La mia droga sei tu

di rupertinasora
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incidente ***
Capitolo 2: *** La maledizione del bel fiore ***
Capitolo 3: *** Alto tradimento ***
Capitolo 4: *** Isteria ***
Capitolo 5: *** La cosa che odio di più ***



Capitolo 1
*** L'incidente ***


La mia droga sei tu

 

L'incidente - Capitolo primo

 

 

Hermione alzò pronta la mano per rispondere alla domanda che la Sprite aveva appena fatto alla folla di Grifondoro e Serpeverde. Nessuno sapeva la risposta e a lei era bastato qualche secondo per elaborarla.

La sua mano scattò insieme a quella di Neville.

I due ragazzi si guardarono. La ragazza non aveva certo intenzione di ritirare il braccio, e a quanto pareva, molto stranamente, neanche Neville aveva tutta questa voglia.

Nel gruppo che si era formato di Serpeverde, Draco Malfoy, colui che capeggiava quel drappello di giovani studenti, ghignò all’indirizzo della mora.

Hermione lo ignorò completamente e attese che la Sprite facesse la sua scelta.

- Paciock, vuoi rispondere tu?- chiese gentilmente, mostrandole un sorriso dolce.

La Grifondoro abbassò la mano, molto adirata.

Era impossibile che avesse scelto qualcun altro.

Ascoltò la risposta di Neville, e fu discretamente soddisfatta quando quella fu esatta. Avrebbe però preferito fosse stata lei a rispondere.

Ripresero a lavorare. Di fronte a lei c’era quello sfaticato buono a nulla del suo acerrimo nemico: Malfoy.

Si sentiva osservata, e quella sensazione la faceva innervosire non poco. Stava curando un bocciolo di una pianta magica dagli effetti collaterali molto pericolosi, e non poteva perder tempo con un imprevisto come quel maledetto Serpeverde.

Eppure, qualcuno la osservava. Forse era proprio lo stesso Malfoy.

I suoi nervi stavano per saltare per quella situazione, e voleva proprio mandargli una fattura.

Qualcuno l’osservava e lei non sapeva chi fosse.

Sentiva il suo petto andare su e giù per il nervosismo. Stava andando in iperventilazione.

“Calma, Herm, calma. Chiunque sia vuole che tu sbagli, e non lo devi assolutamente fare. Così daresti vittoria a lui!” si ripeteva.

Non sapeva come mai, ma era quasi sicura che fosse Malfoy.

E chi altri aveva interesse nel vederla sbagliare?

Di sicuro non poteva essere Ron, quello aveva una cotta per lei, ne era certa; né poteva essere Harry, tanto preso da Ginny che ci mancava pochissimo a che s’inventasse una scusa per andare a spiarla in classe. Solo quel Serpeverde dal bel faccino e l’aria aristocratica poteva essere.

Alzò gli occhi, rosa ormai dalla curiosità e dalla certezza che voleva di sapere che aveva ragione, come al solito.

Un paio di occhi color del ghiaccio si incrociarono con i suoi.

Rabbrividì e perse la presa sul bocciolo. Questo cadde sulla scrivania e iniziò a sprizzare lampi di luce violacei.

- Allontanatevi, presto!- urlò la Sprite, scattando in avanti.

- Protego!- cantilenò Draco.

Sembrava quasi sapesse che sarebbe successo.

Hermione, dal canto suo, era ancora scossa, e non era riuscita a fare nulla, neanche un passo indietro, per allontanarsi dal pericolo.

Un fascio di luce la colpì in pieno petto, mandandola a sbattere contro il muro alle sue spalle.

La botta fu così violenta che sentì le forze abbandonarla e un turbine di colore rosso e nero l’avvolse completamente. Vani furono gli sforzi degli altri di chiamarla, non aveva neanche la forza per rimanere cosciente.

Così decise di abbandonarsi in quel turbine che stava cambiando gradualmente colore.

 

 

Aprì gli occhi e vide tutto bianco.

Fu quasi accecata dalla luce che le aveva colpito gli occhi.

Nel frattempo il suo stomaco si contorceva e si lamentava.

Qualcosa di dorato colpì la sua attenzione.

Voltò la testa e si ritrovò il volto di Draco che la guardava.

Fece un balzo all’indietro e cadde dalla brandina in cui era stata messa.

Con il cuore che le batteva a mille per lo spavento, si fece forza sulle mani e si issò.

Si guardò attorno, con fare circospetto.

Malfoy, lì che la guardava? Impossibile.

Si rassicurò che tutto era normale e che nessun Serpeverde dall’aria enigmatica o talvolta arcigna le facesse compagnia.

Si rimise stesa sulla brandina.

Cos’è, aveva anche le allucinazioni ora? Eppure quel volto sembrava così vero, e tangibile.

- Signorina Granger!- esclamò qualcuno allarmato – E’ caduta per caso?-

Madama Chips le fu accanto in un attimo.

Scosse la testa.

- Va tutto bene, Madama. Io, ehm...- si voltò e vide il comodino – sono andata a sbattere con il gomito al comodino- rispose prontamente.

La Chips diede un sospiro di sollievo.

- Bene, allora va tutto bene-

La donna anziana si voltò e se ne andò.

- Mi scusi, madama Chips- la chiamò Hermione improvvisamente.

Se aveva delle allucinazioni, doveva assolutamente saperlo.

La donna si voltò e le mostrò un grande sorriso.

- Dimmi, gioia-

Hermione si mise seduta e si tirò una ciocca di capelli, tormentandola.

- Beh, ecco…mi chiedevo se, ehm…qualcuno mi avesse fatto, per così dire, visita- chiese titubante.

La Chips annuì.

Ecco, quella era la prova che non delirava.

Sorrise, e i suoi occhi le si illuminarono.

- E, mi può gentilmente dire chi sono stati?-

- Harry Potter e Ronald Weasley- rispose la donna.

La sua felicità ebbe un tremore. E quella testa bionda, e quegli occhi ghiacciati?

- Nessun altro, madama?-

- No nessuno-

Abbassò il volto, sconfitta.

- Grazie..- sussurrò.

La Chips la lasciò presto sola.

Se non era venuto, allora perché l’aveva visto? Forse, non l’aveva visto, l’aveva semplicemente sognato.

Si distese nel letto e tentò di prendere sonno.

Ancora una volta immaginò il viso di Malfoy guardarla. Era così attraente, con quel ghigno malefico in cui erano piegate le labbra sottili e aristocratiche. I capelli biondi tirati all’indietro erano semplicemente in armonia con il viso allungato e snello. Le narici gli si allargavano ogni qual volta che si adirava.

Sentì un brivido percorrerle la schiena.

Il suo viso, la sua espressione di superiorità erano le ultime cose che aveva visto prima di perdere i sensi. A pensarci bene, neanche ricordava come fosse svenuta, ma poco le importava. Malfoy l’aveva vista, e lui era stato l’ultimo che l’aveva guardata, che aveva incrociato il suo sguardo.

Sentiva il cuore batterle sempre più veloce, come quando faceva l’amore con Ron.

Qualcosa non andava, però.

Lei aveva lasciato Ron, perché non provava più quelle sensazioni, quelle emozioni che una volta sentiva; ed ora eccole lì, riapparire come per magia. E per di più lui era il suo acerrimo nemico.

Si coprì il volto arrossato per la vergogna con il lenzuolo bianco, profumato, e così pulito che era ancora duro al tatto.

Se da acerrimo nemico, Draco Malfoy fosse diventato qualcosa in più, di certo non l’avrebbe disdegnato.

Chissà, forse avrebbe finalmente capito perché Pansy ci moriva per lui.

