La Strega del Fuoco

di SamuelC
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Brucia di passione ***
Capitolo 2: *** Sono una strega ***
Capitolo 3: *** Il dono di ogni strega ***
Capitolo 4: *** PartyCrash ***
Capitolo 5: *** L'attacco dell'uomo ***
Capitolo 6: *** Ellie ***
Capitolo 7: *** Anna Lee ***



Capitolo 1
*** Brucia di passione ***


♦ ~01~ BRUCIA DI PASSIONE ♦

"Dai, saliamo su... i miei genitori non torneranno prima delle otto credo" disse il ragazzo che, tenendo per mano la ragazza che lo accompagnava, la conduceva verso il piano di sopra.
"Come credi?" replicò lei preoccupata.
"Sto scherzando scema..." la rassicurò lui.
Charlie è sempre stata una ragazza particolarmente ansiosa, sempre a porsi tantissime domande per qualsiasi cosa. Alcune persone dicono che chi è ansioso tende ad essere sempre in anticipo sugli orari... be', Charlie era costantemente in anticipo. Anche in questa occasione voleva esserlo.
Era a casa del suo ragazzo, i suoi genitori sarebbero tornati fra un paio di ore. Era tutto perfetto: erano da soli, si volevano bene, anzi, Charlie si fidava ciecamente di lui. In fondo Gerard si è sempre dimostrato un bravo ragazzo, aveva dimostrato in molte occasioni di non avere occhi per nessun'altra, se non per Charlie. Si frequentavano da tre settimane e Charlie aveva finalmente deciso di fare il grande passo, si era decisa a concedersi per la prima volta ad un ragazzo nella sua totalità, anima e corpo. Per quanto riguarda Gerard, be'... lui avrebbe voluto che questo momento fosse arrivato prima, ma come si dice? L'attesa aumenta il piacere.
Appena aperta la porta della stanza dei suoi genitori, Gerard lanciò Charlie sul letto matrimoniale. Successivamente le saltò letteralmente addosso, iniziando a baciarla sul collo.
"Fermati un minuto, per favore" disse Charlie, "ho bisogno prima di andare al bagno."

Charlie si stava guardando allo specchio, sistemandosi i lunghi capelli biondi. Indossava un reggiseno ed un paio di mutandine di pizzo bianche. Aveva acquistato il completo per l'occasione. "Speriamo che gli piaccia" pensò fra sè e sè. "Anzi, speriamo che io sia all'altezza..."
Era proprio una ragazza ansiosa. Gerard era stato con un paio di ragazze prima di lei, quindi sarà sicuramente già bravo. Ma lei? Charlie era di due anni più piccola di Gerard e non aveva nessuna esperienza; lui era il suo primo fidanzato importante.
"Sì, è il primo ragazzo a cui voglio veramente bene, sono sicura della mia scelta... non posso farlo aspettare ancora."
Charlie uscì dal bagno con adosso soltanto l'intimo e si diresse in stanza, dove Gerard l'aspettava.

Charlie non sapeva come esprimere quello che sentiva in quel momento. Sentiva del dolore e pure tanto, ma cercava di resistere. Voleva resistere perché quello che sentiva dentro di lei era molto più intenso del dolore.
I loro corpi sudati si stringevano, le labbra di Gerard mordevano il suo collo. Lei sospirava intensamente... sentiva del calore dentro di sè.
Sentiva talmente tanto calore che era come se il suo corpo stesse andando a fuoco per la passione.
Ma non era soltanto il suo corpo ad andare a fuoco...

I pompieri stavano sistemando le ultime cose prima di andarsene, mentre Charlie e Gerard aspettavano sul marciapiede l'arrivo dei genitori del ragazzo.
"Mi dispiace per quello che è successo" disse Charlie al suo ragazzo.
"Ma che dici?" la rimproverò lui, "non è stata colpa tua."
Gerard si avvicinò ad un pompiere: "allora, i danni sono gravi?"
"Fortunatamente no" rispose lui, "le fiamme non sono uscite dalla camera da letto, quindi gli unici danni sono lì dentro."
"E la causa? Siete riusciti a capire cosa è stato?"
"No" rispose il pompiere, "non riusciamo proprio a capirlo. Da quello che abbiamo potuto vedere, in stanza non c'era niente di particolarmente infiammabile. Puoi raccontarmi meglio quello che è successo?"
"Ero con la mia ragazza..." e indicò Charlie seduta sul marciapiede, "e all'improvviso le tende hanno preso fuoco! Ma noi non abbiamo fatto assolutamente nulla per causare l'incendio".
"Sì, ti credo" rispose il pompiere, "oh, ma quelli sono i tuoi genitori per caso?" e indicò un'auto scura che aveva appena parcheggiato davanti a loro.

Charlie scese dall'auto del padre di Gerard, che si era offerto di accompagnarla a casa. La ragazza era ancora molto turbata da quello che era successo. La sua preoccupazione più grande non era l'incendio che misteriosamente si era sviluppato, ma il fatto che il suo primo rapporto con un ragazzo fosse stato rovinato da tutto ciò. Lei sperava moltissimo che fosse tutto perfetto... forse la pensava diversamente da molte sue coetanee, ma per lei sarebbe dovuto essere un momento importantissimo. Purtroppo il destino gliel'aveva rovinato quel momento.
Stava per aprire il cancelletto del viale di casa e l'auto del padre di Gerard era già sparita, quando sentì un brivido lungo la sua schiena.
"Charlotte Butera?" la chiamò qualcuno dietro di lei. Sembrava la voce di una persona anziana.
Charlie si girò di scatto spaventata. A pochi centrimetri da lei vi era una donna decisamente avanti con gli anni. Aveva la pella bianchissima e delle sottilissime labbra rosse. Indossava un elegante tailleur forse nero o forse viola scuro, ormai si era fatto buio e Charlie non riusciva a distinguere bene i colori, e un paio di guanti dello stesso colore.
La ragazza, passato l'iniziale spavento, chiese a sua volta "chi è lei?"
"Io sono Miranda Lemoin e faccio parte del comitato di benvenuto della Setta di Saturno". Proprio quando finì di pronunciare quella frase, un gatto nero con degli abbaglianti occhi gialli, passò fra di loro, miagolando rumorosamente.
"Setta di che?!?" rispose Charlie, che non riusciva a capire chi si trovasse di fronte.
Miranda ignorò questa sua domanda e le richiese "allora è lei Charlotte Butera?"
"Sì... sono io", rispose esitante la ragazza che aggiunse, "ma lei chi è? Che cosa vuole?"
Miranda sorrise: "Io sono stata ufficialmente delegata dai miei superiori ad informarla che lei è una strega... una strega appartenente alla prestigiosa Setta di Saturno."
"Mi scusi..." disse Charlie un po' esitante, ma allo stesso tempo diffidente "ma mi sta prendendo in giro? Mi dispiace, ma io stavo per rientrare a casa..."
Mentre diceva ciò aveva aperto il portoncino di casa e lo stava per attraversare.
"Fate tutte così quando venite a saperlo", esclamò la donna misteriosa mantenendo il suo sorriso. Al termine di questa frase iniziò a muovere le mani in modo circolare e sinuoso, sussurrando qualcosa di incoprensibile per Charlie.
La ragazza sentì dapprima un brivido attraversargli tutto il corpo, successivamente i suoi muscoli iniziarono ad irrigidirsi. Tempo pochi secondi e non potette più muoversi.
Charlie era stata paralizzata.

