A beautiful mistake.

di BlackSong00
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un ritorno improvviso. ***
Capitolo 2: *** Non cambierai mai. ***
Capitolo 3: *** Silenzi e malintesi. ***
Capitolo 4: *** 3,2,1...che la guerra abbia inizio! ***
Capitolo 5: *** Mistero svelato. ***
Capitolo 6: *** Antidoto per farfalle nella pancia?! ***
Capitolo 7: *** Una proposta insapettata. ***
Capitolo 8: *** Malintesi. ***
Capitolo 9: *** Ogni fine ha un nuovo inzio. ***
Capitolo 10: *** Molto, troppo tempo. ***
Capitolo 11: *** "Odio" reciproco. ***



Capitolo 1
*** Un ritorno improvviso. ***


 
A beatiful mistake
 
 
Era una giornata diversa dal solito, anche troppo. Tra qualche ora mi sarei imbarcata sul volo per Buenos Aires, e , finalmente, dopo quattro anni, avrei potuto rincontrare la mia amata nipotina.
Ero felicissima al sol pensiero di poterla riabbracciare, ma, allo stesso tempo, un velo di tristezza invase completamente i miei pensieri.
Insieme a Violetta, avrei anche rincontrato German, e Dio solo sa quanto avrei voluto evitarlo.
Speravo solo che fosse impegnato in un viaggio di affari, o che in qualche modo fosse impegnato.
Una voce mi distolse dai miei pensieri.
-Hei amore, sei pronta?- disse Leonardo, il mio fidanzato. Lo avevo conosciuto in Francia e lui si era subito innamorato di me, ed io…bhe’, forse non lo amavo davvero, ma era l’unico modo per dimenticarmi di German.
-Si…sono pronta…- dissi.
    

 
 
In poco tempo arrivammo in aereoporto, ed essendo in ritardo, come al solito, facemmo direttamente il ceck-in.
-Che hai Angie? Non mi sembri per niente felice di tornare in Argentina!- disse preoccupato Leo.
-Bhe’…sono felicissima al pensiero di rincontrare la mia nipotina, ma allo stesso tempo, ho paura di confrontarmi con il mio passato…- dissi, restando sul vago.
-Non devi preoccuparti, ci sono io con te, e, finche’ ci saro’, non hai motivo di avere paura.- disse, per poi baciarmi.
 
 
Il viaggio in aereo sembro’ durare ore, e ogni mio pensiero era rivolto a lui.
Da quando il mio produttore discografico si era trasferito in Argentina, per ragioni burocratiche, e avevo compreso che anche io sarei dovuta tornare a Buenos Aires, si era nuovamente aperto quel varco con il passato che, dopo quattro anni, ero riuscita a stento a chiudere.
Fino a quel momento mi ero rifugiata nel lavoro e nel finto amore per Leo, ma dopo quella notizia, il pensiero di German, e i miei sentimenti per lui, erano riemersi.
Non sapevo come avrei reagito una volta che ci saremmo incontrati, ne come lo avrei affrontato. Ma quel che sapevo era che lo amavo, e, anche dopo quattro anni lontana da lui, non ero riuscita a soffocare i miei sentimenti.
 
 
Le porte dell’aereoporto di Buenos Aires si aprirono, e, per qualche minuto rimasi imbambolata. Tutto era rimasto come quattro anni prima, come quando ero scappata dalla mia vita. Tutto uguale. Tutto troppo uguale, tanto da farmi cadere una lacrima.
-Spero che quella lacrima sia per l’emozione!- disse Leo sarcastico.
-Si, e’ rimasto tutto come quattro anni fa’!- dissi.
Continuavo a respirare affannosamente e a guardarmi intorno: non mi sembrava vero di essere li,era successo tutto troppo in fretta.
Leonardo si accorse della mia espressione,cosi’ decise di rompere il ghiaccio, sapendo che da li a poco non avrei retto l’amozione.
-Io,invece, sarei felice di avviarci verso il taxi e andare a casa a risposarci!- dissi,facendo cenno a un taxi di fermarsi.
 
 
Arrivati a casa, Leo ando’ a fare una doccia, mentre io cercavo le parole adatte per il mio ritorno a casa Castillio.
-Allora…”Ciao Violetta! Sono Angie, e sono tornata per restare!!!”, no,troppo da trasmissione televisiva.- dissi,sistemandomi meglio difornte allo specchio.
-Proviamo cosi’…”Ciao Violetta! E’ tornata la tua zietta!!”, no, ha 21 anni, non 3!- dissi, per poi ricominciare.
- “Ciao Vilu! Come sei cresciuta!Come va allo studio?”, no, cosi’ proprio no…- dissi, non accorgendomi della presenza di Leo, che mi guardava con un sorriso dallo stipite della porta.
-Io non credo che ti serva un discorso per “salutare” la tua famiglia!- disse dandomi un bacio sulla guancia.
- Non lo so…ho paura che tutto sia cambiato e…e…- dissi, senza trovare le parole, o il modo, di spiegarli che cosa fosse successo quattro anni prima.
-Ascolta, non so cosa sia successo tra te e loro prima che tu arrivassi in Francia, ma posso assicurarti che devi essere te stessa! Non serve a nulla perparare un discorso studiato, per poi dimenticarlo. Sii spontanea!- disse per poi baciarmi.
-Grazie.- gli dissi ricambiando il bacio.
-Ma…- disse un un ghigno.
-Ma?- dissi preoccupata.
-Ma dovro’ venire con te!- disse.
-Si…certo…vedremo di andarci poi…- dissi,abbozzando un sorriso.

*Angolino autrice*
Ciao ragazzi!
Ecco a voi la mia seconda fanfiction, questa volta di Violetta e, in particolare, sui Germangie.
Spero che non ci siano molti errori e che vi piaccia.
Mi piacerebbe anche che mi lasciaste qualche recensione, anche negativa, almeno conosco il vostro parere sulle mie storie.
Ora vi lascio, ciao!






 

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Capitolo 2
*** Non cambierai mai. ***


Era passata da poco l’ora della colazione, e mi trovavo davanti all’abitazione Castillio.
 Una leggera brezza porto’ alla mia mente tutti i momenti fantastici che avevo passato con loro, la mia famiglia.
Anche quella villetta, costruita dallo stesso German, non era cambiata. L’erba sempre ben potata, l’acqua che scorreva come al solito nel piccolo laghetto artificiale vico all’entrata, i fiori sempre cosi’ colorati. Era come se il tempo di fosse fermato e avesse lasciato tutto invariato, come se il tempo mi stesse aspettando.
Presi coraggio, e ,senza pensarci due volte, suonai il campanello.
 
*DRIIIIIIIIN-DRIIIIIN-DRIIIIN*
-Buongiorno,chi…ANGIE?- disse Olga, come se avesse visto un fantasma.
-Olga!! Quanto mi sei mancata!!- dissi,abbracciandola
-Bambina mia!! Come ti sei fatta ancora piu’ bella!!! Come sei cresciuta!!! Vuoi della torta, del succo di frutta, dell’acqua??- disse emozionata Olga.
-Grazie ma sono apposto!- dissi divertita dalla reazione di Olga.
-Su, entra, non restare sulla porta!- disse facendomi entrare e chiudendo la porta.
Qualcuno stava scendendo le scale in maniera frettolosa, come se aspettasse qualcuno.
-Olga, chi e’ alla porta? Leon ver…ANGIE?- disse Violetta rimanendo immobile per qualche minuto, per poi correrle in contro per abbracciarla.
-Zia! Non sai quanto mi sei mancata!!- disse Vilu piangendo.
-Tesoro,anche tu mi sei mancata tantissimo. Eri tu che ogni giorno mi davi la forza di andare avanti,eri tu.- dissi emozionatissima.
-E vero che non te ne andrai mai piu’??- chiese.
-Si, questa volta niente e nessuno potra’ piu’ separarci!- dissi continuando ad accarezzarla ed abracciarla.
Mi erano mancati tantissimo i suoi abbracci e le sue paroline dolci. Mi era mancata tantissimo la mia Vilu, la mia nipotina adorata.
-Zia, rimani qui a pranzo,vero?- disse.
-E’ una domanda o un affermazione?- dissi ridendo.
-Bhe’…diciamo che ti sto’ costringendo a restare!- disse,per poi riprender la sua frase, -E come quattro anni fa,che ne dici di cantare “Algo se enciende”?- disse sedendosi al piano.
-Va bene…ma poi mi racconterai di te e Leon, sembra che invece di aspettare me,aspettassi lui!- dissi, facendole l’occhiolino.
Era da tanto che non cantavo con la mia nipotina, e avevo dimenticato la sensazione fantastica che cio’ comportava. Era diventata anche piu’ brava in questo tempo, e cio’ mi riempiva il cuore di gioia.
-Vilu, non mi avevi detto che sarebbero venute le tue amiche oggi!- disse una voce che proveniva dallo studio di Gemran, facendoci sobbalzare.
All’improvviso qualcuno usci’ da quest’ultimo,facendo cadere una tazza sul pavimento.
Mi voltai improvvisamente e i miei occhi furono rapiti da quelli di German.
-Angie,che ci fai qui?- disse German, ancora imbambolato per la sorpresa.
-Bhe’, sono dovuta tornare in Argentina e quindi sono passata a saluatare mia nipote.- dissi,cercando di nascondere la tensione e evitando di balbettare. Come faceva a rapirmi sempre con quello sgardo? Negli ultimi quattro anni si era anche fatto piu’ carino. No Angie, ti prego no,non puoi esserti rincretinita tanto. Calma.
-Bene,ti aspetto nel mio studio. Devo parlarti.- disse accennando un sorrisino malizioso.
-Okay.- risposi, cercando di non sciogliermi come un ghiacciolo alla vista del suo sorriso.
-Non preoccuparti, e’ cambiato!- disse Vilu,facendomi un occhiolino.
 

 
-Vedo che non e’ cambiato niente…- dissi,facendo un giro dello studio e soffermandomi su alcune foto di Vilu e German.
-Ti sbagli,qualcosa e’ cambiato.- disse, alzandosi dalla sua sedia e raggiungendomi,senza che io me ne accorgessi.
-No,non credo.- dissi,continuando a guardare una foto di Vilu, mentre German si avvicinava sempre di piu’ a me.
-Invece si.- disse, fermandosi alle mie spalle.
-E cosa?- dissi voltandomi e trovando German a pochi centimetri di distanza da me.
-Io.- disse avvicinandosi pericolosamente a me.
-No German, no,fermo.- dissi poggiandoli le mani sul petto per fermarlo.
-Ho aspettato quattro anni,sono cambiato e adesso non mi fiermero’.- disse cingendomi la vita e soffocando quella minima distanza tra noi con un bacio, al quale io risposi.
Ma che stavo facendo? Bhe’,ma non era un reato alla fine. Io lo amavo, e anche lui amava me. Leo…bhe’,teoricamente non lo stavo tradendo,visto che non l’ho mai amato.
Dovevo staccarmi,ma i nostri corpi si attraevano come una calamita,ed era impossibile evitarlo.
Misi una mano tra i capelli di German e con  l’altra gli cinsi il bacino. Le nostre lingue danzavano in una danza lenta e passionale, come se ci fossimo rincontrati dopo secoli. Ci staccammo di pochi millimetri solo quando il bisogno di ossigeno si faceva insopportabile.
German aveva ancora una mano sui miei fianchi e l’atra sulla mia schiena,accennando un sorrisetto malizioso.
- G-German,basta.- dissi nel tentativo di allontanarlo da me.
- Non mi sembrava che prima volessi fermarti…- disse, cercando di recuperare la disitanza, avanzando verso di me.
- German, smettila sul serio.- dissi, diventando improvvisamente seria e scivolando dalla sua presa.
Okay, ero tornata lucida. Ma che avevo combinato? Non potevo perdonarlo cosi’! Esmeralda,Jeremias…mi ha fatto davvero del male, e ora non la puo’ passare liscia.
- Potrei sapere che ti prende?- disse German, abbastanza confuso.
- Cosa mi prende? Ah, mi stai davvero chiedendo cosa mi prende?- dissi, abbozzando una risata e un tono sarcastico.
- Angie,dav...- stava cercando di dire qualcosa, ma lo interruppi subito.
- Non posso crederci, sul serio. Dopo avermi ferita e messa da parte per piu’ di un anno a causa di Esmeralda, arrivando al punto di sposarti, e dopo esserti fatto passare per Jeremias, e avermi fatta innamorare anche di lui, continui a dire che non capisci la mia reazione? Come potrei perdonarti? Sono passato quattro anni, quattro lunghi anni, e l’unica cosa che sai dire e’ chiedermi cosa mi prende? Non ti e’ mai passata per la mente l’idea che io potessi essermi rifatta una vita in Francia,prima di baciarmi?- dissi, urlando dalla rabbia.
 

 
-Olga! Ma che cosa ci fai dietro la porta dello studio di German? E’ maleduc…- non fece in tempo a finire la frase, che Olga lo interruppe subito.
- Shhh! Fa silenzio, Roberto!- disse sottovoce.
-Ma che cosa sono tutte queste urla?- disse con lo steso tono della sua fidanzata.
-Angie e’ tornata, e sembra che abbiano ancora qualche ferita aperta!- disse Olga.
-CHE COSA??- disse alzando un po’ la voce.
-Shhhh! Fammi ascoltare!- disse Olga, cercando di ascoltare la conversazione.
 

 
 
-Bhe’, ma non mi sembra che tu ti sia tirata indietro dal bacio…- disse German, accennando un ghigno.
- GERMAN! Dimentichi che ho provato a fermarti, ma poi…- dissi, diventando rossa in volto.
- Ma poi dev’esserti piciuto cosi’ tanto da lasciarti andare!- disse German, rinfacciandomi l’evidenzia.
Com’ero stata supida! Bhe’ si mi era piciuto ma…ma non era questo il punto! Io sono arrabiata per lui, a causa di altri motivi, e come sempre, fa finta di nulla! Ma questa volta no, non finira’ cosi’!
-Non e’ questo il punto! No,aspetta, ma chi me lo fa fare a parlare con te? Non cambierai mai.- dissi, prendendo la mia borsa e uscendo dal suo studio.
Dietro la porta c’erano Olga e Roberto, i soliti ficcanaso: ma non si poteva avere un attimo di provacy in quella casa? Ah, dimenticavo che era casa Castillio!
Diedi una sbirciatina al piano, ma Vilu non c’era. Non me la sentivo di restare ancora in quella casa, cosi’ andai via.
 

 
-Amore, eccoti finalmente!- disse Leo, venendomi in contro.
- Ciao amore.- dissi, baciandolo.
-Ma si puo’ sapere dove sei stata tutta la mattina? E…perche’ hai gli occhi rossi? Hai pianto?- disse a raffica.
Sapevo che se gli avessi raccontato della mia visita a mia nipote non ne sarebbe stato per nulla contento, voleva venirci anche lui, e averlo lasciato a dormire ed essere fuggita come una ladra, non credo che gli sarebbe piciuto. E se poi avesse saputo di me e German…no,no, meglio non pensarci!
-Sono andata…da un’amica.- dissi,cercando di apparire il piu’ rilassata possibile.
-Okay…ma stasera mi porterai da tua nipote e me la farai conoscere, intesi?- disse.
- Ma..- cercai di ribattere.
-Niente ma!- disse prontamente.
 

