Lupin III- Doppio Whiskey (di Monicasuke)

di Fujikofran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Si accese un'altra sigaretta, dopo essersi sistemato la barba, ammirò il suo volto allo specchio, notando qualche piccola ruga che rendeva il suo sguardo ancora più intenso e tagliente, e sulle tempie qualche capello bianco, che gli ricordò che il tempo stava passando anche per lui. Spense la sigaretta, fece una doccia rilassante, si asciugò con un accappatoio e completò l'opera della rasatura passandosi le mani sul volto e sul collo bagnate dal suo dopobarba. Poi andò a vestirsi.
Si diresse in salotto dove il suo socio e amico Lupin III era intento ad accendere il fuoco nel caminetto. Si distese pigramente sul divano e accese un'altra delle sue Pall-Mall, prendendo un quotidiano e iniziando a leggere nel più assoluto silenzio. 
- Jigen! Ehi, Jigen, che fai, dormi? -     
-Uh?! No no... perchè?-    
- Ti va, amico? - chiese il ladro prendendo una bottiglia di scotch.     
- Perchè no? In fondo con questo freddo non dispiace mica un goccetto di whiskey! -  
Lupin prese anche due bicchieri in cui versò il contenuto della bottiglia, porgendone uno all'amico.  
- Chissà cosa diavolo starà combinando Goemon! E' partito da un pezzo e ancora non s'è fatto vivo, quel diavolo d'un samurai! - disse il pistolero buttando giù d'un fiato il whiskey. 
- Sai com'è fatto.. la pace interiore, la meditazione, ecc -      
- E Fujiko? Hai più visto quella donna? -      
- Fujiko? No! -            
- Quella maledetta! Se s'azzarda a ritornare, giuro che gliela faccio pagare cara stavolta! -      
- E su, Jigen, sai com'è fatta Fujiko, a lei piace giocare... tutto qui! -     
- Le piace giocare, eh? Tu stai sempre a perdonargliele tutte! -     
- E' cosi dolce e bella… Come si fa a non perdonarla? Quella donna è straordinaria! -     
- E' tanto bella quanto dannosa, Lupin! Ma è mai possibile che ti rincoglionisci sempre quando si parla di lei? É solo buona a portar guai! Le donne portano guai! -     
- Sei il solito brontolone, Jigen! Lo vedi? Non avrai mai successo con le donne se continui a pensarla così, mon ami! -      
- Ma va’ al diavolo, Lupin! -   
Uscì, lo faceva quasi tutte la sere. Entrò in un bar non curante della gente ubriaca che frequentava quel posto e gli venne in mente Sonny, di quando andava da lui a farsi qualche whiskey e di quando lo riprendeva come fosse un bambino quando alzava un po’ il gomito. Non lo aveva più rivisto, non ne aveva avuto più il tempo, visto che il suo tempo lo aveva trascorso a scappare in continuazione e questo lo amareggiò molto. Ordinò un doppio whiskey bourbon e si perse con lo sguardo in quel contenuto limpido dentro il bicchiere, che rigirava in mano per poi sorseggiarne un po’.                
- Ciao, bello! Vuoi compagnia? -  
Quella voce femminile all'improvviso, certo, non lo distolse, anzi, si sentì molto infastidito.     
– NO! Grazie - rispose secco senza neanche voltarsi, frugando nella tasca interna della giacca estraendone poi uno zippo e una sigaretta. Non gli erano mai piaciute le donne sfacciate, tantomeno le donne insistenti, e ciò gli capitava spesso visto che lui, più degli altri due, era quello che suscitava un certo interesse nel mondo femminile.   
- Sicuro che vuoi star lì solo soletto? Non vuoi proprio che ti consoli? –
Sospirò rumorosamente calandosi il cappello ancora più sugli occhi.    
- Ho detto di no… Grazie! E adesso, se non le dispiace, vorrei starmene da solo, signora! Non me ne voglia! -      
- Beh, come vuoi, Jigen caro! Speravo tanto che tu mi offrissi un drink, ma se non vuoi, non fa nulla! -    
Sollevò di colpo la testa, non appena si sentì chiamare per nome, rimanendo sorpreso e non poco imbarazzato nel vedere in volto quella donna che conosceva benissimo.      
- Mary? Oh… ehm.. scusami! Che cafone che sono! Perdonami, ti prego! -     
- Sei il solito "antidonna", Jigen! Le tue numerose corteggiatrici rimangono molto deluse, immagino -     
- No... è che… non sapevo che fossi tu! Ma cosa ti posso offrire per farmi perdonare? -       
- Prendo un po’ del tuo whiskey, se non ti dispiace! -  
Jigen sorrise, sollevandosi leggermente il cappello.   
- Fa’ pure, cara! -  
La donna prese il bicchiere e bevve un sorso, lasciando sul bordo una traccia di rossetto; poi glielo restituì.   
- Hai sempre avuto del buon gusto, Jigen…adoro il bourbon!- 
Jigen bevve il whiskey rimanente, sorseggiandolo con calma.   
- Attento al rossetto, mio caro! Qualcuno o meglio, qualcuna, potrebbe pensare che tu ti sia sbaciucchiato con qualche bella signora! -   
Jigen sbottò a ridere, posando il bicchiere vuoto sul bancone.                  
- Non preoccuparti Mary, non ho nessuna da far ingelosire! -     
- Non dirmi che un uomo interessante come te non ha una compagna! No, non ci credo! -        
- Perchè no? Chi dovrebbe pigliarsi un uomo scorbutico come me? -     
- Beh, dietro quell'aria da burbero, si nasconde un uomo galante! Tra l'altro, sei affascinante, sensuale... hai classe da vendere! Io lo farei! Sai quante donne si roderebbero il fegato se mi vedessero qui a parlare con te? -     - Non prendermi in giro, non ho mai creduto di essere così bello! -  disse lui ridendo.               
-Non ti prendo in giro... Conosco donne che farebbero vere pazzie per passare anche una sola cocente notte con te, mio caro! -                
- Addirittura!-    
- Si! Sei così tenebroso e accattivante! Sei il sogno proibito di tante donne, solo che non è affatto facile conquistarti! -       
- Non dirmi che sono una specie di play-boy! -     
- Si, dico! - rispose la donna sorridendo nel vederlo leggermente imbarazzato.  
Spense il mozzicone consumato della sua sigaretta e pagò la sua consumazione. Uscirono da quel locale e fecero due passi, chiacchierando del più e del meno. 
Mary era una sua cara amica, conosciuta qualche anno addietro in circostanze non proprio piacevoli. Una volta se la vide piombare in macchina sconvolta dopo l'ennesima lite col marito pregandolo di portarla via, poiché le aveva messo la mani addosso. Avrebbe voluto dare una bella lezione a quel tipo, non tollerava cose del genere nonostante in passato le avesse commesse lui stesso, per esasperazione e disperazione, atti di cui non andò mai fiero e che non si perdonò mai. Bionda, solare ed affascinante, di origine canadese, Mary era una donna allegra e vivace, con una strana aria malinconica negli occhi e, nonostante tutto, un carattere forte.    
Improvvisamente si fece serio, soffermandosi sui suoi occhiali scuri, pensando che, essendo tardo pomeriggio, non doveva averne più bisogno.    
- Lo ha fatto di nuovo, vero? -       
- Cosa? - chiese stupita la donna per l'improvvisa domanda di lui.  
Jigen non rispose e lentamente le tolse gli occhiali scoprendo un livido sul suo volto.                                   
- Dannazione! Ma quando ti deciderai a mandare al diavolo quel bastardo? Non ti meriti di essere trattata in questo modo! - 
Una lacrima scivolò sul volto della donna.    
- Mary, ma perchè? -                             
- Perchè lo amo, capisci? -     
- E lui? Ti ama, lui? Se ti amasse non ti farebbe questo! -  
La donna non rispose. Jigen sospirò dispiaciuto, asciugandole le lacrime con delicatezza sollevandole il volto, guardandola negli occhi.              
- Solo un vigliacco può fare una cosa del genere! Quello non è un uomo... non lo merita il tuo amore! -       
- Ce ne fossero di più uomini come te, Jigen... -  disse Mary con gli occhi colmi di lacrime, corrispondendo lo sguardo di lui.  
- Uomini come me, dici? No, non credo proprio! Io ho sempre odiato le donne e poi sono scorbutico, antipatico e... -     
- No, Jigen, tu non le odi le donne! Hai paura che possano ferirti! Sei l'uomo più dolce che io abbia mai conosciuto. Sei comprensivo, sei buono e altruista. Ogni donna vorrebbe un uomo come te al suo fianco, perchè tu le rispetti le donne. Le ami e le rispetti! -. 
Rimase in silenzio a fissarla, sorpreso da quelle parole.  
Mary si riprese gli occhiali e li indossò, poi timidamente sorrise e lo salutò con un bacio sulla guancia     
- Adesso devo andare, Jigen. E' stato un piacere vederti, come sempre, del resto! -     
- Anche per me lo è stato! -  
Si salutarono con un semplice gesto della mano accompagnato da un sorriso appena accennato che si scambiarono entrambi. Si aggiustò il cappello dopo essersi acceso un'altra sigaretta tirandone una profonda boccata con gli occhi socchiusi rilassandosi o tantomeno cercava di farlo. Si ficcò le mani in tasca incamminandosi lentamente verso casa.
Aprì la porta trovando Lupin ancora alzato, nonostante fosse notte fonda: il tempo sembrava essere volato in compagnia di Mary.    
- Che diavolo hai fatto tutto questo tempo, volevi vedere l'alba, mon ami? -       
- Niente! Sono stato un po’ in giro, tutto qui! -      
- Non me la racconti giusta, pistolero! Sbaglio o questo è un profumo da donna? Mi sa tanto che te la sei spassata, Jigen! Potresti raccontarmi qualcosuccia...-      
- Senti, Lupin... sono un tantino stanco, ho mal di testa e ho sonno! Se non ti dispiace andrei a letto... -      
- Sei stanco, eh? -  disse Lupin con un bagliore malizioso negli occhi sorridendo.
Jigen sospirò lasciandosi andare sul divano allentandosi la cravatta, prese una sigaretta che mise tra le labbra e stava per accenderla se Lupin non gliel’avesse tolta dalle labbra per accendersela lui, gesto che lo faceva innervosire parecchio. Si passò una mano sul volto; sapeva quello che gli aspettava: un interrogatorio nei minimi dettagli, perchè ogni volta che Lupin sospettava che si vedesse con qualcuna, diventava curioso, ossessivo e snervante. Si prese un'altra sigaretta e l'accese, lasciandosi andare buttando la testa all'indietro, tirando una lunga boccata di fumo. Mentre cercava con tutto se stesso di mantenere l'autocontrollo per via delle continue domande allusive di Lupin, spuntò improvvisamente Goemon.     
- Era ora che ti facessi vivo, samurai! Cominciavo a pensare che ti fossi scordato dei tuoi amici! -    
- Io non mi scordo degli amici! Per me, l'amicizia è sacra come la mia Zantetsu-Ken! -. 
Jigen sorrise guardandolo da sotto la tesa del suo cappello, soffiando via il fumo.     
- Salve, amici! -   
Quella voce gli fece improvvisamente cambiare umore ed espressione, e guardò freddamente quella figura femminile appoggiata alla porta il cui sorriso era un misto tra malizia e ironia: Fujiko Mine.   
Innervosito dalla sua presenza, si alzò di scatto e fece per andarsene, ma Lupin lo bloccò.           
- Ehi, Jigen! Aspetta un secondo, Fujiko ha da proporci qualcosa-    
- Non mi interessa-    
- Dai, non fare così… si tratta di un colpo che ci frutterà parecchio, amico mio! -     
- E tu, ti fidi ancora di lei? Dopo l'ultima che ha combinato? No, amico, stavolta arrangiati! -     
- Andiamo, Jigen, non fare il solito guastafeste… quella è stata solo sfortuna… e poi siamo una squadra! -              
- Sfortuna, eh? Sfortuna me la chiami? Svegliati, amico, quella non fa altro che rimbambirti il cervello sventolandoti il suo bel prosperoso decoletè sul muso, per poi fregarci come sempre, come l'ultima volta che per poco non ci lasciavamo le penne! Io non voglio avere più niente a che fare con quella disgraziata! -         - Calmati, mon amie.. siamo ancora vivi, no? -    
- Niente da fare! Io me ne vado! -    
- Cosa c'è, Jigen, ti da così fastidio la mia presenza? Dovresti ringraziarmi, invece! - intervenne Fujiko avvicinandosi al pistolero, guardandolo con aria di sfida.    
–Ringraziarti dici? Beh, l'unica cosa di cui devo ringraziarti è che quando sei qui, non fai altro che girare per casa vestita come una sgualdrinella deliziandoci con la tua presenza, mia cara! - rispose maliziosamente Jigen.      - Ehi, non ti sembra di esagerare, Jigen? - si intromise Lupin mettendosi in mezzo ai due.  
- Per cosa? Per aver detto quello che penso di lei? No, non sto affatto esagerando, per me rimane una ruffiana, doppiogiochista e una squallida sgualdrina! -  
Lupin, di tutta risposta, diede un violento pugno sul viso di Jigen scaraventandolo sul pavimento. Il pistolero si rialzò a fatica, tastandosi il labbro rotto e sanguinante, avventandosi furioso verso il ladro.   
- Non t'azzardare mai più, capito? Io ti spacco la faccia!-                      
- Avanti, provaci, spaccami la faccia, pistolero del mio c…! -  
Goemon si mise in mezzo per tenerli a bada, sebbene a fatica-   
- Calmatevi ora! Calmatevi tutt'e due... -   
Lupin puntò un dito contro il pistolero.    
- Vattene! Sei fuori, amico! Non voglio avere niente a che fare con un bastardo come te!-     
- Sai che perdita! Tsk! Sei solo uno stupido idiota, capace di correre sempre dietro alle donne come lei! Tu non vali nulla! Non sei niente senza di noi! Sei capace solo di andarti a ficcare nei guai. Dovresti ricordartelo visto tutte le volte che siamo venuti in tuo soccorso a salvarti il culo! Tienitela stretta la tua sgualdrina!-
Lupin estrasse la pistola, puntandola sul viso di Jigen.    
- Brutto figlio di puttana, io t'ammazzo... giuro che ti sparo! Io non ho bisogno di nessuno, tanto meno di te! -  Goemon iniziò a preoccuparsi sul serio, non era la prima volta che li vedeva litigare, ma stavolta temette veramente che la situazione potesse sfuggirgli di mano.  
- Siete matti, per caso? Lupin, metti subito via quella pistola prima che qualcuno si faccia male e tu, Jigen, smettila di provocarlo... finitela di fare gli idioti! -  
Jigen si scostò, raccolse il suo cappello indossandolo, passandosi il dorso della mano sul labbro rotto, guardando furioso Lupin, che lo ricambiò con lo stesso identico sguardo e se ne andò. Lupin ripose la sua Walther P38 nella fondina rimanendo in silenzio.
 - Jigen-  lo richiamò il samurai avvicinandosi - Tieni, metti questo unguento sulla ferita -  
Il pistolero rimase in silenzio intento a tamponarsi il labbro che continuava a sanguinare.    
- Jigen, perchè hai offeso Fujiko in quel modo? -     
- Sei venuto a farmi la predica, Goemon? -     
- Non voglio farti la predica.... -      
- Che c'è, samurai, ti dà fastidio che abbia offeso la "tua" ragazza? Non me ne volere, amico, ma come tu sai, non ho mai avuto una grande considerazione per quella maledetta donna! - concluse con disprezzo allontanandosi.
