'Cause good girls are bad girls that haven't been caught

di namelessjuls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo  1



Continuo ad osservare il mio profilo nel finestrino dell’auto e, con le cuffie alle orecchie, cerco di dare ascolto il meno possibile a quello che succede intorno a me.
Miami, New York, Parigi, Londra, Milano, Roma, Barcellona e ora Sydney.
Nella mia breve vita avevo visto più città di chiunque altro, ma non era di sicuro una cosa di cui andare fiera,  anche se la principale colpa di quei trasferimenti era mia.
Sentì qualcuno chiamarmi e alzai appena lo sguardo, togliendo una cuffia solo perché era Ashton a parlarmi.
“Mel, hai sentito quello che ti ho detto?” mi chiese dolcemente.
Ashton era un angelo, in ogni senso.
Aveva un viso regolare reso bello dai luminosi occhi verdi e dai ricci capelli biondi, era abbronzato ed aveva un fisico perfetto.
Si faceva sempre in quattro per me e cercava di essere sia un padre che una madre da quando questi erano troppo occupati anche solo per ricordarsi di avere dei figli.
Io, al contrario di lui, avevo i capelli neri, ricci come i suoi, arricchiti da uno shatush azzurro, e gli occhi neri.
Lui era solare ed espansivo, mentre io difficilmente mi aprivo alle persone.
 Mi chiedevo spesso come potessimo essere fratelli.
“No.” Risposi. “Stavo pensando, scusa.”
“Tranquilla..ho solo detto che secondo me finalmente abbiamo trovato la città giusta per vivere, e secondo te?” Lui mi sorrise incoraggiante, sapeva che non ero molto loquace.
Scossi le spalle “Siamo qui solo da due giorni.”
“Si, ma oggi inizierai la scuola, è un momento importante!”
“Tanto durerà poco, come tutte le altre volte.” Dissi, smorzando il suo entusiasmo.
Lui mi guardò fisso. “Piantala di fare così, di sicuro troveremo un posto che faccia per noi, ma tu non puoi sempre chiuderti ad ogni novità.”
Non risposi, perché altrimenti gli avrei dovuto dare ragione, e odiavo dare ragione alla gente.
La macchina si fermò davanti ad un edifico piuttosto vecchio e raccolsi il mio zaino, uscendo dall’auto “Ci vediamo dopo.”
Ashton mi sorrise  “Ti aspetto qui.”
Annuì, e poi oltrepassai l’enorme cancello di ferro.
La Norwest Christian College non era diversa dalle altre scuole che avevo visto, c’erano i soliti  gruppi di ragazzi che mi riservarono i soliti sguardi che si danno ai novellini.
Alcune ragazze scoppiarono a ridere alla mia vista, e io abbassai lo sguardo,  ma così facendo non vidi il ragazzo che mi stava passando di fronte, e inevitabilmente gli andai contro.
“Hey, ma guarda dove metti i piedi!” mi urlò dietro.
Era magro e alto, con dei capelli biondi e gli occhi azzurri, sarebbe stato più carino senza quell’aria sciupata e il segno delle occhiaie, probabilmente non aveva dormito molto..
“Scusa, non ti avevo visto.” Dissi.
Lui mi puntò un dito contro “Se hai sonno è meglio che te ne stai a letto, nanetta.”
I suoi amici si misero a ridere, e io avevo una voglia matta di tirargli uno pugno.
“L’hai stesa, Luke!” disse uno, ridacchiando.
“Sentimi mister io-sono-un-gran-figo” dissi “tra noi due quello che ha le borse sotto gli occhi non sono io. Cos’è, avevi qualche amichetta libera sta notte?”
Gli amici del biondo tacquero, e lui divenne rosso, stringendo i pugni contro le gambe.
Mi fissava dritto negli occhi, ma io non abbassai lo sguardo.
Aveva degli occhi veramente belli.
“Ok, ora basta.” Disse un ragazzo dai capelli neri e la pelle scura, venendomi di fronte. “Dimmi, tu sei nuova di qui?”
Scostai lo sguardo dal biondo e annuì.
“Io mi chiamo Calum, tu chi sei?”
“Melanie Irwin.” Mi presentai.
“Bene, Melanie, ti porto in classe.”
Mi prese sotto braccio e mi trascinò dentro all’edificio.  “Che cosa hai alla prima ora?”
“Letteratura.”
“Male” mi rispose lui.
Io rimasi sorpresa. “Perché dici così?”
“Anche Luke ha letteratura quest’ora.”
Ipotizzai che Luke era il ragazzo biondo.
“Ma lui è sempre così stronzo?” chiesi, irritata.
“No.” Rispose l’altro. “E’ solo che gli hai ricordato delle brutte cose.”
Non chiesi altro, non mi interessava della vita privata di quell’essere.
“Ecco, questa è la classe.” Disse fermandosi davanti a una porta. “Cerca di non fare irritare Luke e andrà tutto bene.”
Annuì. “Grazie, Calum.”
“Tranquilla.” mi sorrise “ A volte Luke è un po’ stronzo, ma in fondo non è male.”
Avevo i miei dubbi a credergli.
“Ora vado in classe” mi disse “Se hai bisogno conta su di me:”
Lo salutai mentre si allontanava, stranamente avevo trovato qualcuno che mi stesse simpatico.
Entrai nella classe e andai subito negli ultimi posti in fondo, come d’abitudine, e mi sedetti in quello di fianco alla finestra.
Presi a guardare fuori il via e vai di studenti che entravano nella scuola canticchiando una canzone che avevo sentito prima di venire a scuola, poi  un tonfo mi distrasse dai miei pensieri.
Guardai la fonte del rumore, e notai che qualcuno aveva sbattuto con violenza lo zaino sul mio banco.
Per sfortuna quel qualcuno era il qualcuno sbagliato.
“Questo è il mio banco, nana.” disse Luke, con voce scocciata.
Subito dimenticai il consiglio di Calum, odiavo chi mi ricordava che ero bassa, e non mi interessava di far innervosire il biondino.
Alzai le spalle con non curanza “Non vedo il tuo nome da nessuna parte.”
Non avrebbe mai avuto quel banco.
Lui mi avvicino fino ad essere faccia a faccia, fissandomi dritto negli occhi come poco prima.
“Questo è il mio banco.” Sussurrò “Quindi è meglio se te ne vai, nana.”
Io per tutta risposta mi accomodai meglio sulla sedia, accavallando le gambe e incrociando le braccia, con aria di sfida, ormai quasi tutti ci stavano guardando.
Lui serrò gli occhi.
“Ok, lo hai voluto tu.”
Mi si affiancò e mi afferrò forte il polso, costringendomi ad alzarmi, cercai di divincolarmi, ma il dolore al polso era troppo grande.
Mi spinse a terra, poi si accomodo nel suo banco tranquillamente.
“Tu sei pazzo.” urlai sfregandomi il polso.
Alzò le spalle “Questo è il mio banco.”
“Stronzo”. Dissi, rialzandomi.
“Ti ci dovrai abituare.”
 Io continuavo a sfregarmi il polso visto che mi faceva un male pazzesco, ma non mi sarei mai sognata di alzare la manica.
“Che hai?” chiese il ragazzo.
“Nulla.” Mentì.
Mi sedetti nel banco di fianco al suo, sperando che non facesse storie, e incominciai a frugare nel mio zaino in cerca del telefono, che non trovai.
Avevo bisogno di avvertire Ashton, solo lui sapeva come tranquillizzarmi in momenti come questi.
“Cerchi questo?” chiese Luke, sventolandomi davanti il mio iphone.
“Si.” Dissi a denti stretti.
Lui premette il bottone centrale, illuminando lo schermo, grazie a Dio avevo la password.
“Carino” disse, guardando la mia foto con Ashton. “E’ il tuo fidanzatino?”
Afferrai il telefono in fretta. “No.”
Sbloccai in fretta il telefono e scrissi un messaggio ad Ashton.
 
Ash, ho un problema con tu sai cosa, non so che fare.
Mel.
 

Continuavo a fissare lo schermo in attesa di una risposta, che non tardò ad arrivare.
 
Stai calma, se ti agiti sarà peggio.
Per l’intervallo chiamami se hai bisogno.

So che sei forte, ti voglio bene.
Ash  xx
 

 
Sorrisi, adoravo mio fratello.
 
Anche io te ne voglio.
Mel xx

 
Spensi il telefono e lo rimisi in borsa, ora ero più rilassata.
“Perché sorridi?” Non mi ero accorta che Luke mi stesse osservando.
“Niente.”
Lui sollevò un sopracciglio “Fai senza tenermi nascosti i tuoi segreti, prima o poi li scoprirò tutti.”
Non sapevo perché, ma a quella minaccia un brivido mi percorse la schiena.
Nessuno doveva sapere, nessuno.
Luke mi lanciò uno sguardo, che io non ricambiai.
Per fortuna il professore entrò e la lezione cominciò.
 
***


Appena suonata la campanella dell’ultima ora andai nel panico.
Tutti si sarebbero ritrovati con i loro amici a mangiare, però io di amici non ne avevo..
L’unica mia speranza era Calum.
Seguì gli altri ragazzi in mensa e provai a cercare in mezzo alla folla il profilo del ragazzo senza trovarlo.
Ero ormai rassegnata quando sentì qualcuno chiamare il mio nome, facendomi girare.
“Calum!” ero così felice di vedere una faccia amica che gli saltai addosso.
“Hey, cos’è tutto questo entusiasmo?” disse lui, ricambiando l’abbraccio.
“Niente, è solo che avevo paura di rimanere da sola.” Dissi, staccandomi leggermente.
Lui mi scostò una ciocca di capelli dal viso “Tranquilla, ora stai con me.”
Mi prese per mano e mi accompagnò a prendere un vassoio di quello che doveva essere del cibo, e poi mi scortò verso il tavolo pieno dei suoi amici, compreso Luke.
“Non mi ricordavo che accettassimo nane.” Disse masticando delle patatine confezionate.
“A me va bene che venga” mi difese Calum “ E la regola dice che basta che una persona stia simpatica ad uno del gruppo per entrare.”
“Colpito e affondato” pensai soddisfatta vedendo la faccia di Luke.
“Anche per me va bene” disse un ragazzo dai capelli verdi “Io sono Michael.”
“Melanie”
“Avanti, siediti” mi incoraggiò Calum,, facendomi spazio di fianco a lui, Luke era proprio davanti a me.
Presi a mangiare ascoltando i discorsi dei ragazzi,che parlavano principalmente di musica.
“Ci possiamo trovare oggi a provare.” Disse Michael.
“Per me è ok” disse Luke.
“Mel, vuoi venire anche tu?” mi chiese Calum, gentilmente.
“Nono” risposi subito, non avevo intenzione di passare un’intera giornata con Luke.
“Va bene..” sembrava veramente deluso.
“Se vuoi puoi venire qualche volta da me se ti va” provai a dire subito “Tanto sono sempre da sola a casa.”
Lui mi sorrise “A me va bene.”
“Non pensi di aver dimenticato qualcuno?” intervenne acido Luke.
“Ah giusto! Michael, anche tu sei invitato.” Dissi sorridente.
Luke mi guardò male, ma non mi importava, avevo vinto io quella volta.
 
***
 
Il resto della giornata passo abbastanza tranquillamente e per fortuna le lezioni del pomeriggio le avevo con Calum e Michael.
A fine lezione ormai avevo fatto amicizia con entrambi, e non potevo sentirmi più felice, non ero mai riuscita a trovare qualcuno, oltre ad Ashton, che mi facesse stare bene.
“Ci sentiamo più tardi.” Mi disse Calum mentre mi abbracciava, a fine lezioni.
“Scriverò ad entrambi.” Dissi, abbracciando anche Michael.
“Ci contiamo.” Disse questo.
Quasi mi dispiacque vederli andare via.
“Che quadretto delizioso” disse una voce alle mie spalle.
“So che sei geloso.” Gli risposi.
“Per niente.” Luke mi affiancò. “Tanto si vede che ti piace Calum.”
Lo disse in un modo strano, come se gli desse fastidio, ma forse era solo impressione.
“Non sono fatti tuoi, in ogni caso.”
Lui, stranamente, non rispose.
Il lontananza vidi la macchina di Ashton avvicinarsi e sospirai sollevata.
“E’ arrivato mio fratello, ci vediamo.” Dissi come saluto.
Lui mi fissò con i suoi occhioni azzurri per quella che mi parve un’eternità, sembrava quasi volesse oltrepassarmi con lo sguardo.
Infine, scosse le spalle. “E a me che mi frega?”
E se ne andò con un ghigno in faccia.
Sentì la rabbia avvampare dentro di me, quel ragazzo non mi piacerà mai.
 
 
Angolo autrice.
 
Zalvee c:
Non so come mi sia venuta l’ispirazione a scrivere questa fan fiction, ma spero che vi piaccia c:
Spero vivamente che qualcuno la recensisca, anche negativamente (!), perché solo così si può migliorare!
A presto,
Giulia.

Passate qui per favore, é molto importante (!) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2779135&i=1

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2

Erano già passate due settimane dal mio arrivo a Sydney e le cose stavano prendendo una bella piega per me.
A scuola andavo bene e mi ero fatta diversi amici, e Ashton era fiero di me.
Calum e Michael erano amici fantastici e stavo ogni momento libero con loro, riuscì addirittura a farmi dare il consenso di Ashton per far dormire una notte Calum a casa mia.
Per sfortuna Michael era occupato quella sera, ma fu tutto perfetto, e mi sentì forse per la prima volta felice dopo tanti anni.
L’unica pecca di questo meraviglioso momento però rimaneva sempre lui, Luke.
Ogni momento che passavo con lui era un battibeccarsi  continuamente, e da quando Calum e Michael mi avevano accettato alle prove del gruppo il rapporto tra me e il biondo era peggiorata ulteriormente.
Lui odiava me e io odiavo lui.
“Tanto non ci riuscirà mai.” Mi prese in giro Luke, mentre Michael cercava di insegnarmi qualche accordo di chitarra.
“Sta zitto.” Gli risposi acida, mentre cercavo di seguire i movimenti di Michael.
“Sbagli tutto.” Continuò lui “Un bambino di cinque anni potrebbe fare meglio.”
Gli avrei spaccato la chitarra in testa se Calum non si fosse messo in mezzo.
“Luke non essere acido, secondo me se la cava.”
“Io ho dei seri dubbi.” Gli rispose l’altro di rimando.
“Allora fammi  vedere te come si fa, dato che sei così esperto.”
Lui sorrise “Io posso fare qualsiasi cosa, nanetta.”
Alzai un sopraciglio, lanciandogli uno sguardo di sfida  “Provalo.”
Lui si alzò dal mio divano (ebbene si, avevo fatto entrare quell’essere in casa mia, ma solo perché Calum quasi si metteva a piangere) e si mise dietro di me, sul letto, aprendo le gambe in modo che fossi seduta nello spazio tra di esse.
Mi prese le mani tra le sue, e piano iniziò a mostrarmi le varie note.
“Questo è un La, questo un Do..”
Il suo fiato mi solleticava il collo ad ogni parola, e il suo corpo era bollente a contatto con il mio, e  per un secondo mi sentì avvampare.
Ma che mi succedeva? Melanie, sta calma.
“Penso di aver capito.” Sussurrai appena.
“Prova a ripetere quello che ho fatto io.” Disse, stranamente senza avere un tono irritante.
Io ripetei con calma tutte le note, e a quanto pare mi vennero bene.
“Ha imparato!” disse Michael, che si era accomodato sul divano al posto di Luke.
“Non ci avrei mai scommesso.” Lo sostenne Calum.
“Calum!” urlai offesa prima di girare appena il viso verso quello di Luke, che mi sorrideva vittorioso.
Eravamo a pochi centimetri di distanza.
“Ti aspetti i complimenti?” gli dissi, riacquistando il mio tono seccato che riservavo solo a lui.
“No, so già di essere magnifico.”
Scossi la testa, rassegnata. “Gasato.”
A quel punto sentì un flash illuminarmi il lato destro del viso, e sia io che Luke ci girammo subito verso la fonte della luce.
“Scusate ma eravate troppo  carini.” Disse Calum, come se fosse la cosa più ovvia al mondo, porgendoci la mia macchina fotografica digitale.
Nella foto io e Luke ci guardavamo negli occhi, lui sorridente e io con uno sguardo sconsolato.
Eravamo vicini e lui mi cingeva la vita con le braccia.
Hey, ma lo stava ancora facendo!
Mi alzai di colpo, facendo quasi cadere la macchina fotografica dalle mani di Luke.
“Che ti prende?” Mi chiese, scocciato.
“Niente” dissi subito. “E’ che devo andare in bagno.”
Detto quello corsi veramente in bagno, lasciando tutti con uno sguardo sorpreso.
Mi rinfrescai il volto e poi mi specchiai, ancora tutta gocciolante.
Ma si può sapere che avevo?
In quelle due settimane mi era mai successo nulla del genere, ne con Calum, ne con Michael e men che meno con Luke.
Anzi, con quest’ultimo avevo quasi sempre litigato, e quello era stato il primo momento nel quale fossimo sembrati essere umani e non animali dello zoo pronti a picchiarsi.
Mi asciugai il volto e mi rispecchiai di nuovo.
Non ero mai stata bella, e di sicuro non lo ero nemmeno ora.
Avevo i capelli troppo ricci e il viso troppo tondo, e di sicuro alcuni chiletti di troppo c’erano.
Mi portai istintivamente la mano al braccio, ma poi la scostai subito.
Avevo promesso ad Ashton di non farlo più, e volevo mantenere almeno quella promessa.
“E’ tutto a posto” Mi dissi, cercando di calmarmi.
Ripetei quella frase durante tutto il tragitto verso la mia camera, dove i ragazzi stavano provando una canzone.
La porta era semi chiusa e io li spiai di nascosto, non mi facevano mai sentire le loro canzoni e quella era un’occasione troppo perfetta per sprecarla.
Luke teneva il tempo con il piede e tutti e tre i ragazzi suonavano attenti i loro strumenti.

Fu Luke il primo a  cantare.
 
I don’t even like you,
Why’d you want to go and make me feel this way?
I don’t understand what’s happened,
I keep saying things I never say.

Non mi piaci nemmeno,
Perché vorresti farmi sentire in questo modo?
Non capisco cosa sia successo,
Continuo a dire cose che non ho mai detto.

 
Poi attaccò Michael.
 
Can feel you watching even when you’re nowhere to be seen,
I can feel you touching even when you’re far away from me.

Riesco a percepire che mi stai guardando
Anche quando non sei da nessuna parte perché io ti veda
Riesco a percepire che mi stai toccando
Anche quando sei lontana da me
 

E poi Calum si unì alla voce di Michael.
 
Tell me where you're hiding your voodoo doll 'cause I can’t control myself,
I don’t understand, wanna run away but I’m trapped under your spell.
And it hurts in my head and my heart and my chest,
And I’m having trouble catching my breath.

Dimmi dove nascondi la tua bambola voodoo
Perché non riesco a controllarmi
Io non voglio rimanere, voglio correre via,
Ma sono intrappolato sotto il tuo incantesimo
E mi fanno male la testa, il cuore e il petto
E faccio fatica a respirare
 

Infine toccò a Calum.
 
Won’t you please stop loving me to death?

Non la smetterai di amarmi fino alla morte?

Però  a quel punto Luke smise di suonare e guardò direttamente verso di me.
“Non è carino origliare la gente, sai?”
Non sapevo come avesse fatto a vedermi dietro a quel microscopico foro della porta, sembrava quasi avesse percepito la mia presenza.
“Scusate” dissi “Ero curiosa di sentirvi e..”
“Ti è piaciuta?” mi interrupe Luke. “La canzone, intendo.”
Annuì “E’ molto bella.”
“L’ha scritta lui” si intromise Michael “E poi io e Calum abbiamo aggiunto qualche frase qua e la.”
Luke mi sorrise “Te l’ho detto che io posso fare qualsiasi cosa.”
Storsi il naso, sempre il solito sbruffone.
“Però non abbiamo ancora capito per chi è stata scritta” disse Calum “Non è vero Mike?”
“Già” gli rispose l’amico. “Di solito c’è lo dice ma questa volta sta muto.”
“Oh che carino, Luke è innamorato!” Non aspettavo notizia migliore per prenderlo in giro.  “Chi è la fortunata? O forse dovrei dire sfortunata?”
Lui mi guardò male, aveva ancora le occhiaie sotto agli occhi, ogni giorno mi chiedevo come passasse la notte per ridursi così.
“E’ solo una canzone.” Disse lui. “Ma se dovessi dedicare una canzone a una ragazza di sicuro dovrebbe essere una ragazza fantastica, è questo ti esclude assolutamente.”
Ero abituata a sentirmi dire ogni tipo di insulto da Luke, e non lo presi neanche in considerazione.
“Per me ti puoi fare tutte le ragazze del mondo, non mi importa niente.”
Non sapevo se avessi detto quella frase più per convincere me o lui.
Lui mi regalò uno dei suoi sguardi penetrati, ma non gli diedi retta, prendendo a guardare Calum, che a sua volta ci guardava divertito.
“Certo che siete una bella coppia.”  Disse ridendo.
Luke stava per replicare qualcosa quando il suo telefono prese a squillare.
“Scusate” disse, uscendo dalla porta.
Andai a sedermi sul letto e dopo quell’istante calò il silenzio.
“Ma non è possibile!” la voce di Luke arrivò forte e chiaro. “Gli ho portato un pacco di roba giusto due giorni fa!”
Un attimo di silenzio.
“Non me ne frega un cazzo se ne ha bisogno, ci tengo alla mia pelle e lui non è un cliente sicuro.”
Altro silenzio.
“Come ti pare, ma questa è l’ultima volta, ci si vede sta sera, ciao.”
Un paio di secondi dopo Luke rientrò, con un sorriso stampato in faccia, come se non fosse successo niente.
Noi lo guardavamo come se al suo posto ci fosse stato un alieno.
“E’ meglio se andiamo” disse Michael e, presa la chittara, si avviò fuori dalla mia stanza, seguito a ruota da Calum.
“Ma che hanno?” mi chiese irritato.
Io ero rimasta senza parole.
Anche se avevamo sentito solo alcune frasi il senso era chiaro.
“Luke…” riuscì a dire.
Lui mi guardò attentamente, poi all’improvviso capì.
“Ho  urlato al cellulare?”
Annuì.
“E tu hai sentito quello che ho detto?”
“Si.” Dissi semplicemente. “Luke, perché non ci hai mai detto la verità?”
Lui scosse le spalle. “Beh, non è semplice andare dai tuoi amici e dire “Ciao a tutti! Sapete una cosa? Io spaccio droga!”
 
 
Angolo autrice.
 
Ok, in questo capito vi ho serbato una bella sorpresa, non mi uccidete :C
Vorrei ringraziare vivamente chi ha recensito/messo tra le preferite/messo tra le seguite la mia storia!
Vi adoro! E spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento :D
Vi prego però di lasciare una piccola recensione, tanto per sapere la vostra c:
 La canzone è Voodoo dool come avrete potuto capire <3
Giulia.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 3 
 
Continuavo a fissare Luke come se mi avesse ipnotizzato.
Luke era uno spacciatore...non potevo crederci.
“Allora” ruppe il silenzio lui “Hai intenzione di fissarmi tutto il giorno?”
“Perché non me lo hai detto prima?” riuscì a dire, uscendo dal trans dei miei pensieri.
Lui scoppiò a ridere “E perché avrei dovuto dirlo proprio a te? Pensi di valere qualcosa per me? Sei soltanto una ragazzina che Calum e Michael hanno preso in simpatia, ma questo non vuol dire che vale lo stesso per me. Tu non sei niente.”
Con tutti gli insulti che mi aveva detto, quello era stato il peggiore.
Anche se mi seccava parecchio ammetterlo a lui ci tenevo, mentre per lui ero niente.
Strinsi i pugni fino a far diventare le nocche bianche e poi, presa da uno dei miei scatti d’ira, afferrai la sua chitarra e gliela sbattei contro.
“Bene, se per te non valgo niente puoi anche andartene.”
Lui spalancò gli occhi “Cosa?”
“Vattene.” Gli dissi contro, forse con troppa foga e troppa rabbia.
Lui mi continuava a guardare sorpreso, aprì la bocca come per dirmi qualcosa, ma alla fine ci rinunciò, andandosene.
Io fissai la porta per un istante, poi gli occhi iniziarono ad appannarsi e presi a sfregarli forte.
Insomma, Mel, non vorrai piangere per Luke Hemmings spero.
Ma a quanto pare le lacrime non volevano ascoltarmi, perché presero a scorrere calde lungo le mie guance.
Piacere, mi chiamo Melanie Irwin e sto piangendo per colpa di Luke Hemmings.
Il modo stava andando a puttane.
 
***
 
Ebbi una delle mie crisi quella notte, pensando alle parole che Luke mi aveva detto, e che molto probabilmente mentre io ero tranquilla nel mio letto lui poteva essere sballato da qualche parte.
Per fortuna il rumore dei miei gemiti e le mie lacrime arrivò fino alla stanza di Ashton, che corse subito a calmarmi, come ogni volta che mi succedeva qualcosa di simile.
“Melanieeeee” Calum mi schioccò due dita di fronte al volto.
“Hey! Che succede?!” dissi, sbattendo forte le palpebre, uscendo di colpo dai miei pensieri.
“Ti eri incantata.”  Mi sorrise  “Il professore ti sta guardando male da un quarto d’ora.”
Calum sapeva che pensavo sempre Luke, anche se non lo avrei mai ammesso, e cercava sempre di distrarmi in qualche modo, però non sempre funzionava, soprattutto quando eravamo in classe.
“Scusa, starò più attenta ora.”
“Pensi a Luke, vero?”
“No.”
Calum mi guardò male, aveva capito subito che mentivo.
Lui e Michael avevano quasi subito accettato la nuova notizia, riprendendo i rapporti con il biondo dopo due giorni di silenzio, non avevo dubbi che la cosa succedesse, erano praticamente fratelli loro tre.
“Dopo scuola io e Michael andiamo da lui, secondo me farebbe bene ad entrambi se venissi anche tu.”
“Ad entrambi?” chiesi, cercando di avere un tono menefreghista “Io sto benissimo.”
 “Come no. Mel, anche se nessuno dei due lo ammette penso che entrambi sentiate la mancanza dell’altro.”
Io avrei voluto ridergli in faccia.
Luke che sentiva la mia mancanza? Ma se aveva fatto intendere chiaramente che di me non gli importava nulla!
A scuola neanche mi guardava e aveva persino cambiato posto nelle ore che avevamo in comune.
“Penso che sia chiaro che ho i miei dubbi, Calum. In ogni caso non voglio venire, preferisco stare a casa con Ashton.”
“Mel..”
“Ho detto di no.”
Lui mi guardò sconsolato, sapeva che quando mi impuntavo non cambiavo idea.
“Come vuoi.”
“Irwin, Hood, avete intenzione di stare zitti?” strillò l’insegnante di matematica.
 
***
 
Dopo pranzo, che passavo in solitudine dato che Calum e Michael stavano insieme a Luke per accordarsi delle prove del pomeriggio, mi aspettava una lezione di letteratura nella quale sarei dovuta stare vicino al ragazzo, ma naturalmente lui si sarebbe spostato.
Appena entrata in classe notai che la mia supposizione era giusta, e mentre mi dirigevo al banco mi sforzai di non guardarlo e per fortuna ci riuscì.
“Ragazzi, ai posti” disse l’insegnate, sembrava esaltata “Ho un annuncio da farvi.”
Tutti la guardammo curiosi, notando che al suo fianco c’era un ragazzo mai visto prima.
Alcune ragazze sorrisero sognanti, e come biasimarle, quel ragazzo era il sogno nascosto di ogni essere umano di sesso femminile.
Aveva i capelli scuri, il viso dai tratti dolci e un bel fisico, ed era più abbronzato di molti australiani che avevo visto.
Indossava abiti alla moda, con tanto di capellino, orecchini con i diamanti e felpa in stile scuola americana.
“Questo è Austin Rogers, e qui per uno scambio che abbiamo fatto con una scuola americana, e da oggi seguirà le nostre lezioni.” Spiegò la donna “Austin, puoi andarti ad accomodare nell’ultimo banco vicino ad Irwin.”
Lui le fece un cenno di ringraziamento e venne a sedersi al mio fianco.
“Piacere, io sono Austin.” Mi sorrise.
Mio dio, aveva un sorriso da far mancare il fiato.
Ok, ok, Melanie calmati.
 “Io sono Melanie.” Mi presentai.
“Melanie..che bel nome!”
Ero certa di essere arrossita, mio Dio Melanie calma, è solo un ragazzo!
“Grazie, anche il tuo è bello.”
Lui si fece improvvisamente serio, ed ebbi quasi paura di averlo offeso con quella semplice frase.
“Melanie, posso chiederti un favore?”
Annuì.
“Io sono nuovo di qui e, beh ecco, avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse con il programma e per ambientarmi in generale e mi chiedevo se mi volessi aiutare..”
Tirai un sospiro di sollievo, per fortuna non era nulla di che.
“Certo, va benissimo!”
Lui sorrise “Grazie mille.”
Ricambiai il suo sorriso e quando feci per voltarmi per seguire la lezione notai che Luke mi stava fissando, con sguardo irritato.
Notai che aveva il viso più sciupato, le occhiaie più profonde e le labbra secche.
Ma che gli era successo?
“Hemmings se vuoi ammirare la signorina Irwin fallo dopo le lezioni. Ora perché non vieni alla lavagna?”
Tutta la classe si mise a ridere e io divenni rosso fuoco.
Luke invece, come la sua solita calma, si avviò alla cattedra per l’interrogazione per la quale sicuramente non avrà studiato.
“E’ il tuo ragazzo quello?”  mi chiede Austin.
Scuoto la testa “Non siamo neanche amici.”
“A me sembra che gli piaci, si vede dal modo in cui ti guarda.”
“Perché, come mi guarda?”
Lui sorrise “Avevo paura che venisse qui per urlarmi contro di non toccarti.”
“Luke non lo farebbe mai.”
“Io scommetto di si.”
Austin era sicuro di se, ma se avesse saputo la storia anche lui non avrebbe pensato lo stesso.
 
***
 
“Te lo giuro! Io sono bravo a surfare! “ 
Io ridevo come una matta mentre Austin faceva una brutta imitazione di stare su una tavola e continuava ad urlare di essere un talento in quello sport.
“Certo, e io sono la regina d’Autralia!”
Lui finì di fare la sua brutta imitazione e fece il gesto di inchinarsi “Ai vostri ordini, maestà.”
Io ripresi a ridere ancora, Austin era uno dei ragazzi più stupidi, in senso positivo, che avessi mai visto.
Durante le lezioni a scuola io e lui avevamo fatto amicizia e dopo un paio di giorni accettai di uscire con lui per aiutarlo con il programma.
Prima di andare via però salutai sia Calum che Michael, che per qualche ragione non vedevano di buon occhio Austin, forse perché ora passavo la maggior parte del tempo con lui.
“Esci con lui?” sussurrò Calum in modo che Austin non sentisse.
“Ti starebbe simpatico se provassi a conoscerlo.” Dissi abbracciando il mio amico “Ora vado, ci sentiamo sta sera.”
Ora eravamo entrambi seduti sul prato del parco vicino a casa sua, con i libri ancora chiusi nello zaino.
Durante il pomeriggio avevo scoperto che la sua famiglia era composta da cinque persone, i suoi genitori e le sue sorelline minori, Sarah e Kate, che avevano quattro anni.
Adorava la musica e sapeva suonare la chitarra.
In Australia viveva con i genitori del  ragazzo con il quale aveva fatto lo scambio, Robert, e che la casa era quasi sempre libera perché i genitori lavoravano quasi sempre.
“Forse è ora di studiare.” Dissi, asciugandomi le lacrime date dalle risate.
Lui fece il muso “Ma sono tanto stanco.”
“Ma se non abbiamo fatto nulla, scemo!”
“Non è vero” disse serio lui “Ho appena finito di fare un giro con la mia tavola da surf.”
Ripresi a ridere, quel ragazzo era un idiota.
Lui mi sorrise e poi si coricò sul prato verde, e io lo imitai.
“Sai, ho visto che le tue compagne mi mangiavano con gli occhi.” Disse lui.
“Beh, è più che normale.”
Lui rise “E perché?”
“Ecco..insomma..diciamo che sei un bel ragazzo.” Ero diventata rosso fuoco.
“Però a te non interesso, vero?”
“Non credo, cioè, non ti conosco, non posso dire che mi interessi solo perché sei un bel ragazzo.”
Lui si girò verso di me e sorrise “E’ per questo che mi stai simpatica, non ti fermi all’apparenza delle persone.”
Gli sorrisi di rimando, era bello sapere di essere simpatici a qualcuno, anche se lo conoscevo da poco.
Ci prendemmo per mano, e rimanemmo lì così a guardare il cielo in silenzio fino a quando alcune voci non rovinarono quel momento di pace.
“Avanti ragazzino, fammi un bel prezzo.”
Io e Austin ci scambiammo uno sguardo di intesa, prendemmo di corsa tutta la nostra roba e andammo a nasconderci dietro a un cespuglio.
Da dietro un albero spuntarono due persone, un uomo di mezza età con il viso scavato, era pallido e aveva delle occhiaie profonde, e un ragazzo biondo dall’aria stanca.
Lo riconobbi all’istante.
Luke.
 