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Capitolo 3
*** Silenzi e malintesi. ***


*DRIIIIN-DRIIIIN-DRIIIN*
Non sarei mai voluta andare di mia spontanea volonta’, ma lo dovevo a Leo. Gli avevo tanto parlato della mia nipotina e lui, giustamente, non vedeva l’ora di conoscerla di persona.
-Ciao Olga!- dissi con un sorriso.
-Ciao Angie, prego accomodati.- disse facendomi strada.
Violetta e German erano in salotto; lei ascoltava la musica con un mp3, mentre German leggeva le ultime notizie dal suo tablet.
Solo Vilu si accorse della mia presenza.
-Ciao Zia!- disse con un sorriso da orecchio a orecchio.
A quelle parole anche German alzo’ lo sgardo, e’ rimase imbambolato nel vedere un altro uomo che cingeva con un braccio i fianchi della sua Angie.
-Ciao Vilu!- dissi, ricambiando il sorriso.
-Buonasera,il signore e’?- disse German con uno sguardo serio.
-Io sono Leonardo, il fidanzato di Angie. Lei dovrebbe essere German, giusto?- disse, ricambiando lo sguardo.
-Giusto.- rispose German prontamente.
-Ed io sono Violetta, piacere di conoscerti…zio!- disse sfoderando uno dei suoi sorrisi piu’ belli.
-Piacere…nipotina!- disse Leo, ricambiando il sorriso.
Dovevo ammettere che erano proprio carini insieme quei due.
-Vi fermate qui a cena?- ribatte’ Vilu.
-A cena?- dissi impallidendo.
-Per me va bene, sara’ un’opportunita’ per conoscere meglio te e…il tu papa’!- disse, lanciando un occhiata a German, che era rimasto in silenzio a squadrarlo dalla testa ai piedi.
 
 
-Allora, com’e’ Parigi?- chiese Violetta, mentre addentava un pezzo di manzo.
-E’ magnifica, anche se non abbiamo avuto modo di visitarla spesso.- dissi.
-Bhe’ e’ vero, eravamo molto impegnati con il lavoro e poi…io non sono una persona che ama uscire spesso!- disse, per poi sorridermi.
-Quindi e’ proprio vero che Parigi e’ la citta’ dell’amore!- disse German, lanciandomi un’occhiata provocatoria.
-A quanto pare si!- risposi allo stesso modo.
-Dovrei andarci, allora!- disse con aria di sfida.
-Si, ma ti informo che l’amore non e’ per tutti!- dissi, per poi accennare un ghigno: l’avevo “battuto”!
-Bhe’….chi lo sa!- disse, abbassando lo sguardo e facendo l’occhiolino a Violetta.
-E tu,German, nessun’impegno?- disse.
-Per ora non c’e’ nessun altra, o meglio, c’e’ ma…- disse lanciandomi un’occhiata.
-Ma? Non me l’hai ancora presentata?- disse Violetta, con un sorrisetto malizioso.
-…la conosci gia’!- disse, guardandomi.
Okay, se voleva mettermi in imbarazzo ci stava riuscendo benissimo! Alle sue parole inizai a tossire, mi aveva fatto andare di traverso l’acqua, imbecille!!
-Tutto okay?- chiesero tutti e tre in coro.
-Si…- dissi, fulminando con lo sguardo German.
-Dicevo…non l’ho ancora conquistata,tuttavia!- disse, sorridendo a sua figlia.
Si creo’ subito un silenzio imbarazzante,che, fortunatamente, Violetta ruppe dopo qualche minuto.
-Che ne dite di cantare?- disse.
-Mi sembra un’ottima idea!- rispose Leo.
-Papa’ ci accompagni al piano?- chiese Violetta.
-Em…si,si,certo.- risose lui, posizionandosi sullo sgabello.
-Vediamo…Nuestro camino?- propose Violetta.
-Perfetto…- disse German iniziando a suonare.
 
German= Tanto tiempo caminando junto a ti…
Aún recuerdo el día en que te conocí.
El amor en mi nació.
Tu sonrisa me enseño
tras las nubes siempre va a estar el sol.
 
Angie= Te confieso que sin ti no se seguir:
luz en el camino tu eres para mi.
Desde que mi alma te vió
tu dulzura me envolvió.
Si estoy contigo se detiene el reloj.
 
Leo= Lo sentimos los dos,
el corazón nos hablo
y al oído suave nos susurró:
Angie&Vilu=Quiero mirarte,
quiero soñarte,
vivir contigo cada instante.
Quiero abrazarte,
quiero besarte,
quiero tenerte junto a mí.
Pues amor el lo que siento.
Eres todo para mí.
 
Violetta=En tus ojos veo el mundo de color.
En tus brazos descubrí yo el amor.
¿Verá en mi ella lo mismo?
¿Querrá el estar conmigo?
Dime que tu lates por mi también.
Lo sentimos los dos,
el corazón nos hablo
y al oído suave nos susurró:
Quiero mirarte,
quiero soñarte,
vivir contigo cada instante.
Quiero abrazarte,
quiero besarte,
quiero tenerte junto a mí.
Pues amor el lo que siento.
Eres todo para mí.
Tutti= Quiero mirarte,
quiero soñarte,
vivir contigo cada instante.
Quiero abrazarte,
quiero besarte,
quiero tenerte junto a mí.
Pues amor el lo que siento.
Eres todo para mí. Quiero mirarte,
quiero soñarte
vivir contigo cada instante.
Quiero abrazarte,
quiero besarte,
quiero tenerte junto a mí.
Tu eres lo que necesito.
Pues lo que siento es:
Amor.
 

 
Dopo aver cantato la canzone decidemmo di accomodarci in salotto per scambiare ancora qualche chiacchiera, avevo dimenticato quanto fosse bello parlottare con la mia Violetta.                                                                               
-E che cosa mi dici dello studio?- dissi

-Bhe’, diciamo che va tutto abbastanza bene…- disse, cambiando espressione.
-Problemi con Pablo?- chiesi preoccupata.
-Si, e’ probabile che il nuovo professore di canto prenda il suo posto di direttore…- disse.
-Scusate, Pablo?- chiese Leo curioso.
-Ah, non te ne avevo parlato…e’… il mio migliore amico.- dissi, abbastanza imbarazzata dalla questione.
-Comunque zia, io sono del parere che tu debba venire allo Studio domani…- disse Violetta, accennando un sorriso.
-Vilu, non credo sia una buona idea…- dissi.
-Dai, ti prego!- disse con fare da cucciola.
-Okay…ma solo perche’ me lo ha chiesto la nipote piu’ tenera del mondo.- dissi, abbracciandola.
 
 
-Amore, c’e’ qualcosa che non va?- disse Leo, preoccupato.
-Bhe’…a dire il vero…no…cioe’ si…- dissi confusa.
-Okay…parla.- disse confuso.
Gli raccontati tutto. Tutta la verita’. Su tutto cio’ che era accaduto sei anni prima, di Violetta,  di German, dello Studio, della mia vita.
-E ora posso anche capirti se non vorrai piu’ vedermi…- dissi abbassando lo sguardo.
-Ma scherzi? Io non ti abbandonero’ mai. Mai. E poi…a me importa che alla fine me l’abbia detto. Nient’altro.- disse, per po abbracciarmi.
-Grazie.- dissi guardandolo.
-Di cosa?- disse.
-Di esserci sempre!- dissi abbracciandolo nuovamente.
-Comunque…domani posso venire con te allo Studio? Sono curiosissimo!- disse felicissimo.
-Scusa Leo, dovrei chiarire qualcosa con un’amico e…e preferirei andarci da sola!- dissi, sorridendo timidamente.
-Per questa volta va bene, ma prima o poi mi ci porterai, vero?- disse.
-Certo- risposi.
 
 
Il giorno dopo mi presentai a casa Castillio, in ritardo, ovviamente.
*DRIIIN-DRIIIIN-DRIIIN*
-Ma chi suona in questo modo…ah, buongiorno Angie!- disse Olga con un sorriso a 32 denti.
-Buongiorno Olga, devo subito portare Violetta allo studio, e tardissimo…scusa…- dissi tutt’un fiato, correndo in sala da pranzo e inciampando su qualcuno: German. Gli avevo rovesciato tutto il caffe’ sulla camicia ed eravamo caduti sul pavimento.
-Oddio, scusami!- dissi, alzandomi e aiutandolo a fare lostesso.
-Ma sei cosi’ ogni mattina?- disse con un ara divertita, facendomi arrossire per l’imbarazzo.
- Questa mattina sono di fretta, devo subito portare Violetta allo studio, e’ tardissimo!- dissi frettolosamente.
-Ah, ora capisco…- disse sbottonandosi la camicia.
-Ma che fai?!- lo ammoni’ subito.
Non mi avrebbe fatto troppo bene vederlo a petto nudo quella mattina, altrimenti sarebbe venuta meno la mia concetrazione e poi…quesi suoi addominali perfetti e…basta Angie!!
-Em…mi…cambio la camicia che qualcuno mi ha sporcato di caffe’?- disse stranito.
-E non potrest…- qualcuno chiamo’ il mio nome senza farmi finire la frase.
-Zia!!- urlo’ Violetta, -Sbrigati o faremo tardi!!- continuo’, tirandomi per un braccio verso la porta.
-Buona giornata.- disse German, con un ghigno.
 

 
Lo Studio On Beat era ancora piu’ colorato, ancora piu’ vitale. Era come se si respirasse un’altra aria.
Entrammo nell’aula-teatro dello studio, dove c’era una folla di ragazzi che ci davano le spalle, intenti ad ascolatre le parole di qualcuno, che io conoscevo benissimo. Pablo. Violetta raggiunse i suoi amici avanti, mentre io mi recai nell’aula professori: avrebbero avuto tutti una bella sorpresa.
 
 
-Secondo me, dovremmo fare qualcosa di nuovo e diverso dal solito…- disse qualcuno fuori dalla porta.
-No, ci abbiamo gia’ provato e mi sono gicato il posto da direttore. Io direi di osare con il solito spettacolo di fine anno…- disse Pablo entrando.
-E tu che ne dici Angie?- disse Beto, aiutando Pablo a leggere dei documenti.
-Bhe’, secondo me, sareebbe carino cambiare!- dissi, divertita dal fatto che non si fossero ancora accorti del fatto che io fossi li. O meglio, se n’erano accorti, ma era come se io fossi sempre stata li dalla loro reazione.
-Si, ma…ANGIE?!- uralarono tutti insieme all’uninsono.
-Proprio io!- dissi alzandomi e abbracciando Beto.
-Non ti aspettavo…- disse freddo Pablo.
-Difatti e’ questo il bello delle sorprese…- dissi, un po’ delusa dal suo comportamento.
-Lei e’?- disse un altro professore, sbucando dalle spalle dei due.
-Angeles Saramengo, l’ex professoressa di canto, piacere!- dissi, porgendoli la mano.
- Benson, professore di canto, piacere!- disse con aria di sfida.
Bene, forse capivo il motivo per il quale Violetta era cosi’ triste al pensiero che quello li’ fosse diventato il direttor dello studio: era un’antipatico, o megli, mi sembrava un;antipatico, e io su queste cose non mi sbaglio mai!
-Bene…noi dovremmo andare a fare lezione…vero?- disse Beto, facendo capire a Benson di lasciarmi sola con Pablo. Lascirono subito la stanza e io mi accomodai.
-Pablo…potremmo parlare?- chiesi timorosa.
-No, ho da fare.- disse sedendosi e facendo finta di firmare degli incartamenti.
-Dai Pablo, lo so che sei arrabiato con me!- dissi scocciata dal suo comportamento.
-Inizia a parlare allora.- disse guardandomi negli occhi.
-Dovresti dirmi tu qualcosa!- dissi seria.
-Tipo spiegarti il perche’ del mio comportamento?- chiese sarcastico.
- Si…- riposi.
-C’e’ che non ti sei fatta piu’ sentire nelle ultime due settimane!- disse adirato.
-Ah,ecco perche’! Senti, ti chiedo scusa, ho sbagliato, ma non sono mica stata con le mani in mano! Con la notizia del trasferimento non ho avuto un attimo libero e sono stata impegnata tutto il tempo, come potevo telefonarti?- dissi seria.
-Ma il tempo per Leo l’hai trovato sicuro!- disse.
-Ma che...?- dissi confusa.
-Io per te non valgo piu’ niente!- disse sempre piu’ adirato.
-Senti Pablo, ero venuta qui per chiarire le cose, non per peggiorare ancora di piu’,pertanto e’ meglio che vada!- dissi, per poi uscire dalla sala professori.
Come poteva essere cosi’ infantile quell’uomo? Eppure dovrebbe essere il mio migliore amico! A meno che…no, no, era escluso che mi amasse ancora e che quella fosse una scenata di gelosia; mi aveva detto di avermi dimenticata, quindi credo sia solo arrabiato.
 
 
-Hei amore!- mi saluto’ Leo, baciandomi.
-Hei!- dissi, ricambiando il bacio.
-Stasera che si fa’?- chiese allegro.
-Uhm…dovrei passare da Violetta, vorremmo recuperare un po’ di tempo perso.- dissi sorridendo.
-Quindi io passero’ la serata con German e Roberto?- chiese divertito e con un ghigno strano in volto.
-Come scusa?- chiesi, non aspettandomi quella domanda.
-Bhe’, se tu passerai la serata a casa della tua nipotina, io vorrei accompagnarti! E poi, credo che sara’ divertente fare due chiacchiere con mio…cognato!- disse.
-Gia’…che bello!- dissi, con un finto sorriso.
Oddio. Ci mancava solo che diventassero amici, povera me!

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Capitolo 4
*** 3,2,1...che la guerra abbia inizio! ***


Era un pomeriggio come tutti gli altri, anche piu’ tranquillo del solito. Leo stava cercando di comporre qualcosa, mentre io accordavo la chitarra e canticchiavo un po’.
-Ho un idea!- urlo’ Leo, facendomi sobbalzare.
-Cosa?- chiesi curiosa.
-Se cercassi un po’ di informazioni sull’architettura ecologica, magari questa sera avremo qualche argomento in piu’ di cui parlare…con German e Roberto, intendo!- disse allegro.
-Oh…wow.- dissi, fingendomi interessata. Non potevano accadere tutte a me!
-Poi potremmo mangi…- non fini’ la frase che fu interrotto dal suono del mio cellulare, per mia fortuna.
*LAAAA-LAAA-LAAA*
-Pronto?- dissi.
- Ciao Angie, sono Pablo…- disse quest’ultimo con una voce abbastanza abattuta.
-Guarda che sei hai chiamato per litigare puoi anche chiudere!- dissi prontamente.
-No, ma e’ proprio di questo che volevo parlarti. Ti va bene domani mattina allo Studio?- disse.
-Okay, ma ti avverto: non ho voglia di litigare!- dissi sarcasticamente.
-Non preoccuparti, buon pomeriggio!- disse, prima di riattacare.
-Chi era?- chiese curioso Leo.
-Era Pablo, dobbiamo vederci domani mattina.- dissi, rimanendo sul vago.
-Ah…- disse abbastanza geloso.
-Dobbiamo chiarire qualche cosina…e poi torno subito qui!- dissi, abbracciandolo.
-Ora va meglio!- disse, stringendomi ancora di piu’ a se.
 

 
-Ciao zia, entra!- disse Violetta, aprendo la porta.
-Ciao Vilu!! Pronta per una serata zia-nipote??- dissi felicissima.
-Certo!!- rispose abbracciandomi.
-Hei nipotina!- disse Leo, entrando.
-Zio!- ripose Vilu.
German stava chiacchierando in salotto con Roberto, mentre Violetta ci invitava ad accomodarci.
-Buonasera!- dissero in coro German e Roberto.
-Ciao!- ripondemmo io e Leo.
-Stasera, mentre loro di divertiranno nella serata zia-nipote, che ne dici di spassarcela in una tra cognati?- disse Leo, felicissimo all’idea di poter conoscere German.
Roberto cerco’ di trattenere una risata, conoscendo benissimo il suo carissimo amico, mentre sul volto di German apparve un ghigno: aveva qualcosa in mente!
-Em…certo…sarebbe fantastico!- disse, con un fintissimo sorriso e facendomi sbiancare. Non era quella la reazione che avrei voluto!
-Ovviamente e’ invitato anche lei,…- disse Leo, non sapendo il suo nome.
-Roberto, piacere!- disse quest’ultimo.
-Roberto.- ripete’ Leo.
-Bene, e noi andiamo in camera mia!!- disse Violetta, strattonandomi su per le scale.
 

