Shadowhunters - JESSA

di isthislolax
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** After the bridge ***
Capitolo 2: *** capitolo due ***
Capitolo 3: *** capitolo tre ***
Capitolo 4: *** capitolo quattro ***



Capitolo 1
*** After the bridge ***


 RIPETO: la storia non è mia, ho solo provato a tradurre quella di Cassie che si trova su tumblr :)

Now is the time of our comfort and plenty

These are the days we’ve been working for

Nothing can touch us and nothing can harm us

And nothing goes wrong anymore

Keane - Love Is The End






Come già si sapeva, Tessa aveva un appartamento di sua proprietà a Londra. Era al secondo piano di una palazzina bianca pallida a Kensington, e mentre entravano dentro - la mano leggermente tremante mentre girava le chiavi – spiegò a Jem che Magnus le aveva insegnato come gli stregoni potessero gestire le loro case a modo loro nel corso di molti secoli. 

"Dopo un po’ di tempo ho iniziato a cercare nomi stupidi per me," disse, chiudendo la porta dietro di loro. "Penso di possedere questo posto sotto lo pseudonimo di Bedelia Baccalà". 
Jem si mise a ridere, anche se la sua mente aveva capito solo in parte le sue parole. Si guardava attorno nell’appartamento - le pareti erano state dipinte con colori vivaci: un soggiorno lilla, sparso di divani bianchi, una cucina avocado-verde.-

Quando aveva comprato l'appartamento Tessa, si chiese, e perché? Aveva viaggiato così tanto, perché farsi una casa fissa a Londra? 
La domanda gli si seccò in gola quando si voltò e si accorse che attraverso una porta leggermente aperta, poteva scorgere le pareti blu di quello che era probabilmente una camera da letto. 
Deglutì, la bocca gli era diventata improvvisamente secca. Il letto di Tessa. Dove lei dormiva.
Lei strinse gli occhi verso di lui. "Va tutto bene?" 

Lo prese per il polso e sentì il battito sotto il suo tocco. Fin quando era diventato un Fratello Silente, lo aveva sempre avuto.  Si era chiesta durante il suo soggiorno a Idris, dopo che il fuoco celeste lo aveva guarito, se sarebbe stato ancora così tra loro: se i suoi sentimenti umani gli fossero tornati. Era stato in grado di toccarla e starle vicino come Fratello Silente senza che lei lo volesse, come aveva fatto quando era un mortale. Lui l’aveva amata ancora, ma era stato un amore con lo spirito, non con il corpo. Si era chiesto - temeva-, anche, che le sensazioni fisiche  non sarebbero tornate come prima. Lui stesso aveva detto che, anche se la Fratellanza dei Silenti aveva ucciso la capacità di provare sentimenti e di manifestarsi fisicamente, non sabbe stato deluso. Lui stesso aveva detto che se lo sarebbe aspettato.
Non avrebbe dovuto preoccuparsi.

Nel momento in cui l'aveva vista sul ponte, venendo verso di lui tra la folla nei suoi jeans moderni e la sciarpa, i capelli che svolazzavano dietro di lei, si era sentito mancare il fiato. 
E quando lei gli aveva teso il ciondolo di giada che lui le aveva messo intorno al collo e glielo offriva timidamente, il suo sangue “ruggì alla vita” nelle sue vene come un fiume.
E quando lei aveva detto, ti amo. L’ho sempre fatto e sempre lo farò, aveva preso tutta la forza che aveva per non baciarla in quel momento. Per fare di più che baciarla. 

Ma se la Fratellanza gli aveva insegnato qualcosa, era stato il controllo. Lui la guardò combattuto e con voce ferma "Sono un po’ stanco", disse. "E  assetato. Mi dimentico a volte che ho bisogno di mangiare e di bere adesso." 
Lasciò cadere le chiavi su un piccolo tavolino in legno di palissandro e si voltò per sorridergli. "Tè," disse, andando verso la cucina verde-avocado. "Non ho molto cibo qui, di solito non rimango a lungo, ma ho il tè. E biscotti. Vai in salotto; Ti raggiungo lì. "
Doveva sorridere; anche se lui sapeva bene che nessuno diceva più salotto. Forse anche lei era nervosa come lui, allora? Poteva solo sperarlo. 

* * * 
Tessa imprecò in silenzio per la quarta volta mentre si chinava per recuperare la scatola delle zollette di zucchero dal pavimento. Aveva già messo su il bollitore senza acqua, mescolato le bustine di tè, rovesciato il latte, e ora questo. Lasciò cadere un cubetto di zucchero in due tazze da tè e si disse di contare fino a dieci, osservando i cubetti mentre si dissolvevano.
Sapeva che le sue mani tremavano. Il suo cuore batteva. James Carstairs era nel suo appartamento. Nel suo salotto. E l’aspettava per il tè. Parte della sua mente urlava che era solo Jem, mentre l'altra parte gridò a gran voce che quel Jem era qualcuno che non aveva visto per 135 anni. 
Era stato fratello Zaccaria per così tanto tempo. E, naturalmente, era sempre stato Jem, con la sua arguzia e la sua inesauribile gentilezza.
Non aveva mai respinto il suo amore per lei o il suo amore per Will. Ma i Fratelli Silenti non sentivano le cose come facevano le persone comuni. 