 
Angolo autrice.
 

Saaaaaaaaaaaaaalve.
Bene, questo è il capitolo che mi piace meno tra i tre che ho letto lol
Anyway, la vostra opinione è quella più importante e mi piacerebbe se mi faceste sapere un qualsiasi parere attraverso una recensione, anche piccola <3
Ringrazio tutti quelli che seguono/recensiscono la mia storia, siete la mia felicità! <3
E poi, ho voglia di leggere storie nuove, quindi chi sta scrivendo qualcosa su: Green Day/Beatles/Coldplay/Austin Mahone/5 seconds of summer/Conor Maynard/Emblem3/Harry Potter/Hunger Games/Shadowhunters/Divergent/Skins/Doctor Who/saghe o attori cantanti conosciuti (tanto per sapere di chi si parla) me lo dica e io passerò.
 
Giulia.
 
P.s. Io tendo a dire la mia opinione su quello che leggo quindi se mi fate leggere qualcosa è probabile che la recensirò  :)
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Capitolo  4
 
Non ci potevo credere, era proprio lui, Luke.
“Sono fuori da questa storia.” Disse Luke con non curanza.
L’uomo si mise a ridere “Avanti ragazzino, lo so che ti servono dei soldi.”
Luke non lo guardava negli occhi e sembrava avere appena la forza di reggersi in piedi.
“Sono uscito dal giro, Jack.”
L’uomo si fece improvvisamente serio.  “ Ma io ne bisogno e so che tu ne hai.”
Luke stava per ribattere ma l’uomo gli fu subito addosso, iniziando a picchiarlo sul viso e il petto.
Luke non reagiva e io stavo quasi per mettermi ad urlargli di scappare via, ma mi limitai a fissare la scena immobile.
Austin fu più utile di me, infatti scattò come un lampo fuori dal cespuglio, afferrando l’uomo per le spalle e sbattendolo il più lontano possibile.
“Vedi di andartene o chiamo la polizia.” Disse con tono minaccioso.
L’uomo non se lo fece ripetere due volte, correndo il più lontano possibile.
Austin aiutò Luke a rialzarsi, e mi manco il fiato vedendo come era ridotto: aveva un occhio rossastro, e un labbro rotto da quale usciva il sangue, in più era pieno di terriccio ed erba.
“Hey amico, come stai?” gli chiese Austin, senza avere risposte.
A quel punto, tremante come una foglia, feci la mia comparsa, e lo sguardo vuoto di Luke si fece subito attento.
“Melanie..” disse piano.
Io come gli risposta gli saltai addosso, iniziando a prenderlo a pugni sullo stomaco.
“Si può sapere che cazzo volevi fare?!” gli urlai contro “Quel tizio  ti avrebbe potuto ammazzare se non fosse stato per Austin!”
Lui aveva abbassato il viso rimanendo immobile, e io iniziai a piangere.
“Melanie, vieni qui.” Disse Austin, cingendomi con dolcezza le spalle “Lascialo stare.”
 “Non dici niente ora eh?” Scattai con rabbia. “Quando però mi dovevi dire che non valevo niente per te la voce c’è l’avevi!”
“Melanie..” disse  con calma Austin, provando ad allontanarmi.
Luke alzò il viso, e vidi quello che pensavo non potesse mai succedere.
“Scusate.” Disse, per poi correre via.
Ero paralizzata.
Avevo causato veramente quella cosa?  
Mi sembrava cosi impossibile.
Luke Hemmings stava piangendo.
 
***
 
Il giorno dopo l’accaduto Luke non venne a scuola, e neanche il giorno dopo ne quello seguente ancora.
Io mi stavo iniziando a preoccupare, non pensavo di averlo ferito così tanto.
“Mel?” mi chiamo Michael.
“Si?” chiesi.
“Hai brutta cera, sai?” fece un gesto per indicare il mio viso, pallido e con due occhiaie in stile panda.
“Senti chi parla” Dissi sorridendo, intendendo i suoi nuovi capelli giallo canarino.
Lui non rise. “Sono serio.”
Io sistemai meglio i libri di scienze sul banco. “Anche io.”
“Melanie, se è per Luke ne possiamo parlare.”
Mi irrigidì, non volevo parlare di Luke.
“Non è colpa s-“ provai a dire, ma un suo sguardo di fuoco mi fece zittire.
“Oggi vieni con noi da lui.” Sentenziò lui.
Io scossi la testa “Non mi va.”
“Non era una domanda, è un ordine. Non sono ammesse repliche.”
“Michael..”
“Shh non hai scelta. Non ho intenzione di vedervi conciati così un minuto di più, e se dovrò portarti a forza lo farò.”
Avrei  voluto trovare una frase convincente da usare come replica, ma non mi venne in mente nulla.
Sarei dovuta andare da Luke.

***


Casa Hemmings dall’esterno sembrava una normalissima casa australiana, con tanto di giardino e garage, ma allora perché sentivo che da un momento all’altro le mie gambe non mi avrebbero più retto?
“Andiamo.” Disse Calum, prendendomi per mano.
“Luke sa che sto andando da lui?” chiesi, avevo la voce tremante.
Michael rise “No.”
Oh cazzo.
Ci fermammo a qualche centimetro dalla porta e io strinsi di più la mano di Calum, stavo quasi per svenire.
“Adesso entra, noi ti aspettiamo qui.” Sentenziò lui.
Io lo guardai shoccata. “Ma voi non entrate?!”
Lui scosse leggermente la testa. “No, è una cosa tra voi due.”
Non feci in tempo a replicare che i ragazzi avevano già aperto la porta, sbattendomi dentro.
Prima o poi li avrei uccisi.
L’interno  della casa era piuttosto accogliente e ordinato, e le pareti erano di un delizioso color crema.
Sentii della musica assordante provenire dal piano superiore e costrinsi le gambe a seguire quella melodia, che mi portò davanti a una porta chiusa.
C’era un forte odore di fumo e alcool.
Bussai leggermente alla porta, sperando che nessuno mi sentisse.
“Entrate pure!” urlò qualcuno dall’interno.
Entrai con cautela, sentendo il vomito salire dalla grande puzza che c’era, non sopportavo l’odore del fumo.
La temperatura in quella stanza era decisamente più calda del resto della casa, come se qualcuno ne avesse racchiuso tutto il calore all’interno.
La stanza aveva le pareti bianche, tappezzate di poster di gruppi vari.
Nel lato sinistro erano riposte con cura sui loro piedistalli due chitarre mentre nel lato destro c’erano una scrivania e un armadio.
Le finestre avevano le tapparelle quasi del tutto chiuse, e la poca luce rossastra proveniva da due lampade abbandonate sul pavimento, che era stracolmo di oggetti vari, comprese qualche bottiglia di un qualche strano liquido.
Di fianco alle chitarre c’era un letto sfatto, e su di esso c’era un ragazzo che se ne stava seduto a fumarsi una sigaretta, con la schiena contro al muro.
La luce lo illuminava per metà, e i suoi capelli biondi, che non dovevano essere stati pettinati da tempo,  sembravano risplendere.
Si vedeva ancora il segno nero intorno all’occhio e un piccolo taglio lungo il labbro pieno di croste.
Nel complesso sembrava quasi di essere stati catapultati in un qualche film famoso, dove Luke era il protagonista del quale tutte si innamoravano.
“Siete in anticipo, stranamente.” Disse Luke, continuando a fumare la sigaretta ad occhi chiusi “A cosa devo questo cambiamento?”
“Credo che sia colpa mia.” sussurai, la musica nel frattempo era terminata.
Lui aprì lentamente gli occhi, accennando a un sorriso.
“Melanie, che piacere.”
“I ragazzi erano preoccupati.”
Lui rise. “Non si fanno mai i cazzi loro, vero?”
“Già.”
Rimanemmo un attimo in silenzio, continuando a fissarci.
“Grazie comunque” disse lui, interrompendo il silenzio. “Per non aver detto di avermi visto mentre..”
“Figurati.” Dissi subito.
Lui continuava a passare lo sguardo lungo tutto il mio profilo, soffermandosi ogni tanto a fissarmi dritta negli occhi.
“Ho sentito che hai chiuso con quella roba” dissi io, mi metteva a disagio quello sguardo. “Come mai?”
Lui scosse le spalle “Ho i miei motivi.”
Sapevo che non mi avrebbe detto altro.
Lui spense la sigaretta in un posa cenere che aveva sul letto e con cautela si alzò, venendo poi verso di me.
Io arretrai di qualche passo, ma andai a sbattere contro la porta, lui ormai mi era di fronte.
“Se vuoi me ne posso andare.” Dissi in fretta, non volevo stargli troppo vicino.
Lui mi sorrise, per poi prendere a passare le mani lungo le mie braccia, dalle spalle fino alle mani, cingendomi infine i fianchi  lentamente.
Sentivo il mio corpo andare letteralmente a fuoco e i brividi lungo la schiena.
Lui si avvicinò al mio orecchio per sussurrarmi qualcosa “Sai, ti ho mentito.”
“C-che cosa intendi?”
Stavo addirittura balbettando? Ma si può sapere che mi succedeva? Io odiavo quel ragazzo!
Lui sorrise “Quel giorno a casa tua, ti ho mentito.”
Ripensai a quel giorno, quando avevo scoperto che spacciava droga e che mi aveva esplicitamente detto che per lui non ero nulla.
“E la verità quale sarebbe?”
Lui non disse nulla, continuava a fissarmi con quei suoi occhi azzurro cielo, che mi erano piaciuti dal primo istante.
“Luke” dissi “Dimmi la verità.”
Lui non parlò, ma si avvicinò lentamente al mio viso, il suo alito sapeva di un forte odore di fumo.
“La verità è che ti trovo terribilmente irritante.” Disse, sorridendo. “Mi fai impazzire.”
E io che mi aspettavo chissà che cosa.
Sbottai, irrita. “Potevo starmene a casa se dovevo soltanto farmi sentire dire che non ti piacevo.”
Feci per andarmene, ma lui spostò velocemente la presa dai miei fianchi alle mie mani, alzandole ai lati del mio viso.
Non feci in tempo a riprendermi dalla sorpresa che il ragazzo azzerò la distanza tra i nostri visi, facendo combaciare le nostre labbra.
Le sue erano ancora screpolate, ma quasi non me ne accorsi, troppo presa dalle emozioni che quel bacio mi dava.
Luke portò le mie mani intorno al suo collo, che circondai automaticamente, e lui mi cinse la vita con le sue.
Fino a tre settimane fa non avrei mai detto che un giorno avrei baciato Luke Hemmings,  e nemmeno che la cosa mi facesse provare tutte quelle emozioni, dai brividi ad avere letteralmente le farfalle nello stomaco.
All’improvviso un forte brivido mi portò dolorosamente fuori da quelle belle sensazioni che stavo provando,  infatti Luke aveva iniziato a risalire piano con le mani lungo la mia schiena, sotto al maglione, facendomi paralizzare per un istante.
Sapevo quali erano le intenzioni del ragazzo, e dovevo assolutamente fare in modo che non si realizzassero.
Luke non poteva vedere, non era ancora pronto, io non lo ero.
Tolsi velocemente le braccia dal suo collo e lo spinsi via mettendoci quanta più forza potessi, facendolo quasi cadere all’indietro.
“Ma che ti prende?!” urlò lui, sorpreso.
Io sentivo gli occhi bruciare.
“Scusa” riuscì a biascicare, prima di girare su me stessa ed uscire di fretta.
Ora potevo fare l’unica cosa che mi riusciva meglio, scappare.
 
 
 
 
Angolo autrice.
 


Aww ma io vi AMO *-*
Non so come ringraziare tutte quelle persone che hanno recensito o che comunque hanno messo la mia storia o tra le preferite o le seguite.
Siete fantastici <3
E mi spiace aver scritto un capitolo così brutto, bleah.
In ogni caso, spero che qualcuno di voi mi dica la vostra, perché è l’ opinione che conta di più u.u
Comunque mi dispiace dirvi che aggiornerò un po’ meno spesso, dato che ho scoperto di avere un piccolo problema agli occhi che mi impedisce di stare troppo tempo al computer e che ho anche un’altra storia da portare avanti, e che ho intenzione di aggiornare domani.
Comunque state tranquilli che ho intenzione di dare un finale a questa storia <3
 
Giulia.
 
P.s. ho preso i biglietti per  Milanooooo *-----*
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
Correvo da ore o forse minuti, ormai non avevo neanche più la cognizione del tempo.
Pensavo solo a muovere il più velocemente le gambe, una dopo l’altra, senza badare alle persone che mi guardavano come se fossi una pazza, dirigendomi verso un punto lontano che nemmeno io conoscevo.
Continuavo a piangere e le lacrime mi appannavano gli occhi, ormai quasi non ci vedevo più.
A un certo punto raggiunsi un gigantesco parco che non avevo mai visto prima.
Ero in una zona abbastanza desolata, e il parco era deserto tranne per qualche ragazzino che studiava sotto a un albero.
Non mi ero accorta di essere così stanca fino a quando non vidi tutto quello spiazzo di erba verde sul quale avrei voluto gettarmi e dormire per ore.
Cercai il luogo più tranquillo del parco, sotto ad un vecchio albero, e mi sedetti.
Luke mi aveva baciato, chi lo avrebbe mai detto? Io no di sicuro.
Ma soprattutto mi era piaciuto, questo si che era strano.
Fino a qualche settimana fa non riuscivo nemmeno a stare nella stessa stanza con quel ragazzo senza andare giù di testa, e ora addirittura piangevo per lui.
Ricordai i brividi che avevo provato mentre le sue mani erano a contatto con le mie, e i suoi occhi azzurro cielo che mi fissavo.
E il suo sorriso, Dio mio.
Risi di me, ormai sembravo una di quelle classiche adolescenti che sbavava dietro al ragazzo del quale è innamorata.
Ma io non ero la classica adolescente, no, io ne avevo passate di peggiori rispetto a molte di loro.
Alzai piano una manica del maglione, e sentì gli occhi bruciare al ricordo di tutto quello che avevo passato.
Simon, così si chiamava, il mio ex ragazzo.
Lo avevo conosciuto a Londra, meno di un anno fa, nella mia scuola, era il classico ragazzo del quale tutte si innamoravano, chi lo avrebbe mai detto che si sarebbe interessato a me?
Capelli ricci, neri come i suoi occhi, fisico da paura e studente e sportivo modello.
E aveva notato me, la normalissima Melanie.
Lui li aveva visti, i segni del mio passato, e comunque aveva detto che non gli facevano paura, anzi mi avrebbe aiutato.
E cosi fece, furono due mesi bellissimi, ma alla fine avrei dovuto aspettarmelo che quella felicità non sarebbe stata duratura.
Eravamo a casa sua, da soli, e ci stavamo baciando, proprio come con Luke poco prima, e lui aveva iniziato ad esplorare piano il mio corpo.
Io non capì subito, ma quando lo feci ebbi paura, e gli chiesi di rimandare, ero certa  che lui capisse, ma non fu così.
Divenne paonazzo, non era abituato ad essere respinto.
Respinsi i ricordi affondandoli nelle lacrime.
Passai un dito  sul braccio, sentendo un poco di dolore quando passavano sui lividi e i piccoli taglietti che passavano orizzontali lungo tutto il braccio.
I tagli non mi spaventavano, ero io a controllarli, erano una punizione che mi infliggevo io, e sapevo di meritarmela.
Ma i lividi, quelli si che mi spaventavano.
Alcuni erano neri, altri giallognoli e molti viola, andavano dalla grandezza di un pizzicotto alla grandezza di una noce.
Luke non era pronto a vedere tutto quello.
“Ti sei fatta male?”
Una voce mi fece sobbalzare, e abbassai di colpo la manica, asciugando le lacrime.
Una ragazzina dalla pelle chiara mi venne di fronte, aveva i capelli lilla e gli occhi argentei.
Poteva essere una parente di Michael, data la somiglianza.
“Come scusa?”  chiesi.
Lei fece un cenno verso il mio braccio. “Ho  visto che ti sei fatta male, sei per caso caduta dall’albero?”
“Nono, è una cosa che ho da tempo.”
Lei non sembrava convinta di quello che dicevo, e si sedette al mio fianco.
“Io mi chiamo Elizabeth, ma puoi chiamarmi Izzy.”
“Io sono Melanie Irwin.”
“L’amica di Michael?” mi chiese “E’ mio cugino, mi ha parlato di te, sei la ragazza per il quale Luke si è preso una cotta?”
Arrossii violentemente. “Penso di si.”
Lei sorrise “Secondo me sei la tipa giusta per tenere a bada quel biondino depresso.”
“Tu sai…?”
Annuì  “Me lo ha detto Mikey.”
“Ha smesso, comunque, ma non mi ha detto il motivo.”
Lei rise, assomigliava in modo sorprendente al cugino.
“Che hai da ridere?”
Lei si asciugò una lacrima “Ma davvero non ci arrivi?”
Alzai un sopracciglio, non capivo.
“Ha smesso di fare quel che faceva per te.”
“Questa è bella.” Finsi una risata, che interruppi subito vedendo un’occhiata di fuoco da parte della ragazza.
“Ah ma eri seria?”
Lei alzò gli occhi al cielo. “Sa che ti fa star male sapere che lui è uno spacciatore e visto che non vuole vederti soffrire ha smesso.”
“Mi sembra così strano..”
Lei sorrise “Si vede che sei cotta di lui.”
“Sapessi che prima lo odiavo.”
Scoppiamo a ridere entrambe.
“Comunque vuoi che ti porto a casa?” mi chiese “Sembri parecchio stanca.”
Scossi la testa. “Mio fratello sarà in giro, non ho molta voglia di stare da sola.”
“Beh, potresti venire a casa mia, sta sera faccio una festicciola con un alcuni amici. I vestiti te li presto io e  poi i miei amici sono divertenti e sono sicura che ti divertirai!”
Si vedeva dalla sua espressione che sperava con tutta se stessa che accettassi, e così feci.
“Va bene” dissi “Ma non ho intenzione di mettermi nessun vestitino.”
“Come vuoi, ma ti renderò bellissima”
Si rialzò e poi mi offrì una mano, che accettai.
“Ah, e non dirò nulla di quello che ho visto, sta tranquilla Mel.”
 
Luke POV
 

Non riuscivo a capire.
Perché se ne era andata?
Che avessi esagerato? Non era mia intenzione spaventarla..
Non avevo mai provato nulla di simile per una ragazza, di solito avevo solo storie di una sera dimenticate una volta risvegliato al mattino.
Lei invece era diversa.
Ricordai il primo giorno nel quale la vidi, era così bella, con quei suoi capelli neri e azzurri e quegli occhi neri, splendenti.
Mi era subito sembrata una spina nel fianco, con quel suo carattere sfacciato e irritante, pronta a ribattere ogni mia singola frecciatina.
Però la cosa che mi irritava era il fatto che non riuscivo ad odiarla nel modo in cui volevo.
Sentivo il cuore accelerare di un battito ogni volta che la vedevo, e mi mancava il respiro quando mi dedicava uno dei suoi sorrisi splendenti.
La prendevo in giro quando indossava i suoi occhiali spessi, dicendo che era ridicola, in realtà volevo solo riuscire a guardarle meglio quei suoi due pozzi neri.
Detestavo vedere quando passava tutto il suo tempo con Michael e Calum, che le stavano sempre intorno.
E poi quella volta che le avevo insegnato a suonare la chitarra?
Era stata una tortura ed insieme un sogno dover starle così vicino, sentendo l’odore della suoi capelli e il calore che mi dava il suo corpo.
E quando la vidi sorridermi quasi l’avrei baciata.
Lei appena aveva visto la nostra vicinanza era corsa via, mi faceva tenerezza vederla imbarazzata.
Mentre era in bagno chiesi agli altri di provare una canzone che avevo scritto, naturalmente loro avevano subito capito che era per lei.
Ero diventato così felice sapendo che le era piaciuta.
Sfortuna che arrivò la chiamata, ero arrabbiato perché aveva interrotto quel momento, per questo urlai.
Non l’avessi mai fatto.
Quando rientrai nella stanza vidi tutti guardarmi strano, con un misto di sorpresa e delusione.
Calum e Michael si dileguarono in un istante, mentre lei si stava quasi per mettere a piangere.
Avrei voluto abbracciarla in quel momento, cercando di non farla soffrire, anche se ormai il danno era fatto.
Ma ero troppo vigliacco per rivelarle quello che provavo veramente.
E me ne uscì con quella frase crudele.
Vidi il dolore impossessarsi dei suoi occhi, non più splendenti, e io mi sentì morire dentro.
Nei giorni seguenti le ero stato lontano, immaginando che fosse arrabbiata, limitandomi a spiarla qualche volta di nascosto.
A volte i nostri sguardi si intrecciavano per qualche secondo e riuscivo a scorgere la tristezza della ragazza, ormai non la vedevo più sorridere.
Nemmeno io sorridevo più, ormai non avevo più voglia di fare nulla, ne di mangiare ne di bere ne di dormire e tantomeno di spacciare droga.
Poi però era arrivato il damerino, Austin, e in mezzo minuto di conversazione era già riuscito a farla sorridere e diventarono quasi subito amici inseparabili.
Non volevo che le parlasse o la toccasse, e detestavo che la felicità di Melanie fosse ritornata grazie a lui.
 Odiavo quel ragazzo e odiavo il fatto che mi avesse pure salvato con quel tizio che voleva drogarsi.
Dovevo aspettarmi che fossero insieme quel giorno, ma non mi aspettavo una reazione così violenta da parte di Melanie alla mia vista.
Ero convinto che mi odiasse e io non ressi più.
E alla fine, Luke Hemmings, quello che tutti chiamavano il cattivo ragazzo senza sentimenti,  piangeva per  colpa di un cuore spezzato.
Strano il mondo, no?
Negli ultimi giorni mi ero convinto che a Melanie non importasse più di me, che  presto si sarebbe fidanzata con Austin e che si sarebbe dimenticata di me.
E invece era venuta.
Le dovevo essere sembrato uno schifo conciato  com’ero e per di più mezzo fumato.
Le avevo detto che era irritante e che mi faceva impazzire, ed erano vere entrambe le cose.
Ormai eravamo vicini e lei cercò di andarsene, orgogliosa come era se l’era presa subito, ma poi l’avevo baciata e non mi aveva nemmeno respinto.
Non era il mio primo bacio ma di sicuro era quello più bello e più sincero, dato con sentimenti veri.
Non mi ero mai sentito così felice, e forse preso da quell’euforia feci quel gesto sbagliato.
Mi pare di aver sentito qualcosa di ruvido sulla schiena di Mel, come se avesse delle croste.
Lei mi spinse subito via, spaventata e io non riuscivo a capire.
Biascicò uno “scusa” e corse via da me, lasciandomi nella confusione più totale.
Magari avevo affrettato troppo le cose, ma andarsene così?
Avrei capito se mi avesse rifiutato, ma sembrava addirittura spaventata da me.
Non riuscivo a capire.
Mi buttai a peso sul letto, con la testa immersa nei cuscini.
Avrei voluto addormentarmi così da poter avere un paio di ore lontano dai pensieri, ma il rumore del mio telefono mi fece alzare di scatto.
 
 
Sta sera festa a casa Clifford!
Non puoi rifiutare, quindi vedi di non inventarti scuse.
 
Michael.
 

 
 
Angolo autrice.
 
Hello everybody <3
Penso di essermi innamorata di tutti voi, siete così dolci a seguire/recensire la  mia storia hfpqhfpoq *-*
Spero che il capitolo vi piaccia..in ogni caso mi piacerebbe sentire la vostra C:
A presto,
Giulia.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6
 
Casa Clifford si poteva definire con una parola: eccentrica.
Era piena di mobili di diverso tipo, dal vintage ai più innovativi, ed ogni parete aveva una sfumatura di colore diverso.
La camera di Izzy non era da meno, con le pareti colorate ricoperte di poster e scritte e con oggetti sparsi in ogni angolo.
Durante il tragitto avevo conosciuto meglio la ragazza, scoprendo che aveva quattro anni più di noi e che aveva lasciato la scuola perché non faceva per lei.
Ha un fratello, anche se non l’ho ancora visto in giro per casa, e passa le sue giornate tra musica, tinte e libri.
“Non so se ho qualcosa che faccia per te.” Disse lei, pensierosa, gettando via l’ennesimo completo e riprendendo a frugare nell’armadio.
“Tranquilla, posso tenere anche questi vestiti.”
Lei mi guardò male “Escluso.”
Io le sorrisi, mi stava veramente simpatica.
Intanto che lei frugava in ogni angolo della stanza io avevo preso a guardare il mio riflesso nello specchio della ragazza.
Avevo ancora gli occhi rossi, e il trucco, per quanto fosse leggero, mi aveva lasciato delle enormi  sbavature nere intorno agli occhi.
Le ciocche azzurre ormai erano stinte, erano quasi un verde acido, e avevo il viso pallido.
Ero veramente uno schifo.
“Se vuoi ti posso rifare il colore mentre cerco di trovarti qualcosa.”
“Non vorrei disturbarti..”
Lei fece un sorriso a trenta due denti,  scattando come una furia a prendere una sedia e facendomi sedere davanti allo specchio.
“Ma figurati se mi disturbi, adoro acconciare i capelli! Allora, come vorresti farti?”  mentre parlava mi aveva avvolto un asciugamano intorno alle spalle e aveva estratto da un cassetto un grande numero di flaconi di colori diversi.
“Mm non saprei, che mi consigli? Sei tu l’esperta..”
Lei mi squadrò un istante. “Beh allora, il nero ti sta bene, però preferirei cambiare totalmente colore. Beh, vediamo, hai la pelle chiara, quindi magari un biondo/castano chiaro ti piacerebbe?”
Scossi le spalle “Mi fido di te.”
Lei sorrise. “Bene, iniziamo.”
Prese uno dei flaconi e iniziò piano a cospargermi il contenuto suoi capelli, massaggiandomi piano la cute.
“Beh, allora, che mi racconti di te?” disse la ragazza.
“Non sono molto interessante.”
“Se hai attirato l’attenzione di Luke non credo che tu non sia interessante.”
Come ogni volta che si parlava di Luke divenni subito rossa.
“Sono qui da poco, abito con mio fratello Ashton, i miei lavorano sempre per questo non sono mai con noi, però stiamo bene insieme. Appena entrata a scuola ho fatto amicizia con i ragazzi e un nostro nuovo compagno americano, Austin..”
Era solo una minima parte della tante cose che avrei potuto dire, ma la ragazza sembrava essere interessata ad altro.
“Americano? Carino? Invitalo pure!”
Scossi la testa, ridendo. “Non so se è libero.”
“Tu fallo!” esclamo lei. “Comunque come sarebbe questo Aus-..”
Non fece in tempo a finire la domanda che qualcuno fece un irruzione violenta in camera della ragazza.
Era un ragazzo che avrà avuto sui diciotto/diciannove anni, con dei lunghi capelli neri stra bordanti di gel in un taglio che era già fuori moda negli anni settanta.
Aveva degli spessi occhialoni marroni che gli ingigantivano gli occhi verdi fino a farli sembrare due palline da tennis, in più indossava dei pantaloni a vita alta grigi scuri con un maglioncino marrone a strisce nere.
Aveva addirittura il cravattino e i mocassini.
Non era proprio il genere di ragazzo che si poteva definire minimamente carino.
“Marcel, che cazzo vuoi?!” sbottò Izzy.
Lui continuava a passare lo sguardo da me a Izzy, disorientato.
“Lei è Melanie” disse la ragazza “Mel, questo è Marcel, il mio fratellino strano.”
“Non sei divertente.” Disse lui, con voce nasale.
Poverino, le aveva proprio tutte.
“Tu si invece, soprattutto vestito così.”
Lui la fulminò con lo sguardo. “Mamma ha detto che posso partecipare alla festa.”
La ragazza divenne di una tonalità di rosa più scura di quella dei capelli. “Escluso!”
Lui fece un sorriso vittorioso “Se non mi vuoi alla festa mamma ha detto che questa sarà l’ultima volta che incontri un essere vivente.”
Izzy aveva iniziato ad avere un tick nervoso al labbro dal nervosismo. “Come vuoi.”
Il sorriso di Marcel quasi illuminava la stanza.
“Però esigo che ti vesti in modo decente, ed io sono già troppo occupata, ci riesci da solo?”
“Se vuoi lo posso aiutare io mentre ti prepari.” Suggerii.
I due fratelli si scambiarono uno sguardo, per poi tornare a me.
“Ne sei sicura?” mi chiese la maggiore.
Annuii “Tanto devo aspettare che si asciughi la tinta.”
“Bene, la mia camera è di qua.”
Marcel quasi saltava dalla gioia di partecipare alla sua prima festa, mi faceva quasi tenerezza.
La sua camera era stranamente ordinata e di una tinta unita, con molti libri scolastici in ogni angolo.
Il classico secchione.
“Allora, vediamo che abbiamo qui.” Dissi, iniziando a frugare nell’armadio del ragazzo, mentre questo si andava a lavare i capelli come gli avevo chiesto.
L’armadio era pieno di completi simili a quelli che indossava in quel momento.
“Non è che avresti dei jeans e una camicia?” urlai.
Non era niente di straordinario, ma magari ci stava bene.
“Sono nell’ultimo cassetto, penso.” Mi rispose dal bagno, cercando di farsi sentire sopra il rumore del phon.
Presi a frugare nei vari completi fino a trovare quello che cercavo, neanche speravo che li avesse.
In quel momento il ragazzo fece la sua comparsa, ancora mezzo gocciolante, e notai che aveva i capelli molto più lunghi di quello che pensassi, ed erano pure ricci.
“Prova.”
Il ragazzo annuì, richiudendosi in bagno ed uscendo poco dopo tutto vestito.
E wow, era decisamente meglio!
“Non è che puoi toglierti quelli?” chiesi, indicando gli occhiali.
“Potrei mettermi le lenti.” Disse, sorridendomi e facendo quello che aveva proposto.
Alla fine lo squadrai bene dalla testa ai piedi, che erano ancora nudi, e c’era da ammettere che era così..wow!
Da nerd a super figo, mi sarei battuta il cinque da sola.
“Perché mi guardi così? Non sto bene?” chiese lui, incerto.
“Sei un figo da paura, altroche.”
Lui mi sorrise, riconoscente.
“Io è meglio che vada, la tinta è asciutta. Ci pensi tu alle scarpe?”
“Certo, e grazie Melanie!”
Gli sorrisi di risposta, tornando nella stanza di Elizabeth, che era vestita di tutto punto.
Le sorrisi “Sono pronta.”
 