 
-Nipotina mia, quanto mi sono mancati questi momenti!!- dissi con le lacrime agli occhi.
-Anche a me, zia!!- disse, abbracciandomi.
-Bene, ora che siamo da sole, come va con Leon?- chiesi.
-Benissimo! E’ dolcissimo, simpatico, e’ cio’ che ogni ragazza desidererebbe. Anche se…- disse, sosprirando.
-Anche se…?- chiesi.
-Anche se…ultimamente stiamo litigando spesso a causa di Thomas!- disse.
-Thomas?- chesi confusa.
 

 
Nel frattempo, in salotto si respirava un’ aria abbastanza strana.
 
POV German
Regnava il silenzio. Solo silenzio. Anche abbastanza imbarazzante per i miei gusti. Mi stava antipatico, intendo Leo; sebrava un bamboccione! Che cosa ci trovava Angie in lui?Bha’…meglio chiarire le cose.
-Allora, Leo, in che campo eserciti la tua professione?- chiese Roberto, cercando di rompere il ghiaccio.
-Bhe’, sono un manager. Adesso lavoro per U-Mix, la compagnia che ha ingaggiato Angie. Lei, invece?-
-Sono l’assistente di German, ci occupiamo di architettura ecologica- disse, guardandomi.
-Io direi di farla finita, e’ chiaro che noi non potremmo mai avere un argomento di conversazione, e, tantomeno, potremmo mai diventare amici.- sbottai, sotto lo sguardo confuso di Leo e una risata soffocata di Roberto.
 
POV Roberto
E ora le cose si fanno piu’ interessanti…anche se non mi spiacerebbe avere dei pop-corn al momento! Comunque, meglio concentrarsi sullo spettacolo…
 
POV Leo
Wow, che simpatico. Ed io che credevo di poter instaurarci un buon rapporto di amicizia! Meglio ripagarlo con la stessa moneta allora, se vuole la guerra, che guerra sia.
-Fai come vuoi, carissimo cognatino, hai tutto da perdere con il tuo comportamento!- dissi, con uno sguardo di sfida.
-Staremo a vedere.- disse, prima di continuare a guardare il suo tablet.
 
POV German
Vedremo, vedremo chi sara’ colui a perdere qualcosa. Da questo preciso istante e’ aperta la nostra guerra, e credo che sia il momento giusto per iniziare a fare sul serio.
Mi riprendero’ Angie, costi quel che costi, non la daro’ vinta a questo bamboccione, che non l’amera’ mai quanto l’amo io.
GO!
 
POV Roberto
Ed ecco che cala nuovamente il silenzio tombale! Credo che l’ora del rosario quotidiano delle vecchiette, sia anche piu’ divertente! Bhe’, la cosa certa e’ che ce ne saranno delle belle, quel visino di German non promette niente di buono. Ah, come amo farmi i fatti degli altri!
-Bene signori, io tolgo il disturbo, si e’ fatto tardi…German, Leo.- dissi, prima di andare via.

 
-Si, e’ tornato qualche settimana fa’…potemmo smettere di parlare di me, adesso?- chiese con uno sguardo malizioso.
-Certo!- risposi, non capendo dove volesse andare a parare.
-Carino!- disse Violetta, con uno sguardo malizioso.
-Chi?- chiesi, soffocandomi con una patatina.
-Come chi! Il tuo fidanzato, mi zio, Leo!- disse Violetta divertita.
-Si,certo!- dissi, con un finto sorriso.
-Lo…ami?- chiese timorosa Violetta. Ecco la domanda che speravo non mi ponesse. Lui era carino, mi piaceva, era simpatico…ma forse non ero ancora totalmente innamorata di lui. C’e’ non e’ che non lo amamssi, e’ che…non riesco ad immaginare un futuro con lui. Che rispondere?
-Certo,e’ una persona magnifica!- dissi, mentendo.
-Ah…non fraintendere. Io sono felicissima per te e per Leo, ma…- disse sospirando.
-Ma…?- chiesi confusa.
-Ma…tu sai che per me sei come una seconda mamma, vero? Bhe’…mi avrebbe fatto molto piacere se tu…se tu…insomma…- disse imbarazzata.
-Se io fossi stata la fidanzata del tuo papa’?- dissi sorridendole.
-Si. Ma so che non potra’ mai accadere, quindi vorrei chiederti una cosa.- disse sorridendo.
-Tutto cio’ che vuoi!- risposi, ricambiando il sorriso.
-Resterai sempre la mia mamma del cuore?- disse.
Quella ragazza mi considerava la sua mamma del cuore? Mamma? Era una sensazione unica, mamma.
-M-mamma? Certo amore mio!- dissi, con le lacrime agli occhi e abbracciandola ancora piu’ forte a me.
 

 
Quando tornammo di sotto, la situazione sembrava totalmente cambiata. German guardava qulcosa sul suo tablet, mentre Leo digitava qualcosa sul suo cellulare. Roberto era andato via, invece.
Chissa’ che cosa era accaduto, anche se, forse, non erano diventati cosi’ tanto amici. Almeno una cosa positiva!
-Ciao!- disse Violetta, accomodandosi vicino al suo papa’.
-Hei!- rispose German.
-Avete finito di spettegolare voi due?- chiese Leo con un mega sorriso.
-Si, non preoccuparti! E…voi?- dissi, impallidendo per le ultime parole.
-Non abbiamo mai iniziato.- disse German, con uno sguardo di sfida carico di odio, verso Leo e facendomi un occhiolino.
Ma perche’ doveva sempre provocarmi? Uh…che carino e’ pero’…quel suo occhiolino, il suo viso, le sue labbra…ANGIE!!!
-Che ne dici di andare? Si e’ fatto tardi!- disse Leo, avviandosi verso la porta.
-S-si…buona sera!- dissi, abbracciando Violetta e avviandomi verso la porta.
 

 
-Come…mai…n-non c’e’ stato dialogo?- chiesi timidamente a Leo.
Tuo cognato e’ proprio antipatico! Pensavo saremmo diventati amici, e invece… - disse, anche se dalle sue parole si capiva che non gli importava piu’ di tanto.
-Ah…che bello…- dissi, tirano un sospiro di sollievo e beccandomi un’occhiata confusa da parte di Leo.
-…che bello che non l’hai presa male!- ripresi, con un sorriso di circostanza.
Bhe’, ma certo che ero felice del fatto che non fossero amici, ci mancava solo quello!

*Angolo autrice*
Ciao a tutti!
Innanzitutto voglio ringraziare tutti i lettori della mia storia e coloro che la recensiscono.
Vorrei ringraziare in particolare Blackswam, che cerca sempre di farmi capire cosa migliorare nei miei capitoli.
Grazie, e spero che anche questo capitolo vi piaccia, anche se e' abbastanza cortino.
Un abbraccio e alla prossima!

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Capitolo 5
*** Mistero svelato. ***


~Ti amo e ti amero’ sempre!~ disse German, mentre si avvicinava pericolosamente a me con l’intento di baciarmi.
~Anche io, ti amo German Castillio.~ dissi, baciandolo.
~Vuoi sposarmi?~ chiese subito dopo, lasciandomi a bocca aperta.
 
All’improvviso il suono assordante della sveglia mi fece sobbalzare. Cavolo, ci mancava soltanto che lo sognassi! Era proprio un sogno, un sogno nel vero senso della parola. Stavo seriamente impazzendo!
Qualcuno, pero’, mi distolse dai miei pensieri entrando in camera.
-Buongiorno amore, dormito bene?- chiese, sedendosi vicino a me e baciandomi una guancia.
-Si…benissimo!- dissi, accennando un fintissimo sorriso e avviandomi verso l’armadio per scegliere cosa indossare.
-Comunque, oggi partiro’ per una conferenza a La Plata,quindi credo di tornare domani mattina.- disse.
-Okay, non preoccuparti.- dissi baciandolo, per poi andarmi a cambiare in bagno.
-A domani amore!- disse lui, prima di lasciare l’appartamento.
 
 
-Buongiorno piccolina! Accomodati, hai gia’ fatto colazione?- chiese Olga, con un gran sorriso.
-No, ma avevo intenzione di farla al bar piu’ tardi!- risposi entrando in casa.
-Non se ne parla! Vieni, accomodati e fai colazione con noi…- disse Olga, strattonandomi in sala da pranzo.
-Buongiorno zietta!- disse Violetta, entrando in sala.
-Buongiorno!- riposi dandole un bacio sulla guancia.
-Che ci fai qui?- chiese curiosa.
-Sono venuta a prendere la nipote piu’ bella del mondo per portarla allo Studio, ma Olga mi ha praticamente costretta a fare colazione qui!- dissi, facendo l’occhiolino a quest’ultima.
-Che bello, come i vecchi tempi!!- disse, abbracciandomi.
-Buongiorno…- disse German, entrano nella sala e non accorgendosi della mia presenza, perche’ troppo concentrato a leggere il suo giornale.
-Buongiorno.- rispondemmo in coro io e Violetta.
-Ah, Angie…qual buon vento ti porta da queste parti? Leo ha allentato le briglie?- chiese con fare provocatorio, accorgendosi della mia presenza.
-Ma come siamo spiritosi di prima mattina! E comunque, per la cronaca,Leo e’ a una confereza a La Plata.- riposi con il suo stesso tono.
-E allora perche’ non l’hai accompagnato?- chiese Violetta, con fare da interrogatorio.
-E’ un interrogatorio per caso?- dissi scherzando.
-Diciamo di si…- rispose Violetta sorridendomi.
-Non ci sono andata perche’…non mi piacciono particolarmente le conferenze…- dissi rimanando sul vago.
-Io sapevo che ti affascinavano…- disse German, intento a leggere il suo giornale.
Difatti ero andata proprio con lui alla mia prima conferenza. Ricordo che aveva dimenticato una cartellina a casa e io dovetti potrargliela e poi…gli caddi addosso e stavamo quasi per…insomma, per baciarci. Da quando sono partita per la Francia, invece, le odio profondamente. Mi ricordano troppo quel giorno e…lui.
Come faceva a ricordarselo ancora? Riusciva sempre a stupirmi quell’uomo.
-Sai, le persone in cinque anni cambiano…anche se alcune rimangono tali e uguali…- dissi, con un tono pungente.
-Io credo che tutti, a modo loro, cambiano: bisogna solo capire in che modo.- disse, con un piccolo ghigno stampato in volto.
Silenzio. Dopo quelle parole calo’ il silenzio. Violetta era l’unica che non ci capiva niente, e, poverina, anche io al posto suo sarei stata abbastanza confusa.
-Em…bene, prendo le mie cose e andiamo allo Studio…- disse, andando in camera sua.
-German, potrei parlarti?- dissi, nascondendo il mio imbarazzo nel restare sola con lui.
-Certo, dimmi.- rispose.
-Come hai potuto trattare Leo in quel modo? Non capisci che comportandoti cosi’ non farai altro che allontanare gli altri da te?- dissi tutt’un fiato.
-So quello che faccio, colui che si dovrebbe preoccupare e’ solo il tuo fidanzatino. Lui ha TUTTO da peredere, io no. Buona giornata cognatina.- disse con un ghigno e andando nel suo studio.
Che cosa intendeva con quelle parole? E perche’ aveva puntualizzato “Tutto”? Ah, non ci sto’ capendo piu’ niente.
-Sono pronta zia…e’ successo qualcosa? Hai una faccia…- disse Violetta, scendendo velocemente le scale e dirigendosi verso la porta.
-N-No, non e’…successo niente…- dissi, ancora sconvolta dalle parole di German.
-Ti conosco bene…che e’ successo?- chiese Violetta, intuendo l’evidenzia.
-Ti racconto piu’ tardi…ora sbrighiamoci e andiamo allo studio!- dissi, accennando un sorriso e facendo l’occhiolino a Violetta.
 
Lo Studio On Beat era particolarmente affollato, cosi’ decisi direttamente di entrare in sala professori per cercare Pablo.
Entrai ed era seduto alla scrivania, mentre appuntava qualcosa su dei post-it.
-Buongiorno!- dissi, sorridendo amaramente.
-Hei, buongiorno!- rispose Pablo ricambiando il mio sorriso.
Ci accomodammo entrambi, e dopo aver parlato un po’ di Parigi e della mia carriera, arrivammo al tasto dolente e motivo per il quale ero li’: il suo comportamento.
-E invece tu…stai bene?- chiesi timorosamente.
-Se ti riferisci al mio comportamento…bhe’…c’e’ un motivo in realta’!-disse.
-Andiamo, ti ascolto…- dissi.
-Innanzitutto vorrei chiederti scusa, non dovevo scaricare tutto il mio stress con te, che non c’entravi niente.- disse con un’espressione dispiaciuta.
-Scuse accettate, ma…non mi hai ancora detto il motivo di “tanto stress”!- dissi, facendoli notare l’evidenzia.
-Ah, gia’…Jakie.- disse abbattuto.
-Jakie?- ripetei scioccata.
-Si, e’ tonata. Antonio sta’ poco bene, cosi’ e’ tornata a Buenos Aires per stargli vicino e…e vorrebbe tornare ad insegnare qui.- disse tutt’un fiato.
-Capisco…e lei? Come ha reagito alla tua vista?- chiesi curiosa.
-Bhe’, sembrava molto imbarazzata e non siamo riusciti a conversare molto…- disse, abbassando lo sguardo.
-La ami?- chiesi, senza girarci troppo intono.
-C-Come?- chiese sbiancando.
-La ami ancora?- chiesi sorridendogli.
-Si, si…solo che…- disse.
-Solo che?- ripetei.
-Solo che ho paura di aprirle il mi cuore…ho paura che accada come quattro anni fa.- ammise con uno sguardo cupo.
-Io credo che, se davvero senti di amarla, dovresti provare a fare il primo passo…e vedere come reagisce lei. Puo’ essere che sia cambiata dopo quattro anni e che, finalmente, sia pronta a ricevere il tuo amore e a ricambiarlo…- dissi pesnirosa.
-Forse hai ragione…e mi sembra che lo stai dicendo per esperienza personale e che stai pensando a qualcuno che conosciamo entrambi, giusto?- disse sorridendomi compiaciuto.
-Chi? Cosa? N-No, e’ che conosco…una mia amica a cui e’ capitato lo stesso.-  dissi, cercando di essere credibile.
No. Pablo aveva ragione. Stavo parlando per esperienza personale, e stavo parlando di lui. German. Quanto mi sarebbe piciuto che quattro anni fa si fosse sistemato tutto…invece no. Ha preferito le bugie, e ora e’ tutto cosi’…difficile.
-Angie?- disse guardandomi storto.
-Uffh…si, hai ragione! E’ che…preferisco non parlarne, sono la fidanzata di Leo e cio’ non cambiera’!- dissi, crecando di credere a cio’ che stavo dicendo.
-Si…certo, ma non se felice con lui…- disse, facendo finta di leggere qualche documento.
-Ma certo che sono felice con lui…- dissi, sorridendo amaramente.
-Faro’ finta di crederci…comunque, quando me lo presenti?- chiese curioso.
-Non ne ho idea. Oggi e’ ad una confereza stampa a La Plata, ma domani dovrebbe essere di ritorno. Ti chiamo quando siamo liberi, okay?- dissi sorridendgli.
-Certo! Ah, ora ho lezione…ma vieni quando vuoi, anche perche’ devi supervisionare l’avanzare della mia “relazione” con Jakie!- disse rideando.
-Si signor capitano!- dissi, per poi uscire dalla sala professori.
Mi faceva sempre bene parlare con il mio migliore amico; riusciva a capirmi benissimo e sapeva sempre quale fosse la cosa giusta per me. E se avesse ragione? E se io sarei piu’ felice con German?
No, no,no. Adesso stavo con Leo, e…a poco a poco avrei imparato ad essere felice anche con lui. Credo. Spero. Insomma, ci provero’.
 
