Chi sono io, la preda o il predatore?

di Cai_97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** “In fondo è semplice...non me lo perdonerò mai.” ***
Capitolo 2: *** "Perché, perché sei così stupido?" ***
Capitolo 3: *** “No, davvero… Siediti qui e dimmi qualche altra cavolata.” ***
Capitolo 4: *** "TU 4, VAI COL 7!" ***
Capitolo 5: *** "Perché, con quanti tributi prima di me ha fatto così?" ***
Capitolo 6: *** "Ecco chi ama Finnick" ***



Capitolo 1
*** “In fondo è semplice...non me lo perdonerò mai.” ***


Ciao a tutti! Piacere, io sono Camilla.
Questi saranno Hunger Games diversi da quelli che conoscete. Sarà diverso lo svolgimento della trama, di alcuni personaggi(la maggior parte) ma seguirà comunque il filo conduttore dettato dalla Collins.
Mi farebbe molto piacere se poteste recensire, anche per aiutarmi nella scrittura e correggermi quando secondo voi sbaglio. :)
Spero vi piaccia!
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1° Capitolo- “In fondo è semplice...non me lo perdonerò mai.”
 
Quando l’alba inizia a sorgere, sono già sveglia da una buona mezz’ora. Mi aggiro per il distretto, osservando i preparativi per questa, che sarà una giornata terrificante.
Penso che tutti, o almeno la maggior parte degli abitanti del mio distretto siano già svegli. Il nostro è un distretto mattiniero. La nostra risorsa principale è la pesca.
Tutta Panem ci conosce e ci ammira per la nostra grande forza di volontà, e la nostra dedizione nel lavoro… o almeno è così che ci piace pensarla.
Ogni mattina i nostri padri si alzano all’alba per andare a catturare pesci, la loro giornata consiste, fondamentalmente, in questo.
E’ così che funziona nel Distretto 4, ma non oggi, nel giorno della mietitura. Oggi ognuno è costretto a tirarsi a lucido, per presentarsi nel miglior modo possibile in piazza.
Ogni anno, ogni 26 Settembre, alle 10:00 di mattina.
Ad ogni passo cerco di tranquillizzarmi, in fondo sono così tanti i ragazzi qui, perché dovrei uscire proprio io? Pensarlo però non mi aiuta, infatti, cambio metodo.
Osservo le case attorno alla strada in cui sto camminando. Le luci sono(ancora) accese, e da alcune proviene un odore di caffè, che mi fa soltanto venir voglia di vomitare e non risulta affatto invitante.
 La strada si estende per lunghezza, porta al mare ed è piena di ghiaia che più in là si trasforma in sabbia d’orata.

Tempo dopo decido di dirigermi verso la piazza principale. Quando arrivo, è tutto pronto per il giorno della mietitura. Il giorno che tutta Panem teme, a parte Capitol City, ovvio.
 Sono settantaquattro anni che due ragazzi,(all’inizio un maschio e una femmina, ora è indifferente) vengono strappati alla propria famiglia, ai propri amici e al proprio distretto e vengono portati in un’arena a combattere, finche uccidendosi l‘un l’altro non ne rimane uno solo. Più sangue c’è e più loro sono contenti.
Una volta sentii mio padre discutere con altri due signori su quale essere umano pensi di fare una cosa del genere, avrò avuto sui sette anni.
Credo di essere arrivata ad una conclusione, solo molti anni dopo. Quelli di Capitol City non sono umani e non sono capaci di provare i sentimenti che proviamo noi.

Osservo a lungo la piazza e mi soffermo sul solito schermo gigante, su cui verrà mandato il solito filmato con i soliti avvenimenti “importanti”, secondo loro, degli Hunger Games.
Ogni anno mentre lo guardo, sento crescere dentro di me rabbia, rabbia allo stato puro e so che non posso fare niente per fermare questo massacro, il che mi fa venir voglia di piangere…ma non lo farò mai, io non piango.
Quando mi dirigo verso casa guardo il cielo, e mi accorgo della presenza di molte, troppe , nuvole. Ne sono certa, tra poco pioverà, e mi piace pensare che anche lui possa essere triste per noi.
 
Casa nostra non è male, ci sono distretti ridotti molto peggio del Quattro! Qui non siamo così poveri, non come lo sono in altri.
Il nostro nido si affaccia sulla spiaggia ma qui è una cosa abbastanza normale, quasi tutti gli edifici hanno una facciata affacciata sul mare, e l’altra affacciata sull’umile strada coperta di ghiaia.
Arrivata a casa apro la porta e vedo mia madre indaffarata a preparare la colazione e mio fratello che cerca di togliere la lische ad un pesce, invano.
Mi dirigo in cucina solamente per dire a mia madre che non ho fame. Sto parlando ma entra mio padre, e dato un bacio a mia madre posa un cesto con una buona quantità di pesci sul tavolo, facendo sobbalzare mio fratello, che si era distratto.
Non mi ero neanche accorta che fosse andato a pescare, questa notte…
 
Salgo in camera e inizio a prepararmi. E’ il quinto anno sia per me, che per mio fratello, e non c’è più bisogno che mia madre venga a dirmi quando devo iniziare a farlo, lo so da sola, ormai.
Poco dopo mi raggiunge Caleb, mio fratello e s’inizia a preparare con me.
Sono le 09:00 a.m., è ora di andare.
 
 Già da una ventina di metri prima, si riesce a percepire il grande caos presente in piazza.
 Bene...la routine di questa giornata si ripresenta puntuale come sempre. Tutte le persone che si conoscono, non si salutano, se non con un lento cenno del capo verso l’alto.
Sento l’ansia prendere possesso del mio corpo ma comunque ordino a mio fratello di stare calmo, anche quest’anno andrà bene.

Veniamo divisi ,maschi da parte e femmine da un’altra, non capisco perché lo facciano, non serve più.
 
 Passano circa trentacinque minuti prima che una voce fastidiosamente stridula invada la piazza, confermando che anche quest’anno la mietitura sia iniziata.
La donna, bassa e grassoccia non fa molte presentazioni e arriva subito al sodo: Benvenuti. Fra poco estrarremo i nomi…-fa una piccola pausa e poi riprende: …di due ragazzi fra i 12 e 18 anni che saranno i “fortunati” partecipanti dei settantaquattresimi Hunger Games.-
Detto questo si avvia lentamente verso una cassa che si trova al centro del palco e, guardandola con un notevole livello di disgusto, ci infila una mano dentro. Esita e poi ne tira fuori un bigliettino.
Si schiarisce la voce, si sente soltanto lei, il pubblico è immobile ,terrorizzato dal nome che questa donna proveniente dalla città stia per pronunciare.
Di nuovo la donna si schiarisce la voce, e in quel preciso istante il mio cuore e il mio cervello si bloccano, riesco a pensare solo a una cosa “Non io, non mio fratello, non…”-
Passano pochi secondi prima che la donna annunci: Hunter Grey!-
“…non Annice, Hunter o Liam”- concludo nella mia testa.
Neanche due decimi dopo mi sento spaesata e confusa, non capsico cosa stia accadendo. Io conosco quel nome, lo conosco bene!
Hunter.
Il sangue mi si gela nelle vene, quando vedo salire sul palco quel Hunter, il ragazzo con cui sono cresciuta, l’unica persona che oltre alla mia famiglia non mi ha mai abbandonato. Il mio migliore amico.
Mi sento svenire, non posso credere che sia proprio lui. 

Tutti pensiamo che ce la possa fare ma nessuno ne è pienamente convinto. Conosciamo le sue doti e sappiamo che è uno dei migliori qui ma conosciamo anche i tributi degli altri distretti, e li temiamo. Quelli dell’uno e del due in particolare.
 I genitori degli altri sono felici ma i ragazzi lo guardano esterrefatto.
E’ molto conosciuto e ammirato nel nostro distretto e credo che non vogliano lasciarlo morire, probabilmente qualcuno si offrirà per salvarlo.
Così non succede. 
Mi guardo intorno e vedo suo fratello. Liam piange, ed io provo un dolore che non ho mai provato.
Una fitta lancinante che sembra spezzarmi in due il cuore. Nessuno dei miei amici era mai stato estratto prima d’ora.
Per un attimo mi balena l’idea di offrirmi. Per Hunter. Per chi, se non per lui?
Apro la bocca, sto per offrirmi volontaria. Sto per salvarlo.
 