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Capitolo 2
*** Sono una strega ***


♦ ~02~ SONO UNA STREGA ♦

"E così anche loro ne sono già venute a conoscenza, eh?"
"Sì, sicuramente... il gatto nero è sfrecciato proprio davanti a me!"
"Davanti a te? Stanno dimostrando sempre più spavalderia. Spero che si limitino a questo, non vorrei che..."
Una delle due voci è sicuramente quella di Miranda, ma l'altra interlocutrice era sconosciuta a Charlie, la quale aveva ripreso conoscenza proprio in quell'istante. Non riusciva ancora ad aprire gli occhi, ma riusciva a sentire e a muoversi lievemente. Emise un flebile suono con la bocca ancora intorpidita, attirando l'attenzione delle due donne.
"Oh... ti sei ripresa tesoro. Tieni, bevi questo" disse Miranda, che avvicinò alla bocca di Charlie una bottiglietta con un liquido trasparente.
Non appena Charlie finì di berlo, sentì un tepore attraversare il suo corpo. Finalmente riusciva a muoversi liberamente. Apri gli occhi e vide le due donne davanti a sè.
"Scusami per quello che ti ho fatto, Charlotte, ma non avevo tempo da perdere. Dovevo condurti qui il più presto possibile. Comunque la pozione che hai bevuto ha annullato l'effetto del mio incantesimo" disse Miranda.
Charlie era ancora intorpidita. Si alzò dal letto sul quale si era ritrovata e disse spaventata: "che cosa volete da me?", sospirava e tremava.
"Tesoro... devi stare tranquilla. Ti spiegheremo tutto adesso" le rispose Miranda, avvicinandosi a lei e toccandole il braccio.
Charlie la respinse subito: "voglio soltanto tornare a casa! Lasciatemi andare!"
"Oh... tu puoi andare, se lo vuoi" disse l'altra donna.
Era una donna decisamente più giovane di Miranda o, forse, mostrava semplicemente meno anni di quanti ne avesse realmente. Era vestita in un modo che Charlie riteneva pacchiano, con una camicetta leopardata e un paio di pantaloni attilati... certamente non un look adatto alla sua età. Era truccata anche in modo eccessivo con un forte rossetto rosso e del trucco azzurro intorno agli occhi.
"Allora me ne vado, subito!" replicò Charlie, avvicinandosi alla porta di quella stanza, che sembrava una infermeria di un paio di secoli fà.
"Però ti perderesti sicuramente in questo castello... chissà quanto vagheresti prima di trovare l'uscita. Ore... giorni... o forse settimane?", aggiunse con uno sguardo compiaciuto la donna.
"Ma voi chi siete? Cosa volete da me? Che cosa mi avete fatto per portarmi qui?" disse agitata Charlie. I suoi occhi tremolanti si stavano per bagnare.
"No no no..." disse Miranda in tono affettuoso, "non devi piangere. Qui sei al sicuro. Andiamo nella sala comune, ti prometto che lì avrai tutte le risposte di cui hai bisogno".
Le tre uscirono dalla stanza e si incaminarono verso la sala. Il posto sembrava davvero un castello mediovale. A Charlie pareva il castello visto nei film di Harry Potter.
Dopo aver svoltanto in innumerevoli coridoii, finalmente arrivarono nella sala comune.
La sala comune, in realtà era una stanza non molto grande, si presentava come un posto buio, senza finestre. All'interno della sala vi era un lungo tavolo, con alcune sedie intorno.
Charlie si guardò intorno, vi erano cinque o sei ragazze sedute in silenzio intorno al tavolo.
"Prego, siediti tesoro..." la invitò Miranda, indicando una sedia vuota. Miranda e l'altra donna si sedettero su due delle tre sedie più grandi al centro del tavolo.
Mentre Charlie si siedeva, vide un volto familiare: "Leslie!"
La ragazza che Charlia indicava, si voltò con aria di superiorità: "e così... anche tu sei una strega? E chi lo avrebbe mai sospettato! Con tante ragazze più sveglie di te a scuola..."
Leslie era una coetanea di Charlie, frequentavano la stessa scuola, ma in classi diverse. Non si conoscevano se non di vista, ma Charlie riteneva che Leslie fosse una ragazza da evitare. Praticamente la considerava una troia.
"Bene, vedo che conosci già la nostra Leslie. Quindi Leslie, non ti dispiace aiutare Charlie ad ambientarsi?" disse Miranda.
Leslie fece una faccia schifata, ma annuì svogliatamente.
"Bene... Diamo inizio alla cerimonia di introduzione della nuova adepta" disse con voce solenne la donna bionda. "Charlotte Butera... tu sei una strega!"
Charlie spalancò gli occhi: "smettetela! Fatemi tornare a casa!"
"Non credi a quello che ti dico?" disse la strega bionda, "bene... guarda!"
Schioccò le dita ed una coppetta che era poggiata sul tavolo cominciò a levitare.
"E' un trucco! Soltanto un trucco" esclamò spaventata Charlie. Stava piangendo.
"Un trucco, eh?" disse sorridendo la donna. Un altro schiocco di dita e la coppetta si frantumò in tantissimi piccoli pezzi. "Leslie, perché adesso non dai anche tu una dimostrazione?"
Leslie si alzò dalla sedia e chiuse gli occhi.
"Charlie... Charlie" era la voce di Leslie, ma la ragazza non stava muovendo le labbra.
Charlie non riusciva a capire. "Sono qui, sono dentro la tua testa".
I pensieri di Charlie si mischiavano con la voce di Leslie in un vortice confuso.
"ESCI! ESCI SUBITO!" Charlie si mise ad urlare.
"Non serve a niente urlare... oh, vediamo cosa ti passa di bello per la testa" Charlie sentiva la voce antipatica di Leslie nella sua testa, "ooooh... e così oggi ha scopato con Gerard Williams! Gran bel figo, vorrei scoparmelo anche io!"
"BASTAAAAA!" Charlie urlò con tutta la sua forza.
"Va bene così Leslie, basta" disse Miranda.
"Credi ancora che sia tutto un trucco?" disse la donna bionda.
Charlie non riusciva a parlare, non riusciva a smettere di piangere.
"Io sono Cassandra Tatcher e ti informo che sei ufficialmente entrata a far parte della Setta di Saturno, una fra le più antiche e prestigiose sette di stregoneria al mondo."
Ormai a Charlie non era rimasta neanche più la voglia di fare domande, voleva che quell'incubo finisse subito.
"Charlotte, tu appartieni alla razza delle streghe, non sei un essere umano qualsiasi" continuò a spiegare Cassandra, "noi streghe siamo una razza superiore, siamo migliori. Gli uomini sono inutili, ma noi..." e qui sorrise, "noi, siamo molto di più. Noi abbiamo dei poteri."
"Charlotte", Miranda interruppe Cassandra, continuando la spiegazione, "ogni strega ha un potere unico e diverso, ma bisogna fare attenzione. Spesso questi poteri possono rivelarsi pericolosi. Il nostro compito è aiutarti a controllarli!"
"Controllarli?" disse Cassandra, sempre sorridendo, "con i nostri poteri possiamo fare grandi cose. Gli umani possono soltanto starci a guardare..."
Miranda lanciò un'occhiataccia all'altra strega, "per favore Cassandra, non mi sembra il momento di fare questo tipo di discorsi. Non dobbiamo fuorviare Charlotte da quello che è veramente il nostro obiettivo. Come stavo dicendo" e ritornò a rivolgersi alla ragazza, "il nostro compito è aiutarti a controllare questi poteri, affinché tu non incappi in pericoli... pericoli per te e per gli altri".
"Io non ho nessun potere" replicò Charlie, ancora spaventata.
"E che cosa mi dici dell'incendio di oggi?" le chiese Cassandra.
"E' stato un incidente!" si difese Charlie.
"No" le obiettò Cassandra, "non è stato un incidente. Sei stata tu!"
Charlie era impietrita.
"Il tuo potere..." continuò Cassandra, "è la pirocinesi. Il controllo del fuoco e delle fiamme... un'abilità potente, ma fortunatamente per te, facile da gestire".
"Non è possibile..." rispose Charlie. Ormai dentro di lei cresceva sempre di più l'idea che tutto ciò non fosse soltanto uno scherzo ben congeniato.
"Charlotte, tesoro" le disse Miranda, "prova ad osservare il palmo della tua mano e a concentrarti sull'esperienza di oggi."
"Quale esperienza?" replicò Charlie.
"La perdità della tua verginità" rispose schietta la donna.
Charlie osservava il palmo della sua mano cercando di ripensare a Gerard, a quello che avevano fatto, agli abbracci, ai baci, ai loro corpi sudati che si avvolgevano a vicenda.
La mano di Charlie prese fuoco.
"Oh, cazzo... sono una strega" esclamò.

