Il tempio di Giada Blu

di Alexiel Mihawk
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Shaliel ***
Capitolo 3: *** Little By Little ***
Capitolo 4: *** Breaking the Law ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Nuova pagina 2

Il Tempio di Giada Blu

Prologo

Si passò una mano sul braccio, o meglio, su quello che era rimasto del suo braccio sinistro.
Ogni tanto nelle sere d’inverno un dolore acuto e profondo percorreva quell’arto maciullato fino ad arrivare al suo cuore.
Non ci faceva mai molto caso.
Aveva imparato a considerare quel dolore come una cosa positiva.
Serviva a ricordargli chi era, cosa voleva, cosa si aspettava dal futuro.
Sorrise mentre il suo sguardo vagava lungo l’orizzonte, alla ricerca di qualcosa [qualcuno] che sapeva essere lontano da quel luogo.
La Red Force traballava sotto l’impeto delle onde e il sole calava lentamente all’orizzonte.
Una brezza leggera investì Shanks, mentre alle sue spalle un uomo dai lunghi capelli neri, leggermente brizzolati e una cicatrice sul volto, si avvicinava silenzioso.
- Che hai? - chiese Ben con la sua solita flemma.
- Nh, parlavo col mare. - sussurrò il capitano.
- E che ti ha detto?-
- Una nuova era è iniziata. –


Questa fic nasce come progetto alcuni anni fa. All'epoca però ero troppo immatura e non ero pronta a gestirla.
Spero di riuscire a realizzare quello che ho in mente e di mantenermi all'altezza delle aspettative [soprattutto mie].

A Axia, perchè è il tuo compleanno e perchè indubbiamente con le tue storie hai inciso profondamente la mia persona. Ti adoro Den, lo sai.
A Shaina, perchè è la mia sorellona e le sue storie mi hanno fatto diventare una zonamista convinta. Chia, adoro anche te.
A Ino e Aradia, perchè è con loro che questa storia è nata, è per loro che è nata anche se ora la continuerò per tutti.
A tutte le ragazze del Midori Mikan.

A causa di mancanza di connessione, potrò aggiornare irregolarmente e solamente nei fine settimana. Abbiate fede, andò avanti.
Il primo capitolo è più che altro una Drabble, ma non saranno sempre così. Questo è solo il prologo.

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Capitolo 2
*** Shaliel ***


Shaliel




A Elettra. Tutto è iniziato con una Shot su One Piece, anni fa, adesso continuiamo così.








La luna era oramai alta nel cielo notturno e con i suoi pallidi raggi illuminava la notte scura.
La seconda metà della rotta maggiore si estendeva fino a dove l’occhio dell’uomo riusciva a guardare, il mare sembrava il sovrano incontrastato di quel luogo e le acque, stranamente calme quella notte, sembravano ricoprire l’intero emisfero.
Parecchi kilometri dietro la nave si trovava la Red Line, che rappresentava per i pirati di Cappello di paglia e per tutti i pirati, un punto di riferimento di vitale importanza nel loro viaggio.
Erano a metà strada, a metà del loro lungo viaggio verso la meta, verso Raftel Island e lo One Piece.
Con un altro mezzo giro del mondo sarebbero tornati a casa e quel giorno, Rufy ne era convinto, avrebbe potuto fregiarsi del titolo di Re dei Pirati.

 

Da qualche parte nel mare orientale un cane ululò.
Probabilmente si trattava solo di un randagio affamato ma nulla a Foosha veniva considerato casuale, soprattutto non dopo che era giunta la notizia delle imprese di Rufy e della sua ciurma.
Makino si sveglio di soprassalto, appoggiò la mano al suo fianco, nel grande letto matrimoniale dove dormiva, alla ricerca di qualcuno o qualcosa che non era lì.
Sorrise dolcemente, guardando la luna fuori dalla finestra.
Chissà dove si trovavano in quel momento, cosa stavano facendo.
Li avrebbe mai rivisti?

 

- Si vede un’isola!! Ehi, Capitano si vede un’isola! –
Brook dalla cima del pennone della nave si sbracciava all’indirizzo di Rufy, il quale tanto per cambiare era impegnato a sgranocchiare del cibo.
Il giovane capitano dal cappello di paglia balzò in piedi, gli occhi luccicavano e non riusciva a contenere l’eccitazione.
- Com’è fatta? E’ grande? Quando ci arriveremo? Come si chiama? -
E un fiume di domande iniziarono a invadere il ponte della nave, senza che il giovane potesse impedirsi di farle, pur sapendo che nessuno dei compagni avrebbe probabilmente saputo rispondergli.
L’unica risposta che Nami riuscì a dargli fu il tempo che ci sarebbe voluto per raggiungerla, ovvero un paio di ore almeno.
- La cosa strana – disse la navigatrice pensierosa – E’ che quell’isola non è segnata da nessuna parte, non dovrebbe esistere, voglio dire, non è segnata sulle cartine ufficiali né su quelle pirata e non ve ne è parola nemmeno sui libri. Quell’isola non esiste. -
Purtroppo, invece di  servire da monito, le sue parole non fecero che gettare benzina sul fuoco, in quanto l’entusiasmo di Rufy non fece che aumentare.
- Ci voglio andare!! Ci voglio andare!!-
Sul volto di Usopp si dipinse una smorfia di disgusto e paura.
- Certo che l’esperienza con Moria non ti ha proprio insegnato nulla vero ragazzino? – esclamò Franky divertito.
-Questo perché è un cretino!-
Nami non era altrettanto entusiasta né tantomeno divertita.

- Suvvia navigatrice, il nostro Capitano è solo esuberante, cerca di rilassarti. –
Robin con voce calma e pacata le lanciò uno sguardo di sostegno quindi tornò alla lettura del suo libro.
- Si angelo mio, non darti pena per quell’imbecille! –  esclamò Sanji arrivando di corsa con un cocktail alla frutta.
- Io non mi do pena per lui! Io do pena per il fatto che laggiù si trova un’isola che non ci dovrebbe essere! -
- E chi ha detto che non dovrebbe esserci?- domandò Zoro perplesso.
- Lo dico io, non basta? – sbottò Nami seccata, lanciandogli un’occhiata di fuoco.
- No - rispose il marimo, appoggiato pienamente da Usopp che annuiva con vigore.
Fu stupefacente vedere come in meno di cinque secondi netti il bicchiere vuoto, da cui Nami aveva bevuto,  eseguì una perfetta parabola di 45 gradi finendo in frantumi sulla testa dello spadaccino.
- Io ho sempre ragione!!- sbottò furiosa.
- Non questa volta, mia bella mutandina. – si intromise Brook, agitando la chioma a destra e a sinistra.
- Come sarebbe a dire? Primo non sono tua, secondo, quando hai visto le mie mutande?! E cosa significa “Non questa volta”? –
Nami cominciava a irritarsi.
- Io ho una vista molto acuta, si fa per dire, visto che sono morto. –
- La vuoi piantare?!! – sbraitò Sanji esasperato dall’umorismo dello scheletro.
- Si, hai ragione. Comunque Nami non hai ragione, ho sentito parlare di quell’isola, è stato molto tempo fa, quando ero ancora vivo. Ero sbarcato con l’equipaggio in un’isola nota come “Abiuliny Island”, avevamo bevuto molto ed eravamo tutti ubriachi, eravamo in giro per la città e a furia di camminare finimmo a donnette allegre –
- Erano belle? – domandò il cuoco improvvisamente interessato alla storia.
- Ti sembra il caso? – Nami non ne poteva più – Potresti continuare, in nome del cielo? –
- Certo, certo, cosa stavo dicendo? Ah già, eravamo andati a donnette allegre, io ne avevo una con un paio di gambe da sballo, a ripensarci sento il cuore battere forte, è un eufemismo dato che sono morto, comunque questa ragazza parlava di una cosa strana, di un’isola misteriosa, non segnata sulle mappe che solo una nave su cinque riusciva a trovare. Si diceva che in quell’isola vi fosse nascosto un grande tesoro e che fosse disabitata.-
- Tesoro? –
Certo questo cambiava le carte in tavola, almeno per quanto riguardava Nami, e il punto di vista del resto della ciurma passava completamente in secondo piano.
- Molto bene signori, in questo caso preparatevi allo sbarco!!-