Era qualcosa a cui aveva pensato, a volte, negli anni successivi, molti decenni dopo la morte di Will. Non aveva mai voluto nessuno, mai nessuno ma Will e Jem, ed erano entrambi andati via da lei, anche se Jem viveva ancora. Si era chiesta a volte quello che avrebbero fatto se fosse semplicemente stato proibito per ai Fratelli Silenti di sposarsi o di amare; ma era più di questo: non poteva desiderarla. Lui non aveva quei sentimenti. Si era sentita come Pygmalion, provare nostalgia per il tocco di una statua di marmo.  I Fratelli Silenti non avevano il desiderio di toccare, non più di quanto avessero bisogno di cibo o acqua. 
Ma adesso ... 

Mi dimentico a volte che ho bisogno di mangiare e di bere ora. 

Prese le tazze da tè con le mani ancora tremanti e si diresse in salotto.



Come ho già detto nella descrizione, la traduzione è stata fatta molto "alla buona". Cassie ha utilizzato molte metafore che in italiano non suonano molto bene (vedi: il sangue che ruggiva alla vita) ma ho voluto comunque tentare. Spero che la storia vi sia piaciuta, io non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo che, da quanto ha detto Cassandra, non tarderà ad arrivare! :) 
- Lola
 

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Capitolo 2
*** capitolo due ***


Tessa prese le tazze da tè con le mani ancora tremanti e si diresse in salotto. 
Aveva arredato lei stessa la casa, nel corso degli anni, dai cuscini del divano al lungo paravento giapponese dipinto con un disegno di papaveri e bambù. Le tende che incorniciavano il ritratto della finestra in fondo alla stanza erano state aperte a metà, quel tanto che bastava alla luce per riversarsi nella stanza e toccare i pezzi d'oro nei capelli scuri di Jem.Tessa quasi fece cadere le tazze di tè. 

Avevano preso il taxi per il viaggio di ritorno a Queen’s Gate, tenendo le mani saldamente sul retro della cabina. Lui aveva fatto scorrere le dita sopra il dorso della mano di Tessa più e più volte mentre cominciava a raccontarle la storia di tutto quello che era successo da quando aveva visitato Idris, durante guerra mortale nella quale aveva combattuto e quando era finita. Quando Magnus le aveva mostrato Jace Herondale, e lei aveva visto un ragazzo che aveva un bellissimo viso e gli occhi di Will, come suo figlio James. 
Ma i suoi capelli erano di suo padre, quel groviglio di riccioli d'oro, e ricordando ciò che aveva saputo di Stephen Herondale, si era allontanata senza parlare. 

Gli Herondale, qualcuno le aveva detto una volta. Erano tutto ciò che gli Shadowhunters avevano da offrire, il tutto in una sola famiglia: sia il meglio che il peggio. 
Mise le tazze da tè sul tavolino da caffè - un vecchio baule coperto di francobolli di  dai suoi numerosi viaggi - con un tonfo sonoro. Jem si voltò verso Tessa e lei vide ciò che lui teneva tra le mani. 
Una delle librerie aveva una mostra di armi: cose che aveva raccolto in tutto il mondo. Un Misericordia sottile, un kris curvo, un coltello trincea, una spada corta, e decine di altre cose. Ma quello che Jem aveva raccolto e stava fissando era un coltello sottile d'argento, la sua impugnatura oscurata da molti anni di sepoltura nella sporcizia. Tessa non lo aveva mai pulito, perché la macchia sulla lama era il sangue di Will. Lal lama di Jem, il sangue di Will, sepolto insieme alle radici di una quercia, una sorta di magia simpatica che Will aveva eseguito quando pensava di aver perso per sempre Jem. Tessa l’aveva recuperata dopo la morte di Will e lo aveva offerto a Jem; lui si era rifiutato di prenderlo. 

Quello era stato nel 1937. 

