I Giorni della Caccia di Devileyes (/viewuser.php?uid=65826)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Fiamme, Fulmini, Draghi e Spie ***
Capitolo 2: *** La Stella Morta che Inquieta le Fate ***
Capitolo 3: *** Le Fate Reclamano la Testa del Drago ***
Capitolo 4: *** La Notte della Fuga ***
Capitolo 5: *** Corsa Disperata! ***
Capitolo 6: *** Attraversare il Deserto ***
Capitolo 7: *** Le Ombre della Rovina ***
Capitolo 8: *** Caccia Ai Draghi ***
Capitolo 9: *** Appuntamento a Crocus ***
Capitolo 10: *** Catturati ***
Capitolo 11: *** Rivelazioni e Strategie ***
Capitolo 12: *** Il Volto del Nemico ***
Capitolo 13: *** Fratricidio ***
Capitolo 14: *** Capovolgimento! ***
Capitolo 15: *** La Battaglia dei Draghi ***
Capitolo 16: *** Ultimo Ruggito! ***
Capitolo 17: *** Di Nuovo Punizioni ***
Capitolo 1 *** Fiamme, Fulmini, Draghi e Spie ***
Ave, gente!
Questa settimana mi sento
particolarmente ispirata,
perciò fanfic a raffica! XD
Ho finalmente finito di scrivere il seguito della mia
precedente long-fic “La Baia degli Schiavi”,
ed
ecco qui a voi l'attesissimo (???) primo capitolo! :D
E' stata dura, ma ce l'ho fatta! Cavoli sono più di
cento pagine di storia! Uff...
Come al solito il primo e
l'ultimo capitolo sono i più
brevi perché fungono da prologo ed epilogo, mentre gli altri
saranno
più corposi. Se poi avrete voglia di sprecare l'1% del
vostro tempo
per lasciarmi una recensione (farmi sapere cosa ne pensate,
insultarmi, tirarmi pietre, blablabla...) mi farete molto felice.
Sennò pazienza, la fic comunque la pubblico tutta, che vi
piaccia o
no. u.u
Cominciamo adesso la
lunghiiiiiiiissima presentazione
della storia: è incentrata sui Dragon Slayer. Fine.
Bene, senza tediarvi oltre direi che posso lasciarvi al
primo capitolo.
A presto! ;)
I GIORNI DELLA CACCIA
CAPITOLO UNO –
FIAMME, FULMINI, DRAGHI E SPIE
Le montagne tremavano.
Decine di poderose onde d'urto
si espandevano nel raggio
di chilometri e chilometri, finendo inevitabilmente per far vibrare
ogni cosa incontrassero sul loro cammino, persino quelle gigantesche
montagne di pietra che si pensava fossero nate con il mondo e
sarebbero finite con esso. Non erano solo quelle a tremare,
però.
Tremavano gli alberi, tremava l'acqua dei laghi, tremava
persino la terra stessa sotto la potenza dei colpi di due draghi in
forma umana che come una coppia di aquile guerriere si scontravano
tra vento e nuvole.
Benché fosse appena metà mattina e il cielo fosse
terso e sereno, violenti lampi lo attraversavano da parte a parte
insieme a boati spaventosi, a cui si aggiungevano i bagliori di
fiamme più azzurre del firmamento.
Il Drago del Fulmine e quello
degli Inferi combattevano
da almeno tre ore, e sembrava che la conclusione dello scontro fosse
ancora lontana.
Laxus si muoveva a scatti irregolari per evitare tutti i
proiettili di fuoco che il nemico gli lanciava addosso col chiaro
intento di ammazzarlo. Scartò più volte a destra
e sinistra, a
momenti dovette difendersi con l'elettricità per evitare di
venir
preso da quelle fiamme che, lo sapeva bene, avevano il potere di
bruciare carne, magia e anima. Evidentemente
Lucifer non
sapeva cosa fosse un duello leale, lui che combatteva con l'unico
scopo di sterminare l'avversario.
Il mago di Fairy Tail si vide costretto a farsi scudo
dietro uno sperone di roccia, ma quando questo esplose a seguito di
un'ennesima vampata di fiamme, dovette uscire allo scoperto sul lato
opposto e contrattaccare.
“Rairyū
no... Hōtengeki!”
ruggì nel scagliare una delle sue tecniche magiche
più letali, la
temibile saetta a forma di alabarda. L'arma prese consistenza nelle
sue mani e schizzò via fendendo l'aria, dritta verso il suo
obiettivo.
Una cinquantina di
metri più in là, Lucifer dovette arcuare la
schiena all'indietro
per evitarla all'ultimo secondo, ma così facendo rimase
scoperto
dando la possibilità a Laxus di centrarlo in pieno volto con
un
gancio ben assestato.
Fece un bel volo, ma
come sempre atterrò in piedi, pulendosi il labbro sporco di
sangue
con indifferenza.
Laxus dovette
ammettere per l'ennesima volta che quel tipo era uno tosto, forse
l'avversario più forte che avesse mai affrontato.
Lucifer tornò alla
carica senza dargli il tempo di riprendere fiato, e stavolta fu lui a
sferrargli un duro calcio a lato del collo, rischiando quasi di
rompergli le vertebre e fargli volare via la testa.
Dannazione, quel
bastardo picchiava sempre più duro!
Era da parecchio che
combattevano, eppure il Drago degli Inferi continuava a mantenere
quel sorrisetto divertito stampato in faccia, apparentemente senza
risentire dei danni subiti, tutto perché – come
aveva ammesso lui
stesso – si era privato dei recettori del dolore.
Si scambiarono una
nuova raffica di pugni violenti caricati con fulmini e fiamme di
indicibile potenza, finché non stabilirono che era giunto il
momento
di chiudere la partita.
“Rairyū
no...”
“Jigokuryū
no...”
“... HŌKŌ!!!!”
Si
erano già confrontati nella potenza dei rispettivi ruggiti
appena
una settimana prima, e il risultato continuava ad essere lo stesso:
come alla fortezza di Hellhound, nella Baia degli Schiavi,
così
anche in mezzo a quella zona desolata i loro attacchi più
potenti si
eguagliavano.
Nessuno
vinceva, nessuno cedeva. I ruggiti si esaurirono nello stesso momento
portando al medesimo risultato, ma rispetto all'ultima volta ora
Laxus rimase in piedi, non cadde in ginocchio.
Era
stanco, questo sì, ma a prima vista il suo avversario lo era
di
più.
Si
lanciò verso di lui per l'ultima volta, conscio di avere
un'unica
occasione per abbatterlo.
Un
attimo dopo, Lucifer sollevò il braccio e parò il
suo colpo, così
che si ritrovarono vicinissimi e in uno stato di perfetta stasi,
avambraccio contro avambraccio. Sotto la pelle, le ossa di entrambi
scricchiolavano sonoramente.
“Hmpf.
Sei migliorato rispetto all'ultima volta, fratellino”
esordì il Drago degli Inferi con tono rilassato, come se non
stesse
faticando affatto a mantenere il contatto.
Laxus
sorrise, sudato fradicio per lo sforzo.
“Non
così tanto. Sei tu
a
non essere nel pieno delle forze. Sbaglio?”
Gli
occhi cerulei di Lucifer brillarono di una luce violenta, ma il suo
sorriso sembrò farsi incerto.
Dall'assenza
di risposta, Laxus intuì di aver colto nel segno.
“Finiamola
qui” propose, risoluto. “Non abbiamo motivo di
ucciderci a
vicenda, e francamente mi sono stancato di avere a che fare con
te”
Lucifer
lo guardò negli occhi a lungo, come se cercasse qualcosa
nella sua
anima. Continuò a mantenere il contatto, imperterrito, fino
al
momento in cui sbuffò leggermente e staccò il
braccio dal suo.
Si
allontanarono di un paio di passi l'uno dall'altro, provati dalla
dura sfida, feriti e pieni di lividi.
Laxus
si concesse di osservare meglio l'avversario per qualche secondo. Si
era accorto fin dall'inizio che Lucifer non era in forma smagliante,
perché pur non avendo la percezione del dolore, il suo
fisico era
ancora provato dagli scontri alla Baia degli Schiavi. Ad occhio e
croce doveva essersi medicato da solo le ferite, e con la sua
scarsissima sensibilità probabilmente aveva fatto un pessimo
lavoro.
Tuttavia era sicuro che quel pazzo sarebbe stato capace di combattere
fino alla morte, pur col corpo che andava in pezzi.
“D'accordo”
acconsentì Lucifer dopo qualche minuto, miracolosamente
collaborativo. “Per stavolta finiamola qui. Sei un passatempo
divertente, Laxus, mi dispiacerebbe distruggerti in un solo
colpo”
“Pff”
sbuffò il diretto interessato, chinandosi a raccogliere la
pelliccia
da terra. “Di passatempi potresti trovarne quanti ne vuoi, se
solo
allargassi un po' i tuoi orizzonti. Per esempio potresti entrare in
una vera
gilda
e provare a migliorare quel carattere di merda che ti ritrovi”
Lucifer
non diede segno di aver sentito l'insulto e continuò a
fissarlo in
silenzio, pallido e inquietante come uno spettro.
Laxus
decise che ne aveva abbastanza di lui. Era un mostro fortissimo e
pericoloso, una mina vagante costantemente in procinto di esplodere.
Per quanto lo riguardava, si sarebbe sentito tranquillo solo dopo
aver messo mezzo mondo tra lui e il Drago degli Inferi.
Si
voltò e cominciò a tornare sui propri passi,
stando ben attento che
l'altro non gli tirasse qualche brutto scherzo alle spalle, ma con
sua somma sorpresa, il massimo che Lucifer fece fu rivolgergli
un'unica domanda.
“Ci
si diverte,
nelle gilde di cui parli?”
Il
Dio del Tuono si fermò e lo guardò con la coda
dell'occhio.
“Non
ne hai idea”
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Lucy
uscì dalla gilda stiracchiandosi come un gatto e mostrando
il suo
sorriso più solare, mentre Natsu, subito dietro di lei,
piantava il
muso e incassava la testa nelle spalle.
“Uff...
avanti, Natsu, non fare il bambino! Piantala con questa
storia!” lo
rimproverò la ragazza, guardandolo storto. Natsu, se
possibile,
ricambiò con ancora più astio.
“Non
è giusto, maledizione! Anch'io avevo un conto in sospeso con
Lucifer! Volevo essere io a prenderlo a calci! Perché deve
essere
sempre Laxus a prendersi tutta la gloria?!”
Lucy
roteò gli occhi e lasciò perdere il discorso, ma
per quanto lo
riguardava, il Drago di Fuoco non ne voleva sapere di abbandonare la
questione.
Erano
tornati dalla missione alla Baia degli Schiavi da appena un paio di
giorni quando Laxus aveva ricevuto una richiesta ufficiale da parte
del temibile Drago degli Inferi, lo stesso che avevano dovuto
affrontare durante la missione e che li aveva quasi uccisi tutti:
Lucifer. Il solo ricordo del suo nome gli metteva addosso i brividi.
In
ogni caso, quel pallone gonfiato con qualche rotella fuori posto
aveva sfidato Laxus a un duello probabilmente mortale,
e il
mago di classe S aveva accettato. Erano passati più di tre
giorni
dalla sua partenza, e ancora non avevano sue notizie.
Quant'era
frustrante!
“Dai,
smettila con quel broncio! Che ne dici se andiamo a
mangiare?”
propose Lucy, sventolandogli sotto il naso una banconota da diecimila
jewel.
“Offro
io!”
“Ti
conviene accettare, Natsu!” suggerì Happy a voce
alta. “Tornerà
Acnologia la prossima volta che Lucy offrirà il
pranzo!”
“Ehi!
Non sono mica così tirchia!”
“No,
di più....”
“Guarda
che ti sento!”
Natsu
ascoltò senza troppo interesse il battibecco tra l'Exceed e
la maga
degli Spiriti Stellari, poi lasciò andare un sospiro
rassegnato e
annuì distrattamente.
“E
va bene, se offre Lucy allora andiamo a mangiare...”
Imboccarono
la strada principale di Magnolia e si incamminarono verso un
ristorante non troppo affollato in centro.
Era
una tiepida giornata di primavera, caratterizzata da un bel sole
caldo, un cielo azzurro intenso e una fresca brezza che portava
profumo di fiori freschi mescolato a quello del pane appena sfornato.
Una
giornata talmente perfetta che alla gilda nessuno aveva avuto nemmeno
voglia di iniziare una rissa, un motivo in più per abbattere
l'entusiasmo del Dragon Slayer del Fuoco.
Persino
Gray aveva preferito uscire a prendere un gelato con Juvia piuttosto
che rispondere alle sue provocazioni, per non parlare di Gajeel, che
aveva dato più importanza al proprio piatto di ferraglie che
non a
lui.
Non
erano per niente divertenti!
Tra
un pensiero e l'altro, Salamander si ritrovò ad alzare gli
occhi al
cielo per fissarne la sconfinata immensità. Lassù
tutti i pensieri
si perdevano, tutte le preoccupazioni svanivano. O meglio, sarebbero
svanite se quel colore ceruleo non gli avesse ricordato fin troppo la
tinta fredda dei fuochi fatui di Lucifer.
Chissà
quanto si stavano pestando lui e Laxus...
Aaaaaah!!!!
Quanto vorrei essere lì anch'io!!! imprecò
mentalmente,
piantando il muso per l'ennesima volta.
Stava
per riportare lo sguardo sulla strada, quando un movimento appena
accennato ai confini del suo campo visivo attirò la sua
attenzione. Spostò
istintivamente gli occhi sul tetto di un edificio alla sua sinistra,
seguendo quello spostamento... e vide un'ombra ritrarsi di scatto,
scivolando abilmente tra gli stretti spazi tra i camini.
Si
bloccò a metà strada, incuriosito e leggermente
allarmato.
Non
l'aveva visto bene, ma era abbastanza sicuro che fosse un uomo. O
comunque un essere umano.
Qualcuno
che li stava spiando.
Lucy
e Happy si accorsero della sua brusca fermata e si voltarono a
guardarlo, incuriositi.
“Natsu?”
“Che
succede?”
Gli
occhi del Drago di Fuoco si restrinsero pericolosamente, focalizzando
meglio possibile la sagoma che ancora si celava lassù, tra
le ombre
dei tetti. Nel momento in cui la individuò, i suoi muscoli
scattarono d'istinto.
“Restate
qui” ordinò prima di balzare sulla parete esterna
dell'edificio
più vicino e arrampicarsi velocemente in verticale, fino al
cornicione. Quando però arrivò in cima, la sagoma
era già sparita.
Dilatò
le narici e fiutò l'aria, riconoscendo un odore maschile che
gli era
estraneo. Se lo impresse bene nella memoria, poi cominciò a
cercare
furiosamente, simile a un segugio a caccia.
Aveva
istinto per quelle cose, si era accorto subito che quel tipo,
chiunque fosse, li stava spiando.
Cosa
voleva da loro?
Era
un nemico?
Individuò
una traccia e si lanciò all'inseguimento, schizzando di
tetto in
tetto e frantumando tegole al suo passaggio. La sua preda stava
scappando, non poteva permettersi di perderla finché non
avesse
scoperto cosa voleva da loro. Vide la spia a intermittenza, un'ombra
che si muoveva secondo una traiettoria irregolare e che indubbiamente
sapeva come depistare un inseguitore.
“È
inutile che scappi, codardo!” ringhiò.
“Tanto ti prendo lo
stesso!”
Pompò
più sangue nei muscoli, si caricò di energia e
schizzò dietro a
quel potenziale nemico col chiaro intento di raggiungerlo. Era
comunque un uomo troppo abile per poter essere una persona comune.
Sembrava quasi un ladro o un assassino specializzato in operazioni
furtive, a giudicare da come si muoveva.
L'inseguimento
lo portò sempre più verso il centro della
città, su tetti
scivolosi e in vicoli contorti, fino a una strada troppo affollata in
cui la spia si confuse facilmente tra la gente.
A
quel punto, perse la traccia olfattiva. Tra tutti quei suoni, odori e
colori non poteva sperare di individuare una singola persona. Forse
avrebbe potuto farlo se la preda fosse stata un animale o un Dragon
Slayer come lui, capace di emettere un odore simile al suo, ma in
quelle condizioni era impossibile.
Arrivato
nella grande piazza in cui sorgeva la Cattedrale di Cardia, si
arrese.
“Dannazione!”
ringhiò rivolto a sé stesso mentre si lasciava
cadere sui gradini
della chiesa.
Non
capitava spesso che una preda gli sfuggisse in quel modo... doveva
trattarsi di un tipo in gamba. Alzò stancamente lo sguardo
sulla
gente che passava, sui bambini che giocavano, sui commercianti che
vendevano la loro merce nelle bancarelle del mercato, sugli addetti
ai lavori impegnati a installare nuovi cristalli di Lacrima per
incanalare meglio l'energia magica della città.
Il
tipo non si vedeva da nessuna parte, in quel momento doveva essere
già lontano.
Alla
fine lasciò perdere e decise di tornare sui suoi passi.
Se
non si affrettava, si sarebbe scordato il pranzo gratis.
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Rientrarono
alla gilda solo un paio d'ore più tardi, a pancia piena.
L'umore di
Natsu era leggermente migliorato grazie al cibo, ma ancora si sentiva
l'amaro in bocca per essersi lasciato scappare quella dannata spia.
Oltre ovviamente al fatto di non aver potuto affiancare Laxus nel suo
duello con Lucifer.
Aveva
appena finito di immaginare cosa stesse facendo in quel momento il
Dio del Tuono, quando si sentì chiamare da Gray.
“Oi,
testa calda!” esclamò il mago del ghiaccio, quando
i tre entrarono
nel salone della gilda. “È appena tornato
Laxus”
Natsu
sgranò gli occhi e guardò verso il bancone,
trovando il Drago del
Fulmine proprio lì, tutto bendato e incerottato, intento a
parlare
col Master.
“Laxuuuus!!!”
urlò subito, correndo verso di lui come un treno.
“Battiti con
meeee!!!”
Il
Dio del Tuono si voltò a malapena, e gli bastò
alzare una mano per
afferrargli la testa e tenerselo a debita distanza, lasciando che si
agitasse e scalciasse come un moccioso.
“Sta'
a cuccia, Natsu. Non ho voglia di giocare con te”
sbuffò il
biondo.
Salamander
smise di agitarsi e lo guardò stranito.
“E
Lucifer? Stavolta l'hai battuto, vero?”
Laxus
fece spallucce. “Parità. Anche se c'è
da dire che quel maledetto
non era nel pieno delle forze”
Natsu
non si sorprese più di tanto. Doveva immaginare un risultato
del
genere.
Del
resto era ovvio che anche Laxus ne avesse prese a volontà,
come
testimoniavano le bende che gli fasciavano la testa, il collo e le
braccia. Probabilmente aveva molte altre ferite ben nascoste sotto la
pelliccia. Però era vivo, e già questa poteva
essere considerata
una vittoria.
“Quindi
è ancora vivo?” domandò dopo qualche
minuto.
Un
paio di sedia più in là, anche Gajeel smise di
sgranocchiare le sue
ferraglie e restò in ascolto della risposta.
Laxus
emise un sospiro sconfitto e giocherellò con il ghiaccio
dentro il
suo bicchiere, prima di mandare giù un paio di sorsate.
“È
vivo” confermò. “Non so dove sia adesso,
ma francamente spero di
non rivederlo mai più”
“Uh-hu,
il grande Laxus ammette le proprie paure” lo
canzonò Cana,
avvicinatasi al bancone con una botte di vino in spalla.
Il
diretto interessato le gettò un'occhiataccia. “Se
lo vedessi,
capiresti anche tu che è un mostro”
Natsu
aprì la bocca per confermare, ma improvvisamente accadde
qualcosa
che gli fece morire le parole in gola.
Ci
fu una vibrazione, una specie di tremolio che sembrava generato da un
terremoto. Non all'esterno, ma dentro di lui, in
profondità,
nelle sue ossa. Un senso di oppressione così forte da fargli
male al
cuore, la morsa ferrea e schiacciante di un'aura che ebbe il potere
di farlo rabbrividire.
Vide
Laxus sgranare gli occhi e restare impietrito, mentre a Gajeel, poco
più in là, tremarono le mani. Per quanto
riguardava gli altri
presenti... beh, nessuno capì cosa fosse quell'aura malefica
che
stava pervadendo la gilda, quell'inquietudine dilagante, ma tutti se
ne accorsero fin troppo facilmente.
Dei
passi alla porta del salone attirarono l'attenzione collettiva,
così
che tutti si voltassero in quella direzione per scoprire chi diavolo
era la fonte di quell'aura spaventosa.
Una
figura alta e longilinea era apparsa sull'uscio, simile a un fantasma
sorto dalla tomba.
La
sua voce glaciale raggiunse le orecchie di tutti i presenti.
“Ciao,
fratellini”
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Capitolo 2 *** La Stella Morta che Inquieta le Fate ***
CAPITOLO
DUE – LA STELLA MORTA CHE INQUIETA LE FATE
“Ciao,
fratellini”
Era
stata una voce fredda a parlare, fredda e tagliente come una lama,
eppure velata di una sorta di ironico sarcasmo. Nessuno dei presenti
si mosse per un bel po', perché la figura che si stagliava
in
controluce sul limitare della porta aveva in sé qualcosa di
divino e
demoniaco, un'aura e un aspetto che attiravano e allo stesso tempo
mettevano i brividi.
Lucifer,
il Dragon Slayer degli Inferi.
Lo
stesso infernale nemico che Natsu, Gajeel e Laxus avevano dovuto
affrontare alla Baia degli Schiavi solo poco tempo prima.
Non
era cambiato nulla nell'aspetto o nei modi: alto e slanciato dal
portamento elegante, i tratti del viso nobili come quelli di un
principe, il taglio degli occhi affilato al pari dei rettili. I suoi
capelli color dell'argento scendevano morbidamente fin quasi al
fondo-schiena, perfetti, e sembrava che avesse sostituito gli abiti
laceri che portava alla fortezza di Hellhound con alcuni nuovi di
zecca dello stesso stile gotico. Bello e spaventoso al tempo stesso,
Lucifer guardava dritto davanti a sé, divertito dallo
sconcerto che
riempiva il salone.
Cana
fu la prima a ritrovare la voce e a dire chiaramente ciò che
pensava, a dispetto della tensione generale.
“Wow...
chi è quello schianto?”
commentò mangiandosi con gli occhi
il nuovo arrivato.
“Schianto?”
ripeté Gajeel, disgustato. “Quello lì
è schiantato in
testa, te lo dico io”
Lucifer
non badò ai commenti dell'uno o dell'altra e
avanzò a passo fiero
verso il centro del salone, trascinandosi dietro quello che sembrava
a tutti gli effetti un cadavere carbonizzato.
L'odore
di carne bruciata si spanse nella sala come un miasma tossico e
raggiunse il naso sensibile dei Dragon Slayer presenti.
Solo
Natsu però riuscì a distinguere quell'odore per
quello che era,
oltre il tanfo di morte: l'odore della spia che
solo due ore
prima lui stesso aveva inseguito con tanto impegno sui tetti di
Magnolia e di cui aveva finito col perdere le tracce.
Nessuno
tentò di fermare l'avanzata del Drago degli Inferi, nessuno
ebbe il
coraggio di mettersi in mezzo o rivolgergli la parola. La sua aura
devastante era sufficiente a tenerli tutti alla larga, inchiodati
lì
dov'erano come topi davanti al serpente.
Persino
Gray ed Erza rimasero fermi al loro posto, sebbene fossero pronti a
lanciare un attacco da un momento all'altro, se quel pazzo avesse
mostrato intenzioni ostili.
Seduto
sul bancone, Makarov assistette all'avanzata del nuovo arrivato in un
silenzio carico di tensione, mentre Laxus si ergeva ritto e
minaccioso davanti a Lucifer, quasi a volerlo sfidare.
“Cosa
cazzo ci fai tu qui?” domandò senza mezzi termini.
Lucifer
si fermò in mezzo alla sala, esibendo un sorrisetto
mellifluo.
“Seguo
il tuo consiglio” rispose. “Mi unisco a una
gilda”
Il
silenzio che seguì fu anche più pesante del
precedente perché
dettato da un miscuglio di incredulità e paura.
A
Laxus pulsò una vena alla tempia.
“Mi
prendi per il culo, maledetto?” ringhiò dopo aver
assimilato le
sue parole. “Quando ti ho suggerito di cercarti una gilda,
intendevo qualsiasi gilda tranne che
questa!”
La
rabbia nella sua voce era palpabile, i suoi occhi già
mandavano
saette. Era ovvio che in quel momento considerasse Lucifer una
minaccia quasi peggiore di Zeref.
“V-vuoi
unirti a Fairy Tail?” ripeté
Natsu, confuso.
Lucifer
spostò gli occhi su di lui senza perdere il sorriso.
“Una
gilda vale l'altra, ma in questo caso è compito di un
fratello
maggiore prendersi cura dei suoi fratellini”
“Allora
potevi unirti alla gilda di quei mocciosi di Sabertooth”
ringhiò
Gajeel. “Chissà, magari sono abbastanza matti da
prenderti con
loro, perché di sicuro qui tu non ci entri. Dico bene,
Master?”
Non
accadeva spesso che Gajeel fosse così protettivo verso la
gilda da
prendere addirittura da sé una decisione di quella portata.
Eppure
Makarov non sembrò farci caso, perché fu
d'accordo con lui senza
alcun indugio.
“Hai
ragione” rispose infatti, guardando rigidamente Lucifer.
“Mi
hanno parlato di te, Drago degli Inferi. Per quello che ne so, sei un
mago dal potere troppo grande e instabile per poter vivere nella
società senza mettere in pericolo quelli che ti circondano.
Perciò
non posso assolutamente permetterti di entrare in questa
gilda”
Pur
nel silenzio che seguì, tutti sentirono il sospiro di
sollievo che
quelle parole generarono, perché a parte Cana e un altro
paio di
ragazze single interessate al fisico da modello di Lucifer, nessuno
aveva la benché minima intenzione di averlo tra i piedi.
“Non
mi serve il permesso di un vecchio per fare quello che
voglio”
ribatté il Dragon Slayer con aria di netta e fiera
superiorità.
Buttò a terra il cadavere che si era portato, in modo che
tutti
vedessero l'unico brandello di pelle sfuggito alle fiamme, con sopra
impresso il familiare marchio di Raven Tail.
Una
spia di Ivan.
Nel
salone si diffuse un mormorio sommesso, e gli stessi Dreher –
nonno
e nipote – sgranarono gli occhi a quella vista.
Master
Ivan, il loro acerrimo nemico, li stava tenendo d'occhio a loro
insaputa.
“Un
regalino per voi” annunciò Lucifer. “Per
dimostrarvi la mia
lealtà”
Un
attimo dopo, si era già voltato bruscamente verso Lucy, in
piedi lì
vicino, e l'aveva afferrata per il braccio per tirarsela contro.
“Aaah!
Ehi, ma cosa...?!”
“Lucy!!!”
urlò qualcuno, mentre Natsu gonfiava i muscoli e si
apprestava a
partire all'attacco.
Tutti
misero mano alle armi o evocarono una magia offensiva, ma nessuno
osò
colpire per primo, sia per paura di Lucifer, sia per timore che quel
pazzo facesse del male alla loro compagna.
Lucifer
tuttavia non mostrò intenzioni bellicose, si
limitò a prenderle il
polso e a sollevarlo davanti a sé per vederlo meglio. O per
essere
più precisi, per vedere meglio l'emblema di Fairy
Tail tatuato
sulla sua mano.
Passarono
attimi di silenzio e tensione che sembrarono durare
un'infinità
prima che il Drago degli Inferi la lasciasse andare senza una parola.
A
quel punto, ciò che fece fu ancora più assurdo:
si portò un dito
davanti all'occhio sinistro e tracciò i contorni del marchio
sulla
pupilla, tramutandola con la magia nell'emblema stesso della gilda.
Tutti
assistettero sbigottiti alla scena, a corto di parole.
Quando
finì l'operazione, rivolse lo sguardo a tutti i presenti,
mostrando
apertamente il simbolo che tutti loro amavano stampato dritto nel suo
occhio ceruleo.
“Ho
il marchio, ora” osservò Lucifer, mentre sottili
lacrime di sangue
scendevano sul lato sinistro del suo volto, dovute probabilmente al
fatto si essersi modificato a forza una parte del corpo.
“Dunque
sono ufficialmente un membro della gilda”
Makarov
aveva i pugni serrati e gli occhi sbarrati dallo shock. Nessuno aveva
mai fatto una cosa simile. Nessuno era mai venuto alla gilda
pretendendo di entrarci senza il suo consenso e
auto-tatuandosi il marchio in un punto impossibile da cancellare. Una
situazione del genere non si era mai verificata, e lui non era
neanche troppo sicuro di come gestirla.
Nello
stupore generale, Natsu boccheggiò, sorpreso.
“Quello
lì è ancora più matto dell'ultima
volta”
Laxus,
al contrario, cominciò a farsi attraversare da scariche
elettriche,
indici di tutta la sua furia.
“Tu”
sibilò. “Ti rendi conto di che cosa hai
fatto?!”
Stava
già per lanciarsi all'attacco, ma la voce di Makarov lo
fermò un
secondo prima.
“Aspetta,
Laxus”
Tutti
si voltarono verso il Master. Perché lo aveva fermato? Cosa
gli
passava per la testa?
Il
vecchio sospirò gravemente e fissò a lungo il
Drago degli Inferi,
indeciso su come agire.
“Dimmi
il tuo nome, ragazzo”
Il
diretto interessato si esibì in un inchino profondo, con il
quale i
suoi capelli d'argento scesero fino a sfiorare il pavimento.
“Lucifer”
“No,
il tuo nome completo. Se vuoi entrare nella gilda,
presentati
come si deve”
Per
un attimo tutti pensarono che Lucifer si sarebbe messo a ridere e lo
avrebbe ignorato come prima, ma a dispetto delle aspettative, il
Dragon Slayer acconsentì a quella semplice richiesta.
Accennò
un secondo inchino talmente elegante da poter essere paragonato a
quello di un principe davanti a una dama.
“Lucifer
Totenstern. Figlio del Drago degli Inferi, Necronomycon”
Totenstern.
Laxus
conosceva il significato di quel nome, la cui cadenza sembrava
provenire dalla stessa città in cui erano nati lui, suo
padre e suo
nonno.
Totenstern,
stella morta.
Che
fosse il suo vero nome o meno, era perfetto per un mostro come lui.
“Precedenti
affiliazioni?” domandò Makarov.
“Moon
Gate, Deadly Sins, Nube Negra, Quatro Cerberus, Hellhound”
Più
di qualcuno sobbalzò nell'udire quei nomi. Ad eccezione di
Quatro
Cerberus, tutte le altre erano rinomate gilde oscure degli anni
passati. A parte la gilda di Master Goldmine, tutte erano andate
distrutte. Si diceva addirittura che le prime tre fossero state fatte
a pezzi da uno dei loro stessi membri, e se quelle voci erano vere
anche solo per metà, non c'erano dubbi su chi le
avesse
smantellate.
Ci
fu un lungo silenzio prima che il Master prendesse la sua decisione.
“Lucifer
Totenstern” esordì a voce alta, così
che lo sentissero tutti. “Ti
dichiaro ufficialmente mago di Fairy Tail col
titolo di membro
esterno. Per quelli di voi che non lo sanno, pochi maghi
prima
d'ora sono stati membri esterni della gilda. Lo è stato
Mystgun, per
sua stessa scelta, e per certi versi lo è anche Gildarts.
Significa
che non gli è concesso restare nelle vicinanze della gilda
se non
per accettare una missione. Il membro esterno può solo
vegliare
sulla gilda da lontano, senza mai avvicinarsi ai compagni.
Normalmente è un titolo che viene dato solo a maghi
particolarmente
violenti o pericolosi, e mi sembra il caso di conferirlo al nuovo
arrivato. Ti è tutto chiaro, Lucifer?”
Il
Drago degli Inferi scosse le spalle. “Avete paura che
distrugga la
vostra casetta? Hmpf. Non ho alcun interesse per i deboli topolini
come voi”
Con
quelle ultime parole, e guadagnandosi le occhiate più truci
immaginabili, si avvicinò alla bacheca degli incarichi,
strappò un
paio di annunci a caso e marciò fuori dalla gilda senza
aggiungere
altro, sotto lo sguardo attonito e inviperito di tutti i presenti.
Non
appena fu uscito dalla gilda, e dopo che la sua aura cupa e
opprimente si fu dileguata del tutto, ci fu un grande sospiro di
sollievo collettivo. Due secondi dopo, l'intera gilda esplose contro
il proprio Master.
“Cosa
cazzo ti è passato per la testa, vecchio?!”
ruggì Laxus,
sull'orlo di una crisi di nervi.
“Già,
spiegaci perché hai fatto entrare quel bastardo nella
gilda!” lo
spalleggiò Gajeel.
“Quel
tizio è pericoloso!” urlò ancora Gray.
Uno
a uno quasi tutti i maghi della gilda fecero sentire a gran voce il
proprio disappunto per la scelta appena compiuta dal Master, il quale
rimase pressoché impassibile davanti a tutto ciò,
limitandosi a
tenere la testa bassa e la fronte corrugata, almeno fino al momento
in cui la sua pazienza si esaurì e la sua voce
sovrastò quella di
tutti gli altri.
“FATE
SILENZIO, BRANCO DI STUPIDI! SE HO DECISO DI FARLO ENTRARE ALLORA
ACCETTATELO E PIANTATELA DI LAMENTARVI!”
Solo
i più coraggiosi tra i presenti riuscirono a trattenersi dal
fare un
passo indietro dinanzi alla trasformazione in gigante di Makarov, e
quei pochi furono comunque attraversati da un fremito. Non era mai
una buona idea far arrabbiare il Master.
A
quel punto, e dopo un sonoro brontolio di dissenso, ognuno se ne
tornò a badare agli affari propri e a commentare l'accaduto
con i
compagni.
Laxus
se ne andò per le sue sbuffando come un treno a vapore, Erza
mise su
un broncio contrariato, Gajeel uscì dalla gilda imprecando,
Gray e
Natsu cominciarono a legnarsi tanto per sbollire la frustrazione.
Era
fin troppo chiaro che quella situazione non piaceva a nessuno.
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Passò
una settimana dal giorno in cui il Master aveva ammesso il Drago
degli Inferi nella gilda.
La
rabbia e l'indignazione si erano un po' diluite, ma ancora adesso se
qualcuno faceva il nome di Lucifer scoppiavano proteste e commenti
acidi. Nemmeno uno dei maghi di Fairy Tail aveva sostenuto la
decisione di Makarov: persino Cana – la quale sulle prime
aveva
guardato Lucifer con occhi luccicanti – alla fine si era
trovata
d'accordo con Laxus e gli altri.
C'erano
state volte in cui gli stessi nemici della gilda erano stati accolti
a braccia aperte – più o meno – e
Gajeel, Juvia e Panther Lily
ne erano gli esempi viventi. Ma in quanto a Lucifer... tutti si erano
resi conto che qualcosa in quel tipo non andava. Non era aggressivo e
spaccone come Gajeel e non era nemmeno megalomane come lo era stato
Laxus sette anni prima... ma in un certo senso aveva in sé
qualcosa
di veramente malvagio. Non avrebbe mai potuto
essere una
'fata' come loro. Se aveva un cuore, da qualche
parte, senza
dubbio era corrotto e intriso di oscurità.
Di
tutte le fate, forse solo Wendy era convinta che Lucifer non fosse
del tutto un mostro, ed era ciò che anche quel giorno stava
cercando
di far capire a Charle.
“Sei
proprio un'ingenua, Wendy!” commentò la bianca
Exceed per
l'ennesima volta, quella mattina.
“Cosa
ti fa anche solo pensare che quel tipo terribile
possa avere
un cuore?!”
La
ragazzina scosse le spalle, tenendo lo sguardo basso mentre
passeggiava per le vie di Magnolia, a pochi metri dal fiume.
“Beh...
quando è venuto alla gilda non ha fatto del male a nessuno.
Già per
questo non può essere una persona così cattiva,
no? E poi ha anche
sconfitto una spia di Raven Tail”
“Sconfitto
è un eufemismo” le fece notare Charle,
zampettandole accanto.
“L'ha praticamente carbonizzato, quel
poveretto”
Wendy
deviò dalla strada e si fermò sulla riva del
fiume, ad osservarne
la placida acqua. Era così pulita e cristallina da poterne
vedere il
fondo, oltre all'immagine riflessa del cielo immenso.
“Non
so perché, ma... il mio istinto mi dice che non è
completamente
malvagio. Forse c'è del bene in lui”
Charle
scosse la testa, esasperata. “Sei troppo ottimista e ti fidi
troppo
della gente”
Wendy
sorrise. “Non posso farci niente, è più
forte di me. E poi...”
si interruppe di colpo, i sensi all'erta.
Il
suo istinto di Dragon Slayer si era improvvisamente svegliato,
mandandole un chiaro avvertimento che non poteva ignorare.
“Wendy...?”
Il
Drago del Cielo alzò lo sguardo verso la volta celeste,
fiutando
l'aria e ascoltando il respiro del vento. C'era qualcosa che la
metteva a disagio, una presenza oscura che impregnava l'aria e che
minacciava di schiacciarla.
Si
voltò verso la strada, notando che all'improvviso era
divenuta
deserta. Deserta tranne che per una persona.
“W-Wendy...!
Q-quello è...!”
Wendy
rimase ferma sul posto, gli occhi sgranati e fissi sulla figura
solitaria che avanzava verso di lei con passo incredibilmente
elegante. Lucifer.
Parlando
del Diavolo...
Era
già tornato dalle missioni? Al suo arrivo a Fairy Tail ne
aveva
prese tre o quattro di classe S... possibile che le avesse
già
portate a termine in così poco tempo?
Quando
l'uomo le fu vicino, a meno di un metro di distanza, la giovane
Dragon Slayer non poté trattenere un brivido.
“L-Lucifer...
san...”
Era
proprio il Drago degli Inferi quello che le stava davanti, freddo e
nobile come una scultura di ghiaccio. Era così alto che la
piccola
dovette alzare la testa per guardarlo negli occhi, in quelle iridi
cerulee che la fissavano con la spietatezza cinica di una lama. Solo
la sua bellezza ultraterrena e i suoi lunghi capelli d'argento
riuscivano a mitigarne la mostruosità, ponendolo di fatto a
metà
tra un angelo e un demonio.
Lucifer
la osservò impassibile per lunghi secondi che parvero durare
un'eternità, studiandola come un drago potrebbe studiare un
topo,
indeciso se sbranarlo o meno. Alla fine, tirò un breve
sorriso
mellifluo e divertito.
“Guarda,
guarda... sembra che oltre a dei fratelli io abbia anche una
sorellina...”
Wendy
tremò quando lo vide protendersi pericolosamente verso di
lei, quasi
a fiutarla. Non riusciva a muovere un solo muscolo per reagire, era
totalmente paralizzata.
Solo
Charle, più audace e schietta di lei riuscì a
scuotersi dalla paura
e mettere su la sua miglior espressone furiosa.
“A-a-allontanati
da lei!” balbettò, cercando di suonare minacciosa.
Lucifer
la degnò della stessa attenzione che avrebbe riservato a un
insetto,
e continuò a restare concentrato su Wendy.
“Dimmi,
sorellina... quale magia hai ereditato dai draghi?”
La
Sacerdotessa del Firmamento cercò dentro di sé la
forza per
sostenere il suo sguardo e dargli una risposta, anche se la voce fece
fatica a uscire.
“I-Io
sono... la Dragon Slayer del Cielo. M-mi chiamo Wendy.
Piacere”
Per
la prima volta, Lucifer parve seriamente sorpreso dalle sue parole,
tanto che si raddrizzò e la guardò con una luce
diversa negli
occhi. Ora il drago non fissava più un topolino, ma un drago
suo
pari.
Dopo
un'altra interminabile pausa, il Drago degli Inferi scoppiò
a
ridere, una risata stranamente allegra. Cosa avesse detto di tanto
divertente, Wendy non lo capiva proprio.
“Lucifer-san...?”
Quando
Lucifer esaurì l'ironia, tornò a guardarla con
vivo interesse.
“Il
destino è proprio strano, eh? Sei la più piccola
dei miei fratelli
eppure possiedi l'unica magia che è in grado di contrastare
la mia”
Wendy
sgranò gli occhi, sorpresa. “Cosa
significa?”
Lucifer
continuò a sorridere e allargò le braccia come a
indicare tutto ciò
che li circondava.
“Gli
opposti, sorellina. Come l'acqua e il fuoco, la luce
e il
buio... la Magia Celeste è la naturale antagonista della
Magia
Infernale. Significa che si annullano a vicenda”
La
giovane non riusciva quasi a credere alle proprie orecchie. Tra tutti
i Dragon Slayer lei era l'unica la cui magia avrebbe potuto tener
testa a quella di Lucifer? Lei, che era la più piccola e
debole di
tutti? Lei avrebbe potuto sconfiggerlo dopo che nemmeno Natsu, Gajeel
e Laxus ci erano riusciti? Sembrava una cosa troppo irreale per poter
essere concepita, eppure pareva proprio che Lucifer non mentisse.
A
quel punto il Drago degli Inferi ridacchiò e le
posò una mano sulla
testa, scompigliandole malamente i capelli, quindi si
allungò verso
di lei e le sussurrò all'orecchio.
“Se
sei furba, sorellina, ti allontanerai dalla
città prima che
cali il sole” la ammonì prima di passarle oltre e
allontanarsi
nella direzione opposta. “Se sopravvivrai, chissà,
magari tra una
decina d'anni sarai abbastanza forte da uccidermi. Aspetterò
con
ansia quel momento”
Wendy
e Charle lo guardarono allontanarsi per la via fino a scomparire
oltre un angolo, e solo allora la giovane Dragon Slayer si accorse
che per tutto il tempo aveva trattenuto il respiro.
Charle
represse un brivido.
“Quello
lì è completamente matto! Gajeel aveva proprio
ragione!” esclamò.
Wendy
però non le diede troppa attenzione, ancora concentrata
sulle parole
di Lucifer. Lui... da come aveva parlato sembrava quasi che stesse
cercando davvero la morte. Che tipo di persona
era? Quale
poteva esser stata la sua vita per farlo ragionare in quel modo? E
soprattutto, perché tra tutte le gilde
si era unito proprio a
Fairy Tail? Oltretutto, quella cosa che aveva detto riguardo ad
allontanarsi dalla città... cosa intendeva dire?
Si
lasciò cadere seduta sulla riva del fiume, la testa tra le
mani nel
feroce tentativo di trovare una risposta.
“Wendy...”
la chiamò dolcemente Charle, posandole una zampa sulla
spalla.
Ma
proprio in quel momento, in quel piccolo e semplice gesto, una scossa
elettrica le pervase entrambe e fece apparire nelle loro menti una
sequela di immagini confuse e distorte in cui non si capiva dove
finisse l'una e cominciasse l'altra.
Notte
fonda.
Urla,
grida, gente che corre per le strade.
Un
esercito di torce e forconi, di mani alzate e armi pronte e uccidere.
Sangue dappertutto, una caccia spietata verso sagome indistinte.
Paura,
confusione, disperazione.
Nessuna
via d'uscita, solo trappole e vicoli ciechi. Nel cuore e nella mente,
solo il desiderio di scappare.
Correre,
correre, correre, fino a lasciarsi il mondo alle spalle.
Charle
si prese la testa tra le zampe, sofferente, mentre Wendy
crollò
distesa col fiatone e la testa che le pulsava dolorosamente.
Le
immagini e le urla pervadevano ancora il suo cervello, dandole una
fortissima emicrania.
“C-Charle...
che cos'era? Cos'è successo?!” domandò
con voce tremula e rotta.
L'Exceed
le rivolse uno sguardo terrorizzato.
“Quella
era una visione, Wendy. Quello era il futuro”
Le
ultime parole di Lucifer le riecheggiarono nella mente come un
lugubre monito.
Se
sei furba, ti allontanerai dalla città prima che cali il
sole.
Gli
ingranaggi di qualcosa di grosso, avevano iniziato
a muoversi.
---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Heilà,
guys!
Se
vi state chiedendo: "ma 'sta fiction parla solo di Lucifer?!", la
risposta è no. Tranquilli, nel prossimo capitolo si
leverà dai maroni e non lo rivedremo più per un
bel pezzo. I protagonisti sono pur sempre i nostri draghetti preferiti,
no? ;)
Altre domande?
E' sbagliata la traduzione del cognome di Lucifer? Scusate, non capisco
un tubo di tedesco e ho tradotto con il traduttore automatico di
google. E sì, ho spudoratamente rubato il nome Necronomycon
dal famoso libro dei morti citato nelle illustri opere di Lovecraft.
Lovvy, per gli amici. u.u
Nel
prossimo capitolo cominceranno i grandi casini, non preoccupatevi.
A
presto, tesorini!
|
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Capitolo 3 *** Le Fate Reclamano la Testa del Drago ***
CAPITOLO
TRE – LE FATE RECLAMANO LA TESTA DEL DRAGO
Quel
giorno l'atmosfera a Fairy Tail era decisamente tesa, addirittura
più
del giorno in cui Makarov aveva ammesso Lucifer nella gilda.
Il
motivo? La terrificante visione che Charle aveva avuto solo poche ore
prime, e che aveva condiviso con Wendy. Era una cosa che andava
assolutamente resa nota e discussa con tutti i membri della gilda,
perché tutti erano consapevoli che più volte le
visioni di Charle
si erano rivelate corrette e avevano evitato una catastrofe.
Wendy
aveva raccontato ciò che aveva visto tramite l'Exceed,
confermando
così la sua versione dei fatti, rendendo inoltre noto il suo
incontro ravvicinato col Dragon Slayer degli Inferi. Le ultime parole
che le aveva detto, ovvero di allontanarsi dalla città prima
del
tramonto, erano molto eloquenti sul fatto che quella notte sarebbe
successo qualcosa. Era venuta a sapere dal Master che Lucifer era
passato alla gilda poco prima di loro, e che – con grande
sorpresa
di tutti – aveva lasciato a Fairy Tail l'intera
somma della
ricompensa di ben quattro missioni, per poi accettarne altre
tre
e ripartire senza una parola. Beh, se il suo obbiettivo era
rimpolpare le casse della gilda standosene alla larga da essa, ci stava
riuscendo alla grande.
Quando
Charle finì di spiegare nei dettagli la sua visione, nella
gilda era
già calato da un pezzo un silenzio teso e snervante.
Gray
fu il primo a prendere parola.
“Dunque
stando alla tua premonizione Lucifer avrebbe in mente uno sterminio
di massa?”
L'Exceed
annuì. “È proprio quello che ho visto.
Era una visione molto
confusa, ma sia io che Wendy abbiamo visto una specie di carneficina.
Non accuserei Lucifer se non lo avessi sentito dire a Wendy di
allontanarsi dalla città... sembrava stesse pianificando sul
serio
un massacro”
Mirajane
si voltò verso il gruppo che poco tempo prima era stato alla
Baia
degli Schiavi.
“Voi
lo conoscete meglio di noi. Sarebbe capace di fare una cosa del
genere?” indagò.
Al
bancone, Laxus scosse stancamente le spalle. “Credimi, Mira,
farebbe di peggio”
“Però...
è strano” intervenne Levy. “Insomma...
è entrato nella gilda.
Porta a termine le missioni e ci lascia tutti i soldi delle
ricompense. Perché dovrebbe compiere un massacro? Non ha
senso”
“Tsk”
sbuffò Gajeel, stravaccato su una panca. “Ve l'ho
già detto che
quello lì è schiantato in testa. Non tentare di
trovare un senso in
quello che fa, perché ciò che per noi
è irragionevole, per lui
potrebbe essere tutto”
Seduta
tra Erza e Gray, Lucy cominciò a pensare seriamente al
problema,
cercando un possibile motivo per le azioni insensate di Lucifer.
“Forse...
può essere che ce l'abbia con noi? Che odi Fairy Tail per
ciò che
Natsu e gli altri hanno fatto alla Baia degli Schiavi? In quel caso
potrebbe compiere una strage sotto il nome della gilda e spingere il
Consiglio della Magia ad arrestarci tutti. Dopotutto, ora ha il
marchio”
Quella
possibilità era anche peggiore delle precedenti. Se Lucifer
avesse
ucciso pubblicamente degli innocenti la colpa sarebbe caduta
sull'intera gilda, ponendola al centro dell'attenzione del re e del
Consiglio. Non era una bella prospettiva.
“Dobbiamo
trovarlo” decretò Erza. “Indagare su di
lui, scoprire che genere
di persona è realmente”
“Ancora
non l'hai capito?” sbuffò Laxus. “Lui
non è una persona. È un
mostro. Come ha detto Gajeel, non c'è un
motivo specifico per
le sue azioni, e se c'è è solo frutto di un
ragionamento contorto e
malato”
“Lo
odi proprio, eh?” ridacchiò Cana facendo una pausa
tra un boccale
e l'altro.
Il
biondo scosse piano la testa. “Non lo odio. Lo temo”
Questa
sì che era una sorpresa, perché nessuno avrebbe
mai pensato di
sentire parole del genere da Laxus, il mago più forte della
gilda
dopo Gildarts e probabilmente uno degli uomini più forti di
tutto il
regno. Sentirlo ammettere che c'era qualcuno di cui avesse paura,
sfiorava i confini della realtà.
Dopo
lunghi minuti di silenzio, Bixlow se ne venne fuori con
un'osservazione.
“Non
vi pare ci sia troppo silenzio?”
I
presenti si scambiarono prima occhiate perplesse, poi leggermente
preoccupate.
Dov'era
Natsu?
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Natsu
correva per le strade di Magnolia come un assatanato, seguendo quella
sottile traccia di cenere e zolfo che gli era familiare. Era il
tramonto, presto sarebbero calate le tenebre. Non sapeva
perché, ma
sentiva l'impulso di rientrare alla gilda prima che facesse buio.
Accanto
a lui, Happy planava seguendo le correnti.
“Natsu?
Sei sicuro di volerlo cercare? È pericoloso”
“Lo
so!” ribatté Salamander, senza rallentare la corsa
e scavalcando
agilmente un muretto. “Però devo trovarlo! Voglio
capire! E poi...
oggi c'è un brutto odore nell'aria. Sento che sta per
succedere
qualcosa”
“Beh,
quello l'avevamo capito tutti...”
Natsu
ignorò l'Exceed e continuò a correre, rallentando
solo quando gli
sembrava che la traccia cambiasse direzione o si facesse più
debole.
C'era
un motivo preciso per cui voleva trovare Lucifer.
Tutti
gli altri sostenevano che il Drago degli Inferi sarebbe stato la
causa della loro rovina e che avrebbe compiuto un massacro, ma lui la
pensava diversamente. Non che volesse difenderlo... però
sentiva che
in quella visione di Charle c'era qualcosa che non quadrava.
L'odore
di Lucifer si fece più forte solo quando arrivò
in prossimità
della periferia di Magnolia, a ovest. Lo vide in lontananza che
percorreva il sentiero appena fuori dalla città, diretto
verso
chissà quale angolo remoto del regno.
“Oooi!
Lucifeeer!!!” lo chiamò a gran voce, sperando che
il Drago degli
Inferi si fermasse e sopratutto che riuscisse a intavolare un dialogo
pacifico.
Natsu
conosceva bene la sua potenza e la sua spietatezza, ma non lo odiava
come gli altri. Ora che era entrato a Fairy Tail, per lui era un
compagno come un altro.
Per
sua fortuna Lucifer si fermò in mezzo al sentiero e
voltò appena la
testa nella sua direzione, in attesa che lo raggiungesse.
Quando
Natsu rallentò e ansimò per riprendere fiato, fu
l'ex mago di
Hellhound a parlare per primo.
“Qualche
problema, fratellino?” domandò
con un tono di voce molto
simile al seccato, che Natsu interpretò
più o meno come un:
'sto uscendo in missione, quindi non mi rompere il cazzo'.
Ovviamente il Drago degli Inferi non avrebbe mai pronunciato una
frase del genere, aveva un modo di parlare troppo ricercato ed
elegante, però l'impressione che gli diede fu proprio quella.
Natsu
aspettò di avere di nuovo aria nei polmoni prima di parlare,
con
Happy che si nascondeva dietro alla sua schiena per sfuggire allo
sguardo indagatore di Lucifer.
Dopo
qualche secondo si raddrizzò e lo guardò dritto
negli occhi.
“Perché
ti sei unito a Fairy Tail?”
Lucifer
inarcò lievemente un sopracciglio, poi distolse lo sguardo
dal suo e
lo fissò sull'orizzonte, su quel lontano sole scarlatto che
scendeva
velocemente a ovest, oltre le colline.
“Non
è necessario che tu lo sappia” rispose infine.
“Alla
gilda pensano tutti che presto o tardi danneggerai Fairy Tail. Io non
so cosa pensare, perciò te lo chiedo direttamente: hai
intenzione di
tradirci?”
Lucifer
ridacchiò, e nella luce malata del tramonto il suo ghigno
diabolico
apparve ancora più inquietante. “Sei proprio un
tipo divertente,
Drago di Fuoco! Ti pare che se volessi tradirvi te lo farei sapere in
anticipo?” ironizzò.
Natsu
rimase impassibile, in attesa di ricevere un risposta chiara.
Lucifer
lasciò correre i secondi, poi i minuti, senza muoversi
né dargli
una risposta. Rimasero così a fissarsi, mentre il sole
veniva
inghiottito dalla terra e il tiepido vento della sera si alzava a
scuotere i rami degli alberi. I nuovi cristalli di Lacrima installati
da poco si accesero di una luce violetta, illuminando le strade
lì
dove erano più buie e gettando nuove ombre negli angoli
degli
edifici.
Natsu
fu percorso da un brivido.
Una
brutta, bruttissima sensazione gli fece annodare le viscere.
Alla
fine Lucifer sorrise di nuovo e affilò lo sguardo.
“Ti
do un consiglio, fratellino: in notti buie come queste, è da
chi ti
è più vicino che devi guardarti. È
nell'oscurità ai piedi del
faro, lì dove la luce non arriva, che si cela il vero
pericolo”
Un
fruscio da dietro.
Natsu
si voltò di scatto, in guardia, ma non vide nient'altro che
la
strada deserta. Tornò a guardare Lucifer in cerca di una
spiegazione, ma a quel punto il Drago degli Inferi era già
sparito,
inghiottito dalle ultime luci del tramonto.
Quel
tipo era proprio un mistero!
Si
grattò la testa, perplesso, ma alla fine decise di lasciar
perdere e
tornare alla gilda. Le parole di quel matto gli avevano messo una
sottile ansia addosso, una sensazione piuttosto spiacevole.
“Forza,
Happy, torniamo a casa” sospirò, facendo
dietrofront.
Dalla
sua spalla, dove l'Exceed era aggrappato, non arrivò nessuna
risposta.
“...
Happy?”
Ancora
niente. Si era forse addormentato? Sentiva il suo dolce peso addosso,
quindi era ancora lì, al suo posto...
Voltò
la testa per cercarlo con lo sguardo. “Ehi, Hap-”
Scratch!!!
Salamander
abbassò la testa prima che una sferzata d'artigli gli
cavasse gli
occhi.
“OI!
Che stai facendo?! Quello era pericoloso!”
Non
udì la risposta dell'Exceed, ma in compenso sentì
le sue unghie
piantarsi nella propria schiena e graffiarlo a sangue.
“Ahi!
Ahi! H-Happy...! Smettila, fa' male!” protestò
cercando di
scrollarselo di dosso, ma il gatto volante era ben piantato e
intenzionato a fargli più male possibile.
Natsu
si vide costretto a toglierselo alla schiena a forza, ignorando la
pelle che gli veniva strappata da quelle unghiette feline. Quando
finalmente riuscì a prenderlo, l'Exceed iniziò
una feroce lotta per
liberarsi, uno scuotersi frenetico come un animale preso in trappola.
“M-Ma
che ti prende?!”
Fu
solo un attimo, ma quando riuscì a immobilizzarlo tra le
braccia e a
guardarlo negli occhi, si scoprì a non trovare affatto
l'espressione
allegra e spensierata del solito Happy, bensì uno sguardo
malefico e
carico di odio dagli occhi violacei.
Rimase
paralizzato a quella vista, tanto più che Happy sembrava
davvero
determinato ad aggredirlo.
Che
gli stava succedendo?
“Happy...!”
cercò di chiamarlo ancora, inutilmente. In quel momento
Happy non lo
riconosceva, peggio, lo considerava un nemico.
Qui
c'era decisamente qualcosa che non andava. Doveva portarlo subito
alla gilda e farlo vedere al Master, così che trovasse un
modo per
farlo rinsavire. Fu costretto a malincuore a legargli le zampe per
impedirgli di agitarsi, ma anche così l'Exceed
tentò di azzannarlo
al braccio, senza contare che soffiava come un demonio.
Non
l'aveva mai visto in quello stato!
Tornò
di corsa sui suoi passi, diretto alla gilda. Sapeva che c'era
qualcosa di strano, quel giorno!
Batté
velocemente le vie deserte e le scorciatoie che lo avrebbero portato
a Fairy Tail il più velocemente possibile, senza incrociare
nessuno.
Fu
nello svolare in un vicolo non troppo distante alla gilda che
incappò
per caso nei suoi compagni.
Gray,
Lucy ed Erza venivano di corsa verso di lui, e piuttosto di fretta,
anche.
“Oi,
ragazzi! Happy ha qualcosa di strano! Ha cercato di...” non
finì
la frase.
Una
freccia di ghiaccio partì dritta verso di lui e lo
sfregiò alla
guancia, lasciandogli una scia di sangue sullo zigomo e
un'espressione sconvolta stampata in faccia.
“Ma
che...?”
Lucy
lo raggiunse di corsa e srotolò la frusta che portava alla
cintura,
solo per tirargli una scudisciata violenta. La schivò per un
pelo,
rotolando di lato.
“Insomma!
Che diavolo vi è preso?! Siete impazziti tutti
all'improvviso?!”
I
tre maghi si fermarono, circondandolo con la loro aura omicida.
Erza
si riequipaggiò con l'Armatura dalle Ali Nere, Gray
impostò le mani
nella Magia di Creazione, Lucy tirò fuori due chiavi.
Era
chiaro che non stavano scherzando, Natsu lo capì dopo aver
visto con
orrore i loro occhi colorarsi di viola.
Erza
sollevò una lama e si preparò all'attacco.
“Muori,
Dragon Slayer!”
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Wendy
se ne stava raggomitolata nel letto della sua stanza al dormitorio
femminile di Fairy Tail, in trepidante attesa del ritorno di Charle.
Dopo
aver raccontato a tutti della visione, c'era stato un bel po' di
scompiglio alla gilda, e avevano continuato a parlare e a fare
ipotesi fino al tardo pomeriggio. Tra quello e le parole di Lucifer,
la giovane Dragon Slayer del Cielo si era sentita davvero spossata, e
aveva deciso di tornarsene a casa a riposare. Charle l'aveva lasciata
andare e le aveva assicurato che l'avrebbe raggiunta presto, non
appena quei matti della gilda avessero finito di inondarla di
domande.
Ora
però che era sera inoltrata e che fuori il cielo si era
tinto di
nero, Charle non era ancora tornata e Wendy cominciava a chiedersi
che fine avesse fatto. Quel giorno c'era davvero una brutta aria a
Magnolia, qualcosa che la inquietava e la faceva sentire in ansia.
Era il suo istinto di Dragon Slayer a metterla in guardia.
Si
accoccolò meglio sui cuscini e rimase a fissare il cielo
notturno
oltre la finestra. Era una notte limpida e serena, c'era la luna e
nella città soffiava una piacevole brezza primaverile
proveniente da
est. Sembrava tutto tranquillo... eppure perché continuava a
sentirsi così nervosa?
D'un
tratto udì la porta della stanza aprirsi.
Finalmente
Charle era tornata!
Si
mise a sedere e rivolse un ampio sorriso all'Exceed, ma si sorprese a
non trovarla sola.
C'erano
anche Lisanna, Cana e Laki con lei.
“Ragazze!”
le salutò allegramente. Stava per dire loro quanto fosse
contenta di
ricevere visite, ma si bloccò prima di poter dar voce ai
propri
pensieri.
Le
tre maghe avevano qualcosa di strano, di innaturale, una sorta di
fredda impassibilità che non era abituata a vedere sui loro
volti.
Anche Charle era come loro, sebbene nel suo caso fosse un'espressione
quasi naturale.
“Che
cosa succede?” indagò, vagamente allarmata.
Improvvisamente,
Cana pescò una sfilza di carte dal suo mazzo e gliele
scagliò
contro come fossero coltelli, mirando direttamente alla sua testa. Fu
più il suo istinto a farla agire che non la sua
volontà: si buttò
giù dal letto e si protesse la testa con le mani mentre le
carte le
passavano sopra come schegge e facevano esplodere i vetri delle
finestre con un boato assordante.
Frammenti
di vetro le piovvero addosso graffiandole le braccia, seguiti subito
dopo dagli artigli di una Charle furiosa che mirava a strapparle la
carne dalle ossa.
“C-Charle!
P-perché...?” esclamò tentando di
proteggersi come poteva.
Non
arrivò nessuna risposta, solo un concentrato di attacchi
magici che
esplosero attorno a lei sbalzandola fuori dalla finestra.
Riuscì ad
aggrapparsi al cornicione prima di fare un volo di quindici metri, ma
quello non bastò a proteggerla dalle beccate furiose di
Lisanna in
versione volatile.
“L-Lisanna-san....!
Fermati... ti prego!”
Tutto
inutile.
Sia
Lisanna che Cana, Laki e Charle non smettevano di attaccarla col
chiaro intento di ferirla, se non di ucciderla. Non
c'erano
emozioni nei loro occhi di un'innaturale colore violetto, solo un
vuoto che sembrava capace di inghiottire qualsiasi sentimento.
Wendy
non riusciva a credere che tutto ciò stesse accadendo
davvero, che
le sue compagne di gilda stessero puntando la loro magia contro di
lei. Cos'aveva fatto per meritarsi tutto quell'odio?
Una
deforme macchina di tortura medievale spuntò dalla camera e
mirò a
trafiggerla con le sue molteplici punte. Doveva essere una delle
trappole di Laki.
La
Sacerdotessa del Firmamento chiuse gli occhi, preparandosi a ricevere
l'ondata di dolore che sarebbe seguita... ma all'improvviso,
l'immagine di Natsu le balenò nella mente.
Cos'avrebbe
fatto Natsu-san al suo posto?
