Un Camper Nero Pece

di ElementalWitch
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Guida Turistica ***
Capitolo 2: *** Paura del buio ***
Capitolo 3: *** Perchè, perchè, perchè? ***



Capitolo 1
*** Guida Turistica ***


Cap.1 Guide Turistiche
 
Quella mattina io, Saba e Arianna entrammo in classe proprio di ottimo umore…
-Op!- esclamai, lanciando il berretto su uno degli attaccapanni.
-Olè!- aggiunse Saba, sfilandosi al volo il cappotto.
-Oplà!- concluse Arianna, afferrando al volo il libro di Scienze.
-Ragazze, devo parlarvi!- esclamò Tabita, una nostra compagna di classe, tentando di fermarci.
Avevo già fatto qualche passo verso il mio banco, seconda fila a destra, ma… ci era già seduto qualcun altro!
Abbracciato il (mio) banco come se l’avessero costruita insieme, incastrata nella (mia) sedia come se l’avessero avvitata allo schienale, aggrappata al (mio) quaderno che avevo dimenticato il giorno prima, con una mano incollata alla (mia) penna preferita e con l’altra che sfogliava i (miei) appunti…
…stava una ragazza non particolarmente alta, dai capelli verde acqua, con le sopracciglia scure e occhiali spessi sulla punta del naso. La fotografa!
La nostra fotografa di fiducia, Giacinta detta Monroe, una strega eccezionale!
-Ehm, Giacinta…- dissi.
-Come va?- chiese Saba.
-Come vuoi che vada?- replicò lei. -Ho da fare, sto lavorando!- borbottò.
Poi prese il telefono tornando a rispondere ad una chiamata che probabilmente era rimasta aperta e in attesa da parecchio tempo.
Urlò (probabilmente assordando lo sventurato dall’altra parte):
-Sì, caro, tre, ho detto tre! Tre, t-r-e! Tre! Treee! T-r-e! Devi stamparmi 3 milioni di guide turistiche dell’Eastmaple, quindi datti da fare, ho detto tre, tre, tre! Treeeeeeeeeeeeeeeeeeee! T come te lo dico io, R come Riga dritto e non fare il furbo, E come esegui subito e senza discutere!-
Poi ridacchiò: - Caro, sturati le orecchie, ce le hai forse piene di ragnatele?-
Il poveretto rispose qualcosa.
Giacinta sbraitò nel cellulare, quasi volesse addentarlo:
-Ma neanche per sogno!-
Poi schiacciò il tasto per chiudere la chiamata e borbottò:
-Grunfff, non ci sono più gli stampatori di una volta.
Arianna deglutì e  domandò con un fil di voce:
-Giacinta, che ci fai qui? E, scusa se mi intrometto, che te ne fai di tre milioni di guide turistiche dell’Eastmaple?-
Lei la ignorò e scartabellò tra i fogli dei (miei) appunti, scribacchiando con la (mia) penna sul (mio) quaderno.
Sbuffò:
-Tutto sbagliato, tutto da rifare!
In quel momento tornò Tabita, la (mia) compagna di classe, con un avviso (per noi).
Lei strillò ancora più forte (tanto che avrei potuto intravedere le sue tonsille):
-Tutto sbagliato, tutto da rifare!-
Stracciò l’avviso, lo accartocciò e ne fece una pallina. Poi, con un balzo, saltò sul banco e con una piccola scopa tascabile usata come una mazza da golf, imbucò la pallina di carta nel cestino dall’altra parte della classe.
-Sono brava, eh?- ridacchiò, facendoci l’occhiolino.
Io, Saba, Arianna e la (nostra) compagna di classe ci guardammo allibite.
-Crisi! C’è crisi nel mondo magico!- sbuffò lei.
-Giacinta, sai che non si può parlare di queste cose e tanto va tutto benissimo!- tentai di protestare.
Lei aggrottò le sopracciglia.
-Ha, haa, haaa…- sogghignò -collega, non venire a spiegare a me cosa si può fare e cosa non si può. Lo saprò no? E saprò anche se c’è crisi! Sono molto più esperta di voi, io…-
Saba ribattè esasperata:
-Giacinta, va tutto bene! Ora basta! Fidati di noi!-
Lei alzò l’indice e lo agitò nell’aria da destra a sinistra, quindi ancora da sinistra a destra.
-Ha, haa, haaa! Colleghe, lo vedete il dito? No, no e poi no! Io non mi fido di nessuno! Di niente e di nessuno! E’ così che sono diventata una strega esperta, è così che ho fondato la mia congrega…(mia, non vostra!)-
-Ma Giacinta- cercò di farla ragionare Arianna -vent’anni fa avete lasciato la congrega a noi!-
Lei afferò il (mio) quaderno e cominciò a sfogliarla con aria indaffarata.
-Adesso basta, ragazze! Ho da fare! Guardate quante cose da sistemare!- strillò.
-Ma Giacinta!- protestai - quelli sono i miei appunti!-
In quel momento mi squillò il cellulare.
Lo tirai fuori dalla tasca per rispondere e Giacinta allungò la mano per prenderlo e lo rubò.
-Con chi vuoi parlare? Con Rina? La mia collega? Dì a me, sono una sua amica, si, sì, molto più esperta, da oggi mi occupo io della sua cosa, sì, sì, la congrega.- dichiarò tutta contenta.
Saba fremeva di rabbia.
-Giacinta! Non comandi più tu!-
-Perché, hai cambiato congrega?- ridacchiò lei.
Quindi rivolse ad Arianna uno sguardo di commiserazione.
-Povera ragazza, non è colpa tua se non ce la fai a seguirmi, eh già, il tuo cervellino è quello che è!-
Lei chiese:
-Prima ho sentito che parlavi di guide turistiche, non ho capito bene…-
L’altra scosse la testa, con aria di compatimento.
-Non hai capito? Eh, non mi stupisco…-
Io precisai seccata:
-Arianna intendeva dire: non capiamo a che servano delle guide turistiche dell’Eastmaple. Non vorrai stamparne tre milioni di copie, vero?-
Lei scosse la testa.
-Peccato che voi non capiate (ma siete sicure di essere le persone a cui ho lasciato la congrega? Non vi ricordavo così, proprio per niente!). Comunque, non posso pretendere che tutti siano svelti come la sottoscritta. Sveglia, colleghe!- ci incitò, sventolandoci sotto il naso una cartina geografica.
