You are not alone, love is here.

di Sarah_Milka_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo.
Era una fredda notte d'inverno, il vento soffiava forte e la neve cadeva senza tregua.
Mentre tutti erano nelle proprie dimore al caldo a riposare, un ragazzo lottava tra la vita e la morte.
Un'intera famiglia era in lacrime aspettando un esito negativo o positivo dall'operazione a cui era stato sottoposto dopo un brusco incidente stradale.
Non riuscivano a credere a ciò che stava accadendo nella loro vita, fino a poche ore prima lo avevano visto tornare da scuola con il solito sorriso sulle labbra fini e rosee mentre ora... ora è fermo, sotto quei macchinari e nelle mani dei medici, con gli occhi chiusi e le labbra serrate.
Erano passate ore da allora.
Il rumore della porta situata tra la sala operatoria e la sala d'attesa si aprì lasciando intrevedere la figura di un uomo sui quarant'anni con indosso un camice bianco e l'aria affranta.
"Il ragazzo è fuori pericolo"  furono le parole che rincuorarono tutti i parenti, ma non sembrava essere  finita lì.
"Ma c'è solo un problema... è in coma, al momento non sappiamo tra quanto si possa riprendere, potrebbero passare ore, giorni, settimane, mesi o addirittura anni."
Le lacrime tornano a solcare i volti dei parenti, soprattutto quelli della madre e delle sorelle minori. 
"P-possiamo vederlo?" furono le parole del padre.
"Certo, ma non per molto."
Li accompagnò nella stanza dove ormai sarebbero stati per molto tempo.
Forse troppo.
Da lontano il ragazzo li guardava increduli, lui era steso nel letto, con tutti quei fili attaccati al corpo e altri due che lo aiutavano a respirare.
"Mamma, non piangere, sono qui!"
Passò la mano davanti al viso del padre, ormai sull' orlo del pianto, cercò di abbracciare le sorelle con gli occhi rossi e le lacrime sul viso.
Ma niente, nessuno lo sentiva, nessuno lo vedeva, lui ora era solo un fantasma.
Da lontano vide una luce, nessuno sembrò notarla, ma per lui era accecante.
"Vieni ragazzo, non aver paura."
"C-chi sei?"
Chiese allarmato e con un po' di tremolio nella voce.
Una figura apparve sotto quella luce, un ragazzo con un accenno di barba e i capelli raccolti in un ciuffo castano rivolto all'insù gli sorrideva allegramente.
"Sono il tuo angelo custode."
"Il-il mio angelo custode?"
"Si, sono qui per aiutarti, vuoi tornare dalla tua famiglia, vero?"
"C-certo che voglio tornare da loro, ma non so come..."
"Fidati di me!" 
L'angelo gli porse la mano e il ragazzo gliela strinse con più sicurezza di quanto si aspettava e, dopo aver guardato un'ultima volta i visi pieni di tristezza della famiglia, sparirono...



Scusate per eventuali errori, ma è la prima volta che pubblico una mia storia.
Gentilmente, se riuscite ad arrivare alla fine del prologo vorrei conoscere le vostre opinioni.
Baci Sarah.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


 
Era passato un mese dall'incidente, ormai la mia routine era andare e venire dall'ospedale per cercare la ragazza di cui mi ha parlato Liam.
Ha detto che lei avrebbe potuto aiutarmi in qualche modo, ma ancora non riuscivo a capire come.
Giravo per i corridoi affollati della scuola che frequentavo prima dell'incidente, vedevo i volti felici dei ragazzi dell'ultimo anno e quelli impauriti del primo, vedevo quelli che cercavano di non attirare attenzione e di quelli con la testa nell'armadietto cercando, probabilmente, il libro per la lezione successiva.
Il vociare era forte, tanto da procurarmi un mal di testa quasi impressionante, o forse era perchè non ero del tutto morto e potevo avvertire ancora le fitte che avvertiva il mio corpo.
Continuavo a guardarmi intorno ma nessuna sembrava ricordare la descrizione fatta dettagliatamente da Liam.
La campanella trillò nuovamente facendo correre tutti gli alunni nelle proprie classi, e pensare che anche io ora potrei essere ancora qui, con l'ansia per le interrogazioni e la voglia che le ore passino in fretta, invece mi ritrovo ancorato in un corpo del tutto invisibile a occhio umano e con la disperata paura di non riuscire a trovare quella ragazza.
Dei passi attirarono la mia attenzione, due figure correvano con una cartella in spalle e dei libri tra le braccia.
"Muoviti Niall!"
"Un secondo!"
"Lo sapevo che dovevo venire a scuola con Zayn, lo sapevo che non dovevo lasciarti il tempo di fare colazione!"
Li guardai attentamente, lei portava i capelli sciolti sulle spalle, erano dritti come spaghetti, erano di un castano chiaro, quasi vicino al miele.
Mi avvicinai di più osservando il suo sorriso luminoso e allegro farsi spazio sulle labbra piccole e rosee.
Gli occhi erano di un verde limpido, simile a quello dei prati.
Era lei.
Ne sono sicuro.
Il ragazzo era un po' più dietro di lei, portava i capelli biondi con un evidente segno di ricrescita castana raccolti in una sottospecie di cresta, gli occhi celesti sprizzavano allegria e vivacità come il sorriso trattenuto tra le labbra fini e pallide.
"Apri tu la porta."
Disse lui in ansia.
"Ok, ma qualsiasi cosa accada sappi che scaricherò la mia ira su di te, dopo."
Niall, da come ho capito si chiama così, deglutì rumorosamente e sospirò aprendo poi la porta.
" Horan, McCurdy, vi sembra questa l'ora?!"
"Ci scusi professoressa."
I due sforzarono un sorriso per poi sedersi al consenso della donna.
Ora che l'ho trovata devo dirlo a Liam.
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Rientrai in ospedale, nella camera dove era situato il mio corpo.
La mia famiglia era ancora lì, a volte mio padre era costretto a prendere mia madre con la forza per portarla via e farla riposare.
Ancora non poteva credere che il suo primo e unico figlio maschio stesse in quel letto senza dare segni di vita.
"Ti prego mamma, vai a casa, devi riposare e di sicuro Louis non sarebbe felice di vederti in questo stato."
"Oh Willow, e se si sveglia mentre io non ci sono? Se gli succedesse qualcosa mentre io sono lontana?!"
"Mamma, guardami."
Willow prese il viso di nostra madre tra le sue mani e la costrinse a guardarla nei sui occhi blu mare.
"Louis starà bene, se fai così lo farai solo sentire in colpa."
Mia madre sospirò guardandomi di nuovo.
"Starò io con lui."
Lei annuì a Willow per uscire dalla stanza accompagnata da mio padre, Willow si lasciò cadere sulla sedia e tirò un sospiro.
Mi affiancai a lei e osservai il suo viso, non aveva una bella cera.
Gli occhi solitamente ricchi di una luce accesa ora erano privi di tutto, il loro colore era ormai velato da uno strato di lacrime.
"Louis, so che mi senti."
Trattenne un singhiozzo.
"Perchè non ti decidi ad aprire quei tuoi splendidi occhi color ghiaccio?"
Sospirò guardando verso la finestra lasciata semi aperta.
"Sai, manchi a tutti. Manchi a me, a mamma, a papà e anche a Julie. Scusala se non viene a trovarti, ma sai com'è, no? Tenta di nascondere la sua debolezza, ma il fatto è che ha paura di vederti su questo letto. Ha paura che questa sia l'ultima volta che potrebbe vederti, e lei vuole che la tua immagine sia diversa. Ma tanto tu non te ne andrai, vero? Rimarrai qui con noi ancora per molto.
Continueremo a vederti in quel campo di calcio a impartire ordini a quel pallone e mandarlo in rete. Continuerai a prenderti gioco di me e di Julie mentre guardiamo uno di quei film sdolcinati e piangiamo come due stupide. Vero Louis?"
"Non posso mantenere questa promessa Willow."
Sussurrai affranto dalle splendide parole di mia sorella.
Lei non sa quanto vorrei poter tornare a quella sera e evitare di uscire.
Lei non lo sa.
Cercai di riprendermi e sussurrai il nome di Liam che in men che non si dica di presentò al mio fianco poggiandomi una mano sulla spalla e porgendomi un sorriso.
"Ho sentito tutto."
Disse scompigliandomi i capelli.
"Vorrei poterle dire che andrà tutto bene, che sono qui, ma non voglio mentirle perchè non so neanche io come andranno realmente le cose."
Lui annuì e si schiarì la voce.
"Comunque, l'hai trovata?"
"Si, l'ho trovata."
"Perfetto, domani andremo a parlarle."
Annuìì lasciandomi cadere in ginocchio vicino a mia sorella.
"Willow, ti giuro che tutto questo dolore finirà, che tu e Julie tornerete a essere delle semplici ragazzine. E' una promessa."


