An hope(ful) li(f)e di Chaotic Alaska (/viewuser.php?uid=748812)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
An
hope(ful) li(f)e
E
meno male che mi sono svegliata prima proprio per questo motivo!
Mi ritrovai a pensare questo mentre, braccia puntate sui fianchi,
battevo con impazienza il piede sulle tavole di legno del pavimento.
Ero piantata davanti al mio gigantesco armadio da qualcosa tipo due ore
e mezza, ma non vedevo vie d’uscite da quella terribile
situazione.
Era il mio primo giorno alla London High School, uno degli istituti
più chic di tutta l’Inghilterra, e doveva essere
tutto assolutamente
perfetto: mi ero appena trasferita a Londra e sapevo che
sarei stata al centro dell’attenzione, con l’anno
scolastico iniziato già da due mesi.
La London High School era un istituto terribilmente selettivo:
accettava solamente studenti brillanti o ricchi abbastanza da potersi
permettere di comprare l’iscrizione, ed era richiesto un
abbigliamento fashion ed alla moda, come del resto in tutte le scuole.
Neanche a dirlo, mio padre aveva dovuto sborsare una bella cifra per
permettermi di frequentare la London High School, data la mia assoluta
mancanza di cervello: so a stento riconoscere le lettere
dell’alfabeto, tanto che sto facendo scrivere questa storia a
Cheryl, l’unica ragazza della nostra classe in grado di
leggere e scrivere, che per questo viene emarginata e derisa.
Tornando a quel fatidico giorno, ero ancora immobile davanti al mio
armadio, disperata: erano le cinque del mattino, mi erano rimaste
appena tre ore per prepararmi, dovevo indossare una mise assolutamente
strabiliante..
In quel momento, un’illuminazione.
“Hope, tesoro, mi spieghi che stai facendo sveglia a
quest’ora?” cinguettò mia madre,
entrando in camera mia con gli occhi gonfi dal sonno ed accendendo la
luce.
Per la cronaca, Hope è il mio nome. Ovviamente, essendo nata
in un paesino sperduto tra le montagne del Molise, non è il
mio vero nome. Il mio vero nome è Zara Chastity Miracle
Destiny Rain Selena Holly Lin, abbreviato in Hope. E’ stata
mia madre a scegliere i miei nomi e devo ammettere che, per i suoi
standard, sono tutti abbastanza sobri e discreti. Basti vedere
com’era conciata quella mattina, con la sottoveste
leopardata, le ciabattine da notte tacco 10 e due centimetri di
fondotinta arancione in faccia.
“Oh, mammina! La mia vita è un inferno, non ho
idea di cosa indossare domani a scuola” piagnucolai.
“Luce dei miei occhi, giusto ieri ti ho dato la mia carta di
credito per andare a fare shopping, non hai trovato nulla che ti
piacesse?”
“Oh, sì, ma il problema non è quello..
Mi sono di nuovo dimenticata come si apre
l’armadio!”
“Povera cucciola, posso capirti! A quest’ora della
notte, è difficile pensare con lucidia.. lucicid..
Lucidazione? Vabbé, insomma, è difficile pensare.
Torno a dormire, tu pensa a prepararti”
Dopo essere finalmente riuscita ad aprire l’armadio, afferrai
il discreto abitino di paillettes con maxi scollatura e lo indossai:
forse era un po’ troppo corto, se mi chinavo anche solo
leggermente mi si vedevano persino le tonsille, perfetto per il primo
giorno di scuola.
Dopo essermi truccata come un’aspirante prostituta, passai al
pettinare i miei lunghi capelli biondo ramato, la parte di me che
più mi piaceva. Erano lunghi quasi fino alle ginocchia,
tanto che, quando andavo in bagno, non avevo nemmeno bisogno della
carta igienica: usavo direttamente i capelli.
“Hope, sei pronta?”
Mia madre, appoggiata allo stipite della porta, mi guardava commossa.
“Tesoro mio, sembri proprio una squallida battona: sono
così fiera di te” commentò, piangendo
di gioia.
