Dark Souls - Non tutte le anime sono pure

di Free_Angel
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


<< Passami la penna, per favore >> La grande mano di Jules sfiorò la mia nel passarmela.
Scarabocchiai il numero di telefono della ragazza più bella della scuola su un foglietto che tenevo sotto mano e glielo passai.
<< Ecco, tutto tuo, divertiti con la Barbie >> Lui ridacchiò e si infilò il foglietto in tasca.
Con lei non avrebbe di certo avuto problemi: era bello, alto, muscoloso ed incredibilmente simpatico.
<< Grazie mille, piccola Roxy >> Afferrai il caffè ristretto che avevo davanti e lo buttai giù in un unico sorso, secondo me la caffeina era la cura per tutto, anche per lo stress.
<< Adesso devo andare a casa, non ho molto tempo e mia madre si arrabbierà abbastanza da non farmi uscire per un mese se torno tardi >> Mi alzai senza guardarlo in faccia e lui mi toccò rapidamente il braccio.
<< Sei sicura che non vuoi che ti riaccompagni in macchina? Tra poco farà buio >> Ci pensai: se lui usava me, perché io non potevo usare lui? 
Spesso mi sembrava di essere per lui solo un "procura amiche di letto", anche se mi aiutava sempre a relazionarmi con gli altri e evitava che mi trattassero male.
Era molto protettivo, una volta un mio ex mi aveva dato della puttana perché dopo diversi mesi dalla nostra rottura mi ero messa con il suo migliore amico.
Jules l'aveva preso a pugni finché non mi aveva chiesto scusa.
Era successo per caso in realtà, prima che il mio ex mi desse della puttana mi aveva offesa davanti a tutti, facendomi passare per una sfigata, mentre Jules riemergeva dalla folla per picchiarlo.
Da quel momento non era passato giorno senza che ci vedessimo per un caffè.
Mi chiamava "piccola Roxy", perché in confronto a lui ero davvero minuscola.
Se lui era alto un metro e ottantacinque, io ero uno e cinquantacinque.
Se lui aveva una mano enorme, io ne avevo una quasi inesistente. 
Per quanto vederci passeggiare insieme poteva sembrare vagamente strano agli occhi della gente, io mi sentivo al sicuro.
Nessuno poteva toccarmi se ero con lui, in nessun modo.
<< Si, va bene >> Lui accennò un sorriso e si alzò dal tavolo con me, afferrando il portafoglio per pagare i due caffè.
Uscimmo dal locale e in effetti cominciava già a fare buio, non mi andava di arrivare a casa a piedi da sola, dopo tutto.
Jules aprì la macchina e mi fece salire, aveva degli interni in pelle piuttosto comodi, ma ogni volta che pensavo a questo particolare mi venivano in mente tutte le ragazze che probabilmente li avevano provati.
La sua auto era una mercedes nera a due posti, sembrava estremamente adatta a lui.
Mi portava spesso in giro.
<< Non mi sentivo tranquillo a lasciarti andare a casa da sola >> Mi ero appena seduta e avevo chiuso la portiera con estrema attenzione, se avessi rovinato anche una minima parte della sua adorata mi avrebbe sgridata fino alla morte.
<< Posso chiederti perché ti preoccupi così tanto per me? >> Lui fece spallucce e mise in moto, il motore partì con un rombo impressionante.
<< Ci tengo a te, perché? >> Scossi la testa.
<< No, non intendevo questo, voglio solo dire come mai hai iniziato a preoccuparti per me? Nemmeno mi conoscevi >> Uscimmo dalla via nella quale c'era il bar Caffeine, tenuto da mio cugino, e imboccammo la strada principale.
Londra era davvero più spettrale per certi versi quando faceva buio, c'erano alcune vie completamente buie o quasi, come quella dove abitavo io con mia madre.
La macchina di Jules sfrecciava silenziosa nella statale, in compagnia di altre due o tre macchine che si presentavano occasionalmente.
<< Nessuno dovrebbe essere trattato in quel modo, specialmente una piccola e indifesa come te >> L'ultima frase la disse con un sorriso affettuoso, bianco come la neve appena caduta.
<< Non sono piccola e indifesa! Sono solo... >>
<< Estremamente minuscola, o almeno in confronto a me >> Si fermò ad un semaforo e si girò verso di me, i suoi occhi azzurri mi fissarono.
<< E la trovo una cosa estremamente adorabile >> Le mie guance diventarono di fuoco e sperai tanto che a causa del buio non si notasse.
Riprese a guidare, come se quella fosse solo una delle sue tante frasi azzeccate al posto giusto nel momento giusto.
Lui non poteva nemmeno immaginare quanto mi rendesse felice, leggera, quando mi faceva questo tipo di complimenti.
Tentavo di non darlo a vedere, di sembrare intenerita ma non troppo quando mi diceva cose del genere, ma non ero sicura di riuscirci bene.
Il tempo passò estremamente in fretta mentre parlavamo di cosa avremmo fatto domani e casa mia mi comparve davanti agli occhi prima che potessi rendermene conto.
Uscii dalla macchina trascinandomi dietro lo zaino di scuola che avevo lasciato in macchina sua una volta raggiunto il bar.
Scese con me, accompagnandomi all'entrata.
Mia madre era di vedetta sul balcone dell'appartamento e mi fece un cenno di saluto appena mi vide arrivare.
Raggiunsi il portone assieme a Jules, che tenne d'occhio la strada ad ogni passo che facevo.
<< Non mi è mai piaciuta questa via: troppi pochi lampioni e troppa poca sicurezza >> Annuii assente, era sempre il suo solito commento.
<< L'hai detto quelle mille volte... >> 
<< Lo so, ma lo dico perché è vero, dovrebbero... >>
<< Buonanotte Jules >> Lui si zittii e mi rivolse un sorriso, si avvicinò pericolosamente e in un attimo fui contro il suo petto, accolta da un abbraccio caldo.
Lo strinsi a mia volta, sentendo il suo profumo unito all'odore pungente del freddo, anche se tecnicamente il freddo non ne ha uno.
<< Notte piccola >> Mi lasciò andare ma non si mosse da dov'era finché non mi vide al sicuro all'interno del condominio.
Solo allora sentii il rombo della sua macchina che scompariva in fondo alla strada.

<< Sono contenta che tu sia arrivata puntuale per una volta >> Feci la linguaccia a mia madre che rientrava dalla finestra che dava sul balcone.
<< Che fiducia che hai nei miei confronti! >> Lei ridacchiò tra sè e sè, mentre mi offriva una tazza di latte caldo con dentro del miele.
<< Con tutto quel caffè che bevi ti serve qualcosa che ti concili il sonno >> La ringraziai e la presi, assaggiando un sorso della bevanda.
<< Come fai a sapere che ho bevuto di nuovo caffè? >> Lei spense le luci in giro per il soggiorno, lasciandone accesa solo una a forma di palla arancione accanto al telefono di casa.
<< Sei mia figlia, ti conosco >> Sorrisi tra me e me sorseggiando il latte.
<< Me ne vado a dormire adesso, appena hai finito vacci anche tu, ti vedo stanca, buonanotte tesoro >> La salutai con un cenno della mano.
<< Buonanotte ma' >> Quando dopo un po' chiuse la porta della sua camera da letto, nella casa calò il silenzio.
Finii il latte e mi precipitai in bagno; mi lavai e mi infilai nel mio pigiama caldo, per poi lanciarmi in camera mia e mettermi sotto le coperte.
Mi consolai con il fatto che domani, a scuola, non sarebbe stata una giornata troppo pesante e mi addormentai non appena mi accorsi di avere ancora il profumo di Jules addosso.