 
Ecco il primo capitolo, inizio con il dire che non sono brava a scrivere e che alcune frasi potrebbero sembrare confusionarie e banali, ma infondo si può migliarare, no?
Bene, spero che almeno qualche parte sia di vostro gradimento e che qualcuno con un gran cuore possa provarla a leggere.
Baci Sarah :*













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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


"Louis, andiamo su."
Mi alzai dalla sedia su cui ero seduto e presi la mano di Liam che, grazie ai poteri da angelo, ci teletrasportò nella scuola dove c'era la ragazza e il suo amico.
Dovevo avvicinarmi a lei senza spaventarla.
Dovevo farle capire che io c'ero e che poteva fidarsi di me.
"Quindi questa è una scuola?"
"Si, ma non credere cosa sia."
Sorrise per poi avviarsi al suo interno con me al seguito.
"Harry ridammi la cartella!"
"Prova a prenderla!"
Ci girammo verso la voce e la vedemmo, cercava di riprendere la cartella dalle mani di un ragazzo dalla capigliatura riccia e folta.
Sembrava avere un cespuglio al posto dei capelli.
"Harry smettila di fare il bambino."
Disse un ragazzo dai capelli color pece raccolti in un'alta cresta.
Liam fece cenno di avvicinarci e così feci.
Arrivai al fianco del ragazzo riccio e solo ora avevo notato la sua altezza, poteva essere circa una decina di centrimetri più alto confronto a me.
Continuava a tenere la cartella della ragazza in alto mentre lei si arrampicava per prenderla.
"Prendigli la cartella senza però destare sospetti."
Annuìì a Liam e presi la cartella dalle mani di Harry per poi farla cadere a terra sotto lo sguardo confuso del ragazzo.
"Grazie"
Brontolò la ragazza raccogliendola e mettendosela in spalla.
"Io devo andare a lezione, ci vediamo in mensa."
Salutò i tre ragazzi per poi dirigersi nell'aula di chimica.
"Stai attento, proteggila, così lei si fiderà di te. Io non posso seguirti durante tutto il tuo cammino, ma potrò aiutarti in caso di vera difficoltà."
"Quindi è il momento di dirci addio?"
"No, non è il momento, quando vorrai parlare io sarò qui, basta chiamarmi come sempre, ma non potrò esserti di nessun aiuto con lei."
"Grazie Liam."
"Grazie a te, Louis."
Sparì di nuovo lasciandomi da solo, prima o poi gli domanderò del perchè non usi le ali per spostarsi.
Entrai anche io nell'aula di chimica del terzo anno, risentirò le stesse cose che ho sentito lo scorso anno.
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La campanella suonò facendomi riprendere dal mio stato di dormi veglia, ero solo alla terza ora e non era successo niente d'interessante e per di più storia non mi è mai piaciuta.
Uscìì dall'aula seguendo Sarah e osservandola.
Sembrava un tipo normale, non faceva caso agli sguardi altrui, nè si faceva mettere i piedi in testa, ma non era neanche molto sicura di sè, lo si notava dalle mani con le unghie mangiucchiate e la mania di toccarsi i capelli.
"Hey Sà!"
Una ragazza dai capelli color grano si avvicinò a lei a tutta velocità per poi saltarle al collo.
"A cosa devo tutto questo affetto, Mitchie?"
Sbuffò sorridendo Sarah.
"Non è che oggi puoi aiutarmi con i compiti di Biologia?"
"Certo, tu dimmi dove e a che ora."
Sorrise a trentadue denti alla ragazza.
"Ti va bene se ci vediamo alla fine delle lezioni per tornare a casa mia?"
"Perfetto, allora ci vediamo dopo."
"Ah un'altra cosa, posso pranzare con voi oggi?"
"Ovvio, ci vediamo a pranzo!"
Le fece un occhiolino per poi correre verso un'altra aula.   
Si prospetta una giornata molto lunga.
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Ora di pranzo, siamo diretti in mensa.
Appena entriamo scorgo due dei suoi amici seduti in un tavolo vicino alle finestre.
Parlano ridendo e scherzando e a volte lanciandosi qualche pezzo di cibo dietro, Sarah li nota e li saluta, prende il vassoio dove appoggiare il cibo e fa la fila insieme ad altri ragazzi.
Mi osservo un po' intorno, il gruppo di cui facevo parte non c'è più, ognuno è in un posto diverso, non sono mai venuti a trovarmi in ospedale, mai.
Si vede che non ero importante quanto credevo per loro e che ero utile solo durante le partite di campionato scolastico.
Torno a guardare nella direzione di Sarah ma non la trovo, mi guardo intorno notandola avanzare verso il suo tavolo, inciampa nei lacci sciolti delle sue adidas e la prendo in tempo evitandole una brusca botta e che tutto il vassoio contenente il cibo le finisca addosso.
Lei rimane sconvolta e incredula per l'accaduto.
Si guarda intorno cercando, forse, qualcuno che la guardi e rida di lei.
"Hey Sarah!"
Urla il biondo attirando la sua attenzione, lei sorride e va a sedersi al suo fianco.
Mi posiziono al suo fianco e ascolto le loro conversazioni.
"Sta girando una strana voce riguardo alle assenze del capitano della squadra di calcio."
Disse il riccio mordendo il suo panino, non ci posso credere, stanno parlando di me,ohpporcamiseria.
"Ah si? E perchè?"
Domanda Niall compiendo lo stesso gesto del riccio e divorando circa metà del suo panino in un sol boccone.
"Dicono che abbia avuto un incidente un mese fa e che ora sia in gravi condizioni, e si dice anche che tutto sia successo a causa sua perchè era ubriaco marcio."
Se solo loro sapessero realmente ciò che è successo non parlerebbero così di me.
"Oh povero ragazzo."
Sussurrò Sarah con la voce spezzata dal dispiacere.
La guardai sorpreso, non mi conosceva e era in pena per me...
"Speriamo si riprenda presto."
Concluse poi pulendosi le labbra mentre Mitchie si avvicinava al tavolo sorridente.
Gli occhi scuri della ragazza puntarono subito su Sarah sorridendole e lei fece lo stesso.
"Di che parlavate?"
"Oh, niente di interessante."
Parlarono ancora un po' per poi dirigersi ognuno in un'aula.
Con Sarah ora c'era Niall, avevano la stessa età e frequentavano la maggior parte dei corsi insieme.
Avevo capito che erano buoni amici, inseparabili oserei dire.
"Hai fatto i compiti?"
"Perchè, c'erano dei compiti?"
Rispose il biondo masticando una gomma.
"Sei il solito, te li faccio copiare io."
Sbuffò nuovamente mentre chiudevo la porta di un armadietto per evitarle di finirci dentro.
In poche ore ho capito anche quanto possa essere distratta mentre cammina.
Non guarda dove mette i piedi e ha continuamente la testa tra le nuvole, non so come possa aiutarmi, ma vorrei che rimanesse intera fino a quando non sia tornato del tutto nel mio corpo.
Entrarono in classe prendendo posizione tra gli ultimi banchi vicino alle finestre e si lasciarono scivolare sulle sedie, stanchi.
"Odio matematica."
Sussurrò lei prendendo i quaderni dalla cartella e lasciando cadere una matita, la prendemmo contemporaneamente e lei spalancò gli occhi lasciandola nuovamente, ho avvertito il calore della sua mano solo sfiorandola.
Non credevo che ciò fosse possibile.
"Niall, puoi prendermi la matita, per favore?"
Lui la guardò confuso per poi abbassarsi a prenderla.
"E' congelata!"
Rispose lanciandola sul banco.
Sarah storse le labbra, come se lo avesse avvertito anche lei.
Diciamo che è un buon inizio per farle capire della mia presenza.
"Bene ragazzi, aprite il libro a pagina..."
E inizia un'altra ora da incubo.
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Ho sempre odiato gli ospedali, quelle pareti bianche, la puzza di disinfettante e candeggina, la morte alberga in questo luogo.
Camminavo tra i corridoi incrociando medici e pazienti.
"Liam!"
Chiamai il suo nome sperando in una sua risposta che non tardò ad arrivare.
Me lo ritrovai affianco sorridente.
"Allora, come procedono le cose?"
"Diciamo bene, posso farti una domanda?"
"So a cosa si riferisce la tua domanda, riguarda le mie ali, giusto?"
Mi limitai ad annuire e lui sorrise nuovamente, come diavolo fa a sorridere sempre?
"Non te lo posso dire."
"Perchè?"
"Lo capirai un giorno."
Sospirai passandomi una mano tra i capelli e tornai a guardarmi intorno, eravamo nel piano riguardante la pediatria.
C'erano bambini ovunque, correvano per i corridoi, giocavano nelle proprie stanze e sorridevano, anche se conoscevano il loro destino.
"Perchè non puoi aiutarmi?"
"Sono le leggi, io posso aiutarti fino a un certo punto, poi dovrai cavartela da solo."
"Se tutto...se tutto andasse male, cosa succederebbe a-a noi? A me?"
"Io tornerei da dove vengo, tu moriresti e Sarah perderebbe ogni ricordo di te."
"E se tutto va bene?"
"Continuerei a vegliare su di te, tu torneresti  a vivere ma Sarah perderà lo stesso ogni ricordo di te."
"In entrambi i casi lei mi dimenticherebbe, giusto?"
"Esatto, e lo trovo ingiusto. Non si possono cancellare i ricordi così."
Storse le labbra in una smorfia per poi sospirare.
"Posso chiederti un'ultima cosa?"
"Dimmi pure."
"Qualsiasi cosa accada a me, prenditi sempre cura della mia famiglia."
"Sarà fatto."
Mi strinse la mano per poi sparire di nuovo e mi lasciò tra quei bambini che urlavano e cantavano a squarciagola guardando qualche programma in televisione.
 