 
-Hei Angie, stai andando via?- disse Violetta, raggiungendomi.
- Si, Pablo ha lezione ed io avevo intenzione di sbrigare delle faccende!- dissi sorridendole affettuosamente.
-E sono tanto importanti?- chiese curiosa.
-No, possono aspettare!- dissi, cercando di capire che cosa volesse fare la mia nipotina.
- Allora vuoi venire a vedere le prove della mia nuova canzone?- mi chiese tutta contenta.
-Certo nipotina!- dissi, per poi seguirla in sala prove.
 
Erano sempre un piacere sentir cantare quei ragazzi. Erano maturati tantissimo, anche a livello artistico. Camilla aveva una voce meno acuta e piu’ adattabile; Ludmilla aveva una voce meno acerba e piu’ dolce; Maxi era migliorato tantissimo con le sue strofe rap; Leon e Violetta avevano sviluppato molta piu’ affinita’ sul palcoscenico, mentre Tomas mi sembrava troppo teso.
Non c’era niente da fare: quei litigiosi 17enni erano cresciuti tantissimo, e presto avrebbero preso le loro strade.
-Allora Angie, come le e’ sembrata la prova?- chiese Francesca, sistemando meglio il microfono.
-Siete stati magnifici e siete migliorati tutti. Se continuate cosi’, il prossimo Tour mondiale sara’ un successone. Bravissimi!- dissi, prima di abbracciare tutti i ragazzi sotto uno sgardo di sfida da parte di Benson; quel professore non mi piaceva per niente.
 
 
-Mmh…che e’ successo tra te e Tomas? L’ho visto abbastanza teso alle prove!- chiesi, servendo del succo di frutta a Violetta, che si era accomodata su una sedia in cucina.
-Bhe’, da quando e’ tornato non fa’ altro che mettere i bastoni tra le ruote a me e Leon. Zia, che cosa posso fare?- chiese esausta quella piccola donna.
-Vediamo…ami Leon?- chiesi cercando di elaborare la situazione.
-Si, lo amo tantissimo e non voglio che qualcuno rovini tutto quello che abbiamo costruito fino a questo momento.- disse con un mezzo sorriso.
-Se sei davvero felice con Leon, parla con Tomas. Chiarisci tutti i dubbi e spiegali che ami sono il tuo fidanzato e nessun altro. Lo capira’…anche se sara’ difficile.- dissi, sospirando sulle ultime parole.
-Gia’…sarebbe la cosa migliore da fare.Grazie zia!- disse, per poi abbracciarmi.
-Ah, quasi dimenticavo…non dovevi raccontarmi qualcosa stamattina?- disse con uno sguardo attento.
-Non ti sfugge proprio niente, eh!- dissi, facendole l’occhiolino.
-Si, me lo dicono tutti…- disse, prima di scoppiare a ridere.
-Bhe’…non so se hai notato che tra tuo padre e Leo non scorre buon sangue. Mi ha detto Leo che ieri non si sono rivolti la parola per tutta la sera, e che, tuo padre, si e’ rivelato molto piu’ antipatico del solito. Cosi’, stamattina, gli ho detto di fare piu’ attenzione al suo comportamento e lui mi ha risposto con una frase, tipo “So quello che faccio ed e’ solo Leo colui che ha TUTTO da perdere”, puntualizzando tutto. Non so proprio cosa pensare…- dissi, sospirando.
-Sei proprio sicura di non sapere il motivo per il qualche Leo e papa’ non vanno d’accordo?- chiese Violetta con uno sguardo malizioso.
-No, e che…- cercai di dire prima di essere interrotta da Violetta.
-Angie! Come fai a non accorgertene? Papa’ muore per te e non sopporta che tu stia con Leo. Quale motivo piu’ ovvio ci potrebbe essere?- disse esausta.
-Ma che…?- cercai di controbattere, senza successo.
-Niente ma. Zia, apri gli occhi una buona volta…- disse, prima di lasciarmi come un cetriolo in cucina.
Okay, una ragazzina mi aveva appena dato consigli di “cuore”? No, non poteva essere quello il motivo…o si? Non credo che Leo sia quel tipo di persona…ma da German mi aspetterei di tutto.
-Angie? Angie? Angie mi stai ascoltando?- disse Olga, passandomi un dito davanti agli occhi.
-Em…Olga, ciao!- dissi, sorridendo amaramente.
-Mi hai sentita?- chiese confusa.
-No…cosa volevi?- dissi sorridendole.
-Ti fermi qui a pranzo?- disse tutta contanta.
-Bhe’, non lo s…- cercai di controbattere.
-Okay, aggiungo un piatto in piu’!- disse, prima di catapultarsi in salotto.
Ma possibile che in questa casa non esiste la parola “no”? Tutti che interrompono sempre!Okay, calma Angie, dovresti esserne abituata: e’ casa Castillo!
 
 

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Capitolo 6
*** Antidoto per farfalle nella pancia?! ***


Era un pomeriggio tranquillo a casa Castillo, ed io e Violetta stavamo chiacchierando in salotto.
-Hai mai pensato di tornare ad essere una professoressa dello Studio On Beat?- chiese a brucia pelo Violetta.
-Bhe’, moltissime volte…poi, pero’ cerco di godermi la mia carriera e la mia vita.- dissi, sospirando.
- “Chi sospira non e’ contento”, che hai?- disse Violetta, citando un famoso proverbio.
-Io? Niente, niente…- dissi, sorridendo nervosamente.
-Zia?- disse, guardandomi storto.
-Okay…la verita’ e’ che sto’ ancora pensando a quello che mi hai detto oggi in cucina…- dissi, sorridendole.
-Ah…quindi hai capito che ho ragione!- disse, sorridendo maliziosamente.
-Non ho detto questo!- dissi, mettendomi sulla difensiva.
-Si, certo…- disse, scoppiando a ridere.
-Qui qualcuno sta’ ridendo un po’ troppo…- dissi, prima di farle il solletico.
-Basta,basta, mi arrendo!- disse Violetta, esausta.
-Ecco cosa succede a chi prende in giro Angie!- dissi, abbracciandola.
-Ti ho mai detto che sei la zia migliore del mondo?- disse con un gran sorriso.
-Forse…e io ti ho mai detto che sei una nipote fantastica?- dissi, stringendola ancora piu’ forte.
 

 
I primi raggi di sole entravano prepotenti dalla finestra, svegliandomi dolcemente con il loro calore.
Il cielo era sereno, senza nessuna nuvola, e tutto mi faceva pensare che quella giornata sarebbe andata per il verso giusto.
Mi alzai dal letto e, in meno di mezz’ora, ero gia’ pronta. Volevo fare un giro per i negozi della citta’: era da molto che non facevo una passeggiata per Buenos Aires.
Prima di uscire, pero’, qualcuno mi richiamo’ dalla cucina.
-Buongiorno amore, dove vai cosi’ di corsa?- chiese curioso Leo.
-Uh, che paura! Quando sei tornato?- dissi, raggiungendolo.
-Qualche ora fa, ma sono rimasto sveglio al computer, perche’ non riuscivo a prendere sonno.- disse, abbracciandomi.
-Ah…capisco. Io, invece, stavo andando a fare una passeggiata!- dissi, sorridendogli dolcemente.
-Sai che mi sei mancata tantissimo?- disse, per poi baciarmi.
Okay. Cosa dovevo dirgli adesso? In realta’ lui non mi era mancato per niente. Nemmeno un po’. Un altro segno ancora piu’ evidente del fatto che non lo amassi, perfetto.
-Si, anche tu mi sei mancato tanto…- dissi, con un sorriso fintissimo.
-E se ti accompagnassi? Magari potresti farmi da guida turistica! – disse, felicissimo all’idea di poter conoscere la citta’.
-Ma certo, sarebbe bellissimo!- dissi, sorridendo nervosamente. German aveva proprio ragione, delle volte si comportava come un cagnolino!
 

 
Dopo aver visitato quasi tutta la citta’, decidemmo di sederci su una panchina del parco, per riposarci un po’.
I fiori coloravano tutto il prato, mentre una leggera brezza rinfrescava l’aria: la primavera era alle porte.
Tra me e Leo, invece, c’era uno strano silenzio, quasi imbarazzante: di solito parlavamo di musica, film, viaggi…ma questa volta era diverso.
-Come siamo silenziosi oggi!- dissi, sorridendoli e cercando di rompere il ghiaccio.
-Si, scusami…e che stavo pensando…- disse, ricambiando il mio sorriso.
-E perche’,tu pensi?- dissi, strappandogli un sorriso.
-Che simpatica che sei!- disse, facendomi una liguaccia.
-Dai, dimmi. A cosa pensavi?- chiesi curiosa.
-A noi due.- disse, sorridendomi.
-A noi due?- ripetei sbiancando.
-Si, a noi due. Ti amo.- disse, guardandomi negli occhi.
-Anche io…- dissi, sorridendogli e cercando di apparire il piu’ credibile possibile.
Forse dovrei solo imparare ad amarlo per quel che e’, e non per come io vorrei che fosse. Se imparassi ad amarlo sarebbe tutto cosi’…diverso.
E se davvero German “morisse” per me e io mi stessi lasciando scappare l’amore della mia vita? Frena, frena Angie! Non dimentichiamo la facilita’ con la quale ti ha sostituita con Esmeralda! Niente da fare.
Era impossibile, come aveva detto Pablo, convincersi di provare qualcosa che non si prova. Ma provarci non costa niente, no?
 

 
Lo studio era particolarmente tranquillo e deserto, e dalla sala professori si sentiva una strana musica. Di sicuro era Pablo: quando era triste amava ascoltare la sua musica in pieno pomeriggio, quando, allo studio, erano rimasti solo pochi studenti, che non l’avrebbero infastidito.
Il sole, invece, che quella mattina splendeva alto nel cielo e che dava il benvenuto alla primavera, aveva lasciato il suo posto a delle nuvole grigie, che promettevano un gran temporale.
Entrai nella sala, e vi trovai Pablo, con lo sguardo perso nel vuoto.
-Ciao Pablo!- dissi, sorridendogli.
-Hei!- disse, accennando un sorriso.
-La musica, la tua espressione, il tuo sguardo…cos’e’ successo?- chiesi, accomodandomi su una sedia.
-Sto’ facendo di tutto per fare il primo passo con Jakie…ma, ogni volta che mi avvicino a lei, due sentimenti contrastanti fanno a botte nel mio cuore!- disse esausto.
-Amore, ma allo stesso tempo odio per cio’ che e’ accaduto?- dissi, sospirando.
-Esattamente. Ma…come fai a saperlo?- chiese curioso.
-Prova a indovinare…- dissi, abbassando lo sguardo.
-German?- chiese, sorridendo dolcemente.
-Si. Ma la cosa peggiore e’ questa specie di triangolo con Leo! Ti giuro che non voglio farlo soffrire, ma, purtroppo, sara’ inevitabile.- dissi.
-Perche’ non parli con lui? Magari capira’…piu’ tempo lasci passare e piu’ le cose saranno difficili.- disse, diventando serio.
-E come faccio? No,no. Tutto si risolvera’ con il tempo, ne sono certa.- dissi, abbassando lo sguardo.
-Se lo dici tu…- disse.
-Secondo me, tu dovresti lasciarti andare con Jakie.- dissi, facendogli l’occhiolino.
-Si, ma come?- disse.
-L’ami cosi’ tanto da lasciarla andare, o hai solo paura di farle capire che ancora provi del rancore per quanto accaduto quattro anni fa’?- dissi, sorridendogli dolcemente.
-Seconda opzione…- disse.
-Allora sfogati, parlale, digli quanto la odi…ma non dimenticare di farle capire quanto ancora la ami!- dissi, facendogli l’occhiolino.
-E tu, non pensi di fare la stessa cosa con German?- chiese, facendomi sbiancare.
-Dimentichi che sono fidanzata!- dissi sarcastica.
-Con qualcuno che non ami. Angie, guarda in faccia la realta’ per una volta!- disse.
-Non e’ cosi’ facile, ne abbiamo gia’ parlato!- dissi, tagliando corto.
-Comunque grazie.- disse sorridendomi.
-Per cosa?- chiesi, non capendo di cosa mi ringraziasse.
-Di tutto. Di ascoltarmi, di consigliarmi e di esserci sempre!- disse, per poi abbracciarmi.
-Non fanno cosi’ gli amici?- dissi, prima che un fulmine predicesse l’arrivo di un’acquazzone.
-Forse dovresti andare, prima che si scateni il diluvio universale.- disse Pablo, sorridendomi.
-Scappo, ciao!- dissi, afferrando la mia borsa e catapultandomi fuori dallo studio.
 

 
Ero appena uscita dallo studio, quando il diluvio si scateno’. L’acqua scendeva sempre piu’ velocemente dal cielo, diventando sempre piu’ fitta e producendo una scarsa visibilita’.
Stavo correndo verso casa mia, cosi’ da arrviare prima, incurante del fango e del marciapiede scivoloso.
Sembravo uscita dalla doccia: completamente zuppa d’acqua e con le scarpe che sembravano barche.
Avevo appena girato l’angolo di un palazzo, quando mi scontrai con qualcuno, scivolando nel fango. Stavo quasi per toccare il suolo, quando, due braccia forti e muscolose, mi sorressero. Ero tra le braccia di questo signore, i nostri visi erano vicinissimi, ma non riuscivo a capire chi fosse, a causa dei miei capelli, che erano caduti in avanti. Gli riportai indietro, quando mi scontrai con degli occhi color nocciola che conoscevo benissimo. Era German, che rimase sorpreso quanto me quando tirai all’indietro i capelli. Continuammo a guardarci negli occhi per piu’ di qualche minuto.
Sentivo le mie guancie andare a fuoco, mentre, nel mio stomaco, mille farfalle iniziavano a volteggiare leggiadre. Non potevo piu’ negarlo a me stessa: ero innamorata follemente di German Castillo, anche piu’ di prima. Per quanto volessi sforzarmi di amare Leo, non riuscivo a togliermi quegli occhi marroni dalla testa, e dal cuore.
-Angie, stai bene?- chiese lui, riportandomi con i piedi sulla terra.
-S-si, s-s-to’ ben-iss-imo…- dissi, balbettando come una 12enne alla sua prima cotta.
German si accorse di cio’, e sfodero’ uno dei suoi bellissimi sorrisi da playboy.
-Vuoi che ti riaccompagni ha casa? Ho la macchina all’angolo!- disse, aiutandomi a rialzarmi.
-Non preoccuparti, sono quasi arrivata…e poi ti rovinero’ tutta la tappezzeria, sono completamente bagnata!- dissi, abbassando lo sguardo.
-Dimentichi che sono zuppo d’acqua anche io! Vieni, ti riaccompagno al tuo appartamento.- disse, prendendomi la mano e accompagnandomi verso la sua auto.
A quel contatto, le farfalle nella pancia triplicarono, e non mi sentivo piu’ le gambe. Come potevano essere crollate tutte le mie certezze con un solo sguardo? Come? Angie, ti servirebbe una bella insetticida per queste maledette farfalle!! Calma, rilassati, torna in te…chissa’ quante volte avra’ guardato cosi’ Esmeralda, chissa’ quante volte le avra’ sorriso in quel modo.
Se davvero vuole riconquistarmi, come dice Violetta, non sara’ per nulla facile.
 

 
Quando tornai a casa Leo non c’era. Mi feci una doccia calda, e, dopo aver indossato il mio pigiama mi stesi sul letto a pensare.
Menomale che doveva essere una bellissima giornata quella di oggi! Che cosa dovevo fare adesso? Accettare la relata’ e lasciare Leo, oppure aspettare e cercare di provare qualcosa per lui? Con che coraggio l’avrei lasciato? Ma,allo stesso tempo, sarei stata capace a lasciarmi scappare l’amore della mia vita, indipendentemente da chi fosse, per paura di potergli fare del male?
Mi addormentai con questi dubbi, senza aspettare Leo e senza la benche’ minima soluzione ai miei problemi.
 
