Alors, je chante un peu comme Freddie di DarrenCrissArmy (/viewuser.php?uid=453166)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** #1 Story Of My Life ***
Capitolo 2: *** #2 Yes! ***
Capitolo 3: *** #3 Home Visit ***
Capitolo 4: *** #4 I Gotta the Fear ***
Capitolo 5: *** #5 Stardust ***
Capitolo 6: *** #6 The Bee-Gees ***
Capitolo 7: *** #7 Stayin' Alive ***
Capitolo 8: *** #8 Hello! ***
Capitolo 9: *** #9 Hell Factor! ***
Capitolo 10: *** #10 Gone? ***
Capitolo 11: *** #11 My Love ***
Capitolo 12: *** #12 Nobody Said It Was Easy ***
Capitolo 13: *** #13 Would You Please Help Me? ***
Capitolo 14: *** #14 If You Could Look Under My Skin. . . ***
Capitolo 15: *** #15 Aftermath (Conseguenza) ***
Capitolo 16: *** #16 Proud ***
Capitolo 17: *** #7 If I Die Young ***
Capitolo 18: *** #18 Fairytale ***
Capitolo 19: *** #19 Fall With Me ***
Capitolo 20: *** #20 Big Times Need Big Opportunities ***
Capitolo 21: *** #21 Perfection ***
Capitolo 22: *** #22 Instructions ***
Capitolo 23: *** #23 Little Things ***
Capitolo 24: *** #24 The Final ***
Capitolo 25: *** #25 Countdown in 3..2..1.. ***
Capitolo 26: *** #26 The Origin of Love - Epilogue ***
Capitolo 1 *** #1 Story Of My Life ***
#1 Story of my Life
Cap 1
Story of my
life
“Alessio..io ti dico si” il pubblico si alza in piedi per
applaudire Mika che mi ha appena confermato il suo si! È il mio quarto si,
perciò sono dentro X FACTOR di diritto.
Alessandro Cattelan viene verso di me, per congratularsi, ed
è allora che inizio a vedere sfocato. Le facce e i contorni si confondono,
tutto inizia a girarmi intorno. Ed è a quel punto che mi sveglio. Di
soprassalto, col cuore in gola, gli occhi sbarrati. Come ogni notte, ogni
santissima notte da quando ho deciso di fare l’audizione per XF14.
“Ma che cazzo” provo a rigirarmi nel letto, sperando in un
paio di ore di sonno, per arrivare al mattino con qualcosa che somigli ad una
faccia, ma non credo arriveranno.
Allungando le braccia, mi accorgo di essere bello sudato. E
allora sbuffo, un modo teatrale per dire che non c’è più molto da fare. Mi alzo
e mi trascino stancamente a fare una bella doccia. Mi butto sotto l’acqua
fredda e caccio un urlo. Certo che sono bello scemo. Nei miei 25 anni di vita
ne ho fatte di cazzate, ma una doccia fredda alle 4 e 30 del mattino non era
ancora nella lista. Facendomi un appunto mentale, mi dico di inserirla al più
presto.
“Just gonna stand there and watch me burn
But that’s alright because I like the way it
hurts
Just gonna stand there and hear me cry
But that’s alright because I love the way you
lie
I love the way you lie…”
Canto, guardandomi allo specchio, immaginandomi coperto
dalle fiamme, in stile Hunger Games,
invece che zuppo dalla testa ai piedi. Devo ammettere che la mia immaginazione
è bella grossa, ma quando torno con i piedi per terra, tocca a me farmi bello.
Fischiettando il motivetto della canzone di Eminem, mi rado
e alzo i miei capelli biondo cenere con un po’ di gel. Non uso la brillantina,
anche se ne ho un culto pazzesco da quando vidi Grease per la prima volta, a 10
anni. Ne ho un barattolo nascosto nel cassetto, sotto i vestiti, con una
scritta che recita “Riservato alle occasioni importanti”. Magari un giorno mi
servirà.
I miei occhi grigio chiaro mi rimandano un’immagine di me un
po’ più pimpante rispetto a un quarto d’ora fa.
Alla fine, mi vesto con un jeans e una maglia blu notte e
infilo le mie meravigliose Nike bianche.
Decido di torturarmi, da masochista qual sono, quando
accendo la tv e faccio partire, forse per la seicentesima volta, l’annuncio di
Alessandro Cattelan, quello dove parla dei prossimi giudici di X Factor “Elio,
Morgan, Simona e Mika”. E ogni volta che pronncia il nome di MIKA, il mio cuore
perde un battito.
Mika è un personaggio
che io fondamentalmente adoro. È un po’ come la mia passione per gli
avverbi e quella per Lady Gaga e Adam Lambert. È una delle tante cose che mi
hanno aiutato ad accettarmi, ad accettare il fatto di essere gay.
Mio padre invece non l’ha mai capito, ed è come se io fossi
morto, per lui. Boh. Non so che pensare. Non so come esprimermi, non ho le
parole. Parole che invece mi escono più che bene quando canto, quando la mia
voce riempie l’aria e come per magia, tutto ciò che ho dentro viene fuori.
Stop. Pausa. Devo essere davvero masochista, per vedere
queste cose di lunedì mattina alle 5. Dovrei dire lunedì notte, forse.
Mia madre diceva sempre che io ero un animale
notturno,perché non volevo mai andare a letto la sera, visto che lei mi faceva
dormire tutto il pomeriggio. Da quando è morta dormo solo la notte, so che è
normale, ma per me è come una ripicca nei suoi confronti.
Cavoli, faccio pena. Mio padre non mi parla e mia madre è
morta. Meno male che mi è rimasto il mio umorismo, se no chissà da quale ponte
mi dovevano andare a raccogliere.
Faccio ripartire la registrazione “Le iscrizioni sono aperte
dal 15 di maggio” dice ancora Ale, bello attivo.
Oh lo so, penso, io mi sono
iscritto quel giorno stesso. La più grande cazzata della mia vita. Questa tra
tutte merita il primo posto. Ma il non andarci, come suggerisce la parte
codarda del mio cervello, sarebbe quella che la spodesterebbe del tutto.
Angolo dell’Autrice
Salve a tutti! Un benvenuto a me nell’Universo Mika!!
Sono una Mikafreak da sempre ma non avevo trovato il modo
per esprimerlo…. Ora ho avuto l’illuminazione, eheheheh!
Aspettatevi grandi cose da questa FF.
Che ve ne pare di Alessio?? Fatemi sapere. Grazie
Un bacio, Bea
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Capitolo 2 *** #2 Yes! ***
Cap 2
Cap 2
Yes!
"Cold as ice
and more bitter than a December winter night
that's how I treated you
And I know that I
I sometimes tend to lose my tender
And I cross the line, yeah that's the truth"
Era ormai il 25 di Giugno e, col caldo che si sentiva a Roma, avrei
voluto essere al mare. Ma,a meno di non trovare una lampada con genio
annesso, non sarei mai stato soddisfatto.
Adam Lambert andava avanti a cantare, ma avevo rinunciato a lui.
Non avrei portato "Better than I know Myself" all'audizione, per quanto
mi si spezzasse il cuore. Dovevo trovare qualcosa di più adatto.
No, neanche "Never Close Our Eyes" andava bene. Non che io non abbia la
voce, eh! Sono (modestamente) un controtenore. Quelli come me nascono
una volta ogni dieci anni. Ma se portavo qualcosa di difficile,magari
avrei sbagliato. No, ci voleva qualcosa in stile "Twinkle twinkle
little star" . Una cosa elementare da fare alla grande. E ho solo due
settimane di tempo. Fuck.
Illuminazione, genio artistico, dove sei quando mi servi?? Magari potevo cantare "Happy Birthday"...si come no!
Come chiamato da un intervento divino, il mio telefono squilla
"Pronto?" dico,annoiato "Pronto, cugino?" una voce mi trapana
l'orecchio "Sono Cristina!!" "Certo che so chi sei, sei mia
cugina!" dico ovvio. "Come va per l'audizione, cheri?" mi chiede.
Ora, dovete sapere che mia "cugina"Cristina non è proprio
mia cugina, ma una mia parente alla lontana. Ha dieci anni più
di me e lavora come parrucchiera alla Rai, a Milano. è una forza
della natura, solare e vivace, ed è anche l'unica della famiglia
di papà che mi abbia accettato per quel che sono.Da parte di
mamma sono molto, molto più aperti.
"Non trovo la canzone!" mi lamento "Zucchero, puoi sempre venire ora a
Milano, invece che solo per l'audizione e gli Home Visit, così
ti aiuto" mi propone "Se ci arrivo, agli Home Visit" le dico,
preoccupatissimo "Certo che ci arrivi, o io non mi chiamo Cristina!" mi
minaccia "Hai una voce stupenda" è dolce ora "Sarebbe un peccato
lasciarti fuori, tesoro" e poi aggiunge "E c'è Mika.... e so che
non sbaglierai davanti a lui!!"
"Ehi..era malizia quella che sentivo??" le rispondo, stando al gioco
"Lo so che hai una passione stratosferica per lui. Che ne dici di
Rihanna?" il cambio improvviso di conversazione mi confonde "Per
l'audizione? Perchè no...potrei cantare..." non mi fa finire
"Quella che fa "You look so dumb right now"..." "Take a bow??" le
chiedo. Mmmm ma magari.. "Love the way you lie!!" Salto su ,quasi
urlando. "La parte 2, però. Con il rap" mi suggerisce lei. Poi
ridiamo "Posso sentirti sorridere di qua...Andata!!"
Adoro Cristina.
Oggi è il giorno dell'audizione. Io e Cristina, che ha insistito
per accompagnarmi, siamo in coda per prendere il mio numero.
Sto quasi per svenire quando mi danno il 34. Sono tra i primi!!
"Non ti allarmare, l'attesa sarà comunque lunga" mirassicura lei.
Ma io non ce la faccio e così mi aiuta a ripetere la canzone.
Aveva ragione, è venuta da Dio. Semplice, diretta e potente.
Cristina ha un bell'orecchio musicale, è quasi più brava di me. "Ti adoreranno!" mi dice, sicura.
Sentendomi cantare, una ragazza si avvicina. "Ciao" mi fa. "Io sono
Rosy e tu..canti divinamente" ha gli occhi sgranati. è come una
bambina,piccola, con i capelli lisci e castani e gli occhi grandi e
blu. "Potete aiutarmi a ripetere?" ci chiede.
"Certo" Quando canta, il mondo si accende. Ha una voce dolce ed
armoniosa, che sa essere potente quanto basta."Sei bravissima" le dico.
Sono davvero senza fiato. Cristina è sbalordita "Che numero
hai?" le chiedo "35" mi risponde lei "Ahhh, io ho 34!!" urlo.
Lei mi guarda e mi da il cinque "Dai, andremo insieme!"
Quando ci chiamano per andare nel backstage, inizio ad agitarmi. Rosy,
che è qui da sola, prende la mia mano destra e Cristina prende
quella sinistra. Così attaccati, andiamo, come condannati al
patibolo "Vai" mi dicono ,quando chiamano il mio nome.
"Salve" dico, entrando "Ciao" Mika mi risponde. Mika parla con me!
Oddio, non tremare "Ciao" "Come ti chiami?" dice "Sono Alessio Giusti,
ho 25 anni e sono di Roma" dico. Lui continua a sorridermi "E i tuoi
genitori che lavoro fanno?" oops. "Mia madre è morta. Con mio
padre, non parlo più" Si pente all'istante della sua domanda, si
vede, ma per e non fa niente "Oops" dice "Scusa" poi,per sdrammatizzare "Cosa
ci canti??" ribatto subito "Love the way you lie. Rihanna, Part 2"
Ed improvvisamente sono più sicuro di quello che sto facendo.
Inizio, e sono tutti a bocca aperta ad ascoltarmi. Bene, non
chiedo altro. Ecco.... il mio punto preferito
"So maybe I'm a masochist
I tried to run but I don't wanna ever leave
Til the world has going on
In smoke with all our Memories..."
E poi parto col rap. infiammando il pubblico. Ho sorpreso tutti, Cristina aveva ragione.
Morgan mi dice si. Anche Elio e Simona. Manca solo lui... è come
nel mio sogno. Prende il microfono, sorride e dice "Yes!" ed io mi
sciolgo per la bellezza di quel si, prima di realizzare che
è il MIO si. Sono a XFactor!!!!!
"Ci vediamo agli Home Visit" mi dice ancora Mika. Come in trance,sento
il mio corpo muoversi, andare verso l'uscita. Credo di aver salutato,
ringraziato. Rinvengo solo quando Cristina mi stritola, forte forte.
Ci mettiamo in attesa per Rosy e esultiamo quando passa anche lei con quattro si.
Andremo agli Home Visit, insieme!!
Quando ci raggiunge, al settimo cielo, l'abbraccio come se ci
conoscessimo da una vita, come se fossimo migliori amici, E quando
andiamo a festeggiare, ho la sensazione che sia proprio così!
Angolo dell'autrice
Chiedo perdono per i vari errori d'ortografia, se ne trovate, non erano affatto voluti!!
Adoro Adam Lambert, come si è ben capito. E anche Mika, quindi sono askjiefkddg
Grazie a chi mi ha racensito, a Violet_Penny e a Capitan non mi ricordo mai Vincenzo. Grazie Guys.
See ya!!
xoxo Bea
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Capitolo 3 *** #3 Home Visit ***
# 3 Home Visit
Cap 3
Home Visit
“Aleeeee Dai che fai tardi!! Oggi è
il gran giorno!” Cristina mi svegliò di soprassalto, per l’ennesima volta nella
mia vita. Era una cara donna, ma quel vizio di urlare ogni mattina mi faceva
perdere 10 anni di vita alla volta!! “Mmm” grugnii, girandomi dall’altra parte
“Dai ti do altri 10 minuti…in fondo
sono solo le 5 e mezzo…” mi dice “Le 5 e
mezzoooooo???” salto su io, urlando come un ossesso “Ma sei pazza?!?”
“AhAhAh” la sento ridere “Sono le
8! Ci sei cascato!!” Mandandola a farsi un giro moolto ampio, nei modi più
carini che conosco, mi rigiro, ma ormai è fatta, e lei mi conosce troppo bene.
Così, quando mi vede comparire in
cucina, strisciando i piedi manco fossero le catene del Barone Sanguinario e
alzando le mani in segno di resa, non si scompone di una virgola. Anzi, mi
guarda compiaciuta, mentre continua a ridere sotto i baffi!!
Non so come, ma ad un certo punto
inizio a ridere anche io, contagiato dalla sua allegria e dall’ironia della
situazione. Pazzie di primo mattino. Forse dovrei farmi vedere da un bravo…
Sono a Linate. L’aereo che porterà
me, Rosy ed altri 4 ragazzi a conoscere
il nostro giudice e SOPRATTUTTO agli Home Visit, deve ancora atterrare.
Una ragazza, con una maglia con su
scritto STAFF,ci consegna una busta “Apritela e scoprite la vostra
destinazione” ci dice, e poi scompare. Impaziente, apro la mia, che dice
“Dublino”. Oddio, andrò a Dublino!!
“Bene” annuncio a Rosy, “So chi sarà il nostro giudice” Se è vero che tutto
replica la settima edizione.. quella volta a Dublino c’era Mika…e vado in
iperventilazione al solo pensiero. Perché dalle audizioni, lo vedo ogni volta
nei miei sogni, e diciamo che non sono proprio casti!
Seguo gli altri, camminando tre
metri sopra il cielo, circondato da un coro di voci angeliche.
----
Avevo ragione! Si! Non posso
trattenermi dall’esultare per aver indovinato e anche gli altri ragazzi ne sono
felici. Mika è arrivato, ed ha portato un raggio di sole nel cielo uggioso dell’Irlanda.
Veste un completo blu scuro, con una maglietta bianca portata sotto la giacca,
ed il mio cuore schizza quando la vedo. Amo quelle t-shirt. Ma non è solo..con
un pizzico di humour, ci ha presentato Pharrel Williams.
Cioè, io canterò davanti ad uno dei
più grandi dj del mondo??? Fermi tutti, datemi un pizzicotto, svegliatemi perché
questo è un sogno. Mika è un sogno. Questa intera situazione mi manda fuori di
testa!
“Allora, tutti pronti? Andiamo, let’s
sing!” e noi entriamo nello studio con lui. Ci spiega che ci chiamerà uno alla
volta e noi dovremo solo fare quello che sappiamo fare meglio, ovvero cantare! E
lui, con Pharrel, deciderà chi potrà accedere a XFACTOR!!
Dire che sono agitato è un eufemismo.
Sto morendo! Mi mangio le mani, cercando di non deprimermi ascoltando i cantanti
che si esibiscono prima di me, ma non posso sfuggirgli. E mi esce un mugolio di
dolore quando penso a quanto sono fantastici.
Quando mi chiama, però, la stessa
calma piatta delle audizioni si fa strada in me, cancellando tutto il resto. È una
specie di fredda determinazione, più che altro, causata dal fatto che non posso
fallire. Non posso proprio.
“Ciao” mi saluta Mika appena entro “Ciao
Mika. Ciao Pharrel” rispondo. Il dj mi fa un cenno. “Cosa ci canti?” mi chiede
poi, in inglese. Meno male che lo so parlare! “It’s a Ne Yo song, called So
Sick” gli rispondo, a mio agio. Pharrel sorride soddisfatto, mentre Mika fa la
faccia da “Canzone Difficile” e, subito più serio, mi ascolta.
“Uh, yeah
Gotta change my answering machine
now that I’m alone
Cause right now it says that we
Can’t come to the phone.
And I know it makes no sense, cause
you walked out the door
But it’s the only way I’ll hear your
voice anymore”
E quando arrivo alla parte acuta, a
“Turning off the radio!” , il
falsetto che mi viene fuori, mai visto fino a quel momento, mi sbarella del
tutto e mi do un cinque mentale da solo. Vedo Mika sorridente, e tanto mi
basta. So di aver dato il mio meglio.
A canzone finita, sono tutti e due
in piedi ad applaudirmi. #BestMomentEver, la mia mente riesce a dire solo
questo. Con tanto di ashtag di twitter.
----
“Mika vi chiamerà uno alla volta, per
comunicarvi la sua scelta” l’ ennesima
ragazza STAFF ci sbatte in faccia queste parole e poi ci lascia li, come se
niente fosse. Siamo sei ragazzi, stanchi e ansiosi. Molto stanchi. Molto ansiosi.
Solo 3 di noi passeranno e,per
quanto ammiri le persone talentuose che sono al mio fianco, so che devo essere
tra quei tre. Voglio esserci.
Chiamano Camilla, Edoardo e Marika
prima di me. Poi la ragazza STAFF dice “Alessio” ed io, magicamente, mi alzo,
andando incontro al mio destino, meglio conosciuto con il nome di Michael
Penniman.
Ho la gola secca e le gambe che
tremano, ma tutto si dissolve quando lo vedo. Mi viene incontro e mi abbraccia.
Respiro forte contro la sua giacca, trovando quel coraggio necessario che mi
mancava sulla sua pelle.
“Alessio, tu hai scelto due canzoni
fantastiche, completamente adatte a te.” Mi dice “Le hai tra - trasformate,
dato una veste nuova, tutta tua. E mi è piaciuto molto quello che ho sentito. Hai
una voce che è energia. E mi piace il tuo timbro” dice, ridendo “Ma la cosa, la
più importante per me, è lo stare sul palco. Ogni performer deve saperlo fare, e tu concentri l’attenzione su di te. E questo
per me, è X Factor. Per tutte queste ragioni, ti voglio con me su quel palco” finisce, tutto soddisfatto per quello che ha
detto. Allora realizzo “è un si??” gli chiedo, e me ne esco con un gridolino acuto che lo fa ridere ancora di
più. Mmmm, non è da me urlare così, dovrò farmi veramente vedere da uno bravo!
Ci abbracciamo di nuovo, poi mi
indica il punto di raccolta dei ragazzi che sono passati. Me ne vado ,perciò
non sento ciò che dice alle telecamere “è speciale, tanto speciale. Mi piace
veramente tanto”
Nel punto prestabilito trovo Marika
e dopo un po’, arriva anche Rosy! Ci abbracciamo, tutti contenti, decidendo che
quella giornata andava celebrata.
“Pronto, Cristina? Sono passato!”
E come direbbe Mika, I want the
whole world to celebrate.
Angolo dell’autrice
Bonsoir, cari!! Come state? Tutto bene?
Bene, sono così zuccherosa stasera perché ho un bel po’ di novità, con questo
capitolo. Innanzi tutto, “So Sick” di Ne Yo è una canzone stupenda e confido
che voi la conosciate. Nei prossimi capitoli mi sbizzarrirò con la scelta delle
canzoni e dei temi, vorrei arrivare a fare una serata- evento per Grease, e una
tributo per Glee…incrociate le dita!
Che dire, Mika è un amore come al
solito,e mi piaceva l’idea di Dublino, anche se non ho nominato lo Sloane
Castle. Ora, visto che le note sono più lunghe del cap, taglierei. Volevo fare
un augurio a Capitan Vink Hahock, spero
che tuo nonno si riprenda. E grazie a Violet_Penny
che continua a recensire.
Xoxo Bea
p.s. Cristina è il mio personaggio
preferito finora!
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Capitolo 4 *** #4 I Gotta the Fear ***
#4 I gotta the fear
Cap 4
I gotta the
fear
La prima settimana nel loft è un ricordo sfocato nella mia
mente. Ho piccoli flash che si inseguono: Marika che canta, Rosy che ride, io
che le rincorro, le scorte segrete di nutella.
Beh, tutti hanno capito che sono gay. Non è difficile, dato
che non faccio nulla per nasconderlo. È semplicemente ciò che sono e , come
dicevano una volta in Glee “ I’m not
gonna change” .E comunque, non è mai stato un problema per me.
Le lezioni e le prove sono favolose. Mika… Mika viene ogni
giorno, ci ascolta, commenta, dispensa consigli e ci fa ridere. Ieri, per
esempio, ha preso Rosy in braccio mentre cantava. Non vi dico la faccia che ha
fatto lei, mentre urlava e si divincolava, perché soffre di vertigini e Mika è
un pezzo di ragazzo. Era come se la stesse sollevando a due metri da terra.
Lui è come un fratello maggiore, pazzo e responsabile allo
stesso tempo, come se i tuoi ti lasciassero a casa con lui e lui desse un
party.. ecco, lavorare con Mika ti fa lo stesso effetto.
La prima volta si è
messo al piano, per farmi ascoltare il mio pezzo. Ha iniziato a suonare
“Paradise” dei Coldplay, ed io quasi morivo ,perché amo quel gruppo. Ho la
sensazione che mi abbia inquadrato perfettamente.
“è una canzone adatta a te, al tuo stile” mi ha detto. Quasi
quasi lo baciavo. Poi si è rimesso al piano, con evidente voglia di scherzare
e, con voce impostata ha detto “E adesso
Alessio vi canterà…” poi, con fare complice, con una smorfia buffissima,
si è girato verso di me, sussurrandomi “Cosa ci canti?” e io gli ho risposto,
sempre sussurrando “Roar” e lui “Ahh mi piace Roar. Roar “ vi giuro che stavo
morendo. Anyway, ho iniziato a cantare
“I used to bite my
tongue and hold my breath”
Arrivato alla seconda parte, gli lasciai la strofa
“I guess that I forgot I had a
choice
I let you push me passive and
breaking points”
E concludemmo insieme, ridendo come
pazzi “And you’re gonna hear me roar!”
Mika è straordinario, davvero.
Ma se le puntate andavano in onda
di giovedi, lui da LUNEDI si presentava nel loft e rimaneva ventiquattro ore su
ventiquattro insieme a noi. Mangiavamo, scherzavamo e dormivamo insieme a lui,
finendo sempre per fare tardi di martedi, la serata dedicata alla maratona
film, rigorosamente in inglese e rigorosamente film sui quali poteva parlare delle ore, o perché li aveva adorati,
o perché ne conosceva gli attori e era stato sul set.
È così conoscemmo
retroscena di “Love, Actually” e “Notthing Hill”, che amavamo profondamente, o
parlammo di Clooney e delle Roberts per tutti e tre gli “Ocean’s Eleven” . Non
sembrava un giudice, era uno di noi. E ragazzi, era così strano che io mi
stessi innamorando seriamente di lui? Non so,a me sembrava normalissimo, dato
che era come un sole per me, dolce, caldo e coccoloso.
Mercoledì arrivò in fretta, troppo
in fretta, così come le prove generali
“When she was just a girl
She expected the world
But it flew away from her reach
So she ran away in her sleep”
Quando finii la mai esibizione,
Mika e le ragazze erano in piedi ad applaudirmi. Avevano le lacrime agli occhi.
Wow. Non pensavo di scatenare
questo effetto.
Appena scesi dal palco le ragazze
mi abbracciarono. Per ultimo si avvicinò anche lui, ed io raggiunsi il mio
paradiso personale.
Angolo dell’autrice
Salve!! Vorrei ringraziare
GaiaPenniman e Violet_Penny che mi recensiscono ogni volta, grazie ragazze!
Questo capitolo mi piacemolto, perché vi
introduce nel magico mondo di XF14, come io l'ho modificato.
nel prossimo, ci sarà la prima puntata .
Xoxo Bea
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Capitolo 5 *** #5 Stardust ***
Cap 5 Stardust
Cap 5
Stardust
(Polvere di Stella)
La prima puntata è arrivata. Io, Marika e Rosy siamo morti
di paura centinaia di volte, resuscitati da Mika, precipitati nuovamente nel
baratro dell’ansia nel giro di un paio
di ore.
Mika cerca di farci forza d’altronde è il suo compito, ma è
più teso di noi. È lui che deve dare dei giudizi stasera ed, al confronto, la
nostra esibizione sembra una bazzecola.
Insomma, in fondo cosa dovrei fare? Salire lì sopra, cantare
come nelle prove e sperare di piacere a tutti. Semplice no?
Il solo pensiero mi fa rivoltare uno stomaco già di per sé
chiuso da stamattina e meno male che Mika arriva, scegliendo il momento
migliore per la sua entrata a effetto.
Intravedo Morgan, nel camerino affianco al nostro. È in
piedi su una sedia e guarda qualcuno con aria commossa, forse le sue ragazze. È
sicuramente già fatto e strafatto, e forse anche ubriaco fradicio. Ma è n
genio, e tanto basta.
Mika entra e ci dice “Abbraccio di gruppo!” al che, il mio
stomaco si contorce ancora di più. Tutti ci riuniamo intorno a lui. Mani su
mani, in un semplice contatto.
Siamo di fronte, le teste vicinissime. Quando parla, lo fa guardandomi fisso negli
occhi.
“Siete un team stupendo. Siete il MIO team. So che siete
forti, anche se ora state tremando. Dovete salire su quel palco, aggredirlo e
mangiarvelo come non avete mai fatto finora. Cantate come solo voi sapete fare,
e vi prometto che ne usciremo tutti vivi”
Il mangiare il palco è un’ottima scena che si profila nella
mia mente, ma non sono del tutto convinto ancora. Ci abbraccia uno ad uno, e
poi mettiamo le mani le une sulle altre e gridiamo “Ohhlè!”.
“Some nights I stay up cashing in my bad luck
Some nights I call it a draw
Some nights I wish that my lips could built a
castle
Some nights I wish they just fall off”
Quest’ anno, cantiamo noi ragazzi all’inizio, tutti insieme.
È la prima volta che vedo tutti e 12 noi concorrenti sul palco e fa un certo
effetto. Una specie di timore reverenziale. C’è gente davvero forte,
specialmente nei gruppi. Rapper, beat boxer e cantanti soul, davvero di tutto.
Si avvicinano le mie parti “Oh, c’mon” canto. Ah, ecco
il mio acuto.
“Man you won’t believe
The most amazing things that can come from
Some terrible lies,
oh...”
Poi il pezzo di Marika
“The other night you wouldn’t believe
The dream I just had about you and me
I call you up but we’re both agree”
E Rosy, che chiudeva il nostro gruppo
“It’s for the best you didn’t listen
It’s for the best you keep your distance oh….”
Alla fine, dicemmo tutti in coro “X FACTOR” ed io scoppiai a
ridere. Alessandro diede la pubblicità, così Mika scappò dal tavolo e venne
verso di noi.
Mika stava impazzendo, i suoi ragazzi erano stati
fenomenali. E non vedeva l’ora di dirglielo!
Specialmente Alessio e quel suo acuto, poi… insomma, erano loro quelli
da battere, era chiaro a tutti.
“Siete stati graaandi!!” gli urlò, appena li vide. Poi tornò
immediatamente serio “Ora mi raccomando” ci disse, abbracciandoci per
l’ennesima volta, ma ne avevamo bisogno.
Io mi sentivo carichissimo e anche spaventatissimo ma,
quando mi appoggiai sulla sua spalla, sentii tutto il suo affetto e calore e
capii che stavo andando bene, che potevo farcela. Il suo abbraccio mi
incoraggiò, mi diede quella spinta che ancora mi mancava.
Mentre mi stringeva, sfiorò il mio orecchio con le labbra e
i sussurrò, velocissimo “Sei stato grande, erano tutti a bocca aperta, il tuo
acuto era perfetto” mi sorrise, sciogliendo
l’abbraccio, e rischiai l’iperventilazione.
Marika fu la prima degli over 25 a esibirsi, ma è anche la prima concorrente a calcare le
scene. Diventa un po’ verde appena sente il suo nome, ma quando Mika la
presenta riprende un colorito più o meno passabile.
È ancora tesa e ci
sembra sul punto di passare a miglior vita quando Mika annuncia che canterà “La
Isla Bonita” di Madonna e Simona si esibisce nella sua migliore interpretazione
di una faccia allibita.
Credo pensi che non ce la farà mai, ma non sa di che pasta è
fatta Marika. Entra in scena e inizia a cantare con quella sua voce dolce ma
decisa e, cavoli! Se la vita fosse Glee, lei sarebbe Santana, senza ombra di
dubbio.
Sbircio dietro le quinte e vedo Simona…. E la cosa mi
diverte più di quanto dovrebbe. Ha la mascella spalancata e ci manca poco che
si stacchi! E siamo solo a metà canzone. Ridendomela, penso che in fondo ha
avuto quello che si meritava, è stata sbugiardata in pieno e costretta a
ricredersi.
Quando la canzone finisce, sembra stia venendo giù lo
stadio. Anzi no, l’Arena, proprio come in Hunger Games.
Le altre esibizioni che precedono la mia non si fissano
nella mia mente, e un po’ dovrei
dispiacermene, ma l’agitazione è
talmente tanta che non ho il tempo materiale per farlo.
Ecco, ci siamo. Percorro il breve tratto che separa il
backstage dal palco e sento confusamente Mika annunciarmi, tra le urla dei
tecnici e quelle della platea. “Una voce potente” sta dicendo davvero questo di
me? Lo saprò solo rivedendo la puntata, penso “Stasera, Alessio vi emozionerà”.
Non sento più niente, il mio corpo mi risulta estraneo, non
mi appartiene più. Quando parte la musica so istintivamente di dover cantare, e
per fortuna ci riesco.
“When she was just a girl…”
Le parole escono sicure dalla mia bocca, ridotte a un
sussurrò dalle mie labbra. Mentre canto, a volte chiudo gli occhi, ma non
riesco a calmare i battiti impazziti del mio cuore, a le mie mani tremolanti.
Sento gli acuti uscirmi nell’ultima parte e, finalmente,
trovo Mika. Come un faro, mi sta guidando in questa esibizione
“So lying underneath the stormy sky
She’d say “Oh, I know the sun must set to rise”
La mia ultima strofa è un sussurro, una carezza. Non c’è
confronto tra la dolcezza della notte e la certezza dell’intensità del sole che
tornerà a splendere e brillare.
Il pubblico è in piedi, e non me n’ero quasi accorto,
trasportato nel mio mondo di favola, avevo perso la mia realtà. Morgan mi
guarda con una scintilla pacifica negli occhi “Grazie a te, stasera ho visto la
luce” mi dice. Simona ha le lacrime agli occhi e Elio è senza parole. È solo
una canzone…. Ma Mika, oh Mika riesce ad esprimere esattamente tutto ciò che
gli altri riescono solo a pensare, lui vede le cose così come sono, è fantastico
“This IS a standing ovation, Alessio. This is for you” dice solo questo, e
tanto mi basta.
Sono felice. Per la prima volta nella mia vita, sono felice
senza riserve. E questa è solo la mia prima puntata.
Per il resto della gara, io sono nella mia bolla
impermeabile a tutto e a tutti, a godermi la mia serata. Unica eccezione la
faccio per Rosy, nel momento in cui canta “Stupid Girls “ di P!nk, e lo fa da
Dio!!
Che squadra, ragazzi, il nostro giudice aveva ragione, siamo
una squadra “Fortissimi” come direbbe Checco Zalone, che io adoro. È un comico
che mi riporta alle origini di mia mamma, lei era Barese.
Mamma… saresti così contenta di me oggi, così contenta che
io abbia fatto tutte queste cose ed emozionato tutte queste persone.
Mika mi riporta alla realtà, afferrandomi per le spalle due
nanosecondi prima ch’io scoppi a piangere “Alessio, sei stato completamente
bravissimo, ho ancora la pelle d’oca” e riesce a farmi sorridere.
Durante il ballottaggio, che non ci sfiora nemmeno, mandano
a casa un gruppo di Elio, I RapidFire. Peccato, erano bravissimi, secondo me.
E noi, team Mika, andiamo a festeggiare con l’ennesimo film
e una bottiglia di champagne. “Oook,
Ocean’s Eleven, Twelve o Thirteen??” urla Mika dentro al loft.
Angolo dell’autrice
Salve a tutti!! Questo capitolo è lunghissimo, cavoli 4
pagine!! Ci tenevo a ringraziare tutte le ragazze che hanno recensito finora,
anche se al momento i nomi mi sfuggono, grazie davvero, siete state importantissime
per me questa settimana!!
Che dire, pazientate solo un poco, perché la parte bella
deve ancora arrivare e, dal prossimo capitolo, ne vedremo delle belle!
Xoxo Bea
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Capitolo 6 *** #6 The Bee-Gees ***
#6 Bee-gees
Cap 6
The Bee-Gees
Quando dormi, pensi mai all’enorme
quantità di cavolate che sogni?
Mi svegliai molto confuso quel venerdì mattina. Cercai il
mio cellulare nelle tasche dei jeans, salvo poi ricordarmi di aver indossato un
completo, la sera precedente, e quindi la mia ricerca si sarebbe rivelata
inutile. Sospirando ed inveendo contro il mio cervello, lentissimo come ogni mattina, cercai di muovermi.
Sentivo come un peso sulla mia pancia, così allungai una
mano per verificare. Le mie dita incontrarono una capigliatura soffice e
riccia, e molti avvenimenti della sera precedente mi ritornarono in mente.
Avevamo festeggiato la prima puntata fino alle due del mattino e quindi ci eravamo
addormentati sul divano della zona giorno.
La testa di Mika era sulla mia pancia e Rosy e Marika erano
addormentate sulle poltrone. Mi tirai su, sorridendo intenerito, e osservai il
mio giudice: la sua testa era ricaduta dove poco prima c’ero io e le sue gambe
lunghissime pendevano fin oltre il bracciolo del divano. Era buffissimo e
mentre dormiva, era talmente rilassato da sembrare un bambino.
Allungai, tremante, una mano e arrivai a scostargli i
riccioli dalla fronte:era davvero bello. Mi avvicinai un poco,fino a respirare sulle
sue labbra, fissandole assorto, arrivai quasi a toccare la sua fronte con la
mia . . . OK,basta!
Oh, bentornato cervello! Grazie di esserti degnato di
svegliarti e di arrivare in mio soccorso!!
Mi ritrassi, perché anche se lui mi piaceva un sacco, era
pur sempre il mio giudice, il MIO giudice serio e distinto che non avrebbe mai
fatto nulla con un concorrente, e decisi di andare a sbollire i miei spiriti,
prima di combinare qualche guaio. Della serie “stuprare Mika addormentato con
la scusa di aver bevuto”.
No, meglio evitare. Ma, forse… “Via di lì”!!! oh, cervello,
come farei senza di te?
Mi posizionai sotto il getto d’acqua, godendomi appieno la
sensazione di freschezza che mi trasmetteva, e cercando di fare il punto della
situazione. Avevo quasi baciato Mika. Si, avrei voluto tanto continuare ad
avvicinarmi, ma fortunatamente mi ero fermato. Se no, in quale lingua glielo
spiegavo, poi?
Mentre mi insaponavo, la porta del bagno si aprii e qualcuno
entrò. Non vedevo bene chi fosse, ma era molto alto e..quelli erano ricci??
Altamente destabilizzato, vidi Mika entrare nella doccia con me.
“Ma che..?” non finii la frase,non ne ebbi il tempo, perché
lui mi prese per le spalle e mi guardò negli occhi, serissimo come mai prima
d’ora, e il mio super citato autocontrollo decise di prendersi una vacanza
“Voglio baciarti” mi disse, soffiando sulle mie labbra “Hai
bevuto??” gli chiesi io, incapace di trattenermi “Beh, sono ubriaco..di te!” mi
spiegò.
Poi si piegò, arrivando a sfiorare le mie labbra, con un
tocco dolcissimo. Sentii la sua bocca sulla mia e mi rilassai improvvisamente. Non
pensavo di essermi irrigidito così tanto.
I suoi denti mi
mordicchiarono il labbro inferiore, chiedendo il permesso di approfondire il
bacio, permesso che fu ovviamente accordato subito. La sua lingua entrò in
contatto con la mia, e giocavano e si rincorrevano nella mia bocca. Aveva un
sapore dolcissimo, ma con un non so che di amaro, che non mi so spiegare.
Misi le mani attorno al suo collo,una scivolò nei suoi ricci, e lui mi abbracciò mentre
continuavamo a baciarci.
“Voglio fare l’amore
con te”. A quel punto, aprii gli occhi.
Aprii gli occhi con veemenza. Ero
sotto la doccia. Ero sotto la doccia??? Come cazzo avevo fatto ad addormentarmi
sotto la doccia??? Pazzesco.
A volte penso davvero che la vita mi prenda
per il culo. E non letteralmente, intendo. Anche se, dopo quello che avevo sognato,
ero io quello da internare in manicomio, per sempre!!!
Mi finii di lavare e uscii dal
bagno quasi correndo: dovevo trovare un posticino per me, per pensare in pace.
Ma quando arrivai nella zona giorno
del loft, quella dove ci eravamo dati alla bella vita la sera prima, vidi che
tutti erano già in piedi belli pimpanti.
Mika venne verso di me “Colazione?”
chiese, con una caraffa di succo in una mano e 5, dico 5 piatti nell’altra,
pieni di tutto e di più: cornetti, saccottini … mhmmm.
“No, grazie” scossi la testa pensando
velocemente ad un modo per andarmene via di lì in fretta. Non potevo rimanere
lì con Mika ed i suoi capelli stupendi sparati in mille direzioni diverse, o
avrei finito col saltargli addosso davanti a tutti. “No, vado a correre”
inventai “Tu che corri?” mi guardò con un sopracciglio alzato,incredulo,
perché sapeva che ero pigro peggio di un
bradipo, e questa mia uscita non se l’aspettava proprio “Si, sono ingrassato,
devo perdere un po’ di peso” insistetti “Come vuoi..un paio di volte però
andiamo insieme” mi urlò dietro, mentre sfrecciavo giù per le scale “Se va così
non arriva neanche al portone” sogghignò, rivolgendosi con un sorriso
sarcastico verso le ragazze.
Ed effettivamente aveva ragione. Non
mi dovrei sorprendere, perché lui ha SEMPRE ragione, ma vedere che veramente
ero arrivato al piano terra con una mano sul cuore per controllare i battito ed
il fiatone, mi fece incazzare non poco.
Perché ero completamente succube di
quel ragazzo? Completamente? Visto???? Oh, andiamo!
Andai comunque in giro per Milano
per una buona parte della mattina, facendo colazione a un bar (si lo ammetto,
non so stare lontano dal cibo) sotto i portici. Pensai di passare da Cristina,
ma a quell’ora era al lavoro, perciò niente. Non volevo tornare al loft troppo
presto, non volevo dargli questa soddisfazione.
Erano circa le dieci, quando mi
arrivò un messaggio “Ah, lo sai che giovedì canterai i Bee-Gees, no???
Come va la corsa? -M”
“No ti prego, tutto ma i Bee-Gees
no!” lo chiamai in preda al panico “Non li so fare, non riesco a calarmi nelle
loro canzoni” mi lamentai “Don’t worry..” mi disse lui “Ho già in mente
qualcosa”.
E ormai dovrei saperlo, è quando inizia a parlare così che dovrei
preoccuparmi. E seriamente, anche.
Angolo dell’autrice
Beh era solo un sogno!!
Muahahahahahah (risata malefica)
Lo so, lo ammetto, ci siete
cascate! E inizialmente, quella voleva essere una delle scene più spinte che
avessi mai scritto..ma ho pensato di usarla in tempi migliori ed ecco qui!! Avevo
promesso più scene del loft, spero vi piaccia!
Non odiatemi ;(
Xoxo Bea
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Capitolo 7 *** #7 Stayin' Alive ***
cAP 7
Cap 7
Stayin’ Alive
“Ah, ah ah stayin’ alive, ah”
Sto provando per quella che deve essere la milionesima volta
questa benedetta canzone, ma niente, non riesce ad entrarmi in testa. Eppure io riesco sempre a sentire le canzoni,
a farle mie. Cosa ho che non va??
Purtroppo, so cosa c’è che non va. La mia mente, da grande
stronza qual è, mi riporta al mio sogno
su Mika, facendomi entrare in un circolo vizioso di seghe mentali su quanto io
stia provando sia sbagliato e su cosa
io posso fare per smetterla.
Purtroppo part. 2, il mio cervello ancora non ha capito che
non ho intenzione di smetterla. Stare qui rinchiuso mi fa male. Perché lo vedo
troppo, perché ci sto troppo insieme. Prima, quando avevo solo la possibilità
di guardarlo in tv era diverso, era solo il mio idolo. Ma standoci insieme
capisci che persona favolosa sia, di come porti il sole con sé anche nelle
giornate più buie, ed è logico innamorarsene.
Cacchio, l’ho ammesso. Si sono innamorato di lui. Ora, che
ne dite di provare questo benedetto pezzo????
“Si vede da come cammino, sono un donnaiolo”
Ed improvvisamente la forza espressiva di questa ballata
dance mi colpisce col fragore di mille tuoni: è un pezzo che ha bisogno di
un’interpretazione, diciamo così, un po’…sexy.
Con un sorrisetto
malizioso richiamo alla mente un brano (L’ennesimo!!!) di Adam Lambert, For
Your Entertainment. Nel video di quel pezzo, tra le altre cose, ci sono dei
passi di un balletto che potrebbe fare al caso mio…
Passo, passo, afferro il mio bastone immaginario, alto, lato
,passo
“So hot, out the box
Can you pick up the pace
Turn it up, hid it up
I need to be entertained …”
“Bravo” una voce, alle mie spalle, mi fa trasalire.
Un momento! Non UNA voce, ma LA voce. Mi giro, e Mika è li,
davanti a me, applaude “Hai capito ora? Questo pezzo ha bisogno di un modernizing..e anche tu, il tuo stile,
cioè” continua, andando a stravaccarsi comodamente su una sedia nell’angolo
della sala prove .
“Per la performance, pensavo ad un bel completo bianco, con
una camicia….ma niente cravatta, sarebbe completamente terribile” conclude,
inorridito al solo pensiero, arricciando il naso in maniera adorabile…stop,
stop, stop!
