Sono un pessimo fratello, lo so... ma mi piace così

di Di Lo St
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Alcol ***
Capitolo 2: *** Discoteca ***
Capitolo 3: *** Danza ***



Capitolo 1
*** Alcol ***


Salve a tutti! Dunque, prima di iniziare vorrei ringraziarvi per essere entrati. Questa è la mia prima fanfiction, quindi non so neanche quello che sto facendo...
Quello che segue è più che altro un prologo. La storia dovrebbe essere breve, prevedo di pubblicare circa quattro capitoli, però per questo vedremo come si evolverà la cosa. Se mi rendessi conto che la storia non piace potrei anche decidere di smettere di scriverla, o viceversa continuarla e andare oltre. Spero che non vi scandalizzerete per il contenuto dei prossimi capitoli. Sentitevi liberi di scrivermi ciò che pensate, e grazie ancora :)



Sebastian entrò in cucina con andatura frettolosa, afferrò la bottiglia di vino rosso mezza vuota appoggiata sul ripiano accanto al frigorifero e ne staccò il tappo con i denti prima di versarne diverse dita in un paio di bicchieri di vetro.
«Dovresti smetterla di farla bere» mormorò una voce familiare alle sue spalle. Jonathan si girò di scatto, la bottiglia ancora inclinata in mano dalla quale caddero alcune gocce sul bancone e sul pavimento. Era entrato talmente sovrappensiero da non aver notato Jace appoggiato al muro accanto alla porta, con una bottiglietta d‘acqua a pochi centimetri dalle labbra. Non gli capitava spesso di essere distratto al punto da lasciarsi sfuggire cose o persone.
«Come?»
«Ho detto che dovresti smetterla di rifilare tutto quel vino a Clary,» ripeté con un falso tono distaccato, «non fa bene e poi lei non regge particolarmente l’alcool».
Lui fece spallucce, senza aver prestato davvero ascolto, mise giù la bottiglia e afferrò i due bicchieri per poi dirigersi verso la porta con la stessa impazienza con la quale era entrato, ma si bloccò quasi subito. Voltò leggermente il viso di nuovo verso il fratello adottivo.
«Hai detto che Clary non regge l’alcool?» chiese, più a se stesso che all’altro. Interessante.
Jace lo guardò con fare sospettoso e un po’ colto alla sprovvista, come a chiedersi se forse non si sarebbe dovuto lasciar sfuggire quel particolare, «Beh…».
Sebastian non aspettò che lui continuasse la frase e uscì dalla stanza, alzando nel mentre il braccio destro per leccare un rivolo di vino che gli era colato sul polso.
Entrò nella sala e si diresse verso una delle finestre. Sul davanzale era seduta sua sorella, indossava dei pantaloncini neri e una maglietta verde troppo larga, i piedi nudi e i capelli rossi raccolti in due trecce in una pettinatura così infantile da farla sembrare una dodicenne. Le ginocchia erano piegate e sulle cosce era appoggiato il suo album da disegno aperto su una pagina immacolata, mentre lei mordicchiava distrattamente la gomma all’estremità di una matita, la fronte appoggiata alla finestra e lo sguardo fisso sul cielo nero che sovrastava la città illuminata. Il suo viso era terribilmente pallido riflesso nel vetro. Sebastian si ritrovò a notare che entrambi avevano ereditato la stessa carnagione chiarissima del padre. Avevano la stessa pelle, e per qualche motivo la cosa gli piaceva da morire.
Si fermò accanto a lei, che come al solito persa nel suo mondo non lo aveva sentito arrivare, e allungò il bicchiere di vino a pochi centimetri dalle sue labbra. Lei girò la testa di scattò e sussultò trovandosi la bevanda proprio sotto il naso, poi alzò il viso verso di lui e lo guardò dal basso con quei grandi occhi verdi. Lui le sorrise e Clary rispose esitante con un sorriso un po’ dubbioso e gli prese il bicchiere dalle mani.
«Grazie»
«Figurati» Sebastian ritirò lentamente la mano e andò ad appoggiarsi con il braccio al muro accanto alla finestra di fronte a lei, in modo da poterla vedere in viso. Rimase lì in silenzio per qualche istante, bevendo il suo vino e osservando come la sorella minore sorseggiava il suo, a piccole dosi, quelle labbra che si tingevano di rosso in contrasto col viso bianco... Scosse la testa e si schiari la voce, «quando hai finito il tuo vino va a metterti qualcosa addosso e raggiungimi di nuovo qui».
«Cosa?» chiese stupita lei.
«Sta sera andiamo in discoteca, solo io e te» spiegò in tono deciso, non era una richiesta. Si staccò dal muro e andò ad appoggiare il bicchiere vuoto sul tavolino di fronte al divano, poi si voltò di nuovo verso l’espressione perplessa di Clary, «che c’è?» chiese con un finto tono innocente, «voglio solo portare la mia sorellina a ballare» e sfoderò uno dei suoi sorrisi carismatici, caricandolo della maggior dose di fascino che riuscisse a tirare fuori, prima di voltarsi e correre su per le scale verso la sua stanza senza aspettare una risposta. Sapeva che non avrebbe rifiutato. Voleva convincerlo della sua lealtà, giusto?