"Prendilo", disse Jem, la sua voce irregolare. "Ci potrebbe ancora servire un giorno." 
"Questo è quello che mi hai detto” Si mosse verso di lui, le sue scarpe toccarono il pavimento di legno duro. "Quando ho cercato di darlo a te." 
Jem deglutì, facendo scorrere le dita su e giù per la lama. 
"Era appena morto," disse. 
Tessa non aveva bisogno di chiedere a chi si riferisse. C'era solo un Lui quando erano loro due a parlare. 
"Ho avuto paura. Ho visto quello che è successo agli altri Fratelli Silenti. Ho visto come si sono induriti nel corso del tempo, perdere la persona che un tempo erano stati. Come le persone che li amavano e le persone che loro amavano ritrovate morte, sono diventati meno umani. Avevo paura di perdere la mia capacità di curare. Avevo paura di scordare che cosa significasse questo coltello per Will e Will cosa significasse per me. "
Tessa gli mise una mano sul braccio. "Ma non hai dimenticato." 
"Non ho perso tutti quelli che ho amato." Lui la guardò, e lei vide che anche i suoi occhi avevano dell’oro, preziosi fiocchi luminosi tra il marrone. "Avevo te." 
Lei sospirò; il cuore le batteva così forte che le faceva male il petto. Poi vide che Jem stringeva la lama del coltello, non solo l'elsa. Rapidamente glielo strappò dalle mani. 
"Per favore non farlo", disse. "Non posso disegnare un Iratze." 
«E io non ho uno stilo," disse, guardando come lei rimetteva il coltello sullo scaffale. "Io non sono più uno Shadowhunter ora." Si guardò le mani; c’erano linee rosse sottili, ma non aveva tagliato la pelle. 
D'impulso, Tessa si chinò e gliele baciò, poi Jem avvolse le sue dita chiuse in quelle di Tessa. Quando lei alzò lo sguardo, le sue pupille si allargarono. Poteva sentire il suo respiro.
"Tessa", disse. "Non farlo". 
"Fare cosa?" si ritrasse da lui istintivamente. Forse non voleva essere toccato, anche se sul ponte non era sembrato così ... 
"I Fratelli mi ha insegnato il controllo," disse, la sua voce era tesa. "Ho ogni tipo di controllo, e li ho imparati nel corso di decenni e decenni, e li sto usando tutti per non spingerti contro la libreria e baciarti fino a quando nessuno dei due riesca più a respirare" 
Lei sollevò il mento. "E che cosa ci sarebbe di male?" 
"Quando ero un Fratello Silente, non mi sentivo come un uomo comune", disse. "Non sentivo il vento sul viso o il sole sulla mia pelle o il tocco della mano di un altro. Ma ora sento tutto. Sento troppo. Il vento è come un tuono, il sole brucia, e il tuo tocco mi fa dimenticare il mio nome. "
Una fitta di calore la colpì, un calore che cominciò dal basso nello stomaco e si diffuse in ogni parte del suo corpo. Una sorta di calore che non aveva più sentito in tanti decenni. Quasi un secolo. La sua pelle formicolava del tutto. 
“Al vento e al sole ci si abitua," disse Tessa "Ma il tuo tocco mi fa dimenticare il mio nome, e non ho scuse. Solo che io ti amo, l’ho sempre fatto e sempre lo farò. Non ti toccherò se non vuoi, Jem. Ma se aspetteremo finché l'idea di stare insieme non ci spaventa, potremmo aspettare oer molto tempo. "
Il respiro gli sfuggì in un sibilo. "Dillo ancora." 
Perplessa, Tessa ricominciò: "Se aspetteremo finché -" 
"No," disse Jem "La prima parte." 
Lei inclinò il viso verso di lui. "Ti amo," rispose. "l’ho sempre fatto e sempre lo farò." 
Tessa non sapeva chi si fosse mosso per primo verso l’altro, ma lui la afferrò per la vita e la baciò prima che potesse prendere un altro respiro. Questo non era come il bacio sul ponte. 

Quella era stata una comunicazione silenziosa delle labbra sulle labbra, lo scambio di una promessa e una rassicurazione. Era stato dolce e sconvolgente, una sorta di tuono dolce. 
Questa invece era una tempesta. Jem la stava baciando, duramente, e quando aprì le labbra con le sue e assaggiò l'interno della sua bocca, lui rimase a bocca aperta e la tirò più forte contro di lui, le mani che scavano nei suoi fianchi, premendola il più vicino a lui per esplorare le sue labbra e la sua lingua, accarezzandola, mordendola, per poi baciarla per lenire il bruciore. Ai vecchi tempi, quando lei lo aveva baciato, lui sapeva di zucchero amaro: ora  sapeva di tè e.. dentifricio? 

Perché non dentifricio? Anche gli Shadowhunters vecchi un secolo dovevano lavarsi i denti. Una piccola risatina nervosa le sfuggì e Jem si tirò indietro, guardandola stordito e deliziosamente arruffato. Aveva i capelli in tutte le direzioni per il tocco di Tessa che ci aveva passato le mani attraverso.
"Per favore non dirmi che stai ridendo perché bacio così male, è divertente," disse, con un sorriso sbilenco. Tessa poteva percepire la sua vera preoccupazione . "Potrei essere un po' fuori allenamento." 
"I Fratelli Silenti non sanno baciare?" Lo prese in giro, lisciandosi la parte anteriore del suo maglione. 
"A meno che ci fossero orge segrete, non sono stato invitato," disse Jem. "Ho sempre avuto paura di non essere stato molto popolare." 
Lei strinse la mano attorno al suo polso. "Vieni qui," disse. "Siediti – prendi un po 'di tè. C'è qualcosa che voglio mostrarti. "
Fece come lei aveva chiesto, e si sedette sul suo divano di velluto, appoggiandosi contro i cuscini su cui Tessa stessa aveva cucito con il tessuto che aveva comprato in India e in Thailandia.

Non riusciva a nascondere un sorriso – Jem sembrava solo un po' più vecchio di quello che era quando era diventato un Fratello Silente, come un giovane uomo comune in jeans e maglione, ma lui sedeva proprio come un uomo vittoriano - schiena dritta, piedi piatti sul pavimento. Jem colse il suo sguardo e la sua bocca si appuntì agli angoli. "Va bene," disse. "Che cosa hai da mostrarmi?" 
Per tutta risposta, tessa andò fino al parapetto giapponese che si estendeva attraverso un angolo della stanza, e fece un passo dietro di esso. "E’ una sorpresa." 

Il suo manichino da sarta era lì, nascosto dal resto della stanza. Non si poteva vedere attraverso il parapetto, solo una sagoma sfocata.
 "Parla con me", disse lei, togliendosi il maglione da sopra la  testa. «Hai detto che era una storia di Lightwood, Fairchild e Morgenstern. Conosco un po’ di ciò che è accaduto - ho ricevuto i vostri messaggi mentre ero nel Labirinto -., Ma io non so come la Guerra Oscura ti abbia curato " Gettò il maglione sopra la parte superiore del parapetto. "Puoi raccontarmelo?" 
"Adesso?", chiese Jem. Tessa lo sentì mettere giù la sua tazza. 
Tessa calciò le scarpe e aprì i jeans, il suono forte nella stanza silenziosa. "Vuoi che venga fuori da dietro questo parapetto, James Carstairs?" 
"Sicuramente." La sua voce era strozzata. 
"Allora comincia a parlare." 

