It's in my D.N.A: Hero or Murderer?

di Fiamma Erin Gaunt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo

 

 

 

 

Keller rimase incantata a guardarlo. Le capitava sempre quando assisteva alle metamorfosi del suo migliore amico. Un attimo prima c’era Eric, un metro e ottanta di muscoli, selvaggi capelli corvini, occhi color acciaio e sorrisetto arrogante, e quello seguente un felino agile e sinuoso pronto a balzare sulle sue vittime.

“Yaguara, colui che uccide con un balzo” pensò, vedendolo uscire dall’ombra e azzannare la testa di uno dei Cacciatori.

Il sangue zampillò come una fontana e l’uomo cadde a terra, gli occhi sbarrati per il terrore e il cranio spaccato. Era morto ancora prima di toccare il suolo.

Rapido e inaspettato proprio come durante la trasformazione, l’animale voltò gli occhi verso di lei. Sostenne lo sguardo, decisa, e sorrise quando vide le macchie scure ritirarsi velocemente, il muso e le orecchie appiattirsi e la coda scomparire.

Eric inarcò un sopracciglio, ammiccando. – Bè, niente da dire? –

- Non era male. –

L’espressione divenne beffarda. – Certo, come se tu sapessi fare di meglio – la sfidò.

Non ribattè. Eric era unico nel suo genere e già il fatto che ospitasse in sé lo spirito del giaguaro ne era la prova: affascinante ma allo stesso tempo inquietante, riservato ma aggressivo e spietato. Era riuscito a uscire indenne da situazioni e imprese in cui altri difficilmente sarebbero sopravvissuti. Un degno figlio di Tezcatlipōca.

- Andiamo, sbruffone. –

- D’accordo, Rak. –

Sussultò, come sempre quando sentiva quel nome, e si voltò per fulminarlo con un’occhiataccia.

- Non chiamarmi così – sibilò, sprizzando veleno da ogni sillaba.

L’amico le scompigliò scherzosamente le onde corvine, ma l’espressione negli occhi color acciaio era mortalmente seria.

- Raksha. A me piace e tu dovresti fare di questo nome un monito per tutti quelli che oseranno mettersi contro di te. –

No, non di nuovo quella discussione. Era stata Raksha Banks per dieci anni, Keller per gli ultimi sette. Cosa c’era che non andava nel suo nome? Bè, Raksha significava “diavolo” e le era stato apposto dalla sua amorevole nonnina nel momento stesso in cui era nata, causando la morte di sua madre durante il parto, e aveva aperto per la prima volta gli occhi sul mondo. Iridi gialle, intense e abbaglianti come i fulmini che squarciavano il cielo notturno. Del resto quando tuo padre è Xolotl, la divinità di lampi, fulmini e simili, non dovresti meravigliarti.

- Ragazzi, spiacente di interrompervi, ma dobbiamo rientrare. –

La voce del figlio di Xocolt, dio del fuoco e delle stelle, preannunciò la sua apparizione. Capelli color dell’oro zecchino, occhi verdi come smeraldi e la carnagione ambrata di chi passava un sacco di tempo sotto al sole. In una parola: Evan, l’ultimo membro del loro eterogeneo terzetto.

- Gracias, Dios – borbottò Keller, incamminandosi verso il resto del reparto di avanscoperta che stava mettendo via le ultime cose per il ritorno al Campo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

A chi piacciono gli aztechi? A me, a me, a me *saltella come una scema in giro per la stanza alzando la manina*. Qui sotto troverete 14 divinità azteche (7 boys e 7 girls), ognuna prenotabile da una sola persona (voglio una varietà di figli u.u) e ognuno di voi ne può prendere fino a un massimo di due. Sempre sotto trovate lo schemetto da mandarmi via messaggio privato.

Divinità:

Quetzalcóatl (Dio serpente piumato, Dio dell’alba, del vento, dell’est, delle arti);

Tlaloc (Dio della pioggia e della fertilità);

Mextli (Dio della guerra);

Huracan (Dio delle tempeste);

Xipe Totec (Dio dell’agricoltura, dell’Ovest);

Acolmiztli (Dio puma, sorveglia l’ingresso del regno dei morti);

Mictlanteculhtli (Dio dei morti);

Atl (Dio dell’acqua);

Ayauhteotl (Dea della vanità e della fama);

Chantico (Dea del focolare);

Tonatiuh (Dio del Sole);

Camaxtli (Dio della caccia e del fato);

Xochipilli (Dio dell’amore);

Chalciuhtlicue (Dea della bellezza).