Ecco il secondo capitolo, grazie a chi lo legge.
Baci Sarah :*
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


E' passata una settimana da quando ho trovato Sarah.
Esattamente trentasette giorni dall'incidente e niente era cambiato.
Sarah ha iniziato a sospettare della mia presenza esattamente due giorni fa mentre studiava per il compito di musica.
Ho sfiorato le corde della sua chitarra situata nell'angolo della camera, si è guardata intorno spaventata, ma niente di più. Mi manca tanto suonarla.
Ogni sera prima di andare a dormire mi sedevo sul mio letto impugnandola e facendo vibrare quelle sei corde creando una melodia a mio piacere.
Avevo messo molti risparmi da parte per potermela comprare e una volta riuscito nel mio intento ho preso subito lezioni.
Questa mattina i corridoi della scuola sembravano più movimentati, c'erano festoni ovunque.
Vagai un po' in cerca di qualche indizio per capire il perchè di ciò.
Trovato un manifesto capìì a cos'era dovuta tutta questa agitazione: un ballo scolastico.
Quelli che si organizzano prima della fine della prima metà dell'anno e per i saluti di Natale.
Merda, mancava qualche giorno a Natale e io ero ancora su quel maledetto letto d'ospedale, e sarebbe stato anche il mio diciottesimo compleanno, per colpa mia i miei familiari avrebbero passato la Vigilia rintanati su un ospedale fino alla fine dell'orario delle visite.
Le mie sorelle non avrebbero festeggiato come al solito, niente canzoni intorno all'albero, niente regali da scartare, niente cenone con cui festeggiare.
Per colpa mia nessuno della mia famiglia avrebbe festeggiato.
Chiusi gli occhi cercando di trattenere le lacrime e tornai indietro.
"Ci andrete al ballo?"
Li guardai intenti a parlare anche loro, come tutto l'istituto, del famoso ballo.
"No, io non ci vado."
Rispose acida Sarah, non l'avevo ancora vista così, era strana.
"Perchè?!"
Chiese preoccupato Zayn accorgendosene subito dal suo tono di voce.
Di quel ragazzo so ben poco, passa la maggior parte del tempo in silenzio a scrutare gli altri, come se volesse imparare a conoscere le persone solo tramite i loro gesti.
"Non ne ho voglia, lo trovo stupido, preferisco starmene a casa."
"Sono d'accordo con lei."
Disse Niall stringendola con un braccio a lui e annuendo vistosamente.
E pensare che io non mi sarei mai fatto scappare un'opportunità simile, non perdevo mai una festa scolastica.
"Perfetto, allora staremo a casa e passeremo la serata insieme."
Si aggiunse Harry scompigliandole i capelli e procurandole un piccolo sorriso sulle labbra.
Era un gruppo fantastico, non ho mai avuto amici come loro, se solo li avessi conosciuti prima saremo potuti andare anche d'accordo.
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"Non possiamo venire, ci dispiace."
Furono le parole di Harry e Niall dopo qualche giorno.
La festicciola fatta da Sarah a casa sua per loro era saltata, motivo: Festività in famiglia con partenza.
Niall sarebbe tornato, almeno per Natale, in Irlanda mentre Harry sarebbe andato a Boston dal padre.
Diciamo che Sarah avrebbe passato un Natale in completa solitudine essendo che non ha nè fratelli nè sorelle e i genitori sono di poche parole.
Sarebbe stato un giorno come un altro per lei.
"Oh che peccato, ci rifaremo a capodanno!"
Sorrise lei chiudendo il suo armadietto e mettendosi la cartella sulle spalle.
"Ci vediamo domani!"
Continuò avviandosi verso l'uscita della scuola dove c'erano decine di studenti che facevano a spallate per poter uscire da là dentro.
Di solito aspettavo un po' prima di uscire per evitare questo.
Mi affiancai a lei sul marciapiede e misi le mani in tasca, avvertivo la musica che ascoltava attraverso gli auricolari.
Ascoltava 'Mirrors' di Justin Timberlake.
Camminava a passo svelto avvolta per bene nel suo cappotto, sciarpa e cappello mentre io camminavo con una semplice maglietta bianca con le maniche rotolate verso il gomito e dei semplici pantaloni neri.
Una macchina sfrecciava a tutta velocità verso Sarah che camminava lenta, aveva un faro rotto e  in men che non si dica la spostai lanciandola lontano, la macchina non si fermò, continuò a correre a tutta velocità lasciando Sarah e i passanti basiti.
"C-che c-cosa è successo?"
Bisbigliò incredula alzandosi.
"Stai bene ragazza?"
Guardò l'uomo per poi annuire.
"Si, grazie, s-sto bene."
Se ne andò via lasciandoli là, ormai deve saperlo, glielo devo dire.
Appena arriviamo a casa controlla in ogni stanza, come alla ricerca di qualcuno.
"So che sei qui."
Sbuffò togliendosi il cappotto.
"Avanti, esci fuori, non ho paura."
Mi materializzai davanti a lei che rimase immobile per qualche istante per poi aprirsi in un sorriso.
"Lo sapevo lo sapevo!"
Urlò saltellando avanti e indietro per la stanza, mi limitai a sorridere di fronte alla sua reazione.
"Tornando seri, perchè mi aiuti?"
"Perchè ho bisogno del tuo aiuto"
Mi guardò confusa per poi sedersi sul divano.
"In che senso 'hai bisogno del mio aiuto'?"
"Sono in coma, circa 2 mesi fa ho avuto un brutto incidente e solo tu puoi aiutarmi ad uscirne."
"Ma...ma io non so come."
"Devi aiutarmi a trovare la persona che mi ha investito per poi denunciarlo alla polizia."
Spalancò gli occhi trattenendo il respiro, mi aspettavo una reazione simile e mi ero già preparato a ciò.
"C-cosa?!"
 "Dobbiamo trovare l'uomo che guidava quell'auto quella sera per poi denunciarlo. La polizia ha già chiuso le indagini senza riuscire a trovare indizi che potessero aiutarli. Ti prego, ho bisogno del tuo aiuto."
"Ma tu chi sei?"
Domandò poi scrutando il mio corpo semitrasparente davanti a lei, il suo sguardo mi trasmetteva ansia, preoccupazione, curiosità.
Certo, non è da tutti i giorni trovarsi un ragazzo semi morto per casa e che cerca disperatamente aiuto per trovare il criminale che lo ha ridotto in tale stato, ma se potrei eviterei recarle tanto disturbo.
"Sono Louis Tomlinson, frequento la tua stessa scuola, sono il capitano della squadra di calcio."
"Allora quello che si diceva su di te è..."
"Non è del tutto vero, quella sera non mi sono ubriacato, quella sera non ero andato a nessuna festa. Ero per strada con un mio amico per alleviare la tensione per la partita che si sarebbe tenuta il giorno successivo."
"Allora perchè dicono tali sciocchezze?"
"Conosci le voci di corridoio come funzionano, no? Una cosa minuscola e impossibile la fanno ingigantire,a volte possono girare solo per giorni, altre per mesi e credo che quella su di me durerà per molto. Lo fanno solo per far sentire a disagio chiunque ne sia al suo interno, lo fanno solo per invidia o per accendere risse inutili."
"Io ancora non capisco una cosa però... perchè proprio io?"
"Mi ha detto che tu sei l'unica in grado di poter fare ciò, e io mi fido di lui."
"Lui chi?"
"Questo non so se te lo posso dire, se sia contro le leggi o meno."
Rimanemmo in silenzio per un bel po', cercavo di non guardarla per non sentirmi in imbarazzo e fuori luogo.
Osservai tutto ciò che mi circondava con molta attenzione finchè lei non si schiarì la voce.
"Ti aiuterò."
Disse guardandomi, io le sorrisi e feci per avvicinarmi ma mi fermò.
"A una condizione"
La guardai confuso e aspettai che continuasse.
"Devi portarmi dove si trova il tuo corpo."
La guardai sorpreso, diceva sul serio?
Realmente voleva andarmi a trovare su quel maledetto ospedale?
"Come vuoi."
Risposi solamente per poi sospirare.
Speriamo che tutto vada per il meglio, ora.



*Sarah! 
Lo so, c'ho messo 'na vita per caricare il terzo capitolo, ma - scusate la sbadataggine - avevo dimenticato del tutto il mio account qua sopra lol
Coooomunque, tornando alla storia, che ne dite?
Qui c'è il loro 'primo incontro', finalmente Lei può vederlo.
Ora non so tra quanto riesco a pubblicare, anche perchè ho già un paio di capitoli pronti, devo solo correggerli per bene.
Spero di farmi sentire al più presto.
Ciaao e a presto (?)
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