No. Sono troppo codarda per farlo. Serro la bocca e resto ferma.
<> penso.

“Manca ancora il secondo nome”- è la voce della donna a riportarmi alla realtà, a ricordarmi che non è ancora finita, che Hunter non sarà l’unico a morire.
Questa volta la signora impiega più tempo della volta precedente a prendere il biglietto ed io sento il mio stomaco contorcersi e il mio cuore implodere, nel mio corpo. 
Guardo la donna, di cui sinceramente non mi interessa il nome, che a sua volta guarda il fogliettino tra le sue mani: Abbiamo una donna!-

Ho un pessimo presentimento ma continuo a ripetere che non posso essere io, è già stato estratto il mio migliore amico se uscissi anche io…no, io non uscirò!
L’aria è tesa, nessuno si muove.
Lancio un’occhiata ad Hunter che ha lo sguardo perso,  poi mi guarda, e in quel preciso istante la donnetta dice, con voce gioiosa: Margaret Thompson!- 
Guardo Hunter, affranta ma felice di non essere stata scelta e tiro un sospiro di sollievo…non la conosco neanche quella ragazza.
Inizialmente si mantiene la solita calma; ma poi ci rendiamo conto che nessuno stia salendo sul palco e notiamo gli strani movimenti dei pacificatori di Capitol City.

Dopo un’interminabile attesa torna sul palco la signora di prima e afferma: C’è stato un errore, la ragazza in questione risulta aver compiuto quest’anno 19 anni, perciò, mi pare più che ovvio che non possa essere estratta. Ci scusiamo per l’incomprensione ma sarà d’obbligo l’estrazione di un nuovo nome. - 
Dalla folla parte una grande brusio ma nessuno protesta in alcuno modo.

La donna cammina nuovamente in direzione della cassa di legno e infila completamente il braccio, coperto da stoffa arancione al suo interno; mischia per una decina di secondi ed estrae il foglio.
Senza ulteriori indugi dice: Camilla Lewis!-

E’? Cosa? Perché sono tutti girati verso di me? Cos’è successo? Cos’hanno da guardare? 
La ragazza che ho accanto mi dice: Sei tu, sei stata scelta!- la guardo con aria interrogativa.
Cinque secondi passano, prima che diventi cosciente di quello che ha detto e che, con una calma che non è nel mio carattere, mi avvio verso il palco.
Salgo le scale di legno ai lati di esso e guadagno con fatica il centro. Raggiungo Hunter, il quale mi guarda stupido e triste, e mi gli fermo accanto guardando la marea di gente che ho davanti, non riuscendo a fare altro.
Neanche a dirlo, se non si sono offerti per lui, non si offriranno neanche per me.
Bastano pochi secondi a confermare le mie teorie. Nessun volontario.

La donna felice grida qualcosa, facendomi spostare dall’altro lato e alzando il mio braccio sinistro e il braccio destro di Hunter: “Ecco a voi i partecipanti dei settantaquattresimi Hunger Games!”- ridacchia.
La gente del mio distretto rimane in silenzio.
Guardo Hunter, vedo disperazione e rabbia nei suoi occhi.
Uno dei due dovrà morire e ne io ne lui permetteremo a l’altro di farlo. Costi quel che costi, compresa la propria vita.
 

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Capitolo 2
*** "Perché, perché sei così stupido?" ***




Ringrazio di cuore "Alleru" per aver recensito! Grazie di aver detto quelle cose, e con piacere chiarirò il tuo dubbio. :)

*CHIARIMENTO PER TUTTI*
Allora, negli Hunger Games della Collins, vengono estratti, obbligatoriamente, un tributo maschio, e un tributo femmina ma non nei "miei".
Poco dopo aver iniziato il capitolo, e cito quel che ho scritto, dico: "Sono settantaquattro anni che due ragazzi,(all’inizio un maschio e una femmina, ora è indifferente)ecc..."-

Questa frase non mi piaceva un gran che, ma ci tenevo a spiegare che le regole, sono cambiate...che ora,  possono essere estratti o estratte, anche due maschi o due femmine. 
Mi serviva questo cambiamento perché inizialmente era una fan fiction, scritta a quattro mani, da due punti di vista. Il mio e quello del mio amico, ma poi lui si è stancato di scrivere, ed io ho continuato da sola lasciando questa modifica, ( eliminando la sua parte). 

Inoltre, avendo speso un bel po' di tempo per correggere il capitolo e per cambiare le parti che non si sarebbero capite senza la versione del mio amico... si sono fatte le due della mattina. Ammetto che, avendo paura che mia madre mi scoprisse, (e mi urlasse di andarmene a letto)ho fatto  il grande errore di non rileggerla, e mi scuso. xD
Ora dopo questa pergamena, ecco il secondo capitolo.
Divertitevi! 
P.S. A mio parere, su quattro già scritti,  questo è il capitolo migliore...e quello che mi rende più fiera. :)
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Solo in tarda serata, quando tutti ormai sono nelle loro stanze, riesco a concedermi del tempo per me.  

Afferro il mio giaccone, una vecchia casacca appartenuta a mio padre, quando era ragazzo, sporca e bagnata ma che io non cambierei con nessun’altra al mondo.

Esco di casa chiudendo lentamente la porta. Mi incammino nel buio di un distretto, che dovrò rappresentare nei giochi della morte, tra qualche giorno.

Mi sento impotente. Questo è quello che direi se mi chiedessero come sto. 
In realtà le sensazioni che sto provando sono un numero pari a quello dei pesci nell'oceano. 
Agitazione, adrenalina, ansia, paura...ho domande, troppe domande da fare.

Come mi sentirò tra qualche giorno? Rassegnata. 

Come si sentiranno gli altri?
Non posso pensare che ci siano distretti con meno possibilità del nostro. Con un solo vincitore. Un solo vincitore in tutta la storia degli Huger Games!  
Lo so che è cattivo, ma questo pensiero mi rincuora. 


Percepisco ogni minimo rumore, come se già  fossi nell’arena, come se il mio corpo credesse di potercela fare, di avere una chance. 
Come se vincere  non fosse poi così difficile...ma la mia mente non la pensa allo stesso modo. Lei sa che che morirò, che non osserverò mai più gli uccelli volare, che non catturerò mai un grande pesce, che il vento del mare non scompiglierà mai più i miei capelli.

Questa notte fa freddo, infilo le mai in tasca e cerco, per quel che posso, di riparare il collo dalla gelida brezza marina.

Vedo sfilare una ad una le case del mio distretto. 
Le persone al loro interno saranno tranquille, sollevate, felici. Magari staranno festeggiando con quel pesce essiccato che qui usiamo tenere per le occasioni speciali. 
Loro possono. Hanno un altro anno per stare con i propri figli.

Quando arrivo al molo sono...affranta, ma felice di poter stare un po’ con me stessa ad osservare il mare. 
Mi siedo a gambe incrociate, ed analizzo questa immensa distesa di acqua scura, a cui presto, dovrò dire addio. 
Sospiro e poso una mano sul legno umido, alzando la testa ad osservare il cielo. Le stelle sono luminose e la luna brilla maestosa tra di esse.

Il cielo nell’arena sarà solo uno schermo, comandato da dieci idioti che si impegneranno per farci morire nei modi più feroci, e sanguinolenti, deliziando così la popolazione della Capitale.

Appoggio delicatamente la testa tra le mani e sospiro tremando.
Avverto un forte dolore al petto e ho la consapevolezza che sia la paura a scatenarlo. 
Ti crescono obbligandoti a guardare persone morire. Piantando semi di terrore e ritrovandosi poi un esercito di rovi pronti a fare qualsiasi cosa vogliano. 
È di questo che saremo fatti a pochi secondi dall'inizio dagli Hunger Games. Puro terrore. 

Chiudo gli occhi, e tirando su il capo ispiro la maggior quantità di aria possibile.

Basta. Non posso restare qui un secondo di più.

Li riapro, mi alzo e mi incammino in direzione del luogo, in cui so, troverò Hunter.