Di
certo non si sarebbe arreso. Di certo non sarebbe rimasto lì
ad
attendere la propria morte.
Riaprì
gli occhi, piena di nuovo vigore e determinazione, poi
lasciò la
presa e si lasciò cadere nel vuoto, verso il terreno.
Un
attimo prima di toccarlo, spalancò le braccia e
richiamò la magia
del vento nelle mani.
“Enchant!
Vernier!”
La
caduta si arrestò prima che il suo corpo toccasse il suolo,
e la
magia la tenne sospesa a pochi centimetri dall'erba, illesa. Non
perse tempo a guardarsi indietro per vedere se Cana e le altre la
stessero inseguendo, semplicemente spostò la traiettoria del
vento e
si fece portare da esso lontano, verso la città. Doveva
correre alla
gilda e scoprire cos'era successo.
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Gajeel
uscì dalla doccia con un sospiro rilassato e
tornò in camera con
tutta la calma del mondo, sfregandosi addosso l'asciugamano. Una
bella lavata ci voleva proprio, dopo ore di allenamento...
Lily
non era ancora rientrato, ma in fondo capitava spesso che restasse
fuori più a lungo di lui per allenarsi con la spada,
perciò non ci
fece troppo caso.
Si
buttò sul materasso, vagamente assonnato.
Ultimamente
accadevano un sacco di cose, e di tempo per riposare ce n'era ben
poco. Oltretutto le visioni di Charle avevano messo un bel po'
d'ansia addosso a tutti, perciò anche quello avrebbe
contribuito a
fargli avere sonni agitati. Capitava poche volte che dormisse sonni
profondi, più spesso era in uno stato di dormiveglia che gli
permetteva di svegliarsi facilmente in caso di pericolo.
Aprì
la finestra per far entrare un po' d'aria fresca, poi
s'infilò sotto
le lenzuola e si rilassò contro il cuscino. Sperava solo
che,
tornando, Lily non lo svegliasse...
Non
seppe quanto tempo passò da quando riuscì a
prendere sonno, seppe
solo che a un certo punto udì la maniglia della porta
abbassarsi con
un leggero cigolio.
Pff...
eppure aveva anche lasciato la finestra aperta! Quel maledetto Exceed
non poteva entrare di lì invece di fare tanto casino con la
porta?!
Si
tirò su sui gomiti con un grugnito infastidito.
“...
'cazzo, Lily... non potevi...” s'interruppe a metà
frase quando
realizzò che ad entrare non era stato Panther Lily,
bensì una
persona del tutto inaspettata.
Fisico
magrolino e minuto, capelli azzurri, faccia da saputella.
Levy.
Cosa...
cosa Diavolo ci faceva Levy nel suo appartamento?!
Si
tirò a sedere per vederla meglio, senza sapere assolutamente
cosa
dire.
Le
semi-oscurità della stanza rendeva difficile vederla bene in
faccia,
ma Gajeel aveva occhi buoni da Dragon Slayer, e si accorse subito che
qualcosa nello sguardo della ragazza non era come avrebbe dovuto
essere. Fece per chiederle cose le fosse preso, tuttavia non appena
aprì la bocca, Levy avanzò verso il letto. Ora
che ci faceva caso,
indossava solo un leggerissimo abitino da notte, mentre lui era
completamente nudo.
La
solid scripter non disse niente, ma in compenso lo guardò
dritto
negli occhi mentre saliva a gattoni sul materasso e gli si avvicinava
con un movimento incredibilmente sensuale. Un movimento che gli fece
correre brividi caldi nella schiena e che gli prosciugò la
bocca.
Non
riuscì a fare niente mentre la piccoletta gli saliva sopra a
cavalcioni, i loro corpi separati solo dal sottile lenzuolo che
ancora copriva Gajeel dalla vita in giù.
A
sorpresa, Levy gli posò le mani sul petto e lo spinse
giù, a
ridistendersi sul materasso.
Gajeel
sentì il proprio cuore battere più velocemente e
mandargli impulsi
violenti in tutto il corpo, insieme a una scarica di adrenalina che
normalmente percepiva solo durante i combattimenti. Non
riuscì a
trattenersi dal cingere quella vita sottile con le mani così
da
tenere la piccola maga ancora più vicina, premuta contro di
lui.
Il
suo respiro si fece più pesante quando Levy si protese in
avanti,
accorciando la distanza tra i loro volti come fosse intenzionata a
baciarlo...
Poi
un luccichio improvviso catturò l'attenzione del Drago
d'Acciaio,
proprio un attimo prima che la ragazza gli piantasse un pugnale nel
petto.
Ebbe
abbastanza prontezza di riflessi di ricoprirsi di scaglie d'acciaio,
così la punta della lama finì per scivolare sul
suo sterno come su
una lastra di ghiaccio, senza intaccarlo. C'era mancato poco!
Ribaltò
le posizioni con un rapido colpo di reni, portando la piccoletta
sotto di sé e bloccandole i polsi sopra la testa.
“Oi,
che ti prende?! Erza ti ha ispirato una passione per i
coltellacci?!”
Levy
sembrò non sentirlo e continuò ad agitarsi
convulsamente sotto la
sua presa, lottando sia per liberarsi che per tentare di affondargli
il pugnale nella carne.
Fortunatamente
Gajeel era molto più grosso e forte di lei,
perciò non ebbe nessuna
difficoltà a tenerla ferma.
Quegli
occhi violetti, quell'aura omicida, quell'espressione priva di
anima... che fosse sotto l'effetto di una qualche magia di
possessione?
Un
nuovo odore riempì le sue narici. No, non uno. Due.
Si
accorse in tempo delle due presenze appena entrate in camera,
nientemeno che Jet e Droy.
Aveva
sempre saputo che quei due ce l'avrebbero avuta con lui fino alla
morte per lo scherzetto che aveva tirato loro quand'era ancora con i
Phantom... ma francamente si era convinto che avessero abbandonato i
loro piani di vendetta nei suoi confronti.
Evidentemente,
non è così, pensò prima di
buttarsi giù dal letto di lato ed evitare così le
piante tira-pugni
di Droy, seguite da una rapidissima sfilza di calci di Jet.
Evitare
attacchi del genere era un gioco da ragazzi per uno del suo livello,
però dovette ammettere che combattere nudo contro tre
avversari in
un ambiente ristretto non era il massimo della comodità.
“Tsk.
E va bene!” esclamò mentre schivava colpi a
raffica. Tramutò le
proprie braccia in due barre di ferro battuto, quindi le usò
per
centrare in pieno stomaco Jet e Droy con una potenza mediocre.
“Scusate,
ragazzi. Devo mettervi a dormire”
I
due crollarono quasi subito, senza esser riusciti a torcergli un
capello, ma d'altro canto Levy stava riprovando a pugnalarlo, unendo
la lama a un solid script dei suoi.
“Solid
Script: Thunder!” esclamò.
Gajeel
si vide arrivare addosso una scarica elettrica che per un momento lo
lasciò sorpreso e allarmato, ma quando ne venne colpito,
valutò che
tutto sommato non era niente di così forte da fargli male
seriamente. Una scarica del genere gli faceva il solletico a
confronto di quelle di Laxus.
Lasciò
che l'elettricità lo pervadesse dandogli la stessa
sensazione
fastidiosa di quando si prende la scossa toccando un filo
elettrificato, ma subito dopo si portò rapidamente alle
spalle della
ragazza e le fece perdere coscienza con un colpo secco dietro la
testa.
Levy
perse i sensi all'istante, ma prima che potesse cadere a terra Gajeel
la intercettò e la tenne tra le braccia.
“Tutta
questa grinta non è da te, piccoletta” le disse
pur sapendo che
non lo avrebbe udito. “Però devo ammettere che un
po' sei
migliorata”
La
distese con cautela sul letto e la coprì col lenzuolo per
assicurarsi che non prendesse freddo, poi scavalcò i corpi
inermi di
Jet e Droy come fossero spazzatura e raccattò i propri
vestiti in
giro per la stanza.
“Tsk.
Dove diavolo è Lily quando serve?!”
brontolò mentre si allacciava
la bandana in fronte.
Infilò
i guanti e la giacca lunga che aveva indossato ai Grandi Giochi
Magici, quindi uscì in fretta dall'appartamento,
giù in strada.
Doveva
tornare in fretta alla gilda e scoprire cosa diavolo stava
succedendo. Aveva come l'impressione che ci fossero di mezzo le
visioni di Charle... se non addirittura quel demonio di Lucifer.
Una
volta sceso in strada, però, fu costretto a fermarsi sul
posto, gli
occhi sgranati dallo stupore. Scoprì infatti che Levy, Jet e
Droy
non erano gli unici a non essere completamente in sé, quella
sera.
Perché
davanti a lui, pronti a combattere, c'erano Panther Lily, Elfman e
Mirajane.
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Capitolo 4 *** La Notte della Fuga ***
CAPITOLO
QUATTRO – LA NOTTE DELLA FUGA
Panther
Lily. Un Exceed in forma antropomorfa che brandiva un enorme
spadone con cui aveva spazzato via molti nemici. Un genio del
combattimento corpo a corpo, un fine stratega militare, un grande
capitano delle armate di Edoras. Un grande pericolo.
Elfman.
Centottanta chili di muscoli che trasudavano virilità da
tutti i
pori. Centottanta chili di magia in grado di mutare il proprio corpo
in quello dei mostri che sconfiggeva, e che in quel momento aveva
assunto la forma di una tigre mannara. Un
grandissimo
pericolo.
Mirajane.
Bellezza e sensualità allo stato puro, non fosse per una
massa di
capelli agitati come serpi, uniti a uno sguardo da far gelare il
sangue e a un ghigno degno del Diavolo in persona. Senza contare gli
artigli, le zanne, la coda e le poderose ali d'incubo. Un
enorme pericolo.
A
Gajeel non servì molto tempo per concludere che in quella
situazione
era lui quello in svantaggio.
Già
singolarmente quei tre rappresentavano una minaccia per qualunque
avversario, se poi li si prendeva tutti assieme, erano abbastanza
forti da schiacciare un intero esercito.
Vide
il bagliore color ametista nei loro occhi, ed ebbe la certezza che
anche loro si trovavano sotto un qualche influsso malefico che li
spingeva a dargli la caccia, proprio come era successo poco prima al
team Shadow Gear.
Cacciò
indietro quel velo di paura che gli annodava le viscere e si mise in
guardia nella posizione migliore per affrontare tre avversari
contemporaneamente. Tuttavia, bastò che Lily menasse il
primo
fendente, che Elfman si lanciasse in avanti con un balzo e che
Mirajane caricasse una sfera di energia oscura tra i palmi delle mani
per far capire al Drago d'Acciaio che quella era una battaglia persa
in partenza. Lui non era certo tipo da scappare davanti a una
sfida... ma se c'era una cosa che aveva imparato a proprie spese
combattendo contro Lucifer alla fortezza di Hellhound, era che quando
il nemico lo superava in numero e potenza la sola cosa sensata da
fare era ritirarsi dalla battaglia. Meglio fuggire per combattere un
altro giorno che morire come un cane senza concludere niente.
Fu
con quella convinzione che girò sui tacchi e se la diede a
gambe più
in fretta che poteva, nella speranza di seminare i suoi inseguitori.
Pensò
che come minimo doveva trovare un modo per farli allontanare gli uni
dagli altri così da poterli affrontare singolarmente. Forse
così
avrebbe avuto una possibilità di vittoria.
Usò
il muro di un edificio come punto d'appoggio per spingersi verso
l'alto e compiere un balzo in aria, per poi avvitarsi abilmente e
gonfiare un ruggito nei polmoni.
“Tetsuryū
no... HŌKŌ!!!”
Il
soffio d'acciaio travolse ogni cosa nella strada sottostante,
investendo anche chi lo stava inseguendo. Elfman fu preso in pieno e
scaraventato parecchi metri più indietro, ma per quanto
riguardava
Lily e Mira, quei due erano dotati di ali con cui poter compiere
manovre aeree non indifferenti.
Avrebbe
dovuto aspettarselo, Gajeel, eppure non poté che sgranare
gli occhi
vedendoli piroettare per evitare il suo ruggito, poi tornare alla
carica verso di lui.
L'Exceed
lo raggiunse a gran velocità e calò su di lui la
spada con
l'intento di tagliarlo in due, ma Gajeel fu abbastanza veloce da
trasformare il proprio braccio in una lama e parare il fendente.
Sull'altro
lato apparve però Mirajane, la quale gli rifilò
un durissimo calcio
nelle costole che gli fece mancare il respiro. Volò a terra
senza
tanti complimenti, ma neanche allora ebbe un attimo di pausa: Elfman
si era già ripreso dal tornado di lame che gli aveva
lanciato contro
e lo stava caricando a testa bassa, artigli sguainati.
Si
rialzò con un rapido colpo di reni e si ricoprì
ancora una volta di
scaglie d'acciaio, ma le unghie della tigre mannara dietro di lui
riuscirono comunque a lacerargli la pelle della schiena.
Ruggì
di dolore, e in un improvviso impeto di furia cieca attaccò
Elfman
con l'intento di fargli davvero male. Aveva cercato
di
trattenersi, perché evidentemente quei tre non erano
coscienti delle
proprie azioni, ma adesso non era più il momento di fare i
gentili:
se non avesse dato il meglio di sé, probabilmente sarebbe
morto.
“Tetsuryūso...
kishin!”
Sparò
una raffica di dardi d'acciaio contro Elfman prima che questo gli
arrivasse addosso, e così facendo riuscì a
piantargliene uno po'
nella carne, non abbastanza da ucciderlo ma a sufficienza da
rallentarlo un po'.
Un
attimo dopo, tuttavia, un pugno di Mirajane lo prese in pieno
stomaco, mentre il piatto della spada di Lily batteva contro la sua
schiena rischiando di spezzargliela.
Gemette,
piegato in due, perché un attacco combinato di quella
portata era
davvero doloroso.
Cazzo.
Cazzo! Non posso andare avanti così! Questi tre mi
ammazzeranno sul
serio!
Combattendo
contro le fitte di dolore, contrasse improvvisamente tutti i muscoli
per spingere via Mira e Lily e guadagnarsi così una via di
fuga. Non
era molto, ma bastò a dargli la possibilità di
salvarsi la pelle.
Rinunciò
all'idea del combattimento e si lanciò in corsa nel primo
vicolo che
gli capitò a tiro, confondendosi tra le sue ombre.
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Natsu
non riusciva a credere che quelli davanti a lui fossero i suoi
compagni. Non riusciva a credere che quegli sconosciuti nel corpo dei
suoi amici volessero prendere la sua testa.
Eppure,
nonostante non ci volesse credere, non poté negare
l'evidenza quando
tutti e tre lo attaccarono contemporaneamente col chiaro intento di
ucciderlo.
Fu
costretto a lasciare a terra Happy e a schizzare via prima che le
lame di Erza lo sbudellassero, ma anche così ci
pensò Gray a
tagliargli la strada e a prenderlo di mira col suo bazooka di
ghiaccio.
“Ice
Make: Cannon!” lo sentì urlare prima di
vedersi sparare
addosso una palla di cannone grossa come la sua testa.
Si
accucciò
rasoterra e la evitò per un pelo, e fu allora che venne
centrato da
un pugno di luce e un tornado di sabbia insieme.
Volò
via per la potenza del colpo, ritrovandosi a cozzare contro la parete
di una casa. Scivolò a terra con un gemito, e quando
rialzò lo
sguardo vide davanti a sé l'espressione implacabile di Lucy,
la
quale aveva appena evocato in suo soccorso Loki e Scorpio.
“Insomma!”
ringhiò tirandosi in piedi e scrollandosi la polvere di
dosso. “Si
può sapere che diavolo vi è preso?!”
Quasi
non ebbe terminato la frase che una ginocchiata improvvisa di Erza si
schiantò contro la sua mandibola, lasciandolo a bocca aperta
per lo
shock e il dolore.
Rotolò
a terra di nuovo, una mano davanti alla bocca per limitare la perdita
di sangue. Guardandosi il palmo, un attimo dopo, vi trovò
sopra uno
dei propri denti, risultato della violenza di Erza.
D'accordo,
quei tre non scherzavano.
Ce
l'avevano davvero con lui. Erano determinati a farlo fuori.
Si
rialzò con un ringhio rabbioso, quindi lasciò che
il proprio corpo
venisse avvolto dalle fiamme.
“Allora
è così, eh? Volete proprio fare a botte! E va
bene, non mi tirerò
indietro! Sono tutto infiammato!”
Mise
da parte il fatto che quelli erano i suoi migliori amici e li
attaccò
senza riserve, perché se non lo avesse fatto, non sarebbe
sopravvissuto. Doveva capire cosa fosse successo loro, ma non poteva
farlo finché quelli volevano ucciderlo con tanta convinzione.
Puntò
verso Lucy sperando di poterle far perdere i sensi prima degli altri,
così da metterla fuori pericolo e assicurarsi che almeno lei
se ne
restasse buona, tuttavia a guardia della ragazza c'erano i suoi
fedeli Spiriti Stellari, e due dei più forti, per giunta.
Avrebbe
dovuto occuparsi prima di loro... se non fosse che d'improvviso il
suolo sotto i suoi piedi congelò facendolo scivolare e
finire col
muso a terra.
“Gray!
Questa me la paghi, maledetto!”
“Regulus
Impact!”
Un
raggio di luce da sinistra lo travolse con la forza d'urto di
un'esplosione e subito dopo udì il sibilo pericoloso di lame
che gli
passavano vicinissimo.
Dovette
sputare fuoco a terra e usarne la potenza come propulsore per saltare
in aria, onde evitare che quella pazza scatenata di Erza gli
recidesse i tendini. Ci andò comunque molto vicina, come
testimoniavano i tagli sulle braccia del Drago di Fuoco.
Natsu
atterrò sul tetto di un edificio con una capriola e ne
approfittò
per riprendere fiato e valutare la situazione. Era uno scontro
impari, sia dal punto di vista numerico che da quello morale,
perché
se da un lato lui cercava di evitare di ferire i suoi compagni,
dall'altro questi avevano tutta l'intenzione di ammazzarlo.
Vide
Erza alzare lo sguardo omicida per agganciare il suo.
“Scendi
da lì o verrò a prenderti di persona!”
la sentì declamare a gran
voce. “Voi Dragon Slayer dovete morire!”
Dragon
Slayer.
Era
la seconda volta che la sentiva pronunciare il nome della magia dei
draghi con tanto odio. Qualunque cosa fosse successa, qualunque magia
stesse animando i maghi di Fairy Tail, era palese che il loro
obbiettivo non era soltanto lui, ma tutti i
Dragon Slayer. Di conseguenza...
Fece
dietrofront e partì di corsa nella direzione opposta,
cominciando al
contempo a fiutare l'aria.
Non
c'era tempo da perdere, perché era probabile che anche gli
altri
Dragon Slayer fossero in pericolo. Non si preoccupava troppo di Laxus
e Gajeel, ma quanto a Wendy...
“Tsk.
Dannazione!”
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Wendy
correva.
Non
sapeva dove andare, sapeva solo che doveva trovare qualcuno che la
aiutasse e che le dicesse cosa stesse succedendo. Era partita con
l'idea di andare dritta alla gilda e raccontare tutto al Master... ma
quando era arrivata nei pressi di Fairy Tail, aveva visto con i suoi
occhi il vecchio Makarov dare l'ordine ai maghi presenti di dare la
caccia ai Dragon Slayer.
Si
era nascosta nell'ombra e si era portata le mani alla bocca
nell'udire l'ultimo imperioso ordine: “Sterminateli!”
Ora
che stava girando a vuoto da diversi minuti tra le vie più
nascoste
di Magnolia, cominciava a sentire la stanchezza in tutte le ossa. Non
tanto una stanchezza fisica quanto mentale. Vedere Charle aggredirla
come fosse sua nemica e le ragazze che considerava alla strenua di
sorelle puntarle le armi contro era stato troppo scioccante. Si
chiese quante persone al momento le stessero dando la caccia, ma in
ogni caso preferì non correre rischi e nascondersi agli
occhi di
tutti.
Ma
per quanto corresse e facesse del suo meglio per nascondersi, non
avrebbe potuto scappare in eterno.
Entrò
in un vicolo stretto e buio, abbastanza lontano dalla luce dei
lampioni, e lì scivolò a terra tirandosi le
ginocchia al petto.
Non
si concesse di versare lacrime, ma anche così si sentiva un
macigno
nel petto.
Le
domande che le affollavano la mente erano sempre le stesse, e le
stavano facendo venire un'emicrania.
Cos'è
successo agli altri? Perché mi danno la caccia?
Perché ce l'hanno
con i Dragon Slayer?
A
quell'ultimo pensiero un barlume di speranza si affacciò nel
suo
cuore.
Se
ce l'hanno con tutti i Dragon Slayer, ragionò,
allora significa che anche Natsu-san, Gajeel-san
e
Laxus-san sono nei guai! Forse loro sono gli unici ad essere ancora
coscienti!
Si
alzò e strinse i piccoli pugni.
Devo
trovarli! pensò.
Sono
l'ultima speranza che mi rimane!
Tornò
all'estremità del vicolo e occhieggiò la strada a
destra e a
sinistra per assicurarsi non di essere seguita. Una volta convinta
che non ci fosse nessuno, scattò fuori e si diresse di corsa
verso
una direzione specifica, ovvero quella dove la brezza notturna
soffiava un po' di più. In quel modo avrebbe potuto fiutare
facilmente la traccia olfattiva degli altri draghi e ricongiungersi a
loro.
Prese
una strada dietro l'altra, alla spasmodica ricerca di un minimo
odore... e all'improvviso, sentì il proprio corpo
irrigidirsi e le
proprie gambe smettere di muoversi.
Cosa...?
Riuscì
ad abbassare di poco lo sguardo verso il pavimento lastricato della
strada, e a quel punto lo vide.
Un
cerchio magico fatto di carte. Una magia per bloccare i movimenti.
“Presa!”
Cana
saltò fuori da dietro un angolo, seguita dalle compagne di
prima.
Wendy
si sentì presa dal panico. Tentò di forzare la
magia di blocco con
tutte le sue forze, ma il potere delle carte era più forte,
e lei
c'era finita praticamente in mezzo.
“N-no...”
pigolò sull'orlo delle lacrime.
Le
maghe la raggiunsero, Lisanna e Laki non pronunciarono una parola
mentre la prendevano per le braccia e la schiacciavano a terra,
immobilizzandola ulteriormente.
“No...
p-perché state facendo questo? Vi prego... Cana-san,
Lisanna-san...”
Non
una risposta né una dimostrazione di pietà venne
dalle ragazze. I
loro sguardi freddi continuavano ad essere oscurati da una luce viola
e malefica.
Cana
tirò fuori un pugnale dall'interno di una carta e glielo
puntò alla
gola.
“È
finita, Dragon Slayer” mormorò
spingendo la punta verso la
tenera carne del suo collo.
Wendy
sgranò gli occhi per la paura e lo shock nella
consapevolezza che
quella era la sua fine. Una fine giunta per mano di persone che
considerava parte della propria famiglia.
Il
pugnale passò sulla sua gola, facendo sbocciare le prime
gocce di
sangue... che si interruppero quando un pugno avvolto da fiamme
incandescenti centrò in pieno volto Cana, mandandola gambe
all'aria.
Wendy non ebbe neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo che
un tornado di rabbia e fuoco vorticò attorno a lei
costringendo
Lisanna e Laki ad allontanarsi, e bruciando al tempo stesso il
sigillo magico.
Improvvisamente,
si sentì libera.
Il
suo corpo rispondeva di nuovo ai suoi comandi e aveva la piena
libertà di movimento.
Nel
suo campo visivo apparve Natsu.
“Andiamo,
Wendy, svelta!” esclamò quello senza darle
spiegazioni,
limitandosi a farla alzare per poi tirarsela dietro verso una meta
ignota.
“N-Natsu-san...”
Il
Drago di Fuoco fiutò furiosamente l'aria per individuare la
prossima
traccia. Ora che aveva trovato Wendy, doveva recuperare anche Laxus e
quella stupida testa di ferro...
“Di
qua!” ringhiò trascinando la giovane Dragon Slayer
del Cielo con
sé in una via secondaria. C'erano troppi odori nell'aria per
poter
distinguere chiaramente quello degli altri Dragon Slayer, ma se non
altro gli sembrava di sentire un vago odore di sangue, lì da
qualche
parte.
Prese
un vicolo a sinistra, poi una stradina a destra, scese una rampa di
scalette di pietra e passò oltre uno dei ponti sul fiume,
più
frenetico di un cane da caccia.
Wendy
lo seguì docilmente, sforzandosi di stare al suo passo.
“Ci
siamo quasi!” la informò dopo qualche altro minuto
di corsa
estenuante. “Gajeel deve essere qui vicin-” si
interruppe quando
svoltò nell'ennesima viuzza contorta, perché nel
momento in cui lo
fece andò a sbattere testa contro testa con nientemeno che
il Drago
d'Acciaio.
L'impatto
fu duro e imprevisto tanto da mandarli entrambi a terra con un gemito
dolorante, tenendosi le fronti offese.
“Cosa
diavolo combini, Salamander?!” berciò Gajeel
saltando su come una
iena. “Guarda dove cazzo metti i piedi!”
“Sei
stato tu a venirmi addosso, dannato!” replicò
Natsu.
Si
fronteggiarono ringhiando come cani rabbiosi, nuovamente testa contro
testa fino a farsi venire i bernoccoli.
“N-Natsu-san...
Gajeel-san... non credo sia il momento di mettersi a
litigare...”
I
due draghi si voltarono verso di lei come se si fossero accorti solo
ora della sua presenza.
Dopo
qualche secondo, Gajeel lasciò perdere la questione per
passare al
problema principale.
“È
successo anche a voi, eh?” domandò come se
l'argomento fosse
esplicito.
Erano
tutti e tre reduci da una caccia spietata, e portavano addosso i
segni dei recenti combattimenti. Nulla di grave, ma sarebbe potuta
diventare molto peggio.
Wendy
annuì gravemente.
“Ci
stanno dando la caccia... tutti i nostri compagni...”
“Già,
e non credo abbiano voglia di parlarne” confermò
Natsu a braccia
conserte.
Gajeel
si appoggiò con la schiena al muro, trattenendo una smorfia
quando
la pietra toccò i graffi che gli aveva lasciato Elfman.
“Dobbiamo
trovare una soluzione alla svelta, o perlomeno cercare un posto
sicuro in cui riposare. Non possiamo scappare in eterno”
“Allora
allontaniamoci da Magnolia” propose Natsu.
“Possiamo rifugiarci
per un po' nella foresta a ovest, oppure farci ospitare da
Polyuchka”
Wendy
si morse il labbro. “E... e Laxus-san?”
Gajeel
sogghignò. “Ghihi. Non preoccuparti per quello
là, scommetto che
è in perfetta salute”
“Se
lo incontriamo allora va bene, altrimenti andiamo avanti lo stesso.
Sono sicuro che se la caverà”
“Allora
fai strada, Salamander” concluse Gajeel. “Io chiudo
la fila”
Bastarono
pochi balzi per salire sul tetto della casa più vicina.
Lassù era
facile essere visti, ma allo stesso tempo erano fuori dalla portata
di possibili trappole magiche, senza contare che a cielo aperto
potevano spostarsi più velocemente che tra i vicoli della
città.
Natsu
avanzò per primo con Wendy subito dietro, mentre come da
programma
Gajeel chiuse la fila per assicurarsi che nessuno li seguisse.
Si
mossero leggeri e veloci come gatti, fermandosi di tanto in tanto
all'ombra dei camini per poi ripartire più veloci di prima.
Al
momento la città sembrava immersa nel silenzio della notte,
eppure
tutti e tre sapevano che lì da qualche parte i loro stessi
compagni
li stavano braccando come prede.
Sulle
prime sembrò che tutto filasse liscio, ma dopo lunghi minuti
di
corsa e salti, il boato assordante di due spari di arma da fuoco
spezzò il silenzio che li aveva accompagnati fino a quel
momento,
unendosi a quello del gemito di Natsu quando questo si accorse di
esser stato colpito alla spalla da un proiettile precisissimo.
Si
fermò in scivolata facendo piovere tegole sulla strada
sottostante e
si portò la mano alla spalla ferita, trovandola imbrattata
di
sangue.
“Natsu-san!”
“Salamander!”
Wendy
si chinò subito accanto a lui, ma Gajeel le fece abbassare
la testa
di scatto e contemporaneamente si ricoprì d'acciaio,
cosicché i
successivi proiettili rimbalzassero sulla sua pelle senza ferirlo.
“Merda!”
imprecò. Li avevano trovati.
Natsu
si rialzò appoggiandosi a un camino per sostenersi. Con la
sua vista
acuta da Dragon Slayer riuscì a vedere in lontananza chi gli
aveva
sparato, nientemeno che Bisca Connel.
Accanto
a lei si stagliava quello che sicuramente era Alzack, anche lui con
le pistole sollevate nella loro direzione.
Gajeel
afferrò Natsu per il braccio sano e Wendy per l'altro,
quindi li
costrinse ad avanzare.
Ora
che erano stati scoperti, dal cielo arrivarono altri attacchi, una
sfilza di lame affilatissime che senza dubbio appartenevano ad Erza.
Furono
costretti a scendere di nuovo nei vicoli e a continuare la loro fuga
a terra pregando di riuscire a raggiungere la periferia di Magnolia
prima che i loro compagni li stanassero nuovamente.
Tuttavia
ben presto si resero conto che stavano girando in tondo,
poiché i
loro inseguitori chiudevano una strada dopo l'altra con i loro
incantesimi, costringendoli a deviare continuamente. Furono costretti
a fermarsi nei pressi della Cattedrale di Cardia, e lì
Gajeel
stabilì che sarebbero entrati a riposare un attimo,
soprattutto per
occuparsi di Natsu.
Mentre
il Drago d'Acciaio chiudeva le pesanti porte cercando di fare meno
rumore possibile, Wendy si sincerò delle condizioni del
compagno.
“Natsu-san...
per favore, fammi vedere”
Natsu
tolse la mano dalla spalla e spostò lo sguardo verso il
pavimento, i
denti che digrignavano dalla rabbia.
“Cazzo!
Di questo passo ci prenderanno!” sibilò.
Wendy
esaminò velocemente la ferita, poi scosse la testa.
“Mi
dispiace... non posso curarti finché la pallottola
è dentro”
Gajeel
tornò verso di loro e la spostò malamente.
“Lascia
fare a me. Stringi i denti, Salamander”
Natsu
impallidì. “Che... che vuoi fare?!”
Acciaio
Nero scoprì il suo miglior ghigno.
“Ricambio
il favore”
Il
Drago di Fuoco chiuse gli occhi e prese un respiro profondo. Sapeva
perfettamente di cosa parlava il compagno. Nella loro ultima missione
assieme, alla Baia degli Schiavi, Gajeel era stato ferito malamente
dalla spada di Lucifer e Natsu si era preso l'impegno di richiudergli
lo squarcio cauterizzandolo. Ancora adesso
ricordava l'urlo
del compagno quando gli aveva messo le mani incandescenti sulla nuda
pelle.
“D'accordo”
mormorò con un filo di voce.
Il
Drago d'Acciaio si sedette cavalcioni sulla panca accanto a lui ed
esaminò per un attimo il punto in cui il proiettile era
entrato
nella spalla, poi tramutò due dita in punte d'acciaio e
gliele
infilò cautamente nello squarcio. Fu il più
delicato possibile,
questo Natsu lo capì dalla lentezza e dalla cura con cui gli
spostava i lembi di carne, alla ricerca del proiettile, ciononostante
non poté trattenere un gemito nel sentirsi sforbiciare e
scavare la
carne viva da quel bisturi improvvisato. Fece male, tanto male che il
suo corpo reagì d'istinto cercando di ritrarsi dalla fonte
del
dolore, ma Gajeel gli tenne forte il braccio per impedirgli di
muoversi.
“Ancora
un attimo” lo rassicurò il Drago d'Acciaio,
concentrato. “Ci
sono quasi”
Natsu
dovette mordersi la lingua per non urlare quando infine Gajeel
individuò il proiettile e lo estrasse con uno strattone.
A
quel punto, quando il foro cominciò a sanguinare
più copiosamente,
Wendy intervenne subito a bloccare l'emorragia con la magia celeste.
“Gajeel,
m-maledetto! Potevi andarci più leggero!”
protestò Natsu tanto
per attaccare briga col compagno ed evitare di pensare al dolore.
“Cazzate.
Sono stato delicatissimo”
“Non
è vero, non sento più il braccio!”
“Ma
sentilo... stai diventando peggio di una donnicciola”
“Per
favore, fate silenzio! Non riesco a concentrarmi!” li
pregò Wendy,
ponendo fine a quella discussione che i due sarebbero stati capaci di
portare avanti per ore.
Per
i successivi minuti nella cattedrale non volò una mosca, e
gli unici
suoni prodotti furono quelli dei loro respiri.
Quando
la giovane Dragon Slayer concluse il lavoro, Natsu si alzò
con aria
soddisfatta, come nuovo.
“Grazie,
Wendy! Sei stata fantastica come al solito”
Wendy
arrossì visibilmente e biascicò una risposta
difficilmente udibile,
che però venne coperta dallo sbuffo seccato di Gajeel.
“Basta
perdere tempo. Muoviamoci, prima che ci trovino”
Furono
abbastanza accorti da evitare di uscire dalla porta principale,
optando invece per la porticina di servizio sul lato est della
cattedrale.
Nonostante
questo, però, quando uscirono all'aperto trovarono una
brutta
sorpresa ad attenderli.
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Capitolo 5 *** Corsa Disperata! ***
CAPITOLO
CINQUE – CORSA DISPERATA!
Quando
Natsu, Gajeel e Wendy misero piede fuori dalla cattedrale, trovarono
ad attenderli la più brutta delle sorprese.
Nella
piazza davanti a loro si era radunata la gilda al completo, e non
solo, anche i cittadini di Magnolia armati di forconi, coltelli,
bastoni e qualsiasi altra arma improvvisata. C'erano proprio tutti,
fossero giardinieri, fornai, mercanti, guardie, osti... sembrava che
l'intera popolazione si fosse radunata lì per stanarli, e
poiché la
cattedrale era completamente circondata, i tre Dragon Slayer non
avevano alcuna via di fuga.
Non
sarebbe servito rientrare nella chiesa, perché ormai non
avevano più
un posto dove nascondersi, e comunque le venti spade di Erza sospese
in aria e puntate verso le loro teste erano più che
sufficienti a
dissuaderli da un'eventuale fuga.
Si
strinsero gli uni sugli altri contro il muro esterno della
cattedrale, e Natsu e Gajeel si portarono istintivamente davanti a
Wendy per farle da scudo, essendo la più piccola e debole
del trio.
Scrutarono
con crescente inquietudine la folla assatanata davanti a loro, folla
che ruggiva e li additava come fossero pericolosi criminali.
Dappertutto, centinaia di occhi di un malsano colore violetto li
scrutavano torvi e malefici.
“P-perché
sta succedendo questo?” pigolò Wendy alle spalle
dei compagni.
“Che cosa abbiamo fatto?”
“Non
siamo noi il problema” ribatté Gajeel, senza
perdere di vista le
molteplici armi acuminate che li tenevano sotto tiro. “Credo
siano
tutti sotto l'effetto di un qualche incantesimo di
possessione”
D'un
tratto Erza si fece avanti, araldo di quell'esercito improvvisato.
“Preparatevi
a morire, Dragon Slayer!”
annunciò scatenano un coro di
acclamazioni.
“Che
ti prende, Erza?!” le urlò di rimando Natsu.
“Dicci perché
diavolo ce l'avete con noi!”
Il
Master affiancò Titania, la sua implacabile magia che
pulsava a
intermittenza attorno a lui come un cuore dal battito ritmato.
“Non
vi serve saperlo” replicò il vecchio con tono
lugubre, come se
stesse emettendo la sentenza finale. Subito dopo, fece un cenno ai
maghi di Fairy Tail e ai cittadini di Magnolia. “Pronti a
colpire!”
I
Dragon Slayer si ritrassero ancora di più, la folla li aveva
completamente circondati. Non c'era più un posto dove
nascondersi, e
per quanto fossero forti da soli non sarebbero riusciti a far fronte
a così tanti avversari contemporaneamente.
Gajeel
strinse i denti, frustrato da quella situazione che non capiva e dal
fatto che tra poco sarebbe morto senza saperne il motivo.
Fece
un passo avanti e ruggì tutta la sua rabbia contro la folla.
“Siete
solo un branco di codardi! Affrontateci singolarmente se ne avete il
coraggio!”
“Taci!”
sibilò Erza prima di scagliargli contro due delle sue spade.
Gajeel
riuscì a deviarne una col braccio e a bloccare l'altra tra i
denti,
prima di cominciare a sgranocchiarla come uno snack.
“L'avete
voluto voi, dannati! Tetsuryū no...”
Gonfiò
i polmoni, pronto per lanciare un ruggito, ma a sorpresa Gray lo
anticipò imponendo le mani nella posa della Creazione.
“Ice
Make...”
Natsu
si accorse in tempo di cosa stava per accadere, perché ormai
combatteva insieme a Gray da così tanto tempo da conoscere a
memoria
tutte le sue tecniche magiche, perciò non ebbe
difficoltà a intuire
quella che era in procinto di lanciare.
“Gajeel!
Sta' indietro!” ammonì il compagno, afferrandolo
per la giacca e
tirandolo bruscamente indietro. Il suo intervento fu determinante,
tuttavia non bastò a togliere completamente il Drago
d'Acciaio dalla
traiettoria di Gray.
Accadde
tutto troppo velocemente. L'unica cosa di cui Gajeel si rese conto fu
la stilettata di dolore che gli invase la gamba, impedendogli di
lanciare il ruggito, e solo un attimo dopo si accorse di avere mezzo
metro di lancia che gli usciva dalla coscia, trapassandogliela da
parte a parte. La voce gli morì in gola, sostituita da un
roco
gemito di dolore.
“Gajeel!”
“Gajeel-san!”
lo chiamarono Natsu e Wendy, sconvolti da quella punta di lancia
ghiacciata che era uscita dal terreno per impalare la gamba del
compagno. Natsu pensò che, se non lo avesse tirato indietro
in
tempo, probabilmente quella cosa lo avrebbe infilzato dal
fondo-schiena alla testa come uno spiedino.
Non
ebbero tempo di riprendersi dallo shock, il Master aveva già
ordinato a gran voce ai membri della gilda di attaccarli e farli a
pezzi.
“Cosa
facciamo?!” urlò Wendy, presa dal panico nel
vedere quella volta
indemoniata salire le gradinate della cattedrale e gettarsi loro
addosso come un'onda di furia e lame.
“Mer...da...”
imprecò Gajeel, bloccato sul posto da quella lancia di
ghiaccio che
per pura fortuna non gli aveva rotto il femore.
Natsu
strinse i pugni e digrignò i denti. Non sapeva cosa fare.
“Maledizione!!!”
Quello
che stava arrivando loro addosso era uno scenario da incubo, un
miscuglio di violenza e pazzia senza compromessi. Sembrava di essere
tornati a quattrocento anni fa, all'era di Zeref, quando ancora
dilagavano il terrore e l'omicidio e gli innocenti venivano
massacrati pubblicamente come eretici. Un'epoca di sangue e odio, che
adesso sembrava essersi ripresentata per travolgerli.
Perché
stava succedendo tutto questo?
Perché
quell'odio folle e insensato verso i Dragon Slayer?
Perché
i loro stessi compagni di gilda e amici, la loro stessa famiglia
non riusciva a opporsi all'incantesimo che la opprimeva?
E
soprattutto... chi era la causa di tutto ciò?
Natsu
richiamò il fuoco nei pugni e si preparò a
combattere per la sua
stessa vita, mentre Wendy tentava inutilmente di aiutare Gajeel a
togliersi quell'arpione dalla gamba.
La
folla salì la gradinata di corsa, guidata da Erza, Mirajane,
Elfman
e Gray, armati fino ai denti e assetati di voglia di uccidere... ma
quando furono a meno di due metri da loro, una violenta scarica
elettrica cadde dal cielo e s'infranse tra i Dragon Slayer e gli
altri, creando di fatto una barriera ad alto voltaggio impossibile da
attraversare.
Fu
con sconcerto misto a sollievo che i tre draghi videro nientemeno che
Laxus saltare giù dal tetto della cattedrale e affiancarli,
sguardo
affilato e ghigno stampato in faccia.
“Laxus!”
“Tsk.
Non vi si può lasciar soli cinque minuti... guardate in che
razza di
casino vi siete cacciati”
Wendy
gli prese l'orlo della pelliccia come una bambina che tenta di
attirare l'attenzione di un adulto.“Laxus-san, dobbiamo
andarcene
da qui, sono troppi!”
Laxus
annuì gravemente. “Lo vedo. Ce la fate a starmi
dietro?”
“Ehi!
Con chi credi di parlare?” sogghignò Natsu.
Wendy
annuì con convinzione, Gajeel spezzò la lancia di
ghiaccio con un
colpo di spada d'acciaio.
“Filiamocela”
decretò.
Laxus
si aprì la strada a suon di pugni, scaraventando di lato
tutti
quelli che si mettevano sul suo passaggio e schizzando via alla
velocità del fulmine, circondato da piccole scariche
elettriche.
Subito dietro di lui, Natsu sfruttò il fuoco nei pugni come
propulsore per darsi la spinta e raggiungerlo, mentre Wendy
usò
l'incantesimo Vernier per librarsi in aria.
Riuscirono
a passare oltre la calca di gente che tentava di infilzarli con spade
e forconi e a mettersi a correre verso la via principale, in
direzione della periferia di Magnolia.
Quanto
a Gajeel... beh, lui rimase decisamente indietro, considerato che era
ferito a una gamba e che non aveva nessuna magia da usare per casi
del genere. Non gli capitava tanto spesso di scappare da una
battaglia...
Gli
altri tre si accorsero presto che lo stavano perdendo, a giudicare da
come zoppicava, e la folla inferocita gli era subito alle calcagna.
“Che
stai facendo, Gajeel? Muoviti!” lo spronò Natsu
parecchi metri più
avanti.
“La
fai facile tu, dannazione!”
Laxus
alzò gli occhi al cielo in segno di esasperazione, quindi
invertì
prontamente la traiettoria e tornò indietro più
veloce di prima.
Affiancò
il Drago d'Acciaio che arrancava penosamente, trascinando la gamba
ferita e fradicia di sangue come se non gli appartenesse.
Probabilmente non riusciva neanche a muoverla, doveva avere il
muscolo squarciato.
“Tsk.
Di questo passo si farà mattina”
borbottò il biondo prima di
prenderlo per i fianchi e caricarselo in spalla come un sacco di
patate, incurante della sequela di insulti coloriti che Gajeel gli
riversò addosso.
“M-Mettimi
giù, dannato bastardo! Posso camminare da solo!”
protestò
vivamente, rosso in faccia per l'imbarazzo.
“Chiudi
quella boccaccia se non vuoi morderti la lingua”
“Lasciami,
ti ho detto!”
Sordo
alle sue imprecazioni, Laxus raggiunse Natsu e Wendy, e insieme
sfrecciarono per le vie della città, diretti verso la
periferia. Non
si voltarono mai indietro a vedere ciò che si stavano
lasciando alle
spalle, sarebbe stata una vista troppo dolorosa. I cittadini di
Magnolia che incrociarono e che tentarono di aggredirli, furono
evitati e lasciati indietro senza pensarci due volte. Corsero come
pazzi, le gambe doloranti per lo sforzo e i polmoni che sembravano
voler scoppiare da un momento all'altro.
Non
rallentarono e non si fermarono a riposare se non diverse ore
più
tardi, quando ormai si erano allontanati abbastanza dalla
città da
non trovare più cartelli che ne indicassero la direzione.
Solo
allora, giunti in prossimità di una grande foresta ai
margini
estremi della contea, si concessero una pausa all'ombra di un grande
platano, mentre il cielo a est veniva rischiarato dalle prime luci
dell'alba.
Ansimavano
tutti ed erano sudati fradici, a dir poco sfiniti.
Laxus
scaricò Gajeel a terra senza troppa cura prendendosi in
cambio un
debole calcio negli stinchi, poi si sgranchì le spalle con
un
sospiro.
“Wendy,
pensa tu a quella testa di latta. Io gli ho fatto da balia a
sufficienza”
“E
chi te l'ha chiesto?!” ribatté il diretto
interessato.
Natsu
lanciò al Dio del Tuono un'occhiata dubbiosa. Aveva la
spalla
inzuppata di sangue fresco.
“E
tu? Stai bene?”
Laxus
si guardò la macchia di sangue sulla camicia e
annuì.
“È
suo, non mio” spiegò accennando a Gajeel.
“Sentito, testa di
ferro? Me la paghi tu la lavanderia”
Dal
punto in cui stava seduto, il diretto interessato alzò il
dito
medio.
Intanto
che Wendy si sedeva accanto allo scontroso Drago Nero e cominciava a
curargli le ferite, tutti ne approfittarono per riposarsi e
riprendere fiato. Era stata una bella corsa, senza contare che
l'ansia e lo stress dovuti a quella situazione infernale li aveva
sfiancati.
Dopo
qualche minuto di innaturale silenzio, fu Laxus a prendere parola per
primo.
“Allora...
vediamo di fare il punto della situazione” esordì.
“Avete idea
di cosa sia successo agli altri?”
“Tsk.
Se lo sapessimo a quest'ora non saremmo qui a scappare come conigli,
ti pare?” borbottò Gajeel, ancora alterato per
esser stato portato
in spalla per tutto il tragitto.
Laxus
gli rivolse un'occhiataccia. “Modera il tono,
ragazzino”
Prima
che Acciaio Nero potesse ribattere, Wendy intervenne per continuare
il discorso.
“Io
so solo che... è successo tutto proprio come nella visione
di
Charle. Nessuna via d'uscita, nessun posto dove nascondersi, nemici
ovunque. Solo... non pensavo che i nostri stessi compagni avrebbero
tentato di ucciderci” pronunciò le ultime parole
con un tono molto
basso, quasi sull'orlo delle lacrime. “Charle mi ha
aggredita.
Cana-san, Lisanna-san e Laki-san volevano uccidermi sul serio”
“Lo
stesso vale per me” confermò Natsu.
“Avevo appena finito di
parlare con Lucifer quando Happy ha dato di matto e mi si è
rivoltato contro. Poi si sono messi di mezzo anche Lucy, Gray ed
Erza”
“Aspetta
un momento. Tu stavi parlando con chi?”
si alterò Laxus.
“Non
guardarmi così! Posso parlare con chi voglio, no? Volevo
chiedere a
Lucifer se avesse intenzione di tradirci!”
Attimo
di silenzio, poi Gajeel e Laxus scoppiarono a ridere di gusto.
“Pff.
Quanto puoi essere ingenuo, Salamander? Ti pare che se stesse
tramando qualcosa sarebbe andato a raccontarlo a te?
Sei
proprio uno stupido”
“Ma
sta' zitto! E non ripetere le stesse frasi di Lucifer, mi stai
facendo incazzare!”
“E
tu piantala di essere così stupido!”
“Ripetilo
se ne hai il coraggio!”
“Fate
silenzio, tutti e due!” li mise a tacere Laxus prima che
continuassero a battibeccare. “Torniamo sull'argomento
principale.
Quindi, Natsu, se ho capito bene Happy ti si è rivoltato
contro dopo aver incontrato Lucifer. Ti
è sembrato diverso dal
solito?”
Natsu
si grattò la testa. “Bah, quanto a pazzia mi
è sembrato normale.
Cioè, non intendo dire che è normale, ma mi
è sembrato normale
per i suoi standard”
“E
che cosa ti avrebbe detto quel pazzo di così interessante?
Sentiamo”
lo provocò Gajeel con un ghigno che esprimeva bene il suo
sarcasmo.
“Più
o meno le solite frasi insensate che dice di solito. Non ci ho capito
molto, però... mi è sembrato che sapesse cosa
stava per succedere.
Mi ha avvertito di guardarmi da quelli che mi sono più
vicini”
“Allora
è stato lui” concluse Gajeel senza pensarci due
volte.
Wendy
finì di curargli la coscia in quel momento, quindi prese un
respiro
profondo e disse la sua.
“Ecco...
io invece penso che lui non c'entri. Da quello che ci avete
raccontato, lui tiene molto alla magia dei Dragon Slayer. Non avrebbe
senso cercare di ucciderci”
“Già,
e comunque non è nel suo stile” affermò
Laxus. “Lui è il tipo
d'uomo che si risolve i problemi da solo. È quello capace di
mettersi contro il mondo intero per capriccio, e di certo non si
sognerebbe di trovare alleati o usare trucchetti del genere. Come
Acnologia, lui è un nemico dell'umanità”
Wendy
trattenne un brivido a quelle parole e al ricordo del nero drago
dell'Apocalisse.
“E
poi... la sua energia, la sua aura... non hanno niente a che vedere
con quella che ha posseduto i nostri compagni”
sospirò.
“E
questo ci porta a un altro punto importante. Che tipo di magia
è
stata usata per rendere tutti succubi?”
“Una
magia di possessione, ovvio. Tipo quella roba che sa fare
Bixlow”
rispose Gajeel mentre si massaggiava la gamba per riprendere
sensibilità.
“Quasi
sicuramente” annuì Laxus.
“Però piegare alla propria volontà
le anime di un'intera città non è cosa da poco.
Credo che neanche
uno dei Maghi Sacri ci riuscirebbe, e comunque tutti quelli della
nostra gilda sono abbastanza tosti da non farsi incantare in questo
modo. Non Erza o il vecchio, perlomeno”
“E
quindi?” insistette Natsu.
Wendy
cominciò a capire prima di lui e Gajeel.
“Quindi... potrebbe esser
stato usato un artefatto magico o un catalizzatore”
“Esatto”
concluse Laxus. “O almeno questo è quello che ho
pensato. Uno o
più catalizzatori di energia magica che hanno aumentato la
potenza
dell'incantesimo fino a sottomettere un'intera città. Questo
è
molto più probabile. Costoso, certo, ma fattibile”
Improvvisamente
Natsu ricordò un dettaglio che fino a quel momento aveva
considerato
irrilevante, una delle tante informazioni che giravano senza meta
nella sua testa.
“Aspettate
un momento... ho capito che cosa hanno usato!”
Tutti
gli sguardi si puntarono su di lui.
“Vi
ricordate che qualche giorno fa in tutta Magnolia sono stati
installati dei nuovi cristalli di Lacrima? Ora che ci penso, quando
Happy è impazzito i lampioni di Lacrima nella strada si sono
illuminati di quella strana luce viola!”
“La
stessa che avevano tutti negli occhi!” realizzò
Gajeel.
Laxus
sospirò e si passò una mano tra i capelli.
“Quindi
è così... chiunque sia stato deve avere parecchi
soldi e provare un
odio profondo verso i Dragon Slayer, per arrivare a tanto”
“E
allora cosa facciamo? Cerchiamo questo tizio senza avere neanche un
briciolo d'informazione su di lui?” domandò Natsu.
“Per
il momento propongo di andare a Onibus. Non è molto lontana,
lì
potremo riposare ed elaborare una strategia con calma. Ma dobbiamo
muoverci in fretta, prima che gli altri ci raggiungano”
Natsu
si alzò in piedi e si sgranchì le nocche.
“Bene, allora. Che
Onibus sia!”
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Come
aveva detto Laxus, Onibus non era poi così lontana a piedi,
tanto
che riuscirono ad arrivarci in mattinata. Erano stati fortunati a non
avere nessuno dei loro compagni indemoniati alle calcagna,
ciononostante continuarono a guardarsi continuamente alle spalle per
assicurarsi di non avere dietro un'Erza armata fino ai denti.
Dopo
qualche ora di marcia Onibus si profilò dinanzi a loro
placida e
tranquilla, immersa in una valle verdeggiante.
Quando
s'incamminarono sulla strada principale che li avrebbe condotti
dritti in città, Gajeel non trattenne uno sbadiglio.
“Non
vedo l'ora di farmi una dormita. Non ho chiuso occhio,
stanotte”
mormorò con voce impastata dal sonno.
In
effetti nessuno dei presenti era riuscito a farsi una dormita decente
a causa degli attacchi a sorpresa ricevuti durante la notte, e come
conseguenza adesso tutti e quattro avevano un'emicrania da spaccare
la testa e delle brutte occhiaie scure.
“Adesso
vedremo di trovare un albergo non troppo in vista” lo
rassicurò
Laxus. “Ci facciamo qualche ora di sonno e poi ripartiamo.
Non
possiamo restare fermi troppo a lungo con l'intera gilda alle
calcagna”
Mentre
camminavano, Wendy si accorse che il Drago di Fuoco sembrava con la
testa tra le nuvole.
“Qualcosa
non va, Natsu-san?”
Si
pentì subito di come aveva formulato la domanda,
perché in effetti
c'erano parecchie cose che non andavano come avrebbero dovuto.
Tuttavia
Natsu non sembrò dare particolarmente peso alla domanda, e
un attimo
dopo le rivolse tutta la propria attenzione.
“Nah,
sto ancora pensando a come può essere successo tutto questo.
Non lo
capisco proprio”
“Perché,
quando mai capisci qualcosa?” borbottò
ironicamente Acciaio Nero.
“Chiudi
il becco”
Avevano
ormai raggiunto i primi edifici di Onibus, non lontani dalla stazione
ferroviaria. C'era parecchia gente lì, probabilmente
sarebbero
riusciti a passare inosservati.
Come
tuttavia ebbero messo piede in città, gli sguardi di tutti i
presenti si puntarono automaticamente su di loro, e in un attimo i
quattro draghi si ritrovarono osservati da un mare di occhi violetti.
Si
fermarono sul posto, come fossero stati pietrificati dallo sguardo di
Evergreen.
“N-no...
non di nuovo...” balbettò Wendy ad occhi sgranati.
La
folla di persone abbandonò all'istante le normali
attività
cittadine e rivolse loro tutto l'intento omicida possibile.
“Dragon
Slayer! A morte i Dragon Slayer! Uccidete i Dragon Slayer!”
Queste
furono le parole urlate dalla gente come un mantra, l'ordine
imperativo che animava tutti, uomini, donne e bambini.
“Merda,
anche questi qui sono andati!” imprecò Gajeel,
arretrando di un
passo quando vide la guardia cittadina avanzare con scudi e
manganelli. Chi tra la folla era in grado di usare la magia
preparò
un incantesimo, gli altri si armarono con ogni oggetto contundente
possibile.
Laxus
prese Wendy e Natsu per i polsi – poiché erano
quelli più avanti
di tutti – e li tirò lentamente indietro.
“Andiamocene”
sillabò a voce bassa, senza staccare lo sguardo dalla folla
inferocita che avanzava verso di loro. “A questo punto,
nessuna
città e sicura”
Ora
che ci facevano caso, anche in quella città erano stati
installati
nuovi cristalli di Lacrima, che in quel momento brillavano di
un'incandescente luce violacea. Forse distruggendoli tutti ne
avrebbero spezzato l'effetto incantatore, ma al momento non ne
avevano il tempo. Troppe persone, troppi ostacoli, troppi pericoli, e
nessuna certezza di riuscire nell'intento.
Come
il primo uomo nella fila di gente si lanciò di corsa verso
di loro
sollevando una mannaia, Laxus urlò:
“VIA!!!” prima di voltarsi e
iniziare a correre nella direzione da cui erano arrivati.
Dovevano
filarsela alla svelta, come avevano fatto a Magnolia, senza voltarsi
indietro.
Nessuno
degli altri draghi se lo fece ripetere, partirono tutti dietro a lui
alla massima velocità che le gambe consentivano loro.
Wendy
lanciò l'incantesimo Vernier su tutti e
quattro per
guadagnare terreno e lasciarsi alle spalle anche quella
città.
Correre,
correre, correre... come nella visione di Charle, anche la
realtà
era divenuta un incubo senza fine, un mondo dove il pericolo era in
agguato ad ogni angolo, senza alcun luogo sicuro, senza nessuna mano
tesa ad aiutarli.
Erano
loro quattro contro il mondo, a dover affrontare una minaccia di cui
non sapevano l'origine né la portata. Avevano sperimentato
molte
cose nelle loro vite, superato molte difficoltà,
fronteggiato molti
nemici... ma l'avevano sempre fatto insieme ai loro compagni. Ora che
erano soli, ora che i loro stessi compagni erano il pericolo, si
sentivano chiusi in un labirinto senza via d'uscita.
“Gli
altri Dragon Slayer!” esclamò ad un certo punto
Natsu mentre
correvano a perdifiato. “Sting, Rogue, Cobra... Lucifer! Che
ne
sarà di loro?”
Giunti
a quel punto, era ormai chiaro che l'intero regno dava la caccia a
quelli come loro.
“Tsk.
Se sono furbi, se la saranno data a gambe pure loro”
replicò
Gajeel senza perdere tempo a voltarsi.
“Però...
Cobra è ancora in prigione! Lui non ha nessun posto dove
fuggire”
“No,
non ce l'ha” confermò Laxus con tono vagamente
lugubre, come se
avesse appena decretato una condanna a morte.
Natsu
sgranò gli occhi e lo affiancò.
“Allora
dobbiamo aiutarlo! Non possiamo lasciarlo lì a
morire”
“E
cosa proponi di fare?!” ringhiò Laxus, guardandolo
storto. “Ci
stanno dando la caccia, Natsu! La caccia. Significa
che appena
ci vedono tentano di sterminarci. Proprio perché
è chiuso in una
gabbia, Cobra è spacciato. In questo momento potrebbe essere
già
morto”
“No!”
s'impuntò Natsu, fermandosi di colpo e costringendo anche
gli altri
a fermarsi in mezzo al sentiero polveroso.
“Natsu...”
“Sono
sicuro che è ancora vivo, e noi lo aiuteremo! Inoltre... lui
può
sentire tutto. Può sentire
cos'è successo ai nostri compagni
e può sentire dove si trovano gli altri Dragon Slayer. Non
possiamo
abbandonarlo per nessun motivo”
Laxus
spostò nervosamente lo sguardo da lui alla direzione da cui
erano
arrivati, aspettandosi quasi di vedere i loro inseguitori spuntare
fuori da un momento all'altro.
“La
prigione è ad Era” disse, lapidario.
“È molto lontana da qui,
senza contare che dovremmo fare il giro lungo per evitare tutti i
villaggi. Inoltre, come ho detto, Cobra potrebbe essere già
morto”
“Laxus-san...”
esordì debolmente Wendy. “Io penso che Natsu-san
abbia ragione.
Cobra può sentire dove si trovano gli altri Dragon Slayer...
se lo
sappiamo noi, forse anche il nemico dietro a tutto questo lo sa.
Forse potrebbe tenerlo in vita proprio per scoprire dove si
nascondono gli altri Dragon Slayer”
“La
mocciosa ha ragione” ammise Gajeel. “Non conosciamo
l'identità
di chi ci vuole morti, ma se ha anche solo un po' di sale in zucca,
allora non ucciderà così facilmente l'unico
Dragon Slayer in grado
di trovare tutti gli altri. Al momento Cobra è l'unico a
poterci
individuare a lunga distanza”
Laxus
esalò un sospiro rassegnato. “D'accordo, allora.
Però dobbiamo
fare presto, e pregare di trovarlo prima che lo faccia il
nemico”
|
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Capitolo 6 *** Attraversare il Deserto ***
CAPITOLO
SEI – ATTRAVERSARE IL DESERTO
Cobra
si era reso conto da un bel po' che qualcosa all'esterno non stava
andando per il verso giusto. Non che riuscisse a udire
granché oltre
quelle spesse mura insonorizzate, fatte apposta per lui,
però il suo
istinto gli diceva che stava succedendo qualcosa di strano. Molto
strano.
Per
lui il lato peggiore del trovarsi rinchiuso in una cella non era in
sé la mancanza di libertà. Era il fatto di non
sapere. Anche
nell'oscurità più totale e nella solitudine le
sue orecchie
sensibili erano sempre riuscite a captare qualcosa del mondo esterno,
suoni che gli raccontavano cosa succedeva fuori e che potevano quasi
disegnare scene nella sua mente... ma quelle mura erano speciali,
costruite apposta per impedirgli di sentire alcunché,
così da
precludergli anche quell'unico spiraglio di libertà.
Ora
come ora, quella mancanza di suoni lo stava facendo impazzire.
Non
seppe dire per quante ore rimase seduto ad ascoltare il silenzio,
quante ore ad attendere l'arrivo di un suono interessante, ma dopo
un'attesa che parve infinita udì finalmente dei passi
risuonare in
lontananza nel corridoio.
Passi
secchi e decisi dal timbro metallico, come se chi camminava portasse
l'armatura. Soldati?
C'erano
anche altri passi, ora che ascoltava bene, passi silenziosi e
leggeri, ma allo stesso tempo aggressivi nella loro avanzata. Solo a
Dranbalt, Lahar e pochi altri era concesso scendere lì
sotto, ma
quei passi non appartenevano a nessuno che conoscesse.
Cobra
– che fino a quel momento era rimasto disteso sulla sua
branda –
si tirò a sedere e si mise in ascolto.
Ci
volle qualche minuto prima che quei passi lontani raggiungessero la
sua cella, ma fu solo quando la porta venne aperta di botto che un
turbine di pensieri gli invase le orecchie, rischiando di assordarlo.
Si
portò una mano a coprirsi un orecchio per attutire almeno in
parte
quella rapsodia di pensieri cui non era più abituato.
Chi
entrò nella cella era il padrone di quei pensieri,
nonché un uomo
che Cobra era sicuro di non aver mai visto prima.
Alto
più o meno come lui, vestito di nero, con i capelli biondi
chiarissimi ad eccezione di una ciocca rossa che partiva dal centro
della testa e cadeva fin davanti agli occhi. Un volto anonimo, reso
particolare solo da una cicatrice che lo attraversava dalla fronte al
mento sul lato sinistro. Non fosse stato per quella, Cobra avrebbe
potuto facilmente dimenticare una faccia simile.
Furono
i suoi pensieri tuttavia quelli ad essere degni d'attenzione:
pensieri inquieti e allarmanti, diabolici e carichi d'odio, pensieri
che facilmente si sarebbero trasformati in azioni violente.
Con
l'udito sopraffino di cui godeva, l'Oraciòn Seis
impiegò solo
qualche attimo a fare mente locale e memorizzare tutte le
informazioni che il cuore dell'altro gli stava trasmettendo
inconsciamente, e che lo lasciarono a bocca aperta dallo stupore.
