Such a Beautiful Night

di aris_no_nami
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo- Solo questa sera! ***
Capitolo 2: *** Real Life... ***
Capitolo 3: *** STANCHEZZA ***
Capitolo 4: *** NO ***
Capitolo 5: *** RiCe ***



Capitolo 1
*** Prologo- Solo questa sera! ***



-Dai! Almeno questa sera! Solo questa!
Cercò di convincermi Dara.
Io sbuffai, infastidita da quel suo comportamento persistente.
-Ti ho detto di no.
Risposi secca.
-Rin! Dai! Lo so che ti piacciono questo tipo di serate! E per di più c’è un nuovo gruppo!
Urlò entusiasta.
-Oh… un nuovo gruppo di mocciosetti che giocano a fare i cantanti?! Ma che bello!
Dissi sarcastica.
-Grazie ma passo.
E continuai a leggermi la rivista.
-Senti – continuò lei – ti giuro che questa sarà l’ultima volta che dovrai venire. E per di più andiamo al locale di Bom!
-Dara, ti ho detto di no!
Urlai seccata, ma appena vidi quei suoi occhioni da cucciolo non seppi resistere e…
Finii come sempre…
Ad una delle solite festicciole…
-Non ti stai divertendo?
Mi chiese mentre ballava accanto a me.
-No. Per niente. Dove sarebbe questo nuovo gruppo?
Chiesi scocciata.
-Arrivano più tardi! Intanto andiamo a prenderci qualcosa da bere!
Urlò, trascinandomi al bancone dove trovammo Bom intenta a preparare cocktail di strani colori. Appena ci vide mollò tutto ciò che stava facendo e si fiondò da noi.
-Ragazze! Da quanto tempo!
Urlò entusiasta.
-Già… ma qui è sempre un tale mortorio? Ai vecchi tempi si cominciava alle sette di sera e si finiva alle quattro del mattino…
Constatai guardandomi intorno.
Non c’era anima viva, se non una ventina di persone sedute sui divanetti.
-E’ così da un po’ di tempo… Non ci sono i veri gruppi, quelli che ti fanno ballare come una matta per tutta la notte. Ora ci sono quei quattro mocciosetti che canticchiano Justin Bieber o quelle altre canzoncine tutte “tu sei bella bella”. E dopo un po’ le persone si stancano. Servono delle canzoni inedite, sempre diverse.
Mi rispose Bom con un po’ di malinconia.
-Dai ragazzacce! Tra un po’ dovrebbe arrivare il nuovo gruppo, no?!
Disse Dara con gli occhi che srpizzavano scintille da tutte le parti, stessa reazione che ebbe dopo poco anche Bom.
-Si! Per l’occasione abbiamo rimesso in uso anche la parte esterna del locale! Quella dove facevamo i veri concerti!
A quella affermazione rimasi un po’ spazziata. La parte esterna del locale la usavano solo per i grandi eventi, quando c’erano gruppi che spaccavano. Dovevano proprio essere bravi questi nuovi…
Passammo una buona mezz’oretta a parlare dei nuovi cocktail e delle parti ristrutturate del locale. Mi stavo rompendo parecchio a sentire delle canzoncine dalla postazione interna del DJ.
-Ma quando cazzo arrivano!
Sbottai scazzata.
-Se stavi aspettando noi, be siamo qua.
Disse una voce dietro di me.
Mi girai e mi ritrovai davanti sei ragazzi dai capelli di colori improbabili.
-Era ora!
Risposi infastidita.
-Uh! Ragazzi!
Urlò Dara comicniando a saltellare come una demente.
-Ok ragazze. – disse Bom con fare da leader –Dara, te porterai io ragazzi sul palco e li aiuterai a mettersi apposto, Rin, tu andrai a distriduire un po’ di volantini, mentre io finisco delle cosette.
Decretò infine.
-Come ai vecchi tempi.
Dissi per poi lanciare un’occhiataccia ai ragazzi e uscire dal locale, prendendo un pacco di volantini.
Uscita dall’edificio andai nel retro per vedere se c’era ancora la mia arma segreta. Dopo un po’ finalmente lo trovai… il mio amatissimo skate!
Ci salii sopra e mi diressi verso il concentrato di gente. Essendo in pieno centro non dovetti fare molto tragitto per immergermi della folla di ragazzi in cerca di locali. Quando fui certa di avere un po’ di attenzione cominciai a lanciare per aria un po’ di volantini, altri li davo in mano alle persone ed altri li mettevo dove capitava.
Quando li ebbi finiti tornai velocemente al locale. Rimisi al suo posto lo skate ed entrai. Quando vargai la porta fui veramente sorpresa del fatto che era completamente pieno.
-Visto?! Tutto merito tuo!
Mi disse Dara raggiungendomi e guardandomi da testa a piedi.
-Ma cosa dici! Non c’entra il mio modo di vestire!
A quell’affermazione scoppiò a ridere come una matta.
 Be… ok, non ero proprio trasparente come persona… Poi com’ero vestita… Avevo dei mini shorts di pelle nera con sotto delle calze semi trasparenti nere, una maglia senza spalline nera piena di dimanti finti e sopra di tutto una giacca di pelle bianca con decori dorati. E per completare l’opera, c’erano anche i capelli biondi . Ok… non ero per niente invisibile…
-Dai, vieni che tra un po’ iniziano!
Mi incitò lei, tirandomi per un braccio.
Quando fummo all’esterno ci trovammo davanti un casino di folla.
Il bello di quel posto era che non era al piano terra, ma bensì sopra un grattacielo enorme e da lì si vedeva tutta la città.
-Ehi… ma dove sono finiti?
Chiesi non vedendo nessuno sul palco.
-Aspetta…
Mi rispose l’altra, tutta euforica.
Dopo poco tutte le luci si spensero e rimanemmo al buio più completo. Quando si riaccesero, i ragazzi erano sul palco. Subito partì una canzone assolutamente tutta compiuterizzata. All’inizio era calma, ma quando arrivò il ritornello, diede una scarica enorme. Tutta la folla cominciò a saltare e a gridare euforica…