Eravamo davanti alla porta della mia stanza.
Sarah manteneva tra le mani un mazzetto di fiori bianchi.
Come promesso il giorno successivo c'eravamo diretti verso l'ospedale per andare a trovare il mio corpo.
"Sicura di voler entrare?"
"Sicurissima."
Spinse la porta lentamente lasciando poco alla volta la vista della camera singola in cui 'alloggiavo' da due mesi.
Era tutto come l'avevo lasciato poche ore prima, mia madre seduta al mio fianco mentre mi stringe la mano, mia sorella che studiava e mio padre che entrava ed usciva dal balconcino della camera.
"Oddio."
Bisbigliò Sarah portandosi una mano sulle labbra come incredula di quello che vedeva.
Gli occhi le si fecero lucidi coprendo il loro colore naturale e facendolo diventare lievemente più scuro.
"E tu chi sei?"
La voce roca e rotta dallo stupore di mio padre attirò la nostra attenzione, Sarah arrossì vistosamente, come se si sentisse in imbarazzo per la situazione in cui si trovava.
"I-io sono Sarah, un'amica di Louis."
Gli occhi di Willow s'illuminarono per poco per poi tornare con la testa china sul libro.
"E' la prima volta che qualcuno, oltre noi tre, viene a trovarlo."
Sussurrò mia madre guardandola.
Aveva il viso più pallido del solito e delle occhiaie tremende.
Non l'avevo mai vista ridotta in questo stato.
Una tremenda fitta al cuore mi colpì lasciandomi senza fiato, o almeno credo visto che non so se i fantasmi respirino.
"Io purtroppo ho saputo da poco ciò che è successo realmente."
Mia madre le sorrise per poi tornare a scrutare il suo volto.
"E' da tanto che lo conosci?"
Sarah mi guardò.
"Dì da qualche mese."
Le dissi osservandola.
"Da qualche mese."
Rispose lei prontamente mordendosi il labbro inferiore.
"Su, vieni a sederti qui con me."
Sarah sorrise a mia sorella e le andò incontro sedendosi al sua fianco.
"Stai studiando?"
Lei annuì sorridendole, poi mi guardò volgendo lo sguardo al me steso sul letto.
"E' qui da quasi due mesi, non reagisce a niente, i medici continuano a dire che è fuori pericolo ma che bisogna aspettare il suo risveglio per assicurare il tutto."
Calò di nuovo il silenzio, era snervante e imbarazzante.
Mi sedetti nell'angolo vicino alla finestra guardando la stanza, bianco, bianco ovunque.
Il bianco dovrebbe essere simbolo di lealtà, purezza, bene.
Ma il bianco mi sembra identico al nero.
Nasconde tutto, non riesci a vedere niente oltre ad esso.
Guardai nuovamente mia madre, non si reggeva in piedi.
"Cara perchè non torniamo a casa? Devi riposare un po', tra casa, lavoro e ospedale stai perdendo ogni forza."
"Non posso andarmene."
"Rimango io qui, se non vi dispiace."
Rispose prontamente Sarah trovandosi tutti gli sguardi puntati addosso.
"Sicura di poter rimanere?"
Sussurrò Willow chiudendo il libro.
"Sicurissima."
"Allora..."
Mio padre prese mamma per mano e la fece alzare mentre Willow riprendeva la sua borsa contenente i libri scolastici.
I miei uscirono dalla stanza ringraziando ancora Sarah e Willow la guardò ancora per qualche secondo per poi sorriderle e andarsene.
"Soffrono a causa mia."
"Non è per causa tua, soffrono nel vederti così, soffrono con te."
Si alzò prendendo i fiori e mettendoli in un vasetto a parte infondo alla camera, di fronte al letto.
"Davvero non è mai venuto nessuno a trovarti oltre i tuoi parenti?"
"No, solo il mio angelo custode è venuto."
"Angelo custode? Esistono?"
"Si, e non sono come vengono descritti, non hanno grandi ali bianche alle loro spalle, non sono biondi e non hanno gli occhi celesti come il mare."
"E come sono?"
"Il contrario di ciò che si dice, sembrano persone normali. Non hanno niente che li renda perfetti."
"Come si chiama?"
"Liam."
Mi sorrise per poi sedersi vicino al letto.
"Ma se una persona tocca il tuo corpo, tu avverti quel tocco?"
"Dipende, a volte si e altre no."
"E invece se qualcuno prova a sfiorare il tuo corpo 'fantasma' puoi avvertirlo?"
"Nessuno oltre te può vedermi quindi nessuno m'ha mai toccato."
"Dammi la mano."
Disse lei porgendomi la sua e così feci.
L'afferrai e come la prima volta potei sentire il calore emanato da lei.
"Hai la mano gelida."
"La tua è bollente."
Dissi nel suo stesso tono divertito.
"Quindi tu hai avvertito il mio tocco?"
"Si."
"Abbiamo appena verificato che tu possiedi ancora il senso del tatto."
Sorrise ritirando la mano che ancora tenevo stretta nella mia semitrasparente.
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"Liaaaaaam!"
Urlai per la ventesima volta di fila, dovevo parlargli, lui era l'unico con cui potessi sfogarmi senza esser preso per un idiota e anche perchè era l'unico a potermi vedere oltre a Sarah.
"Hey calma!"
Apparì sbuffando e cercando di sistemarsi i capelli e il giubbotto di pelle beige addosso.
"Scusa."
Sorrisi sbuffando.
"Cosa volevi?"
"Mi annoiavo."
Risposi facendo spallucce e ottenendo una risata da parte sua.
"E tu mi hai chiamato per un po' di compagnia? Non ci credo, c'è qualcosa sotto."
Si sedette a terra al mio fianco stendendo una gamba e tenendo l'altra alzata per poggiarci su il gomito.
"Manca poco al mio compleanno."
Conclusi sospirando.
"Esattamente quanto?"
"Due ore."
"Ora un'ora e 59 minuti."
Disse guardando il suo orologio.
"Liam... gli altri angeli... insomma... voi siete tutti così?"
"No, ci sono dei gradi di livello anche lì, come nel vostro mondo c'è dal più povero al più ricco, da noi c'è dall'apprendista al Signore più potente. Io sono un apprendista al momento."
"Per questo non hai le ali?"
"Esatto, sai che non dovrei darti certe informazioni? Comunque tutti gli angeli custodi non possiedono le ali, noi siamo solo apprendisti e essendo alle prime armi ci sono proibite molte cose."
"Qui danno una descrizione del tutto diversa di voi."
"Lo so, ma noi non possiamo smentire niente, lasciamo che voi umani crediate alle menzogne che vi vengono raccontate."
Guardò dritto davanti a se per poi alzarsi e sorridermi.
"Auguri Louis."
Disse svanendo e lasciandomi solo.
"Grazie."
Sussurrai abbassando lo sguardo.
 
 
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Ta-daaaaan!
Ecco a voi il quarto capitolo!
Ammetto che è abbastanza breve e che non mi convince molto, ma più o meno vi ho dato un'idea dell'angelo custode, no?
Ringrazio le persone che la leggono o seguono, spero di poter mettere al più presto il continuo, anche perchè lo modifico ogni dieci minuti lol
Ora vi lascio, alla prossima!
Sarah
 