“Ale?? Are you ok?”
lo sento chiamarmi. Oops, devo essere rimasto imbambolato a fissarlo per un po’
“Si, scusa, ero ancora sotto shock per il completo” scherzo “Dicevi?” chiedo
poi, salvandomi in extremis “Che, se vuoi, puoi farmi vedere” dice, sorridendomi “O-ok” deglutisco, facendo
ricominciare la base, sperando di non aver combinato cavolate e di riuscire a
piacergli. E soprattutto di non
pensare a lui in quel senso.
Le mie speranze vengono subito vanificate da un solo suo
gesto: trova un bastone, in un angolo polveroso, e me lo lancia. Lo prendo al
volo, stupendo perfino me stesso, e gli lancio uno scopa-sguardo di quelli che,
se l’avesse visto mia madre, mi avrebbe diseredato. Lui mi lancia un’occhiatina
scettica, alzando una delle sue sopracciglia perfette, e ridendo allegramente.
“Whatever you’re a woman or you’re a man
You’re staying alive
Whatever the city burns and everybody runs
And we’re staying alive
Staying alive, ah, ah, ah staying alive…
Oh we still walk”
Beh… stavo combinando alcune mossette di Adam con i
Bee-Gees, ed il risultato era fe-no-me-na-le!!! Quel bastone.., dio mi rendevo
conto di star tentando di provocare Mika in tutti i modi umanamente possibili,
ma lui sembrava non cascarci mai!!! Possibile che non capisse?
Finii la mia ‘performance’ in ginocchio di fronte a lui,
cadendo in scivolata come facevo quando giocavo a calcio. Mi rovinai le
ginocchia, e probabilmente le sbucciai fino all’osso ma ne era valsa la pena,
tutto questo solo per vedere quel sorriso.
Lui stava ridendo, la testa rovesciata all’indietro verso il muro, i denti bianchissimi ben visibili “Fantastic!”
esclamò “Ehi, tutto a posto?” mi chiese poi, preoccupandosi visto che non mi
rialzavo “Si.. ho bisogno di una mano, credo” confessai, e lui rise, alzandosi
ed aiutandomi “Ho idea di si, eh” stava ancora sogghignando e così, gli feci la
linguaccia “Sei fantastico! Continui a provare mentre vado a vedere cosa fa
Rosy?” mi chiese, ed io annuii.
Uscii , lasciandomi solo, ed io mi sedetti su quella stessa
sedia che lo aveva ospitato poco prima, che era ancora calda del suo corpo. Sospirai
e malvolentieri mi alzai, decidendo di andarmene a letto per non soffrire più
di quanto non stessi già facendo.
Mi avviai lungo il corridoio, con i miei pensieri funesti a
farmi compagnia, e non mi accorgetti del fatto che fosse stranamente deserto. Non
c’era il solito viavai di tecnici, costumisti, vocal coach o cantanti, ma forse
era perché erano le otto di sera e tutti
erano a cena.
Salivo le scale con
passo svogliato, maledicendomi per quella scivolata che non mi faceva camminare
bene, ma in fondo non riuscivo a dispiacermene perché era necessaria.
All’ennesima rampa (Ma mettere un’ ascensore no?!?), le luci
si spensero. Sentii un rumore di passi che sembravano venire nella mia direzione, e mi fermai sul
pianerottolo.
Una mano si posò sulla mia bocca e un’altra sul mio fianco “Ciao,
Alessio” la voce di Mika, bassa e sensuale diretta dritta in un orecchio mi fece
rilassare immediatamente e sorridere. Non mi ero nemmeno reso conto di essermi
irrigidito, pensate un po’!
La sua mano scese dalla mia bocca sul mio collo, e lui mi
girò lentamente verso di sé. Non lo vedevo, ma sentii chiaramente le sue labbra
posarsi sulle mie.
Le sue labbra mi toccarono e tutto iniziò a girare. Sentivo il
suo profumo, bramavo il suo tocco, così morbido e caldo. Il mio cervello era partito
del tutto e continuava a gridare “Fa che sia vero, fa che sia reale stavolta”
beh, lo era. Percorsi il contorno delle sue labbra con la lingua, quasi a
chiedergli il permesso di approfondire il bacio. Permesso
che fu subito accordato, quando aprì
le sue labbra e le nostre lingue si toccarono, curiose di esplorarsi e
scoprirsi a vicenda. I nostri baci erano inframmezzati di parole e
accenni di
frase “Questa- è” iniziò lui “Tutta
colpa” un bacio “Di Adam” un altro bacio
“Lambert”
concluse. Iniziai a ridere sulle sue labbra e dentro la mia bocca,
provocando
una vibrazione sia nella mia che nella sua gola, e lo sentii sorridere
di
rimando, contro le mie labbra.
Era un momento perfetto, troppo. Ed infatti finì.
Veloce come era arrivato, così se ne andò, lasciandomi un
ultimo, delicato bacio a fior di labbra “Buona notte, Alessio” sussurrò
dolcemente.
Non avrei desiderato mai più in vita mia un ascensore.
Giovedì arrivò troppo in fretta, per i miei gusti.
Avrei voluto
un po’ più di tempo per stalkerare Mika dopo le prove e trascinarlo nel
camerino o nel loft a baciarci, facendo semplicemente quello, beandomi solo
della sensazione perfetta delle sue labbra sulle mie, sentendolo vivo contro di me, sentendo il suo cuore battere contro il mio.
Era successo tutto troppo in fretta, un giorno
prima eravamo il giudice ed il concorrente, il giorno dopo ci baciavamo
dove capitava.
Non ne avevamo parlato, non stavamo insieme, ci baciavamo e
basta, era sufficiente a tutti e due. L’Alessio che cercava delle risposte spariva quando Mika era in
giro, ma si faceva sempre più pressante e continuava a chiedersi il perché di
tutto quello quando lui non c’era.
A discapito di tutto e tutti, surclassando persino le
stiliste, Mika mi aveva fatto recapitare davvero quel completo!!!!! Ma faceva
sul serio?!?
Purtroppo si, e me ne resi conto quando vidi che anche lui
ne indossava uno uguale. Sigh. Almeno, il mio bastone era passato alla verifica
Tomassinni e quindi l’avrei usato nella coreografia!! Yeah!
Per arrivare al mio turno, dovetti aspettare tuuuuttaa la
prima manche e guardare Rosy e Marika esibirsi, rodendomi per l’ansia che mi
attanagliava.
Finalmente, dopo che nessuna di loro andò al ballottaggio, venne il mio turno. Fui il
primo della seconda manche.
Mika mi annunciò dicendo “Se la sua voce la settimana scorsa
vi ha incantato, questa settimana vi farà ballare!” e poi partì il filmato,
dove mostravano le prime prove con Tomassinni e il bastone, e Mika che
minacciava di colpirlo se non l’avesse incluso nella coreografia, poi il suo “Merda,
merda, merda” con il quale aveva preso l’abitudine di incitarci, da bravo uomo
di teatro “Taanta merda” rispondevo sempre io, e la cosa finiva sempre con noi
due che ci rincorrevamo. Poi ci fermavamo e io gli chiedevo “A last advice?” e
lui replicava “Stay Alive”, che era adatta al momento, al contesto ed a Hunger
Games.
How sweet. Da diabete, davvero. Potevo quasi immaginare la
faccia che Cristina stava facendo in quel momento, con gli occhi a cuoricino e
le mani sul cuore, davanti al televisore.
Il mio momento era arrivato. Iniziai a cantare “Stayin’
alive” con la consapevolezza di chi ha imparato ad amarla e mi stavo perfino
divertendo!
“You can see by the way I walk
I’m a womanizer
No time to doubt!
Music high, kicks are warm,
I kick around since I was born!”
“Yeahh!” fu il commento di Mika. Sempre di poche parole, lui
“No, davvero” disse, tornando serio “Io penso che tu ha fatto una grande esibizione stasera,
davvero” e sorrise. Quel sorriso! Quel sorriso era l’unica cosa che mi serviva,
l’unica cosa che mi scaldava.
Alla fine, al ballottaggio andarono un ragazzo di Simona e
un gruppo di Elio, mentre noi tre (+Mika) andammo a festeggiare una seconda
settimana di permanenza nel magico mondo di XF!!!!
Angolo dell’autrice
Che dire, questo capitolo è il frutto di una settimana di
ascolto continuo di Adam Lambert, e si vede. Se non
conoscete ancora questo ragazzo, cosa che mi lascia basita,
correte a vedere il video di cui parlo: http://www.youtube.com/watch?v=IsPFDzAGb4A&feature=youtube_gdata_player …
che ne pensate della piega che hanno preso gli eventi qui?
Alzi la mano chi non sta leggendo questo con le orecchie giù
pensando che Mika non è più qui in Italia perché XF è finito! ;(
grazie a tutte coloro che mi recensiscono sempre, davvero
ragazze siete importantissime per me!!
AkaRen, dobbiamo continuare il nostro sclero su Londra!!
Grazie, Bea
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Capitolo 8 *** #8 Hello! ***
cap 8 mika
Cap 8
Hello!
Sono super nervoso e
non so neanch’io il perché. Ma che dico, io lo so il perché. Questa è la
settimana dell’Hell Factor e dire che la tensione sia salita fino alle stelle è
dire ancora poco.
Dalla direzione poi, non è arrivato niente. Nessuna
indicazione, nessun obbligo, quindi nessuno sapeva cosa aspettarsi. Il budget
stanziato dal programma per quell’unica puntata
era immenso, pronto per qualunque evenienza e soluzione i giudici
avessero escogitato.
Ovviamente, tutti
conoscevano della doppia eliminazione, e non si può dire che si facessero i
salti dalla gioia, nel loft. Anzi, più che altro si iniziavano ad ordinare i
crisantemi.
Mika, poi non ne parliamo. Era tesissimo, saltava per un
nonnulla, ed ovviamente faceva innervosire anche noi. Arrivavamo a scannarci
per chi non avesse messo il sale nella
pasta, o per chi si era scordato di accendere la lavatrice, perché “Il bucato
fatto di notte fa risparmiare” vero Rosy??
“E allora stacci tu
tutta la notte sveglia ad aspettare che finisca, perché no, non si può spegnere
la mattina come fanno le persone normali, sprecheremmo energia!!!!” le stavo urlando addosso.
“Ragazzi..”
Mika scelse esattamente quel momento per entrare nel loft.
Ci vide così, con le dita bloccate a mezz’aria e le mani scenograficamente sul petto mentre ci accusavamo a vicenda, le
facce scioccate, e fece dietrofront immediato, borbottando qualcosa su certi
periodi del mese e di come avrebbe dovuto
girare armato da quel momento in poi, che non compresi bene. Probabilmente,
fu meglio così.
Tornai a fronteggiare la ragazza, ma quella se n’era già
andata “Ma cosa…?” chiesi, più al muro
che a qualcuno di reale “Scusa, ma fino alle dieci c’è ancora tempo per mandare
la lavastoviglie. Ci hai messo i bicchieri, vero?” la sentii urlare.
“Cosa? Aspetta…. No” conclusi, scoprendo che l’aveva già
capito da sola, e che le parole di apprezzamento nei miei confronti in
quel momento si stavano sprecando.
Il pomeriggio, ci ritrovammo tutti in sala prove, noi tre,
Mika e la nostra coach, Valentina.
O meglio, noi c’eravamo, Mika ancora no. Ma conoscendo il
suo ritardo cronico, non ci preoccupammo: non era un ritardatario, non voleva
esserlo, semplicemente se la prendeva con molto, mooolto comodo.
“TA-dannnnn” gridò infatti, facendo la sua entrata in scena
ad effetto. Effettivamente, poco mancò che si calasse dal soffitto, questa
volta. La prossima sarebbe arrivato in mutande??
Non che mi dispiacesse l’idea, in effetti.
Sogghignando divertito, censurando la mia mente, rivolsi la
mia attenzione all’oggetto dei miei poco
casti pensieri. Indossava una camicia celeste con dei pantaloni blu scuro
coordinati, di una stoffa leggera tipo stretch, stretti sulle caviglie. Stava molto bene, ma era
anche più elegante rispetto al solito, e questo attirò la mia attenzione: c’era
qualcosa sotto.
Infatti, lui iniziò subito a spiegare, infervorandosi come
un bambino “Questa settimana, con il nostro immenso budget possiamo permetterci
di fare follie. So, I.. ho chiamato alcuni miei amici che sapevo fossero in
Italia, e verranno qui a darci una mano, e ovviamente per cantare con voi”
disse, divertendosi a tenerci col fiato sospeso “Quindi, Rosy.. tu canterai con
Elisa!!” Rosy saltò sulla sedia, emozionata, catapultandosi tra le braccia di
Mika. Stava piangendo, addirittura. Mika conosceva della sua passione per
quella cantante straordinaria, e le aveva voluto fare questo regalo. Era sbalordita “Vai.. ti sta aspettando da
Luca, per le prove” le disse, dolce, e lei corse via, dal suo idolo.
Io invece mi beavo osservando il mio, che aveva appena fatto
felice una delle mie migliori amiche, ed ero sempre più curioso di conoscere il
resto “Marika, tu invece canterai con… Gosh, il mio telefono” si interruppe. Infatti, il suo cellulare
stava vibrando, era un messaggio. Lo lesse e sorrise raggiante “Oh, bene.
Marika, il cantante del gruppo con cui canterai, Chester, mi ha appena
confermato di essere arrivato” la ragazza era già morta a Chester, ma quando
Mika pronunciò le fatidiche parole “Tu canterai con i Linkin Park” sbiancò
completamente, tanto che lui, preoccupato le chiese subito “Maka… are you ok?”
“Si..sto bene” rispose la ragazza. Anche i suoi idoli erano
qui!!! Ma come era possibile tutto ciò? Mika era forse un mago per conoscerci
così bene???
Ma poi ricordai della sparizione, avvenuta nei giorni
scorsi, di tutti i nostri ipod, e la conclusione a cui giunsi fu una sola: Mika
non era un mago, semplicemente era astuto come una volpe e voleva metter su uno
spettacolo grandioso. E si, ci voleva bene, perciò aveva chiamato i nostri
idoli.
Quando anche Marika scomparve dietro la porta, lui si voltò
verso di me. Mi studiò per un momento,
in silenzio, ed io fronteggiai il suo sguardo “Che c’è?” gli chiesi,
perdendomi nei suoi occhi. Dio, erano così belli “Niente, sto solo provando ad
immaginare come prenderai questa notizia” mi disse, ancora con gli occhi nei
miei, gli sguardi che bruciavano “Ma..” continuai io “Ma non ci riesco, perciò
te lo dirò e basta” sorrise, liberando i miei occhi dalla presa mortale e
sinuosa dei suoi, così profondi ed incantevoli
“Prima che tu mi smascheri, si ho preso io i vostri ipod!!
Vergogna, passate così tanto tempo a sentire la musica e così poco a
studiare!!” disse, sforzandosi di sembrare severo, ma rideva “In realtà ne
avevo bisogno. Anche per te dovevo trovare qualcuno con cui duettare ma, God,
tu sei impossibile!!! Ho trovato solo Lady Gaga, o Adam Lambert, o Rihanna o
tutti e TRE insieme!! Come è possibile??” si sfogò “Ehi, dimentichi i miei tre
cd versione deluxe di Katy Perry!” mi lamentai
“Oh, credimi, lo stavo facendo solo per salvare la tua
dignità!” ribattè “Comunque, il punto è
che non sarei mai riuscito a chiamarli in tempo. Così ho optato per una
versione più economica e semplice da raggiungere, anche perché ce l’hai davanti agli occhi!!” concluse
soddisfatto, alzandosi in piedi e mettendosi davanti a me “Cioè… io canterò con
te? Davvero????” riuscii a chiedere. Lui
annuì ed io mi catapultai ad abbracciarlo, compiendo un salto che se l’avesse
visto il mio prof di educazione fisica mi avrebbe osannato pubblicamente. Lui
mi accolse tra le sue braccia, stringendomi
a sé. “Non sei arrabbiato?” mi chiese. Ci pensai su. Arrabbiato? E per
cosa? Poi capii “Beh, mi aspettavo Adam Lambert…ma tu vai più che bene, grazie!
Anzi, sei perfetto, direi” risi. “Ah, grazie tante eh!” disse lui, e ridemmo
insieme.
Ci demmo appuntamento quello stesso pomeriggio, per provare
la canzone. Ma erano le tre e di Mika neanche l'ombra.
Aspettai fino alle
sette e mezzo, spulciando ogni singolo cassetto alla ricerca di un biglietto,
di un appunto, o della canzone che
voleva provare, di qualcosa che insomma, mi facesse capire dove diavolo fosse e
perché non stesse arrivando.
Quando arrivò erano ormai le otto di sera, e non avevo
voglia nemmeno di sentire se avesse delle scuse da porgermi. Ero così
imbufalito che, appena entrò cercai subito di darmela a gambe per non litigare
"Ehi" mi
salutò "Scusa per il ritardo" aggiunse "No, non scusarti, ci
vediamo domani" gli dissi, cercando di raggiungere la porta "Dove
vai? dobbiamo provare" mi disse.
"No, Mika prima
di venirmi a dire qualcosa, impara ad
essere professionale e arriva in orario una volta tanto!" gli urlai,
cercando di andarmene. Non me lo permise, prendendomi per un braccio
"Scusami. Ora sono qui" mi guardò serio. Eravamo fermi, con i visi a
dieci centimetri di distanza e sentivo la tensione crescere tra di noi.
Seguendo il mio istinto, mi sporsi a baciarlo e lui
ricambiò, sospirando beato ed abbracciandomi. Ci stavamo baciando in un modo un
po' troppo spinto per una sala prove, dove chiunque poteva entrare da un momento
all'altro "Chi non è professionale ora?" mi sussurrò lui tra un bacio e l'altro,
sorridendo malizioso "Mmm, hai ragione" concessi, ma solo perchè
volevo ribaciarlo il prima possibile. Avevo bisogno di quel contatto, non me ne
sapevo staccare, non ne avevo mai abbastanza.
Continuammo a baciarci finchè non sentii il pianoforte
dietro di me,e lo vidi sorridere con un'espressione vittoriosa dipinta sul
viso. In quel momento capii che mi aveva fregato "Ora proviamo, eh!"
mi sorrise.
Beh, l'arrabbiatura ormai mi era passata, perciò sorrisi
anche io, acconsentendo e guardandolo accomodarsi al pianoforte.
E, siccome Mika al piano era una visione irresistibile, mi
sporsi per lasciargli un ultimo dolce bacio sulle labbra "A proposito,
cosa cantiamo?" gli chiesi, curiosissimo.
Sorrise "Hello! Ti
piace Lionel Richie?"
Angolo dell'autrice
Ciao tesorini! ok, smetto con le smancerie perchè non sono
portata. questo capitolo semplicemente lo adoro, perchè io posso anche scrivere
solamente una pagina come prima stesura,ma mi ritrovo con 5 pagine di Word alla
fine! wow!!
visto come ho pubblicato velocemente?? con il Natale mi
sento più buona, perciò aggiornerò più spesso...e si, le mie amiche mi hanno
costretto, volevano un nuovo capitolo!! alla prossima puntata con l'Hell Factor!!!!
soo... enjoy! e grazie a chi recensisce, segue, preferisce e
ricorda! Merci
xoxo Bea
|
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Capitolo 9 *** #9 Hell Factor! ***
Cap 9
Questo capitolo è dedicato a tutte quelle persone stupende
Che mi seguono sin dall’inizio
di questa storia: AkaRen, GaiaPenniman, Violet_Penny,
Capitan Vink Harlock, PerriesMalibu,CuffiettePanda_ss99,HungerGamesAA,
MartaFix.
Al mio gruppo, le The BiG DinaMiC.
Tanti auguri ragazzi, e grazie, voi non sapete quanto mi rendete
felice e fiera di quel che faccio.
Bea
Cap 9
Hell Factor!
“Benvenuti, signori e
signore, tra le fiamme dell’inferno”
La puntata era appena iniziata, l’ansia era a mille.
Nel backstage c’era un viavai di tecnici, costumisti,
truccatori ed ospiti. Tanti ospiti “Wow, quella è Skin?” Rosy parlò, indicandomi una donna di colore altissima,
con un ciuffo di capelli ossigenato sparato in aria e taaante, ma che dico
tante, milioni di borchie sui vestiti “Beh, se non è lei quella è la copia di
Darth Vader” rispondo, e riesco a farla ridere. Almeno lei, perché Marika è di
nuovo preda del panico da palcoscenico, e questa volta sembra che non se ne
andrà tanto facilmente.
Alessandro Cattelan inizia a spiegare dal palco le regole e
i vari modi per votare in questa puntata, ed è come se l’incantesimo Muffliato fosse stato gettato sul
backstage: non si sente volare una mosca. Ovvio, tutti vogliono sapere cosa
succederà
“Ci saranno due
manche da 5 cantanti ciascuna. Al termine di ciascuna manche avremo un
ballottaggio con un’eliminazione diretta
da parte dei giudici. I ragazzi avranno bisogno davvero di tutti i vostri voti.
I modi per comunicare attraverso il televoto li conoscete già: Twitter,
Facebook, il tasto verde del telecomando. Perciò votate, votate, votate, perché
mai come oggi sarete importanti per loro”
Ale dice tutto questo senza nemmeno sputare, poi prende
fiato e dice “Pubblicità!”
Quando le luci diventano blu, segno che siamo fuori onda,
Mika fa un balzo e di corsa arriva da noi “Ragazzi, ho poco tempo. Mi hanno
appena comunicato l’ ordine. Marika.. tu sarai la prima. Rosy tu canterai anche
nella prima manche. Preparatevi, e merda, merda, merda !!!”
Indossa un completo molto sobrio, blu scuro, in linea con
quello che le costumiste mi hanno costretto a indossare. Questa sua mania di
farci vestire uguali è inquietante, perfino le ragazze sono in blu!!
Ma non ho molto tempo per pensarci, perché mi guarda
intensamente, e io ricambio, perché è insolito perfino per lui uno sguardo
simile “Brillantina?” chiede, prendendomi una ciocca di capelli tra le dita.
Sospiro di sollievo. Che poi, perché dovrei essere messo in soggezione da uno
sguardo. Beh, è un SUO sguardo. Poi mi
abbraccia, dandomi un bacio sulla guancia! Come se la mia infatuazione per lui
non fosse già abbastanza chiara, divento tutto rosso come un peperone, ma non
riesco a ricambiare il gesto che è già
volato via.
Sulle mie mani è rimasto il suo calore, sul il mio corpo una scia del suo profumo.
Intanto la pubblicità finisce, ed ecco Ale che subito dà i
numeri dei concorrenti. Marika è la prima, come aveva predetto Mika, Rosy la
quarta. Le mie due ragazze. Spero vada tutto bene. Elisa arriva subito dopo
l’annuncio, prende da parte Rosy ed
iniziano subito a discutere. Elisa cerca di rassicurarla, si vede che Rosy è
preoccupata. Anche i Linkin Park si fanno vedere , quasi in contemporanea. Mi
hanno piacevolmente sorpreso, perché sono delle star ma non se la tirano. Rapiscono Marika e
Chester, il cantante, inizia subito a parlare con lei fitto fitto della
canzone, iniziano a scaldare la voce, ed altre assurdità simili. La fanno
ridere, però, e sono bravi a calmarla, quindi questo gioca a loro favore. Meno
male che Marika parla bene l’inglese, ormai con Mika siamo tutti abituati.
Mika.. il mio faro, la mia ancora di salvezza dal mio inferno
personale. La mia vita è così piena, ed io la faccio sembrare così
interessante, che nessuno si è mai accorto del fatto che in realtà non lo è
affatto. Nessuno si era accorto del mio dolore prima di Cristina. Nessuno ha
saputo curarlo prima di Mika. Non è solo il suo essere così stravagante, è la
sua intera essenza che.. non so, è come un balsamo. Nessuno sapeva di mia
madre, di mio padre qui. Nessuno prima di lui.
Ed ecco perché sono qui, adesso a rimirare il mio giudice,
da dietro le quinte, mentre annuncia Marika. Riesco a darle una piccola stretta
prima che salga. Sorride, è più serena
“In this farewell
There’s no blood
There’s no alibi”
Marika aveva iniziato What I’ve Done, era sicura di sé,
sorrideva. Era concentrata. Bene.
“Cause I’ve draw regrets
From the truth of thousand lies
And so let mercy comes and washes away..”
Chester ed il resto dei ragazzi l’avevano subito seguita. Ed insieme, avrebbero fatto
fuori quel palco!
“What I’ve done
I’ll face myself
To cross on what I become
Erase myself
And let go on what I’ve done”
“Avete spacato!” è il commento di Mika, che ancora dopo tanti anni non sa
pronunciare le doppie, eccheccavolo!!
Ma ha ragione, sono stati assolutamente unici e fantastici,
perciò mi unisco a loro quando festeggiano, in attesa del mio turno.
Dopo un cantante di Simona ed un gruppo di Elio, le “Angel’s
Girls”, tocca a Rosy ed Elisa.
“Parlami come il vento
fra gli alberi
Parlami come il cielo
con la sua terra
Non ho difese ma ho
scelto di essere libera”
‘Luce’ è un pezzo incredibile, carismatico, ti rimane nel
cuore. Anche Elisa ti rimane impressa, è la dolcezza fatta persona
“Adesso è la verità
l’unica cosa che conta
Dimmi se fare
qualcosa, se mi stai sentendo
Avrai cura di tutto
quello che ti ho dato, dimmi?”
Sono due persone diverse, Elisa e Rosy, ma due freaks, come
direbbe il mio giudice, esattamente lo stesso ragazzo che ora mi guarda mentre
spio da dietro le quinte perché questo è uno spettacolo che non si vede tutti i
giorni
“Siamo nella stessa
lacrima
Come un sole e una
stella
Siamo luce che cade
dagli occhi
Sui tramonti della mia
terra
Su nuovi giorni”
Il pubblico esplode per questo duetto così travolgente, sono
tutti in delirio, e come dargli torto???
“Ti adorooooo” le urlo appena scende la scaletta del backstage
“Ora pensiamo a te” mi risponde lei.
“No, prima a voi” dico, indicando il gruppetto formato da
Maka e dai Linkin Park, che sono in cerchio vicino a lei, per quel momento così
importante. Ora che l’adrenalina da
palcoscenico sta svanendo, è di nuovo terrorizzata. Devo aiutarla, insomma che
amico sarei se no?
Una ragazza di Morgan chiude il gruppo della prima manche, e
si va subito al ballottaggio.
“I due cantanti che si sfideranno subito su questo palco
sono Heric e Marika” Alessandro è una doccia fredda per tutti noi. Nessuno si
aspettava questo. Marika esce. “Non è giusto, è stata bravissima!” protesta
Rosy con le lacrime agli occhi. Lei è stata salvata per prima, ma non ne è
felice neanche un po’.
Concordo, ma non è che possa farci qualcosa ora. Mika si fa
vedere, corre a razzo verso di lei, deve consolarla. Ma Marika non sembra molto
dispiaciuta per come è andata “Non era quello che volevo. Cantare mi piace, ma stando qui ho capito che
lo apprezzo di più se lo faccio solo per me. Va bene così” lo stava consolando,
per assurdo, dato che tra i due quello più abbattuto era il giudice, non il
concorrente!!
Lo strigo forte, abbracciandolo per i fianchi “Non essere
triste” lo consolo gentilmente “Mi sento un giudice cattivo” mi sussurra
nell’orecchio. Lo guardo, sorpreso “Perché?” chiedo “Perché non sono riuscito
ad aiutare Marika. Dai avrei dovuto capire che non era la cosa giusta per lei” era
proprio abbattuto “M a lei va bene così.” Ribatto “E posso dirle con sicurezza
che lei è il giudice migliore che potessimo desiderare, signore” scherzo “Ohh,
mio caro, con questo si è guadagnato un
bacio!” sorride, e si sporge per baciarmi lievemente sulle labbra.
“Preoccupato?” mi chiede “Si, ma è normale” rispondo “Si, ma
saremo grandi” mi bacia un’altra volta ancora, e sparisce, come un lampo.
Mika ci ha comunicato che questa settimana aveva chiesto che i nostri Daily non fossero mandati in onda, quindi nessuno si sarebbe mai
aspettato i primi due duetti che c’erano stati, nessuno mai avrebbe immaginato
Elisa e i Linkin Park su quel palco a cantare con noi.
Quindi, a rigor di logica, nessuno si aspetta il nostro
duetto. È un genio: il miglior effetto sorpresa di tutte le edizioni!
Lo sento presentarmi. Ecco cosa dice “Alessio ha fatto
parlare molto di sé. Spigliato, ho detto bene? Si, ok. Divertente. Emotivo. Un
cantante ed una persona straordinaria. Questa sera avrà un appuntamento molto
importante su quel palco, e tra un po’ scoprirete con chi! Signore e signore,
Alessio!!”
Mmmh, non ha nominato sé stesso. Effetto sorpresa doppio!!!
Salgo sul palco, mi faccio forza, sperando di ricordarmi
bene il pezzo. Lionel Richie è una delle cose più difficili ch’ io abbia mai
cantato.
“I’ve been alone with you inside my mind
And my dreams I’ve kissed your lips
A thousand times
I’ve sometimes see you pass outside my door
Hello, isn’t me you’re looking for?”
Mika si alza dalla sua postazione ultra-fica di giudice,
impugnando vittorioso il microfono. E inizia a cantare la sua parte
“ I can see it in your eyes
I can see it in your smile
You’re all I’ve ever wanted
And my arms are open wide”
Il pubblico esplode, ma noi non lo sentiamo. Siamo nella
nostra piccola, lucida bolla privata mentre cantiamo guardandoci negli occhi,
insieme
“Cause you know just what to say
And you know just what to do
And I want to tell you so much
I love you”
L’ultimo verso è un sussurro, pronunciato guardandoci da
dieci centimetri di distanza. Non ne possiamo fare a meno. In questo momento non
siamo più Alessio il concorrente e Mika il giudice, siamo due innamorati che si
guardano e si scoprono per la prima volta, ancora timorosi di ciò che sarà.
“Isn’t me you’re looking for?
Cause I wander where you are
And I wander what
I wander what to do
Are you somewhere feeling lonely or there’s someone
loving you?”
Sembriamo due innamorati disperati mentre ci domandiamo a vicenda “Stai
cercando me? Dimmi di si, perché io ti amo” e anche se non ce lo diciamo, noi lo sappiamo. Ci amiamo, i
nostri cuori ed i nostri occhi parlano per noi.
“Tell me how to win your heart
For I haven’t got a clue
But let me start by saying
I love you”
Ma anche se il cuore di Alessio aveva capito tutte quelle
belle cose, non si poteva dire che la mente l’avesse seguito. Mentre cantavano,
continuava a chiedersi “Perché?” Perché non mi dici che mi ami, perché non te lo dico io? Perché fingiamo davanti al
mondo, perché ci lasciamo andare solo se siamo soli?
Purtroppo il salto evolutivo era ancora lungo, e Alessio non era ancora pronto. Per quella volta
tutte quelle domande sarebbero rimaste allo stadio Homo Neandertalensis.
Ci siamo abbracciati a fine canzone, ma perché ci siamo
comportati così? Poco mancava che ci baciassimo, su quel palco, damn!!
Fortunatly, Alessio
ha passato il turno! Non ne ero sicuro,
non volevo penalizzarlo con questa scelta. Non volevo imbarazzarlo o mandarlo
in confusione, so come sta: glielo leggo negli occhi. A volte mi odio per non
sapermi frenare mentre canto, ma se posso essere libero su un palco, who cares?
Devo trovarlo, parlargli, scusarmi. Meno male che il
pubblico italiano ha gradito. Adoro l’Italia e loro amano me. Sono super
fortunato.
Ma ora devo trovarlo. Devo scusarmi, chiarire. Mika deve
diventare il giudice serio, per una volta.
“Ale dove sei? Devo parlarti”
Angolo dell’autrice
Tanti auguri a tutti!
Come vi è sembrato questo capitolo? Spero vi sia piaciuto e
che non sia tanto incasinato, avevo scritto una cosa completamente diversa
rispetto a questa, ma alla fine questa versione ha preso il sopravvento.
L’ultimo pezzo sono i pensieri di Mika!! Il prossimo
capitolo sarà puro fuoco, ve lo posso garantire!!
Che dire? Elisa e i Linkin Park sono due facce della stessa
medaglia, il pop ed l’electro rap, due artisti che adoro, e volevo che ci
fossero!
Conto di pubblicare entro il 26, perciò…auguri mikafreaks di
buon natale e ricordate: Non siamo tutti normali, siamo tutti freaks!!
Bea
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Capitolo 10 *** #10 Gone? ***
Capitolo 10
Cap 10
Gone?
The Piano Man’s story
“Alessio dove sei?
Devo parlarti”
Ma dove si è cacciato? Non è che posso stare a cercarlo per
tutta l’Arena.
Finalmente mi risponde “Sono fuori” ceeerto, ora si che mi è
tutto più chiaro “Fuori dove?” chiedo allora.
“Sono al piano bar, giù.. beh, al bar” mi comunica, come se
mi stesse facendo il più grande regalo al
mondo
“Sto venendo” gli dico “Cosa? No, perché?” mi chiede, ma non
ho voglia di litigare, perciò gli chiudo il telefono in faccia. Che cavolo, chi
lo capisce questo ragazzo, ma quale è il suo problema??
Perché ero sicuro che ci fosse qualcosa che non andava, dio!
Quel ragazzo aveva sempre un problema. Ma perché non poteva vivere
tranquillamente la sua vita? Prenderla come veniva e ringraziare per ciò che aveva
ricevuto??
Questa cosa andava chiarita assolutamente.
Corsi like a crazy person fino al piano bar e cercai tra la
folla. Beh, non che non si notasse.
Alessio era al piano,
e di sicuro si era già fatto una birra o due: ero arrivato in tempo per
vederlo dare il meglio di sé.
“He says :
Son can you play me a memory?
I’m not really sure how it goes
But it’s sad and it’s sweet
And I knew it complete
When I wore a younger man’s clothes”
Stava cantando Billy Joel. Wow, non pensavo lo conoscesse.
Rimasi lì a rimirarlo per un paio di minuti, completamente
perso in altri scenari a luci moolto rosse, e poi mi riscossi.
Per quanto Ale al pianoforte fosse una delle cose più
eccitanti ch’io avessi mai visto, dovevo tirarlo giù di lì, perché dovevamo
parlare, doveva andare a letto, ed il pubblico stava incominciando ad
apprezzare un po’ troppo.
E la prima regola del programma è : niente contatti con
l’esterno. E io non so bene l’italiano,
ma di sicuro cantare in un bar completamente stracolmo di gente non è niente. Per niente.
… ok, basta!
Mi feci spazio a spintoni e gomitate tra la gente assiepata
lì sotto, e grazie ai miei dieci centimetri buoni di altezza in più (ma
facciamo anche 20) riuscii ad arrivare sotto il palco, e salii mentre lui finiva gli ultimi accordi
“Buonasera” gli tolsi il microfono dalle mani, e lui mi
guardò male “Buonasera a tutti. Ecco.. Alessio non dovrebbe essere qui. In
realtà dovrebbe essere già a letto. Perciò, scusatemi, ma è li che deve
continuare a cantare. Buonanotte”
Cercai di scendere dal palco tirandomelo dietro, ma il
pubblico non me lo permise “Duetto, duetto!” aveva iniziato ad urlare, e la
cosa mi terrorizzava non poco. “Questi non ce ne fanno andare se prima non li
accontentiamo” mi comunico Alessio, a bassa voce, ridendosela evidentemente
della mia espressione sbalordita “Ma hai bevuto?” gli chiesi a mia volta “Solo
una birra. Si nota troppo?” mi chiese, traballando ed appoggiandosi a me.
“Okkkk gente, una canzone sola!!” gridai nel microfono, e il
pubblico applaudì e ci incitò, con cori che preferirei non ripetere per la
salute mentale delle persone perbene. Beh, tra il parlare con un Alessio
“allegro” e un pubblico decisamente ubriaco avevo preferito calmare i secondi.
E poco male, Alessio era addirittura più carino con le guance tutte rosse per
colpa della birra.
“I wanna talk to you!”
Impugnando felicemente il
mio bel microfono mi sedetti al piano accanto ad Alessio, che iniziò a
suonare Grace Kelly. Replicò:
“The last time we talked Mr. Smith
You reduced me to tears
I promised you it won’t happen again”
Sorrisi, felice che si ricordasse così bene sia il testo che
la melodia. Iniziammo a suonare a quattro mani, io impossessandomi delle ottave
più alte, lui di quelle più basse
“Do I attract you?
Do I repulse you with my quesy smile?
Am I too dirty, am I too flirty?
Do I like what you like?”
La sua voce calzava a pennello in quella canzone, sembrava
quasi che io l’avessi scritta insieme a lui. Ma ora era il mio turno, e questo
era il mio singolo!
“I could be wholesome
I could be loathsome
I guess I’m a little bit shy
Why don’t you like me?
Why don’t you like me without make me try?”
Mi appoggio sulla sua spalla mentre canto, seguendo la mia
memoria, riportando a galla il perchè ho scritto questa hit. Volevo che tutti
capissero chi ero, all’epoca, ora voglio che solo lui capisca
“I could be brown
I could be blue,
I could
be violet sky
I could be hurtful
I could be purple
I could be anything you like”
I miei colori sono ciò che sono. Il mio carattere, i miei
ricordi, il mio passato, presente e futuro. Le sfumature di questa canzone
fanno capire tante cose di me.
Finiamo di cantare insieme, guardandoci. Ma io non riesco
veramente a vedere Alessio in questo momento, lui è stano, distante. Non mi
piace quello che vedo dentro i suoi occhi, perché è la dimostrazione che non ha
ancora capito.
“Buonanotte a tutti” salutai e ringraziai e me la filai,
trascinandolo per un braccio fino al loft.
“Ma cosa credevi di fare?” lo aggredii, una volta dentro, al
riparo da orecchie indiscrete “Ma cosa credevi di fare tu?” mi rimbecca lui
“Tutte quelle mossette mentre cantavamo stasera, e ci stavamo praticamente
respirando addosso.. ma a che gioco stai giocando Mika?” lo guardai sorpreso
“Non volevo metterti in imbarazzo” sussurrai “Ma non l’hai fatto. Sono gay, tu
lo sai, nel loft lo sanno, credo che persino il pubblico l’abbia capito… ma io
non capisco ancora cosa vuoi fare con me” e mentre me lo confessa, sento
qualcosa che ribolle dentro di me “Perché, perché ci sono sempre domande nella
tua testa?” sbotto.
E si, forse sto
urlando, ma non mi interessa “Perché poi la domanda più importante non me la
fai? Perché la pensi e non me lo chiedi.. perché non mi chiedi se ti amo,
invece di nasconderti dietro questi giochetti. Si, I love you, sei più sicuro
ora? Si ti amo, nonostante tu sia un rompiballe!!” detto ciò, mi girai e me ne
andai.
Wow, non pensavo di parlarlo
così bene l’italiano. I’m good!!
Sorrido, anche se sono ancora arrabbiato. Se non capisce
così…
Mi ama? Mi ama! E io perché non gli ho risposto? Perché non
gliel’ho detto? Rimango impietrito a
fissare il punto dove fino a cinque secondi fa stava l’uomo che mi ha aperto
gli occhi. Perché…
. . .
Ecco aveva ragione, un’altra cosa di cui dovrei chiedermi il
perché. Un po’ di Pensiero Laterale,
Alessio, mi dico.
E cosi gli corro dietro, con un sorriso che va da un
orecchio all’altro, sapendo che è l’ultima cosa che si aspetta da me adesso, e
che lo sorprenderò. Ed io adoro guardare la sua faccia sorpresa.
Lo rincorro, cercandolo dappertutto, finchè non arrivo al suo appartamento. La porta è socchiusa,
perciò entro senza problemi.
Era di spalle, perciò
non mi vide entrare.
Trasalì quando le mie mani si posarono sui suoi fianchi e la
mia bocca finì sul suo collo, dove c’era un piccolo incavo tra il collo e la
spalla che avevo adocchiato dalla prima volta che l’avevo visto, esattamente
sotto il suo tatuaggio. Il suo collo così morbido mi faceva impazzire, perciò
iniziai a baciarlo e a morderlo, sentendolo gemere sotto il mio tocco. La sua
pelle scottava a contatto con la mia, sembrava non volessimo far altro che
assaggiarci per tutta la vita.
Lo girai verso di me con delicatezza, continuando a
baciarlo. Un bacio sul collo, mandibola, mento, guancia e poi su fino alle sue
labbra.
Ci baciammo come mai prima d’ora, lentamente ma non per
questo con meno passione
“I thought you were gone” mi disse, tra un bacio e l’altro.
Gone? “Non potrei andarmene nemmeno se volessi” gli confessai “E al diavolo il
tuo inglese! Parla in italiano” rise “You’re right. Oops!” si tappò la bocca
con le mani, perché aveva sbagliato ancora. Ridendo, iniziai a baciare ogni
singolo centimetro di quelle mani perfette, tempestandole di attenzioni finchè non riuscii a fargliele abbassare “Mi
fai il solletico” si arrese.
Ci baciammo di nuovo, le lingue che si strusciavano e
giocavano nella sua bocca, i respiri rotti e l’ossigeno sotto zero.
“Mika” lo chiamai “Mmmm” aveva affondato la faccia nel mio
collo, e non dava segno di volersi spostare di lì “Devo dirti una cosa”
continuai “Sai, quando ti sei incazzato prima? Beh, mi hai fatto aprire gli
occhi. Devo dirtelo, devo farlo, amore mio. Ti amo, Michael, ti amo come non ho
mai amato nessuno, e questo non mi spaventa, anzi è una cosa che ho accettato,
perché nessuno è come te” alzò il viso, scrutandomi con quei suoi occhi
profondi. Cosa stava cercando? Forse dei ripensamenti, non lo so, fatto sta che
rimasi completamente serio, finché non concluse la sua indagine e si aprì in
una risata liberatoria “God, goooood. I love you too!!”
Vi ho mai descritto la sua risata? Certo che no, non è
umanamente possibile farlo. È bellissima, musicale, è stata la cosa che prima
di tutte le altre mi ha fatto sbarellare. Sentirlo ridere vuol dire innamorarsi
perdutamente di lui, e si, io ci sono passato, ci sono ancora dentro e so come
è. Simply, fucking perfect.
Continuando a baciarlo, lo spinsi con delicatezza verso il
letto. Lo feci stendere e mi tolsi la camicia, mentre lui si toglieva la
giacca. Velocemente anche la sua camicia sparì.
Baciandoci ci avvicinammo ed i nostri corpi entrarono in
contatto. Sentii la sua erezione attraverso la stoffa dei pantaloni ed una
scarica di piacere lo fece inarcare verso di me quando l’accarezzai. Venni
attraversato anch’io da un brivido e continuai a baciarlo a labbra aperte, con
più foga.
Era un mistero per me, ma solo lui riusciva a farmi provare
emozioni sempre nuove e diverse semplicemente con un bacio.
“Ti amo” le sue parole arrivarono al mio orecchio, facendomi
fermare “Ti amo anche io” gli sussurrai. Stavamo per compiere un passo
importante, lo capivo, e lui voleva sentirsi sicuro.
Scesi su di lui, ricominciando a baciarlo con dolcezza,
mentre armeggiavo con i suoi pantaloni, che misteriosamente sparirono insieme
ai boxer un secondo dopo.
