tutto il viaggio nella cabina di pilotaggio.

May la chiamò dal laboratorio: « Skye! Coulson ci vuole di là per un briefing fra mezz'ora. Prima però vorrei parlarti ».

Skye entrò: « Va tutto bene? »

« E' riguardo al Direttore. Non dorme, è sempre più sulle nuvole e non sembra stare bene... tu sai qualcosa? » chiese May preoccupata.

L'agente scosse la testa: « No, è quasi una settimana che cerco di fargli domande e chiedergli se c'è qualcosa che non va, ma continua a cambiare discorso e prenderla con leggerezza. Io fino ad un certo punto riesco ad arrivare, ma è sempre comunque un mio superiore; forse tu...»

May sorrise amaramente: « Da quando ha scoperto della faccenda di Fury, Phill non mi dice neanche più un quarto di tutte le cose che mi diceva prima. Ora sembra che parli solo con te. Magari mentre voliamo vi fate una bella chiacchierata, prima di arrivare a Portland, ok? »

Skye annuì: « Io ci provo, ma non ti garantisco niente. »
May annuì, poi andarono nella sala riunioni.

Quando tutti furono a rapporto, Coulson iniziò: « Allora, stiamo tutti andando a Portland per incontrare James “Logan” Howlett »

I Fitzsimmons si scambiarono una delle loro inquietanti occhiate affascinati da scienziati psicopatici, May e Triplett si scambiarono occhiate incredule. Skye rimase impassibile.

« Perdonate la mia ignoranza » disse Skye « Ma chi sarebbe? »

May e Triplett si girarono verso di lei; i Fitz la guardò disgustata.

Coulson sorrise: « Wolverine, Skye, Wolverine! »

« Aaaah » rispose la ragazza, afferrando al volo « Ora ci siamo! »

« Incontreremo Logan al nostro arrivo. Voi tre » continuò Coulson, indicando Trip e i Fitzsimmons « Resterete sull'aereo, mentre io, Skye e May scenderemo. Qualcosa in contrario? »

Nessuno obbiettò, la riunione si concluse.

L'atmosfera che si respirava sul Pulmino era la più tranquilla ma nello stesso tempo la più tesa che si fosse mai respirata: le indagini su Sisko si erano concluse nel migliore dei modi e ora l'uomo era stato richiamato ad Asgard per scontare la sua pena e il lavoro contro l'HYDRA era in stallo fino a quando non avessero parlato con Wolverine e schierare gli X-Men dalla parte dello S.H.I.E.L.D.

Arrivata la sera, tutti si ritirarono presto, tranne Coulson, impegnato a terminare le carte per il giorno dopo e Skye, intenta a riguardare tutte e le otto stagioni di “Dr. House”.

Verso le 23 le luci al piano di sopra si spensero e Skye sperò con tutto il cuore che, almeno per una notte, quel tormentato uomo riuscisse a dormire.

Neanche a farlo apposta, poche ore dopo la ragazza, che aveva preso l'abitudine di dormire con la porta dischiusa perché odiava il silenzio fatto di pannelli insonorizzati delle cuccette, sentì un rumore. Era un lamento, che proveniva dal piano superiore. Salì fino nella camera di Coulson e lo trovò a rigirarsi nel letto, madido di sudore, in preda a forti incubi.

Urlava e piangeva, diceva a qualcuno di lasciarlo stare, che lui non aveva ciò che cercavano, che non sapeva nulla.

Skye si avvicinò a lui e lo scosse dolcemente, chiamandolo preoccupata. Alla terza volta si svegliò di soprassalto.

Vide la ragazza in piedi al suo fianco e si sedette sul letto. Tremava vistosamente.

« Ti ho svegliata? »

Skye si premette le dita sugli occhi: « Non ha importanza, comunque no, ero già sveglia. Urlavi a qualcuno di lasciarti stare, che non avevi ciò che cercavano... cosa sognavi? »

« Puoi chiudere la porta, per piacere? » Skye obbedì. Quando si fu seduta su una delle poltrone, Coulson iniziò: « Eravamo a Manama. Una squadra di novellini alla prima missione, niente di speciale: recuperare dei piani di volo top secret nell'archivio segreto di una delle più importanti aziende petrolifere del Bahrain. Una cosa semplice per agenti di livello 5, al livello base della formazione di un agente segreto, una semplice missione di grado 2. »

Skye lo interruppe: « Sto per scoprire la storia completa della Cavalleria? »