“Grazie, mammina! Adesso devo proprio andare, Galaxy mi
starà già aspettando”
Mi fiondai giù per le diciotto rampe di scale
(sì, viviamo in un grattacielo, e sì, abbiamo un
ascensore, ma usare le scale fa bene alla linea), fermandomi solo per
salutare Pinkie Princess, la mia gattina (ha un piano tutto per
sé): Galaxy era già sotto casa mia, espressione
scocciata e consuete galassie stampate ovunque, dal mini abito alle
unghie dei piedi.
Se posso dirlo, Galaxy è proprio una bimbaminkia: ha questa
passione assolutamente mainstream e poco originale per le galassie. In
realtà si chiama Samantha, ma all’età
di quindici anni, da Starbucks, ha legalmente cambiato il suo nome.
Io e lei eravamo migliori amiche da cinque giorni e, nonostante i tanti
litigi che avevamo avuto, il nostro era un rapporto bellissimo e
speciale.
“Allora Hope, sei pronta per il tuo primo giorno di
scuola?” mi chiese, mentre attraversavamo a piedi la strada
ed entravamo nel grande cortile della London High School.
“Sto morendo di paura. Sarò al centro
dell’attenzione, tutti mi guarderanno e mi giudicheranno! Ho
anche messo le mie mutande portafortuna, quindi speriamo che non me la
faccia addosso”
Galaxy alzò gli occhi al cielo e accelerò il
passo, per risparmiarsi altri dettagli.
Vi state chiedendo quali siano le mie mutande portafortuna, immagino.
No? Beh, in ogni caso, è arrivato il momento di condividere
con voi la mia unica ragione di vita, il
mio più grande amore:quello nei confronti di
cinque splendidi ragazzi, che con le loro voci e la loro passione hanno
conquistato il mio cuore, che mi hanno aiutata a superare tanti momenti
difficili grazie alla loro musica.
Sto parlando, ovviamente, dei Two Derection.
“Sì, ma si può sapere chi cazzo
sono?” sbottò per l’ennesima volta
Galaxy, mentre attaccavo a cantare una delle loro cinque canzoni.
“Non li conosci, sono una boy band della mia zona”
In quel momento, un coro di urla assordanti ruppe il silenzio: mi
voltai, incuriosita, e mi trovai ad osservare un gruppo di ragazzi,
appoggiati con aria spavalda al cancello dell’istituto.
Restai completamente senza fiato: erano bellissimi, non riuscivo a
distogliere lo sguardo da quei volti sensazionali, dai fisici perfetti
che si potevano immaginare sotto gli abiti scuri ed eleganti, dalla
loro aria annoiata e arrogante.
Uno di loro, profondi occhi color nocciola ed un ciuffo ribelle di
capelli castano scuro, fumava pigramente una sigaretta, mentre
ascoltava il racconto del ricciolino dagli occhi verdi che gli stava
accanto.
Gli altri tre ragazzi, cellulare alla mano, si stavano scattando un
selfie.
Le ragazze che stavano urlando finalmente si zittirono (a quanto pare,
una di loro era svenuta, battendo la testa ed entrando in coma, ma
chissenefrega); mi girai verso Galaxy, che stava aggiornando il suo
stato su Facebook.
“Ehi, Gal, chi è quel ragazzo che sta fumando,
quello vicino al cancello?”
“Cristo santo, Hope, com’è possibile che
non sai chi sia? Quello è Zayn Malik, persino mia nonna sa
chi sia. Li vedi quei quattro coglioni intorno a lui? Ecco, insieme
sono i One Direction. E insieme arrivano anche a metà
cervello di un essere umano normale”
“Credo di essermi innamorata” sussurrai, fissando
incantata i bei tratti del ragazzo moro.
“Vabbé, come dici tu”
commentò Galaxy, sistemandosi i capelli e mettendosi in posa
per un selfie.
Ripescai il mio cellulare dalla borsa e cercai “One
Direction” su Wikipedia: sullo schermo, comparvero i volti
dei cinque ragazzi che ora si stavano avviando verso
l’entrata dell’edificio scolastico.
