Changes.

di hugmeidols
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 2: *** Capitolo due. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno. ***


Changes - capitolo uno.
 
Il paesaggio scorreva veloce all’esterno del finestrino dal lato del passeggero. I campi di varie tonalità di verde, si mischiavano tra loro diventando solo una serie di linee verdi agli occhi di Mars alla quale sembravano tutti uguali e, anche se i campi di girasole avevano cominciato a stancarla, niente l’avrebbe fatta girare verso suo padre, con il quale non parlava da quasi una settimana.
“Mi piacerebbe sapere quanto ancora durerà questo tuo sciopero del silenzio. – asserì l’uomo rivolgendole un’occhiata veloce; Mars non si mosse – Senti, – sospirò – non piace nemmeno a me l’idea di andarmene da Londra, anche perché lì avevo tutto-“
“Appunto! – esclamò Mars girandosi di scatto verso di lui – Avevamo tutto ma a causa del tuo ultimo fallimento amoroso ce ne dobbiamo andare, di nuovo!” tornò a guardare fuori dal finestrino.
“Non è colpa mia se con Johanna non ha funzionato”
“Oh certo! – Mars lo guardò furiosa – Come non è stata colpa tua con Cassie, Julie e Yvonne. Per cortesia, ammettilo, sei tu che non riesci a mantenere una relazione stabile e non riesco a capire perché ogni volta dobbiamo andare via. Ho una vita anche io e adesso che finalmente ero riuscita a farmi degli amici e un fidanzato, puff, ecco che partiamo di nuovo verso chissà dove!”
“Chiamalo fidanzato quello, tutto pieno di tatuaggi e chissà quale idea malata in testa. Non mi è nemmeno mai piaciuto che fosse di un’altra religione” ammise.
“Tu non capisci un cazzo e soprattutto sei l’ultimo che può farmi ramanzine sulle storie d’amore dato che, in cinque anni non sei riuscito a mantenerne nemmeno una. Almeno io e Zayn stiamo insieme da un anno anzi, stavamo dato che sicuramente mi lascerà a causa della distanza” concluse abbattuta.
“Che disgrazia” commentò sarcastico lui.
“E poi cosa vuol dire ‘non mi è nemmeno mai piaciuto che fosse di un’altra religione’?” chiese irritata.
“Dico solo che il fatto che fosse anche pakistano era un punto a suo sfavore” strinse le spalle.
Mars spalancò la bocca sbigottita “Quanto sei bigotto mamma mia. – scuoté la testa incredula – E dire che ti ho sempre difeso quando mi dicevano che eri un razzista prevenuto di merda. Avrei dovuto dire ‘sì avete ragione’ invece di: non lo conoscete. Ero io a non conoscerti invece” concluse tornando a guardare fuori dal finestrino.
“Non vederla in modo cattivo” rallentò per poi parcheggiare nel parcheggio della prima area di servizio.
“Peccato che io non trovi nessun altro modo in cui vederla” rispose scendendo dall’auto sbattendo la portiera.
Mars entrò infuriata dentro il bar per poi andarsi a sedere ad uno dei tavoli lì presenti seguita dal padre che le si sedette difronte.
“Potresti evitare di sbattere la portiera dell’auto? Si rompe”
“No, finché tu non la smetterai di sparare sentenze senza nemmeno conoscere le persone”
“Non mi hai mai dato l’occasione di conoscerlo” rispose lui.
Mars sgranò gli occhi per poi avvicinarsi leggermente verso di lui in modo che potesse sentirla anche se parlava a bassa voce “Lo avrò portato a casa un milione di volte ma hai sempre preferito stare a guardare la partita invece di cercare di conoscerlo! Anche quando si è seduto in salone a guardare la televisione con te non gli hai rivolto la parola”
“Avrebbe potuto farlo lui no?” disse lui con il medesimo tono di voce.
Mars s’inumidì le labbra “Devi sempre avere ragione tu vero? Non c’è mai una volta in cui dici: ho sbagliato. – scuoté la testa con dissenso per poi tornare composta al suo posto – Non ho fame, ti aspetto in macchina” concluse alzandosi per poi uscire dal bar e tornare a sedersi in macchina.
Odiava quando suo padre faceva così. Perché doveva sempre giudicare Zayn? Non lo conosceva, non sapeva nulla di lui eppure stava sempre a trovargli difetti.
Era una cosa che la faceva andare in bestia e forse era per questo che nessuna donna era voluta rimanere con lui per più di un paio di mesi.
Sapeva essere l’uomo più simpatico del mondo ma quando ci si metteva riusciva a far girare le palle anche alle persone più calme del mondo.
Forse non si rendeva nemmeno conto di quanto fosse dannatamente irritante e una cosa che la faceva arrabbiare ancora di più era il fatto di dover andare via ogni volta che una sua storia d’amore andava male.
In cinque anni aveva girato quasi tutto il Regno Unito, passando anche dall’Irlanda e quando finalmente si erano trasferiti a Londra, le cose sembravano andare meglio.
Ma Mars lo sapeva che quella quiete sarebbe durata poco, soprattutto quando un giorno era tornato a casa con Johanna dicendole:
“Ti presento la mia fidanzata.”
All’inizio non ci aveva nemmeno dato tanto peso, anche perché la sua mente era sempre concentrata su Zayn.
Le era sembrata anche una cosa carina, ma quando qualche mese dopo il padre era tornato a casa di mal umore e si era chiuso in camera sua, aveva capito che il suo soggiorno nella capitale dell’Inghilterra, stava per arrivare al suo capolinea.
Succedeva sempre così: suo padre conosceva una donna, la frequentava, ci si fidanzava, la presentava a Mars, stavano un paio di mesi insieme felici come non mai e poi, lui faceva una cazzata, lei lo lasciava e qualche settimana dopo, Mars e suo padre si ritrovavano in macchina diretti in un’altra città.
Magari ad undici anni era anche divertente, la prima volta, trasferirsi e partire con l’idea di fare nuove amicizie ma a sedici anni, si era ritrovata senza un vero amico e con un ragazzo che da lì a poco l’avrebbe lasciata e ciò non riusciva a sopportarlo.
Perché lo avrebbe fatto, lo sapeva. Glielo aveva detto qualche settimana prima, quando suo padre aveva cominciato ad essere in crisi con Johanna. Testuali parole:
“Io odio le relazioni a distanza, per questo spero che a tuo padre duri il più possibile. Odio quel sentimento di gelosia dovuto alla distanza, e mi dispiace dovertelo dire ma, se te ne dovessi andare di nuovo, tra noi non potrebbe più funzionare” e lasciare Zayn era una delle ultime cose che avrebbe voluto.
Si era anche messa d’impegno nel cercare di risolvere le cose tra i due ma, non ci era riuscita e nemmeno dieci giorni dopo, il padre aveva cominciato ad imballare la loro roba.
Era frustrante.
Fare i bagagli, riempire gli scatoloni, abbandonare tutto e ricominciare da zero per l’ennesima volta.
In cinque anni non era riuscita a frequentare un anno intero in una scuola, o perché se n’era andata prima o perché vi era arrivata dopo e ovviamente, non era riuscita ad inserirsi.
L’unica che aveva frequentato per un intero anno era quella a Londra, e per la prima volta aveva creduto che quella fosse la città giusta.
Ma nulla, non era nemmeno Londra la città giusta e Johanna non era la donna giusta.
Dopo anni però, Mars cominciava a chiedersi se per suo padre ci fosse mai stata una città o una donna giusta, anche se, sicuramente, non avrebbe mai avuto una risposta alla sua domanda.
Era da quando sua madre era morta che suo padre scappava dai posti che lo legavano sentimentalmente alle persone e anche se in parte poteva capirlo, d’altro canto, avrebbe voluto che lui si facesse valere e rimanesse nello stesso posto senza farsi sopraffare dai sentimenti e dalle illusioni per poi scappare.
Se non per lui, magari per lei.
Mars sospirò e abbassò il parasole per specchiarsi qualche secondo. Si guardò un attimo e fece una smorfia alla vista delle occhiaie che si erano stabilite abusivamente sotto i suoi occhi castani. Erano due notti che non dormiva.
Si scombinò leggermente i lunghi capelli castani per poi sistemarsi la maglietta color avorio che le lasciava una spalla scoperta e tirar fuori dallo zaino di jeans che teneva tra le gambe, il cellulare e le cuffiette.
L’ultima cosa che voleva era riprendere a parlare con suo padre, soprattutto perché lui avrebbe ripreso a criticare Zayn e a dire quanto fosse fantastico il fatto che da lì a breve si sarebbero lasciati sicuramente.
Si mise gli auricolari nelle orecchie e fece partire la riproduzione casuale. Poco dopo arrivò suo padre che prima di sedersi e accendere l’auto, le passò un panino al prosciutto che sicuramente avrebbe mangiato.
Ormai sapeva che quando Mars diceva:
“Non ho fame” voleva solamente dire:
“Ho fame ma non mangerò in tua compagnia.”
 
