FutureSex/FaithDreams

di Damon Salvatore_Cit
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** ● Francis ● ***
Capitolo 2: *** ● L'Alcamy ● ***
Capitolo 3: *** ● Le Scuse ● ***
Capitolo 4: *** ● Un Futuro Incerto ● ***
Capitolo 5: *** ● Family Business ● ***
Capitolo 6: *** ● La Visita ● ***
Capitolo 7: *** ● Kiss Me Softly ● ***
Capitolo 8: *** ● Notti Magiche ● ***
Capitolo 9: *** ● Segreti & Scommesse ● ***
Capitolo 10: *** ● Il Buio ● ***
Capitolo 11: *** ● Soldier ● ***
Capitolo 12: *** ● Incontri Dal Futuro ● ***
Capitolo 13: *** ● Please Call Me Leo ● ***
Capitolo 14: *** ● Quel Che Resta Dei Senese ● ***
Capitolo 15: *** ● Chi Non Muore Si Rivede ● ***
Capitolo 16: *** ● New Yok, New Life ● ***
Capitolo 17: *** ● Justin Timberlake All In ● ***
Capitolo 18: *** ● Una Nuova Era Del Ballo ● ***
Capitolo 19: *** ● Gossip Girl ● ***
Capitolo 20: *** ● Un Regalo Inaspettato ● ***
Capitolo 21: *** ● Febbre D'Amore ● ***
Capitolo 22: *** ● Amicizie ● ***
Capitolo 23: *** ● Un Natale Particolare ● ***
Capitolo 24: *** ● Live In New York ● ***
Capitolo 25: *** ● Lo Sconto Della Pena ● ***
Capitolo 26: *** ● ...And I Call It Magic ● ***
Capitolo 27: *** ● Fame Di Gelosia ● ***
Capitolo 28: *** ● Que serà serà ● ***
Capitolo 29: *** ● Buon Compleanno Francis! ● ***
Capitolo 30: *** ● Incidenti ● ***
Capitolo 31: *** ● Holidays! ● ***
Capitolo 32: *** ● "EM" ● ***
Capitolo 33: *** ● Che Fine Ha Fatto Francis? ● ***
Capitolo 34: *** ● Green Girl ● ***
Capitolo 35: *** ● Buoni Propositi Per L'anno Nuovo (Parte I) ● ***
Capitolo 36: *** ● Buoni Propositi Per L'anno Nuovo (Parte II) ● ***
Capitolo 37: *** ● Buoni Propositi Per L'Anno Nuovo (Parte III) ● ***
Capitolo 38: *** ● Un Nuovo Progetto ● ***
Capitolo 39: *** ● L'Uragano ● ***
Capitolo 40: *** ● Bentornata Fran! ● ***
Capitolo 41: *** ● Fantasmi Del Passato ● ***
Capitolo 42: *** ● Christian ● ***
Capitolo 43: *** ● Prime Follie ● ***



Capitolo 1
*** ● Francis ● ***


Era un sabato sera come gli altri, era estate, Emma era pronta ad uscire ma quasi dimenticava le chiavi della macchina, così tornò in camera da letto e mentre le afferrava dal comodino, ne approfittò per darsi un’ultima occhiata allo specchio. Sistemò i lunghi capelli bruni ancora una volta, poi uscì di casa.
Si diresse a casa della sua migliore amica Francis, ma dopo averle fatto due squilli al cellulare per avvertirla che era sotto casa sua ad aspettarla, questa non arrivava ancora.
Così si diresse al portone del suo appartamento e le citofonò, era strano che la sua amica non le rispondesse.
[…]
- Non ho voglia di uscire stasera, Emma.
- … Scusi, credo di aver sbagliato citofono signora…
Disse ironicamente la ragazza, così mentre dall’altra parte Francis si lasciò andare ad una lieve risatina, Emma citofonò ancora all’amica.
- Francis?! Sei tu? Mi senti Francis?
Francis alzò gli occhi al cielo ancora sorridente per la buffonaggine dell’amica.
- Sì, ti sento Emma. Ma davvero non…
- Apri il portone, avanti.
- Ma davvero, io…
- Apriii
- L’ascensore è guasta.
Ci fu qualche attimo di silenzio, ed Emma assunse una smorfia di riflessione per qualche attimo, fissando un punto nel cielo.
- Mmh… vorrà dire che farò un po’ di esercizio. Avanti muovi quel culo e aprimi.
Francis dovette arrendersi alle insistenze dell’amica e con un sorriso lieve sulle labbra le aprì il portone.
Dopo svariati minuti si sentì suonare il campanello e Francis andò ad aprire.
- Dovreste protestare alla prossima riunione di condominio per quest’ascensore.
Aveva un po’ di fiatone ed era poggiata con un braccio teso allo stipite della porta d’ingresso.
- Ma soprattutto tu non dovresti abitare al settimo piano…
Francis non poté trattenere una risata, dopodiché fece accomodare la sua amica e chiuse la porta alle sue spalle.
- Ti ricordo che è una sistemazione temporanea e che io non abito qui.
- Beh potevi venire nell’appartamento che ha preso la compagnia di ballo, senza fare la prima donna e venire qui, tanto si tratta di qualche tempo, poi sai che ci sposteremo ancora.
- Non faccio la prima donna, Emma.
Le fece il verso simpaticamente, poi continuò
- E’ solo che mio fratello ha insistito che usufruissi del suo appartamento qui a Parma mentre lui è…
- In America per gli affari di famiglia, lo so, lo so… E’ solo che… O mio dio!
- Che c’è?
L’espressione di Francis mutò da sorridente a seria vedendo che l’amica la guardava in modo strano.
- TU SEI IN PIGIAMA!
Francis alzò gli occhi al cielo e scosse il capo.
- Mi hai spaventata…
- Anche il tuo pigiama mi ha spaventata. Avanti va a vestirti!
Francis non aveva alcuna intenzione di fare come le diceva l’amica, così insisteva nella sua versione.
- Davvero, Emma, non mi va di uscire stasera.
- Sì che ti va, tu ami i sabato sera, e poi… andremo nel locale di Lucas, e sai che stravede per te e ti fa da DJ personale.
- Sì ma ci sarà sicuramente Serena e non ho voglia di litigarci ancora. Non lo so… è che preferivo starmene a casa a leggere qualcosa…
- Avrai tempo per questo genere di cose… quando avrai ottant’anni! E poi se quella Serena dei miei stivali farà qualcosa, sarò felice di intervenire… anche se so bene che non avrai bisogno di me in tal caso.
Francis sorrise ed Emma l’afferrò le spalle e la spingeva verso il bagno.
- Avanti va a prepararti, ti aspetto, ma sbrigati.
Passò una mezz’ora e Francis era pronta.
La giovane ragazza indossava un vestitino bianco, senza spalline, capelli castani sciolti lungo le spalle ondulati al naturale. Non indossava alcun tipo di gioiello, i suoi occhi color verde zaffiro erano già dei gioielli, ma era ancora indecisa su quale tipo di scarpe indossare.
- Ah.Ah. No…quei tacchi tu non te li metti. Mi farai sembrare bassa, e io non sono bassa.
- E invece sono proprio quelli che indosserò per vendicarmi del fatto che hai voluto trascinarmi fuori stasera.
- Lo sai? Mia nonna mi ha telefonato oggi pomeriggio, e mi ha detto che stasera col cavolo rimaneva a casa. Mi ha detto “Nipotina mia, tua nonna non ha alcuna intenzione di passare un sabato sera in pigiama, anzi, sai cosa? Indosserò il mio abito migliore e andrò a divertirmi con tuo nonno.”
- Spero che almeno le avrai mandato i miei saluti…Avanti andiamocene!
Rideva e tirava l’amica per un braccio fuori la porta.
- Dovrò dirle che indossa pigiami più carini di una ragazza di diciotto anni…
Diceva mentre usciva di casa e tentava di guardare l’amica che continuava a trascinarla fuori.
- Dai andiamo, scema ahah
[…]
Non era nemmeno mezzanotte e le due arrivarono al locale di Lucas, un DJ che conosceva gli organizzatori della loro scuola danza e che durante la loro permanenza a Parma, che perdurava ormai da qualche settimana, li aveva gentilmente invitati nella loro discoteca.
Francis era vestita di bianco con dei tacchi da capogiro ma per niente volgari.
Emma invece era vestita di nero, ma indossava gli jeans, e riponeva le chiavi dell’auto nella sua piccola borsa.
- Che stai facendo?
Disse Emma fermandosi a guardare l’amica che aveva chinato il capo in avanti e si passava le mani tra i capelli.
- Aggiusto i miei capelli, dai entriamo.
- Uh… sento odore di conquiste. Non è che ci vuoi provare con Lucas?
- Lo sai che non è il mio tipo.
- A già… a te piacciono i bastardi.
[…]
Entrarono nel locale ed era colmo di gente. Al bancone ci si arrivava con difficoltà, le luci erano basse. Il DJ Lucas subito notò le due ragazze e le salutò con un cenno di mano mentre cambiava disco, lanciando un bacio a Francis.
Francis distratta nel salutarlo, non vide arrivare un ragazzo verso la sua direzione che, anch’egli distratto, andò a sbatterle contro e per poco non la fece cadere.
Fortunatamente l’afferrò per le mani e se la ritrovò tra le braccia.
Francis infastidita da quel gesto, diede uno spintone al ragazzo che era in compagnia di altri amici.
- Guada dove cammini!
- Potrei dire lo stesso di te, ragazzina!
Disse il ragazzo con un’espressione infastidita ma camuffata da un lieve sorriso sulle labbra, che faceva ancor di più irritare Francis. La parola “ragazzina” pronunciata da quel ragazzo, non le andò giù, così stava per dirgliene quattro avvicinandosi a lui che era indietreggiato di qualche passo dopo lo spintone, ma Emma la blocco per un braccio.
- Che hai detto?!
- Avanti Francis, non l’ha fatto apposta… andiamo.
Emma sapeva bene che se Francis si scaldava, riusciva anche ad arrivare alle mani, senza fare distinzioni tra uomini o donne.
Francis lanciò una lunga occhiataccia a quel giovane ragazzo, che ricambiò lo sguardo, prima di andar via e seguire il consiglio dell’amica; pareva che soltanto Emma riusciva a calmarla in situazioni simili.
Finalmente giunsero al bancone e Francis si sedette su uno sgabello trovando fastidio nelle scarpe.
- Quell’idiota mi ha spezzato un tacco!
- Hey che succede, Fran?
Esclamò il barman, che avevano conosciuto in quei giorni.
Emma si avvicinò all’amica e le tirò su la gamba.
- Fa un po’ vedere…?!
- Non fai prima a sfilarmi la scarpa? Così lascerai che tutto il locale veda le mie mutandine.
- Wow! E di che colore sono?
Chiese maliziosamente il ragazzo.
- Sta zitto Marco, non è un buon momento.
- Già, non farla scaldare di nuovo, che ci è mancato poco…
- Sì, vi ho visti… Ti sei imbattuta contro il calciatore del Parma piccola… E direi che hai fatto colpo.
Francis si sorprese alle parole del ragazzo, e non capendo a cosa si stesse riferendo, alzò lo sguardo verso di lui, visibilmente confusa.
Marco le fece cenno col capo di guardare alle sue spalle, così la ragazza si voltò e notò che il ragazzo che poco prima le era venuto addosso, la stava fissando, non badando al resto dei suoi amici al tavolo che se la ridevano e bevevano tra di loro.
I due si lanciarono lunghi sguardo intensi, ma poi la ragazza tornò a dargli le spalle, guardando gli amici.
- L’unico colpo che vorrei fargli è quello del mio tacco spezzato sulla sua testa.
Emma e Marco si guardarono e sorrisero, ma le loro attenzioni furono catturate da Lucas, che dalla sua postazione indicava a tutti il centro della pista, dove vi era un piccolo rilievo (una sorta di palco) dove si stavano esibendo Serena e altre ragazze.
- Signori, vi consiglio di dare un’occhiata a quello che sta succedendo in pista! Abbiamo l’onore di avere tra noi le ballerine professionali della scuola di ballo Alcamy!
Si vedeva Serena e altre tre ragazze che ballavano un brano Hip Hop accompagnato dagli applausi a ritmo di musica della folla radunata attorno alla pista per osservarle da vicino.
- Mi ci vuole un martini…
Esclamò Emma con un tono inacidito, poi aggiunse.
- Si credono le migliori quelle lì…
- Vorrà dire che le farò ricredere.
Le rispose Francis, togliendosi entrambe le scarpe e fissando la pista con determinazione negli occhi.
- E’ facile farsi belle in quattro… vediamo se riesco a spostare quelle luci solo su di me…
Marco ed Emma la guardarono, Marco si sorprese delle parole della ragazza e posò via lo straccio e il bicchiere che stava pulendo, seguendo la giovane dirigersi verso il palco; Emma invece le sorrise maliziosa.
- Falle vedere che il talento batte anni ed anni di scuole private di ballo.
Francis mentre si dirigeva in pista, fece segno a Lucas di alzare il volume della musica, e il DJ conoscendo la bravura innata della ragazza abbassò le luci in sala mentre mixava e cambiava disco.
Francis si insediò sulla pista e col suo passo forte, la finta scossa elettrica che riusciva ad imitare alla perfezione, riuscì ad ottenere l’attenzione di gran parte delle persone.
Serena e le altre furono interrotte dal suo arrivo in pista, e man mano che la musica proseguiva, Francis riuscì ad oscurare le ragazze catturando tutta l’attenzione su di sé, e conquistando le luci della sala.
Serena e le altre ragazze gradualmente smisero di ballare e si arresero alla bravura di Francis, nettamente superiore alla loro.
Alla fine del brano, Francis seguendo il suono della canzone, si voltò verso le ragazze simulando una smorfia, umiliandole con le persone che andavano in delirio per lei e la applaudivano senza sosta.
- Meravigliosa! Sei meravigliosa!
Diceva con un tono caldo ma al contempo esaltato il DJ dalla sua postazione, mentre le luci in sala si riaccesero e cambiava musica.
- Ma non fatevi abbattere dalla sua bravura signori, è ora di tornare tutti in pista a scatenarvi!
Francis intanto tornò al bancone dove Emma era ad aspettarla con un’espressione euforica sul volto, e le andò incontro dandole il cinque.
- Credo che abbiano imparato la lezione
Le urlò per farsi sentire, dato che la musica era ancora troppo alta.
Francis si lasciò andare in una risata compiaciuta, mentre si sedeva al bancone.
- Ho una certa sete…
Emma si sedette accanto alla ragazza e le bisbigliò nell’orecchio.
- Credo che il distruttore di tacchi sia attratto da te, Fran…
- Che cosa?
- No! Non ti girare, sta venendo qui.
Fortunatamente Francis riuscì a non girarsi, e dopo svariati secondi di silenzio, le bisbigliò.
- Non è il mio tipo…
Disse con lo stesso tono con qui aveva parlato di Lucas, prima di entrare nel locale, poi aggiunse.
- Ha i capelli lunghi.
Emma si voltò e vide il ragazzo tornare al suo tavolo con un boccale di birra, ignorandole completamente.
- Secondo me ti ha sentito…
- Meglio così. Allora, Marco, me la dai questa birra o no?
Tagliò a corto la ragazza, voltandosi a cercare il barman che si era allontanato dalle due.
- Ehm… sì, Fran. Ma…
Le due ragazze lo guardarono con sguardo corrugato, notando un’espressione strana sul volto dell’amico. Quel “ma” poi le insospettì.
- Ma, cosa?
Insistette Francis, notando titubanza nel ragazzo.
- Ma… te la offre il giocatore del Parma…
Emma quasi si strozzò mentre beveva un sorso di Martini, e ascoltava quelle parole.
Francis non si stupì più di tanto, e si voltò a guardare questo presunto calciatore, che parlava con i suoi amici, e fingeva di non notarla con la coda dell’occhio.
- Sarà un modo carino per scusarsi dell’incidente di prima.
Disse Emma felice di quella situazione che coinvolgeva l’amica, credeva fortemente che aveva bisogno di un po’ d’amore nella sua vita, e sperava che in qualche modo quella situazione potesse evolversi per il meglio.
- Un modo carino sarebbe quello di ricomprarmi le scarpe, le adoravo…
- Non fare l’acida adesso, e accetta la birra su. E poi… ha decine di paia di scarpe, uno in meno non ti cambierà di certo la vita…
Francis si voltò ancora una volta verso quel ragazzo, e questa volta incrociò il suo sguardo.
I due si limitarono a guardarsi, poi l’espressione sul volta della ragazza si addolcì leggermente e afferrò il bicchiere di birra e ne bevve un sorso, facendosi notare dal ragazzo, che sorrise soddisfatto, cercando di non farsi notare dagli amici.
- I capelli può sempre tagliarli…
Commentò Emma di punto in bianco, ritornando alle parole dell’amica.
- Non metterti strane idee in testa, Emma. Avevo soltanto sete, e io accetto con piacere una birra se me la si offre, chiuso l’argomento.
Disse con finto tono di superbia la ragazza, tradendosi e lasciandosi andare in una risata. Emma le diede una leggera spallata e si unì alla risata dell’amica.
Il momento però durò poco, infatti le due furono raggiunte da Serena e le altre tre ragazze che accerchiarono le due al bancone.
- Buonasera ragazze. Wow Alissa che bel reggiseno, ti ingrossa le tette. Che marca è? Credo che mia nipote ne abbia uno uguale.
Disse pungente Emma, che cercò goffamente di calmare gli animi, soprattutto quello di Francis.
Alissa si voltò verso la ragazza con un’espressione infastidita sul volto, ma Serena ignorò la ragazza e fissava Francis.
- Non mi è piaciuto quello che hai fatto poco fa in pista.
Francis si strinse nelle spalle, totalmente tranquilla alle provocazioni della ragazza.
- Agli altri è piaciuto…
- Non sto scherzando!
- Ah nemmeno io.
Serena fece un passo avanti verso la ragazza a muso duro, e Francis sorrise ironicamente e la guardò dal basso verso l’alto, poi si alzò dallo sgabello e restò in piedi a pochi palmi dalla ragazza che tentava in tutti i modi di provocarla.
- Sarei felice di stroncare la tua carriera spezzandoti una gamba.
Pronunciò con odio Serena, fissando negli occhi Francis, che appariva per nulla intimorita dalle parole della ragazza.
- Perché non ci provi?
La provocò, ma poi Emma si mise tra le due cercando di allontanarle.
- Calmiamoci ragazze, avanti. Siamo in un locale, è sabato sera, perché non ci divertiamo invece di litigare inutilmente?
- Levati dai piedi tu, idiota!
Una delle tre ragazze, anche loro ballerine alla stessa scuola di danza che frequentavano, diede uno spintone ad Emma. Francis perse il controllo e diede un pugno in pieno volto alla ragazza che aveva osato toccare la sua amica.
- No, Francis!!!
Urlò Emma spaventata dalla reazione dell’amica, ma intervennero dei ragazzi che le divisero prima che potesse sfociare una rissa tra le ragazze.
Anche il misterioso calciatore si alzò e si precipitò a tenere la ragazza lontana da Francis che nel frattempo era tenuta da due ragazzi tra cui Marco il Barman.
Dal labbro superiore della ragazza colpita dal pugno di Francis, usciva del sangue, e le amiche, tra cui Serena, la portarono via.
- Vieni a medicarti, Roberta!
Esclamò una delle tre, poi serena guardò di traverso Francis
- Andiamo via ragazze, non vale la pena fare una rissa con queste due lesbiche.
Disse con tono velenoso, mentre andò via seguita dalle altre.
Solo quando sfollò un po’ di gente Francis si ritrovò davanti il ragazzo, che aveva gli occhi sbarrati e la fissava con stupore, colpito dalle parole della ragazza appena andata via.
I due si guardarono per qualche attimo, ma poi Fracis si avvicinò ad Emma.
- Stai bene? Ti ha fatto male?
- Di sicuro le hai fatto più male te. Oh Francis perché non cerchi di controllarti?
- Non sono stata io a cominciare, va a fare la morale a lei.
- E invece la faccio a te, perché sei tu la mia amica, non quell’idiota. Chissà cosa diranno quelli dell’accademia…
- Che si fottano. Non abbiamo bisogno di loro.
- Tu non hai bisogno di loro, sai bene quanto mi è costato entrarci, e non voglio essere espulsa per queste cose.
Francis tacque per qualche secondo alle parole dell’amica, e con volto marcato dall’amarezza.
- Scusa, non intendevo dire…
- Lo so. Ora però andiamo via.
Emma si allontanò dal bancone e salutò Marco, e poi guardò per un secondo il misterioso ragazzo che era rimasto ad assistere alla scena, poi si diresse verso l’uscita.
Francis la seguì con lo sguardo, poi fu interrotta dalle parole di Marco.
- Dai Fran, vedrai che le passerà. Ti aspetto domani sera, così mi dici com’è andata.
Francis si limitò ad acconsentire amaramente col capo, poi guardò il ragazzo, che pareva sul punto di dirle qualcosa, ma non lo fece, così lo anticipò lei prima di andar via.
- Tranquillo. Non sono lesbica.
Le fece l’occhiolino sorridendogli lievemente, poi andò via seguendo la sua amica.
[...]
- Hai intenzione di startene zitta per tutto il tempo?
Chiese Francis ad Emma mentre erano in viaggio verso l’appartamento della ragazza, ma non ottenne alcuna risposta dall’amica. Sospirò pesantemente interpretando quel silenzio.
- Almeno posso accendere la radio? Sicuramente sarà più di compagnia di te…
- Non devi fare a botte ogni volta, Fran.
La interruppe, catturando la sua attenzione.
- Non avrei fatto a botte con quella lì.
- Sì che l’avresti fatto. Ti conosco da anni ormai, e sappiamo tutte e due come sei quando ti arriva il sangue al cervello. Hai dimenticato quella volta con quei due borseggiatori?
- Ma volevano rapinarci, o l’hai dimenticato?
- Sì ma ti hanno messa dentro, e li hai mandati all’ospedale ed eri minorenne! Tu forse non ti rendi conto di cosa diventi quando ti incazzi.
- Mi fai sentire una sorta di Hulk.
- Sono seria, Fran. Sei capace di fare molto male, e perdi facilmente il controllo. Non voglio che tu lo faccia… Diamine nemmeno un ragazzo fa a botte come te.
- Lo prendo come un complimento.
Emma non rispose, e Francis scosse il capo cercando di spezzare quell’atmosfera e accantonare l’argomento.
- Dai, Emms… Prometto che cercherò di controllarmi di più la prossima volta, ok?
- No, non deve esserci una prossima volta.
- Ok, ok. Ora basta però… Forse era meglio se me ne stavo a casa, stasera. Ti ricordo che sei stata tua a pregarmi di venire con te…
- E ho fatto bene.
Sorrise, buttandosi alle spalle l’argomento precedente. Francis alzò gli occhi verso di lei e si lasciò contagiare dal suo sorriso, guardandola interrogativamente.
- A quest’ora non avresti conosciuto quel figo misterioso se non insistevo.
Francis si lasciò scappare una risatina.
- Non negarlo! Ho visto come lo guardavi!
Francis scosse il capo, e guardò fuori dal finestrino, e mentre la sua risatina si affievoliva, la sua mente tornò a pensare a quel ragazzo, che in qualche modo aveva fatto colpo su di lei.
I suoi occhi… avevano qualcosa di magnetico, e non poteva far a meno di pensarli.
- Ha i capelli lunghi…
Disse sorridendo, ancora persa con lo sguardo nel vuoto, dopo alcuni secondi di silenzio e seguita da Emma che non trattenne una risata alle parole dell’amica, ma entrambe sapevano che quel ragazzo… quei suoi occhi, avevano smosso qualcosa nell’animo della ragazza.

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Capitolo 2
*** ● L'Alcamy ● ***