 
L’isola che era improvvisamente comparsa di fronte a loro non era molto grande, si estendeva su un diametro di dieci kilometri e aveva una forma perfettamente rotonda.  Lungo la costa, a una distanza di 45 gradi l’uno dall’altro si trovavano otto moli, ognuno di grandezza diversa, ideato appositamente per un unico determinato tipo di nave. Quando arrivarono a portata di tiro gli si avvicinò uno sloop guidato da un buffo signore con gli occhi storti.
- Ehi, della nave! Dirigetevi al molo numero 5 –
Il molo in questione si trovava un paio di miglia più a nord. Si trattava di un porticciolo di medie dimensioni a cui si trovava ancorata, oltre alla Thousand Sunny, una piccola imbarcazione di sorveglianza.
Sull’estremità del ponte si ergeva un cartello, che riportava tale scritta: “Shaliel Island vi dà il benvenuto”.
- Oh bè, adesso almeno sappiamo come si chiama questo posto – borbottò Usopp, parlando più con se stesso che con gli altri.
- Per ora tuttavia non mi sembra saggio dividersi, sbarcheremo tutti insieme e ci divideremo solo dopo avere capito cos’è realmente quest’isola. -  disse Nami trattenendo per un orecchio Rufy che già era partito in quarta, pronto a buttarsi fuori bordo.
Alla base del porto stava ad aspettarli un uomo. Si trattava di un individuo molto alto, dalla pelle olivastra e gli occhi verdi, piegati verso l’alto e forse un po’ troppo vicini rispetto al normale. Indossava una strana uniforme verde e sul centro del petto portava una spilla arancione.
- Benvenuti a Shaliel Island, signori, io sono l’addetto ai registri dell’isola. E’ la prima volta che sbarcate sulle nostre coste?-
Rufy annuì e l’uomo riprese a parlare.
- Il mio nome è Donovan, sarò la vostra guida per la giornata di oggi. Il log pose non impiegherà più di 24 ore per registrare i livelli magnetici dell’isola, di conseguenza al più tardi domani sera potrete ripartire. Inoltre vedendo la bandiera che sventola sul pennone della vostra nave ne deduco che siate pirati, vi verrà concesso l’accesso nella zona nord dell’isola, mi raccomando evitate la zona sud in quanto spesso frequentata da membri della marina e -
- Aspetti, aspetti! – Nami interruppe quel fiume in piena prendendo finalmente la parola – Non ci sono problemi coi pirati su quest’isola? E come mai non è segnata da nessuna parte? –
L’uomo sorrise indulgentemente, si era sentito rivolgere quella domanda almeno un migliaio di volte nella vita eppure non si stancava mai di rispondere.
- Shaliel Island è una delle 4 isole vive della seconda metà della rotta maggiore, nonché la più facile da raggiungere. E’ un enorme opera di ingegneria navale. In origine era un’isola mobile, si spostava da un luogo all’altro trasportata dalle correnti marine, le fondamenta dell’isola erano state corrose in tempi remoti e gli abitanti avevano grandi problemi di sopravvivenza. Pensate, non ci si poteva allontanare un attimo con la barca o per nuotare perché si rischiava che al proprio ritorno l’isola fosse sparita. Poi, quasi 500 anni fa, un uomo sbarcò su queste coste, asserendo che sarebbe riuscito a impedire che l’isola vagasse senza meta in eterno. Costruì un elaborato sistema di macchinari e fece in modo che l’isola non potesse muoversi, ma a quel punto gli abitanti si erano abituati alla vita tranquilla che conducevano, il fatto che Shaliel fosse considerata un’isola fantasma garantiva loro una certa immunità sia da parte del governo che dei pirati. Così quell’uomo fece in modo che l’isola ruotasse sul proprio asse, come attorno a un’ancora, compiendo un movimento circolare che si ripete regolare ogni anno. –
- Come mai allora quest’isola non esiste sulle mappe? Se la sua esistenza è nota per quale motivo non segnarla? – domandò Robin incuriosita dalla storia.
- Vedete – continuò Donovan – Solo una nave su cinque raggiunge l’isola, e preferisce tenere per sé l’informazione. –
- Quindi una volta ripartiti potremmo non riuscire a tornarci mai più? – chiese Franky, perplesso ma interessato.
- Non è così, ora che ne conoscete l’esistenza sarà l’isola stessa a farsi trovare ogni qual volta passerete di qua. –
Nami che prendeva pedestremente appunti, alzò finalmente la testa dal blocco.
- Ha parlato di quattro isole vive. Una è questa e le altre tre quali sono? –
- La seconda è nota come Yùlì, non distante da qui e ancora più assurda di Shaliel stessa, vi assicuro un posto orrendo in cui vivere , la terza è Isla Tortuga, un covo di pirati situato a quattro o cinque isole da qui e l’ultima nonché la più difficile da raggiungere è la celeberrima Raftel Island. La conoscerete sicuramente, o sbaglio? –
- No non sbaglia. – sussurrò Nami in un soffio.
- Immaginavo, ora seguitemi, vi mostrerò la città. –

 
Il pub in cui si trovavano faceva parte di un complesso edilizio molto grande, un enorme centro commerciale che si estendeva su più piani.
Stavano bevendo un caffè, mentre si facevano spiegare da Donovan la storia dell’isola quando l’occhio di Nami cadde sul giornale appoggiato sul bancone del bar. Era un quotidiano che risaliva ad un paio di giorni prima, la prima pagina era spiegazzata e vi era qualche macchia scura ma il titolo era perfettamente riconoscibile, così come la foto che spiccava prepotentemente tra le altre.
- Rufy, Rufy. Guarda qua! – esclamò sventolandogli l’articolo sotto il naso.
- Cosa devo guardare? Leggimi. – rispose il capitano, non riuscendo a vedere nulla.
E Nami iniziò a leggere.
“Ace Pugno Di Fuoco, comandante della seconda flotta di Barbabianca, è stato catturato e rinchiuso nella gigantesca prigione di Impel Down”
- Pare che abbia combattuto contro un certo Barbanera, un ex membro della flotta di Barbabianca, che dopo avere ucciso un suo superiore era scappato. Non conosco bene la storia ma ho letto l’articolo qualche giorno fa, brutta storia. –
- Ricordo una storia del genere – ammise Rufy – Vedrete che Ace riuscirà a liberarsi. –
- Non è solo quello il punto ragazzo – continuò Donovan – Questo fatto potrebbe alterare il delicato equilibrio che si è venuto a creare nei nostri mari e che è durato fino ad adesso. –
Robin annuì.
- E’ vero, non credo che Barbabianca accetterà passivamente questa situazione. –
- Non solo per quello. Vedete ci sono quattro grandi organizzazioni che controllano questi mari. Il governo, la marina, la flotta dei sette e i quattro imperatori. Benchè gli ultimi non facciano parte di una vera e propria organizzazione posseggono un potere tale da distruggere interi continenti. Presi singolarmente non rappresentano una minaccia ma se due o più di loro dovessero incontrarsi o anche peggio, allearsi, cosa potrebbe fare il governo contro di loro? Nulla. La marina, per quanto possibile tenta di rimanere al di fuori delle questioni del governo, tuttavia essendo tutori della legge non possono esimersi dal dare la caccia ai pirati e tutti e quattro gli imperatori sono pirati di grosso calibro. La cattura di Ace Pugno Di Fuoco rappresenta una carta vincente per il governo, sanno benissimo quanto sia importante per Barbabianca e non esiteranno a ricattarlo. –
- Sta forse dicendo che potrebbero scatenare una guerra? – domandò Nami aggrottando la fronte.
- E’ esattamente questo. Vedete Barbabianca da solo non potrebbe mai entrare a Impel Down, non possiede né capacità adatte né uomini sufficienti. E il loro obiettivo è quello di impedirgli di allearsi con altri, tuttavia questa loro azione potrebbe avere esattamente l’esito opposto. Immaginate allora cosa potrebbe accadere? Ci si troverebbe di fronte a una catastrofe di dimensioni colossali. Una guerra –
- Shanks non lascerà Ace a marcire a Impel Down – disse Rufy – E nemmeno Barbabianca. Se mio fratello ha giudicato quell’uomo degno di essere il suo capitano allora non sarà certo quel tipo d’uomo che abbandona i compagni. –
- Può essere Cappello di Paglia, tuttavia spero che quello che dici non sia vero. Un possibile coinvolgimento del Rosso rischierebbe di portare squilibrio perfino con la flotta dei sette. E se alcuni dei membri della flotta si schiererebbero dalla parte del governo non sono sicuro di quello che farebbero altri. Mi dispiace per tuo fratello, ma spero che nessuno sia così pazzo da tentare di andare a liberarlo. –
- Onestamente dubito che lo lasceranno lì – dichiarò Zoro scettico.
Donovan scosse la testa.
Quindi si avvicinò di più e riprese a parlare, questa volta quasi sussurrando.
-Vedete, se anche volessero andare a salvarlo potrebbero incontrare ostacoli di altro genere. – si morse il labbro indeciso se continuare o meno, ma un’occhiata minacciosa di Nami gli fece che capire che non poteva certo ritirare la mano dopo avere gettato il sasso – Ok, molto bene, ve lo dirò, ma tutto quello che sentirete ora dovrà rimanere tra noi. Riservato. Top secret. Super segreto. Chiaro? –
- Cristallino ma ora parla – sbottò Sanji esasperato.
- Esiste una quinta organizzazione, la cui rete di controllo si estende su tutto il mare e le terre conosciute. Si tratta di un’associazione segreta, che risponde al nome di Har Megido, non si conoscono i membri né tanto meno i capi; vedete, si dice che potrebbe essere interessata nella doppia distruzione del governo mondiale e dei quattro imperatori, certo sono solo voci ma se fosse vero sarebbe terribile.–
Robin annuì.
- Ne sentii parlare anche io quando con lo pseudonimo di Miss All Sunday lavoravo alla Baroque Works, era un organismo molto chiuso che difficilmente lasciava trapelare qualcosa. Crocodile si incontrò con uno dei loro capi solo una volta,ma non mi disse mai nulla. –
- Già, difficilmente mettono al corrente estranei dei loro progetti. Come ho già detto è un’organizzazione misteriosa di cui nessuno sa niente. –
Zoro alzò un sopracciglio con aria ironica.
- Se nessuno sa niente come mai tu sai tutte queste cose?-
- Io so? Cosa so? Io non so niente! Di cosa stavate parlando? –
- Tranquillo, tranquillo, ho capito, tu non sai nulla. –
Donovan annuì convinto.
- Bene, direi che ne sappiamo abbastanza. Se avete bisogno di qualcosa filate a comprarla che torniamo alla nave. – esclamò Nami, che avrebbe voluto parlare tranquillamente con gli altri senza che quell’uomo si intromettesse.
Sanji, forse per empatia, forse semplicemente perché le emozioni di Nami erano facilmente intuibili, chiese a Donovan di accompagnarlo a fare la spesa sparendo finalmente dietro a un angolo.
Nami decise di accompagnare Robin in libreria, gli era stato detto che a Shaliel vi era un’immensa collezione di volumi antichi e che molti erano in vendita.
Il negozio in cui entrarono le due donne era molto grande, le pareti erano rivestite di una carta da parati verde scuro, dall’aria antica, immensi scaffali percorrevano la stanza e montagne di libri sembravano fuori uscire da ogni dove.
- Vediamo di trovare qualcosa di utile. – esclamò Nami, andando diretta verso un angolo in cui spiccava la scritta Isole e Cartografia.
Robin sorrise divertita e la seguì.
I libri sembravano tutti uguali, molti erano vere e proprie patacche, indegni anche solo di trovarsi in quel luogo, ma altri, altri nascondevano al loro interno informazioni preziose come tesori.
Ci volle un po’ perché le due riuscissero a trovare ciò di cui avevano bisogno, una mezza dozzina di libri dai contenuti più svariati.
Poi il colpo di fortuna.
- Che buffa cosa – sussurrò Robin.
- Cosa c’è di buffo? – chiese la rossa alzando la testa dallo scaffale.
- La copertina di questo libro presenta dei rilievi strani, guarda è rigida come le altre ma in questo punto sembra più spessa –
La navigatrice osservò il libro in questione, era un testo di storia su un isola chiamata Yùlì, era stato scritto da una certa Merediana Frost, un’archeologa del secolo precedente. Sul lato interno della copertina c’era effettivamente un rilevo, ci passò sopra la mano.
- Prendiamo il libro – sussurrò – poi quando saremo a bordo vedremo cosa c’è dentro. –
Robin annuì.