* * * 
Jem parò. Parlò dei giorni bui ad Idris, dell'esercito di Sebastian Morgenstern, di Jace Herondale e Clary Fairchild, dei ragazzi Lightwood e il loro pericoloso viaggio nell’Edom. 
"Ho sentito parlare dell’Edom," disse lei, la voce soffocata. "Si parla di un Labirinto a spirale, in cui si traccia la storia di tutti i mondi. Un luogo dove i Nephilim sono stati distrutti. Un deserto. "
"Sì," disse Jem, un po 'distrattamente. Non riusciva a vederla attraverso il parapetto, ma poteva vedere la sagoma del suo corpo, il che era un po 'peggio. "Deserto ardente. Molto caldo ... ". 
Aveva temuto che i Fratelli Silenti avessero preso i suoi desideri: che erano guardare Tessa e sentire l'amore platonico. Non riusciva a smettere di volerla. La voleva, pensò, più di quanto avesse mai fatto prima in vita sua. 

Tessa si stava chiaramente cambiando i vestiti. Aveva guardato giù in fretta quando lei aveva cominciato a levarsi i jeans, ma non poteva dimenticare l'immagine, la sagoma di lei, capelli lunghi e le lunghe, belle gambe - aveva sempre amato le sue gambe . 
Sicuramente aveva già sentito tutto questo prima, forse quando era stato un ragazzo? Ricordò la notte nella sua stanza quando lei lo aveva fatto smettere di distruggere il suo violino, e l’aveva voluta, l’aveva voluta così tremendamente che non aveva pensato a nulla quando crollarono sul letto: lui avrebbe preso la sua innocenza, senza pause, senza un attimo esitazione, senza pensare alle conseguenze. Se non avessero rovesciato la sua scatola di yin fen. 

La cosa lo aveva riportato alla realtà, gli ricordò chi fosse, e quando lei fù andata via, aveva strappato le lenzuola con le dita per la frustrazione. 
Forse era proprio questo ricordo di desiderio che lo fece impallidire in confronto al sentimento stesso. O forse era stato solo malato quindi, più debole. Stava morendo, dopo tutto, e sicuramente il suo corpo non poteva sostenere tutto questo.. 
"Un Fairchild e un Herondale", disse Tessa. "Mi piace. I Fairchild sono sempre stati pratici e gli Herondales - beh, lo sai” Sembrava appassionata, divertita.. «Forse lei lo stabiliva. E non dirmi che lui non aveva bisogno di un’assestamento. "
Jem pensò a Jace Herondale. "Non sono sicuro che si può stabilire un Herondale, e di certo non questo." 
"Lui la amava? La Fairchild? "
"Non ho mai visto nessuno così innamorato, tranne che per ..." La sua voce si spense, perché lei era uscita da dietro il parapetto, e ora capiva perché ci aveva impiegato così tanto tempo.

Secondo capitolo, fatto! Anche qui mi scuso per eventuali errori, è stato davvero difficile l'impresa! hahaha
- Lola

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Capitolo 3
*** capitolo tre ***




Tessa indossava un abito di faille in seta d’orchidea, il tipo di vestito che aveva indossato a cena quando stavano insieme. Era stato rifilato in cordoni di velluto bianco, la gonna a campana - stava indossando la crinolina? 
La bocca di Jem si spalancò. Non poteva farne a meno. Aveva trovato la sua bellezza in tutte le età dei secolio: bellezza negli abiti tagliati accuratamente degli anni di guerra, quando il tessuto era limitato. Bellezza negli abiti eleganti degli anni Cinquanta e Sessanta. Bellezza nella minigonna e negli stivali come il secolo che stava per finire. 

Ma questo era ciò che le ragazze sembravano quando le aveva notate, prima le aveva trovate affascinanti e non fastidiose, aveva notato la linea aggraziata del collo o quella pallida all'interno del polso. 
Questa era la Tessa che lo aveva colpito fino in fondo in tutto e per tutto con l’amore e la lussuria miscelati insieme: un angelo in carne ed ossa, con un corsetto che modellava il suo corpo come una clessidra, sollevava il seno, definiva i suoi fianchi. 
Si costrinse ad allontanare lo sguardo dal suo corpo.

Tessa si era legata i capelli, i piccoli ricci fuggivano da sopra le orecchie, e il pendente di giada che brillava intorno alla gola. 
"Ti piace?", disse Tessa. "Ho dovuto farmi i capelli da sola, senza Sophie, e allacciare i lacci..." La sua faccia era timida e più che nervosa- era sempre stato una contraddizione, lei che era una delle persone più coraggiose eppure più timide che avesse mai conosciuto.
"L'ho comprato da Sotheby - un vero e proprio cimelio, ora, costa troppo, ma mi ricordo di quando ero un’adolescente tu mi dicesti che le orchidee erano i tuoi fiori preferiti e io mi ostinai a trovare un vestito del colore di un'orchidea, ma non ne  trovai  mai uno prima che .. te ne andassi. Ma eccolo qui. Tinto con l’anilina, immagino, nulla di naturale, ma ho pensato..  ho pensato che mi avrebbe ricordato te"
Tessa alzò il mento.. "Che mi avrebbe ricordato di noi. Di quello che volevo essere per te, quando pensavo che saremmo stati insieme ". 
"Tess," disse Jem, con voce rauca. Era in piedi, non sapeva come fosse arrivato lì. Fece un passo verso di lei, e poi un altro. "Quarantanovemila duecentosettantacinque." 

