Tutto per un libro?

di HeyDreamer_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


“Possessive. Le sue braccia l’avvolgevano, la stringevano.  Nessuna parte del suo corpo veniva risparmiata da quelle mani curiose e divoratrici. Labbra che dall’orecchio si muovono lente e soavi verso lo zigomo e la guancia fino ad arrivare alla bocca, già dischiusa e pronta a ricevere quel bacio agognato. Un tocco delicato e casto, un sospiro, il suo nome..”

“Molly”

Con un movimento repentino la patologa chiuse il romanzo e si raddrizzò, guance e collo arrossati, senza il coraggio di girarsi. Pregò tutte le divinità di non essere stata scoperta.
Accidenti accidenti accidenti cosa mi è saltato in mente?! Wow che idea geniale ho avuto! Complimenti Molly, davvero! Ora verrò licenziata! Solo perchè facevo una piccola pausa tra un’autopsia e l’altra per finire il mio romanzo... insomma non credo che a quei corpi dispiaccia se ogni tanto mi concedo una pausa! Non penso che abbiano un appuntamento in paradiso! Ok, Molly, questa era squallida! Concentrati! Trova una scusa per giustifiare il fatto che ti trovi nello sgabuzzino, seduta su un malconcio sgabello con un libro dal titolo ambiguo in mano. Oddio cosa posso dire? Ah si, mi serviva una scopa per pulire... oh no oh no Mike non mi crederà mai! Cosa penseranno di me? Ora si spargerà la voce in  tutto l’ospedale, verrò derisa e -

“Molly!”

 Una voce profonda, molto ben nota a lei, la chiamava con un tono spazientito. Oh no non lui!  Molly non sapeva se sentirsi sollevata (non è Mike! Non sarò licenziata!) o ancora più in ansia visto che era stata beccata dall’unico e solo consulente investigativo del mondo.
Si girò lentamente, volgendo lo sguardo alla porta. Sherlock se ne stava lì, mani dietro la schiena, busto dritto e mento alzato. La guardava dall’alto in basso, studiandola e probabilmente già intuendo cosa ci faceva Molly Hooper chiusa in uno sgabuzzino. Oh Dio!

“Hey ehm Sherlock” sperò che un sorriso innocente bastasse a toglierla da questa situazione imbarazzante. Ovviamente, speranza vana.

“Molly, sono dispiaciuto di dover interrompere la tua avvincente” un’espressione sarcastica dipinta sul viso mentre sottilineava l’aggettivo  “lettura, ma ho bisogno di vedere mrs. Jones, adesso”
“Ehm  c-certo!”

Molly Hooper, rossa in viso, non si lasciò sfuggire l’occasione e corse, letteralmente, fuori dallo sgabuzzino, grata di non dover affrontare questa alquanto sgradevole situazione. Tirò fuori il corpo e si impegnò ad aprire la sacca contenente mrs. Jones, facendo il tutto in modo frettoloso, senza alzare lo sguardo nemmeno una volta. Lasciò il cadavere alle ispezioni di Sherlock e fece per andarsene quando la sua voce la fermò: “mi serve la frusta, Molly” Ah come al solito! “subito, Molly!” Rabbia e fastidio le montarono dentro per quel suo tono prepotente ma si costrinse a ingoiare tutte le parole poco gentili destinate al detective. Non era in una buona posizione per attaccare visto ciò che era accaduto e perciò spinse la proprie gambe a muoversi per prendere l’oggetto.