Io rimasi completamente allibita. Erano ormai un paio d’anni, e forse di più, che non sentivo una tale carica con una canzone. Dopo QUEI RAGAZZI non c’era stato più nessun gruppo che mi avesse strasmesso un’onda tale…
Ero immobile ad osservarli ballare, cantare, incitare il pubblico sopra quel palco… Quel palco che ormai si era riempito di polvere da quanto fermo era restato… Quel palco che, anche se piccolo, era semplicemente fantastico… Quel palco che avevamo calpestato pure noi…
Corsi via da quel mare di gente. Corsi via spingendo le persone che mi erano accanto. Ero ormai davanti la porta del locale… Un passo ed ero fuori, quando una mano mi si poggiò sulla spalla.
-Dove vuoi andare?
Mi chiese.
Io la guardai con gli occhi ormai lucidi… Mi tirò a se e mi strinse in un abbraccio che più forte e più materno non si poteva. Mi accoccolai in quel caloroso abbraccio scoppiando a piangere.
-Dara… io…
Cercai di dire tra i singhiozzi.
-Sh… Tranquilla, ti capisco. Non credere che per me sia semplice. Dai, basta piangere che dopo sarai oscena!
Disse prendendomi il viso tra le mani.
Io annuii… In quel momento mi rivenne in mente quando da piccola piangevo perché volevo il papà e mia madre mi consolava…
-Go in the cesso!
Urlò la bionda davanti a me trascinandomi in bagno. Entrammo e chiuse la porta a chiave.
I bagni erano semplicemente stupendi. Modernissimi con le piastrelle blu metallico e i lavandini di un bianco candido.
-Vedi a cosa serve il trucco Water Proof?!
Disse Dara ritoccandosi un po’ il trucco.
-E’ già.
Risposi sciacquandomi, facendo andare via il confiore degli occhi e il rossore del viso. Dopo un paio di minuti avevo nuovamente il mio aspetto naturale.
-Ok. Go!
Urlai aprendo la porta e venendo investita da Imma Be Rocking That Body dei Black Eyed Peas.
-Dai andiamo! Dance toonight!
Urlò l’altra impazzendo completamente.
-No no no. Prima di andare a ballare tu devi bere.
Detto ciò la trascinai al bancone.
-Bom, qualcosa di pesante perché ha detto che vuole bal…
Mi bloccai subito quando la vidi parlare con i ragazzi che prima avevano cantato.
-Oh, Dara CL! Dovete assolutamente conoscerli! Sono fantastici!
Ci disse lei ridacchiando come un’ebete, rivolta ai ragazzi che adesso ci stavano sorridendo.
-Passo…
Risposi con un tono schifato, avvicinandomi.
-Ma questa simpatia è naturale o hai fatto un corso per migliorarla?
Mi chiese quello con i capelli arancioni.
-Yo Seob, non rompere.
Disse uno dai di uno strano colore biancastro, avvicinandosi a noi e mettendosi al mio fianco. Aveva dei jeans bassi, una maglia di un bianco praticamente trasparente e particolarmente aderente ed una giacca da completo nera aperta.
-Oh eccolo che ci ha degnati della sua presenza! Hai finito con la tua cagna?
Gli chiese quello con i capelli mori e il cuffetto davanti per aria.
-Ah… Che rompi scatole che siete…
Cantilenò mettendosi le mani nelle tasche e rivolgendomi uno sguardo indecifrabile.
-Non badarli. Sparano solo puttanate.
Mi disse facendo un mezzo sorrisino un po’ sinistro…
-Hem… Ok, ragazzi, beviamo! La prossima volta ci sarai, non è vero Hyun Seung?!
Disse Bom rivolta al ragazzo che mi era accanto il quale annuì sorridendole.
Tutti gli altri si avvicinarono al bancone in attesa dei cocktail, mentre io mi allontanai. Uscii sulla terrazza dove prima aveva cantato, che ora era vuota se non per poche persone. Andai sulla parte più isolata guardando quello spettaccolo di città che si estendeva sotto il mio sguardo.
Come mi mancavano i vecchi tempi… Quelli in cui mi divertivo in quel tipo di feste, quelli in cui ero sempre pronta a fare nuove conoscenze, quelli in cui potevo b ere quanto volevo e mi buttavo in pista a ballare… Quelli dell’amore…
-A che pensi?
Mi chiese una voce.
Mi voltai a destra e lo ritrovai accanto a me che mi guardava con uno sguardo penetrante e che mi offriva un bicchiere con al suo interno uno strano liquido bluastro. Presi il bicchiere e tornai a guardare davanti a me.
-Penso a certe cose.
Risposi vaga.
-E sono troppo insistente se ti chiedo quali certe cose?
Chiese nuovamente appoggiandosi con la schiena alla ringhiera che ci divideva dal vuoto.
-Direi di si…
Dissi svuotando lentamente il contenuto del bicchiere di sotto.
-Mh, forse hai ragione.
Constatò bevendo un sorso di quel liquido.
-Comunque, il mio nome lo sai ma io non so il tuo.
-Non credo abbia importanza.
Dissi secca incamminandomi verso l’uscita.
-Io invece credo di si.
Disse lui bloccandomi per il polso con una presa veramente forte, che mi fece girare per guardarlo. Hyun Seung mi stava praticamente spogliando e uccidendo solo con lo sguardo, uno sguardo penetrantissimo.
-CL.
Risposi liberando il mio polso dalla presa di quella mano di ferro.
-Bene… Ci si vede CL.
Disse prednendo un altro sorso del suo cocktail col solito sguardo, solo che con una vena di malizia in più.
Uscii velocmente dal locale mandando un messaggio a Dara per avvisarla che sarei andata a casa.
Dovevo assolutamente farmi un doccia e rilassarmi… Dovevo schiarirmi le idee… Ma schiarirmele da cosa?
Avevo una tale confusione in testa, senza saperne il motivo, che per poco non mi esplodeva.
Salii sull’autobus che mi avrebbe portata proprio davanti casa. Ero l’unica…