 

 
Un fulmine mi fece sobbalzare dal mio dolce sonno. La stanza era buia,e non c’era nemmeno l’ombra di qualche raggio di sole. Di solito, le giornate nuvolose e piovose, mi mettevano di mal umore ed era sempre dura per me alzarmi al mattino con quel tempaccio.
Controllai l’ora sulla sveglia, che segnava le nove di mattina. Anche se con malavolonta’, decisi di alzarmi da letto, cercando di far meno rumore possibile per non far svegliare Leo, che dormiva ancora tranquillo. Lui, d’altro canto, trovava interessanti quelle giornate, anche se non avevo mai capito per quale assurdo motivo. A volte poteva dimostrasi un tipo davvero strano!
Quella mattina, al contrario delle altre, ci misi molto a prepararmi: non avevo proprio voglia di fare niente!
Quando tornai in camera, Leo dormiva ancora, cosi’ decisi di preparare la colazione per entrambi.
Stavo per andare a svegliarlo, quando qualcuno busso’ alla porta.
-Buongiorno Violetta, cosa ci fai qui?- chiesi, sorridendole.
-Buongiorno zietta…dimmi che hai un pianoforte!- disse, con uno sguardo da cucciolo di panda.
-Certo, entra pure!- dissi, facendola entrare.
-Tieni, questi sono per te!- disse, passandomi un sacchetto.
-Cornetti?- dissi, studiandone il contenuto.
-Si, stamattina non sono riuscita nemmeno a fare colazione…e mi sembra di essere in tempo!- disse, sedendosi sul divano.
-Non mi dire che sei scappata!- dissi, ricordando quanto fosse ribelle negli anni passati.
-No, non proprio. Papa’ ieri e’ tornato tutto inzuppato d’acqua, a causa del temporale, ed ora e’ a letto con la febbre! Olga mi ha praticamente proibito di usare il piano, altrimenti mio padre potrebbe svegliarsi.- disse tutt’un fiato,tamburellando con le dita sul braccio del divano.
-E che male ci sarebbe se si svegliasse?- dissi, ricordando il pomeriggio precedente e cercando di soffocare una risatina.
-Vorrebbe tornare a lavorare, nonostante le sue condizioni, cosi’ Olga spera che dorma ancora per molto tempo!- disse ridendo divertita.
-Tu padre e’ proprio testardo!- dissi, ridendo di gusto.
-Buongiorno amore…- disse Leo, con fare da zombie delle tenebre e con la voce impastata dal sonno.
-Buongiorno, oggi abbiamo un’ospite!- dissi, indicando Violetta.
-Buongiorno anche a te Violetta…- disse, cercando le forze per sorridere.
-Em…a che ora sei andato a letto ieri, per ridurti cosi’?- chiesi, portando la colazione in salotto.
-Tardi.- disse, rimanendo sul vago.
-Oggi niente Studio?- chiesi a Violetta, ricordando che a quell’ora doveva gia’ essere in classe.
-C’e’ stato un allagamento dopo il temporale di ieri sera…ed e’ inagibile fino a lunedi’ prossimo!- disse, sorridendo amaramente.
-Che strano,non era mai successo prima…- dissi, sospettosa.
-C’e’ sempre una prima volta!- disse Violetta.
-Gia’…- dissi, facendole l’occhiolino.
-Io oggi non mi azzardo nemmeno ad uscire…- disse Leo, studiando i nuvoloni dalla finestra e accendendo il maxi schermo.
-Afferrato il concetto…rimarrai per tutta la giornata in pigiama, sul divano, a giocare all’X-Box!- dissi, ridendo di giusto insieme a Violetta.
-Posso giocare con te?- chiese Violetta, sedendosi vicino a Leo.
-Certo!- disse, facendole spazio.
-Signorina, non dovevi suonare il piano tu?- dissi, con fare da professoressa.
-Si, ma tanto ci sara’ tempo fino a questa sera!- disse, impugnando il joystick.
-Come non detto…- dissi, prima di mettere un po’ d’ordine con le cose della colazione.
 

 
-Ho vinto!- grido’ Violetta per la terza volta.
-Uffa…non vale! E’ la terza volta che mi stracci!!- ribattette Leo, lanciando in aria il telecomando.
-Questo lo prendo io!- dissi con sguardo assassino, per poi spegnere il televisore.
-ANGIE!- urlarono insieme.
-Sono quattro ore che continuate a giocare a quel coso…- dissi, mettendomi sulla difensiva.
-Quattro ore?- ripete’ Violetta, incredula a quello che avevo appena detto.
-Hai sentito bene, piccolina!- dissi, facendole una liguaccia.
-Mi metto subito a provare al piano lo nuova canzone…- disse, avviandosi verso il piano.
-Meglio che telefoni Olga per avvisarla della tua permanenza qui. Non voglio che torni a casa con questo tempaccio, quindi pranzerai qui!- dissi, componendo un numero sulla tastiera del telefono.
Dopo qualche squillo, la voce pipante di Olga, risuono’ dall’altro capo del telefono.
-Casa Castillo, cosa posso fare per lei?- disse la donna.
-Ciao Olga, sono Angie!- dissi.
-Ciao tesoro! Che cosa c’e’?- chiese con una voce dolcissima.
-Volevo avvisarti che Violetta e’ a casa mia e che pranzera’ qui. Se non la vedessi arrivare nemmeno per cena, vuol dire che e’ rimasta qui a causa del tempaccio. In caso contrario ti chiamiamo, okay?- dissi allo stesso modo.
-Va bene, almeno il signor German restera’ un po’ tranquillo…- disse.
-Approprosito di German, come sta’?- chiesi preoccupata.
-Sta’ meglio, anche se ho dovuto chiamare Roberto per stargli vicino: voleva a tutti i costi andare in ufficio!- disse divertita.
-Immagino…se ho tempo passo a trovarlo.- dissi.
-Certo, sei la benvenuta!- disse, prima di chiudere la chiamata. Quell’uomo era davvero impossibile!
-Tutto okay, mi amor?- disse Leo, avvicinandosi a me per baciarmi.
-Si, tutto perfetto. Ah, questo pomeriggio vedo di passare da German per vedere come sta’!- dissi, girando di scatto la testa in modo che mi baciasse solo la guancia.
-Ma hai appena detto a Violetta di non muoversi perche’ e’ pericolso, e ora ci vai tu?- chiese stranito.
-Io sono un’adulta, mentre lei e’ ancora una ragazzina!- dissi, sorridendogli.
-Okay, afferrato…- disse, prima di sorridermi dolcemente.
 

 
Erano passate da poco le tre del pomeriggio, e Violetta stava intonando al piano qualche vocalizzo, mentre Leo guardava un po’ di televisione.
-Bene ragazzi, io vado a vedere come sta’ German…voi non combinate casini!- dissi, puntandoli un dito contro e sorridendogli dolcemente.
-Va bene, mamma!- risposero in coro Violetta e Leo.
-Vilu, devo prenderti qualcosa da casa tua?- chiesi, dopo avergli fatto una linguaccia.
-Si, un pigiama e dei vestiti puliti per domani mattina!- disse, sorridendomi.
-Okay…adesso vado, a dopo!- dissi, prima di uscire di casa.
-Stai attenta, mi raccomando…e prendi un taxi!- disse, prima che chiudessi la posta.
 

 
-Ciao Angie, entra!- disse Olga, con un dolcissimo sorriso.
-Hei Olga!- dissi, ricambiando il sorriso.
-Il signor German e’ in camera sua!- disse, facendomi l’occhiolino.
-Va bene, vado a vedere come sta’.- dissi.
Non stavo nelle pelle al pensiero di rivederlo. Non sapevo perche’, ma da quel pomeriggio sotto la pioggia, non facevo altro che pensare a lui, anche piu’ frequentemente di prima. O meglio, sapevo molto bene il perche’, ed era anche molto evidente.
-Ciao Roberto!- dissi, entrando nella camera di German.
-Ciao Angie, che ci fai qui?- chiese, con un sorriso malizioso.
-Volevo venire a vedere come stava…- dissi, abbastanza imbarazzata.
-Allora vi lascio soli…- disse, prima di lasciare la stanza.
-German?- cercai di chiamarlo, ma niente.
-Questa febbre non vuole proprio scendere…- dissi, toccandogli la fronte bollente. Ed ecco che succedeva ancora, a quel contatto il mio corpo era diventato ancora piu’ accaldato della fronte di German!
-Angie…che bella sorpresa.- disse lui, con un sorriso tirato.
-Hei…sono passata a vedere come stavi!- dissi, sorridendogli dolcemente mentre gli accarezzavo i capelli.
-Vedo che tu sei messa molto meglio…- disse, notando la mia perfetta salute.
-Si, molto meglio di te…come ti senti?- chiesi, sorridendogli timidamente.
-Meglio, credo che sia scesa rispetto a questa mattina.- disse sorridendomi e accarezzandomi la mano che, sfuggita al mio controllo, continuava ad accarezzargli il capo con fare materno. Era un sensazione bellissima ma…non dimentichiamoci della situazione!
-Em…io dovrei tornare a casa mia da Violetta. A domani…- dissi, dandogli un bacio sulla fronte.
-A domani cognatina!- disse, con il suo solito ghigno sul viso, anche se questa volta era molto meno convincente.
Dopo aver preso i vestiti di Violetta, feci ritorno a casa, anche perche’ stava per scatenarsi nuovamente un temporale: che triste primavera!
 

 
-Eccoti qui, finalmente!- disse Violetta, venendomi in contro.
-Amore!- dissi, abbracciandola e sorridendole dolcemente.
-Come sta’ papa’?- chiese preoccupata.
-Sta’ meglio, anche se ha ancora un po’ di febbre…- dissi, sorridendo amaramente.
-E le mie cose?- chiese Violetta, sorridendomi.
-Eccole qui! Dai, vatti a cambiare cosi’ mangiamo.- dissi, dandole un bacetto sulla fronte.
-Hei amore!- disse Leo, venendomi in contro.
-Hei, ciao!- dissi, avviandomi contro la camera da letto per cambiarmi.
-Come sta’ Signor Simpatia?- chiese sarcastico.
-Meglio, anche se, poverino, ha ancora la febbre…- dissi, preoccupata dalla camera. Poverino? Avevo davvero detto poverino?
-Ah, capisco…- disse, sedendosi nuovamente sul divano.
-E se cucinassimo della pizza per cena?- propose Violetta, tornando dal bagno.
-Ottima idea!- disse Leo, iniziando ad uscire gli ingredienti.
 

 
Nonostante fossero le due di notte, non riuscivo a prendere sonno. Continuavo a pensare allo scambio di occhiate sotto la pioggia, alle sue mani sulle mie, al bacio del giorno in cui arrivai a Buenos Aires. Gia’, quel bacio. Dopo quel giorno non abbiamo piu’ trattato l’argomento. Era stato un po’ impulsivo da parte sua, ma dovevo essergli mancata proprio tanto. E poi, quel suo punzecchiarmi e provocarmi continuamente…era diventato uno dei miei giochi preferiti. Allo stesso tempo, pero’, non potevo mostrarmi indifferente con lui…dopo tutto cio’ che aveva combinato quattro anni fa’, non si e’ nemmeno scusato!
Ah, sono proprio innamorata persa...e non del mio ragazzo. Sto’ per impazzire! Almeno non posso dire di avere una vita monotona...
E proprio con German in mente che mi addormentai: un sonno dolce e sicuro, come i sentimenti che provavo per lui.



*Angolo autrice*
Ciao ragazzi :)
Okay, posso spieghare tutto!
Come avrete notato mi sono ispirata al primo incontro Tomletta, per descrivere la scena Germangie con il temporale: non uccidetemi!
Scusate, ma dovevo. Era il modo migliore per far rendere conto ad Angie, un volta per tutte, che il suo vero amore e' German e nessun altro!
Devo dire che inizio ad odiare Leo, e mi sto' chiedendo come potrei farlo morire...attacco di cuore? rapito dagli alieni? morte "improvvisa"? No, dai, scherzo!
Dopo questo "mini-chiariento", vorrei spiegharvi un altra cosa. Questo pomeriggio, al posto di questo capitolo ne avevo pubblicato un'atro: e' stato cancellato. Non mi piaceva molto, e poi l'avevo scritto di fretta e senza ispirazione.
Spero che questa nuova veriosne del capitolo sei, molto piu' realistica e "normale", vi piaccia e che mi lasciate molte recensioni (voglio sapere anche i vostri pareri!).
Baci, BlackSong00!

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Capitolo 7
*** Una proposta insapettata. ***


Erano passate due settimane dall’ultima volta che avevo visto German. Che la distanza avrebbe aiutato? Era possibile.
E se me ne andassi, da sola, in qualche luogo sperduto? Era un opzione, ma, purtroppo, significherebbe scappare dai problemi invece di affrontarli.
Forse era meglio lasciare le cose cosi’ come stavano…ma se poi dovessi pentirmene?
Quanti interrogativi e poche certezze…
-Hei amore!- disse Leo, abbracciandomi da dietro.
-Hei!- dissi, sorridendogli dolcemente.
-Che programmi hai per oggi?- chiese curioso.
-Credo di passare dallo Studio, tu?- dissi.
-C’e’ bisogno di chiedere?- disse, divertito dalla mia domanda.
-Ah, dimenticavo che questi giorni di pioggia sono perfetti per giocare all’x-box…- dissi, ridendo di gusto.
-Sai a cosa stavo pensando in questi giorni?- disse, guardandomi negli occhi.
-A superare il prossimo livello prima del week-end?- dissi divertita.
-No, dicevo sul serio.- disse, con i suoi occhi ancora fissi nei miei e un leggero sorriso.
-Si puo’ sapere o e’ un segreto di stato?- dissi, ironizzando un po’.
-Ogni giorno che passa mi accorgo di essere sempre piu’ innamorato di te, e questo non puo’ che essere un bene. Il nostro rapporto e’ qualcosa di magico, bellissimo,e pertanto mi chiedevo se…Angie, che ne dici di ufficializzare le cose tra noi?- disse, prendendo la mia mano tra le sue e sorridendomi dolcemente.
Fidanzarmi? Ufficialmente? Con Leo? Ero rimasta immobile, pietrificata. Era come se avessi appena ricevuto una secchiata di acqua ghiacciata, un fulmine a ciel sereno. Ed ora? Non avevo via di scampo, niente poteva salvarmi. Ero appena entrata in un vicolo cieco. Lo sapevo, lo sapevo: ecco il prezzo per non avergli detto tutto al momento giusto-Leo, io…- cercai di controbattere, prima di essere interrotta dalla sua voce.
-Non voglio una risposta adesso, prenditi tutto il tempo che vuoi.- disse, prima di baciarmi e dirigersi verso il bagno.
Perfetto. Che diastro, che disastro irrimediabile!Che cosa avrei fatto adesso?
...

