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di ifeelconnection
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo




 
 
Calum si appoggia alla cornice dell'enorme finestra interamente di vetro e guarda di fuori nella notte. Il suo attico nel centro di Manhattan dà esattamente sulle strade più famose e trafficate di tutta New York. Scie di fanali rossi, verdi e bianchi si mescolano al buio della notte e creano un effetto quasi riposante. Osserva le figure degli edifici, le luci degli appartamenti newyorchesi più costosi di tutta la città. La finestra lo isola da un mondo schifosamente rumoroso. Calum non puó che sentirsi  solo. Milioni di automobili, clacson, night club, ristoranti sotto di sé. E si sente più solo che mai. L'ha sempre amata, New York. La città che non dorme mai. Gli ha sempre dato l'impressione di un posto felice, proprio perché la vita non cessa mai di manifestarsi. E invece, non significa niente se il freddo te lo porti dentro. Calum non é triste. Ha i suoi amici, ha la sua musica. Ci sono tante cose che lo rendono felice. C'é quel piccolo negozio di dischi all'incrocio fra l'Ottava e la Trentacinquesima strada, che trovó per caso due anni prima. C'é quella carriera che sognava da sempre. C'é la fama. Raggiunge i suoi obiettivi. Conosce continuamente parti diverse e bellissime del mondo. Ci sono,  peró, altrettante cose che lo buttano giù. Calum ha attaccata addosso un'etichetta. Deve fare quello che gli dicono. Deve sorridere e comportarsi da ragazzo perfetto. Non sta in una città per più di due giorni. Non riesce a tenere saldo un rapporto al di fuori della sua famiglia, dei suoi amici storici e della crew di supporto. 
Altro venerdì sera. Altro night club. Altra vodka. Uno. Una ragazza si avvicina. Due. Lui le sorride. Tre. Lei lo avvicina e gli sussurra qualcosa all'orecchio. Quattro. Calum non capisce cosa gli ha detto. Si guarda in torno. I ragazzi non ci sono. Cinque. Si lascia trascinare di sopra. Sei. Le sue mani corrono dappertutto sul corpo della ragazza. La preme contro il muro di quello squallido locale adatto solo alla malavita. Nessun bacio sulle labbra. Calum attacca le labbra al suo collo e inizia a lasciare baci umidi e segni. Le mani della ragazza vanno sotto la maglietta di Calum e la alzano, togliendola definitivamente. Calum tasta alla cieca dietro di sé per trovare una maniglia. Apre la porta con troppa foga e ci sbatte contro la ragazza. Sette. Calum non ricorda di preciso cosa é successo. Va sempre così. Night clubs, porte al piano superiore, magliette a terra, soddisfazione, piacere. E poi vuoto. Calum non potrebbe sentirsi più vuoto di così. 
E non sente nulla. Non sente mai nulla. Vorrebbe che fosse tutto facile come lo é stato per i ragazzi. Affezionarsi. Per lui rappresenterà sempre l'ostacolo più grande. Luke ha trovato Savannah una sera mentre correva per Central Park, le é quasi caduto addosso come in quei film romantici da quattro soldi che ti fanno venire l'indigestione dei pranzi di Natale di anni orsono. Ashton conosce Tess da una vita e si sono sempre piaciuti, hanno solo avuto bisogno di un po' di tempo a capirlo. Michael ci ha messo un po' più degli altri. Ma un pomeriggio di primavera, mentre stavano in uno Starbucks agli Champs Elisées di Parigi, notó Amiée che litigava con l'ex ragazzo e usciva piangendo. Per tutti loro era stato quasi troppo semplice. Quei colpi di fulmini tipici dei romanzi che sembrano quasi esilaranti, se ci si pensa. Le avevano incontrate e subito erano diventati qualcosa. Conoscenti, amici. Calum aveva bisogno di tempo e in una vita come la sua il tempo mancava. Non poteva permettere a se stesso di affezionarsi a qualcuno e poi doverlo lasciare per quanto? Due, tre, sei mesi? Era un attentato alla sua natura sensibile. Calum si era chiuso in se stesso. Si accontentava degli squallidi night clubs di Manhattan quando in realtà meritava qualcosa di puro e vero. 
Scuote la testa e si gira su se stesso. Prende una felpa nera dall'appendiabiti e la indossa per poi aprire la porta ed uscire diretto da nessuna parte. 