Coulson annuì e ricominciò: « Avevano assegnato a me il compito di formare la squadra e decisi che cos'era la cosa migliore da fare per una missione così semplice? Reclutare tutti i miei migliori amici, così avremmo unito al lavoro il divertimento. Così chiamai Andrew Rawell, May e altri quindici fra alcuni compagni d'accademia. Era una squadra formata comunque da elementi validi e così, con l'approvazione di Fury, partimmo per il Bahrain. Arrivati a Manama ci accorgemmo che la Compartimentalizzazione del Direttore aveva di nuovo messo a rischio la vita di alcuni agenti: non ci avevano informati che una squadra da quindici agenti avrebbe dovuto abbattere più di cento elementi della mafia russa - metà dei quali lavorava al progetto “Vedova Nera” - guidati dal “Velikiy pravitel”, il “Grande Dominatore”, un dotato, psicopatico megalomane che aveva sottomesso gli abitanti della città facendosi venerare come un Dio. Dietro a tutta questa messinscena, dietro ai piani di volo inesistenti, c'era la Bratva che cercava di ampliare i propri possedimenti petroliferi. Il “Grande Dominatore” controllava l'elettricità: ti opponevi al suo regime? Puoi immaginare ciò che succedeva. Ci siamo trovati lì, impreparati, alcuni di noi furono catturati, ma io, May e Rawell riuscimmo a penetrare all'interno della sede della compagnia petrolifera ma nei trovammo una situazione incredibili: tutti gli abitanti europei della regione, uomini, donne e bambini, affamati, disidratati, sporchi a dormire per terra in mezzo ai cadaveri di tutti quelli che erano stati giustiziati a colpi di mitraglietta contro i muri. Eravamo quasi riusciti ad arrivare al Dominatore, ma Rawell venne colpito quando i Russi ci raggiunsero e io mi feci catturare per lasciare il tempo a May di scappare e andare ad avvertire la squadra dell'estrazione che avevamo bisogno di rinforzi, che ovviamente, come scoprimmo tempo dopo, non erano mai stati previsti. Rimanemmo lì per tre lunghissimi giorni, Rawell in fin di vita, con il rischio di perdere un braccio per la cancrena e io che venivo costantemente torturato perché i Russi non erano ancora riusciti a capire chi fossimo. Quando May uccise il Dominatore, noi eravamo già fuori dall'edificio, e in dieci anni nessun componente di quella squadra è riuscito a capire cosa ci fosse all'ultimo piano di quello stramaledetto edificio. Ecco cosa stavo sognando ».

Skye aveva le lacrime agli occhi; non si aspettava una confessione del genere, un'apertura tale da parte di Coulson. Vide l'anima profondamente fragile e triste di quell'uomo comparire da dietro gli occhi grigi, sicuri, accoglienti. Era tornato il bambino rimasto orfano a nove anni, lo stesso bambino che era spuntato sul lettino della macchina della memoria di Raina, quando aveva scoperto di T.A.H.I.T.I.; l'uomo che cercava sempre di proteggere tutti, andava più protetto di qualunque altro.

Coulson prese fiato: « Devo farti vedere un'altra cosa »

Si sedette alla scrivania, accese il computer e chiamò Skye dietro di se: la ragazza osservò foto su foto di simboli disegnati su un muro.

« Chi li ha scritti? » chiese

« Io » rispose Coulson, guardandola « Skye, non lo deve sapere nessuno, neanche Melinda. »
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Atterrarono a Portland alle 10. Mentre si avviavano alla macchina, May chiese a Skye se lei e Coulson avessero parlato, la sera prima. Lei disse di sì, ma mentì, dicendo che Coulson non le aveva detto ciò che lo turbava.

« Ecco a voi » il Direttore porse alle due donne i fascicoli sugli X-Men e su Wolverine « Skye, hai avuto il tempo di documentarti su Logan? »

« Certo! Ho studiato tutta la notte » rispose con un velo di ironia, che solo Coulson colse.

L'appuntamento era in un piccolo ma accogliente caffè del centro di Portland. Skye riconobbe subito Logan grazie alle foto allegate al fascicolo; rimase colpita dalla potenza del suo fisico e dal suo fascino, ma soprattutto dal bel ragazzo magro e alto che lo accompagnava. Aveva un paio di occhiali da sole da ciclista con le lenti rosse.

« Logan, Summers » disse Coulson, porgendo la mano ai due uomini, che ricambiarono la stretta « Ragazze, questi sono Logan Howlett e Scott Summers »

Skye e May si presentarono; Summers si soffermò qualche secondo in più sulla stretta di Skye e Logan disse scherzosamente: « Attenzione che se la guardi ancora un po' rischi di bucare gli occhiali e piantar su un bel casotto »

« Sempre cortese, Logan » rispose Summers, mollando la mano della ragazza.