Uscì a fare due passi per far sbollire la rabbia, pensando al litigio avuto col suo amico e socio. Non avrebbe mai pensato che dopo tanti anni di società il loro rapporto fosse finito in malora e tutto per colpa di quella donna. Molte volte aveva minacciato di lasciare la banda per causa sua, ma non aveva mai creduto che potesse succedere sul serio. Entrò nel solito bar che frequentava ordinando il suo solito whiskey bourbon.  Prese una sigaretta che mise tra le labbra, pronto ad accendersela, fino a che non se la vide soffiare da sotto il naso nel vero senso della parola. Conosceva benissimo quel gesto: solo uno era cosi "scroccone" da fregargli la sigaretta dalla bocca. Alzò lo sguardo incredulo nel trovarsi di fronte Lupin che, mentre si accendeva la sua sigaretta, gli sorrideva sornione facendogli l'occhiolino. Sorrise anche lui scuotendo il capo. Non se lo sarebbe mai aspettato; almeno non dopo quel furioso litigio durante il quale, lo stesso Lupin, stava quasi per sparargli in piena faccia, ma in fondo, da uno come Lupin III, c'era da aspettarsi di tutto.  
- Mi offri un cognac, mon ami? - Jigen sbuffò in una risata guardando l'amico e ordinò il cognac.   
- Ehi, Jigen, non credo che mi divertirei senza di te, sei la mia "guardia del corpo". Sai, amico, anche uno formidabile come me ne ha bisogno! - disse il ladro ridendo. 
Jigen lo guardò negli occhi sorridendo a sua volta 
- Ero sicuro che saresti venuto a cercarmi, francese. Non ci sai stare senza il tuo caro buon vecchio Jigen, vero?–
- Non ti facevo così presuntuoso! Credevo che fosse una "qualità" che apparteneva solo a me, mon ami, però hai ragione. Non potrei mai farti fuori, fratello! -.
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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Jigen si divertiva a sparare contro un bersaglio improvvisato fuori casa. Il posto lo permetteva visto che l'abitazione si trovava lontano dal mondo, come tutti i loro rifugi. Il tempo non aveva affievolito affatto le sue capacità di tiratore. Lupin, come al solito, rimaneva in disparte osservandolo sparare. Lo aveva sempre definito un fenomeno, chiedendosi in continuazione come facesse a scaricare e caricare quel suo vecchio revolver, la sua affezionatissima Smith & Wesson M19 357 Magnum, in due tre secondi al massimo. Era il migliore. Sparava sia con la destra che con la sinistra; solo lui era in grado di centrare perfettamente il bersaglio con una tale velocità da sembrare non prendere affatto la mira. Tutto sembrava così casuale, eppure non sbagliava mai un colpo da qualsiasi posizione sparasse, guardando persino il bersaglio da uno specchio. Per lui era un gioco da ragazzi.
- Jigen, devi farmi un piccolo favore, mon ami! -       
- Uh?- mugugnò pigramente il pistolero seduto sul divano col cappello completamente calato sul viso sorseggiando del whiskey. Lupin si sedette accanto a lui, gli sollevò il cappello dagli occhi e lui sfoggiò il suo inconfondibile sorriso sornione.    
- Devi prendere informazioni su questo tizio: Roger Mayer, è il nostro uomo. Fujiko mi ha detto qualcosa su di lui, ma io voglio saperne di più. Voglio sapere con chi ho a che fare! - continuò il ladro mostrandogli la foto di un uomo. 
Jigen scrutò la foto aggrottando la fronte per poi girarsi con aria perplessa verso Lupin.     
- E dove cavolo devo andarmele a cercare, io, le informazioni su questo tipo? -        
- Andiamo, Jigen, siamo a New York! Non dirmi che non sai a chi rivolgerti! -      
- E che t'ha detto Fujiko? -      
- Che è un imprenditore ricco sfondato e che, soprattutto, aspetta una considerevole somma in diamanti purissimi colombiani. Secondo me questo tizio non è per niente pulito, guarda che faccia che ha! -       
- E tu giudichi una persona dalla sua faccia? -     
- Suvvia, Jigen, ragiona! Un imprenditore che aspetta un grosso carico di diamanti, non credo proprio sia pulito! Secondo me c'è sotto qualcosa e di grosso anche! -     
- Va beh… -  
Lupin aveva ragione: erano a New York. Erano ritornati a New York. Avevano tanto girato il mondo in lungo e in largo da non rendersi neanche più conto di dove esattamente fossero. Eppure si, quella era New York, e ne conosceva vicoli e viuzze malfamate dei bassifondi di quella città tanto bella quanto ambigua. Jigen aveva trascorso tanto, troppo tempo da sicario, tra malavitosi, pesci piccoli e grossi della mafia americana e non e, di conseguenza, ne conosceva di brutti ceffi, sicari "colleghi" e criminali di vario genere e, nonostante fosse passato qualche annetto, riuscì a trovare le informazioni richieste da Lupin.
Si fermò un attimo per accendersi una sigaretta prima di continuare il cammino verso casa e ne aspirò una boccata che trattenne qualche secondo nei polmoni socchiudendo gli occhi, prima di espellerla fuori sotto forma di fumo.
- Avevi ragione, Lupin, quel tizio è negli affari sporchi fino al collo: droga, contrabbando d'armi e persino prostitute... un vero imprenditore "per bene". La moglie lo ha tolto dalla strada facendolo diventare, appunto, imprenditore e questo gli serve da copertura per i suoi loschi scopi, fornendo persino le armi ai guerriglieri, facendosi pagare a peso d'oro o in diamanti, come in questo caso -     
- Bene bene, mon ami... ottimo! Questa è la moglie: Mary Tyler... gran bella donna devo dire! - disse poi Lupin mostrando un'altra foto all'amico che rimase di stucco.     
- Mary?Questa feccia è suo marito? Non ci posso credere!-       
- La conosci, mon ami? - chiese stupito Lupin per la reazione dell'amico     
- E' una amica... -      
-Un amica, eh? - disse maliziosamente il ladro scrutandolo    
- Si, un amica! Soltanto un'amica -                         
- Carine, le tue amiche! Dovresti presentarmene qualcuna, Jigen! -      
- Non dire idiozie, Lupin... che diavolo! -              
- Un'amica… intima? -      
- Dove vuoi arrivare? -     
- Non so... magari, Mr Guardia del corpo s'è fatto un'altra amante. In passato è successo, no? Chissà quanti bei corpi hai guardato, mon ami, col lavoro che facevi! Guardia al marito ed escort con la moglie! -      
- Ma smettila... -   
- Eheheh!! Magari arrotondavi lo stipendio facendo il gigolò -      
- Ma quale gigolò e gigolò? Ma che sei matto? Non mi sono mai prostituito, io!-            
- Ok, ok, non t'arrabbiare, torniamo a noi. Fujiko sedurrà questo "signore" entrando nelle sue grazie, non è difficile per lei una cosa del genere! Goemon, le farà da spalla. Non possiamo permettere che la nostra cara Fujiko vada da sola nella tana del lupo! -     
- Uhm… E noi? -    
- Noi ci terremo informati da fuori. Vedi questi orecchini? Dentro c'è una piccola ricetrasmittente. Nel momento che li indosserà e la attiverà, noi possiamo seguire passo per passo tutte le loro mosse, fino a quando non toccherà a noi -      
- Si... speriamo solo che Fujiko non ci lasci in mutande come il suo solito -.
Era uscito dal bar, pronto a farsi la solita passeggiata prima di andarsene tranquillamente a casa. Lo rilassava. Si era sempre concesso qualche momento di solitudine, lontano da tutto e da tutti, anche dal suo amico affezionatissimo di una vita: quel simpatico ladro rompiscatole di nome Arsene Lupin III. Si accese la sua immancabile sigaretta, camminando lentamente con le mani in tasca, tirando profonde boccate di fumo.   Improvvisamente sentì come dei lamenti. Allungò il passo e i lamenti si fecero più chiari, tanto da rendersi conto che erano degli urli disperati di una donna. Si affrettò correndo trovandosi in un vicolo semi buio dove però, scorse un tizio che cercava di abusare di una donna immobilizzandola contro un muro.   
- Sta’ buona, tesoro.. vedrai che ci divertiremo, non ti piace giocare con me?-    
- Perchè non giochi con me? - digrignò Jigen afferrando il tizio alle spalle.
Lo prese per il bavero sollevandolo quasi da terra, sbattendolo contro un muro.     
– Ehi, ma che cazz… Impicciati degli affari tuoi... -    
- Che diavolo cercavi di fare? Non vedi che è una ragazzina, brutto schifoso? - continuò dandogli un violento pugno sul volto e continuò a menarlo fino a che il tizio non si ritrovo a terra sfinito.    
- Questa me la paghi, maledetto - disse il tizio rialzandosi a fatica avvicinandosi minaccioso   
- Vorrei proprio vedere come! - rispose il pistolero puntandogli la sua 357 Magnum alla testa.   
- Ti conviene sparire se non vuoi che ti faccia saltare il cervello, sempre che tu ne abbia uno! -    
- N-no…non uccidermi, ti prego... me ne vado... -  rispose impaurito dandosela a gambe.  
- Stai bene, ragazzina? - chiese alla ragazza che, visibilmente scioccata, rimase in un angolo piangendo e tremando, tanto che non rispose - Ma che diavolo ti salta in mente di gironzolare in un postaccio del genere, lo sai quanti brutti ceffi come quello si aggirano da queste parti? Pensa se non mi fossi trovato nei paraggi! -   continuò con un tono duro e severo.
Gettò il mozzicone della sigaretta a terra osservando la ragazza che continuava a piangere e sospirò.    
- Ok, è tutto passato, smettila di frignare. Dove abiti? Ti accompagno a casa -     
- Non sono di New York... - rispose con un filo di voce.     
- Cosa? E di dove caspita sei? -    
- Sto cercando un Motel… qualcosa…Un posto per dormire -       
- Andiamo bene! Vieni con me, ci penso io, mocciosetta -     
- Non sono una mocciosa!-      
- Beh, a me lo sembri eccome! Ma se vuoi, puoi dirmi il tuo nome, se non ti va di sentirti chiamare mocciosetta!-      
- Claudia… mi chiamo Claudia! -      
- Uh! Claudia…bel nome, complimenti! Su, adesso vieni con me -    
- Ma… lei? -         
- Io? Io cosa? -     
- Il suo nome! Non si presenta? -     
- Ah, sì… Jigen, chiamami Jigen e soprattutto, non darmi del lei, non lo sopporto! -    
- Ah… ok -
Entrò in un localino seguito dalla ragazza che si guardava intorno incuriosita da quel posticino non proprio elegante ma pulito e ordinato.  
- Dammi un whiskey bourbon, Al... anzi, fallo doppio - disse avvicinandosi al bancone estraendo un'altra sigaretta dalla tasca interna della giacca accendendola.    
- Lei fuma troppo, lo sa? -     
- Co-cosa?-    
- Quella roba fa male! Mi sa tanto che lei è uno di quei fumatori incalliti che rinuncerebbe a mangiare e a dormire, ma non alle sigarette! -      
- Ma…ma vedi di farti un po’ i cavoli tuoi, mocciosetta o come diavolo ti chiami! Io fumo quando e quanto mi pare e non sarà una poppante a dirmi quello che devo fare, ok?-      
- Ma che brutto carattere! Lei è un uomo scorbutico e antipatico, lo sa? -    
- E tu sei una gran rompiballe, ragazzina! Ma tu guarda questa! - 
Al sogghignava sotto i baffi in silenzio sentendo i due litigare, mentre versava un'altra consumazione a Jigen, il quale prese poi il bicchiere buttando giù d'un fiato il bourbon nervosamente. 
- Ma lei non sa proprio bere altro? - riprese la ragazza ordinando una limonata.  
Jigen si avvicinò a lei serio, sollevando la tesa del cappello, guardandola in cagnesco.  
- Senti, bimbetta... Adesso inizi a scocciare, e se m'arrabbio, io... -     
- Sta cercando di farmi paura? Sa che in fondo, lei è un gran simpaticone? - ribatté Claudia, ricambiando lo sguardo ridendo, lasciandolo sbigottito e a bocca aperta.   
- Jigen, questa ti mette a posto, mi sa! - si intromise Al ridendo.  
- Ma che bella faccia tosta! Non dire fesserie, tu! Piuttosto, da' una camera a questa mocciosa! -     
- Non sono una mocciosa, ne tantomeno una bimbetta! Ho diciannove anni, io! -     
- Tsk! Capirai! - esclamò Jigen ridendo.    
- Lei è insopportabile- rispose nervosamente Claudia sbattendo il bicchiere vuoto sul bancone, frugando nelle tasche gli spiccioli che doveva per la sua consumazione.     
- Lascia stare, offro io! -      
- Non è obbligato a farlo! E poi, vorrebbe farmi credere che lei è un gentiluomo? Ma non mi faccia ridere! -      
-Dannazione! Le donne sono tutte uguali, anche da mocciose: intrattabili, lunatiche, noiose, antipatiche e, soprattutto, pronte a litigare per una qualsiasi stupidaggine! - disse tra i denti, calandosi il cappello sugli occhi.   
- E lei è insopportabile, arrogante e presuntuoso! -    
- Ehi! Tieni a freno la lingua, mi hai capito bene, ragazzina? - disse irritato.
Mise mano al portafogli pagando la sua consumazione e anche quella della ragazza che rimase a guardarlo in silenzio notandone l'aria cupa e nervosa e si pentì di aver "parlato troppo"   
- Comunque... volevo dirle grazie -   
Jigen si girò serio verso di lei.    
- Non ho fatto niente di speciale, ho fatto solo quello che avrebbe fatto chiunque fosse passato di lì -       
- Non credo. Tante volte, la gente fa finta di nulla davanti a fatti del genere -      
- Può darsi, mocciosetta! Cerca di non ficcarti di nuovo nei guai, però! - disse Jigen prima di uscire dal locale, salutando con un gesto della mano.
 
 -Lupin!- Fujiko richiamò più volte il ladro, trovando poi solo Jigen che se ne stava pigramente seduto sul divano a sorseggiare del whiskey direttamente dalla bottiglia.   
- Non c'è! -      
- Ah, sei tu! Cos'hai da guardare, idiota? -     
- Carino, quell' abitino che indossi... Ti fa molto sexy, dolcezza! -         
- Cosa c'è, Jigen, il whiskey t'ha rimbambito a tal punto da essere in vena di complimenti? Beh.. non accetto complimenti da uno che mi prende per sgualdrina! -       
- Ti chiedo scusa, tesoro! - 
Fujiko alzò un sopracciglio guardandolo e sorrise.      
- Toh, mi sorprendi, Jigen! Quando sei strafatto di whiskey sei sempre così gentile? - 
Il pistolero sorrise di conseguenza.   
- Ne vuoi un po’? Magari ti aiuta ad essere meno acida, bellezza, se funziona con me, perchè non dovrebbe funzionare con te? –
Fujiko accettò l'offerta e prese la bottiglia, si sedette accanto a lui e bevve qualche sorso mandandolo giù a fatica, strizzando gli occhi e tossicchiando per il forte sapore dell'alcool. L'uomo scoppiò a ridere.   
- Come diavolo fai a bere quella roba, tu? - disse la donna consegnando la bottiglia a Jigen.   
- Io ci sono abituato, Fujiko... tu no! -   
La donna si sedette poi sulle sue ginocchia, giocherellando con la sua cravatta allentandola. Jigen rimase fermo, osservandola con un sorrisetto malizioso.   
- Ma perchè mi odi così tanto, Jigen? In fondo non ti ho mai fatto nulla. Sei sempre pronto a scappare ogni volta che io cerco di diventare tua amica -  
Jigen si lasciò scappare una risata.    
- Mia amica?!-  
Fujiko ammiccò di risposta un sorriso, frugando poi, nella tasca interna della sua giacca estraendone una sigaretta. 
- Ma che fai? Non te lo togli mai il vizio! Ti ricordo che mi hai fregato la pistola, adesso mi freghi anche le sigarette? -       
- Ci ho preso gusto, con te, tesoro.. mi è riuscito bene il giochetto, no? -  disse la donna guardandolo negli occhi per esprimere tutta la sua sensualità in un malizioso sorriso. Jigen cambio espressione diventando improvvisamente serio e si avvicinò al volto della donna guardandola freddamente negli occhi.     