Il viaggio riprese e proseguì in silenzio. Mars non si rese conto di quanto tempo fosse passato, si accorse solo di essere quasi arrivata quando, superato un ponte, spuntò un cartello con su scritto:
“Benvenuti a Holmes Chapel”.
Mars alzò un sopracciglio e guardò suo padre quasi disgustata.
“Ma in quale paesino degno di Heidi mi hai portato?” domandò togliendosi un auricolare per poi spegnere la musica.
L’uomo scuoté la testa “Poi sono io il prevenuto”
“Ma guarda! – esclamò allungando le braccia verso il parabrezza – Non c’è nulla qui! Non c’è Starbucks, non ci sono centri commerciali, non c’è l’ombra di civiltà! Voglio tornare a Londra” piagnucolò.
“Quasi quasi mi hai fatto pentire di non averti abbandonata nel bel mezzo della notte”
“Avresti dovuto! Sarei stata meglio”
“Sei sempre la solita, e comunque mi hanno parlato benissimo di questo posto e poi scusa, non lo hai ancora visto tutto. Avrai tutto il tempo dato che mancano due settimane prima dell’inizio della scuola alla quale sei già iscritta.”
Mars sbuffò “Perfetto. Chissà in quale scuola piena di bigotti e credenti mi avrai iscritto”
“Ti ho iscritto all’unico liceo che c’è, e non è niente di religioso. Devi solo indossare la divisa ma lo facevi anche nella vecchia scuola, quindi non è un problema”
“Almeno questo” sospirò.
“Vedrai che ti piacerà, ho trovato una casa in un quartiere tranquillissimo”
“Sarà sicuramente pieno di vecchi, lo so” commentò osservando il posto attraverso il finestrino.
Tutto sommato però, non era male, c’erano anche ragazzi della sua età da quello che aveva visto, ma non lo avrebbe mai ammesso. Non in presenza di suo padre.
Dopo qualche minuto e una serie di villette tutte uguali, il padre mise la freccia destra e girò infilandosi nel posto macchina di quella che probabilmente sarebbe diventata la loro nuova casa e dove li stava aspettando il camion dei traslochi.
“Forza, siamo arrivati” disse sorridendo l’uomo mentre toglieva le chiavi dal quadro e scendeva dall’auto.
“Che gioia” commentò Mars prendendo lo zaino e scendendo dall’auto.
“Non vola una mosca” constatò il padre.
“Yuppi”
“Mars” la guardò serio.
“Scusa. – sospirò – Che gioia potremo dormire in santa pace!!” esclamò con finto entusiasmo.
“Così va meglio” l’uomo rise; Mars roteò gli occhi per poi dare un’occhiata in giro mentre suo padre salutava gli operai e cominciava a farli entrare in casa a sistemare i mobili.
“Mars!” la chiamò.
“Che c’è?” rispose lei annoiata.
“Vieni a darci una mano o no?”
“Preferisco fare un giro” ammise.
“Va bene, non fare tardi e se ti perdi chiamami” Mars sbuffò esasperata per poi rimettersi le cuffiette e cominciare a camminare senza una meta precisa.
 
Camminò per una decina di minuti ma le sembrò di non essersi mai mossa da casa sua: quel quartiere non solo era infinito, aveva anche tutte le villette uguali. Era una specie di labirinto.
Continuò a camminare e finalmente, dopo un ulteriore incrocio, arrivò a quello che sembrava il centro della città.
Più camminava, più il posto non le sembrava così brutto. Era carino alla fine.
Vi erano un sacco di zone verdi e i negozi che c’erano sembravano tutti interessanti. Di certo non era paragonabile alla capitale ma non sembrava tanto terribile.
Proseguì il giro e dopo un’ora e mezza circa, forse l’aveva girata tutta. Era un piccolo centro e la gente sembrava molto simpatica e allegra.
Passò anche davanti a quella che sarebbe stata la sua scuola e suppose che vi ci sarebbe arrivata con un pullman o con qualcos’altro dato che era molto distante da casa sua.
Superò un altro po’ di zone residenziali e tantissimi altri negozi che non aveva mai visto prima.
Notò anche che lì le macchine non venivano utilizzate tanto per la quale poiché sicuramente, tutti si spostavano in bicicletta o in autobus: vi erano tantissime piste ciclabili e molte fermate dei bus. Ma poteva anche sbagliare.
Seguì la strada che stava facendo e dopo un po’ arrivò in una stradina che, se proseguita, portava ad un prato verde immenso, attraversato da un fiumiciattolo.
Apparentemente su quella strada non vi era nulla ma, qualche metro più lontano, vi era un’insegna che diceva:
“Panificio, prodotti artigianali.”
Mars corrugò la fronte “Strano posto per un panificio. – commentò perplessa – Comunque stavo giusto avendo un certo languorino – rise – chissà come sono i panini di questo posto sperduto” concluse avvicinandosi per poi aprire la porta ed entrare seguita dal suono di una campanella appesa sopra la porta.
“C’è nessuno?” chiese notando che il locale fosse vuoto; nessuno rispose.
“Bah” commentò stringendo le spalle per poi dare un’occhiata intorno. Era un posto simpatico tutto sommato.
Era un locale piccolino. Non appena entravi, a nemmeno due metri vi era già il bancone con, dentro la vetrina, tantissimi articoli che all’apparenza sembravano buonissimi. Dietro al bancone vi erano poi vari ripiani con sopra dei taglieri ricoperti di farina e un paio di mattarelli.
Sul muro vi erano appesi un paio di quadri e vicino all’angolo più a destra della stanza, vi era una porta che dava sicuramente al retro e alla cucina.
L’odore che c’era lì dentro comunque, era fantastico. Il profumo di cornetti e pane appena sfornato la stava facendo morire di fame e non appena il suo stomaco cominciò a lamentarsi, suonò ripetutamente sul campanellino che si trovava sul bancone accanto alla cassa.
“Madonna sto morendo” si lagnò.
“Un secondo!!” disse una voce maschile, alquanto irritata, facendola sobbalzare.
“C’è nessuno?” domandò cercando di vedere qualcosa attraverso la tendina che copriva la porta citata precedentemente.
“Arrivo” di nuovo quella voce.
“No ce.. tranquillo” rispose imbarazzata. Non credeva di essere stata così insistente.
Aspettò qualche altro secondo e finalmente, da dietro la tendina, spuntò una testa riccioluta di spalle piena di farina. Mars cercò di soffocare una risata.
“Eccomi. – il ragazzo si girò e Mars si dimenticò il motivo per il quale volesse ridere – Scusa, ma questi non si fanno da soli” le sorrise mostrandole un vassoio pieno di cornetti.
“Oh n-no – balbettò – scusa tu, pensavo non ci fosse nessuno”
Il ragazzo le sorrise di nuovo e Mars rimase incantata a causa dei suoi fantastici occhi verdi e delle fossette che comparvero sulle sue guance “Posso aiutarti?” disse poi lui pulendosi le mani infarinate sul grembiule.
“Come scusa?” domandò intontita.
Lui rise “Posso aiutarti?” ripeté.
“Oh.. – ci pensò un po’ su – Oh! – esclamò – Sì, stavo morendo di fame – rise – ho camminato per tipo due ore”
“Interessante ma, cosa ti serve?” chiese.
“In che senso?”
Il ragazzo rise di nuovo “Cosa vuoi, un cornetto, un panino?” indicò quello che aveva elencato.
“Aah – rise imbarazzata – un cornetto andrà benissimo, scusa”
“Tranquilla, mi succede tipo trenta volte al giorno” sorrise nuovamente mentre incartava il cornetto che Mars gli aveva indicato, per poi posarlo sul bancone e inserire il prezzo nella cassa.
“Viene sessanta penny” disse staccando lo scontrino mentre Mars prendeva i soldi dal portafoglio che teneva nello zaino.
“Ecco a te” disse poi posandoli sul piattino accanto alla cassa e prendendo il cornetto.
“Be’ – si schiarì la gola – è stato un piacere.. em.. come ti chiami?” domandò.
“Harry – rise – piacere”
“Oh, Harry – sorrise – io sono Mars, piacere”
Il ragazzo annuì sorridendo come segno d’intesa “Okay..allora ecco, ti lascio al tuo lavoro eh – si scombinò i capelli imbarazzata – ci.. ci si vede. Ciao!” esclamò uscendo di corsa dal panificio mentre Harry rideva divertito.
 
“Che figura di merda” commentò Mars tornando verso casa ripensando a quello che le era appena successo. Si era anche dimenticata di star andando verso il prato.
“Però, devo dire che se tutti i ragazzi di Holmes Chapel sono così, non mi dispiace restare” rise poi le squillò il telefono.
Tenne il cornetto nella mano sinistra e con la destra prese il telefono per poi rispondere.
“Sì papà? – posò il telefono tra l’orecchio e la spalla mentre con le mani scartava il cornetto per poi morderlo – No no, sto tornando” rispose con la bocca piena.
“Non sto mangiando. – mentì ingoiando – Tranquillo non mi perdo, ciao” concluse rimettendo il telefono in tasca e continuando a camminare rifacendo la strada che aveva fatto prima.
“Mh – disse poi mentre masticava l’ultimo boccone di cornetto – Harry. Credo proprio che ci rivedremo molto presto” asserì per poi mettersi a ridere.


Sup bitches? - Read me, thanks.
Buona sera, so benissimo di avere ancora la Barry e Summer Love in corso ma, volevo tantissimos scrivere questa ff so, here it is.
Spero vi piaccia e, le recensioni sono sempre gradite.
XOXO @sunrisiall ma voi chiamatemi Claire xx

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Capitolo 2
*** Capitolo due. ***


Changes - Chapter two.