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Capitolo 2
*** Discoteca ***


Di nuovo salve! Vorrei scusarmi per averci messo così tanto tempo, ma il fatto è che sono appena tornata in patria dopo aver fatto un anno di liceo all'estero e mi sono ritrovata con un sacco di cose da fare... ma di questo a voi non frega niente. In ogni caso volevano essere delle scuse.
Grazie a coloro che hanno recensito e a quelli che mi hanno incitato a continuare, è importante per me :)
Riguardo al capitolo... nel caso rimaniate un po' confusi in un primo momento, da qui finchè non dirò il contrario, il punto di vista sarà di Clary.
Buona lettura


La mano di Clary era avvolta da quella di suo fratello in una stretta delicata ma decisa mentre lui la trascinava in mezzo alla massa di corpi in movimento all’interno del locale. Questo posto non assomigliava affatto a quello freddo e dall’arredamento inquietante in cui erano stati tutti e tre insieme a Praga, era più moderno, le pareti lisce dipinte con strisce di vernice nera e rossa alternate, dei giovani barman in gilet servivano cocktail da dietro un bancone di vetro mentre dietro di loro decine di bottiglie di alcolici di ogni genere sfilavano su dei ripiani illuminati da luce blu elettrica. Sembrava così… mondano. Certo, a parte per i gruppi di quelli che erano evidentemente nascosti che si dimenavano al centro della sala mischiandosi ai pochi umani ignari e sudati. Per non parlare dell’enorme runa dipinta con vernice bianca fosforescente esattamente sulla parete della sala opposta rispetto all’entrata in modo da colpire gli occhi dei nuovi arrivati non appena mettevano piede nella sala, parlando loro di leggerezza e spensieratezza. Solo a guardarla, a Clary girava la testa.
Avrebbe fatto volentieri a meno di unirsi a questa farsa dell’uscita tra fratelli felici, perché è questo che era, una farsa. Lei stava fingendo di dargli una possibilità, e probabilmente lui lo sospettava alla grande, il che rendeva questo loro rapporto che stavano tirando avanti nient’altro che un piccolo teatro personale in cui ognuno di loro recitava la sua parte, fingendo di credere davvero che l’altro fosse il povero fesso. Una situazione intricata quanto illogica se vista dall’esterno.
Nonostante questo, quando il fratello le aveva proposto, o meglio, quando le aveva comunicato la sua decisione di portarla fuori, lei non aveva rifiutato non solo perché lui non gliene aveva dato la possibilità, ma anche perché non ce n’era un vero motivo. Si era unita a Jace e Sebastian al preciso scopo di ricavare delle informazioni, e non le avrebbe ottenute standosene seduta in salotto. Così, da brava sorella minore ubbidiente, si era diretta all’armadio della madre per cercare di combinare un paio di indumenti in modo da ottenere un look appropriato all’epoca, alla sua età e a una discoteca. Impresa ardua. Infine aveva optato per dei pantaloncini di pelle beige sopra delle collant e gli stivali, insieme a una camicetta viola scuro, il tutto sormontato da una giacchetta di pelle nera, e così conciata era scesa al piano di sotto per trovare suo fratello appoggiato alla parete, accanto a una porta che prima non c’era, lo sguardo già puntato su di lei. Indossava dei jeans e una camicia nera con i primi bottoni aperti sul collo, lasciando intravedere i muscoli scolpiti del petto.
L’aveva seguito lungo diverse strade trafficate e altre deserte senza aprire bocca, in un silenzio interrotto solo ogni tanto da lui che le indicava alcuni edifici e le dava una breve spiegazione storica. Sembrava ci provasse un certo gusto a farlo, ma non come se volesse mettersi in mostra, ma più come se gli piacesse l’idea di istruirla, come un vero fratello maggiore.
Ora si stavano facendo strada tra una coppia di licantropi in atteggiamenti intimi alquanto feroci e un trio di fate dai capelli verde chiaro intrecciati con margherite che al passaggio di Sebastian alzarono lo sguardo verso di lui con malizia. Sbucarono insieme davanti al bancone del bar, e lì lui le lasciò la mano.