Il lunedì seguente il litigio in discoteca con Serena e le altre, Francis ricevette una telefonata dal direttore della scuola di ballo Alcamy che la invitava a raggiungere la direzione dell’istituto entro le ore 12.00 di quello stesso giorno.
La ragazza decise di non dire nulla all’amica Emma perché sapeva che si sarebbe allarmata, così spense il proprio cellulare per risultare irrintracciabile e dopo una doccia si recò alla scuola in perfetto orario.
Sapeva già a cosa stava andando incontro, non era la prima volta che la mandavano a chiamare per questo genere di cose, Francis era sempre stata una ragazza che si metteva nei guai facilmente e non faceva nulla per cambiare le cose, nonostante le varie preoccupazioni di Emma e della propria famiglia, che di tanto in tanto veniva richiamata dal direttore per i suoi comportamenti poco raccomandabili.
[…]
Francis possedeva una motocicletta Cagiva Mito SP525 di colore nera, che le era stata regalata da suo fratello Luigi il giorno del suo diciottesimo compleanno, nonostante il padre si opponesse a questo regalo. Ma Francis pareva avere una dote innata nel guidare le moto, o le auto, nonostante la sua giovane età guidava alla perfezione e forse a volte anche un po’ spericolatamente e suo padre lo sapeva bene.
Nonostante ciò, però non aveva mai avuto incidenti degni di nota, amava quella moto e ne era molto legata, soprattutto perché le era stata regalata dal suo amato fratello maggiore.
[…]
La parcheggiò nel cortile della scuola, e togliendosi il casco si diede un’occhiata intorno e quel giorno il parcheggio era abbastanza affollato, ma fu solo quando vide l’auto di Emma parcheggiata a pochi metri dalla sua moto che le venne l’istinto di tornarsene a casa.
Alzò gli occhi al cielo e sbuffò pesantemente, cercando di far scivolare via la tensione che le era salita alla visione di quell’auto, potendo già immaginare le storie che le avrebbe fatto Emma appena l’avrebbe vista.
Portò il casco con sé e ripose le chiavi della moto nella tasca dei Jeans, poi però preferì metterle nella tasca del giubbotto di ecopelle nero che indossava.
Fortunatamente era sola in ascensore, era molto irritata, e non aveva alcuna voglia di incontrare altre persone. Il fatto che ci fosse anche Emma non le piaceva, non voleva che l’amica venisse coinvolta in questo genere di cose, perché sapeva quanto avesse faticato la sua famiglia per farle permettere quella scuola, anche se secondo i proprio parere, non ne aveva alcun bisogno. Moltissime persone avevano sempre sostenuto che Emma era una ballerina eccezionale e bravissima, anche più di Francis, e questo non le aveva mai causato alcun problema, anzi ne era molto felice e fiera.
La famiglia di Emma non era ricca quanto la sua, e non voleva crearle problemi che potessero farle rischiare l’espulsione.
[…]
Mentre si perdeva in questi suoi pensieri, l’ascensore arrivò al piano dello studio del direttore.
Non appena le porte dell’ascensore si aprirono, vide una lunga coda d’avanti la porta dello studio tra cui Emma, Serena e le altre tre ragazze, compresa quella che aveva colpito la sera prima.
La cosa che le saltò subito all’occhio, era che Roberta, la ragazza colpita da Francis, aveva una medicazione molto vistosa e assolutamente esagerata per il piccolo taglio che le aveva procurato la sera precedente.
Capì immediatamente che era tutta una farsa e che si stavano impegnando molto per far risultare la questione molto più grossa di quella che era in realtà.
Non trattenne una risatina amara e nervosa, quando si avvicinò alle ragazze.
Serena sorrideva di sottecchi con cattiveria fissandola intensamente mentre era seduta accanto all’amica.
- Non ti sembra esagerata una fasciatura simile per un graffio?
- Graffio? Come osi? Mi hai colpito con violenza!!
- Forse non troppa…
- Smettetela adesso!!
Urlò Emma che andò subito incontro a Francis che si voltò a guardarla, cercando di mascherare la preoccupazione che aveva per lei.
- Il direttore tra poco vi farà entrare, cercate di darvi una regolata, adesso.
Continuò la ragazza, alzando il tono di voce imponendosi sulle altre.
- Cosa ci fai tu qui? Non c’entri nulla.
Esclamò Francis visibilmente irritata, sbuffò poggiando le mani sui fianchi e rivolgendo la sua totale attenzione ad Emma.
- Stamattina ho ricevuto una telefonata dal direttore che mi chiedeva informazioni sull’accaduto. Sono una testimone dei fatti. Ho provato a rintracciarti dalle otto di stamattina, ma hai il cellulare spento.
- Testimone? C’è stato un omicidio?
Francis cominciava ad infastidirsi, e non sopportava il polverone che si stava alzando attorno a questa storia, già gonfiata troppo da Serena e le altre.
- Non scherzare Francis!
- Mi fai paura quando mi chiami col mio nome completo…
- Smettila ho detto! Capisci che ho rischiato di essere espulsa a causa tua e di questo tuo caratteraccio?
- Non ti eri mai lamentata del mio carattere.
Le rispose a tono Francis.
- Non finché creasse problemi a me e alla mia vita. Sai bene quanto mi è costato entrare qui dentro.
- Smettila con questa storia! Sappiamo entrambe che è un tuo capriccio la scuola di ballo, tu non ne hai bisogno, hai talento, e tutto quello che ti dicono qui lo sai già, è dentro di te! Falla finita e non scaricare sempre tutte le colpe su di me! Se per te sono un pericolo, allora stammi alla larga!
Le parole di Francis furono dure e pungenti, ed Emma non riuscì a dire nulla, né ebbe il tempo per farlo; in quel momento la porta dello studio del direttore si aprì e la sua segretaria chiamò Francis, Roberta e Serena facendole accomodare.
- Prego, signore, il direttore vi attende. Voi altre potete andare, il direttore vi ringrazia per le vostre testimonianze di stamattina e vi augura una buona giornata.
Emma visibilmente dispiaciuta si voltò a guardarle entrare, sperando di incrociare lo sguardo dell’amica, ma Francis entrò senza voltarsi.
[…]
- Signore, immagino sappiate il motivo per cui vi ho mandato a chiamare.
Disse con tono autorevole il direttore, poi si voltò verso Roberta e osservò la sua fasciatura.
- Ti ha colpito con una mazza o con un pugno, figliola?
Conoscendo già i fatti, anche il direttore si stupì di quella fasciatura esagerata.
Francis sbottò in un risolino, spostando lo sguardo altrove, e restò poggiata con le spalle alla porta, catturando così l’attenzione del direttore.
- Venga avanti signorina De Laurentiis, si segga.
Francis anche se controvoglia fece come le chiese il direttore, che dopodiché tornò a guardare Roberta.
- Con un pugno, signor direttore, ma è stato così forte che mi si è gonfiato mezzo volto, la fasciatura me l’ha ordinata il dottore che mi ha medicato la ferita.
- La ferita? E’ profonda?
- Molto.
Rispose Serena alla domanda del Direttore. La ragazza aveva le braccia incrociate sotto al petto con un’espressione seria e determinata sul volto.
- E mi dica, signorina Serena Deledda… lei perché era presente all’accaduto?
- Beh… io e la signorina De Laurentiis stavamo avendo un piccolo diverbio, quando improvvisamente si è infuriata e ha dato un pugno in pieno volto alla mia amica.
- Così di punto in bianco? Eppure la signorina De Laurentiis non soffre di nessun disturbo psichiatrico a quanto mi hanno riferito gli psicologi della scuola. Vorrà dire che mi hanno mentito… oppure è lei a mentirmi… perché qualcosa l’avrà provocata.
- Abbiamo testimoni, signor direttore che confermerebbero la nostra versione.
- E quanto li hai pagati?
Rispose in tono acido Francis, restando con lo sguardo fisso su un punto della scrivania del direttore, il quale fermò sul nascere quella discussione.
- Non importa. Ciò che conta è che lei, signorina Grambisio si rimetta al più presto. Ora se permettete, vorrei scambiare due parole con la signorina De Laurentiis da solo. Vi ringrazio per essere venute.
Le due ragazze si guardarono all’unisono sorprendendosi della breve durata del colloquio col direttore, poi fecero come gli fu chiesto ed uscirono.
All’uscita si imbatterono in Emma che era rimasta lì fuori seduta ad aspettare, e per l’agitazione si era mangiucchiata le unghie delle mani.
- Allora? Cosa vi ha detto? Perché è già finito? Dov’è Francis?
Le due ragazze la sorpassarono e Serena sorridendo cattivamente, le rispose:
- Credo che la tua amica sia in seri problemi, il direttore è voluto restare solo con lei.
Sbottò in una risatina irritante, poi andò via insieme alle altre.
- Ciao, ciao Emma…
L’agitazione di Emma si moltiplicò alle parole di Serena, e rimase a guardarle andar via, con un espressione preoccupata sul volto e a bocca semi-aperta.
[…]
- Entrambi conosciamo il suo potenziale, signorina De Laurentiis. Lei è l’unica della sua età ad aver avuto esperienze lavorative più uniche che rare. E’ stata coreografa di molti video musicali di artisti per eccellenza, ed ha anche avuto l’opportunità di imparare dal maestro Michael Jackson, che era rimasto impressionato dal suo modo di ballare. Ha una famiglia benestante, forse più che benestante, alle spalle eppure tutto questo sembra non bastarle e ha dei comportamenti che hanno da ridire.
- Senta signor Direttore, non ho alcuna voglia di essere psicoanalizzata ancora una volta da lei. So benissimo che continua a permettermi di frequentare questa scuola perché le fa comodo avermi tra le sue alunne per accrescere la notorietà della scuola. Come ha detto lei non è cosa da nulla avere già tutte queste esperienze lavorative alle spalle, e soprattutto…non le conviene mettersi contro la mia famiglia.
Il direttore ascoltava le parole della ragazza restando in silenzio. Francis restò seduta alla sua poltrona difronte alla scrivania del direttore guardandolo dritto negli occhi, e continuò il suo discorso.
- A me non importa di essere espulsa da questa scuola, francamente. Ciò che davvero mi preme è la permanenza della signorina Emma Senese, che come ben sa non ha una famiglia benestante come la mia alle spalle e ha faticato molto per entrare qui dentro. Se solo dovesse succedere che lei la espellesse a causa dei miei comportamenti, solo perché era in mia compagnia, sarò lieta di chiamare i legali della mia famiglia e farle causa portandola alla chiusura della sua amata scuola.
- Mi sta forse minacciando, signorina De Laurentiis?
Francis si alzò dalla poltrona e si avvicinò al volto del direttore di qualche palmo.
- La sto solo avvisando. Ora se non le dispiace, avrei delle cose da fare, e credo che la riunione sia conclusa. Prometto di fare la brava. Passi una buona giornata.
- Signorina!
Urlò il direttore, fermando la sua uscita dalla stanza.
- Non finisce qui! Stavolta ha superato il limite, la obbligo a 20 ore di lavori igienici nella scuola dopo le lezioni. Resterà ogni sera ad aiutare le signore delle pulizie due ore al giorno, partendo da oggi. E’ tutto. Prego vada.
Francis non si aspettava quella punizioni, restando seria in volto, e solo dopo alcuni attimi uscì dalla stanza congedandosi dal Direttore.
[…]
- Allora? Cosa ti ha detto il direttore? Sei nei casini? Siamo nei casini?
Francis continuava a camminare in direzione dell’ascensore seguita da Emma che la travolgeva con quelle domande insistenti, cercando le chiavi della sua moto nella tasca del suo giubbino.
- Sta tranquilla, non sei in nessun casino, io in compenso dovrò lavare i cessi dopo le lezioni per 20 ore. Ora devo andare a casa, ho dimenticato una cosa. Ci si vede…
- Ma… Fran…
Freddamente, Francis si congedò dall’amica lasciandola fuori dall’ascensore e andò via.
[…]
Il lungo pomeriggio di lezioni alla scuola di danza Alcamy trascorse tranquillo, Francis evitò Emma per tutto il giorno, e seguì meno lezioni possibili assieme a lei.
Emma d’altro canto era preoccupata per la sua amica, e ne soffriva la lontananza più platonica che fisica.
A fine delle lezioni, riuscì ad incontrarla negli spogliatoi, prima che andasse a farsi una doccia.
- Hey Fran! Dov’eri? Oggi ti cercavo un po’ ovunque e…
- Ho recuperato altre lezioni, e poi… non posso perdere tempo. Prima passano queste ore di volontariato forzato, e meglio è. Scusa ora vado a fare una doccia.
Emma prese il suo bagnoschiuma e l’accappatoio e seguì l’amica nelle docce.
- Non mi hai parlato per tutto il pomeriggio. Si può sapere cos’hai?
Le disse mentre andava ad aprire la doccia accanto a quella di Fran.
- Se è per quello che ho detto stamattina… mi dispiace, lo sai che non lo penso davvero.
- Va bene così, Emma. Hai ragione a dire che ti causo solo danni.
- Ma no, non è vero Fran! Dai smettila, aspetta!
Fran aveva indossato l’accappatoio e stava uscendo dalla doccia, ma Emma la fermò, indossando anche lei l’accappatoio al volo e chiudendo la doccia.
- Dai Fran ti prego, non trattarmi così, lo sai che non lo sopporto.
- Non ti sto trattando in alcun modo, Emms. Sono solo incazzata con quelle stronze, tu non c’entri, le cose che mi hai detto sono vere, e mi dispiace averti causato problemi stamattina. Ora mi fai passare o vuoi farmi fare tardi al mio primo giorno da bidella?
- Solo se mi dai un abbraccio.
Disse Emma imponendosi con finta autorità e portandosi le braccia incrociate sotto al petto.
Francis sorrise al suo atteggiamento, e intenerendosi a quella richiesta, si avvicinò all’amica e l’abbracciò calorosamente.
- Uoo…Uoo… ragazze andateci piano con questi abbracci o la mia natura ne risente.
Esclamò una ragazza amica delle due, mentre entrava in doccia. Le due amiche risero alle sue parole e mentre scioglievano quell’abbraccio, si voltarono a guardarla.
- Non tutte siamo lesbiche, Erika.
- A me va bene comunque…
- Guarda che lo dico alla tua ragazza.
Disse con tono scherzoso Emma.
- Cattiva!
Pronunciò con un finto tono dispregiativo, Erika mentre apriva il getto d’acqua della doccia, e le fece una linguaccia.
[…]
Le prime due ore di pulizie passarono, ed Emma tornò al suo appartamento a bordo della sua moto, più distrutta che mai. Si appisolò per qualche ora sul divano, quando il suono insistente del campanello di casa la svegliò da un sonno profondo.
- Arrivo! Arrivo!
Borbottò ancora assonnata, mentre barcollando arrivò ad aprire la porta, ritrovandosi Emma davanti.
- Finalmente! Mi stava per venire un crampo al dito.
Entrò chiudendo la porta alle sue spalle, Francis era ancora un po’ stordita dal sonno, e il tono di voce dell’amica era assordante.
- Ahh.. smettila di urlare!
- E chi urla.
Disse Emma guardandosi intorno.
- C’è più casino qui che nella mia testa. Ok, bella, va a farti una doccia e vestiti.
- Perché?
- Come perché? Torniamo al locale di Lucas!
- Ma veramente io volevo tornare a dormire.
- Non indurmi a schiaffeggiarti, sai? Su sbrigati che sono già quasi le undici.
- Ma io ho fame.
- Oh mio dio… un neonato è meno esigente. Dai su va a prepararti, poi mangeremo qualcosa.
- Voglio un gelato. Anzi due.
- Mangeremo tanti gelati, ora muoviti.
- Sì, sì ok, ma ora smettila di darmi ansia. Vado, vado…
- Brava, sbrigati.
- Ti odio.
- Anche io ti voglio bene.
- Mi hai promesso tanti gelati…
Disse in un lamento lagnoso, Francis mentre si dirigeva in bagno.
[…]
Quella sera decisero di andare in discoteca con la moto di Francis.
- Ma io non avevo molta voglia di andare a ballare stasera, sono stanca.
- Sei nel fiore della gioventù, non puoi essere stanca.
- Invece lo sono.
- Dai muoviamoci.
Emma tirava Francis per un bracci all’interno del locale.
- Ahi! Ma perché mi tiri? Riesco ancora a camminare, sai?
- Oh scusa credevo fossi stanca.
Disse ironicamente Emma, mentre si guardava intorno insistentemente e si avvicinava al bancone dei drink.
- Chi stai cercando? Marco?
- Nessuno, nessuno.
Rispose frettolosamente, Emma, mentre continuava a guardarsi intorno con frenesia.
- …Oggi dovrebbe essere meno occupato, è lunedì.
- Ma è estate, la gente non da più importanza ai giorni della settimana in estate.
- La smetti di guardarti intorno così? Mi farai venire il mar di mare.
- Buonasera ragazze!
Esordì Marco che si avvicinava al lato del bancone in cui si erano sedute le ragazze.
- Oh eccoti!
- Mi stavate cercando?
Chiese curioso Marco, guardando accigliato Francis.
- E’ lei che ti cerca, e anche insistentemente.
Marco si voltò interrogativamente verso Emma, che soltanto dopo alcuni secondi si accorse della presenza di Marco, era ancora persa nel cercare qualcuno tra la gente nel locale.
- Oh ciao Marco! Come va?
Disse con disinteresse, la ragazza tornando a guardarsi intorno.
- Tutto bene, grazie ragazze. Stasera c’è molta meno gente, ma sono sicuro che arriveranno più tardi. E’ appena mezzanotte.
- Lo spero bene
Bisbigliò Emma tra sé e sé, senza rendersi conto di star parlando a voce alta.
Francis le rivolse uno sguardo interrogativo, non capiva cosa le stesse succedendo, ma era ancora un po’ stanca per darne peso. Poi si voltò verso Marco e gli sorrise, visibilmente stanca.
- Hai qualcosa che mi svegli?
- Ho una mazza da baseball nel cofano della mia auto.
- Wow! E cosa ci fai con una mazza da baseball? Qui in Italia non usate giocare a Baseball…
- Me l’ha regalato un mio caro amico che studia negli Stati Uniti…ma aspetta un momento… perché hai detto “voi Italiani”? Non sei italiana?
- No, Marco. Io sono Argentina, ma ho vissuto fino a qualche anno fa in America con mio fratello che studia all’accademia cinematografica di Los Angeles.
- Wow!
- Già…
Si inserì nella conversazione Emma, che guardava lo stupore di Marco dipinto sul suo volto.
- E.. e come mai sei nata in Argentina?
- Presumo che i miei genitori siano di lì.
- Presumi?
- Sì Marco, lei è stata adottata quando aveva otto anni dai suoi genitori.
- Oh… non lo sapevo Fran…
- Tranquillo, non potevi saperlo.
Disse sorridendogli, Francis.
- Ora mi dai qualcosa da bere prima che mi appisoli sul primo divanetto che vedo?
- Subito!
- Si può sapere dov’è?
- Ma di chi stai parlando? Chi cerchi?
- Il distruttore di tacchi!
Francis sbarrò gli occhi e si rese conto di aver quasi dimenticato quel ragazzo dopo tutte le cose che le erano capitate. Ora che Emma ne aveva parlato, cominciò a pensare a lui e a quegli attimi in cui si erano scambiati qualche occhiata di troppo, un paio di sere prima e iniziava a chiedersi anche lei che fine avesse fatto.
- Beh non ti aspetterai mica di rivederlo stasera? E’ un calciatore, no? Sarà già in viaggio da qualche parte ora…
Più pronunciava quelle parole e più si rendeva conto che quello che stava insinuando poteva essere vero, e sotto sotto le dispiaceva.
- Ma no! Certo che verrà, me l’ha detto Marco, non è vero Marco?
Marco quasi si fece scivolare dalle mani la bottiglia di vodka mentre preparava il drink per Francis.
- Ehm… chi? Io? Oh…beh… sì forse ho detto qualcosa di simile…
- Che cosa?
Francis lo guardò visibilmente sorpresa, poi si voltò verso Emma.
- Che fai? Vuoi procurarmi un incontro combinato con quel ragazzo?
- Ma no…
- E poi ti ho anche detto che non è il mio tipo…
- Lo so, figurati…
Disse Emma con poca convinzione, poi aggiunse.
- Ha i capelli lunghi…
- …Esatto!
Confermò con altrettanta poca convinzione Francis. Ci fu qualche svariato secondo di silenzio, ma poi Francis si alzò dallo sgabello.
- Ok, ora voglio andarmene.
- Ma dove vai?
Le urlò Emma, ma Francis si dirigeva già verso l’uscita.
Non riusciva a trovare le chiavi della sua moto, così abbassò lo sguardo per cercarle, e fu proprio in quel momento che si scontrò con qualcuno e le chiavi che aveva appena trovato, le caddero di mano.
- Non vuoi proprio guardare dove cammini, vero?
Francis alzò lo sguardo e si ritrovò davanti il misterioso ragazzo della scorsa sera.
Le si mozzò il fiato, era l’ultima persona che voleva vedere… o forse era proprio quella che voleva incontrare. Il ragazzo si chinò a raccogliere le chiavi della sua moto, poi la guardò con un espressione strana, spostando lo sguardo sulle chiavi dopo qualche attimo.
- Oh.. ma allora è tua quella moto qui fuori?
Il ragazzo inclinò le labbra in una smorfia, come se si dispiacesse per qualcosa, poi proseguì parlando:
- …Mi dispiace dirtelo ma… qualcuno te l’ha graffiata per benino.
- CHE COSA?
Francis presa dal panico alle parole pronunciate dal ragazzo, si precipitò subito fuori senza neppure riprendersi le chiavi.
Il ragazzo vedendo la reazione della ragazza, si lasciò andare ad un sorrisino compiaciuto, e la seguì fuori dal locale.
Francis corse verso la sua moto, ma una volta giunta lì, non notò alcun graffio, così con aria confusa alzò lo sguardo verso quel ragazzo che intanto l’aveva raggiunta verso la moto.
- Ma… la mia moto non ha alcun graffio…
- Lo so.
Francis era sempre più confusa, che la stesse prendendo in giro? O era semplicemente stupido? Non fece in tempo a terminare i suoi pensieri, che le parole del ragazzo colsero la sua attenzione.
- Ma…era l’unico modo per portarti fuori da lì.
Un sussulto colpì Francis a quelle parole, era l’ultima cosa che si aspettava di sentire da quel tipo. Così, timidamente alzò lo sguardo verso di lui e abbozzo un sorriso timido.
- C-che cosa?
- Che c’è? Ti sorprende così tanto che volessi scambiare due parole da solo con te? L’altra sera mi detestavi e adesso… adesso addirittura mi sorridi.
A quel punto Francis si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e distolse lo sguardo, smettendo di sorridere, cercando di apparire tranquilla e totalmente disinvolta.
- Io? Sorriderti? Ma neanche per scherzo. Hai rotto le mie scarpe preferite…
- Ti stanno meglio queste…
Il ragazzo abbassò lo sguardo verso i piedi della ragazza, ma poi proseguì a guardarle le gambe, fino a risalire a guardarle il volto. Lei era leggermente imbarazzata da quegli occhi indagatori di quel ragazzo che l’osservavano con insistenza.
- Non vorrai mica rompere anche queste, spero?
Il ragazzo scoppiò a ridere, e solo allora Francis si rese conto che aveva il più bel sorriso che avesse mai visto in vita sua. Un sorriso mozzafiato ma al tempo stesso anche tenero come quello di un gattino, sempre se i gattini sorridessero. In quel momento non riusciva a distinguere l’immaginazione dalla realtà.
Il ragazzo notava lo sguardo di Francis su di sé, e cercò di tagliare a corto per evitare che si imbarazzasse ancora una volta.
- Posso invitarti a bere qualcosa insieme? Ieri la birra l’hai bevuta senza di me.
Francis gli sorrise, quel ragazzo l’aveva già stregata.
- Era un’ottima birra…
- Lo so…
- Davvero buona…
- Immaginavo…
Ci fu un rapido scambio di battute tra i due, quasi come se si conoscessero da anni, così si sorrisero all’unisono, ma poi il ragazzo insistette.
- Allora? Ti andrebbe?
- A dir la verità no.
Notando il silenzio imbarazzante del ragazzo, Francis si precipitò ad aggiungere:
- N-no.. non intendevo dire… cioè voglio dire… mi andrebbe ma…ma non di rientrare lì dentro.
Sbottò in una risatina nervosa e imbarazzante, poi aggiunse:
- In realtà avrei fame…
Il ragazzo le sorrise, felice di sentirglielo dire e di non aver ricevuto un rifiuto.
- Anch’io avrei fame, ora che mi ci fai pensare… vorrei un bel gelato. A te andrebbe un gelato?
- Anche due…
- Cominci a costarmi troppo, ragazzina.
Le sorrise teneramente il ragazzo, poi roteò il ciondolo delle chiavi della moto di Francis, che aveva ancora lui.
- Guido io?
- Non pensarci neanche.
Francis cercò di sfilargli via le chiavi, ma il ragazzo tirò via la mano e riuscì a farla avvicinare tanto da essere quasi a due palmi dai loro volti.
Ci fu un intenso scambio di sguardo tra i due, poi lui disse:
- Almeno ce l’hai un casco per me?
[…]
Andarono in una gelateria al centro della cittadina di Parma, il ragazzo diceva di conoscere un’ottima gelateria nei paraggi. Poi fecero due passi a piedi mentre mangiavano i propri gelati e fu durante quella passeggiata che i due scoprirono di essere entrambi di Napoli.
- Mi era parso di sentire un accento familiare nel tuo modo di parlare, non ci posso credere.
- Io invece non riesco a credere che tu sia di Napoli. Hai un accento molto strano, non riesco a capire se mi stai prendendo in giro o meno.
Francis sorrise alle sue parole e mandò giù un boccone di gelato che cominciava a sciogliersi nella ciotolina che continuava a rigirarsi tra le mani.
- In realtà ho vissuto per otto anni in Argentina, forse è questo che ti trae in inganno.
- Ahh… ecco. Somigli molto al mio compagno di squadra…
- Vuoi dire che somiglio ad un uomo?
Il ragazzo scoppiò a ridere, mentre aveva ancora in bocca l’ultimo boccone del suo gelato.
Fortunatamente riuscì ad ingoiare prima di strozzarsi. Francis gli diede una leggera pacca sulla schiena.
- Non ti strozzare proprio ora che cominciavi ad essere interessante con la storia del tuo amico.
- Stai dicendo che ti interessa di più sapere del mio amico?
- Mh… forse…
Disse scherzosamente la ragazza, che poi lo guardò e gli sorrise dandogli una leggera spallata.
- Oh andiamo…ero curiosa di sapere che tipo di impressione ti ho fatto col mio accento.
Lui le sorrise, e la guardò per un attimo.
- Accento a parte, mi hai fatto una bellissima impressione…
Ci fu qualche secondo di imbarazzo da parte di Francis, che abbassò lo sguardo mentre continuavano a passeggiare senza una meta ben precisa.
- E’ solo che… ormai sono due giorni che non faccio che pensare a te, ma non so con quale nome devo pensarti.
Fu solo in quel momento, che Francis realizzò di non conoscere il suo nome, né le aveva detto il proprio. Sbarrò gli occhi e lo guardò leggermente imbarazzata.
- Oddio hai ragione…
- Ahah non preoccuparti. Ho cominciato a pensare a te come alla ragazza distratta, e mi va bene chiamarti Ragazzina, sai?
- Non ci provare!
Il ragazzo sorrise, e Francis fu contagiata da quel sorriso e senza rendersene conto, gli sorrise anche lei.
- Comunque… mi chiamo Francis
- Francis?
- Sì. Ma… gli amici mi chiamano Fran…
- Beh allora spero di chiamarti anch’io Fran prima o poi, ma per ora resti “Ragazzina”
- Tu?
Lo interruppe Fran, con forse troppa frenesia. Moriva dalla voglia di conoscere il suo nome, che nemmeno badò alle sue parole.
- …Tu come ti chiami?
- Mi chiamo Fabio.
- Bel nome…
- Anche il tuo…
- Grazie…
- Prego, figurati…
- Così… sei un calciatore professionista?
- Come lo sai?
- Me l’ha detto il mio amico Barman del locale…
- Oh… e così vi siete messi a parlare di me, eh? Cominci già a parlare di me con i tuoi amici, eh ragazzina?
Disse ironicamente Fabio, guardandola con un sorrisino malizioso.
- No!
Esclamò con convinzione, la ragazza. A quel punto Fabio mise su il broncio sul suo volto.
- Ah è così? Allora non parli di me?
- Mi stai confondendo!
- Ahah bene! E’ il mio intento.
- …Voglio dire che, il mio amico mi ha parlato di te dopo che ci ha visti scontrare l’altra sera. Ma perché te lo sto dicendo?
- Perché ti sto confondendo, ragazzina.
- Quando la smetterai di chiamarmi ragazzina?
- Quando m darai il tuo numero di telefono…
- Che cosa?
- Sì… hai un cellulare, vero?
- S-Sì… ma questo cosa c’entra?
- C’entra perché se avrò voglia di vederti, non dovrò per forza scontrarmi con te e romperti qualche paio di scarpe.
Francis non poté fare a meno di sorridergli, quel ragazzo sapeva come prenderla, e si stava lentamente convincendo a dargli il suo numero.
- Beh… potrebbe essere utile ad entrambi…
- Esatto, la penso come te.
- La smetti?
- Di fare cosa?
- Di sorridermi.
- Mi imbruttisco quando sorrido?
- No! …No voglio dire che, il tuo sorriso mi imbarazza e io non sono quel tipo di ragazza.
- A no? E che tipo di ragazzina sei?
- Quella che ti prenderà a calci se non la smetterai di chiamarmi Ragazzina!
- Beh allora dammi il tuo numero.
- Giuri che se lo farò, smetterai di chiamarmi in questo modo irritante?
- Giuro che comincerò a chiamarti Fran.
Le sorrise ancora una volta e a quel punto Francis si arrese dinnanzi al suo sorriso e gli diede il suo numero di cellulare.
[…]
Tornarono fuori al locale, e Fabio ridiede a Francis il suo casco, poi prima di andar via le disse:
- Per essere una ragazzina guidi benissimo questa Moto.
Francis lo guardò di traverso, dopo aver sentito che continuava a chiamarla in quel modo.
Lui le sorrise divertito, gli piaceva prendersi il gioco di lei, e adorava quel suo sguardo irritato.
- Ti telefono domani, buonanotte Fran!
Fu una sensazione molto strana, ma per la prima volta sentendosi chiamare percepì un brivido dietro la schiena.
Era spaventata da tutte quelle emozioni di varia natura che cominciavano a travolgerla.
Non si era mai sentita in quel modo, e mai nessuna era riuscito a farla sentire così.
Non riuscì a dargli la buonanotte, un cenno timido di capo fu tutto quello che riuscì a fare in quel momento.
Forse non voleva ammetterlo, ma quel Fabio cominciava a piacerle e la cosa la spaventava.

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Capitolo 3
*** ● Le Scuse ● ***


Il giorno seguente, Fabio non telefonò Francis come le aveva promesso.
Le lezioni alla scuola di ballo erano finite e Francis era a svolgere le sue due ore di pulizie.
Durante il giorno aveva incontrato Emma nel cortile e l’amica l’aveva obbligata a raccontarle tutto della serata precedente.
[…]
- Ieri poi quando te ne sei andata, ti ho seguita fin fuori al locale e ti ho vista insieme a lui, così non ho voluto disturbarvi. Ma ora raccontami tutto prima che mi venga un attacco d’ansia implacabile.
Francis sorrideva visibilmente imbarazzata, non era mai stato il tipo di ragazza che raccontava alle sue amiche i suoi incontri con dei ragazzi, anche perché prima di allora, nessun ragazzo era stato degno di nota…
- Beh siamo andati a prendere un gelato insieme, abbiamo chiacchierato un po’, mi chiedeva di me e poi…
- Aspetta, aspetta un attimo. Mi stai dicendo che avete mangiato un gelato senza di me?
- Dai scema lasciami finire o dimentico tutto.
- Credo proprio che non potresti mai dimenticarlo…
Ed aveva ragione Emma… Ma Francis sorvolò su quell’affermazione dell’amica e proseguì col racconto.
- Dicevo, mi ha chiesto tanto di me, cosa facevo, da dove venivo eccetera, poi mi ha raccontato di lui e indovina? E’ di Napoli! Ha quasi ventinove anni ed è un calciatore professionista. Gioca nel Parma da quasi sette anni, ma gli ho detto che non seguo particolarmente il calcio italiano ultimamente anche se sono un appassionata di pallone, ma non ne avrei il tempo.
- Ok salta questa parte poco interessante. Ti ha detto il suo nome?
- Ah! Sì, sì ed è stata quasi l’ultima cosa che mi ha detto.
- Come sarebbe?
- Avevo dimenticato di non conoscere il suo nome. Non so… ero immersa nella conversazione e… mi sembrava di conoscerlo da chissà quanto che non avevo pensato al suo nome.
- Allora? Come si chiama? Hai detto che è di Napoli come noi, non si chiamerà mica Ciro o Gennaro o Giuseppe… ti prego non dirmi che…
- Ahah no, per carità. Ha un nome abbastanza moderno, si chiama Fabio.
Disse con un sorriso sulle labbra la ragazza, già solo nominare il suo nome le causava una sensazione strana, quasi come se lo stomaco le si riempisse di farfalle.
- Uhm… Fabio… Mh… sì, sì mi piace. Direi che approvo la vostra relazione.
- Di quale relazione stai parlando?
Rispose Francis visibilmente sorpresa dalle parole dell’amica, forse più imbarazzata che sorpresa in realtà.
- Dai non dirmi che non ha provato nemmeno a darti un bacio…
- No! No, non l’ha fatto.
- Strano… E’ anche molto più grande di te… mh… quanti anni hai detto che ha? 29? Mmmh…
- Ti dico che non ci ha provato!
- Ma ti credo… è solo che….
- Non tutti i ragazzi ci provano sin da subito, Emms. E poi…io preferisco così…
- Lo so, ma… mh… ok. Forse hai ragione tu. Beh se così fosse hai culo! Hai trovato l’unico ragazzo serio da queste parti… Ma allora come vi siete lasciati?
- Mi… mi ha chiesto il numero di telefono…
- Davvero? Oh mio dio! E tu gliel’hai dato, vero? Vero Francis?
- Ahah sì… sì gliel’ho dato, anche se non credevo di farlo.
- E perché?
- Ma perché mi conosci… io non amo questo tipo di relazioni…
- Tu non ami le relazioni, punto. Non ami le relazioni che si fanno serie… appena inizi a renderti conto che le cose con qualcuno cominciano a farsi serie anche solo un po’,tu scappi.
- Ma no… non è vero.
- Sì invece e lo sai bene. Questa volta non scappare, Fran. Lascia che ti dia un consiglio. Lasciati andare, lascia che questo ragazzo veda quanto tu sia splendida… E comunque… vedrai che ti chiamerà.
Emma sorrise dolcemente a Francis che apprezzò moltissimo le parole della sua cara amica, e l’abbracciò affettuosamente.  
[…]
Francis stava pulendo il pavimento di una sala da ballo con lo straccio, quando sentì la voce di Emma chiamarla.
- Fran!
- Non ti avvicinare, Emms! Ho appena passato la cera sul parquet e potresti scivolare.
- Ok, ma ascolta...
Fran si voltò a guardare l’amica e con un braccio spostò dalla sua fronte alcuni ciuffi di capelli.
- Che c’è?
- Ti ha chiamato?
Bisbiglia la ragazza mimando una cornetta del telefono sull’orecchio per farle capire.
Francis per quanto tentasse di nasconderlo, le si leggeva in faccia che ne era turbata e dispiaciuta. Mimò un “no” all’amica scuotendo il capo.
- Sono sicura che ti chiamerà più tardi…
Le sorrise Emma dando speranze all’amica che abbozzò un lieve sorriso di ricambio.
[…]
Passò una settimana e quella telefonata non arrivò.
Francis ogni sera era al locale con la speranza di incontrarlo, ma non si fece vivo neppure lì.
Furono sette giorni interminabili, e un tardo pomeriggio le squilla il cellulare. Emma era con lei e subito si lasciò prendere dall’entusiasmo.
- E’ lui! E’ lui! Me lo sento!
Francis non si fece prendere dal panico, e da nessun’altra emozione particolare, si era ormai rassegnata, credendo fermamente che l’avesse soltanto presa in giro. Andò a prendere il cellulare che era poggiato sul tavolo, e avendo già letto chi fosse, rispose con tono marcato per far sentire all’amica che dall’altra parte della stanza era tutta un fremito.
- Ciao Luigi! Fratellone, come stai?
Emma si lasciò cadere sul divano, quasi sprofondandone dentro .
Intanto Francis e il fratello parlarono al telefono.
- Ciao Fran. Mi sei mancata! Quando ci vediamo?
- Che cosa? Sei ini Italia? E quando sei tornato?
- Eheheh sì! Sono arrivato questa notte ma non volevo svegliarti telefonandoti. Allora, come vanno le cose? Mi hai già distrutto casa lì a Parma?
- Mmmh… forse Emma ti ha distrutto il divano…
A quelle parole Emma si ricompose sul divano di fretta e cominciò ad agitare le mani mimando un “No” molto platealmente. Francis sorrideva guardando l’amica agitarsi, e intanto il fratello dall’altra parte del telefono continuava a parlarle.
- Mandale i miei saluti e dille che sto ancora aspettando che si decida ad uscire con me.
- Che cosa? Mio fratello con la mia migliore amica?
Intanto Emma, che sentiva tutto, tornò a sprofondare sul divano, cercando in tutti i modi di scomparire, ma con poco successo.
- E allora? Non sarai mica gelosa?!
Chiese con tono scherzoso Luigi.
- Sì che sono gelosa, lo sai.
Rispose con finta aria di superbia la ragazza al fratello.
- Ma non è di te che mi preoccuperei in tal caso, ma della mia Emma. E’ troppo anche per te, fratellone.
- Mi stai dando del brutto? Questa me la segno sai?
- Sei diventato permaloso e suscettibile. L’America ti fa male…
Le fece il verso simpaticamente. Luigi dopo una risatina, continuò a parlare:
- Allora? Quando ci vediamo? Ho delle cose da darti.
- Mi hai portato quel casco super figo per la moto che abbiamo visto l’ultima volta che sono venuta a trovarti lì a Los Angeles? A papà verrà un infarto quando lo vedrà.
- A papà verrà un infarto a prescindere se ti vedrà su quella moto.
- Ma se sono bravissima a guidarla?
- Sì ma questo a papà non importa… ahahah
[…]
Tra uno scherzo e l’altro e dopo una lunga chiacchierata telefonica, i due fratelli decisero che si sarebbero visti il giorno seguente che era di domenica, ma Fran avrebbe dovuto raggiungerlo a Napoli.
- Così domani parti? Allora stasera dobbiamo per forza uscire insieme, almeno così sentirò di meno la tua mancanza.
- Sì ma non voglio andare al locale di Lucas…
- Dai… perché no? Ormai è tutta la settimana che ci andiamo, cosa vuoi che cambi se oggi non ci vai?
- Non lo so Emms… preferirei di no…
- E dai… Marco voleva anche presentarmi un suo amico…
Francis accigliò lo sguardo e si voltò a guardare l’amica seduta accanto sul divano.
- Davvero? E chi è?
- Non saprei… Magari è carino…
- Ora Marco ti combina gli appuntamenti?
- Ma va… lo sai che non ho bisogno di lui per procurarmi un appuntamento.
Disse fingendo di darsi delle arie, poi proseguì:
- Però se mi evita il lavoro… e dai Fran, fallo per me!
Si avvicinò all’amica e congiunse le mani in avanti pregandola con occhioni dolci.
- Potrebbe essere l’uomo della mia vita e tu potresti negarmi questa gioia nella vita.
Francis la guardò di sottecchi e poi si convinse.
- E va bene, ma andiamo via ad un orario decente, che domani ho il treno di mattina presto e non vorrei perderlo.
- Ahhhhh! Sì! Grazie!
Emma l’abbracciò forte e poi corse al suo appartamento per prepararsi per la serata.
[…]
Il locale era particolarmente pieno quella sera, e per entrarvi le due ragazze dovettero farsi spazio tra la folla.
Marco era lì col suo amico che aspettava Emma.
[…]
- Lo sai che sta per laurearsi in medicina?
Emma si avvicinò a Francis dopo aver trascorso quasi un’ora a parlare col ragazzo facendone conoscenza.
- E’ carino, non trovi? E poi… ho sempre amato i ragazzi intelligenti…
Francis intanto beveva un sorso del suo drink e lasciava fantasticare l’amica su quel ragazzo, sorridendo alle sue parole.
- Beh cosa aspetti? Chiedigli di uscire.
- Credi che non ferirei il suo orgoglio da homo sapiens se prendessi io l’iniziativa?
- Non hai appena detto che sta per laurearsi in medicina? Sono certa che avrà la mente aperta su questo genere di cose.
- Mh… forse hai ragione tu…
Dopo alcuni attimi di titubanza e una breve pausa riflessiva tra sé e sé, Emma si alzò e tornò dal ragazzo.
Francis si voltò a guardarla e sorrise divertita dal comportamento dell’amica.
Il suo sorriso però andò ad affievolirsi man mano, non appena vide tra la folla Fabio farsi spazio per raggiungerla verso il suo divanetto.
A quel punto Francis si alzò e andò nella direzione opposta al ragazzo, non avendo alcuna voglia di vederlo, né di parlargli.
Il ragazzo però fu molto più veloce e riuscì a raggiungerla tra la folla bloccandola per un braccio. A quel punto Francis fu costretta a voltarsi verso la sua direzione, ma tenendo gli occhi puntati verso la mano del ragazzo che teneva ben stretto il suo braccio.
Dopodiché alzò lo sguardo verso di lui e con forza tolse la mano del ragazzo da sopra il suo braccio. Aveva uno sguardo che mai aveva mostrato a quel giovane nei pochi giorni che lo conosceva, anche perché non ce n’era stato bisogno; era carico di rabbia e il ragazzo ne rimase visibilmente colpito, tanto da non riuscire più a staccare lo sguardo dai suoi occhi che quasi si trasformarono, perdendo tutta la lucentezza del loro raro color verde zaffiro.
- Non mi toccare!
Bisbigliò la ragazza, poi però si lasciò prendere dalla rabbia, e dalla musica in sottofondo che era molto assordante e rispecchiava in parte il suo stato d’animo, e così diede una forte spinta al ragazzo allontanandolo da lei con la forza.
Dopodiché gli lanciò un’ultima occhiataccia furiosa e poi proseguì per la sua strada uscendo dal locale.
Si affrettò a raggiungere la sua moto e salì in sella, prendendo il casco e cercando di slacciarlo, ma era troppo nervosa per restare calma e riuscirci.
Fabio nel frattempo era uscito anche lui dal locale e le corse incontro.
- Francis! Ti prego aspetta, non andare via! Lascia che ti spieghi!
Intanto la ragazza riuscì ad indossare il casco, e ad inserire la chiave nella moto.
Finse di non notare la presenza del ragazzo, che tentava in tutti i modi di fermarla.
- Ti prego, ragazzina, lasciami parlare!
Intanto Francis mise in moto e accelerava ruotando con il polso ripetutamente, facendo più rumore possibile, dopodiché alzò la visiera del suo casco e lo guardò.
- Mi dispiace. Non riesco a sentire nemmeno una parola di quello che dici.
Alzò il cavalletto e dando un’ultima spinta di gas, facendo ancor più rumore col motore della moto, abbassò la visiera del suo casco e partì accelerando e sparendo lungo la strada.
L’incontro con quel ragazzo la turbò e non poco; non immaginava che potesse causargli un tale fastidio.
L’unico modo che aveva di placare la sua rabbia in quel momento, era quello di fare un lungo giro in moto, accelerando il più possibile. La velocità riusciva a sfogarla e a calmarla allo stesso tempo.
Non riusciva a smettere di pensare a lui e alla sfrontatezza che aveva avuto nel ripresentarsi da lei dopo una settimana di totale assenza.
Ma la cosa che più la infastidiva era il fatto che lei avesse desiderato di risentirlo, di rivederlo troppo a lungo e lui l’aveva soltanto illusa, presa in giro e mai nessun ragazzo l’aveva fatta sentire così, nessuno l’aveva mai umiliata in quel modo; anche perché a nessuno l’aveva permesso, ma questo ragazzo ora sembrava essere diverso dagli altri.
Perse la cognizione del tempo a bordo della moto, e pensò era ora di ritornare al locale e sperare che Emma non si fosse spaventata troppo nel non vederla più in giro.
[…]
Aveva trascorso ben due ore a bordo della sua moto, aveva fatto lunghi giri attorno alla città, fermandosi di tanto in tanto in luoghi tranquilli e solitari, lasciandosi andare ai suoi pensieri, e cercando in tutti i modi di farsi scivolare di dosso la rabbia e non spaccare qualcosa.
Il parcheggio del locale era quasi vuoto, segno che erano quasi andati via tutti.
Fran si precipitò nel locale sperando di trovare Emma non troppo agitata.
Una volta dentro vide soltanto un gruppetto di ragazzi seduti su dei divanetti, ed altri vicino al bancone. In lontananza vide Marco che riordinava delle cose e corse nella sua direzione, visibilmente allarmata nel non vedere Emma.
- Marco! Dov’è Emma? L’hai vista?
Francis aveva il fiatone ed era visibilmente preoccupata, Marco si voltò verso di lei un po’ sorpreso, poi le indicò la postazione del DJ.
- Hey Fran! Tranquilla è lì con Lucas. Ma dov’eri? Ti abbiamo cercata per tutta la serata…
- Scusa Marco, ho fatto un giro in moto. Emms ha detto qualcosa quando non mi ha vista?
- Si è preoccupata ma poi ha incontrato quel calciatore e …
- Cosa? L’ha incontrato?
- Sì, sì ho visto che ci ha parlato per qualche minuto, poi lui è andato via, ma l’ho visto con una brutta faccia.
Fran fu come colpita da una doccia fredda alle parole di Marco, ma poi lanciò uno sguardo verso Emma e Lucas e decise di raggiungerli.
- Hey fenomeno!
Esclamò Lucas non appena vide Francis.
- Ma dov’eri? Ti hanno cercato tutti stasera, sai?
Francis un po’ in imbarazzo abbozzò un sorriso salutando Lucas e lo abbracciò, e soltanto dopo riuscì a lanciare un’occhiata ad Emma che pareva tranquilla.
- Eh… non avevo voglia di ballare stasera e sono andata a fare un giro in moto.
- Piccola mi offendo, se a te non piace la musica che metto…
- No! Non è questo, figurati. Sai che ti adoro, ma questa settimana è stata un po’ pesante per me, tutto qui.
- Beh allora spero che quando tornerai da Napoli verrai a trovarmi e darai lezioni di ballo, eh?
Il ragazzo le fece l’occhiolino le diede una pacca sulla spalla, dopodiché Francis guardò Emma.
- Allora, andiamo? Domani ho sveglia presto ed è già tardi…
- Sì, dai andiamo…
[…]
Dopo aver salutato tutti, le due amiche andarono via. Emma continuava ad avere un comportamento strano, distaccato, così Francis non resistette e le chiese spiegazioni:
- Mi dici cos’hai? Non mi hai rivolto più parola da quando sono tornata.
- Già quando sei tornata. A proposito, dove sei stata? Mh?
- Sei arrabbiata perché me ne sono andata?
- Certo che sono arrabbiata, Fran! Mi sono spaventata! Eri sparita, per fortuna ho incontrato Fabio che mi ha raccontato tutto…
- Bene…
- Fermati, ascolta.
L’amica la bloccò per un braccio e l’obbligò a fermarsi.
- Ci conosciamo da quasi dieci anni, e per me sei come una sorella, Dio solo sa il bene che ti voglio. Mi hai aiutata in molte situazioni, anche finanziare nonostante tu odiassi chiedere soldi alla tua famiglia. Mi hai difesa, hai creduto in me quando nemmeno io lo facevo, se ti proponevano un lavoro, lo accettavi sempre dopo che avevano preso anche me. Non abbiamo mai permesso all’ambizione di distruggere il nostro rapporto. Non smetterò mai di volerti bene, te lo posso giurare, e non so cosa farei senza di te, ma… è proprio perché ti voglio così bene che mi preoccupo per te.
- Ora cosa c’entra con tutto questo? Perché dovresti essere preoccupata per me? Per questo ragazzo che ti ha raccontato chissà cosa?
- No. Lui non c’entra. Dico solo che mi preoccupa del tuo atteggiamento, Fran. Lo sai quante volte mi hai spaventata? Non riesci a gestire la tua rabbia, e delle volte ti sfoghi andando in moto, dici che la velocità ti calma, ma potrebbe anche ucciderti e io non voglio nemmeno immaginarla una cosa simile. E se non vai in moto allora fai a botte con qualcuno o distruggi qualcosa.
- Emma, smettila ti prego. Non voglio che tu mi faccia un’ennesima morale sul mio caratteraccio. Smettila. So di non essere perfetta…
- Tu sei la persona più bella che conosco. Sei l’amica che tutti sognano di trovare nella vita e io mi sento fortunata perché Dio ha voluto dare a me questo privilegio. So quanto hai sofferto nella tua vita. So che sei stata sola a lungo, per otto anni eri mandata da un istituto all’altro in cerca di una famiglia che si prendesse cura di te, chiedendoti sempre perché era capitato proprio a te. Eri soltanto una bambina, ma non ti sei mai goduta l’infanzia, anche quando fosti adottata da tuo Padre, hai sempre avuto problemi ad adattarti a questo nuovo stile di vita che volevano importi con la ricchezza, lo so perché anche se tu non me ne parli apertamente, io ti osservo e ti capisco. Sei come un libro aperto per me, ti conosco meglio di chiunque altro ed è per questo che ti chiedo di venir da me ogni volta che sei in difficoltà per ogni genere di cose. Non distruggerti lentamente, amica mia, corri da me, non in moto. Io ci sarò sempre, non ti lascerò mai sola, te lo prometto.
Francis non resistiva più, in uno scatto veloce andò incontro all’amica e l’abbracciò stringendola forte a sé. Le due amiche si abbracciarono a lungo e sul volto di entrambe cadde qualche lacrima.
- Sono io quella privilegiata…
Disse Francis in un sussurro mentre era ancora lì ad abbracciare Emma, poi aggiunse:
- Perché sei mia amica… perché ci sei… Ti voglio bene Emms!
- Anch’io ti voglio bene Francisca!
- Perché mi hai chiamato col mio nome d’origine?
- Ma se ti chiami Francisca?
- Sì ma mia madre mi chiama Francis da quando avevo otto anni.
- Io non sono tua madre…
- E allora? Erano anni che nessuno mi chiamava così.
- Allora vuol dire che da oggi sarò l’unica a chiamarti così.
- Non ci provare…
- Hey Francisca come stai? Consuelo che dice?
- Ay mira esa maldida mujer como se burla de mì pobrita Consuelito…
- Non iniziare a parlarmi spagnolo che non capisco un accidenti.
- Ma se non capisci neppure l’italiano?
- Guarda che ti pesto un piede!
- Questa è la minaccia più spaventosa che abbia mai avuto in vita mia…
- Ah sì? Ti faccio vedere io Consuelito!!!
Emma cominciò a rincorrere Francis per pestarle giocosamente un piede, e le due amiche scoppiarono a ridere e scherzare, mentre correvano per tutto il parcheggio del locale.
Qualcosa però destò la loro attenzione, una volta arrivate dinnanzi alla moto di Francis dove accanto vi era parcheggiata anche l’auto di Emma.
Fabio era seduto sulla moto di Francis e aveva un espressione seria in volto ma anche abbastanza rilassata, come se fosse stato lì per molto tempo.
Francis si immobilizzò a pochi metri dalla sua moto guardandolo in volto facendo sparire lentamente il sorriso dal suo volto.
Emma guardò prima lui, poi si voltò verso l’amica, visibilmente preoccupata di quello che sarebbe potuto accadere a breve.
- Forse questo è l’unico modo che ho per farmi ascoltare…
Disse Fabio guardando Francis e stringendosi nelle spalle.
- Emma, va pure avanti, non preoccuparti. Ti chiamo.
Si rivolse all’amica senza neppure guardarla, era stata catturata dallo sguardo del ragazzo.
- Sei sicura?
Chiese Emma rivolgendo ancora una volta lo sguardo al ragazzo, non era molto convinta.
- Sì. Vai.
Emma sapeva che quando Francis era così seria, era meglio non insistere. Aveva fiducia in lei, soprattutto dopo tutto quello che si erano dette poco prima, ma era comunque preoccupata per l’amica.
Lanciò una lunga occhiata al ragazzo, ci aveva parlato in precedenza e le era sembrato davvero dispiaciuto per come si era comportato in quei giorni in cui non si era fatto sentire.
Dopo alcuni attimi di titubanza riuscì a salire a bordo della sua auto e ad andar via, lasciando soli i due ragazzi.
- Posso scendere dalla moto oppure c’è il rischio che scapperai di nuovo.
Francis aveva un’espressione distaccata in volto e parlò con altrettanto distacco, portandosi le braccia incrociate sotto al petto.
- C’è questo rischio…
- Ok, bene allora.
Il ragazzo sospirò profondamente abbassando lo sguardo, poi cominciò a parlare.
- Avrei tanto voluto telefonarti, avrei voluto vederti e stare con te, ma… sono dovuto correre a Napoli, mio padre è stato poco bene.
A quelle parole fu come se una doccia d’acqua fredda colpì Francis, che non riuscì a dire una parola.
- Sono tornato stamattina, e… sono venuto a cercarti sperando di trovarti qui e riuscire a spiegarti tutto.
Dopodiché il ragazzo scese dalla moto e poi alzò lo sguardo verso la ragazza.
- Bene. Ora che te l’ho detto e che mi hai ascoltato… puoi andartene se vuoi.
Francis lo fissò per qualche secondo intensamente, e quasi si vedeva uno scorcio di lacrime invadere i suoi occhi.
- Adesso sta bene?
Fabio rimase sorpreso nel vedere quelle lacrime negli occhi della ragazza, non si aspettava che reagisse così, in effetti non si conoscevano, ma apprezzo moltissimo la sua tenera preoccupazione e un sorriso dolce marcò il suo volto.
- Sta molto meglio, grazie…
A quel punto Francis si avvicinò al ragazzo e lo travolse in un abbraccio del tutto inaspettato.
Fabio dopo alcuni secondi in cui rimase sorpreso da quel gesto della ragazza, la strinse a sé, poi però Francis si allontanò e si ricompose.
- So cosa si prova. Sta accanto a tuo padre e… scusa per come mi sono comportata prima, credevo mi avessi illusa ed ero arrabbiata.
Salì in sella alla sua moto, ma prima di indossare il casco guardò il ragazzo.
- Puoi ancora chiamarmi se ti va…
Gli sorrise ancora una volta, e solo dopo aver visto il suo splendido sorriso andò via.
[Continua…]