Nonostante Mars avesse deciso di uscire anche il giorno seguente, a causa di suo padre e del tempo orribile, dovette rimanere chiusa in casa per i quattro giorni successivi perciò, ne approfittò per sistemare un po' la sua stanza rendendola più 'sua'.
Per cominciare, qualche giorno prima, chiamò suo padre per chiedergli di comprare un barattolo di vernice celeste: il colore giallo canarino della sua stanza le faceva terribilmente schifo.
Pitturata quest'ultima poi, appese le tende verdi che aveva nella sua vecchia stanza e sistemò i mobili in modo diverso quasi dieci volte prima di trovare la posizione giusta.
Decise che la scrivania sarebbe stata messa sotto la finestra, proprio difronte alla porta in modo da dare le spalle a chiunque entrasse.
Il suo piccolo armadio a due ante con tre cassetti invece, sarebbe andato obliquamente nell'angolo tra la parete sinistra della stanza e quella in cui stava la porta d'entrata.
Il letto a una piazza e mezza invece, sarebbe stato poggiato con la testa contro la parete in cui stava anche la finestra e la libreria e il mobile con sopra il televisore, sarebbero andati nella parete difronte a quella del letto, non troppo vicini all'armadio.
Mise poi il comodino al lato destro del letto e cominciò a svuotare gli scatoloni che non aveva minimamente toccato da quattro giorni a quella parte.
Sistemò tutti i vestiti nell'armadio, decidendo dopo avervi dato un'ultima occhiata, di dover comprare un po' di roba femminile per variare il suo guardaroba pieno solo di felpe, pantaloni della tuta, jeans, maglie più grandi di lei e scarpe da ginnastica.
Buttati gli scatoloni contenenti i suoi vestiti, cominciò a sistemare tutti gli oggettini e i soprammobili che si era portata e sistemò i libri sulla mensola e nella libreria, sopra e accanto al mobile della televisione.
Spacchettò poi quest'ultimo e attaccò l'antenna e le scart al dvd e al dvx che le aveva regalato Zayn per il suo compleanno.
Appese tutti i poster delle band musicali che ascoltava alle pareti, e sulle mensole poste vicino alla scrivania, sistemò i cd, i dvd, i dvx e i libri di scuola.
Riempì i cassetti del comodino e srotolò il tappeto lilla in mezzo alla stanza. 
Inchiodò l'attaccapanni dietro la porta della sua stanza e quando finalmente ebbe finito, si sedette sulla sedia della scrivania e dopo aver messo un cd a caso nello stereo che vi aveva posato sopra, mise un pantalone della tuta e una canotta, le vans e, dopo essersi legati i capelli in uno chignon molto disordinato, scese al piano di sotto e andò a buttare fuori tutti gli scatoloni che aveva svuotato.
Non appena mise piede fuori casa, si portò una mano all'altezza degli occhi per ripararseli dalla luce accecante del sole, poco dopo, a causa dei troppi scatoloni, il suo braccio sinistro non resse il peso, nonostante non fosse troppo, facendoli cadere tutti sul vialetto.
"Ovviamente!" esclamò irritata Mars che non vedeva l'ora di tornare nella sua stanza fresca.
"Poteva mai Mars non fare un disastro?" commentò sbuffando per poi accovacciarsi e cominciare a raccoglierli.
"Ehi ma io ti conosco!" esclamò una voce non molto lontana.
Mars alzò leggermente la testa tenendo però gli occhi socchiusi a causa del sole che batteva dritto sulla sua casa "Scusa, non ti vedo a causa del sole. - Ammise lei - Chi sei?" domandò alzandosi e stando attenta a non far cadere di nuovo quello che teneva in mano.
Il ragazzo rise "Sono Harry."
Mars corrugò leggermente la fronte cercando di non far trapelare il panico che l'aveva sovrastata a causa del suo non ricordarsi chi fosse.
"Ah! Sì Harry.." esclamò sperando di risultare il più convincente possibile.
"Ti ricordi di me no?" domandò lui divertito.
"Uh! Come dimenticare..." 
"Vuoi una mano con quelli?" chiese poi mentre la ragazza si avviava verso i cassonetti che per fortuna si trovavano all'ombra.
"No no - asserì - non sono poi così pesanti" concluse girandosi per poi aprire il recipiente della carta e buttarli tutti lì. 
Quando finalmente li ebbe buttati, sbattè le mani ripetutamente sui pantaloni per pulire e si girò per sbaglio verso la persona con la quale aveva parlato.
"Oddio sì, il tizio del panificio, ecco chi sei!" esclamò non appena la sua memoria decise di collaborare.
"Ah ma allora non ti ricordavi di me!" esclamò lui divertito per poi mettersi a ridere.
Mars arrossì leggermente mentre lo guardava.
Era proprio un bel ragazzo, non c'era che dire e quando rideva poi, era ancora più bello.
Aveva anche un bello stile nel vestire, cosa che non avrebbe mai detto vedendolo solo da dietro un bancone.
Le camicie a quadri blu e nere e i pantaloni beige gli donavano tantissimo e facevano persino risaltare la sua carnagione non troppo scura.
Le sue scarpe invece, le superga, Mars le aveva cercate ovunque ma non era mai riuscita a trovarle.
"Che ci fai qui?" domandò poi lui.
"Lì? - Disse lei indicando la casa - Ci vivo" rise pensando a quanto potesse essere ovvia la risposta dato che era uscita dalla porta d'ingresso di quella villetta.
Di certo non poteva averla rapinata.
"Ah! - Rise di nuovo - Io abito qui invece" indicò col pollice la villetta dietro le sue spalle, rimanendo seduto sul prato davanti casa.
Mars sgranò gli occhi "Mi prendi in giro?" domandò forse con troppo entusiasmo.
"No - accennò una risata - comunque bella acconciatura"
"Come scusa? - Si posò una mano sullo chignon - Ah - rise - stavo sistemando la mia stanza. Diciamo che non mi andava di farmi un'acconciatura molto impegnativa" strinse le spalle.
"Oh be', ti dona" commentò.
Mars rimase un po' in silenzio cercando di capire se il suo fosse un complimento o un'offesa, poi lo guardò meglio.
"Ma.. - fece schioccare la lingua sul palato - non ti si sporcano i pantaloni se rimani seduto sull'erba? Io poi non ci andrei in giro fossi in te" ammise.
Harry osservò i pantaloni "Ma non sto uscendo - rispose poi - sto aspettando la mia ragazza" le sorrise.
"Ragazza?" domandò cercando di non strozzarsi con la saliva: era troppo bello per essere vero.
"Già - le sorrise di nuovo - vediamo un film e mangiamo qualche schifezza" la informò.
"Immagino come lo vedrete il film.." commentò ripensando a quanti film avevano "visto" lei e Zayn.
Il ragazzo rise "Va be', hai capito comunque"
"Sì sì - sospirò - comunque, senti, io torno a casa che ho cose da fare. Ci si vede in giro eh" concluse tornando verso casa mentre Harry la salutava con la mano.
Mars rientrò dentro casa e non appena chiuse la porta vi si appoggiò contro con la schiena.
"Ti pareva. Poteva mai essere single? Sarebbe stato troppo bello per essere vero" disse scivolando contro la parete della porta. Poco dopo, le vibrò il telefono che aveva messo in tasca prima di scendere.
"E chi è adesso?" asserì irritata per poi sgranare gli occhi.
"Ah, già. Anche io sono fidanzata" si ricordò per poi rispondere.
"Pronto?.." accennò allontanando poi il telefono dall'orecchio pronta ad una sfuriata.
"Mars?" chiese Zayn dall'altro capo.
- Ah, niente sfuriata - pensò per poi riavvicinare il cellulare.
"Ehi Zayn! Scusa se non mi sono fatta sentire ma ho avuto troppe cose da fare" lo prese in contropiede.
"No, tranquilla" Mars corrugò la fronte: sua voce suonava triste e preoccupata.
"Tutto okay?.." domandò.
Il ragazzo sbuffò "Non proprio" ammise.
Mars si alzò lentamente e con la stessa velocità salì al piano di sopra per poi chiudersi in camera.
"Che succede?" chiese chiudendo piano la porta della sua stanza.
"Ti ricordi quello che..em.. ti dissi un po' di tempo fa, riguardo le relazioni a distanza?" 
"Sì - deglutì lentamente - se è quello che vuoi per me.. cioè.."
Zayn tirò su col naso e Mars si sedette sul letto "Stai.. stai piangendo?" domandò.
"Mi dispiace tanto Mars..." si scusò singhiozzando.
"Zayn.. no.. non piangere dai. Sapevo che sarebbe successo se me ne fossi andata e-"
"Non volevo che finisse così - la interruppe - io ti amo davvero ma non riesco a sostenere questa distanza tra noi due"
"Ma.. è solo qualche ora di treno" constatò lei.
"Non posso farcela Mars, sai quanto sono geloso e.. finirei per soffocarti. Mi faccio schifo per averlo fatto per telefono ma, non avrei avuto come venire lì e farlo di persona anche perché, non ce l'avrei fatta nel vederti piangere per la mia decisione."
Mars alzò un sopracciglio: lei non stava per niente piangendo, non era nemmeno triste. Questo la straniva però, perché non stava provando nessun sentimento negativo? Perché qualche giorno prima, sembrava che l'essere lasciata da Zayn fosse la cosa peggiore che le potesse capitare e adesso invece, era come se non stesse succedendo nulla? Come se tutto fosse normale?
Forse alla fine, suo padre non aveva poi così torto, forse Zayn non teneva alla loro relazione come ci teneva lei.
Insomma, se proprio ci teneva, come aveva detto suo padre prima di partire, poteva benissimo prendere un treno per andarla a trovare, adesso invece, le stava proprio dicendo che non l'avrebbe fatto.
Chissà, forse l'essere lasciata da lui, era la cosa migliore che le potesse capitare. Anzi, lasciarlo sarebbe stata la cosa migliore.
"Senti - disse lei sospirando - hai ragione. Sai una cosa? - Accennò una risata - Forse mio padre non aveva torto"
"Che vuoi dire?" chiese lui tornando serio come se non avesse pianto davvero.
"Se ci tenevi davvero alla nostra relazione, avresti potuto benissimo prendere un treno per venire da noi, ma sai che c'è? - Strinse le spalle - Pensavo che essere lasciata da te fosse una cosa terribile, ma adesso, non provo proprio un bel niente. E sai una cosa ancora più bella?"
Zayn rimase in silenzio "Sono io che ti lascio. E' stato bello finché è durato. Ciao." concluse chiudendo la chiamata per poi scoppiare a ridere e scuotere la testa divertita.
"Non ce l'avrei fatta nel vederti piangere per la mia decisione. - Ripetè imitando il tono di Zayn - Povero deficiente" commentò poi alzandosi dal letto e andandosi a sedere sulla sedia della scrivania per poi, mettere un cd a caso nello stereo che vi aveva poggiato sopra e tirare fuori da uno dei cassetti, un paio di fogli per mettersi a disegnare.