La grotta della Spada. 
Una grotta che domina la costa del nostro distretto. 
La leggenda narra che la Nereide Anfitride, moglie di Poseidone sia stata nascosta in essa da un giovane ragazzo, Febo,  per sfuggire al marito. 
Febo la nascose sulla vetta di questa altura, credendo che lassù nessuno dei sostenitori di Poseidone potesse trovarla, ma si sbagliava. 
Anfitride fu trovata da Eneo, uno squalo di Poseidone. 
In quella grotta l'umano, per difendere la Nereide, combatté con una spada tagliando le gambe dello squalo e mutandolo per sempre. Quell'arma era maledetta, e presto  tutti gli squali del mondo persero le gambe, e divennero, solo, dei pesci.
Questo racconto viene tramandato di generazione in generazione,  e qui, tutti pregano di non incontrare squali mentre pescano, tanto è grande il risentimento che ancora provano nei confronti degli umani.

Spesso siamo stati lì, nella Grotta Della Spada, insieme. È il luogo in cui lui va quando qualcosa non va.

Infatti è lì, a gambe incrociate.

Mi posiziono accanto a lui. 
Molte persone creerebbero piani per sopravvivere, o almeno ci proverebbero.
In fondo quella sarebbe la persona con cui trascorrerebbero gli ultimi momenti della loro vita, ma non noi.

No, io non voglio parlare, voglio solo ascoltare il respiro di qualcuno che mi possa capire, che voglia gustarsi il  mare per l’ultima volta, sapendo che non lo rivedrà mai, ma soprattutto che è stato lo scoglio a cui aggrapparsi quando pensavo di affogare, quando pensavo di non farcela. Lui è stato, ed è la mia ancora. 

Inutile descrivere gli ultimi momenti trascorsi nel mio distretto, colmi di angoscia  e dolore. 
Non ho parlato molto, mi sono limitata a lunghi abbracci e ad una battutina infelice con mio fratello: Vedi di farti trovare vivo al mio ritorno, ok?!-.

In un batter d’occhio ci ritroviamo davanti agli sportelli luccicanti di un treno che non appartiene al nostro distretto, ci voltiamo e con un cenno del capo salutiamo la folla. 
Sul treno siamo soli, fin quando non ci raggiunge una ragazzo. Ventitré anni, alto, muscoloso, con dei capelli dorati e gli occhi verdi, come il  mare...tipici del Distretto 4. 
E’ Finnick Odair. 
Tutti lo conoscono nel nostro distretto.
Sono sollevata che sia lui il nostro mentore, è bravo. 
Vinse gli Hunger Games, nove anni fa, quando era solo un ragazzo poco più piccolo di noi. Aveva quattordici anni.


Il nostro treno è formato da una successione di carrozze cariche di ogni genere di alimenti.
Ci sono distretti ridotti molto peggio del nostro, ma nonostante questo la maggior parte dei piatti contenuti in questo treno sono a noi sconosciuti.

Non so a cosa stia pensando Hunter ma lo vedo assente. Assente in un modo quasi certamente normale, per un ragazzo appena salito sul treno che lo porterà alla morte...ma c'è  comunque qualcosa che non mi convince affatto.

Finnick si avvicina a noi e dopo aver passato un braccio sulle mie spalle, siede su una delle splendenti poltrone.

Mi sento una preda, sto meditando da un po’ sulle sensazioni che dovrei provare, su come affrontare e con quale stato d’animo, la faccenda.


Mi siedo di fronte a Finnick e poso le mani sulle mie ginocchia, non smettendo di guardarlo. 
Hunter non sembra molto interessato al mio scambio di sguardi con il nostro mentore, difatti si siede accanto a me, ed inizia un discorso.
"Non ho intenzione di stare qui ad ascoltare consigli, che entrambi sappiamo saranno vani per la nostra sopravvivenza, perciò dicci cosa fare per guadagnare sposor."-

Da lì il viaggio è stato un susseguirsi di brevi discussioni tra il mio mentore ed il mio compagno, che mi sono beatamente presa la libertà di interrompere, alla vista di Capitol City.

Ai nostri occhi si estende la più grande e tecnologica città mai vista. Con grandi palazzi e schermi illuminati ovunque.

Prendo Hunter per il braccio e lo trascino al finestrino.

“Wow”- dichiaro, lui non mi risponde ma resta a bocca aperta...finché non ci raggiunge Finnick, che dice: "Benvenuti nella Capitale, tanto bella quanto spietata."-


Superiamo la città e il treno si ferma solo quando giungiamo ad un’area priva di qualsiasi realtà.
Un grande palazzo è l’unica cosa presente. 
Finnick, alle nostre spalle, mette una mano su entrambe le nostre schiene, e ci sussurra all’orecchio : "Vi resterò accanto"- fa una pausa “Ma ora dovete andare."- e conclude la frase dandoci un spintarella per farci capire che saremmo dovuti entrare.


Ci sono pochi ragazzi già presenti ma  riesco solo a capire che una coppia proviene dal Distretto 11, e una dal 2.

Circa un'ora dopo anche gli ultimi ragazzi sono entrati. 
Hunter ed io ci siamo tenuti in disparte commentando ogni tanto qualche caratteristica dei nostri nemici.

Crediamo di aver già capito chi sarà a vincere.

Un uomo anziano entra ed annuncia: “Permettetevi di chiarirvi le regole. Il mio nome è Mark.”- lo guardo perplessa ed incuriosita mentre Hunter, al mio fianco, lo contempla in silenzio.

“E sono uno degli organizzatori dei giochi di quest’anno! Voglio avvertirvi di alcuni cambi di programma rispetto alle precedenti edizioni”- continua l’uomo. 
Io, intimidita, mi nascondo dietro le spalle di Hunter che assume una posizione più eretta, come uno che è sicuro delle sue potenzialità. Gira leggermente la testa verso di me e mi sorride.

Ringrazio un dio, se esiste, di avere lui al mio fianco.
Non mi serve altro. Ho bisogno solo di quel familiare, sorriso rassicurante, che mi ha accompagnato per anni. Quel sorriso presente nelle mie giornate migliori, e anche in quelle peggiori. Quando solo lui, riusciva a farmi stare meglio. A farmi vedere lo spiraglio di luce alla fine del tunnel.

La voce dell’uomo mi sveglia dai miei pensieri: “Come ben potete vedere, vi abbiamo fatti riunire sin da subito tutti insiem…”

Hunter scatta:” Perché? Sperate forse di farci stringere qualche tipo di legame? Volete aggiungere un’altra parte al vostro piano malsano?”- io lo guardo spaventata. 

So cosa sta facendo, e lo odio per questo. Sta firmando la sua condanna a morte, vuole che sia lui il ragazzo preso di mira nel nostro distretto, sta cercando di salvarmi.

“Se mai uscirai agli Hunger Games non permetterò che tu muoia. Mi offrirò volontario e ti salverò. Te lo prometto.” queste sono le parole che, come un fulmine mi attraversaversano la mente. 


Due bambini. Una spiaggia. Dieci anni fa. 
Apparentemente una giornata come le altre. 
Una frase dal nulla.
Detta con l'inncienza che solo due bambini di sette anni possono avere.
Una promessa. 
Mantenuta.

Non...non può averlo fatto davvero.


L’uomo continua a parlare, dice qualcosa a proposito della disciplina  ma non lo ascolto più, mi limito a girare furiosamente Hunter  prendendolo per il braccio e a lanciandoli un’occhiata colma di rabbia.

Un secondo più tardi entrano dei pacificatori, lo afferrano, e lui cerca di divincolarsi, urlando. Lo immobilizzano e lo prendono a manganellate. 
Io resto paralizzata, non mi muovo, non ci riesco. Sento qualche tributo singhiozzare terrorizzato.

Hunter sta soffrendo. Per me. 
"Smettetela"- urlo e mi lancio su uno di quegli odiosi pacificatori, che senza troppa difficoltà, girandosi mi sbatte contro il muro.


Quel Mark interrompe la sua risata e ghigna: Abbiamo dei ribelli! La situazione si fa interessante.- 

I pacificatori lasciano Hunter. E con lasciano si intende lo sbattono per terra.  L'uomo in quel  momento dice: Più tardi vi verrà riferito ciò che stavo per dirvi, e riguardo a voi due...spero che abbiate imparato. - si gira e se ne va.

