Il desiderio del cuore

di FiammaBlu
(/viewuser.php?uid=731933)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1


Eisuke Hayami, appoggiato al bastone, osservava il laghetto del suo giardino dalla finestra dello studio privato. Le grandi carpe giapponesi nuotavano placide e il salice centenario ondeggiava lentamente, i lunghi rami esili mossi dal vento lieve. Picchiò la punta a terra sul pavimento di legno antico in un raro gesto di stizza.

Erano trascorsi tre giorni da quando Masumi se ne era andato. Non una telefonata né altro segno di riconciliazione. Anche se era andato via senza scenate - no, non erano certo da lui - non si era lasciato ingannare. Era il suo modo di guadagnare quegli spazi che gli aveva sempre negato e che ora non era più disposto a farsi mancare. Si voltò lentamente verso il suo collaboratore.

- Quindi è arrivato a questo - sussurrò assottigliando lo sguardo.

- Sì, signore - Hijiri entrò nel cono di luce della finestra facendo un passo avanti e uscendo dalle ombre della stanza.

- Vuole recidere ogni legame con me così da poter annullare il matrimonio con Shiori Takamiya - asserì con tono grave tornando a guardare il laghetto.

- Non conosco i motivi, signore - Hijiri rimase immobile, lo sguardo fisso davanti a sé.

Eisuke si voltò lentamente

- Certo che li conosci, ma per una spiccata lealtà nei suoi confronti, nonostante ciò che ho fatto per tuo padre, preferisci tacere - la sua bocca si piegò in un sorriso ironico.

Hijiri restò impassibile e il suo volto non tradì alcuna emozione.

- E tutto questo per Maya Kitajima? - rivolse la domanda al suo collaboratore che rimase ancora in silenzio.

Conosceva da tempo il piccolo segreto di suo figlio e anche se inizialmente lo aveva considerato un’anomalia accettabile nella vita quadrata e scandita di Masumi, da qualche tempo gli aveva dato un connotato completamente diverso. Esattamente dal giorno in cui aveva conosciuto di persona Maya Kitajima. Quella ragazza ardeva di un fuoco interiore e per lui era stato immediato il confronto e l’associazione con Chigusa. Era come lei, come la ricordava quando l’aveva vista recitare per la prima volta nei panni della Dea Scarlatta. I suoi occhi, il tono della sua voce, il modo di muoversi. Si era procurato tutti gli spettacoli messi in scena da quel giovane talento e aveva compreso perfettamente perché Chigusa l’avesse scelta come candidata per la Dea Scarlatta. E aveva compreso perché Masumi si fosse innamorato di lei.

Ma la cosa che lo aveva meravigliato più di ogni altra era che, nonostante Kitajima sapesse tutto ciò che aveva fatto Masumi contro Chigusa e contro di lei per ottenere i diritti della Dea Scarlatta, si era innamorata di lui! Era stato evidente dal suo comportamento alla festa di fidanzamento di suo figlio. Masumi aveva glissato con gli ospiti e Shiori, ma a lui non era sfuggita la reazione della giovane. Hijiri gli aveva riferito che per qualche motivo Maya Kitajima era salita sull’Astoria e aveva trascorso tutto il tempo della permanenza sulla nave con Masumi. Non sapeva cosa fosse accaduto, ma da quel giorno le cose erano drasticamente cambiate.

Masumi sembrava essere divenuto consapevole di qualcosa di importante perché si era deciso a rompere il fidanzamento con Shiori Takamiya, andando contro il suo volere. La donna, a causa del comportamento sconsiderato di suoi figlio, aveva tentato il suicidio. Picchiò di nuovo il bastone a terra, unico segno della stizza che lo pervadeva. In qualche modo Maya Kitajima  aveva cambiato Masumi nello spirito, facendogli riacquisire quei tratti umani e deboli che aveva cercato di cancellare fin da quando era bambino per trasformarlo nel suo erede. Era così vicino ad ottenere la Dea Scarlatta! Doveva riportare suo figlio alla ragione e se non ci fosse riuscito con le buone lo avrebbe fatto con le cattive.

- Dì a mio figlio che ci incontreremo domani mattina negli uffici della Daito - ordinò con voce secca al suo collaboratore. Hijiri fece un lieve inchino e uscì in silenzio dalla stanza.

Maya rigirava fra le dita il ciondolo di Sakurakoji immersa nei suoi pensieri. Il cielo notturno visibile dalla finestra della stanza che divideva con Rei era completamente scuro, non si vedeva alcuna stella. Anche sebbene avesse detto a Yu che glielo avrebbe reso dopo lo spettacolo dimostrativo, aveva già preso la sua decisione. Anche se il suo amore non fosse stato corrisposto, non avrebbe mai potuto accettare quello di Sakurakoji. Posò il ciondolo e prese il segnalibro con il petalo della rosa scarlatta con dita tremanti. Ogni volta che aveva un minuto di tranquillità la sua mente veniva invasa da scene di quell’alba incredibile sul ponte della nave mescolate a ciò che lui le aveva detto in seguito, che era stato solo un passatempo, e alle parole rassicuranti della signora Tsukikage con la quale si era in parte confidata.

Chiuse gli occhi e pianse sommessamente stringendo il segnalibro al petto.

- Maya… cerca di dormire - la voce rassicurante di Rei e il suo tocco discreto sulle spalle la fecero sussultare.

- Rei… - mormorò Maya avvicinandosi e abbracciandola stretta, piangendo disperatamente.

- Maya, devi stare tranquilla… domani al Kid Studio riprenderai a recitare e ogni anello si congiungerà, vedrai! - Rei cercò di rassicurarla, ma aveva visto cosa stringeva in mano. Anche se la Dea Scarlatta era senz’altro la sfida più importante e più sognata da Maya, questa volta sembrava che il suo cuore fosse equamente diviso fra il teatro e ciò che provava per l’ammiratore delle rose scarlatte.

Maya si fece aiutare passivamente da Rei finché non fu sotto le coperte. L’amica avvicinò il suo futon e si voltò verso di lei. Si scambiarono un sorriso poi Maya si fece seria.

- So chi è il mio donatore di rose scarlatte - le confidò in un sussurro. Rei spalancò gli occhi meravigliata, comprendendo finalmente il perché di quello stato afflitto e ascoltò tutto ciò che aveva da dirle.

A notte fonda Maya si addormentò mentre Rei fissava il soffitto. Incredibile. Eppure… era una storia che sembrava uscire direttamente dalla Dea Scarlatta tali erano le somiglianze. Età, aspetto, rango… per loro due erano parametri che non avevano importanza. Maya si era sfogata, aveva pianto, le aveva raccontato ogni cosa: dalla prima volta in cui lo aveva incontrato nel teatro dove cercava il posto, fino alle ultime parole della signora Tsukikage, la quale doveva aver intuito chi fosse il desiderio del cuore della sua allieva e nonostante tutto l’aveva spronata ad accettare quell’amore impossibile.

Maya aveva inciso nella memoria ogni loro incontro, ogni parola che si erano detti, ogni screzio, umiliazione degli ultimi sette anni, tutto ciò che di negativo aveva fatto per ottenere i diritti della Dea Scarlatta, il suo coinvolgimento nella morte della madre di Maya. E tutto quello che aveva fatto di positivo: l’aveva spronata a reagire, aveva pagato le cure alla signora Tsukikage e a sua madre, la ristrutturazione del teatro, i consigli per Puck, la scuola, i vestiti, il planetario, la sera dell’aggressione, la valle dei susini, l’Astoria, le rose e decine di altri momenti ed eventi che erano accaduti negli anni. E Shiori Takamiya.

Maya sembrava aver registrato ogni particolare che lo riguardava e, quando aveva scoperto la sua identità alla fine di “Lande Dimenticate”, le due figure si erano fuse perfettamente. La luce del donatore di rose scarlatte e le tenebre di Masumi Hayami. Yin e yang.

Ma lei, incredibilmente, si era innamorata di lui prima di scoprire che fosse il donatore di rose… Il racconto di ciò che era accaduto nella valle dei susini era stato stupefacente. Anime che si toccano, destinate a incontrarsi e ad amarsi… Sarà vero?

E un uomo come Masumi Hayami che si era innamorato di lei? Quello forse era ancora più incredibile di tutto il resto…

Maya sembrava serena adesso, il volto era disteso, anche se stringeva ancora il segnalibro. Probabilmente era arrivata al limite della sopportazione per averle confidato ogni cosa. Aveva avuto dei sospetti su Masumi Hayami, sembrava avere l’incredibile capacità di essere sempre nei paraggi quando lei aveva bisogno e riusciva a dire sempre la cosa giusta che riportava Maya sulla retta via quando la smarriva in qualche ruolo troppo complesso.

Tirò su la coperta e tornò a fissarla. Isshin era stato costretto ad uccidere Akoya, entrambi avevano compreso il sacrificio che andava fatto e Rei sperava vivamente che la realtà non somigliasse così tanto alla fantasia.


Nell’istante in cui Maya raccontava ogni cosa a Rei, Kuronuma incontrava Masumi Hayami al chiosco sotto il ponte. Aveva chiamato la sua segretaria quel pomeriggio, lei glielo aveva passato e ora erano lì, in silenzio, a bere sake insieme.

- E’ sicuro di quello che mi sta dicendo? - i suoi occhi freddi non avevano battuto ciglio.

- Signor Hayami… non l’avrei chiamata qui per farle perdere tempo - era sempre sospettoso il presidente della Daito e non si fidava di nessuno.

- Ayumi Himekawa rischia di perdere la vista, ma continua le prove? -

- Sissignore - e il regista inclinò la testa - Il nostro Isshin ha una gamba ingessata, forse potrebbe essere conveniente per tutti spostare la data dello spettacolo dimostrativo e di conseguenza quella della prima. Il due ottobre è troppo vicino… - finì tutto il sake e ne chiese altro. Masumi Hayami restò in silenzio chiedendosi come avesse fatto il regista a scoprire tutte quelle cose.

- Sa perfettamente che la signora Tsukikage si è affiliata all’Associazione Nazionale per lo Spettacolo appositamente per impedirmi di entrare in qualche modo nell’organizzazione di questi eventi della Dea Scarlatta. Cosa le fa credere che io possa fare qualcosa in merito? - lo fissò con un sorriso sarcastico.

- Se c’è qualcuno che può fare qualcosa è lei, signor Hayami - non gli aveva chiesto come era venuto in possesso di quell’informazione relativa alla Himekawa, ma probabilmente non gli interessava.

- In questo modo aiuterebbe anche Maya Kitajima - la buttò lì, voleva vedere come avrebbe reagito e per una volta Masumi Hayami lo accontentò. Si voltò lentamente verso di lui cercando di celare il suo interesse senza riuscirci stavolta.

- Perché? - domandò semplicemente. Se non fosse stato dannatamente importante, Kuronuma si sarebbe messo a ridere.

- Kitajima non sta bene, le prove sono un disastro. Ogni volta che deve entrare in contatto con Isshin sembra non essere neanche la stessa attrice. C’è qualcosa che non va e rimandare lo spettacolo potrebbe aiutarla - mentì e venne ricompensato per la seconda volta per il suo intuito. Vide un lampo freddo attraversare gli occhi di Masumi Hayami e si rese improvvisamente conto che il destino a volte poteva nettamente dividere i desideri del cuore da ciò che era necessario fare. In realtà, dalle prove presso lo Shuttle X quattro giorni prima, Maya sembrava un’altra persona. La sua discesa della Dea nel campo di battaglia era stata incredibile e persino le scene d’amore con Isshin avevano funzionato meglio delle ultime volte.

- Non sta bene, dice? - Masumi finì il sake fissando davanti a sé - Non sembra una che si arrenda alle difficoltà -

- No - ammise Kuronuma - Ma deve essere accaduto qualcosa con il suo ammiratore, era la sua ancora di salvezza, l’unico che le sollevava l’animo nei momenti di difficoltà ed ora sembra sparito - per la terza volta, quella sera, Kuronuma vide quell’uomo serio e riservato cedere e mostrare un’emozione. Ad un altro osservatore magari sarebbe sfuggito il serrarsi della sua mascella, ma non a lui, abituato a cercare gli stati d’animo negli attori.

Masumi si alzò e tornò alla macchina.

- Non posso fare niente, è fuori dalla mia portata, signor Kuronuma - gli disse dandogli le spalle.

- Neanche per Maya Kitajima? - insisté il regista tenendo sollevata la tendina del chiosco.

Masumi Hayami entrò in macchina e se ne andò senza rispondere.

Kuronuma fissò pensieroso l’auto che se ne andava, poi sorrise, guardò l’uomo dietro il chiosco e si fece riempire un’altra volta il bicchierino.

- Ah, che grande cosa l’amore… smuove le montagne! - e scoppiò a ridere sotto l’occhiata curiosa del venditore.


Imboccò la circolare interna e spinse la macchina ad alta velocità. Aveva il cuore pesante, per come aveva trattato Maya, per come le aveva mentito, per Shiori, ma più di tutto provava un odio viscerale per se stesso, per aver permesso a suo padre di plasmarlo secondo la sua volontà, annullandosi e, per un certo periodo, ringraziandolo anche.

Hijiri aveva già riferito a Maya del suo invito a incontrarla a Izu. Lei aveva pianto e si era mostrata molto emozionata. Quando Hijiri aveva palesato l’idea di portargliela via… aveva perduto il controllo, lo aveva aggredito, eppure era una delle pochissime persone che avrebbe potuto chiamare amico. Quella strana discussione lo aveva fatto riflettere profondamente.

Non poteva sposare Shiori. Non poteva più continuare a mentire a Maya anche se temeva la sua reazione. Non poteva più soccombere a suo padre. Quei tre giorni in albergo erano stati una liberazione. Aveva avuto modo di riflettere in pace, senza la sua ombra a ostacolarlo. Era andato a trovare Shiori ogni giorno, ma la sua situazione era rimasta invariata.

Spostò lo sguardo per un attimo sulla cartellina bianca appoggiata sul sedile che conteneva i fogli che lo avrebbero separato per sempre dal cognome di suo padre. E da Shiori Takamiya. Tornò a guardare la strada e rivide quell’alba meravigliosa sulla prua della nave. Le sue parole, le sue braccia intorno che lo stringevano, consapevoli.

Si erano promessi di aspettarsi. Lui lo aveva promesso a lei. Maya si era aperta, gli aveva confessato i suoi sentimenti e più di una volta! Era stata molto più coraggiosa di lui, che si era arrogato il diritto di proteggerla sempre pensando che da sola non potesse farcela. Un sorriso malinconico gli increspò le labbra. Chissà cosa aveva significato per lei accettare di amare un uomo come lui… con tutto quello che ti ho fatto Maya… com’è possibile?

Squillò il telefono e toccò il pulsante sul volante attivando la risposta vocale del computer di bordo dell’auto collegato al suo cellulare.

- Suo padre vuole incontrarla domani mattina in ufficio - riferì Hijiri con la solita voce pacata. Masumi fissò il display per un attimo.

- In ufficio? - non aveva alcuna voglia di confrontarsi con lui, ma forse era la cosa migliore. Gli avrebbe detto ogni cosa. Fissò la cartellina bianca.

- Sì, signore - confermò Hijiri restando poi in silenzio.

- Va bene - stava per chiudere la telefonata, ma sentì che Hijiri aveva qualcos’altro da dirgli - Cosa c’è? -

- Maya Kitajima - Masumi sussultò udendo il suo nome - La sera precedente le prove allo Shuttle X è stata dalla signora Tsukikage, era molto triste, piangeva quando è entrata, ma non quando è uscita - spiegò il collaboratore con voce atona.

- Sai perché è andata da lei? - piangeva per colpa sua? Per la Dea Scarlatta? Strinse i denti e accelerò ancora, voleva solo tornare in albergo e buttarsi sotto la doccia.

- No - rispose Hijiri.

- Hai assistito alla prova allo Shuttle X? - Kuronuma gli aveva appena detto che non era stato soddisfatto.

- Sì -

- Com’è stata? -

- Giocavano… - la voce di Hijiri gli giunse chiaramente velata da un sorriso.

- In che senso? -

- Sinceramente non ho idea di cosa stia facendo il regista… avrebbe dovuto essere presente lei, signor Masumi… - gli fece notare con una punta di accusa celata nella voce. Masumi strinse di nuovo i denti.

- Maya? - chiese Masumi, ma Hijiri esitò.

- Qualsiasi cosa le abbia detto la signora Tsukikage deve aver funzionato, perché era magnifica… - rispose dopo qualche secondo e la morsa della gelosia si strinse intorno al suo cuore. Afferrò il volante con forza e le sue nocche sbiancarono. Hijiri… ciò che mi hai detto è stato solo per cavarmi fuori la verità oppure provi davvero qualcosa per lei?

- Capisco - mormorò - Ti chiamo domani -

- Buona notte, signor Masumi - lo salutò Hijiri.


Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

 

Il telefono sulla scrivania squillò, era Mizuki che lo chiamava. Suo padre era arrivato. Premette il pulsante dell’interfono, ascoltò la voce pacata della sua segretaria e rispose.

- Lo faccia entrare e ci porti del caffè - si alzò lanciando un’ultima occhiata ai documenti pronti sulla sua scrivania con cui avrebbe rinunciato al cognome Hayami riprendendo quello di sua madre. Il pensiero della sua morte per mano di suo padre gli gelò il cuore e immancabilmente si sommò al momento in cui l’aveva abbandonato quando lo rapirono e al matrimonio con Shiori. Ordini, ordini, sempre ordini… era solo un suo soldato, non suo figlio, quindi tenere il cognome non aveva senso. E sarebbero cessate anche le pressioni dei Takamiya.

La porta si aprì e Sujimoto spinse la sedia a rotelle nell’ufficio. Masumi si voltò fronteggiando Eisuke Hayami, ma il genitore lo sorprese salutandolo per primo.

- Buongiorno Masumi, ti trovo bene - il collaboratore fece un lieve inchino e uscì.

- Buongiorno padre - ricambiò Masumi appoggiandosi alla scrivania.

- Come sta Shiori? - gli domandò con uno strano sguardo.

- Niente di invariato - la porta si aprì di nuovo ed entrò Mizuki che li salutò entrambi e posò il vassoio sulla scrivania, uscendo immediatamente.

- Ti trovi bene con lei? - domandò seguendo la donna con lo sguardo, era la sua segretaria e l’aveva ceduta al figlio sapendo che sarebbe stata un valido aiuto.

- Sì, ha un ottimo intuito - gli rispose con un lieve sorriso. Eisuke lo fissò, ma non aggiunse altro - Allora dimmi, per cosa mi hai convocato? - aggiunse con un sorriso sarcastico stampato sulla faccia marcando l’ultima parola mentre versava il caffè.

- Cosa stai tramando, Masumi? - chiese con voce dura. Il figlio si voltò alzando un sopracciglio.

- Perché pensi lo stia facendo? - era davvero divertito.

- Te ne sei andato di casa a tempo indefinito. La Dea Scarlatta per ora è sotto l’egida dell’Associazione Nazionale e Shiori Takamiya è ancora sotto shock per il tuo comportamento irresponsabile! - lo accusò fissandolo negli occhi.

L’attacco è sempre la tattica migliore, vero padre? E va bene, giochiamo al tuo gioco…

- Sei così abituato a dare ordini da non renderti neanche conto di ciò che provochi in chi ti sta intorno - replicò sarcastico.

- Masumi! - lo riprese Eisuke oltraggiato, ma il figlio proseguì ignorandolo.

- Vuoi sapere i miei piani? Ti accontento subito - si voltò appena e prese i fogli sulla scrivania - Questi sono i documenti dell’anagrafe con cui rinuncio al tuo cognome - Eisuke restò impassibile e Masumi si rese conto che lo sapeva già. Probabilmente Hijiri. Non doveva essere semplice per l’uomo ombra stare fra l’incudine e il martello.

- Non ti permetterò di gettare ogni cosa al vento! - Eisuke rimase immobile, ma la sua voce era gelida - Devi sposare Shiori Takamiya e prendere il tuo posto nel gruppo Takatsu! Devi ottenere i diritti della Dea Scarlatta da Ayumi Himekawa o da Maya Kitajima! -

Masumi alzò un sopracciglio alla sua sfuriata e si accese una sigaretta.

- Non ti devo proprio niente, padre, e quando avrò firmato questi, ti dovrò ancora meno. Non posso sposare Shiori Takamiya, non la amo e non mi interessa diventare l’amministratore delegato del gruppo Takatsu. Ha cercato di incastrare Maya Kitajima accusandola del furto dell’anello che le avevo regalato e di averle macchiato l’abito da sposa, ma io ho scoperto come sono andate le cose. Ha provato a corrompere il regista Kuronuma e Maya Kitajima con un assegno da dieci milioni di yen! Sono sicuro che puoi condurre i tuoi affari con suo nonno senza coinvolgermi e rovinarmi la vita più di quanto tu non abbia già fatto - sollevò lo sguardo fissandolo con espressione glaciale.

Eisuke assottigliò lo sguardo, ma restò in silenzio che si protrasse per alcuni minuti di tensione.

- Così rinunci al tuo nome e al tuo rango per le rose scarlatte? - gongolò quando lo vide trasalire - Sei disposto ad un sacrificio così grande per lei? -

Come poteva sapere? Era sicuro che Hijiri non gli avesse detto niente, o no? Aveva altri collaboratori ombra, magri lo aveva scoperto in altro modo. Giochiamo fino in fondo allora…

- Lei non c’entra niente - doveva proteggerla dalla sua follia - Rinuncio al tuo nome perché non sono tuo figlio, non lo sono mai stato! Mi hai costretto a vivere una vita fredda e vuota, senza emozioni, senza amore, solo perché diventassi il tuo erede! Ed ecco quello che hai ottenuto! Me ne vado! - reagì d’istinto, abbandonando l’autocontrollo di cui andava tanto fiero, ma quel Masumi Hayami, freddo e misurato, non esisteva più da molto tempo.

- Ti ho dato tutto di me! La mia azienda, la mia vita per insegnarti ogni cosa… la Dea Scarlatta! - inveì contro di lui Eisuke alzando la voce, ma Masumi non si lasciò certo intimidire.

- Tu mi hai portato via ogni cosa! La mia fanciullezza, mia madre che è morta a causa tua per salvare quella dannata veste dall’incendio! Ti sei mai reso conto di avermi lasciato nelle mani dei rapitori quando avevo dodici anni? Ma soprattutto hai cancellato dalla mia vita ogni sentimento ed emozione - fece un passo avanti guardandolo furente.

Eisuke lo fissò con occhi spalancati.

- Ho fatto ciò che dovevo per farti diventare un uomo e il mio erede! - ringhiò a denti stretti stringendo i braccioli della sedia.

- E ogni mezzo è lecito, vero? Non ti sei mai soffermato a pensare quali fossero i miei sentimenti? Cosa provassi io? Mi hai raccontato tante volte del tuo amore per la Dea Scarlatta, per Chigusa Tsukikage, ma adesso lo so, il tuo non è amore, non hai idea di cosa sia, la tua è solo un’ossessione che ha drasticamente cambiato la tua vita e non voglio che accada anche a me! - sapeva esattamente quale sarebbe stato il suo prossimo passo.

Eisuke espirò ritrovando la calma.

- E tu invece hai trovato l’amore vero? Guarda a cosa ti ha portato! Stai abbandonando tutto! - gli fece notare il padre sarcastico - È solo una ragazzina ed è riuscita a farti capitolare! -

- Smettila di metterla in mezzo, lei non c’entra niente! - ora, lo sapeva, l’avrebbe minacciata di nuovo, ma lui non avrebbe permesso che le facesse alcun male, aveva preso delle contro misure ovviamente.

- Non rinuncerò a qualcosa che ho atteso tutta la vita e che ora è così vicino! Otterrò i diritti della Dea Scarlatta e tu resterai al mio fianco se non vorrai vedere la faccia di quella giovane attrice su una tomba - il tono con cui glielo disse lo raggelò fin nelle ossa.

Masumi inspirò ed espirò lentamente, cacciando via la rabbia che lo stava pervadendo. Chiuse gli occhi e li riaprì dopo qualche istante, freddi e calcolatori.

- Padre, ti consiglio vivamente di abbandonare i tuoi propositi. Il mio avvocato ha in mano documenti e fotografie che ti accuseranno se le farai del male - gli rivelò con voce atona.

- La proteggi ancora? - Eisuke era veramente stupito. Masumi sembrava disposto a rinunciare a qualsiasi cosa pur di proteggerla. L’amava a tal punto? Quando recitava brillava come una stella e ardeva un fuoco incredibile nei suoi occhi pieni di vita. Eppure Masumi aveva rinchiuso sua madre che poi era morta! In quegli anni aveva vessato Chigusa per ottenere i diritti e umiliato lei nei foyer di tutti i teatri di Tokyo! Come poteva amare un uomo come lui? Ma sembrava che a nessuno dei due interessasse, le rose ne erano la dimostrazione. L’avrebbe amata nell’ombra, anche se lei non l’avesse ricambiato.

Masumi lo fissò impassibile, ma non disse niente.

Eisuke distolse lo sguardo da un confronto per la prima volta nella vita.

- La Dea Scarlatta non mi interessa più, padre - riprese Masumi, ormai sarebbe andato fino in fondo - Avrei voluto portartela via per vendicare la morte di mia madre, ma ci penserà Maya Kitajima. Sarà lei a vincere la sfida, i diritti saranno suoi e non potrai toccarla perché io te lo impedirò con ogni mezzo! Hai braccato Chigusa Tsukikage per trenta anni, rendendole la vita impossibile e il suo odio per te è così intenso che negli ultimi sette anni in cui ho provato a convincerla non li ha ceduti neanche a me pensando che fossi degno figlio di mio padre, e aveva ragione! Hai portato Ichiren Ozaki al suicidio!!! -

Eisuke sgranò gli occhi a quelle parole sibilate con asprezza. Possibile che l’astio di suo figlio fosse arrivato a quel punto? Ed era stato lui a portarlo a quel limite? Per un istante rivide Maya Kitajima al binario del treno, mentre le raccontava della Dea Scarlatta e i suoi occhi brillavano come diamanti.

Voglio diventare la Dea Scarlatta.

La sua voce cristallina, il suo modo di fare così schietto e genuino, anche se non lo conosceva si era dimostrata subito disponibile e gentile. Per non parlare di come, in tutti quegli anni, aveva tenuto testa a suo figlio…

- Lasciala in pace, padre. Non ti permetterò di trasformarla in un’altra Chigusa… - insisté riprendendo il controllo e appoggiandosi di nuovo alla scrivania. Il caffè era freddo ormai.

Eisuke alzò lo sguardo e lo fissò. Masumi rimase sorpreso nel vedere i suoi occhi lucidi.

Padre…

- Rinunci a tutto per lei? - gli chiese riappropriandosi della consueta calma.

- No. Per me - gli rispose sostenendo il suo sguardo. L’avrebbe tenuta fuori da qualsiasi cosa. Non gli interessava dover rinunciare a ciò che sentiva per lei, che ora sapeva contraccambiato, se questo significava proteggerla. Suo padre aveva venerato la Dea Scarlatta per anni senza comprenderla eppure il messaggio era chiaro: l'amore è sacrificio.

- Cosa vuoi, Masumi? - gli chiese meravigliandosi quando suo figlio spalancò gli occhi per la sorpresa.

- Lasciami andare, padre - era la prima volta in venticinque anni che gli chiedeva cosa volesse.

- Tu sei mio figlio! Non ti permetterò di abbandonare ogni cosa! - replicò duramente picchiando un pugno sul bracciolo della sedia.

- Non sono tuo figlio, sono un tuo soldato! Non otterrai da me un matrimonio con Shiori Takamiya! Appena firmerò queste carte non sarò più un Hayami e tutto il loro interesse decadrà. Non avrai da me i diritti della Dea Scarlatta! Non li chiederò più a Chigusa Tsukikage né tanto meno alla candidata che li otterrà - Eisuke non si rassegnava e Masumi lo vide in difficoltà alla sua risposta salda e categorica.

Eisuke lo fissò, non riusciva a capacitarsi di come le cose potessero essere così degenerate. L’ossessione di ottenere i diritti della Dea Scarlatta e di incatenare Chigusa, anche se sapeva che non avrebbe mai potuto amarlo, gli avevano ottenebrato la mente a tal punto da non rendersi realmente conto di ciò che stava accadendo. Maya Kitajima… un autentico talento e chissà come stava preparando la sua Dea Scarlatta! Aveva compreso l’amore di Isshin perché amava suo figlio? Era grazie a questo sentimento che sarebbe riuscita a portare sulle scene Akoya?

- Lasciarti andare? - gli chiese quasi gemendo.

- Sì, se non lo farai tu, lo farò da solo. L’unico modo che avrai per provare a ottenere quei diritti è di chiederli tu stesso alla candidata che vincerà, mostrandoti per quello che sei - gli consigliò Masumi accendendosi un’altra sigaretta - E prima che tu lasci questo mondo, non sarebbe una cattiva idea chiedere perdono a Chigusa Tsukikage per averle rovinato la vita… - aggiunse espirando il fumo che gli bruciava il polmoni.

Eisuke Hayami distolse lo sguardo e spinse la sedia fino alla vetrata.

- Sei stato molto esauriente - gli disse lentamente - Lasciami riflettere qualche giorno -

- Aspetterò a firmare questi documenti allora - Masumi camuffò il tremore che ebbe a quelle parole, schiacciò il pulsante dell’interfono e si accorse che la comunicazione era già aperta, probabilmente l’aveva lasciato lui così.

Mizuki… e un sorriso si allargò sulla sua faccia.

- Faccia entrare l’accompagnatore di mio padre - le disse in tono formale. Pochi attimi dopo la porta si aprì e l’uomo in nero entrò con discrezione spingendo fuori la sedia di suo padre.

- A presto, Masumi - lo salutò mostrando la solita fierezza.

Non cedi mai davanti agli altri, eh padre?

- A presto, padre - spense la sigaretta nel posacenere e osservò Mizuki accompagnarli fuori. Dopo qualche minuto lei rientrò e lo trovò alla finestra, come sempre quando era pensieroso.

Prese il vassoio con le tazze, si rese conto che non lo avevano bevuto e si diresse alla porta in silenzio.

- Ha sentito tutto, vero? - le chiese senza smettere di guardare fuori.

Mizuki si voltò sorpresa.

- Mi dispiace, non posso chiudere la comunicazione dall’altro lato, lei deve aver… - si scusò, ma Masumi la interruppe.

- Non ha niente da dirmi questa volta? - la interrogò ancora.

- No - rispose pacata.

- No? - Masumi si voltò meravigliato.

- Ha fatto le scelte giuste, perché dovrei dirle qualcosa? - Mizuki si voltò e uscì accompagnata dalla sua risata spontanea.


Era venerdì e il gruppo di Onodera si apprestava ad utilizzare gli spazi dello Shuttle X per la loro prova. Non avevano alcun dubbio che la classicità della loro messa in scena avrebbe colpito giudici e platea, in netta contrapposizione coi “giochi” di Kuronuma. Il teatro era una cosa seria e quelli un branco di cialtroni inconcludenti.

Onodera osservò il cemento armato e l’acciaio di cui erano circondati, niente di più distante dall’ambiente della valle dei susini dove era nata l’opera. Ayumi sembrava perfettamente a suo agio in quel palco alieno, come se ci vedesse perfettamente. Poco distante c’era il fotografo Peter Hamil che ultimamente sembrava la sua ombra. Ayumi aveva un modo di muoversi eccezionale e avrebbe incantato tutti, l’unica pecca erano le scene d’amore. In alcuni punti erano davvero inverosimili. La differenza di età fra Akame e la Himekawa era importante eppure era un nodo che dovevano sciogliere, perché una delle battute di Akoya verteva esattamente su quel punto: età, aspetto e rango non avevano alcuna importanza di fronte a due anime gemelle che si trovavano.

Ayumi entrò in scena durante la battaglia, una dea in mezzo agli uomini. Tutti restarono ammutoliti per come riuscì a camminare lieve in mezzo alle macerie.

E non ci vede! Ma come fa? Onodera sentì i click della macchina fotografica di Peter Hamil. Era chiaro cosa portasse il famoso fotografo nelle vicinanze di Ayumi Himekawa, il desiderio del suo cuore era chiaro a chi avesse occhi per guardare.

Le prove si susseguirono tutto il giorno e la sera erano tutti sfiniti, tranne Ayumi, lei sembrava ancora piena di energie. Non era soddisfatta della sua Akoya ed era evidente dal nervosismo con cui gli stava chiedendo di proseguire.

- Ayumi, è quasi buio… - Onodera cercò di farle capire che non era il caso di insistere.

- Io voglio provare ancora! - gridò furente, poi si voltò verso Peter puntandogli gli occhi addosso come lo vedesse davvero, ma in realtà aveva sentito solo i suoi passi e il suo profumo.

Peter aveva assistito alla scena senza capire una parola di ciò che si stavano dicendo.

- Vuole restare qui con me, signor Hamil? - gli chiese in inglese e anche Onodera comprese la richiesta. Il fotografo guardò il regista che sbuffò esausto.

- Se al suo regista sta bene… io non ho niente da fare - acconsentì scuotendo le spalle.

Onodera annuì espirando tutto il fiato e portandosi la pipa alla bocca.

- Si prenda cura di lei, signor Hamil - gli disse in inglese voltandosi e lasciando il palco naturale.

- Non mancherò - lo rassicurò lui inquadrando il cielo scuro e il regista di schiena e scattando una foto.

- Come le viene l’ispirazione per una foto - gli chiese Ayumi asciugandosi il volto ed evitando abilmente un masso sporgente.

- Guardo, mi piace e scatto - rispose Peter semplicemente - È lo stesso sistema che usano i pittori o i musicisti… o gli attori, per quanto ne so - aggiunse poi quando lei rimase in silenzio.

- Allora, cosa si fa? - domandò avvicinandosi, Ayumi era immobile.

- Lei si siede e guarda - gli disse voltandosi - E se le piace, scatti - lo oltrepassò senza dargli tempo di ribattere. Peter la seguì con lo sguardo e aprì l’otturatore della macchina, era buio ormai.

Ayumi provò per un’altra ora e sembrava sempre più nervosa, oltre che stanca, anche se non voleva ammetterlo. Si avvicinò a lei con una bottiglietta d’acqua e gliela porse.

- Non va bene, vero? - si azzardò a domandargli, conoscendo già la risposta.

- È fredda, Ayumi - le rispose lui sapendo che l’avrebbe ferita. Ma in quella recitazione non trapelava alcun amore e, se non aveva capito male, quello di Akoya per Isshin era profondo e legato all’anima, alla fine sarebbe morta per lui.

Lei si voltò di scatto con un’espressione terrificante.

- Fredda? - sibilò.

- Sì - confermò Peter aprendo la bottiglia che lei non aveva preso e gliela porse di nuovo.

- Perché l’ha aperta? Potevo farlo da sola! - si stizzì lei avvicinandosi.

- L’avrei fatto per qualsiasi ragazza - gli sorrise lui.

- Qualsiasi?! - perché d’improvviso quel gelo nel torace? Il cuore le batteva furioso ed era arrabbiata. Bevve avidamente e scacciò quell’orrenda sensazione.

- Si chiama gentilezza, Ayumi, non so se in giapponese esiste questa parola… - gli fece notare lui ridacchiando.

Ayumi avvertiva la sua vicinanza, il suo odore e il profumo che portava. Indossava dei jeans, li sentiva sfregare quando camminava e d’altronde lui portava sempre dei jeans da bravo europeo.

- Si dice shinsetsu - rispose piccata lei dandogli le spalle.

- È tardi, mi permetta di portarla a casa, Ayumi - le disse prendendole le spalle gentilmente.

- No… - rispose  non troppo convinta e non evitò neanche il contatto con le sue mani.

- Domani potrà provare agli studio con il suo Isshin, non può continuare così a farlo da sola… - insisté lui facendola voltare lentamente.

Il suo volto era demoralizzato e stanco, si stava arrendendo. Così gli venne in mente di spronarla un po’, Hayami lo faceva sempre con Kitajima così pensò di fare altrettanto.

- Suvvia non vorrà mica cedere il passo alla sua rivale di sempre, vero? Vuole che vinca Kitajima? - la spronò con voce di scherno. Ayumi lo fissò sbalordita, poi arrabbiata, poi cercò di colpirlo, ma lui schivò lo schiaffo.

- Calma, calma! - la fermò afferrandola per i polsi e avvicinandola a sé.

Adesso Ayumi poteva sentire il suo respiro e sapeva che la stava fissando. La strinse a sé e la baciò bloccando la sua protesta.


Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3



- Chissà come saranno andate le prove di Ayumi - Maya infilò il cucchiaio nel dolce alla cioccolata fissando la crema che si spandeva. Era venerdì sera e avevano provato tutto il giorno ai Kid e alla fine Yu l’aveva invitata per un dolce e lei aveva accettato. Se ne vergognava, ma non riusciva mai a dire di no alle torte…

- Da Ayumi mi aspetto solo la perfezione… - commentò Sakurakoji ridacchiando. Maya sembrava essersi rasserenata e non aveva più menzionato l’ammiratore delle rose scarlatte né Masumi Hayami. L’ultima volta che ci aveva parlato intimandogli di lasciarla in pace gli era sembrato stranamente malinconico e afflitto e gli aveva risposto di non preoccuparsi, che sarebbe stata solo sua. Mia… sarò capace di conquistarla?

- Ci somigliamo, vero? Diamo sempre il massimo - valutò Maya gustando un altro boccone.

- Per questo la signora Tsukikage vi ha scelto, no? - le fece notare lui alzando un sopracciglio.

Uscirono nel fresco della sera, era la metà di settembre e il due ottobre ci sarebbe stato lo spettacolo dimostrativo. Al pensiero, Maya si rabbuiò. Il signor Hayami si sarebbe sposato subito dopo la scelta della candidata per la Dea Scarlatta e anche se aveva deciso di dargli fiducia era terrorizzata. Il signor Hijiri non si era ancora fatto sentire per dirle quando avrebbe incontrato a Izu il suo ammiratore e non sapeva più cosa pensare.