Il nero lo fa sentire bene. A casa. Il nero é così pieno di sfumature che non tutti riescono a coglierle veramente. Guarda l'orologio che porta al polso, in cerca di una conferma sul da farsi. Le 22:08. Troppo presto per una discoteca. Troppo tardi per una caffetteria. Cammina senza una meta precisa. Vuole solo che l'aria lo pulisca da tutto il casino che ha dentro. New York volge all'inverno, con quel vento freddo che ti fa arricciare il naso, inarcare la schiena e affondare ulteriormente le mani nelle tasche. Le ultime foglie si apprestano a cadere dalle querce dei viali. Non ci sono quasi più foglie a terra. Solo l'asfalto bagnato con il suo odore pungente e piacevole. A Calum piace la pioggia, l'odore che ha, l'inverno e l'autunno. I negozianti chiudono definitivamente gli ultimi market rimasti aperti. A Calum non importa se verrà riconosciuto. Vuole solo starsene in giro fino a che non sarà stanco abbastanza per tornare a casa. Svolta sulla Trentacinquesima e riconosce l'insegna al neon del negozio di dischi usati di Jeff. Dice "Questi dischi non sono usati, solo vissuti." e questa sera si colora di viola. Calum sorride. Apre la porta di vetro e sente il familiare tintinnio della campanella. 
"Calum." Un uomo sulla trentina esce dal bancone e gli va incontro. Ha l'aria trasandata. I capelli lunghi di un biondo sbiadito dovrebbero essere tagliati pari. Ha la barba di due giorni, dello stesso colore dei capelli e gli occhi di un azzurro che ha perso la sua conformità a suon di sigarette. Somigliano a quel celeste trasparente delle biglie. Indossa una camicia più grande di tre taglie a quadri rossi e blu, i jeans larghi e una maglietta nera con la stampa del logo degli ACDC. Butta fuori il fumo della solita sigaretta e gli sorride benevolo. A parte l'aspetto lasciato a desiderare, Jeff é un uomo molto comprensivo e buono, da parte sua. Tratta Calum come fosse un figlio, ma allo stesso tempo come un amico di vecchia data.  "Hey Jeff." Gli da una pacca sulla spalla e si accomoda sullo sgabello di fronte al bancone, prendendo una sigaretta dal pacchetto lasciato aperto. Familiari Chesterfield. La accende e se la porta alle labbra. Calum non ama fumare, lo fa solo se deve calmare i nervi e Jeff lo sa bene. 
"Tutto bene?" Jeff sparisce dietro una porta che dice 'privato' che Calum sa appartenere al magazzino e una piccola cucina. Sente che Jeff cerca qualcosa fra gli scatoloni di vecchi vinili.
Calum non risponde e si sporge per vedere cosa combina l'amico.
"Dove diavolo-" cade qualcosa "Maledizione!" Impreca e "Oh, finalmente eccolo!" Esce dal magazzino. Tiene in mano un quaderno di medie dimensioni con la copertina nera di pelle e alcune scritte che non mette a fuoco chiaramente. E nell'altra una tazza di té caldo. 
Calum lo osserva avvicinarsi al bancone e poggiare la tazza davanti a sè e soffiare sul quaderno. Prende la tazza e la mano si scalda immediatamente.
"Cos'é?" Chiede piatto, mentre soffia sul té in modo che si raffreddi un po'. 
"Ho trovato questo fuori dal negozio un paio di settimane fa. L'ho letto. Deve essere una specie di moleskine, sai quei quadernetti che usano gli appassionati di libri o musica per scriverci appunti personali. Di una ragazza.Non so che ci faceva qua fuori ma-" tossisce sommessamente "sembra che si tratti più di una caccia al tesoro che di un semplice diario." 
Prende l'ennesima sigaretta dal pacchetto e la mette fra le labbra, accendendola e aspirandone il tabacco.
"É la cosa più stupida che abbia mai sentito." Asserisce il moro, portando la tazza alla bocca e prendendo un sorso di té che gli riscalda il petto.
"No, non lo é. Senti, ho pensato che magari sarebbe forte se tu facessi questa cosa." Butta la sigaretta, evidentemente stufo degli stessi movimenti meccanici che fa ogni giorno. 
"Scordatelo, Jeff." Decide sicuro. I misteri lo intrigano, ma non ha tempo da perdere dietro i giochi di qualche stupida ragazzina.
"Va bene, tu prendilo e poi buttalo, al massimo." Calum afferra il quaderno e mette a fuoco le scritte incise sulla copertina: "non merito niente in questo mondo, se non qualcuno che capisca la musica come la capisco io." Calum scuote la testa, quasi divertito e infila la moleskine nella tasca della felpa. 
"Vedró cosa farci." Riprende a bere il té con assoluta calma, dal momento che Jeff non avrebbe chiuso finché non ne avrebbe avuta voglia. 
Jeff gli scocca un'occhiata soddisfatta. 
"I misteri ti piacciono, Calum."