Tessa capì subito cosa intendesse. Sapeva che l'avrebbe fatto. Lei lo conosceva come nessun altro essere vivente. "Stai contando giorni?" 
"Quarantanovemila, duecentosettantacinque giorni dall'ultima volta che ti ho baciato," rispose. "E ho pensato a te ogni singolo giorno. Non devi ricordarmi la Tessa che amavo.  Sei stata il mio primo amore e sarai anche l’ultimo. Non ti ho mai dimenticata. Non ho mai smesso di pensare a te.”
Era abbastanza vicino ora per vedere la pulsazione sul suo collo. Per raggiungerla e sollevarle un ricciolo dei capelli. "Mai." 
I suoi occhi erano socchiusi. Tessa allungò la mano e prese quella di Jem, che le  accarezzava i capelli. Il suo sangue “tuonava” attraverso il suo corpo, così forte da far male. Tessa gli abbassò la mano sul corpetto del vestito. 
"La pubblicità del vestito dice che non ha bottoni," sussurrò. "Solo ganci sul davanti. Per una persona è più facile da aprirli. » Abbassò la mano destra, prese l’altro polso di Jem e lo sollevò. Ora entrambe le sue mani erano sul suo corpetto. "O a slacciarli.» Le sue dita curvate sciolsero, molto deliberatamente, il primo gancio del vestito. 
E poi quello seguente. Tessa muoveva le mani di Jem verso il basso, le dita intrecciate con le sue, allentando i lacci fino a quando il vestito rimase aperto sul corsetto, ripiegato su ogni lato come petali di fiori. Lei respirava affannosamente; Jem non riusciva a tenere gli occhi fissi sul suo ciondolo che si alzava e si abbassava con i suoi respiri. Non riusciva a muoversi di un centimetro in più verso di lei: voleva, lo voleva troppo. 

Voleva scioglierle i capelli e avvolgerli intorno ai polsi, come corde di seta. Voleva il seno sotto le sue mani e le sue gambe intorno alla vita. Voleva cose che non avevano un nome e nessuna esperienza. Sapeva solo che se si fosse mosso di un pollice in più vicino a lei, la barriera di vetro del controllo che aveva costruito intorno a sé sarebbe finita in frantumi e non sapeva che cosa sarebbe successo dopo. 
"Tessa", disse. "Sei sicura?" 
Le sue ciglia svolazzavano. I suoi occhi erano ancora socchiusi, i denti lasciavano piccole mezze lune sul labbro inferiore. "Ero sicura allora," disse, "e sono sicura adesso." 

Tessa prese le mani di Jem e gli fece stringere saldamente i fianchi, dove la sua vita si incurvava, su entrambi i lati. 
Il controllo di Jem si ruppe, un'esplosione silenziosa. La  tirò verso di lui, si chinò a baciarla selvaggiamente. La sentì gridare per la sorpresa e poi tacere, la sua bocca si aprì con entusiasmo sotto la sua. Le mani di lei nei suoi capelli, la presa dura; si alzò  sulla punta dei piedi per baciarlo. Gli morse il labbro inferiore, morse la mascella, e lui gemette, facendo scivolare le mani dentro il suo vestito, le sue dita tracciavano la parte posteriore del corsetto, poteva sentire attraverso la sua camicia la pelle di lei che bruciava tra i lacci. Lanciò via le scarpe, togliendosi i calzini, il pavimento freddo contro i suoi piedi nudi. 

Tessa fece un piccolo sussulto e si divincolò più vicino, tra le sue braccia. Jem fece scivolare le mani fuori dal suo vestito e afferrò la gonna. Lei fece un sussulto per sorpresa mentre Jem gli sfilava il vestito da sopra la testa. Esclamò, ridacchiando, che il vestito si era sfilato, ma era rimasto chiuso sul polso, dove minuscoli bottoni incrociavano i polsi saldamente. "Attento," lo prese in giro, mentre le sue dita aprivano i bottoni freneticamente. Jem sollevò il vestito e lo gettò in un angolo. "E’ antico". 
"Allora lo sono anche io, tecnicamente," disse, e Tessa ridacchiò di nuovo, guardando verso di lui, il suo viso caldo.
Aveva già pensato di fare l'amore con lei prima; naturalmente lo aveva fatto. Aveva pensato al sesso quando era solo un adolescente perché era quello a cui gli adolescenti pensavano, e quando si era innamorato di Tessa, lo aveva immaginato con lei. Vaghi pensieri di fare le cose, anche se non era sicuro di cosa - immagini di braccia e gambe pallide, la sensazione immaginaria della pelle morbida sotto le sue mani. 
Ma non aveva immaginato questo: che ci potrebbe essere stata una risata, che potrebbe essere stato affettuoso, caldo e passionale. La realtà lo lasciò stordito e senza fiato. 