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Capitolo 4
*** ● Un Futuro Incerto ● ***


Emma era passata a prendere Francis per accompagnarla alla stazione, e mentre erano in viaggio in auto, Francis non faceva altro che ripetere la stessa cosa.
- Dai te lo pago io il biglietto. Vieni con me!
- Non è per il biglietto del treno, Fran…
- E allora perché non vuoi venire con me? Cos’hai da fare qui a Parma? Hai anche detto che quell’amico di Marco non ti piace più di tanto… Dai non hai scuse!
- E la scuola?
- La scuola cosa? Non ne hai bisogno, Emms! Anzi… sono loro ad aver bisogno della tua presenza. Dai ti prego non dirmi di no!!!
Emma era tentata di seguire la richiesta dell’amica e andare con lei a Napoli, ma era ancora titubante e restava sulle sue.
- Mh… non lo so Fran… Cosa diranno i tuoi se mi presento lì da loro senza neppure avvisare? Potrebbero voler parlare con te, senza terzi incomodo…
- Cosa stai blaterando, Senese? Tu sei come una sorella per me, forse anche più di Valentina… sai che non ci ho mai legato più di tanto.
- Questo perché tuo padre vuole più bene a te che a lei…
Francis sorrise amaramente a quell’affermazione, e distolse lo sguardo dall’amica guardando fuori dal finestrino e perdendosi in alcuni suoi pensieri.
- Non può voler più bene a me che non sono sua figlia… non di sangue almeno. Valentina è frutto del suo amore, ma… forse a lei non è mai andata giù la mia adozione. Infondo non avevano alcun motivo di adottarmi, hanno tre figli…
- Non parlarne da estranea, Fran. Ormai fai parte di quella famiglia e ti amano, magari non lo dimostrano tutti allo stesso modo, ma è così. E poi te l’ho già detto in passato, se ti hanno adottato nonostante avessero tre figli, beh… vuol dire che li hai stregati sin da subito.
Un sorriso tenero si dipinse sul volto di Francis che era ancora persa nei suoi pensieri e con lo sguardo vacuo, dopo alcuni secondi di silenzio, disse:
- Sai, Luigi mi raccontava sempre che mio padre diceva a mia madre: “Jacqueline, dobbiamo assolutamente adottare quella bambina, ha due occhi magici, non faccio che pensare a lei da quando l’abbiamo vista e al modo in cui mi guardava.”
- Insomma ti ha amata dal primo momento.
Disse in tono gioioso l’amica, contagiando il suo sorriso anche a Francis, poi la ragazza estrasse il cellulare dalla sua borsa.
- Chi chiami?
- Ora vedi…
Emma curiosa lancia un’occhiata all’amica mentre è alla guida, poi l’ascolta parlare.
- Ciao fratellone! Sì… sto per partire. Ascolta, non è un problema se trascino con me anche Emma vero? … Bene! Perfetto! Allora ti richiamo quando arriviamo, baci… sì… anch’io ti voglio bene. Ciao, ciao, ciao…
- Non ci posso credere.
- Oh e invece devi crederci.
- Ma non ho ancora detto sì!
- Hai tempo per dirmelo mentre parcheggi. E poi… Luigi era alquanto entusiasta quando gli ho detto che venivi con me, non vorrai mica che ci rimanga male se non vieni, vero?
Emma lanciò un’occhiata di sottecchi all’amica e si arrese definitivamente accettando di partire con lei.
- Ahhh… odio quando fai così!
Francis rise alla reazione dell’amica, somigliava tanto ad una tenera bambina quando si arrabbiava in quel modo, così le si avvicinò e le diede un bacio sulla guancia.
[…]
Le ragazze salirono in treno e insieme erano in viaggio verso Napoli già da un paio d’ore.
Francis leggeva il giornale, mentre Emma le sedeva accanto con una bevanda sul tavolino.
- Siamo nel 2002 ed esistono ancora i treni. Dovrebbero decidersi a creare il teletrasporto.
Francis sorrise alle parole dell’amica e mise via il giornale.
- Dai… manca ancora un’ora.
- Ancora?
- La smetti di lamentarti?
- Ti ricordo che sei stata tu a volere che venissi con te, quindi adesso ti tocca ascoltare i miei lamenti.
- Mmmh… e se invece parlassimo di qualcosa?
Emma aveva un braccio che penzolava lungo il bracciolo del sediolino, in una posizione contorta, non mosse un muscolo e spostò soltanto lo sguardo verso l’amica.
- Di qualcosa tipo cosa?
- Non so… l’altra volta mi stavi parlando di quel progetto… ma poi non abbiamo più continuato quel discorso…
Emma si mise a sedere composta poi guardò l’amica con maggiore interesse e le rispose.
- Beh c’è ben poco da continuare.
- Come sarebbe?
- Ma sì… Ti ho già detto tutto. Ho questo sogno di aprire una scuola di ballo tutta nostra, solo tu ed io, dove poter insegnare ai ragazzi tutti ciò che sappiamo su come ballare. Diventare una di quelle compagnie di ballo mondiali, dove ogni artista che vorrà qualche ballerino per una coreografia, dovrà sceglierne uno dalla nostra scuola. Voglio che sia plateale, che ci sia una nostra affiliata in ogni nazione del mondo, e i nuovi iscritti non dovranno pagare nulla.
- Sì ma senza soldi come fai a diventare plateale? Ci serviranno fondi…
- I fondi li prenderemo dagli ingaggi che avremo noi due.
- Cioè? Non ti seguo…
- Fran, noi due riusciamo anche a farci ingaggiare da Madonna in persona. Tu lo hai già fatto in passato con Michael Jackson che ha voluto te per ideare la coreografia di quel suo ultimo video, ed eri a malapena una teenager. Se riuscissimo a racimolare abbastanza soldi potremo far in modo che gli iscritti nella nostra scuola non paghino alcuna rata. Potremmo finanziarci da sole e chiedere ai nostri ballerini di concederci una certa percentuale ad ogni ingaggio che otterranno.
- Ah, eccola la fregatura.
- No, non è una fregatura. Il discorso è elementare. Tu ti iscrivi nella nostra scuola, non paghi nulla, ti offriremo ogni tipo di servizio vorrai, ti insegneremo tutto, ogni tipo di ballo: partendo dalla danza classica, passando a quella latina, al tango, la salsa, il merengue, fino ad arrivare al’ Hip Hop, anche il folk stroke se ce ne sarà bisogno…
- Io non sono sicura di saper ballare il folk stroke…
- … Non sgancerai un euro, faremo tutto questo perché amiamo quest’arte, amiamo il ballo, amiamo praticarlo e amiamo insegnarlo. Cresceremo, saremo in tanti, e moltissimi avranno talento da vendere. Chi non ne avrà, lo acquisterà nella nostra scuola, e quando un cantante vorrà ingaggiarlo per qualche coreografia di qualche suo video, o quando in qualche film servirà qualcuno che sappia ballare il folk stroke alla perfezione, è noi che chiameranno! Noi manderemo una squadra di ballerini e dal loro ingaggio prenderemo che so… il 30 o anche il 50% dei loro guadagni, così ci permetteremo di espandere sempre più il nome della nostra scuola in ogni angolo del mondo.
Emma cominciò a sognare ad occhi aperti, e si lasciò trasportare dall’euforia di quella meravigliosa fantasia.
- Ma ci pensi? Impareremo anche i balli delle amazzoni africane, impareremo ogni singolo ballo che esiste su questa terra, e lo insegneremo a chiunque verrà ad iscriversi nella nostra scuola e crederà in noi.
Francis sorrise vedendo negli occhi della sua amica quella luce che spiccava ogni volta che la sentiva parlare del ballo e dei suoi progetti futuri.
- E come la chiamiamo?
- Cosa?
- Questa scuola… o meglio, questa catena di scuole di ballo.
- Mh… ci sto ancora pensando, ma al momento nella mia testa la chiamo la “Ems and Fra”
- Non è un po’ banale?
- Sì lo so, infatti non so ancora come chiamarla, accontentati del primo nome che mi viene in mente.
- Ahahah ok, ok, ma…
- …Ma?
- Ma dovremmo lavorare su questo sogno sin da ora se vogliamo arrivare ai successi che sogni. E sai già cosa sto per dirti…
- Ne abbiamo già parlato, Fran. I miei genitori avranno un attacco cardiaco se dovessi dirgli che ho intenzione di mollare l’Alcamy proprio ora…
- Perché? Cosa succede proprio ora?
- Non se la passano molto bene finanziariamente. In più mio fratello non ha intenzione di continuare con gli studi.
- Ma se è solo alle medie?
- Appunto. E’ un casino, e se io dovessi dire ai miei che dopo tutti i sacrifici che hanno fatto per me per permettermi di frequentare l’Alcamy, che è la migliore scuola in Italia, beh…
- E se riuscissi a guadagnare abbastanza soldi da poter ripagare i tuoi di tutti i sacrifici che hanno fatto per l’Alcamy?
- Che cosa?
- Sì… beh siamo in questa scuola da due anni, quanto hai speso tra rate e iscrizione?
- Quasi settemila euro… credo…
- Bene. Dovrai accettare un ingaggio che ricopra questa cifra e il gioco è fatto.
- Sì, certo, perché sarà uno scherzo da ragazzi ottenerlo.
- Esatto. E se sarà necessario, ti darò anche la mia parte di ingaggio in modo che tu ottenga questa cifra.
- Non voglio la tua carità, Fran.
- Sta zitta, Emms. Sai bene che la mia non è carità. Sei sempre stata come una sorella per me. Quello che è mio è sempre stato anche tuo. Come la EmsAndFran, no?
Emma sorrise, ma poi continuò di suo canto:
- Sì ma non voglio che tu ti priva di qualche ingaggio.
- E perché no?
- Ma perché tu non accetti soldi da tuo padre, non hai un lavoro, a parte qualche ingaggio di bassa fascia, o qualcosina che riesce a darti tuo fratello, ma tu rifiuti anche quelli. Sei imparentata con una delle famiglie più benestanti d’Italia e non sfrutti questo vantaggio che hai…
- Sono sempre stata povera, non ho intenzione di cambiare. E poi la gente ricca mi da la nausea. Preferisco patire la fame, piuttosto che diventare una persona snob.
- Tu non lo diventeresti mai, anzi, credo che doneresti tutto in beneficenza…
- E’ quello che farò con la mia parte d’ingaggio se non l’accetterai in caso dovesse servirti.
- Parli di ingaggi ma sono tutti frutti della tua immaginazione, Fran… Qui non c’è nemmeno l’ombra di un ingaggio.
- E’ qui che ti sbagli, honey.
- Che vuoi dire?
- Voglio dire che l’ex cantante degli N’sync cerca ballerini per il suo nuovo video da solista, e ho già mandato i nostri curriculum.
Emma quasi cadde dal sediolino per lo stupore. Sbarrò gli occhi e rimase a bocca aperta a fissare l’amica incredula.
- CHE COSA?
- Lo so, lo so, mi ami alla follia…
- Oh mio dio, ma è di Justin che stiamo parlando, vero? Quello che dei cinque aveva i capelli riccioluti?
- Mh… sì, credo sia lui…
- Oh mio dio! Oh mio dio! Oddio fa che notino i nostri curriculum!! Ahhhh
Emma travolse Francis in un abbraccio lasciandosi trasportare dall’euforia e dalla gioia del momento.
[…]
Finalmente dopo ore di viaggio, arrivarono alla stazione di Napoli, ad aspettarle sul loro binario c’era il fratello Luigi, Francis quando lo vide da lontano, partì in una corsa andandogli incontro per saltargli addosso in un abbraccio plateale.
Emma arrivò dopo poco accanto ai due che ormai avevano sciolto l’abbraccio e si stavano salutando.
- Come sei bella, sorellina!
- Ciao, Luigi…
- Oh… sei bellissima anche tu, Emma!
- Grazie, me lo dicono in molti.
- Avete finito voi due?
Disse in una risata Francis guardando i due salutarsi.
- Ecco una rosa per te, Little Sis!
Luigi raccolse una rosa che aveva lasciato a terra prima di afferrare la sorella che gli era corso incontro, e gliela porse in modo galante.
- Wow!
Esclamò Francis lusingata da quel bel gesto del fratello, che subito dopo ne offrì ben due all’amica Emma.
- Queste sono per te…
- Oh…
Colta dall’imbarazzo, Emma accetto quelle due belle rose rosse arrossendo in volto, e annusò il profumo delle rose. Francis accigliò lo sguardo e con tono scherzoso, disse:
- Hey… perché a lei le rose sono due?
- Beh perché ha accettato di venire con te. E poi… sto ancora cercando di corteggiarla, o l’hai dimenticato?
- Ah, giusto. Buona fortuna fratellino…
Disse Francis scherzando e dandogli una spallata. Emma era quasi sprofondata dalla vergogna, non era mai stata una ragazza timida, con i ragazzi ci sapeva anche fare, ma il fratello di Francis la imbarazzava e non ne capiva ancora la ragione.
- Grazie, Luigi, ora andiamo?
Luigi le rivolse un tenero sorriso, e poi tutti e tre si diressero all’esterno della stazione dove vi era la sua auto parcheggiata.
I ragazzi andarono a prendere un aperitivo in un bar vicino al mare, parlarono del più e del meno, si raccontarono tutto ciò che avevano da raccontarsi dopo mesi di lontananza, e dopo qualche ora arrivarono a casa.
I De Laurentiis vivevano in un’immensa villa nella zona più ricca della città e ad Emma tutta quella ricchezza, oltre ad affascinarla, la imbarazzava, in un certo qual modo.
- Ciao, tesoro!
Esclamò la madre Jacqueline, andandole incontro e abbracciandola forte.
- Emma che bello rivederti, vieni qui!
- Mamma!
- Signora Jaqueline…
Le tre si abbracciarono fino a quando non entrò Edoardo, altro fratello di Francis di un anno più grande.
- Heilà sorellina!
- Edo!!!
Francis sciolse l’abbraccio e andò ad abbracciare il fratello calorosamente. Dopo un lungo abbraccio. Edoardo notò l’amica della sorella:
- Ciao Emma! E’ da molto che non ci vediamo, come stai?
- E già! Ciao Edo!
Emma con una leggera freddezza causata dalla timidezza, salutò anche il fratello di Fran, dopodiché lo guardò e aggiunse:
- Molto bene, grazie. A te… ehm… a voi? Come vanno le cose in casa De Laurentiis?
Jacqueline sorrise gioiosamente alla ragazza e rispose a nome di tutti:
- Bene, tesoro, grazie. Ma vieni, sedetevi in soggiorno vi porto qualcosa da bere…
- No, mamma, ho già offerto alle ragazze un aperitivo, forse non vorranno bere ancora.
Francis mentre si recava in soggiorno assieme all’amica, si guardava in giro.
- Papà dov’è?
La madre mutò espressione sul volto e si incupì leggermente.
- Mi dispiace tesoro, ma non sapeva del tuo arrivo. E’ a Roma per affari…
- Oh…
Francis ne rimase visibilmente dispiaciuta a quella notizia, e si mise a sedere, senza fare altre domande. Sapeva bene che il padre era un uomo d’affari e che non era molto presente.
Emma guardò l’amica e notò nei suoi occhi un velo di tristezza, capendo che probabilmente la ragazza ci teneva molto nel rivedere suo padre.
- No, mamma, stamattina l’ho chiamato per avvertirlo che saresti arrivata, mi ha detto che provava a tornare a casa almeno per salutarti. Sai com’è papà, probabilmente riuscirà a svincolarsi dai suoi impegni…
- Papà farebbe di tutto per te…
Improvvisamente una voce femminile, leggermente velenosa, destò l’attenzione di tutti che intanto si erano riuniti in soggiorno. Era l’altra sorella di Francis, Valentina, che rientrava in casa in quel momento.
Fran si voltò verso la sua direzione e provò a non dar troppo peso alle sue parole, forse dettate dall’invidia, e così si alzò per andarle incontro.
- Ciao Vale…
- Ciao Fran…
Le due si salutarono con leggera freddezza in confronto al modo in cui Fran aveva salutato gli altri due fratelli.
Tra le due ragazze non era mai scorso buon sangue, Valentina non aveva mai accettato l’adozione della ragazza, non capendo che necessità avessero i loro genitori di adottare un bambino, quando ne avevano già tre. Inoltre suo padre aveva sempre provato un debole per Fran, e questo alla ragazzo non era mai andato giù, nonostante fosse più grande.
- Hey Emma, ci sei anche tu, ciao!
- Ciao Vale… da quanto tempo…
- Già, sembra passata un’eternità da quando Francis ha deciso di seguirti in quella scuola di ballo… com’è che si chiama?
- Alcamy!
Rispose con tono acido Francis, non gradendo i modi della sorella che stava riservando all’amica. Sapeva bene quanto Emma tenesse a quella scuola e tutti i sacrifici che la famiglia aveva fatto per permettergliela, e dunque non gradiva il modo in cui la sorella ora la stesse screditando in quel modo.
- Ah giusto… beh come vanno le cose lì? Avete già fatto il saggio di fine anno?
- Tesoro si più garbata…
Si intromise la madre con gentilezza cercando di ammonire la figlia, la quale si voltò verso la madre con finto stupore sul volto:
- Perché cos’ho detto?
Subito dopo rivolse uno sguardo alle due ragazze, senza mutare espressione:
- Scusate non fanno i saggi di danza nelle scuole di danza?
- Questa non è una scuola di danza qualunque…
Rispose con toni placati, Francis, cercando di non rovinarsi la giornata in famiglia sin da subito. Successivamente la sorella rispose con ancora un velo di acidità.
- Ah giusto… Papà ha dovuto sborsare settemila euro per potertici mandare. Certo che mio padre ne fa di cose stupide pur di accontentare i tuoi capricci…
A quel punto Francis avrebbe voluto esplodere e farle rimangiare tutte quelle cattive parole, ma fortunatamente, Luigi intervenne per smorzare un po’ l’atmosfera pesante che si stava creando.
- Lasciala in pace, Vale. Lo sai che è la migliore a ballare…
Il ragazzo posò subito lo sguardo verso Emma, e aggiunse con un sorriso sghembo:
- Senz’offesa, Emma.
- Anch’io so che è la migliore.
Emma sorrise dolcemente a Luigi, e cercò di ignorare Valentina, subito dopo però una cameriera entrò e annunciò che la cena era servita.
[…]
- Avrei voluto strozzarla con le mie stesse mani!
- Lo sai com’è fatta, non darci troppo peso dai…
- E invece ne do peso eccome! Non mi va che parli così di noi, solo perché lei è nata ricca e non sa cosa significhi fare dei sacrifici, non deve permettersi di…
- Va bene così, Fran. Non m’importa di cosa pensa tua sorella. Senz’offesa eh…
- Per me sei tu mia sorella… non lei…
Disse dopo alcuni attimi di pausa, Francis rivolgendosi all’amica con un leggerissimo broncio sulla faccia. Emma le sorrise teneramente, poi aggiunse:
- Perché non andiamo a passeggiare in giardino? E’ così una bella serata…
- Ok, ci sto!
Le due risero all’unisono e si diressero in giardino.
[…]
- Il cielo è pieno di stelle…
- Già, che meraviglia…
- Disturbo, ragazze?
Improvvisamente spuntò Luigi dalle siepi che erano poste tra l’entrata in casa e le scalinate che portavano al giardino. Le due si voltarono verso di lui che le raggiungeva.
- No, certo che no Luigi, unisciti a noi… stavamo ammirando le stelle.
- Oh ma io ne vedo due proprio qui davanti a me.
Le due sorrisero a quelle adulanti parole.
- Potei anche cominciare a tirarmela, lo sai?
- Smetterei di essere un tuo fan.
- Comincio a sentirmi di troppo…
Esclamò Francis con ironia, guardando i due scambiarsi battutine simpatiche, ma proprio in quel momento cominciò a squillarle il cellulare.
- Scusate, torno subito…
- Fr…an….!
Emma tentò in qualche modo di far segno all’amica di non lasciarla sola in compagnia del fratello, che aveva tutta l’aria di voler restare lì con lei.
- Ti aspettiamo qui…
Disse il ragazzo sorridendo, e voltandosi completamente verso Emma.
- Allora, ti va di uscire con me sì o no?
[…]
- Pronto?!
- Ciao , Ragazzina…
Quando udì quella voce, quasi le si fermò il cuore dall’emozione. Era del tutto inaspettata la sua telefonata. Si appartò in un posto tranquillo del giardino, e solo dopo alcuni secondi riuscì a parlare.
- Hey… sei tu… ciao…
- Ti disturbo?
- NO! …no, assolutamente…
- Bene, ne sono felice…
- ……Come stai?
- Ora che sento la tua voce, molto meglio, grazie. Tu come stai?
Si lasciò scappare un sorriso dopo quella frase. Non aveva mai provato una sensazione così, ogni parola detta da quel ragazzo le arrivava dritto al cuore. E poi… il suo tono di voce era così caldo ed affascinante che prima non ci aveva mai fatto caso.
- Molto bene… Non pensavo fossi tu…
- A no? Aspettavi la chiamata di qualcun altro?
- Non la tua…
- Mi manchi…
Francis sbarrò gli occhi a quell’affermazione improvvisa del ragazzo.
- Voglio vederti…
Continuò il ragazzo, e dopo svariati secondi di silenzio imbarazzante, Francis gli rispose:
- Sono a Napoli, non credo sia possibile…
- Che cosa? Sei a Napoli? Come mai?
- Visita in famiglia…
- E’ successo qualcosa?
- No, assolutamente no. Sei gentile a preoccuparti.
- Strano, hai un tono di voce …diverso. Azzarderei che qualcosa ti sia successo, spero di non esserne io la causa.
- Come potresti?
- Non so, magari non hai voglia di parlarmi…
- Sei fuori strada.
- Allora cos’hai?
- Come fai a sapere se questo è o meno il mio tono di voce normale?
- Non lo so… è qualcosa che sento…
- Dove sei? Stai guidando?
- Sì, ma tranquilla, ho gli auricolari.
- Bravo…
- Grazie, lo so.
- Presuntuoso…
- So anche questo.
- Beh, dove vai?
- Cominci già a farmi questo genere di domande?
- Che genere di domande?
- Dove sei, dove vai, con chi sei, cosa fai…
- Non sono quel tipo di ragazza, e non credere che mi interessi davvero saperlo…
- Peccato…perché ero diretto al locale in cui sei solita andare, ma da quando mi hai detto che sei a Napoli, ho girato alla prima rotonda e sto tornando a casa.
- E ti aspetti che ci creda?
- Sei un tipino davvero difficile tu, non è vero?
- Dici?
- E’ proprio questo che mi piace di te…
- Sei già a quel punto?
- Quale punto?
- Quello in cui sai cosa ti piace e cosa non ti piace di me.
- Ancora non so cosa non mi piace di te, ma quando ci arriverò te lo farò sapere.
- Non sei un po’ grande per questo genere di frasette?
- E tu non sei troppo piccola per essere così cattiva?
- Come fai a sapere se sono piccola? Non mi pare di averti detto la mia età.
- Beh… si vede.
- Da cosa?
- Dal tuo voto. E’ ancora così bello…
- Vuoi dire che imbruttirò invecchiando?
- Non credo sia possibile, ma comunque… intendevo dire che il tuo volto non è ancora segnato dalla sofferenza.
- Strano… eppure dovrebbero esserci almeno otto anni di sofferenze sul mio volto.
- Perché? Cosa ti è successo?
- Magari un giorno te lo racconterò…
- Sei così misteriosa… E’ anche questo che mi piace di te.
- Sei così con tutte?
- Così come?
- Finto galante.
- Nah… solo con te, perché so che non ci caschi… e mi diverti.
Francis sorrise dall’altra parte del telefono e tra i due ci fu un breve silenzio abbastanza loquace. Poi Fabio ricominciò a parlare.
- Ti andrebbe di uscire con me, quando tornerai?
- Chi ti dice che tornerò?
- Sei una ballerina dell’Alcamy, tornerai…
Si sorprese del fatto che il ragazzo conoscesse già quello che faceva lei lì a Parma, ma poi ricordò che il suo amico Lucas lo annunciò dalla sua postazione di DJ la sera che si conobbero. Mentre era sul punto di dargli una risposta, una voce fuori campo la destò da quella telefonata:
- Fran! Vieni è arrivato papà!
Sentendo quelle parole di suo fratello Edo, la ragazza sbarrò gli occhi incredula, poi si rivolse al ragazzo al telefono.
- Hey, devo andare. E comunque sì… tornerò e avrò voglia di gelato…
- Bene. Avrò anch’io voglia di gelato.
- Ciao…
- Ciao, Ragazzina.
- Avevi promesso di non chiamarmi più così.
- Ciao Ballerina…
[…]
Dopo quella telefonata, Francis si diresse di corsa dentro casa dove vi era il padre ad aspettarla.
- Papà!
- Occhioni!
Papà Aurelio di tanto in tanto usava quel vezzeggiativo per chiamarla, dato che era innamorato dei suoi occhi.
Non appena lo vide, la ragazza gli andò incontro e lo abbracciò senza più staccarvisi.
- Mi sei mancato tantissimo!
- Anche tu piccolina mia!
- Luigi mi ha detto che eri a Roma per affari
Gli disse la ragazza, restando ancora abbracciata al papà.
- Due occhioni così, sono più importanti di qualche affare.
I due sciolsero l’abbraccio e la ragazza diede un leggero bacio sulle labbra al padre, come faceva da quando era una bambina in segno d’affetto, poi i due si misero a sedere sul divano.
- Allora, raccontami di te. Come vanno le cose a scuola? Mi devo preoccupare o sorprendere del fatto che non sto ricevendo nessuna telefonata dal direttore?
- Mmmh… non saprei neppure io.
- Bene, ora sì che sono più sereno.
- Ahahah dai papà non rovinare questo momento…
- C’è anche Emma con lei, sai caro?!
Esclamò la madre avvicinandosi ai due, mettendosi accanto al marito che si voltò a guardarla, corrugando lo sguardo.
- Uhm… forse è fuori con Luigi…
Oh cavolo, Emma era ancora con suo fratello, pensò Emma, e probabilmente vorrà ucciderla non appena resteranno sole.
- Vabbè, vorrà dire che la saluterò dopo, ora voglio parlarti.
La ragazza si impensierì a quelle parole, non sapendo di cosa mai potesse voler parlarle il padre.
- Certo, dimmi pure papà.
- Quando Luigi mi ha telefonato questa mattina avvisandomi che saresti stata qui oggi, ho pensato che forse era il momento adatto per parlartene.
- Dai papà, così mi tieni sulle spine. Di che si tratta?
- Ecco vedi figliola… tu sai quanto io e tua madre teniamo a te e spero, o meglio ne sono convinto, che tu ne voglia a noi.
- Ma certo che sì, lo sapete.
- Ecco, è per questo che noi speriamo in un futuro prosperoso per tutti i nostri figli, te compresa. Lo sai che ti amiamo quanto i nostri figli.
Aurelio fece una breve pausa, poi continuò col suo discorso:
- Tu conosci bene che i nostri affari di famiglia girano attorno al mondo del cinema, e che Luigi, Valentina ed Edoardo ne fanno già parte essendo i futuri eredi della nostra produzione cinematografica. E’ un’eredità che va avanti da generazioni e non ho alcuna intenzione di spezzarla, tantomeno di tagliarti fuori solo perché sei stata adottata. Tu sei nostra figlia a tutti gli effetti.
- Quello che tuo padre sta cercando di dirti, tesoro, è che vorrebbe tanto che tu, come gli altri tuoi fratelli, lavoraste con lui…
Francis restò in silenzio per tutto il tempo, incredula e sconcertata. Teneva lo sguardo fisso su un tavolino davanti a lei, poi alzò lo sguardo verso i suoi.
- Voi sapete quanto io ami il ballo e ballare.
Fece una breve pausa poi proseguì.
- Lo avete sempre saputo, dal giorno in cui mi avete adottata…
- Ma sì, certo…
La madre la interruppe, ma lei continuò a parlare, ignorandola.
- Vi ho sempre parlato del mio sogno, quello di diventare una ballerina professionista riconosciuta in tutto il mondo…
- Non credevamo fossi seria. Fare la ballerina è il sogno di tutte le bambine, ma poi cresci…
Francis sbarrò gli occhi a quelle parole, visibilmente toccata. La ferirono, soprattutto perché venivano da suo padre, e suo padre era a conoscenza del suo amore infinito per la danza.
- Tuo padre non voleva dire che…
- No mamma, mio padre voleva proprio dirlo.
Francis si alzò dal divano avendo gli occhi quasi colmi di lacrime. Non si aspettava che suo padre la pensasse così sul suo sogno, non si aspettava che la credesse ancora una bambina immatura col capriccio del ballo.
- Non farà mai parte della Filmauro!
Proprio in quel momento, entrò in camera Valentina, che aveva ascoltato la conversazione dall’altra camera e rispose alla ragazza.
- Dovresti vergognarti! Sei solo un’ingrata! Mio padre ti sta donando sul piatto d’oro un futuro assicurato che non ti toccherebbe avere e tu cosa fai? Glielo sbatti in faccia così? Sei proprio una bambina viziata!
- Tu chiudi il becco! La questione non ti riguarda!
- Mi riguarda eccome, mocciosa! Lui è mio padre, non il tuo! Non lo sarà mai!
Quelle parole ferirono nell’animo la ragazza che non riuscì più a dire una parola; sentiva solo che il respiro le veniva man mano a mancare e che era sul punto di scoppiare a piangere, ma non voleva farlo lì, non davanti a lei, così dopo averle rivolo uno sguardo carico di rabbia ma allo stesso tempo anche ti tristezza, scappò via.
A nulla servirono i tentativi di fermarla del padre e della madre, Francis si scontrò con Edoardo all’uscita della casa, ma non si fermò, anzi, continuò a correre via.
Scavalcò il cancello della villa con rapidità, pur di non perdere tempo a farlo aprire meccanicamente col telecomando, che pur volendo, non aveva con sé; dopodiché continuò a correre via come un razzo verso la strada principale della zona in cui abitavano, per poi proseguire verso una direzione ignota.
Francis correva, correva e basta senza preoccuparsi di dove fosse diretta, non le importava, voleva solo sparire da lì.
Una cosa che l’aveva sempre caratterizzata sin da bambina ,era la sua velocità nel correre, amava la velocità e amava correre sia con le proprie gambe che con la moto; in più pareva non si stancasse mai di farlo, riusciva a correre anche per ore senza fermarsi.
Quella notte corse così tanto da non ricordare più la strada di ritorno a casa; arrivò in una piazzetta da dove ci si affacciava sul golfo di Napoli e si poteva ammirare il mare, così le venne voglia di avvicinarsi ancora di più al mare.
Smise di correre, era lontana da casa abbastanza da poter smettere di correre e camminare nel buio della notte.
D’un tratto le squillò il cellulare, aveva dimenticato di averlo ancora in tasca.
Vide che a chiamarla era Emma, ma in quel momento non voleva sentire nessuno, neppure lei, così riagganciò e spense il cellulare per non essere disturbata ancora.
[…]
Le parole di Valentina continuavano a rimbombarle nella mente, ancora e ancora:
“Lui è mio padre, non il tuo! Non lo sarà mai!”
Amava suo padre, anche se non lo era di fatto, anche se non aveva il suo sangue nelle vene, lo amava.
Non sarebbe potuto essere diversamente, suo padre si era fatto amare sin da subito e ancor di più col passare degli anni, e i soldi centravano ben poco, dato che da lui non aveva mai preso un soldo per sé stessa.
Ricordava che l’unica volta che gli aveva chiesto dei soldi era stato quando due anni fa, aveva espresso il desiderio di seguire Emma in quella scuola di ballo di cui tanto le aveva parlato sin da bambine; ma anche lì, aveva promesso che li avrebbe ripagati il prima possibile.
Dai De Laurentiis non pretendeva soldi, da loro voleva soltanto amore e affetto sincero.
Era nata in Argentina, era stata lasciata dinnanzi una chiesa, la quale la consegnò ad un collegio sin da quando era in fasce.
Il collegio era povero, il paese era povero e mai aveva vissuto nel lusso e nella ricchezza.
Cambiava di continuo collegio a causa dei suoi comportamenti ribelli verso l’istituzione dei collegi e verso le regole; si cacciava molto spesso nei guai sin da piccola, facendo a botte con altri bambini, anche maschietti; era una piccola peste, e mai nessuno era riuscito a starle dietro.
Ovviamente il suo modo di comportarsi limitava anche le sue richieste di adozione, come anche le sue amicizie con gli altri bambini orfani.
Un giorno , quando aveva otto anni, al collegio (dopo che aveva ne cambiati ben sei) arrivarono i De Laurentiis per una donazione di beneficenza per i bambini bisognosi, a nome della moglie Jacqueline e fu proprio in quella occasione che li vide per la prima volta.
Aurelio, dopo la donazione, aveva passato del tempo con i bambini, ma era stato colpito da Francis sin da subito. Era una bambina bellissima, i suoi enormi occhi verdi lo avevano catturato al primo sguardo, ma più di tutto lo aveva colpito il fatto che la bambina se ne stava in dispare da tutti gli altri bambini.
Era seduta ad un tavolo vuoto, tutti i bambini le stavano alla larga a causa della sua “cattiva reputazione”, così Aurelio le si avvicinò e si mise a sedere difronte a lei.
La bambina alzò lo sguardo e gliene rivolse uno scontroso, ma l’uomo vide nei suoi occhi solo sofferenza e tristezza, nemmeno un briciolo di cattiveria. Così cominciò a parlarle:
- Ciao. Come ti chiami?
Ma la bambina tacque, continuando però a guardarlo.
- Devo parlarti in spagnolo? …Ne so ben poco, però almeno so come dirti che sei proprio una bella bambina e che vorrei fare la tua conoscenza.
[Da questo momento in poi la conversazione si svolge in spagnolo, ma la scriverò in italiano per evitare incomprensioni]
- Come ti chiami?
La bambina soltanto dopo qualche secondo gli rispose, con un lieve tono di voce rauco.
- La donna che mi ha dato alla luce, scrisse Francisca sul un cartoncino e lo lasciò sul mio pancino prima di abbandonarmi fuori ad una chiesa in una di quelle ceste in cui si mettono le uova.
Aurelio rimase colpito dalle parole di quella dolce bambina, ma cercò di non calcare la mano e provare a rendere la cosa meno triste.
- Quindi tu sei ciò che si dice essere una sorpresa di un uovo? Sai da quanti anni è che cerco di trovare un vero tesoro dalle uova ma non ero mai riuscito a trovarne uno?
La bambina rimase incantata da quell’uomo e dal suo modo di parlare, dei suoi gesti, e dal suo sorriso, mascherato dai suoi folti baffi; e a quella domanda rispose con un cenno di capo che mimò un timido “no”.
Aurelio le si avvicinò e le parlò in un orecchio e in un sussurro le disse:
- Da quando ero più piccolo di te…
A quel punto la bimba gli sorrise timidamente e alzò lo sguardo verso di lui, che continuò a parlarle:
- Come mai sei qui tutta sola?
La bimba si strinse nelle spalle e gli rispose con nonchalance:
- Tutti mi trovano antipatica. Ma non sanno che sono loro quelli antipatici.
- Tu non pensi di essere antipatica?
A quel punto, l’uomo riuscì a far sciogliere la bambina, la quale si impegnò a rispondergli:
- No. Credo di essere una bambina difficile, forse per questo mia madre mi ha lasciata, forse non sapeva come prendersi cura di un diavoletto come me.
- Chi ha detto che sei un diavoletto?
- Delle suore in un altro collegio.
- Ma sai che io ti trovo molto simpatica invece?
Aurelio si strinse nelle spalle assumendo un atteggiamento disinvolto, mentre la moglie Jacqueline era ad osservarli da lontano con un’assistente sociale che le raccontava la storia della bambina con cui il marito era impegnato a conversare.
- Ti dirò… non ti trovo affatto male, anzi, vorrei portarti via con me, sai?
- Due famiglie mi hanno portato via, ma poi hanno richiamato quelli dell’istituto a riprendermi…
- Io vivo in Italia, questi signori qui non verrebbero mai a riprenderti fin lì.
[…]
Francis fu travolta dai ricordi della sua prima conversazione con colui che sarebbe poi diventato suo padre, l’uomo che l’aveva portata via da lì e l’aveva salvata.
Mentre camminava, le lacrime le rigavano il volto e scivolavano via dai suoi occhi senza sosta.
Il suo sogno era quello di trovare una famiglia che l’amasse per quello che era, che potesse appoggiarla nella vita in tutto ciò che avesse mai voluto fare, voleva ballare… il ballo era tutto per lei, così come lo erano i De Laurentiis che nonostante avessero tre figli, si erano impegnati di portarla via con loro.
Non poteva scegliere tra loro e il ballo, ma non aveva intenzione di rinunciare alla danza, per un futuro che ora le volevano imporre.
Valentina era stata crudele ed ingiusta con lei, lo era sempre stata, ma stavolta era diverso, stavolta pareva che il padre fosse d’accordo con Valentina, il suo sguardo gliel’aveva comunicato in qualche modo e fu quello a spezzarle il cuore.
Non smise di piangere per tutto il tempo che aveva camminato fino ad arrivare al mare.
Cercò di smettere di piangere e di pensare a tutto quello che era successo, andò a sedersi su di una panchina e fu lì che rimase raggomitolata per tutta la notte.