 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


La città era in festa.
Le decorazioni che l'allestivano erano ovunque, i negozi erano stracolmi di gente per le ultime compere, altre si salutavano augurandosi un felice Natale.
Di solito questo era il mio giorno preferito, oggi compio gli anni e non potrò festeggiarli con la mia famiglia, come ogni anno.
Mi fermai davanti alla caffetteria dove ero solito andare dopo scuola o prima.
Ormai i camerieri e il gestore del locale mi conoscevano bene.
"Che ci fai qui?"
Non mi girai, sicuro che quella voce non parlasse con me, ma il suo toccò mi fece scattare peggio di una molla.
"Oh, ciao Sarah."
Mi sorrise dolcemente per poi guardare insieme a me l'interno del negozio, c'era uno striscione con su scritto 'Louis resisisti.' e poi affianco con scritto 'Buon compleanno.'
Sorrisi ringraziandoli mentalmente, anche se non mi avrebbero sentito.
"Sono tuoi amici?"
"E' il bar che frequentavo dopo le lezioni o prima, non c'è stato giorno che non mettevo piede qui, spesso ci venivo anche dopo le partite."
"E' il tuo compleanno?"
"Si."
"Allora auguri, quanti anni compi?"
"Diciotto."
Le sorrisi e lei fece lo stesso.
A volte il silenzio che si creava tra noi era imbarazzante e anche snervante, avevo paura di dire qualsiasi cosa pensando che potesse essere la cosa meno opportuna nel momento sbagliato.
"Ho fatto qualche ricerca su di te."
"Davvero?"
Sorrisi mentre lei annuiva fiera.
"So che adori i bambini e che vorresti diventare insegnate delle elementari, so che ami il calcio e che da bambino sognavi di poter giocare nel Barcellona, so che hai cantato e interpretato la parte del protagonista in Grease  lo scorso anno e che sai cantare."
"Io di te non so quasi niente, tranne che suoni la chitarra e che sei una secchiona."
"Guarda che potrei prenderla per un'offesa."
Rise contaggiandomi per poi prendere a camminare.
"Raccontami qualcosa di te."
"Mmm...vediamo... ho 17 anni, frequento il terzo anno, sono la prima della classe ma non mi piace vantarmene. Ho studiato piano e chitarra per diversi anni poi ho deciso di mollare per continuare a studiare per essere accettata in un università che mi consentisse di poter diventare Psicologa, mi piacerebbe studiare psicologia criminale e infantile. Mi piace leggere, i miei libri preferiti sono quelli della Saga di Harry Potter e non so cos'altro dire..."
Si morse la lingua trattenendo un sorriso.
"A me non piace leggere, preferisco suonare."
Conclusi io sorridendo.
"Cosa suoni?"
"Piano e un po' la chitarra, ultimamente stavo prendendo lezioni per quella."
Lei annuì fermandosi di colpo e sorridendo.
"Ti andrebbe di continuare con le lezioni? Certo, non sarò un granchè e tu dovrai imparare a tenere gli oggetti e..."
"Hey calma! Certo che mi va."
"Allora ci vediamo stasera, se per te non è più importante fare altro..."
"Allora a stasera."
Le sorrisi di nuovo per poi tornare all'ospedale.
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"Mapporcacapra, perchè non riesco a mantenerla?!"
Urlai esasperato cercando di afferrare per la decima volta in un minuto la chitarra che Sarah mi porgeva.
La mia mano attraversava l'oggetto senza che io potessi almeno percepirla.
"Riprovaci, se ti applichi ci riuscirai. Sai che puoi farlo, ti ricordi quando cercavi di prendere la matita da terra? Oppure quando chiudevi gli armadietti? O ancora quando hai afferrato la mia mano?"
"Si..."
Sussurrai per poi chiudere gli occhi, presi un bel respiro.
Devo solo prendere la chitarra con delicatezza, ce la posso fare.
Riaprìì gli occhi e allungai nuovamente la mano, molto lentamente, riuscìì a sfiorarla per poi prenderla.
"Ce l'ho fatta!"
Esultai felice sedendomi per terra a mo' di indiano e la chitarra sulle gambe e tra le mie braccia.
"Hai già imparato a suonare qualcosa?"
Mi chiese curiosa mentre si lasciava cedere seduta al mio fianco.
"Si."
Dissi sorridendo e sfiorando quelle sei corde per produrre quella canzone che avevo provato fino allo sfinimento.
'You can't go to bed without a cup of tea, and maybe that’s the reason that you talk in your sleep and all those conversations are the secrets that i keep
 it makes no sense to me.'
Canticchiai con la musica in sottofondo, era strano cantare da fantasma e suonare.
"L'avevano detto, sai?"
La guardai accigliato.
"Cosa?"
"Che non eri poi tanto male come cantante."
"Dovrei prenderlo come un complimento?"
"Mmm.... si."
Sorrise per poi farmi la linguaccia.
Passammo la Vigilia di Natale così, tra scambiarci battute e provare a cantare diverse canzoni.
"Perchè non sei voluta andare al ballo?"
"Non ho un buon rapporto con le feste, ogni volta che vado ad una non faccio che fare figure su figure e tu non sai quanto possa essere snervante, poi, il giudizio e risolini della gente alle tue spalle."
"Oh, ti capisco perfettamente, tranquilla."
"Sarah, non vieni a scartare il tuo regalo?"
Fu la voce della madre a interrompere il nostro discorso, lei annuì per poi guardarmi e alzarsi.
Tornò sopra con un maglione tra le mani.
"Bello vero?"
Disse lei ridendo indicando le renne con i nasi rossi e i palchi  coperti di luci natalizie.
"Oh, magnifico direi, io ne ho ricevuto uno identico lo scorso anno dai miei nonni, non  l'ho mai indossato quindi ho pensato bene di donarlo."
Lei rise e lo poggiò sulla sedia per poi prendere posto vicino a me sul letto.
"Mi dispiace."
Disse lei seria guardando il soffitto.
"Per cosa?"
"Nel non averti conosciuto prima, andresti d'accordo con i miei amici, sai?"
"Vi ho osservato molto, sai? Ho visto come ti trovi in loro compagnia e come loro tengano a te. Quando quello riccio e il biondo si sono scusati per la loro assenza erano davvero dispiaciuti."
"Intendi Harry e Niall, giusto? Sono cresciuta con loro, ci conosciamo da una vita. Si può dire che siamo quasi come fratelli per come siamo uniti."
"Il moro invece?"
"Zayn? Lui l'ho conosciuto solo alle superiori, al primo anno esattamente, Harry non faceva altro che osservarlo da lontano e commentare sul quanto potesse essere triste vedere una persona da sola e indisparte, così ci siamo avvicinati a lui e... e ora siamo buoni amici, anche se a volte fatico ancora a comprenderlo."
"Io invece non ho mai avuto un 'vero gruppo di amici'. Quelli che mi circondano per la maggior parte sono pronti a sostenermi solo nel momento della vittoria, mentre nella sconfitta si tengono alla larga da me, quasi come se potessi avere la peste. Io a loro sono utile soltanto per il calcio, niente più."
"Ma ora hai me, no?"
Mi guardò curiosa alla ricerca della mia risposta, mi limitai a sorridere per poi andare verso la finestra e guardare fuori.
"Tu vorresti essere mia amica?"
Lei annuì vistosamente, quasi avevo paura le si staccasse la testa dal collo.
"Certo che voglio esserlo."
Saltò poi giù del letto accendendo lo schermo del portatile posto sulla sua scrivania color ciliegio.
"Che fai?"
"Metto un po' di musica."
Aprì una playlist infinita sul suo pc.
"Questa è la mia preferita."
Fece una smorfia divertita per poi cliccarci su.
Mi prese per mano e si posiziò al centro della camera.
"Non sei andato al ballo, ma possiamo fare in modo che tu balli lo stesso."
Mi sorrise nuovamente poggiando le mani sulle mie spalle.
La musica era già partita, avevo capito anche quale canzone era : 'Lego House' di Ed Sheeran.
Le sorrisi prendendola per i fianchi e avvicinando i nostri corpi.
Avvertivo tutto il suo calore e ciò mi faceva sentire tremendamente a disagio.
'And if you're broke I'll mend ya and keep you sheltered from the storm that's raging on'
Canticchiò Sarah poggiando la testa sulla mia spalla.
Era quasi diventato piacevole quel contatto tra di noi.
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"Liiiiiiaaaaaam!"
Urlai divertito sedendomi sul lettino nella mia stanza d'ospedale.
Ormai doveva essersi abituato ai miei continui richiami, chissà come fa a non mandarmi a quel paese e mollare la sua missione.
Quel ragazzo è di una calma impressionante, riesce a trasmettertela senza che tu te ne accorga.
"Luuuuuuoiiiiis"
Rispose lui comparendo al mio fianco e ridendo.
"Cosa stavi facendo di bello?"
Domandai cuorioso vedendolo in ciabatte, tuta e felpa.
"Stavo per andare a prepare una bella colazione al sottoscritto quando un ragazzino terrestre ha deciso di chiamarmi."
Rispose lui annuendo serio.
"A perchè, voi angeli mangiate?"
"Dobbiamo pur sempre sfamarci in qualche modo, non credi?"
"E' da una vita che non mangio qualcosa, e mi fa strano. Vedo tanta gente intorno a me farlo."
"Pensa che molto presto potrai farlo anche tu, ma quand'è che inizate le ricerche?"
"Domani, andremo sul luogo in cui sono stato investito per cercare qualche altro indizio e chiedere ai residenti di quella zona se hanno visto qualcosa."
"Allora, sei pronto?"
Mi chiese poi alzandosi e andando verso la finestra.
"Sono nato pronto, Liam."
Lui mi sorrise fiero per poi porgermi un fischio.
"Un fischio?"
"Prendilo come un mio regalo per il tuo compleanno."
Lo girai tra le mani guardandolo attentamente e leggendo le incisioni sulla siua superficie.
"Me lo ha regalato un mio amico."
Disse lui cupo in viso, era la prima volta che lo vedevo così.
"Quando avrai bisogno d'aiuto tu fischialo, verrà in tuo soccorso, io non ho quei poteri."
"Chi verrà in mio soccorso?"
"Leggi le incisioni e capirai."
Lessi le incisioni, su di esse c'era scritto 'Ignis', ma che significa?
Prima che potessi fare un'altra domanda Liam sparì lasciando però un biglietto per terra.
'Buona fortuna Louis'.
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Taaa-daaaaan!
Hey bella gente, come state?
Siete riuscite/i ad andare a San Siro per vederli?
Spero di si per voi, io sono rimasta a casa, tzè.
Allooooooora, parliamo della storia, siamo qui per questo, giusto?
Ho visto che in pochi hanno letto il capitolo precedente, ma non me la prendo, so che la storia è abbastanza noiosa e spero di renderla più movimentata e scritta in modo decisamente migliore.
In questo capitolo possiamo notare l'avvicinamento tra Sarah e Louis (?) 
Ma anche il 'dono' fatto da Liam, secondo voi a cosa potrebbe servire? 
In mente ho già qualche idea, devo solo metterla in atto.
Beh, ora vi lascio che è meglio.
Ciaoo genteeee! lol