“Tu...
tu sei...” mormorò con voce roca.
Quasi
non riusciva a credere a ciò che udiva, a ciò che
si celava nel
cuore gonfio d'odio dell'uomo che gli stava davanti.
“Non
è possibile” ringhiò, affilando lo
sguardo. “Tu dovresti essere
morto! Ho visto la tua fine con i miei
occhi”
Ora
sapeva per certo chi era quel tipo, ed era sicuro che non avrebbe
dovuto trovarsi lì. Era morto di un tipo di morte
così violenta da
cui nessuno avrebbe potuto fare ritorno. Come aveva fatto a salvarsi?
“Dunque
eccola qui...” esordì il biondo, entrando nella
cella e
passeggiando davanti a lui. “... la prima vittima della
mia
vendetta”
“Preferirei
non essere definito 'vittima'”
ribatté Cobra senza riuscire
a trattenersi. “Sono stato vittima di un
destino avverso
troppo a lungo”
L'uomo
si fermò davanti a lui e lo guardò dall'alto in
basso come si
potrebbe guardare un rifiuto.
“Chiariamo
subito una cosa, Dragon Slayer. Per me tu e i tuoi
simili non
siete altro che feccia. Spazzatura che infesta il mondo con la sua
presenza, uno scarto dell'umanità. Siete una razza che va
estirpata
alla radice, cosa che ben presto accadrà”
Fantastico.
Stava
parlando con quel tipo da meno di due minuti e aveva già una
gran
voglia di spaccagli la faccia con una palla chiodata.
Il
Drago del Veleno sogghignò e sputò a terra.
“Per
quel che mi riguarda qui la feccia sei tu. Non so come tu abbia fatto
a sopravvivere, ma se cortesemente ti togliessi dai piedi mi faresti
un gran favore. Stai infettando la mia aria, e non ne ho molta, qui
dentro”
Si
aspettava il calcio che sarebbe arrivato, ma in quel luogo stretto
non aveva molte possibilità di schivarlo, perciò
fu costretto a
bloccargli il piede a mezz'aria prima che la punta acuminata dello
stivale gli sfondasse lo zigomo.
Il
biondo lo guardò con furia omicida, e per Cobra fu un gioco
da
ragazzi udire i suoi pensieri.
“I
tuoi propositi di vendetta portateli da un'altra parte. Hai
già
perso una volta, vuoi forse ripetere l'esperienza? Questa volta,
però, mi assicurerò personalmente che tu non
possa più tornare”
L'uomo
ritrasse il piede con uno strattone e rimase invece a guardarlo con
espressione compiaciuta.
“Al
contrario. Questa volta sarete voi Dragon Slayer a
perdere. Vi
darò la caccia uno per uno fino in capo al mondo, e presto
le vostre
teste orneranno i bastioni di Mercurius”
A
Cobra non piacque affatto quella prospettiva, come non gli piacque il
piano diabolico che udì formarsi nel cuore dell'altro.
Il
biondo ridacchiò e uscì dalla cella, facendo un
cenno agli uomini
che erano con lui, e che solo allora Cobra notò.
Uomini
vestiti di nero come il primo, tra i cui abiti stracciati si
scorgevano però i riflessi di armature d'acciaio. Ce n'erano
tre o
quattro, non visibili in volto a causa delle maschere d'argento che
portavano, tutte raffiguranti volti distorti.
Il
Drago del Veleno fu attraversato da un brivido quando due di loro
entrarono nella cella.
Non
era tanto il loro aspetto a inquietarlo... quanto il fatto che non
avevano pensieri.
Da
loro non udiva provenire alcun suono, nemmeno un tenue riverbero. Non
si trattava nemmeno di barriere mentali che gli impedivano di
ascoltare i suoni, perché semplicemente quegli esseri non
formulavano alcun pensiero. Non erano umani, e forse nemmeno vivi.
Nel
loro lugubre silenzio di morte, scivolarono fino a lui e obbedirono a
un ordine del loro padrone, cominciando a riempirlo di pugni sonori
dalla testa ai piedi.
Cobra
si ritrovò piegato in due e pestato a sangue senza la minima
possibilità di difendersi. Aveva ancora addosso le manette
anti-magia, perciò fu completamente inerme a quel
trattamento.
Il
pestaggio durò solo pochi minuti, sufficienti
però a rendere il suo
volto irriconoscibile. Cadde in ginocchio sul pavimento sporco della
cella, tossendo convulsamente a causa di un paio di colpi nelle
costole che gli avevano fatto mancare il respiro. Si sentiva il
sangue in bocca, e la faccia gli pulsava di dolore in più
punti come
se fosse stato colpito a tutta forza da una mazza ferrata.
L'uomo
biondo fece cenno di smetterla, e i suoi soldati uscirono dalla cella
come spettri, privi di pensieri ed emozioni.
“Il
tuo potere mi sarà molto utile, Drago del Veleno”
sentenziò
l'uomo mentre chiudeva la cella. “Presto la magia dei draghi
non
esisterà più, e voi che la utilizzate sparirete
con essa”
Cobra
lo sentì allontanarsi ridendo come un folle, e dal canto suo
sputò
a terra un grumo di sangue.
Si
sedette con la schiena contro la parete di pietra, respirando a fondo
per calmarsi. Gli
faceva male tutto, e aveva la sensazione che per lui l'Inferno era
solo all'inizio.
Aveva
sentito cosa quel bastardo voleva da lui, ma
sarebbe morto
prima di accontentarlo.
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Gajeel
si fermò improvvisamente, gli occhi fissi sull'orizzonte
infuocato e
gli anfibi immersi nella sabbia fino alle caviglie.
L'aria
era arida e secca, calda come solo quella dell'estremo sud poteva
essere, e portava con sé l'odore polveroso di terre
inesplorate. Il
deserto si estendeva davanti a loro per miglia e miglia,
così
immenso da dare l'impressione che si allungasse fino ai confini del
mondo.
Gli
altri tre Dragon Slayer si fermarono quando notarono che Acciaio Nero
temporeggiava, a metà tra le ultime mattonelle di un vecchio
sentiero abbandonato e la sponda dell'infinito deserto.
“Hai
intenzione di restare lì tutto il giorno?” lo
spronò Natsu.
Gajeel
aggrottò leggermente la fronte e fiutò l'aria,
prima di gettare un
ultimo sguardo alle sue spalle, come per rimpiangere ciò che
stavano
per lasciare.
“Ci
stai portando in un deserto, Laxus” fece notare al Drago del
Fulmine. “Spero proprio tu sappia cosa stai facendo,
perché io lì
non ci voglio morire”
In
testa al gruppo Laxus chiuse gli occhi con un sospiro stanco.
“Lo
spero anch'io” ammise. “Ma comunque siamo presi tra
l'incudine e
il martello. Passare per la strada significa imbatterci in persone
che vogliono la nostra testa, mentre passare per il deserto significa
avere la certezza di essere soli”
“Senza
cibo né acqua”
aggiunse il Drago d'Acciaio,
scettico.
Laxus
gli diede le spalle e s'incamminò sulla sabbia, subito
seguito da
Natsu e Wendy.
Il
mago del fuoco passò lo sguardo da lui a Gajeel, ponderando
la
situazione, poi chiese: “Laxus, sei già stato in
questo deserto?”
Dreher
non si voltò. “Ci sono stato. Avevo in programma
di provare ad
attraversarlo... ma dopo appena poche ore da quando ci sono entrato
ho sentito l'aura del vecchio indebolirsi e sono tornato indietro.
È
stato durante il mio periodo di esilio, quando voi eravate nei casini
a Tenroujima”
“Quindi
non sai neanche quanto sia vasto?!” lo rimbeccò
Gajeel, qualche
passo più indietro.
“Gajeel-san...”
mormorò Wendy, indecisa su chi sostenere.
Il
Drago d'Acciaio ringhiò. “Ci stai portando a morire”
Laxus
si fermò improvvisamente e ruotò di centottanta
gradi per guardarlo
in faccia.
“Ho
fatto una proposta e voi avete acconsentito a seguirmi,
perciò
adesso non cominciare a lamentarti. Ti ricordo che siete stati voi a
insistere per andare a Era e salvare Cobra”
“Sì,
ma non a costo delle nostre vite!”
Laxus
lasciò passare qualche secondo, poi sogghignò.
“Ti fa così tanta
paura, il deserto?”
Gajeel
strinse i pugni, e persino Natsu notò la sua esitazione.
“Non
è un nemico che possiamo sconfiggere con la nostra
magia” rispose,
serio. “La gente impazzisce nel deserto, i compagni finiscono
per
uccidersi a vicenda, la mancanza di acqua prosciuga le energie. Se
poi si ha un senso dell'orientamento come il tuo, allora siamo
davvero spacciati”
“Vaffanculo”
sibilò Laxus prima di voltasi e proseguire. Dopo un attimo
di
esitazione, anche gli altri lo seguirono, pregando che sapesse
davvero cosa stava facendo.
Natsu
si avvicinò a Gajeel e gli diede una pacca sulla spalla.
“Non
preoccuparti, nessuno di noi impazzirà” lo
rassicurò. “Non
possiamo permetterci di morire né impazzire
finché non avremo preso
a calci in culo il maledetto che ci ha tirato questo scherzo. Te lo
prometto”
“Tsk.
Non ho bisogno delle tue promesse, Salamander”
ribatté seccante il
Drago d'Acciaio, sebbene con un tono più leggero di prima.
A
quel punto la decisione era stata presa: avrebbero tentato il tutto
per tutto per attraversare il deserto. Se tutto andava come diceva
Laxus, entro tre o quattro giorni sarebbero arrivati a Era, dove
avrebbero potuto liberare Cobra, radunare anche gli altri Dragon
Slayer e studiare un piano per uscire da quella situazione.
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Sting
andava troppo veloce, Rogue se n'era accorto già da un bel
po'.
Avanzava
rapido e affannato come un segugio a caccia, nonostante stesse
prendendo direzioni a caso e non guardasse nemmeno dove metteva i
piedi. Infatti, il Drago d'Ombra non fu particolarmente sorpreso
quando lo vide inciampare in una radice sporgente e finire col muso a
terra come l'ultimo degli imbecilli.
“Argh!”
“Sting!”
Cheney
corse subito in suo soccorso, a prenderlo per il braccio e tirarlo in
piedi.
“Stai
correndo troppo. Di questo passo, se non moriamo perché ci
trovano
allora moriamo per sfinimento”
Si
appoggiarono al tronco di un vecchio albero, ansimando pesantemente
per la corsa. Nessuno dei due era in buone condizioni, i loro
compagni non ci erano andati affatto leggeri quando li avevano
colpiti. Rufus aveva usato un incantesimo di fuoco, Orga li aveva
quasi carbonizzati entrambi con i suoi fulmini neri... senza contare
gli attacchi magici di tutti gli altri.
In
ogni caso sarebbe potuta andare peggio, se l'erano cavata solo con
qualche costola incrinata, un po' di lividi e un paio di bruciature
qua e là. Se non si fossero accorti in tempo di cosa stava
succedendo, a quell'ora i loro cadaveri sarebbero già freddi.
“Hai
ragione” sospirò Sting dopo un po'.
“È solo che... è successo
tutto troppo in fretta. Non credevo che anche nelle altre
città ci
avrebbero dato la caccia”
“Non
è solo la gente delle città” fece
notare Rogue. “Tutti le
creature dotate di raziocinio sembrano avercela con noi. Pensa a
Frosch e Lector”
Sting
abbassò lo sguardo e annuì stancamente.
Il
colpo più duro era stato vedere i loro stessi Exceed, i loro
migliori amici attaccarli con le unghie e con i
denti. Quella
non se l'aspettavano proprio.
Ora
come ora non sapevano cosa fare, né tanto meno dove andare.
Avevano
già valutato l'idea di cercare i Dragon Slayer di Fairy Tail
e
scoprire se ne sapevano più di loro, ma in quel momento
Natsu e
compagni potevano essere ovunque, braccati allo stesso modo dai
propri compagni.
“Cosa
facciamo, Rogue?” domandò il biondo passandosi una
mano sulla
faccia come per togliere la stanchezza che si sentiva addosso.
Il
Drago d'Ombra scosse le spalle. “Non lo so. Non ci
è mai capitata
una cosa simile”
“Potremmo
andare comunque a Magnolia... forse Natsu-san e gli altri Dragon
Slayer sono ancora nei paraggi...”
“Francamente
credo che si siano già allontanati da lì. Se
anche loro sono stati
presi di mira, non resteranno a lungo nello stesso posto. Possiamo
provarci, se vuoi, ma non credo che li troveremo”
Sting
imprecò e calciò un sasso, spedendolo lontano
nell'erba.
Ormai
non sapevano più dove sbattere la testa, l'unica alternativa
sembrava restare lontano dai centri abitati e sperare che qualcuno
degli altri Dragon Slayer trovasse un modo per mettere a posto le
cose. Loro comunque erano solo in due, feriti, senza la più
pallida
idea di come risolvere la situazione. Cosa potevano fare?
Da
qualche parte nella foresta un ramo secco di spezzò,
attirando
simultaneamente la loro attenzione.
Si
voltarono entrambi di scatto con le orecchie ben aperte, tesi come
corde di violino e pronti a fuggire o a combattere, a seconda della
necessità. Li
avevano già trovati? Chi poteva essere così abile
da rintracciarli
in quella foresta dove perdere le tracce era la cosa più
facile?
Un'ombra
emerse dalla fitta boscaglia, una figura silenziosa le cui fattezze
erano celate da mantello e cappuccio.
I
Draghi Gemelli rimasero immobili, come paralizzati.
Chiunque
fosse quell'uomo, era senza dubbio un nemico. Non aveva l'odore dei
Dragon Slayer, di conseguenza era lì per ucciderli.
Tesero
i muscoli e si prepararono a combattere. Il nemico era uno solo, e
loro erano due tra i maghi più forti della loro gilda. Lo
avrebbero
sconfitto in un colpo solo, senza neanche usare il Dragon Force.
Quando
però l'uomo avanzò senza timore e fece scivolare
via il cappuccio,
entrambi i draghi impallidirono e optarono istantaneamente per un
fuga strategica, perché davanti a loro c'era il secondo uomo
più
ricercato del regno dopo Zeref.
Davanti
a loro, c'era Gerard.
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Camminavano
da un tempo indeterminato. Dovevano essere passare parecchie ore da
quando erano entrati in quell'infinita distesa di sabbia nota come
deserto, e al momento non avevano incontrato
né forme di vita
né potenziali fonti d'acqua o di cibo. Non c'erano altro che
sabbia,
rocce e polvere, il che non era molto rincuorante.
Avevano
smesso di chiacchierare da un bel po', spossati dal caldo, e ormai si
limitavano a seguire Laxus verso chissà quale meta, ognuno
immerso
nei propri pensieri.
Persino
Gajeel aveva smesso di lamentarsi per la decisione di attraversare il
deserto, e ora camminava in silenzio chiudendo la fila. Dopo
diverse ore passate sotto il sole cocente tutti e quattro avevano
già la pelle ustionata nei punti in cui era scoperta, e la
mancanza
d'acqua si faceva sentire con una sensazione di arsura sul fondo
della gola.
Furono
grati quando finalmente il giorno volse al termine e il sole
calò ad
ovest, cedendo il posto alla frescura della notte. Decisero di
fermarsi tra le dune e concedersi il tanto agognato riposo: dalla
notte della caccia non avevano più avuto occasione di
riposare,
quindi al momento erano tanto stanchi da poter crollare a dormire da
un momento all'altro.
Wendy
si occupò di tutti loro a turno: curò le
scottature e i residui di
ferite che si erano procurati a Magnolia, e riuscì perfino a
fare
qualcosa per la carenza d'acqua, rigenerando i loro corpi
così che
avvertissero di meno la morsa della sete. L'effetto non sarebbe
durato a lungo, ma avrebbe aiutato a sopportare l'arsura del giorno
seguente.
“Uff...
che fame!” si lamentò Natsu, rotolando sulla
sabbia come un
bambino.
Wendy
sorrise tristemente. “Mi spiace, per quello non posso fare
molto...
io posso sopravvivere nutrendomi dell'aria, ma voi...”
“Tsk.
Lascia stare, sopravviveremo anche saltando un pasto o due”
ribatté
Gajeel, sebbene il suo fu il primo stomaco a brontolare.
Non
potevano mangiare la loro stessa magia, perciò c'era poco da
fare...
“Beh,
se proprio avete tutta questa fame possiamo sempre mangiarci
a
vicenda” buttò lì Laxus con un tono che
rendeva difficile capire
se scherzasse o meno.
“Potremmo
cominciare dal più stupido, per esempio...”
continuò guardando
Natsu.
“Ehi!
Stupido a chi?! Se proprio vuoi mangiarti qualcuno allora comincia
con Gajeel, che è il più fastidioso del
gruppo!”
“Non
tirarmi in mezzo, Salamander!”
“Non
è mica una cattiva idea...” Laxus
spostò gli occhi sul Drago
d'Acciaio sogghignando, il quale rispose con un ghigno ancora
più
bestiale.
“Provaci,
maledetto” lo sfidò. “L'ultimo che ha
tentato di mangiarmi
non è vissuto abbastanza da poterlo raccontare. Credo sia
ancora
sepolto da qualche parte sotto le macerie di Hellhound”
Laxus
scosse la testa e ridacchiò, mentre Gajeel e Natsu
continuavano a
battibeccare peggio di due mocciosi, sotto lo sguardo preoccupato di
Wendy.
Nonostante
tutto, erano quei piccoli momenti di quotidianità a farli
tirare
avanti, a dar loro la forza di non arrendersi davanti a una
situazione disperata. Sapevano di essere soli contro il mondo, sette
Dragon Slayer – otto, contando Lucifer – braccati
persino dai
loro stessi compagni. Nessun aiuto esterno, nessun luogo dove
nascondersi, nessun posto sicuro in cui abbassare le difese.
Organizzarono dei turni di guardia per la notte così da
vegliare gli
uni sugli altri e assicurarsi che nessun pericolo fosse in agguato
tra le dune, e naturalmente Natsu e Gajeel cominciarono a litigare
anche per quello, almeno finché il Drago del Fulmine non ne
ebbe
abbastanza dei loro comportamenti infantili.
“Basta
così, il primo turno lo faccio io” Laxus mise a
tacere il chiasso.
“Chiudete quelle boccacce e mettetevi a dormire. Non so
quanto
ancora dovremo camminare prima di raggiungere i confini del
deserto”
Wendy
si accoccolò accanto a Natsu e chiuse gli occhi, mentre il
Drago di
Fuoco le accarezzava la testa con un sorriso.
Gajeel
si distese un po' più in là e
bofonchiò qualche insulto
all'indirizzo del biondo.
“Tsk.
Se crepiamo, Laxus, giuro che ti uccido”
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Il
nuovo giorno fu anche peggiore del precedente. Il caldo afoso del
deserto cominciò a tormentarli fin dalle prime luci
dell'alba, e
senza cibo né acqua la prospettiva di un'altra giornata di
marcia in
mezzo alla sabbia non era per niente allettante. Ciononostante,
nessuno si dilungò più in inutili lamentele che
ormai non servivano
più a niente se non a farli innervosire. Ora che erano nel
cuore del
deserto, non potevano fare altro che andare avanti e sperare di
raggiungerne i confini occidentali prima che il sole cuocesse del
tutto i loro cervelli e li facesse stramazzare al suolo.
Per
quanto fosse caldo, nessuno osò spogliarsi durante il
cammino per
paura di riportare altre scottature e dare altro lavoro a Wendy. Man
mano che avanzavano, però, man mano che le ore passavano
lente e
inesorabili e che il sole tracciava il suo percorso nel cielo
accecante, i loro passi divennero sempre più pesanti e
strascicati,
e le energie non tardarono a scemare fino a scomparire del tutto.
Ogni
mezz'ora Wendy si ricaricava inspirando aria polverosa: non era un
granché, ma tanto le bastava per farla tirare avanti senza
bisogno
di affidarsi agli altri.
A
metà giornata, nell'ora più calda e terribile,
Laxus camminava
leggermente ingobbito in avanti per la fatica, Natsu si era bendato
la testa con la sciarpa per proteggersi dal sole e Gajeel si
trascinava penosamente in fondo al gruppo, ansimando ad ogni passo.
Più
andavano avanti e più il deserto dinanzi a loro sembrava non
avere
fine. Nessuna zona d'ombra, nessun riparo, nessuna oasi. Erano da
soli contro l'implacabilità di una landa priva di vita.
Andarono
avanti così per tutto il giorno. E il giorno dopo. E il
giorno dopo
ancora.
Quattro
giorni senza cibo né acqua, quattro giorni di infernale
marcia sotto
un sole spietato che non attendeva altro che vederli crollare. La
mancanza d'acqua era quella che pesava più di tutto: rendeva
le loro
membra secche e fragili, faceva girare loro la testa, li rendeva
deboli ed emotivamente instabili, li istigava ad improvvisi attacchi
di isteria nei quali finivano inevitabilmente per litigare tra loro,
soprattutto i Dragon Slayer del Ferro e del Fuoco. Alla fine,
però,
nemmeno loro potevano restare arrabbiati a lungo e battibeccare sulle
solite cose prive di significato, così si limitavano a
tirare avanti
con una fatica immane. Wendy non poteva più fare niente per
loro,
per quanto curasse i loro corpi non poteva in alcun modo ovviare alla
mancanza d'acqua. Anche Laxus era al limite, sebbene continuasse ad
avanzare come un toro, apparentemente instancabile. Non lo fermavano
la stanchezza né la sete, e la sua folle ricerca di una via
d'uscita
da quell'Inferno di sabbia era ormai diventata la sua ossessione.
Malgrado
tutti i suoi sforzi, però, i confini di quel deserto
continuavano ad
apparire irraggiungibili, e ben presto sarebbero arrivati al punto di
non reggersi più in piedi.
Ciò
che temevano non tardò ad arrivare, nel primo pomeriggio di
quell'ennesima giornata di marcia sfiancante.
Natsu
fu il primo a barcollare e a non sentirsi più le gambe,
mentre al
contrario sentiva fin troppo bene la propria gola secca, arida e
piena di polvere. Crollò in ginocchio senza emettere un
suono, pochi
metri dietro Wendy e Laxus.
“Natsu...
san...!” esclamò debolmente la Dragon Slayer del
Cielo, tornando
indietro per aiutarlo.
Anche
Laxus si fermò, piegato in due dal caldo insopportabile e
dalla
mancanza di fiato ed energie.
“N-non
ce... la faccio... più” mormorò
Salamander, completamente privo
di forze.
Stavolta
non era uno scherzo dei suoi, non era una finta. Non mangiava e
beveva da troppi giorni, il suo corpo aveva semplicemente smesso di
rispondere ai comandi.
Gajeel
dietro di lui riuscì ad avanzare ancora di qualche passo,
anche lui
instabile sulle gambe. Una volta che l'ebbe raggiunto – quasi
per
orgoglio – anche lui cedette alla stanchezza e si
lasciò cadere
disteso al suo fianco, stremato.
“Gajeel...
san...”
Wendy
avrebbe avuto le lacrime agli occhi, se avesse avuto abbastanza acqua
in corpo, ma poiché non ce l'aveva poté solo
rimanere in ginocchio
accanto ai due compagni semi-svenuti, una mano su ognuna delle loro
teste ad accarezzarli stancamente.
“Non
può... finire così...”
singhiozzò, tentando inutilmente di
curarli con la propria magia. “Vi prego.. alzatevi!”
Ma
non si alzarono.
Il
deserto li aveva sconfitti.
Laxus
rimase in piedi a pochi metri di distanza, anche lui ridotto a uno
straccio. Presto sarebbe crollato, e a quel punto Wendy sarebbe
rimasta da sola in mezzo al nulla, con la sola compagnia di tre amici
morenti.
---------------------------------------------------------------------------
Angolo dell'autrice
Nota
bene: siccome ho scritto la storia e poi mi sono ricordata che da
qualche parte esisteva anche una mappa di Fiore, probabilmente ho
sballato completamente la topografia del mondo di Fairy Tail. Nel senso
che sono quasi sicura che non c'era nessunissimo deserto tra Magnolia
ed Era, ma voi fate finta che ci sia e basta. ;P
A
presto!
|
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Capitolo 7 *** Le Ombre della Rovina ***
CAPITOLO
SETTE – LE OMBRE DELLA ROVINA
Wendy
scuoteva disperatamente il braccio di Natsu, tentando di tenerlo
sveglio.
“Ti
prego, Natsu-san!” implorava. “Non
arrenderti!”
Natsu,
disteso al suolo con gli occhi mezzi-abbassati e il respiro
irregolare, non riusciva a muovere un muscolo. La sete era diventata
ormai insopportabile e lo stava corrodendo dall'interno peggio di un
cancro, prosciugandogli tutta l'energia vitale. Accanto a lui, Gajeel
non era in condizioni migliori.
“Vi...
prego....” insistette ancora la minore dei Dragon Slayer,
benché
ormai stesse a sua volta perdendo le speranze.
Dal
punto in cui si trovava, Laxus tornò indietro trascinando i
piedi
fino a fermarsi accanto ai compagni. Guardò per un lungo
minuto
Natsu e Gajeel, incapaci di risollevarsi da terra.
Li
aveva condotti lui alla rovina. Aveva
scelto la via più difficile, la strada più
pericolosa e senza una
preparazione adeguata. Era colpa sua se tutti loro stavano morendo.
Strinse
i pugni con la poca forza che gli rimaneva.
Stava
impazzendo dalla sete, ma anche e soprattutto dal senso di colpa per
aver portato i suoi compagni a questo. Lui e il suo maledetto senso
dell'orientamento!
Avrebbe
dovuto dar retta a Gajeel e optare per un'altra strada!
Il
pensiero di dover dare ragione a quell'ottusa testa di ferro lo
riempì di rabbia e frustrazione.
“No...”
mormorò con un filo di voce, attirando l'attenzione di Wendy.
“Laxus-san...?”
Non
esisteva che avrebbe lasciato le cose così come stavano.
Non
esisteva che le previsioni di quello stupido Gajeel superassero la
sua determinazione di portarli fuori da quel deserto.
“No”
ripeté con più convinzione. “Nessuno di
noi morirà qui”
Strinse
i denti e si accucciò a terra, afferrando simultaneamente
Natsu e
Gajeel per l'attaccatura dei pantaloni. Con uno sforzo immane li
sollevò entrambi dalla sabbia e se li caricò in
spalla, uno per
parte, sotto gli occhi stupiti di Wendy. Fu un peso non indifferente
per il suo corpo già provato dal caldo e dalla sete, ma si
costrinse
a restare in piedi e a tenerli su tutti e due.
“L-Laxus...”
sussurrò Natsu con voce arrochita dalla disidratazione.
“Mettimi...
giù...” gli fece eco Gajeel.
Nessuno
dei due, però, riuscì a muovere un muscolo per
opporsi.
“Chiudete
il becco, teste di cazzo” ringhiò il Dio del Tuono
con espressione
feroce, cominciando a camminare. Passo dopo passo, marciò
nella
sabbia, seguito da una preoccupatissima Wendy.
“Laxus-san...
pensi di farcela?”
“Ce
la farò” tagliò corto lui.
“Tu, piuttosto. Riesci ad andare
avanti? Non credo di poter portare un terzo peso sulle spalle”
La
ragazzina annuì, convinta.
“Non
preoccuparti per me! Ti seguirò fino alla fine del
deserto!”
“Bene.
Almeno una qui non da' problemi” sorrise.
Ce
l'avrebbero fatta, ne erano sicuri. Superato il momento peggiore,
potevano tirare avanti fino alla fine.
Laxus
si fece coraggio e avanzò un passo alla volta con la sabbia
fino
alle caviglie, appesantito dai compagni semi-svenuti oltre che dalle
sue stesse membra affaticate. Lo sforzo di cui si era fatto carico non
era indifferente, anzi, lo stava logorando sempre più ad
ogni metro
che compiva in quel maledetto deserto. Se avesse potuto vedere
all'orizzonte anche uno solo segno di vita, una sola macchia d'ombra
che gli facesse capire di essere quasi alla fine di quella landa
desolata, il peso si sarebbe fatto senza dubbio più leggero,
ma
poiché non c'era nulla a vista d'occhio per miglia e miglia,
poté
solo contare sulla propria incrollabile determinazione e tirare
avanti, con la piccola Dragon Slayer del Cielo al seguito.
Di
tanto in tanto Wendy posava le mani su di lui per rigenerargli almeno
in parte l'energia perduta, anche se con il passare delle ore,
persino lei cominciava a dare i primi segni di vero cedimento.
“Forza,
ancora un piccolo sforzo” la spronò, cercando di
dare forza anche
a se stesso. “Ce la faremo”
Wendy
annuì stancamente, trascinando i piedi.
Sulle
sue spalle massicce, Gajeel si ribellò debolmente.
“L-lasciami,
Laxus... posso... camminare da solo” mormorò con
un filo di voce,
indice di quanto fossero contraddittorie le sue parole.
“Sta'...zitto”
ringhiò Laxus, avanzando a fatica. “Un'altra
parola e giuro che ti
seppellisco sotto questa fottutissima sabbia!”
“L-Laxus...”
“Adesso
ti ci metti anche tu, Natsu?!”
Il
Dio del Tuono era stufo di sentire quei due fare sfoggio del loro
patetico orgoglio ormai ridotto in poltiglia. Li avrebbe sul serio
scaricati in mezzo al deserto se non l'avessero finita subito di
blaterare.
“No,
Laxus... ascolta...” continuò a protestare il
Drago di Fuoco, il
cui tono sembrava vagamente allarmato.
“Ascolta
cosa?!”
Natsu
gli diede un'improvvisa pacca sulla spalla, attirando la sua
attenzione.
“C'è
qualcuno dietro di noi!”
Solo
allora il biondo smise di avanzare e si voltò lentamente
indietro.
Natsu
non diceva cazzate, dietro di loro c'era veramente qualcuno.
Ombre.
Riusciva
a vederle a qualche centinaio di metri da loro: figure immobili al
pari di statue, ritte sulla cima delle dune, con solo i mantelli
logori che si agitavano al vento come dotate di vita propria.
“Si
sta alzando il vento...” fece notare Wendy, mentre i loro
capelli e
vestiti venivano scossi da una calda brezza portatrice di polvere.
“... però... ha un cattivo odore”
Laxus
aguzzò la vista, ma non gli servì a scoprire
l'identità degli
esseri che li stavano seguendo a distanza. Riusciva a contarne
cinque, e come aveva detto Wendy, l'odore portato dal vento era
davvero pessimo.
“Continua
a camminare” decretò a voce bassa, diretto alla
minore dei Dragon
Slayer.
“E
voi due... se riuscite almeno a restare svegli, teneteli
d'occhio”
Avanzò
di qualche passo, inquieto. Ci mancava solo che delle figure
misteriose che li seguissero dappresso come gli sciacalli seguono una
bestia morente!
“Laxus...”
lo chiamò di nuovo Natsu dopo qualche minuto, sballottato
sulla sua
spalla. “Sono... scomparsi...”
Il
Dio del Tuono si voltò nuovamente, e con inquietudine sempre
maggiore si rese conto che le cinque ombre erano svanite nel nulla.
Le avevano viste tutti e quattro, non poteva trattarsi di
un'illusione! Dov'erano andate a finire? Erano passati solo pochi
minuti!
“Non
ti fermare, Wendy” intimò alla Sacerdotessa del
Cielo, spronandola
a continuare. “Va' avanti”
Aumentò
anche lui l'andatura. Non sapere la posizione di un probabile nemico
era anche più snervante, gli dava l'impressione che quelle
ombre
potessero balzare fuori dal nulla da un momento all'altro. Nessuno di
loro era in condizione di combattere, se li avessero attaccati
sarebbe stato uno scontro a senso unico.
Il
vento soffiava più forte adesso, alzando tutt'intorno a loro
polverosi mulinelli di sabbia che rendevano solo più
difficile
l'avanzata.
“Laxus-san!
Questo vento è...”
Il
Drago del Fulmine si voltò verso Wendy per puro caso, e nel
farlo
scoprì con orrore una sagoma nera e terrificante ergersi
dalla
sabbia e apprestarsi a calare un'enorme spada d'acciaio sulla testa
della piccola Dragon Slayer.
Agì
d'istinto prima di potersene rendere conto: afferrò
bruscamente il
braccio di Wendy e la tirò verso di sé con uno
strattone violento,
strappandola per un soffio alla traiettoria mortale della spada.
Nell'indietreggiare
con tre carichi sul corpo, Laxus finì per perdere
l'equilibrio e
rovinare a terra, con i compagni che gli pesavano addosso.
“Merda!”
imprecò nel vedere la sagoma nera preparare la spada per un
nuovo
attacco.
Le
altre quattro figure apparvero in sequenza attorno a loro, chiudendo
i quattro draghi in un cerchio senza via d'uscita.
Ora
che le vedeva meglio, Laxus intuì quanto potessero essere
pericolose.
Si
sarebbero detti dei comuni predoni del deserto se non fosse stato per
le armature d'acciaio arrugginito sotto i mantelli sgualciti, le cui
placche mandavano opachi bagliori ogni volta che le stoffe logore si
scuotevano nel vento. Nell'ombra dei cappucci erano a malapena
visibili contorte maschere dai lineamenti demoniaci che rendevano
impossibile definire l'identità di quegli esseri.
Laxus
non era nemmeno troppo sicuro che fossero umani, avevano un odore
bruttissimo, odore di morte.
Con
un colpo di reni si rialzò in piedi, caricando la poca
energia che
aveva nei pugni.
“Bada
a quei due!” ordinò a Wendy, riferendosi ai Dragon
Slayer ancora
semi-svenuti e incapaci di muoversi.
L'adrenalina
corse nelle sue vene e gli portò la familiare
elettricità in tutto
il corpo, concentrandosi poi nelle mani con piccole scariche vivaci.
Optò
per un attacco multiplo che avrebbe allontanato contemporaneamente
tutti e cinque gli aggressori: sollevò un pugno verso il
cielo e
fece piovere sui nemici una tempesta di fulmini ruggenti dalla
potenza devastante. Si augurò che fosse sufficiente,
perché non
sarebbe stato capace di effettuare un altro incantesimo con la poca
energia che gli restava.
Il
suo corpo già provato dalla sete, dal caldo e dalla
stanchezza, era
davvero al limite.
I
fulmini colpirono le ombre senza difficoltà, aiutati dal
metallo
delle loro armature che costituiva un perfetto conduttore elettrico,
tuttavia nemmeno una di loro crollò a terra.
Laxus
rimase pietrificato dall'orrore mentre quelli, ancora attraversati da
scariche residue, sfoderarono le spade all'unisono e strinsero
pericolosamente il cerchio, puntando le lame contro di loro.
“N-non
è possibile...!” mormorò arretrando di
un passo.
Quei
mostri non potevano essere completamente illesi dopo un attacco del
genere!
Wendy
si strinse contro di lui mentre Natsu e Gajeel cercavano
faticosamente di restare svegli e tirarsi in piedi, con scarsi
risultati.
Le
sagome nere si avvicinarono ancora di più, chiudendoli in
una
trappola mortale.
All'improvviso,
per, un nuovo e inaspettato scherzo
del destino intervenne a rimescolare le carte in tavola:
un'esplosione di luce multicolore che investì tutti i
presenti e
risucchiò al suo interno i guerrieri neri, così
come un buco nero
ad altissima gravità potrebbe risucchiare la materia.
I
Dragon Slayer assistettero interdetti alla scena, mentre le ombre
puntavano i piedi e agitavano le spade per liberarsi della pressione,
confuse da quell'inaspettata svolta e incapaci di opporsi alla forza
magica che le stava attirando a sé, inglobandole una dopo
l'altra
all'interno di uno squarcio spazio-temporale. Quando la luce si
estinse, i guerrieri-ombra erano scomparsi nel nulla, risucchiati da
chissà quale incantesimo.
“Fairy
Tail!”
Una
voce familiare attirò l'attenzione dei quattro draghi, che,
voltandosi nella direzione da cui erano arrivati, scorsero un volto
conosciuto cavalcare in groppa a un'imponente destriero del deserto,
a metà tra un cavallo e un rettile.
Wendy
e Laxus rimasero a bocca aperta, sconcertati.
“Mystgun...?”
“Gerard!”
L'ex
membro del Sacro Ordine dei Dieci tirò le redini non appena
li ebbe
raggiunti, e la sua enorme cavalcatura frenò sulla sabbia,
posando
le grosse zampe a pochi centimetri dalle teste di Natsu e Gajeel.
“Presto,
salite su!” li spronò Gerard, guardandosi intorno
nervosamente.
“Che
ci fai tu qui?” indagò Laxus,
diffidente. Era ancora in
guardia, stentava a credere che un essere umano che non fosse un
Dragon Slayer avesse ancora il cervello a posto e non tentasse di
ammazzarli.
Gerard
offrì una mano a Wendy e la tirò sul dorso della
creatura, proprio
dietro di sé.
“Sono
tre giorni che vi cerco. Speravo di trovarvi prima di loro”
Wendy
intuì che si stava riferendo alle ombre che li avevano
attaccati.
“Gerard...
che cosa sono?”
“Rimandiamo
a dopo le spiegazioni” tagliò corto l'ex Mago
Sacro. “Li ho
spediti in un'altra dimensione, ma non ci metteranno molto a
liberarsi. Dobbiamo allontanarci subito da qui”
Laxus
afferrò malamente Natsu e lo caricò dietro a
Wendy, poi fece lo
stesso con Gajeel.
“Questa
bestia ci reggerà tutti e cinque?”
Il
mago dai capelli blu annuì e diede una pacca sul collo
possente
della cavalcatura.
“È
una creatura magica del deserto, i nomadi la usano da secoli per
trasportare carichi pesanti”
Laxus
accettò la spiegazione e salì per ultimo,
curandosi di reggere i
due compagni affinché non cadessero. Wendy si
aggrappò alla vita di
Gerard, mentre quest'ultimo spronava il destriero al galoppo in mezzo
alle dune.
Era
una creatura eccezionalmente veloce e resistente, ben più
grossa di
un cavallo e paragonabile a un piccolo drago, e riuscì a
portarli in
meno di mezz'ora abbastanza lontano da poter scorgere un'oasi in
mezzo a quell'infernale deserto.
Gerard
la condusse proprio lì, all'ombra degli alberi, nel bel
mezzo della
vegetazione lussureggiante sulle rive di un piccolo stagno.
Non
appena lo raggiunsero e scesero da cavallo, Laxus scaricò
Natsu e
Gajeel direttamente a mollo nell'acqua, senza neanche curarsi del
fatto che potessero annegare o meno.
Subito
dopo, anche lui e Wendy si buttarono nella fresca fonte della vita
che era mancata loro così a lungo.
Fu
come immergersi in una soluzione rigenerante: l'acqua li
riempì di
nuova vita e rese loro ciò che l'arida sabbia del deserto
aveva
tolto. Persino Natsu e Gajeel, dopo un primo momento di
immobilità,
si riscossero e iniziarono a dissetarsi a grandi sorsate,
spintonandosi l'un l'altro per accaparrarsi più acqua
possibile.
“Levati,
Salamander!”
“Levati
tu, ammasso di ferraglia!”
“Quanto
sei fastidioso!”
“Non
ti sopporto!”
Vicino
a loro, Wendy finì di bere e andò a stendersi con
un sorriso sulla
morbida sabbia della riva.
“Ce
l'abbiamo fatta!” esclamò.
“Già.
Stavolta c'è mancato davvero poco”
commentò amaramente Laxus,
mentre osservava stancamente gli altri due Dragon Slayer che
cercavano di affogarsi a vicenda.
“Mi
spiace non esser riuscito a trovarvi prima”
sentenziò Gerard, che
dopo aver tolto delle sacche dalla sella le distribuì ai due.
“Hai
fatto comunque in tempo, e non eri obbligato ad aiutarci”
replicò
Laxus, scoprendo con soddisfazione che le sacche contenevano un bel
po' di cibo.
Addentò
un pezzo di pane e gettò un'occhiata dubbiosa all'altro mago
mentre
masticava.
“Com'è
che tu non sei caduto sotto l'effetto di quell'incantesimo?”
Gerard
scrollò le spalle. “Sono stato posseduto da un
fantasma abbastanza
a lungo. Un incantesimo di quella portata, anche se potente, non
basta a farmi impazzire di nuovo”
Fece
per aggiungere altro, ma a quel punto gli schiamazzi di Natsu e
Gajeel che si azzuffavano come marmocchi erano riusciti a far saltare
i già fragili nervi del Dio del Tuono, che non perse tempo a
entrare
di nuovo nello stagno e schiacciare le loro teste sott'acqua, avendo
cura di tenerceli per un bel po'.
“Quando
la finirete di fare gli idioti?!” ringhiò una
volta che li ebbe
tirati fuori, mezzi-soffocati.
Li
scaraventò malamente sulla riva e allungò loro un
paio di calci.
“Chiudete
il becco e mangiate in silenzio, imbecilli!”
I
due draghi gli rivolsero uno sguardo astioso, ma poi presero il cibo
che Gerard porgeva loro e cominciarono a mangiare in silenzio.
“Immagino
che tu ne sappia più di noi riguardo a questo
casino” continuò
Laxus dopo essersi assicurato che i due casinisti di turno avessero
rinunciato ai loro tentativi di zuffa.
Gerard
posò i gomiti sulle ginocchia e incrociò le dita,
pensieroso.
“In
realtà non molto. So quale tipo di incantesimo è
stato gettato
sugli abitanti di Fiore, ma non ho idea di chi sia stato né
tanto
meno perché ce l'abbia con i Dragon Slayer”
Sospirò
e spostò lo sguardo dagli uni agli altri.
“Più
che magia di possessione, si tratta di un'alterazione della memoria e
delle capacità cognitive. Gli abitanti del regno, compresi i
vostri
compagni, si comportano normalmente tra di loro, ma nutrono verso i
Dragon Slayer un odio feroce indotto dalla emanazioni provenienti dai
nuovi cristalli di Lacrima. Essendo un illusionista, io ne sono
immune, però la maggior parte della gente è
caduta sotto l'influsso
dell'incantesimo. Ciò significa che finché tutti
i cristalli non
saranno distrutti o chi li controlla eliminato, voi continuerete ad
essere il bersaglio di tutti gli esseri senzienti”
“Non
ho capito granché, ma significa che se prendiamo a calci
l'artefice
di tutto questo le cose torneranno alla normalità,
giusto?”
intervenne Natsu dimostrando ancora una volta le proprie
capacità
intellettuali paragonabili a quelle di una lucertola.
Gerard
scosse le spalle. “Più o meno è
così”
“Allora
è facile!”
“Facile
un corno, razza di idiota!” ringhiò Gajeel.
“Hai ascoltato o no?
Nessuno qui sa chi sia stato a manomettere la coscienza della
gente!”
“Mi
chiedo solo come stiano gli altri Dragon Slayer...”
mormorò Wendy
sovrappensiero.
“Per
quanto ne so, Cobra si trova ancora alla prigione di Era”
spiegò
Gerard. “Mentre i Draghi Gemelli di Sabertooth stanno bene,
li ho
incontrati pochi giorni fa”
I
quattro Dragon Slayer lo guardarono con tanto d'occhi.
“Li
hai incontrati? Dove?” si stupì Natsu.
“In
una foresta poco lontano dalla loro città. Sto cercando di
radunarvi
tutti così potremo trovare insiee un modo per rimettere a
posto le
cose. Uniti sarete più forti, mentre da soli è
quasi certo che
verrete catturati o uccisi”
Gajeel
sputò un pezzo di carne che gli era rimasto tra i denti, poi
continuò ad azzannare la coscia di pollo come se nulla fosse.
“Visto
che siamo in argomento...” esordì. “Chi
erano quei tizi di
prima?”
“Non
ho mai visto una cosa del genere” aggiunse Laxus.
“Sono rimasti
illesi a un mio attacco. Sembrava che non l'avessero quasi
sentito”
“Questo
è proprio ciò di cui volevo parlarvi”
annuì Gerard, serio.
“Perché dall'apparizione di quegli esseri,
possiamo avere un
indizio su chi vi voglia morti”
“Spiegati”
sentenziò Laxus, assottigliando lo sguardo.
“Quelle
creature sono Wraith, spettri, creature dall'anima
dannata che
infestano i luoghi bui e morti. Normalmente non appaiono alla luce
del sole e soprattutto non sono così forti,
ma questi
rappresentano un'eccezione. Conoscete la storia di Zeref e il caos
che imperversò per il mondo quattrocento anni fa?”
“Zeref...
c'entra ancora lui?” si stupì Wendy, vagamente
spaventata.
Gerard
continuò.
“In
quell'epoca non c'era solo lui. Era un'era di oscurità e
terrore, di
disperazione e follia. Tutto il male che esiste al mondo fu generato
durante quegli anni, compresi i Wraith. Se Zeref dominava il mondo
della magia, il terribile re conquistatore conosciuto come il
Tiranno dominava tutto il resto. Ne
avrete sentito parlare, forse”
“Vagamente”
ammise Laxus. “Ma credevo fosse solo una storiella per
spaventare i
bambini. 'Il leggendario re oscuro che ridusse il mondo a un
deserto di cenere'” recitò a memoria
ricordando qualche
vecchio racconto di quand'era bambino.
Gerard
scosse tetramente la testa e chiuse gli occhi.
“Purtroppo
non è solo una leggenda. Quell'uomo esisteva veramente, e fu
così
temuto e spietato che di lui non fu mai riportato neanche il nome.
Tutto ciò che si sa è che governò il
mondo con un'armata delle
tenebre che secondo la leggenda gli procurò lo stesso Zeref.
Tra i
suoi servi più fedeli c'erano dieci cavalieri che il Tiranno
stesso
mutilò e sfigurò orribilmente per testare la loro
lealtà. Sono
passati alla storia come i suoi Alfieri”
“Un
momento” intervenne Gajeel, scuro in volto. “Quelle
ombre che ci
hanno attaccato non saranno...?”
L'ex
Mago Sacro annuì gravemente.
“Portano
maschere d'acciaio per coprire i loro volti sfigurati, e brandiscono
enormi spade intrise di magia nera. Furono maledetti insieme al loro
signore, e ora qualcuno li ha risvegliati dalla tomba per
sottometterli alla sua volontà. Sono una schiera di
guerrieri
non-morti impossibili da uccidere sia con la magia che con le armi
comuni. Finché il loro evocatore vivrà, nessuno
dei dieci Alfieri
verrà mai sconfitto”
A
quelle parole seguì un lungo silenzio pesante come un
macigno.
Wendy
aveva la testa bassa e tremava leggermente, Laxus imprecava
sottovoce, Gajeel si passava nervosamente una mano tra i capelli. E
Natsu...
“SONO
TUTTO UN FUOCO!!! Andiamo a prenderli a calci!!!”
esultò saltando
in aria come un indemoniato.
“Oi,
Salamander! Ma hai ascoltato o no, pezzo di cretino?!”
“Che
importa? Se basta mettere al tappeto il loro padrone perciò
che quei
cosi spariscano e i nostri compagni tornino alla normalità,
allora è
facile!”
“Facile
un corno! Ascolta la gente quando parla! Non ti è bastata la
batosta
che abbiamo preso alla Baia degli Schiavi?!”
“Adesso
siamo più forti!”
“Non
è passato neanche un mese!”
“E
allora?”
“Ma
io ti strozzo!”
Drago
di Fuoco e Drago d'Acciaio rotolarono in una delle solite zuffe, e
stavolta Laxus non sprecò tempo ed energie a cercare di
separarli.
Piuttosto si rivolse a Gerard.
“Bella
seccatura. Ci mancavano solo questi stronzi in armatura a complicare
le cose! Non hai nessuna idea su chi possa averli evocati?”
“Stavo
per farvi la stessa domanda. Solo un negromante piuttosto potete,
diciamo al livello di Master potrebbe aver evocato
creature di
quella portata. Non conoscete nessun mago oscuro che possa avercela
con i Dragon Slayer? Per caso avete fatto un torto grave a
qualcuno?”
Laxus
sogghignò con una punta di amarezza.
“Beh,
noi di Fairy Tail siamo abituati a tirarci addosso l'ira della gente,
soprattutto quando distruggiamo qualcosa nelle missioni.
Però...
conosco un solo Dragon Slayer che potrebbe aver fatto torti gravi a
qualcuno. Uno solo che sarebbe capace di uccidere degli innocenti per
capriccio e che riderebbe come un folle davanti a una
carneficina”
Natsu
e Gajeel smisero di combattere e si voltarono a guardarlo, allarmati.
“Vuoi
dire... lui?” esordì Natsu.
“Di
chi parlate?” indagò Gerard, senza capire.
Laxus
lo guardò dritto negli occhi. “Del Dragon Slayer
più spietato
attualmente in vita. Il Drago degli Inferi, Lucifer Totenstern"
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Angolo dell'Autrice
Giusto un piccolo
appunto sui signori Alfieri apparsi in questo capitolo: i wraith non sono
un'invenzione mia, ma appartengono al folklore scozzese, dove il
termine sta appunto a significare "fantasma" o "spettro". La
descrizione che ne da Gerard è più o meno quella
delle leggende, si tratta comunque di creature maligne non-morte.
Tolkien li aveva riutilizzati nel Signore degli Anelli per dare vita ai
Nazgul, il cui nome inglese è proprio ring-wraiths, "spettri
dell'anello". Suppongo che per i dissenatori
della saga di Harry Potter si possa dire la stessa cosa, si tratta
comunque della medesima creatura.
|
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Capitolo 8 *** Caccia Ai Draghi ***
CAPITOLO
OTTO – CACCIA AI DRAGHI
Era
ormai il tramonto quando Gerard finì di sellare il suo
destriero
mezzo-equino e mezzo-rettile e si apprestò a partire.
Salì
in groppa agilmente, sistemò meglio le sacche fissate alla
sella e
si aggiustò le redini, poi spostò lo sguardo
un'ultima volta sui
maghi di Fairy Tail.
“Allora
io vado” sentenziò. “Troverò
questo Lucifer e cercherò di
capire se è in qualche modo coinvolto in questa insensata
caccia ai
Dragon Slayer. Se tutto va bene, ci rivediamo fra tre giorni a Era
per liberare Cobra”
“Buona
fortuna” lo salutò Natsu.
“Mi
raccomando” aggiunse Laxus. “Se trovi Lucifer fa'
molta
attenzione. Non è un tipo che va preso alla
leggera”
Gerard
annuì e fece voltare la cavalcatura verso ovest.
“State attenti
anche voi. Gli Alfieri del Tiranno sono ancora sulle vostre
tracce”
e detto ciò spronò l'animale al galoppo verso il
sole morente del
tramonto.
I
quattro maghi lo guardarono allontanarsi tra le dune di sabbia
finché
non fu diventato un puntino all'orizzonte, presto inghiottito dalla
luce infuocata e dalla polvere.
Una
volta che fu scomparso, Wendy sospirò e raccolse da terra la
sua
sacca da viaggio.
“Gerard
è molto gentile. Ci ha lasciato cibo e acqua in abbondanza
per
arrivare alla fine del deserto”
“Che
comunque non è lontana” asserì Gajeel,
guardando verso nord.
A
detta di Gerard non mancava che un giorno e mezzo di viaggio per
raggiungere Era, ormai erano quasi arrivati a destinazione. Non erano
sicuri che andare nella città della grande prigione
nonché sede del
Consiglio della Magia fosse una buona idea, né sapevano se
Cobra
fosse effettivamente vivo, ma ormai c'erano dentro fino al midollo, e
non potevano che andare avanti.
Gerard
aveva detto che anche Sting e Rogue erano diretti a Era, secondo suo
stesso suggerimento. L'idea di radunarsi là e mettere a
punto un
piano d'azione era stata accettata all'unanimità.
“Forza,
allora. In marcia” sospirò Laxus cominciando a
incamminarsi.
Ora
che avevano recuperato le energie e che avevano fatto il pieno di
acqua e cibo, erano pronti ad affrontare qualsiasi cosa li
attendesse. Natsu in particolare non vedeva l'ora di dare inizio a
una bella scazzottata coi fiocchi: c'era così tanta gente da
prendere a calci! L'artefice di quel pandemonio, gli Alfieri del
Tiranno, la gente che avrebbe cercato di ammazzarli, e soprattutto
quegli idioti dei loro compagni che si erano lasciati possedere
così
facilmente!
Salamander
giurò che avrebbe riempito Gray ed Erza con tanti di quei
pugni da
renderli irriconoscibili. Quei maledetti gli avevano rotto ben due
denti!
Mentre
ognuno dei quattro draghi era immerso nei propri pensieri, Gajeel
rallentò il passo e si gettò un ultimo sguardo
alle spalle,
studiando con diffidenza l'infinita distesa desertica dietro di loro.
Ovunque
Gerard avesse spedito quei wraith, non li aveva mandati abbastanza
lontano: a molte leghe di distanza da loro, cinque ombre armate di
spade nere si sollevarono dalla sabbia.
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“Te
lo chiedo ancora una volta, Dragon Slayer”
sibilò l'uomo
biondo strattonando dolorosamente Cobra per i capelli e torcendogli
la testa all'indietro. “Dove sono i tuoi simili?”
Il
Drago del Veleno si lasciò scappare un gemito.
In
quegli ultimi giorni aveva ricevuto così tante botte da non
poterle
più nemmeno contare, e quel tizio odioso ancora non sembrava
soddisfatto di averlo ridotto in quello stato.
Annaspò
cercando di riprendere fiato, con l'unico risultato di tossire un
grumo di sangue. Qualche costola era andata di sicuro, poco da farci,
e probabilmente aveva ancora qualche osso incrinato o lussato, senza
contare i segni di lividi e graffi che non gli risparmiavano nemmeno
un centimetro di pelle. Eppure, nel proprio ferreo orgoglio, non ne
voleva sapere di cedere.
Quando
il suo aguzzino strinse ulteriormente la presa sui suoi capelli per
indurlo a parlare, Cobra sogghignò e gli sputò in
faccia un misto
di saliva e sangue.
“Non
avrai niente da me. Niente”
ripeté tanto per
assicurarsi che quel bastardo avesse afferrato il concetto.
L'uomo
indurì lo sguardo e per un attimo fu tentato di colpirlo
ancora, ma
poi parve cambiare idea e allentò la presa, lasciandolo
scivolare a
terra senza più forze.
Cobra
rimase seduto con la schiena contro il muro di pietra grezza,
ansimando e valutando quanto ancora avrebbe potuto resistere in
quelle condizioni.
“Evidentemente
la tortura non funziona con te” esordì il biondo,
passeggiando
avanti e indietro per la cella. “Sei tenace, devo
ammetterlo... ma
questo non salverà né te né i tuoi
simili dalla mia ira. A causa
vostra, maledetti maghi dei draghi, ho perso
tutto”
“Ti
ho già detto che i tuoi problemi personali non
m'interessano”
ribatté il Drago del Veleno, pulendosi il labbro spaccato.
“Saresti
dovuto morire quel giorno insieme a quell'ammasso di ferraglia che
hai tentato di resuscitare. Adesso stai solo sprecando la vita che ti
è stata risparmiata per un ridicolo piano di
vendetta”
L'altro
si voltò a guardarlo con rabbia.
“La
mia vita non ha nessun valore finché esistete voi Dragon
Slayer! Non c'è abbastanza spazio per me e voi in questo
mondo!”
Cobra
voltò la testa dall'altra parte.
Era
inutile tentar di far ragionare quell'idiota, perciò si
sarebbe
limitato a ignorarlo. Che lo torturasse pure se gli faceva piacere.
Non aveva nessuna intenzione di accontentarlo e cercare per lui gli
altri Dragon Slayer, solo per vederli trucidati uno dopo l'altro. Non
era leale a nessuno di loro, vero... ma non era neanche così
bastardo, egoista e insensibile da consegnarli nelle mani del boia.
D'un
tratto un pensiero gli arrivò alle orecchie dal cuore
dell'altro,
costringendolo per forza di cose a spostare lo sguardo inferocito su
di lui.
“No”
lo anticipò, ringhiando sommessamente. “Non lo
farai!”
“Oh,
sì che lo farò” sogghignò in
risposta il biondo. “Se non fai
come ti dico, saranno i tuoi compagni a pagarne le conseguenze. Li
farò giustiziare uno dopo l'altro, finché delle
sei preghiere non
ne rimarrà che una”
Cobra
inorridì.
Per
lui gli Oraciòn Seis erano tutto fuorché amici,
però erano
i suoi compagni, l'unica famiglia che avesse, l'unico luogo a cui
poteva fare ritorno. Il solo pensiero di perdere anche loro come
aveva perso i suoi genitori da bambino, avrebbe potuto farlo
impazzire. L'idea di restare solo per sempre era
troppo
terribile da sopportare.
Strinse
furiosamente i pugni e si alzò di scatto, strattonando le
catene nel
vano tentativo di lanciarsi addosso al nemico.
“Lasciali
fuori da questa storia! Loro non hanno nulla a che vedere con i
Dragon Slayer!”
“Hanno
a che vedere con te” precisò
il biondo, andandogli incontro
e fermandosi a un centimetro fuori dalla sua portata, così
che non
potesse nemmeno sfiorarlo. “Sono pedine sacrificabili. La
scelta è
tua, Cobra: trova gli altri cacciatori di draghi, oppure guarda i
tuoi compagni morire tra le mille torture che infliggerò
loro”
Il
Drago del Veleno si sentì tremare di rabbia e paura insieme.
Non
voleva farlo. Non voleva condannare a morte né i Dragon
Slayer
insieme a cui aveva combattuto, né tanto meno i suoi
compagni di
sventura.
L'altro
sorrise di nuovo, perfido e viscido.
“Adesso
voglio una risposta” sibilò. “Dimmi...
quanti Dragon Slayer
riesci a sentire nelle vicinanze?”
Non
voleva. Non poteva...
Strinse
i denti fino a farsi sanguinare le gengive, e nel vedere la sua
esitazione il biondo girò sui tacchi con uno sbuffo e
uscì dalla
cella, probabilmente per andare dritto ad occuparsi dei suoi compagni
imprigionati.
Prima
che l'uomo potesse allontanarsi troppo da lui e rischiare di non
sentirlo più, Cobra mormorò con un filo di voce
la risposta.
“Ce
ne sono... due”
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Rogue
si fermò in mezzo al sentiero, voltandosi indietro a
scrutare le
colline che si erano lasciati alle spalle.
Sting
avanzò ancora di qualche passo prima di fare lo stesso.
“C'è
qualche problema, Rogue?” domandò, sulla difensiva.
Il
Drago d'Ombra fiutò l'aria e scrutò in
lontananza, sondando tutto
l'ambiente circostante. Si trovava nella stessa direzione in cui
soffiava il vento, perciò non poteva sentire bene gli odori.
Sopra
di loro, cupe nuvole grigie e pesanti si muovevano lente come buoi al
pascolo, coprendo poco a poco tutto il cielo.
C'era
qualcosa che lo rendeva inquieto, come se qualcuno li stesse seguendo
a loro insaputa.
“Rogue”
lo chiamò ancora Sting, distogliendolo dai suoi pensieri.
Il
Drago d'Ombra passò in rassegna un'ultima volta le colline
che
avevano superato da poco, quindi riprese a camminare.
“No,
niente. È solo che... ho un brutto presentimento”
“Non
dirlo a me” ribatté il biondino, allungando il
passo. “Più ci
avviciniamo a Era, e più sento che stiamo andando dritti tra
le
fauci del nemico”
Rogue
fece per annuire, ma improvvisamente sentì un formicolio
dietro la
testa.
Si
voltò di nuovo, questa volta di scatto, e finalmente le
vide: tre
ombre nere come la notte, indistinte sagome di quelli che potevano
essere soldati in armatura coperti da lunghi mantelli sgualciti.
Anche
Sting li notò e impallidì.
“Quelli...
sono...”
“Gli
esseri di cui parlava Gerard” concluse Rogue, mettendosi in
guardia. “Gli Alfieri del Tiranno”
Le
tre figure si avvicinarono scivolando sull'erba come spettri, e anche
da un centinaio di metri di distanza entrambi i Dragon Slayer le
videro estrarre le spade con un sibilo sinistro.
“Credo
che scappare non servirà a niente”
esordì Sting, prendendo a sua
volta la postura da combattimento e cominciando ad espandere la
propria magia.
Rogue
lo imitò. “Dobbiamo affrontarli adesso, in campo
aperto”
Entrambi
stavano sudando freddo perché consci di dover affrontare un
nemico
in superiorità numerica e che per giunta nemmeno
conoscevano. La
situazione non era delle migliori, ma dopotutto sarebbe anche potuta
andare peggio.
Gli
Alfieri ormai erano a meno di trenta metri da loro.
“White
Drive”
“Shadow
Drive”
Pronunciarono
all'unisono l'incantesimo di potenziamento magico, espandendo la
propria magia e preparandosi all'attacco.
Quando
le tre figure nere furono loro addosso, i due partirono alla carica
come furie, sparando un doppio attacco combinato che generò
un'esplosione bianca e nera del raggio di diversi metri. La nube di
fumo, luce e polvere che si propagò coprì la loro
vista per qualche
secondo, impedendo loro di capire se avessero colpito i nemici o
meno.
Contro
tutte le loro previsioni, però, una mano bardata di metallo
uscì
improvvisamente dal muro di fumo e agguantò Sting per la
testa, per
poi spingerlo indietro e schiacciarlo a terra con una forza
mostruosa.
“Sting!”
si allarmò il Drago d'Ombra, accorrendo subito in suo aiuto.
Sferrò
un duro calcio al fianco dell'Alfiere, lì dove dovevano
esserci le
costole, ma non ebbe alcun effetto se non quello di farlo spostare di
appena pochi centimetri.
Rogue
sbiancò, Sting gemette quando la sua testa fu premuta sul
terreno
con più violenza, mentre gli oscuri buchi nella maschera
dell'Alfiere si voltarono a fissare il Drago d'Ombra come pozzi di
tenebra.
“R-Rogue...!
Argh!... S-scappa...!” latrò Sting.
Rogue
non ci pensò due volte, attivò all'istante il
Dragon Force e colpì
l'Alfiere con tutta la magia che aveva in corpo.
“LASCIALO
STARE!!!!” urlò a pieno polmoni.
Stavolta
l'Alfiere fu sbalzato indietro di diversi metri dalla durezza del
colpo, e Sting fu finalmente libero di alzarsi.
“Sting,
presto! Attiva il Dragon For-” Rogue non riuscì a
finire la frase
che il sibilo furioso di una lama d'acciaio riempì le sue
orecchie,
avvertendolo che il secondo Alfiere era proprio dietro di lui, pronto
ad affondargli in corpo la lama.