- Maya, va tutto bene? - le chiese Yu toccandola su una spalla. Lei si scostò appena in modo automatico e lui rimase interdetto.

- Sì, tutto bene, sono solo stanca - gli rispose tenendo lo sguardo basso.

Dall’altra parte della strada, Masumi Hayami fissava la coppia avvolto nel suo impermeabile che si muoveva lievemente nella brezza della sera. Sapeva che non era una buona idea, anzi, era pessima, ma attraversò la strada e li seguì. Anche se Hijiri lo aveva rassicurato dicendogli che sembrava serena e che la chiacchierata con la signora Tsukikage le aveva fatto bene, aveva voluto vederla di persona anche se non avrebbe potuto parlarci. Aveva detto lui a Sakurakoji che l’avrebbe lasciata in pace, quindi non avrebbe dovuto meravigliarsi adesso di vederli insieme.

- Ti porto a casa, andiamo - e lei lo seguì docilmente stringendo il soprabito.

In breve raggiunsero il parcheggio e quando Sakurakoji si avvicinò alla moto Maya si fermò fissando l’asfalto.

Masumi era poco distante con il cuore che martellava in petto, terrorizzato da ciò che sarebbe potuto succedere.

- Maya? - la chiamò Yu voltandosi e vedendola ferma.

- Yu… - lui si avvicinò preoccupato e Masumi fece un involontario passo avanti.

- Maya, sei sicura di stare bene? - le mise un dito sotto il mento tirandole su il volto. I suoi occhi erano pieni di malinconia e lucidi di lacrime trattenute.

Lei annuì e tirò fuori la mano dalla tasca mostrandogli il suo ciondolo.

- Yu, so che ti avevo detto di attendere lo spettacolo dimostrativo, ma non posso - e allungò la mano in modo che potesse prenderlo.

- Maya... - Sakurakoji deglutì nervosamente e lo prese.

Masumi assistette alla scena e per poco non si rivelò per fermare qualsiasi cosa avesse in mente Maya, ma riprese il controllo e rimase nell’ombra.

- La mia risposta non cambierà, Yu, io non posso darti niente di me, perché… - ma la voce le morì fra le labbra e abbassò il volto, i capelli le ricaddero dolcemente in avanti.

- Perché, Maya? - glielo chiese gentilmente, senza alzare la voce, non poteva credere che si fosse innamorata realmente di Hayami! E lui aveva detto che l’avrebbe lasciata in pace!

Nonostante la calma apparente, Masumi vide il pugno del giovane attore chiudersi sul ciondolo nervosamente.

- Il mio cuore e la mia anima saranno sempre legate ad un’altra persona… - gli rivelò sinceramente Maya, non aveva più voglia di mentirgli né di dargli speranza che dopo la Dea Scarlatta sarebbe potuto succedere qualcosa.

Sakurakoji indurì lo sguardo e Maya fece un passo indietro.

- Vi ho visto, Maya - sibilò lui trattenendo la rabbia a stento.

Maya sbiancò e si portò una mano alla bocca.

- Tu e il signor Hayami, al porto che vi abbracciavate… io non… - abbassò lo sguardo voltando appena la testa. Ancora non riusciva a credere e accettare ciò che i suoi stessi occhi avevano visto.

Masumi s’immobilizzò e Maya fece altrettanto.

- È lui che ami? È per lui che non riesci a recitare? - la scosse per le spalle e Masumi fece un altro passo avanti stringendo i denti, ma Maya li stupì divincolandosi con forza, lo sguardo fiero e pieno di sfida.

- Sì! - gli rispose semplicemente. Yu spalancò gli occhi e Masumi ebbe un tuffo al cuore sentendole dare una risposta così schietta.

- Da quando, Maya?! Da quando? - urlò Sakurakoji afferrandola per i polsi e scuotendola. Lei cercò di sfuggire alla sua presa con un grido, poi gli urlò in faccia.

- Da sempre! Da sempre! Dalla prima volta che l’ho visto! - Yu si bloccò all’istante fissando i suoi occhi in quelli di lei che aveva smesso di agitarsi, incredula lei stessa per ciò che aveva detto.

Da sempre… com’è possibile? Masumi appoggiò la mano al tronco dell’albero vicino e si aggrappò a esso come fosse la sua ancora.

- Non può essere vero Maya… voi… non siete mai andati d’accordo, litigavate in continuazione e lui… lui ha ucciso tua madre! - la prese per le spalle e la scosse di nuovo per farla ragionare.

- No! - gridò lei - Non sai niente, Yu! Niente! Non è affatto quel tipo di persona! Non puoi capire! Lasciami andare! Lasciami andare! - gridò divincolandosi, Sakurakoji mollò la presa e lei cadde a terra su un fianco. Masumi era così congelato dalla reazione di Maya che rimase immobile nelle tenebre protettive.

- Non è così! - ripeté lei - È diverso, solo che nessuno lo sa! - si portò le mani al volto e pianse disperatamente.

- Si sposerà! Come puoi amarlo ancora! Si è divertito con te, forse vuole solo la Dea Scarlatta! - gridò Yu avvicinandosi e inginocchiandosi accanto a lei.

- No! No! No! Lui è la mia anima gemella! Non capisci?! - Maya picchiò i pugni a terra e lo fissò adirata. Yu si bloccò, folgorato da quello sguardo intenso.

- Ma cosa dici, Maya…? - sussurrò appena, gli occhi pieni di meraviglia.

Si rialzarono, lei rifiutò il suo aiuto e Masumi sorrise amaramente. Aveva sempre pensato di doverla proteggere e difendere, in realtà sapeva esattamente come farlo da sola. Lo aveva difeso senza alcuna vergogna, perfino da quelle accuse che avrebbero fatto desistere chiunque. Prese il telefono e mandò un messaggio a Hijiri.

- Yu… io non potrò mai amarti, mi dispiace - gli confessò lei con voce arrendevole - Nonostante ciò che sai di lui, io lo amo profondamente e voglio dargli fiducia -

Il giovane la fissò stralunato.

- Io non ti capisco, Maya… è questa nuova consapevolezza che ti ha fatto recitare così serenamente in questi giorni? - le chiese addolcendo lo sguardo.

Lei annuì e gli sorrise.

- Sembra che tu abbia trovato il tuo Isshin - le disse con voce amareggiata e Masumi rilassò la mano sul tronco.

- Il mio Isshin sei tu, Sakurakoji, lui è l’uomo che amo - gli disse toccandogli un braccio e Yu ebbe un tuffo al cuore. Un silenzio teso si protrasse per diversi secondi poi il giovane attore sospirò.

- E sia - le sorrise - Contro un sentimento così profondo non posso fare niente, mi arrendo - ammise portandosi una mano fra i capelli. Maya arrossì abbassando lo sguardo e Masumi si domandò come potesse vergognarsi per quella semplice frase dopo tutto ciò che aveva confessato poco prima…

- Vieni, ti porto a casa - e le porse la mano, ma Maya scosse la testa.

- Grazie, Yu, preferisco fare due passi. Raggiungerò Rei, non preoccuparti per me - Sakurakoji annuì, si mise il casco, salì in moto e partì rapido.

Masumi osservò Maya accasciarsi portando le mani al volto e piangere sommessamente. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterla raggiungere e abbracciare stretta, invece si costrinse all’immobilità. Maya asciugò le lacrime, si rialzò incamminandosi lungo il marciapiede, teneva la testa bassa e lui la seguì silenziosamente e a distanza in modo che non potesse accorgersi della sua presenza.

Manterrò la promessa, Maya, metterò fine a tutta questa angoscia!

Camminarono circa quindici minuti poi il suo cellulare vibrò.

- Sono dietro di lei - lo avvisò la voce pacata di Hijiri - e Masumi espirò scacciando la tensione. Chiuse la chiamata e attese che gli si avvicinasse.

- Potrebbe approfittare della situazione e parlarle… non vedo perché attendere Izu - lo punzecchiò Hijiri senza pietà. Masumi continuò a camminare e lo ignorò.

- Perché lei lo merita - sussurrò infine voltandosi a guardarlo.

- Ho portato quello che aveva chiesto - e gli mostrò la scatola col nastro purpureo. Lui annuì e fissò la schiena della ragazza che camminava.

- Vai da lei - gli disse fermandosi. Hijiri annuì e proseguì aumentando il passo. In breve la raggiunse e quando la chiamò, Maya si voltò lentamente, gli occhi sbarrati. Masumi fece per andarsene, poi cambiò idea.

- Signor Hijiri - sussurrò il suo nome e lui le sorrise.

- Buonasera, sono venuto a consegnarle questo da parte del suo ammiratore e a dirle che l’aspetta a Izu sabato prossimo - lei rimase scioccata. Lo fissò con occhi lucidi, poi li strinse con forza e lo abbracciò. Masumi rimase impietrito quando Hijiri la cinse con le sue braccia.

Mentivi! Sei innamorato di lei! Quante altre volte ne hai approfittato?

- Grazie ,signor Hijiri, non so come ringraziarla - gli disse singhiozzando fra le lacrime.

- Un modo c’è - le disse scostandola e porgendole il pacco - Smetta di piangere e mi sorrida - Maya si asciugò gli occhi e gli donò un sorriso bellissimo.

- Ora va meglio - annuì Hijiri felice - Passerò a prenderla, porti qualcosa per coprirsi, sulla scogliera di Izu fa freddo -

- Lo farò - e strinse il pacco al petto come se fosse la cosa più preziosa al mondo osservandolo mentre si allontanava da dove era venuto.

Hijiri si guardò le mani mentre camminava pensando a quell’abbraccio spontaneo e pieno di calore e quando rialzò gli occhi trovò lo sguardo gelido di Masumi che lo fissava.



In quell’istante Eisuke Hayami stava riguardando uno degli spettacoli di Maya Kitajima e aveva chiesto al suo collaboratore di realizzare una rassegna stampa degli “scontri” avvenuti fra lei e suo figlio. Ormai li conosceva a memoria e aveva compreso tutto. Come avesse fatto il mondo intorno a loro a non rendersene conto era un vero mistero.

Era stato impossibile non riflettere sulle accuse che gli aveva mosso suo figlio. Non era uno stupido, era consapevole del suo carattere e di come aveva affrontato la vita, ma c’erano dei punti su cui già da anni si stava tormentando. La morte di sua moglie… avrebbe dovuto fermarla, l’accusa che le aveva lanciato di aver abbandonato la Dea Scarlatta l’aveva spinta a gettarsi fra le fiamme. Il rapimento poi… Masumi si rivelò all’altezza, fuggì da solo e si salvò la vita, ma anche lui si rese conto che da quel giorno i suoi occhi persero completamente quelle fiamme ardenti che li avevano animati diventando freddi. E Chigusa…

Che cosa ho fatto?

Maya Kitajima sullo schermo gridava la parola “acqua” alla fine di “Anna dei miracoli” ed era uno splendore. La sua voce cristallina e pulita invase la stanza e lui chiuse gli occhi. La rivide nella valle dei susini mentre interpretava la dea e con la sua voce era riuscita a incantare tutti proprio come Chigusa aveva fatto con lui trenta anni prima. Ma suo figlio era stato attratto da quella ragazzina molto prima che lei diventasse la Dea Scarlatta.

Masumi si era preso cura di lei fin da quando aveva tredici anni ed era solo una bambina. Probabilmente non se ne era reso conto, ma ne era già innamorato e quelle rose rappresentavano tutto ciò che non poteva dirle a parole. Sorrise al ricordo di come lei lo aveva apostrofato quando si erano incontrati vicino alla valle e avevano mangiato insieme la zuppa. Aveva accettato il suo suggerimento per interpretare il fuoco senza esitare, affidandosi completamente a ciò che le aveva raccontato. Si era fidata di lui.

E il parfait! Era stato male tre giorni, ma rise al ricordo nel buio della stanza. Udì Maya dichiarare il suo amore a Heathcliff, quello sguardo, i movimenti, la giovane era completamente rapita dalla recitazione.

Che potere hai ragazzina per costringere alla riflessione un vecchio acido come me?

Se per avere la Dea Scarlatta avrebbe dovuto passare per le due candidate, ebbene non le temeva. Avrebbe rivelato ogni cosa a Maya Kitajima, aveva capito che con lei le menzogne e le mezze misure non funzionavano e perfino la perfetta maschera di Masumi non aveva retto con lei.

Spostò lo sguardo sulla scrivania di legno, la lettera piegata e imbustata giaceva innocua, pronta per essere spedita. Aveva già preso una decisione anche per Masumi, ma prima di poterci parlare c’erano alcune cose che avrebbe dovuto fare.

Tornò a guardare lo schermo riempito dalla luminosa e frizzante immagine di Maya Kitajima che interpretava il folletto Puck.


Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 4



Masumi era rimasto immobile osservando Hijiri che avanzava e quando sollevò lo sguardo gli lasciò intendere che aveva visto ogni cosa e voleva delle spiegazioni.

- Signore, ho consegnato il pacchetto e il messaggio - riferì l’ovvio sperando che quello sguardo non significasse un terzo grado.

- Ho visto - rispose glaciale il suo capo. Hijiri espirò e si rassegnò ai brutti cinque minuti che sarebbe stato costretto ad affrontare.

- Signor Masumi, Maya Kitajima è spontanea, è fatta così e lei dovrebbe saperlo meglio di chiunque altro - gli spiegò prevenendolo.

- È solo questo? - lo interrogò fissandolo.

- Sì, signore -

- E non c’entra niente quello che mi hai detto a Izu? - la sua voce era bassa e terrificante. Hijiri sostenne il suo sguardo, poi sorrise.

- Quello è stato solo un espediente, l’unica cosa che mi interessa è la sua felicità - gli confidò addolcendo lo sguardo. Anche se avesse provato qualcosa per Maya non l’avrebbe mai ammesso davanti a lui.

- Se fosse diversamente, me lo diresti? -

- Sì, signore - mentì Hijiri celando i suoi veri sentimenti dietro quella maschera di indifferenza che aveva imparato da lui.

Masumi si voltò e scomparve nelle tenebre della notte. Hijiri espirò tutto il fiato e tornò alla sua auto. Maya Kitajima era solo un miraggio per lui e ne era consapevole. E poi lei amava Masumi.



Maya raggiunse Rei al bar dove lavorava. Quando l’amica la vide entrare le andò subito incontro.

- Maya, perché sei qui? - le chiese facendola sedere ad un tavolo e portando un caffè per entrambe.

- Guarda, Rei! - e posò sul tavolo la scatola chiusa con un nastro purpureo, il volto raggiante e felice.

- Lo hai incontrato? - ma Maya scosse la testa.

- Ha mandato un suo collaboratore, come sempre, ma mi ha riferito che ci incontreremo sabato prossimo! - era evidente che fosse fuori di sé dalla gioia.

- Lo hai aperto? - Maya scosse di nuovo la testa arrossendo - Se vuoi vado via e ti lascio da sola… - disse Rei facendo per alzarsi.

- No! Ti prego! Mi fa piacere se ci sei anche tu! - arrossì di nuovo e iniziò a sciogliere il fiocco mentre Rei tornava a sedersi. Sollevò il coperchio e i suoi occhi si spalancarono per la meraviglia.

- Oh mamma… - sussurrò Rei scrutando l’interno.

Una rosa scarlatta era posata, insieme ad un biglietto, su un abito nero all’apparenza molto elegante. Maya sollevò la rosa e il biglietto e lo aprì. Rei distolse lo sguardo imbarazzata e si alzò per prendere due fette di torta.

“Sono felice di poterla ospitare nella mia casa sulla scogliera e le chiedo di indossare l’abito per festeggiare questo importante evento. Il suo ammiratore”

Maya cacciò un gridolino e strinse a sé biglietto e rosa. Guardò davanti dove era seduta Rei, ma lei non c’era, spostò lo sguardo e la vide arrivare con due fette di torta.

- Avanti, non vuoi vedere com’è? - la incitò Rei, lei annuì, posò rosa e biglietto sul tavolo e si alzò prendendo l’abito per le spalline.

- Oh… sarò ridicola… non posso indossarlo! - Maya sbiancò mentre Rei si illuminò meravigliata.

- Maya, che dici, è bellissimo! -

Era un abito da sera nero e morbido, lungo, con le spalline sottili di pietre luminose come stelle. Maya si accasciò sulla sedia.

- Deve avermi scambiato per qualcun’altra in questi anni… - sospirò triste.

- Non dire stupidaggini, ti servono solo le scarpe giuste e l’acconciatura. Sarai bella come una principessa! - la redarguì Rei col solito modo di fare pratico.

- Sarò ridicola… lui è alto e io piccolina - si lamentò Maya abbassando lo sguardo.

- Sarai bellissima e non mi aspettavo niente di meno da Masumi Hayami - e le strizzò l’occhio.

- Rei! - la riprese Maya arrossendo. Strinse l’abito a sé e posò lo sguardo sul biglietto.

- Gli dirai che conoscevi la sua identità? - indagò Rei guardandola di sottecchi.

- Non lo so Rei… non credo ancora che stia avvenendo davvero, non so cosa accadrà… sono spaventata in realtà… - ripose l’abito nella scatola insieme alla rosa e al biglietto e affondò la disperazione nella torta.

- Ah! Non dimentichiamoci la biancheria intima! - picchiò un pugno nell’altra mano.

- Rei! - e Maya tossì quando la torta le andò di traverso.

- Cosa? Non dirmi che ci vuoi andare nuda sotto?! - la canzonò lei ridacchiando.

- Ma no! Che dici! - Maya era viola per la vergogna.

- Non dirmi che non ci avevi pensato! E la biancheria comunque serve. È un abito troppo bello per portare sotto le solite robette… - insisté Rei guardandola di traverso.

- Pensato a cosa?! - Maya tossì di nuovo con gli occhi che le uscivano dalle orbite.

Rei le strizzò l’occhio e Maya si tappò la bocca con una mano.

- No! - sibilò scandalizzata facendo voltare altri avventori del bar.

- Non ci credo! È un uomo troppo bello per non averci pensato neanche una volta - e ridacchiò - Chissà com’è… - mise le mani sotto il mento e sollevò gli occhi al cielo sognante - I suoi occhi blu come il mare, mani grandi e forti, un petto ampio, capelli come il grano… così rari nei giapponesi… chissà come sarebbe passarci le dita in mezzo… -

- Rei! Smettila! - Maya era sprofondata nella sedia con un colore che andava dal rosso porpora al viola.

- Perché? È vietato anche sognare? - la fissò con sguardo meravigliato.

- No… ma… - abbassò lo sguardo e bevve il caffè.

- Ma, cosa? È un uomo… mica un alieno… e tu sei una donna… non capisco dove sia il problema… - Rei incrociò le braccia al petto aggrottando le sopracciglia.

Maya ripensò alle volte in cui si era trovata fra le sue braccia, la sensazione di essere al sicuro, protetta, e il timbro della sua voce, profondo, pacato e riflessivo, tranne quando la prendeva in giro, lì allora si faceva vibrante.

- Quanto sarà alto, secondo te? - sussurrò Rei osservandola mentre arrossiva, chissà a cosa stava pensando…

- Non lo so… - mormorò in risposta, le labbra vicine alla tazza del caffè.

- Forse sul metro e ottantacinque. Magari non è completamente giapponese… biondo, occhi azzurri.. insomma è davvero raro… -

- Non lo so… - sussurrò ancora Maya distratta.

- Quanti anni ha? - non ne era sicura, ma non era più un ragazzo…

- Non lo so… - ripeté ancora.

- Come non lo sai?! - Rei picchiò una mano sul tavolo e Maya trasalì.

- Ah cioè… sì… dieci o undici anni più di me… trentuno… - e arrossì di nuovo.

- Aveva ventiquattro anni quando vi siete incontrati… - calcolò Rei sempre con sguardo sognante.

- Eh già… - Maya finì il caffè e la torta cercando di non pensare alle sue braccia che la cingevano sul ponte dell’Astoria.

- Ha camuffato ciò che provava per te dietro le rose scarlatte - sospirò romanticamente Rei battendo le mani insieme - Non pensi che potrebbe venirne fuori una bellissima sceneggiatura? -

Maya picchiò il cucchiaino nel piatto e la guardò con occhi roventi.

- Rei, ricordati che non è detto che a Izu accada qualcosa… poi magari ha accettato di vedermi per dirmi che si sposerà e non potrà più essere il mio ammiratore… - quando Maya si rese conto di ciò che stava dicendo si rabbuiò e fissò gli occhi sul piatto vuoto.

- Stasera noto una vena autodistruttiva - sibilò Rei - Perché devi rovinare tutto? -

- Perché io non ho mai avuto niente e… mi sembra davvero troppo per una come me. Rei, ma l’hai visto? Sai chi è? - la sua voce si abbassò in un sussurro - È Masumi Hayami, Presidente della Daito Art Production, bello, ricco, famoso, potente! E io chi sono? Nessuno! In più sono una ragazzina che non sa niente del mondo né di altre cose! - sembrava disperata e afflitta.

- Non ho mai sentito tante sciocchezze tutte insieme! Tranne la parte di quando lo descrivi, quella va bene… - puntualizzò Rei puntando un dito.

- Rei! - la richiamò Maya stringendo i pugni con occhi che scagliavano fulmini.

- Hai già dimenticato ciò che dice Akoya? Età, aspetto, rango, non contano quando due anime gemelle si ritrovano! - le afferrò le mani stringendole con forza - Ti ama, Maya, è evidente. Sono sette anni che ti sostiene restando all’ombra scarlatta delle sue rose! Non è un comportamento qualsiasi, è innamorato e probabilmente teme più di te questo confronto! Pensaci, Maya… tu sei libera di amarlo, puoi scegliere! Lui invece è un uomo, suo padre lo sta obbligando a sposare una donna che non vuole, ha delle responsabilità senza contare che probabilmente con il tuo carattere lo hai… scombussolato - e ridacchiò.

- Perché? - veramente quella che si sentiva scombussolata era lei ogni volta che lui la guardava…

- Maya, tu non ti rendi conto dell’effetto che fai sulle persone. Sei spontanea e genuina, quando reciti ti trasformi! Devi averlo proprio disorientato! Inoltre credo tu sia l’unica al mondo che riesca a tenergli testa senza tremare ogni volta che apre bocca! - e rise di gusto.

Maya arrossì, ma rifletté sulle parole di Rei.

- Dai, lasciami sistemare il bar e andiamo a casa - si alzò e raggiunse il proprietario dietro il bancone. Maya la seguì con lo sguardo appuntandosi di ringraziarla quanto prima per tutto il sostegno che le dava.

Eppure io ho una sensazione negativa…

Immancabili le rimbombarono in testa le parole rincuoranti della signora Tsukikage. La connessione fra due anime gemelle era così stretta che se una soffriva era così anche per l’altra, se si era felici, lo era anche l’altra. Si sentiva pronta ad affrontare la Dea Scarlatta e si sentiva pronta ad affrontare lui. Sapeva che tutta quella determinazione sarebbe svanita nell’istante esatto in cui avrebbe varcato la soglia di quella casa o messo piede sul palcoscenico, ma fino ad allora avrebbe dormito più serenamente.



Il Presidente del gruppo Takatsu osservava la nipote ancora sotto shock che fissava l’aria davanti a sé. Tornò in salotto per accogliere Masumi Hayami che come ogni giorno era venuto a trovarla. Appena lo vide si accorse che c’era qualcosa di diverso.

- Buongiorno - Masumi fece un lieve inchino.

- Buongiorno Masumi - il nonno di Shiori si sedette stancamente continuando a fissarlo.

- Qual è in questo momento il desiderio più grande del suo cuore, Presidente? - gli domandò Masumi a bruciapelo, sedendosi. L’anziano presidente alzò le sopracciglia.

- Che mia nipote Shiori riacquisti la sua vitalità - gli rispose senza esitare.

- Allora mi lasci fare a modo mio - Masumi attirò la sua attenzione completamente - Per un attimo dimentichi il matrimonio e gli affari con mio padre e si concentri su sua nipote -

- Cosa vorresti fare? - aggrottò le sopracciglia pensieroso.

- Shiori necessita di assistenza diversa da quella che le state dando, mi permetta di cambiare questo stato di cose - gli suggerì pacatamente, lasciandogli il tempo per riflettere.

Il vecchio Takamiya espirò, si alzò e si versò un liquore facendo cenno a Masumi che declinò.

- Non mi pare ci sia niente da perdere, quindi hai il mio permesso - acconsentì alla fine - Quando vorresti… - ma Masumi lo interruppe.

- Adesso - Masumi si alzò e il vecchio annuì lentamente.

Era ora che quella situazione cambiasse, si era stancato di andare ogni giorno in quella casa e di non vedere alcun cambiamento. Raggiunse la camera di Shiori, buia e silenziosa come sempre, dove aleggiava un inquietante odore di rose putrefatte. C’era un’infermiera che alzò la testa quando lui entrò. Sentì dei passi alle sue spalle e voltandosi vide la tata di Shiori.

- Buongiorno signor Hayami - e la donna fece un lieve inchino.

- Buongiorno, dobbiamo apportare delle modifiche - la informò e si diresse alle tende che oscuravano la stanza. Le tirò e la luce del sole inondò ogni cosa. Shiori rimase apparentemente immobile, ma l’infermiera sussultò.

- Chiami qualcuno e faccia pulire questa stanza! - ordinò Masumi - Basta rose e follia, da oggi le cose cambiano - la tata fissò quello sguardo gelido e non poté far altro che obbedire.

Spalancò le doppie porte che davano sul giardino interno e l’aria fresca entrò irrompendo nella stanza. Shiori sollevò lo sguardo e finalmente iniziò a urlare. Meglio del silenzio assoluto. L’infermiera cercò di calmarla, ma Masumi l’allontanò e prese Shiori in braccio contrastando i suoi movimenti.

- Adesso noi prendiamo un po’ d’aria, Shiori - le sussurrò dolcemente, ma fu come se lei non l’avesse sentito. Si divincolava, ma lui la tenne stretta.

- Mi porti del tè per favore - disse rivolgendosi all’infermiera che lo seguiva con apprensione. La donna annuì e tornò in casa mentre lui si sedeva su una grande poltrona di vimini accanto ad un tavolo tondo basso.

Costrinse Shiori fra le sue braccia e fece in modo che si sedesse sulle sue ginocchia. Non sapeva se avrebbe funzionato, ma almeno avrebbe passato il tempo a lottare con lei anziché restare tre ore immobile nella sua stanza a guardarla.

Shiori scalciava, urlava, si dimenava e pronunciava frasi sconnesse sempre relative alle rose, ma lui la tenne stretta a sé impedendole di gettarsi a terra. Il suo sguardo era vuoto e le occhiaie profonde imbruttivano il suo viso.

Le portò una mano alla testa e la premette contro di sé. Shiori cercava di coprirsi gli occhi come se la luce le desse fastidio, ma lui impedì anche quel movimento. Notò suo nonno sul limitare della camera da letto della nipote che osservava la scena trattenendo a stento la rabbia. La tata posò il vassoio sul tavolo basso e guardò con pietà quella donna bellissima ridotta ad una Nu Gui, il demone delle leggende cinesi.

- Mi serve anche della musica e mi porti un libro - la tata annuì e fece cenno anche all’infermiera. Il vecchio Takamiya si avvicinò.

- Da oggi niente più rose, altrimenti questa follia non terminerà più! Deve tornare in contatto con la realtà! - Shiori si dimenava, ma Masumi continuava a tenerla stretta a sé.

- Soffre… - mormorò il nonno con apprensione in una posa rigida.

- Sì, poi migliorerà. Se invece non dovesse funzionare, potrà sempre tornare a riempirle la stanza di rose scarlatte… -

- Perché queste rose, Masumi? - quando gliel’aveva chiesto lui aveva negato di sapere come mai Shiori non le sopportasse, ma sapeva che stava mentendo.

- Ci ho riflettuto - iniziò Masumi serrandole un polso prima che riuscisse a graffiarlo - Tempo fa eravamo da un fioraio, vide quelle rose e mi chiese di comprargliele. Io le dissi di no perché… perché sono legate ad un mio vecchio ricordo e le regalai delle orchidee. Probabilmente lei deve aver immaginato qualcosa di negativo legato alle rose e io non mi sono accorto dei suoi dubbi perché troppo occupato col lavoro... - gli confessò Masumi con sguardo vacuo.

La tata tornò con una radio e la posò sul tavolo.

- Musica classica, grazie - le disse Masumi e notò che Shiori si stava tranquillizzando. La tata eseguì e l’infermiera appoggiò un libro accanto alla radio: “Il tempio dell’alba” di Yukio Mishima.

- Non è necessario che restiate qui - li avvisò Masumi. Le due donne si congedarono e il vecchio Takamiya le seguì qualche minuto dopo.

- Adesso a noi, Shiori… - mormorò alzandosi e facendola sedere sulla grande poltrona. Valutò la situazione: fissava il nulla davanti a sé e non lo vedeva affatto. Si sedette a gambe incrociate sull’erba fresca e iniziò a leggere mentre le note della musica gagaku si disperdevano nell’aria intorno a loro.


Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5



Maya, distesa ancora nel futon, fissava la scatola con il nastro scarlatto. Era lunedì e aveva già la tremarella. Spostò lo sguardo sulla sveglia e schizzò a sedere.

- È tardi! - volò via la coperta e si accorse che Rei non c’era. Scattò in bagno, si lavò rapida, si vestì e scese di sotto. Rei stava guardando la posta che doveva appena aver preso da fuori.

- Buongiorno! - le sorrise - Guarda, Maya, c’è una lettera per te - e gliela porse.

- Buongiorno Rei! Perché non mi hai svegliato? - si lamentò, prese la lettera incuriosita e si sedette. Rei si alzò e le preparò la colazione.

Aprì la lettera e la lesse congelandosi.

- Cosa vuoi per… - quando Rei si voltò la vide sbiancare - Maya! -

- Rei… - mormorò - È del signor Hayami - e fissò gli occhi spalancati nei suoi.

- Masumi ti ha scritto? - Rei si avvicinò incredula.

- No… suo… suo padre E-Eisuke - balbettò e deglutì porgendole la lettera.

- Eisuke Hayami? - scorse la lettera e faticò a mantenere la calma - Ti invita per un tè a casa sua! -

- Cosa vuole da me, Rei? - balbettò Maya riprendendo la lettera.

- Indovina? - e si mise le mani sui fianchi con atteggiamento battagliero.

- La Dea Scarlatta… ma io ancora… - iniziò Maya, ma Rei la interruppe.

- Metterà le mani avanti… È una vita che tormenta la signora Tsukikage… se avrai tu i diritti vorrà che glieli ceda! - ringhiò con sguardo minaccioso.

- Oh Rei! Cosa devo fare? - Maya la fissò disorientata e impaurita.

- Affrontalo, come hai sempre fatto con suo figlio, senza paura! - la incoraggiò serrando un pugno come se brandisse una spada.

- Affrontarlo? Ma io… - abbassò lo sguardo e si fissò le mani in grembo.

- Sarebbe interessante sapere se suo figlio è a conoscenza di questa mossa… - sussurrò Rei portandosi una mano al mento pensierosa.



Le prove al Kid Studio proseguivano molto più serenamente di quanto Kuronuma si fosse aspettato. L’intesa fra Maya e Yu si era incredibilmente accentuata, non aveva idea del perché e sinceramente neanche gli interessava. Tutti gli attori risentirono positivamente di quel loro cambiamento e le scene in generale erano ormai pronte.

Masumi Hayami non l’aveva mai ricontattato e i giornali riportavano notizie vaghe circa il suo imminente matrimonio con Shiori Takamiya. Il vecchio Hayami voleva fortissimamente quell’unione ed era sicuro che Masumi se la sarebbe risparmiata volentieri. Doveva essere terribile amare una donna ed essere costretto a sposarne un’altra.

Fissò Maya che stava magistralmente interpretando Akoya sul greto del fiume in una delle scene più belle. Le battute ormai le uscivano naturali come respirare e in quell’istante era proprio Akoya, l’incarnazione dello spirito della natura. Le aveva riproposto di camminare sul pavimento inondato d’acqua e si era mossa con tale grazia che non si era udito alcun rumore! Come ci fosse riuscita era un vero mistero.

Era indubbiamente la candidata perfetta per la Dea Scarlatta. Aveva qualcosa di magnetico nello sguardo quando recitava e dovevi guardarla, riusciva a modulare la voce in modo incredibile e quando indossava la maschera, nessuno poteva eguagliarla, neanche Ayumi Himekawa, ne era sicuro.

Yu si avvicinò, meravigliato per l’amore che lei gli stava dichiarando, le prese il volto fra le mani e la baciò con trasporto. Kuronuma fece un passo avanti e tutti gli altri attori si zittirono. Kitajima si abbandonò al bacio, completamente avvolta dall’amore che provava per Isshin. I due ragazzi proseguirono la recitazione fino alla fine della scena e quando lasciarono le loro maschere si fissarono incantati.

- È così che deve essere, vero? - mormorò Yu arrossendo.

- Sì - annuì Maya diventando paonazza.

- Scusa… - balbettò Yu abbassando lo sguardo.

- Non ti scusare, anche Akoya lo voleva - e gli sorrise in modo così dolce da farlo tremare fin nel profondo.

Tutti gli attori applaudirono e anche Kuronuma si complimentò con loro per la spontaneità della scena.

- Finalmente vi vedo un po’ partecipi! - e picchiò il copione arrotolato sulla spalla di Yu, che sussultò.

Hijiri aveva osservato la scena dietro una porta, sorrise, si voltò e uscì.

Ora la capisco signor Masumi, so esattamente come si sente…



Maya aveva fatto recapitare una risposta a Eisuke Hayami, accettando il suo gentile invito. Era mercoledì, quel pomeriggio lo avrebbe incontrato ed era già nervosa.

- Devi mantenere la calma, Maya - le consigliò Rei mentre camminavano.

- Non è facile Rei… lo descrivono come un vecchio cattivo e acido - borbottò lei infastidita. Non solo il figlio, mi tocca affrontare anche suo padre!

- Fa parte della vecchia guardia, ma non lasciarti intimorire e soprattutto non temerlo mai, qualsiasi cosa ti dica! - Rei mimò il movimento di un samurai e Maya rise.

- Mi raccomando prendi un taxi - aggiunse poi l’amica. Maya annuì e la seguì con lo sguardo finché sparì in mezzo alla gente.

Maya raggiunse il Kid Studio e si concentrò sulle prove scacciando dalla testa ogni altra distrazione. Ma, come se si fossero dati appuntamento, la sua concentrazione e la distrazione si incontrarono magicamente. Dopo una sequenza di scene particolarmente lunga, Maya e Yu presero un caffè nella sala ristoro e quando uscirono si bloccarono entrambi.

In fondo al corridoio, prima della porta delle sale, c’erano Kuronuma, la signorina Mizuki e Masumi Hayami. Dovevano per forza passare di lì. Mizuki sollevò appena una mano per salutarla, lei ricambiò avvampando, poi afferrò Yu per un polso e lo trascinò di nuovo dentro la stanza.

- Maya, ma che fai? - brontolò Yu scrollando il braccio, infastidito. Quando c’era lui perdeva il controllo delle sue azioni.

Mi batte il cuore troppo forte… mi devo calmare… si sposa con Shiori Takamiya, si sposa con Shiori Takamiya, si sposa con Shiori Takamiya, si sposa con Shiori Takamiya…

Quella cantilena mentale la calmò e le permise di riacquisire un contegno.

- Non ci ha visti, vero? - e lo fissò spaventata.

- Da quando temi di affrontarlo, Maya?! - quanto erano cambiate le cose…

- Io… non lo so… ma come facciamo a raggiungere la sala prove? - balbettò insicura torcendosi le mani.

- Passiamo dall’esterno e entriamo da una finestra - le disse piatto Sakurakoji, le mani sui fianchi.

- Davvero? - chiese entusiasta lei illuminandosi.

- No! Stavo scherzando! Andiamo, smettila di fare la stupida! - e la prese per un polso, ma lei puntò i piedi a terra terrorizzata.

- Maya! - e la tirò, ma con l’altra mano doveva tenere la stampella quindi non riusciva ad esercitare tutta la forza che avrebbe voluto.

- No… - si lamentò lei piagnucolando.

- Basta! Mi hai stancato, mi aspettano per la scena, io vado, tu fai come vuoi! - la lasciò andare e lei cadde a terra con un gridolino. Si rialzò di scatto e lo seguì, ma lui era già nel corridoio.

- Aspettami! - gridò e l’unica cosa che ottenne fu di attirare l’attenzione. Kuronuma, Masumi Hayami e Mizuki si voltarono contemporaneamente.

Maya e Yu li raggiunsero e li salutarono con un lieve inchino.

- Ragazzina, dovevo immaginarmelo, dove ci sei tu è come se passasse un ciclone… - la canzonò Masumi e immediatamente la rabbia le montò dentro sostituendosi all’emozione di averlo davanti. Ruotò di scatto la testa ignorando la sua provocazione e salutò la signorina Mizuki. Ma quanto è lunatico?

- Come stai, Maya? - le sorrise Saeko con gentilezza e Maya si domandò come facesse a lavorare per lui…

- Bene grazie! - rispose entusiasta brillando di felicità.

- Le prove? -

Maya si fece più vicina a Yu e Masumi assottigliò lo sguardo, particolare che non sfuggì all’acuto Kuronuma.

- Vanno bene! - piegò la testa e sorrise a Sakurakoji illuminandosi e lui ricambiò lo sguardo.

- Sono contenta - annuì Mizuki sorridendo.

- Ehi, voi due, lo decido io se le prove vanno bene! - ruggì Kuronuma sventolando il copione arrotolato - E ora dentro a provare! - abbaiò imponendosi con la sua figura terrificante.

Yu salutò con un lieve inchino, passò in mezzo al gruppo zoppicando e aprì la porta della sala. Maya lo seguì con il cuore che batteva all’impazzata, cercò di non guardarlo, ma quando gli passò accanto fu inevitabile.

- Ah, ragazzina - e Maya fu costretta e fermarsi - Volevo chiederti scusa per il mio comportamento dell’altra volta - le parlò come se intorno a loro non ci fosse nessuno, ma sia Mizuki, che Kuronuma che Sakurakoji rimasero stupefatti.