Il ricciolino che stava parlando con Zayn era Harry Styles, mentre gli
altri tre si chiamavano Liam Payne, Niall Horan e Louis Tomlinson:
erano di una bellezza straordinaria, ma nessuno di loro poteva
competere con il mio Zayn.
Galaxy, dopo aver pubblicato una decina di selfie su Instagram, mi
afferrò per un braccio e mi trascinò dentro la
scuola, raccontandomi ciò che sapeva riguardo i One
Direction.
“Beh, insomma, sono abbastanza famosi, ma qui dentro ci
abbiamo fatto l’abitudine. Diciamo che sono un po’
più che abbastanza famosi, del tipo che se mettono piede
fuori dal cortile, un esercito di ragazzine urlanti li travolge
all’istante. Cioè, non mi fa impazzire la loro
musica, penso che siano cinque idioti, ma il biondino non è
male, quello irlandese, non che mi piaccia, ma…”
Dieci minuti dopo, stava ancora blaterando su questo Niall Horan,
interrompendosi ogni tanto per assicurarmi che non le piaceva affatto.
“Visto che tu sei nuova” concluse
“potresti provare a fingerti una loro fan –Cristo
non pretendo che tu lo diventi davvero, fanno schifo– e
provare ad attaccare bottone con Zayn”
In
quel momento, la porta si spalancò di colpo e tutti
ammutolirono: una canzone si diffuse a tutto volume dagli altoparlanti
alle pareti (“Maybe
it's the way she walked, straight into my heart
and stole it”), un ragazzo corse ad
accendere un ventilatore e lo puntò verso
l’ingresso, dal quale stavano entrando, a ritmo di musica, i
One Direction.
“Ehmm..
e voi non eravate quelli abituati a loro..?” domandai a
Galaxy, che stava controllando il suo blog su Tumblr.
“Mica mi followi su Tumblr? Ah, dimenticavo che sto parlando
con una ritardata che non conosce nemmeno i One Direction.
Dicevi?”
I cinque ragazzi si andarono a sedere in ultima fila, cominciando
tranquillamente a rifarsi il trucco e a sistemarsi le acconciature,
nonostante la lezione fosse già iniziata: erano dei veri
ribelli, e la cosa mi attirava parecchio, dato che ero sempre stata la
classica “brava
ragazza”.
Era arrivato il momento di dimostrare che non era così.
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
An
hope(ful) li(f)e
“Insomma, come procede il piano per la conquista di
Zayn?”
Galaxy, seduta a gambe incrociate su una panchina del cortile, divorava
a grandi morsi un gigantesco hamburger.
“Ehmm.. tu non eri vegetariana?” le domandai,
timidamente.
“Sì che lo sono, cretina. L’hamburger
non è considerato carne, perché
c’è il pane intorno che funziona come uno scudo.
Che te lo dico a fare, tanto sei una ritardata. E comunque,
c’è anche dell’insalata, qui
dentro”
“Beh, in ogni caso.. Ho sentito tutta la discografia dei One
Direction, e..”
“Cristo, bel coraggio. La prima volta che ho ascoltato una
loro canzone, ho avuto un attacco di diarrea”
“Grazie dell’informazione. In ogni caso, non li
trovo poi tanto male. Sono abituata ai Two Derection, che suonano
stomachi di pecore, quindi..”
“Senti, idiota, guarda qua”
Galaxy aveva afferrato il cellulare e stava controllando Instagram. Il
bel volto di Zayn occupava tutto lo schermo e la foto era letteralmente
sommersa di likes e commenti: anche se io non li avevo mai sentiti
nominare, questi One Direction dovevano essere decisamente famosi.
“Dio, ma quante cavolo di ragazze commentano le sue
foto?”
“Hop, sei imbarazzante. Cavolo? Cosa siamo,
all’asilo?” mi fa il verso Galaxy “In
ogni caso, da un’attenta analisi del profilo Instagram di
Zayn, emerge un dato abbastanza rilevante: la sua ragazza ideale
dev’essere sobria, discreta, elegante, curata. E,
soprattutto, raffinata.”