Hunter è lì, sanguina.
Vorre, vorrei andare lì e prenderlo a calci. Dargliene ancora, di botte. Ma che dico, corro da lui, non mi importa quanto faccia male. Non mi importa. 

Lo raggiungo. Mi lascio cadere sulle ginocchia e una fitta mi fa capire che mi sono giocata ogni possibilità di correre nell'arena. L'unica cosa che mi riesce, ma non mi interessa.

Prendo Hunter tra le braccia.
"Perché, perché sei così stupido?" penso.
Poso la mia testa sul suo petto. 
Tutti, ci guardano. 
Ci siamo fatti notare, bene.
Abbiamo appena firmato la nostra condanna a morte.

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Capitolo 3
*** “No, davvero… Siediti qui e dimmi qualche altra cavolata.” ***


Ecco il terzo capitolo! Spero vi piaccia.
Vi prego recensite! xD


Quando ci accompagnano nel nostro alloggio, è tardi, credo siano passate le 21:00.
Ogni passo che faccio è una coltellata, le gambe fanno fatica a reggere il peso del mio corpo, il braccio sinistro mi fa male.
Quando il pacificatore mi ha lanciato contro il muro, la parte sinistra è stata quella che ha sbattuto.
Se io sto così  non voglio immaginare come stia Hunter...

Lo guardo e non da segni di sofferenza. Beh, a parte la mano sinistra posata sul  bicipite destro.
Io, mi sto seriamente chiedendo come faccia a camminare
Finnick ci guida attraverso il labirinto di corridoi, non degnandoci neanche di uno sguardo. 

Saliamo su una piattaforma...mobile... Una sorta di cubo con le pareti fatte di vetro, che ci porta su, ai piani più alti. 
Si chiama ascensore, non ci sono nel nostro distretto...e per questo, è la prima volta che ne prendo uno! 
Quando si ferma appare una scritta “Livello 4". Ci hanno spiegato che siamo a questo piano, perché provenendo dal quarto distretto, questo è quello che ci spetta.
Ad ogni distretto viene assegnato il proprio piano. Distretto 1, primo piano. Distretto 7, settimo piano. Distretto 11, undicesimo piano, e così è anche per tutti gli altri. Il numero del tuo distretto sarà quello del tuo piano.
Mai stata così in alto prima d'ora!

Ci avvisano che la cena verrà servita a breve ma che tanto, quando sarà in tavola apparirà sugli schermi nelle nostre stanze un avviso.

Quando mi accompagnano nella mia camera mi rendo conto di quanto possa essere fantastico questo posto! Cerco immediatamente lo schermo di cui hanno parlato prima, ma non lo riesco a trovare. 
Mi siedo sul letto ed osservo l’enorme finestra che mi si proietta davanti. Occupa quasi tutta la parete e si affaccia sulla piazza. La stessa piazza su cui passeremo per la sfilata dei tributi. Sono un po’ agitata riguardo questo punto ma credo debba essere l’ultima delle mie preoccupazioni visto che da qui a pochi giorni morirò, giusto?! 

Sono assorta nei miei pensieri ed entra Finnick, o almeno me ne rendo conto solo dopo che ha parlato.

“Dovresti cambiarti, sai?”
Senza girarmi gli rispondo:”Non penso che sia importante il modo in cui sono vestita. In fondo fra qualche giorno morirò, no?!-

F: "Io sono vivo, mi sembra…Ed è molto più importante di quanto credi, anche tra noi addetti al nostro distretto."- fa una breve pausa, sospira e poi riprende:"Sai, ti si legge in faccia quando sei morto prima di cominciare, e tu non lo sei affatto".-

Io:"Ahahah bella questa! No, davvero...siediti qui è dimmi qualche altra cavolata!"- rispondo in tono arrogante e sarcastico. Non mi riconosco nemmeno, io, non sono così. Cosa penserebbe mia madre se mi sentisse parlare in questo modo? Da quando mi permetto di mancare di rispetto a una persona così?!

Il mio mentore si limita a sospirare, come se avesse sentito questa storia almeno altre mille volte.

Nella finestra, appare un rettangolo rosso, con su scritto un semplice messaggio: "La cena è pronta. Sarebbe cortese recarsi in soggiorno il prima possibile." 
Guardo la finestra sbigottita: “Que…quello è lo schermo?” affermo a bocca aperta.

Finnick: "Esattamente! Lo so, la prima volta fa uno strano effetto...Sai perché sono venuto qui?!"-non mi da il tempo di rispondere, e aggiunge: "Sono qui, per parlarti della reazione che avete avuto prima".

Abbasso la testa, vergognandomi.

“Quanto siamo stupidi”- sussurro.



Finnick:“No, cioè si, o meglio non proprio….”-

Lo guardo, con aria incuriosita ma perplessa.

Finnick:“Siete stati stupidi e allo stesso tempo geniali. So perché lo ha fatto, ci ho parlato."-

“Ci hai parlato?!”- intervengo io sbalordita. "Ehh ti ha detto cosa vuole fare?!"- aggiungo.

“Si, ci ho parlato. La vostra reazione, al 75% potrebbe essere presa in modo positivo. Come un gesto d'amore l'un per l'altra. A Capitol City questo piacerebbe.
In più, sai che ti dico?! Hunter ha ragione! Ci può essere un solo vincitore, e se per lui è così importante che sia tu, cosa potrebbe fare di meglio se non aiutarti? 
Ora però dobbiamo andare a cena. Ne parleremo più tardi.” aggiunge interrompendo il discorso. 

Ci rechiamo nella sala in cui mangeremo. C'è un soppalco di metallo su cui si trova un lungo tavolo argentato, adornato di ogni ben di Dio. 
Finnick, mi è davanti, senza indugio sale le poche scale che portano al soppalco e si siede a tavola, io mi limito a seguirlo.
Hunter è già seduto al suo posto. Mi gli sistemo accanto, senza guardarlo.

Due ragazzi sui 18 anni si avvicinano con tre piatti su ogni braccio. Sono vestiti in modo...bizzarro. La ragazza indossa uno smoking completamente ricoperto di fiori di stoffa, arancioni e verdi. A mio parere, quello, è un vestito orribile. Il ragazzo ha uno smoking celeste e giallo. Il suo vestito è decorato da una strana fantasia, che lo rende in qualche modo psichedelico.
Posano i piatti davanti a noi, e con un inchino, se ne tornarono in cucina.

Osservo il mio piatto. Consiste in un pezzo di carne, non n'è mangiamo molta nel nostro distretto, quasi mai a dir la verità. La carne è contornata da una salva verde e sopra di essa ci sono degli strani tipi di erbette. A dir la verità non mi sembra un bel piatto, troppo artificiale e costruito...forse mi sbaglio io. No, non è vero, a Capitol City è tutto troppo artificiale e costruito.

La cena è stata la migliore che io abbia mai mangiato. Ho avuto il "privilegio" di provare nuovi sapori, ma se penso che il prezzo di questo pasto sia la mia vita, di sicuro non lo rifare. In fondo se sta sera ho mangiato così bene, se sta notte dormirò in un comodo letto, lo devo agli Hunger Games.

Io non ho parlato molto, Hunter si. Lui è, ed è sempre stato quello simpatico. Quello che ci sia fare. Quello carino e alla mano, che capisce tutti. Non so proprio che piano abbia in mente, so colo che non lo capisco. Perché fa così? Prima si comporta da purosangue impazzito pronto a farsi uccidere, ed ora fa il simpatico?
 Continua a fare battute che fanno sbellicare le due donne e l'uomo provenienti dalla Capitale... Finnick si limita a sorridere.

Dopo cena ci siamo spostati sui divani. I grandi e sontuosi divani della capitale. La donna che ha estratto i nostri nomi si è presa la premura di avvisarci che domani sarà stata la prima giornata di allenamento.

Infine, quando ci siamo congedati e siamo tornati nelle nostre stanze, prima di entrare nella mia, ho guardato Finnick. Lui non ha detto nulla, ma ha visto che lo guardavo, ha annuito, ha fatto una piccola risatina ed è entrato nella sua camera.