 

Nome e Cognome:

Età e data di nascita (no anno):

Genitore divino:

Caratterizzazione fisica e caratteriale:

Breve storia del personaggio:

Abilità e poteri:

Fobie/Paure:

Altro:

 

 

 

A presto bella gente.

Baci baci,

                  Fiamma Erin Gaunt

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Capitolo 2
*** Cap 1 ***


Cap 1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eric












La strada che li separava dal Campo Tamoanchan non era molta e in condizioni normali non l’avrebbe disturbato più di tanto il percorrerla con Keller ed Evan, ma Mik era un’aggiunta a cui avrebbe rinunciato volentieri. Sfortunatamente anche lui faceva parte dei Cuahchiqueh, i guerrieri scelti del Campo, e nonostante ne fosse il capo non aveva il potere di escluderlo. Non perché non gli andava a genio, se non altro.

Incrociò lo sguardo del figlio di Quetzacoatl che lo fissava con un sopracciglio aggrottato come se stesse pensando a chissà cosa.

- Qualcosa non va? – domandò, facendo balenare per un attimo le zanne appuntite celate dalle labbra.

Era sempre così dopo una trasformazione, ma nel giro di un’oretta tutto passava e tornava ad avere dei canini normali … forse appena un po’ più aguzzi del solito.

Sorrise vedendolo rabbrividire leggermente. Non era un segreto per nessuno il fatto che Mik Ray avesse una paura fottuta dei giaguari. Uno di loro l’aveva quasi ucciso quando era piccolo e da allora lo shock gli impediva di avvicinarsi a uno di quegli animali. Insomma, paura dei giaguari equivaleva a temerlo, visto che poteva diventare uno di loro, e l’idea che “mr pezzo grosso figlio di Quetzacoatl” lo temesse gli piaceva … eccome.

- Sì. Avremmo potuto portarlo al Campo  e interrogarlo, in fin dei conti era uno solo, non c’era bisogno di ucciderlo. –

- Cioè, fammi capire bene, stai criticando una mia decisione? – chiese, inarcando un sopracciglio in segno di sfida.

- Esatto – confermò Mik, mantenendo il contatto visivo senza alcun apparente sforzo.

Un brontolio sordo e gutturale provenì dalla gola di Eric. Un accenno di ruggito d’avvertimento.

Lo sguardo del figlio di Quetzacoatl vacillò per un istante.

- Prenderò in considerazione le tue obiezioni quando sarai in grado di fronteggiarmi senza scappare come un bambino spaventato. Fino ad allora si fa come dico io – decretò.

Continuarono a camminare in silenzio, mettendo via solo momentaneamente la discussione che si sarebbe certamente riproposta una volta arrivati al Campo.

- Puoi smetterla di comportarti come un ragazzino dispettoso per i prossimi cinque minuti? Non è divertente – disse la figlia di Xolotl, avvicinandoglisi e attirando la sua attenzione con una leggera spallata.

- Okay, non darò più fastidio a Mik … so quanto ti piacciano i suoi occhioni di ghiaccio. –

Keller lo fulminò con un’occhiataccia.

- Falla finita. –

- Oh, andiamo, è così divertente vederti arrossire – protestò, arricciando il labbro come un bambino a cui fosse stato vietato di giocare con il suo gioco preferito.

- Eric, sul serio. –

Alzò gli occhi al cielo, scompigliandosi la chioma corvina. – Okay, okay, la smetto. –

- Sarà meglio – borbottò Keller, lasciandolo in compagnia di Evan e rallentando appena un po’ per permettere a Mik e Rex di affiancarla.

 

 

 

 

 

 

 

 


Keller

 

 

 

 

 

 

 

- Che c’è, Eric manda avanti te per scusarsi? – domandò Rex, mentre le labbra si stiravano in un pigro sorriso sarcastico.

Keller alzò gli occhi al cielo, scuotendo la testa. Certe volte non riusciva proprio a capire perché perdesse tempo a parlare con quel figlio di Mextli. Rex Garroway aveva capelli corvini perennemente scompigliati e occhi neri profondi e ammalianti. In una parola sola: attraente. Anzi, forse sarebbe stato meglio dire tremendamente attraente.

- Eric non si scusa mai, dovresti saperlo, non è nella sua natura. –

- Già, suppongo abbia una natura troppo animalesca per farlo – convenne Rex, passandosi una mano tra i capelli.

