Percezioni d'un altro tempo

di Monique Namie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Trentasei Anni Dopo ***
Capitolo 2: *** Antica Villa ***
Capitolo 3: *** La veggente ***
Capitolo 4: *** Harem ***
Capitolo 5: *** Cediri ***
Capitolo 6: *** Simultanea(mente) ***
Capitolo 7: *** Spazi vuoti ***
Capitolo 8: *** Nel silenzio ***



Capitolo 1
*** Trentasei Anni Dopo ***


Trentasei Anni Dopo


sbiadisce lentamente fino a scomparire.
Sono poche cifre impresse nella memoria,
legate a quel sentimento platonico:
dissoluto, depravato e corrotto.

I sospiri al sole nascente;
tempo perso a sognare e respirare
aroma di tabacco e oriente lontano,
scoprendo in quello sguardo una vita,
leggendo in quella luce la paura.

S'insinua nell'anima l'inconsapevole ricordo:
struggente, opprimente, ingrato!




Note:
Il titolo è da considerarsi parte integrante del testo.
Questa poesia mi è molto cara, per cui ho deciso di pubblicarla per prima. Essa racchiude i ricordi in un'amore breve ma intenso, un'amore platonico nato da uno sguardo e rimasto ignoto ad una delle due parti.
Lascio libera interpretazione, perché non mi piace forzare il lettore, anche se in realtà nessuna parola è lasciata al caso.


Licenza Creative Commons
La raccolta "Percezioni di un altro tempo" è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

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Capitolo 2
*** Antica Villa ***


Antica Villa

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Foto di Guido P.


C’è profumo d'incenso nella vecchia villa.
Il lusso è andato perduto nelle trascorse stagioni,
ma nel caminetto spento danza una favilla.

Ritratti d'eredi con sguardi sornioni
invecchiano piano come il sole al tramonto.
C’è una fragranza strana che sgorga dal soffitto
come l’incendio in un ricordo troppo distorto.

Nel giardino l’albero secolare appare trafitto;

fra tre lune un fulmine attraverserà quel suo legno.
Agli angoli dell’ingresso, oltre le grigie scale,

persino le statue hanno perso il contegno.

Sale vuote intrise di lunghe ombre arcane

ove risiedeva del tempo il sostegno;
l’orologio a pendolo ha smesso di girare
eppure scocca ogni tanto le ore decane.

Un solo riflesso rende giusto il mio disegno

e in un solo riflesso appare ancora nuovo quel legno.



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Capitolo 3
*** La veggente ***


Veggente

La veggente

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Sono io quella dinanzi all’azzurro mago,
tu sei finito sul fondo di un lago.
La smetta con la vecchia sfera di cristallo!
Qui sono io la veggente!
Passato e futuro sono compressi nella mente.
La prego, mi conceda l’onore di questo ballo
e sovvertirò del destino la corrente.

Acqua di lago che sgorga dagli occhi,
sole nero attraverso gli abissi.
Allungo la mano oltre i vetri rotti
e guarisco una vita durante l'eclissi.

Mi conceda l’onore di questa vittoria,
asciugherò la morte dal volto dell'amato
prima che il sale ne abbia consumato l’aria.

Ride amaramente l’amante
che si è perso nella baia:
ha dimenticato che l’amore mente.

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Capitolo 4
*** Harem ***


harem

Harem


Oh principe che in azzurri abiti
esule in terre lontane
viaggiasti fino al deserto della morte
seguendo le stelle più lontane,
incontrarsi era forse destino?

Labili scintille d'amore profane
sul tuo abito sgualcito dai rovi.
Di te non conoscevo che i sussurri,
il colore trasparente delle tue parole.

E volevo rapirti per portarti in trofeo
nell'harem maschile d'oro adorno.
Ma dipingendoti sul letto
abbracciato a Morfeo

quale colore sarebbe stato più vero?





Note autore:
Mi scuso per il ritardo nella pubblicazione. Le poesie ci sono, ma ho sempre poco tempo per revisionarle e non mi va di pubblicare parole a caso, perché la vedo anche come una questione di rispetto verso coloro che leggono.
Venendo alla poesia: questa l'ho scritta qualche anno fa ispirata da un personaggio del mondo della musica, ecco il perché dei riferimenti alla sua voce. Non è difficile intuire che il personaggio in questione mi aveva affascinato parecchio. Nessuna parola è lasciata al caso, ma come al solito preferisco non obbligare il lettore a seguire un'interpretazione forzata. Viva la fantasia. ;-)

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Capitolo 5
*** Cediri ***


CEDIRI

Una tempesta di fulmini incombe sulla centrale:
un mucchio di cenere in sala comandi.
Spiriti filiformi si alzano dal terreno virtuale,
cercano il sorriso perduto del sole di settembre
dell'amata sposa lasciata sola sull'altare.

Numeri rotti fra i rottami freddi...
E tutte le teorie errate degli scienziati pazzi
che il mondo hanno voluto risanare?
Segregate nelle planimetrie di dicembre!

Un mucchio di parole senza concreti fatti.
Fortuna che il fuoco era affamato,
e la polvere non ha più nulla da raccontare.