«Cosa vuoi da bere?» le chiese quasi urlando, cercando di superare il frastuono della musica mista alle risate e alle grida altrui.
«Ehm… un vodka orange» non aveva mai amato la birra, e se doveva reggere la tensione di una serata con Sebastian, era meglio andarci pesante. Inoltre non voleva passare per la bambina che in discoteca si prendeva una coca cola.
Lui sorrise e si voltò per ordinare. Clary intanto fece vagare lo sguardo sopra alla folla. Nessun nephilim era in vista, per quanto in quel caos di corpi e luci stroboscopiche non potesse esserne certa. Si sentiva strana a dover essere sollevata nel non trovare altri Shadowhunters nelle vicinanze, ma doveva ricordarsi che lei non era una spia del conclave, anzi probabilmente il consiglio, una volta scoperta la sua “fuga” con il fratello, l’avrebbe dichiarata una traditrice e una nemica allo stesso livello di Sebastian e di Jace. No, lei era una spia di se stessa, era per se stessa e per la sua famiglia che era in missione. O meglio, per una parte della sua famiglia, contro l’altra parte. Che disastro.
«Ecco qui» disse Sebastian facendole scivolare vicino un bicchiere pieno di un liquido arancione e cubetti di ghiaccio dal quale usciva una cannuccia nera. Clary si riscosse dai sui pensieri e afferrò il cocktail bevendone subito un lungo sorso. Con la coda dell’occhio vide che suo fratello stava bevendo la stessa cosa.
«Allora» iniziò lei dopo un momento, «anche qui ti conoscono tutti?».
«Veramente è solo la seconda volta che ci vengo, ma questo posto non è un’esclusiva del mondo invisibile» rispose lui prima di finire in tre lunghe sorsate il suo cocktail. Lei lo imitò, anche se un po’ più lentamente.
«E… perché siamo qui?» chiese ancora lei, esitante. Lui fece spallucce, e per qualche motivo le sembrò quasi nervoso.
«Te l’ho detto, volevo portare a ballare la mia sorellina» e sfoderò un sorrisetto da lupo. Di fronte all’espressione dubbiosa di Clary fece un sospiro e scosse la testa, «senti, quando ho detto che volevo una sorella dicevo sul serio. Ne ho sempre voluta una. Saremmo dovuti crescere insieme noi due, ora sto solo cercando di recuperare il tempo perso per colpa dei nostri genitori. Avevi detto che mi avresti dato una possibilità…» c’era una leggerissima nota accusatoria nel suo tono di voce. Stava forse cercando di farla sentire in colpa? La guardò da sotto le lunghe ciglia, in attesa.
«Io… si, infatti. Ci sto provando» disse lei mordendosi il labbro, mentendo per metà. Rimase un momento a osservarlo giocherellare con la cannuccia e i cubetti di ghiaccio nel bicchiere. «Hai appena detto che hai sempre voluto una sorella?».
Lui sorrise, un sorriso che per una volta però sembrava sincero, spontaneo, «si, una sorella minore. Immaginavo che le avrei insegnato come sfuggire alle punizioni di Valentine e che insieme ci saremmo intrufolati nella tenuta Wayland per tormentare Jace. Non è andata così…».  No, pensò Clary, siamo io e Jace contro di te. Per un istante, solo per un istante, quel pensiero le sembrò sbagliato. Non sarebbe dovuta andare così, due fratelli dovrebbero essere alleati, sempre. Doveva essergli pesata parecchio la sua relazione con Jace se quello era davvero ciò che desiderava da una sorella minore. Per un momento riuscì a farla sentire una pessima sorella, ma poi si ricordò tutto ciò che c’era dietro, tutto ciò che lui era e che aveva fatto e il momento passò. Ma nonostante questo non riuscì a trattenersi dal fargli la domanda successiva.
«Sei deluso?»
Lui si voltò di nuovo verso di lei, stupito «No!» si schiarì la gola «assolutamente no», poi aprì la bocca come per aggiungere qualcosa, ma non lo fece.
«Oh» riuscì solo a dire lei, sentendosi stranamente sollevata.
«Ne vuoi un altro?» chiese improvvisamente Sebastian indicando il bicchiere vuoto. Lei annuì e lui chiamò il barman per ordinare altri due drink.