Sarah*

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


Eravamo sul luogo dell'incidente, Sarah si guardava intorno cercando qualcosa che potesse essere d'aiuto, ma niente.
Cercò tra i cespugli, bussò alle varie abitazioni chiedendo informazioni, ma niente, nessuno aveva visto nè sentito niente.
Com'è possibile?
Ricordo chiaramente la gente che mi circondava subito dopo l'impatto con la macchina.
"Mentono."
Disse lei stringendosi nel suo cappotto bianco perla.
"Ne sono sicura. E' come se qualcuno li avesse corrotti o minacciati per non farli parlare."
Continuò soffiando sulle mani.
"Hai freddo?"
Lei annuì andando verso un bar poco distante da lì, appena entrammo la vidi riprendere il suo colorito naturale anche se le guance rimanevano ancora leggermente arrossate come la punta del naso.
"Con questo freddo potrei morire congelata."
La vidi rabbrividire per poi ordinare un te caldo e prendere posto a un tavolino in un angolo poco visibile del locale.
"Non lo so, quella gente, nasconde qualcosa."
Bonfocchiò soffiando sulla tazza.
"Io ricordo esattamente che molte persone mi circondavano prima che chiudessi gli occhi."
"Quindi i testimoni ci sono!"
Esclamò lei entusiasta.
Sembrava piacerle fare indagini per cercare il mio 'assassino' che non era riuscito del tutto nel suo intento.
"Ricordi la macchina com'era?"
"Era grigia, non ricordo esattamente che modello, se non sbaglio aveva un'ammaccatura sul faro destro e dopo l'impatto deve essersi rotto anche il vetro."
Dissi cercando di ricordare.
"Qualche altro dettaglio?"
Cercai di ricordare, ma oltre a il rumore dell'auto, che sembrava anche molto mal ridotto, non ricordo molto.
Poi pensai al conducente, non era molto grande di età e statura.
"Il conducente, era abbastanza giovane, forse sui vent'anni e non era neanche molto alto."
"Il problema rimane sempre quello però, appena ti viene in mente qualcosa di più dettagliato sei pregato di dirmelo."
Si alzò lasciando le banconote sul piattino.
"Ora dimmi, dove sei andato prima di essere investito?"
"Sono andato in un bar, quello che frequentavo dopo scuola."
"Perfetto andiamo lì."
Annuìì per poi affiancarmi a lei e tornare in quel bar.
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"Quello è il tavolo dove ero solito sedermi."
Lei annuì per prendere, poi, posto lì.
Si sedette guardandosi intorno.
"E' un bel posto, potrebbe essere piacevole leggere o studiare qui."
Sorrise per poi guardarmi.
"Cosa prendevi quando venivi qua?"
"Odio gli alcolici, e anche con i miei amici prendevo un succo o un cappuccino."
"Perfetto."
Disse lei portando una mano chiusa a pugno sotto al mento e l'altra stesa sul tavolino.
Era la tipica aria che usava quando era sovrappensiero.
Vidi Diego avvicinarsi a noi, aveva qualche anno in più a me e era figlio del proprietario del bar, nonchè mio amico d'infanzia con cui non andavo molto d'accordo.
Sorrise a Sarah per poi sfoderare il blocchetto per le ordinazioni e la penna.
"Cosa posso portarti?"
"Un succo alla mela, grazie."
Lei gli sorrise mentre lui annotava annuendo.
"Qualche altra cosa?"
"No, va bene così."
Tornò indietro e lei mi guardò.
"Lui è Diego, lo conosco da quando siamo bambini, ha qualche anno in più a me, se non sbaglio ne ha compiuti venti il mese scorso, il bar appartiene al padre e sono di origini italiane."
"Perchè ho la netta sensazione che quel tipo non ti piaccia?"
"Non siamo mai andati d'accordo, fin da bambini, ci facevamo i dispetti a vicende e durante le scuole medie mi dava il tormento."
Tornò di nuovo al tavolo portando sul vassoio un bicchiere colmo di succo di mela.
"Ecco a te."
"Grazie."
Tornò dietro al bancone e Sarah mi guardò nuovamente.
"Se-se gli chiedessi di te, mi-mi risponderebbe?"
"Non lo so, ma alla prima stronzata che dice o che fa lo ammazzo, quanto è vero che sono un mezzo fantasma!"
 Urlai dirigendomi verso il bancone mentre Sarah finiva di trangugiare velocemente il suo succo.
"Ecco."
Disse lei porgendo una banconota a Diego che subito lui cambiò con delle monete.
"Scusa se te lo domando, ma conosci Louis Tomlinson?"
S'irrigidì di botto.
"E'-è un amico di famiglia, perchè?"
"L'altro giorno passavo qua avanti e ho visto uno striscione d'incoraggiamento per lui, viene a scuola con me quindi..."
"Ah, capisco."
Lei gli sorrise mentre lui lavava il bicchiere.
"Comunque lo conosco da quando ero piccolo, non siamo mai andati molto d'accordo. Certo, un po' gli sta bene quello che è successo per colpa della sua spavalderia e il suo voler apparire..."
Lasciò la frase in sospeso  mentre Sarah lo guardava sconvolta, allora non credeva che fosse vero ciò che dicevo?
"Ma Lou-Louis ha rischiato di morire e tu dici tali cazzate?!"
Mi voltai verso Sarah, non era un tipo che diceva facilmente parolacce eppure ora l'ha detto, segno di essere molto arrabbiata.
"Ma tu che vuoi?"
"Sto solo aiutando un amico, quello che forse tu non faresti mai."
Sibilò uscendo dal bar per poi correre verso casa sua.
"E' un idiota Louis, non lo dar retta. Certa gente non connette il cervello alla bocca prima di parlare e spara solo sentenze stupide e impossibili."
"Lo so, ma mi sento in colpa, tu ti batti per me, per far cambiare idea sul mio incidente e litighi con tutti, non  è bello, sai?"
"Si, lo so."
Aprì il portone di casa e mi lasciò entrare con lei.
"Non c'è nessuno come al solito."
Si lasciò cadere sul divano con ancora il cappotto addosso e il cappello.
"Sono stanca morta, farei volentieri un riposino di 24 ore filate, se non di più."
"Io non avverto la stanchezza."
Dissi scrollando le spalle e sedendomi al suo fianco.
"Essere un fantasma ha alcuni vantaggi."
Bonfocchiò chiudendo gli occhi e sospirando.
"Mi dispiace non aver trovato un granchè oggi."
"Dispiace anche a me."
"Non ricordi altro?"
"Purtroppo no, sembra che io abbia cancellato dalla mente quegli ultimi istanti."
"Ho come la sensazione che sia stato tutto architettato"
La guardai confuso.
"Pensaci, ti investono, scappano via, il giorno seguente le prove più visibili scompaiono... Avevi qualche 'nemico'?"
"Io...io non lo so"
Guardai l'ora.
"E' tardi, ora i miei devono essere già all'ospedale."
"Va tranquillo, ci vediamo domani."
Mi porse un sorriso e io uscìì da quella casa dopo una giornata tremendamente pesante.


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Ta-daaaaaaaaaaaan!
Come state?
Spero bene.
Chi era al concerto di Torino?
Io ancora a casa, ma vabbè, dettagli.
E dopo una settimana sono riuscita a pubblicarvi il nuovo capitolo della storia, anche se non mi convince molto.
Comunque... grazie alle persone che la leggono, ma io vorrei realmente sapere cosa ne pensate, se sia necessario continuarla o meno, giuro mi stanno a venì tanti di quei complessi su 'sta storia lol
Grazie anche alle poche persone che l'hanno messa tra le preferite e le seguite :')
Ora vi lascio, ciauuuuuu.
Sarah*






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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