-E’ permesso?- dissi, entrando nella sala professori dello Studio.
-Certo, vieni pure!- disse Pablo, facendomi accomodare.
-Oggi e’ una giornata orribile!- dissi, sospirando.
-Credimi se ti dico che si nota…che faccia!- disse, cercando di farmi sorridere, ma da parte mia ricevette solo uno sguardo omicida.
-Leo…Leo mi ha chiesto di ufficializzare le cosa tra noi!- dissi tutt’ un fiato.
-E tu che cosa gli hai riposto?- disse, ancora a bocca aperta per la notizia.
-In realta’ mi ha dato del tempo per pensarci,ma…- cercai di dire, prima che qualche lacrima iniziasse a bagnarmi le guance.
-…ma non sei sicura della risposta!- disse Pablo, concludendo la frase per me.
-E che e’ successo tutto cosi’ in fretta! E se stessi sacrificando la mia felicita’ solo per non vederlo soffrire? E se dovessi rovinarmi la vita solo per…lui? E se dovessi perdere l’amore della mia vita per lui?- dissi, continuando a piangere.
-Angie, io ti avevo avvertita: piu’ tempo lascerai passare, peggio sara’!- disse Pablo, alzando un sopracciglio.
-Lo so, e, per favore, non ricordarmelo…- dissi, abbassando lo sguardo.
-Posso darti un consiglio?- disse Pablo, sorridendomi dolcemente.
-Dimmi…- dissi, tra un singhiozzo e l’altro.
-Parla con lui e…e digli quello che hai appena detto a me. E’ normale che soffrira’, ma e’ inevitabile!- disse, accarezzandomi una guancia.
- …ma…ma non sai quanta paura ho!- dissi, abbracciandolo.
-Dai, vedrai che andra’ tutto bene…- disse, accarezzandomi i capelli.
-Ragazzi, per quant…scusate, ho interrotto qualcosa?- disse Antonio, entrando di corsa in sala professori.
-No, non preoccuparti.- disse Pablo, sorridendogli.
-Bene. Ah, Angie! Visto che sei qui, volevo dirti che U-Mix mi ha parlato del progetto che dovremmo presentare ai ragazzi, cosi’ ti ho liberato un aula per le tue lezioni extra.- disse Antonio, sorridendomi dolcemente.
-Perfetto, quindi…vado a sistemarla un po’…- dissi, nascondendo le lacrime e dirigendomi alla velocita’ della luce in classe, per evitare che qualcuno si accorgesse del mio stato d’animo.
 
 
Era un’aula bellissima e molto grande. Il colore della pareti era il mio preferito, il giallo, ed era anche molto luminosa. C’erano molti scatoloni in giro, ma, per fortuna, Antonio aveva gia’ fatto portare qualche strumento e la mia cattedra.
Ero cosi’ felice di tornare allo studio, anche se non come professoressa: era qualcosa che mi faceva staccare la spina e che mi teneva occupata, cosi’ da non pensare a niente e nessuno.
Dopo aver messo in ordine alcune cose, mi avvicinai alla tastiera e iniziai ad intonare qualche nota.
-…ti confesso che, non so bene cosa fare, forse e’ perche’ non ho tempo per pensare…i miei dubbi sono tanti e non posso andare avanti, ma ora sono stanca,non aspetto piu’…mi svegli ancora qui nel mio mondo, questa sono io…e mi accorgo che quel che sento sta’ cambiando…- canticchiavo, prima che qualcuno mi interrompesse.
-Violetta! Mi hai spaventata…- dissi, sorridendole dolcemente.
-Ti ho mai detto che canti magnificamente?- disse, avvicinandosi al piano e sorridendomi.
-Si, molte volte!- dissi, sorridendo diverita.
-E quest’aula?- chiese curiosa. Difatti, i ragazzi non erano ancora a conoscenza del nuovo progetto internazionale, ideato da U-Mix, e, purtroppo, non potevo ancora dire niente circa l’argomento.
-Bhe’…Antonio me l’ha prestata per…provare! Si, per provare…- dissi, sorridendo nervosamente.
-Ah…certo. Non puoi dirmelo?- disse, non bevendosela e facendo la faccia da cucciola.
-No, altrimenti non ci sara’ piu’ l’effetto sorpresa!- dissi, facendole una linguaccia e sistemando dei documenti.
-Va bene…come mai proprio quella canzone? A chi pensavi?- disse, sorridendomi maliziosa.
-A volte bisogna prendere delle decisioni importanti, ma i dubbi non lo permettono…- dissi, sospirando e diventando improvvisamente seria.
-Hei zia, che cos’hai?- chiese preoccupata.
-Io? Niente, niente…- dissi, sorridendo amaramente.
-Sicura?- disse, alzando un sopracciglio.
-Sicura!- ripetei, abbracciandola.
Sicura, certo. Stavo solo prendendo una delle decisioni piu’ importanti della mia vita, che avrebbe potuto cambiarmela da un momento all’altro; niente di che!
-Ti voglio bene!-disse, abbracciandomi ancora piu’ forte. Ma come faceva quella ragazza a farmi sentire bene solo con un abbraccio?
-Anche io!- dissi, ricambiando l’abbraccio.
-Ho un idea: che ne dici di passare il pomeriggio a casa mia e comporre qualcosa?- disse con un sorriso da orecchio ad orecchio.
-Mi sembra perfetto!- dissi, baciandole una guancia.
 
 
-Ciao testorini, entrate!- disse Olga, facendoci accomodare in casa.
-Ciao Olghina!- dicemmo insieme io e Violetta, prima di sederci al piano.
La casa era stranamente tranquilla e silenziosa, e non c’era ombra di German al momento, per fortuna. Ero cosi’ felice di passare una giornata con la mia Violetta, almeno mi avrebbe fatto pensare ad altro durante la giornata.
Dirle del fidanzamento? No, no, e poi no. D’altronde non ci sarebbe stato piu’ nessun fidanzamento ufficiale, visto che quella sera avrei parlato con Leo, spero.
 -Io avevo pensato ad una melodia dolce, ma allo stesso tempo qualcosa di ritmato…- disse Violetta, mostrandomi un pentagramma e riportandomi con i piedi sulla terra.
-Si, anche se dovresti provare a modificare il “FA” con il “MI”…- dissi, indicandole il rigo.
-Hai ragione, suonerebbe meglio!- disse, modificando la nota.
-Dai, prova a suonarla!- dissi, prendendo posto sul divano per ascoltarla.
Aveva iniziato da poco ad intonare la melodia, quando una porta scorrevole si apri’, ed una voce ci fece sobbalzare.
-Quindi il contratto rimane invariato…- disse German, accompagnato da una donna. Non una semplice donna: bionda, alta e…molto piu’ bella di me, sicuramente.
Angie, ma cosa…? Starai scherzando, vero? Stai per lasciare il tuo ragazzo e ti metti a fare l’analista delle donne di German?
-Certo, quindi ci vediamo la prossima settimana?- disse quella donna, prima di accorgersi della nostra presenza e girarsi.
-Ah, voglio presentarti qualcuno: lei e’ mia figlia, Violetta, e lei e’ mia…cognata, Angeles Saramengo!- disse German, indicandoci.
No, non poteva essere lei. Non poteva essere Priscilla Ferro. Non poteva essere la mamma di Ludmilla. Non poteva essere quella mamma con la quale avevo sempre avuto dei battibecchi. Non poteva essere.
-Professoressa Angie, che piacere rivederla!- disse Priscilla, sorridendo falsamente.
-Signora Ferro! Non immagina come mi rallegra la giornata averla incontrata…- dissi, con il suo stesso tono. Tale figlia…tale madre!
-La mamma di Ludmilla?- chiese Violetta, alzando un sopracciglio.
-Esattamente…Violetta!- disse la donna, con la sua solita espressione da falsa.
-Bene…ti accompagno alla porta Pri!- disse German, accompagnandola all’uscita. Pri? L’aveva chiamata Pri? Ma che…?
-Buona giornata!- disse lei, sorridendogli come una gatta morta e uscendo.
-Papa’, che ci faceva lei qui?- disse Violetta, disgustata dalla sua presenza.
-E’ una mia nuova collega!- disse, con un ghigno in volto al vedere la mia espressione.
-“PRI” una collega di lavoro?- dissi, accentuando la parola “Pri” e accorgendomi solo dopo delle mie parole, abbassando lo sguardo.
-Si…esattamente!- disse, sorridendo maliziosamente.
-Em…ho dimenticato un libro in camera, vado…- disse Violetta, dileguandosi.
-Sbaglio, o qualcuno qui e’ geloso?- disse German, avvicinandosi a me.
Gelosa? Io? HAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHHAHAHA si, e moltissimo.
-Sbagli.- dissi, fulminandolo con lo sguardo e avviandomi verso la porta, prima di essere afferrata da German.
-Sicura?- disse a qualche centimetro da me, con un ghigno.
Mi stava mettendo all prova o stava semplicemente giocando? Dio solo sa quanto avrei voluto urlargli quanto lo amavo e baciarlo…ma, purtroppo non era possibile: anche se ancora per poco, ero la fidanzata di Leo, e cio’ non poteva riaccadere.
-German, per favore, oggi non e’ giornata…- dissi, liberando il mio braccio e andando via.
 
POV German
Gelosa? Ma che gelosa, e’ gelosissima! Che stessi iniziando a guadagnare punti? Era probabile, ma quel Leo era ancora qui intorno.
E se gli regalassi un biglietto aereo per il polo sud? Sarebbe un bel modo per liberarmi di lui!
Comunque, tornando a cose serie, devo trovare il modo di farle ammettere la sua gelosia…oh si, certo che lo trovero’!
-Papa’, e zia?- chiese Violetta, curiosa e facendomi tornare alla realta’.
-Em…e’ andata via.- dissi, sorridendo maliziosamente.
-Che hai fatto?- chiese la ragazza, sospirando.
-Le ho solo chiesto se fosse gelosa, e dopo un suo “Ti sbagli”, ho avuto la conferma!- dissi trionfante.Un attimo, che cosa le avevo appena detto? Okay, sono davvero andato!
-Quindi ammetti di amarla e di volerla riconquistare, come immaginavo?- disse Violetta, sprizzando gioia da tutti i porti.
-Bhe’, io…si!- dissi, sorridendole come un pesce lesso.
-Che bello!! Ah, e sappi che ti aiutero’: Leo puo’ stormi pure simpatico, ma l’idea di Angie come mamma mi piace ancora di piu’!- disse, per poi abbracciarmi. Violetta mi stava appoggiando? La mia Violetta?
Adesso non ci sono dubbi: faro’ di tutto per essere felice e dare una famiglia a Violetta, a maggior ragione adesso che mi appoggia!
 
 
Ero appena tornata al mio appartamento, quando Leo apparve alla mie spalle e mi abbraccio’. Mi ero convinta mentalmente al fatto di dirgli tutta la verita’, ma mi ero appena resa conto che non era per niente facile.
-Leo, dobbiamo parlare!- dissi, facendogli segno di accomodarmi sul divano.
-Dimmi tutto…- disse con un sorriso da orecchio ad orecchio.
-Leo, io…- dissi, cercano di trovare le parole adatte e meno forti.
Angie, forza, puoi farcela: pensa alla tua felicita’ e a…alla tua vita.
-…noi non possiamo piu’ continuare cosi’!- dissi, tutt’un fiato, procuprandomi un’occhiata confusa da parte di Leo.


*Angolo autrice*
Ciao ragazzi!
Era da moltissimo che non aggiornavo, ma, finalmente, mi e' tornata la vena ispiratrice ed eccomi qui.
A molti di voi potra' sembrare frettolosa la scena della proposta del fidanzamento ufficiale, ma , secondo me, era un bel modo per far capire ad Angie quanto avesse sbagliato a non parlare subito!
Personalmente, amo questo capitolo (anche perche' Violetta da il suo appoggio a German) e spero che anche voi la pensiate come me!
E secondo voi? Se Angie dovesse lasciare Leo, come si sviluppera' la sua storia con German? (Mi piacerebbe sapere la vostra opinione, cosi' potrebbe servirmi da spunto per il prossimo capitolo!)
Baci, BlackSong00


 

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Capitolo 8
*** Malintesi. ***


Ero appena tornata al mio appartamento, quando Leo apparve alla mie spalle e mi abbraccio’. Mi ero convinta mentalmente al fatto di dirgli tutta la verita’, ma mi ero appena resa conto che non era per niente facile.
-Leo, dobbiamo parlare!- dissi, facendogli segno di accomodarmi sul divano.
-Dimmi tutto…- disse con un sorriso da orecchio ad orecchio.
-Leo, io…- dissi, cercano di trovare le parole adatte e meno forti.
Angie, forza, puoi farcela: pensa alla tua felicita’ e a…alla tua vita.
-…noi non possiamo piu’ continuare cosi’!- dissi, tutt’un fiato, procurandomi un’occhiata confusa da parte di Leo.
Silenzio. A quelle parole seguirono solo alcuni minuti di silenzio. Poi, finalmente, Leo decise di parlare.
-Ti capisco perfettamente!- disse, sorridendomi dolcemente.
-Quindi…mi capisci?- chiesi, abbastanza perplessa dal suo modo di prendere la nostra “rottura”.
-Certo. Sta’ succedendo anche a me, e penso che sia una cosa normale. E’ ovvio che ti senta insicura e spaventata dall’idea di creare la tua famiglia, ma non per questo devi prendere queste decisioni affrettate! Te lo leggo negli occhi, e so benissimo che stai solo cercando una via di fuga…ma fuga da cosa? L’amore che ci unisce e’ cosi’ tanto forte che resisterebbe a tutto!- disse, sorridendomi dolcemente e accarezzandomi una guancia.
Ma che…? Possibile che per una volta che dicevo quello che sentivo non mi prendevano sul serio?
-In verita’ io…- cercai di controbattere, prima che mi interrompesse.
-Non voglio una risposta immediata: quando sarai pronta saprai cosa fare.- disse, facendomi un occhiolino e dileguandosi.
Perfetto Angie, bella mossa!
 

 
Erano passate da poco le nove del mattino, e, dopo una notte insonne, decisi di alzarmi da letto.
Quella notte era stato impossibile dormire: da una parte c’era German e dall’altra Leo. Era come se mi trovassi sul bordo si un precipizio: un passo falso e la mia vita sarebbe stata completamente rovinata per sempre!
Forse la cosa migliore sarebbe stata quella di parlare con German.
Certo, ma cosa gli avrei potuto dire? “Ciao German, sai sto’ per fidanzarmi ufficialmente con Leo, e volevo sapere se mi amassi ancora”.
No, no e poi no…farei meglio a non parlargli!
Dovrei solo trovare il modo per…trovato!
E se provassi a vedere che cosa sento quando sono vicino a lui e, per una volta, ascoltassi il mio cuore?
Mhh…sembrerebbe una buona idea!
Speriamo solo che il mio cuore non m’inganni.
 

 
-Buongiorno zia!- disse Violetta, entrando in cucina.
-Buongiorno tesoro.- dissi, sorridendole.
-Uh…che faccia! Notte insonne?- chiese, squadrandomi dalla testa ai piedi.
-Si nota cosi’ tanto?- chiesi con una smorfia.
-Un pochino!- disse, facendomi una linguaccia.
-Comunque…sei pronta per lo Studio?- chiesi, sfoderando uno dei miei sorrisi migliori.
-Si, mi andresti a prendere la borsa dal salone pero’?- chiese, mentre cercava qualcosa nella dispensa.
-Certo, ma tu sbrigati!- dissi, dirigendomi in salotto.
 

 
POV German
 
-L’avvocato vorrebbe parlarti entro questo pomeriggio, quindi credo che dovrai rimandare tutti i tuoi impegni per pranzo e avvisare Priscilla!- disse Roberto, aspettando una mia risposta.
-Oh, si…perfetto!- dissi, cercando di rimanere concentrato sull’argomento.
Era impossibile, pero’, cercare di lavorare con solo una cosa in mente: Angie.
Era impressionante come quella donna si impossessava sempre di piu’ del mio cuore, davvero impressionante!
-Mi sembra che tu stai pensando a qualcos’altro…o a qualcun altro!- disse Roberto, sorridendo maliziosamente.
-Sempre e solo lei! E’ come se si fosse impossessata del mio cuore e della mia ragione…come se…non ci sono parole per spiegare l’effetto che ha su di me. La amo, la amo, e la cosa peggiore e’ che lei nemmeno vuole rendersene conto!- dissi, sospirando e tirando in aria qualche foglio.
 