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Capitolo 5
*** ● Family Business ● ***


La notte passò velocemente, e Francis era rimasta a dormire su quella panchina a pochi passi dal mare.
Fu svegliata dalle prime luci dell’alba, inizialmente spaesata, poi ricordò cosa era accaduto la sera prima.
Una fitta allo stomaco la colpì di botto, ma non era fame era il ricordo di tutte quello che le aveva detto Valentina, e il modo impassibile in cui era rimasto suo padre, quasi come se fosse stato d’accordo con sua figlia.
“Lui non è tuo padre, non lo sarà mai!”
Questa frase era un continuo ripetersi nella sua mente, erano dieci anni che ormai era entrata a far parte della famiglia De Laurentiis, ma mai come in quel momento si sentiva come quando era soltanto un’orfana, senza nessuno al mondo che avesse bisogno di lei o che l’amasse.
Tornò a sentirsi come quella piccola bambina di otto anni che cambiava orfanotrofio di continuo, senza alcuna speranza di trovare una famiglia che potesse prendersi cura di lei e amarla come ogni bambino meriterebbe di essere amato.
Un vuoto tornò a formarsi nel suo petto, un vuoto che probabilmente neppure i De Laurentiis erano stati in grado di colmare.
[…]
Non sapeva che ore fossero, probabilmente era mattino presto, la città era ancora dormiente, si vedevano soltanto i primi lavoratori che a bordo delle loro auto si recavano a lavoro con le strade ancora vuote. La frescura del mattino e il cinguettare degli uccellini la guidarono a casa, anche se controvoglia, voleva soltanto recuperare Emma e tornare a Parma.
[…]
Emma era da poco rientrata a casa dei De Laurentiis assieme a Luigi e ad Edoardo, avevano trascorso la notte a cercare Francis ma non erano riusciti a trovarla, quando Francis fece ritorno a casa, Emma era in piedi davanti al divano, visibilmente agitata, che camminava nervosamente avanti e indietro, mangiandosi le mani, mentre Luigi tentava ancora una volta a telefonarla. Fran restò ad osservare la scena per alcuni secondi, fin quando Emma non la vide e le corse incontro travolgendola in un abbraccio.
- Si può sapere dove diavolo sei stata tutta la notte?
- Fran!!
Esclamò Edo non appena rivide la sorella, Luigi tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò alle due ragazze per assicurarsi che la sorella stesse bene.
Fran però appariva fredda e distaccata, quasi come se non fosse realmente lì, non abbracciò Emma, ma lasciò che lo facesse l’amica.
Dopo che sciolsero l’abbraccio, Emma tentò di guardarla negli occhi, notando che qualcosa di grave la turbava, ma Francis distolse lo sguardo nel vuoto.
- Prendi le tue cose, andiamo via.
- Ma dove vai, Fran? Non fare così, resta, ti prego!
Luigi le andò incontro e cercò di far cambiare idea alla sorella, che però non mutò espressione, né si degnò di guardalo in faccia.
- Fran… ti prego… aspetta!
- Emma, se vuoi restare, resta. Io devo andarmene da qui.
- Ma cosa dici, Fran?
Intervenne Edo e solo in quel momento, Francis alzò lo sguardo verso di lui, poi guardò anche Luigi:
- Scusatemi…
Il suo sguardo era vacuo, privo di emozioni, non l’avevano mai vista ridotta in quello stato.
Proprio in quel momento però, si udì il suono di un clacson risuonare nel cortile di casa, era il taxi che la ragazza aveva chiamato pochi minuti prima di arrivare a casa.
A quel punto, Francis prese per mano l’amica e andò fuori salendo a bordo del taxi più in fretta possibile.
I fratelli la seguirono e cercarono invano di convincerla a restare, Emma la seguì nonostante fosse visibilmente turbata, e in quel momento si videro uscire di casa sua Madre e suo Padre che si avvicinarono al tassista e tentarono di fermare la sua partenza.
A quel punto Fran si chinò in avanti verso l’autista e con tono freddo e deciso gli sussurrò in un orecchio:
- Giuro che la trascino in tribunale se non mette immediatamente quel piede sull’acceleratore!
E fu così che il tassista preso dalla paura di subire conseguenze legali, partì.
Mentre l’auto lasciava la villa dei De Laurentiis, Fran lanciò un lungo ed intenso sguardo verso suo padre e sua madre, che non necessitava di alcune parole.
[…]
Il ritorno a Parma fu molto teso, Francis restò senza dire una parola per quasi tutta la durata del viaggio in treno, fino a quando Emma non ruppe quel silenzio bruscamente:
- Ora basta! Quella stronza non può ridurti in questo stato!
Francis spostò soltanto lo sguardo verso l’amica, restando rivolta verso il finestrino e con un’espressione seria sul volto. Poi Emma continuò, guardandola negli occhi:
- Se solo avessi saputo cosa ti avesse detto ieri, giuro su Dio che l’avrei gonfiata a suon di calci nel culo prima che andasse via!
Emma dopo quella sfuriata, e notando che l’amica non accennò a nessun mutamento d’espressione, cercò di calmarsi.
- Fran, ti prego…
- Questo treno non passa per Parma…
Disse di punto in bianco, Francis con tono serio, guardando l’amica, la quale accigliò lo sguardo confusa.
- Come sarebbe a dire?
- Ricordi quell’ingaggio di cui ti parlavo l’altro giorno? Partiamo da Milano, i provini ci sono domani.
La notizia prese alla sprovvista Emma, che non immaginava assolutamente che Francis volesse partire sin da subito, ma infondo pensò che fosse l’unico modo per farla tornare di buon umore, il ballo era l’unica cosa che potesse salvare la sua dolce Fran.
[…]
Il viaggio in aereo fu fortunatamente tranquillo.
Francis dormì per tutto il tempo, Emma invece si svegliava di tanto in tanto e guardicchiava qualche film. Detestava viaggiare in aereo, preferiva di gran lunga gli interminabili viaggi in nave, in treno o con qualsiasi altro mezzo di trasporto.
Arrivarono a Los Angeles alle 10:35, il giorno seguente alla loro partenza.
Non era la prima volta per le ragazze a LA, ma ogni volta era come la prima volta in quella meravigliosa città.
Salirono a bordo di un taxi e si recarono sul luogo in cui si tenevano i provini.
Era all’ultimo piano di un grattacielo a centro della città, furono accolte da degli addetti ai lavori, che si stupirono di vedere le due ragazze senza alcun bagaglio, o neppure l’ombra di una tuta o indumento adatto ad un provino di ballo.
Sia Francis che Emma parlavano un inglese molto fluido e corretto, tanto da far stupire quasi tutti quelli che incrociavano e a cui rispondevano che erano Italiane.
Negli spogliatoi, c’erano ragazze agitate e nervose per questi provini, tutte vestite con tute, adatte al provino. Quando videro le due ragazze vestite con jeans e magliette casual, si voltarono tutte a guardarle stranite, facendo commentini di vario genere sotto i baffi.
Francis ancora con l’umore cupo e taciturno, si avvicinò ad una panca vuota e andò a sedersi accanto a delle ragazze che non smettevano di fissare sia lei che Emma.
Si voltò a guardarle impassibile, e inclinando il capo da un lato, cercando in ogni modo di provocarle. Emma si avvicinò all’amica, temendo che da lì a breve poteva nascere un litigio, ma proprio in quel momento, delle organizzatrici dei provini si avvicinarono ad Emma e a Francis con delle tute tra le mani.
[Le conversazioni da questo momento in poi si svolgeranno sempre in inglese, ma la scriverò in italiano onde evitare malintesi.]
- Signorine, ecco a voi le vostre tute per i provini, vi manderemo a chiamare poco alla volta. Voi due avete chiesto di esibirvi insieme, giusto?
- Esattamente.
Rispose secca, Francis afferrando una tuta dalle mani di una delle due assistenti.
Emma fece altrettanto, e aggiunse:
- Grazie per la disponibilità, ve ne siamo molto grate!
- Si figuri. In bocca al lupo.
Rispose una delle due sorridendole gentilmente, poi si congedarono entrambe.
[…]
Le due amiche indossarono le tute e fecero stretching per riscaldare i muscoli durante le esibizioni delle altre ragazze, che venivano man mano chiamate ad esibirsi.
Emma fece amicizia con una delle ragazze che era lì da sola, la quale informava le ragazze su alcune cose.
- Io sono qui da ieri, ma le altre tentano in tutti i modi di metterti agitazione in modo da farti fallire i provini… Infatti più di dieci sono state mandate a casa dopo che non erano riuscite nemmeno a voltarsi su loro stesse.
Emma ascoltava assorta la ragazza, quando Francis prese parola, mentre continuava il suo riscaldamento a terra.
- Com’è la canzone?
Alche la ragazza si voltò con espressione stupita sul volto, verso la ragazza.
- Non l’avete ascoltata?
- Ehm… no, è stato tutto molto frettoloso, tra il viaggio dall’Italia, e il resto… non ne abbiamo avuto tempo.
Le spiegò gentilmente Emma, leggermente imbarazzata dal non averla ancora ascoltata, poi Francis intervenne ancora una volta, insistentemente:
- Allora? Com’è questa canzone?
- Io la trovo molto bella, soprattutto le parole…
La ragazza californiana cominciò a sognare ad occhi aperti, ma fu bruscamente portata alla realtà dal tono acido di Fran:
- Non sono interessata al testo, ma al ritmo, alla musica. Sei in grado di farci capire di che si tratta?
La ragazza sentendosi ammonita in quel modo, le rispose un po’ con tono intimidito.
- Beh… è un brano Contemporary R&B… Dance pop, un po’ diverso dal solito stile degli N’sync.
Francis ascoltò le parole della ragazza attentamente, cercando di capire a cosa sarebbero andate incontro, dopodiché Emma insorse con una domanda:
- Ma è vero che è presente anche lui?
- Chi? Justin?
- Te l’avevo detto io, che era quello riccioluto…
Commentò Francis, poi la ragazza continuò.
- Sì, è presente anche lui, ed è questo che incute timore in alcune ragazze quando vanno ad esibirsi… spero di non farmi prendere dal panico.
- Vedrai che quando comincerai a ballare ti scorderai della sua presenza.
Disse Emma facendole un occhiolino per tranquillizzarla.
Erano rimaste in tre negli spogliatoi, aspettando il loro turno di esibirsi.
- Comunque io sono Ashely, piacere di conoscervi.
- Io sono Emma e lei è Francis, piacere.
- Ma davvero siete italiane? Il vostro inglese è davvero perfetto!
- Grazie. Non è la prima volta che veniamo qui.
Francis si allontanò dalle due e continuava il suo stretching andando a stendere i muscoli della schiena e delle gambe facendo spaccate e verticali di spalle al muro.
In quel momento entrò un’assistente ai lavori che chiamò Ashely per andare ad esibirsi.
- Miss Fealshed tocca a lei, il signor Timberlake l’attende in sala con altri giudici.
La ragazza fece un gesto di scongiuri e si congedò da Emma e Francis che l’osservarono andar via. Le prossime sarebbero state loro.
- Sei pronta?
Chiese Francis ad Emma avvicinandosi a lei, con le mani sui fianchi.
- Non so nemmeno se ci prenderanno, hanno detto che il numero delle ballerine è ridotto in confronto a quello dei ballerini.
- Vedrai che andrà bene, continua a riscaldarti.
[…]
Finalmente giunse il loro momento e furono condotte in un’enorme sala da ballo, avente sul fondo, dei tavoli messi in un’unica fila, dietro i quali vi erano seduti degli esperti di ballo, tra cui il cantane Justin. il parquet come pavimento, era leggermente scivoloso, ma fortunatamente le loro scarpette frenavano abbastanza bene.
Emma appariva leggermente più nervosa di Francis, che invece sembrava del tutto tranquilla e concentrata sull’esibizione.
- Sembra di essere in Flash Dance.
Esclamò con tono burbero, Fran, ma sembrò che tutti udirono le sue parole, e si sentì gli occhi pesanti di tutti puntati addosso, tranne quelli di Justin Timberlake che sembrò apprezzare quel commentino ironico della ragazza, tanto da strappargli un sorriso.
- Allora…! Siete pronte signorine?
Esclamò con tono severo un uomo magrolino con i baffi e con degli occhialini posati sul suo lungo naso.
- Sissignore!
Rispose Emma con convinzione, seguita da Francis che andò a mettersi in posizione.
Finalmente partì la canzone, e le due ebbero modo di ascoltarla per la prima volta.
La chitarra iniziale e la parlantina del cantante, le colsero alla sprovvista, difatti non mossero un passo per i primi 15 secondi, dopodiché partì la musica completa e le due ragazze cominciarono a muoversi, lasciandosi trasportare dal ritmo, che era molto hip hop: genere preferito da Francis.
Justin sembrò apprezzare molto i movimenti delle due ragazze, in special modo Emma.
Francis aveva la particolarità di indossare sempre un berretto con la visiera larga ogni qual volta si esibiva in un ballo prettamente hip hop, tanto da accompagnare i suoi movimenti di corpo a spostamenti del cappello.
Emma e Francis sembravano sincronizzate, pur non avendo mai ascoltato quella canzone prima di allora, riuscirono da subito a carpirne il ritmo e a fare i giusti movimenti nei momenti giusti.
Durante la parte in cui si sentiva cantare il rapper, Francis fece un passo avanti verso il cantante e si esibì da sola in un pezzo tutto ballato in stile hip hop con movimenti che sembrarono colpire enormemente il cantante.
Dopodiché entrò di nuovo in scena anche Emma e si esibirono in modo plateale, tanto da coinvolgere anche le altre ballerine, che erano già state scelte e che sedevano a terra lungo il perimetro della sala, con battiti di mani a tempo di musica.
A fine esibizione Fran ed Emma si inchinarono per ringraziare i giudici, poi si affrettarono a raggiungere il fondo della sala, dove si lasciarono andare in un lungo abbraccio congratulandosi l’una con l’altra.
- Signorine! Prego avvicinatevi, per favore.
Esclamò il cantante alzandosi dalla sedie e osservando le due amiche, che lentamente sciolsero l’abbraccio e guardarono in direzione del giovane artista.
Frencis si diede un’aggiustatina al pantalone, e assieme ad Emma si avvicinò, come le era stato chiesto.
- Vorrei che insegnaste a me e alla mia crew di ballerini tutti i passi che avete fatto in quest’esibizione.
Emma deglutì lentamente non aspettandosi una proposta simile.
Francis si stupì altrettanto della cosa e restò ad osservare il ragazzo, che notando le loro espressioni, e ricambiando intensamente lo sguardo della ragazza, sbottò in una risatina.
- Che c’è? Non ve l’aspettavate? Siete state fantastiche!
Francis guardò Emma che ricambiò lo sguardo, dopodiché le due si voltarono verso il ragazzo e Francis prese parola:
- Quindi ci vuoi come coreografe ma non come ballerine nel video?
- Voglio più ballerini, di ballerine non mi hanno colpito nessuna in particolare, a parte voi due. Queste altre ragazze qui vorrei farle comparire in modo diverso nel video, non come ballerine, ma come accompagnatrici… non so se avete capito.
- Mi sta bene insegnarti i passi, ma non ho alcuna intenzione di fare la figura della troietta in un video di rapper che mi toccano il culo. Senz’offesa.
Emma era d’accordo con l’amica, ma ciò che Fran ebbe il coraggio di dire in faccia a l’ex componente degli N’sync, lei lo aveva soltanto pensato.
Justin a quelle parole si incupì leggermente, quasi come se si fosse offeso, ma poi si strinse nelle spalle e tese una mano verso la ragazza.
- Affare fatto!
Dopo la stretta di mano di Fran, strinse la mano anche ad Emma.
- Verrete ripagate a dovere.
[…]
Le due ragazze assieme agli altri ballerini scelti dal cantante, alloggiarono in un albergo poco distante dal luogo delle audizioni per un totale di tre giorni di riprese.
Emma e Francis tennero delle vere e proprie lezioni di ballo con i ragazzi e Justin Timberlake che apprendeva i movimenti e i passi insegnatogli dalle due giovani ragazze.
Apprezzava molto Emma e il suo modo di fare e di esporsi, ma allo stesso tempo era affascinato dai movimenti naturali di Francis ogni qual volta si lasciava andare al ritmo della musica.
Gli altri ballerini riuscirono ad imparare la coreografia in tempo, ma non risultarono mai bravi e naturali quanto le due ragazze, che decisero di non apparire nel video.
Fran non mancò nel commentare aspramente l’esibizione di una giovanissima ragazza afro-americana che nel video non faceva altro che strusciarsi addosso al cantante, e a sbattergli il culo tra le mani, ed Emma non tratteneva le risate.
[…]
- Sbaglio o tu e quel Justin avete flirtato per quasi tutto il tempo delle riprese?
- Ti sbagli. A metà delle riprese sono andata via. Il video è una cagata, se non fosse stato per le nostre coreografie che l’hanno reso molto meglio.
Rispose Francis, mentre controllava le prossime partenze dei voli per l’Italia al computer.
- Ventimila euro! Ma ti rendi conto? E’ anche più di quanto potessi immaginare!
- Finalmente potremo cominciare a costruire il nostro sogno…
Fece una piccola pausa, Francis, mentre era ancora al computer, poi continuò:
- E pagare alcuni debiti…
Emma si stranì e le chiese curiosa:
- Che intendi dire?
- Intendo ridare a mio padre ogni centesimo che ha speso per me in questi anni.
Emma si stupì e subito si affrettò a far notare alla sua amica tutto il suo disappunto.
- Andiamo Fran! Non puoi dire sul serio! Sai che tuo padre non li accetterà mai!
- E’ per questo che sto versando parte dell’ingaggio direttamente sul suo conto in banca, il resto lo useremo per aprire la nostra scuola!
- Che cosa?
Emma sbarrò gli occhi e rimase allibita a fissare la sua amica.
- Hai sentito bene Emms… E’ ora di farci conoscere dal mondo. E poi scusa… avevi promesso che se avessimo avuto un ingaggio in grado di ripagare tutte le spese che i tuoi genitori hanno fatto per spedirti all’Alcamy, avresti cominciato a costruire il tuo sogno della EmsandFran… anche se questo nome fa davvero pena…
Emma non fece neppure caso a ciò che disse Fran sul nome che aveva pensato per la scuola di ballo, che andò a travolgerla in un mega abbraccio.
- Ahhhhhhhhhhhh! Non posso crederci che sta succedendo davvero!
Da lì cominciò a piangere di gioia, continuando a stritolare l’amica in un abbraccio, che poi anche lei ricambiò subito.
- Ora però non piangere, è un memento epico per noi, stiamo per diventare indipendenti. Stiamo per scrivere la storia della nostra vita!
- Sono lacrime di gioia queste!
- L’aereo ci parte tra meno di due ore…
- CHE COSA?
- ahahahah sbrighiamoci!
[…]
Dopo un lungo viaggio di ritorno, dopo aver pianificato ogni cosa da fare per il loro nuovo inizio durante il volo, le due amiche tornarono in Italia, a Parma.
Il giorno seguente Emma andò a ritirarsi dalla scuola di ballo dell’Alcamy, e si mise subito alla ricerca di una palestra abbastanza grande da dove poter cominciare, ma senza buoni risultati.
[…]
- Il direttore ha chiesto di vederti.
- Parli del direttore dell’Alcamy?
- Esatto, Fran. Spero non abbia fatto storie con la tua famiglia…
- Gli hai detto che sarei andata a parlargli anch’io domani per ritirarmi?
- Non gli ho detto che ti saresti ritirata anche tu, lo ha capito da solo e mi ha chiesto di dirti che vuole vederti alle 17.00
- Ma è fra un’ora!
- Sbrigati allora!
[…]
Le era mancata la sua moto, quasi l’accarezzò come se fosse una persona, non appena la rivide nel suo garage sotto casa. Chiuse la lampo del suo giubbotto di pelle nero, indossò il casco e si recò alla sua scuola a bordo della sua moto, dove il direttore aveva chiesto di vederla.
Una volta arrivata, parcheggiò e si tolse il casco, lasciando scivolare sulle sue spalle i suoi lunghi ricci castani, portò con sé il casco e salì verso l’ufficio del direttore.
Pur essendo un giorno di luglio, faceva abbastanza freschetto quel giorno, quindi restò col giubbotto di pelle addosso, non sentendo particolarmente caldo.
Quando fu accolta dal direttore, quest’ultimo aveva una faccia molto seria, e la pregò di accomodarsi.
Dopo essersi accomodata sulla poltroncina, Francis osservò il direttore recarsi dietro la sua cattedra e mettersi a sedere e cominciare a parlarle:
- Signorina De Laurentiis, cos’è questa storia che lei e la signorina Senese vi ritirate dall’Alcamy?
- In realtà io ancora non mi sono ritirata…
- Ma ha intenzione di farlo, non è così?
- Sì, esattamente. Avevo intenzione di farlo domani, ma visto che mi ha mandato a chiamare, anticipo i tempi…
- Potrei almeno avere una spiegazione al vostro comportamento?
- L’unica spiegazione che posso darle è che non abbiamo più intenzione di studiare ballo.
- Come sarebbe a dire? Lei e la signorina Senese siete due delle nostre allieve migliori.
- Appunto!
In quel momento qualcuno bussò alla porta dell’ufficio del direttore.
- Mi scusi signor direttore, sono arrivati i signori De Laurentiis.
- Che cosa…
Sussurrò Francis visibilmente scioccata tra sé e sé fissando il direttore con sguardo sinistro.
Dopodiché vide suo padre e sua madre oltrepassare la porta dell’ufficio, e accomodarsi di fianco a lei, dopo averla guardata a lungo.
- Buonasera signori. Signor De Laurentiis, Signora De Laurentiis.
I tre si strinsero la mano cordialmente, dopodiché tornarono a sedersi.
- Possiamo venire a conoscenza del motivo della nostra convocazione signor Direttore?
Chiese con tono cortese, Aurelio, lanciando uno sguardo di ammonizione alla figlia.
- Assolutamente signor De Laurentiis. Ecco, vedete, sono certo che lei conoscerà la signorina Senese Emma, l’amica di vostra figlia.
- Certo. E’ una cara amica anche di famiglia.
Rispose Jacqueline, con sguardo accigliato e leggermente preoccupata, poi aggiunse:
- Ma perché? Le è successo qualcosa?
- Assolutamente no. No, signora non si preoccupi, la ragazza sta bene. Ma… questa mattina è venuta a ritirarsi dalla scuola, e poco fa anche vostra figlia era sul punto di commettere lo stesso errore.
Francis capì dove voleva andare a parare il direttore e con sguardo corrugato si chinò in avanti col busto, verso di lui.
- Lasci decidere a me se questo è un errore o meno.
Ma il direttore continuò imperterrito, senza badare alle parole della ragazza:
- Sono certo che col vostro aiuto riusciremo a farle cambiare idea, signori.
- Lei ha accettato il ritiro della signorina Senese e non vuole accettare il mio? Mi lasci indovinare, è per una questione di soldi, non è così?
- Sta zitta!
La interruppe bruscamente suo padre. Francis se ne sorprese, non l’aveva mai trattata in quel modo, mai si era rivolto a lei con quei toni, tantomeno in pubblico.
- Signor Direttore, se mia figlia col suo ritiro le causa problemi finanziari, nonché una mancanza di rispetto, io e mia moglie saremo ben grati di ripagarle i danni.
- Ma di quali danni stai parlando?
Francis esplose di rabbia a quelle parole del padre.
- Ti ho detto di fare silenzio!
- Tu non sei nessuno per dirmi cosa o non cosa devo fare!!
Quelle parole le uscirono di bocca ancor prima che potesse rendersene conto, ma ormai era tropo tardi. Suo padre la guardò con sguardo allibito assieme a sua madre, era fin troppo evidente la sofferenza che gli causò quella frase, sul suo volto.
Gli occhi di Fran cominciarono a riempirsi di lacrime, ma riuscì grossolanamente a trattenersi da un pianto imbarazzante, e continuò sulla scia della rabbia.
- Ho diciotto anni e se ho intenzione di fare una cosa, lo faccio e basta, senza dover dare conto a voi. Ho le possibilità economiche sufficienti per potermela cavare da sola in questa storia!
Guardò i suoi genitori che rimasero senza parole, poi aggiunse, voltandosi verso il direttore.
- E lei, signor Direttore, lei non doveva assolutamente permettersi di chiamare i miei genitori. Questa era una questione tra me e lei, ma sappiamo entrambi perché lo ha fatto. A lei interessano solo i soldi !
- Signorina De Laurentiis!
L’ammonì il Direttore, alzandosi dalla sedia, visibilmente sconcertato da quelle accuse della ragazza.
- Mi lasci finire! A lei fanno comodo i soldi della mia famiglia, ma non riuscirà nel suo intento! Né oggi, né mai! E con questo può anche ritirare la mia iscrizione! Addio!
Dopo questa sfuriata, la ragazza afferrò il proprio casco della moto, e andò via chiudendo in malo modo la porta alle sue spalle.
I De Laurentiis si congedarono visibilmente dispiaciuti dal Direttore, e raggiunsero la figlia in cortile, riuscendo a fermare la sua partenza fugace.
- Francis, aspetta!
Le urlò la madre correndole incontro, in modo composto ed elegante.
La ragazza si fermò, aveva un debole verso quella donna, non riusciva a trattarla male pur volendo farlo per allontanarla il più possibile da sé.
- Tesoro ti prego, non scappare di nuovo! Lascia che io e tuo padre…
- Mio padre cosa? Non si è neppure avvicinato, non fingere che gli interessi qualcosa.
Disse con tono di voce marcato in modo da far sentire a suo padre che era distante dalle due, per poi guardarlo intensamente per alcuni secondi.
- Non dire così! Sai che ti ama come se fossi sua figlia.
- Ma non lo sono! Non sono tua figlia! Non sono sua figlia! Io sono soltanto un’estranea che ormai ha raggiunto la maggiore età e può benissimo cavarsela da sola!
- Adesso basta!
Urlò Aurelio, avvicinandosi.
- Credi che versare dei soldi sul mio conto in banca, basti per riuscire ad allontanarti da noi? Credi che noi fossimo interessati ai soldi?
Aurelio alzava sempre più il tono di voce, e lentamente si avvicinava alla figlia che restò impietrita dinnanzi all’uomo, quasi come se ne fosse spaventata.
- Noi volevamo te! Lo capisci? Te! Volevamo prenderci cura di te, di crescerti come si deve! Darti un futuro! Cosa pensi di aver risolto dandoci indietro tutti i soldi delle spese per questa scuola, eh? Resti nostra figlia, vuoi o non vuoi!
Francis non riuscì a dire una parola, la madre dispiaciuta dei toni che stesse usando suo marito per esprimere quel che pensava alla ragazza, restò a guardarli visibilmente rattristata.
Ma Aurelio continuò dopo una pausa di svariati secondi, questa volta con un tono di voce nettamente più basso:
- E comunque… sono felice che tu abbia lasciato questa scuola. Adesso andiamocene Jaqueline!
Aurelio a quel punto fece cenno all’autista della sua auto privata di avvicinarsi e salì a bordo dell’auto senza più degnare di uno sguardo la ragazza. Jaqueline abbracciò sua figlia in un forte abbraccio, cercando di farla riprendere dalla sfuriata del marito, dopodiché prima di salire in macchina, le sussurrò nell’orecchio:
- Non odiarlo, tesoro. E’ solo che ti ama così tanto da non sopportare il tuo odio verso di lui.
Francis la guardò, restando seria in volto, ma con gli occhi colmi di lacrime che la tradivano.
- Ma io non lo odio, mamma…
Alche la madre le accarezzò una guancia e le diede un leggero bacio sulla fronte, per poi sorriderle dolcemente.
- Lo so, piccola mia…
A quel punto la donna salì in auto e andò via, lasciando sola la ragazza che osservava l’auto con a bordo i suoi genitori allontanarsi lentamente, e fu solo ad allora che le lacrime cominciarono a scenderle ininterrottamente dagli occhi.