- Eh? - Maya lo fissò stralunata, il naso all’insù immersa nei suoi occhi azzurri.

- Era stata una giornata molto difficile, mi dispiace di essermela presa con te. Prometto di farmi perdonare - le disse porgendole la mano.

Chi lo capisce è bravo… però che sorriso dolce… sarà per me?

Allungò la mano e gliela strinse. Il ricordo di quelle parole velenose dopo la crociera le fece venire i brividi.

- Non importa, signor Hayami… io… capisco… - mentì, in realtà non lo capiva per niente, ma quella risposta sembrò soddisfarlo perché le sorrise e le lasciò la mano - Non c’è necessità che faccia niente per me - aggiunse lei dopo un attimo con aria di sfida e lui scoppiò a ridere facendo stupire ancor più i presenti. Maya proseguì ed entrò in sala mentre Yu le teneva la porta aperta. Il giovane lanciò un’ultima occhiata a Masumi Hayami, entrò e chiuse la porta.

Era il suo modo per scusarsi davvero? Maya aveva il cuore che batteva così forte che temeva Yu lo potesse sentire.

- Cosa significavano quelle parole, Maya? - indagò Sakurakoji appoggiando la stampella ad una sedia. Maya si riscosse dai suoi pensieri e lo fissò con gli occhi spalancati.

- Oh… non lo so… qualche giorno fa l’ho incontrato ed è stato molto scortese, forse voleva scusarsi… - balbettò lei abbassando lo sguardo e avvampando.

- Hayami che si scusa? Non ce lo vedo proprio… - mormorò Yu lasciandola ai suoi pensieri.

La porta della sala si aprì mentre Yu prendeva posizione e i tre entrarono. Maya trasalì all’idea che lui restasse a guardare le prove. Non erano vietate agli spettatori?

- Sakurakoji! - urlò Kuronuma - Dai una dimostrazione del tuo Isshin! - Yu annuì e prese posizione insieme al generale Terufusa e iniziarono a recitare.

Mizuki si sedette accanto a Maya in silenzio, ma lei sussultò lo stesso.

- Sei nervosa, Maya? - le chiese sottovoce.

- No, signorina Mizuki - mentì Maya usando tutte le sue doti di attrice.

- Era un po’ che non ci vedevamo -

Maya annuì e continuò a fissare Sakurakoji salvo lanciare uno sguardo al regista e al signor Hayami in piedi davanti alle doppie porte della sala.

- Perché siete qui, signorina Mizuki? - le chiese sussurrando appena e guardando sempre la scena.

- All’inizio ero sicura che il signor Masumi dovesse parlare con il regista Kuronuma, ma poi tutto è stato chiaro -

Maya si voltò di scatto e Mizuki le sorrise gentilmente.

- Cosa significa? - balbettò Maya con occhi spalancati.

- Voleva solo scusarsi con te - spiegò lei come se fosse ovvio.

- Perché? - mormorò Maya incapace di articolare una frase completa.

Mizuki la osservò per qualche istante prima di rispondere.

- Il signor Hayami non è uomo che normalmente si lascia andare ad uscite come quella, soprattutto in pubblico. È sempre controllato e pacato. Era sinceramente dispiaciuto per come ti aveva risposto e probabilmente ha sentito la necessità di dirtelo - cercò di aggirare il discorso anche se Maya era così ingenua che avrebbe potuto dirle tutta la verità e non era sicura che lei l’avrebbe compresa appieno.

- Oh… capisco - abbassò lo sguardo e arrossì lievemente.

Coraggio Maya, manca poco, resisti ancora un po’... fidati di lui, tutto quello che sta facendo è per te… per voi…

- Kitajima! - urlò Kuronuma e lei scattò sull’attenti provocando una risata generale.

- Sì, signore! - rispose arrossendo e fissando davanti a sé.

- Scena del fiume, avanti! - gridò. Lei si voltò lentamente sbiancando.

Perché proprio quella scena?

- Avanti! - l’aggredì il regista vedendo che esitava. Era proprio curioso di osservare Hayami in questo particolare frangente.

Maya annuì, chiuse gli occhi per qualche istante e Mizuki vide tutti gli altri attori ritirarsi ai bordi della sala. Quando li riaprì era Akoya, in tutto e per tutto, Saeko se ne accorse immediatamente dal volto, dal movimento delle mani e dal suo modo di camminare.

Quando iniziarono a recitare, completamente coinvolti, Mizuki si accorse che era la scena dell’innamoramento. Si voltò lentamente verso il signor Masumi e come si era aspettata lo trovò teso e serio. Si chiese se per caso il regista Kuronuma avesse scelto di proposito quella scena…

Maya e Sakurakoji espressero perfettamente la tensione e l’accettazione di quell’amore, non c’era nessun altro intorno a loro, erano nella valle dei susini e si amavano. I toni accalorati, gli occhi allacciati, ogni cosa indicava il loro amore e il destino che li legava indissolubilmente. Maya si avvicinò alla fine della sua battuta culmine e Yu le prese il volto fra le mani e la baciò dolcemente all’inizio, poi il bacio si fece intenso caricando la scena di tensione e liberando infine quel sentimento represso per tanto tempo che finalmente si erano dichiarati.

Mizuki, completamente rapita dalla scena perfetta, trovò il coraggio di voltarsi lentamente verso il signor Masumi e rimase scioccata dalla sua espressione vuota e rigida. Si rese anche conto che il signor Kuronuma lo osservava a sua volta e fu certa che quella scena, per una ragione a lei sconosciuta, non era stata scelta a caso.

La scena giunse al termine e quando i due attori ripresero piena coscienza di loro scoppiò un caloroso applauso mentre i due giovani si guardavano intorno disorientati, probabilmente ancora presi dalla scena recitata. Maya era arrossita, ma sorrideva felice e i suoi occhi erano luminosi e pieni di energia.

Si voltarono entrambi verso i loro ospiti facendo un lieve inchino. Maya non ebbe il coraggio di guardarli in faccia così restò con lo sguardo basso, Yu invece non esitò a guardare il signor Hayami e non si accontentò. Zoppicando lentamente lo raggiunse e gli tese la mano.

- Sono lieto che abbia potuto assistere signor Hayami, proviamo questa scena così tante volte al giorno che quando arriveremo allo spettacolo dimostrativo sarà perfetta… - e gli sorrise.

Masumi lo fissò qualche istante, poi gli strinse la mano.

- Stai facendo un ottimo lavoro, Sakurakoji, la compagnia Ondine ne godrà di riflesso - poi si voltò verso Kuronuma - La ringrazio per averci fatto assistere, signor Kuronuma - e il regista annuì particolarmente compiaciuto.

Mizuki si avvicinò a Maya e si congratulò con lei.

- La ringrazio! Le avevo detto che siamo migliorati! - Maya era sinceramente entusiasta e non poteva immaginare certo cosa provasse il signor Masumi ogni volta che la vedeva in certi atteggiamenti.

Masumi lasciò la sala prove e Mizuki lo seguì dopo un breve saluto.

È venuto davvero qui per scusarsi con me? E questo cosa significa? Si è scusato per la forma o per il contenuto di ciò che mi ha detto? E perché se ne è andato via senza dire niente? Perché deve essere sempre tutto così complicato?



Due ore dopo il taxi la lasciò di fronte a villa Hayami. Un alto muro esterno la separava dal mondo, ma il portone d’ingresso era di legno curato e lucido. Strinse la borsa e con aria decisa raggiunse il campanello. Suonò e dopo qualche secondo la porta si aprì rivelando un inserviente in livrea scura che la accolse con un lieve inchino che lei ricambiò.

- Benvenuta signorina Kitajima, mi segua la prego - le sorrise l’uomo in modo genuino.

- La ringrazio - lo seguì su quel sentiero bianco in mezzo ad un giardino bellissimo che si sviluppava a destra e a sinistra dell’entrata. Di fronte a loro invece c’era la villa vera e propria, su due piani, in legno e pietra.

- È bellissima… - sussurrò rapita e il suo accompagnatore sorrise gentile.

- È una villa antica - annuì contento che le piacesse.

Il signor Hayami vive qui fin da quando è stato adottato…

Arrossì al pensiero, ma per fortuna sapeva che non lo avrebbe incontrato lì, era sicuramente ancora al lavoro. E poi lo scontro di qualche ora prima le era bastato.

La fece entrare in casa, un misto di arredamento giapponese e occidentale la colpì piacevolmente, tutto era armonioso. Nell’aria aleggiava odore di incenso, ma sentiva anche quello di fumo e una traccia sottile di profumo da uomo. Arrossì di nuovo e abbassò la testa.

Ma che mi viene in mente!

L’inserviente la accompagnò in uno studio dove il legno scuro e i tessuti ricamati la facevano da padrone dando alla stanza un aspetto lussuoso anche se datato. L’uomo chiuse la porta e la lasciò da sola.

No anzi, ora che ci faceva caso, c’era qualcuno alla finestra, un uomo con un bastone, ma era in ombra. Maya fece qualche passo avanti, titubante, poi la voce dell’uomo la colse di sorpresa. Era bassa e profonda. Si voltò e la fronteggiò.

- Benvenuta nella mia casa, signorina Kitajima, è un piacere conoscerla… di nuovo - e le sorrise.

Maya si portò una mano alla bocca e rimase pietrificata.


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6



Masumi raggiunse villa Takamiya come ogni pomeriggio senza riuscire a cancellare dalla mente quella scena né tanto meno le parole di Sakurakoji. Nonostante la confessione che aveva udito quella sera in cui Maya gli aveva restituito il ciondolo, non riusciva a darsi pace.

Sono lieto che abbia potuto assistere signor Hayami, proviamo questa scena così tante volte al giorno che quando arriveremo allo spettacolo dimostrativo sarà perfetta…

La frase gli echeggiava in testa come una maledizione e gli impediva di concentrarsi. Ogni giorno. Più volte al giorno. Stava per impazzire. Scosse la testa e attraversò l’atrio di casa Takamiya. L’odore di rose era scomparso e Shiori era notevolmente migliorata, il giorno prima l’aveva trovata in piedi in camera e quando aveva aperto la porta finestra era uscita da sola. Non dava ancora segno di riconoscere nessuno e i suoi occhi erano sempre velati da quella patina opaca.

Entrò in camera e la trovò vuota, la porta finestra aperta. Uscì preoccupato, ma si rasserenò quando la vide seduta sulla grande poltrona. Aveva gli occhi chiusi, gli aloni scuri erano scomparsi, indossava un kimono bianco ricamato e aveva quasi riacquisito la sua bellezza. Ascoltava la musica, sul tavolino c’erano tante riviste e un vassoio con il tè. Sorrise provando veramente un senso di sollievo.

- Buongiorno Shiori - la salutò anche se sapeva che non avrebbe risposto. Si tolse la giacca abbandonandola sul tavolino e prese una delle riviste, sembravano piacerle quelle storie romantiche che c’erano nelle ultime pagine così lui gliele leggeva per tutto il tempo che restava con lei. Si sedette a gambe incrociate sull’erba e iniziò a leggere. L’argomento di quella particolare storia non lo aiutò a scacciare il tormento che aveva dentro dato che narrava di due contendenti, il proprietario terriero e un contadino, innamorati della stessa donna che, se all’inizio sembrava protendere per il ricco proprietario, alla fine si scoprirà pazzamente innamorata del contadino e lo sposerà.

Shiori si alzò dalla sedia e lui smise di leggere guardandola. Si avvicinò e gli si inginocchiò davanti. Masumi la fissava stupito e posò lentamente la rivista sul tavolino senza distogliere lo sguardo da lei. Vide distintamente le sue pupille schiarirsi e riacquisire il loro colore originario mentre il cuore gli batteva all’impazzata.

- Shiori… - sussurrò il suo nome allungando una mano verso il suo volto.

- Masumi… - lo chiamò lei consapevole prendendo dolcemente la sua mano e avvicinandosela alla guancia.



Maya non riusciva a credere ai propri occhi! Era il signore simpatico che aveva incontrato alcune volte e che nella valle dei susini le aveva raccontato la storia di Yaoya Oshichi che lei aveva usato nella prova del fuoco voluta dalla signora Tsukikage!

- Ma lei è… - rimase senza parole, incapace di decidere se essere meravigliata o arrabbiata perché le aveva nascosto chi fosse realmente. Tale padre, tale figlio!

- Si sieda, la prego - la invitò indicando il divano.

Maya lo fissò adirata e lui ammirò il suo coraggio e anche il suo autocontrollo. Si sedette e la raggiunse lentamente, zoppicando vistosamente. Per una frazione di secondo Maya fu tentata di aiutarlo e Eisuke notò il suo movimento, ma poi ci ripensò e lui sorrise.

- Sono davvero dispiaciuto per averle celato la mia identità, signorina Kitajima, non era mia intenzione offenderla né raggirarla. La realtà è che ero sicuro che lei mi avrebbe respinto se avesse saputo chi fossi realmente. Le chiedo scusa per questo mio comportamento - le confessò una volta seduto, il bastone appoggiato al cuscino del divano.

Sembrava veramente dispiaciuto, ma Maya era ben cosciente che doveva essere una vecchia volpe trasformista, abituato a contrattare con controparti molto più esperte di lei nelle trattative. Quindi decise di non credergli, almeno per ora. Per un fugace attimo si rese conto che in quella giornata entrambi gli Hayami si erano scusati con lei…

- Spero non si offenda, signor Hayami se dubiterò di ogni parola che mi dirà da questo momento in poi - rispose Maya freddamente, rimanendo rigida sul divano.

Eisuke scoppiò a ridere e si immaginò quella ragazzina dare le stesse risposte piccate a suo figlio in pubblico. Maya rimase immobile e per nulla disponibile al confronto, ma lui non si arrese.

- Un punto per lei, signorina Kitajima - ammise Eisuke annuendo - Ma l’ho invitata proprio per chiarire questo malinteso - aggiunse e in quell’istante entrò una cameriera che le sorrise dolcemente e posò un vassoio con il tè sul tavolino basso in mezzo a loro. La signora fece un lieve inchino e uscì.

- Mi dica quello che deve e mi lasci andare - lo incalzò Maya, non aveva intenzione di trattenersi un minuto di più e non voleva certo incontrare l’altro Hayami!

- È libera di andarsene anche adesso, signorina Kitajima, non la trattengo, ma mi farebbe davvero piacere se lei ascoltasse ciò che ho da dirle - incatenò i suoi occhi a quelli della giovane e rimase stupito di non trovare alcuna traccia di sottomissione.

Maya si inginocchiò accanto al tavolino e iniziò a preparare il tè.

- La ascolto - disse seria - Come lo preferisce? - aggiunse poi guardandolo.

- Solo tè, grazie, sa con l’età non posso eccedere in niente… - e le sorrise. Eisuke si soffermò ad osservarla mentre preparava il tè. I capelli avevano una particolare sfumatura castana, proprio come gli occhi, che ardevano sempre di quella fiamma che aveva scorto anche la prima volta. Da quanto tempo in quella casa mancava una donna che compisse dei gesti semplici come quelli per servire il tè? Da quando la madre di Masumi era morta nell’incendio.

Maya gli porse la tazza, ne prese una per sé e tornò sul divano. In realtà non sapeva neanche lei dove trovasse tutto quel coraggio. Eisuke Hayami doveva essere stato un uomo imponente, il suo sguardo era gelido e i tratti del suo volto duri e spigolosi. Però lei lo aveva visto anche sorridere e quando le aveva parlato della Dea Scarlatta, il suo volto era cambiato completamente. Era un bravo attore o uno bravo a mentire… o magari aveva una maschera come suo figlio.

- Lei è a conoscenza che più di trenta anni fa ho incontrato Chigusa Tsukikage mentre interpretava la Dea Scarlatta? - le domandò sommessamente.

- Sì, la signora Tsukikage mi ha raccontato ogni cosa - e così dicendo Maya recise tutti i ponti che potevano portare la discussione da quel lato. Il suo sguardo era duro e accusatore e la sua posa rigida e tesa.

Eisuke Hayami sospirò incurvandosi nelle spalle.

- Ho capito… - annuì, allora tentò un’altra strada - Ho guardato tutti i suoi spettacoli, sa? - e indicò una pila di CD su un tavolinetto vicino ad un lettore digitale collegato ad una televisione a schermo piatto.

- In molti l’hanno fatto - ribadì lei freddamente e lui sorrise.

- Ha un talento particolare e comprendo perché Chigusa l’abbia scelta -

- Le sue lusinghe non l’aiuteranno, signor Hayami, e non ho ancora compreso perché mi abbia fatto venire qui! - rispose seccamente Maya cercando di mantenere la calma e tagliando tutti i ponti anche in quella direzione. Se crede di incantarmi si sbaglia di grosso...

Eisuke si rese conto che i soliti sistemi con questa ragazzina sembravano non funzionare. Non era abituata alle transazioni e quindi non seguiva quegli schemi tattici durante una conversazione, ma si affidava all’istinto e così avrebbe fatto lui. Espirò abbassando lo sguardo e per un attimo Maya si pentì di essere stata così tagliente nelle risposte.

- Sarebbe così gentile da premere il pulsante che è sulla scrivania? - le chiese gentilmente. Lei si alzò, lo trovò, lo premette e pochi secondi dopo entrò nello studio un collaboratore con una sedia a rotelle. Chissà cosa era accaduto per ridurlo in quello stato.

- Venga, le faccio vedere una cosa - uscirono e disse qualcosa all’uomo che imboccò il corridoio a destra fino a raggiungere un’altra stanza che aprì con una chiave. Eisuke spinse la sedia da solo, il collaboratore restò fuori e anche lei rimase immobile sulla soglia finché lui non la chiamò accendendo la luce.

La stanza conteneva alcuni quadri stupendi che rappresentavano scene della Dea Scarlatta e appesa ad un manichino di fronte a loro c’era una veste di seta meravigliosa. Maya si avvicinò lentamente, gli occhi spalancati e Eisuke rimase colpito dalla sua trasformazione.

È come Chigusa, esattamente come lei!

Maya allungò una mano, completamente dimentica del luogo dove fosse e di chi avesse intorno. La seta era pregiata e fine, ricamata splendidamente, ma a metà circa c’era una bruciatura. La sfiorò con la mano e una lacrima involontaria le scese sulla guancia. Poi udì la voce di Eisuke iniziare il suo racconto.

Maya si girò, ma lui stava fissando la veste, gli occhi pieni di tristezza, e le narrava i fatti dal suo punto di vista. La storia si incastrò perfettamente con quella della signora Tsukikage, non le nascose niente, ma a differenza di quella della signora, la sua era piena di rammarico, di solitudine, di sofferenza, per quell’amore non corrisposto. E di follia. Le confidò anche del breve quanto insano pensiero di gioia che aveva provato alla morte di Ichiren Ozaki e Maya rabbrividì di terrore. Eisuke Hayami riallacciò a quella vicenda parte della vita di Masumi, il matrimonio con sua madre, il fatto che lui non potesse avere figli. Maya rimase sconvolta da queste confidenze e non era sicura che il signor Hayami si rendesse veramente conto che le stava raccontando a lei. Fissava la veste e sembrava in un altro mondo.

Così Maya scoprì il motivo del matrimonio con quella cameriera e l’adozione di Masumi. Le raccontò anche di come vide in lui la scintilla che il suo futuro erede avrebbe dovuto avere nella piccola prova che vinse contro i cugini. Il suo sguardo divenne ancora più vacuo e assente quando le narrò le vicende dell’incendio in cui era morta la madre di Masumi.

- È stata colpa mia, lei tornò dentro per prendere quella veste e Masumi le andò dietro… - sollevò lo sguardo su di lei e Maya ci vide una radicata amarezza e una profonda tristezza. Si voltò a guardare la macchia bruciata col cuore gonfio. Quando tornò a guardarlo, Eisuke Hayami aveva riacquisito il controllo e i suoi occhi erano tornati freddi e calcolatori.

- Perché mi ha raccontato tutto questo, signor Hayami? - sussurrò con gli occhi alla veste, una mano che lisciava il tessuto pregiato.

- Per farle capire quanto sia importante per me la Dea Scarlatta - ammise subito, il senso di colpa che aveva sentito nella sua voce era completamente scomparso.

Indossa anche lui una maschera...

- Ma lei è già ricco, signor Hayami, a cosa le servono i diritti di rappresentazione? Inoltre andranno alla candidata che vincerà il confronto, non saranno neanche più della signora Tsukikage! - Maya lo affrontò senza alcuna paura, lo sguardo limpido, la voce chiara e decisa.

Eisuke Hayami fu costretto ad ammettere che quella ragazzina aveva coraggio da vendere. Oppure era solo innocenza. Non sapeva ancora come andava il mondo e lo affrontava d’istinto senza preoccuparsi delle conseguenze.

Maya vide il suo volto deformato dalla disperazione, dall’angoscia e dalla paura di perdere ciò che più aveva desiderato il suo cuore nella vita. Non erano i soldi. Non era sua moglie. Non era suo figlio. Era la Dea Scarlatta.

E così seppe cosa dire.

- Signor Hayami - Maya raddrizzò la schiena, fiera e determinata - Se dovessi essere scelta dalla signora Tsukikage non le cederò mai i diritti di rappresentazione - la sua voce uscì modulata, tranquilla e pacata, i suoi occhi ardevano e Eisuke Hayami seppe di aver perduto la partita.

Le sorrise accasciandosi sulla sedia, sconfitto, battuto da quello scricciolo di ragazza che aveva fatto capitolare anche suo figlio. Chi era? Come poteva avere questo potere sugli altri? Anche quando recitava quella forza usciva da lei e si spargeva intorno, conquistando tutti.

Se credessi… direi che è la sua anima ad essere così sfolgorante e magnetica…

- Spero allora concederai a questo vecchio di udire dalle tue labbra i versi della Dea Scarlatta. Reciteresti per me, Maya? - le chiese chiamandola per nome e usando un accento meno formale. La sua supplica sembrò così sentita che non poté negargli quanto chiedeva.

- Ti prego, indossa quella veste - e la indicò debolmente.

Maya spalancò gli occhi meravigliata e li posò sulla veste. Era un vero splendore nonostante la macchia bruciata.

Signor Hayami, mio ammiratore, lo faccio anche per lei… se pensavo che la mia vita fosse stata uno schifo… non potevo immaginare come era stata la sua… adesso però tocca a me rilanciare!

- Non posso indossarla, signor Hayami - gli comunicò tristemente.

- Perché? - era angosciato e afflitto, ma lei proprio quella veste non poteva metterla.

- Perché è costata la vita alla madre di suo figlio e ho troppo rispetto per poterla indossare - spiegò lentamente, le guance che si tinsero inspiegabilmente di un rosso tenue.

- Ma reciterai per me? - le chiese pieno di speranza. Non sembrava neanche più lo stesso uomo che l’aveva affrontata poco prima.

- Va bene, signor Hayami, reciterò per lei… - acconsentì Maya espirando - Ma ad una condizione - aggiunse e lo vide trattenere il respiro.

- Quale? - era confuso, non riusciva a capire come la situazione si fosse ribaltata.

- Deve cedermi quella veste - lo disse lentamente, facendo un passo verso di lui, la voce convincente e rilassata. Lo vide sbiancare, i suoi occhi si fecero vitrei e temette una reazione eccessiva, ma Eisuke riuscì a ritrovare la calma.

- Perché dovrei dartela, è l’ultima cosa che mi lega a lei! - ringhiò, ma Maya rimase nella sua posizione senza farsi intimorire.

- Perché è stato suo figlio a tirarla fuori dall’incendio che ha ucciso sua madre, è giusto che l’abbia lui e decida cosa farne, non trova? - gli disse sempre con quel tono saldo e sicuro - E perché così reciterò per lei la Dea Scarlatta - aggiunse fissandolo.

Eisuke rimase immobile per un tempo indefinito, ma Maya non cedette neppure per un istante. Lo vide combattere contro quel fantasma che aveva monopolizzato la sua vita e quella del figlio ed ebbe pena per lui.

- E va bene, ragazzina! Hai vinto tu! - e scoppiò a ridere. Una risata folle e isterica e lei sperò fosse il primo passo per lui verso una liberazione necessaria da quelle catene che gli avevano condizionato la vita.

Maya espirò rendendosi improvvisamente conto di ciò che aveva fatto. Era passata da una iniziale rabbia e terrore verso quell’uomo ad una presa di posizione netta contro di lui e aveva vinto! Eisuke Hayami era un uomo solo, era sempre stato solo e quell’amore impossibile per uno spirito che esisteva solo sul palcoscenico lo aveva consumato.

Sotto il suo sguardo esterrefatto, Maya recitò Akoya in un monologo perfetto, vestita come tutti i giorni, senza trucco, né luci adeguate né musica. Solo lei e le battute. E Eisuke Hayami.

La vide trasformarsi, diventare Akoya, i movimenti, il volto, gli occhi, non era più Maya Kitajima. Mentre le battute si susseguivano, Eisuke comprese esattamente il talento che Chigusa aveva scorto in lei sette anni prima e anche il motivo per il quale Masumi si era innamorato di lei tanto da lasciare ogni cosa: per lei il teatro era tutto, viveva intensamente ogni attimo della sua vita in funzione di esso e gli dedicava tutta se stessa. Quella voglia di vivere e amare usciva da ogni battuta di Akoya ed era probabilmente questo che aveva fatto riflettere Masumi sulla sua vita e gli aveva fatto cambiare strada. Era tornato ad amare.

E lui? Avrebbe potuto lasciarsi conquistare da quella ragazzina? Permettere alla sua vitalità di entrargli dentro e farlo tornare ad amare esattamente come era stato per suo figlio? Maya finì di recitare e nei suoi occhi vide tornare la ragazza di sempre, la Dea Scarlatta era scomparsa.

- Io… Grazie Maya, sei stata sublime - lei arrossì genuinamente e Eisuke ebbe un tuffo al cuore. È così spontanea, è qui con me ma non mi teme! Mi ha strappato letteralmente quella veste che avevo gelosamente custodito, ha recitato per me e ora arrossisce… Ti invidio ragazzina…

Lei fece un lieve inchino e si guardò intorno imbarazzata.

- Avanti, prendi la veste prima che io cambi idea - Maya si stupì per il tono della sua voce e il suo sguardo intenso. Tolse con cura la veste dal manichino e la ripiegò attentamente.

Uscirono dalla stanza e l’inserviente li portò all’entrata.

- Sei stata coraggiosa, Maya Kitajima - le disse infine con un sospiro.

- Ecco… io signore… - balbettò e Eisuke rimase scioccato, non sembrava neanche la stessa ragazza di prima. Scoppiò a ridere  e lei arrossì.

- Vorrei che venissi ancora a trovarmi, posso sperare che tu lo faccia? - le chiese addolcendo lo sguardo.

Maya annuì incapace di proferire parola.

- Reciterai ancora per me? - aggiunse fiducioso, gli occhi che brillavano intensamente.

Maya lo fissò stupefatta. Era anziano, malato e sconfitto, infierire su di lui non sarebbe servito a niente.

- Sì, signor Hayami… - mormorò lei abbassando la testa sulla veste che teneva in braccio. Fece un lieve inchino e schizzò via lungo il sentiero fino al cancello. Si voltò a guardarlo pensierosa una sola volta, poi uscì.

- Una cosa davvero inaudita… - sussurrò Eisuke.

- Come dice, signore? - gli chiese il collaboratore rientrando in casa.

- È una ragazza incredibile non trovi? -

- Concordo signore, sono andato a teatro quattro volte a vederla… - gli confidò lui spingendolo nello studio.

- Davvero? E cosa hai visto? - gli chiese pieno di curiosità.

Il collaboratore iniziò a raccontare dei quattro spettacoli e si stupì del signor Hayami, era in assoluto la prima volta che lo interpellava in merito a qualcosa della sua vita…



Per la prima volta nella sua vita Ayumi si convinse che niente accade per caso. L’incontro con Peter Hamil si era rivelato una sorpresa continua. Se inizialmente lo aveva trovato fastidioso, ora non riusciva a non pensarci per più di un minuto. Da quella sera, anzi, da quella notte, ogni cosa era cambiata. Peter le aveva candidamente detto cosa non funzionava nella sua recitazione dal punto di vista della sua macchina fotografica e così aveva potuto correggere alcuni difetti e era stato altrettanto schietto nel dirle che non avrebbe mai e poi mai potuto raggiungere gli stessi risultati senza la vista. Lei aveva gridato, si era arrabbiata, ma lui non aveva ceduto di un millimetro e alla fine, come non le era mai accaduto, aveva ceduto lei.

Aveva ragione… è assurdo che io possa pensare di ottenere lo stesso risultato, ma darò il meglio comunque! Inoltre tutti gli altri sensi si sono affinati, ho comunque guadagnato molto anche senza poter vedere...

Onodera la seguiva nelle prove come se ci vedesse e da quando lo avevano convinto, lui aveva fatto finta che lei fosse in perfetta forma. Akame aveva avuto solo qualche dubbio iniziale, poi si era fatto travolgere dalla sua Akoya.

Quando ti rivedrò, Maya, sarai la Dea Scarlatta su quel palco naturale e io non permetterò a niente di ostacolarmi! Peter… la mia consapevolezza dell’amore di Akoya è soprattutto merito tuo… La tua sincerità, il modo in cui ti sei rivelato a me e mi hai aperto il tuo cuore, mi hanno disorientato, ma ora ho capito, ho capito ogni cosa! L’angoscia quando sei lontano, come mi sento diversa ora che ci sei e non comprendo come sono riuscita a vivere prima… quell’insana gelosia che mi rode ogni volta che un’altra donna ti sorride…

Alzò gli occhi verso lo specchio e vide il suo riflesso alle spalle. Era in piedi appoggiato alla porta ed era bellissimo.


Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7



Era ormai mezzanotte quando Maya finì di raccontare quella incredibile giornata a Rei. L’amica era rimasta immobile, sconcertata, spalancando la bocca sempre più ad ogni parola.

- Maya, io proprio non riesco a capire con quale talento tu attiri così i guai… - si sedette a gambe incrociate sgranocchiando delle patatine.

Maya arrossì e abbassò lo sguardo sulla cena che non aveva toccato.

- Mangia, non voglio che tu svenga alle prove… - Rei spostò lo sguardo sulla veste adagiata sul tavolo - Gliela restituirai davvero sabato? -

- Non lo so, Rei… è la prima cosa che mi è venuta in mente mentre ero lì… -

- Dovrebbe averla la signora Tsukikage, è sua… - sussurrò Rei toccandola delicatamente.

- Sua madre è morta in quell’incendio per tirarla fuori e lui era lì, l’ha vista morire… Rei, era solo un bambino... - Maya la fissò, gli occhi lucidi - Deciderà lui cosa farne… ancora non so neanche come ho fatto a tenere testa a suo padre… -

- Perché Kuronuma ti ha fatto recitare proprio quella scena? - le chiese l’amica dopo qualche minuto di silenzio.

- Non lo so… penso perché dimostra le nostre capacità recitative e voleva che il signor Hayami lo vedesse... - sussurrò lei arrossendo e abbassando lo sguardo.

- E Hayami? - indagò lei fissandola.

- Eh? - Maya la guardò stralunata.

- Cosa ha detto, cosa ha fatto…? - insisté lei spazientita.

- Niente! Guardava e basta! - non riusciva a capire cosa volesse dimostrare.

Rei sembrava pensierosa, ma non condivise con l’amica i suoi dubbi.

- Che sensazione hai avuto del vecchio? - le chiese invece bruscamente. Maya sollevò lo sguardo dapprima smarrita, come se stesse riordinando le idee, poi il suo sguardo si fece serio.

- È solo, amareggiato, ancora in conflitto fra ciò che sa essere la cosa giusta e quell’ossessione che gli ha avvelenato l’anima - mormorò lentamente.

- Maya… -

- È come se ci fossero due distinte persone in lui, quella che ha cercato fino in fondo di convincermi a cedergli i diritti della Dea Scarlatta e quella che mi ha parlato per la prima volta al binario del treno -

- È una volpe… assume più sembianze a seconda di quello che gli fa comodo! Non fidarti Maya, non lasciare che il tuo animo gentile offuschi la tua capacità di valutazione! -

Maya fissò l’amica indecisa su come ribattere. In realtà non lo sapeva davvero. Eisuke Hayami aveva parlato del suicidio di Ichiren Ozaki come niente fosse confidandole che ne aveva tratto una segreta soddisfazione ed era la cosa che più l’aveva raggelata. Però quando aveva raccontato di Masumi, della sua adozione, di come aveva battuto i cugini in quella piccola sfida, i suoi occhi avevano brillato pieni d’orgoglio e quando aveva ammesso la sua responsabilità nella morte della moglie aveva visto crollare quel muro che aveva eretto negli anni. Era un uomo complesso, che aveva vissuto una vita lunga e piena di problemi, e lei era solo una ragazza! Come posso anche solo pensare di capire!

- Rei… io non me la sento di… avresti dovuto vederlo, Rei… - strinse i pugni e indurì lo sguardo.

- Ti chiedo solo di fare attenzione e… racconta tutto a Masumi Hayami - le andò alle spalle e l’abbracciò.

- Starò attenta, lo prometto - annuì Maya appoggiandosi grata del sostegno dell’amica.



- Masumi, non riuscirò mai a ringraziarti abbastanza - la voce grave del Presidente Takamiya lo raggiunse alle spalle.

- Non deve. Ho causato io il suo stato, dovevo rimediare - scosse la testa e continuò a fissare Shiori in giardino che leggeva in quella splendida mattina assolata.

- Cosa ricorda? - gli chiese avvicinandosi, le mani incrociate dietro la schiena.

- Non lo so ancora. Ieri, dopo che è tornata completamente cosciente, ha voluto solo restare in silenzio - sapeva che non avrebbe potuto in alcun modo accelerare i tempi. Avrebbe incontrato Maya fra due giorni e le avrebbe detto ogni cosa. Poi avrebbe chiamato suo padre.

- Ci parlerai oggi? -

- Sì - e aprì la porta finestra.

Shiori sollevò lo sguardo e gli sorrise dolcemente.

- Buongiorno Shiori, come ti senti oggi? - la raggiunse sull’erba seguito dal Presidente.

Appena Shiori lo vide si alzò dalla sedia lasciando cadere il libro. Masumi si fece da parte e lei volò fra le braccia protettive di suo nonno.

- Shiori… - sussurrò il suo nome con grande dolcezza.

- Nonno! - lei singhiozzò senza sosta finché lui non la scostò e le asciugò le lacrime con i pollici.

- Basta lacrime, Shiori - le sorrise e si accinse a chiederle ciò che aveva stabilito con Masumi - Questa sera ci sarà una cena con i tuoi genitori e alcuni cugini. Ti va di partecipare? Siederai accanto a me -

Shiori lo guardò smarrita all’inizio, si voltò verso Masumi, ma lui la rassicurò con lo sguardo.

- Io… sì, certo, mi farebbe piacere, nonno - sussurrò titubante.

- Bene, allora a stasera - e l’abbracciò con affetto rientrando poi in casa.

Quando Masumi si avvicinò notò che tremava.

- Hai freddo? - si tolse la giacca, ma lei scosse la testa.

- No… ho paura… non so se sarò in grado… - e si sedette di nuovo.

- Lo sarai. Ci sarà tuo nonno e non permetterà a nessuno di metterti in difficoltà - la rassicurò servendo il tè e passandole una tazza. Avvicinò una sedia e la guardò.

- Ti va di parlare un po’ con me? - le chiese aspettandosi una reazione isterica invece Shiori rimase calma.

- Perché sei qui, Masumi? - gli domandò con tono addolorato.

- Cosa ricordi Shiori delle ultime settimane? - glissò la risposta solo perché non voleva certo affrontare subito quell’argomento.

Dopo un sospiro lei iniziò a parlare così scoprì che i suoi ricordi si fermavano al momento del suicidio. Da lì in poi non ricordava niente fino al pomeriggio precedente.

- Cos’è accaduto nel periodo che non ricordo? - le chiese mentre una lacrima scendeva placida lungo la guancia.

- È importante che tu stia meglio, il resto non conta - le sorrise lui rasserenandola.

- E il matrimonio? - gli chiese con voce bassa e tremante.

Sapeva che quella domanda sarebbe arrivata, quindi si preparò al prossimo quarto d’ora.

- Non ho cambiato idea, Shiori - affermò fissandola serio.

- Sei davvero innamorato di quella ragazzina? - gli chiese disperata e lui inspirò per calmarsi e dirle ciò che doveva.

- Ascolta Shiori - e le prese le mani - Io non sono innamorato di te ed è ciò a cui dovresti pensare. Non dovrebbero esserci altre cose che ti distraggano dalle tue riflessioni, ma solo quello. Vorrei che tu lo capissi e che prendessi la decisione migliore rinunciando a questo errore che distruggerebbe la tua vita -

Shiori piangeva, sperava di riuscire a convincerla in quel modo anche se alla fine, rinunciando al cognome, non l’avrebbe sposata lo stesso, ma non c’era necessità che lo sapesse ora.

- Ma io ti amo! Come posso rinunciare a te? - gli strinse le mani angosciata.

- Sono solo il primo con cui sei uscita Shiori, troverai l’uomo adatto a te - la giovane distolse lo sguardo.

- Ma tu… mi hai fatto credere… - ma Masumi la interruppe.

- Shiori mi dispiace, ma io ho fatto quello che ci aspettava da me. Non sai quanto questo mi rattristi - lei aveva ragione, ma non avrebbe mai più potuto continuare quella farsa. Shiori si portò le mani al volto e scoppiò in un pianto addolorato.

- Non piangere Shiori, siamo qui e stiamo parlando, le lacrime non servono. Puoi affrontare ogni cosa - la rassicurò lui afferrandola per le spalle. Lei si riscosse e si asciugò le lacrime.

- È per tutto quello che le ho fatto? È per questo che mi allontani? Per le rose scarlatte? - gli gridò contro alzando la voce.