Disegnò cose a caso per quasi dieci minuti poi, la sua attenzione venne catturata dal suono di uno scooter proveniente da fuori. 
Corrugò la fronte e curiosa, spostò leggermente la tenda che aveva appeso e senza farsi vedere, cercò di capire cosa stesse succedendo.
"Ah - si alzò leggermente tenendosi in equilibrio facendo peso sui palmi delle mani poggiati sulla scrivania - dev'essere la sua ragazza" constatò non appena vide una ragazza mora andare incontro ad Harry per poi abbracciarlo e, dargli un bacio.
"Sì, è sicuramente la sua ragazza" commentò roteando gli occhi.
Rimase a studiarli per qualche altro minuto, più che altro, stava studiando lei.
Non sembrava molto alta comunque, anzi, non era molto alta.
Aveva lunghi capelli castano scuro e per quanto riguardava il modo di vestire, non era molto diverso da quello di Mars: indossava infatti una canottiera bianca, un paio di jeans chiari e delle converse che, da quello che poteva vedere lei, dovevano essere bianche in principio ma, sicuramente a causa del tempo e dello sporco, erano diventate grigie-nere.
Continuò a studiarli senza preoccuparsi molto dell'essere vista ma, non appena Harry alzò lo sguardo e la vide di sfuggita, Mars sgranò gli occhi e, per lo spavento, perse l'equilibrio cadendo a peso morto sulla scrivania per poi scivolare a terra insieme a tutti gli oggetti che vi erano sopra facendo anche un bel baccano.
"Dio che male!" si lamentò massaggiandosi la testa mentre cercava di alzarsi.
"Dannato Harry - sbuffò - doveva per forza guardare verso la mia stanza dico io?" commentò mettendosi a sedere a mo' d'indiano mentre la porta della sua stanza si apriva lentamente.
"Wow! - Esclamò l'uomo - Mi chiedevo quando sarebbe arrivato il giorno in cui- si bloccò non appena si accorse della figlia seduta sul pavimento con una mano dietro la testa - cosa stai facendo?" chiese perplesso.
"Yoga" rispose lei sarcastica.
L'uomo studiò per qualche secondo la situazione "Ti sei lanciata sulla scrivania o..?"
Mars sbuffò irritata per poi alzarsi "Posso aiutarti papà?" domandò risistemando le cose sulla scrivania.
"No, volevo semplicemente dirti che dato che sono le otto, avevo pensato di prendere due pizze, ti va?" domandò.
"Sì" rispose lei senza pensare.
"Okay.. solito gusto?"
"Come dici?"
"Le pizze.. solito gusto?" ripetè.
"Pizza? - Lo guardò perplessa - Mangiamo pizza sta sera?" domandò.
L'uomo la guardò preoccupato "Mars.. ti senti bene?"
Mars sospirò e sistemato l'ultimo oggetto sulla scrivania si sedette sulla sedia "Mi sono lasciata con Zayn" confessò senza capire come mai adesso facesse così male dirlo.
"Davvero?!" chiese cercando di trattenere l'entusiasmo ma fallendo miseramente.
"Sì, ma.. l'ho lasciato io" disse poi stringendo le spalle.
"Davvero?!" ripetè sempre con lo stesso entusiasmo.
"Oh ti prego, vai via!" esclamò lei ridendo mentre l'uomo quasi saltellava dalla gioia.
"Sono contento per te" ammise poi.
"Sì sì - rispose lei alzandosi per cacciarlo dalla sua stanza - adesso vai ad ordinare le pizze su!" cloncluse chiudendo la porta per poi scuotere la testa rassegnata.

Il lunedì seguente, Mars decise di uscire di prima mattina per andare a fare un po' di shopping scolastico.
Si alzò verso le nove e dopo essersi fatta la doccia, indossò un paio di jeans chiari, una maglietta bianca con una strana fantasia colorata sopra e le vans nere.
Prese poi uno dei tanti zainetti di jeans che aveva nell'armadio e legatasi i lunghi capelli castani in una coda di cavallo bassa in modo da lasciar cadere i capelli sulla spalla, prese il cellulare e le chiavi e uscì di casa.
Ripetè il percorso che aveva fatto la settimana prima e nel giro di quindici minuti, si ritrovò nel centro della cittadina di Holmes Chapel.
Andò poi a fare colazione al bar e successivamente si diresse in una delle cartolerie più grandi del posto che, paragonata a una cartoleria di Londra, era un vero e proprio buco.
Quando entrò, una piccola campanellina suonò facendo girare le persone che vi si trovavano dentro e mettendola molto in imbarazzo.
"Buon giorno.." salutò poi mentre tutti le tenevano gli occhi addosso.
Cercando di non badarvi troppo però, si avviò a testa bassa verso il bancone dove anche il commesso la stava studiando.
"Em.. scusa.. - fece per chiedere un'informazione ma non appena notò il suo sguardo persistente sbottò - Ma qui nessuno ha mai visto una sedicenne entrare in una cartolibreria?"
Il ragazzo scoppiò a ridere divertito "No è che semplicemente non ti hanno mai vista. Sai - sorrise leggermente - qui si conoscono tutti" 
"Ah, bello" commentò lei sarcastica.
"Perdonali, sono molto abitudinari - si riferì ai clienti che continuavano a fissarla - quando vedono qualcuno che non conoscono lo fissano incessantemente"
"Non me n'ero accorta sai?" rispose irritata.
"Ragazzi non c'è nulla da guardare, tornate ai vostri affari" li invitò il commesso.
"Grazie. Comunque, - sospirò spazientita - dovrei comprare qualcosa per la scuola, dove posso trovarla?"
"In fondo al corridoio" rispose gentilmente lui.
"Perfetto, ci vediamo appena devo pagare"
"Io non mi muovo" rispose lui ridendo.
"Simpatico.." commentò lei per poi percorrere il corridoio e ritrovarsi in una stanza abbastanza grande piena di quaderni, zaini, diari e tutto l'occorrente per la scuola.
"Mars!" esclamò qualcuno facendola spaventare.
"Scusa - la persona rise - non volevo metterti paura"
Mars strinse le mani cercando di reprimere la voglia di urlare e spaccare tutto.
"Harry - rispose girandosi e sorridendo sarcasticamente - sei onnipresente.." disse poi mettendosi a cercare quello che le serviva.
Il ragazzo rise "Che ci fai qui?"
"Ma', - strinse le spalle - invece di rimanere a dormire fino a mezzo giorno mi sono detta, ma perché non me ne vado un po' a fare una passeggiata in modo che ogni persona di questo buco di culo mi veda e cominci a squadrarmi dalla testa ai piedi? Potrebbe essere divertente ti pare?"
Harry scoppiò a ridere "Be', potrebbe"
"Già" disse lei cominciando a prendere quello che preferiva.
"In che scuola ti sei iscritta?" domandò poi prendendo una bella scorta di quaderni anche lui.
"Perché, ce ne sono altre qui?"
Il ragazzo rise di nuovo "Sì, mia cara. Noi alieni abbiamo più di una scuola sai?"
"Non lo avrei mai detto" ammise finendo di prendere quello che le serviva.
"Hai finito?" le chiese.
"Oh mio Dio che ansia! - Si lamentò facendolo ridere - Sì, - prese un altro paio di penne - ho finito" rispose ritornando alla cassa seguita da Harry.
"Come sei antipatica, ti ho solo chiesto se avevi finito" asserì.
"Siete tutti così appiccicosi qui?"
"Siamo anche peggio!" ammise lui sorridendole per poi superarla.
"Meraviglioso.." commentò raggiungendolo alla cassa per poi sorridere lievemente al commesso che le aveva fatto un cenno con la testa.
"Ciao Harry" lo salutò mentre cominciava a battere i numeri sulla cassa.
"Ciao Liam, non ti ho salutato prima?"
L'altro gli sorrise "No ma, tranquillo" rispose continuando ad inserire i prezzi mentre Mars lasciava cadere la testa all'indietro esasperata.
"Okay, sono dodici sterline e novanta" 
"Tieni" disse Harry porgendogli la banconota.
"Ci vediamo Lunedì a scuola allora" asserì Liam staccando lo scontrino per poi darglielo.
"Certamente!"
"Mi dispiace interrompere la vostra bella chiacchierata da gay ma, - i due si girarono verso di lei - potreste muovervi? Avrei una certa fretta di tornare a letto lontano dalle persone" sorrise nuovamente in modo sarcastico.
Liam scoppiò a ridere "Abbiamo finito - le indicò il bancone vuoto - accomodati. Ci vediamo Harry" disse poi all'amico che si allontanava ridendo.
"Finalmente. Siete sempre così lenti qui?" domandò posando la sua roba in modo che Liam potesse controllarne il prezzo.
"Non siamo lenti, siamo amichevoli" si giustificò sorridendole mentre batteva i prezzi come poco prima.
"Come dici tu" asserì guardandosi intorno.
"Ehi Harry te ne stavi andando?" disse una voce che Mars non aveva mai sentito prima e che la fece girare.
"Ehi amore!" esclamò Harry; Mars fece finta di avere un conato di vomito.
"Cosa c'è, dalle tue parti la gente non si chiama amore?" domandò Liam divertito.
Mars scuotè la testa "E' che le coppiette così zuccherose mi fanno venire il voltastomaco" ammise guardando verso Harry e la ragazza che aveva visto il giorno prima fuori da casa sua.
"Si chiama Hanna" disse Liam notando il far curioso di Mars.
"Come scusa?" chiese girandosi nuovamente verso di lui.
"Si chiama Hanna - ripeté sorridendole - è la ragazza di Harry da tipo, tre anni. Stanno insieme dall'inizio del liceo e-"
"Non m'interessa la storia della loro vita Liam sai?" rise.
"Scusa - arrossì leggermente imbarazzato - comunque anche tu ridi allora. Non sembrava sai?"
"Non rido spesso ma rido.."
Il ragazzo alzò un sopracciglio.
"Non aveva molto senso ma fa nulla" rise di nuovo.
"Già. - sorrise - Comunque, verrai alla Holmes Chapel High School?"
"Wow che fantasia per i nomi eh? Comunque sì, almeno.." strinse le spalle.
"Capisco, - sorrise nuovamente - allora ci vediamo sicuramente lì"
"Davvero?" domandò.
"Sì, ma non esserne troppo entusiasta eh!"
Mars arrossì leggermente "Scusa, anzi, mi fa piacere.. almeno conosco qualcuno"
"Be', conosci già anche Harry no?"
"Anche Harry va in quella scuola?" 
Liam annuì "Come scuola superiore c'è solo quella" ammise.
"Lui invece mi ha detto che ce n'erano altre!" 
Il ragazzo rise "Tecnicamente ci sono, ma non sono rinomate come la Holmes Chapel. - Accennò un sorriso mentre staccava lo scontrino - Comunque hai visto? - Mars corrugò la fronte - Anche tu hai perso tempo. Ti stai trasformando in una di noi!" scoppiò a ridere.
"Ma non credo proprio!" rispose lei divertita per poi prendere lo scontrino e il sacchetto e uscire di lì per tornare a casa.
"Ehi!" la chiamò Liam prima che uscisse.
Mars si girò e con lei tutti quelli che stavano nella cartolibreria "Che avete da guardare? - Domandò Liam per poi guardare la ragazza che rideva - Come ti chiami?"
"Che t'interessa?" rispose lei alzando un sopracciglio.
"Tu il mio nome lo sai!" si mise a ridere.
"Mi chiamo Mars" rispose poco dopo lei per poi sorridergli e finalmente uscire.