 
 

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Capitolo 6
*** ● La Visita ● ***


Erano trascorse due settimane da quando Emma e Francis non facevano più parte dell’Alcamy, le due amiche cercarono una palestra, o un qualsiasi altro locale da poter poi trasformare nella loro prima scuola di ballo, ma con scarsi successi.
Cercarono il più possibile ma anche il locale più piccolo e misero era fin troppo costoso per il loro budget.
Emma aveva dei momenti di sconforto in cui perdeva un po’ di speranze, ma poi però tornava a credere in quello che stava facendo, tornava a credere nel suo sogno e cercava di spargere la voce tra le sue amicizie, che lei e Fran erano alla ricerca di un locale da usare come palestra, almeno per iniziare.
Francis invece era da un po’ di giorni che parlava poco e pensava solo ad impegnarsi in questo nuovo progetto.
La mattina si svegliava all’alba, andava a correre per un paio d’ore poi tornava al suo appartamento, faceva una doccia e cominciava la sua giornata di ricerche di un locale con Emma, la quale si era trasferita a casa sua.
Emma sapeva di ciò che era successo col preside e con i genitori di Francis quel giorno, e vedere l’amica ridotta in quello stato la faceva soffrire.
Tentava, per quel che poteva, di distrarla, di farle tornare il sorriso, ma falliva ogni volta.
Una sera, Emma fu invitata ad una festa di fidanzamento di un suo cugino che abitava a Bologna per studi, cercò di convincere Francis ad andare con lei, ma non volle insistere al suo ennesimo rifiuto.
[…]
Francis restò sola a casa quel giorno , non mangiò nulla per cena, ma bevve una birra mentre era intenta a leggere annunci di locali in affitto su internet, sempre nelle zone di Parma.
Mentre navigava su internet, le squillò il cellulare, non guardò neppure il numero e rispose distrattamente, ancora tutta presa dalle sue ricerche.
- Pronto?!
- Hey, Ragazzina…
In quell’istate, Francis smise di fissare lo schermo del computer e perse il suo sguardo nel vuoto. Aveva quasi dimenticato quel ragazzo dopo tutto ciò che aveva trascorso in quelle settimane di assenza da Parma, e ascoltando il suono della sua voce, fu come scaraventata in una realtà che aveva accantonato nella sua mente, la quale ultimamente era affollata da altri tipi di pensieri.
- Hey, ciao..
Rispose con una voce rauca, poi tossì per schiarirsi la voce e continuò:
- Come stai?
- Dovrei essere io a farti questa domanda… sei sparita.
- Sì… lo so ma… sono stata via per lavoro.
- Davvero? Che tipo di lavoro?
Fran non aveva molta voglia di parlare delle ultime settimane, né voleva approfondire l’argomento lavoro con quel ragazzo, così tentò di svincolarsi da quella conversazione.
- Ehm… ascolta, ora non posso restare a telefono a chiacchierare.
In quello stesso istante bussarono alla porta di casa sua.
- Oh… guarda ora devo proprio lasciarti che mi hanno bussato alla porta.
- Ok…
- Magari… Magari ti richiamo, ok? Scusami. Ciao…
Riagganciò un secondo prima di aprire la porta, senza lasciare il tempo al ragazzo di risponderle.
Quando però aprì la porta e si ritrovò Fabio davanti che riponeva il cellulare nella tasca dei suoi jeans, si sentì morire e voleva sprofondare sotto terra.
Fabio inclinò il capo da un lato, congiungendo le mani e lasciandole scivolare in avanti in una postura quasi come un calciatore in barriera pronto per un calcio di punizione.
- Cominci già a dirmi bugie? La nostra storia inizia male, ragazzina.
Francis si portò le mani sul volto, quasi come se volesse nascondersi dall’imbarazzo, ma una risatina nervosa spezzò quell’atmosfera scomoda.
- Vorrei sprofondare…
Disse la ragazza continuando a ridere ancora per qualche secondo, poi si poggiò allo stipite della porta e lo guardò con occhi da cerbiatta per farsi perdonare per quella figuraccia.
- Anch’io lo vorrei al tuo posto.
Tra i due ci fu uno scambio di sguardi mozzafiato, ma lei non appena si rese conto della cosa, smorzò l’atmosfera equivoca che si stava creando:
- Chi ti ha detto che abito qui?
- Che importanza ha? La cosa che importa è che hai appena inventato una scusa per non parlarmi. Perché mi eviti?
Francis tornò seria e distolse lo sguardo dal ragazzo, assumendo una posizione più composta allontanandosi dallo stipite della porta di casa.
- Non ti evito…
Il ragazzo non se la bevve, e lei rendendosi conto di non avere altra scelta, gli disse una mezza verità:
- E’ che non mi va di vedere o sentire nessuno in questo periodo…non sono dell’umore adatto.
La ragazza alzò lo sguardo verso il ragazzo e aggiunse:
- Faresti meglio a trovarti qualcun’altra.
Fabio fece un passo in avanti e poggiò un braccio allo stipite della porta, poi guardandola dritto negli occhi, le disse in un sussurro:
- Ma io non voglio nessun’altra.
Dopo alcuni attimi in cui lui la guardò in profondità, fece un passo indietro allontanandosi da lei, che nel mentre aveva il cuore che andava a mille, si era quasi trasformata in una di quelle ragazzine stupide a cui batteva il cuore davanti ad un ragazzo attraente che le rivolgeva la parola.
- Ascolta, so di aver sbagliato anch’io a presentarmi così di punto in bianco a casa tua, mi dispiace che tu stia passando questo momentaccio, ma non sono qui per chiederti di uscire.
Francis accigliò lo sguardo a quel punto, e lo guardò confusa, intanto lui continuò a parlare:
- Vorrei soltanto entrare…
- Non sono una ragazza che lascia entrare degli sconosciuti in casa.
Fabio cominciava a credere di non avere speranze con la ragazza, ma questa improvvisamente esclamò:
- Ma… aspettami qui!
Fabio non capì perché mai la ragazza andò via, ma attese incuriosito il suo ritorno.
Francis mise le chiavi di casa in tasca, e portò con sé due birre fredde in bottiglia.
- Spero che ti piaccia la Heineken…
Sul volto di Fabio si dipinse un sorriso crescente, capendo le intenzioni della ragazza, che gli offrì una birra e si mise a sedere sulle scale del pianerottolo e lo invitò a fare lo stesso.
- Avanti, siediti sconosciuto…
Fabio era entusiasta di questa trovata simpatica della ragazza che gli piaceva sempre di più. Il ragazzo andò a sedersi accanto a lei e afferrò una birra dalle sue mani e dopo averle rivolto un sorriso compiaciuto, ne bevve un sorso.
Francis restò a guardarlo per qualche istante, ma prima che lui potesse trovare la cosa inquietante, distolse lo sguardo in un punto vacuo dinnanzi a sé e bevve anche lei un sorso di birra dalla propria bottiglia, poi gli rivolse parola:
- Scusami per prima. Non volevo essere stronza…
Gli confesso Fran, tenendo lo sguardo rivolto nel vuoto, poi lo spostò verso il ragazzo.
- Almeno mi hai offerto una birra…
Tagliò a corto lui, poi si diede uno sguardo intorno, e continuò la sua frase.
- …Anche se sul pianerottolo di casa tua.
La ragazza sorrise, abbassando lo sguardo, ma poi lui riprese ancora una volta parola:
- C’è il tuo ragazzo dentro che dorme? Per questo                  non mi hai lasciato entrare, oppure quella scusa che ti sei inventata era vera?
- Non era una scusa, e poi…
- … e poi cosa?
Fran non amava rivelare molto di sé ai ragazzi, quindi tendeva ad essere acida e scostante la maggior parte delle volte quando si cominciava ad andare sul personale; questa volta però voleva essere differente.
- Questa non è casa mia, ma di mio fratello. E poi te l’ho detto, non faccio entrare sconosciuti in casa.
Francis lo guardò per tutto il tempo, cercando di essere sincera quanto bastava, poi continuò con atteggiamento più tranquillo:
- Tu piuttosto, come hai fatto a sapere dove abitassi? Mi hai seguita? Pedinata? Lo sai che è vietato dalla legge e che potrei denunciarti per persecuzioni?
- Addirittura?
Disse ridacchiando il ragazzo trovando tenero e buffo allo stesso tempo, ciò che quella ragazza stesse insinuando.
Lei invece, rimase incantata dal suo modo di sorridere, era un sorriso contagioso, molto dolce per certi versi perché somigliava ad un sorriso felino, come quello di un gatto, ma per certi altri versi era tremendamente attraente ed irresistibile.
Lui però non fece caso al modo in cui Francis lo stesse osservando, ed aggiunse:
- Niente di tutto questo. Abbiamo solo amici in comune che gentilmente mi hanno detto dove avrei potuto trovarti.
- Mmmh… e perché mai volevi trovarmi?
- Per una birra, ovvio. Cosa c’è di meglio di una birra fresca seduti sulle scale di un pianerottolo, assieme ad una ragazzina?
- Odio quando mi chiami in quel modo…
- Io invece amo il modo in cui te la prendi quando ti chiamo in quel modo…
A quel punto l’imbarazzo di Fran cominciava ad aumentare e così si portò la bottiglia di birra alla bocca e ne bevve dei grossi sorsi, quasi come se volesse ubriacarsi di quelle parole, di quel momento, di quel ragazzo...
Bevve la birra come fosse dell’acqua, e quando ingoiò l’ultimo sorso chiuse forte gli occhi come reazione al suo sapore.
Il ragazzo sorrise e la guardò incuriosito:
- Che fai, vuoi ubriacarti?
Francis riaprì gli occhi e lo guardò, poi ricambiò il sorriso come meglio poté e disse:
- Direi che sono sulla buona strada… credo che tra meno di tre minuti comincerai a notare gli effetti che ha la birra su di me.
- Ma io ti voglio sobria non ubriaca, che ti passa per la testa eh ragazzina?
- Ammettilo che mi preferisci ubriaca, da sobria non riesci a dominarmi…
Fabio cominciò a trovare l’argomento interessante e si voltò completamente verso la ragazza e sorrise di sottecchi:
- Come sarebbe che non riesco a dominarti quando sei sobria?
- Hai capito bene!
Fran cominciava leggermente ad essere meno sobria.
- Ma tu lo sai quanti anni ho io? Credi davvero che non riuscirei a domare una ragazzina come te?
- Perché quanti anni avresti? Tu non vai oltre i 23 anni, ragazzino. Sei solo uno che si da tante arie perché gioca a calcio e i calciatori pensano di avere tutte le ragazze ai propri piedi…
- Tu non sei una di quelle?
- Assolutamente no, mi dispiace per te ma stai perdendo il tuo tempo.
- Ah sì?
Fabio si avvicinò al volto di Francis, ma la ragazza non spostò gli occhi dai suoi.
- Sì!
- Ah… sì…?
Disse in un sussurro il ragazzo avvicinandosi sempre più a Francis e alle sue labbra.
In quel momento però, Francis cadde alla tentazione e spostò lo sguardo dagli occhi del ragazzo, alle sue labbra, avendo un’irrefrenabile voglia di baciarle.
Quando però il ragazzo capì che Fran voleva cedere e stava per colmare lei stessa i pochi centimetri rimanenti tra lei e le sue labbra, lui la fermò ponendo due dita sulle sue labbra soffici, e si scostò.
- No…
Fran tornò in sé dopo alcuni attimi di smarrimento in cui stava quasi per lasciarsi andare alle tentazioni, e proprio quando si rese conto del rifiuto del ragazzo, si scostò anche lei bruscamente, dopodiché Fabio continuò a parlare:
- Non voglio che sia così il nostro primo bacio…
La ragazza si voltò a guardarlo interrogativamente, e lui proseguì:
- Non voglio che tu sia brilla, e non voglio baciarti su un pianerottolo. Quando succederà, dovrai ricordarlo per anni…
Francis corrugò le sopracciglia in un’espressione di dissenso.
- Per anni? HA…! Ma chi ti credi di essere? Se riuscirò a ricordarmi di te il prossimo mese sarà già tanto.
La ragazza cominciò a farsi pesare il fatto di essere stata rifiutata in quel bacio, e sentendosi offesa nel suo immenso orgoglio, cominciò a rispondergli in malo modo e con atteggiamenti scostanti.
- Caschi male con me, ti conviene cambiare aria!
A quel punto la ragazza si alzò in piedi e si avvicinò alla porta di casa sua per andarsene, ma Fabio si alzò ancor prima che lei potesse solo avvicinarsi alla sua porta e l’afferrò per un braccio.
- Aspetta!
Cercò di farsi guardare da lei, ma Fran scostò via la mano del ragazzo dal suo braccio e proseguì, e allora ancora una volta, Fabio le corse incontro e provò di nuovo a bloccarle la fuga, ponendosi dinnanzi a lei.
- Aspetta, dai! Non prenderla così, il mio non è un rifiuto!
- Non mi interessa cos’è, non mi interessi, lasciami passare e sparisci!
- Giuro che l’unica cosa che desidero da quando ti ho vista per la prima volta, sei tu! Non faccio che pensarti, ti desidero con me sempre, ma…
Francis fu travolta da quelle parole del ragazzo totalmente inaspettate, perché credeva di essere lei a provare tutte quelle cose, ma a quanto pareva erano corrisposte anche da lui.
- … ma vorrei che mi concedessi un appuntamento come si deve, e non ridurci in un posto come questo…
Continuò lui, ma Fran non cadde in quella che credeva fosse una trappola da parte del ragazzo, e lo scostò via con una leggera ma volontaria spallata, passandogli di fianco.
- Ti concedo di sparire e di lasciarmi in pace!
Gli urlò contro in modo scostante e arrabbiato per poi aprire la porta velocemente e sbattergliela poi in faccia, senza dargli modo di tentare ancora una volta di fermarla.
- Aspetta! Fran!
Gli urlò Fabio, ma non riuscì a fermarla stavolta, quindi anche se controvoglia e arrabbiato, dovette arrendersi e andar via.
[…]
Francis passò il resto della serata a bere birra e a cercare su internet qualcosa per la palestra che cercava con Emma, proprio come stava facendo prima che arrivasse Fabio, ma con la sola differenza che adesso non riusciva a fare altro che pensare a lui.
Fece una doccia fredda per cercare di scacciare via l’alcool e i pensieri rivolti a lui, ma soltanto quando andò a dormire riuscì a dimenticare.
[…]
Passarono due giorni, e Fran non fece parola ad Emma della visita di Fabio di due sere prima, in realtà non faceva parola quasi di nulla con l’amica, la quale notava il suo brusco distacco ma cercava di non darne troppo peso e la travolgeva con la sua parlantina e i suoi racconti sulla festa di fidanzamento del cugino, a cui era stata in quei giorni.
Emma sapeva com’era Fran, sapeva che quando aveva problemi in famiglia, ci voleva un po’ per riprendersi, solo che lei non sapeva che stavolta a dare problemi all’amica era anche Fabio.
[…]
- Vuoi dirmi che alla festa per il fidanzamento di tuo cugino, hai conosciuto questo ragazzo e vi siete anche baciati?
- Sì, Fran… e non solo baciati… e poi non l’ho conosciuto alla festa…
- CHE COSA? Sei andata…
- Eddai che lo sai che questi argomenti mi mettono in imbarazzo!
- No, no è me che imbarazzano! Però dai… come è successo? Raccontami!
- Nulla, ci conoscevamo già, perché ti ho detto: quando andavo a trovare mio cugino a Bologna capitava spesso che quando uscivamo c’era anche lui. E ti dirò… a me piaceva, non gliel’ho mai fatto capire a causa della distanza.
- E adesso cosa ti ha fatto cambiare idea?
- Il fatto che si è trasferito a Parma!
- Oddio!
- E’ stata più o meno la mia stessa reazione di quando me l’ha detto…
- Solo che tu dopo aver detto “Oddio” ci sei andata a letto!
- Hey… era da più di un anno che ci andavo dietro, e poi lui ricambia la cosa… ed è dolcissimo!
- Se lo dici tu… Come ti ha trattata? Com’è stato stare con lui?
- Beh… Non è stata come la prima volta, si sa che la prima volta con un ragazzo è sempre tragica. E poi beh… lui è davvero dolce e gentile…
- Lo fai sembrare il ragazzo perfetto.
- Credo che lo sia…
- Dici sul serio? Non pensavo ti piacesse così tanto…
- Saranno stati questi due giorni… non so spiegarmelo nemmeno io.
- Beh, quando me lo presenterai?
- Ecco, è di questo che volevo parlarti, e spero che non ti incazzerai con me…
- Perché dovrei?
- Perché gli ho parlato molto di te e vuole conoscerti, quindi stasera ci ha invitate ad uscire…
- Fantastico!
- Sì, ma non è finita qui…Ha combinato una specie di appuntamento a quattro con un suo amico…
- COSA?
- Ecco lo sapevo…
- Emma lo sai che odio questo tipo di uscite, soprattutto gli appuntamenti combinati tra amici di amici. Sembra che vuoi togliermi dall’imbarazzo di essere single…
- Lo sai che non è così… E’ solo che lui ha proposto questa cosa e l’ho trovata carina e gentile da parte sua, e poi dai… mal che vada avrai trascorso la tua serata ad illudere un ragazzo che forse non rivedrai mai più.
Francis cominciò a ripensarci sulla cosa e forse non era una cattiva idea, trascorrere una serata diversa…
- Mmmh… forse hai ragione tu.
- Ovviamente!
- Sì ma non so cosa mettermi.
- Questo problema posso risolvertelo io!
[…]
Emma quella sera aveva prestato un suo vestito a Francis per l’uscita a quattro, e il risultato era più che perfetto; infatti, la ragazza era bella da togliere il fiato.
Il vestito era color verde zaffiro, dello stesso colore dei suoi occhi, lungo fino alle ginocchia e con una gonna leggermente larga, con dei ricami neri sul petto che mettevano in risalto i suoi lunghi capelli ricci dello stesso colore. All’altezza della vita era molto stretto, quasi a corpo e senza spalline. Le scarpe erano dei decolté neri, con delle sottili fascette che si intrecciavano tra loro creando un bell’effetto semi-chiuso, molto eleganti e col tacco non eccessivamente alto, anche perché Fran era alta già di suo.
I suoi lunghi capelli ricci li portava sciolti sulle spalle, anche se lei aveva il vizio di quasi tutte le ragazze con i capelli ricci, di portarseli da un lato accompagnati dal ciuffo capriccioso.
Il trucco era molto semplice ma ad impatto perché l’eyeliner nero contornava e metteva in risalto i suoi splendidi occhi verdi, le sue belle labbra carnose, al contrario erano marcate da un rossetto rosso che però non la rendeva per nulla volgare.
Emma invece era vestita di bianco con un vestito leggermente più corto di quello di Francis, arrivava a metà coscia ed aveva una sola spallina a fascia dal lato del braccio sinistro, molto stretto e semplice, aveva i capelli lisci castani sciolti lungo le spalle e il trucco leggero sulle labbra, che a differenza di quelle di Francis sono più sottili, mentre sugli occhi aveva uno smoky eyes sul nero che metteva in risalto le sue folte sopracciglia e i suoi occhi castani, le sue scarpe, in fine, erano dei sandali sul bianco con un leggero tacco.
[…]
- Hai delle tette enormi!
- Ho solo una quarta, Emma…
- Abbondante! Io ho una seconda da far schifo…
- Ti ricordo che a causa di questo mio seno mi hanno sempre esclusa dalle scuole di danza.
- Non ti sei persa niente.
- Io invece amo la danza classica…
- E sei anche molto brava, nonostante quelle tettone.
- Grazie.
- Figurati.
- Quando hai detto che sarebbero arrivati?
- Perché? Ti fanno male i tacchi?
- Lo sai che riesco anche a ballarci sui tacchi…. È che mi annoio…
In quel momento il telefono di Emma cominciò a squillare, la ragazza lo estrasse dalla sua borsetta e dopo aver letto chi fosse, rispose:
- Ciao, Christian! … Sì, siamo pronte… vi stiamo aspettando… sì…sì…ok. Arriviamo!
Emma riagganciò il cellulare, e Fran, che nel frattempo era rimasta a fissare l’amica mentre era seduta un po’ svogliatamente sul divano, si alzò afferrando la sua borsetta.
- Se comincio a dirgli bugie sul mio conto e ti accorgi che lo sto prendendo in giro, non intervenire come tuo solito, mi hai concesso di divertirmi come mi pareva con questo tipo se lo trovavo poco interessante.
- Ti prego solo di non fare troppo l’acida e la scontrosa…
- Io sono adorabile.
- Quando dormi…
- Tu senti sta stronza!
- Amore, dai andiamo!
[…]
Christian, lo pseudo ragazzo di Emma, era col suo amico giù casa di Francis, che aspettavano l’arrivo delle due ragazze poggiati alla sua geep, mentre fumavano una sigaretta.
Francis quando uscì dal portone, guardò i due ragazzi, con un improvviso interesse, poi si avvicinò all’amica e le sussurrò:
- Beh… anche se sarà antipatico o stupido, devo ammettere che ha un bel culo…
- In realtà quello è il culo di Christian ahahah
- Wow! Hai scelto bene allora!
Christian era un ragazzo alto, magro ma con spalle larghe, quasi come quelle dei nuotatori, indossava un jeans blu e una polo color azzurro pastello, mentre il suo amico indossava un jeans leggermente più stretto di Christian e una t-shirt color militare. Aveva i capelli biondi nel castano e una folta barba dello stesso colore, con occhi marrone scuri, mentre Christian era un ragazzo moro con la carnagione molto scura e i capelli un po’ lunghi neri riportati indietro con il gel, ma aveva due occhi azzurri che spiccavano al primo sguardo.
I due , si accorsero dell’arrivo delle ragazze e si voltarono verso di loro. Christian gettò via la sigaretta che aveva quasi terminato di fumare, mentre l’altro, continuò a fare un tiro.
Francis l’osservò acutamente, aspettandosi che da un momento all’altro la gettasse via anche lui, ma il ragazzo non lo fece e continuò a fumare quella sigaretta.
- Hey, Emma!
- Hey…
Rispose Emma di ricambio a Christian, che le diede inaspettatamente un leggero bacio sulle labbra, dopodiché rivolse la sua attenzione a Fran.
- Questa è la mia amica Francis di cui ti parlavo.
- Piacere!
- Piacere mio! Io sono Christian.
- Sì, lo so…Emma mi ha parlato di te.
- Già.
Fran abbozzò un sorriso cortese, dopodiché notò con la coda dell’occhio che l’amico di Christian gettò via la sigaretta e si avvicinò a loro muovendo qualche passo in avanti.
- Lui invece è il mio amico Stefano, studia con me alla facoltà di legge.
- Molto piacere.
Rispose lui, stringendo la mano prima a Francis, poi ad Emma, con educazione, venendo poi ricambiato dalle due ragazze che fecero la sua conoscenza.
- Ho saputo che siete due ballerine professioniste, Christian non fa altro che parlarmi di te, Emma.
Esclamò Stefan sorridendo leggermente, con un atteggiamento sicuro di sé e per nulla impacciato o timido. Francis restò ad osservarlo incuriosita, mentre Emma gli rispondeva visibilmente sorpresa.
- Davvero? Oh… bene.
Lanciò un’occhiatina maliziosa e fugace a Christian che intanto se la rideva sotto i baffi, poi lei continuò a parlare:
- Sì, noi ce la caviamo col ballo…
- Che ne dite se vi mettiamo alla prova? Passando dalle vostre parte abbiamo visto un locale che sembra carino, è discoteca, ma abbiamo chiesto al buttafuori e ci ha detto che ci sono anche sale in cui ci si può stare un po’ più tranquilli a chiacchierare a qualche tavolino.
Emma e Francis si guardarono all’unisono, per intendersi l’un l’altra, dopodiché accettarono la proposta di Stefano e salirono tutti nella geep e raggiunsero questo locale.
Quando Francis ed Emma videro che i due parlavano del Lokox, il locale di Lucas in cui erano solite andare quasi sempre, si guardarono ed Emma vide il disappunto sul volto dell’amica e capì che forse avrebbe preferito andare da qualche altre parte.
[…]
I quattro riuscirono ad avere della privacy per chiacchierare tra loro e rilassarsi restando seduti su dei divanetti a sorseggiare drink.
Dopo aver parlato tra loro, Christian ed Emma cominciarono a parlare tra loro, non coinvolgendo più né Francis, né Stefano, i quali iniziarono anche loro a chiacchierare tra loro.
- E così studi legge?
- Esatto. A breve mi laureo.
- Vorresti intraprendere la carriera di avvocato o magistrato?
- A dirti la verità vorrei provare entrambe le strade… Magari partendo dall’essere un semplice avvocato, per poi un giorno diventare giudice.
- Beh, ti auguro di succedere in questo tuo obiettivo.
- Grazie!
I due sembravano avere feeling e trovarsi bene nel chiacchierare tra loro. Francis lo trovava abbastanza interessante e anche molto intelligente, così non sfoggiò il suo lato negativo con questo ragazzo, ma anzi, gli sorrideva spesso.
- Tu ed Emma invece siete ballerine professioniste? Che progetti hai per il tuo futuro?
- Beh… ballare!
- Prossimo?
- Già, molto prossimo…
Francis non capì dove volesse arrivare ad apparare il ragazzo, così lo guardò interrogativamente per qualche secondo, finché lui non sbottò a ridere divertito, poi guardandola, disse:
- Ti va di ballare?
Francis a quel punto sbottò a ridere anche lei, trovando la trovata del ragazzo molto simpatica, dopodiché accettò la proposta e si allontanò con lui da Emma e Christian che intanto si erano concessi qualche bacio tra una chiacchiera e l’altra, e raggiunsero il piano di sotto dove vi era la pista da ballo.
Francis con un cenno di mano salutò Marco che intravide tra la folla dietro il bancone, poi quando si fece spazio tra la folla, con Stefano verso la pista, salutò anche Lucas il suo amico DJ che subito cambiò disco per lei.
- Amo questo pezzo!
Esclamò sorprendentemente Stefano, che pareva apprezzare il genere Hip Hop così come Francis, che lo guardò sorpresa e gli rivolse un bel sorriso crescente.
- E’ anche il mio preferito! Non credevo te ne intendessi di Hip Hop…
- Sicuramente non me ne intenderò quanto te, ma è fantastica questa canzone! Amo la parte in cui attacca a cantare la ragazza!
- Questa?
In quel momento si sentì nella canzone la parte che intendeva il ragazzo e Fran cominciò a ballare abbozzando dei passi di Hip Hop non troppo vistosi per non esagerare, anche perché quella sera, la gente nel locale era davvero molta.
Stefano anche se tentava di ballare, fu rapito dal modo di muoversi e di ballare di Fran che ad un certo punto smise di ballare e restò a guardare la ragazza, che però notando che lui ad un certo punto si era fermato, lo afferrò per mano e lo incitò a tornare a ballare con lei.
Nello stesso istante in cui Francis afferrò la mano di Stefano, una mano afferrò il suo braccio, la ragazza si voltò e vide che era Fabio.
Il ragazzo indossava dei jeans scuri ed una camicia bianca che metteva in risalto la sua abbronzatura. Nel momento in cui gli occhi di Fran, incrociarono quelli di Fabio che erano visibilmente accigliati, il sorriso dal suo volto sparì gradualmente.
- E’ così che ti comporti? Cerchi di farmi ingelosire ballando con questo qui?
Stefano era visibilmente confuso ed irritato dall’arrivo di Fabio, scostò Francis dalla presa del ragazzo e fece un passo in avanti verso di lui.
- C’è qualche problema?
Fabio lo guardò dalla testa ai piedi, poi inchiodò il suo sguardo serrando le mascelle e gli rispose con tono nervoso.
- Sei tu il mio problema.
A quel punto, Stefano per nulla intimorito dall’atteggiamento del ragazzo, fece un passo avanti e senza staccargli gli occhi di dosso gli rispose a tono stringendosi nelle spalle.
- Mi dispiace che sia così. Io neppure ti conosco.
A quel punto intervenne Francis che aveva capito al volo che quella non era una bella situazione.
- Lascia perdere, Stefano, è con me che ce l’ha.
Fabio soltanto dopo qualche secondo spostò lo sguardo dal ragazzo a quello di Francis, la quale continuò a parlargli.
- Non mi comporto in nessun modo. Neppure sapevo che eri qui.
- Ah no? Guarda caso esci con un ragazzo poche sere dopo il nostro incontro proprio nel locale in cui sai che ci sono sempre? Perché fai così? Lo sai bene che io…
Stefano lo interruppe, accantonando la ragazza, che rimase sulle spine dopo quella frase di Fabio lasciata a metà, forse sul più bello.
- Se è questo il problema, possiamo sempre cambiare locale e andare da qualche altra parte.
- Sta zitto tu, moccioso!
Gli urlò a muso duro Fabio, che era pronto ad uno scontro col ragazzo, Francis però fermò la cosa sul nascere e si rivolse a Stefano.
- Lascia stare, Stefano. Forse è meglio andare via da qui. Andresti ad avvertire Emma e Christian? Io ho una cosa da dire a questo ragazzo.
Stefano non staccò gli occhi di dosso a Fabio che intanto sorrideva sotto i baffi, cercando di provocarlo ancora di più. Ma quest’ultimo decise di fare come diceva la ragazza e li lasciò soli mentre lui andava a chiamare Emma e Christian.
- Andiamo fuori!
Urlò Francis mentre tirava con sé Fabio, per un braccio.
Una volta fuori dal locale, i due si guardarono, ma subito Francis colpì il ragazzo con un forte schiaffo sulla guancia sinistra.
- Non osare mai più comportarti in quel modo con me! Non voglio mai più vederti!
Fabio si portò una mano sulla guancia e solo dopo alcuni secondi alzò lo sguardo verso Francis che era furiosa.
- Tu mi piaci!
Esclamò Fabio, con tono imbarazzato.
- Sei la sola che riesce a farmi comportare così… Non potevo sopportare di vederti ballare con quello lì, né con nessun altro…
- Non dire stronzate…
- E’ la verità! Non faccio altro che pensarti, voglio stare con te!
- Hai il tempo che i mei amici escono dal locale per stare con me, io non lo farei se fossi in te, potrebbe arrivarti un secondo schiaffo.
- Non m’importa! Tu stasera vieni via con me!
- Non credo proprio…
- E sta zitta, ragazzina…
A quel punto, Fabio si avvicinò a lei inaspettatamente e la strinse a sé più stretto possibile dandole un bacio sulle labbra per zittirla una volta per tutte.
Francis sbarrò gli occhi e si ritrovò travolta da quel bacio e avvolta tra le sue forti braccia, osservando il modo in cui lui si era lasciato andare a quel bacio: aveva gli occhi chiusi in un momento di passione che lei tentò di mettere fine, provando a scostarlo via, ma con poco successo. Il ragazzo voleva baciarla il più a lungo possibile.
Francis cercò di scacciare via le labbra di quel ragazzo dalle sue, con tutte le sue forze di volontà, ma non ci riuscì, le desiderava forse più di quanto potesse desiderarla lui.
Così si lasciò trasportare dalle sue labbra soffici e chiuse gli occhi avvolgendo le braccia attorno al suo collo, ma il bacio non andò oltre al tocco di labbra.
Fabio si staccò da lei, ma poi tornò a baciarle di nuovo quelle splendide labbra carnose che tanto aveva desiderato, la baciò ancora e ancora, con ripetuti schiocchi di labbra, ma mai andando in profondità.
Dopodiché si staccò definitivamente dalle sue labbra e le sorrise maliziosamente.
- Avrei dovuto farlo due sere fa… sono stato uno stupido.
- Questo non è un bacio…
Gli sussurrò Francis restando abbracciata a lui e ad un palmo di distanza dal suo volto.
- Lo so… ma non avevo altri modi migliori per zittirti. Vieni via con me… non voglio sciupare questo momento. Dai…
- Verrò solo se andiamo a prendere un gelato…
- Sai che le tue labbra hanno un sapore migliore di tutti i gelati del mondo?
- Anche le tue…
- Però adesso che me lo hai detto, ho viglia di gelato…
- Solo di gelato?
- Non voglio più vederti con quel tipo, o giuro che ti spezzo le gambe!
- A me le gambe servono, ti concedo di spezzarmi un braccio.
Fabio ridacchiò sciogliendo l’abbraccio con la ragazza e la prese per mano.
- Ti spezzo tutte le ossa se ti vedo con qualcun altro…


 
[CONTINUA…]

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Capitolo 7
*** ● Kiss Me Softly ● ***


[CONTINUA...]