Ero steso sul letto della camera di Sarah mentre giocavo con una palla da tennis, la lanciavo contro il muro per poi farla tornare da me.
Il ciclo si ripeteva senza sosta.
Sarah era china sui libri da circa un'ora.
"Che studi?"
"Storia, cerco di avvantaggiarmi i compiti delle vacanze."
Rispose sbuffando.
"Perchè le chiamano vacanze se poi ci danno dei compiti che non potremmo finire prima le 2069?"
Ripresi a giocare con la pallina.
Nei giorni precedenti c'eravamo incontrati per cercare altri indizi ma il tutto è sembrato inutile.
Stavo per farle un'altra domanda quando una tremenda fitta al cuore mi fece strozzare un gemito di dolore.
"Lou che hai?!"
Non riuscivo a parlare, io non potevo provare dolore fisico se non inflitto al mio corpo addormentato sul letto d'ospedale.
Mi strinsi le mani al petto tenendo stretta la maglia tra loro.
"Louis, respira profondamente..."
"No-non posso respirare, ricordi?"
"Oh..."
Andò avanti a indietro per la stanza per poi fermarsi di colpo, il dolore era quasi cessato.
"Dobbiamo andare all'ospedale, ora!"
Prese il suo cappotto e si avviò all'uscita.
"Sarah, dove vai?"
"Vado da... da Zayn, ha bisogno di ripetere anche lui storia."
"Ok, ma non fare tardi."
"Tranquilla mamma."
Scesi anche io attraversando la porta e camminandole dietro.
"Ci vorrà una vita per arrivarci."
"No se hai come amico Zayn."
Qualche casa dopo si fermo bussando senza tregua alla  porta.
"Zayn è urgente!"
"Che succede?!"
Chiese allarmato guardandola.
"Devi portarmi all'ospedale, poi ti spiegherò quando posso."
Lui annui confuso per poi prendere le chiavi e il cappotto.
Salìì sul sedile posteriore mentre Sarah e Zayn davanti.
"Che succede? Chi è all'ospedale?"
"Louis Tomlinson."
"Il capitano della squadra di calcio?"
"Si."
Mi guardò e io le sorrisi.
Un'altra fitta mi colpì, questa volta sembrava essere più forte della prima, mi chinai in avanti stringendo nuovamente la maglia.
"Louis che hai?!"
"Louis? Ma qui non c'è nessuno!"
Esclamò Zayn girando a destra per entrare nel parcheggio dell'ospedale.
"Un'altra fitta?"
Mi limitai ad annuire. 
Appena parcheggiò non ebbe neanche il tempo di spegnere il motore che Sarah corse verso l'entrata.
Con poche forze la seguìì e cercai di arrivare nella mia stanza.
"Cosa succede?"
Guardai il corridoio, tutti erano lì.
Mamma, papà, Willow e Julie insieme a Sarah che aveva posto la domanda.
"E' il secondo arresto cardiaco che ha avuto oggi, uno peggio dell'altro, ora i medici stanno valutando la situazione, se sia meglio spostarlo in un altro reparto o meno."
Disse Willow tra le lacrime.
"E' colpa mia."
Sussurrò Julie trattenendo un singhiozzo.
"Si è arrabbiato perchè non sono venuta prima a trovarlo. E' arrabbiato con me."
"Non dire sciocchezze."
Mi girai verso la voce di Zayn, non aveva l'affanno per la corsa, come se fosse lì già da un po'.
"E tu chi sei?"
"Un amico."
Sussurrò come per paura d'esser udito.
"E' un mio amico, ha da poco saputo ciò che è successo a Louis."
"Capisco."
"Lui non è arrabbiato, non potrebbe mai esserlo con le sorelle."
Le sorrise e lei cominciò a piangere senza sosta.
I medici uscirono dopo poco avvicinandosi ai miei genitori.
"Può parlare anche davanti a loro, se non ci sono problemi."
Guardò Sarah e Zayn e loro annuirono.
"Al momento è di nuovo tutto stabile, ma vorremmo tenerlo di più sotto controllo, quindi direi che al momento le visite possono terminare, tornate domani."
Sarah sembrò arrabbiarsi ma Zayn la fermò.
"Noi dobbiamo parlare."
Lei mi guardò.
"Un secondo, vado un attimo al bagno."
Mi fece segno di seguirla e così feci.
"Puoi chiedere al tuo angelo se in caso di necessità Zayn possa sapere tutto?"
"Non lo so, ora ci provo."
Presi un bel respiro.
"Liam, ho bisogno di te."
Attraverso la solita luce bianca apparve, sorridente.
"Dimmi."
"Sarah mi ha chiesto se..."
"Aspetta."
Sarah spalancò occhi e bocca.
"Bene, ora possiamo parlare a quattr'occhi."
"Ma-ma tu sei...?"
"Si, sono il suo angelo custode."
Sorrise per poi porgergli una mano.
"Piacere, io sono Liam."
"S-Sarah."
Gliela strinse rimanendo sbalordita.
"Cosa volevi chiedermi?"
"In caso di necessità...ecco...se un mio amico... insomma se non reggessi la situazione da sola, potrei parlarne a un mio amico?"
"La legge, e il piano non prevede ciò, ma io non sono nessuno per negartelo, solo una cosa: non deve saperlo nessuno al di fuori di voi, chiaro? Altrimenti finiremo nei guai tutti, lui non ama essere preso in giro."
"Lui chi?"
Chiesi curioso.
"L'arcangelo superiore, è lui che decide se assegnarci o meno le ali. Se lo viene a sapere potrebbe essere la nostra fine e io non voglio che a causa mia qualcuno potrebbe perdere qualcosa a loro importante."
"Tipo?"
"L'anima o la capacità di provare emozioni. Quelle sono peggio della morte, credetemi."
Rimanemmo entrambi senza parole.
"E a te cosa succederebbe?"
"Passerei a miglior vita anche da angelo custode."
"Ma non possono farlo!"
Sbraitò Sarah, se lei sapesse quello che potrebbe succedere una volta finita questa sua missione.
"Purtroppo io non ho i poteri per contrastarli, sono solo un'apprendista."
Bussarono alla porta del bagno.
"Un attimo."
Urlò Sarah.
"Grazie Liam."
"Di niente, qualsiasi cosa sono a vostra disposizione, a presto ragazzi."
Sorrise per poi svanire nuovamente, Sarah uscì dal bagno con me al seguito.
Tornammo nel corridoio dove era rimasto solo Zayn.
"Ora mi spieghi cosa succede?"
Lei mi guardò e io annuìì.
"Però andiamo in macchina."
Entrammo in macchina e lei prese un respiro profondo.
"Io posso vedere il fantasma di Louis Tomlinson."
"Sei poco divertente, sai?"
"Non scherzo, dico sul serio."
Sbraitò lei alzando in aria le braccia.
"Louis diglielo anche te!"
"Ti ricordo che mi puoi vedere solo tu!"
Sbuffai per poi prendere il pacchetto di sigarette dalla tasca del giubbotto di Zayn.
"Ma che cazz...?!"
"Ora mi credi?"
Sussurrò lei speranzosa.
"Si, ora ti credo, ma perchè io ancora non posso vederlo?"
"Decido io se farmi vedere o meno."
Risposi guardandolo, pur sapendo che lui non mi avrebbe sentito.
"Decide lui se farsi vedere."
"Ah, capisco... to-torniamo a casa?"
Mise in moto la macchina mentre Sarah annuiva.
Spero solo che Zayn non faccia parola con nessuno, altrimenti siamo nei guai, tutti e quattro.








Ta-daaaaaaaaaaaaaaaaaaaan!
Eccomi qui, in perfetto orario (?)
Allora, so che il capitolo è corto perchè non avevo molte idee, ma è anche fondamentale perchè... ZAYN ORA SA TUTTO!
Volevo ancora ringraziarvi per aver letto la mia prima OS - cioè Blu Cobalto - e anche per non avermi ancora mandato a fanculo per questi terribili capitoli che vi sto presentando lol
Ma come sempre vorrei chiedervi un piccolissimissimo favore, potreste dirmi che ne pensate?
Se devo migliorare in qualcosa?
Vi prego!
Ora io vado, vi lascio qui, ci vdiamo tra una settimana (?)
Baci Sarah.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***


"Allora ricapitolando, devo aiutarvi a trovare ' l'assassino' di Louis, giusto?"
"Esatto."
Disse allegra Sarah.
Zayn rise per poi alzarsi.
"Ma siete impazziti o cosa?! Ora potrebbe essere ovunque, non abbiamo indizi, la polizia non è riuscito a beccarlo, e noi, dei stupidi ragazzini dobbiamo trovarlo?!"
Sarah sbuffò all'ennesima ramanzina di Zayn, dire che stava iniziando a starmi sul cazzo è poco.
"Solo noi possiamo trovarlo."
"E come?!"
"E adesso basta inveirle contro però!"
Urlai materializzandomi davanti ai suoi occhi.
Spalancò la bocca incredulo, paura eh Malik?
Sorrisi mostrando la fila di denti perfetti di cui potevo vantarmi di avere.
"Tu-tu..."
"Io...?"
"Ohpporcamiseriaccia!"
Sarah rise di gusto togliendosi da sotto gli occhi delle lacrime.
"Comunque solo noi possiamo trovarlo, mi sono stati impartiti degli ordini da rispettare e io lo farò. Se vuoi aiutarci è bene, altrimenti lì ce la porta, ma ricordati: se succede qualcosa a uno di noi due c'avrai sulla coscienza in eterno."
Scosse la testa confuso per poi tornare seduto sulla poltrona.
"Se vi aiuto e lo becchiamo, quante possibilità ci sono che tu torni nel tuo corpo?"
"Al 99,9% tornerò nel mio corpo."
"Ok, vi aiuto, ma dovete promettere..." guardò Sarah in cagnesco "...e soprattutto tu, di non fare di testa vostra, voglio essere sempre presente."
Annuimmo per poi parlare tranquillamente.
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"Niall! Harry!"
Le vacanze si erano concluse, i due erano tornati dalle loro rispettive vacanze.
Sarah li strinse a sè e poi sorrise.
"Mi siete mancati un casino."
"Anche tu nana."
Lei fece una linguaccia ai due e poi prese i libri dal suo armadietto.
"Allora come sono andate queste 'vacanze'?"
Chiese lei curiosa.
"Mia Nonna mi ha battuto per ben 6 volte a carte e si è presa tutti i miei risparmi."
Disse Niall sbuffando e mangiando il proprio cornetto, non c'era momento che non aveva qualcosa da sgranocchiare, la bocca era in continuo movimento.
"E tu Harry?"
"Niente di che, mio padre insisteva nel volermi far rimanere da lui, frequentare una scuola lì... per un po' c'era anche riuscito, poi c'ho pensato bene: la mia vita è qui."
Tutti sorrisero, non smetterò mai di dirlo: erano un bel gruppo, unito.
"Allora io vado a lezione, ci vediamo dopo!"
Sarah mi fece segno di seguirla e così feci.
"Odio Storia."
"Hai passato tutta la vacanza a studiarla."
"Si, ma le date sono il mio punto debole."
Brontolò aprendo il libro.
Appena la professoressa entrò in classe con un carico di fogli tra le braccia il sorriso scomparve dal viso degli studenti presenti in quella stanza.
"Bentornati ragazzi, sarete felici di sapere che ho preparato un compito a sorpresa per voi."
"Vecchia maledetta."
Bisbigliò Sarah.
La donna passò tra i banchi distribuendo le fotocopie, erano tutti a risposta multipla.
Vidi Sarah sbiancare.
"Qualche problema?"
Lei annuii terrorizzata.
"Questo capitolo non l'ho studiato."
"Chi è la secchiona o secchione qui?"
"Perchè?"
"Ti do una mano!"
Risposi semplicemente sorridendo.
"Ma è imbrogliare."
"Non lo sapranno mai, dai!"
"Ook."
"E' la ragazza al primo banco nella fila a destra."
Sorrisi per poi dirigermi verso quel banco.
Mi affrettai a dettarle tutte le risposte e lei annuì.
Se potevo esserle utile in qualcosa speravo di farlo bene.
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"Allora, idee?"
Zayn, Sarah ed io ci guardammo, eravamo in giro per cercare altri indizi.
"Se interrogassimo le persone presenti nelle abitazioni del luogo?"
"Già fatto, ma oltre alla descrizione di una Ranger Rover nera non sanno dire altro, solo che dopo l'impatto aveva un faro rotto."
Dissi sbuffando.
"Chi è quella?"
Guardai davanti a me, era la donna che aveva chiamato i soccorsi.
"Ma dov'è stata fino ad'ora?! A quella donna devo la vita!"
"Perchè?"
"Ha chiamato lei i soccorsi, Zayn."
Lui sorrise e corse avanti attirando l'attenzione della donna, solo lei può dirci qualcosa in più.
 