Della mattina seguente non ricordavo molto: ero certa di essermi alzata, di essere uscita per andare a scuola e di non aver trovato Jules da nessuna parte.
Non avevo nemmeno una chiamata o un messaggio da parte sua, mi preoccupai abbastanza.
La sera però, fui ancora più certa di aver ricevuto una chiamata dai genitori di lui.
<< Non hai davvero la minima idea su dove possa essere finito? >> 
<< No, mi dispiace tanto Elena, pensavo di chiamarvi io per chiedervi che fine avesse fatto, ma... >>
<< Nessuno l'ha visto, nessuno sa dov'è adesso, siamo disperati... È come se la terra l'avesse inghiottito >> Fu proprio quella sua ultima frase a mandarmi completamente nel pallone.
Jules era davvero... Scomparso. 


Spazio Autrice
Salve a tutti! Bene, avevo questa nuova idea e l'ho pubblicata, come sempre spero piaccia! Se volete recensite e sono ben accette critiche costruttive, grazie ^^


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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Desiderai con tutta me stessa che si trattasse solo di un brutto sogno.
Lo desiderai così intensamente che, quando mi rimisi a letto per dormire, pensai di essermi appena svegliata e che nulla del giorno prima fosse davvero successo.
Non riuscii a prendere sonno, comunque.
Fissavo lo schermo del cellulare in attesa di qualcosa, qualsiasi avvenimento che potesse ribaltarmi la serata.
Cercai su internet l'annuncio che i genitori di Jules avevano messo ovunque sulla sua scomparsa.
Rividi una sua foto che avevo avuto per le mani diverse volte quando andavo a casa sua: era lui in piedi, ritratto a figura intera, con la palla da basket in mano, sorridente come sempre e con i capelli un po' più lunghi di come li aveva in quel periodo.
Non avevo la forza di piangere, non mi ero ancora convinta che quello che stava succedendo era terribilmente reale.
Sentii bussare leggermente alla porta della mia stanza e da essa fece capolino mia madre.
<< Non riesci ancora a dormire? >> La guardai e scossi la testa, in silenzio. << Non capisco cosa possa essere successo... >> Lei restò per un po' sulla soglia, poi mi fece cenno di seguirla.
La seguii alla svelta e attraversammo insieme il corridoio che separava le stanze dal soggiorno, ci fermammo esattamente nel mezzo.
<< Ricordi l'appartamento comunicante con il nostro? Hanno murato la porta che lo collegava qui, esattamente in questo punto, un anno prima che ci trasferissimo >> Il nostro appartamento non era esattamente il ritratto della modernità, potevi trovarci piccoli scantinati segreti o vecchie stanze murate.
Più che un condominio, l'edificio dove vivevo era una bifamiliare e noi eravamo al piano di sotto.
Accanto alla nostra abitazione ce n'era una gemella, comunicante con la nostra, dove viveva una ricca famiglia inglese.
Quando si trasferirono la porta che collegava gli appartamenti fu murata per permettere a nuovi inquilini di abitarne due più piccoli.
Noi avevamo acquistato questo, ma l'altro era rimasto vuoto.
<< Si, me lo ricordo, ma cosa dovrebbe dirmi? >> Mia madre non rispose, si limitò a premere una delle assi di legno attaccate alla parete: questa sprofondò nel pavimento come un pulsante e una parte di muro di fronte a noi si aprì come una porta a due ante verso l'interno, rivelando quella apparentemente murata.
<< Come...? >> Lei sospirò girando il pomello della porta in mogano, che si spalancò di fronte a noi rivelando l'altro appartamento.
<< So che avrei dovuto dirtelo prima, ma non potevo per molte ragioni, solo che non ti ho mai vista così pallida e non vedevo altra maniera per aiutarti... >> La seguii in silenzio dentro l'altra stanza, e mi si aprì un mondo.
L'appartamento era stato ritinteggiato in colori sgargianti, al centro si trovava un enorme tavolo rotondo con sopra diversi oggetti strani, volumi antichi con la copertina rovinata, pugnali con manico rifinito, ampolle con liquidi fluorescenti all'interno e strane erbe che, avrei potuto giurarlo, si erano mosse da sole almeno una volta.
<< Ti spiegherò tutto con calma, ora: hai un oggetto particolarmente legato a Jules? Un capello, un vestito... >>
<< Ho la sua maglietta preferita >> Lo dissi quasi in trance, quello che stavo vedendo era... Assurdo.
<< Ottimo, vai a prenderla, con quella sapremo che fine ha fatto >>

<< Fammi capire bene >> Mia madre trafficava con la maglietta di Jules, versandoci sopra uno dei tanti liquidi esposti sulla tavola.
<< Sei una specie di strega? Perché spiegherebbe tante cose >> Lei sollevò l'oggetto senza nemmeno sfiorarlo, questo andò subito a posizionarsi al centro di un enorme cerchio con all'interno strani disegni.
<< E questo cosa dovrebbe essere? >> Lei tenne le mani sollevate mentre una luce verdastra emergeva dal cerchio e avvolgeva la maglietta.
<< È un cerchio di codici, a seconda di cosa ci scrivi il cerchio magico assume potenzialità diverse, adesso ha la funzione di ricercare la forma umana legata a questo oggetto >> Annuii, cominciando a capirci qualcosa. Non riuscivo ad essere sconvolta.
La luce verdastra si affievolì di colpo e la maglia cadde a terra, facendo perdere colore al cerchio.
<< Che succede ma'? >> Lei raccolse la maglietta da terra, tolse la polvere con le mani e me la porse, il liquido sembrava non averla rovinata.
<< Il cerchio dice che nessun umano è legato a questo oggetto, o almeno non lo è più... Sei sicura che questa sia di Jules? >> Mi tremarono le gambe.
<< Più che sicura... >> Mia madre sospirò.
<< Ci sono due possibilità, sinceramente non so qual'è la peggiore: Jules è morto... Oppure non è più un umano >>
<< Che cosa?! >> Avevo sgranato gli occhi, in quel momento ero davvero sconvolta.
<< È probabile, qui girano diverse creature magiche... Potrebbe essere stato trasformato, forse gli hanno fatto bere una pozione ed è diventato un animale per un tempo determinato, possiamo ritornare qui tra qualche giorno e... >>
<< Trasformato? Intendi come nei libri fantasy? Tipo un vampiro o un licantropo? >> Lei mi appoggiò una mano sulla spalla e mi guidò fuori dalla porta.
<< Prometto che dopo che avrai dormito ti spiegherò tutto, domani è domenica e ho tutto il giorno per farti un quadro della situazione... Ma adesso vai in camera tua e dormi... >>

Non sapevo esattamente cosa mi fosse successo, ma non appena mia madre disse le sue ultime parole crollai in un sonno profondo.
A questo punto non mi sarei di certo meravigliata nel sapere che era stata proprio lei ad addormentarmi.
Comunque, quando ripresi i sensi, cominciai a fare mente locale su quanto era successo la sera prima e tutto assunse un tono ancora più strano di quanto potesse già essere.
Quando pensava di dirmelo che era una strega? Voglio dire, penso che mi avrebbe fatto bene sapere che per i vicoli di Londra girovagavano creature magiche.
Mi sembrava di vivere nell'irrealtà.
Dopo tutto, date le circostanze, non sarebbe stato per nulla strano se Jules fosse stato rapito da una di quelle... cose.
Quello che mi chiedevo era il perché: era un ragazzo normale, non aveva casini con nessuno... Forse aveva fatto una scommessa giocando a poker con un licantropo e questo ha mandato il suo branco a sbranarlo perché non gli aveva ritornato i soldi.
Assurdo, davvero assurdo.
Mi stupii di averlo solo pensato, era tutto impossibile: certamente avevo fatto un brutto sogno a causa dell'agitazione per la scomparsa di Jules, ne ero certa.
Mi alzai dal letto e corsi a cercare mia madre, ma la casa era assurdamente vuota.
Un mal di pancia d'ansia non perse tempo a colpirmi, la chiamai e la cercai per tutte le poche stanze che avevamo.
Nulla.
Quando arrivai ai limiti della disperazione trovai un biglietto in cucina, attaccato al frigo.