Da questo potrete dedurre che non ho parlato più con Finnick quella sera, ma sono più che decisa a finire quella conversazione...anche perché, ci sono un po' di cose che lui è Hunter dovrebbero spiegarmi.

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Capitolo 4
*** "TU 4, VAI COL 7!" ***


Scusate se l'ho pubblicato in ritardo, ma ieri sera non mi prendeva bene internet. :)
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“Ehi! Non devi fare così altrimenti si rompe.”
Voce non identificata.

Dov’è Hunter quando serve?! Non ho voglia di "scambiare frasi" con qualcuno di cui potrei diventare la vittima ,o l' assassina! 

Mi giro e vedo un ragazzo, avrà sui diciassette anni, come me, mediamente alto, capelli corti e marroni. Lo guardo aggrottando le sopracciglia.

“Ammetto di non essere molto ferrata, su... queste armi ma sono sicura di saperlo usare nel modo giusto.” Contrattacco alzandomi.

“Mmm…no, non credo.”  dice il ragazzo

Alzo un sopracciglio “Ah no? Ok."  replico non dando importanza a ciò che ha detto, e tornando e sedermi. 

Riprendo in mano, l'ascia e torno a fare quello che stavo facendo, in fondo sarà simile ad un tridente, no?

Pochi minuti dopo un rumore interrompe il silenzio "Crrrrrrrrrh"
"Oh diamine no! Non può essersi ro...!" 

Incrocio per sbaglio lo sguardo del ragazzo di prima, che me lo restituisce e alza un sopracciglio. Lo guardo infuriata, lui mi sorride in tono di sfida.



Ci dividono in coppie. Perfetto, sono con un ragazzo gracilino del Distretto 6, è alto ma non credo durerà molto. Marrel, o qualcosa di simile...

Dobbiamo lavorare a squadre...beene! Parlavano di questo, quando dicevano: "Vi abbiamo riuniti da subito insieme"-. 
Tanto io non mi affezionerò, è inutile che ci provino. Già ho Hunter da tenere d'occhio, non voglio altre scocciature.



Appena cominciamo ho la conferma che il ragazzo non sia molto portato per... questo genere di cose, ma per fortuna dopo mezz'ora cambiano le coppie. 
Un ragazzo del 2, finito in coppia con uno del 9, ha perso il controllo ed ha iniziato a sbraitare ed a urlare contro l'avversario. A dire il vero mi trovavo bene con questo ragazzo, è simpatico ma comunque non ho stretto alcun legame con lui.

Mentre ci assegnano nuovamente le coppie mi soffermo ad osservare il luogo in ci troviamo. Un'enorme stanza grigia con le pareti lucide metallizzate. Divisa in settori, la zona delle trappole, quella per lanciare ogni tipo di oggetto lanciabile e così via fino ad arrivare ad una zona con dei...colori, si colori. La zona per provare a mimetizzarsi, credo...

"TU 4 VAI COL 7!" 

Guardo Hunter accanto a me. "TU, LA RAGAZZA, LEWIS... VAI DAL 7,IL RAGAZZO LAGGIÙ, QUELLO MORO." 

Sfilo tutti i volti fino ad arrivare al 7. "Oh no, non lui! Avrei dovuto aspettarmelo" penso.

Mi avvio rassegnata verso il ragazzo a cui non mi sono presentata nel migliore dei modi ed arrivata lì, gli faccio un cenno con il capo e mi gli metto accanto.

Fa qualche altro spostamento e afferma:"Ok, iniziate, ora." -


"Che ne pensi se andassimo nella zona dedicata ad i nodi? Sai, dovrei fare un po' di pratica, sono una frana in quel campo!" Dice il ragazzo sorridendo ed anche se sembra simpatico non ricambio. "Fiùùù" penso tirando un sospiro di sollievo, almeno quelli li so fare. Potrei aiutarlo...


Arrivati in quella zona, ci sistemiamo a terra ed iniziamo a provare. 

Dopo un po' inizio a chiedermi dove sia finito Hunter, e, facendo una panoramica lo trovo con una ragazza, che poi scoprirò essere del Distretto 1 e chiamarsi Laura. Mi sta guardando anche lui, mi sorride e mi fa un cenno di saluto con la mano, e poi un ok a pollice alzato.

Quando finisco il mio nodo, senza troppa importanza lo poso a terra e mi siedo per stare più comoda. Il ragazzo del 7 mi guarda sbalordito.

"Co...come hai fatto?" chiede esterrefatto.

" Cosa? Ah questo, anni ed anni di pratica con reti da pesca. Vuoi che ti spieghi come fare?" rispondo.

"Si, si magari."

Mentre gli faccio vedere che aveva sbagliato a mettere il filo blu, prima del verde, il ragazzo, continuando a guardare le corde mi fa: Comunque io sono Neit, si scrive N-a-t-e."- alza la testa e mi sorride.

Ho trovato simpatico il modo in cui ha specificato come si scrivesse il suo nome.
"Camilla." dico. "Si scrive C-a-m-i-l-l-a" ridacchio.
Lui anche ride.



Abbiamo finito con i nodi, e ci avanza un po' di tempo...

"Ora posso farti vedere cosa so fare!" afferma Nate, ed io annuisco.

Si alza e inizia a camminare verso la "Zona Sopravvivenza", come se non lo fossero tutte... io mi limito a seguirlo. 

"Sai, ho un metodo per scaldare senza bisogno del fuoco!"-

"Utile" penso.

Lo guardo incuriosito.

"Ti faccio vedere, vieni." mi incita, lui.

Apparentemente sembra tranquillo, sorride spesso ma ogni qualvolta apre bocca la sua voce trema, e nei suoi occhi posso vedere la paura. Si accorge che lo sto guardando e mi chiede "Ho qualcosa che non va?"- 

Sono distratta, resto un attimo in silenzio.

Nate: "Ehi?!"-

Io:"Ehm...si...cioè no,no, non hai nulla."- c'è un attimo di pausa in cui interrompiamo quello che stavamo facendo, ed io mi sbrigo a dire "Vuoi continuare, o vuoi farmi morire prima che i giochi comincino?!"

So di risultare scontrosa, antipatica e sarcastica ma non devo affezionarmi. È questo quello che ripeto a me stessa, continuamente, "Non devi affezionarti." 

Una donna con una parrucca verde schizzato elettrico entra,  facendo rumore con i tacchi, si ferma di colpo, si stabilizza ed annuncia: "Non ci sono stati problemi. Le coppie resteranno queste anche domani e poi ognuno tornerà nuovamente con il ragazzo, o la ragazza del proprio distretto."- 

"Che stronzi." Sussurra il ragazzo accanto a mentre sfrega due bastoncini.

Sono stupita, devo ammetterlo. Lo pensavo meno, non so, meno... in gamba.

"Mai quanto quelli che estraggono i nomi"- ribatto ridendo.
Mi schiarisco la voce e con tono sciocco e provocatorio aggiungo: "Su, sorridete ragazzi! Siete stati scelti, avanti! Mostrate la vostra gioia. GIOIA. Siate grati alla Capitale.-GIOIA E GRATITUDINE per che cosa?! Ahhhh!"-
Lui ride, io accenno un sorriso. 

"Non affezionarti, non affezionarti." mi ripeto.

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Capitolo 5
*** "Perché, con quanti tributi prima di me ha fatto così?" ***


Ecco il capitolo! Scusate se non li posto in modo regolare, purtroppo mi risulta un po' difficile farlo, specialmente ora che sta riniziando la scuola.
Scusate se il ricordo legato al fratello di Camilla e la seguente spiegazione non sono molto credibili... Più che altro in quel modo una persona sarebbe morta.
Divertitevi! 
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"Non credo che quello serva a molto"-
"Oh invece si"  gli risponde il compagno, mentre maneggia un pezzo di metallo.
 
"Sai, il mio non era un consiglio" ribatte.
"O neanche il mio."-
 
Non posso fare a meno di notarli, in una stanza con più di 20 persone. Sembra che si stiano promettendo l'un l'altro di uccidersi, si stanno sbranando con gli occhi.
 