- Se ti è riuscito il "giochetto", come lo chiami tu, è grazie a quella porcheria che m'hai fatto ingoiare baciandomi…ma ricordati bene, tesoro, che a giocare col fuoco, prima o poi ci si brucia! -   
Fujiko cambiò espressione: conosceva bene Jigen, sapeva anche diventare pericoloso e molto.   
- Andiamo, Jigen, mi stai forse minacciando? -     
- Non ho mai minacciato nessuno, io agisco quando iniziano a girarmi i co…, perciò, dolcezza, cerca di fare in modo che non mi girino, altrimenti per te, anche se sei una donna, sono guai seri... hai capito bene?-    
- Cosa c'è, tesoro, hai paura che possa baciarti ancora? Anche se lo facessi, non ho il sonnifero questa volta. Oh... sii più buono con me... io non merito questo tuo sadico cinismo - disse la donna iniziando ad accarezzargli il collo lentamente con fare provocante.  
Jigen la guardò freddamente, per poi fare una risata beffarda e maliziosa.     
- Non ti smentisci mai, mia cara Fujiko, sei la solita sgualdrina sfacciata, pronta a scoparti chiunque per il tuo tornaconto. Sai solo darti come una puttana in cambio di qualcosa. Hai cercato più volte di scoparti il sottoscritto, cos'è, vuoi comprarmi come hai fatto con Zenigata? -      
- Non ti permettere! Non ti permetto di offendermi un altra volta… maledetto! - rispose Fujiko con rabbia, mollandogli un ceffone con tutte le forze che aveva.
Jigen si portò istintivamente una mano sul viso, mentre la sua espressione si trasformo irrigidendosi in volto, assumendo un aspetto duro e furioso. Fujiko si alzò da lui, iniziando ad avere paura. Anche lui si alzò, avanzando lentamente verso di lei fino a che non la mise in trappola contro una parete.               
- Cosa vuoi fare, uccidermi per uno schiaffo? Andiamo, Jigen, falla finita! -          
- Hai paura, dolcezza? Si, hai sempre avuto paura di me, perchè lo sai che se m'incazzo, non ho pietà neanche di te che sei una femmina, vero Fujiko? - disse con un ghigno afferrandola per i polsi, bloccandola col suo corpo.    - Smettila…mi fai male... Lasciami! - lo implorò lei.   
- Hai paura che possa ucciderti, vero? Beh, potrei farlo senza problemi, potrei spezzarti facilmente questo bellissimo esile e delicato collo, se solo io volessi- continuò a bassa voce afferrandole il collo, mentre leggeva il panico negli occhi della donna con aria soddisfatta.     
- Bastardo... Lasciami andare... Stai esagerando, adesso! - 
Le lasciò il collo, facendo poi scivolare la mano sul corpo, insinuandola sotto il vestito e iniziando a giocherellare col bordo dei suoi slip.   
- Che ti salta in mente? Il whiskey t'ha dato letteralmente alla testa-    
- No, Fujiko, sei tu che mi hai fatto perdere la testa. Sei bella... Hai un corpo da favola! Eh, si... l'hai fatta perdere a tutti e tre la testa, in particolare a Goemon, vero? Credi che non mi accorga di quello che c'è tra te e il samurai, dolcezza? -      
- Non devo rendere conto a nessuno di quello che faccio con Goemon... nè a Lupin nè tantomeno a te, maledetto! Non ho padroni, io... –
Jigen si strinse di più a lei facendosi spazio con la sua gamba tra quelle della donna che cercava in tutti i modi di respingerlo.           
- Hai un bel caratterino, Fujiko...sei la donna più bella...lussuriosa, sensuale, così perversa, dolce e puttana che io abbia mai conosciuto... Sei una spudorata provocatrice, tale da scatenare le fantasie erotiche più indicibili… Riesci a tenere gli uomini in pugno e ciò ti diverte, vero? -     
- Lasciami! Bastardo, lasciami subito! -  
Fujiko continuava in tutti i modi di liberarsi disperatamente dalla presa di Jigen, invano. Tuttavia, riuscì a liberare una mano graffiandolo sul volto, col risultato di farlo infuriare ancora di più.                   
- PUTTANA MALEDETTA!- gridò strattonandola per i polsi, trascinandola a forza. Le strappò il vestito di dosso, sbattendola poi sul divano per poi mettersi a cavalcioni su di lei e iniziò a slacciarsi la cintura dei pantaloni. Fujiko lo guardò sconvolta: non lo aveva mai visto così fuori di senno.   
- Che hai intenzione di fare? No…Tu sei pazzo! AIUTATEMI! Non voglio…mi fai male! AIUTO!-    
Era stravolto, totalmente fuori controllo, con un’espressione mista tra desiderio e ferocia, tale da non lasciarsi distogliere dalle grida disperate della donna che cercava in tutti i modi di respingerlo. Le teneva stretti i polsi con una mano, mentre con l'altra si diede da fare strappandole con rabbia gli slip e le fu sopra. Con un colpo di reni fu dentro di lei stringendo ancora di più la presa sui suoi polsi, iniziando a muoversi fino a che non la sentì cedere e arrendersi sotto il suo corpo. Aumentò il ritmo ed emise un gemito soffocato, mentre il suo respiro si faceva sempre più violento. Si lasciò andare sfinito su di lei allentando la presa ai polsi, guardandola negli occhi. Si sollevò da lei e si ricompose, guardando poi Fujiko, che si rannicchiò sul divano piangendo sconvolta mentre si massaggiava i polsi doloranti. Guardò gli indumenti strappati della donna sul pavimento, prese la sua giacca avvicinandosi a lei lentamente e la coprì guardandola negli occhi dispiaciuto, rendendosi conto di quello che aveva appena fatto, dopo aver notato i lividi violacei sui polsi della donna provocati dalla sua presa. 
- Mi… mi dispiace, io... non... - disse avvicinando la sua mano nel tentativo di accarezzarla.     
- Non toccarmi! Non azzardare a toccarmi!- disse lei di risposta ritraendosi, sentendosi profondamente umiliata, con le lacrime che le riempivano gli occhi, guardandolo piena di odio.    
- Sei un bastardo... un maledetto figlio di p… Mi hai trattata come una sgualdrina, perché è quello che hai sempre pensato di me. Mi hai voluto punire, vero? Devi ritenerti soddisfatto, immagino, per quello che mi hai fatto! Non avevi il diritto, sei un essere sadico, un uomo crudele e sadico, ecco quello che sei!-      
-Fujiko, mi dispiace... –
La donna scorse sul divano la sua 357 Magnum e senza esitare tirò giù il cane puntandogliela contro.   
- Io t'ammazzo... non provare ad avvicinarti!-     
- Avanti, fallo…me lo merito per quello che ho fatto. Su, sparami, coraggio, devi solo premere il grilletto! -      
- Ti odio, Jigen... Ti odio per quello che mi hai fatto!- disse lei stringendo la pistola nelle sue mani tremanti pronta a premere il grilletto.  
- Dai, Fujiko, cosa stai aspettando? Fallo, maledizione!- la donna rimase a guardarlo negli occhi, poi abbassò le mani mollando l'arma. Raccolse dal pavimento quel che restò del suo abito coprendosi e si allontanò piangendo. Jigen non disse nulla, rimase immobile guardandola andare via. Sorseggiò ancora del whiskey per poi scaraventare via con rabbia la bottiglia semi vuota. Si rimise seduto tenendosi la testa tra le mani, profondamente in colpa per come l'aveva trattata, ma soprattutto, per come l'aveva posseduta, durante quel rapporto violento anche se totalmente appagante, sentendosi un essere spregevole e ignobile.
 
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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


- Bene, cherie! Vedo che sei già diventata la prediletta di quel Mayer -  
Erano tutti riuniti in salotto per discutere del piano. Lupin notò una Fujiko stranamente assente e dovette richiamarla più volte per riportarla alla realtà. Jigen se ne stava in disparte appoggiato ad una parete col volto accigliato, cercando di nascondere sotto il suo cappello i graffi provocati dalle unghie di Fujiko, guardandola sottecchi di tanto in tanto con le mani in tasca. Goemon aveva notato la tensione tra i due a differenza di Lupin che continuava nel suo discorso ignaro di tutto.    
- Ma cherie, perché quelle maniche lunghe? Di solito sei sempre così sexy!- chiese il ladro notando l'insolito abbigliamento della donna, che consisteva in un golfino largo con delle maniche piuttosto lunghe.  
- Fatti un po’ i cavoli tuoi, Lupin!- rispose secca lei, tirando ancora di più le maniche per nascondere i lividi ai polsi.    
- Calma, calma…non volevo farti arrabbiare! Ma torniamo a noi. Devi giocartelo per benino, Fujiko cara.. devi cercare di farti dire quando e come avverrà la consegna. Poi, sarà un gioco da ragazzi, giusto amici? -   concluse Lupin credendo di essere stato ascoltato dai presenti.             
- Adesso vado a farmi un bel bagnetto caldo... Ah, Jigen.. dimenticavo, eccoti le tue sigarette!- aggiunse soffermandosi dinanzi al pistolero che reagì abbassando di più la testa, rispondendo con un cenno.  
- Per dindirindella! Cos'hai lì, amico? hai litigato con una bella gattina, vecchia volpe? -  disse scorgendo i graffi       
- Cavoli miei!- rispose irritato Jigen.     
- Tutti nervosetti oggi, eh? Sarà il tempo! Ok, io vado. Bye bye! -
Lupin uscì dalla stanza, in cui regnò il silenzio totale, silenzio che Goemon spezzò   
- Vado a meditare... -      
- No, Goemon, aspetta, voglio venire con te! Non ti disturberò, lo giuro!- incalzò Fujiko lasciandolo non poco perplesso.   
- Non c'è bisogno che tu te ne vada, Fujiko, andrò a fare due passi, non rimarrai di nuovo sola con me -   aggiunse Jigen facendo per andarsene ma fu bloccato dal samurai.  
- Perchè ha paura di rimanere da sola con te? Cosa le hai fatto? E perchè ha quei segni sui polsi? Parla, Jigen! -    
- La cosa non ti riguarda, Goemon -      
- Cosa è successo, Fujiko? DIMMELO, DANNAZIONE!- disse nervoso Goemon scrutando Jigen che ricambiava lo sguardo.   
- Se le hai fatto del male, giuro che t'ammazzo, americano!-    
- Perchè non ci provi, samurai? -  
Fujiko si mise in mezzo, poichè l'atmosfera si stava scaldando tra i due, temendo il peggio.
- Basta! Non è successo nulla, Goemon... Abbiamo soltanto litigato come al solito! Non mi ha fatto nulla, lui.. sono stata io a provocarlo dandogli una sberla graffiandolo, tutto qui!- 
Jigen rimase a fissarla non capendo il perchè lo stesse difendendo, andandosene in silenzio dopo essersi scambiato un'ultima fredda occhiata col samurai, che ripose la spada, sguainata per colpire il pistolero.
 
- Lasciala qui... - disse Jigen parlando ad Al, riferendosi alla bottiglia di whiskey.
L'uomo notò l'aria nervosa e tesa e ubbidì senza dire nulla. Buttò giù l'ennesimo bicchiere per poi sbatterlo nervosamente sul bancone, pagò e fece per uscire senza dire nulla.     
- Che ca…! - urlò irritato sentendosi urtato da qualcosa, o meglio, qualcuno.   
- Mi scusi.-     
- Stai attenta a dove vai, mocciosa!-     
- Ehi! Ho chiesto scusa, ma che le prende? -  
Jigen non rispose, intento ad accendersi una sigaretta, limitandosi a guardarla serio. Claudia ricambiò lo sguardo.   
-Ma lei è sempre così nervoso? -  ancora silenzio  - Le va di fare... che ne so.. due passi? -       
- Perchè? - rispose il pistolero buttando via il fumo, appoggiandosi ad una parete mentre giocherellava con la sigaretta spiegazzandola, guardandola curioso.       
- Non so… Per rilassarsi, ad esempio! Credo che lei ne abbia bisogno.. e tanto, a giudicare da come sta torturando quella sigaretta! -  
Jigen guardò d'istinto la sigaretta spiegazzata abbozzando un sorriso    
- Può darsi, ragazzina-           
- Allora? -      
- Allora, cosa? -      
- Andiamo, su, non faccia il difficile -           
 - Te l'ha mai detto nessuno che sei una rompiballe? -     
- Si... lei! -     
- Ah! Bene! -     
- E andiamo... deve farsi pregare? -   
Si lasciò convincere. Fecero una bella, lunga passeggiata rilassante nonostante quella zona malfamata di New York. Era da tempo che non provava più una sensazione del genere: stare bene con qualcuno e quella ragazza incontrata per caso ci riuscì alla grande.   
-Mi sa che lei è un brav'uomo -      
- Cosa te lo fa pensare? -      
- Beh, se non lo fosse non avrebbe cacciato via quell’energumeno e si sarebbe fatto i cavoli suoi! -     
- E tu pensi che uno che gironzola da queste parti e che va in giro con una pistola sia un brav'uomo? No, ti sbagli, ragazzina: io non sono un brav'uomo -      
- Non ho detto che lei è onesto, ma un brav'uomo…è diverso -     
- Se non sbaglio ti avevo detto di non darmi del lei, è una cosa che detesto! -       
-Mi viene difficile dare del tu ad una persona più matura di me, come lei. Non me ne voglia, ma non ci riesco! Posso sapere quanti anni ha?-        
- Io? Beh… Ne ho cinquanta suonati, ragazzina! -      
- Se li porta bene però, non che siano molti, ma a giudicare da tutte le sigarette che fuma! E' un tipo giovanile…un bell'uomo! Ho conosciuto cinquantenni fumatori che ne dimostrano molti di più, lei ne dimostra.. una quarantina?-
 Jigen si lasciò sfuggire una risata.    
- Grazie, ragazzina! Ok…Vada per il "lei", te lo concedo. Piuttosto… domanda per domanda,sempre che non sia indiscreto, che diavolo ci sei venuta a fare in un postaccio simile? -       
- Sto cercando mio padre -        
- Tuo padre? Qui? Sei sicura di quello che dici? Qui trovi solo avanzi di galera! -      
- L'unica cosa che so di lui è che ha vissuto qui, poi, del resto, non so più nulla -          
- Bene! Stai cercando un ago in un pagliaio, ragazza mia! -    
- Beh, non mi arrenderò! -      
- Sei una ragazzina coraggiosa, ma la vedo dura. Non è facile vivere qui, e se tuo padre è di qui, beh... mi auguro solo che non sia una brutta esperienza conoscerlo, in tutta sincerità! -     
- Non so a cosa vado incontro. Voglio soltanto vedere in faccia l'uomo che ha il mio sangue nelle vene e, soprattutto, sapere il perchè abbia abbandonato mia madre, perchè secondo me, è andata così -      
- Sai il fatto tuo.... ehm...come hai detto che ti chiami? -    
- Claudia -    
- Uh, Claudia. Beh, tua madre non ti ha mai accennato nulla? Voglio dire, perchè non te ne ha mai parlato? -  La ragazza abbassò lo sguardo intristendosi    
- In verità, io non ho mai avuto il piacere di conoscerla, mia madre. E' morta subito dopo la mia nascita per delle complicazioni durante il parto -      
- Mi dispiace-      
- Ho vissuto con un amica della mamma. Lei, Gloria, mi ha cresciuta come se fossi sua parlandomi di lei. Si, posso dire che Gloria mi ha fatto conoscere mia madre... doveva essere una donna straordinaria, ma per colpa mia... lei... - disse scoppiando in lacrime.    
- Ehi, non dire stupidaggini, ragazzina! Non è stata colpa tua, non devi sentirti in colpa! -     
- Avrei voluto una famiglia normale. Avrei voluto averla accanto... e mi sono sentita così sola a volte -.    
Il pistolero rimase ad ascoltare in silenzio la ragazza, rivedendo in un certo senso se stesso e diventando improvvisamente rattristato, malinconico e pensieroso.     