- No, Shiori - negò mentre una scossa gelida gli attraversava la schiena - Non ti ho mentito, ti ho detto la verità. Il motivo per cui non voglio sposarti è che non ti amo e non voglio una vita accanto a qualcuno che soffrirebbe e basta - le spiegò di nuovo con calma.

Shiori tremava, ma non piangeva più. Si sistemò i capelli e la veste e riacquistò completamente il controllo.

- Mio nonno e tuo padre cosa dicono? - gli domandò sussurrando.

- Shiori qui si parla delle nostre vite… Non possiamo davvero farci muovere come marionette! - serrò i denti alzandosi - Non ti sei stancata di fare sempre ciò che ti dicono gli altri? Non hai voglia di prendere in mano la tua vita e viverla come preferisci? - la fissò intensamente e lei vide i suoi occhi azzurri ardere di una fiamma interiore che non ricordava.

Shiori abbassò lo sguardo. La sua famiglia aveva sempre provveduto a lei e di fronte ad una prospettiva del genere si sentiva atterrita. Il nonno era sempre stato la sua colonna, anche più dei suoi genitori.

Il cellulare di Masumi squillò e lui rispose aggrottando la fronte dopo aver visto il nome sul display.

- Scusami Shiori, solo un minuto - e si allontanò di qualche passo.

È lei! O qualcosa che riguarda lei! Ha quello sguardo preoccupato e intenso che mostra quando la guarda! Strinse le mani in grembo e si obbligò a calmarsi.

- Che succede Hijiri? -

- Ieri pomeriggio Maya è stata invitata a villa Hayami -

- Cosa?! - la mente di Masumi venne inondata da mille immagini e nessuna di esse era positiva. Padre, cosa stai architettando?

- Aveva ricevuto un invito e l’ha accettato. Hanno parlato, ma non so di cosa e quando lei è uscita aveva un pacchetto con sé -

- Ho capito - sentiva le mani ghiacciate. Era stato lui a dirgli che se voleva i diritti avrebbe dovuto chiederli direttamente alle candidate… era stata colpa sua, lui l’aveva spinto a fare quella mossa. Perché Maya aveva accettato? La fama di Eisuke Hayami lo precedeva, eppure…

- Cosa devo fare? - chiese Hijiri dopo quel lungo silenzio.

- Continua a sorvegliarla - e chiuse la comunicazione.

Tornò da Shiori dopo un profondo respiro per cercare di cancellare la tensione che lo attanagliava.

- Lavoro? - chiese lei sorridendo.

- Sì, mi dispiace, lo sai che io… - si sedette di nuovo, ma lei lo interruppe.

- Lo so, d’altronde che altro ci si può aspettare dal Presidente della Daito Art Production? - sembrava rassegnata a quella situazione e Masumi non poteva sapere quanto di quello che le aveva detto avesse fatto breccia né se in qualche modo aveva allontanato da lei l’idea di Maya.

- Perché non mi racconti cosa è accaduto al mondo in queste settimane? - gli domandò subito dopo prendendo altro tè.

Masumi si mise comodo e iniziò a parlare mentre Shiori lo ascoltava attenta.



Quel sabato mattina la signora Tsukikage si sarebbe aspettata di tutto tranne la visita dell’uomo che sedeva adesso sul divano. Genzo aveva già servito il tè e si era messo in disparte dietro di lei.

- Allora, signor Hayami, vuole dirmi perché è qui? - gli chiese spezzando quella strana tensione, non era certo da lui tentennare sulle questioni.

- Maya Kitajima è venuta a trovarla una settimana fa, potrebbe dirmi per quale motivo? - iniziò sollevando lo sguardo che sembrava… preoccupato?

- E perché dovrei dirlo proprio a lei, il suo nemico naturale? - lo fissò intensamente e lo vide sorridere.

- Per uno strano scherzo del destino sembra che quella situazione sia cambiata… - finì il tè e lasciò la tazza sul tavolino.

- Destino, dice? - Chigusa alzò un sopracciglio perplessa. Che sguardo intenso e pieno di malinconia… proprio come l’altra volta…

- A prescindere da ciò la sua recitazione è notevolmente migliorata da quel giorno e vorrei sapere cosa è accaduto - insisté cercando di non spazientirsi.

- Perché le interessa, signor Hayami? Lei non mi è mai parso il tipo d’uomo che si interessi degli altri - lo accusò Chigusa schiettamente scrutandolo attentamente.

- Le persone cambiano, signora Tsukikage - sussurrò lui alzandosi e raggiungendo la vetrata che dava sul giardino interno. Sapeva che non avrebbe ottenuto niente.

- Oh sì, ma non la vedo in mezzo a quelle - rimarcò lei senza farsi distrarre dal suo anomalo atteggiamento.

- Nella Dea Scarlatta gioca un ruolo fondamentale l’unione di due anime - mormorò lui con un tono che non gli aveva mai sentito, riflessivo e malinconico. Chigusa si alzò e scambiò uno sguardo con Genzo, che ritirò le tazze e uscì.

- Un’anima divisa che abita in due corpi carnali diversi e che quando si ritrova viene attratta inesorabilmente dall’altra parte - confermò la signora affiancandolo.

Lui si voltò lentamente incontrando il suo sguardo cupo e freddo.

- Me ne parlerebbe, signora Tsukikage? - chiese quasi timoroso, con una forma di rispetto che non gli era usuale.

Ma guarda un po’... il gelido Masumi Hayami coinvolto in una cosa del genere…

- Ricordo che già in passato mi ha fatto la stessa domanda e io la cacciai. Deduco che le interessi seriamente - lui rimase in silenzio, fissandola.

- E va bene, signor Hayami, le dirò cosa ne penso - e gli ripeté le stesse esatte parole che aveva detto a Maya solo qualche giorno prima. Non voleva realmente credere a ciò che stava accadendo eppure era lì, davanti ai suoi occhi. Quell’uomo freddo e calcolatore aveva tolto la maschera rivelando infine il desiderio del suo cuore. Non poteva sapere come sarebbe andata a finire quella strana storia, ma Maya era convinta che lui fosse la sua anima gemella e lo stesso stava pensando Masumi Hayami in quell’istante.

Masumi ascoltò ogni parola, rivedendo esattamente i suoi sentimenti e, dalla confessione spassionata di Maya a Sakurakoji e per ciò che era accaduto sulla nave, quelli di lei. Era tutto vero allora, qualcosa di inscindibile li legava e età, aspetto e rango non avevano alcuna importanza, le due anime erano destinate a ricongiungersi. Poteva accadere veramente? Ci poteva sperare?

Quando la voce della signora si interruppe lui si voltò a guardarla sorridendo.

- La ringrazio, è stata molto gentile e paziente con me signora, molto più di quanto non lo sia stato io in tutti questi anni - Chigusa restò sbalordita dal tono della voce e dai suoi occhi, così pieni di tristezza.

- Forse per lei c’è qualche speranza, Masumi… - commentò con un sorriso ironico e accompagnandolo all’uscita.

Sulla porta Masumi si fermò voltandosi.

- Qualche giorno fa mio padre ha invitato Maya nella sua villa e non ne conosco la motivazione - le confidò aggrottando la fronte e vide la signora sussultare - Non permetterò che le faccia del male, signora Tsukikage - aggiunse dopo un attimo, le voltò le spalle e scese i gradini. Qualcosa di lieve cadde dalla sua giacca e la signora lo raccolse mentre Masumi Hayami usciva dal giardino.

- È un petalo… - constatò rigirandolo fra le dita - Il petalo di una rosa scarlatta - e scoppiò a ridere quando la consapevolezza di ciò che significava si fece strada dentro di lei.


Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8



Finalmente il desiderio più grande del suo cuore stava per avverarsi! Quella sera avrebbe incontrato l’ammiratore delle rose scarlatte! Con Rei aveva acquistato un paio di scarpe nere e lucide, con un tacco non troppo alto e per l’acconciatura si erano infine accordate per una semplice, coi capelli tirati su e trattenuti da un kanzashi. Rei aveva insistito anche per farle comprare della biancheria nera e lei era sprofondata dalla vergogna davanti alla commessa del negozio ed era rimasta in quello stato finché non erano tornate a casa la sera precedente.

- Hai messo tutto nella borsa? - le chiese Rei che sembrava più nervosa di lei.

- Sì! - rispose quasi saltando sull’attenti. Era stata molto indecisa, ma alla fine aveva seguito il suggerimento del signor Hijiri, aveva comprato una borsa nera da viaggio non troppo grande e ci aveva messo un paio di jeans, una maglietta, una felpa e uno scialle occidentale nero ed elegante che le aveva prestato Rei oltre ad alcune cose per la cura personale.

L’idea di stare con lui tutto quel tempo, da soli, la stava mandando in panico totale. Non sapeva cosa sarebbe successo, sicuramente niente, ma le battutine di Rei non l’aiutavano e le mettevano solo agitazione. Era ossessionata dalle sue mani, dalle sue braccia che l’avvolgevano e aveva visto e rivisto nella mente tutte le volte in cui, in quei sette anni, si era trovata abbracciata a lui per i motivi più disparati.

Prese la veste della Dea Scarlatta e la mise nella scatola che aveva contenuto il suo abito nero infilandola nella borsa.

- Hai deciso allora? - la voce di Rei la fece sobbalzare.

- Sì… - mormorò con il cuore che le batteva all’impazzata.

- Sei sicura che sia la cosa giusta da fare? - la incalzò l’amica che aveva già espresso le sue rimostranze in merito.

- No, Rei! Non sono sicura! - sbottò lei scattando in piedi - Non sono sicura di niente! - balbettò - Sono impaurita, titubante, sconvolta e il cuore mi batte così forte che temo mi esca dal petto! -  

Rei si avvicinò e l’abbracciò stretta.

- Devi mantenere la calma, Maya. Sei tu che hai voluto incontrarlo, che volevi fare chiarezza sui tuoi sentimenti no? -

Maya annuì vigorosamente.

- È il tuo ammiratore, Maya, non devi temere niente da lui - le sorrise dolcemente - Sta simpatico anche a me… - aggiunse dopo un attimo alzando gli occhi al cielo.

- Oh, Rei! - ricambiò l’abbraccio e pianse silenziosamente.

- Eh no! Niente lacrime! Ora ti trucco un po’, dai rilassati - la portò in bagno e la fece sedere sullo sgabello davanti allo specchio illuminato.

Il tempo passò rapidamente, ma quando Hijiri suonò il campanello della loro casa, Maya era pronta. Almeno esteticamente.

Rei batté le mani entusiasta mentre Maya sbiancò.

- Non posso farcela, Rei… - si lamentò tremando come una foglia.

- Sì che puoi, sei bellissima, lo lascerai di stucco, vedrai! - Rei afferrò la borsetta e gliela cacciò in mano e Maya la strinse convulsamente, prese la borsa più grande e aprì la porta scendendo le scale.

Davanti al portone vide un ragazzo alto, dai capelli alle spalle, portava un paio di occhiali e le sembrava di averlo già visto poi realizzò che era lo stesso che le portava le rose. Aprì la porta e lo salutò con un sorriso.

- Buongiorno, io sono Rei… - ma il giovane la interruppe.

- So chi è lei, signorina Aoki - e le dedicò un sorriso affascinante - Io sono Hijiri - e le porse la mano.

- Mi fa piacere incontrarla ufficialmente - gli rispose sorridendo e stringendogli la mano. Poi gli porse la borsa.

- Abbia cura di lei, per favore - aggiunse facendosi seria e trattenendo la borsa che lui aveva preso.

- Non ne dubiti - annuì Hijiri guardando alle sue spalle e spalancando gli occhi.

Rei si girò e vide Maya scendere le scale, bella come una fata.

- Davvero notevole… - sussurrò lui continuando a fissarla.

- Eh sì… - annuì Rei con le mani sui fianchi, fiera della sua opera.

- Sa-salve - balbettò lei facendo un lieve inchino.

- Dai Maya rilassati, reciti davanti a centinaia di persone e ti imbarazzi per così poco! - e le dette una pacca affettuosa sulla spalla rompendo la tensione.

- Rei! - gridò irrigidendosi.

- È uno splendore signorina, prego - le disse aprendole la portiera dell’auto - Il viaggio sarà un po’ lungo, mi dispiace, si metta comoda - le sorrise amabilmente come aveva sempre fatto.

Maya lo fissò con le guance ancora arrossate.

- Potrei… Potrei sedermi con lei davanti, signor Hijiri? - gli domandò, l’idea di stare sola dietro la terrorizzava.

- Come preferisce - chiuse la portiera e andò ad aprirle l’altra facendole cenno con la mano. Maya salutò Rei con un solo sguardo impaurito e lei cercò di rassicurarla sorridendole, ma sapeva che non sarebbe servito a niente. Si sedette, Hijiri chiuse la portiera, salutò Rei con un gesto gentile della mano e partì.

- È a suo agio? - le chiese dopo qualche minuto di silenzio mentre si dirigeva alla circolare interna.

- No - rispose, lo sguardo fisso sulle ginocchia e le dita che tormentavano la borsetta. Hijiri rise e lei si voltò a guardarlo.

- Anche se io le chiedessi qualcosa, lei non mi direbbe niente, vero? - gli chiese sconsolata.

- Mi dispiace, non posso - confermò lui guardando la strada.

- Perché? - la sua espressione si indurì e le venne tanta voglia di dirgli che sapeva esattamente chi fosse il suo ammiratore!

- Perché è il mio lavoro e sono leale verso il mio datore - le rispose lui semplicemente guardandola per un attimo.

- Oh… capisco - e tornò a fissarsi le ginocchia.

- Perché invece non mi racconta della Dea Scarlatta? Sono un suo grande ammiratore, sa? - domandò dopo qualche minuto di silenzio, sapeva che parlando di teatro si sarebbe distratta.

Maya si illuminò e lui sorrise felice. Iniziò raccontandogli di come era nato tutto, di Ichiren Ozaki e della signora Tsukikage, delle parti di cui era composta l’opera, delle prove alla valle dei susini, di quelle che stavano facendo adesso in vista dello spettacolo dimostrativo. Hijiri la guardava ogni tanto, era completamente rapita e i suoi occhi brillavano fieri e pieni di vita.

Senza rendersene conto Maya parlò per quasi tre ore e rispose a tutte le sue domande, animata da un’emozione calda e contagiosa.

Siamo quasi arrivati e dopo questa notte non ti porterò più rose scarlatte, ne sono certo, e i nostri contatti si interromperanno. Non avrei mai pensato di affezionarmi così tanto a te quando il signor Masumi mi dette questo incarico… Ma appartieni a lui e niente di ciò che io potrei fare cambierebbe le cose.

Si accorse che era silenziosa e guardava fuori dal finestrino.

- Siamo quasi arrivati - mormorò facendo attenzione alla strada.

Il sole era all’orizzonte, ma al tramonto mancavano ancora due ore. Tingeva le montagne a ovest facendole somigliare a coni dorati. La vide sussultare e poteva solo immaginare quanto fosse nervosa in quel momento.

Parcheggiò la macchina all’interno del cancello che cingeva la villa a due piani e la fece scendere.

- È pronta? - le chiese in modo enigmatico. Maya sollevò lo sguardo verso la villa e poi su di lui. Era emozionata e terrorizzata e la capiva perfettamente.

- Non sarò mai pronta per lui - gli rispose in un sussurro malinconico e Hijiri si chiese cosa significassero quelle parole.

- Mi è stato chiesto di raggiungere il cameriere con il suo bagaglio, quindi non si preoccupi, ci penso io, lo troverà nella sua camera - e la lasciò sul vialetto che conduceva all’entrata.

Avrebbe voluto trattenerlo e impedirgli di andarsene, ma era così emozionata da non riuscire a comandare il suo corpo. Inspirò, espirò tutto il fiato e raggiunse la porta. Dentro sembrava tutto buio e, tremante, avvicinò il dito al campanello.



Villa Takamiya era immersa nel più assoluto silenzio. Il Presidente Takamiya e il suo vecchio amico Eisuke Hayami discutevano in giardino.

- Non sarò mai abbastanza grato a Masumi per ciò che ha fatto - esordì l’anziano imprenditore.

- Bilancia la sua irresponsabilità - mormorò Eisuke. Qualche giorno prima aveva ricevuto una telefonata di Masumi con cui lo avvisava che Shiori era tornata in sé. Ancora non aveva assorbito l’incontro avuto con Maya Kitajima. Quella ragazza gli aveva lasciato un’ombra addosso, che sembrava non volersi staccare più.

- Non ci pensiamo più, Eisuke, guardiamo al futuro invece! - suggerì Takamiya con un ampio sorriso.

- Come sta Shiori? - gli chiese realmente interessato.

- Molto meglio, esce, è andata a fare shopping con la tata stamani, sorride ed è piena di vita, come prima dell’incidente - raccontò Takamiya sempre sorridendo.

- Mi fa piacere sentirtelo dire - annuì Eisuke mostrandogli dei fogli.

- Cosa sono? -

- Un accordo - spiegò dividendoli in modo ordinato.

Takamiya alzò un sopracciglio meravigliato.

- Noi abbiamo già un accordo - gli fece notare irrigidendosi.

- C’è un fattore dell’equazione che è cambiato e temo che dovremo adeguarci - lo informò mostrandogli un planning dettagliato di alcune azioni sul mercato giapponese, europeo e americano.

- Cosa è successo? - Takamiya sapeva che era relativo al fatto che Masumi non volesse sposare Shiori, ma non capiva come Eisuke Hayami avesse ceduto alla sua richiesta. Suo figlio gli aveva sempre obbedito.

- Masumi ha minacciato di rinunciare al cognome e puoi comprendere da solo cosa questo potrebbe significare - gli rivelò sollevando lo sguardo e fissandolo. Takamiya rimase sconcertato da ciò che vi vide. Non era il solito Hayami che conosceva, era accaduto qualcosa a quell’uomo anche se non sapeva cosa.

- Ma com’è possibile?! - non riteneva Masumi Hayami capace di un’azione simile. Era stato a casa loro ogni giorno da quando Shiori aveva tentato il suicidio e aveva anche accettato di sposarla lo stesso. Cosa era cambiato dunque per voler così fermamente annullare il matrimonio?

- Non so che dirti… - sembrava stanco e sensibilmente provato - L’unica cosa di cui sono certo è che i figli non sono più quelli di una volta - fece quella battuta piena di amarezza e sorrise e Takamiya si sbalordì ancora di più. Hayami non era mai stato uno a cui piaceva scherzare.

- Ed è per questo che sono qui. Non posso perdere anche lui -  e lo disse come se avesse perduto tutto - E vorrei comunque rimediare a questo pasticcio cercando di raggiungere un accordo soddisfacente per entrambi. Inoltre sono disposto a pagarti un eventuale risarcimento per il fidanzamento annullato con Shiori -

Takamiya borbottò qualcosa sentendosi offeso per quell’ultima offerta. Eisuke era disposto a qualsiasi cosa per tenersi suo figlio e questa cosa lo disorientò più di ogni altra.

- Facciamo così, ascolterò quello che hai da dire sull’accordo, ma prima voglio sapere cos’è successo realmente a quei due giovani - gli propose facendosi serio d’un tratto.

Eisuke Hayami espirò e fece appello a tutto ciò che aveva imparato in anni di imprenditoria, di contrattazioni e battaglie.

- Non la ama - affermò fissandolo.

- Ma l’amore non è mai stato un problema per accordi come questi! - fece notare Takamiya irritato.

- Masumi manca di elasticità, non riesce ad accettare un’unione in cui sarà costretto tutta la vita ad agire in modi che non gli sono consoni - sospirò Eisuke giocando con la penna stilografica.

- C’è un’altra donna? - chiese Takamiya senza riserve.

- Sinceramente non lo so - mentì - Ma potrebbe essere. Masumi è riservato, non parla mai di sé, non ha amici, lavora e basta. Non so niente della sua vita - ammise sospirando.

- Durante i giorni in cui Shiori è stata sotto shock, tagliava a pezzi delle rose scarlatte, era ossessionata da quei fiori, tu sai cosa possa significare? - indagò dato che quella faccenda non gli era mai andata giù.

Eisuke scosse la testa tristemente.

- Potrebbero essere fiori che regala a qualcun altra… - la buttò lì e per distrarlo tirò fuori il suo unico asso - Inoltre mio figlio mi ha messo a conoscenza di alcune cose che sono accadute prima che decidesse di interrompere il fidanzamento -

- Di cosa stai parlando? - Takamiya si innervosì subito.

- Te ne parlo solo perché siamo vecchi amici ma… - fece una pausa fissandolo, poi proseguì - Shiori ha usato dei metodi poco ortodossi per allontanare un’attrice che credeva coinvolta con Masumi… -

- E lo era, coinvolta? - Takamiya si fece improvvisamente serio.

- Che io sappia no, ma con mio figlio non si può mai sapere… inoltre è molto più giovane di lui, una ragazzina - e ridacchiò.

- Chi è? - Takamiya sgranò gli occhi meravigliato.

- Maya Kitajima, l’erede della Dea Scarlatta di Chigusa Tsukikage - concluse Eisuke valutando la reazione dell’amico.

- Kitajima!? - era una ragazzina minuta anche se sul palco brillava come una stella. Non poteva credere che Masumi fosse coinvolto con lei.

- Shiori ha cercato di incastrarla in vari modi che ti risparmio, erano solo bisticci fra ragazzi, ma ha mandato un assegno per corrompere il regista Kuronuma e la Kitajima per tenerla lontana… - lasciò la frase in sospeso e lo vide sbiancare.

- Shiori… - Takamiya era paonazzo e teneva i pugni serrati.

- Non preoccuparti, è andato tutto a posto per fortuna, Masumi ha risolto, ma mi sarebbe davvero dispiaciuto se quell’evento avesse scatenato conseguenze peggiori, soprattutto tenendo conto del fatto che sto cercando di ottenere da una vita i diritti della Dea Scarlatta e che Kitajima è una delle due che potrebbe ereditarli - spiegò rendendo la voce sempre più gelida per fargli capire quanto fosse stato grave il gesto della nipote.

- Non so cosa dire, Eisuke - Takamiya sembrava in difficoltà così il vecchio Hayami indorò la pillola.

- Non so se Masumi ha una storia segreta con quella ragazzina e francamente neanche mi interessa, ma in questo momento mi sembra davvero la cosa migliore rompere questo fidanzamento. Questi bisticci infantili però non devono essere un ostacolo per noi, non trovi? - allungò i documenti del nuovo accordo. Il planning mostrava alla fine una cifra spropositata evidenziata da un cerchio rosso.

Takamiya fissò per un istante Eisuke, poi le carte, poi tornò sul vecchio amico. Gli era sembrato sincero e in quei giorni che aveva visto Masumi praticamente più di suo padre, si era reso conto che il giovane guardava Shiori senza alcun sentimento, l’aveva aiutata perché si sentiva responsabile, ma non provava niente per lei. Era davvero necessario il matrimonio? O potevano giocarsela anche da soli? Obbligandoli a sposarsi li avrebbero condannati ad una vita terribile…

- Concordo - disse gravemente sollevando il piano di investimenti.


Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9


Maya stava per suonare quando si rese conto che la porta era socchiusa. Appoggiò la mano tremante e spinse. All’interno c’era silenzio, il cuore le martellava all’impazzata, di fronte a lei c’era una porta finestra aperta e il mare incendiato dal tramonto le colpì il viso. Trattenne il fiato alla vista di un vaso di rose scarlatte alla sua destra. Si avvicinò lentamente e un sorriso dolce le illuminò il volto.

Posò la borsetta sul tavolo e allungò le mani toccando i petali vellutati delle rose. Il profumo era intenso e le riportò alla mente ogni singolo istante di gioia dopo averle ricevute. Chiuse gli occhi e inspirò a fondo. Sentì dei passi, con il cuore che le scoppiava in petto aprì gli occhi e si voltò verso il suono.

- Benvenuta Maya - la voce profonda e calda di Masumi l’accolse togliendole il respiro. Spalancò gli occhi restando immobile mentre lui si avvicinava lentamente. Indossava un abito nero elegante e camicia bianca. Quando la raggiunse sollevò una mano e le appuntò una rosa scarlatta dietro l’orecchio.

È lui… esattamente come nei miei sogni!

Masumi cercò di rallentare il battito furioso del suo cuore, quando era entrata aveva visto le rose e il suo volto era cambiato. Era bellissima con quell’abito e un panico frenetico l’aveva colto al pensiero che lei potesse respingerlo una volta capito chi fosse il suo ammiratore. Ma si era costretto all’autocontrollo, glielo doveva. Era stupita, ma non eccessivamente. Le sorrise dolcemente e vide i suoi occhi splendenti riempirsi d’amore.

Maya si gettò fra le sue braccia con la certezza, ora, che lui fosse veramente la sua anima gemella. Masumi l’avvolse con il cuore che gli martellava nelle orecchie, incapace di parlare. Lei era lì, con lui, e niente altro aveva importanza.

Nella stanza si udivano solo i loro respiri accelerati. Nessuno li interruppe e godettero di quel momento a lungo, senza necessità di dirsi niente. Masumi inspirò il suo profumo delicato, avvertì le sue mani muoversi dolcemente sulla schiena e un brivido lo percorse.

- Sei tu - sussurrò appena Maya, con il volto appoggiato al suo torace ampio. Era un’affermazione, non una domanda e Masumi si chiese per quale motivo non si fosse stupita a vederlo.

- Scusami, Maya - trovò la forza di confessarle. Quella situazione gli era pesata enormemente e anche se lo scontro con Hijiri era stato decisivo, non poteva più sostenerla.

- Non mi importa niente… - mormorò - Sei tu ed è questo che conta -

Masumi si bloccò con il cuore gonfio di gioia. Per un motivo a lui sconosciuto, Maya aveva sperato che lui e l’ammiratore fossero la stessa persona. Si era innamorata davvero di Masumi Hayami, di lui! Non riusciva ancora a farsene una ragione nonostante la valle dei susini, la sera dell’aggressione, l’Astoria, la confessione a Sakurakoji. Era stata per tanti anni un traguardo così irraggiungibile che adesso stava per impazzire e non riusciva ad accettare che fosse reale.

- Perché non ti sei meravigliata, Maya? -

Lo teneva stretto e a lui andava bene così. Era una sensazione troppo intensa e meravigliosa per interromperla. La sentì, incredibilmente, sorridere.

Lei sollevò il volto quel tanto che bastava per guardarlo, ma continuò a stringerlo come se avesse timore che svanisse. Anche i suoi occhi ridevano.

- Per Lande Dimenticate mi hai mandato un biglietto con le rose dove indicavi la scena con il foulard blu - Masumi annuì lentamente corrugando la fronte, diviso fra la voglia di abbracciarla ancora e quella di ascoltarla.

- Quel foulard è stato usato solo il giorno della prima… poi ne abbiamo usato uno rosso - gli rivelò lei e ridacchiò quando lo vide spalancare gli occhi per la meraviglia mentre la consapevolezza si faceva strada in lui.

- Sapevi… sapevi tutto da allora? - sussurrò lui indeciso se ammirarla o sentirsi oltraggiato per il raggiro.

- Sì - disse piano lei arrossendo.

Masumi scoppiò a ridere e lei arrossì ancora di più.

- Maya, sei un vero portento! - e l’abbracciò stretta facendo aderire completamente il corpo esile al suo. Lei rideva felice e lo stringeva.

Mi sembra incredibile, non è possibile che io sia qui! Qui con lui!

Quella risata dissolse tutta la tensione che si era accumulata, ma quando la guardò negli occhi si instaurò di nuovo quella connessione che per sette anni aveva agognato mentre lei era sul palco, cercando il suo sguardo pieno di vita, assorbendone ogni scintilla.

- Maya… - sussurrò incredulo il suo nome e vide le sue iridi dilatarsi per l’emozione e la nota ilare scomparire sostituita da un calore che lo riempì completamente, colmando il vuoto che ancora gli rimaneva. Ora sono completamente tuo, Maya, non c’è più una parte di me che non lo sia… Hai infranto la mia maschera e mi hai ridato il coraggio di amare e di essere amato anche se mi sembrava impossibile…

Le cinse gentilmente il volto con le mani, come se toccasse il cristallo più fragile. Aveva le guance arrossate e le labbra dischiuse che tremavano. Era ad un passo da ciò che desiderava il suo cuore e si chiese come avesse potuto aspettare così tanto, rischiando di perderla per sempre.

Maya posò le mani sulle sue e le sentì bollenti ma salde, come lo erano sempre state, e si sollevò verso di lui.

Lo voglio! Capisci? È ciò che desidera il mio cuore da così tanto tempo, mio ammiratore! Non mi interessano le conseguenze! Non mi interessa cosa pensa la gente, io voglio te, l’altra metà della mia anima!

Masumi si avvicinò annullando lo spazio che separava le loro labbra e le congiunse in un bacio agognato e carico di trasporto. Maya perse il collegamento col mondo esterno e fu costretta ad aggrapparsi a lui come fosse l’unica ancora di salvezza nel mare in tempesta che infuriava nel suo cuore. Mai, neanche nei suoi sogni più azzardati, avrebbe potuto immaginare quell’esplosione di emozioni che le attraversò il corpo come una scossa potente.

Masumi lasciò scivolare le mani, l’abbracciò stretta incapace di controllarsi e venne sopraffatto da una marea incandescente che lenì ogni pena, cancellò ogni dolore, dissipò qualsiasi dubbio potesse avere in merito a quell’unione voluta dal destino.

Le loro bocche si assaggiarono fameliche, come se si dissetassero ad una fonte dopo lunga siccità e le braccia incatenavano i loro corpi come volessero impedire all’altra anima di staccarsi come avvenuto nella valle.

- Maya - sussurrò il suo nome sulle labbra morbide senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi.

- Masumi - lo chiamò pronunciando per la prima volta il suo nome. Un’emozione incredibile gli riempì il petto facendolo sussultare. Lei arrossì e lui la trovò deliziosa. Le toccò appena il naso con il suo e la baciò di nuovo.

Non posso pensare ad un futuro senza i tuoi baci, mio ammiratore!

Si aggrappò alla sua giacca e rispose con lo stesso ardore che dimostrava lui.

Masumi la sollevò tenendola stretta e volteggiò su se stesso gioendo nel vederla ridere felice. Maya si lasciò andare allargando le braccia, sicura che lui l’avrebbe tenuta. Rideva con tutto il cuore per il desiderio che finalmente si era realizzato e lui la guardava con occhi colmi di gioia.

Quando la mise giù lei rideva ancora, spensierata e contenta.

- Vieni, guardiamo il tramonto, è bellissimo da qui - la prese per mano e la condusse sulla terrazza ripensando a quante volte l’avesse desiderata lì, immaginata accanto a sé mentre guardava le stelle, baciata nei suoi sogni che credeva irrealizzabili.

Si appoggiarono alla balaustra e Maya sospirò di piacere mentre il vento lieve le accarezzava la pelle. Masumi si voltò a guardarle il profilo, non si sarebbe mai stancato di farlo e ora lì poteva, non c’era nessuno a controllarlo, né giornalisti, né collaboratori, né Shiori.

Quando lei si girò incontrò i suoi meravigliosi occhi azzurri e pensò sinceramente che non ci fosse niente di più bello al mondo. Masumi le appoggiò una mano sulla guancia poi la lasciò scivolare sul collo avvicinandosi. Portò l’altra dietro la sua testa e sfilò il kanzashi. I capelli le ricaddero docili sulle spalle e lui avvertì un brivido quando sfiorarono le sue mani.

- Così va meglio… - sussurrò chinandosi verso di lei e catturando le sue labbra. Avrebbe voluto baciarla per sempre tale era la voglia di un contatto con lei. Aveva aspettato troppo tempo… troppo…

Maya gli passò le mani sotto la giacca e lo abbracciò lasciandosi andare e affidandosi alle sue braccia. La sua bocca era decisa, ma morbida, la baciava lentamente e lei si inebriava di quella danza delicata e insistente mentre brividi caldi le scorrevano dovunque generati dalle sue mani sulla schiena.

- Maya… io non… - ma lei lo interruppe alzandosi in punta dei piedi e baciandolo di nuovo. Gli gettò le braccia intorno al collo e fece ciò che Rei aveva suggerito: affondò le dita nei capelli morbidi.

Oh… come posso pensare di andare via di qui e non poterlo più fare?

Masumi emise una nota bassa e roca di approvazione e la strinse forte a sé. Neanche nei suoi sogni più arditi aveva pensato che stringerla e baciarla lo avrebbe così soggiogato, abbattendo qualsiasi proposito lui si fosse imposto, distruggendo ogni limite, cancellando tutte le sue inibizioni.

Avevano il respiro accelerato tale era stata l’intensità del sentimento che li aveva travolti. Masumi la tenne stretta a sé sussurrando il suo nome e lei si riempì i sensi della sua voce profonda e sensuale che la faceva impazzire. Come avrebbe fatto d’ora in poi senza di lui? Si sarebbe sposato… non c’era posto per lei nel suo mondo! Un panico incontrollabile la fece sussultare, Masumi si scostò per guardarla e quando vide i suoi occhi pieni di paura comprese esattamente ciò a cui stava pensando.

La prese in braccio e si sedette su una delle sedie adagiandola sulle ginocchia e abbracciandola. Lei si appoggiò nell’incavo del suo collo respirando il suo odore inebriante e mascolino.

- Non sposerò più Shiori, Maya, in un modo o in un altro sto recidendo quel legame assurdo - le confidò e la sentì sussultare.

- Ma come…? - non ci voleva sperare. Le stava dicendo che c’era una possibilità per lei? Proprio lei, Maya Kitajima?

- Non sono figlio di Eisuke Hayami, mi basta rinunciare al suo nome… - le fece notare posando le labbra sulle sue. Maya ripensò al colloquio avuto con suo padre, la sua voce, il suo sguardo, la solitudine che aveva scorto, il rammarico di una vita vissuta senza amore. E ora avrebbe perduto anche suo figlio. Lo sapeva quando era stata da lui?

Maya si sollevò per guardarlo negli occhi.

- Non ci sono altre strade? - gli domandò con una punta di tristezza e Masumi si chiese a cosa stesse pensando.

- Dopo la crociera ho detto a Shiori che non volevo più sposarla e lei ha tentato il suicidio nel bagno del ristorante - le confidò sussurrando, senza staccare gli occhi da lei. Maya si portò una mano alla bocca e spalancò gli occhi.

- È stata sotto shock fino a qualche giorno fa, quando ha ripreso conoscenza. Le ho parlato di nuovo, le ho detto che la mia decisione resta immutata e che dovrebbe pensare seriamente ad annullare il matrimonio perché io non l’avrei mai potuta amare - Masumi le sfiorò le labbra con il pollice appoggiando la mano alla sua guancia e lei rabbrividì.

- Io ti amo da tanto tempo, Maya… penso di averti amata dal primo istante in cui ti ho vista - mormorò stringendola a sé e unendo le labbra in un bacio colmo di amore e accettazione. Maya tremò di gioia e rispose alla sua passione con altrettanta cercando di dimostrargli che per lei valeva la stessa cosa. Quando aveva capito che si sarebbe sposato e l’avrebbe perduto per sempre una insana gelosia le aveva attanagliato lo stomaco e si era resa conto del valore che Masumi Hayami aveva per lei, andando contro ogni logica, pensiero e riflessione. Lei lo amava, l’aveva sempre amato dal primo momento in cui l’aveva visto, come era accaduto a lui.

- Potrei stare una vita sotto le stelle a baciarti - sussurrò lei sfiorandogli le labbra con le sue in un gesto affettuoso e sensuale. Non si credeva capace di dire frasi del genere, ma aveva compreso da tempo che quando era con lui le cose erano diverse.

- Possiamo farlo… - sussurrò Masumi in risposta con voce bassa e baritonale che la fece rabbrividire dappertutto.

Lei gli si rannicchiò in grembo e restarono a guardare il riflesso del sole spalmato sul mare, che tramontava alle loro spalle oltre il Monte Fuji. Masumi faceva scorrere pigro una mano lungo la sua gamba sottile e Maya muoveva le dita lentamente sul suo torace ampio.

È un sogno, niente di tutto questo è vero, mi sveglierò e piangerò disperatamente sapendo che niente di tutto questo mi è concesso…

Sospirò e Masumi le appoggiò le labbra sulla fronte. Avrebbe fatto in modo di avere infiniti momenti come quello, domani avrebbe affrontato suo padre.

- È tutto troppo perfetto, non trovi? - mormorò Maya e lo sentì sorridere.

- È un sogno? - chiese ancora.

- No, Maya, non è un sogno, lo credevo anche io finché non ti ho visto varcare la soglia della mia casa - i suoi occhi brillavano come stelle e Maya si convinse di non aver mai visto niente di più spettacolare.

- Ti hanno mai detto che i tuoi occhi sono meravigliosi…? - sussurrò rapita continuando a fissarlo, imbarazzata.

- No, mai - ridacchiò lui arrossendo lievemente.

- Ma com’è possibile…? - sussurrò ancora imbambolata. Si avvicinò e assaggiò le sue labbra con un piccolo bacio e lui socchiuse gli occhi pervaso da un’emozione intensa. Poi si spostò sull’angolo della bocca e lo leccò con la punta della lingua e lui spalancò gli occhi sentendo tutto il suo corpo reagire. Appoggiò di nuovo le labbra sulle sue e sentì le mani forti sfregarle sulla schiena.

Che sensazione incredibile.

- Ti prego, fallo ancora… - mormorò Maya mentre gli dava un altro lieve bacio sulle labbra e Masumi mosse le mani obbediente, incapace di resisterle in alcun modo. Lei emise un suono basso e lungo, un sospiro che lo fece rabbrividire e lo obbligò a stringerla a sé. Catturò le sue labbra interrompendo quella tortura pericolosa e la baciò intensamente.

Maya, ti sento fremere fra le mie braccia e questo è davvero troppo anche per un uomo come me…

Si alzò dalla sedia tenendola in braccio e la lasciò a terra, ma lei si sorresse alle sue braccia cercando stabilità. Quando Maya riaprì gli occhi e trovò i suoi si accorse della fiamma ardente che bruciava dentro e delle sue mani tremanti che si soffermarono sulle guance, scesero sulle spalle e l’avvolsero nel suo abbraccio esigente e possessivo.