Lei si ritrasse da lui e per un attimo Jem fu assalito dal panico. Che cosa aveva fatto di male? L’aveva ferita? Ma no, le dita di Tessa erano andate dalla gabbia di crinolina alla  vita. Poi alzò le braccia e le intrecciò al collo di Jem. "Sollevami," disse. "Sollevami, Jem." 
La sua voce era calda. La prese per la vita e la sollevò portandola fuori delle sue sottane, come se stesse sollevando un'orchidea costosa dal suo vaso. Quando la rimise giù, Tessa indossava solo il suo corsetto, calzoni e le calze. Le sue gambe erano altrettanto lunghe e incantevoli come le aveva ricordate e sognate. 
Si allungò su di lei, ma lei gli prese le mani. Stava ancora sorridendo, ma ora c'era qualcosa di furbo nel suo sorriso. "Oh, no," disse, indicando lui, i suoi jeans e maglione. "E’ il tuo turno". 

* * * 
Rimase immobile, e per un momento, in preda al panico, Tessa si chiese se  gli avesse chiesto troppo. Era stato staccato dal suo corpo così a lungo - una mente in un guscio di carne che era in gran parte ignorata, a meno che non avesse bisogno di essere marchiato per qualche nuovo potere. Forse questo era troppo per lui. 
Ma Jem prese un respiro profondo, e le sue mani andarono a l'orlo del suo maglione. Lo sfilò da  sopra la testa e ne uscì con i suoi capelli adorabilmente arruffati. Non indossava la camicia sotto il maglione. Lui la guardò e si morse il labbro. 
Tessa si mosse verso di lui. Lo  guardò prima di mettere le mani su di lui e lo vide annuire,

Tessa deglutì a fatica. Si era portata avanti fino a questo punto come una foglia sul mare dei ricordi. Ricordi di James Carstairs, il ragazzo con cui era stata fidanzata, con cui aveva progettato di sposarsi. Avevano quasi fatto l'amore sul pavimento della stanza della musica dell'Istituto di Londra. Aveva visto il suo corpo poi, a torso nudo, la pelle pallida come carta, allungato e sottile sopra nervature prominenti. Il corpo di un ragazzo morente, anche se era sempre stato bello per lei. 
Ora la sua pelle era posta sopra le costole e il petto in uno strato di muscolatura liscia; il suo petto era ampio, si assottigliava verso il basso in una vita sottile. Mise le mani su di lui timidamente; lui era caldo e duro sotto il suo tocco. Poteva sentire le deboli cicatrici di vecchie rune, pallide contro la sua pelle dorata. 

Il suo respiro sibilò tra i denti, quando fece scorrere le mani sul suo petto e sulle sue braccia, la curva dei suoi bicipiti si modellò sotto le sue dita. Lei lo ricordò combattere con gli altri Fratelli a Cader Idris - e, naturalmente, che aveva combattuto alla battaglia di roccaforte-, i Fratelli Silenti pronti a dare battaglia, anche se lo facevano raramente. In qualche modo non aveva mai pensato a tutto quello che che poteva significare per Jem, una volta che non era più morente. 
I  denti di Tessa battevano un po'; si morse il labbro per mantenerli in silenzio. Il desiderio la stava invadendo, e anche un po' di paura : Com’era potuto accadere? Com’era potuto accadere realmente? 
"Jem," sussurrò. "Sei così ..." 
"Sfregiato?" Si mise la mano sulla guancia, dove il segno della Confraternita formava un arco nello zigomo. "Orribile?" 
Lei scosse la testa. "Quante volte devo dirti che sei bello?" Fece scorrere la mano fino alla curva della sua spalla nuda al collo; tremava. Sei bello, James Carstairs. "Non hai visto tutti che ti fissavano sul ponte? Sei molto più bello di me, "mormorò, facendo scivolare le mani intorno a lui per toccare i muscoli della schiena; si strinsero sotto la pressione delle sue dita. "Ma se sei stupido abbastanza da voler me, allora non metterò in discussione la mia fortuna." 

Girò la testa di lato e lo vide deglutire. "Per tutta la mia vita," disse, "quando qualcuno diceva la parola 'bello', è il tuo volto che ho visto. Tu sei la mia definizione di bello, Tessa Gray ". 
Il suo cuore fece una capriola. Si alzò sulla punta dei piedi - era sempre stata una ragazza alta, ma Jem era ancora più alto - e mise la bocca sul lato della gola, baciandola dolcemente. Le sue braccia la circondarono, premendola contro di lui, il corpo duro e caldo, e sentì un'altra fitta di desiderio. Questa volta lo morse, morse la pelle, dove la spalla in incurvava sul collo. 
Tutto si capovolse. A Jem uscì un suono profondo dalla gola e improvvisamente si ritrovarono sul pavimento e lei era sopra di lui, il suo corpo ad ammortizzare la caduta. Lei lo fissò con stupore. «Cos’è successo?" 
Sembrava perplesso anche lui. "Non riuscivo a stare in piedi più." 

Il  petto di Tessa era pieno di calore. Era passato così tanto tempo che aveva quasi dimenticato la sensazione di baciare qualcuno così forte che le ginocchia si erano indebolite. Jem si tirò su sui gomiti. "Tessa -" 
"Non c'è niente di sbagliato", disse con fermezza, prendendogli il viso tra le mani. "Niente. Capito? "
Jem socchiuse gli occhi guardandola "Mi hai fatto inciampare?" 
Lei rise; il suo cuore batteva ancora, stordito di gioia, sollievo e terrore allo stesso tempo. Ma lei lo aveva guardato, aveva visto il modo in cui lui le guardava i capelli quando erano sciolti, aveva sentito le sue dita attraverso di essi, accarezzandoli timidamente, quando lui l'aveva baciata sul ponte. Allungò una mano e tirò gli spilli fuori dai capelli, gettandoli per la stanza. 