- Cosa c'è? -                              
- C…cosa? -     
- A cosa sta pensando? -  
Jigen fece una breve pausa guardando la ragazza, poi sospirò     
- Ti capisco… Capisco cosa vuol dire stare da soli, ecco cosa c'è -     
- Che vuole dire? –
Un'altra breve pausa
-Ho vissuto in orfanotrofio io e capisco cosa vuol dire non avere genitori, ecco... -     
- Li ha persi? -     
- No-    
- Credo di aver capito. E...non ha mai pensato di cercarli? -  
Jigen si lasciò sfuggire un sorriso amaro    
- No. Se mia madre ha deciso di abbandonarmi in fasce, vuol dire che per lei io ero solo una scocciatura, niente di più, niente di meno. La stessa cosa mio padre -      
- Non ha mai avuto la curiosità di conoscerli, almeno? -     
- A volte, ma non più di tanto -      
- Dev'essere stata dura. Deve aver sofferto parecchio lei, le si legge negli occhi. Ha lo sguardo triste e malinconico, ma umile, di un uomo buono -   
Si limitò a ricambiare lo sguardo, rimanendo sorpreso dalle sue parole, visto che di solito, la maggior parte della gente, leggeva nel suo sguardo solo freddezza e cinismo. Prese una sigaretta che pose tra le labbra, ma la ragazza gliela tolse senza esitare lasciandolo perplesso.   
- Lei non ha bisogno di queste -     
- Cosa?-     
- Lei ha bisogno di qualcuno che le dia dell'affetto, di sentirsi amato, non di queste! - fece per parlare ma non disse nulla. Stranamente non reagì arrabbiandosi come di solito faceva con Lupin, rimanendo in silenzio, ricambiando lo sguardo sorridente della ragazza.  
- E' mai stato innamorato? Voglio dire, è mai stato sposato o cose del genere, tipo...avere una famiglia?... Dio! Mi scusi.. sono troppo curiosa, non volevo entrare nella sua...-    
- No, no... tranquilla! Comunque, no, non sono sposato e non lo sono mai stato, ma ho avuto diverse storie importanti nella mia vita, quello si! -            
- Come mai non lo ha fatto? -    
- Cosa, sposarmi? –
Lì per lì non sapeva cosa rispondere, non sapeva come spiegare a una adolescente che uno come lui, dopo aver fatto il cecchino, lavorato per la mafia e poi intrapreso la carriera di ladro, non era affatto il tipo adatto per avere una famiglia, una casa fissa, con tanto di figli a carico.  
- Il matrimonio non fa per me! -  si limitò a rispondere sorridendo.     
- Scommetto che quel cappello lo usa per nascondersi! -  disse improvvisamente la ragazza    
- Che dici? Che cosa dovrei nascondere, io? -      
- Il suo stato d'animo! E come se lei si nascondesse non volendo apparire per quello che è veramente, dando un'altra impressione di sè –
Sentì uno strano senso di imbarazzo, come se quella ragazza avesse messo a nudo la sua anima. Abbassò lo sguardo confermando inconsciamente quello che la ragazza gli aveva appena detto.     
- Andiamo? S'è fatto tardi -      
- Si -    
- Ti auguro di trovarlo, tuo padre, anche se credo sia un'impresa non poco ardua, ma tu sei caparbia, Claudia, credo che riuscirai in questa missione -     
- Grazie! E' stato un piacere conoscerla. Spero di rivederla presto! -      
- Piacere mio, "mocciosetta"! - disse lui sorridendo, arruffandole affettuosamente i capelli.
 
Se ne stava da solo seduto sul divano fumandosi una sigaretta, prese la sua pistola iniziando a smontarla, lucidando e lubrificando con cura ogni singola parte. Lo faceva spesso, in particolar modo quando era nervoso e in quel momento lo era. Smontava e rimontava la sua 357 Magnum, la puliva e la lucidava: per lui era una sorta di antistress. La rimontò, facendo poi roteare il tamburo, mettendolo in posizione con un deciso scatto del polso e allungo il braccio prendendo ipoteticamente la mira. Abbassò l'arma scorgendo dinanzi a sé una figura.
- Tratti quella pistola come se fosse un cimelio prezioso! - disse Fujiko osservandolo freddamente.   
- Mi è sempre stata fedele, lei, al contrario di certe donne! - rispose allusivo il pistolero, ricambiando lo sguardo.  
Fujiko gli si avvicinò di più abbassandosi e trovandosi faccia a faccia con Jigen che rimase a guardarla spiazzato 
- Già, dimenticavo, tu sei quello che pensa che tutte le donne siano una più sgualdrina dell'altra, vero Jigen? Non sopporti il fatto che io possa essere una ladra a modo mio, perche sei sempre lì, pronto a giudicarmi! Ma chi diavolo ti credi di essere? Tu non sei nessuno... non sei proprio nessuno per giudicarmi. Ti credi forse migliore di me o pensi che tu possa fare la qualsiasi cosa e prenderti quello che vuoi solo perchè sei un uomo? No, caro... Non funziona così! Io sono una ladra, proprio come te. Mettiti bene in testa una cosa, Jigen: non mi farò mettere i piedi in testa da nessun uomo, a maggior ragione da te. Io non ho padroni e faccio quello che cavolo mi pare e non permetto a nessuno di giudicarmi! Dovresti pensare a quello che sei tu, a quello che mi hai fatto, bastardo! Sei un misogino maschilista e un falso moralista, ecco quello che sei!- 
Jigen rimase serio e in silenzio a guardare la donna negli occhi mentre diceva quelle parole piene di odio e disprezzo nei suoi confronti, rimanendo anche colpito dalla bellezza del suo volto a pochi centimetri da lui    
- Ti odio, maledetta carogna!- concluse Fujiko con rabbia dandogli un violento schiaffo.
Sospirò serrando le mascelle, innervosito da quel gesto, ma non disse e non fece nulla.   
- Fujiko! - Goemon spezzò quell'attimo avvicinandosi e Fujiko, senza aggiungere altro, si allontanò lasciando i due uomini da soli. Il samurai si avvicinò al pistolero, che ricambiò lo sguardo      
- Sta’ lontano da Fujiko, Jigen! -   
Il pistolero si limitò ad alzarsi, giocherellando con la sua pistola facendola roteare in mano, sfidandolo con lo sguardo con un mezzo sorriso sarcastico.       
- E' bella Fujiko, vero Goemon? Sta’ attento a non rimanerci fregato. Quella donna e così dannatamente pericolosa, oltre ad essere eccitante da morire! - Goemon di risposta, sfoderò la sua katana puntandola con un veloce scatto alla gola di Jigen, che impallidì.   
- Te lo dico un’ultima volta, Jigen: stai lontano da Fujiko! -  
Il pistolero deglutì, pietrificato e in silenzio. Sentiva la punta della spada pungergli la gola, poi, lentamente, prese una sigaretta dalla tasca della sua giacca, accendendola col mozzicone, ormai consumato, della precedente, sorridendo ironicamente.    
- Senti, Goemon, ci siamo sempre rispettati e comportati da buoni amici e non mi sembra proprio il caso di litigare per una donna, soprattutto se si tratta di Fujiko Mine. Anzi, se la cosa può interessarti, sappi che non me ne è mai fregato un bel niente di quella femmina! - concluse per poi allontanare con la mano la spada di Goemon dalla sua gola e se ne andò lasciando il samurai da solo. Non poteva certo discolparsi e lei aveva tutte le ragioni per odiarlo, quello che le aveva fatto non aveva scuse. Di certo non era sua intenzione punirla, non in quel modo, anche se tutto nacque dal fatto che lui l'aveva offesa, trattata male, sfogato la sua rabbia e il suo odio nei suoi confronti e anche dal fatto che aveva bevuto un po’ troppo, ma tutto ciò non poteva essere una scusante. Una bottiglia di whiskey non poteva giustificare il fatto di aver abusato di lei, di averla stuprata; non era ubriaco a tal punto da non capire quello che stava facendo, non che fosse completamente lucido in quel frangente, ma cosciente si.
 
- Salve! - 
Alzò lo sguardo riconoscendo la voce, incontrando gli occhi sorridenti di Claudia e rispose abbozzando a malapena un sorriso.     
- Mi fa piacere rivederla, anche se viene qui per quella roba! - disse la ragazza indicando la bottiglia di whiskey storcendo il naso in segno di disapprovazione.
Il pistolero non disse nulla.   
- Ma cos' ha, oggi? - chiese poi la ragazza notando l'espressione più giù del solito dell'uomo, avvicinandosi e alzando la tesa del cappello per guardarlo meglio negli occhi. Al guardò zitto la scena ammirando il coraggioso gesto conoscendo il carattere un po’ burbero da orso di Jigen, ma rimase sorpreso emettendo un sospiro di sollievo, vedendolo stranamente addolcirsi in un sorriso.   
- Sa che lei ha un sorriso meraviglioso? Dovrebbe sorridere più spesso! -     
- Non ho mai dei motivi per sorridere -        
- C'è sempre un motivo per farlo! Guardi sempre il lato positivo delle cose! -      
- Nella mia vita, non ho molti lati positivi, sai? -        
- Non crede di essere un po’ troppo pessimista? - 
Jigen sorrise   
- Solo realista, ragazzina, soltanto realista -      
- La realtà la si vede come si vuole! Deve solo vedere al di là delle cose. Per prima cosa, lasci stare quel whiskey!- 
Claudia tolse dalle mani del pistolero il bicchiere posandolo sul bancone e lo trascinò fuori dal locale prendendolo per mano.    
- Ma che diavolo... -     
- Mi faccia visitare questo posto! Sono sicura che c'è anche del bello oltre ai soliti "avanzi di galera" come li chiama lei! -  
Lì per lì rimase perplesso, poi si arrese allo sguardo genuino di quella ragazza.       
- Uh… Vediamo un po’... Va bene, vieni con me! - 
Fecero parecchia strada a piedi raggiungendo poi un vecchio porticciolo con poche barche e la vista meravigliosa dei grattacieli di New York e la Statua della Libertà ne era la più assoluta protagonista.    
- Questo è l'unico posto bello che conosco qui. Ci venivo spesso da ragazzo e ci vengo ancora adesso quando ho bisogno di starmene per i cavoli miei, quando mi trovo da queste parti -       
- E' fantastico! Veramente fantastico! Ha visto che tutte le cose hanno il suo lato buono? -  
Jigen sorrise, soffermandosi a guardare il volto della giovane, notando un qualcosa a lui familiare: quei suoi occhi di un verde intenso, il suo sorriso e le lentiggini sul naso.   
- Perchè mi guarda in quel modo? - gli chiese la ragazza notandone l'aria malinconica.     
- Cosa? No, scusami... e che tu... mi hai ricordato una persona-     
- Davvero? Era importante per lei? -     
- Si, lo era tantissimo -     
- Era innamorato di lei? -   
Jigen annuì mentre disperse il suo sguardo sul mare nel punto più lontano. Improvvisamente si tolse il cappello e lo mise a Claudia guardandola sorridendo, mentre la leggera brezza marina gli scompigliò un po’ i capelli facendogli scivolare qualche ciocca del suo folto ciuffo sul volto. La ragazza ricambiò lo sguardo sorridendo a sua volta, alzando la tesa del cappello che le copriva quasi totalmente gli occhi.               
- E' la prima volta che la vedo senza cappello! -                   
- Davvero? -     
- Si, è devo dire che sta decisamente meglio. Questo cappello le dà un'aria un po’ cupa… lei non è così! -     
- Credi? -       
- Si, decisamente. Con quel cappello, ricorda tanto uno di quei gangster anni trenta dei film! -      
- Uh! Interessante! -  esclamò Jigen sorridendo.   
- Posso farle una domanda indiscreta? Lo so che ne ho già fatte abbastanza, ma... -    
Jigen rise rassegnato.                                  
- Spara! -                    
-Cosa fa lei? Cioè...perchè una persona come lei si trova da queste parti? Non mi sembra un criminale, anzi! -       
- Vedi, figliola... a volte si fanno scelte sbagliate nella vita e non sempre si può cambiare o rimediare. Io ho fatto scelte sbagliate; non ho riflettuto abbastanza di quello che potevo pigliarmi in futuro e sai quante volte ne ho pagato le conseguenze? Purtroppo, anche se volessi cambiare vita, è totalmente impossibile per me farlo, capisci che intendo dire? -    
- Credo di si – 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Goemon aveva preparato tutto, oltre a ricetrasmittenti varie, anche la psicologia, pronto a trasformarsi in uno scagnozzo a dovere. 
- Aspetta, Goemon! - lo fermò Lupin improvvisamente   
- Cosa c'è? -     
- C'è che andrà Jigen al posto tuo! Lui è più preparato in questo genere di cose! -    
- Cosa? Ma... Lupin! -    
- Niente “ma”, Goemon! Jigen saprà essere molto più convincente di te, quindi andrà lui! -  
Goemon non osò parlare, cercando di nascondere la sua disapprovazione a quell'improvviso cambio di programma. Jigen arrivò all'improvviso, guardando dritto in faccia il samurai con una leggera aria di soddisfazione.          
- Allora, Jigen, conto su di te, amico! Adesso vai! -     
- Ok capo! - rispose ironico il pistolero sorridendo sornione, abbassandosi la tesa del cappello mentre passava davanti Goemon, che rimase in assoluto silenzio.
 
- Ho sentito molto parlare di te, Daisuke Jigen. Dicono in giro che sei un ottimo tiratore, forse il migliore nel campo della malavita! -     
- Tolga il “forse”! - 
Mayer piegò un angolo della bocca in un sorriso ironico e compiaciuto.   
- Bene, bene! Mi piaci…Credo proprio che ti metterò alla prova, ho bisogno di uomini come te! Ma, attento a quello che fai! Sappi che non sono il tipo magnanimo che sa perdonare. Non sopporto i traditori e quindi... mi scoccerebbe perdere un ottimo elemento come te, non so se sono stato chiaro!-    
- Chiarissimo, signor Mayer! -     
- Roger, tesoro! - esclamò Fujiko avvicinandosi all'uomo, rimanendo sorpresa nel vedere Jigen anzichè Goemon, ma senza darlo a vedere    
- Fujiko cara! Lascia che ti presenti la mia cara amica Fujiko, Jigen! -     
- Incantato, signorina Fujiko! -  disse con un sorriso, facendo il baciamano alla donna che ritrasse la mano quasi con sdegno, ricambiando il gesto con un finto sorriso.    
- Sei bellissima, come sempre, mia cara! -     
- Grazie, tesoro! -  rispose la donna baciandolo. 
Jigen si voltò di spalle a quella scena, innervosito e disgustato.   
- Bene! Io devo andare... gli affari mi attendono! Se vogliate scusarmi, io mi congedo! Jigen, tu tieni d'occhio la villa... non si sa mai -.
L'uomo uscì dalla stanza lasciando i due da soli. Jigen si aggirava per la stanza con le mani in tasca, ammirando il ricco e lussuoso arredamento.   
- Però! Si tratta bene quel bastardo! -         
- Si può sapere che diavolo ci fai tu qui? Doveva esserci Goemon al posto tuo! -      
- Cambio di programma, tesoro! -  rispose l'uomo versandosi uno scotch 
- Ne vuoi, bellezza? -     
- NO!-    
- Mmmmh! Che caratterino! E poi sarei io quello scorbutico! -    
- Non ti tollero! Ti detesto!-     
- Se la cosa può consolarti, dolcezza, sappi che la cosa è reciproca! -      
- Non chiamarmi dolcezza!-    
Jigen sbottò a ridere   
- Non ti fa piacere, ricevere complimenti, Fujiko cara? -     
- Senti, smettila di sfottere... mi dai sui nervi!-      
- E chi ti sfotte? Io cerco solo di essere gentile...potresti provarci anche tu, Fujiko! -        
- Sei un uomo insopportabile! -  
Jigen si lasciò andare su una poltrona, dopo aver finito il suo scotch, ma non posò il bicchiere, ci giocherellava nervosamente diventando serio all'improvviso.   