-Che cos’è?- balbettò Saba, presa alla sprovvista.
Lei sogghignò e le fece un altro passaggio velocissimo davanti al naso. Questa volta capì. Era una cartina dell’Eastmaple.
-Sveglia, svegliaaaa, svegliaaaaaaaaaaaa, colleghe!- gridò. Poi aggiunse con aria furbetta: -Mi sono accorta (sono proprio un genio!) che non esistono guide turistiche dei luoghi magici dell’Eastmaple. Ah, Eastmaple! Un posto che nessuno conosce, un posto dove il turismo magico non esiste ancora! Pensate, colleghe, quante guide potremo vendere!- poi strillò a voce altissima, facendomi sobbalzare: -Tre milioni di copie! E prevedo ristampe su ristampe! Si sa che le streghe sono sempre in cerca di luoghi inesplorati del mondo magico!-
Arianna replicò allibita:
-Giacinta, non esistono guide turistiche dell’Eastmaple perché la temperatura è di quaranta gradi sotto zero. Non ci va nessuno in Eastmaple, neanche i pinguini (che infatti se ne stanno al Polo Sud)…
In quel momento la porta della classe si spalancò. Entrò il fratello di Arianna, Luca, non è un mago, ma aiuta spesso la congrega quando dobbiamo fare qualcosa di speciale. Lo conoscete? Noooo?
Beati voi, beati voi!
Ve lo descriverei, se fosse possibile descriverlo, ma ahimè, temo che le parole non bastino.
Luca vide Giacinta e urlò:
 -Giacinta! Amica mia!-
Lei subito urlò di rimando, con le lacrime agli occhi:
-Luca! Luchino! Amico mio, carissimo! Luce dei miei occhi! Gioia del mio cuore! Fulmine delle mie tempeste! Unica consolazione della mia vita (non come tua sorella e le sue amiche).-
Lui sorrise dolcemente e svolazzò verso Giacinta.
Lei me la indicò con orgoglio.
-Vedi il ragazzo, Rina? Lo vedi?-
Poi declamò, commossa:
-Lui sì che è un ragazzo in gamba! (non come sua sorella e voi altre due).-
Poi continuò.
-Dove sei stato, caro ragazzo? Eh? Dillo, dillo alla tua amica, che è tanto fiera di te!-
Lui si pavoneggiò:
-Sono appena stato al mare, alle isole Fallwald… pare che quest’anno tra le streghe d’acqua andrà di moda il colore! Arancione, rosso, verde fluo…-
Giacinta annuì,  con le lacrime agli occhi.
-Come sei bravo (non come tua sorella e le sue amiche).-
Saba si schiarì la voce.
-Ehm- azzardò timidamente -ci saremmo andate anche noi volentieri, alle isole Fallwald…-
Giacinta la guardò severamente e agitò il dito nell’aria da destra a sinistra, quindi ancora da sinistra a destra.
-No, no e no! E poi no, no e no! Alle isole Fallwald è guisto che vada Luca che ha sensibilità per le tendenze, mentre voi (scusate se ve lo dico) siete sempre vestite da stupide, pagliacci!-
Giacinta scosse la testa.
-Povero Luca, poverino! Ti sacrifichi per la congrega anche senza essere un mago e sei disposto persino a viaggiare (in prima classe, naturalmente: solo il meglio per il mio amicone!). Ah, Luchino, tu sì che fai onore alla congrega (non come tua sorella e le sue amiche).-
In quel momento squillò ancora il cellulare.
Premetti il tasto del vivavoce: una vocetta penetrante ci perforò i timpani.
-Prrrrrrrronto! Prrrrrrrrrrronto!-
Urlò dall’altra parte una voce femminile.
La riconobbi all’istante.
Era Stella, la fidanzata di Giacinta.
-Scusami Rina, cortesemente, chiedi alla signorina Giacinta che cosa gradirebbe per cena!!!-
Giacinta borbottò:
-Preparami, sì, ecco, preparami, uhm, la fonduta.-
-Tsk, tsk, tsk!- la contraddisse lei - la fonduta ti fa male, Giacinta! Devi stare a dieta! A proposito - continuò severa - te la sei messa la maglietta di lana? Eh? Te la sei messa?-
Lei protestò:
-Sto lavorando, sono occupata!-
L’altra rise sarcastica.
-Ah, per me puoi anche non metterla! Se poi ti prendi il raffreddore o un malanno grave… magari gravissimo… magari addirittura mortale... non venire da me a farti curare! Non sei più una bambina, lo sai? A proposito, ti sto facendo le valigie, ne avrò preparate almeno una cinquantina, ci ho messo tutto quello che ti servirà in viaggio. Non riuscivo a farci star dentro la tua scrivania, sai, è un po’ larghetta, soprattutto il cassetto centrale, ma l’ho fatta a pezzi partendo dalle gambe…-
-Cosaaaaaa?- tuonò Giacinta. - Hai fatto a pezzi la mia scrivania? Quella antica? Del ‘700? Quella con le gambe rococò e i cassetti in avorio traforato?-
-Sìììììììììì!- confermò orgogliosa Stella. -Ho messo in valigia anche la tua poltrona preferita, un pezzo qua, un pezzo là. Guarda che ho finito, tra poco si parte! Sarò lì tra un minuto!-
Un campanello d’allarme mi risuonò nel cervello. Giacinta partiva? Dove andava? E perché? Giacinta riattaccò e si rivolse ad Arianna.
-Allora, Arianna, sarà ora che anche tu e le altre prepariate le valige! Non vorrete ridurvi all’ultimo come al solito, eh?-
-Ma cosa c’entriamo noi con le tue valigie?- replicò lei stizzita. -Noi non dobbiamo partire!-
Giacinta mi guardò e disse:
-Ah, non ve l’abbiamo detto?-
Luca guardò Saba e disse:
-Ah, non ve l’abbiamo detto?-
In quel momento entrò mio cugino Spano, con un enorme zaino sulle spalle. Urlò:
-Ah, non ve ,l’abbiamo detto?-
La porta si spalancò ancora ed entrò Stella, con un baulone a rotelle.
-Ah, non gliel’avete detto?-
Strinsi i pugni dalla rabbia.
-Cosa dovevate dirci? Che cosa non ci avete detto?-
Entrò Anita, la mia apprendista strega preferita.
Corse verso Arianna e la abbracciò forte.
-Ari, Arianna! Sono così felice. Mi hanno detto che partite con noi per l’Eastmaple!-