Luke POV
 
Non avevo voglia di andare a quella dannata festa.
Avrei voluto solo sotterrarmi tra le coperte e non uscire più di casa.
Ma Michael e Calum non  hanno voluto repliche, e mi hanno addirittura cambiato a forza e pur di farmi venire.
Almeno mi avevano vestito decentemente quegli idioti.
Casa Clifford mi piaceva, era quel genere di posto dove sai sempre di trovarti a tuo agio chiunque tu sia.
Oramai era già piena di gente, molti della nostra scuola e molti altri di fuori, molti mi guardavano timorosi, come se potessi morderli da un momento all’altro.
“Noi andiamo a prendere da bere, tu non fare casini.” Mi disse Michael, prima di scomparire con Calum.
Mi guardai intorno, cercando di passare in qualche modo l’attesa.
Poco lontano scorsi la figura di quel perfettino di Austin, stava parlando con altri tre ragazzi, due erano i cugini di Michael (quasi non riconobbi Marcel messo com’era) e una ragazza bionda che stava di spalle.
I due fratelli si congedarono e Austin rimase a parlare con la ragazza, avvolgendo le braccia introno ai suoi fianchi.
Quasi mi venne un colpo quando la vidi in volto.
Melanie.
Era bellissima, dal resto lo era sempre, ma ora quasi risplendeva di luce propria.
Indossava dei pantaloncini scuri con dei collant neri sotto, una maglia a mezza manica bianca con ai polsi numerosi braccialetti colorati.
I capelli biondi le rendevano i tratti del viso ancora più dolci.
Austin si faceva sempre più vicino al volto di Mel, accarezzandole la guancia con la mano, lei se ne stava immobile a guardarlo.
Quasi senza accorgermene le mie gambe incominciarono a muoversi  verso  i due e appena Austin, vedendomi, aprì la bocca come per parlare gli tirai un pugno dritto sul viso.
 
Melanie POV
 
Fu un attimo.
Prima Austin mi stava parlando di come fossi bella e di quanto fosse felice che lo avessi invitato e ora era steso a terra con il naso sanguinante.
Avevo visto che il ragazzo stava cercando di baciarmi, ma di sicuro lo avrei respinto appena avesse superato il limite, mai mi sarei aspettata di vedere Luke arrivare.
“Luke che cazzo fai?!” scattai contro il biondo, afferrandolo per un braccio.
Intanto Austin gemeva dal dolore e qualcuno degli invitati era andato in suo soccorso, tenendosi a debita distanza da Luke.
Questo mi guardava dritto negli occhi, e dal suo sguardo riuscivo a vedere solo rabbia.
“Vieni.”
Mi prese per un polso e mi strattono fuori dalla casa, passando per l’uscita posteriore, che dava al giardino, che oltrepassammo fino ad arrivare a un grosso albero.
C’era una scala fissata alla corteccia.
“Sali.” Mi ordinò, e obbedii.
La salita non fu particolarmente difficile, ma il fatto che ci fosse Luke rendeva tutto più pesante, e allo stesso tempo  bello.
In cima trovai una botola, che con un colpo riuscii ad aprire, rivelandone in superficie una stanza fatta in legno, dove la poca luce presente proveniva dalla piccola finestra.
Una casetta sull’albero, il mio sogno infantile.
Nella stanza vi erano solo alcuni giocattoli vecchi dimenticati e qualche mobile adatto a un bambino di massimo dieci anni, ma di sicuro in passato era davvero bella.
Una volta salito, Luke si chiuse la botola alle spalle, prendendo a fissarmi.
Capii che era nervoso dal fatto che continuava ad aprire e chiudere le mani, e che aveva la mascella sigillata, come se si stesse trattenendo dall’urlare.
Indossava dei pantaloni attillati neri strappati sulle ginocchia, con una maglia a maniche corte sempre nera e le vans  blu scuro.
I capelli sembravano più in ordine del pomeriggio, ma il viso era in egual modo ridotto male.
Era bellissimo, con il riflesso della luna che gli faceva risplendere gli occhi color del cielo.
“Perché mi hai portato qui?” chiesi.
“Ti sembro il tipo da prendere in giro?” sbottò lui con rabbia.
“Io prendere in giro te?” chiesi, sbalordita, indicando prima il mio petto e poi la sua figura. “Stai scherzando, spero.”
“Non mi sembravi tanto triste di baciare il tuo amichetto.”
Sbuffai, iniziavo a innervosirmi.
“A me Austin non mi piace, mettitelo in testa, lo avrei respinto se non fossi venuto tu.”
Lui continuava a muovere nervoso le mani, stando zitto.
Sapevo che avrebbe voluto fare qualcosa ma che in qualche modo si stava trattenendo.
“Luke, me lo devi dire ora, perché fai tutto questo? Perché prima mi tratti come se mi odiassi e poi mi baci e diventi geloso?” era una domanda pericolosa, ma volevo risposte.
Lui sospirò, portandosi una mano tra i capelli.
“Mi fai impazzire, Mel.”
Sorrisi, sarcastica “Questo me lo hai già detto.”
“No! Non in senso dispregiativo..” cercò di spiegarsi lui. “E’ difficile da spiegare, non mi è mai capitato con nessun’altra ragazza, non ho mai provato queste cose per nessun’altra, solo te.”
Io gli sorrisi, avvicinandomi a lui.
Lui mi circondò i fianchi con le mani, avvicinando ulteriormente i nostri corpi.
“Se è questo che intendi.” Dissi io “Anche tu mi fai impazzire in quel modo.”
Lui sorrise, sembrava veramente felice, e cercò di avvinare le sue labbra alle mie, ma lo fermai.
“Però prima voglio che tu sappia tutto di me.” Dissi seria. “Ogni singola cosa.”
“Che intendi?”
“Vedrai.”
E mentre lui mi guardava stranito io presi a slacciarmi i braccialetti.
 
 
 
 
 
Angolo autrice.
 
Buon salve gente <3
Mamma mia quanto siete cresciuti!
Vi amo troppo!!
Comunque sono troppo felice, ieri era il compleanno del nostro Luke e in più anche del mio adorato Keaton (Che fa parte degli Emblem3, per chi sono lo sapesse), aww i miei diciottenni C:
Comunque spero che il capitolo vi piaccia :3
Magari fatemelo sapere con una piccola recensione <3
 
Alla prossima, Giulia.
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7
 
“Tutto è iniziato quando avevo quattordici anni, a Parigi.
Avevo già cambiato tre città, dato che inizialmente io ed Ashton viaggiavamo insieme ai nostri genitori, ma visto che a Parigi abitavamo con una zia loro avevano deciso di lasciarci con lei, in ogni caso l’anno dopo Ashton sarebbe diventato maggiorenne e avremo potuto stare da soli.
A scuola non ero proprio la ragazza amica di tutti, anzi, avevo solo un’amica, Michelle, che diciamo era per  così dire speciale.
Dava più attenzioni alle femmine che ai maschi, tanto per capirci.
Era una buona amica e non avevo pregiudizi, perciò me ne fregavo di quello che dicevano sul nostro conto.
Però un giorno successe una cosa strana, Michelle mi baciò.
Non provai nulla durante quel bacio e la respinsi subito, lei ci rimase male e incominciò subito a dire a tutti i nostri compagni che ero stata io a baciarla.
Tutti iniziarono ad aumentare le prese in giro e i cattivi scherzi.
Un giorno esagerarono, e tornai a casa da scuola con un occhio nero e la scritta “Lesbica” sulla fronte.
I miei genitori non c’erano, erano in viaggio per lavoro e comuqnue non erano mai stati una presenza fissa nella vita mia e di Ashton.
Lui cercò di consolarmi, ma fu inutile, quella sera mi feci il mio primo taglio.
Mi dicevano che ero un mostro, un errore, che nessuno mi voleva, e stavo incominciando a crederci, pur sapendo che il pettegolezzo che girava su di me era falso.
Mi sentivo veramente un errore, e da sbaglio quale ero, volevo scomparire.
Fu Ashton a fermarmi, sfondando la porta con una sedia e gettandomi via la lametta dalle mani.
Vidi la delusione e la tristezza nei suoi occhi e mi sentì ancora più peggio.
Quando i miei genitori lo seppero ci fecero trasferire in una nuova città, Londra.
Qui conobbi Simon, il mio primo ragazzo a tutti gli effetti, era perfetto e ci amavamo.
Mi capiva e mi rendeva felice, e non faceva altro che dirmi quanto mi amasse.
Era uno dei ragazzi più popolari e voluti dalla scuola quindi figurati quanto ero sorpresa che volesse proprio me.
Dopo due mesi però le cose cambiarono.
Lui voleva di più e io non me la sentivo, non era abituato ai rifiuti dato che era sempre accontentato in tutto, e così diede di matto.
Mi costrinse in tutti i modi, sia con le botte che con gli insulti, e alla fine ottenne quello che voleva.
Mi sentivo vuota, un niente, un oggetto, un errore.
Resistetti due giorni poi dissi tutto ad Ashton, pregandolo di non fare nulla ma di portarmi via da quel posto, e così fece, portandomi in Italia.
Passammo sia per Milano che Roma, posti assolutamente bellissimi, ma non facevano per noi, e la città seguente, Barcellona, men che meno.
Ormai mi chiudevo a riccio davanti a ogni novità, con le persone a volte ero timida altre scontrosa.
Ricomincia a tagliarmi di nascosto.
Ashton cercava di essermi d’aiuto e provava a farmi integrare in ogni nuova città, con scarsi risultati.
Ashton è il fratello perfetto, sai?
Suona anche la batteria divinamente e sa pure cantare.
Sta cercando di formare una band e per questo sta sempre fuori, provando a suonare con tutti i gruppi che gli interessano, ma ancora non ha trovato niente che gli piaccia.
Non è lui a mantenerci, i nostri genitori ci mandano tutti i soldi che vogliamo, ma in ogni caso per me la mia famiglia è lui e basta.
Alla fine di tutta la storia arrivai qui a Sydney e, beh, da qui la conosci anche tu.”

Quando finì di parlare osservai il viso di Luke.
Sembrava una statua tanto era immobile, tenendo lo sguardo fisso su di me.
“Allora, qualcosa da dire?” chiesi, cercando di rompere la tensione.
“Posso vederli?” chiese lui, con voce priva di emozione.
Io annuì, e portai il braccio verso la finestra illuminata, mettendo in bella vista tutto ciò che avevo cercato così disperatamente di nascondere.
Luke guardava il mio braccio, esaminando con lo sguardo ogni taglio o livido.
Ad un certo punto prese il mio braccio tra le sue mani, passando lentamente un dito su ogni contorno, provocandomi numerosi brividi.
Avvolse la mia vita con le mani, avvicinandomi a lui.
“Io non sarò mai la causa di uno di quelli” disse, alludendo ai lividi “E voglio fare in modo che tu non debba più ricorrere a quelli, mai più. E se proprio non puoi farne a meno ti costringerò a farlo sulla mia pelle, non la tua.”
Mentre parlava mi accarezzava piano la guancia, e io in quel momento, stando al suo fianco, mi sentivo veramente felice.
Nemmeno con Simon era così, con Luke era tutto diverso, tutto migliore.
“Non lo farò più, se tu resterai con me.”
Lui sorrise “Mi sa di minaccia.”
Scossi le spalle “Correrò il rischio.”
Lui continuava a sorridere mentre azzerava la distanza tra i nostri volti, facendo incontrare le nostra labbra.
Fu un bacio più dolce dello scorso, e questa volta non mi tirai indietro.
Quando finì abbracciai forte Luke, aspirandone a fondo il profumo (che per una buona volta non era ne fumo ne alcool).
“Sarà meglio che torniamo alla festa, si staranno preoccupando:” disse lui, prendendomi per mano e aprendo la botola.
Scesi per prima e aspettai che lui facesse lo stesso, per poi, tenendoci per mano, rientrare in casa Clifford, dove la festa stava andando a gonfie vele.
Vidi Marcel ballare con una bella ragazza dai capelli biondi quando mi vide mi lanciò uno sguardo a mo’ di ringraziamento.
“Ragazzi!” Izzy si avventò su di noi come una furia “E’ da quasi un’ora che vi cerco! Luke, si può sapere che ti prende? Quel poverino ora è in camera mia e ha chiesto di te, Mel, sarà meglio se vai. Luke, Cal e Mike ti stanno cercando, hanno detto che è urgente. Ah, e comunque, siete veramente bellissimi!”
Disse tutto senza respirare, e sia io che Luke scoppiamo a ridere.
“Che avete da ridere?” chiese lei, guardandoci storto.
“Nulla” rispondemmo all’unisono.
Lei alzò gli occhi al cielo.
“Luke! Finalmente!” Calum quasi saltò in groppa a Luke, seguito da Michael.
“Hey, ragazzi! Che succede?!” disse lui, sorridendo a quell’improvvisa spinta di calore.
Non lo avevo mai visto così tanto sorridente e rilassato, e d’istinto sorrisi anche io.
Calum si avvicinò all’orecchio del ragazzo, sussurrandogli qualcosa, che a quanto pare doveva essere una brutta notizia dato che il sorriso scomparve subito dal volto del biondo.
“Non è possibile.” Lo sentì sussurrare.
“Cosa non è possibile?” chiesi.
“Calum, porta Melanie a casa.” Dal tono di voce sembrava quasi un ordine.
“Ma io non voglio andare a casa!” protestai.
Lui si girò di scatto verso di me, aveva uno sguardo gelido, molto diverso da quello di pochi secondi prima. “Tu ora vai a casa, nessuna discussione.”
Avrei voluto protestare ancora, ma Calum mi afferrò per un braccio trascinandomi via.
“Cal, lasciami, voglio stare con Luke!” urlai, cercando di divincolarmi.
“Mi spiace, Mel, ma è meglio se non vedi.” La voce di Calum era preoccupata.
Che Luke avesse ricominciato con…?
No, impossibile.
Calum mi fece sedere in un auto che non avevo mai visto prima, io continuavo a tenere il broncio.
“Mel, Luke ti spiegherà tutto, ma ora non è il momento.”
Calum chiuse la mia portella e si avviò verso quella del guidatore.
Fu un attimo.
Sfruttai il pochi secondi tra l’apertura della portella alla sua chiusura per scattare fuori dall’auto, Calum ne era ancora all’interno e ci mise qualche secondo prima di capire quello che stava succedendo e corrermi dietro.
Io entrai come una furia in casa, cercando di scorgere il profilo di Luke in uno dei presenti, non riuscendoci.
Mi feci largo tra le varie persone, sempre guardandomi intorno, provando anche in varie stanze.
Ma alla fine non fu la chioma bionda di Luke a colpirmi, fu quella della ragazza rossa che gli stava in braccio e che lo baciava appassionatamente.
 
 
 
 
Angolo autrice.
 
Salve c:
Onestamente il capitolo non mi piace lol.
Mi fa piacere vedere che le persone che seguono la storia continuano ad aumentare e ch c’è qualcuno che la commenta
Perché onestamente la storia sta prendendo una piega che non mi piace, e qualche consiglio mi sarebbe utile:)
Alla prossima, e grazie ancora <3
Giulia.

E ora vi tartasso di fotoo c:

Melanie Irwin (Aleisha McDonald)

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Luke Hemmings

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Elizabeth Clifford

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Marcel Clifford (Harry Styles- Aggiungo che io non sono Directioner ma che ascolto di tutto, anche se il cantante magari non mi sta particolarmente simpatico, ma dal resto un cantante deve cantare non essere simpatico. Le haters possono saltare questa immagine e immaginare Marcel come vogliono).

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Austin (Austin Mahone)

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Ashton - Calum - Michael

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Si volevo intasarvi di foto per non far notare che il capitolo è un pò più corto <3

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8
 
Datemi un pizzicotto, buttatemi addosso un secchio d’acqua, ma vi prego fatemi uscire da questo incubo.
La rossa continuava a muovere le sue labbra contro quelle di Luke, che non la respinse nemmeno quando le sue mani iniziarono a muoversi sotto la sua maglia.
Avrei voluto piangere, o vomitare, o tutt’e due.
Sentii qualcuno circondarmi le spalle e, riconoscendo il profilo di Calum, mi gettai subito tra le sue braccia.
“Mi dispiace Mel, avrei voluto che le cose andassero in maniera diversa.”
Le sue parole mi arrivarono appena alle orecchie, come se mi stesse parlando attraverso un vetro.
Alzai appena il volto dal petto del mio amico e vidi che i due avevano smesso di baciarsi, e che ora si stavano dirigendo al piano di sopra, tenendosi per mano.
Il viso di lei non nascondeva tutta la sua felicità, quello di Luke era impassibile.
“Andiamo.” Sussurrai appena.
Calum mi guardava con tenerezza, passandomi una mano tra i capelli “Pensi di farcela?”
“Penso di si, ma forse sarà il caso di andare a recuperare Austin.” Dissi, ricordandomi improvvisamente di lui.
Calum alzò gli occhi al cielo, facendomi scappare un sorriso.
“Chiederò a Michael di portarlo a casa, non voglio che mi sporchi il sedile con il sangue.”
Gli diedi un pizzicotto “Calum! Non essere cattivo!”
Lui scosse le spalle “Almeno ti ho fatto sorridere.”
“Va bene, ma ora andiamo.”
Lui annuì, scortandomi fino alla sua macchina, dove poco prima lo avevo abbandonato per inseguire Luke, non l’avessi mai fatto..
Il viaggio fu inizialmente silenzioso, con Calum che non distoglieva lo sguardo della strada e io che cercavo di non dare ascolto ai miei pensieri.
“Hai freddo?” mi chiede il ragazzo, improvvisamente “Stai tremando.”
“Oh si, non me n’ero nemmeno accorta.”
“Prendi la mia felpa, è nel sedile posteriore.” Disse lui, sorridendomi.
Feci come detto, indossando la felpa che mi stava incredibilmente grande.
“Ma Calum, è gigantesca!”
“Non è colpa mia se sei anoressica.”
“Oppure il fatto è che tu sei obeso..”
Calum spalancò bocca e occhi, facendomi ridere. “Dovresti vedere la tua faccia ora.”
“Sicuramente è migliore della tua, tesoro.” Disse lui, imitando la voce stridula in stile ragazza vanitosa.
Gli diedi un colpo sulla spalla “Scemo.”
“Non ho voglia di andare a casa…” ammisi, accoccolandomi di più nella felpa, che sapeva vagamene di vaniglia. “Ashton è fuori con alcuni amici sta sera e sarei da sola.”
“Piuttosto assente tuo fratello..Ogni volta che vengo a casa tua non c’è mai.”
“Lui è un batterista, sta cercando una band che faccia per lui, ma sembra che in tutta Sydney non ci sia nulla che gli vada bene.”
Calum non rispose, sembrava pensieroso.
“Cal?”
“Mmh?”
“Tu sai chi è la ragazza che baciava Luke?”
Sembrò pensarci un attimo prima di rispondere “Penso che sia più giusto che sia Luke a parlartene.”
Sapevo che Calum non avrebbe mai detto qualcosa su Luke, ma tentar non nuoce.
“Comunque se vuoi puoi rimanere a dormire da me, la casa è vuota sta sera..”
“Mi piacerebbe molto, grazie Cal.”
Ero veramente felice di stare con Calum, lui riusciva a farmi sorridere sempre, anche nei momenti più bui, e magari non avrei passato la notte a piangere.
Intanto la macchina aveva parcheggiato di fronte a quella che doveva essere casa Hood.
Scesi dalla macchina e tenendo la mano di Calum entrai in casa sua, del quale mi innamorai dal primo istante.
Vi erano foto in ogni parete, e molte finestre dal quale proveniva la luce della luna, illuminando i vari mobili.
Sull’anta della porta della cucina vi erano incisi dei segni che indicavano l’aumento in altezza dei fratelli Hood, e vi erano dei giocattoli sparsi in ogni stanza.
Nell’aria c’era un odore buono, come se qualcuno avesse sfornato nel pomeriggio una teglia di biscotti al cioccolato.
“Scusa per il disordine, ma oggi pomeriggio sono venuti i miei cuginetti e non ho ancora sistemato..”Calum si portò una mano tra i capelli, visibilmente dispiaciuto.
“Tranquillo, casa tua è bellissima.”
Sorrise, più rilassato.
“Comunque camera mia è di sopra, vieni.” Disse, prendendomi per mano e accompagnandomi al secondo piano.
La camera di Calum assomigliava un po’ a quella di Luke, con i poster e il disordine incombente, solo che le pareti erano colorate di azzurro.
Aveva pure un bagno comunicante.
“Forse è meglio se ti cambi.” Disse lui, porgendomi una sua maglietta con la scritta 'Nasa' “Li c’è il bagno se ti vuoi struccare, io dormirò sul divano.”
“No!” obbiettai “E’ la tua stanza e non posso rubartela!”
“Ehm ecco.. visto che sei una ragazza..insomma..allora..” lo vidi arrossire violentemente.
“Cal, abbiamo già dormito insieme, anche se eravamo in letti diversi, non ho problemi se rimani qui.”
“S-sicura?” non aveva ancora perso il rossore.
“Certo! Ora vado in bagno a cambiarmi, intanto tu puoi farlo qui.”
Lui annuì, e io mi chiusi in bagno, dove mi tolsi velocemente i vestiti.
Struccarmi fu impresa dato che non avevo lo struccante, e mi rimasero tutti i segni neri intorno agli occhi.
Scossi le spalle, di sicuro per dormire potevo rimanere così.
Mi misi in fretta la maglia di Calum, costatando che mi arrivava appena sopra la metà coscia.
Si vedevano alcuni lividi scuri, ma avrei detto a Calum una bugia se mi avesse chiesto qualcosa.
Calum era seduto sul letto, con solo dei pantaloncini addosso.
Quando i nostri sguardi si incontrarono i visi di entrambi divennero rosso fuoco.
“Scusa, io dormo sempre senza maglia..”
“Si, lo so, ma non è un problema.” Mi maledì interiormente per essere arrossita.
“Vuoi una maglia più lunga?” mi chiese, passando lo sguardo sul mi corpo e indugiando sulle gambe scoperte.
“Nono, tanto la dovrò usare solo per dormire.”
In realtà avrei preferito in gran lunga indossare il mio pigiama, ma almeno Calum non aveva fatto domande.
Per fortuna è quel genere di persone che aspetta che sia tu a dirgli i tuoi problemi, e non tenta mai di sforzarti troppo.
Mentre Calum andava a spegnere la luce io mi stesi sotto le coperte dove venni raggiunta poco dopo, venendo invasa dall’odore di vaniglia di Calum.
“Hai un buon odore.” Sussurai.
Il letto era stato pensato per una persona sola, e i nostri visi erano a pochi centimetri di distanza, le braccia di Calum mi cingevano la vita e sentivo sul collo il suo respiro.
“E tu sembri un panda.” Sorrise lui, indicando con un cenno del viso i miei occhi.
Gli diedi un pizzicotto sullo stomaco, che lo fece sussultare.
“Hey!”
“Non sei divertente!” mi difesi io.
“Antipatica.”
“Sbruffone.”
“Panda.”
“Orientale.”
“Non sono orientale!”
“E io non sono un panda!”
Ci guardammo seri per un istante, prima di scoppiare a ridere.
“Comunque avvicinati un po’, sei gelida.” Disse lui, avvicinandomi di più al suo corpo, che a differenza del mio era bollente.
Io mi accollai di più tra le sue braccia, e finì per addormentarmi cullata dal respiro caldo e il battito del cuore di Calum.
 
***

Quella notte feci un sogno strano.
Rividi la scena del bacio tra Luke e la rossa, ma nel sogno il ragazzo si voltava verso di me e rideva.
Rideva mentre chiamavo il suo nome, mentre lo supplicavo di una spiegazione, mentre piangevo fino a sentirmi vuota.
Il sogno durò fino a quando delle mani calde mi portarono via da quella scena, facendomi provare improvvisamente una forte sensazione di benessere e calore.
Sentivo anche un profumo strano, ma non riuscivo ad identificare quale..
Mi alzai di colpo, con la fronte imperlata di sudore e il fiatone.
Al mio fianco, Calum ancora dormiva, e le sue braccia erano ancora intorno alla mia vita.
Sembrava quasi un bambino mentre dormiva, con un ciuffo disordinato che gli ricadeva sul volto.
Mi avvinai a lui e glielo sistemai delicatamente, lui si mosse appena, mugugnando qualcosa.
All’improvviso il mio stomaco emise un rumore sinistro e mi resi conto di essere affamata.
Non me la sentì di svegliare il mio amico e per questo, dopo essermi infilata la sua felpa e aver preso il cellulare, mi avviai lentamente al piano di sotto.
Mentre andavo verso la cucina accesi l’iphone, maledendomi interiormente quando vidi le numerose chiamate perse di Ashton, così gli inviai un messaggio per avvertirlo che avevo passato la notte a casa di Calum e che non si doveva preoccupare, dato che sarei tornata nel pomeriggio.
C'erano anche una ventina di chiamate di Luke ed alcune di Michael, che ignorai.
Il mio stomaco brontolò ancora e così decisi di velocizzare la ricerca di qualcosa da mettere sotto ai denti.
Mi sentivo un po’ come una ladra a frugare nelle mensole della cucina, fortunatamente la casa era ancora deserta.
Trovai un vassoio e vi misi sopra alcuni pacchetti di brioche al cioccolato, poi preparai quattro toast con la nutella e la marmellata e infine misi sul fuoco la caffettiera per la cioccolata calda.
Non sapevo cosa piacesse a Calum per fare colazione, così per sicurezza preparai anche una ciotola di latte con i cereali.
Mentre cercavo del succo di frutta notai che sul frigor vi era un post-it della mamma di Calum, che avvertiva il figlio che non sarebbero tornati prima di sera e che si sarebbe dovuto ricordare di pagare il lattaio.
Sorrisi, vedendo il numero di baci che la signora Hood mandava al figlio.
Improvvisamente il campanello di casa prese a trillare forte e io mi ritrovai nel panico.
Spensi in fretta il forno e corsi davanti alla porta, il campanello continuava a trillare insistentemente.
Pregai qualsiasi santo a mia conoscenza che fosse il lattaio e spalancai la porta.
Il mio cuore perse un battito alla vista del biondo.
“Hey..” mi salutò lui, con un leggere sorriso.
In quel momento avrei voluto solo urlargli tutti gli insulti del mondo per avermi tradito così spudoratamente dopo aver detto di non volermi far star male, ma non dissi nulla, limitandomi a fissarlo.
“Ero andato a casa tua ma Ashton mi ha detto che hai passato la notte qui.” Avvertì una punta di irritazione nella sue parole, e il suo sguardo indugiò più volte sul fatto che fossi mezza nuda e che non indossavo i miei abiti.
“Non dirmi che ora sei geloso.” La mia voce non nascondeva la mia irritazione.
“Non dovrei essere geloso nello scoprire che la mia ragazza ha dormito in un letto non suo e che per di più indossa abiti maschili che non siano i miei?”
Ok, questo era troppo.
“Tu vieni qui a fare la ramanzina a me sul fatto che ho dormito con il mio migliore amico quando tu la notte scorsa ti sei fatto perlustrare per bene dalla prima puttana di turno?! Con quale coraggio, Luke Hemmings, vieni a dirmi che sei geloso di me, persona che consideri perfino la tua ragazza, quando hai passato la notte con un’altra?!”
Non avevo mai provato così tanta rabbia in vita mia e perfino Luke sembrava essersene accorto, dato che era sbiancato.
“Melanie…” iniziò lui.
“Non osare inventare scuse.” Iniziavo a sentire le lacrime agli occhi, ma con uno sforzo sovra umano riuscì a ricacciarle dentro. “Voglio te e le tue bugie fuori dalla mia vita, Luke.”
Vidi gli occhi di Luke assumere una luce strana, ma forse era soltanto la sorpresa.
“E’ questo che vuoi? Senza neanche cercare di ascoltare quello che ho da dirti?” la sua voce era dura, priva di sentimenti.
“Non credo che ci sia molto da spiegare.” Se la sua voce era prima di sentimenti, la mia ormai era strafottente “Ora, se non ti dispiace, vorrei che te ne andassi.”
Feci per chiudergli la porta in faccia, ma lui riuscì a bloccarmi il polso con una mano, stringendo forte.
“Che hai?” sbottai, cercando di liberarmi dalla presa, che mi faceva un male tremendo.
“Non puoi lasciarmi così, senza neanche darmi il tempo di spiegare come sono realmente andate le cose. Non puoi gettare via così i sentimenti che so tu hai per me, e non puoi distruggere i miei senza il minimo ritegno.”
Non riuscivo a capire se erano di più le parole o il tono di Luke a intimorirmi, ma la mia rabbia in quel momento superava qualsiasi altro sentimento verso il ragazzo.
Mi sentivo tradita, a pezzi, usata, una delle tante che si era lasciata ingannare dagli occhioni azzurri del biondo.
Io, che gli avevo raccontato per fino del mio passato, che credevo fosse una persona di fiducia, che mi volesse veramente quando ero solo una delle tante alla fine.
“Luke, l’unica cosa che provo per te in questo momento e la voglia di darti uno schiaffo.”
Gli occhi di uno erano puntanti in quell’altro, pozzi neri nel cielo azzurro.
“Non puoi dire sul serio.”
“E invece si, e ora mollami.”
Luke mi fissò ancora per un istante, per poi allentare piano la presa, da quale mi liberai velocemente.
“Addio Luke.” Chiusi in fretta la porta, senza dargli il tempo di fargli dire nient’altro.
Mi sentii incredibilmente stanca, anche se non avevo fatto nulla di che, e piano piano crollai sul pavimento, con la schiena contro la porta e le gambe al petto.
Le lacrime, che fino a quel momento ero riuscita a controllare, ora stavo iniziando a scendere piano lungo le guance.
Cercai di asciugarle, ma uno scricchiolio della porta mi fece trasalire, sembrava che qualcuno dall’altra parte si fosse appoggiato contro la porta.
Trattenni il respiro, sperando che non fosse la persona che stavo pensando.
“So che ci sei.” La voce di Luke arrivò flebile dall’altra parte del legno.
Io non risposi, cercando di fare il meno rumore possibile.
Avrei voluto tapparmi le orecchie per non ascoltare o andarmene da li, ma una parte di me mi impediva di muovermi da quella posizione.
“Sono stato uno stupido, lo ammetto.” Continuò lui. “Avrei dovuto immaginare che tu non mi avresti ascoltato ieri sera, che non te ne saresti andata.”
Io continuavo a non parlare, ma mi stupì del tono di voce di Luke, sembrava veramente dispiaciuto.
“Ti ricordi il primo giorno che ci siamo visti, a scuola? Mi avevi detto che avevo le occhiaie perché avevo passato la notte con qualche ragazzina, e mi ricordo che quella frase mi aveva fatto incazzare da morire.”
Ricordai il viso di Luke, rosso dalla rabbia alle mie parole, che stringeva i pugni con rabbia.
Calum mi disse che gli avevo ricordato brutti avvenimenti..
“Ecco, quella sera l’avevo passata con Sophie, la rossa.” Sentii Luke sospirare “All’inizio anche lei era una delle tante, ma piano piano mi aveva convinto a credere che lei fosse qualcosa di più per me, anche se non era così. Tu e lei avete un carattere molto simile, siete entrambe testarde e avete una resistenza di ferro quando volete.”
Non era propriamente un complimento essere associata alla ex di Luke, ma continuai a non dire nulla.
“Per questo penso che tu mi abbia colpito all’inizio, ma però con il tempo ho notato che tu sei molto di più di Sophie. Lei non riesce a provare sentimenti veri verso le persone, ed anche io ero così prima di conoscere te. All’inizio pensavo che Sophie fosse la ragazza perfetta per me, eravamo simili ed è stata lei ad avviarmi allo spaccio. Aveva bisogno di soldi e riusciva ad essere convincente quando voleva, soprattutto con me.”
Ancora non riuscivo a trovare il senso delle sue parole.
Diceva che preferiva me eppure era andato con lei, non riuscivo a capirlo.
“Sei riuscita a distruggere la corazza che avevo costruito intorno a me, mi hai fatto provare dei sentimenti veri, verso di te, e solo te.”
Solo verso me? Non la pensava così la scorsa notte.
“So che stai pensando” disse subito lui “Ma non è successo nulla tra me e lei ieri notte, dopo il bacio. L’ho fermata subito e sono andato via, ma mentre uscivo ho notato la macchina di Calum in lontananza e ho immaginato che avevi visto qualcosa. Ti avrò chiamato più di venti volte, ma avevi il telefono staccato, così sono andato a casa tua ma era vuota e ti ho aspettato davanti alla porta fino ad addormentarmi. Verso le tre Ashton è tornato a casa e gli ho spiegato tutto e abbiamo aspettato insieme tue notizie. E comunque hai ragione, è un bravo batterista, magari potremo prenderlo nel gruppo..”
Sorrisi, immaginando Ashton che, come ogni volta che era nervoso, iniziava a suonare con foga la batteria.
“Poi è arrivato il tuo messaggio.” Continuò Luke “E mi sono precipitato qui, con una cosa ben chiara da dirti.”
Silenzio.
Silenzio.
Ancora silenzio.
Beh, non me la diceva questa benedetta cosa?
Sentì scricchiolare la porta, segno che si era mosso “Sarà meglio che me ne vada visto che non mi vuoi più vedere, ciao Melanie.”
A quelle parole mi alzai di botto, spalancando la porta e vedendo che lui aveva già percorso mezzo vialetto.
“Ti odio Luke Hemmings!” urlai, rincorrendolo e afferrandolo per un polso.
Lui, alla mia vista, sorrise, come se avesse già programmato che non lo avrei lasciato andare via.
“Non avevi detto che non mi volevi più vedere?”
Gli tirai uno schiaffo, abbastanza forte da togliergli il sorriso.
“Ok, forse questo me lo merito.” Disse lui, massaggiandosi la guancia.
“L’hai fatto apposta!” urlai io “Sapevi che ti sarei venuta dietro per chiederti quale era quella cosa”
Lui sorrise “Forse.”
Incrociai le braccia “Avanti, dimmela.”
Lui si avvicinò piano al mio viso, sempre con il sorriso “Prima voglio un bacio.”
“Che cosa?!” sbottai io “Non ho intenzione di baciare delle labbra che fino a qualche ora fa erano su quelle di un’altra!”
Lui si fece improvvisamente serio “E’ stata lei a baciarmi non io. Voleva che tornassi a spacciare per darle dei soldi, ma ho rifiutato, così ha provato altri metodi, che come ti ho detto sono stati un buco nell’acqua pure quelli. Non provo nulla verso di lei.”
“Mi posso fidare di te, Hemmings?”
Il sorriso gli tornò sul volto "Non hai altra scelta."
Detto questo mi afferrò per le cosce sollevandomi.
“Hey, ma che fai?!” portai istintivamente le braccia al suo collo e le gambe intorno alla sua vita, così da evitare una brutta caduta.
“Mi preparo per il mio bacio.” Disse lui.
“Non ho intenzione di baciarti, Hemmings. E ora mettimi giù, non voglio che mi vedano mezza nuda.”
“Se qualche ragazzo prova a guardarti è già morto.” Sbottò lui, prendendo a darmi dei piccoli baci, dal collo fino alla guancia, facendomi venire i brividi.
“Prima dimmi qual'è quella cosa.”
Lui si avvicinò alle mie labbra, sfiorandole appena.
“Che ti amo, pazza furiosa.”
Ci impiegai qualche secondo a recepire il messaggio, e dopo non riuscì più a controllarmi, avventandomi sulle labbra del ragazzo.
Il profumo di Luke mi dava alla testa, e sentivo la sua presa farsi più forte contro le mie coscie.
Ci staccammo solo quando i nostri polmoni ormai urlavano pietà, e sul viso di ognuno era stampato un sorriso smagliante.
“Allora, non hai niente da dirmi?”
“Cosa vorresti che ti dicessi?” chiesi, giocando con alcune ciocche dei suoi capelli.
“Beh, ti ho detto di amarti e mi aspettavo una cosa tipo “si, ti amo anche io bellissimo ragazzo del mio cuore.”
Gli sfiorai le labbra con le mie “Ti amo anche io, bellissimo ragazzo del mio cuore.”
“Quindi posso ritenermi perdonato?”
“Mm per ora.”
“Hey piccioncini, vi sembra il genere di spettacolo da fare alle otto del mattino?” la voce di Calum ci arrivò come una doccia fredda, facendo ridere entrambi.
“Scusa, Cal!” Urlammo entrambi, mentre Luke mi rimetteva a terra.
“Comunque, grazie per la colazione Mel.” Dice lui, addentando una brioche.
Il mio stomaco, che fino a quel momento era rimasto muto, emise un forte brontolio di protesta.
“Qui qualcuno ha fame.” Mi prende in giro Luke, però non feci in tempo a rispondergli che anche dal suo stomaco partì un brontolio simile al mio.
“Non penso di essere l’unica.”Gli risi dietro.
“Va bene, va bene, per questa volta te la do vinta.” Mi avvolse un braccio intorno ai fianchi e insieme ci avviammo verso la porta di casa Hood, dove Calum stava addentando la sua brioche, impiastrandosi di cioccolato.
“Sei un porco, Cal.”
“Parla per te, Hemmings, ho perso dieci anni di vita a vedere le vostre smancerie.”
“Io ho fame!” mi intromisi.
“Abbiamo capito, piccola nudista, vi ho lasciato qualcosa, andate pure.”
Io e Luke ci catapultammo come una furia sul cibo, e quando ci rialzammo, una volta sazi, lui era completamente ricoperto di marmellata e cioccolata.
“Sei un maiale!”
Luke scoppiò a ridere, e io mi incantai ad osservarlo, venendo colpita soprattutto dagli occhi, che per una volta vedevo sotto una luce diversa, come se finalmente tutti i problemi se ne fossero andati e la felicità fosse finalmente arrivata.
 