Fabio e Francis si allontanarono dal locale a bordo dell'auto del ragazzo, una BMW fuoristrada bianca a quattro porte. Come promesso, si diresse alla gelateria dove c'erano giá stati, per un gelato.
Il viaggio in auto fu un po' strano all'inizio, ma anche molto divertente: Fabio guidava molto bene, alle volte gli piaceva anche accelerare, ma era molto piú pacato di Francis alla guida. 
Lei restava ad osservarlo mentre guidava, quasi come se volesse scoprire qualcosa in piú su di lui solo dal suo modo di guidare. 
Lui notava i suoi occhi addosso ma non disse nulla, gli piaceva essere osservato da lei, ad un certo punto, notando che la cosa iniziava ad essere imbarazzante, si voltó per un attimo a guardarla e le sorrise maliziosamente.
- Che c'é?
Francis fu come destata da un sogno ad occhi aperti, si rese conto di aver esagerato nel restare a guardarlo e sorrise imbarazzata abbassando lo sguardo, quasi come se fosse stata travolta da un momento di vergogna infinita.
- Ehm.... Niente, niente... Scusa, mi ero distratta un attimo.
Lui continuó a sorriderle trovando la cosa molto tenera, poi le disse:
- A cosa pensi?
Le lanció un'occhiata fugace, mentre continuava a guidare e notó che lei ancora non alzava lo sguardo.
- A nulla.
Rispose secca lei, poi riuscí a rialzare lo sguardo verso di lui e gli sorrise.
- In realtá pensavo a quanto mi piacerebbe guidare la tua auto... Me la faresti guidare?
- Hai la patente?
Disse ironicamente lui prendendosene beffa. Lei gli rivolse uno sguardo sinistro e rispose offesa.
- Ho la patente da quasi tre anni.
- Ma se hai 14 anni?
Disse lui scoppiando a ridere divertito dal suo viso imbronciato.
- Ne ho quasi 19 ma ho preso la patente in America prima di prenderla anche qui in Italia. 
- Wow! Ma allora sei abbastanza grande...
- Anche per prenderti a pugni.
- No, per caritá, mi é bastato lo schiaffo di prima...
Lei si incupí per un attimo ripensando al suo gesto poco carino nei suoi riguardi, poi con tono dispiaciuto gli disse:
- Mi dispiace per quello schiaffo. Scusami...
- Le tue labbra mi hanno convinto a scusarti, ragazzina...
Un sorriso malizioso si dipinse sul volto di Francis, che peró volle smuovere quell'atmosfera imbarazzante che si era levata ed esclamó:
- Fammela guidare! 
- Me la distruggi! Sei matta?
- Giuro che non avrá nemmeno un graffio! Dai... Ti prego!
Cercó di intenerirlo con sguardo dolce e tenero come quello di una bambina, e Fabio non riuscí a resisterle.
- Non vale usare quegli occhi come arma...
- Sono disarmata! Dai... Ti mostro come guidano in America!
- Mmmh... Mi avevano giá convinto i tuoi occhi senza che intromettessero gli Americani...
A quel punto Fabio accostó l'auto ai lati di una strada cittadina e sfiló via le chiavi dell'auto scendendovi. Francis con un enorme sorriso soddisfatto sulle labbra, lo seguí fuori dall'auto e lo raggiunse incrociando la sua strada per il cambio di posto. 
Lui la guardó e le mostró le chiavi penzolandogliele davanti agli occhi.
- Un solo graffio e giuro che me la ricompri.
- Sí, sí ho afferrato il concetto!
Disse lei frettolosamente, ansiosa di mettere le mani su quel volante, e gli sfiló via dalle mani le chiavi, ma lui la fermó prima che potesse andar via e le diede un bacio a stampo. Lei ricambió piacevolmente ma si staccó dopo un po' e gli sorrise.
- Continuiamo dopo questo discorso...
Lo sorprassó e andó a sedersi al posto del guidatore. Lui la seguí subito dopo andandosi a sedere accanto a lei.
Fran inserí le chiavi nel riquadro e Fabio l'osservava attentamente, cominciando a darle indicazioni.
- Aspetta che le luci nel riquadro si spengano tutte prima di mettere in moto, poi inserisci la prima e dopo un po'...
- Ho superato a punteggio pieno le guide, non preoccuparti!
Lo interruppe Francis mettendo in moto e partendo a tutta velocitá zittendo Fabio che rimase sbalordito da come la ragazza fosse ben informata in fatto di guida e di auto.
Francis cambió rapidamente marce e inizió ad accellerare sempre piú.
Si stava gasando, quell'auto tra le sue mani sembrava potesse spiccare il volo, Fabio d'altro canto era preoccupato per le sorti della sua auto e di sé stesso; fissava la strada con occhi sbarrati mentre l'auto sfrecciava tra le stradine di Parma.
- Sta attenta a qualche pedone! Non ti sembra di star...
In quel momento Fran aumentó di marcia e rideva per la reazione del ragazzo che continuó la sua frase dopo alcuni secondi di silenzio causati dallo spavento:
- ...Correndo un po' troppo?
- Se hai una BMW e non affondi con l'acceleratore allora che ce l'hai a fare?
Fabio si strinse nelle spalle e inclinó in basso le labbra in una smorfia.
-Mh... Ottima osservazione. Ma statt accort!
- Ahahahah non avevi mai parlato in Napoletano fino ad ora!
La ragazza si voltó a guardarlo con sguardo sorpreso e ridendo euforica.
- Guarda la strada o saranno le mie ultime parole!
- Come sei tragico...
- Tu sei una pazza...
- E tu sembri mio padre.
- Wow! Tuo padre é cosí attraente?
- Molto di piú...
- A sí? E che tipo é?
Francis non aveva alcuna voglia di parlare di suo padre in quel momento, né in futuro, cosí cercó di deviare argomento e come diversivo usó un trucco efficace: affondó il piede sull'acceleratore e sorpassó un auto sul lato sinistro della strada, mentre nella corsia affianco in contromarcia arrivavano altre auto. 
La ragazza con una maestria degna di nota, si destreggiò in quel sorpasso molto bene, ma lo spavento non mancó da parte del ragazzo.
- Ricordami di incontrarci a piedi la prossima volta!
Fran se la rideva, lanciandogli qualche occhiata fugace, mentre imbucava la strada per la gelateria e cominciava gradualmente a rallentare.
[...]
Arrivati in gelateria, Fran era tentata di non prender nulla, ma non poteva tirarsi indietro, cosí prese una piccola coppetta al gusto pistacchio.
Fabio invece optó per un cono al limone e al cioccolato.
Una volta presi i gelati, i due si incamminarono per quelle zone, facendo due passi a piedi.
- Come fai a mangiare un'intera coppetta di pistacchio?
- E tu come fai ad accostare due gusti come il limone e il cioccolato?
- Gli opposti stanno bene insieme, non lo sapevi?
- Comincio a crederci...Nonnino!
- Non darti troppe arie da finta bulletta.
Francis sbottó in una risatina ironica e incuriosí Fabio che accigliato si voltó verso di lei:
- Perché ridi?
- Se solo sapessi...
- Se solo sapessi, cosa?
- Niente, meglio di no...
Fabio smise di mangiare il suo gelato e si fermó dal passeggiare.
- Avanti, non fermarti a metà frase. Cosa volevi dire?
- Che se solo sapessi quello che un tempo combinavo, forse adesso non vorresti più passeggiare cosí con me....
- Hai ucciso qualcuno?
Esclamó con tono secco ed ironico Fabio sorridendo beffardo alla ragazza, la quale ridacchio a quelle parole e proseguì passeggiando.
- Mi dispiace deluderti ma... No! 
Fabio affiancó la ragazza e tornó a mangiare il suo gelato. Francis si voltó a guardarlo e sorrise, e ne approfittó per cambiare argomento.
- Voi ragazzi quando mangiate il gelato mi fate ridere, siete cosí buffi...
- Perché? Cos'abbiano di buffo? 
- Tu sei avvantaggiato... La tua faccia giá fa ridere da sola...
- A sí? 
Francis gli fece la linguaccia e gli rispose simpaticamente:
- Sí! 
I due risero all'unisono e Fabio gettó via il gelato in un cestino lí accanto e si avvicinó alla ragazza di nuovo, la quale lo guardó improvvisamente incuriosita:
- Raccontami qualcosa di te... Non so neppure quanti anni hai... Non so nulla di te... E mi piacerebbe saperne di piú...
Fabio le sorrise abbassando lo sguardo e guardandosi le scarpe continuó a passeggiare:
- Il 13 settembre compiró 29 anni. Sono di Napoli, ho sempre voluto giocare a pallone, la scuola non faceva per me. Ho giocato per anni nelle giovanili del Napoli e da quasi 7 anni gioco nel Parma. Quest'anno credo di cambiare squadra e... Nulla ... Mi piace viaggiare, mi piace nuotare e mi piacciono le ragazze. Ultimamente ho conosciuto una ballerina di nome Francis che ha 11 anni in meno di me, di una bellezza disarmante e un caratterino niente male. Oltre a saper ballare sa anche fare a botte e guidare come una pazza, possiede una moto nera davvero bellissima e vive a due passi dal centro di Parma in un appartamento che dice di essere di suo fratello. Credo di piacerle, e anche tanto, ma lei vuole farmi credere che non é cosí...
- Magari dice la verità...
- Naaaah... Tanto lo so che ogni sera prima di addormentarsi sono il suo ultimo pensiero, so che mi vuole con sé, so che é cotta di me...
- E come lo sai?
- Semplice. Perché io provo lo stesso per lei, e quindi mi rivedo in lei. Quando siamo insieme e mi guarda con quei meravigliosi occhi verdi dimentico chi sono, l'unica cosa che so é che vorrei baciarla e stare con lei per tutta la notte. Stringerla e non farla piú scappare via da me.
Francis fu frastornata da quelle parole del tutto inaspettate del ragazzo.
Lui continuava a sorriderle e a guardarla con malizia, con il suo sguardo irresistibile, i suoi occhi azzurri che sapevano parlare.
La ragazza non reggeva il peso di quegli occhi su di sé, cosí abbassó lo sguardo sorridendo lievemente e portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
- Tu invece? Neanche io so quanti anni hai. Parlami di te adesso...
Francis alzó lo sguardo verso di lui e sorrise.
- Ma se sai quasi tutto di me?
- Non abbastanza.
- Beh... Come giá sai ho 18 anni. Il 26 Maggio ne compiró 19, sono una ballerina, e spero di diventare abbastanza brava da potere insegnare tutto quello che so agli altri, soprattutto ai bambini. Sono stata adottata quando avevo 8 anni e prima di allora vivevo in Argentina, dove sono nata. Non so chi siano i miei veri genitori, non li ho mai conosciuti....
- Beh ma conosci quelli che ti hanno adottato. Sono loro i tuoi veri genitori adesso.
La interruppe Fabio.
- Giá. É cosí... 
- Hanno adottato solo te?
- Sí, ed é giá strano dato che prima di farlo avevano tre figli...
- Wow! 
- Tu hai fratelli?
- Io... Sí, ne ho due. Una più grande e un fratello più o meno della tua età. Ma parlami di te, continua...
- Non so cos'altro dirti di me...
- Cosa ti piace fare oltre che a ballare?
- Mhhh... Mi piace fare tante cose. Sono una che ha sempre voluto imparare. Quand'ero bambina giocavo con gli altri bambini dell'orfanotrofio a pallone e dicevano anche che ero molto brava.
- Ti facevano fare il portiere scommetto?
- Ah ah ah ... No caro, ero attaccante. 
- Bene, perché io sono difenzore, dovrai passare sul mio corpo per poter arrivare a segnare.
- Invitante... Sono sicura di poterti stracciare. 
- Te la tiri un po' troppo, ragazzina.
- Il nome Francis non ti piace?
- Mi piace di più ragazzina. 
- E se io cominciassi a chiamarti Nanerottolo? 
- Nanerottolo? Ahahah 
I due scoppiarono a ridere all'unisono, poi Fabio continuó sull'argomento:
- Guarda che sono alto quanto te.
Francis gli si avvicinó accentuando la differenza d'altezza tra i due che non era più di 10 centimetri.
- Sono nettamente piú alta di te.
- Anche io sarei alto con quei tacchi al piede. Toglili e vediamo se sei tutta quest'altezza, ragazzina...
- Stavo aspettando che me li rompessi, so che ami rompere i tacchi delle ragazze più alte di te...
- Ah sí? Vieni qui allora che oltre ai tacchi ti spezzo anche le gambe!
Francis ridendo cercó di scappare via dal ragazzo, ma lui fu più veloce e forte di lei, cosí la bloccó in un abbraccio, tenendola stretta a lui di spalle, mentre lei cercava di divincolarsi. 
Ci fu qualche attimo di tenerezza tra i due misto al divertimento, lei cercava di liberarsi dalle sue forti e muscolose braccia, mentre lui le faceva il solletico.
Poi peró l'attimo finí e i due si trovarono a pochi centimetri l'uno dall'altro. 
Ognuno desiderava le labbra dell'altro, entrambi le avevano belle carnose, ed entrambi dopo qualche attimo di desiderio, si sorrisero prima di lasciarsi andare ad un vero bacio.
Fabio prese iniziativa, e teneva stretta Francis con un braccio circolare lungo la sua schiena. 
Più la stringeva a sé, più il bacio diventava passionale.
Con l'altra mano, le scostava una ciocca di capelli ricci dal volto e ne approfittava per accarezzarla dolcemente lungo la guancia.
Lei invece aveva le mani intrecciate dietro il suo collo e con occhi chiusi si lasciava andare a lui e a quel bacio infinito.
Il bacio duró a lungo, il desiderio di aversi era cosí intenso che non volevano più staccarsi l'uno dalle braccia dell'altra.
Ma prima di perdere il respiro, Francis si distaccó dalle labbra del ragazzo lentamente. 
Trascorse qualche secondo prima di alzare lo sguardo verso i suoi occhi, quando lo fece, automaticamente un dolce sorriso le si dipinse sul volto.
- Questo bacio stava per ucciderci...
- Sarebbe stata la morte piú bella che avessi mai potuto avere...
Le rispose lui in un sussurro, mentre le sfioró il naso dolcemente contro il proprio.
Francis gli sorrise nuovamente, tacitamente concordó con lui e gli si avvicinó lentamente, sfiorandogli le labbra in un leggero tocco, dopodiché la lingua sfioró nuovamente la sua e i due tornarono a baciarsi.
Lui provava lentamente ad allungare le mani lungo il corpo formoso di lei, ma la ragazza lo fermava ogni volta che sentiva stesse esagerando.
Avrebbe voluto lasciarsi andare di piú ma non si sentiva ancora pronta.
[...]
Entrambi avevano perso la cognizione del tempo e non si erano accorti che erano quasi le sei del mattino, cosí tornarono dove avevano parcheggiato l'auto del ragazzo e andarono via.
Questa volta fu Fabio a guidare, e si diresse all'abitazione della ragazza.
Una volta arrivati, i due si concessero un ultimo bacio prima di dividersi, ma ancora una volta persero la cognizione del tempo, travolti da una fugace passione.
Fabio era quasi totalmente disteso sul corpo di Francis, che era leggermente col sedile disteso e si lasciava andare tra le mani del ragazzo, anche se sempre con qualche freno lá dove era necessario.
- Devo andare...
Gli sussurró a pochi centimetri dalle sue labbra, ma lui la zittí con un leggero bacio a stampo.
- Resta...
Le chiese allungando una mano lungo il suo fianco sinistro lentamente.
Lei fermó il percorso della sua mano e provó ad allontanarlo.
- Non adesso... Non posso...
Fabio quasi disperato tiró il capo all'indietro cercando di tenere sotto controllo il desiderio di stare con lei, anche se gli sembrava impossibile.
- Ah... 
Sospiró il ragazzo in un sorriso, mentre tornava a sedersi al proprio posto e lasciava che la ragazza andasse via.
- Grazie per il gelato...
- Grazie per il bacio.
- Quando vuoi...
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte e le si avvicinó ancora una volta e con una mano sulla guancia si avvicinó e la travolse in un ennesimo bacio.
Lei sorridendogli lentamente riprese a baciarlo con altrettanta passione, ma poi aprì lo sportello dell'auto e trovó il coraggio di staccarsi da quelle labbra e scendere dall'auto.
Lui restó per qualche secondo con gli occhi chiusi, poi quando lei chiuse la portiera, li riaprí.
- Sognami...
- Non ne ho bisogno.
Le rispose lei facendogli l'occhiolino, poi andó via. 
Fabió restó ad osservarla, con un sorriso compiaciuto sul volto, fino a quando non sparí dietro quel portone, poi ripartí e tornó a casa.
[...]
Quando Francis fece ritorno a casa, aveva un grosso sorriso stampato sulle labbra, il quale peró le svaní lentamente quando rientró e vide che c'era Emma ad aspettarla sul divano in pigiama, con una faccia per nulla felice.
- Bentornata! Cominciavo a credere che avessi dimenticato dove abitassi!
- Emma...
- Si puó sapere perchè ti sei comportata in quel modo? Non sai la figuraccia che mi hai fatto fare con Christian e il povero Stefano! 
Francis aveva del tutto dimenticato l'appuntamento a quattro che aveva organizzato l'amica. 
Era cosí presa da Fabio e da tutte le cose che erano successe nelle ore precedenti che aveva totalmente scordato che in realtá era uscita con loro e non con Fabio.
In tono mortificante e con un espressione dispiaciuta sul volto, cercó di scusarsi con la sua amica per come si era comportata involontariamente:
- Scusami... Non mi sono resa conto di...
- Sí, me ne sono accorta che non te n'eri accorta! Non ti eri mai comportata cosí da egoista... Mi sono sentita una merda! Non sai che figura! Potevi almeno avvisarmi! Per non parlare dello spavento che mi ha preso nel non vederti piú rientrare! Stavo per chiamare la polizia!
- Cristo santo, Emma, ti ho detto che mi dispiace!
- Ah, adesso sei tu quella che si incazza?
- Che dovrei fare? Ti sto chiedendo scusa ma non ti basta!
- Giá non mi basta! É facile chiedere scusa, dopo la serataccia che mi hai fatto passare e io che l'avevo programmata diversamente...
- Sí, costringendomi a venire ad un appuntamento combinato...
- Scusa tanto se ho provato a tirarti su di morale. Dovevo farmi gli affari miei!
- Esatto! Dovevi!
Emma era visibilmente ferita dal comportamento di Francis, credeva di aver agito da buon'amica provando a tirarla su con quell'appuntamento, nonostante l'amica non le avesse dato nessuna spiegazione sul perché fosse ridotta in quello stato: non credeva di aver sbagliato o di aver agito in malo modo.
Restó a guardarla con disappunto, poi delusa scosse il capo.
- Vaffanculo!
- Tutto questo per un ennesimo laureato che ti sei fatta da tuo cugino?
- No! Tutto questo per uno che ci ha provato mezza volta e ti ha mandato fuori di testa! Non sai nulla di lui, a stento conosci il suo nome!
- Sei tu quella che non sa un cazzo! Vaffanculo anche tu, Emma!
Dopo essersi offesa e incazzata, Francis andó a chiudersi in camera sua sbattendo la porta alle sue spalle.
Emma restó senza parole estremamente delusa dall'amica, poi si diresse anche lei in camera sua e provó ad andare a letto.
[...]
Passata qualche ora, Francis dopo aver dormicchiato qualche ora, anche se con difficoltà a causa del litigio con l'amica, si alzó e si diresse in cucina, ma la casa era vuota. Emma non c'era.
Era giá successo in passato che dopo un litigio, Emma sparisse per un po', ma stavolta era diverso. 
Non avevano mai litigato in quel modo, non avevano mai usato quelle parole l'una verso l'altra.
Francis si diresse in camera della ragazza per assicurarsi che davvero non fosse in casa, una volta entrata, notó che la sua roba era ancora tutta lí, quindi tiró un sospiro di sollievo.
Nonostante il buon segno che le garantisse che l'amica non avesse deciso di lasciare l'appartamento dopo la sfuriata di qualche ora prima, Francis era incazzata nera.
Voleva accendersi una sigaretta ma non trovava l'accendino, quindi con la sigaretta tra le labbra si diresse in cucina e l'accese col gas del fornello.
Non poteva non fumare, doveva cercare di rilassare i nervi in qualche modo.
Si mise seduta sulla sedia in cucina con le gambe tirate verso il petto e dopo essersi presa un caffé ed essersi concessa una seconda sigaretta, sembró essersi calmata.
Ma proprio in quel momento si sentí la porta di casa aprirsi con un tocco di chiavi: era Emma.
La ragazza era al telefono che parlava con qualcuno, e Frencis sentí tutto:
- Sí beh la struttura dev'essere un po' grande ma... Oggi passeró a dare un'occhiata. Il prezzo mi sembra buono, ma vorrei comunque vederla. Lei mi assicura che la palestra é in ottime condizioni?.... Ok.... Bene.... A piú tardi allora.
Francis raggiunse Emma che si stava dirigendo in camera sua dopo aver riagganciato al telefono, si mise poggiata con una spalla ad una colonna e incroció le braccia sotto il petto.
- Non devo saperne niente di questo appuntamento?
Emma si voltó verso di lei e la guardó con uno sguardo sinistro, ma non le rivolse parola. Era ancora visibilmente offesa dal suo comportamento.
Frencis notando che la ragazza non rispondesse alla sua domanda, insistette:
- Cos'é non mi hai sentito o hai deciso di non rivolgermi più la parola? 
- Entrambe le cose. Ora lasciami in pace.
Francis cominció ad arrabbiarsi di nuovo, vedendo che l'amica ce l'avesse ancora con lei:
- Lasciarti in pace? Cosa dovrei fare? Andarmene?
- Puoi sempre chiamare il tuo amico lí... Com'é che si chiama? Lo sai?
- La smetti di comportarti cosí da stronza?
- Lasciami in pace, Francis!
- E smettila una buona volta! Ti ho detto che sono mortificata per ieri, ma ormai é fatta e piú di chiederti scusa non posso fare!
- Potresti lasciarmi in pace!
Replicó Emma senza degnarla di uno sguardo mentre rimetteva a posto delle cose. 
Francis si stufó e stringendo un pugno, tentó di tenere a freno la sua voglia di spaccare qualcosa e andó via dalla camera della ragazza.
[...]
Francis si lavó e vestí in fretta e furia e uscí di casa senza piú parlare con Emma, che al contrrio era rimasta a casa.
La ragazza era decisa ad andare da Christian per scusarsi di persona con lui e Stefano.
Fabio l'aveva telefonata e si era proposto di accompagnarla dai ragazzi.
Fortunatamente tra una chiacchiera e un'altra, la sera precedente, Fran aveva saputo tramite Stefano dove alloggiassero.
I due ragazzi giunsero sotto casa di Christian e li trovarono in casa.
Francis avrebbe preferito che Fabio restasse ad aspettarla in macchina, ma il ragazzo insistette nel voler andare con lei.
Cosí salirono a casa del ragazzo e c'era anche Stefano, il quale inizialmente era tentato di non salutare Fabio, ma poi si convinse nel farlo.
Christian fece accomodare le due e Francis non perse tempo in chiacchiere inutili:
- Scusate se ci siamo presentati qui senza preavviso ma volevo scusarmi con voi personalmente per ieri sera. Non volevo mollarvi lí ma è successo tutto senza volerlo.
A quel punto intervenne Fabio che aveva lo sguardo fisso di Stefano addosso.
- Sí, infatti. 
A quel punto Fabio guardó Stefano a sua volta, poi continuó:
- Se é venuta via é stata mia la colpa, mi dispiace avervi rovinato la serata.
- Immagino...
Ribatté con tono acido Stefano, non credendo al dispiacere del ragazzo.
A quel punto Francis accorgendosi dell'atmosfera pesante che si stava creando tra i due, intervenne.
- Christian ti prego non prendertela con Emma, lei non poteva immaginarlo. Ci tiene molto a te...
Christian la guardó, era un po' dispiaciuto, glielo si leggeva in faccia, ma gentilmente le rispose:
- Ma no, certo, figurati... Anzi apprezzo molto questo tuo gesto, ma non era necessario, davvero. Con Emma é tutto a posto.
Francis fu quasi gelosa di quella risposta, perché non poteva dire altrettanto del suo rapporto con Emma.
Ma cercó di abbozzare un sorriso.
- Grazie, spero davvero che le cose tra voi vadano per il meglio...
Gli disse sincera, lui ricambió un lieve sorriso, guardando poi Fabio che con sguardo severo osservava i due attentamente.
- Scusate ancora, adesso noi andiamo. Grazie per aver capito.
Fabio somigliava sempre piú ad un bodyguard, salutó i due con molta freddezza, poi andarono via insieme.
[...]
- Non era necessario che mi accompagnassi...
- Non mi fido di quei due.
Mentre erano in macchina di ritorno, Francis lo guardó accigliata.
- Ma di che parli? Si vede lontano un miglio che sono due bravi ragazzi dai, sono quasi laureati...
- Non é detto che tutti quelli che stanno per laurearsi siano dei bravi ragazzi.
- Meglio i calciatori?
Fabio si voltó per un attimo a guardarla sorridendole.
- Assolutamente sí. 
- Sei geloso, per caso?
- Moltissimo!
Disse senza alcun giro di parole.
Francis gli sorrise dolcemente e gli si avvicinó per dargli un dolce bacio sulla guancia.
[...]
Arrivati sotto casa di Francis i due restarono in auto a chiacchierare prima di lasciarsi, ma parlarono molto poco in realtà. 
Passarono tutto il tempo a baciarsi, era come se non volessero mai lasciarsi andare.
- Passiamo più tempo a baciarci che a parlarci noi due...
E ripresero a baciarsi, poi Fabio le rispose fugacemente tra un bacio e l'altro.
- Preferisco i baci alle chiacchiere...
Francis gli sorrise e poi tornarono di nuovo a baciarsi.
Il ragazzo osó a morderle lievemente il labbro inferiore, aumentando la passione, e Francis si fece spazio su di lui, poggiandosi sul suo petto.
Le mani di lui sul suo corpo erano un brivido ad ogni tocco, le desiderava ma non si sentiva ancora pronta, cosí ad un certo punto si distaccó dalle sue braccia e tornó a sedersi al suo posto, tenendo ancora le labbra poggiate sulle sue.
In quel momento peró si sentí qualcuno che con due dita bussava al finestrino dell'auto dal lato di 
Francis che si voltó: era Emma.
A quel punto Francis aprí lo sportello, visibilmente imbarazzata:
- Emma...
La ragazza era di ritorno dall'incontro per la palestra, e mentre era in procinto di salire in casa aveva notato i due scambiarsi effusioni in auto.
Non sapeva che si fossero concessi il primo bacio, quindi vederli addirittura in quello stato avanzato passionale, la lasció basita:
Emma rivolse un primo sguardo a Francis lasciandola intendere il suo stupore, poi spostó lo sguardo verso Fabio che si chinó in avanti per salutarla con un gesto di mano:
- Heilá...
Le disse leggermente in imbarazzo, ma lei non gli rispose e guardó l'amica:
- Disturbo? Non sapevo foste qui.
Un finto sorrisetto si andó a formare sulle sue labbra, poi continuó.
- A dire il vero non sapevo neppure che voi due ormai faceste coppia fissa...beh tanti auguri! Ci vediamo!
Si congedó dal ragazzo ed entró nel palazzo. Inutili furono i tentativi di Feancis di fermarla.
Fabio scese dall'auto e raggiunse Francis dall'altro lato, cercó di rasserenarla.
- Dai ragazzina, vedrai che le passa... Sono sicuro che se le parlerai capirá.
Francis scoraggiata sospiró amaramente:
- La conosco.... Non le passerá molto facilmente...
Fabio prese il volto della ragazza tra le mani e la costrinse a guardarlo negli occhi.
- Raccontale tutto, sono sicuro che stasera mi telefonerai per darmi la buona notizia che avete fatto pace. Mh?
Le sorrise dolcemente e la guardó profondamente negli occhi.
- Me lo fai un sorriso? Sei brutta quando sei triste...
A quel punto Francis sorrise trasportata dalla dolcezza del ragazzo che la stupiva sempre piú.
- Tu mi dai un bacio?
- Me lo devi chiedere? Peggio per te... Se comincio a baciarti non ti lascio più.
- Non chiedo altro...
Disse la ragazza che peró si lasció andare dallo sconforto e poggió la sua testa sul petto del ragazzo, il quale l'abbracció e le diede un bacio sulla fronte teneramente.
- Avanti ragazzina...
Dopo essere stata cullata dalle sue braccia per alcuni secondi, si distaccó controvoglia dalle sue braccia, si sentiva protetta tra quelle forti braccia.
Provó ad abbozzargli un sorriso e chiudendo gli occhi si avvicinó lentamente alle sue labbra. 
Dopo un ennesimo bacio, i due si salutarono e Francis salí nel suo appartamento.
Emma era chiusa in camera sua, Francis si diresse da lei, ma la porta era chiusa a chiave.
- Emma, dai aprimi!
- Sparisci, Fran!
- Ti prego!
Emma non le rispose, e Fran si sedette fuori la sua porta.
Si coprí il volto tra le mani e cominció a piangere. 
Dopo alcuni secondi provó a parlarle ma la voce le era diventata rauca a causa del pianto.
- Non ti ho detto niente perché... Ieri non me ne hai dato modo...
A quel punto Emma aprí la porta e automaticamente Francis cadde di schiena sul pavimento.
- Certo perché sei sparita lasciandomi lí da sola! Mi sono spaventata, Fran! Lo capisci? Non sapevo dov'eri, Stefano era venuto a chiamarci con un'aria strana, perché volevi andartene via. E ora? Torno a casa dopo aver visto la palestra e ti trovo distesa in macchina con quel tipo? E quando sarebbe successo? Tutto in un paio d'ore?
L'amica la travolse come una mitragliatrice e restó a guardarla a testa in giú, mentre Francis rimase distesa a terra e la guardava dal basso. 
- Non abbiamo fatto niente, c'é stato solo un bacio...
- A me non sembrava...
- Te ne avrei parlato se solo avessi avuto modo.
- Non farmi passare per quella che sbaglia adesso.
A quel punto Fran si alzó e si mise difronte ad Emma.
- Ti sto chiedendo scusa... Ti prego... 
- Lo sai quanto sei importante per me. Una vita senza di te non riesco neppure ad immaginarla, ma é proprio per questo che sono incazzata con te!
Francis si arrese e si allontanó da lei andandosene in camera sua.
Dopo qualche secondo peró, fu seguita da Emma che da dietro la travolse in un abbraccio. Chiuse forte gli occhi e cominció a parlarle molto meno arrabbiata ma comunque con tono alto.
- Ti voglio bene sorellina mia! Scusami se sono stata stronza!
Francis era ormai in lacrime e si voltó verso di lei e l'abbracció forte.
- Ti voglio un bene dell'anima! Non voglio piú litigare in questo modo!
- Ora peró smettiamola di piangere che voglio che mi racconti tutto nei minimi particolari! Mica ti ha toccata?
A quel punto Francis scoppió a ridere e si distaccó dall'abbraccio asciugandosi le lacrime.
- Beh un pochino sí, ma mi ha rispettata...
- Buon per lui o metteró fine alla sua carriera calcistica!
Le due risero insieme e passarono la serata sul divano a mangiare cioccolata e a raccontarsi tutto, sia della serata precedente, che dell'incontro per la palestra, facendo finalmente la pace.

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Capitolo 8
*** ● Notti Magiche ● ***


