L'amore al tempo dell'odio di Fiamma Erin Gaunt (/viewuser.php?uid=96354)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap 1 ***
Capitolo 3: *** Cap 2 ***
Capitolo 4: *** Cap 3 ***
Capitolo 5: *** Cap 4 ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Il
viaggio in treno durava da quasi venti minuti e
lei, sdraiata sul divanetto dello scompartimento con la testa
appoggiata in
grembo a Regulus, non ne poteva già più.
-
Mi annoio. –
-
Sì, mi pare di avertelo già sentito dire. Tipo
una
volta, o magari un milione di volte. – ribattè
Rabastan Lestrange, seduto
scompostamente sul divanetto di fronte al suo.
Inarcò
un sopracciglio scuro, perfettamente
disegnato. – Ah, ma allora mi ascolti quando parlo.
–
-
Solo quando sono costretto a farlo. –
-
Non iniziate a beccarvi, non lo sopporto. –
intervenne Regulus, fulminando entrambi con un’occhiataccia.
Katherine
alzò lo sguardo verso di lui, incrociando
le iridi di quel portentoso grigio perla che sembrava essere
prerogativa
esclusiva dei Black.
-
Trovami qualcosa da fare, Reg, e potrei decidere
di smetterla di prendermela con mr muscolo. –
Il
giovane rampollo aggrottò lievemente la fronte,
spremendosi alla ricerca di qualcosa con cui tenere occupati i suoi due
compagni di viaggio.
-
Perché non leggi la Gazzetta del Quidditch? –
propose, porgendole una copia della rivista che aveva acquistato poco
prima di
salire sul treno.
La
ragazza si mise a sedere, sfogliandola con
attenzione e soffermandosi su un articolo sul nuovo incantesimo
frenante della
Nimbus.
Alzò
lo sguardo solo mezz’ora dopo, quando lo
sportello dello scompartimento venne fatto scorrere e fecero il loro
ingresso
Evan Rosier e Barty Crouch.
Evan
scivolò accanto a Rabastan, passandosi una mano
tra i capelli color dell’oro zecchino e sbuffando. Sul petto
scintillava la
spilla da Caposcuola che gli era stata recapitata due settimane prima.
-
Non ce la faccio più. – decretò.
-
Ma se hai appena iniziato. –
L’erede
dei Rosier agitò una mano con noncuranza. –
Questo non c’entra nulla, ho appena iniziato e sono
già esausto. Sarà un anno
infernale. –
-
L’altro Caposcuola chi è? –
domandò Regulus,
incuriosito.
Aveva
sempre pensato che sarebbe stato uno dei
Corvonero a rivendicare la posizione, ma non aveva visto nessuno del
settimo
anno con la spilla.
-
Dorcas Meadowes. –
-
A quanto pare Silente ha deciso che Serpeverde e
Grifondoro debbano scannarsi su tutti i fronti. –
borbottò Katherine, mettendo
via la rivista.
-
Immagino sia ancora convinto che una cooperazione
pacifica tra le due case sia possibile. Stupido vecchio Babbanofilo
benintenzionato. –
-
Piuttosto, perché non eri in Carrozza insieme a
tutti gli altri? Mi hai scaricato tutto il lavoro. –
intervenne Barty, come se
solo in quel momento si fosse ricordato il motivo per il quale ce
l’aveva tanto
con la ragazza.
-
Crouch, è il tuo primo anno da Prefetto, è il
caso
che tu faccia esperienza. –
I
tre ragazzi risero, mentre il biondo stringeva le
labbra come se volesse impedire a una replica particolarmente acida di
uscire.
-
Esperienza in tutti i campi, direi. – aggiunse Rabastan,
scrutando quel ragazzino simile a uno spaventapasseri dalla testa ai
piedi.
Ancora
non riusciva a capire perché Evan e Regulus
l’avessero
voluto includere nel gruppo.
Le
risate invasero nuovamente lo scompartimento.
-
A proposito, si può sapere dove si è cacciato tuo
cugino? –
-
Immagino sia anche lui a “fare esperienza” con
qualche ragazza. – replicò, sorridendo malizioso,
Evan.
Katherine
scosse la testa, togliendosi una morbida
onda corvina da davanti agli occhi nocciola. Rico Wilkes sarebbe
rimasto sempre
il solito: Quidditch, popolarità e ragazze … non
contava nient’altro per lui.
*
Rico
si risistemò la camicia della divisa, lanciando
un’occhiata allo specchio del bagno e rifacendo il nodo al
cravattino verde
argento.
La
ragazza seduta sul bordo del lavandino scivolò
giù, ricomponendosi velocemente e ravviandosi le onde
corvine. Gli occhi di
ghiaccio scintillavano al di sotto delle ciglia lunghe e scure. Sul
collo
alabastrino spiccava nitidamente il segno di un morso, che venne
prontamente
celato da un incantesimo camuffante.
-
Mettiamo in chiaro una cosa, Wilkes: tu continui a
non piacermi. – decretò.
-
È strano, Greengrass, perché fino a pochi minuti
fa sembrava che ti piacessi eccome.
Però magari quei gemiti significavano
qualcos’altro, non saprei. – replicò,
sorridendo sfrontato.
Eris
dovette ricorrere a tutta la sua forza di
volontà per non stampare una cinquina su quel bel volto
arrogante e cancellare
quel sorrisetto tronfio e compiaciuto.
-
Va a farti fottere, Wilkes. –
-
Cos’è, una richiesta di bis? –
L’unica
risposta che ricevette fu quella della porta
del bagno degli uomini che veniva fatta sbattere con forza.
Rico
sentì le labbra che si stiravano in un sorriso
divertito, mettendo in mostra i denti perfettamente bianchi. Ah, Santo
Salazar,
vincere contro la Greengrass diventava sempre più appagante.
Spazio
autrice:
Non
ho mai avuto molta fortuna con le interattive su
HP, ma magari questa volta le cose cambieranno. Accetto solo 3 persone
per casa
(tra il V e il VII anno) e al momento della prenotazione dovrete
specificare il
sesso, se desiderate che il vostro OC abbia una relazione con i
personaggi
canon che troverete qui sotto e per l’appunto la Casa (anche
ruolo se ne
desiderate uno in particolare).
Qui
sotto trovate i personaggi canon single e lo schema
da mandare via messaggio privato:
Rabastan;
Regulus; Barty; Remus; Fabian; Gideon; Peter; Mary.
E
i ruoli disponibili rimasti:
Serpeverde:
Un posto libero come Portiere;
Corvonero:
Due Prefetti liberi e tutti i ruoli (solo
due posti come Cacciatore) tranne quello di Capitano;
Grifondoro:
Due posti liberi come Cacciatore e uno
come Portiere;
Tassorosso:
Due Prefetti liberi e tutti i ruoli di
Quidditch.
Tanto
per farvi un’idea sui personaggi che
compariranno:
Evan
Rosier e Rico Wilkes sono al settimo anno e
sono entrambi Cacciatori (Evan è Caposcuola e Rico Capitano);
Regulus
e Barty sono al quinto anno e Barty è
Prefetto e sono Cercatore e Battitore;
Rabastan
e Katherine sono al sesto anno e sono
Battitore e Cacciatrice;
Dorcas
Meadowes è Caposcuola ed è al settimo anno;
Eris
Greengrass è Corvonero, è al settimo anno,
Cacciatrice e Capitano;
Lily,
Mary, Remus, Peter, James e Sirius sono al
sesto anno. Mary è Cacciatrice, James Capitano e Cercatore,
Lily e Remus sono
Prefetti.
Fabian
e Gideon sono al settimo anno, Grifondoro, e
sono Battitori.