Quindi, eccomi qua. 
So che dovrei aggiornare con Feeling Connected, ma ho avuto l'ispirazione per qualcosa su Calum e ho dovuto scrivere per forza. Alla fine é uscito questo.
Spero sia un po' diverso dal solito, l'idea mi sembrava carina.
Buonanotte♥
Violet

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1
 
 
 
 
Il quardenetto se ne sta appoggiato sul comodino di fianco al letto. Calum non l'ha ancora aperto. Non gli interessa leggerlo, solo che c'é qualcosa che gli impedisce di buttarlo via. Ogni tanto lo osserva di sottecchi. Il moleskine resta immobile, con la copertina nera lucida e le parole incise che sembrano ipnotizzarlo. 
"Aspetta, hai intenzione di leggerlo o no?" Gli aveva chiesto Ashton qualche ora prima, con il suo solito entusiasmo da bambino, in seguito alla spiegazione datagli dal moro.
"Perché se non lo leggi  tu, lo faccio io." Si era sistemato meglio sul divanetto e aveva preso il cellulare dalla tasca dei pantaloni, rispondendo a qualche messaggio distrattamente. Calum sembrava infastidito da quel commento. No, Jeff lo aveva dato a lui, non ad Ashton. Non era suo compito leggerlo e comunque, ormai il quaderno apparteneva al moro, dal momento che la padrona lo aveva abbandonato davanti al Jeff's. Calum aveva alzato le spalle e si era bagnato il labbro inferiore con la lingua.
"Non so, mi sembra sia una cosa insensata, peró in fondo, non ho nulla da perdere." 
Ashton aveva alzato lo sguardo con gli occhi che brillavano e aveva annuito vigorosamente. 
Ora Calum guarda di nuovo l'oggetto sul comodino e scrolla le spalle disinteressato.
"Al diavolo" borbotta tra sé e sé. Si sporge dal letto e afferra il moleskine, con lo sguardo assottigliato. Se lo rigira fra le mani e dopo un attimo di esitazione apre il bottone che tiene chiuso il quaderno. 'Ti piacciono i misteri, Calum' gli aveva detto Jeff il giorno precedente. Forse aveva talmente ragione, che sembrava lo conoscesse meglio di se stesso. A Calum sembra di star seguendo le regole di Jeff, ma allo stesso tempo infrangerne delle superiori. A Calum non piacciono le regole e la sensazione di ribellione lo compiace. 
La prima pagina si presenta intestata con il titolo di una canzone 'Hey there, Delilah' in penna blu. La conosce. La scrittura della proprietaria é disordinata e per nulla anonima. Da una sensazione di distaccamento tanto é affilata. Non é la solita scrittura femminile tutta riccioli. Sul foglio ci sono delle macchie, probabilmente fatte con il palmo della mano il che decreta che la presunta proprietaria scrive con la sinistra.
Calum rimane sinceramente confuso. 
Svolta pagina e questa volta la trova parzialmente scritta. La scrittura é abbastanza leggibile. 
"Caro estraneo,
Prima che tu legga ció che sta nelle prossime pagine, ho alcuni avvertimenti per te."
Calum é leggermente divertito dal modo in cui la ragazza sembra sicura di quello che scrive. Come se fosse questione di vita o di morte, pensa e si lascia scappare un sorriso sghembo.
Continua a leggere.
"Se non sei una persona che pensa troppo e cerca sempre di andare in fondo alle situazioni, ti invito a lasciare questo moleskine dove l'hai trovato.
Non andare avanti a leggere o potresti essere coinvolto in qualcosa di più grande di quanto tu possa aspettarti." 
La pagina accanto é bianca, evidentemente in attesa della decisione del lettore. Calum non ha paura e non ha esitazione. Il danno é fatto, la curiosità prende il sopravvento. Gira pagina.
"Se sei arrivato fino a qua, hai un bel coraggio. Non ti sto chiedendo di partecipare a chissà quale guerra fra mondi. Se sarai abbastanza sveglio da trovare tutti gli indizi e metterli insieme dandogli un senso logico, allora avró delle cose da dirti. Ma prima devo assicurarmi che tu non sia il primo idiota che passa per la Trentacinquesima e si sente troppo esaltato per lasciare il moleskine. Non essere entusiasta. Rimani distaccato e freddo, ma puntiglioso a tutto quello che potresti scoprire."
Altra pagina bianca. Calum si sente preso in giro. Sì, ha capito che non é un gioco. Sì, ha capito che non é una cosa per tutti. Ha capito che bisogna avere un certo tipo di conoscenza. E lui non si sente uno qualunque. 
Gira ancora pagina.
"Ottava-Trentacinquesima strada. 5, 18, 10, 7." 
Quello che legge non ha senso. Rilegge cercando di essere più attento.
 