"Ciao tesoro,
Scusa se ti lascio un biglietto ma non avevo altro modo di dirtelo, telefonarti o mandarti un sms non era consigliabile.
Sono fuori per delle 'commissioni', dovrei tornare per ora di pranzo se non ritardo.
Ti ho comprato una brioche, ho letto che i dolci aiutano nei momenti di confusione e ansia.
Un bacio.

Mamma"

Ma che dolci, necessitavo di caffè, e subito.
Commissioni? Non era consigliabile telefonare? Che cosa voleva dire?
Guardai l'orologio: erano appena le dieci e mezza di mattina, mamma avrebbe dovuto rincasare tra al massimo tre o quattro ore.
Preparai la moka per il caffè e la lasciai scaldare, intanto andai in camera e recuperai il telefonino.
Quando lo accesi trovai un messaggio di Amy, la mia compagna di banco, che mi chiedeva se avevo avuto notizie di Jules e se mi sentivo meglio.
Sorrisi, era bello che si preoccupasse per me.
Le risposi subito:

"Ehi Amy, grazie per il messaggio, di Jules ancora nessuna novità e no, non sto esattamente meglio, spero di riuscire a ritrovarlo, probabilmente domani non verrò a scuola... Ci vediamo Martedì"

Cercai su internet se c'erano novità di qualche tipo, ma non trovai assolutamente nulla.
Passai le successive tre ore e mezza a vegetare sul divano in compagnia della seconda tazza di caffè e della brioche che mi aveva preso mia madre.
Sentii le chiavi di casa girarsi sulla serratura della porta e poi lei comparve con un sacchetto della spesa in mano.
<< Ho preso pollo per pranzo, spero ti vada bene >> Mi alzai in piedi e la seguii in cucina, la aiutai a mettere la roba in frigo e poi lei si mise a cucinare il pollo, mentre io mi sedetti su una delle due sedie in cucina.
<< Che commissioni hai dovuto fare? >> Ci fu un momento di silenzio.
<< Ho detto al Congresso delle Streghe che adesso sai della nostra esistenza, siamo tenute a fare rapporto se lo diciamo a qualche mortale >>
Sollevai le sopracciglia, lievemente stupita del fatto che non si fosse inventata una balla.
<< Dunque io... Non sono una strega come te? >> Lei scosse la testa.
<< Di norma le streghe dimostrano di avere poteri intorno ai dodici anni, le più tardive ai sedici, tu hai superato questa età da diversi mesi e non hai ancora dato cenni, del resto tuo padre era un umano, la cosa non mi stupisce >> Annuì, mentre ripensavo a papà e al fatto che mia madre mi avesse detto che era morto in un incidente.
<< Papà è morto davvero oppure dovevi coprire qualche assurda verità? >>
Le scappò un sorriso mentre continuava a tenere d'occhio il pollo.
<< Non vedo tuo padre da quando sei nata, il Congresso l'ha fatto sparire nel momento in cui ti ho concepita, avevano promesso di chiudere un occhio se avessi giurato di non rivederlo mai più, così è stato.
Probabilmente è morto davvero, probabilmente anche in un 'incidente' - fece le virgolette con le mani - ma purtroppo non ne so e non ne saprò mai nulla >>
Dopo questa rivelazione cadde un silenzio pesante e inquietante.
Non potevo darle la colpa per non avermelo mai detto, questi qua del Congresso sembravano tremendamente severi.
Me li immaginavo come un numero a due cifre di donne incappucciate, con tuniche nere e occhi bianchi come la luna, un'immagine piuttosto inquietante.
Non parlammo più di niente che avesse a che fare con mio padre, ma lei mi spiegò tutto quello che mi aveva nascosto in sedici anni della mia vita.
Non c'era troppo da dire: lei aveva scoperto di aver ereditato poteri da strega dal nonno e la nonna a sedici anni, da quel momento aveva smesso di andare a scuola e aveva studiato da privatista, con uno stregone anziano.
Aveva imparato tutto quello che doveva sapere sul mondo magico: pozioni, incantesimi e codici per i cerchi magici.
Aveva saputo identificare ogni singola creatura non umana, come vampiri, elfi, folletti e licantropi, e aveva imparato a capire la pericolosità di alcuni.
I vampiri di Londra vivevano per lo più singolarmente, pochi assieme, escluse le coppie, al contrario dei licantropi, che stavano in branco.
Gli elfi e i folletti passavano la maggior parte della giornata nel parco, mia madre mi aveva rivelato che nell'albero più grande di ognuno c'era un passaggio segreto per il loro mondo.
Ogni specie aveva ne aveva uno e un modo per accedervi: quello delle streghe, ad esempio, non era un portale comune come quello delle creature del bosco, ma ognuna ne aveva uno in casa, trasformato in un oggetto come uno specchio o un armadio.
I vampiri ne possedevano uno comune, situato in uno dei vicoli di Londra, solo loro sapevano dove si trovasse ed era rappresentato da una botola.
I licantropi ne avevano di diversi e solitamente si trovavano in delle case in periferia, per lo più abbandonate o in rovina.
Lo trovavo tutto molto interessante ma anche vagamente inquietante: esistevano quattro mondi differenti, il nostro compreso, e il novanta per cento della popolazione non lo sapeva.
Mentre rimuginavo su questi pensieri il mio telefono mi vibrò in mano, sul display vidi il nome di Amy.
<< Ehi! >>
<< Roxanne! Meno male che hai risposto, ho una notizia importantissima anche se... Non è molto bella >> Deglutii e le dissi di continuare.
<< Hanno... Trovato il corpo di un ragazzo piuttosto mal ridotto, è quasi irriconoscibile, hanno già chiamato i genitori per identificarlo e... Ho saputo che volevano che andassi anche tu >> Non so dove trovai la forza per risponderle che ci sarei stata, quella notizia mi colpì come un pugno in pieno stomaco.
<< D'accordo, verrò, dove devo andare e a che ora? >>
<< Alle nove di mattina, domani al St Thomas' Hospital, era stato ricoverato d'urgenza, ma... Non ce l'ha fatta, spero proprio che non sia lui Roxy... >>
<< Si... Lo spero anche io >>