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Capitolo 2
*** Real Life... ***



Il bus stava per partire quando un ragazzo salì al volo. Si sedette poco più avanti di me e stette immobile. Aveva il cappuccio della felpatirato su e muoveva leggermente la testa a ritmo di musica.
Voltai la testa alla mia sinistra ed osservai fuori dal finestrino. Quella città così piena di luci era uno spettacolo che ti toglieva il fiato…
Io e Dara abitavamo in una zona poco trafficata e distante dal centro rumoroso. In una periferia non delle migliori, ma almeno avevamo un tetto sopra la testa. Le persone che ci avevano messe al mondo di certo non avrebbero mai sprecato il loro denaro per delle figlie come noi… Qual volta la madre di Dara la chiamava e invitava entrambe a cenare nella sua villa ed ogni volta si finiva sempre con lititgate da parte di madre e figlie. Invece suo padre era un uomo d’affari che viaggiava per il mondo, ormai divorziato da anni con la madre, che si era praticamente dimenticato di avere una figlia. Entrambi non si degnavano di aiutarla per decisione sua. Quando se n’era andata definitivamente di casa aveva chiuso qualunque contatto con loro, i quali non avevano fatto nulla per cercare di ristabilire un legame con la filgia.
Invece per i miei era una altro discorso… Mio padre era un dissoccupato che spendeva tutti i soldi in alcol e mia madre non l’avevo mai conosciuta…
Entrambe eravamo cresciute con le nostre uniche e sole forze, senza una famiglia alle spalle.
Ad un tratto il ragazzo che mi era davanti si girò verso di me e rimase qualche attimo a guardarmi prima di rigirarsi e tornare alla posizione iniziale.
Il bus si fermò ad una fermata completamente vuoto apparte per un ragazzo. Quando salì il mezzo ripartì subito.
Il ragazzo si sedette sul posto dietro a quello dell’altro tipo che continuava imperterrito ad ascoltare musica.
Per un motivo a me sconosciuto non riuscivo a tolgiere gli occhi di dosso da quei ragazzi… Continuavo a guardarlo come se fossi ipnotizzata…
Mi svegliai da quella sorta di stato di assopimento perché il mio cellulare cominciò a squillare imperterrito. Quardai il display e sbuffando risposi.
-Che c’è?
-Ya! Non parlare così al tuo oppa!
Si lamentò l’altro. Sbuffai rumorosamente.
-Dimmi che vuoi. Ho mal di testa e sono stanca.
Risposi secca.
-Aish! Dannazione a te e a mia sorella! Perché vi conoscete così bene?! Con questa scusa mi tratti male anche se sono più grande di te di un anno!
Si lamentò Sang Hyun, il fratello minore di Dara.
-Va be! Ascoltami bene! Che ne dite se domani mi accompagnate a comprare un regalo per una mia amica?
Mi chiese tutto d’un fiato.
-Amica?!
Chiesi a mia volta.
-Si… non farti strane idee…
Bofonchiò quello scemo che teoricamente doveva essere più grande di me.
-Mh… sarà… Chiedo a tua sorella e poi ti so dire.
Non gli lasciai il tempo di rispondermi che riattaccai.
Cacciai il cellulare in tasca e ritornai a guardare quei due ragazzi…
 
Erano passati tre giorni nei quali ero stata sempre in casa a ripensare al tipo al bar e ai due ragazzi dell’autobus. Dara era andata con suo fratello a prendere il regalo per quella sua amica e tornava al locale di Bom ogni sera perché si esibivano quei ragazzi “bravi” che, da quello che avevo capito, si chiamavano BEAST.
Io invece passavo dal letto, al divano leggendo libri o riviste. Tutto quello che mi capitava sotto mano.
Ogni volta che Dara era a casa mi raccontava sempre tutto quello che aveva fatto durante il giorno. Quella ragazza mi faceva una tale tenerezza… Cercava sempre di farmi sorridere o perlomeno di farmi interessare a qualcosa. Cosa che però non le riusciva. Non perché non fosse brava ma perché io avevo ormai perso tutti gli interessi.
Tutti.
-Rin, che ne dici se andiamo a fare shopping? Dai che ti muovi di casa! Andiamo in quel negozio che ti piace tanto, eh?!
-No.
Risposi semplicemente all’ennesima proposta della mia amica.
Senza aggiungere altro prese la giacca e uscì di casa sbattendo la porta.
Mi alzai dal divano barcollando un po’ e mi diressi in bagno. Mi guardai allo specchio… Ero completamente distrutta… occhiaie, capelli spettinati, pallida, volto stanco e sfiancato… una perenne espressione triste mi solcava il viso…
Com’ero finita in quello stato?
Io che ero sempre stata una ragazza attiva, solare piena si energia…
Tutto per quel motivo…
Passai le mani sul viso e trai capelli… Ero stanca… di tutto…
Sbattei la mano sul lavello procurandomi un male assurdo ad essa. Mi piegai sulle ginocchia tenendomela stretta e imprecando silenziosamente.
 
Infilai un paio di jeans e mis la prima felpa che mi passò sotto mano. Uscii di casa senza chiudere la porta tanto di fretta ero. Quando fui in strada cominciai subito a correre verso la fermata dell’autobus. Dovevo assolutamente sapere chi erano… Dovevo!
Quando arrivvai riuscii a prenderlo per un pelo. Mi guardai intorno cercando il ragazzo col cappuccio ma non vidi nessuno… Dentro il mezzo ero presente solamente io. Mi sedetti sfiancata e col fiatone sul sedile più vicino. Guardavo fuori dal finestrino… la mia mente era completamente immobile… non stavo pensando a nulla… completamente a nulla…
Quando lo vidi.

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Capitolo 3
*** STANCHEZZA ***