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Capitolo 3
*** Il dono di ogni strega ***


♦ ~03~ IL DONO DI OGNI STREGA ♦

"Oh, sì... sei una strega. Tutto molto bello, yeah!" disse in tono sarcastico Leslie.
Charlie non le prestò attenzione, sconvolta com'era da quella scoperta.
Cosa? Lei era una strega? Ma non esistono le streghe... non esiste la magia. Charlia ancora si rifiutava di accettare la verità, però la sua mano, seppure per pochi secondi, aveva preso fuoco e lei non aveva avvertito nessun dolore.
"Com'è possibile che io sia una... una..." Charlie non riusciva a trattenere le lacrime.
"Una strega?" completò Miranda, "oh, tesoro... tu sei una strega perché ce l'hai nel DNA. Nel sangue della tua famiglia scorre la stregoneria."
"Quindi anche mia madre è una strega?" chiese incredula la ragazza.
"Dubito che tua madre sia una strega, altrimento ne saremmo già a conoscenza. Potrebbe esserlo tua nonna, o qualche tuo antenato. Succede spesso che qualche generazione non manifesti nessun potere. Oh... e la stregoneria può essere ereditata anche dalla famiglia del padre, però gli uomini non potranno mai avere nessun potere."
Charlie stava cominciando a calmarsi, ormai non piangeva più.
"Prima di oggi" disse, "non mi era mai successo di... di incendiare le cose"
"Non l'hai ancora capito?" esclamò Leslie con tono saccente, "scopando con quel tipo hai sbloccato i tuoi poteri."
"Signorina!" Miranda sbattè una mano sul tavolo, "moderiamo il linguaggio!"
Leslie fece una smorfia.
"Comunque sì" continuò Miranda, "noi streghe manifestiamo i nostri poteri soltanto quando perdiamo il nostro dono più prezioso, quando doniamo il nostro fiore agli dei".
"Miranda cara... come la fai lunga" la interruppe Cassandra, "credo che Charlie abbia capito perfettamente". Rivolse il suo sguardo fiero verso Charlie e aggiunse "non si può più tornare indietro adesso".
Questa frase colpì particolarmente Charlie. Che cosa voleva dire? Era un avvertimento? Una minaccia? O semplicemente una frase buttata lì?
Miranda notò lo sguardo preoccupato della ragazza e, cercare di calmarla, le disse: "è per questo che adesso sei qui. Noi ti aiuteremo a controllare i tuoi poteri. Stai tranquilla, non corri nessun pericolo. E' importante che tu impari a gestire la tua stregoneria... non vorrai mica appiccare incendi ovunque?" e si mise a ridere. "Guardati intorno" aggiunse con un largo movimento delle braccia, "vedi queste 5 ragazze? Anche loro hanno scoperto da poco di essere streghe e anche loro sono qui per imparare a controllarsi."
Charlie osservò le altre ragazze, oltre a Leslie non ne conosceva nessuna.
"Coraggio ragazze... presentatevi alla vostra nuova compagna" le incitò Miranda.
Una ragazza di colore, con dei lisci capelli neri, si alzò dal tavolo e disse sorridendo: "Ciao Charlotte, io sono Michelle. Benvenuta nella setta."
A seguire le altre tre ragazze si presentarono. "Piacere Ellie", disse una ragazza dalla pelle pallidissima e dei capelli corvini, vestita in maniera alternativa, un po' gotica; "io mi chiamo Grace", "e io sono Vivien", dissero le ultime due ragazze; erano due gemelle dai lunghi capelli rossi e mossi, vestite allo stesso modo.
Leslie non pronunciò nessuna parola, ma si limitò ad un cenno con la mano senza neanche alzarsi dalla sedia.
Charlie si sentiva rassicurata dal fatto che vi fossero altre ragazze come lei, cosa aveva da temere in fondo? Se potevano farlo loro, perché non lei?
"Bene Charlotte, se hai qualche domanda da fare sentiti liberissima di chiedere" disse Miranda.
Be', Charlie ne aveva tantissime di domande e non esitò a porle tutte prima di farsi trasportare a casa.

"Ragazza venticinquenne accoltellata in un vicolo. Continuano gli omicidi del misterioso serial-killer delle farfalle" lesse distrattamente dal suo smartphone Sam, la migliore amica di Charlie.
"Brutta storia..." disse Charlie, mentre mordeva il suo panino, "quel pazzo va in giro ad ammazzare delle ragazze innocenti e non sono ancora riusciti ad arrestarlo".
"Già..." disse Sam, "la cosa più macabra è che sulla bocca di ogni ragazza ammazzata poggia una farfalla morta. Proprio un deviato... oh, perché Leslie ti sta guardando?"
Charlie rivolse il suo sguardo nella direzione in cui guardava Sam e vide Leslie che le sorrideva, sempre con quella sua aria di superiorità; la ragazza si stava avvicinando alle due amiche.
"Che cosa vuole quella poco di buono?" chiese Sam rivolta a Charlie, mentre Leslie si avvicinava. Charlia scosse la testa e disse "non lo so".
Quando Leslie si avvicinò disse "poco di buono a chi?"
Come aveva potuto sentirla? Non era così vicina da poterlo fare quando Sam pronunciò quella frase e, comunque, l'aveva quasi sussurata. Certo, sicuramente avrà usato la sua telepatia, concluse Charlie.
"Ce l'avevo con te, ovviamente..." replicò Sam in tono di sfida, "puoi andartene, non vogliamo avere niente a che fare con te."
Sam era una delle compagne di classe con la quale Charlie aveva legato di più, passano frequentemente l'intervallo insieme. Era una ragazza dai capelli castani e lunghi e suonava in una band, inoltre non aveva peli sulla lingua con nessuno.
Leslie si mise a ridere: "Non sentirti troppo al centro del palco, chitarrista... non sono venuta qui per parlare con te" e rivolse il suo sguardo versò Charlie dicendole: "ciao Charlie".
Charlie rimase perplessa, certamente non poteva ignorare quello che era successo la sera del giorno precedente: con quale coraggio Leslie aveva frugato fra i suoi pensieri? Però decise comunque di risponderle gentilmente: "ciao Leslie, che cosa vuoi dirmi?, accennando un sorriso.
"Ecco...", rispose l'altra, "stasera c'è una serata imperdibile al Bronze, potrebbe essere interessante se ci andassimo insieme".
Charlie e Sam rimasero perplesse; in particolare Charlie. Come era possibile che la sera precedente Leslie si fosse presa gioco di lei e adesso la invitava ad uscire insieme?
"Perché lo chiedi proprio a me?" le disse.
In quel momento Charlie provò la stessa sgradevole sensazione di ieri, quando Leslie le entrò in testa.
"Charlie, ci ho pensato a lungo ieri notte" queste parole riecheggiavano nella testa della ragazza, "cioè... noi due siamo le uniche streghe in questa scuola, penso che dovremmo mettere da parte ogni attrito e cercare di unire le forze, non trovi? In fondo abbiamo un segreto, un legame magico, che ci accomuna."
Charlie lasciò da parte la diffidenza e forse un po' ingenuamente disse, cioè, pensò: "Leslie, forse hai ragione... noi due non ci conosciamo bene. Sono disposta a tentare, però... per favore... smettila di entrare nella mia testa in questo modo!"
Leslie si mise a sorridere, ma non rispose.
Le due ragazze non potevano certamente parlare della stregoneria davanti a Sam, quindi la telepatia di Leslie era certamente una buona soluzione. Però non avrebbero potuto continuare a fare conversazione nella testa di Charlie senza spiaccicare una parole per diversi secondi, così Leslie disse, per interrompere il silenzio di quell'istante: "Charlie, sono convinta che abbiamo molte cose in comune... potremmo diventare grandi amiche!"
Mentre diceva ciò, guardava Sam e se la rideva sotto i baffi: riusciuva a sentire tutte le brutte parole che Sam stava pensando in quel momento.
"Ok, accetto..." rispose Charlie, "ma vorrei che venissero anche Sam e Gerard".
Leslie fece una smorfia, ma disse "ok, porta chi vuoi. Ti lascio il mio numero, così possiamo organizzarci per la serata! Mi raccomando, fatti sentire se ti servono consigli sull'outfit, sai... io sono un'esperta!"