Spazio autrice Ehi ehi! Sono riuscita a pubblicare il secondo capitolo presto, spero vi piaccia!
Grazie se c'è qualcuno che mi segue silenziosamente e grazie a chi mi lascerà un parere!
Alla prossima!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ero seduta nella sala d'aspetto con i genitori di Jules: la signora Elena Robins e il signor James Robins.
Non sapevo chi tra noi tre fosse più nervoso, spossato, sconvolto, distrutto o confuso.
Due giorni prima era tutto perfettamente normale: Jules c'era, io ero la figlia di una signora di quarant'anni che dimostrava di essere più giovane e che lavorava in un negozio di vestiti, il mondo sovrannaturale del quale mi aveva parlato quest'ultima non esisteva e tutto era perfettamente normale.
Ora eravamo lì, io e la signora Robins mano nella mano, persi in noi stessi per la scomparsa di qualcuno che amiamo.
Le nove arrivarono presto e un medico del St Thomas' Hospital uscì da una delle tante porte grigie di fronte a noi.
Era una ragazza giovane, bionda e con profondi occhi azzurri che mi ricordavano quelli di Jules, alta poco più di me.
<< Salve, sono la dottoressa Shepard, siete qui per identificare il corpo, giusto? >> Parlava con tono calmo e pacato, trasmetteva tranquillità.
Annuimmo tutti e tre in perfetto silenzio.
<< Bene, seguitemi >> Prima di entrare in una delle tante stanze la dottoressa ci spiegò la situazione.
<< Il corpo è arrivato ieri sera verso le tre di notte, un signore ha chiamato subito un'ambulanza appena ha visto che il ragazzo respirava ancora.
Abbiamo tentato di rianimarlo ma era piuttosto mal ridotto, aveva delle ferite profonde situate sulle arterie del collo e delle braccia, la faccia era irriconoscibile... Avevamo notizie di un ragazzo scomparso, il paziente decesso ha in comune con lui altezza, corporatura ed età >> Entrammo nella stanza di fronte a noi, l'obitorio.
La dottoressa la attraversò , aprì una delle celle frigorifere dove venivano conservati i corpi e davanti a noi si presentò uno spettacolo orribile: era un ragazzo con la faccia... Avrei osato dire sbranata, pulito dal sangue ma con delle ferite ben visibili e apparentemente piuttosto profonde.
La pelle era diventata blu e fredda.
Lo guardai bene, era alto quanto Jules ma le spalle erano meno pronunciate delle sue e la forma del viso, per quanto modificata, non sembrava essere la sua.
Osservai ancora, sentendo un senso di sollievo pervadermi, mentre Elena Robins cominciava a scuotere la testa.
<< No >> Fui la prima a parlare.
<< Lo pensi anche tu? >> La madre mi guardò leggermente rilassata. << Ne sono sicura, non può essere lui >> La dottoressa attese qualche secondo e poi richiuse la cella, dopo che anche James Robins non lo identificò come suo figlio.
<< Ottimo, grazie mille per l'aiuto, invieremo il corpo alla scientifica, sperando che loro riescano ad identificarlo, vi auguro di ritrovare vostro figlio >>
<< Ce lo auguriamo anche noi >>

Passarono due mesi e non arrivò nessuna notizia.
Mia madre tentò di nuovo l'incantesimo, ma non avevamo ottenuto nulla di nuovo.
Continuai ad andare a scuola e il suo posto in classe rimase vuoto.
Ogni giorno trovavo i suoi compagni di classe e chiedevo se avevano avuto notizie, la risposta era sempre la stessa.
Mi sentivo come svuotata.
Mi mancava troppo e il non sapere cosa gli era successo mi stava uccidendo lentamente.
L'unica soluzione era aspettare: sarebbe ricomparso in ogni caso, vivo o morto.
Una sera mi fermai fuori più tardi del solito, dovevo comprare alcuni libri che ci avevano assegnato da leggere per la settimana dopo.
Andai in una piccola libreria vicino a casa mia, la signora anziana che la gestiva si era fermata a guardare l'annuncio della scomparsa di Jules appeso vicino alla porta.
L'avevo distratta un attimo per comprare i libri e lei mi osservò un attimo.
<< Lo conoscevi? >> La guardai dritta in quegli occhi scuri e gentili che aveva, aveva dei segni vicino ad essi che non avevano per nulla l'aria di essere delle rughe date dalla vecchiaia: erano più bianche della sua pelle ed estremamente geometriche.
<< Si, era il mio migliore amico >> Lei mi rivolse un sorriso affettuoso.
<< Pensavo fosse il tuo ragazzo, lo vedevo sempre camminare con te >> Le sorrisi di rimando.
<< Me l'avevano detto... >> Mi riconsegnò i libri.
<< Ti ho fatto lo sconto, sono in tutto quindici sterline, tesoro >> Li ripresi e la ringraziai, era stata davvero gentile.
Gestiva quella libreria da... Una vita, credo.
Era sempre gentile con tutti e cercava di fare una conversazione piacevole con ogni suo cliente, il più delle volte ci riusciva, a meno che il cliente in questione non fosse un londinese in ritardo e arrabbiato per qualcosa alle cinque di pomeriggio, l'ora di punta.
Uscii dall'edificio e imboccai la strada di casa, l'unico lampione presente aveva smesso di funzionare e c'era un buio pesto incredibile.
Era la prima volta da quando era scomparso Jules che facevo da sola quella via ad un'ora così tarda.
Era stranamente freddo.
Quando mi parve di sentire dei passi dietro di me e saltai guardandomi alle spalle mi sentii davvero stupida.
Anche se forse avrei dovuto dare ascolto al mio istinto.
Finii contro qualcosa di duro, un muro in cemento, e sentii il sangue corrermi fuori dal naso che aveva emesso uno scricchiolio poco rassicurante.
Vidi tutto nero e non capii nemmeno cosa mi avesse colpito.
Non appena tentai di sollevarmi qualcosa mi inchiodò al muro, questa volta in modo che gli dessi le spalle.
Di fronte a me vidi un paio di occhi rossi, assieme ad una faccia talmente bianca che si poteva vedere anche al buio.
Mi sorrise, prima di finire scaraventato a terra da un altra sagoma di gran lunga più grossa.
Sentii delle grida, mentre mi toccavo la faccia, trovando niente altro che una sostanza calda e molliccia: sangue.
Percepii ancora un urlo più deciso e poi un orrendo crack che mi fece accapponare la pelle, a quel punto i rumori cessarono.
Tentai di sollevarmi da terra ma le mie forze parevano avermi abbandonata subito dopo essermi probabilmente rotta il naso.
Provai allora a trascinarmi, ma la sagoma che aveva sicuramente ucciso il mio assalitore si materializzò davanti a me, sbarrandomi la strada.
A quel punto mi arresi, la mia mente si era offuscata e i miei sensi quasi del tutto assopiti.
<< Ma bene, un'altra ragazzina tutta sola in un vicolo buio. Ma la gente è davvero così stupida? >> Mi toccò con la scarpa.
<< Non farmi scherzi, lo so che sei viva, quell'idiota ti ha solo spiaccicato la faccia contro il muro >> E diceva poco, no? Se ne avessi avuto la forza l'avrei mandato volentieri a farsi benedire e sarei corsa a casa.
Peccato che lui sembrava di gran lunga più veloce di me.
<< Ti ha conciata malaccio, senti un po': mi hanno detto che ti devo prendere viva ma credo che non gli dispiacerà se prima di portarti dal mio superiore non ti prendo un po' di sangue, vero? Sembra... Estremamente buono >>
Che razza di maniaco era? Eppure aveva una voce estremamente familiare, come un vecchio incubo tornato a perseguitarmi, o qualcuno che una volta era buono ed ora non lo è più.
Vampiro.
La parola riemerse dalla mia testa annebbiata.
Dovevo assolutamente scappare.
<< Ti dispiace se ti giro? Mi secca non vedere prima bene la tua faccia, mi sembra completamente irrispettoso >> Era... Divertito dalla faccenda.
Come aveva detto, mi girò e mi ritrovai a guardare le stelle, l'unica cosa che illuminava vagamente la via.
Lo sentii sopra di me, mentre si sistemava parlò.
<< Sai, una volta avevo detto ad una mia cara amica di non tornare mai a casa da sola a quest'ora, "non mi è mai piaciuta questa via: troppi pochi lampioni e troppa poca sicurezza", glielo dicevo sempre, ogni sera, dovresti capirlo anche tu, per la prossima volta >>
Ma quale prossima volta? Ero terrorizzata, se non ero destinata a morire per mano sua lo sarei sicuramente stata per la paura.
Poi, mentre si avvicinava pericolosamente al mio collo, lo vidi in faccia.
<< Se adesso tornassi da lei penso che scapperebbe a gambe levate... >> "Non mi è mai piaciuta questa via: troppi pochi lampioni e troppa poca sicurezza"
<< Jules... >> Sputai fuori, poi la mia bocca si serrò esattamente come prima, senza far uscire più nemmeno un rantolo.
Lui scattò, si allontanò da me quanto bastava per guardarmi negli occhi, che si stavano chiudendo.
<< Come mi hai chiamato? >> Tentai di prendere fiato per parlare, ma non ce la feci.
Il mio corpo cominciava a formicolare e tutto si stava facendo sempre meno nitido.
<< No, ehi, non mi mollare, continua a guardarmi... Dio, scusami, io... Hai solo preso una brutta botta in testa, no svenire, Roxy... >> Jules. << Ok, adesso devi fare una cosa, fa un po' schifo, ma ti farà guarire, starai bene... Qualcosa di appuntito, mi serve qualcosa di appuntito >> Si sollevò da me, sentii sferragliare qualcosa poco più in là e un attimo dopo vidi chiaramente nella sua mano una scheggia molto appuntita di qualcosa che usò per tagliarsi verticalmente l'arteria del braccio.
<< Coraggio, bevi >> Bevi? Non avevo il tempo di lamentarmi mentalmente perché mi ritrovai praticamente in bocca il braccio sanguinante.
Tentai di prenderne un po', aveva un gusto metallico non esattamente piacevole.
Ad ogni sorso mi sentivo meglio, i dolori diminuirono e il mio corpo venne catturato da uno strano formicolio.
Lui mi teneva su la testa, in modo che continuassi a berne ancora, finché anche quel poco che vedevo scomparve e persi definitivamente i sensi.