What's up? - Read me, thanks.
Ecco qui finalmente il secondo capitolo di Changes.
Sì so benissimo che sono le due meno cinque del mattino ma, che volete farci, quando l'ispirazione arriva, meglio prenderla al volo HAHAHAHA
Bene, spero che vi piaccia e, che dire..
Buona notte, @sunrisiall xoxo

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***




                                                                                 

Changes - Capitolo tre.

"Mars?" chiamò Bruce da dietro la porta della stanza della figlia.
"Sì?" rispose distrattamente lei senza distogliere lo sguardo dal libro che stava leggendo.
"La cena è pronta" le comunicò per poi tornare al piano di sotto.
"Scendo subito" asserì lei, ma il signor Tanner era già lontano.
Mars lesse gli ultimi tre righi del paragrafo e con lo stomaco brontolante, posò il libro sul comodino accanto al letto e, dopo essersi stiracchiata a doveri, si alzò dal letto e si avviò verso il piano di sotto.
Da quando era andata a comprare le cose per la scuola, Mars non aveva più messo piede fuori di casa.
A dir la verità non era nemmeno uscita dalla sua stanza se non per andare in bagno e per mangiare e suo padre, ormai, aveva persino rinunciato a cercare di convincerla ad andare con lui da qualche parte.

Scese le scale lentamente e quando arrivò in cucina, il padre stava ancora mettendo le porzioni di lasagna nei piatti.
"Mh, cosa festeggiamo?" domandò mettendosi a sedere.
"Niente, perché?" rispose l'uomo facendo la stessa cosa.
Mars fece spallucce "Non lo so, solitamente prepari cose buone solo quando festeggiamo qualcosa o devi presentarmi qualcuno.. - fece una breve pausa - non vorrai dirmi che-"
"Non farti strane idee, non c'è nessuna" rispose prontamente Bruce.
"Meno male" asserì facendo un respiro di sollievo.
Bruce accennò un sorriso "Allora, - si pulì le labbra con un tovagliolo - sei contenta che domani finalmente inizi la scuola?"
Mars lo fulminò con lo sguardo "Papà, sto cercando di mangiare."
"Se devo essere onesto, sono davvero contento. Almeno così metterai piede fuori di casa e vedrai di nuovo la luce del sole" ammise.
La ragazza continuò a mangiare senza rispondere in alcun modo "Seriamente Mars, sei stata una settimana chiusa dentro casa. - Asserì - Non succedeva da quando avevi dieci anni."
"Evidentemente non mi andava di uscire, ti pare?" rispose cercando di essere il meno acida possibile.
"E' successo qualcosa?" domandò mettendole un'altra fetta di lasagna nel piatto.
Mars lo guardò indagatoria "Stai cercando di corrompermi con della pasta al forno?" alzò un sopracciglio.
Bruce scoppiò a ridere "Be', - fece spallucce - sembra l'unico modo per farti aprire con me."
"Non è successo niente, - sospirò - è solo che odio uscire e avere gli occhi di tutti addosso. E' snervante." ammise.
"E' solo questione di tempo tesoro, vedrai che prima o poi si abitueranno alla tua faccia."
"Cosa stai insinuando?!" esclamò figendosi offesa.
"Assolutamente nulla" Bruce rise di nuovo.
"Be', per la cronaca, me l'hai data tu questa faccia" rispose riprendendo a mangiare.
"Colpito e affondato" disse lui; Mars gli sorrise vincente.
La cena proseguì in silenzio, poi il telefono che Mars aveva posato sul tavolo poco prima, vibrò, segno che qualcuno la stava chiamando.
"Chi è?" chiese Bruce curioso.
Mars fece spallucce "Saranno sicuramente le amiche che avevi a Londra" suppose poi l'uomo.
"Già.. sicuramente" rispose lei bloccando la tastiera del telefono senza nemmeno guardarlo.
Bruce corrugò la fronte "Non rispondi?"
"Come scusa?" 
Il padre indicò il telefono "Non rispondi alle tue amiche?"
"Oh, - finse un sorriso - sono sicura che possono aspettare. Non facciamo altro che parlare da quando sono qui.."
"Ma è fantastico! Hai visto? - Le accarezzò un braccio affettuosamente - E tu che avevi paura di perdere tutte le tue amiche venendo qui."
"In realtà, - asserì lei riempiendosi un bicchiere d'acqua - la mia paura era quella di perdere Zayn, il che è successo, quindi" concluse bevendo.
"Sì ma alla fine si è rivelato per quello che è no?"
"Non solo lui" pensò Mars.
"Già" rispose poi.
"Comunque, - riprese Bruce iniziando a sparecchiare - perché non le inviti qui? Sarebbe bello riavere Denise, Sophia e Melissa in giro per casa. C'era sempre un piacevole chiacchiericcio quando venivano a trovarti" le propose.
Mars strinse il bicchiere tra le mani e abbassò lo sguardo "N.. non credo vogliano venire qui, - strinse le spalle - a loro non piacerebbe per niente Holmes Chapel e poi, - si alzò - non era chiacchiericcio, erano pettegolezzi" ammise mettendo il bicchiere nel lavandino e prendendo il telefono che il padre le stava porgendo.
"Quindi, - riprese prima che Bruce potesse farle altre domande - quando ne avrò la possibilità andrò io da loro" gli sorrise e uscì dalla cucina.

"Sarebbe bello riavere Denise, Sophia e Melissa in giro per casa. C'era sempre un piacevole chiacchiericcio quando venivano a trovarti. - Ripetè Mars con disprezzo mentre si chiudeva la porta della stanza alle spalle -Le inviterei papà, - lanciò il telefono sul letto che poi rimbalzò e cadde a terra - se solo si fossero degnate di cercarmi" concluse sbuffando e chinandosi per riprendere l'oggetto da terra.
Sbloccò la tastiera per vedere se funzionasse ancora e sullo schermo apparve il messaggio di una chiamata persa da un numero che non aveva memorizzato in rubrica.
"E adesso chi è?" si domandò annoiata cliccando sul numero e portandosi il telefono all'orecchio.
Il telefono squillò per qualche secondo poi, finalmente qualcuno rispose:
"Ciao Mars, ti ho disturbato per caso?" domandò una voce maschile a lei poco familiare.
"Scusa ma, chi cazzo sei?" chiese irritata. Odiava quando la gente dava in giro il suo numero di telefono senza chiederle il permesso.
Il ragazzo rise "Be', a quanto pare la finezza non è il tuo forte, - commentò - comunque sono Liam, ti ricordi? Il ragazzo della cartolibreria."
Mars rimase perplessa per qualche secondo "Come fai ad avere il mio numero? Non ricordo di avertelo dato sai?"
"Oh be', lavoro nella segreteria del liceo e, siccome avevo bisogno di parlarti ho.. ecco - esitò un secondo - sì be', sbirciato nel tuo fascicolo personale. A dir la verità, avevo paura di aver chiamato al numero di tuo padre" rise leggermente.
Mars serrò la mascella cercando di rimanere calma: la gente di quel posto le piaceva sempre meno.
"Adesso che mi hai trovata, posso sapere cosa vuoi?" domandò spazientita.
"Mi stavo chiedendo se, ecco, domani, ti dispiacerebbe se ti accompagnassi a scuola pe-"
Mars scoppiò a ridere "Scusami?" domando poi incredula.
"Se non vuoi posso benissimo lasciarti andare da sola è solo che pensavo, dato che è il tuo primo giorno, che ti servisse una mano per orientarti.. tutto qui" la voce di Liam si fece un po' triste e Mars si sentì leggermente in colpa.
"No cioè, - cercò di non ridere - è che non me lo aspettavo ma, mi farebbe piacere, davvero.." trattenne un'altra risata.
"Davvero?" domandò lui con forse troppo entusiasmo nella voce.
"Sì" rispose lei.
"Fantastico! - Esclamò Liam - Dimmi solo dove abiti."
"Em.. - Mars si sporse verso la finestra - praticamente davanti casa di Harry" disse.
"Ah" fu l'unica cosa che disse l'altro.
Mars alzò un sopracciglio "Oh, Liam? Ci sei ancora?" domandò.
"Sì.. sì, - rispose lui - allora ci vediamo alle otto meno venti davanti casa tua. A domani" concluse chiudendo la chiamata prima che Mars potesse rispondere.
"Sì.. okay.." commentò stranita posando il telefono sulla scrivania.
"Chissà cosa gli è preso."