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Capitolo 4
*** PartyCrash ***


♦ ~04~ PARTYCRASH ♦


La musica del locale rimbombava anche all'esterno quando i quattro ragazzi, intorno alle undici e mezza, arrivarono. Il Bronze era il posto più frequentato dai giovani della città durante il week-end; era un locale molto grande, originariamente utilizzato come magazzino, costruito in periferia. Le strade intorno ad esso erano scure, con pochi lampioni e circondate da alberi.
“Io ho voglia di fumarmi un'altra sigaretta prima di entrare”, disse Leslie mentre cercava il pacchetto nella sua borsetta.
“Bah... a me non va di aspettare” si lamentò Sam, “ho voglia di entrare subito”:
“Nessuno ti trattiene”, controbatté Leslie, che ormai aveva già acceso la sua bionda.
“Se vuoi, Sam...”, disse Charlie, “tu e Gerard potete entrare. Noi vi raggiungiamo fra un po'”.
I due ragazzi entrarono nel locale, lasciando da sole Charlie e Leslie all'entrata. Intorno a loro c'era molta gente che arrivava.
“Ne vuoi una?” chiese Leslie.
“No, grazie... non fumo”, precisò l'altra ragazza, “voglio soltanto aspettare con te... spero che sia una bella serata”.
“Ti fidi a lasciare il tuo ragazzo con quella?” disse Leslie, ignorando quello che Charlie le aveva appena detto.
Charlie era un po' confusa dalla domanda. “Certo che mi fido”.
“Bah... contenta tu”, rispose Leslie. Poi aggiunse: “sai... chiunque vorrebbe il mio potere”, il sguardo si fece più serio, “e se potessi, io lo cederei volentieri a qualcuno”.
Charlie non capiva ed era più confusa di prima, perché Leslie le stava facendo questo discorso?
“Con questo mio dono” continuò, “io posso entrare nel cuore delle persone. Nessuno può indossare una maschera mentre mi rivolge la parola, io so sempre qual è la realtà... che cosa ogni persona pensa veramente... quali sono le sue vere intenzioni”.
Charlie davvero non riusciva a capire, ma le parole dell'altra ragazza non le piacevano affatto. “Che cosa vuoi dire?” chiese dopo alcuni secondi di silenzio.
Anche Leslie rimase in silenzio per alcuni secondi, inalando gli ultimi tiri della sigaretta. “Niente... soltanto che ho imparato a non fidarmi della gente”, rispose, gettando a terra il mozzicone. “Dai... adesso entriamo”, disse prendendo per mano Charlie.
Le due ragazze entrarono e trovarono Gerard e Sam al bancone del bar, mentre sorseggiavano due cocktail. La musica era talmente forte che bisognava urlare per farsi sentire anche a distanza ravvicinata.
“Ne abbiamo ordinati anche per voi”, disse Gerard, offrendo un lungo bicchiere a Charlie.
La serata ebbe veramente inizio in quel momento: i ragazzi bevvero qualche altro bicchiere e poi decisero di buttarsi sulla pista.
Charlie ballava tenendo le sue braccia intorno a Gerard, mentre Leslie e Sam venivano avvicinate da alcuni ragazzi che chiaravamente ci volevano provare.
Il divertimento continuò per un po' di tempo, alternando i drink alla musica.

“Scusami...” disse Gerard a Charlie, “ho bisogno di andare in bagno un attimo” e la lasciò, dandole un bacio. In quel istante Charlie si accorse che Sam non era più vicino a lei, mentre Leslie ballava e limonava con un ragazzo conosciuto poco prima.
La ragazza decise di sedersi su un divanetto; all'improvviso la musica le sembrava troppo alta e la sua testa aveva iniziato a girare. Chiaramente aveva bevuto troppo. Poggiò il palmo di una mano sulla fronte e chiuse gli occhi quando le si avvicinò Leslie: “ti senti bene?” le disse.
“Non troppo...” rispose lei, “ma dove è finito quel ragazzo con cui stavi ballando?”
Leslie fece una smorfia e disse “l'ho mandato a quel paese quando ha pensato che gliel'avrei data stasera. Aveva immaginato fin troppi dettagli per i miei gusti. Oh... vuoi che ti accompagni al bagno?”
Le due ragazze entrarono nella toilette, la musica era forte anche lì dentro. Leslie sorreggeva Charlie, che barcollava sui suoi tacchi, con un braccio e con l'altro le aprì la porta di un wc. Quello che le due ragazze videro fece sentire Charlie ancora più male.
Sam e Gerard erano lì, di fronte a lei, abbracciati... vicini, troppo vicini... lui le stava baciando il collo, proprio come faceva con Charlie.
La ragazza non riuscì a trattenersi e vomitò davanti a loro. Con le lacrime agli occhi disse “L-Leslie, voglio andarmene da qui...”
Leslie la prese per mano e, mentre l'accompagnava alla porta, posò uno sguardo pietrificante su Sam e disse, con tono disprezzante: “tutto questo tempo hai detto che ero io la zoccola. Dovresti vergognarti... con il ragazzo di una tua amica”.