OK, magari questo capitolo non era proprio il massimo, ammettiamolo, ma vi prometto che dal prossimo inizia la parte interessante, davvero! Cercherò di pubblicare il nuovo capitolo a velocità supersonica.
D.L.S

 

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Capitolo 3
*** Danza ***


Ehilà! Rieccoci :) Questo è il terzo capitolo. Spero che il precedente vi sia piaciuto. Ho cercato di aggiornare in fretta, dal momento che l'ultima volta vi ho fatto aspettare qualcosa come due mesi! Sono ancora dispiaciuta per quello. 
Ora che inizia la parte un po' più... spinta, per così dire, mi auguro che non rimaniate delusi. Ce la sto mettendo tutta per non rendere questa fanfiction una schifezza, considerando che è la prima che scrivo e quindi è un po' una prova per vedere se la gente approva. Quindi per favore recensite, ditemi cosa ne pensate, cosa vi è piaciuto e cosa non, insultatemi, almeno capirò cosa sbaglio.
Comunque, per ora buona lettura :)


Da quel momento in poi decisero di comune e silenzioso accordo di smetterla di parlare di argomenti che potessero risultare pesanti. Erano lì per divertirsi, no? Le successive due ore le passarono a chiacchierare allegramente, raccontandosi a vicenda episodi della loro infanzia: lui le parlò di quando aveva imparato a nuotare, a cinque anni nel lago Balaton, in Ungheria, e lei di come a otto anni aveva allagato la scuola facendo saltare per errore una manovella di uno dei rubinetti nel bagno. A questa storia lui era scoppiato a ridere ed era quasi caduto dallo sgabello su cui sedeva davanti al bancone. Sebastian era un ottimo oratore, ovviamente, come Valentine, e parlò per la maggior parte del tempo. Lei rideva alle sue battute e beveva le bevande  che lui le metteva davanti di volta in volta, e che pian piano cominciarono a comparire dal nulla senza che la ragazza neppure se ne accorgesse, mentre l’alcol faceva diventare tutto sempre più confuso.
A un certo punto suo fratello, che sembrava essere decisamente più lucido di lei, parve rendersi improvvisamente conto di qualcosa, e scoppiò in una breve risata, «accidenti, avevo detto che ti avrei fatto ballare, invece sono due ore che siamo seduti qui!».
Clary fece scorrere lo sguardo sul ripiano del bar. Davanti a lei c’erano sei bicchieri alti vuoti. Accidenti! Pensò. Ma quando li aveva bevuti? Spostò lo sguardo un po’ più in là. Davanti a Sebastian c’erano solo due bicchieri, di cui uno ancora pieno per un quarto. Eppure era sicura che avessero bevuto insieme…
Poi Sebastian era in piedi accanto a lei e le porgeva la mano, sempre sorridendo. Lei la prese titubante e si lasciò scivolare giù dallo sgabello, in piedi. Subito la testa iniziò a girarle e le gambe le sembrarono troppo leggere, le luci stroboscopiche le colpirono gli occhi, costringendola a sbattere le palpebre. Non si era accorta dell’effetto che l’alcool stava avendo su di lei, essendo stata tutto il tempo seduta e impegnata ad ascoltare suo fratello… Non era una buona cosa, ma non riusciva a ricordarsi il perché. Sebastian le afferrò anche l’altro braccio, sorreggendola.
«Tutto bene?» le chiese. Lei annuì e alzò lo sguardo su di lui. Perché cavolo aveva quel sorrisetto compiaciuto stampato in faccia? Era troppo su di giri per rifletterci sul serio, così si lascio trascinare da Sebastian in mezzo alla folla, la sua mano, stavolta leggermente sudata, di nuovo stretta in quella del fratello maggiore, finché lui non si bloccò in un punto imprecisato della pista e si voltò verso di lei con un sorriso da predatore stampato in viso, ma non poteva essere rivolto a lei… giusto?
Entrambi iniziarono a ballare, l’uno di fronte all’altra. Clary non poteva negare che lui fosse bravo, aggraziato mentre si muoveva perfettamente a ritmo con la musica, con le luci stroboscopiche che lampeggiavano illuminandogli a tratti il viso e il corpo alto e muscoloso. Lei si abbandonò alla musica, ondeggiando mentre i suoi fianchi sfioravano quelli degli altri ragazzi, umani e non, che costituivano quella folla che si scatenava nell’oscurità della discoteca, anche le loro facce colpite a intermittenza dalle luci colorate.