Gli porse il frustino e non fece nemmeno in tempo a girarsi completamente per andarsene che la sua voce la bloccò nuovamente: “la prossima volta, Molly, ti consiglio di dedicarti a quel tipo di lettura in un luogo più intimo e lontano dalla gente” le rivolse lo sguardo accompagnato da un sorrisetto sfacciato (ed elegante, bello e sensuale – respinse questo pensiero in un angolo remoto della sua mente) “non credo tu voglia essere richiamata o licenziata per questo genere di sciocchezze”
Molly non sapeva cosa dire, aveva la gola secca. Annuì.
Ignorandola, Sherlock si arrotolò le maniche della camicia fino ai gomiti e iniziò a colpire il cadavere. Molly rimase ferma e suo malgadro non poteva non osservare e ammirare il modo in cui i muscoli delle sue braccia guizzavano sotto la stoffa o il busto racchiuso da una camicia i cui bottoni sembravo stare per cedere, l’espressione concentrata dei suoi occhi e le labbra... oh quelle labbra che aveva immaginato poco prima mentre leggeva!
Sherlock si fermò di colpo. Molly sobbalzò, sperando di non essere stata (di nuovo) colta in flagrante a guardarlo. Camminò verso di lei, guardandola dubbioso. Si fermò davanti a lei -vicino, troppo vicino pensò Molly- e la fissò negli occhi per un tempo che le sembrava infinito. Inizialmente ricambiò, poi, sopraffatta dall’intensità del suo sguardo e non sicura di riuscire a resistere, si allontanò.
“Se n-non hai più bisogno di me, Sh-Sherlock” si schiarì la gola accorgendosi della sua voce forse un tantino roca “io avrei del lavoro da fare”. Con questo, fece due passi indietro, gli rivolse un cenno e se ne andò.
 
*****
Quando quella notte, dopo un lungo bagno, Molly Hooper era pronta per andare a dormire, si ricordò del suo libro e pensò che leggerlo prima di andare a letto non sarebbe stata una cattiva idea. Afferrò la sua borsa e si mise a cercarlo, scoprendo con orrore che non era lì dentro. Si consolò supponendo che molto probabilmente lo aveva lasciato nello sgabuzzino o nel suo armadietto.
Dispiaciuta di non poter continuare la sua lettura, si infilò sotto le coperte.
Riflettè sullo strano comportamento di Sherlock ma alla fine il sonno prevalse e si addormentò, non pensando minimamente che magari il suo libro era finito nelle mani di un certo consulente investigativo.





Spazio autore:
Heilà! salve a tutti! Questa è la mia prima storia e mi farebbe molto piacere se recensiste in tanti. Se ci sono delle incorrettezze sarei grata se me li faceste notare così posso migliorarmi visto che non ho molta esperienza :)
 

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***



Niente. Nemmeno qui.
Molly Hooper poteva finalmente affermare di avere la cattiva sorte dalla sua parte: non solo era innamorata perdutamente di un affascinante detective sociopatico iperattivo che non la considerava minimamente e una delle sue ultime relazioni coinvolgeva un super criminale psicopatico ma ora anche il suo libro era sparito. Forse la sua reazione era un tantino esagerata ma quel romanzo non era suo. Le era stato prestato dalla sua amica Meena e non poteva assolutamente perderlo! Cosa le avrebbe potuto dire? Ah accidenti! Non era in grado nemmeno di tenere uno stupido libro!   
Aveva cercato nel suo armadietto, nello sgabuzzino e in tutto l’obitorio. Nulla, nessuna traccia del suo libro.
Con un sospiro, si mise i guanti, afferrò lo scalpello e iniziò a lavorare, cercando di non pensare al libro ormai perduto.
 
 *****

“Sherlock potresti aiutarmi? Si dà il caso che questa sia roba tua!”

John Watson ormai era esausto e la sua pazienza, che di solito gli permetteva di convivere tranquillamente con il suo migliore amico, era quasi al limite.

“Mmh”
“Sherlock posa quel dannatissimo libro e vieni a darmi una mano! Questi oggetti che hai ordinato non sono per nulla leggeri!”
“Sono momentaneamente impegnato”
“Oh Santo Cielo, dimmi che non parli sul serio Sherlock! Alza quelle chiappe e muoviti! Sono pesanti sai?”
“Eri un soldato, John, sono sicuro che tu ce la possa fare anche da solo”
“Sherlock, hai voluto tu tutta questa maledetta attrezzatura da laboratorio quando ovviamente non abbiamo un laboratorio in casa!”
“Mi servono per alcuni esperimenti. Ora silenzio, per favore”
“Oh per l’amor di Dio! Si può sapere che cosa stai leggendo di così avvincente?” Sherlock rise sotto i baffi “anzi no non lo voglio sapere, non mi interessa”. John smise di urlare, abbandonò gli scatoloni nell’ingresso e salì le scale entrando nella stanza e fermandosi a osservare incredulo uno Sherlock Holmes seduto sulla sua poltrona intento a leggere con il volto seppellito dentro un libro. Sconsolato, si diresse verso la propria poltrona.