 
 
 
Angolo autrice.
 
No, ma okay, ma tutta sta ispirazione dove mi è venuta?
Mai fatto un capitolo così lungo HAHAHA
Ringrazio vivamente chi ha aggiunto la mia storia tra le preferite/seguite/ricordate e chi ha recensito <3
Siete fantastici, davvero.
Altra cosa, ho pubblicità da fare yep.
Allora, qui ho scritto una one shot su Ashton : http://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2730791&i=1
Chi volesse passare a dirmi la propria sarebbe veramente gentilissimo <3
Spero che a qualcuno piaccia il capitolo, magari fatemi sapere c:
 
Giulia.

Io li trovo dolcissimi c:

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9
 
“Luke Hemmings, mettimi subito giù!” Io continuavo ad urlare come una pazza mentre un Luke molto divertito mi portava su una spalla, facendomi prendere diversi infarti dalla paura.
Era da quasi un mese che stavamo insieme come coppia fissa e le cose andavano bene, e Luke riusciva sempre a rendermi felice, anche sono con una battutaccia o una faccia buffa.
E non era solo quello a rendermi felice, infatti da qualche settimana Ashton era entrato ufficialmente nel gruppo dei ragazzi come batterista.
All’inizio mi ero infuriata con i ragazzi per non avermi detto nulla, ma dopo averli sentiti suonare la prima volta, tutta la rabbia divenne ammirazione.
Erano bravi, eccome se lo erano.
 “Luke mettila giù, non vorrei che si facesse male.” Ashton a pochi passi da noi stava trasportando faticosamente una grande valigia verso la macchina, che conteneva alcuni pezzi della sua amata batteria.
Anche io portavo una piccola valigetta nera, che ora dondolava libera contro la schiena di Luke.
Questo, sospirando, mi fece tornare con i piedi per terra “Rovina feste!”
Ashton alzò un sopracciglio “Guarda che stavo parlando della valigetta, non vorrei che quello che c’è dentro si ammaccasse.”
Gli tirai un pugno sulla spalla “Ashton, gran bel fratello che sei!”
Lui alzò le spalle con disinteresse.
“Ragazzi, noi andiamo a prendere le chitarre e poi possiamo andare!” ci urlò Michael, accompagnato da Calum,  dal locale dove i ragazzi si erano appena esibiti facendo impazzire il pubblico.
Luke gli fece l’okay con il dito, prima di ritornare a sistemare i vari strumenti sulla macchina di Ashton e io lo imitai.
“Ragazzi, ho una cosa da dirvi.”
Io e Luke ci scambiammo un’occhiata curiosa, per poi tornare a dare la nostra attenzione al riccio.
“Ehm ecco, vi volevo dire che..insomma…mi sono fidanzato!”
Un attimo di silenzio e poi le urla partirono spedite.
“Davvero?”
“Dai, dicci chi è!”
“La conosciamo?”
“E’ carina?”
“Luke!”
“Che c’è?!”
Io e il biondo sembravamo indemoniati a forza di urlare tutte le domande ad una velocità incredibile.
Ashton si passò una mano tra i capelli, tra l’esasperato e il divertito “Ecco, per presentarvela avevo pensato che potremo fare una cena noi quattro a casa nostra, poi se tutto va bene la presenterò anche a Cal e Mike..”
“Ash, è un’idea carinissima.”  Esclamai, battendo le mani “Possiamo fare anche domani, tanto è sabato!”
Ero veramente entusiasta che finalmente mio fratello avesse trovato una ragazza che lo rendesse felice e la prospettiva della cena mi esaltava.
“Ora le invio un messaggio, aspettate qui.” Disse lui, lasciando me e Luke da soli.
“Sprizzi felicità da tutti i pori.” Commentò Luke, sorridendomi a sua volta.
“E’ per Ashton, si merita di essere felice..”
“Anche tu te lo meriti.”
“Ma io sono molto felice!”  Un sorriso si fece largo automaticamente sul mio volto mentre accorciavo la distanza verso il biondo.
“Ed immagino che il merito sia di un affascinante giovane dalla sovrannaturale bellezza …” disse lui, avvicinandosi a sua volta.
“Scemo.” Risi, a un soffio delle sue labbra.
Lui mi concesse un altro  sorriso, prima di annullare completamente la distanza tra i nostri volti.
“Ragazzi, ha detto che per domani va bene!” Sentii i passi di Ashton avvicinarsi “Hey, andateci piano, sono troppo giovane per diventare zio!”
Io e Luke ci dividiamo di colpo, costretti dalle risate al quale poco dopo si unisce anche Ashton.
Poco lontano Calum e Michael ci guardavano come se fossimo pazzi, e le loro espressioni non fecero altro che aumentare le risate.
Sarebbe stato bellissimo poter congelare quel momento per sempre, facendo in modo che non finisse mai.
***


“Ash, santo cielo, che hai combinato?!” strillai, aprendo le finestre e sperando che l’odore di bruciato andasse fuori dalla cucina.
Intanto mio fratello continuava a sventolare con un panno contro il fumo che usciva dal forno.
“Forse non è poi così bruciato..” disse lui, guardando il povero galletto carbonizzato.
“Ash, ti prego, ormai è carbone!” e involontariamente scoppiai a ridere.
“Non sei carina a ridere delle disgrazie altrui.” Mi fulminò mio fratello.
Io alzai gli occhi al cielo, prendendo il telefono e facendo il numero del ristorante ad asporto più vicino “Mentre tu sistemi quella povera vittima guarda come la tua amata sorellina sistema le cose.”
Ash non voleva darmi soddisfazioni, perciò, dopo aver gettato pollo e padella nel cestino, corse al piano di sopra per prepararsi.
Io intanto ordinai tutte le varie pietanze, specificando che dovevano sembrare fatte da due persone normali e non due cuochi.
Il cameriere dall’altro capo rimase un po’ sconcertato dalla mia richiesta, ma io lo salutai alla svelta, riattaccando.
Guardai l’orario: 20.14.
Bene, avevo quasi quaranta cinque minuti di tempo, e questo stava a significare che ero già in ritardo!
Corsi in camera, fiondandomi sotto la doccia quasi dimenticandomi di togliere i vestiti.
Mi asciugai in fretta, aiutandomi anche con il phon, che però mi aiutò solo ad ottenere un groviglio biondastro.
Sbloccai il telefono:  20.28
Bene, avrei dovuto anche lisciare i capelli per non sembrare un porcospino.
Presi la piastra e l’attaccai alla presa, e mentre si riscaldava indossai l’intimo, quasi rompendomi una gamba scivolando sul pavimento bagnato.
Una volta che la piastra fu pronta me la passai velocemente, ustionandomi più volte le dita.
Ma era tutto contro di me oggi?!
Una volta finito erano le 20.42
Presi velocemente eyeleiner, mascara e matita, passandomeli il più decentemente possibile intorno agli occhi.
20.49, forse c’è la potevo fare.
Corsi in camera mia, scontrandomi con Ashton che invece stava andando verso il bagno, già completamente vestito.
“Non dirmi che hai intenzione di venire così.”
“Zitto.” Lo fulminai, oltrepassandolo e chiudendomi in camera.
Spalancai le ante dell’armadio e afferrai un paio di collant e un vestito bianco a fiori azzurri che avevo comprato insieme a Luke.
A quel punto suonò il campanello, doveva essere il ristorante con le ordinazioni.
“Ash, vai ad aprire, sono quelli del ristorante!” urlai senza ottenere risposta.
Il campanello continuava a suonare e io stavo cercando di infilarmi le mie all star bianche.
Ash, vuoi muovere il culo?!” strillai di nuovo, presa da un attacco di nervosismo.
Ancora nessuna risposta.
Sbuffai ,molto irritata, e, dopo aver infilato i miei numerosi bracciali, scesi di corsa le scale, ed afferrato il portafoglio di mio fratello (si avrei fatto pagare a quel deficiente) spalancai la porta, trovandomi..Luke?
“Ha ordinato qualcosa, signorina?” mi disse lui, mostrandomi una borsa colma di cibarie.
“Luke?”  chiesi, sorpresa.
Lui scoppiò a ridere e notai in quel momento che poco distante da lui c’era un fattorino che ci guardava perplesso  “Dovresti vedere la tua faccia.”
Lo fulminai con lo sguardo, prima di pagare il fattorino, che fu assai felice di scappare il più lontano possibile da quel posto.
“Da qua!” dissi, prendo le borsine e portandole in cucina.
“Ma non doveva cucinare Ash?” mi chiese Luke, aiutandomi a mettere le cibarie nelle varie zuppiere o piatti.
“Quel povero galletto è diventato cenere.” Dissi io, ridendo dell’accaduto.
“Poverino.” Commentò Luke, sorridendo. “Comunque sei bellissima sta sera.”
Io diventai rosso fuoco, ma non alzai lo sguardo, fino a quando non fui costretta da Luke.
“Stavo parlando con te.” Disse lui, girando delicatamente il mio volto verso il suo.
“Lo so, ma non credo di essere chissà che cosa..”
Le labbra di Luke sfiorarono le mie “Per me lo sei.”
“Ragazzi, avete visto il mio portafoglio?” Ashton e le sue entrate, lo avrei strozzato.
Gli lanciai il portafoglio dritto sullo stomaco, facendolo sussultare “Così impari a non rispondermi!”
“Mi stavo sistemando i capelli!” replicò lui, indicandosi i ricci biondi, stranamente oggi non indossava bandane.
Alzai gli occhi al cielo, facendo ridere Luke.
“Comunque qui è tutto a posto, grazie alla sottoscritta.” Ricordai, incrociando le braccia al petto.
“Vuoi i complimenti?” mi chiese ironico mio fratello.
Stavo per ribattere quando il campanello prese a suonare.
“Deve essere Jenni!” strillò Ashton, correndo alla porta.
Sorrisi vedendo Ashton così felice, se la meritava veramente.
“Ragazzi, questa è Jennifer, stiamo insieme da quasi un mese.” Disse lui, presentandoci la ragazza dai capelli neri e gli occhi azzurri.
Sembrava molto dolce e simpatica, ed erano carini insieme.
Dopo le prime presentazioni andammo a tavola, dove Ashton fece passare per sue le prelibatezze del ristorante, ovviamente nessuno ci credette.
Eravamo arrivati al dolce, quando il telefono di casa prese a suonare.
“Vado io, tranquilli.” Dissi, alzandomi.
 
- Pronto?
- Pronto Melanie? Sono la mamma!

 
La mia felicità era andata sotto ai piedi.
 
- Ciao mamma, tutto bene?
- Più che bene, amore. Ashton è li con te?
- Si, vuoi che te lo chiamo?

 
Non avevo per niente voglia di parlare con mia madre, e l’avrei scaricata volentieri ad Ash.
 
- No, tranquilla, posso dirla anche a te la notizia..
- Quale notizia?

 
L’urletto pieno di emozione fece intendere che la notizia doveva essere buona.
 
-Tieniti forte, notizia bomba! Io e papà abbiamo finalmente trovato un impiego fisso a Miami, e abbiamo già scelto la casa.
- Bello…
- Ma come Mel, non sei felice?  E’ ovvio che ora che io e papà non siamo più obbligati a stare sempre in giro per il mondo dovremo stare tutti uniti, come una vera famiglia! Abbiamo già comprato i biglietti, partite la settimana prossima!
 

Boom.
Si, quello era il telefono che cadeva a terra.
Crack.
Quello invece era il mio cuore che andava in mille pezzi.
 
 
 
Angolo autrice.
 

Salveeee gente <3
Non so veramente come ringraziarvi, siete aumentanti tantissimo!
Quindi grazie a quelli che hanno recensito o aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate, siete fantastici <3
Passando al capitolo, spero che nessuno mi voglia uccidere haha
Vabbe, al massimo mi fatemi sapere la vostra, che da sempre è l’opinione più importante <3
Alla prossima,
Giulia.

Melanie
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Ashton e Jennifer (Lauren Jauregui)

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A chi vuole chiedo di passare nella mia one shot su Luke : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2746637&i=1

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10
 
Anche con la porta chiusa riuscivo sentire perfettamente le urla di Ashton che provenivano dalla cucina.
Lo sentivo dire che non saremo mai partiti per andare in quella stupida città, che non avremo abbandonato la nostra vita qui, per una volta che eravamo felici, e tante altre cose.
Luke invece continuava a martellare la porta di camera mia e a pregarmi di uscire, senza risultati.
Jennifer, che prima sentivo urlare per cercare di calmare Ashton, ora se ne doveva essere andata, dato che non sentivo più la sua voce.
Dal canto mio, io mi ero chiusa in camera, con la luce spenta, a fissare il soffitto.
Non poteva essere vero.
Come potrei lasciare la mia vita qui a Sydney, per una volta che ero davvero felice?
E cosa ne sarebbe stato di Cal, Michael, Izzy, Marcel e addirittura Austin?
E poi Luke?
Cosa sarebbe successo tra di noi?
Non ho mai creduto nelle relazioni a distanza, e lui è dello stesso avviso, perciò questo significa che sarebbe finito tutto, una volta partita, anche se sapevo che nessuno dei due sarebbe riuscito a mettere la parola “fine” a quello che c’era tra noi, e poi avevo i miei dubbi che da li ai due anni che mi dividevano alla maggiore età le cose tra noi due potessero rimanere invariate.
Gli occhi mi iniziarono a  bruciare, e non mi curai delle lacrime che iniziavano a scendermi piano lungo le guance.
Ashton aveva smesso di urlare, molto probabilmente doveva aver finito la chiamata, chissà chi l’ha avuta vinta tra lui e mia madre…
“Mel, per favore, esci, dobbiamo parlare.” La voce di Luke era quasi disperata, e mi convinse a dargli ascolto.
 Mi asciugai in fretta le lacrime, prendendo dei respiri profondi e aprendo la porta, ritrovandomi Luke di fronte, con gli occhi rossi.
“Mel..” iniziò a dire, ma lo bloccai prima ancora di dargli il tempo di finire la frase, gettandomi tra le sue braccia.
Il suo profumo, che avevo capito da poco essere di menta, mi invase i sensi.
“Non voglio andarmene.” Iniziai a singhiozzare tra le lacrime che avevano ripreso il suo corso.
Luke strinse di più la sua presa contro il mio corpo “E non te ne andrai! Farò di tutto per farti rimanere qui...”
“Ragazzi?” Ashton aveva ancora il telefono in mano, e dava l’impressione di poter scoppiare da un momento all’altro.
“Che ti hanno detto?” chiesi.
Mio fratello si portò una mano tra i capelli, sospirando “Mi spiace Mel, ma penso di aver solo peggiorato le cose.”
Sentii un nodo formarsi forte intorno al mio cuore, bloccandomi il respiro per un istante.
“Che intendi?” chiese Luke, serio.
“Mamma e papà sono arrabbiati con me, dicono che un bravo figlio mette la famiglia al primo posto, e se io non lo faccio allora non vogliono avere a che fare con me. Sono maggiorenne e perciò posso cavarmela da solo, mentre tu Mel sei ancora piccola, e non posso impedirgli di prenderti sotto alla loro custodia. Ti vogliono sull’aereo di Miami venerdì prossimo alle dieci, e io non posso venire con te.”
Tra tutte le brutte notizie, questa era la più brutta.
Ashton era da sempre la mia ancora di salvezza, la persona sulla quale contavo sempre e che non mi aveva mai lasciato sola, e ora da un momento all’altro sarei dovuta partire per una nuova città senza di lui.
Lasciai la presa su Luke, per andare su Ashton, stringendolo più forte di quanto abbia mai fatto.
“Mel, mi dispiace tantissimo. Richiamerò mamma e papà e chiederò loro scusa, farò di tutto per non dividerci.”
Sentii le lacrime del ragazzo bagnarmi la fronte, e affondai di più il viso nel suo petto.
“No, Ash, non devi farlo.”
Lui sembrò sorprendersi della mia risposta, e allentò un po’ la presa, in modo da vedermi in viso.
“Come no? Non vuoi che stiamo insieme?”
“Si che lo voglio! Ma tu qui hai Jennifer, i ragazzi e state andando bene, questo è il tuo sogno, e non potrei mai chiederti di lasciare perdere tutto per me.”
Asciugai con un dito le lacrime che continuavano a scendere lungo il suo viso.
Per quanto facesse male sapere della nostra divisione non volevo che Ash mollasse tutto per me, e avrei impedito in tutti i modi che questo succedesse.
Sentii qualcuno avvolgermi i fianchi da dietro e poggiare il viso contro la mia spalla, e quando mi voltai vidi che era Luke.
Ashton mi riprese tra le sue braccia “Andrà tutto bene, Mel, te lo prometto.”
E rimasi li, tra le braccia dei due ragazzi, consapevole che la promessa di Ashton era tutto tranne che realizzabile.
 
***

I giorni seguenti furono i più brutti nella mia vita, soprattutto quando dovetti dire ai miei amici che sarei partita qualche giorno dopo.
Ci furono diversi pianti, promesse e raccomandazioni, e ogni giorno mi sentivo sempre peggio, sapendo che la tristezza dei miei amici era causata da me.
Calum aveva addirittura chiamato i miei genitori, cercando di convincerli a farmi rimanere a Sydney, con solo il risultato di un telefono sbattuto in faccia.
Cercavano tutti di starmi vicini e rendermi felice, con l’unico risultato di farmi strare peggio, dato che sapevo che presto sarebbe finito tutto.
“Questi dove li metto?” mi chiese Luke, mostrandomi alcuni vestiti.
Il biondo, tra tutti, era quello che mi è stato più vicino, aiutandomi per fino a fare le valigie.
Ogni volta che ci vedevamo ci perdevamo in abbracci interminabili, con la consapevolezza che presto sarebbe tutto finito.
Non avevo idea di come avrei fatto a sopportare la sua mancanza.
“Nella valigia blu.” Risposi, continuando a sistemare alcuni vestiti.
“E queste, le vuoi tenere?” mi porse alcune cornici.
In alcune di essere c’erano foto mie e di Ashton o qualcun altro dei ragazzi, ma molte erano mie e di Luke, o solo scatti singoli del ragazzo.
Ne presi una, dove c’eravamo io e il biondo abbracciati, con lo sfondo del mare, fatta durante la nostra ultima gita insieme ai ragazzi.
“Mi mancherà tutto questo.” Ammisi, sedendomi sul letto e stringendo la cornice.
Luke si sedette al mio fianco, cingendomi i fianchi con un braccio e permettendomi di appoggiare il viso sulla sua spalla.
“Vorrei che il tempo si fermasse in questo istante, così da non farti andare via.”
“Luke, mi devi promettere una cosa.”
“Cosa?”
“Non dovrai fare sciocchezze mentre non ci sono.”
Avevo pensato molto al fatto che Luke potesse ricadere nello spaccio dopo l’essermene andata, e non volevo che ricominciasse a rovinarsi la vita in quel modo.
“Non lo farò solo se tu mi prometti che tornerai, va bene?”
Mi girai verso di lui, azzerando la distanza tra i nostri visi.
“Farò del mio meglio, Luke.”
Questa però non valeva come una promessa.
 
***

Non mi erano mai piaciuti gli aeroporti, dato che stavano sempre a significare che da li a qualche ora avrei dovuto ricominciare una nuova vita in una città a me estranea.
Ma questa volta era peggio, perché avrei dovuto farcela da sola.
Ashton mi strinse forte, facendomi le solite raccomandazioni da fratelli maggiori.
Poco lontano da noi, Izzy singhiozzava forte sulla spalla del fratello che dietro ai vecchi occhiali spessi nascondeva il rossore degli occhi.
Calum e Michael, al fianco dei fratelli, trattenevano le lacrime a stento.
Austin era già tornato in America, con la promessa che mi avrebbe aiutato ad ambientarmi, anche se Luke non ne sembrava particolarmente felice.
“Ash, tranquillo, ti chiamerò ogni giorno, mi mancherai tantissimo.” Dissi, liberandomi piano dalla stretta di mio fratello.
Lui non disse nulla ma capì tutto dal suo sguardo, mentre si asciugava una lacrima che non era riuscito a controllare, prima di raggiungere il gruppo di amici poco lontano.
“Penso che sia arrivato il mio turno.” Disse una voce alle mie spalle.
Quando mi girai vidi il ragazzo dai capelli biondi del quale non mi sarei mai aspettata di innamorarmi, e con uno scatto mi gettai tra le sue braccia.
“Luke, non voglio lasciarti, voglio stare con te e i ragazzi.”
Il ragazzo continuava a passarmi una mano lungo la schiena, dondolando piano i nostri corpi da destra a sinistra, come per cullarmi.
“Non piangere, Mel, tra un paio di anni sarai maggiorenne e potrai tornare qui, e staremo tutti insieme, come è giusto che sia.”
Mi staccai dall’abbraccio, fissando quegli immensi occhioni azzurri “Luke, non voglio che ci illudiamo che possa funzionare anche mentre siamo in due stati diversi.”
Il viso del ragazzo si fece serio “Solo perché tu non ci sei non vuol dire che smetterò di amarti, perché tanto questo non succederà mai. Quando farai ritorno qui ci sarò io ad aspettarti e finalmente potremo stare insieme, te lo prometto.”
Io non risposi, limitandomi a stringerlo forte.
“Ti amo, Mel.” Mi sussurrò lui all’orecchio.
“Anche io, Luke.”
In quel momento una voce elettronica si propagò per tutta la sala, avvertendo che il volo per Miami stava per partire, e che i passeggeri si dovevano affrettare ad imbarcarsi.
Tutti i miei amici mi circondarono in un immenso abbraccio di gruppo dal quale mi separai a forza, correndo all’imbarco e salendo sull’aereo qualche minuto prima della sua partenza.
Una volta salita però, nulla mi impedì di piangere tutte le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento, ma il vuoto che lasciavano veniva subito riempito dalla nostalgia di quello che stavo lasciando e nuove lacrime andavano a formarsi.
“Hey, come mai tutta questa tristezza?” sentii una presa contro la mia spalla e un una mano porgermi un fazzoletto, che non accettai, preferendo però saltare addosso allo sconosciuto in un abbraccio, dal quale mi staccai subito, come se avessi preso la scossa.
Avevo riconosciuto il profumo di menta, e sbattei più volte le palpebre cercando di schiarirmi la vista, venendo subito catturata dai due enormi occhi azzurri dal ragazzo biondo che mi sedeva accanto.
 
 
Angolo autrice.
 
Mi scuso per l’immenso ritardo, ma ero partita per qualche giorno in vacanza al mare e non avevo con me un computer a disposizione :c
Questo capitolo non mi piace per niente, ma comunque mi farebbe piacere sapere che ne pensate, se vi va :)
Ringrazio tutte le splendide persone che seguono o recensiscono la mia storia, siete fantastiche <3
Se volete passate nella mia one shot su Luke, vorrei sapere che ne pensate  :)
Si trova qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2746637&i=1

Giulia.