Ora, personalmente non credo sia una mossa molto intelligente...
Io sono stata fortunata con Nate, ma dubito che anche loro lo saranno.
 
Nate sta trafficando con la corda.
*Flashback *
 
"Se non sai neanche snodarlo non sarai mai in grado di farlo! Davvero non ve le insegnano queste cose nel 7?!"- riprendo incredula "Sono le basi! Poi si parla dei distretti alla rovina..."-
Lui non risponde, è troppo concentrato. È divertente come in 30 minuti le abbia provate tutte, con un coltellino, con la bocca, con un coltellino in bocca, non capendo che la soluzione sia la più banale, deve usare le mani!
Non sopravvivrebbe un giorno nel mio distretto.
 
Siamo nella zona dei nodi e delle trappole, sarà circa mezzogiorno oramai. Oltre a noi ci sono altri due ragazzi, uno del 5. Non molto alto, capelli biondo elettrico, sembrano elettrizzati… Hanno punte che schizzano in ogni direzione. Sorrido pensando a quando mio fratello da piccolo ha preso la scossa e i suoi capelli sono rimasti dritti per giorni.
Nel nostro distretto abbiamo continuamente a che fare con l’acqua, abbiamo bisogno di lei. Si usa per qualunque cosa! Con l’acqua si sciacquano i pesci prima che gli vengano tolte le lische, nell’acqua gli anziani immergono i piedi per rinfrescarsi, con l’acqua i bambini giocano, e le donne cucinano. Le persone mature lo fanno per sentirsi più al sicuro. Con il tempo si stringe un legame con questo magico elemento, diventa un terreno sicuro, un simbolo dei tempi in cui si era giovani e si aveva la forza di fare, di pescare, di vivere, sperando e pregando di avere ancora molto tempo per farlo.
Quel giorno mio padre che intento ad aggiustare dei fili mal collegati, era uscito a comprare delle pinze, se ricordo bene. Per ricollegare i fili, aveva spostato delle tavole del pavimento ed i fili erano scoperti.
Mio fratello che stava trasportando a piedi nudi una bacinella d’acqua, inciampò e rovesciò tutto, colpendo alcuni fili, fortunatamente non venne colpito in pieno dalla reazione tra acqua e elettricità ma solo leggermente. Nonostante questo i suoi capelli rimasero alzati per giorni! Fu esilarante,  eravamo dei bambini non ci rendevamo conto della reale gravita di quanto fosse appena successo, ma non ci volle molto prima che mia madre scendesse e ci facesse capire che in realtà Caleb sarebbe potuto morire. Non vi parlo poi delle urla che riversò su mio padre. So che potrebbe sembrare strano, ma è un bel ricordo del mio passato. Anche se ora qualsiasi ricordo del mio passato sembra bello; qualsiasi ricordo prima della mietitura appena passata.
 
Il compagno che è stato assegnato al cinque, è Jason, il ragazzo dell’11. L’ho conosciuto perché è stato il  mio compagno prima che cambiassero le coppie. E’ alto, ha la corporatura robusta, tipica del suo distretto, ma non è capace a fare molto. Nell’11 passa le giornate ad arrampicarsi sugli alberi e a raccogliere frutta.
 
A dir la verità non se la cava bene con tutto ciò che riguarda la sopravvivenza... Ci avrò passato poco più di dieci minuti, eppure già mi si spezza il cuore se penso che probabilmente sarà tra i primi a morire.
“Non ci pensare, non devi affezionarti, non devi.”-.
*Fine flashback*
 
 
*Un’ora dopo, a pranzo*
"Hai passato tutta la mattinata nella zona dei nodi, Cami." fa una pausa "Non possiamo sprecare il nostro tempo. Ce ne resta (troppo)poco. "-
Mi da fastidio il modo in cui sottolinea quel "Cami", lo usa come se parlasse ad una bambina.
 
Addento un pezzo di panino e lo guardo. Ha ragione però non dovrei farlo.
 
 
"Guarda quelli del 2. Si allenano da sempre, come possiamo batterli?"- commento.
Perpendicolarmente a noi, a venti metri circa, si trova il tavolo rotondo dove siedono i ragazzi del 2.
Hunter gira lo sguardo e li osserva.
"Le unghie"- sussurra dopo una decina di secondi.
"Cosa?" domando.
Lui si gira, mi guarda, ed alza le mani ripetendo: "Guarda le loro unghie".-
Quelle della ragazza sono incredibilmente lunghe ed hanno lo smalto nero.
 
"Wow...speriamo di non trovarceli a portata di mano" ammicco. Ma Hunter non ride. Ovviamente, non ride. 
 
*Ore 18:50- Venti minuti dopo la fine del’allenamento*
Lo schermo della mia camera ora mostra una spiaggia, una grande distesa di sabbia che si affaccia sul mare.
Hunter non ce l'ha, non sempre. Non lascerebbe mai vedere a quegli stupidi della capitale quel paesaggio, sarebbe come lasciargli vedere una parte della sua anima, si sentirebbe nudo, e privato della sua intimità.
 
Sono sicura che la metta la sera, prima di addormentarsi, la guardi e poi la spenga, ne sono sicura!
Credo però, che queste finestre siano l'accenno che perfino a Capitol City ci sia un minimo di umanità. Per quanto quell'umanità sia paragonabile alla presenza di balene in un lago.
 
Devo farmi la doccia, puzzo come non mai. Ho passato il pomeriggio nella zona attribuita ai circuiti. Nate se la cava davvero bene con gli alberi. Si arrampica, salta da uno all’altro senza la minima difficoltà. In quanto a me, io ho diversi problemi, ma lui dice che me la cavo molto meglio di molti bambini di sei anni del suo distretto. Ahah, simpatico…
 
Entro in bagno, ed è tutto così luminoso. Le pareti sono lucide, e la luce al neon si riflette su di esse creando un effetto alquanto fastidioso.
Mi infilo nella doccia, e ci sono molti più pulsanti e manopole di quante ne potessi solo temere. A casa abbiamo due manopole una per l’acqua fredda e una per l’acqua calda.
Osservo per un po’ tutti questi  bottoni, per poi compiere la saggia scelta di non farmi la doccia.
Mi lavo a pezzi, già sarà più semplice…
 
 
*Ore 20:30- Cena*
Finnick:"Mangia"
Io:"No."
Finnick: "Nell'arena morirai di fame, perciò mangia."
Lo ignoro. Non avevo mai notato quanto verde riuscissero ad essere i cavolfiori, noi non ne abbiamo molti.
Hunter mangia tenendo lo sguardo sul piatto, sa che insistere non porterà a nulla.
 
Non passa un minuto che Finnick sbatte violentemente un braccio sul tavolo, si alza e afferma secco: Ok, fai come ti pare, ma non aspettarti che questo atteggiamento porti a qualcosa."-
Sbatte il tovagliolo che aveva in mano sulla tavola e se ne va.
 
La nostra truccatrice si sistema sulla sedia "Uhm Finnick dovrebbe imparare a controllarsi in queste situazioni, non può ancora reagire così dopo quasi 9 anni"-
 
Il mio stilista ridacchia: "Fortuna che non lo ha fatto nell'arena"-
 
Mi alzo, e me ne vado nella mia stanza anche io, senza dire una parola.
 
Lì ragiono, "Non può reagire così dopo quasi 9 anni"-. Perché, con quanti tributi prima di me ha fatto così?
Questi pensieri mi rattristano, in una situazione normale non lo farei ma ora cerco di ignorarli.
 
Domani ci saranno le prove valutate dagli strateghi. Cosa farò? Cosa si aspettano che faccia?
 
La porta si spalanca.
 
Hunter. Finnick.
Che cosa vogliono ora?!
 