                                                                                                           
No no no… Tutti… Ma non lui!
D’istinto mi abassai per non essere vista ma… troppo tardi…
Il bus si fermò e il ragazzo dai capelli bianchi salì con un strano sorrisino sulle labbra e mi si avvicinò.
-Dunque dunque… Ci si rivede.
-Ye… Che bello…
Risposi sarcastica tornando a sedermi in maniera umana.
-Aish… Qualunque ragazza sarebbe al settimo cielo se fosse dove sei tu adesso!
-Si. Il finestrino è molto affascinante.
Il ragazzo mi trucidò con lo sguardo.
-Ma quanto simpatica sei?!
Mai quanto te, pensai acida.
-Bene. Dire che è stato un piacere rivederti sarebbe dire una balla bella e grossa.
Dissi facendo per alzarmi, ma HyunSeung mi fece risedere bloccandomi col braccio.
-Che diavolo vuoi?!
Chiesi cercando di togliermi il suo braccio dal ventre, cosa che si rivelò impossibile. Lui si girò verso di me e mi guardo dritta negli occhi con uno sguardo che non avevo mai visto in vita mia… tra il serio più assoluto, il feroce e l’impaurito. Uno sguardo che mi stava uccidendo e distruggendo tutte le barriere che mi ero creata nel corso degli anni. Distolsi gli occhi dai suoi così profondi e sbuffai infastidita da tutto il potere che aveva su di me senza nemmeno conoscermi.
-Il tuo nome. Dimmi il tuo nome.
Disse piatto.
-Te l’ho già detto quella sera al locale di Bom.
Bofonchiai stando ben attenta a non girarmi verso di lui. Il ragazzo rise in una strana maniera quasi amara per poi prendermi il mento con due dita e farmi girare la testa così da guardarlo.
-Voglio il tuo vero nome.
Io feci una smorfia contrariata.
-Non ti basta quello?
HyunSeung scosse la testa.
Che fare?
Dire semplicemente il nome non sarebbe stato così difficile e per nulla pericoloso, ma mi sembrava che dirlo a lui si sarebbe rivelata la peggiore idea di sempre…
-Rin…
Dissi infine facendolo sorridere di gusto. Lui tolse la mano e mi lasciò tranquillamente passare. Io lo guardai stranita per poi andarmene velocemente e scendere dal bus che si era appena fermato. Quando poggiai i piedi a terra tirai un sospiro di sollievo nell’essere riuscita a scendere, anche se non sapevo dove. Ormai l’autobus se n’era andato e non vedevo alcuna indicazione quando, dall’altro lato della strada, vidi un ragazzo incappucciato che muoveva la testa a ritmo della musica. Senza pensarci un attimo corsi verso di lui, non vedendo la macchina che stava arrivando velocemente.
In quel momento vidi tutto a rallentatore e sentii un dolore tremendo dentro al petto, come se qualcuno mi stesse stringendo il cuore in una morsa letale…
Fortunatamente riuscii a fermarmi un attimo prima che la macchina mi investisse, eppure sentivo male come se ci fossi finita veramente sotto.
Il ragazzo corse subito verso di me che caddi in ginocchio non capendone il motivo.
-Tutto bene?
Mi chiese facendomi rialzare.
-Tu… tu…- cercai di dire –Tu sei il fratello di… Minzy…
Il tipo annuì un po’ confuso mentre io sorrisi felice.
-Sai… lei parlava un sacco di te… YongGuk, giusto?
-Si. E tu saresti?
Mi chiese sospetto.
-Rin.
Risposi ridacchiando stancamente. YongGuk annuì sorridendo.
-Anche di te parlava spesso. Ma… che ci fai in una brutta zona come questa?
Mi chiese cominciando a camminare reggendomi.
-Ti… ti stavo cercando.
Risposi cominciando a sentire una bruttissima sensazione cresente.
-E perché?
Chiese piatto, non mostrando alcuna emozione.
-Per portarmi da tua sorella… e perché alcune sere fa ti ho visto e… a dire il vero non so nemmeno io…
La voce mi si stava sempre più abbassando e le gambe stavano cedendo piano alla volta.
Cosa mi stava succedendo?
-Ok. Ma vista la tarda ora direi di prendere un bus e di riportarti a casa visto che non sembri stare molto bene…
Constatò salendo su un autobus che era appena arrivato alcune fermate dopo quella dalla quale ero scesa. Ci sedemmo vicini e il silenzio coprì tutto con un velo pietoso quando YongGuk mi porse una cuffietta. Il viaggio fu accompagnato solamente dalla musica e dal rumore delle ruote del mezzo sull’asfalto.
Dopo un tempo che sembrò interminabile arrivammo alla fermata e scendemmo tranquillamente. La stanchezza e la strana sensazione non erano passate e poco dopo ne capii finalmente il motivo…
-Dove abiti?
Mi chiese YongGuk. Io indicai il grande palazzone vecchio davanti la fermata e lui annuì sorridente.
-Fai attenzione. E se vuoi vedere mia sorella sappi che domani sarò qui verso tardo pomeriggio.
Detto ciò se ne andò chissà dove. Cercando di fare il più presto possibile arrivai a casa e trovai la porta aperta come l’avevo lasciata. Appena entrai la testa cominciò a girare vorticosamente, tanto che caddi a terra.
Faticosamente mi avvicinai al divano dove avevo lasciato il cellulare, lo accesi e vi trovai una sessantina di chiamate da parte di Dara. L’ansia raggiunse livelli inimmaginabili e subito la richiamai ma lei non rispose. Provai, provai e riprovai ancora ma niente. D’un tratto bussarono alla porta e io mi fiondai su di essa barcollando.
-Dara! Mi avevi fatto preoccupare…
Dissi felice, ma quando aprii la porta e mi ritrovai davanti suo fratello con lo sguardo più preoccupato e impaurito di questo mondo tutta la gioia, anche quella nascosta negli antri più profondi del mio cuore, sparì in un secondo lasciando posto alla disperazione assoluta…