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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11
 
“Quindi, ricapitoliamo” Dissi ancora con lo sguardo tra lo scettico e il sorpreso “Occhi azzurri, capelli biondi, profumo alla menta, suoni la chitarra, canti e sei in un gruppo, giusto?”
Il biondo annuì, divertito “Piacere, Niall Jones.”
Mi gettai sullo schienale della poltrona, ancora scettica.
Non ci potevo credere, quel ragazzo avrebbe potuto essere un fratello di Luke, se non fosse stato per l’apparecchio e l’assenza di fossette.
 “Perché mi guardi così?”  Mi chiese, con ancora il sorriso sulle labbra, il filo di metallo scintillava sui denti chiari.
Non era un brutto ragazzo, ma niente poteva paragonarsi a Luke Hemmings.
“Scusa, è che mi ricordi il mio ragazzo…”
“Si, in effetti gli assomiglio parecchio.” Annuì, convinto.
Alzai un sopracciglio, sorpresa “E tu come fai a saperlo?”
Lui scosse le spalle “Vi ho visti prima, siete molto carini.”
“Ehm, grazie.”
Sembrava simpatico quel ragazzo, ma non mi andava di parlare di Luke, ne di quello che stavo lasciando a Sydney.
Chiusi gli occhi e provai a rilassarmi, il volo sarebbe durato sette ore e dormire sarebbe stata una buona idea, almeno così non avrei pensato a nulla.
“Ti va di fare una partita?” Disse una voce al mio fianco.
Aprii appena un occhio, scorgendo la figura del biondo che mescolava un mazzo di corte da Uno.
“Ma non hai sonno?”
“No, e poi voglio cercare di non pensare al fatto che dovrò andare ad abitare via..”
“Come mai?”  Chiesi, pentendomene subito una volta vista l’espressione triste del ragazzo.
“I miei genitori sono separati e vivevo con mia madre mi a Sydney, due mesi fa è morta, e ora sto andando a vivere da mio padre, a Miami, non lo vedo da quando avevo sette anni...”
Mi sentii terribilmente in colpa “Scusa, Niall, non ti volevo rendere triste…”
Al ragazzo spuntò subito un sorriso “Tranquilla, non lo sapevi, comunque non mi hai ancora detto come ti chiami.”
Gli sorrisi, sollevata “Melanie Irwin, ma chiamami Mel.”
“Che nome dolce che hai!”
Sentii le guance arrossarsi “G-grazie, comunque facciamola pure questa partita.”
E fu così che io e Niall facemmo amicizia, passando a scherzare e conoscerci per le seguenti sette ore.
Era un ragazzo solare, espansivo, che aveva sempre la battuta pronta e con una passione per il cibo.
Scoprimmo che a Miami abitavamo a qualche quartiere di distanza, e che saremo andati nella stessa scuola, cosa che mi tirò un po’ su di morale.
Una volta arrivati, scendemmo insieme dalla’aereo, andando a prendere i bagagli per poi cercare i rispettivi parenti.
I primi che trovammo furono i miei, che si stavano sbracciando per farsi notare.
Mia madre era una donna bassa, dalla corporatura imponente e dai lunghi capelli ricci biondastri che contrastavano con i profondi occhietti neri.
Era una donna gioviale, che amava ridere e molto espansiva, come Ashton.
Mio padre al contrario era un uomo alto, dalle spalle larghe e i capelli neri, aveva gli occhi nocciola con le sfumature verdastre.
Era un uomo molto serio, introverso, che scherzava raramente ed autoritario, voleva sempre che tutti facessero quello che voleva.
“Melanie!” Strillò mia madre, stringendomi subito in un grande abbraccio.
Ho sempre pensato che se fosse stata una madre più presente in passato avrebbe potuto costruire un bel rapporto sia con me che con Ashton.
“Andato bene il viaggio?” Mi chiese, sorridendo.
Non ricordavo avesse le fossette simili a quelle di mio fratello, che io però non avevo ereditato.
“Sisi, sono stata bene con Niall.” Dissi, sorridendo appena.
Vidi gli occhietti neri della donna spostarsi alle mie spalle, dove il ragazzo stava aspettando sorridendo il suo turno di presentarsi.
“Piacere, Niall Jones.” Disse, appunto, allungando una mano verso mia madre e poi mio padre.
“Jones?” Chiese mio padre “Sei il figlio di Bobby Jones?”
Lui annuì e stranamente mio padre sorrise.
“Noi e Bobby lavoriamo insieme, mi fa piacere che mia figlia abbia trovato un ragazzo a posto con qui passare il tempo. Gli amici che si era fatta a Sydney erano oltremodo sgarbati.”
Sentii la rabbia prendere possesso di me, come poteva dire quelle cose sui miei amici?
Senza neanche conoscerli oltretutto!
Stavo per dire qualcosa, ma sentii una presa alla mano, e guardai subito al mio fianco, vedendo Niall che cercava con lo sguardo di dirmi di calmarmi.
Così, mi limitai ad annuire, stringendo la presa contro la mano del mio amico.
“Niall!” Sentii urlare, ad un certo punto.
Un signore dai capelli castani si affrettò a raggiungerci, da vicino notai che assomigliava parecchio a Niall, sia per gli occhi che per i tratti del viso.
“Ciao Bobby.” Lo salutò il ragazzo, un po’ titubante.
Si vedeva che tra i due c’era parecchio imbarazzo, ma il padre sembrava uno a posto ed ero sicura che tra i due presto si sarebbe istaurato un buon rapporto.
“Mi fa piacere che sia venuto” disse lui, passandosi una mano tra i capelli, imbarazzato “Helen, John, è un piacere vedervi, questa è vostra figlia, giusto?”
Mia madre annuì “Questa è Melanie, la più piccola.”
“E il grande non è venuto? Com’è che si chiama? Aaron ?”
“Ashton” lo corressi, con i denti stretti “E comunque non era il benvenuto, perciò sono venuta da sola.”
“Melanie, penso sia il momento di andare, ciao Bobby, Niall.” Disse mio padre prendendo una valigia e uscendo dall’aeroporto.
Mia madre mi lanciò uno sguardo triste, prima di seguire mio padre al di fuori dell’edificio.
Abbracciai Niall, aspirando il profumo simile a quello dell’altro ragazzo biondo del quale stavo sentendo terribilmente la mancanza.
“Ti passo a prendere per la scuola, ok?” mi disse lui sorridendo.
Annuì “A presto, Niall.”
 
***

La vita a Miami non era poi così male, anche se gran parte del merito del mio buon umore andava al ragazzo biondo che avevo conosciuto in aero.
Erano passati appena tre mesi, e la mancanza dei miei amici incombeva più forte che mai.
Mi mancava mio fratello, e le chiamate che facevamo quasi quotidianamente non riuscivano a riempire il vuoto che aveva lasciato.
Mi mancava l’energia di Izzy, vedere le tinte strane di Michael, sentire il profumo di vaniglia durante gli abbracci di Calum e passare ore davanti all’armadio con Marcel per i consigli di moda.
Mi mancava Luke.
Volevo risentire ancora la sua voce mentre mi cantava una delle mie canzoni preferite, o semplicemente sentirgli dire il mio nome.
Mi sarebbe piaciuto abbracciarlo, stringerlo forte e affondare il viso nel suo petto, per poi baciarlo.
Mi mancava il suo sorriso, quello che riusciva a far sorridere anche me, senza una ragione precisa.
Mi mancava tutto.
“Penso che la cuoca stia progettando la mia morte.” Disse il mio amico, ispezionando con cura il cibo che aveva nel piatto, ma che più che altro sembrava una massa informe e grigiastra.
Sforzai un sorriso, che il biondo capì subito essere finto.
“Che succede?”
Scossi la testa “Niente di che, tranquillo.”
“Luke non ti ha ancora cercato, vero?” Chiese subito lui.
Sospirai, prendendo a giocare con il pane “E’ da quasi una settimana che non risponde ai miei messaggi, non so che gli prenda. Anche Ashton e Cal dicono che è sembra che sia cambiato, mentre Mike ha detto che lo vede appena alle prove e che poi si chiude in camera tutto il tempo.”
“Pensi di aver fatto qualcosa che gli abbia dato fastidio?”
“Non lo so, Niall, non gli ho detto nulla di strano…solo che mi sto ambientando bene, che mi mancano molto, che Austin verrà a trovarmi a natale e che ho fatto amicizia con te, nulla di più.”
“Che sia geloso?”
Alzai un sopracciglio “Geloso?”
Lui annuii “Si, magari pensa che potresti preferire me a lui..”
Ci pensai un attimo, ma anche se Luke era generalmente geloso verso di me non credevo si potesse spingere a non parlarmi.
“No, non credo sia per quello.”
Niall continuò a mescolare la poltiglia, per poi abbandonare definitivamente la forchetta nel piatto, molto probabilmente doveva essere decisamente disgustoso se per fino lui lo aveva rifiutato.
“Buono il purè?” Lo presi in giro, ridendo dell’espressione disgustata del mio amico.
A un certo punto sentii una ragazza in un tavolo poco lontano da noi fare un urletto di adorazione seguita a ruota dalle sue amiche e da altre ragazze, e seguendo con lo sguardo vidi che stavano fissando un ragazzo dai riccioli mori.
Indossava un giubbotto in pelle rossa, che lasciava intravedere una maglia bianca e dei pantaloni scuri attillati.
Assomigliava un po’ al Marcel versione “Figo da Paura”, solo con gli occhi castani.
 “Oh no, pure qui.” Esclamò il biondo, portandosi una mano sul volto.
“Chi è quello?” Chiesi, curiosa.
Intanto alcune ragazze si erano avvicinate al moro, ridendo come delle oche.
“Si chiama Bradley Hanson, è un novellino, al corso di letteratura metà classe gli sbavava dietro, lo detesto.”
Esclamò Niall, mentre io continuavo a guardare il ragazzo che ormai era circondato da ragazze.
“Mi sembra un po’ spaesato.” Commentai, vedendo il poverino guardarsi in torno in cerca di una via libera.
Il biondo scosse le spalle “Farà parte del trucco per attirare.”
Io non la pensavo come Niall, e mi dispiaceva vedere il ragazzo non riuscire nemmeno ad arrivare ad un tavolo.
Ad un certo punto i nostri sguardi si incrociarono, e gli occhi supplichevoli del ragazzo mi convinsero una volta per tutte ad andarlo ad aiutare.
Mi alzai di colpo, sotto lo sguardo sbalordito del mio amico, dirigendomi come una furia verso il moro, afferrandolo per il braccio.
“Bradley, che ci fai ancora qui? Ti sto aspettando da un quarto d’ora!” Dissi, cercando di far capire al moro di stare al gioco con lo sguardo, lui a quanto pare era abbastanza sveglio per arrivarci.
“Scusami, non ti avevo vista, arrivo subito amore.”
Ok, mi andava bene aiutarlo, ma chiamarmi “amore” forse era un po’ esagerato.
“State insieme voi due?” Chiese una ragazza bionda, la classica barbie tanto per capirci, che mi era stata antipatica sin dal primo giorno.
“Si, perché?” Chiese Bradley, passando una mano intorno ai miei fianchi e avvicinandomi di più.
La bionda scosse le spalle “Pensavo che la Irwin stesse con Jones, tutto qui.”
“E invece sta con me” Sorrise il ragazzo, dandomi un bacio sulla guancia “E ora scusa, ma dobbiamo andare.”
Con un gesto secco superammo la bionda, andandoci a sedere di corsa al tavolo dove Niall mi guardava ad occhi aperti.
“Sei bravo a recitare.” Commentai, staccandomi dal ragazzo.
Lui sorrise, imbarazzato “Scusa se ho detto quelle cose, ma non c’è la facevo più di quelle ragazzine.”
Scossi le spalle “Tranquillo, comunque io sono Melanie Irwin, ma chiamami Mel.”
“Bradley Hanson, ma per te solo Brad” Si presentò, facendo l'occhiolino.
Sembrava un tipo simpatico, non il donnaiolo che pensava Niall, e gli sorrisi di rimando.
“Ed io invece sono in ritardo.” Esclamò Niall, raccattando in fretta la sua roba e sparendo in mezzo alla folla.
“Ho detto qualcosa di strano?” Chiese il riccio, guardando Niall sparire.
“Non saprei, non ha mai fatto così..” Esclamai, seguendo con lo sguardo il biondo uscire dalla mensa.
“Non è che è geloso?”
Alzai un sopracciglio, guardando sorpresa Bradley “Niall è solo un mio amico, non proverebbe mai qualcosa per me!”
Lui scosse le spalle, prendendo a giocherellare con il cibo.
“Non ti consiglio di mangiarlo.” Lo avvertii, sorridendogli.
Lui fece uno sguardo disgustato, allontanando il vassoio da lui. “Sarà meglio che torno in classe.”
Annuii “Vuoi che ti accompagno?”
“Se non ti dispiace.” Disse, sorridendo.
Stavo raccogliendo tutte le mie cose, quando il telefono mi avvertii che era arrivato un messaggio di Jade, una delle poche amiche che mi ero fatta qui a Miami, che tra l'altro aveva una cotta segreta per Niall.
 
Vieni subito in classe, devi assolutamente vedere una cosa.
C'entra Luke.

 
Jade xx
 

Angolo autrice.

*si va a nascondere sotto a terra*
Il capitolo fa schifo, lo so.
Mi dispiace tanto, mi ero preparata un'idea tutta carina (anche se drammatica), ma dopo non mi piace e ho stravolto tutto.
In ogni caso, se vi state chiedendo quando la finirò con questi finali suspance, la risposta è mai *risata malefica*
No, okay, a parte gli scherzi, non so davvero come ringraziarzi per seguire la mia storia (che tra l'altro è orrenda) e recensirla, vi adoro troppo. <3
Se qualche anima pia vuole farmi sapere che ne pensa del capitolo ne sarei felice c:
Alla prossima,
Giulia.

Niall Jones (Niall Horan)

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Bradley Hanson ( Bradley Simpson)

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Jade (Jade Thirlwall)

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Si, ho molta fantasia nei nomi HAHAHAH

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Capitolo 12
 
Quasi mi misi a correre per andare alla classe di letteratura, seguita a ruota da Brad, che forse pensava di essere diventato la mia ombra.
“C’entra Luke.”
In tre semplici parole vi era riassunta tutta la mia paura di quello che stava per accadere.
Entrai come una furia in classe, spaventando Jeremy, il secchione della classe, che fece cadere parecchi libri.
Non mi scusai e mi diressi in fretta verso gli ultimi banchi, dove la mia amica parlava animatamente con un ragazzo dai capelli castani, che mi accorsi avvicinandomi essere Shawn, uno dei migliori amici della ragazza.
Al loro fianco, seduto su una sedia con le gambe al petto, se ne stava appollaiato Niall, che ascoltava senza parlare.
“Ciao Mel.” Mi salutò cordiale il moro, sorridendomi “Chi è lui?”
Bradley si presentò a tutti, sotto agli sguardi infastiditi dei due ragazzi e il rossore di Jade quando le loro mani si scontrarono.
“Jade, che è successo? Che ha fatto Luke?!” Sbottai, interrompendo le varie presentazioni ancora con il fiatone per la corsa.
Lei scambiò uno sguardo preoccupato agli altri, senza riuscire a trovare le parole giuste da dire, così fu Niall a prendere parola.
“Una fan ha intervistato Luke ieri, e poi ha postato il video su Facebook, taggandolo.”
Alzai un sopracciglio, sorpresa che tutto quel trambusto fosse causato da una semplice intervista che una ragazzina aveva fatto al biondo.
Che avrà poi detto di così tanto preoccupante?
“E allora?” Chiesi, infine.
Niall prese il cellulare dalle mani di Jade, porgendomelo “Guarda tu stessa.”
Lanciai un ultimo sguardo ai miei amici, cercando di decifrare qualcosa dalle loro espressioni, inutilmente.
Sbloccai il telefono, notando che era già sul profilo di Luke, tempestato di vari complimenti e richieste dei fan, che saltai fino ad andare all’ultimo video in cui era taggato, dal quale spiccava la scritta “MI OFFRO VOLONTARIA COME TRIBUTO.”
Schiacciai subito sull’avvio, rimanendo colpita dall’aspetto di Luke, sembrava così diverso dall’ultima volta anche se molto probabilmente non era cambiato poi così tanto.
 
-Allora Luke, che effetto ti fa essere diventato in così poco tempo famoso qui in Australia e presto anche in tutto il mondo?
 
Luke si torturò un attimo i capelli con le mani, pensando alla risposta.
Non mi aveva detto di essersi fatto un piercing al labbro.
 
- E’ una bella sensazione, non ho mai pensato di essere così bravo, e per di più i nostri fan sono i migliori! Ci danno un calore incredibile, ne sono veramente commosso.
-E delle fan che mi dici?
 

Il biondo si fece scappare un sorriso.
 
- Sono veramente dolci, ci sostengono sempre in qualsiasi cosa e sono veramente grato di essere un punto di riferimento per loro.
- E la tua ragazza non è gelosa di tutte queste fan che vorrebbero avere una relazione con te?

Il viso del biondo si fece improvvisamente serio.
 
- Oh, non credo, io non sono fidanzato.

Non ci potevo credere, lo aveva detto sul serio?
‘Io non sono fidanzato.’
Io ero Melanie Irwin, ed ero fidanzata con Luke Hemmmings.
Tutti lo sapevano, era la verità.
Ma allora perché aveva detto di non essere fidanzato?
Jade mi prese il telefono dalle mani prima che mi potesse sfuggire, e Niall mi avvolse in un abbraccio, cercando di calmarmi accarezzandomi i capelli.
“N-non ci credo.” Balbettai a fatica.
“Lo so, mi spiace molto Mel.” Mi sussurrò il biondo all’orecchio.
“Deve esserci una spiegazione…” Provò a dire Jade, con scarsi risultati.
“Dovresti chiamarlo...” Consigliò Shawn, con sguardo preoccupato.
Io non stavo ascoltando sul serio, e qualsiasi consiglio che mi proponevano mi sembrava stupido o inutile.
Era bastato solo qualche mese per fare in modo che Luke si scordasse di me?
Valevo così poco?
E tutte quelle parole cos’erano?
Promesse fatte al momento per essere infrante una volta fossi partita?
“Voglio andare a casa.” Riuscì a dire, infine, staccandomi dalla presa di Niall.
“Va bene, ti accompagno io.” Disse lui, deciso.
Scossi il viso, già sentivo gli occhi pizzicarmi “No, Niall, vado da sola.”
“Ma Mel..” Provò a dire lui, senza successo.
“No, ho già deciso, ho bisogno di pensare, ci vediamo domani, ciao ragazzi.”
Non feci in tempo a sentire la risposta che ero già corsa fuori dalla classe, passando sotto lo sguardo sconvolto dei ragazzi che camminavano tranquillamente per il corridoio.
Oltrepassai il portone di ingresso, poi il cancello, correndo come una matta con un'unica direzione in testa.
Iniziai a scorgere casa mia in lontananza, ma non rallentai il passo, rischiando di schiantarmi contro la porta.
Aprii il più velocemente possibile, mancando più volte la serratura a causa dei singhiozzi che mi causavano le lacrime, e quando finalmente fui in casa mi rinchiusi in camera mia, soffocandomi nei cuscini e facendo l’unica cosa che mi sembrava più sensata in quel momento.
Piangere.

***
Un colpo.
Una voce che mi chiamava.
Altro colpo.
Ancora il mio nome.
Ma che volevano da me?
Non potevano semplicemente lasciarmi in pace?
Altro colpo.
Di nuovo il mio nome.
Come non detto.
“Sei già in piedi oppure dormi?”*
Sbuffai, irritata.
“Non è il momento di ricordarmi i film della Disney, Niall.”
 “Ti ho portato i biscotti e la Nutella!”Sentii urlare dall’altro lato della porta.
“Niall, lasciami in pace!” urlai, soffocando il viso tra i cuscini.
“Questo mai, signorina!”
Sentii dei rumori provenire dall’esterno, e poi la porta di casa sbattere forte, che se ne fosse finalmente andato?
Stavo iniziando a rilassarmi quando sentii degli strani rumori fuori dalla mia finestra, e poi uno schianto.
Non me ne curai più di tanto fino a quando iniziai a sentire urlare delle imprecazioni dal giardino,e quando mi affacciai alla finestra mi dovetti trattenere dal ridere.
“Niall, lo sai che esistono le porte?” Strillai al mio amico, che si stava massaggiando il fondo schiena dolorante dalla caduta.
“Se qualcuno non le tenesse chiuse a chiave le potrei usare come tutte le persone normali invece di dover salire sugli alberi come un ladro!”
“Tra l’altro senza successo.” Gli ricordai, scoppiando a ridere.
Lui mi fece la linguaccia come un bambino, ma dalla sua espressione capii che doveva essere soddisfatto di essere riuscito a farmi sorridere.
“Allora, mi fai entrare o no?” Chiese lui, raccogliendo il suo zaino.
“Dai, sali, Spiderman senza futuro.”
Lui non se lo fece ripetere due volte, e feci appena in tempo ad aprire la porta che lui mi si era già gettato addosso, abbracciandomi.
Inizialmente rimasi sorpresa da quel gesto improvviso, ma dopo qualche secondo ricambiai l’abbraccio, accorgendomi che era proprio quello di cui avevo bisogno in quel momento.
“La prossima volta impara ad aprire subito la porta.” Sorrise lui, indicando con la testa uno strappo sulla sua maglietta bianca. “L’albero di fronte a camera tua non è il top della comodità.”
“Nessuno ti ha chiesto di salirci.” Lo canzonai “E comunque, dove sono i miei biscotti?”
Lui scosse la testa, esasperato, liberandomi del tutto dall'abbraccio e sedendosi sul letto, estraendo dal suo zaino i vari dolci “Mangiamo come se non ci fosse un domani, intesi?”
Sorrisi, sedendomi a gambe incrociate contro lo schienale del letto, afferrando un biscotto doppio gusto ed immergendolo nel barattolo di Nutella.
Niall intanto aveva preso anche due succhi di frutta alla pesca dallo zaino e li versava in due bicchieri di plastica.
“Vedo che ti sei organizzato bene.” Lo presi in giro, vedendo che si era portato dietro anche le cannucce.
“Sai che quando si parla di cibo lo sono sempre!” esclamò lui, addentando un biscotto “Comunque, lo hai chiamato?”
Mi rabbuiai di colpo, immergendo un altro biscotto “No, e lui non ha ancora risposto a nessuno dei miei messaggi.”
“Da Ash o gli altri ci sono notizie?”
Scossi ancora il viso “Ho chiamato Ashton, ma lui sembrava sorpreso quanto me, conoscendolo, ora starà facendo una ramanzina a Luke sul fatto che non mi deve ferire e via così.”
“Beh, ha ragione! Se fossi il tuo ragazzo non vorrei mai vederti triste..” Lo vidi diventare subito rosso dall’imbarazzo “Insomma, penso che chiunque non voglia vedere la propria ragazza soffrire!”
“A Luke a quanto pare piace…” Dissi, senza dare peso alla reazione del mio amico.
Niall immerse un dito nel barattolo, per poi leccarlo con la lingua, impastrocciandosi le labbra.
“Sei disgustoso Niall!” gli urlai dietro “Io ti sto sfogando tutto il mio dolore e tu pensi solo a stra fogarti di Nutella!”
Lui scosse le spalle “Mi spiace vederti così Mel, però se tu non vuoi chiamarlo e provare a chiarire c’è ben poco che si possa fare.”
“Dici che dovrei chiamarlo?”
Lui annuii.
Guardai indecisa il mio Iphone, per poi afferrarlo titubante, componendo il numero di Luke.
Guardai Niall, che cercava di incoraggiarmi con lo sguardo.
Premetti il tasto per avviare la chiamata, ma partì subito la segreteria telefonica.
Riprovai diverse volte, ma ancora nulla.
La tredicesima volta fu quella buona.
 
- Pronto, qui parla Luke Hemmings, come posso essere di aiuto?
 
Non sapeva che ero io, che avesse cancellato il mio numero dalla rubrica?
All’improvviso la rabbia prese il soppravvento su di me.
 
- Ciao Luke, sono io, Melanie, hai presente? La tua ragaz...ah no aspetta, ora tu sei single! Che aspettavi a darmi la bella notizia?
 

Ci fu un attimo di silenzio, prima che il ragazzo continuasse a parlare.
 
- Mel, posso spiegarti tutto.
- Bene, perché non aspetto altro.
 

Sentii dall’altro capo del telefono un sospiro.
 
- Il nostro manager ha detto che se ci fossimo presentati nella veste dei “bei ragazzi australiani single” avremo potuto avere più successo, e per questo mi hanno chiesto di far finta che tu non esistessi. La cosa sta funzionando, quindi non ho intenzione di cambiare le cose, lo sai quanto ci tengo.
 
Non potevo credere alle mie orecchie.
Valevo così poco per lui?
Conoscevo decine di gruppi emergenti, e per quanto avessero delle fidanzate i componenti riuscivano comunque ad avere successo.
 
- Sono tutte cazzate, Luke.
 
Niall al mio fianco, mi guardò perplesso.
 
- Senti Melanie, è un brutto periodo, ok? Le cose sono cambiate, e il gruppo viene prima di ogni altra cosa. E poi ora sono anche stressato con il tour e l’incisione del nostro Ep, non posso perdermi in problemi inutili.
- Ah, e quindi io sarei un problema inutile?
- Melanie..
- Stammi bene a sentire Luke Hemmings, tu non hai idea di quanto abbia sofferto per te da quando ti conosco, e starti lontano è quasi una tortura, e sai perché? Perché io ti amo, seriamente però, e non mi vergogno di essere la tua fidanzata, anzi, ex fidanzata.
Però se tu preferisci mettere la tua popolarità davanti a quello che provi per me allora vuol dire che  non devo essere così importante, e che alla fine avevamo ragione quando parlavamo delle relazioni a distanza, non possono funzionare.

 
Luke,  dall’alto capo se ne stette zitto per un istante, per poi riprendere a parlare, con tono duro.
 
- Stai dicendo che è finita?
- Esatto.

 
Ci fu un attimo di silenzio, come se Luke stesse metabolizzando quello che aveva sentito e stesse scegliendo con cura le parole da dire.
 
- E’ quello che vuoi veramente?

 
No.
 
- Si.
- Bene, come vuoi allora, ciao Melanie, stammi bene.
- Contaci, ciao Luke.

 
La chiamata si interruppe da entrambi i lati, e rimasi qualche istante a fissare lo schermo spento, aspettando che tutta la rabbia si tramutasse nelle lacrime che stavano cercando di uscire.
Niall mi avvolse in un abbraccio, nel quale mi persi subito, prendendo a singhiozzare contro la sua maglia.
Aveva cambiato profumo, optando per uno che gli avevo regalato per il compleanno che sapeva di gelsomino, per mia fortuna.
Sentire l’odore di Luke era l’ultima cosa che volevo.
Ormai lo avevo perso.
Erano bastati tre mesi lontani da lui per perdere tutto quello che avevamo.
Cosa avrei dovuto farne di me ora?
Come potevo svegliarmi ogni giorno sapendo di non essere il suo primo pensiero, sapendo che un suo “Buon giorno” non sarebbe mai arrivato?
Come facevo ad essere felice sapendo che nessuno dei suoi sorrisi sarebbe stato dedicato a me, che i “ti amo” li avrebbe pronunciati ad una persona che non ero io?
“Mi spiace tanto, Mel.”  Mi disse il biondo, passandomi una mano tra i capelli.
“Sono stata una stupida ad illudermi.” Provai a dire, tra i singhiozzi.
“Almeno la cosa non è durata troppo, sarebbe stato molto peggio…”
Niall cercava di aiutarmi, ma non volevo parole di conforto, volevo solamente che tutto tornasse come prima, quando ancora stavo con Luke e tutti gli altri, a Sydney, ed ero felice.
“Niall?” Chiesi, staccandomi appena dall’abbraccio, guardando in viso il mio amico dai tratti simili a Luke.
“Si?” Chiese, smettendo di accarezzarmi i capelli, senza però togliere la mano.
“Tu non mi lascerai mai da sola, vero?”
Era una cosa stupida da chiedere, ma in quel momento l’unica cosa che volevo è sapere di avere almeno una persona che non mi avrebbe abbandonato, qualsiasi cosa sarebbe successo.
“No, Melanie, non ti lascerò mai da sola.” Disse, asciugandomi alcune lacrime con la mano libera e stampandomi un lungo bacio sulla fronte.
Mi immersi di nuovo tra le sue braccia “Ti voglio bene, Niall.”
“Anche io, Melanie.”


Angolo autrice

*Frase del film Frozen, della Disney.
Sera gente **
Mi scuso per il ritardo ma in questi giorni sono stata costretta a letto con la febbre alta e quindi mettermi a scrivere non era proprio il massimo :c
Poi ho anche visto che alcune persone hanno smesso di seguire la mia storia e mi sono un pò demoralizzata  e pubblicare questo capitolo mi rende tutto tranne che sicura.
Anyway, se qualcuno mi volesse fare sapere il suo parere io sono sempre qui, anche e soprattutto se negativo così da farmi capire dove sbaglio. <3
Ringrazio tutte le persone fantastiche che continuano a seguire la mia storia per quanto sia oltremodo orrenda c:

Giulia.

Shawn - Shawn Mendes ( Sarà solo una comparsa in questa ff ma ci tenevo ad inserirlo perchè lo adoro sdhcjvpw *-*)

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13.
 
Luke.
 
“Sei un idiota Luke, come hai potuto comportarti così da stronzo con Mel?!”
Ashton continuava a tenermi per il colletto della maglia, urlando imprecazioni che mai gli avevo sentito dire.
“Ash, calmati dai..” Provò a dire Calum.
Anche lui era arrabbiato con me, ma preferiva fare finta che non esistessi, contrariamente a come faceva il riccio.
“No che non mi calmo, Calum!” Urlò il riccio “Mel è in America, da sola, io non posso aiutarla e questo idiota si sogna di lasciarla per una cazzata! Dimmi te come faccio a calmarmi, cazzo, Calum!”
Il moro non disse nulla, preferendo tornare a sedersi sulla poltrona nera con Michael, che guardava la scena da lontano, impotente come tutti.
“E tu di qualcosa, Hemmings.” Sbraitò ancora Ashton.
Era rosso dalla rabbia, e i ricci biondi gli ricadevano lungo il viso ogni qual volta che mi scuoteva, facendomi a volte sbattere con la schiena contro il muro del mio salotto.
In quei pochi mesi nel quale Ashton si era unito al gruppo non lo avevo mai visto così arrabbiato, ma c’era da aspettarselo, avrebbe fatto di tutto per la sorella.
“Non sono stata io a lasciarla” Iniziai a dire, con tono calmo “Lo sapete anche voi che ci ha detto John e mi sembra che tutti abbiano seguito il suo consiglio, perfino tu Ashton, infatti ora vedi Jennifer di nascosto per non farti trovare dalle fan se non sbaglio.”
Speravo che dicendo così si sarebbe risolto qualcosa, in fondo non ero stato l’unico ad accettare di vivere in quel modo, ma su Ash sembra non avere molto effetto.
“Si, ma io e Jen ne abbiamo parlato e siamo arrivati in una soluzione insieme, mentre tu hai preferito ignorarla per giorni e poi farle scoprire tutto in questo modo, sei solo un demente e se speri che io stia ancora qui a farmi il culo per te alla batteria ti sbagli di grosso.”
Mollò la presa, andandosene dalla stanza, sbattendo forte la porta.
Calò un silenzio imbarazzante, cui nessuno osava alzare lo sguardo verso l'altro.
Fu Michael a parlare per primo.
“Vado da lui.”
Capii che si doveva sentire a disagio in quel momento, e preferiva starne fuori.
Nella stanza rimanemmo solo io e Calum, ed andai a sedermi al suo fianco, affondando le mani tra i capelli.
Sapevo di aver fatto una cazzata colossale, non avevo bisogno che qualcuno me lo ricordasse.
Melanie mi mancava tantissimo, e non passava giorno senza che stessi male pensando a lei.
Stavo male vedendo quanto era felice della sua nuova vita a Miami, perché quella felicità non era causata da me.
Mi irritava vedere le foto che si faceva con il suo nuovo amico, perché sorrideva o abbracciava lui, non me.
Odiavo me stesso, perché non avevo ancora trovato il coraggio di mollare tutto e prendere il primo aereo per andare da lei.
E ora avevo perso tutto.
“Sono un deficiente, Cal.”
Il mio amico sorrise, amaramente “Lo so, Luke.”
“Me la sono fatta scappare per una stronzata, e ora lei non mi vorrà più.”
Il mio amico mi porse un oggetto nero, era il mio cellulare.
Avevo ancora la nostra foto come sblocco.
“Chiamala Luke, è l’unico modo.”
Calum mi sorrise, cercando di essere incoraggiante, prima di seguire gli altri due al di fuori della stanza.
Rigirai perplesso l’oggetto freddo tra le mani, sbloccandolo ogni tanto per guardare la foto.
Melanie era coricata sul mio petto e sorrideva mentre le baciavo la punta del naso.
Era una delle prime foto che avevamo fatto, una delle mie preferite.
Eravamo così felici.
Eravamo.
Tempo passato.
Sentii una fitta allo stomaco e feci una smorfia dal dolore.
“Ok, Luke, fallo ora o rimpiangi per sempre.”
Sbloccai lo schermo e andando direttamente in rubrica selzionai il numero.
Rispose al terzo squillo.
 
-Pronto?
 
Allontanai sorpreso il telefono dall’orecchio, non era la voce di Melanie, era una voce maschile.
Una fitta di rabbia partì dallo stomaco spargendosi per tutto il corpo.
 
- Sto cercando Melanie.
 
Avevo un tono rigido che non nascondeva la mia irritazione, ma chi stava dall’altra parte non se ne curò a giudicare dallo sbadiglio rumoroso.
 
- Mel sta dormendo, e meglio che richiami più tardi se hai bisogno di lei.
 
Melanie sta dormendo.
Ok, fin qui tutto a posto.
Ma che ci faceva un ragazzo con lei?
Che mi avesse già rimpiazzato?
No, Melanie non era così.
 
- Tu chi saresti?
- Il ragazzo, ora scusa ma ho una dormita da finire, ciao!