Lo sentivo combattere ed imprecare contro la mia
abbottonatura, perciò risi sulle lue labbra, andando ad aiutarlo.
Quando rimanemmo nudi ci studiammo, guardandoci. Decisi
immediatamente che le fossette sui fianchi di Mika sarebbero state il mio punto
preferito, e mii ci fiondai senza remore, percorrendole con la lingua e con le
labbra.
Arrivai casualmente proprio lì, sull’inguine, e lo sentii
contorcersi sotto di me “Mika come si dice?” chiesi, sornione “Please?” tentò
lui, ed io mi avventai su di lui, prendendo il suo membro in bocca, iniziando a
succhiare e rilassare la gola.
Continuai finché non lo sentii respirare in modo affannato,
segno che era vicino. Mi staccai, guardandolo con aria cospiratoria. Lui subito
capì e aprì un cassetto, tirando fuori
un quadratino di stoffa e un tubetto. Presi il preservativo, aprendolo con i
denti, e lo infilai sulla mai apertura. Poi presi il lubrificante e lo passai
abbondantemente sul tutta la lunghezza.
Mi spalmai il lubrificante sulle dite ed andai a stuzzicare
la sua apertura. Prima un dito, poi due… “AH” avevo trovato la prostata. Bene.
Sorrisi, togliendo le dita ed iniziando a spingermi dentro
di lui. Quando fu comodo, azzardai una spinta. Mi sentivo benissimo. Non lo
avrei mai creduto, ma mi avvolgeva perfettamente. Dio, sarei potuto venire solo
per quanto mi trovavo bene dentro di lui.
Quando lo presi per le gambe, cambiando angolatura, colpii
di nuovo la sua prostata e la spinta ci fece vedere le stelle. Continuai a
colpire li, mentre prendevo il suo membro e iniziavo a massaggiarlo.
“Alessio!” Venne sul mio stomaco, gridando il mio nome. Si tese
talmente tanto che anche io venni dentro di lui, urlando il suo nome.
Dopo, calma piatta.
“Mmm” Mika scivolò via da me, stendendosi al mio fianco “Ora
sai che ti amo” gli sussurrai, perdendomi nella dolcezza di quel attimo. “Ora
sai che io ti amo. Niente più domande ok?” mi rispose.
Mi avvicinai per baciarlo, finalmente in pace con me stesso.
“Buona notte” gli sussurrai, e ci addormentammo insieme.
Angolo dell’Autrice che va a nascondersi dopo quello che ha
scritto
Beh..che vi avevo detto?
Eravate rimasti così male che il duetto non fosse stato su
una canzone di Mika che l’ho inserito qui. Spero vi sia piaciuto. Vi avviso
che non ho la forza di rileggere ciò che ho scritto, mi vado a sotterrare
direttamente.
Grazie a tutti coloro che recensiranno, Buon Natale!!
Bea
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Capitolo 11 *** #11 My Love ***
Cpitolo 11 Mika
Cap 11
My Love
“And I remember your eyes were so bright
When I first met you so in love that night
And now I’m kissing your tears goodnight
And I can’t take it
You’re even perfect when you cry”
Era di nuovo giovedì. Stavo cantando sovrappensiero i Maroon5 in sala prove, aspettando l’arrivo
della mia vocal coach o di Mika per iniziare a provare. Questa settimana mi aveva assegnato “Mad World” dei Tears for Fears, che
effettivamente mi ricordava molto della mia vita, perciò ero stato felicissimo
di averlo. Mi ricordava mio padre e il modo orribile con cui si era comportato
con me, per le mie particolari ... inclinazioni.
Non si poteva dire che io non fossi gay già da bambino. Cosa
pensi di qualcuno che a otto anni corre per casa urlando a tutti di voler
sposare Ricky Martin? Insomma era evidente, ed io non volevo nascondermi.
Finchè ci fu anche mia madre, le cose andarono bene, perché mio padre
l’ascoltava. Ma poi.. la malattia, le medicine, le cure invasive ce la
portarono via quando io ero dodicenne.
Voi penserete che le tragedie all’interno di una famiglia
uniscono ancor di più i membri sopravvissuti, e anche io lo credevo, ma avevo
fatto i conti senza mio padre.
Andava in giro per i locali fino alle due la notte, e ne
usciva ubriaco, fatto e pure con qualche prostituta sfortunata abbordata in giro.
Si vergognava
talmente tanto di avere un figlio come me che le cose peggiori gli uscivano
dalla bocca, “Sei uno scherzo della natura!” mi urlava quando tornava a casa
ubriaco, dopo essere stato chissà dove e con chissà chi.
Avevo provato di tutto,
dal prendere ottimi voti a scuola al cercare di uscire con le ragazze, ma le
cose non cambiavano. L’alcool faceva uscire la sua parte peggiore.
E fu così che Cristina entrò nella mia vita, riportando
quella pace e tranquillità che sembravano essersi perdute. Mi prese con sé, facendomi
da ‘mamma’ finchè non ebbi diciotto anni. Furono sei anni pazzeschi:
innanzitutto mi portò con sé a Milano, cambiai scuola, frequentazioni e
ragazzi. Lì nessuno mi conosceva, nessuno poteva giudicarmi, nessuno sapeva chi
ero veramente perché non mi facevo avvicinare. Rimanevo nella mia bolla lucida,
aspettando il momento in cui poter essere libero, per davvero.
E con ciò, non vorrei dire che lei non sia stata perfetta,
solo volevo i miei spazi, la mia vita.
Poi tornai a Roma, iniziai a fare il cameriere a diciannove
anni, e sarei rimasto lì, a lavorare il giorno e cantare la notte, se non fosse
stato per X Factor. Non avrei conosciuto Rosy, Maka e Mika…. E chissà dove
sarei ora!
“Mad World” mi rappresenta davvero bene, non credete? Ora che
sapete tutto, potete anche permettervi di giudicarmi, ma fossi in voi
aspetterei la fine per capire. Ecco ciò che rappresenta per me, è la mia
storia.
Inoltre, Adam Lambert ne ha fatto una cover mentre era ad
American Idol. La sua versione è bellissima, lenta ed armoniosa. Comunque,
avevo in mente qualcosa di diverso.
La mia idea era quella di cantare con solo una luce puntata
addosso e il fondale nero. Mi sarei mosso, seguendo la melodia, e sarei
arrivato a toccare le due coppie di ballerini, prima una e poi l’altra. In quei
momenti un fascio avrebbe illuminato anche loro e avrebbero iniziato a ballare.
Era semplice, mi sembrava buona. Ne avevo parlato con
Tommassini e gli era piaciuta.
Immaginando la scena, mi posizionai sulla stellina e presi
microfono, bastone ed asta.
“All around me are familiar faces
Worn out places, worn out faces”
Sorrisi involontariamente, quando ricordai come Mika mi
avesse indicato la tonalità “Devi cantare come se tenessi un bambino tra le
braccia e dovessi farlo addormentare”* mi aveva detto, serissimo, ed aveva
iniziato a cantare con me, pianissimo.
“Bright and early for the daily races
Going nowhere, going nowhere”
Mika arrivò a metà esibizione, e si fermò sulla porta, dimenticandosi
perfino come si respirasse, perché gli sarebbe parso di far svanire quella
visione che aveva davanti. Alessio era bellissimo ai suoi occhi, con quel
bastone che era diventato il suo marchio di fabbrica si muoveva sul piccolo
palco della sala prove, da solo, inseguendo dei ballerini immaginari.
Rimase rapito fino alla fine della canzone, poi si riscosse,
guardando ammirato il ragazzo che aveva di fronte: era un performer nato,
sapeva stare sul palco in un modo che non aveva mai visto prima d’ora. E lo
amava sempre di più.
“Children waiting for the day they feel good
Happy birthday, happy birthday”
Erano in diretta. L’esibizione fino a quel momento era
andata da dio. I giudici erano sbalorditi, ma non tanto per la potenza vocale
di Ale, per una volta, erano sbalorditi dal cuore che ci stava mettendo. E si,
anche dalla sfacciataggine!
Mika non riusciva, di nuovo, a togliergli gli occhi di
dosso. Ed era davvero una cosa snervante. Davvero!
Insomma, Alessio era il suo….. ragazzo? Era il suo ragazzo? Oh my God, pensò, davvero? Eh, si la realtà era quella,
ed era una novità piacevole e sconcertante allo stesso tempo, perché mai
avrebbe pensato di poter chiamare qualcun altro “il suo ragazzo”, non dopo il
modo in cui il suo ultimo amore l’aveva trattato.
Aveva incontrato Zac più di due anni prima, e le cose si
erano fatte serie fin dal primo momento. Lui era un uomo impegnato, un
avvocato, e per lui Mika aveva davvero sacrificato parte della sua vita e delle
sue soddisfazioni personali.
Almeno, fino al momento in cui era uscito fuori che non solo
era etero, ma che addirittura le sue finanze non erano così floride come si
pensava, e che lo stava usando come un bancomat.
Ecco perché Mika era così restio all’idea dell’avere un
ragazzo, ma Alessio si era fatto spazio a spintoni nel suo cuore, e ci aveva
costruito dentro qualcosa che sarebbe durato a lungo, e per quanto cercasse di
negarlo, lui l’amava davvero.
“Hello teacher
Tell me what’s my lesson
Look right through me
Look right through me”
Mika seguì il filo
dei suoi pensieri fino a quel momento,
quando Alessio gli sculettò davanti agli occhi, ipnotizzandolo e
facendogli scordare perfino il proprio nome. Poi si girò, salendo sul tavolo
dei giudici e stendendocisi sopra, urlandogli il suo acuto proprio in faccia. Sorrise
divertito, mentre il suo ragazzo scendeva
e si incamminava verso il palco. Dio, quanto lo amava!
L’avrebbe volentieri urlato al mondo, anche lui odiava
nascondersi ma ci teneva alla sua privacy, per non parlare del fatto che Ale
era un concorrente.. e lui non voleva fare la fine di Morgan, proprio no!
“I find it hard to tell you
I find it hard to take
When people run in circles it’s a very very
Mad World… Mad World”
La performance lo lasciò senza fiato e anche se non era proprio uguale a quella delle prove, era travolgente..e perfetta. Avrebbe dovuto mandare
dei fiori a Lambert.. e a Tears for Fears..e
a Tommassini!
Quando gli toccò pure di commentarla, come se non fosse
abbastanza chiaro che tutti erano ancora sottosopra, mise su l’espressione da
montagne russe+ doppio avvitamento e disse “Wow, dopo la performance non ho
bisogno più della mia hair stylist..mi basta il mio ragazzo con il suo acuto”
stava ridendo “Sei stato completamente fantastico, completamente credibile,
anche. Sono contento di averti nella mia squadra!”.
Arrivai dietro le quinte, e Rosy praticamente si catapultò
tra le mie braccia “Sei stato grande!! Erano tutti in delirio, ma come ti è
venuto in mente di scatenarti così? Avevamo detto una ballad!” mi urlò. E solo
in quel momento mi resi conto del casino che avevo fatto da metà performance in
poi, quando mi ero scatenato sul palco “Dai, è piaciuto!” sdrammatizzai “Si, soprattutto
a Mika! Mi domando come mai non ti abbia sbattuto sulla prima parete libera e
non ci abbiate dato dentro” commento maliziosa “COSA??” dissi, tutto rosso
“Ah, avevo ragione!!! Ve la fate voi due eh??? L’avevo
capito, ma io sono un genio!!” battè le mani come una bambina a cui avessero
appena regalato una bambola nuova “Shh, zitta!” la pregai “LA, la, la, io lo
sapevo ahahaha. Ma lo sai che sono la discrezione fatta persona!” replicò lei “Certo
come no, come quella volta in cui il bucato uscì rosa alle 9 e alle 12 lo sapevano
già tutti e facevano battutine sull’essere gay e indossare il rosa!” sbottai “Ah,
ma quello era divertente, questa è una
cosa seria! Ma, avvertimi se sbaglio… voi siete già passati alla fase due?”
inarcò il sopracciglio destro con fare eloquente “E anche se fosse?” chiesi,
cercando di sembrare distaccato “AH-Ah lo sapevo!! Vieni qui Alessio Giusti, non
sfuggire da me!!!!!!!!!!!!!”
Cercai di fuggire, con Rosy alle calcagna che non mi mollava
perché voleva conoscere i dettagli, che io non volevo
assolutamente dargli.
Fortunatamente Alessandro ci richiamò sul palco per il
ballottaggio finale. Camilla era stata eliminata nella prima manche, e ora
chiunque fosse uscito se la sarebbe vista con lei.
“E il secondo candidato all’eliminazione questa sera è ...”
per farvela breve, fui io.
Angolo dell’autrice
*Ricordate? Mika usò quelle parole con Roberta, per True
Colours.
Ah, questo capitolo non so come lo prenderete. Qui si scopre
qualche velo e capiamo qualcosa in più su Mika e Alessio, ci aiuterà a capire i
loro punti di vista. Il prossimo capitolo sarà dedicato al ballottaggio, e ne
vedrete di tutti i, appunto, colori. Grazie a tutte le ragazze che
recensiscono, siete importantissime e gentilissime, vi adoro!
Bea
Ps Passate buone feste?
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Capitolo 12 *** #12 Nobody Said It Was Easy ***
Cap 12 Mika Nobody said
Cap 12
Nobody said it was easy
“Al ballottaggio va… Alessio!” anche Alessandro era basito
mentre leggeva il mio nome nella busta. Evidentemente non si sapeva spiegare
come mai non fossi piaciuto al pubblico. Beh, io lo sapevo: mi ero scatenato
troppo con quella canzone, che avrebbe dovuto essere una ballad.
Mika venne verso di me, stringendomi forte a sé,
abbracciandomi e facendomi girare la testa per il suo profumo: era buonissimo,
forte e maschile, meglio di quanto ricordassi. Tornai sulla terra e dissi “Don’t
worry” lui rise “Don’t worry tu!” mi abbracciò ancora, fortissimo, e tornò a
posto.
Come? Non mi aveva dato neanche un consiglio, non mi aveva
detto cosa cantare!! Ci ero rimasto
malissimo, cercavo disperatamente di incrociare il suo sguardo per comunicargli
il mio sconforto, ma lui non mi stava neanche pensando.
Quando finalmente riuscii a guardarlo negli occhi, il suo
sguardo mi sorprese, perché l’avevo già visto. Era uno sguardo dolce, che mi
trasmetteva tutto il suo calore, tutto il suo amore e che soprattutto voleva
dire una cosa: Sorprendimi.
E così, decisi ancora una volta di fidarmi del mio istinto,
quello che mi aveva suggerito di usare quel bastone che ormai era sinonimo di
Alessio, lo stesso istinto che mi aveva fatto trovare Mika. Avevo una canone in
testa da quella mattina, era lenta, triste, parlava di un amore finito e di
come si possono raccogliere i pezzi. Esattamente la canzone che avrei voluto
cantare in una fantomatica finale, se ci fossi mai arrivato. Cantarla ora
significava essere pronti a qualunque cosa fosse successa dopo la mia
esibizione, se un’ eliminazione o il ritorno in gara, perciò era perfetta.
Sogghignai, pensando a come Tommassini si sarebbe strappato
i capelli dalla disperazione per sistemare
le luci, perché questa non l’avevamo mai provata, potevo già sentire le
bestemmie che mi mandava.
“Cosa canti’” mi chiese Ale “The Scientist, dei Coldplay” fu
la mia risposta. Mika sorride, incerto, non so se capisce la mia scelta, di
sicuro non e l’aspettava.
“Come up to meet you
Tell you I’m sorry
You don’t
know how lovely you are”
Mi muovo lentamente per lo studio, un solo riflettore su di
me, raggiungo l’asta al centro, ma decido che non mi serve
“I had to find you
Tell you I need you
Tell you I set you apart”
Arrivato alla strofa “I
need you” lo guardo negli occhi, per comunicargli questa necessaria
confessione. Lui mi sorride a sua volta, gli occhi incatenati ai miei “I need you” le sue labbra lo
sussurrano, e meno male che questa canzone è la mia seconda pelle, altrimenti
con uno sguardo del genere avrei dimenticato perfino il mio nome!
“Nobody said it was easy
Oh, it’s such a shame for us to part
Nobody said it was easy
No one ever said it will be so hard
I’m going back to the start”
Urlai il mio acuto nel microfono, inarcandomi e spingendo
con la mia voce finchè non sentii di non averne più, ma continuai comunque a
cantare, perché in fondo cantare è un po’
come amare: devi dare tutto te stesso sempre, anche quando ti sembra di non avere più niente, di essere
svuotato e di non riuscire neanche a respirare.
“Nobody said it was easy
It’s such a shame for us to part
Oh, take me back to the start..”
Sono svuotato di tutto, amore mio, non ho più niente dentro
che valga la pena di essere espresso attraverso le note di una canzone, quello
che dovevo dire l’ho detto.
Apro gli occhi, e rimango senza fiato. Il pubblico il
pubblico è in piedi ad applaudirmi.. come se avesse capito, come se tutte le
mie emozioni si fossero riversate su di lui. Wow, è bellissimo.
Il mio ragazzo..
ragazzo? Si. Mika è in piedi, anche lui, mi viene ad abbracciare. Vorrei
stringerlo a me, baciarlo davanti a tutti, ma non possiamo. Sento le sue labbra
però, tra il mio collo e la mandibola, posarsi calde sulla mia pelle, e questo
bacio silenzioso vale più di una qualsiasi dimostrazione d’affetto, per me, è
esattamente ciò di cui ho bisogno.
“I need a hero
I’m holding out for a hero til the end of the
night!
He’s gotta be strong
And he’s gotta be fast
And he’s gotta be fresh from the fight”
Anche Camilla, la ragazza di Simona, si esibisce, cantando
un pezzo di Bonnie Tyler che adoro. È bravissima, molto rock.
Alessandro arriva con
la busta e io istintivamente mi stringo al mio giudice, ora più serio che mai.
“Ragazzi, il nome che sentirete è dell’artista che si salva
dal ballottaggio, ok?” chiede, assicurandoci di farci capire bene “Colui che
rimarrà dentro X Factor è…” rullo di tamburi e silenzio di tomba “Alessio!!”.
L’urlo lo sentii. Credo
fosse il mio. Poi Mika mi sollevò, sentii le sue braccia intorno alla mia schiena mente
mi abbracciava e mi portava di corsa fuori dallo studio. Ero dentro, ero
dentro. Dentro, dentro, dentro.
Mika corse, corse tra i tecnici del suono, delle luci, tra i
ballerini e i concorrenti, corse fino ad arrivare al suo camerino. Entrò come
una furia, chiudendo la porta con un piede, mentre iniziava a ridere “Pazzo, tu
sei pazzo!” gli sussurrai, ero senza parole: andarsene così!
“Si, chissà come fa il mio ragazzo a sopportarmi!” ribattè “Beh,
ti ama, quindi credo ci passi sopra!” risi
Iniziò a darmi dei baci su ogni singola parte del mio corpo
che riusciva a raggiungere. Il mio piccolo.. ehm, altissimo, tenero e coccoloso
ragazzo.. lo fermai, catturando il suo viso tra le mie mani e le sue labbra con
le mie, in un bacio dolcissimo.
Non mi importava della fine della puntata, né dell’ Extra
Factor, finchè avessi avuto la possibilità di avere Mika con me, vicino a me,
sarei stato felice e soddisfatto.
Stranamente una canzone mi tornò in mente, richiamando la
mia attenzione. Mi staccai da lui, riportando alla memoria quelle parole adattissime al momento
“Just close your eyes
The sun is going down
You’ll be alright
No one can hurt you now”
E per quanto Taylor Swift non fosse nella lista delle mie
cantanti preferite, quella era una signora canzone.
Sorrisi, riprendendo da dove ci eravamo lasciati, bocche
nelle bocche, corpi sui corpi, mani sui cuori.
Si, quella era la perfezione, ne ero sicuro.
Angolo dell’ autrice
A ri- buongiorno! Ecco il capitolo sul ballottaggio! Dai,
tirate un sospiro di sollievo, non è uscito! Volevo spendere due parole per
tutti i nuovi recensori che sto avendo in questo periodo: ragazze siete
fantastiche, ho trovato persone stupende con cui parlare e che condividono i
miei interessi ed i miei punti di vista.. sorelle mie!! Grazie
Bea
PS, scusate se è corto!
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Capitolo 13 *** #13 Would You Please Help Me? ***
capitolo 13 Mika
Cap 13
Would you please help me?
Era mercoledì. La serata a tema Grease era alle porte e
tutti scappavano per i corridoi farfugliando di gelatina, paillette e zeppe
Anni Cinquanta.
Mika specialmente era in piena euforia da brillantini, e
continuava a lanciarne a manciate su qualunque cosa che si muovesse e non che
gli capitava a tiro. Sembrava leggermente fuori.
Inutile dire che le prove, con lui in quelle condizioni,
potevano risolversi solo in due modi: o lo legavamo ad una sedia,
nascondendogli le bustine di brillantini e sperando che la smettesse di
bestemmiare in cinque lingue diverse ( e io capivo tutto, tranne il cinese, e
sono cose da non ripetersi) oppure… beh, non lo so, finora il primo metodo
aveva funzionato egregiamente.
Finora…
Quel giorno lo sclero aveva raggiunto un livello
insostenibile. Il mio ragazzo aveva gli occhi da fuori e cacciava febbrilmente
le mani nelle bustine, buttandoli addosso a tutti i poveri ballerini presenti
in sala prove.
“Facciamo festa!” ci urlò nelle orecchie, circondando con le
braccia sia le mie spalle che quelle di Rosy. Noi ci scambiammo uno sguardo
preoccupato : ora sembrava persino ubriaco.
Quando finalmente riuscimmo a calmarlo (leggi “legarlo alla
prima sedia disponibile”), ci guardammo costernati. Come potevamo andare avanti
così? Come pensavamo di arrivare pronti a giovedì se lui era in quelle
condizioni?
Rosy mi prese in disparte “Non vorrei forzarti, ma è tempo
che ci parli tu, eh?” mi disse, dandomi una pacca sulla spalla “Come out,
bitches!” urlò, rivolta ai ballerini, che uscirono in massa, palesemente
sollevati, da lì.
Rimanemmo soli e mi presi un attimo per osservarlo: si
vedeva che era arrabbiato, ma forse era un po’ più lucido di prima “Ehi, Mika?”
provai “Dimmi, amore” AH, ora si che lo riconoscevo!
“Amore ma che ti prende? Lo sai che abbiamo bisogno di te. Io
ho bisogno di te” mi corressi, suonando più disperato di quel che ero “Sono
sempre io” mi disse lui, improvvisamente dolcissimo “Solo.. tienimi lontano dai
brillantini, ok? Non rispondo di me se li vedo” ridacchiò “Oh si, l’ho notato. Chissà
come ho fatto” il mio tono era sarcastico e lui lo percepì “Non ne ho idea” mi
provocò, alzando un sopracciglio e soffiando queste parole proprio sulle mie
labbra.
La sua faccia non era provocante anzi, tutt’altro. Era dolcissima
e da cucciolo, ed era esattamente quello che mi faceva sbarellare. Così, d’istinto,
mi sporsi e lo baciai, sedendomi sul suo grembo, visto che era ancora legato
alla sedia. Ci baciammo per quelli che mi sembrarono attimi infiniti, era
stupendo sentirlo così vicino ogni volta.
“Ora proviamo eh?” gli dissi, staccandomi quel tanto che
bastava per guardarlo in faccia “Mmm, resta ancora un po’ ”mi pregò, col tono
di un bambino di 5 anni che chiede ancora una caramella, ricominciando a
baciarmi. Io sospirai nel bacio, ridacchiando.
Il mio risolino si trasformò in una grassa risata quando,
staccandosi da me, mi chiese “Non è che potresti slegarmi ora?” sempre
sorridendo, mi richinai su di lui “Dopo.. se mi va” lo informai, con un sorriso
pericoloso, riprendendo a fare ciò che più mi aggradava delle sue labbra e dei
suoi neuroni.
“3.. 2..1.. Siamo in diretta!” il regista diede il via e la
puntata iniziò, in diretta “Mondiale” come amavano dire tutti, anche se poi non
era vero
“ Why
this car could be
Automatic?
It’s Systematic
It’s Hydromatic
Why it’s “Greased Lightning!”
Tutti noi ragazzi sbucammo sul palco, correndo ad occupare i
nostri posti, come previsto dal balletto, con una Lecar del 58 al seguito, auto
rarissima da trovare e che avevamo promesso di lasciare intatta dopo lo show..
forse.
“Go greased lightning
You’re burning up the quarter mile
Go greased lightning
You’re
coasting through
The heat lap trials”
Quella era la canzone migliore di Grease, a mio parere. I costumi,
le scene, l’officina.. wow. Noi ragazzi, per esempio, indossavamo delle tute da
meccanico, mentre le ragazze dei vestiti tutti rosa, buffi ma conformi ai loro
personaggi.
So che voi non ci vedete tutta questa bellezza in delle tute
e nel retro sporco di un officina, ma quella, per quanto triste, era stata la
mia infanzia. Mio pare era meccanico, e aveva un officina del genere. Pensavo volesse
lasciarla a me, lo diceva fiero a tutti, ma poi evidentemente ha pensato che un
gay non sapeva sporcarsi le mani. Beh, non voglio pensarci, non ora.
“You are
supreme
The chicks’ll
scream
For greased
lightnng!
Yeahhh”
Wow, eravamo stati fantastici!
“Eora una piccolo pausa. Ci vediamo dopo la pubblicità!” Alessandro
diede l’annuncio, e subito partirono la sigla ed il countdown per l’inizio
della gara vera e propria.
Mi ritrovai Mika tra capo e collo, senza sapere come fosse
arrivato nel backstage. Ma lui è lui, può tutto!
“Sei stato fantastico!” mi urlò nell’orecchio assordandomi “Non
sai quanto mi sono trattenuto per non saltarti addosso” mi sussurrò poi, sempre
in quell’orecchio, mentre mi abbracciava “Aah, allora dovremo rimediare.. dopo”
gli dissi, maliziosamente. “Non vedo l’ora” rise anche lui.
“Ah-ahm” sentimmo qualcuno che si schiariva la voce, e ci
voltammo. Rosy ci guardava, ma non era da sola. Con lei c’era .. “Cristina? Cosa
ci fai qui??” urlai, lanciandomi ad abbracciarla, sorpreso e felice di vederla
qui per me “Beh, sai che adoro Grease, non potevo perdermi lo spettacolo… e poi
tuo padre ha chiamato. Ieri” mi disse, improvvisamente seria “In realtà
chiamavano dal suo cellulare, ma non era lui. Ha avuto un incidente, in auto. L’hanno
ricoverato, qui a Milano, ma è grave”
“Ale.. Ale!” mi chiamò, preoccupata, ma non la sentivo. “Mi
dispiace, mi dispiace” Lo shock ed il terrore di perderlo mi avevano invaso. Sentii
le sue mani sul viso, il suo abbraccio, ma non riuscivo a muovermi, non riuscivo
a risponderle, niente. Zero. Il vuoto più totale.
Poi due braccia diverse, familiari, si strinsero intorno a
me. Un viso diverso e più virile sostituì il suo, sfocato a causa delle lacrime
che scendevano copiose, e Mika mi parlò.
“Ale, Alessio, per favore, guardami” cercai di guardarlo,
lui con i pollici asciugò le mie lacrime, lui fu la mia ancora in quel momento.
“Alessio, tranquillo. È in ospedale, i medici si prenderanno cura di lui. Ti prometto
che ti porterò da lui” mi disse, infondendomi calma e sicurezza col suo
sguardo. Affondai il viso nella sua spalla, il gesto che facevo sempre per
cercare coraggio.
“Ok. Devo cantare prima, vero?” gli chiesi, dalla spalla “Si.
È necessario, temo. Dopo ti prometto che ti porto subito da lui. Subito dopo”
ripetè, ed io annuii. Mi separai controvoglia da lui, salutai in fretta Cristina,
abbracciandola di nuovo, mentre mi sussurrava ancora “Mi dispiace” e andai a
prepararmi.
Mi sentivo molto determinato, dovevo solo arrivare alla fine
di quella serata catastrofica e poi
sarei andato da lui. Da mio padre.
“E ora, la gara continua!” Alessandro intrattenne il
pubblico mentre Mika recuperava il suo posto in giuria.
“Il primo concorrente ad esibirsi stasera è uno dei tuoi,
Mika” il mio giudice batté le mani, un po’ giù di morale, tentando di sembrare
allegro per smorzare la tensione.
“Si, esatto. Alessio è un cantante ed una persona straordinaria.
Quando ho deciso di assegnargli questa ballad da Grease, which is… il tema di
questa sera, non pensavo sarebbe riuscita così bene.. ma mi sbagliavo! È fantastico,
mi piace tanto Alessio con There are worse things I could do”
“There are worse things I could do
Than go with a boy or two
Even though the neighbourhood
Thinks I’m trashy and no good
I suppose it could be true
But there are worse things I could do”
Mi sentivo.. non so neanche io come mi sentissi. Ero come
piallato e messo sotto da tre camion di fila, però ero ancora lì, e cantavo. E Mika
era con me.
“I could stay home every night
Wait around for Mr. Right
Take cold showers everyday
And throw my life away
For a dream that wouldn’t come true”
Mi sentivo.. incazzato. Incazzato con mio padre che mi
ignorava per anni e poi si faceva male ed io ero ancora lì a preoccuparmi per
lui. Ero incazzato con Cristina perché mi aveva dato quella notizia, quando
sarebbe stato meglio non riceverla proprio. Ero incazzato nero perché ero
ancora lì invece che da lui.
“I could hurt someone like me
Out of spite or jealousy
I don’t steal and I don’t lie
But I can feel and I can cry
A fact that you’ll never knew
But to cry in front of you
That’s the worst thing I could do”
Mi ero ripromesso di non piangere di fronte a mio padre in
un letto d’ospedale, ma non ce l’avevo fatta.
Ed eccomi lì, in quella sala d’attesa, con Mika e Cristina a
fianco, mentre aspettavamo di poter entrare.
“è sveglio” mi comunicò un’infermiera “Ed ha chiesto di voi.
Sarà contento di vedervi già qui” disse, sorridendomi materna.
Mi indicò la porta con un cenno “Che aspetta? Vada!” mi
incitò. Guardai Mika, che sorrise e annuì. Mi alzai, percorsi quel breve tratto
di corridoio bianco ed asettico e bussai timidamente alla porta
“Avanti” una voce soffocata, una voce che conoscevo
benissimo ed avevo tentato invano di dimenticare, arrivò alle mie orecchie. Ancora
titubante, entrai, osservando la stanza. Poco a poco, arrivai all’uomo steso
nel letto. Aveva la testa ed un braccio fasciate, ma era sveglio. Era vivo. E
sorpreso di vedermi lì.
“Wow, la metropolitana di Milano è la più veloce del mondo. Avevo
appena chiesto di mio figlio.. ed eccoti qui” sussurrò quell’uomo grande e
grosso, con gli occhi lucidi.
“Papà” esalai, fiondandomi ad abbracciarlo. Il suo odore era
esattamente come lo ricordavo, lui era lo stesso, solo un po’ più vecchio.
Ma un’altra cosa mi colpì, quella notte, forte come un pugno
nello stomaco. Non mi aspettavo delle scuse, quello no.
“Figlio mio, figlio mio, perdonami. Perdonami per non aver
capito prima quanto tu fossi speciale ed unico. Perdonami se sono stato un
cattivo padre con te. Cristina mi ha mandato tutte le puntate, ho visto tutto,
stavo venendo da te... perché non ho mai sentito la tua voce, è così bella!” mi
mormorò nell’orecchio queste parole, stringendomi a sé.
“Papà” era l’unica cosa che avevo la forza di dire, ma
dovevo andare avanti nel discorso. Doveva sapere che l’avevo perdonato, che mi
mancava “Papà, si che ti perdono. Mi sei mancato così tanto” non riuscivo a
dire altro. “Anche tu, bello di papà tuo, anche tu.”
Quella notte imparai il vero senso delle seconde occasioni. Mio
padre ne aveva avuta una, sopravvivendo ad un incidente mortale. Io ne avevo
avuta una, rivedendolo e perdonandolo. Mika e Cristina, beh, ebbero un caffè.
Angolo dell’autrice
Ciao care! Perdonatemi anche voi, sono in ritardissimo!! Purtroppo,
tra scuola e compiti, sono riuscita a pubblicare solo oggi. Che ne pensate? Era
tanto che volevo un capitolo così. Nel prossimo.. ah, no! Non vi devo
anticipare nulla, niente di niente. No no. Segretissimo!!
Xoxo Bea
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Capitolo 14 *** #14 If You Could Look Under My Skin. . . ***
capitolo 14 Mika
Cap 14
If you could look under my skin..
Quella notte il mio sonno fu molto agitato. Mi ero
addormentato, come sempre ormai, tra le braccia di Mika, visto che aveva
decretato il mio letto molto più comodo del suo.
La bugia era palese, e davvero non riuscivo a capire cosa ci
trovasse di meglio in quel buco che era un affronto chiamare camera, rispetto
al suo appartamento del loft, ma sapevo che Rosy adorava tenerci d’occhio e
sospirare estasiata perché “No, voi due siete troppo carini insieme” eccetera,
quindi non mi ponevo più domande.
Quindi, stavo dormendo, e sognavo. Sognavo Adam Lambert.
Ecco, direte voi, che sogni interessanti che fa Alessio!
Ma a noi che ci frega? E qui vi
sbagliate: i miei sogni sono promonitori! Io penso a qualcosa, la sogno e
quella si avvera. Ok, il fatto che stessi sognando il mio idolo non era nuovo,
mi succedeva circa tre volte a settimana, era una specie di abitudine.
Fatto sta che ad un certo punto il sogno cambiò. Ero su un
terrazzo, il sole stava scendendo nel cielo. Vedevo il mare. Ad un certo punto
arrivavo verso il parapetto, e mi sporgevo.
Nel mio sogno, cadevo. Precipitavo nel vuoto, mentre una
risata, la risata di Adam, mi risuonava nelle orecchie, sempre più forte,
sempre più giù . . .
“Ah!” mi alzai di
scatto, urlando. Quando riuscii a calmare i battiti impazziti del mio cuore,
avvertii qualcosa. Qualcosa che non mi piacque per niente. Avevo freddo, perché
non c’era nessuno accanto a me. Avevo freddo, perché Mika non era più lì!
Mi guardai intorno “Mika?” sussurrai, ma non ricevetti
risposte. Solo il silenzio, beffardo, si prendeva gioco di me.
Pensando velocemente, per quanto possibile data l’ora e le
circostanze, mi alzai, cercando i pantaloni della tuta, e sbuffando. Mika li
aveva lanciati chissà dove mentre uhm… controllavamo la comodità del letto!
Finalmente, li inquadrai, dietro la sedia. Come diamine
avevano fatto ad arrivare fino a lì?
Scuotendo la testa, presi sciarpa e cappello ed imboccai la
via delle scale. Arrivai fino al terrazzo, che era anche l’unico posto dove
pensavo che fosse.
E infatti, Mika era lì, seduto su una sedia, con le gambe
penzoloni oltre il parapetto “Ehi” mi salutò, senza neanche girarsi, sentendomi
arrivare. L’immagine del relax!
“Ehi” lo abbracciai, da dietro, e lui appoggiò la schiena
contro il mio petto, strofinandosi come un gatto, la testa affondata nel mio
collo.
Rabbrividii. Lui sorrise “Ti faccio ancora questo effetto?”
mi chiese, compiaciuto “Macché, era il freddo..” mi schernii io, anche se aveva
ragione lui.
“Si, si, certo” sorrise vittorioso, sollevandosi e
baciandomi. Sentii il suo sapore, così familiare, unico e sconvolgente. Wow.
Riuscivo solo a pensare a quello.
“Perché sei fuori, di notte, solo soletto?” gli chiesi,
quando ci staccammo. Con una mano, iniziai ad abbassare la zip della sua
giacca, cercando di farlo sembrare un gesto distratto. Improvvisamente non
faceva poi così freddo.
Un telefono squillò. Il suo “Aspettavo questa chiamata”
sorrise, divertito dalla mia espressione allibita, alzandosi e mettendosi a
distanza di sicurezza, prima di rispondere, parlando in inglese, velocissimo.
Credeva forse che non capissi? Povero illuso, non sapeva ancora con chi aveva a
che fare..
“Certo certo, sono molto contento.. Si che non ci sono
problemi.. scherzi? Gli piacerà.. si certo! Ok, ti aspetto! Chiamami quando arrivi!” disse, chiudendo la
chiamata con nonchalance.
Rimase un attimo a fissare il telefono, come incerto sul da
farsi, e poi si voltò, sospirando. Il suo sguardo si allargò quando mi vide
ancora dipinta in viso quell’espressione perplessa “What?” mi chiese
“Britney Spears?” chiesi, senza fiato. “Davvero? Tra tutte
le cose, ti preoccupi di quello?” mi provocò “Tra tutte le canzoni del mondo,
proprio quella?” lo inchiodai io. “Hit me baby one more time.. davvero, Mika,
davvero?”
“AhAhAh, ma smettila! Sto lavorando per te!” mi rispose,
ridendo e lasciandomi lì imbambolato.
“Ho freddo, vieni? Torniamo a letto, così mi racconti bene
il tuo incubo” disse, incamminandosi verso le scale “Sc- scusa?” balbettai.
Come faceva a saperlo?
“Amore, tu non ti svegli neanche con le cannonate!” mi
spiegò, tornando verso di me e baciandomi. Gli risposi, sorridendo contro le
sue labbra e rilassandomi “Andiamo”. Insieme, tornammo a letto.
Ridevo, ma un dubbio nuovo
mi tormentava: chi stava aspettando Mika?
“Aleee! Mi devi passare il tuo cellulare? Va su Facebook
molto più velocemente del mio!” Rosy urlava da una parte all’altra del loft,
cercando il telefono del suo amico. Non sapeva però che Mika non avrebbe
lasciato andare Alessio così facilmente!
“Mikaaa, dai le servo” mi lamentai “Inutile.. anche io ho
bisogno di te!” sorrise lui sulle sue labbra, riprendendo a baciarlo
“Aleeee!!” continuava Rosy
“Dai devo andare da lei” mi provai a liberare, ma le braccia
di Mika erano una trappola dalla quale non sarei mai riuscito a fuggire!
Pensandoci bene, forse non volevo fuggire.. forse volevo rimanere davvero lì con
lui..
Mika pregustava già una dolce vittoria, quando la porta si
aprì di colpo!
“Voi due. Alessio esci subito di lì! Mi servi! Mi serve il
tuo telefono! Devo controllare le ultime novità su Leo!” la ragazza era
chiaramente esagitata
“Leo chi?” chiese Mika, del tutto ignaro dell’ultima
passione della ragazza “Leonardo” rispose lei sognante, perdendosi in chissà
che pensieri sconci “Da Vinci?” mi
chiese allora, confuso “No, Di Caprio” risposi io, ridendomela in anticipo,
pensando all’arrivo di una battutaccia.
“Come la capisco” sussurrò invece il mio ragazzo, perdendosi in altrettanti pensieri, sempre sconci
“Ehi! Ti ricordo che io sono il tuo ragazzo!” protestai. Lui
si riscosse e ghignò “Si, ma quello è Di Caprio!” velocemente, mi rubò il
telefono e lo lanciò a Rosy “Avvisami, poi” le ordinò, e lei sorrise
vittoriosa.
Cavoli, aveva vinto di nuovo!
“Ale, ma da quanto tempo non lo apri Facebook? Non c’è
neanche tra i preferiti” si lamentò dopo un po’ la ragazzo, dal salotto. Alessio
sospirò alzandosi “Ricordati che mi devi ancora raccontare della telefonata”
disse al suo ragazzo.
Mika si era più volte rifiutato di dirgli cosa stava
combinando, aveva solo capito che si trattava di una sorpresa! Aveva persino
provato a minacciarlo di mandarlo in bianco, ma sapeva di non esserne capace:
non poteva resistergli!
“Non potresti semplicemente fidarti di me?” chiese Mika “Disse
quello con la cotta segreta per Leonardo Di Caprio” lo rimbeccai io. Mika alzò
un sopracciglio. Oh no. On NO! “Sei geloso? AH, si sei geloso!” ora rideva.
Per quanto potessi essere arrabbiato, era comunque bello da
togliere il fiato “Ti amo” gli dissi “Ti fidi di me?” mi guardò negli occhi “Si”
sussurrai “E allora ti posso solo dire che mi amerai ancor di più, dopo”
Lo baciai dolcemente, per niente convinto, ed uscii dalla
stanza.
“Non ci sto molto su Facebook” Alessio si sporse a baciare
la ragazza su una guancia “Preferisco Twitter” le comunicò, sedendosi accanto a
lei
“Si come no” la ragazza alzò gli occhi al cielo, sarcastica “Scommetto
che tu e Mika passate tutto il tempo a scambiarvi stati privati e messaggi in
chat. Siete due comari pettegole” Rosy storse il naso all’idea “Non vi si
addice per niente” commentò, roteando gli occhi
“Oh, ma noi siamo due comari pettegole” rise Alessio. Poi urlò
“Amore, ci ha scoperti” in direzione della sua camera “Per quale delle mille
cose che abbiamo fatto a sua insaputa?” chiese Mika di rimando, ridendo.
Avrebbero fatto meglio a tacere.. Rosy si eresse in tutta la
sua statura, rossa di rabbia e curiosità “Alessio e Michael, ora mi raccontate
cosa state combinando!” tuonò.
“Amore, non è che mi salvi tu?” chiese Ale, retorico, mentre
iniziava ad indietreggiare sotto lo sguardo di fuoco dell’amica
“Certo mio principe, tutte le volte che vuole” Mika si
precipitò da lui.
“Ah-ah. Ora parlerete.. o brucio tutte le vostre copie di
Vogue!” li minacciò, sorridendo serena
“No! Vogue no!” dissero i due “Confessiamo!”
“… davvero non stiamo facendo niente di pericoloso. O illegale. Stai tranquilla, Rosy. Beh.., Mika
deve farmi una sorpresa, quindi non so cosa sta architettando. Non mi dice
nient’altro, neanche un piccolissimo, minuscolo indizio”
Fortunatamente, la mia spiegazione era bastata a Rosy. Stavamo
solo scherzando, credo. Il pensiero della sorpresa era stato momentaneamente
cancellato dalle prove, ma poi era tornato più forte di prima.
La sorpresa non si fece aspettare. Arrivò inaspettata con la
forza di un acquazzone estivo che prosciuga tutto dietro di sé. Quel pomeriggio,
sarei dovuto andare in sala prove, ma lì non c’era nessuno.
Pensando che Mika fosse di nuovo in ritardo, iniziai a gironzolare
per i corridoi, che erano anch’essi deserti.
Nel silenzio, sentii chiaramente la melodia. All’inizio,
pensai che forse i mio cervello si stesse prendendo gioco di me. Insomma, avevo
sentito così tante volte quel pezzo che ormai ne conoscevo ogni singola
sfumatura.
La musica, prima molto labile, poi più forte, mi investì con
la furia di mille tornado.
E poi quella voce.. quella voce che conoscevo così bene da
arrivare a sognarmela di notte.
Senza neanche rendermene conto, avevo iniziato a correre. Arrivato
davanti ad una porta chiusa, mi fermai. La musica proveniva proprio da lì!
Ma.. e se stessi sognando? Come potrei essere sicuro di
esser sveglio? Mi tirai un pizzicotto.
. . . Ouch! Ero sveglio, il dolore mi aveva convinto!
Aprii la porta con una mano tremante. No, non tremava solo
la mano, tremava tutto il mio corpo!