Il mattino seguente, la sveglia suonò alle sette in punto precise e Mars si maledì di essere andata a dormire tardi a causa del libro che non riusciva a smettere di leggere.
Ogni volta era così: cominciava a leggere un libro di Nicolas Sparks e non riusciva a smettere di farlo finché non lo aveva finito.
Peccato però che la sera prima era andata a dormire alle cinque e che quindi, aveva dormito a malapena due ore.
"Dannato Sparks" disse poi spegnendo la sveglia e a malavoglia mettersi a sedere sul letto a mo' d'indiano.
"Mars?" Bruce bussò due volte sulla porta della sua stanza.
"Sono sveglia papà" gli comunicò alzandosi e dirigendosi verso l'armadio per predere dei vestiti.
"Ah, - commentò l'uomo aprendo la porta e guardandola quasi stupito - solitamente ti ci vogliono altri quindici minuti per farti riprendere."
Mars strinse le spalle "Non ho dormito un gran chè sta notte quindi, - sì diresse verso la finestra per vedere che tempo ci fosse fuori - diciamo che ero più che altro in dormiveglia" concluse scrutando il cielo "Credo che pioverà" asserì poi.
"Sì infatti, il meteo dice che pioverà tutto il giorno. - Rispose lui - Vuoi un passaggio a scuola? Posso fare un po' tardi a lavoro."
Mars fece di "no" con la testa "Viene Liam, vado con lui" gli sorrise lievemente.
"Se non ha cambiato idea" pensò ricordandosi della reazione che aveva avuto la sera prima al telefono.
"Liam? - domandò l'uomo curioso - E chi sarebbe?" Alzò un sopracciglio.
Mars tornò verso l'armadio e cominciò a prendere quello che le serviva "Un mio.. amico - esitò - l'ho conosciuto quando sono andata in cartolibreria per prendere le cose per la scuola. - Lanciò la felpa e i jeans sul letto - E' simpatico tutto sommato."
"Ed è anche una specie di spia dato che ha trovato il mio delefono senza che io glielo dessi" avrebbe voluto aggiungere.
"Ah be', sono contento che ti sia fatta almeno un amico" ammise Bruce.
"Già, almeno conosco qualcuno" rispose chiudendo l'armadio e andando in bagno a lavarsi.
"Comunque, io sto andando a lavoro" le comunicò lui da dietro la porta del bagno.
Mars aprì il rubinetto della doccia "Non mi hai ancora detto che lavoro è comunque."
"Te lo spiegherò a pranzo" disse.
"Va bene, - rispose entrando in doccia - buon lavoro allora."
"E a te buon primo giorno di scuola, a dopo" concluse allontanandosi e uscendo di casa.
"Ciao" lo salutò mentre apriva il bagnoschiuma e se lo versava sulla mano per poi insaponarsi.
Impiegò dieci minuti a farsi la doccia: aveva deciso di prendersela un po' comoda quando poi si ricordò che alle otto meno venti Liam sarebbe stato a casa sua.
"Cazzo, devo sbrigarmi" esclamò sbrigandosi a chiudere i rubinetti e ad uscire dalla doccia per asciugarsi e vestirsi.
"No.. ho dimenticato l'intimo in camera!" asserì poi esaurita prendendo i vestiti e tornando in camera.
"Le sette e venti, - commentò guardando l'orario sul telefono - posso ancora farcela" cercò di autoconvincersi.
Si vestì nel giro di pochi secondi e corse a prendere lo zaino per poi infilarvi dentro un paio di quaderni, lo zaino e il portapenne poi, infilò un paio di vans nere in pendant con la felpa nera della Alcott e tornò in bagno per truccarsi almeno un po' e decidere che acconciatura fare.
Dopo aver provato a legarli un paio di volte e, prima di strapparseli per l'esasperazione, decise che avrebbe lasciato i suoi lunghi capelli castani, sciolti.
Si spruzzò un po' di profumo e dopo aver fatto un bel respiro profondo, uscì dal bagno, prese lo zaino e il telefono e, scese al piano di sotto diretta in cucina ma, non fece in tempo ad aprire il frigo per fare colazione che, il campanello suonò.
"Questa giornata è decisamente cominciata con il piede sbagliato" commentò richiundendo l'elettrodomestico e dirigendosi nell'ingresso.
"Buon giorno!" la salutò esaltato Liam non appena Mars aprì la porta.
"Cià - rispose lei prendendo le chiavi e chiudendosi la porta alle spalle - come mai sei così di buon umore oggi? Ieri sembrava ti fosse morto il cane" commentò poi mettendosi a camminare.
"Oh, - disse Liam seguendola - tanquilla, non era niente di particolare" tagliò corto sistemandosi lo zaino sulle spalle.
Mars corrugò la fronte "Davvero? No perché non appena ti ho detto che abitavo davanti casa di Ha-"
"Dio santo ti ho detto che non è successo niente!" sbottò accelerando il passo; Mars sgranò gli occhi stupita per la sua reazione rimanendo qualche passo indietro.
Liam sospirò e si girò verso di lei che aveva preso a camminare con lo sguardo basso "Scusa" asserì poi passandosi una mano tra i capelli corti, sistemati accuratamente con del gel in modo da rimanere all'insù come una cresta.
"E' che con Harry non va più bene come un tempo, - ammise - da quando sta con quell'Hanna, - sputò quel nome quasi gli facesse schifo persino pronunciarlo - non è più lo stesso."
"Che vuoi dire? - domandò Mars camminandogli vicino - Cioè, se vuoi dirmelo.."
Liam fece spallucce "Prima Harry era diverso, - rispose con un po' di nostalgia - passavamo le giornate insieme a guardare film, leggere fumetti, insomma eravamo migliori amici-"
"Ma, alla cartolibreria sembravate in ottimi rapporti" constatò lei.
"Appunto, - s'inumidì le labbra - sembravamo.."
Mars corrugò la fronte "Non credo di capire.." ammise.
Liam fece un lungo sospiro "La gente qui mormora, è una piccola cittadina Mars, penso tu ormai lo abbia capito. - Lei annuì - Semplicemente non vogliamo che la gente si faccia i fatti nostri perciò, anche se non siamo più amici come prima, almeno in giro facciamo finta di essere buoni amici anche se.. - fece una breve pausa - mi sembra di non conoscerlo più."
"Dovevi andare a scuola con lui oggi?" 
Liam la guardò "Come scusa?"
"A scuola, - accennò un sorriso - dovevi andarci con lui? Cioè, solitamente andavi con lui?"
Il ragazzo annuì "Ora capisco.."
"No cioè, - schioccò le dita - non ti ho usata come un ripiego, davvero è che.. - deglutì lentamente - non mi si fila nessuno qui ad Holmes Chapel e, dato che Harry sarebbe andato con, quella - roteò gli occhi facendo ridere Mars - ho pensato che, siccome sei nuova e non conosci nessuno-"
"Saremmo potuti essere snobbati insieme" rise.
"Una cosa del genere" rise anche lui.
"Ma, non sei gay vero?" chiese senza pensare.
Liam sgranò gli occhi "Cosa?! - quasi squittì - Non sono gay" rise.
"E che ne so io - strinse le spalle - sei così geloso di quell'Hanna."
"Non sono geloso di lei - si mise le mani nelle tasche posteriori dei jeans neri che stava indossando - semplicemente mi manca passare del tempo con il mio amico Harry e, dato che a lei non vado molto a genio, non posso nemmeno uscire insieme a loro perché, - alzò le mani in segno di resa - mi odia, e la cosa è reciproca comunque" ammise.
Mars rise "Mi sembra di essere in una soap opera."
"Benvenuta ad Holmes Chapel - rise - comunque siamo arrivati" le annunciò indicandole un grosso edificio davanti a loro.
"Passo da questa strada ogni giorno e non avevo mai fatto caso a questo edificio. - Commentò mentre si avviavano verso l'atrio - Sei sicuro che sia una scuola e non un centro commerciale?" rise.
"Oh, ti accorgerai subito che non è un centro commerciale. - disse Liam ridendo mentre varcavano le soglie della Holmes Chapel High School - Comunque, non stupirti se non vedi nessuno dentro, saremo solo io, tu e qualche bidello. Le lezioni cominciano alle otto e mezza ma, ti ho fatta venire prima così puoi ambientarti un po'" le sorrise.
Mars si fermò "No aspetta scusami, - alzò le sopracciglia - mi hai fatta svegliare alle sette e mi hai fatto fare tutto di corsa, per farmi ambientare?!" 
Liam rise "Mi ringrazierai quando vedrai quant'è complicato orientarsi qui dentro."

Non appena Mars fu dentro la scuola, i suoi occhi cominciarono a saettare da angolo ad angolo, studiando ogni minimo particolare e cercando di memorizzare ogni cosa.
Le pareti all'interno dell'edificio erano dipinte di un arancione non troppo vivace e sui muri, vi erano appese tantissime bacheche e moltissimi poster e attestati di chissà chi.
Sulla sporgenza sul tetto che delimitava la fine dell'atrio, vi era una scritta in latino e nel corridoio alla destra di quest'ultimo, vi era la bidelleria e infondo a destra, la mensa.
Nel corridio a sinistra invece, vi erano le classi dei professori e i bagni di quest'ultimi.
Davanti a loro vi era un corridoio lunghissimo e piene di finestre che davano a dei giardini interni con panchine e cestini con posacenere sopra, per gli studenti che fumavano e, lungo le pareti dei corridoio, una sfilza di armadietti grigio chiaro che, a prima vista sembravano nuovi ma che, passandogli vicino, lasciavano intravedere piccoli segni del tempo.
Superato il corridoio poi, si apriva un grande spazio con al centro, una statua, forse del fondatore della scuola.
Di fronte, vi erano le scale che portavano ai piani superiori e, sia a destra che a sinistra, vi era un corridoio nel quale si trovavano le classi del pian terreno.
"Okay, avevi ragione - commentò Mars non appena furono tornati nell'atrio - questo posto sembra un labirinto."
Liam rise "Te l'ho detto, - le sorrise - comunque vieni, andiamo a prendere il tuo orario che, praticamente sarà uguale al mio."
"Come uguale al tuo?" gli domandò seguendolo verso la bidelleria.
"Quanti anni hai?" 
"Cosa c'entra adesso?"
Le sorrise mentre cercava nei cassetti della scrivania "Tu rispondi."
"Ho sedici anni, ma continuo a non capire" ammise appoggiandosi allo stipite della porta.
"Ho sedici anni anche io e, dato che qui c'è una sola sezione, abbiamo lo stesso orario" rise.
"Ah, - rise anche lei - allora saremo anche compagni di classe. Fantastico!"
Liam le porse un triangolino di carta "Ecco il nostro orario."
Mars lo studiò per qualche secondo "Che razza di materia è economia domestica?" domandò seguendo Liam fuori dalla bidelleria.
Lui rise "Una materia inutile, almeno per noi maschi. Ci insegnano a cucire e a fare le tipiche cose di casa" strinse le spalle.
"Che palle, - rise - comunque, che vuol dire questo più quattro dopo l'ultima ora?" 
Liam guardò l'orario  "Vuol dire che dobbiamo rimanere a scuola fino alle sei"
Mars sgranò gli occhi e si sentì mancare "Come scusa?!" quasi squittì facendolo ridere.
"Non stavi a scuola fino alle sei nella città da dove vieni?" le domandò cercando il suo armadietto.
"Assolutamente no, uscivamo da scuola alle tre ogni giorno."
Liam si fermò davanti un armadietto "Ecco il tuo, numero 21 e qui c'è il tuo lucchetto - le passò delle chiavi e un oggetto metallico - il mio è quello difronte" rise.
"Come fai a sapere qual è il mio e, quando hai preso le chiavi?" domandò girandosi quest'ultime tra le mani.
"Lavoro in bidelleria, te l'ho detto ieri sera e, stavano nel tuo fascicolo" rise.
"C'è praticamente la mia vita in quel fascicolo insomma" commentò aprendo il suo armadietto e pensando a come lo avrebbe personalizzato da lì a qualche giorno.
"Bene o male sì. - rispose lui - Comunque, vieni con me, sono le otto e mezza e un quarto, devo suonare la prima campana dell'anno."
"Che cosa eccitante" disse sarcastica mentre Liam si avviava in bidelleria.