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Capitolo 4
*** NO ***


NO.
L’unica cosa che aveva potuto “creare” la mia testa completamente in tilt. Con non so quale forza ero riuscita ad arrivare… Ma avrei preferito non essere in quel posto… per nulla mondo doverci tornare…
Poggiai la mano sul vetro che ci divideva e non capii più nulla, non sentii più nulla. Vedevo solo quella lastra che la separava da me, quel lettino bianco e… quella macchina… quei tubi…
NO.
Ormai quelle lettere non erano più solo nella mia mente ma stavano occupando l’aria intorno a me e a SangHyun, che era appena riuscito a raggiungermi e che stava cercando di farmi stare in piedi… già, le mie gambe erano cedute nuovamente…
Quel dolore al petto ricomparve e questa volta era decisamente più forte, più vero, più straziante.
NO.
La vista si appannò ma, nonostante ciò, notai la figura dai lunghi capelli mori accanto al suo lettino e il dolore divenne ancora più forte quando vidi quella stronza che stava piangendo.
Senza pensarci un attimo entrai nella stanza e in un secondo la trascinai fuori per un braccio. Appena me la ritrovai davanti con quegli occhi gonfi di lacrime le tirai uno schiaffo che le fece girare la testa, sotto lo sguardo incredulo del figlio.
-Tu… - sussurrai avvicinandomi fino ad essere ad un palmo di distanza dal suo volto –Sporca puttana!!
Urlai poi, con una rabbia disumana.
-Sporca puttana!! - ripetei ancora più forte –Con che coraggio?! Con che coraggio sei qua?!
Urlai senza riuscire a controllarmi. La donna mi guardò dritta negli occhi per poi spingermi indietro con sguardo fiero.
-Io sono sua madre… mi chiedo che diavolo ci fai tu qui.
Disse pronunciando quel ‘TU’ come se fosse la parola più spregevole al mondo.
-Io sono l’unica persona che le è sempre stata realmente vicina!
Urlai battendomi la mano sul petto e vedendo una fiamma negli occhi della madre di Dara.
-Tu! Tu sei la causa di questo! Tu e solo tu!
Urlò a sua volta indicando il vetro dietro al quale era distesa lei.
NO.
IO.
La guardai confusa, barcollando all’indietro e, quella fiamma che avevo intravisto, si trasformò in strafottenza.
-Secondo te com’è successo?- mi chiese avvicinandosi con sguardo arrogante –Secondo te perché è successo?
Quelle due domande cominciarono a frullarmi in testa vorticosamente… Come? Perché?
-Tu! Tutta colpa tua! Lei ti stava cercando! Mia figlia era venuta a cercarti, perché tu, lurida schifosa, eri sparita senza dire nulla! Ed è stata investita, ed ora è in coma! Come la mettiamo adesso? Chi non dovrebbe essere qua? Chi è la sporca puttana?
Non ci credevo, non volevo crederci. Tutto… ma non quello…
Guardai sua madre, coperta di quella pelliccia che portava con orgoglio, ed un conato di vomito mi salì in gola. Guardai Dara attaccata a quella macchina così familiare e… e non seppi che fare o dire.
-Devi solo andartene e non farti mai più vedere.
Sussurrò come una vipera per poi tornare nella stanza, trascinandosi con se SangHyun che aveva la testa bassa.
Purtroppo feci come mi aveva detto. Me ne andai. Per giorni, forse settimane. Ormai avevo perso il conto… Non alzavo più le persiane delle finestre e vivevo nel buio più totale. Non avevo più aperto la porta, non avevo più fatto nulla.
Quando un giorno vidi un busta che sbucava da sotto la porta di casa e la presi con quelle poche forze che mi rimanevano. Ma avrei preferito non leggere mai quella lettera, mai…
Però c’era un lato “positivo” della faccenda: quel giorno, dopo tanto, rifeci entrare la luce in quel appartamento e mi rividi allo specchio.
Positivo un cazzo.
Ero un mostro e la casa era un disastro. Avevo delle occhiaie assurde, la tinta bionda era completamente sparita e i miei capelli corvini erano tornati alla luce e sembravo solo un guscio vuoto senza vita… non mi ero mai vista così tanto magra… Mentre la casa era piena di spazzatura, puzza di chiuso da far morire e la morte sembrava albergarci dentro.
Barcollando per casa presi i primi vestiti che mi capitarono sotto mano ed uscii con quella dannata busta tra le mani tremanti. Presi il solito bus ed arrivai fino al locale di Bom ma era da un po’ che la sfiga ce l’aveva con me… “Chiuso per ferie” diceva il foglio attaccato fuori. Rimasi per qualche istante ferma li davanti fino a che non mi sedetti a terra, dando la schiena alla serranda giù.
Alzai lo sguardo al cielo e quello sembrò ridere di me fino alle lacrime che si trasformarono in una scrosciante pioggia nel giro di pochi secondi. Lasciai la testa all’indietro e chiusi gli occhi…
Mi stavano abbandonando tutti…
 
***
 
Quando la vidi seduta a terra, sotto la pioggia, davanti al locale di Bom non ci credetti fino a che non le fui ad un centimetro di distanza. Era lei... Rin… Dopo tutto quel che era successo, quella ragazza, era ancora viva…
Le accarezzai il volto dormiente, bagnato dalla pioggia che cadeva prepotentemente, e sospirai sollevato… quando vidi la lettera che stava stringendo tra le mani. Cercando di non svegliarla gliela sfilai e la lessi…
Sfratto esecutivo… l’edificio verrà demolito… sfratto esecutivo…
Guardai sconvolto Rin e provai una tale tristezza che non si poteva nemmeno immaginare. Infilai quel foglio dentro la tasca della sua felpa e, cercando di bagnarmi il meno possibile, mi caricai la ragazza sulle spalle non sapendo dove poterla portare. Da Bom non se ne parlava, da me idem, casa sua era fuori discussione e suo padre men che meno. L’unico posto che rimaneva era…
Dopo essere tornato dalla Cina ero andato quasi tutte le sere al locale di Bom e avevo conosciuto dei ragazzi che si esibivano là. La cosa che mi aveva stupito di più era stata che avevano addirittura usufruito del palco esterno, cosa che Bom non permetteva più a nessuno ormai da anni, e dopo averli sentiti avevo capito il perché… Quei ragazzi avevano talento!
Dopo aver sbagliato strada un miliardo di volte finalmente trovai quel palazzo. Si trovava in centro città, ma in una zona non molto affollata. Un po’ afflitto mi avvicinai all’insieme di citofoni, rendendomi conto che non sapevo neanche un loro cognome. Ma quando vidi una targhetta con su scritto BEAST/B2ST sorrisi divertito dalla spensieratezza che potevano mostrare in così poco quei ragazzi. Senza esitare un attimo suonai al campanello e poco dopo sentii una vocina rispondermi.
 
***
 
-Cosa?
-Solo per un po’…
-No no no! Non se ne parla!
-Ma dai… infondo non c’è nulla di così male…
-Scherzi?! Io faccio gli incubi con quella in casa!
-Yoseob! Ma che cavolo spari?
-Poco, veramente poco. Giusto il tempo di trovare un posto dove poterla portare.
-Al centro di igiene mentale!
-YOSEOB!
 