Io:"Potevo essere nuda"-.
Hunter:"Smettila"-  risponde.
"Scusa?!" ribatto.
Nessuno dei due mi ascolta e Finnick si sdraia sul letto.
Hunter resta in piedi.
Finnick:" Solo uno di voi può sopravvivere, questo si sa. Ho affrontato questo discorso con lui, e questa non sembra essere tra le sue priorità."
Sono in bagno, davanti al lavandino, su cui poso le braccia.
Finnick: "Non sembra che sia anche tra le tue però..."
Io:"Si, perché la mia di priorità è salvare lui."- mi giro indicando Hunter.
Finnick:"Beh, la sua è salvare te."-
Hunter:" Tu lo vuoi fare perché hai paura di prenderti le tue responsabilità."-
Io: "No, non ci provare! Io lo faccio perché sei il mio migliore amico!
Hunter, ci sono cose che lui non sa! 
Hunter:" APPUNTO!"-
"Non tirare fuori quell'argomento!" -urlo.  "Sai che non intendo quello!-
Finnick:" Sono abbastanza confuso, ma sono certo che la mia presenza  non serva a molto.-"
Io: “Hunter tu sai a chi tocca sta volta, come ho già detto ci sono cose che lui non può e non deve sapere. Tu hai già dato!”
Hunter: “Troppo tempo fa per pensare che importi…”-
Io: Invece importa ancora, anche troppo se lo vuoi sapere! Non passa giorno senza che io non ci pensi!”-
Hunter: “Non mi interessa, non te la darò vinta come al solito!”-
Io: “Come al solito?! Come al solito?! Hunter ma che stai dicendo?!”-
Finnick:"Ci può essere un solo vincitore, volete capirlo? Se  continuate così non sarà nessuno di voi DUE!"-
Io: “Finnick, non ti hanno mandato nell'arena con il tuo migliore amico, non sai che cosa voglia dire, ok?!"-
"Ovviamente, avendoli vinti,  io non ho sentimenti. Ok, ti lascio al tuo dissidio. Ma quest'atteggiamento non ti salverà, ti ucciderà e basta.
Esce dalla stanza, ed io lo seguo con lo sguardo.
Hunter:" Sei stupida."
Io: "Ahahah tu no invece, vero?"-
Hunter: "Lo sono più di te"- abbassa lo sguardo.
Io: "Bene, allora decideremo come al solito, sai cosa voglio dire."-
 Hunter:" Si lo so ma non mi pare giusto, si tratta della nostra vita questa volta, non di chi andrà a prendere il pesce al mercato."- 

Hunter non tornò in camera sua quella notte, perché avrebbe dovuto? Ci conosciamo da sempre e avremmo dormito insieme più di mille volte, capita spesso nel distretto 4. Quando nella notte i tuoi sono fuori a pesca, e tu sei un bambino, vai a dormire dalle persone che sono a te più vicine, quindi io per lui e lui per me. 
Dormimmo nello stesso letto, e dormii più tranquilla di quanto non riuscissi a fare da tanto tempo. Mi sentivo al sicuro. Mi sentivo al sicuro in quella falsa città, che ci avrebbe visti morire.

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Capitolo 6
*** "Ecco chi ama Finnick" ***


Allora intanto mi scuso per essere sparita per due mesi… Ma la scuola e lo sport mi hanno tenuto impegnata molto più di quanto pensassi.
 
Ecco il capitolo, ce n’è voluto di tempo per scriverlo, e spero vi piaccia. :)
Come vedrete rispetto al libro sono stati fatti alcuni cambiamenti, come l’ordine della sfilata dei tributi, dell’allenamento, dei test con cui verranno assegnati i punteggi, delle interviste. Volevo solo avvisarvi. Buona lettura! :D
 
 
 
 
Capitolo 6- “Ecco chi ama Finnick,”- penso
 
 
 
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*Ore 8:30am*
Stiamo facendo colazione.
Questo pomeriggio alle ore 15:00 inizieranno i test. Verremo valutati dagli strateghi, e al 65% i punteggi saranno responsabili delle nostre morti nell’arena.
La paura mi paralizza, ogni minuto, ogni ora, ogni giorno che passa tutto diventa più reale.
 
Nella mattinata abbiamo l’ultima sezione di allenamento prima dei test. La passerò con Hunter, come da nuove regole. Rivedrò Nate solo nell’arena, a meno che uno dei due non muoia prima che ci venga data questa possibilità.
 
Finita la sessione di allenamento avremo la sfilata dei tributi, l’evento ufficiale con cui i partecipanti vengono presentati alla Capitale.
 La tradizione vuole che sia fatta il primo giorno dopo l’arrivo di tutti i tributi a Capitol City… Ma quest’anno per motivi tecnici è stata posticipata ad oggi.
 
 
 
Finnick è seduto davanti a me… Sta mangiando. Mentre lo osservo cerco di capire che  ragionamento stia usando, come crede che mi dovrei comportare e come mi comporterò; Hunter, accanto a me non sembra interessato al cibo che ha davanti… Neanche io lo sono, non lo guardo nemmeno, pur di non vomitare.
 
 
 
 
Nella sala entrano una donna e un uomo. Lei, magra e snella, alta più dell’altro solo grazie ai tacchi che indossa… Un vestito formato da tubi di luci al neon la ricopre; Le scarpe, di un giallo acceso brillano, e fa quasi male guardarle.
Lui magro, nasconde un bellissimo viso sotto a chili di trucco che lo fanno somigliare ad un bambino che si è appena sporcato con del fango, ed ovviamente sembra solamente ridicolo.
 
Cadie lei, e Loyd lui, i nostri stilisti. Gli stilisti, ovviamente sono coloro che progetteranno e realizzeranno tutti gli abiti che noi tributi utilizzeremo in occasioni come la sfilata. Vengono verso il tavolo, e si siedono.
 
Finnick alza lo sguardo, li osserva per qualche secondo e stanco afferma: “Oggi sarà una giornata impegnativa. La più impegnativa in assoluto prima dei giochi.
 Dopo la sezione di addestramento sarete affidati  a loro per qualche ora...”- fa una pausa, sospira e poi ri-nizia: “Per quanto riguarda il test, sarete in ordine, la settima e l’ottavo ad entrare nella sala con gli strateghi e avrete 10 minuti per fare qualcosa che li colpisca.
 I risultati, e quindi i punteggi, verranno comunicati domattina.
Entrando a fare il test tra i primi, gli strateghi saranno attenti alle vostre prestazioni…”-
 
“Saranno attenti?”- chiedo.
 
“Si, saranno attenti, quando arrivano agli ultimi distretti, già dal ottavo a dir la verità, smettono di seguire i tributi, si distraggono, parlano, mangiano, bevono… E alla fine danno loro il solito punteggio, quello che più o meno gli assegnano ogni volta. Finirete per le 17:40.
Dopo ogni sessione si deve ripulire il tutto, non si può lasciare traccia della prova del tributo precedente.-“
 
Hunter: “Hai imparato tante cose in nove anni.”-
Finnick. “Si, abbastanza direi… Raggiungerete livelli d’ansia, tensione e stress, mai raggiunti prima. La sfilata dei tributi ci sarà questa mattina alle ore 12:00.
 Il programma quest’anno come sapete è stato completamente cambiato.”-
 
 
 
 
 
 
*Ore 10.36- Sezione di addestramento*
 
Io e Hunter siamo nella zona della mimetizzazione.
 
Mi sta facendo vedere quanto è bravo con il colorante, come se non lo sapessi già.
 
Tra circa dieci minuti andremo a prepararci per la sfilata, e lo rivedrò solo lì.
Lui, da parte sua, non ha di certo aiutato la propria stilista. Ora come ora, è pieno di colorante in ogni parte del corpo che non sia già non coperta dai vestiti… E per toglierlo non so quanto ci impiegheranno.
 
 
Normalmente ci vestono come… Dei pescatori, o per meglio dire, ci mettono addosso solo delle reti.
Ecco, più che pescatori, siamo delle prede, umane… Ma se vogliamo hanno anche ragione. Siamo le prede e i predatori stessi dei loro stupidi giochi.
 Insomma, c’è una visibile simbologia in tutto ciò. Siamo già destinati a morire perciò perche non umiliarci, facendoci vedere coperti solo da un paio di mutandine, un top e una rete?!
 
 
“Non è così che girate nel vostro distretto?”- Questo è ciò che ci viene risposto con fare acido ogni qual volta che proviamo a “ribellarci”, a chiedere spiegazioni. E… No, non è così che vestiamo nel nostro distretto, così possono girare i bambini, così si può girare in estate… Ma insomma, non davanti a tutta la popolazione di Panem; Privati di ogni dignità, trattati come degli animali, come tributi a cui viene data la morte per un grande bene comune, che sarebbe la pace. In poche parole è così che ogni anno ci presentano al pubblico.
 