Tutto ciò che la circondava, i volti, i corpi, le pareti avevano le caratteristiche di un sogno. Era tutto confuso e annebbiato. Si sentiva leggera e pesante al tempo stesso, e accaldata. Alzò una mano per scostarsi una ciocca di capelli appiccicata alla fronte dal sudore, e in quel momento lui allungò le braccia e la prese delicatamente per i fianchi, tirandola più vicino a sé. Sorpresa com’era, lei glielo lasciò fare. Si sentiva leggermente confusa, c’era qualcosa che non andava, un campanello d’allarme mancato nella sua testa, ma perché? Clary non se lo ricordava più. Lui era suo fratello, e quello era solo un ballo tra fratelli, innocente. Si stavano divertendo e non ci sarebbe dovuto essere niente di male.
Così si lasciò tirare verso di lui, le mani delicatamente appoggiate sulle sue braccia in parte per tenersi in equilibrio e in parte perché non sapeva dove altro metterle. Poteva sentire i muscoli di Sebastian sotto il tessuto della camicia, possenti e perfettamente modellati. Si lascio nuovamente andare al ritmo dei bassi e chiuse gli occhi, ed era così presa dalla musica da non essersi accorta che lui la stava trascinando lentamente verso un’estremità della massa. Quando risollevò le palpebre scoprì di essere a un angolo della pista. La gente era talmente tanta che persino lì arrivava la folla, persino lì ci si sentiva schiacciati dai corpi, ma le luci arrivavano più di rado e la parete era buia, quasi invisibile.
Clary alzò lo sguardo sul viso del fratello, che la stava scrutando, leggermente divertito, ma c’era qualcos’altro, un’altra emozione che gli brillava negli occhi e che lei non riuscì bene a identificare in quel momento, ma che era famigliare seppur fuori posto per un fratello… La ragazza ritirò improvvisamente le mani e cercò di staccarsi da Sebastian, facendo un passò indietro. Lui avanzò verso di lei, coprendo la distanza che lei aveva creato e Clary indietreggiò ancora, ma in qualche modo colpì con la schiena la parete, ritrovandosi con le spalle al muro, lui davanti a lei e una gabbia di corpi sinuosi in movimento attorno a loro. Il ragazzo, senza mai staccare gli occhi dal suo viso, si sporse in avanti per appoggiare i palmi delle mani sul muro ai lati della testa della ragazza, creando una gabbia ancora più stretta attorno alla sorella, invadendo il suo spazio e costringendola a ritirarsi più che poteva verso la parete, e fissò gli occhi nei suoi, scrutandola con una certa curiosità, come un predatore che ha ormai intrappolato la sua preda e, sicuro di sé, si prende il tempo di studiare la sua reazione e la sua paura prima di attaccarla, in modo sadico. Era bellissimo. Pur vedendo questo nello sguardo di lui, Clary non riuscì a fare nulla, ma rimase paralizzata di fronte al suo viso, ipnotizzata. Cosa stava succedendo?
Sebastian fece scorrere lo sguardo lentamente lungo il corpo della sorella minore, dall’alto verso il basso.
«Che cosa stai facendo?» chiese lei a un certo punto. La voce le uscì flebile. Sapeva che lui poteva sentirla nonostante la musica. Improvvisamente era come se si trovassero in una bolla, tutti i suoni all’esterno attutiti. Il ragazzo fece risalire lo sguardo e tornò a fissarla negli occhi. Un sorriso malizioso e malvagio si fece strada sul suo viso pallido.
«Tu che dici?» disse, il tono di un’evidente domanda retorica. Clary rabbrividì.