Lo
schema è questo (via messaggio privato):
Nome
e Cognome:
Età:
Stato
di sangue (Mezzosangue, Nato Babbano, Purosangue):
Casa:
Materie
preferite e odiate:
Interesse
amoroso e amicizie:
Descrizione
fisica e caratteriale (con eventuale
prestavolto):
Patronus:
Altro:
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt, Eris Greengrass e Rhaenys Morgenstern.
|
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Capitolo 2 *** Cap 1 ***
Cap
1
Eris
aprì la porta dello scompartimento e si lasciò
cadere su uno dei divanetti, ignorando le occhiate perplesse di Thea e
Nathan.
Non era il tipo di ragazza capace di nascondere quando qualcosa la
faceva
arrabbiare e Wilkes era esattamente il
tipo di insopportabile Serpeverde capace di farle saltare i nervi.
-
Hai incontrato Rico? – tentò Thea, dando mostra
una volta di più del suo intuito.
Annuì
bruscamente, rigirandosi tra le dita un’onda
corvina.
-
Non capisco perché sprechi ancora tempo discutendo
con quello. – borbottò Nathan, scuotendo la testa.
Lui
e la cricca di Wilkes non erano mai andati d’accordo,
né se per questo aiutava il fatto che il Corvonero fosse
entrato di diritto
come membro onorario dei Malandrini da quando James Potter aveva deciso
che un
giocatore di Quidditch così bravo doveva
diventare
suo amico.
-
Bè, non è poi così male …
il più delle volte è
divertente. –
-
Questo perché non hai visto come piangeva a
dirotto Lindsay Lewis quando Wilkes ha definito la loro relazione come
una “sveltina,
tra l’altro piuttosto insoddisfacente, in un armadio delle
scope”. –
-
Lindsay è un’idiota, certe volte mi domando se il
Cappello Parlante fosse ubriaco quando l’ha spedita a
Corvonero. –
Nathan
scrollò le spalle. – Resta il fatto che non
mi piace. –
-
Neanche a me. – confermò Eris, sforzandosi di
cancellare un’immagine particolarmente vivida di lei che
afferrava il
Serpeverde per il cravattino e lo attirava a sé. Avrebbe
dovuto strangolarlo
invece di baciarlo.
-
E cosa ha fatto questa volta per farti perdere le
staffe? – chiese poi Thea, spostando una ciocca scalata color
cioccolato da
davanti agli occhi, di un azzurro che ricordava in modo incredibile il
colore
del cielo estivo.
-
Il solito … esiste. –
Ridacchiarono,
divertiti, finchè lo scompartimento
non venne aperto e la chioma scompigliatissima di James Potter fece
capolino.
-
Ehy, Nate, sono passato per informarti che la tua
Mary è nel nostro scompartimento. – disse,
strizzandogli l’occhio con aria
malandrina.
Le
guance del ragazzo si colorirono di una lieve
tonalità di rosa. – Non è la mia Mary.
– protestò, trattenendosi
dall’aggiungere “per ora”, tuttavia si
alzò e si
diresse verso l’uscita.
-
Ci vediamo più tardi, ragazze. – salutò.
Rimaste
sole, Thea puntò gli occhi azzurri in quelli
dell’amica. – Allora, adesso vuoi dirmi davvero
cosa è successo? –
-
Non è successo niente, Thea, sul serio. –
La
Serpeverde inarcò un sopracciglio, dubbiosa. – Ti
aspetti che io ci creda? –
-
Lo sai che tra me e Wilkes non potrebbe mai
succedere nulla … almeno che un brutale omicidio non sia tra
le opzioni
contemplate. –
-
O che vi saltiate addosso in senso più biblico –
disse, mentre un sorriso malizioso le dipingeva le labbra, -
perché puoi stare
sicura che prima o poi succederà. Tutta tensione sessuale
repressa. –
Era
inutile, Thea Miller sembrava essere in grado di
leggerle nel pensiero.
*
Riconoscere
lo scompartimento dei Malandrini era probabilmente
la cosa più semplice sulla faccia della Terra. Il vociare si
sentiva da metri e
metri di distanza e quando Nathan entrò, scortato da James,
scoprì all’istante
quale fosse il problema.
Sirius
aveva nascosto la cioccolata di Remus e, chi
lo conosceva bene, sapeva che quella era l’unica cosa che il
dolce e pacato
Grifondoro non fosse disposto a tollerare.
-
Ridammi la mia cioccolata, Sirius Alphard Black. –
-
Trovatela da solo, lupastro. –
Zoey
Martin, Grifondoro del sesto anno e fidanzata
storica di Remus che condivideva la passione sfrenata per quel
dolciume, gli
diede man forte.
-
Sirius, tira fuori il cioccolato o assaggerai la
mia ira. – decretò, folgorandolo con la migliore
delle sue occhiatacce.
Sarebbe
stato anche un buon piano se non fosse che
quegli occhioni ambrati, contornati da una chioma riccia, non la
facessero
sembrare più una bella bambola di porcellana che una vera e
propria minaccia.
-
Certo, Martin, ora che mi hai rivolto quello
sguardo da cerbiatta sono più propenso a ridarvi il bottino.
–
-
Davvero? – domandò, dubbiosa.
-
No! –
-
Felpato, non fare l’egoista e dammene un pezzo. –
intervenne James, placcando l’amico e frugando nelle sue
tasche alla ricerca
della barretta di cioccolato al latte.
-
Piantala di palpeggiarmi, cervo dalle tendenze
omosessuali, non sono minimamente attratto da te. –
-
James non osare mangiare quella cioccolata! –
esclamò Remus, buttandosi a sua volta nella mischia e
venendo seguito a ruota
da Zoey.
Nathan
scosse la testa, incredulo, mentre Lily
alzava gli occhi al cielo e Peter osservava gli amici indeciso sul
prendere
parte a quell’ammucchiata o meno. Tuttavia fu la risata
cristallina di Mary a
catturare la sua attenzione.
La
Cacciatrice dei Grifondoro si gustava la scena,
ridendo fin quasi alle lacrime e facendo il tifo per Sirius, suo
migliore amico
da sempre.
Era
incredibile come quel viso da folletto, con i
ricci castano ramati e gli occhi azzurri, fosse capace di incantarlo.
-
Che c’è, ho qualcosa in faccia? – gli
chiese d’un
tratto, incrociando il suo sguardo.
-
No, la tua faccia va benissimo … Cioè,
è come
sempre. –
-
Sono contenta che la mia faccia vada bene, che
vada sempre bene. –
ripetè, ironica,
in una palese presa in giro.
Mary
faceva sempre così con tutti, ma non per cattiveria,
era semplicemente fatta così.
-
E la mia faccia com’è? –
domandò poi, stuzzicandola.
Mary
McDonald però aveva sempre la risposta pronta e
non si lasciava cogliere impreparata. Tanti anni di amicizia con Sirius
Black
dovevano pur averle insegnato qualcosa in fondo, no?
-
Una faccia da schiaffi, Switch. –
*
-
Santo Godric, Hannover, ma tu non stai proprio mai
zitta? – domandò Gideon, dopo che la
Tassorosso ebbe continuato a parlare per quasi un’intera ora.
-
Certo che no, fa parte del suo fascino. – replicò
Fabian, facendoli ridere.
Maisie
gli assestò un pugno amichevole su una
spalla. – Smettila, buffone. –
Si
punzecchiarono finchè Fabian non la trasse a sé,
posandole un braccio sulle spalle, e la ragazza ammutolì per
un istante. Fu un
momento breve, ma Dorcas a cui nulla sfuggiva trovò conferma
dei suoi sospetti.
Stava
giusto per scoccarle una delle sue occhiate
che lasciavano intendere quanto la sapesse lunga quando il lieve
sferragliare
dei freni del treno annunciò loro che erano arrivati a
destinazione.
-
Vado a cercare Eris, voglio parlare prima dell’inizio
del banchetto. – annunciò la Caposcuola, uscendo a
passi svelti e venendo
accompagnata dall’ondeggiare della gonna a pieghe della
divisa.