Note dell'autrice:
Spero che il primo capitolo vi sia piaciuto!
Le tre streghe partiranno per l'Eastmaple? Riusciranno a sopravvivere ad una temperatura simile? Cosa succederà?
Questo è solo il primo capitolo della prima storia originale che ha per protagoniste queste tre fantastiche streghette, spero vi piaccia, sono piena di idee!
Lasciatemi una recensione, non vedo l'ora di migliorare!
Grazie per aver letto la mia storia!
Al prossimo capitolo!

 

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Capitolo 2
*** Paura del buio ***


Cap.2  Paura del Buio

 
Io ero sbalordita.
Saba urlò:
-Cosa cosa cosa? Si parte per l’ Eastmaple? Perché nessuno ce lo ha detto?-
Calò un silenzio totale.
I nostri amici sapevano di avere torto, eccome se lo sapevano!
Luca prontamente scartò una caramellina alle erbe e me la ficcò in bocca (per ridurmi al silenzio, immagino!).
Sussurrò con aria mielosa:
-Tieni una caramellina, così ti addolcisci! Lo sai che siete tutte un po’ permalosette secondo me?-
-Non vogliamo caramelline, vogliamo solo essere informate, ecco!- tentò di protestare Arianna.
Spano sghignazzò.
-Via, Saba, dillo alla tua amica che ve lo stiamo dicendo ora, no? He he heee- ridacchiò, guardando l’orologio. -Avete a disposizione esattamente diciassette minuti e mezzo per uscire da questa scuola, tornare a casa, fare le valigie, salutare i vostri genitori, avvisare che siete in buone mani, mangiare una buona colazione  e partire con noi!- poi diede un buffetto sulla guancia di Arianna.
La caramella mi andò di traverso.
-Cof, cofff, aaaaagh!- tossii, rischiando di strangolarmi, con gli occhi strabuzzati.
Giacinta tagliò corto.
-Colleghe, siete proprio paranoiche! Vi diciamo sempre tutto! Via via, non perdete tempo (il tempo è denaro) e chiudete le valigie.-
-Quali valigie? Quali? Come facciamo a chiuderle se non le abbiamo? Vi rendete conto di dove siamo?- protestai, esasperata.
-Va bene, se non le avete, partite pure senza!- concluse lei, magnanima.
Poi si rivolse agli altri.
-Avanti ragazzi, chiamiamo un taxi!-
Saba pestò i piedi dalla rabbia.
-Mi rifiuto di partire! Ci ri-fiu-tia-mo!-
Giacinta parve riflettere, poi con un gesto drammatico indicò la porta della classe.
-Tutti fuori! Lasciate noi quattro sole!-
Poi prese Arianna sotto braccio, come se da sola non ce la facesse a camminare, e zoppicando (ma da quando zoppicava?) ci chiese con una vocina flebile:
-Colleghe, vi dispiace se mi siedo? Sapete, non sono più quella che avete conosciuto. Eh, l’età… beate voi che siete giovani ed insesperte.-
-Ehm, certo, Giacinta, siediti pure, ti senti bene?- disse Arianna.
-Più che sedermi, vorrei sdraiarmi. Aaaaah, l’età! Che brutta cosa invecchiare! Non mi sento per niente bene… mi fa male qui, al cuore!- e accennò un gesto verso il taschino della giacca.
-Ma Giacinta, lì c’è il portafogli!- dissi io.
-Ah, ecco, il cuore, il portafogli, l’uno per l’altro, insomma… - borbottò lei, poi aggiunse, triste:
-Mi fa male vedere che voi e gli altri maghi e streghe del posto non siete uniti, che ci sono contrasti, che voi non volete partire con noi, ecco…-
Sospirò, con gli occhi lucidi.
Poi con la mano tremante si asciugò una lacrima dalla guancia.
Io non sapevo più che dire.
Nessuna voleva partire, però…
-Saba, dimmi che partirete! Dimmi di sì!- la implorò, afferrandole una mano, davanti agli sguardi sconvolti del resto della classe.
-Ehm, Giacinta, ecco, io…-
-Dimmi di sì, Saba!- insistette lei, singhiozzando e tirando su rumorosamente con il naso. - Fatelo per me, che vi ho dato tanto senza mai chiedervi niente!-
-Ecco, io…- mormorò Saba.
-Insomma…- Disse Arianna.
-Va bene…- Conclusi sconfitta.
A quel punto accadde l’impensabile, praticamente un miracolo.
Come se fosse stata la persona più allegra e atletica dell’universo, Giacinta balzò in piedi, strillando:
-Allora si parte. Si parte! E subito! Un taxi!-
Uscì dalla porta.
Tutti gli altri futuri compagni di viaggio (che evidentemente stavano sbirciando) rotolarono a terra uno sopra l’altro.
-Giacinta! Giacinta!- la chiamò Saba, ma lei già correva fuori dall’intera scuola, gridando:
-Si parte, smidollati!-
Capimmo subito tutte e tre che ci avevano incastrate.
Per mille calderoni, ci eravamo cascate proprio come tre sceme!
Ero di pessimo umore: chi mi conosce lo sa, io odio viaggiare!
Giacinta invece era esultante, come a ogni partenza.
-Ah, io ero nata per fare l’esploratrice! Viaggiare è proprio fantastico!-
Poi strizzava l’occhio a Luca.
-Tu sei come me: solo tu mi capisci, carissimo (non come gli altri.)-
Saba sospirò.