Si accomodarono all'interno. Non appena ebbero un tavolo Logan scorse i fogli che il Direttore gli aveva sporto e commentò: « Come mai dopo tanto tempo di rapporti, diciamo non idilliaci con noi, lo S.H.I.E.L.D. chiede il nostro aiuto? »

« Siamo stati attaccati dall'interno, Howlett. Un'antica organizzazione nazista, l'HYDRA, che credevamo distrutta da tempo, ha continuato a crescere dalla fine della Seconda Guerra Mondiale silenziosamente nello S.H.I.E.L.D., fino a farlo implodere. Siamo passati da essere una delle più grandi aziende di agenti segreti e spionaggio del mondo a essere dei mezzi ricercati con sì e no mille uomini, che cercano disperatamente di restare uniti, ma che stanno via via diminuendo. »

« Sì, ma perché noi » chiese Scott « Non ci sono altre organizzazioni di mutanti nel mondo? »

« Certamente, Summers, ma voi siete i migliori e siete gli unici di cui siamo certi che non vi farete corrompere da chi verrà per reclutarvi, promettendovi un mondo migliore ma facendovi sprofondare in un oblio senza possibilità di redenzione ».

Logan sorrise: « Certo che lei è capace ad usare bene le parole, eh, Coulson? E come faccio io a sapere che voi tre non siete fra quei nazisti? Come ci avete trattato, quando era ora di metterci sull'Indice? »

« Lo S.H.I.E.L.D., è cambiato Logan. In negativo e anche in positivo. E ha disperatamente bisogno di persone eccezionali come voi ».

Summers e Logan si guardarono per un attimo: « Ci dareste un po' di tempo per discuterne? »

« Certo » rispose Coulson. Gli passò un biglietto da visita: « Noi saremo in città per qualche giorno ancora, voi prendetevi tutto il tempo che ci vuole »

All'uscita, Scott e Logan si dileguarono in moto.

« E bravo Direttore! » esclamò Skye. Un briciolo di tutto il peso che Coulson portava sulle spalle se ne andò seguendo quelle due motociclette. Ce l'avrebbero fatta, prima o poi.

 

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Capitolo 9
*** Chapter 8 ***


Il Rose Festival di Portland era una delle cose più romantiche e spettacolari che avessero mai visto: tutte le strade della città erano ornate da migliaia e migliaia di varietà di fiori diversi e i carri del grande corteo erano ornati da imponenti e magnifiche sculture di fiori.

Fitz e Triplett comprarono enormi bouquet di fiori alle ragazze e obbligarono Coulson ad indossare un'orribile cappello a cilindro ricoperto da fiori giallo canarino. Arrivata la sera rimasero colpiti dal bellissimo spettacolo di fuochi artificiali che venivano sparati in cielo a tempo di musica. Nonostante cercasse di fingere di essere completamente rilassato,Coulson si guardava intorno furtivamente, come se si sentisse seguito: probabilmente aveva paura di incontrare Audrey, nonostante la donna si fosse trasferita a Chicago dai suoi genitori, dopo l'ultimo incontro con Sisko.

Coulson fece fare loro un giro della città: non era nato lì, ma si vedeva che la amava tanto quanto fosse casa sua.

« Come stai? » gli sibilò Skye fra i denti, mentre camminavano dietro al gruppo. Erano tutti molto provati dalla lunga giornata: Simmons spingeva la carrozzina di Fitz con Triplett che le cingeva amichevolmente la vita e parlava con May.

Coulson si fermò un attimo facendo finta di guardare nelle vetrine di un negozio di souvenirs e bloccò Skye con un braccio, mettendo un po' di distanza fra loro e i colleghi. Poi riprese a camminare: « Sto bene, stai tranquilla. E' solo che devo scoprire cos'è questa roba... non è che uno si sveglia così di colpo e inizia a incidere periodicamente simboli incomprensibili sulle pareti del proprio studio »

Skye tacque per un po', poi titubante propose: « Hai presente la camera che Stark ha creato per monitorare i parametri di Banner durante le trasformazioni controllate? E se provassimo a prevedere il prossimo attacco, cercando di capire da cosa è scatenato e... »

Coulson la interruppe: « Neanche per sogno! Non lo deve sapere nessuno! »

« Non dobbiamo per forza chiuderti in una camera con i vetri infrangibili, Phil » disse Skye con dolcezza « Ma per capire cosa vogliono dire quei simboli dobbiamo cercare di scoprire più cose possibili. E ritornando sull'argomento “Tutto Top-Secret” credo che May abbia il diritto di saperlo »

Il Direttore annuì, sconfitto. Skye gli accarezzò il gomito: « Ne verremo fuori, stai tranquillo »

Di fronte a loro, i compagni erano immersi in una fitta discussione sul sesso del bambino di Natasha e Steve. May segnava le scommesse sullo scontrino del ristorante nel quale avevano cenato.