Charlie e Leslie erano ormai fuori dal locale, in una delle buie strade vicine, con la musica che rimbombava in lontananza. Leslie reggeva i capelli di Charlie, mentre lei continuava a vomitare tutto il vomitabile.
Quando finì le chiese “stai bene?”, ma Charlie rispose con un abbraccio, mentre singhiozzava per le lacrime.
“Tu lo sapevi!” disse sconvolta Charlie, “lo sapevi...! Perché non me l'hai detto?”
Le parole che Leslie le aveva detto prima di entrare adesso acquistavano un senso per Charlie.
Leslie la abbracciò ancora più forte e le disse: “sì, lo sapevo... l'avevo visto nella mente di Gerard mentre eravamo in macchina. Ma non potevo dirtelo...”
“Perché?” chiese l'altra, ancora piangendo.
“Charlie...” disse Leslie sospirando, “non posso intromettermi nella vita delle persone. Questo mio potere è sia una benedizione che una maledizione: io non sono ancora in grado di controllarlo al 100% e spesso entro nella testa delle persone senza volerlo. Non posso deciderlo, succede e basta. Ma so che non dovrei essere lì, in quel posto a scoprire i loro pensieri più intimi... capiscimi”.
Charlie annuì, staccandosi da Leslie. Si asciugò le lacrime e disse “grazie” sorridendo.
Leslie rispose al sorriso mentre cercava nella sua borsetta le sigarette. Trovò il pacco e se ne portò una alla bocca quando disse: “cazzo... devo aver perso il mio accendino!”
“Ci penso io...” disse Charlie.
Avvicinò il dito indice di una mano alla sigaretta di Leslie e si concentrò. Era la prima volta che provava una cosa simile, aveva un po' di paura, ma anche molta voglia di provare. Dopo qualche secondo dalla punta del dito uscì una piccola fiammella e Leslie vi accese la sua sigaretta.
Entrambe le ragazze si misero a ridere, anche se Charlie non aveva dimenticato quello che aveva visto.
Il suo ragazzo... e la sua migliore amica? Che cosa avrebbe dovuto fare?
“So benissimo come ti senti...” le disse Leslie.
La ragazza pensò che Leslie avesse detto ciò poiché aveva letto un'altra volta nel suo pensiero, ma Leslie aggiunse: “no, non ho bisogno di entrare nella tua mente... Posso capire benissimo come ti senti perché”, sospirò, “è successo anche a me.”
Ci fu qualche secondo di silenzio fra le due, poi Leslie aggiunse “ecco perché adesso mi è difficile fidarmi delle persone. Il mio potere poi... ha complicato davvero tutto”.
Proprio quando Leslie finì di pronunciare questa frase qualcosa le colpì la testa. Era un oggetto pesante, forse un sasso. La ragazza cadde a terra. Charlie emise un urlo.
“Due ragazze non dovrebbero farsi trovare da sole in una strada come questa a quest'ora della notte”, disse con tono beffardo e con voce grossa un uomo molto grosso e alto, all'inizio della strada. Sembrava avere qualcosa che rifletteva la luce del lampione in mano.
Charlie era terrorizzata: quello che aveva in mano era un coltello. Che cosa voleva da lei? Perché aveva colpito Leslie?

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Capitolo 5
*** L'attacco dell'uomo ***


♦ ~05~ L'ATTACCO DELL'UOMO ♦

Charlie era pietrificata: Leslie era finita a terra, priva di coscienza, e di fronte a lei vi era un uomo sicuramente pericoloso. Ma perché aveva colpito Leslie? Qual era il suo obiettivo? Cosa avrebbe dovuto fare Charlie? In quel momento non riusciva nemmeno a pensare lucidamente... avrebbe voluto mettersi a correre, ma non poteva lasciare Leslie lì a terra.
Con un inaspettato coraggio Charlie urlò rivolta all'uomo: "che cosa hai fatto?! Bastardo!"
L'uomo rimase impassibile, con un impercettibile sorriso di soddisfazione sul suo volto.
Charlie si mise a frugare nella sua borsetta, alla ricerca del cellulare. Aveva paura, molta paura... aveva iniziato a piangere. Quando trovò il telefonino inizò a digitare il numero per le emergenze, ma l'uomo le disse:
"Che cosa vuoi fare piccola? Chiamare la polizia?" mentre proferiva queste parole si avvicinava lentamente alle ragazze e il suo sorriso si allargava sempre di più, "anche se tu li chiamassi -e ti assicuro che non lo farai- quanto tempo ci vorrà prima che ti trovino? Anzi... che vi trovino?"
Lo sguardo dell'uomo si spostò quindi verso Leslie, ancora a terra. Con una mano accarezzava il suo lucente coltello, passandosi la lingua sulle labbra.
Charlie indietreggiava verso Leslie, come se volesse coprirla. Avvicinò il cellulare all'orecchio e dopo pochi secondi disse, piangendo: "aiuto! Un uomo mi sta minacciando con un coltello e ha ferit... ah!"
L'uomo le era saltato addosso, tenendola ferma con le braccia. Charlie cercava di liberarsi, ma certamente non poteva essere più forte di uomo adulto. Lui riuscì a strapparle il telefonino di mano e lo lanciò contro una parete, mentre una voce dall'altra parte diceva: "che cosa sta succedendo? Mi sente?!"
Charlie si mise ad urlare più forte che poteva, ma difficilmente qualcuno l'avrebbe sentita. In quella zona della città c'erano soltanto vecchi capannoni industriali e la musica del Bronze avrebbe comunque coperto qualsiasi rumore.
Improvissamente l'uomo la gettò a terra, facendola rotolare.
"Forse è meglio iniziare dalla tua amica... così potrai assistere allo spettacolo" disse mettendosi a ridere e poi aggiunse: "è meglio se non ti intrometti."
Charlie era a terra, piangendo. Aveva troppa paura anche soltanto per rialzarsi, figurarsi per attaccare l'uomo. Di scappare non se ne parlava... che fine avrebbe fatto Leslie?
La ragazza si guardò rapidamente intorno, cercava un qualcosa con cui attaccarlo. Si accorse che il sasso con cui Leslie era stata colpita non era molto lontano da lei, allungò il braccio e lo afferrò. L'uomo non la vide, perché ormai si era avvicinato a Leslie, piegandosi verso di essa.
"Sta a guardare..." disse l'uomo sempre mantenendo il suo agghiacciante sorriso. Teneva il braccio con il coltello sopra il petto di Leslie.
Proprio in quell'istante Charlie chiamò a sè tutto il coraggio e la forza di cui disponeva e lanciò il sasso verso l'uomo.
Il sasso lo colpì su una spalla, certamente gli aveva fatto male, ma non così tanto da fargli seriamente qualcosa.
L'uomo la guardò e disse, in preda alla rabbia: "brutta stronza puttana! Adesso ti faccio vedere io!" e piantò il coltello nel petto di Leslie.
Charlie guardava come se fosse paralizzata. Era disperata.
L'uomo l'aveva accoltellata con una tale violenza, Charlie poteva chiaramente vedere le vene rigonfie che gli bollivano sulla fronte dalla rabbia.
Il coltello rimase a contatto con la carne di Leslie per un solo istante, infatti l'uomo estrasse subito l'arma sporca di sangue. Il vestitino di Leslie inizio a macchiarsi di sangue nel punto in cui era stata trafitta... la macchia si esteva rapidamente sul suo ventre e sul suo collo.
Adesso gli occhi furioso del mostro si era poggiati su Charlie...
La ragazza si alzò di scatto e si mise a correre urlando aiuto con tutta l'energia che le rimaneva. Ma tutto ciò era spreco, perché dopo pochi metri Charlie venne raggiunta.
L'uomo la afferrò alle spalle e la fece sbattere con un muro. Charlie cadde un'altra volta a terra.
L'assissino la blocco, ormai pronto a colpire anche la seconda vittima della serata.
Charlie urlò ancora, la paura si era impossessata del suo corpo. Chiuse gli occhi, ormai rassegnata alla fine, ma dentro di se sentiva qualcosa...
Non era l'adrenalina... era una sensazione fortissima, che non aveva mai provato dentro di sè prima di allora. Era come se ci fosse un'esplosione dentro di lei.
Ma l'esplosione non era soltanto all'interno del suo corpo: l'uomo stava ormai per colpirla quando intorno a loro si alzarono delle fiamme.
Per lo shock l'uomo si bloccò e Charlie ne approfittò per respingerlo e liberarsi. Le fiamme li circondavano, ma adesso la ragazza non aveva più così tanta paura.
Quel fuoco era stato chiamato da lei, quel fuoco l'avrebbe difesa. Che sciocca che era stata... lei è la strega del fuoco, che cosa può farle un semplice umano? Cosa può fare un umano contro la magia? Questa sua sicurezza la stupiva, ma la rendeva forte allo stesso tempo.
Non si era mai sentita in questo modo, ma sapeva di poter contare sui suoi poteri.
"Che cazzo è successo?" disse l'uomo. Adesso sembrava lui quello spaventato. E' divertente quando i ruoli si invertono così rapidamente, pensò Charlie.
La strega tese il braccio destro verso l'uomo e disse, con una rabbia mai provata prima: "adesso muori tu, bastardo!"
Il corpo dell'uomo prese fuoco.
Ora era lui ad urlare, contorcendorsi dal dolore. Si mise a rotolare a terra, ma le fiamme non si spegnevano.

