.:Blind:.

di chocobanana_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** capitolo due; ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***




:B
lind :.
 
 { Cerca una mano che ti guidi nel buio }
 
♦♦♦
 
“La cecità consiste in una percezione ottico-visiva ridottissima o nulla.
Può essere congenita, può derivare da gravi affezioni dell'apparato visivo oppure da un trauma.”
 
 
Capitolo 1
 
 
Lo si vedeva serio, ad occhi chiusi, su quel palco. Padrone dello spettacolo, consapevole di tutto quello che doveva fare. Le dita strette intorno a quell’archetto dai fili tesi e ingialliti, sporchi di cera. Serviva a far nascere un suono migliore, gli avevano detto. Avevano ragione.
Quei lunghi filamenti rigidi scivolavano perfettamente sulle corde del proprio violino, creavano una melodia dolce e malinconica.
La stessa tristezza che da sempre lo animava, dal giorno in cui aveva perso tutto.
Quel pomeriggio in cui era stato costretto ad affinare l’udito e gli altri sensi. Si era aggrappato alla musica con tutto se stesso, e grazie a quella andava avanti.
Ammaliava le persone, le portava a conoscere un mondo che non avevano mai visto.
Tutto questo attraverso delle semplici note. I suoi polpastrelli si muovevamo veloci sul collo dello strumento, davano vita a nuovi suoni. Prima più acuti, poi più gravi.
Era incredibile come fosse agile e come, contemporaneamente, muovesse perfettamente l’arco. Senza mai sbagliare, senza mai produrre rumori spiacevoli e fastidiosi. Il violino non era affatto uno strumento facile.
Ci voleva precisione, attenzione, delicatezza, talento. Tutte doti che lui aveva, soprattutto l’ultima.
Perché lui aveva deciso di metterci l’anima in quella che era sempre stata la sua passione. In più, quello strumento, gli ricordava suo padre, i suoi occhi, il suo sorriso, i suoi insegnamenti. Poi sua madre, mentre saliva in camera sua per distoglierlo da quell’attività e farlo scendere a cena.
Invece ora era solo. Poteva rimanere attaccato ad uno spartito quanto voleva, ma non avrebbe mai più udito il calore della voce dei suoi genitori, mai più.
Era tutto sparito, in un battito di ciglia. Tra metallo rovente, fuoco, ferro che si spezza e s’incurva. A volte, Shindou continuava a sentire, in lontananza, quei rumori che avrebbe voluto dimenticare per sempre.
Gli occhi di tutti erano puntati su di lui, affascinati e sbalorditi.
Lui non ci vedeva più, eppure creava, attraverso le mani, le dita, fili e corde, un’atmosfera rilassante e quieta. Tutto stava nelle orecchie.
Ascoltare.
Lui ormai non poteva più osservare le sfumature del cielo, dell’erba o di qualsiasi altra cosa. Ma poteva avvertire quello che gli altri non potevano.
Si dice che un cieco affina gli altri sensi, e Shindou aveva scoperto quanto fosse vera quell’affermazione. Anche se gli mancava la luce, trovava insopportabile essere sempre in bilico in quel vuoto, in quel buio che lo inghiottiva perennemente.
Shindou Takuto odiava il nero ed era alla ricerca disperata di un po’ di bianco e di tonalità di altri mille colori. Ma non li avrebbe mai trovati, e lo sapeva anche troppo bene.
L’unica cosa che gli dava sollievo era la musica, gli dava l’illusione di poter scorgere di immaginare le facce del pubblico,  quelle dei bambini annoiati, delle donne con la bocca aperta, degli uomini allibiti e strabiliati da quelle note che pensavano di non poter apprezzare.
Già, poteva solo fantasticare. Non le avrebbe mai osservate sul serio.
Era piuttosto triste, ma ormai lui non ci faceva più caso.
Dopo qualche minuto la melodia cessò, il braccio del ragazzo cessò di muoversi, le dita si rilassarono, così come tutto il suo corpo.
Un forte brusio invase l’anfiteatro, gente che batteva le mani, urlava complimenti.
Il castano s’inchinò, lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo; anche quella volta c’era riuscito. Ce l’aveva fatta.
Sentì un braccio sfiorargli la spalla e portarlo dietro le quinte.
«Sei stato bravissimo» Mormorò una voce profonda e, in quel momento, entusiasta.
Kirino, il suo migliore amico, era sempre con lui quando si trattava di esercitazioni e performance. Gli aveva promesso che sarebbe stato al suo fianco, per quanto gli fosse possibile farlo.
Shindou era convinto che non dovesse passare per forza le sue giornata con lui, non voleva costringerlo a trascurare gli amici, in fondo anche il ragazzo con i capelli rosa, legati in due codini, aveva che fare.
Il musicista conosceva Ranmaru fin da prima dell’incidente, erano insieme da sempre, semplicemente inseparabili.
Ed erano compagni anche in questa avventura.
Shindou porse il violino all’amico, ringraziandolo per i complimenti.
Sentì il peso dello strumento sparire dalle sue mani dopo qualche secondo.
«Ho sbagliato un paio di note.» Affermò il castano.
«Nessuno ha notato niente.» Ridacchiò il rosa, riponendo l’archetto nell’apposito scompartimento e poggiando un panno di velluto bordeaux all’interno dell’astuccio nero pece, per evitare che qualcosa graffiasse il violino.
«Stasera potrai riposarti senza l’ansia dello spettacolo.» Gli ricordò Kirino, sorridendo. E sapeva che Shindou, pur non vedendo, riusciva ad intuire le proprie espressioni grazie al tono di voce.
“Chi non vede affina gli altri sensi,.” Tutti i medici seguono questa linea di pensiero.
 