Ma.. la sala era vuota! Come era possibile? Allora avevo
davvero le allucinazioni? Ecco cosa succedeva a rimanere svegli tutta la notte
a fare sesso con Mika! Senti le voci!
“Ahi!”
Fu un attimo, questione di un secondo. Il tempo necessario
per permettermi di morire. Sfruttando la mia immobilità, due figure uscirono
fuori da dietro le tende, urlando “Surprise!!”
Adam Lambert e Mika mi guardavano, con un sorriso a 64
denti, aspettando la mia reazione.
Adam Lambert e Mika… Adam Lambert???????
Li guardai tutti e due, Mika che si stava preoccupando perché
non avevo ancora detto una parola, Adam che non capiva cose stesse succedendo “Is
it true?” chiesi ad entrambi con un filo di voce.
Vidi annuire il mio ragazzo, e spostai gli occhi su Adam che
se la rideva bellamente. Quel sorriso.. quel fottuto sorriso..
E poi feci la cosa più naturale del mondo.
Svenni.
Angolo dell’autrice
Eccoci qua! Come avete notato, era Adam la sorpresa di Mika
per Ale!
Cosa ne pensate? Alessio si riprenderà mai da questo shock?
AhAhAh io ne dubito, insomma, se mi trovassi davanti Adam Lambert credo
morirei! Lo adoro, mi sembra un tantinello ovvio!!E complimenti a always999 che ha indovinato. se mi rispondi "Ah, pensavo Demi Lovato" mi offendo!!
avete idee per le canzoni del prossimo capitolo? fatemi sapere!
Grazie mille a tutti i nuovi recensori.. fatevi sentire
ragazzi!
Xoxo Bea
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Capitolo 15 *** #15 Aftermath (Conseguenza) ***
capitolo 15 mika
Cap 15
Aftermath
Svenni.
Per quanto tempo restai su quel divano, tentando di
realizzare ciò che era appena accaduto, sentendo in sottofondo le voci
preoccupate di Mika e .. Adam??? Wowow, se stavo iniziando a fangirlizzare,
voleva dire che mi stavo riprendendo!! Bene!
Con un enorme sorriso stampato in faccia lo chiamai “Mika?”
e lo vidi correre immediatamente verso di me
“Si, amore?” mi chiese ansioso “ Ti amo tanto!” urlai,
buttandogli le braccia al collo e baciandolo come se non ci fosse un domani. Lui
mi rispose tranquillamente senza trattenersi, anzi accogliendo quell’entusiasmo
e duplicandolo, e capii che doveva aver detto tutto ad Adam.
Quando mi ricordai del mio idolo che era lì a vedermi limonare
con quello che sarebbe dovuto essere solo il mio giudice, mi staccai imbarazzato, peggio che se mi avessero sorpreso
a rubare.
Saltai sul divano, precipitandomi a presentarmi “Sono Alessio! Piacere! Scusa
se ti sono svenuto addosso, prima, praticamente eri l’ultima persona che mi
aspettavo di vedere!” mi spiegai “Io sono Adam, ma forse lo sai già” disse lui,
ridendo, e stringendomi la mano.
Adam Lambert mi aveva stretto la mano! Quell’Adam Lambert mi aveva stretto la mano!
Quel fico pazzesco di Adam Lambert … ok, contegno!
Ritirai la mano, cercando di darmi un’aria intelligente,
perlomeno, e chiesi “Così canterai con me?” e prima che potesse rispondere,
Mika rispose per lui dal divano “No, in realtà è qui per Rosy..” mi voltai di
scatto, preoccupatissimo e un po’ deluso “Cosa?” ma lo vidi ridere “AhAhAh
oddio è così facile prenderti in giro!” si stava addirittura tenendo la pancia
dalle risate! “Avresti dovuto vedere la tua faccia” continuò.
Al che mi girai verso Adam “Dimmi che non sei così, ti
prego” sussurrai, con le braccia che mi cascavano per lo sconforto “Nah! E noi
faremo grandi cose insieme! Ad incominciare da giovedì!” rispose lui, facendomi
l’occhiolino. Arrossii di botto e con la coda dell’occhio, vidi Mika digrignare
i denti: era geloso!
“Non essere geloso, amore, mi sto solo vendicando per
stamattina” gli dissi in italiano,
girandomi verso di lui. Finora avevamo parlato in inglese, perché con Adam beh,
non potevamo fare altrimenti, ma io potevo ancora punzecchiarlo, e questo mi
faceva sentire euforico e potente.
“Cosa canteremo?” chiesi ancora, voltandomi in modo da poter
fronteggiare entrambi. Fu ridicolo
“Beh..” iniziò Mika
“Oh..” tentò Adam
“Well..” riprovarono tutti e due, guardandosi e scoppiando a
ridere!
“Non ne abbiamo idea” confessò Mika tra le lacrime “Pensavamo
che potresti decidere tu: c’è una canzone che ti piace più di tutte?” completò
Adam.
“Oh” rimasi completamente spiazzato. E ora che gli dicevo? Ce
n’erano talmente tante, e poi erano così belle… avrei voluto cantare dieci
album interi con lui, ma mi dovevo accontentare: una canzone solamente. Una sola.
La migliore, the most perfect.
“Beh.. ci penserò! A dopo” dissi, ed uscii sotto lo sguardo
incredulo dei due. Avevo bisogno d’ aria. . .
“Have you lost your way
Living in the shadows of the messes that you’ve
made
And so it goes
Everything inside your circles starts to
overflow”
Quando tornai nel loft, Mika e Adam stavano cantando
insieme. Mi unii a loro, abbracciando il mio ragazzo, che ricambiò senza
smettere di cantare.
“Take a step before you leap into the colors
that you see
You gave back what you give away
So don’t look back on yesterday”
Adam si era impadronito della mia chitarra, felicemente
seduto sul divano e dava fiato a quella voce spettacolare che io adoravo.
“Wanna scream out
No more hiding
Don’t be afraid of what’s inside
Wanna tell you, you’ll be alright in the
aftermath”
Cantai insieme a loro, unendomi alle loro già perfettissime
voci.
Ancora non ci credevo! Adam era lì e Mika aveva ragione: non
riuscivo ad essere arrabbiato con lui per non avermelo detto, era stata la
migliore sorpresa della mia vita!!
“Allora, hai deciso cosa vuoi cantare?” Adam si interruppe a
metà pezzo, uffa! Ma era curiosissimo e non poteva trattenersi oltre!
“Dai, è una scelta difficile!” mi schermii, iniziando a
ridere, perché non potevo non ridere
guardandolo.. era troppo per me!
“Ho deciso” decretai, tornando serio, anche se mi risultava
difficile “For Your Entertainment!” urlai, soddisfattissimo.
Mika e Adam si guardarono, e vidi il mio ragazzo tirare
fuori una banconota da cinque dollari e darla a Adam. “Ho vinto la scommessa!”
disse lui, ridendo.
Sbalordito, incrociai lo sguardo di Mika “Si, avevamo
scommesso su quale canzone avresti scelto.. Adam ha indovinato!” disse “Pago
pegno!”
Mika era un po’ deluso dal fatto di non aver indovinato la
canzone. Insomma, quello era il suo ragazzo, permetti che lo conosceva meglio
di tutti gli altri?
Ma aveva detto “Cuckoo” ed aveva sbagliato. E che cavolo!
“Ah, ricordami più tardi.. non ti ho ancora ringraziato
abbastanza per quello che hai fatto oggi!” gli dissi a bassa voce, sporgendomi
a baciarlo, mentre Adam molto silenziosamente se ne andava in cucina per concederci
un po’ di privacy. “Mmm.. si, ridimmelo stasera” rise Mika sulle mie labbra “Ora abbiamo da fare”.
Passammo tutto il pomeriggio a provare e riprovare il nostro
brano, e venne meglio di quel che mi aspettavo.
Adam era un animale da palcoscenico anche durante le prove e
mise a dura prova il mio autocontrollo: non sapevo più se dovevo ridere o
disperarmi, saltargli addosso o correre via prima di fare qualcosa di stupido,
molto stupido.
Per non parlare di Mika poi, che dirigeva le prove e si
dimostrava molto più geloso e possessivo del solito, arrivando anche a baciarmi
con passione nel bel mezzo di una piccola improvvisazione di “If I had you”.
La cosa mi aveva sconvolto, ma mai quanto il fatto che si
fosse ripetuta ogni qual volta Adam mi
avesse guardato due secondi più del previsto, scatenando questa sua
reazione un po’ eccessiva a mio parere, ma che volete : quello è Mika e lui può
tutto.
“Mi spieghi perché eri così possessivo stamattina?” gli
chiesi una volta rimasti soli “Ma non hai visto come ti guardava?” mi chiese
lui di rimando, mettendo su un piccolo broncio “Mika, non si risponde ad una
domanda con un’altra domanda” lo ripresi, scherzando “Come?” chiesi
curiosissimo, subito dopo “Ti guardava come se stesse per saltarti addosso da
un momento all’altro. Uhg… and I was there! I AM your boyfriend!” era schifato
e anche preoccupato “Tu non mi vuoi lasciare per lui vero?” mi chiese, con un
tono di voce incredibilmente basso per uno che aveva gridato fino a due secondi
prima, e con gli occhi già lucidi al solo pensiero
“Amore.. certo che no! Come puoi pensare questo? Io preferirei..
I’d rather die than leave you!” mi precipitai ad abbracciarlo, cercando di
trasmettergli tutto il mio amore “Mika amore, Adam è il mio idolo ed è ovvio
che mi piaccia! Ma io amo te, e non voglio nessuno altro se non te” mi guardò
negli occhi, di nuovo sorridente, ed io mi persi in quel mare color cioccolato,
così caldo e rassicurante.
Quegli occhi che sorridevano così solo per me… gli presi la
mano, correndo lo trascinai in camera.
Chiusi la porta e sorrisi, sbattendolo al muro ed iniziando
a baciarlo con foga. Quello era il mio ragazzo e nessuno poteva tenermi lontano
da lui! Nemmeno Adam Lambert!!
“Signori e signore, buona sera. All’ inizio del percorso di un artista si ritrovano dei
richiami molto forti a persone che l’hanno inspirato e che sono state un
modello per la costruzione della sua carriera. Nel mio piccolo, per quanto mi è
possibile, ho sempre voluto dare ai miei cantanti il modo di incontrare queste
persone e di make a duet con loro. Alessio non aveva avuto ancora questa
possibilità, e ho fatto di tutto perché accadesse. Signori, abbassate il volume
dei vostri televisori, perché Alessio e Adam Lambert stanno per entrare nelle
vostre case come dei fiumi in piena!”
Mika finì la sua presentazione e si girò verso gli altri
giudici soddisfatto. Beh.. erano già a bocca aperta, nessuno poteva crederci “Stai
correndo un gran rischio mettendolo sul palco con lui, lo sai vero?” chiese
Morgan “Morgan lo so credimi, ma è quello che vuole, è consapevole dei rischi”
replicò lui e tutti si zittirono immediatamente. Lo show era iniziato.
“So hot out the box
Can you pick up the pace
Turn it up, head it up
I need to be entertained”
Le luci si alzarono improvvisamente, color rosso fuoco. Adam
fece il suo ingresso trionfale sul palco, esibendosi in uno dei suoi acuti più
spettacolari… che dire, se voleva impressionare, c’era riuscito!
Wow.. quello era il mio idolo!! Ragazzi!
“Push the limit
Are you whitin?
Baby don’t be afraid
I’mma hurt you real good baby”
Continuò, mentre I muoveva sul palco che solo in apparenza
era vuoto. Infatti, le luci andarono ad illuminare ad una ad una le gabbie che
contenevano i ballerini, coperte da una tela rossa. Mentre cantava Adam le
scoprì una alla volta, arrivando all’ultima che si illuminò di luce bianca.
Tolse la tela ed io iniziai a cantare:
“Let’s go, it’s my show
Baby do what I say
Don’t trip off the glitz that I’m gonna mistray
Let’s sold you, I’mma hold you bound til you’re
amazed
Even til you, til you screaming my name!”
Uscii dalla gabbia e iniziammo a cantare vicini, con tutti i
ballerini che si liberavano anche loro e ci attorniavano. Era una coreografia
molto sexy, dovevo ammetterlo, e mi ero divertito mentre provavamo.
Come potevi restare indifferente a qualcuno come lui che ti
cantava a dieci centimetri di distanza? Non potevi, semplicemente, il suo
carisma era sempre stato molto più forte di quello di chiunque io abbia mai
incontrato. E la voce.. e che voce!
“No escaping when I start
Once I’m in I own your heart
There’s no way you’ll ring the alarm
So hold on til it’s over”
Ok, in questo preciso istante avrei dovuto capire quanto la
cosa stesse degenerando, ma purtroppo per me, andai avanti a cantare, fregandomene
di quella luce maliziosa che avevo visto negli occhi di Adam…
“Oh, do you know what you’ve got into?
Can you handle what I’m about to do?
Cause it’s about to get rough for you
I’m here for your entertainment!”
Continuai a cantare,
mentre ci avvicinavamo sempre più, sempre più
“I’m here for your entertainment!”
Urlò nel suo microfono, facendo un ulteriore passo verso di
me. Potevo vedere il suo eyeliner brillantinato da dove mi trovavo, e quella
luce mi catturava sempre più..
“Do you like what you see?”
Chiesi, soffiando sensualmente nel microfono e muovendomi
come un gatto di fronte a lui
“Let me entertain you ‘til you scream!”
Mi rispose, poggiando la sua fronte sulla mia, avvicinandosi
pericolosamente..
Il mondo mi crollò addosso quando poggiò le sue labbra sulle
mie, per una frazione di secondo, baciandomi con decisione. Rimasi imbambolato
a guardarlo mentre si allontanava, con un ghigno malizioso dipinto sul volto,
per concludere il pezzo.
Mi riscossi quel tanto che bastava per vedere come fosse
sceso il silenzio nell’ Arena. La mia bolgia infernale taceva, sgomenta.
Cristo. Brutto bastardo… eh no, questa è la mia canzone, è
la mia competizione. Se pensi che un bacio in pubblico mi tirerà giù ti sbagli.
Sarai pure il mio idolo, ma sei un grande stronzo.
Pensai tutte queste cose, prima di muovermi e andare a concludere
il mio pezzo
“I’m here for your
entertainment!” urlai, sovrastando tutto e tutti, anche quel grande stronzo
del mio idolo.
Mika fece di tutto per controllarsi durante i commenti dei
giudici, in realtà sarebbe voluto salire su quel palco e prendere a pugni quel
grandissimo figlio di puttana che si era baciato il suo ragazzo in diretta tv,
ma si trattenne. Anzi, si complimentò come se fosse stato qualcosa di
orchestrato.
Ma appena annunciarono la pubblicità si precipitò dietro le
quinte, come un lampo. Non fu abbastanza veloce però: io ero già lì, e stavo
già litigando.
“Adam! Come hai potuto fare una cosa del genere in diretta!!
In diretta, holy crap! Dio, non oso pensare a cosa dirà Mika adesso..” Stavo
urlandogli contro, quando il mio amore entrò come una furia nel camerino
“TU!” lo indicò “Ringrazia che non ne sapessi niente di
questo tuo modo di fare da stronzo. Vai via ora!” gli intimò, non voleva
neanche sentirlo parlare.
“Beh io vado allora ragazzi..” iniziò Adam a metà tra il
divertito e lo strafottente “ Solo, cercate di vivere la vita con serenità,
divertitevi, siete due palle! Anche tu Ale, che mi eri sembrato più divertente di lui, non ne vali la pena”
commentò, prima di imboccare la porta ed andarsene.
“Ma come cazzo..” iniziai. Volevo lamentarmi, ma Mika mi
precedette “Sai, ha ragione lui” disse, sorprendendomi per l’ennesima volta “Insomma,
guardaci, siamo davvero due palle! Sembriamo due vecchi! Insomma ti ha baciato,
ok. Lo sanno tutti che sei gay, no problem” mi disse
“Non sei arrabbiato?” gli chiesi “Si! Perché ti ha baciato. Ma
NO, perché mi ha mostrato qualcosa che avrei dovuto fare da tanto tempo” cercò
di spiegarsi meglio “Tu lo sai che io ti bacerei sempre ed ovunque, vero?” mi
chiese. Quando annuii, mentre iniziavo a capire, continuò “Bene, perché non
voglio che pensi che io non voglia stare davvero con te. Ma dire in giro adesso
che stiamo insieme potrebbe danneggiare la tua carriera” si premurò di
spiegarmi. Era almeno la centesima volta che me lo diceva “Mika amore, lo so. Non
possiamo, per ora” sorrisi “Per ora” confermò lui “Perché non voglio che tu ti
accontenti di me quando potresti avere molto di più, tipo lui o qualcun altro
che ti faccia vivere una storia alla luce del sole, invece di sembrare due
vampiri..” non lo feci finire. Mi fiondai sulle sue labbra, baciandolo,
cercando di trasmettergli tutto il mio amore tramite quel semplice tocco,
sapendo che era anche l’unico modo per mettere a tacere sia lui che i suoi
dubbi, come lui aveva sempre fatto con i miei
“Ti amo” gli dissi, staccandomi “E finchè tu mi vorrai, io
non me ne andrò” promisi “Attento, perché io ti vorrò per sempre” mi ammonì lui
“Se questo è accontentarsi..” risi io, ricominciando a baciarlo…
“In onda!”
Il regista ci interruppe, facendoci mugugnare per il
disappunto. “Dobbiamo proprio?” chiesi a Mika “Yep. Lo show andrà avanti, con o
senza di noi.. ma è meglio se andiamo!” rise, incamminandosi a grandi passi
fuori dal camerino, ma sulla porta si fermò, e guardandomi maliziosamente negli
occhi, esclamò
“E un’altra cosa: dobbiamo essere più .. adventurous!”
“Avventurosi eh?” risi, mentre mi strusciavo senza pudore
contro il mio ragazzo, bloccandolo tra il mio corpo e la porta del camerino “Se
questa è la tua idea di avventura, stiamo freschi” lo provocai, riprendendo a
baciarlo sotto il collo, senza smettere di strofinarmi su di lui.
“Mmm.. Ale” cercò di fermarmi lui “Si?” mi arresi all’ennesimo
tentativo “Il letto è più comodo vero?” mi chiese ovvio, al che mi staccai da
lui, roteando gli occhi perché se questo era davvero il suo spirito di
avventura, sarei andato in bianco prima di raggiungere i trent’anni.
Ci risistemammo, rendendoci presentabili e uscimmo di lì,
mano nella mano. Ci eravamo rinchiusi nel camerino subito dopo la fine della
puntata, eravamo spariti, e chi si era visto si era visto. Di Adam neanche l’ombra
e la cosa non mi dispiaceva come avrebbe dovuto.
Salimmo le scale saltando i gradini a due a due, Mika col
suo metro e 95 che volava da terra, io che venivo sollevato insieme a lui.
“Aspetta, che..?” protestò, quando lo tirai per un braccio,
aprendo una porta e trascinandolo in uno sgabuzzino. Chiusi la porta con un
piede, sbattendocelo contro ed iniziando a baciarlo con passione. Era ancora
sconvolto, lo sentivo, ma si sciolse e rispose al bacio.
Adoravo questi momenti solo nostri in cui lo coglievo di
sorpresa. Adoravo il fatto di essere io
a provocargli quei brividi sulla schiena che facevano impazzire sia me
che lui. Adoravo il semplice fatto che fosse lui l’unico per me.
Gli tolsi la giacca e il papillon senza neanche rendermene
conto, iniziando poi ad accanirmi sulla sua camicia, che chiedeva con tutte le
sue forze di fare un giro sul pavimento. Ero decisamente sulla strada giusta
per accontentarla, quando mi accorsi che lui mi aveva preceduto, disfacendosi
della mia.
Quando entrambi fummo a petto nudo, lo premetti di nuovo
contro il muro, passando un braccio sulla sua schiena, a mo’ di scudo contro il
freddo del muro. Lo sentii sospirare beato al contatto, e mi sporsi per
baciarlo sotto la clavicola, leccandolo fino ad arrivare al petto.
Di lì scesi giù sull’addome e poi ancora più giù,
centellinando i movimenti, facendolo penare, mentre con lentezza e tranquillità
andavo a sbottonargli la cintura, poi i pantaloni, tirandoli giù con calma,
divertendomi ad osservare la sua espressione diventare sempre più impaziente.
Tuttavia non disse niente, si limitò a ricambiare il mio
sguardo con quei suoi due occhi ardenti e profondi. Non ero solo io a star
giocando con lui in quei momenti, ci stavamo sfidando a vicenda, solo che io
sapevo chi si sarebbe arreso per primo.
Infatti, quando mi chinai sulla sua erezione e la presi
nella mia bocca, sentii distintamente e vittoriosamente l’urlo che ne seguì. Le
sue mani arrivarono sulla mai nuca, per seguire il mio ritmo, cosa che mi
faceva entrare in un delirio di onnipotenza ogni santissima volta.
Quando mi staccai, tornai velocemente su di lui, mentre
sentivo le sue mani sbottonarmi i pantaloni di scena, strettissimi da togliere
il fiato ma anche valorizzatori del mio sedere, cosa che di fatto, faceva
partire Mika per la tangente.
Infatti, le sue mani si posizionarono quasi istintivamente
proprio li, stringendomi possessivamente mentre ci baciavamo.
Lo spinsi ancora di più verso la porta e lui fece pressione
su di me, per alzarsi ed allacciare le gambe alla mia vita.
Sentii la sua apertura sotto le mie dita andate a
sostenerlo, e proprio non resistetti. Iniziai a far scivolare un dito, e poi
due, mentre aprivo leggermente e sforbiciavo, sentendolo gemere nella mia
bocca.
Cambiai posizione, e ripresi a spingerle dentro di lui. Quando
si staccò da me ed urlò improvvisamente, capii di aver trovato la sua prostata.
Sorridendo, ripresi a baciarlo “Nella tasca… Dei pantaloni..” sussurrò lui, con
un sorrisetto, ed io mi guardai subito intorno, sorridendo nel vedere i suoi
pantaloni designer buttati su un ripiano vicino a noi.
Cercai nelle sue tasche, trovando il preservativo…e il
lubrificante? “Te lo sei portato dietro? Wow, sono impressionato” scherzai, un
misto tra lo sbalordito e il divertito. Altro che in bianco a trent’anni! Mika era
peggio di me!!
Lui rise, riprendendo a baciarmi a bocca aperta, mentre io
mi infilavo il tutto il più velocemente possibile e spalmavo un’abbondante dose
di lubrificante su di me e sulla sua apertura.
Quando scivolai in lui, il mondo si incendiò. Mi sistemai e
aspettai che si fosse abituato. Poi, appena mi diede l’ok, tentai una spinta. Cavoli,
era così piacevole.. Mika era davvero.. stretto!
Iniziai a spingere
sempre di più e sempre più in fretta, ormai non si capiva di chi fossero i
gemiti, e sinceramente a nessuno di noi importava. Eravamo pelle su pelle, cuore
su cuore, oceano e lava che si incontravano.
Presi la sua erezione tra le mani quando mi accorsi di
essere vicino. Anche lui era al limite, bastarono poche spinte per farlo venire
sui nostri stomaci. Si tese così tanto da far venire anche me con un urlo
strozzato, dentro di lui.
Rimanemmo fermi, immobili, a riprendere fiato e ad ascoltare
il battito impazzito dei nostri cuori.
“Uno sgabuzzino, davvero?” chiese Mika, alzando un
sopracciglio con fare saccente “Disse quello che va in giro con lubrificante e
preservativo in tasca!” lo rimbeccai io, staccandomi dal suo abbraccio ferreo.
“Andiamo” dissi, sporgendomi poi a baciarlo con dolcezza,
mentre raccoglievamo i vestiti e pensavamo ad una buona scusa da
presentare a Rosy una volta rientrati.
Angolo dell’autrice
Salve a tutti!
Ok, il capitolo è lunghissimo, non ho mai scritto così
tanto, questo polverizza tutti i miei record precedenti! Detto questo, grazie a
tutti coloro che stanno recensendo, il numero aumenta e questo mi rende
orgogliosa di quel che faccio. Cosa ve ne pare di Adam? Non volevo farlo venire
così odioso, diciamo che ci ho preso un po’ gusto! Grazie a Desy che si
sorbisce tutti i miei scleri e che sclera con me. Ti voglio bene! <3
Xoxo Bea
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Capitolo 16 *** #16 Proud ***
aborgeni
Cap 16
Proud
What do you think of our dreams come
true?
Alessio era sveglio. Non riusciva a dormire, ma non gli
importava un bel niente del suo sonno disperso. Non gli mancava nemmeno un po’
e ad osservarlo bene non avreste detto che fosse stanco.
Alessio stava fissando rapito Mika addormentato tra le sue
braccia, nel silenzio della loro camera, e non riusciva a non pensare di essere
davvero nel posto giusto per lui.
Sorrise nel buoi, ricordandosi di come tutto fosse iniziato
per lui, in una notte come quella, ma tanti anni prima…
“Che palle! Non riesco proprio a dormire stasera” era quello
che stava pensando, mentre girava distrattamente tra i canali della sua
mini-radio, cercando un programma nuovo o anche semplicemente qualcosa di
carino da ascoltare, magari per far arrivare quel sonno che tanto aspettava.
“I want to be like Grace Kelly..”
Una voce che non conosceva lo fece fermare di botto. Era un
canale radio semi-sconosciuto, e mandava un cantante sconosciuto alle due di
notte. Questo avrebbe dovuto fermarlo a prescindere, ma quella voce.. quella
voce lo ipnotizzò. Rimase col fiato sospeso, innamorandosi di quel cantante a
cui non sapeva nemmeno associare un volto, ma non gli importava.
La fine della canzone arrivò troppo presto, ma la sensazione
che lo aveva pervaso no.
Si era fiondato al pc, aprendo youtube. Non c’era voluto
molto a trovare il pezzo.. e il cantante. Era un certo Mika, che non aveva mai
sentito prima. Ascoltò un altro paio di brani, ma la sua mente tornava sempre a
quello.
“Grace Kelly” risuonò nella sua stanza fino a che le luci
dell’alba non illuminarono le sue finestre, spingendolo a saltare la scuola per
recuperare il sonno perduto.
E mai assenza fu più piacevole, perché era cullata dal dolce
suono di quella voce celestiale.
Alessio accarezzò i capelli del suo ragazzo. Quello era il
suo ricordo più caro, dopo i loro insieme e quelli su sua madre. Non l’aveva
mai raccontato a Mika e si ripromise di rifarlo al più presto.
Avrebbe dovuto rifare anche un’altra cosa, che gli mancava
da morire: vedere un suo concerto… e
magari andarci con lui!!
Il suo sorriso si allargò a quel ricordo e brillò nel buio.
Era stata una giornata fantastica. Era a Milano con Cristina, ed erano andati a fare
spese per tutto il giorno. Sua cugina si voleva in qualche modo sdebitare per
essere in arretrato con i regali del compleanno, e Alessio avrebbe voluto dirle
che non faceva niente, che non gli importavano due regali in più o in meno, ma
quella era sua cugina e non accettava un no come risposta. In più, era così
bello lasciarsi coccolare dalle sue attenzioni…
“Ho una sorpresa per te” gli disse, nascondendo a stento il
sorriso entusiasta che le era spuntato in faccia “Però chiudi gli occhi”
aggiunse subito dopo Cristina “Ok” dissi, facendo come mi aveva ordinato. Se mi
fosse piaciuto almeno un terzo di quanto lei si era divertita a farlo, sarebbe
stato un regalo perfetto.
“Aprili”
Gli aprii e.. non ci potevo credere, aveva due biglietti per
il concerto di Mika in mano!!
Quello ERA il regalo
perfetto!
“Oddio” fu l’unica cosa che riuscii a sussurrare, troppo
scioccato per dire altro. “Aah” lei fece il suo famoso risolino strozzato ed io
le saltai al collo, troppo contento per parlare “Wow. Dimmi che sta succedendo
davvero” le dissi “Si!” rispose lei, ridendo.
“Woooow andiamo al concerto di Mika!!”iniziavo addirittura a
fangirlizzare “ E quando? E dove?” chiesi a raffica “Vediamo..” scherzò lei,
prendendo tempo “E dai, fammi vedere” iniziai
a pregarla, rincorrendola per la casa e finendo per atterrarla sul
divano. Tra le risate, riuscì a dire “è tardi, è meglio se vai a letto, visto che
il concerto è domani!!”
Mi alzai lentamente, guardandola fisso “Stai scherzando,
vero?” le chiesi, il panico evidente nella mia voce “No, perché?” mi chiese
lei, aggrottando le sopracciglia, confusa “E io che mi metto??? Oddio!” mi
impanicai. Cristina mi guardò, cercando di capire se stessi bluffando o meno,
poi scoppiò a ridere, buttando il capo all’indietro “AhAhAh ma allora fai sul
serio!! Relax, Ale, è solo Mika, non la Regina” e giù di nuovo a ridere “Ehi! È
importante per me!” sbottai offeso “Scusa piccolo, è solo che .. la tua faccia
era impagabile” recuperò un minimo di dignità “Andiamo, ti aiuto io” gli disse,
spingendolo in camera, verso l’armadio.
Il giorno dopo, alle otto di mattina, erano già in coda al
Forum pronti a scattare e a prendere i posti.
Le ore passarono.. Cristina aveva preparato dei panini e si era portata dietro
tutto il mini bar, mentre Ale faceva amicizia con alcune ragazze sclerate che
erano in coda insieme a loro, improvvisando poi un pic-nic nel bel mezzo di
Milano. Qualcuno si era portato dietro una chitarra, un’altra ragazza aveva
un’armonica, tutti avevano una passione per Mika, ed diedero vita al loro
concerto personale.
Le suonarono proprio tutte, da Grace Kelly a Stardust,
passando per Love Today e Happy Ending.
Quando i cancelli si aprirono erano le sei di sera. I
ragazzi, che ormai sembrava si conoscessero da sempre per quanto si erano
divertiti in quelle ore, si guardarono e poi corsero ad accaparrarsi i posti
migliori.
“You’ve got the whole world in your pocket but
you just don’t know
Everybody’s smiling at
you everywhere you go
It’s like you’ve got that secret
That everybody else wants to know”
Mika era apparso quasi subito, e aveva dato vita a tre ore di puro spettacolo, cuore
e colore. Alessio non sapeva bene come spiegarlo, ma ogni volta che quel
giovane uomo lì su quel palco iniziava a cantare, aveva questa impressione, di
colori che scoppiavano e spargevano la loro vivacità tutta intorno. Anche
parlando di cose tristi e serie come
erano la maggior parte delle sue canzoni, Mika sapeva portare un raggio di sole
nella sua vita.
“We take a whole room full of strangers and
we make them friends
We do it all around the world so it never ends
It doesn’t matter where we’re coming from or going to
You’re the only one that ever turns a grey sky blue
And everybody needs a friend like you”
Per quasi due mesi dopo quel concerto Alessio si mosse
circondato dall’aura benefica che quella serata gli aveva regalato. I problemi
ed i guai gli scivolavano addosso, viveva sulle nuvole, e ci sarebbe volentieri
restato, se non fosse arrivato il suo coming out ed i relativi problemi con la
famiglia.
Mika si agitò nel sonno, stringendosi inconsciamente di più
a lui. “Ale” disse, e per un momento lui pensò che si fosse svegliato, ma il
suo ragazzo si girò contro di lui, la faccia premuta sul suo petto, e continuò
beatamente a dormire.
Ale ricordò le prime volte che lui aveva abbracciato quello
che era ancora uno dei giudici, che poi sarebbe diventato il suo giudice e poi
ancora, incredibilmente, il suo amico ed il suo ragazzo.
Lui lo faceva per prendere coraggio, lo abbracciava per
calmarsi e per combattere l’ansia.
Lo guardava negli occhi per essere sicuro di quel che stava
facendo, come alle audizioni, quando era stato lui a chiamarlo e ad aiutarlo
con la sua voce, semplicemente con la
sua presenza lì. Ed era riuscito a passare.
Poi erano arrivati gli Home Visit e si erano ritrovati a
Dublino, e Mika l’aveva scelto per far parte della sua squadra quando anche lui credeva di non farcela più. L’aveva
salvato da sé stesso ancora una volta.
E poi era arrivato il loft, le lezioni, i fuoriprogramma, le
maratone fino alle due e mezza di notte quando anche la persona più resistente
e attiva crollava addormentata, le risate, le provocazioni.
Ma soprattutto Mika. Mika ovunque, comunque, sempre e solo
lui. Mika che si sentiva anche quando se ne andava, Mika che tornava e l’abbracciava,
e facendolo riportava la luce nella sua vita.
E poi la prima puntata, le eliminazioni, il primo bacio, il
loro duetto, i baci nel camerino e tutte quelle piccole cose che lo avevano
fatto sentire amato, desiderato e speciale.
Il bacio al risveglio, la colazione a letto, persino le
terribili sfuriate di Rosy erano ricordi felici se lui era lì, ben presente
nella sua coscienza.
Mika era stata la sua
ancora, la sua luce fuori dal tunnel, e lo era ancora, ogni volta, ogni attimo
in modo più forte e più potente di
quello immediatamente prima.
Lo amava. Lo amava e avrebbe passato l’intera vita con lui,
non importava cosa sarebbe successo. Ale si rannicchiò contro di lui,
assaporando il suo odore nel più minimo, insignificante dettaglio, ma che era tanto se si parlava di lui.
Chiuse gli occhi. Si sentiva bene.
Si sentiva al sicuro.
Mika riprese
lentamente coscienza di sé. Era ancora notte? Si, pensò, guardando l’orologio
sul comodino, erano ancora le cinque. Non valeva la pena di alzarsi, era troppo
comodo quel letto. Anche perché così facendo avrebbe rischiato di svegliare
Alessio, e il suo ragazzo era così carino mentre dormiva, rannicchiato
dolcemente contro di lui.. beh, del resto lui era carino sempre.
Mika pensò che l’uomo che stringeva tra le braccia fosse
bellissimo, l’uomo più bello della terra. E non solo perché era il suo,
intendiamoci.
Alessio lo aveva colpito già dal primo istante, quando lo
aveva intravisto entrando negli studi. Il suo ciuffo biondo gli era rimasto
impresso, aveva volteggiato nella sua mente per tutte le audizioni.
Se era sembrato un
po’ strano agli occhi della gente era stato si perché la situazione era
nuova per lui, ma per quanto fosse diversa dalla sua realtà, lui stava pensando
ad altro.
I commenti degli altri giudici e le risatine del pubblico se
sbagliava un accento o un plurale non lo toccavano, pensava solo a
quel biondo.
E si chiedeva chi
fosse.
Se fosse bravo.
Si preoccupava perché
sperava fosse abbastanza bravo da offrirgli una scusa per tenerlo lì.
Lo aveva cercato tra tutti i ragazzi, cercando di trovarlo
in mezzo a quel caos che popolava Milano.
Poi aveva chiamato l’ennesimo ragazzo il cui nome non gli
diceva niente e.. pam! Se l’era trovato davanti , in tutto il suo splendore.
Ciuffo biondo, occhi grigi.. l’aveva fatto impazzire alla
prima occhiata. Si era innamorato di lui senza neanche rendersene conto, aveva
ascoltato la sua esibizione con gli occhi sgranati ed il cervello in pappa,
perdendosi sempre di più in quegli occhi profondi e scuri come il mare in
tempesta che gli piaceva tanto, ma solo da guardare, perché lui aveva paura
dell’acqua.
Ma non aveva paura di affondare in quello sguardo, per
quanto potesse sembrare strano, lui sentiva
di aver trovato la persona giusta per sé.
“Just gonna stand there and watch me burn..
But that’s alright because I like the way it hurts”
E Mika era lì fermo, a guardarlo, voleva tanto urlargli
“Ecco, questa canzone parla di me ora! Sono io quello che sta bruciando, rimani
lì a guardarmi, perché adoro il modo in cui mi fai male, adoro il modo in cui
riesci a farmi sentire!! Non ti conosco ancora, non so nulla di te, eppure sono
qui. Cosa mi stai facendo?”
La sua voce l’aveva
sconvolto così tanto che si era ritrovato a chiamare Simon Conwell nel
cuore della notte, dimentico del fuso orario, per costringerlo ad assegnargli
la sua categoria, gli over 25. Il giudice gli aveva detto di “si” piuttosto
velocemente, avrebbe fatto di tutto pur di tornarsene a letto e una misera
categoria gli sembrava davvero il minimo, in confronto.
E così tutto era iniziato perché, ovviamente, Ale con una
voce del genere non sarebbe mai rimasto fuori. Mai e poi mai.
Dublino lo aveva visto abbracciarlo la prima volta, la
pioggia aveva salutato il tuffo carpiato del suo cuore e l’emozione provata mentre lo stringeva tra
le braccia.
Arrivati nel loft, aveva fatto di tutto purché lui lo
considerasse una parte della sua vita, e ancora si stupiva di essere riuscito
così bene nel suo intento.
“Cosa mi stai facendo, Alessio?” era dal primo giorno che se
lo chiedeva, e ora che c’erano solo loro
due in sala prove poteva permettersi di osservarlo meglio..
Quel ragazzo, era così particolare.. quei movimenti lenti ed
eleganti, il ciuffo sempre dritto in testa, la serietà mista a complicità che
si erano instaurate tra di loro.
“Nulla” rispose il ragazzo, e Mika si accorse di aver
parlato a voce alta. Fuck. “Forse volevi dire ‘ Cosa stai facendo?’ , vero?”
alessio, le belle sopracciglia corrugate nel tentativo di comprendere meglio il
suo giudice, gli offrì la risposta su un piatto d’argento. E lui la prese al
volo. Non si diceva forse così in Italia?
“Oh! Si grazie, il
mio italiano è brutto. Ancora ” disse, abbassando gli occhi e fingendo di
vergognarsi. L’aveva scampata bella.. quale fu la sua sorpresa quando sentì due
braccia stringerlo delicatamente sui fianchi e la presa familiare di Ale che lo
abbracciava, si può solo immaginare. Si sentì un po’ bugiardo, anche. Ma era
una bugia a fin di bene, dopotutto.
“Ale.. cosa stai facendo?” chiese trattenendo il respiro,
sperando di non rovinare quel momento e di non farlo allontanare d lui “Sai,
per essere quel miscuglio di lingue che sei, il tuo italiano è di gran lunga
migliore del mio” disse il ragazzo, facendolo ridere, sollevato.
“Ora continuo a provare!” disse poi, staccandosi e mettendo
le mani avanti, come se temesse di essere rimproverato perché stava perdendo
tempo invece di provare il suo pezzo per la seconda puntata.
Non che mi sia dispiaciuto.. pensò Mika, schiarendosi la
voce mentre Alessio provava alcuni passi particolarmente impegnativi “Ti ho mai
raccontato di quella volta che ho sognato Simona?” chiese.
Vide Ale sorridere “No, racconta” lui adorava le storie,
soprattutto quelle assurde e senza senso di Mika.
“Ero di ritorno dalla Cina e mi stavo riprendendo dal jet
lag. Sogno di trovarmi nello stesso aereoporto di poche ore prima e c’era
questa.. granny and un gruppo di bambini. Tutti parlavano il cinese, no? La
granny si gira verso di me, ed è uguale a Simona!
Inizia a scusarsi in
tedesco per i suoi nipotini, ed io mi scuso con lei in spagnolo, dicendole che
non la capisco, che non capisco quel che dice, si dice così?”
Alessio è a terra e si rotola per le risate “Questa era
bella” ammette “Mai io ho di meglio” lo provoca
“Vediamo” Mika accetta la sfida, curioso.
“Ero in quinto superiore e dovevamo fare una gita
all’estero. In Francia, più precisamente.
La gita si sovrapponeva ad uno stage, e obviously, io avrei
fatto quello. Quando lo spiegai a chi organizzava la gita, questo si incavolò.
Disse che non sapevo
prendermi le mie responsabilità, che gli avevo detto che sarei andato,
ecc. allora me ne uscii con “Ah, non ti
preoccupare care. Gli attacchi di isteria sono normali durante il ciclo!”
Ale stava veramente morendo dalle risate al solo pensiero
“Ancora ci rido su!!” e i due finirono per raccontarsi aneddoti e storielle per
ore. Mika era felice come non mai.
Poi le maratone
interminabili e gli scherzi, il rifiuto di
Mika di prendere un appartamento in affitto e abitare lì nel loft.
Chissà quante gliene avevano dette dietro i produttori, per avergli creato così
tanti problemi.
Avevano riso e scherzato ed era stato col cuore in gola che
Mika aveva scelto di cantare quel duetto insieme a lui, sperando che accettasse
e contemporaneamente sperando di non deluderlo.
E quando l’aveva baciato.. Era stato stupendo, come
esplodere e rinascere per mano sua, l’aveva sconvolto semplicemente facendo
combaciare le loro labbra. Mika aveva baciato tante persone nella sua vita,
uomini, pupazzi, persino uno scheletro gigante!, ma mai niente era stato così
intenso da essere paragonabile a quando baciava Ale.
Le loro labbra
combaciavano perfettamente ed il cuore sembrava esplodergli nel petto.
Tutto il suo corpo reagiva a quel ragazzo. La sua bellezza,
la sua dolcezza, la delicatezza del suo tocco lo estasiava, la potenza e allo
stesso tempo grazia della sua voce lo ipnotizzava e lo lasciava completamente
in suo potere.
L’aveva amato dal primo istante. Sapeva che Ale l’aveva
capito, ma voleva dirglielo.. aveva il
bisogno di dirlo.
“Ale, Ale” lo chiamò, scuotendo leggermente la sua spalla.
Niente. Alessio aveva il sonno più pesante di un mattone, e la mattina solo la
sveglia dei Black Eyed Peas riusciva a scuoterlo. Quando non bastavano le cuscinate.
Mika si divertiva a prenderlo a cuscinate, era la parte migliore della sua
giornata.
Peccato che se lui non si svegliava la sveglia non la
smetteva di suonare, perché aveva impostato l’Iphone sullo sblocco tattile.
Così Mika aveva cambiato la canzone con qualcosa di più energico, in modo da
farlo saltare sul letto.
Ovvio che se senti “Per Elisa” al mattino ti giri e
ricominci a dormire, no? Perciò “Pump It!” era l’ideale, o almeno sperava che
bastasse.
Fortunatamente, il suo ragazzo si svegliò quasi subito “Mmm
che c’è?” chiese, gli occhi impastati dal sonno. Vide la mano di Mika sul
cuscino, pronta ad afferrarlo e si svegliò del tutto, spalancando gli occhi
“Sono sveglio!” esclamò atterrito. Odiava le cuscinate.
“Cosa è successo?” chiese poi, vedendo che il suo ragazzo
era lì, a contemplarlo senza spiccicare una parola “Niente. Sei bellissimo”
rispose questo, sognante “Grazie lo so, ma perché mi hai svegliato?” chiese
ancora Alessio, facendolo ridere della sua confusione “ Quanto siamo modesti di
prima mattina. Volevo dirtelo” gli spiegò, come se fosse una cosa lampante ed
ovvia “Mi hai svegliato per dirmi questo? Che sono bellissimo?” Ale sembrava
sul punto di mollargli un pugno e tornare a dormire.
“Fammi finire. So che magari è un po’ presto per un discorso
del genere, e intendo presto perché è ancora notte, ma..” si interruppe,
incerto su come continuare. Alessio lo stava guardando, serio come non mai,
ascoltandolo davvero “Ti amo” Mika decise di dire la verità.