Era vero, verissimo! Giacinta, come Luca, aveva la mania dei viaggi: quando, come diceva lei, le saltava il ticchio prendeva e partiva, a bordo del suo camper nero, nerissimo, color pece.
Guidava come un pilota automatico: inchiodata a 50 km all’ora, sempre e solo in corsia di sorpasso.
Gli altri automobilisti potevano lampeggiare, strombazzare, fare gestacci, ma lei non si spostava neanche di un centimetro.
Stella ogni tanto la ammoniva.
-Vai piano, Giacinta, che sennò si scheggiano i bicchieri di cristallo!-
Ora vi descrivo il lussuosissimo camper di Giacinta.
Dalla targa anteriore a quella posteriore misura 24 metri e 86 centimetri.
Il camper è verniciato di un nero scurissimo, color pece.
La cabina di pilotaggio è attrezzata con un sistema di navigazione satellitare, per poter fare il punto in qualunque parte del mondo.
La sala da pranzo è arredata in stile impero, con quadri d’epoca dalle cornici dorate. Qui Giacinta ama cenare al lume di candela con piatti di porcellana finissima, raffinati bicchieri di cristallo, sottobicchieri in peltro e posate d’argento.
La stanza da letto di Giacinta è immensa. Al centro, un mastodontico letto a baldacchino in legno di cedro, dalle cortine in seta. La stanza da letto è collegata con un bagno in marmo (qui c’è una vasca idromassaggio a forma di bara e anche una sauna).
C’è un raffinato studio-biblioteca tappezzato di libri antichi dove Giacinta da anni scrive il suo Libro delle Ombre.
C’è inoltre una stanza da letto per gli ospiti e un vano-bagagli.
Dimenticavo: c’è anche un’immensa cucina, il regno di Stella (che segue Giacinta in tutti i suoi viaggi). Non manca niente: dal forno in pietra per cuocere il pane al frigoriferone gigante col computer incorporato che avvisa quando finiscono le scorte. Il sogno segreto di Stella è aprire un ristorante. Ha già scelto il nome “Mani di Strega”. Un giorno, chissà… Non crediate però che si limiti a cucinare. Stella sa fare di tutto: per esempio, le iniezioni con lo schiaffo (per distrarre il paziente dal pensiero dell’ago), ma è anche esperta nel riparare un carburatore. Gira sempre armata di un mattarellone d’argento telescopico (cioè allungabile), regalo di Giacinta, con incise le sue iniziali. Stella usa il mattarello per tirare la sfoglia per la pasta, ma anche come arma di difesa, e non se ne separa mai: di notte lo tiene sotto il cuscino, sempre a portata di mano. Stella consiglia Giacinta su tutto, da come vestirsi la mattina a quando investire in borsa. Stella è l’unica che riesca a mettere in riga Giacinta!
Partimmo.
Purtroppo, dopo neanche un giorno di viaggio, Spano e Anita dovettero ritornare a casa perché avevano gli orecchioni!
Il viaggio proseguì.
Giacinta guidava, Stella cucinava, Luca fotografava il paesaggio. Noi controllavamo spesso la cartina, per indicare a turno la rotta a Giacinta.
Lei però (come al solito) non dava retta a nessuna delle tre: doveva (come al solito) fare di testa sua, così (come al solito) sbagliava strada. Ecco un esempio di dialogo tipico tra Arianna e Giacinta:
-Giacinta, devi girare a sinistra al prossimo incrocio!-
-Collega, ma neanche per sogno! Macchè sinistra, bisogna girare a destra, me lo sento!-
-Giacinta, ma la cartina… la bussola…-
-Collega, ti perdi sempre in dettagli. Prendi nota, io ho una bussola qui, nella testa! Si chiama veggenza! Le streghe lo fanno! Adesso, da brava, lasciami guidare.-
Quando Giacinta faceva così, di solito ci perdevamo.
Ci perdemmo anche quella volta.
Viaggiammo per ore e ore su una stradina solitaria, in mezzo ai campi incolti, senza indicazioni stradali.
Quando scese la notte ci ritrovammo nel bel mezzo di una foresta impenetrabile.
Tentai di utilizzare il complicato, modernissimo, sofisticato sistema satellitare, ma scoprii che mancava il manuale di istruzioni!
Giacinta si fermò sul ciglio della strada e disse:
Adesso voglio riposare. Chi guida?-
Calò il silenzio. Giacinta non cedeva mai il camper a nessuno!
Lei insistette:
-Allora, chi guida?-
Silenzio. Nessuno osava aprire bocca.
Lei strillò:
Com’è che nessuno vuole guidare? Confessate non sapete da che parte andare, eh? Dovete imparare ad arrangiarvi nella vita, cari ragazzi! Troppo comodo trovare sempre la pappa pronta! E che tutto ciò vi serva da lezione!-
Luca strillò:
-Rina, fa’ qualcosa! Esci, per esempio! Cerca qualcuno!-
Io impallidii.
-Cosa cosa cosa? Perché io?-
Il fratello di Arianna sbuffò.
-Perché io sono il più piccolo! Comportatevi da vere streghe, per una volta!-
-Ma scusa, non dici sempre che streghe e umani sono pari?- replicò Saba, stizzita.
Proprio in quel momento Stella chiese, subdola:
-Ragazze, cortesemente, potete uscire un attimo a controllare se piove?-
Scendemmo tutte e tre sul primo gradino. Arianna allungò una mano fuori mentre io strizzai gli occhi per vedere nel buio: in quel momento… sbam!
…la porta ci si richiuse dietro.
E la chiave girò nella serratura.
Udii Stella ridacchiare soddisfatta:
-Ragazze, visto com’è stato facile? Dite la verità, non ve ne siete neanche accorte!-
-Ma come- balbettò Saba - ci avete chiuse fuori? Di notte? In una foresta sconosciuta? Al buio? Non è giusto!-
Tentò di protestare dignitosamente, ma presto mi accorsi che stava parlando da sola.
Quei due se n’erano già andati nel retro del camper, piantandoci lì!
Arianna implorò, dimenticando l’orgoglio:
-Apriiiiiiite! Aiuuuuuuuuuuto! Ho paura del buio!-
Nessuno le rispose! Nessuno!! Nessuno!!!
Udii suo fratello canticchiare in bagno, sotto la doccia…
Stella invece era già in cucina, a smattarellare furiosamente.
Stava facendo le lasagne? O la sfoglia per le tagliatelle?
Sospirai. Non le avrei mai assaggiate. Non saremmo tornate vive!
Perché, perché, perché ci eravamo lasciate trascinare in quella folle avventura?
Tristemente mi avviai nella foresta.
Era un’ingiustizia!
Proprio un’ingiustizia!
Saba ed Arianna mi seguirono.
-Io lo so bene: suo fratello Luca, quando gli fa comodo recita la parte dell’umano indifeso e debole.- disse Saba.
-Eppure mio fratello si lancia col paracadute!- sospirò Arianna.
-Guida un motorino a velocità folli!- replicai.
-E’ cintura nera di karate!- aggiunse Saba.
-Vuole fare il pilota!- rivelò Arianna.
-Partecipa ad un sacco di corsi di sopravvivenza!- puntualizzai.
-Gira il mondo in lungo ed in largo (per aiutare noi con le nostre ricerche per la congrega) e affronta pericoli di ogni genere senza batter ciglio!-
Saba era stizzita.
-Insomma, mio fratello Luca non ha paura di niente e di nessuno!- Sospirò Arianna.
-Lui non ha paura, io sì..- mi guardai attorno rabbrividendo. La foresta era nera come l’inchiostro. Per fortuna ricordai che Arianna aveva il potere di accendere piccole fiammelle.
La pregai di farlo e lei creò una piccola luce che illuminò il sentiero.
Ci inoltrammo nella foresta. Udivo strani scricchiolii, come se qualcuno ci seguisse, calpestando le foglie secche. Ehm, voi avete paura del buio? Io no, ma Arianna sì! Dopotutto è la sua natura.
Un pochino al buio tutto fa paura, lo capisco. Ma c’è qualcosa di peggiore del buio assoluto, no? La penobra… quella mezza luce in cui tutto assume un significato sinistro. I rami diventano scheletri protesi verso il cielo, le farfalle notturne si trasformano in pipistrelli, le pietre si accendono ai raggi lunari come occhi di fantasmi.
Vidi un’ombra dietro di noi e gridai.
-Chi ci segue?- urlò Saba.
Allora l’aveva vista anche lei!
Corremmo tutte a gambe levate.
Poi ci rendemmo conto di cosa avevamo visto: la nostra ombra!
-Vorrei tornare al camper, ma non ho idea di dove sia! E’ anche nero!- disse Arianna correndo a perdifiato, seguendo il sentiero.
-Da qualche parte questa stradina ci porterà!- ansimai.
Corremmo, corremmo, corremmo… finchè Saba inciampò in una radice e finì lunga e distesa in un mucchio di foglie, sbattendo la faccia contro il terreno umido.
Alzò la testa e mi guardò.
No, non guardava me. Guardava dietro di me.
-Giacinta?- esclamò.
-Giacinta?- borbottò una figura dietro di noi,  e ci puntò una luce accecante contro.
Arianna fece subito sparire la fiammella e ci girammo verso la voce.
Saba si alzò scrollandosi di dosso le foglie.
-Giacinta, sei venuta a prenderci!-
L’ombra scosse la testa, perplessa.
Solo allora mi accorsi che si trattava di una sconosciuta.
Era una ragazza piuttosto in carne, con lunghi capelli ondulati e parecchi strati di vestiti che sembravano troppo larghi per lei.
-Chi sei? Che cosa vuoi?- disse diffidente.
Arianna spiegò:
-Siamo arrivate in questa foresta a bordo di un camper, siamo uscite a cercare informazioni ma ci siamo perse… siamo Arianna, Saba e Rina della Voce del Nulla.-
L’altra chiese, incredula:
-La Voce del Nulla?-
Confermai:
-Sì, la Voce del Nulla.-
L’altra strillò emozionata:
-La Voce del Nulla, la congrega delle ragazze che vivono nel mondo umano? Ho letto molto di voi! Avete fatto delle interviste! Ah, che vita appassionante che avete! Ehm, mi chiamo Mina, posso chiedervi un autografo con dedica personalizzata?-
 Lo ammetto, sono una strega vanitosa, adoro essere riconosciuta!
Ed ero lusingata di scoprire che le nostre interviste erano famose qui, in questo luogo sperduto…
Così, tutte e tre improvvisammo degli autografi su una foglia, mentre lei non smetteva di ringraziarci.