Angolo autrice
Beneee ecco qui il terzo capitolo! "Piccolo" colpo di scena: il nostro Jules è un autentico vampiro.
Ma come sarà mai successo? Perché doveva catturare la piccola Roxy?
Al prossimo capitolo!

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Prima di riaprire gli occhi sentii qualcosa di morbido che mi avvolgeva.
Una coperta calda.
Potevo tranquillamente trovarmi nel mio letto, aver sognato tutto.
Notai anche che qualcosa mi stringeva la mano, appena tentai di aprire gli occhi la presa si fece più forte, più gelida di quanto già era.
Rabbrividii e sgranai gli occhi: non mi trovavo nella mia stanza, ero distesa in un letto minuscolo, stretto.
Mi sollevai lentamente ma un'altra mano gelida mi bloccò.
<< Stai ancora un po' distesa, girati verso di me ma rimani giù, potrebbe girarti la testa... >> Riconobbi la voce maschile e mi girai verso il suo possessore.
Era lì, davanti a me, dopo due lunghi mesi.
<< Ciao, piccola Roxy >> Gli sorrisi, era ancora più bello del solito, insolitamente pallido, i suoi capelli sembravano ancora più neri.
Percepii una fitta alla testa.
<< Che è successo? >> Dalla porta della camera comparve la signora anziana della libreria, aveva in mano un piccolo servizio da te fatto di porcellana candida.
Parlò al posto di Jules.
<< Sei stata aggredita ieri sera, sulla strada di casa tua >>
<< Quante volte ti ho detto di non fare quella strada da sola? >>
<< Jules, non mi sembra il momento >>
<< Stavo per ucciderla io stesso! >>
<< Non ne hai colpa, non l'avevi riconosciuta e ti avevano detto di prenderla... Non l'avresti uccisa in nessun caso >>
<< Ma... >>
<< Scusate, avrei un mal di testa bestiale, per mia fortuna - o sfortuna - mi ricordo molto bene quello che è successo, vorrei capire come sono arrivata qui >> Si zittirono e la signora guardò Jules, che fissò lo sguardo su di me.
Lei mi passò la tazzina del te perché bevessi un po' e intanto ascoltai.
<< Certo, allora... Dopo che sei svenuta ti ho portata qui in libreria, la signora Hawkins mi ha detto di portarti nella camera al piano di sopra e io ho aspettato che ti svegliassi... il mio sangue ha funzionato come un potente antidolorifico, ma lei ti ha fatto... Una medicina... >>
<< Puoi dirglielo >>
<< Ok, ti ha fatto un incantesimo di guarigione e il tuo naso è tornato a posto >> Misi in ordine le informazioni che avevo ricevuto, il tutto mi sembrava indifferente in confronto al mal di testa che avevo.
<< Lei... Lei è una strega? >> La signora Hawkins mi mise una mano sulla spalla.
<< Si tesoro, in realtà non sono nemmeno così vecchia, è un incantesimo, vivo qui da più di cinquant'anni >> Annuii leggermente confusa, mentre Jules aumentò la presa sulla mia mano fino a farmi male.
<< Ehi... Jules, la mano... >>
<< Oh, scusa, non mi rendo sempre conto della forza che uso >> Ignorando i suoi ordini mi misi a sedere, lo guardai negli occhi e vidi in essi una luce diversa, meno... viva.
Gli accarezzai il viso con la mano libera, sentendo la pelle gelida sotto i polpastrelli.
Non si mosse di un millimetro, sembrava che non respirasse.
<< Che cosa ti è successo? >> La signora Hawkins si allontanò da noi rivolgendoci un sorriso gentile.
<< Vi lascio un po' da soli >> E detto questo uscii dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
Jules sfiorò la mano libera con la quale lo stavo toccando, prese anche quella.
<< Ascolta... Non voglio mentirti dicendoti che sono stato un angelo in questi due mesi, non sono andato a caccia di animali per sopravvivere, ho ucciso delle persone >> Immaginavo che non volesse che cominciassi ad avere una crisi isterica per la morte di tutte quelle vittime, così rimasi in silenzio ad ascoltarlo.
<< Ne ho fatte fuori parecchie e non sono stato neanche a farmi troppi scrupoli su chi fossero, ma non è questo l'importante >> Mi mordicchiai le labbra sentendo un senso d'ansia inondare la camera.
<< La sera che mi hai riaccompagnata a casa... >>
<< Ecco, volevo arrivare lì: una volta che sono ripartito mi sono fermato un attimo vicino a casa mia per prendere delle gomme da masticare, quando sono uscito dal negozio, ancora prima di aprire la macchina, avevo notato che la strada era completamente deserta.
Sulle prime non mi aveva fatto molto strano, poi un tipo è comparso dalla via accanto, pensavo volesse entrare nel negozio e invece veniva verso di me.
Eravamo ad una decina di metri di distanza quando mi è letteralmente saltato addosso.
Ho cercato di ribaltarlo, di prenderlo a pugni, ma giuro che quello sembrava fatto di cemento.
Appena mi ha morso non ho capito più assolutamente niente, prima di chiudere gli occhi avevo visto i suoi rosso sangue che mi fissavano, quel bastardo >> Lasciò andare le mie mani e si sedette vicino a me sul letto.
<< E poi sei svanito nel nulla >> Lui annuì, il suo viso aveva un che di sofferente.
<< Ho dovuto, scommetto che i miei mi avrebbero cacciato di casa e tu... Non lo so, magari saresti scappata via >> Capii il suo punto di vista e non feci obiezioni.
<< E il tipo che ti ha trasformato? >>
<< È lui il mio capo, quello che mi ha detto di prenderti, non mi ha detto il perché però, dunque se hai domande ne so esattamente quanto te >>
Ripresi a guardarlo in faccia e vidi che lui aveva fatto lo stesso.
<< Cos'é successo veramente ieri sera nella via? >> Passò qualche secondo prima che riuscisse a rispondermi.
<< È successo che ho perso il controllo per due motivi: quell'altro stava per ammazzarti e mi ha fatto davvero andare fuori di testa perché nessuno deve mettersi in mezzo alla mia missione, l'ho preso in tempo prima che potesse ucciderti e poi... Eri piena di sangue, avevo bisogno di bere e... Diciamo che sarebbe stato tutto più facile se fossi stata tutta intera >>
Annuii per la millesima volta, cercando di capirlo, ma più andava avanti più mi risultava complicato.
Insomma, io quando avevo fame non è che saltavo addosso ad una pizza se la vedevo lì bella calda, no? Dunque fame e sete da vampiro non erano esattamente la stessa cosa.
<< E... Quando ti sei accorto che ero io? >> Strinse tra le mani un lembo di coperta.
<< Era come se il tempo si fosse bloccato e fossi tornato a due mesi fa, ho avuto un mare di ricordi che mi ha assalito in un solo momento e... L'unica cosa che mi veniva in mente era quella di portarti in un posto sicuro, la signora Hawkins mi ha dato del sangue che teneva per le emergenze, così non avremmo corso altri rischi >> Mi venne da sorridergli, poi mi ritrovai tra le sue braccia.
<< Sono contenta di averti ritrovato >> Rimanemmo abbracciati per qualche minuto, dopo un po' la signora Hawkins rientrò.
<< Mentre parlavate penso di aver scoperto qualcosa di interessante: forse so perché il tuo capo voleva Roxanne >> Ci separammo e Jules scattò in piedi talmente velocemente che nemmeno me ne accorsi.
<< Tutte noi sappiamo che tua madre è una delle streghe più potenti di Londra, sappiamo anche che il mondo dei vampiri è in decadenza già da un po', forse il capo di Jules voleva che tua madre usasse i suoi poteri per riportare il loro mondo allo splendore passato >> Lui mi guardò meravigliato.
<< Tua madre è una strega? >>
<< Si, si, ma non è il momento per discuterne >> La signora Hawkins ci zittii e si rivolse a me.
<< Dobbiamo assolutamente parlarne con tua madre e studiare un piano, non possiamo permettere che i vampiri ridiventino i più potenti tra i quattro mondi, se questo equilibrio si spezza rischiamo di cadere in un'altra sanguinosa guerra >> Rimasi stupita, un'altra guerra? Non ne sapevo assolutamente niente.
Tra le cose che mi aveva rivelato mia madre doveva proprio dimenticarsi di un evento del genere.
<< Bene, davvero ottimo, allora che aspettiamo ad andare a parlarle? >>
<< Roxy... >>
<< Roxy niente, sono stanca di rimanere sempre all'oscuro di qualcosa, andiamo da mia madre e risolviamo questa faccenda... Ah, signora Hawkins, grazie per il te ma potrebbe prepararmi del caffè, per favore? Ne avrei davvero bisogno >>