 
Quella ragazza era davvero disordinata! Dove aveva messo quella borsa? Avevo gia’ guardato da tutte le parti, sotto il divano compreso.
Non c’era da nessuna parte.
Delle voci che provenivano dallo studio di German attirarono la mia attenzione, e, senza volerlo, mi avvicinai silenziosamente per ascoltare la conversazione.
La prima parte della conversazione non era molto nitida, ma potevo scorgere la voce di Roberto che pronunciava un nome ben preciso: “Priscilla”.
Priscilla? Perche’ stavano nominando proprio lei?
La curiosita’ ebbe la meglio sull’istinto di tornare in cucina, e cosi’ ascoltai il resto della conversazione.
-Sempre e solo lei! E’ come se si fosse impossessata del mio cuore e della mia ragione…come se…non ci sono parole per spiegare l’effetto che ha su di me. La amo, la amo, e la cosa peggiore e’ che lei nemmeno vuole rendersene conto!- disse qualcuno, che dalla voce era sicuramente German.
Il respiro mi manco’ per qualche minuto e il mio cuore perse qualche battito. Ero rimasta immobile, impotente e una strizza allo stomaco mi impediva di muovermi. I miei occhi divennero umidi, e, solo per quel poco orgoglio che mi restava, cercai di trattenere le lacrime. Perche’ ogni volta che cerco di amare quell’uomo, lui finisce per innamorarsi di un altra? Perche’ fa cosi’ male amarlo? Perche’?
Sbattei piu’ volte le palpebre prima di riprendermi, e, dopo aver visto la borsa appesa all’attaccapanni, decisi di tornare da Violetta: non mi avrebbe fatto bene ascoltare ancora quanto lui amasse Priscilla.
Per quanto facesse male dovevo togliermi German dalla testa e…dare una risposta a Leo. Ora che avevo capito che quella con German era una causa persa potevo finalmente dare una possibilita’ a Leo…vero?
Ah, che confusione!
-Vilu, andiamo?- dissi, cercando di sorridere.
-Andiamo!- disse, prendendo la sua borsa e avviandosi verso la porta.
 

 
POV German
 
-E quando hai intenzione di dire tutte questa cose ad Angie?* chiese Roberto.
-Voglio prima cercare di riconquistarla e poi…- dissi, sognando ad occhi aperti.
-…e poi te la farai scappare un’altra volta!- disse Roberto, guardandomi storto.
-Questa volta non la lascero’ andare, non questa volta!- dissi, diventando improvvisamente serio.
Roberto si limito’ a fare dei cenni di approvazione e, una volta rilegati i documenti, usci’ dal mio studio.
Riconquistero’ Angie, sara’ l’ultima cosa che faccio, ma la riconquistero’!
 

 
-Come l’ha presa?- disse Pablo, entrando nella mia aula con varie scatole in mano.
-In realta’ non l’ha presa!- dissi, facendoli segno di accomodarsi.
-Come?- chiese abbastanza confuso.
-Ha pensato che stessi fuggendo dalla situazione e mi ha ricordato che la situazione e’ difficile per entrambi e che ho ancora molto tempo per decidere.- dissi, prima di abbassare lo guardo.
-Dai, ti ascolto. Che cos’altro hai combinato?- chiese, sorridendomi dolcemente.
-Bhe’ io…- dissi, prendendo fiato prima di iniziare a parlare, -...ho lascato stare tutto come stava e, prima di lasciare definitivamente Leo, volevo vedere cosa sentivo davvero per German. E indovina che cosa ha sentito, una volta arrivata a casa sua?- dissi, con gli occhi lucidi.
-Cosa?- chiese curioso e con sguardo serio.
-Lui e Roberto che parlavano di Priscilla…- dissi, -…German e’ innamorato di lei!- dissi, asciugandomi qualche lacrima e ricordando a me stessa di non piangere per lui.
-Angie..io…mi dispiace.- disse Pablo, abbracciandomi.
-Non preoccuparti…ci sono abituata. Jade, Esmeralda, e adesso Priscilla! Di cosa mi meraviglio? Lui e’ fatto cosi’.- dissi, sorridendo amaramente.
-Pablo, potresti venire un attimo?- disse Maxi, entrando velocemente nell’aula.
-Certo. A dopo Angie!- disse, sparendo dietro quella porta bianca.
Che cosa avrei fatto adesso?
 
 *Angolo Autrice*
Ben ritrivate ragazze!
Voglio porvi le mie infinte scuse a causa dei miei tre mesi di assenza, ma purtroppo, con l'inizio della scuola e la scarsa ispirazione, non ho avuto tempo per scrivere nuovi caitoli.
Anche se corto, spero che vi piaccia :)
Inoltre, spero di scrivere in settimana anche qualche altro nuovo capitolo, cosi' da recuperare un po' di tempo perso!
Fatemi sapere ,attraverso una recensione, che cosa ne pensate e che cosa dovrei cambiare o migliorare, in modo da poter, appunto, migliorare sempre di piu' la mia storia!
A presto, BlackSong00

 

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Capitolo 9
*** Ogni fine ha un nuovo inzio. ***


-Priscilla, ti amo!- diceva German, rutando sempre piu’ velocemente intorno a me.
-Davvero pensavi che si sarebbe interessato a te?- disse Violetta, scoppiando a ridere.
-Dai Vilu, lasciala stare!- disse Priscilla, trattenendo una risata.
-Si, e’ solo una fallita! Come ho potuto associarti a mia mamma? Fallita!!- disse ancora Violetta, voltando le spalle e sparendo.
-Ah, sei invitata al nostro matrimonio!- disse German, sorridendo e trattenendo una risata.
 
Urlai e scattai in piedi.
Avevo la fronte sudata e qualche capogiro che, ovviamente, era peggiorato a causa del mio risveglio per nulla cauto.
Ma che razza di sogno era quello? Che mi stava succedendo?
Andai in cucina e, facendo attenzione a non svegliare Leo, presi dell’acqua.
E se accadesse davvero? E se German e Priscilla si sposassero? E se Violetta non mi volesse piu’ bene?
In tal caso non riuscirei a sopportarlo, non potrei!
Devo solo capire che, ormai, German ama lei e che…e se invece mi stessi facendo troppi “film mentali”?
-Buongiorno amore, tutto okay?- chiese Leo, spuntando sulla porta.
-Si, tutto a meraviglia!- dissi, fingendo un sorriso.
-Perfetto, perche’ oggi abbiamo una cena a casa di tua nipote e Mr.Simpatia!- disse Leo, abbracciandomi.
Una cena? A casa Castillo? Oggi? Okay Angie, calmati.
-E a cosa si deve?- dissi, fingendomi calma.
-Ma come, non dovremmo forse dire alla tua famiglia del nostro fidanzamento ufficiale?- disse, facendomi un occhiolino.
-Stai scherzando, vero?- dissi, sorridendo in modo sarcastico.
-No, vorrei solo dare a tutti la notizia!- disse, diventando improvvisamente serio.
-Ma se non ti ho nemmeno risposto!- dissi, guardandolo storto.
-“Chi tace, acconsente”, non e’ forse cosi’?- disse, con il mio stesso tono.
-Si, ma non in queste circostanze!- dissi, incrociando le braccia sul petto.
-Perche’, vuoi forse rifutrare?- disse, sorridendo sarcasticamente.
Angie, dai, ce la puoi fare. Diglielo, dirglielo e liberati di questo perso assurdo! Se non lo ami, che senso ha dargli false speranze?
Diamine, devo faro una volta per tutte!
-Si.- dissi, gurdandolo negli occhi.
-Si?- ripete’, come se non credesse alle mie stesse parole.
-Fammi capire, mi stai lasciando? No, perche’ se e’ cosi’ bastava dirlo fin dall’inizio! Perche’ non me ne hai parlato subito, invece di illudermi? Sai Angie, non credevo che fossi quel genere di persona, ma evidentemente mi sbagliavo!- disse ancora, rivolgendomi uno sguardo carico di rabbia e odio.
-Mi dispiace..- dissi, abbassando lo sguardo.
Sapevo di aver torto, eccome se lo sapevo. E Leo aveva anche ragione: in quale momento ero diventata cosi’?
-Mi dispiace, ma non posso accettare le tue scuse. Per quanto riguarda il progetto, parlero’ con U-Mix e ti cerchero’ un nuovo manager: io me ne torno in Francia, da chi mi ama davvero!- disse, sparendo dalla stanza.
 
 
~Una settimana dopo~
 
-Buongiorno tesoruccio, entra pure!- disse Olga, prima di scomparire in cucina.
Entrai in casa Castillo e mi avviai verso le scale. La casa era stranamente tranquilla e silenziosa, senza nessun Roberto che girovagava per il salotto e nessuna Violetta che strimpellava al piano.
Stavo per salire le scale, quando una voce molto familiare mi richiamo’.
-Guarda un po’ chi si rivede!- disse German, con il suo solito sorrisino e uscendo dal suo studio.
-Non sono io quella che passa la maggior parte del suo tempo rinchiusa in un ufficio!- dissi, con il suo stesso tono.
-Puo’ darsi…ma oggi non ti ha accompagnato il tuo carissimo fidanzato?- disse, con finto disinteresse.
-No, io e il mio “carissimo fidanzato” ci siamo lasciati!- dissi, cercando di trattenere una risata: era una cosa impossibile il modo in cui mostrava “disintereste” quell’uomo!
-Che bello!- disse, sorridendo allegramente.
-Per…- stavo per dire, prima di bloccarmi: davanti alla porta dello studio era sbucata Priscilla.
Angie, ma che stai facendo? Davvero pensavo che quel “che bello” potesse avere un doppio senso? Davvero pensavi che lui potesse ancora essere innamorato di te?
Illusa, sono solo un’illusa.
-Io vado da Violetta...- dissi, fingendo un espressione indifferente e salendo le scale.
 
P.O.V German
 
-Ma che…?- dissi, prima di notare la presenza di Priscilla.
-Scusa, ho interrotto qualcosa?- chiese quest’ultima abbastanza dispiaciuta.
Aveva interrotto qualcosa? La verita’ era che neanche io sapevo quel che stava succedendo!
Avevo appena saputo che la mia Angie aveva, finalmente, lasciato quel bamboccione e che…
-No, niente di che!- dissi, sorridendole.
Si German, niente di che. Non stava accadendo niente. Spero.
-Bene…io andrei, a domani!- disse, prima di farmi un occhiolino.
Un occhiolino? No, okay, quella donna aveva decisamente scambiato la mia “simpatia” per qualcosa di piu’.
E se le mie intuizioni sono esatte…cio’ da fastidio, parecchio fastidio ad Angie. Ed io potrei usare cio’ a mio vantaggio.
Sei un genio German, un genio!
Em…sto’ davvero parlando da solo? Okay. Sono ufficialmente pazzo. Pazzo di Angie.
 
 
-Ohh…quanto mi dispiace!- disse Violetta, trattenendo un salto di gioia.
-Si, immagino quanto tu sia dispiaciuta!- dissi, facendole una linguaccia.
-Bhe’, in effetti non potevi darmi una notizia migliore!- disse abbracciandomi.
-Se per te questa e’ una buona notizia…- dissi, fingendo di esserne dispiaciuta.
-Ma dai zia! Si nota un miglio che anche tu la pensi come me!!- disse, incrociando le braccia sul petto e guardandomi storto.
-Bhe’, io…cioe’ no, c’e’ si, ma pero’…- cercai di dire, senza trovare le parole adatte per controbattere quella piccola peste.
Era fantastico come riuscisse sempre a far rimanere me, Angeles Saramengo, senza parole!
-Ecco, lo sapevo!- disse, cercando qualcosa nel cassetto della sua scrivania.
-Dimmi un po’, vuoi continuare con il tuo interrogatorio o preferisci andare allo Studio?- dissi, cercando di tagliare corto quella conversazione che, a parer mio, stava diventando un po’ troppo imbarazzante.
-Okay, ma stasera resterai a cena da noi!- disse, prima di spingermi fuori dalla sua camera.
Perfetto, mi sarebbe spettata una serata a base di interrogatori di Violetta, battutacce di German e voglia di estinguermi dalla faccia della terra. Che bello. Bellissimo.
 
 
-Per quanto riguarda il progetto di U-Mix, sembra che ci sia stato un problema e che…Angie mi stai ascoltando?- disse Pablo, bloccandosi al centro della sala professori.
-Eh?- chiesi, con un espressione cunfusa.
-Ti stavo aggiornando sul progetto di U-Mix e tu, come al solito, pensavi ad altro! C’e’ qualcosa che dovrei sapere?- disse, sospirando e sedendosi vicino a me.
-Hai presente Priscilla?- chiesi, abbastanza titubante.
-La mamma di Ludmilla?- ipotizzo’, cercando di ricordare quella donna.
-Esattamente.- dissi, espirando sonoramente.
-Okay, e posso sapere che cosa c’entra lei adesso?- disse, ancora piu’ confuso di prima.
-La carissima “Pri”, come la chiama il mio “adoratissimo” cognato, lavora con lui e sembra che il mio “adoratissimo” cognato si sia innamorato di lei. Sai che cosa significherebbe questo? Lo sai?- dissi, iniziando ad alterarmi.
-Angie…- disse Pablo, cercando di farmi calmare.
-E’ normale che il signorino non lo sa! Crede che tutto giri introno a lui e che gli altri non contino!!- dissi, iniziando a parlare a vanvera.
-Angie…- disse Pablo, con un tono un po’ piu’ alto.
-Non riesce proprio a pensare a Violetta? A quanto non vada d’accordo con Ludmilla? Che incosciente, egoista, superfluo, zuccone, idoita!- dissi, perdendo completamente il controllo.
-ANGIE!- urlo’ Pablo.
-COSA?!- dissi, con il suo stesso tono.
-Potresti, gentilmente, calmarti?- disse, in tono saracastico.
-Ah, si, scusa.- ammisi, sorridendo timidamente.
-Sei solo gelosa, credo sia normale!- disse, sorridendo.
-Io? Gelosa?- dissi, sorridendo sarcasticamente.
-Si, piu’ di quanto immagini.- disse, uscendo dall’aula.
Ma perfevore. Io gelosa di quella gatta morta bionda ossigenata? Questa si che e’ bella!
 
 
-Zia, zia, zia. Dove credo di andare?- disse Violetta, raggiungendomi mentre uscivo dalla Studio.
-Violetta!- urlai, spaventata.
-Em…scusa!- disse, sorridendo timidamente.
-Ma tu non hai proprio intenzione di goderti la vita con i tuoi amici e lasciare che io stasera me ne stia a casa mia?- dissi, sorridendole supplicante.
-Secondo te?- chiese, con il mio stesso tono.
-Ma certo…che no!- risposi, sbuffando.
-Appunto, hai visto quanto mi conosci zietta?- disse, sorridendo divertita.
-Lo vedo.- dissi, abbracciandola.