Puntandogli il dito contro disse: “Non venire a lamentarti da me quando poi Mrs. Hudson si sarà liberata di quelle scatole!” a quelle parole, Sherlock scattò in piedi, abbandonando il libro e costringendo poi John ad aiutarlo a portare l’attrezzatura.

Quando tutti gli scatoloni furono sistemati, l’ex militare si diresse in cucina. Ritornò poco dopo con due tazze di thè fumanti e un’espressione inquisitoria.
“Non iniziare John”
“Oh si che inizio Sherlock! E non ti conviene fermarmi! Cos’è quel libro? Perchè-”
“John, per favore”
“Sherlock, ti conviene rispondermi ora o-“
“Oh Dio, e va bene! Ho trovato per caso questo libro...”
“Certo per caso...” Sherlock lo fulminò con lo sguardo.
“... In obitorio e si dà il caso che appartenga a Molly Hooper”
“Molly Hooper? E perchè ne sei così interessato tanto da leggerlo? Di solito quando ti capita un libro in mano ti limiti a sfogliarlo con quella tu aria da saputello” mormorò quelle parole sottovoce, camuffando una ghigno con un colpo di tosse “comunque, dovresti renderglielo Sherlock”.

Dopo tanto tempo passato con un brillante detective come Sherlock Holmes bene o male si impara qualcosa. John, ad esempio, aveva imparato a non fidarsi dei tassisti e a leggere le persone, sebbene non così accuratamente come il suo coinquilino.
Tuttavia, grazie alle sue nuove capacità acquisite, poteva ritenersi abbastanza soddisfatto nel dedurre che il suo amico gli nascondeva qualcosa. Bocca chiusa in una linea stretta, sopracciglia alzate e un’espressione innocente. Troppo innocente. Ah ah beccato!

“Avanti sputa il rospo” John ghignò davanti ad uno Sherlock Holmes colto in flagrante.
“Non so di cosa tu stia parlando”
Sherlock
“Va bene! Non è vero che lo ho trovato per caso”
“Lo sapevo!” ignorò la faccia infastidita e annoiata del detective.
“Era nella sua borsa e io lo ho preso. E prima che tu me lo dica, John, lo so che non si fa. Ero solo curioso di capire cosa ci trovasse Molly in un libro simile tanto da portarlo con sè in uno sgabuzzino”
“Ovviamente”
“Banale. Noioso. Stupido. E senza senso”
“Non mi sembravi così annoiato prima mentre lo leggevi” disse John sotto i baffi.

Il detective lo ignorò.

“Non capisco come faccia una persona come Molly a leggere roba simile. Insomma! Racconti di incontri amorosi e pieni di stupide e banali interazioni tra due individui che si conoscono a malapena. Oh andiamo! Molly è più intelligente. Non può sprecare tempo a leggere ciò quando io potrei benissimo...” si ammutolì all’istante, accortosi del suo errore.
“Tu potresti cosa Sherlock?” John non poteva non soffermarsi su ciò che il suo amico aveva lasciato trapelare. Sherlock si portò le mani unite sotto al mento, chiudendo gli occhi. Rimase in silenzio per almeno 5 minuti, poi parlò:

“John,” disse aprendo gli occhi e fissando il suo sguardo in quello dell’ex soldato e cambiando completamente espressione “credo di provare qualcosa verso Molly Hooper. Non so ancora identificare di preciso cosa. Ma ho bisogno del tuo aiuto”

John si aspettava che il mondo finisse da un momento all’altro.
 
 *****
 
“Quindi dovrei andare da lei e chiederle di uscire a bere un caffè, poi invitarla a cena e magari portarla in un locale? Sai che non lo farò mai! Nei locali ci sono troppe persone! E poi, posso anche fare a meno di tutte queste cerimonie per raggiungere ciò che voglio”
“Sherlock, se vuoi che Molly-“
“sono sicuro che anche a Molly non piacciano queste stupide formalità, John”
“Ah si? Quindi cosa avresti intenzione di fare, esattamente?”
“Semplice: sarò diretto. La fisserò negli occhi, le dirò che provo quel qualcosa, lei si emozionerà, le luccicheranno gli occhi  e cadrà tra le mie braccia già pronte ad accoglierla” Sherlock finì il suo discorso, un’espressione trionfante a decorare il suo volto.
“Sei sicuro? Davvero sicuro?”
“Assolutamente”

Silenzio.