Note:
Il titolo è una siglia invetanta da me. In realtà andrebbe scritto "Ce.Di.Ri." e significa "CEntro DI RIcerche".
Questa poesia sicuramente a molti apparirà molto più criptica rispetto alle altre.

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Capitolo 6
*** Simultanea(mente) ***


simultaneamente Simultanea(mente)

Di travi incenerite colpite dalla folgore,
spezzate, sfasciate e contorte,
sento ancora l'odore.

E se mi avvicino all'epicentro
odo ancora l'urlo delle fiamme rabbiose
tra il legno sventrato e violentato,
dove il fumo ha torturato
la candida perfezione del silenzio.

Quel rogo che bruciò nottetempo
le idee geniali troppo ambiziose,
con le stesse fiamme ha divorato
questo nostro spazio-tempo.

Così, calpesto sguardi chiusi
tra pezzi di vite infrante
e cenere di volti delusi.

La mente, come una macchina del tempo,
torna con prepotenza al passato
e vedo eroiche anime affrante:
immagini sovrapposte su un unico lato;
l'immagine distorta di due tempi
e l'ombra di quei vuoti carichi di scempi.



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Note autore:
Ho ritrovato qualche altra poesia del 2014 da pubblicare, quindi riapro momentaneamente la raccolta per inserire quelle rimanenti e mi scuso per il gradissimo ritardo.
Qualcuno si sarà sicuramente chiesto il perché di quella parentesi nel titolo, ebbene vi do qualche indizio. Simultaneamente, mente simultanea, simultanea sì, ma un po' come un'istantanea. Ho scoperto che mi piacciono i giochi di parole enigmatici e ammetto che sono sempre stata a favore delle libere interpretazioni.
Questa poesia l'ho scritta tra il luglio e l'ottobre del 2014, dopo aver visto un locale completamente distrutto da un incendio. Mi sono tenuta a debita distanza eppure, anche se l'incendio era stato domato da giorni, si sentiva ancora l'odore del fumo. Ci tengo ad assicurare i lettori che, per fortuna, questo evento non ha arrecato danni fisici ad alcuno, poiché ha avuto luogo di notte quando il locale era deserto.

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Capitolo 7
*** Spazi vuoti ***


spazi vuoti

Spazi Vuoti


La notte, un fantasma solitario
scivola lento sotto antichi portici:
San Marco è illuminata e umida
senza te, turista abitudinario.

Nessuno sembra ricordarsi di Lei;
solo un fantasma con occhi dinamici
la vede ancora seduta sui gradini, timida,
all'ombra muta del campanile.

Ricordo ancora i suoi riflessi cerulei...
Ed è un cielo senza Luna e stelle questo,
mentre il cuore tra fili d'oro si perde
e rivive quell'amore troppo manifesto.

La notte, un fantasma solitario
dimentica antiche lacrime di pietra
e San Marco risorge tinta di verde
sulla vecchia tela del mio planetario.


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Note  autore:

Prima che qualcuno mi dica che ho sbagliato l'accordanza, specifico che San Marco è al femminile perché si riferisce a Piazza San Marco di Venezia. :)
Anche questa poesia l’ho scritta verso la fine del 2014; ho deciso di apportare qualche piccola modifica all'originale aggiungendoci delle rime e rendendo i versi delle quartine. Il significato originario c’è ancora tutto, ma così la trovo migliore. Spero di essere riuscita a trasmettervi qualcosa di… diverso. Mi sto rendendo conto che forse le mie poesie sono abbastanza ermetiche, ma a me piacciono così; per esempio, senza svelarvi troppo, vi dico solo che i fili d’oro sarebbero dei capelli biondi. Beh, fatemi sapere, se vi va.



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Capitolo 8
*** Nel silenzio ***


Nel silezio della notte

Nel silenzio

A contemplare il cielo vuoto la notte,
col cuore in standby nell'ascolto
di impulsi elettrici ritmati in testa...

Me ne sto in silenzio al suo fianco,
attendo un ordine senza chiedere altro:
lo proteggerò senza pretendere nulla in cambio.

Ascolterò le sue emozioni e le sue esitazioni
che sono per me eroiche ambizioni.
E gli porgerò la mia mano bionica
in simbiosi con le oscillazioni della notte.
Illuminerò la sua strada con iridi sintetiche;
mi dichiarerò fedele e innamorata
senza che mi sia chiesto di mentire.

Mi giudicheranno anomala.
Sarò forse disattivata
e la mia personalità disinstallata...
Ma, lo giuro, dimostrerò che in questa pantomima,
nel silenzio elettrico della notte,
le macchine sole conservano l'anima.



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Note autore:

Salve cari lettori, siamo arrivati alla fine della raccolta (questa volta per davvero). Mi rendo conto che questa poesia è abbastanza fantascientifica, ma non è detto che debba per forza narrare eventi fantascientifici. La protagonista, per esempio, potrebbe essere vista come un robot/androide, ma anche come una persona che si sente alienata dalla società, o che ha difficoltà ad esprimere le proprie emozioni, o altro ancora. Ogni lettore può trovare l’interpretazione che gli sembra migliore.
Come sempre voglio ringraziare chi mi ha regalato un po’ del suo tempo fermandosi a recensire. Spero di avervi trasmesso qualcosa e… alla prossima.

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