É trascorso quasi un mese dalla sera in cui Fran ed Emms hanno fatto la pace, ma quasi un mese é passato anche dal primo bacio tra Fabio e Francis.
I due ragazzi si frequentavano regolarmente e tutto andava a gonfie vele. 
Trascorrevano le lunghe giornate di giugno quasi sempre insieme.
A livello sentimentale le cose tra loro crescevano lentamente e parevano non stancarsi mai l'uno dell’altro.
Francis per la prima volta sembrava essere felice, credeva davvero che Fabio fosse il ragazzo giusto e si sentiva troppo fortunata nell'averlo incontrato cosí presto nella sua vita. 
D'altro canto Fabio sembrava il ragazzo perfetto, si comportava davvero da gentiluomo con la ragazza, rispettandola in ogni modo possibile, soprattutto quando si ritrovavano insieme in attimi di intimitá, non insisteva mai, e tentava con tutte le forze di controllarsi e non andare oltre a qualche bacio e carezza, anche se la desiderava con tutto sé stesso.
Uscivano ogni sera, andavano in qualche locale, anche se Fabio non amava passare troppo tempo in pubblico ma preferiva la tranquillitá e l'intimitá che si creava quando era solo con Francis. 
Ma ogni volta che decidevano di andare a ballare, optavano sempre per il locale di Lucas il DJ.
Emma spesso si univa ai due, la sua storia con Christian non duró, e quindi preferiva non uscire con la coppia, anche perché non manifestava una particolare simpatia nei confronti del calciatore.
Francis lo sapeva, ma cercava di gestire i due rapporti come meglio poteva.
Le due amiche non erano riuscite a trovare una palestra che riuscisse a soddisfare le loro pretese, cosí un giorno Fabio propose alle due di concedergli di dar loro una mano e cosí attivandosi e chiedendo ad alcune sue conoscenze, riuscí a trovare uno stabilimento che facesse al caso loro.
La struttura non nasceva propriamente come palestra, ma il calciatore si offrí di pagare di tasca sua parte delle spese di costruzione e farla diventare una vera e propria palestra barra scuola di danza.
I lavori non durarono molto, la struttura era giá a buon punto, mancava solo di uno spazio per gli spogliatoi e qualche manutenzione varia.
Si trovava in un posto davvero particolare, alberato, quasi come fosse un piccolo angolo di natura appena fuori la cittá di Parma, con un vialetto di pietre molto caratteristico, che conduceva alla struttura; la quale era composta di due piani. Il piano terra che comprendeva una grande aria di servizio appena entrati, dove ci si poteva inscrivere e fare tutte le pratiche di questo genere o rivolgersi al personale, poi sulla sinistra vi erano gli spogliatoi molto ampi composti da bagni e docce, nonché di apposite panche dove ci si spogliava e si poggiavano le borse e abbigliamenti vari.
Il piano di sopra molto vasto, era raggiungibile con una ampia e larga rampa di scale ed era composto unicamente da due grandi sale da ballo, dotate di specchi su tutte le pareti e parquet a terra.
L'impianto stereo era uno dei migliori dell'epoca, di questo se n'era occupata Francis, che ci teneva a dei suoni ben percepiti, mentre invece Emma si era occupata dell'arredamento della struttura che era molto accogliente e ben curato; con piante sparse un po' ovunque all'ingresso e quadri dei ballerini piú famosi della storia anche del cinema.
Per esempio vi era un muro appena vi si entrava al pian terreno, ricoperto di quadri enormi che ritraevano: John Travolta nella sua iconica scena di "la febbre del sabato sera" o ancora lui con Olivia Newton John in "Grease", poi l'immancabile Michael Jackson messo un po' ovunque (sotto volontá di Francis) , o ancora Fred Aster e Ginger Roger, icone del Tango o anche artisti moderni come Ricky Martin, Jennifer Lopez, Madonna.
Tutto questa specie di murales dava un occhio davvero molto caratteristico alla scuola.
Le due sale da ballo erano una per i balli moderni, prettamente Hip Hop, e l'altra era riservata a balli di danza classica.
La scuola era piccola nell'insieme, non era qualcosa di enorme, ma era abbastanza larga ed ariosa soprattutto grazie alle grandi finestre di cui era dotata. 
Era un ottimo inizio, molto piú di quello che avevano osato immaginare le due amiche ballerine, e tutto questo si era potuto realizzare grazie all'aiuto di Fabio che aveva contribuito a trovare questa struttura e anche inserendo una parte economica nei lavori di manutenzione, oltre al denaro versato dalle ragazze ottenuto dall'ingaggio per il lavoro svolto con Justin Timberlake nella coreografia del suo ultimo video musicale che andava a gonfie vele e stava riscontrando un forte successo.
[...]
Era il 30 Giugno 2002 e Fabio a breve avrebbe dovuto concentrarsi sulla sua carriera calcistica e finire le vacanze estive. 
Francis sapeva che probabilmente di lí a breve avrebbe dovuto rinunciare al ragazzo per qualche settimana, ma giá solo l'idea la spaventava, non era pronta, cosí tentava di trascorrere piú tempo con lui, anche se il ragazzo di tanto in tanto spariva inspiegabilmente.
Quel giorno di fine giugno aveva trascorso l'intera giornata con Emma nella loro palestra a provare qualche coreografia su qualche pezzo moderno, tanto per tenersi in esercizio e migliorare passi o modi di muoversi.
Stavano ballando un brano di Michael Jackson intitolato 'Why you wanna trip on me'
Francis indossava un pantalone di tuta dell'Adidas color blu elettrico con le strisce, tipiche della marca, bianche nei lati. Sopra una canotta bianca, sempre dell'adidas con le strisce dello stesso colore del pantalone lunghe sui fianchi.
Scarpette da ginnastica bianche, e uno dei suoi immancabili berretti in testa che la distingueva dagli altri ballerini quando ballava in gruppi.
Infatti la sua caratteristica principale, oltre a quella di avere un seno prosperoso a differenza di altre ballerine, era che quando ballava indossava sempre un berretto diverso che maneggiava durante alcuni passi, soprattutto in balli hip hop. 
Emma invece indossava una tuta sul grigio, sempre del Adidas, avente due strisce ai lati delle gambe color rosa e una t-shirt nera molto aderente. 
Lei a differenza di Fran non aveva un seno prosperoso e non indossava berretti quando si esibiva, ma una sua caratteristica era che tirava sempre su una gamba del pantalone che indossava, lasciandosi una gamba scoperta: diceva che voleva osservare le sue gambe mentre ballava, sia coperte dai pantaloni che a nudo, cosí ne lasciava sempre una scoperta facendosi o dei risvolti o bloccandola con dei lacci ad altezza dello ginocchio, mentre l'altra gamba la lasciava coperta dalla tuta. 
L'impianto stereo andava una meraviglia, le due riuscivano a sentire ogni minimo suono del brano, e ballavano guardandosi nello specchio.
Sembravano un corpo solo, erano perfettamente sincronizzate e quando facevano passi diversi, andavano comunque a tempo senza mai sbagliare.
Francis aveva il vizio di cantare la canzone che ballava, ogni volta.
Questa volta peró dato che era una canzone di Michael Jackson si lasciava andare ancor di piú anche a smorfie o movimenti tipici del suo cantante preferito.
Era una coreografia che avevano giá provato in passato ma la modificarono inserendo nuovi passi senza averli mai provati in precedenza.
Le due ragazze erano cosí brave che non avevano bisogno di fare prove oppure di organizzarsi in precedenza per provare qualche passo nuovo; erano nate per ballare, avevano il ritmo nel sangue e non avevano alcun bisogno di parlarsi o mettersi d'accordo per poter ballare come se avessero un corpo solo, come se fossero un'unica persona.
Mentre si esibivano, Fabio arrivó nel parcheggio con la sua BMW, Francis si avvicinó alla grande finestra della sala di ballo per affacciarsi a vederlo, mentre Emma andava a spegnere lo stereo.
- Ah ma allora é vivo...
Esclamó con tono acido Emma portandosi le mani incrociate sotto il petto e si voltó a fissare Francis che alzó gli occhi al cielo.
- Ha i suoi impegni dai...
- É cosí impegnato da non poterti fare nemmeno una telefonata per avvisarti che é impegnato?
- Sei pesante, Emms...
- Se sei felice tu... 
- Sí, lo sono Emms, mostra un po' di gioia per me, avanti.
Emma si avvicinó a Fran e passandole di fianco le sorrise a pieni denti accentuando l'ironia e la falsitá di quel sorriso.
Francis le fece il verso da dietro ma non se la prese, ci rise su, poi si precipitó al piano di sotto scendendo velocemente le scale.
Fabio era vestito con un Jeans della Dolce e Gabbana, largo di gambe con qualche sfumatura di bianco in alcuni punti che creava un bell'effetto visivo, una t-shirt bianca con un disegno astratto grigio sul petto e i capelli, sempre un po' lunghi, ma gelatinati e pettinati all'indietro; scarpette sul grigio e un ottimo profumo che invase la sala non appena vi entró.
- Hey!!!
Francis scese gli ultimi scalini di corsa e gli andó incontro.
- Ciao ragazzina!
Lui la sollevó leggermente da terra e la strinse a sé in un abbraccio, poi nel poggiarla con i piedi per terra la bació a stampo.
Emma scese le scale lentamente e raggiunse i due che continuavano a baciarsi, cosí per farsi notare si schiarí la voce con un colpo di tosse.
- Disturbo piccioncini?
Fabio si voltó verso di lei sorridendole in un sorriso ampio che coinvolgeva anche i suoi splendidi occhi.
- Ciao, Emma!
- Come va, Fabs?
Il ragazzo si voltó verso Francis ed indicó Emma con un pollice.
- Deve proprio chiamarmi in quel modo?
Francis ridacchió ed Emma gli rispose:
- Ti ho modernizzato il nome, bello!
Francis restó ad osservare i due scherzare, con un gran sorriso sulle labbra, poi dopo alcuni secondi, Emma si rivolse ancora una volta a Fabio:
- Allora?... Dove sei stato?
Fabio non si aspettava che la ragazza gli facesse quella domanda, credeva che gliel'avrebbe rivolte Fran, cosí le rivolse uno sguardo sorpreso e ci mise un po' per risponderle.
Francis rivolse un'occhiata sinistra ad Emma, che con aria soddisfatta attendeva una risposta dal ragazzo, il quale si mise una mano nella tasca dei jeans e le rispose: 
- Ho avuto delle pratiche da sbrigare col mio procuratore...
- Come si chiama?
Fabio acciglió lo sguardo e ancora piú stupito per quella domanda le chiese:
- Chi?
- Il tuo procuratore! Hai detto che hai avuto delle cose da sbrigare con lui, hai cambiato squadra? Andrai via da Parma la prossima stagione?
Fabio fu travolto da quelle domande inaspettate della ragazza e non riuscí subito a risponderle, allora Fran li interruppe:
- Dai Emma lascialo stare o lo spaventerai con tutte queste domande.
- Perché? Non gli ho mica puntato una pistola contro?! Ero soltanto curiosa... Sono tre giorni che non si fa sentire, mi domandavo che fine avesse fatto, tu no?
A quel punto Fran non poteva negare che l'amica avesse ragione e che anche lei si chiedeva che fine avesse fatto il ragazzo negli ultimi tre giorni; ma infondo era un calciatore e poteva capitare che avesse delle cose da sbrigare col suo procuratore. 
Poi, per come si era comportato Fabio con loro nell'ultimo mese per la storia della palestra e non solo, non meritava di essere trattato cosí con sfiducia; dunque Francis intervenne ancora una volta:
- Lascia stare Emms, dai. Piuttosto perché non andiamo? Vorrei fare una doccia e cambiarmi.
- Giá proprio di questo volevo parlarti, per questo sono venuto fin qui...
Fran si voltó verso Fabio visibilmente sorpresa e anche un po' turbata perché temeva che il ragazzo fosse andato fin lí per dirle che doveva partire e quindi dovevano salutarsi.
-Parti?
Intervenne Emma leggendo nel pensiero dell'amica, ma ebbe il coraggio di chiederglielo.
Fabio guardó Emma e le rispose:
- No... Volevo invitarti a cena fuori stasera...
A quel punto si voltó verso Francis e abbozzó un sorriso leggermente amaro, poi continuó:
- Dato che non so se avró altre serate libere da stasera in poi...
Il sorriso sul volto di Fran svaní lentamente dopo aver sentito quelle ultime parole del ragazzo. Non voleva lasciarlo andare, ma non poteva pretendere nulla, cosí acconsentí col capo e tornó a sorridergli timidamente.
- Va bene... Passi a prendermi a casa?
Intanto Emma li guardava interessata alla conversazione e stava molto attenta agli atteggiamenti di Fabio, come se volesse carpirne qualcosa da una sua minima mossa.
- Alle nove, non fare tardi. Ho una sorpresa per te.
Il ragazzo le sorrise e poi continuó.
- Ah! E non indossare i tacchi o te ne pentirai...
- La stai minacciando di rompergli anche quelli se dovesse indossarli?
Alle parole di Emma tutti insieme scoppiarono a ridere divertiti.
Dopo svariati secondi concessi a ridere, Fran ancora sorridente gli rispose:
- Ok, va bene allora niente tacchi...
Fabio le si avvicinó e le diede un bacio sulle labbra, poi la guardó intensamente negli occhi e le sorrise maliziosamente.
- A dopo ragazzina.
Il ragazzo si voltó verso Emma e le si avvicinó per salutarla con due baci sulla guancia.
- Ciao Emma!
La ragazza ricambió i baci di cortesia e lo salutó:
- Ciao, Fabs!
- Ahahah sei terribile!
Il ragazzo si congedó e andó via rapidamente. 
[...]
Emma e Francis chiusero la struttura, prendendo le loro cose e andarono a casa con l'auto di Emma: una mini cooper Rossa.
- Avanti non dirmi che non é sospetto il suo comportamento...
- Ma dai, sei ingiusta con lui dopo tutto quello che ha fatto per noi. Avrá avuto delle pratiche da svolgere per il suo trasferimento di squadra...
- Sai giá dove andrà?
- Credo di aver capito che vada all'Inter, ma non ne sono sicura.
- Wow! L'Inter? Ma allora é bravo...
Le sorrise Emma ironicamente, ma Fran si incupí leggermente pensando al fatto che probabilmente si sarebbe divisa dal ragazzo. 
Emma capendo al volo a cosa stesse pensando l'amica le rivolse una rapida occhiata, per poi tornare a fissare la strada mentre guidava.
- Dai... Parma-Milano non dista molto. Vedrai che riuscirete a vedervi!
Fran le sorrise apprezzando le sue parole. 
- Allora... Cosa mi metto stasera?
- Oh... Un vestitino mozzafiato muchacha!
- Non vorrai farmi sembrare una poco di buono, vero?
- Fidati di Emma Chanel, senorita.
- Emma Chanel sembra il nome di una di quella cantanti neomelodiche quindicenni...ahahah
- Tutta invidia la tua!
Le due ragazze risero e scherzarono finché non arrivarono a casa. 
Emma consiglió a Francis di indossare un vestitino di pelle molto aderente, senza spalline, che arrivava a metá coscia.
Nel fianco sinistro aveva uno grosso spacco chiuso da un laccio sempre di pelle, intrecciato.
L'effetto era molto molto sexy, in piú il colorito scuro della sua pelle faceva spiccare ancor di piú il vestitino di pelle nero leggermente lucido.
- Non puoi non indossare i tacchi, fanculo il distruttore di tacchi! Se prova a spezzarti anche questi allora tu prendi il tacco e ficcaglielo in testa!
- Ahahahahah e allora quale metto?
- Sono indecisa tra questi stivaletti di pelle col tacco a spillo oppure questi decolté... Ma forse sono troppo alte... Gli farai fare la figura del puffo...
- Gli stivaletti li trovi piú corti?
- Ma se non sono manco 5 centimetri? Sará come non averlo proprio al piede fidati. Dai indossali, vediamo come stai!
Dopo essersi convinta di indossare quegli stivaletti, Fran cominciava ad avere dei dubbi sui suoi capelli:
- Questi capelli lisci non mi piacciono! Sono orribile!
- Ma sta zitta! Sei uno splendore con i capelli stirati!
- Non riesco a vedermi con i capelli lisci, mi sento diversa!
- Sei una favola, Fran! Portali da un lato con un po' di ciuffo.
In quel momento si sentí squillare il citofono e Fran andó in panico:
- Cazzo, é lui! Vado a prendere la borsa!
- Rispondo io!
Le urló Emma mentre correva verso il citofono:
- Chi é?
- Hey Emma! Sono io...
- Ciao Fabs! Fran scende subito!
- Ok grazie...
- Aspetta bello! Mi raccomando comportati bene con la mia Fran o vengo a prenderti a calci nel sedere fino in capo al mondo.
Fabio dall'altro lato se la rideva, Emma le era molto simpatica, nonostante passasse la maggior parte del tempo a minacciarlo in vari modi.
- Saró un vero gentiluomo, non temere!
- Voglio sperarci...
- Abbi fiducia in me.
- Ci proveró, dai ma non prometto nulla.
A quel punto passó di fretta Francis che afferrando la sua borsetta salutava al volo l'amica:
- Io scappo Emms!!
- Aspetta! Aspetta!
Emma riagganció il citofono e raggiunse l'amica vicino la porta d'uscita.
- L'eyeliner nero ti sta una bomba! Sei ancora piú sexy!
Francis le sorrise, mentre si sistemava il vestito, poi Emma proseguí parlando mentre le aggiustava i capelli.
- Allora, ascoltami bene: é piú di un mese che ormai ci stai insieme, lui ti sta rispettando, ma se stasera vorrá andare oltre e tu non ti senti pronta, respingilo senza pensare troppo alle conseguenze, vedrai che se ne fará una ragione. Altra cosa: se doveste andare oltre qualche bacio, non spaventarti... Vedrai che ti piacerà...
- Emma...
- Dico sul serio! Lui é piú grande di te, saprá come prenderti...
- Posso andare per piacere, prima che disdica l'appuntamento per l'imbarazzo e la paura che mi stai attaccando?
Emma si mise a ridere e le aprí la porta di casa poggiandovisi con un braccio:
- Vai, sta tranquilla!... E divertiti!
Poi le mimó un ok con la mano mentre la guardava per intero, per farle capire che era davvero molto bella conciata in quel modo.
Francis abbozzó un sorriso nervoso ed uscí di casa.
Mentre era in ascensore ripensó a tutto quello che le aveva detto Emma e a tutte quelle raccomandazioni: non credeva che Fabio potesse giá volere qualcosa di piú da lei... O forse era lei che non si rendeva conto che un ragazzo potesse annoiarsi di lei continuando di quel passo.
Infondo nell'ultimo mese e qualche settimana, gli aveva concesso qualche carezza lungo la schiena e qualche palpatina innocua, oltre che a baci molto passionali. 
Uscendo dall'ascensore e arrivando quasi al portone e vedendo l'auto del ragazzo, le venne una stretta allo stomaco ed ebbe l'impulso di girare e tornare a casa di corsa, ma riuscí a controllare la sua paura e ad uscire da quel portone.
Il tempo quella sera era stupendo, non vi era una nuvola in cielo, solo stelle e nemmeno un vilo di vento.
La temperatura era alta ma non insopportabile, insomma era tutto spaventosamente perfetto.
Quando entró a bordo dell'auto, notó che il ragazzo la stava fissando in modo strano, e quando ebbe il coraggio di voltarsi verso di lui, oltre ai suoi occhi puntati addosso, notó che anche lui era vestito davvero molto bene:
Aveva una camicia bianca, sbottonata leggermente sul petto, si intravedevano i suoi pettorali perfetti, aveva un Jeans blu scuro che gli davano un'aria sportiva ma che nell'insieme lo faceva appariva molto elegante. I capelli li aveva gelatinati all'indietro e come gioielli aveva i suoi meravigliosi occhi azzurri.
Fabio era rimasto senza fiato quando l'aveva vista vestita in quel modo cosí sexy era rimasto a bocca aperta, senza fiato.
La ragazza sorrise trovando la cosa buffa e lo guardó.
- Ciao, eh...
Lui fu come destato da una visione:
- Ehm... Ciao...
Fran si stupí di quel saluto un po' freddo e impacciato del ragazzo.
- Che c'é?
Lui non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, era visibilmente incantato.
- Sei bellissima...
Le guancie di Fran si colorarono leggermente di rosso per l'imbarazzo, e abbassó lo sguardo per un attimo, poi sorridendo timidamente rialzó lo sguardo verso di lui:
- Anche tu lo sei...
Fabio le sorrise col suo sorriso irresistibile e le si avvicinó per darle un bacio sulle labbra.
Il sapore delle sue labbra quella sera erano particolarmente buono.
- Dove hai intenzione di portarmi stasera?
- É una sorpresa, amore.
Le si ghiacció il cuore, non l'aveva mai chiamata 'amore' e inspiegabilmente quella parola risuonava bellissima detta da lui.
[...]
Dopo un viaggio in auto durato pressapoco mezz'ora, arrivarono in un parcheggio di una villetta molto lussuosa situata nel verde di alberi in un posticino appena fuori Parma circondato dalla natura.
Vi erano candele lungo tutto il viale, la temperatura calda rendeva quella serata ancor più perfetta.
Parcheggiata la macchina, i due scesero e Fabio faceva strada a Fran.
- É casa tua?
Domandó visibilmente impressionata da quel lusso, la ragazza.
Fabio poggió un braccio sulla spalla della ragazza abbracciandola e mentre si incamminavano verso l'entrata le rispose:
- No...é casa di un mio amico, me l'ha gentilmente prestata per l'occasione.
Le sorrise sfoggiando i suoi denti perfettamente bianchi.
- Wow! E adesso lui dove andrá? É un tuo compagno di squadra?
- Sí, fa il portiere, si chiama Gigi ed é fuori cittá, ma non pensiamo a lui adesso, vieni, entriamo.
Entrando in quella bellissima villetta, sembrava che tutto stesse aspettando soltanto loro.
Appena si entrava vi era una stanza enorme con un divano a 'u' di pelle bianco, con un tavolino basso dello stesso colore e una televisione enorme. Spenta faceva giá un effetto spettacolare, non osava immaginare quando l'accendevano.
Di fianco ad essa vi era un grande camino incastronato di pietre molto particolari che creavano un bellissimo effetto a mosaico. 
Insomma era tutto bellissimo e costosissimo, evidentemente gli stipendi dei calciatori erano molto fruttuosi. 
La cucina era uno spettacolo: d'acciaio bianco con delle rifiniture in oro che solo a guardarla ci si spaventava che potesse rompersi o rovinarsi.
Su dei ripiani vi erano dei vassoi coperti da grandi coperchi , sempre in acciaio, e Francis si chiedeva cosa potesse mai esserci sotto.
Fabio osservava la ragazza sorridendo sotto i baffi, la quale continuava a guardarsi intorno, ispezionando la casa.
- Aspetta di vedere il giardino...
Fran si voltó a guardarlo e lui sorridendo divertito le prese la mano e la trascinó fuori:
- Dai vieni a vedere...
Il giardino era enorme e con tanti alberi che creavano un bellissimo colpo d'occhio tutto verde naturale. 
Vi era un grande gazebo color panna al centro e tutto intorno vi erano delle candele ben incastonate tra pietre ornamentali che percorrevano un cerchio tutto intorno al gazebo e al piccolo sentierino fatto di mattonelle di marmo.
- Wow...
Sussurró sognante Francis, mentre guardava tutta quella meraviglia.
Sotto il gazebo vi era una tavola rotonda apparecchiata con una tovaglia bianca, due candelabri neri con tre candele ciascuno accese, bicchieri di cristallo e argenteria ovviamente costosissima. 
Due sedie l'una posta difronte all'altra con uno schienale largo a metá altezza, comodissime solo a guardarle.
- Perché tutto questo?
Domandó la ragazza voltandosi verso di lui, che le prese le mani e la guardó dritto negli occhi.
- Te l'ho detto... Forse questa sará l'ultima sera insieme... Avró molto da fare e voglio trascorrere del tempo con la mia ragazzina, prima di stressarmi con trattative varie e andare in ritiro con la squadra...
Francis provó a sorridergli, ma quello le sembrava un addio.
- Ti piace tutto questo? L'ho pensato apposta per noi due...
- E me lo chiedi? É tutto perfetto...
- Tu sei perfetta.
Fabio con un leggero tocco di dita scostó il ciuffo dal volto della ragazza e gli portó dei capelli dietro l'orecchio destro.
- Sei cosí bella che ho quasi paura di guardarti...
Francis sfoggió un sorrisone e lo guardó quasi incantandosi nei suoi occhi blu.
- Come sarebbe a dire?
- Ho paura che tu sia solo una magica visione e che se chiudo gli occhi, poi sparirai e io torneró alla realtà...
Quelle dolci parole intenerirono Francis che dimenticó tutto il resto e teneramente gli si avvicinó per dargli un bacio.
Il ragazzo inclinó il capo verso sinistra e man mano che il bacio cresceva di passione, chiudeva gli occhi lentamente e si lasciava trasportare dal momento, tenendo tra le sue braccia ben stretta la ragazza.
Passarono svariati secondi a baciarsi, concedendosi qualche attimo di dolcezza, dopodiché Fabio prese le distanze dalle labbra di Francis e le sorrise.
- Hai fame? C'é una cenetta buonissima che ci aspetta...
- Mhhh...sará deliziosa...verremmo anche serviti da dei camerieri in frak o potremmo fare da noi?
- Ahahah nessun cameriere, niente di niente, siamo soli tu ed io.
- Oh... Allora posso servire io a tavola? 
- Non sei una cameriera.
- Ho fatto la cameriera quando avevo 13 anni, per tre anni. Sono in grado di servirti la cena con molta dignitá.
- Davvero ti hanno mandato a lavorare come cameriera i tuoi genitori adottivi?
- Non mi ci hanno mandato loro, ci sono andata io...
- Perché, erano poveri?
- Al contrario... Sono molto ricchi, ma io non lo sono mai stata e non ho intenzione di lasciare che i soldi cambino chi sono.
Fabio restó basito dalle parole della ragazza, colpito dalla sua saggezza nonostante la sua giovane etá.
Inclinó le labbra verso il basso in una smorfia di stupore, tipica Napoletana e le disse:
- Brav! ...beh Allora se proprio insisti puoi servirla tu la cena, andiamo!
Il ragazzo la trascinó con sé in cucina per mostrarle le portate.
- Spero che ti piaccia la cucina a base di pesce...
- Ah...
Frencis mutó espressione passando da un'espressione euforica, ad una molto meno entusiasta.
Fabio sbarró gli occhi, voleva sprofondare in quel momento.
- Che cosa??? E io che credevo amassi la cucina Napoletana!
A quel punto, notando che il ragazzo si era spaventato e disperato quanto bastava, Fran scoppió a ridere, e fu cosí che Fabio capí che gli aveva fatto uno scherzo:
- Ma che ce tien! Mo erma fa e pizz!
Francis rideva senza sosta. Quando ascoltava il ragazzo parlare in Napoletano impazziva dal ridere.
Si piegó in due piegandosi nelle gambe e restando chinata sui piedi.
Fabio si chinó alla sua altezza ridendo anche lui e guardandola ridere in quel modo cosí bello e contagioso.
- Ricordami di picchiarti dopo mangiato, capí?
Fran tentó di controllare le risate e prima di alzarsi, fece una linguaccia al ragazzo.
- Io amo la cucina Napoletana, bello!
- Bella, andiamo a mangiare!
[...]
La cena era squisita, e Francis la serví in modo eccellente, anche se Fabio aveva insistito sul non fargliela servire perché voleva che quella serata fosse perfetta.
A fine cena i due si erano concessi un po' di relax sui divanetti in giardino, facendo due chiacchiere.
[...]
- Quindi tuo fratello Paolo si sposa prima di te? Wow! Attento a non fare la fine dello zio zitello...
Fabio aveva raccontato di suo fratello e di sua sorella a Francis, dopo che quest'ultima aveva insistito molto nel voler sapere qualcosina in piú su di lui e sulla sua famiglia; ma Fabio pareva non amare particolarmente parlare di sé, cosí abbozzó un sorrisino alle parole della ragazza, poi tentó di cambiare argomento:
- Ma dimmi... Tu sembri una ragazza che ha giá fatto tutto nella vita. Sicura di avere 18 anni?
- Non ti fidi della mia parola? Vuoi che ti mostri i miei documenti?
- Mh... No...
- No, ok, ora te li mostro.
Fabio cominció a ridere, e tentava di fermare la ragazza che peró riuscí ad acciuffare la sua borsetta che era poggiata lí accanto sul tavolino. 
Cercó i suoi documenti e li diede al ragazzo.
- Ecco, malfidante che non sei altro!
- Ti credo... Peró ora che ci penso é una buona scusa per vederti sulla carta d'identitá.
- Orribile...
- Bellissima! 
Fran si coprí gli occhi con una mano, per l'imbarazzo.
- Nata a Buenos Aires il 26 maggio del 1984. Capelli neri, occhi verdi, altezza 1,80... Sei un sogno!
- E tu un bugiardo!
Francis si avvicino e gli sfiló via dalle mani la carta d'identitá ma in quello stesso momento, Fabio la tiró verso di sé e facendola poggiare sul proprio petto: la bació.
La mano ancora intrecciata in quella della ragazza che continuava a stringere la sua carta d'identitá, pian piano la spostó verso la sua spalla, per poi scivolare lungo i suoi fianchi.
Ad un certo punto, Francis ricordó le parole di Emma prima di uscire di casa, e si fermó.
- Devo... Devo andare in bagno!
La ragazza si allontanó piú in fretta che poteva e si diresse dentro casa senza neppure sapere dove fosse il bagno e lasciando Fabio disteso su quel divanetto ancora stordito.
- Aspetta, ma... Non sai neppure dov'é il ba... Devi salire al piano di sopra!
Le urló cercando di assumere una posizione composta.
Francis si precipitó al piano di sopra e fortunatamente trovó subito il bagno.
Vi si chiuse dentro e si lasció scivolare lungo la porta, andando a sedersi sul pavimento.
Non fece molto caso a quel bagno lussuoso e bellissimo, aveva la voce di Emma che le rimbombava nella testa: 
'É piú di un mese che ormai ci stai insieme, lui ti sta rispettando, ma se stasera vorrá andare oltre e tu non ti senti pronta, respingilo senza pensare troppo alle conseguenze vedrai che se ne fará una ragione' 
O ancora: 
'se doveste andare oltre qualche bacio, non spaventarti.'
Troppo tardi: le stavano giá tremando le gambe.
Emma aveva giá avuto svariati rapporti sessuali, Francis no. 
Lei era ancora vergine e aveva paura, paura di concedersi a lui, paura di quello che poteva succedere, paura di non essere in grado, aveva paura.
Provó a calmarsi sciacquandosi le mani sotto l'acqua fredda del rubinetto del lavandino.
Si guardó allo specchio e tentó di non sentirsi troppo stupida.
I capelli stranamente erano ancora in ordine e lisci, ma si diede comunque una sistematina prima di trovare il coraggio di uscire da quel bagno, ma proprio ad allora, Fabio bussó alla porta del bagno con due dita:
- Ragazzina, stai bene? É tutto ok?
A quel punto Fran si vide costretta ad uscire da quel bagno e affrontare la situazione.
Tentó di sembrare tranquilla e disinvolta sorridendogli appena, mentre si chiudeva la porta del bagno dietro le spalle.
- Sí, scusa... Dovevo usare il bagno...
- Stai bene?
Fabio era visibilmente preoccupato per lei, ma Francis insisteva:
- Si, sí tranquillo é tutto o...k...
Francis nella fretta di entrare in bagno, non aveva fatto caso precedentemente alla camera da letto a pochi passi da dov'era.
Un letto a baldacchino color blu notte, enorme, al centro della camera, le pareti di un colore caldo, che neppure notava, la camera aveva le luci spente ma era illuminata da delle candele poggiate lungo il pavimento e sui comodini della stanza.
Un grande balcone con la finestra spalancata che affacciava sul giardino era anch'esso ricoperto da candele che rendevano l'atmosfera ancora piú romantica.
Francis rimase a bocca aperta dinnanzi a tutto quello, le gambe le tremavano, aveva le farfalle nello stomaco, ma quando lui le afferró la mano sinistra, lentamente cominció a sentirsi meglio.
Lui aveva capito che qualcosa la turbava, ma non andava mai all'idea che la sua paura fosse proprio quella del momento migliore della serata.
Fabio non pensava nemmeno lontanamente che Fran fosse ancora vergine, credeva semplicemente che la ragazza per tutto questo tempo che erano stati insieme, non volesse ancora concedersi a lui.
Tutto ció era da apprezzare per una ragazza della sua etá e di quei tempi...anche se era incredibile.
- Che ti succede? Ho fatto qualcosa che non avrei dovuto fare?
Le prese dolcemente il volto tra le mani e l'accarezzó, guardandola profondamente negli occhi.
Fran era sul punto di sciogliersi, e gli sorrise, si sentiva bene quando era con lui, si sentiva al sicuro e protetta tra le sue braccia.
Non aveva alcun motivo di aver paura.
- É tutto perfetto... Non hai fatto nulla... Anzi...
La ragazza prese la sua mano e la intrecció alla propria, lentamente.
Lui le toccó una ciocca di capelli e restó ad ammirarla totalmente cotto di lei.
- Riesci ad incantarmi...
- Tu mi fai stare bene...
- Non voglio lasciarti andare, ragazzina...
Francis gli prese le mani e gliele posó sui suoi fianchi lasciando che la stringesse a sé.
- Non voglio andar via...
- Non voglio costringerti a...
- Shhh...
Lei lentamente lo zittí avvicinandosi alle sue labbra. Chiudendo gli occhi fu come se stesse vivendo un sogno tangibile, perché riusciva a toccarlo, le spalle del ragazzo sotto il palmo della sua mano erano possenti, si sentiva al sicuro dal resto del mondo, non aveva bisogno di nient'altro per essere felice.
[Canzone consigliata mentre si legge il prossimo pezzo della storia: Jennifer Lopez - Still]
Fabio, lentamente cominció ad abbassarle la cerniera del vestitino, lei lentamente gli sbottonava la camicia e gli passó una mano lungo il suo petto scolpito da addominali e pettorali.
Intanto non si staccarono nemmeno per un secondo dalle proprie labbra che avevano fame l'una dell'altra.
Fabio toccava il corpo perfetto della ragazza, lentamente e non ne era mai sazio: aveva sognato quel momento dal primo giorno che i suoi occhi avevano posato lo sguardo su di lei.
Fabio si sfiló via la camicia e restó a petto nudo, lei lasció scivolare il vestitino a terra e restó dinnanzi ai suoi occhi solo in intimo.
Lui dovette scuotere il capo per tornare sulla terra, la ragazza era mozzafiato, bellissima, con un corpo perfetto ancora racchiuso in una mutandina leggermente ricamata di pizzo nera e un reggiseno dello stesso colore. 
Aveva un seno prosperoso e fu la prima cosa che aveva notato il ragazzo.
Lui sfiló via i suoi jeans restando anche lui solo con l'intimo addosso, di canto suo era irresistibile agli occhi della ragazza, che non riusciva a staccare gli occhi di dosso a quel fisico cosí scultorio.
Aveva un tatuaggio sul braccio con su scritto un nome.
- Chi é Christian? 
Le domandó curiosa.
Lui le andó incontro sorridendole con malizia e mentre si avvicinó alle sue labbra per baciarla, le sussurró una risposta:
- É il nome di mio padre...
Fran dimenticó dopo i primi 5 secondi di quel bacio l'esistebza di quel tatuaggio e del nome di suo padre.
Percepiva un brivido ad ogni tocco di mano del ragazzo sulla sua pelle, il quale sapeva come prenderla, sapeva dove mettere le mani e come.
Non che Francis fosse una grande esperta a riguardo, ma sentiva una forte onda di piacere e brivido ogni volta che la toccava in certi punti.
Il ragazzo cominció a baciarla lungo il collo per poi scivolare con leggeri tocchi di lingua lungo il suo petto.
Francis si stringeva a lui cercando di superare la paura che cominciava ad accrescere, lui tentava di farla sentire a suo agio, e lentamente la guidó verso il letto, mentre tornava a baciarla sulle labbra.
Una volta lasciata stendere sul letto, le sfiló via il reggiseno e, lei, anche un pó impacciata, lo aiutó e lo gettó a terra senza badare molto a ció che facesse in quel momento; lasciava che la passione la guidasse, che lui facesse col suo corpo quello che voleva.
Tentó di mascherare l'imbarazzo di essere mezza nuda tra le sue forti braccia, baciandolo con passione e passando una mano nei suoi capelli.
Fabio cominció lentamente a sfilarle via la mutandina, e lei gli stringeva forte la mano, intrecciandola alla sua.
I due erano ormai nudi l'uno sull'altra, i loro corpi si toccavano e Fabio impazziva dalla voglia di toccarla e baciarla per tutta la notte.
Mentre la baciava lungo il collo, e lei inclinava il capo all'indietro, lentamente si fece spazio tra le sue gambe vellutate e ad agio cominció a penetrarla
Ad un certo punto, il ragazzo si fermó e alzó lo sguardo verso Francis che teneva gli occhi chiusi ma non trattenne una lacrima che le scivolava lungo la guancia destra.
Fabio si era fermato perché aveva capito che la ragazza era inviolata, pura, vergine.
I suoi occhi erano sbarrati in un'espressione sconcertata, incredula. 
Lei tentó di controllare le sue emozioni e riaprendo gli occhi gli sorrise commossa.
Lo accarezzó su una guancia dolcemente e stringendogli una mano gli sussurró:
- Non farmi male...
Fabio quasi si commosse, aveva anche lui le farfalle allo stomaco in quel momento.
Era emozionato ed onorato dal gesto della ragazza.
Sentiva che ormai se ne era innamorato, e mai avrebbe potuto fare qualcosa che lei non avrebbe voluto fare.
Le diede un dolcissimo bacio sulle labbra, mentre teneva stretta la sua mano, lentamente mosse il suo bacino e tornó a penetrarla con delicatezza.
La sensazione che provó Francis era indescrivibile: un misto tra gioia e dolore, ma un dolore meraviglioso che sapeva provenisse dal ragazzo di cui si era perdutamente innamorata, tanto da concedergli sé stessa.
Passata la fase iniziale, la ragazza cominció ad essere sempre meno impacciata e prendendo coraggio inizió anche lei a lasciarsi andare a quei movimenti, a quei tocchi e a ricambiarli lentamente.
La sua mano sul dorso del ragazzo scivoló fino in basso, e ad un certo punto lui l'aiutó a porsi in una posizione differente e a portarla sul suo corpo.
A quel punto lei smise di baciarlo sulle labbra e osó scivolare con le proprie labbra sul suo petto, lentamente e dolcemente.
Le mani del ragazzo investigavano sul corpo di lei e gli sembrava di impazzire di piacere ad ogni suo movimento o tocco di labbra.
Lui credeva di riuscire piú a fernarsi, temeva di non riuscire piú a rinunciare a lei, a quel corpo.
Le diede un leggero morso dettato dalla passione sulle sue soffici e carnose labbra, quando sentiva la sua lingua intrecciarsi con quella della ragazza, cominciava a credere di impazzire di piacere. 
Fran si lasció andare a leggeri gemiti di piacere mentre lui continuava a penetrarla con tutta la delicatezza possibile.
Non voleva farle alcun male, voleva semplicemente amarla.
Ricoprí il suo seno di baci, di accennati tocchi di lingua e carezze.
Francis avvolta tra le braccia del ragazzo si sentiva in paradiso, credeva di non poter correre nessun pericolo lí, in quel momento, tutto era perfetto magico.
Essere con lui, nuda, sul suo corpo, le faceva provare sensazioni nuove mai provate prima.
Non credeva di potersi sentire cosí, lui faceva sentire il corpo della ragazza come qualcosa di diverso, come qualcosa di nuovo.
Persero la cognizione del tempo, e di tutto il resto.
C'erano soltanto loro illuminati dal barlume debole delle candele sparse per la camera e il grande balcone della terrazza spalancato, che peró donava loro la giusta privacy grazie agli alberi e alla natura che circondava quella casa.
[...]
Fabio teneva fra le sue braccia la ragazza che poggiava la testa sul suo petto e riusciva a sentire il suono dei suoi battiti del cuore.
Lui le accarezzava un braccio e lungo il suo fianco sinistro, mentre lei ad occhi chiusi le toccava leggermente il petto, cercando di mettere a fuoco ció che era appena terminato.
- Perché non me l'hai detto?
Le domandó il ragazzo con tono basso, ancora stupito dalla cosa.
Francis capí a cosa si stesse riferendo il ragazzo e provó un leggero imbarazzo, ma tentó comunque di rispondergli in maniera piú sincera possibile:
- Avevo paura... Temevo di non interessarti piú se te l'avessi detto...
A quelle parole Fabio si alzó leggermente sullo schienale del letto e la guardó incredulo:
- Come puoi pensare una cosa simile?
Le sorrise dolcemente emozionato.
- Per me... É stato un grande onore. Non andavo mai all'idea che tu fossi...
- Una verginella?
- Pura come la tua anima...
La ragazza si emozionó a quelle belle parole e mascheró un accenno di lacrimazione dandogli un bacio.
- Non potevo chiedere di meglio per la mia prima volta. Era tutto perfetto... Tu sei perfetto...
- Lui le accarezzó una guancia dolcemente e le sorrise guardandola. negli occhi:
- Facevo bene a chiamarti ragazzina allora...
Fran sbottó in una risatina mista tra il divertito e l'offesa.
Voleva alzarsi e spintonarlo scherzosamente, ma lui la teneva bloccata tra le sue braccia, ridendo divertito.
- Eddai, ragazzina, non ti arrabbiare o ti spunteranno le prime rughe e diventerai bruttissima.
A quel punto tu sarai già nonno!
- Ahahah vieni qui scugnizza!
Fabio la travolse in un abbraccio e tornó a baciarla ancora.
I due passarono cosí l'intera notte: ognuno tra le braccia dell'altro sperando che quella notte non avesse piú fine.