“Sherlock?”
“Hmm”
“Portale almeno dei fiori, meglio delle rose rosse” John sospirò.

Sherlock diede un’occhiata al romanzo che aveva in mano. Si illuminò tutto ad un tratto “Per la tua gioia, John, ho un’idea migliore. Ovviamente nulla di elaborato ma credo che basterà alla mia Molly”.

John credeva davvero che il mondo stesse per finire.





Spazio autore: 
Ciao a tutti! Volevo  innanzitutto ringraziare  tutti coloro che hanno letto e/o commentato il primo capitolo e, ora, il secondo.  
Questo è più un capitolo di "transizione" per arrivare poi alla terza e ultima parte. Ci tenevo a concentrarmi di più su Sherlock e sentivo di dover soffermarmi su questa parte. Spero vi sia piaciuto!
Sarei molto contenta di ricevere dei commenti e sapere cosa ne pensate o anche dei consigli o magari per segnalarmi eventuali errori :)

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***



Quando Molly, dopo la sua pausa pomeridiana, rientrò in laboratorio, la prima cosa che i suoi piedi calpestarono non fu il solido pavimento del Barts, ma un guanto. Un guanto? Sì, un guanto nero in pelle, dall'aria molto costosa.
Alzò lo sguardo, con la fronte corrugata in dubbio e la scena che si presentò ai suoi occhi la rassicurò e intimorì al tempo stesso.

La presenza di Sherlock era ovunque: il laboratorio era invaso dal suo profumo così intenso da farla insipirare profondamente, la sua giacca era malamente appesa all'appendiabiti accanto alla porta, la sciarpa che solitamente portava attorno al collo ora pendeva mezza stropicciata da uno dei tanti tavoli, pericolosamente vicino a delle rimanenze di sostanze chimiche tossiche, una scarpa sotto al tavolo vicino alla finestra e, per concludere, l'altro suo guanto si trovava per terra ai piedi dello sgabello su cui Sherlock era seduto; quest'ultimo teneva con una mano un calzino e con l'altra un becker contenente un liquido di colore grigiastro.
Dire che Molly era confusa era un eufemismo.

"M-ma che cos-"
"Ah Molly! Eccoti finalmente. Ti stavo aspettando" notando l'espressione stupita sul volto della donna che continuava a spostare il suo sguardo dalle sue cose sparse alla sua figura e viceversa, si costrinse a spiegare: "come era facilmente intuibile dalla tua scrivania ho capito che la tua pausa sarebbe durata più del solito e allora ho pensato di impiegare il mio tempo in un modo più produttivo mentre ti aspettavo, dedicandomi ad un esperimento che purtroppo non mi ha dato i risultati che speravo" concluse con una punta di amarezza.

"ah si, beh capisco..." in realtà Molly non capiva perchè Sherlock si trovasse davvero lì, perchè la stesse aspettando e soprattutto non poteva assolutamente comprendere che tipo di esperimento potesse richiedere l'impiego di un calzino; preferì comunque non saperlo, dato che ormai era solita alle stranezze di Sherlock.

Si accorse ad un tratto che lui aveva in mano un oggetto a lei familiare: un libro la cui  copertina riportava la foto di un uomo e una donna in abiti ottocenteschi, abbracciati appassionatamente; come titolo "il fuoco e la passione".

Oddio, no. Tipregotipregotipregonononpuòessereverononsherlocknononono.

Molly voleva sprofondare. Sperava che il pavimento si aprisse e la inghiottisse.

Stupido, maledetto, dannato, dannatissimo libro. Ti odio.

Molly rimpiangeva di aver preso in prestito quel libro che, lei lo sapeva bene, era veramente banale e stupido. Da come ne aveva sentito parlare sembrava un capolavoro e lei si era lasciata convincere dalle sue amiche, Meena in particolare, a leggerlo. Una lettura leggera, aveva detto.