- Fujiko, sta’ attenta, quell'uomo è pericoloso -     
- Ma senti un po’ chi parla! Da quale pulpito mi viene la predica! Tu forse ti sei scordato di avermi stuprata? Mi hai violentata, senza avere un briciolo di pietà! Ti sei divertito a dovere, vero? Ti è piaciuto umiliarmi e trattarmi come una puttana!-    
- Ero ubriaco... -    
- Dovrei perdonarti per questo? -     
- No- rispose alzandosi, voltando le spalle alla donna - Di certo non volevo punirti..non era mia intenzione. Mi dispiace, Fujiko - concluse posando il bicchiere sul vassoio per poi andarsene lasciandola da sola.      
- Maledetto… -  disse lei a bassa voce mentre lo osservava andare via per poi scoppiare in lacrime.
-Lupin, riesci a sentire nulla? -      
- No, Goemon! E' come se non fosse attivo -   
- E se quell'aggeggio non funzionasse? -    
- Calmati, Goemon.. non c'è nulla da temere, Jigen saprà cavarsela, vedrai -  
Lupin rimase ad osservare Goemon, notandone un eccessivo nervosismo, cosa che il samurai cercava di controllare e nascondere con scarsi risultati.             
-Ehi, Goemon, rilassati... Dovresti fare una delle tue "meditatine", amico mio! -      
- Smettila di scherzare, Lupin! E se succedesse qualcosa? -     
- Ti ho detto che c'è Jigen, non preoccuparti, lui è in gamba, lo sai anche tu! Sicuramente non avranno avuto il bisogno e l'esigenza di accendere il microfono -     
- Certo!- rispose innervosito il samurai nel sentire quel nome.
 
- Sono stufa di rimanere chiusa in questo posto! Mi domando perchè quell'uomo mi fa stare qui da sola! -     
- Fujiko, quello ha una doppia vita, se ancora non l'avessi capito.  Va a farsi i fatti suoi, per poi ritornare dalla sua cara amante -     
- E' un giorno intero che faccio la reclusa, per di più con te in giro! -     
- Mi dispiace che sia io e non Goemon a farti la dovuta compagnia, bellezza! -     
- Va’ al diavolo!-  disse Fujiko tra i denti con disprezzo, allontanandosi.    
- Jigen, sei qui-  il pistolero si voltò di scatto sentendosi chiamare, trovandosi di fronte Mayer       
- Si, capo? -      
- Successo qualcosa in mia assenza? Sai come vanno queste cose…ho anche una moglie da "accontentare"! Tra uomini ci si intende, vero? -  Jigen si irrigidì in volto, abbassando lo sguardo e ringraziando il suo fidato cappello di aver nascosto la sua furiosa espressione, visto che conosceva e rispettava Mary, ignara di avere per marito un tipo così spregevole e meschino. Risollevò lo sguardo, sforzandosi con tutto se stesso di fare un sorriso di complicità anche se mal riuscito   
- Sì, certo! -    
- Roger caro, sei ritornato, tesoro! Non sai quanto mi sei mancato! -  li interruppe Fujiko buttando le braccia al collo dell'uomo baciandolo. 
Jigen assistette disgustato a quella scena, versandosi poi del whiskey che buttò giù d'un fiato. Sbattè il bicchiere sul vassoio e si allontanò. Avrebbe piantato volentieri una pallottola in fronte a quell'uomo e, ancor più volentieri, avrebbe voluto schiaffeggiare Fujiko. Uscì a fumarsi una sigaretta, affacciandosi su un enorme terrazzo a prendere una boccata d'aria, ne aveva più che bisogno. 
- Senti, Jigen, ho capito che sei un uomo fidato, perciò domani verrai con me. Ho bisogno della tua presenza. Io devo andare, ma con Fujiko non sei da solo, se vuoi, puoi anche divertirti un po’ con lei, sono generoso io! -  Non rispose, si limitò a guardare allibito quell'uomo, se lo avesse fatto, di certo non si sarebbe limitato a dire "sì, capo", rimanendo anche sorpreso dal fatto di non sapere cosa lo trattenne dallo spaccargli la faccia.  Rimase da solo e decise di raggiungere Fujiko per metterla al corrente, magari l’indomani avrebbe sicuramente saputo di più sul carico, sperando che quell'assurda avventura sarebbe finita presto. Entrò in camera sua dopo aver bussato, trovandola seduta sul letto girata di spalle. Rimase per un attimo in silenzio a guardarla con le mani in tasca, poi prese una sigaretta e l'accese    
- Domani andrò con lui, sperando di scoprire qualcosa -  la donna non rispose    
- Beh? Potresti almeno dirmi qualcosa, dannazione!-      
- Cosa vuoi che ti dica, accomodati e fa come ti pare? -     
- Cosa diavolo dovrei fare, sentiamo! -     
- Hai capito benissimo cosa voglio dire!-     
- Senti, Fujiko... Ho fatto una cazzata madornale, lo ammetto, ma ti ricordo che ero ubriaco, e da ubriachi si fanno spesso cose senza senso! Sappi, bellezza, che non sei il mio genere di donna e quindi non mi fai nè caldo, nè freddo! Non mi interessi, chiaro? E poi, non ti basta il tuo stradannatissimo Roger? Ti sei scopata anche lui, vero? -  concluse quasi fuori di sè  
- Non ti interessa!! Cos'è, sei geloso per caso? Per essere un uomo disinteressato ti interessi fin troppo, mi sembra!-    
- Allora te lo sei fatto!Brava, complimenti!-    
- E anche se fosse? - disse lei alzandosi e avvicinandosi a lui come per sfidarlo.
Jigen non rispose, ma si irrigidì tirando una profonda boccata dalla sigaretta che stringeva nervosamente tra i denti, ricambiando lo sguardo della donna.  
- La mia vita non ti interessa; quello che faccio non ti interessa! Sparisci, sei solo un essere spregevole!! Ti odio!- concluse lei tirandole uno schiaffo. Ripetè il gesto, ma Jigen le bloccò il polso  
- Tieni giù le mani, dolcezza o mi dimenticherò di trovarmi davanti ad una donna, mi hai capito, Fujiko? - 
La donna reagì istintivamente, parandosi una mano davanti il viso, iniziando a piangere e tremare, avendo paura, gesto che stranì Jigen.   
- Fujiko, perdonami…io... non penserai che io voglia picchiarti! Sai che non farei mai una cosa del genere! - la donna scoppiò in lacrime, buttandosi sul letto e lui si avvicinò scorgendo un livido semicoperto dai folti capelli della donna   
- Che...che diavolo t'ha fatto quel bastardo? - disse scostandole i capelli dal viso con delicatezza   
- No!! Questo è troppo! Quel figlio d'un cane adesso dovrà vedersela con me -        
- No, Jigen... manderai tutto all'aria - lo fermò lei visto che Jigen mise mano alla sua Magnum intenzionato ad uccidere Mayer.  
L'abbracciò e rimase in silenzio mentre lei gli si aggrappò singhiozzando, poi riprese parola    
- Ma perchè l'ha fatto? -     
- Io non volevo.... e lui... E' stato disgustoso, orribile... - 
Ripensò a se stesso, sentendosi ancora più in colpa e sospirò chiudendo gli occhi stringendola ancora di più a sè    - Jigen, non lasciarmi da sola, per favore, non lasciarmi -       
- Non preoccuparti, non ti lascerò più da sola, io ti starò vicino. Se quel bastardo osa metterti un solo dito addosso, giuro che gli farò pentire di essere venuto al mondo! - 
Le accarezzò i capelli, provando per lei una profonda tenerezza nel vederla così fragile, sentimento che non aveva mai provato per quella donna che aveva sempre reputato falsa, ipocrita, traditrice e di "facili costumi"
   - Fa’ vedere - disse sollevandole il viso per vedere meglio il livido sullo zigomo vicino l'occhio che era gonfiato leggermente e istintivamente baciò la parte lesa con delicatezza, prendendole il viso tra le mani.
Fujiko rimase in silenzio calmando il pianto, perdendosi nello sguardo dispiaciuto di Jigen che rimase per qualche secondo a fissarla negli occhi mentre le asciugava le lacrime.   
- Non è niente. Passerà... - disse scostandosi improvvisamente da lei, prendendo un'altra sigaretta accendendola    
- Io starò in guardia, non preoccuparti. Non posso starti appiccicato o capirà qualcosa, ma veglierò su di te - detto ciò, uscì dalla stanza lasciandola nuovamente sola.
Fece una breve passeggiata nel vasto giardino che circondava la villa, Mayer non c'era e, visto che si trovava da solo, pensò che quella era una buona occasione per mettersi in contatto con Lupin e Goemon 
- Ehi..Lupin.. ci se.... -    
- Finalmente, Jigen! Era ora che ti facessi sentire! Ma che diavolo hai in quella zucca? -    
- Scusami, Lupin.. non.. c'è stata occas... -    
- Non sapevamo che diavolo pensare!! Dannazione... -   
 - Ho capito... mi fai p.... CAZZO, MI FAI PARLARE, DANNAZIONE? Non farmi urlare o mi sentirà qualcuno, razza di deficiente! Domani andrò con Mayer sperando che quel figlio di buona donna mi faccia sapere quello che ci interessa! Adesso devo chiudere, mi farò sentire io -
Fu una giornata a dir poco stressante. Si sedette sul letto e decise di fumarsi un'ultima sigaretta prima di dormire. Posò la sua 357 Magnum sul comodino insieme al pacchetto di Pall Mall e lo zippo e si slacciò la cravatta. Si alzò dal letto, tirò un' ultima boccata prima di spegnere il mozzicone iniziando a sbottonarsi la camicia. Decise di radersi; almeno si sarebbe un po’ rilassato. Si tolse la camicia e si diresse in bagno, si guardò allo specchio e si spalmò della schiuma da barba sul viso, ricacciò indietro il folto ciuffo ed iniziò a radersi collo e baffi. Uscì dopo essersi rinfrescato il viso col dopobarba e si distese sul letto a pensare. Improvvisamente sentì dei passi, poi qualcuno bussò ed apri la porta.    
- Ji-Jigen... sono io!-  disse terrorizzata Fujiko, visto che l'uomo la bloccò con uno scatto da dietro, puntandogli la pistola sul viso.             
- Fujiko! Che diavolo ci fai qui? -    
- Oddio... quasi mi facevi prendere un colpo! -             
- Sai che non posso abbassare la guardia. Non mi aspetto visite, perciò... mi regolo un po’ come mi pare prendendo qualche piccola precauzione. Mi dispiace averti spaventata -    
- Non mi andava di stare da sola -    
- Capisco - disse indifferente posando la pistola e prendendosi una sigaretta accendendola.   
Fujiko rimase ad osservarlo per qualche secondo prima di riprendere la parola.  
- Ti dispiace se rimango qui? Non vorrei che quel verme tornasse e... -    
- Fa’ un po’ come ti pare! -    
- Mi sento più sicura con te che... -  Jigen si voltò di scatto a quelle parole     
- L'hai detto tu che non ti faccio nè caldo nè freddo, no? Dovrei star tranquilla -     
- Già! Puoi stare tranquilla, bellezza! Averti qui non mi fa nessun effetto, fidati! -     
- Sei sempre il solito, insopportabile, bastardo -    
- Hai finito? -   
- Ti odio!-     
- Senti, Io dormo su quella poltrona, ti cedo il letto -   
Fujiko rimase spiazzata nel vederlo neutrale; in fondo, lui era sempre stato cosi, solo che si aspettava una reazione diversa, che s'arrabbiasse, invece niente.          
- Ti va? -  disse offrendole una delle sue sigarette   
- Perchè? -    
- Così! Perchè volevo offrirten… -     
- Non girarci intorno, Jigen! Perchè ti stai comportando così con me? Mi hai sempre odiato, no? Avresti potuto sbattermi fuori e fregartene come hai sempre fatto, invece no! Perchè? -    
Jigen rimase a guardarla senza rispondere, poi si rigirò di spalle.  
- E guardami quando ti parlo! Non ti permetto di ignorarmi!- disse Fujiko perdendo la calma, ponendosi davanti a lui che rimase a fissarla in silenzio.   
- Cos'è, ti faccio pena? Hai pietà di me? Non ho bisogno della tua pietà, visto che mi hai sempre considerato una sgualdrina e come tale m'hai trattata! -    
- Fujiko, calmati... -    
- NO! Non mi calmo!! Non te n'è mai fregato nulla di me... Ma va’ al diavolo!- 
Si calmò, rimanendo sconfitta dal silenzio di Jigen.    
- Vado a farmi una doccia, ti dispiace? -      
- No, fa’ pure - 
Sorrise nel sentirla canticchiare sotto la doccia, la sua voce era piacevolmente dolce e melodiosa. Si sdraiò nuovamente sul letto e chiuse gli occhi visualizzando l' immagine del suo corpo nudo, bagnato dall'acqua della doccia. Prese un'altra sigaretta, l'accese e ne aspirò una profonda boccata cercando di scacciare dalla sua mente quell'immagine. 
- Adesso mi sento meglio - 
Riaprì gli occhi nel sentire la voce di lei e rimase a guardarla: il suo corpo avvolto in un piccolo telo da bagno, la sua pelle ancora bagnata, i suoi capelli gocciolanti. Si alzò nervosamente dal letto e si girò dando nuovamente le spalle alla donna     
- S-se vuoi, vado a fare un giro mentre tu... -      
- Non c'è bisogno che te ne vada. Puoi rimanere qui, hai detto espressamente che non ti faccio nessun effetto, no? -   
Non rispose, rimase girato di spalle mentre continuava a fumare, passandosi una mano tra i capelli col fare agitato. Fujiko gli passò davanti, notando la sua tensione   
- Cos'hai, Jigen? Come mai sei diventato improvvisamente nervoso? -     
- C-cosa? Niente…Non sono affatto nervoso -     
- Non ho mai conosciuto un uomo tanto orgoglioso e bugiardo, in vita mia-    
- Perchè? -    
Fujiko rise divertita guardandolo negli occhi per poi abbassare lo sguardo all'altezza del cavallo dei pantaloni.  
- Voi uomini sapete mentire con le parole, ma non col corpo! -   
Jigen distolse lo sguardo da lei vistosamente imbarazzato, rendendosi conto di cosa notò Fujiko in lui, tirando l'ultima profonda boccata dalla sigaretta, consumata in fretta. 
- Sei spudoratamente bugiardo -  ripeté la donna sorridendo maliziosamente, sfiorando con la mano il torace nudo dell'uomo    
- Falla finita, Fujiko! -      
- Cos'è, hai paura di me? -  
Continuò mentre lo sfiorava ancora scendendo con la mano   
- Per Dio! La vuoi piantare? -     
- Non sei molto bravo a mentire, Jigen -    
- Perchè, lo stai facendo? -    
- Cosa sto facendo? -    
- Provocarmi! Perchè diavolo sei venuta qui? -    
- Dovresti essere un po’ più coerente con te stesso, mio caro! -  
Jigen rimase ad osservarla, cercando di apparire il più freddo e distaccato possibile.   
- Finiscila! -    
- Non vuoi che smetta, vero? Sii sincero... ammettilo che mi desideri-  disse piano avvicinandosi a lui, offrendogli la sua bocca ed il suo corpo, mentre lasciò scivolare il telo da bagno sul pavimento, stringendosi ancora di più a lui. Respirò forte guardandola negli occhi, cedendo poi a se stesso e a quella donna che si offriva a lui consenziente. Le sfiorò il volto con le labbra per poi baciarla avidamente, stringendola a se quasi a farle male, accarezzandola su tutto il corpo. Si, Fujiko aveva ragione: la desiderava e l'aveva sempre desiderata, lasciandosi andare stavolta, a quella passione che aveva sempre soppresso, visto che più volte la donna lo aveva tentato, rifiutandola per diffidenza e per quell'odio reciproco che c'era sempre stato. Adesso era lì tra le sue braccia, pronta a placare la sua fame e la sua sete. L'appoggiò con le spalle contro una parete continuando a baciarla, spingendosi contro di lei, facendole sentire la sua virilità. La sollevò, ponendo le braccia sotto le sue gambe, baciandole il corpo, strappandole un gemito. Decise di fermarsi, guardandola negli occhi, sorridendo sadico nel vederla implorare di continuare. La portò sul letto, facendola sdraiare e l'osservò inarcare la schiena, pronta ad accoglierlo in sè. Le accarezzò le gambe partendo dalle caviglie, percorrendo tutta la loro lunghezza, prendendola poi per i glutei, sollevandola verso di sè e vi si pose in mezzo, pronto ad accontentarla, e lo fece fino a che non si fermò nuovamente vedendola soffrire e implorarlo, continuando quel gioco sadico, per poi riprendere quell'amplesso impetuoso, quasi violento, fino a sentirla godere, spingendosi ancora di più in lei fino a raggiungere anch'egli il piacere. Fujiko si lasciò andare sfinita appoggiandosi sul suo petto, accoccolandosi soddisfatta mentre lui si accendeva una sigaretta, rilassandosi con la prima boccata.    