La mia amica gettò uno sguardo eloquente al mio favoloso
outfit, probabilmente per invidia: minigonna leopardata, scarpe tacco
12 borchiate ed un discreto top, che lasciava scoperto
l’ombelico, per mettere bene in mostra il mio piercing di
Hello Kitty.
“Forse dovremmo lavorarci su.. E, cristo santo, smettila di
ingozzarti in quel modo osceno!” commentò, mentre
buttavo giù l’ultimo morso della parmigiana di
mamma e mi pulivo le mani sulla gonna.
In quel momento, suonò la campanella che annunciava la fine
della pausa pranzo.
“Senti, bella, non ho assolutamente scazzo di subirmi altre
tre ore di lezione. Me ne vado al centro commerciale. Vieni?”
Ero combattuta: da un lato, avevo paura di mettermi nei guai, saltando
un pomeriggio di lezione. Dall’altro, avevo deciso di
diventare una bad girl: e quale modo migliore per cominciare, se non
andare in un centro commerciale a compiere azioni da vera ribelle, come
comprare un eyeliner o prendere un milkshake?
Dopo un’attenta riflessione, andai ad aggiornare il mio stato
su FB, annunciando a tutto il mondo che avevo intenzione di passare un
pomeriggio assolutamente trasgressivo al centro commerciale: come al
solito, nessuno mi degnò della benché minima
attenzione, a parte il solito maniaco, che mi chiedeva di controllare
se fossero cominciati i saldi al negozio di scarpe.
“Ehi, splendore. Che fai seduta qui, da sola?”
Quella voce. Mi era familiare da appena due giorni, da quando avevo
cominciato ad ascoltare senza sosta le loro canzoni.
Incredula, alzai lo sguardo (com’era prevedibile, Galaxy mi
aveva piantato lì e se n’era andata mentre ero
intenta a riflettere): davanti a me, in pantaloni di pelle scuri e
giacca di jeans, sigaretta pigramente appoggiata all’angolo
della bocca, c’era Zayn.
(The story of my life I take her home, I drive all night to keep her
warm and time is frozen)
Il ragazzo che, il giorno prima, aveva acceso il ventilatore in classe
al loro ingresso in aula, era dietro di lui, con uno stereo acceso tra
le braccia.
“Grazie Timothy, puoi andare” Zayn si rivolse a
lui, con un pigro cenno del capo.
Ero assolutamente senza parole.
“E’ come se tu avessi, non so, una colonna sonora
della tua vita” mi lasciai sfuggire.
Zayn sorrise, accendendo la sigaretta che aveva in bocca.
“Pagano questo tizio per seguirci e mettere di continuo le
nostre canzoni, è abbastanza snervante. Già mi
fanno schifo, figurati a sentirle 24 ore al giorno. Fumi?”
Dannazione, erano passati appena cinque minuti dal primo, grande dubbio
esistenziale della mia vita da bad girl, e già se ne
presentava un altro?
Dovevo assolutamente mostrarmi sicura di me.
“Ovvio” risposi, afferrando il suo pacchetto di
sigarette e sfilandone una.
“Cristo, ma che sei cresciuta in una stalla? Neanche a
chiedere” commentò lui, strappandomi via di mano
il pacchetto “Ce ne fosse uno normale, in questa cazzo di
scuola”
“Chi è la biondina che ha fatto infuriare
Zayn?”
Harry Styles, il ragazzo riccio, si lasciò cadere sulla
panchina accanto a me, rubando la sigaretta mezza fumata di Zayn e
rivolgendomi un sorrisetto complice.
Zayn alzò gli occhi al cielo, riprendendosi la sigaretta che
avevo in mano ed accendendola.
“E’ carina, ma si vede che non ha neanche mezzo
neurone in testa. Guardala, sembra uscita da una rivista
porno” commentò, rivolto all’amico.
Lo presi come un complimento, dato che alla mamma dicevano sempre cose
del genere: a quel punto, la tecnica migliore ad adottare era far
ingelosire Zayn.
“Tu sei Harry, giusto?”
Il ricciolino mi lanciò uno sguardo perplesso ed
indicò la sua maglia, coperta da strani simboli.
“Scusami?” Doveva avere qualche serio problema.