“Rogue,
giù!” ruggì Sting buttandoglisi addosso
e tirandolo a terra con
sé prima che la spada potesse trapassarlo. Rotolarono l'uno
sull'altro, praticamente abbracciati, finché non riuscirono
a
riprendere la concentrazione e a rialzarsi, entrambi in
modalità
Dragon Force.
Loro
ansimavano e tremavano, mentre i tre Alfieri si ergevano dinanzi a
loro, immobili e letali.
Quanto
erano forti quei maledetti guerrieri senz'anima?
Pur
non utilizzando attivamente alcuna magia, i loro corpi sembravano
davvero immortali e invincibili.
“Dobbiamo
combatterli a distanza, o rischiamo di farci ammazzare sul
serio”
esordì Sting, le chiazze bianche sul volto e sulle spalle
che si
illuminavano a intermittenza man mano che caricava la propria magia.
“Usiamo tutto quello che abbiamo, Rogue! Facciamo vedere loro
di
cosa sono capaci i Draghi Gemelli!”
Rogue
espanse il proprio potere e si lasciò avvolgere da sottili
fili
d'ombra.
“Andiamo!”
“Hakuryū
no...”
“Eiryū
no...”
“...
HŌKŌ!!!”
Il
ruggito feroce che proruppe da entrambi si unì in un unico
raggio
grigio formato da ombra e luce, e una volta raggiunto il bersaglio la
sua potenza fu tale da causare un'esplosione tripla rispetto a quella
di prima, tanto grande da aprire una voragine in mezzo al terreno,
non dissimile da quella che aveva aperto Sting durante i Grandi
Giochi Magici.
Mantennero
il ruggito più a lungo che poterono e alla massima potenza,
ma non
servì a nulla quando la lama di una spada tagliò
in due il raggio,
spezzandolo a metà e deviandone la traiettoria in lontananza
verso
le colline. Gli Alfieri furono loro addosso prima di potersene
rendere conto, e solo quando videro le loro spade arrugginite calare
verso le proprie teste, i Draghi Gemelli trovarono la forza d'animo
di allontanarsi con uno scatto ed evitare di venir decapitati.
“Non
ci credo... il ruggito non è servito a niente?”
mormorò Sting,
sconvolto.
“Eiryū
no Zangeki!” sibilò Rogue lanciandosi
contro l'Alfiere più
vicino e graffiandogli il petto con una sferzata d'ombra.
Sentì i
propri artigli stridere sulla dura corazza di metallo dell'Alfiere, e
passare oltre senza danneggiarlo.
Un
altro wraith apparve da dietro e lo ferì di striscio sulla
coscia,
mentre Sting fu sferzato brutalmente su braccia e ventre. Tagli non
abbastanza gravi da ucciderli, ma sufficienti a far perdere loro
resistenza, energia e velocità.
Stanchi,
ansimanti e sull'orlo della disperazione, i due maghi arretrarono.
Nemmeno la loro magia unita poteva nulla contro quegli esseri... cosa
dovevano fare?
“Sting...”
mormorò Rogue, tamponandosi la ferita alla coscia con una
mano. “Ci
rimane un solo asso nella manica”
“Unison
Raid, eh?” sospirò il Drago Bianco, mentre un
rivolo di sangue
misto a sudore gli scorreva lungo la tempia, lì dove
l'Alfiere
l'aveva afferrato e inchiodato a terra.
Rogue
prese un respiro profondo e allungò la mano destra.
“Se
falliamo, sarà la fine”
“Lo
so” annuì Sting facendo lo stesso con la sinistra.
Caricarono
velocemente tutta l'energia che restava loro, convogliandola prima
nei palmi e poi nello spazio tra le loro mani, così che le
loro due
magie si fondessero per crearne una nuova, il più perfetto
degli
Unison Raid conosciuti. Non si erano mai neanche allenati
granché
per raggiungere quel grado di sincronia: la loro amicizia, i loro
cuori, i loro respiri, la loro affinità... tutte queste cose
erano
perfette così com'erano, nate e cresciute spontaneamente.
Nessuno
avrebbe mai potuto compiere una magia d'unione più potente
della
loro.
Gli
Alfieri del Tiranno avanzarono a lame sguainate, i volti diabolici
delle maschere che sogghignavano in maniera distorta, deridendoli.
“Rogue”
chiamò Sting, lo sguardo fisso sul nemico.
Il
Drago d'Ombra rimase ad ascoltarlo in silenzio, mentre l'Unison Raid
assumeva la sua forma finale e si preparava a venir scagliato.
Sting
sorrise.
“Distruggiamoli”
“Sì”
Urlarono
entrambi, lasciando che la loro maga unita scaturisse in tutta la sua
devastante potenza e portando in avanti le mani per liberarla contro
i tre nemici.
“SEIEIRYŪ...
SENGAAA!!!”
Le
Zanne Luminose del Sacro Drago d'Ombra esplosero come la
deflagrazione del Big Bang, travolgendo nella loro luce multicolore
tutto ciò che incontrarono sul loro cammino. Terra, cielo,
alberi,
rocce, carne, spirito... ogni cosa fu spazzata via da un'onda d'urto
che si propagò per miglia e miglia, facendo tremare il regno
intero.
Purtroppo,
però, per la seconda volta il loro Unison Raid
fallì.
Non
era servito contro Natsu Dragneel durante il quarto giorno dei
Giochi, e non servì ora dinanzi a tre spettrali nemici, i
quali
erano animati da una magia ben più antica e terribile
dell'Unison
Raid.
Quando
l'esplosione di luce e ombra si dissolse, gli Alfieri del Tiranno si
fecero avanti a passo solenne e indomito, i mantelli ormai quasi del
tutto laceri e le armature graffiate e piene di ammaccature, tuttavia
ancora intere.
Nel
vederli, i Draghi Gemelli tremarono e crollarono in ginocchio, senza
più forze. Avevano usato tutto il potere che era rimasto
loro
sperando di sopraffare il nemico, ma neanche stavolta avevano avuto
successo.
Due
Alfieri si fermarono davanti a ognuno di loro, le spade sollevate e
pronte ad infliggere il colpo di grazia.
Sconfitto
e rassegnato, Sting trovò la forza di cercare un'ultima
volta la
mano del partner, di stringerla nella sua e di rivolgergli un sorriso
malinconico.
“Sono
felice di averti conosciuto, Rogue”
Il
Drago d'Ombra chiuse gli occhi, poi le lame calarono.
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Gerard
aveva dovuto lasciare la sua cavalcatura giù alle pendici
delle
montagne e proseguire a piedi, inerpicandosi sull'impervio sentiero
che serpeggiava tra le aspre rocce del monte Hakobe.
Faceva
molto freddo, lassù, tra la temperatura bassissima e le
sferzate di
vento gelido che sollevavano neve e cristalli di ghiaccio.
Non
si era attrezzato per affrontare un clima del genere, ma non aveva
neanche intenzione di restare a lungo. Doveva solo trovare l'uomo di
cui gli avevano parlato Natsu e gli altri, farci quattro chiacchiere
e poi tornare a valle.
Camminava
ormai da tre ore in salita, affondando i piedi nella neve fresca che
gli arrivava fino alle ginocchia.
Si
strinse meglio addosso il mantello quando una raffica particolarmente
violenta lo gelò fin nelle ossa, scompigliandogli i capelli
e
spingendolo pericolosamente verso l'orlo del dirupo sulla sinistra.
Dovette
tenersi saldamente alle sporgenze rocciose sull'altro lato per non
rischiare di cadere giù.
C'era
quasi da chiedersi se anche il famigerato Drago degli Inferi avesse
fatto tutta quella fatica per arrivare in cima. Cosa ci era venuto a
fare, poi, lassù?
Gerard
aveva seguito una pista per due giorni, basandosi sulle tracce di
cenere e i segni di colpi di spada sparsi qua e là lungo il
cammino.
Non era stato per niente facile, ma ormai era sicuro che Lucifer
Totenstern si fosse diretto su quella montagna nelle ultime ore.
Più
avanti il sentiero curvò verso l'interno della montagna, per
poi
allargarsi progressivamente fino a perdersi nella vasta distesa
bianca di un ghiacciaio. O meglio, doveva esser stata una
distesa bianca, ora punteggiata di corpi anneriti e chiazze di sangue
semi-congelato che si raffreddavano velocemente con l'imperversare
della tempesta di neve.
Gerard
esitò un momento, sconcertato.
Il
ghiacciaio era pieno zeppo di cadaveri ancora freschi, i cui corpi
stavano venendo ricoperti dalla neve caduta dal cielo. C'erano corpi
piegati in posizioni innaturali, rocce annerite dal fuoco, ampie
macchie rosse che balzavano subito all'occhio sul biancore della
neve, oltre a spade, lance e archi conficcati qua e là nel
ghiaccio.
Sembrava un campo di battaglia dove il conflitto si era appena
concluso senza né vinti né vincitori.
L'ex
Mago Sacro avanzò lentamente tra i resti di quella
carneficina,
scavalcando i corpi o aggirandoli, puntando verso l'unico
sopravvissuto al massacro.
Seduto
comodamente su una montagna di cadaveri accatastati, c'era Lucifer.
Molte
cose gli avevano detto a proposito di quel Dragon Slayer, ma
ironicamente non appena lo vide Gerard pensò all'unica che
non gli
era stata riferita: la sua bellezza.
Il
Drago degli Inferi aveva un portamento elegante e regale come pochi,
e anche stravaccato a gambe larghe su un cumulo di corpi morti
riusciva ad avere un aspetto a dir poco sublime.
La
pelle bianca quasi quanto il latte, facile da confondersi tra la
neve, i lunghissimi capelli color dell'argento vivo, gli occhi di un
azzurro tanto intenso da far male a guardarlo.
Con
tutte le probabilità quell'uomo era davvero un mostro, ma
non si
poteva che restare incantati dinanzi al suo aspetto divino.
Come
Gerard fu entrato nel suo raggio d'azione, a pochissimi metri da lui,
Lucifer sollevò lentamente il capo per rivolgergli uno
sguardo
vagamente incuriosito.
Lo
studiò per pochi ma interminabili secondi, scrutandolo da
capo a
piedi come un predatore che valuta se la vittima di turno valesse la
pena di essere braccata.
Alla
fine sorrise, e dalla vista dei suoi canini aguzzi Gerard ebbe la
conferma che era proprio un Dragon Slayer. In alternativa poteva
essere solo un demone.
“Dimmi,
topolino” esordì con voce
inaspettatamente ipnotica e
melodiosa. “Sei venuto anche tu a reclamare la testa del
drago?”
Dal
modo in cui lo vide accarezzare l'impugnatura della sua katana,
Gerard intuì che quel tipo non aspettava altro che bagnarsi
di altro
sangue. Del suo sangue.
Prese
un respiro profondo e calibrò bene le parole, attento a non
provocarlo.
“Tu
devi essere Lucifer Totenstern, il Drago degli Inferi, dico
bene?”
Lucifer
inarcò un sopracciglio, apparentemente sorpreso.
“Conosci
il mio nome e il mio titolo, ma io non conosco te”
“Non
ci siamo mai incontrati, prima d'ora” continuò
Gerard. “Il mio
nome è Gerard Fernandez. Ero coinvolto alla costruzione
della Torre
del Paradiso, sia come schiavo che come suo edificatore. Ora ho
creato una gilda indipendente alleata a Fairy Tail”
Lucifer
continuò a giocherellare con l'elsa della spada, per niente
impressionato dalle sue parole.
Se
Gerard sperava di ingraziarselo definendosi alleato di Fairy Tail,
aveva fatto male i conti.
“Non
sono qui per combatterti” aggiunse, sperando che l'altro
togliesse
la mano da quella maledettissima spada. “Voglio solo farti
qualche
domanda. Ho parlato con gli altri Dragon Slayer di Fairy Tail, e
insieme siamo giunti alla conclusione che tutto ciò che sta
accadendo sia opera di qualcuno che ce l'ha con voi per un motivo
particolare. È stato Laxus a... suggerirmi di
parlarne con
te”
Lucifer
ridacchiò e tornò a guardarlo negli occhi.
Ora
che lo guardava con più attenzione e più da
vicino, Gerard si rese
conto che il Drago degli Inferi aveva trovato un modo per tatuarsi il
marchio di Fairy Tail dritto nell'occhio, al posto della pupilla.
“Ah,
davvero? È questo che ti ha detto? Non mi
sorprende” rispose con
tranquillità. “Il vostro ragionamento è
corretto, in effetti.
Qualcuno che odia profondamente i Dragon Slayer sta cercando di
catturarci e ucciderci tramite un incantesimo che controlla milioni
di persone in tutto il regno. La domanda che vi siete posti
è: per
quale motivo un essere umano dovrebbe nutrire un tale odio verso i
Dragon Slayer da cercare di sterminarli come insetti? E
soprattutto... chi ha generato un tale
odio?”
Gerard
intuì dove voleva andare a parare, perciò si
affrettò e spiegarsi
meglio.
“Non
ti sto accusando di essere la causa di tutto questo”
Lucifer
smise di sorridere e lo guardò con una serietà
più gelida del
ghiaccio che lo circondava.
“Dovresti,
invece. Perché sì, ho ucciso tante di quelle
persone, sterminato
tante di quelle famiglie e tribù da poter scatenare l'odio
dell'intera nazione. Più o meno tutti quelli che conosco e
sono
sopravvissuti nutrono un profondo rancore nei miei confronti.
Perciò
è più che legittimo che tutto questo stia
accadendo per causa mia”
Gerard
non seppe come replicare.
Adesso
gli era chiaro perché i maghi di Fairy Tail provassero un
tale
timore nei confronti di quel folle Drago degli Inferi, che con tanta
leggerezza parlava dei massacri compiuti. C'era da chiedersi come il
Master Makarov avesse potuto accettarlo nella gilda.
Probabilmente
era proprio lui la causa scatenante di tutto quel pandemonio.
Chiunque stesse cercando vendetta contro i Dragon Slayer, la stava
cercando perché motivato dalla crudeltà inaudita
di Lucifer, le cui
azioni avevano fatto pensare alle sue vittime che tutti i
Dragon Slayer fossero come lui.
Ora
restava solo da capire chi era divenuto l'araldo di tale furia.
“Hai
qualche idea di chi possa essere così desideroso di vendetta
da fare
tutto questo? Da quello che ho capito hai rubato molte vite e
lasciato molti orfani... c'è qualcuno che potrebbe voler
reclamare
seriamente la testa dei Dragon Slayer?”
Lucifer
sorrise di nuovo e scosse la testa come un genitore davanti a un
bambino particolarmente ottuso.
“Hai
posto la domanda sbagliata, topolino. In molti
vorrebbero
vendetta contro di me, ma ben pochi oserebbero sfidare l'ira di un
Dragon Slayer”
“E
allora... ?”
“Prova
ad allargare i tuoi orizzonti” lo interruppe Lucifer.
“Prova a
pensare come farebbe un pazzo megalomane
ossessionato dalla
sete di potere. Una comune vittima cercherebbe vendetta da sola, non
arriverebbe mai a sconvolgere l'intero ordine delle cose. Chi sta
cercando di uccidere i Dragon Slayer è un uomo mosso da una
sete di
vendetta così profonda da essersi addirittura destato dalla
tomba.
Un uomo che a causa dei Dragon Slayer ha perso tutto ciò che
ha
costruito nell'arco di un'intera vita. Un uomo che si è
visto
portare via i propri sogni da un branco di ragazzini armati di una
magia ormai dimenticata”
“N-non
capisco...” fece Gerard. Non riusciva a seguire cosa il Drago
degli
Inferi gli stesse dicendo, non riusciva a collegare i suoi pensieri e
a capire su cosa stesse portando la sua attenzione.
Lucifer
si alzò e scese con un balzo leggiadro dalla montagna di
cadaveri,
atterrando proprio di fronte a lui.
“Al
momento mi viene in mente solo una persona che rispetta tutte queste
condizioni”
Gerard
cominciò a sudare freddo, ora che si stava avvicinando alla
soluzione del problema.
Gli
occhi di Lucifer brillarono di fiamme cerulee, accese e vive.
“L'unico
che ha sfidato l'ira di cinque Dragon Slayer, ed
è morto, per
questo”
“Dimmi
il suo nome” mormorò Gerard.
Lucifer
lo guardò come se lo vedesse per la prima volta, e a quel
punto
sorrise, scoprendo i canini affilati come rasoi.
“Ti
ho già detto anche troppo, topolino. Se
vuoi sapere il resto,
sopravvivi”
E
in un attimo, la sua spada fu sfoderata.
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Cobra
si destò dal torpore del sonno quando le sue orecchie
sensibili
captarono il suono cigolante della porta della prigione che veniva
aperta. Il suono di passi affrettati che seguì, fu
più che
sufficiente a fargli capire che quel bastardo biondo stava venendo di
nuovo a tormentarlo.
Da
disteso che era si tirò a sedere con uno sforzo immenso,
cercando i
trattenere i gemiti quando i muscoli doloranti gli mandarono una
nuova scarica di fitte e le ferite si riaprirono.
Appoggiò
la schiena segnata dalle frustate contro il muro e rimase in attesa
dell'arrivo dei suoi aguzzini.
Impiegarono
un paio di minuti per arrivare alla sua cella, e Cobra ebbe tutto il
tempo di ascoltare i loro pensieri in lontananza. Sentiva il suono di
passi di tre persone, di cui due non avevano alcun pensiero, alcuna
emozione: Alfieri. Il terzo, prevedibilmente, era l'uomo che lo aveva
tormentato a volontà negli ultimi giorni, costringendolo a
fare cose
di cui si era pentito subito.
L'uomo
biondo arrivò alla sua cella e la aprì con un
calcio dopo aver
girato il chiavistello, facendosi da parte per permettere ai due
silenziosi wraith di entrare.
“Mettetegli
le manette anti-magia ai polsi e caricatelo sul carro. Lo portiamo
con noi a Crocus”
A
Cobra non piacque niente di tutto ciò, ciononostante non
poté far
altro che alzarsi quando lo strattonarono, per poi seguire in
silenzio il suo carceriere. Gli Alfieri gli misero le manette ai
polsi e lo condussero attraverso i corridoi della prigione, senza
parlare né respirare, né dare alcun segno di vita
oltre al
movimento.
La
luce del giorno fuori dall'edificio ferì per un momento gli
occhi
del Dragon Slayer, divenuti particolarmente delicati a causa del
lungo periodo passato nella semi-oscurità. Tuttavia, avrebbe
mille
volte preferito quel buio pesto piuttosto di vedere alla luce del
giorno l'atroce spettacolo che avevano appena messo in atto gli
Alfieri del Tiranno, ai diretti ordini del loro evocatore.
L'esecuzione
di due Dragon Slayer.
Quando
li vide, e quando loro ricambiarono il suo sguardo con occhi
rassegnati e privi di speranza, il suo cuore si strinse in una morsa
dolorosa e soffocante.
Lui
li aveva consegnati nelle mani del nemico.
Lui
li aveva portati alla morte.
Non
riuscì a guardare mentre gli Alfieri li passavano a fil di
spada con
il suono nauseante di carne staccata dalle ossa. L'odore di sangue
fresco che seguì, fu così forte da rivoltargli lo
stomaco mentre
veniva caricato su un carro corazzato.
“Mi
dispiace” sussurrò con un filo di voce rotta dal
senso di colpa.
“Mi dispiace”
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Natsu
sollevò di scatto la testa quando una forte corrente d'aria
gli
portò alle narici il profumo dell'erba e dell'acqua, un vero
toccasana che risanava i polmoni dopo la bruciante polvere del
deserto. Un paio di miglia davanti a loro il deserto finiva,
scontrandosi contro i solidi piedi di una catena montuosa di dura
roccia.
“Ci
siamo!” esclamò allegramente. “Quella
è la fine del deserto!”
Wendy
sospirò di sollievo, Gajeel sogghignò.
“Oltre
quelle montagne c'è Era” constatò Laxus.
Alla
fine, in un modo o nell'altro erano arrivati a destinazione. Era
stata un'avventura che aveva messo a dura prova la loro forza di
volontà, eppure erano consci che il peggio doveva ancora
venire.
“Forza,
andiamo!” li spronò Natsu, mettendosi a correre.
“Un ultimo
scatto e ci siamo!”
Gajeel
lo guardò come si potrebbe guardare un perfetto idiota.
“Ma
che fai, ti metti a correre come un bambino?”
“Geloso,
testa di ferro? Evidentemente sei troppo lento per starmi
dietro”
gridò di rimando Salamander.
“Che
hai detto?!”
“Ho
detto che sei lento come una vecchietta di novant'anni!”
“Salamander,
brutto...!”
Gajeel
partì di corsa dietro all'eterno rivale, seminando di un bel
pezzo
Wendy e Laxus, i quali rimasero a guardare i due contendenti in una
gara di corsa testa-a-testa.
Laxus
sorrise e li osservò allontanarsi sempre più, in
direzione delle
montagne.
Si
rivolse a Wendy, sogghignando.
“Ehi,
piccoletta. Che ne dici di far vedere a quelle due teste calde chi
è
veramente veloce?”
Magia
dell'Aria e magia del Fulmine... Natsu e Gajeel non avevano speranza.
Wendy
soppesò la proposta, poi sorrise di rimando e
annuì.
“Certo!”
La
Dragon Slayer del Cielo richiamò l'incantesimo Vernier
per
sollevarsi in volo e aumentare drasticamente la propria
velocità,
mentre Laxus si ricoprì di scariche elettriche e divenne un
tutt'uno
con il fulmine.
Quando
scattarono in avanti, raggiunsero e superarono gli altri due Dragon
Slayer con una velocità tale da travolgerli in un vortice di
vento e
farli rovinare a terra entrambi, l'uno sull'altro.
“Siete
lenti, ragazzi” li rimbeccò Laxus, ridacchiando
mentre raggiungeva
di gran carriera le montagne e balzava di roccia in roccia, sempre
più in alto.
“Scusate,
Natsu-san, Gajeel-san!” gli fece eco Wendy, subito dietro di
lui.
Natsu
e Gajeel si ritrovarono a terra a mangiare la polvere.
Come
nella famosa maratona delle ventiquattro ore, Wendy li aveva battuti
di nuovo, sorridendo tutta contenta mentre loro ancora lottavano per
rialzarsi. Laxus, neanche a parlarne, era già arrivato sulla
cima
della catena montuosa, e li osservava ridendo da almeno mezzo miglio
di distanza.
Salamander
e Acciaio Nero si rivolsero un'occhiata truce, quindi si sferrarono
vicendevolmente una testata per ringhiarsi addosso.
“È
tutta colpa tua, ferraglia arrugginita!”
“Mia?
Di chi è stata l'idea di fare una gara di corsa contro Laxus?!”
“Ho
sfidato te, non Laxus! E neppure Wendy!”
“Sei
proprio un idiota!”
“Ripetilo!”
“I-d-i-o-t-a!”
“Bastardo!”
Cominciarono
ad azzuffarsi come cani in lotta per un osso, e dalla cima del monte
di roccia, Laxus e Wendy li guardarono scuotendo la testa e
sorridendo. Quei due non cambiavano mai!
Laxus
sospirò e lanciò un'ultima occhiata al deserto
che si stavano
lasciando le spalle. Visto da lassù, alla luce del tramonto,
appariva ancora più immenso e sconfinato, con le dune di
sabbia che
si perdevano fino all'orizzonte. Era una vista mozzafiato che in
altre circostanze si sarebbe goduto meglio, ma al momento pensieri
più oscuri lo preoccupavano.
Si
voltò nell'altra direzione per vedere la valle sull'altro
versante
delle montagne. Anche da lì riusciva a vedere l'enorme
edificio che
ospitava la sede del Consiglio della Magia, poco distante dalla
città
di Era.
Si
girò di nuovo per urlare a Nastu e Gajeel di darsi una
mossa, ma
all'improvviso vide qualcosa che lo pietrificò.
In
lontananza, sulla cima di una duna di sabbia, cinque figure nere
avvolte in mantelli logori li stavano osservando.
Gli
Alfieri.
Wendy
sussultò. “Laxus-san! Quelli sono...!”
“Merda!”
imprecò il Dio del Tuono prima di guardare in basso, verso i
due
idioti ancora impegnarsi a darsele di santa ragione e del tutto
ignari del pericolo.
Gli
Alfieri del Tiranno si mossero, venendo verso di loro a una
velocità
maggiore rispetto a quella di un comune mortale.
Laxus
digrignò i denti e urlò con quanto fiato aveva
nei polmoni.
“Natsu!
Gajeel! CORRETE!!!”
I
due Dragon Slayer ebbero solo una frazione di secondo di tempo per
accorgersi del nemico in rapido avvicinamento, poi, quando compresero
cosa stava succedendo, smisero di azzuffarsi e si lanciarono di corsa
verso i piedi delle montagne alla massima velocità
consentita dalle
loro gambe.
Corsero
come assatanati mentre dietro di loro i cinque Alfieri avanzavano
rapidi e inesorabili, ombre di morte venute a reclamare le loro vite.
Mancavano
solo poche decine di metri alle pareti scoscese della montagna, poche
decine di metri alla salvezza. Wendy e Laxus li incitavano a correre
più veloci, mentre alle loro spalle udivano distintamente il
cigolio
delle spade sfoderate.
“Cazzo!”
imprecò Gajeel. “Dobbiamo rallentarli o di questo
passo ci
raggiungeranno!”
Natsu
balzò in aria e ruotò su sé stesso,
gonfiando i polmoni al
massimo.
“Karyū
no... HŌKŌ!!!”
Il
ruggito che seguì s'infranse addosso ai loro inseguitori,
intrappolandoli dietro un muro di fuoco le cui fiamme divampavano
verso il cielo e crepitavano con un gorgoglio sinistro.
I
due Dragon Slayer approfittarono di quell'occasione per allungare
ancora un po' il passo e correre di gran carriera verso la parete di
roccia.
Quando
la raggiunsero, saltarono e si aggrapparono agli speroni di pietra
più sporgenti, usandoli come appigli per darsi la spinta e
salire.
Prima
che potesse mettersi in salvo, però, Natsu si
sentì stringere
improvvisamente la caviglia da una presa ferrea, scoprendo con orrore
che un Alfiere con il mantello in fiamme lo stava tirando
giù, verso
il punto cui gli altri quattro si apprestavano a colpirlo con le
spade avvolte da lingue di fuoco.
Natsu
strinse i denti e cercò di divincolarsi per fargli mollare
la presa,
ma l'Alfiere era dotato di una forza mostruosa, tanto che i suoi
guanti d'acciaio gli lasciarono lividi violacei attorno alla
caviglia.
“Ugh...
dannazione!” ringhiò mentre veniva trascinato
giù.
Gajeel
si accorse di cosa stava succedendo e fece per scendere ad aiutarlo,
ma improvvisamente un fulmine caduto dal cielo si abbatté
duramente
sul wraith, costringendolo finalmente a lasciare la presa e ad
arretrare.
Laxus
arrivò da loro balzando di roccia in roccia, completamente
avvolto
dai suoi terribili fulmini.
“Salite,
presto!” ordinò, scaricando un'altra pioggia di
elettricità
addosso agli Alfieri. Non li avrebbe fermati, ma come minimo poteva
rallentarli.
Gajeel
afferrò la mano di Salamander e lo tirò su, fuori
dalla portata del
nemico, quindi ricominciarono a salire velocemente mentre sotto di
loro Laxus affrontava da solo i wraith.
Wendy
li aiutò con il suo incantesimo dell'aria, così
da sollevarli e
farli arrivare direttamente in cima, finalmente al sicuro.
A
quel punto, la giovane Dragon Slayer del Cielo si sporse oltre la
cima della montagna e richiamò l'attenzione di Laxus.
“Laxus-san!
Ci siamo!”
“Bene!
Arrivo!” urlò di rimando quello, sferrando un
ultimo calcio ad un
Alfiere prima di schizzare via come una saetta, fuori dalla sua
portata.
Gli
Alfieri non dissero niente, non si lamentarono né ruggirono
di
rabbia: cominciarono semplicemente a scalare la montagna.
“Eh
no, bastardi!” ringhiò il Drago del Fulmine,
sollevando un pugno
verso il cielo e richiamando il Raging Bolt, per
poterlo
abbattere direttamente sul fianco della montagna e generare
così una
valanga di massi e polvere che investì gli Alfieri e li
trascinò
giù.
“Cazzo,
quelli non si arrendono!” ringhiò Gajeel dopo aver
assistito la
scena.
Laxus
atterrò accanto a lui e guardò giù,
verso il cumulo di pietre e
detriti da cui già spuntavano le mani metalliche dei wraith.
“Già,
ma se non altro non hanno nessun potere magico. Sono immortali,
veloci e maledettamente forti, ma per il resto le loro
capacità non
vanno oltre quelle dei comuni mortali”
Anche
Natsu si sporse per vedere il modo in cui gli Alfieri si aggrappavano
alla parete di roccia, cercando inutilmente di scalarla al pari un
branco di cani che tentano di prendere un gatto in cima all'albero.
“Troveranno
un modo per raggiungerci” sentenziò.
“Dobbiamo allontanarci da
qui”
“Era
non è lontana” aggiunse Wendy, indicando la sede
del Consiglio
della Magia nella valle sottostante.
“Tsk.
Avremo mai cinque minuti di pace?” borbottò Gajeel
mentre
cominciavano a scendere sull'altro versante.
La
strada in discesa fu molto più rapida che in salita:
facilitati
dalla gravità, i quattro maghi arrivarono nella valle
sottostante in
pochi minuti, trovandosi ad atterrare sull'erba fresca di un vasto
prato. Poco distante da loro, l'edificio che era allo stesso tempo il
quartier generale del Consiglio della Magia e la sede delle prigioni,
sorgeva imponente e maestoso in una vasta radura.
“Avviciniamoci
lentamente” esordì Laxus, scrutando l'edificio
silenzioso a
distanza di sicurezza. “Potrebbero esserci guardie nascoste
ovunque”
“Io
non ne vedo nessuna... anzi, per la verità quel posto sembra
proprio
disabitato” fece notare Natsu. Non c'era nessuna forma di
vita in
vista, né umana né animale. Nulla si muoveva,
tutto era silenzioso
e immobile come se quel luogo fosse abbandonato.
“Solo
perché non vedi nessuno non vuol dire che non dobbiamo fare
attenzione!” ringhiò Gajeel, scrutando
nervosamente l'edificio. “E
poi... c'è davvero un pessimo odore nell'aria. Sento puzza
di guai”
“Devono
esserci altri Alfieri, qui vicino” constatò Wendy.
Natsu
storse il naso. “Non è solo questo”
disse con tono lugubre. “Qui
c'è anche odore di sangue”
Decisero
di avvicinarsi lentamente e con molta cautela. Gerard aveva detto
loro di aspettare il suo ritorno, ma non ce la facevano a trattenersi
davanti al loro bersaglio così meravigliosamente sguarnito
di
soldati. Se Cobra era ancora vivo, probabilmente era tenuto
prigioniero lì sotto.
Quando
arrivarono a meno di un centinaio di metri dalla sede del Consiglio,
senza che nessuno tentasse di fermarli o catturarli, Natsu si accorse
di un particolare che prima non aveva notato: l'ingresso
dell'edificio era costituito da una lunga strada cementata su cui
montavano la guardia decine di statue di cavalieri in groppa a
rampanti destrieri, ma proprio davanti a tutte queste svettavano una
fila di pali di legno che nulla avevano a che vedere con lo stile
della struttura.
Fu
in quel momento che l'odore di sangue divenne più forte che
mai,
pizzicandogli il cervello.
Senza
pensarci due volte abbandonò ogni cautela e
schizzò di corsa verso
il corridoio di statue, il cuore in gola al pensiero di ciò
che
avrebbe trovato.
“Natsu,
aspetta!” lo chiamò Laxus, tentando invano di
fermarlo.
“Natsu-san!”
“Tsk.
Quel cretino” sibilò Gajeel prima di corrergli
dietro con tutta
l'intenzione di acciuffarlo per la collottola e riportarlo indietro,
in un punto meno scoperto. Quando tuttavia lo vide rallentare e
fermarsi davanti a una fila di pali di legno, rallentò a sua
volta,
sgranando gli occhi man mano che si avvicinava fino a fermarsi
accanto al compagno con la bocca completamente asciutta e
l'espressione impietrita dall'orrore.
Quando
Laxus e Wendy li raggiunsero, quest'ultima sobbalzò e si
portò le
mani alla bocca, mettendo a tacere un urlo muto, mentre il Dio del
Tuono tirava giù un paio di maledizioni.
Quei
pali di legno dalla punta aguzza servivano come spiedini per
infilzare teste umane.
Teste
di Dragon Slayer.
E
due di essi erano già stati riempiti.
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Capitolo 9 *** Appuntamento a Crocus ***
CAPITOLO
NOVE – APPUNTAMENTO A CROCUS
Natsu
era totalmente paralizzato dallo shock.
Non
riusciva a fare altro che boccheggiare a vuoto e tremare, ricambiando
lo sguardo vitreo delle due teste conficcate nei pali, il cui sangue
ormai rappreso chiazzava macabramente il terreno.
Accanto
a lui Gajeel se ne stava immobile e sconvolto dinanzi a quell'atroce
spettacolo, la sua stessa espressione stampata in faccia. Wendy si
era coperta gli occhi e si era allontanata di qualche passo,
perché
la vista di quelle due teste di Dragon Slayer minacciava di
rivoltarle lo stomaco, mentre poco più indietro Laxus
lasciava
andare un sospiro rassegnato.
Ora
sapevano che il bastardo che dava loro la caccia faceva sul serio. Il
suo odio scellerato per i Dragon Slayer aveva già mietuto le
prime
due vittime, le cui teste se ne stavano ora lì esposte come
orridi
trofei in attesa che i corvi giungessero a banchettare con loro. Il
resto dei loro corpi non si vedeva da nessuna parte, probabilmente
erano stati buttati in qualche fosso al pari di un cumulo di
spazzatura.
Natsu
strinse i pugni fino a piantarsi le unghie nella carne, mentre il
fuoco cominciava ad agitarsi nelle sue vene, invadendolo dalla testa
ai piedi. L'aria attorno a lui iniziò a surriscaldarsi.
Non
disse niente, ma in compenso buttò indietro la testa e
lanciò un
ruggito al cielo con tutto il fiato che aveva, liberando la voce
della propria sofferenza.
Perché
era dovuto succedere questo? Chi diavolo odiava i Dragon Slayer fino
a quel punto?
La
disperazione, l'odio, la rabbia, la frustrazione e il dolore si
stavano mescolando in maniera omogenea dentro il suo cuore,
mandandogli fitte che parevano volerlo spaccare in due.
Una
volta che la sua voce si esaurì e che i suoi polmoni non
ebbero più
fiato, crollò in ginocchio a testa bassa, artigliando
convulsamente
il terreno.
Lì
vicino Gajeel sospirò, depresso.
“Cazzo...
non credevo di potermi sconvolgere tanto per due tizi che nemmeno
conosco”
Natsu
annuì stancamente. “Non li conoscevamo,
però... erano pur sempre
Dragon Slayer. Nostri fratelli”
Sollevarono
lo sguardo per incrociare un'altra volta gli occhi ormai opachi delle
due teste.
La
prima era appartenuta indubbiamente a una ragazza, i cui capelli
corti e scompigliati color del cioccolato ora erano impiastricciati
di sangue e polvere. I suoi occhi verdi riflettevano il residuo di
un'anima che doveva esser appartenuta a una grande guerriera, una
Dragon Slayer fiera e valorosa.
Sotto
alla testa, attaccato al palo che la sorreggeva, un cartellino di
legno malamente intagliato recitava un nome e un titolo.
Petra,
Dragon Slayer della Terra.
L'altra
testa invece era quella di un uomo di mezz'età, il volto dai
lineamenti virili incorniciati da una folta chioma bionda, striata
qua e là da ciocche argentate. Un filo di barba appena
accennato,
una vecchia cicatrice sulla guancia e due occhi della stessa tinta
dell'oro più glorioso.
Aurum,
recitava il cartellino. Dragon Slayer dell'Oro.
Natsu
li fissò a lungo, imprimendosi bene nella mente i volti e i
nomi di
quei due Dragon Slayer che non aveva mai avuto l'occasione di
conoscere, ma la cui sorte lo aveva toccato profondamente.
Subito
dopo spostò lo sguardo sui restanti pali, attualmente vuoti
e in
attesa di ospitare nuove teste: ce n'erano otto in tutto, e non era
difficile intuire che fossero stati preparati per accogliere gli otto
Dragon Slayer ancora in vita.
Natsu
si rialzò stringendo i denti.
“Gliela
faremo pagare” promise con tono carico di rancore.
“Quella
canaglia non la passerà liscia!”
Fece
per dirigersi verso l'entrata della sede del Consiglio, ma Laxus lo
richiamò.
“Natsu,
aspetta”
“Non
cercare di fermarmi, Laxus!”
Il
Dio del Tuono lo prese per la spalla e lo voltò a forza.
“Guarda”
sibilò indicandogli una busta dotata di ali, magicamente
apparsa
accanto ai pali con le teste.
“Quello
è... un messaggio magico?” domandò
timidamente Wendy dopo essersi
ripulita gli occhi dalle lacrime.
Gajeel
prese la lettera e la toccò nel suo punto centrale,
attivandone il
messaggio.
Un
attimo dopo, dalla carta magica fuoriuscì l'ologramma
azzurrino di
Gerard.
“Fairy
Tail”
pronunciò l'immagine
tremolante, con tono serio e metallico.
“Gerard!”
esclamò Natsu, perplesso. Dov'era andato a cacciarsi?
Sarebbe dovuto
essere lì a momenti, secondo il piano iniziale.
La
figura vibrò a intermittenza, come se la comunicazione fosse
disturbata.
“Ci
sono stati degli sviluppi inattesi”
sentenziò Gerard. “Hanno
portato Cobra a Crocus.
Incontriamoci là, davanti alla torre dell'orologio. Fate
presto”
E
con questo il messaggio si richiuse e rimase sospeso a mezz'aria.
I
quattro maghi si scambiarono uno sguardo inquieto.
Laxus
scosse la spalle.
“Beh,
se non altro è vivo.
Lucifer doveva essere davvero di buon umore, per lasciarlo andare via
con le sue gambe”
“Cobra
è a Crocus” mormorò Natsu, pensoso.
“Vuol dire che anche
l'assassino di Petra e Aurum è lì”
Alzò
di scatto la testa e cominciò a correre.
“Andiamo!”
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Gerard
rotolò a terra per diversi metri e batté la
schiena contro una
roccia congelata.
“Gwah!”
gemette, ascoltando il dolore propagarsi per tutto il corpo e la
propria colonna vertebrale scricchiolare per la durezza dell'impatto.
Si
tirò in piedi con le gambe che gli tremavano per lo sforzo e
sollevò
lo sguardo sull'avversario.
Laxus
non aveva esagerato quando lo aveva avvertito che con quel tipo c'era
poco da scherzare.
Lucifer
aveva una forza spaventosa, addirittura esagerata per un corpo
così
affusolato e poco massiccio. Benché la sua muscolatura fosse
esile,
appena accennata oltre la stoffa degli abiti, nemmeno un centimetro
del suo corpo dava l'impressione che fosse fragile, al contrario,
sembrava più duro di una roccia.
Gerard
era riuscito a colpirlo un paio di volte usando la velocità
dell'incantesimo Meteor, ma i suoi attacchi,
benché andati a
segno, non avevano fatto vacillare minimamente il Drago degli Inferi,
senza contare che aveva trattenuto volontariamente i colpi. Non aveva
intenzione di combattere seriamente, non era quello il suo scopo.
Lucifer
ora lo guardava come all'inizio dello scontro, sorridendo con
evidente ironia come se trovasse l'intero duello molto divertente. La
sua katana dalla lama lucente era striata dal sangue fresco dell'ex
Mago Sacro.
“Tutto
qui quello che sai fare, topolino?” lo
sbeffeggiò Lucifer,
deluso. “E dire che non ho nemmeno usato le mie fiamme”
“Non
sono qui per combatterti, te l'ho già detto”
ribatté Gerard,
pulendosi un rivolo di sangue dalla tempia. “Voglio solo
sapere chi
sta dando la caccia ai Dragon Slayer”
“E
perché ti interessa tanto? Tu non sei uno di noi”
“Perché”
rispose a denti stretti. “Quella stessa persona che vuole le
vostre
teste ha lanciato un incantesimo su tutto il regno! Enormi cristalli
di Lacrima controllano la coscienza degli abitanti e una schiera di
guerrieri non-morti è risorta dalla tomba. Non è
più solo una
faccenda che riguarda unicamente i Dragon Slayer. Tutto il
regno rischia di essere soggiogato!”
“Beh,
che venga soggiogato. A me cosa dovrebbe importare?”
domandò
Lucifer con falsa ingenuità, lasciando Gerard a bocca aperta
per lo
sconcerto.
Quell'uomo
non aveva davvero nessun principio morale, nessuna religione, nessun
credo, nessun codice di condotta. Non gli importava la sorte altrui
né il destino del mondo in cui viveva. A dirla tutta,
probabilmente
non dava valore nemmeno alla sua stessa vita.
Gerard
strinse i pugni e si chiese come potesse esistere un uomo del genere.
Alla fine, provò ad appellarsi al suo ultimo asso nella
manica per
tentare di farlo ragionare.
“Tu...
fai parte di Fairy Tail, vero?”
domandò, valutando
attentamente la reazione dell'altro. “Io non appartengo alla
vostra gilda, però una cosa la so: Fairy Tail non
è soltanto un
gruppo di maghi che portano lo stesso marchio, è una famiglia.
Li ho visti combattere fino allo stremo e mettersi contro l'intero
regno pur di salvare un compagno. Li ho visti affrontare
l'oscurità
a testa alta e gettarsi verso il pericolo per proteggere coloro che
amano. Perciò, Lucifer, se non collabori per aiutare almeno
la tua
famiglia, quel marchio che porti nell'occhio non ha nessun
valore”
Le
ultime parole rimasero sospese nell'aria, presto portate via
dall'ululato del vento tra le rocce. Lucifer rimase in silenzio a
lungo, immobile, lo sguardo fisso nel suo e la spada che ancora
gocciolava sangue, i capelli color argento che si agitavano come
serpenti nella tempesta.
Dopo
un minuto che parve interminabile, il Drago degli Inferi
sbuffò e
gli diede le spalle, dirigendosi a passo tranquillo verso la cima
estrema della montagna, sotto a cui si apriva il vuoto.
Gerard
rilassò i muscoli, ma allo stesso tempo sospirò,
rassegnato.
Ormai
non sapeva più cosa dire per fargli capire la situazione. Se
anche
l'aveva capita, non sembrava importargliene.
Rimase
a guardare il Dragon Slayer raggiungere l'ultimo sperone di roccia e
restare in bilico sul precipizio, fissando le nuvole tempestose che
si raccoglievano in lontananza.
Lucifer
si voltò verso di lui un'ultima volta.
“Non
posso averne la certezza assoluta, però... secondo me l'uomo
che
cerchi è Silvermine, il Master di
Hellhound” pronunciò
prima di lasciarsi cadere nel vuoto.
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Sting
strinse i denti e ingoiò un lamento quando Rogue gli
legò le bende
sulla coscia.
La
garza pulita si imbrattò presto di sangue, ma la ferita era
meno
grave di quel che sembrava.
Si
erano salvati per puro miracolo, e questa volta avevano davvero
rischiato di restarci secchi. Quei maledetti Alfieri avrebbero
staccato loro la testa di netto se all'ultimo secondo Rogue non
avesse trascinato entrambi dentro le ombre, sottraendoli alle lame
dei wraith e portandoli lontano, fuori al raggio d'azione di quegli
esseri immondi.
Così
facendo avevano finito per allontanarsi parecchio sia dai nemici che
dalla loro destinazione a Era, dove avrebbero dovuto incontrarsi con
Gerard e i Dragon Slayer di Fairy Tail. Ormai era tardi per
raggiungerli, probabilmente si erano già spostati per
elaborare una
strategia.
Quando
Rogue finì di fasciarlo, il Drago Bianco si
massaggiò la gamba
ferita e lasciò andare un sospiro stanco.
“Quanto
ci siamo allontanati da Era?” chiese.
Entrando
nell'ombra, Rogue non aveva fatto caso alla direzione in cui erano
fuggiti, aveva semplicemente portato entrambi il più lontano
possibile dai wraith.
Il
Drago d'Ombra fece spallucce.
“Non
lo so con esattezza. Credo che siamo vicini alla capitale”
Crocus
non distava che poche miglia da Era, ma nelle loro condizioni era una
distanza che non potevano permettersi di colmare a piedi. Erano
stanchi, feriti e braccati dagli Alfieri, dunque tutto quello che
potevano fare per il momento era restare nascosti in quel boschetto
isolato e riprendere le forze.
Sting
si appoggiò con la schiena a un albero e scrutò
il sentiero che
serpeggiava a un centinaio di metri da loro, al momento deserto e
silenzioso. Nessuno in vista, per il momento, il che era una cosa
positiva.
“Ce
la siamo vista davvero brutta, eh?” esordì con un
sorriso tirato.
Rogue
annuì distrattamente. “Mi è venuto in
mente all'ultimo secondo di
entrare nelle ombre. Siamo riusciti a scappare per un pelo,
però...”
spostò lo sguardo sulla propria spalla destra, aperta da un
vistoso
squarcio che non era riuscito a bendare a dovere. Sanguinava ancora,
e la pelle attorno alla ferita aveva cominciato ad annerirsi,
causandogli bruttissime fitte di dolore.
“Non
mi aspettavo che quelle spade potessero colpirmi mentre sono dentro
nell'ombra”
Normalmente
niente e nessuno poteva colpirlo in quello stadio, eppure stavolta la
spada di un Alfiere era entrata senza difficoltà nella sua
stessa
ombra e lo aveva ferito di striscio sulla spalla. Solo Gajeel in
modalità Drago d'Acciaio e Ombra era riuscito a ferirlo
prima di
quel momento.
Questo
faceva degli Alfieri dei nemici ancora più temibili.
“Siamo
stati stupidi ad attaccarli in campo aperto”
sospirò Sting,
depresso. “Se fossimo scappati subito, ora forse non saremmo
in
queste condizioni”
Rogue
scosse le spalle. “Almeno siamo vivi e abbiamo capito con che
tipo
di nemico abbiamo a che fare”
Sting
fece per aggiungere qualcosa, ma all'improvviso un rombo di zoccoli
sul terreno li mise all'erta entrambi, facendoli tacere all'istante e
abbassare tra i cespugli.
Il
cuore balzò loro in gola quando videro apparire in fondo al
sentiero
gli Alfieri al gran completo, i quali, al pari di fedeli guardie del
corpo, scortavano un convoglio di tre carri trainati da grossi
cinghiali da tiro.
I
Draghi Gemelli si appiattirono il più possibile e rimasero
immobili
come statue, trattenendo addirittura il respiro quando gli Alfieri
furono più vicini. Anche a un centinaio di metri di distanza
videro
distintamente uno di loro fermarsi e voltare la testa mascherata
nella loro direzione, come se avesse percepito la loro presenza.
Cazzo,
ci ha sentiti! Imprecò mentalmente Sting, il
cuore che batteva
all'impazzata.
Rogue
gli posò silenziosamente una mano sulla spalla e li fece
sprofondare
entrambi nell'ombra degli alberi, così che anche il loro
odore e il
riverbero della loro magia venissero attutiti ulteriormente.
Dall'oscurità
quieta dell'ombra rimasero ad osservare l'Alfiere col fiato sospeso,
finché questo non voltò di nuovo la testa e
riprese a marciare
accanto ad altri nove come lui.
Aspettarono
a lungo, finché wraith e carri non furono scomparsi oltre la
curva
del sentiero, e solo allora uscirono dall'ombra e ripresero a
respirare normalmente.
“Uff...
c'è mancato poco” commentò Sting che
ancora stava sudando freddo.
Rogue
guardò il sentiero nel punto in cui il convoglio era
scomparso,
quindi espresse il suo pensiero.
“Credo...
credo che stiano andando verso Crocus”
Sting
aggrottò la fronte. “Come fai a dirlo?”
“L'ultimo
carro aveva le finestre sbarrate come quelli che il Concilio della
Magia usa per trasportare i prigionieri. Gerard ha detto che quegli
Alfieri sono stati evocati dalla stessa persona che sta cercando di
ucciderci, giusto?”
“Beh,
sì... ma questo cosa c'entra?”
Rogue
si alzò in piedi.
“Significa
che quegli Alfieri stavano scortando il loro padrone... e
probabilmente anche il Drago del Veleno che era tenuto prigioniero
nelle celle di Era”
Sting
comprese tutto e scattò in piedi a sua volta.
“Quindi
se sono arrivati da Era... hai ragione! Nella direzione opposta
c'è
Crocus! Stanno portando Cobra a Crocus”
Si
scambiarono uno sguardo ansioso e preoccupato, quindi presero la
decisione all'unanimità: sarebbero andati nella capitale.
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Natsu
si allungò lentamente oltre la roccia che gli faceva da
nascondiglio
e spiò la strada principale, valutando i possibili rischi.
Non c'era
nessuno nei paraggi, e anche da quella distanza poteva vedere che
nessun soldato o guardia era di ronda alle porte della città.
Era
tardo pomeriggio, l'ora in cui i commerci e il viavai si placavano e
cominciavano a scemare, mentre un sole rosso e oro dipingeva i tetti
delle case con la luce del tramonto. Probabilmente quello era il
momento migliore per entrare in città senza dare nell'occhio.
Salamander
si ritirò nuovamente dietro il masso e guardò i
compagni.
Laxus
era appoggiato a una parete di roccia ad occhi chiusi e braccia
conserte, mentre Wendy e Gajeel sedevano per terra, quest'ultimo
lamentandosi di continuo.
“Dannazione,
sono stufo di correre su e giù per tutto il regno”
stava
brontolando quando Natsu tornò da loro.
Laxus
sospirò. “E che alternative avevamo? Preferivi
restare ad Era in
compagnia di due teste mozzate?”
“No,
cazzo, però una pausa potevamo anche farla!”
ribatté irritato il
Drago d'Acciaio.
“Non
dirmi che sei già stanco!” lo riprese Natsu.
“Non abbiamo
neanche cominciato a combattere!”
Acciaio
Nero sbuffò sonoramente.
“Senti
un po', cervello carbonizzato. Ricordi cos'è successo alla
Baia
degli Schiavi quando ci siamo buttati nella missione senza
conoscere il nemico? Per poco non siamo crepati nei
sotterranei
di quel maledetto castello! Adesso ci troviamo nella stessa
situazione di merda, e tanto per puntualizzare, abbiamo come
avversari un numero imprecisato di guerrieri non-morti che non si
possono uccidere, senza contare che i cittadini di tutto il regno
vogliono le nostre teste. Adesso aggiungici il fatto che abbiamo
appena attraversato un fottutissimo deserto senza aver ancora
riposato come si deve da quando siamo scappati da Magnolia e poi
dimmi se ho torto ad essere stanco”
“Gajeel-san
ha ragione” interloquì Wendy. “E poi...
non abbiamo neanche un
piano!”
“Il
piano è incontrare Gerard nella piazza della torre
dell'orologio”
ribatté Natsu, convinto. “Poi vedremo se ha
scoperto qualcosa ed
elaboreremo una strategia come si deve. Ma dobbiamo agire adesso,
non possiamo riposare. Questo è il momento giusto per
entrare in
città e muoverci senza essere visti”
Salamander
spostò lo sguardo su Laxus, aspettando una sua opinione, e
come
risposta il Drago del Fulmine scrollò le spalle.
“Personalmente
sarei più propenso a riposare e recuperare le energie che
abbiamo
perduto durante il viaggio... tuttavia neanche quello che dici tu
è
sbagliato. Dobbiamo entrare adesso, perché probabilmente di
notte la
sorveglianza sarà più stretta. Se riusciamo a
procurarci dei
mantelli, possiamo ancora confonderci tra la folla senza farci
riconoscere, purché manteniamo i volti coperti”
Gajeel
sbuffò sonoramente ma si alzò in piedi,
togliendosi la polvere di
dosso.
“Come
vi pare. Se poi però finiamo nei casini, non dite che non vi
avevo
avvertiti”
“Che
palle, sembri mia nonna!”
“Falla
finita, Salamander!”
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Scivolarono
silenziosi come ombre tra i vicoli più tortuosi e isolati di
Crocus,
muovendosi di angolo in angolo e fermandosi per evitare di incrociare
anche solo una persona.
Infiltrarsi
nella città era stato più facile del previsto: la
guardia era poca,
le strade sgombre, con solo pochi passanti dallo sguardo violetto e
vuoto ad affollare le vie. Erano già stati a Crocus in
concomitanza
dei Grandi Giochi Magici, ma se allora la città era
conosciuta come
'la capitale fiorente' per via dei suoi bellissimi
giardini e
i viali pieni di rigogliosi alberi e aiuole, ora era del tutto
sfiorita e abbandonata a sé stessa. I negozi erano chiusi,
le porte
sprangate, le finestre buie e vuote, i fiori che adornavano la
città
ormai rinsecchiti per la poca cura. Era come se di colpo tutta la
gente avesse smesso di interessarsi alle proprie attività
quotidiane, dando invece la priorità assoluta alla caccia ai
Dragon
Slayer. Crocus appariva ora come una città grigia, sporca e
decadente, i cui abitanti non ne avevano più alcuna cura. La
disposizione delle strade, tuttavia, era rimasta la stessa anche dopo
che la città era andata quasi del tutto distrutta a causa
dell'attacco dei sette draghi giunti dal passato, motivo per cui i
maghi di Fairy Tail riuscirono a orientarsi facilmente.
Natsu
faceva strada al gruppetto che procedeva in fila indiana, con Laxus
subito dietro, Wendy penultima e Gajeel a chiudere la fila.
Il
Drago di Fuoco si fermò al successivo angolo e
fiutò attentamente
l'aria, scrutando la strada in ogni direzione.
“Via
libera” affermò quando fu sicuro che non ci fosse
nessuno nei
dintorni.
Attraversarono
velocemente la strada scoperta si tuffarono sotto un ponte che
collegava due edifici, nascondendosi nella sua rassicurante ombra.
Appena in tempo, tra l'altro, perché subito dopo un rumore
di passi
sul selciato li avvertì del passaggio di due cittadini nella
via
soprastante.
Si
appiattirono contro il muro alle loro spalle e attesero in silenzio
che la coppia passasse oltre, poi lanciò un'occhiata in
alto, sopra
il ponte.
“Quanto
manca alla torre dell'orologio?” domandò.
“Se
ricordo bene” rispose Wendy a voce bassa. “Dovrebbe
trovarsi a
ovest di qui”
Scrutarono
attentamente ogni edificio della città che li circondava,
finché
Laxus non avvistò il loro obbiettivo, il cui tetto appuntito
svettava al di sopra degli edifici più bassi.
“Eccola,
è quella lì”
Natsu
la vide e calcolò che a separarli da essa dovevano esserci
ancora
tre o quattro strade. Era molto vicina.
“Forza,
manca poco” spronò il gruppo prima di lanciarsi di
corsa verso la
prossima zona d'ombra. Corsero accucciati come ladroni in cerca del
bottino, fermandosi ogni volta che udivano qualche cittadino venire
nella loro direzione, finché – dopo qualche minuto
– non
raggiunsero l'incrocio di strade che segnava l'ingresso di un'ampia
piazza. Lì al centro si ergeva alta e imponente la torre
dell'orologio che segnava le sette e un quarto.
“Bene,
ci siamo!” esclamò sottovoce Salamander,
accucciandosi dietro una
pila di scatoloni nel vicolo più buio.
Laxus
aguzzò la vista e scrutò tutti gli angoli della
piazza.
“Gerard
non ci ha dato un orario per l'incontro, ma immagino che sia
già nei
paraggi. Non è il tipo che ritarda agli
appuntamenti”
Poco
più indietro, Gajeel osservava la torre dell'orologio con
ansia
crescente.
“Non
so, questa storia non mi convince. Sento puzza di guai”
Natsu
cercò di ignorare quel senso di inquietudine che le parole
di Gajeel
gli avevano messo addosso, e si sforzò invece di pensare in
positivo. Anche lui sentiva che c'era qualcosa di sbagliato in tutto
questo, ma allo stesso tempo pregava che Gerard arrivasse presto,
così avrebbero potuto andarsene in fretta. Le sue speranze
non
furono vane, perché l'ex Mago Sacro arrivò dieci
minuti dopo,
uscendo dall'ombra di un edificio dall'altra parte della piazza
deserta per potersi avvicinare alla base della torre.
“Eccolo,
è arrivato!” Natsu avvisò i compagni, i
quali si sporsero oltre
l'angolo ad osservare.
Anche
da lì e con la vista ingannata dalla luce incerta del
tramonto
potevano riconoscere Gerard nel suo solito mantello blu notte, il
cappuccio calato sul volto per nasconderne i lineamenti. I passi, le
movenze, l'atteggiamento... non potevano sbagliare, quello era
proprio lui.
“Bene,
è ora di andare”
“Aspetta,
Natsu” lo fermò Laxus prima che il Drago di Fuoco
potesse uscire
allo scoperto. “È meglio
che vada ad incontrarlo uno solo di noi, nel caso sia una
trappola”
“D'accordo,
allora ci vado io” annuì il diretto interessato,
ma Gajeel
cominciò subito a discutere.
“No,
tu resti qui, Salamander. Vado io, che ho un senso del pericolo
parecchio più affinato del tuo”
“Cooosa?
Stai insinuando che non saprei riconoscere una trappola?!”
“È
proprio quello che ho detto, testa di fiammifero! Ci farai scoprire
tutti!”
“Guarda
che sono diventato più attento dopo la Baia degli
Schiavi!”
“Tsk,
come uno scorfano morto”
“Che
hai detto?! E che diavolo sarebbe uno scorfano?!”
“Un
pesce, idiota! Ho detto che sei attento come un pesce morto!”
“Ripet-”
“Ci
vado io!”
Tacquero
entrambi quando la voce della minore tra i Dragon Slayer s'intromise
per placare il loro battibecco. Si voltarono entrambi a guardare
Wendy, la quale aveva i pugni stretti lungo i fianchi e sosteneva
fieramente il loro sguardo.
“Ci
vado io” ripeté con assoluta sicurezza.
“Così se anche fosse
una trappola nessuno di voi verrebbe coinvolto. Io non sono forte
come voi, non sarei capace di fare nulla da sola. Posso solo darvi
supporto, perciò... vi prego, lasciate che vada io”
Natsu
e Gajeel rimasero a bocca aperta, colpiti dalle sue parole e dalla
sua determinazione.
Laxus
sbuffò e diede uno scappellotto ad entrambi.
“Tch.
Vergognatevi. Persino una bambina ha più cervello di
voi”
“W-Wendy...”
mormorò Natsu, imbarazzato. “Non è vero
che non sai fare niente
da sola. Sei coraggiosa e tosta come un drago, e non sono solo io a
pensarlo”
Laxus
sorrise e anche Gajeel annuì.
Wendy
prese un respiro profondo.
“Allora
permettetemi di dimostrarlo facendo questa cosa”
I
tre Dragon Slayer più vecchi si scambiarono un'occhiata
interrogativa, ma alla fine accettarono.
“Vai,
allora” la incoraggiò Laxus. “E sta'
attenta. Se dovesse
succedere qualcosa, noi saremo proprio dietro di te”
Wendy
annuì e diede loro le spalle, quindi uscì
dall'ombra del vicolo e,
dopo essersi assicurata che nella piazza non ci fosse nessun altro,
cominciò ad avanzare a passo cauto verso il mago
incappucciato alla
base della torre dell'orologio.
Natsu,
Gajeel e Laxus rimasero a guardarla col fiato sospeso e i muscoli
tesi, pronti a scattare in caso di bisogno.
Passo
dopo passo, la Dragon Slayer del Cielo si avvicinò a Gerard,
il
quale la sentì arrivare e si voltò nella sua
direzione. Anche
nell'ombra del cappuccio Wendy riusciva a capire che era proprio lui.
La piazza continuava ad essere tranquilla e deserta, nessun pericolo
in vista.
“Wendy”
la salutò Gerard quando lei ancora non era vicina.
“Che ci fai qui
da sola? Dove sono gli altri?”
“Sono
nascosti” rispose lei senza specificare il dove.
La
Sacerdotessa del Cielo intuiva da sé che qualcosa non
andava, e
anche se si fidava di Gerard non voleva rischiare di dar voce ai
propri pensieri. Era convinta che nell'ombra degli edifici attorno
alla piazza ci fossero nemici in attesa di saltare loro addosso,
Alfieri del Tiranno o magari gente dallo spirito posseduto. Lo
credeva sul serio.
Tuttavia,
quando fu a meno di due metri dall'ex Mago Sacro, qualcosa nell'aria
vibrò pericolosamente, come quando c'è una fuga
di gas, e da un
momento all'altro capì che il pericolo non veniva da
ciò che li
circondava. Veniva da Gerard.
Le
fattezze dell'ex Mago Sacro infatti mutarono repentinamente fino ad
assumerne di nuove, nell'arco di pochi secondi.
Wendy
si sentì mancare il fiato e si irrigidì
all'istante, dopo aver
riconosciuto l'uomo che già una volta le aveva fatto del
male.
“Salve,
piccola Dragon Slayer” la salutò il mago coperto
da una pesante
armatura di bronzo, il cui sguardo folle le fece capire all'istante
di essere appena caduta in trappola.
Dal
loro angolo buio, gli altri tre Dragon Slayer assistettero a tutta la
scena e fissarono ad occhi sgranati l'uomo che incombeva sulla loro
compagna.
“C-cosa
diavolo... ?” balbettò Natsu, sconvolto.
Conoscevano
quella magia che provocava allucinazioni e che li aveva indotti a
confondere quell'uomo con Gerard. Conoscevano quel volto, quella
voce, quell'aria strafottente.
Natsu
e Gajeel si voltarono simultaneamente verso Laxus come a cercare una
sua spiegazione, ma il Dio del Tuono non badò loro, troppo
concentrato a stringere convulsamente i pugni e a guardare l'uomo in
mezzo alla piazza con tutta la rabbia possibile.
Ivan
Dreher.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Angolo
dell'Autrice
Hehe!
Pensavate davvero fossi così bastarda da far morire i Draghi
Gemelli?