Si avvicinò loro un ometto basso, calvo, con due spessi fondi di bottiglia come occhiali, le osservò per un po’ con l’aria di chi la sa lunga, quasi deciso a cacciarle via. Poi si accorse che erano clienti.
- Questa non è una libreria per donnicciole, se cercate romanzi non ne teniamo. –
Quindi si voltò convinto che se ne sarebbero andate, ma non fu così.
- Non vogliamo romanzi vecchio, vogliamo questi –
- I libri si pagano, donnacce!! –
Nami fu tentata di saltargli al collo, ma poi preferì evitare di andare a cacciarsi nei guai, c’era sempre Rufy per quello, quindi si limitò a sventolargli sotto il naso un bel gruzzoletto di berry.
- Oh, ma mie care signore potevate dirlo subito. – esclamò il vecchio cambiando improvvisamente umore.
-  Cosa abbiamo qui? Fanno 200 berry in totale. –
-  Come prego? Non mi fa nemmeno uno sconticino? – lamentò Nami appoggiandosi al bancone con fare da gatta. – Suvvia non sia tirchio! – celiò facendo gli occhioni dolci.
- Posso fare 175, tesoro – si arrese il vecchio, facendo un sorriso sdentato.
- Molto bene! – esclamò la rossa contenta, non era tanto ma era pur sempre uno sconto.
 

Si incontrarono con Rufy e gli altri davanti al molo dove avevano ormeggiato la Going Merry.
Donovan li aveva accompagnati fino lì e si accingeva a un temutissimo discorso di commiato ma fu frenato quando vide alcuni dei titoli dei libri comprati da Nami e Robin.
- “Le Isole che vivono e la loro storia”, scelta interessante signore, ma non troverete grandi informazioni in quel volume, non su Raftel Island, anzi ad essere sinceri non troverete informazioni su quell’isola in nessun testo acquistabile. –
La rossa aggrottò la fronte, maledizione, e pensare che ci aveva sperato, anche se solo per un secondo.
- Maledizione! –
- C’è un luogo, tuttavia, in cui potreste trovare le informazioni che vi servono. Dovrete deviare dal percorso se vorrete ottenerle e probabilmente affrontare anche la marina.
- Sai che problema – alzò le spalle Zoro.
Come se loro di Marine non ne avessero mai incontrati.
- Vi è un isola a sud est di qui, il suo nome è Krakatoa. Si dice che negli archivi della base militare dell’isola siano contenute informazioni riservate, dall’importanza cruciale per chiunque voglia anche solo provare a raggiungere Raftel. Nessuno però è mai riuscito a superare la spessa guardia che sorveglia gli archivi. Dovrete stare molto attenti. –
- Kakatoa… che buffo nome. Eppure mi pare di averlo già sentito da qualche parte. – mormorò Robin, più a sé stessa che agli altri.
- Secondo i pochi che sono sopravvissuti in quell’isola vi è nascosto un mostro. Un essere terribile e mostruoso. State attenti. –
Usopp lanciò un’occhiata preoccupata a Chopper che aveva assunto anche lui un aria tremante.
Rufy sorrise gentilmente.
- Grazie, sei stato molto gentile. –
- Anche troppo. – ringhiò Zoro - Perché ci dici tutte queste cose? –
Donovan alzò le spalle e sì girò.
Fece due passi poi ci ripensò e si fermò, voltando nuovamente il capo verso Rufy..
- So chi sei Rufy dal Cappello di Paglia, so cosa hai fatto e ti ammiro. Nessuno, mai, prima di te aveva osato sfidare il governo così apertamente. Mi è solo venuta voglia di darti qualche consiglio –
Alzò la mano, fece un gesto di saluto e si incamminò verso la città.
- Andiamo – borbottò Zoro avvicinandosi alla nave.
Fu quando furono tutti a bordo che iniziarono ad avere sentore che qualcosa non andava.
- C’è qualcuno a bordo – sussurrò Zoro sfoderando la Wado Ichimonji.
- Se hanno toccato il tesoro li ammazzo – sibilò la bella Navigatrice.
- Se hanno frugato nel frigo li uccido – le fece eco Sanji, appoggiato dal Capitano, dal dottore e dal cecchino.
- Se hanno rovinato la nave li devasto – rincarò la dose Franky.
Ma sul ponte non si vedeva anima viva, il sole della sera illuminava il prato e i mandarini di Nami, mentre la porta del boccaporto cigolava lentamente.
Fu solo dopo che furono entrati sotto coperta che trovarono l’intruso.
Era seduto sul divano nella stanza della vasca dei pesci, i piedi appoggiati su una sedia, una sigaretta accesa in mano.
Li stava aspettando.
Ed era una donna.
















Spazio Autore:
Ebbene ci siamo. Finalmente il primo capitolo. Per chi mi conosce è arrivato anche troppo in fretta, ma devo dire che in questo priodo l'ispirazione è tanta.
Nella mia testa ho un'idea ben precisa di come evolverà questa fic, so cosa far succedere e quando spero solo di non andare OOC e di non creare OC ai limiti della sopportazione.
Macri: Grazie tesoro, la tua recensione mi ha fatto molto piacere. Condivido pientamente il tuo pensiero su Shank e anche se non sarà lui il personaggio principale della storia ho intenzione di farlo apparire spesso, così come Drakul [che amo]. Spero solo di riuscire a gestirli come vorrei, anche per ora la mia paura più grande riguarda gli OC, vivo col terrore di renderli delle Mary Sue o Gary Stue.
giodan: speriamo di essere all'altezza allora!





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Capitolo 3
*** Little By Little ***




Little By Little





La donna stava là.
Seduta sul divano di velluto scuro, fumava tranquillamente una sigaretta.
Una sottile scia di fumo saliva lenta da un lungo bocchino smaltato di nero.
Lunghe unghie rosse, grandi occhi neri e una scia di boccoli scuri.
- E tu chi diamine sei? – ruggì Roronoa guardandola in cagnesco.
- Stai zitto, moccioso – disse la donna alzandosi lentamente – Chi di voi è Rufy dal Cappello di Paglia? –
- “Moccioso” tua sorella!! – esclamò lo spadaccino alterato.
E si sarebbe prontamente gettato contro quella sconosciuta se Rufy non si fosse fatto avanti.
- Io sono Rufy e tu chi diavolo sei? –
La donna si avvicinò di qualche passo al capitano e sorrise indulgente.
- Sei poco più di un bambino –
- E tu sei una vecchiaccia! – celiò innocentemente il ragazzo.
- Ho ventisette anni, brutto impertinente maleducato!! – sbraitò la donna seccata – Il mio nome è Eveline Andrews – riprese ricomponendosi immediatamente.
- Guarda per me potresti anche chiamarti Babbo Natale, ma voglio sapere perché sei qui - sibilò Zoro seccato.
- Senti, buzzurro di uno spadaccino che non sei altro, le donne non si trattano in questo modo – esclamò Sanji tirandogli un calcio per lanciarsi poi con una piroetta verso la nuova arrivata che vedendolo avanzare minacciosamente verso di lei gli tirò un cazzotto tra i denti mandandolo dritto, dritto tra le gambe di Roronoa il quale provò un improvviso moto di simpatia per la sconosciuta.
- Signorina Eve, che occhi magnifici ha – aggiunse Brook avvicinandosi con classe – Mi farebbe vedere le sue mutandine? -
- Perché sei qui? – ripeté Rufy, scavalcando il cadavere di Brook sdraiato in mezzo alla stanza.
La donna gli si avvicinò lentamente e gli porse una busta bianca sulla quale spiccava in caratteri chiari ed eleganti il suo nome.
- Questa te la manda Shanks –
Rufy osservò la lettera, quasi incredulo, eppure lui quella calligrafia la ricordava molto bene.
- Tutti seduti – disse girandosi verso la ciurma.
In breve il salotto della nave si trasformò in una specie di sala da tè.
- Quindi tu fai parte della ciurma di Shanks il Rosso, giusto? – domandò Nami squadrando la donna da capo a piedi – E sei venuta qui per consegnare una lettera? –
- Sì, esatto, tesoro – rispose tranquilla Eveline controllandosi lo smalto sulle unghie.
- Ottimo, grazie mille, puoi andare – esclamò Rufy aprendo la lettera.
La donna gli tirò un cazzotto sul capo.
- Ti pare che sono venuta solo a portare una lettera? – sbraitò la donna - Leggi quella roba e poi ne parliamo. –
Il capitano la guardò strabuzzando gli occhi.
- Ma veramente l’ho già letta –
- Non credo proprio! – ribattè Nami – Quanto poco ci hai messo? -
- No davvero, guardate – rispose sventolando il foglio.
- Ma è bianco! – notò Usopp stupito.
- No, ti sbagli, guarda meglio, qualcosa c’è scritto. – esordì Robin avvicinandosi e prendendo il foglio dalle mani del Capitano.
 