“Sai leggere? C’è scitto
‘I’m Harry Styles’, a quanto pare Niall
ha ritenuto divertente regalarmi una cosa del genere”
sbuffò il ragazzo.
“Ahh, ecco spiegato tutto. A dire il vero, non so leggere. E
neanche scrivere, se è per questo. A dieci anni, hanno
provato ad esorcizzarmi con un manuale di grammatica, ma nulla, non ha
funzionato”
Harry e Zayn si scambiarono una strana occhiata.
“Beh, ecco.. Ora dobbiamo proprio andare. Gli altri ci stanno
aspettando al centro commerciale”
“Ehi, devo andare giusto lì! Possiamo fare la
strada insieme” cinguettai, tutta contenta, ignorando gli
sguardi terrorizzati dei due ragazzi.
La fortuna era finalmente dalla mia parte.
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
An
hope(ful) li(f)e
“Beh,
tu ovviamente conosci i nostri nomi, ma il tuo qual
è?” mi domandò Harry, mentre
camminavamo in silenzio verso il centro commerciale.
Di solito non provavo alcun imbarazzo a parlare con i ragazzi, avevo
imparato tutto da mia madre, ma era difficile formulare un pensiero di
senso compiuto con Zayn accanto.
“Mi chiamo Zara Chastity Miracle Destiny Rain Selena Holly
Lin, nata dalla tempesta, la non-bruc…”
“NO, INUTILE E ODIOSA PROTAGONISTA. TU NON CADRAI IN UN
BANALE E SCONTATO CLICHÈ PARODICO COME QUESTO.”
Una ragazza con un disordinato chignon di capelli castani
sbucò da dietro un albero, stringendo a sé un
quadernino blu: poi, come se si fosse resa conto solo in
quell’istante di ciò che aveva fatto, corse a
nascondersi dietro un’auto in sosta, urlando.
“Ehmm.. Quella è Cheryl. Lasciala perdere,
è mezza matta. Ha letto dei libri”
commentò Zayn a bassa voce, scuotendo la testa.
“E sa anche scrivere” rincarò la dose
Harry “Io ho imparato a leggere da poco, ma faccio ancora una
fatica immensa. Non capisco perché esistano persone che
sprecano il loro tempo a leggere libri, quando potrebbero ascoltare le
nostre canzoni”
“Se Dio avesse voluto che leggessimo libri, non avrebbe
creato i film” approvai, entusiasta “Comunque,
tornando al discorso di prima, potete chiamarmi Hope”
“Hope, speranza? Come mai questo soprannome?”
chiese Zayn, incuriosito, lanciandomi un mezzo sorriso.
Il mio cuore mancò un battito.
“Ecco.. ehmm.. è una storia molto commovente.
Dovete sapere che la mia mamma.. insomma, era una prostituta. Le
piaceva tantissimo il suo lavoro, non l’aveva scelto mica per
necessità. Poi, però, restò incinta di
me, e non sapeva come fare per mantenermi, perché lei non si
faceva certo pagare per fare la prostituta. Nacqui la notte di Natale,
mia mamma aveva trovato riparo dalla neve sotto un portico e
partorì lì, senza nessun aiuto. Non aveva nulla
con cui coprirmi, non poteva sporcare la sua pelliccia di visone,
quindi probabilmente sarei morta, se un passante non ci avesse notate.
Quell’uomo gentile (e molto ricco) ci portò a casa
con sé e, ben presto, si rese conto di essere innamorato
della mamma: decisero di sposarsi e lui mi adottò. Decisero
allora di soprannominarmi Hope, speranza, per ricordare al mondo che
bisogna sempre sperare affinché qualcuno arrivi a sistemare
tutti i nostri casini” conclusi, commossa.
Harry stava piangendo disperatamente, asciugandosi le lacrime con un
fazzoletto, mentre Zayn sembrava leggermente perplesso.
“Se, appena sei nata, tua mamma ha avuto il tempo di
scegliere tutti quei nomi, perché non l’ha
impiegato per andare a cercare aiuto? Sua figlia poteva
morire!”