Liam suonò la campanella e nel giro di pochi secondi, l'atrio e il corridoio del liceo, si riempirono di teenagers di ogni età.
"Non credevo ci fossero così tanti adolescenti in questa cittadina" commentò Mars stupita da dietro il vetro della bidelleria.
"Ci sono molte cose che non sai di Holmes Chapel, - asserì Liam avvicinandolesi - per esempio, è più grande di quanto pensi" le sorrise per poi uscire.
"Hai suonato tu la campana?" lo fermò una donna bassina di mezza età, con i capelli lunghi neri legati in un'alta coda.
"Sì, signora Jones. Sono entrato prima per far fare un giro alla nuova alunna" rispose Liam indicando Mars che lo aveva raggiunto sulla soglia della porta.
"Be', spero ti trovi bene in questa scuola" le augurò la donna mentre i due si allontanavano diretti verso la loro classe.
"Wow, - disse Mars sistemandosi lo zaino sulle spalle - che ansia che mette quella bidella."
Liam scoppiò a ridere "E' sempre così il primo giorno, nemmeno a lei piace svegliarsi presto - strinse le spalle - poi diventa più simpatica" le sorrise.
"Se lo dici tu. - Asserì lei ricontrollando l'orario - Abbiamo letteratura alla prima ora, dove si trova la classe del professor Patrik?"
"Professoressa" la corresse lui.
"Ah" rise.
"Comunque è al secondo piano."
Mars piagnucolò rimanendo davanti la rampa di scale mentre Liam cominciava a salire divertito "Non c'è un ascensore vero?" domandò poi seguendolo svogliatamente.
"No, mi dispiace" rise.
"Ci credo che qui siete tutti magrissimi" sbuffò.
Continuarono a salire accompagnati dai lamenti di Mars e, non appena furono arrivati davanti la classe, Liam la fece entrare ma non si sedette accanto a lei.
"Ehi, cos'è, non ti piace l'ultimo banco?" gli chiese mentre si sistemava.
Liam fece di "no" con la testa "E' che io ho un'altra lezione adesso" ammise.
"Mi prendi in giro spero, - lo guardò spaesata - mi avevi detto che avevamo lo stesso orario, come farò io qui da sola?" si sentì abbandonata.
Lui rise per l'ennesima volta "Abbiamo lo stesso orario ma non le stesse lezioni. Tu hai scelto l'indirizzo linguistico, io quello scientifico, quindi non abbiamo tutte le stesse lezioni."
"Non credo di aver capito.." ammise.
Le sorrise e sedendosi sul banco, tirò fuori il suo orario dallo zaino "Vedi? - Glielo indicò - Usciamo ogni giorno allo stesso orario, il che vuol dire che al ritorno andremo a casa insieme se ti va ma, le lezioni, sono diverse. Saremo compagni di classe solo durante matematica, educazione fisica ed economia domestica."
"Il che vuol dire mai" si lasciò cadere sul banco rischiando di darvi una testata sopra.
"Mi dispiace, pensavo sapessi dei diversi indirizzi.."
"Il fatto è che mio padre ha compilato il modulo. A me fanno cagare le lingue, preferisco di gran lunga le materie scientifiche" ammise.
Liam strinse le spalle "Puoi vedere se al secondo trimestre ti cambiano indirizzo."
Mars sbuffò "Quindi per questi tre mesi devo sorbirmi lezioni che non m'interessano affatto. Meraviglioso" concluse sarcastica.
"Dai, magari ti piace questo corso."
"Prova a darmi una ragione valida per farlo" lo sfidò.
Liam indicò la porta con il pollice "Anche Harry ha scelto questo indirizzo" le sorrise e saltando giù dal banco, prese lo zaino e la salutò con la mano mentre Harry entrava in classe guardando incuriosito verso la direzione dalla quale arrivava Liam.
"Oh no" commentò lei roteando gli occhi cercando di non farsi vedere.
"Mars! - Esclamò Harry avvicinandolesi - Anche tu lingue eh?"
"A quanto pare" finse un sorriso.
"Be', fantastico. - Mars finse allegria - Io sono seduto là comunque, - indicò il suo posto - con Hanna."
Le salì un conato di vomito "Quindi dovrò sorbirmi le vostre effusioni da piccioncini pure a scuola, sei ore su sei e, - guardò l'orario - anche quando rimaniamo a scuola pure il pomeriggio?"
Harry scoppiò a ridere "Tranquilla, lei frequenta solo le lezioni d'italiano con noi, ha scelto politica."
"Mi sento davvero molto sollevata" finse un altro sorriso.
"Davvero?"
"No. - Rispose acida - Non m'interessa nulla del corso della tua ragazza e, dato che questa giornata è già cominciata col piede sbagliato, ti sarei grata se evaporassi."
Harry ridacchiò "Non ti farai molti amici se continui ad essere così acida."
"Non ho bisogno di amici, grazie Harry."
Le sorrise "Ci vediamo in giro."
"Ma anche no" commentò lei prendendo il suo telefono e mandando un messaggio a Liam:
"Potevi dirmelo che Harry e la sua fidanzata saranno nella mia stessa classe quasi ogni gior-"
"Ehi ma che cazzo fai?!" esclamò quando qualcuno le cadde addosso facendole volare il telefono dalle mani.
"Scusami non volev-"
"Dannazione Kent non sei riuscita a farla cadere!" esclamò una voce da vicino alla cattedra, rivolta ad uno scimmione che stava a pochi banchi di distanza da quello di Mars.
"Dai Simpson, è il primo giorno di scuola, - incrociò le braccia divertito - facciamole credere per un giorno in più che la sua vita sarà più semplice" concluse ridendo per poi mettersi a sedere dietro Harry che divertito gli dava il cinque.
Mars guardò confusa la scena e ci rimase male quando Harry invece di reagire e aiutare quella che sicuramente era una sua compagna di classe da anni, aveva dato il cinque allo stronzo che l'aveva quasi fatta cadere a terra.
"Mi..mi dispiace.. - si scusò l'altra chinandosi per riprendere il telefono caduto dalle mani di Mars - Funziona ancora?" le domandò quando se lo riprese.
"Sì.. sì tranquilla, ha fatto voli ben peggiori" le sorrise lievemente.
"Posso sapere chi è quello?" le domandò indicando l'idiota che l'aveva spinta.
La ragazza abbassò lo sguardo e rispose bisbigliando per non farsi sentire dal diretto interessato "E' Peter Kent, ce l'ha con me dall'estate prima dell'inizio del liceo ma, non ho mai capito perché.. - deglutì lentamente - probabilmente non c'è nemmeno un motivo. - Guardò il posto accanto a Mars - E' occupato quello?"
L'altra guardò la sedia "No no, è libero."
"Ti dispiace se mi siedo?"
"No, figurati" le spostò la sedia per permetterle di sedersi.
"Grazie" rispose lei sospirando.
"La cosa che mi fa rabbia, - aggiunse - è che prima Harry era dalla mia parte ma, da quando la storia con la sorella di Peter è diventata ufficiale sembra che, il suo cervello sia diventato più piccolo di una nocciolina" commentò tirando fuori dallo zaino un quaderno e un portapenne dei supereroi.
"Aspetta, anche tu eri amica di Harry?" le chiese a bassa voce per non farsi sentire.
La ragazza annuì "Ma aspetta, - corrugò la fronte - come mai hai detto anche?"
"Oh be', perché a quanto pare anche Liam non approva quella sua relazione" rispose.
L'altra arrossì leggermente "L..liam Payne?"
"Lo conosci?"
"No.. no, - disse - cioè.. era amico di Harry, lo conosco per sentito dire.." abbassò lo sguardo ma Mars alzò un sopracciglio indagatoria.
"Sicura?"
"Sì, - rise istericamente - no okay, eravamo nella stessa comitiva ma, io ero più amica di Harry e quando Liam mi disse che stava cambiando da quando Hanna gli aveva messo gli occhi addosso, non gli ho creduto e ho pensato lo stesse dicendo solo perché era geloso dell'amicizia tra me e Harry, - si spostò una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio - anche perché reputava Harry il suo migliore amico e invece, poco tempo dopo, Harry ha voltato le spalle anche a me.."
"Quanto tempo dopo che Hanna ha messo gli occhi addosso ad Harry, lui ti ha voltato le spalle?"
L'altra strinse le spalle "Be', per tutto il periodo delle medie eravamo grandi amici ma, verso la fine dell'estate ha cominciato a cambiare e a trattare me e Liam in modo diverso.. - abbassò lo sguardo - quando poi ha saputo che Hanna gli andava dietro, verso Agosto credo, si è dimenticato di entrambi e, quando è cominciata la scuola, sono cominciati anche gli atti di bullismo contro di me.."
Mars guardò verso i tre che se la stavano ridendo "E tu subisci da tre anni? - l'altra annuì - Perché non hai mai detto niente a nessuno?"
"Chi vuoi che si metta contro il capitano della squadra di football e la capo cheerleader?"
Mars roteò gli occhi "Ovviamente."
"Già, è tutto proprio come in quei telefilm americani che fanno il pomeriggio, - rise leggermente - peccato che non credo Harry tornerà mai quello di prima" strinse le spalle e poco dopo la professoressa entrò in classe.