Keller non potè fare a meno di osservare il gesto, momentaneamente rapita da quel profilo affascinante, per poi scuotere la testa e darsi della stupida.

Tre quarti delle ragazze del Campo gli sbavavano dietro, ma lui non sembrava neanche dare segno di vederle. Tuttavia era chiaro che ne fosse compiaciuto, il sorrisetto che gli increspava le labbra quando notava gli sguardi femminili che accompagnavano il suo passaggio non lasciava spazio a dubbi.

Insomma, non era proprio il tipo di ragazzo per cui prendersi una cotta. No, proprio no.

Uhm, sì, forse se continui a ripetertelo riesci a convincerti.

Mise a tacere quella stupida voce della coscienza che le rimbombava nella testa.

A lei non piaceva Rex Garroway. No, proprio per niente.

Spostò lo sguardo sull’altro ragazzo. Rex e Mik erano per certi versi incredibilmente simili, se non altro abbastanza da diventare migliori amici, ma per altri completamente diversi.

- Non te la sei presa, vero? – chiese, scrutandolo in quei cristallini occhi color ghiaccio.

Su una cosa Eric aveva ragione: Mik aveva gli occhi più belli che avesse mai visto.

Il ragazzo scosse la testa, rivolgendole un sorriso amichevole. – So com’è fatto Eric e suppongo che il fatto che i nostri genitori siano eternamente in competizione si sia ripercosso anche su di noi. –

- Certe volte è maledettamente difficile essere la sua migliore amica, ma in fondo in fondo è okay. –

- Molto in fondo – rimarcò Rex.

- Non sei di aiuto, Garroway. –

- Bene, perché non volevo esserlo – ribattè, sorridendo serafico.

- Bene, visto che nessuno se l’è presa a male, posso anche tornarmene di là – disse Keller,

- Certo, grazie per l’interessamento. –

Rivolse un ultimo sorriso cordiale a entrambi e tornò verso i suoi amici.

 

 

 

 

 



Rex

 

 

 

 

 

 

 

Rivolse un’occhiata a Mik, inarcando un sopracciglio con fare allusivo. – Cos’era quello? –

- Quello cosa? – replicò l’amico, sinceramente perplesso.

- Non fare il finto tonto. Tutta quella sviolinata sul “no, certo che non mi sono offeso” e “grazie per l’interessamento”. –

Mik scosse la testa, ridendo. – Semplice cortesia tra compagni di Campo. –

Rex assottigliò lo sguardo, puntandogli un dito contro con fare fintamente minaccioso, - Sappi che non me la bevo affatto, ti tengo d’occhio, Ray. –

Continuarono a ridere e scherzare finchè non raggiunsero il Campo.

Mona e Alnair erano già lì, intente a discutere di chissà cosa con Charisma mentre Diana cercava, a quanto pareva abbastanza inutilmente, di riportare la calma.

- Si può sapere cosa succede adesso? – borbottò Rex, raggiungendo le amiche e lanciando un’occhiata interrogativa a Diana.

La figlia di Patecatl si strinse nelle spalle.

- Lo sai che Alnair e Charis discutono sempre, non è mica una cosa nuova. Ad Alnair non piace che le si diano ordini e Charis odia che qualcuno le disobbedisca. I litigi ormai sono nella norma. –

Gli occhi color cioccolato, screziati di verde e giallo, si illuminarono quando intravide il profilo di Evan. Quando il figlio di Xocotl, però, posò gli occhi smeraldini su di lei, Diana usò i lisci capelli biondi come una sorta di coltre dietro cui nascondere le gote rosse.

- Dios, perché tutti quanti vi rincretinite quando si tratta di intravedere una persona anche solo lontanamente attraente? – sbottò il ragazzo, scuotendo la testa esasperato.

Non riusciva a credere  di essere la sola persona capace di mantenere un minimo di freddezza e non lasciarsi trasformare in un idiota totale solo perché attratto da qualcuno.

- Evan non è “solo lontanamente attraente” -, protestò, - È semplicemente stupendo. Troppo stupendo per una come me – concluse, demoralizzata.

Quelle parole sembrarono distogliere Charisma dalla discussione, perché la figlia di Itzpapalotl puntò le iridi blu, circondate da lunghe onde corvine, dritte nelle sue.

- Punto primo, non voglio sentirti più dire una cretinata del genere, D. Punto secondo, Bower non è poi così bello. –

Diana annuì, dubbiosa, più per assecondare l’amica che per vera convinzione.