“Fortunatamente, non è mi successo
nulla” Zayn si stava davvero preoccupando per me?!
“Ho solo riportato qualche danno al cervello, alcune zone
sono rimaste congelate, ma non è un organo che mi serve a
molto!”
Zayn si voltò e mi fissò dritto negli occhi, uno
sguardo intenso, che mi fece arrossire.
“Sei bellissima quando arrossisci”
“Grazie!” risposi al gentile signore con bastone
bianco e cagnolino al guinzaglio.
All’improvviso, la ragazza di poco prima, Cheryl,
sbucò da dietro un cespuglio e si avvicinò a me,
sorridente.
“Hope, posso parlarti un attimo? E’
urgente” disse, afferrandomi per un braccio e tirandomi via.
“Insomma, che modi sono! Cosa c’è di
tanto urgente?” sbuffai, dopo che ci fummo allontanate un
po’ dai ragazzi.
“Allora, io sono Cheryl, la narratrice di questa
storia” chiarì, mostrandomi il quadernino su cui
stava scrivendo “Sono in classe con te, ma non credo tu mi
abbia mai notata, perché sono intelligente”
“E’ contagioso?” domandai, preoccupata.
“Tranquilla, non lo è. Insomma, non volevo
intervenire, ma le cose si stanno mettendo abbastanza male. Non lo vedi
che Zayn non è assolutamente interessate a te?!”
“Uff, sì.. E a te che importa, in ogni caso? Fatti
i cazzi tuoi!” commentai, acidamente.
“A me importa eccome! Questa dovrebbe essere una fan fiction
romantica su voi due, non posso tradire le aspettative dei lettori.
Devi impegnarti di più”
“Mmmh, va bene” risposi, poco convinta.
“Prendi questi vestiti e cambiati, così sembri una
meretrice. E cerca di sembrare un minimo meno.. meno te,
ecco” disse, porgendomi un paio di jeans ed una maglietta a
maniche corte.
Non avevo ben capito a cosa somigliassi, ma ok: mi nascosi dietro il
cespuglio da cui era sbucata Cheryl e mi cambiai. Se la mamma mi avesse
visto in quel momento, non mi avrebbe più rivolto la parola.
“Molto meglio!” esclamò lei, soddisfatta.
“Zayn, fratello, che succede? Mi sembri strano”
domandò Harry, osservando attentamente l’amico.
Il moro era appoggiato contro un auto, le braccia conserte, lo sguardo
perso.
“Se non ti conoscessi, direi che quella ragazzina ti
piace” riprese il ricciolino, con un sorrisetto furbo
stampato in faccia.
“Cosa? No, cretino, mi ero dimenticato come si
parla” sbottò Zayn, interrompendo le sue
riflessioni.
“Quindi posso provarci io?”
“Cos’hai detto? Non ci pensare nemmeno!”
esclamò l’altro, allontanando Harry con uno
spintone.
“Ehi, fratello, peace&love. Che sta succedendo
qui?”
Un terzo ragazzo si mise in mezzo ai due: era Niall Horan,
“l’irlandese biondo che fa impazzire il
mondo”, come da Facebook, dove anche lui aveva legalmente
cambiato il suo secondo nome.
“Zayn è innamorato di una vacca”
ridacchiò Harry.
“Harry, smettila, in Irlanda la mucca è un animale
sacro”
“Non era in India?” intervenne Zayn.
“Eccomi, ragazzi, sono tornata” mormorai,
sentendomi in imbarazzo per gli abiti che indossavo.
Zayn sgranò gli occhi, sorpreso, e si avvicinò a
me, sorridente.
“Sei belliss…”
“CIAO, BELLA, SONO NIALL HORAN, L’IRLANDESE BIONDO
CHE FA IMPAZZIRE IL MOOOONDO!” ululò Niall,
piombandomi addosso e travolgendo Zayn, che cadde a terra, sbattendo un
gomito.
“ODDIO, ZAYN! AIUTO! Presto chiamate
un’ambulanza!” urlai, disperata, gettandomi su di
lui.
“Hope..” gemette il moro, un attimo prima di
svenire.
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