“Ti Aspetto a Tortuga”
 
La Andrews si sporse oltre la spalla dell’archeologa e sbirciò la lettera, una piccola venuzza comparve sulla sua fronte, seguita da una seconda e poi da una terza.
- Quell’idiota!! A cosa cacchio serviva questa roba?! - urlò seccata gettandola a terra.
- Suvvia, meraviglia, calma – tubò Sanji porgendole una tazza di tè caldo.
La donna si lasciò cadere mollemente su una sedia mentre Nami le batteva con comprensione una mano sulla spalla.
- Non so perché, ma ti capisco molto bene -
Robin sorrise osservando la scena.
- Probabilmente il Ross oltre al cappello ha dato al nostro capitano anche parte della sua intelligenza – ironizzò.
- Siamo finiti – fu la pallida osservazione corale di Eve – Comunque, quella lettera è una puttanata, ma riassume in breve quello che è il mio compito. Sarò io a scortarvi fino a Tortuga. –
Zoro alzò un sopracciglio.
- Non abbiamo bisogno di una scorta, tantomeno della scorta di una donna –
- Davvero? E come pensate di trovare Tortuga? –
- Con il log pose – rispose pragmatico Franky.
- E con l’aiuto della nostra navigatrice – aggiunse Robin accarezzando la testa all’interessata.
- Come no. Forse non lo sapete, ma Tortuga è…  
- E’ un’isola viva, sì lo sappiamo. – Risposero tutti in coro.
- Ah, voi… ma… Io credevo, cioè il capitano pensava … -
Robin le sventolò sotto il naso il libro appena comprato.
La donna allibì, quindi guardò seccata Rufy come se fosse tutta colpa sua.
- Mi state dicendo che sono venuta qui per nulla? Sono venuta qui per nulla?!! –
- Mi pare leggermente isterica – sussurrò Chopper a Usopp.
- Già, mi ricorda Nami – rispose il nasuto.
- Vero, proprio Nami – annuì la piccola renna con decisione.
Una coppia di tazze da tè volarono in sincrono sulla testa dei due.
- Isterica a chi?! – esclamarono le due donne chiamate in causa.
- Sia maledetto quel cretino di un uomo che mi ha spedito fino qui!! –
 

- Aetciuum! –
- Capitano si è preso il raffreddore? – domandò ridendo Yasopp.
- No, probabilmente qualcuno sta parlando di me – rispose Shanks
- No, guarda, è più probabile che qualcuno ti stia insultando – rispose pragmatico Ben, osservandolo con un sopracciglio alzato.
- In quel caso starnutirebbe in continuazione – celiò Lucky.
 

- Avete già stabilito una rotta, cosa indica il vostro log pose? – Eve sembrava avere recuperato la calma.
- Sì, ma prima faremo una deviazione. – sussurrò Rufy, seduto accanto a Zoro che dormiva.
- Cosa? Sei diventato scemo? – sbottò la donna – E dove? –
- Krakatoa – rispose Brook, che ancora stava sdraiato per terra, tentando vanamente di sbirciare sotto la lunga gonna della nuova arrivata.
- Escluso. Non se ne parla neanche. Andremo dritti a Tortuga. – dissentì questa con vigore.
- No. Questa è la mia nave e qui comando io. Se non ti sta bene puoi sempre scendere. Ho la navigatrice migliore del mondo, arriverò in ogni caso a Tortuga senza problemi. –
Il capitano si era alzato in piedi e ora guardava quella donna con aria di sfida.
- Molto bene – si arrese Eveline – Ma se arriveremo in ritardo per il compleanno di mia figlia, o se ci arresteranno, cosa molto probabile, sappi che provvederò personalmente a strangolarti –
Sanji si accasciò a terra.
- “Figlia”…  Addio, mio sospirato giglio, tra noi non avrebbe mai potuto funzionare – esclamò, nel bel mezzo di un pianto dirotto, attaccato alle sottane di Eve che lo osservava disgustata.
- Visto? Lo dicevo che era una vecchiaccia! Ha anche una figlia! – fece notare Rufy tutto convinto, come se avesse appena detto la cosa più intelligente della terra.
Ma questa volta non fu la straniera a menarlo bensì Robin che, avendo ventotto anni, si sentiva chiamata in causa.
- Capitano, metti un tappo al cervello – disse sorridendo.
- Lui non ha un cervello – le ricordò pragmatica Nami.
- Questo spiega l’intesa con quell’imbecille del mio capitano –

 
- Eetcium! -
- No, seriamente, babbeo, fai qualcosa per ’sto raffreddore! –
 

Krakatoa: 10.20 del mattino.
 

Ariel quella mattina era piuttosto seccata, a parte il fatto che Kira era completamente sparita, il locale era pieno di gente, la marina era già venuta a perquisirlo due volte alla ricerca di non sapeva quale pericoloso criminale. I suoi due camerieri avevano già rotto tre piatti e il cuoco era arrivato in ritardo di due ore.
- Qualcuno ha visto mia sorella? – domandò seccata rivolta ai clienti fissi del locale, ma nessuno seppe darle una risposta.
Nel frattempo la bambina in questione stava davanti alle bancarelle del pesce al mercato e osservava con aria rapita un bel biondino con un vestito nero che si aggirava con nonchalance tra i banchi sorridendo a tutte le fanciulle che incontrava.
- Ho deciso cosa farò oggi – berciò allegra come una bertuccia.
Quando la porta dell’East Blue si spalancò due o tre dozzine di teste si posarono su un metro e venti di mocciosa che si catapultò urlando verso Ariel attaccandosi alla sua gonna.
- Ma si può sapere dove diamine eri finita? C’è un sacco di lavoro da fare o ti rendi utile o sparisci.–
- No, no, aspetta Ariel, ho trovato l’uomo della mia vita! – esclamò tutta allegra la bambina.
La sorella alzò gli occhi al cielo. Non era possibile. Di nuovo?!
Almeno una volta a settimana Kira entrava correndo dalla porta asserendo con voce squillante che aveva trovato l’uomo della sua vita, ma non si riferiva mica a un bambino della sua età, eh no! Sarebbe stato troppo semplice in quel modo. Si trattava sempre di uomini adulti di passaggio a Krakatoa, pirati, marine, mercanti. E ogni volta il poveretto di turno finiva a doverle fare da babysitter. Per fortuna visto l’ingente numero di soldati presenti sull’isola era raro che la bambina si trovasse di fronte a qualche malvivente, senza contare che aveva una specie di sesto senso per le persone gentili e pazienti. Ariel era sicura che prima o poi le avrebbe messe entrambe nei pasticci, ma era l’unica parente che le era rimasta e le voleva bene quindi la assecondava quasi in ogni suo capriccio.
- Sai che novità e dimmi ancora non l’hai ammorbato con le tue chiacchiere? –
- Questo significa che posso? – senza aspettare una risposta abbracciò la sorella e sparì nuovamente.
- Quella marmocchia mi farà diventare scema. –
Nel frattempo la marmocchia in questione era tornata al mercato e osservava con attenzione la sua preda.
Ponderò la cosa per bene, poteva avvicinarsi e parlarci o poteva semplicemente pedinarlo. Ma il secondo caso si prospettava meno divertente del primo che le avrebbe fornito la possibilità di rompere le scatole al pover’uomo di turno.
 

La Sunny aveva attraccato quella mattina all’alba in un’insenatura nascosta poco lontana dalla città. Nami aveva disposto le cose con ordine e decisione e aveva lasciato la ciurma libera di scendere dalla nave, solo Usopp, Brook e Eve erano rimasti a bordo, il primo per un attacco di panico causato dalla vista dell’imponente complesso edilizio della marina, il secondo perché troppo riconoscibile e la terza per pura e semplice pigrizia. Avevano deciso che si sarebbero ritrovati alle undici presso il porto principale, in un vicolo secondario, per non attirare troppo l’attenzione e da lì avrebbero trovato una locanda in città da cui mettere in atto il piano di Nami per entrare nell’archivio della marina, piano che ancora la rossa non aveva voluto rivelare.
Sanji si trovava in quel momento al mercato, aveva adocchiato degli sgombri freschi di giornata che sarebbero risultati perfetti per quel branco di caproni perennemente affamati. Inoltre quel posto era pieno di belle donne, tanto che il giovane cuoco non sapeva da che parte girare la testa. Proprio quando stava per buttarsi a pesce su una stangona bionda si sentì tirare per un lembo della giacca. Quando si voltò vide una bimbetta dagli occhi celesti e i capelli neri che gli sorrideva.
- Buongiorno tesoro – la apostrofò gentile come sempre con gli esponenti del gentil sesso.