Maisie
lanciò un’occhiata di sottecchi a Fabian,
beccandolo mentre fissava la bionda con un’espressione
strana. Una scintilla di
gelosia avvampò dentro di lei, ma la scacciò con
vigore. Dorcas era sua amica,
e per giunta non nutriva il minimo interesse per Fabian, non aveva
nulla da
temere da lei.
-
Ti sei incantato, buffone? – domandò, passandogli
teatralmente una mano davanti agli occhi.
Fabian
parve tornare in sé e l’abbagliò
con uno dei suoi soliti sorrisi
perfetti. – Certo che no, scricciolo. –
Poi,
prima che avesse anche solo il tempo di capire
cosa stesse accadendo, si ritrovò sollevata e sistemata
sulle spalle del ragazzo.
-
Mettimi giù. – protestò, dimenandosi
senza troppa
convinzione.
-
Assolutamente no, scricciolo. –
Venne
trasportata fino alla carrozze in
quel modo bizzarro, sotto gli sguardi
divertiti della maggior parte degli studenti.
-
Belle mutande, Hannover, sono quelle di tua nonna?
– le gridò dietro Rabastan Lestrange, facendo
ridacchiare il gruppo di
Serpeverde, mentre si scambiava un cinque con Wilkes.
Gli
rivolse un’occhiataccia e avrebbe aggiunto anche
qualcosa di sprezzante, se ne avesse avuto il tempo, ma Fabian si era
allontanato in fretta e l’aveva caricata su una delle
carrozze.
-
Io lo ammazzo. – decretò, quando finalmente venne
sciolta dalla presa dell’amico.
-
Lo ammazzi? Dimmi, scricciolo, lo hai guardato
bene? Lestrange pesa trenta chili più di te …
trenta chili di muscoli. È più
facile che sia lui a stritolarti che tu ad ammazzarlo. –
-
Posso sempre ammazzarlo mentre dorme. – borbottò
tra
sé e sé, sotto lo sguardo divertito dei due
gemelli, mentre la carrozza filava
dritta verso il castello.
Spazio
autrice:
Eccoci
con l’aggiornamento, in cui abbiamo
presentato tutti gli OC di coloro che hanno inviato le schede. Speriamo
di
essere riuscite a renderli bene e attendiamo il vostro responso (se
avete
qualche critica da fare ben venga, almeno sapremo cosa modificare per
rendere
al meglio i personaggi). Ricordiamo a chi lo desidera che ci sono
ancora posti
disponibili. Alla prossima.
Baci,
Fiamma Erin Gaunt, Eris Greengrass e Rhaenys Morgenstern
|
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Capitolo 3 *** Cap 2 ***
Cap
2
-
Ma quanti sono questi marmocchi? – borbottò
Rabastan,
mentre si facevano largo per entrare nella Sala Grande e puntavano in
direzione
del tavolo verde argento.
-
Non più degli altri anni, anzi, forse anche
qualcuno di meno. –
Evan
aveva ragione. Con l’ascesa di Lord Voldemort
la maggior parte dei genitori aveva deciso di tenere le famiglie unite
e aveva
assunto dei docenti privati per l’istruzione dei loro figli.
Come se tutto
quello fosse di qualche aiuto. L’unico posto in cui i
marmocchi di quei
genitori fin troppo apprensivi sarebbero stati al sicuro era Hogwarts,
ma
sembrava che la maggior parte del mondo magico si ostinasse a non
capirlo.
-
Bah, spero solo che si sbrighino. Ho una fame
allucinante. –
-
Tu hai sempre fame, Rab – rise Katherine, per poi
fulminare con un’occhiataccia una ragazzina del secondo anno
che le era finita
addosso.
-
Certo, altrimenti come li mantengo tutti questi
muscoli? – replicò, flettendo i bicipiti e
ammiccando leggermente. – Vuoi una
dimostrazione? –
La
ragazza lo spinse via ridendo e si diresse verso quello
che negli ultimi anni era diventato il suo posto fisso.
Omi
Ishido Blackthorne, uno dei ragazzi del suo
anno, era già seduto accanto a lei e alzò lo
sguardo verso di loro non appena
li sentì arrivare. Gli occhi grigi luccicarono al di sotto
delle ciocche
corvine. Avrebbe potuto passare per uno dei Black se non fosse stata
per la
forma lievemente a mandorla dei suoi occhi che tradiva in minima parte
l’origine
asiatica.
-
Ehy, Omi, si può sapere dove ti eri cacciato? –
-
Ero nell’altro scompartimento con Edward –
spiegò,
indicando con un cenno del capo il ragazzo che gli sedeva davanti.
Edward
Jonson, con i suoi capelli biondi
perennemente scompigliati e gli occhi verdi, era un mistero per lei, ma
riusciva a capire perché Omi ci andasse d’accordo.
Erano entrambi riservati,
chi non li conosceva bene poteva etichettarli come gelidi come cubetti
di
ghiaccio, ma dentro di loro avvampava un vero e proprio incendio. Due
acque
chete solo all’apparenza, insomma, che non si facevano
problemi a scatenarsi
quando dovevano far valere le loro ragioni o c’era qualcosa
che non gli andava
bene.
Regulus
lanciò un’occhiata al braccio del diretto
interessato, tra l’altro uno dei suoi migliori amici insieme
a Barty. – È nuovo
quello, non ce l’avevi quando sono passato a trovarti
quest’estate – osservò,
indicando il tatuaggio a forma di serpente.
Edward
annuì, mostrandolo come se fosse la cosa più
bella che avesse mai visto prima di allora. – Sì,
l’ho fatto qualche giorno fa.
–
Rico
assottigliò lo sguardo, osservandolo con l’occhio
esperto di chi di tatuaggi se ne intendeva. – L’hai
fatto all’Evil, vero? –
Il
ragazzo annuì.
-
È forte, hanno fatto un bel lavoro, sembra un
serpente vero – decretò infine il Capitano.
Vennero
interrotti dall’invito di Silente a
cominciare a mangiare e dalla comparsa delle pietanze nei giganteschi
vassoi da
porta al centro della tavolata.
-
Hai risolto quel problema alla fine? – domandò
Omi,
sorseggiando un calice di succo di zucca.
Rabastan
annuì. – C’è voluto un
po’, ma ce l’ho
fatta. –
-
Che problema? –
-
Niente di che – tagliò corto il più
giovane dei
Lestrange.
Se
c’era qualcosa che Katherine non sopportava era
sentirsi dire “niente di che” quando
c’era ovviamente qualcosa di cui era all’oscuro.
Poggiò
una mano sul braccio muscoloso del loro
Portiere, sbattendo gli occhi da cerbiatta. – Tu mi dirai di
cosa si tratta,
vero Omi? –
-
Omi … - cominciò Rabastan, come per avvisarlo.
-
Non posso Kat, sul serio –
-
Per favore, fallo per me – insistè, arricciando
appena il labbro inferiore che era già naturalmente
più pronunciato di quello
superiore e le conferiva un broncio sexy.
Omi
lanciò un’occhiata all’amico, come a
dire che si
arrendeva.
-
Okay, te lo dico … Rabastan sta organizzando
qualcosa per Halloween. Qualcosa che lascerà quelli
là senza parole – concluse,
guardando in direzione del tavolo dei Grifondoro, concentrandosi
particolarmente sul gruppetto dei Malandrini.
-
Spero che sia qualcosa che distrugga anche quel sudicio
Traditore del suo sangue –
Omi
sembrava contrariato. – Ancora fissata con
Black? –
-
Dovresti saperlo che fino a che non ottengo
vendetta non demordo. –
-
Sì, ma stiamo parlando di qualcosa che è accaduto
anni fa, Katherine – provò a farla ragionare
Edward.
La
ragazza gli lanciò un’occhiataccia. –
Non fare
finta di niente, so bene che quello ti
è simpatico –
Edward
non provò neanche a negarlo. Era praticamente
cresciuto con i fratelli Black e aveva iniziato Hogwarts lo stesso anno
di
Sirius; contrariamente al resto della sua Casa, e a Regulus, era
riuscito a
mantenere l’amicizia con il Grifondoro.