***
 
-Ok… cercate di seguirmi, dannazione!
Furono queste le parole che mi svegliarono. Lentamente aprii un occhio e la prima cosa che vidi fu uno stereo davanti ad una parete chiara. Non capendo dove fossi mi diedi una mossa ad aprire entrambi gli occhi, ma la situazione non mi era chiara ugualmente. Faticosamente mi misi a sedere sul divano sul quale ero distesa e, poco distanti da me, vidi tre ragazzi seduti a terra e uno in ginocchio che scribacchiava cose su una lavagnetta per bambini…
-Prestatemi attenzione… BEAST, ok?! BEAST come nome è troppo semplice e potrebbero copiarcelo perciò la mia idea è questa: se noi… lo scriviamo… - disse scrivendolo alla lavagna – si può notare che nel nome ci sono due vocali, E ed A. E… se noi le facciamo diventare un due… - continuò disegnando il numero due al posto delle vocali – diventa B2ST. Due modi per scriverlo, uno solo per pronunciarlo. Semplice, efficace, diverso, bello.
Concluse sorridendo soddisfatto.
-Ma quindi ci chiamiamo BdueST?
Chiese un tipo con una strana cresta color paglia, pronunciando il numero due.
-No…
Rispose lui battendosi la mano sulla faccia, ma non poté continuare la frase che un altro di loro, con i capelli biondi e un po’ lunghi, prese la parola.
-Ma allora ci chiamiamo B2ST o BEAST?
Chiese grattandosi la testa in uno sbadiglio.
-Si pronuncia BEAST ma si può anche scrivere B2ST!
Urlò esasperato.
-Ah… quindi B TWO ST.
Dissero insieme i due.
-Mi prendete per il culo?
Chiese loro con una poker face da nobel.
-JunHyung, ti prego, almeno tu. Hai capito, vero?
Chiese al terzo tipo dai capelli di uno strano viola, che sembrò svegliarsi improvvisamente.
-E’? Si si… ananas…
Rispose  tornando a dormire sulla spalla del biondo.
-Questo è un manicomio! - strillò di nuovo quello con i capelli arancioni –C’è almeno qualcuno che ha capito?!
Chiese poi, sbattendo la testa per terra. Io alzai lentamente la mano e, solo dopo qualche attimo, i quattro ragazzi mi notarono.
Appena Capelli Arancioni mi vide si andò a nascondere dietro Capelli Viola, che si era svegliato nuovamente.
-Be, non sei contento? Lei ha capito!
Esclamò Capelli Paglia avvicinandosi sorridente.
-Devi scusarlo… gli fai un po’ di paura. – disse sedendosi accanto a me –Se non ti ricordassi di me io sono KikWang.
Si presentò inchinando lievemente la testa.
-Il biondo è DongWoon, quello che dorme sempre è JunHyung e il fifone è Yoseob.
Li presentò lui uno ad uno.
-Io non sono fifone!
Esclamò Yoseob alzandosi un po’ titubante.
-Allora vieni qua!
Urlò di rimando KikWang, cercando di tirarlo verso di me, mentre lui urlava e si divincolava come una biscia. La scenetta durò qualche attimo per poi essere distrutta da una voce proveniente dall’entrata.
-La volete piantare? La trattate come se fosse un mutante.
Appena i ragazzi videro il tipo moro che li fissava in cagnesco si sedettero a terra con la testa bassa.
-Scusali, non sono abituati a vedere delle ragazze.
Li schernì avvicinandosi.
Io, a dir la verità, non stavo capendo nulla.
-Che ne dici di mangiare qualcosa?
Mi chiese poi, aiutandomi ad alzarmi. Il ragazzo mi portò in un piccola cucina e mi fece sedere sul tavolo che si trovava al centro.
-Io sono DooJoon. Non credo proprio che ti ricordi di noi… Mesi fa ci hai conosciuti al locale di Bom.
Appena DooJoon ebbe finito di parlare mi rivenne subito in mente il tipo dai capelli bianchi, quel strano ragazzo… HyunSeung.
-Preferisci un pezzo di torta o… qualcosa di salato?
Mi chiese aprendo vari scomparti sopra i fornelli.
-Chi mi ha portata qui?
Chiesi flebilmente, non rendendomene quasi conto. DooJoon stette immobile per qualche istante per poi sedersi davanti a me.
-Noi lo conosciamo come Taeyang.
Appena pronunciò il suo nome il mio cuore perse più di un battito. Taeyang…
-Devo andarmene…
Sussurrai facendo per alzarmi ma lui mi fece risedere.
-Non se ne parla proprio. Dove credi di andare? Non hai altro posto e per un po’ starai qua con noi. E ci dovrai sopportare.
Concluse sorridendo, tornando a guardare nei scomparti.
In verità non mi volevano ma cercavano di nasconderlo… Infondo erano dei bravi ragazzi, anche se io li avevo giudicati male dal primo momento che li avevo visti. Sì, sarei stata lì per un po’, il meno possibile, giusto il tempo di trovarmi un posto dove stare, e poi me ne sarei andata dalle loro vite.
-Riso.
Dissi infine notando comparire un sorriso sul suo volto.
-Subito!


*si nasconde dietro yoseob* Chiedo venia per l'enorme ritardo, chiedo venia chiedo venia chiedo venia...
Ringrazio tutti tutte tutti tutte per le recensioni e mi dispiace se non vi rispondo è che è un periodo così colà, ma sappiatele che mi fa piacerissimo leggerle! grazie a tutteeee!!! *si commuove*
Duuunque, ecco qua finalmente il quarto capitolo! La nostra cara Rin è veramente devastata e riuscirà a sopravvivere in casa dei BEAST/B2ST(<-- per far felice il nostro piccolo fifone Yoseob!)
Bella gente, che altro dire?!
ah... Circa due giorni fa ho realizzato che "BEAST" vuol dire bestia e non migliori come ho creduto da quando li conosco... mi sento fin troppo stupida...
*rotola via disperata*
Kiss Kiss
il panda stupido
Aris*Chan