 
Mi aveva davvero chiuso il telefono in faccia?
E aveva davvero detto che era il ragazzo di Melanie?
Erano passate solo un paio di ore, era impossibile che si fosse già ri fidanzata.
Però un momento.
Un paio di giorni fa mi aveva detto che mi doveva parlare di una cosa molto importante, solo che non le avevo risposto.
Che mi volesse dire che si era trovata uno migliore di me?
Questo spiegherebbe anche perché avesse scelto senza troppe esitazioni di lasciarmi.
Ero stato sostituito.
La persona che amavo più di qualsiasi altra cosa o persona aveva trovato qualcuno migliore di me.
E io non valevo più nulla, non ero più niente.
La rabbia che avevo cercato di controllare sfociò tutta in un momento, costringendomi a fare respiri profondi e veloci, come se avessi appena corso per chilometri.
Le mani cominciarono a tremare e non sopportavo più di avere il telefono in mano, troppi ricordi messi tutti insieme.
Costretto dall’impulso, scagliai il più forte possibile l’iphone contro il muro, al quale si frantumò lo schermo appena toccato terra.
Mi alzai di colpo, lanciando un urlo tra la rabbia e l’esasperazione.
Volevo uscire da li, volevo andarmene.
Ma un normalissimo mobiletto in legno si trovava tra me e la porta, e la cosa mi infastidiva.
Perché ci doveva essere sempre un ostacolo tra me e quello che volevo?
Presi il mobiletto con entrambe le mani e, con un po’ di fatica, lo scagliai contro la parete opposta, ammaccandolo leggermente.
Avevo il fiatone, ma sentivo che non avevo sfogato nemmeno una piccola parte di tutta la rabbia.
Con uno scatto presi un vaso da un altro mobile e lanciai anche quello, per poi essere seguito dal mobile stesso.
Ancora non era abbastanza.
Inizia a distruggere tutto quello che trovavo, ma non mi sembrava ancora sufficiente.
Il muro davanti a me mi attirava e sentivo le dita fremere dalla voglia di colpire qualcosa, e non mi tirai indietro.
Un colpo, seguito da un altro e un altro ancora.
Ma ancora non andava bene.
Mi guardai in giro e vidi la finestra che dava sul giardino, e con uno scatto l’avevo già fatta a pezzi.
Mi guardai la nocca della mano, soddisfatto.
Era coperta di sangue.
Sorrisi, in mezzo alla disperazione.
Incominciamo ad andare bene.


Niall.
 
Riagganciai il telefono in faccia a Luke.
Si, sapevo che era lui.
Lo avevo riconosciuto subito, ricordando la voce che avevo sentito nei vari video che avevo visto.
Guardai Melanie, si era addormentata sulle mie gambe, mentre le accarezzavo i capelli.
Lungo le guance aveva il segno delle lacrime, ormai secche, e le mani stringevano la mia maglietta, come se avesse paura che me ne andassi via, lasciandola sola.
Ma io non lo avrei mai fatto, non sarei mai stato capace di vederla stare in quel modo a causa mia.
Si, a me Melanie piaceva, e tanto.
Mi era piaciuta fin da subito, dal primo sorriso che mi aveva fatto sull’aereo.
Non avevo mai visto sorriso più bello in vita mia, e odiavo vederglielo scomparire in mezzo alle lacrime, che quasi sempre erano causate da lui, Luke.
Detestavo quel ragazzo, anche se non lo avevo mai visto.
La faceva stare male, non le rispondeva, e ora pure questo.
Ero felice che Melanie avesse deciso di lasciarlo, e non mi ero sentito in colpa a mentirgli.
Lo volevo lontano da lei, il più possibile.
Non gli avrei più permesso di farle del male, ora lei aveva me e non aveva più bisogno di lui.
Sarei stato meglio, ne ero certo.
Melanie si lasciò scappare un mugugno, prima di aprire lentamente gli occhi, sorridendo alla mia vista.
Sentii dentro al mio petto il cuore fare una capriola, come ogni volta che lei mi dimostrava attenzioni.
“Hey Niall.” Mi salutò, con la voce ancora impastata.
“Ciao Melanie.” Le passai un’altra volta la mano tra i capelli, mentre con l’altra le pulivo delicatamente le guance dal segno delle lacrime.
Ancora stringeva la mia maglietta.
“Come stai?” Le chiesi.
Lei fece una smorfia, vidi i suoi occhi arrossarsi appena.
Le stampai un bacio sulla punta del naso “Scusa, non volevo renderti triste.”
Lei sorrise, un po’ a fatica “Tranquillo Niall, comunque un po’ meglio, dormirei sempre così.”
Mi sentii arrossire, e le feci l’occhiolino “Devi solo chiedere e il tuo cuscino personale arriverà in un baleno!”
Lei rise.
Come mi piaceva la sua risata.
Le passai un’ultima volta la mano tra i capelli, prima di aiutarla ad alzarsi.
“Ti ho sentito parlare prima, cosa stavi facendo? Mi sembrava di aver sentito la suoneria del mio telefono…” Mi chiese, stiracchiandosi.
Mi rabbuiai un attimo, mi serviva una scusa.
“Hanno sbagliato numero.”
“Ah.” La vidi rattristarsi, sperava fosse Luke.
Dopo averlo sentito si era quasi subita messa a piangere ed io ero stato li a consolarla e calmarla.
Poi aveva insistito che l’aiutassi a togliere tutte le cose che gli ricordassero del biondo, e io lo avevo fatto.
Mentre staccavo tutte le foto e raccoglievo le cornici in uno scatolone, lei eliminava le immagini e il numero dal telefono.
Sapevo che le costava fatica farlo, ancora sperava che il ragazzo la richiamasse per sistemare la situazione.
Ma io avrei impedito che tutto tornasse come prima, avrei fatto qualsiasi cosa.
Ora c’ero io per Melanie, e le cose non dovevano cambiare.
“Niall?” Mi chiamò.
“Dimmi.”
“Ti d-dispiace rimane qui sta notte? E’ già buio e non voglio stare sola..”
Le sorrisi, erano domande da farsi?
“Lo faccio con piacere.”
Il sorriso le se allargò, illuminandole il viso.
“Dai, vieni qui, stupidotta.” La chiamai, allargando le braccia in modo che lei si accucciasse tra di esse.
Ci stendemmo insieme, andando sotto le coperte.
Lei mi guardava dritto negli occhi, e io facevo lo stesso.
Erano così scuri in confronto ai miei azzurro cielo, quasi ti sembrava di esserti perso in una grotta oscura.
Lei mi sorrise, prima di appoggiare il viso contro il mio petto e stringendo di più la presa contro di me.
“Grazie.” La sentì sussurrare “Per tutto quello che fai.”
Sorrisi, consapevole che non mi avrebbe visto.
“Tranquilla, farei qualsiasi cosa per te.”
Lei strofinò il naso contro il mio collo, facendomi venire i brividi.
“Spero di ripagare il favore prima o poi.”
“Mel, lo stai già facendo.” Risposi, dopo qualche minuto.
Sapevo che non avrebbe capito, ma non ottenni domande.
Sentii il suo respiro contro il collo, si era già addormentata.
Le stampai un bacio sulla fronte.
Tranquilla Melanie, io non ti abbandonerò.
 
Angolo autrice.

Salveee! :)
Eccomi con un ennesimo orrendissimo capitolo.
Scusate se sono così orrendi :(
Se qualcuno ha dei suggerimenti o delle opinioni io sono qui pronta ad ascoltarle <3
Ho visto che alcune persone hanno inizaito a seguire la mia ff, e non so davvero come ringraziare voi e tutte le persone che già lo facevano, siete meravigliose!

Giulia.

Luke e Melanie.

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Niall.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14
 
Ashton.
 

Nero.
Vedevo tutto nero.
Nero dalla rabbia.
Come si permetteva quel damerino biondo?
Melanie non era un oggetto, era la mia famiglia e la persona più splendida che conoscessi.
Lei era forte, ma non abbastanza per sopportare tutto da sola.
Dovevo esserci io con lei ora, e invece ero ancora qui, a perdere tempo con quel cazzone di Hemmings.
Passai una mano tra i capelli mossi, togliendo la bandana rossa e stendendomi sul mio letto.
La casa era silenziosa, fin troppo.
Mi mancava la mia sorellina, mi mancava stare con lei, mi mancava vederla felice e mi mancava  anche semplicemente abbracciarla.
Come avevo potuto lasciarla andare via così?
Magari se mi fossi impegnato di più avrei convinto i nostri genitori a farla rimanere, oppure a farmi andare con lei.
Me lo sentivo che era una pessima idea dividerci, e infatti eccone la prova.
Lei si trova a un continente di distanza a soffrire per quell’idiota mentre io sono qui a fare l’inutile.
Peggio di così non poteva andare.
Sentii il mio telefono suonare, e mi gettai sul mio comodino, afferrandolo.
Mi rattristai vedendo che al posto di “Melanie” c’era scritto “James”.
 
- Hey James.
 
James era un mio amico, e suonava la chitarra in un gruppo nel quale ero entrato per qualche settimana prima di far parte dei 5 Seconds of Summer.
 
- Ashton, siamo qui al Magic e c’è il tuo amico Luke mezzo sbronzo che non si regge nemmeno in piedi, che dobbiamo fare?
 
Sbuffai.
L’ultima persona del quale mi importava era Luke.
 
- Chiama Cal o Mike, lo verranno a recuperare loro.
- Già fatto, ma non rispondono. Ashton, per favore, noi tra poco suoniamo e non possiamo tenergli d’occhio.

 
Non avevo voglia di vedere Luke, ero ancora arrabbiato con lui.
Però era comunque uno dei miei migliori amici, per quanto idiota fosse, e non potevo lasciarlo da solo.
 
- Ok, dammi una decina di minuti e sono lì.
 
Riattaccai la chiamata e afferrai giubbotto e chiavi, per poi andare in macchina ed avviarla.
Era una nottata tranquilla, e il Magic non era molto lontano da dove abitavo.
Sbadigliai, passandomi una mano sugli occhi.
Andai sulla via principale, sbattendo più volte le palpebre per riuscire a stare attento alla strada.
Ero sempre stanco ultimamente, tra i concerti e l’aspettare la notte tarda per poter chiamare ad un orario decente Melanie, che aveva un fuso orario diverso.
Ero ormai quasi arrivato, mi bastava solo attraversare la strada e percorrere la via.
Sorpassai lo stop, dando un’occhiata veloce e superficiale, troppo superficiale.
Non  notai subito la luce che si stava avvicinando, e quando lo feci era già troppo tardi.
 
 
Melanie.
 
Quando mi alzai, il sole era sorto da meno di un’ora, e venni presa da alcuni brividi di freddo.
Niall ancora dormiva, e teneva un braccio intorno alla mia vita.
Sorrisi, sembrava un angioletto.
Il sorriso però mi si infranse quando il cervello si collegò automaticamente al ricordo di Luke, sdraiato sul mio letto, ancora con gli occhi chiusi e l’espressione rilassata.
Avevamo dormito insieme una volta, senza fare cose particolari, ma comunque quella rimaneva la notte più bella che avessi mai vissuto fin quel momento.
Mi guardai intorno e la stanza mi sembrava così vuota e fredda.
Avevo voglia di piangere, ma mi trattenni, non volevo iniziare una giornata con gli occhi rossi.
Se ci fosse stato Ashton sarebbe stato tutto più semplice…
Mi mancava mio fratello, tanto quanto Luke, e la sua assenza si faceva sentire ogni istante.
Mi alzai con cautela, cercando di non svegliare il biondo, cosa che risultò abbastanza semplice dato che non sembrava aver voglia di aprire gli occhi.
Andai in bagno e mi specchiai, facendo una smorfia alla mia vista.
I capelli biondo miele non nascondevano la ricrescita scura verso la radice, e la piastra che avevo fatto la mattina precedente era già stata sostituita dai miei soliti ricci.
Lungo le guance avevo dei leggeri segni causati dalle pieghe della maglia di Niall, e gli occhi erano rossi, cerchiati dal trucco nero ormai sbavato.
Mi lavai il viso, strofinando bene, e quando mi sembrava di aver un aspetto presentabile, tornai in camera mia.
Mi cambiai e mi diedi un leggero strato di trucco, tanto per non far spaventare Niall alla mia vista.
Mi dispiaceva svegliarlo così presto, così preferii afferrare il telefono ed andarmi a sedere sul piccolo bancale che affiancava la finestra.
Non era un gran che, ma mi piaceva.
Iniziai a leggere i vari messaggi di Jade e Shawn, anche Bradley mi aveva scritto.
Risposi a tutti e poi andai a controllare la chat di Ashton.
Non mi aveva scritto, ed era strano.
Bloccai il telefono, ma non feci in tempo a mettermelo in tasca che prese a suonare.
Calum.
 
- Hey, ciao Cal.
 
Era da tanto che non ci sentivamo, ed ero felice che mi avesse chiamato.
Sperai solo che non dovesse parlarmi di Luke.
 
-Melanie, è successa una cosa terribile…
 
La sua voce era preoccupata, quasi spaventata e, oddio, quelli erano singhiozzi?
Stava davvero piangendo?
 
- Cal che è successo?!
 
Sentii dall’altra parte il respiro pesante del ragazzo, a quanto pare stava correndo.
 
- Ashton.
 
Una parola, e già sentivo il mio mondo cadere a pezzi.
 
-Calum, dimmi che cazzo è successo a mio fratello!
 
Avevo urlato così forte che Niall si era svegliato di colpo, sedendosi sul letto con lo sguardo spaventato.
Dall’altra parte sentii tirare su con il naso.
 
- E’ successo tutto ieri sera, stava guidando e doveva essere stanco e così non ha visto l'altra macchina ed ora, oh mio Dio Melanie, Ashton è qui in ospedale, è in coma da qualche ora e non sappiamo se si sveglierà.
 
Mi paralizzai sul colpo.
Non riuscivo ne a sbattere le palpebre ne a respirare.
Perfino le lacrime non avevano il coraggio di uscire.
Il peso sul mio stomaco si faceva sempre più pesante.
Riuscivo a pensare solo a due parole, che il mio cervello faticava a collegare.
Ashton.
Coma.
Coma.
Ashton.
No, era impossibile.
 
- Melanie, devi venire qui subito.
 
Ci impiegai una decina di minuti a rispondere a Calum.
 
-Ok, sarò lì con il primo aereo.
 
Avevo parlato come un automa, senza emozione.
Riagganciai il telefono senza aspettare una risposta.
Niall mi guardava come se fossi un alieno, e si alzò per avvicinarsi di più a me.
“Melanie, che è successo?”
“Ashton è in coma.” Non so con quale coraggio riuscii a dire quelle parole, ancora non riuscivo a crederci.
Era tutto così impossibile.
Ashton era la persona più buona in questo mondo, non poteva essergli successo qualcosa.
Niall mi guardava preoccupato, ma non mi importava, sapevo già cosa fare.
“Devo andare da lui.”
Lui si alzò, porgendomi la mano.
“Avanti, andiamo, abbiamo mille cose da fare e poco tempo.”
Annuii, stringendo la presa che mi porgeva.
Tranquillo Ashton, sto arrivando da te.
 
***
Sedici ore di fuoco ed eccomi ancora qui, a Sydney.
Mi era mancata quella città, ma ora non avevo tempo per un giro turistico, dovevo andare da mio fratello.
Ero riuscita a convincere i miei genitori solo con la promessa che qualcuno sarebbe venuto con me, e Niall era una scelta ovvia.
“Niall, muoviamoci, ho già chiamato Calum e ci stanno aspettando in ospedale.”
Cercai di attirare l’attenzione di un taxi, e quando ci riuscì caricammo velocemente le valigie e chiesi al tassista di andare il più veloce possibile.
“Pronta?” Mi chiese il mio amico, una volta arrivati.
Io annuii, e con ancora le valige al seguito entrammo nell’ospedale, attirando l’attenzione di vari medici e pazienti.
“Sto cercando Ashton Fletcher Irwin.” Dissi alla segretaria che mi guardava storto.
“E lei chi sarebbe?” Mi chiese, seccata dal mio tono.
“Melanie Jane Irwin, la sorella, e se non ci crede controlli pure.” Le porsi sul bancone i miei documenti, che lei controllò subito.
Appena si accertò che ero veramente io mi lanciò uno sguardo pieno di tristezza e compassione.
“Oh, mi dispiace tanto per te e tuo fratello, mia cara. E’ in terapia intensiva, i vostri amici sono già la, le valige potete lasciarle qui, le controlleremo noi.”
Biascicai un “Grazie”  e sia io che Niall ci liberammo delle valige e ci incamminammo velocemente per i vari corridoi.
“Mel?” Mi chiamò il biondo, quando stavamo per arrivare finalmente alla stanza di Ashton.
Mugugnai come risposta.
“E se c’è Luke?”
Mi girai verso il ragazzo, guardandolo dritto negli occhi azzurro cielo.
“Non mi importa Niall, io sono qui solo per Ash, non per Luke.”
Lui sorrise, prendendomi la mano “Lo so.”
Aprii l’ultima porta e finalmente vidi quello che stavo cercando.
Calum e Michael erano seduti sulle semplici sedie in plastica blu del corridoio bianco della sala da aspetto.
Appena mi videro corsero entrambi da me, stringendomi forte.
“Mi sei mancata.” Mi sussurrò Calum, mentre il suo profumo di vaniglia mi invadeva per la prima volta dopo tanto.
“Anche voi.”
Avevo paura che da un momento all’altro sarei scoppiata in uno dei miei pianti.
“Ashton è nella 106.” Michael mi sorrise, anche se di felice quel sorriso non aveva niente.
Annuii “Niall tu aspetta qui, loro penso che già li conosci.”
“Certo, entra pure, io me la caverò.”
Annuii una seconda volta, per poi aprire con cautela l’ultima porta in fondo del corridoio.
La stanza era semi buia, con un solo una luce di una lampada ad illuminarla.
Le pareti erano bianche, e l’unico arredamento era un armadio, il letto e tutti i macchinari utili a mantenere in vita mio fratello.
Mi avvicinai piano a letto, sentendo il peso allo stomaco appesantirsi ad ogni passo.
Ashton era li, con gli occhi chiusi e un’espressione serena in volto, sembrava quasi che dormisse.
Aveva un lungo taglio lungo la guancia, e altri simili sulle braccia, aveva tre tubi che lo collegavano alla grande macchina, uno al naso, uno a metà braccio e uno al polso.
Gli passai una mano tra i riccioli biondi che ricadevano disordinati sul cuscino.
C’era una sedia di fianco a letto e mi sedetti, anche perché avevo iniziato a sentire le gambe cedermi.
“Hai visto Ash? Alla fine sono venuta a trovarti.” Una lacrima solitaria iniziò a scendermi lungo la guancia destra, e afferrai la sua mano, era calda, segno che la vita non aveva ancora abbandonato quel ragazzo che non si meritava di stare in quelle condizioni.
“Mi sei mancato tanto.” La prima lacrima venne seguita da una seconda e poi da una terza. “Sai, dicono che mi puoi sentire e che capisci che sono qui, spero che sia così perché voglio che tu sappia le cose che ti sto per dire.”
Passai un dito sugli occhi, cercando di schiarirmi la voce tra i singhiozzi.
“Ti voglio chiedere scusa, Ashton, scusa di non essere la sorella che meriti, perché tu sei la persona più bella di questo mondo. E non parlo di bellezza esteriore, tu sei bello dentro, e questo vale ancora di più. Tu ci sei stato sempre per me, non mi hai mai abbandonato quando avresti avuto centinaia di motivi per farlo. E mi dispiace essermene andata, se fossi stata più forte, se mi fossi impuntata forse questo non sarebbe mai successo. Io sarei rimasta qui e tu non saresti in questo letto. E’ tutta colpa mia, Ashton, ti- ti..”
Non riuscii a finire la frase per colpa delle lacrime, e mi portai istintivamente una mano al sulla bocca, cercando di calmare i singhiozzi.
“T-ti voglio bene, Ash.”
Non ressi più, alzandomi il necessario per poter abbracciare la vita di mio fratello, immobile al mio gesto.
Lo strinsi forte, e sentii il suo cuore contro all’orecchio, il battito era leggero, ma comunque c’era.
“Ti dispiace se rimango un po’ qui?” Chiesi, quasi aspettandomi una risposta.
Mi stesi sul suo letto, accanto a lui, e lo strinsi forte a me, stando attenta a non toccare i fili che lo tenevano in vita.
Le miei lacrime gli andarono a bagnare la guancia, per poi scendere fino all’orlo della maglietta bianca.
Poggiai il viso nell’incavo del suo collo, provando a sentire il suo profumo, ma l’unica cosa che sentii fu l’odore di medicinali e pulito.
“Non andartene via da me, ti prego.”
Il volto di Ashton rimase impassibile, e le mie lacrime continuarono imperterrite a scendere.
Forse piansi per ore, ma non potrei dirlo, perché tra una lacrima e l’altra il sonno prese possesso di me, facendomi dimenticare per un istante che tutto quello fosse successo veramente.
 
 
 
Angolo autrice.
 
Dopo questo capitolo, posso anche andarmi a nascondere per tutta la vita.
Non riesco proprio a fare un capitolo felice e spensierato :c
Vi avverto, i prossimi non saranno meglio, ma si parlerà anche del nostro Lucas c:
Comunque, vi ringrazio per seguire/recensire la mia storia, siete delle persone fantastiche <3
Soprattutto la mia bad che sopporta tutti i miei scleri dkfmwsclfjs aw <3
Al prossimo capitolo,
Giulia.
 
 
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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15
 
A svegliarmi quella mattina furono le urla proveniente dal corridoio adiacente alla stanza di Ashton.
Controllai l’orario sull’orologio della stanza, erano appena le sette.
Spostai subito lo sguardo sul corpo di mio fratello, sperando di vedere dei cambiamenti, che però
non erano avvenuti.
Sentii ancora delle urla, ma si può sapere chi era?
Mi alzai a fatica, con le ossa doloranti per aver dormito troppo a lungo in una brutta posizione.
Addosso avevo ancora l’odore di medicinali di Ashton.
Quando aprii la porta vidi Calum e Michael con gli occhi sgranati, che cercavano di tenere buono un Niall rosso dalla rabbia, che si dimenava come una furia verso la porta chiusa del reparto.
Aveva un labbro rosso dal quale usciva del sangue.
“Ma che è successo qui?” Chiesi, sorpresa da quella scena.
I tre ragazzi si voltarono di scatto verso di me, e mi sentii andare a fuoco per tutta quella attenzione.
“Melanie.” Disse Niall, guardandomi attentamente “Come stai?”
Stava scherzando?
“Guarda che quello che sembra abbia appena menato qualcuno non sono io.” Gli feci notare “E ora ditemi, che è successo?”
I tre si scambiarono un’occhiata preoccupata, e Calum e Michael lasciarono la presa dalle braccia di Niall.
“Melanie.” Iniziò Calum, titubante “Luke è appena stato qui.”
Oh, Luke.
Mi ero quasi dimenticata di lui.
Quasi.
“E allora?”
“E allora si da il caso che sia una delle principali cause del fatto che tuo fratello sia qui.” Sputò Niall, con disprezzo.
Mi gelai sul colpo.
Luke era responsabile del coma di Ashton?
No, era impossibile.
Luke voleva bene ad Ashton, e viceversa, non avrebbe mai potuto fargli del male.
“Non ci credo.”
Per quanto Luke fosse stronzo non avrebbe mai fatto nulla a mio fratello.
“Stava andando a prendere Luke, quella notte” Raccontò Niall, mantenendo il disprezzo nel tono “Si era andato ad ubriacare e a farsi qualche canna, e tuo fratello era l’unico disponibile ad andarlo a prendere.”
Mi voltai verso Calum e Michael “E’ vero?”
I due si scambiarono un’occhiata veloce, per poi annuire.
“Luke è venuto qui prima, e ha iniziato ad andare di matto, poi se l’è presa con me perché dice che sono io la causa del fatto che lo hai lasciato, e mi ha tirato un pugno.”
Niall era ancora rosso di rabbia, mentre io mi potevo classificare con il colore bianco.
Bianco, perché ero completamente vuota.
Vuota da ogni sentimento o emozione, non provavo niente.
Ashton era in coma.
I miei genitori continuavano ad essere assenti.
Luke era un capitolo chiuso.
Mancava poco e sarei scoppiata.
Mi passai una mano tra i capelli, ormai sporchi e disordinati.
“Dov’è Luke ora?” Chiesi, sospirando.
Niall sgranò i grandi occhi azzurri “Vuoi andare da lui?”
Annuii “Gli devo parlare.”
Onestamente non sapevo bene di che cosa, sentivo solo che in quel momento l’unica cosa che volevo è parlare con Luke.
Niall continuava a guardarmi, ma io preferivo prestare attenzione alle punte delle scarpe.
“E’ a casa sua.” Disse infine Michael, spezzando il silenzio.
“Grazie, torno tra poco.”
Continuai a tenere lo sguardo basso mente uscivo dalla stanza, sentendo quello dei tre ragazzi sulla schiena.
Quando passai all’ingresso vidi che le valige non c’erano più, chissà dove erano finite…
Riuscii a fermare un taxi e arrivai alla casa di Luke in una manciata di minuti, venendo invasa dai brividi una volta arrivata davanti alla porta.
Non mi sembra più una grande idea, ora.
Feci per bussare, ma notai che la porta era già scostata, come se qualcuno fosse entrato di corsa e si fosse dimenticato di chiuderla.
Entrai, chiedendo a gran voce se c’era qualcuno, senza ottenere risposta.
Stavo quasi per andarmene quando dal piano di sopra sentii dei rumori leggeri, simili a dei passi.
Forse era Luke che stava camminando per la sua stanza.
Percorsi le scale lentamente, cercando di rimandare il più possibile l’incontro con il biondo.
Ora avevo paura, terribilmente paura.
Paura di quello che mi avrebbe potuto dire o fare, paura di quello che avrei saputo o visto.
Paura di non riuscire a resistere all’impulso di baciarlo.
Ero ancora completamente arrabbiata con il biondo, ma niente toglieva che lo amassi ancora, con tutta me stessa.
La porta della camera di Luke era socchiusa e da dentro proveniva uno strano odore che non riuscii a identificare.
Entrai con cautela, cercando di respingere il ricordo del mio primo bacio con il ragazzo, avvenuto un paio di mesi prima in quella stanza.
Ma non ebbi il tempo di pensare a nulla, perché quello che mi si presentò fu mille volte più incredibile.
Ogni singola parete era stata ridipinta, in malo modo (sembrava che avessero preferito gettare delle secchiate di colore invece che utilizzare i pennelli), con una vernice bianca.
Non era stato risparmiato niente, compresi mobili, poster, finestre e pavimento.
Ogni singola cosa in quella stanza era bianca.
Ma non era quella la cosa più preoccupante, oh no, c’era molto di più.
Su ogni parete erano state scritte migliaia di frasi, tutte rigorosamente in nero.
Alcune erano illeggibili, ma altre spiccavano sopra di esse.
 
“Voglio dimenticare tutte queste stupide piccole cose.”
 
“Non posso scappare dai ricordi.”
 
“Mi manca il modo di addormentarmi al tuo fianco.”
 
“Dimmi che tutto questo è un sogno.”
 
“Se fossi qui ti stringerei forte e non ti lascerei andare.
 
“Era solo una bugia?”
 
“Voglio svegliarmi con l’amnesia.”
 
“Come puoi essere felice accanto a lui?”
 
“Io non sto per niente bene.”

 
Quest’ultima, era particolarmente grande e calcata, come se fosse stata ripassata più volte.
Ma il tutto non finiva qui, perché ogni singolo mobile non era più al suo posto, sembrava quasi che fosse passato un tornado in quella casa.
In più, sul pavimento erano seminati decine di fogli, tutti rigorosamente scritti, sempre ad inchiostro nero.
Ne presi uno, e vi lessi sopra una sola frase.
 
“Vorrei essere al tuo fianco.”

 
Ne presi un altro.
 
“Lascia che sia io colui che ti salverà.”