Ta-daaaaaaaaaaaaan!
Sono sicura che dopo questo capitolo mi picchierete, non c'è scritto un granchè, è cortissimo, ma può essere fondamentale.
Come potrà mai essere d'aiuto questa donna?
Cosa sa in più agli altri?
Bah, io lo so, forse.
Coooomunque, qui si può notare Zayn che aiuta i due protagonisti nella loro missione, e, il ritorno di Niall e Harry! lol
Continuo con il : ringraziare la gente che ha aggiunto la storia tra le 'preferite' e le 'seguite', grazie, davvero.
Ma, in qualsiasi caso, continuo a insistere sul fatto di voler sapere i vostri pensieri su questa storia, se devo migliorare o meno in qualcosa.
Dopo questo vi saluto.
Grazie per essere arrivate/i fino a questo punto della storia, baci.
Sarah.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. ***


"Quindi voi siete gli amici di quel ragazzo!"
Esclamò felice dopo aver saputo delle mie condizioni fisiche, sperava che fossi ancora vivo.
"Signora, noi siamo venuti qui per porgerle delle domande, la polizia si è arresa, ha abbandonato le indagini. Lei per caso sa qualcosa di quello che è accaduto quella sera?"
La donna si alzò e guardò fuori dalla finestra per poi chiudere per bene le tende.
"Lui non deve sapere ciò che sto per dirvi."
"Lui chi?"
Chiese Zayn  allarmato.
"Non posso dirvelo. Dell'uomo che l'ha investito ho riconosciuto solo il luogo in cui l'ho incontrato, lavora per un'impresa edile non poco lontana dal paese, purtroppo non so dirvi molto."
"Potrebbe descrivercelo?"
Chiese Sarah prendendo appunti su un blocco a quadretti.
"Avrà si e no quarant'anni, capelli biondo scuro o qualcosa di simile, gli occhi non li ricordo essendo visti da lontano. Porta con se una valigetta in pelle nera. Ha un'aria spavalda e fiera di sè."
"Perfetto, non sa quanto sia stata utile per noi."
"Di niente, è un piacere aiutare se si può."
Sorrise per poi accompagnarci alla porta.
"Le faremo avere presto delle notizie riguardo a Louis, grazie ancora."
Appena arrivati fuori il viale di casa sua Zayn prese le chiavi della macchina.
"Che ne dite, lo andiamo a trovare?"
Sorridendo entrammo in macchina.
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"Zayn, ci siamo persi."
"Non ci siamo persi! So benissimo dove ci troviamo!"
"Allora dove siamo?!"
Scoppiai a ridere per la conversazione davvero molto avvincente tra i due, erano ora che continuavamo a percorrere sempre la stessa strada senza riuscire a trovare una via d'uscita.
"Forse era meglio documentarsi prima sulle varie imprese edili presenti in paese e nelle zone vicine."
Sbottò Sarah lasciandosi andare contro il sediolino in pelle.
"Dai, almeno la prossima volta sapremo dove non andare."
"Se ci sarà una prossima volta."
Continuò lei con voce accusatoria.
"Dai ragazzi, calmatevi, riusciremo ad uscire da qua!"
Dissi sicuro di me e lasciandomi andare sui sediolini posteriori.
"Allora, caro fantasma, essendo molto sicuro di te, ci indicheresti la strada?"
"Potete fermarmi vicino a un passante, di solito si fa così"
"Quindi neanche tu conosci la strada, perfetto, ottimo"
Strillò Sarah con voce acuta, se fossi nel mio corpo ora avrei perso il senso dell'udito.
Zayn guidò ancora per un po' prima di fermare qualcuno e chiedere indicazioni, e finalmente - con enorme piacere da parte di Sarah - tornammo in paese.
"Casa dolce casa"
Mormorò lei dopo che Zayn ci lasciò lì.
Aprì la porta buttandosi sul divano e urlando alla madre un 'sono tornata'.
"Io torno all'ospedale"
"Di già?"
"Voglio vedere la mia famiglia, almeno voglio concedermi questo finchè posso"
Le sorrisi per poi andarmene.
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"Ciao Louis!"
Disse Willow poggiando dei fiori dentro un piccolo vaso sul mobiletto affianco al letto, sorrideva e i suoi occhioni blu mare erano tornati vivi, speranzosi, felici.
Caratterialmente siamo sempre stati quasi simili, l'unica cosa a differenziarci era la sua timidezza.
Era la persona più timida che abbia mai visto in 18 anni della mia vita.
"So che mi ascolterai, tu mi ascolti sempre"
Disse sedendosi sulla sedia al mio fianco e sospirando, aspettai che aprisse bocca mentre mi sedevo ai piedi del letto.
"I medici dicono che per il 60% delle probabilità tu possa tornare a vivere e non essere più un vegetale. Sono circa tre mesi - se non di più ho perso il conto - che tu sei così. Manca parecchio la tua sbadataggine e la tua allegria in casa. Mi mancano anche i tuoi scherzi, ti ricordi quella volta che tingesti di arancione la camera di Julie? Andò su tutte le furie perchè quel bel 'rosa Barbie' era stato coperto, e lei ama quel colore."
Disse facendo una smorfia mentre io mi trattenevo in un risolino divertito.
"Mamma ultimamente sta male, mangia poco, dorme poco, ha sbalzi di umore imprevedibili, vive male. Non si sa cos'abbia, ma io e papà avevamo deciso di farle fare della analisi, abbiamo paura, sai? Pensiamo che sia a causa della preoccupazione, della collera, della tristezza  per quello che ti è successo e che sta vivendo..." 
Sospirò lasciandosi scivolare sulla sedia come se fosse una sdraio e chiuse gli occhi.
"Papà ha detto che potrebbe essere un inizio di depressione, ma io non so se crederci o meno, non so cosa sia la depressione ne quali siano i sintomi principali, Lou, come devo comportarmi? Cosa devo fare?"
La guardai a labbra dischiuse senza sapere che pensare, non mettevo piede a casa da quella sera prima dell'incidente, non ci riuscivo.
Avevo paura per quello che avrei trovato lì, già faceva male vedere il loro dolore quando venivano a trovarmi, e in più ora ci si è messa 'sta storia di mamma, i mali non vengono mai da soli, c'è sempre qualcosa che deve andare peggio di prima, c'è sempre qualcosa che riesce a farti cadere sempre di più in quell'oblio oscuro, privo di ogni fonte di luce e colore.
C'è sempre quel qualcosa che è in grado di renderti più forte ma allo stesso tempo più debole di prima.
C'è sempre quel qualcosa di maledettamente brutto.
Sembra tutta una serie di eventi a catena, si parte da cose semplici, quasi sciocchezze per poi arrivare a cose simili.
La vita, il destino, o qualunque altra cosa sia sta mettendo a dura prova me, i miei parenti e i miei unici due amici.
Sta cadendo tutto giù, sto affondando lentamente trascinando con me tutte le persone a cui voglio bene per paura di affogare, sto diventando come il Titanic.
Sto cadendo a pezzi solo nel vedere quelle maledette lacrime sul viso di mia sorella senza potergliele asciugare, sta passando troppo per essere una semplice ragazzina di 15 anni.
Un colpo di tosse risvegliò me e mia sorella dai nostri pensieri, si asciugò in fretta il viso mentre io mi voltai verso la porta trovandoci il medico che le sorrideva raggiante.
"Allora signorina, come sta?"
"Come al solito dottore, lei?"
"Lo stesso vale per me, sono venuto qui per fare i soliti controlli a tuo fratello, vuoi stare qui o aspettare fuori?"
"Aspetto fuori, magari mi prendo anche qualcosa da bere"
Lei gli sorrise per poi uscire dalla stanza.
Devo sfogarmi con qualcuno, devo parlare con Liam, ancora una volta.
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"Louis non incolparti di cose di cui tu non c'entri"
"Ma se mia madre sta male è colpa mia, capisci?"
Mi alzai in piedi sul cornicione del tetto dell'ospedale, ci salivo spesso la sera, quando non c'era nessuno, e ci stavo con Liam, perdevamo ore a parlare.
"E' colpa mia, se avessi evitato quella macchina invece di stare fermo in mezzo alla strada ora non sarei qui, mia sorella non piangerebbe ogni due per tre, mia madre non rischierebbe di cadere in depressione, mio padre non sarebbe così stanco da essere richiamato continuamente a lavoro e mia sorella Julie non andrebbe male a scuola, è colpa mia, sono un fallimento..."
"...Sei un essere umano, Louis. Gli esseri umani sono conosciuti per i loro continui errori e per il loro modo di essere tanto idioti da incolparsi di accuse inutili."
Tornai a sedermi al suo fianco per poi guardare quelle poche stelle visibili tra le nuvole cariche di pioggia che coprivamo il cielo.
"Zayn e Sarah sono riusciti a trovare altre indizi, dopodomani andiamo a cercare quell'uomo per parlargli..."
"Sai Louis, ti ammiro. Molte persone non definirebbero più uomo colui che gli ha procurato tanto male, lo farebbe sembrare simile a una bestia."
"L'uomo è la vera bestia, Liam"
Mi sorrise per poi tornare a guardare il cielo.
Una volta finito tutto questo dolore chiederò scusa a tutti coloro che mi sono stati vicino.


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Ta-daaaaaaaaaaan!
Da quanto tempo non pubblicavo un capitolo?!
Scusate il tremendo ritardo e la caduta nel banale in questo capitolo, mi sa che sto perdendo l'ispirazione.
Coooomunque, come state passando le vacanze?
Spero bene e che ve le stiate godendo.
Come al solito vi chiedo le solite cose: potete dirmi cosa ne pensate della storia?
Accetto anche suggerimenti per continuarla, per migliorarla.
Grazie ancora per aver letto fino a qui, baci Sarah.

 






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