♦♦♦♦
 
«Avresti dovuto ascoltare con più attenzione!» Taiyou fece una smorfia al ragazzo con i capelli blu che stava seduto al suo fianco.  Sul suo volto un’espressione parecchio annoiata. Sbadigliò, ignorando le parole del ragazzino dai capelli arancioni.
«Come raccontiamo lo spettacolo a Yuuichi?» chiese ancora, alzando il tono di voce.
Kyousuke gli lanciò uno sguardo annoiato e sbuffò. «È solo un ragazzino che suona il violino, cosa volevi raccontargli?» mormorò, non trovando nulla di speciale nella melodia appena udita.
«Ma era cieco!» esclamò Taiyou. «Eppure così bravo!» aggiunse.
Kyousuke roteò gli occhi e fece spallucce. «Non m’interessa lo stesso.»
Taiyou mise un leggero broncio. Ciocche di capelli arancioni gli ricadevano sulla fronte e sulle spalla, squadrò con i suoi occhi azzurri il suo “accompagnatore”, accigliato. «Io non capisco come tu faccia ad essere il fratello di Yuuichi.» Borbottò.
Kyousuke scosse piano la testa e si alzò, e uscendo facendosi spazio tra le tende rosso scuro dell’entrata di quel palchetto.
Taiyou lo seguì, lanciando un’ultima occhiata al palco vuoto.
Gli sarebbe piaciuto conoscere quel ragazzo così bravo a suonare.
 
♦♦♦♦
 
Shindou sentì il vento sfiorargli il viso e scompigliargli i capelli.
Si sentiva stanco e non vedeva l’ora di tornare a casa e stendersi sul suo morbido e adorato materasso.
La spalla di Kirino toccava leggermente la sua.
Il castano sentiva tutte i suoni della città, dai rami che si muovevano, ai clacson delle macchine, l’abbaiare dei cani, le voci degli abitanti della città.
Poi sentì dei passi e qualcuno allacciargli le braccia al collo.
«Ma tu sei il ragazzo del violino!» Esclamò la voce sconosciuta. «Stavo guardando lo spettacolo! Sei davvero bravissimo!»
Kirino guardò perplesso la scena e si lasciò scappare una risata. Shindou, invece, non sapeva bene cosa dire.
Avvertì che la presa del ragazzo si era fatta più debole, fino a svanire del tutto.
«Taiyou Amemiya. Sei un idiota.» Agli occhi del castano arrivò una voce forte e profonda.
Gli sarebbe piaciuto vedere il volto della persona a cui apparteneva.
«Ma Tsurugisan!» Si lamentò quello con i capelli arancione. «Non credi sia stato fantastico prima?» Indicò il musicista, mentre la sua voce acquisiva un tono esaltato.
Kyousuke scosse la testa e sospirò. Non si sarebbe più lasciato convincere a portare in giro quel moccioso incosciente e imprevedibile.
Kirino osservava incuriosito la scena, mentre lanciava qualche occhiata a Shindou, per vedere quali espressioni si facessero largo sul suo viso.
Sembrava parecchio stupito e confuso. Gli poggiò una mano sulla spalla, per fargli sentire che non lo aveva lasciato solo con due sconosciuti, i quali litigavano tra di loro senza nemmeno considerarli.
Shindou desiderò ancora di più di varcare al più presto l’ingresso di casa. 