- Ascolta, D., lo sai che di solito non faccio complimenti alle ragazze, ma ti assicuro che sei abbastanza carina per Bower e se lui non è d’accordo allora è ancora più idiota di quanto pensassi – rimarcò Rex.

Questa volta la ragazza sembrava decisamente più convinta e Rex ne fu soddisfatto. Detestava vedere le ragazze piangere, lo facevano sentire in tremendo imbarazzo, specialmente se si trattava delle sue amiche.

 

 

 

 

 

 


Alejandra

  

 

 

 

 

 

Fu la prima a raggiungere Eric e il resto dei suoi amici, seguita a ruota da Zeia.

- Allora, come è andata? –

Eric si stiracchiò pigramente, rivolgendole un sorriso ferino. – A meraviglia, come sempre. –

- Che tradotto sarebbe che hai ammazzato qualcuno, giusto? –

C’era un pizzico di rimprovero nella voce di Zeia, figlio di Huracan, ma il loro leader sembrò non notarlo. Oppure, molto più probabilmente e saggiamente, decise di fare finta di niente.

- Quanti erano? –

- Uno solo, è stato facile come bere un bicchiere d’acqua – replicò, per poi aggrottare la fronte come se gli fosse venuto in mente qualcosa, - Forse sarebbe meglio dire di sangue. –

Alejandra incrociò lo sguardo di Zeia e scosse la testa. Eric aveva un prodigioso talento per il far incazzare le persone e sembrava anche divertirsi un modo nel farlo, quindi discutere su di lui circa l’effimerità della vita o la possibilità di non concludere ogni spedizione con uno spargimento di sangue era pressoché inutile.

- E comunque non guardarmi così, Zeia. C’è un motivo se sono a capo dei guerrieri del Campo e di sicuro non mi sono conquistato il posto comportandomi come un affettuoso gattino troppo cresciuto – aggiunse, interpretando bene la contrarietà nei suoi intensi occhi azzurri.

- A quando la seduta di Consiglio con la relazione aggiornata? – chiese la ragazza.

- Questa sera, subito dopo cena. E … Ale? – aggiunse, richiamandola mentre si voltava per allontanarsi insieme a Zeia.

- Sì? –

- C’è stato qualche problema durante la nostra assenza? –

La figlia di Camaxtli scosse la testa. – Tutto tranquillo. –

Eric annuì, rivolgendole uno dei suoi pochi sorrisi d’apprezzamento: – Sapevo di poter fare affidamento su di te. –

Poi la lasciò andare senza aggiungere altro.

- Sono abbastanza sicuro che da qualche parte deve esserci una legge che vieta a un ragazzo così di comportarsi in modo tanto … - s’interruppe, cercando l’aggettivo adatto.

- Selvaggio? – suggerì Alejandra.

- Già. –

- Dovresti saperlo che più sono belli e più hanno un caratteraccio, è scientificamente provato – asserì.

Zeia trattenne una risata. – Ah, sì? E da chi? –

- Ma da me, ovviamente. –

Il tono risoluto dell’amica gli impedì di trattenersi e questa volta scoppiò davvero a ridere.

Si spintonarono scherzosamente finchè non arrivarono davanti all’ingresso del gigantesco dormitorio. Entrambi alloggiavano al quarto piano, il più alto dell’edificio, riservato a coloro che facevano parte dei “guerrieri aquila” e che avevano una qualche  affinità con l’aria o con arco e frecce.

- Ci vediamo in mensa tra un paio d’ore. –

- D’accordo. Nel frattempo cercherò di fare un elenco di ragazzi carini con cui potresti provarci. Possibilmente gay, così ti levi dalla testa il bel tenebroso – rise Alejandra, ottenendo per tutta risposta un accenno di linguaccia dall’amico.

- Sei tremenda. –

- Lo so. A più tardi, chico. –

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

No, non sono morta, ma ero immersa nei libri fin sopra ai capelli (tutta colpa della dannatissima università e della schifosa sessione autunnale >.<). A breve aggiornerò anche le altre interattive, diciamo che ho voluto dare priorità a questa perché non avevo mai postato neanche un capitolino e me ne stavo vergognando profondamente u.u Spero che gli OC siano stati resi bene e che questo primo capitolo vi sia piaciuto. Invito inoltre chi non l’avesse ancora fatto a mandarmi le schede dei suoi OC. Alla prossima.

Baci baci,

Fiamma Erin Gaunt

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