Nota d'autrice:
Eccoci anche al secondo capitolo!
I personaggi aumentano e spero vi piacciano tutti!
Mi sono scoperta una grande fan di Stella e Giacinta, così ho voluto dedicare a loro un po' più di spazio! E' una coppia che vi piace?
Volete che dedichi più spazio a qualche altro personaggio?
Spero che questo capitolo via abbia emozionato!

Non perdete il prissimo se volete scoprire quanto è importante Mina!

Ci si vede! Non dimenticate di recensire, streghette!

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Capitolo 3
*** Perchè, perchè, perchè? ***


Cap 3. Perchè, perchè, perchè?

 

Poi chiesi:
-Mi potrebbe dire da che parte è l'Eastmaple?-

Mina si stupì.

-L'Eastmaple? Ma è da tutt'altra parte! Qui siamo nella Foresta Oscura: state andando nella direzione opposta!-

-Per mille calderoni, avevo detto a Giacinta che la direzione era sbagliata! Ma lei non mi ascolta mai- Disse Saba esasperata.

Mina le battè una mano sulla spalla.

-Coraggio, una cosa per volta. Prima di tutto, vi spiego come ritornare al camper. Poi come arrivare in Eastmaple. Dunque... -

Ci mise mezz'ora a spiegarci la strada. Acc... speravo proprio di riuscire a ricordarla!

Poi strinse la mano di Arianna.

-E' stato un onore conoscervi, ragazze. Buon proseguimento del viaggio!-

Lo salutammo e ci avviammo sul sentiero.

-Dunque dunque dunque, dobbiamo prendere il sentiero a sinistra (o a destra?) della grande quercia... seguirlo per dieci minuti, fino al faggio con il ramo storto; poi dobbiamo girare a destra 2 (oppure 3?) volte, attraversare il ruscello, prendere il sentiero a monte, no, anzi, a valle, quindi dobbiamo dirigerci verso il masso a forma di testa di gatto; poi dobbiamo attraversare il ponticello, superare il vecchio pino abbattuto dal fulmine; poi dobbiamo andare prima a destra e poi a sinistra e proseguire dritto... oppure prima dritto, poi a destra e a sinistra, o anzi a sinistra, a destra e poi dritto... per mille calderoni, ma perché non ce lo siamo scritto?-

Nonostante i miei deliri, vagammo nel bosco per un'oretta circa, prima di renderci conto con orrore che c'eravamo perse di nuovo!