- Tu! – esclamò la mocciosa allegra.
- Si io? –
- Tu mi piaci! – completò attaccandosi al braccio del ragazzo – Giochi con me? –
E fu così che la mattinata del cuoco andò allegramente a puttane.
Verso le undici e dieci il cuoco raggiunse finalmente il luogo dell’appuntamento con Kira che gli trotterellava allegramente dietro.
- Sanji! – lo apostrofò Nami – Sei in ritardo! –
-Perdonami mio dolce angelo! – esclamò il cuoco sinceramente dispiaciuto, emanando cuoricini da tutti i pori.
- Oh, stai luccicando! – osservò Kira stupida facendo così notare la sua presenza.
- Ehi cuoco non è che sei diventato pedofilo? – domandò Franky squadrando la bambina.
- Ma sei scemo? – si difese l’interessato – E’ lei che mi ha seguito! –
- Ciao! Io sono Kira – si intromise la mocciosa aggrappandosi alla mano di Nami.
- Che carina che sei! – esclamò la rossa accarezzandole il capo – Io sono Nami, riesci a dire il mio nome? Na-Mi –
- Nami – sorrise la bimba.
- Brava tesoro! – disse la navigatrice dandole una caramella.
- Guarda che è una bambina, non un cane. – le fece notare Chopper.
- Un tasso!! –
- Sono una renna!! – berciò il medico.
In quel momento arrivò Rorona, come sempre in ritardo, che andò a fermarsi vicino a Kira e la situazione degenerò del tutto.
- Chi è che ha procreato? –
- Il cuoco – rispose Robin.
- Che cosa vuol dire procreare? – fu la domanda che posero all’unisono la bimba e il capitano.
- Conosci una parola come procreare? – fu invece la brillante domanda della rossa.
- Ehi Sanji sei pure pedofilo adesso? – rispose lo spadaccino deciso a ignorare qualsiasi commento riferito alla sua intelligenza fatto da Nami.
- Io non sono pedofilo, sottospecie di Marimo, se alle donne piaccio è colpa del mio fascino –
- Come no, ma se alla fine non combini mai nulla! –
- Parla per te! –
Il loro litigio fu stroncato sul nascere da un paio di poderosi pugni che calarono inesorabili sulla testa dei due.
- Finitela idioti!! E cerchiamo una locanda! – ululò Nami che iniziava a perdere la pazienza.
Fu Kira a salvare la situazione.
- Io conosco un posto dove potete mangiare tutto il cibo che volete con lo sconto –
La rossa la prese in braccio e la fissò intensamente, lei non se ne rendeva conto, ma aveva appena pronunciato la parola magica, e non si trattava di “cibo”.
- Andiamo! – esclamò stampando un grosso bacio sulla fronte di Kira.
 

La porta dell’East Blue si spalancò con un colpo, era la seconda volta quella mattina e Ariel sapeva perfettamente chi sarebbe entrato, così quando si sentì tirare le sottane non si stupì di vedere la sorella.
- Hai finito di rompere le scatole al prossimo? –
- No, però ti ho portato dei clienti – esclamò allegra come una pasqua.
Ad Ariel luccicarono gli occhi, ma allora anche quella sottospecie di bertuccia serviva a qualcosa! Clienti! Si girò verso l’ingresso giusto in tempo per farsi venire un infarto. Ma chi diamine era andata a raccattare sua sorella? Non guardava mai gli avvisi di taglia per le strade? E tra tutti i pirati che esistevano a quel mondo proprio quella ciurma doveva raccattare, ottimo, come se lei con la marina non avesse abbastanza problemi!
- Tu sei completamente idiota! – sussurrò lentamente alla sorella per poi avvicinarsi a passo di carica alla ciurma di Cappello di Paglia. – Voi, venite con me, da questa parte, prima che vi veda qualcuno. –
Quindi presa Nami per mano li trascinò dietro al bancone, facendoli scendere in una botola nascosta.
Sotto la locanda si trovava un enorme scantinato adibito a sala da pranzo, era pieno di tavoli, anche se solo un paio erano occupati.
- Qui sarete al sicuro, la marina non vi troverà – borbottò la ragazza lanciando un’occhiataccia alla sorella – Che cosa posso portarvi? –
- Tutto quello che c’è in cucina – celiò il capitano come se fosse la cosa più ovvia del mondo – Ho taanta fame! –
- Non vi costerà poco –
- Kira ha detto che ci avresti fatto uno sconto – aggiunse Nami sbattendo gli occhioni.
- Il dieci per cento –
- Cinquanta –
- Quindici –
- Quaranta –
- Venticinque o niente sconto e potete anche uscire e farvi catturare dalla marina, i vostri avvisi di taglia sono appesi in tutta la città –
- Vada per i venticinque – asserì la rossa – E ci lasci rimanere qui fino a domani mattina –
- Ngh, e sia –
In breve si ritrovarono di fronte a una tavola imbandita, sembrava che davvero Ariel avesse portato loro tutto quello che c’era in cucina. Ma la cosa più stupefacente era che erano davvero riusciti a mangiare tutto. Soprattutto il temibile pirata dal cappello di paglia, che si era gonfiato tanto da sembrare una botte.
- E’ tremendo! Sembra un ippopotamo! –
- No fiorellino – celiò Sanji prendendole la mano – è molto peggio! –
La ragazza, che era la fotocopia sputata di Kira solo con una decina di anni di più, gli rifilò una padellata tra i denti.
-Piuttosto – disse sedendosi con loro al tavolo – Come mai dei pirati con una taglia come la vostra hanno deciso di venire qui? Vi faccio notare che la base della marina presente in quest’isola è molto sorvegliata e i vostri volti sono più che conosciuti. –
- Credimi è meglio se non vieni coinvolta – le sorrise gentile Robin.
- Peggio di così, oramai siete nel mio locale, vi hanno visti entrare in molti sapete? Non siete esattamente la quint’essenza della discrezione voi sette – disse osservando il gruppo. Due ragazze con una quinta a testa, uno spadaccino con i capelli verdi, un biondo che sembrava un becchino, un ragazzo di gomma con un evidente cappello di paglia, una specie di gigante in mutande e un tasso.
Sicuramente non era facile che passassero inosservati.
- Per fortuna in questa città la marina non è vista molto di buon occhio quindi nessuno andrà a denunciarvi, per lo meno spero, questa locanda è tutto quello che ho in questo posto, se dovessero requisircela, non so proprio come farei –
- Tranquilla, non succederà – la rassicurò Rufy sorridendo.
Chissà come mai il suo sorriso aveva sempre il potere di illuminare la situazione.
- Rufy, taci, cerchiamo di capire come cavolo entrare all’archivio – sbottò Nami tirandogli un cosciotto tra i denti.
- Entrare nell’archivio? – Ariel scoppiò una risata genuina.
- Lo trovi divertente? – ironizzò Zoro guardandola con un sopracciglio alzato.
- Ma soprattutto sei ancora qui? Nessuno ti ha insegnato a farti i fatti tuoi? – sibilò Nami.
- No, scusate, avete ragione, è solo che – improvvisamente la ragazza si fece seria – Non ci riuscirete mai, nessuno ci è mai riuscito. E anche se riusciste a entrare, non trovereste mai quello che cercate, quell’archivio è immenso. –
Robin si scambiò un’occhiata con Franky.
- E dimmi tu lo sai perché ci sei stata spesso vero? – fu la sarcastica domanda del cyborg.
La fanciulla arrossì vistosamente.
- No ecco io, non esattamente, però una volta un Marine ubriaco me ne ha parlato –
Robin le appoggiò con fare materno una mano sul capo.
- Certo tesoro, se è così, dicci tutto quello sai, vuoi? –
L’archeologa sapeva essere molto dolce quando voleva, ma anche molto convincente.
- So soltanto che l’archivio è immenso, i fascicoli sono disposti in ordine alfabetico, per entrare bisogna avere un pass magnetico che apre la porta, senza contare il numero di marine di guardia –
- Dolce bocciolo di rosa – Sanji le si avvicinò in un mare di cuoricini – Come sei intelligente, come sei gentile ad aiutarci ancora!! –
- Oh beh grazie – convenne Nami prima di riprendere - E come lo otteniamo questo pass? –
Ariel si mordicchiò il labbro.
Non aveva nessun problema ad aiutare dei pirati, nel suo locale gestiva un sacco di attività sottobanco e conosceva anche la persona giusta, solo, solo aveva paura che questa volta avrebbe rischiato troppo. Se la marina avesse scoperto che aiutava dei fuorilegge l’avrebbero arrestata togliendole così definitivamente la possibilità di tornare a casa. E lei voleva assolutamente tornare a casa.
- Non devi aiutarci gratis – asserì Rufy – Ti pagherò –
Nami non sembrava essere esattamente dello stesso avviso quando lo prese da parte chiedendogli con aria assassina se fosse per caso diventato scemo.
- Molto bene, ma vi avviso che vi costerà un bel po’ –
- Vipera – sibilò la rossa.
- Ti assomiglia – sussurrò Chopper prima di finire cianotico in un angolo della stanza.
Nel frattempo Kira che stava seduta sulla gamba si Sanji con un lecca lecca in bocca scese e andò a controllare il piccolo amico peloso, punzecchiandolo con un osso di pollo.
- Sei morto? –
La renna si alzò di scatto.
- Non portare rogna!! –
Chi dava ordini in quella ciurma era lei.
- Avete due possibilità, la prima è darmi diecimila berry, la seconda è comprare due biglietti a Nome mio e di Kira per la prossima nave che partirà verso est. In ogni caso non vi verrà a costare molto meno. Prendere o lasciare. –
- Sei ubriaca!! Non vado oltre i cinquemila – ribatté convinta a rossa.
- Ho detto prendere o lasciare, non ti vanno bene diecimila berry? Mi sta bene, ma non venirmi a chiedere di buttare all’aria tutto quello che ho costruito in dieci anni su quest’isola per il capriccio di qualcuno che nemmeno conosco. –
Non aveva nemmeno tutti i torti, pensò Nami turbata, dannazione era così difficile, dare via una minuscola parte dei soldi o buttarsi alla ceca verso l’archivio. In fondo buttandosi alla cieca avevano sempre risolto le cose senza problemi, e c’era da aggiungere che i soldi avevano quel colore dorato così bello.
- Accettiamo – dichiarò Rufy convinto e la sua voce non ammetteva repliche.
- Molto bene. In questo caso ci sarebbe un uomo che potrebbe aiutarvi, ma temo vi costerà altri cinquemila. E’ un ottimo falsario vi procurerà un pass magnetico senza problemi entro domani mattina, ma ovviamente non lo farà gratis. –
Questa volta Nami annuì, le sembravano soldi spesi meglio dei precedenti.
Ariel era uscita da qualche minuto insieme a Kira, aveva loro promesso che sarebbe andata a recuperare quell’uomo, un tale di nome Rasky, così aveva detto, aggiungendo che non sarebbe tornata prima di un paio d’ore.
Di quel passo sarebbero riusciti a fare il colpo quella sera stessa. In quel modo la mattina successiva si sarebbero potuti allontanare indisturbati, nessuno avrebbe osato seguirli e onestamente dubitavano un po’ tutti che su un’isola di quel genere ci fosse qualcuno capace di tenere loro testa. Si trattava semplicemente di un archivio della marina e per altro solo uno dei tanti.
Durante la mattina aveva fatto con Robin un giro di perlustrazione attorno all’edificio, si trattava di una costruzione lunga una cinquantina di metri e larga una trentina, era circondata da alte mura di pietra rinforzate da pilastri di ferro che avevano la funzione di torri di guardia. Vi era un’unica entrata sul lato nord, un cancello di tre metri che per quanto aveva potuto costatare dava su un cortile interno ben protetto. Dell’interno non sapeva nulla, se non che gli archivi si trovavano al secondo piano.
- Non sarà facile – borbottò Nami guardandosi intorno.
- Ce la caveremo in ogni caso – replicò lo spadaccino attaccandosi alla bottiglia di Sakè.
- Basterà elaborare un piano – fece eco Robin.
- E distrarre le guardie – continuò Franky.
Sanji si avvicinò alla navigatrice e dopo averle appoggiato una mano sulla spalla, le sorrise con fare sornione.
Era inutile preoccuparsi.
Ce l’avrebbero sicuramente fatta.
Ce la facevano sempre.
Erano in una botte di ferro, glielo diceva sempre anche Brook, non si poteva perdere quando si aveva una fortuna sfacciata come loro, e ovviamente anche una buona dose di coraggio e faccia tosta.
- Stai tranquilla Nami, ci sarò io a proteggerti! –
- Grazie Sanji – replicò la rossa che di farsi proteggere da lui non aveva certo voglia, anzi probabilmente sarebbe stata lei a doversi difendere dalle sue avances moleste.
Dopo un paio di ore apparente tranquillità, verso le quattro del pomeriggio, la botola che dava nello scantinato si aprì.
A entrare fu un uomo sulla trentina, occhi piccoli e grigi, capelli lunghi raccolti in un codino, il fisico era quello di uno scaricatore di porto ma le mani erano sottili e ben curate.
Scese lentamente le scale e si guardò intorno con fare guardingo, quindi indugiò con lo sguardo sul piccolo gruppo di persone radunate sulla destra che lo osservavano a loro volta con aria dubbiosa.
Si girò verso Kira che lo seguiva senza fiatare e alzò un sopracciglio.
- Sono loro? –
La bambina annuì e superatolo tornò a posizionarsi sulle gambe di Sanji, la sua postazione preferita.
- Il mio nome è Rasky – disse l’uomo avvicinandosi – Ariel mi ha detto che avete bisogno di un pass magnetico –
Rufy annuì convinto e gli fece segno di sedersi accanto a lui. L’uomo lo scrutò per qualche secondo poi lo raggiunse e riprese a parlare.
- Quando mi ha detto chi eri non ci volevo credere, ma vedo che mi sbagliavo. Sei piuttosto famoso sai? Il pass che avete chiesto e qui e vi ho portato anche una mappa. –
- Quanto ci verrà a costare? – chiese Robin pragmatica.
- Nh, il pass cinquemila. Ma il mio aiuto e la mappa ve li dò gratis – replicò Rasky accendendosi un sigaro.
Quindi tirò fuori dalla tasca una carta piegata in quattro e la aprì sul tavolo.
- Molto bene – esclamò Nami strofinandosi le mani.
- Come potete notare la sorveglianza è molto stretta e se volete raggiungere quegli archivi l’entrata è una sola –
- Ora statemi bene a sentire – iniziò la navigatrice – Faremo così … -
 