Suvvia,
ormai mi conoscete... sono cattiva, ma non così tanto! ;P
Dite
la verità, ormai l'avevate capito tutti che il nemico
è Silvermine
e che Sting e Rogue erano ancora vivi, vero? Siete dei geni! O forse
sono io che faccio schifo nella descrizione di un enigma... lascio
troppi indizi! u.u
Comunque
si prospettano ancora battaglie e casini di vario genere
all'orizzonte... manca poco meno di metà storia!
A
presto! ;)
|
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Capitolo 10 *** Catturati ***
CAPITOLO
DIECI – CATTURATI
“Q-questo
cosa significa?” domandò Natsu, impietrito dallo
shock.
Al
centro della piazza, proprio ai piedi della torre dell'orologio, Ivan
Dreher incombeva con la sua ombra minacciosa sulla giovane Dragon
Slayer del Cielo.
Salamander
non si capacitava di cosa c'entrasse il padre di Laxus in tutta
quella storia. Dov'era Gerard? Perché quell'uomo era
lì, a
prenderne il posto?
“Tsk...
sembra che abbiamo anche altra
compagnia...” fece notare
Gajeel.
Dalle
vie laterali della piazza erano infatti appena emerse decine di
cittadini, il cui sguardo violetto era offuscato dalla possessione
dei cristalli di Lacrima.
“Cazzo”
ringhiò il Drago d'Acciaio. “Non ditemi che
è Master Ivan il
bastardo dietro a tutto questo!”
Il
corpo di Laxus fu attraversato da una scarica elettrica che fece
venire a Natsu e Gajeel la pelle d'oca.
“Lo
scopriremo presto” sibilò prima
di lanciarsi a tutta
velocità fuori dal vicolo, puntando direttamente suo padre
con tutta
l'intenzione di pestarlo a sangue.
Natsu
non perse tempo e si fiondò subito dietro di lui.
I
cittadini posseduti stavano uscendo allo scoperto impugnando armi
improvvisate, perciò non avevano altra scelta che recuperare
Wendy e
farsi largo combattendo.
Rimasto
solo nel vicolo, Gajeel sogghignò e si sgranchì
le nocche.
“L'avevo
detto io che sarebbe andato tutto a puttane. Bah, meglio
così. Avevo
proprio voglia di spaccare il culo a qualche stronzo!” e via,
anche
lui di corsa nella piazza per cominciare a malmenare tutti coloro che
provavano ad assaltarlo.
In
pochi minuti scoppiò il pandemonio: gli abitanti di Crocus
brandirono le armi e si lanciarono addosso ai Dragon Slayer con la
furia di belve assatanate, e Natsu e Gajeel risposero scaraventando
via un avversario dietro l'altro. Furono attenti a non andarci
giù
troppo pesanti, perché in fin dei conti quella povera gente
non era
cosciente di ciò che faceva, ciononostante non si
risparmiarono un
bel po' di pugni e calci contro tutti quelli che reclamavano la loro
testa.
“Karyū
no Yokugeki!!!” urlò Natsu balzando in
aria e aprendo le
braccia come fossero ali, così da abbattere sulla folla due
potenti
fiammate che fecero esplodere la pavimentazione e allontanarono gli
aggressori. Gajeel sferrò invece un pugno direttamente a
terra e
tramutò il proprio braccio in una fitta rete di tubi
d'acciaio, i
quali uscirono dal suolo in vari punti centrando un gran numero di
cittadini, peggio di un campo minato.
Nel
frattempo Laxus si era scagliato dritto contro il proprio
consanguineo, il quale sogghignò nel vederlo arrivare e
alzò una
mano verso il cielo.
“ORA,
ALFIERI!!! Catturate questi fetidi cacciatori di draghi!”
Laxus
udì il grido che avrebbe richiamato i guerrieri non morti,
eppure
non fermò il proprio pugno: lo mandò dritto al
bersaglio, centrando
Ivan alla mascella e scaraventandolo contro la base della torre in
un'onda d'urto devastante.
Buona
parte della struttura esplose in un boato di fulmini e saette, e Ivan
Dreher venne sepolto sotto una massa di detriti causati dal crollo.
Laxus
aveva i denti stretti dalla rabbia e le vene che gli pulsavano
ritmicamente sulla fronte.
“Che
cos'hai fatto, padre degenere?!” ruggì furibondo.
Marciò
dritto verso il cumulo di macerie e scavò tra le pietre a
mani nude,
fino ad afferrare il mantello del padre e tirarlo fuori con uno
strattone violento.
Ivan
aveva il labbro spaccato, la mandibola livida e un fiotto di sangue
alla bocca, senza contare tutti i graffi causati dalla caduta dei
detriti, eppure niente di tutto ciò era paragonabile
all'odio e alla
paura che provava in quel momento nei confronti del figlio.
Laxus
lo inchiodò contro il muro e gli urlò in faccia.
“Cosa
cazzo hai in mente, eh?! Ti avevo avvertito di stare lontano dalla
mia famiglia!!!”
“IO
sono la tua famiglia!” berciò
in risposta Ivan, ricevendo
in cambio una potente ginocchiata nello stomaco.
Laxus
avrebbe continuato se la voce atterrita di Wendy non avesse
richiamato la sua attenzione.
“Laxus-san,
stanno arrivando! Gli Alfieri sono qui!”
Il
Dio del Tuono imprecò e si voltò verso l'altro
lato della piazza.
Ed
eccoli lì, dieci wraith neri come la notte, le armature
d'acciaio
che risplendevano cupe e lugubri come gioielli sporchi sotto i
mantelli sbrindellati. Avanzavano velocemente verso di loro, le spade
già in pugno pronte a recidere le loro vite.
Il
Drago del Fulmine imprecò e riportò lo sguardo
sul padre, conscio
di avere poco tempo.
“Richiamali,
maledetto! Riporta quegli abomini nella tomba e tira fuori la
verità!
Cosa diavolo hai contro i Dragon Slayer? Se ce l'hai con me allora
affrontami faccia a faccia invece di giocare sporco!”
Ivan
tossicchiò e lo guardò con gli occhi iniettati di
sangue, indici di
tutta la sua rabbia e pazzia.
“Sì,
ce l'ho con te, figlio bastardo e ingrato! Hai osato colpire tuo
padre! E quella feccia di Gajeel ha tradito Raven Tail e venduto a
Makarov le nostre informazioni! Meritate entrambi le più
atroci
sofferenze che si possano immaginare!”
Laxus
strinse la presa su di lui fino a farlo urlare di dolore.
“Tu...!”
Ivan
tuttavia sogghignò. “Però su una cosa
hai sbagliato, moccioso:
non sono io ad aver richiamato quei mostri. Anche se ammiro con tutto
il cuore colui che l'ha fatto!”
Laxus
non ne poté più di sentirlo e lo mise fuori gioco
con una bella
scarica elettrica, ma a quel punto gli Alfieri erano già su
di loro.
“Tenryū
no... HŌKŌ!!!” Wendy gonfiò l'esile
petto e soffiò il suo
ruggito contro la schiera di wraith, spazzandone via quattro con la
potenza di un tornado. Li avrebbe solo rallentati, certo, ma era
già
qualcosa. I quattro guerrieri non-morti infatti si rialzarono subito
e tornarono alla carica, più indietro rispetto agli altri
sei che
assalirono la giovane Dragon Slayer protendendo in avanti artigli e
lame.
Laxus
mandò a sua volta un forte ruggito e li
scaraventò all'indietro,
quel che bastava per prendere ancora un po' di tempo.
Poco
più in là, intanto, Natsu e Gajeel si stavano
occupando della folla
che premeva sempre più, divorando lo spazio e costringendoli
lentamente ad arretrare. Non era facile tenere a bada tutta quella
gente e allo stesso tempo trattenersi per non far loro troppo male.
“Uff...
è peggio che combattere legati!”
esclamò Salamander mandando a
terra un paio di uomini corpulenti e parando il colpo di randello di
una donna.
Gajeel
centrò altre quattro persone con una raffica di colonne
d'acciaio,
quindi si pulì il sudore dalla fronte.
“Non
si può andare avanti così, adesso sono arrivati
anche gli Alfieri!
Siamo nella merda fino al collo!”
Natsu
imprecò e voltò la testa in direzione degli altri
due Dragon
Slayer.
“Laxus!
Wendy!” chiamò.
Il
Dio del Tuono spalancò entrambe le braccia, come se volesse
fare da
barriera all'avanzata dei dieci Alfieri.
“Ne
ho abbastanza di voi pezzi di merda!” lo sentirono ringhiare
mentre
caricava energia nelle mani.
Con
grande sorpresa di Natsu, Wendy e Gajeel, il biondo modellò
non una
ma ben dieci Alabarde Celesti del Drago del
Fulmine,
puntandone le lame cariche di elettricità dritte contro i
dieci
wraith davanti a lui.
“Cazzo,
quelle fanno male” commentò Gajeel reprimendo un
brivido al
ricordo di quando se ne era beccata una in pieno, durante la
battaglia di Fairy Tail. “Non vorrei essere al posto di
quelli là”
Laxus
spinse bruscamente in avanti le braccia e fece partire
simultaneamente le alabarde, mandandole contro gli aggressori simili
a frecce scoccate nel vento.
“Rairyū
no Hōtengeki!!!” ruggì quando le armi di
fulmini si
conficcarono l'una dopo l'altra nel corpo degli Alfieri,
trapassandoli da parte a parte con l'elettricità e
spedendoli
indietro di parecchi metri.
Laxus
sapeva che nemmeno quello era abbastanza per fermare i terribili
wraith, perciò fece dietrofront e spinse Wendy verso gli
altri due
draghi.
“Leviamo
le tende prima che tornino alla carica”
Natsu
e Gajeel li videro arrivare e sgomberarono la strada dai cittadini
posseduti, quindi si lanciarono di corsa insieme a loro verso la
sicurezza dei vicoli più interni di Crocus, dove avrebbero
potuto
seminare i loro inseguitori.
“Hai
scoperto qualcosa dal tuo vecchio?” domandò Natsu
rivolto al Drago
del Fulmine.
Dall'espressione
contrariata di questo, era facile intuire la risposta.
“Non
so cosa cazzo c'entri mio padre nella faccenda, ma mi ha detto
chiaramente che non è lui la mente dietro a tutto
questo”
“Un
altro buco nell'acqua” commentò amaramente Gajeel
mentre correvano
imboccando una strada dietro l'altra. “Quel bastardo che ci
vuole
morti non vuol proprio saperne di uscire allo scoperto!”
Natsu,
che nella corsa si era portato davanti a tutti, fece per superare un
altro incrocio di vie, ma improvvisamente da una stradina laterale
uscì un pugno corazzato che lo prese in piena mascella,
scaraventandolo contro un muro con un boato assordante.
“Natsu-san!”
esclamò Wendy correndo ad aiutarlo, mentre Gajeel tramutava
prontamente il proprio braccio in spada e parava per un soffio il
fendente diretto alla sua testa.
“Ugh...!”
ringhiò quando si rese conto che un Alfiere incombeva su di
lui e
premeva la propria spada contro il suo braccio, piegandolo lentamente
e costringendolo sempre più ad abbassarsi, fino a toccare
terra con
le ginocchia.
Laxus
intervenne prima che l'Alfiere avesse la meglio, sferrandogli un
calcio sulla maschera e allontanandolo dal compagno.
“E
che cazzo, non li avevi infilzati come spiedini?!”
sibilò il Drago
d'Acciaio, rialzandosi.
“Tsk.
Fottuti mostri” mormorò il biondo, dopo aver
notato gli altri
wraith che scivolavano fuori dai vicoli attorno a loro uno dopo
l'altro.
Wendy
intanto aveva aiutato Natsu ad alzarsi, e ora il Drago di Fuoco era
infiammato dall'ira.
Il
suo corpo venne pervaso da fiamme cremisi, che divamparono e
appiccarono il fuoco all'Alfiere più vicino. Non che
servisse a
fermarlo, ma comunque...
“Andate
all'Inferno, bastardi!!!” abbaiò lanciandosi
contro il più vicino
e cominciando a colpirlo con una raffica di pugni di fuoco.
Gli
andò bene per cinque colpi, ma al sesto la mano ricoperta di
metallo
del wraith si serrò attorno al suo polso e lo strinse fino a
piegargli il braccio.
“Aaaah!!!”
urlò mentre il dolore gli pervadeva l'arto dal polso alla
spalla.
“Natsu-saaan!!!”
Quella
voce...
I
Dragon Slayer sgranarono gli occhi quando dalla cima di un edificio
balzarono giù due vecchie conoscenze, che atterrarono in
mezzo a
loro e respinsero gli attacchi di due Alfieri con un'ondata di luce e
ombra.
Sting
e Rogue scagliarono due ruggiti in contemporanea, quindi assunsero le
posizioni di guardia e si prepararono a combattere. Uno degli
avversari colpiti era proprio il wraith che teneva in pugno Natsu,
dunque il Drago di Fuoco riuscì a liberarsi dalla sua presa
e a
spingerlo indietro.
Si
ritrovò schiena contro schiena con Sting, ognuno dei due
fronteggiando un altro Alfiere.
“Che
ci fate qui?”
“Non
potevamo mica perderci la festa!” rispose allegramente il
Drago
Bianco.
Poco
più in là, Gajeel evitò un'altra
sferzata di spada di un alfiere e
contemporaneamente si rivolse a Rogue.
“Allora
sei ancora vivo, eh, pivello?”
Il
Drago d'Ombra non rispose, ma in cambiò deviò la
traiettoria di una
spada diretta alla testa dell'altro.
Posizionati
in un cerchio che si faceva sempre più stretto man mano che
gli
Alfieri guadagnavano terreno, i sei Dragon Slayer si resero conto che
anche così erano in netta inferiorità numerica e
costretti ad
affrontare avversari che godevano dell'immortalità.
Non
potevano vincere quello scontro.
“Tsk.
Dov'è quel figlio di puttana di Lucifer, quando
serve?” imprecò
Laxus. “Mi sembrava di ricordare che fosse entrato nella
gilda”
Gajeel
gli avrebbe rifilato una gomitata nelle costole se non avesse avuto
entrambe le braccia impegnate a parare un altro taglio di spada.
“Non
nominarlo, cazzo! Siamo già fortunati a non averlo come
nemico, vuoi
proprio tirarci addosso la sfiga?”
“Karyū
no... Kōen!!!”
Il
ruggito di Natsu che scagliava una meteora di fuoco addosso ai wraith
li assordò tutti per un istante, insieme all'esplosione
roboante che
seguì e che fece sprofondare i vicoli circostanti in un mare
di
fiamme.
Gli
Alfieri furono investiti dal fuoco: alcuni vennero scagliati indietro
tra le macerie degli edifici, altri riuscirono a conficcare le spade
nel terreno e a mantenere la posizione, così che quando il
fuoco di
Natsu si estinse si ritrovarono nello stesso punto di prima, con i
mantelli fumanti e le lame delle spade incandescenti.
“Cazzo,
Salamander, la prossima volta che cerchi di incenerirmi ti
uccido!”
sbraitò Gajeel mentre tentava di spegnere una piccola fiamma
che gli
incendiava l'estremità della giacca.
I
guerrieri non-morti non si lasciarono intimidire da quell'attacco
fiammeggiante e continuarono ad avanzare, determinati a portare a
termine il loro compito. Non parlavano, non mostravano segni di
dolore o stanchezza, probabilmente non avevano neanche una
volontà
propria, ed era proprio questo a renderli spaventosi. Le armature
che indossavano, inoltre, rendevano impossibile capire se sotto di
esse pulsassero carne e sangue, oppure se ci fosse solo
oscurità a
tenere insieme i pezzi.
“Proviamoci
ancora!” s'impuntò Natsu, preparando altro fuoco
nei pugni. “Non
possono essere completamente immortali! Devono
avere un punto
debole, come tutti!”
Tutti
e sei i Dragon Slayer furono sul punto di continuare il combattimento
e lottare per la sopravvivenza, tuttavia proprio nel momento in cui
furono pronti ad attaccare, ecco che un coro di urla indemoniate
attirò la loro attenzione: dal fondo di tutti i vicoli,
stava
arrivano la folla di cittadini posseduti, che come un'onda di marea
umana si riversò addosso a loro.
Il
caos a quel punto regnò sovrano.
Dragon
Slayer, persone comuni e Alfieri si mescolarono in una feroce
battaglia senza esclusione di colpi, e in un attimo quel piccolo
incrocio di vie fu pervaso da espressioni di magia di tutti i tipi,
che fomentarono ulteriormente il pandemonio.
Ognuno
dei sei draghi fu separato dagli altri e costretto a combattere solo,
attaccato sia dai cittadini impazziti che dai wratih.
Natsu
perse presto di vista i compagni, assaltato dalla folla armata di
bastoni, scope, randelli e armi di vario tipo. Due Alfieri scostarono
bruscamente le persone che avevano davanti e avanzarono a mani
protese con l'intento di afferrarlo e probabilmente ucciderlo, ma
Natsu si abbassò rasoterra e rotolò di lato, in
mezzo alle gambe
della gente. Si prese parecchi calci nei fianchi e bastonate sulla
schiena, ma era sempre meglio che affrontare le spade intrise di
oscurità dei wraith.
Qualcuno
lo colpì duramente alla tempia, aprendogli uno squarcio che
cominciò
subito a sanguinare, colorandogli la vista di rosso.
“Dannazione!”
imprecò.
Trovò
il modo di rialzarsi in piedi e saltare in aria con la propulsione
del fuoco, per poi aggrapparsi al cornicione di una finestra, fuori
dalla portata di quelli che volevano ucciderlo. In cambio gli
arrivò
addosso una pioggia di sassi e oggetti di vario tipo da cui
faticò a
proteggersi.
Sentì
delle urla disperate alla sua sinistra, e scoprì con orrore
che i
Draghi Gemelli erano stati sopraffatti da quattro Alfieri e dalla
folla che li aveva placcati a terra per poterli pestare meglio.
“Sting!
Rogue!” urlò al di sopra della confusione
generale, ma anche se lo
sentirono, i due draghi di Sabertooth non poterono rispondergli,
perché in quel momento un colpo dato con l'impugnatura delle
spade
li mise entrambi al tappeto.
C'era
troppo caos, troppi ostacoli perché Nastu potesse
raggiungerli e
aiutarli, così non poté far altro che urlare e
guardare mentre gli
Alfieri sollevavano i due senza alcuno sforzo e se li caricavano in
spalla per portarli chissà dove. Avrebbe avuto tutta
l'intenzione di
seguirli se un secondo grido di aiuto non avesse attirato la sua
attenzione.
Si
voltò nell'altra direzione col cuore in gola.
Wendy.
Un
Alfiere l'aveva presa e la stava trascinando via per i capelli.
Natsu
non ci pensò due volte a lanciarsi di nuovo tra la folla e
menare
pugni e calci a chiunque tentasse di ostacolarlo. Non avrebbe
permesso che quei maledetti si prendessero Wendy! L'avrebbe salvata e
messa al sicuro, poi avrebbe pensato a liberare anche i Draghi
Gemelli.
L'immagine
delle due teste mozzate e dei pali che aspettavano ancora di essere
riempiti si impose con forza nella sua mente, mettendogli addosso
ancora più furia e bramosia di combattere.
Era
già stato versato troppo sangue di Dragon Slayer... non
poteva
permettere che accadesse di nuovo.
Nel
frattempo poco più in là anche Gajeel stava
combattendo duramente.
C'era un solo Alfiere a tenerlo occupato, ma in compenso la maggior
parte degli abitanti di Crocus si erano riversati proprio addosso a
lui. Si ricoprì di scaglie d'acciaio in modo da essere
invulnerabile
almeno ai loro attacchi, mentre si concentrava ad affrontare
primariamente l'Alfiere.
Gli
affondi di spada del wraith erano veloci, precisi e potenti, Gajeel
stava faticando parecchio ad evitarli tutti. Aveva già
provato a
pararli con la propria pelle corazzata, ma quelle maledette lame
riuscivano a tagliare le sue scaglie come fossero fatte di burro,
motivo per cui la strategia migliore era schivare i colpi e
contrattaccare al pieno delle forze, sperando di mettere in
difficoltà l'avversario.
Di
tanto in tanto si voltava per colpire anche qualche cittadino che
aveva ben pensato di prenderlo a badilate, ma per la maggior parte
era l'Alfiere il vero problema. Quando questo tentò di
colpirlo con
un micidiale fendente e lo mancò, Gajeel vide un'apertura e
la
sfruttò immediatamente: da un secondo all'altro
attivò la nuova
modalità acquisita quando aveva mangiato le ombre di Rogue,
durante
l'ultimo giorno dei Giochi, e si trasformò nello spaventoso
Drago di
Acciaio e Ombra.
L'Alfiere
non sembrò esser preso alla sprovvista da quella mutazione,
ma
Gajeel non gli diede tempo di attaccarlo nuovamente: gonfiò
i
polmoni al limite della loro capienza e buttò fuori il suo
ruggito
più potente.
“Tetsueiryū
no... HŌKŌ!!!”
Un
lampo di luce verde accecante attorno a cui vibravano spirali di
ombre nere si liberò dalla sua gola, investendo in pieno il
wraith
con tanta forza da scaraventarlo oltre una decina di edifici, i quali
crollarono l'uno dopo l'altro come le tessere di un domino,
collassando su sé stessi.
Gajeel
sogghignò, la pelle d'acciaio lucido e scuro che lo rendeva
invulnerabile a qualsiasi attacco. Si fuse con le ombre nel pavimento
e cominciò a far piazza pulita di tutti quelli che gli
capitavano a
tiro, ridendo come un pazzo ad ogni colpo andato a segno. Anche
quando riemerse la folla continuò a dargli addosso, ma lui
sferzò a
destra e a sinistra e si liberò di tutti quelli che lo
intralciavano.
A
quel punto, la massa era diventata così numerosa e
potenzialmente
pericolosa che il Drago d'Acciaio non poté più
trattenersi e li
spazzò via con il braccio tramutato in spada.
Doveva
liberarsi di quei seccatori il prima possibile e riunirsi agli altri.
Gli era sembrato di sentire qualcuno di loro urlare, poco prima...
Qualcuno
gli si avvinghiò alla vita da dietro, cercando addirittura
di
morderlo e rallentandogli i movimenti, e lui, nella foga del
combattimento, non ci pensò due volte a ruotare su
sé stesso e ad
affondare la lama direttamente nel ventre del nemico.
Si
accorse solo un momento dopo che quello in cui aveva affondato il
braccio fino al gomito era il petto di una bambina.
Sgranò
gli occhi per lo shock e rimase impietrito dall'orrore.
Una
bambina, una piccoletta che non arrivava a dieci anni di vita lo
guardava ad occhi sgranati, un rivolo di sangue sul mento mentre il
suo braccio d'acciaio al centro del petto le sfondava la cassa
toracica e la trapassava da parte a parte.
Gajeel
vide distintamente i suoi occhietti di ragazzina perdere quella luce
viola che l'aveva animata fino a quel momento e tornare al loro
colore naturale, di un bel marrone nocciola. Ora che era di nuovo
cosciente e libera dalla possessione, la bambina lo guardò
spaurita
e sofferente, e tentò inutilmente di allungare una mano
verso di
lui, prima che il suo corpo si spegnesse del tutto.
Gajeel
crollò in ginocchio, il corpo privo di vita della piccola
tra le
braccia, le mani intrise del suo sangue ancora caldo.
Che
cosa ho fatto? Si
domandò
mentalmente, incapace di porre la questione ad alta voce. Non
riusciva a muoversi, totalmente paralizzato dall'orrore di
ciò che
aveva fatto, dell'atrocità che aveva involontariamente
compiuto.
Attorno
a lui la calca di gente fu sul punto di saltargli addosso e
continuare la caccia, ma si fermò prima di arrivare a lui.
Gajeel
non distolse lo sguardo dal corpo tra le sue braccia, i cui occhi
erano aperti sul vuoto. La folla ora taceva, gli occhi di tutti i
presenti brillavano di un'intensa luce viola, e ad impedire loro di
attaccare era stato l'Alfiere di prima, di ritorno dopo che il
ruggito del Drago d'Acciaio lo aveva scaraventato via.
Il
mago di Fairy Tail non alzò gli occhi pur sapendo che il
nemico si
stava avvicinando a lui a spada sguainata. Rimase semplicemente
lì,
disgustato da sé stesso, in attesa della fine.
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Natsu
si rese conto che tutto stava andato a rotoli.
Nella
confusione generale, tra un combattimento e l'altro, i Dragon Slayer
stavano avendo la peggio: Sting e Rogue erano stati catturati, un
Alfiere stava portando via Wendy, altri tre stavano sopraffacendo
Laxus. Non riusciva a vedere Gajeel, ma immaginò che stesse
combattendo da qualche parte oppure avesse condiviso il destino dei
Draghi Gemelli.
“Wendyyy!!!”
urlò per sovrastare il caos, tentando inutilmente di farsi
largo e
raggiungere la giovane Dragon Slayer.
Qualcuno
lo prese per la spalla e lo tirò indietro, rallentandolo
ulteriormente. Si voltò per fronteggiare il nemico e
toglierselo dai
piedi, ma si rese conto con orrore che si trattava di un Alfiere. Un
Alfiere che due secondi dopo lo aveva schiacciato a terra e gli aveva
inchiodato la mano al suolo, trafiggendogliela con la spada.
Nastu
ruggì di dolore, un dolore così acuto e
penetrante da mandargli
fitte in tutto il corpo.
Si
guardò la mano squarciata, in cui la spada era penetrata
quasi fino
all'elsa in modo che non potesse liberarsi.
Un
secondo Alfiere si accostò al primo e si chinò su
di lui,
prendendogli i capelli e strattonandolo malamente, fino a strappargli
un altro lamento.
Accecato
dalla rabbia e dal dolore, Nastu fu pervaso da fiamme ed
elettricità,
entrando spontaneamente in modalità Drago di Fuoco e Fulmini.
“Raienryū
no... HŌKŌ!!!” ruggì, sparando un getto
di fuoco e fulmini
tanto potente quanto rozzo e sbilenco, data la posizione storta e la
mancanza di concentrazione. Colpì comunque i due Alfieri e
li fece
volare contro le mura dell'edificio di fronte, ma quell'attacco unito
alla pesante perdita di sangue gli fece girare la testa e
prosciugò
le sue energie.
Ansimò
pesantemente per riprendere fiato, senza riuscire a liberare la mano
né a rialzarsi.
“Nastu!”
sentì Laxus chiamarlo, e un attimo dopo il Dio del Tuono fu
in
ginocchio accanto a lui.
Natsu
vide che anche lui era stato conciato per le feste: aveva ferite,
lividi e graffi su tutto il petto, un occhio chiuso e tumefatto, un
rivolo di sangue che gli colava dal labbro spaccato... senza contare
che anche lui era allo stremo.
Laxus
notò la spada conficcata nella sua mano e tentò
di rimuoverla, ma
il suono dei passi degli Alfieri che tornavano alla carica lo
distrasse.
“Lascia
stare, Laxus” mormorò Natsu con voce roca, il
fiato rotto dal
dolore e dalla fatica. “Hanno preso Wendy, Sting e Rogue. Non
li
hanno uccisi subito, sembrava volessero portarli da qualche
parte...”
“Significa
che per ora li terranno in vita” constatò il
biondo, spostando lo
sguardo preoccupato da lui agli Alfieri a poche decine di metri da
loro.
Natsu
attese una manciata di secondi prima di parlare.
“Va'
via” sentenziò. “Trova Gajeel, se non
l'hanno ancora preso, e
pensate a un modo di tirarci fuori. Io cercherò di scoprire
il più
possibile sul nostro nemico”
Laxus
sgranò gli occhi.
“Stai
scherzando? Credi che ti lascerò nelle loro
grinfie?”
Natsu
scosse la testa. “Devi farlo. Io non riesco a muovermi, e
comunque
non posso lasciare Wendy da sola. Mi farò imprigionare
insieme a lei
e aspetteremo che veniate a tirarci fuori”
“Natsu...”
Dall'espressione
affranta del biondo, il Drago di Fuoco capì chiaramente che
Laxus
non voleva lasciarlo lì, e che anzi, avrebbe voluto
sacrificarsi al
suo posto per permettergli di scappare. Natsu però sapeva di
non
poter andare lontano in quelle condizioni, quindi avrebbe affidato il
compito di tirarli fuori a chi poteva farlo.
Gli
Alfieri ormai erano vicinissimi, non c'era più tempo.
“Trova
Gajeel” insistette, stringendo la spalla di Laxus con la mano
sana.
“Quel bastardo è in gamba quando si tratta di
infiltrazioni e
spionaggio. Riuscirete a trovarci e a tirarci fuori, ne sono
sicuro”
“Lo
stai facendo di nuovo, Natsu” replicò duramente il
Dio del Tuono,
stringendogli la mano. “Come con Atlas Flame. Mi stai
chiedendo di
andarmene e fidarmi di te”
Natsu
sorrise debolmente, ma nel suo sorriso c'era tutta la forza del fiero
Dragon Slayer che era.
“Come
io mi fido di te, Laxus. Mi hai dato il tuo potere per sconfiggere
Master Hades, a Tenroujima. Ho piena fiducia in te”
Laxus
chiuse un attimo gli occhi e sospirò.
“Vi
tirerò fuori. Lo prometto”
Natsu
annuì e gli fece cenno di andare.
Un
attimo dopo, seppur a malincuore, Laxus si era allontanato con uno
scatto fulmineo, mentre Nastu rimase disteso e inchiodato a terra, in
attesa che gli Alfieri venissero a prenderlo.
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Capitolo 11 *** Rivelazioni e Strategie ***
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CAPITOLO
UNDICI – RIVELAZIONI E STRATEGIE
Laxus
correva come se avesse il Diavolo alle calcagna. Dove diavolo era
finito Gajeel?
Sting,
Rogue, Wendy e Nastu erano stati presi per certo, mentre del Drago
d'Acciaio nessuna traccia. D'accordo che in tutto quel caos avevano
finito per separarsi e sparpagliarsi per le intricate viuzze di
Crocus... ma per la miseria, dov'era andato a cacciarsi?
Laxus
pregò che gli Alfieri non avessero preso anche lui,
altrimenti
avrebbe dovuto trovare da solo il modo per tirarli tutti fuori dai
guai. Era stanco e coperto di ferite, dubitava di potercela fare in
quelle condizioni con la bellezza di dieci Alfieri alle calcagna e un
intero regno che voleva la sua testa.
Svoltò
un angolo dietro l'altro, le orecchie tese per captare i suoni tipici
di una battaglia in corso. Non sentì niente, però
quando attraversò
un incrocio di vie non lontano da dove Natsu era stato catturato,
vide improvvisamente la folla di cittadini posseduti, in piedi e in
silenzio mentre qualcosa stava accadendo nel mezzo.
Saltò
agilmente da un muro all'altro e raggiunse una finestra abbastanza
alta, da cui poteva vedere bene cosa stava succedendo.
Impallidì
quando vide Gajeel in ginocchio con un Alfiere che gli stava tirando
i capelli così da costringerlo a piegare la testa
all'indietro per
mettere allo scoperto la gola.
Stava
per ammazzarlo.
Con
un ringhio feroce e un'ultima scarica di adrenalina nelle vene, si
lanciò all'attacco e concentrò i fulmini nel
pugno, e quando fu
addosso all'Alfiere lo colpì con tutta la forza che aveva in
corpo,
spedendolo contro un muro per allontanarlo da Gajeel.
Non
aspettò che il wraith si rialzasse e tornasse alla carica, o
che
altri arrivassero in suo soccorso, si voltò verso il
compagno con
l'intento di farlo alzare per allontanarsi da lì, ma come
ebbe
posato gli occhi su di lui vide anche il resto.
Il
corpo esanime di una bambina di pochi anni riverso a terra, con il
petto completamente squarciato come se qualcosa di grosso e affilato
l'avesse trafitto da parte a parte, e Gajeel lì in
ginocchio, lo
sguardo perso nel vuoto e le mani imbrattate di sangue.
Nella
furia del colpo di Laxus, la lama dell'Alfiere era scivolata sul
volto del Drago d'Acciaio, aprendogli un taglio obliquo sullo zigomo
che ora sanguinava copiosamente.
“Gajeel...
cosa...?” Laxus non riuscì a trovare la domanda
adatta, né il
compagno diede spiegazioni. Quando però Gajeel
alzò la testa con
l'espressione più sconvolta e colpevole del mondo, Laxus
vide
distintamente i suoi occhi arrossati e lucidi di lacrime.
“I-io...”
lo sentì balbettare con voce flebile e tremante.
Un
movimento attirò l'attenzione del biondo: l'Alfiere che
aveva
colpito stava tornando alla carica, e con lui altri due suoi simili.
La folla aveva ricominciato a muoversi e ad urlare nella loro
direzione, cosa che gli fece capire che era ora di levare le tende.
Prese
Gajeel per il braccio e lo fece alzare a forza, perché
Acciaio Nero
sembrava non avere nessuna intenzione di farlo.
“Forza,
in piedi!” lo spronò. “Dobbiamo
allontanarci di qui alla
svelta!”
“Laxus...
i-io... io non...”
Qualunque
cosa Gajeel volesse dire, Laxus non gli lasciò il tempo di
finire e
lo spinse avanti per la strada.
“Ne
parliamo dopo, adesso muoviti, cazzo! Quelli ci sono alle
calcagna!”
sibilò prima di lanciarsi in corsa lungo la prima via
deserta che
gli capitò a tiro. Dovevano allontanarsi a sufficienza da
seminare
gli inseguitori, ma non così tanto da essere completamente
fuori
portata. Gli Alfieri dovevano aver portato Natsu e gli altri Dragon
Slayer nell'unica prigione della città, ovvero le celle del
palazzo
Mercurius. Dovevano trovare un buon nascondiglio in un punto
strategico ed elaborare in fretta un piano d'azione. Non sapevano per
quanto il nemico avrebbe tenuto in vita i loro compagni.
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La
città era in tumulto.
Gerard
era appena arrivato nella capitale, aspettandosi di trovarla quieta
anche se sotto il controllo di una potente magia di possessione... e
invece trovò soltanto il caos. I cittadini posseduti
correvano in
giro senza freni, battendo le strade avanti e indietro come un
immenso branco di segugi a caccia della preda. Era ovvio che stavano
cercando qualcuno, e poteva anche immaginare chi.
Con
questo aveva la conferma che i Dragon Slayer erano venuti proprio
lì
a Crocus, e che almeno per il momento erano ancora vivi.
Quando
era arrivato a Era, quella mattina, aveva trovato un'aberrante
spettacolo ad attenderlo, e insieme a quelle teste impalate davanti
alla sede del Consiglio c'era anche un messaggio magico sospeso
nell'aria. Non era stato indirizzato a lui, bensì ai Dragon
Slayer,
i quali si erano dimenticati di distruggerlo dopo averlo letto. La
cosa più inquietante era il fatto che quella lettera
mostrava il suo
ologramma, chiaramente un falso, ed evidentemente era servita da esca
per attirare i draghi di Fairy Tail nella capitale. Ora aveva la
conferma che erano caduti in trappola.
Percorse
a passo svelto la strada principale, il cappuccio ben calcato sulla
testa per non farsi identificare. Non che tutto sommato fosse un
problema, perché nessuno di quelli che erano caduti sotto
l'incantesimo di possessione sembrava riservargli la benché
minima
attenzione. Il loro bersaglio erano unicamente i Dragon Slayer.
La
priorità adesso era trovarli e assicurarsi che stessero
bene, così
da poter pianificare una strategia d'azione. Chiuse gli occhi ed
espanse la propria coscienza in ogni direzione, ascoltando
attentamente le onde vibrazionali presenti nell'aria con cui sarebbe
stato in grado di identificare la magia dei cacciatori di draghi.
Dopo cinque minuti di ricerca e ascolto riuscì a percepirne
una
parte, anche se molto debole e fragile. Oltre ad essa, però
avvertì
anche qualcos'altro.
Si
fermò in mezzo alla strada e voltò la testa in
direzione del Domus
Frau, la grande arena di Crocus in cui si erano svolti i Grandi
Giochi Magici negli ultimi sette anni.
Riusciva
a sentire una forte aura magica provenire da lì, ma non era
quella
dei Dragon Slayer.
Forse
stava succedendo qualcosa di grosso...
Si
arrampicò agilmente su un edificio e saltò da un
tetto all'altro,
muovendosi rapido e silenzioso come un'ombra in direzione dell'arena.
Quando
la raggiunse, non passò per l'entrata principale,
bensì si inerpicò
su per le ripide e scoscese pareti di roccia che la circondavano, per
poi salire nel punto più alto sulla testa di una delle
quattro
grandi statue.
A
quel punto, riuscì a vedere cosa stava succedendo
all'interno
dell'arena.
C'era
un gran numero di persone impegnate a rastrellare la sabbia e ad
occuparsi della manutenzione, come se stessero preparando il Domus
Frau per altri giochi. Si sarebbe detto che non erano nemmeno
posseduti dall'incantesimo imposto dai cristalli di Lacrima, ma
Gerard sapeva che non era così. I Giochi erano finiti da
settimane e
prima di un anno non si sarebbero più svolti,
perciò perché
preparare l'arena adesso? Cosa stavano
architettando?
Gli
saltò all'occhio un altro dettaglio che sulle prime non
aveva
notato: agli angoli estremi dell'arena, proprio davanti gli spalti,
altri operai stavano installando nuovi cristalli di Lacrima, ma la
magia che proveniva da essi era molto diversa da quella che aveva
reso tutti schiavi.
Gerard
dovette concentrarsi parecchio prima di identificare il tipo di magia
emesso.
Si
trattava di una barriera magica, una sorta di contenitore capace di
limitare la magia ad un'area ristretta, in modo che non potesse
fuoriuscirne. A giudicare da come erano stati posizionati i
cristalli, probabilmente tale area era proprio il campo di battaglia
dell'arena.
Per
cosa lo stavano preparando?
Un
brutto, bruttissimo presentimento lo colse.
Mille
scenari cominciarono a prendere forma nella sua mente, uno peggiore
dell'altro. Alla fine, stabilì che la priorità
assoluta era trovare
i Dragon Slayer, poiché erano proprio loro i protagonisti di
quegli
scenari apocalittici.
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Natsu
urlò e si dimenò come una volpe presa nella
tagliola quando gli
Alfieri lo sbatterono in una cella buia e umida e lo costrinsero a
sedersi a terra contro il muro, le mani incatenate sopra la testa.
“Vi
ammazzo tutti, maledetti! Lasciatemi! Lasciatemi ho detto!
Affrontatemi faccia a faccia se ne avete il coraggio!” li
sfidò,
inutilmente, perché i guerrieri non-morti gli davano la
stessa
attenzione che avrebbero dato a un topo morto per strada.
Anche
quando uscirono chiudendosi la cella alle spalle Natsu
continuò a
combattere per liberarsi, scuotendosi e facendo un casino assurdo.
Nelle
sue stesse condizioni ma ben più rassegnati, c'erano Sting,
Rogue e
Wendy, seduti lì vicino.
“Natsu-san...
è inutile” tentò di calmarlo Wendy.
“Queste sono manette
anti-magia, non si possono rompere”
Ovviamente
il testardo Drago di Fuoco non le diede ascolto e continuò
ad
agitarsi in preda alla rabbia. Detestava essere legato, incatenato o
imbavagliato! A Fairy Tail lo legavano sempre, quando faceva troppo
casino, senza contare che poco tempo fa i maghi della gilda oscura
Hellhound lo avevano sbattuto nelle loro prigioni insieme a Gajeel.
Che brutta esperienza!
“Dann...
na... zioneeee!!!” ruggì tendendo i muscoli al
massimo, senza
alcun risultato.
“Vuoi
fare silenzio?” lo riprese una voce ruvida e familiare
proveniente
dal fondo più oscuro della cella. “La tua voce
fastidiosa mi sta
spaccando i timpani”
“Chi
è?” scattò sulla difensiva Sting,
voltandosi nella stessa
direzione.
Natsu
conosceva bene quella voce e quell'odore di cui prima non si era
accorto.
Sorrise
e ricambiò lo sguardo del Dragon Slayer che tecnicamente
erano
venuti a salvare.
“Ci
rivediamo, Cobra!”
Il
Dragon Slayer del Veleno se ne stava seduto in fondo alla cella,
accovacciato in un angolo e talmente immobile da sembrare una statua.
Li
guardò tutti per un lunghissimo minuto con il unico occhio
color
ametista, velato da un'ombra di malinconia.
“Alla
fine vi hanno presi, eh?” mormorò.
“Bah,
è successo un casino” replicò Natsu.
“Dovevamo incontrarci con
Gerard a Era per tirarti fuori di prigione, ma alla fine ci ha detto
di venire a Crocus e poi... beh... credo fosse tutto una
trappola”
“Tirarmi
fuori di prigione?” ripeté Cobra,
sarcastico. “E cosa vi fa
credere che volessi il vostro aiuto? Non ho niente da spartire con
voi idioti”
Sting
si alterò e strinse i pugni.
“Oi,
porta rispetto a Natsu-san! Ha rischiato la vita per cercare di
salvarti! Saremmo venuti ad aiutarti anche noi, se gli Alfieri non ci
avessero teso un'imboscata lungo la strada”
“Potevate
pensare a voi stessi invece di incasinare la vita a tutti”
replicò
Cobra, facendo solo irritare di più il Drago Bianco.
“Bel
ringraziamento per i nostri sforzi!”
“Già,
e si sono visti i risultati”
“Brutto...!”
“Sting,
basta” Rogue fermò il compagno, toccandolo
leggermente col
ginocchio per calmarlo.
“Comunque”
intervenne Wendy. “Perché ci hanno messo in
prigione? Cioè... non
hanno esitato a uccidere gli altri due Dragon Slayer, quindi
perché
tenerci in vita?”
Bella
domanda, se la stavano ponendo tutti. Nemmeno Cobra conosceva la
riposta, perché le pareti della cella erano state costruite
in modo
da essere insonorizzate. Il suo udito, per quanto ampio, non poteva
raggiungere i pensieri del loro carceriere.
“Hanno
ucciso due Dragon Slayer?” ripeté Rogue,
allarmato. “Gajeel...”
“No,
Gajeel è vivo, per quanto ne so” lo
tranquillizzò Natsu. “E
anche Laxus. Però a Era... c'erano le teste di due Dragon
Slayer,
impalate davanti alla sede del Consiglio. Siamo arrivati troppo
tardi”
Spostò
gli occhi su Cobra, il quale taceva e aveva distolto lo sguardo.
“Tu
li hai visti, quando ti hanno portato qui?”
Il
Drago del Veleno non rispose. Il suo silenzio fu lungo e pesante, e
poiché Natsu non ne capiva il motivo, insistette.
“Cobra?
Hai visto le teste?”
Il
diretto interessato annuì lentamente, e Salamander vide nel
suo
sguardo l'ombra della colpa.
“Le
ho viste” affermò con un filo di voce.
“Sono stato io... a
consegnarli a loro”
Natsu
si irrigidì. Tutti e quattro si irrigidirono, mentre Cobra
continuava ad evitare il loro sguardo, probabilmente vergognandosi
lui stesso delle proprie azioni.
“Che
cos'hai fatto?” domandò il Drago di Fuoco,
mortalmente serio.
L'Oraciòn
Seis scosse la testa. “Nelle mie condizioni, cosa avrei
dovuto
fare? Quel bastardo ha cercato in tutti i modi di costringermi a
dirgli dove trovare gli altri Dragon Slayer. Sapeva del mio udito, e
voleva sfruttarlo per cercare vendetta. Ovviamente mi sono rifiutato,
però... quando ha minacciato di torturare e massacrare i
miei
compagni, ho dovuto cedere. Non potevo fare altro”
Natsu
si sentì un nodo in gola. Ora che si era abituato alla
semi-oscurità
riusciva a vedere meglio il corpo di Cobra, che portava i segni di
pesanti violenze. Non gli erano state risparmiate le frustate
né i
più svariati pestaggi, era ammirevole il fatto che avesse
sopportato
tutto il dolore fisico senza cedere. Non doveva niente a nessuno di
loro... eppure aveva preferito lasciarsi torturare piuttosto che
rivelare al nemico la loro posizione.
“Mi
dispiace per Aurum e Petra” sussurrò il Drago del
Veleno. “Avrò
le loro vite sulla coscienza per sempre... insieme a tutte le altre
che ho preso in passato”
Seguì
un lungo silenzio nel quale ognuno dei cinque draghi rimase immerso
nei propri pensieri e nel proprio lutto. Solo dopo qualche minuto
Sting osò porre la domanda che più gli premeva.
“Ce
lo stiamo chiedendo tutti da un bel po'” esordì.
“Ma chi diavolo
è che ti ha costretto a farlo? Chi è quel
bastardo che ce l'ha con
i Dragon Slayer?”
Cobra
sbuffò e guardò il Drago di Fuoco. “Oh,
beh... una vecchia
conoscenza mia e di Natsu. Uno che abbiamo avuto la sfortuna di
conoscere alla Baia degli Schiavi”
Natsu
sgranò gli occhi, stordito. Che ricordasse, alla Baia degli
Schiavi
era sopravvissuto un solo mago di Hellhound... che aveva finito per
unirsi a Fairy Tail.
“Vuoi
dire... Lucifer?”
Gli
tornò in mente poco tempo prima, quando aveva chiesto
apertamente a
Drago degli Inferi se avesse intenzione di tradirli. Che alla fine la
sua intuizione fosse stata esatta?
Cobra
però scosse stancamente la testa.
“No,
non Lucifer. Silvermine”
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Laxus
salì stancamente i gradini di legno di quella vecchia
stamberga
abbandonata.
L'avevano
trovata per puro caso mentre correvano come pazzi in giro per la
città, cercando di sfuggire ai loro inseguitori, e dopo
averne visto
l'aspetto logoro e trasandato, avevano deciso che sarebbe stata un
nascondiglio perfetto. Si erano presi l'attico, ovvero l'ultima
stanza all'ultimo piano, che comunque non era un granché: un
letto
infestato dalle tarme, un tavolo sgangherato con un paio di sedie e
poco altro. Dall'ampia finestra, tuttavia, si poteva vedere buona
parte di Crocus, compreso il palazzo Mercurius e il Domus Frau. Un
punto strategico perfetto per l'incursione che avevano in mente.
Quando
arrivò in cima alle scale, il Dio del Tuono si
sfilò la pelliccia
di dosso e la gettò su una sedia, tenendo con sé
solo il plico di
fogli che era riuscito a recuperare.
“Ho
trovato le mappe della città e del palazzo”
sentenziò rivolto a
Gajeel, il quale se ne stava seduto sul bordo del letto, girato di
spalle rispetto a lui.
“Ho
dovuto mettere al tappeto quel capitano delle guardie per prenderle.
Quel... Arcadios, o come diavolo si chiama”
continuò il biondo,
posando le mappe sul tavolo logoro e lanciando un'occhiata al
compagno. Gajeel continuava a starsene chiuso in un ostinato
silenzio, apparentemente disinteressato.
“Hai
sentito cos'ho detto?” lo rimbeccò.
Il
Drago d'Acciaio non rispose ancora, quindi Laxus si vide costretto a
raggiungerlo e a farlo voltare a forza. Si rese conto che aveva
pianto da poco. Di nuovo.
“Gajeel...”
sospirò a metà tra la pietà e
l'esasperazione.
Era
andato a cercare da solo la mappa della città, lasciando il
Drago
d'Acciaio ad auto-compiangersi in pace, sperando che riuscisse a
calmarsi un po'. Non era servito a nulla. Gajeel non era certo tipo
da pianti disperati e singhiozzi, però soffriva in silenzio,
con gli
occhi arrossati e il volto rigato di lacrime mute. Il motivo Laxus
l'aveva intuito quando lo aveva trovato in ginocchio in mezzo alla
strada, con il corpo di una bambina morta tra le braccia e le mani
inzuppate di sangue.
Doveva
essere successo per errore, nella foga del combattimento... beh, in
ogni caso non avrebbe mai pensato che Gajeel potesse avere una
reazione simile, proprio lui che aveva un cuore e un carattere
più
duri dell'acciaio e che aveva affrontato situazioni simili mille
volte.
Notò
che aveva ancora il taglio aperto sullo zigomo, non se l'era curato,
e ormai stava gocciolando sangue sul pavimento.
Sospirando,
il Dio del Tuono raggiunse una bacinella d'acqua nell'angolo della
stanza e prese una pezza bagnata, che strizzò prima di
tornare dal
compagno e sedersi davanti a lui.
Gli
tamponò la ferita senza che Gajeel facesse nulla per
impedirglielo.
“Non
è colpa tua” cercò di rassicurarlo,
quanto meno per farlo uscire
da quello stato catatonico. “Sono cose che capitano, tanto
più in
situazioni come queste. È successo e basta”
Gajeel
dischiuse lentamente le labbra screpolate, e quando parlò lo
fece
senza guardarlo negli occhi, come se non riuscisse a sostenere il suo
sguardo.
“Io...
non volevo farlo” mormorò con una voce
così flebile da essere
difficilmente udibile.
“Lo
so”
“Sono
entrato in modalità Acciaio e Ombra e non ho capito
più niente.
C'era l'Alfiere, la gente che mi attaccava... non avevo spazio per
muovermi...”
Laxus
annuì in silenzio.
Lo
capiva benissimo, era stato frustrante e degradante dover combattere
contro avversari che non possono morire senza poter neanche togliere
di mezzo quelli che invece potevano morire. Se poi
si entrava
in modalità Dragon Force o simili, si diventava
più furiosi e
incontrollati di una belva, e si attaccava senza distinzione tutti
coloro che ostacolavano il cammino. Non era poi così strano
che
Gajeel avesse finito per prendere involontariamente una vita,
soprattutto quella di una bambina.
Finì
di ripulirgli la ferita e applicò sul taglio un cerotto
spiegazzato
che aveva per caso nelle tasche dei pantaloni.
“Sarebbe
potuto succedere a chiunque”
“Non
è solo questo” replicò Gajeel, il cui
tono era divenuto carico di
amarezza. “Avevo promesso al Master... quel giorno, quando
è
venuto a prendermi... gli avevo promesso che non avrei più
fatto del
male a un innocente. Ho giurato che non mi sarei
mai più
comportato come il mostro che ero a Phantom Lord... e il Master ha
detto...” si interruppe un attimo, come se non riuscisse ad
andare
avanti.
Il
Drago del Fulmine ascoltò in silenzio e gli
lasciò pazientemente il
tempo di finire la frase.
“...
ha detto che non ci avrebbe pensato due volte a buttarmi
fuori
dalla gilda, se l'avessi rifatto”
Laxus
lo vide tremare leggermente in un misto di frustrazione, rabbia e
sì,
anche paura.
Anche
se era troppo orgoglioso per ammetterlo a voce alta, era chiaro che
Acciaio Nero teneva a Fairy Tail con tutto il cuore, ed era
spaventato a morte all'idea di essere espulso come era successo a
lui. Ricordavano entrambi la solitudine, il vuoto, la sensazione
opprimente di non avere un luogo a cui fare ritorno, di non avere
più
un futuro. Vivere alla giornata, spostandosi da un luogo all'altro
senza sapere cosa fare il giorno dopo... un'esperienza che era
servita loro di lezione affinché apprezzassero il valore dei
compagni e dei legami.
Laxus
sospirò e gli diede una leggera pacca sulla spalla.
“Nessuno
ti butterà fuori. Parlerò io col vecchio, non
pensarci. Adesso va'
a lavarti la faccia e datti una sistemata, abbiamo una strategia da
pianificare”
Gajeel
annuì debolmente e finalmente accettò di alzarsi
e andare a
sciacquarsi il viso nella bacinella accanto alla finestra, mentre
Laxus tornava al tavolo e cominciava a sparpagliare le mappe.
In
quel momento, un intruso fuori dalla porta manifestò la
propria
presenza.
Anche
se non fece nulla attivamente, entrambi i Dragon Slayer
percepirono la sua aura magica proprio fuori dalla
stanza.
Laxus
scattò sulla difensiva e strinse i pugni, mentre Gajeel si
mise in
posizione di guardia senza nemmeno curarsi di asciugarsi la faccia.
Si
aspettavano da un momento all'altro che una schiera di Alfieri
sfondasse la porta e saltasse loro addosso, ma al contrario niente di
così terroristico accadde. Semplicemente, l'intruso
bussò alla
porta.
“Sono
Gerard” affermò.
Nessuno
dei due abbassò la guardia, lo scherzo tirato da Ivan poco
prima li
aveva lasciati abbastanza diffidenti riguardo all'ex Mago Sacro.
“Entra”
ordinò serio Laxus, pronto a colpire in caso fosse una
trappola.
Tuttavia,
quando la porta si aprì e Gerard fece il suo ingresso,
poterono
confermare che stavolta si trattava davvero di quello vero. L'odore
non mentiva mai.
Si
rilassarono leggermente, ma subito dopo Laxus prese il nuovo arrivato
per il bavero e lo inchiodò bruscamente al muro.
“Cosa
cazzo credevi di fare, eh? Quella tua fottuta lettera ci ha quasi
fatti uccidere!”
Gerard
sostenne il suo sguardo e non diede segno di voler buttare benzina
sul fuoco.
“Non
l'ho scritta io” ammise con sincerità assoluta.
“Quando sono
arrivato a Era ve n'eravate già andati, lasciando
lì la lettera e
il suo contenuto. È ovvio che fosse una trappola. Sono
venuto a
Crocus appena ho potuto”
Laxus
lo guardò con diffidenza ancora per qualche istante, ma alla
fine
accettò la sua spiegazione e lo lasciò andare con
un sospiro.
“Cos'è
successo? Avresti dovuto raggiungerci subito”
“Scusate.
Il vostro amico Lucifer mi ha dato più
problemi del previsto”
“Ma
non mi dire” commentò Gajeel prima di dare loro le
spalle e
tornare a lavarsi la faccia con più calma.
Laxus
ridacchiò. “Non è nostro amico,
anzi, per l'esattezza non
credo sia amico di nessuno, però se sei qui significa che
almeno gli
stavi abbastanza simpatico. O più facilmente ha trovato
qualcosa di
più interessante di te e se n'è andato”
“Proprio
così” annuì Gerard. “In
effetti c'è da dire che è un tipo
piuttosto incostante. Però non si può affermare
che non sia bello.
Da come me ne parlavate mi aspettavo un mostro”
“Lo
è infatti, tranne che nell'aspetto”
confermò Laxus.
Gajeel
si asciugò la faccia e si voltò con stizza verso
entrambi.
“Sentite,
vogliamo parlare di cosa cazzo fare con quegli Alfieri o volete
continuare a fare complimenti a quel tipo odioso?!”
Entrambi
lo guardarono perplessi, ma prima che potessero ribattere il Drago
d'Acciaio scostò bruscamente una sedia e si sedette al
tavolo,
rovistando tra le carte.
A
quel punto Laxus e Gerard non poterono fare a meno di lasciar perdere
la questione e raggiungerlo. L'ex Mago Sacro si sedette sull'altra
sedia disponibile, mentre Laxus rimase in piedi e studiò a
sua volta
le carte.
“Sono
riuscito a procurarmi sia le mappe della città che del
palazzo
Mercurius. Credo sia lì che tengono Natsu e gli
altri” affermò il
biondo.
Gerard
annuì. “Quindi sono stati catturati. Non
sarà facile entrare nel
castello del re, anche se fortunatamente siamo in pochi. Tecnicamente
dovremmo riuscire a passare inosservati”
“Prima
di questo” lo fermò Gajeel, guardandolo storto.
“Cos'hai
scoperto da quel pazzo scatenato?”
Gerard
fece spallucce. “Non molto, in realtà,
però quello che basta per
avere la certezza che non sia lui il nemico. Per fortuna”
aggiunse
ironicamente. “Tuttavia... dovrete essere voi a confermarmi
la
veridicità delle sue parole”
“Cosa
ti ha detto?” volle sapere Laxus.
“Beh,
quantomeno è stato sincero. Ha detto che ci sono molte
persone che
potrebbero avercela con lui a causa della sua crudeltà e
della scia
di morti che si è lasciato dietro, però ha fatto
con certezza
soltanto un nome: Silvermine”
Laxus
e Gajeel sgranarono gli occhi.
Avevano
sentito bene? Aveva nominato proprio quella persona?
“S-Silvermine...?”
ripeté Gajeel.
Gerard
spostò lo sguardo dall'uno all'altro.
“Lo
conoscete?”
“Lo
conoscevamo” precisò Laxus.
“È morto alla Baia degli
Schiavi meno di un mese fa. Voleva resuscitare l'Armatura Scarlatta
forgiata da Zeref e usarla per chissà quali scopi, ma noi
due,
insieme a Natsu, Cobra e Lucifer, l'abbiamo
distrutta. Poi è
stato Lucifer stesso a dare il colpo di grazia a Silvermine”
“Secondo
Lucifer, Silvermine è l'unico che potrebbe avercela con i
Dragon
Slayer tanto da arrivare a questo”
“Ma
Silvermine è morto”
ripeté Gajeel. “L'abbiamo visto
tutti, e fidati, è morto in un modo da cui neanche il
più potente
degli incantesimi avrebbe potuto salvarlo. Lucifer ha bruciato la sua
anima con le fiamme degli Inferi”
“A
questo punto le possibilità sono due: o Lucifer ha mentito,
oppure
Silvermine ha trovato un modo per sfuggire alla morte ed è
sopravvissuto per vendicarsi di voi”
“Beh,
quanto a pazzia e megalomania il vecchio Master di Hellhound potrebbe
esserne benissimo capace” annuì Laxus.
“Però non saprei...
anch'io l'ho visto morire. È bruciato per intero, e di lui
non è
rimasta che la cenere”
Gerard
annuì in silenzio. “Comunque sia, c'è
un'altra cosa che mi
preoccupa. Prima, quando sono arrivato in città, sono
passato per il
Domus Frau e ho visto che lo stavano preparando. Hanno installato una
barriera magica per separare l'arena dagli spalti e si stanno
attrezzando per qualcosa. Ora che mi avete
confermato che ci
sono già quattro Dragon Slayer in prigione, cinque, contando
Cobra,
posso ipotizzare che Silvermine – o chi per lui –
stia preparando
una qualche esecuzione esemplare per voi Dragon Slayer. Forse aspetta
solo di avervi catturati tutti prima di cominciare”
Gajeel
si alzò e andò alla finestra, da cui si vedeva
l'intera città fino
alle lontane montagne. Anche nell'oscurità della notte
poteva vedere
chiaramente i cittadini di Crocus che correvano avanti e indietro per
le strade, alla loro sfrenata ricerca.
“Di
sicuro non si fermeranno finché non ci avranno
trovati”
“Allora
vediamo di studiare in fretta un modo per entrare a palazzo”
concluse Laxus.
“C'è
anche un'altra cosa che dobbiamo fare” lo interruppe Gerard.
“Dobbiamo trovare il cristallo di Lacrima madre, ovvero
quello che
controlla tutti gli altri. Se riusciamo a distruggerlo, la
possessione sugli abitanti del regno cesserà
all'istante”
Laxus
annuì e guardò le mappe.
Erano
molto complicate, per come le vedeva lui apparivano come un'intricata
rete di labirinti che si intrecciavano senza alcun ordine, con segni,
icone e didascalie che rendevano impossibile capire quale parte
della città o del palazzo stessero indicando. Anche Gerard
faceva
fatica a leggerle. Trattandosi di una capitale costruita in una valle
tra mare e montagne, la planimetria non era affatto regolare e
semplice da decifrare.
Dopo
dieci minuti buoni che la studiavano e rigiravano da tutte le parti,
Gajeel sbuffò e li raggiunse, strappando loro di mano la
mappa e
ruotandola nella direzione giusta, per poi darle un'occhiata veloce.
“Qui”
indicò un punto imprecisato in mezzo al groviglio di linee.
“Noi
siamo in questo punto, all'incrocio tra la settantaseiesima strada
nord e la trentaduesima ovest. A due miglia in linea retta di fronte
a noi c'è Mercurius, ma le entrate sono ben sorvegliate su
tutti i
lati con un cambio regolare della guardia ogni quarantacinque minuti.
Il modo migliore per avvicinarsi è passare nella galleria
sotterranea che attraversa tutta la città, uscire in
prossimità
della dodicesima strada nord ed entrare attraverso i canali di scolo
situati sul lato est del palazzo. Da lì in poi la strada
è facile
perché spostandosi attraverso i sotterranei si arriva
più
velocemente alle prigioni senza il rischio di venir beccati”
Gerard
e Laxus lo guardarono ad occhi sgranati e bocca aperta, sconvolti
dalla sua evidente esperienza.
“Cazzo...
e io che ti credevo un'idiota” commentò Laxus,
colpito. “Pensavo
non sapessi nemmeno leggere”
Gajeel
sbuffò. “So leggere benissimo, ma le mappe sono il
mio forte. Non
hai idea di quante missioni di spionaggio a Raven Tail mi abbia
affidato tuo nonno”
“Questo
facilita le cose” constatò Gerard. “Se
siete d'accordo, faremo
così: ci infiltreremo al castello tutti insieme, guidati da
Gajeel,
poi, una volta dentro, voi due cercherete i vostri compagni e
troverete il modo di liberarli, mentre io andrò in cerca
della
Lacrima madre e la distruggerò”
“Mi
sembra sensato” annuì Laxus.
“Comunque”
intervenne Gajeel. “C'è sempre la
possibilità che ci prendano.
Qui non si tratta solo delle guardie e dei cittadini posseduti, ci
sono anche quei maledetti Alfieri a metterci i bastoni tra le
ruote”
Gerard
sorrise. “Ecco perché adesso studieremo il
piano B”
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Capitolo 12 *** Il Volto del Nemico ***
CAPITOLO
DODICI – IL VOLTO DEL NEMICO
Era
mezzanotte in punto quando uscirono in strada.
La
città si era fatta improvvisamente calma, o forse era
semplicemente
perché la caccia ai Dragon Slayer rimasti si era spostata in
un'altra parte della città.
“D'accordo,
andiamo” mormorò Gajeel a voce bassa, sull'uscita
posteriore della
stamberga. I suoi occhi vermigli brillavano nel buio come fari color
sangue, scrutando la strada per assicurarsi che fosse deserta.
“State
dietro di me e tenete gli occhi bene aperti”
Laxus
sogghignò. “Cosa ti ricorda, questa
situazione?”
Gajeel
rispose al ghigno. “Chissà... forse una notte di
luna piena alla
Baia degli Schiavi? Infiltrazione alla fortezza di Hellhound, mi
pare”
“Già,
anche se quel giorno c'era Cobra con noi”
“Vedo
che siete molto intimi, voi tre” commentò Gerard
con una punta di
sarcasmo.