« Io scommetto 50$ e un turno in archivio con Koenig che è un maschietto » esclamò Triplett.

« Ah, poveraccio » disse Fitz, con aria sapiente « 100$, una settimana di inventario e due turni in archivio... è sicuramente una femmina »

May segnò le puntate e poi disse, maliziosa: « Allora... io butto 200$, due turni in archivio e – udite udite – se perdo, cucinerò per voi per un mese »

« Su cosa scommetti? » chiese Fitz, strabuzzando gli occhi. May cucinava molto bene!

« Gemelli! » esclamò trionfante « Due bei maschietti! »

Skye seguiva divertita l'innocente battibecco fra i tre.

« Tu su cosa scommetti? » disse a Coulson, ma non si accorse che il direttore si era fermato pochi passi dietro di lei e osservava con aria allarmata il cielo. Un cilindro di luce bianca e arcobaleno si stava ritirando fra le nuvole: il Bifröst si era appena richiuso.

In un attimo il panico dilagò fra le strade di Portland; la gente scappava dalla piazza principale e cercava di correre il più veloce possibile verso le auto. Coulson sfoderò la pistola e ordinò a Triplett di portare al sicuro Fitz e Simmons.

L'agente coprì i due colleghi verso la loro auto, aiutò Fitz a salire e obbligò Simmons a tornare dritta al Pullmino.

Poi Seguì il Direttore e le due colleghe operative.

I segni del ponte Arcobaleno erano ancora visibili, fumanti sull'asfalto. Attorno ad essi una trentina di uomini accovacciati in cerchio, con strane armature, molto simili a quelle chitauriane. Al centro del circolo, svettava Sisko, con gli indosso gli abiti asgardiani.

« Come avete fatto a passare? » chiese Coulson, puntando la pistola dritta verso Sisko.

Sisko rise fragorosamente: « Tu sei troppo curioso, Phil. Sempre lì, a fare domande, scortato delle tue donnette petulanti. »

May sparò un colpo in direzione di Sisko,che lo deviò con un gesto della mano e lo mandò dritto contro un albero.

Poi urlò una frase incomprensibile, e all'improvviso tutti i polsi di coloro che erano attorno a lui brillarono di una luce azzurrina. Le mani dei guerrieri di Sisko si unirono e un alto muro di tempesta si alzò attorno a loro.
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Simmons correva da una parte all'altra per cercare di recuperare le comunicazioni con la squadra.

« VIOLAZIONE DEL PERIMETRO DELL'HANGAR – VIOLAZIONE DEL PERIMETRO DELL'HANGAR – VIOLAZIONE DEL PERIMETRO DELL'HANGAR » diceva la voce del computer di bordo; Stark lo aveva installato poco tempo prima, basandosi sul modello di J.A.R.V.I.S., ma in versione femminile.

« Ho capito! » tuonò Fitz, desiderando in quel momento di avere una carrozzina elettrica, mentre passava da un capo all'altro della sala comune, per raggiungere dalla cabina di pilotaggio la sala briefing « Attiva riconoscimento facciale! »

« Riconoscimento facciale attivato: i nuovi arrivati sono James “Logan” Howlett, meglio conosciuto come Wolverine, Scott Summers detto Ciclope, Ororo Munroe chiama... » rispose la voce metallica.

« Sia ringraziato Odino, gli X-Men » esclamò Fitz, sollevato « Falli salire, falli salire »

« Devo far salire anche Thor o procedo all'annientamento? Lui non è un X-Men »

Lo scienziato si batté una mano sulla testa: « Certo, certo! ». Ma i computer non erano rinomati per essere intelligenti? Aveva qualche dubbio che quello fosse uno scherzetto di Stark ai danni di Coulson.

Andò ad accogliere i nuovi arrivati. Thor gli andò in contro con passo pesante: « Sono stato avvertito dal guardiano Heimdall. Cos'è successo? »

Simmons arrivò di corsa: « Il Bifröst si è aperto e io non riesco a contattare Coulson »

« Vado io! » disse Thor. Girandosi si accorse della presenza degli altri tre, che guardavano atterriti il biondo con il mantello che agitava Mjolnir per volare via. Alzarono la mano intimoriti in segno di saluto: « Noi eravamo venuti per dire a Coulson che accettavamo la proposta, ma evidentemente non è in casa. » disse Logan.