Ripensando al suo volto contratto da una gioia malvagia, sentì il bisogno di essere toccata da quelle mani dalle dita lunghe e affusolate con le unghie curate. E le sarebbe tanto piaciuto essere in quel modo spogliata.

Inarcò la schiena all’indietro e chiuse gli occhi, schiudendo la bocca.

Come un lampo a ciel sereno, spalancò le palpebre e gelò sul posto.

Cosa diavolo andava a pensare? Fare quelle cose con Malfoy?

Prima lo sognava ad occhi aperti, aveva le allucinazioni, e ora voleva che lui la spogliasse?

Tremò di indignazione. Stava diventando pazza.

 

La Grifondoro fu dimessa apparentemente sana, ma lei aveva una strana convinzione che qualcosa in lei non andasse. Non riusciva più a controllare le sue emozioni.

Ogni qual volta che vedeva un ragazzo per i corridoi, lo provocava con ammiccamenti molto fuori luogo. Allungava la mano per prendere un maglione e si ritrovava in mano un top che neanche sapeva come ci fosse finito in quell’armadio.

Quella mattina era uscita con la gonna della divisa di una lunghezza più corta del previsto e una camicetta che le stringeva sulla sua terza di reggiseno. Nonostante tentasse di abbottonarla, i lembi della camicia si allargavano.

Con il suo passo cadenzato stava percorrendo il corridoio per andare in biblioteca.

Proprio mentre camminava, incrociò proprio la persona che non avrebbe mai voluto desiderare di vedere.

Draco Malfoy camminava con le mani in tasca e un sopracciglio alzato.

La guardò scettica quando lei si fermò di fronte a lui, sbarrandogli la strada, con le mani sui fianchi.

Hermione si leccò le labbra e lo guardò con un sorrisetto ammaliante.

Ma cosa stava combinando?

- Ciao, Malfoy- disse con la sua voce squillante e profonda.

Lui fece un cenno con la testa.

- Cos’hai Granger, hai mandato giù una red-bull?-

Hermione si portò una mano alla bocca e sorrise cinguettando.

- No, nessuna bibita che mi mette le ali, aspetto che me le metta tu-

Arrossì di brutto, nonostante il suo abbigliamento e l’atteggiamento volutamente sensuale.

Si sentì troppo scoperta, e così si coprì col mantello.

Lui la schernì.

- Prima ti spogli e poi ti scopri, Granger?- fece lui, divertendosi e abbassando lo sguardo sulla scollatura.

Hermione sembrò tornare in sé.

- Vaffanculo, Malfoy- rispose acidamente.

Lui scrollò le spalle e alzò gli occhi al cielo.

- C’era da aspettarselo- disse tra sé, ma con l’intenzione che l’affermazione le giungesse alle orecchie.

Lei prese un gran respiro e piegò la testa, guardandolo con odio.

- Cosa?-

Lui ghignò. Forse aveva ottenuto l’effetto desiderato.

- Se inizi una cosa, la maggior parte delle volte non la finisci o la finisci male- e ammiccò sicuro di sé.

Lei spalancò la bocca, scandalizzata.

Malfoy rise della sua reazione.

- Non dirmi che non è vero, Granger. L’hai fatto anche adesso-

Sentì la rabbia montarle dentro e gli si avventò contro.

- Non. E’. vero, Malfoy. E questo lo sai!- gli urlò faccia a faccia.

I loro nasi si sfioravano pericolosamente e si scambiavano scintille infuocate dalle occhiate ravvicinate.

Lui la prese per le spalle e la sollevò da terra. Rise.

- Come sei leggera-

- Mettimi giù!- esclamò scalciando.

Un bel calcio ben assestato fece piegare in due il biondo Serpeverde.

Hermione si assicurò i piedi per terra, poi alzò lo sguardo trionfante.

Ancora una volta i loro occhi si incrociarono e le arrivò una ventata di aria gelida dalla direzione del ragazzo.

Arrossì e abbassò lo sguardo, non pensando di essere tanto degna di guardarlo.

- Scusa…- balbettò incerta.

Lui le alzò il viso con l’indice. Sul suo volto era dipinta un’espressione furiosa.

- Per scusarti non basta una semplice parola, topolina-

- C-cosa vuoi?- chiese titubante.

Sapeva che ora glielo chiedeva. Chiedeva a lei quello che lei voleva tanto fare, e non sapeva perché lo volesse tanto.

Lui gettò la testa all’indietro.

- Non sarà così facile Granger- scosse la testa e si allontanò da lei.

Fece un mezzo inchino, con un ghigno dipinto sul suo volto. Si voltò e si allontanò.

Hermione avrebbe tanto voluto seguirlo, ma scosse la testa.

No, non doveva seguirlo. Doveva assolutamente cambiarsi d’abito.

 

***

Eccoci qui, lettori, con una nuova fan fiction. Stavolta volevo scrivere una storiella leggera su Hermione e Draco, ma l'unica cosa che voglio è quella di aver creato un dolce intrattenimento. Grazie per l'attenzione, al prossimo aggiornamento. ^-^

 

 

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Capitolo 2
*** La maledizione del bel fiore ***


 

 

La maledizione del bel fiore - Capitolo secondo

 

 

 

Due ragazzi alti camminavano per i prati dell’immenso giardino di Hogwarts.

Uno era bruno, e portava un paio di occhiali neri a cerchio. Aveva la stessa montatura da anni, e non gli importava a nulla cambiarla. Il suo corpo era snello e muscoloso, proprio come si conveniva a un giocatore di Quidditch. L’altro era poco più alto del primo, con i capelli rossi gettati al vento e gli occhi azzurri capaci di penetrare dove volevano. Aveva delle mani molto grandi e ruvide coperte da un paio di mezzi guanti da sport.

Si ritrovarono a parlare del più e del meno, e l’argomento della loro ultima preoccupazione era proprio l’amica, Hermione.

- Ha detto la Chips che c’erano delle controindicazioni per quella pianta, sai di che si tratta?- chiese Ron, appoggiandosi ad un albero.

- Ho cercato in biblioteca, ma non ho trovato nulla.- rispose il moro, sedendosi sul prato. Era morbido e bagnato, cosa non buona perché quando si sarebbe alzato, avrebbe trovato un’enorme macchia sul didietro.

- Non hai per caso chiesto a Neville?- insisté il portiere dei Grifondoro.

- Ron, anche tu hai mani, occhi e bocca. Potevi chiederlo tu!-

Il rosso sbuffò.

- E dai, Harry. Qui quello single sei tu. Io ero impegnato con tutti i sensi con una bella fanciulla- e ammiccò all’amico.

- Ma dai, non mi dire. E chi è?- chiese Harry curioso, raddrizzando le antenne.

Se tutto gli andava bene, la ragazza aveva un’amica molto carina.

- Si chiama Giselle de Lenfent, secondo anno dei Corvonero. E, Harry, è uno schianto.-

Si sedette accanto all’amico e si tuffò nella descrizione della fanciulla dai capelli molto mossi e neri e dagli occhi verdi. Harry ascoltava interessato.

- Ma dimmi- fece, approfittando di una pausa del ragazzo – ha una bella amica?-

Ron gettò la testa all’indietro, spalancò la bocca e rise.

- Oh, Harry, vecchio marpione! Certo che ce ne ha di amiche carine!- e lo guardò sorridendogli soddisfatto.

Una ragazza si avvicinò loro.

Fece un po’ di rumore e si girarono.

La prima cosa che videro furono un paio di stivaletti con il tacco a spillo. Fecero scivolare all’insù lo sguardo, che sembrava carezzare le belle gambe affusolate della ragazza, la gonnellina a pieghette che arrivava poco sopra il ginocchio, la maglia nera aderente che metteva in risalto il seno.