“Intimi
un corno! Anche quella volta dovevamo tirar fuori di prigione
quell'idiota infiammato di Salamander” ribatté
Gajeel.
Non
dissero altro, non c'era tempo.
Gajeel
si abbassò e corse lungo la base della stamberga fino
all'incrocio
successivo, poi attraversò la strada e si gettò
tra le ombre con
Laxus e Gerard al seguito. L'entrata alla gallerie che cercava non
era molto distante da lì, più precisamente si
trovava in prossimità
dello stesso luogo in cui aveva affrontato Rogue durante l'ultimo
giorno dei Giochi. Riconobbe subito il corridoio ad arco che
costeggiava il canale, miracolosamente rimesso a posto dopo che lo
aveva quasi del tutto distrutto con un ruggito. C'era una vecchia
porta in legno e ferro rinforzato, lì, porta che si
aprì non appena
il Drago d'Acciaio tramutò il proprio dito indice in un
grimaldello
che usò per trafficare nella serratura. Tra le altre cose,
era anche
un buon scassinatore.
“Io
l'avrei buttata giù con una pedata”
commentò Laxus seguendolo
all'interno e giù per una scalinata di pietra.
“Non
avevo dubbi, signor
Tutto-Muscoli-E-Niente-Cervello-Che-Butta-Giù-Le-Porte-A-Calci”
ribatté Acciaio Nero, strappando una breve risata a Gerard e
uno
sbuffo stizzito a Laxus.
Scesero
nell'oscurità dei sotterranei, che l'ex Mago Sacro
illuminò con una
luce magica sospesa davanti a loro.
“Ti
sei portato la mappa, vero?” indagò Laxus dopo
aver notato il
labirinto di corridoi e gallerie che si estendevano in ogni direzione
attorno a loro, costeggiando il canale e le fogne. L'aria puzzava di
marcio, umido e stantio, ma in fondo era meglio così che non
respirare aria pulita e dover affrontare cittadini impazziti e
guerrieri non-morti.
Gajeel
studiò attentamente ogni corridoio e si diede un paio di
colpetti
sulla tempia.
“Non
mi servono mappe. È tutto qui dentro”
Li
condusse in una galleria sulla destra e cominciò ad
affrettare il
passo. Dovevano andare veloci e silenziosi, perché il
percorso era
lungo e in alcuni punti passava sotto i tombini della città.
Chiunque fosse passato sopra di loro in quei punti avrebbe potuto
vederli e dare l'allarme, perciò Gajeel li guidò
al meglio delle
sue possibilità, facendoli fermare quando sentiva un rumore
e
imboccando abilmente le gallerie più sicure.
In
questo modo raggiunsero l'uscita delle fognature nei tempi previsti,
e quando uscirono da un tombino si ritrovarono proprio sotto le mura
che circondavano il palazzo reale. Ora Mercurius incombeva sopra di
loro in tutta la sua maestosità e imponenza.
“Ci
siamo” mormorò Gajeel mentre Gerard richiudeva il
tombino cercando
di non fare rumore. “Qui dobbiamo scavalcare il muro. Una
volta
dentro passeremo dalle grate dei canali di scolo in fondo al giardino
e arriveremo direttamente nei sotterranei del castello”
“Bene.
Chi va per primo?” domandò Laxus.
“Io”
rispose Redfox, espandendo leggermente il proprio potere ed entrando
in modalità Drago d'Acciaio e Ombra. Con i suoi occhi
bianchi e
vuoti, li guardò entrambi. “Quando sarò
dall'altra parte vi darò
il segnale. Non scavalcate prima, potrebbero esserci soldati di
guardia”
I
due annuirono, mentre Acciaio Nero si fondeva con l'ombra del muro e
scivolava dall'altra parte senza alcuna difficoltà, e
soprattutto
senza essere visto. Nel giardino del castello regnavano il silenzio e
la calma assoluti, a parte per una guardia che faceva la ronda avanti
e indietro con una cadenza a dir poco noiosa.
Atterrò
sull'erba morbida e anche lì scomparve nelle ombre,
strisciando
nell'oscurità fino al soldato per poterlo attaccare di
sorpresa e
metterlo fuori gioco senza fare rumore. Una volta che il pover'uomo
fu stramazzato a terra, privo di sensi, Gajeel tornò al muro
e diede
il segnale.
Laxus
arrivò per primo, saltando e avvitandosi in aria per
compiere un
balzo perfetto e atterrare con agilità. Subito dopo di lui
fu il
turno di Gerard, che se possibile fu ancora più silenzioso.
Una
volta pronti, attraversarono di corsa il giardino e raggiunsero la
base del palazzo, dove si apriva una grata a sbarre verticali che
fungeva da canale di scolo.
Gajeel
afferrò le sbarre e le piegò di lato fino ad
aprire un passaggio
abbastanza ampio da farli passare, e un attimo dopo furono dentro, a
correre attraverso le gallerie sotterranee del palazzo.
“Tsk.
Avremmo potuto arrivare fin qui attraverso i cunicoli della
città”
disse Laxus. “Perché siamo usciti prima?”
“Perché
le gallerie da quel punto in poi sono murate. Avremmo fatto troppo
rumore nel distruggerle” spiegò Gajeel.
“Murate?”
ripeté Gerard. “Come lo sai?”
Gajeel
fece spallucce. “Era segnato anche questo sulla mappa.
Probabilmente le hanno chiuse per evitare che ladri e spie si
introducessero nel castello. Voi non le leggete proprio le legende,
eh?”
Laxus
sbuffò sonoramente. “Non darti tante arie solo
perché sai leggere
un paio di mappe”
“Cosa
che tu non sai fare”
“Senti
un po'...”
“Ssh!
Parlate piano, siamo dentro al palazzo!” li
rimproverò Gerard per
evitare che un semplice battibecco li facesse scoprire.
I
due Dragon Slayer tacquero e continuarono a camminare in silenzio.
Quel
condotto fognario non era molto lungo, impiegarono solo pochi minuti
a percorrerlo prima di trovare una botola che li riportò in
superficie, direttamente nei magazzini sotterranei del palazzo.
Fortunatamente non c'era nessuno a fare la guardia a quella zona,
così riuscirono a muoversi liberamente e a passare senza
intoppi tra
le grande casse di riserve alimentari, le dispense, i cumuli di
sacchi e i barili di libagioni. Una volta arrivati alla porta in
fondo, quella che conduceva ai piani superiori e quindi alle ali
abitate del palazzo, Gajeel si fermò e si voltò a
guardare i
compagni.
“Qui
ci separiamo” stabilì. “Le prigioni si
trovano a sinistra,
perciò io e Laxus andremo da quella parte. Quanto a
te...”
aggiunse spostando gli occhi su Gerard.
L'ex
Mago Sacro lo anticipò.
“Non
so dove possa trovarsi la Lacrima madre, quindi è probabile
che ci
metterò più tempo di voi. In ogni caso
rispettiamo il piano:
incontriamoci qui tra sei ore, ovvero all'alba. Se succede qualcosa
per cui non riusciamo a ritrovarci, passeremo al piano B”
“D'accordo”
annuì Laxus. “Allora diamoci da fare. Sei ore
passeranno anche
troppo velocemente”
Come
da strategia, si separarono e presero direzioni differenti: mentre
Gerard affrettava il passo e prendeva il corridoio a destra, i due
draghi imboccarono quello a sinistra, le orecchie tese e i sensi
all'erta per essere pronti a qualsiasi eventualità.
Il
corridoio era deserto e silenzioso, illuminato da torce appese alle
pareti che gettavano ombre lunghe sul loro cammino. Non c'era segno
di vigilanza, e stando alle indicazioni sulla mappa le prigioni erano
molto vicine.
I
minuti passarono lenti e carichi di tensione, il silenzio era
così
opprimente da renderli inquieti, come se le pareti stesse del
corridoio li osservassero e minacciassero di restringersi ad ogni
passo.
Laxus
doveva ammettere di essere contento di compiere quella missione di
salvataggio insieme a Gajeel: il Drago d'Acciaio sapeva il fatto suo
e finora non gli aveva dato motivo di dubitare della sua esperienza.
Si vedeva da un miglio di distanza che quel genere di missioni erano
il suo pane quotidiano, e il Dio del Tuono pensò che se lui
e Natsu
erano stati catturati da Hellhound, nella Baia degli Schiavi, era
successo indubbiamente a causa di quella testa calda di Salamander.
Dopo
un tempo che parve interminabile, finalmente arrivarono alla fine del
corridoio, in cima a una scala di pietra che scendeva di nuovo nelle
profondità del castello: l'entrata delle prigioni.
Cominciarono
a scendere nella penombra, gradino dopo gradino, ma dopo appena pochi
passi Gajeel si fermò bruscamente, costringendo Laxus a
finirgli
praticamente addosso.
“E
adesso che c'è? Perché ti sei fermato?”
sibilò il Dio del Tuono.
Gajeel
gli fece cenno di tacere e restò in ascolto.
Un
suono di passi risuonò nell'oscurità, il clangore
di stivali di
metallo che calpestavano la nuda pietra, accompagnati dal familiare
fruscio di mantelli logori.
Gli
Alfieri.
“Sono
qui” sussurrò il Drago d'Acciaio.
Un
attimo dopo, davanti a loro apparvero due wraith coperti dalle solite
maschere distorte, le lame delle spade che luccicavano sinistramente
alla debole luce delle torce. Arretrarono di un passo alla vista di
quei mostri di oscurità e metallo, ma subito dopo dalle loro
spalle
arrivò un secondo suono, ed ecco che altri due Alfieri
sbarrarono
loro la strada. Quand'erano arrivati? E soprattutto, come li avevano
scoperti?
Laxus
si voltò nell'altra direzione così da rimanere in
guardia a
fronteggiare gli avversari, schiena contro schiena per guardarsi le
spalle a vicenda.
Gajeel
strinse i pugni e si preparò a ricoprirsi di scaglie
d'acciaio,
mentre Laxus indugiò a lungo ad osservare i nemici che aveva
davanti, ponderando bene la situazione. Proprio quando gli Alfieri si
fecero avanti per attaccarli e Gajeel fu sul punto di fare lo stesso,
la voce seria del Drago del Fulmine lo fermò.
“Gajeel.
Non combattere”
Redfox
pensò di aver capito male. “Cosa?!”
“Non
fare niente” ripeté il biondo. “Non
possiamo competere con loro.
Siamo in inferiorità numerica, e rischiamo che ne arrivino
altri.
Lasciati catturare”
“No,
cazzo!” s'impuntò Acciaio Nero, a ragione.
“L'ultima volta che
mi hanno catturato è stato alla Baia degli Schiavi, e sono
quasi
finito dello stomaco di un pesce!”
“Non
accadrà di nuovo” lo rassicurò Laxus,
mentre gli Alfieri erano
ormai loro addosso. “Passiamo direttamente al piano
B”
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Natsu
piegò la testa di lato, un'espressione perplessa e allo
stesso tempo
infastidita stampata in faccia.
“Si
può sapere...” esordì. “COSA
DIAVOLO CI FATE VOI QUI?!”
terminò la frase con un ruggito che fece tremare le pareti.
Era
stato molto fiducioso sul fatto che Laxus e Gajeel sarebbero presto
venuti a tirarli fuori di prigione usando chissà quale
strategia
geniale, magari con tanto di battaglia per i corridoi del palazzo,
risse e caos generale. E invece cos'era successo? Quei due si erano
lasciati catturare come degli allocchi, e adesso
erano nelle
stesse condizioni di tutti gli altri Dragon Slayer, seduti contro il
muro con le braccia legate in alto.
“Laxus!”
berciò con tono fintamente melodrammatico. “Mi
fidavo di te! Ti ho
affidato tutte le nostre vite!”
Il
Dio del Tuono sospirò stancamente.
“Piantala
di lagnarti”
“Dovevi
tirarci fuori, non farti imprigionare con noi!”
“Fa
tutto parte del piano” ribatté Laxus.
“Ma
quale piano e piano! Ecco, per colpa tua adesso ho anche
fame!”
“Fa'
silenzio, Salamander” sbuffò ad un tratto Gajeel,
giù di tono.
“L'ultima cosa che voglio in questo momento è
sentire la tua voce
fastidiosa”
“Questo
dovrei dirlo io” sibilò Cobra dal suo angolo buio.
Lo
sentirono ridacchiare sommessamente.
“Certo
che siete davvero patetici! Almeno da te, Laxus, mi aspettavo
qualcosa di più. E comunque quel vostro piano B non
funzionerà”
Natsu
fece tanto d'occhi.
“Cosa?
Ma allora ce l'avete davvero un piano B?!”
Laxus
lanciò un'occhiataccia al Drago del Veleno.
“Tanto
per cominciare, tu non ascoltare i miei pensieri”
chiarì.
“E poi chi sarebbe il patetico? Sbaglio o
l'ultima volta che
ci siamo visti stavi blaterando qualcosa del tipo: 'la
prossima
volta non so se avrò voglia di salvarvi il culo'?
Chi è che
dovrebbe salvare chi?”
“Non
voglio sentirmelo dire da uno che non sa nemmeno leggere una
mappa!”
“Ti
ho detto di non ascoltare i miei pensieri, bastardo!”
“Quanto
sei patetico”
“Siamo
tutti sulla stessa barca, se non te ne fossi accorto”
“Ma
piantala di inventarti scuse, inutile sacco di merda bionda”
Natsu
scoppiò a ridere come una iena, interrompendo il loro
battibecco.
“Bwahahaha!
L'ha chiamato sacco di merda bionda! Pff...
bwahahaha!” si
spanciò delle risate sotto lo sguardo sempre più
irritato del Dio
del Tuono.
Cobra
sogghignò, Gajeel ridacchiò a bassa voce, mentre
Wendy e i Draghi
Gemelli passavano lo sguardo dagli uni altri altri senza capire
perché stessero litigando tra loro invece di trovare un modo
per
fuggire.
Prima
che ricominciassero a litigare, Sting ebbe il coraggio di intervenire
per spostare la loro attenzione su un argomento più
importante.
“Ehi,
scusate... possiamo sapere anche noi in cosa consiste questo piano
B?”
Laxus
annuì. “Beh, in realtà...”
cominciò, ma Cobra lo fermò quasi
subito.
“Fate
silenzio. Stanno arrivando”
Tutti
tacquero e si misero in ascolto, ma sulle prime non sentirono
assolutamente niente.
C'era
da dire che Cobra aveva un udito molto più sviluppato del
loro,
perciò li aveva avvertiti con un anticipo di cinque minuti,
in modo
da evitare assolutamente che anche il nemico udisse il loro piano di
fuga.
Dopo
un po' tutti loro sentirono chiaramente il rimbombo di passi pesanti
nel corridoio, passi che si fermarono davanti alla porta della cella
prima che questa fosse aperta.
“Signori
e signore, ecco a voi il figlio di puttana che vuole le nostre
teste”
ironizzò Cobra lanciando un'occhiata storta all'uomo che
entrò
nella cella, seguito fedelmente da due Alfieri.
Rimasero
tutti di sasso.
Cioè...
chi diavolo era quel tipo?
Nessuno
di loro lo aveva mai visto prima, ed erano tutti abbastanza sicuri di
non averci mai avuto a che fare.
“E
tu chi sei?” fece Natsu, perplesso.
L'uomo
che stava dinanzi a loro poteva avere si e no una trentina d'anni,
alto e di corporatura solida ma non esagerata, i capelli biondi che
gli scendevano in ciocche irregolari ai lati del volto tranne per una
di un forte colore scarlatto, simile a una chiazza di sangue. Aveva
una cicatrice sul volto e portava abiti scuri quanto quelli degli
Alfieri, e nei suoi occhi brillava una luce che prometteva solo
violenza.
“Bene,
bene...” esordì il biondo. “Altre teste
di drago da
aggiungere alla mia collezione”
Natsu
affilò lo sguardo e strinse i pugni.
“Bastardo...
sei tu che hai assassinato Petra e Aurum?!”
L'uomo
allargò il sorriso.
“Assassinato”
ripeté con tono divertito. “Questa è
una parola che si usa nel
caso di esseri umani. Voi Dragon Slayer siete solo delle bestie
destinate ad essere macellate. Il Drago della Terra e il Drago d'Oro
meritavano appieno la fine che hanno fatto”
Una
ragnatela di vene affiorò in rilievo sulla pelle di Natsu
nell'udire
quelle parole, e le manette che gli imbrigliavano i polsi
scricchiolarono pericolosamente quando le forzò.
L'uomo
biondo notò la sua reazione e gli si avvicinò,
chinandosi davanti a
lui con un ghigno sghembo stampato in faccia.
“Ma
ti dirò una cosa, piccolo sgorbio”
sussurrò. “Siete voi
cinque la causa della rovina della vostra specie. Tu, il Drago
d'Acciaio, quello del Fulmine, del Veleno e non ultimo il bastardo
che ha ridotto in cenere il mio vero corpo”
Natsu
sgranò gli occhi, sconvolto.
Cosa
significavano quelle parole?
Chi
aveva ridotto in cenere quale corpo?
Fu
la voce di Laxus a fargli mettere assieme i tasselli del mosaico.
“Silvermine...”
Il
Drago di Fuoco sollevò gli occhi in quelli dell'uomo davanti
a lui,
scrutando all'interno della sua anima in cerca della verità.
“Silver...
mine?” ripeté non credendo lui stesso al
nome appena
pronunciato. Cobra gliene aveva parlato, prima... ma pensava si
trattasse di uno scherzo!
L'uomo
sorrise nuovamente, si rialzò e accennò un
inchino.
“Chiedo
perdono per il mio aspetto, ma sapete com'è... ho dovuto
accontentarmi di un nuovo contenitore quando Lucifer ha distrutto il
mio corpo alla Baia degli Schiavi”
“C-come
sarebbe? Tu... tu sei morto!”
Sting
e Rogue spostavano lo sguardo da lui a Silvermine senza capire,
Laxus, Gajeel e Cobra avevano indurito lo sguardo, Wendy appariva
inquieta.
Silvermine
si scostò la ciocca rossa da davanti gli occhi e
mostrò un volto
molto più giovane di quello del gemello di Master Goldmine
che gli
era appartenuto poco tempo prima.
“Già,
ci sono andato molto vicino” ammise. “Ma non sono
mai stato così
stupido da fidarmi completamente di quel maledetto Drago degli
Inferi. Sospettavo che prima o poi ci avrebbe traditi per seguire i
suoi capricci del momento, perciò mi sono preparato di
conseguenza:
ho eseguito un incantesimo sulla mia anima affinché si
spostasse in
un nuovo corpo nel caso fossi stato ucciso. Una magia di cui neanche
Lucifer avrebbe potuto sospettare l'esistenza. Sono sopravvissuto
grazie al mio genio, e ora sono qui davanti a voi per avere la mia
vendetta”
Li
guardò uno ad uno, soffermandosi in particolare sui maghi
che
avevano segnato la caduta della sua gilda, Hellhound.
“Avete
distrutto l'Armatura Scarlatta a cui ho dedicato anni della mia vita.
Avete ucciso i miei sottoposti e ridotto in macerie fumanti la mia
fortezza. Per questo vi infliggerò le peggiori pene che
possiate
immaginare, cose con cui nemmeno la tortura e la morte potrebbero
competere. Avete la mia parola” detto
ciò voltò loro le
spalle e fece per uscire dalla cella, ma all'ultimo secondo si
fermò.
“Oh,
a proposito. Drago del Fulmine, c'è qui qualcuno che
vorrebbe
scambiare due parole con te”
Laxus
aggrottò la fronte, perplesso, ma ben presto la sua
espressione mutò
quando scoprì chi era venuto a fargli visita.
Suo
padre.
Ivan
Dreher entrò nella cella tutto tronfio e vanesio,
evidentemente
compiaciuto della situazione.
“Devo
ammettere che la tua fama è del tutto meritata,
Silvermine”
gracchiò con la sua voce nasale così simile a
quella di una vecchia
cornacchia. “Hai ucciso due Dragon Slayer e ne hai catturati
altri
sette... sei davvero degno di stima, mio caro alleato”
Silvermine
rispose ai complimenti con un lieve cenno del capo e un sorrisetto
soddisfatto.
Quando
Ivan gli si avvicinò sogghignando come lo sciacallo che era,
Laxus
si sentì montare la rabbia, e non ebbe il benché
minimo senso di
colpa nel notare i lividi e gli ematomi che coloravano di viola il
volto del padre. Se li meritava tutti, quel bastardo.
“Allora
avevo ragione” sibilò con voce velenosa.
“Alla fine sei
invischiato in questa storia”
Ivan
ridacchiò.
“Certo,
e aggiungerei da molto prima che tutto cominciasse. Vi stavo
già
tenendo d'occhio da un bel po' per conto di Silvermine, quando vi
siete accorti della spia che vi avevo messo alle calcagna”
“Spia?”
ripeté Gajeel.
Natsu
ricordò vividamente l'uomo che aveva beccato a pedinarli
quand'erano
ancora a Magnolia, prima che l'incantesimo di possessione cominciasse
ad avere i suoi nefasti effetti. Ricordò anche che quella
canaglia
gli era sfuggita, ma non era stata così fortunata con
Lucifer, il
quale aveva portato alla gilda il suo cadavere in segno di lealtà.
Laxus
sbuffò con un sorriso amaro.
“Dovevo
immaginarlo. Del resto sei e resterai sempre un viscido
traditore”
“TU
sei il traditore!” ruggì Ivan, perdendo di colpo
la pazienza.
“Avresti dovuto unirti a Raven Tail quando Makarov ti ha
espulso da
quella vostra insulsa gilda! Avresti dovuto collaborare con me per
rovesciare il vecchio, e invece mi hai tradito e hai osato
addirittura umiliarmi pubblicamente nell'arena!”
voltò
improvvisamente lo sguardo verso Gajeel, il quale ricambiò
con
un'occhiataccia di pari intensità.
“Tu
e quest'altro verme vi
siete presi gioco della gloriosa Raven Tail!”
ringhiò prima di
sferrare un calcio al Drago d'Acciaio dritto in faccia, centrandogli
in pieno la mandibola e spaccandogli il labbro.
Gajeel
non emise un solo lamento, neanche quando arrivò un secondo
calcio e
un rivolo di sangue cominciò a scorrergli lungo il mento,
gocciolando sul pavimento.
“È
facile prendersela con uno che non può difendersi,
eh?” Rogue
provocò Ivan, il quale rispose sferrando una pedata nello
stomaco
anche a lui.
“Tu
fa' silenzio, feccia!”
“Puoi
anche prenderci a calci e insultarci” mormorò
Laxus. “Ciò non
toglie che qui la vera feccia sia tu”
Ivan
si voltò verso il figlio molto lentamente, ma stavolta,
invece di
prendersela sorrise e si leccò le labbra.
“Vedremo
se farai ancora lo sbruffone quando avrò finito con te, mio
caro
figlioletto”
A
sorpresa, tirò fuori da sotto il mantello un bisturi e un
paio di
pinzette dall'aria sinistra, anche se non era ben chiaro per cosa
volesse usarle.
Silvermine
continuava ad osservare la scena, visibilmente divertito dalla piega
degli eventi.
Ivan
tornò a fronteggiare Laxus e sollevò il bisturi
affinché lo
vedesse bene.
“Sai,
Laxus... sono stato anche troppo magnanimo con te quando ti ho dato
il potere di cui ti vanti tanto. Credo sia ora che tu me lo
renda”
Quando
Laxus capì il significato di quelle parole,
impallidì visibilmente.
“Tu...
tu vuoi...?”
Ivan
lo prese per i capelli e gli tenne ferma la testa, poi posò
la punta
affilata del bisturi sulla sua cicatrice, proprio sotto l'occhio
destro.
“Esatto,
Laxus. Voglio riprendermi la Lacrima di drago che ti impiantai quando
eri solo un debole moccioso. Quella volta ho faticato parecchio per
evitare di danneggiarti la vista... ma adesso non ha più
importanza.
Ti porterò via l'occhio... insieme a tutto il tuo
potere”
Laxus
si tese come la corda di un violino mentre Ivan cominciava a
incidergli la pelle, determinato a strappargli via la Lacrima
nascosta all'interno della sua cicatrice.
“FERMO!!!”
urlò Natsu, tirando le catene per protendersi in avanti.
“NON
FARLO!!!”
“Lo
farò eccome!” sogghignò Ivan.
“Il grande Laxus Dreher, mago di
classe S... perderà tutto il suo
potere”
“Lascialo
stare!” ruggì ancora il Drago di Fuoco,
scatenandosi ma senza
riuscire a liberarsi.
“Bastardo”
sibilò Gajeel, sputando un grumo di sangue che gli era
rimasto in
bocca.
Per
quanto potessero opporsi, però, nessuno di loro poteva fare
niente
per impedire che quella brutale operazione venisse compiuta.
Laxus
avrebbe perso la vista, la magia e l'orgoglio, e nessuno avrebbe
potuto aiutarlo.
Nel
momento cruciale, però, proprio quando il bisturi
affondò di un
millimetro nella cicatrice, il polso di Ivan venne bruscamente
bloccato e tenuto fermo. Non da un Dragon Slayer, ma da Silvermine in
persona.
“Spiacente,
alleato” sentenziò con un
sorriso beffardo. “Non posso
permetterti di potargli via la magia. La mia vendetta è
molto più
importante della tua, e ho bisogno che tutti e sette siano al pieno
delle forze quando li butterò nell'arena. Senza magia non
sarebbe
divertente”
“C-cosa
stai dicendo?” balbettò Ivan, sconvolto.
“Avevamo fatto un
patto...”
“Se
tuo figlio sopravviverà, allora potrai fare di lui
ciò che ti pare,
ma fino a quel momento è in mano mia”
sentenziò prima di
rivolgersi agli Alfieri. “Portatelo via e prendete la
ragazzina”.
Due
Alfieri entrarono nella cella, uno per strattonare via a forza lo
scalciante Ivan, l'altro per togliere le manette a Wendy e prenderla
per il braccio.
“N-no...”
mormorò lei, tentando inutilmente di liberarsi da quella
presa
ferrea.
“Wendy!”
esclamò Natsu, forzando di nuovo le catene con tanto impeto
da
scavarsi la pelle a sangue.
“Cosa
vuoi farle, maledetto?!” ringhiò Sting, facendo lo
stesso.
Tutti
loro tentarono in qualche modo di liberarsi per sottrarre la giovane
Dragon Slayer alle grinfie dell'Alfiere, ma le manette anti-magia
erano troppo resistenti per poter essere spezzate, e così
non
poterono fare altro che guardare e ruggire come animali in gabbia
mentre Wendy veniva portata via.
Silvermine
uscì dietro agli Alfieri e lanciò un'ultima
occhiata ai Dragon
Slayer.
“Godetevi
la vostra permanenza in questa splendida suite”
affermò.
“Perché all'alba comincerà il vero
divertimento”
|
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Capitolo 13 *** Fratricidio ***
CAPITOLO
TREDICI – FRATRICIDIO
Gerard
aprì l'ennesima porta del corridoio, e ancora una volta non
trovò
niente di ciò che cercava. La Lacrima madre che controllava
tutte le
altre doveva essere lì da qualche parte. Al contrario di
ciò che si
sarebbe pensato, una Lacrima madre non era di grandi dimensioni, al
contrario, poteva essere piccola come un sassolino e facile da
nascondere. Di fatto non serviva per accumulare magia come i
cristalli più grandi, ma fungeva da coordinatore per
trasmettere
alle altre Lacrime un determinato messaggio. Ecco perché
risultava
più pericolosa da usare rispetto alle altre. Chiunque
avrebbe potuto
lanciare un incantesimo su una Lacrima madre e amplificarne l'effetto
attraverso gli altri cristalli, coprendo un raggio di migliaia di
chilometri.
Silvermine
doveva aver lanciato su una di quelle l'incantesimo di possessione, e
piazzando decine di cristalli di Lacrima in tutto il regno aveva
esteso la magia su un'area vastissima.
Imprecò
mentre entrava nell'ennesima stanza vuota. Se solo fosse riuscito a
trovare quel cristallo e a distruggerlo avrebbe riportato tutto alla
normalità! Dove poteva averlo nascosto Silvermine? Le
vibrazioni
prodotte da una Lacrima madre erano piuttosto forti, eppure Mercurius
era un palazzo abbastanza grande da farle disperdere facilmente.
Si
fermò e guardò l'ora su un orologio da parete.
Erano
già passate quattro ore da quando aveva cominciato la
ricerca.
Presto sarebbe stata l'alba e avrebbe dovuto incontrarsi con i Dragon
Slayer all'ingresso dei sotterranei...
Un
suono di passi affrettati attirò la sua attenzione.
Effettuò
su sé stesso un blando incantesimo di illusione e si fuse
con il
muro, svanendo alla vista di chiunque fosse passato.
Pochi
attimi dopo, cinque figure apparvero all'altra estremità del
corridoio, dirette nella sua direzione. Fece più silenzio
possibile
mentre si avvicinavano, ma non poté trattenere un singulto
di
stupore nello scoprire che una di queste era Wendy, trascinata per un
braccio da un Alfiere.
Subito
dietro c'era un secondo Alfiere che spingeva avanti nientemeno che il
Master di Raven Tail, Ivan Dreher, il quale si lamentava a gran voce
e supplicava il quinto individuo, che Gerard ipotizzò essere
Silvermine.
Laxus
e Gajeel glielo avevano descritto come un uomo di mezza età
con i
capelli grigio-argento lunghi fino alle spalle, ma l'uomo che si vide
passare davanti era molto più giovane, biondo con una ciocca
rossa
che gli scendeva fin sulla fronte e una brutta cicatrice sul volto.
Ivan
Dreher si agitò nella stretta dell'Alfiere, sporgendosi
rabbiosamente verso l'uomo biondo.
“Silvermine,
traditore! Avevi detto che mi avresti lasciato Laxus! Erano questi i
patti! Ti ho aiutato a tenere d'occhio Fairy Tail e quegli stupidi
Dragon Slayer, adesso voglio la mia parte della ricompensa!”
Silvermine
si fermò in mezzo al corridoio, proprio davanti al punto in
cui era
nascosto Gerard, poi si voltò bruscamente verso l'altro mago.
“Piantala
di avanzare richieste, patetico omuncolo!” ruggì.
“Quando ci
siamo alleati ti avevo detto chiaro e tondo che i Dragon Slayer
sarebbero stati miei finché non avessi ottenuto la mia
vendetta.
Potrai fare ciò che vorrai di tuo figlio se
e quando
sopravvivrà all'arena, ma prima di allora lui è
in mano mia come
tutti gli altri!”
Ivan
digrignò i denti e lo guardò con rabbia.
“Si
può sapere cos'hai in mente di fare, in
quell'arena?”
Silvermine
sogghignò, poi si voltò verso Wendy e le prese il
mento,
rigirandole la testa come avrebbe fatto con un oggetto di scarso
valore.
“Li
farò combattere” rispose. “Combatteranno
l'uno contro l'altro
finché non si saranno uccisi a vicenda e avranno colorato la
sabbia
del Domus Frau con il loro sangue. Conoscendo la loro forza, mi
aspetto che l'ultimo a restare in piedi sia Laxus o Cobra. E questa
piccoletta mi aiuterà a fare in modo che non osino
opporsi”
Wendy
ricambiò il suo sguardo senza temerlo, anzi, trasmettendogli
tutta
la furia e l'indignazione che si portava dentro.
“Non
ti aiuterò mai” affermò senza paura.
“Oh,
vedo che non sei diversa da quel testardo di Cobra. Voi Dragon Slayer
siete proprio una razza di cocciuti masochisti, eh?”
Gerard
lo vide chinarsi in avanti per essere faccia a faccia con Wendy.
“Spiacente,
signorina, ma che ti piaccia o no sarai tu il motivo per cui i tuoi
fratelli si uccideranno a vicenda. Nessuno di loro
potrà
rifiutare di combattere, quando offrirò la tua
libertà in cambio
delle loro vite. Sei pur sempre la loro sorellina
minore, no?”
Wendy
strinse i denti, e i suoi grandi occhi color nocciola si riempirono
di lacrime.
Nascosto
dall'incantesimo illusorio, Gerard trattenne il fiato e si impose di
restare fermo. Uscire allo scoperto adesso per salvare Wendy avrebbe
solo peggiorato le cose, perciò doveva mantenere il sangue
freddo.
Silvermine
si voltò di nuovo verso Ivan e sorrise.
“Perciò
non preoccuparti, alleato, perché presto
avrai anche tu la
vendetta che desideri. Se Laxus ucciderà tutti gli altri,
potrai
estrargli la Lacrima di drago e fare di lui ciò che
vorrai”
Il
Master di Raven Tail non parve convinto, ma se non altro smise di
lamentarsi e seguì di sua spontanea iniziativa l'altro uomo,
scortato dai due Alfieri.
Gerard
li tenne d'occhio finché non furono svaniti oltre una rampa
di scale
in fondo al corridoio, e solo in quel momento uscì dallo
stato di
invisibilità con un sospiro stanco.
La
situazione non faceva che farsi più critica ad ogni minuto
che
passava.
Se
aveva capito bene Laxus e Gajeel erano stati catturati insieme agli
altri, e ben presto sarebbero stati tutti coinvolti in un crudele
gioco di fratricidio.
La
prima cosa da fare ora era trovarli e metterli al corrente della
nuova svolta degli eventi. Se non elaboravano una nuova strategia
alla svelta, nessun Dragon Slayer ne sarebbe uscito vivo.
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All'interno
della loro fredda e umida cella, i sei Dragon Slayer tacevano e
fissavano amaramente il pavimento, immersi in un profondo stato di
depressione.
Persino
Natsu aveva perso la voglia di agitarsi, il che diceva tutto sulla
gravità della situazione.
Dal
suo angolo accanto a Rogue, Sting sollevò lo sguardo verso
il Drago
del Fulmine.
“Laxus-san...
come va con l'occhio?” esordì.
Laxus
sospirò e scrollò le spalle.
“È
a posto, quel bastardo ha avuto a malapena il tempo di sfiorarmi la
palpebra” rispose ricordando vividamente il senso di terrore
che
aveva provato in quel momento, quando Ivan era stato sul punto di
aprirgli la cicatrice e togliere la Lacrima di drago che lì
era
nascosta.
Il
pensiero di cosa avrebbe potuto essere la sua vita senza quel piccolo
cristallo, quel frammento di drago da cui derivava tutto il suo
potere, gli aveva messo addosso i brividi.
Si
tolse di dosso quella brutta sensazione e guardò gli altri
cacciatori di draghi. Nessuno di loro era messo bene, questo era
evidente: Sting aveva una coscia bendata e diversi graffi su tutto il
corpo, Rogue aveva subito una brutta ferita alla spalla, Natsu aveva
la mano destra coperta di fasce, lì dove la spada
dell'Alfiere si
era conficcata nel suo palmo. Poi c'era Cobra, che doveva aver
passato dei brutti momenti con Silvermine, visto com'era ridotto, e
infine Gajeel, che tutto sommato sembrava cavarsela meglio degli
altri con solo la ferita allo zigomo e il mento sanguinante.
Laxus
al contrario si sentiva abbastanza bene fisicamente, anche se aveva
ancora addosso la stanchezza del viaggio e degli ultimi combattimenti
in città contro la folla imbestialita e gli Alfieri.
Prese
un respiro profondo e provò a concentrarsi sul piano di
riserva che
avevano elaborato con Gerard, ma in quel momento Natsu si
raddrizzò
di colpo e iniziò a strillare come il casinista che era.
“Aaaah!
Ma che avete tutti quanti, vi volete dare una svegliata?! Forza,
troviamo un modo per liberarci e andiamo a salvare Wendy!”
“Tsk.
La fai facile tu” ribatté Gajeel.
“Sentiamo, come diavolo pensi
di liberarti?”
“Tu
non mangi il metallo? Sgranocchia queste schifose manette e liberaci,
no?!”
“Sono
anti-magia, razza di stupido. Se provo a mangiarle
mi rompo i
denti!”
“Sei
proprio inutile!”
“Ma
senti chi parla!”
“La
volete finire una buona volta di battibeccare come una vecchia coppia
di sposi?!” ringhiò all'improvviso Cobra,
infastidito da tutta
quella confusione. “Siete fastidiosi, non vi sopporto
più! Di
questo passo ammazzerò prima voi di Silvermine!”
“Sono
proprio qui, serpentello, vieni a
prendermi!” lo sfidò
Gajeel, strattonando le manette.
“Sei
fortunato che io sia legato, ammasso di rottami,
altrimenti
avrei già spaccato quel tuo culo di latta!”
“Provaci!”
ribatté il Drago d'Acciaio, allungandosi per sferrargli il
calcio
negli stinchi, mentre Cobra lo imitava, finendo così per
generare
una battaglia di pedate a cui si aggiunse anche Natsu, tanto per
rendere più interessante la rissa. Altro non potevano usare,
dato
che erano legati al muro.
Laxus
scosse la testa con esasperazione crescente, mentre i Draghi Gemelli
osservavano la scena vagamente allibiti.
“Sì”
rispose il Dio del Tuono vedendo le loro espressioni interrogative.
“Quando si ha a che fare con Fairy Tail, queste cose sono
nella
norma”
Avevano
già avuto modo di notarlo nell'arena durante la sfida a
coppie del
quarto giorno dei Giochi.
Uno
sbuffo divertito attirò improvvisamente l'attenzione
collettiva,
dato che non provenne da nessuno dei draghi presenti. Si voltarono
verso la porta della cella, attraverso le cui sbarre Gerard li stava
osservando con un lieve sorriso stampato in faccia.
“Non
cambiate mai, eh?” esordì l'ex Mago Sacro.
“Anche in questa
situazione trovate il modo di restare voi stessi”
Natsu
gli rivolse un ampio sorriso e smise di sferrare calci ai compagni.
“Gerard!
Sei venuto a tirarci fuori?”
Con
loro sommo stupore, il mago dai capelli blu scosse la testa.
“Mi
piacerebbe, ma se lo facessi Wendy farebbe una brutta fine”
Il
Drago di Fuoco tornò di colpo serio.
“L'hai
vista?”
“Sì,
Silvermine la stava portando via. Ho sentito una parte dei suoi piani
mentre parlava con Ivan Dreher riguardo a ciò che ha in
mente per
voi”
“Il
Domus Frau?” accennò Laxus, ben ricordando i
sospetti che Gerard
aveva condiviso con lui e Gajeel solo poche ore prima.
“Pare
abbia intenzione di costringervi a uccidervi a vicenda nell'arena,
minacciando di fare del male a Wendy se non lo fate. La barriera
magica che ha imposto sul Domus Frau vi impedirà di fuggire,
liberare la vostra compagna o attaccarlo, e gli Alfieri saranno a
pronti a intervenire, se farete scherzi”
“Ucciderci
a... vicenda... ?” ripeté Sting ad occhi sgranati.
“Vuole
davvero che facciamo una cosa del genere?”
Gerard
scrollò le spalle. “Avete alternative? Silvermine
pensa che
l'ultimo a restare in piedi potrebbe essere Laxus, e a quel punto lo
consegnerà a Ivan. Non ha detto altro”
I
Dragon Slayer imprecarono a voce bassa, ognuno concentrato a pensare
a una via di fuga, una possibile strategia per uscire da quella
situazione.
“Fortunatamente”
continuò Gerard. “Avevamo pensato a un piano di
riserva per
un'eventualità del genere. C'è una
possibilità di uscirne, ma
ognuno dovrà fare la propria parte e mettere a rischio la
propria
vita”
Natsu
ridacchiò. “Più a rischio di
così...”
“Di
sicuro la Prima Master avrebbe avuto un piano migliore”
aggiunse
Laxus. “Ma tutto sommato c'è il cinquanta per
cento di possibilità
che riusciamo a salvarci la pelle e togliere di mezzo Silvermine una
volta per tutte”
Sting
e Rogue si fecero attenti, Gajeel sogghignò, Natsu sorrise.
“Sono
tutto orecchi”
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Il
cielo a est aveva appena cominciato a tingersi di rosa quando i
familiari passi metallici degli Alfieri spezzarono la quiete della
prigione, mettendo all'erta i Dragon Slayer.
Tutti
e dieci i wraith erano venuti a prenderli, nessuno escluso: nelle
loro armature grezze e opache, con le maschere sogghignanti e i
mantelli ridotti a brandelli, i guerrieri non-morti entrarono nella
cella e tolsero le catene che li legavano al muro, così da
farli
alzare e portarli fuori.
Ogni
prigioniero fu trascinato e tenuto d'occhio da un Alfiere, mentre i
quattro restanti montavano la guardia attorno alla fila, uno per ogni
direzione così da non lasciare loro nemmeno uno spiraglio di
fuga.
Furono
condotti fuori dai sotterranei, attraverso i vasti corridoi del
palazzo che si snodavano in ogni direzione, e una volta raggiunto il
piano terra vennero portati all'aperto.
Anche
volendo non sarebbero riusciti a fuggire: non erano solo gli Alfieri
a tenerli d'occhio, ma anche i cittadini dell'intera Crocus, e forse
anche di altre città, tutti radunati lì e
compattati a formare un
corridoio a senso unico che conduceva dritto all'ingresso del Domus
Frau.
Nessuno
parlò mentre camminavano. Non lo fecero gli Alfieri, muti
come
tombe, né i cittadini dagli occhi viola fissi su di loro,
né tanto
meno gli stessi Dragon Slayer. L'intera città sembrava
essere
ridotta al silenzio totale, come in un corteo funebre.
Primo
della fila, Natsu camminò a testa alta, fiutando l'aria e
lanciando
rapide occhiate a tutto ciò che li circondava. Sapeva che
anche gli
altri stavano facendo lo stesso dietro di lui, riusciva a percepire
il loro nervosismo, i loro sguardi fugaci, la muta domanda che tutti
si ponevano: ce l'avrebbero fatta?
Attualmente
le probabilità erano tutte a loro sfavore, perciò
era davvero
difficile stabilire se sarebbero sopravvissuti alle prossime ore.
Raggiunsero
il maestoso ingresso del Domus Frau in meno di venti minuti.
Lì la
folla era anche più numerosa, e quando gli Alfieri li
scortarono
attraverso i corridoi fin dentro l'arena, il boato che si
levò dagli
spalti rischiò di assordarli tutti, tanto da far tremare
persino la
terra.
I
loro carcerieri li liberarono dalle manette, per poi ritirarsi
silenziosamente oltre le entrate e lasciare che la barriera magica si
attivasse del tutto, chiudendoli di fatto in una scatola chiusa.
Dalle
gradinate la gente imbestialita urlava loro addosso ogni tipo di
oscenità, lanciava sassi e detriti nel tentativo di
colpirli,
osannava la loro fine.
“Cavoli,
è anche peggio di quando ci fischiavano all'inizio dei
Giochi!”
commentò Natsu, risentito.
Accanto
a lui Sting sorrise amaramente.
“Non
credevo avrei visto il giorno in cui mi avrebbero urlato addosso in
questo modo”
“Dev'essere
stata dura per Fairy Tail sopportare tutto questo” aggiunse
Rogue,
comprensivo.
Laxus
intanto stava guardando verso la terrazza centrale degli spalti,
situata in una posizione dominante che doveva essere appartenuta al
re in persona, ma che ora era occupata da Silvermine.
Anche
da quella distanza il Dio del Tuono individuò chiaramente
suo padre
in piedi accanto al nemico, mentre poco più in là
Wendy era stata
incatenata a una qualche macchina di tortura dall'aspetto letale. Non
osava immaginare cosa le sarebbe successo se quella trappola fosse
stata azionata.
Anche
Natsu e gli altri la videro, e il loro sguardo divenne lo stesso di
un branco di alligatori infuriati.
Dalla
terrazza, o più precisamente, dal trono che
aveva occupato
illegalmente, Silvermine alzò una mano per mettere a tacere
le
acclamazioni della folla.
Tutto
il furore di quei minuti si placò improvvisamente dinanzi a
quel
singolo gesto, e l'intera arena divenne di colpo silenziosa come il
cuore di una tomba.
“Tsk.
Quel tipo è una vera seccatura”
borbottò Cobra, incrociando le
braccia e spostando il peso da una gamba all'altra con fare
strafottente. “Adesso dirà che questo è
il giorno in cui i conti
verranno pareggiati...”
“Oggi”
iniziò Silvermine a voce alta, alzandosi dal trono e facendo
un
passo avanti. “È il giorno in cui i conti
verranno pareggiati”
“Poi
parlerà della sua vendetta...” continuò
Cobra, quasi annoiato.
“Oggi
avrò la vendetta che mi spetta contro i Dragon Slayer che
hanno
osato mettermi i bastoni tra le ruote”
“Poi
si auto-compiacerà di quanto è figo e
potente...”
Silvermine
sorrise. “Avete fatto male i conti quando mi avete
sfidato. A
quest'ora sarei già divenuto il nuovo signore del regno...
ma ormai
quello che è fatto è fatto. Adesso sono
più potente di prima,
perché ho un corpo più giovane e una magia
più vasta. Adesso non
c'è niente che possa intralciare una seconda volta i miei
progetti”
Cobra
si grattò un orecchio con aria annoiata.
“E
adesso ci spiegherà quello che vuole fare con n-”
“E
piantala, devi proprio farci la telecronaca in diretta? Già
così mi
girano le palle a sentire questo monologo del cazzo” lo
rimbeccò
Laxus.
Gajeel
sghignazzò.
“Già,
quel povero diavolo si sarà preparato tutto un bel discorso
e tu
glielo rovini così. Abbi un po' di
pietà”
Natsu
ridacchiò sotto i baffi, mentre Silvermine, del tutto ignaro
delle
loro prese in giro, continuava il suo soliloquio.
“Adesso
veniamo a noi, maghi dei draghi. Vi avevo avvertiti che avreste
passato pene peggiori dell'Inferno, ricordate? Beh, è giunto
il
momento di mantenere quella promessa” lo videro
indicare Wendy,
la quale si agitò inutilmente nella morsa del macchinario a
cui era
legata.
Riportò
l'attenzione su di loro e continuò.
“Combattete.
Uccidetevi. Massacratevi. Libererò la ragazzina solo quando
ci
saranno almeno cinque cadaveri sulla sabbia dell'arena. Se uno di voi
dovesse sopravvivere, verrà privato della magia dei Dragon
Slayer e
potrà continuare a vivere come schiavo. Se non obbedirete...
la
vostra sorellina andrà incontro a una lenta e inesorabile
agonia”
“Non
lo farai, Silvermine” ribatté a voce alta Natsu.
Benché non
avesse urlato, nel silenzio immobile dell'arena la sua voce si
udì
chiara e limpida in ogni angolo.
Silvermine
lo fissò con un misto di divertimento e ribrezzo, mentre il
Dragon
Slayer continuava.
“Nessuno
di noi morirà per un tuo capriccio. Qui l'unico che
pagherà per i
suoi crimini sei tu”
“Lo
scopriremo presto” sogghignò l'ex Master di
Hellhound voltandosi
verso Wendy e allungando la mano verso la leva che avrebbe azionato
il macchinario.
Natsu
tese i muscoli, pronto per partire all'attacco benché
consapevole
della presenza della barriera.
All'ultimo
secondo, però, la voce colpevole di Sting dietro di lui lo
fermò.
“Uno
solo può sopravvivere a tutto questo. Mi dispiace,
Natsu-san”
E
lo colpì con tutta la forza che aveva in corpo.
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Dov'è?
Dov'è, dov'è, dov'è?! MALEDIZIONE!
Gerard
correva come un indemoniato per i corridoi del palazzo, e ancora non
riusciva a identificare la posizione della Lacrima madre. Dannazione,
sarebbe bastato distruggere quel piccolo cristallo per risolvere un
enorme problema! Dove diavolo l'aveva nascosta Silvermine?!
Imboccò
un corridoio dietro l'altro, ossessionato dalla sua ricerca al punto
da non fare caso a quale direzione stesse prendendo. Probabilmente
stava anche girando intorno sullo stesso piano, ma cosa poteva farci?
L'energia della Lacrima era sottile e quasi impercettibile, non
riusciva proprio a individuarne la posizione esatta. Sembrava essere
ovunque e da nessuna parte al tempo stesso.
“Dannazione,
non ho tempo!” ringhiò aprendo
con un calcio l'ennesima
porta.
A
quell'ora probabilmente i Dragon Slayer stavano combattendo una
battaglia mortale nell'arena, e lui ancora non aveva idea di dove
fosse quella maledetta Lacrima. Il destino di quei sei maghi
dipendeva in buona parte da lui. Se non poteva occuparsi degli
Alfieri e di Silvermine, almeno poteva distruggere l'incantesimo che
soggiogava l'intero paese.
Si
fermò in mezzo a un corridoio costeggiato da imponenti
statue di
marmo, prese un respiro profondo e cominciò a pensare.
“Se
fossi Silvermine, dove nasconderei la Lacrima madre? Qual'è
il punto
più sicuro del palazzo? No, anzi... qual'è il
punto da cui la
Lacrima riuscirebbe a diffondere meglio l'incantesimo?”
Guardò
il pavimento, pensando ai sotterranei.
Le
gallerie che passavano sotto il castello erano un ottimo luogo in cui
nascondere e proteggere qualcosa di inestimabile valore, ma allo
stesso tempo la loro profondità impediva un'adeguata
espansione
della sua magia. Al contrario...
Alzò
lo sguardo verso il soffitto, colto da un'illuminazione.
Perché
al contrario dei sotterranei, la torre più alta del castello
sarebbe
stata un perfetto punto di convogliamento energetico. Da
lassù la
magia della Lacrima si sarebbe potuta espandere per miglia e miglia
senza trovare alcuna barriera ad ostacolarla.
“Che
stupido!” si rimproverò ricominciando a correre.
Ora
che aveva la certezza quasi assoluta di dove si trovasse la Lacrima,
non perse tempo a imboccare scale e altri corridoi: raggiunse la
finestra più vicina e saltò fuori, per poi
sfruttare l'incantesimo
Meteor per alzarsi in volo e schizzare come una
scheggia verso
la torre più alta di Mercurius.
Non
era difficile individuarla, vista la sua guglia aguzza che sembrava
voler perforare il cielo.
La
raggiunse in meno di un minuto e atterrò sulla balconata,
scoprendo
che la cima di quella torre ospitava una stanza esagonale col
soffitto di vetro usata probabilmente come osservatorio astronomico.
Al centro, adagiata sopra un piedistallo dorato, c'era la Lacrima
madre.
Trovata!
esultò
mentalmente l'ex Mago
Sacro.
Si
avvicinò a grandi passi, ben intenzionato a distruggerla, ma
arrivato a pochi metri da essa rallentò progressivamente
fino a
fermarsi.
Non
c'era nessuna barriera magica, nessuna trappola, nessun trabocchetto.
Solo
un enorme mastino a tre teste a montare la guardia.
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Il
pugno di Sting centrò in pieno la mascella di Natsu,
scaraventandolo
a parecchi metri di distanza con un'esplosione di luce bianca. Nello
stesso momento, e prima che qualcuno riuscisse a fare altro, Rogue
scomparve alla vista e risalì l'ombra di Gajeel,
sferrandogli un
calcio nelle costole che lo mandò a ruzzolare nella sabbia.
“Voi!
Che Diavolo state...?” iniziò Laxus, ma prima che
potesse finire
la frase una ginocchiata di Cobra affondò violentemente nel
suo
stomaco, mozzandogli il respiro.
“Scusa,
biondo. Come ha detto l'altro biondino, solo uno
può
sopravvivere”
“B-bastardo...!”
ringhiò.
In
meno di un battito di ciglia richiamò energia elettrica nel
pugno,
che poi scagliò contro l'altro Dragon Slayer in una serie di
sfere
ad alto voltaggio.
Cobra
ne schivò o distrusse la metà, ma le restanti gli
arrivarono
addosso causando piccole esplosioni e un principio di paralisi ai
punti che colpivano. Laxus gli si lanciò addosso senza
dargli il
tempo di riprendersi, e i due finirono ben presto coinvolti in un
duello senza esclusione di colpi.
Poco
più in là Natsu si rialzò da terra con
un rapido colpo di reni e
si piegò sulle ginocchia, per poi caricare Sting a testa
bassa e
arrivargli nel ventre con la potenza di un treno in corsa.
Il
Drago Bianco boccheggiò a vuoto, ma un attimo dopo rispose
rifilandogli una gomitata nella schiena. Cominciarono a sferrarsi una
rapida sequenza di pugni e calci, colpi che a volte pararono e a
volte ricevettero in tutta la loro potenza, almeno finché ad
un
certo punto Rogue finì loro addosso, portandoli a terra con
sé dopo
esser stato scaraventato malamente da Gajeel.
Nastu
sferrò un pugno a Sting e una testata a Rogue, quindi si
rialzò
ringhiando come un cane rabbioso all'indirizzo del Drago d'Acciaio.
“Che
avevi in mente, maledetto?! Ti pare normale lanciare la gente addosso
ai compagni?!”
“Quanto
la fai lunga!” borbottò l'altro, sgranchendosi
pigramente le
nocche. “E tanto per ricordartelo, non sono io
quello che ha
ben pensato di buttare il compagno di squadra in una carriola
e
lanciarlo giù per una fottutissima miniera,
ignorando il fatto
che il suddetto compagno soffrisse di chinetosi acuta!”
“Non
ricordo niente del genere!” ribatté Natsu
scontrando la testa
contro quella dell'altro.
“Perché
hai una memoria degna di un cervello di gallina!”
ruggì Acciaio
Nero.
Un
doppio ruggito di luce e ombra li investì entrambi,
schiantandoli
contro il muro dall'altra parte dell'arena e sollevando un'immensa
nube di sabbia e polvere. Come se non bastasse, vennero sepolti da un
cumulo di detriti pesanti una tonnellata.
“Lo
state facendo di nuovo” fece notare Sting, ripulendosi un
rivolo di
sangue dal labbro. “State litigando durante una
battaglia!”
“Siete
troppo sicuri di voi” aggiunse Rogue.
I
Draghi Gemelli rilasciarono contemporaneamente il White
e lo
Shadow Drive, pronti a combattere seriamente, ma
all'improvviso una voce ruvida dietro di loro li gelò
entrambi.
“E
voi avete un senso del pericolo davvero scarso, pivelli”
Si
voltarono in tempo per vedere Cobra calare su di loro e travolgerli
con una sferzata d'artiglio intrisa di veleno, un colpo così
rapido
e micidiale da mandarli a terra l'uno sull'altro senza il minimo
sforzo. Dall'altro lato balzò fuori un Laxus infuriato, il
quale
calciò Cobra al fianco senza curarsi di averlo appena fatto
rotolare
addosso ai Draghi Gemelli.
“E
tu non dovresti distrarti, pezzo di stronzo”
In
fondo all'arena, intanto, Natsu e Gajeel si scrollarono le macerie e
la polvere di dosso e si rialzarono, non degnando di uno sguardo gli
altri Dragon Slayer ma concentrandosi unicamente l'uno sull'altro.
“Adesso
hai superato il limite, Salamander!”
“Mi
finisci addosso e osi pure incolparmi? Io ti distruggo!”
Gajeel
sogghignò pericolosamente.
“In
effetti non abbiamo mai regolato i conti, noi due. Questa mi sembra
una buona occasione per chiudere le vecchie questioni in
sospeso”
“Mi
hai tolto le parole di bocca!”
Natsu
si fece avvolgere da un turbine di fuoco, Gajeel si ricoprì
di
scaglie d'acciaio, e i due finirono per squadrarsi come lupi che si
contendono il territorio.
Quando
si scontrarono, prendendosi l'un l'altro con un durissimo pugno al
volto, la terra attorno a loro si spaccò per la violenza
dell'impatto, ed entrambi finirono per sputare sangue.
“Hehe!”
“Ghihi!”
Risero
prima di cominciare a fare sul serio, gettandosi in uno scontro
furioso e privo di logica in cui non contavano tanto la tecnica o la
magia quanto il fare più male possibile all'avversario. Si
pestarono
con tutta la rabbia e violenza che avevano in corpo, determinati a
spaccare la dura testa del mago che avevano davanti, finché
uno dei
due non fosse crollato a terra, sconfitto. Per il momento nessuno dei
due voleva cedere, e nel turbine di magia e pugni che generarono nel
duello finirono per travolgere indiscriminatamente anche gli altri
Dragon Slayer.
Dagli
spalti del Domus Frau, la folla urlava e li incitava a combattere
senza riserve, mentre i cinici Silvermine e Ivan assistevano ridendo
come iene, lieti di vedere finalmente uno spettacolo degno della loro
vendetta.
Dragon
Slayer che combattevano contro Dragon Slayer. Nessuna regola, nessun
limite, nessuna pietà. Quei sei maghi dovevano dare il
meglio di sé
e uccidere i loro stessi compagni, e al momento lo stavano facendo
egregiamente.
“Questo
sì che è uno spettacolo”
commentò sempre più divertito
Silvermine, godendo perversamente nel vedere il sangue schizzare
ovunque, lì dove i cacciatori di draghi colpivano con
più violenza.
Voltò la testa verso la più piccola dei Dragon
Slayer, beandosi
anche della sua espressione affranta.
“Non
lo pensi anche tu, signorina?”
Dal
canto suo, Wendy non poteva credere che uno spettacolo così
crudele
stesse accadendo realmente davanti ai suoi occhi.
Sapeva
che quei sei maghi non provavano simpatie particolari gli uni per gli
altri, e anzi, litigavano la maggior parte del tempo, ma non avrebbe
mai pensato che sarebbero arrivati a fare il gioco di Silvermine
così
apertamente, a cadere nella sua trappola.
Sapeva
bene che quell'uomo non l'avrebbe liberata neanche se tutti gli altri
draghi fossero morti. Sapeva che li aveva condannati tutti a
morte, e che anche l'ultimo sopravvissuto sarebbe stato giustiziato
senza pietà.
Lei
si rendeva perfettamente conto della situazione in cui si
trovavano... ed era stata sicura che anche gli altri lo sapessero. Ma
adesso le cose erano degenerate. Ogni Dragon Slayer nell'arena
combatteva per sé stesso contro tutti gli altri, e lei non
poteva
fare altro che guardare e piangere in silenzio, impotente dinanzi a
quella carneficina.
Silvermine
aveva vinto.
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Capitolo 14 *** Capovolgimento! ***
CAPITOLO
QUATTORDICI – CAPOVOLGIMENTO!
Natsu
e Gajeel continuavano a pestarsi come se non ci fosse un domani. I
loro colpi feroci rimbombavano come tuoni in tutta l'arena, e i
turbini di fuoco e frammenti d'acciaio che generavano stavano
lasciando enormi crateri in mezzo alla sabbia. La barriera magica
impediva loro di arrecare danni agli spalti, ma anche così
stavano
distruggendo qualsiasi cosa toccassero o che fosse loro d'intralcio.
Ormai
era diventata una battaglia aperta, un tutti-contro-tutti senza
nessuna fazione ad eccezione di quella dei Draghi Gemelli, i quali
erano gli unici a combattere in coppia senza ferirsi l'un l'altro.
Per il resto persino i tre draghi di Fairy Tail se le suonavano ogni
volta che ne avevano l'occasione. Sulle prime Laxus aveva tentato di
mantenere l'alleanza con il Drago di Fuoco e quello dell'Acciaio, ma
dopo che gli era arrivata addosso una pioggia di detriti di ferro
incandescenti, anche lui aveva perso la pazienza e aveva cominciato a
scaricare fulmini addosso ai compagni ogni volta che se ne presentava
la possibilità.
Cobra
inchiodò a terra Sting col peso del proprio corpo e
iniziò a
riempirlo di pugni intrisi di veleno, lasciandogli un nuovo livido ad
ogni colpo andato a segno, mentre poco più in là
Laxus stava
prendendo a pedate Rogue come fosse un pallone da calcio, salvo poi
prenderlo per i capelli e scaraventarlo addosso al Drago del Veleno
così da farli finire entrambi a terra.
“Siete
dei maledetti traditori!” ruggì in preda all'ira,
il corpo
attraversato da potenti scariche elettriche. “Non era questo
il
piano!”
“Non
c'è mai stata nessuna alleanza!” urlò
di rimandò Cobra,
togliendosi di dosso Rogue con uno spintone e rialzandosi per
fronteggiare il Drago del Fulmine. “E non c'era nemmeno un
piano
che si potesse definire tale! Piano B: Bastonali tutti?! Che
razza di strategia sarebbe?!”
“Era
l'unica che avevamo!” ribatté Laxus caricandolo
come un toro
scatenato e trascinandolo a terra con sé, in modo da
riempirlo di
botte.
Sting
e Rogue balzarono loro addosso e si apprestarono a sferrare un doppio
pugno di luce e ombra, ma proprio in quel momento anche i restanti
Dragon Slayer si misero in mezzo: Natsu e Gajeel, totalmente presi
dalla loro personale sfida e privi di controllo, finirono per
travolgerli tutti con un'esplosione di proporzioni colossali, tanto
che tutti e quattro vennero spazzati via a sbattere contro le mura di
cinta dell'arena.
Salamander
e Acciaio Nero non badarono a nessuno di loro, anzi, continuarono a
sferrarsi pugni, calci, morsi e testate senza esclusioni. Erano
entrambi lividi e sanguinanti, ma sembrava che ogni colpo ricevuto li
facesse aizzare ancora di più.
Dal
punto in cui erano stati scaraventati, gli altri quattro draghi si
rialzarono scalciando via le macerie che li avevano mezzi-sepolti.
“Adesso.
Basta.” sillabò Laxus tirandosi in piedi e
gonfiando il petto.
Quei
due stupidi avevano davvero raggiunto il limite!
Sting
e Rogue fecero lo stesso, e un secondo dopo tutti e tre lanciarono il
loro ruggito più potente in direzione dei due sfidanti. Solo
Cobra
rimase fuori, ma non perché non volesse vendicarsi di quei
due,
bensì perché aveva udito in anticipo i pensieri
di Gajeel, il quale
infatti si rese conto in tempo di ciò che stava accadendo e
abbandonò prontamente la sfida con Salamander.
Cobra
approfittò di quell'attimo per lanciarsi all'attacco contro
il Drago
d'Acciaio e affondargli un duro pugno nella schiena, mentre dietro di
loro i tre ruggiti combinati esplodevano contemporaneamente addosso a
Salamander.
In
quel momento, Natsu si trovò davvero nella più
brutta delle
situazioni.
Era
al centro dell'arena e tre ruggiti gli stavano arrivando addosso da
tre direzioni diverse, a triangolo, sbarrandogli ogni via di fuga.
Gajeel si era spostato in tempo, ma lui...