Poi improvvisamente Sebastian si chinò su di lei e la baciò, con forza. Lei sussultò e istintivamente tentò di alzare le braccia per spingerlo via, ma prima che riuscisse anche solo a toccarlo, lui le afferrò i polsi e glieli sbatté contro il muro, immobilizzandola. Lei allora restò lì, schiacciata tra il corpo muscoloso del fratello e la parete, mentre la bocca di lui si muoveva contro la sua, incessante. Le sue labbra riuscirono facilmente a forzare quelle di sua sorella, che si dischiusero appena, dandogli lo spazio per approfondire il bacio. Sebastian cercò di stimolare la lingua di lei, accarezzandola ed esplorandola con la sua, ma lei si rifiutò di rispondere al bacio e girò il viso da un lato nel tentativo di evitarlo. Per un momento ponderò l’opzione di urlare, ma sapeva che nessuno l’avrebbe sentita in quell’inferno, e che in ogni caso non sarebbe riuscita a sfuggirgli. Ma perché voleva sfuggirgli? Le labbra di Sebastian erano così sensuali contro la sua pelle… Era sbagliato, sbagliato,… lei non voleva… Dio, si sentiva così stordita che faticava a ricordarsi il suo nome. Clary… Fray? Morgenstern. Come il ragazzo che le stava di fronte. Sebastian intanto aveva iniziato a lasciare una scia di baci umidi sulla sua guancia e lungo la mascella muovendo la bocca verso il basso, finchè non arrivò al collo. Incominciò a baciare, mordicchiare e succhiare la pelle sensibile del collo di Clary, facendola fremere, mentre con le mani lasciò la presa che aveva sui polsi di lei e iniziò a scendere molto lentamente, accarezzandole le braccia, le spalle, le scapole, giù lungo tutta la schiena fino alla vita, dove affondò le unghie nella sua carne, facendola trasalire, e intanto succhiò con particolare intensità su un lembo di pelle nell’incavo tra la spalla e il collo della sorella. Clary non ce la fece più e si lasciò sfuggire un gemito. Sentì il sorriso di suo fratello contro il collo.
«Cosa c’è sorellina?» le sussurrò in un orecchio, «mi sembri un po’ a disagio».
E con quelle parole Sebastian si chino e le lecco l’intera curva del collo, dall’incavo sopra la spalla fin sotto al mento, lasciandole una scia umida con la punta della lingua. Clary sentì un brivido percorrerle l’intera spina dorsale, e a quel punto non resistette più. Alzò un braccio solo, lasciando l’altro ben stretto contro il muro, come se una parte di lei stesse ancora cercando di trattenersi, e portò la mano dietro al collo del fratello, per poi farla risalire attraverso la nuca a intrecciare le dita tra i suoi capelli biondi, tirandoli per avvicinarlo al suo viso.
Sebastian emise una breve risata sommessa, prima di premere le labbra di nuovo contro le sue, muovendole con determinazione e spingendo in modo che quelle di lei si aprissero per lasciarlo entrare. Questa volta Clary rispose al bacio, le loro lingue si intrecciarono e si accarezzarono con movimenti a tratti frenetici e a tratti più lenti, in modo da potersi godere l’uno il sapore dell’altra. Lui le leccò il labbro inferiore con la punta della lingua e poi glielo morse, non troppo forte ma abbastanza da farle male. Intanto il ragazzo spostò una delle mani che le stringevano salde la vita e la intrecciò tra i ricci di lei, attirandola verso di se per rendere il bacio sempre più profondo, mentre con l’altra mano cominciò a risalire lungo il suo corpo, accarezzandola possessivo attraverso il tessuto sottile dei vestiti. Le fece scorrere il palmo sui fianchi, sul ventre, sullo sterno... arrivato lì Sebastian esitò un secondo, come se volesse godersi appieno quel momento. Poi afferrò uno dei seni di Clary, che sembrava adattarsi perfettamente alla misura della sua mano, lo strinse delicatamente e poi ne accarezzò la sommità con il pollice. Lei gemette nella sua bocca, e quando il fratello spinse il proprio bacino contro il suo sussultò, sentendo quanto lui la voleva.

Allora, che ne dite? Mi raccomando, come ho già scritto sopra, non fatevi problemi a dirmi che qualcosa non va. Io per esempio penso che non sia molto scorrevole, soprattutto l'ultimo terzo. Mi servono le critiche costruttive! Dovrei aggiungere almeno un'altro capitolo, ma in realtà potrei anche finirla qua, è un finale ragionevole in fondo, basterebbe aggiungerci qualche frase ad effetto alla fine. Aspetto la vostra opinione.
D.L.S.
 

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