Stavano per fare i complimenti a Madre Natura, quando alzarono ancora di più lo sguardo e gelarono.

Hermione li guardava con uno sguardo ammaliante, dolce e carino.

Ma da quando la ragazza si metteva così in mostra? Di solito mancava pochissimo a che si mettesse i pantaloni sotto la gonna.

- Salve, ragazzi- li salutò, sedendosi in mezzo a loro.

Loro ci misero un po’ per rispondere.

- Ehm…ciao Hermione-

- Che facevate di bello?- chiese la ragazza, portandosi le ginocchia al petto.

- Nulla di che. Parlavamo di ragazze- le rispose Ron.

- Bene! Allora ne hai trovata una! Sono contenta che tu mi abbia dimenticata, perché io non ti ho mai amata, a me è sempre interessato Draco Malfoy-

Le parole le uscirono prima che potesse fermarle.

Era per caso impazzita? Se continuava così avrebbe ferito qualcuno in modo irreparabile. Ron era forte, e sapeva in fondo al cuore che lei non c’era mai stata con tutta se stessa, avrebbe capito e perdonato.

Si sentì gelare quando il ragazzo la guardò con uno sguardo colmo di delusione che si trasformò presto in odio e disgusto.

- Hermione, ti rendi conto di quello che hai detto?- sbottò lui, allontanandosi da lei.

Harry guardò entrambi. La ragazza si girò verso di lui e sorrise malignamente.

- Harry, tu l’hai sempre saputo, vero? Te l’avevo detto-

Ron guardò stupito Harry, si alzò, sputò a terra e se ne andò a grandi passi.

Il bruno la guardò preoccupato e adirato.

- Hermione, la devi smettere! Ron non è una bambola! Lui prova dei sentimenti, non puoi dirgli quello e per di più che ami Malfoy. E poi cos’è quest’ultima notizia?- chiese incredulo.

La ragazza scrollò le spalle.

- Semplicemente che mi piace Draco, e voglio stare con lui- rispose candidamente, strappando un fiore da terra.

Cosa stava facendo, per Merlino? Stava ferendo i suoi due migliori amici con parole che non avrebbero mai trovato riscontro nella realtà.

Si sarebbe volentieri tagliata in due la lingua, strappata tutti i capelli, anziché dire quelle scemenze.

Ancora non riusciva a capire cosa le stava succedendo.

Harry scosse la testa.

- No, Hermione, non è vero. Questo è tutta la causa di quel fiore maledetto che ti ha colpito in pieno nella Serra numero Quattro.- disse, passandosi una mano tra i capelli.

Lei rimase scioccata.

- Fiore? Quale fiore?- chiese con la voce che le tremava.

Improvvisamente si ricordo del fascio di luce, dello sguardo di Malfoy, di quanto lo odiasse nonostante fosse il ragazzo più affascinante che avesse mai incontrato.

E come un fulmine a ciel sereno faceva di tutto per farsi notare da lui senza che lo volesse in realtà. O forse lo voleva, ma non voleva accettarlo perché altrimenti si sarebbe sentita sconfitta.

Quel fiore dava vita ai suoi pensieri più reconditi, quelli che anche lei stessa si vergognava di provare.

E come un secchio d’acqua gelida, la realtà la scosse profondamente.

Lei in realtà era attratta da Malfoy, ma lui la considerava alla stregua degli occhi di rospo che metteva nelle pozioni. Questo non avrebbe mai potuto accettarlo, e si era costruita una maschera dura che era riuscita a prendere il sopravvento su di lei.

Era stato un bene o un male?

Si era avvicinata a Ron, aveva permesso che lui la toccasse, anche se lei non provava nulla. Non era scossa minimamente.

Con Malfoy, invece, sarebbe stato diverso?

Doveva provarlo, doveva farlo.

Solo in seguito avrebbe detto se la maschera aveva preso il sopravvento o era lei che aveva cambiato idea, e solo così avrebbe capito se l’incidente del fiore era giunto come una benedizione o una maledizione.

Si alzò di getto e iniziò a correre verso il lago, incurante di Harry e del fatto che sarebbe stato carino ringraziarlo e salutarlo.

Ringraziarlo per cosa, poi? Tutte le volte che l’aiutava, lui non la ringraziava mai. Sembrava sempre che a lui fosse dovuto tutto. E di certo lei non aveva tempo per i perbenismi che non le venivano mai rivolti allo stesso modo come lei li regalava.

Basta fare la brava bambina. Così non aiutava certo se stessa, e se gli altri le volevano davvero bene, avrebbero capito e avrebbero accettato la nuova situazione che avrebbe presentato loro.

Arrivò al lago quasi correndo.

Non s’era accorta che aveva accelerato il passo, mentre si allontanava da Harry.

In fondo voleva trovarsi il più lontano possibile da coloro che, anche se non volevano, le soffocavano i sentimenti con le loro dolci, seppur rude, attenzioni.

Voleva conoscere davvero chi le piaceva, ma con quale volto si sarebbe presentata?

Si guardò il riflesso nella pozza d’acqua che si estendeva per migliaia di chilometri.

Com’era possibile che un lago così enorme si trovasse nel perimetro della scuola? Se l’era sempre chiesto, e ogni volta si era risposta dicendo “Questa è Hogwarts, il luogo dove i sogni possono avverarsi”. Ma quante bugie c’erano tra quelle semplici parole.

Il suo sogno non poteva avverarsi.

Lei era una sudicia Mezzosangue, troppo in basso per essere guardata dall’aristocratico Draco Malfoy, anche se indossava vestiti provocanti e si truccava, come faceva la maggior parte delle sue compagne di corso.

Sospirò e si sedette a gambe incrociate sulla riva.

I sassolini sotto le sue gambe erano ruvidi, messi in una posizione che le graffiavano la pelle, e bagnati.

L’acqua dolce si rifrangeva sulle sponde, levigando i piccoli sassolini.

Hermione ne afferrò uno e lo gettò nel lago. Questo calò a picco, con un tonfo sordo, senza scuotere eccessivamente l’acqua, ma dipingendo sulla superficie cerchi concentrici.

Rimase quasi delusa. Di sicuro si aspettava si vederlo rimbalzare, ma non aveva mai capito come si faceva. Di conseguenza non lo sapeva fare.

Un altro sasso venne lanciato poco distante da lei, rimbalzò quattro volte e poi si immerse.

Rimase quasi estasiata nel sentire quei piccoli tocchi del sasso sull’acqua. Sembravano voci degli angeli.

Una risata cristallina giunse alle sue orecchie. Si voltò di scatto e vide un biondo Serpeverde innalzarsi in tutta la sua statura.

- Sei pensierosa, Granger?- chiese lui.

Hermione si voltò dalla parte opposta, cercando di nascondere un verginale rossore dipingerle le guance.

“Forse è un semplice miraggio, come è successo in infermeria”.

Si voltò, sicura di vederlo scomparire, e invece eccolo lì, ancora nella stessa posizione di prima.

La guardò attentamente e sorrise.

- Che c’è, i tuoi mastini ti hanno lasciata da sola?- rincarò la dose.

Hermione si sentì ferita da quelle parole.

Mastini. Intendeva sicuramente Harry e Ron. Loro non volevano lei, loro volevano le ragazze, come tutti i ragazzi. Lei era solo un’amica fedele, ed era lei a cercare loro. No, la definizione giusta era che lei era un cagnolino nelle mani degli amici, ed era troppo fedele per ferirli. Avrebbe continuato a ferire lei stessa, se quel maledetto fiore non l’avesse colpita. Perché proprio a lei poi doveva capitare?