lolololo

Mia madre stava cucinando il pranzo quando rincasammo tutti e tre.
Sulle prime rimase un po' stupita, specialmente quando vide Jules, ma dopo averle raccontato tutto - e dopo che mi avesse chiesto quelle mille volte se stavo bene - la costrinsi a raccontarmi quello che era successo tra i quattro mondi.
Scoprii che tutti avevano un sistema monarchico e che spesso e volentieri i sovrani non andavano d'accordo tra di loro.
Il re dei vampiri, conquistato il consenso da tutta la sua popolazione, dichiarò guerra al regno dei licantropi.
La Corte Seelie e la Corte Unselie, rispettivamente quella delle fate e quella degli elfi, si schierarono dalla parte dei lupi, esattamente come streghe e stregoni.
Gli umani vennero letteralmente soggiogati dai vampiri e dunque costretti a combattere contro la loro volontà.
Questa seconda alleanza non durò molto e i vampiri persero tutto il loro potere conquistato negli anni.
Licantropi, popolo stregato e della foresta ne uscirono vittoriosi e venne incoronato un nuovo sovrano, una regina, per i vampiri.
E tutti vissero felici e contenti.
Peccato che c'era sempre qualcuno che doveva mettere i bastoni tra le ruote ad un sistema che funzionava perfettamente.
In questi ultimi anni, i vampiri più potenti decisero di trasformare diversi umani un po' per aumentare il numero di combattenti, un po' per avere qualcuno sotto stretto controllo.
Scoprii infatti che un umano trasformato in vampiro, se quest'ultimo è potente quanto basta, può fare del neonato il suo servitore, in modo da avere un nuovo e potente soldato da comandare a bacchetta.
Jules era uno di loro.
Dopo questa bella lezione di storia era tutto più chiaro.
<< Allora cosa dovremmo fare? >> Mia madre finì di girare le patate che erano nella pentola.
<< Mi sembra chiaro >> Io e Jules non avevamo evidentemente afferrato.
<< Ti sembra chiaro... Cosa, 'ma? >> Lei sospirò e la signora Hawkins guardò verso il soffitto.
<< Dobbiamo immediatamente parlarne con la regina dei vampiri! Che prenda dei provvedimenti! Sono i suoi sudditi, mica i nostri, e se sono indisciplinati non è di certo nostro dovere rieducarli >> La guardai storto e poi parlai.
<< Dunque dobbiamo andare nel loro mondo? >> Mia madre lasciò andare il mestolo e alzò le braccia al cielo.
<< Ah! Finalmente ci sei arrivata! >>

lolololo

lolololo

lolololo

Angolo autrice:
Ed ecco a voi *rullo di tamburi* il quarto capitolo!
È un po' un capitolo di passaggio per chiarire alcune cose, mi sa proprio che ce n'era bisogno u.u
Dunque, passiamo alle cose più importanti: ringrazio tantissimo Fairygirl1999 e Fu_11 per aver recensito e messo tra le preferite questa storia <3
Ringrazio ancora Arichan4334 per aver messo la storia tra le ricordate e sempre quest'ultima, roncatella e Tatanka94 per averla messa tra le seguite, grazie davvero di cuore!
Spero che leggiate tutti anche questo capitolo e che vi piaccia!
Un abbraccio e un bacio, alla prossima!