- Inizia a fare freddo, rientriamo - le sussurrò nell’orecchio facendola rabbrividire.

Maya si lasciò guidare per mano rendendosi conto che non aveva affatto freddo…

Masumi chiuse la porta finestra del terrazzo e si voltò a guardarla sorridente.

- Hai fame? Vuoi mangiare? - le propose stringendole le mani. Non c’era un modo per descrivere quanto lo rendesse felice averla lì con lui e la cena che aveva fatto preparare era un ottimo diversivo per la sua mente sottosopra.

- Sì! - annuì vigorosamente e lui rise.

- Non avevo dubbi… - borbottò prendendola per mano e dirigendosi verso una stanza sulla destra.

- Cosa intendi dire? - gli chiese Maya con un sibilo e assottigliando lo sguardo.

- Niente! - si affrettò lui correndo ai ripari e gioì dell’emozione che lo riempì sentirla reagire come negli innumerevoli scontri che li avevano visti contrapposti negli anni.

- Cena occidentale, come quella sera del planetario, ricordi? -

- Come potrei dimenticare? - arrossì riflettendo che probabilmente quella sera lui voleva rivelarle il suo segreto e poi aggiunse subito - Per me va bene! -

La stanza era un piccolo salotto dove era stato allestito un tavolo con una tovaglia bianca, candele e un’unica rosa scarlatta in un vaso alto e stretto.

- Oh… - sospirò lei fermandosi a guardare.

- Ti piace? - le chiese osservando il suo volto luminoso. Quell’abito le stava davvero bene… fin troppo…

Maya annuì imbarazzata pensando che aveva fatto tutto per lei. La fece sedere accompagnando la sedia e lui si accomodò di fronte. Qualche istante dopo entrò un cameriere e Maya sprofondò nella sedia per la vergogna.

Masumi le afferrò una mano e gliela strinse.

- Stai tranquilla, non devi preoccuparti di niente - la rassicurò. Il cameriere fece un lieve inchino e servì il vino.

Maya osservò il liquido ambrato e  lasciò che lui le tenesse la mano in quel modo così protettivo. Seguirono gli antipasti squisiti, dei gamberi in crosta, e un filetto con una salsa di funghi deliziosa. Inizialmente Masumi aveva temuto che Maya si sarebbe chiusa in un mutismo difensivo, invece gli chiese di quella casa sulla scogliera e lui fu ben felice di raccontarle come l’aveva acquistata quasi dieci anni prima, l’aveva fatta ristrutturare e ci veniva nei fine settimana per rilassarsi dagli impegni lavorativi. Maya era curiosa e sembrava completamente a suo agio. Quando il cameriere ritirò i piatti della carne lei iniziò a guardare con sempre più interesse la porta da cui era entrato e uscito per tutta la sera con una strana aspettativa nello sguardo.

- C’è il dolce, non essere in ansia - le disse dolcemente Masumi. Maya arrossì e abbassò lo sguardo e lui scoppiò a ridere. Qualche istante dopo il cameriere portò due piatti con due fette della torta preferita di Maya che si illuminò come un sole.

- È un piacere guardarti mangiare i dolci - mormorò lui fissandola e Maya si fermò per un attimo imbarazzata sotto quello sguardo penetrante, poi tornò ad affondare la forchetta nel dolce.

Il cellulare di Masumi emise una vibrazione sorda appoggiato sulla credenza di legno alle sue spalle. Maya lo guardò incuriosita mentre si alzava con un’espressione contrariata. Strisciò il pollice sullo schermo e notò il messaggio di Hijiri che diceva solo: Shiori!

Maya lo vide trasalire come mai gli era accaduto prima, era sempre controllato e piuttosto algido e quell’espressione tesa e preoccupata la spaventò. La raggiunse in un attimo.

- Ascoltami, Maya, oltre quella porta ci sono delle scale che vanno al piano di sopra, sali e non scendere per nessun motivo - la fissò negli occhi e il suo sguardo indicava urgenza.

Lei fece per ribattere, ma lui la scosse per le spalle.

- Devi fidarti di me, Maya, sali quelle scale, subito! - non sopportava vederle quello sguardo terrorizzato, ma non poteva fare altrimenti. Lei annuì tremando senza capire cosa stesse accadendo, ma fidandosi. Sollevò leggermente l’abito e raggiunse a passo rapido la porta e le scale.

Nello stesso istante il cellulare di Masumi squillò e il campanello risuonò nel silenzio della casa.


Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10



Masumi applicò ai pochi secondi che lo separavano dall’apertura della porta tutto il sangue freddo e l’autocontrollo acquisiti sotto la ferrea educazione di suo padre. Interruppe la chiamata di Hijiri, rientrò in salotto, prese il vaso con le rose e lo appoggiò sul tavolo della cena. Chiuse a chiave le due porte che davano su quella sala dall’interno e uscì dalla terza che portava alla cucina. Il cuoco impallidì e lui gli ordinò un tè e fece cenno al cameriere di tenersi pronto. Imboccò il corridoio, tornò in salotto e aprì la porta con il cuore in fermento.

- Buonasera Masumi - lo salutò Shiori con le guance arrossate.

- Shori... - e finse una meraviglia praticamente perfetta, dosata ma non troppo.

Dovevo fare l’attore…

- Scusami per questa visita improvvisa - abbassò la testa e lui la invitò ad entrare.

- Ero al piano di sopra, stavo per uscire - si giustificò lui per il ritardo nell’aprire. Lei lo squadrò per un attimo.

- Sei molto elegante -

- Devo partecipare ad un evento… - precisò mentre la faceva accomodare sul divano.

Shiori si guardò intorno come se cercasse qualcosa, poi tornò con lo sguardo su di lui.

- Non ti porterò via molto tempo, prometto - gli assicurò, ma il suo sguardo congelò Masumi.



Al piano di sopra, Maya si tolse le scarpe dopo aver salito le scale di corsa e nel buio quasi totale cercò di orientarsi. C’era un lungo corridoio con alcune porte. Aprì la prima e la chiuse di scatto con il cuore in gola.

Questa è la sua stanza… oh… mi brucia la pelle…

Proseguì e aprì la seconda, ma era spoglia, aprì la terza e c’era un letto con lenzuola bianche e degli asciugamani. Era così terrorizzata che non pensò neanche di accendere la luce per paura che qualcuno la vedesse anche se non sapeva niente di ciò che stava accadendo. Poggiò le scarpe a terra e cercò la sua borsa, ma non la trovò da nessuna parte. Uscì sollevando il vestito per non inciampare e tornò all’inizio delle scale con il cuore che martellava veloce.

- Non ti porterò via molto tempo, prometto - è la signorina Shiori Takamiya! Che ci fa qui? Ah… no, veramente l’intrusa sono io…

Si accovacciò sul primo scalino con gli occhi sulla luce che filtrava dal corridoio in basso cercando di calmare i sussulti del suo cuore con ampi respiri.

- Vuoi bere qualcosa? - sentì dire Masumi, che chiamò il cameriere; lo vide passare in fondo alla scalinata, lo stesso che li aveva serviti fino a pochi minuti prima.

Udì le tazze picchiettare e loro sedersi. Saranno seduti vicini? Lei lo toccherà? E lui? La bacerà? Affondò la testa fra le ginocchia stringendo gli occhi per l’angoscia.

Quel silenzio prolungato era inquietante e scese qualche gradino poi sentì un rumore e si fermò con il cuore in gola.

- Come mai sei venuta a trovarmi senza avvisarmi? Ti avrei accolta in modo diverso - Masumi si era alzato e Maya sentì il rumore di una bottiglia di vetro e di un liquido che veniva versato. Notò che usava un tono cordiale ma distaccato, non le parlava come aveva fatto con lei fino a poco prima.

- Ho pensato molto a quello che mi hai detto - Maya sentì che Shiori posava la tazza - E sono mortificata per i gesti che ho fatto contro Maya Kitajima e contro di te io… non avevo capito -

Seguirono altri interminabili secondi di silenzio. Masumi non disse niente, Maya sentì che Shiori si era alzata dal divano. Scese qualche altro scalino tenendo la mano sul muro.

- Parlerò con mio nonno e gli dirò che anche per me va bene rinunciare al matrimonio - Maya trattenne il fiato con il cuore le batteva così forte che lo sentiva rimbombare nelle orecchie.

- Sono felice di sentirtelo dire, Shiori - era Masumi e la sua voce era veramente velata di genuina meraviglia. Maya appoggiò il piede nudo su un altro scalino e scese ancora.

- Hai ragione, non posso costringerti ad un matrimonio che non desideri - la voce di Shiori invece era affranta e piena di tristezza. Maya scese un altro scalino, era praticamente all’angolo con il salotto all’entrata.

- Shiori, costringeresti davvero te stessa ad una vita accanto a qualcuno che non ti amerà mai? - com’è dolce la sua voce, pacata e malinconica…

Maya sentì ancora il rumore della bottiglia di vetro, tremando si affacciò all’angolo sbirciando e rimase pietrificata da ciò che vide.



Alla fine Takamiya aveva accettato il nuovo accordo. Eisuke Hayami si accasciò stancamente sulla grande sedia del suo studio, fuori la notte aveva preso il sopravvento. Sollevò la rivista aperta davanti a lui dove il volto di Maya Kitajima campeggiava a tutta pagina accanto a quello di Yu Sakurakoji.

Perfino questo scadente fotografo è riuscito a catturare quella luce nei tuoi occhi. Posso solo immaginare come sarà la tua Dea Scarlatta… intensa, coinvolgente, magica… Sotto la guida di Chigusa potrai esprimere al meglio tutto il tuo talento. Non c’è alcun modo per me di redimermi né ai suoi occhi né a quelli di mio figlio. Troppi anni di acredine e di torti, di errori imperdonabili ci separano, ma quello che ho fatto oggi l’ho fatto per te, perché l’ardore del tuo amore possa aiutarti a creare la tua Akoya, e perché tu possa essere l’erede di Chigusa anche grazie ad un mio piccolo intervento. Abbandono in questo istante la mia caccia spietata alla Dea Scarlatta e tutto il peso di ciò che ho fatto mi grava sulle spalle. Tutto inutile. Ma io sono vecchio e mi resta poco da vivere tu, invece, sarai una stella che brillerà a lungo e mio figlio ti proteggerà sempre, l’ho visto nei suoi occhi. Proteggerà una Dea Scarlatta di carne e sangue, non un’illusione…

Prese il telecomando e accese lo schermo piatto. La grande bambola immobile di “Sorriso di pietra” occupò il centro, gli occhi fissi, la posizione rigida.

L’indomani avrebbe chiamato Masumi per dirgli che il matrimonio era annullato.



Shiori aveva sollevato un lungo coltello, Masumi era di spalle e non l’avrebbe mai vista in tempo! No!

Maya si lanciò nella stanza, rapida, i piedi scalzi che battevano sul pavimento di legno. La sua mente era vuota, non stava pensando a niente, ogni cosa era occupata dalla lama luccicante che calava inesorabile.

- No! - gridò con forza.

Masumi si voltò di scatto, vide Maya che si gettava fra le sue braccia e nello stesso istante il volto stravolto di Shiori che abbassava un coltello.

Reagì d’istinto, con un braccio protesse Maya stringendola a sé e con l’altro afferrò il polso di Shiori.

- Non fargli del male, ti prego! - gridò disperata Maya abbracciandolo e anche se Masumi non aveva compreso appieno cosa fosse accaduto, strinse il polso di Shiori e il coltello cadde. La fissò con sguardo gelido e lei forse era ancora più meravigliata di lui, gli occhi spalancati, tutto il corpo che tremava come una foglia, gli occhi puntati su Maya.

- Lei… - balbettò accasciandosi a terra.

- Maya, stai bene? - le sussurrò dolcemente in un orecchio.

Si è messa in mezzo senza timore, l’avrebbe trafitta sicuramente... se non avesse gridato non avrei avuto il tempo per voltarmi… Maya…

Lo teneva stretto e avvertiva tutto il suo peso, ma voleva assicurarsi che stesse bene. La staccò leggermente e quando la guardò negli occhi ci vide terrore, ma anche sollievo. Le tremavano le labbra, ma niente gli avrebbe impedito di baciarla. I loro cuori battevano all’unisono spinti dall’adrenalina e dall’amore profondo che provavano. Si abbandonarono l’una nelle braccia dell’altro fondendosi in un’anima sola.

Shiori con gli occhi spalancati si portò una mano alla bocca incapace ancora di accettare l’amore che legava Masumi e Maya. Non ha mai guardato me così, mai! E lei… lei si è messa in mezzo, io l’avrei…

Alzò le mani coprendosi il volto e pianse sommessamente evitando di guardare il bacio appassionato che si stavano scambiando, completamente dimentichi di ciò che gli stava intorno. Shiori capì che il desiderio del suo cuore non si sarebbe mai avverato.

Masumi poggiò un ginocchio a terra e le porse una mano.

- Alzati, Shiori -

Lei sentì la sua voce dura che sibilava quell’ordine e fu costretta a togliere le mani dal volto. Si lasciò tirare su e si accorse che nella stanza c’era un ragazzo con un abito scuro e gli occhiali. Chissà chi era e da dove era venuto. Teneva in mano il coltello con un fazzoletto. Vicino a lui c’era Maya Kitajima, gli occhi rossi, ma fieri e determinati, in un abito nero lungo che si adagiava a terra. Li ho interrotti… L’amarezza le riempì la bocca come fiele, abbassò lo sguardo incapace di reggere il suo.

- È meglio che torni a casa, Shiori, c’è la tua auto che ti aspetta fuori. Dimmi, devo parlare di questo con tuo nonno? - la sua voce era tagliente e piena di rabbia trattenuta.

Lei riuscì solo a scuotere la testa senza trovare il coraggio di guardarlo negli occhi.

- Bene, perché non ti permetterò mai più di influire sulla mia vita, sono stato chiaro? - Masumi strinse la sua mano per rafforzare l’intento.

Shiori annuì di nuovo, svuotata e annullata.

L’accompagnò all’esterno assicurandosi che salisse in macchina e avvisando l’autista di riportarla a casa.

Quando rientrò venne colpito da tutta la tensione accumulata e si appoggiò al legno della porta reclinando la testa e chiudendo gli occhi.

- Vai da lui Maya, ha bisogno di te, ha sempre avuto bisogno di te. Sei il tuo balsamo erano le sue rose scarlatte, per lui, le rose, eri tu - sussurrò piano Hijiri avvicinandosi. Lei sollevò lo sguardo, annuì con un meraviglioso sorriso, raccolse l’abito tirandolo un po’ su, lo raggiunse e lo abbracciò posando un bacio sul suo petto.

Come fa a sorridere in quel modo in una situazione drammatica come questa? Maya sei davvero straordinaria… Hijiri avvolse il coltello nel fazzoletto e sparì oltre l’arco della sala in silenzio.

Masumi restò in quell’esatta posizione mentre l’angoscia defluiva, lenita dalla vicinanza di lei, allungò le braccia e la strinse a sé. Aprì gli occhi, li fissò nei suoi e quel calore dissipò ogni paura.

- Maya… perché ti sei buttata così…? Avresti potuto… - ma non riuscì a terminare la frase né il pensiero, era troppo inaccettabile, un nodo doloroso gli serrò la gola.

- Non potevo permettere che ti facesse del male, assolutamente non lo potevo permettere - sussurrò lei con un sorriso che avrebbe riportato in vita un morto.

- Ma cosa c’entra questo…? Maya, tu… - ma lei si aggrappò alla sua giacca e lo tirò verso di sé.

- Ti amo, sei l’altra metà della mia anima... - si alzò sulla punta dei piedi e lo baciò. Lui l’abbracciò stretta e Maya venne avvolta da tutto il suo corpo sentendosi protetta e al sicuro e per un brevissimo istante si ricordò della sensazione che aveva provato all’idea di perderlo e di come, senza alcuna paura, si era messa sulla traiettoria del coltello. L’amore è sacrificio e lei era stata disposta a morire per lui… come Akoya per Isshin. E lui aveva fatto la stessa cosa con lei la sera dell’aggressione.

- Avevo pensato che la mia presenza nella valle dei susini e tutto ciò che avvenne fosse stata in assoluto una delle cose più incredibili che mi fossero mai capitate, ma anche la giornata di oggi è stata davvero strana… - sussurrò Masumi ridacchiando sulle sue labbra.

- Molto strana - concordò lei crogiolandosi nel suo abbraccio.

- Stai bene? - le chiese, e si fece serio. Lei annuì con un sorriso.

- Lo so che può sembrare assurdo, ma sto bene… - ammise rendendosi conto che era vero. Sicuramente non era spaventata, anzi, in realtà aveva probabilmente colto l’ultimo tassello della Dea e poteva definirsi emozionata…

- Vai su e fatti una doccia, io devo fare qualche telefonata per sistemare questa situazione - e le diede un bacio lieve. Ma come fa a superare le cose così in fretta…? Io ho ancora una rabbia che mi brucia dentro…

- Sì, signor Hayami - uscì dal suo abbraccio e usò l’abito per fare un inchino come aveva imparato ne “Le due regine”. Masumi scoppiò a ridere mentre lei si dirigeva alla scala che portava al piano di sopra.



In realtà gli occorse quasi un’ora per parlare con Hijiri e chiamare l’avvocato. Era sicuro che questo avrebbe posto fine a quell’assurdo matrimonio combinato e quando chiuse il telefono espirò completamente tutta l’aria.

C’è troppo silenzio… dov’è Maya? Realizzò che ore fossero e che non l’aveva più vista da quando era salita. Si affrettò su per le scale mosso da un’inspiegabile panico. Sentiva il cuore battere furiosamente. Corse fino al bagno in fondo al corridoio, ma era deserto. Aprì la porta della camera che aveva fatto preparare per lei, ma era buia e vuota. L’angoscia gli serrò il cuore e aprì con forza anche la stanza centrale, ma lei non c’era. Si diresse nella sua camera più per abitudine che perché credesse di trovarla lì e la vide.

Si era addormentata sulla poltrona con indosso una sua camicia. Si avvicinò mentre il panico defluiva sostituito da un’emozione incontrollabile. Si inginocchiò accanto a lei e la osservò dormire. La camicia era lunga per lei e l’idea che la indossasse lo fece impazzire di gioia. Non doveva aver trovato la sua borsa. Le scostò una ciocca ribelle di capelli e lei sospirò in modo così dolce da farlo gemere.

Maya si mosse e la camicia salendo rivelò il pizzo nero della sua biancheria. Masumi spalancò gli occhi pietrificato.

Tutte pessime idee quelle che mi stanno affollando la testa… Non ho mai avuto problemi a guardare una donna, ma con lei… Non posso restare qui a osservarla, mi sento come un ladro che la deruba nel sonno…

Si alzò stringendo i denti. La sollevò delicatamente in braccio e la mise nel letto sotto le coperte. Si allontanò in silenzio gettandole un ultimo sguardo.

- Non andare per favore, resta con me - sentì la sua voce nel buio della camera e si pentì di averla spostata e svegliata.

- Maya… - cercò di replicare lui, ma lei lo interruppe.

- Abbracciami e basta, ti prego - era una supplica con voce tremante, forse si era spaventata più di quanto avesse voluto ammettere.

Abbracciarti e basta eh? Non hai proprio idea, ragazzina, di ciò che mi provochi, vero?

Sospirò rassegnato, non era mai stato capace di negarle niente e non avrebbe iniziato ora. Si spogliò e indossò i pantaloni di una tuta e una maglietta. Raggiunse l’altro lato del letto e le si affiancò.

- Vieni qui - sussurrò attirandola verso di sé e avvertendo la sua schiena contro il petto. Maya si lasciò tirare e avvolgere dalle sue braccia mentre il cuore le batteva all’impazzata.

- Perché l’ha fatto? - gli domandò nelle tenebre.

- Non lo so, Maya, gelosia? - improvvisò lui cercando di non pensare al suo corpo così vicino.

- L’ho provata anche io, sai? - gli confessò grata all’oscurità che celava la sua vergogna.

- Cosa? -

- La gelosia. La prima volta che ti ho visto insieme a lei, e anche la seconda alla Daito quando l’ho conosciuta, è bellissima Shiori Takamiya… e quando ho letto che ti saresti sposato su un giornale… avrei voluto farlo a pezzi… -

- Mi spaventi… - ridacchiò lui, ma una punta di orgoglio gli riempì il cuore.

- E tu? L’hai mai provata? -

- Maya, non hai idea… - la sua voce si fece improvvisamente fredda e tagliente e Maya fu tentata di voltarsi - Credo di aver portato quel sentimento ad un livello superiore, la mia era feroce, mi spingeva a fare cose incredibili. Anche se ero cosciente che non avresti mai ricambiato i miei sentimenti non sopportavo l’idea che altri ti toccassero -

Maya si fermò a pensare in quali occasioni poteva averla vista in atteggiamenti particolari e iniziarono a tornare a galla alcuni ricordi… Shigeru, Ryo, Sakurakoji… anche l’ultima volta il bacio durante le prove! Ma io… Si morse la lingua piena d’angoscia e rimase in silenzio.

- E ora? - sussurrò posando una mano sulla sua, adagiata sulla pancia.

- Anche - ammise lui candidamente.

- Ma come?! - si meravigliò lei rimanendo però sempre di spalle.

- È più forte di me - ridacchiò lui stringendola - Potrei arrivare ad uccidere qualcuno… -

- Non ce ne sarà bisogno - mormorò lei pensando alle prove della Dea Scarlatta e alla quantità di volte che avrebbe dovuto baciare, abbracciare o toccare Sakurakoji… Ma per me è solo recitazione… io non provo niente…

- Scusa per la camicia, ma non ho trovato la mia borsa - gli disse sbadigliando dopo qualche attimo di silenzio. Era una meraviglia stare abbracciata a lui nel calore del letto.

- Ti sta benissimo - le sussurrò Masumi affondando il viso nei suoi capelli profumati. Maya rabbrividì e si avvicinò ancor più a lui in modo innocente.

- Domani… - mormorò assonnata - C’è una cosa che devo darti… è tua, te l’ho riportata - sbadigliò di nuovo e si girò passandogli un braccio intorno al collo, una gamba sottile in mezzo alle sue e poggiando la testa su di lui.

Masumi rimase immobile affascinato dal suo modo spontaneo di muoversi, il cuore che infuriava nel petto e spingeva il sangue veloce nelle sue vene.

Maya… come diavolo posso restare…

Sospirò e le scostò dei capelli dal viso. Respirava lentamente, completamente abbandonata addosso a lui ed era la visione più dolce e sensuale che avesse mai visto. Poteva sentire ogni sua forma senza contare il calore che emanava. Si rassegnò, l’avvolse chiudendo le braccia e cercò di addormentarsi mentre tutti i sensi erano solleticati dal suo odore e dalla sua morbidezza.

Addormentarmi? Ma come faccio? Chissà cosa mi ha portato…

Avrebbe voluto trascorrere tutta la vita a guardarla così, anzi no, voleva trascorrere tutta la vita a guardarla così e ora sembrava davvero possibile. Lasciò scorrere le dita lungo il suo braccio abbandonato e avvertì una scossa attraverso la pelle. Lei si mosse di nuovo, lentamente, aderendo a lui, ed emise un sospiro delicato che lo fece fremere.

Era nuda, nel suo letto, con addosso solo la sua camicia… no, doveva trovare un modo per distrarsi e non pensare a svegliarla e…

… e cosa?! È solo una ragazzina! Sì... quel vestito le stava meravigliosamente, poi c’è quella… biancheria… ma…

Chiuse gli occhi serrandoli e cercò di rilassarsi. Sentiva il cuore martellare nel petto. Si accorse che non aveva ancora appoggiato la testa sul cuscino e aveva mantenuto quella posizione in tensione, così si lasciò andare espirando tutto il fiato.

Fissò il soffitto e spostò i suoi pensieri su suo padre e Shiori.

Ecco… così va meglio...


Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11



Quando Maya si svegliò avvertì un piacevole tepore diffuso dappertutto. Sbatté gli occhi lentamente, la luce tenue del sole penetrava dalle tende tirate. Sollevò lo sguardo e le mancò il respiro.

Masumi dormiva beatamente, il volto rilassato, e lei…

Sono addosso a lui?!

Schizzò via da quella posizione avvampando e rimase seduta sulle ginocchia con una mano sulla bocca. Non ricordava di averlo abbracciato in quel modo…

Però che sensazione incredibile…

Si guardò le mani pensando che l’aveva toccato durante la notte e che anche altre sue parti erano state in contatto con…

Masumi si mosse e il cuore le schizzò in gola. Era completamente rilassato, in parte su un fianco, un braccio disteso verso di lei e uno sollevato sul cuscino. Sbatté gli occhi più volte per capire se stava sognando o se quello che stava guardando era la realtà.

Era la prima volta in assoluto che lo vedeva con qualcosa di diverso da un abito da ufficio… veramente era la prima volta per qualsiasi cosa lo riguardasse…

Sto per impazzire… quegli abiti su misura gli stanno bene ma… niente a confronto con quella maglietta…

Respirò rapida domandandosi cosa le stesse accadendo. Aveva la mente piena di immagini sconvolgenti e tutte riguardavano lui, le sue braccia, le sue mani, la sua bocca…

Represse un sussulto e lasciò correre lo sguardo lungo tutto il suo corpo… mamma mia com’è alto… muscoli asciutti, non particolarmente evidenti, ma definiti. Arrossì ancora di più, ma non si fermò e continuò ad esplorarlo con lo sguardo. Sul braccio sinistro, quello disteso verso di lei, c’era una cicatrice, un lungo taglio sottile, più chiaro del resto della pelle.

Aggrottò la fronte e non resistette all’impulso di toccarlo. Allungò una mano e ci passò sopra l’indice.

- Cosa stai facendo? - la sua voce profonda e roca la fece letteralmente sobbalzare. Masumi aprì gli occhi e si voltò a guardarla. Era seduta sulle ginocchia, la camicia spiegazzata, i capelli arruffati, la pelle rossa per l’imbarazzo, una mano sulle labbra, gli occhi spalancati e… era bellissima.

- Sc-Scusa… io non… - balbettò indicando contemporaneamente la cicatrice. Masumi scoppiò a ridere e si appoggiò ad un gomito passando l’altra mano nei capelli. Maya lo fissò imbambolata, non avrebbe mai creduto di vederlo in un atteggiamento così diverso da quello che gli aveva sempre visto in pubblico. Lì invece sembrava un’altra persona.

Poi il suo sguardo si posò su quella cicatrice e si rabbuiò immediatamente. Si tirò su appoggiandosi alla testata del letto e passò la mano sul bordo frastagliato. Maya rimase immobile, stupendosi per quell’improvviso cambiamento. Alzò lo sguardo su di lei e le raccontò del rapimento. Lei ascoltò in silenzio, senza commentare anche se dentro moriva ad ogni parola.

Non riusciva a credere che Eisuke Hayami potesse aver trattato suo figlio così, anche se adottivo. L’uomo che aveva incontrato solo qualche giorno prima era svuotato, consumato, ma probabilmente in gioventù doveva essere stato un vero squalo come tutti lo raffiguravano.

Quando Masumi terminò il racconto le si strinse il cuore a vederlo così abbattuto. Si avvicinò e posò le labbra sulle sue appoggiando le mani sulle spalle in un gesto spontaneo. Lui rispose al bacio, prima dolcemente, assaporandola, poi le passò le mani fra i capelli e lo intensificò, togliendole il respiro. Maya arrossì, col cuore colmo di gioia nel sentirlo così partecipe.

- Aspettami qui, torno subito… - gli sussurrò sulle labbra cercando di dissimulare il suo imbarazzo.

Scese dal letto e uscì dalla stanza sotto lo sguardo sorridente e incuriosito di Masumi. Vide il pizzo nero sotto la camicia che sventolava e distolse immediatamente gli occhi. Avvertì una fitta piacevole e abbassò lo sguardo sconsolato.

E io che vedevo i miei undici anni come una montagna insormontabile e pensavo di saper mantenere l’autocontrollo… guarda come mi sono ridotto…

Sospirò, si mise più comodo e attese che Maya tornasse.



Quella mattina Shiori Takamiya si svegliò con un potente mal di testa. Solo per un istante le sembrò una giornata qualsiasi, ma immediatamente ritornò devastante il ricordo di ciò che aveva fatto.

Mentre la baciava aveva cancellato ogni cosa intorno a sé…

Si alzò e fece una doccia sperando che questo l’avrebbe aiutata, ma il mal di testa rimase lì, persistente, come un martello che rintoccava su quella corda sensibile. Raggiunse la sala per fare colazione e trovò suo nonno che leggeva i giornali del mattino come sempre.

- Shiori, come ti senti oggi? - la sera precedente era tornata molto tardi e non sapeva dov’era stata. Così aveva chiesto all’autista e scoperto che era andata da Masumi Hayami.

- Meglio nonno, grazie - gli sorrise lei sedendosi.

- Allora, dopo che avrai finito di mangiare, c’è una cosa di cui dobbiamo discutere - la avvisò serio.

- Anche io nonno ho qualcosa da dirti - aggiunse lei con voce triste.



Sakurakoji aveva ricevuto l’invito di Kuronuma per trovarsi al Kid Studio nonostante non ci fossero prove quel giorno e lui ci andò seppur di malavoglia. Era una bella giornata di sole e brillava anche a Tokyo, notoriamente avvolta da nubi di smog.

Gli studi erano silenziosi, ma trovò subito Kuronuma intento a sottolineare alcune parti sul copione.

- Buongiorno signor Kuronuma - lo salutò il giovane e il regista tirò su la testa di scatto interrompendo le sue riflessioni.

- Ciao Sakurakoji - si alzò e gli andò incontro - Volevo fare due chiacchiere con te -

Yu lo guardò per un momento e senza alcun motivo il suo cuore aumentò i battiti. Attese con pazienza che il regista parlasse e quando lo fece restò di stucco.

- Lo spettacolo dimostrativo si avvicina - iniziò - Sono evidenti i passi avanti che avete fatto tu e Kitajima e non voglio assolutamente che questo stato di cose cambi -

Yu lo fissò meravigliato, non era dal regista dire cose del genere.

- Non capisco… - protestò, ma Kuronuma alzò una mano.

- Kitajima recita, lo sai, vero? Si immedesima così tanto che sembra tutto vero, ma non lo è… - cercò di essere il più chiaro possibile.

- Sì… -

- È innamorata di un altro e se non hai ancora capito chi è sono qui per… - ma questa volta fu Sakurakoji a fermarlo.

- Non deve preoccuparsi, signor Kuronuma, mi è tutto chiaro. Maya mi ha spiegato ogni cosa - lo avvisò con un sorriso pieno di rammarico sulle labbra.

- Allora ti chiedo di moderare il tuo comportamento. Quell’uomo è a capo di una delle più importanti compagnie teatrali del Giappone e tu non vuoi che tagli i ponti con nessuno degli attori solo perché sei geloso, giusto? - gli si fece più vicino e spinse gli occhiali sopra il naso con fare minaccioso.

- Ho capito, signor Kuronuma, non farò irritare il signor Hayami… non più del dovuto almeno - gli strizzò un occhio e zoppicando con l’aiuto delle stampelle uscì sotto lo sguardo intenso del regista.



Quando Maya rientrò gli sembrò passata un’eternità. Aveva in mano la scatola con cui le aveva fatto avere il vestito e una strana espressione sul volto che non seppe decifrare. Dovette fissare gli occhi sul suo viso per evitare di guardare il modo in cui il tessuto della camicia sfregava sulla pelle.

Maya saltò sul letto sorridente, gli occhi luminosi.

- Ho trovato la mia borsa! - Maya appoggiò la scatola sul letto e la scoperchiò - Ecco, te l’ho riportata - aggiunse in un sussurro. Vide Masumi spalancare gli occhi lentamente, poi allungò le mani e prese delicatamente la veste portandola al petto e chiudendo gli occhi. Non era preparata a quella reazione così profonda. In quel momento ogni traccia dell’affarista senza scrupoli che aveva sempre conosciuto era svanita e non c’era niente neanche del romantico ammiratore delle rose scarlatte. Un nodo d’angoscia le serrò la gola perché le dette l’impressione che stesse abbracciando sua madre.

- Come fai ad avere questa veste? - mormorò con voce incrinata.

- L’ho presa da tuo padre… - e gli raccontò ogni cosa del suo incontro con Eisuke Hayami. Masumi l’ascoltò senza lasciare quell’abito di seta neanche per un attimo e ad ogni parola la stima e il rispetto che aveva per quella ragazza crescevano di pari passo con la sua meraviglia.

- Non posso crederci… Maya, tu non ti rendi conto di cosa hai fatto… - le sussurrò lui con il cuore accelerato e una strana sensazione che lo pervadeva, un misto di timore e orgoglio per ciò che era riuscita ad ottenere.

- Sì che lo so! - rispose Maya entusiasta, aveva scoperto che non le piaceva vederlo afflitto - Ho sfidato un Hayami e ho vinto! - poi arrossì di colpo quando si rese conto di ciò che aveva detto. Masumi invece scoppiò a ridere stringendo la veste.

- Maya, sei incredibile! Quanto avrei voluto essere lì per vedere la faccia di mio padre! - e rise di nuovo. Maya invece si oscurò.

Non voglio giustificare Eisuke Hayami, ma… gli dirò comunque ciò che penso…

- Non credo ti sarebbe piaciuta… - mormorò giocando con il nastro porpora. Masumi la fissò con i suoi occhi azzurri carichi di tensione.

- Io non so niente di voi né di ciò che vi ha coinvolto nel passato… ma l’uomo che ho incontrato era consumato e terrorizzato all’idea di perderti, che tu lasciassi davvero la sua casa e il suo nome - lo sguardo di Masumi non mutò, anzi si indurì ancora di più.

- Maya, qualche tempo fa mi disse che avrei dovuto distruggerti se non mi avessi ceduto i diritti della Dea Scarlatta e che se non ci fossi riuscito io, l’avrebbe fatto lui con le sue mani… - lei sgranò gli occhi stupita, ma non si lasciò convincere, sapeva ciò che aveva visto in quella casa.

- Io non sto mettendo in dubbio ciò che lui era, ti sto solo dicendo ciò che ho provato quando l’ho incontrato. Le persone cambiano -

- Non mio padre - replicò lui all’istante rabbuiandosi - E non voglio che tu ti lasci ingannare, promettimi che non tornerai mai più in quella casa - la sua voce era dura e tagliente.

Maya arrossì e abbassò lo sguardo. Masumi si protese in avanti.

- Promettimelo, Maya - insisté tenendo lo sguardo fisso su di lei.

- Non posso… - sussurrò lei.

- Perché? - una paura incontrollata gli serrò lo stomaco. Che suo padre l’avesse in qualche modo ricattata?

- Mi ha chiesto di recitare per lui qualche volta - gli confessò - E io ho acconsentito -

- Maya! - ringhiò distogliendo lo sguardo - Non hai idea di chi sia veramente Eisuke Hayami! - era sempre troppo gentile, disposta a credere che ci fosse del buono in tutti, l’aveva scorto perfino in lui…

- Lascerai davvero il suo nome? - gli chiese con gli occhi lucidi - Per lui sarebbe un colpo tremendo -

- Maya… - Masumi la fissò sconcertato, come sempre riusciva a sorprenderlo. Spostò lo sguardo sulla veste, immediata fu l’immagine di sua madre fra le fiamme.

Ha visto davvero qualcosa di così profondo in mio padre? Maya si è sempre rivelata acuta nell’individuare i sentimenti degli altri, perfino i miei che celavo così bene… Ma non posso dimenticare tutto quello che mi ha fatto in venticinque anni… NON POSSO!

- Non è necessario dimenticare - aggiunse lei come se gli avesse letto nel pensiero - Non sarebbe giusto, ma puoi iniziare a perdonare - gli suggerì con un sorriso disarmante.

- Maya, non posso… - ammise lui candidamente con occhi colmi di tristezza e un nodo che gli serrava la gola. Lei sospirò, ma gli sorrise, poi sollevò il coperchio della scatola.

- Vuoi rimetterla dentro? - gli chiese indicando la veste e Masumi si accorse di averla ancora stretta fra le mani. La ripose dentro poi alzò lo sguardo su di lei.

- Grazie, ma non rifare mai più una cosa del genere - l’attirò verso di sé e la baciò, era da quando l’aveva fatto prima che aveva voglia di farlo ancora. L’afferrò per la vita e se la mise cavalcioni passandole le mani sulla schiena e baciandole il collo. Maya s’inarcò mettendogli le mani sulle spalle, tutte le immagini che aveva visto quando lo aveva guardato mentre dormiva le inondarono la mente.

Come può bruciarmi così la pelle? Ogni suo tocco è come un marchio ardente!

Masumi ritrovò le sue labbra e le conquistò di nuovo, sentendola arrendevole e partecipe. Si tirò su, in ginocchio, portandola con sé e la distese, il sole la inondò completamente facendo brillare la sua pelle. Tutto ciò che di razionale c’era in lui e che era stato il cardine portante della sua vita svanì in quell’istante. Stava per dirle che non sarebbe più riuscito a fermarsi, ma lei lo baciò zittendolo, le guance arrossate, e gli sfilò la maglietta.





Se volete sapere cosa accade, correte a leggere "Il desiderio del cuore - Alba a Izu"!

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12



Quelle due giornate erano state in assoluto le migliori della sua vita. Avevano trascorso tutto il pomeriggio sulla spiaggia, parlando e amandosi. Sarebbero tornati a Tokyo, alle loro vite e impegni, e ogni cosa sarebbe tornata come prima. Almeno all’apparenza, perché niente sarebbe stato mai più come prima.

Tutto quello che si erano detti parlava di futuro, progetti che li vedevano coinvolti nella vita privata e con il teatro. Sarebbe occorso probabilmente del tempo per rendere tutto ufficiale, ma non gli importava, poteva aspettare. Ciò che aveva cambiato tutto era stata l’alba sull’Astoria, quelle battute di Akoya, la sua voce, i suoi sentimenti magistralmente espressi che l’avevano fatto capitolare.