Lui sbuffò e le si sedette accanto.

- Mezzosangue, ti hanno tagliato la lingua?- chiese, annoiato, guardandola di sbieco.

Lei si irrigidì. Non perché fosse indignata, ma perché odiava quella parola.

- Per piacere, Malfoy, non chiamarmi a quel modo- riuscì a sussurrare.

Perché quel fiore non faceva effetto? Un po’ di sfacciataggine le avrebbe fatto bene.

Si guardò le gambe e subito le fece scattare fino a congiungere le ginocchia.

Il biondino seguì ogni sua mossa.

Sbuffò annoiato.

- Ma cosa ti prende, Hermione Granger? Non sei la solita-

Lei lo guardò dritto negli occhi, ma non resse e sciolse lo sguardo.

- No, per niente. Ma tanto a te che importa?- fece, con lo sguardo perso davanti a sé.

- Infatti. Non so neanche perché sono qui in questo momento.-

Lui si alzò e lei gli si aggrappò al mantello.

Si scambiarono uno sguardo sorpreso.

Hermione sentiva il suo corpo muoversi da solo. Si alzò e si stagliò di fronte al ragazzo. Malfoy era alto più di lei di una decina di centimetri. Gli posò le mani sul collo e lo attirò a sé con uno strattone, facendo aderire le loro labbra.

Lei sospirò e chiuse gli occhi. I muscoli le si intorpidirono mentre assaporava la vicinanza di quelle labbra alle sue.

Il ragazzo la staccò violentemente e lei perse l’equilibrio e cadde per terra, con le gambe leggermente divaricate. Sentiva i gomiti che le sfrigolavano sull’acciottolato. Chiuse forte gli occhi, e tentò di sopportare il dolore che le arrivava dalla schiena e l’aveva paralizzata.

Draco la guardava con disprezzo e sorpresa. Le sue labbra tremavano irrimediabilmente, e arretrò di mezzo passo.

Hermione aprì gli occhi, si morse il labbra inferiore. Quello sguardo di repulsione le face venire le lacrime agli occhi.

Si sentiva mortificata fino all’inverosimile, per quel gesto che avrebbe voluto ma non avrebbe mai avuto il coraggio di fare.

Si voltò di lato, lasciando le lacrime sgorgarle dagli occhi.

Era stanca di far finta che nulla la toccava. Era stanca di essere la dura Hermione Granger.

Aveva tante virtù, ma in amore era una frana. E se ne rendeva conto con il tempo che passava, sempre di più.

Lui si girò e si allontanò.

Lei tirò sul col naso, si mise a pancia sotto vicino al lago e pianse fino a che non si sentì così stanca che non riuscì neanche a trascinarsi al castello.

 

Con il freddo della sera, Hermione sentiva il vento sferzarle il viso e scompigliarle i capelli. Non ce la faceva ad alzarsi, e si rannicchiò ancora di più.

Non chiudeva gli occhi, per paura che avesse degli incubi, dopo le brutte esperienze di quel giorno.

Tirò su col naso. Il mal di testa le dimezzava le forze.

Lottava contro le sue stesse palpebre che minacciavano di abbassarsi.

Sentì all’improvviso un rumore di passi svelti, che si fermarono poco distante, e ripresero a camminare più lentamente, fino ad arrestarsi ancora una volta vicino ai suoi capelli.

- Granger - sussurrò la calda voce del ragazzo che le faceva battere il cuore.

Hermione avvicinò una mano alle labbra, e stette in ascolto.

- Scusa, per prima. Beh, mi sono ricordato che avevamo una questione in sospeso. Spero che ora tu sia contenta.-

Entrambi rimasero poi in silenzio.

Qualche animale notturno gufò in lontananza, e smosse le fronde scure degli alberi nella notte.

Lei si fece forza sulle braccia e si sedette.

Si voltò verso il biondo e scosse la testa.

- Non sono affatto contenta, Malfoy.- proferì, con voce sommessa.

Lui la guardò con quei suoi occhi gelidi, cercando di capire cosa volesse dire.

Lei sospirò. Ingoiò un po’ di saliva, fece appello a tutto il suo coraggio, e per una volta volle fare la vera coraggiosa, la vera Grifondoro qual era.

Gli prese le mani. Fu quasi sorpresa nel sentirle calde più delle sue. Il ragazzo non si sottrasse da quel contatto, ma al contrario fece di tutto per scaldargliele di più.

Aprì la bocca.

Da dove cominciare? Doveva dire “ti amo”, oppure “mi piaci”? Doveva dirglielo che voleva stare con lui o no? E se le avesse riso in faccia?

La sua lingua parlò prima che potesse formulare una frase.

- Senti, tu mi piaci, e anche tanto, e non mi arrenderò fino a che non ci mettiamo assieme.-

Draco fu spiazzato da quella sicurezza.

Si leccò le labbra e strinse le sue mani.

Le prese la testa con una mano e l’avvicinò a sé.

La baciò, chiudendo gli occhi, nel suo solito modo di fare, accattivante e provocante, dolce e furioso allo stesso tempo.

La ragazza si sentì bruciare, il fuoco le arrivò alle guance arrossendole, e riscaldandola.

Il freddo della sera non li sfiorava neppure.

Come due belve, si presero le rispettive labbra mordendole e succhiandole, inebriandosi con le loro stesse lingue.

Il ragazzo l’allontanò proprio quando lei iniziava ad annullare la propria coscienza.

- Non va, Granger. Non perderti quando mi baci. - sghignazzò.

L’aiutò ad alzarsi.

- Vieni- aggiunse – Andiamo, altrimenti qualcuno può pensare male.-

Lei sorrise e si incamminò, affianco a lui, ma poco distante.

Sorridevano entrambi, ma nessuno voleva dare all’altro l’impressione che era più debole.

- Tranquillo, Malfoy – fece lei, rompendo il silenzio – io non mi perdo quando ti bacio. Sei uno come un altro.-

Lui rise.

- Di certo non puoi paragonarmi alle tue vecchie fiamme.-

Lei sbuffò.

- Non fare paragoni assurdi, Malfoy.- lo guardò con sguardo provocatorio – Ron sapeva come prendermi, meglio di te.-

- Questo è impossibile, Granger –

Si scambiarono uno sguardo divertito.

Sì, forse quella del fiore era una maledetta benedizione.

 

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Capitolo 3
*** Alto tradimento ***


 

 

Alto tradimento - capitolo terzo

 

 

 

Bene, ora che sapeva che la sua situazione, e che quelle vampate improvvise, e che quella voglia matta di fare sesso in tutte le posizioni e in tutti i modi possibili con il principe delle serpi, non era dovuta di certo al fatto che stesse ammattendo, Hermione decise di cercare una pozione o un incantesimo che ne scemasse gli effetti, fino a farli svanire del tutto.

Avvicinò Neville in biblioteca, facendo attenzione a che nessuno potesse guardarla ed insospettirsi. Gli si sedette accanto, fingendo di star leggendo un libro e di prendere appunti. Scarabocchiò una richiesta d’aiuto a Neville, spiegandogli senza scendere nei dettagli la sua situazione.

Il ragazzo si alzò.

Non sapendo che fare, lo seguì con lo sguardo fino a che non scomparve tra gli scaffali della biblioteca.

Incrociò le gambe e stette in silenzio pazientemente ad aspettare. Il tempo passava, ma di Neville neanche l’ombra.

“Quel maledetto ciccione mi ha fregata. Sicuro ci gode sulla mia situazione”, si ritrovò a pensare.