PS
Ho cambiato un po' la grafica della pagina, ditemi se la preferite così :)

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Da quando Jules era ritornato la mia vita aveva preso un ritmo diverso.
Non tornai più a scuola, la signora Hawkins aveva detto che era troppo rischioso sia per me che per lui.
Mia madre ci aveva preparato una stanza nell'appartamento gemello, gli aveva fatto un incantesimo e, appena oltrepassavamo il muro, per qualsiasi creatura vivente eravamo fuori dal mondo.
Se qualcuno cercava di rintracciarci non ci sarebbe riuscito.
Non entravamo mai nella stanza dei "gingilli" di mia madre, appena avevo solo tentato di toccare una delle ampolle mi aveva guardata in una maniera che mi aveva fatta sentire ancora più piccola di quanto già ero.
Tuttavia non era così male: avevamo una stanza tutta per noi, una tv niente male e una playstation.
Tenevo d'occhio Jules praticamente sempre, non volevo che mi sparisse da sotto il naso di nuovo.
Avevamo un mini frigo dove avevamo il cibo e il sangue per lui, sulle prime la cosa mi aveva fatto impressione ma poi ci avevo fatto l'abitudine.
Mia madre e la signora Hawkins avevano deciso che tenerci in una sottospecie di bunker magico mentre loro contattavano la regina era la soluzione più sicura.
Non avevamo commentato.
Eravamo distesi sul letto a due piazze, girati l'uno verso l'altro.
Gli prendevo continuamente le mani, stupita della sua nuova temperatura. << Ma non hai freddo? >> Lui sorrise, era solo una delle tante domande che gli avevo fatto.
<< No piccola Roxy, altre domande assurde? Tipo se brillo al sole? >>
Ridacchiai distogliendo lo sguardo dal suo.
Osservai la mano che tenevo nella mia, per quanto fosse possibile visto che ne avevo una microscopica in confronto alla sua.
La pelle era di un pallore eccessivo, perfetta ed eterna, non riuscivo ad intravedere nemmeno il minimo poro, graffio, o quant'altro.
Se prima era bello, dopo la trasformazione era diventato davvero perfetto, sembrava che qualcuno l'avesse costruito con il marmo.
Però la pelle non era per nulla ruvida e dura, al contrario era veramente piacevole al tatto, se non fosse per il fatto che sembrava che fosse rimasto in ipotermia per un tempo infinito.
Eppure, anche se era gelido, abbracciarlo continuava a darmi quel senso di calore e sicurezza che mi trasmetteva anche due mesi prima.
Il suo essere vampiro sembrava averlo trasformato in un'autentica macchina da combattimento, come facevo a non sentirmi protetta?
<< Non stavo per chiederti se brilli al sole >> Gli feci la linguaccia << Stavo per chiederti se puoi... Stare al sole >> Lui mi sorrise e infilò una mano sotto il collo della sua maglietta blu.
Ne estrasse una collana in argento, una catenina, e come ciondolo aveva una pietra rosso sangue incorniciata dal metallo.
La mosse leggermente e riuscii a notare che conteneva del liquido molto denso.
<< La Corte Seelie ha creato questi ciondoli per i vampiri che, durante la guerra, hanno parteggiato per loro.
Il mio capo me l'aveva data così senza dirmi nulla, a parte che mi avrebbe permesso di stare al sole, ma la signora Hawkins mi ha spiegato cosa contiene: linfa degli alberi fatati, mi protegge >> Presi il ciondolo in mano: era caldo, caldo come la pelle che è stata tante ore ad assorbire i raggi solari.
<< Wow >> Lui la rimise dentro la maglietta.
<< Altre domande? >> Annuii, ignorando il suo tono ironico.
<< Com'è quando mordi qualcuno? Voglio dire, tu cosa senti? >> Lui mi spostò una ciocca di capelli rossi dal viso e, grazie a quell'unico gesto, sentii un brivido percorrermi tutta la schiena.
<< Fidati, non vuoi saperlo... Non è niente di bello, sul serio, specialmente per chi viene morso >>
<< E quello? Essere morsi? Com'è? >> Lui sospirò e mi afferrò, facendomi il solletico ai fianchi.
Mi venne subito da ridere e tentai di divincolarmi, ovviamente non riuscendoci.
Finii con la schiena contro il suo petto e rischiai di centrargli in pieno le parti basse con un piede, per quanto cercavo di sfuggire alla sua presa.
<< Attenta! Sarò più resistente, ma quelle mi servono! >> Smise di farmi il solletico ma continuai a ridere e a cercare di prendere fiato.
Non appena finii, lui mi strinse con entrambe le braccia e avvicinò la bocca tra il mio orecchio e il mio collo.
<< Perché fai domande di cui non vuoi veramente sapere la risposta? >>
Sbuffai, sforzandomi di non pensare al fatto che ero letteralmente spalmata contro di lui.
Accidenti a me e le mie idee.
Provai a non balbettare quando gli risposi.
<< Si che la voglio sapere! Potrebbe succedermi e vorrei essere preparata, se poi rimarrò sconvolta a vita da un attacco vampiresco sarà solo colpa tua! >> Lo sentii ridere sommessamente, mi sfiorò il collo con le dita e a quel punto i brividi si triplicarono.
<< Se vuoi possiamo provare... >> Non so perché, ma la sua voce mi sembrò più roca del solito.
In un lampo la mia mente si annebbiò quasi come la sera in cui mi aveva salvata, non ero più nemmeno certa di essere effettivamente distesa sul letto e di avere Jules attaccato a me.
L'unica cosa ben chiara al mio cervello era la sua ultima frase, che mi rimbombava nei timpani e che, in qualche modo, mi obbligava a rispondere si.
<< Si, come vuoi... >> La mia stessa voce mi arrivò ovattata, poi tutto tornò estremamente reale in concomitanza della risata di Jules.
<< Dai, guarda che stavo semplicemente scherzando, volevi provare davvero? >> Avevo sbattuto più volte le palpebre prima di tornare completamente alla realtà.
<< Cosa... Io... Che ti ho detto? >> Lui non si era ancora allontanato, ma mi ero girata verso il soffitto e lui era sempre disteso accanto a me.
Mi guardava dall'alto, appoggiato sul braccio, non mi ero nemmeno accorta di aver cambiato posizione.
<< Mi hai detto che potevo morderti e poi ti sei girata in modo da rendermi più semplice il tutto, ma ti senti bene? Eri come... Non so, in trance >>
Annuii, non sapendo nemmeno bene perché era successo quello che era successo.
<< Avevi cambiato modo di parlare, sembravi uno di quegli attori televisivi sexy che dicono "Ehi baby, ce la spassiamo un po' su da te?" con quella voce più roca >>
<< Ah, intendi la voce che uso quando parlo a quelle tipo la Barbie? >>
<< Jules! >> Pensavo di non averlo mai fatto ridere così tanto da quando ci eravamo conosciuti.
Quando si fermò e notò che non stavo affatto ridendo - mi ero addirittura girata dall'altra parte - lui mi piombò letteralmente addosso, facendo tremare il letto.
Evitai il suo sguardo, tentando di sembrare offesa.
<< Dai, piccola Roxy, guardami un attimo, ti devo dire una cosa importante >> Sbuffai e mi girai.
Non andava bene.
Era decisamente troppo vicino, pensai che le mie povere guance non avessero mai raggiunto una temperatura tanto alta.
Potevo notare ogni singola sfumatura dei suoi occhi azzurri che mi puntavano.
Abbassò la voce e raggiunse il mio orecchio.
<< Ho un segreto, ma non devi dirlo a nessuno, ok? >> Feci di si con la testa, immobile.
<< Sai quando ti chiedevo i numeri delle tue amiche e delle ragazze carine della scuola? >> Strinsi i denti e sperai che non mi stesse per dire qualche stronzata che aveva fatto con loro.
<< Non li ho mai usati, mai >> Sgranai gli occhi e quelle tremila emozioni si fecero strada dentro di me.
La prima fu un senso di sollievo, seguito da un senso di leggerezza seguito a sua volta da una rabbia incontrollata.
Non sapevo con che forza ma lo ribaltai, e lo ribaltai sul serio, finendo sopra di lui e bloccandolo (si faceva per dire) con le braccia, che avevo inchiodato al materasso.
<< Tu che cosa?! >> Non doveva aspettarselo, la sua faccia era davvero sorpresa.
<< È una cosa buona, pensavo... >>
<< E sentiamo, perché me li hai chiesti se poi non li hai usati? >> Lui si mordicchiò le labbra e io persi parte della mia determinazione.
<< Eri così carina quando me li scarabocchiavi e poi buttavi giù il caffè per calmarti, ti ingelosivi sempre >> Diventai paonazza, anzi, paonazza era dire poco.
La mia faccia assunse il colore del sangue contenuto nelle bottiglie del mini frigo.
<< Io... Io non mi ingelosivo! >> Jules scoppiò nella seconda risata della giornata e divenni ancora più rossa, se era possibile.
<< Oh si invece! E la trovo una cosa adorabile! >> Simulai quella che doveva essere una faccia arrabbiata ma venne fuori solo una smorfia priva di senso.
<< Sei... Un grandissimo idiota, Jules Robins, un enorme, immenso, infinito... >> Finii di imprecare contro di lui non appena mi ritrovai nuovamente spalmata sul suo corpo, una sua mano era tra i miei capelli e l'altro braccio occupato ad abbracciarmi.
<< Tu proprio non capisci, eh? >> Strinsi tra le mani la sua maglietta e lui si tese, muscolo per muscolo, sotto di me.
<< No Jules, sei tu che in tutti questi anni non hai mai capito niente >> Non rispose, si limitò ad abbracciarmi e ad attorcigliarsi i miei capelli lisci tra le dita.
Sobbalzammo entrambi non appena sentimmo mia madre che si schiariva la voce.
Con nostro sollievo scoprimmo che si trattava di una proiezione.
<< Mi sentite? È... Una specie di test, volevo capire se l'incantesimo dell'ologramma funziona anche lì >> Mi misi a sedere sul letto e fissai l'immagine sfocata e leggermente verdognola che rappresentava la mamma in persona.
<< Forte e chiaro 'ma >> Lei sorrise tra se e se, spostandosi una ciocca di capelli identici ai miei dalla faccia.
<< Ottimo, allora venite qui un attimo per favore, la signora Hawkins ha trovato un modo per farci accedere al mondo dei vampiri >>
<< Arriviamo! >> Mia madre ci fece l'occhiolino e poi sparì Si emozionava sempre quando le riusciva un esperimento, che fosse in cucina o con la magia.
Jules mi afferrò per le spalle e mi rovesciò indietro, spostandosi sopra di me ad una velocità fulminea.
<< Questa discussione non finisce qui... >> Appoggiò la testa nell'incavo del mio collo e morse la pelle, facendomi sussultare.
<< Adesso moltiplicalo per dieci e otterrai il dolore che si prova non appena i denti dilaniano la carne >>