 
“Ti stai divertendo?”
La voce improvvisa mi fece sussultare, facendo cadere a terra il foglio che avevo in mano.
Quando mi voltai verso la fonte lo vidi, il ragazzo biondo dagli occhi azzurri, il ragazzo che amavo, Luke.
Era diverso, non sembra nemmeno lui.
Aveva gli occhi cerchiati di nero ed erano rossi, era pallido e i capelli gli si erano appiccicati al viso dal sudore.
Indossava una semplice maglia bianca e dei jeans chiari, non aveva le scarpe.
Il piercing, del quale non mi aveva parlato, mi costringeva a guardare continuamente sulle sue labbra.
“L-Luke.” Balbettai, non riuscivo a credere di averlo finalmente davanti dopo tanto tempo.
Sentivo la voglia di abbracciarlo impossessarsi di me, ma cercai di non dargli ascolto.
Lui sorrise, sarcastico “Vedo che ti ricordi il mio nome.”
Feci una smorfia “Come potrei mai dimenticarlo?”
Lui mi superò, andando a sedersi sul letto, non curante che fosse pieno di vernice, osservando soddisfatto le pareti della sua camera.
“Bella vero?” Mi chiese, improvvisamente, continuando a tenere lo sguardo davanti a se.
“Si, ma fa anche paura.” Ammisi, andandomi a sedere al suo fianco. “Perché lo hai fatto?”
Lui scosse le spalle “Ero ubriaco.”
“Mi avevi promesso che non avresti fatto sciocchezze.” Ricordai, abbassando lo sguardo.
Sentii un tocco delicato sfiorarmi la guancia, facendomi voltare di scatto.
La mano di Luke era ancora vicino al mio orecchio, e il ragazzo continuava a guardarmi dritto negli occhi.
Mi era mancati quegli occhi così azzurri, ti dava l’impressione di star guardando un cielo sereno.
Anche quelli di Niall erano di quel colore, ma niente potevano essere paragonati a quelli di Luke.
Mi scostai dal tocco del ragazzo, ormai era troppo difficile sopportare quello sguardo.
“Mi dispiace Luke, ma non c’è la faccio.”
“Non volevo che capitasse questo ad Ashton, ci sarei dovuto essere io al suo posto.”
Non risposi, faceva troppo male parlare di mio fratello.
“E so anche che non vorrai più avere nulla a che fare con me.” Continuò lui, senza distogliere lo sguardo dal mio profilo.
Scossi il viso.
“Non lo so, Luke, è tutto complicato, sono ancora arrabbiata con te per quello che hai detto e ora so solo pensare Ashton , lui è l’unica persona del quale mi importa in questo momento.”
Lui si alzò di scatto, inginocchiandosi davanti a me e prendendomi le mani.
Aveva tutte le nocche arrossate e piene di tagli, e avrei voluto chiedergli che gli era successo, ma lui non mi diede il tempo.
“Senti Melanie, io ho sbagliato, lo so, ma non ho mai smesso di amarti e so che provi ancora qualcosa per me, te lo leggo negli occhi.” Fece una piccola pausa “Non ti voglio perdere, perché so che perdendo te perderei anche una parte di me. Prova a guardarti intorno, tutto questo è stato causato da un solo giorno senza di te, figurati se devo passarci tutta la vita.”
Si zittì ancora, passandosi la lingua sulle labbra, scegliendo con cura le parole da dire.
“E so che ora stai con quello la, con Niall, però se mi potessi dare una possibilità io mi imp-“
E qui lo interruppi, sorpresa dalle sue parole “Che cosa? Guarda che io non sono fidanzata con Niall.”
Lui alzò un sopracciglio “E’ stato lui a dirmelo, quando ti ho chiamato ieri…”
Tolsi le mie mani da quelle di Luke “Tu mi hai chiamato?!”
Il biondo mi guardava sconcertato “Si, ma Niall mi ha detto che dormivi e che era il tuo ragazzo.”
Ero shoccata.
Perché Niall aveva detto di essere il mio ragazzo? Perché non mi aveva detto che Luke mi aveva richiamato?
Ero confusa, totalmente.
“Melanie, che ti prende?” Mi chiese Luke, preoccupato.
“Voglio andare a casa, scusa.”
Feci per andarmene, ma il ragazzo fu più veloce, afferrandomi il polso.
I nostri sguardi si scontrarono, nello stesso modo nel quale successe mesi fa, ed entrambi ci perdemmo negli occhi dell’altro.
Azzurro nel nero, nero nell’azzurro.
La voglia di baciarlo era alle stelle, ma mi costrinsi a cacciarla via.
“Lasciami.”  Sussurrai.
Lui stava zitto, ma continuava ad avvicinarsi.
Non mi ritirai, ma comunque non lo volevo troppo vicino.
O forse si?
“Resta con me.”
Le braccia di Luke mi avvolsero la vita, costringendomi ad avvicinarmi.
All’inizio rimasi impassibile, ma poi iniziai a ricambiare l’abbraccio, venendo assalita dall’odore di menta che mi piaceva tanto.
Mi erano mancati gli abbracci di Luke, mi era mancato il modo in cui mi facevano stare bene, e ora, se avessi potuto, lo avrei fatto durare in eterno.
“Scusa Luke, ma devo andare da Ashton.” Mi staccai appena dal suo petto, permettendogli di passare le sue dita sulla mia guancia.
“Va bene, ti accompagno io.”
Scossi il viso “Scusa, ma voglio stare da sola, ho bisogno di riflettere.”
Luke continuava a guardarmi, passando una mano lungo profilo del mio viso e l’altra ben salda contro il mio fianco.
“Va bene.” Disse infine, mollando la presa su di me.
Io gli sorrisi e lui mi ricambiò, prima di vedermi scomparire dietro la porta.
Appena fui lontana a sufficienza da casa Hemmings mi lasciai scappare un sospiro.
Mi sentivo al limite.
Luke che voleva un’altra possibilità.
Ashton in ospedale.
Niall che diceva di essere il mio ragazzo.
Se mi fosse successo qualcos’altro molto probabilmente sarei scoppiata.
Mi fermai di colpo, quando una figura famigliare attirò la mia attenzione.
Casa mia.
Mi avvicinai alla porta, frugando nelle tasche, sapevo di avere ancora la chiave.
Sembrava così silenziosa quella casa, ora che le voci o gli strumenti miei o dei ragazzi non ne invadevano ogni centimetro.
Andai in camera mia, più per curiosità che per un reale bisogno, e vidi subito che era rimasta uguale identica a come l’avevo lasciata, solo con qualche strato di polvere sui mobili.
Ashton non aveva mai amato fare le pulizie.
Andai in camera di mio fratello, dove sorrisi, vedendo il suo solito disordine.
A terra c’era una bandana rossa, la sua preferita, e sul letto una felpa grigia, ormai consumata dalle tante volte che era stata indossata.
Mi sedetti sul letto, indossando la sua felpa.
Aveva un buon profumo ed era morbida, mi ricordava gli abbracci dell proprietario.
Tra le mani stringevo la bandana, probabilmente era stata l’ultima che mio fratello aveva indossato prima dell’incidente.
Presto quel semplice pezzo di stoffa iniziò a bagnarsi a causa delle lacrime che piano mi scendevano lungo le guance.
Davanti al letto c’era uno specchio e mi ci fissai un secondo.
Ero pallida, più del solito, e ogni ciocca dei miei capelli andava in una direzione diversa.
Gli occhi erano rossi e cerchiati dal nero delle occhiaie, mentre le lacrime mi bagnavano le guance.
Non ero mai stata una di quelle persone che piangevano spesso, ma in quegli ultimi mesi mi ero stupita da tutte le lacrime che avevo perso.
Ad Ashton non sarebbe piaciuto vedermi così.
Volevo che i miei guai se ne andassero, volevo far scomparire tutto quel dolore che oramai non riuscivo più a sopportare.
Ero diventata debole, più di quanto fossi mai stata.
Non potevo fare più affidamento su nessuno e da sola ero sicura che non c’è l’avrei mai fatta, non c’ero mai riuscita.
Spostai lo sguardo dalla mia immagine al comodino del ragazzo, dove subito mi venne da sorridere vedendo la foto che teneva incorniciata.
Era una nostra foto.
Ashton mi stava abbracciando come solo lui sapeva fare e sorrideva.
Io ero molto più bassa di lui, ma non importava molto.
Sorridevo anche io, un sorriso sincero e felice.
Quella foto era stata scattata prima che incominciasse tutto, prima di Simon, le botte e Luke.
Ero molto più forte di ora, ma ne avevo passate anche meno.
Una volta Ashon mi ha detto che gli mancava vedermi così, come ero in quella foto, e io non potei dargli torto.
Ritornai a guardarmi allo specchio, dove le lacrime continuavano a scendermi.
Ero stufa di vedermi così, e sarei cambiata.
Lo avrei fatto per Ashton.
Mi passai una mano sugli occhi, asciugando tutte le lacrime e costringendomi a non singhiozzare.
Lo sguardo si riposò sul sorriso di Ashton, l’unica mia forza in quel momento.
Si, c’è l’avrei fatta.
Anche se ero da sola.
Avrei risolto tutti i miei problemi.
E avrei incominciato con Niall.
 
 
Angolo autrice.
 
*Le canzoni sono Amnesia, Beside You e Unpredictable.
Aieaaaaah (?)
Eccovi a voi questo diversamente bello (?) capitolo!
Ok, si è capito che non mi piace HAHAH
Comunque dai, Melanie vuole essere felice, quindi magari cercherò di aiutarla (forse).
Comunque, vi voglio ringraziare tantissimo, dato che ho visto che alcune persone hanno iniziato a seguire questa storia, siete tutte gentilissime <3
Spero che qualcuna di questa anime pie mi dica qualcosa su questo capitolo perché ho bisogno di opinioni e consigli skckja
In ogni caso, alla prossima,
Giulia.
 
Ok, la vernice in questa gif è rossa, ma mi sono ispirata a questa scena per la camera di Luke aw.
 
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Ashton e Melanie.

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Passate qui per favore, é molto importante (!) http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2779135&i=1

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16
 
Prima di tornare in ospedale mi ero fatta una doccia e mi ero cambiata, indossando la felpa grigia di mio fratello con una sua maglia.
Mi stavano larghe ma non mi importava, volevo sentire addosso il suo profumo.
Volevo avere con me anche la sua bandana rossa, perciò me l’ero legata con un nodo ad un passante dei jeans.
L’odore di farmaci mi invase subito i sensi appena superata la porta principale, così come il freddo proveniente dall’aria condizionata.
Salutai con un cenno la segretaria che mi guardava con tristezza e mi incamminai subito nel reparto di mio fratello.
Vidi subito che Calum e Michael non c’erano, forse erano tornati a casa a lavarsi o riposare.
L’unico presente era Niall, che stava sonnecchiando seduto su una delle sedie blu dell’ospedale, tenendo la schiena contro il muro e i piedi su un’altra sedia vicina.
“Niall.” Lo chiami, scuotendolo piano.
Lui non si svegliò subito, ma appena riconobbe la mia voce balzò subito seduto.
“Melanie, hey, come stai?” Chiese, strofinandosi gli occhi “Com’è andata da Luke?”
Io stavo di fronte a lui, con la fronte aggrottata e le braccia incrociate “Perché hai detto a Luke che sei il mio ragazzo?”
Lo vidi bloccarsi, con ancora la mano tra i capelli.
“T-te lo ha detto lui?” Balbettò, guardandomi preoccupato.
Annuii “E ora vorrei delle spiegazioni, se non ti dispiace.”
Lui continuò a giocherellare con le ciocche di capelli.
“L’ho fatto per proteggerti, non volevo che ti infastidisse e mi sembrava una buona idea.”
Non ne ero del tutto convinta.
“Come vuoi.”
Lasciai perdere il discorso, sedendomi al suo fianco.
“Ci sono novità?” Chiesi.
Lui scosse il viso “Tanti medici ma nessuna notizia. Da Luke com’è andata?”
“Bene, abbiamo parlato molto. Il tuo labbro come sta?”
Vidi che era ancora particolarmente rosso, con qualche sfumatura violacea.
“Tutto a posto, tranquilla.” Si sforzò a sorridere.
Appoggiai i gomiti sulle gambe, affondando le mani nei capelli.
Ero stanca, terribilmente stanca.
“Sei ancora innamorata di lui, vero?”
Mi alzai di colpo, guardando dritta nei suoi occhi azzurro cielo.
Erano simili a quelli di Luke, ma mentre quelli di lui erano completamente azzurro cielo, quelli dell’altro ragazzo avevano delle sfumatura argentate.
Non so perché, ma preferivo di gran lunga quelle limpide di Luke, solo loro riuscivano a trasmettermi un senso di quiete e tranquillità, oppure di tristezza, o rabbia, o qualsiasi altro sentimento volesse trasmettermi il ragazzo.
Lui sorrise “Lo so che stai pensando a lui, anche se stai guardando me.”
Io ritornai con la testa tra le mani, massaggiandomi le tempie.
“E’ complicato, Niall.”
“Prova a spiegarmi.”
Scossi il viso, passandomi le mani sul volto “Ho già troppi problemi per la testa, non riesco a pensare lucidamente .”
Vidi con la coda dell’occhio il mio amico annuire, prima di far calare un silenzio imbarazzante nel corridoio.
“Melanie?” Chiese lui, dopo qualche minuto.
“Dimmi, Niall.” Io continuavo a guardarmi la punta delle scarpe rosse.
“Ti ho mentito prima.”
Voltai appena la testa, in modo da vederlo.
“Che intendi dire?”
Lui sembrava imbarazzato e continuava a giocherellare con le mani “Per il motivo per cui ho detto a Luke di essere il tuo ragazzo.”
Alzai un sopracciglio, continuando a non capire.
“Non riesco a capire, Niall”
Lui sospirò “Intendo dire che non ho detto a Luke di essere il tuo ragazzo perché volevo che ti lasciasse in pace.”
“E perché lo hai fatto?”
“Perché sono innamorato di te e so che mi pentirò di fare quello che sto per fare.” Disse tutto in un fiato, e ci impiegai qualche secondo a capire, ma quando ci arrivai, le labbra del biondo erano già sulle mie.
Non ricambiai subito, e il biondo sfruttò la mia sorpresa per farsi spazio nella mia bocca, facendomi iniziare a ricambiare il bacio.
Mi sembrava sbagliato, totalmente.
Non volevo continuare a ricambiare quel bacio, ma in qualche modo non riuscivo a muovermi come avrei voluto.
Ma quel bacio non durò molto, interrotto improvvisamente dallo sbattere di una porta.
Mi voltai subito, sbiancando alla vita della persona che era appena entrata.
“Luke.” Lo chiamai, iniziando a spaventarmi.
Vedevo che stava per scoppiare, mentre apriva e chiudeva i pugni in modo convulsivo e ci guardava con una strana espressione in volto.
“Che. Sta. Succedendo. Qui?” Scandii bene.
Io lanciai uno sguardo a Niall, che guardava a occhi socchiusi Luke.
Prevedevo guai.
“Ti posso spiegare, Luke, non è come sembra.” Provai a dire, rendendomi subito conto della stupidità delle mie parole.
“Bene, spiega pure, perché voglio proprio capire perché ho appena visto la mia ragazza baciare questa specie di biondino bugiardo.”
Luke si stava irritando troppo per i miei gusti, speravo che Niall non facesse nulla per peggiorare la situazione.
E invece lo vidi alzarsi, andando di fronte a Luke e colpirlo sul petto leggermente.
“Sentimi Luke, Melanie non è più la tua ragazza, ed è libera di fare quello che le pare, anche baciare me.”
Fu un attimo, vidi Luke scattare addosso a Niall e sbatterlo a terra, iniziando a dargli dei pugni in ogni spazio di pelle disponibile.
Superata la sorpresa iniziale, mi buttai su Luke, afferrandolo per un braccio per cercarlo di separarlo da Niall, che intanto cercava di difendersi.
Non riuscivo a dividerli, ero troppo debole e Luke troppo arrabbiato per fermarsi.
“Luke, ti prego, smettila.” Urlai, mentre mi aggrappavo al suo braccio.
Non mi stava a sentire, e avevo bisogno di qualcosa per attirare l’attenzione.
Mi allontanai da loro, iniziando a guardarmi intorno, vedendo una bottiglia di aranciata in vetro che Michael aveva dimenticato dietro alla sedia.
Corsi a prenderla, per poi sbatterla contro il muro, rompendola in mille pezzi.
I due interruppero la rissa per guardarmi, sbiancando subito vedendo il pezzo di vetro così vicino al mio polso.
“Melanie, non fare cazzate.” Disse Luke con tono duro, guardandomi.
Aveva un labbro rotto dal quale usciva del sangue e un taglio sulla guancia, Niall non era messo meglio.
“Dividetevi.” Ordinai, non allontanando il pezzo di vetro dal mio polso, vedevo le dita iniziare a sanguinare ma non me ne curai.
Niall si voltò verso Luke, che però continuava a guardarmi, prima di obbedire, allontanandosi dall’altro biondo.
“Metti giù quel pezzo di vetro, Melanie.” Mi disse con calma.
“Solo se mi promettete che non vi menerete più e che mi starete ad ascoltare.”
Anche io continuavo a guardare solo Luke, come se Niall non esistesse.
Vidi ill biondo annuire, e Niall rimanere immobile.
“Allora, prima di tutto, Niall mi dispiace, ma io non provo quello che provi tu per me, sei un ragazzo fantastico, certo, ma io non ti vedo più che come amico.”
Vidi Luke sorridere, e Niall abbassare lo sguardo.
“Tranquilla Mel, sapevo che sarebbe andata così.” Si sforzò a sorridere. “Scusatemi.”
Senza alzare lo sguardo uscì dal corridoio, sbattendo la porta alle sue spalle.
Rimanevamo solo io e Luke.
“Vuoi abbassarlo quel coso, per favore?”
“Perché lo hai detto?”
Lui alzò un sopracciglio “Detto che cosa?”
“Che ero la tua ragazza, solo quattro giorni fa non la pensavi così.”
Lo vidi sospirare, e poi passarsi una mano tra i capelli.
Sembrava stanco, e le occhiaie non facevano altro che confermare questa ipotesi.
“Melanie, l’ho detto solo perché è stato il nostro manager a chiederlo, non lo penso sul serio.”
“Però lo hai detto.” Affermai, continuando a guardarlo.
“Melanie, te l’ho detto, l’ho fatto solo per le fan, se a te non va bene questa situazione faremo in modo di cambiarla, ma ti prego, torna con me.”
Non riuscivo a rispondere, non sapevo neanche che dire in realtà.
Riuscivo solo ad osservare il biondo, pensando alle sue parole.
“Non lo so Luke, sono arrabbiata con te, devo pensarci.”
Lui annuii “Ti aspetterò per sempre se questo mi darà almeno una possibilità di stare con te.”
Non risposi, allontanando il pezzo di vetro da me, appoggiandolo su una sedia.
“Vado da Ashton.” Annunciai, avvicinandomi alla porta.
Il ragazzo però mi si parò davanti, stringendomi subito la vita con le sue braccia ed avvicinandomi a lui.
Mi lasciai abbracciare, facendomi cullare contro il petto del ragazzo.
Mi mancava provare quel senso di calma e sicurezza durante un abbraccio, e quelli di Luke erano i miei preferiti.
Sentii il ragazzo allontanarsi, lasciandomi un bacio sui capelli.
“Ci vediamo dopo.”
Annuii, prima di liberarmi dall’abbraccio ed entrare finalmente in camera di Ashton, lasciando fuori il biondo.
Sospirai, appoggiandomi alla porta con la schiena.
La stanza era rimasta invariata dal giorno prima, tranne che le finestre erano aperte e facevano entrare un po’ di luce.
Mi avvicinai al letto, notando che avevano cambiato la maglietta ad Ashton, optando per una azzurro chiaro.
Mi sedetti sulla sponda del letto, prendendo ad accarezzare la mano di mio fratello, calda come il giorno prima.
Mi piaceva sentire il calore della sua pelle contro la mia perché mi faceva capire che mio fratello era ancora lì, vivo, e che presto si sarebbe svegliato.
Avevo ancora la punta delle dita insanguinate, ma non mi importava più di tanto.
“Hai sentito che bel casino abbiamo fatto prima?” Gli chiesi. “Niall e Luke si sono azzuffati e io li ho minacciati di tagliarmi le vene se non si fossero fermati.”
Sorrisi “Lo so, non ti piace che faccia questo genere di cose, ma è la prima cosa che mi è venuta in mente. Se ci fossi stato tu saresti riuscito a fermarli.”
Gli sistemai una ciocca di capelli che gli era ricaduta sulla fronte, cercando di fare il più delicatamente possibile.
“Vorrei tanto che tu fossi qui, Ash.”
Lo abbracciai, stringendolo forte.
Non volevo piangere ancora, e riuscii a trattenermi.
L’unico rumore in quella stanza era il continuo ticchettio che emetteva la macchina che seguiva i battiti lenti e regolari di Ashton, e forse era proprio per questo che notai subito quando presero ad aumentare velocemente.
 
 
Angolo autrice.
 

Booooom!
Quanti colpi di scena in questo capitolo :3
Prima di tutto, come sempre, voglio ringraziare tutte voi che continuate a passare/seguire/recensire la mia storia, non saprei come fare senza di voi, davvero. <3
Altra cosa, ho iniziato una ff su Ashton e sarebbe veramente bellissimo se qualcuno passasse a dirmi la propria : But this is not Wonderland and I’m not Alice (se schiacciate sul nome dovrebbe aprirvi la pagina).
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e se qualche persona gentile mi vuole dire la propria io sono sempre qui <3
Giulia.

Il cuoricino di Ash, aw.

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Avete visto il Behind the Scenes di Amnesia?
Io al "It's my baby, my baby flamenco" di Ash e Michael sono crepata dal ridere HAHAHAHAH

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17
 
Ma che stava succedendo?
Mi separai con un balzo dal petto di Ashton, tenendomi comunque vicino a letto e stringendo la sua mano.
Osservavo ad occhi spalancati la striscia bianca dei battiti del ragazzo alzarsi ed abbassarsi sul monitor in un modo che non gli avevo mai visto fare, di solito gli spostamenti erano quasi impercettibili e lenti.
Ero così spaventata che non mi accorsi che la presa contro la mano di mio fratello era diventata più salda, ma non per merito mio, lui stava ricambiando la stretta.
Quando me ne accorsi quasi saltai dalla sorpresa.
Mi avvicinai subito al letto, con le emozioni a mille.
Ma non feci in tempo a dare un’occhiata veloce che in un batter d’occhio uno sciame di dottori irruppe nella stanza, accerchiando il letto di Ashton, costringendomi a lasciare la presa sulla sua mano.
Li sentivo parlare freneticamente, controllando più volte i vari i macchinari e tastando il corpo del ragazzo ancora addormentato.
“Si può sapere che succede?” Strillai, cercando di attirare la loro attenzione.
Uno di loro mi guardò storto.
Doveva essere giovane, ma la lunga barba rossiccia lo faceva sembrare più vecchio.
“Portatela fuori da qui.” Ordinò, distogliendo lo sguardo da me.
“Che cosa?! Io non me ne vado da nessuna parte, voglio stare con mio fratello!” Urlai, infuriata.
Presto sentii qualcuno avvolgermi i fianchi da dietro e rimasi perplessa vedendo Luke.
“Dobbiamo uscire, Mel, torneremo più tardi.” Mi disse lui, calmo, cercando di portarmi verso la porta.
Io mi divincolai “Mollami Luke, voglio stare con Ashton!”
Sentii la presa affievolirsi, e sperai che Luke mi lasciasse del tutto, ma venni subito presa per le gambe e issata sulla spalla del ragazzo.
“Luke, mettimi giù!” Strillai, iniziando a martellare con i pugni la schiena del ragazzo.
“Mi spiace Mel.” Disse lui, e dalla sua voce capii che doveva essere davvero dispiaciuto.
Lanciai un’ultima occhiata al letto di Ashton, e giurai di aver visto la sua mano muoversi, prima che la porta della stanza mi venisse chiusa davanti al viso.
Luke non mollò la presa su di me fino a quando non riuscì a portarmi, un po’ a fatica, alla sala d’aspetto, a due corridoi di distanza dalla camera di Ashton.
“L’ho visto muoversi, Luke! E mi ha stretto la mano!” Strillai, una volta a terra “Te lo giuro Luke, l’ha fatto davvero!”
Lui mi guardò perplesso “Forse è stata solo una tua impressione, Mel.”
Scossi il viso “Ha mosso la mano e mi ha ricambiato la stretta, si sta svegliando, ne sono sicura!”
Il ragazzo mi lanciò un ultimo sguardo preoccupato, prima di sedersi su una delle poltroncine rosse.
“In ogni caso l’unica cosa che possiamo fare è aspettare.”
Mi irritava la calma con il quale parlava.
Insomma, mio fratello in coma da giorni dava segni di vita e lui mi diceva di aspettare tranquillamente?
“So a cosa stai pensando” Disse lui, guardandomi divertito “Ma se ci pensi bene mi darai ragione, anche se Ashton si è mosso la realtà è che noi non possiamo fare assolutamente niente, tranne aspettare che i dottori ci dicano qualcosa, e non credi che sia meglio stare tranquilli invece che dare di matto?”
Sbuffai, detestavo quando aveva ragione e io no.
“Avanti, siediti.”
Obbedii, lasciandomi andare sulla poltrona al suo fianco.
“Mi dispiace.” Dissi, dopo qualche minuto di silenzio.
Lui mi guardo sorpreso “Di cosa?”
“Di essere la causa di quelli.” Dissi, indicando i lividi e i tagli rossastri che aveva in viso e sulle braccia.
Lui mi sorrise, e io iniziai a sentire le farfalle nello stomaco.
“Tranquilla, penso di avergli fatto più male io.”
Ricambiai il sorriso, per poi tornare a guardarmi le scarpe.
“Sai, sono esploso quando ti ho visto baciare Niall, pensavo che mi avessi mentito dicendo che non era il tuo ragazzo.” Disse, guardandosi le mani.
“Non riuscirei mai a stare con un altro ragazzo che non sia tu.” Ammisi, coprendomi subito la bocca con la mano.
Avevo parlato troppo, ed ero sicura di essere arrossita.
Vidi Luke alzare subito lo sguardo, con un sorriso che gli illuminava il volto “Che cosa hai detto?”
Scossi il viso “Niente.”
“Melanie, ripetilo.” Disse con calma, prendendo la mia mano e togliendomela dal viso.
Sospirai, cercando di farmi coraggio “Ho detto che non riuscirei mai a stare con un ragazzo che sia tu.”
“E perche?” Vidi il suo sorriso diventare ancora più grande.
Abbassai lo sguardo “Perchèsonoancorainnamoratadite.”
Dissi volontariamente tutte le parole in un solo fiato, cercando di sussurrare invece che parlare.
Lo sentii ridere, e poi due delle sue dita mi passarono sotto al viso, costringendomi a voltare verso di lui.
Eravamo vicini, sentivo il suo fiato caldo sulle labbra e vedevo il mio riflesso nelle iridi.
“Ripetilo.” Sussurrò.
“Sono ancora innamorata di te.” Dissi, trattenendo il respiro.
Lo vidi mordersi il labbro, ancora sorridente, cercando di annullare ancora di più la vicinanza tra le nostre labbra.
Stava per dire qualcosa, ma non glielo permisi, alzandomi in fretta.
“Meglio che vado a vedere come sta Ash.”
Feci per andarmene in fretta, ma una presa contro il mio polso mi costrinse a voltare, ritrovandomi subito tra le braccia del biondo.
“Oh no, tu non te ne vai da nessuna parte.” Rise lui, per poi annullare completamente la distanza tra di noi.
Appena le mie labbra toccarono quelle di Luke sentii i brividi lungo tutta la schiena e le gambe molli.
Mi mancavano i suoi baci, e le classiche emozioni che si impossessavano sempre di me durante quei momenti non tardarono ad arrivare.
Ero felice, felice di stare tra le sue braccia e di sapere che le stesse emozioni che lui faceva provare a me lui le provava per la sottoscritta.
Ci staccammo piano, più che altro per prendere fiato, ma comunque rimanemmo abbracciati.
Lui mi passava una mano lungo la schiena, mentre io avevo le braccia intorno al suo collo e giocherellavo con le ciocche dei suoi capelli.
Mi sorrideva e io non potevo fare a meno di ricambiare quel sorriso.
“Anche io sono innamorato di te.” Disse, avvicinandosi al mio orecchio e lasciandomi alcuni baci sul collo. “E è meglio che quel biondino ti stia lontano, non voglio dividerti con nessun altro, soprattutto se è la mia brutta copia.”
“Luke!” Urlai, divertita, allontanando il viso dal suo.
Lui mi guardò divertito “Hey, è vero, sono mille volte più bello di lui.”
“Non ti ricordavo così narcisista, Lukey.” Lo presi in giro.
Lui scrollò le spalle “Dico solo la verità.”
Scoppiammo a ridere entrambi, ma lo sbattere di una porta ci interruppe.
“Oh, scusate.” Provò a dire l’infermiera in camice azzurro, arrossendo.
“Stia tranquilla, non è successo nulla.” La rassicurò Luke, allontanandosi da me, prendendomi per la mano.
Di sicuro ero mille volte più rossa della ragazza.
Lei annuii, poco convinta “Sono venuta ad informarvi delle novità a riguardo del vostro amico.”
Tutta la mia gioia venne sostituita in un batter d’occhio dalla preoccupazione per la salute di mio fratello “Come sta Ashton? Che gli è successo?”
La vidi torturarsi le mani, e dalla sua espressione capii che stava cercando di scegliere le parole giuste “Suo fratello ora è sotto intervento, abbiamo visto dei miglioramenti, ma pochi minuti dopo c’è stata una ricaduta.”
Sentii il mio cuore perdere un battito.
Una ricaduta, no, non era possibile.
Proprio ora che aveva avuto dei miglioramenti, non poteva andare così.
“E questo intervento a che serve?” Chiese Luke, serio.
L’infermiera si sforzava di guardarci negli occhi “Ne dipenderà la vita del ragazzo, se andrà bene ci sono buone possibilità che si sveglierà, altrimenti…”
Non finì la frase, ma non c’è n’era bisogno.
Sentii le gambe cedere, e mi aggrappai con entrambe le mani al braccio di Luke, che mi circondò la vita per aiutarmi a sorreggermi.
“L’intervento durerà un paio d’ore, vi verrò ad informare ogni tanto per farvi sapere come stanno andando le cose.”
Il biondo annuii, e la ragazza si volatilizzò in un batter d’occhio, felice di poterne andarsene da quella stanza.
Luke mi fece sedere su una sedia per poi accomodarsi al mio fianco, io ero ancora stretta al suo braccio e lui mi cingeva le spalle.
“Deve farcela, Luke, non posso stare senza di lui.”
Il ragazzo annuii, passandomi una mano lungo il braccio “C’è la farà, Ashton è un ragazzo forte.”
Si, Ashton era forte, lo sapevo bene, ma lo era abbastanza?
Luke abbassò lo sguardo “E’ tutta colpa mia, se non mi fossi andato ad ubriacare..”
“Zitto.” Lo interruppi subito “Non è colpa tua Luke, non potevi saperlo, non darti colpe che non hai.”
Luke alzò lo sguardo, e provò a sorridermi.
“Non ti lascerò più andare Mel, qualunque cosa accada.”
Mi avvicinai al suo viso, baciandogli la punta del naso “Ti amo Luke.”
“Anche io Melanie.”
 
***

Quasi mezz’ora dopo arrivarono anche Michael e Calum, che divennero subito felici appena videro me e Luke insieme, però non fu una felicità duratura, visto che scomparii appena sentite le novità su Ashton.
Poco dopo io e Luke andammo alla ricerca di Niall, ritrovandolo nel giardino dell’ospedale, con lo sguardo basso a giocherellare con dei sassolini sul terreno.
Appena gli sguardi dei due biondi si incrociarono vidi entrambi irrigidirsi, e sentii la presa di Luke più forte contro la mia mano.
“Niall, mio fratello è in sala operatoria e siamo tutti in sala d’aspetto, vuoi venire anche tu?” Chiesi, cercando di sembrare calma.
Lui non distolse lo sguardo da Luke mentre rispose “Non credo di essere ben accetto, Mel.”
“Se ti stai riferendo a me..” Iniziò Luke, venendo subito interrotto da me.
“Luke non ti darà problemi.”
Lanciai uno sguardo a quest’ultimo, cercando di fargli capire con gli occhi di dover stare calmo.
Lui sospirò “Certo, magari stando un po’ insieme potremo diventare anche, emh, amici.”
Niall storse il naso “Io preferisco conoscenti.”
Entrambi i ragazzi sorrisero “Mi va bene conoscenti.”
Sorrisi, quando vidi i due parlare tranquillamente di musica come se fossero dei vecchi amici, e la situazione andò bene anche quando raggiungemmo Michael e Calum.
Le cose stavano andando migliorando, ma sentivo che mancava un ultimo tassello da sistemare per fare in modo che la mia vita potesse finalmente tornare tranquilla.
E quel tassello era mio fratello.
Lo volevo con me, volevo i suoi abbracci, volevo sentire la sua presenza, volevo vedere i suoi sorrisi, volevo vederlo vivo.
I miei pensieri e le risate dei ragazzi vennero interrotti dall’aprirsi della porta.
Erano passate quasi otto ore, e l’intervento era finito da più di sei, solo che non ci permettevano di  vederlo dato che preferivano farlo riposare con tranquillità.
Alla vista dell’infermiera tutti balzammo in piedi, erano ore che non avevamo notizie.
“Allora, come sta?” Chiese subito Calum.
Lei accennò ad un sorriso tirato “Preferirei non essere io a dirvelo, la signorina Irwin dovrebbe venire con me.”
Sentii lo sguardo di tutti addosso, ma l’unico che ricambiai fu quello di Luke, che sembrava incitarmi ad andare.
“Ti aspettiamo qui.” Disse, sorridendo rassicurante.
Annuii, prima di seguire l’infermiera lungo il corridoio.
Quando fummo davanti alla porta l’infermiera mi afferrò per un polso, fermandomi.
Era una ragazza giovane, con i lunghi capelli neri legati in una coda alta e gli occhi verdi messi in risalto dal trucco leggero.
Era visibilmente stanca, ed io lo ero quasi come lei.
“Mi raccomando, sii forte.” Mi disse, accennando ad un sorriso leggero “Buona fortuna.”
Io annuii, un po’ perplessa, e liberai il braccio dalla sua presa, per poi posare la mano sulla maniglia.
Ancora qualche secondo e avrei rivisto Ashton.
Chissà come lo avrei visto, che fosse sveglio?
O stava ancora dormendo?
E se fosse stato così, si sarebbe risvegliato?
Tirai un lungo sospiro ed abbassai la maniglia.
Eccolo lì.
Ashton.
 
 
Angolo autrice.

 
Non mi uccidete per aver fatto finire così il capitolo :c
In ogni caso, ho alcune cose da dirvi pcmslxks
Primo, vi ringrazio per essere aumentati di molto dall’ultimo aggiornamento, siete fantastici *__*
Secondo, molto probabilmente  il prossimo sarà  l’ultimo capitolo, e so che ne sarete felici dato che vi libererete di me :c
Terzo, questa è la mia nuova ff su Ashton, che proseguirò dopo questa, But this is not Wonderland and I’m not Alice.
 
Trama:
Il mio nome è Annabeth Joy Hemmings e faccio la vita più normale che una ragazza di diciassette anni possa fare.
Ho un fratello, Luke, che è un totale idiota, anche se in fondo gli voglio bene, un migliore amico di nome Michael, che è semplicemente perfetto, ed un ex ragazzo di nome Calum, del quale preferirei non parlare.
Scrivo fan fiction, e il personaggio principale delle mie storie è Ashton Irwin.
La mia vita è sempre stata tranquilla e monotona, fino a quando mi sono ritrovata Ashton in camera e gli ho quasi causato un trauma cranico.”  
     