E io che non volevo crederle… o forse non volevo credere a me stesso…

Il telefono squillò e lo costrinse e distogliere l’attenzione da lei che stava sfogliando con sguardo rapito vecchie sceneggiature che aveva tenuto. Quando vide il nome sul display aggrottò la fronte. Si alzò e andò sul terrazzo, non voleva allarmare Maya se non era necessario.

- Buongiorno padre - rispose con voce atona fissando il mare.

- Masumi, dove sei? - gli chiese perentorio Eisuke, ma Masumi glissò.

- Mi hai preceduto, ti avrei chiamato questa sera -

- È già sera, Masumi. Sei con Kitajima? - era infastidito e la sua voce dura. Masumi evitò di rispondere reprimendo l’irritazione.

- Non è importante, comunque. Ti ho chiamato per aggiornarti - Eisuke fece una pausa e Masumi avvertì un brivido gelato - Ho concluso un nuovo accordo con Takamiya, il matrimonio è annullato - concluse Eisuke.

Masumi scostò il telefono dall’orecchio e guardò il display con occhi spalancati. Non era mai stato uomo di molte parole, suo padre.

Shiori deve aver parlato con suo nonno…

- Annullato? - ripeté meccanicamente senza averlo ancora realmente registrato. Eisuke sorvolò sulla ripetizione.

- Masumi, domani mattina in ufficio ti mostrerò ciò che dovrai fare - così dicendo dava per scontato che lui non avrebbe rinunciato alla parentela, ma non era sicuro di voler ritornare sui suoi passi.

- D’accordo, a domani - per il momento era meglio capire cosa avesse escogitato suo padre, i documenti erano tutti pronti, a presentarli era sempre in tempo.

Chiusero la chiamata e Masumi si voltò per fissare Maya. Lei sollevò lo sguardo e gli sorrise. Masumi fece dei rapidi passi avanti, la tirò a sé e l’abbracciò con forza. I fogli delle sceneggiature volarono tutt’intorno a loro.

- Che succede? - gli chiese Maya allarmata.

- Niente… - sussurrò lui - Sono felice e l’unico modo per esprimerlo è tenerti stretta a me! - e strinse ancora l’abbraccio. Maya lo cinse e lo lasciò fare, con il cuore che batteva all’impazzata.

- Era mio padre, il matrimonio è annullato - sussurrò prendendole il volto con le mani e guardandola negli occhi.

La signorina Shiori deve aver parlato con suo nonno!

Lo sguardo di Maya divenne consapevole di tutto ciò che comportava. Masumi si chinò e la baciò perdendosi in quell’inebriante sentimento pieno di calore.



Il sole era già tramontato da un pezzo mentre l’auto guidata da Hijiri sfrecciava verso Tokyo. Aleggiava un silenzio teso e Maya si sentiva stranamente in imbarazzo.

Dopo tutto quello che è successo… come posso sentirmi ancora in soggezione? Sono proprio goffa e inadatta alle situazioni… Domani mattina chiederò al signor Kuronuma di farmi provare la scena finale, in cui Isshin abbatte l’albero! Quella sensazione! La riprodurrò! E il mio amore per Isshin, grazie a lui sarà perfetto!

Sollevò lo sguardo e scoprì che la stava osservando dolcemente. Arrossì e distolse lo sguardo.

- Pensavi alla Dea Scarlatta, vero? - le chiese sorridendo. Lei annuì con lo sguardo fisso sulle mani chiuse.

- Ho afferrato l’ultimo tassello che mi mancava! - si voltò raggiante e Masumi si stupì ancora una volta di quanta energia nascondesse quando si trattava di teatro.

- Non ho mai dubitato che tu ce l’avresti fatta - sussurrò completamente rapito. Maya arrossì di nuovo poi distolse lo sguardo.

- Vuoi che ti ceda i diritti della Dea Scarlatta se dovessi vincere il confronto? - gli chiese dopo qualche minuto di silenzio e rimase pietrificata dal suo sguardo vacuo.

Era una domanda che non avresti dovuto farmi, è come se ti affidassi completamente a me, ma io…

- No, Maya, non voglio. Se li avrai, saranno tuoi e di nessun altro e mi adopererò perché questo non sia mai per te un problema - Maya lo fissò, aveva parlato come Masumi Hayami della Daito Art Production, con tono professionale.

- Ma… perché hai cambiato idea? - gli chiese sperando che fosse un primo passo verso suo padre. Lui fissò lo sguardo davanti a sé, che era rimasto freddo e distante.

- Volevo ottenerli per me, per vendicare la morte di mia madre e far soffrire mio padre, ma quando tu avrai quell’eredità, sarà una vendetta ancora più sublime, perché io gli impedirò di prenderteli. Ti proteggerò, Maya e proteggerò quell’opera meravigliosa - gli confidò voltandosi e il suo sguardo la terrorizzò. Non stava affatto andando verso suo padre, aveva solo trovato un modo per ferirlo ancor di più.

- Masumi… - mormorò incapace di aggiungere altro.

- Non dovrai mai preoccuparti, Maya, pensa solo a recitare… - le disse con un’espressione piena di calore, completamente diversa da quella di pochi istanti prima.

- E tu? - gli chiese spaventata dal fatto che pensasse a lei e per niente a se stesso.

- Io? - la guardò divertito.

- Sì, tu. Cosa vuoi davvero? Hai abbandonato la Dea Scarlatta, sembri non voler perdonare tuo padre, lascerai anche il suo cognome? - gli chiese con una durezza che Masumi non le aveva mai visto nello sguardo e si sorprese di nuovo della sua abilità di mostrare apertamente i propri sentimenti.

Dici sempre quello che pensi e non hai mai paura di affrontarmi…

- Quello che io voglio non ha importanza. Il mondo dello spettacolo è duro, Maya, pieno di approfittatori e inetti, si basa spesso su minacce e ricatti, tradimenti o alleanze sconvenienti, lo hai provato sulla tua stessa pelle e più diventerai famosa, più diventerà arduo districarsi in quel mare di rovi. Ma ci sarò io e di questo non dovrai mai dubitare - le disse seriamente con sguardo penetrante, ma Maya non accolse bene quella risposta e perfino Hijiri sollevò lo sguardo nello specchietto.

- Quindi, signor Hayami, vuole davvero rinunciare al suo nome e al suo rango pur di proteggere me? - lo affrontò con mani strette in grembo.

Maya… per quale motivo riesci sempre a farmi venire dei dubbi sul mio agire anche quando sono sicuro di fare la cosa giusta?

- Sono cose senza importanza… - insisté lui sorvolando sulla sua rabbia velata.

- Lei sa come va a finire la Dea Scarlatta, vero? - continuò con quel tono formale e piccato, con cui si era rivolta a lui negli ultimi sette anni - Vuole costringermi a sacrificarmi per amor suo? - assottigliò gli occhi cercando di essere minacciosa, ma Masumi vide lacrime sottili che li inumidivano e un nodo doloroso gli serrò lo stomaco.

Per amor mio??? Maya…

- Maya… smettila di essere così distante… almeno finché non… - ma lei lo interruppe, cercando di mantenere un tono diretto, senza cedere all’angoscia che la pervadeva e che avrebbe voluto disperatamente nascondergli.

- Lo farò quando anche lei la smetterà di indossare l’odiosa maschera dell’affarista senza scrupoli Masumi Hayami! - rincarò lei sibilando e sporgendosi verso di lui - La Dea Scarlatta è un’opera teatrale, profonda e misteriosa, che mostra davvero alcune delle parti più sensibili di un essere umano, ma è finzione! Non desidero un suo duplicato nella realtà, soprattutto se… - il tono rabbioso scemò lentamente mentre parlava, finché fu incapace di sostenere il suo sguardo e lo distolse.

Masumi l’afferrò per le spalle e l’attirò a sé.

- Soprattutto se riguarda te… - riuscì a finire lei appoggiandosi a lui.

- Maya… - la chiamò con voce affranta, consapevole dell’angoscia che la pervadeva. La mattina seguente ogni cosa sarebbe tornata com’era prima di quei due giorni, sarebbero stati Hayami il produttore e Kitajima attrice esordiente. Lei non voleva una prigione, non voleva essere costretta a rinunciare, preferiva lottare per loro due che sacrificarsi passivamente.

Mia dolce Maya, hai più coraggio di me, l’ho sempre saputo! Perché mi spingi a perdonare mio padre? Perché non vuoi che rinunci al suo nome che mi ha portato solo dolore?

- Ascolta, Maya - le sussurrò lentamente - Ti chiedo di fidarti di me e di non esitare ad affrontarmi se qualcosa ti turba, come hai sempre fatto in questi anni -

Maya sollevò lo sguardo con occhi luccicanti e incontrò i suoi azzurri come il mare. Avevano il potere di tranquillizzarla all’istante quando erano così dolci o di terrorizzarla quando divenivano freddi e vuoti.

- Va bene - annuì perduta in quelle profondità blu. Masumi la strinse ancora cullandola e lei si addormentò stremata dalla tensione e dai pensieri.



Quando la svegliò aveva il cuore pesante. Lui sarebbe stato assorbito dal lavoro e lei dal teatro. Lo spettacolo dimostrativo era vicino e c’era ancora tanto da fare. Maya si stirò come un gatto finché si ricordò dov’era. Scattò sul sedile e arrossì di vergogna.

- Maya, sei sempre la solita… - rise Masumi portandosi una mano fra i capelli.

Maya affondò nel sedile e guardando fuori dal finestrino oscurato vide l’ingresso della sua casa. Si rabbuiò all’istante, ma quando si voltò verso di lui sorrideva felice.

- Non dimenticherò mai - gli sussurrò e gli occhi si fecero lucidi anche se sorridenti -  E ho un favore da chiederti - aveva le guance rosse.

Masumi la fissò teso, non voleva lasciarla andare, avrebbe voluto restare con lei, c’erano così tante cose che avrebbe voluto dirle ancora!

- Vorrei che tu mi mandassi ancora le rose scarlatte - abbassò lo sguardo - Saprò che sono tue, della parte della tua anima che il mondo non vede -

Masumi la osservò divertito, poi annuì comprensivo. Aveva un braccio disteso sullo schienale dei sedili, ma neanche per un attimo Maya si lasciò ingannare, era teso, come lei. Cedette a quell’ultimo desiderio del cuore e gli posò le labbra sulle sue, scostandosi subito e arrossendo. Masumi la fissò sorpreso sorridendo mentre lei usciva dalla macchina. La guardò di schiena, un’angoscia profonda lo assalì, bruciante e velenosa.

Hijiri si voltò a guardarlo per un attimo corrugando la fronte.

- Cosa c’è? - borbottò a disagio sotto quello sguardo accusatore. Karato tornò a guardare avanti e accese la macchina. Masumi spostò lo sguardo su Maya che stava aprendo la porta con il cuore che gli sobbalzava in petto. Scese di scatto e la raggiunse abbracciandola da dietro.

- Maya, aspetta… - sussurrò in un sibilo teso. Lei si appoggiò al suo petto lasciando cadere la borsa. Piangeva.

- Aspetta... per favore… per favore… - mormorò insistente con il respiro accelerato. La fece voltare e la baciò stringendola e soffocando quelle lacrime che gli straziavano il cuore. Maya si aggrappò a lui, disperata, il muro si sarebbe rialzato di nuovo allontanandola da lui.

- Voglio che tu ti concentri sulla Dea Scarlatta, Maya, voglio vederti recitare e brillare sul palcoscenico, voglio che tu pensi che ci saranno altri momenti come questo e dovrai solo avere pazienza e non dovrai mai, mai dubitare di ciò che sento per te - le parlò rapido sussurrandole in un orecchio mentre la teneva stretta, incapace di lasciarla andare.

Lei annuì, ma non disse niente. Si scostò per guardarla negli occhi, le asciugò le lacrime con le dita e posò le labbra sul suo naso in un gesto affettuoso che, nonostante la semplicità, la mandò letteralmente in estasi.

- Buonanotte - Masumi si voltò, scese le scale e salì in macchina.

Non sono neanche riuscita a spiccicare parola tanto mi sento annientata! Cos’è questo vuoto immenso? Perché sento questo dolore profondo in petto? Perché questa separazione mi sembra definitiva quando so perfettamente che lo rivedrò ancora, al Kid Studio o alla Daito?

Salì le scale sconvolta da quei sentimenti laceranti, aprì la porta di casa e quando Rei la vide allargò le braccia e lei ci si tuffò piangendo.



L’inizio della settimana trascorse veloce, Maya e tutto il cast erano completamente immersi nelle prove e Kuronuma non risparmiava nessuno. Usava il copione arrotolato come una clava e non c’era attore che non l’avesse sentito sulla propria pelle.

Quando Maya gli chiese di provare la scena finale fra Akoya e Isshin il regista la scrutò in silenzio per qualche secondo, poi fece rapidamente allestire la sala in modo che i due attori potessero provare.

Quel momento era l’apice di tutta l’opera e racchiudeva in sé l’amore eterno e passionale delle due anime riunite e l’accettazione del sacrificio pur di salvare l’altro. Quando aveva recitato Ardis, l’anziana attrice che, ora lo sapeva, Masumi le aveva fatto incontrare, le aveva spiegato che avrebbe dovuto ricreare la sensazione dell’essere una bella principessa. Se l’avesse creduto con tutto il cuore, chi l’avrebbe guardata, truccata e abbigliata da principessa, avrebbe creduto che lo fosse. E così lei fece in quella scena. Simulò l’immobilità del susino unita alla sensazione provata quando Shiori voleva colpire Masumi e lei era stata disposta a morire per lui. Ma Isshin doveva abbattere il susino, la metà della sua anima, così da scolpire quella statua che avrebbe riportato la pace nel regno, consapevole ormai che il loro amore sarebbe andato oltre la morte. Yu abbassò l’ascia e abbatté il susino millenario, il suo corpo e l’espressione del suo viso espressero appieno tutta l’angoscia e l’accettazione che gli avevano permesso di farlo.

Tutti rimasero in un muto silenzio, finché Maya e Yu non si voltarono verso di loro. Allora applaudirono all’unisono, Kuronuma sembrava perfino commosso!

Sento bruciare ogni fibra del mio corpo, Akoya scorre ancora nelle mie vene come lava ardente e posso sentire il contatto con tutti gli elementi!

- Bene! Rifacciamola, ma vorrei che adesso vi metteste così… - Kuronuma emozionato si avvicinò e iniziò a spiegare cosa voleva esattamente sotto gli sguardi attoniti dei due attori.

Alla fine di quel mercoledì Maya era così stanca che le si chiudevano gli occhi. Fra tre giorni ci sarebbe stato lo spettacolo dimostrativo…

Uscì dal suo camerino e percorse il corridoio. Era quasi arrivata all’atrio quando udì alcune voci parlottare. Si fermò sull’angolo e ascoltò, perché era sicura di aver udito il nome Hayami nella conversazione fra i due. Tenevano la voce bassa così si accostò al muro per sentire meglio.

- Guarda, sono sicuro che Hayami ha escogitato qualcosa! Ho sentito un collega in redazione che ne parlava! - disse il primo uomo.

- Ma com’è possibile! È tutto in mano all’Associazione Nazionale! - replicò stupito il secondo.

- Deve aver pilotato in qualche modo le fila della situazione perché il mio collega diceva che alla fine la Dea Scarlatta sarà in un teatro Daito! - spiegò ancora il primo uomo e Maya ebbe un sussulto.

- Un teatro Daito! Eppure ero convinto che la signora Tsukikage si fosse rivolta all’Associazione Nazionale proprio per evitare interventi privati dall’esterno… - rifletté il secondo.

- Hayami è potente, potrebbe aver corrotto qualcuno dell’associazione -

- Questo potrebbe essere… sono convinto anche io che sarebbe disposto a qualsiasi cosa pur di impossessarsi dei diritti della Dea Scarlatta! -

Maya sussultò e decise che ne aveva avuto fin troppo di ascoltare quei due giornalisti. Per raggiungere l’uscita doveva passargli vicino, così pensò di imitare Ayumi, per apparire sicura e nascondere il suo turbamento interiore.

- Guarda, è Maya Kitajima! - esclamò il primo interrompendosi. La raggiunsero mentre lei camminava sicura, lo sguardo avanti.

- Signorina Kitajima, permette una domanda? - le domandò mellifluo il primo giornalista. Maya si voltò lentamente, lo sguardo freddo e distante, i movimenti dosati. Il giornalista si bloccò all’istante.

- No - rispose gentilmente lei, ma con un tono che non dava adito ad un possibile seguito. Il giornalista deglutì meravigliato e fece un passo indietro.

Quando uscì espirò tutto il fiato e tremò portandosi una mano alla bocca. Guardò l’orologio aggrottando la fronte.

So che ti troverei in ufficio, ma ora sono troppo agitata e stanca per poterti fronteggiare…


Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13



La mattina seguente, Maya, decisa e arrabbiata, si diresse agli uffici della Daito prima di andare al Kid, tanto sapeva che Masumi Hayami sarebbe stato lì.

Si fermò fuori dall’imponente edificio, rievocando le precedenti volte in cui per svariati motivi era stata costretta a varcare quelle porte. Sorrise al ricordo dell’astio che aveva provato per lui, che lentamente aveva compreso fosse in realtà attrazione, quella incomprensibile e ostinata voglia di compiacerlo, di sentirsi dire che era stata “brava”. Spinse le porte a vetri e salì al piano dove sapeva ci sarebbe stata la signorina Mizuki. In tutti quegli anni l’efficiente segretaria era stata una delle persone più gentili e corrette con lei, anche quando le aveva fatto da manager.

- Maya! - la salutò sorpresa Mizuki spalancando gli occhi.

- Buongiorno signorina Mizuki, è tanto che non ci vediamo - le sorrise con calore davvero contenta di vederla.

- Come mai sei qui? - le chiese prevedendo un temporale in avvicinamento.

- Il signor Hayami c’è? - domandò incapace di nascondere la sua irritazione. Mizuki sorrise e fece per alzare il telefono.

- Non si disturbi… - la interruppe Maya mentre era già diretta alla porta. Mizuki sussultò e cercò di fermarla, ma non ci riuscì.

- No! Maya, aspetta! - l’avvisò, ma non servì.

Maya aprì di scatto la porta ed entrò come un ciclone con al seguito Mizuki preoccupata.

Masumi sollevò la testa e quando la vide non riuscì a mantenere tutto l’autocontrollo che avrebbe voluto.

- Mi scusi, signor Hayami, non sono riuscita a fermarla - si scusò Mizuki con un lieve inchino. Maya invece si bloccò all’istante, con il cuore che batteva all’impazzata. Masumi era in piedi, senza giacca, appoggiato alla scrivania e sulla sedia davanti a lui, splendida in un abito panna, c’era Shiori Takamiya.

Che ci fa la signorina Shiori qui?! Perché avverto questa angoscia inspiegabile?

- Non si preoccupi, Mizuki, va tutto bene - la rassicurò lui facendo un passo avanti - Maya, quando la porta si è spalancata in quel modo avrei dovuto subito pensare a te… - le sorrise gentilmente, ma non fece niente altro. Mizuki uscì discretamente chiudendo la porta.

- Buongiorno - riuscì a scandire Maya facendo un lieve inchino. Shiori le sorrise appena e rimase seduta. È bellissima… veramente bellissima signorina Shiori…

- Cosa ti porta alla Daito? - le chiese mantenendo quell’atteggiamento professionale e Maya decise che sarebbe stata al suo gioco, era bravissima a interpretare parti!

Odioso atteggiamento! Odioso! Odioso!

- Ci sarebbe qualcosa che vorrei chiarire - esordì lei restando diritta, la voce posata, il cappotto appoggiato ad un braccio. Masumi avanzò e lei tremò confusa, un misto di rabbia e desiderio che la pervadevano. Le prese il cappotto e lo appese ad un attaccapanni accanto alla porta. Si sentirà il mio cuore che batte come un tamburo? Volevo chiedergli spiegazioni, ma… non così…

- Sarò ben lieto di rispondere a qualsiasi tua domanda, ma prima concedimi di terminare con la signorina Shiori - non attese una sua obiezione, quello era il suo regno, lei l’aveva invaso, e il leone si ribellava, non gli piaceva che qualcuno lo mettesse alle strette e Maya lo comprese perfettamente.

Masumi aprì la porta e chiamò Mizuki.

- Per favore accompagni Maya nel salotto - e indicò l’altra porta nella sua stanza. Mizuki annuì e si avvicinò.

- Vieni, Maya - le sussurrò, ma lei si girò verso Shiori, fece un lieve inchino e la salutò. Non si sarebbe comportata da meno che signora! Poi seguì Mizuki.

Masumi le seguì con lo sguardo mantenendo la consueta maschera dell’indifferenza che celava a stento il suo tumulto interiore.

Nell’altra stanza, la segretaria preparò il tè in silenzio.

- Maya, va tutto bene? - le chiese di spalle e lei sussultò, era così tesa che la fece trasalire.

- Sì, signorina Mizuki - rispose in automatico sforzandosi per non tremare.

Non dovevo venire qui! Perché mi caccio sempre in questi guai…?

Le lasciò il tè sul tavolino e uscì dall’altra porta. Maya rimase in silenzio, riflettendo su come chiedergli ciò che voleva, finché la porta che dava sul suo ufficio si aprì e la figura di Masumi la occupò completamente. Rimase immobile, con il cuore che batteva forte.

Come può farmi questo effetto dopo quello che è successo a Izu e Nagano?

- Maya, mi sarei aspettato di tutto quando ti avessi rivisto tranne… tranne questo - le sorrise, chiuse la porta e si avvicinò. Lei lo fissò e rimase in silenzio.

Perché quello sguardo acceso e pieno di sfida? Credevo di aver superato almeno alcune tue diffidenze nei miei confronti…

- Allora, cosa dovevi chiedermi? - insisté Masumi cercando di tenere lontana la mente dal ricordo dei suoi abbracci e dei suoi baci, sebbene lei sembrasse fredda e distante.

- Sai già in che teatro si svolgerà la Dea Scarlatta a gennaio? - gli chiese Maya d’improvviso fissandolo.

- No - i suoi occhi azzurri diventarono due fessure.

- Hai corrotto qualcuno dell’Associazione Nazionale per fargli scegliere uno dei teatri Daito? - Maya mantenne lo stesso tono distante e neutro. Non voglio litigare come in passato, ma devo sapere!

- Che cosa? - Masumi si alzò e per la prima volta Maya pensò di aver davvero esagerato, ma non si mosse - Chi ti ha detto queste cose, Maya? - Ancora mi stupisci con la tua schiettezza… non mi temi davvero Maya… nessuna delle persone che conosco mi avrebbe mai rivolto una domanda del genere…

- Ne parlavano due giornalisti al Kid Studio, volevo sentire la verità da te - sostenne il suo sguardo, per niente intimorita. Masumi la squadrò qualche secondo, incerto su come affrontarla. Nonostante tutto quello che era accaduto, Maya non era cambiata affatto e lo stava fronteggiando senza alcuna paura.

- Ho fatto molte cose deplorevoli nella mia vita, ma la corruzione non figura fra quelle - e scoppiò a ridere. Maya però non si lasciò affatto convincere.

- Ho bisogno di sapere la verità, è… è importante per me - gli disse molto seria, tenendo le mani strette a pugno in grembo. Masumi seppe all’istante che aveva ragione, la fiducia era importante e lui ne sapeva qualcosa.

- Va bene - si sedette accanto a lei e Maya sentì il cuore rimbombare negli orecchi tanto batteva forte. Per la prima volta Masumi Hayami le sembrava in imbarazzo e lo guardò meravigliata.

- Quando stavo cercando di ottenere i diritti della Dea Scarlatta, ho… - sembrava cercare la parola adatta - ...messo in giro alcune informazioni, date alle giuste persone, in modo che l’Associazione Nazionale effettuasse delle scelte che andassero anche a vantaggio della Daito - Maya era sempre più meravigliata, ma lo lasciò proseguire - Ovviamente la questione del teatro dove si sarebbe tenuta la prima della Dea Scarlatta era fondamentale, ma non ho corrotto nessun funzionario, non è il mio stile - e le sorrise mestamente - Nonostante ciò ero riuscito a inserire alcune persone nel consiglio che avrebbe preso tale decisione, spostando i voti a mio favore -

Maya stava per ribattere, ma lui alzò un mano per fermarla.

- Quando ho deciso di… cambiare rotta, ho reciso tutti quei legami e liberato l’Associazione Nazionale dalla mia… ombra ingombrante - le sorrise e Maya chiuse la bocca di scatto distogliendo lo sguardo.

- Ho capito… - fissava la tazza di tè sul tavolino.

Maya sei sempre così sospettosa, ma questo ambiente è così… competitivo! Io so come proteggere la Dea Scarlatta! Quanto vorrei cancellare quel dubbio che ti vedo negli occhi…

- Perché la signorina Shiori era qui? - gli chiese d’improvviso voltandosi a guardarlo e spiazzandolo tanto che lui non rispose immediatamente e lei si alzò irritata e imbarazzata. Ma cosa mi viene in mente di chiedergli!

- Scusami - disse subito - Non sono cose che mi riguardano - e si diresse alla porta che dava sul corridoio, le guance che bruciavano e il cuore in tumulto. Perché riesco a pensare solo alla signorina Shiori qui nell’ufficio con lui?

Si sentì prendere per la mano e un istante dopo le sue braccia la tenevano stretta.

- Maya, non posso lasciarti andare così… - le sussurrò in un orecchio facendola rabbrividire - Ogni volta che sei venuta alla Daito in passato abbiamo litigato e non voglio che quell’usanza prosegua. Anche in quei momenti avrei voluto abbracciarti così, anziché litigare con te, ma… non mi era concesso - sospirò affranto cercando di trasmetterle quanto per lui fosse stato difficile.

- Non sarei dovuta venire qui, scusami… - la sentì singhiozzare - Quando ho sentito quei giornalisti mi sono convinta che volevo venire a chiederti spiegazione, ma quando sono arrivata e ti ho visto io… - lo strinse forte e affondò la testa nel suo petto. Era una scusa! Volevo vederti e basta! Volevo essere dove sono ora, fra le tue braccia!

- Maya… - la sensazione che lo stava inondando in quel momento era indescrivibile. Provava le sue stesse identiche emozioni. Voleva vederla, le mancava terribilmente, quando era entrata nel suo ufficio avrebbe voluto cancellare cose e persone intorno a sé per poter stare solo con lei. Quello che prova un’anima lo prova anche l’altra… le parole della signora Tsukikage gli riempirono la testa.

- Ti penso, Maya, sempre. E vorrei poterti vedere ogni giorno e averti con me ogni notte - sussurrò angosciato.

Maya sussultò.

Prova ciò che provo io! Come aveva detto la signora Tsukikage! Se la mia anima soffre, anche la sua soffrirà…

Sentì che l’afferrava per le spalle scostandola e quando la baciò d’impeto avvertì tutta l’urgenza e il desiderio che albergavano anche dentro di lei. Maya partecipò con lo stesso suo ardore e si sciolse dentro tale era la tenerezza che provava, ogni altra sensazione venne cancellata, c’erano solo loro due e quel sentimento immenso che li univa e li attirava inesorabilmente l’uno verso l’altra.

Masumi sussurrò il suo nome più volte mentre l’abbracciava stretta. Non gli interessava di essere in ufficio, non gli interessava che qualcuno entrasse, non gli interessava niente e una parte della sua mente gli urlava che era pericoloso, per entrambi, e che avrebbe dovuto smettere immediatamente di abbracciarla in quel modo.

- Non devi più preoccuparti per Shiori, sono stato chiaro? - le disse riprendendo un po’ di autocontrollo - È venuta solo a parlarmi - fissava i suoi occhi grandi e lucenti, e una strana sensazione lo pervase quando si rese conto che era gelosa…

Maya annuì arrossendo e lui le sorrise.

Mi fa impazzire come arrossisci Maya…

- A che ora hai le prove? - le chiese e, quando lei spalancò gli occhi e si irrigidì, scoppiò a ridere.

- È tardi! Tardissimo! Il signor Kuronuma mi… - era terrorizzata. Si sciolse dall’abbraccio ed era tornata la Maya sbadata di sempre.

Masumi le strinse la mano un’ultima volta e andò a prenderle il cappotto. Lei scattò fuori, passò dalla signorina Mizuki ringraziandola e raggiunse gli ascensori.

- Una forza della natura… - commentò la segretaria sbattendo le palpebre perplessa.

- Già… - confermò Masumi con un sorriso sulle labbra, le mani sui fianchi mentre la osservava correre.



Era il giorno dello spettacolo dimostrativo e Maya era nervosa e distratta. Lo Shuttle X era un cumulo di macerie esattamente come il giorno in cui avevano fatto le loro prove che le sembrava distante anni. Sentì che qualcuno le appoggiava una coperta sulle spalle e si voltò.

- Vuoi un caffè? - Sakurakoji le mostrò la tazza fumante e lei lo prese grata.

- Grazie, Yu - e bevve a piccoli sorsi la bevanda profumata e bollente. Faceva freddo e anche se i padiglioni erano riscaldati lo avvertiva fin nelle ossa.

- Sei pronta? - le sussurrò inginocchiandosi accanto a lei.

- Sì - gli rispose alzando fiera lo sguardo. Per niente al mondo avrebbe ceduto il passo ad Ayumi Himekawa.

- Maya, c’è qualcuno per te! - gridò una delle inservienti. Lei schizzò in piedi con un solo nome in mente, ma quando entrò nel primo padiglione vide il signor Hijiri con un mazzo di rose scarlatte. Emise un gridolino di gioia e lo raggiunse immediatamente.

- Buongiorno devo consegnarle questi da parte sua - la salutò lui con un sorriso dolce.

- Grazie! - era raggiante mentre stringeva il mazzo a sé. C’era un biglietto che aprì immediatamente con il cuore in gola.

“Aspetto di vedere la sua Akoya e di essere coinvolto nel mondo magico della Dea Scarlatta! Il suo ammiratore”

Strinse ancora a sé il mazzo e quando guardò Hijiri il suo volto esprimeva pura felicità.

Sei bellissima, sincera e spontanea, in te sembra essere assente qualsiasi forma di menzogna…

- Gli riferisca che non lo deluderò e che rimarrà stupito dalla mia Akoya! - sussurrò completamente rapita.

Hijiri annuì e uscì dal padiglione. Maya, con sguardo sognante, rientrò nell’area degli attori e incontrò immediatamente lo sguardo di Kuronuma che annuì lentamente come se sapesse ogni cosa. Lei arrossì e appoggiò le rose sulla sua toletta.

Ti mostrerò un’Akoya reale, in cui tutti potranno credere! Signora, mi guardi, non la deluderò!

- Rose scarlatte! - gridò  l’attrice che interpretava la nonna di Akoya sbattendo le mani insieme e in un attimo tutte le ragazze presenti le furono intorno sospirando.

Sakurakoji alzò un sopracciglio perplesso per la reazione di tutte ad un semplice mazzo di rose e sentì la presenza di Kuronuma.

- Non c’è bisogno che mi stia addosso… - borbottò scontroso il giovane attore.

- La storia dell’ammiratore di Kitajima è nota ormai - ridacchiò il regista sotto i baffi.

- Eh già… - concordò Sakurakoji osservando il volto radioso di Maya.

- PREPARATEVI! - urlò il regista e Yu sussultò - SI VA IN SCENA! -

Ci fu un fuggi fuggi generale, ordini gridati a destra e sinistra e in breve ognuno fu al suo posto. Gli attori vestiti e truccati, oggetti di scena a portata di mano.

Maya si avvicinò all’uscita del padiglione che portava al palco naturale dove si sarebbe svolto lo spettacolo. Kuronuma li aveva avvisati che Onodera aveva realizzato un allestimento classico e che per i giudici sarebbe stato davvero arduo decidere. Quando il giorno prima il regista gli aveva fatto quel discorso, Maya aveva compreso che non temeva Onodera, però lo rispettava ed era cosciente che anche l’altro regista avrebbe dato il massimo.

Si scorgevano i posti dove si sarebbero seduti i pochi spettatori che avrebbero assistito a quello spettacolo dimostrativo e si domandò se sarebbe stato presente anche il signor Hayami. Nonostante fosse cosciente che aveva reso un inferno la vita di Masumi, quella della signora Tsukikage e di riflesso anche la sua, non riusciva ad odiarlo realmente, almeno non come suo figlio. Avrebbe davvero voluto che assistesse alla sua Dea Scarlatta e incontrasse Masumi in quel contesto pubblico, poteva essere il primo pretesto per riavvicinarli.

Venne annunciata l’entrata in scena e una scossa gelata la attraversò completamente. Sentì le mani di Sakurakoji sulle spalle e gli fu grata per quel sostegno silenzioso.

Ecco. Io sono Akoya.


Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14



Il pubblico che avrebbe assistito a quello spettacolo dimostrativo non era particolarmente numeroso e includeva alcuni giornalisti scelti dall’Associazione Nazionale, le sei più importanti case di produzione teatrali del Giappone e altri addetti tutti rigorosamente in possesso di un invito speciale.

Come mossi da un’inspiegabile filo conduttore, alcuni dei presenti erano, loro malgrado, coinvolti più profondamente di altri in quella vicenda che per trenta anni aveva incuriosito e sconvolto gli ambienti del teatro. La creazione della Dea Scarlatta da parte del genio Ichiren Ozaki, l’interpretazione magistrale della sua allieva Chigusa Tsukikage, il suicidio del maestro di cui pochi conoscevano la verità, l’incidente che aveva sfigurato in seguito la sua prima attrice e la sua conseguente e apparente scomparsa, avevano calato un alone di sospetto e mistero su tutta quella faccenda. Trasformandola in una tragedia.

Fino ad oggi.

Una nuova Dea Scarlatta sarebbe sorta dalle ceneri di quella di Chigusa Tsukikage come una fenice, avrebbe ereditato i diritti di quell’opera meravigliosa e imparato da lei tutte quelle nozioni per portarla in scena nella prima del due gennaio.

Un attento osservatore avrebbe individuato immediatamente un uomo dal volto scuro, su una sedia a rotelle, che teneva incollato lo sguardo sull’alta donna dai lunghi capelli e fasciata in un abito nero. E a quello stesso osservatore non sarebbe sfuggito neanche il giovane uomo perfettamente vestito a cui era bastato uno sguardo alla platea per comprendere appieno la situazione. Era seguito da una giovane e impeccabile segretaria in tailleur che stringeva una cartellina. Per un attimo la donna spostò gli occhi sul suo principale poi tornò a fissare gli ospiti di quell’evento.

Sembra quasi una riunione di famiglia, una famiglia allargata, ma pur sempre una famiglia, legata dal dramma della Dea Scarlatta che sembra essersi traslocato nella realtà… Il signor Hayami sembra provato e malinconico, non credo di averlo mai visto così… Ayumi Himekawa, non mi sembra neanche la stessa attrice, qualcosa è cambiato in lei… il regista Onodera che sghignazza sicuro con Akame eppure quel movimento nervoso della mano rivela ben altro… la signora Tsukikage seduta vicina al presidente dell’Associazione che fissa il palco naturale, una sorta di binario in mezzo a due banchine… come faranno a recitare lì? E poi lei, signor Masumi… dovrebbe guardarsi adesso… Come può mantenere un distacco così professionale anche se posso immaginare cosa lei stia pensando in questo momento?

Lentamente tutti gli ospiti ancora in piedi presero posto.

- Mi domando il perché della scelta dell’Associazione nell’invitare alcune di queste case di produzione… cosa vorranno ottenere? - sussurrò lei sebbene non si aspettasse una risposta.

- Competizione - la stupì Masumi rispondendo seccamente.

- Capisco… Serviranno molti fondi per allestire la Dea Scarlatta vera e propria, logistica, marketing, amministrazione dei costi… stanno mettendo le mani avanti… - valutò lei con tono professionale. Masumi rimase in silenzio, lo sguardo fisso al palco anche se non le sfuggì l’occhiata verso suo padre.

- Ho già fissato un appuntamento con l’avvocato come mi aveva chiesto - riferì poi, ma Masumi rimase ancora in silenzio. Sapeva esattamente cosa aveva architettato. Non avrebbe mai permesso che Maya si presentasse alla stipula del contratto da sola, era sicuro che avrebbe vinto anche se non sapeva cosa gli desse tutta quella sicurezza, ma aveva fatto come le aveva ordinato. Il suo ammiratore avrebbe sostenuto tutte le spese, mantenendo al sicuro la sua reale identità. Per una volta il suo alter ego si era rivelato utile, ma era una storia che doveva assolutamente rimanere segreta. Cosa sarebbe successo se il mondo dello spettacolo avesse scoperto chi era l’ammiratore che da sempre inviava rose scarlatte a Maya Kitajima e che l’aveva sostenuta anche economicamente? Il conflitto di interessi fra produttore e attrice avrebbe distrutto entrambi.

È così concentrato che non si accorge neanche di me…

Venne chiamata l’entrata in scena e tutti gli occhi si volsero verso il palco.



L’impatto della rappresentazione della Dea Scarlatta di Kuronuma lasciò letteralmente tutti a bocca aperta. Se qualcuno si era aspettato una rivisitazione del medioevo giapponese non poteva essere più distante dalla realtà.

- Eccentrico e rischioso… - mormorò Masumi incapace di staccare gli occhi dagli attori sul palco.

Non c’erano costumi d’epoca, Kuronuma aveva portato ad un livello spettacolare l’idea di “giochi d’interpretazione” di cui gli aveva parlato anche Hijiri. Gli attori sembravano sbucare da tutte le parti. C’erano scale di corda e altri strani attrezzi di scena che li aiutavano a muoversi in quello spazio così alieno alla Dea Scarlatta originale. Kuronuma non aveva cercato di trasformare il palco e gli attori, ma portato la storia in un contesto reale!

- Il suo genio è veramente all’altezza della leggenda che lo circonda! - Mizuki rimase strabiliata da quella incredibile interpretazione.

- E funziona… davvero audace... Ha portato la Dea Scarlatta dalla valle dei susini ad una valle d’acciaio e cemento… - sussurrò Masumi.