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Capitolo 5
*** RiCe ***


                                         
Poco dopo mi ritrovai davanti una ciotola stracolma di riso bianco e un conato di vomito mi salì alla bocca.
-Ti senti bene?
Mi chiese DooJoon preoccupato. Io annuii cercando di sorridere.
-Solo che è da tanto tempo che non mangio…
Mi giustificai impugnando le bacchette e facendo un profondo respiro. Stavo per portare il cibo alla bocca quando la mia attenzione fu rapita dagli altri ragazzi che presero ad urlare come dei matti.
-Non preoccuparti di quei stupidi. Vado a metterli apposto io.
Mi disse con uno sguardo rabbioso uscendo dalla piccola cucina e andando da loro. Io rimasi immobile a fissare il riso… non ce la facevo proprio… non riuscivo ad ingerire nulla…
Stando ben attenta che non entrasse nessuno mi alzai e mi avvicinai alla finestra che dava sulla strada, la aprii e buttai fuori il riso. Mi voltai e un urlo strozzato uscì dalla nostre bocche. Cercando di non cadere per la paura presa mi aggrappai alla finestra e lui si appoggiò al muro che gli era accanto.
-Tu…
Sussurrò dopo un po’, indicandomi.
-Io… TU!
Strillai indicandolo a mia volta e facendogli fare un altro infarto. Subito arrivarono gli altri ragazzi, i quali ci guardarono con espressioni tra il divertito e il confuso.
-NOI!
Urlò Yoseob per poi ricevere occhiatacce da tutti.
-Perché sei così sorpres…?
Fece per chiedere KikWang ma io, o meglio dire noi, lo interrompemmo.
-Che diavolo ci fa qui?
Chiedemmo all’unisolo indicandoci l’un l’altra. Loro si guardarono ridacchiando e DooJoon prese la parola.
-Non sembrate andare tanto d’accordo…
-Per nien…
Ma lui mi interruppe.
-Ci amiamo.
Io gli lanciai sguardi killer e, dal canto suo, mi lanciò un bacio per poi farmi l’occhiolino.
-Aaaah! Lo odio!
Urlai appoggiando la ciotola sul tavolo e andando in soggiorno a cercare le mie scarpe e la mia giacca. Li sentii parlare un po’, alzare la voce, ridere fino a che qualcuno mi si avvicinò da dietro.
-Che stai facendo?
Chiese. Mi girai e vidi KikWang col suo solito sorriso rassicurante.
-Me ne vado.
Risposi continuando a cercare ovunque. Dietro il divano, sotto, aprendo porte, armadi…
-Già l’idea di vivere a scrocco da voi non mi piaceva, ma ora che so che qui ci vive pure quell’essere… Non se ne parla!
-Ma non ne avevamo già parlato?
Tuonò la voce di DooJoon, seguito dal resto del branco. Feci finta di non sentirlo e continuai il mio lavoro.
-Senti, non puoi andartene! Non ti sei ancora ripresa!
Continuò, non ricevendo la mia minima attenzione. Lui fece per dire qualcosa ma L’Odioso sussurrò loro qualcosa e poco dopo uscirono tutti. Tranne lui. Tranne io. Tranne noi.
HyunSeung si sedette comodamente sul divano e mi fissò con scarso interesse. Sentendomi fin troppo osservata mi bloccai e lo guardai irritata.
-Che vuoi?
Il ragazzo non rispose e rimase immobile a fissarmi con uno sguardo che mi metteva quasi i brividi.
-Sei te che devi parlare.
Disse semplicemente, dopo un tempo che mi sembrò infinito. Io mi strinsi nelle spalle e sentii il freddo prendere il sopravvento.
-Ogni volta che ho vissuto con qualcuno è andata a finire male…
Sussurrai osservando il pavimento di legno sotto i miei piedi. HyunSeung si alzò e lentamente mi venne davanti. Mi prese il mento tra due dita e ci ritrovammo faccia a faccia, con pochi centimetri che ci separavano. I suoi occhi neri erano incatenati ai miei e sembravano non volerli mai più lasciar andare… Erano così bui, scuri, senza la minima traccia di colore. Occhi dei quali, solitamente, si ha paura ma che invece ti infondevano una voglia pazzesca di fissarli per tutta la vita, cercando di farli sorridere, di colorarli…
-Gli uccellini ti ringrazieranno per il riso.
Sussurrò lui. Io ci impiegai un attimo prima di capire cosa avesse detto… Lo guardai confusa per poi allontanarmi.
-Come?
-Sai – continuò senza badarmi, incrociando le braccia e assumendo un’espressione pensierosa – DooJoon si arrabbia sempre un sacco quando le persone non apprezzano il suo cibo, pensa cosa farebbe se scoprisse che qualcuno di nome Lee ChaeRin l’ha addirittura buttato fuori dalla finestra… magari dopo averglielo chiesto. Uh… sarebbero grossi guai…
Concluse annuendo convinto. Io spalancai la bocca incredula. Quel brutto, lurido, strisciante, idiota, spregevole essere bipede… Come avevo potuto farmi tanto impressionare da quelle cacchette rinsecchite che aveva al posto degli occhi!
-Tu… non oseresti…
I nostri occhi si tramutarono in due fessure quasi invisibili e la voce si tramutò in un sibilo crudele di serpente.
-Oh si, oserei…
Senza pensarci un momento mi scagliai contro di lui, lasciandolo di stucco.
-Non osare! Non osare! Non osare!
Strillai aggrappandomi con le gambe al suo torace e tirandogli pugni in testa. Il ragazzo rimase un attimo scioccato per poi cercare di staccarmi.
-Razza di una scimmia! Mollami!
Urlò ridendo come uno scemo. Smisi di tiragli pugni e lo guardai sconcertata.
-Perché ridi?!
Gli chiesi dandogli una sberla in testa.
-Perché sei assurda…
Rispose sorridente, mettendo le mani sulla mia schiena per non farmi cadere. Stavo per ricominciare a picchiarlo quando la porta si aprì e i cinque Beast entrarono come se nulla fosse, ma appena girarono l’angolo e ci videro in quella posizione, che poteva essere interpretata parecchio male, uscirono come dei fulmini lasciandoci con un semplice “Scusateci”. Io fissai HyunSeung con occhi sgranati mentre lui cercò di soffocare delle risate. Fu inevitabile che un altro pugno lo colpì. Evidentemente fin troppo forte visto che cademmo rovinosamente sul divano.
-Aaaah! Le mie gambe!
Urlai sentendo il suo peso che le schiacciava. Subito le tolse e mi ritrovai a cavalcioni sul suo petto. Non era possibile avere un rapporto normale di NonTiConoscoENonMiInteressi con quel ragazzo… perché ti ritrovavi sempre in situazioni imbarazzanti. Sbuffai rumorosamente e un ciuffo di capelli svolazzò via dalla mia fronte.
-Ma quanto mi ami?!
Chiese ridacchiando e mettendo le braccia dietro la testa.
-Ti odio.
Risposi cercando di alzarmi, ma appena misi piede a terra caddi di sedere, facendomi un male tremendo.
-Dolore?
Mi chiese in uno sbadiglio. Io mi accasciai pigiando le mani sul fondoschiena. Non lo sentii più aprire bocca e poco dopo si alzò e mi venne davanti. Con delicatezza tolse le mie mani e fece per toccarmelo ma io gli bloccai le dita in tempo.
-Cosa credi di fare, razza di un fenicottero bianco sdentato?
Il ragazzo si mise a ridere per poi rialzarsi e scrutarmi dall’alto. Si abbassò e mi circondò con le braccia. Di sicuro non ce l’avrebbe mai fatta a prendermi in braccio in quella maniera, era fin troppo mingherlino per potermi reggere e… Ma quando mi sentii sollevare da terra come un peso piuma rimasi a dir poco allibita. Come diavolo aveva fatto a prendermi con tutta quella facilità?
HyunSeung mi posò su un letto per poi dirigersi in cucina. Tornò poco dopo con un sacchetto congelato con dentro qualcosa di verde… Me lo poggiò sul sedere e una fitta di dolore mi percorse la schiena.
-Sei proprio scema… Tanto male?
Disse quasi serio. Io alzai la testa e lo fulminai.
-Io farei fema?! Non fu che fi fei buffafo ful difano…
Dissi, soffocata dal cuscino nel quale avevo immerso la testa.
-Non mi sono buttato! Tu mi hai spinto!
Protestò lui dandomi una manata sul fondoschiena e facendomi imprecare dal dolore.
-Cretino!
Urlai tenendomi su con i gomiti. Voltai la testa e lo fissai in cagnesco.
-Dove sono andati gli altri?
Chiesi poi, notando che lo sguardo arrabbiato con lui non funzionava per nulla.
-Al locale di Bom. Per provare per questa sera.
Rispose disinteressato mettendosi comodo su una sedia lì accanto.
-Ha riaperto?
Chiesi sgranando gli occhi. La sera prima ero andata ma era chiuso…
-Già. Per la riapertura ci aveva chiesto se potevamo esibirci. L’ha tenuto chiuso per alcuni mesi… credo per ristrutturarlo un po’.
Quando udii la risposta di HyunSeung rimasi a dir poco sconvolta.
-Sì. Sei stata rinchiusa in casa per quasi tre mesi e sì, Sandara è ancora in coma.
Disse prima che lo domandassi io. Come faceva a sapere che non ero mai uscita di casa e di Sandara non riuscivo proprio a spiegarmelo, ma in quel momento era l’ultimo dei miei problemi.
Sprofondai nuovamente la faccia nel cuscino ed inspirai profondamente sentendo un profumo floreale pizzicarmi le narici e darmi un minimo di senso di calma.
-Lo sai che ci dormo io là?
Sussurrò d’un tratto, sfiorandomi l’orecchio con le labbra. I brividi iniziarono a scendere la mia schiena e mi venne la pelle d’oca. Alzai la testa e feci per mettermi in piedi ma HyunSeung mi ributtò giù, non muovendosi dalla posizione in cui si trovava.
-Toglimi una curiosità… Come mai conosci Dong YoungBae?
Io girai leggermente la testa e me lo ritrovai davanti.
-Cosa te ne importa?
Gli chiesi a mia volta. HyunSeung fece uno strano sorrisino per poi tornare a sedersi normalmente. Quel ragazzo mi faceva quasi paura… quei sguardi che lanciava erano perforanti… e come poteva sapere anche il vero nome di Taeyang?
-Tra un po’ devo andare anche io al locale di Bom. Vieni anche te. E ti dico io come vestirti.
Decretò poi aiutandomi ad alzarmi.
 