 
 
 
*Ore 11:30- Preparazione per la sfilata dei tributi”
 
Dire che mi stanno torturando, sarebbe riduttivo. Da quasi un’ora sono stesa su un lettino, contornata da esperti di  bellezza e da stilisti di Capitol City che si limitano a guardarmi schifati e a dare ordini agli altri.
La prima cosa che mi è stata detta, è:”Come d’abitudine ci sarà parecchio da lavorare.”- Non che le altre affermazioni siano state anche lontanamente migliori.
Ogni minuto passa più lentamente ed io inizio a perdere la pazienza.
 
Non scorre molto tempo prima che entri Loyd.
“Questa ragazza ha del potenziale” afferma, aiutandomi ad alzare.
“Gira su te stessa”- aggiunge. “Bene. Non so se te lo hanno riferito, ma quest’anno faremo una cosa un po’ diversa. Il tuo vestito sarà… Beh, meno esplicito e più… Ricco di contenuto.”-
 
Il mio vestito era composto da… Acqua, e nonostante questo copriva di più di quelli che si usano di solito. E’ come se fossero onde, non so se ciò sia possibile, ma a quanto pare lo è.
 
Hunter ha mantenuto il solito completo,  solo un paio di pantaloncini e la rete.
 
 
Loyd:“A loro piace giocare a suon di simboli, beh lo faremo anche noi.”
“Vedi, stiamo cercando di spiegare che per rappresentare un distretto non bisogna  ridursi a questo. Cerchiamo di far accendere nelle persone una scintilla. Perciò… Tu incarni la ribellione, se così la possiamo chiamare, incarni la richiesta di un cambiamento; E lui incarna la normalità, l’omologarsi alle regole, come ormai tutta Panem fa da troppo tempo.-“
 
Credo che abbia notato il mio sguardo interrogativo e perplesso, perché qualche secondo dopo aggiunge: “So a cosa stai pensando e credimi quando ti dico che qui nella capitale il modo in cui ti vesti definisce la persona che sei, le tue idee e la tua personalità.”-
 
 
Io:” Senza offesa, ma non faccio molta fatica a crederlo…”- rispondo.
 
In risposta lui mi lancia un sorriso soddisfatto.
 
 
 
 
 
 
*Ore 12:00-Sfilata*
 
Seguiamo Finnick, il quale ci accompagna al carro su cui sfileremo.
 
Finnick: “Allora sarete i quarti ad entrare. Sappiate che ogni minuto sembrerà più lungo del precedente, e probabilmente l’ansia vi divorerà... Ma nonostante questo cercate di stare il più calmi che è potete. L’agitazione è un ovvio segno di debolezza.”-
 
Nessuno dei due(fortunatamente) lo sta ascoltando davvero.
 
“Ci pensi”- sussurro “Quest’anno su quei carri, a rappresentare il nostro distretto ci saremo noi”.
Dico ad Hunter senza guardarlo.
 
Sicuramente non riuscirete a capire, ma in qualche modo queste sensazioni  ti rendono fiero. Ti hanno cresciuto con il “mito” degli Hunger Games, con la leggenda che il vincerli ti faccia diventare un eroe. Inoltre il nostro è uno dei distretti favoriti, dopo l’uno e il due, perciò sono consapevole che il modo in cui vediamo gli Hunger Games noi del quattro, sia diverso da quello in cui li vedono negli ultimi distretti.
 Ovviamente non li vediamo come una benedizione, ne siamo terrorizzati; Ma è così che dovremmo pensarla... Per Capitol, dovremmo avere paura dei giochi, molta paura , la quale dovrebbe trasformarsi in rabbia che poi diventerebbe lo strumento per distruggere, torturare e mutilare i corpi degli avversari(questo dovrebbe essere anche l’unico modo per sfogare la rabbia)… Ed arrivare così ad avere la gloria, il successo, l’ammirazione e la fama.
 
 
 
Saliamo sul carro e qualche secondo dopo iniziamo a muoverci.
 
Finnick aveva ragione, l’ansia mi sta divorando… Tra pochi metri saremo davanti agli esigenti occhi di Capitol City.
 
Appena usciti dallo stanzone coperto in cui ci trovavamo ci si estende davanti una grande folla. La Capitale.
 
Mi sforzo di sorridere, ma il panico mi blocca. “Vuoi sembrare debole?!” Mi ripeto…
“Forse”- mi risopondo.
 
Hunter, al mio fianco,  mi prende la mano (regalandomi infinita sicurezza), e la alza verso il cielo, in modo vittorioso. La gente urla, e noi non abbiamo la minima idea su cosa stiano dicendo di noi Ceaser e Claudius.
 
Dopo un tempo che sembra infinito, raggiungiamo finalmente il centro d’addestramento.
 
 
 
 
 
 
 
*Ore 13:30- Pranzo*
 
Io: “Hai già deciso cosa farai oggi, al test?”-
 
Hunter: “No. Tu sai cosa ha fatto Finnick, ai “suoi” Hunger Games?”-
 
Io: “ No, era una domanda vero?”-
 
Hunter: Si, lo era. Ricordi che cosa ha patito dopo gli Hunger Games?! …Hai presente Annie?-
 
Io: Beh si, credo che tutti sappiano cosa ha dovuto sopportare.
Annie è quella pazza, la figlia di Benjamin.”-
 
Hunter: “E’ la fidanzata di Finnick.”-
 
Io: “Sono solo voci, tu stesso lo hai detto, quel giorno alla diga…”-
 
Hunter: “No non lo sono, è la verità.”-
 
Io: “Finnick e Annie. Non credo di aver mai pensato veramente a loro come una coppia…”- lascio
la frase in sospeso, mi sembra assurdo, impossibile.
 
 
 
“Finnick, lo stesso ragazzo amato e idolatrato da Capitol City, e da ogni donna dotata di un paio d’occhi in tutta Panem, con… Annie, la ragazza diventata matta durante i propri Hunger Games… Nei quali, molti dicono, sarebbe stato meglio se fosse morta…?”- sussurro più per rendermene conto che per fare una vera domanda.
 
Hunter: “E’ stato il suo mentore, non ricordi?”-
 
Si certo che lo ricordo, ora tutti i pezzi del puzzle tornano al loro posto.
 
 
 
Finnick era un ragazzo gentile e disponibile, incredibilmente bello, e amato da tutti nel nostro distretto.
 
Venne estratto agli Hunger Games quando io ho solo sette anni, ma questo non significa che io non abbia visto i suoi giochi. Non importa che età tu abbia, sarai comunque obbligato a vedere ragazzi uccidersi a vicenda.
 
Nessuno si offre come tributo per salvarlo. Finnick partecipa e vince; Grazie alla sua abilità con il tridente. Ancora oggi tutti dicono che sembra nato con quello strumento in mano.
Arrivano la fama, la gloria, le feste, la ricchezza. Diventa  il pupillo di Capitol City, la sua bellezza e il suo carattere hanno conquistato la Capitale e gli hanno dato un notevole aiuto nell’arena.
 
Inizia ad essere usato dalla Capitale, diventa una sorta di prostituta.
 Va a letto con le donne per soldi, disperazione, e sfogo.
 
 Capitol City sembrerà impazzire per lui anche con il passare degli anni.
 
Poco dopo i giochi quando torna casa, non è più lo stesso, è schivo, sfuggente e non più loquace come lo era in passato. Soffrirà di depressione e ansia, non si farà vedere in giro per molto tempo. I giochi hanno cambiato anche lui.
 
 
Passano gli anni e la popolazione si convince che gli Hunger Games siano capaci di distruggere irreversibilmente chiunque, persino un ragazzo d’oro come lui.
 
 
 
 
 
Settantesima edizione dei giochi, viene estratta una ragazza, Annie.
Occhi verde mare e capelli scuri.
 Finnick sarà il suo mentore e se ne innamorerà.
 
 
 
“Ecco chi ama Finnick,”- penso. “Non la sua corte di
ricche amanti di Capitol City. Ma una povera ragazza pazza del suo distretto.”-
 

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