 
Spero vivamente che qualcuno passi a dirmi la propria perché ci tengo tantissimo <3
 
Quarto, se qualcuno ha voglia di recensire io ne sarei veramente felice *_*
Quinto, oddio avete visto i Vma? Quando ho visto gli occhi di Luke sono scoppiata oddio *Piange*
Sono stati fantastici, anche se non mi aspettavo di veder vincere le Fifht Harmony, sinceramente, soprattutto sentendo anche il boato che si è alzato quando durante le presentazioni hanno detto “5 Seconds Of Summer”, ma vabbeh, sono orgogliosa di loro jdkfjwsosa *-*
 
Penso di aver concluso e vi auguro un buon giorno c:
Giulia.
 
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Capitolo 18
*** Epilogo. ***


 
Epilogo.
 
Sette del mattino.
Che cosa c’è di più brutto di doversi svegliare alle sette del mattino?
Beh, doversi svegliare alle sette del mattino di domenica, ovviamente.
Mugugnai un attimo, rivoltandomi con il viso sotto ai cuscini.
Pochi secondi e sarà qui, me lo sento.
Non faccio in tempo a sbadigliare che un ragazzo dalla chioma bionda ha già fatto irruzione in camera mia, aprendo in modo rumoroso tutte le tende.
“Ma che bella giornata!” Esclamò, guardando fuori, sorridente.
Ma che si era bevuto?
C'era una nebbia terribile e faceva un freddo pazzesco.
Lo ignorai, ma un momento dopo qualcuno mi aveva già sfilato in malo modo le coperte di dosso, facendomi gelare fino al midollo.
“Sei un idiota!” Strillai, sedendomi in fretta.
Guardai il mio riflesso allo specchio, e storsi il naso dal disgusto.
I capelli sembravano un cespuglio bicolor, una manica della grande maglia mi era ricaduta sulla spalla e sul viso avevo ancora i segni del cuscino.
Un barbone poteva avere più possibilità di essere Miss Mondo di me.
Il ragazzo biondo continuava a sorridermi con gli occhi azzurri che gli brillavano.
“A cosa devo tutta questa felicità?” Chiesi, sbadigliando.
Era da tre anni che convivevamo io e il biondo, in un bel appartamento di Miami, molto lontano da casa, cioè Sydney.
All’inizio mio fratello non era felice di questa cosa, ma alla fine si era reso conto che era la scelta migliore per la mia felicità.
Erano da quasi un anno che non lo vedevo, e mi mancava da morire.
Da quando lo avevo quasi perso in quel maledetto incidente non passava giorno senza che io pensassi a lui, e che lo chiamassi per sapere se stava bene.
Quel giorno in ospedale di cinque anni fa, dopo aver passato ore interminabili in sala da aspetto e quasi una settimana di preoccupazione, vedere mio fratello sveglio, che mi sorrideva dal sul letto, era stato quasi come un fulmine a ciel sereno, e non credo che esistano parole per descrivere quello che ho provato in quel momento.
“Oggi è la vigilia di Natale, sai?” Mi sorrise lui, adorava il Natale, al contrario di me.
“Quindi?” Chiesi, alzando un sopracciglio.
Mi aveva alzato così presto per così poco?
“ 'Quindi?' ” Esclamò lui, sbalordito “Quindi abbiamo mille cose da fare! Preparare l’albero, il presepe, il cenone e anche i regali!”
Oh, decisamente troppo per una che non ha nemmeno la forza di alzarsi dal suo letto.
“No, ma sul serio, sei ubriaco?”
Gli si allargò il sorriso, e mi gettò alcuni vestiti sul viso “Preparati, ci aspetta una giornata memorabile!”
Quasi saltellando uscì dalla stanza, cantando una canzoncina di Natale.
Guarda un pò con chi mi toccava vivere, un elfo di Natale per di più ubriaco.
 
***

“Avanti, muoviti!” Urlò il biondo, trascinandomi per le varie vetrine piene di insegne colorate e festoni.
“Sono stanca!” Mi lamentai, sbuffando.
Da quando non abitavo più in Australia passavo ogni Natale con il biondo e i miei amici americani, non che mi dispiacesse, ma mi mancava passarlo con Ashton e i ragazzi.
Il biondo mi guardò male, ma subito la sua attenzione venne attirata da un negozio di dolci e cioccolate varie.
“Se vuoi puoi andarci, io intanto vado a fare un giro in quel negozio in fondo alla via.” Dissi, intercettando lo sguardo del ragazzo, non avevo mai incontrato persona più golosa.
“Mm va bene, ma ci troviamo qui tra mezz’ora, okay?”
Annuii, prima di correre in fondo al lungo viale alberato, verso il negozietto nell’angolo.
Lo avevo scoperto il giorno dopo essere arrivata a Miami, e mi ero subito innamorata.
Non era molto grande o sfarzoso, ma era comunque accogliente e, soprattutto, sembrava fatto appositamente per me.
Appena aperta la porta vetro venni invasa dal caldo accogliente e le note di Maps, dei Maroon5.
Nancy, dal piccolo bar, mi sorrise, felice di rivedermi.
Ricambiai il sorriso, e sorpassati i vari tavolini e il bar, andai a dare un’occhiata alla libreria a muro che ricopriva metà delle pareti.
Adoravo leggere, ma quasi tutti quei libri li avevo già letti o non mi interessavo, quindi decisi di andare nell’altra metà del locale, piena di scafallatture dove cd e dvd erano riposti con cura e ordine.
Iniziai a passare con attenzione lo sguardo su tutti i cd, ma non riuscivo a trovare nulla di veramente interessante.
“Io se fossi in te prenderei American Idiot, i Green Day sono forti.”
Sussultai sentendo la voce al mio fianco, ma mi rassicurai vedendo la figura famigliare.
“Ciao Robert.” Salutai, notando che il ragazzo non era cambiato per niente in due mesi di assenza.
Io e il ragazzo avevamo entrambi ventitre anni compiuti, ma lui mi superava di quasi quindici centimetri in altezza.
Aveva delle gambe lunghe, messe in risalto da pantaloni attillati e indossava sempre maglie di band famose o canotte smanicate.
Aveva un bel fisico, ma oggi lo teneva nascosto da una larga felpa scura.
I  capelli dovevano essere biondi, ma li teneva sempre nascosti dal cappuccio della felpa o cuffiette.
Non sapevo di che colore aveva gli occhi perché erano sempre nascosti dietro delle spesse lenti scure, anche se non gli avevo mai chiesto perché tenesse gli occhiali da sole anche al chiuso avevo sempre avuto la voglia di farlo.
Al labbro aveva un piercing ad anello ed era uno dei pochi segni identificativi che avevo di lui.
Lo avevo conosciuto poco più di due anni anni prima, circa sette mesi dopo essere arrivata a Miami.
Eravamo sempre in quel negozio, era inverno e faceva un freddo pazzesco, così avevo deciso di prendere al bar una cioccolata.
Quando però arrivò il momento di pagare andai in crisi, dato che mi accorsi di non avere il portafoglio con me.
Stavo quasi per chiamare in aiuto uno dei miei amici quando Robert apparve dal nulla, offrendosi di pagarmi la bevanda.
Ero rimasta subito colpita da lui, dal suo sorriso e dal modo in cui era vestito.
Mi ricordava terribilmente qualcuno, ma cercavo di non pensarci, dato che era impossibile che fossero la stessa persona.
Da quel momento iniziò la nostra amicizia, che consisteva in pomeriggi passati in quel locale a parlare un po’ di tutto.
Era molto simpatico, e divertente, e adoravo passare le giornate con lui, anche se a volte spariva per dei mesi per qualcuno dei suoi viaggi.
“Hey Melanie.” Mi salutò lui, sorridendo “Facciamo il solito?”
Annuii, seguendolo verso il bar, dove ordinammo due cioccolate, per poi andare al nostro solito tavolo.
“Com’è andato l’ultimo viaggio?” Chiesi, bevendo un po’ della bevanda.
“Tutto a posto, anche se un po’ frenetico.”
“Qui invece è stato tutto monotono con il solito.” Sbuffai.
“Stressata per il lavoro?” Sorrise lui.
Annuii “Fare la baby sitter è bello, ma non pensavo che fosse così stancante.”
“Ho sempre voluto avere dei bambini.” Commentò lui, sorseggiando la bevanda.
“Come mai non li hai avuti?”
“Non ne abbiamo avuto la possibilità.”
Eccoci di nuovo.
Presto o tardi arrivavamo sempre a quel punto, quello nel quale Robert iniziava a parlare alla prima persona plurale.
Non avevo mai capito a chi si riferisse con quel ‘noi’, e mai glielo avrei chiesto, vedevo che era importante per lui e non volevo invadere troppo la sua vita privata.
“Io invece sono alla ricerca dei regali per questa stupida festa annuale.”
Lui rise e io ne fui felice, mi piaceva vederlo sorridere.
“Proprio non ti piace questa festa eh?”
Scossi il viso “Prima di trasferirmi qui amavo festeggiare il Natale, ma ora ho solo brutti ricordi.”
Il sorriso di Robert gli si gelò in faccia, ma io non ero messa meglio di lui.
“Immagino che sia colpa di quel fantomatico Luke.”
Annuii “Ci siamo lasciati il giorno di Natale.”
Mi faceva male ricordarmi di Luke, terribilmente male.
Ero così felice quando i ragazzi mi dissero che sarebbero partiti per un tour, ma dopo neanche un mese si trasformò tutto in incubo.
Io e Luke stavamo insieme da quasi un anno, dopo il mio ritorno a Sydney per l’incidente di Ashton, e le cose stavano andando più che bene, non c’era giorno che non ci vedessimo e che non fossimo felici.
Ma dopo la loro partenza le cose peggiorarono, lui divenne molto più assente e io molto più gelosa di tutte le ragazze che gli stavano attorno, in più mi irritava che nei suoi rari momenti liberi preferisse stare in giro a spassarsela piuttosto che chiamarmi.
Dopo poco più di un mese nessuno dei due riusciva più a sopportare l’altro e, il giorno di Natale, dopo quasi due settimane di silenzio, decisi di troncare la relazione.
Lui nemmeno ci rimase più di tanto male, mentre io ero in lacrime mentre parlavo.
“Non parli spesso di lui.” Costatò Robert “Però diventi sempre strana quando lo fai, come se ti rinchiudessi nei tuoi pensieri.”
“E’ complicato, ma tu piuttosto, perché non mi dici mai a chi ti riferisci quando parli al plurale?”
Lui sorrise “E’ complicato.”
Scossi il viso, detestavo quando riusciva a zittirmi.
Stavo per ribattere quando un uragano biondo si catapultò nel negozio, facendo sussultare metà dei clienti.
“Eccoti finalmente!” Strillò il ragazzo, avanzando verso di me, aveva le braccia piene di borsine straripanti. “E da un quarto d’ora che ti aspetto, dove ti eri cacciata?!”
“Scusami, ma ho incontrato Robert e ci siamo messi a chiacchierare.” Dissi, indicando il ragazzo di fronte a me. "Comunque, Robert questo è Niall, il mio conquilino, mentre Niall, questo è Robert, un mio amico."
Vidi Niall squadrare bene l’altro ragazzo, con due fessure al posto degli occhi.
“Mm okay, piacere Robert, comunque Mel,  è ora di andare.”
Annuii, alzandomi “Scusa Robert ma devo scappare, ci vediamo dopo domani?”
Il ragazzo sorrise “Mi sembra ovvio.”
Ricambiai il sorriso, per poi seguire Niall all’uscita.
“Mi ricorda qualcuno quel ragazzo.” Disse il biondo, appena varcata l’uscita.
“Anche a me, però mi ha detto di abitare molto lontano, quindi molto probabilmente è solo un impressione.”
Il viso di Niall era ancora pensieroso, ma non me ne curai molto, la prospettiva di dover passare le prossime a cucinare ed impacchettare regali e fare tutte le altre preparazioni era decisamente più importante.
“Il Natale è una merda.”
Niall sorrise “Magari questa volta avrai delle belle sorprese.”
Sbuffai “Ne dubito.”
 
***

“Niall, diamine, hai portato tutto in tavola?” Strillai.
Dovevo ancora finire di vestirmi e gli invitati sarebbero arrivati da li a qualche minuto.
Infiali in fretta i jeans e gli anfibi neri, per poi mettere un maglione largo di colore rosso.
Mi ero già truccata come al solito, e i capelli li avevo lisciati e lasciati liberi lungo le spalle.
Non indossavo nulla di speciale, ma mi andava bene così.
Scesi in sala da pranzo e mi accorsi che Niall aveva completamente sbagliato ad apparecchiare.
“Niall!” Urlai.
“Che vuoi?!” Strillò lui di rimando, entrando nella stanza.
Anche lui non era vestito in modo diverso dagli altri giorni, solo un paio di jeans, una maglia bianca e una camicia azzurra.
“Se saremo in cinque perché hai apparecchiato per otto?”
Lui mi concesse uno dei suoi sorrisi migliori “Lo vedrai.”
In quel momento iniziai a preoccuparmi, ma il campanello non mi diede il tempo di pensare oltre.
Niall mi prese per il polso e mi tirò fino alla porta, aprendola con un sorrisone in viso.
“Buon Natale!” Esclamarono i tre ragazzi sulla porta, abbracciandoci.
Erano venuti tutti insieme, Bradley, Jade e Shawn.
Mancava solo Austin, che per sfortuna era stato bloccato in un cenone di famiglia e non era riuscito a raggiungerci come gli anni precedenti.
“Così mi strozzate.” Cercai di dire, anche se mi lasciai scappare  comunque un sorriso.
“Sei uno schianto.” Disse Bradley, facendomi fare un giro su me stessa.
Arrossi di colpo “G-grazie, anche tu.”
In realtà non lo pensavo davvero, ma comunque mi sembrava carino dirlo.
“Oh avanti Brad, non ci provare con Mel.” Lo rimproverò Jade, stringendosi di più al corpo di Shawn.
Alla fine si erano fidanzati, e non potevo esserne più felice.
“Comunque in tavola è pronto, sarà meglio andare.” Propose Niall, afferrando i cappotti e sistemandoli nel guardaroba.
Annuimmo tutti, seguendo il biondo verso la stanza da pranzo, però non facemmo in tempo a sederci che il campanello suonò di nuovo.
Niall iniziò a battere le mani felice “E’ arrivato il nostro regalo per Mel!”
Li guardai tutti male, ma che stavano dicendo?
Da quando i regali sapevano suonare il campanello?
“Io direi che è meglio che vai ad aprire.” Mi consiglio Shawn, sorridendo.
Ancora riluttante mi diressi all'ingresso, bloccandomi sul colpo una volta aperta la porta.
Tre ragazzi, tutti con volti estremamente famigliari mi sorridevano felici.
“Ashton?!” Esclamai, vedendo il primo.
“Proprio io.” Disse mio fratello, abbracciandomi forte.
“Ma che ci fate qui? Non siete in tour?!” Chiesi, abbracciando anche gli altri due.
Santo cielo, quanto erano cambiati in quasi un anno che non li vedevo.
I capelli castani di Calum ora avevano delle ciocche bionde, quelli di Michael erano rosso fuoco e quelli di Ashton legati in una bandana blu scuro.
Non sembravano più i ragazzini che avevo lasciato a Sydney qualche anno prima.
“Abbiamo qualche giorno libero per Natale, e Niall ci ha invitato a passarlo qui.”
“Ma è fantastico!” Esclamai “Comunque, la sala da pranzo è in fondo a sinistra, sistemo i cappotti e vengo.”
Michael e Calum annuirono, per poi andare in sala.
Aprii l’armadio e iniziai a sistemare tutti i vari giubbini, sciarpe e cuffie.
“Vedo che stai bene.” Disse mio fratello, sorridendo “Sei riuscita a dimenticarlo finalmente?”
Feci finta di non sentire, cercando non lasciare trasparire il ciclone che mi si era formato dentro al pensiero di Luke.
“Certo.” Mentii “Sono passati tre anni dal resto.”
“Anche lui è qui.”
Mi bloccai sul momento, con ancora le mani in aria.
Io e Luke eravamo nella stessa città e io non lo sapevo.
“Non mi interessa.” Dissi, sbloccandomi dalla mia paralisi momentanea.
Ashton storse il naso “Come vuoi, ma in ogni caso, sto morendo di fame.”
Sorrisi “Allora sarà meglio andare a mangiare prima che diventi io la tua cena.”
Ashton rise “Se le tue doti da cuoca non sono migliorate mi sa che non avrò altra scelta.”
Gli diedi uno schiaffo sulla spalla, fingendomi offesa “Ashton!”
“Ti voglio bene anche io, sorellina.”
 
***


Sette del mattino.
Un’altra volta.
“Niall, santo cielo, la vuoi smettere di farmi questi risvegli traumatici?!” Strillai, lanciando il cuscino verso il biondo che scappava dalla mia camera, ridendo a crepa pelle.
Sbuffai, stronzo di un biondo tinto.
Mi alzai a fatica, come sempre, trascinandomi verso il bagno e poi verso l’armadio.
Infiali un semplice paio di jeans con un maglione largo, e ai piedi gli anfibi.
Non avevo voglia di stare in casa quella mattina, e decisi di andare nel mio solito negozio.
“Niall, io esco!” Strillai.
Appena sentita la risposta del biondo afferrai cappotto e sciarpa e mi incamminai verso il negozio.
Faceva un freddo pazzesco, ma almeno non pioveva.
Cercai di non alzare lo sguardo verso nessuna delle persone che mi passavano a fianco, con la paura che invece di vedere occhi estranei avrei visto gli occhi azzurri che avrei riconosciuti tra mille.
Da quando Ashton mi aveva detto che Luke era a Miami la mia mente aveva iniziato a vagare in direzioni diverse, al quale cercavo di non dare retta.
E se lo avessi già visto?
E se mi capiterà di incontrarlo, come andrà?
Preferirei non saperlo.
Il suono del campanello della porta del locale mi distrasse dai miei pensieri, facendomi tornare alla realtà.
Salutai Nancy con un gesto della mano, iniziando a guardarmi intorno, sorridendo quando vidi una figura famigliare ad un tavolino.
Andai direttamente verso la figura incappucciata di Robert, che come al solito stava scrivendo sul suo taccuino.
Erano inseparabili, ma avevo come il presentimento che presto Robert sarebbe stato costretto a cambiarlo, dato che oramai stava scrivendo sull’ultima pagina.
“Ciao Robert.” Lo salutai, sedendomi accanto a lui.
“Ciao Melanie.” Mi salutò con un sorriso “Passato un bel Natale?”
Annuii “Il mio amico Niall mi ha voluto fare una sorpresa, e per questo ha invitato di nascosto mio fratello e i miei amici di Sydney.”
Robert sorrise “Che bella idea, ma scommetto che il famoso Luke non era tra gli invitati.”
Scossi il viso “No, lui non c’era.”
Robert sorrise, senza rispondere.
“Tu come lo hai passato?”
“Da solo, ma mi va bene così, non mi piace l’idea di passarlo in una maniera diversa da come facevamo noi.”
Ancora quel ‘noi’.
Morivo dalla voglia che mi dicesse di più, ma lui non sembrava dello stesso avviso, dato che aveva ripreso ad appuntare sul suo taccuino.
“Che stai scrivendo?” Chiesi, curiosa.
Lui scosse le spalle “Solo qualche frase.”
“Solo delle semplici frasi?”
Lui annuii “In una frase può esserci molto di più di quanto generalmente si crede, le parole hanno un immenso potere.”
Annuii, concordavo con quello che diceva.
Lui sospirò, chiudendo il libro e mettendolo sul tavolo, con la copertina rivolta verso il basso “Ho scritto centinaia di frasi che parlavano di noi, ma non credo che tu ne abbia mai letta una, o nemmeno ascoltata, per questo le ho messe per iscritto.”
Lo  guardai perplessa, ma di che stava parlando?
“Io partirò tra poco” Continuò lui “E non ho idea di quando e se tornerò, ma comunque ci tenevo a dirti tutte quelle cose che non ho mai avuto il coraggio di dirti.”
Lo vidi alzarsi dal tavolo, sotto il mio sguardo ancora sorpreso.
Fece un passo verso di me, abbassandosi fino al livello del mio viso, per poi avvicinarsi.
Quasi avevo il timore che mi volesse baciare, ma all’ultimo secondo la sua traiettoria cambiò, preferendomi lasciare un bacio sulla fronte.
Lo fece durare qualche istante, e io sentii nel fondo del mio stomaco risvegliarsi sensazioni che avevo sotterrato per anni.
“Buon Natale, Melanie.” Mi sorrise, staccandosi da me.
Io ancora lo guardavo perplessa, e lo seguii con lo sguardo verso l’uscita della porta.
Quando mi voltai vidi subito che sul tavolo c’era ancora il taccuino di Robert, che probabilmente si era dimenticato.
Lo presi subito tra le mani, con l’intento di raggiungere il ragazzo e riportarglielo.
Ma appena vidi la copertina mi bloccai.
Sul cartoncino chiaro era scritto in bella grafia un nome, ma non un nome qualsiasi, era il mio.
Melanie Jane Irwin.
Ma come faceva Robert a sapere il mio nome completo?
Lo aprii, iniziando sfogliarlo freneticamente, con il cuore che mi si fermava ad ogni pagina.
Decine e decine di pagine piene di parole, parole che formavano frasi, frasi che formavano testi, testi che diventavano canzoni, le stesse canzoni che io non avevo mai avuto il coraggio di leggere o di ascoltare, per paura di sentire la sua voce.
Su una pagina c’era scritto “Beside you.”, in un’altra “Heartbreak girl”, un’altra ancora "Close as Strangers”, nella trentesima mi venne un mezzo infarto riconoscendo il testo sotto al titolo “Amnesia”, quelle parole erano le stesse che avevo visto sulle pareti di Luke anni prima.
Sull’ultima pagina lessi un titolo che non avevo mai sentito, e l’inchiostro era ancora fresco.
 
 Questo è tutto quello che non ti ho detto


Aspetta, non dirmi che
Il paradiso è un posto sulla terra
vorrei poter tornare indietro
a quelle volte in cui non ti
ho dimostrato quanto valevi veramente


Il modo in cui mi abbracciavi
Vorrei averti messo al primo posto
Ammetto di aver sbagliato
Ero insensibile ai tuoi baci
Mentre tu mi scivolavi tra le dita

Togliendomi il respiro
insieme a tutti gli errori che ho fatto
a tutte le lettere che ho conservato
questo è tutto ciò che non ti ho detto
Vorrei essere stato capace di farti rimanere
ma la colpa è tutta mia
so che ora è un po' troppo tardi
questo è tutto quello che non ti ho detto

Questo è tutto quello che non ti ho detto

 
Lessi tutto il testo di un fiato, con le lacrime agli occhi.
Non ci credevo, in tutti quegl’anni avevo conversato tranquillamente a quello stesso tavolino con Luke, la stessa persona che cercavo disperatamente di dimenticare e che mi faceva stare terribilmente bene in quei momenti nel quale stavamo insieme.
E in quel momento capii a cosa si riferisse quel 'noi', non a lui e ad un'altra persona, ma a me e lui, Luke e la sottoscritta.
Dovevo andare da lui, dovevo chiedergli delle spiegazioni, dovevo sapere.
Raccolsi tutte le mie cose e uscii dal negozio quasi correndo, ma subito mi si presentò il primo ostacolo.
Avevo tre direzioni in cui andare, una a destra, una a sinistra e una davanti.
Non sapevo dove andare,  e non sapevo decidere.
Le lacrime iniziarono a cadermi lungo le guance, e strinsi più forte il taccuino al petto.
Luke aveva detto che sarebbe partito tra poco, non sapevo dov’era, quale strada prendere e molto probabilmente non lo avrei rivisto per mesi.
Dopo tre anni lo avevo perso ancora una volta.
 
 
Luke.
 

Sette minuti.
Sette minuti era il tempo che ci avevo impiegato per rendermi conto di quello che stava veramente succedendo.
Sette minuti per accorgermi che Melanie mi aveva lasciato, un’altra volta, tramite una stupida chiamata.
Lei piangeva, io non riuscivo a crederci, e quasi la presi come uno scherzo.
E invece non lo era, proprio per niente.
Ero stato male per mesi, trovando come unica soglievo mettere nero su bianco tutto quello che mi passava nelle testa.
Ogni giorno mi rendevo sempre più conto di tutti gli errori che avevo fatto con Melanie, gli stessi errori che facevo ogni volta, e che continuavano a tenermi lontano da lei.
Qualche mese dopo capitammo in tour in una città vicino a Miami, e li ebbi l’idea geniale.
Mi travestii in modo che nessuno mi potesse riconoscere, nemmeno una che mi conosceva bene come Melanie, e presa la macchina guidai fino a Miami.
I ragazzi sapevano del mio piano, e mi aiutarono a compierlo, chiamando Niall di nascosto e chiedendo quali erano i luoghi nel quale era più solita andare.
Lui ci indicò quel negozietto dove si poteva trovare un po’ di tutto, e quella fu la mia prima tappa.
La vidi subito, appena entrato.
Era seduta ad un tavolino, con le gambe incrociate e lo sguardo fisso sul libro che stava leggendo, i capelli biondi che le ricadevano liberi sul viso.
Era bellissima, più di quanto mi ricordassi.
Sentivo il bisogno di andare da lei, di stringerla, o di abbracciarla, ma mi trattenni.
Ad un tratto si alzò, e io mi nascosi dietro ad una libreria, seguendola con lo sguardo fino al bancone.
Quando la sua bevanda fu pronta da servire la vidi frugare nervosamente nelle tasche, visibilmente in crisi.
Io sorrisi, si era dimenticata il portafoglio come al solito.
Andai verso di lei, sperando che il mio travestimento funzionasse.
Mi presentai, e dal suo sorriso capii che non aveva capito chi ero.
Dal canto mio, mi stavo trattenendo dal baciarla.
Le offrì da bere, anche se lei protestò molto, come sempre, e da lì inizio la nostra amicizia in quel piccolo locale, interrotta a volte per colpa del tour che io e i ragazzi stavavamo proseguendo.
Adoravo parlare con lei, sentirla parlare di me, e vedere la sua espressione cambiare.
Mi piaceva vedere sorridere grazie a me, dopo le tante lacrime che gli avevo causato finalmente riuscivo a renderla felice.
Una volta mi aveva addirittura abbracciato, felice che gli fossi riuscito a trovare un cd che cercava da tempo.
Mi portavo sempre con me il taccuino sul quale scrivevo le frasi che mi passavano per la testa mentre pensavo a lei, e mentre Melanie era occupata o a leggere o a girare per le vetrine io mi mettevo a comporre i testi delle canzoni che sapevano di lei e di Noi.
A volte l’avevo seguita anche al di fuori dal locale, guardandola da lontano mentre giocava con i bambini al quale badava.
Sembrava così felice, e io iniziai a fantasticare su come sarebbe stato se avessimo avuto un figlio nostro.
Probabilmente lei sarebbe stata una madre fantastica.
Qualche volta l’avevo vista con un ragazzo riccio, e la cosa mi faceva irritare terribilmente.
Si tenevano per mano, ma sapevo che non erano fidanzati, e con lui lei sorrideva sempre.
Grazie alle chiacchierate che facevamo al bar scoprii che si chiamava Bradley, e che era un ragazzo molto simpatico, ma che lei non avrebbe mai potuto vederlo come più che un buon amico, e io ne fui felice.
Quella situazione andò avanti per anni, io ogni volta che avevo un buco prendevo un aereo e tornavo da Melanie, passavo un giorno con lei e cercavo di renderla felice, aiutandola con i suoi problemi e cercando di farla sorridere, e poi tornavo dai ragazzi, per proseguire il tour. 
E mentre facevo tutto questo scrivevo, lo facevo quasi ogni giorno e in pochi mesi avevo pronta una nuova canzone che Melanie non avrebbe ascoltato.
Una volta, mentre guardavamo i cd, gliene porsi uno nostro, ma lei lo rifiutò subito, dicendo che non voleva ascoltare le nostre canzoni.
Le chiesi il perché e lei rispose che non voleva sentire la voce del biondo, cioè me, e vedere di che parlavano i testi perché aveva paura parlassero di lei.
Io mi finsi sorpreso, e lei da lì iniziò a raccontarmi tutta la nostra storia, facendomi stare male ogni volta che mi descriveva il dolore che aveva passato.
Aveva gli occhi lucidi mentre parlava, e io la abbracciai, trattenendo a stento le lacrime a mia volta.
Sentivo il suo fiato caldo contro il collo e sembrava quasi una bambina tra le mie braccia.
Ed ora eravamo ritornati alla classica situazione, lei che piangeva a causa mia.
La vedevo vagare disperata, indecisa su quale strada scegliere.
Io ero a non più di dieci metri da lei, nascosto in modo da vederla ma che lei non potesse vedere me.
Avrei voluto andare da lei, ma sapevo che sarebbe stato inutile.
Di sicuro i litigi sarebbero continuati, e non saremo più riusciti a stare insieme, non con ancora un tour di altri nove mesi da finire.
No, non era il momento.
Il libro era stato solo un modo per ricordarle che io ci sarei sempre stato, che non l’avevo dimenticata e che sarei tornato presto.
Ci saremo incontrati di nuovo un giorno, ne ero sicuro, ma fino al quel giorno lei avrebbe saputo che la continuavo ad amare, ed io avrei continuato ad esserle vicino da lontano.
Quelle semplici frasi esprimevano tutto quello che provavo, ed era tutto quello che avrei voluto dire, ma era anche tutto quello che non avevo mai detto.
 
Svegliami adesso
e dimmi che questo è tutto un brutto sogno
come tutte le canzoni che ho scritto
tutte le canzoni che ho sperato potessero cancellare tutto dalla tua memoria
conservo nel mio cuore vuoto e spezzato
i fiori che avrei dovuto comprarti
e tutte le ore che ho perduto
vorrei ricominciare tutto dall'inizio

Togliendomi il respiro
con tutti gli errori che ho fatto
e le lettere che ho conservato
questo è tutto quello che non ti ho detto
Vorrei essere stato capace di farti rimanere
e la colpa è tutta mia
so che ora è un po' troppo tardi
questo è tutto quello che non ti ho detto
Spero che tu sappia
che per te io mi sacrificherei
per far funzionare tutto questo

Un giorno, sono sicuro
ci incontreremo per caso
fino a quel giorno...


Togliendomi il respiro
con tutti gli errori che ho fatto
e le lettere che ho conservato
questo è tutto quello che non ti ho detto
Vorrei essere stato capace di farti rimanere
e la colpa è tutta mia
so che ora è un po' troppo tardi
questo è tutto quello che non ti ho detto

Questo è tutto quello che non ti ho detto

 



 
Angolo autrice.
 

AIEAHHH
Ok, questo capitolo non è come ve lo aspettavate, vero?
Bene, allora mi vado a nascondere, sperando che nessuno mi trovi per uccidermi HAHA :C​
Una ragazza dolcissima mi ha proposto in una recensione di pensare ad un sequel o ad una OS, e oddio, le idee ci potrebbero essere, ma non sono sicura che a qualcuno piaccia o/e la segua, perciò ditemi voi :c
In ogni caso, vorrei ringraziare con tutto il cuore voi splendide persone che avete seguito la mia storia e che l’avete recensita, non credo che sarei arrivata fino a qui senza di voi, quindi grazie grazie grazie.
Quasi piango, aw.
Spero che questo capitolo vi aggrada, e se vi va ditemi la vostra, ci terrei molto <3
Quasi mi dispiace finire questa storia, mi ero affezionata a Mel, a Luke e tutti gli altri :c
In ogni caso, grazie mille.
Alla prossima,
Giulia.



Melanie Irwin ( Aleisha McDonald)

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Luke Hemmings

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Calum Hood (dolcino aw)

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Michael Clifford 

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Ashton Irwin

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Niall (Niall Horan)

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Austin ( Austin Mahone)

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Jade (Jade Thirlwall)

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Shawn  ( Shawn Mendes)

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Bradley (Bradley Will Simpson)

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Un ultimo grazie.

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