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.:Angolo dell'autrice:.

Giorno--finalmente ecco questa minilong KyouTaku-- doveva essere pronta tempo fa e invece no--
Ormai questa pair è diventata una delle mie otp-- e devo rigraziare Greta e Fede, e diciamo che questa fic è un po' per loro ❤❤
Diciamo che sarà abbastanza angst-- e già-- e io amo Kyousuke- e Shindou che suona sdfghjk 
Questo primo capitolo me l'ha betato la mia amata Roby ❤ mentre l'immagine modificata l'ha fatta la mia Valy
Grazie a voi e a quelli che leggeranno~
Al prossimo capitolo
Camy~

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Capitolo 2
*** capitolo due; ***


Capitolo due;
 
Taiyou si era voltato verso di lui e gli aveva preso la mano, stringendola forte.
«Yuuichisan vorrebbe tanto ascoltare la tua musica!» esclamò, mentre gli occhi gli s’illuminavano per la felicità.
«E tu saresti…?» Domandò Shindou, incerto. Teneva ferme le dita, indeciso sul da farsi. Sperava che Kirino dicesse qualcosa per aiutarlo, e invece solo silenzio.
Anzi, lo sentiva ridacchiare sotto i baffi.
«Taiyou Amemiya!» esclamò il ragazzino dai capelli color carota, «Yuuichisan ci ha chiesto di raccontargli lo spettacolo! Sai… lui è stato trattenuto in ospedale…» mormorò l’ultima frase, mentre una leggera malinconia si insinuava nella sua voce, prima allegra.
Kirino osservò i leggeri cambiamenti nell’espressione di Shindou, sembrava come intenerito dal ragazzino che aveva davanti, come se avesse percepito la tristezza che, da qualche minuto, aleggiava nell’aria.
«Questo Yuuichi deve amare molto la musica…» disse Shindou. Stava iniziando a capire dove volesse arrivare Taiyou.
Kyousuke, sempre più spazientito, prese il braccio del ragazzino dagli occhi azzurri, «Sì, ma ora dobbiamo andare» affermò, mentre incrociava lo sguardo incuriosito di Kirino.
«Ma…» Taiyou non fece in tempo a ribattere che si sentì strattonare via. Il ragazzo con i capelli rosa osservò divertito, e leggermente confuso, la scena.
Shindou era sempre più perplesso, ma era consapevole che i due si fossero allontanati; sentì la voce di Taiyou in lontananza, si concentrò per capire cosa stesse urlando.
«Shindousan! Venga a trovarci all’ospedale! Yuuichisan ne sarebbe felice!» strillò quelle parole con tutto il fiato che aveva in gola, voleva che anche il suo adorato Yuuichi ascoltasse quella soave e deliziosa musica che sono Shindou riusciva a suonare. Voleva che provasse le sue stesse emozioni, quelle avvertite a teatro.
Il castano rimase interdetto da quella particolare richiesta e non poté trattenere una smorfia; lui odiava gli ospedali più di qualsiasi altra cosa.
Però, se parlava di quel maledetto posto, allora quel ragazzino doveva essere malato, e anche quel “Yuuichisan” doveva soffrire di qualcosa.
Dentro di lui qualcuno gli diceva di soddisfare quella piccola richiesta, fattagli da una voce che sembrava innocente e disinteressata.
«Ci stai pensando?» chiese Kirino, destandolo dai suoi pensieri.
Shindou non disse nulla, rimase in silenzio, e alzò gli occhi verso il cielo. Chissà di che colore era in quel momento, fu tentato dal chiederlo.
«Vado a dormire, ci sentiamo domani, d’accordo?» Kirino rimase interdetto, poi fece spallucce e gli diede una pacca sulla spalla.
«A domani allora».
Il ragazzo dai capelli rosa rimase fuori il grande cancello bianco, mentre osservava Shindou camminare lentamente verso la porta, il violino sulle spalle.
Era come se vedesse, conosceva quel viale a memoria, ogni crepa, ogni sasso, ogni buca, semplicemente tutto.
Era stato costretto ad apprendere, ad imparare a memoria qualsiasi cosa. Lui non voleva essere un peso, voleva che tutto fosse come prima dell’incidente.
Tutto il possibile.
 