-Per la coda a torciglione del perfido drago mammone, e adesso che facciamo?- chiese Saba disperata nel buio.

-Perchè, perché, perché mi sono lasciata trascinare in questa folle avventura?- chiese di rimando Arianna.

-Io sono una strega intellettuale- mi lamentai -non un'esploratrice!-

Chi mi conosce sa che io odio viaggiare! Rabbrividii, per il freddo e la disperazione.

-Che facciamo?- chiese ancora Saba.

In quel momento, però... alzai il viso, annusai l'aria gelida della foresta.

Si, quello era proprio profumo di lasagne!!! Avvisai le altre e con le ultime forze riprendemmo il sentiero, seguendo la scia di quel profumino delizioso, e come in un miraggio, intravidi le luci del camper.

-Salve! Siamo salve!-

Urlò Arianna.

Non vedevamo l'ora di arrivare, per narrare agli altri le nostre disavventure. Chissà come sarebbero stati felici di rivederci... e chissà come si erano preoccupati non vedendoci tornare!

Quando entrammo, tutti erano seduti a tavola.

Luca, disse con indifferenza:

-Ah, siete voi, ragazze!-

-Chi?- chiese Giacinta.

-Sono Rina, Saba e Arianna!- spiegò Luca.

-Ah, erano andate via?- concluse lei, sgranocchiando un boccone di torta di zucca.

Mormorai, sprofondando nel divano:

-Ci eravamo perse-

-Abbiamo ritrovato il camper solo perché abbiamo sentito il profumo di lasagne..- aggiunse Saba prendendo una sedia.

Stella si pavoneggiò:

-Eh, le mie lasagne! Hanno un profumo inconfondibile, eh?-

-A proposito di lasagne- mormorò Arianna -ne prenderei una porzioncina volentieri...-

-Finite!- strillò Stella, trionfante. -Erano così buone che Giacinta se l'è spazzolate tutte...- e mostrò la teglia lucida come uno specchio.

-Finite???- protestai.

-Vi siete mangiati anche la nostra parte?- Chiese Saba.

-Perchè, perché, perché siamo partite?- Urlò Arianna con le lacrime agli occhi.

Subito dopo spiegammo a Giacinta che stavamo andando nella direzione sbagliata. All'alba ripartimmo, per ritornare sulla strada principale.

-Yuhuuuuuu!- esclamò Giacinta, felice – di nuovo in rotta per l'Eastmaple!- poi inizò a canticchiare. - Sulla strada, sono nata per viaggiare sulla strada... Viag-gia-re-, oh oh!!!!-

Sospirai. Perchè, perché, perché eravamo partite?

Il viaggio proseguì.

Ci dirigemmo a nord, sempre più a nord, attraversando valli gelide, pianure desolate, fiumi impetuosi.

Alla mattina mi imbacuccavo nella mia giacca in sottopelo di grifone, Saba si avvolgeva in una sciarpona di pelliccia sintetica di unicorno, Arianna si calava sugli occhi il colbacco con paraorecchie termico a pile incorporate, ma non bastava ancora...

Il paesaggio stava cambiando: la vegetazione era sempre più scarsa, le piante sembravano rattrappirsi per il gelo. Notai che la luce del sole diventava sempre più fioca.

Chiedevamo indicazioni alle rare streghe che incontravamo lungo la strada e tutte facevano lo stesso gesto: indicavano a nord.

Finalmente una sera scorgemmo un cartello stradale che affiorava dalla nebbia.

E-A-S-T-M-A-P-L-E...

-Eastmaple! Siamo arrivati nell'Eastmaple!- gridò Giacinta, esultante.

Stella ordinò:

-Allora, fermatevi al primo supermercato, che devo fare la spesa.-

Io dissi:

-Stella, qui non ci sono supermercati... siamo nell'Eastmaple!-

Lei sbuffò, come per dire che non ci credeva.

Borbottò:

-Quello là, allora, che cos'è?-

Prima che potessi ribattere, era già saltata giù dal camper, con l'inseparabile borsa della spesa, e si dirigeva a passo di carica verso un'infima bottega piccola e sporca, che esponeva, su un banco unticcio, merce dall'aspetto ambiguo. Mucchi di radici ammuffite, tuberi ancora sporchi di terra, uova tanto vecchie che i ragni ci avevano tessuto le ragnatele, bottiglie impolverate colme di un liquido nauseabondo, e poi barattoli dal tappo arrugginito in cui galleggiavano pezzi di frutta sciroppata dall'aspetto rachitico.

Grossi cesti di vimini erano colmi di mele ammaccate dall'aria triste; dalle giare di terracotta, ammassate nell'angolo più buio della bottega, si diffondeva un aroma di crauti sottaceto a dir poco sospetto. Tranci di pesce sotto sale erano ammucchiati su un bancone di granito: il puzzo che emanavano era tanto intenso che mi sentii svenire.