Irritata, si alzò e si perse volutamente tra gli enormi e innumerevoli scaffali della biblioteca.

Era una bella giornata, e i Grifondoro si allenavano per una partita inutile di Quidditch.

Stanca di restare tra quei libri ammuffiti, pensando che stesse diventando a poco a poco un topo, quasi sembrò scappare dalla biblioteca.

Si ripromise che se e quando avesse rivisto Neville, l’avrebbe scotennato, anzi l’avrebbe fatto correre per tutta Hogwarts fino a farlo diventare un figurino.

Sbatté la porta della stanza nel dormitorio. Le tende rosse che pendevano dai baldacchini sbatacchiarono qua e là per il vento improvviso.

Si avviò su un letto, sapendo bene che non era il suo. In fondo quella non era neanche camera sua, ma poco importava. Come Caposcuola aveva anche il potere e il dovere di controllare le camere dei compagni di Casa.

Ginny uscì dal bagno e fu sorpresa nel vedere lì Hermione.

- Hermione!- esclamò a gran voce. – Hermione, Hermione, Hermione!- ripeté, mentre le labbra le tremarono leggermente. Si chiuse alle spalle la porta del bagno e cautamente si avviò al letto, sorridendole.

Hermione neanche sembrò accorgersi che lei era in imbarazzo. Era coperta da una sola asciugamano leggera che le copriva tutte le nudità. Afferrò una mutanda e un reggiseno spaiati dal primo cassetto del comodino e si sedette su un angolo del letto e si coprì.

- Come mai qui?- chiese lei.

Hermione sogghignò. Voleva farle proprio uno bello scherzo.

- Ho saputo che ti sei portata un ragazzo, Ginny-

La rossa sbiancò.

- C-com..?- biascicò, senza riuscire ad aggiungere altro.

Hermione rise.

- Dai, Ginny, non fare così. So che non hai portato nessuno con te…oggi- aggiunse sicura, sedendosi sul letto e incrociando le gambe.- Piuttosto devo parlarti.-

La sorella del suo amico abbozzò un sorriso e si sedette più comoda, fingendo interesse per quello che voleva dire l’amica.

- Dimmi pure- l’incitò.

Hermione si maltrattò una ciocca di capelli. Doveva dirglielo, doveva sfogarsi. E non era il fiore che l’obbligava a farlo, era lei che voleva.

Si sedette meglio, con la schiena appoggiata alla testata del letto e abbassò lo sguardo.

Schiuse le labbra, ma forse non doveva parlarne così a lei, non doveva essere esplicita. Era piena di dubbi, e mentre la sua mente era in confusione, le labbra si mossero meccanicamente.

- Mi piace fortemente Dr…- riuscì a fermarle e a cambiare il nome con qualcosa di più generico –una persona.-

La rossa si sedette meglio sul letto, e si raddrizzò con la schiena.

- E allora perché non glielo dici?- suggerì lei.

Scosse la testa. Stavolta alzò lo sguardo per guardarla meglio.

- Non è così semplice. Lui è sempre attorniato da tante ragazze, e io non sarei altro che “una delle tante”-

I suoi occhi castani si riempirono di lacrime. Si morse il labbro superiore, tirò su col naso e guardò di lato. Si leccò le labbra, mentre sentiva il cuore aumentare i battiti.

- Non sono neanche bella come te, Ginny. Guarda i miei capelli: sono stopposi, crespi, enormi. E non ho neanche il ventre piatto come il tuo. Le mie gambe sembrano due prosciutti e ho si e no una seconda di reggiseno. Cosa dovrebbe trovarci di bello in me?-

Ora le lacrime non si tenevano attaccate alle ciglia, e le erano scese per le guance. Voleva tanto trattenerle, ma non ci riusciva.

Si sentiva atterrita, completamente. Non avrebbe neanche avuto la forza per muovere un braccio.

Ma un braccio si mosse e fece un giro completo su se stesso, si portò una mano tra i capelli e iniziò a tirarli.

Sembrava un robot che qualcuno stava manovrando. Cosa diavolo stava combinando?

Si alzò e iniziò a sbottonarsi la camicia.

Ginny, preoccupata dal canto suo, le si lanciò contro e la fermò prima che potesse sbottonare ancor di più la camicia.

- Non essere scema, Hermione. Non sarai bella come vorresti essere, ma sei ancor più bella di me- cercò di farle credere.

Hermione comprese che la ragazza stava mentendo, le tirò uno schiaffo col dorso della mano e si allontanò dalla stanza.

A chi voleva prendere in giro? Non era tanto scema da crederle, non l’avrebbe mai fatto. Era convinta di questa cosa, e il suo orgoglio non le avrebbe mai permesso di autoconvincersi del contrario.

- Hermione!- la chiamò da dietro la rossa – tu sei bella dentro! Non lascia…-

Non riuscì a sentire il resto della frase, perché fu coperta dallo sbattere della porta e i suoi passi che rimbombavano nel corridoio.

Si fermò, stanca, e si accasciò per terra accanto al muro.

Si prese la fronte tra le mani e pianse in silenzio, sperando che nessuno potesse passare di lì.

Poco più lontano si aprì una porta. Ne sentì il rumore e velocemente si asciugò le lacrime. Poggiò, distrattamente, la testa contro il muro e chiuse gli occhi.

Dei passi pesanti risuonarono tra quelle mura alte e strette.

Si voltò meccanicamente e quello che vide le fece gelare il sangue nelle vene.

Draco Malfoy la stava guardando fissamente. E aveva uno sguardo colpevole.

Hermione chiuse gli occhi.

Un’altra allucinazione dovuta a quel fiore maledetto.

Scosse la testa e li riaprì, ma Malfoy era ancora lì, dritto, nella posizione in cui l’aveva visto.

Lei non riusciva a capire, ma poi come un lampo collegò l’espressione d’imbarazzo di Ginny e Draco Malfoy sul pianerottolo davanti alla sua stanza.

Il sangue iniziò a ribollirle in corpo.

Si alzò di scatto.

- Quella piccola puttana…- dichiarò tra i denti e si avventò sulla porta della stanza, aprendola con un colpo di bacchetta.

La sua vista era appannata, e la mano che tremava teneva stretta la bacchetta. Aveva il volto pallido, la testa che le scoppiava, e le urla le chiudevano la gola.

- PUTTANA!- urlò alla ragazza che era accovacciata vicino al baule a piedi a letto.

Ginny si voltò e sbiancò.

C’era Hermione con un diavolo per capello alla porta e dietro riusciva a intravedere la chioma bionda del ragazzo Serpeverde.

Hermione lanciò un incantesimo così velocemente che lei neanche ebbe il tempo di schivarlo, finì con la schiena contro lo specchio e lo ruppe, facendolo andare in frantumi.

Hermione si sentì strattonare da dietro.

- LASCIAMI! BRUTTA PUTTANELLA CHE NON SEI ALTRO!- continuò a urlare e a lanciare incantesimi che le andavano rompendo le cose nella stanza.

Stava per lanciarle uno stupeficium quando vide tutto nero e sentì la testa girarle.

Chiuse gli occhi e s’abbandonò a uno stato catatonico.

 

Si risvegliò senza forze sul suo letto. Era sicuro che fosse il suo perché sul soffitto aveva affisso alcune pagine scritte fitte fitte di appunti e pensieri.

C’era qualcuno accanto a lei, ne sentiva la presenza, ma non aveva voglia di sapere chi fosse.

Aveva voglia di piangere, ma si rese conto che le lacrime non avrebbero mai cancellato quello che aveva visto.