lolololo

Non appena arrivammo in cucina trovammo la signora Hawkins con in mano una tazza di te e mia madre con una di caffè.
Chiacchieravano animatamente, tanto che nemmeno si accorsero della nostra presenza finché non entrammo nella stanza.
<< Ah! Eccovi, allora: spiega a loro quello che hai detto a me >> La signora Hawkins sorrise e si spostò di fronte a noi.
<< Dato che l'unico modo per raggiungere il mondo dei vampiri è, di fatto, interrogarne uno, avremo bisogno di te, Jules >> Se possibile, lui diventò ancora più pallido.
<< Me? >> La signora Hawkins si mise le mani sui fianchi.
<< Certo, si dia il caso che tu sia l'unico vampiro disposto a collaborare con noi e che tu abbia un superiore che sicuramente conosce una delle entrate per il suo mondo a Londra >>
<< Aspettate >> Intervenni. << Volete usarlo come una specie di... Esca? >> Lei sorrise, mentre mia madre finì di bere il caffè.
<< Precisamente! >> Era stranamente allegra, di solito una persona non era esattamente contenta di utilizzarne un'altra come esca.
<< Mi deve un favore, il tuo ragazzo >> Ridiventai rossa e mi affrettai a precisare che non era il mio ragazzo.
Lei fece un cenno che voleva dire "poco importa" e guardò dritta nella direzione di Jules.
<< Spero che tu gliel'abbia spiegato >> Lui rimase in totale silenzio e io lo puntai.
<< Spiegato che cosa? >> La signora Hawkins alzò gli occhi al cielo e mia madre la affiancò dopo aver messo la tazza nel lavabo.
<< Vedi, signorina, Jules, qualche giorno dopo la trasformazione, è venuto ad acquistare alcuni libri, probabilmente convinto che nessuno avrebbe notato il suo cambiamento, ma quando ti imbatti in una strega esperta le cose cambiano >>
Sospirai e arrivai alla conclusione più probabile.
<< Dunque tu le hai pregato di aiutarti e di mantenere il tuo segreto? >> Lui annuì, leggermente abbattuto.
<< E ora è il momento di saldare i conti, Jules >> La signora Hawkins incrociò le braccia al petto e lo guardò leggermente soddisfatta.
Dopo questa divertente conversazione, Jules si era ritrovato in un vicolo buio a tarda sera, attendeva che il suo capo arrivasse.
Purtroppo quel vampiro non era affatto stupido e cercò di attaccarlo, ma le due streghe erano in agguato e, non serviva nemmeno dirlo, lo atterrarono, lo legarono e lo portarono bendato a casa nostra.
Ci trovavamo davanti ad un vero e proprio maestro.
Era un vampiro parecchio anziano - La signora Hawkins pensava avesse sui 300/350 anni - capace di resistere alla luce solare anche senza il ciondolo che possedeva Jules.
Si rifiutò di dire qualsiasi cosa, ma mia madre gli rifilò uno dei suoi liquidi fluorescenti e cantò come un uccellino in gabbia.
<< Comunque non vi lasceranno entrare tanto facilmente, ci sono divergenze politiche e i ribelli sono in agguato sui portali >>
<< Ottimo, grazie mille dell'avvertimento >> Poi mia madre schioccò le dita e questo cadde in un sonno profondo.
<< Bel lavoro Olivia >> La signora Hawkins appoggiò una mano sulla spalla di mia madre.
<< Ora non ci resta che raggiungere la botola! Perfetto, ci vedremo qui a mezzanotte in punto, vi voglio preparati e belli pimpanti! >>
Poi sprofondò tra i cuscini del divano.
<< Scusa cara, potresti farmi ancora una tazza di te? Era veramente delizioso! >>

lolololo

lolololo

lolololo

Angolo autrice:
Scusate il ritardo >.< in questi giorni ho avuto quei 13843847 impegni e non sono riuscita a pubblicare...
Ma eccomi qui!
Potrei ritardare anche con il prossimo... Vi prego di non prendervela!
Un grazie enorme a chi leggerà e un grazie gigantesco per chi recensirà :D
Al prossimo capitolo!

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