Percezioni d'un altro tempo di Monique Namie (/viewuser.php?uid=106217)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trentasei Anni Dopo ***
Capitolo 2: *** Antica Villa ***
Capitolo 3: *** La veggente ***
Capitolo 4: *** Harem ***
Capitolo 5: *** Cediri ***
Capitolo 6: *** Simultanea(mente) ***
Capitolo 7: *** Spazi vuoti ***
Capitolo 8: *** Nel silenzio ***
Capitolo 1 *** Trentasei Anni Dopo ***
Trentasei Anni Dopo
sbiadisce
lentamente fino a scomparire.
Sono
poche cifre impresse nella memoria,
legate
a quel sentimento platonico:
dissoluto,
depravato e corrotto.
I
sospiri al sole nascente;
tempo
perso a sognare e respirare
aroma
di tabacco e oriente lontano,
scoprendo
in quello sguardo una vita,
leggendo
in quella luce la paura.
S'insinua
nell'anima l'inconsapevole ricordo:
struggente, opprimente, ingrato!
Note:
Il titolo è da considerarsi parte integrante
del testo.
Questa poesia mi è molto cara, per cui ho deciso di
pubblicarla per prima. Essa racchiude i ricordi in un'amore breve ma
intenso, un'amore platonico nato da uno sguardo e rimasto ignoto ad una
delle due parti.
Lascio libera interpretazione, perché non mi piace forzare
il lettore, anche se in realtà nessuna parola è
lasciata al caso.
La raccolta "Percezioni di un altro tempo"
è distribuita con Licenza Creative
Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0
Internazionale.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Antica Villa ***
Antica Villa
Foto di Guido P.
C’è
profumo d'incenso
nella vecchia villa.
Il
lusso è andato perduto
nelle trascorse stagioni,
ma
nel caminetto spento danza
una favilla.
Ritratti
d'eredi con
sguardi sornioni
invecchiano
piano come il sole al tramonto.
C’è
una fragranza strana che
sgorga dal soffitto
come
l’incendio in un
ricordo troppo distorto.
Nel
giardino l’albero
secolare appare trafitto;
fra
tre lune un fulmine
attraverserà quel suo legno.
Agli
angoli dell’ingresso,
oltre le grigie scale,
persino
le statue hanno
perso il contegno.
Sale
vuote intrise di
lunghe ombre arcane
ove
risiedeva del tempo il
sostegno;
l’orologio
a pendolo ha
smesso di girare
eppure
scocca ogni tanto le
ore decane.
Un
solo riflesso rende
giusto il mio disegno
e
in un solo riflesso
appare ancora nuovo quel legno.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** La veggente ***
Veggente
La
veggente
Sono io quella dinanzi
all’azzurro mago,
tu sei finito sul fondo di un lago.
La smetta con la vecchia sfera di cristallo!
Qui sono io la veggente!
Passato e futuro sono compressi nella mente.
La prego, mi conceda l’onore di questo ballo
e sovvertirò del destino la corrente.
Acqua
di lago che sgorga dagli occhi,
sole nero attraverso gli abissi.
Allungo la mano oltre i vetri rotti
e guarisco una vita durante l'eclissi.
Mi
conceda l’onore di questa vittoria,
asciugherò la morte dal volto dell'amato
prima che il sale ne abbia consumato l’aria.
Ride
amaramente l’amante
che si è perso nella baia:
ha dimenticato che l’amore mente.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Harem ***
harem
Harem
Oh principe che in azzurri abiti
esule in terre lontane
viaggiasti fino al deserto della morte
seguendo le stelle più lontane,
incontrarsi era forse destino?
Labili scintille d'amore profane
sul tuo abito sgualcito dai rovi.
Di te non conoscevo che i sussurri,
il colore trasparente delle tue parole.
E volevo rapirti per portarti in trofeo
nell'harem maschile d'oro adorno.
Ma dipingendoti sul letto
abbracciato a Morfeo
quale colore sarebbe stato più vero?
Note autore:
Mi scuso per il ritardo nella pubblicazione. Le poesie ci
sono, ma ho
sempre poco tempo per revisionarle e non mi va di pubblicare parole a
caso, perché la vedo anche come una questione di
rispetto verso coloro che leggono.
Venendo alla poesia: questa l'ho scritta qualche anno fa
ispirata da un personaggio del mondo della musica,
ecco il perché dei riferimenti alla sua voce. Non
è
difficile intuire che il personaggio in questione mi aveva affascinato
parecchio. Nessuna parola è lasciata al caso, ma come al
solito preferisco
non obbligare il lettore a seguire un'interpretazione forzata.
Viva la fantasia. ;-)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Cediri ***
CEDIRI
Una tempesta di fulmini
incombe sulla centrale:
un mucchio di cenere
in sala comandi.
Spiriti filiformi si
alzano dal terreno virtuale,
cercano il sorriso
perduto del sole di settembre
dell'amata sposa
lasciata sola sull'altare.
Numeri rotti fra i
rottami freddi...
E tutte le teorie
errate degli scienziati pazzi
che il mondo hanno
voluto risanare?
Segregate nelle
planimetrie di dicembre!
Un mucchio di parole
senza concreti fatti.
Fortuna che il fuoco
era affamato,
e la polvere non ha
più nulla da raccontare.
Note:
Il titolo è una siglia invetanta da me. In realtà
andrebbe scritto "Ce.Di.Ri." e significa "CEntro DI RIcerche".