Il
Drago di Fuoco sgranò gli occhi, rendendosi conto che non
poteva
schivare quel triplo attacco.
Fulmini,
luce e ombra... nemmeno lui poteva sperare di sopravvivere a quella
letale combinazione.
Ebbe
a malapena il tempo di rendersi conto che quella sarebbe stata la sua
fine, perché subito dopo i ruggiti lo investirono in tutta
la loro
devastante potenza, sfracellando ogni cosa nel loro raggio d'azione.
L'esplosione
che ne conseguì fece tremare l'intero Domus Frau e buona
parte di
Crocus, e la sua onda d'urto si disperse per miglia nella periferia
della città. La folla urlò di malsana gioia
dinanzi a quel brutale
spettacolo, e quando fumo, polvere e detriti di depositarono a terra,
del Drago di Fuoco non erano rimaste nemmeno le ossa.
Annichilito
completamente.
Cenere
alla cenere, polvere alla polvere.
Dalla
terrazza del re, Silvermine sorrise.
“Fuori
uno”
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Gerard
indietreggiò lentamente, gli occhi fissi sull'enorme mastino
tricefalo che avanzava verso di lui a zanne snudate.
Era
una creatura magica di livello S leggendario, non si poteva certo
prenderla sotto gamba.
Così
come esistevano le missioni di classe S da dieci o cent'anni, allo
stesso modo esistevano anche le creature di livello S leggendario,
ovvero quel tipo di mostri che avevano la fama di esser vissuti per
secoli e che il tempo aveva reso solo più forti e temibili.
Un
Cerbero, una creatura talmente rara da contare solo pochi esemplari
in tutto il mondo, si ergeva dinanzi a lui con tutta la sua mole,
circa otto metri d'altezza per più di quindici in lunghezza.
Le tre
poderose teste canine ringhiavano e schioccavano le fauci al suo
indirizzo, minacciando di farlo a pezzi se si fosse avvicinato
troppo.
Così
era quella la sentinella che Silvermine aveva posto a guardia della
Lacrima madre. Ben poche creature al mondo avrebbero potuto
rivaleggiare con quell'essere, un mastodontico cane degli Inferi
capace di tener testa persino a un drago.
Gerard
avrebbe dovuto sospettare fin dall'inizio che Silvermine non avrebbe
lasciato incustodito il cristallo con cui aveva soggiogato il regno
intero.
Il
Cerbero si chinò sulle zampe, pronto a balzargli addosso da
un
momento all'altro. Gerard notò che la sua coda terminava con
una
sibilante testa di serpente, sicuramente velenosa, e
constatò con
amarezza che, tra i pochi esemplari esistenti di quella specie, solo
uno aveva una coda del genere, risultando così come un capo
tra gli
altri. A lui era capitato proprio il peggiore.
Tirò
un sorriso forzato tanto per non lasciarsi prendere dalla
disperazione, quindi evocò nuovamente l'incantesimo Meteor
e
si preparò a combattere al meglio delle sue
capacità. Doveva essere
davvero molto veloce per riuscire ad evitare le zanne di quattro
teste, e quella creatura era tutto fuorché lenta.
Come
Cerbero balzò in avanti schioccando le fauci, Gerard
schizzò di
lato e viaggiò rasente le pareti alla massima
velocità, girando
attorno al mostro per confonderlo.
Le
tre teste si allungarono in avanti luna dopo l'altra nel tentativo di
morderlo, e lui dovette impegnarsi seriamente per non lasciarsi
affondare quelle terribili zanne nella carne. I loro morsi lo
mancarono, finendo per azzannare e frantumare le colonne e le pareti
della stanza, ma la coda fu più veloce di lui e lo prese in
pieno
ventre, mozzandogli il respiro e scaraventandolo contro il muro.
Cerbero
poteva usare la coda sia per mordere e avvelenare, sia come frusta
per colpirlo, avendo la stessa potenza d'urto di una trave.
Gerard
boccheggiò e si tenne l'addome dolorante, ma non
poté permettersi
una lunga pausa: la testa di serpente scattò verso di lui
con i
denti aguzzi e carichi di veleno pronti a morderlo, costringendolo a
rinnovare l'incantesimo e spostarsi nuovamente, passando sotto il
ventre della creatura per non farsi prendere dalle altre teste.
Il
mastino degli Inferi ruotò su sé stesso e
azzannò il vuoto nel
tentativo di prenderlo, una testa riuscì a strappargli il
mantello e
un'altra lo morse al polpaccio, tirandolo di nuovo a terra come un
giocattolo rotto.
Digrignò
i denti dal dolore, ma subito dopo sferrò un calcio
nell'occhio
della belva, costringendola a lasciare la presa. Saettò via
di
nuovo, col fiatone e una gamba sanguinante, e dopo un altro giro di
volteggi e piroette, riuscì a portare a termine il suo
obbiettivo.
La
Lacrima madre era ancora fuori dalla sua portata, ma tutti quegli
spostamenti gli avevano dato modo di tracciare nell'aria uno dei suoi
incantesimo più efficaci.
“Che
le Sette Stelle ti giudichino!” decretò
imponendo le mani
davanti a sé, in direzione del Cerbero.
“Gran
Chariot!”
Sette
globi di luce illuminarono il soffitto attirando l'attenzione della
creatura, e un attimo dopo una pioggia di meteore la
seppellì tra
molteplici esplosioni di luce.
Gerard
ansimò pesantemente, assistendo in silenzio al compimento
della sua
magia. Se era fortunato, anche la Lacrima era stata coinvolta
nell'esplosione ed era andata distrutta...
Tuttavia,
non appena le stelle stelle scomparvero e il fumo di dissolse,
scoprì
con orrore che il Cerbero era ancora intero. Segnato dalle bruciature
dell'esplosione, certo, ma ancora in grado di combattere.
Ora
che era ferito e accecato dall'ira, era anche più pericoloso
di
prima.
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I
cinque Dragon Slayer nell'arena smisero all'istante di combattere,
come pietrificati dinanzi a ciò che era appena accaduto.
Ora
che la carica magica ed energetica dei tre ruggiti combinati si era
esaurita e che sabbia e polvere si erano depositate a terra, poterono
constatare con i loro stessi occhi che di Natsu Dragneel non era
rimasta alcuna traccia. La tripla esplosione di fulmini, luce e ombra
lo aveva semplicemente polverizzato. Di lui non c'era più
niente,
nemmeno i brandelli della sua giacca.
“N-Natsu...”
mormorò a voce alta Laxus, sconcertato da ciò che
aveva fatto.
Cobra
e Gajeel erano ancora l'uno addosso all'altro, intenti a strangolarsi
a vicenda benché chiaramente scioccati quanto gli altri.
“Natsu...
Dragneel...” sussurrò Rogue, tremante.
Sting
non era in condizioni migliori, anche lui faticava a capacitarsi di
ciò che era successo.
“I-io
non... non volevo arrivare a questo”
Nessuno
di loro l'avrebbe voluto, ma nella foga del combattimento era
accaduto e basta.
Laxus
buttò indietro la testa e lanciò un ruggito
disumano rivolto al
cielo, e contemporaneamente una pioggia di fulmini
imperversò
nell'arena, colpendo ogni cosa all'interno della barriera magica.
Si
voltò rabbiosamente verso i Draghi Gemelli e fu loro addosso
prima
che potessero rendersene conto, afferrandoli entrambi per la testa e
facendoli schiantare duramente l'uno contro l'altro.
Cobra
intanto intensificò la stretta sulla gola del Drago
d'Acciaio,
tenendolo premuto a terra e soffocandolo lentamente.
Gajeel
si sentì mancare il respiro e annebbiare la vista, e a quel
punto
liberò una gamba da sotto quelle dell'avversario per
piantargli il
piede nel petto e farlo volare oltre la sua testa, dritto nella
sabbia. Rotolò sul fianco e si rialzò, pur col
fiatone, ma ecco che
il Drago del Veleno era già su di lui a sferrargli una
testata al
mento che lo rimandò a terra.
Cobra
tuttavia perse interesse per lui quasi subito, perché
dall'altra
direzione Laxus stava tornando alla carica.
I
due si schiantarono come furie, e il suono delle loro ossa che
scricchiolavano riecheggiò per tutta l'arena, generando un
nuovo
coro di ovazioni. Si scambiarono un pugno dietro l'altro, sempre
più
potenti e rabbiosi, e ormai non era neanche più questione di
pararli
o schivarli: la sfida era basata su chi ne avrebbe incassati di
più
e sarebbe rimasto in piedi, perciò nessuno dei due
lesinò sulla
violenza.
Dagli
spalti, o meglio, dalla macchina di tortura a cui era legata, Wendy
non poté fare a meno di osservare tutto ciò e
lasciare che un fiume
di lacrime le scendesse dagli occhi.
Stava
guardando i suoi compagni Dragon Slayer pestarsi a vicenda con
violenza inaudita, determinati a farsi fuori l'un l'altro.
L'uccisione di Natsu era stata l'apice di quell'orrendo spettacolo
che non avrebbe mai voluto vedere.
Sentiva
le urla forsennate della folla, i ringhi e i ruggiti dei Dragon
Slayer, le risate folli e vittoriose di Silvermine e Ivan... in
quello scenario da incubo non c'era più alcuna speranza.
Nell'arena
vide i Draghi Gemelli faticare non poco per rialzarsi, e Gajeel
barcollare nel farlo.
Quanto
a Laxus e Cobra...
In
quanto maghi di classe S ci stavano dando dentro come tori scatenati.
Li vide smettere improvvisamente di scambiarsi pugni e gonfiare
entrambi i polmoni, pronti a scagliare un ruggito l'uno contro
l'altro da una distanza ravvicinata.
“Basta,
vi prego... smettetela...”
implorò con un filo di voce, le
lacrime divenute ormai inarrestabili.
Ma
i due non si fermarono né la udirono.
“Rairyū
no...”
“Dokuryū
no...”
Wendy
strinse i denti. “... vi prego...!”
“...
HŌKŌ!!!!”
I
ruggiti partirono. Uno un raggio di luce gialla attraversata da
fulmini, l'altro un raggio denso e purpureo impregnato di miasma
venefico. Tuttavia non andò come previsto, perché
all'ultimo
secondo i due draghi voltarono contemporaneamente la testa verso gli
spalti.
Accadde
tutto in una volta e troppo velocemente perché si potesse
comprendere cosa stesse succedendo.
Il
pavimento della terrazza reale si spaccò letteralmente in
due, e
un'esplosione investì tutti i presenti. Non una
deflagrazione dovuta
al doppio ruggito, bensì causata dalle fiamme scarlatte di
Natsu
Dragneel, il quale emerse dai detriti del pavimento come un Drago di
Fuoco nasce dalla bocca di un vulcano.
“Natsu...
san...” sussurrò Wendy con un filo di voce, gli
occhi sgranati
dallo stupore. Lo aveva visto morire nell'arena! Com'era possibile
che fosse lì, vivo e vegeto?
Salamander
fece saltare in aria il trono assieme a Silvermine e Ivan, poi
balzò
giù dalla terrazza e si lanciò verso il cristallo
di Lacrima più
vicino, sollevando due mani sopra la testa.
“Karyū
no... Kōen!!!”
Tutto
ciò avvenne come al rallentatore, e nel momento in cui il
Drago di
Fuoco lanciò la sua palla di fiamme verso il cristallo,
dall'altra
parte della barriera arrivarono anche i ruggiti combinati di Laxus e
Cobra, al massimo della potenza.
Un
attacco da fuori, due da dentro, ed ecco che la gigantesca Lacrima
andò in frantumi, creando di fatto una breccia nella
barriera
magica.
Natsu
non attese oltre e si voltò nuovamente, solo per correre
accanto a
Wendy e rompere una ad una le catene che la legavano.
“Natsu-san!”
esclamò lei con le lacrime agli occhi per la gioia e il
sollievo.
Natsu
sorrise.
“Visto?
Alla fine il piano è riuscito alla perfezione!”
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Tre
ore prima...
“La
barriera magica che separa l'arena dagli spalti è
praticamente
invulnerabile se colpita dall'interno” esordì
Gerard, guardando
uno ad uno i sei Dragon Slayer. “Tuttavia i cristalli di
Lacrima,
benché molto resistenti, se vengono colpiti
contemporaneamente
dall'interno e dall'esterno della barriera vanno in frantumi
facilmente”
“Quindi
uno di noi deve colpirli da fuori, giusto?”
domandò Natsu.
Gerard
annuì. “In pratica sì. La barriera non
forma una scatola chiusa,
ma solo il perimetro di un quadrato che si estende per una
cinquantina di metri in altezza e altrettanti in profondità
sotto
l'arena”
“Capisco”
annuì Rogue. “Dobbiamo trovare il modo di passarci
sopra o sotto,
per arrivare ai cristalli”
“Precisamente”
concluse Gerard. “Gajeel, cosa sai della planimetria
dell'arena?”
Il
Drago d'Acciaio alzò la testa sentendosi chiamare in causa e
si
assicurò di avere la totale attenzione di tutti i presenti,
soprattutto di quello scemo di Salamander.
“Al
momento non abbiamo gli Exceed, quindi non possiamo volare”
iniziò.
“Perciò l'idea di superare la barriera da sopra
è esclusa
in partenza, anche perché ci faremmo beccare troppo
facilmente”
Natsu
piegò la testa di lato.
“Passeremo
da sotto?”
Gajeel
fece un cenno d'assenso.
“Ricordate
il quarto giorno dei Giochi, durante la sfida tra noi
quattro?”
chiese rivolto a Salamander, Sting e Rogue. “Quando Sting ha
lanciato il ruggito su me e Salamander, il pavimento dell'arena si
è
spaccato e ci ha fatti finire tutti e quattro nelle miniere. Ora, per
quanto potente quel ruggito non sarebbe stato in grado di provocare
un danno del genere se non ci fosse stata una piccola fenditura nel
terreno, proprio al centro dell'arena. Un misero canale di scolo
usato per drenare la sabbia e far fuoriuscire l'acqua piovana durante
gli acquazzoni. Quel canale è il punto debole dell'intera
planimetria, e quel giorno Sting lo ha centrato in pieno”
Il
Drago Bianco si indispettì.
“Ehi,
stai dicendo che se non fosse stato per quel tombino non avrei
distrutto l'intera arena?! Mi credi davvero così
debole?”
Gajeel
fece spallucce.
“Non
darti tante arie, pivello. La questione è semplice: se buchi
in un
punto strategico una superficie piatta, per quanto resistente possa
essere, quello sarà sempre il punto più
fragile”
“Questo
cosa c'entra col piano?” lo interruppe Laxus.
“Dobbiamo
distruggere quel canale di scolo?”
“Non
serve distruggerlo, basta trovare un diversivo che distolga
l'attenzione di Silvermine da quel punto mentre uno di noi ci passa
sotto. Da lì attraverserà poi le miniere e
risalirà in superficie,
proprio sotto la terrazza del re e quindi fuori dalla
barriera”
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Natsu
finì di togliere le catene a Wendy e la liberò da
quell'infernale
macchinario che Silvermine sarebbe stato capace di azionare. Non
sapevano a cosa sarebbe servito esattamente, ma doveva essere
qualcosa di piuttosto doloroso.
Wendy
si asciugò le lacrime e abbracciò il suo
salvatore.
“Come
hai fatto ha salvarti? Quei tre ruggiti avrebbero dovuto
ucciderti!”
Natsu
le scompigliò amichevolmente i capelli e sorrise.
“Faceva
tutto parte del piano. Dovevamo far credere a Silvermine che ci
stessimo davvero ammazzando a vicenda. Ammetto che ci siamo andati
giù pesanti, ma l'importante è che ce l'abbiamo
fatta”
Wendy
fece per porgli un'altra domanda, ma una forte cacofonia di suoni di
battaglia attirò improvvisamente la sua attenzione,
riportandola
sull'arena.
Inorridì
quando vide che erano scesi in campo gli Alfieri.
Natsu
la prese per il polso e la tirò via, ricordando il dialogo
di poche
ore prima.
“Una
volta distrutto il primo cristallo, tuttavia, la barriera non
sarà
completamente disattivata” aveva
detto Gerard. “Occorrerà
distruggerli tutti prima che
l'incantesimo che vi tiene bloccati nell'arena scompaia del tutto. In
questo lasso del tempo, dovrete tener conto anche degli Alfieri, che
probabilmente Silvermine vi sguinzaglierà contro”
“Non
preoccuparti per loro” asserì il Drago di Fuoco,
tirando la
ragazzina con sé oltre la terrazza e in mezzo alla folla
urlante.
“Adesso dobbiamo raggiungere e distruggere gli altri tre
cristalli
di Lacrima! Forza, Wendy! Facciamo piazza pulita!”
A
quelle parole, la Sacerdotessa del Firmamento ritrovò la
speranza e
la determinazione, quindi annuì ed espanse la propria magia.
Usò le
proprie braccia come fossero ali di vento per generare due potenti
turbini che spazzarono via la maggior parte della gente posseduta,
aprendo loro la strada verso il secondo cristallo.
Nel
frattempo in mezzo all'arena, i cinque Dragon Slayer si raggrupparono
al centro dello spazio mentre da ogni entrata arrivavano i temibili
Alfieri a chiudere loro la strada e a giustiziarli di persona.
“Bene,
allora come da programma!” esclamò Laxus,
caricandosi di energia.
“Sting, Rogue! Voi aiutate Natsu e Wendy a distruggere i
cristalli.
Dovete colpirli nello stesso momento da fuori e da dentro, altrimenti
non servirà a niente”
“Lo
sappiamo!” annuì Sting, iniziando a correre
assieme al compagno
nella stessa direzione che avevano preso i due Dragon Slayer di Prima
Generazione.
“Gajeel,
fa' attenzione!” Rogue ammonì il Drago d'Acciaio,
ricevendo per
contro uno sbuffo irritato.
“Pensa
per te, moccioso!”
Rimasti
soli, Laxus, Cobra e Gajeel fronteggiarono la schiera di Alfieri,
dieci in tutto.
“Bene”
esordì il Dio del Tuono. “Ce la fate a tenerli da
soli? Io devo
occuparmi di Silvermine, altrimenti questi non mollano”
“Vai”
lo spronò Gajeel sgranchendosi le nocche ma allo stesso
tempo
sudando freddo.
In
due contro dieci di quei mostri... la fortuna girava a loro sfavore.
Laxus
non poteva passare attraverso la barriera ancora attiva,
perciò optò
per lo stesso canale di scolo in cui si era tuffato Natsu. Sarebbe
stato un percorso più lungo, ma non aveva altra scelta. Come
tuttavia si avvicinò al centro dell'arena per cercare il
punto
d'uscita, ecco che un suono metallico riecheggiò nell'aria,
e un
attimo dopo una catena dalla punta acuminata uscì dalla
sabbia come
una vipera all'attacco.
“Ma
che Diavolo...?!” imprecò ritraendosi bruscamente,
mentre la punta
lo sfregiava leggermente alla guancia.
Una
risata maledettamente irritante giunse a lui dagli spalti, dove
Silvermine si era rialzato e lo osservava come se trovasse il tutto
molto divertente.
“Bravi,
davvero bravi” si complimentò. “Il
vostro piano è stato davvero
geniale... peccato che abbiate tralasciato un piccolo particolare:
anche se la mia anima risiede in un nuovo corpo, io possiedo ancora
la Magia del Legamento”
“Merda”
ringhiò Laxus.
Questa
non se l'aspettava, come non si aspettava la miriade di catene
infernali che uscirono dal sottosuolo e lo puntarono come missili
teleguidati, minacciandolo di trapassarlo con le loro punte, legarlo
e soffocarlo. Non aveva calcolato che quel folle potesse avere ancora
la vecchia magia di quand'era Master di Hellhound! E adesso cosa
poteva fare?
Schizzò
via come una saetta per evitare i colpi e le frustate delle catene,
senza tra l'altro riuscire ad avvicinarsi alla grata del canale.
Così
non andava!
Gajeel
e Cobra non avrebbero potuto trattenere a lungo ben dieci Alfieri...
Lanciò
una rapida occhiata dietro di sé, notando che i due Dragon
Slayer
avevano già dato il via alla battaglia, ed era una battaglia
che pur
con tutta la più buona volontà non sarebbero
stati in grado di
vincere. Avrebbe potuto abbattere Silvermine e far scomparire gli
Alfieri in due secondi, se non ci fosse stata quella dannata barriera
ad intralciarlo!
Ora
l'unica speranza rimasta erano gli altri quattro draghi. Dovevano
sbrigarsi a distruggere i cristalli.
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Gerard
crollò in ginocchio reggendosi il braccio sinistro,
mezzo-maciullato
dalle zanne del Cerbero.
L'enorme
cane da guardia incombeva su di lui, fili di bava che colavano dalle
sue fauci spalancate e la coda con la testa di serpente che sibilava
e assaggiava l'aria con la lingua.
Quel
mostro gli aveva rotto una tibia con un morso, lo aveva graffiato fin
quasi a scavargli la carne, lo aveva sballottato e scaraventato a
destra e a manca come una bambola di pezza. Probabilmente aveva anche
un paio di costole rotte, dato che continuava a sputare sangue.
Sollevò
lo sguardo sul mastino degli Inferi, il quale ringhiò
ferocemente e
fece scattare una testa in avanti con l'intento di finirlo.
Si
gettò di lato per rotolare a terra, e la caduta gli
mandò un'ondata
di fitte dolorose in tutto il corpo. Si sforzò di tirarsi in
piedi e
spostarsi in fretta, nascondendosi dietro le rovine di una colonna
distrutta per evitare i morsi che seguirono. Il fiato caldo e
nauseante della bestia gli toglieva il respiro, lo stridere dei suoi
artigli sul pavimento di marmo lo assordava, per non parlare dei
tremori che i suoi possenti latrati gli mandavano alle ossa. Il
problema in sé non era la mancanza di magie in grado di
sopraffare
quella creatura. Sarebbe bastato l'incantesimo Sema
o Altaris
per abbatterla, ma il problema era trovare il tempo
e lo
spazio per recitare la formula. Quella stanza non
era così
grande da dargli la possibilità di allontanarsi a
sufficienza dal
Cerbero, né quello aveva intenzione di dargli tregua. Era
una vera
spina nel fianco.
Pensò
velocemente a quale magia ad effetto rapido poteva utilizzare, mentre
l'enorme cane tricefalo scavava la colonna dietro di lui e cercava di
raggiungerlo nello stretto spazio tra le macerie.
Avrebbe
potuto utilizzare uno degli incantesimi di Mystgun... ma quale? Senza
i bastoni magici era dura effettuare una magia abbastanza potente.
Gliene
venne in mente una, non particolarmente potente dal punto vista
offensivo, ma estremamente efficace per sbarazzarsi di un avversario
molesto come quello. Non c'era nemmeno bisogno di ucciderlo.
Il
Cerbero spaccò in due la colonna che costituiva il suo
nascondiglio,
così Gerard fu costretto a scivolare via e correre
dall'altra parte
della stanza, con la coda serpentina del nemico che schizzava avanti
e indietro sputandogli addosso veleno.
Mentre
correva con un braccio penzoloni e il fiato rotto, ripeté
mentalmente l'incantesimo che aveva intenzione di usare. Senza i
bastoni a fare da conduttori e amplificatori della magia, sarebbe
stata dura, lo sforzo di richiamare l'incantesimo lo avrebbe lasciato
senza energia e incapace di combattere, così non avrebbe
neanche
potuto aiutare i Dragon Slayer. Tuttavia, se avrebbe avuto successo,
la situazione si sarebbe capovolta, e i piatti della bilancia
sarebbero tornati in pari.
“E
va bene, proviamoci” decretò, rivolto a
sé stesso.
Raggiunse
l'angolo più remoto della stanza e si voltò, gli
occhi chiusi e la
mente concentrata mentre il mastino faceva dietrofront e si lanciava
a grandi balzi verso di lui.
Richiamò
tutta la magia che gli restava e cominciò a comporre
l'incantesimo,
sentendo subito le energie scemare via a causa della mancanza dei
bastoni.
Quando
tuttavia il Cerbero gli fu addosso, la magia era ormai pronta, e
all'ex Mago Sacro bastò dischiudere le labbra e pronunciarne
la
formula di attivazione.
“Nemuri
no Mahō!”
La
Magia del Sonno, famosa tecnica usata da Mystgun per mettere a
dormire amici e nemici, si diffuse nella stanza con la stessa
vibrazione dovuta a una fuga di gas nell'aria, rallentando quasi
subito il mastino e inibendolo abbastanza da farlo barcollare nella
corsa.
Quella
bestia era davvero tenace, le quattro teste combatterono con tutta la
propria forza di volontà per opporsi alla magia, ma proprio
quando
il Cerbero fu addosso al mago, le enormi zampe cedettero, e la
creatura si schiantò al suolo con un boato che fece tremare
l'intera
torre.
Gerard
rimase immobile col fiatone ad osservare quell'immenso corpo ancora
scosso dagli impulsi nervosi, gli occhi delle teste canine che
vibravano nel tentativo di restare aperte e gli artigli che ancora
graffiavano piano il pavimento. Alla fine, però, la Magia
del Sonno
ebbe la meglio, e il Cerbero sprofondò nel regno di Morfeo
senza
opporre più resistenza.
A
quel punto, Gerard sollevò la testa e zoppicò
lentamente verso il
centro della stanza, scavalcando le zampe e la coda del guardiano e
raggiungendo il piedistallo che in tutto quel macello era rimasto
miracolosamente in piedi.
La
piccola Lacrima madre era lì, un cristallo della misura di
pochi
pollici e ancor meno libbre.
La
prese in mano, e questa pulsò di luce violetta. Riusciva a
percepire
la magia che conteneva, la vibrazione di potere che era stato
rinchiuso in essa.
Con
le ultime stille di energia che gli restavano strinse le dita attorno
alla superficie del fragile cristallo, mandandolo in frantumi.
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Capitolo 15 *** La Battaglia dei Draghi ***
CAPITOLO
QUINDICI – LA BATTAGLIA DEI DRAGHI
Wendy
stava per lanciare un potente ruggito di vento quando si rese
improvvisamente conto che qualcosa nella folla di persone che li
circondava era cambiato. Gli occhi annebbiati della gente posseduta
stavano perdendo velocemente quella sfumatura innaturalmente
violetta, tornando al loro colore di base, mentre allo stesso tempo
anche l'aura malefica che aveva impregnato l'aria fino a quel momento
si dissolse del tutto.
I
cittadini di Crocus smisero improvvisamente di attaccare i Dragon
Slayer del Fuoco e del Cielo e rimasero lì in piedi,
barcollando e
ciondolando come una folla di ubriachi dopo una brutta sbornia.
Qualcuno
si massaggiò la testa, qualcuno crollò a terra
svenuto, altri si
guardarono mani e piedi senza capire cosa ci facessero lì in
quel
momento.
“Natsu-san,
la magia possessione si è dissolta!”
esclamò Wendy.
Natsu
ghignò.
“Ottimo!
Significa che Gerard ha trovato la Lacrima madre e l'ha
distrutta!”
Almeno
uno dei loro problemi era stato risolto!
Questo
diede loro la carica sufficiente per riprendere a correre verso il
secondo cristallo di Lacrima, senza più nessuno ad
intralciarli... a
parte Ivan Dreher.
Se
la folla di persone rimase semplicemente lì dov'era in uno
stato
confusionale, il violento Master di Raven Tail non se ne
restò con
le mani in mano, al contrario, si parò dinanzi a loro ed
evocò
un'enorme flusso di piccoli shikigami di carta, che
li
travolsero come un uragano.
Natsu
si protesse la faccia per evitare che quelle maledette bamboline lo
colpissero negli occhi rischiando di accecarlo, mentre Wendy non
perse tempo a invertire il flusso della corrente d'aria con la sua
magia.
Il
vento generato dal suo respiro invertì il ciclo di rotazione
del
turbine, fino a portarlo ad un punto di stasi così che i due
incantesimi finirono per annullarsi a vicenda.
Gli
shikigami piovvero dolcemente a terra come una lenta danza di
nevischio, e Wendy fronteggiò senza paura l'uomo che li
aveva
evocati.
“Cosa?
Vuoi combattere con me, marmocchia?” la derise Ivan, mentre
le
bambole di carta tornavano a volteggiare attorno a lui.
Wendy
si preparò al duello.
“Natsu-san,
va' avanti per favore!”
Salamander
sorrise, fiducioso.
“Lo
affido a te, ok? Prendilo a calci anche a nome di Laxus”
Il
Drago del Cielo annuì fermamente, mentre Ivan mise su una
smorfia
seccata.
“Mi
state sottovalutando, ragazzini. Io sono il padre di Laxus!
Non esiste che mi metta a giocare con una mocciosetta!”
urlò
evocando un altro flusso di shikigami che Wendy prontamente
deviò
con una contro-corrente d'aria.
Il
vento soffiò impetuoso e disperse le bamboline di carta, le
quali si
ricompattarono poco più in là e tornarono
all'attacco, ma la
giovane Dragon Slayer aveva già preparato l'incantesimo Vernier
per spostarsi velocemente dalla traiettoria e
contemporaneamente
caricare un ruggito nel petto.
“Tenryū
no... HŌKŌ!!!”
Natsu
non rimase ad assistere al combattimento, anche se sapeva che sarebbe
stato spettacolare. Wendy era giovane, ma aveva tutto il potenziale
per diventare una grande Dragon Slayer, un giorno.
Con
il vento che ruggiva impetuoso alle sue spalle e disperdeva gli
shikigami come fossero coriandoli, il Drago di Fuoco superò
agilmente Ivan e si lanciò di corsa sulle gradinate degli
spalti,
dove la gente che era stata posseduta ancora stentava a riprendersi.
La
Lacrima più vicina era a meno di cento metri da lui,
perciò allungò
il passo e usò il fuoco come propulsore per correre
più veloce. Se
tutto andava secondo i piani, avrebbe combinato il ruggito assieme a
quello dei Draghi Gemelli per distruggere uno ad uno i restanti tre
cristalli e creare così una spaccatura nella barriera.
Quando
tuttavia raggiunse l'enorme cristallo, notò che Sting e
Rogue non
erano ancora pronti a distruggerlo, e anzi, se la stavano passando
piuttosto male all'interno della barriera: Silvermine aveva reso
l'intera arena peggio di un campo minato, con le sue infernali catene
che schizzavano fuori da sotto la sabbia e colpivano
indiscriminatamente tutti i Dragon Slayer nel loro raggio d'azione.
Vide Laxus distruggerle a raffica una dopo l'altra con i suoi
fulmini, mentre Cobra e Gajeel tenevano impegnati gli Alfieri e i
Draghi Gemelli tentavano di superare una fitta ragnatela di catene
per avvicinarsi alla barriera e puntare alla Lacrima.
Natsu
li vide venir agganciati per le caviglie dagli anelli di metallo e
tirati giù con violenza, finendo per essere trascinati
avanti e
indietro sulla sabbia.
Rogue
ebbe il buonsenso di entrare nell'ombra delle catene stesse e
risalire fino alla barriera, ma per quanto riguardava Sting... poteva
menare graffi e ruggiti quanto voleva, ma più distruggeva le
catene
più queste venivano rimpiazzate da altre, sempre
più numerose. Era
un circolo vizioso senza via di fuga.
Natsu
voltò di scatto la testa e puntò Silvermine. Al
sicuro fuori dalla
barriera, il maledetto manovrava le sue fedeli catene e allo stesso
tempo gli Alfieri come un burattinaio muove le sue marionette, fuori
dalla portata dei Dragon Slayer.
Con
un ringhio feroce dettato dalla rabbia, il Drago di Fuoco si
lanciò
nella sua direzione a tutta velocità, coprendo in un attimo
la
distanza che li separava e buttandosi addosso al mago oscuro per
colpirlo con tutta la forza dei suoi pugni fiammeggianti.
Silvermine
venne trascinato a terra dalla sua furia, ma avendo ora un corpo
più
giovane e fisicamente allenato, riuscì a ribaltare le
posizioni e a
sferrargli un duro calcio in pieno stomaco.
“Voi
Dragon Slayer non imparate mai!” sibilò
richiamando altre catene
dagli Inferi affinché emergessero dal terreno per frustare
Natsu
alla schiena.
Salamander
ne afferrò un paio e le strappò dai crateri da
cui erano uscite,
fondendone il metallo e lasciandole colare a terra in una poltiglia
incandescente.
“Sei
tu che non impari mai”
ribatté, furioso. “Noi siamo
invincibili quando combattiamo assieme!”
Gli
si lanciò contro nuovamente, coinvolgendolo in una rabbiosa
lotta di
fiamme e catene, determinato più che mai a dargli una
lezione
indimenticabile.
All'interno
della barriera, intanto, le cose non andavano affatto bene.
Per
quante catene Laxus distruggesse, queste continuavano a ricrescere e
ad avvinghiarsi alle sue braccia e gambe, rallentandolo e minacciando
di strozzarlo.
Il
Dio del Tuono le faceva a pezzi l'una dopo l'altra, ma sapeva di non
poter continuare così per sempre. Sembrava che quelle catene
maledette agissero per conto proprio anche quando Silvermine era
impegnato in un combattimento a parte, e questo non facilitava
affatto le cose.
“Dannazione!”
imprecò.
Con
la coda dell'occhio vide Sting e Rogue combattere duramente per
liberarsi dal giogo delle catene che ormai li avevano avvolti in
spire metalliche da cui non si sarebbero liberati facilmente.
Il
Drago d'Ombra riusciva a scivolare via sfruttando il suo elemento, ma
Sting stava venendo stritolato in quella morsa di anelli.
Laxus
evitò una catena che gli passò accanto alla testa
e la distrusse
mordendola con i denti, poi si fuse con l'elettricità e
saettò
verso il Drago Bianco.
Gli
bastò una pioggia di fulmini sulle catene per farle a pezzi
e
liberare il mago di Sabertooth, per poi prenderlo per il braccio e
tirarlo in piedi.
“Laxus-san...”
ansimò Sting col fiato corto.
Le
catene lo avevano stretto tanto da mozzargli il respiro e lasciargli
brutti lividi su tutto il corpo, ma almeno sembrava che non avesse le
ossa rotte.
Rogue
gli fu subito accanto e lo aiutò a stare in piedi, mentre il
Dio del
Tuono riprendeva a combattere contro le inarrestabili catene degli
Inferi.
“Cambio
di programma!” ringhiò tra un colpo e l'altro.
“Natsu se la sta
vedendo con Silvermine. Uscite attraverso la grata e pensate voi a
distruggere i cristalli dall'esterno”
“Ma
siete solo in tre” protestò Sting.
“Riuscirete a...?”
“Veloci!”
ringhiò Laxus senza lasciargli il tempo di finire.
“Prima che le
catene riempiano tutta l'arena”
In
effetti già ora c'erano talmente tante catene che l'intera
barriera
sembrava un nido di ragni, attraversata in ogni angolo da anelli di
metallo intrecciati.
I
Draghi Gemelli si fecero forza e annuirono, poi filarono dritti verso
lo stesso passaggio che aveva usato Natsu per uscire dall'arena.
Laxus
si assicurò di vederli scomparire nel sottosuolo prima di
permettersi di scatenarsi sul serio.
Rilasciò
il Dragon Force con tutto ciò che ne conseguiva, riempiendo
l'aria
della sua elettricità statica. La canottiera gli si
strappò
lasciandolo a petto nudo, con i muscoli gonfi e carichi di adrenalina
e la pelle coperta di scaglie di drago.
“Forza,
fatevi sotto, inutili ferraglie”
ringhiò con voce profonda,
rivolto alle catene sibilanti che tintinnavano attorno a lui come
serpenti d'acciaio. “Adesso si fa sul serio”
-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Per
Gajeel e Cobra, la situazione non poteva essere più
disperata di
così.
Affrontare
in due quei mostri degli Alfieri era la cazzata più
colossale che
avessero mai fatto, ed entrambi ne avevano fatte parecchie, nelle
loro vite.
Dieci
guerrieri non-morti pressoché invulnerabili erano
sufficienti a
piegare un intero esercito, figurarsi due Dragon Slayer già
provati
dalla prigionia e dalle precedenti battaglie.
Entrambi
avevano rilasciato il Dragon Force, ma anche così erano in
netto
svantaggio, dato che gli avversari stavano combattendo con l'intento
di sgozzarli e colorare la sabbia dell'arena col loro sangue.
In
modalità Acciaio e Ombra, Gajeel le stava provando davvero
tutte per
tener testa ai nemici: non gli interessava batterli, tanto sapeva che
era una falsa speranza, ma quanto meno trattenerli finché
Laxus o
Salamander non fossero riusciti ad abbattere Silvermine. La sua dura
pelle d'acciaio aveva subito profonde ferite, e da poco aveva
scoperto che le spade maledette degli Alfieri potevano raggiungerlo
anche quando entrava nelle ombre, così da non dargli tregua.
Quasi
impossibilitato a fuggire o a difendersi, schivava e parava i colpi,
contrattaccava a sua volta, se necessario, ma la superiorità
numerica dei wraith e la loro invulnerabilità gli stavano
dando
parecchio filo da torcere.
Si
abbassò rasoterra per evitare un taglio orizzontale, ma
venne
centrato da un calcio in faccia e poi da un colpo dato con
l'impugnatura della spada dietro alla nuca. Per un attimo vide tutto
nero e barcollò, ma si costrinse a restare in piedi e
continuò a
combattere con tutta l'energia che possedeva. Le sue braccia di
metallo pararono i fendenti di due spade, ma la pelle
s'incrinò
mandandogli una fitta ai nervi.
Eseguì
un salto mortale e tentò di calciare via la spada di un
Alfiere, ma
questo lo afferrò per la gamba e lo scaraventò a
terra, dove un
altro wraith gli piantò la lama nella spalla.
“Gwaaaaaah!”
ululò di dolore, e quello stesso dolore servì da
combustibile per
risvegliare la sua ira, facendolo scattare di nuovo in piedi per
scagliare un'ondata di dardi d'acciaio contro i suoi nemici.
Arretrò
di un paio di passi, ansimando.
I
muscoli gli facevano male e la sua magia si stava esaurendo, senza
contare che adesso tutti e dieci gli Alfieri stavano convergendo su
di lui.
Dove
diavolo era finito Cobra?! Si stava grattando le palle, invece di
aiutarlo?!
“Cosa
cazzo stai facendo, pezzo di cretino?!”
ruggì all'indirizzo
dell'altro, ma quando si voltò per cercarlo, rimase
spiazzato nel
vederlo impegnato a combattere contro centinaia di catene infernali,
le stesse che alla Baia degli Schiavi Silvermine aveva sguinzagliato
contro di loro. Ce n'erano così tante che era un bel mistero
come
Cobra riuscisse a tenerle a bada tutte, schivandole, avvitandosi su
sé stesso, balzando in aria, sferzando colpi a destra e a
manca
senza mai stare fermo.
Anche
nel bel mezzo di quel combattimento serrato e velocissimo che
richiedeva grande concentrazione, il Drago del Veleno udì la
sua
domanda e riuscì a rispondergli.
“Secondo
te?! Ti sto parando il culo!”
Gajeel
pensò che probabilmente se lo stavano parando a vicenda,
dato che da
un lato c'erano gli Alfieri e dall'altra le catene infernali.
Probabilmente gli Alfieri erano peggio, ma quelle catene non
scherzavano affatto, avrebbero potuto soffocarli entrambi se fossero
riuscite a catturarli.
Acciaio
Nero dovette riportare bruscamente l'attenzione sui suoi avversari
quando questi sollevarono le lame e attaccarono tutti insieme, quasi
fossero un unico essere.
Gajeel
impallidì.
Dieci
spade affilate si stavano chiudendo su di lui, tutte allineate e
pronte a ridurlo a un puntaspilli.
Digrignando
i denti, piantò entrambe le braccia nella sabbia e le
tramutò in
tubi di metallo, allungandole e diramandole a dismisura fino a farne
uscire le estremità in corrispondenza degli avversari. Fu
dura
modellare la propria magia contro dieci avversari contemporaneamente,
ma in un modo o nell'altro riuscì a rinchiuderli tutti in
dieci
gabbie d'acciaio e oscurità, in modo che non potessero
muoversi.
In
realtà aveva solo impedito loro di avanzare,
perché i wraith
avevano ancora abbastanza libertà di movimento, e lo
capì quando
quei dannati cominciarono a colpire le sbarre di metallo con le
spade.
Anche
se aveva le braccia d'acciaio e quelli non erano altro che dei
prolungamenti del proprio corpo, Gajeel sentì tutti
i colpi
ricevuti, trattenendo a stento un gemito di dolore ad ogni taglio.
Tenne
duro e voltò la testa, tanto per vedere com'era la
situazione dalle
parti degli altri.
Il
Drago del Veleno colpiva le catene a raffica, lasciando attorno a
sé
solo frammenti distrutti e sciolti nel veleno, mentre una ventina di
metri più in là il Drago del Fulmine faceva lo
stesso con un'altra
ondata di catene infernali. D'un tratto un gruppo di catene
particolarmente irruente passò attorno ai due, restringendo
il
cerchio fino a farli cozzare l'uno contro la schiena dell'altro,
legandoli assieme.
Ruggirono
entrambi e tentarono di divincolarsi, la stretta metallica era troppo
solida per poter essere spezzata così facilmente.
Laxus
usò l'unica parte del corpo ancora libera e in grado di
attaccare,
ovvero la bocca, e caricò un possente ruggito che
disintegrò una
moltitudine di catene, finendo però per far ricevere ad
entrambi il
contraccolpo e volare parecchi metri più indietro.
Inciamparono
e crollarono a terra insieme, l'uno addosso all'altro e ancora
più
legati di prima.
“Ma
che cazzo fai, imbecille?!” ruggì Cobra
sputacchiando sabbia e
polvere, dato che era lui quello finito con il muso a terra e il
dolce peso di Laxus sulla schiena.
“Non
l'ho fatto apposta! Pensavo che...”
“Non
stavi pensando a niente! Il tuo cervello era
più vuoto dello
spazio cosmico!”
“Era
la cosa più sensata da fare!” borbottò
seccamente Laxus, tentanto
di rialzarsi, ma poiché Cobra tirava dal lato opposto
nessuno dei
due riusciva a spostarsi di un centimetro.
“Piantala
di dire stronzate e vedi di alzare il culo, siamo nel bel mezzo di un
combattimento!”
In
quel momento una decina di catene strisciò velocemente verso
di
loro, pronte a trapassarli da parte a parte con le loro punte
acuminate.
Laxus
strinse i denti e trasmise un pensiero al compagno.
“Cobra!”
“Sì,
sì, ho sentito!”
Potevano
sfruttare il potere del contraccolpo per liberarsi, perciò
entrambi
voltarono la testa e spararono un secondo ruggito in due direzioni
diametralmente opposte, così che la forza propulsiva
incrociata
spezzasse le catene e li liberasse. Gli anelli andarono in frantumi
con un gran fracasso, e i due riuscirono ad effettuare un attacco
combinato di fulmini e veleno che distrusse tutte le catene
più
vicine.
Laxus
mise su un sorrisetto soddisfatto.
“Il
tempismo si può ancora migliorare”
“Tch.
Se non ci fossi io a sincronizzare tutto, tu da solo non sapresti
neppure allacciarti le scarpe”
“Hai
davvero un'opinione così bassa di me?”
“Dopo
che ti sei fatto sbattere in galera come un povero coglione?
Sì”
Da
lontano Gajeel assistette a tutta la scena e sogghignò. Quei
due non
combattevano affatto male insieme, o almeno non sembravano aver
bisogno d'aiuto...
Sembra
che la situazione fosse sotto controllo anche oltre la barriera,
sugli spalti, dove Natsu e Silvermine si stavano affrontando in un
duello all'ultimo sangue, così come Wendy e Ivan.
I
Draghi Gemelli, invece...
Li
vide emergere in quel momento da sotto la terrazza del re e
raggiungere con uno scatto la Lacrima più vicina.
Laxus
dovette accorgersi di loro, perché si avvicinò a
sua volta a quel
punto della barriera caricando un Raging Bolt mentre
continuava ad essere sferzato dalle catene.
“Adesso!”
Gajeel lo sentì urlare, e gli attacchi combinati dei tre
Dragon
Slayer mandarono in frantumi la seconda Lacrima.
Ne
restavano due.
Avrebbe
continuato a seguire lo scontro, ma ad un tratto i colpi delle spade
degli Alfieri divennero così potenti da spaccare in due le
sbarre
delle gabbie, così che i dieci finirono per liberarsi.
“No,
cazzo, no!” ringhiò
rabbiosamente.
A
quel punto, però, a corto di magia, non poté far
altro che ritirare
le braccia dalla sabbia e vedere in che stato erano.
Dalla
punta delle dita fin oltre gli avambracci non c'era un solo
centimetro di pelle che fosse stato risparmiato dai colpi. Aveva
tagli di ogni lunghezza e dimensione che gli striavano di rosso
entrambi gli arti, e che gocciolavano sangue fresco sulla sabbia. Non
si sentiva nemmeno più le dita.
“Non
restare lì impalato! Spostati!”
sentì Cobra urlargli da
dietro, ma non realizzò a cosa si riferisse
finché una catena
superstite non gli si avvinghiò alla gola, sollevandolo a
diversi
metri da terra e tenendolo appeso per il collo.
Si
sentì l'aria mancare, insieme alla sensazione di vertigine e
all'annebbiamento della vista che la stretta alla gola gli
provocò.
“Gajeel!”
lo chiamò Cobra, calciando via le catene e prendendo il suo
posto
contro gli Alfieri, senza tuttavia riuscire a raggiungerlo.
Gajeel
cominciò a perdere i sensi, man mano che la stretta
diventava più
ferrea e la catena lo strozzava. Che fine ignobile, per un Dragon
Slayer.
Alla
Baia degli Schiavi era riuscito ad evitare di esser ingoiato da un
pesce gigante, e fino a quel momento aveva tenuto a bada da solo ben
dieci guerrieri immortali... mentre ora stava morendo impiccato a
causa di una catena legata al collo. Non riusciva neanche a mangiarne
il metallo, da quella posizione.
La
catena strinse, strinse, strinse, finché
il Drago d'Acciaio
non si mosse più, se non debolmente e ridotto allo stremo
delle
forze.
A
quel punto, però, quegli anelli così simili alle
spire di un
serpente allentarono di colpo la presa, lasciandolo cadere verso il
suolo.
Benché
istupidito dalla sensazione di soffocamento, riuscì a
distinguere
chiaramente l'estremità di quella stessa catena tranciata di
netto,
un tipico taglio di spada.
Fu
sul punto di schiantarsi sul terreno dell'arena, ma a meno di due
metri da esso, si sentì cadere tra due braccia
incredibilmente
solide.
Solo
un attimo dopo, quando un paio d'occhi più freddi del
ghiaccio si
fissarono nei suoi, realizzò di esser caduto dritto in
braccio a
Lucifer.
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Natsu
ululò quando una catena dalla punta acuminata gli
trapassò il
fianco da parte a parte, mancandogli di pochissimo la milza.
Afferrò
la catena e la strinse fino a scioglierla nel pugno, e subito dopo
cadde in ginocchio, ansimando pesantemente. Davanti a lui il corpo di
Silvermine era segnato dalla lotta tanto quanto il suo, con volto e
petto pieni di graffi e ustioni.
Era
sicuro di poterlo battere, a livello di tecnica l'ex Master di
Hellhound non era un granché, però la sua Magia
del Legamento era
una vera spina nel fianco. Le catene continuavano a spaccare la terra
e uscire, frustandolo e tentando di legarlo, e fin'ora era sempre
riuscito ad evitarle per un soffio. Affrontare quella magia alla Baia
degli Schiavi e farsi catturare gli era servito da lezione, ora non
aveva certo intenzione di cadere in trappola un'altra volta.
Si
tirò in piedi, reggendosi il fianco ferito per tamponare il
sangue.
Guardò
con rabbia le catene che serpeggiavano nell'aria attorno a
Silvermine, disegnando cerchi e spirali al pari di serpi
incantatrici.
“Arrenditi,
Dragon Slayer” ridacchiò Silvermine, sputando di
lato un grumo di
sangue. “I tuoi compagni non sopravviveranno alle mie catene
infernali né tanto meno agli Alfieri. È una
battaglia che avete
perso in partenza”
“Haha!
Stavo per dire lo stesso di te” ridacchiò
Salamander, divertito ma
con gli occhi che dardeggiavano di sfida.
Lanciò
una rapida occhiata all'arena, tanto per assicurarsi che gli altri
fossero ancora vivi, e nel farlo notò qualcosa che non gli
quadrava.
“Uh?
Quello non è Lucifer?”
Silvermine
voltò di scatto la testa nella stesse direzione, e alla
vista del
Drago degli Inferi le catene attorno a lui si mossero più
velocemente, irritate e pronte ad attaccare.
Natsu
non gli badò, troppo concentrato su ciò che
vedeva.
Si
grattò la testa, senza capire.
“Quand'è
arrivato?” si domandò. “E soprattutto
perché tiene in braccio
Gajeel? Si sono sposati?”
Sentì
una folata d'aria accanto all'orecchio, e un attimo dopo vide
Silvermine lanciarsi a rotta di collo giù dagli spalti,
determinato
a raggiungere il Dragon Slayer che voleva morto più di
tutti. Le sue
catene sferraglianti lo seguivano con più fedeltà
di una muta di
cani da caccia.
Natsu
aggrottò la fronte nel vederlo perdere interesse per il loro
scontro, e la cosa non poté che dargli sui nervi abbastanza
da farlo
scattare in avanti e afferrare il mago oscuro per la giacca,
costringendolo a voltarsi per rifilargli un pugno di fuoco dritto
sullo zigomo.
L'impatto
mandò Silvermine a schiantarsi contro il parapetto degli
spalti,
travolgendo anche un paio di persone che bazzicavano lì
intorno,
ancora istupidite dall'incantesimo che le aveva tenute soggiogate.
Natsu
ridacchiò e si sgranchì le nocche.
“Dove
credi di andare? Stavi scappando dal nostro scontro?”
Silvermine
si alzò dalle macerie e lo guardò con tutto
l'odio del mondo.
“Io...
VI STERMINERO' TUTTI, DANNATI DRAGON SLAYEEEER!!!”
ruggì con tutto
il fiato che aveva in gola, prima di scagliarsi su Salamander e
restituirgli il gancio in faccia. Le catene, infuriate tanto quanto
il loro padrone, arrivarono da tutte le direzioni per legare il Drago
di Fuoco e frustarlo con tanta spietatezza da strappargli la pelle
dalla schiena, lasciandogli sul dorso solo un ammasso di carne viva e
sanguinolenta.
Natsu
però non demordette: ruotò i polsi e
afferrò le catene che lo
tenevano fermo, così da dar loro uno strattone e spezzarle,
liberandosi dal giogo. Con un'agile capriola fu di nuovo in piedi, le
catene spezzate che pendevano inermi dai suoi polsi.
“Sembra
divertente! La tua determinazione di sterminarci contro la nostra di
prenderti a calci. Una bella sfida, non trovi?” e senza quasi
finire la frase, partì di nuovo a mille contro l'avversario,
infiammando le catene e facendole vorticare.
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Gajeel
perse tutto il poco colore che gli era rimasto in faccia quando si
ritrovò così vicino al volto
di quel demone di Lucifer. Da
dove diavolo era saltato fuori?!
Il
Drago degli Inferi sorrise, beffardo.
“Serve
una mano, fratellino?”
Poco
più in là, anche Cobra e Laxus si fermarono e
sgranarono gli occhi
nel vedere il nuovo arrivato, ma subito dopo lo ignorarono per
tornare a concentrarsi su Alfieri e catene.
Gajeel
rimise in moto il cervello e si tolse l'espressione sbalordita dalla
faccia.
“Non
mi serve nessun fottutissimo aiuto! E mettimi giù, che mi
fai
senso!”
Lucifer
lo mise a terra senza replicare, poi diede un'occhiata in giro al
caos che imperversava nel Domus Frau.
“Ma
guarda un po'...” esordì. “Avete
organizzato una così bella
festa e non mi avete invitato? Davvero maleducato, da parte
vostra”
“Tu,
piuttosto” ringhiò Gajeel. “Dove cazzo
eri fin'ora? Non sarebbe
il momento di farci sapere da che parte stai, bastardo?”
Lucifer
scrollò le spalle e tirò fuori un piccolo libro
sgualcito dalla
tasca del cappotto.
“Stavo
venendo qui a vedere cosa combinavate, ma poi ho trovato una
biblioteca giù in città e mi sono fermato a dare
un'occhiata.
C'erano dei libri davvero interessanti”
Gajeel
lo guardò come se fosse impazzito, cosa che probabilmente
non era
poi così distante dalla realtà. Solo un tipo
fuori di testa come
quello poteva andare tranquillamente in biblioteca quando l'intera
nazione voleva linciarlo.
“Tsk.
Ne hai trovato almeno uno che ci aiuti a mettere a posto questo
casino? Tipo quel libro sulle magie perdute dei draghi che abbiamo
usato alla Baia degli Schiavi...”
Lucifer
scrollò le spalle e aprì una pagina a caso.
“Affatto.
Però senti qua: 'Forse
il sonno eterno della morte è meno
doloroso qualora
l’estinto riposi all’ombra dei cipressi e dentro le
urne
confortate dal pianto di chi è rimasto?'.
Carino, vero?”
“Ma
sei impazzito?” saltò su Gajeel. “Il
regno sta andando a puttane
e tu ti metti a leggere uno stramaledetto libro
di poesie?!
Fottiti, Lucifer!”
Decise
di lasciar perder quel pazzo e concentrarsi nuovamente sulla
battaglia in corso. Cobra stava combattendo da solo contro gli
Alfieri lanciando loro addosso ruggiti intrisi di veleno, mentre
dall'altra parte dell'arena Laxus distruggeva una catena dopo
l'altra.
Sugli
spalti, invece, Salamander e Silvermine continuavano a darsele di
santa ragione, i Draghi Gemelli correvano verso la terza Lacrima e
Wendy... Wendy stava avendo la peggio contro Ivan.
Il
Drago d'Acciaio imprecò mentalmente.
Tutti
sembravano aver bisogno d'aiuto, ma lui da solo non poteva
moltiplicarsi e correre da tutti. Doveva scegliere.
Si
voltò verso Lucifer, tanto per sapere se aveva intenzione di
fare
qualcosa oppure no, e si sorprese di trovarlo molto interessato alla
battaglia di Wendy.
Se
ne stava lì ad osservare la giovane Dragon Slayer con
espressione
divertita e un leggero sorriso soddisfatto sulle labbra.
“Magnifica”
lo sentì commentare a voce bassa, quasi parlasse da solo.
“Danza
nel vento con grazia assoluta e si muove come se avesse le ali.
Potrebbe diventare uno splendido angelo della morte, se solo lo
volesse”
“Oi”
lo riprese Gajeel, seccato. “Non credi che
dovresti...”
“Ssh”
lo mise a tacere Lucifer, senza staccare gli occhi dal Drago del
Cielo che si batteva sugli spalti.
Gajeel
cominciò a incazzarsi.
'Ssh'
a lui? 'SSH'
A LUI?!
Ma
chi diavolo si credeva di essere quel pallone gonfiato per dargli
ordini?!
Fu
sul punto di dargli una bella rispostaccia, ma improvvisamente si
accorse che Wendy era seriamente in difficoltà: il suo
avversario
era un uomo adulto nonché Master di una gilda, la cui
esperienza in
battaglia superava la sua di un bel po'. Era una Dragon Slayer e una
ragazzina molto forte per la sua età, però non
poteva tener testa a
Ivan così a lungo, Gajeel lo capì quando vide un
turbine di
shikigami travolgerla e sbatterla a terra come una bambolina di
pezza.
“Merda!”
imprecò Acciaio Nero. La barriera era ancora attiva, non
poteva
neanche correre in suo aiuto!
A
sorpresa, Lucifer sfoderò lentamente la spada che portava al
fianco
e la tenne in equilibrio orizzontalmente dinanzi a sé.
“Che
stai facendo...?” indagò, perplesso.
Vide
l'espressione del Drago degli Inferi mutare e divenire profondamente
concentrata. Poi, tutto d'un tratto, Lucifer lanciò in aria
la
spada, la quale volteggiò nel cielo sopra le loro teste
prima di
ricadere roteando verso il basso.
Gajeel
non capì cosa volesse fare quel matto, ma quando la katana
arrivò a
un metro e mezzo d'altezza, Lucifer la colpì in pieno con un
calcio
poderoso, spedendola dritta come un missile verso gli spalti.
Incredibilmente e contro ogni logica, la spada cozzò contro
la
barriera invisibile generando una potente scarica elettrica che si
propagò in tutti i cristalli di Lacrima, prima di superare
anche
quell'ostacolo e passare oltre, conficcandosi a pochi centimetri dal
punto in cui Wendy era caduta in ginocchio.
La
giovane Dragon Slayer voltò la testa verso l'arena, sorpresa
e
stupefatta da quel gesto.
Lucifer
ricambiò a distanza il suo sguardo e annuì
lievemente con la testa.
“Afferrala,
sorellina” mormorò con voce
troppo bassa perché Wendy
potesse udirla da lassù. “Diventa ciò
che sei nata per essere”
Con
grande stupore di Gajeel, Wendy annuì di rimando e
allungò la mano
verso la spada.
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Wendy
sapeva che quello era il momento.
Il
suo momento.
Il
momento di rialzarsi e combattere.
Aveva
combattuto molte volte per il bene dei suoi compagni, aveva stretto i
denti ed era andata avanti anche nelle situazioni più
disperate, ma
adesso era tutto diverso. Adesso non stava combattendo per salvare
qualcun altro, stava combattendo per sé stessa. Per la vita
e
l'orgoglio.
L'impugnatura
ruvida della spada di Lucifer entrò perfettamente tra le sue
dita, e
quando strinse la presa e la sollevò, non la
trovò poi così
pesante come avrebbe pensato.
La
lama era così lucida da potercisi specchiare, e vedere il
proprio
riflesso nella spada le diede una strana sensazione di conforto che
non aveva mai avvertito prima. Si tirò di nuovo in piedi,
impugnando
la katana a due mani. Non aveva mai tenuto in mano una spada, ma
aveva visto molte volte Erza farlo, e i suoi occhi avevano
memorizzato.
Di
fronte a lei Ivan Dreher sghignazzò, circondato dai suoi
fedeli
shikigami.
“Non
mi farò mai più umiliare da un membro di Fairy
Tail” sibilò con
lo stesso tono velenoso di una serpe. “Tanto meno da una
ragazzina
spaventata che spera di battermi agitando un pezzo di
metallo!”
Schioccò
le dita, e un flusso violento di shikigami vorticò nella
direzione
della Dragon Slayer, pronto a travolgerla per l'ennesima volta.
Wendy
chiuse gli occhi e concentrò la propria magia nella spada,
la quale
sembrò rispondere anche troppo bene alla sua vibrazione. Un
alito di
vento compresso cominciò a ruotare attorno alla lama,
estendendo il
suo raggio d'azione e rendendola ancora più pericolosa.
Quando
l'uragano generato da Ivan le fu addosso, Wendy aprì gli
occhi di
scatto e mosse la spada in orizzontale con sicurezza assoluta,
rilasciando tutta la magia accumulata. Non aveva mai impugnato una
spada, vero, ma lo spirito guerriero che risiedeva in quella lama
sembrava guidarla nel movimento come se fosse dotata di vita propria.
Il
fendente fu così bilanciato e perfetto da tagliare
letteralmente in
due il turbine di shikigami, disperdendoli nell'aria come pezzi di
carta straccia.
Ivan
sgranò gli occhi, stupito e anche spaventato, e Wendy seppe
che ora
non c'era più nulla a opporsi tra lei e il nemico.
Mentre
si lanciava in avanti per un ultimo attacco, le parve di sentirsi
addosso gli occhi glaciali di Lucifer, e la sua voce suadente
sussurrarle all'orecchio.
“È
tempo di aprire le ali e spiccare il volo, sorellina...”
La
katana vibrò nella sua presa e fendette l'aria,
raddrizzandosi e
puntando verso il nemico.
“Artiglia
il cielo. Squassa la terra. Fa' sentire al mondo la potenza del tuo
ruggito...”
Wendy
gonfiò i polmoni e urlò mentre caricava
l'avversario, l'insicurezza
del tutto scomparsa dal suo volto infantile, rimpiazzata da una
ferrea determinazione.
“...
e divora la tua preda.”
Ivan
tentò un'ultima difesa creando un muro di shikigami che lo
proteggesse dall'attacco in arrivo, ma la spada caricata con la magia
del vento perforò la barriera e passò oltre,
squarciando il petto
dell'uomo.
Il
sangue schizzò nell'aria e macchiò il volto della
giovane Dragon
Slayer, la quale però aveva trattenuto volontariamente
l'affondo ed
evitato i punti vitali . Per quanto l'intenzione omicida di Lucifer
potesse istigarla a uccidere l'avversario, il suo cuore continuava a
rimanere puro e candido: non si sarebbe macchiato con la colpa di un
omicidio.
Ivan
cadde al suolo di schianto, il petto attraversato da una brutta
ferita, grave ma non mortale.
L'uomo
boccheggiò a vuoto e rimase lì, spiazzato e in
preda ai tremori,
trovandosi dinanzi all'ira di un drago.
Per
un attimo sembrò volesse dire qualcosa, ma quando si rese
conto che
la sua battaglia era ormai perduta, si limitò a tamponare la
ferita
con le mani e a darsi alla fuga barcollando.
Wendy
rimase immobile a fissarlo finché non si fu allontanato a
sufficienza, poi cadde a sedere sul pavimento degli spalti, stremata.
Ansimando
per lo sforzo, voltò la testa in direzione dell'arena,
incrociando
lo sguardo divertito di Lucifer, il quale le fece un lieve cenno
d'approvazione.
Aveva
vinto la sua battaglia.
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Angolo
dell'Autrice
Ancora
due capitoli e poi è tutto finito! Nooo!! :(
Mesi
per scriverla e poche settimane per pubblicarla... però mi
sento
realizzata! :D
La
poesia non richiesta che Lucifer ci ha gentilmente narrato è
la
parafrasi di un paio di versi dell'opera 'Dei Sepolcri'
di Ugo
Foscolo. Come ci sia finito tale libro nella biblioteca reale di
Crocus, è un mistero destinato a diventare leggenda. u.u
Colpa
di Lucifer, quando c'è lui nei paraggi succedono sempre cose
strane
e surreali. u.u
|
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Capitolo 16 *** Ultimo Ruggito! ***
CAPITOLO
SEDICI – ULTIMO RUGGITO!