Niente discorsi
complicati, solo una verità disarmante “Ti amo, e non so cosa succederà fuori
di qui, ma so che voglio continuare a farlo. Voglio svegliarmi ogni mattina e
prenderti a cuscinate finchè non spegni la sveglia, voglio addormentarmi con te
ogni sera. Voglio poter dire al mondo senza problemi che tu sei mio, e che
chiunque ci provi con te dovrà vedersela col mio metro e 95!” scherzò,
guardandolo poi con occhi innamorati.
“Ti amo” Alessio era senza parole, così si sporse a lasciare
un tenero bacio sulle sue labbra.
Mika sorrise “Che c’è?” chiese Ale “Hai un buon profumo” disse, affondando il viso nel suo
collo “Per forza, so di te!” gli rispose Ale, un sorriso che andava da un
orecchio all’altro.
Angolo dell’autrice
SI ce l’ho fatta!!! Sono riuscita a finire questo capitolo,
e cavoli, ce n’è voluto di tempo. Qui ci sono digressioni mentali pazzesche,
ogni due righi corrispondono a notti intere di pensieri del tipo “Mmm come
faccio qui? E qui?” però ne sono contenta. Adoro questo capitolo. Grazie a Desy che sclera con me, e grazie a Camilla per
avermi aiutato. Grazie alle mie amiche, vi adoro!
Vi lascio un video di Mika che ho trovato l’altro giorno, se
volete guardate solo l’intervista, è divertentissima! E non preoccupatevi se
non sapete lo spagnolo: lui non lo parla….
http://t.co/LPkXCiWgc7
Xoxo Bea
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Capitolo 17 *** #7 If I Die Young ***
capitolo 17 mika
Cap 17
If I die
young
“Buonasera, signori e signore” questa settimana, Alessandro indossava un
completo un po’ diverso dagli altri.
Era in semplici maniche di camicia, e indossava un jeans.
Noi naturalmente ne sapevamo il perché ma il pubblico non lo immaginava neanche
lontanamente.
“Prima di tutto, accogliamo i nostri giudici! Un
bell’appaluso per… Simona Ventura!”*
Simona fece la sua entrata nell’ X Factor Arena e iniziò a
scendere le scale. Anche da lontano ti accorgevi di qualcosa che non andava. Il
suo modo di vestirsi, di solito scuro e in stile Madonna, era completamente
trasformato: aveva ancora i suoi capelli rossi, solo lasciati liberi sulle
spalle, con un piccolo nodo al centro; i suoi vestiti erano… colorati?
Si, proprio così:
indossava una camicia giallina con un fiocco a fermare lo scollo, una gonna
bianca molto anni Quaranta, e un paio di stivaletti bianchi anch’essi.
“Elio!”*
Elio sembrava molto normale, indossava un completo
abbastanza sobrio, grigio scuro. Poi si tolse il cappello- la sua nuova fissa
per quell’anno- e il pubblico lanciò un “Ohhh”. Perché? Semplice, non aveva più
capelli!
Non che ne avesse mai avuti tanti, me si era lasciato solo
una piccola chierica, tutto il resto via.
“Mika!”*
Risi, pregustando il vestito del mio giudice, che mi ero
tanto divertito ad esplorare appena qualche ora prima. Era in semplici maniche di
camicia solo che la camicia non le aveva, le maniche.
Erano corte, nera e
Mika le aveva abbinato una cravatta rossa ed un paio di pantaloni anch’essi
neri. Stava molto bene, e per me che sapevo cosa quell’abbinamento stesse a
significare, sembrava un angelo del paradiso.
“Morgan!”*
Morgan era il più strano di tutti… aveva indossato un
completo stranissimo, tutto luccicante e pieno di fronzoli. I capelli grigi
alzati in un ciuffo, quasi sparivano sotto l’enorme cilindro- sempre
luccicante- che portava. Ah, dimenticavo…. Aveva i tacchi.
Mi coprii gli occhi, per non guardare, preferivo così,
mentre Mika se la rideva e lo prendeva in giro perché non riusciva a camminare
fino al tavolo dei giudici.
Quando tutti quanti si furono accomodati, le luci si
abbassarono e lo schermo si illuminò.
“Sette anni fa, in questo stesso giorno celebravamo un
tributo ad una delle serie più amate e seguite al mondo.”
Mentre Alessandro iniziava il suo discorso, lo schermo si
illuminò, ed una sequenza di immagini apparve. Un campo da football, una
classe, un auditorium.
“Sempre l’estate di sette anni fa, moriva un idolo per
milioni di persone nel mondo. Una persone che le aveva aiutate, le aveva fatte
sentire accettate, ed amate. Si era preso cura di loro, per quattro lunghi
anni, fino ad andarsene.. improvvisamente come era arrivato”
Ora dei volti apparivano, uno dopo l’altro, volti che per
anni avevo amato e che continuavano ancora ad emozionarmi, volti di cui
conoscevo ogni singola espressione e cambiamento negli anni. Una specie di
seconda famiglia, per me.
“È passato tanto tempo, ma stranamente non ci sembra così,
non se possiamo ancora rivederli, non se possiamo rivederlo. Quell’ uomo,
quell’attore, quella persona meravigliosa ha segnato una generazione e nella
morte, le sue parole sono state le più ascoltate. Cory Monteith, ti ricordiamo
sempre.
Signori e signore, ecco il nostro tributo a Glee!”
Ed in quel momento apparve il vero video, che noi avevamo
contribuito a creare quella settimana.
Siccome tutti noi ragazzi rimasti avevamo amato lo show fino
a considerarlo casa nostra, avevamo stressato giudici e produzione perché “Una
serata a tema la dovete fare assolutamente!!”
Ed eccoci. I premi, i riconoscimenti importantissimi che
erano stati dati a Glee nel corso degli anni passavano sullo schermo.. tutti i Grammy, i People Choice
Awards, i Golden Globes.. E poi tutti I commenti del cast, e la loro
emozione, I momenti brutti e quelli belli.. la vita che va avanti, nonostante
tutto.
Era diventata una serie cult, il genere di cosa che faresti
vedere ai tuoi figli per educarli al mondo. Favoloso.
Poi le facce sullo schermo cambiarono rapidamente in
qualcosa di più familiare per il pubblico. La voce fuori campo di Simona iniziò
a parlare “Ecco, voi dovete fare qualcosa del genere… non limitatevi al
tributo, non ne varrebbe la pena.. prendete quelle canzoni e fatele vostre, nei
modi in cui Glee vi ha insegnato.
Prendete la vostra
passione e fatene qualcosa di ancora più bello. Fatela diventare un’estensione
di voi stessi.”
Le due cantanti di Simona rimaste arrivarono insieme sul
palco. Si sorrisero, prendendo posto sulle varie strutture di legno che erano
state costruite.
“All my people in the crowd
Grab a patner, take it down”
Katia, la mora, scomparve quasi subito dietro un pannello
luminoso, mentre continuava a cantare con Federica.
“It’s me against the music”
disse la mora, aggrappandosi con forza al pannello, per poi
scivolarci dietro.
“It’s just me..”
rispose Federica, mentre
apriva l’impermeabile nero che portava, mettendo in risalto la camicia
ed il gilet nero con i pantaloni coordinati che indossava.
“And me!”
la voce di Katia era ridotta ad un sussurro, pericolosa ed
ammaliante al tempo stesso.
“And no one cares
It’s whipping my hair it’s
pulling my waist”
Si rispondevano a vicenda, una dietro il pannello, che
proiettava la sua immagine come ad essere dentro un televisore, e l’altra
circondata da ballerini, mentre ballava una coreografia hip hop.
Ci sapevano fare, era ovvio.
“To hell with stares
The sweat is dripping all over my
face
And no one’s there
I’m the only one dancing up in
this place
Tonight I’m here
Feel the beat of the drum, gotta
get with that bass”
Le due iniziarono a duettare, Katia che abbandonava il
pannello per ballare insieme a Fede. La mora indossava un tailleur bianco,
provvisto persino di guanti. La loro danza era armoniosa, sensuale. Sembravano preda
e predatore, ognuno incerto di cosa fosse l’altro, ma pronte a saltarsi addosso
al minimo cedimento dell’altra.
“I’m up against the speaker
Trying to take on the music
It’s like a competition
Me against the beat
I wanna get in the zone
I wanna get in the zone”
“Cavoli!” nel backstage, era l’unico commento che era
sfuggito a tutti I ragazzi. Per di più, avevano parlato tutti insieme. Sarebbe stato anche divertente, se non fossero
stati tutti così concentrati su quelle due da non riuscire a staccar loro gli
occhi di dosso neanche per un attimo.
“All my people on the floor
Let me see you dance
All my people wanting more
Let me see you dance
All my people round and round
Let me see you dance
All my people in the crowd
Let me see you dance”
Ovviamente, le due ragazze stavano recitando. Interpretavano la loro parte, non si
stavano sfidando per davvero. Ma erano brave, oh se erano brave, mentre
ballavano una contro l’altra, i visi a pochi centimetri di distanza, sorrisi
celati sotto quelle maschere di furbizia e malizia.
“Get on the floor
Baby lose control,
Just rock your body and let it go
If you wanna party
Let’s grab somebody,
Hey baby we can dance all night
long!”
L’ovazione del pubblico non fu nemmeno paragonabile a ciò
che aspettava le ragazze nel backstage. Sorrisi, cori da stadio, ovazioni e abbracci
erano all’ordine del giorno. Ma soprattutto, tanta, tantissima emozione. Forse troppa,
tant’è che rischiavi di fotterti ogni singola cellula del corpo e di finire col
cervello in pappa, per il mix di adrenalina, impazienza, paura e orgoglio che
ribolliva sotto la pelle.
Impazienza di salire sul palco, seguita da scariche
potentissime di pura energia nelle
vene. La paura di non farcela, di fallire in ciò che con tanta cura- e
maniacalità- si era preparato. Le ondate
di coraggio, che seppellivano tutto il resto, cacciando via le paranoie. Loro glielo
dovevano. Non sarebbero stati lì, e non sarebbero stati quelle persone se non avessero amato qualcosa così come
avevano amato quello show. Disperatamente. Senza riserva alcuna,
vivendolo giorno per giorno e basando le loro giornate su di lui e su di lui
soltanto.
“Remember there were a built
But baby they’re tumbling down
And they didn’t even put up a
fight
And they didn’t even make a sound”
Il gruppo di Elio, l’unico rimasto in gara, aveva scelto un
Mash Up, e uno dei più belli, per giunta!
“It’s like I’ve been waken
Every rule has broken
It’s a risk that I’m taking
I never wanna shock you out”
“Everywhere I’m looking now
I’m surrounding by your embrace
Baby I can feel you halo
And it does feel good!”
Faceva parte della prima stagione dello show, ed era un mix
di Halo e Walking on Sunshine. Certo, era cantato da un gruppo di ragazzi e
ragazze invece che da sole ragazze, e la differenza c’era … ma chi se ne importava?
“I
used to think that maybe you’ll love me
Now
baby I’m sure
And
I just can’t wait for the day
When
you’ll knock on my door
I’m
walking on sunshine oh!”
La coreografia, i costumi… tutto era di un giallo splendido
ed abacinante. Non avevo mai visto qualcosa di così contagioso!
“And does it feel good!
I can feel your halo!”
“Alessio.. vorrei
farti sentire la canzone che ho scelto per questa settimana. Spero che tu la
conosca.. o che tu abbia visto quella puntata”
Ecco come Mika mi aveva introdotto la mia canzone, prima di
premere play sul suo computer.
Erano queste le immagini che si alternavano sullo schermo
ora, le vedevo di sfuggita mentre mi preparavo, ma ricordavo ogni singolo
istante, come se fosse impresso a fuoco nella mia mente.
Le prime note di If I Die Young erano risuonate dalle casse,
ed ero letteralmente crollato: era la mia canzone preferita, ma come diavolo
faceva a saperlo???
“Stop crying! Stop! Don’t cry! Sing!” mi spronò lui,
guardandomi con una dolcezza assurda dall’altra parte del piano. “Sing!” quando
lo disse per l’ennesima volta, mi asciugai le lacrime che non mi ero accorto di
star versando, tanto ero sconvolto.
Da quanto tempo non ascoltavo quella canzone… troppo, perché
faceva male.
Iniziai a sussurrarla, mentre Mika mi veniva dietro,
pianissimo, lui con i suoi occhi scuri a cui non riuscivi mai a dire di no… “Grazie”
gli sussurrai, asciugando le ultime lacrime.
“Devi cantare questa canzone… tu hai un bambino, nelle tue
mani e tu devi cantare per far dormire questo bambino… devi essere delicato,
niente note alte.. solo dolcezza, okay?”*
Mi abbracciò, non
osando di più davanti alle telecamere, ma a me quello bastava. Mi aveva
trasmesso la sua forza, il suo calore.
Presi un grosso respiro, ordinandomi di non scoppiare a
piangere sul palco, ed entrai in scena.
“If I die young
Bury me in satin
Lay me down on a bed of roses
Sink me in the river at dawn
Send me away with the words of a
love song oh-oh”
Raggiunsi l’asta, e ci posizionai il microfono. Avevo le mani
che tremavano, ma tentavo di non darlo a vedere. Amavo quel brano, nonostante fosse triste. Anzi,
forse erano proprio la sua tristezza e la storia che aveva da raccontare, a
rendermelo così caro, così.. unico e speciale.
“Lord makes me a rainbow
I’ll shine down on my mother
Should know I’m safe with you
when she stands under my colours
Oh well, life ain’t always what
you think it gotta be, no
Ain’t even grey, but she buries
her baby
The sharp knife of a short life”
Stavo iniziando a sentire gli occhi pizzicarmi, e le labbra tremarmi.
Ecco, esattamente quello che volevo evitare che accadesse. Questa canzone mi
coinvolgeva troppo, sapevo che non sarei riuscito a fermarmi, eppure avrei
voluto smettere di cantare.. troppo dolore.
“I’ve had just enough time
So put on your best boys
And I’ll wear my pearls,
What I never did is done.
A penny for my thoughts, oh no,
I’ll sell them for a dollar
They’re worth so much more after I’m
a goner
And maybe then you’ll hear the
words I’ve been singing
Funny when you’re dead how people
start listening”
Era vero, era sempre stato così. “La canzone perfetta” da
cantare in momenti del genere, quando non c’eri più e tutti iniziavano a
parlare bene di te, mentre in realtà non se ne fregavano una ceppa.
Era successo così tante volte che ormai non sapevo più che
farmene degli sguardi tristi e delle arie colpevoli, pentite di aver detto
qualcosa di sbagliato, del “Condoglianze” e del “Ma come è morto?” è morto,
punto. Non ci sono parole e non devono essercene. Solo il ricordo del nostro
amore per lui è qualcosa che vale la pena conservare.
“If I die young
Bury me in satin
Lay me down on a bed of roses
Sink me in the river at dawn
Sand me away with the words of a
love song”
Qualcuno tra il pubblico aveva portato un accendino, e lo aveva acceso. Ed era subito
stato imitato da altre persone, che avevano finito per creare la coreografia
più suggestiva che avessi mai sperato. Era bellissimo. Stupendo. Cory si sarebbe meritato il massimo
dalla vita. E noi gliene stavamo regalando almeno un pezzetto.
“ A ballet of the blue
Going in peace and now
Gather up your tears
Keep them in your pocket
Save them for the time when you
really gonna be the one
The sharp knife of a short life”
Incrociai gli occhi del mio giudice. Mi ero ormai arreso alle
lacrime, ma ne ero stato ricompensato, perché ne erano cadute davvero poche. Sorrisi
di riflesso a Mika, tristemente, mentre
iniziavo la parte più bella ritmicamente del pezzo. Il ritornello e poi.. lasciai gli occhi del mio ragazzo, facendoli
vagare per la sala inconsapevolmente. Una sola lacrima aveva lasciato i suoi
occhi dolci ed era scivolata lungo la sua guancia.
“I’ve had just enough time..
So put on your best, boys
And I’ll wear my pearls”
Eccolo qui, l’ultimo verso.. l’ultimo accordo, l’ultimo
sussurro lieve come il battito d’ali di una farfalla, una carezza silenziosa.
Grazie.
Per tutto.
Ti vorremo sempre
bene.
Angolo dell’autrice
Non ci sono molte parole per descrivere questo capitolo, ma giusto potrebbe essere una di quelle. Lo
so, è l’ennesimo capitolo senza una vera e propria storyline, e vi avevo
promesso sviluppi un po’ più rapidi, ma questo è ciò che sono riuscita a fare, perché
ci sono giorni in cui i ricordi sono terribili da sopportare.
Grazie a tutte coloro che mi supportano e sopportano, perché
senza di voi che mi fate sentire importante per quel che faccio, questo
capitolo non sarebbe mai stato scritto.
Xoxo Bea
*i vestiti di Emma
*I vestiti tipici del
preside Figgins
*i costumi di scena delle Nazionali
*il primo outfit di
Starchild
* ricordate quando
Mika lo disse a Roberta? L’amore *_*
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Capitolo 18 *** #18 Fairytale ***
capitolo 18 mika
Cap 18
Fairytale
Quel giorno, Mika si era svegliato per il verso giusto. Ed
aveva deciso di fare una sorpresa ai suoi ragazzi. In vista delle puntate
finali della competizione – ne mancavano solo due e poi tutto sarebbe
(incredibilmente) finito- l’ansia stava crescendo, e tutti ne sentivano la
forza distruttiva. Il clima di completa agitazione che regnava in sala prove
quel sabato lo spinse a nascondersi in un angolino – lui odiava le folle-e a
prendere una drastica decisione. Doveva fare qualcosa.
Doveva far tornare il buonumore negli occhi del suo ragazzo,
che ora lo fissava stremato dall’altra parte della stanza, tutto nella sua
persona che esprimeva un solo concetto “Portami via di qui!” sembrava che
implorasse. Oh si, un po’ di svago era assolutamente
necessario.
Così, fece una cosa di cui si sarebbe pentito a prescindere,
e già lo sapeva. Compose il numero per le emergenze di Cristina, ed aspettò.
“Ehi, Cri!” la salutò, allegro e totalmente sprezzante del
pericolo, non appena quella rispose.
“Mika? Ehi, tutto bene? Che è successo? Mi devo
preoccupare?”. . . Cristina aveva
risposto, con le sue solite grazia, calma e pazienza. Proprio! Ma la donna era fatta così, poi quello era il numero delle
emergenze, quello che gli aveva dato quella notte in ospedale, quindi… certo
che doveva preoccuparsi!
“No, tranquilla stiamo tutti bene!” la rassicurò lui non
appena la donna fece una piccola pausa per riprendere fiato. Il cantante ne
aveva subito approfittato per prendere in mano le redini della conversazione,
che fino a quel momento era totalmente
surreale.
“Ti chiamo solo per avere un consiglio.. cosa posso fare per
far rilassare un po’ Ale?” chiese alla donna, incrociando tutte le dita
possibili ed immaginabili, sperando che avesse la risposta.
“Beh ci sono due possibilità..” Si, thank God l’aveva!
“Potresti portarlo a fare shopping, ma a quel punto temo per le tue finanze,
oppure lo porti a mare!” concluse la donna “Dice sempre che lo aiuta a sentirsi
vivo” Mika ragionò un attimo “Ma è novembre!” si lamentò “E tu portalo a fare
shopping, no?” la donna sbuffò ovvia. Non era per niente intimorita dal
cantante, nonostante la fama ed il successo che lo rincorrevano, lei lo
trattava come una persona normale. Mika la adorava per questo, anche se
bisticciavano sempre.
“No, ho paura!” si lamentò ancora “Disse l’uomo che lanciava
i brillantini” lo rimbeccò lei, sbuffando. Poteva quasi sentirla sorridere,
però, dall’altro lato del telefono.
“Nah, la sai anche tu quella storia!” sembrava davvero un
bambino ora “Nulla mi sfugge” sghignazzò la donna, per poi tornare seria, quasi
materna.
“E che ti devo dire, piccolo mio. Fai quello che ti senti,
ok? Lui apprezzerà. Ma se ti chiede, hai fatto tutto da solo, perché lo ami e
lo conosci davvero ok?” Mika rise, apprezzando le parole della donna.
“Grazie” le disse
semplicemente. La stava ringraziando un po’ per tutto: per esserci stata per
Alessio, per averlo conosciuto ed apprezzato, per esserci sempre se Mika aveva
bisogno di qualcosa, per averlo accettato nella sua grande famiglia.
“Grazie a te” rispose lei, e Mika seppe che aveva colto e
compreso anche i significati più reconditi e nascosti delle sue parole. Che
donna.
Però.. dai, seriamente? Shopping o Mare?? Oggi volevano
proprio farlo morire!! Certo che erano proprio una peggio dell’altra…
“Amore? Dove stiamo andando?” Ale, che sedeva di fianco a me
sul sedile anteriore, si guardava intorno super curioso, con l’aria più sveglia
ed attiva che avessi mai visto.
Non stava riconoscendo la strada, e d’altronde neanche io
sapevo se veramente quella era la direzione giusta. Per la centesima volta da
quando ero in Italia stavo facendo
affidamento al mio fichissimo navigatore, che fino a quel momento non mi aveva
mai deluso.
Lo avevo impostato per le spiagge di Milano Marittima prima
che lui entrasse in auto, così gli avevo davvero tolto tutti i modi per
orientarsi. Si lo so, a volte sono proprio cattivo(leggere con risata
malvagia). Ma che sorpresa sarebbe stata se no??
Per sviare le sue domande decisi di accendere la radio. Sui
sedili posteriori Rosy era impegnatissima a leggere dei tweet che stavano
arrivando sulla mia pagina, ed ogni tanto commentava ad alta voce.
Alla prima stazione radio che trovai, il cuore mi si fermò:
stavano trasmettendo uno speciale su X Factor.
Nell’auto calò il silenzio più completo mentre alzavo il
volume.
“… Record di ascolti nelle passate edizioni, il talent si
avvia alla sua conclusione, con la semifinale in onda questo giovedì, e la
finale in onda tra due settimane. Perché questa scelta?”
Una voce, familiare, rispose. Sussultai: era Alessandro!
“Abbiamo deciso di darci più tempo per preparare la parte più
importante, il tassello fondamentale di ogni edizione, ovvero la finale. Gli
altri anni non riuscivamo a prepararci benissimo in una sola settimana, perciò
quest’anno abbiamo colto il suggerimento di un giudice, Mika, ed abbiamo
allungato a due settimane.”
Alessio era girato a guardare il suo ragazzo, sorridendogli
innamorato “Sei sempre tu quello con le idee geniali” aveva commentato
orgoglioso e sorridente.
“Diciamo che ho un po’ barato” ammise il cantante “Volevo
solo passare un po’ più di tempo con te” ammise, facendo sciogliere Ale per la
dolcezza delle parole, e dello sguardo che le aveva accompagnate.
“Shhh!” li interruppe Rosy, tesa ad ascoltare. I due si
zittirono immediatamente, lasciandole però un’occhiataccia a dir poco velenosa.
“A proposito di Mika” stava dicendo l’intervistatore “Nelle
ultime settimane, tutti i giornali e le riviste di gossip si sono sbizzarrite
sulla sua presunta predilezione per uno dei suoi concorrenti, il cantante
Alessio. Cosa sa al riguardo? Smentisce?” la domanda era arrivata fredda, a
bruciapelo, e per i due fu come ricevere una scossa. Mika fermò l’auto, per
concentrarsi sulla risposta
“Sinceramente, non ne so nulla, né ho visto qualcosa che me
lo lasciasse intendere. Mika è un’artista ed una persona meravigliosa, e tutto
quello che ha fatto per Ale lo ha fatto anche per gli altri cantanti della sua
squadra, che funziona: è l’unica ad avere ancora due ragazzi.
Se poi ci sia davvero qualcosa, io posso dire solo questo:
ragazzi, se è vero, io sono contento per voi. Per tutti e due, perché ve lo
meritate. Poi io non so se è vero o meno. In entrambi i casi sono contento”
Alessio, che aveva sudato freddo fino a quel momento, si
rilassò contro il sedile, espirando e sorridendo.
Mika non fu dello stesso parere del ragazzo, infatti spense
la radio, dove Alessandro e l’intervistatore si stavano salutando, e ricominciò
a guidare nel silenzio più totale.
Alessio e Rosy lo guardarono, incerti se dire qualcosa o
meno, ma poi lo lasciarono ai suoi pensieri. Silenziosamente, prima di tornare
ai suoi amati tweet, la ragazza pregò ogni dio di sua conoscenza di non farli
andare a schiantare per il troppo pensare del ragazzo. Sbirciò il suo viso
dallo specchietto, ed ebbe un brivido: era serissimo, i muscoli in tensione.
“È pur sempre al volante!” pensò, pregando con più fervore
di prima.
“Siamo arrivati” annunciò
Mika dopo una mezz’oretta di
macchina, che più che una macchina sembrava una tomba.
Uscì rapidamente fuori dall’auto, mentre Ale si illuminava
in volto.
“Oddio! Ma siamo al mare! Awww, sei l’amore!!” il ragazzo
aveva lanciato un gridolino eccitato quando si era accorto di dove fossero.
Senza perdere altro tempo, era corso giù dall’auto fino al giudice, che fermo sul parapetto,
guardava il mare.
La sua espressione preoccupata lasciò posto ad una sorpresa
quando un paio di braccia lo assalirono da dietro, e Alessio gli si abbranchiò
addosso. “Ehi!” protestò, l’ombra di un sorriso sul volto, prendendo il suo
ragazzo e facendolo volteggiare. Lo baciò leggermente sulle labbra, prima di
depositarlo a terra.
Fece vagare lo sguardo oltre di lui e soffocò una risata:
Rosy si era incastrata con la portiera e lo zaino, e non riusciva più a
uscirne. Seguendo lo sguardo del suo ragazzo, anche Ale rise, però apertamente,
e insieme andarono ad aiutare quella patata, troppo orgogliosa per
chiederglielo.
Arrivati sulla spiaggia, Rosy vide subito un gruppo di
ragazzi che glicavano a pallavolo, e si allontanò, andando verso di loro. Mika
e Ale rimasero soli, guardandosi. Non c’era un silenzio imbarazzato tra loro,
quello non c’era mai stato. Si stavano studiando. Per capire quanto volessero
mettere in gioco, quanto potessero rischiare. Occhi negli occhi. Cioccolato nel
grigio, come il cielo di quel giorno.
“Vieni, dobbiamo parlare” Mika scrollò le spalle,
incamminandosi verso il piccolo chiosco di legno sulla spiaggia. Ale si allungò
per prendergli una mano, e sospirando lo seguì.
Presero due cappuccini e due muffin al cioccolato, più un
cupcake gigante alla fragola che aveva fatto innamorare Alessio al primo
sguardo. “Questo lo dividiamo” gli aveva detto con gli occhi a forma di
cuoricini al solo pensarci, mentre pagava il tutto.
Quando Mika aveva provato a protestare per pagarlo lui, il
conto, Ale lo aveva messo a tacere con un “Tu hai già pagato la benzina, amore”
guadagnandosi un’occhiata intenerita da parte di tutto il pubblico femminile
del locale. Successivamente, tutto il suddetto pubblico avrebbe rimproverato i
rispettivi mariti e compagni perché “Quella è una vera parità nella coppia!” o
anche “Quando è stata l’ultima volta che mi hai pagato la benzina?” !!
I due camminarono per un breve tratto sulle assi di legno
del locale, per poi scegliere uno dei tavolini più verso l’interno.
Ale era già contento di averlo visto il mare, sapeva che Mika
odiava l’acqua, perciò lo stava portando il più lontano possibile.
“Grazie” gli disse, quando si furono accomodati “Lo so che
odi l’acqua, quindi questo per te è uno sforzo. Solo.. grazie” sorrise, prima di abbassare gli occhi ed
iniziare a giocherellare distrattamente
con il muffin. Ora si che era a disagio! Ma perché?
Mika lo stava ancora guardando intensamente, e non si
capacitava di come per il ragazzo tutto quello sembrasse normale. Insomma, era
l’unico ad essersi sentito minimamente toccato dal fatto che per una volta i
giornali ci avevano visto giusto?
“Prego” si decise a rispondergli “Posso farti una domanda?”
chiese subito dopo, pentendosene quasi subito. Ale infatti aveva alzato lo
sguardo, sorpreso “E da quando hai bisogno di chiedermelo?” chiese a sua volta.
“Lo so, non si risponde ad una domanda con un'altra domanda!” aggiunse subito
dopo, prevedendo ciò che il suo ragazzo stava per dire.
Il diretto interessato rimase a bocca aperta, per poi
scoppiare in una fragorosa risata.
Mika che rideva era.. beh, stupendo. Adorabile. Ale avrebbe
pagato oro per immortalare ogni singola risata, ogni singolo movimento, a
partire dall’arricciarsi del naso, all’allungarsi del collo, ai ricci che
penzolavano distratti sulla sua testa mentre si muoveva.
“Volevo essere serio, ma proprio non riesco” disse, quando
si fu ripreso.
“Perché non sei per niente sconvolto?” domandò subito, a
bruciapelo. Ale ci mise due secondi a capire che stava riferendosi
all’intervista.
“Non ho nulla da nascondere. E lo stesso vale per te. A meno
che tu non abbia altri dieci fidanzati sparsi in giro per il mondo che non
sanno l’uno dell’altro…” Mika scoppiò a ridere di nuovo.
“Ma secondo te!” si difese, sempre ridendo.
“Solo che..” iniziò, questa volta serio “Ho passato tanti
anni della mia vita a nascondermi, a cercare di tenere separati pubblico e
privato, e rimango sempre sconvolto da
quanto si possa speculare su una persona” spiegò
“Speculare?” Ale aveva alzato un sopracciglio “I’m
impressed!” scherzò, piacevolmente colpito dalla parola nuova che il suo
ragazzo aveva imparato “Questo è perché ascolti sempre Rosy e mai me, vero?”
chiese, fingendosi offeso.
“Seriamente” disse poi Ale, ritornando serio. Stava pensando
veramente alle parole pronunciate dal suo giudice, e le trovava molto giuste
“Hai ragione, perché è quello che tutti quelli come noi fanno all’inizio, vero?
Si prendono un po’ di tempo per capire loro stessi, quello che sono e quello
che vogliono. Però per noi quel tempo è già passato” la sua riflessione non
faceva una piega.
Mika si ritrovò ad annuire “Quindi cosa facciamo?” chiese
ancora, timoroso. Ale sembrava quello che aveva preso la situazione con più
calma, tra i due.
“Beh il piano iniziale era di viverla con calma. Poi avevamo
pensato di renderlo pubblico a fine programma. Ora con l’intervista.. che
possibilità abbiamo?” Ale si stava rasserenando. Per un attimo aveva temuto che
Mika fosse spaventato dal rendere tutto pubblico, e che quindi di conseguenza
volesse lasciarlo. Ma aveva capito di non essere lui il problema.
“Possibilità? Infinite, amore. Dipende da cosa vogliamo
fare” Mika aveva una luce nuova negli occhi. Quella giornata gli stava facendo
bene.
“Io voglio fare di tutto” Ale era più che determinato “Io
voglio tutto, con te. You are my
fairytale, Mika. Non credere di riuscire a scappottartela così facilmente,
ora” lo minacciò, scherzoso.
“Voglio arrivare a fine programma, voglio uscirne a testa
alta, voglio portarti a conoscere mio padre, e a Roma, a passeggiare per le vie
del centro. Poi voglio venire con te a conoscere i tuoi genitori, la tua
famiglia. Uh, e ti voglio portare in una discoteca come si deve, non come
quelle da quattro soldi di Morgan! E poi.. voglio la vita, insieme a te. Non
chiedo troppo, vero?”
Mika sorrise, prendendo la sua mano ed intrecciandola con la
propria. “Chiedi il giusto. Anche io voglio tutte queste cose. Voglio
svegliarmi ogni mattina tra le tue braccia, e fare lunghe passeggiate nelle mie
montagne piemontesi, voglio vedere l’alba con te, nei tuoi occhi. Vivere ogni
giorno come se fosse l’ultimo.. e scusami, ma non credo che batterai mai la mia
discoteca preferita!” rise “A Ibiza!” aggiunse, guardando la faccia allibita
del suo ragazzo, e godendosela.
Si sporse per baciarlo, le loro bocche che si sfioravano e
l’ “Awww” collettivo di tutto il
locale pronto a partire, quando..
“Right about now it’s time for everybody to
stand up!
Stand up! And have fun
Cause we’ve just begun
I want the whole world to celebrate!”
La suoneria del cellulare di Alessio iniziò a suonare,
rompendo il loro momento magico.
Ale prese il telefono e corrugò le sopracciglia “Cosa mai
vorrà Cristina a quest’ora?” chiese, più a sé stesso che a Mika. Lui impallidì,
mentre sperava vivamente che la donna non lo imbarazzasse chiedendogli della
sorpresa.
“Pronto?” Ale, teso, rimase all’ascolto. Mika sentiva la
voce della donna parlare a raffica, concitata dall’altra parte del telefono, ma
non capiva una parola di quello che stava dicendo.
Ad un certo punto, il colorito di Ale si era fatto talmente
cinereo, che Mika si sentì in dovere di intervenire. Tolse delicatamente il
cellulare dalle mani del ragazzo, portandoselo all’orecchio. Voleva capire.
“Cri? Sono Mika” disse alla donna “Ah, meno male!” rispose
quella poi iniziò a spiegare, la voce rotta “Hanno chiamato dall’ospedale. Ci
sono state delle complicazioni, hanno detto.. e, insomma, ora il papà è in sala
operatoria, ma non so nulla.. mi dispiace per la vostra giornata speciale, ne
sono davvero dispiaciuta, però credo dovreste venire qui” la donna aveva il fiatone.
“Stiamo arrivando” promise Mika “Se so qualcosa vi richiamo”
promise Cristina, per poi chiudere la chiamata.
Mika guardò il cellulare, riorganizzando i pensieri così
confusi in quel momento. Quando alzò gli occhi, quello che vide lo distrusse un
po’ di più: Ale fissava il vuoto, come quella sera di quasi un mese fa, con le
lacrime che gli scendevano copiose lungo le guance, e lui che non faceva niente
per fermargliele.
Mika si costrinse a muoversi, prendendo il suo ragazzo ed
abbracciandolo. Lo cullò tra le braccia, e gli baciò dolcemente il collo.
Poi si alzo, trascinandoselo dietro, e rincorse Rosy per la
spiaggia, facendo il padre un po’ geloso e caricandola di peso in macchina.
Quando la ragazza vide l’amico ridotto così male le si strinse il cuore.
“Dai guido io” disse, facendo accomodare i due sui sedili
posteriori “IO supero i limiti di velocità, non tu!” accusò il ragazzo. Entrò
velocemente in auto e mise in moto. L’auto partì sgommando, e lei si concesse
un sorrisino soddisfatto, prima di concentrarsi per tornare a Milano nel più
breve tempo possibile.
Mika aveva abbracciato il suo ragazzo, che se non altro
aveva dato un piccolo segno di vita e si era stretto con più forza a lui. Non
sapeva come consolarlo, il signor Sergio gli era sempre sembrata una persona
forte, possibile che stesse di nuovo male?
“Cade la neve ed io
non capisco
Che sento davvero, mi
arrendo
ogni riferimento è
andato via”
Allora Mika iniziò a cantare. Sussurrò nell’orecchio del suo
ragazzo, del suo Ale, pregando che si riprendesse. Sussurrò Tiziano Ferro,
perché quella canzone era come una medicina per lui. E se funzionava per lui
quando era triste, allora magari funzionava anche per Ale.
“Spariti i marciapiedi
e le case e colline
sembrava bello ieri.
Ed io sepolto da
questo bianco,
mi specchio e non so
più che cosa sto guardando”
Ale aveva iniziato a piangere, stretto nel suo abbraccio.
Erano lacrime silenziose, Mika se ne accorse solo perché lo avevano bagnato
tutto. Ma a lui non importava. Era giusto che Alessio si sfogasse.
“Ho incontrato il tuo
sorriso dolce,
con questa neve bianca
adesso mi sconvolge.
La neve cade e cade
pure il mondo,
anche se non è freddo
adesso quello che sento.
Ricordati, ricordami
tutto questo coraggio non è neve
E non si scioglie mai
neanche se deve”
Ale iniziò piano a cantare, insieme a lui. Mika non potè che
essere sopraffatto dalla sua voce, dal suo odore, dal suo dolore. Ma anche
dalla sua forza, che non smetteva mai di sorprenderlo.
“Cose che spesso
si dicono improvvisando
Se mi innamorassi
davvero
Saresti solo tu
l’ultima notte al mondo
Io la passerei con
te..”
Mika si sporse a
baciare dolcemente il suo ragazzo, quasi a chiedergli perdono del suo
comportamento di quel giorno, a trasmettergli il suo calore, la sua vicinanza.
Poi..
“Il tuo sorriso dolce
è così trasparente che dopo non c’è niente
È così semplice, così
profondo
Che azzera tutto il
resto e fa finire il mondo
E mi ricorda che il
coraggio non è come questa neve”
… un sussurro “Siamo arrivati”
Angolo dell’autrice
Non so cosa dire, né perché mi sia uscito un capitolo del
genere, ma questa cosa del padre dovevo metterla già da un po’. Nel prossimo capitolo vedremo un Ale
parecchio incazzato.. si, lui si riprenderà. Ma Mika lo fermerà dal commettere
una cazzata? Vedremo J
Fatemi sapere che ne pensate.
Xoxo Bea
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Capitolo 19 *** #19 Fall With Me ***
#19 MIKA
Cap 19
Fall with me
Quali erano i pensieri di Alessio, mentre era seduto in
quella sala d’attesa bianca, asettica come le sue emozioni in quel momento? E
chi può dirlo.
Sicuramente c’era molta paura, mista a rabbia per quella
vita del cavolo che gli stava portando via suo padre proprio quando l’aveva
ritrovato.
Paura, perché temeva di non rivederlo.
Sotto sotto, però, tra la sfiducia e lo scoramento, c’era
una punta di speranza che lottava per uscire allo scoperto. Era una luce
flebile e lontana, ma c’era.
Ed usciva fuori ogni volta che incrociava gli occhi
dell’amore della sua vita, seduto accanto a lui, che lo consolava – o
sopportava, che dir si voglia- come poteva.
“L’amore è la magia più potente di tutte” era quello che
diceva Silente, e lui si fidava di quel vecchio stregone. Ci credeva davvero,
in quelle parole così calde e piene di
speranza, ma a volte – e questa era una delle tante- entrava in modalità Voldemort.
“L’amore non gli ha impedito di marcire in una tomba!” era
tutto quello che gli risuonava nella mente in momenti come quello. Sapeva
che sarebbe potuto risultare stupido, e
infantile, ma Harry Potter era stata la sua infanzia, e lui ci teneva, ne era
orgoglioso.
“Caffè?” una voce calda e rassicurante lo risvegliò dai suoi
tetri pensieri, un paio di belle mani, sottili e delicate, fecero apparire la
calda bevanda sotto i suoi occhi.
“Grazie” Ale alzò lo
sguardo su Mika, accettando il bicchiere di carta con un sorriso tirato.
Nonostante tutto, era contento che fosse lì con lui. Gli era grato per non averlo lasciato lì, in
balìa dei suoi ricordi più brutti, in quel posto cupo che gli faceva tornare alla mente tutti i
suoi incubi fattisi carne.
Era davvero l’amore della sua vita, però….
"Whe you try do your best
But you don't succeed
When you get what you want
But not what you need
When you feel so tired
But you can't sleep
Stuck in reverse"
Però… “E che palle, papà!”
Un po’ dello spirito combattivo che sempre aveva posseduto il ragazzo lo
infiammò improvvisamente, facendogli rizzare i peli sulle braccia ed alzare di
scatto la testa, mentre una nuova ondata di energia lo possedeva.
“Non lascerò che tu vada via così da me, non se lo posso
impedire” pensò ancora, mandando silenziosamente quel messaggio a suo padre
“Non azzardarti a morire, chiaro?” ringhiò ad alta voce, attirando l’attenzione
di Mika.
“Ale?” lo chiamò il riccio, improvvisamente attento ad ogni
singola reazione del ragazzo.
“Vengo subito” Alessio non diede segno d’averlo sentito,
Mika lo vide alzarsi come in trance e iniziare a correre dietro a qualsiasi
dottore gli capitasse a tiro, ponendo domande tecniche sempre più difficili e
complesse, e non accettando un “No” come risposta.
Mika lo guardò sbalordito, mentre sfoggiava tutte le
conoscenze che anni e anni di liceo scientifico gli avevano inculcato a forza
nella mente, vide la sua sicurezza ma anche lo stupore e la facilità con i quali
richiamava cose che credeva di aver dimenticato o per niente assimilato.
Quando lo vide quasi assalire l’ennesimo medico che ignaro
passava da quelle parti, Mika si alzò e – più veloce della luce- si
re-impossessò del suo ragazzo, facendolo accomodare quasi a forza su u na
sedia.
I due si guardarono, poi scoppiarono a ridere “You scared
the crap out of me… hai spaventato anche me! Sembravi una brutta copia del
Doctor House” disse Mika con le lacrime agli occhi per quanto aveva riso.
“Brutta copia? Ehi!” si lamentò Ale, rifilandogli un pugno
sul braccio.
Quando recuperarono un minimo di dignità, Ale parlò di
nuovo, questa volta più seriamente “In realtà, devo ringraziarti. Stavo letteralmente
perdendo la testa, prima che intervenissi tu. Il fatto era che mi sentivo così
impotente, così incapace di fare qualcosa che non fosse stare qui a deprimermi.
Poi ho capito che, magari, con le mie conoscenze potevo capirne di più, e per
questo ho iniziato ad assalire le persone. Beh, ora ho capito tre cose..”
continuò.
“Tre? Addirittura..” ridacchiò Mika, segno che lo stava
ascoltando “Uno: non mi ricordo una mazza delle superiori, lo ammetto. Due. Non
ho idea di cosa abbia papà. Tre: decisamente, non ho l’aplomb del medico”
Mika rise ancora più forte “Ma hai lo charme del cantante” osservò “Sbaglio o sei
più ottimista?”
“Colpa tua” ammise il ragazzo “Non riesco ad essere triste,
preoccupato o arrabbiato se ci sei tu. Riesco solo a pensare a quanto sono
stato fortunato ad averti incontrato, ad
averti fatto innamorare di me… se sei qui con me, tutto il resto non conta”
Emozionato, Mika scacciò le lacrime che premevano per uscire
in fondo alla gola, mentre con il pollice andò ad asciugare quelle cadute ad
Alessio. Fece per parlare, ma il ragazzo lo fermò con una mano.
Deglutì e si riprese “E anche ora, sei qui, non mi lasci. Cerchi
di proteggermi. Nessuno mi aveva mai amato così tanto in tutta la mai vita. Ti amo,
Michael Penniman. Ti amo” sussurrò delicatamente.
Una lacrima, solitaria, scivolò sulla guancia di Mika,
mentre si sporgeva per baciare
dolcemente il suo amore.
“Ti amo” gli sussurrò, e tanto bastava.
Le loro labbra si stavano per toccare, l’elettricità che
ritornava ogni qual volta si avvicinavano così tanto uno all’altro, le loro
mani che si cercavano e i respiri che si intrecciavano…
“Ehmm” una voce, imbarazzata, tossicchiò alle loro spalle.
I due si girarono di scatto, insieme, scocciati di essere
stati disturbati per l’ennesima volta, ma si calmarono quando videro
chi gli aveva interrotti.