I suoi capelli scivolarono giù, rovesciandosi sulle spalle, fino alla vita. Si sporse in avanti in modo che sfiorassero il suo viso, il petto nudo. 
"Ti importa?" Sussurrò. 
"Per come è andata," disse lui, contro la sua bocca, "non mi interessa. Preferisco stare sdraiato"
Tessa rise e passò la mano lungo il suo corpo. Jem si girò, inarcandosi al suo tocco. "Per un antico," mormorò lei, "dovresti raggiungere un bel prezzo da Sotheby. Tutte le tue parti sono abbastanza in ordine. "

Le sue pupille si dilatarono e si mise a ridere, il suo caldo respiro sulla guancia di lei. "Ho dimenticato cosa vuol dire essere presi in giro, penso," disse. "Nessuno prende in giro i Fratelli Silenti." 
Tessa aveva approfittato della sua distrazione per liberarlo dai suoi jeans. C’erano pochi vestiti a separarli ora. "Non sei più nella Fratellanza ," disse, accarezzandogli lo stomaco con le dita, i peli appena sotto l'ombelico, il petto nudo liscio. "E io rimarrei delusa se tu rimanessi in silenzio." 
Lui la prese alla cieca e l'attirò verso il basso. Le sue mani nei capelli. E si baciarono di nuovo, le ginocchia ai lati dei suoi fianchi, i palmi contro il suo petto. Le sue mani correvano tra i suoi capelli più e più volte, e ogni volta che Tessa sentiva il suo corpo tendersi verso di lei, le sue labbra premevano contro la sue più arduamente. Non erano baci selvaggi, non ora: erano decadenti, crescevano in intensità e fervore ogni volta che si separavano e si riunivano di nuovo. 

Jem portò le mani ai lacci del corsetto e lo tirò. Tessa si mosse per mostrargli che era allacciato anche davanti, ma lui aveva già preso ai lati per afferrare la parte anteriore. "Le mie scuse", disse "per l'antichità," e poi, in un modo poco “alla Jem”, strappò il corsetto aperto sul davanti e lo gettò da parte. Sotto c’era la camicia, che Tessa sfilò da sopra la testa e lasciò cadere di lato. 

Fece un respiro profondo. Era nuda davanti a lui ora, come non lo era mai stata prima

to be continued..  

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Capitolo 4
*** capitolo quattro ***


Jem aveva la sensazione che più tardi le sue mani avrebbero fatto male (non aveva mai strappato un corsetto prima d’ora), ma al momento, non poteva sentire nulla, tranne Tessa. Era seduta a cavalcioni sui suoi fianchi, gli occhi spalancati, i capelli riversati sulle spalle nude e sul seno. Sembrava come Venere che sorge dalle onde, con solo il ciondolo di giada a coprirla, brillante contro la sua pelle. 
"Penso," disse, la sua voce  alta e affannata, "di aver bisogno che tu mi baci ora." 

Jem si allungò fino a tirarla giù, afferrandole le spalle esili. Si girò in modo che lui fosse sopra di lei, fermo sui gomiti, attenta a non schiacciarla. Ma lei non sembrava dispiaciuta. Si sistemò sotto di lui, curvando il suo corpo per adattarlo al suo. La morbidezza del seno premeva contro il suo petto e l'incavo dei suoi fianchi erano una coppa per tenerlo e i piedi nudi di Tessa correvano lungo i suoi polpacci.
Dalla gola di Jem provenì un suono grutturale, buio e bisognoso, un suono che a malapena lui stesso riconobbe. Un suono fece allargare le pupille di Tessa, il suo respiro divenne affrettato. "Jem," disse, "per favore, Jem,", girò la testa di lato, i capelli sciolti come cuscino sulla sua guancia. 

Jem si chinò su di lei. Qui c’erano già arrivati, prima. Questo lo ricordava. Che le piaceva essere baciata sulla gola, e che se avesse seguito la forma della sua clavicola con la bocca avrebbe  emesso un gemito scavando con le mani sulla sua schiena. E se era stato terrorizzato da quello che sarebbe venuto dopo - non sapendo cosa fare, o come soddisfarla-  , la paura venne spazzata via dalla  risposta di Tessa: i suoi gemiti mentre le faceva scorrere le mani lungo le gambe e le baciava il petto e lo stomaco.
“Il mio Jem,” sussurrò Tessa mentre lui la baciava. “James Carstairs. Ke Jian Ming.”
Nessuno lo chiamava col suo nome di battesimo da più di mezzo secolo. Era così intimo come un tocco.