-Non credevo fossi così passionale, Mr. Magnum! -     
- Che c'è, lo sai che non sono impotente? -    
- Beh, mi hai sempre rifiutata! Posso pensare qualsiasi cosa, no? -  
Jigen si lasciò sfuggire una risata ironica.   
- Hai voluto costatare la cosa, forse? O magari volevi vedere chi tra me e Goemon ti dà più soddisfazioni a letto? -  
Fujiko si irrigidì scostandosi da lui, sentendo salire le lacrime che iniziarono a bagnarle il viso, sentendosi umiliata. Jigen si alzò dal letto.   
- Vado a farmi una doccia - disse poi con la sua solita indifferenza senza neanche guardarla.
Ritornò frizionandosi i capelli con un asciugamano che poi mise sulle spalle. Vide Fujiko piangere e si rese conto di aver esagerato, di averla ferita. Le si avvicinò e sospirando e si sedette sul letto accanto a lei cambiando discorso, iniziando a parlare del colpo e del carico di diamanti     
- Domani spero di scoprire qualcosa, non vedo l'ora di togliermi dai piedi quella testa di cazzo di Roger Mayer! –
 Fujiko si alzò dal letto, visto che Jigen si era messo in piedi controllando la sua pistola se fosse carica e lo abbracciò da dietro     
- Mi piaci, Jigen, mi sei sempre piaciuto. Quando ti dicevo di avere un debole per te non mentivo -     
- Non sei molto fedele al tuo bel samurai! -  disse il pistolero con una sottile ironia   
- Smettila di trattarmi così... -   
Jigen si voltò incontrando i suoi occhi lucidi, rimanendo freddo e in silenzio, cosà che fece innervosire Fujiko, che reagì con l'ennesimo schiaffo, gesto che lui ricambiò d'istinto lasciandola senza parole, per poi afferrarla per la nuca tirandola a sè, baciandola con passione. La fece distendere sul letto, riprendendo a baciarla, sulla bocca, sul collo, sul viso, ripercorrendo con le mani tutto il suo corpo, sentendola fremere ad ogni suo tocco, ad ogni suo bacio, riaccendendo la passione, ricominciando da capo.
Jigen decise di alzarsi dal letto, poichè mancava poco al'alba. Andò a farsi una doccia e dopo essersi asciugato, iniziò a vestirsi. Fujiko dormiva ancora e si soffermò a guardare per qualche momento il suo meraviglioso corpo nudo, percorrendo ogni singolo centimetro di essa con lo sguardo mentre si abbottonava la camicia. La donna aprì gli occhi, rimanendo ad osservarlo in silenzio mentre l'uomo si annodava la cravatta guardandosi allo specchio.    
- Che ore sono? -  chiese sonnecchiante.
Jigen si volto verso di lei dandosi un ultima sistemata al fermacravatta.   
- E' ora di alzarti, bellezza. Se Mayer si accorge che hai passato la notte con me, sono guai -    
- Cos'è, un modo gentile per sbattermi fuori? - 
Non rispose. Prese la giacca e la indossò  
- Rivestiti -   disse lanciandole i suoi abiti    
- Guarda che non sono una prostituta! - 
Jigen continuò il suo indifferente silenzio prendendosi una sigaretta e ponendola tra le labbra accendendola     
- Ma ci senti quando ti parlo? Non puoi farti i tuoi comodi per poi scaricarmi in questo modo! -  
Jigen la guardò, mantenendo la sua solita impassibilità   
- Non sono venuto io a cercarti, Fujiko! -     
- Questo non ti dà il diritto di trattarmi come una qualsiasi sgualdrina da marciapiede!- 
Ancora silenzio. Prese la sua Magnum sistemandola nella cintura sotto la giacca, poi si prese il suo cappello che indossò dopo aver cacciato indietro il folto ciuffo ed uscì dalla stanza come se niente fosse.
Fortunatamente aveva ragione, Mayer aveva dato appuntamento ad un suo affezionatissimo cliente: un mercenario di una certa fama, riuscendo così a scoprire il luogo, la data e l'ora esatta dello scambio. Doveva consegnare un considerevole numero di armi in cambio di quei diamanti che loro dovevano rubare. Ritornarono alla villa e Jigen cercava il momento buono per avvertire Lupin; cosa che non fu del tutto facile, ma alla fine ci riuscì. Fujiko non si fece vedere per il resto del giorno, per poi fare la sua apparizione di sera, visto che Roger Mayer aveva organizzato un party intimo per passare la serata con lei, sfoggiando un meraviglioso abito rosso lungo che fasciava magnificamente il suo corpo, con un ampia scollatura che lasciava intravedere buona parte del suo prosperoso seno  
- Sei meravigliosa, Fujiko cara! -     
- Grazie, Roger! -  
Jigen assisteva da lontano a quello scambiarsi di complimenti e moine varie, lanciando un'occhiata di tanto in tanto per tenere la situazione sotto controllo, sorseggiando nervosamente un brandy. Fujiko abbracciò e baciò Mayer, cosa che, senza un motivo apparentemente valido, irritò Jigen che uscì in terrazza a fumare dopo aver buttato giù d'un fiato il rimanente brandy. Fujiko trovò una scusa e lo raggiunse 
- Sei riuscito a scoprire qualcosa? -     
- Fra tre giorni esatti ci sarà lo scambio -    
- Hai avvertito Lupin di ciò? -     
- Si... Ora è meglio che tu raggiunga il tuo partner, non vorrei che quel "galantuomo" pensi che tu ci stia provando con me, Fujiko! - 
La donna si irrigidì, lanciandogli un occhiata piena d'odio e di disprezzo, dopo di che, si voltò di spalle pronta a rientrare in casa   
- Fujiko! - la richiamò Jigen facendola girare di scatto verso di sè  
- Devo proprio dirtelo, bellezza! -     
- Cos'è che devi dirmi? - l'uomo si sollevò la tesa del cappello con l'indice, lasciando intravedere i suoi occhi, sfoggiando un sorriso malizioso e compiaciuto accompagnato da un occhiolino.  
- Quel vestito ti sta meravigliosamente! Ti fa un sedere da favola!-  disse accompagnando la frase ad una poderosa pacca sul sedere della donna.  
- Va’ a farti fottere, Jigen- ripose stizzita all'uomo, che sbottò a ridere, riabbassandosi la tesa del cappello sugli occhi, continuando a sogghignare per la reazione della donna mentre si accendeva la sua immancabile sigaretta.
- Uff, finalmente è finita! Non lo tolleravo più! -    
- Per essere disgustata eri molto affettuosa con lui! -    
- Non ricominciare, ti prego! - Jigen e Fujiko rimasero da soli nella villa, poichè il party era finito e Mayer se ne era andato via, come di solito faceva. 
Jigen si lasciò andare su una sedia, mettendo comodamente un piede su un tavolinetto, allentandosi la cravatta. Fujiko camminava avanti indietro nervosamente per la stanza    
- Hai scoperto anche dove arriveranno i diamanti? -     
- Si -    
- E cosa t'ha detto Lupin? -     
- Che si farà trovare lì a tempo debito, noi dobbiamo solo aspettare, tutto qui - rispose impassibile il pistolero osservando la donna sottecchi con un'espressione pigra e sorniona.    
- Non ce la faccio più di starmene segregata in questa dannata villa! E tu...sei il solito pigrone... bella compagnia! -    
- Cerca di stare calma, Fujiko –
Jigen rimase a guardare la donna, restando nella sua comoda posizione, seguendola con gli occhi ad ogni movimento   
- Mi prenderesti un whiskey, per favore? -     
- Non puoi prendertelo da solo? -    
- E dai, bellezza... te l'ho chiesto per favore. Con del ghiaccio, se non ti dispiace -   
Fujiko sbuffò versandogli il whiskey, mise del ghiaccio e glielo porse. Jigen sorrise malizioso guardandola dalla testa ai piedi.   
- Grazie, tesoro! Sei incantevole, lo sai? -    
- Stai cercando di fare il gentile o il cascamorto? -     
- Dico semplicemente quello che penso! -  rispose il pistolero agitando il bicchiere facendo roteare il contenuto   
- Beh...grazie!-     
- Voglio chiederti una cosa. Anche se mi beccherò l'ennesimo schiaffo, voglio chiedertela lo stesso - disse serio facendo cascare di lato il capo, facendo in modo di vedere meglio la donna da sotto l'ombra del suo cappello   
- Cosa? -    
- E' una richiesta un po’ particolare, la mia-               
- Avanti, coraggio! -        
- Avvicinati, su…- le disse piano facendole segno con la mano, posando il bicchiere sul tavolino.
La donna si avvicinò e Jigen l'afferrò per le mani tirandola verso di sè e la baciò 
- Fujiko... togliti i vestiti-  le disse sulle labbra  
- C-cosa? -      
- Spogliati! -     
- Ma... io…-     
- Avanti, fallo! Voglio che tu lo faccia in maniera sensuale… uno strip, insomma. Devi farlo per me, capito? –
- Tu sei pazzo o cosa? -      
- Forse-  
La donna cambiò espressione da stupita a maliziosa e sorridendo si avvicinò a lui   
- Mi stupisci sempre di più, Jigen, non credevo che fossi così... -   
- Così...? -     
- Così perverso! -    
- Beh, sono stranuccio, lo ammetto! Ho la capacità di apparire sempre un po’ diverso da quello che in realtà sono; o per meglio dire, sono... "l'esatto opposto di me medesimo", mettiamola così -      
- Vuoi allora che ti faccia uno striptease in piena regola, tesoro? -    
-Oh, si, bellezza! -      
Fujiko iniziò a togliersi lentamente l'abito facendolo cascare ai suoi piedi, sfoggiando un delizioso e sensualissimo completo intimo in pizzo rosso. Si avvicinò felina all'uomo che rimase ad ammirarla senza fiato e gli si sedette a cavalcioni sulle gambe. Jigen rimase immobile mentre lei iniziò ad armeggiare con la cintura dei suoi pantaloni e deglutì quando sbottonò anche questi      
- Ti stai divertendo, tesoro? -   
Il pistolero rimase ad ammirarla senza riuscire a parlare  
- Posso? - chiese poi la donna prendendogli il bicchiere dalle mani, bevendo il rimanente whiskey, posando poi il bicchiere vuoto. Infine, gli tolse la cravatta e con questa gli legò i polsi dietro la spalliera della sedia, sbottonandogli infine, la camicia.         
- Che diavolo vuoi fare, bellezza? -     
- Non ti piacciono i giochetti, Mr Magnum? -        
- Mmmmh! Vuoi giocare, eh? Va bene, fammi quello che vuoi, sono tutto tuo! -      
- Si, peccato che per me, il gioco sia finito! -    
- Che?! A-aspetta un secondo, Fujiko... che vuol dire? -  
La donna sbottò a ridere rivestendosi       
- Non vorrai mica lasciarmi... così conciato!-     
- Perchè no?-   
- No... no, no, no!... Aspetta un secondo, bellezza... se questo è uno scherzo non è affatto divertente! -     
- Oh, si, invece! Non sai quanto io mi stia divertendo -        
- Vuoi vendicarti? L'hai fatto! Ti prego, Fujiko... ti chiedo perdono, eh? Sono stato un insensibile stronzo e anche un idiota... perdonami, ti prego! -      
- Ciao ciao, bello mio! -    lo salutò prima di allontanarsi ridendo.       
- Fujiko! Non farai mica sul serio? Fujiko, ti prego!FUJIKOOOOO!- la richiamò fuori di sè, cercando di liberarsi agitandosi   
- Maledetta! Stramaledettissima donna! Questa giuro che me la paghi cara! DANNAZIONEEEE! -.
 
I tre giorni erano trascorsi piuttosto in fretta e Fujiko non potè non notare la totale indifferenza e la distanza che Jigen pose nei suoi confronti per quello scherzo, rendendosi conto di aver esagerato un po’ e le dispiacque.  Cercò una scusa per attaccare bottone visto che non le aveva rivolto la parola per tutto il tempo, ignorandola completamente   
- Hai più sentito Lupin per il colpo? -     
- No! -    
- E' tutto pronto, almeno? -     
- Si! -  
Fujiko sospirò esasperata per quelle brevi, fredde risposte, decidendo di prendere in mano il discorso.              
- Devi continuare ad ignorarmi ancora per molto? -   
Jigen rimase indifferente, mentre controllava il tamburo della sua Magnum.     
- Sei permaloso ed orgoglioso fino all'osso! Dio, gli uomini!- disse fuori di sè Fujiko incrociando le braccia.   Jigen si limitò ad accendersi una sigaretta dopo aver caricato il suo revolver nella più totale indifferenza, poi prese parola    
- Tieniti pronta, lo scambio avverrà per le otto di stasera -  
Fujiko cercò di cacciare indietro le lacrime, incrociando per pochi istanti lo sguardo dell'uomo, leggendo in quello sguardo freddo e severo anche una punta di disprezzo, non riuscendo però a trattenere il pianto, scoppiando in singhiozzi. Si sentì sfiorare il volto, sollevò lo sguardo costatando con sorpresa che era la mano di Jigen.    
- Asciugati le lacrime, Fujiko -  disse piano accarezzandole dolcemente il volto, guardandola negli occhi, accennando un sorriso. La donna rimase in silenzio ricambiando lo sguardo mentre si asciugava una lacrima, perdendosi in quei occhi che poche volte aveva avuto occasione di vedere bene, nonostante lo conoscesse da tanto tempo, poichè costantemente nascosti dall'ombra della tesa di quel cappello che raramente toglieva, e in quel momento lesse tutta l'intensità di quello sguardo apparentemente cinico.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Ora fatidica della consegna. Mayer aveva organizzato l'incontro in un vecchio garage, lontano dagli occhi indiscreti della polizia. Jigen era il suo fidato scagnozzo, con la compagnia di altri quattro uomini armati. Si guardò intorno, vedendo delle enormi casse, contenenti, molto probabilmente, le armi. Un'auto entrò nel garage, il cliente mercenario: un uomo alto, robusto, con una vistosa cicatrice sul viso. Tirò fuori dal bagagliaio una grande valigia contenente i diamanti. I due si salutarono da buoni vecchi amici, poi, ognuno di loro, controllò il contenuto interessato sorridendo soddisfatti. Mayer prese per la mano Fujiko, avvicinandola a sè   
- Guarda, tesoro, ti piacciono? -      
- Sono favolosi, Roger! -                
- Si, anche se mi dispiace di non poterli condividerli con te, mia cara -                      
- Cosa vorresti dire? -  chiese confusa la donna  
- Ma davvero credevate di potermi gabbare tutt'e due? - continuò l'uomo con un ghigno poco rassicurante, spostando lo sguardo su Jigen    
- Tu, mi credevi così sciocco da non sapere che sei uno sporco ladro collaboratore di Lupin III? -       
- Allora sapevi tutto dall'inizio! Tsk, bella fregatura! -     
- Hai sbagliato di grosso a sottovalutarmi, caro il mio Daisuke Jigen! Tu e quella sgualdrinella della tua amichetta, pagherete caro questo giochetto, vero, bambola? - disse afferrandole un braccio - Prendete anche lui, così ci divertiamo un po’! -  
Jigen si dovette arrendere, alzando le mani mentre uno dei uomini di Mayer gli prese la pistola.                   