-
Lasciatela fare. Kat sa quello che fa e
sinceramente non vedo cosa ci sia di male in una sana vendetta
– intervenne Rico,
mentre Evan annuiva. Poi si voltò leggermente verso il
tavolo dei Corvonero,
seguendo lo sguardo di Regulus che fissava chissà chi con
aria imbambolata. Non
aveva neanche reagito al nome del fratello e quello lasciava intendere
quanto
fosse concentrato.
-
Che c’è, Reg? – chiese Barty, notando a
sua volta
lo strano comportamento dell’amico.
-
Nulla. –
-
Questo tuo nulla ha per caso lisci capelli neri e
occhi grigio azzurri? – domandò ironicamente Rico,
sorridendo quando Serena
Mattews intercettò il suo sguardo e lo fulminò
con un’occhiata sprezzante. –
Lasciatelo dire, Reg, puoi sicuramente trovartene una con un carattere
migliore. –
-
Magari ce l’ha con te perché ti sei fatto tre
quarti di scuola e non sopporta i play boy. Ma la butto lì
così, eh – ironizzò Omi.
-
Ancora con questa storia? Non mi sono fatto tre
quarti di scuola – protestò.
-
No, se ne è fatto solo la metà –
convenne Evan,
con espressione fintamente seria, facendoli scoppiare a ridere.
Rico
gli puntò un dito contro. – Questa me la paghi,
cuginastro. –
-
Se non ti sei fatto metà scuola, fammi il nome di
dieci ragazze carine tra il sesto
e
il settimo anno che non ti sei fatto – lo sfidò
Omi.
Persino
Edward si avvicinò un po’ di più per
assistere meglio alla scena.
-
Tutto qui, Blackthorne? Certo che te ne posso dire
dieci. –
-
Allora fallo. –
-
Katherine, Sandy, Thea, la Martin, la Montgomery,
la Hannover, la Inglebee, la Mattews, la Evans e la Meadowes
– decretò,
sorridendo soddisfatto per essere riuscito a vincere la sfida.
-
La Evans non vale, non sono neanche certo che sia
a conoscenza dell’esistenza
del sesso
– intervenne Edward.
Il
resto del gruppo si disse d’accordo.
-
Allora la Selwyn. –
-
Elinor te la sei fatta al quinto anno, è per
questo che ora non ti parla più – gli
ricordò Evan.
-
Ah già, è vero. Dovevo essere proprio molto
ubriaco per aver rimosso di esserci stato –
considerò, osservando il profilo
elegante della loro compagna di Casa con le morbide onde dorate e gli
occhi
ambrati.
-
Allora … questa decima? –
l’incalzò Katherine.
-
Adesso ti ci metti anche tu, Kitty Kat? –
-
Ovviamente – sorrise malandrina.
-
La … uhm, d’accordo, mi arrendo. –
Risero
nuovamente tutti mentre il Capitano si
dipingeva sulle labbra un sorrisetto a metà tra il seccato e
il divertito.
Un
foglio di pergamena si materializzò d’un tratto
davanti a Katherine. La ragazza lo spiegò e ne lesse il
contenuto. Si alzò da
tavola velocemente, sotto lo sguardo perplesso degli amici.
-
Che succede, Kat? –
-
Niente di che, tranquillo, devo solo fare una cosa.
Ci vediamo poi in Sala Comune – disse, scoccandogli un
lievissimo bacio a fior
di labbra prima di procedere spedita verso l’uscita.
Omi
sgranò gli occhi grigi, colto di sorpresa.
-
Qualcuno di voi ha una minima idea del perché l’ha
fatto? – domandò.
Rico
scosse la testa, trattenendo a stento una
risata.
-
Che c’è? – domandò, piccato.
-
Non so perché l’abbia fatto, ma la tua faccia
è
impagabile – decretò il ragazzo, rinunciando
all’idea di rimanere serio.
Spazio
autrice:
Lo
sappiamo che questo capitolo è un po’ cortino e
che abbiamo presentato solo due OC, ma abbiamo dovuto spezzarlo in due
parti perché
altrimenti sarebbe venuto troppo lungo. Non temete, nel prossimo
presenteremo
anche tutti gli altri. Ricordiamo infine che ci sono ancora due posti
liberi
(un Grifondoro e un Tassorosso) ma vi chiediamo di creare due ragazzi
visto che
al momento scarseggiano un po’. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma, Eris e Rhaenys
|
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Capitolo 4 *** Cap 3 ***
Cap
3
Katherine
percorse in fretta il tratto
di strada che separava il castello dalla Foresta Proibita, guardandosi
di tanto
in tanto alle spalle per essere certa che nessuno la vedesse. Quando
raggiunse
il limitare della Foresta, una figura avvolta in uno spesso mantello da
viaggio
nero si fece strada tra i rami.
-
Le sang avant le rest – recitò.
-
Toute pour la famille – fu la
replica.
L’individuo
percorse i pochi metri che
li separavano, permettendole di intravedere due iridi verdi come
smeraldi che
brillavano nell’oscurità.
-
Sei sicura che nessuno ti abbia
seguita? –
-
Assolutamente. –
Il
cappuccio venne fatto scivolare
all’indietro, mostrando il volto di un ragazzo che non poteva
avere che un paio
d’anni più di lei. La loro somiglianza era
impressionante al punto che, se non
fosse stato per gli occhi, avrebbero potuto scambiarli per gemelli.
Allargò le
braccia, permettendole di correre da lui e stringendola a
sé.
-
Ne è passato di tempo, ma petite –
mormorò, affondando il volto nelle onde corvine e
aspirandone il profumo di
cannella che per lui aveva un unico significato: casa.
-
Mi sei mancato, Derek. –
-
Lo sai che non posso farmi vedere
spesso, ma questo non significa che non ti pensi ogni giorno.
È un periodo
difficile, sorellina, e Lui mi ha affidato una missione della massima
importanza – replicò. Gli occhi smeraldini
scintillarono, illuminati dall’orgoglio
per l’alta considerazione che il suo Signore aveva nei suoi
confronti, mentre l’ennesimo
sorriso smagliante lampeggiava nell’oscurità
mettendo in mostra i denti perfetti.
-
Importante e pericolosa. –
Annuì.
– Andrà tutto bene e quando
l’avrò
portata a termine tornerò a trovarti, lo giuro. –
Avrebbe
voluto avere lo stesso
irritante ottimismo di suo fratello maggiore, ma l’idea di
saperlo lontano,
chissà dove a fare chissà cosa, non le piaceva
per niente. Era tutta la sua
famiglia, l’unico che le fosse rimasto, e lei non poteva
perderlo.
-
Adesso devo andare; ci vediamo
presto, non preoccuparti – disse, chinandosi a scoccarle un
bacio sulla fronte
e sparendo nuovamente nell’oscurità.
“Non
preoccuparti”. Certo, lui la
faceva facile.
*
Una
mano comparve nel campo visivo di Sandy, oscurandole la
visuale.
-
Ehy, scricciolo, indovina chi sono? –
La
ragazza riconobbe la sua voce all’istante. Conosceva alla
perfezione quel tono lievemente roco così come il volto dai
tratti definiti e
la bellezza da angelo caduto del suo possessore. Era il suo migliore
amico e se
c’era chi trovava strano l’idea che una Tassorosso,
per giunta Mezzosangue,
fosse la confidente del cuore di un Serpeverde discendente da
un’illustrissima
famiglia Purosangue, loro non vi avevano mai dato alcun peso.
Decise
di reggergli il gioco, fingendosi pensierosa.– Non
saprei, dammi qualche indizio. –
-
Eccellente giocatore di Quidditch, bello da star male, dal
fascino rude, incredibilmente intelligente –
elencò.