Draco Malfoy era stato nella stanza di Ginny Weasley, e questo sicuramente aveva comportato che Ginny aveva avverato tutti i suoi sogni proibiti con il ragazzo che da sempre sognava. Per di più lei si era fidata della ragazza, e le aveva confessato che gli piaceva Draco. Beh, non proprio, ma si era capito.

Nonostante tutto, lei l’aveva accoltellata da dietro e aveva goduto nel vedere il sangue che scendeva copioso dalla sua ferita.

Era stata tradita da lei, la sua amica, ma non solo. Anche Draco l’aveva tradita. Lui sapeva quello che lei provava nei suoi confronti, ma non si era certo fatto tanti scrupoli nello scoparsi l’amica. E poi la guardava con quel bel viso.

Aveva fatto affiorare in superficie i suoi sentimenti, e questo era quello che ne aveva ricavato.

Quel maledetto incidente non era riuscito a troncarle la lingua, ma a fargliela sciogliere. Aveva offeso Ron in maniera esagerata, aveva mandato a quel paese Harry, aveva detto a Draco che era invaghita di lui. Con quale risultato?

Ron e Harry appena la vedevano, la evitavano. E Draco era andato a letto con Ginny.

Bella prova, Hermione!

La persona che le era vicino si mosse. Iniziò a respirare un po’ più forte.

Hermione si rese conto che stava dormendo.

Si voltò a guardarla e rimase senza parole.

Ancora lui, e ancora una volta non era una maledetta illusione. O almeno ci sperava.

Ma con quale coraggio avrebbe dovuto perdonarlo?

I capelli biondi gli ricadevano scomposto sulle palpebre chiuse.

Ringraziò il cielo che dormiva in una stanza singola, altrimenti mai avrebbe potuto vederlo lì, accoccolato accanto a sé.

La pelle, vista da vicino, non era affatto pallida. Aveva proprio un bel colorito roseo.

Gli occhi le si riempirono di lacrime.

Gli passò una mano tra i capelli.

Avrebbe voluto perdonarlo, ma non ci riusciva.

Il fiore, lo sentiva chiaramente, voleva farle dire qualcosa, ma doveva impedirlo.

Si morse la lingua così forte, fino a che non sentì il sangue caldo scorrerle in bocca.

- Non posso perdonarti…- sussurrò infine.

 

 

 

***

 

 

Bene ragazzi, eccoci qui. E’ la fine del terzo capitolo e la storia volge al suo termine.

Questa storia è nata come una scommessa verso me stessa, e un po’ mi sto affezionando. Nonostante stia scrivendo altre storie, non riesco a non finire prima questa.

Molto probabilmente riuscirò a farne cinque capitoli, come avevo intenzione sin dall’inizio. Non vorrei che finisse con un finale scontato, ma la storia del fiore dovrà finire!

Spero che come gli altri, anche questo capitolo piaccia.

Al prossimo aggiornamento.

 

Un ringraziamento speciale va a Simply_Switz, excel sana e a pei_chan (che è tornata a recensirmi e gliene sono davvero grata ^-^)

Continuate a recensire, che ve ne sono grata, anche se non ve lo dico spesso!!

 

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Capitolo 4
*** Isteria ***


Isteria - capitolo quarto 

 

 

- Non posso perdonarti…- aveva sussurrato.

Proprio in quel momento sentì delle calde lacrime scenderle sulle guance.

Lui continuava a guardarla. Non sembrava contraddirla in alcun modo, né cercava di difendersi. Non faceva proprio nulla, stava fisso lì di fronte a lei, gli occhi che la squadravano, attenti ad ogni suo movimento.

Il silenzio che era calato la faceva sentire stranamente a disagio. Voleva riempire quel silenzio, e per ora lo faceva solo singhiozzando.

Dov’era finito il suo orgoglio?

Forse l’aveva perso, così come aveva perso la testa. Era tutta colpa del fiore?

No, quel fiore era tutta una scusa. Quasi non ne sentiva più gli effetti. Forse finiva proprio così: quel fiore era davvero maledetto perché serviva a rovinare la vita alle persone. E con lei c’era pienamente riuscito.

Avrebbe preferito che lui dicesse qualcosa, qualsiasi cosa, purché non restasse immobile a fissarla come se nulla fosse.

La mano le prudeva e non riusciva a smettere di singhiozzare.

Si tirò tremante a sedere, alzò la mano e col dorso colpì in piena guancia il ragazzo.

- Non stare così a guardarmi. Fa qualcosa, qualsiasi cosa- lo supplicò spingendosi avanti col busto – ma non rimanere in silenzio!-

Lui rimase col volto girato di lato. La pelle diafana stava prendendo un colorito più vivace, che non andava esattamente sulle sfumature del rosa.

La guardò con gli occhi gelidi, con le palpebre ridotte a fessura. Lo sguardo era così freddo e distaccato che lei si sentì ghiacciare il sangue nelle vene.

Smise di singhiozzare e arrossì. Si sentiva stranamente nuda di fronte a lui.

Lo vide alzarsi e torreggiarla dall’alto.

Cadde a peso morto sulle braccia, poggiando le mani vicino ai suoi fianchi.

- Sei solo una stupida, Granger – bisbigliò con tutto il rancore che aveva in corpo.

I loro nasi si sfioravano.

Poteva sentire il respiro di Draco che le smuoveva i capelli ricci posati sulle spalle.

Trattenne il fiato per un attimo.

Fece perdere lo sguardo nelle acqua gelide di quello di lui.

Erano così vicini che nessuno avrebbe immaginato che si stavano sfidando.

Grifone contro serpe. L’uno orgoglioso e l’altro velenoso.

Draco si slanciò in avanti e le catturò le labbra in un bacio passionale. Sentiva la sua pelle rovente al tocco del ragazzo. Rabbrividì nel sentire la mano di lui posarsi sulla sua schiena e avvicinarla a lui.

- Sei una stupida Granger- sussurrò ancora lui – con la Weasley non avrei mai potuto fare nulla.-

Lei continuava a baciarlo, nonostante tutto.

- E ti aspetti- singhiozzava e lo baciava, mentre cercava di spiccicare una frase di penso compiuto – che io…ti creda? Come…come potrei…-

Draco smise di tempestarla di baci e la guardò serio.

- Granger…Hermione- si corresse dopo un po’ di pausa – puoi credermi, ma non abbiamo fatto niente-

- Tu…tu non c’eri- biascicò Hermione confusa. Aveva la testa che le girava.

Chiuse gli occhi e ripensò alla scena.

- Eri…eri in bagno. E Weasley è uscita dal bagno con l’asciugamano addosso-

Draco la scosse.

- Hermione, è stato un caso. Io sono venuto volando e la prima finestra che ho beccato è quella della tua amica!- esclamò, protestando contro la sua testardaggine.

Hermione ancora non capiva.

- Guardami Hermione-

La ragazza si rese conto proprio in quel momento che il ragazzo la stava chiamando per nome. Sussurrava il suo nome, e non il cognome, e lo faceva in un modo così eccitante che sembrava quasi falso non crederle.

- Hermione…- la chiamò ancora lui, sorridendole. – Quando sono entrato, Weasley si stava baciando stretta in un abbraccio ardente di passione con Potter-

Lei sbattè più volte le palpebre.

- Cioè…- disse, titubante- tu mi stai dicendo che Ginny sta con Harry?-

La sua felicità scacciava ogni dubbio. Se davvero Draco stava dicendo la verità, allora era tutto bello, tanto bello. Forse anche un po’ troppo.

Presto il suo voltò di scurì.

Era impossibile che Draco fosse entrato così nella stanza. Cioè, chi glielo poteva provare?