Spazio Autrice:
Ok eccomi di nuovo qui. Sì ci ho messo una vita ad aggiornare, ma non è colpa mia!
Fissa ostile due persone a caso. La prossima volta torturerò saggiamente le mie beta.
In ogni caso cercherò di fare più in fretta da ora in avanti.

giodan: Grazie. Ti ho incuriosito dici? Sono felice, come vedi Eve è un mio OC e devo ammettere che ce ne saranno un bel pò in questa storia, spero solo di renderli decentemente. L'associazione non c'entra nulla con Dragon, è un'altra cosa. Nuova.
QueenLilly: Grazie tesoro! Quanti numeri! Comunque come vedi ho aggiornato non c'è bisogno che mi affoghi. E Eve hai capito chi è no? Guarda bene, cognome, nome della figlia. Si vede a chi mi sono ispirata <3
Ino_The_Demon: Sì è un periodo strano in cui ambientarla, ma va bene così. Cercherò di farmi in otto per gestirli tutti. Stupita? So che non era chi ti aspettavi, ma per vedere la mia pupilla dovrai aspettare ancora qualche capitolo. E per la cronaca e mezzanotte passata. Uno dei miei orari assurdi. Ti lovvo sister.
Ly: Sì la scelta temporale è insolita, e non doveva essere così in orgine, ma mi sono innamorata di Brook a prima vista e Franky, diamine, Franky mi serviva proprio! In ogni caso per OC vedrò di fare del mio meglio. Comunque amore, sì, è quella fic. E aspetto i commenti più tosti da te. Cattiveria cucciola. (L)







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Capitolo 4
*** Breaking the Law ***




  Capitolo 3: Breaking the law
  Betato da Gina <3




È noto che spesso l’inazione venga scambiata per pace.
Krakatoa viveva da tempo avvolta da un alone di calma e tranquillità.
I soldati trascorrevano le loro giornate ridendo e giocando a carte, le veglie notturne dormicchiando e bevendo in compagnia.
La noia regnava sovrana.
Noia.
Il giovane Herb Graig Snider, quando si era arruolato, pensava ad una vita piena di avventure.
Si immaginava di solcare i mari e dare la caccia a pericolosi pirati.
Sognava di combattere, stringendo nelle mani il suo fucile di ordinanza, di fare carriera e magari, un giorno, diventare famoso.
Si immaginava tutto, tranne che essere confinato in quell’isola a fare la guardia a un edificio.
Una stupida costruzione di pietre e metallo che conteneva chissà che cosa.
Forse se l’avesse saputo sarebbe stato in pace con sé stesso, ma non ne era del tutto certo.
La verità era che nessuno, tranne i pochi addetti che vi lavoravano all’interno, sapeva cosa ci fosse nella base militare di Krakatoa.
Qualcuno penava vi nascondessero delle potenti armi che avrebbero garantito loro la vittoria in qualsiasi guerra.
Altri credevano che vi facessero esperimenti scientifici di alto livello.
Molti se ne sbattevano allegramente le balle, felici di potersi guadagnare la pagnotta senza rischiare la pelle.
Nessuno si sarebbe mai aspettato che fosse la sede dei principali archivi governativi.
Certo, in molti erano a conoscenza del fatto che gli archivi del governo erano molti ed erano sparsi per gran parte delle isole dell’oceano… ma a Krakatoa?
No, quella era un’isola dimenticata da Dio e dagli uomini.
Quella sera il povero soldato semplice Snider stava giocando a poker con i suoi colleghi e a dirla tutta stava pure vincendo.
- Cazzo Herb, devi piantarla di barare a ‘sto modo! – sbottò il suo collega, Roger Petersson – di questo passo finisco in mutande prima delle due! –
Mezzanotte e mezza era passata da poco e il loro turno di guardia sarebbe durato fino delle cinque di quella mattina.
- Stai buono Roger, tanto mica può continuare a vincere – disse il terzo genio del gruppetto, un tale di nome Wes Fowler, arruolatosi un paio di anni prima in un’isola dalla parte opposto del mondo.
- Dài ragazzi, per una volta che vinco! – celiò Herb tutto allegro.
- Per una volta che vinci ti riempiano di botte – asserì Wes.
- E perché? Mica sto barando, tu bari e perdi! –
- Piantatela cretini! – esclamò Roger esibendo le carte – poker d’assi, signori. Sganciate la grana –
I due lo fissarono inebetiti.
- No – disse Snider leggermente contraddetto – Guarda che stavo vincendo io –
- Roger, quando bari, aspetta di essere l’ultimo, non ci sono cinque assi in un mazzo di carte – Fowler gli sventolò sotto il naso un asso di picche – Coglione –
Petersson li fissò per un attimo, quindi alzò le spalle.
- Cambiamo gioco? –
Wes stava per proporre il ramino, ma non fece in tempo a dirlo che un enorme boato fece saltare in aria il cancello principale.
Schegge di legno e pezzi di ferro volarono per tutto il cortile, investendo in pieno la prima linea di guardie mezze rincoglionite.
- Fatto – esclamò un uomo dall’aspetto davvero ambiguo apparendo sulla soglia del cortile.
- Che schifo! È in mutande! – esclamò Herb prima di venire buttato a terra da un pezzo di muro.
Nessuno, mai, in duecento anni, aveva assaltato Krakatoa.
E se l’aveva fatto, non era tornato per raccontarlo.
Non perché la base dell’isola fosse dotata di armi ultrasoniche ammazza pirati o perché i soldati della guarnigione fossero tutti eccellenti uomini d’arme, no, si trattava di qualcosa che si trovava sotto l’isola.
Un essere antico.
Leggendario.
Poi, certo, i soldati di guardia erano molti, moltissimi, ma per pirati addestrati alla battaglia, quegli stessi pirati che avevano assalito Eneis Lobby, qualche misero marine non era certo un ostacolo.
Rufy, allegro come una pasqua, si mise a menare colpi a destra e a manca, cercando di colpire qualsiasi cosa si muovesse.
Zoro dal canto suo sembrava divertirsi moltissimo a far volare per aria la gente e a distruggere le certezze di quei poveracci che gli sparavano addosso.
Sì, esistevano uomini a prova di proiettile.
No, quello che vi hanno fatto credere in marina, ovvero che gli uomini sono mortali, non è sempre vero.
I due, a cui Nami aveva concesso carta bianca, stavano letteralmente facendo volare i nemici.
Questa era la prima parte del famoso piano della navigatrice.
Distraeteli.
 