Simmons li tolse dal momento di imbarazzo dovuto alla confusione, presentando tutti con fare sbrigativo: « Jemma Simmons, Leo Fitz. Lui è Thor »

L'asgardiano si inchinò profondamente: « Voi siete alleati? »

« Sì, o meglio, credo di sì » disse timidamente Tempesta.

« Bene. L'etichetta del mio pianeta natale mi impone di presentarmi in un modo diverso, ma credo che abbiamo una città da salvare, quindi è meglio rimandare. Se siete alleati, per dimostrare la vostra lealtà a Phil Coulson fareste meglio a seguirmi. » disse Thor, con voce profonda.

Logan fece per ribattere e consigliare a Thor di comandare qualcun altro, ma i due agenti scossero vigorosamente la testa e il mutante recuperò la calma.

La battaglia era nel pieno, quando i rinforzi arrivarono. Sisko uscì dal vortice per affrontare Thor: « Bene bene... possiamo fare una bella gara su chi è il più grande dominatore dei fulmini. Ho paura che da solo perderesti miseramente »

« Mi sa che proprio solo non è » disse Tempesta. Si librò nel cielo e con un fulmine potente riuscì a scalfire il vortice creato dall'esercito di Sisko. Una parte del cerchio si sciolse, mentre altri guerrieri si materializzarono a colmare i vuoti.

Le pistole di May, Triplett, Coulson e Skye vennero affiancate dagli artigli di Wolverine: in un attimo, dieci degli almeno cinquanta guerrieri di Sisko erano riversi sull'asfalto con proiettili in testa e tagli profondi sessanta centimetri che passavano i loro corpi da parte a parte.

Ciclope si tolse per un istante gli occhiali protettivi e convogliò il getto di raggi letali verso in centro del gigantesco temporale che si interruppe. I guerrieri erano tutti a terra, ma subito si rialzarono e riformarono il vortice attorno al loro capo.

Una figura umana uscì dal muro di tempesta. Sisko Sprigionava vento e ghiaccio dalle dita ed era più folle e adirato che mai. Con un solo movimento della mano mandò Skye a cozzare contro il parabrezza di un'auto, davanti alla quale si accasciò priva di sensi. May premette il grilletto, ma una fortissima folata di vento le fece sbagliare mira. Il proiettile colpì la schiena fasciata dalla giacca nera di fronte a lei. Coulson crollò sull'asfalto, esanime. May urlò.

I mutanti e Thor riuscirono a scalfire le difese di Sisko e a ucciderlo, definitivamente insieme al suo esercito, mentre questo era distratto a osservare May correre verso il direttore. Skye guardò trionfante il Dio del Tuono, che stava già correndo, mirando un punto dietro alla sua spalla sinistra. La ragazza si girò.

Il tempo sembrò fermarsi, il mondo sembrò fermarsi. Tutti i rumori si ovattarono, non c'erano più voci, grida, clacson di auto, ma solo il centro della sua vita che si stava sgretolando al ritmo dell'inesorabile e lenta caduta in avanti di Coulson. May si portò le mani alla bocca e cadde inginocchiata; Triplett riuscì a correre in avanti in tempo per afferrare l'uomo prima che sbattesse la faccia sull'asfalto. Skye si accorse che era l'unica che apparentemente si muoveva al tempo giusto rispetto alle altre persone. Vide una luce bianca che la stava avvolgendo, alzandola da terra in una sorta di bolla, mentre qualcosa sembrò lacerarle la pelle della schiena. Con la mano tremante si toccò dietro: si girò e vide che un imponente paio d'ali le era spuntato sulla schiena.

All'improvviso si senti invadere da una forza e un'energia sovrumana. Aveva la consapevolezza che se fosse riuscita a raggiungere Coulson sarebbe riuscita a salvarlo. E non era solo qualcosa legata alla paura di perderlo: aveva il potere materiale di farlo.

Tornò a terra e tutto ricominciò a andare con il tempo giusto. Tutti la osservavano atterriti mentre si avvicinava al corpo di Coulson. Appoggiò la mano sulla schiena del Direttore (aveva assunto una strana colorazione azzurra, ma non se ne preoccupò, sapeva che era una cosa buona). La mano si scaldò e attrasse a se il proiettile. L'emorragia si arrestò; Skye sollevò senza difficoltà l'uomo da terra e, con le sue nuove ali, si diresse verso l'aeroporto.