♦♦♦♦
 
«Cosa diamine ti è venuto in testa?» La voce di Kyousuke era “leggermente” alta, il ragazzo sembrava molto irritato mentre si trascinava via Taiyou.
«Ma…così Yuuichisan può vedere quanto è bravo Shindousan!» insistette il ragazzo con i capelli arancioni. «Voleva venire con noi…» aggiunse a voce bassa, triste perché avrebbe voluto anche Yuuichi lì con lui.
Era molto più paziente e gentile di suo fratello Kyousuke e, per colpa delle sue gambe paralizzate, rimaneva in ospedale con lui tutti i giorni.
Kyousuke, invece, veniva quasi tutti i pomeriggio per stare con suo fratello maggiore, gli era sempre vicino, sollevato ad ogni miglioramento che Yuuichi faceva.
Il maggiore dei fratelli Tsurugi si era operato quel pomeriggio e, per quel motivo, non aveva potuto assistere al concerto; Kyousuke avrebbe voluto aspettare in sala d’attesa, ma Yuuichi gli aveva chiesto di accompagnare Taiyou ad ascoltare le melodie suonate quel ragazzo cieco, e di raccontargli tutto, dal primo all’ultimo pezzo.
«Lo so benissimo» replicò il ragazzo con i capelli blu notte, «ma non sei curioso di sapere come sta?» chiese, cercando di far leva sull’affetto che Taiyou sembrava provare per Yuuichi.
«Certo… ma sono sicuro che sia andato tutto alla perfezione!» rispose il ragazzino, lasciandosi andare a dun luminoso e rassicurante sorriso.
 
♦♦♦♦
 
Taiyou corse impaziente verso la camera di Yuuichi: non vedeva l’ora di vedere come stava, di raccontargli quella magnifica giornata.
Ma ad attenderlo c’era l’infermiera, la ragazza dai lunghi capelli violetti di nome Fuyuka, che gli fece segno di fermarsi.
«Yuuichi sta riposando ora, meglio lasciarlo stare» disse, con voce pacata e con un sorriso pacifico in volto.
Kyousuke si avvicinò ai due, lanciò uno sguardo alla porta chiusa della stanza, poi puntò gli occhi dorati in quelli bluastri di lei.
«Torna a casa Kyousuke, ti aspettiamo domattina» parlò con dolcezza e calma, mentre si allontanava dalla camera di Yuuichi, «buonanotte».
I due ragazzi rimasero fermi lì, poi si salutarono, un po’ delusi ed entrambi stanchi per via di quella lunga giornata che sembrava non voler finire.
Il ragazzo dai capelli blu scese deciso le scale, per un attimo aveva pensato di passare la notte lì, in ospedale, poi aveva cambiato idea; probabilmente una notte a casa sarebbe stata molto più riposante, meglio un letto di una sedia rotta e scomoda.
Fuyuka era sembrata calma e sollevata, quindi l’operazione doveva essere andata alla perfezione. Yuuichi avrebbe ripreso presto a camminare.
Poi il pensiero di Kyousuke si focalizzò sul ragazzo dai capelli castani e mossi, il ragazzo che suonava pur non avendo più la vista.
Lo aveva colpito, in un certo senso, e se ne rendeva conto solo ora.
Non tanto per la musica che produceva, ma per la tenacia che doveva aver avuto: fare quello che si ama nonostante i problemi è ammirevole.
Shindou Takuto era un po’ come suo fratello Yuuichi, non si era arreso alle difficoltà e agli ostacoli di quella realtà così crudele e imprevedibile.
Chissà per quale motivo, sperò che quel ragazzino suonasse davanti a suo fratello, forse per mostrare a Yuuichi che c’erano persone determinate come lui o, forse, perché lui, Kyousuke, voleva essere sicuro che ci fossero persone in condizioni peggiori di Yuuichi, eliminare quel peso che aveva sul petto.
Forse, voleva poter dire che il male che aveva procurato a suo fratello non era poi così cattivo.
Poteva andare peggio, anche perché, Yuuichi, presto sarebbe tornato a camminare.
Chissà se quel ragazzo, Shindou, avrebbe rivisto mai più i colori della vita.
Kyousuke scosse la testa, quasi indignato da quell’egoismo che gli stava avvolgendo i pensieri.
Cosa poteva importare a lui di quel musicista, era stato sfortunato, ma a lui non doveva importare, non gli serviva per sentirsi meglio.
Lui voleva solo che suo fratello maggiore fosse finalmente felice, senza preoccupazioni ed ansie, senza dover combattere ancora.
 