Se solo potesse tornare indietro.

Sherlock seguì il suo sguardo.

"Ah, giusto. Questo è tuo. Spero non ti dispiaccia che lo abbia preso in prestito"
"Ehm in realtà non mi hai mai chiesto di prestart-"
"Dettagli" la interruppe bruscamente.

La patologa stava pensando a una risposta ma lui intanto la stava fissando, il labbro inferiore leggermente sporto in avanti e la fronte corrucciata: sembrava combattuto. Si perse a guardare incantata quelle labbra e si dimenticò di cosa stava pensando.

Poi a Molly ritornò in mente l'episodio del giorno prima e preferì evitare il silenzio che già presagiva essere imbarazzante. Cambiò argomento.

"Cosa posso fare per te? Ti serve qualcosa?"

Il libro rimase abbandonato sul tavolo.

Sembrò che le sue parole lo avessero riportato alla realtà. Si alzò bruscamente dallo sgabello recuperando la scarpa e infilandosela senza calzino, rivestendosi poi velocemente. Mentre si avvolgeva la sciarpa attorno al collo elegante, finalmente parlò: "questa notte devi venire con me in un posto" affermò in modo serio "niente domande. Sii pronta alle 22. Ti vengo a prendere io".

Nel frattempo le si era avvicinato e sorrideva in quel modo misterioso che faceva battere forte il cuore della patologa.
Poi con un occhiolino si abbassò senza distogliere lo sguardo, appoggiando lentamente una mano dietro al ginocchio della donna, stringendo e premendo, alzando la sua gamba e recuperando il guanto che Molly non ricordava stare ancora calpestando.
La sua mano esitò per qualche istante prima di staccarsi, trasmettendole calore in quel punto e facendola arrossire. Lo sguardo del detective ancora fisso su di lei lasciava trapelare un pizzico di malizia che non le sfuggi.

Si sta comportano in modo decisamente strano.

Sherlock si infilò il guanto e all'improvviso scatto in piedi, salutandola frettolosamente e lasciandola sola in piedi nel laboratorio, ancora più confusa.

Ma cosa diamine era appena successo?

 

*****


Alle 21.54 Molly Hooper era pronta.
Quando era tornata a casa, quella sera, la prima cosa che fece fu sedersi sul divano. Rimase a fissare il vuoto, mentre stringeva in mano un calzino nero, persa a contemplare tutto ciò che le stava succedendo in quei giorni. Un pensiero le passò per la testa.

Maledetto libro.

Non riusciva a capire il comportamento del detective: ogni volta che pensava ai suoi gesti e ai suoi sguardi una marea di dubbi la assalivano.

Sherlock è impazzito? Nono ma che dico, molto probabilmente sono impazzita io a tal punto da immaginarmi che Sherlock mi abbia chiesto di uscire. Più che chiesto, imposto.          
Ah aspetta forse ci sono! Si tratta sicuramente di un caso in cui gli servo io, come copertura magari.


Convinta di ciò, smise di pensarci e ordinò del cinese, accompagnando la sua cena con una bicchiere di vino rosso per rilassare i suoi nervi.
Proprio quello che ci voleva.

In quanto a cosa indossare, Molly aveva optato per qualcosa di semplice e adatto per qualsiasi cosa quell'imprevedibile di Sherlock avesse in mente: una camicetta color pesca con dei pantaloni neri di stoffa e delle ballerine. Decise di lasciare i capelli liberi sulle spalle.

Quando udì un colpo alla porta Molly trattenne il respiro per qualche secondo e rimase immobile fino a quando non ne sentì un'altro, stavolta più deciso e forte. Si sistemò i vestiti e afferrò la maniglia,  respirando profondamente prima di aprire e stampandosi un sorriso che sperò essere abbastanza convincente.

Sherlock si presentò in tutta la sua magnificenza con il suo cappotto scuro, in contrasto alla carnagione diafana del viso, i ricci ancora un po' umidi dalla doccia che morbidi ricadevano sulla fronte a gettare ombre su quel viso tanto spigoloso; occhi talmente penetranti che sembravano essere in grado di leggerti l'anima.

La donna si accorse della propria bocca spalancata e subito la richiuse. Lui le sorrise.