Stavano volando nel cielo di Portland. Skye cercava, con il suo calore benefico, di riscaldare Coulson. Mentre volavano l'uomo aprì gli occhi: « Ce l'hai fatta... » disse con la voce flebile.
« Sì, ce l'ho fatta. Ora però conserva le energie. Non aver paura che ce la faremo » rispose la ragazza.
« Io non ho paura, Skye. Sono con te. E non credo neanche di meritarmelo tutto questo: io sapevo cosa saresti diventata e non te l'ho detto. Perdonami, ti
prego». I suoi occhi iniziarono di nuovo a chiudersi
Skye aumentò la velocità: « Va bene, va bene. Ora cerca di rimanere con me, ok? »
Atterrò di fronte all'hangar. Affianco a lei si trovò Thor, che la guardava con fare intimorito e reverenziale, camminando qualche passo di fronte a lei.
Appena lo vide, Simmons si fece avanti sulla rampa: « Cos'è successo, state tutti... Oh, santo cielo! » esclamò, vedendo entrare Skye, con le ampie ali bianche piegate dietro alla
schiena. Il suo sguardo cadde sul corpo esanime di Coulson, mentre la ragazza correva verso il corridoio della capsula medica. Fitz arrivò trafelato.

« Il Direttore è stato colpito » disse Simmons, correndo dietro a Skye. Fitz seguì di corsa le due ragazze, gli occhi pieni di paura e entrò nella capsula medica.

Skye lo depositò sul letto e lo affidò alle cure di Simmons che insistette per farla uscire dalla stanza. La ragazza sentì le ali ritrarsi nella schiena. La pelle tornò del colore consueto e tutta la forza la abbandonò. Riuscì ad afflosciarsi su una delle sedie della sala d'aspetto. May arrivò di corsa, distrutta, trattenuta da Trip per un braccio: « DOV'È! DOV'È FATEMELO VEDERE! »

Piangeva e urlava; Skye non l'aveva mai vista perdere il controllo in quel modo.

Si alzò dalla sedia, con le gambe traballanti e le andò in contro: « Hey, sta bene... Ce la farà »

Le due donne si abbracciarono. Da dietro la spalla di May, Trip mimò in direzione di Skye un paio d'ali. Lei scosse la testa; non era il momento giusto.

Fitz uscì dalla capsula e si chiuse la porta dietro; poi si avvicinò a May e le posò una mano sulla spalla: « Stai tranquilla, si riprenderà. In qualche stramaledetto modo Skye è riuscita ad estrarre il proiettile senza fare alcun tipo di danno e a fermare l'emo... Perché mi state guardando in quel modo? » chiese preoccupato ai colleghi.

Trip strabuzzò gli occhi: « Fitz, sei in piedi! »

Lui si osservò i piedi confuso, per controllare e poi,ancora più spaesato disse: « Oh, sembra di sì »

Tutta la squadra gli saltò al collo, sollevati per la buona notizia che Fitz aveva portato e per il fatto che il ragazzo fosse finalmente tornato a camminare. Erano talmente presi dai festeggiamenti che non si accorsero della figura di Loki, in abiti terrestri e con i capelli legati, che aspettava all'imboccatura del corridoio; si schiarì la voce e chiese di poter scambiare due parole con Skye in privato. May si alzò con sguardo truce, rivolto all'asgardiano, ma Skye scosse la testa e fece strada fino alla cella, il posto più intimo dell'aereo.

Quando si girò per chiudere la porta vide che Loki aveva ripreso le sembianze di James: « Ti conviene tornare il bastardo di sempre se non vuoi ritrovarti con il naso rotto » sbottò irritata.

Lui obbedì: « Sicuramente, dopo i fatti di questa sera, avrai molte domande e io sono qui per rispondere a tutto ciò. Sarebbe venuto mio fratello, ma non ha molta dimestichezza con le donne come te... »

« Cosa intendi? »

« Niente, è solo che ti conosco meglio. E poi Coulson ora si fida di me, quindi uno vale l'altro. » rispose Loki, sedendosi.

Skye riordinò i pensieri: « Cosa mi è successo? Cosa sono? Perché Coulson sapeva già che ciò sarebbe accaduto? Cosa centrate tu e tuo fratello in tutto questo? »

« Allora, andiamo per ordine. Ciò che ti è successo è stata la trasformazione in ciò che tu sei realmente »

Skye era più confusa di prima: « E sarebbe? »