- Il piano è questo – aveva detto Nami passandosi una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio sinistro.
- Ci divederemo in tre gruppi: il primo sarà composto da Rufy e Zoro, il secondo da me, Robin e Franky e il terzo da Sanji e Chopper –
Quindi aveva mostrato loro la cartina, che rappresentava la base militare.
- Franky, tu farai saltare il cancello, dopodiché Rufy e Zoro li terranno impegnati mentre io, te e Robin entreremo nella porta sulla destra. Al primo piano ci sono gli archivi, dovremo arrivare lì senza fare troppo casino, Franky a te il compito. Una volta arrivati, apriremo la porta con questo pass elettronico, intestato a… - Nami lesse il nome sul cartellino – Capitano Alonso Gonzales? Che nome di merda!  -
- Sarà bello il tuo – borbottò Rasky – Questo è quello posso offrirti, bella –
- Primo – sibilò Nami – Il mio nome è stupendo. Secondo, nessuno leggerà il nome sul cartellino. Terzo, stia zitto, ok? –
L’uomo aveva alzato le spalle.
- Sì, Naminuccia mia, il tuo piano è brillante e geniale… - iniziò Sanji.
- Ma noi cosa facciamo in tutto questo? – finì Chopper per lui.
- È palese, voi due resterete qui. Questa sarà la nostra base operativa e la difenderete in caso di attacco. Sarà un lavoro semplice, non c’è bisogno di esporci tutti quanti. –
- Tantomeno avremo bisogno di qualcuno che ci impicci – esordì Zoro dal nulla.
- Cosa vorresti dire, Marimo? – ringhiò Sanji che, pur non essendo esattamente soddisfatto della decisione della rossa, non osava dire nulla.
- Intendo dire…-
- Un cazzo! – si intromise la navigatrice – Roronoa se non la pianti mollo qui anche te. Andiamo in pochi perché non dobbiamo attirare troppo l’attenzione, idioti! E subito dopo ce la daremo a gambe. –
 
- E che diamine! Quante cavolo di porte ci sono? – sbraitò Franky arrivato all’inizio di un lungo corridoio.
Robin si guardò in giro.
Doveva ammettere che i due ebeti là fuori stavano facendo un ottimo lavoro, ma loro tre avrebbero dovuto darsi una mossa.
- Secondo questa cartina, la porta è quella in fondo al corridoio – esclamò Nami indicando dritto davanti a sé.
Su ogni lato si aprivano una serie di innumerevoli porte in mogano nero, ma solo quella in fondo era di metallo.
- Andiamo allora, che poi devo andare a bermi una cola. –  
- Pensi sempre a quello – borbottò la rossa armeggiando davanti alla porta di ferro.
- Che vuoi farci, ognuno ha le sue priorità. –
- Le tue sono insulse – berciò la navigatrice, che in quel momento era più seccata del solito.
La porta di acciaio risaltava in fondo al corridoio. Il pass che era stato dato loro, doveva essere inserito in uno spiraglio laterale, quando Nami lo fece,  apparve una tastiera metallica sulla quale avrebbe dovuto digitare un codice numerico segreto.
- Se è sbagliato, lo uccido –
La porta si aprì cigolando.
Centinaia di scaffali, schedari, pile di fogli apparvero ai loro occhi. Quella stanza era eccezionalmente disordinata, ma soprattutto era immensa.
- E poi quello disordinato sarei io – borbottò Franky spalancando gli occhi.
- Stai zitto, vediamo di darci una mossa –
 
- Ehi Zoro, io sono a 208 – esclamò Rufy ridendo come un idiota.
- Io a 210, sei rimasto indietro, eh! –
I due ebeti stavano giocando con i soldati della marina che avevano preso alla sprovvista e si stavano pure divertendo.
Il comandante della base, quando aveva saputo dell’attacco,  era stato indeciso se nascondersi in un angolino a piangere, conscio della disparità di forze, o se fare qualcosa di concreto per contrastarli.
Alla fine aveva prevalso il suo buon senso e, nonostante le proteste dei suoi uomini, aveva cercato, vanamente, di organizzare un’offensiva.
- Li prenderemo in mare – aveva detto al suo sergente maggiore.
Aveva organizzato un gruppo di volontari che intrattenessero i pirati, un altro lo aveva mandato a cercare la loro nave e informazioni nella città.
Poi scese nei sotterranei.
 
Sanji e Chopper erano rimasti alla locanda e, mentre il primo stava decantando le lodi della bella Ariel e il secondo era impegnato a giocare con Kira, la botola che dava sulla locanda si spalancò, lasciando passare una cameriera trafelata, con i capelli scomposti e il fiato corto, segno che aveva corso fino a lì.
- Ariel, stanno arrivando! – esclamò tirando la ragazza per un braccio.
- Calmati, chi sta arrivando? -
- La marina. Hanno scoperto che i pirati che li hanno attaccati hanno alloggiato qui e forse ci sono ancora e stanno venendo in massa. –
- Fico! – rispose Kira, che trovava le situazioni spinose particolarmente divertenti.
- Fico un cazzo! – Ariel si morse un labbro – Uscite tutti, chiudi il locale, fingeremo non ci sia nessuno. –E avrebbe anche potuto funzionare come piano,  se i marine non fossero stati guidati da Felicia Doom.
Il sottotenente Doom e Ariel non erano mai andate molto d’accordo, forse per il fatto che erano entrambe donne, forse per il fatto che la prima era invidiosa della bellezza della seconda o, più semplicemente, perché Felicia aveva sempre sospettato che la bella locandiera svolgesse attività illegali.
- Ehi, capelli celesti, esci fuori! – urlò in un megafono quasi più grande di lei.
Ariel, ovviamente, non ci pensava nemmeno.
- Si stuferà – borbottò caricando un fucile a pompa.
E Felicia si stufò davvero, non era mai stata un tipo paziente.
- Ho sempre odiato questo posto – sbraitò ai suoi sottoposti – Dategli fuoco, vedrete come usciranno i conigli! –
I soldati, che avevano circondato la locanda, eseguirono velocemente l’ordine gettando sulla locanda fiaccole accese, rompendo le finestre e buttando all’interno del locale, bottiglie di alcool pronte  a prendere fuoco.
- Pasticcino – disse Sanji sentendo odore di legno bruciato – Ci danno fuoco –
La ragazza spalancò gli occhi, le stavano bruciando la locanda.
Quella figlia di mignotta della Doom le stava davvero dando fuoco alla locanda!
- Troia – esclamò facendo per uscire.
- Aspetta!  Se esci ti spareranno contro – Sanji la trattene per un braccio – Non fare cazzate. –
Le fiamme avevano oramai avvolto i piani superiori e lo scantinato stava iniziando a riempirsi di fumo.
- Sanji, se restiamo qui, soffocheremo – fece notare Chopper preoccupato.
Ariel poggiò il fucile contro la parete.
- Lo sapevo, lo sapevo che non mi avreste portato altro che guai. –
I due pirati abbassarono lo sguardo, in effetti, era colpa loro se la sua locanda stava bruciando come carta.
- Andiamo forza – borbottò quindi, legandosi i capelli celesti sul capo.
Facendosi aiutare dal cuoco, spostò una pesante credenza di legno rivelando uno stretto e polveroso passaggio.
- Un tunnel carpale! – esclamò Kira estasiata.
- Un cosa? – domandò la sorella, sconvolta – Oh, lasciamo perdere –
Prese una torcia e l’accese.
- Muoviamoci prima di finire arrosto –
Sanji annuì, prese una seconda torcia ed entrò per primo dentro al passaggio.
- Certo che per essere una semplice locanda, ne ha di passaggi segreti e vie di fuga, amore della mia vita! –
Ariel scostò una ragnatela e alzò le spalle.
- In origine era una casa da gioco gestita da contrabbandieri, mi ci sono voluti anni per trovare i passaggi e memorizzarli –
- E questo dove porta? – domandò Chopper incuriosito.
- Fuori dalla città, sulla costa –
 