Maya, se non sarai convincente non riuscirete mai a trasferire nello spettatore l’idea che uno spirito esista davvero…

Ma quando la Dea discese nel campo di battaglia ogni cosa gli fu chiara. Maya si muoveva come sospinta dal vento, leggera come una piuma. Masumi notò lo sguardo esterrefatto della signora Tsukikage e seppe all’istante che l’aveva colpita profondamente.

Nessuno avrebbe potuto dubitare della sua presenza in mezzo agli uomini, perfino alcuni attori rimasero a bocca aperta e Masumi scommise che durante le prove lei si era comportata in modo diverso. Quando saliva sul palco ogni cosa cambiava.

Pronunciò le sue battute con timbro ultraterreno che impresse alla scena la giusta dose di magia e realtà anche perché i soldati reagirono in modo spontaneo e riverenziale alla sua presenza. Lui avvertì un breve formicolio alle dita, come fosse elettrizzato per l’attesa.

- Se la gente non si accorge dei suoi errori… ordino ai draghi di tuonare in cielo e di spaccare la terra allagando i campi! Qualcosa di strano mi sta attraversando… Cosa sarà? Fa caldo… è incredibile! Ma non è solo questo, è anche temibile ma soavemente penoso… provo gioia ma nel contempo una profonda tristezza che mi strappa il cuore! Cosa sono questi sentimenti mai provati finora? Sento che mi sta accadendo qualcosa! È pericoloso! Non bisogna avvicinarsi! Ma è talmente dolce da non poter resistere… Come si trasformerà il mio corpo in quel momento? Salirà al cielo come una spirale oppure verrà inghiottito dalla terra? -

Masumi espirò e Mizuki si voltò lentamente. Aveva assistito a decine di rappresentazioni al suo fianco, ma mai, neanche una volta, aveva mostrato un segno di apprezzamento di qualche tipo. Poi lo osservò meglio spalancando gli occhi.

Sembra assente… è immobile, ma completamente partecipe…

La rappresentazione proseguì con l’incontro fra Terufusa e Isshin, la lotta contro i banditi e la scena con gli scalpelli che risveglia nello scultore il desiderio di portare a termine la sua missione per riportare la pace. Sakurakoji per non essere da meno di Maya tirò fuori il suo Isshin migliore facendo appello a tutta l’esperienza che aveva acquisito vedendo lavorare uno scultore vero.

- Scolpirò la statua della dea scarlatta a costo della mia vita! - gridò Yu al pubblico, gli occhi che brillavano determinati e convinti.

Seguirono le battute con il bonzo e la scoperta dell’esistenza della valle dei susini. Venne introdotta la compagnia di acrobati e i dialoghi con gli abitanti del villaggio che presentarono i personaggi di Akoya e dell’Isshin che aveva perduto la memoria smarrendosi nella foresta alla ricerca della valle.

La rappresentazione della zona proibita di Kuronuma fu una geniale e semplice scelta: un tessuto nero come due grandi tende semitirate che si accordavano perfettamente con quell’ambiente così metropolitano.

Ed era il momento della scena dell’innamoramento fra Akoya e Isshin. Mizuki spostò appena lo sguardo, non voleva certo che il suo capo si irritasse per la sua intromissione e per poco non sussultò. Era immobile, fissava la scena e all’apparenza non era lì...

Nell’istante in cui Maya mise piede sui binari si mosse simulando una incredibile visualizzazione di un fiume. Non c’era alcun fiume, eppure c’era… Kuronuma aveva scommesso tutto sulla sua abilità! Tutti la seguivano, catalizzò così l’attenzione su se stessa che costrinse gli spettatori a immaginare l’ambiente intorno a lei. Camminava lievemente, sorrideva ed era magnifica.

Maya… non puoi essere tu!

Poco distante, seduto su un masso, Mizuki notò Isshin. Sakurakoji sedeva e guardava lei, rapito. Akoya cercava qualcosa lungo il greto del fiume, si inginocchiò e raccolse delle piantine e le mise in un cesto. Mizuki rimase impressionata dall’aver associato immediatamente la visione di quelle cose a qualcosa che in realtà non c’era.

Maya era completamente avvolta dalla recitazione, ma si rese conto che qualcosa era diverso dalle prove. Avvertiva una specie di formicolio generale, non era fastidioso, ma era curioso che lo provasse in quel momento. Non ce la farò! Perderò la maschera! Cos’è questa sensazione sconvolgente? C’è lui che mi guarda, l’altra metà della mia anima, non posso cedere! Aiutami, ti prego! Aiutami!

- Cosa guardi, caro? - pronunciò la sua battuta iniziale che avrebbe dato il via a tutto.

- Guardo te, Akoya - Sakurakoji continuò a fissarla con trasporto.

- Ogni momento guardi solo me? - Maya si alzò voltandosi lentamente, i due attori erano di profilo, tutti li potevano vedere perfettamente.

- Ogni momento guardo solo te, Akoya, per me ci se solo tu. Ancora non mi capacito di come potessi aver vissuto un tempo senza conoscere te - annuì Isshin lentamente, sorridendo, stupito da quella semplice verità.

Maya si avvicinò e sentì quello strano formicolio intensificarsi. Sollevò lo sguardo su Isshin arrossendo e l’aria intorno a lui si fece vibrante. Maya riuscì a tenere la maschera di Akoya, ma era incredibile ciò che stava accadendo.

È la stessa cosa accaduta nella valle!

- Fino ad oggi non mi era mai capitato di essere triste. Ma al solo pensiero che tu te ne vada, il mio cuore piomba nella solitudine. Non ho mai provato questa sensazione - Maya mostrò tutta la sua malinconia.

- È incredibile! Una ragazza bella come te ama me… mi sembra di sognare - Sakurakoji si alzò dalla pietra su cui era seduto e fece un passo verso di lei.

- Perché dici una cosa simile? Oppure non mi vuoi bene quanto te ne voglio io? - Maya strinse i pugni e lo fronteggiò.

- Cosa dici Akoya?! Non è così! - anche Isshin reagì e lei sentì la sua parte più segreta, quella più radicata, staccarsi, ma continuò a recitare emozionata e completamente calata nella parte.  

- Quel giorno quando ti incontrai nella valle compresi immediatamente che eri tu, come dice la nonna, la mia anima gemella - Maya fece un altro passo verso di lui e finalmente l’aria vibrante intorno a Sakurakoji si concretizzò e per poco non le fece cadere la maschera!

L’altra metà della mia anima… è lui!

Quella doppia visione del mondo invece che disorientarla rese ancora più credibile l’amore intenso che Akoya stava cercando di spiegare a Isshin.

- Quando il mondo era ancora nel caos, gli dei generarono dei figli che scesero sulla terra. Allora l’unica anima si divise in due, yin e yang, che andarono a dimorare nei rispettivi corpi carnali. Quando gli uomini si fossero incontrati avrebbero ritrovato l’unità portando l’armonia tra yin e yang e sarebbero diventati dei per rinascere a nuova vita. La nonna dice che tra noi agisce una forza straordinaria… - l’anima di Masumi le andò incontro separandosi dalla figura fisica di Isshin.

- Una forza straordinaria? - Isshin la osservò stupito.

Maya… c’è qualcosa che non va? Il tuo sguardo, la tua voce, niente di ciò che stai facendo somiglia alle prove! Ma io ti seguirò!

Maya fece un altro passo avanti rimanendogli di fronte, il volto completamente rapito dall’amore per lui.

- Non esistono età, aspetto, rango, quando si incontrano queste due anime si attraggono vicendevolmente cercando l’altra metà di sé stesse, ansiose di trovare l’unità implorano pazzamente l’altra. Questo significa innamorarsi… - Akoya protese le mani avanti e Yu gliele afferrò con trasporto.

- Innamorarsi è implorare pazzamente l’anima di un’altra persona. Nemmeno io ci posso credere veramente. Una così straordinaria sensazione l’ho provata ora per la prima volta. Solo se ti penso mi sento inebriata. Solo se sento la tua voce mi emoziono. Lo sai quanto sono felice quando ti tocco - in quell’istante le due anime protesero una mano e si toccarono.

Tutto il pubblico rimase con il fiato sospeso e quando Mizuki guardò Masumi credendo di trovarlo con il solito sguardo gelido carico di gelosia repressa, fu costretta a soffocare un grido. Aveva gli occhi chiusi ed era completamente rilassato sulla sedia.

Signor Masumi… ma cosa sta facendo?

- Non si sa da dove provengo né come mi chiamo. Non ti preoccupa stare insieme a un uomo come me? Ma sono io a preoccuparmi. Non penso di essere uomo adatto a te. Non ho nulla. Né nome né passato. Ho solo questo corpo e i miei occhi per guardarti - Isshin espresse tutta la sua inadeguatezza lasciando andare le mani di Akoya.

- Per la tua Akoya questo è sufficiente, lo sai? - allungò una mano come a volergli sfiorare una guancia,  ma si fermò - Cosa sono nome e passato rispetto al poter vivere con me ora che mi hai incontrato? Questo può bastarci. Abbandona, te ne prego, il tuo passato… diventa solo mio, della tua Akoya! - Maya sentiva distintamente il tocco delle due anime ed era spaventata e felice allo stesso tempo.

È con me! Qui con me! Signora, aveva ragione! Non importa dove siamo, le nostre anime si cercano, sempre!

- Un uomo come me? Sei sicura, Akoya? - Isshin era ancora titubante.

- Tu sei l’altra parte di me. Io sono l’altra parte di te - disse con ardore Akoya e le due anime vibrarono sospese sopra di lei.

- Io sono te. Tu sei me - disse Isshin - Ti penso con tenerezza. Non sapevo che ci fosse tanto ardore dentro di me! Amore mio eravamo stati separati, ma ora torniamo a essere uno! - fece un passo avanti lo sguardo brillante.

- Ora che ci siamo incontrati, com’è possibile vivere separarti? Ormai non possiamo allontanarci! Il mio nome e il mio passato non sono importanti quanto te! Resto anche se non so chi sono! - Akoya si avvicinò trovandosi esattamente di fronte a lui, gli occhi sollevati carichi d’amore.

- Gli occhi per guardarti. Le mani per accarezzarti. Questo corpo per amarti… mi bastano solo questi - le sfiorò una guancia e Akoya socchiuse gli occhi.

- Come sono felice, caro! Solo una cosa mi rattrista… questi corpi sono divisi in due. Perché non possiamo vivere unendoci in un corpo solo? - le due anime sembrarono agire di testa loro e si abbracciarono! Maya in qualche modo riuscì a tenere la maschera di Akoya mentre il cuore le esplodeva in petto per la gioia e veniva inondata da un calore intenso. Ogni emozione si rifletteva sul suo volto traducendosi in quell’amore profondo per Isshin.

- È per questo che desidero conoscere il tuo cuore. Scusami, Akoya. Non mi allontanerò più - le promise Isshin.

- Anche se i nostri corpi carnali sono divisi in due, voglio vivere insieme a te diventando una cosa sola, mio caro - Akoya fissò intensamente Isshin pervasa dal calore dell’abbraccio che le due anime silenziose si stavano scambiando. Yu abbassò la testa baciandola e posando le mani sulle sue spalle.

Le due anime si baciarono e Maya venne travolta completamente da quell’ardore profondo. Insinuò le mani fra i capelli di Isshin e intensificò il bacio come mai era stato in nessuna delle prove che avevano fatto. Yu rimase scioccato, ma mantenne la sua maschera.

Maya, che stai facendo???


Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15



Coinvolto, Sakurakoji l’abbracciò stretta e rispose con passione al suo bacio. Il pubblico era ammutolito, la signora Tsukikage aveva serrato le mani sui braccioli e fissava Maya spiritata, Mizuki stava per scuotere Masumi, spaventata e incuriosita, quando lui riaprì gli occhi vitrei voltandosi a guardarla stupito.

- Signore… va tutto bene? - sussurrò lei ritraendo la mano.

- Io… non lo so… - mormorò tornando con lo sguardo sulla scena dove Akoya e Isshin parlavano. Poi si guardò le mani, sentiva ancora quello strano formicolio e la visione non era tornata chiara completamente. Tutto il suo essere era avvolto da un calore che non aveva mai provato prima, a parte quella volta nella valle.

Come può essere accaduto di nuovo? L’ho sentita, mi ha chiamato, è stata lei! Eppure doveva essere un’illusione della valle! Qui siamo in città, c’è cemento, acciaio, luci artificiali! Hai portato davvero la magia della Dea Scarlatta in questo grigiore? L’altra metà della mia anima… ora lo so che niente mai potrà dividerle, qualsiasi cosa accadrà, io sono te e tu sei me…

Sorrise a quella nuova consapevolezza, ridimensionando molte delle cose che gli erano accadute fino a quel momento e incredibilmente ogni evento sembrò trovare il suo giusto posto. Quel dono di cui erano oggetto entrambi era raro e meraviglioso e sarebbe stato davvero uno spreco gettarlo al vento per futili motivi.

Lo spettacolo proseguì fra colpi di scena e la regia di Kuronuma si rivelò stravagante ma convincente e perfettamente integrata con l’ambiente.

- Sembra che l’aver puntato su Yu Sakurakoji alle selezioni sia stata una mossa saggia… - mormorò Mizuki fissando il palco con le ultime battute dell’imperatore che avrebbero chiuso la dimostrazione. Masumi rimase in silenzio qualche attimo poi si voltò a guardarla.

- C’è sintonia fra loro, era il partner migliore che avrebbe potuto avere se avessero voluto dare un po’ di spessore alla scena… - parlò come Masumi Hayami, produttore teatrale, e la segretaria ridacchiò. Aveva fatto in modo che nelle selezioni Sakurakoji venisse favorito nonostante ciò che sapeva legasse quel ragazzo a Maya pur di aumentare le sue possibilità di riuscita…

- Lei non si smentisce mai, signor Masumi - e ricambiò lo sguardo senza alcun timore - Ora si tratta di vedere quanto la coppia Ayumi Akame, con la loro differenza di età, possa funzionare… - lasciò la frase nell’aria senza particolari allusioni ma Masumi assottigliò lo sguardo.

- Sta usando di nuovo il suo intuito? - sibilò lui senza staccare gli occhi dalla scena, ma Mizuki rimase in silenzio preferendo non infierire.

L’immobilità di Maya nei panni dello spirito del susino, l’accettazione del sacrificio e la comprensione da parte di Isshin dell’amore eterno delle due anime riunite che andava oltre la morte, conquistò completamente la signora Tsukikage.

L’imperatore terminò con le sue ultime battute e il palco si svuotò. Tutti ebbero la sensazione che qualcosa di importante se ne fosse andato, che niente sarebbe stato più come prima e che avevano assistito a un evento unico e irripetibile. La platea sbocciò in un applauso caloroso e sentito che chiamò alla ribalta tutti gli attori.

Il gruppo di Onodera si defilò rapidamente per prepararsi mentre tutti gli ospiti spinti da commenti animati si ritirarono nel padiglione in attesa dell’inizio del secondo spettacolo.

Masumi si alzò e vide che la signora Tsukikage era rimasta seduta insieme al Presidente dell’Associazione Nazionale. Guardava fisso davanti a sé e l’anziano uomo le sedeva accanto in silenzio.

Signora, aveva ragione… è l’altra metà della mia anima e non dubito più…

Sorrise e lasciò l’area esterna entrando nel padiglione. Notò immediatamente suo padre e il suo collaboratore e si diresse da lui. La mattina dopo aver riportato Maya a casa lo aveva incontrato in ufficio e gli aveva esposto tutto il nuovo piano di investimenti fra la Daito e il gruppo Takatsu. Non c’era stato nessun riferimento né al fatto che avesse invitato Maya alla villa né al fatto che sospettava fossero insieme quando aveva chiamato. A lui non interessava più giustificarsi, ciò che aveva da dirgli glielo aveva già detto e non c’era altro da aggiungere.

- Padre, ti trovo bene - ma era una menzogna, non ricordava di averlo mai visto in quello stato. Era sconvolto, gli occhi rossi come avesse pianto, scavati e scuri, un’ombra dell’uomo che l’aveva terrorizzato per anni.

- Masumi - lo salutò in risposta Eisuke fissandolo negli occhi.

- Le tue impressioni su questa prima Dea Scarlatta? - era realmente curioso di sapere cosa ne pensasse suo padre. Non avrebbe mai ottenuto i diritti, non c’era alcuna necessità di sprecare ulteriori energie.

- Autentica - disse solo Eisuke con sguardo febbrile. Masumi vide distintamente il lampo di calore che gli illuminò lo sguardo e sussultò alla scelta esatta di quella parola, la stessa che avrebbe usato lui.

- Concordo - acconsentì semplicemente spaziando intorno con lo sguardo. Vide la signorina Mizuki venirgli incontro. La segretaria salutò suo padre con un lieve inchino e si rivolse a lui con il solito tono professionale.

- Come avevamo intuito, il comitato dell’Associazione Nazionale si riunirà domani per prendere la decisione che verrà comunicata alla stampa e agli invitati durante un ricevimento che si terrà all’Imperial Hotel di Tokyo mercoledì sera -

- L’Associazione fa le cose in grande… - mormorò Masumi spostando lo sguardo su alcuni dei commissari che insieme alla signora Tsukikage avrebbero preso la decisione.

Ci fu una certa agitazione quando dal padiglione riservato ai due gruppi rivali uscì Kuronuma. Immediatamente tutti i giornalisti lo circondarono e lui fu più che lieto di rispondere alle loro domande pressanti. Lentamente anche tutti gli attori lo raggiunsero e oltre ai giornalisti anche gli altri invitati si assieparono chiedendo autografi e facendo domande.

Maya sentiva il cuore che batteva incessante, l’unica cosa che voleva era incontrare i suoi occhi azzurri e leggerci approvazione.

E se non gli fosse piaciuta? No! Ho sentito le sue braccia, il suo bacio! Devo restare calma e soprattutto devo restare impassibile senza fare le mie solite figure! Mi tremano le gambe e anche le mani… Non ce la farò mai!

Per fortuna alcuni giornalisti si assieparono intorno a lei e Sakurakoji inondandoli di domande così riuscì a distrarsi da quel pensiero fisso finché n se lo ritrovò davanti.

- Si-signor Hayami - balbettò facendo un passo indietro.

Non devo arrossire! Altrimenti capiranno tutti che io…

- Complimenti per la sua Dea Scarlatta autentica. È riuscita a portare in questa foresta di cemento la valle dei susini di Ichiren Ozaki - i suoi occhi azzurri la fissavano intensamente e le trasmisero tutta la sua approvazione e stima. Maya fu costretta a deglutire e a chiudere le mani a pugno per impedirsi di gettarsi fra le sue braccia.

I suoi occhi… i suoi occhi mi guardano dentro… non me ne ero mai accorta… mai… che stupida...

- Grazie, signor Hayami - fece un lieve inchino più per levarsi d’imbarazzo che per reale necessità e si accorse che per la prima volta in sette anni dei loro incontri pubblici non gli aveva risposto piccata. Quando rialzò lo sguardo vide che dietro di lui c’era suo padre che la guardava. Masumi si voltò, annuì e la lasciò passare seguendola.

- Complimenti, signorina Kitajima, è andata ben oltre le mie aspettative! - si congratulò Eisuke composto, ma emozionato e Masumi si rese conto del cambio incredibile che aveva fatto rispetto a pochi minuti prima.

- Sono davvero onorata che la mia Dea Scarlatta le sia piaciuta, signor Hayami - rispose gentile Maya arrossendo lievemente e Eisuke, abituato a fronteggiare maligni e bugiardi di ogni risma, realizzò che era stata sincera, lo pensava davvero.

- E sono piacevolmente sorpresa di aver ricevuto le lodi di entrambi gli Hayami, quest’oggi - aggiunse con un sorriso vittorioso. Ci fu un attimo di tensione, poi Eisuke scoppiò a ridere attirando l’attenzione e la meraviglia delle persone vicine.

Padre… com’è possibile che tu reagisca così? E i diritti della Dea Scarlatta? Cos’è accaduto realmente fra voi due quando l’hai invitata alla villa? Perché le hai dato la veste che avevi difeso a costo della vita di mia madre?

- Le devo un parfait, non se ne dimentichi - gli ricordò Maya e Eisuke Hayami arrossì costringendo Masumi a fissare Maya stupito.

- Ma certo, signorina, ma certo… - borbottò lui sollevando lo sguardo pieno di… speranza???

Non posso credere che Maya abbia fatto riflettere anche te sulla tua vita come successe con me sette anni fa!!!

- Signor Masumi, ci sono i giornalisti… - la voce pacata di Mizuki lo raggiunse appena e lui si riscosse distogliendo lo sguardo da lei.

Questa è una situazione insostenibile… non poter mai essere me stesso… Guardati, Maya… scherzi con mio padre senza farti alcun problema, non ti importa chi hai intorno e sembra non importarti chi lui sia, mostri sempre la tua vera faccia…

Venne chiamata l’entrata in scena per la Dea Scarlatta di Ayumi e il silenzio calò nel padiglione. Maya si voltò spontaneamente verso Masumi, ma le bastò il suo sguardo comprensivo per capire che sapeva tutto ciò che le passava per la testa in quel momento.

- Andiamo a vedere la Dea Scarlatta di Ayumi Himekawa - sussurrò mettendole dolcemente una mano sulla schiena e spingendola sotto l’occhio vigile di Eisuke che notò come l’atteggiamento e lo sguardo del figlio fossero completamente cambiati.



Fu immediatamente chiaro a tutti che l’abilità e professionalità di Ayumi Himekawa non erano leggenda. Era completamente padrona del palco, i suoi movimenti fluidi, che alcuni avevano già potuto vedere nella valle dei susini, si erano affinati e perfezionati all’inverosimile da lasciare Maya a bocca spalancata.

Come riesce a muoversi in quel modo? Sembra che non tocchi la terra!

Tutto lo spettacolo riproponeva un allestimento medievale, ma i costumi non stridevano con lo sfondo come avrebbe potuto supporre Maya in un primo momento.

Sono riusciti ad integrarsi perfettamente con l’ambiente…

Masumi osservò Maya completamente rapita dallo spettacolo. La Dea di Ayumi si muoveva davvero in modo soprannaturale e non riusciva a capire come riuscisse a donare quell’effetto alla sua interpretazione. La voce poi era strabiliante… Ora sono proprio curioso di vedere se il tuo partner sarà all’altezza…

E Akame non si smentì. Nella scena dell’innamoramento lungo il fiume, Akame interpretò Isshin come doveva esserlo in quel preciso momento storico, completamente diverso da quello interpretato da Sakurakoji. Però quello del giovane attore aveva mostrato più ardore ed era stato sicuramente più approfondito, merito sicuramente delle ricerche che Yu aveva fatto.

- È migliore quello di Yu! - mormorò Maya, seduta tutta in avanti sulla sedia - È migliore il suo! - ripeté contenta girandosi verso Masumi, gli occhi che brillavano come tizzoni ardenti.

È felice per lui… Maya sei incredibile…

Masumi annuì lentamente trovandosi d’accordo. Anche perché Sakurakoji poteva contare sulla tua interpretazione, Maya… quella di Ayumi è perfetta, ma recita, ripropone un sentimento, non ti coinvolge…

E poi accadde.

Nella scena della prigionia di Akoya, Ayumi perse l’equilibrio e per qualche secondo anche la maschera. Cercò a tentoni un supporto per non cadere, ma fu inevitabile. Durò solo qualche secondo, ma Maya si impietrì e non fu la sola.

La signora Tsukikage serrò le mani sui braccioli e fissò intensamente Ayumi.

Ayumi… sembra che tu non ci veda...

Maya si girò lentamente verso Masumi.

- Hai visto? - gli chiese in un sussurro teso dimenticando qualsiasi etichetta, lui annuì grave e tornò a guardare l’attrice che si era già ripresa.

Maya, come puoi preoccuparti per lei! È la tua rivale… a volte proprio non comprendo questa tua strana lealtà…

Ma ciò che lo convinse meno di tutti fu la scena del sacrificio. Fu realmente spettacolare e Akame trasmise tutta l’angoscia e la comprensione per ciò che avrebbe dovuto fare, ma Ayumi, anche se recitò in modo impeccabile, non riuscì nello stesso intento. Eppure Maya era rapita, seguiva la scena e la vedeva mormorare le battute.

Hai visto le differenze, Maya? Sei consapevole del suo errore? Ti rendi conto di ciò che hai trasmesso a chi ti ha guardato recitare Akoya?

La rappresentazione di Onodera si chiuse splendidamente e la platea scattò in un’ovazione interminabile. Maya era terrea e fissava davanti a sé. Si appoggiò allo schienale della poltrona ed espirò tutto il fiato abbassando lo sguardo.

È stata una Dea Scarlatta così diversa dalla mia… che morsa mi stringe lo stomaco, che dolore… vorrei piangere e non riesco… vorrei urlare, ma non posso!

- Cosa c’è, hai perso la parola? - la voce di Masumi che la scherniva la riscosse dai suoi pensieri. Aveva ancora il potere di farla irritare. Si voltò di scatto, gli occhi accesi d’ira, ma trovò i suoi che la guardavano dolcemente.

- Così va meglio - le sussurrò alzandosi. Lei lo seguì meravigliata con lo sguardo quando si accorse della signorina Mizuki accanto a lei.

- Signorina Mizuki… - mormorò appena, gli occhi lucidi per le lacrime trattenute.

- Non abbatterti, Maya, vieni andiamo al buffet - e la sospinse verso il padiglione.

- Come posso aspettare mercoledì? - sibilò, la voce piena d’angoscia.

- Arriverà prestissimo, non pensare a questo adesso - le rispose comprensiva la segretaria.

All’interno faceva caldo, c’era tanta gente e Mizuki prese un flute con dello champagne e glielo porse. Maya lo prese osservandolo per qualche secondo, poi bevve. Dolce, bollicine, profumo di frutta, furono le sue prime impressioni.

- Che strana sensazione… - Maya guardò il bicchiere sorridendo. Mizuki ridacchiò e bevve il suo.

Si avvicinarono due giornalisti e le chiesero gentilmente se potevano farle alcune domande, lei acconsentì e trascorse la mezz’ora seguente dando risposte semplici e spontanee, rassicurata dalla presenza gentile e discreta della segretaria.

- Sei stata molto brava, Maya - si complimentò con lei Mizuki alla fine dell’intervista. Maya arrossì e balbettò una risposta incomprensibile facendola sorridere.

Guardandosi intorno Maya individuò Sakurakoji, che insieme ad altri due attori stava rispondendo ad alcuni giornalisti, Kuronuma e l’attore che interpretava Terufusa, che bevevano, e Masumi Hayami, che insieme a suo padre stava parlando con un altro signore anziano, molto distinto, che non conosceva.

Eisuke Hayami sembra in confidenza con quell’uomo, chissà chi è…

Mizuki sapeva cosa stava guardando, Maya era troppo trasparente.

- Se te lo stai chiedendo, quell’uomo è il nonno di Shiori Takamiya, l’Imperatore del gruppo Takatsu - sussurrò come se le avesse letto nel pensiero.

Maya trasalì e la fissò con occhi spalancati.

- Oh capisco… - chissà di cosa stanno parlando… - La signorina Shiori non c’è… - non avrebbe saputo dire il perché di quell’affermazione, ma l’idea che lei non ci fosse la rasserenò immediatamente.

- Ricordi la mattina che sei venuta alla Daito? - iniziò Mizuki spostando lo sguardo sul signor Takamiya.

- Sì - cosa c’entrava adesso?

- La signorina Shiori aveva preso appuntamento con il signor Masumi… - proseguì Mizuki.

È vero! Mi aveva detto che era venuta a parlargli!

- Non so se il Signor Masumi lo fece apposta o meno, ma l’interfono era aperto e… - Maya la vide arrossire lievemente - …lei si è scusata per il suo comportamento di qualche giorno prima e gli ha chiesto scusa anche per come si è comportata con te, che questa volta non era una finzione e che provava davvero un profondo rimorso per le sue azioni… Ne sai qualcosa? - le domandò voltandosi verso di lei. Maya arrossì e non ebbe necessità di confermare o meno, Mizuki comprese immediatamente.

- Poi sei entrata tu come un ciclone e quando ti ho accompagnato in salotto lei ha tentato di giustificare le sue azioni, ma il signor Masumi non le ha lasciato possibilità. È stato gentile, ma chiaro: amava te da molto tempo e si è scusato per aver obbedito ciecamente a suo padre senza dare ascolto a ciò che desiderava il suo cuore -

Maya la fissò sbalordita.

- La signorina Shiori ha voluto chiudere in bellezza ricordandogli che un produttore teatrale ed un’attrice sarebbero sempre stati in conflitto e che quella che ci avrebbe rimesso di più sarebbe stata proprio l’attrice… - Mizuki si pentì all’istante di quella confessione quando vide la reazione di Maya.

- Signorina Mizuki, devo prendere un po’ d’aria... - improvvisamente sentì la necessità di uscire. Mizuki la fissò intensamente un attimo, dispiaciuta che fosse così per le sue parole avventate.

- Ma certo, ti aspetto qui - annuì la segretaria.

Tornò al padiglione degli attori e, con la testa piena di pensieri assurdi e confusi, prese il suo cappotto e uscì passando dall’interno e sbucando sulla banchina a sinistra del palco dove avevano recitato. Inspirò l’aria fresca della notte, che ormai aveva preso il sopravvento, e scese sul binario. Camminò lentamente, cercando di svuotare la mente da tutti i dubbi, le paure, le incertezze. Dava piccoli calci ai sassolini, un comportamento in netta contrapposizione con la sua Akoya, così gentile e delicata. Corrugò la fronte e dette un calcio ad un sasso un po’ più grande seguito da un grido dolorante.

- Non credo che Akoya si comporterebbe così - la voce familiare e irriverente la fece voltare di scatto. Stava per rispondergli come di consueto, poi si bloccò sebbene il cuore le fosse schizzato in petto.

- Devo ammettere che questa tua arrendevolezza è irritante… mi mancano le tue risposte sincere e pungenti - Masumi avanzò nell’oscurità, lentamente, fino a raggiungerla. La luna illuminava le rovine a sprazzi, oscurata dalle nuvole.

Non mi abituerò mai alla sua presenza… mi sembra ancora tutto così incredibile! Lui… e io… e la Dea Scarlatta…

- Io… non sono più una ragazzina per usare quell’atteggiamento… - sussurrò debolmente abbassando la testa e fissando il terreno imbarazzata.

- Sì… lo so - ammise lui cercando di tenere lontano il ricordo di ciò che era avvenuto a Izu. Perché gli anni di differenza non mi vengono in aiuto in questo momento e mi sento come un ragazzino al primo appuntamento?

- Complimenti, Maya, la tua Dea Scarlatta è stata così autentica da trascinarmi direttamente dentro la scena… insieme a te - la sua voce, solitamente calma e posata, era emozionata e tesa, tanto che Maya sollevò lo sguardo incuriosita e vide la rosa scarlatta - Avrei sempre voluto farlo di persona… - mormorò sorridendo con voce carica di sentimento che non gli aveva mai sentito.

Maya sollevò le mani tremanti e la prese trattenendo il respiro con il cuore che correva rapido. Ne inspirò il profumo chiudendo gli occhi e quando sollevò lo sguardo ogni traccia di confusione e disperazione era svanita.

- Grazie, mio ammiratore! - sussurrò abbracciandolo all’improvviso. Masumi la racchiuse fra le sue braccia gioendo immensamente per quel contatto.

- Maya… - sussurrò chinandosi e appoggiando la guancia sui suoi capelli.

Sono stanco… stanco di dovermi sempre nascondere...


Eisuke Hayami osservò la scena in silenzio appena fuori dal padiglione. Non aveva udito nessuna parola di quelle che si erano scambiate, ma gli era bastato guardarli.

- Adesso possiamo andare - comunicò al suo collaboratore proprio mentre uscivano gli attori dell’altra compagnia e il regista Onodera.


Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16



Maya comprendeva perfettamente quanto fosse delicata la situazione anche se questo la faceva soffrire, così lei rientrò dal lato degli attori lasciando il cappotto mentre Masumi dal lato delle sedute. C’era un gran fermento per l’entrata di Ayumi Himekawa e del suo gruppo. Notò immediatamente lo sguardo che si scambiarono Kuronuma e Onodera e non presagiva niente di buono. Vide Sakurakoji e lo raggiunse.

- Maya, dov’eri finita? - lei arrossì e il suo sguardo corse immediatamente etereoa Masumi Hayami che stava entrando dall’altra parte del padiglione.

Yu seguì la traiettoria e assottigliò lo sguardo.

Io proprio non riesco a capire come sia possibile… Maya…

- Sono andata a prendere un po’ d’aria… - borbottò senza troppa convinzione e Yu scosse la testa.

Ayumi era circondata dai giornalisti e alle sue spalle c’era il fotografo Peter Hamil. Ogni tanto si guardavano e le fu immediatamente chiaro cosa provassero l’uno per l’altra. Non cercavano neanche di nasconderlo e se lei aveva qualche problema con la vista sinceramente non lo dava a vedere.

Ayumi… sono contenta che tu abbia trovato il tuo Isshin! Sei solare e bellissima, ma la sfida non è ancora finita! Mercoledì avremo il verdetto e si concluderà tutto!

Peter Hamil si avvicinò e le sussurrò qualcosa all’orecchio, lei arrossì e rise felice come Maya non l’aveva mai vista. Involontariamente il suo sguardo corse a Masumi Hayami che stava parlando con la signorina Mizuki mentre la sua mano nella tasca stringeva la rosa.

Non cambierà mai niente per noi… Lui sarà sempre il figlio di Eisuke Hayami e il presidente della Daito Art Production… e io voglio fare l’attrice! Sono due cose inconciliabili…

Sospirò e distolse lo sguardo.

- Qualche giornalista prima o poi se ne accorgerà e ti stroncherà la carriera… - sussurrò Sakurakoji avvicinandosi. Lei sobbalzò e arrossì.

- N-No… che dici… - balbettò incassando la testa nelle spalle.

Il suo imbarazzo venne interrotto dal gruppo di giudici che entrò scostando un lembo della copertura del padiglione e si sedette dietro al lungo tavolo. L’indomani avrebbero deciso il loro destino. Il chiacchiericcio allegro e insistente divenne un brusio sottile e infine cessò quando entrò la signora Tsukikage.

- Sono lieto di vedervi tutti riuniti in questo giorno davvero straordinario - esordì il signor Yamagishi, Presidente dell’Associazione Nazionale, lasciando vagare lo sguardo sui presenti.

- Ci sono molte personalità interessanti del mondo della stampa e dello spettacolo e spero vivamente che abbiate gradito il nostro invito. Con questo evento oggi si conclude la sfida lanciata dalla signora Tsukikage due anni fa alle due attrici che aveva scelto come candidate per interpretare il ruolo della Dea Scarlatta - e si voltò verso la signora che si alzò imponendo la sua presenza magnetica.

- Ayumi, Maya - le chiamò e loro due si fecero avanti - Tutto ciò che posso dirvi questa sera è che avete riempito il mio cuore di grande felicità allontanando un po’ di quel vuoto che per tanti anni mi ha pervaso. Adesso so che è possibile mettere di nuovo in scena la Dea Scarlatta come la voleva Ichiren Ozaki - le fissò entrambe restando qualche secondo in più su Ayumi.

- Come già annunciato assegneremo i ruoli agli attori e sceglieremo il regista mercoledì sera durante il gala che si terrà presso l’Imperial Hotel di Tokyo - concluse il Presidente dell’Associazione Nazionale alzandosi. Uscirono senza fermarsi alle domande dei giornalisti insistenti che si lamentarono di non essere riusciti ad ottenere nessuna informazione aggiuntiva.

Maya si girò verso Ayumi per poterla salutare, ma quando lo fece lei si era già allontanata. Pochi istanti dopo Peter Hamil le aveva già dato il braccio e lei lo aveva afferrato con dolcezza regalandogli un sorriso radioso.

Ayumi… cosa c’è che non va?

- Tutto si sistemerà, qualunque sia il suo problema, non affliggerti per lei - la voce profonda e rassicurante giunse dalle sue spalle e Maya sussultò.

Come riesce sempre ad arrivare dove meno me lo aspetto??? Anche in passato… me lo ritrovavo davanti o… ci finivo addosso… ma come fa?

- Sei sempre assorta, per questo ti spaventi, dovresti prestare più attenzione a ciò che ti circonda - la schernì Masumi mantenendo il suo solito aspetto algido e compassato.

- Io rifletto, signor Hayami, non sono assorta e basta! - alzò la voce serrando i pugni senza riuscire a mantenere quella calma che si era imposta per dimostrare a se stessa che stava crescendo e che reazioni del genere non erano necessarie soprattutto ora… ora che…

Lui la fissò perplesso qualche secondo poi le sorrise.

- Vuoi dare spettacolo di nuovo? Ti mancano le copertine dei giornali? Ormai dovresti saperlo che un battibecco pubblico con me genera interesse… -

Maya avvampò e strinse i pugni.

- Lei è sempre il solito, signor Hayami! Non perde occasione per farmi irritare! Ma oggi… oggi ho vinto la mia sfida, ho interpretato la Dea Scarlatta! - gli rispose seccata incapace di fermarsi. Era nervosa, stanca, impaurita e confusa.

- La tua Dea Scarlatta è stata intensa, ma la signora Tsukikage non ha ancora espresso la sua preferenza, ed è quella l’unica vittoria che dovrebbe interessarti - le rispose lui pacato facendola innervosire ancora di più. Maya strinse i denti e si accorse che qualcuno intorno a loro si era voltato. Non voleva davvero attirare l’attenzione, ma lui riusciva sempre a farle perdere le staffe.

Mi vede preoccupata… per questo viene a provocarmi… come faceva in passato...

Voltò la testa di scatto e smise di guardarlo - Mercoledì affronterò qualsiasi decisione prenderà la signora e non per questo smetterò di recitare, anche se fosse negativa! - e se ne andò nel padiglione degli attori sotto lo sguardo preoccupato della signorina Mizuki che aveva seguito la scena con apprensione. Non la segua subito, signor Masumi, pensi alle conseguenze...