Era una delle infermiere più carine che i due avessero mai
visto. Bassa e rotondetta, le guance rosse e gli occhi che brillavano di
comprensione e dispiacere. Erano il genere di persone che Ale aveva sempre
trovato negli ospedali, il prototipo della mamma dolce che lui non aveva avuto.
“Mi spiace interrompervi” iniziò, davvero dispiaciuta “Ma,
signor Alessio, suo padre ha concluso l’intervento con successo. Ora sta riposando, ma tra poco potrete vederlo”
la donna sorrise, e andò via.
Ale aveva lo sguardo fisso, incredulo per le parole che
aveva appena sentito. Mika fu in un attimo su di lui, avvolgendolo con forza
con le sue braccia, e mormorando felice contro
il suo collo.
“Ti amo” furono le prime parole che pronunciò Ale,
affondando il viso nella spalla del suo amore “Grazie”.
“Lights will guide you home
And ignite your bones
And I will try to fix you”
Angolo dell’autrice
Salve a tutti! Mi scuso per il ritardo, ma erano giorni che
provavo a scrivere e non mi veniva niente. Spero vi piaccia, anche se corto,
e.. preparatevi. Mi sono leggermente scocciata di scrivere cose così piene di
fluff, così il prossimo capitolo avrà un po’ di sano “Divertimento”…. Ehm… ok.
Grazie a chi recensisce, ragazze siete stupende!
Xoxo Bea
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Capitolo 20 *** #20 Big Times Need Big Opportunities ***
capitolo 20 mika
Cap 20
Big Times
Need Big Opportunities
“Mi spiace interrompervi” iniziò l’infermiera, davvero
dispiaciuta “Ma, signor Alessio, suo padre ha concluso l’intervento con
successo. Ora sta riposando, ma tra poco potrete vederlo” la donna sorrise, e
andò via.
Il sollievo che si era impossessato di Alessio non aveva
eguali. Suo padre aveva superato l’operazione. Ancora non sapeva cosa avesse,
ma potevano superare tutto, insieme. Ne era sicuro.
“Dai, andiamo non vedo l’ora di vederlo” iniziò a lamentarsi
il ragazzo, facendo gli occhi dolci “Daiiii” mise il broncio.
“Beh, innanzi tutto quello che dovresti dire è: Grazie Mika
per essere rimasto con me. E io ti risponderei: di niente, so di essere il
miglior fidanzato del mondo. Poi ti bacerei e insieme andremmo da tuo padre”
vagheggiò il ragazzo, prendendo le mani del suo fidanzato e tenendolo fermo
davanti a sé, per non farlo correre via.
Alessio lo fissò
spaesato e meravigliato per un attimo, poi roteando gli occhi esclamò
“Oh, te l’avrei detto comunque, e lo sai. Grazie” disse
sincero “Sei il miglior fidanzato del mondo” una scintilla passò nei suoi occhi
“E mi permetto di sottolineare fidanzato.
Il che significa che nessuno ti può portare via da me” sussurrò.
Si avvicinò lentamente, per baciarlo languido. Sentì subito
Mika rilassarsi sotto il suo tocco, rispondendo al bacio e distraendosi “Bene,
andiamo da papà” disse, staccandosi, un sorriso vittorioso dipinto in viso.
“Ehi, torna qui! Devo ancora avere la mia dose di coccole!”
Si incamminò e Mika lo rincorse, lamentandosi.
111, 110.. eccola 109. Alessio era stranamente agitato.
L’euforia di pochi minuti prima era scomparsa del tutto, e il ragazzo fissava
la porta in preda all’ansia. Lì dietro c’era suo padre, ma non sapeva cosa
aspettarsi: come l’avrebbe trovato? Sarebbe stato sveglio o ancora
addormentato?
Fermo lì, indeciso e insicuro, sentì una presenza al suo
fianco, e una mano morbida e decisamente maschile entrò nella sua visuale. La
mano di Mika bussò alla porta e, come per magia –pensate a quanto era rintronato
Ale per arrivare a pensare una cosa del genere- una voce dall’altra parte
esclamò “Avanti!”.
Alessio sorrise, perché Mika faceva sembrare tutto così
semplice, o era lui a farsi le pippe mentali?
Il cantante gli sorrise, e gli fece cenno di entrare “Dai,
che ti aspetta” lo incitò “E tu non vieni?” chiese il ragazzo con un filo di
voce, vergognandosene subito dopo: insomma, non era un bambino!
Mika scosse la testa “Devi farlo tu. Ma sono qui, se mi
vorrai” promise, facendo un passo indietro, ed adocchiando con fare desideroso
una sedia dall’aria davvero comoda poggiata contro il muro “Proprio qui” disse,
andandosi ad accomodare, e crollando addormentato quasi subito.
“Sicuro, e chi ti sveglia più?” scherzò il ragazzo, prima di
spingere la porta, quasi sovrappensiero.
Dentro, la stanza era come tutte le altre, con i muri verde
pallido e il soffitto bianco, ma Alessio si sentì subito a casa, perché lì,
sdraiato nel letto, c’era suo padre.
“Papà!” esclamò contento, correndo ad abbracciarlo.
“Ouff! Piccolo di papà tuo, fai attenzione!” gli disse
l’uomo, il sorriso che gli attraversava la faccia deformato dal dolore. Alessio
si tirò indietro, con molta più delicatezza stavolta, e lo osservò.
Aveva una grossa fasciatura a coprirgli l’addome, e un ago
nel braccio, ma per il resto sembrava tutto a posto.
“Ma cosa è successo, papà?”
ne approfittò per chiedere “Mi hanno dovuto operare d’urgenza. Avevo una
vena ostruita, ma altro non so. Rischiavo un.. com’ è che si chiama, infarto?
Si, un infarto.”
L’uomo lo disse come se non fosse niente di grave, ma ad
Alessio venne un colpo “COSA? E me lo dici così??” urlò quasi.
A quell’urlo la porta si spalancò e un Mika mezzo
addormentato fece la sua comparsa, piegandosi per passare sotto la porta, che
era più piccola di lui. Era davvero buffo.
Ma del resto anche Ale si era dovuto piegare.
“Cosa? Che è successo? Amore?” chiese tutto d’un fiato,
guardandosi intorno un po’ spaesato.
“Oh, Michael entra, entra ” lo salutò il padre “Salve,
signor Sergio” improvvisamente imbarazzato il ragazzo entrò e chiuse la porta
alle sue spalle.
“Papà, non provare a usarlo per cambiare discorso” lo
fulminò Ale con un occhiata di fuoco “Mio padre mi ha appena comunicato con la
più totale nonchalance che ha rischiato
un infarto, come se fosse una cosa da tutti i giorni e non un colpo gravissimo
che avrebbe potuto anche farlo morire. E a me
non hai pensato? Non hai pensato a come mi sentirei se tu morissi??” spiegò il ragazzo al fidanzato.
Mika li guardava come se fossero gli ultimi esemplari appartenenti
ad una specie rara “Oh, ho capito” assicurò, tornando a guardarli con lo stesso
interesse che avrebbe messo in un incontro di tennis.
Ovvero, un interesse totale.
“Figlio mio” sospirò il signor Sergio “Certo che mi
preoccupo. Tu sei la mia preoccupazione dalla mattina alla sera. E certo che mi preoccupo di morire: mica ho scritto il testamento per farmi due
risate. Solo che ti vedo ora davanti a me, e non vedo un ragazzo spaurito come
sei nei miei ricordi: vedo un uomo. Un uomo che ha colto le occasioni che la
vita gli offriva, si è sistemato e ha trovato qualcuno che lo ami più della sua
vita stessa” disse, sorridendo in direzione di Mika “ Un uomo forte che non ha
più bisogno di me per andare avanti per
la sua strada”
Ale scoppiò in lacrime e corse verso suo padre, incurante di
bende e bendaggi vari. “Sono così fiero di te” gli sussurrò l’uomo “Ma lo sai
che ho fatto installare Sky in camera solo per vederti?” disse orgoglioso, come
se stesse rivelando il più prezioso dei tesori.
“Ma papà, chissà quanto l’hai pagato” inorridì il ragazzo.
“Ehm..” poi una voce arrivò da dietro le sue spalle
“In realtà.. l’ho fatto installare io” confessò Mika “E ho
pagato io.. come se fosse un problema” Ale lo guardò con due occhi colmi
d’amore. I loro sguardi si incatenarono, esprimendosi tutto l’amore che
provavano uno nei confronti dell’altro.
“Oh, beh un bacetto ve lo concedo: ma che sia piccolo così!”
gli mise in guardia il padre. Mika rise e si sporse verso di lui, Ale fece lo
stesso, e si trovarono a metà strada.
Fu un semplice bacio a stampo, non andarono oltre davanti
agli occhi gelosi del signor Sergio, ma quel poco bastò. E fu tutto quello di
cui avevano bisogno in quel momento. Anche se lo sguardo di Mika che bruciava
in quello di Alessio quando si staccarono, diceva tutto il contrario.
“Michael.. tieni le mani a posto, giovanotto” lo ammonì il
padre guardando dove le mani del ragazzo si erano poggiate “Sissignore… posso
chiamarti papà?” scherzò Mika, un po’ impaurito, un po’ divertito dalla
situazione.
“Bene, ora dovrò trascinarti a forza fuori di qui” sogghignò
Mika, una volta che furono usciti dalla camera d’ospedale. “E perché mai?”
chiese Alessio, sbalordito da quell’improvviso cambio d’argomento che suonava
quasi come un ordine. Sbagliato: era
un ordine.
“Mmmm.. Mika” Alessio mugugnò contro la bocca dell’altro,
tentando di parlare, senza successo. Le labbra del cantante si muovevano con
decisione sulle sue, togliendogli il fiato e anche ogni possibilità di replica.
Vero, si stavano baciando in un modo parecchio estremo,
quasi divorandosi a vicenda. Ma era anche vero che avevano il merito di aver
resistito fino al parcheggio del loft.
Ale aveva guidato velocemente dall’ospedale fin lì, ma sulle
scale Mika l’aveva preso per le spalle e sbattuto al muro, iniziando a baciarlo
mentre un gemito di sorpresa prorompeva da chissà dove.
Quelle labbra… erano così soffici.. così familiari. Le
rivoleva sulle sue da quando si trovavano in ospedale, le voleva da SEMPRE. E
non ne avrebbe mai avuto abbastanza.
Ma non poteva farlo vincere così. Aveva sorriso, mentre
un’idea si faceva strada nella sua mente. Prese il cantante per i passanti dei
jeans, tirandolo verso di sé e togliendosi subito di mezzo.
Mika si scontrò contro il muro freddo e iniziò a rincorrere
Alessio.
Ridendo arrivarono fino all’appartamento.
“Sei tutto mio ora”
soffiò Mika proprio sulle sue labbra, mentre lo spingeva deciso verso la camera da letto. Ale si aggrappò alle
spalle di Mika, cercando di arrivare verso la camera camminando all’indietro senza smettere di baciarlo.
Ormai conoscevano quella “casa” a memoria e riuscirono a
muoversi senza rompere neanche uno dei preziosissimi vasi in vetro di Rosy.
Un po’ rimbalzando a casaccio sulle pareti, ridendo e
stringendosi, trovarono la porta ed entrarono.
Sulla soglia Mika si fermò a togliere la maglia di Ale,
mentre il ragazzo iniziava a sbottonargli la camicia, prendendo a succhiare un
punto ben preciso sul suo collo.
Mika si fermò, emettendo un mugolio di puro piacere, poi si
spostò buttando Ale sul letto senza troppe cerimonie.
Si tolse la camicia ed i pantaloni, rimanendo in boxer, ben
disposto a seguirlo….
“I want the
whole world to celebrate!”
La voce di Pharell proveniva dai pantaloni che Mika aveva
lanciato sul pavimento, ed era molto molto seccante.
Ale guardò il suo ragazzo, pregandolo con gli occhi di non
andare a rispondere, non poteva mettere il suo senso del dovere avanti a lui
tutte le volte. Mika sostenette lo sguardo, cercando un appiglio mentre la
canzone continuava a suonare, ma invano.
“Scusa amore” sussurrò, già pentito di quello che stava per
fare “Potrebbe essere importante” si giustificò, mentre cercava di capire in
quale tasca quel benedetto affare fosse andato a cacciarsi.
Quando lo trovò sorrise vittorioso, ma poi corrugò subito le
sopracciglia “Non riconosco il numero” borbottò a mezza voce, evitando lo
sguardo assassino del suo ragazzo e soprattutto i suoi pensieri, che di certo
dicevano “Come puoi interrompere quello-che –stavamo-facendo!” sicuramente più
indignati di lui.
“Pronto?”
L’interno del diner era esattamente come se lo aspettava,
caldo ed accogliente, con la tipica atmosfera dei bar di periferia, dove tutto
scorreva lento e la gente non si faceva mai i fatti propri.
Adam era seduto in uno dei tavoli che davano sulla strada e
guardava distratto fuori dalla finestra. Quando li aveva chiamati, ci era
mancato tanto così ed anche ad Ale sarebbe venuto un coccolone.
Adam! Adam Lambert quello stesso Adam Lambert che
prima si era divertito a sue spese e che poi l’aveva baciato. Quell’ Adam era
tornato in Italia con il suo tour, e aveva chiesto di loro.
Aveva saputo di suo padre, e così aveva chiamato.
Mika si era
trattenuto gentilmente dal mandarlo a farsi un giro, e considerando dove fossero e cosa
stessero facendo… sarebbe stato più che lecito!
Voleva chiedergli scusa per bene, così aveva proposto questa
specie di rendez- vous. E, per quanto
Mika fosse contrario, nessuno reggeva un Alessio eccitato…. Soprattutto per
Adam!!
Il cantante sembrava aver dimenticato le parole dure del suo
idolo nei suoi confronti, al momento infatti si stava esibendo in uno slalom
velocissimo tra i tavoli e le cameriere, il tutto volto a raggiungere quel tavolo, a quanto pare senza curarsi
della gravità. Dopo aver saputo, si era
vestito in due secondi, saltellando eccitato persino sui sedili dell’auto
mentre ripeteva come un mantra “Che bello, che bello” con gli occhi lucidi e
grandi dalla contentezza.
Mika l’aveva trovato estremamente irritante, in parte perché
sembrava un bambino di cinque anni, in parte perché era geloso –insomma lui era
il suo ragazzo! Di certo meritava più attenzioni di quell’ Adam- ma in fondo l’amava anche per quello, e ci passava sopra,
perché era anche bellissimo vederlo così.
“Ciao! Sono contento che siate venuti” li salutò l’uomo
“Prima di tutto: come sta tuo padre?” chiese subito, sporgendosi verso Alessio,
che gli si era seduto di fronte.
Il ragazzo vide quegli occhi così belli, con quelle iridi
così azzurre scrutarlo con apprensione.. e il cervello gli partì
definitivamente. Non poteva crederci, ma tentò di darsi un tono. Dopotutto, non
era neanche la prima volta che lo vedeva.
“L’intervento è andato bene.. si sta riprendendo. Spero.”
Si, decisamente si era dato un tono.
“Bene. Sono contento” si ripeté Adam, improvvisamente sembrò
molto timido, quasi .. insicuro.
“Sai, volevo anche scusarmi con te.. con voi” Si corresse, guardando
anche Mika “Diciamo che il mio comportamento non è stato dei migliori” ammise a
mezza voce “Dei migliori è un eufemismo per dire che sei stato uno stronzo e
basta” fu il commento acido del giudice.
Ale fece una faccia indignata ma Adam rise, piano e a bassa
voce, come se temesse di provocarlo ancor di più e contemporaneamente trovasse
il pensiero estremamente divertente.
“Vi chiedo scusa” disse “A volte ho problemi a relazionarmi
con le persone. Diciamo che era un po’ geloso, di voi due.” Spiegò, abbassando
il capo.
“Di noi?” Mika era sbalordito: tra tutte le ipotesi che
aveva fatto, questa era l’unica che non si sarebbe mai aspettato “Ma perché?
Insomma, tu hai una bella casa, una bella vita, un bel ragazzo..” elencò sulla
punta delle dita.
“Avevo un bel ragazzo” commentò funereo il cantante. La
bocca di Ale si spalancò in una “o” perfetta.
“Ah, e l’hai avvelenato tu o la polizia si è bevuta la
storia della mela?” chiese subito il giudice, pentendosene perché era stato
indelicato, ma senza dispiacersene davvero.
“Mika!” lo rimproverò Ale, poi si voltò a guardare il
cantante con uno sguardo misto tra “Scusalo, ha battuto la testa da piccolo” e
un “Vai avanti, a noi puoi dire tutto”. In realtà, era curiosissimo.
“Non c’è molto da dire. Mi ha lasciato lui perché non voleva
starmi dietro durante i tour e non riusciva a stare così tanto tempo senza
vedermi. Direi che la scelta di non vedermi affatto sia stata un po’ drastica”
cercò di riderci su, ma si vedeva che ci era rimasto male.
“Poi vengo qui e vedo voi due.. ammetto di essere stato
parecchio geloso: perché avevate qualcosa che io non avevo? Perché durante la
mia vita ho avuto solo a che fare con
gente che mi ha lasciato perché non ero abbastanza?” era davvero sconsolato.
“Scusa se ti ho baciato” continuò, anche se Ale lo aveva già
perdonato: solo non si era premurato di dirglielo!
“So che è stato imperdonabile, ma volevo solo vedere cosa si
provasse.. a baciare qualcuno che ti ama incondizionatamente” completò.
“Non è stato imperdonabile” iniziò Ale con un sorriso
“Grazie” sorrise Adam “Ma un po’ inopportuno” concluse “Ma ormai quel che è
fatto è fatto” intervenne Mika, in silenzio per tutto quel tempo.
Nel suo cuore si combattevano due sentimenti contrastanti:
il dispiacere e la rabbia. Dispiacere per Adam, la rabbia sempre per lui. E che
cavolo, quello era pur sempre il suo ragazzo!
“Per farmi perdonare, voglio invitarvi
alla festa che farò stasera: volete venire? Mi fareste un grande onore… e poi
potremmo cantare di nuovo insieme!” gli si illuminarono gli occhi.
Mika sospirò frustrato mentre una frase che sua madre gli
ripeteva spesso gli ritornava in mente.
Lui era sempre stato quello più tranquillo, la pazzia
ereditaria l'aveva sviluppata solo più tardi, e sua madre gli diceva sempre
"Se non puoi batterli, unisciti a loro" ogni qual volta i suoi
fratelli lo prendevano in giro.
si arrese all'evidenza e esclamò: “Si, ma questa volta canto
anche io insieme a voi”
vide gli occhi di Ale illuminarsi, e seppe di aver fatto la
cosa giusta.
"Cold as ice
and more bitter than a December winter night
that's how I treated you"
Era almeno la quarta volta che Adam si scusava, quella sera.
erano andati alla sua festa, perché "Noi siamo di parola."
O almeno, era quello che si diceva Mika.
Il cantante aveva insistito per cantare "Better than I
know myself" cosa che Mika aveva trovato molto, molto adatta alla situazione,
ovviamente non senza brontolare. solo un'occhiata di Ale l'aveva trattenuto dal
sparare un'altra battutaccia.
"I know it gets hard sometime
but I could never leave your side
No matter what I said"
Ale cantò rivolgendosi ai suoi due "uomini" e alla
sala gremita di gente. Chi mai poteva aspettarsi così tanto pubblico quella
sera? Ma Adam conosceva il mondo?
si trovavano su una piattaforma rialzata alla fine di una
sala luuunghissima. Avevano come accompagnamento solo il chitarrista di Adam,
Tommy.. che non era esattamente uno stinco di santo. negli anni, lui e Adam ci
avevano dato dentro parecchio, oh no, aspetta, lui è "etero".
Ale non era nessuno per giudicare, ma questa cosa non gli
andava giù. "Esprimi ciò che sei" era il suo motto, oltre a, ovviamente, " Fatti Mika nel
primo angolo disponibile"
Ma come potergli dare torto? Aveva un ragazzo stupendo.
"Cause if I wanted to go
I would have gone by now
but I better need you near me to
Keep my mind off the edge"
Il suddetto ragazzo iniziò a cantare. la sua pelle
bianchissima risplendeva sotto le luci della sala, colorandosi di rosso, blu e
verde. "Amo il blu" pensò, distratto "Addosso ad Ale, ancora di
più" ridacchiò mentalmente, al ricordo del suo ragazzo che gli rubava la
sua camicia preferita e la indossava per andare alla festa.
"Cause if I wanted to leave
I would have left by now
but you're the only one that knows me
Better than I know myself"
Cantarono in coro. Dal pubblico si levò un coro di
"Wooow" alla fine della canzone, e applausi. Tanti applausi. Un po'
troppi per le orecchie di Mika, il quale si girò verso il suo ragazzo e lo
spinse dietro una porta "E ora vediamo di togliere questa bella
camicia" sogghignò.
Angolo dell'autrice
Buon giorno!
Si lo so, sono in un ritardo stratosferico, ma a mia
discolpa dico che il nome al capitolo non si trovava! Mi ha fatto penare un bel
po', ma me ne compiaccio. Il lato positivo è che .. Adam non è più uno stronzo!
E nel prossimo ci divertiremo un bel po'.. ancora di più.
Insomma, qui li ho lasciati a metà, no? Poveri *_*
Xoxo Bea
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Capitolo 21 *** #21 Perfection ***
capitolo 21 mika
Cap 21
Perfection
Mika si girò verso il suo ragazzo e lo spinse furtivamente dietro una porta.
“E ora vediamo di togliere quella bella camicia” sogghignò.
Chiuse la porta e con una rapida giravolta ci sbattè contro il
suo ragazzo, che mugugnò un po’ per il dolore e poi
per la sorpresa quando un paio di labbra morbide si allacciarono alle
sue e una lingua esperta si fece strada nella sua bocca, accarezzando
accuratamente tutto ciò che trovava lungo il suo percorso,
labbra, denti e palato, ed ingaggiando un combattimento
all’ultimo respiro con la sua.
Si trovavano in una piccola stanza, chiaramente usata a mo’ di
ripostiglio e guardaroba. C’erano pile di abiti e scatoloni
sparsi un po’ ovunque, e proprio su uno di questi Ale
spinse Mika, stendendolo e facendolo così staccare dalle sue
labbra.
“Ehi!” protestò il cantante, ma un solo sguardo di
Ale, scuro e pieno di desiderio, lo mise a tacere. Con uno sguardo del
genere, pensò, poteva far di lui quel che più gli
aggradava.
Ale sorrise tranquillo e si mise cavalcioni al suo uomo, senza dare
segno di volersi muovere di lì. Mika mugugnò di
disappunto e cercò di ribaltare le posizioni, odiando ogni volta
che il suo ragazzo faceva così, come se non fosse un assatanato
pronto a saltargli addosso come invece lui avrebbe fatto al volo
in quelle situazioni così.. estreme.
I suoi pensieri furono fermati da un paio di mani calde che, leggere e
veloci, stavano sbottonando la sua camicia di seta, e da una bocca che
pressava dei baci fugaci ma ardenti sulla sua pelle.
“Hummm” mugugnò di nuovo, concedendosi un piccolo
sorriso. Prese il suo ragazzo per le spalle e lo girò
velocemente, facendolo finire con la schiena sullo scatolone e
riservando lo stesso trattamento alla camicia sexy che indossava in
quel momento. Tuttavia non si fermò, anzi, le sue mani andarono
più a fondo.
Scese velocemente sul petto di Ale, che si contorceva sotto di lui per
la tortura di sentirlo così vicino a dove lo volesse
ma non abbastanza.
Sbottonò i pantaloni, e Ale trattenne il respiro, curioso di
vedere fin dove si sarebbe spinto, e pieno di aspettativa per quel
“dove”.
Quando la mano si posò sulla sua erezione, Ale sussultò e
poi sorrise “Do you like it? Yeah, you like it” la voce di
Mika, un sussurro diretto verso il suo orecchio, lo fece tremare da
capo a piedi. Certo che gli piaceva… “Mmm, visto che hai
così tanto coraggio oggi, che ne dici se usiamo quella bella
bocce che ti ritrovi per fare qualcos’altro?” chiese,
diretto. Giusto per sentirlo tremare come lui aveva appena fatto.
“Tipo?” si ritrovò a chiedere subito Mika,
interessato. “Tipo: inginocchiati” Ale si tirò su di
scatto e poggiò le mani sulle sue spalle, buttandolo giù
in ginocchio.
“Left, right step up to the spotlight
Why you’re acting uptight?
Taking you to school (That’s right)
High, low don’t tell me you don’t know how ever let go
Taking you to school (That’s right)”
Dopo che i due ragazzi si erano involati, Adam era tornato sul palco, per dare un’ altra piccola esibizione privata.
Era ritornato l’Adam un po’ diva, quello pieno di pailettes
e tacchi a spillo, quello incredibilmente travolgente in tutte le sue
performances… quello sconsiderato, se vogliamo definirlo cosi.
Decisamente, era un bene che Mika cosi fosse occupato in quel momento,
si sapeva quanto non gli piacesse quella parte del carattere del
cantante.
“Tonight we burn it all
Get high, get tall
Yeah, we’re lighter than air
You’ve got the key to your release
So pop that lock until you’re lighter than air!”
Fortunatamente, i bassi potenti dell’impianto di casa
Lambert coprivano tutti i rumori di fondo. I baristi dovevano urlare
per capire le ordinazioni, i clienti dovevano urlare per pagare il
conto- e considerando quanto stessero effettivamente pagando, era
meglio così- ma anche Mika in fondo lo stava ringraziando.
Almeno non si sarebbero sentite le urla.
Anche perché, sogghignò al pensiero, mezzo piegato sul
suo ragazzo, aveva dato un’occhiata alla playlist.. ed erano
tutte canzoni dance. Tutte. Sarebbero potuti arrivare tranquillamente
al round 3.
Si staccò dalle sue parti basse, pulendosi distrattamente le
labbra, con un gesto che fece ardere dal desiderio Alessio, ancor di
più di quanto non stesse già facendo, tra l’altro.
Si sporse a baciarlo, affondando la lingua nella bocca di Ale, mentre
le sue mani correvano per tutto il corpo, facendo impazzire il ragazzo
sotto di lui. Siccome ci stava mettendo un po’ troppo per i gusti
di Ale, Mika venne letteralmente scaraventato sulla parete più
vicina e spogliato con metodo.
Per prima sparì la camicia, poi lentamente, i pantaloni andarono a farle compagnia in un angolo imprecisato.
Al che il giudice rise, apertamente, e si poggiò –anzi,
spalmò- sul suo ragazzo. Il cartone sotto di loro vibrava
completamente per colpa dei bassi. “Sembra una washing
machine” sussurrò, ridendo, e Ale ribatté
“Vuoi dire che sembra come quando l’abbiamo fatto sulla
lavatrice!” ridendo al solo ricordo.
Riprese il controllo, sempre sorridente, mettendosi cavalcioni su di
lui, e facendogli il solletico con un dito, strappandogli una risata.
Anche Mika rise, mentre lentamente, con la più totale
disinvoltura, il suo dito, freddo per colpa del lubrificante, si faceva
strada dentro Alessio.
Il ragazzo aprì gli occhi di scatto, tirandosi su ed
esclamando “Eh, cazzo, no” per poi borbottare con
più calma “Ma avvisarmi prima no?” mentre Mika ne
inseriva un secondo, poi per buona misura, anche un terzo.
“Si, la fiera del paese tutta dentro di me!” lo prese
ancora in giro Ale, mentre si sentiva letteralmente aprire in
due, e neanche con così tanta grazia.
Quando poi all’improvviso, le dita sparirono e furono sostituite
da qualcosa di più duro e compatto, strabuzzò gli occhi,
ed aspettò che Mika si sistemasse. Il cantante aveva infilato il
preservativo così velocemente che il cervello di Ale
non aveva neanche avuto il tempo di registrarlo. Piano piano, il
cantante fu tutto dentro, ed azzardò una piccola spinta.
Gemendo chiaramente, anche Ale iniziò a venirgli incontro.
“If you wanna beat it
You’ve got to dream
If you got the key, then baby pop that lock
If you wanna free it
You’ve got to scream
If you got the key then baby, pop that lock!
Banshee Boys and Dancey Girls get down, down, down…”
Adam si stava divertendo. Davvero, ci provava. Era felice della serata,
era felice di aver fatto pace con quei due scalmanati, come li chiamava
sempre nella sua testa. Sapeva che a volte non si capivano alcune sue
scelte, e sapeva di non essere una persona facile. Però ci
provava con tutto sè stesso, e non se la prendeva quando
qualcuno non voleva farlo con lui.
“Darmi una chance” già, molte volte la gente non lo
faceva, troppo spaventata dall’eccesso di cui era circondato, ma
non capiva che, in fondo, anche lui era come gli altri. Solo, forse.
Impaurito, fin troppo.
“Get down, get down, get down..
Banshee Boys and Dancey Girls.. You better pop that lock!
If you wanna beat it
You’ve got to dream
If you got the key, then baby, pop that lock
If you wanna free it
You’ve got to scream
If you got the key, baby pop that lock
Get down!”
Aveva dentro di sé quelle due facce della stessa medaglia,
doveva solo decidere quale lato valeva la pena di mostrare al mondo.
Chi doveva essere? Cosa voleva davvero che persone di cui non gli era
mai importato niente vedessero ? Il freak con una quantità
industriale di eyeliner e glitter sugli occhi, o il ragazzo di
provincia a cui piace solamente cantare? La voce melodiosa e
angelicamente alta, o quella bassa e quasi invisibile? No, lui non era
nato per essere invisibile. Lui era nato speciale. Una stella su un
milione. Lui poteva essere tutti e due gli Adam.
E arrivando a quella conclusione, urlò con tutto il fiato che aveva in gola il verso finale della sua canzone
“Get dowwwwwwwwwwwwwwwwwwwwnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnnn”
Mika e Ale, nel frattempo, erano alle battute finali. Ormai erano stesi
del tutto sul cartone, noncuranti delle vibrazioni, che anzi erano
piacevoli.
Mika aveva perso la presa su Ale, spalmandosi del tutto sul ragazzo e
continuando ad affondare dentro di lui. Le spinte veloci, scomposte,
sporche. Erano entrambi vicini, molto vicini, tanto che c’era
pura elettricità tra di loro.
Con un urlo, Ale venne sui loro stomaci. Le contrazioni dei suoi
muscoli intorno all’erezione di Mika fecero effetto anche
sul giudice, che gridando, si lasciò andare, venendo
dentro di lui.
Si accoccolò, facendo le fusa, sul petto caldo, appiccicoso e accogliente del suo ragazzo.
“Si, certo ora fai il gatto” lo prese in giro lui,
facendogli il verso “Micio, micio, micio” rise piano,
abbracciandolo ed accarezzandogli i capelli con dolcezza.
L’ennesima canzone rock partì in quel momento,
e il cartone riprese a tremare. “Quel ragazzo sarà la mia
rovina” pensò distrattamente Ale, inveendo contro Adam.
“Break out all the mechanical
Step right up to the freaky and tangible
Hands uncuffed, take the leash on this animal
If it’s getting hyphy, hit me with a night stick
Slip right into your stripper shoes
Roll the dice, I got snake eyes and déjà vu
Popping off, fire melted with bally-hoo
Tune in (tune in)
Turn on (turn on)
Drop out”
Con molte moine, Ale era riuscito a convincere Mika ad uscire dallo
sgabuzzino nel quale si erano ritagliati quel momento di
intimità.
Ma appena usciti, l’assordante macello, e l’odore di sudore
di quelle centinaia di persone ammassate nell’appartamento lo
stava quasi per convincere a tornare di corsa in quello stanzino.
Mika invece, non sembrava dello stesso avviso, perché
trascinò il suo ragazzo verso un angolo della sala.
All’inizio, Ale pensò che volesse ballare oppure prendere
da bere, ma Mika si fermò invece davanti ad una signora che lo
aveva chiamato disperatamente da lontano.
Ale sussultò, riconoscendola: era Isabella, la loro vocal coach.
La signora diede un’occhiata alle loro mani intrecciate, e poi
sospirò “Oh, ma allora è vero!” prima
di farsi scappare una risatina isterica.
“È vero cosa?” chiese subito Mika, lasciando
però andare la mano di Ale, aggiustandosi la giacca. Ale
capì che fosse teso proprio da quel gesto, e rimase in
silenzio, ad ascoltare.
Isabella mosse velocemente la mano nella borsa, mentre estraeva due
copie di riviste di gossip. La prima pagina di entrambe riportava una
foto di Mika e Ale. La prima, Ale la riconobbe: erano loro due,
in spiaggia, seduti ai tavolini del bar. Altro che signore commosse, si
ritrovò a pensare, arrabbiato. Ma no, la foto era stata scattata
da lontano.. se ne accorse e si calmò.
La seconda.. non la sapeva collocare nel tempo, ma ci pensò Mika
per lui “ Era stamattina, stavamo al bar con Adam!”
borbottò arrabbiato, come se stesse pensando di rifilare la
colpa al cantante.
“E questa è di quando eravamo in spiaggia!”
ribatté Ale con un sospiro, voltandosi. Non sapeva cosa
aspettarsi quando incrociò il suo sguardo, ma ciò che vi
lesse dentro lo calmò.
“Going down the rabbit hole
Get away from all we know
Come on, follow
Come on and follow me
Going down the rabbit hole
Even hoes and gigolos
Come on, follow
Come on and follow me
Quick slow high or low
You’re never gonna know for sure
See in stereo
Down the rabbit hole!”
“Ma mai si sta zitto quello!” si lamentò Mika,
coprendosi le orecchie, disperato. Non riusciva a concentrarsi con quel
rumore, e lo sguardo indagatore di Isabella certo non aiutava.
Ale stava fissando ancora le foto, incapace di credere che in un solo
paio di giorni si fosse creato tutto quello scompiglio. Prima
l’intervista ad Alessandro, poi questo.. si rivolse a Isabella,
non sapendo bene cosa dirle. Doveva scusarsi? E per cosa poi?
“Isabella.. sei arrabbiata con noi?” chiese con una vocina
piccola, piccola, insolita per lui. Persino Mika smise di girare in
tondo, frustrato, e si girò ad osservarli.
La donna lo guardò, poi scosse impercettibilmente la testa, senza però perdere il suo cipiglio.
“Non sono arrabbiata con voi perché state insieme. Anzi,
da questo punto di vista, sono felice. Ma proprio ora che
c’è la gara?” chiese, esasperata. Mika si fece
avanti, con n’espressione contrita dipinta in viso.
“Lo so, lo sappiamo. Non ci picchiare” aggiunse, subito.
Isabella rise, e la situazione si distese. “Ora capisco tutto..
le prove, il duetto. Mi è tutto molto più chiaro”
scherzò. I due sorrisero, sollevati.
“Rimane solo da capire come affrontare la situazione… e
oh, Ale, Adam ti cerca!” si illuminò la donna, facendo un
cenno di saluto al cantante. Questo arrivò, e si
portò via Ale in una scia di brillantini. Scambiandosi un
occhiolino con la donna.
“Che cosa fai? Perché ti ha fatto l’occhiolino?
È gay” disse Mika, confuso, rivolgendosi a Isabella.
“Dovevo solo allontanarlo.. tu lo sai, vero? Che ci sono delle
complicazioni in questa storia” gli spiegò “E sono
così brutte che lui non può sentirle?” chiese a sua
volta Mika, incredulo e un po’ indignato per la poca fiducia
riposta nel suo uomo.
“Si. Se lui dovesse uscire..” senza mezzi termini, Isa
affrontò l’argomento. Mika sospirò “Ne
abbiamo parlato. Lo sa, ne è cosciente. Isa, il Mika giudice sa
benissimo cosa deve fare quando è in diretta e so che se lui
dovesse andare al ballottaggio io ne morirei, ma succederebbe con tutti
i miei concorrenti. Se dovesse uscire, allora si che sarei distrutto,
ma andrei avanti. Dai mancano due settimane, la gente sa che è
bravo”
Alla fine del suo monologo, Mika tirò un sospiro, e poi si accorse che il suo ragazzo stava tornando di corsa da lui.
“Voglio ballare questa canzone, vieni?” gli chiese, con gli
occhioni da cucciolo “Ma ci mancherebbe” ridacchiò
il cantante, già dimentico di tutta la conversazione precedente.
Sei il suo ragazzo era lì, andava tutto bene. Stavano bene.
E sulle note di Aftermath, dolcemente si presero per mano, abbracciandosi e ballando. La vita era perfetta, se c'era lui.
Per quella notte, al gara poteva aspettare.
Angolo dell’autrice:
ODDIO è stato un parto! Vi prego, non picchiatemi, ho davvero
avuto un periodaccio nel quale non riuscivo a mettere due parole in
fila.. ma ora sono qui! Vi avviso che nel prossimo capitolo ci
sarà la prima parte della semifinale, quindi torneremo al nostro
ritmo! Avete delle canzoni in particolare che vorreste vedere nella
storia?? Fatemelo sapere! Grazie ancora
Xoxo Bea
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Capitolo 22 *** #22 Instructions ***
mika cap 22
Cap 22
Instructions
Era arrivato: il giorno della semifinale si era avvicinato
sempre più e oramai erano alle battute finali. Le prove generali di quella
mattina erano andate molto bene, anche se Ale non era del tutto sicuro della
scelta che Mika aveva fatto per lui: insomma avrebbe cantato “Being Alive” da
Company, e non era sicuro che una
canzone da un musical fosse adatta alla serata.
A Rosy invece aveva
assegnato “Daylight” dei Maroon5. Ditegli se era giustizia quella!
Fortunatamente, la seconda canzone l’avrebbe scelta lui, e
aveva già in mente un buon titolo…
“Allora ragazzi,
ripassiamo le regole” i pensieri di Ale
vennero interrotti da Isabella, entrata a passo di marcia in sala prove, con un
papiro fitto fitto di parole e numeretti
in mano.
Ale sospirò e si appoggiò al pianoforte. Mika stava
osservando annoiato la donna, seduto allo sgabello, e si allungò a prendere la
mano del ragazzo, stringendola tra le sue.
“Regola n.1 :Non parlatevi per più di due minuti e non state
nella stessa stanza!” li ammonì.
Eh si, Isabella si era messa in testa di controllarli a
dovere, per evitare che le voci girassero ancora di più, e quella delle regole
di comportamento era solo l’ultima di una lunga lista di trovate geniali – e
totalmente inopportune, a sentire Mika- che aveva messo in atto negli ultimi giorni:
spuntava agli orari più stravaganti per controllare che non stessero facendo “porcherie”(testuali
parole), non li lasciava mai soli alle prove, vantandosi con tutti di quanto fossero precisi e puntuali,
e di come Mika fosse bravo a mantenere un distacco “professionale”.
“Regola n.2 : niente commenti su quanto sia bello il
completo di Ale, su quanto ti sia divertito a sceglierglielo e su come l’hai
voluto uguale al tuo. O in pendant, o tutte e due. Chiaro?” Mika aveva provato
a ribattere, ma chiuse la bocca, scoraggiato, osservando contrariato la donna
muoversi per la stanza.
“Regola n. 3 : niente baci volanti, niente messaggi in
codice, subliminali o come si dice ora, intesi? Niente doppi sensi, battutine
sceme, frecciatine.. Ale parlo anche con te!”
“Signorsì, signora!” ribattè subito il ragazzo, mettendosi
sull’attenti. Effettivamente, era successo anche quello no? Ovvio che per un
po’ dovessero fare più attenzione del solito, ma non erano scemi. C’erano arrivati.
“Regola n. 4 : fate attenzione alle telecamere,
miseriaccia!” Esplose la donna “Sono ovunque e possono riprendervi in qualunque momento.. ergo, Voi due. Dovete.
Stare. Staccati.” Chiarì, a beneficio di chi non ci fosse ancora arrivato “Come
se avesse la peste? Comprende??” Aggiunse,
in un ultimo affondo.
“Cristallino” borbottò Ale, già immaginando a dei modi per
sfuggire a quella tortura: poteva darsi per disperso, o fingersi pazzo e rapire Mika..
“La che??” chiese
invece il suddetto cantante, strabuzzando gli occhi in direzione della vocal
coach. Ale colse la palla al balzo, le sue macchinazioni rimandate a data da
destinarsi.
“Niente, amore. Poi ti spiego, ora andiamo” lo spinse fuori
dalla porta, pressando gentilmente il
retro della sua schiena.
“Oh, mamma. Usate le precauzioni, almeno” furono le ultime,
scioccanti parole che sentirono da Isabella, prima che la porta si chiudesse
alle loro spalle.
Ale e Mika si guardarono un attimo, incerti se riderne o
tornare dentro a picchiarla. Fortunatamente, nessuno dei due fece niente,
perché lo stomaco di Mika borbottò, ricordandogli che non vi metteva qualcosa
di solido dalla colazione della mattina, e che ormai erano le sei di sera. Tra
un paio di ore ci sarebbe stata la diretta, ma c’era ancora tempo per
rilassarsi.
“Andiamo a mangiare” Il cantante incontrò lo sguardo
divertito del compagno, che lo prese per mano e lo condusse su per le scale,
totalmente dimentico di Isabella, dei giornali, di quelle stupide regole e
della competizione in corso: c’era Mika, e tanto bastava. Anzi – sogghignò al pensiero-
c’era Mika da sfamare.
E quello era davvero uno dei momenti migliori della
giornata, per tutti e due. Per Alessio, perché adorava servire di tutto punto
il suo ragazzo a tavola e per Mika, perché adorava essere coccolato dai piatti e
dalle ricette sempre nuove del suo amore, che diventava però “una persona
orribile” quando, dopo cena, gli porgeva con un amabile sorriso i guanti ed il
sapone per i piatti.
Così i ruoli si scambiavano, e mentre Mika si lamentava
dell’acqua troppo calda, o del sapone sulle sue preziose camicie, o dei guanti
scivolosi (Era proprio pigro, cosa volete farci?) Ale si sedeva, ed osservava
il suo uomo darsi da fare. E ok, a volte anche il suo fondoschiena. Ma solo a
volte. Ok.. forse, sempre.
Quella sera però, dopo un piatto di pasta con i funghi
consumato in fretta, corsero direttamente in studio, perciò la cerimonia
ufficiale del “Lava e Lamenta” fu
rimandata a quella notte, o alla mattina dopo addirittura.
Alessio si infilò il suo vestito da sera, blu scuro per
l’occasione, e andò a provare le sue due canzoni.
Rosy invece era già pronta
e, con Isabella, catturò Mika che stava per seguire il ragazzo nel
backstage “Dove credi di andare? E le mie regole le hai già scordate?” lo
rimbeccò la donna “Stai buono qui e saluta il tuo pubblico!” lo costrinse,
facendolo sedere sulla sua sedia di giudice. Al suo arrivo un boato partì dal
pubblico.
Mika sorrise, e iniziò
a salutare, ma cercava qualcuno. O almeno, questa fu l’impressione che
diede, perché in realtà l’ unica cosa che aspettava era un buona scappatoia!
Ad un certo punto fu visto alzarsi di scatto, ed indicare
qualcuno ad Isabella “Ehi, ma non è Jovanotti quello?”.
Sia Rosy che la vocal coach si girarono di scatto, gli occhi
che brillavano e cercavano la figura del rapper.
“Mika ma dove…?” Isabella si voltò per chiedere dove
l’avesse visto, dato che lei non riusciva, e rimase di sasso quando vide che
era il giudice, ad essere sparito!
“Regola n.1 Non parlatevi per più di due minuti e non state nella stessa stanza!”
“Alessio?” Mika cercò il suo ragazzo nel backstage,
trattenendosi dal chiamarlo amore, ma solo perché molte di quelle persone non
erano a conoscenza della loro storia.. tutte in effetti.