- Aspetto con ansia l'arrivo dei vostri compagni. Ho una bella sorpresa per loro -     
- Che diavolo vuoi fare? - l'uomo lo guardò negli occhi con un ghigno sadico.  
- Oh, non voglio rovinarti la sorpresa, mio caro Jigen. Nel frattempo, ho un regalino per te - fece un cenno ad un suo uomo che si avvicinò con una ragazza.  
- Cosa?-  
- Sorpreso? Vedi che ho fatto anch'io i compiti? Non sei stato l'unico a fare lo spione, mio caro! -                              
-Dannazione! Ma lei che c‘entra? -    
- Te lo spiego subito. Devi dirmi l'esatta posizione, come e quando si farà vivo il tuo caro amico Lupin III o lei farà una brutta fine -    
- Tu...tu sei pazzo!-   
- E' carina la ragazzina... veramente carina. Un po’ troppo giovane per te- disse Mayer sfiorando il volto terrorizzato di Claudia, stuzzicandolo. 
- E' una ragazzina, per Dio! -    
- Allora? Che dici, facciamo un bel segno su questo grazioso faccino? -     
- No…Lasciala andare... lei non centra niente! - Fujiko assisteva inerme e sconvolta a quella situazione, non capendo il perchè e cosa c’entrasse quella ragazza con Jigen.
- No, no, no, no... non ci siamo per niente! Ma è mai possibile che debba essere sempre io a insegnarvi come ci si comporta con le ragazze? -  
Si girarono tutti di scatto a quella voce, trovandosi di fronte un bel sorriso sornione ad accompagnare quell'ironica battuta.   
- Era ora che arrivassi, Lupin! -     
- Jigen, Jigen... ma è mai possibile che tu debba sempre infilarti nei casini per colpa di qualche bella pupattola? -      
- Smettila di dire cazzate, Lupin! -      
- Mayer, penso proprio che tu debba rinunciare a quella sorpresina di cui parlavi! -     
- Cos'è, stavi spiando, per caso? Come diavolo facevi a sapere...? -     
- Non è mia abitudine svelare i trucchi del mestiere! Piuttosto, dì ai tuoi uomini di lasciare andare i miei amici, altrimenti, un bel segnetto te lo faccio io volentieri! -     
L'uomo obbedì, trovandosi faccia a faccia con la Walther P38 di Lupin. Anche Goemon fece la sua entrata in scena, bloccando, con la sua solita grande maestria, il mercenario che cercava di darsela a gambe e gli uomini di Mayer. Si avvicinò poi a Jigen con la spada sguainata con una certa aggressività, tanto da intimidirlo, e lo guardò dritto negli occhi.   
- Ehi, samurai... che diavolo ti dice la testa, eh? -     
- Se l'hai toccata anche solo con un dito, io ti scortico vivo!! -    
- Andiamo, Goemon, non mi sembra un momento tanto adatto per far scenate di gelosia! - ribattè il pistolero schivando i colpi.     
- Difenditi, Jigen!-      
- Dannazione!Sei impazzito, per caso? - disse tra i denti Jigen rimanendo ferito dalla spada di Goemon  
- Spero che tu non debba mai trovarti con la punta della mia spada rivolta contro, Jigen! - il pistolero sorrise ironico mentre si teneva il braccio ferito.  
- Cos'è, devo prenderla come una minaccia? -    
- Prendila come vuoi! - rispose Goemon allontanandosi da lui. Fujiko portò fuori Claudia, mentre Lupin prese il borsone con i diamanti allontanandosi guardingo.
- FERMI TUTTI!- La voce ruggente di quel poliziotto, conosciutissimo, tra l'altro, da Lupin III & co, fece irruzione con una buona scorta di uomini, lasciando tutti sgomenti.                
- Caro Zazzà! Come mai da queste parti? -       
- Sta’ zitto, ladro da quattro soldi, sarò subito a tua disposizione, adesso ho altro da fare, se non ti dispiace! -   la determinazione di Zenigata lasciò Lupin attonito e senza parole.  
- Lei è in arresto, signor Mayer! -     
- Cos'è, un complotto? cosa diamine..? -     
- Sono stata io a chiamare la polizia. Ho assunto un investigatore privato che mi ha portato al tuo rifugio, così ho scoperto i tuoi sporchi affari -         
- Mary… Io sono tuo marito! -     
-Sei anche un bugiardo, bastardo, maledetto! Non sai quanto io t'amassi e quanto quest'amore s'è trasformato in odio e rancore! Mi hai sempre usata per i tuoi subdoli scopi, mentre io stavo lì, a subire tutto per amore! Adesso è finita-  
Jigen rimase a fissare, a pochi passi lontano, quella donna. Non s'aspettava che la Mary che conosceva avesse avuto il coraggio di affrontare la realtà, una realtà che forse aveva sempre saputo, ma che non aveva mai voluto accettare per amore. Anche lei intercettò il suo sguardo, e mentre una lacrima scivolo sul suo viso, sorrise, come per dire "ce l'ho fatta", sorriso che lui ricambiò.
- Andiamo a te, dannato Lupin! Stavolta t'arresto, e non provare a scappare!-     
- Andiamo, paparino, è storia vecchia questa! -  
L'ispettore si diresse verso il ladro, mentre i suoi poliziotti si davano da fare ammanettando i presenti. Jigen si avvicinò a Claudia e a Fujiko e quest'ultima s'allontanò lasciando i due da soli. Jigen sospirò dispiaciuto, passandosi imbarazzato una mano tra i capelli dopo essersi tolto il cappello che rimise subito dopo.     
- Mi dispiace averti tirato in ballo, Claudia. Beh, quando t'ho detto che non sono un brav'uomo mi riferivo a questo -       
- Lei non avrebbe mai permesso che mi avrebbero fatto del male, giusto? Questo fa di lei un brav'uomo –
Jigen si lasciò scappare un sorriso scuotendo il capo e fece per abbracciarla. Improvvisamente partì un colpo, uno sparo. Vide la ragazza accasciarsi tra le sue braccia, il sangue sulle sue mani e sui vestiti. Alzò lo sguardo per rendersi conto da dove potesse provenire, scorgendo Mayer che cercava di scappare. L'ispettore Zenigata piombò sul posto accorgendosi dell'accaduto, chiamando immediatamente un'ambulanza, accompagnato da Lupin e gli altri. Piombò nell'angoscia più totale mentre guardava la giovane già priva di sensi.      
- Jigen, giuro su Dio che acciufferò quel bastardo! La mia è una promessa, e ti garantisco che marcirà in galera fino al resto dei suoi giorni, parola di Zenigata! - concluse l'ispettore prima di richiamare i suoi uomini, determinato più che mai, pronto ad una vera caccia all'uomo. Lupin incrociò lo sguardo sconvolto dell'amico mentre scorse l'ambulanza che si fermò caricando tempestivamente la ragazza sulla barella. Si portò una mano sugli occhi, abbassando il capo, mentre l'altra mano era stretta in un pugno chiuso, tale che le sue nocche divennero biancastre. Lupin non ebbe il coraggio di dire o chiedere nulla, rimase per qualche altro istante a fissare quella sua sofferenza per poi prendere parola.               
- Andiamo all'ospedale, su, Jigen - il pistolero alzò lo sguardo verso di lui, reazione ad una pacca alla spalla che il ladro diede prima di avviarsi verso il Mercedes SSK posteggiato non lontano da quella zona, ma ben nascosto da occhi indiscreti.
Zenigata si trovava lì, sicuro che sarebbero arrivati anche loro. Incrociò lo sguardo di Jigen leggendo una profonda sofferenza, poi fece un cenno con la testa invitandolo a seguirlo.              
- Jigen, sebbene tu fossi l'unico qui a conoscere la ragazza, mi sembra più che giusto che sia tu a prendere i suoi oggetti personali, io non ho diritto di tenerli -      
- Lei... come sta? -  chiese con un filo di voce mentre l'ispettore gli consegnava i pochi oggetti personali della ragazza.    
- L'hanno portata in sala operatoria. Deve affrontare un lungo e delicato intervento, poichè, la pallottola s'è fermata in una brutta posizione. Per il resto, aspettiamo notizie, speriamo buone -  
Non disse nulla, ma l'ispettore Zenigata intuì il suo stato d'animo dandogli una pacca sulla spalla in segno di conforto, allontanandosi. Si sedette su una delle tante sedie vuote della sala d'aspetto e il suo sguardo cadde su quei pochi oggetti: documenti, orologio e un ciondolo che attirò particolarmente la sua attenzione. Lo prese e lo guardò meglio, scorgendo delle minuscole iniziali incise su di esso. Si portò una mano sul volto, coprendosi la bocca confuso e sconvolto, mentre nell'altra teneva quel ciondolo che continuava ad osservare, sentendo le lacrime colmargli gli occhi, lasciandosi andare in un pianto disperato.
- Jigen, tutto ok? -  chiese Lupin avvicinandosi.
Il pistolero abbassò lo sguardo asciugandosi le lacrime come per nascondersi e, come sempre, il suo fidato cappello gli fu complice. Rialzò lo sguardo incontrando quello di Lupin e sospirò senza dire nulla     
- Jigen mi dispiace per quella ragazza - disse il ladro guardandolo negli occhi.
Rimasero a fissarsi e Lupin notò una grande sofferenza, troppa per i suoi gusti, troppa per essere solo senso di colpa, ma conosceva il suo socio e amico di una vita, lo conosceva fin troppo bene e sapeva quanto fosse schivo e chiuso caratterialmente da non confidarsi tanto facilmente delle sue faccende private, neanche con lui che era stato sempre come un fratello. Rimasero entrambi in silenzio, fino a che non sopraggiunsero anche Goemon e Fujiko.      
- Jigen, possiamo fare qualcosa? -  chiese Goemon preoccupato. 
Jigen sollevò gli occhi incontrando quelli del samurai.    
- No! - fu la sua risposta prima di riabbassare nuovamente il capo, ritornando a fissare quel ciondolo che continuava a rigirare in mano. Anche Goemon e Fujiko si sedettero, rimanendo tutti e quattro in silenzio aspettando notizie sulla ragazza.
-Ispettore Zenigata... l'abbiamo preso! I nostri uomini lo stanno portando in ospedale per una medicazione, è stato beccato di striscio, niente di grave -    
- Bene! -      
Jigen sentì il discorso dell'agente di polizia visto che Zenigata si trovava a pochi passi da loro quattro. Si alzò furioso dalla sedia dirigendosi in infermeria determinato più che mai, trovandosi di fronte Mayer scortato da due agenti, seguito da Zenigata e dai suoi compagni che intuirono preoccupati le sue intenzioni.  
- Ehi, si fermi... cosa diavolo... -  disse uno degli agenti che scortava Mayer vedendoselo piombare addosso. Jigen non si fece intimidire, riuscendo ad afferrare con uno scatto Mayer alla gola con una mano, sferrandogli con l'altra un violento pugno sul naso provocandogli la rottura del setto nasale   
- Brutto bastardo!.. Io t'ammazzo... t'ammazzo, hai capito? -     
-Ehi, ehi…ehi! Lascialo stare! Fermati! -  disse anche Lupin raggiungendolo cercando di staccare la sua presa ferrea dal collo di quell'uomo.  
Anche Zenigata si mise in mezzo per placare quella sua furia cieca, cercando di allontanarlo con tutte le sue forze.  
- Dannazione, Jigen! Calmati! -  
Non fu cosa facile, ma riuscirono a toglierglielo dalle mani prima che riuscisse a strozzarlo sul serio, visto che Mayer, a quella presa, divento paonazzo, respirando a fatica mentre fissava Jigen sconvolto, grondando sangue dal naso.             
- Qu... quest'uomo è un... pazzo! - riuscì a dire tra un colpo di tosse e l'altro, cercando di riprendersi      
- Io sono un pazzo, ma tu sei un uomo morto! - digrignò il pistolero, mentre Lupin e Zenigata cercavano di tenerlo lontano da lui     
- Sei un vigliacco bastardo! Spera che ti diano il massimo della pena, e che tu possa marcirci in galera, perchè, nel caso tu riuscissi ad uscire, io starò ad aspettarti e non ti servirà a niente nasconderti, perchè io verrò a prenderti dovunque tu sia! Sappi che non ho nulla da perdere io... e non mi fa nessuna differenza uccidere uno stronzo in più! -    
- Calmati adesso, Jigen! - gli ripetè Lupin    
- Sei morto, Mayer! Ricordatelo! Sei soltanto un cadavere ambulante ormai!- concluse Jigen fuori di sè.  Mayer fu portato in infermeria, mentre Lupin e Zenigata rimasero col pistolero. Lupin conosceva anche quel suo lato, misterioso,talvolta ingannatore del suo carattere, quel suo lato calmo, pacato, paziente, forse fin troppo tranquillo, ma anche impulsivo, tale da scatenare tutta la sua rabbia e ferocia da non riuscire più a controllare se stesso, come in quel frangente. Zenigata gli si parò davanti irritato dal suo comportamento, nonostante non lo biasimasse affatto.   
-Sentimi bene, Jigen, cerca di darti una calmata, hai capito? O sarò costretto a sbatterti subito al fresco! Ho fatto di tutto per farmi rilasciare un permesso affinchè tu possa stare qui vicino a quella ragazzina, ma se ti azzardi un'altra volta a fare un'altra simile bravata, giuro che ti faccio portare via all'istante, quant'è vero che mi chiamo Zenigata! Mi hai capito bene? -      
-Ispettore, sia ben chiara una cosa! Se Claudia dovesse morire io ucciderò quel fottuto bastardo... e non sarà nè lei nè nessun altro ad impedirmelo nè prigione sicura dove nasconderlo, verrò a scannarlo con le mie stesse mani! A costo di rimetterci anche la mia fottutissima vita! Questa è una promessa, Zenigata! - disse Jigen guardando dritto negli occhi il poliziotto per poi allontanarsi.  
Lupin lo seguì con lo sguardo rimanendo in silenzio davanti alla determinazione, ma soprattutto, alla rabbia del suo amico.  
- Lupin! - lo richiamò Zenigata   
- Avrei potuto sbatterti subito al fresco, ma so di potermi fidare abbastanza di te da star tranquillo che non lascerai questo dannato posto! Ma non farti tante illusioni! Se ti faccio rimanere è per farti stare vicino a Jigen, nonchè tenerlo d'occhio: è un po troppo nervoso per i miei gusti e non vorrei commettesse qualche sciocchezza, anche se ha tutte le sacrosante ragioni del mondo! -
Lupin, Fujiko e Goemon osservavano da lontano Jigen che se ne stava in disparte guardando fuori da una delle tante finestre della sala, con le mani in tasca.      
- Lupin, ma tu ne sai qualcosa di questa ragazza? - chiese piano Fujiko    
- No, amici, ne so quanto voi! C'è qualcosa che lo unisce molto a lei, però, è troppo preso da questa storia -     
- Non vorrai dire...-    
- No, no, Fujiko, Jigen non è il tipo d'uomo che si mette a giocare con le ragazzine! -      
- Avete finito? - disse improvvisamente il pistolero avvicinandosi a loro    
- Cosa vuoi dire, Jigen? - chiese Lupin.
Jigen si lasciò sfuggire un sorriso sarcastico.    
- Di parlare alle mie spalle, o meglio…sparlare! -     
- Stiamo cercando solo di aiutarti, Jigen -     
- E come, pensando magari che io sia un maniaco pervertito? Grazie tante dell'aiuto, amici miei! -      
- Andiamo, Jigen, lo sai benissimo che non lo pensiamo affatto! -      
- Davvero? Io ho capito il contrario, guarda caso! -         
- Jigen! -  lo richiamò Lupin.