-
E anche molto modesto … Uhm, forse sei William Davies che
ha finalmente e inspiegabilmente deciso di farsi avanti e trascinarmi
in un
qualche corridoio buio e dichiararmi amore eterno? –
La
mano scomparve da davanti agli occhiali che celavano un
bel paio di occhioni verdi, contornati da una chioma biondo dorata che
quella
sera era stata acconciata in uno chignon sbarazzino, e Sandy si
voltò
lentamente, fingendosi sorpresa. – Ah, no, sei tu. –
Rico
emise un verso disgustato. – William Davies che ti
trascina in un corridoio buio? Seriamente, scricciolo, potresti fare di
meglio.
Oltretutto io non assomiglio per niente a quello stupido pallone
gonfiato di un
Corvonero – concluse.
Sandy
rise, alzando gli occhi al cielo. – Ti saresti sentito
più gratificato se ti avessi scambiato per Potter o magari
Black? –
-
Santo Salazar, tu sei proprio sicura di non aver battuto
la testa da qualche parte o di non avere la febbre? Perché
cominci a dire cose
senza senso e un po’ mi spaventi. –
Ignorò
il suo commento e gli rivolse uno sguardo penetrante.
– Allora, cosa è successo? –
-
Deve essere per forza successo qualcosa se passo un po’ di
tempo con la mia migliore amica? –
-
Sì, se questo tempo lo sottrai a quello che dedichi al
portarti a letto qualcuna. –
Lei
e Rico trovavano almeno un paio d’ore ogni giorno, a
volte studiavano insieme o lei andava
a
vedere gli allenamenti che il ragazzo conduceva in solitaria, ma la
sera il
Serpeverde tornava a essere il top del desiderio sessuale studentesco e
passare
un po’ di tempo a chiacchierare era una cosa rara.
-
Non ne avevo voglia. Preferisco fare quattro chiacchiere
con te. È una vita che non ci vediamo, Man. –
Era
vero. Rico di solito non si faceva problemi a far
saltare i nervi ai genitori e frequentare persone che non approvavano
neanche
lontanamente, ma aveva passato gli ultimi due mesi in Francia per il
matrimonio
di Bellatrix e Rodolphus e poi in Italia, Spagna e un po’ in
Germania. Insomma,
lui e il resto del gruppo non si erano fermati un momento, quindi era
dal
ritorno a King’s Cross che non avevano occasione di
chiacchierare.
-
Sei sicuro di non essere tu quello
che si sente male? –
Un’idea
le passò per la testa. Però no, non poteva
essere,
era troppo strano anche solo da pensare.
-
Non è che c’è qualcuna? –
chiese.
-
C’è sempre qualcuna, Sandy, dovresti sapere che
non mi
piace stare a letto da solo – disse, ghignando malizioso.
-
Non intendevo quello. Sei sicuro di non esserti preso una
cotta per qualcuna? –
Se
non avesse saputo che in diciassette anni di vita Rico
Wilkes aveva sempre affermato senza possibilità
d’errore di essere lui l’unico
amore presente nella sua vita, avrebbe detto che era una cosa normale e
non c’era
proprio niente di cui meravigliarsi. Tuttavia stavano parlando di lui e
Sandy
lo conosceva fin troppo bene per non esserne sorpresa.
-
Non correre troppo con la fantasia, scricciolo. –
C’era
stato però qualcosa nel suo sguardo, una specie di
guizzo, che all’osservazione attenta della Tassorosso non era
sfuggito. Stava
negando l’evidenza e lo sapeva benissimo.
-
D’accordo, non c’è nessuna, quindi
possiamo anche andare a
farci una passeggiata. Non mi va di stare al chiuso – disse,
lasciando cadere l’argomento
e decidendo che avrebbe atteso che fosse lui ad ammetterlo e a
confidarsi.
-
Certo che possiamo – confermò, porgendole il
braccio come
un perfetto gentiluomo e scortandola verso l’uscita del
castello.
*
Serena
aveva appena lasciato Maisie in compagnia di Fabian e
Gideon ed era diretta verso la torre di Corvonero quando aveva
incontrato
Violet. Era una ragazza della sua stessa Casa, al settimo anno, che
passava un
sacco di tempo in compagnia di Remus Lupin, suscitando spesso gli
attacchi di
gelosia della fidanzata dello studioso Malandrino, con cui di tanto in
tanto
aveva scambiato quattro chiacchiere.
Violet
era una ragazza che le risultava difficile da
inquadrare. Così fredda e talvolta disinteressata a tutto
ciò che non la riguardava,
non per niente si era meritata l’appellativo di
“robot” da Sirius Black, era
una personalità completamente agli antipodi rispetto alla
sua solare e pronta
al dialogo.
Avevano
scambiato quattro chiacchiere lungo la strada che le
portava alla loro Sala Comune ed erano quasi arrivate quando si
trovarono
davanti due Serpeverde del quinto anno.
La
chioma corvina, di un tono più chiaro di quella del
fratello maggiore, e gli occhi grigio perla non lasciavano spazio a
dubbi:
Regulus Black. Il suo compagno era Barty Crouch, il figlio del collega
di sua
madre che di tanto in tanto aveva avuto a casa per una delle tante
noiosissime
cene Purosangue che i suoi genitori organizzavano durante le vacanze.
Si sforzò
di rallentare i battiti del suo cuore impazzito quando i loro sguardi
si
incontrarono. Avrebbe dovuto esserci una legge che impediva agli
insopportabili
altezzosi di essere tanto belli.
-
Mattews … Inglebee – salutò,
pronunciando l’ultimo cognome
come se fosse qualcosa di altamente disgustoso.
-
Black, Crouch … che ci fanno due viscide serpi tanto
lontano dai sotterranei? Credevo che i rettili amassero strisciare
nell’ombra –
ribattè.
Lei
e Violet non erano propriamente amiche, certo, ma non
sopportava proprio che venissero fatte delle discriminazioni solo in
base alla
famiglia in cui si era nati. La Inglebee era una ragazza in gamba,
brillante e
talentuosa, e poco importava che fosse nata in una famiglia di Babbani.
Regulus
parve preso in contropiede dalla risposta tagliente,
ma si riprese in fretta.
-
Hai la luna di traverso stasera, Mattews? –
-
Solo quando ho a che fare con dei fanatici imbecilli. –
-
Non ho detto niente di male. –
-
Era sottinteso. –
-
Sei paranoica. –
-
E tu uno stronzo. –
Poi
prese sottobraccio Violet e la trascinò via con
sé,
varcando l’ingresso della Sala Comune.
Barty
rivolse un’occhiata divertita all’indirizzo
dell’amico.
– Bè, direi che è andata bene
– commentò ironico.
-
Sta zitto, Barthemius. –
Rimaste
sole, Violet prese la parola.
-
Non c’era bisogno che intervenissi. Non do retta a quello
che dicono o pensano quegli idioti; per me non è un problema
essere una Nata
Babbana. –
Serena
rimase interdetta. Riusciva a essere così calma e
pacata malgrado le vessazioni e le battutine andassero avanti da anni;
al suo
posto probabilmente sarebbe scoppiata come un vulcano in eruzione e
avrebbe
Schiantato il primo idiota che si fosse messo a prenderla in giro.
Aveva un
carattere forte, Violet Inglebee, e doveva ammettere che le piaceva.
*
Louis
era seduto davanti a uno dei tavolini della Sala
Comune di Grifondoro insieme ad Alannis, la prima persona con cui aveva
fatto
conoscenza quando era salito sul treno in direzione di Hogwarts e
quella che
era presto diventata la sua migliore amica. Avevano molto in comune, a
cominciare dal fatto che entrambi erano gli unici maghi in una famiglia
di
Babbani, ma era stato soprattutto l’amore per il volo e il
Quidditch a legarli
ancora di più.
Mentre
osservava il piccolo campo da Quidditch portatile,
con tanto di pedine a forma di giocatori, alla ricerca di una strategia
vincente, gli occhi azzurri come il cielo si erano fatti seri e
concentrati.
Diede un colpo di bacchetta, osservando uno dei Cacciatori spingersi in
avanti
in un’incursione solitaria. Il tiro venne parato agevolmente
dal Portiere di
Alannis.