Questa poesia sicuramente a molti apparirà molto
più criptica rispetto alle altre.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Simultanea(mente) ***
simultaneamente
Simultanea(mente)
Di travi
incenerite
colpite dalla folgore,
spezzate, sfasciate e
contorte,
sento ancora l'odore.
E se mi avvicino
all'epicentro
odo ancora l'urlo
delle fiamme rabbiose
tra il legno sventrato
e violentato,
dove il fumo ha
torturato
la candida perfezione
del silenzio.
Quel rogo
che bruciò nottetempo
le idee geniali troppo
ambiziose,
con le stesse fiamme
ha
divorato
questo nostro
spazio-tempo.
Così,
calpesto sguardi chiusi
tra pezzi di
vite infrante
e cenere di volti
delusi.
La mente, come una
macchina del tempo,
torna con prepotenza
al passato
e vedo eroiche anime
affrante:
immagini
sovrapposte su un unico lato;
l'immagine distorta
di
due tempi
e l'ombra
di quei vuoti carichi di scempi.
Note
autore:
Ho ritrovato qualche
altra poesia del 2014 da pubblicare, quindi
riapro momentaneamente la raccolta per inserire quelle rimanenti e mi
scuso per il gradissimo ritardo.
Qualcuno si sarà sicuramente chiesto il
perché di quella parentesi nel titolo, ebbene vi do qualche
indizio. Simultaneamente,
mente simultanea, simultanea sì, ma un po' come
un'istantanea. Ho scoperto che mi piacciono i
giochi di parole enigmatici e ammetto che sono sempre stata a favore
delle libere
interpretazioni.
Questa poesia l'ho scritta tra il luglio e l'ottobre del 2014, dopo
aver visto un locale completamente distrutto da un incendio. Mi sono
tenuta a debita distanza eppure, anche se l'incendio era stato domato
da
giorni, si sentiva ancora l'odore del fumo. Ci tengo ad assicurare i
lettori che,
per fortuna, questo evento non ha arrecato danni fisici ad
alcuno, poiché ha avuto luogo di notte quando il locale era
deserto.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Spazi vuoti ***
spazi vuoti
Spazi Vuoti
La notte, un
fantasma solitario
scivola lento sotto
antichi portici:
San Marco è
illuminata e umida
senza te, turista
abitudinario.
Nessuno sembra
ricordarsi di Lei;
solo un fantasma con
occhi dinamici
la vede ancora seduta
sui gradini, timida,
all'ombra muta del
campanile.
Ricordo ancora i
suoi riflessi cerulei...
Ed è un
cielo senza Luna e stelle questo,
mentre il cuore tra
fili d'oro si perde
e rivive quell'amore
troppo manifesto.
La notte, un fantasma
solitario
dimentica antiche
lacrime di pietra
e San Marco risorge
tinta di verde
sulla vecchia tela del
mio planetario.
Note
autore:
Prima che qualcuno mi dica che ho sbagliato l'accordanza, specifico che
San
Marco è al femminile perché si riferisce a Piazza
San Marco di Venezia. :)
Anche
questa poesia l’ho scritta verso la fine del 2014; ho deciso di
apportare qualche piccola modifica all'originale aggiungendoci delle rime e rendendo
i versi
delle quartine. Il significato originario c’è
ancora tutto, ma così la trovo
migliore. Spero di essere riuscita a trasmettervi qualcosa
di… diverso. Mi sto
rendendo conto che forse le mie poesie sono abbastanza ermetiche, ma a
me
piacciono così; per esempio, senza svelarvi troppo, vi dico
solo che i fili
d’oro sarebbero dei capelli biondi. Beh, fatemi sapere, se vi
va.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Nel silenzio ***
Nel silezio della notte
Nel
silenzio
A
contemplare il cielo vuoto la notte,
col
cuore in standby nell'ascolto
di
impulsi elettrici ritmati in testa...
Me
ne sto in silenzio al suo fianco,
attendo un
ordine senza chiedere altro:
lo
proteggerò senza pretendere nulla in cambio.
Ascolterò
le sue emozioni e le sue esitazioni
che
sono per me eroiche ambizioni.
E
gli porgerò la mia mano bionica
in
simbiosi con le oscillazioni della notte.
Illuminerò
la sua strada con iridi sintetiche;
mi
dichiarerò fedele e innamorata
senza
che mi sia chiesto di mentire.
Mi
giudicheranno anomala.
Sarò
forse disattivata
e
la mia personalità disinstallata...
Ma,
lo giuro, dimostrerò che in questa pantomima,
nel
silenzio elettrico della notte,
le
macchine sole conservano l'anima.
Note
autore:
Salve
cari lettori, siamo
arrivati alla fine della raccolta (questa volta per davvero). Mi rendo
conto che questa
poesia è abbastanza fantascientifica, ma non è
detto che debba per forza
narrare eventi fantascientifici. La protagonista, per esempio, potrebbe
essere
vista come un robot/androide, ma anche come una persona che si sente
alienata
dalla società, o che ha difficoltà ad esprimere
le proprie emozioni, o altro
ancora. Ogni lettore può trovare
l’interpretazione che gli sembra migliore.
Come sempre voglio ringraziare chi mi ha regalato un po’ del
suo tempo fermandosi a recensire. Spero di avervi trasmesso qualcosa
e… alla prossima.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2790040
|