"Basta così adesso!" disse all'improvviso una voce di donna, "sei stata fe-no-me-na-le!"
Charlie ebbe un sussultò e cambiò espressione in un attimo. Tutte le fiamme si spenserò allo stesso momento, anche quelle che avvolgevano l'assassino.
L'uomo aveva ustioni gravissime su tutto il suo corpo. Il volto era irriconoscibile, con tutti i capelli bruciati e la carne annerita.
Charlie si voltò verso la voce: era Cassandra.
La donna era vestita con un corto vestito nero e un copri-abito in pelliccia, sempre nero. Sembrava che stesse appena rientrando da una serata elegante, ma, proprio come la prima volta, non era vestita in modo appropriato per la sua età.
Cassandra si avvicinò a Charlie e le prese le mani, dicendole: "che fantastico controllo dei poteri! Sei una strega molto promettente!"
Con l'arrivo di Cassandra la sua sicurezza sembrava svanita nel nulla, la ragazza scoppiò a piangere e la donna l'abbracciò.
"Leslie... Leslie", Charlie stava cercando di dire qualcosa, ma non ci riusciva.
"Non preoccuparti" le rispose Cassandra, "noi siamo streghe... non ci facciamo ammazzare così facilmente da degli inutili umani."
L'uomo carbonizzato emise un flebile verso.
"Ma che cazzo..." disse Cassandra, guardandolo con disgusto, "questo bastardo non è ancora morto."
Mosse l'indice di una mano verso l'alto e l'uomo iniziò a levitare, si sollevò di circa due metri. Mosse ancora l'indice verso destra e il corpo venne lanciato velocemente contro la parete. Fu un impianto violentissimo, Charlie sentì il suo cranio frantumarsi contro i mattoni. Sul muro adesso vi erano delle macchie di sangue, così come di sangue era macchiato anche l'asfalto sotto il cadavere dell'uomo. Un cadavere agghiacciante e difficilmente riconoscibile: il corpo era carbonizzato e il cranio era stato fracassato dall'urto.
"Dai... andiamocene da qui" disse Cassandra, mentre lei e Charlie si avvicinavano verso il corpo sanguinante di Leslie.
"Non è ancora morta" fece notare Cassandra, "però dobbiamo sbrigarci... avvicinati."
Cassandra chiuse gli occhi e in un attimo le tre streghe si ritrovarono nella stessa stanza nella quale Charlie si risvegliò dopo essere stata paralizzata. Lì vi erano anche Miranda, Michelle e Ellie.
"La guariremo immediatamente", disse tranquilla Miranda verso Charlie, come per rassicurarla, "non preoccuparti."

Il cadavere dell'uomo giaceva lì, in quella strada vicino al Bronze. Non era passata neanche mezz'ora da quando Charlie e l'uomo avevano combattuto.
Due figure si avvicinarono al corpo. Era impossibile capire chi fossero: indossavano delle lunghe tuniche nerissime e sul volto avevano delle maschere bianche, simili a quelle indossate da i medici della peste nel medioevo.
"Che schifo" disse con un tono nauseato una delle due persone avvicinandosi al cadavere.
"Presto..." disse l'altra, "dobbiamo sbrigarci, non dobbiamo farci vedere."
"Non ci vedrà nessuno a quest'ora della notte."
"Probabile, ma comunque è meglio sbrigarsi in ogni caso a portarlo dalla regina. Non voglio passare altro tempo affianco a... a questa cosa disgustosa."

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Capitolo 6
*** Ellie ***


♦ ~06~ ELLIE ♦

La testa di Charlie era piena di pensieri e preoccupazioni. Chi era quell'uomo che aveva attaccato lei e Leslie? Ma soprattutto, che cosa le era successo? Charlie non aveva provato nulla mentre l'uomo si rotolava a terra contorcendosi per il dolore causato dalle fiamme. Non aveva provato nè pieta, nè paura... soltanto una profonda ed incontrollabile rabbia. Non ricordava neanche bene la sequenza degli avvenimenti, forse era stato lo shock ad annebbiarle i ricordi, oppure l'alchool. Ricordava invece chiaramente il momento in cui Cassandra avevo rivelato la sua presenza... ma da quanto tempo era lì ad osservarla? Perché non era intervenuta il prima possibile?
Questi pensieri si intrecciavano nella testa di Charlie... se Leslie fosse stata lì in quel momento, sarebbe impazzita leggendole la mente.
Già, Leslie... ecco un'altra preoccupazione che pesava moltissimo nei suoi pensieri. L'ansia la faceva agitare ancora di più, difficilmente avrebbe potuto calmarsi.
Ce l'avrebbe fatta Leslie? Anzi, ce l'avrebbero fatta le streghe a curarla? Charlie aveva molta paura per lei, anche se sapeva che in fondo non aveva da preoccuparsi; se Cassandra e Miranda erano così tranquille vuol dire che l'avrebbero curata facilmente.
Infine c'era un'ultima presenza nei suoi pensieri: Gerard e Sam. Ricordava confusamente la scena che aveva visto, nonostante ciò i suoi sentimenti erano forti: provava rabbia, tantissima rabbia, ma anche disperazione... come avevano potuto comportarsi in questo modo? Gerard, il suo primo ragazzo... il primo ragazzo al quale Charlie si era donata! Non riusciva a credere che due giorni prima lei e Gerard erano su un letto a consumare la loro passione e adesso invece Gerard l'aveva tradita... l'aveva tradita con Sam! Charlie aveva sempre considerato Sam una delle sue più care amiche... si sentiva doppiamente tradita, doppiamente pugnalata! Forse le coltellate del pazzo con cui aveva combattutto le avrebbero fatto meno male...
Le scese una lacrima.
"Sono... sono sicura che Leslie starà bene" disse nervosamente Ellie.
Le due ragazze erano in corridoio, sedute su una vecchia panca di legno, ad aspettare notizie su Leslie.
Charlie la guardò e le rivolse un sorriso forzato. Non era soltanto quello il motivo dei suoi occhi bagnati, ma apprezzò il gesto.
"Sai..." continuò Ellie sempre con il suo tono di voce incerto, "non devi preoccuparti... Michelle ha pieno controllo dei suoi poteri di guarigione".
"Michelle?" chiese sorpresa Charlie, mentre si asciugava gli occhi, "credevo che l'avrebbero guarita Cassandra e Miranda".
"No no... Cioè, Miranda credo che potrebbe farlo, lei ha davvero studiato tantissimo i libri di stregoneria che ci sono in biblioteca, sicuramente saprebbe preparare qualche pozione adatta, ma..." spiegò Ellie, "Michelle è una guaritrice. Vuol dire che ha il potere di guarire le persone con la magia".
Charlie si sentì lievemente più sollevata e, per cercare di distrarsi almeno un po', chiese a Ellie: "quali sono i poteri di Miranda e Cassandra? Ho visto che Cassandra può muovere gli oggetti e anche le persone, però... per portare me e Leslie quì ha usato una specie di teletrasporto..."
Ellie in quel momento guardò Charlie dritta negli occhi: "le streghe generalmente hanno un solo ed unico potere... ad esempio Miranda ha il potere di indurre la paralisi nelle persone, ma..." in quel momento la ragazza abbassò lo sguardo e la voce, "alcune streghe, in casi estremamente rari, possono avere più di un potere..."
"Cassandra è una di questa streghe?" chiese Charlie.
Ellie annuì.
Charlie le stava per chiedere quale fosse il suo potere, ma proprio in quel momento si aprì la porta di fronte a loro e ne uscì Cassandra.
La strega stava sorridendo e, avvicinandosi verso le due ragazze, disse: "bene! Michelle è stata bravissima, sono così orgogliosa di lei..."
Charlie tirò un sospiro di sollievo. Dopo qualche secondo uscirono dalla stanza anche le altre. Leslie era fra loro, con il vestito completamente macchiato di sangue, ma era viva e vegeta.
Charlie corse ad abbracciarla. "Cazzo, fai piano..." le disse ridendo Leslie, "mi hanno accoltellata proprio dove stai premendo!"