-
Dovrai fare molto meglio di così se speri di battermi
–
commentò la ragazza, sorridendo soddisfatta.
Il
Portiere era il suo ruolo naturale, così come il
Cacciatore era quello di Louis, e si era sempre impegnata al massimo
per
eccellere. In tutta la scuola c’era soltanto una persona in
grado di competere
con lei in quel ruolo: Omi Ishido Blackthorne, Serpeverde del suo
stesso anno
che aveva dato numerosi grattacapi all’attacco della loro
squadra.
-
Stai di nuovo pensando a Blackthorne, vero? –
-
Cosa mi ha tradito? –
-
Non saprei, magari lo sguardo omicida che hai rivolto al
mio Portiere – disse ridendo.
Louis
la conosceva meglio di chiunque altro e sapeva bene
che Alannis non sopportava l’idea di perdere né
tantomeno che in circolazione
ci fosse qualcuno in grado di rivaleggiare con lei. Lo scorso anno la
Coppa era
stata vinta nuovamente dai Serpeverde, come sempre negli ultimi tre
anni cioè
da quando Wilkes aveva assunto il ruolo di Capitano, e correva voce che
i verde
argento fossero determinati più che mai a confermare il loro
primato.
-
Dobbiamo trovare un modo per bloccare il loro attacco. Il
tridente che hanno formato è pressoché
inarrestabile, ma chiuderci solo in
difesa non è un’opzione contemplabile –
considerò la ragazza, assorta e
completamente presa dall’immagine mentale della prima partita
di campionato che
come da tradizione avrebbe visto contrapporsi Serpeverde e Grifondoro.
-
Al, posso chiederti un favore immenso? – domandò
Louis,
facendole inarcare un sopracciglio.
-
Di che si tratta? –
-
Niente tattiche almeno fino agli allenamenti di
dopodomani. Pensi di potercela fare? –
La
ragazza si mordicchiò il labbro inferiore, fingendosi
pensierosa. – Uhm, sì, forse posso provarci.
–
-
Bene, quindi questo lo mettiamo da parte –
decretò,
spingendo via il modellino del campo e alzandosi in piedi.
-
Cosa vuoi fare? –
-
Ho una voglia pazzesca di andare a letto, tu non vieni? –
Si
rese conto solo all’ultimo istante di come avrebbe potuto
essere frainteso.
-
Per le mutande di Merlino, non intendevo farti venire a
letto con me … Cioè, volevo solo sapere se anche
tu volevi andare a dormire –
balbettò.
-
Quindi non sono abbastanza bella per venire a letto con
te? – domandò, ravviandosi una ciocca scura e
mettendosi le mani sul fianco con
aria di sfida.
Louis
rimase senza parole, sgranando gli occhi chiari.
Alaniss
scoppiò a ridere, mentre uno scintillio divertito le
illuminava gli occhi cangianti che quella sera tendevano più
al verde che all’azzurro
o al grigio.
-
Rilassati, stavo solo scherzando. Ci vediamo domani mattina,
buonanotte – disse, scompigliandogli affettuosamente i corti
capelli castani e
puntando in direzione del dormitorio femminile.
Spazio
autrice:
Sìììì,
ce l’abbiamo fatta, abbiamo presentato tutti gli OC
che ci sono stati inviati … olè! Chiediamo scusa
per il momentaneo attacco di
pazzia, ma dopo 2.100 parole e ben 8 pagine Word di capitolo siamo
alquanto
cotte stracotte. Stavamo inoltre pensando di mettere anche le foto dei
prestavolto, magari un piccolo gruppo per volta così da non
appesantire troppo
il capitolo. Oggi cominciamo con i Serpeverde (perché visto
che l’account su
cui è pubblicata la storia è di Fiamma, e lei
è un’orgogliosa figlia di Salazar,
si è prepotentemente imposta u.u). Come sempre speriamo di
essere riuscite a
rendere bene i vostri OC e che il capitolo vi sia piaciuto. Ricordiamo,
infine,
che c’è ancora un posto libero per un ragazzo
Tassorosso. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma, Eris e Rhaenys
Rico Wilkes (Gaspard
Ulliel)
Evan Rosier (Alex
Pettyfer)
Thea Mary Miller (Kaya
Scodelario)
Elinor Selwyn (Blake
Lively)
Katherine
Banks (Nina
Dobrev)
Rabastan Lestrange (Jensen Ackles)
Omi Ishido Blackthorne (Michael Trevino)
Edward Jonson (Jesse Mccartney)
Regulus Black (Logan
Lerman)
Barty Crouch jr (Chris Zylka)
|
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Capitolo 5 *** Cap 4 ***
Cap
4
-
Chi ha preparato l’orario dovrebbe essere
rinchiuso a vita ad Azkaban – gemette Maisie, osservando il
foglietto delle
lezioni che le era appena stato consegnato.
Sandy
lo confrontò con il suo, emettendo un
gemito solidale.
-
Se non altro seguiamo quasi tutte le stesse
materie … ma la doppia ora di Pozioni di prima mattina non
si può proprio
vedere – borbottò contrariata.
Tra
Sandy e Maisie il calderone diventava un’arma
impropria, capace di portare alla distruzione di massa e, nel caso
peggiore,
all’annientamento della razza magica. E no, non stavano
esagerando, visto che
sistematicamente finivano con il far saltare in aria qualsiasi pozione
… sì,
anche quelle che dovevano solo essere fatte bollire per studiarne gli
effetti.
-
Ripetimi un’altra volta perché abbiamo
accettato di continuare questa tortura? –
-
Perché per lavorare al San Mungo e per
diventare Auror è una delle materie richieste ai M.A.G.O.
–
Già,
loro e le scelte lavorative complicate … una
gran bella accoppiata.
-
Bene, ho appena deciso che diventerò una
lavavetri magica a Diagon Alley. Magari al Nottetempo serve qualcuno
che
pulisca i vetri – commentò Sandy, passandosi una
mano tra le ciocche bionde che
quel giorno aveva lasciato sciolte e non volevano proprio saperne di
starsene
buone e ferme.
Maisie
rise, scuotendo la testa e lasciando che i
capelli color cioccolato le ondeggiassero lungo la schiena. Venne
distratta
dall’ingresso di Fabian e Gideon, le chiome rosse e i
familiari occhi azzurri
che scintillavano costantemente con aria malandrina.
-
Ah, l’amore. –
Sgranò
gli occhi, verdi con screziature castane e
gialle, come se non
avesse la minima
idea di ciò che l’amica stesse dicendo.
-
Non fare quell’espressione da cerbiatta
confusa, sai benissimo a chi mi riferisco. Non hai ancora nessuna
intenzione di
dirglielo, vero? –
Maisie
sentì le guance colorarsi di una leggera
sfumatura di rosso. – Certo che no, non prima di essere
sicura di non fare la
figura dell’idiota totale. –
–
Sai cosa ti direbbe Serena, no? – Inarcò un
sopracciglio, accigliandosi come faceva spesso la loro amica quando
c’era
qualcosa che non le andava particolarmente a genio.
-
Di piantarla di farmi mille complessi e andare
lì a stampargli un bel bacio mozzafiato? –
domandò ironica.
Sandy
annuì.
-
E io le risponderei che non lo farei neanche
morta. –
-
Anche questo è vero … però sul serio,
Mai, devi
trovare il coraggio di dirglielo prima che si trovi una ragazza.
–
La
ragazza la guardò scettica. – Da quando
dispensi consigli d’amore neanche fossi una versione in
miniatura di Cupido? –
-
È un nuovo passatempo. Visto che Rico non vuole
confidarsi, mi concentro su di te – replicò.
Lo
sguardo di Maisie si fece subito più attento e
condito da una lieve malizia. – Quindi è con la
Serpe che hai passato la serata
ieri? –
Annuì,
senza apparentemente cogliere
l’insinuazione dell’amica. Tra lei e Rico non ci
sarebbe mai stato nulla, erano
troppo diversi per poter stare insieme e poi sarebbe stato troppo
strano.