"Molly" Si chinò e le poso un bacio delicato sulla guancia "andiamo?"
"C-certo..." si schiarì la gola.

Non sono passati nemmeno cinque minuti che già ti comporti come un'adolescente con la sua prima cotta; perfetto direi.
 

 *****


Avevano preso un taxi e adesso si stavano dirigendo fuori città; Molly aveva passato tutto il tempo a guardare il paesaggio fuori dal finestrino, non avendo il coraggio di muoversi nemmeno di un millimetro; Sherlock faceva altrettanto e non aveva spiccicato parola se non per dare indicazioni al tassista.

Dopo circa un'ora, l'auto si fermò. Quando scesero, Molly si chiese dove diamine si trovassero. Intorno a loro la notte e il buio regnavano sovrani a coprire la loro visuale e non si udiva nessun rumore segno di civiltà. Molly si avvicinò d'istinto a Sherlock.

"Dove siamo? Perchè siamo scesi in mezzo al nulla?"
"Tranquilla, stammi vicino e seguimi"

Camminarono su quello che sembrava essere un stradina sterrata fino a quando non arrivarono a un cancello altissimo e larghissimo. Sherlock si fermò.

"Eccoci qua" le rivolse un sorriso.
"Ed esattamente cosa ci facciamo qua?"
"Te lo spiego appena siamo entrati. Comincia a fare un po' freddo, non credi?"
 

*****


Dopo un breve giro turistico, avevano deciso di sistemarsi in un grande salotto dall'aspetto abbastanza accogliente, con le pareti color bordeaux, un comodo e spazioso divano e un grande camino.

"Questa è la tenuta di campagna della mia famiglia. Gli Holmes possiedono questa casa da circa un secolo. È un po' malandata ma conserva ancora il suo fascino" disse con un occhiolino.
"m-molto interessante, davvero. Ma ancora non capisco perchè siamo qui, Sherlock"
"Il fuoco e la passione"

Molly si ammutolì.
 

*****


"Vedi Molly, leggendo il tuo amato libro mi sono ricordato di questa tenuta e della sua somiglianza con l'ambientazione del romanzo. Ho pensato che magari ti avrebbe fatto piacere visitarla..."

Molly era paralizzata.
Non solo Sherlock aveva letto quel romanzo così terribilmente imbarazzante, ma aveva anche avuto la geniale idea di portarla qui per-
per cosa esattamente?


"Sh-Sherlock apprezzo il tuo pensiero-"
"Davvero?"
"Ehm si c-certo ma il punto è che io, no tu,  i-il romanzo ehm no i-io-"
"Molly, respira" Sherlock le si era avvicinato, afferrandole le spalle e guardandola dritta negli occhi.

La donna insipirò profondamente, distogliendo lo sguardo "scusami, ma..." 
Ad un tratto si infuriò, arrabbiata con se stessa, perchè si stava comportando in modo infantile e non voleva dare questa impressione davanti a Sherlock, maledizione!
"... ma tutto questo non doveva accadere! Tu non avresti dovuto scoprirmi quel giorno nello sgabuzzino e, soprattutto, non avresti dovuto leggere quello stupido libro! Ora avrebbe dovuto essere tutto normale, con te che mi ignori e io che fantastico su di no-"

Oh no. Molly strabuzzò gli occhi e impallidi.

Non poteva averlo davvero detto ad alta voce. E invece sì. Molly Hooper aveva appena dato piena prova della sua stupidità.

Tentò di rimediare: "cioè no io non intendevo dire questo..."
"Molly, guardami"

Alzò lo sguardo e rimase senza parole davanti alla sua espressione. E' bellissimo. Qualcosa negli occhi cristallini del detective era cambiato.

Sherlock si schiarì la gola e si allontanò, dandole le spalle e stringendo i pugni. Molly si sentì abbandonata e si rimproverò mentalmente, incrociando le braccia al petto.

"Io provo qualcosa per te" sbottò l'uomo all'improvviso, le spalle in tensione.