Il Serpeverde intuì la sua incertezza e scosse la testa.

- Sei sempre testarda. Perché non cambi opinione?-

La Grifondoro scosse la testa.

- No, mi stai mentendo- disse sicura, allontanandolo da lui – Harry si stava frequentando con una tipa dei Corvonero, se non sbaglio-

Draco sospirò.

- Ti farò cambiare idea Granger.- disse solo per poi mostrarle la schiena e lasciare la stanza.

Sprofondò in un silenzio tombale.

Stava dicendo la verità? A chi avrebbe mai dovuto credere?

Come un lampo, pensò che Draco potesse andare da Ginny e minacciarla di assecondare la sua versione dei fatti. Non poteva permettere di distorcere le prove.

Scese dal letto.

Il pavimento di pietra era freddo al contatto con i suoi piedi nudi, ma non le importava.

Doveva giungere a capo di questa situazione.

 

Il corridoio era deserto. Decise di chiudere la sua camera a chiave e proteggerla con un incantesimo pronunciato frettolosamente e si incamminò per la stanza di Ginevra.

Bussò più volte, ma nessuna risposta giunse alle sue orecchie.

Si guardò attorno. Contenta nel vedere il corridoio senza anima viva, cacciò la bacchetta e sussurrò – Alohomora-

La serratura scattò e aprì piano la porta.

A metà si bloccò nel vedere il corpo di un ragazzo dalla pelle olivastra che sovrastava una ragazza, entrambi nudi.

Si sentì avvampare di vergogna. I due, però, non sembravano averla notata.

Rimase lì impalata per un po’. Il ragazzo aveva dei capelli sbarazzini e neri, e la ragazza aveva i capelli rossi che le circondavano la testa a mo’ di corona.

Come scossa all’improvviso dai loro sussulti, chiuse di scatto la porta e caracollò fino alla sua, chiudendosi dentro e sbarrandola.

Si appoggiò al muro e sentì le gambe molli.

Allora Draco Malfoy aveva detto la verità.

Scivolò lungo la parete, fino a sedersi per terra.

Le lacrime le appannarono la vista, e i muscoli del viso erano contratti in un sorriso.

Sentiva il sapore delle lacrime in bocca, ma non riusciva a non essere scossa da attacchi di risata improvvisa.

- Harry sta con Ginny - disse, con una bocca e una voce che non sembravano le sue. – Ora sono sicura che Draco è attratto solo da me e non da quella rossa.-

 

***

 

Siamo giunti infine al quarto capitolo, e la storia giunge ormai al termine.

Un po’ mi dispiace finirla, ma d’altra parte questa era solo un’opera di follia.

Ora che ci penso, io ho iniziato a shippare Draco/Herm, e ora eccomi qui a scriverne una.

Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuto, e anche chi ha letto senza commentare.

Ringrazio tutti coloro che hanno inserito questa fan fic tra i preferiti, e tutte coloro che hanno recensito.

Grazie, grazie di tutto cuore.

Al prox cap. ^-^

 

 

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Capitolo 5
*** La cosa che odio di più ***


 

La cosa che odio di più - capitolo quinto

 

Hermione si girava intorno. Aveva sentito qualcuno che la chiamava, ma non aveva ben capito chi fosse stato. Vide, poi, Neville che le correva incontro.

“Cos’altro vorrà ora?” si chiese, un po’ annoiata da quel ragazzo.

Lei stava cercando Draco Malfoy per scusarsi per non avergli creduto, e di certo avere Neville in cambio non era un bell’affare.

Per poco non si mozzò la lingua per non offenderlo.

Quel fiore le stava pian piano devastando, e prima o poi si sarebbe ritrovata con la lingua mozzata che perdeva sangue.

Rabbrividì a quella visiona macabra e fece un sorriso falso a Neville.

- Hermione…- si fermò davanti a lui e si piegò in avanti, poggiando le sue grandi mani sulle ginocchia. Respirava forte, per prendere aria nei polmoni.

- Dimmi Neville- rispose garbatamente.

- Ho…trova-ato…- biascicò senza fiato.

Lei gli pose una mano elegante sulla spalla.

Stava per rispondergli con molta gentilezza che non doveva aver fretta, ma qualcosa la bloccò.

- Spicciati Neville, non ho tutto questo tempo da perdere!- sbottò improvvisamente.

Arrossì per quelle parole, mentre il Grifondoro sospirava.

- Il fiore…- farfugliò – ti fa dire le cose che non avresti mai coraggio di dire.-

Hermione alzò gli occhi al cielo.

- Ma non mi dire…non me ne ero accorta!-

- Per eliminarne gli effetti – annunciò e la ragazza prestò particolare attenzione – devi fare qualcosa che gli effetti del fiore non vogliono assolutamente fare: devi fare, in pratica, la cosa che odi di più.-

Hermione si ritrovò come catapultata in un vortice di confusione.

Qualcosa che odiava di più.

Forse, fino a qualche tempo prima avrebbe saputo cosa fare: baciare Draco Malfoy.

Ora che, infine, aveva capito che non odiava affatto farlo, cosa si sarebbe inventata?

Cos’è che odiava? Essere chiamata Mezzosangue, ma ormai si era così abituata che non odiava neanche essere chiamata a quel modo. Piombare in situazioni imbarazzanti, e alla mente le tornò l’immagine di Harry e Ginny nudi sul letto della Grifondoro. Arrossì al pensiero ma scosse la testa. Chiaramente gli effetti del fiore c’erano ancora, e si sentivano. Essere ignorata, e per quello c’era Piton che la soddisfaceva ad ogni lezione di Pozioni. Ma avrebbe davvero funzionato? Aveva vissuto così tanto tempo a passare sopra, che ormai non le dispiaceva neanche essere ignorata a quelle lezioni, perché magari, pur rispondendo bene, le avrebbe sicuramente tolto una dose sostanziale di punti per come lei l’aveva fatto.

Scrollò le spalle.

Cosa odiava di più? Ci sarebbe dovuto essere qualcosa.

Una testa rossa passò di fronte a lei, senza degnarla di uno sguardo. E tutto le si illuminò.

Con lo sguardo cercò il Serpeverde. Lo trovò e gli si avvicinò lentamente e con fare provocante. Ammiccò al ragazzo che ghignò al suo indirizzo.

Erano davvero vicini, e tutti nella sala, lo sapeva bene, avevano rivolto lo sguardo verso di loro.

Li rivolse un sorriso garbato e fece dietrofront, avvicinandosi velocemente a Ron, mentre i suoi occhi si inumidivano.

Non si sarebbe perdonata di quello che stava per fare.

I suoi arti non volevano seguirla, ma con determinazione continuò ad avanzare.

Si bloccò davanti a Ron.

Non doveva farlo. Sentì le guance arrossarsi per la vergogna che provava, per quello che stava facendo. Stava dicendo addio al suo orgoglio, con quella scenata. Ma quello che odiava di più era mentire ai suoi due migliori amici.

Il rosso era di fronte a lei, e aveva le labbra leggermente schiuse.

Bene, le avrebbe facilitato il compito.

Gli posò le mani fredde sulle guance, facendolo sussultare, e poggiò le labbra su quelle del ragazzo.

Vergogna. Questo era quello che provava. Vergogna per se stessa. Si stava autodistruggendo, ma avrebbe deciso che l’avrebbe fatto da sola, senza l’aiuto di quel fiore, che spingeva le sue labbra lontano da quelle del ragazzo, mentre lei le avvicinava sempre di più.

Gli occhi di tutta la folla della Sala erano rivolti a lei, compreso quelli dei professori. Forse loro comprendevano cosa stava facendo, cosa succedeva. La maggior parte della scuola era totalmente confusa.