- Yohoho, quindici uomini sulla cassa del morto e una bottiglia di Rum! –
- Vuoi tacere, stupido scheletro?! – sbraitò Eve, comodamente stravaccata sul ponte della nave – Sto cercando di dormire! –
- Potrei – celiò Brook – se mi dicessi di che colore sono le tue mutandine oggi –
Cinque secondi dopo si ritrovò inspiegabilmente spiaccicato contro l’albero maestro.
- Per fortuna che sei già morto – fece notare Usop guardandolo.
L’alba sarebbe sorta di lì a poco e loro stavano ancora aspettando i compagni.
Eve si era palesemente rotta le scatole e aveva iniziato a rompere le scatole ai due membri della ciurma rimasti; Usop, sentendosi preso in considerazione, le aveva raccontato di quella volta che aveva ucciso duecento mostri marini con tre proiettili, mentre Brook, come risultato, aveva iniziato a cantare e ancora non aveva smesso.
- Yohoho, vado a consegnare il liquore di Binks –
La giovane cominciava seriamente a meditare il suicidio.
I casi erano due: o il suo capitano la odiava e l’aveva mandata lì con lo scopo di farla uscire di testa, oppure lo aveva fatto sperando che li uccidesse tutti.
Quando cominciava a perdere ogni speranza, arrivò il primo gruppo di sfollati.
Sanji era pieno di ragnatele e il suo vestito da becchino era rovinato in più punti, dietro di lui veniva una ragazza molto bella con lunghi capelli celesti e una bambina molto simile a lei in braccio, a chiudere la fila c’era Chopper sul cui cappello spiccava un bel ragno spiaccicato.
- Cos’è, vi siete dati al barboneggiamento? – domandò sarcastica.
Ariel le lanciò un’occhiata astiosa, ma non venne nemmeno minimamente calcolata dalla piratessa che aveva già perso ogni interesse per il gruppo e aspettava l’arrivo degli elementi restarti per portarsene andare.
 
Rufy non aveva mai prestato troppa attenzione alle parole degli altri. Più generalmente non era quel tipo di persona che ascoltava quando la gente parlava, semplicemente spegneva il cervello e si limitava ad annuire; inoltre, non era portato a prendere per oro colato tutte le minacce che gli venivano lanciate, soprattutto quando a minacciarlo era un nemico evidentemente più debole di lui, sia per forza che per mezzi.
Così quando il comandante della base gli urlò minacciosamente che ben presto il tempo di giocare sarebbe finito e che avrebbe avuto la sua testa, Rufy non se ne curò più di tanto, anzi la frase gli entrò da un orecchio e gli uscì dall’altro.
In quel momento poi, il gruppetto che aveva fatto incursione all’interno dell’edificio, era appena uscito e Nami gli aveva fatto eloquentemente gesto di seguirla, così il giovane pirata aveva mollato il poveretto che stava menando e se l’era data a gambe insieme agli altri.
Avevano corso senza fermarsi mai per una buona mezz’ora, oramai potevano considerarsi allenati per la Maratona annuale di Rogue Town, non che qualcuno di loro avesse intenzione di parteciparvi, ma sembrava che darsela a gambe fosse diventata la seconda attività del gruppo.
La Sunny risplendeva sotto il pallido sole del mattino, cullata dalla marea. Una brezza leggera gonfiava le vele e il canto di Brook arrivava fino alle orecchie dei pirati che oramai camminavano tranquillamente verso l’imbarcazione.
Fu Chopper, ansimante sul ponte della nave, il primo a sentire il vocio dei compagni e, prese sembianze semiumane, iniziò a sbracciarsi facendo loro cenno di aumentare il passo.
Nami e il suo gruppo non erano ancora a conoscenza di quanto avvenuto alla locanda di Ariel e la cosa non avrebbe certamente fatto loro piacere, tuttavia la piccola renna era convinta che dovessero essere informati dell’evento al più presto. Inoltre, la marina dell’isola era già sulle loro tracce e si preparava a colpirli in mare, anche se questo ancora non lo sapevano.
 
Mentre Sanji aggiornava il suoi dolci angeli e gli altri zotici degli eventi di quella mattina, nei sotterranei dell’isola  il comandante della base si accingeva a scatenare l’arma X della guarnigione di Krakatoa.
L’uomo si chiamava Kristopher Morgenstern e lavorava su quell’isola da quando aveva preso servizio, la sua famiglia conosceva ogni anfratto e ogni segreto della base militare sita in quel luogo, e il comando della stessa era tramandato di padre in figlio. Oltrepassò una pesante porta di ottone, dopo avere digitato una sequenza di otto numeri segreti, quella stessa sequenza che era stata digitata da Nami qualche ore prima sulla tastiera che dava accesso all’archivio. Il sergente maggiore che stava con lui era un giovanotto di vent’anni appena, che nella sua vita credeva solo a quello che vedeva. Pertanto non aveva mai creduto ai fantasmi, tantomeno ai mostri, e riguardo alle voci secondo le quali sull’isola era nascosto un essere di origini sconosciute, le aveva sempre date per false.
Fu quando seguì il comandante Morgenstern oltre il portone credeva di vedere cannoni o armi della più avanzata tecnologia, credeva di trovare un esercito di cyborg o di ninjia assassini, credeva di trovare sottomarini, non lo sapeva bene cosa credeva, ma non quello. Sicuramente non quello.
- Ma che diavolo… ?!– biascicò allibito.
- Questa è la nostra arma segreta, Sergente – ridacchio Kristhoper sotto i baffi folti e scuri – Questa sarà la causa della loro fine –
 
Erano salpati da pochi minuti e la distanza dall’isola non era che di un solo miglio. Lungo la collina, dove c’era la città, si vedeva una striscia di fumo nero salire lento. Ariel osservava la scena con occhi mesti, vagamente malinconici. Un tempo in quel luogo c’era la sua locanda, la sua casa, ora c’erano solo cenere e fumo. Sentì un singhiozzo al suo fianco e abbassò lo sguardo. Accanto a lei stava Kira, i corti capelli celesti erano tutti scarmigliati, guardava la striscia di fumo e stringeva le manine a pugno. Si accorse che stava piangendo.
Era normale, pensò.
Era solo una bambina, era spaventata. Si chinò su di lei e la prese in braccio.
- Andrà tutto bene, vedrai tesoro – le disse piano, senza smettere di sorridere.
- No – piagnucolò la bambina con aria affranta – Ho perso il mio Pluffy, non va bene –
Ariel la guardò storto, rimettendola di colpo giù.
- Ma se non ti piaceva quel pupazzo –
- Eh invece sì, mi divertivo a saltarci sopra – borbottò la bimba oltraggiata dalle parole della sorella.
Mentre le due discutevano sull’affetto che la più piccola provava o meno per un pupazzo a forma di puzzola, arrivò il primo colpo di cannone.
L’acqua schizzò sul ponte inzuppando l’intera ciurma.
- Ehi capitano – urlò Franky allegro come un bambino – Vieni a vedere! Vogliono affondarci con una sola nave! –
- Ma non imparano mai? – borbotto Roronoa sfoderando la Wado Ichimonji.
- Evidentemente no – disse Robin sorridendo serafica. Lei ci aveva fatto l’abitudine oramai, quelli della marina erano assolutamente dei testardi. Non si arrendevano mai.
Facevano fuoco e fiamme pur di riuscire ad ottenere ciò che volevano, qualsiasi mezzo era lecito.
- Cappello di Paglia, sei finito – urlò il capitano Morgenstern dall’altoparlante della nave - Come ti avevo già preannunciato, è finita l’ora di giocare. Fra pochissimo avverrà qualcosa che ti auguro di non vedere mai più nella tua vita. –
 
E il Kraken emerse dagli abissi.






Note:
Non aggiorno da secoli, lo so ed è colpa mia. Ho avuto dei problemi, una vita troppo piena di cose da fare, che hanno fatto passare la fic in secondo piano. Chi mi conosce sa che preferisco non scrivere che scrivere qualcosa di scadente. Per prima cosa ringrazio la mia Beta e anche le altre due che betano sempre in ritardo.
Preannuncio che nei prossimi capitoli ci saranno degli spoiler che riguarderanno la struttura della prigione di Impel Down e chi vi sta dentro, anche se la fic si discosterà ugualmente da ciò che succede nel manga.
Per il resto rispondo ai commenti:
A giodan che mi chiede delle coppie: Prima che ios criva una Zoro Tashigi il mare si asciugherà completamente e mi verranno le pustole sul naso xD Questa fic sarà una Zoro x Nami, con una Franky Robin di supporto.
A Ino ti amo <3 forza e coraggio che la maturità è una bazza.
A Lilly, lo stesso qui sopra  e aggiungo che Eve è per te e sono contenta che ti piaccia tesoro <3




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