Dall'altra
parte della barriera, il Drago degli Inferi era assolutamente
compiaciuto dello spettacolo a cui aveva appena assistito, e accanto
a lui Gajeel non era da meno.
“Ben
fatto, ragazzina” ghignò il Drago d'Acciaio.
“Ha
un grande talento” commentò divertito Lucifer.
“Se libererà il
suo cuore dall'esitazione, tra qualche anno potrebbe diventare
abbastanza forte da batterci tutti”
“Tch.
Deve ancora farne di strada”
Lucifer
sorrise e si voltò nell'altra direzione, dove Cobra stava
affrontando una dura battaglia con gli Alfieri. Per quanto li
colpisse con i suoi artigli velenosi e con pugni che avrebbero
spezzato le ossa a un Vulcan, quei maledetti wraith continuavano ad
avanzare senza mostrare alcun cedimento, alcuna debolezza. Il Drago
del Veleno aveva i vestiti laceri attraverso cui si vedeva la pelle
piena di ferite ed ematomi, e le molteplici botte ricevute gli
rendevano faticoso persino stare dritto. Si vedeva lontano un miglio
che gli Alfieri stavano avendo la meglio, e dire che li stava
combattendo solo da pochi minuti.
“Guerrieri
non-morti, eh?” commentò Lucifer, interessato.
“Sono
dei maledetti zombie immortali come te” ribatté
Gajeel. “Non
sentono dolore e continuano a combattere senza fermarsi”
“L'erba
cattiva non muore mai, dicono”
Il
Drago degli Inferi si leccò le labbra con un'espressione
perversa in
volto.
Si
sbottonò lentamente il cappotto lungo fino alle caviglie e
se lo
sfilò, lanciandolo senza cura sul terreno sabbioso.
Gajeel
non lo aveva mai visto a petto nudo, e doveva ammettere che, a
dispetto del suo volto dalla bellezza divina, non era affatto una
bella vista.
Il
petto, la schiena e il ventre del Drago degli Inferi erano messi
peggio di un campo di battaglia: un'intricata ragnatela di cicatrici
e cuciture lo attraversavano da parte a parte, con ancora infilati
nella pelle pezzi di fili e aghi, come se si fosse ricucito da solo e
avesse dimenticato lì gli attrezzi.
Era
peggio di uno zombie, una specie di cadavere ambulante che sembrava
morto e risorto più volte, una bambola rotta e ricucita alla
meno
peggio.
Lucifer
si sgranchì il collo e le spalle e sollevò lo
sguardo verso gli
Alfieri, che avevano appena aperto uno squarcio nella schiena di
Cobra.
“Fatti
da parte, fratellino” esordì, lasciandosi
avvolgere dalle proprie
fiamme cerulee. “Lasciali a me”
Cobra
lo sentì benissimo e fu sul punto di ribattere, ma
all'ultimo
momento cambiò idea, dato che era conciato abbastanza male e
non
aveva poi tutta questa freschezza di combattere gli Alfieri,
così
arretrò senza dire niente lasciando il campo all'altro
Dragon
Slayer.
Un
attimo dopo Lucifer era già scomparso alla vista con uno
scatto
simile al teletrasporto, solo per calciare in faccia un Alfiere e
spedirlo dall'altra parte dell'arena. Due wraith lo attaccarono dai
lati, ma lui li schivò entrambi saltando in aria e
spazzandoli via
con un'ondata di fiamme, poi atterrò e sferrò un
pugno nella
maschera di un altro spettro, dimostrando di saper gestire la
situazione meglio di loro.
Gajeel
e Cobra rimasero a guardarlo combattere solo per una manciata di
secondi, e poiché il Drago degli Inferi se la stava cavando
egregiamente, decisero di lasciarlo fare senza intromettersi.
“Gerard
ha distrutto la Lacrima madre e la ragazzina ha messo in fuga Ivan,
eh?” commentò Cobra, riprendendo un attimo fiato.
“Ne
restano ancora quattro” rispose Gajeel. “Gli
Alfieri, le catene,
la barriera e Silvermine”
Cobra
annuì.
“Lasciamo
gli Alfieri a Lucifer e Silvermine a Natsu. Io penso alle catene, tu
va' ad aiutare gli altri”
“No,
tu va' ad aiutare gli altri e io penso alle
catene” ribatté
irritato Acciaio Nero. “Ho proprio voglia di farmi una bella
scorpacciata di ferro”
Cobra
tacque per un attimo, ma poi acconsentì. Lasciare il metallo
al
Dragon Slayer specializzato nel trattarlo era la cosa più
saggia da
fare.
“Prenditi
anche le catene di Laxus, allora. Io e lui abbiamo un paio di Lacrima
da distruggere”
Gajeel
annuì con un ghigno, poi i due si separarono e partirono di
corsa in
direzioni differenti.
“Laxus!”
chiamò Cobra per attirare l'attenzione del biondo.
Il
Drago del Fulmine, ansimante e sfregiato in più punti,
spezzò altre
due catene e si voltò verso di lui.
“Lascia
le catene a Gajeel e pensa alla Lacrima!”
Ci
vollero meno di tre secondi perché Laxus capisse la
situazione e
collaborasse.
Gajeel
prese subito il suo posto, afferrò le prime catene
sferraglianti che
gli capitarono a tiro e le ruppe con i denti, cominciando subito a
sgranocchiarle per fare un bel power-up.
Avrebbe
dovuto pensarci prima invece di farsi bastonare dagli Alfieri!
Mentre
lui si dava da fare con le catene infernali e le divorava una dopo
l'altra, Laxus e Cobra si diressero di gran carriera verso i restanti
cristalli di Lacrima, dove i Draghi Gemelli li attendevano per un
attacco combinato.
Sting
e Rogue erano riusciti a passare sotto la grata dell'arena e a
riemergere all'esterno della barriera, e ora si stavano preparando a
colpire.
Entrambi
caricarono un ruggito e contarono fino a tre, e quando Laxus e Cobra
fecero lo stesso, quattro fasci di magia dragonica investirono i due
cristalli di Lacrima, generando un'imponente esplosione di magia e
frammenti.
Laxus
e Rogue distrussero con un gran fragore quello a destra dell'arena,
mentre Cobra e Sting fecero a pezzi l'altro. In meno di un battito di
ciglia, il potere della barriera venne meno, e questa si dissolse nel
nulla, liberando i Dragon Slayer dalla trappola mortale in cui erano
stati rinchiusi.
“È
fatta!” esultò Sting, mentre i due draghi di
Seconda Generazione
riprendevano fiato dopo il combattimento.
Al
centro dell'arena, Gajeel udì il grido vittorioso del Drago
Bianco,
e seppe che la barriera era andata. Ora potevano uscire e prendere a
calci di persona Silvermine, anche se pareva che ci stesse
già
pensando Salamander. Per quanto lo riguardava, Gajeel non ricordava
di aver mai fatto una tale abbuffata di metallo in vita sua: si era
mangiato centinaia di catene in pochi minuti, e la loro essenza gli
ribolliva ora nelle vene sotto forma di energia magica. Era talmente
carico da sentirsi a dir poco invincibile.
Forte
di quella nuova energia, guardò le catene rimanenti,
decisamente
diminuite da quando aveva cominciato a divorarle. Tramutò
entrambe
le proprie braccia coperte di ferite in spade d'acciaio, e ruotando
su sé stesso come un mulinello tranciò a raffica
tutto ciò che gli
capitò a tiro, distruggendo le catene una volta per tutte.
Potevano
anche rigenerarsi all'infinito, ma era chiaro che se Silvermine stava
perdendo le forze non poteva più evocarne altre.
Ora
che anche le catene non erano più un problema, restavano
solo gli
Alfieri.
A
prima vista sembrava che Lucifer si stesse divertendo parecchio ad
affrontarli tutti insieme: le loro lame gli avevano già
aperto
parecchie ferite sul corpo, ma non avendo i recettori del dolore, il
Drago degli Inferi non risentiva minimamente della mancanza di
energie, e anzi, si muoveva tra gli avversari con la stessa
fluidità
di un serpente, colpendoli con calci e pugni avvolti dalle fiamme.
La
sua tecnica era perfetta, la precisione pari solo a quella di un
bisturi.
Non
solo comandava le fiamme degli Inferi, era immune al dolore e
combatteva peggio di un demone, ma padroneggiava anche le arti
marziali, senza sbagliare mai un colpo o mancare il bersaglio.
Gli
Alfieri però continuavano a rialzarsi ed affondare le spade
su di
lui, danneggiandolo ripetutamente.
Dopo
un ultimo colpo che spedì a terra due wraith, Lucifer prese
le
distanze e ridacchiò, pur con le viscere che rischiavano di
scivolargli fuori da una ferita profonda da un momento all'altro.
“Non
volete proprio saperne di tornare nella tomba, eh?”
Raddrizzò
la schiena con un'inquietante scricchiolio di vertebre e
sollevò un
dito, puntandolo verso gli Alfieri. Sulla punta, affiorò
subito una
fiamma azzurra.
“Metsuryū
Ōgi...”
pronunciò a voce alta, attirando l'attenzione degli altri
Dragon
Slayer.
Come
loro, anche lui era capace di usare l'Arte Segreta di Devastazione
del Drago, probabilmente la tecnica più potente di cui un
Dragon
Slayer disponeva.
“Tsei-She-Ke...
Meikai Ha!!!”
Onda
Infernale del Respiro dei Morti, il nome della tecnica suonava
più o
meno così.
La
fiamma sul suo dito divampò fino a raggiungere dimensioni
colossali,
un'immensa onda di marea azzurra composta interamente da fuochi
fatui. Quando si abbatté sugli Alfieri, questi vennero
travolti
dalla sua furia senza potersi difendere, e i Dragon Slayer poterono
vedere chiaramente le loro anime dannate uscire dalle armature, per
venir trascinate dritte oltre la soglia degli Inferi.
Immortali
o meno, neppure gli Alfieri del Tiranno potevano sopravvivere a un
incantesimo che distruggeva la magia, tanto meno se la suddetta magia
li teneva in vita.
Una
volta compiuto il suo dovere l'onda di fuoco ceruleo si dissolse, e
le armature degli Alfieri, rimaste senz'anima al pari di gusci vuoti,
si accartocciarono su sé stesse fino a collassare al suolo.
Finalmente
i mostruosi guerrieri non-morti erano caduti.
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Natsu
ruotò su sé stesso come un tornado di fuoco e
fiamme, le catene
ancora attaccate ai suoi polsi divenute ora incandescenti al pari del
metallo appena fuso. L'energia centrifuga data dal movimento rese le
catene cento volte più pesanti, e quando il Drago di Fuoco
raggiunse
Silvermine, il doppio colpo che gli riversò addosso fu
così potente
da sbalzarlo via di un centinaio di metri, facendolo volare dritto
nell'arena.
Salamander
smise di roteare e saltò a sua volta oltre il parapetto
degli
spalti, atterrando sulla sabbia dell'arena ora che non c'era
più
alcuna barriera ad impedirglielo.
Sulle
gradinate, i cittadini avevano finalmente cominciato a riprendersi
dai postumi dell'incantesimo di possessione, e si stavano rendendo
conto poco a poco della situazione in cui si trovavano. Alcuni
urlarono per lo spavento e lo shock di trovarsi in mezzo a un campo
di battaglia, altri rimasero a guardare cosa stava accadendo
nell'arena, altri ancora fuggirono a gambe levate, riversandosi in
massa fuori dal Domus Frau. Le guardie reali si scambiavano occhiate
perplesse, indecise sul da farsi e impossibilitate a capire chi fosse
il nemico.
Ancora
con la katana di Lucifer in mano, Wendy atterrò sulla sabbia
accanto
a Natsu, e insieme raggiunsero gli altri Dragon Slayer, radunatisi in
gruppo a una decina di metri dal punto in cui era caduto Silvermine.
Erano
tutti segnati dalla battaglia, sanguinanti e con i vestiti laceri,
provati sia nel corpo che nello spirito, ma almeno erano ancora tutti
vivi.
Silvermine
si rialzò faticosamente da terra. La giacca si era strappata
del
tutto a causa dell'ultimo attacco, mostrando sul suo torace una
vistosa croce di anelli impressa a fuoco, lì dove le catene
incandescenti lo avevano colpito con brutale violenza.
Ora
che era ridotto in quello stato, nemmeno la Magia del Legamento gli
rispondeva più, e non c'erano neppure gli Alfieri del
Tiranno a
proteggerlo.
Natsu
si portò davanti al gruppo e lo guardò dall'alto
al basso.
“È
finita, Silvermine” decretò. “Hai
perso”
L'ex
Master di Hellhound ricambiò il suo sguardo con tutto l'odio
possibile, un odio così feroce e profondo da far male solo a
guardarlo.
I
Dragon Slayer rimasero a fissarlo in silenzio, fieri anche nello
stato in cui versavano. La battaglia li aveva messi a dura prova, ma
nessuno di loro aveva ceduto, nessuno si era arreso, e questo non
poté che scatenare ancora di più l'ira di
Silvermine.
“Voi...
voi... !” proruppe il mago oscuro stringendo i pugni e
tremando di
rabbia repressa. Sembrava che le vene potessero esplodergli da un
momento all'altro, il che era anche comprensibile dopo esser stato
battuto per la seconda volta dagli stessi avversari.
“...
io vi distruggo. Vi distruggo, vi distruggo, VI
DISTRUGGOOOO!!!”
ululò al cielo, folle e incontrollato.
“Adesso
basta” ringhiò Sting, facendo un passo avanti.
“Non c'è bisogno
che nessuno qui muoia. Ammetti la sconfitta e facciamola
finita”
“Vuoi
davvero lasciarlo in vita?” rise Lucifer all'indirizzo del
Drago
Bianco. “La tua ingenuità fa tenerezza, fratellino.
Se lo
lasciamo andare, questa feccia pianificherà un altro
sterminio di
massa e cercherà di nuovo vendetta”
“Tu
chi sei, comunque?”
“Rimandiamo
a dopo le presentazioni” intervenne Laxus, sgranchendosi le
nocche
e facendo un passo avanti. “Prima dobbiamo chiudere questa
faccenda
una volta per tutte”
“Mi
hai tolto le parole di bocca” sogghignò Cobra.
Gajeel
scoprì i canini. “Nessuno qui lascerà
scappare questo bastardo”
Una
risata roca e intrisa di follia proruppe dalla gola di Silvermine,
attirando la loro attenzione.
L'uomo
gettò loro uno sguardo di puro disprezzo, e allo stesso
tempo carico
di sarcasmo.
“Spiacente,
cacciatori di draghi, ma se deve essere la mia fine,
allora
farò in modo di portarvi con me nella
tomba”
Gli
otto Dragon Slayer rimasero in guardia, attenti. Quando il nemico
sconfitto ridacchiava a quel modo e pronunciava certe frasi, non
c'era mai da prenderla alla leggera.
“Che
ha in mente, adesso?” indagò Gajeel, avvertendo
qualcosa nell'aria
cambiare, una leggera vibrazione che si propagava fin nelle ossa.
Cobra
affilò lo sguardo.
“Una
cosa davvero poco piacevole” rispose dopo aver udito i
pensieri del
nemico.
Silvermine
raddrizzò la schiena e prese un respiro profondo, poi
portò le mani
davanti a sé, i palmi rivolti l'uno verso l'altro
così da
concentrare l'energia magica nel mezzo.
I
maghi di Fairy Tail impallidirono dinanzi a quella posa.
Conoscevano
bene quella postura, quell'aura magica, quell'atteggiamento del
corpo.
Avevano
visto più di una volta Master Makarov eseguire
quell'incantesimo, un
anatema che Laxus aveva ereditato e che costituiva probabilmente
l'arma più pericolosa della loro gilda.
“Hell
Law...” mormorò Lucifer a bassa voce, ma lo
udirono tutti.
Si
voltarono verso di lui, sorpresi.
“Conosci
quell'incantesimo?” indagò Natsu.
Il
Drago degli Inferi rimase immobile a fissare l'energia magica che
cominciava a raccogliersi tra le mani di Silvermine.
“La
magia del Giudizio Universale di Hellhound”
spiegò. “L'ho vista
in azione una sola volta. Non lascia niente di tutto ciò che
incontra sul suo cammino. La materia semplicemente marcisce”
Natsu,
Gajeel, Wendy e Laxus deglutirono a vuoto. Quell'incantesimo era il
gemello oscuro della Fairy Law, e se aveva anche solo la
metà di
quella potenza, nessuno di loro sarebbe sopravvissuto.
Natsu
si voltò verso il Dio del Tuono.
“Laxus!
Usa la Fairy Law! Con quella puoi tenergli testa, giusto?”
L'espressione
di Laxus s'incrinò.
“Al
momento non ho abbastanza energia per richiamare un incantesimo di
quella portata” rispose amaramente. “E comunque non
sarebbe
fattibile... due magie del genere a confronto scatenerebbero
un'esplosione pari solo al Big Bang. L'intero regno verrebbe spazzato
via”
I
Dragon Slayer impallidirono.
“Ma
allora... non c'è niente che possiamo fare?”
domandò Rogue ad
occhi sgranati.
Assurdo...
avevano combattuto fino a quel momento solo per vedersi cancellare
dalla faccia della terra da un unico incantesimo?
Gajeel
sferrò un pugno a terra.
“Cazzo!
Non è... giusto!”
Rimasero
in silenzio per un lungo momento, mentre a pochi metri da loro un
cuore pulsante di magia nera vibrava tra le mani di Silvermine,
pronto ad esplodere. Da quella distanza non sarebbero riusciti a
sopravvivere, l'onda li avrebbe presi tutti quanti, compresi i
cittadini di Crocus.
Natsu
alzò la testa e si voltò verso i compagni.
“Non
moriremo qui” sentenziò. “Abbiamo
combattuto contro le gilde
oscure più potenti del regno, Oraciòn Seis e
Grimoire Heart, e
siamo sopravvissuti”
Cobra
sostenne il suo sguardo, restando silenzioso.
“Abbiamo
affrontato la furia di Acnologia e siamo sopravvissuti”
continuò
Natsu, guardando Laxus. “Siamo
sprofondati nel mare insieme a Tenroujima per sette anni e siamo
sopravvissuti”
Wendy
annuì.
“Abbiamo
combattuto alla Baia degli Schiavi e affrontato maghi spaventosi, e
siamo sopravvissuti”
Gajeel
fece un cenno d'assenso con la testa.
Natsu
si voltò verso i Draghi Gemelli.
“Abbiamo
combattuto contro i draghi di quattrocento anni fa, li abbiamo
ricacciati indietro e siamo sopravvissuti!”
Sting
e Rogue sorrisero.
Lucifer
incrociò le braccia.
“Perché
sei sopravvissuto in passato, credi di poter sopravvivere anche
adesso?” domandò. “La morte arriva per
tutti, fratellino”
Natsu
sostenne fieramente il suo sguardo.
“Non
oggi. Oggi sopravviviamo” e detto ciò espanse la
propria energia
con tanta forza da farsi affiorare le scaglie di drago sulla pelle.
Aveva
finalmente imparato ad attivare volontariamente il Dragon Force.
“Ben
detto, Natsu-san!” esclamò Sting. “Oggi
non ho proprio voglia di
morire!”
Anche
lui espanse il proprio potere e si ricoprì di macchie
bianche,
seguito a ruota da Rogue.
Uno
ad uno, anche gli altri draghi attivarono il Dragon Force.
Gajeel
tramutò la propria pelle in acciaio, Laxus tirò
fuori le scaglie,
Cobra si ricoprì di uno spesso strato di squame rossastre e
Lucifer
corazzò il proprio corpo con un esoscheletro di ossa e
fiamme.
Wendy
non aveva ancora imparato a farlo, perciò si
limitò a caricarsi di
magia e usare un semplice incantesimo di potenziamento.
La
loro aura si espanse per tutta l'arena, pulsando a ritmo con i loro
cuori.
Silvermine
spalancò le braccia in quel momento.
“Sparite,
Dragon Slayer!” urlò prima di
attivare la Hell Law con un
battito di palmi.
La
sfera nera e malata tra le sue mani si ingigantì nell'arco
di un
secondo, raggiungendo dimensioni colossali e allargandosi a macchia
d'olio in ogni direzione. Tutto ciò che toccava marciva
all'istante,
come se l'onda magica stessa fosse un concentrato di sostanze
venefiche e batteri che distruggevano qualsiasi materiale.
Un
attimo prima che la Hell Law li investisse, Natsu alzò la
testa.
“Ruggiamo!”
Tutti
e otto gonfiarono i polmoni contemporaneamente e caricarono i
rispettivi ruggiti.
“Karyū
no...”
“Tetsuryū
no...”
“Rairyū
no...”
“Tenryū
no...”
“Dokuryū
no...”
“Hakuryū
no...”
“Eiryū
no...”
“Jigokuryū
no...”
“...
HŌKŌŌŌ!!!!!!” ruggirono tutti all'unisono,
liberando un
unico uragano di magie che si schiantò contro
l'oscurità corrotta
della Hell Law, frenandone l'avanzata.
Avevano
gonfiato parecchio i polmoni, e ora avevano tutta l'intenzione di
liberare l'aria accumulata fino a restare senza fiato, sfidandosi a
vicenda su chi averebbe mantenuto più a lungo il ruggito.
La
potenza delle loro voci fu così grande da far tremare tutta
Crocus,
il pavimento dell'arena si frantumò sotto i loro piedi,
mentre
l'onda d'urto generata fece crollare il Domus Frau pezzo dopo pezzo.
Piantarono
i piedi a terra e tennero duro fino all'ultimo, opponendosi al
massimo delle loro forze contro la magia finale di Silvermine. Il
vento si alzò furioso attorno a loro e minacciò
di farli volare
via, mentre le ferite che si portavano addosso pulsarono più
dolorosamente che mai dinanzi a quell'insopportabile pressione.
L'oscurità
violacea della Hell Law spingeva sempre più, contrastando il
loro
ruggito combinato e avanzando con lentezza inesorabile verso di loro.
Ancora un paio di metri e ne sarebbero stati inghiottiti.
Dann...
na... zioneee! Pensò rabbiosamente Natsu,
sputando fuori tutto
il fuoco che aveva in corpo per fermare quell'onda corrotta.
L'incantesimo
di Silvermine avanzò ulteriormente, e ormai era
così vicino da far
sentire loro l'intenso fetore di marciume e decomposizione.
Natsu
si vide sul punto di venir travolto da quella magia oscura, ma
all'improvviso un braccio gli passò accanto alla testa ed
entrò
dritto nell'onda scura della Hell Law.
Sgranò
gli occhi, sconcertato, solo per rendersi conto che Lucifer stava
usando due attacchi contemporaneamente, un ruggito dalla bocca e una
vampata di fiamme dalla mano, scomparsa da qualche parte in quella
bolla di magia nera.
Quel
piccolo intervento bastò a cambiare gli equilibri delle
magie e a
fermare definitivamente l'avanzata dell'incantesimo finale di
Hellhound. I Dragon Slayer, confortati dall'improvviso vantaggio,
ruggirono con tutta l'energia che possedevano.
Quella
situazione di stasi sembrò durare all'infinito, ma ad un
certo punto
il loro ruggito sopraffece la Hell Law, ricacciandola indietro fino
al punto in cui le due magie si annullarono a vicenda, lasciando
intorno a loro solo devastazione e rovina.
Quando
gli otto draghi non ebbero più fiato e smisero di ruggire,
fu anche
il momento in cui Silvermine crollò in ginocchio, esausto e
sconvolto da quell'impensabile risultato.
“N-no...
la mia... magia...” balbettò senza riuscire a
capacitarsi di aver
perso tutto per la seconda volta.
Gli
otto Dragon Slayer si tennero in piedi a fatica, anche loro ridotti
ormai allo stremo. Il Dragon Force si era ritirato, lasciandosi
spossati il doppio di prima, ma ancora in grado di combattere, se
fosse stato necessario.
Silvermine
comprese solo in quel momento che per lui era finita.
Rivolse
loro un ultimo sguardo carico di rancore, ma poi scoppiò in
una
risata priva di allegria.
“No,
maledetti...” sentenziò. “Non prenderete
la mia vita una seconda
volta!”
I
Dragon Slayer pensarono che avesse ancora un asso nella manica, ma
non era così. L'unica cosa che aveva Silvermine, era una via
d'uscita alternativa. Schioccò le dita
affinché le sue fedeli
catene serpeggiassero fuori dalla sabbia e si avvolgessero sul suo
corpo.
“Portatemi
all'Inferno” ordinò sorridendo come un folle.
“E fatemi
dimenticare una volta per tutte questi dannati draghi”
Le
catene non se lo fecero ripetere: si serrarono addosso a lui fino a
stritolarlo e lo trascinarono bruscamente sottoterra, conducendolo
probabilmente nell'unico luogo possibile: il regno della dannazione
eterna, lì dove giacevano il Tiranno e i suoi Alfieri.
Una
volta che tutte le catene furono scomparse e che la terra si fu
richiusa, i Dragon Slayer crollarono a terra, seduti o distesi,
sfiniti da quell'interminabile battaglia. Solo Lucifer rimase in
piedi a fissarsi il braccio destro, lo stesso che aveva usato per
frenare la Hell Law: non ne restava niente più che uno
scheletro
privato di carne e pelle.
Nonostante
tutto sorrise e usò la mano buona per raccogliere da sotto
la
macerie dell'arena il piccolo libro che aveva trovato nella
Biblioteca Reale di Crocus.
“Anche
la speranza,”
lesse
ad alta voce.
“...
ultima
dea, abbandona i sepolcri; e l'oblio avvolge
tutte
le cose nella sua eterna notte; e una forza operosa le
trasforma in continuazione;
e il tempo travolge
l’uomo,
i suoi sepolcri, i
suoi ultimi resti mortali
e ciò che resta di terra e cielo.”
Gajeel
emise un lamento.
“E
falla finita con questa lagna!”
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Quando
Gerard arrivò, al tramonto, li trovò ancora tutti
e otto lì,
stravaccati a terra nel bel mezzo dell'arena distrutta. Non si erano
ancora medicati le ferite, ma Wendy li aveva guariti il minimo
indispensabile non appena aveva recuperato un po' di energie.
“Oi,
Gerard!” lo salutò Natsu.
L'ex
Mago Sacro zoppicava vistosamente e trascinava una gamba, ma tutto
sommato era ancora vivo, perciò non c'era da preoccuparsi.
“È
finita?” domandò l'uomo non appena li raggiunse.
Wendy
annuì felicemente.
“Ce
l'abbiamo fatta, sì”
“Bene.
Sembra sia stata dura per tutti, eh?”
“Non
me ne parlare, non mi sento più la schiena” si
lamentò Cobra.
“Ma
sta' zitto” lo riprese Laxus. “Te ne sei rimasto
col culo in
prigione per sette anni e hai il coraggio di dire che sei stanco per
un paio d'ore di libertà? Patetico”
“Scusa,
dov'eri tu nelle suddette due ore?” ribatté Cobra.
“Stavi
bevendo un tè al bar o come me combattevi contro catene
infernali e
guerrieri non-morti? Tu almeno eri allenato”
Gerard
rise.
“Beh,
almeno voi non siete stati quasi mangiati da un cane a tre
teste”
“Un
paio di mesi fa mi è capitata la stessa cosa con due pesci
grossi
come elefanti” fece notare Gajeel.
Natsu
scattò in piedi come una molla e cominciò a
saltellare sul posto.
“Bene,
allora! Chi vuole combattere con me? Facciamo una rissa per
concludere in bellezza la giornata!”
“Impiccati,
Salamander”
“Vuoi
essere tu il primo a cominciare?!”
“Non
aspettavo altro!”
“Canaglia!”
“Piromane!”
I
due continuarono ad insultarsi a vicenda per qualche minuto,
finché
non si lanciarono l'uno addosso all'altro e rotolarono a terra sotto
lo sguardo annoiato dei presenti.
Per
essere scampati da poco a una brutta fine, avevano energia da
vendere!
Gerard
sorrise e li guardò tutti.
Wendy
stava curando la schiena ferita di Cobra, mentre Laxus si godeva in
silenzio gli ultimi raggi del tramonto e Sting sonnecchiava con la
testa posata sul ventre di Rogue. Lucifer invece era un po' distante
dal gruppo, seduto a terra a gambe incrociate e intento a ricucirsi
il fianco sinistro con ago e filo con l'unica mano che gli era
rimasta.
L'ex
Mago Sacro si voltò verso le rovine del Domus Frau, e solo
allora
notò un gruppetto di soldati guidati dal capitano delle
guardie
reali che procedeva a passo spedito verso di loro.
Si
rese conto di dover tagliare la corda alla svelta, prima che qualche
cane del Consiglio venisse a dargli la caccia.
“Scusate,
ragazzi, ma devo andare. Quelli del Consiglio non hanno ancora smesso
di cercarmi” si scusò rivolgendosi ai Dragon
Slayer.
Natsu
smise di lottare con Gajeel e lo guardò.
“Capisco.
Ci si vede, allora!”
“Sta'
lontano dai guai” lo ammonì Laxus.
Gerard
annuì e fece per andarsene, ma Natsu lo chiamò
un'ultima volta.
“Ah,
Gerard!”
“Cosa?”
Il
Drago di Fuoco sorrise.
“Grazie”
L'ex
Mago Sacro ricambiò il sorriso e fece un cenno con il capo,
poi
scomparve nel nulla senza lasciare traccia, sfruttando il potere di
chissà quale tecnica illusoria.
Sting
aprì gli occhi pigramente e si tirò a sedere.
“Ehi,
ho una bella idea!” esclamò. “Andiamo a
mangiare?”
“In
effetti è da parecchio che siamo a stomaco vuoto”
asserì
distrattamente Rogue.
“Io
non ho soldi, ma se pagate voi allora ci sto” fece Cobra,
alzandosi
dopo che Wendy ebbe finito con lui.
Gajeel
sogghignò.
“Sentito,
Salamander? Offri tu per tutti”
“Ma
neanche per sogno!”
“Ottima
idea” fece Laxus.
“Ehi!”
“Voi
non andate da nessuna parte” li
freddò una voce tagliente
come la lama di un coltello.
Cobra
alzò gli occhi al cielo ancor prima di vedere l'uomo che
aveva
parlato.
“Eccolo
che arriva...”
Dranbalt
si teletrasportò dinanzi a loro con l'espressione
più seria e
seccata che avesse, mentre dietro di lui il drappello degli uomini di
Arcadios li circondò e puntò loro contro le lance.
Si
alzarono tutti in piedi, in guardia, mentre soltanto Lucifer
continuava la sua operazione di sartoria su pelle umana con tutta la
calma del mondo.
Dranbalt
li guardò malissimo.
“Dannazione,
si può sapere cosa avete combinato, stavolta?” li
interrogò.
“Già,
e vorrebbe saperlo anche Sua Maestà, dato che a causa vostra
il
Domus Frau è a pezzi e mezza città e di
nuovo in rovina”
gli fece eco Arcadios.
“E
per tutti i diavoli, tu perché sei sempre in posti
dove non
dovresti essere?” continuò Dranbalt
gettando un'occhiataccia a
Cobra. “Ogni volta che mi giro un attimo ti ritrovo fuori di
prigione!”
Il
diretto interessato fece spallucce con un ghigno.
“Forse
dovresti controllare di aver chiuso a chiave la cella, prima di
andartene”
“Non
fare lo spiritoso, non c'è niente da ridere! I consiglieri
mi
scuoieranno vivo se scoprono che sei evaso!”
“Ma
io non sono evaso” ribatté
Cobra, punto sul vivo. “Cazzo,
è la terza volta che vengo trascinato fuori contro la mia
volontà,
e adesso passo anche per il colpevole di turno!”
Arcadios
intervenne prima che i due monopolizzassero il discorso.
“Comunque
sia adesso avrete un bel po' di cose da spiegarci, Dragon
Slayer.
A cominciare dal perché c'è un Cerbero
addormentato nella torre
ovest del palazzo”
Natsu
rifilò di nascosto una gomitata nelle costole di Gajeel.
“Che
vuoi?!” sibilò quello, irritato.
“Passiamo
al piano F” sussurrò Salamander.
“F?
E che diavolo sarebbe?!”
“Fuga”
rispose il Drago di Fuoco. “Mi sa che questi vogliono
arrestarci!”
“Credo
ti abbiano sentito” fece notare tristemente Rogue, dato che
gli
occhi di Dranbalt, Arcadios e tutte le guardie erano puntati su di
lui.
“Ops”
“Ops
un cazzo, Salamander! Sei un idiota!”
“Arrestateli”
ordinò Arcadios, implacabile. “Stavolta non vi
basterà avere il
favore del Re per passarla liscia”
Una
risata roca e malata giunse da parte di Lucifer, un attimo prima che
i soldati eseguissero l'ordine.
L'attenzione
generale si concentrò sul Drago degli Inferi, che con un
movimento
aggraziato si alzò da terra e conficcò l'ago che
aveva in mano
dritto tra le proprie costole per metterlo via.
“E
tu chi saresti?” lo interrogò Dranbalt.
Lucifer
lo fronteggiò, e poiché era parecchio
più alto di lui, il membro
del Consiglio si sentì decisamente a disagio, tanto
più che gli
occhi del Dragon Slayer lo trafissero da parte a parte con la loro
crudeltà.
“Sono
la tua morte e la tua rovina, topolino”
sibilò Lucifer
estraendo lentamente la katana dal fodero, dopo che Wendy gliel'aveva
restituita. “Sono il Drag...”
Non
concluse la frase. I suoi occhi girarono all'indietro e il suo corpo
cedette di colpo, portandolo a schiantarsi a terra, esanime.
Era...
svenuto?
Dranbalt,
Arcadios e tutti gli altri cacciatori di draghi sgranarono gli occhi,
sorpresi.
Certo
non era poi così strano che finalmente anche l'impietoso
Lucifer
fosse crollato. Aveva un brutto squarcio nel ventre, gli mancava un
braccio, era graffiato e pieno di ferite... il fatto che non potesse
percepire il dolore gli aveva soltanto impedito di rendersi conto di
quanto gravi fossero le sue condizioni.
“Ma
guarda un po'” commentò Cobra con tono sarcastico.
“Persino lui
riesce a farsi delle colossali figura di merda”
Laxus
annuì.
“E
dire che era partito così bene...”
“Infatti,
guarda Dranbalt. Stava per farsela addosso quando lo ha visto
estrarre la spada...”
“La
piantate di prendervi gioco di un ufficiale del Consiglio?!”
saltò
su Dranbalt, una vena che gli pulsava sulla fronte.
“Capitano”
intervenne uno dei soldati rivolto ad Arcadios. “Che ne
facciamo di
questo qui? Sembra messo male...” disse additando il corpo
privo di
sensi di Lucifer, la cui mano sinistra ancora stringeva l'impugnatura
della spada.
“Curatelo,
è un mago della nostra gilda” rispose Natsu senza
badare
assolutamente al fatto che lì non era lui a
comandare. “E
dato che ci siete preparateci da mangiare! Abbiamo una fame da
lupi!”
“Come
vi permettete di fare richieste simili?!”
alzò la voce
Arcadios. “Arrestateli tutti!”
Cobra
diede una gomitata a Dranbalt.
“Diglielo
anche tu di darsi una calmata. Non sarebbe meglio per tutti se vi
raccontassimo cos'è successo davanti a un piatto di cibo,
piuttosto
che da dietro le sbarre? Saremmo molto più
collaborativi”
Alla
fine il membro del Consiglio annuì e fece un cenno ad
Arcadios.
“E
va bene... Capitano, deponete le armi e fate preparare un banchetto
per i Dragon Slayer” ordinò.
“Con
quale autorità tu... !” fece per ribattere
Arcadios, ma Dranbalt
alzò la voce.
“Con
l'autorità del Consiglio della Magia! Inoltre... ho la
sensazione
che questi maghi abbiano parecchie cose da raccontarci. Come ha detto
Cobra, è meglio per tutti farlo con calma davanti a un
piatto di
cibo”
Alle
loro spalle, Natsu e Sting si batterono il cinque di nascosto.
“Vai
così! Cena gratis!”
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Angolo
dell'Autrice
Prima
che qualcuno tenti di linciarmi, sì, lo so, la tecnica
segreta di
Lucifer è stata rubata dalla tecnica segreta di
Manigoldo/Death Mask
di Saint Seiya.
Cercate
di capirmi, su questo punto Lucifer e Cancer si assomigliano, mi
sembrava interessante far usare al nostro Drago degli Inferi la
stessa tecnica del granchietto sadico. Sono entrambi appassionati di
roba macabra, dopotutto...
Se
vi potesse interessare un approfondimento sullo Tsei-she-ke, ecco
qua:
Tsei-she-ke
(cinese) o Sekishiki
(giapponese),
è il nome che
nell'antica Cina veniva dato al gruppo di stelle conosciute in Grecia
come “praesepe” (=
mangiatoia), appartenenti alla costellazione del Cancro. Il nome
significa appunto “respiro dei morti” (o qualcosa
di simile),
dato che proprio quelle stelle venivano considerate la porta celeste
che conduceva le anime nell'Altro Mondo. Il motivo è dato
dal loro
particolare colore azzurro, simile a quello dei fuochi fatui che
vengono prodotti dalla combustione del gas fuoriuscito dai cadaveri
in decomposizione (si tratta di una reazione chimica realmente
esistente). Questo legame tra le fiamme azzurre e i cadaveri ha fatto
sì che la tradizione popolare identificasse le praesepe come
porta
degli Inferi.
Perciò
un po' è naturale che il Dragon Slayer degli Inferi usi una
tecnica
come quella del Cavaliere del Cancro. u.u
Vi
basta come giustificazione? ;P
Bene,
gente, dopo le mie inutili chiacchiere che non interessano a nessuno
– ancora mi domando perché le scrivo –
ci risentiamo al prossimo
– e ultimo! - capitolo!
Bye!
|
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Capitolo 17 *** Di Nuovo Punizioni ***
CAPITOLO
DICIASSETTE – DI NUOVO PUNIZIONI
La
fantomatica cena nella sala dei banchetti del palazzo Mercurius fu
uno degli eventi più catastrofici a cui l'umanità
avesse mai
assistito. Mettere l'intera Fairy Tail in una stanza chiusa era
già
abbastanza pericoloso, ma mettere otto Dragon Slayer feriti,
affamati e irritabili era decisamente più
rischioso. Sette,
contando che al momento Lucifer era ricoverato in infermeria, dove
probabilmente lo stavano rimettendo a posto come potevano.
Dranbalt
sapeva di aver fatto un grosso azzardo ordinando al capitano Arcadios
di far preparare un banchetto per quei matti, ma non avrebbe
immaginato che la situazione gli sarebbe sfuggita di mano fino a quel
punto. Due terzi delle scorte di cibo del palazzo erano finite a
causa della fame insaziabile di quei dannati cacciatori di draghi, i
quali, non contenti di essersi riempiti lo stomaco fino a scoppiare,
si stavano ora sollazzando nelle più insensate e pericolose
attività
del mondo.
Tipo
il lancio dei piatti contro le finestre, l'incendio delle
costosissime tende in broccato, la perforazione delle pareti della
sala ad opera di grossi tubi di metallo, il lancio dei coltelli
contro i quadri della famiglia reale, l'esplosione del soffitto,
l'avvelenamento del gatto!
Dranbalt
avrebbe voluto urlare a quel gruppo di idioti violenti di darsi una
calmata, ma sapeva che sarebbe stato uno spreco di tempo, fiato ed
energie, perciò non poteva far altro che assistere impotente
allo
spettacolo di Natsu e Gajeel che se le suonavano distruggendo
qualsiasi cosa fosse loro d'intralcio, Laxus e Cobra che si
inventavano modi sempre più originali – e osceni
– per
insultarsi, Sting e Rogue che dopo essersi ubriacati giocavano al
lancio del pollo arrosto da una parte all'altra del salone e Wendy
che – povera cara – tentava di tenere a freno
l'impeto
collettivo.
Era
solo grazie a lei, alla sua pazienza e serietà se era
riuscito a
mettere insieme i pezzi della storia e a capire cosa fosse successo
in tutto il regno. Ora che aveva un quadro abbastanza completo di
come fosse la situazione, sapeva di non poter nemmeno rimproverare i
Dragon Slayer per i danni compiuti, perché oltre ad essere
le
vittime erano stati anche i salvatori.
Anche
il capitano Arcadios stava davvero perdendo la pazienza dinanzi al
loro comportamento euforico e altamente infantile, ma del resto
nemmeno lui poteva – o voleva –
fare niente per fermarli,
ben sapendo che se il regno era salvo era soltanto merito loro.
Quando
però un piatto volante gli passò accanto alla
testa, tranciandogli
via un paio di capelli, fu il momento in cui Dranbalt mandò
al
diavolo la pazienza e saltò su come una iena.
“Insomma,
adesso basta!” abbaiò. “Vi volete dare
una cal...”
Splat!
D'accordo.
Chi era l'idiota che gli aveva tirato in faccia un piatto di
spaghetti?
Stravaccato
sulla propria sedia e intento a spolpare un osso di pollo, Cobra
assistette all'espressione stravolta di Dranbalt e se la rise di
gusto.
Di
fronte a lui, Laxus mise su un'espressione sarcastica.
“Certo
che ne hai di coraggio” lo apostrofò.
“Nemmeno Natsu oserebbe
tirare un piatto di cibo in faccia a un membro del Concilio”
Cobra
ridacchiò.
“Cos'ho
da perdere? Tra un paio d'ore mi riporterà in cella,
perciò tanto
vale divertirmi fino in fondo”
“Poi
però non lamentarti se un giorno o l'altro ti dovesse
puntare un
coltello alla gola. Gli hai fatto davvero saltare i nervi, a quel
povero diavolo”
“Pff.
Staremo a vedere”
Sollevarono
entrambi lo sguardo verso l'alto nel momento in cui due esagitati
Natsu e Gajeel volarono sopra le loro teste, avvinghiati nella lotta,
per poi schiantarsi sulla tavola imbandita e spaccarla in due.
“Questa
me la paghi, Salamander!”
“Sei
stato tu a cominciare!”
“Sei
tu quello
che rompe le
palle per primo!”
“Ti
ammazzo!”
“Devi
solo provarci!”
E
giù a darsele di santa ragione, rotolando avanti e indietro
sulle
macerie della tavola.
“Giù
la testa, Natsu-san!” esclamò divertito Sting,
lanciando un
mandarino che venne prontamente intercettato da Rogue, armato di un
manico di scopa.
“Palla
in base!”
“Ma
che state facendo, siete impazziti?!” intervenne Arcadios,
sull'orlo di una crisi di nervi, prima che un doppio pugno di Natsu e
Gajeel lo centrasse in pieno e lo spedisse a volare fuori dalla
finestra.
Laxus
e Cobra si godettero lo spettacolo ridendo e commentando ogni singola
cazzata compiuta dagli altri draghi, piazzando addirittura scommesse
su chi l''avrebbe spuntata e chi sarebbe stato sbattuto nelle segrete
del castello. Se ne sarebbero rimasti lì anche tutta la
notte, non
fosse stato per una bottiglia di vino scagliata a casaccio da Rogue,
la quale finì per frantumarsi proprio sotto i loro nasi,
schizzandoli entrambi.
Si
alzarono in piedi contemporaneamente, entrambi con i vestiti
inzuppati di vino.
“Tu
non hai idea di che cosa hai fatto” sibilò Laxus
all'indirizzo di
Rogue, generando piccole scariche elettriche attorno a sé.
Cobra
lo affiancò subito, le mani che già grondavano
veleno purpureo.
“Ti
sei scavato la fossa da solo, moccioso”
Rogue
dovette accorgersi del danno fatto, perché sgranò
gli occhi e
arretrò lentamente.
“Aspettate
un secondo... io non...”
Laxus
avanzò minacciosamente.
“Fatti
da parte, me ne occupo io” ringhiò.
“Cosa?!”
protestò Cobra. “Levati tu, piuttosto”
“Non
mi hai sentito?”
“Non
darmi ordini!”
“Fuori
dai piedi!”
“Vuoi
prenderle?!”
I
due finirono per dimenticarsi di Rogue e afferrarsi per il bavero a
vicenda, caricando un pugno e apprestandosi a spaccare la faccia
l'uno all'altro, ma in quel momento un Natsu lanciato da Gajeel
piombò loro addosso, finendo per travolgerli entrambi.
“Ghihi!
Tre in un colpo solo!” ridacchiò il Drago
d'Acciaio poco distante,
soddisfatto.
Peccato
che un secondo dopo venne travolto a sua volta da nientemeno che
Sting, il quale aveva intrapreso chissà quale litigio con il
Drago
d'Ombra e aveva finito per cadergli addosso.
Da
una delle finestre, risalì faticosamente il capitano
Arcadios,
bagnato fradicio dopo esser caduto in una fontana.
“Adesso
basta!” decretò imperiosamente. “Siete
tutti in arres...”
Non
finì mai la frase, una fiammata lo investì in
pieno e lo rispedì
fuori, mentre all'interno della sala ricominciava il peggior
putiferio di sempre.
Dranbalt
assisteva a bocca aperta a quella furiosa rissa, senza il coraggio di
intervenire. Quei Dragon Slayer erano matti fino al midollo!
Wendy
gli si avvicinò, sorridendo timidamente e con un po' di
imbarazzo.
“Ecco...
mi dispiace per la confusione...” esordì.
“Hanno solo bisogno di
sfogarsi un po' dopo tutto quello che è successo”
Dranbalt
annuì con un sospiro rassegnato.
“Lo
capisco. Anche se sfogarsi nel palazzo del re non è l'idea
più
intelligente”
Però
tutto sommato sarebbe potuta andare peggio. L'indomani gli
inservienti del palazzo avrebbero avuto un bel po' di lavoro da fare
per ripulire tutto quel casino e riparare le finestre rotte, ma
almeno i danni non si erano estesi fuori dalla sala banchetti.
Purtroppo,
però, proprio in quel momento uno dei Dragon Slayer
centrò con un
colpo una colonna portante del palazzo, finendo
irrimediabilmente per far crollare muro, soffitto e l'intera ala est
dal castello, così da seppellire la sala banchetti sotto un
cumulo
di macerie.
Dranbalt
si era sbagliato.
Poteva
ancora andare peggio, quando si aveva a che fare
con Fairy
Tail.
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Dranbalt
e Cobra scesero dal carro e s'incamminarono fianco a fianco verso
l'ingresso della sede del Consiglio della Magia.
Cobra
notò che i pali e le teste di Dragon Slayer erano stati
rimossi, e
il sangue ripulito dalla pavimentazione.
“Petra
e Aurum” esordì. “Che ne avete
fatto?”
Dranbalt
non si era nemmeno curato di mettergli le manette, perché in
ogni
caso era stato lui stesso a consegnarsi spontaneamente.
Il
mago del Consiglio sospirò continuando a camminare.
“Abbiamo
ritrovato i loro corpi non lontano da qui. Ho dato ordine di dare
loro una degna sepoltura”
Cobra
annuì senza aggiungere altro.
Il
peso della colpa opprimeva il suo cuore, e gli occhi dei due Dragon
Slayer assassinati continuavano ad affacciarsi nella sua mente senza
dargli tregua. Non si sarebbe mai perdonato di averli consegnati a
Silvermine, anche se l'aveva fatto per proteggere i suoi compagni.
Alla fine non aveva fatto altro che scegliere il minore dei due mali
per lui.
Arrivarono
dinanzi all'ingresso dell'edificio, e Dranbalt tirò fuori un
paio di
manette dalla giacca.
“Scusa,
ma a un carceriere non è permesso girare per la sede del
Consiglio
con un prigioniero libero”
Il
Drago del Veleno fece spallucce e unì i polsi, lasciandosi
incatenare senza opporre resistenza.
Una
volta che Dranbalt ebbe finito di assicurargli le manette,
però,
Cobra sollevò la testa e lo guardò dritto negli
occhi.
“Ti
dirò una cosa, Dranbalt. Questa è l'ultima
volta che mi
faccio sbattere in prigione. La prossima volta che esco, lo
farò per
sempre”
“Beh,
mi auguro che per allora avrai fatto ammenda dei tuoi crimini”
Cobra
sogghignò. “Quelli li abbiamo tutti, sai? Li
abbiamo tutti”
Dranbalt
non ebbe niente da ribattere, perché la consapevolezza di
aver
abbandonato Wendy al suo destino ed essere fuggito da solo da
Tenroujima tornò a tormentargli la coscienza.
In
fin dei conti, pensò, l'unica differenza tra lui e Cobra
erano un
paio di manette ai polsi.
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Makarov
sembrava veramente infuriato.
Cioè,
a vederlo paonazzo, seduto a braccia incrociate sulla sua scrivania e
pieno di venuzze che minacciavano di esplodergli da un momento
all'altro, sembrava davvero arrabbiato.
Natsu,
Gajeel, Wendy e Laxus se ne stavano in piedi davanti a lui, guardando
qualsiasi cosa non fossero gli occhi indemoniati del vecchio. Persino
Lucifer appoggiato pigramente alla parete di fondo era una vista
più
interessante.
“Si
può sapere...” esordì il Master.
“... COSA DIAVOLO AVETE
COMBINATO?!?!?!”
L'urlo
del vecchio avrebbe potuto assordarli, da quanto fu forte.
Natsu
si tappò le orecchie per non farsi saltare i timpani.
“Datti
una calmata, nonnetto, non è mica colpa nostra!”
protestò.
“Ah,
no?” ribatté Makarov, sempre più
paonazzo. “Non è colpa
vostra?! Re Toma mi ha spedito due chili di reclami
e fatture
per danneggiamento di edifici pubblici e voi dite che non
è colpa
vostra?! Che diavolo avete fatto, stavolta?!”
berciò. “Anzi,
no. Non ditemelo. Non lo voglio sapere” aggiunse, esasperato,
o più
precisamente, disperato.
I
Dragon Slayer si scambiarono un'occhiata eloquente.
Quando
erano tornati alla gilda non avevano fatto parola con gli altri di
ciò che era accaduto. Prima o poi l'avrebbero raccontato al
Master,
certo, ma non volevano che i loro compagni sapessero di esser stati
posseduti da un incantesimo e di aver tentato di ucciderli. Ci
sarebbe stato disagio, silenzi imbarazzanti, sensi di colpa a non
finire, ed era una situazione che nessuno dei presenti voleva.
Perciò... avevano deciso all'unanimità di non
farne parola con
nessuno. Per il momento.
Makarov
sfogliò con rabbia l'enorme plico di fogli sulla sua
scrivania.
“Guardate
qua che roba! Distruzione di edifici pubblici, danneggiamento del
palazzo reale, disfacimento del Domus Frau! Avete
una vaga
idea di quanto costerà alla nostra gilda saldare tutti
questi
debiti?”
Wendy
si morse il labbro e abbassò lo sguardo, sull'orlo delle
lacrime per
il senso di colpa, mentre al contrario Natsu si irritò non
poco.
“Perché
te la prendi solo con noi?! È colpa anche di Lucifer! A lui
non dici
niente?!”
Makarov
lanciò un'occhiata al Drago degli Inferi, il quale se ne
stava ad
ascoltare in silenzio con una tale tranquillità da farlo
sembrare
assolutamente innocente. Aveva il cappotto posato sulle spalle in
modo da nascondere il braccio mancante, perso quando aveva rallentato
l'onda della Hell Law.
A
suo favore c'era da dire che era innocente riguardo alla distruzione
della sala banchetti del palazzo Mercurius. Si era pure comportato
bene dopo che era uscito dall'infermeria, non aveva spedito nessuno
all'altro mondo e non aveva nemmeno estratto la spada.
Era
stato così civile e tranquillo che Gajeel si era chiesto se
per caso
non fosse ubriaco.
Makarov
tossicchiò e tornò a guardarli.
“A
lui non posso dire niente. Da quando è entrato a Fairy Tail
ha già
portato a termine più di tre missioni di classe S e ci ha
lasciato
l'intero compenso. Perciò è grazie a lui
se adesso possiamo
permetterci di pagare tutti i danni che avete combinato”
“Quindi,
se ho capito bene...” disse Laxus. “... noi non
dobbiamo pagare
niente”
“Fa'
silenzio, nipote sfrontato! Vi beccherete una bella punizione,
altroché!”
Natsu,
Gajeel e Laxus impallidirono.
L'ultima
volta che erano stati puniti non era stato affatto piacevole... ma
fortunatamente si erano ubriacati così tanto da dimenticare
totalmente l'esperienza, anche se sospettavano che Bixlow nascondesse
ancora qualche foto compromettente.
“Gajeel!”
chiamò Makarov, solennemente. “Sotto la guida di
Levy rimetterai a
posto tutti gli ottantacinquemila volumi della nostra
biblioteca”
“C-cosa...?!”
“Laxus!”
continuò il vecchio. “Tu servirai al bancone per i
prossimi sei
mesi”
“Stai
scherzando, vecchio?!”
“Natsu!
Tu pulirai tutti i bagni della gilda da cima a fondo per lo stesso
lasso di tempo”
“Nooo!
I bagni della gilda nooo!” latrò Natsu gettandosi
in ginocchio per
implorare il vecchio di risparmiargli quello strazio.
Makarov
lo ignorò beatamente e puntò gli occhi su Wendy,
la quale tremò.
“Wendy...”
“S-sì,
Master?”
“Tu
vai pure, cara, hai già fatto abbastanza stando dietro a
questi tre
idioti”
“Ma...
perché lei è l'unica a non essere
punita?!” ringhiò Gajeel.
“Questo
non è giusto, nonnetto!” lo sostenne Natsu.
“Fate
silenzio! E ringraziate che non vi faccio fare un altro spettacolo di
striptease!”
Nastu,
Gajeel e Laxus arrossirono fino alla punta dei capelli e finalmente
smisero di ribattere, accettando la punizione.
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Più
tardi nel salone della gilda ebbe inizio una delle solite feste-risse
alla Fairy Tail.
I
Dragon Slayer erano sconcertati dal fatto che nessuno dei presenti si
fosse accorto di ciò che era successo, dell'incantesimo di
possessione che li aveva tenuti soggiogati per giorni, del loro
tentativo di uccidere i cacciatori di draghi, del fatto che fosse
appena stata sventata una grande minaccia.
Tutti
si erano risvegliati dall'incantesimo senza ricordare assolutamente
nulla degli ultimi giorni, e adesso ci ridevano pure sopra.
“Tsk.
Quanto sono fastidiosi” borbottò Gajeel seduto al
tavolo con
Panther Lily, Wendy e Charle. “Stavano per ammazzarci e non
ne sono
minimamente consapevoli”
“Forse
è meglio così, Gajeel-san” rispose
Wendy. “Almeno sono sereni e
spensierati”
“Tch”
Aveano
raccontato l'intera vicenda solo ai loro Exceed, e già
lì c'era
stato un profondo disagio e scuse a non finire. Non osavano
immaginare la situazione imbarazzante in cui sarebbe caduta l'intera
gilda, se fosse venuta a galla la verità! A causa di questo,
tra
l'altro, non era venuta fuori nemmeno la verità sulla colpa
di cui
si era macchiato Gajeel.
Il
Drago d'Acciaio rivedeva continuamente davanti agli occhi l'immagine
della bambina che aveva involontariamente assassinato a Crocus, e il
cui corpo probabilmente era stato ritrovato da dei genitori
disperati. Si sentì male a quel pensiero, e si ripromise
come minimo
di tornare alla capitale e cercare quei poveri disgraziati per
ammettere la sua colpa, un giorno o l'altro.
Poco
più in là Natsu e Gray avevano appena cominciato
a darsele di santa
ragione, generando un gran putiferio con tanto di sedie rotte e
tavoli volanti, a cui ben presto si aggiunsero altri maghi in cerca
di rogne.
Al
bancone Laxus osservava la scena a metà tra il divertito e
l'annoiato, mentre si scolava una birra accanto a Cana.
“Daaai,
Laxuuus...” miagolò la maga delle carte.
“Dimmi perché il
Master ha permesso a Lucifer di restare qui. E poi... perché
siete
tutti pieni di ferite? Si può sapere cos'è
successo?”
Il
Dio del Tuono sospirò, rassegnato.
“Una
rissa fuori città” mentì. “Ci
siamo incrociati per caso di
ritorno da una missione e abbiamo deciso di menare un po' le
mani”
Cana
mise su un broncio diffidente, perciò Laxus decise di
cambiare
argomento.
Lanciò
un'occhiata al Drago degli Inferi, il quale aveva battuto quindici
volte Max e Warren a una partita di freccette. Con una mano sola.
Bendato.
I
due maghi stavano infatti giocando da un po' quando ad un certo punto
Lucifer era passato di lì, aveva preso una manciata di
freccette e
le aveva scagliate una dopo l'altra a raffica.
Inutile
dire che quel Dragon Slayer padroneggiava qualsiasi tipo di arma ed
eccelleva in qualsiasi forma di combattimento, perciò
lanciava le
freccette come fossero coltelli, centrando continuamente il pallino
rosso del bersaglio anche ad occhi chiusi. Faceva paura!
“Te
l'ho già detto, non lo so” rispose Laxus
distogliendo lo sguardo
dall'altro drago. “A dire il vero non so nemmeno
perché lui sia
qui, dato che ci considera tutti degli insetti. Credo abbia solo
voglia di mettersi in mostra. Oppure è annoiato”
“Annoiato,
dici?” ripeté Cana, svuotando un altro barile di
saké e poi
sorridendo, maliziosa. “Allora sai che ti dico? Vado a vedere
se
riesco a tirarlo fuori dalla noia. Per tutte le
divinità del
vino, è davvero uno schianto”
Laxus
scrollò le spalle.
“Buona
fortuna. Anche se credo che non concluderai niente con lui. Sai...
non ha i recettori del dolore e del piacere, quindi dubito che certe
cose gli interessino”
“Cosa?
Davvero?” si stupì la ragazza.
“Poveraccio, non sa cosa si
perde!”
Tuttavia
Cana decise di provarci comunque e si alzò dallo sgabello
per andare
a fare quattro chiacchiere con il Drago degli Inferi.
Lucifer
finì in quel momento la partita a freccette, quindi
girò sui tacchi
e marciò dritto verso il tavolo a cui sedevano Wendy e
Gajeel, prima
ancora che Cana potesse avvicinarlo.
“E
tu che vuoi?” lo apostrofò poco gentilmente
Acciaio Nero non
appena lo vide vicino al loro tavolo.
“Da
te? Niente” rispose secco il Drago degli Inferi.
“Ma dalla mia
sorellina...”
Lo
videro protendersi in avanti e afferrare una ciocca di capelli blu
della ragazzina, facendoseli scivolare tra le dita come fossero fili
di seta pregiata.
“L-Lucifer-san...?”
L'uomo
puntò gli occhi su di lei.
“Mi
sei piaciuta, nell'arena. Combatti con grazia ed eleganza, non priva
di una certa determinazione. Sono rimasto impressionato”
ammise.
“Sono
rimasto impressionato” lo imitò Gajeel,
simulando la sua voce
tanto per sfotterlo. Anche dopo averlo avuto come alleato, il Drago
degli Inferi continuava a stargli sull'anima.
Lucifer
lo ignorò e invece guardò fissa Wendy.
“Ho
deciso che tra una decina d'anni ti sposerò”
Tutti
quelli che lo sentirono si voltarono istantaneamente verso di lui con
le mandibole dislocate dallo shock.
“C-C-C-COOOOOSA?!?!?!?!”
Inutile
dire che Wendy arrossì fino a diventare dello stesso colore
di un
pomodoro maturo, mentre Gajeel saltò su come una iena.
“Cosa
cazzo credi di fare, pedofilo?!”
“Giù
le mani da Wendy!!!” berciò Lucy.
“Non
osare toccarla!” ringhiò Erza sfoderando una lama.
“Sposarla
non è da uomini!” urlò Elfman battendo
i pugni come un gorilla.
Natsu
saltò in piedi sul loro tavolo e si chinò in
avanti per guardare
faccia a faccia Lucifer.
“Ma
tu... non avevi sposato Gajeel?”
“C-CHE
CAZZO HAI DETTO, SALAMANDER?!?!?!”
“Ah
no? E allora che ci facevi in braccio a lui nel bel mezzo della
battaglia?”
“Cos...
ci hai visti?!”
“Certo,
ti teneva come fossi una principessa!”
Gajeel
arrossì ancora più di Wendy e sferrò
al rivale un pugno talmente
forte da spedirlo dritto fuori dalla gilda, lasciando un bel buco nel
soffitto e poi gettandosi subito al suo inseguimento.
“Se
non ti ha distrutto Silvermine ti distruggo io, salamandra del
cazzo!!!”
“Ti
sto aspettando, testa di latta!!!”
Dopo
aver assistito a quella scenetta degna del circo più
scadente, i
maghi della gilda abbandonarono la questione e ripresero a fare
ciò
che avevano fatto prima di essere interrotti: mangiare, bere, ridere,
scazzottarsi, distruggere la gilda e via dicendo.
Lucifer
si gettò elegantemente i capelli oltre la spalle prima di
fare
l'occhiolino a Wendy e avviarsi verso la bacheca degli annunci di
classe S.
Laxus
lo vide prendere una missione bella tosta, una di quelle che
normalmente accettava solo Gildarts: una missione dei dieci anni.
Il
Drago degli Inferi infilò in tasca l'incarico e si diresse
verso
l'uscita della gilda con la stessa tranquillità che avrebbe
avuto se
fosse andato a fare la spesa. Se andava male, non lo avrebbero
rivisto per due o tre anni. Se andava bene, non lo avrebbero rivisto
mai più.
Laxus
lo seguì con lo sguardo finché non fu scomparso
oltre la soglia,
poi sorrise e scosse la testa.
In
quella gilda, non ce n'era uno che fosse normale.
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Angolo
dell'autrice
E
con questo la storia è finita! Mi rendo conto che magari
quest'ultimo capitolo sia un po' scadente rispetto ai precedenti, ma
arrivata a questo punto la mia ispirazione mi ha ormai abbandonata.
Gomen-ne. u.u
Spero
comunque che la storia vi sia piaciuta (o che almeno sia stato un
passatempo interessante in mancanza d'altro da fare).
Ringrazio
di cuore tutte le persone che mi hanno seguita fin qui e che hanno
recensito/messo la storia nei preferiti/seguite, ecc... ecc... in
particolare Xamine, God_of_Thunder, fairylove315
e
Slepnir88 che mi hanno recensito
tantissimi capitoli
(ne avete avuto di coraggio e pazienza!)! Grazie mille! :D
Dunque
alla prossima storia, gente! ;)
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Devileyes
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