Masumi rimase immobile, le mani in tasca, lo sguardo pensieroso.

- Una ragazza che sprizza energia da tutti i pori… - la voce conosciuta lo distrasse costringendolo a voltarsi.

- Presidente Takamiya - lo salutò con un cenno del capo - Sì, indubbiamente… - aggiunse come se riflettesse - Come sta Shiori? - chiese subito dopo guardando il suo interlocutore.

- Bene, grazie, sei gentile a informarti - Takamiya lo fissò intensamente.

- Presidente… nonostante ciò che è accaduto, sua figlia resta una donna gentile, premurosa e dolce, merita qualcuno migliore di me… non trova? - gli fece notare Masumi con un mezzo sorriso pieno d’amarezza.

- Giovanotto… tu eri la sua scelta migliore, ma tuo padre sembra aver cambiato idea - rimarcò l’anziano imprenditore mettendo le mani dietro la schiena. Takamiya cercò Eisuke nella folla, ma non lo trovò e aggrottò la fronte.

- Mio padre? - chiese Masumi mantenendo tutto l’autocontrollo che aveva imparato negli anni e avvertendo una scossa gelida lungo la schiena.

- Quando è venuto da me sabato mattina credevo volesse concludere la questione del matrimonio, in realtà l’ha voluto annullare e ha addotto alcune motivazioni convincenti e un’offerta che non ho potuto rifiutare - lo fissò serio Takamiya e Masumi spalancò gli occhi perdendo quella maschera di indifferenza che indossava sempre in pubblico.

Non è stata Shiori! Non ha parlato lei con lui!

- Dalla tua espressione deduco che non ne sapessi niente… Mi domando perché Eisuke abbia fatto una cosa simile… - Takamiya lo osservò corrugando la fronte, Masumi si riprese subito e non aveva alcuna scappatoia questa volta.

- In effetti mio padre mi ha messo al corrente solo dei nuovi piani di investimento e che il matrimonio era annullato… - fu costretto a dire la verità, con il cuore che martellava in petto.

Quando mi ha chiamato a Izu… ho pensato subito che fosse una conseguenza delle parole di Shiori con suo nonno… invece no! Padre, perché? Cosa hai detto a Takamiya per convincerlo? Maya… forse avevi ragione… ma non riesco a crederci!

- Le chiedo scusa, Presidente Takamiya, devo parlare con una persona - fece un lieve inchino e si congedò. Attraversò il padiglione a grandi passi e uscì nelle tenebre della notte nella zona laterale delle sedute esterne. Costeggiò la struttura e trovò l’entrata che avevano usato gli attori. Dentro c’erano decine di persone che andavano avanti e indietro, riempivano scatoloni e valige con abiti e attrezzature e non si accorsero della sua presenza tanto erano occupati. Cercò i camerini, ma erano tutti vuoti. Si addentrò ancor più nel padiglione pieno di gente indaffarata e raggiunse l’area dove avevano istallato tre grandi armadi metallici, pieni di contatori e cavi elettrici. Non c’era nessuno lì e calmandosi sentì qualcuno che piangeva sommessamente.

Maya...

Aggirò l’armadio e la vide. Gli si strinse il cuore come ogni volta che la vedeva triste. Era seduta su una cassa nera dai bordi metallici e teneva le mani sul volto. Posò un ginocchio davanti a lei e le sfiorò una mano. Lei sussultò e spalancò gli occhi arrossendo.

- Maya, perché piangi? - le chiese sussurrando, incapace di tirare fuori quelle provocazioni che in passato l’avevano sempre costretta a reagire. Lei abbassò lo sguardo imbarazzata mentre un calore intenso si diffondeva dappertutto.

- È la tensione dello spettacolo… la fatica di tutti questi mesi… le prove assurde della signora… io… sono stanca… - mormorò singhiozzando.

- Maya... - insisté lui che voleva la verità.

Lei lo fissò dapprima adirata poi il suo sguardo si addolcì. Che occhi meravigliosi… mi disorientano ogni volta… e le sue mani sono sempre calde e gentili...

- Io… cioè tu… - iniziò balbettando. Non so neanche come esprimere ciò che sento!

Masumi sorrise e decise categoricamente che non poteva sopportare di vederla abbattuta.

- Con calma Maya, avanti cosa c’è che ti fa soffrire? - le chiese dolcemente ricacciando quell’angoscia che gli serrava lo stomaco.

- Noi… - fu solo capace di dire abbassando lo sguardo.

Noi? Masumi sussultò nel sentire quella parola.

- Tu sarai sempre il Presidente della Daito e io voglio essere un’attrice! Il teatro è tutto per me e sarei pronta a rinunciarci, ma non cambierebbe niente! Siamo diversi… noi... - sibilò con voce strozzata, le lacrime che scendevano incessanti, la disperazione che riempiva la sua voce.

- Maya… - Masumi spalancò gli occhi stupito, con il cuore che batteva incessante. Ha pensato a noi nel futuro… rinuncerebbe al teatro per me?!

- Questo non deve preoccuparti Maya, perché stai pensando a queste cose adesso? - le chiese con voce dolce cercando di rasserenarla - Hai appena recitato la Dea Scarlatta, non sei felice? - Maya scattò in piedi e lui si alzò lentamente.

- È proprio per la Dea Scarlatta, non capisci?! Noi non potremo mai… - lo aggirò abbassando lo sguardo per scappare via, ma lui fu più svelto e l’afferrò per un polso.

- Maya, non fuggire... - lei iniziò a divincolarsi, piangeva senza sosta, così l’afferrò per l’altro polso e la spinse contro il retro dell’armadio fissandola con occhi ardenti.

- Ho detto… - iniziò col fiato corto, ma fu incapace di continuare e la baciò tenendola ferma finché non la sentì rilassarsi - …non fuggire da me - finì la frase staccando le labbra dalle sue. Quanto volevo baciarla ancora!

Maya sentiva la sua stretta ferrea e il cuore le batteva furiosamente. Avevano entrambi il fiato corto, ma nessuno dei due fece niente per cambiare quella posizione.

Che sguardo… brucia come un fuoco…

- Maya… sono venuto a cercarti per un motivo… è stato mio padre a convincere Takamiya ad annullare il matrimonio - continuò a tenerla contro l’armadio, non voleva che scappasse di nuovo, poi si rese conto che in realtà gli piaceva stringerla in quel modo.

Maya spalancò gli occhi meravigliata.

- Tuo padre? - si mosse per uscire da quella strana posizione, ma non riuscì e tutto ciò che ottenne fu di essergli più vicino.

- Forse avevi ragione… adesso dovrò scoprire se temere questa sua mossa oppure… oppure ringraziarlo - ridacchiò e anche il suo sguardo si addolcì.

- È tuo padre, dovresti trovare la forza di perdonarlo… è bello avere un genitore - gli sussurrò cercando ancora di liberare i polsi serrati nelle sue mani.

- Perdonare? - erano venticinque anni che lo vessava… lui più che al perdono aveva sempre meditato vendetta. Abbassò lo sguardo e lei mosse di nuovo le braccia.

- Dimmi, perché dovrei lasciarti andare? - quando rialzò gli occhi erano socchiusi e indagatori. Non voleva affatto lasciarla andare… in realtà avrebbe voluto cancellare ogni cosa intorno a sé e lasciare spazio solo per lei.

- Lasciami, ti prego, se… se arriva qualcuno… - mormorò lei imbarazzata, lui la lasciò lentamente e lei abbassò le braccia.

- Temi davvero quello che potrebbe accadere? O che possano vedere questo? - sibilò irritato, l’avvolse fra le sue braccia e la baciò intensamente, incapace di mantenere il controllo. Però ha ragione… anche io voglio un “noi” nel futuro… e sono davvero… davvero stanco di fingere sempre...

Maya rispose al bacio con altrettanta passione, rimuovendo ogni cosa intorno a sé. Sentiva la pelle ardere, gli passò le braccia sotto la giacca aggrappandosi a lui e tremò quando lo sentì stringere.



Il salone dell’Imperial Hotel era stato allestito magnificamente e sembrava la sala da ballo di un castello. C’erano probabilmente trecento persone, tutte splendidamente abbigliate. Una musica leggera accompagnava gli ospiti e sul lato destro era stato allestito un sontuoso buffet.

Maya era arrivata insieme a Rei, Saiaka, Sakurakoji e gli altri attori del gruppo di Kuronuma. Quando entrarono il suo nome venne mormorato sommessamente e in molti si avvicinarono parlandole e chiedendo un autografo. Maya, imbarazzata, ma incoraggiata da Rei, rispose gentilmente a tutti e firmò poster, quaderni, fazzoletti, agende.

Il regista varcò la soglia della sala con la moglie al braccio, una donna minuta e composta che li fece sorridere al pensiero che doveva sopportare un uomo così burbero. Il gruppo si riunì e Kuronuma si rivelò completamente inadatto a situazioni in cui servisse classe e contegno.

Mi sento le mani gelide, mi tremano le gambe e ho il cuore che mi scoppia per la tensione!

Sentì una stretta sulla spalla e voltandosi vide Rei che le sorrideva con calore.

- Rei… non ce la farò mai ad arrivare al momento della nomina… morirò prima! - si lamentò sommessamente.

- Fai dei bei respiri, Maya, come quando reciti, e pensa a lui - le suggerì a voce bassa l’amica strizzandole l’occhio. Maya avvampò e Rei scoppiò a ridere.

- No, ho cambiato idea, è meglio che non pensi a lui… - sospirò Rei abbassando le spalle. Maya era ancora trasparente e ingenua nonostante quell’uomo al fianco...

- A proposito, dov’è il nostro bel presidente? - sussurrò mettendosi una mano tesa sulla fronte e cercandolo in mezzo alla folla.

- Rei! - mormorò con voce strozzata Maya arrossendo completamente. L’amica ridacchiò poi la squadrò da capo a piedi.

- Abbiamo fatto proprio un bel lavoro! Questo vestito ti sta benissimo! - era un abito etereo, lungo e morbido, di un tenue turchese, ripreso sotto il seno con un corpetto delicato e ricamato e una parte di tessuto volante che formava le spalline e ricadeva sulla schiena. I capelli erano appuntati, ma alcune ciocche ribelli erano scese dandole un aspetto sbarazzino, in perfetto stile Maya Kitajima. Rei sorrise annuendo. Sei proprio cambiata, Maya… la prima volta che ti ho visto eri uno scricciolo, una ragazzina magra e timida… Adesso hai recitato la Dea Scarlatta e incatenato il cuore di un uomo… posso solo immaginare quanto tu sia agitata questa sera ma, nel bene o nel male, la signora Tsukikage metterà fine ad ogni dubbio!

- Eccolo… mammina mia… - mormorò Rei spalancando gli occhi. Maya seguì lo sguardo di Rei e fu costretta ad appoggiarsi al suo braccio, il cuore che le usciva dal petto per l’emozione.

Com’è possibile non mi fossi mai accorta di com’era…

Masumi Hayami era perfetto in un completo nero e camicia bianca, sorrideva ad una signora che gli stava presentando la figlia che lo guardava estasiata. Maya sentì una stretta allo stomaco e quando lui sorrise alla ragazza la stretta aumentò.

Stupida… perché mi sento così?

Masumi si congedò dalla signora con figlia e fu circondato da altre persone, tutti uomini, stavano sicuramente parlando di affari, e in quel momento Maya vide Eisuke Hayami venirle incontro sulla sedia a rotelle spinta da un distinto collaboratore. Rei le toccò lievemente il gomito, ma Maya era già congelata.

- Buonasera signorina Kitajima, questa sera è un vero splendore - la salutò cordialmente come aveva fatto quando si era spacciato per un anonimo vecchietto interessato al teatro.

- Buonasera signor Hayami - Maya fece un lieve inchino - Anche lei è molto elegante - ed era vero. Indossava un abito blu e camicia chiara con cravattino, ai polsi brillavano due gemelli eleganti e raffinati.

- Lei è sempre molto gentile - acconsentì Hayami con un cenno del capo - È emozionata? -

- Emozionata non è la parola che sceglierei per descrivere Maya in questo momento, signore - ridacchiò Rei facendo un passo avanti.

- Oh, che maleducata… - mormorò Maya arrossendo - Lei è la mia amica Rei Aoki - la presentò con un sorriso.

- Molto lieta, signor Hayami - Rei fece un lieve inchino e lui ricambiò il saluto.

- Io tifo per lei, signorina Kitajima - le sorrise Eisuke, le occhiaie che ricordava erano scomparse e il suo aspetto generale ne aveva sicuramente guadagnato.

- Grazie, signor Hayami - rispose Maya sinceramente meravigliata facendola sentire in colpa per come lo aveva trattato quando era stata alla villa. Per un motivo sconosciuto aveva convinto il signor Takamiya ad annullare le nozze che le avrebbero impedito di… no… non ci devo pensare...

- Ma si ricordi che io non ho cambiato idea - aggiunse fissandolo. Eisuke la stupì sorridendole dolcemente.

- Ma io sì… - rispose lui in modo enigmatico - Portami da Takamiya - disse rivolto al collaboratore - Le farò le mie congratulazioni dopo l’annuncio della signora Tsukikage - aggiunse come se conoscesse già il verdetto.

- Buona serata signor Hayami - lo salutarono Maya e Rei con un lieve inchino.

Devo bere qualcosa… assolutamente… tutti e due gli Hayami insieme non ce la faccio proprio… è troppo per me…

Rei sembrò leggerle nella mente perché le porse il braccio e la condusse verso un cameriere che portava un vassoio di flute. Indossava un abito maschile scuro, ma era bellissima. Prese un bicchiere, glielo porse e ne prese uno per sé.

- Non bere troppo - la voce apprensiva la costrinse a girarsi e incontrò lo sguardo di Sakurakoji.

- Non preoccuparti… la controllo io - ridacchiò Rei facendola arrossire.

- C’è Ayumi e tutto il gruppo di Onodera - le informò Yu prendendo un flute e bevendo -  C’è anche Akame… - aggiunse in un sussurro.

- Sakurakoji, non devi preoccuparti! - Maya gli strinse un braccio - La parte di Isshin sarà tua! - i suoi occhi brillavano - Il tuo Isshin era più convincente! Non devi dubitarne! -

- Maya… - sei sempre così positiva… ma Akame ha dato vita ad un Isshin solido e perfettamente calato nell’opera…

Un giornalista scattò una fotografia e chiese alla coppia di voltarsi e sorridere per scattarne un’altra. Maya e Sakurakoji acconsentirono e lui scattò. Il fotografo era eccentrico, con lucidi capelli neri dalle punte rosse.

- Signorina Kitajima, mi concede qualche domanda? - Maya annuì lentamente e lui proseguì allontanandosi un po’, portandola con sé - Se otterrà i diritti, cosa ne farà? -

Bella domanda, signor giornalista… non lo so sinceramente…

- Io sono un’attrice e voglio recitare! - esordì con qualcosa che conosceva bene - La Dea Scarlatta è un dramma complesso e anche tutto quello che è legato ad esso lo è, penso che potrei… - e la voce ormai familiare, fredda e controllata, la interruppe gentilmente, ma con fermezza.

- Si avvarrà sicuramente di uno studio legale - concluse per lei Masumi Hayami entrando nel loro campo visivo.

- Scommetto che sarà lo studio della Daito Art Production - insinuò maligno il giornalista. Masumi aveva già la risposta pronta ma Maya lo precedette.

- Non ho alcuna intenzione di firmare un contratto con la Daito - replicò freddamente lei, il vecchio astio che tornava fuori, e il giornalista tornò a guardarla.

- Sarà difficile per lei gestire quei diritti senza qualcuno che abbia esperienza - valutò il giornalista sorridendo - I vostri… screzi pubblici sono noti, ma lei dovrebbe pensarci, signorina Kitajima. La Daito è una delle più grandi compagnie del Giappone, è prestigiosa e ben amministrata… -

- Le ho detto che non mi interessa! - ribadì Maya stringendo i pugni sui fianchi - Ha altre domande o vuole continuare con questo disco rotto? - aggiunse subito dopo guardandolo con astio. Masumi ridacchiò e sospirò.

- Sembra che non abbia necessità del mio intervento - fece notare lui alzando un sopracciglio.

- Direi di no… - acconsentì il giornalista - E cosa vorrà fare allora da oggi in avanti? - chiese scattando un’altra foto.

- Recitare! - gli rispose illuminandosi e unendo le mani.

Ci fu un trambusto nella sala.

- Oh! Arrivano! - esclamò il giornalista schizzando via con un rapido inchino verso la giuria che faceva il suo ingresso.

Maya si voltò lentamente, spaventata a morte. C’erano Sakurakoji e Rei e la presenza rassicurante di Masumi alle sue spalle.

- Andiamo - le sussurrò lui chinandosi.

- N-No - balbettò lei immobile.

- Non costringermi a farti una scenata, sai che non ci metterei due secondi - la minacciò lui con voce fredda - Stanno guardando tutti -

Maya lo fissò irritata, deglutì nervosamente e si incamminò seguendo la gente che si spostava e che sussurrava il suo nome quando passava. Raggiunse Kuronuma e gli altri mentre Masumi andò da suo padre. Li vide parlare e si augurò che Masumi cambiasse idea e trovasse la forza di iniziare a perdonarlo.

- Buonasera a tutti signori! - esordì il Presidente dell’Associazione Nazionale per lo Spettacolo. Il brusio nella sala cessò, ma non i flash dei fotografi. Maya individuò Ayumi, vicino a lei Peter Hamil, sua madre e suo padre. Onodera sorrideva e Akame aveva il solito atteggiamento compassato.

- Sappiamo quanto questa sera alcuni di voi siano particolarmente coinvolti e in attesa del risultato quindi non vi tedierò ulteriormente. Non posso esimermi però dal condividere con voi quanto sia stato difficile per noi giungere a questa decisione. Entrambi gli spettacoli hanno superato le aspettative, tutti gli attori raggiunto vette interpretative davvero notevoli, ma dovevamo effettuare una scelta - l’anziano presidente espirò - Lascio la parola alla signora Tsukikage -

Maya si prese le mani stringendole con forza.

Ora! Si decide tutto ora… tutti i miei sforzi, i sacrifici, l’impegno convergono in questo istante. Intorno a me ci sono tutte le persone a cui tengo, che mi hanno sostenuto e aiutato… c’è l’altra metà della mia anima...

Passò lo sguardo su ognuno di loro, lentamente, come a imprimersi nella mente i loro lineamenti per sempre. Per ultimo fissò Masumi, con il cuore che batteva forte, ancora incredula per ciò che era accaduto e spaventata per l’ignoto che l’attendeva.

Mamma, guardalo, è lui l’uomo che amo, mi rende felice, mi completa, solo con lui riesco ad esprimere completamente ogni parte di me. Vorrei che tu fossi qui, ma spero che guardi con orgoglio a tua figlia!

- Buonasera a tutti - la voce perentoria della signora Tsukikage la riscosse dai suoi pensieri.

- Sono davvero onorata questa sera di essere qui con voi. Se devo essere sincera non ero certa che sarei riuscita a vedere questo giorno - puntualizzò ironicamente e alcune risatine si levarono dalla folla - Sono rimasta davvero colpita da entrambi gli spettacoli. I registi hanno saputo cogliere davvero lo spirito della Dea Scarlatta pur in un ambiente metropolitano così distante dalla valle dei susini dove fu concepita - spiegò brevemente - I due Isshin sono stati davvero notevoli anche se vorrò parlare con entrambi gli attori in privato più tardi - e incredibilmente sia Sakurakoji che Akame sussultarono: la signora metteva ancora spavento.

Mi tremano così tanto le gambe che cadrò ne sono sicura, riesco a stento a respirare…

- E naturalmente - proseguì la signora spostando lo sguardo da Ayumi a Maya - le due attrici che hanno interpretato Akoya sono state all’altezza delle mie aspettative. Ci sono delle imperfezioni, ma entrambe hanno colto i molteplici aspetti della Dea. Una in particolare maniera è riuscita a mostrare il cuore di Akoya - terminò lentamente.

Signora la prego… faccia alla svelta!

La signora Tsukikage inspirò il fiato chiudendo gli occhi. Ichiren, lei saprà sostituirmi, ne sarai orgoglioso, anzi… mi supererà, porterà la tua Dea Scarlatta su un altro livello!

Il silenzio teso si protrasse solo per qualche secondo.

- Maya Kitajima - comunicò con voce chiara.

Non è possibile! Sono io! Sono io Maya Kitajima!

Dopo un attimo di attonito stupore, gli invitati esplosero in un applauso fragoroso. Maya si sentì circondata da tutti i suoi amici che si congratulavano, una cacofonia di voci allegre e commosse che le fecero sciogliere il cuore. Ma cercò un solo sguardo e quando lo incrociò il suo cuore volò alto come mai le era accaduto prima. Mio ammiratore! Ce l’ho fatta anche e soprattutto grazie a te!

- Maya - la voce della signora riportò la calma - La tua Dea Scarlatta è stata buona, ma dovremo lavorare ancora - la avvertì seria - Ayumi, la tua Dea Scarlatta è stata sublime e esteticamente perfetta, ma… la tecnica, i movimenti, si possono imparare, mentre a te è mancato un approfondimento interiore che Maya ha dimostrato di aver colto. Desidero parlare con te e il regista Onodera più tardi, adesso lascio la parola al Presidente dell’Associazione Nazionale per la nomina dei registi e degli altri attori - la signora si sedette e sembrava stanca e provata.

Maya ascoltò ogni parola stupita e notò l’espressione di Ayumi, affranta e sconfitta. Lasciò il gruppo scusandosi e si diresse verso di lei.

- Complimenti vivissimi, signorina Kitajima - si complimentò con lei Peter Hamil in un giapponese dal simpatico accento.

- La ringrazio, signor Hamil - Maya si inchinò e quando sollevò lo sguardo Ayumi la stava fissando, distante e composta.

- Alla fine l’hai spuntata, Maya - esordì la sua rivale di sempre - Sapevo che il tuo talento innato, anche se grezzo, sarebbe stato la mia sconfitta - ammise lei addolcendo la voce e lo sguardo. Ora che le era proprio davanti si rese conto che qualcosa non andava nei suoi occhi.

Ayumi, cosa è accaduto? Non posso credere che tu  abbia recitato in queste condizioni! E com’è possibile che la signora abbia scelto me???

- Ayumi… ho raccolto la tua sfida e lottato strenuamente per raggiungerti. Nonostante tutto quello che pensi e la scelta della signora, io mi sento inadeguata anche se non vedo l’ora di vestire di nuovo i panni di Akoya! - rispose felice, la lacrime che le inumidivano gli occhi.

Allungò entrambe le mani, intuendo la sua difficoltà se gliel’avesse tesa e basta, e prese dolcemente la sua, stringendola con affetto. Ayumi si meravigliò e poi ricambiò. I fotografi scattarono decine di fotografie chiedendo di voltarsi e sorridere e le due attrici collaborarono.

Il Presidente dell’Associazione Nazionale richiamò l’attenzione e elencò i nomi di tutti gli attori designati per le varie parti alcuni dal gruppo di Onodera, altri da quello di Kuronuma. Grida di giubilo e mormorii di delusione si alternarono finché non venne pronunciato il nome per Isshin.

- Yu Sakurakoji - e il giovane attore strinse un pugno esultando in silenzio, attorniato immediatamente da tutti gli amici. Lanciò rapido uno sguardo verso Maya che annuì con un sorriso dolce e comprensivo.

- E infine il regista, Ryuzo Kuronuma - disse il presidente, e la sala scoppiò in un applauso sentito mentre Onodera gettò a terra la sua inseparabile pipa. Maya si congratulò con lui e il regista la strinse in un abbraccio rude, ma pieno di affetto.

- Kitajima! Ce l’abbiamo fatta! I nostri giochi d’interpretazione hanno trasmesso le emozioni giuste! - lei annuì sorridente e felice mentre il regista afferrava la moglie stampandole un bacio sulle labbra che li fece arrossire entrambi.

- Congratulazioni, signorina Kitajima - quando Maya si girò incontrò lo sguardo sorridente di Eisuke Hayami. Quella volpe aveva un’espressione compiaciuta che stava dicendo: cosa le avevo detto? Arrogante e presuntuoso proprio come suo figlio!

- La ringrazio, signor Hayami, ancora non riesco a crederci neppure io… - e arrossì facendo un lieve inchino.

- Mi concederebbe qualche minuto? - le domandò quasi timoroso.

Signor Hayami… perché quello sguardo malinconico?

- Sì - annuì lei.

- Le dispiacerebbe spingere la mia sedia fino sul terrazzo? Qui fa caldo - Maya afferrò i manici sostituendosi al collaboratore che le sorrise in modo strano e lo guidò fin sulla grande terrazza attraverso un’ampia doppia porta finestra.



Masumi osservò la scena aggrottando la fronte.

- Sembra che abbia un ascendente sul padre oltre che sul figlio - sussurrò Mizuki alle sue spalle.

- Sembrerebbe - acconsentì lui senza smettere di fissarli.

- Davvero una ragazza interessante... - sussurrò Mizuki e gli porse un flute che lui prese senza spostare lo sguardo dalla schiena di Maya, l’abito che ondeggiava lieve, finché non sparirono sulla terrazza.



- Finalmente si respira - espirò l’uomo appoggiandosi allo schienale.

Maya non voleva essere scortese, ma con quell’abito leggero in realtà aveva freddo anche se sentiva ancora le guance avvampare. Spinse la sedia fino alla balaustra di metallo. Il cielo era terso e si vedevano le stelle. Chissà se potremo guardare ancora le stelle insieme o se la Dea Scarlatta mi separerà per sempre da lui...

- Perché quello sguardo triste, Maya? - le chiese con tono confidenziale.

- Oh… non è niente - si asciugò le lacrime che avevano iniziato a scendere - È la tensione - aggiunse sorridendogli.

- Capisco… Ancora non riesco a comprendere come in un corpo così minuto si nasconda tanta energia! - e scoppiò a ridere.

Maya arrossì e abbassò lo sguardo rimanendo in silenzio.

- Perché è venuto, signor Hayami, non mi aspettavo di vederla stasera - gli chiese in modo genuino dando vita ai suoi pensieri.

- Masumi mi aveva detto che lei non aveva peli sulla lingua… - e rise di nuovo.

Hanno parlato di me??? Che vergogna… chissà che hanno detto…

- Allora sarò schietto anche io. Sono qui perché mi andava e perché volevo vedere i tuoi occhi quando la signora Tsukikage avesse detto il tuo nome. Ero sicuro che avresti vinto, Maya! - le confessò sorridente passando ad un tono meno formale. Lei arrossì tanto che il freddo che sentiva sparì all’istante.

- Signor Hayami… - abbassò lo sguardo e unì le mani in grembo.

- Dovresti smetterla di fare la timida e riconoscere il tuo talento… - borbottò parlandole francamente.

Irritante. Come suo figlio…

Eisuke Hayami fece un cenno e il suo collaboratore li raggiunse prendendo la sedia a rotelle.

- Spero di vederla recitare presto e ancora congratulazioni - la salutò con un cenno del capo e lei lo fissò interdetta.

- Ah… un’ultima cosa - aggiunse, e il collaboratore fece girare la sedia - Questa sera il cielo stellato è particolarmente bello, le consiglio di restare ad ammirarlo -

Maya sollevò lo sguardo al cielo e quando tornò su di lui stava già rientrando.

Ma cosa significa? Che uomo enigmatico…

Nonostante le perplessità si voltò e guardò in alto prendendosi le braccia con le mani.



Masumi vide suo padre rientrare da solo e non fu l’unico a notare la cosa. Il giornalista che aveva intervistato Maya aveva seguito tutto e quando vide Masumi Hayami dirigersi sul terrazzo lo seguì in silenzio muovendosi rapido e preparando la macchina.

Stava per uscire quando qualcuno lo afferrò per un braccio. Il giornalista si divincolò, ma chi lo aveva fermato non lasciò la presa.

- Mi dispiace - gli disse con voce grave Kuronuma - Quella è una… - sembrò cercare le parole adatte - ...è una trattativa privata - e gli sorrise minaccioso.

- Ma veramente… - si lamentò il giornalista, ma il regista lo spinse in avanti.

- Se vuole io sono disponibilissimo! - e lo trascinò via.

Quando Masumi uscì sul terrazzo la vide di spalle. Era appoggiata coi gomiti alla balaustra e fissava il cielo con il naso all’insù. Sorrise con il cuore che accelerò i battiti.

Mentre la raggiungeva si tolse la giacca e la posò delicatamente sulle spalle come aveva fatto altre volte in altre circostanze e per i motivi più disparati.

Maya si voltò di scatto e gli sorrise immediatamente.

- Perché sei rimasta fuori? Mio padre ti ha… - iniziò lui con voce grave appoggiandosi su un fianco alla balaustra.

- No - si affrettò a dire lei tornando a guardare il cielo. Ecco… ho davvero ereditato la Dea Scarlatta… il desiderio più grande del mio cuore si è avverato perché allora sono così triste e svuotata? Forse perché so che questo traguardo mi allontanerà da lui? Perché dovrò rinunciare a ogni cosa come ha fatto Akoya?

- Maya, stai bene? - le chiese realmente preoccupato. Avrebbe voluto abbracciarla stretta, dirle quanto era orgoglioso di lei, quanto bramava vederla ridere felice, in trepidante attesa del prossimo personaggio che avrebbe interpretato, ma lei sembrava distante e malinconica.

- Sì - si voltò e sorrideva - Sto bene. Ho ereditato la Dea Scarlatta! Quante attrici vorrebbero essere al mio posto? Ma ho vinto io! - gli disse poi tutto d’un fiato stringendo i pugni davanti a sé.

- Riesci sempre a stupirmi, Maya - le sorrise lui di rimando - La tua vita cambierà completamente ora - aggiunse appoggiando i gomiti sulla balaustra e fissando il cielo stellato.

- Immagino di sì - concordò lei mestamente imitandolo e portando gli occhi al cielo.

- Se ti lascerai aiutare ad amministrare i diritti della Dea Scarlatta, diventerai molto ricca e potrai scegliere qualsiasi cosa tu voglia recitare - la sua voce aveva ripreso il tono formale che usava in pubblico.

- Vuoi che ti ceda quei maledetti diritti?! - urlò lei all’improvviso lasciandolo di stucco.

- Maya… - sussurrò appena con gli occhi spalancati - Io non… - ma lei lo interruppe.

- Non mi interessano i soldi! Voglio solo recitare! RECITARE! - gridò - Possibile che nessuno comprenda questa semplice cosa? - lo fissò con occhi ardenti, ansimando.

- Maya, non voglio i diritti della Dea Scarlatta… - iniziò lui prendendole le mani gentilmente - Voglio solo aiutarti ad evitare insidie e trappole. C’è un avvocato che… - ma Maya tolse di scatto le mani voltando la testa.

- Ho capito! Ho capito! - gridò di nuovo - Avvocati, soldi, pubblicità, interviste! Sono pronta, signor Hayami! Ma non collaborerò MAI con la Daito! - urlò girandosi - Prenderò un manager e farò da sola! Non voglio niente da te! Niente! - si strinse la giacca intorno al corpo.

Masumi la fissò sbalordito. Cosa c’è, Maya…? Perché questa reazione?

- Maya, non sono qui per farti… - ma lei lo interruppe di nuovo.

- Allora perché sei qui?! Perché non mi lasci andare rinunciando a tutto ciò che siamo! Lasciami in pace! - gridò piangendo, un ciuffo di capelli si adagiò sulla spalla sfuggendo all’acconciatura.

È questo allora che temi? Che io ti lasci andare…?

L’afferrò per un polso attirandola verso di sé e abbracciandola stretta. Tremava e piangeva e proprio non poteva sopportarlo.

- Maya, non posso! Non posso lasciarti andare! Non l’hai ancora capito? Sono disposto a sacrificare qualsiasi cosa per te… per noi! La mia casa, il mio nome, la mia posizione! Sono cose che non mi interessano! - serrò le braccia e sentì che lei si aggrappava alla sua camicia. Maya… Maya… non posso concepire che tu mi stia lontano...

- Come puoi pensare che io… dopo quello che… - travolto da un’emozione troppo forte non riuscì neanche a concludere un pensiero coerente.

Mio ammiratore! Non ho il coraggio di dire niente! Spezzerei l’incanto con la mia goffaggine e la mia paura mi spinge a dire cose insensate! Come posso pensare ad un futuro senza te? Sono disposta ad abbandonare il teatro, tutto!

- Maya… - la scostò da sé per guardarla negli occhi, non piangeva più, ma erano pieni di tristezza - Non importa ciò che accadrà, affronteremo ogni difficoltà, ma io non posso lasciarti a nessuno… - Maya si sollevò verso di lui e Masumi la baciò stringendola a sé.

Come posso rinunciare a tutto questo, mio ammiratore? Non posso… non posso...

Masumi la scostò leggermente tenendola sempre stretta, sentiva il cuore scoppiargli per l’emozione di ciò che stava per fare.

- Maya, accetta di vivere questa vita con me - aprì la mano stretta a pugno che aveva portato in mezzo a loro e lei spalancò gli occhi. Un anello brillava come una stella appoggiato sul suo palmo.

Maya sollevò lo sguardo e fissò i suoi occhi pieni di aspettativa. Cosa accadrà se dico sì? Il suo lavoro, la mia carriera, la signora Tsukikage… suo padre! Ma lui è l’altra metà della mia anima! Non posso lasciarlo andare! Affronteremo… sì, come dice lui… la signora aveva detto di non lasciarsela sfuggire se l’avessi incontrata l’anima gemella e non lo farò!

- Sì - espirò imbarazzata e sorridente con il cuore che scoppiava. Masumi sorrise a sua volta nascondendo la tensione che l’aveva colto, se avesse rifiutato… Lo sto facendo davvero… scatenerò un pandemonio e… non vedo l’ora che accada!

Quando le infilò l’anello anche le sue dita tremavano leggermente e Maya sorrise. Quanto poco c’era in quel momento del Masumi Hayami che aveva incontrato sette anni prima. Sollevò la mano, le guance che bruciavano, e ammirò l’anello.

- Non ci posso credere… sembra una stella... - sussurrò - Lo vedranno tutti… - mormorò aggrottando la fronte. Masumi rise.

- Ti importa? - le domandò avvicinando il volto al suo. Lei scosse la testa, completamente perduta nei suoi occhi e lui la baciò sospirando e rilasciando tutta la tensione.

Finalmente potrò essere me stesso sempre! Ti proteggerò, Maya, è una cosa che so fare molto bene…


Rientrarono nella grande sala e Maya gli restituì la giacca mantenendo un rossore diffuso e camminando ad un metro da terra. Non credo di riuscire a comportarmi normalmente… devo trovare Rei!

Ma l’amica le facilitò il compito andandole incontro con uno strano sguardo. Fece un lieve inchino a Masumi poi la prese sotto braccio.

- Maya, che combini? - le sussurrò mentre molti sguardi avevano seguito il loro rientro nella sala. Lei per tutta risposta sollevò la mano tremante e arrossì in silenzio.

- Maya! - Rei la strinse forte - Non ci posso credere! -

- Neanche io… - mormorò lei senza guardarla, con lo sguardo perso.

- Sono felice per te! - e rise attirando l’attenzione anche di Saiaka e delle altre che si assieparono intorno a lei. Quando Rei le aggiornò la strinsero tutte in un caloroso abbraccio.

La musica aveva cambiato ritmo dando inizio ai balli e molte coppie invasero il centro della grande sala.

- Signore, mi concedete un ballo con la mia fidanzata? - la voce di Masumi le congelò tutte, Maya compresa. Sentirsi chiamare così l’aveva mandata in confusione totale.

- Ma certo! - acconsentì entusiasta Rei spingendola avanti.

Maya avvampò e le lanciò un’occhiataccia, ma Masumi la prese dolcemente per mano raggiungendo il centro della sala.

- N-non sono un’esperta di pubbliche relazioni, ma… forse non è il caso che noi evitiamo… - balbettò Maya, ma lui la cinse con delicatezza e la fissò.

- Ricordati, segui il mio respiro, lasciati andare a me e tutto andrà bene - le sorrise in quel modo così dolce che la faceva sciogliere e lei riuscì solo ad annuire. Un mormorio generale si levò dagli invitati, ma nessuno dei due ci fece caso.

- Dunque sono finiti i tempi in cui battibeccavamo - le disse lui sempre tenendo gli occhi in quelli di lei - Mi mancherà… - sospirò malinconico.

- Non credo che sarai così clemente da lasciarmi in pace… - borbottò Maya corrugando la fronte. Masumi rise attirando ancor più l’attenzione.

- Ti prego… cerca di… - Maya arrossì e non fu più in grado di proseguire.

- Perché dovrei? Ho trascorso gli ultimi venticinque anni con una maschera e ora finalmente posso essere me stesso! - e la strinse a sé facendola volteggiare.

Maya rabbrividì con il cuore leggero e pieno di felicità, anche per lui.

- Scattano delle foto… - spostò lo sguardo intorno e si rese conto che tutti guardavano.

- Cosa ti aspettavi? Io sono Masumi Hayami e tu sei Maya Kitajima, erede della Dea Scarlatta e di Chigusa Tsukikage -  e le strizzò l’occhio. Lei arrossì e gli strinse la mano in modo apprensivo.

- Sembra che a breve i giornalisti avranno qualcosa di cui parlare - mormorò lui a voce bassa avvicinandosi.

- Cosa significa? - sussurrò lei inspirando il suo profumo che le faceva perdere la connessione con la realtà.

- Ho voglia di baciarti, Maya, ora - la sua voce profonda la fece rabbrividire quando glielo sussurrò nell’orecchio.

- Io non credo che sia… - protestò Maya avvampando, ma lui si fermò e la fissò, lo sguardo intenso che non lasciava alternative.

- Ora - ripeté e la baciò abbracciandola stretta. Tutt’intorno il brusio crebbe contornato dai click dei fotografi e dai flash.

Maya si irrigidì poi si lasciò andare, calde lacrime iniziarono a scendere per la troppa emozione.

Il desiderio del suo cuore si era realizzato e niente altro aveva importanza.


Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2768634