Il commesso al bancone ci salutò cordiale:

-Ave! Lorem ipsum!-

Stella rispose decisa:

-Allora, due etti di prosciutto, di quello dolce, però! Poi tre confezioni di zucca precotta presto-e-ben, quella per il forno a microonde... e anche un barattolo di maionese. Controlli la scadenza, eh, non faccia il furbo, non mi rifili roba vecchia!-

Il mago al banco attaccò a spiegare qualcosa in un vecchio dialetto magico, ripetendo:

-Non est mihi! Non est mihi!!!!!-

Stella alzò le spalle e disse:

-Eh, come la fa lunga! Mi chiami il padrone, da bravo.-

Saba si avvicinò e disse a stella, condiscendente:

-Te l'avevo detto: qui siamo nell'Eastmaple, certi prodotti non ci sono, ma tu non mi volevi credere!-

Stella fece un gesto al mago dietro il banco, e ripetè:

-Vada a chiamarmi il padrone, da bravo!-

L'altro sparì nel retrobottega.

Poco dopo ne uscì un altro mago, più grasso, con un berrettone di pelliccia sintetica sulle orecchie. Recava i prodotti richiesti da Stella. Li appoggiò sul banco dicendo:

-Hie!-

Arianna sbarrò gli occhi.
-Com'è possibile?-

Stella rispose, con aria di superiorità:

-Cara Arianna, la massaia ha l'occhio lungo, sai? Anni e anni di esperienza a far la spesa, so sempre dove andare a comprare, io... Prendete nota, ragazze: Stella ha sempre ragione!-

Pagammo e uscimmo.

Luca fotografava il paesaggio, il cielo cupo, le streghe e i magi del posto curiosi intorno a noi.

Intanto dettava ad un registratore tascabile:

-Il turista che arriva nell'Eastmaple incontra subito un villaggio. Nella piazza centrale, un pittoresco negozio di alimentare fornitissimo di prodotti tipici...-

Risalimmo sul camper.

Costeggiammo torrenti limpidi e gelidi che scendevano dai ghiacciai, superammo precari ponticelli di legno. Sulla strada incontrammo rari viandanti, carichi di fascine, che agitavano cordiali la mano in segno di saluto, dicendo:

-Ave!-

Riprendemmo il viaggio nell'oscurità.

La strada si fece più ripida: ci inerpicammo su per un vallone scosceso che pareva scavato nel fianco roccioso della montagna.

Il ghiaccio era incrostato sulla strada come il bruciato infondo al calderone.

Io sudavo freddo vedendo ad ogni tornante la strada diventare più stretta e le ruote del camper avvicinarsi pericolosamente allo strapiombo: soffro di vertigini!

Finalmente arrivammo in una radura che dominava le valli circostanti.

Giacinta soddisfatta saltò giù dal camper e inspirò a pieni polmoni, dicendo:

-Questa si che è aria! Prendi nota, Luca, tu che sei preciso (non come le altre): bisogna consigliare ai turisti di fermarsi proprio qui, a campeggiare. Chissà che spettacolo, all'alba!-

Il fratello di Arianna stava già scrivendo sul suo computer portatile gli appunti per la guida turistica dell'Eastmaple: chilometraggio, punti di rifornimento, stazioni di servizio lungo la strada...

Io scivolai rassegnato giù dal camper e le altre mi seguirono.

Dopo ore e ore di viaggio, mi sentivo il sedere quadrato.

Feci qualche passo per sgranchirmi le gambe, ma Stella mi perforò i timpani con il suo fischietto:

era il segnale che il pranzo era pronto.

-Forza, scattare, altrimenti qui il cibo si raffredda!- ammonì.

Ultimamente Stella si era messa in testa che Giacinta dovesse dimagrire e che Arianna invece dovesse ingrassare.

-Giacinta: per te, un'oliva e una foglia di lattuga. Per Arianna, invece, tagliatellone al ragù, poi una mega porzione di arrosto, quindi... una fettona di torta di zucca galleggiante nella panna tripla, inzuppata nel cioccolato fuso, farcita di melassa concentrata, annegata nel caramello, spolverata di cocco grattugiato!-

Arianna rabbrividì.

-Ehm, sono debole di stomaco...- tentò di protestare.

-Non preoccuparti, te lo rinforzo io, lo stomaco! He he heeee, te lo fodero di cibo genuino, vedrai come si fortifica! Dopo i miei menù, potrai digerire anche i sassi!-

Giacinta sbirciò invidiosa il piatto di Arianna, dove Stella ammonticchiava palettate di cibo.

Poi sussurrò:

-Arianna, ti va uno scambio?-

Stella la sgridò:

-Giacinta, ho sentito, sai? Guarda che lo faccio per il tuo bene, sei grassa, devi dimagrire, perdere peso! Tu invece, Arianna, sforzati, su! Impegnati!-

Lei aprì la bocca per protestare, ma Stella ne approfitto per infilarle a tradimento nelle mandibole un'enorme forchettata di tagliatelle.

-Dimmi la verità, non te ne sei nemmeno accorta!- ridacchiò tutta contenta.



Nda:

Eccomi con un nuovo capitolo!
Ho visto che state leggendo la mia storia! Grazie grazie grazie!
Spero che anche questo capitolo vi piaccia!
Rimanete sintonizzate, streghette!
Grazie per aver letto e non dimenticate di recensire!

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