-
Non è che prima o poi ti vedrò a lanciarti
sguardi languidi con il principe dei latin lover, vero? –
Serpe,
principe dei latin lover, don giovanni del
mondo magico, mr macho … Sandy cominciava seriamente a
perdere il conto dei
soprannomi che Maisie aveva affibbiato al suo migliore amico.
-
Figurati … e comunque stavamo parlando di te e
Fabian, non cambiare discorso. –
-
Non c’è nulla da dire, sabbiolina, per il
momento il discorso è chiuso. –
-
Sì, per il momento –
rimarcò la bionda,
calcando volutamente sulle ultime tre parole.
*
Al
tavolo dei Serpeverde regnava un’atmosfera
decisamente più pacata e tranquilla rispetto a tutti gli
altri. Difatti i verde
argento, come tutte le mattine di ogni benedetto giorno della settimana
scolastica, sembravano incapaci di intraprendere una conversazione
logica e
sensata se non dopo le dieci del mattino … dopo la pausa
pranzo nei casi più
disperati.
L’arrivo
di William Davies, tuttavia, risvegliò
almeno un po’ la natura serpentesca di alcuni di loro. Gli
intrusi delle altre
Case non erano i benvenuti, specialmente quando si trovavano in branco,
e
venivano trattati come veri e proprio stranieri in terra ostile. Poco
importava
che Davies fosse alto, bello, biondo e con gli occhi del turchese
più
straordinario che si fosse visto in giro per la scuola negli ultimi sei
anni.
-
Che c’è, Davies, ti sei perso? Il tuo tavolo
è
quello laggiù – esordì Rabastan,
beffardo.
Il
Corvonero lo degnò appena di un’occhiata,
ostentando quel suo sguardo a metà tra l’altezzoso
e l’incurante che lasciava
intendere che non lo riteneva degno della minima considerazione.
Inutile dire
che Rabastan lo detestava con tutto il cuore, forse persino
più di quanto il
piccolo Crouch gli stesse sulle scatole … il che, per chi lo
conosceva bene,
equivaleva a un livello di odio e mal sopportazione che faceva sembrare
Piton e
Potter degli amici per la pelle.
-
Katherine, posso parlarti un attimo? – domandò,
sorridendo all’indirizzo della ragazza.
Inarcò
un sopracciglio, ma abbandonò il piatto di
uova strapazzate e bacon che aveva davanti e lo seguì
nell’unico angolo della
Sala Grande che poteva garantire loro un minimo di privacy.
Omi,
seduto di fronte a Rabastan, aggrottò la
fronte.
-
Che avrà di così importante da dirle –
borbottò, infilzando con più vigore di quanto
fosse necessario un pezzetto di
pancake.
-
Conosci Davies, è la versione bionda di Rico …
probabile che voglia portarsela a letto – replicò
il ragazzo, incurante, mentre
si versava l’ennesimo calice di succo di zucca.
-
Tu dici? –
-
Bè, Katherine è obbiettivamente sexy da matti,
non sarebbe mica una cosa strana. Perché, a te che importa?
– domandò,
ghignando con l’aria di chi la sapeva lunga.
-
Niente … è solo che è una nostra amica
e Davies
è un idiota totale – replicò, tornando
ad attaccare il pancake.
Quando
la ragazza tornò al tavolo, con un lieve
sorriso compiaciuto stampato sulle labbra ben disegnate che quel giorno
aveva
colorato con il suo rossetto preferito, una tonalità
particolarmente accesa di
rosso fuoco che aveva una tenuta a lunga durata grazie a un incanto di
semi
permanenza con cui era stato realizzato, sentì gli occhi
grigi di Omi su di
lei.
-
Allora, che voleva Davies? – domandò il
ragazzo, con il tono più indifferente che riuscì
a mettere insieme.
-
Solo chiedermi se volevo fargli da dama alla
festa che ha organizzato per questa sera … a proposito,
anche voi siete
invitati – aggiunse distrattamente.
-
E tu che gli hai risposto? –
Bevve
un lungo sorso di succo d’arancia,
sorridendo con aria furba. – Che se non avessi trovato nulla
di meglio da fare
avrei anche potuto farci un salto, ma non garantivo nulla. –
Poi
cambiò in fretta argomento, non prima però di
aver notato come le spalle di Omi si fossero rilassate sentendo quelle
parole.
Lo aveva sempre trovato interessante, doveva ammetterlo, e con il
passare del
tempo aveva iniziato ad avvertire un maggior trasporto nei confronti
del
compagno di Casa, ma non era ancora sicura di cosa fosse esattamente
quel
sentimento … non le rimaneva che aspettare e stare a vedere
come sarebbero
evolute le cose.
-
Sarà il caso di andare a lezione, mancano dieci
minuti e dobbiamo arrivare ai sotterranei –
decretò, alzandosi in piedi e
rassettando la gonna della divisa con un paio di rapidi movimenti. Non
era
ingrassata di un chilo negli ultimi due anni e pertanto aveva evitato
di
rifarle da Madama McClan e si era limitata a continuare a indossare
quelle
comprate per l’inizio del quarto anno con il risultato che
l’orlo le arrivava
ormai a metà coscia, ovvero buoni cinque centimetri in meno
rispetto a come la
portavano la maggior parte delle altre ragazze. A lei però
non importava. Aveva
delle gambe belle e tornite quindi perché non
metterle un po’ più in mostra?
Prese
sottobraccio Rabastan e Omi, uno per lato,
e lasciò che i suoi amici la scortassero fuori dalla Sala e
direttamente verso
l’aula di Pozioni.
*
La
lezione era iniziata da dieci minuti quando il gruppo al
completo dei Malandrini irruppe nell’aula di Pozioni. Remus
aveva l’espressione
paonazza di chi era stato sorpreso a fare qualcosa di incredibilmente
inopportuno, James aveva i capelli se possibile ancora più
scompigliati del
solito e Sirius sorrideva con l’aria sicura e strafottente di
chi sapeva bene
che non avrebbe ricevuto alcuna punizione.
-
Lieto che abbiate deciso di onorarci con la vostra
presenza, signori – commentò Lumacorno, puntando
gli occhietti acquosi su
ognuno di loro, - Posso sapere quale fantasiosa scusa accamperete
questa volta
per giustificare il vostro ritardo? –
Sirius
si passò una mano tra i capelli corvini, ammiccando
con nonchalance. – Nessuna scusa, professore, è
solo che non avevo sentito la
sveglia. –
L’uomo
sorrise al di sotto dei baffoni da tricheco.
-
Diretto e impertinente, signor Black, sono sicuro di
averle già detto che sarebbe stato un Serpeverde perfetto.
–
-
E io sono sicuro di averle già detto che la prendo come
un’offesa,
professore. –
Si
sollevò un concerto di risatine divertite mentre i verde
argento lo fulminavano con disprezzo.
-
Come se avessimo mai potuto volere che un tale imbecille
fosse uno di noi – commentò Katherine, a voce
abbastanza alta perché tutti la
sentissero alla perfezione.
-
Come sempre la tua dolcezza mi lascia senza parole, Banks.
Dimmi, sei assolutamente certa di non avere sangue di Banshee nelle
vene? Perché
questo spiegherebbe un sacco di cose. –
-
Ben venga il sangue di Banshee se l’alternativa è
avere un
criceto in prognosi riservata al posto dei neuroni –
ribattè a tono.
Tutti
gli studenti del sesto anno a quel punto avevano
completamente ignorato le istruzioni della pozione e si erano
concentrati su
quel battibecco.
-
Evidentemente i criceti suscitano strane attrazioni nelle
Banshee … a meno che non mi ricordi male –
sogghignò sfrontato, avvertendo un
pizzico di soddisfazione quando la ragazza avvampò per la
rabbia. Sembrava sul
punto di lanciargli contro chissà quale maledizione.