Il giorno dopo fortunatamente era domenica. Charlie aveva bisogno di riposo e soprattutto non voleva rivedere Sam e Gerard.
Era quasi una fortuna che l'assassino le avesse lanciato il cellulare, così avrebbe evitato tutte le chiamate e i messaggi dai due. Le dispiaceva soltanto non riuscire a contattare Leslie.
Certo, si becco una sgridata dai suoi genitori quando inventò di averlo perso nel locale, ma era l'ultima delle sue preoccupazioni.
Nonostante avesse lasciato la chat di Facebook offline, sentì lo stesso il suono che l'avvertiva di un nuovo messaggio. Charlie si alzò dal letto sul quale si era stesa per rilassarsi, mentre ascoltava il disco degli Of Monsters and Men, e andò alla sua scrivania per controllare.
Era un messaggio di Sam: "Charlie, ti scrivo anche qua... ti prego, per favore, perdonami per quello che ho fatto ieri sera! Non ero in me, avevo bevuto... anche Gerard non era lucido, è stato tutto un fottuto incidente! Per favore Charlie, ho bisogno di parlare con te!"
Charlie rimase un po' a fissare il messaggio, lo aveva riletto quattro o cinque volte quando si decise a rispondere: "Scusami Sam, ho bisogno di essere lasciata sola in questo momento. Per favore, domani a scuola non cercare di parlarmi, non ne ho voglia."
La ragazza un po' si meravigliò della sua insolita fredezza nei confronti dell'amica.
Si ristese sul letto quando si ricordo del fiore che le aveva dato Miranda il primo giorno al castello.
Non era un vero fiore, era fatto di metallo. Era a forma di bocciolo e ricordava una noce. Charlie lo prese e lo osservò attentamente.
Non sembrava avere niente di strano, era solamente una specie di cosa fatta di metallo. Eppure era magico... come Miranda le aveva spiegato, quel fiore l'avrebbe teletrasportata al castello. Le era stato dato per potergli permettere di seguire le lezioni... già, le lezioni! Domani pomeriggio avrebbe dovuto andarci per la prima volta! La cosa la incuriosiva tantissimo, soprattutto dopo aver sperimentato in prima persona che cosa una strega può fare. L'eccitazione e l'ansia le erano salite alle stelle, non vedeva l'ora che fosse domani sera per la sua prima lezione!

Il giorno seguente Sam non si presentò a scuola. Un vero sollievo, penso Charlie. Per quanto riguarda Gerard, invece, essendo lui due anni più grande, frequentava ovviamente un'altra classe. I loro sguardi si incrociarono soltanto quando Charlie attraversò il cancello per entrare a scuola, ma non appena si accorse che il ragazzo stava camminando per raggiungerla, si mise a correre, entrando subito in classe. Non ci sarebbe stato il rischio di incontrarlo durante all'intervallo e al termine delle lezioni, perché i loro orari non coincidevano.
Charlie passò quindi una giornata di scuola come tante, ma venne spesso richiamata dai professori poiché immersa nei suoi pensieri.
Fra le tante cose che le ronzavano in testa, al primo posto vi era sicuramente l'attesa per la prima lezione di stregoneria questa sera!

Due giorni a settimana Charlie passava del tempo in piscina. Si era iscritta qualche anno fa e continuava a frequentarla ancora adesso, stare in acqua la faceva stare bene. Era come se nuotando ogni pensiero, ogni preoccupazione, venissero lavati via. Paradossale, pensò, mentre si stava asciugando per cambiarsi, che una strega del fuoco trovasse la pace proprio in acqua.
Uscì dagli spogliatoi con il suo borsone, pronta per andare a casa, quando vide Ellie nuotare in piscina. Rimase un paio di minuti ad osservarla e quando quest'ultima si fermò per fare una pausa, la chiamò: "ciao Ellie".
La ragazza non si era affatto accorta della sua presenza, quindi sembrò un po' sorpresa nel vederla. "Ciao Charlie, non sapevo che fossi qui..." le disse, sempre con quel suo tono timido ed impacciato.
"Scusami, è da qualche minuto che ti stavo osservando. Non volevo andarmene senza averti salutato" rispose Charlie sorridendo, "non sapevo che fossi iscritta in questa piscina".
"Mi sono iscritta qualche mese fa" disse Ellie, "ma solitamente non ci vado il lunedì, soltanto il martedì e il venerdì".
"Allora si spiega tutto" rispose Charlie sorridendo, "io invece vengo qui ogni lunedì e giovedì, ecco perché non ci siamo mai incrociate. Senti, quanto ti manca per finire?"
Ellie fece una faccia stupita e chiese: "perché?"
"Be', se ti manca poco per finire posso aspettarti. Magari andiamo a prendere un gelato insieme dopo, ti và?" disse Charlie sorridendo.
Ellie rimase un paio di secondi in silenzio, ma poi rispose: "c-certo! Possiamo andare anche adesso, dammi cinque minuti per cambiarmi."

Le due ragazze andarono ad un bar lì in zona. Presero i loro coni e si sedettero ad un tavolino all'esterno.
"Ellie, ho una domanda che vorrei farti..." disse Charlie, "qual è il tuo potere?"
Ellie sorrise, era la prima volta che Charlie la vide farlo.
"Non ti sei mai chiesta come hanno fatto a trovarti quando hai... be', diciamo quando hai attivato i tuoi poteri?"
Charlie era perplessa, non sembrava aver capito bene: "che cosa vuoi dire?"
"Intendo... non ti sei mai chiesta come hanno fatto Cassandra e Miranda a trovarti proprio subito dopo aver attivato i tuoi poteri? Oppure come Cassandra è venuta a sapere che tu e Leslie eravate in pericolo?" precisò Ellie
"Oh" rispose Charlie. In effetti non se l'era mai chiesto.
"È stato grazie a me..." disse Ellie.
"Come?"
"Be'... il mio potere è la divinazione. A volte, quando succede qualcosa che può essere importante per me o per qualcuno vicino a me, io lo vedo... riesco a vederlo anche se sta succedendo lontano da dove sono, proprio come se fossi lì in quel momento."
"E tu hai visto me?" chiese Charlie stupita.
"Be', il fatto che ci fosse un'altra strega in città è importantissimo per la setta e per Cassandra, quindi... io ti ho vista, ti ho vista mentre le tende prendevano fuoco."
"Che cosa?!" esclamò Charlie sconvolta, poi si mise a ridere: "fra te che hai certe visioni e Leslie che può leggere la mente, una strega non ha privacy!".
Ellie rise alla battuta e poi aggiunse: "quando mi succede è come in un film horror, dovresti vedermi! Perdo il controllo di me stessa, le pupille mi ruotano all'indietro, i muscoli si irrigidiscono e io spalanco la bocca. È come se perdessi coscienza per qualche minuto. Poi la visione termina e torno in me..."
"Come fai a saperlo?" chiese Charlie.
"Me l'ha raccontato mia madr... cioè, volevo dire Cassandra."
"Cosa?!" esclamò Charlie, "Cassandra è tua madre?"
"Sì..." rispose Ellie, ma Charlie notò che la ragazza cambiò epressione, abbassò lo sguardo e il suo volto si fece più cupo.
Forse non era un argomento da toccare, perciò decise di cambiare rapidamente discorso: "questa sera sarà la prima lezione per me!"
Ellie rialzò lo sguardo e rispose: "se vuoi possiamo andarci insieme! Incontriamoci qui alle nove, ti va? Così ti mostro come usare il fiore... io la prima volta non ci sono riuscita subito."
Charlie accettò.
Non vedeva davvero l'ora di inizare la sua prima lezione.