Scesi dalla sua auto con addosso un mini vestito attillato tutto paillettato e un tacco dodici da far girar la testa.
-Come ho fatto a farmi convincere da te… come…
Dissi tra me e me facendolo ridere di gusto. Appena fummo davanti l’entrata del locale notai come lo aveva ben fatto… All’esterno c’erano delle enormi luci al neon che lo facevano notare maggiormente e poi notai anche il nuovo nome che gli aveva dato… New Evolution of the 21st century…
-Forte il nome, non credi, CL?
Mi chiese con uno strano sorriso.
-Sì, ma non chiamarmi in quel modo.
Risposi fredda.
-Eri stata tu a presentarti così la prima volta.
Disse andando sul retro del locale entrando da una porta di servizio per evitare tutta la coda di persone, seguito da me.
-Già… ma non usare quel nome ugualmente.
Quando entrammo nel centro del locale l’interno non mi sembrò poi tanto cambiato… anzi, era quasi uguale a com’era prima.
-Oh! È arrivato finalmente!
Urlò DongWoon alzando le braccia all’aria.
-Ed è riuscito a portarla con lui…
Commentò poi DooJoon fissandomi divertito.
-Ok HyunSeung. Rivelami il secreto per riuscire a far indossare vestiti del genere alla nostro Rin!
Esclamò Bom comparendomi davanti. Mi fissò per un paio di secondi per poi stritolarmi in un abbraccio.
-Ero preoccupatissima per te…
Mi sussurrò all’orecchio. Dopo alcuni minuti mi mollò e guardò i ragazzi uno ad uno.
-Bene. Apriamo.
Decretò infine avviandosi verso le porte principali.
-Sai chi verrà questa sera?
Mi chiese d’un tratto HyunSeung versandosi un liquido di uno strano colore in un bicchiere. Io guardai gli altri componenti ma non riuscii a captare nulla nei loro sguardi.
-Taeyang e GDragon.
Rispose per poi bere con un sorrisino strano.
-Ah, ma cosa vuoi che li conosca! È impossibile!
Gli disse DooJoon indicandomi.
-Tu dici?! Io non credo proprio…
Il ragazzo mi fissò con quel sorriso per poi alzare un sopracciglio.
Quel HyunSeung sapeva qualcosa di grosso ma non riuscivo a capire cosa... e dal comportamento era qualcosa che riguardava me. Per esempio, come avevano conosciuto Bom? Nonostante fosse una ragazza molto amichevole si fidava di ben pochi e il palco non lo aveva più lasciato a nessuno dopo gli anni d’oro. L’unica possibilità era che una persona fidata le avesse assicurato la bravura di quei ragazzi oppure che conoscesse già qualcuno di loro…
 

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