"E so che anche per te è lo stesso. Ho sempre voluto sapere tutto di te, tutto. Ogni singolo dettaglio. In tua compagnia mi sento diverso, teso e libero allo stesso tempo, una cosa che mi ha fatto sempre incuriosire. All' inizio non potevo sopportare questa sensazione e te non facilitavi di certo la situazione, con i tuoi occhi che mi supplicavano di guardarti e toccarti e avvicinarmi. Ti odiavo perchè mi facevi questi effetti che non hanno una spieazione logica e io detesto non capire. Ma è stato impossibile resistere, quindi mi sono accontentato di conoscerti da lontano e mi ero promesso di non lasciarmi sfuggire niente su di te. Ecco perchè ho preso quel romanzo. Dovevo sapere cosa ti aveva spinto a nasconderti in quello sporco sgabuzzino. E ho deciso di agire, Molly".

La donna aveva gli occhi fissi sulla  sua schiena e la gola secca. Non sapeva cosa dire. Tutto questo sembrava surreale, un sogno.

Sherlock si girò con un sorrisetto sulle labbra. Si stava muovendo lentamente verso di lei.

"Il gatto ti ha mangiato la lingua, mia dolce Molly?"

Che idiota.

Alle sue parole la donna raddrizzò le spalle e sorrise. Si era stancata di essere quella timida e balbettante, perciò decise di agire.

Fece due passi, ritrovandosi nello spazio personale del detective, e lo afferrò per il collo della camicia, portandolo al suo stesso livello.

"Se quello che dici è vero, Sherlock, e sei così curioso di sapere cosa mi passa per la testa, beh, ti voglio aiutare."

E lo baciò lievemente, aspettando una sua risposta, mentre si lasciava invadere dall'incertezza
.
E poi lui ricambiò il bacio, avvolgendola tra le sue braccia e stringendole la vita. Sorrisero insieme.

Molly sentì sotto le sue mani il cuore del detective battere fortissimo e si lasciò trasportare dal suo abbraccio.

 

*****
 

Erano seduti sul divano posto davanti al camino che Sherlock aveva da poco acceso. Molly era appoggiata con la schiena al bracciolo e le gambe strette al petto, il mento sulle ginocchia mentre osservava Sherlock, seduto compostamente un po' più in là.

"E così hai pensato di portarmi qui per mettere in atto, come dici tu, quello che era raccontato nel romanzo?"
"Molly, non di nuovo..."
"Scusa, scusa, ma adesso che ci ripenso mi sembra troppo buffo..."

Se uno sguardo era in grado di uccidere era quello di Sherlock. Molly lo ignorò.

"Non potevi semplicemente, non so, portarmi fuori a cena e regalarmi dei fiori, senza fare tanto il misterioso?"
"Oh no, non anche tu per favore"
"Perchè, te l'ha gia detto qualcuno?"
"..."
"Sherlock?"
"John..."

Molly scoppiò a ridere di gusto, immaginandosi John che dava lezioni di corteggiamento al suo detective.

Tale detective si era ammusonito. "Ti preferivo quando balbettavi"
"Ok la smetto, la smetto"

"Sherlock?"
"Oh cielo, Molly, dimmi?"
"Ti rendi conto che tutto questo è successo grazie ad un libro?"
"Il romanzo a cui ti riferisci è stato solo un mezzo per arrivare al mio obbiettivo e-"

Ma Molly non lo ascoltava, troppo persa a cercare di trattenersi dal ridere.
Il detective perse le speranze e si arrese, mormorando tra sè e sè.
Molly riuscì ad afferrare solo un piccolo frammento di ciò che stava borbottando: "Tutto per uno stupido libro..."

Avrebbe dovuto ringraziare Meena al più presto.




Spazio autore:
SCUSATEMIII sono imperdonabile, lo so. Sono scomparsa e per questo vi  chiedo scusa! Non era mia intenzione abbandonare questa storia e voi. Sono accadute delle cose non molto belle e non riuscivo a scrivere; ogni volta che pensavo a questa storia mi sentivo in colpa per non averla portata a termine. Mi dispiace davvero tantissimo per tutto questo tempo perso.
Spero che con questo ultimo capitolo io non vi abbia deluso.
Grazie infinitamente a tutti quelli che hanno recensito, messo tra i preferiti/ricordati/seguiti la mia storia anche mentre non c'ero. Mi avete reso davvero felice.
<3
 

 

 

 

 

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