« Per arrivare alla risposta devo raccontarti un po' di cose. Quando i nove mondi si svilupparono dall'albero Yggdrasill, vennero inviati su tutti i mondi due coppie di Elohim - esseri buoni generati da un'intelligenza superiore, con un grosso paio di ali bianche sulla schiena che scomparivano e apparivano rispetto alle necessità e permettevano loro di viaggiare fra i mondi, senza la necessità di utilizzare il Bifröst - formati da due Eloh di sesso opposto, che si sarebbero dovuti adattare e confondersi fra gli abitanti dei mondi e utilizzare i propri poteri per far avanzare la civiltà, l'evoluzione del pianeta. Gli Elohim vissero perfettamente nascosti fra gli esseri comuni, tanto qui su Midgard quanto su Asgard o Jotunheim o Niflheim e, mentre un ceppo sarebbe dovuto rimanere puro, l'altro si unì agli abitanti dei vari pianeti creando generazioni di ibridi, che venivano istruiti a controllare i propri poteri dal genitore che aveva il gene degli Elohim. Ma dopo millenni e millenni dalla creazione, l'albero Yggdrasill venne attaccato dagli Elfi Oscuri, che con la loro magia contaminarono il processo che ogni cento anni inviava una coppia di Elohim sui mondi. Prima che Odino riuscisse a ripararlo definitivamente, si affermò una nuova razza di esseri superiori, i Nephilim, giganti con la pelle blu, dotati di una forza sovrumana, che si mimetizzarono nei mondi, ma non per portare progresso, innovazione e bontà, ma morte, distruzione e desolazione. I Nephilim si riunirono in un grande clan e attaccarono il ceppo puro di Elohim, obbligando le unioni miste. Ma la cattiveria dei Nephilim superò geneticamente la bontà degli Eloh e si creò una potentissima e spaventosa nuova razza, crudele e invincibile. Ma una volta su milioni il risultato di questa unione è un essere bellissimo, forte e buono che ha sviluppato capacità che vanno ben oltre l'immaginario: sono i “Falde Engelen”, gli Angeli Caduti; quando un Angelo Caduto nasce, viene ucciso di fronte a tutta la comunità in un'esecuzione pubblica. Ecco cosa sei »

Skye era stupefatta: allora era vero, i suoi genitori erano dei mostri che l'avrebbero uccisa non appena avessero saputo la natura dei suoi poteri.

« Come faceva Coulson a sapere degli Angeli Caduti? » chiese Skye.

« Ti ha segretamente spiato mentre dormivi, nel sonno hai manifestato alcuni dei tuoi poteri. Poi ha tirato qualche somma » rispose Loki.

Loki guardò la faccia confusa e ferita di Skye: « Senti » le disse, accarezzandole il viso rigato di lacrime « Io so cosa vuol dire scoprire all'improvviso la propria natura, sapere di non appartenere in tutto e per tutto al mondo, alla realtà in cui uno è cresciuto. Io ho sbagliato a trasformare tutto in rabbia, verso Laufey, verso Odino, verso Thor, ma un animo puro come il tuo non può permetterselo. Io sono contaminato dalla sporca eredità di mio padre, tu puoi cambiare il mondo»

Skye pianse, e non sapeva se stesse piangendo per la tristezza infinita nella quale erano persi gli occhi di Loki o perché aveva appena scoperto di non essere umana e di essere sempre stata un potenziale pericolo per i suoi cari. Guardò l'uomo di fronte a lei: aveva amato sinceramente James e si accorse di aver amato sinceramente quell'animo distrutto e pentito che si celava sotto strati e strati di maschera; la maschera di Stone, quella di Loki, fino a rivelare il Gigante di Ghiaccio, figlio di Laufey.

« Lo so che per me tu non provi altro che ribrezzo e capisco perché. Ma ora devi prendere in considerazione ciò che ti sto per dire: vieni con me ad Asgard. Odino ha permesso che tu venga accolta nella sua reggia, dove potrai imparare a controllare e a gestire al meglio la potenza che c'è in te, senza fare danni a te e a chi ti sta in torno »

« No. Non lascerò la squadra nei casini, con Coulson che è stato colpito, solo per venire con te a Stranolandia per cercare di controllare chissà quali poteri... »

« Skye, la squadra è più nei casini con te qua, instabile e fragile, che con te su Asgard. Mi spiace infinitamente dirtelo, ma questa non è una scelta sindacabile. È un ordine diretto di Coulson. »

Alla ragazza sembrò di ricevere uno schiaffone in pieno viso. Coulson aveva preso quella decisione senza consultarla, senza parlargliene; dopo tutto quello che lei stava facendo per lui, facendo il doppio gioco per non rivelare ciò che gli stava succedendo, i simboli e le notti insonni a causa degli incubi... si sentiva lesa nel profondo come mai era successo. Anzi, un'altra volta era successo: e c'era sempre di mezzo quello stramaledetto pianeta.

Si trovò a vagare per l'aereo senza meta: tutti erano andati a dormire, tranne Simmons che monitorava continuamente le condizioni del Direttore.

« Hey » le disse Skye, entrando nella capsula.