E la stessa confusione si leggeva negli occhi del ragazzo quando lei ruppe quel contatto e gli rivolse uno sguardo enigmatico.

- Ti amo- mentì. E per di più davanti a tutta la scuola, e davanti al ragazzo che davvero le piaceva. Ma così non andava. Sentiva ancora qualcosa che non la faceva continuare, e la forza era forte. Doveva continuare a mentire a Ron.

- L’ho sempre fatto, e quella con Draco…Malfoy - si corresse in seguito – era tutta una tattica per farti ingelosire. –

“non è vero!” voleva gridare “non mi credere, Ron, ti prego! Non lo fare!”

Si rivolse a Harry. Il colpo di grazia.

- Harry…hai sempre sbagliato tutto. Il mondo magico ruota davvero intorno al tuo coraggio, ma questo lo sapevi bene. Ci hai sempre usati, Harry Potter, anche se il Mondo Magico non l’ha mai capito. Eravamo pedine mosse da…-

Si bloccò, nel vedere lo sguardo ferito in quegli occhi verdi.

Una lacrima le scese dagli occhi.

Davanti a tutta la scuola stava umiliando se stessa e i suoi migliori amici riempiendoli di bugie che forse, per come erano buoni loro, avrebbero pensato che fossero vere.

- Mosse da te…E a te non è importato molto di noi…mai!-

Sentì come se qualcuno l’avesse colpita alle spalle da un incantesimo. Fu grata a chi le fece chiudere gli occhi e non ricordare nulla di quello che era successo dopo.

 

Riprese conoscenza.

Sentiva delle voci che borbottavano attorno a lei. Erano perlopiù voci maschili, ma non riusciva ad afferrare alcuna parola. Non riusciva neanche a distinguere di chi fossero.

Immaginò che erano Ron e Harry che litigavano, perché Harry voleva ucciderla per aver detto quelle cose tanto malvagie, mentre Ron la difendeva, forte dell’amore che provava per lei.

Silenzio.

Cos’avrebbe fatto ora? Chi avrebbe trovato accanto a sé.

Sentiva i muscoli indolenziti a stare in quella posizione e il collo dolerle.

Si voltò di lato, fingendo di dormire.

Udì dei passi avvicinarsi.

- Credi che abbia detto la verità?-

Era chiaramente la voce di Ron, sapeva riconoscerla.

- Non lo so-

Ebbe un tuffo al cuore. Malfoy. Riusciva a riconoscere la voce di quel ragazzo da un miglio di distanza. Solo che stavolta aveva qualcosa di strano nella voce, come se stesse compatendo Ron, o peggio: me.

- Vorrei crederle, ma ultimamente ha mostrato una lunaticità tale da non farmi credere a quel che è successo-

- Weasley - sbottò Draco, annoiato – neanche io so che pensare. Mi dice che le piaccio, mi sputa fuori accuse che non hanno alcun fondamento logico, mi guarda come se mi chiedesse scusa e un attimo dopo la vedo correre da te e baciarti e dichiararti davanti a tutta la scuola che ti ama e fa una merda Potter.-

Ancora silenzio.

Una mano le accarezzò i capelli. Era grande e massiccia. Conosceva quel tocco, era quello dolce di Ron.

- Lei non mi ha mai amato, e questo lo so bene. Anche quando eravamo assieme, mi rendevo conto che era troppo presa dai suoi crucci per darmi abbastanza attenzione. Ma io…ah, lasciamo perdere- sospirò infine.

Sentiva gli occhi bruciare e le parole “lei non mi ha mai amato” rimbombarle come un accusa nella testa.

- Questo non te lo so dire- fece il biondo – so solo che deve entrarci qualcosa il fiore-

- Fiore?- ripeté Ron, come un imbambolato – ti riferisci all’incidente?-

Draco dovette annuire, perché Ron rispose – Ah…perciò era così strana-

Li pregò di andare via in mente a lei. Non sopportava che rimanessero così tanto. Ora la stavano osservando entrambi, lo sentiva chiaramente.

Decise di aprire gli occhi. Doveva chiarire.

Sentiva che avrebbe per l’ennesima volta spezzato il cuore a Ron, ma sperò che lui c’avesse fatto l’abitudine.

Si voltò e, come aveva supposto, i soli che erano accanto a lei, in piedi, ostentando la loro altezza, erano Ron e Draco.

Sentì un groppo in gola e la bocca asciutta. E scoppiò in un pianto a dirotto, come una bambina piccola.

Non sapeva che stavano combinando quei due nel frattempo che piangeva, ma aveva così bisogno di sfogarsi.

Una volta finito di piangere, li guardò e vide che avevano distolto lo sguardo, Ron era arrossito, invece Draco ostentava quella sua espressione enigmatica.

- Scusate…- biascicò con la bocca inumidita da lacrime amare.

Forza e coraggio. In quel momento avrebbe benedetto il fiore, ma doveva cavarsela da sola.

- Ron, prima, in Sala, ti ho mentito…scusami, non è vero che ti amo.-

Lui la guardò come se gli avesse dato una coltellata al cuore, ma sorrise lo stesso.

- Già, immaginavo…- sussurrò – Allora io vado. Ehm, vi lascio soli.-

Detto questo girò sui tacchi e si allontanò il più velocemente possibile.

Rimasero solo lei e il Serpeverde.

- Colpa del fiore, immagino.-

Lei si mise a sedere e lo guardò.

- Non voglio usarlo come scusa per le mie stravaganze- si difese – ma è effettivamente così. Dovevo fare qualcosa che odiavo terribilmente, e mentire ai miei amici era in cima alla lista.-

- Beh- disse sinceramente Draco, sedendosi sulla brandina dell’infermeria accanto alle sue gambe – pensavo che sarebbe stato  baciarmi e confessarmi che mi amavi, invece- la schernì.

Hermione si sentì avvampare. Il viso del ragazzo si era pericolosamente avvicinato e i suoi occhi avevano intrappolato quelli di lei.

Sorrise. Che male c’era nel dire la verità?

Gli posò una mano dietro al collo.

- No, quello è un piacere…- sussurrò, avvicinandolo a sé e catturandogli le labbra in un bacio passionale, subito ricambiato da lui.

Tutto sommato, andava ogni cosa al suo posto.

Avrebbe dovuto solo scusarsi con Harry del suo comportamento e poi tutto si sarebbe risolto. O almeno ci sperava.

Voleva davvero maledire quel fiore, ma senza di lui non sarebbe mai riuscita a dichiarare quello che provava per Draco, e non avrebbe mai capito che in realtà non l’odiava.

E se dovesse ora dire che stava con Draco Malfoy, non avrebbe davvero saputo dirlo. Forse era ancora troppo presto…

Stava volando felice in mezzo alle stelle.

Benedì il fiore, nonostante tutto. Le aveva fatto capire molte cose, e le stava bene.

Se qualcuno le avesse chiesto di rifare l’esperienza, forse non l’avrebbe mai fatta.

Scrollò le spalle e sorrise.

- Ti amo, Draco Malfoy -

- Ti amo anche io, Hermione Granger –

 

 

***

 

E qui finisce la nostra storia.

Spero vi sia piaciuta ^-^

Ringrazio tutti coloro che hanno aggiunto la mia fan fic nei preferiti (e continuano ad aumentare). Sono davvero felice che piaccia così tanto. E ringrazio chi mi ha commentato finora, e lo faccio in anticipo per chi mi lo farà su questo capitolo.

Ci vediamo in giro, ragazzi…Ho altre due storie che mi aspettano per essere aggiornate!

 

 

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