“Mika, se cerchi il tuo allievo è nel primo camerino a
destra” Alessandro gli passò davanti, indicando il camerino senza neanche
fermarsi a salutare. Mika non potè fare a meno di sorridergli grato: quel
ragazzo era un mito, aveva capito tutto eppure era stato zitto e riservato. Un
giorno di questi lo avrebbe ringraziato in un modo appropriato al favore
colossale che gli stava facendo.
Raggiunse il camerino e vi
si infilò con discrezione, solo per trovare il suo ragazzo immerso nella
più nera disperazione.
Alessio, infatti, stava percorrendo a grandi falcate tutto
lo spazio disponibile, facendo avanti e dietro, scuro in volto. “Amore” lo
chiamò Mika, e lui fece un salto per lo spavento “Non so cosa tu stia facendo,
ma il c’è un solco nel pavimento!” scherzò, ridendo della sua espressione.
“Ridi, ridi.. intanto io mi preoccupo anche per te.. come ti
è venuto in mente di assegnarmi “Being Alive”??? Io non la so cantare, farò una
figuraccia!”
“Ma se alle prove sei stato magnifico!” ribattè subito il
giudice, sconcertato. “Ma è la semifinale Mika!! Io non devo essere magnifico,
devo essere impeccabile! Devono divertirsi, non devono avere nulla da ridire..”
“IO avrò qualcosa da ridire.. se non ti calmi e mi ascolti”
Mormorò Mika, prendendo il viso del ragazzo tra i palmi delle sue mani, e
guardandolo fisso negli occhi, mortalmente serio “Tu sei uno dei cantanti
migliori che io abbia mai conosciuto, tu sei una delle persone che amo di più
al mondo, tu sei la mia persona. Perciò so
che stasera non sarai solo impeccabile, sarai addirittura eccezionale, e
non ho nessun riguardo a dirti che la versione originale di quella canzone, che
tu tanto veneri, non vale niente. O perlomeno, non stasera.” Risero
entrambi “Perché stasera esisti solo tu”
sussurrò, perdendosi in quegli occhi grigi come il mare in tempesta, un mare
che non prometteva paura e pericoli, ma solo un amore devastante e senza fine.
Si baciarono con dolcezza, lentamente, prendendosi tutto il tempo del mondo, perché potevano. E
quando iniziò il countdown, solo allora, si staccarono.
Uscirono dal camerino, sempre con molta discrezione, e si
avviarono per il corridoio.
“MIKA!!” Urlarono due voci femminili, molto arrabbiate.
“Oh, cazzo” sussurrò Mika, vedendo Isabella e Rosy correre
infuriate nella loro direzione.
“Porca miseria, amore, ma che hai fatto?” chiese Ale,
mettendosi a correre nella direzione opposta.
“Giuro che non è colpa mia, zitto e corri, Ale!” fu la risposta impaurita.
“Regola n.2 : niente commenti su quanto sia bello il
completo di Ale, su quanto ti sia divertito a sceglierglielo e su come l’hai
voluto uguale al tuo. O in pendant, o tutte e due. Chiaro?”
“Mika, è il turno dei tuoi due ragazzi!” Alessandro stava
presentando la squadra, e non potevo essere più nervoso. Avrebbe cantato per
prima Rosy, con il suo meraviglioso pezzo dei Maroon5, e poi sarebbe stato il mio turno. “Mika,
ricordiamo al pubblico che tu sei l’unico giudice ad avere ancora due artisti
in squadra”
“Certo, Alessandro! Buonasera, stupendo pubblico a casa!
Sono felice di presentare i miei ragazzi. Per prima si esibirà Rosy, con
Daylight dei Maroon5, e dopo avremo
Alessio con Being Alive, la canzone che valse un Tony a uno dei miei musical
preferiti di sempre: Company! Enjoy”
Il suo microfono venne chiuso, e Mika sbuffò, tornando a
concentrarsi subito dopo. Isabella gli era stata alle costole, e lui non ne
poteva già più. Si era trattenuto sul fare commenti sul look dei due ragazzi,
ma tanto, pensava lo vedrà da sé il pubblico cosa sono riuscito a combinare.
Le luci si abbassarono e Rosy salì sul palco.
“Here I am waiting, I'll have to leave soon,
why am I holding on
We knew
this day would come, we knew it all along
How did
it come so fast?
This is
our last night, but its late and I'm trying not to sleep
Cause I
know, when I wake
I will have to slip away”
Il pubblico trattenne il fiato mentre la mia ragazza
coraggiosa si faceva strada tra tutti I ciaccioli che avevo sparso per la
scenografia. Erano tende bianche piene di brillantini, che riflettevano i vari
raggi di luce.
“And when the daylight comes I'll have to go
But,
tonight I'm gonna hold you so close
Cause in
the daylight, we'll be on our own
But,
tonight I need to hold you so close
Oh whoa,
oh whoa, oh whoa”
Le luci virarono lentamente dai colori freddi della notte,
come il nero, il viola e il blu, ad altri decisamente più tenui. Da blu scure
che erano, diventarono rosse, rosate e poi finalmente sul giallo, facendo
esplodere il palco in un tripudio di
colore senza precedenti. Non avevo neanche bisogno di guardare i miei colleghi
per sapere che erano a bocca aperta, mi bastava semplicemente sentirli
trattenere il respiro.
“I never want it to stop,
because I don't want to start all over, start
all over
I was
afraid of the dark, but now it’s all that I want,
all that
I want, all that I want”
Quando arrivò al bridge, trattenni anche io il respiro,
perché era questo il punto che le aveva causato problemi durante le prove. Ma
appena la sentii cantarlo a pieni polmoni, sorridente nonostante dovesse interpretarlo in maniera sofferente –
cazzo, l’interpretazione, altro punto dove Isabella si sarebbe lagnata –
sorrisi anche io, perché ce l’aveva fatta, lo aveva sconfitto questo bridge del
cavolo! Yeah!
“And when the daylight comes I'll have to go
But,
tonight I'm gonna hold you so close
Cause in
the daylight, we'll be on our own
But,
tonight I need to hold you so close
Oh whoa,
oh whoa, oh whoa”
Tutti applaudirono, e questo fu forse il momento migliore
della serata. Ma mancava ancora Ale, e sorrisi sotto i baffi che non portavo
pensando all’esibizione che aveva preparato.
“Rosy è stata eccezionale, pensate che fino a ieri il punto
più alto del bridge, quello “All that I
want…” non riusciva a raggiungerlo, ma oggi è riuscita a mettersi in gioco
e a fatto bene. Brava Rosy !!!” spiegai, arrossendo in più punti e cantando
senza remore quel pezzetto di canzone per spiegare al pubblico e ai miei
colleghi le difficoltà che c’erano state, ma che poi erano state ampiamente
superate.
“Ora è il turno del tuo altro ragazzo, Alessio. Mika?” chiese di nuovo Alessandro.
Avevano deciso dalla produzione di farli cantare uno dopo l’altro, e mi andava
più che bene, almeno così nelle pause Morgan non avrebbe rovesciato la sua preziosa scorta di Red Bull sui miei preziosi appunti, come aveva fatto più
volte, con le mie urla che arrivavano fino al backstage. Non che mi servissero,
ma era sempre buono avere dei riferimenti per ricordare tutte le performance
dei miei ragazzi.
“Come ho anticipato, ho deciso di far cantare un brano
insolito ad Alessio, una performance dal musical Company. Ma perché questo? Perché Alessio è un
cantante molto bravo, e ho voluto
rischiare. Infatti si è arrabbiato, all’inizio, ma poi ha iniziato a lavorarci
su e a vedere che poteva farla, e si è tranquillizzato” Sorrisi ai miei
colleghi “Questo è Alessio con Being Alive”
“Someone to hold you too close,
Someone
to hurt you too deep”
Feci la mia comparsa teatrale sul palco mentre contavo
mentalmente le battute. Questo era un pezzo molto difficile, e sebbene una
volta preso il ritmo fosse facile da seguire, l’inizio era la parte più problematica
e se perdevi una battuta eri finito.
“ Someone to sit in your chair,
To
ruin your sleep.”
Uno.. due..
ecco l’accordo.
“Someone to crowd you with love,
Someone
to force you to care,
Someone
to make you come through,
Who'll
always be there,
As
frightened as you
Of being
alive,
Being
alive,
Being
alive,
Being
alive.”
Ma minchia se non era bello. Forse il mio pezzo preferito,
tra la mia vasta collezione di classici di Broadway che adoravo letteralmente e
a cui avevo dedicato vari altarini e tutta la mia infanzia.
“Somebody, hold me too close,
Somebody, hurt me too deep,
Somebody, sit in my chair
And ruin
my sleep
And make
me aware
Of being
alive”
Era.. devastante. La
mia voce da sola non sarebbe bastata per eseguirlo, me n’ero accorto già da tempo. Ci volevano tutta
la tua anima e il tuo cuore, meglio se in precedenza devastati da catastrofi
come quelle citate. Dopotutto, le canzoni di Broadway sono così, tremendamente
crudeli ma anche romantiche, capaci di mettere a nudo tutte le tue emozioni, di
sublimarle e portarle fino al loro limite estremo, oltre il quale il tuo cuore
non reggerebbe.
“Make me alive,
Make me
confused,
Mock me
with praise,
Let me
be used,
Vary my
days.
But
alone is alone, not alive.”
E invece è proprio lì che un artista deve spingersi, per
dare tutto sè stesso. Superare i propri confini, superare sé stessi e non
credere nei propri limiti, sapere che
dopo di quelli c’è di più, che si può sempre salire più su, che si può tenere
una nota più a lungo, con più forza, con più cuore.
“Make me alive,
Make me
confused,
Mock me
with praise,
Let me
be used,
Vary my
days.
But
alone is alone, not alive. ”
Ecco il vero segreto dell’essere un artista. E mentre la mia
esibizione finisce e la mia voce svetta oltre i suoni umanamente possibili,
realizzo due cose: non mi sono mosso per niente sul palco, dicendo addio a
tutte le mie movenze pre-calcolate, e come se
non bastasse le mie guance sono umide di lacrime che non mi sono accorto
di star versando.
Anche volendo, non riuscirei a fermarle, perciò sto fermo e
sorrido, senza vedere davvero ciò che sta accadendo intorno a me, ma sentendo
solo gli applausi e i fischi di approvazione,
e le bastarde che continuano a sgorgare fuori dal mio controllo. A volte
è così bello essere umano.
Il mio momento di stasi fu scosso quando mi accorsi di ciò
che Morgan stava dicendo a Mika in un tono confidenziale e scherzoso che mi
fece girare qualcosa hai piani bassi.
“..Bello comunque il modo in cui scegliete i vestiti, tu e
Alessio. Stesso stilista?” Lo stava provocando il giudice.
“Mmm tecnicamente sono informazioni riservate, ma si. Stesso
stilista. Qualche problema?? Non vedi come è bello che in una squadra si
scelgano gli stessi colori, gli stessi stili? Il completo di Ale poi, è fatto
di cotone, puro cotone egiziano..”
“Davvero, davvero comodo. E facile da lavare” lo interruppi
immediatamente, fulminando Morgan con uno sguardo di fuoco, rendendomi conto
che lui doveva essere in qualche modo a conoscenza delle regole. Mika, io e te
facciamo i conti dopo, pensai tranquillo, mentre Alessandro rideva alla mia
presa di posizione, il mio ragazzo cercava i miei occhi per scusarsi e io mi
facevo un po’ di pubblicità gratuita con il televoto.
“Regola n. 3 : niente baci volanti, niente messaggi in
codice, subliminali o come si dice ora, intesi? Niente doppi sensi, battutine
sceme e frecciatine”
“Sono arrivati i risultati del televoto.. ora sapremo quali
degli artisti in gara andranno al ballottaggio, chi si salverà e chi dovrà
purtroppo lasciarci” Alessandro teneva in mano la busta rossa che avrebbe
decretato il nostro fato per quella sera. Un ultimo piccolo passo prima della
finale, quasi la vedevo.
Ma mentre Alessandro chiamava i nomi di tutti tranne il mio
e quello di Rosy, un macigno si era posato sul mio stomaco, e mi stava
affondando con molta classe, of course.
Mika stringeva violentemente le mie spalle e quelle di Rosy.
Sapevo che era preda dei rimorsi e dei sensi di colpa, magari pensava di non
essersi impegnato abbastanza con noi. “Mika, sunshine, cosa c’è?” chiesi,
voltandomi e stringendomi a lui, per puro istinto. Lui non rispose, la bocca
piegata in una smorfia, a metà tra il dolore e la preoccupazione. Quando anche
l’ultimo gruppo di Elio venne salvato dal pubblico, seppi che non c’erano più
speranze. Eravamo io e Rosy, uno contro l’altra.
Incurante di tutto quello che poteva pensare la gente, mi
girai e abbracciai prima la ragazza, poi il mio ragazzo, che sinceramente, non
sapeva più a che santi appoggiarsi.
Lo baciai sulla guancia, stringendolo forte, e poi lo
lasciai andare, per permettere alla mia compagna di squadra di fare lo stesso.
“Mi raccomando. Fate i bravi. Avete scelto le canzoni? Avete
bisogno di qualcosa? Volete dell’acqua, un succo, un caffè…” Mika era partito
per la tangente. Poteva fare ben poco e ne era consapevole. Ed era proprio
questa sua consapevolezza che, unita alle sue manie di perfezione, lo stava
mandando fuori di testa.
“Un abbraccio?” chiese Rosy.
“Un bacio come portafortuna?” chiesi invece io, sorridendo
furbescamente. Anche lui rise, e mi soffiò un bacetto volante. Lo guardai male
“E questo cos’era?” risi, fingendo delusione “Beh, tu non hai specificato, e
noi siamo in tv” mi ricordò, guardandomi però con uno sguardo che non metteva
in dubbio il suo amore.
“Sta parlando il mio stilista personale!” gli ricordai,
ancora arrabbiato per come aveva ceduto alla provocazione di quell’altro… ehm.
“E io vorrei ricordarvi che state dando molto spettacolo!
Non c’era una regola anche per questo?” intervenne Rosy, ghignando divertita
nella nostra direzione.
Sbuffai e mi strinsi nelle spalle, facendola ridere. Poi
guardai il mio ragazzo, che si fissava le scarpe, preoccupato “Ehi” lo chiamai.
Quando continuò a fissarsi le scarpe senza alzare lo sguardo, gli presi il
mento in mano e dolcemente lo sollevai, portando il suo sguardo ad incrociare
il mio “Andrà tutto bene. In un modo o nell’altro, lo sai. Se vincerà lei,
avrai una cantante fantastica e professionale fino al midollo pronta per la
finale, se vincerò io dovrai sopportarmi per altre due settimane, incostante ed
incapace come sono” gli sussurrai.
Le sue labbra si aprirono in un sorrisetto divertito “ Ed è
vero, sei proprio un incapace. Mi sento male per il ragazzo che ti ama”
“Beh, mi ama così tanto che ci passa sopra” sorrisi a mia
volta, prima di abbracciarlo ancora una volta e dirigermi sul palco. Avrei
vinto io, dovevo. Mi dispiaceva solo per Rosy, ma dovevo essere lì. Aspettavo
quel momento da una vita, e non me lo sarei fatto portare via così.
“Regola n. 4 : fate attenzione alle telecamere,
miseriaccia!”
Mentre pensavo accuratamente a quello che stavo per fare,
ovvero cantare quella canzone, sicuramente la più importante per me fino a quel
momento, non potevo fare a meno di tenere i miei occhi strettamente incollati
su di lui. Lui.
Quella canzone sarebbe stata tutta sua. Non avevo scelto una
stupida canzone d’amore, come avevo immaginato all’inizio, anche perché una
canzone di quel genere sarebbe stata una scelta ovvia, e Mika era tutto fuorchè
ovvio.
Così, mentre Rosy cantava la sua originalissima versione di
Breakaway by Kelly Clarkson, io mi concentravo sulla mia, personalissima, di
Every Breath You Take.
Si, lo ammetto, non era stata la mia prima scelta, ne avevo
passate di playlist prima di arrivare a questa. Ma il pezzo riflette
esattamente le mie emozioni, sembra quasi chiamarmi, e non ho potuto fare a
meno di provarla. Questo è il risultato, direi.
“Every breath you take and every move you make
Every bond you break , every step you take
I’ll be watching you
Every single day and every word you say
Every game you play, every night you stay
I’ll be watching you”
Sorrido
sicuro di me, mentre la canzone invade l’Arena. Ho fatto la scelta
giusta, perchè tutti sembrano conoscere il pezzo.
“Oh can’t you see you belongs to me
How my poor heart ache with every step you take
Every move you make and every vow you break
Every smile you
fake, every claim you stake
I’ll be watching you”
Il ritmo basso e graffiato
della canzone ha stregato il mio giudice, me ne accorgo guardandolo di
striscio: mi osserva incantato, I suoi occhi color cioccolato immersi nei miei
movimenti, a rubare rapito ogni singola mossa. Sorrdio, mentre un’idea pazza e
assolutamente rischiosa mi fulmina all’improvviso.
“Since you’ve
gone I’ve been lost without a trace
I dream at night, I can only see your face
I look around but it’s you I can’t replace
I feel so cold for your embrace
I feel crying baby, please..
Oh..”
Mi porto dietro le poltrone dei giudici cantando ad ognuno
di loro una strofa, tralasciando deliberatamente Mika, il quale continua a
seguirmi, i suoi occhi divertiti e la bocca arricciata in una smorfia maliziosa
quando gli canto l’ultimo verso dritto nell’orecchio.
“Every
breath you take, every move you make
Every bond you break, every step you take
Every single day, every word you say
Every game you play, every night you stay
Every move you make, every vow you break
Every smile you fake
I’ll be watching”
Poi mi sposto, muovendomi davanti al tavolo, e stendendomi
fino a toccargli la fronte con la mia, e canto così, I miei occhi nei suoi,
sorrisi su sorrisi e il pubblico in delirio, fino alla fine.
“Every single day every word you say
Every game you play, I’ll be watching you”
E io, in quel momento, capisco di aver vinto. Al
diavolo le telecamere, e le loro lucine rosse sempre pronte a
riprenderci, noi siamo qui. E io ho già vinto.
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Capitolo 23 *** #23 Little Things ***
mika 23
Cap 23
Little Things
Mika ci mise esattamente una settimana a riprendersi
dall’eliminazione di Rosy. Per tutto quel lasso di tempo non aveva fatto altro
che trascinarsi in giro in modalità
depresso: on.
Si spostava per il
loft in camicia da camera, i capelli più disfatti del solito, un pacco di fazzoletti sempre a
portata di mano e l’aria distrutta.
Alla fine della settimana decisi che dovevo avere
assolutamente il mio ragazzo indietro: insomma, aveva sprecato tutto il tempo
in più che ci era stato concesso e si, fortunatamente avevo già la mia lista di
canzoni tra cui scegliere – benedetta Isabella che ci aveva pensato lei- altrimenti avrei già
dovuto farlo.
Così quella mattina spalancai le finestre del salotto, dove si era rintanato la sera prima,
e presi la brocca d’acqua fredda che avevo riempito in cucina. Isabella era
appoggiata allo stipite, e sogghignava.
“Mika, amore, svegliati” sussurrai dolce al suo orecchio,
non ricevendo risposta alcuna. Allora lo
scoprii con un gesto preciso, privandolo delle cinque coperte che si portava
sempre a letto perché “Amore, io la notte ho freddo!” e aspettando un suo
movimento che però non arrivò.
Il mio ragazzo continuava beato a dormire come se nulla
fosse.
Allora mi decisi “Scusa, tesoro, mi stai costringendo tu” rivelai al mezzo cadavere addormentato profondamente sul mio
bellissimo divano color crema, poi feci un grande sorriso,
svuotandogli la brocca d’acqua gelida direttamente su quei ricci che amavo
tanto.
Neanche il tempo di allontanarmi, che saltò sul letto
gridando “THE WAR IS ARRIVED!” e iniziando a scuotere le braccia per aria,
combattendo dei nemici che solo lui riusciva a vedere.
Isabella era piegata in due dalle risate e appoggiata allo
stipite come se ne andasse della sua vita, mentre io cercavo di calmare il mio
ragazzo ricordandogli dove eravamo e perché doveva alzarsi.
“Perché mi hai bagnato, io odio l’acqua!” si lamentò con
arai infantile, sporgendo il labbro inferiore e mettendo su un broncio che
potevo definire solo.. adorabile.
Cazzo, Ale, concentrati! Lasciandoti incantare da lui non
aiuti certo la tua causa.
“Amore, scusami, ma dovevo farlo” dissi, cercando le parole
migliori per fargli capire che non poteva continuare a trascurarmi così, o non
sarei riuscito a superare neanche il primo turno della finale.
“In questa settimana non sei stato esattamente
professionale, sai?” continuai, disinvolto “E anche io sto male perché Rosy è
uscita, ma sveglia! Tu hai ancora un cantante in gara, ovvero il sottoscritto”
a quella parola aggrottò le sopracciglia “Sottoscritto? Che vuol dire?” mi
chiese interessato, e capii che non l’aveva mai sentita “Significa “Io, la
persona che ti sta parlando”.. e davvero non la conoscevi?? Non sei tu quello
che passa del tempo con Morgan? Pensavo che lui fosse tutto un “ME, ME, ME,
ME”, non è così?” rincarai la dose, un
po’ geloso di questa collaborazione dl mio ragazzo con qualcuno che era
famoso per non saper tenere le mani al proprio posto.
Mika ridacchiò “Ma non devi essere geloso… stiamo solo
cercando di scrivere una canzone. Per te, se devo dirla tutta” Ero basito,
completamente senza parole. “E scusa.. perché volevo essere un bravo giudice,
ma mi lascio sempre prendere dalle emozioni e non è professionale, anche se tra
di noi è troppo tardi per parlare di professionalità” aggiunse sempre ridendo.
“Andiamo!” mi incitò, non hai una canzone in italiano da scegliere?” chiese,
prima di baciarmi brevemente sulle labbra e poi alzarsi con un movimento
fluido, iniziando a preparare la colazione.
Lo fissai, completamente dimentico per un attimo di qualcosa
che non fosse lui, che era tornato. Il mio Mika era tornato.
“Per dirti ciao, Ti scatterò una foto, o Il regalo più
grande?” Chiesi ad alta voce a Mika, seduto dietro il pianoforte della sala
prove. “Non lo so, amore, non le conosco. Dimmi tu da quale vuoi iniziare”
replicò lui, studiando concentrato dei
video tutorial per capire come suonare le basi di quelle canzoni, dato che non
riusciva a leggere la musica.
“Che dici, andiamo in ordine?” chiesi, e senza aspettare una
risposta da parte sua, iniziai a cantare
“Magari un giorno
avremo un posto anche nascosto oppur distante
Dalle tante astanterie
In cui riposano gli
amori ormai in disuso
Quelli non storici, di
cui nessuno parlerà”
Mi voltai a guardarlo, sapendo il verso successivo e volendo
godermi appieno la sua reazione, cercando di non ridere mentre mi mimava “Cosa
sono le ‘stantarie’???”
“E rivela il tuo
sorriso in una stella
Per stasera andrebbe
bene anche così
E non servirà più a
niente la felicità, più a niente anche la fantasia
Mi accontenterò del
tempo andato”
Corsi dietro le sue spalle durante l’acuto, sedendomi al suo
fianco al pianoforte
“Soffierà nel vento
una lacrima
Che tornerà da te, per
dirti ciao.. ciao
Mio piccolo ricordo in
cui nascosi anni di felicità, ciao
E guardami affrontare
questa vita come fossi ancora qui”
Smisi improvvisamente di cantare, guardandolo corrucciato.
“What?” mi chiese, accorgendosi che lo fissavo, incominciando a osservarmi di
rimando.
“Non funziona” tagliai corto “Questa canzone è triste, parla
di un addio, di qualcuno che amo e che mi ha lasciato.. ma tu sei qui con me”
gli spiegai, semplicemente, osservando i suoi occhi sgranarsi per lo stupore e
poi il suo buttare la testa all’indietro ridendo come un pazzo “Perciò non la
vuoi cantare?” e giù a ridere “Dio, ti amo” sussurrò divertito, asciugandosi le
guance bagnate dalle lacrime scese per
il troppo ridere.
Io rimasi fermo finchè non finì. Era così bello vederlo
ridere di nuovo che potevo anche passare sopra al fatto che lo stesse facendo
per una canzone di Tiziano, perché Tiziano. Non. Si. Tocca.
A meno che Mika non rida, ovvio.
“Passiamo alla seconda” ridacchiai anch’io, pregustandomi la
sua faccia sconvolta che non si fece attendere.
“Ricorderò comunque,
anche se non vorrai
Ti sposerò perché non
te l’ho detto mai
Come fa male cercare,
trovarti poco dopo
E nell’ansia che ti
perdo, ti scatterò una foto
Ti scatterò una foto”
Lo abbracciai per le
spalle, ammiccandogli sensualmente solo per distrarlo e continuando a cantare.
“Ricorderò comunque e
so che non vorrai
Ti chiamerò perché tanto non risponderai
Come fa ridere adesso
pensarti come un gioco
E capendo che ti ho
perso ti scatto un'altra foto
Perché piccola..”
Eccolo il punto. E infatti…
“Ma parla di una donna?? No, non se ne parla, tu questa non
la canti, o Simona potrebbe lanciarsi su di te dal tavolo dei giudici!” sbottò,
orripilato “To kidnap you!” specificò, facendomi ridere ancor di più “Mika, non
mi rapirà nessuno” lo ripresi “Ma la scarto comunque se non ti va”.
“Mi sembra ovvio” replicò sorridendo malizioso e aggiungendo
“Se no ti mando in bianco” ridendo apertamente della mia espressione sconvolta
“E questa dove l’hai imparata??” chiesi, cercando di capire se per caso me la
fossi fatta scappare io “Isabella” disse a mo’ di spiegazione, facendo
spallucce.
“Ah, si ??” sorrisi e mi alzai, facendo il giro del
panchetto sotto il suo sguardo curioso e prendendolo in spalla così velocemente
che neanche se ne accorse. Gli feci fare il giro della stanza correndo, con lui
che urlava impaurito e esclamava “Mettimi giù!” e “Put me down!”
alternativamente, come se pensasse di essere più imperante usando l’inglese,
mentre io ridevo sempre di più.
Alla fine lo scaraventai scherzosamente sul divano e mi
spalmai su di lui, che tentava di riprendere fiato “Tu sei pazzo” decretò alla
fine, dopo aver fatto un abbondante scorta di ossigeno “Probabile” concessi io,
seppellendo il viso nel suo collo.
“Non è probabile, è un dato di fatto” specificò ancora Mika,
ma sapevo che stava sorridendo “Ma tu ami questo pazzo, giusto?” chiesi, la mia
voce attutita dalla sua pelle, per accertarmi che mi avesse perdonato “Lo
amerei di più se si togliesse di dosso.. non riesco a muovermi” replicò
scherzoso.
Mi alzai sui gomiti, andando a posare un bacio sulle sue
labbra prima di alzarmi del tutto e farlo stendere completamente sul divano, la
sua testa sulle mie gambe e le mie mani nei suoi ricci che compievano dei
leggeri movimenti circolari che sapevo adorasse alla follia.
“Ma non manca una canzone?” mi chiese dopo un po’ “Pensavo
avessi perso il conto, uuffa!” mi lamentai “Non ho molta voglia di cantare
oggi” sbuffai, ma sapevo che era una battaglia persa in partenza quella che mi
accingevo a combattere, perciò gli regalai un sorriso e un bacio a fior di
labbra prima di iniziare a cantare
“Voglio farti un regalo, qualcosa di dolce qualcosa di raro
Non un comune regalo
Di quelli che hai perso, o mai aperto, o lasciato in treno, o mai accettato
Di quelli che apri e poi piangi
Che sei contenta e non fingi
In questo giorno di metà settembre ti dedicherò, il regalo
mio più grande”
“Ma le sue canzoni sono tutte rivolte a delle donne? E tu
come fai a cantarle??” mi chiese, arricciando il labbro in una smorfia
adorabile “Nello stesso modo in cui fai tu, mister- big girl- you are
beautiful-“ ribattei io, zittendolo e ricevendo una linguaccia in tutta
risposta. Continuai
“Vorrei donare il tuo sorriso alla luna perché
Di notte chi la guarda possa pensare a te
Per ricordarti che il mio amore è importante, che non
importa ciò che dice la gente
Perché tu mi hai protetto con la tua gelosia
E anche se molto stanco il tuo sorriso non andava via
Devo partire però se ho nel cuore la tua presenza
È sempre arrivo e mai partenza”
“Il ritornello mi piace di più” mi confessò il mio ragazzo a
mezza voce “E per inciso, io canto per celebrare le donne” precisò, ancora
offeso.
“Ok, allora elimino anche questa. Cosa dovrei fare se
nessuna delle mie prime scelte ti piace?”
chiesi, mettendo il broncio.
“Ale, se nessuna delle prime scelte piace al tuo giudice- che sarei io- allora bisogna
cambiare genere. Pensaci, Tiziano ha spaziato molto, cambiando stili e generi,
magari qualcosa la trovi.”
Ale però non stava ascoltando più il discorso di Mika. Gli era venuto in mente
un momento di una sera di qualche settimana prima. Erano in macchina e
correvano verso l’ospedale, e Mika gli aveva cantato L’ultima notte al mondo… “ Ti amo” sorrise trionfante “Non te lo dico abbastanza spesso” continuò
“Ho la canzone!” urlò
poi, corredo via da Isabella per sapere se in tre giorni riuscivano a preparare
il pezzo e lasciando una piccola diva mezza libanese mezza inglese mezza
francese e chissà cos’altro a guardarlo basito dal divano.
Mika sospirava, osservando il suo ragazzo comandare a
bacchetta i tecnici delle luci sul palco delle prove generali. E poi davano a
lui della diva, pensò. Alessio riusciva benissimo a fare tre cose
contemporaneamente: ballare, cantare e al contempo gridare dietro a quei
poveretti che provavano solo a compiere il loro dovere.
“No, quella luce
bianca lì mi arriva negli occhi!” o “Perché dobbiamo usare della nebbia verde?
Cosa ha il blu che non va?” erano all’ordine del giorno quanto più ci si
avvicinava alla finale, e questo non andava bene.
“Alessio stai zitto una buona volta e lasciali lavorare!”
sputò nel microfono.
Il ragazzo si girò immediatamente verso di lui, furente
“Mika, non osare dirmi come devo lavorare! Quello che va sul palco e canta sono
io non tu!” urlò verso il suo ragazzo.
Erano giorni che andavano avanti così, e sembravano già
secoli.
Tutto si era guastato una sera di un paio di giorni prima,
sarà stato un sabato.
Ale era nel backstage, Mika nel camerino. Si era tolto in
fretta e furia i microfoni e stava per fiondarsi dal suo amore, quando un uomo della sicurezza lo aveva
avvicinato, porgendogli un mazzo di rose rosse.
“Consegna per lei” aveva detto “Una qualche fan scalmanata
di sicuro, Ale” e se n’era andato, facendogli l’occhiolino.
Ale aveva aperto il bigliettino che accompagnava le rose e
ciò che vi aveva trovato scritto era stato anche peggio.
“Ehi! Una fan ti ha mandato dei fiori?”
La voce di Mika alle sue spalle l’aveva fatto gelare.
Oh, cazzo, pensò.
“No, veramente no…” iniziò sentendosi piuttosto stupido e
preso per i fondelli “Sono da parte del mio ex, con tanto amore” aveva
sussurrato.
Subito gli occhi di Mika si erano fatti più scuri e il
giudice era corso via, senza lasciare ad Ale nemmeno il tempo di spiegarsi., di capire il suo comportamento.
Quella sera per la prima volta, avevano litigato. E Mika si
era scoperto ferito dal comportamento del ragazzo, perché pensava che non
avesse davvero tagliato i ponti con il suo ex, Nicola- solo il nome gli
rivoltava lo stomaco- e che quindi quel
regalo fosse una conseguenza del fatto che quel tipo ancora non avesse capito
che lui non era più disponibile.
“A meno che” aveva concluso, lanciando un occhiata stanca al
ragazzo furente davanti a lui “Questo per te non voglia dire niente, e non
pensi che durerà”
E non aveva lasciato ancora una volta che Ale parlasse,
girando sui tacchi e lasciandolo lì, quell’ultimo “Stanotte dormo nel mio loft”
sospeso come nebbia tra di loro.
Fu Ale questa volta, ad abbandonare il palco e a lasciare,
incazzato nero, le prove.
Cosa mai vista, tanto che tutti se ne preoccuparono. Alessio
amava il suo lavoro, adorava pianificare ed elaborare i costumi e le
coreografie. Cosa poteva essere mai successo?
Isabella si avvicinò a Mika, sospettosa “Tu ne sai
qualcosa?” chiese
“No” il ragazzo distolse lo sguardo non riuscendo ad
incrociare quello della donna.
Quella sospirò “E allora mi spieghi perché sono tre notti
due notti che dormi in un loft che prima non avevi calcolato nemmeno di
striscio?”
“Ho bisogno di tempo per pensare, Isa! Lasciami in pace!”
sbottò il giudice, alzandosi di scatto e andandosene.
Oh tesoro, pensò la coach, ma noi non abbiamo più tempo.
Angolo dell’Autrice:
Umore nero come la pioggia. E questo influisce sul capitolo.
Spero che le cose si sistemino in fretta, povero Ale, dai. Scommetto che non vi sareste mai aspettati una cosa del genere ahahahaah
Xoxo Bea
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Capitolo 24 *** #24 The Final ***
mika 24
Cap 24
The Final
In quel bel clima di pace e collaborazione, iniziò la
giornata più importante delle nostre vite.
Mi aggiravo come un disperato per il loft dalle cinque del
mattino, facendo impazzire quelle povere donne di Cristina e Isabella, le quali
erano corse immediatamente da me non appena avevo finito l’ennesima litigata
con Mika, il quale se n’era andato
subito dopo, sbattendo la porta.
In fondo lo capivo, quando pensava che qualcuno avrebbe
potuto approfittare di quella situazione per essere mandato avanti nella
competizione, senza poi curarsi di lui una volta finito quel bel valzer, ma non
riusciva a capire che non era quello il caso.
Io lo amavo davvero.
Un altro avrebbe ammesso la verità, io ancora insistevo
andandolo a cercare e parlandoci, anche se poi finivamo per urlarci contro.
Beh, non sempre. L’ultima volta mi aveva sbattuto al muro e
baciato con forza, lasciandomi senza fiato. Poi si era staccato e aveva detto
“Anche Nicola faceva così con te?” per andarsene due secondi dopo, lui
arrabbiato io sconvolto.
Avevo capito il motivo di tutta quella rabbia: era geloso,
geloso marcio.
E quella mattina glielo avevo rinfacciato e così eravamo
finiti in camera, a baciarci. Ma ad un certo punto si era staccato di nuovo, mi
aveva guardato- stavolta in silenzio- e se n’era andato.
Come dovevo prepararmi al momento più difficile dell’intera
competizione se lui non era più con me? Semplicemente non potevo. Perciò avevo
chiamato i miei angeli custodi.
“Rosy è in viaggio, ha detto che arriverà tra un ora” mi
comunicò Cristina, passandomi una tazza di thè e sedendosi al mio fianco, sul
bracciolo del divano, un braccio intorno alle mie spalle e l’altro nei capelli.
“Fammi solo trovare Mika” mi implorò, guardandomi
supplichevole. Scossi la testa, sapevo che avrebbe detto cose che non pensava
solo per rabbia se lo avesse trovato, e non era il proprio caso.
“Non voglio che tu lo vada a cercare. Questa è una cosa che
devo risolvere io. E non posso farlo qui, perché ora è confuso e penserebbe che
voglio prenderlo in giro. Piuttosto, hai ancora il numero di Nicola?” mi girai
a guardarla “Più o meno, è colpa sua”
“Quello con i capelli neri e gli occhi verdi? Quello che
abbiamo scoperto non essere poi così tanto gay?” mi chiese, io annuii, mentre Isabella dichiarava “Ma mettersi con un bisex”
“Vallo a spiegare al signorino qui” rilanciò subito Cristina
“Secondo te mi stava a sentire se provavo a dirglielo? Ci credo che è finita
così” lo prese in giro.
“Sai che non me ne può fregare di meno?” chiese Ale retorico,
alzandosi “Vado a vestirmi, e poi salgo al loft di Mika. Devo almeno fare in
modo che mi parli”
“Buona fortuna. Vuoi delle manette e dello scotch per
zittirlo?” propose Isa, gli occhi verdi speranzosi.
Ale rise leggermente mentre chiudeva la porta dietro di sé,
lasciando le sue due donne preferite a fare comunella tra loro. La terza
sarebbe presto arrivata ad impicciarsi dei fatti suoi.
Sorrise con più convinzione. Sarebbe stata una luuunga
giornata.
“Mika aprimi!” Ale non ricevette nessuna risposta dalla
porta chiusa “Mika! Holy Crap! Apri questa cazzo di porta!!” urlò ancora,
contro quell’infisso che effettivamente non aveva nessuna colpa.
“Vai via” sentì, come un sussurro “Michael Holbrook
Penniman.. tu hai i tuoi buoni motivi per essere incazzato con me, tipo quei
fiori, ma non puoi sul serio pensare che io ti abbia usato!” abbassò la voce
anche lui, non voleva urlare con lui.
“Potrei” fu la dura risposta. Ale sospirò “Se così fosse non
sarei qui a cercare di riprendermi il mio ragazzo testone ma me ne sarei andato
per la mia strada. Dai aprimi”
La porta rimase in silenzio per due minuti buoni e Ale
aspettò con calma.
Poi si aprì e Mika, i capelli scarmigliati e sparati in
tutte le direzioni- umanamente possibili e non- e le occhiaie di tre giorni, fece
la sua comparsa “Tu dici?” chiese, sembrando un bambino timido.
Ale annuì velocemente, rimanendo incantato a fissarlo. Mika
si rispecchiò nei suoi occhi, trovandoci tanto di quell’amore da non poter
credere di aver pensato seriamente che Alessio, il suo Alessio potesse usarlo.
“Scusa” dissero all’unisono, per poi guardarsi e distogliere
lo sguardo subito dopo, ridendo.
“Prima tu” Ale non si fece di certo pregare “Mi dispiace di
aver ricevuto quei fiori davanti a te, e ti posso assicurare che quel tipo io
l’avevo cancellato completamente dalla mia mente e dalla rubrica. Senza
considerare che ora si spaccia per etero” Mika soffocò un’altra risata “Mi
dispiace di non esserti venuto dietro subito, la prima volta che abbiamo
litigato”
“Discusso” lo corresse subito il cantante, prendendo la sua
mano e stringendola “E mi dispiace di
averti fatto dormire tutto solo in quel loft così freddo.. ma ho pensato che
avessi bisogno dei tuoi spazzi, e ti amo troppo per pensare di limitarti in
qualche modo”
“Anche io ti amo” rispose subito Mika “Solo che quando ho
visto quei fiori, non so cosa mi sia preso.. pensavo che mi avessi solo usato,
e avrei dovuto saperlo che tu non lo avresti fatto mai. Mi sentivo così da
schifo che non mi sono neanche fermato..”
“Appunto, avresti dovuto.” Ad Ale uscì più dura di quanto
volesse, ma rendendosene conto e guardando soprattutto gli occhi da cucciolo di
Mika, aggiunse più dolcemente “Lo prenderò come un segnale del fatto che solo
tu puoi regalarmi dei fiori” e vide gli occhi dell’altro riempirsi di gioia e
sollievo.
“Ti amo” sussurrò ancora. “Non farmi mai più una cosa del
genere”
“Non posso stare senza di te. Ti amo più di quanto pensassi
di riuscire ad amare nella mia vita, e mi dispiace di averti tenuto lontano in
questi giorni. Sono stato imperdonabile”
“No, non imperdonabile” Ale si sporse per baciarlo,
sprizzando felicità da tutti i pori e Mika rispose con altrettanto entusiasmo.
Forse avrebbero avuto del tempo per stare insieme prima
della finale… “Cazzo! La finale!” Mika
si staccò dal bacio, guardando un Alessio ancora più stralunato di lui
“Corriamo!” lo incitò quest’ultimo e, mano nella mano, ridendo come due
bambini, si precipitarono all’Arena.
“Ma dove diamine eravate finiti???” Isabella gli corse
incontro arrabbiatissima come mai, salvo poi fermarsi a guardare i due
poveretti con i quali se la stava prendendo e.. “Vi state tenendo per mano?
Quindi avete risolto? Oh, grazie Signore!” alzò gli occhi al cielo,
riconoscente per quel piccolo miracolo e gli spedì entrambi a prepararsi senza
perder tempo in chiacchiere. Ma vedi tu se le dovevano capitare proprio le due
dive della situazione. Bipolari, pure.
Ale e Mika si vestirono nel camerino di quest’ultimo,
scambiandosi camicie e papillion, ridendo come due adolescenti alla prima cotta
e baciandosi appena ne avevano l’occasione.
Alla fine Ale era riuscito ad indossare un paio di pantaloni
ed una giacca coordinate blu scuro, con il colletto della camicia-rigorosamente
bianca, con Mika non si discuteva- intonato al papillon, blu anch’esso
ricoperto di paillettes.
Mika invece indossava un completo a motivi scozzesi grigi e
neri disegnato appositamente per lui da Moschino insieme a una semplice camicia
bianca, e non poteva esserne più felice, perché lui adorava quel vestito.
“Ma come hai fatto a trovarlo? Pensavo che Isabella lo
avesse buttato!” commentò scioccato Ale, osservandolo con un occhio critico.
“Me ne sono fatti confezionare due apposta. Non si butta un
designer!” si offese immediatamente il giudice, mettendo su un’adorabile faccia
da cucciolo.
Ale non riuscì a trattenersi e si sporse per baciarlo
ancora. Quando si staccò, un sorrisone ad illuminargli le labbra lucide, si
sedette con un movimento fluido e indicò al suo ragazzo un beauty case.
“Truccami” gli chiese, vedendolo illuminarsi di colpo.
Per la mezz’ora successiva, Mika gli si affaccendò intorno
tra glitter, eyeliner e matite per gli occhi. Alla fine il ragazzo che ricambiò
lo sguardo di Ale al di là dello specchio era.. un vero schianto.
“Wow” fu l’unica cosa che uscì dalle sue labbra, mentre
studiava con attenzione le sfumature luccicanti degli ombretti, la linea
leggera dell’eyeliner nero e il brillantino celeste che il suo nuovo truccatore
ultra-figo aveva applicato alla fine della linea delle sue ciglia.
“Ti piace?” Mika lo osservava da dietro, studiando la sua
reazione “Lo amo” replicò Ale, sincero, voltandosi a guardarlo “E amo te”
aggiunse, prima di sorridere e baciarlo con molto più trasporto rispetto al
contatto precedente. Mika rispose immediatamente, mordicchiandogli il labbro
inferiore in quel modo che sapeva lo avrebbe fatto impazzire.
“MICHAEL! ALESSIO!” la voce di Rosy risuonò per tutto il
backstage, e i due si separarono con un sussulto quando la porta venne aperta e
l’ Uragano Rosy si riversò all’interno di quella piccola stanza stracolma di
vestiti e amore.
“Ale!” un tornado arrivò addosso al ragazzo, che si sentì
stritolato, poi lasciato per essere sottoposto ad un’attenta analisi e infine stritolato da capo. Mika giurò di
aver sentito il suono delle costole mentre si incrinavano.