« Ciao » rispose Simmons, stanca ma attenta a ciò che stava facendo « Hai bisogno di stare un po' da sola? »

« Se puoi sì » le rispose, sorridendole. Quella ragazza aveva la capacità di captare le cose al volo « Stai tranquilla, vai pure a riposare. Ci sto io qui »

« Ok » Simmons le diede un bacio sulla fronte « Trip passerà fra qualche ora. Non ti stancare troppo »

Skye la guardò andare via, poi si sedette su una poltroncina a vegliare il corpo bendato di Coulson e rimuginando su tutto ciò che era avvenuto quella sera.

Aprì il laptop e osservò per parecchi minuti la foto di loro sei il giorno prima, spensierati a ridere di fronte ad una scultura floreale di una gigantesca aquila con la bandiera americana. Aprì il canale di comunicazioni della squadra, che all'inizio era stato creato per nobili ragioni, per esempio per comunicare più facilmente da ufficio e ufficio della base - ma che negli ultimi tempi, per paura che certi messaggi venissero tracciati nonostante la super protezione - era un corredo di messaggi inutili. Guardò l'ultima conversazione:


MAY: la cena è pronta

TRIPLETT: devo finire di vestirmi

MAY: se vieni a tavola in canottiera e boxer fai mooolto felice la cuoca

COULSON: ANDIAMO, MAY... NON CI SIETE SOLO VOI! POI FITZ SI SCANDALIZZA.
Comunque sto salendo

FITZ: perché dovrei scandalizzarmi, Direttore?

COULSON: niente Fitz, stai tranquillo... XD

SKYE: oho... Trip in boxer e canottiera; mi sa che stasera mangio doppio!


Skye sorrise: quella sera Triplett era veramente arrivato in canottiera e boxer... e Fitz si era veramente scandalizzato.

Coulson si mosse nel letto di fronte alla sua sedia e aprì gli occhi.
La ragazza gli strinse la mano: « Hey. Come ti senti? »

« Frastornato. Siamo in volo? » chiese, ricambiando la stretta di Skye.

Skye annuì: « Ho parlato con Loki. »

Coulson si rabbuiò: « Potrai mai perdonarmi? »

« Credo di sì » rispose lei « Ma ora sono troppo stanca, confusa e arrabbiata per poter pensare lucidamente. Pensavo di partire stanotte, senza addii, senza saluti; aspetterò che Triplett venga a darmi il cambio. »

« Va bene. Posso fare qualcosa per te? Qualcosina per farmi minimamente un po' più buono ai tuoi occhi? Per sdebitarmi? Dopotutto mi hai salvato la vita. »

« Rimettiti, Direttore. La squadra ha bisogno di te. E poi di' a Ward che non me ne sono andata per causa sua e che tornerò »

Skye diede all'uomo un bacio sulla fronte, all'attaccatura dei capelli, come lui aveva fatto troppe volte per consolarla, gratificarla e salutarla.

Raccolse le sue cose e si incontrò con Loki nella cella. Thor era lì con lui.

« Io sono pronta » disse. Si sentì un po' fuori luogo, vedendo i due asgardiani nelle loro bellissime vesti.

« Credo che questi andranno meglio ». Loki le posò una mano sulla spalla e la sua maglietta e i suoi jeans si trasformarono in una bellissima tunica rosa cipria. Il semidio applicò la stessa maglia agli indumenti nel borsone.

« Ora » iniziò Thor « Ti condurremo sulla terraferma, dove forse il Bifröst verrà aperto per noi. Sei capace di aprire questa camera di lamiera? »

Skye annuì; si aggrappò a Thor e Loki e si avvicinò alla parete per predisporre l'apertura

« Non aver paura, piccola umana » le disse Loki « Al mio tre digita il tasto di conferma »

« UNO … »

otto... sei... due..

« DUE... »

nove... quattro... quattro..

« TRE! »

ACCESSO CONVALIDATO.

 

Sentì l'odore della notte; percepì appena di essere tirata verso l'alto prima di essere in balia della Smaterializzazione di Loki, che la fece atterrare in un prato di erba profumata.
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La donna camminava con passo sicuro e regale attraverso in corridoio sudicio; sembrava una regina in una fogna, ma non se ne curava. Si sistemò i capelli e il vestito a fiori neri su sfondo bianco e, scortata da una guardia, entròper la seconda volta dopo tempo nella stanza.

Raina osservò lo schienale della poltrona, immaginando il momento in cui l'orrida figura grondante di sangue si sarebbe girata.

Ma aveva troppi recenti sviluppi riguardo a Skye da raccontare e la sua voce fremeva di impazienza: non avrebbe badato a ciò che si sarebbe trovata davanti.

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