♦♦♦♦
 
Quella mattina Shindou si svegliò presto, si sentiva più stanco di prima. Si passò una mano sul viso imperlato di sudore, l’ansia dell’incubo che lo aveva assillato quella notte stava lentamente svanendo.
Avrebbe mai smesso di sognare quel fuoco? Il rumore del metallo rovente sull’asfalto?
Il ragazzo, a volte, sperava che quella fosse solo una realtà presente nella sua testa, ma poi apriva gli occhi e non vedeva nulla, nemmeno il candore del soffitto.
Eppure, ancora ci credeva in una cura, ancora, la mattina, batteva leggermente le palpebre, nella speranza di vedere un raggio di sole colpire le pareti buie della propria camera da letto.
Fissò il buio, cercò di immaginarsi il sole che illuminava gli alberi, ogni foglia, ogni filo d’erba, le famiglie che camminavano lentamente per le strade, gli animali che giocavano nei cortili.
Aprì più volte gli occhi, ma nulla, sempre e solo quell’oscuro colore che gli annebbiava i sensi.
Shindou non aveva idea di quello che avrebbe fatto quel giorno ma, da quando era diventato cieco, tutto gli sembrava monotono; l’unica cosa che colorava un po’ il grigiore della sua vita erano i concerti, fare musica davanti ad un pubblico che apprezzava, sorrideva, applaudiva.
Non le persone che provavano pietà, quelle che chiudevano gli occhi e si lasciavano trasportare dalla musica del suo violino; chissà se “Yuuichisan” era una di quelle persone, o anche Taiyou, o quell’altro ragazzo dalla voce profonda che, però, sembrava abbastanza suscettibile.
Shindou era curioso, voleva conoscere quei ragazzi, c’era qualcosa che lo attirava; forse quel loro essere “imperfetti” come lo era lui, il fatto che avessero anche loro dei problemi lo faceva sentire meno diverso.
Si domandava quanto fossero gravi i problemi che li affliggevano. Quando la parola ospedale era giunta alle sue orecchie era rimasto basito, e si era incuriosito.
Un attimo, una manciata di secondi per decidere che avrebbe suonato davanti a loro, che avrebbe affrontato le sue paure e le mura spente di una stupida struttura per anime infelici.
Qualche ora dopo, Shindou era all’ingresso della villa, col violino in spalla e Kirino al suo fianco, pronto ad accompagnarlo all’ospedale.
«Come mai questa decisione?» chiese l’amico, visibilmente curioso.
Il castano alzò le spalle, poi sospirò appena.
«Non lo so, ma tanto, oggi, non ho nulla da fare» rispose, con aria di sufficienza, come se avesse deciso di suonare per quello “Yuuichi” durante un atto di bontà suprema.
In realtà, Shindou si sentiva costretto, come se per lui suonare dentro quella struttura angosciante significasse aver dimenticato, aver superato tutto, aver realizzato un sogno.
Un sogno che, però, non lo rendeva né soddisfatto, né felice. 

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//Angolo dell'autrice:

ohoh, buongiorno~
ho aggiornato questa fic ;uuuu; sì, una volta avevo i capitoli, però non mi piacevano e sto tipo riscrivendo tutto -ahah non uccidetemi-.
Poi mi è venuta voglia di KyouTaku quindi mi sono messa a scrivere-
sperando di fermarmi a cinque capitoli, ecco
dal prossimo capitolo spero in tanti feels kyoutaku - ma siii (???)
avevo in mente di fare altri banner ma non so più farli -mai saputi fare in realtà- oh, ringrazio la mia mela e reby per aver letto questo capitolo prima che lo pubblicassi mmmh, spero che qualcuno sia ancora disposto a leggere questa minilong ; u ;
a presto, fatemi sapere cosa ne pensate ;w; e amate Taiyou (???)
camy

 

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