"Buon giorno e buon anno a tutti.."
Mentre la professoressa blaterava probabilmente il solito discorso d'inizio anno, Mars studiava attentamente la ragazza che le era piombata addosso e che adesso era la sua compagna di banco.
Era poco più alta di lei, di corporatura normale e a quanto pare era una specie di nerd uscita da chissà quale buco privo di luce e pieno di videogiochi e fumetti.
Aveva i capelli lunghi fin sotto le spalle e una frangetta che sembrava si fosse tagliata da sola perché troppo pigra per andare da un parrucchiere.
Portava un paio di occhiali neri con le lenti grandi, simili ai ray-ban colorati che solitamente sono da sole e indossava un paio di skinny neri strappati sulle ginocchia, delle vans e una felpa blu scuro dei pokèmon.
Non era molto diversa da lei, aveva lo stesso colorito pallido e la stessa aria stanca. Aveva i capelli del suo stesso colore e forse anche gli occhi erano dello stesso castano.
L'unica cosa che le differenziava era il fatto che Mars non portava gli occhiali e non aveva la frangetta.
"Mars Tanner?"
La ragazza ritornò alla realtà "Sì?" domandò poi distratta facendo ridere i suoi nuovi compagni.
"No niente, ti stavo solo presentando ma sembravi in un altro pianeta."
"Oh, - arrossì leggermente - mi scusi, sono solo un po' stanca"
"Comprensibile dato che l'estate è finita da poco ma, vedi di stare un po' più attenta" concluse sorridendole amorevolmente.
"Sì, lo farò, grazie" ricambiò il sorriso.
"Mars eh?" disse la sua compagna di banco.
"Già, - strinse le spalle - mia madre era una donna piena di fantasia."
"Nah, è figo come nome. - Asserì - Io sono Claire comunque" le porse la mano e Mars la strinse confusa.
"Scusa, mia madre è fissata con le buone maniere e io a quanto pare, ho preso da lei il suo essere informale" rise.
L'ora di letteratura passò velocemente e con essa, anche quella di laboratorio, biologia, letteratura francese e spagnola ed economia domestica.
Claire era stata la sua compagna di banco per quasi tutto il giorno e alla fine, non le dispiaceva, era solo un po' esaltata ma ogni tanto se ne usciva con qualche battuta che la faceva ridere e che l'aiutava a non pensare a quanto odiasse quel posto e la gente che ci abitava.
Durante la ricreazione poi, dato che quel giorno nessuna di tutte e due sarebbe dovuta rimanere a scuola fino alle sei, Claire ne approfittò per farle capire un po' come funzionavano i tavoli della mensa.
"Allora, - disse mentre pagava la sua mela - oggi a mensa ci sono solo quelli che, sfortunatamente rimangono qui fino alle sei quindi non potrai capire molto."
"Infatti non credo di capire, - ammise Mars pagando anche lei il suo frutto - è il primo giorno e rimangono qui fino alle sei?"
Claire annuì "Quelli del quinto anno rimangono qui fino alle sei."
"Che sfiga di merda" rise.
"Esatto, - rise anche lei - comunque, la mensa apre all'una e un quarto e chiude alle due e mezza, questo ci serve per avere anche un po' di tempo per riprenderci un po' dalle lezioni, - Mars annuiva cercando di ricordare tutto - quando però usciamo alle due, all'una e un quarto suona la campana della ricreazione e all'una e mezza, suona l'altra per farci capire che è ora di tornare a lezione."
"Okay, fin qui tutto chiaro."
"Bene, adesso passiamo ai tavoli. - Si mise in un punto dal quale si vedeva tutta la mensa - L'ultimo tavolo è quello dove si siedono solitamente Harry e i suoi nuovi amici senza cervello, poi c'è il tavolo di quelli del corso artistico, per quello del corso di musica e quello di teatro-"
"Un po' come in high school musical no?"
Claire scoppiò a ridere "Tecnicamente"
"Aah, allora ho capito - rise anche lei - e quale sarebbe il banco di noi comuni mortali?"
"Quello vicino alla finestra. - Rispose indicandolo - Lo odiano tutti perché quando piove entra un po' d'acqua ma, alla fine, non è poi così spiacevole" concluse.
"Okay quindi, domani ci sediamo lì?"
Claire annuì e non appena non appena suonò la campanella dell'ultima ora, le due si salutarono e Mars entrò nell'aula di economia domestica dove vide Liam seduto a secondo banco, e prima che lo facesse qualcun altro, decise di correre per prendersi il posto accanto al suo.
"Ehi!" esclamò l'amico non appena se la ritrovò vicino.
"Ciao! Devo dirti una cosa!" disse lei con un po' di fiatone a causa dello scatto fatto poco prima.
"Wow, sei proprio fuori allenamento eh?" rise.
"Diciamo che Mars ed educazione fisica non stanno molto bene insieme" rise anche lei dimenticandosi però quello che stava per dirgli.
Liam le sorrise "Com'è andato il tuo primo giorno?"
"Piuttosto bene a dir la verità. - Ammise - A te? Non ti ho visto a ricreazione."
"Benone e, sì lo so ma, avevo educazione fisica e sono rimasto ad allenarmi un po'" le sorrise.
"Ah capisco. - ricambiò il sorriso - Oh, ecco cosa dovevo dirti, -si ricordò - hai presente Cl-"
"Buon giorno e buon inizio dell'anno ragazzi.." disse il professor Howell interrompendola e cominciando a parlare di tantissime cose che fecero passare di mente a Mars, quello che doveva dire a Liam che, aveva anch'esso smesso di prestarle attenzione poco dopo.

La lezione di economia domestica sembrò la più lunga di tutte e non appena la campanella suonò, a Mars sembrò di aver appena finito di scontare cinquant'anni di pena in carcere.
"Dio mio - commentò chiudendo lo zaino alzandosi in piedi - questa lezione non finiva più. Mi domando a cosa serva saper lavorare all'uncinetto quando frequento il corso di lingue."
"Be', - Liam strinse le spalle - figurati a me quanto possa servire" scoppiò a ridere.
"Ma è obbligatorio?" chiese uscendo dall'aula.
"E' una di quelle materie che vanno fatte per forza, come la matematica"
"Che palle" disse dirigendosi verso l'atrio insieme a Liam quando prima di uscire, vide Claire e la salutò con la mano catturando l'attenzione dell'amico.
"Chi saluti?" domandò guardando in direzione del saluto dell'amica e, non appena l'altra lo vide, smise di sorridere e uscì di corsa lasciando Mars perplessa.
"Che le prende?" si chiese la ragazza corrugando la fronte per poi accorgersi dell'espressione vitrea di Liam, poi ricordò.
"Oh, oh!! - Schioccò le dita - Finalmente ricordo!" esclamò.
"Cosa?" 
"Quello che dovevo dirti prima in aula di economia domestica!"
"Dovevi dirmi qualcosa?" alzò un sopracciglio.
Mars sospirò "Sìì!"
"Perché sei così esaltata dal fatto di esserti ricordata qualcosa?"
"Perché ho la memoria più corta di quella di un pesce rosso" ammise facendolo ridere di gusto.
"Comunque, - riprese mentre si avviavano verso casa - è stata la mia compagna di banco per tutto il giorno e, diciamo che mi ha detto un po' come sono andate le cose... quel Peter è un animale, ha rischiato di farla finire con la faccia a terra-"
"Cosa?" domandò Liam che improvvisamente stava prestando interesse a quello che stava dicendo Mars.
"Cosa, cosa?"
"Peter ce l'ha ancora con lei?" domandò alzando un sopracciglio.
"A quanto pare sì, perché?"
"Dannazione! - cominciò a mordersi nervosamente il labbro inferiore - Gli avevo detto di spaventarla solo per un po', non di rovinarle la vita!"
Mars si fermò "Tu c'entri qualcosa con questa storia?"
Liam sospirò "Quando Harry e Hanna hanno cominciato a sentirsti, lei venne da me un pomeriggio, - Mars corrugò la fronte guardandolo accigliata - mi disse che voleva che Claire stesse il più lontano possibile da Harry perché pensava che tra loro ci fosse qualcosa e, sinceramente lo pensavo anche io.." sbuffò.
"Cosa è successo poi?"
"Le dissi che tra di loro non c'era nulla ma lei minacciò di farmi spaccare la faccia dal fratello se non avessi fatto come mi aveva detto e-"
"Sei un codardo."
Liam la guardò severo "Non sono un codardo. - Mars lo guardò negli occhi - Ho provato e riprovato a far in modo di farle cambiare idea su Harry ma, lei non mi ha dato ascolto e ha smesso di parlarmi, così anche Harry.. Poi, qualche giorno dopo, Peter mi ha placcato mentre ero fuori a fare delle compere per mia madre e, stava per picchiarmi ma.."
"Ma?"
"Gli ho detto che Claire non mi parlava più e che quindi non avrei potuto far niente però, lui avrebbe potuto far qualcosa. Gli diedi dei soldi, li presi dal conto di mio padre-"
"Quanto?"
"Un centinaio di sterline.. - sospirò - gli dissi di spaventarla e un paio di giorni più tardi, venni a sapere che Harry non parlava nemmeno con lei. Pensai che Peter avesse fatto il suo dovere e che finalmente tutto si era sistemato-"
"Be' non è così. - Lo interruppe - Da quello che mi ha detto, Claire ha smesso di parlare con Harry perché lui le ha voltato le spalle, il motivo non lo so però.. so solo che oggi lui non ha alzato un dito quando Peter l'ha spinta anzi, ne ha alzati cinque, per sbatterli conto la sua mano" confessò.
Liam serrò la mascella "Non ha fatto nulla?"
"Una cosa l'ha fatta"
"Ossia?"
"Ha riso, di gusto anche."
Liam s'inumidì le labbra "Io.. io non sapevo che Peter stesse continuando a darle addosso. Lo avevo pagato solo per spaventarla e-"
"Sono tre anni che le da addosso Liam, non ci credo che tu non te ne sia mai accorto."
"Non sto mentendo Mars, - si fermarono perché erano arrivati a casa di lei - come ti ho detto, io e te abbiamo solo tre lezioni insieme e Claire ha il tuo stesso orario.. anche volendo, Peter non è mai nella mia stessa classe quando c'è anche lei quindi come facevo a saperlo?"
Mars sospirò "Be', allora vedi di fare qualcosa perché giuro che se non lo fai, glielo spacco io un banco in faccia a quel Peter. Non è giusto che ci vada di mezzo lei a causa tua e di Harry."
"Lo so ma, ti prego, non avercela con me.."
Mars accennò un sorriso "Tranquillo.. e scusa se ti ho dato del codardo. A domani."
"Figurati.. a domani" rispose lui riprendendo a camminare verso casa.

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