Le ricerche partono dall'incrocio fra l?Ottava e la Trentacinquesima, ovvero dal negozio di Jeff, come si poteva immaginare. E poi quella serie di numeri, messi uno accanto all'altro, apparentemente senza nessun legame. 
Si prende la testa fra le mani e si massaggia le tempie, cercando di concentrarsi.
Pensa cosa puó non aver considerato, qualcosa che puó essergli sfuggito dalle pagine precedenti, qualcosa che Jeff deve avergli detto.
'Sai, quei quadernetti che usano gli appassionati di libri o musica per scriverci appunti personali.' Non ha senso quella serie di numeri. Calum non ha mai conosciuto qualcuno che usi moleskine. 
Apre il computer e digita "moleskine" sulla barra di ricerca di Google. Tra le diverse opzioni appare anche la definizione di Wikipedia e il modo in cui si usa solitamente. Clicca. Salta le informazioni sui materiali utilizzati e sulla storia. 
"I moleskine vengono usati da appassionati di libri e spesso anche di musica." Non fa una piega, sa già tutto ció.
"I proprietari dei moleskine spesso utilizzano serie di numeri per indicare scaffali di librerie o negozi di dischi, la posizione del libro o del disco, e il paragrafo desiderato. In genere scrivono commenti personali su tali paragrafi."
In pratica si trova a fare i conti con una maniaca dell'ordine e dei numeri, al contrario del disordine della sua scrittura. 
Per quanto possa sembrare fuori di testa, a Calum piace.
Ha trovato pressoché il significato di quella serie di numeri sconnessi, almeno. Chiude il quaderno e si avvicina all'appendiabiti, nascondendolo nella tasca di una giacca di pelle che si infila alla svelta. Quando sta per afferrare la maniglia, la porta si apre da fuori e si presenta Ben, il suo manager.
"Oh, buongiorno Calum." Dice con un aria fintamente raggiante. Si accomoda nell'attico senza essere stato minimamente invitato. Calum assume un'aria annoiata e gli fa un cenno con la testa.
"Beh, ecco, sono venuto per ricordati che stiamo solo altri due giorni qua a New York. Avete delle pratiche da sbrigare con quella seccatura di Capitol Records a Londra e poi torniamo a Los Angeles per incidere quelle nuove canzoni che hai scritto." 
Calum annuisce distratto, mentre con la testa é ancora al moleskine e al modo in cui puó continuare a cercare gli indizi dall'altra parte dell'oceano. Non ha nulla contro Ben, non lo conosce nemmeno, peró lo infastidisce il modo in cui ha stampato in faccia quel finto sorriso raggiante. Il modo in cui controlla la sua vita e si accomoda sempre come se Calum fosse contento di averlo intorno.
"Okay, Ben. Se non ti dispiace, io dovrei uscire. Ci vediamo stasera." Apre la porta con fare brusco e forse anche un po' sgarbato. Non gli interessa. Ben annuisce e esce fuori nel corridoio, seguito da Calum che chiude a chiave l'attico e si affretta ad andarsene.
Pensa che, dato che il primo indizio porta all'incrocio fra l'Ottava e la Trentacinquesima strada, la proprietaria é una cliente abituale di Jeff e probabilmente lui sa chi é. Il problema é che, conoscendolo, non gli dirà nemmeno una parola sull'identità della ragazza. 
Calum si rende conto che sarà quasi impossibile proseguire le ricerche se deve starsene in giro per il mondo. Ci vorrà molto più del dovuto. 
Si tira giù il beanie che porta sulla testa per poi infilarsi le mani nelle tasche della giacca. No, stavolta non deve essere riconosciuto. Tiene lo sguardo basso e procede a passo veloce fra la gente.
Raggiunge il Jeff's in meno di mezz'ora e si presta ad entrare. 
 
 
Note dell’autrice:
Salve a tutti,
vi presento il primo capitolo, un po’ noiosetto, propriamente di passaggio. Calum si decide a mettersi in gioco, finalmente. Vedremo un po’ che succede nei prossimi capitoli.
E niente, mi scuso in anticipo se ritarderò ma sono veramente impegnatissima, soprattutto ora che inizia la scuola e devo anche aggiornare l’altra mia fanfiction (che vi invito a leggere se avete tempo da perdere haha)
Un bacio,
Violet.

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