“Va tutto bene?” chiese alla fine Rosy, dopo aver super
stritolato anche il giudice nel suo braccio mortale.
Mika e Ale si guardarono per un attimo, grigio affogato nel
cioccolato, e poi sorrisero. E tanto bastò a quello scricciolo che col tempo
aveva imparato a riconoscere le stranezze dei due e i loro comportamenti l’uno
verso l’altro. Rosy sapeva che si capivano anche con un solo sguardo e non fece
più domande, limitandosi ad accompagnarli fino al limite del backstage.
“Meno 5 minuti alla diretta. 4.59, 4.58..” Il countdown era
partito e Mika doveva recarsi al tavolo dei giudici per la puntata più lunga e
decisiva delle loro vite.
Ma invece di muoversi e raggiungere Simona che si sbracciava
per farsi salutare, Mika afferrò il suo ragazzo e iniziò a baciarlo, noncurante delle persone intorno
a loro e del momento che non era esattamente il più propizio. I tecnici non si
curarono di loro, nessuno sembrava farci caso, tranne le tre donne che li
guardavano con gli occhi lucidi. Cristina prese dalla borsa i fazzolettini di
carta e senza distogliere lo sguardo passò il pacchetto a Rosy e Isabelle, che
si soffiò rumorosamente il naso, tirando s subito dopo.
Quanto a Mika e Ale, non esisteva nessun altro all’infuori
di loro due in quel momento, ed era tutto ciò di cui avevano bisogno per andare
avanti ed affrontare al meglio quella serata. Si aggrapparono l’uno
all’altro sorridendo nonostante
l’adrenalina a mille e la preoccupazione pre -gara. Dopo, non ci sarebbe stato
posto per nient’altro tranne la concentrazione.
“Le note basse, amore” si raccomandò Mika, staccandosi da
quelle labbra dolci e tentatrici come il miele, guardando Alessio negli occhi.
Il ragazzo annuì, serio come mai prima.
Mika stava per aggiungere chissà cosa quando un altro soffio
di naso rumoroso li fece girare contemporaneamente. Era Alessandro, e i due non sapevano se ridere o piangere per
quel conduttore che si faceva sempre toccare nel profondo dalle dimostrazioni
d’affetto.
Ale corrugò le sopracciglia, aveva sentito un accenno ad un
doppio senso nel suo pensiero precedente, e si rimproverò perché non era né il
caso né il momento adatto per scherzare.
“Ah, un'altra cosa” Mika riconquistò la sua attenzione e Ale
smise di pensare ai doppi sensi e a quanto fossero inopportuni.
“Divertiti, amore, o tutto questo non avrà senso” gli occhi
giocosi del ragazzo non lo lasciarono andare un attimo, neanche quando si
sedette al tavolo dei giudici smise di guardare verso il punto dove sapeva
trovarsi Alessio, come se fosse calamitato da quel ragazzo. E lo era.
Alessio invece si ripeteva le parole di Mika come un mantra “Divertirmi.. divertirmi. Si
posso farlo” decise, prima di dare un ultima occhiata agli spalti e scorgere
suo padre vicino a Rosy e a Cristina, mentre Isabella rimaneva dietro le quinte
insieme a lui per i consigli finali. Altro che Mika, era lei il suo supporto
morale e l’insegnante inflessibile della situazione.
Ale d’istinto l’abbracciò, facendola impietrire “Grazie!” le
sussurrò e quella si staccò, cercando di rimanere composta nonostante il gesto
le avesse fatto piacere.
“Fila a prepararti! E ricordati cosa ti ha detto Mika”
aggiunse “Anche le parti sporche?” non mancò di chiedere il ragazzo,
guadagnandosi un’occhiata scioccata e un “Alessio!” che si sentì fino al tavolo
e che fece ridere Mika fino alle lacrime. Quel maledetto del suo ragazzo
l’avrebbe fatta penare.
“10..9..8”
“4..3..2..1”
Le luci dei camerini lampeggiavano da un paio di minuti
buoni, prima di diventare sempre più insistenti durante gli ultimi dieci
secondi , per poi spegnersi del tutto una volta raggiunto lo zero.
Ale aveva sentito le urla del pubblico, esagitato
addirittura da prima dell’inizio del conto alla rovescia, e stava pregando ogni
dio che conoscesse per la buona riuscita di quella serata. Aveva preparato tre
canzoni, una per ogni manche, se fosse durato così tanto, e sperava davvero di
riuscire ad arrivare all’ultima, perché avrebbe cantato Tiziano Ferro.
Sempre se Mika non avesse cambiato idea durante il corso
della serata, decidendo di cambiare l’ordine delle canzoni. Non che non ci
avesse provato, perchè secondo lui avrebbe dovuto cantare subito in italiano e
secondo Isabella no, ma fino a quel momento era rimasto buono. Si sperava.
Ale osservava distaccato Alessandro, sul palco, dare il via
alle danze, e si innervosì ancor di più quando scoprì che il suo numero di
televoto era 1. Almeno non avrebbe aspettato per esibirsi: via il dente, via il
dolore e la prima esibizione era la peggiore.
Si sedette e si alzò subito dopo, torturandosi le mani ad
ogni urlo della folla, pregando in silenzio con veloci movimenti delle labbra.
Solo quando sentì la voce di Mika si calmò, e ascoltò con
pazienza il suo ragazzo che tesseva le sue lodi. Alla fine, Mika annunciò il
brano: The Ballad of Mona Lisa, dei Panic! At The Disco.
Ale non sapeva quale santo avesse funzionato, ma decise che
sarebbe diventato un credente di tutte le religioni, solo per essere sicuro di
ringraziare quello giusto. Per il momento, Mika continuava a seguire la
scaletta, e un po’ di rock, seppur molto molto alternativo, era la sferzata
d’energia che serviva per aprire la serata.
“She paints her fingers with a close precision
He starts to notice empty bottles of gin
And takes a moment to assess the sin she’s paid
for”
La coreografia che avevamo pensato per questo pezzo era assolutamente favolosa, e non lo dico
solo perché l’idea era stata mia. Mi ero fatto truccare in quel modo da Mika
perché lo scenario era quello di una camera da letto, con un boudoir, un
tavolino per truccarsi come quello delle star , tutto bianco e con le luci ai
lati.
“A lonely speaker in the conversation
Her words are swimming through his ears again
And if she had the proper words to say, she
would tell him
But she have nothing left to sell him”
Mi sedetti mentre continuavo a cantare, lo specchio che mi
rimandava l’intera vista dell’Arena.
E poi la piattaforma iniziò a girare intorno a sé, creando
uno spettacolare effetto di luce, mentre prendevo con calma i pennelli e
fingevo di darmi una ritoccatina.
“Say what you mean, tell me I’m right
And let the sun rain down on me
Give me a sign, I wanna believe”
Era molto complicate cercare di cantare e contemporaneamente
truccarmi, ma io avevo scelto quella coreografia e ora mi toccava di portarla
avanti. Ero in finale, cavolo! È più di un buon motivo per fare il bravo e io
dovevo giocarmela davvero bene, perché ci tenevo tantissimo.
“Oh Mona Lisa, you’ re guaranteed to run this
town
Oh, Mona Lisa, I’d pay to see you frown”
Fortunatamente, a metà era previsto che io scendessi da
quello strumento di tortura automunito, così mi avviai felicemente al centro
del palco, appropriandomi dell’asta del microfono e muovendomi in un modo che
giudicavo sensuale.
“Mona Lisa, wear me out
Pleased to please you
Mona Lisa, wear me out”
Per mia somma gioai, notai il digrignare dei denti di Mika e
vidi Morgan ridere, capendo subito che dovesse avergli detto qualcosa di non
propriamente carino. Oh, fuck. Lo mandai a farsi un giro, decidendo invece di
darmi da fare.
“Say what you mean, tell me I’m right
And let the sun rain down on me
Give me a sign, I wanna believe”
Esattamente davanti a Mika cantai la penultima strofa,
indicandolo sensualmente, come se davvero mi aspettassi una risposta a quel “Say
what you mean” che io letteralmente adoravo.
A “Believe” prolungai le sillabe, allungando
contemporaneamente il mio braccio destro, arrivando a sfiorargli lo zigomo con
la punta delle dita. I giornali sarebbero impazziti, ma poco m’importava.
Mika sorrise a 32 denti, arricciando il naso in maniera
troppo adorabile perfino per me, che mi ritrovavo con tutto quel ben di dio
sotto le mani tutti i giorni, e non sembrava mai abbastanza.
“There’s nothing wrong with just a taste of
what you paid for”
Conclusi, ritornando alla postazione del microfono,
attaccandolo al sostegno e regalando alla folla i miei occhi tutti sbrilluccicosi.
Sentii distintamente mio padre commentare “Ma cosa ha fatto agli occhi??” prima
che le luci si alzassero ed io venissi inondato di luce e complimenti.
Mika mi guardava sorridendo, in piedi come quasi tutto il
pubblico. Wow.
Passarono quasi subito ai commenti, e l’unica cosa che
ricordo fu Simona che si lamentava della mancanza di canzoni in italiano, e
Mika che rideva con aria furbetta, guardandola di sottecchi e pregustando le
manche successive e la faccia che avrebbe fatto la donna.
Sentivo aria di un
cambiamento di scaletta.
Angolo dell’Autrice:
Buongiorno! Bene direi che siamo arrivati in finale.. stiamo
quasi finendo ma per il momento ci godiamo la prima prova di Ale. Il mio
cucciolo!
Visto che hanno fatto pace? Non ce la faccio a farli
rimanere arrabbiati a lungo, sono troppo belli e coccolosi per arrabbiarsi a
morte!
Vi consiglio tra l’altro, di ascoltare i Panic! At The
Disco.. sono favolosi e io mi innamoro ogni giorno di più delle loro canzoni!
Detto ciò, se avete canzoni che vi piacerebbe vedere
inserite nel prossimo capitolo- di ogni genere o artista- fatemelo sapere!
Grazie per il supporto, è preziosissimo! Bea
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Capitolo 25 *** #25 Countdown in 3..2..1.. ***
mika 25
Cap 25
Countdown in
3..2..1..
Come volevasi dimostrare… Mika aveva cambiato la scaletta.
Ora, Tiziano Ferro sarebbe andato per secondo e Somewhere only we know dei
Keane per terza. Sempre se ci fossi
arrivato alla terza manche.
Almeno aveva avuto la decenza di avvisare le costumiste.
Mi sarei ritenuto già l’essere più fortunato del pianeta
perché ero arrivato fin lì, avevo trovato una persona come Mika che sapeva
capirmi e supportarmi ed amarmi-cosa non facile, lo ammetto- ma soprattutto riusciva a spronarmi a non
arrendermi mai.
Perciò, per cause di forza maggiore – vedasi sotto la voce
di Michael Holbrook Penniman- non mi era permesso di dire che mi sarei
accontentato, che potevo vivere benissimo così e che avrei voluto vincesse
qualcun altro. Non me l’avrebbe mai permesso, e neanche io mi sarei
accontentato. Volevo la vittoria, ma mi stavo comunque facendo sotto quando ci
chiamarono tutti per la prima eliminazione.
Mika non sapeva bene cosa fare quando mi vide così abbattuto
una volta che Alessandro richiamò tutti e quattro i finalisti sul palco. Le
esibizioni degli altri ragazzi mi erano passate davanti agli occhi ma non vi
avevo prestato attenzione. Ricordavo
vagamente Katia, la concorrente di Simona, cantare un pezzo di Britney Spears,
ma degli altri proprio nulla. Il vuoto totale.
A distrarmi da quei pensieri, seppur di poco, fu la
consapevolezza di avere le telecamere puntate addosso e il braccio di Mika
attorno alle mie spalle, la sua mano che disegnava pigra dei cerchi sul mio
braccio per calmarmi.
Mi girai ad incrociare il suo sguardo, mentre un sorriso
timido si apriva sulle mie labbra. “Grazie” sussurrai, e lui mi rivolse la sua
solita smorfia a metà tra il preoccupato
e il coraggioso. Nonostante tutte le sue spacconate, sapevo che anche lui aveva
una paura matta e che sperava che il pubblico avesse capito le sue scelte.
Con un sguardo risoluto, mi girai e prestai attenzione ad
Alessandro.
“Il primo concorrente a salvarsi e ad andare avanti nella
gara è … Alessio!”
Il sospiro di sollievo che mi uscì non fu paragonabile
all’urletto contento del mio ragazzo, che mi abbracciò e mi fece girare, per
poi lasciarmi e guardarmi, gli occhi scintillanti fissi nei miei.
Fortuna volle che Alessandro ci chiese di scendere dal
palco, altrimenti avrei perso il controllo davanti a tutta l’Italia e oltre.
Appena fummo nel backstage, lo baciai con forza, e lui
rispose altrettanto entusiasticamente, prima di staccarsi, affermare “Dio, quanto ti amo” e correre via, al suo posto.
Spiai da dietro le quinte e cercai mio padre. Guardava nella
direzione in cui era arrivato Mika, come sapendo che mi trovassi lì, e sorrise
in segno di incoraggiamento quando mi vide.
Ricambiai il cenno e andai nel backstage iniziando a
cambiarmi per la seconda performance.
Quando arrivò di nuovo il mio turno, ero un fascio di nervi.
Non avevo mai cantato in italiano e lo so, si può anche pensare che sia una
passeggiata, ma anche se quella era la mia lingua, non ero abituato ad
esprimermi in quel modo. Dire che me la stessi facendo sotto era un eufemismo.
Stavo morendo.
Per fortuna amavo quel pezzo. Avevo praticamente rotto le
palle a tutti durante quelle settimane,
provandolo e riprovandolo fino allo sfinimento. E poi Mika me l’aveva dedicato.
Non sarebbe stato così male.
“Cade la neve ed io
non capisco che sento davvero,
mi arrendo
ogni riferimento è
andato via
spariti i marciapiedi
e le case e colline
sembrava bello ieri
ed io, io sepolto da
questo bianco
mi specchio e non so
più che cosa sto guardando”
Mentre canto, però, io so benissimo cosa guardare. Prima mio
padre, poi Cristina e Rosy catturano la
mia attenzione. Infine lui, che è il centro del mio tutto, il Sole del mio
universo e che ora mi sta sorridendo complice, le lacrime agli occhi.
“Ho incontrato il tuo
sorriso dolce
Con questa neve bianca
adesso mi confonde
La neve cade e cade
pure il mondo
Anche se non è freddo
Adesso quello che
sento e
Ricordati, ricordami,
tutto questo coraggio
non è neve
e non si scioglie mai,
neanche se deve”
I suoi occhi. Quelle due pozze color cioccolato che mi
fissano e mi rapiscono, facendomi scordare tutto, persino il mio nome, tali
sono la loro intensità e il messaggio
che trasmettono.
La forza e la dolcezza, l’amore e la promessa di qualcosa di
forte e duraturo che non finirà tanto facilmente. La determinazione e la
passione, poi l’orgoglio. Senza neanche accorgermene sto piangendo anch’io, ma
ancora non mi stacco, non posso.
“Non darsi modo di
star bene senza eccezione
Crollare davanti a
tutto e poi sorridere
Amare non è un
privilegio, è solo abilità
È ridere di ogni
problema, mentre chi odia trema”
Ecco il mio messaggio, tutte le cose belle e importanti che
vorrei dirgli sono in questa canzone, racchiuse nei miei 2 minuti di spazio.
Ma, in qualche modo, bastano. Sposto impercettibilmente l’asta del microfono
verso di lui, niente coreografie per questo pezzo, solo io, la mia musica e
lui.
Solo il mio amore.
“Il tuo sorriso dolce
è così trasparente che dopo non c’è niente
È così semplice, così
profondo
Che azzera tutto il
resto e fa finire il mondo
E mi ricorda che il
coraggio non è come questa neve”
E sull’ultima nota dolce, finisco il mio pezzo. Ci sarebbe
stato l’ultimo ritornello, ma proprio non ce lo volevo mettere. Mi piaceva
l’idea di chiudere così, era quel qualcosa in più che mi aveva dato una spinta
verso questo brano.
Il mio giudice si alza in piedi per primo e anche il resto
del tavolo lo fa. Simona è senza
parole sia per la performance che per la
velocità con la quale Mika ha saputo, testuali parole “Rispondere alla sua
provocazione” e a queste parole lui mi guarda, sopracciglia aggrottate e
ribatte “Provocazione? Pff, era già tutto pronto, ho solo cambiato la scaletta”
“Come al solito” ribatto invece io tra i denti, però non
così piano come vorrei, infatti lo sentono tutti e lui scoppia a ridere “Sweetheart” mi dice poi, facendo il
finto severo “Fila a cambiarti!”
ordina.
Io metto su una faccetta spaventata e corro dentro. Anche
questa è andata.
Incrocio le dita mentre mi lascio scivolare addosso le altre
performances, ho paura che la mia scelta di cantare in italiano mi penalizzi,
gli altri hanno cantato in inglese e sinceramente non vorrei uscire proprio
adesso dopo aver dimostrato che so cantare in italiano. Rabbrividendo, mi
prometto di non rifarlo mai più. Si, ho deciso , farò tipo Elisa. L’italiano
mette troppa pressione addosso per i miei gusti.
Mi riscuoto giusto in tempo per assistere all’esibizione di
Katia, ancora lei. Stava cantando Dove si Vola di Marco Mengoni, e io avevo
sempre amato quella canzone, perciò ebbe il potere di rilassarmi. Non ero
l’unico in quella situazione allora.
“Fammi respirare
ancora,
Portami dove si vola
Dove non si cade mai
Lasciamo lo spazio e
il tempo
E cerca di capirmi dentro
Dimmi ogni momento che ci sei, che ci sei...”
Ah, l’italiano. Ma che andasse a quel paese.
L’unico pensiero che riuscivo a formulare prima che ci
richiamassero sul palco per la seconda eliminazione fu proprio quello e fu solo
grazie a Mika che io riuscii ad arrivare effettivamente sotto i riflettori.
Il mio amore, infatti, era venuto dritto filato a
recuperarmi dal backstage “Sapevo che saresti stato sul punto di svenire” aveva
commentato, divertito. Gli avevo fatto una linguaccia molto signorile e lo
avevo preceduto, ignorando le sue risatine.
Quando fu Katia la prima a salvarsi, ne fui al contempo
felice e terrorizzato. Strinsi forte la mano di Mika e chiusi gli occhi fino a
quando non sentii il mio nome, accompagnato da uno sbuffo soddisfatto del mio
giudice, il quale aveva trattenuto il respiro fino a quel momento e da un
bell’applauso.
Me la filai nei camerini rincorso da Mika, che riuscì ad
afferrarmi e a farmi il solletico fino alle lacrime, per poi sbattermi al muro
senza tanti complimenti e baciarmi profondamente. Mi persi in quel bacio, nel suo sapore, nell’effetto
calmante che aveva su di me. Quando mi staccai, parecchio controvoglia, lui
rise.
Lo guardai incuriosito e lui mi mostrò le sue mani,
completamente sporche di glitter. “Oh, dio!” risi anche io, mettendomi le mani
nei capelli “Cosa hai fatto al mio make up? E pensare che il mio ragazzo me lo
aveva fatto con così tanto amore, ora cosa gli dirò?” chiesi, fingendo una
preoccupazione che in realtà non avevo “Oh, non ti preoccupare” mi rispose,
ammiccando “Sono sicuro che ti ama così tanto da rifartelo, anche più bello di
prima” concluse, prima di baciarmi e contemporaneamente spingermi nel suo
camerino.
Mi fece riaccomodare sulla poltrona e raccolse le sbavature,
aggiungendo dei dettagli qua e là. Alla fine, mi ritrovai con dei complicati
ghirigori sopra l’occhio destro, frutto del suo esperimento con le matite
andato in porto. Non contento, replicò lo stesso disegno sotto il sinistro
applicando- perché no?- una dose abbondante di brillantini.
Era bellissimo “Mi correggo” dissi, senza fiato “Ora è
questo il trucco che ho paura di rovinare”
Mi studiai ancora “Michael” lo chiamai “Mh?” mi chiese,
mentre metteva a posto i pennelli “Ti amo”
“Ti amo anche io” replicò, sorridendomi.
Non ebbe tempo però di aggiungere altro, perché mi buttai di
slancio sopra di lui, facendolo scontrare con il muro mentre riprendevo a
baciarlo. Gli slacciai la cravatta mentre lui faceva sparire la mia giacca, e
chissà dove saremmo arrivati se non avessimo sentito il conto alla rovescia.
“10 secondi al rientro dalla pubblicità!”
Ci staccammo di colpo, guardandoci intontiti, per poi
rimetterci a cercare i nostri vestiti finiti chissà dove, mentre maledicevamo
quella benedetta pausa pubblicitaria in almeno cinque lingue differenti.
“I walked across an empty land
I knew the pathway like the back of my hand
I felt the earth beneath my feet
Sat by the river and it make me complete”
Mika, come ultima prova, aveva scelto una delle mie canzoni
preferite. Non avevo mai amato molto i Keane come gruppo, ma questo brano in
particolare mi era rimasto nel cuore e volevo rendergli omaggio come si deve.
“Oh simple things, where have you gone?
I’m getting old and I need something to rely on
So tell me when you’re gonna let me in
I’m tired and I need somewhere to begin”
Col mio nuovo super- make up volteggiavo tra fasci di luce e
veli colorati scesi dal soffitto, entrandoci dentro, camminandoci attraverso.
“And if you have a minute why don’t we go
Talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything
So why don’t we go somewhere only we know?”
E questa sarebbe stata davvero l’ennesima canzone da
dedicare a Mika, se non altro per ribadirgli quanto l’amassi, ma non lo feci. Questa
me la sarei auto-dedicata. Era un bel grazie a me stesso, per aver superato dei
limiti, in quei mesi, che non sapevo neanche di avere o che avevo pensato non
sarebbero mai venuti allo scoperto.
“Somewhere only we
know?”
Grazie a X Factor ora ero diventato una persona più forte, determinate e migliore
rispetto a cinque mesi prima e non avrei mai ringraziato abbastanza per tutto
quello che avevo ricevuto in cambio della mia voce e di ciò che sapevo trasmettere
da un palco.
“And if you have a minute why don’t we go
Talk about it somewhere only we know?
This could be the end of everything
So why don’t we go somewhere only we know?”
X Factor mi aveva davvero regalato tanto e io volevo quella vittoria più di ogni altra cosa
al mondo, lì in quel momento. Quest’arena sarebbe sempre stata casa mia, e non
c’è posto migliore in cui vedere riconosciuti i propri meriti che casa propria.
Nulla sovrasta quell’emozione.
“Somewhere only we know… somewhere only we know”
Tutto ciò che segue la mia ultima esibizione lo ricordo come
fossi in un sogno. Vedo Katia sul palco, ebbene sì, anche lei è qui con me e ci
abbracciamo dopo che ha concluso la sua versione di Lego House.
Alessandro dà la pubblicità e immediatamente Simona e Mika
si precipitano nel backstage. Nella confusione generale, nessuno nota noi due
che ce la filiamo e raggiungiamo un angolino appartato per stare un po’ da
soli.
Non parliamo, ci limitiamo a guardarci negli occhi,
cioccolato nel grigio per l’ennesima volta. Si dice che gli occhi siano lo
specchio dell’anima e mai affermazione mi è sembrata più vera. Guardando Mika negli occhi posso specchiarmi
in lui, leggere i suoi stati d’animo, ammirare quanto repentini siano i suoi
cambi d’umore, quanto questo mi sconvolga e mi faccia innamorare di lui ogni
volta di più.
Lui abbassa lo sguardo sulla mia giacca, mi aggiusta il
fazzoletto nel taschino, fischietta un motivetto da un’opera lirica mentre mi
stringe a sé, con dolcezza, come se avessimo tutta la calma del mondo e io non
stessi per affrontare la parte più delicata di tutta la finale.
Il suo sguardo si posa infine sul grande orologio digitale
appeso al muro e i miei occhi lo seguono, mentre reprimo l’istinto di
mostrargli il mio, che è analogico. Ha le lancette, non riuscirebbe a leggerlo.
Mentre riesce a studiare benissimo quello digitale e poi si
gira verso di me “ È mezzanotte meno dieci” mi comunica, trionfante “Ancora dieci
minuti e poi tutto sarà finito e poi potrò prenderti la mano in pubblico,
abbracciarti, baciarti e nessuno potrà dire che ti ho favorito” spiega, tutto
contento.
Sorrido, mentre poi un dubbio si fa strada in me “Perché, tu
mi hai favorito?” chiedo e la mia mente corre subito all’eliminazione di Rosy e
inizio a chiedermi se l’abbia fatto apposta, ma lui interrompe le mie pippe
mentali con una risata cristallina.
“Io? Ma se hai fatto tutto da solo! Non avevi certo bisogno
di me. Tu non hai bisogno di me se sei su un palco”
Io lo guardo ancora più sbalordito “Ma cosa dici? Io sono
così solo perché ci sei tu a guardarmi, a sostenermi! Senza di te non so come
farei” gli confesso a mezza voce.
La luce nei suoi occhi divampò, e si trattenne dal baciarmi
giusto perché eravamo in pubblico, ma io avevo adocchiato questo corridoio che
portava alle sale di regia e lo imboccai tenendo Mika per un polso.
Lo baciai nel buio, e amai ogni secondo del nostro contatto,
le nostre lingue che giocavano, i muscoli che guizzavano sotto la pelle al
contatto con i miei palmi, l’intera essenza di Mika nelle mie mani.
La fine della pubblicità arrivò- ancora una volta- troppo
presto, ma lui non si staccò da me. Rimanemmo fronte contro fronte fino a
quando la voce di Rosy ci diede un ultimo avviso, poi tenendoci per mano,
andammo davanti allo schermo con Simo e Katia.
Alessandro ci chiamò sul palco, la busta già in mano. La mia
attenzione venne calamitata su quel rettangolo di carta rosso e non capii più
niente. Solo la mano di Mika ancorata alla mia schiena mi teneva in contatto con la realtà.
Alessandro ci mise quelli che mi parvero secoli ad aprire
quella dannata busta, e anche quando l’ebbe fatto, il non riuscire a leggere in
trasparenza mi uccideva. Mika doveva esserci riuscito, invece, perché sussultò
e mi strinse di più a lui.
“E il vincitore di XFactor 14 è ………. Alessio!”
Angolo
dell’autrice
Ciao a
tutte! Cosa ne dite di questo penultimo capitolo? Io personalmente non
vedevo l’ora di arrivare alla finale e di riuscire a scrivere il mio epilogo,
il vero finale di questa storia. Ce l’ho in testa da quando ho iniziato questa
storia che ormai è come se fosse mia
figlia.
Grazie per continuare a seguirmi, spero che il finale vi
piaccia!
Xoxo Bea
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Capitolo 26 *** #26 The Origin of Love - Epilogue ***
mika 26 fine
Cap 26
The Origin of Love
Epilogue
“From the
air I breathe to the love I need
Only thing I
know you’re the Origin of Love
From the God above to the one I love
Only thing
that’s true the origin is you”
“You’ve got the words to change a nation
But you’re biting your tongue
You’ve spent a lifetime stuck in silence
Afraid you’ll say something wrong
If no one ever hears it how we gonna learn your
song?
So come on, come on
Come on, come on”
Sono passati due anni
da quando ho vinto X Factor, e mai come ora sono convinto di riuscire a
guardare indietro e di poter tracciare un bilancio della mia vita fino ad ora.
Subito dopo la mia vittoria io e Mika siamo andati a vivere
insieme e abbiamo cercato di farlo senza dare molto nell’occhio ma anche
evitando di nasconderci.
Lo vedete quel palazzo vicino a Villa Borghese nel cuore di
Roma, quello tinto di bianco in stile liberty? Ecco, è lì che viviamo,
nell’attico, quando non siamo in giro per concerti.
Ci avremmo passato si e no due settimane, giusto il tempo di
un trasloco e delle vacanze di natale. Poi, è stato una montagna russa di
emozioni.
Si da quando, un paio di mesi dopo la mia vittoria, tornai a
casa in fretta e furia perché doveva parlarmi.
“Vuoi venire in tour con me?”
Furono queste le parole che gli uscirono dalle labbra, prima
che io pensassi solo a chiedergli il perché di quella chiamata improvvisa. Mi
guardava speranzoso, appollaiato sul bracciolo della sua poltrona preferita, un
tic nervoso nelle mani che non riuscivano a stare ferme.
“Apriresti tutti i miei concerti del tour e potresti cantare
le tue canzoni, faremmo dei duetti… rimarresti con me. Non voglio lasciarti”
aggiunse subito, in risposta alla mia occhiata interrogativa. Non fece neanche
in tempo a finire la frase, mi lanciai verso di lui, baciandolo con foga e
sbattendolo allo schienale della poltrona.
“Wow, lo prendo per un si” sussurrò, prima di passarmi una
mano sulla schiena ed approfondire il bacio.
Non ero un tipo da discorsi complicati quanto uno da lunghe
riflessioni. Eppure quella volta non avevo avuto bisogno neanche di un secondo
di tempo per accettare. Semplicemente il mio cuore aveva deciso per me, la
discussione con la mia mente non aveva avuto ragione di iniziare.
Così lo avevo seguito in tour. In due mesi avevo visto mezzo
mondo, coperto quasi 2oomila chilometri – più di quanto avessi mai immaginato
di viaggiare in tutta la mia vita- e aperto i concerti del mio ragazzo.
“You’ve got a heart as loud as lions
So why let your voice be tamed?
Maybe we’re a little different
There’s no need to be ashamed
You’ve got the light to fight the shadows
So stop hiding it away
Come on, come on”
Questa è la mia storia. Non voglio insegnare, perché non ne
sarei capace, ma solo raccontare quali miracoli a volte l’amore sia in grado di
compiere. È riuscito a trasformarmi da un timido ragazzino avverso al mondo e
che credeva di aver toccato il fondo ad un uomo contento della vita che si è
guadagnato, speranzoso verso il futuro e alleggerito dall’amore.
Mika. Mika è sempre stato il mio faro, la mia ancora di
salvezza nella tempesta. Lui, i suoi modi di fare, il suo profumo, i suoi
occhi, la sua voce, il suo sorriso.
“I wanna sing, I wanna shout
I wanna scream ‘til the words dry out”
Potrei rimanere delle
ore a raccontare cosa voglia dire per me alzarmi ogni mattina con lui attaccato
al mio fianco, i capelli ricci perennemente stravolti e appiccicati alla mia
faccia quanto alla sua.
Potrei parlarvi di come trascorriamo la nostra vita, in
barba a tutto e a tutti , staccando il telefono ogni volta che ci fermiamo in
un posto per più di 72 ore, chiudendo le imposte e lasciando che il nostro
amarci ed appartenerci l’uno l’altro prenda il sopravvento fino al prossimo
volo.
“So put
it all of the papers
I’m not afraid
They can read all about it, read all about it,
oh”
Potrei raccontarvi con le lacrime agli occhi per le risate di ogni volta in cui, durante i concerti ci
accorgiamo di come l’altro cammini con aria sofferente e di come, girandosi a
lanciare improperi, si accorgi che anche il suo compagno è nelle stesse
condizioni.
Oppure vi diremmo di quando ci chiedemmo di sposarci
contemporaneamente, o magari questa
davvero da raccontare.
Eravamo a Parigi – terribilmente cliché, ma che volete
farci? Quella città mette in testa strane idee- e avevamo deciso di andare a
cena fuori quella sera, niente di impegnativo, o almeno così volevamo far
credere all’altro.
Già da come arrivammo, entrambi con i fiori preferiti
dell’altro tra le mani, avrei dovuto capire come si sarebbe prospettata la
serata, incredibilmente romantica con una cena al lume di candela, frasi
sussurrate e talmente amorevoli da togliere il fiato con uno sguardo.
“At night we’re waking up the neighbours
While we sing away the blues
Making sure that we’re remembered, yeah
Cause we all matter too
If the truth has been forbidden then we’re breaking
all the rules
So come on, come on
Come on, come on”
O avrei dovuto aspettarmelo quando si mise al piano,
cantando con voce carezzevole Read all
about it, solo per me, per noi. Amavo quella canzone, poi cantata da lui… la
sua voce non la finiva mai di emozionarmi, così calda e imprevedibile quando
finiva sui falsetti, il suo amato chante oriéntal che solo lui riusciva a fare.
Avevo i brividi.
E quando, sfumando sulle ultime strofe, mi chiese “Will you
marry, me?”, portando all’altezza dei miei occhi una scatolina di seta blu
contenente una semplice fascetta argentata
non seppi come, ma resistetti alle lacrime giusto il tempo di mostrargli
la mia e rispondergli “Si, se lo vuoi anche tu”.
Guardò l’anello che avevo scelto per lui solamente di
sfuggita, fu troppo occupato a lasciare il pianoforte per correre a baciarmi e
sussurrarmi un “Si” pieno di amore e felicità.
“Si” che continuammo a ripetere mentre ci guardavamo negli
occhi e ci scambiavamo piccoli baci a stampo, dicendolo ogni volta respirandoci
sulle labbra.
Quando finalmente riuscii a mettergli il mio anello, lui lo fissò, percorrendo con
un dito le due piccole note musicali che vi avevo fatto incidere e che
splendevano contro l’argento.
“Non è giusto, il tuo è più bello” borbottò “Io non te l’ho
scelto così.. perfetto” disse, guardandomi imbronciato. Non potei fare a meno
di sorridere, passando una mano sulla sua guancia e perdendomi nei suoi occhi
“Invece a me lo sembra” sussurrai. Posai le mie labbra sulle sue “Perfetto”
ripetei mentre sentivo le sue labbra modellarsi perfettamente sulle mie e
chiedere subito più accesso alla mia bocca.
Accesso che diedi senza neanche pensare che ci trovassimo in
un ristorante, con centinaia di occhi puntati addosso.
Inutile dire che quella sera pagammo e ci fiondammo a casa, impazienti di
dare libero sfogo al nostro amore. Quella fu una delle notti più belle della
mia vita, piena di dolcezza, coccole e attenzioni. Così come prometteva di
essere la nostra vita da quel momento in poi.
“Let’s get TV and the radio to play our tune again
It’s about time we got some airplay of our
version of events
There’s no need to be afraid
I will sing with you my friend
Come on, come on”
Quella fu solo una delle volte in cui ci demmo da fare in
circostanze non proprio propizie ed in situazioni scomode. Come quando, prima
del concetto di apertura del suo tour, me lo trascinai in camerino perché stavo
per avere un attacco di panico e mi serviva un modo per scaricare la tensione.
O lui, o uno shot di vodka.
Ma era decisamente una buona cosa
avere il mio ragazzo a portata di mano invece del minibar.
“You really
are a bad boy, Alessio”
Fu quello che mi sussurrò, prima di cogliere al volo la
situazione e iniziare a baciarmi, un ghigno divertito dipinto sul volto.
E se qualcuno fosse entrato in quel momento avrebbe visto
Mika, la star pluripremiata e più colorata del mondo inginocchiata davanti al suo ragazzo, nonché il cantante che
avrebbe aperto il suo concerto da lì a venti minuti circa. In atteggiamenti
piuttosto compromettenti, avrebbero detto. Come se Mika al lavoro su di me non
fosse già qualcosa che faceva partire
ogni neurone ancora disponibile nel mio cervello.
Il pensiero mi fece eccitare se possibile ancora di più e
anche lui era nelle mie stesse condizioni. Venni quasi subito nella sua bocca e
poi ribaltai velocemente le posizioni, riservandogli lo stesso trattamento. E
se qualcuno fosse entrato, stavolta si sarebbe stupito di vedermi all’opera su
di lui, come se un cantante affermato come Mika non potesse avere attacchi di
panico da palcoscenico.
Nah, chi volevo prendere in giro, quelli venivano solo a me.
Mika voleva solo un pompino.
E detta così sembra davvero una cosa brutta, se non fosse
che io amavo concederglieli.
“I wanna sing, I wanna shout
I wanna scream ‘til the words dry out
So put it all of the papers
I’m not afraid
They can read all about it, read all about it,
oh”
Oppure, ricordo ancora quella volta in cui ci trovavamo a
Washington. Era pazzesco, ancora non riuscivo a capire come facessimo ad
esibirci persino lì, si vociferava che persino il Presidente volesse una nostra
esibizione privata, cosa molto ambigua e sconcertante anche senza le battutine
del mio ragazzo, che si chiedeva di che tipo di “esibizione” stessimo parlando.
Comunque, a parte la stupidità dilagante, avevo insistito
per andare alla Biblioteca Nazionale. Avevo visto un documentario, da piccolo,
e da quel momento sognavo il giorno in cui avrei guadagnato quel tanto bastasse per andarci per conto mio.
Amai ogni singolo angolo di quella biblioteca, era un
mausoleo, un vero tempio. C’erano prime stampe, edizioni rarissime, collezioni
dei presidenti, tutto quello che la mente umana poteva arrivare ad immaginare
in fatto di libri.
E, dulcis in fundo, un pianoforte a coda faceva bella mostra
di sé su un soppalco su un soppalco.
Allora, la scena fu questa: io che indicavo quella parete,
Mika che si precipitava nell’unica cosa che avesse senso per lui in tutta la
Biblioteca, visto che non riusciva a leggere quelle edizioni, era come se
fossero carta straccia ai suoi occhi, nonostante non vi portasse rancore. Era
una parte di lui, come i suoi ricci o il suo sorriso. Io gli ripetevo sempre
“Non funzioni male, sei solo settato un gradino più in alto rispetto a chiunque
altro” e per me era davvero così.
Così io passavo adorante da un ripiano all’altro mentre lui
si appropriava con un sospiro soddisfatto della possibilità di far ascoltare
musica di qualità persino dentro la Biblioteca Nazionale: la sua.
“Yeah, we’re all wonderful, wonderful people
So when did we all get so fearful?
Now we’re finally finding our voices
So take a chance come help me sing this
Yeah, we’re all wonderful, wonderful people
So when did we all get so fearful?
And now we’re finally finding our voice
Just take a chance, come help me sing this”
Era il secondo natale che passavamo a Roma, e per
l’occasione erano arrivati tutti, ma proprio tutti.
Era arrivata tutta la
famiglia di Mika, con mamma e i suoi quattro fratelli al seguito. Era scesa
Cristina da Milano, portandosi dietro mio padre, Rosy e persino Isabella.
E, signori e signore, direttamente dalla Sunny LA ci avevano
deliziato con la loro compagnia Adam e la loro band, più Mr. Brian May che
aveva deciso di trascorrere le vacanze con Adam e di conseguenza con noi.
Casa nostra non vide giorni più caotici di quelli, ve lo
posso assicurare. Chi cantava da una parte, chi occupava i bagni (tre!! Scusate
se sono pochi, eh superstar) chi chiacchierava del più e del meno in minimo
quattro lingue diverse.
Yasmine, la sorella artista – come la chiamava lui,
facendola arrabbiare- si era placidamente accomodata sul terrazzo, piantandoci
una tenda, e scendendo solo per mostrarci i suoi nuovi dipinti da appendere
alle pareti o per mangiare. Come facesse a rimanere là fuori al freddo non lo so
e non so dirmi nemmeno grazie a quale santo sono riuscito a farla dormire
dentro almeno la sera della vigilia.
“I wanna sing, I wanna shout
I wanna scream ‘til the words dry out
So put it in all of the papers
I’m not afraid
They can read all about it, read all about it,
oh”
Sapete, la cosa bella di quel Natale non fu tanto la
festività in sé, anche perché con Adam ebreo ma non praticante, io che non
praticavo e Mika nemmeno, c’era ben poco da considerarla una festività
religiosa.
No, fu più l’essere insieme dopo tanto tempo, l’aver
ritrovato amici e parenti e soprattutto il cibo: quello fu qualcosa che non sto
neanche a descrivervi, non ci arrivereste comunque. Vi basti sapere che la
madre di Mika aveva portato con sé tutte
le sue armi d’attacco, approfittando del volo privato che era stato prenotato
per la sua famiglia. Tutte le pentole, i mestoli, pentolini, strofinacci,
tutto.
“Manca solo il forno” aveva commentato Mika guardando quell’ammasso
di metallo “E poi, non ci darà pace finché non le faremo mettere le mani sulla
nostra cucina” aveva aggiunto subito dopo, scoccandomi un’occhiata, preoccupato
dall’improvviso pallore del mio viso.
Ammetto di essere stato spaventato per la mia cucina. Ci
tenevo, era nuova fiammante, ma la mamma
sapeva cosa stava facendo. Fu il migliore pranzo di Natale di tutti i tempi.
Seduto a quella tavola, mentre io e Rosy passavamo i piatti
e l’amore della mia vita mi guardava sorridendo dall’altra parte del tavolo,
sentivo davvero di aver fatto la scelta giusta.
E più tardi quando tutti gli ospiti erano andati a nanna ed
eravamo rimasti solo io e lui, tra un sorriso ed un biscotto davanti alla tv,
mi sentivo davvero in pace col mondo.
“I wanna sing, I wanna shout
I wanna scream ‘til the words dry out
So put it in all of the papers
I’m not afraid
They can read all about it, read all about it,
oh”
Avevo pubblicato un album di debutto tutto in inglese,
seguito da un tour abbastanza apprezzato sia in Italia che in Inghilterra, dove
Mika era riuscito a farmi arrivare tramite i suoi concerti. Ma ci avevo messo
molto poco a capire che questo tipo di vita non faceva per me, almeno non la
parte che riguardava lo stare sotto i riflettori.
Ho lasciato la fama e quella vita per seguire l’uomo che
amo. Ora sono il suo pianista e mai una decisione mi è sembrata più benedetta
di questa.
Amo Mika sempre di più ogni giorno che passa, e so che per
lui è lo stesso. Me lo dimostra in molti modi, standomi sempre accanto,
condividendo con me ogni secondo, anche vivendo a Roma, lui che è un cittadino
del mondo.
È stata la cosa più bella che mi sia mai capitata, la
decisione più dolce, insieme a quella più travagliata. Perché chi lo ha detto
che l’amore è sempre giusto o facile?
Noi per primi ne portiamo i segni sul cuore e sulla pelle. È per questo che
ringrazio ogni giorno per quello che ho, cercando di viverlo al meglio.
Una vita senza di lui non avrebbe senso.
Angolo dell’autrice
Cacchio, ho davvero finito? No, non voglio, daii ridatemi
Ale, ridatemi quel patatone del mio amore, datemi Adam, voglio Rosy, Cristina, Isabella,
il papà… vorrei persino Morgan (ti adoro tesoro, sei pazzo quanto me) daiiii.
Niente, se ne sono andati tutti. A quanto pare ho davvero
finito questa storia. Non so dirvi quanto abbia significato per me scrivere
queste pagine, pubblicare e sentire le vostre opinioni: GRAZIE.
Grazie alle 21 persone che stanno seguendo, alle 35 che mi
hanno messo tra le preferite. Non so come farei senza di voi, poi siete
tantissimeeeeee. Grazie davvero per avermi seguito in questa pazzia, perché
rendete tutto molto più normale, quando di normale in questa ff non c’è neanche
il titolo ahahahaah
Mika, amore non vedo l’ora di vederti di nuovo in tv.. giuro
che stalkererò sky finchè non uscirai, tesoro.
E Adam, dolcezza, siccome mi sei stato sempre in mezzo
mentre scrivevo questa ff, ora che devo inizare a scrivere la tua ti metterò
Mika in ogni capitolo! Sei avvisato J
Che dire, grazie alle mie amiche, ora andiamo a scrivere
Faberry, non vi preoccupate.
Love you
all, crazy people!
Bea
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