Jigen rimase girato di spalle con le mani in tasca         
- Jigen, ma perchè non ne parliamo, eh? Credi che tu possa stare meglio chiuso nel tuo assurdo silenzio? Che c'è, non ti fidi di me? Ci conosciamo abbastanza da poterci confidare a vicenda, io con te l'ho fatto sempre , dannazione! - 
Jigen si voltò verso di lui.  
- Cosa dovrei confidarti, Lupin? L'hai visto benissimo da te cosa è successo... e per l'ennesima volta è colpa mia! Troppe persone ho tirato in ballo nella mia vita facendo questa fine! Sai cosa vuol dire, Lupin? -                
- Jigen… -    
- Se lei muore è solo colpa mia!-    
- Smettila di dire stupidaggini! -      
- Sai che significa vedere morire le persone a cui hai voluto bene? Ho visto fin troppe volte questo film, e continua a farmi sempre più male, a distruggermi dentro! -  
Lupin rimase ad osservarlo non sapendo cosa rispondere di fronte a tanto dolore. Gli si avvicinò poggiando una mano sulla sua spalla.     
- E tu vuoi bene a quella ragazza, non è semplice senso di colpa, non è così? -   
Jigen si lasciò andare su una sedia passandosi una mano sul volto, poi sollevò lo sguardo guardando dritto negli occhi l'amico.      
- Sai, Lupin, mi sono rialzato in piedi tante di quelle volte che ho perso il conto, ho rischiato la vita infinite volte, sono stato torturato e mi hanno sparato addosso, ma la morte non mi ha mai spaventato più di tanto, non la mia. Vedi, ho tante di quelle cicatrici sul corpo che non riuscirei a contarle. Queste ferite si rimarginano. Lasciano il segno, ma passano... non quelle qui dentro però, quelle sono ferite che restano sempre aperte.  Claudia, si, è importante, troppo importante per me e non sopporterei la sola idea di perderla. E' pensare che... me ne sono reso conto solo quando ho visto questo tra le sue cose - concluse con un filo di voce mostrando il ciondolo al ladro lasciandolo sconvolto.   
- Mio Dio! Aspetta un secondo…cosa stai cercando di dire? -      
- Davvero non ci arrivi, Lupin? Beh, se ti dicessi che Claudia è il motivo per cui lei è andata via? -     
- Per dindirindella! Vorresti dirmi che... che Claudia... è.... è...-     
- Esatto... e non posso certo biasimarla per aver preso questa decisione -      
- E lei? - Jigen abbassò lo sguardo fissando apparentemente il pavimento.   
- Lei è morta. Morta, capisci? Dannazione! Avrei voluto saperla felice, anche con un altro. Ma non che morisse dando alla luce Claudia... Dio, perchè? - disse portandosi una mano sugli occhi in segno di disperazione.
Lupin rimase in silenzio, limitandosi a poggiare la sua mano sulla spalla dell' amico in segno di conforto. Un medico si fece vivo avvicinandosi a loro. Lupin lo vide, poi si voltò verso l'amico che ricambiò lo sguardo visibilmente nervoso e preoccupato.     
- Su, coraggio, va!-  Jigen fece un profondo respiro e gli si avvicinò.     
- Lei è un parente? -  annuì il medico  
- Come sta? -     
- E' fuori pericolo - 
Non sapeva se piangere o ridere, di certo ringraziò il cielo per quella notizia.    
- Quando posso vederla? -     
- La chiameremo non appena sarà sistemata in reparto, non si preoccupi. Senta…è stato un intervento piuttosto delicato e i tempi di ripresa saranno lunghi. Deve avere pazienza-      
- Dottore, non so come ringraziarla -     
- Non deve, ho fatto solo il mio lavoro -   
Il medico si congedò con un sorriso. Jigen rimase lì, fermo per qualche istante, e quando stava per avvicinarsi di nuovo ai suoi amici, incontrò lo sguardo in lontananza di Mary. Si vennero incontro.    
- Jigen, mi dispiace tantissimo per quello che è successo. Io…se solo l'avessi fatto prima… Come sta la ragazza?–
- Lei se la caverà, è fuori pericolo. Non devi sentirti in colpa, tu non centri nulla -     
- Volevo ringraziarti, per avermi dato il coraggio di affrontare la situazione e per essermi stato vicino. Grazie, Jigen! -   l'abbracciò   
- Adesso cosa farai? -      
- Ritornerò in Canada, ricomincerò una nuova vita.  Addio, Jigen, spero di rivederti ancora -     
- Abbi cura di te, Mary. Buona fortuna - si staccarono dall'abbraccio e lei gli sorrise con gli occhi lucidi prima di andarsene. 
L'infermiere fece strada aprendo poi la porta di una delle tante camere ospedaliere del reparto di terapia intensiva. Doveva accontentarsi di vederla da dietro un vetro. I medici dicevano che, non appena si fosse svegliata, poteva vederla già da vicino e che l'avrebbero portata in una camera di degenza. Quell'attesa fu interminabile, forse la più lunga della sua vita.   
 - Ciao, Claudia - la salutò con un sorriso, facendo capolino dalla porta con le sue solite mani in tasca e il cappello calato sugli occhi. La ragazza ricambio il sorriso     
- Vedo che ti stai riprendendo alla grande, figliola! Hai fatto veri passi da gigante -  la ragazza annuì con un debole gesto della testa sorridendo.        
- Lei è stato qui tutto il tempo? -    
- Si! -    
- Si avvicini. Si sieda, la prego -  
Jigen prese una sedia e si sedette vicino a lei tenendole la mano.     
- Mi dispiace -   disse lei con voce debole     
- E per cosa? -    
- Per averle dato dello scorbutico - 
Jigen sorrise   
- Beh, lo sono, in fondo. Non hai nulla di cui scusarti -      
- Mi dispiace anche per questo... Non volevo crearle casini -    
- Ma che vai a pensare? Non...non doveva succedere. Quel proiettile doveva essere per me, non per te-      
- Perchè sta piangendo? - chiese Claudia notando i suoi occhi lucidi e la sua voce un po’ tremante     
- Cosa? Io non piango... non piango mai io! -      
- Lei non le sa raccontare le bugie - respirò profondamente per riprendersi abbassando lo sguardo.   
- Vede che avevo ragione? -     
- Su cosa? –
La ragazza sorrise   
- Sul perchè lei indossa sempre quel cappello - anche Jigen si lasciò sfuggire un sorriso mentre si asciugava una lacrima   
- Già! Per nascondermi quando frigno come un moccioso -      
- Non mi ha detto il perchè, però -    
Jigen rimase in silenzio ricambiando lo sguardo, poi infilò la mano nella tasca interna della giacca estraendone il ciondolo   
- Questo è tuo-     
- Grazie! Era di mia madre -  
Jigen sospirò nervosamente, cercando di placare le sue emozioni, ma non funzionò     
- Perchè non mi dice cosa la fa stare così male? Senza dire bugie, stavolta -  
Ancora una volta si sentì scoperto nel suo stato d'animo e dopo un breve silenzio, capì che doveva affrontare la situazione. Fece un profondo respiro schiarendosi la voce.   
- Ti va di sentire una storia? - la ragazza annuì.     
- Bene! Da premettere che non sono molto bravo a raccontare le storie, ma ci proverò lo stesso -    
- D'accordo-      
- C'era una volta.... ehm.. tutte le storie iniziano così, giusto? Un uomo solo. Un giorno incontrò una ragazza e rimase affascinato dalla sua bellezza. Fu un vero colpo di fulmine, nonostante non volesse aver più nulla a che fare con altre donne per esperienze un po’... così -   
La ragazza sbottò a ridere divertita      
- Ehi, che c'è? -      
- Ha ragione! Non è bravo a raccontare storie. Comunque, continui, mi piace -    
- Evviva la sincerità! Allora, dove eravamo rimasti? Ecco: un giorno le fece fare un giro, poichè dovette abbandonare il lavoro per un piccolo infortunio e decise di portarla in un posto stupendo, un posto che conosceva soltanto lui: una baia dove si poteva vedere tutta la meravigliosa vista newyorkese. A lei piacque, e lui rimase così colpito dal suo sorriso e dalla sua dolce semplicità che la baciò. Da quel bacio iniziò tutta la loro storia fatta di amore, dolcezze, sorrisi, ma anche lacrime e dolore per via del passato burrascoso di lui. Ma il sentimento che li legava era così forte da riuscire a superare tutto, anche se non fu un impresa facile. Lei decise di seguirlo, nonostante sapeva che la vita che conduceva non era delle migliori. Un giorno se ne andò, poichè si rese conto che, nonostante amasse quell'uomo, non poteva darle nulla. Non poteva darle una vita normale, serenità e sicurezza, lasciando quell'uomo di nuovo da solo, vuoto, distrutto. Quell'uomo non dimenticò mai quella donna che gli cambiò la vita -    
- E' una storia bellissima -   disse la ragazza in lacrime   - Anche se il suo modo di raccontare lascia molto a desiderare - 
Jigen annuì 
- Quell'uomo era lei, giusto? - 
Jigen annuì di nuovo. Claudia rimase in silenzio, mentre copiose lacrime iniziarono a scenderle sul volto    
- Era la donna più bella che avessi mai conosciuto e..anche quella che più ho amato, in tutta la mia vita. Non l'ho mai scordata. Mai! -  
La ragazza continuava a rimanere in silenzio   
- Com'era? - chiese poi con un filo di voce, asciugandosi le lacrime.     
- Aveva i tuoi stessi occhi. Era meravigliosa, semplice e vera. Era bellissima. Tu le somigli molto, avete lo stesso sguardo. Anche lei mi diceva che ero scorbutico, a volte - rispose con un sorriso accarezzandole piano il viso              
- Questo glielo regalai io. A lei piaceva tantissimo e lei fece fare queste minuscole incisioni: E e J. Non se ne separava mai -  
Fece una pausa sospirando    
- Mi dispiace... Mi dispiace per non avervi dato quello che voi meritavate...la famiglia normale che volevi... -  disse abbassando il viso mentre le lacrime iniziarono a rigargli il viso. Claudia allungò una mano e lo accarezzò facendogli sollevare il viso per guardarlo bene negli occhi      
- Per essere un criminale incallito sei un po’ troppo piagnucolone...papà! -  
Jigen si lasciò scappare un sorriso               
- Beh... forse è vero -      
- Ehilà, gente! Possiamo? -   
Lupin spuntò dalla porta socchiusa della camera bussando, accompagnato da Goemon e Fujiko     
- Claudia, acqua in bocca! Se Lupin sa che ho fatto il piagnucoloso, mi prenderà in giro per il resto dei miei giorni. Io lo conosco, è un tale rompiscatole che... -     
- Jigen?! -     
- Si, Lupin? Entra pure, amico! -      
- Bene bene! Sei un osso duro, Claudia! E so da chi hai preso questa qualità! - esclamò il ladro con un occhiolino, con un enorme orso di peluche in mano. La ragazza ricambiò il sorriso
- Già! -      
- Ho sempre pensato che il nostro caro Jigen avesse la stoffa del genitore! E devo aggiungere che lui ed Eva hanno veramente fatto un ottimo lavoro con te, tesoro dello zio Lupin -     
- Uh? Zio Lupin? Questa, poi!-  disse tra sè e sè Jigen.             
-Ah! Loro sono: lo zio Goemon e la cara zietta Fujiko!-      
- Wow! Piacere, ragazzi! - esclamò ridendo la ragazza   
- Già! Proprio una bella famigliola coi fiocchi! - disse sottovoce Jigen portandosi una mano sugli occhi   
- Cos'hai detto, Jigen? -      
- Chi, io? E chi diavolo ha parlato? -
- Jigen-    
- Mi dica, ispettore! -    
- Oggi dimetteranno la ragazza, perciò... -    
- Perciò per noi è finita la libertà vigilata, vero Zenigata? -     
- Si! -  
Sospirò   
- Avrò almeno il tempo di dirle addio? -     
- Mi dispiace, non sai quanto, Jigen! -      
- Bando alle smancerie, si o no? -       
- Solo pochi minuti -  disse Zenigata voltandosi di spalle    
- In tutta la mia carriera di sbirro non ho fatto altro che corrervi dietro aspettando questo momento come una sorta di trofeo per assaporarne la vittoria, ma in questo momento ho soltanto amarezza nel fare ciò. Vedi, ragazzo, io ho fatto sempre il mio dovere, adesso sono un tantino vecchio per corrervi dietro, capisci che voglio dire? -     
- Dove vuole arrivare, ispettore Zenigata? -      
- Da quello che ho capito, quella ragazza è venuta a New York per cercare il padre, giusto? Bene, se lo avesse trovato, non credo le possa far piacere perderlo così presto - si voltò nuovamente guardandolo negli occhi- Nel retro c'è l'uscita d'emergenza. Buona fortuna! -    
- Cosa? Ci sta proponendo di scappare? Da lei non me lo sarei mai aspettato, ispettore! -     
- Davvero? Bene, ti darò una giusta spiegazione: prima di tutto perchè una ragazza ha il diritto di stare con il proprio padre e poi, perchè tanto so già che evadereste di sicuro. Ma ci vorrà tempo e Claudia ha bisogno di cure. Soddisfatto? -    
- Direi di si! -     
- Va’, figliolo, tua figlia ha bisogno di te -      
- Grazie, ispettore Zenigata! -     
- Adesso sparisci prima che cambi idea!- 
Era seduto sul divano lucidandosi il suo vecchio revolver Magnum, dopo di ciò si alzò affacciandosi da una finestra di quella casa-rifugio, prendendo una boccata d'aria.  
- Buongiorno papà! -  si girò e sorrise   
- Buongiorno, tesoro! - 
Papà: quella parola gli risuonava un po’ strana, doveva farci l'abitudine, ma era una sensazione che a lui piaceva e che nella sua vita non si sarebbe mai immaginato di sentirsela dire. Sentì un rombo fuori, sbirciò intravedendo Fujiko e questa gli fece un cenno.    
- Aspetta, tesoro, torno subito - disse schioccandole un bacio sulla fronte per poi uscire. Fujiko scese dalla moto e gli si avvicinò    
- Ciao, Jigen -     
- Cos'è, sei venuta a proporre qualche altro piano pazzoide come l'ultimo? -      
- Bell'accoglienza! No, volevo vederti, tutto qui -   
Jigen rimase in silenzio     
- Volevo dirti che... per me è stato un piacere aver lavorato con te. E' stata una bella esperienza -   
Jigen si lasciò sfuggire un sorriso    
- Beh, devo ammettere che hai ragione, Fujiko. Anche se ho rischiato una netta castrazione da parte di Goemon! - disse con ironia
- Non dirglielo! Non dirgli nulla, ti prego! –
Ritornò serio, rimase a fissarla negli occhi per qualche istante    
- Sei...innamorata di lui? -  la donna abbassò lo sguardo. Jigen sorrise di nuovo, ma stavolta freddamente.    
- Mi stai giudicando, vero? Bene, vuoi sapere se amo Goemon? Non lo so, so che mi piace star con lui, ma che non sarò mai una di quelle fidanzatine per bene! -  fece una pausa - E vuoi sapere un'altra cosa? Si, mi sei piaciuto! Mi è piaciuto far l'amore con te! -   
Rimasero a fissarsi negli occhi   
- Perchè?-   chiese Jigen.
Fujiko gli si avvicinò e lo baciò   
- Non so neanche questo -   gli disse sulle labbra   
- Ti credevo una donna un po’ più sicura di te, Fujiko -       
- Tu non sei da meno, Jigen caro… Addio! - concluse saltando sulla moto che accese, partendo come un fulmine.
Rimase lì per qualche istante, poi si girò, pronto a rientrare in casa, ficcandosi le mani in tasca    
- M-ma che diavolo?! - disse trovandosi qualcosa di insolito in tasca. Lo tirò fuori e lo guardò: era un diamante grezzo della dimensione di una noce. Senza dubbio glielo mise Fujiko quando lo baciò. Lo osservò, per poi rimetterlo in tasca custodendolo gelosamente, rientrando a casa, pronto a ricominciare una nuova vita. 
 
    
 
 
 
 
                       

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