Jem non era del tutto sicuro di come si fossero tolti il resto dei vestiti; sapeva solo che in qualche modo si erano sdraiati sui resti dell’abito di seta di lei e della  sottoveste. Tessa non era morbida e docile sotto di lui come aveva immaginato, ma era reattiva ed esigente, alzava per il viso per essere baciata più e più volte, faceva scorrere le mani su di lui, e ogni tocco delle sue vita accendeva scintille di fuoco in delle terminazioni nervose che Jem temeva fossero morte da tempo.
Era molto meglio di quanto avesse immaginato. Era circondato da lei, dal suo profumo di sapone d’acqua di rose e dalla sua pelle morbida e dalla sua fiducia implicita. Non è che lei credesse semplicemente che non le avrebbe fatto male; era più di così. Tessa credeva che la sua inesperienza non sarebbe stata importante; che niente importava se non che fossero loro due, che avevano sempre cercato di rendersi felici a vicenda. Quando Jem esitando  disse: “Tessa, non so come…”, lei gli sussurrò contro la bocca e piazzò le mani di lui lì dove dovevano andare.

Una sorta di lezione, ma era la più dolce che Jem avesse mai ricevuto, e la migliore. Non aveva mai immaginato tutto questo, che le loro risposte sarebbero state l’una lo specchio dell’altra, che il piacere di lei avrebbe ingrandito il suo. Che ogni pensiero gli sarebbe volato via dalla mente, e sarebbe rimasta solo la sensazione di Tessa sotto di lui, e poi intorno a lui, mentre lo guidava nel punto in cui aveva bisogno di essere.
Sentì se stesso gemere, ma come se fosse distante, mentre sprofondava in lei. “Tessa.” Le afferrò le spalle, come per stringere i brandelli del suo controllo. “Tessa, oh, Dio, Tessa, la mia Tessa.” La coerenza l’aveva completamente abbandonato. Balbettò qualcos’altro, non più in inglese, non sapeva neanche lui cosa, e sentì le braccia di Tessa stringersi intorno al suo collo.

Jem respirava a rantoli mentre si muoveva, lottando per trattenere gli ultimi residui del suo controllo. Aveva gli occhi chiusi; la luce gli brillava dietro le palpebre. Tanta luce. Lottò disperatamente per trattenersi, non volendo far finire tutto, non ancora. Sentì la voce di Tessa che sussurrava il suo nome; erano così vicini, più vicini di quanto avesse mai immaginato. Le mani di Tessa gli scivolarono lungo il corpo per afferrargli la vita. C’era una sottile ruga di concentrazione tra le sue sopracciglia; aveva le guance scarlatte, e quando cercò di pronunciare di nuovo il nome di Jem, un ruvido singhiozzo glielo fece ingoiare. Si portò una mano alla bocca, e si morse le dita mentre il suo corpo si stringeva intorno a Jem.

Fu come accendere una scintilla. L’ultimo residuo del controllo di Jem evaporò. Affondò il viso contro il collo di Tessa, mentre la luce davanti ai suoi occhi si frantumava in colori caleidoscopici. Si era portato dietro l’oscurità della Città Silente anche dopo aver lasciato la Fratellanza. E adesso Tessa stava aprendo la sua anima e facendo entrare la luce, ed era fantastico.
Jem non l’aveva mai immaginato. Non aveva mai nemmeno immaginato di immaginare tutto ciò.
Quando tornò in sé, scoprì che la stava ancora stringendo forte, la testa china sulla sua spalla. Tessa stava respirando piano e regolarmente, le dita tra i capelli di Jem, accarezzandolo, mormorando parole affettuose.

Jem si allontanò a malincuore da lei, rotolando in modo che potessero stare faccia a faccia. La maggior parte della luce del giorno se n’era già andata; si guardarono nel fioco tramonto che ammorbidiva ogni angolo. Il cuore gli batteva forte, mentre allungava una mano per far scorrere il pollice sul labbro inferiore di Tessa.
“Stai bene?” le chiese con voce roca. “Era…” Si interruppe, realizzando con orrore che il bagliore negli occhi di Tessa erano lacrime. Una le rotolò lungo la guancia, incontrollata.
“Tessa?” Poteva avvertire il panico selvaggio che gli riempiva la voce. Lei gli fece un rapido sorriso tremante, ma dopotutto era Tessa. Non avrebbe mai mostrato la sua delusione. E se per lei fosse stato terribile? A Jem era sembrato meraviglioso, perfetto; aveva pensato che il suo corpo sarebbe andato in frantumi per aver sentito così tanta beatitudine  insieme. E gli era parso che lei avesse risposto, ma che ne sapeva? Maledì la sua inesperienza, la sua arroganza e il suo orgoglio. Cosa gli aveva fatto pensare di poter…

Tessa si mise a sedere, allungandosi sul tavolino da caffè, facendo qualcosa con le mani che a lui non riuscì di vedere. Il suo corpo svestito era delineato dalla luce del tramonto, bello al punto da essere insopportabile. Jem la osservava col cuore che tremava. In qualsiasi momento si sarebbe potuta alzare e avrebbe potuto recuperare i suoi vestiti, gli avrebbe potuto dire che lo amava, l’avrebbe fatto sempre, ma non in quel modo. Che la loro non era passione, ma amicizia.
E lui stesso diceva che avrebbe potuto sopportarlo, prima di andare sul ponte a dichiararsi. Diceva che avrebbe potuto accettare la loro amicizia e nient’altro, che era meglio quella che non averla affatto vicino.

Ma ora che lo sapeva, ora che avevano condiviso i respiri e i corpi e le anime, non sarebbe più potuto tornare indietro. Essere solo suo amico, non toccarla mai più, l’avrebbe lacerato in un milione di pezzi. Sarebbe stato un’agonia peggiore del fuoco celeste.
Tessa si voltò di nuovo verso di lui, stringendo qualcosa in mano.
“Jem?” disse.

To be continued...

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