-
Sei proprio un grandissimo figlio di … -
cominciò, ma
venne interrotta da un indignato Lumacorno.
-
Signorina Banks, signor Black! Insomma, vi pare questo il
modo di comportarvi a lezione? Prendete immediatamente posto e
smettetela
altrimenti vi metto in punizione per tutta la settimana. –
Sirius
si lasciò scivolare accanto a James, lanciando
un’ultima
occhiata sfrontata in direzione della Serpeverde.
-
Non puoi proprio fare a meno di stuzzicarla, eh Felpato? –
-
Mi conosci, Ramoso, e poi è troppo divertente vederla
arrabbiarsi. –
-
Io invece penso che dovresti lasciarla in pace. Ha ragione
quando dice che sei uno stronzo … me lo ricordo bene cosa le
hai combinato –
intervenne Lily, seduta nella fila davanti accanto a Mary.
-
Non mi sembra che qualcuno ti abbia interpellato, Evans. –
-
Lils ha ragione, Sirius – convenne James, sorridendo
all’indirizzo
della ragazza che alzò gli occhi al cielo.
-
Per te sono Evans, Potter, cerca di ricordatelo. –
-
Ma … ma Lilina, non puoi chiedere al tuo futuro marito di
chiamarti per cognome, sarebbe troppo strano –
replicò.
-
Infatti non glielo chiederò, ma prima devo incontrarlo
–
ribattè, tornando a concentrarsi sulla lezione e non facendo
minimamente caso
all’espressione attonita del compagno di Casa.
-
Ho capito bene, fratello? Lilina ha detto che vuole
sposare qualcun altro? –
Sirius
annuì, soffocando un attacco di risate. Lumacorno li
stava guardando male e ci mancava solo che se la prendesse nuovamente
con lui
facendolo finire davvero in punizione.
Stava
giusto provando a concentrarsi quando un foglietto di
pergamena gli venne passato da Nathan, che sedeva dietro di lui insieme
a
William Davies.
Festa
alle nove, Torre di Corvonero.
Non
c’era scritto altro, ma quello era tutto ciò di
cui i
Malandrini avevano bisogno.
Picchiettò
sulla spalla di Mary, passandole il messaggio. La
ragazza lo lesse per poi voltarsi indietro e sorridere
all’indirizzo di Nathan.
Alzò
il pollice in segno di assenso e il Corvonero dovette
trattenersi dall’esultare in modo evidente.
-
Allora, ha funzionato no? – domandò William,
sorridendo
con l’aria di chi la sapeva lunga.
-
Già, ti devo un favore, Will –
confermò, mentre il biondo
gli assestava una pacca amichevole sulla spalla.
-
Figurati, mi piace dare feste e se è per una buona causa
…
bè, tanto meglio. –
*
Rico
tamburellava distrattamente con le dita sul tavolo,
guardandosi intorno. Non erano molti gli studenti del settimo anno che
avevano
scelto di seguire Antiche Rune e per giunta Evan aveva scelto proprio
quella
mattina per fare la prima assenza dell’anno.
Certe
volte si ritrovava a pensare che ucciderlo non sarebbe
poi stata un’idea così cattiva … quanti
anni potevano dare per un cuginicidio?
-
Hai intenzione di andare avanti ancora per molto? Stai
facendo tremare tutta la fila. –
Il
tono piccato di Elinor Selwyn lo spinse a voltarsi verso
di lei.
-
Pensavo che non mi parlassi più –
considerò.
-
L’idea è più o meno quella, ma certe
volte sei persino
troppo insopportabile per poter essere ignorato. –
-
Se avessi un Galeone per ogni volta in cui mi è stato
detto. –
Poi
si fece improvvisamente serio. – Senti, Elinor, mi
dispiace di aver fatto lo stronzo con te. È solo che
… -
-
Che è una cosa che ti viene naturale –
completò per lui.
Abbozzò
un sorriso sghembo. – Okay, me la sono cercata.
Magari posso farmi perdonare … stasera
c’è una festa organizzata da Davies, ti
va di venirci? –
Inarcò
un sopracciglio biondo e perfettamente disegnato. –
Mi stai chiedendo di uscire con te, Wilkes? –
-
A meno che tu non abbia di meglio da fare, ovviamente. Mi
comporterò da perfetto gentiluomo, lo giuro. –
Elinor
era sinceramente tentata. Sembrava veramente deciso a
farsi perdonare e non poteva negare che il vero motivo per cui non gli
aveva
rivolto la parola non era stata tanto la sofferenza che le aveva
causato, ma il
fatto che anche a distanza di due anni continuasse ad avere una
gigantesca
cotta per lui.
-
D’accordo, Wilkes, ma sappi che non avrai un’altra
occasione quindi vedi di giocartela bene –
acconsentì.
Eris,
seduta nella fila accanto, non potè fare a meno di
sentire il breve dialogo tra i due. Tipico di lui provarci con una
ragazza
carina, ma perché avvertiva una sensazione di fastidio
incredibile, quasi le si
stessero rivoltando le viscere al pensiero di loro due insieme? Lei e Rico non si erano
sopportati per anni, erano
cane e gatto, e quella sul treno era stata solo una parentesi
inopportuna che
avrebbe fatto bene a dimenticare il prima possibile.
Quindi,
in nome di Rowena, perché adesso le importava quello
che faceva, o meglio chi si
faceva?
Che
andasse al diavolo lui e quella principessina viziata
della Selwyn.
*
C’era
un motivo se quella mattina Evan aveva saltato la
lezione di Antiche Rune. Un motivo che aveva un nome e un cognome:
Dorcas
Meadowes. Era passato davanti alla biblioteca prima di andare a lezione
e l’aveva
vista lì, seduta davanti a una pila gigantesca di volumi di
Trasfigurazione
avanzata e a un calamaio pieno d’inchiostro. Prendeva
freneticamente appunti su
un rotolo di pergamena e lui non aveva potuto fare a meno di incantarsi
a guardarla.
Non
ricordava di preciso quando aveva smesso di essere la
ragazzina dall’attrattiva pari a un manico di scopa e si era
trasformata in
quella dea che era diventata la sua ossessione. Non che
l’avesse mai ammesso
con nessuno, anzi faticava persino ad ammetterlo con se stesso, ma la
Meadowes
gli piaceva.
-
Hai finito di fissarmi, Rosier? –
Sussultò,
colto sul fatto.
-
Non essere paranoica, Meadowes, non ti sto mica fissando. –
-
Ah, quindi stavi guardando la copia di “Incanti
trasfigurativi avanzati”? – domandò
ironica.
-
Assolutamente sì, è una copia molto affascinante.
Ha delle
rilegature capaci di far perdere la testa a qualsiasi ragazzo
– confermò,
facendola scoppiare a ridere.
In
nome di Salzar, era così bella quando rideva.
-
È una scusa un po’ debole, Rosier, e poi tu non
dovresti
essere ad Antiche Rune? –
-
Dovresti esserci anche tu – replicò per tutta
risposta.
-
Ho di meglio da fare. –
Anche
lui aveva di meglio da fare, per esempio stare a
guardarla. In nome di Merlino, da quando aveva cominciato a pensare in
modo
così sdolcinato e assolutamente disgustoso?
-
Ci vieni alla festa di Davies? – le chiese di getto.
Dorcas
sgranò gli occhi verdi, tremendamente simili a quelli
di un gatto, presa in contropiede. – Penso di sì,
perché? –
-
Perché allora ci vediamo lì –
replicò, allontanandosi a
passi svelti prima di continuare a dire cose assurde e fare la figura
del
perfetto imbecille.
Spazio
autrice:
Eccoci
con l’aggiornamento. Speriamo che il capitolo vi sia
piaciuto e che vogliate farci sapere che ne pensate. Al momento andiamo
un po’
di fretta quindi dobbiamo salutarvi molto velocemente.
Baci
baci,
Fiamma, Eris e Rhaenys
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