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Capitolo 7
*** Anna Lee ***


♦ ~07~ ANNA LEE ♦

Charlie era nella sua stanza, quasi pronta per uscire e recarsi all'appuntamento con Ellie. Era tutto pronto? "Sì" pensò. In fondo che cosa avrebbe dovuto preparare? Non le servivano mica quaderni o penne... o perlomeno, non le era stato chiesto di portare nulla.
Era ansiosa ed emozionata, ma non aveva paura; semplicemente fremeva dalla voglia di sapere in che cosa consistessero queste "lezioni". Pensò che avrebbe potuto chiederlo a Leslie o a Ellie, ma le era sempre passato di mente. Be'... l'avrebbe saputo da lì a poco.
Ormai era quasi ora... uscì di casa, diretta verso il luogo dell'appuntamento. Stava camminando, ormai vicina al posto, quando sentì una voce familiare chiamarla: "Hey, Charlie!"
Si voltò: era Anna Lee, una sua compagna di classe.
Lei e Charlie andavano abbastanza d'accordo, ma non si frequentavano assiduamente. Qualche volta si erano ritrovate di pomeriggio per studiare insieme, ma nient'altro. Anna Lee era una ragazza un po' troppo invadente e appiccicosa secondo Charlie, ma tutto sommato simpatica e disponibile.
Charlie rispose al suo salutò e la ragazza sì avvicinò e le chiese: "dove stai andando?"
"Ehm..." esitò Charlie, mentre pensava ad una scusa, "sto... devo incontrarmi con una mia amica fra una decina di minuti."
In fondo non le aveva mentito.
"Ah, capisco..." rispose Anna Lee sorridendo, "io stavo andando da Sam per portarle i compiti di oggi e poi mi ha detto che voleva parlarmi..."
"Parlarti di cosa?" chiese Charlie sorpresa, mentre le due ragazze camminavano in direzione del bar nel quale Ellie le aveva dato appuntamento. Anche Sam viveva in quella zona, un paio di parallele più avanti.
"Non so di preciso..." rispose Anna Lee, "al cellulare è stata molto vaga. Strano da parte sua... è sempre così diretta nel dire le cose."
Charlie pensò per un attimo e poi disse ansiosamente: "Anna Lee... se ti parlerà di me oppure di Gerard, per favore... per favore dimmelo!"
Anna Lee la guardò perplessa dicendo: "perché dovrebbe? Cosa potrebbe dirmi su voi due?", poi si fermò un attimo a riflette, "Charlie... ma è successo qualcosa? Adesso che ci penso... oggi a scuola non eri la solita e, inoltre, non mi sembra di averti vista con Gerard. C'è anche un'altra cosa insolita..."
"Cosa?" chiese Charlie perplessa.
"Perché Sam non ha chiesto a te di portarle i compiti? Non sei tu la sua migliore amica?"
Charlie aprì la bocca, come per risponderle, ma non disse nulla. Abbassò lo sguardo e disse: "Anna Lee... scusami, ma si è fatto tardi..."
"Charlie!", esclamò l'altra ragazza, "ma che cosa è successo?"
"Niente... davvero" rispose Charlie, sempre con lo sguardo abbassato, "tanto sono sicura che te lo dirà Sam... adesso davvero devo andare, sì è fatto un po' tardi."
Charlie si scusò e salutò Anna Lee e prese una strada traversale, separandosi dalla ragazza.
Anna Lee rimase ferma sul posto per un po' di secondi, perplessa, poi finalmente riprese a camminare.

"Non è il momento di pensare a certe cose... ormai è un capitolo chiuso!" pensava Charlie, mentre si avvicinava al bar, "devo cercare di concentrarmi... tra poco sarò alla mia prima lezione!"
Quando arrivò sul posto, Ellie era già lì.
"Ciao", disse sorridente la ragazza, "ti stavo aspettando! Sei pronta?"
"Io... sì, sono pronta", rispose Charlie, "ho portato il... ehm.. il fiore"
Lo estrasse dalla tasca della sua giacca: il fiore metallico nella sua mano risplendeva grazie alla luce dei lampioni... Charlie lo stava osservando con attenzione, come se si aspettasse qualcosa.
"Come funziona?" chiese quindi.
"Oh, è facile..." rispose Ellie, "ma non possiamo usarlo qui! Ricordati che non possiamo farci vedere... vieni, andiamo in una stradina da quella parte!"
Le due ragazze si diressero nella direzione da cui era venuta Charlie e successivamente si infilarono in un vicolo.
Ellie controllò che non ci fosse nessuno ed estrasse anche il suo fiore.
"Bene... prendi il tuo e stringilo in mano" spiegò la ragazza a Charlie, "poi devi pensare al castello, chiaro? Quando aprirai il pugno, il fiore sarà aperto... e ti trasporterà. Facile, no?"
Charlie non era sicura di aver capito bene.
Ellie strinse nella mano sinistra il suo fiore, la riaprì lentamente davanti a Charlie: il fiore adesso era completamente sbocciato, i petali metallici riflettevano i colori della luce che brillava al centro. Un istante dopo Ellie semplicemente sparì.
Charlie fece un grosso respiro e strinse anche lei il fiore, pensò intensamente al castello, a Miranda e, con gli occhi chiusi, riaprì lentamente la mano. Anche il suo fiore rifletteva i colori dell'arcobaleno.
In un attimo sparì.

Anna Lee spalancò la bocca... che cosa aveva appena visto? Charlie ed un'altra ragazza erano sparite davanti ai suoi occhi? Come era possibile? Che cosa era successo?
La ragazza cominciò ad avanzare, dall'angolo della strada in cui era appena arrivata fino al punto in cui c'erano le due ragazze. Dove era finite? Non c'era più traccia di loro.

Charli riaprì gli occhi. Era in piedi, sul grande tavolo nella stanza in cui aveva conosciuto le altre streghe la prima volta. Sentì una risata. Era Leslie.
"Charlie, ahahahah" disse la ragazza, che non riusciva a trattenersi, "ma come hai fatto a finire sul tavolo?"
Charlie scese e si avvicino a Charlie, si mise a ridere anche lei e disse: "non lo so, ahahah... è stato tutto così strano!"
"È normale la prima volta, poi ci farai l'abitudine... cerca soltanto di non finire più sul tavolo!"
Charlie si guardò attorno, c'erano tutte le altre ragazze. Si avvicinò a Ellie e la ringraziò per avergli spiegato come trasportarsi alla lezione.
Proprio in quel momento arrivarono Cassandra e Miranda.
"Buonasera fanciulle!", disse Miranda, "vedo che siete già tutte presenti. Diamo inizio ad un'altra lezione di stregoneria nella Setta di Saturno."

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