*Angolo autrice*
Ciao a tutte!
Da quanto tempo era che non aggiornavo?
Si, dall'anno scorso, quindi colgo anche l'occassione pe farvi gli auguro di un buon e felice anno. (Si, sono a conoscenza del fatto che sono gia' passati 17 giorni dall'inizio dell'anno, ma a mali estrami, estremi rimedi!)
Innanzitutto, volevo scusarmi per la lunghezza del capitolo, ma mi faro' perdonare cercando di pubblicare un capitolo anche domani.
Spero, inoltre, che questo vi sia piaciuto.
xo xo, BlackSong00

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Capitolo 10
*** Molto, troppo tempo. ***


Eravamo arrivate da circa mezz’ora a casa Castillo e, per fortuna, non c’era ancora ombra di German.
Cosa positiva, se non avessi inconsciamente pensato all’ipotesi di una seratina romantica con “Pri’”.
-Blu o Rosa?- chiese Violetta, mostrandomi due borse.
-Dipende…occasione?- chiesi, accomodandomi meglio sul divano del living.
-Uscita galante con Leon!- disse, con uno sguardo sognate.
-Allora devi assolutamente abbinarci la borsa blu.- dissi, facendole l’occhiolino.
-Grazie zia!!- disse, abbracciandomi e digitando qualcosa sul suo cellulare.
Aspettate.
Uscita? Con Leon? Questa sera?
No.
-Scusa, ma…per “uscita galante con Leon”, intendi questa sera?- chiesi, alzandomi improvvisamente in piedi e sorridendole nervosamente.
La porta principale si apri’in quello stesso momento, lasciando il passaggio a Leon e German.
No, quella ragazza non poteva avermi fatto questo.
-Noi andiamo, buona serata!- disse Violetta, dileguandosi con Leon.
Non sta’ succedendo a me, non sta’ succedendo a me, non sta’ succedendo a me.
Quella cara nipote non mi ha lasciata da sola con German, no, e’ solo uno scherzo.
Si, uno scherzo.
Oddio, no!
-La mia cara cognatina che viene a trovarmi a casa. A cosa devo questo piacere?- disse, con il suo solito ghigno sul volto che, onestamente, aveva iniziato ad esasperarmi.
-A niente, difatti stavo giunto per uscire.- dissi, prendendo la mia borsa e avviandomi verso la porta.
Non avevo intenzione di restare ancora un attimo in quella casa.
Cena di famiglia, eh?
Questa volta Violetta mi avrebbe sentita, eccome se mi avrebbe sentita: aveva davvero esagerato!
-Si puo’ sapere qual’e’ il tuo problema?- chiese, prendendomi per il braccio destro e voltandomi nella sua direzione.
Voleva sapere qual’era il mio problema?
Certo, il signorino si e’ stancato di fare il “playboy” menefreghista e vuole “sapere qual’e’ il mio problema”!
Non posso crederci, a volte mi lascia allibita.
-Qual’e’ il mio problema?- ripetetti, ancora incredula di quel che aveva appena pronunciato.
-Si.- rispose, diventando improvvisamente serio.
Respirai e espirai pesantemente.
Questa volta l’avrei fatto, gli avrei urlato tutto cio’ che pensavo in faccia e, forse, finalmente mi avrebbe lasciata in pace.
Eravamo nella stessa posizione di sei anni prima, quando gli confessai il mio amore prima del matrimonio con Jade e lui, nonostante cio’, stava per sposarla comunque.
Ma questa volta non sarebbe stato cosi’, questa volta avrei chiarito tutto i dubbi.
-Che cosa dovrei dirti adesso? Cosa, eh?
Che ci sono state volte in cui ho pensato di odiarti?
Volte in cui, il pensiero di te con un’altra non mi faceva dormire?
Che ci sono state le volte in cui non mi parlavi, non mi guardavi, facevi finta che non esistessi, che un ‘noi’ non fosse mai esistito?
Che ci sono state volte in cui ho pensato che la mia vita sarebbe stata migliore, se non ti avessi mai incontrato?
Che ci sono state volte in cui ho pensato di amarti?
Io ti volevo lo stesso.
Questa era la mia condanna, volerti con o senza amore. Forse pensavo di essere in grado di amare per tutti e due.
Ma, a quanto vedi, non ne sono stata capace.
E sai qual’e’ la cosa peggiore di tutto cio’? Che i miei sentimenti per te non sono cambiati: ti amo nonostante tutto.
Adesso fammi il favore di uscire dalla mia vita e fartene una con la tua amata Priscilla!- dissi, con gli occhi lucidi e ricominciando a respirare regolarmente.
German era rimasto a bocca aperta e, difatti, anche io ero abbastanza stupita da quel che avevo appena detto.
Era come se quelle parole, da troppo tempo trattenute, avessero deciso di liberarsi.
 
POV German
Per un momento rimasi immobile, stupito, dalle tutte quelle parole pungenti.
Non riuscivo a pensare razionalmente: avevo appena scoperto di aver sprecato tutta la mia vita con cose superflue e che mi ero lasciato scappare la cosa piu’ importante.
Come avevo potuto essere cosi’ cieco e averla ferita in quel modo?
Roberto aveva ragione; “Angie ha delle ferite ancora aperte che, purtroppo, saranno molto difficili da ricucire.”
Ed io, ovviamente, non avevo fatto altro che esasperarla per tutto questo tempo.
Riusci’ solo a pronunciare una stupida piccola frase.
-Priscilla non e’ niente per me.- dissi, cercando di materializzare la situaizone.
-Certo, meglio continuare a negare. Comportamento da vero uomo maturo, complimenti cognato!- disse, sorridendo sarcasticamente.
Avrei voluto tanto urlarle tutto cio’ che sentivo, tutto cio’ che continuavo a tenere dentro per molto, troppo tempo; ma le parole mi morivano in gola.
Inoltre, lei aveva anche ragione: quello dalla parte del torto ero solo io.
Come poteva farmi paura l’amore che provavo per lei?
Come potevo aver dato tanto peso al semplice fatto dell’essere cognati?
-Buonasera.- disse, prima di sparire dietro la porta d’ingresso.
Ancora una volta mi ero comportato come l’idiota che, fortunatamente, non ero.
Come avrei potuto farla fidare ancora di me, adesso?
 

 
Era passato un mese dall’ultima volta che avevo parlato con German.
Dopo aver fatto un bel discorsetto a Violetta, avevo iniziato ad inventarmi sempre qualche scusa quando mi chiedeva di andare a casa sua e, di conseguenza, evitavo qualsiasi tipo di contatto con suo padre.
Se da una parte ero felice di avergli urlato in faccia tutto cio’ che provavo e pensavo di lui, dall’altra sapevo che cio’ non avrebbe portato a nulla di buono.
Magari quello non era stato nemmeno il momento adatto che, molto probabilmente, non sarebbe mai arrivato.
Forse avevo combinato l’ennesimo disastro al quale, purtroppo, non avrei potuto rimediare.
Oggi ci sarebbe stato l’incontro di meta’ semestre con i genitori dello Studio On Beat ed io, da brava adulta, avevo inventato un mal di pancia improvviso.
Ovviamente, il mio caro Pablo, non ci aveva creduto minimamente e, contro la mia volonta’, mi aveva assegnato il secondo turno nel pomeriggio.
Stavo ordinando alcuni documenti del progetto con U-Mix (ormai cancellato) pronti per essere archiviati quando, all’improvviso, qualche risatina proveniente dal corridoio suscito’ la mia curiosita’.
Mi affacciai dalla porta e, con mia grande sorpresa, notai German e Priscilla, intenti a guardare un video al loro tablet.
Non so in quel momento cosa provai, forse un misto di rabbia e tristezza, ma tutto era molto confuso e poco nitido.
Sentivo il cuore stringermi nel petto e, a mio malgrado, sentivo le gambe tremarmi.
Il piano “Dimenticare German” stava risultando piu’ difficile del previsto.
-Guarda che continuare a guardarlo non ti aiutera’ ad andare avanti!- disse Pablo, cogliendomi di sorpresa e facendomi sobbalzare.
-Salutare come la gente civile no, eh?- dissi, facendo finta di essere offesa.
-Che simaptica!- disse, sorridendomi sarcasticamente.
-Ma lo sai che ti voglio bene..- dissi, sorridendoli.
-Si, certo…e dimmi grazie: gli ho parlato io di Ludmilla e Violetta.- disse, facendo il modesto.
-Ti ho mai detto che sei il migliore?- dissi, abbracciandolo.
-Si, molte volte…- disse, iniziando ad avviarsi verso la sala professori.
Stavo per rientrare nella mia aula, quando mi richiamo’.
-Angie!- urlo’ da tipo tre metri di distanza, facendo girare tutti, compresi i due fidanzatini.
-Mi sposo!- disse, prima di chiudersi dentro la sala.
Un attimo.
Il mio migliore amico si sposa?
Pablo?
Sorrisi inconsciamente e, quando mi girai per tornare nuovamente alle mie faccende, mi ritrovai lo sguardo di German e Priscilla fisso su di me.
Pablo aveva appena detto a tutto lo Studio che si sarebbe sposato, cose da tutti i giorni, che cosa c’era da guardare?
 
 
Stavo uscendo dalla Studio On Beat dopo una giornata davvero stressante.
Ancora non riuscivo a credere che Pablo si sarebbe sposato con Jakie, era tutto cosi’ perfetto.
Ero felicissima all’idea che, dopo tutto quel tempo, il mio migliore amico aveva trovato quella persona per la quale valeva davvero la pena fare quel passo importante: il matrimonio.
Il tempo fuori non era dei migliori e il cielo era carico di nuvoloni che minacciavano una vera tempesta.
Stavo giusto per varcare la soglia dello Studio, quando la voce di qualcuno mi blocco’.
-Se fossi in te, porterei con me un ombrello…- disse German, appoggiato alla porta della sala di canto e sorridendomi timidamente.



*Angolo autrice*
Ciao carissime :)
Da quanto tempo non aggiornavo?
Bhe', in relata' non lo so nemmeno io.
Finalmente, e dico finalmente, ho ritrovato l'ispirazione per scrivere anche questo capitolo di una storia che, tra un po' di capitoli giungera' al termine.
Sono molto felice degli esiti positivi che sto' riscontrando nella maggior parte di voi e spero che, comunque sia, continuate a seguire le mie storie.
Che altro aggiungere?
Lasciatemi una recensionina per parmi sapere il vostro parere!
A presto, baci BlackSong00 <3

 
Qual

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Capitolo 11
*** "Odio" reciproco. ***


Benissimo, mi mancava solo lui con quella sua faccia da prendere a schiaffi.
-Grazie del consiglio.- dissi, sorridendoli sarcasticamente e avviandomi verso la mia macchina che, ovviamente, avevo parcheggiato a kilometri di distanza dallo Studio.
-Okay, allora faccio questo pezzo di strada con te, visto che andiamo nella stessa direzione.- disse, raggiungendomi e facendomi l’occhiolino.
Lo guardai seria, e poi continuai a camminare.
Non avevo intenzione di spiaccicare parola e tantomeno di sopportare ancora i suoi discorsi senza un senso.
-E quindi Pablo si sposa…- disse, cercando di colmare quel silenzio che si era creato.
-Gia’.- risposi, continuando a camminare nella mia direzione.
-Hai intenzione di continuare a ignorarmi o vuoi per una volta comportarti da adulta?- disse, fermandosi e incrociando le braccia.
Mi fermai e lo guardai male, molto male.
Sbaglio o mi aveva dato dell’infantile?
Lui a me?
No, parliamone.
-Chi sarebbe l’infantile?- dissi, abbastanza esasperata dal suo modo di fare.
Cavolo, gli avevo praticamente detto tutto cio’ che provavo nei suoi confronti e gli avevo anche chiesto espressamente di uscire dalla mia vita. E lui?
Ovviamente lui doveva continuare a infastidirmi dandomi, tralaltro, dell’infantile.
Idiota.
-Tu.- disse, assumendo la mia stessa posizione e un’aria di sfida.
Angie stai calma, non commettere un genocidio e vai verso la tua auto.
-Non so poprio che cosa fare con te..- disse, restando indietro e alzando la voce per farsi sentire.
-Niente, anzi, puoi provare a sparire.- dissi, continuando a camminare e avvistando la mia auto ed entrandoci dentro.
Okay, forse ero stata un pochino, ma giusto un pochino, troppo “aggressiva”.
Ma che cosa avrei potuto fare?
Il modo migliore per dimenticarlo sarebbe stato questo, spero.
 
 
POV German
 
Tornai a casa adirato, molto adirato.
Io cercavo in tutti i modi di riallacciare il nostro rapporto, anche per il bene di Violetta, e lei mi trattava in quel modo?
Questa volta si era davvero superata.
Okay che questo e’ nulla rispetto a quel che le ho fatto passare io, ma quel che e’ troppo e’ troppo.
-Qui qualcuno e’ stato scaricato…- disse Roberto sorridendomi e uscendo dallo studio.
-Non ti ci mettere anche tu.- risposi, sedendomi arreso sul divano.
-Da quel che mi avevi raccontato e’ abbastanza palese la sua reazione.- disse, accomodandosi vicino a me.
-Tale da ignorarmi e comportarsi da persona altamente infantile?- dissi, guardandolo male.
-Oh certo, perche’ lei e’ l’unica che soffre e ci sta’ male!- dissi, alzandomi di scatto e senza dare il tempo a Roberto di controbattere.
-Perche’ non dici alla diretta interessata queste cose?- disse con un tono molto calmo.
-Per poi essere sempre colui dalla parte del torto? No grazie.- dissi serio.
-Voi due siete cosi’ complicati…- disse Roberto sbuffando.
-Grazie, me n’ero un tantino accorto!- risposi, sorridendo divertito.
In effetti eravamo complicati, molto.
Sbagliati, ancora di piu’.
Diversi, non ne parliamo.
Eravamo come due rette parallele che non si incontreranno mai.
La cosa piu’ buffa?
Non ho mai amato nessuno, a parte Violetta, come lei.
Il problema?
Lei ormai era stanca di provarci e come darle torto.
Ma non potevamo lasciare tutto cosi’, dovevamo risolvere la situazione una volta per tutte o si o si.
Dire le cose e poi ignorare una persona non equivale a risolvere il problema.
 

 
Un colpo.
Due colpi.
Tre colpi.
Qualcuno stava bussando alla porta ma ero troppo assonnata per andare a vedere ci era.
Quattro colpi.
Cinque colpi.
Dio, che fastidio.
Mi alzai e sbuffando andai verso la porta, aprendola.
-Se Maometto non va dalla montagna, la montagna va da Maometto!- disse Violetta sorridendo e con in mano un sacchetto.
-Ma la montagna non poteva aspettare che Maometto si svegliasse?- dissi, facendola entrare e chiudendomi la porta alle spalle.
-Ottima osservazione, ma in questo caso Maometto sarebbe arrivato tardi allo Studio e la montagna non vuole questo!- disse, sorridendomi dolcemente.
Mi limitai a sorriderle e poi mi avviai vero la camera da letto, bisbigliando un “mi rendo presentabile e arrivo”.
Al mio ritorno, trovai una Violetta che apparecchiava il tavolo per la colazione.
-Non oso nemmeno immaginare la faccia di Olga quando ha saputo che non facevi colazione a casa.- dissi, sorridendo divertita.
-In effetti ho lasciato questo compito a papa’.- disse, facendomi l’occhiolino.
Ah, perche’ oltre a rompere alla gente sapeva anche fare altro?
-Inoltre e’ anche molto dispiaciuta del fatto che non hai assaggiato la sua torta al cioccolato, la nuova ricetta con cuore di cioccolato bianco.- disse, con sguardo sognante pensando alla torta.
-Allora vedro’ di fare un giro da quelle parti..- dissi, cercando di non farle notare quanto mi mancasse la felicita’ e la gioia di casa Castillo.
-Certo che tu e papa’ siete proprio strani questi giorni…- disse, addentando il suo cornetto alla Nutella.
-Scusa?- risposi, facendo finta di non capire.
-Avete litigato dinuovo?- chiese, guardandomi male.
-Forse.- risposi, facendole l’occhiolino.
-Sei consapevole del fatto che alla fine riusciro’ comunque a capire il motivo, vero?- disse, con fare investigativo.
-Sono solo consapevole del fatto che, se non ci sbrighiamo, non arriveremo mai in tempo a lezione.- dissi, guardando l’orologio e iniziando a sparecchiare.
-Tanto io lo so che alla fine vi metterete finalmente insieme e tutti saremo felici e contenti.- disse, avviandosi verso la porta e aspettandomi.
Ignorai il suo commento e la raggiunsi.
Io e suo padre felici e contenti? Mai.
 
*Angolo Autrice*
Okay, e' sono tipo mesi che non aggiorno ma non ho davvero avuto il tempo materiale per farlo.
Scusatemi anche per la lunghezza del capitolo, ma non avevo molto ispirazione e, prima di rovinarlo completamnete, ho preferito lasciarlo cosi'.
Inoltre, ci stiamo anche avvicinando verso il finale della storia e "molti nodi iniziando a venire al pettine".
Prometto che aggiornero' molto piu' spesso.
Kiss, BlackSong00.

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