 

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Capitolo 9
*** ● Segreti & Scommesse ● ***


Il giorno seguente, Fran si risveglió tra le braccia di Fabio e credeva di vivere un sogno ad occhi aperti.
Le ci vollero alcuni secondi per rendersi conto che tutto ció che era successo la sera precedente, non era stato un sogno, ma tutto vero.
Restó immobile, non voleva svegliarlo, non voleva rovinare uel momento, voleva goderselo fino in fondo.
Passó svariati minuti a ripensare a tutto quello che era successo, e ancora non riusciva a credere che fosse successo davvero.
Si sentiva strana, diversa...
Ma proprio quando era immersa in quei suoi intimi pensieri, lui cominció a muoversi lentamente e ad accarezzarle il braccio mentre la stringeva leggermente a sé. 
Tentó di guardarla e lei alzó lo sguardo verso di lui e abbozzó un sorriso.
- Ciao...
- Ragazzina... Eri sveglia?
- N-o.. No... Dormivo.
Fabio si alzó leggermente poggiandosi allo schienale del letto.
- Ti ho sentita andare in bagno stanotte. Stai... Stai bene? É... Tutto ok?
Per la prima volta il ragazzo risultava un po' impacciato e nervoso; probabilmente temeva che la ragazza avesse riscontrato qualche problema dopo la sua prima notte con un ragazzo.
Lei gli sorrise cercando di mascherare l'imbarazzo, ma trovava la preoccupazione del ragazzo molto dolce.
- Sto bene, non preoccuparti per me...
Si avvicinó alle sue labbra e gliele bació leggermente.
- Sono stata molto bene con te...
- Anche io... É stata una delle serate piú belle della mia vita.
Lei era cosí felice di sentire che la cosa valesse anche per lui che sfoggió un enorme sorriso e tornó a baciarlo. 
La sua mano tornó a scivolare sul corpo di lei e i due si concessero un altro momento di intimità e di dolcezza, baciandosi e toccandosi senza mai voler smettere.
[...]
Trascorsero l'intera mattinata insieme, a fare colazione, poi per pranzo, Fran volle tornare a casa da Emma.
Raccontó tutto all'amica, evitando di scendere nei particolari.
Emma era contentissa per l'amica, ma aveva un brutto presentimento su Fabio che peró non disse all'amica, non voleva rovinare quel momento che stava vivendo.
Era da anni che non la vedeva cosí felice e serena con sé stessa.
Probabilmente non l'aveva mai vista cosí bene, tranne nei momenti in cui ballavano.
Passarono settimane e nonostante gli impegni professionali, Fabio riusciva a tornare da Fran per qualche sera e stare insieme a lei. 
I due avevano sempre più attimi d'intimità, di felicitá insieme, ma non erano continui.
Passarono due mesi: il primo mese Fran e Fabio si erano visti e sentiti anche se con lunghi giorni di assenza da parti del ragazzo. 
Ma nel secondo mese trascorso, Fabio era letteralmente sparito.
Stava per arrivare l'autunno, era quasi ottobre e Francis era tornata la ragazza a pezzi di un tempo.
Emma le tentava tutte per far riprendere l'amica: l'unica cosa che l'aiutava era la loro scuola di ballo, ma anche lí Fran non riusciva a smettere di pensare al ragazzo che sembrava svanito nel nulla.
Se avevano aperto quella scuola era merito suo, lui le aveva aiutate moltissimo, ma ora sembrava essersi dimenticato di loro, di Lei, di Francis.
La scuola aveva iniziato bene: c'erano molti iscritti e il sogno di Emma cominciava a prendere forma.
Le cose in famiglia di Francis sembravano essersi calmate, spesso e volentieri andava a far loro visita e si vedeva spesso col fratello Luigi, che per un certo periodo di tempo era tornato a vivere nel suo appartamento lí a parma, che in passato aveva prestato a Fran e ad Emma.
Tra Luigi e l'amica della sorella, pareva esserci del tenero, ma Emma non aveva mai voluto sbilanciarsi piú di tanto, perché le creava problemi uscire col fratello della sua migliore amica, anche se quest'ultima ne era entusiasta.
Una sera aveva accettato di uscire con lui e andare a ballare al locale di Lucas, solo se l'amica Francis fosse venuta con loro e avrebbe smesso di essere depressa a causa di Fabio, che ormai era andato.
La ragazza aveva chiesto discrezione ad Emma, sperando che non facesse parola col fratello della sua storia con Fabio: non voleva apparire debole come una stupida ragazzina innamorata, ai suoi occhi.
Emma non disse nulla a Luigi, ma il ragazzo da fratello preoccupato, vedendo la sorella cosí giú di morale, le chiedeva se c'entrasse qualche ragazzo. 
Emma si limitó a fargli capire che quella pista non era del tutto errata, ma non aggiunse altro per tener fede alla parola data all'amica.
[...]
Quella sera, Emma e Luigi erano seduti al bancone del locale, mentre Francis si concedeva una sigaretta fuori.
Ad un certo punto si avvicinó a loro Marco, uno dei barman del locale:
- Buonasera...
E rivolse uno sguardo sinistro a Luigi, non sapendo chi fosse, ma fu infastidito nel vederlo con Emma, la quale notó il tono formale e strano del ragazzo e cosí accigliata lo guardó curiosamente:
- Heilá Marco! Come va? Ti presento Luigi...
Marco continuava a fissarlo mentre puliva un bicchiere con uno straccio.
Luigi non fece alcun caso all'atteggiamento strano del ragazzo ed educatamente gli porse la mano in segno di saluto:
- Molto piacere.
Emma vedendo che Marco continuava ad essere strano e scostante, aggiunse:
- É il fratello di Francis...
Sentendo quelle parole, il ragazzo tornó quasi sulla terra, cercando di rimediare al suo tono brusco r distaccato:
- Molto piacere...
Mise via lo straccio e poggió il bicchiere sul bancone e strinse la mano al ragazzo.
- Non immaginavo fossi il fratello di Fran...
A quel punto guardó Emma, mentre stringeva ancora la mano al ragazzo:
- Credevo fosse il tuo ragazzo di turno...
Emma sbiancó a quelle parole e fu come se le fosse caduto un masso sulla testa. 
Luigi visibilmente sorpreso, ma anche divertito, si voltó in direzione della ragazza che intanto era diventata minuscola:
- Il tuo ragazzo di turno eh?
- No.. N-non badare a ció che dice Marco, ah ah lui esagera sempre ah ah ah
Cercó di ridere in modo credibile ma fallí spudoratamente:
- Sai come sono i barman, la scusa di servire tanto alcool tra una portata e un altra si scolano litri di alcolici e poi s'immaginano chissá cosa... Ah ah ah
Marco corrugó lo sguardo confuso dalle parole della ragazza e la guardó in modo strano, mentre Emma cercava di fargli segno di andarsene e smetterla di dire cavolate.
Intanto Luigi se la rideva.
- Ahahah tranquilla,non sono mai stato un tipo geloso io... Comunque per me un Martini alla menta, grazie...
Emma cercó di apparire disinvolta e dimenticare quel siparietto e ordinó anche lei da bere:
- Anche per me, grazie!
Luigi la guardó sorridendole con leggera malizia.
Marco spostava lo sguardo da lei a lui e notando quei sorrisini e quegli sguardi ambigui, se ne infastidiva inspiegabilmente.
- Subito!
Il barman cominció a preparare da bere ai ragazzi dinnanzi ai loro occhi e attaccó a chiacchierare col fratello di Fran:
- Allora sei tu il fratello di Fran? Mi ha parlato spesso di te...in realtá parla di te quasi con tutti: ti adora!
Il ragazzo abbozzó un leggero sorrise e alzó lo sguardo verso Luigi che appariva molto felice per quello che gli stava raccontando il ragazzo:
- Oh davvero? Beh dire che l'adoro anch'io e riduttivo.
- Ci credo... Ció l'amore tra un fratello e una sorella é qualcosa di unico...
- Infatti... Tu hai sorelle? Sembri un esperto a riguardo o sbaglio?
- No, infatti, ho due sorelle piú piccole: una ha 14 anni e una quasi 17.
- Oh beh allora puoi capirmi benissimo.
Gli sorrise cordialmente Luigi, poi continuó a parlare:
- Tu sei di Parma?
- Sí, non si sente dall'accento? 
I due cominciarono a ridere, mentre Emma se ne stava seduta a fissarli, cominciando a sentirsi quasi di troppo. 
- Tu hai un accento strano, ma credo che tu sia Napoletano come Fran...
- Sí, siamo Napoletani...
- Caspita peró Parma ha avuto più napoletani in questo periodo che in tanti anni che ci vivo...
- A sí? Chi c'é stato di noto?
- Beh tra i vari clienti di passaggio, c'era anche il calciatore del Parma... Ex ormai... Cannavaro.
- Ah giusto, Fabio Cannavaro, é andato con l'Inter quest'anno?
Il cuore di Emma quasi si fermó a quelle parole. Cominciava a temere il peggio, temeva che Marco potesse lasciarsi sfuggire qualcosa di troppo...
- Sí esatto...
Rispose Marco meravigliato, poi proseguí parlando:
- Sei appassionato di calcio?
- Diciamo che lo seguo un po' di piú ultimamente, perché mio padre é intenzionato ad entrare nel mondo degli affari del pallone... Comunque non sapevo che frequentasse questo tipo di locali, Cannavaro... A quanto ne so é impegnato, sposato, non so se ricordo bene.
In quello stesso istante le facce di Emma e Marco quasi diventarono bianche dallo stupore.
Emma aveva quasi gli occhi fuori dalle orbite e non riusciva a dire una parola. 
Marco invece sembrava nascondesse qualcosa.
- S...Sí... Credo di sí non lo so. Ora scusatemi ho molto lavoro da sbrigare, passate una buona serata.
Il ragazzo di liquidó velocemente e non ebbe il coraggio di guardare Emma, che era ancora pietrificata dopo quello che aveva sentito.
Luigi notó il mutamento plateale d'espressione dei due, e accigliato non riusciva a capire cosa fosse successo. 
Salutó il ragazzo che intanto era sparito in fretta, e si voltó verso Emma:
- Hey... É tutto ok? É successo qualcosa? Ti senti bene?
Emma soltanto dopo alcuni secondi riuscí a parlare.
- Si... Sto bene... Scusami torno subito...
Disse in un tono assorto nei suoi pensieri e subito andó alla ricerca di Marco, che intanto si era dileguato all'altro lato del bancone.
- Cos'é questa storia? Tu lo sapevi?
Gli urló contro Emma, mentre Marco cercava di calmarla, afferrandola per le braccia per tenerla calma.
- Lasciami! Dimmi, é vero? Quel bastardo ha una famiglia? Parla! Rispondimi!
Marco spaventato la guardava intimorito e non sapeva cosa dirle.
- Io... Non...
- Rispondi ti ho detto! Tu lo sapevi? LO SAPEVI E NON HAI DETTO NIENTE? 
Emma urlava senza controllo quasi col sangue agli occhi, Marco cercó di spiegarsi e sperava di calmarla:
- Io non ne sapevo nulla ti giuro, Emma, devi credimi! L'ho saputo un paio di settimane fa quando ho sentito parlare Lucas con dei ragazzi....
- LUCAS?
Sbottó stupita Emma:
- Quali ragazzi? Cos'hai sentito?
- Ecco ero al turno di notte e chiuso il locale ero rimasto a pulire e mentre portavo delle casse nel magazzino, dal finestrone ho sentito Lucas che fuori dal locale parlava con questi due ragazzi e diceva
"Ho perso una scommessa con Cannavaro, gli devo 3.000 euro..."
- E gli altri dicevano:
"Di che scommessa si tratta?"
- E lui ridendo rispose:
"Avevamo scommesso che se fosse riuscito a far cadere ai suoi piedi una ragazzina tutto pepe e difficile da conquistare, gli avrei dato 3.000 euro, e cosí lui ha accettato la proposta e per divertimento ha cominciato a provarci con questa, che inizialmente era duretta, ma poi é caduta come una pera cotta..."
Marco riportó le parole esatte del DJ proprietario del locale nonché suo datore di lavoro.
- Poi continuó dicendo che il calciatore era sposato da anni e che aveva due figlia, ma che la ragazza era allo scuro di tutto. Nemmeno io ne sapevo niente, Emma, devi cre...
La ragazza era rimasta pietrificata da quel racconto, 
Dentro aveva una gran voglia di ucciderli, ma notó sul volto di Marco un'espressione ancora piú scioccata, mentre guardava qualcosa alle sue spalle, ed Emma d'istinto si voltó e si trovó davanti Francis.
La ragazza aveva sentito tutto e aveva gli occhi colmi di lacrime e rosso sangue. 
Era sul pinto di esplodere ed Emma quasi si schiantó dalla paura che l'amica potesse fare un gesto folle.
Tentó di dirle qualcosa, ma Fran si allontanó immediatamente dai due e si fece spazio tra la folla, spintonando violentemente chiunque si trovasse davanti.
Come una furia impazzita salí sulla postazione di Lucas che ignaro di tutto, continuava a mixare canzoni.
Emma e Narco la rincorsero ma non abbastanza velocemente.
Francis una volta arrivata su in postazione di Lucas, gli si avvicinó, il DJ allo scuro di tutto le sorrise sorpreso di vederla lí, credendo che fosse andata lí per salutarlo:
- Hey Fran...
Le sorrise, ma il suo sorriso si tramutó subito in un espressione scioccante non appena vide la ragazza avvicinarsi alla sua postazione da DJ e scaraventó tutta la sua postazione da Disc Jockey giú frantumandogliela in mille pezzi.
Fortunatamente non colpí nessuno nel locale, ma a quel punto tutto il locale si congeló da quel gesto folle della ragazza che ormai era fuori controllo.
- Che cazzo fai? Sei diventata completamente pazza?
Le urló contro Lucas totalmente scioccato mentre si affavviava a vedere tutta la sua attrezzatura distrutta al piano inferiore.
Francis restó a qualche metro di distanza da lui, Emma e Marco cercarono di frenare la sua ira andandole incontro ma la ragazza avanzó verso il DJ e cominció a sputargli veleno contro:
- Credevi che non l'avrei scoperto? Eh bastardo? Adesso fatti ripagare il danno con i vostri schifosissimi soldi della scommessa!
Fran perse il controllo di sé stessa e si precipitó verso quel verme e lo colpí violentemente con un pugno; fu cosí forte da fargli cadere un dente.
Quando la ragazza vide il DJ, che credeva essere suo amico, ritolare a terra e sputare un dente assieme al sangue, lo guardó con disprezzo e disgusto:
- Prova a pagarti un dente nuovo con un'altra merdosa scommessa!
Dopo quelle parole la giovane si voltó e corse via da quel locale: dimenticandosi di suo fratello e spintonando via Emma e Marco che avevano tentato di fermarla in tutti i modi.
[...]
Francis fu come destata violentemente da un sogno: aveva giá passato quasi due mesi senza sapere che fine avesse fatto il ragazzo di cui si era perdutamente innamorata, facendosi mille problemi, quasi incolpandosi sul fatto che fosse sparito, credendo di essere stata lei la colpevole di qualcosa.
Ora le era tutto chiaro, ogni pezzo del puzzle entrava nel suo tassello: tutte quelle volte che era sparito, tutto quel mistero, tutto quel non voler raccontare nulla su di sé: ora le era tutto limpido.
Il ragazzo non aveva fatto altro che prendersi il gioco di lei, illudendola e ammaliandola a modo proprio, per riuscire a portarsela a letto e vincere una misera scommessa.
Si sentiva a pezzi, si sentiva una sciocca stupida ragazzina che era riuscita a farsi ingannare da un ragazzo qualunque.
Corse via dal locale, corse via il piú velocemente possibile.
L'appartamento di luigi non era lontanissimo, e se avesse corso con tutte le sue forze, sarebbe riuscita ad arrivarci il più presto possibile.
[...]
Non sa quanto tempo impiegó per raggiungere casa di suo fratello, aveva la mente annebbiata da un solo ed unico pensiero fisso.
Arrivata a casa, cercó in tutta fretta le chiavi della sua moto per poi uscire di nuovo e andare a prenderla.
[...]
Salí in sella alla sua moto e cominció a sgommare per le strade di Parma.
Si diresse al massimo della velocità in quella casa che mesi a dietro era stato il rifugio dei suoi sogni, la casa che lui l'aveva dipinta come la casa del suo amico Gigi, portiere della squadra.
A quel punto cominciava a credere che anche quella fosse stata una bugia, che quella forse era in realtá cosa sua.
Riuscí a ricordare la strada per arrivare a quella villa, ma una volta arrivata sul posto: tutto era chiuso e spento. 
Non vi era neppure un'auto parcheggiata nel garage, nulla, nemmeno una traccia di nulla.
Sembrava una vila disabitata.
Disperata, Francis scese dalla moto e cominció ad urlare disperata e a dare calci a quel maledetto cancello, iniziando a piangere inconsolabilmente.
Odia quel ragazzo, odiava quello che aveva osato farle, odiava la persona che fino a ieri credeva essere l'amore della sua vita e che oggi si era rivelato un bastardo senza cuore.
 

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Capitolo 10
*** ● Il Buio ● ***


Luigi ed Emma erano andati alla ricerca di Fran dopo quello che era successo al locale di Lucas, seguiti da Marco che si sentiva in qualche modo responsabile.
I ragazzi andarono a casa sperando di trovarla lí, ma Emma notó che le chiavi della moto di Fran erano sparite, e cosí capí che la ragazza era andata da qualche parte.
Luigi pretendeva una spiegazione dai ragazzi, sul perché la sorella si fosse comportata in quel modo folle nel locale, ma Emma tentava di trovare una scusa plausibile a tutto quel casino e mantenere la parola data all'amica di non raccontare nulla della storia di Fabio, al fratello.
[...]
- Sono suo fratello, Emma, ho il diritto di sapere cosa le sia successo!
Luigi teneva gli occhi puntati sulla ragazza, quasi spazientito e visibilmente turbato e preoccupato.
La ragazza si trovava tra due fuochi e non sapeva cosa dire per calmarlo, a quel punto del tutto inaspettatamente, intervenne Marco che raccontó una mezza verità a Luigi:
- Quel DJ é il proprietario del locale, nonché mio datore di lavoro e ho saputo che ha rubato dei soldi a Fran tramite un prestito... Cioé non gliel'ha piú dati e cosí lei si é incazzata e...
Marco stava improvvisando su quella storia e cominciava a balbettare preso dal panico. 
Emma lo guardó stupefatto, lieta del fatto che fosse intervenuto proprio quando stava per cedere nel raccontargli la veritá. 
Ma a quel punto Luigi lo interruppe visibilmente sconcertato:
- Che cosa? Francis non é il tipo che fa queste cose per dei soldi...
Marco non seppe cosa inventarsi, Luigi aveva colpito nel segno, anche lui sapeva bene che Fran non era legata ai soldi e che forse la sua scusa cominciava a non reggere, cosí intervenne fugace Emma che tentó di continuare su quella linea:
- S-Sí... Ma quei soldi le servivano per aprire la scuola di ballo mia e sua e cosí lei...
Improvvisamente si udí un rumore di chiavi che giravano nella serratura della porta di casa: era Francis che tornava a casa.
La ragazza aveva un'aria distrutta, sguardo basso e vestiti mal ridotti.
Indossava un jeans largo, con una t-shirt bianca coperta da un giubbino di jeans, i capelli che prima erano legati in una coda alta, ora erano sciolti e disordinati.
Luigi le andó incontro preoccupatissimo, ma sollevato di vederla sana e salva:
- Fran!! Stai bene?
Fran guardó Emma che non riuscí a dirle nulla, ma si scambiarono uno sguardo eloquente, mentre Luigi la travolse in un abbraccio, stringendola forte a sé.
- Non sai lo spavento che ci hai fatto prendere! Dai vieni ti preparo qualcosa di caldo da bere.
Fran seguí il fratello in soggiorno senza dire una parola, sembrava sotto shock, e fece come le aveva chiesto: si mise seduta sul divano e lui si affrettó ad andare in cucina a prepararle una tisana che potesse calmarla.
Emma si sedette accanto all'amica e accarezzandole il volto le scostó i capelli dal volto.
- Tranquilla... Non sa la verità...
A quelle parole, Fran spostó lo sguardo verso di lei, ed Emma ebbe una fitta al cuore nel vedere quegli occhi distrutti e senz'espressione dell'amica... Erano come privi di alcuna emozione.
Emma non trattenne le lacrime e la travolse in un abbraccio tacito che esprimeva tutto.
Marco era in piedi accanto alle rgazze, e le osservava visibilmente dispiaciuto.
Francis travolta dall'abbraccio di Emma, non mosse un muscolo, ad eccezione degli occhi, che si alzarono in direzione di Marco.
- Perché lui é qui?
Pronunció con voce roca e debole la ragazza, Emma sciolse quell'abbraccio e asciugandosi le lacrime con una mano, le rispose cercando di tenere sotto controllo le sue emozioni:
- Era preoccupato per te, Fran...
- Lui sapeva tutto...
La interruppe Francis sempre con meno espressione nel volto.
Emma a quel punto non sapeva cosa dirle, ma Marco intervenne mettendosi a sedere accanto a lei e le prese la mano destra:
- L'ho saputo pochi giorni fa, Fran... Non sapevo come dirtelo, non volevo che ti riducessi in questo stato... Scusami ti prego... Io non...
Francis si voltó a guardarlo, ma non disse una parola, era quasi come assente da quella conversazione, che fu interrotta dal ritorno di Luigi che portava con sé un vassoio con delle tazze contenenti una tisana calda.
Ne porse subito una tazza alla sorella e poggió il restante delle tazze nel vassoio, poggiandolo sul tavolino a pochi centimetri dal divano.
- Ecco, piccola, bevi...
Si mise a sede accanto a lei e le accarezzava i capelli dolcemente come un padre in pena per la propria figlia, dopo he aveva subito un brutto spavento.
Sospiró preoccupato e la guardó mentre cominciava a bere un sorso dalla tazza.
- Va un po' meglio?
La prese per mano e tentava di farsi guardare dritto negli occhi, ma gli occhi della sorella erano come spenti.
- Perché non mi avete parlato della scuola? Vi avrei aiutato io... Quel miserabile resterà un fallito, non pensare ai soldi... 
Francis non capiva di cosa suo fratello stesse parlando, cosí rivolse uno sguardo accigliato ad Emma e poi a Marco, che impacciato non sapeva cosa dire a riguardo.
Cosí Emma prese parola e guardó l'amica cominciando a parlare tentando di risultare abbastanza credibile:
- Sí, Fran... abbiamo dovuto dirgli la verità. Luigi é tuo fratello, merita di sapere... Gli abbiamo detto del prestito che hai fatto a quel DJ e...
- ...Che non te li ha piú ridati! Un vero bastardo, sí! Credo che mi licenzieró per questo!
Intervenne Marco leggermente gasato dal voler risultare a tutti i costi credibile, ma peggiorava solo le cose. 
Luigi gli rivolse uno sguardo accigliato e confuso:
- Ma tu quanti anni hai?
Marco si stupí di quella domanda un po' fuori luogo e guardó Luigi visibilmente stupito:
- Io? ...ehm... Io ho 20 anni...
Dopodiché acciglió vistosamente lo sguardo e guardó Luigi incuriosito:
- Perché?
- Immaginavo...
Commentó Luigi, poi continuó con le domande al ragazzo che tentava di non risultare troppo impacciato e sott'osservazione:
- E dimmi... Oltre a lavorare come Barman studi?
- Ehm... No, in veritá no. Ma cerco di pagarmi l'affitto del mio appartamento, vorrei cambiare lavoro, ma non si trova di meglio...
Mentre i due parlavano, Emma li osservava confusa, sembrava stessero facendo due chiacchiere al Bar, ma il momento non era quello adatto.
- Uhm... Beh magari se davvero vuoi cambiare lavoro e ti servono soldi, potrei procurarti io un lavoro. Ti sono grato per quello che hai fatto per mia sorella. Sei un bravo ragazzo, l'ho capito da quando hai cominciato a parlarmi delle tue sorelle.
Marco ne rimase impressionato, non sapeva cosa dire, ma a quel punto intervenne Francis che posando la tazza vuota nel vassoio, si alzó dal divano.
- Ho bisogno di una doccia, scusatemi...
Pronunció sempre con lo stesso tono di voce spento e roco.
Emma si alzó e la seguí. 
- Vengo con te, ti aiuto ...
Francis non disse una parola e si diresse in bagno con l'amica, mentre Luigi e Marco restarono lí ad aspettarle.
[...]
Emma aiutó Francis a spogliarsi di quei vestiti, e intanto aprí il getto d'acqua calda della doccia.
- Dove sei stata? Fortuna che Luigi non si é accorto di nulla...
La ragazza metteva via i vestiti, mentre Fran si guardava allo specchio nuda, quasi si vergognava di quel suo corpo ormai violato da quell'uomo che aveva creduto fosse quello giusto.
Si toccó le braccia e chinó il capo in un leggero pianto, ripensando al modo in cui quel verme l'aveva toccata e a come si era sentita felice tra le sue braccia, quando in realtà la stava soltanto ingannando.
Emma voltandosi verso di lei, notó quella scena e le andó incontro cercando di calmarla.
- Oh tesoro... Non fare cosí, ci sono io qui con te... Adesso datti una rinfrescata, tutto passerá, te lo garantisco. 
Francis non se lo fece ripetere, e lentamente entró in doccia.
[...]
Quella notte, Emma dormí accanto a Fran, non voleva lasciarla sola.
La teneva abbracciata sul suo petto accarezzandole dolcemente i capelli, provando di tenerla calma e cercare di farla dormire il prima possibile.
Francis aveva gli occhi persi nel vuoto, bagnati di lacrime che non riusciva a controllare:
- Credevo fosse un bravo ragazzo... Si era preoccupato per me, quella notte...
Pronunciava quelle parole con tristezza e con un filo di voce, mentre Emma le accarezzava i capelli e l'ascoltava parlare.
- Lo sentivo, sentivo che cercava con tutto sé stesso di non farmi del male. Sentivo che mi stava amando in quel momento. Mi toccava come se fossi una porcellana delicata, mi guardava negli occhi fino ad entrarmi nell'anima...
Emma non trattenne le lacrime e cominció tacitamente a piangere a quelle parole. La stringeva a sé e la lasciava sfogarsi.
- Quelle mani sul mio corpo le sentivo giuste, sentivo che era lui quello che volevo. Mi sentivo pronta ed amata... Ha fatto tanto per me, mi ha sempre rispettata, ha finanziato la nostra scuola, era il ragazzo perfetto. Perché mentire? Perché fare tutto questo solo per 3.000 euro? Lui vive nel lusso, che bisogno aveva di fingere cosí bene per tre pidocchi?
Emma non trattenne le parole che le uscirono di bocca incontrollabilmente:
- Perché gli uomini fanno schifo...
Francis tacque per qualche secondo, poi con tono lieve, disse:
- É sposato... Ha una moglie e due figli...due...
Emma avrebbe volentieri fatto a pezzi quel bastardo con le proprie mani, aveva sempre visto qualcosa di strano in quel ragazzo, non le era mai piaciuto... ma cercó di tenere la rabbia sotto controllo e consolare la sua amica, fino a che entrambe non caddero in un sonno profondo l'una nelle braccia dell'altra.
[...]
Probabilmente senza l'aiuto di Emma, Francis non ce l'avrebbe fatta da sola a superare quei mesi.
Era arrivato il natale e dopo quasi tre mesi, la ragazza sembrava essersi lentamente ripresa, anche se aveva dei problemi di salute nelle ultime settimane.
Inspiegabilmente passava ore a vomitare nel bagno di casa o in quello della loro scuola di ballo.
Emma preoccupata per le sorti dell'amica, decise di trascinarla da un dottore, anche se Francis odiasse gli ospedali.
Una sera del 23 dicembre, uscirono dalla scuola di ballo a bordo dell'auto di Emma, la serata era forse la piú fredda dell'anno, c'era perfino la nebbia, nonostante non fossero neppure le sette di sera. 
Francis era diventata pelle ed ossa, molto pallida e con enormi occhiaie violacee sotto gli occhi.
Emma era in auto che suonava il clacson della sua Mini Cooper e incitava l'amica a sbrigarsi ad entrare in macchina, prima che cominciasse a piovere.
- Diamine che freddo polare!
Disse Emma mentre si strofinava le mani, voltandosi verso Francis che lentamente era entrata in auto e aveva chiuso la portiera.
- Per qualsiasi cosa, c'é un sacchetto ai lati del tuo sportello, se proprio non resisti, vomita pure lí dentro. Vedrai che non é niente. Cercheró di fare il più in fretta possibile per raggiungere l'ospedale.
- No. Non correre Emms. C'é un tempo di merda... Andiamo a casa ti prego...
- No, Frans... Abbiamo giá rimandato troppo... Ti daranno qualcosa e starai meglio, vedrai.
Francis con tono nauseato e debole, cercava di contraddire l'amica con le poche forze che aveva.
- Non voglio passare il Natale in ospedale...
- Non lo trascorrerai in ospedale, vedrai. Adesso smettila di parlare e allaccia la cintura.
[...]
La strada per l'ospedale era lunga, e il tempo peggiorava sempre piú.
Il cielo era ormai nero colmo di nuvole, un acquazzone stava per arrivare e la nebbia non cessava di calare lungo la steada. Si vedeva ben poco, Francis era stremata distesa sul sediolino, Emma preoccupata sempre piú accelerava anche se aveva delle difficoltá nel vedere la strada, ma il timore che l'amica stesse peggiorando, la incitava a darsi una mossa.
E fu proprio ad allora che qualcosa andó storto.
Emma perse il controllo dei freni dell'auto che sull'asfalto bagnato cominció a sbandare e andó a schiantarsi contro un muro che non aveva minimamente visto e che sembró essere sbucato dal nulla.
Successe tutto in un attimo: l'auto si capovolse e violentemente si schiantó sull'asfalto e lentamente andó a fuoco.
Una luce abbaglió la vista di Francis che si risveglió col petto rivolto sull'asfalto e il sangue che le scendeva lungo la fronte e le gambe neppure riusciva a sentirle.
Era volata fuori dall'auto e con lei anche Emma.
Emma si trovava a pochi passi di distanza da Francis e non si muoveva.
Francis ebbe l'istinto di allungarsi verso di lei, ma aveva dolori ovunque.
Provó lentamente a trascinarsi verso il corpo dell'amica che aveva il volto rivolto verso di lei a pancia all'aria.
Le ferite sul corpo di Emma erano spaventosamente gravi, aveva litri di sangue che le fuoriuscivano da una grossa ferita all'altezza del ventre e dalla testa.
Frencis disperata cercó di farle riprendere conoscenza tentando di chiamarla con quel filo di voce che le era rimasta in gola.
- No!! Emma!
La voce di Francis quasi non si sentiva per quanto fosse bassa e lieve.
La ragazza provava a scuotere il corpo immobile di Emma.
- Emma...E...
Nulla. La ragazza non si muoveva. 
Francis trovó la forza di raggiungere il suo corpo strusciandosi ull'asfalto con tutte le poche forze che le erano rimaste, e andó a mettersi accanto all'amica col volto poggiato sul suo petto e cercó di afferrare una sua mano.
Emma non respirava piú. Francis non sentiva più il proprio corpo, il sangue le scorreva lungo tutto il volto, mentre tentava di piangere disperata, ma riservó le forze per lasciarsi morire accanto all'amica e fu in quel momento che perse i sensi restando abbracciata ad Emma sull'asfalto macchiato di sangue e con l'auto capovolta a pochi metri di distanza che andava a fuoco, e in quel momento una violenta pioggia si abbatté su quel massacro.
[...]
Francis si ritrovó in una sala bianca assieme ad Emma che si dava una sistemata ai pantaloni della tuta, alzandosi una gamba del pantalone, tenendola stretta con un laccio, come faceva ogni volta prima di un'esibizione.
- Avanti Fran! Sbrigati ad entrare in scena! Tocca a te ballare!
Francis era confusa e in lacrime.
- Non balleró senza di te!
Emma si avvicinó a lei e le prese le mani, stringendogliele forti.
- E invece tu lo farai! Tu devi continuare a ballare! Rendi la gente felice quando balli! Rendi me felice ed orgogliosa di essere stata la tua amica!
- No! Noi dovevano farlo insieme! Senza di te non sono niente!
- E invece sei tanto! Io non mi muoveró da qui, guarda...
A quel punto Emma si mise accanto all'amica poggiando una mano sulla sua spalla destra, e le sorrise col suo sorriso bianchissimo e il suo dolce volto illuminato dai suoi enormi occhi azzurri, che la guardavano dolcemente.
Francis cominció a piangere, restando immobile a guardarla.
- Smettila di piangere o cominceró a farti male...
Francis sorrise tra le lacrime, cercando di trattenersi, ma non riusciva a smettere di piangere, cosí Emma si avvicinó a lei e le premette due mani sul petto violentemente.
- Ce lo hai voluto tu!
A quel punto Francis fu come invasa da delle violente scariche elettriche per tutto il corpo.
Quando Emma smise, Fran la guardó a bocca aperta:
- Ahi... Ma sei impazzita?
- Vivi!
Le urló Emma mentre sorridendo le si avvicinó di nuovo e le premette le mani sul petto con molta piú violenza di prima: e Francis fu travolta da un'altra e violenta scossa elettrica.
- Non smettere di vivere!
Le urlava Emma che continuava a darle scosse elettriche mentre svaniva man mano dinnanzi ai suoi occhi.
Francis disperata tentava di fermarla, di non perderla, ma l'amica sparí dalla sua vista e improvvisamente le scosse elettriche cominciarono a farsi piú forti e reali.
- Libera!
Si sentiva una voce rimbombare nella sua testa.
- Ancora! Ancora! Ci siamo quasi! Avanti! Il polso riprende a battere! Libera!
Francis riprese conoscenza, era su una barella tutta fasciata sulla testa e in vari punti del corpo, mentre osservava dei dottori che tutti attorno tentavano di tenerla in vita in ogni modo possibile.
- Ha ripreso conoscenza! Presto! Presto!
Una nebbia cominció ad offuscarle la vista e lentamente si fece tutto buio.
[...]
Non sa come, ma quando riaprí gli occhi, si ritrovó in un letto di ospedale con un lavaggio nel braccio e la testa fasciata.
Provó a muovere una mano, e lentamente ci riuscí.
Un'infermiera si trovava accanto a lei proprio in quel momento, che controllava il suo battito cardiaco.
Non appena questa vide la ragazza muoversi lentamente, corse a chiamare i dottori, e dal finestrone della camera, vide la sua famiglia che cominciava ad urlare di gioia e a piangere.
Suo padre stringeva forte in un abbraccio sua madre che teneva per mano Luigi il quale si lasció andare ad un pianto commovente anche lui.
Valentina fu travolta da un abbraccio disperato di Edoardo e tutti cominciarono a tirare un sospiro di sollievo mentre vedevano la loro cara riprendere conoscenza.
Si lasciarono andare a dei pianti misti tra gioia e dolore, tutti, nessuno escluso, ma Francis non ebbe la forza di tenere lo sguardo su di loro.
Guardó il soffitto e cominció a piangere distesa e immobile su quel letto. 
Le lacrime le bagnarono il volto, non riusciva a smettere.
Ricordava tutto: ricordava lo schianto con l'auto, ricordava la sua miglior'amica distesa accanto a lei ricoperta di sangue in un corpo privo di vita; ricorda anche le sue parole in quel sogno: "vivi"
Vivere... Le sembrava inutile e insensato, non poteva farlo senza l'unica persona al mondo che riusciva a darle forza e supporto.
Si voltó a fissare la sua spalla destra, con la speranza di ritrovarla lí, dove aveva promesso che sarebbe stata per lei.
Ma non c'era. 
Emma era morta e lei non aveva più niente.
Un dottore entró nella camera e si avvicinó a lei controllandole il polso e tutti i valori nel macchinario accanto al suo letto.
L'uomo di mezza età e brizzolato, sorrise lieto di vederla in buone condizioni:
- É un miracolo che lei sia ancora viva, signorina De Laurentiis. L'incidente é stato terribile...
Il medico fece una pausa e abbassó lo sguardo cercando di trovare le parole adatte per dirle qualcosa che sapeva già:
- La sua amica non ce l'ha fatta... Mi dispiace moltissimo, le abbiamo tentate tutte ma era già morta quando siamo arrivati sul posto.
Francis chiuse gli occhi lasciando cadere le lacrime lungo il suo volto.
Poi sentí il dottore continuare:
- C'é un'altra cosa che deve sapere...
Francis si voltó nella direzione del dottore e riaprí gli occhi lentamente:
- Purtroppo non abbiamo potuto far nulla per il tuo bambino.
Quelle parole furono forti come un tuono.
Il suo bambino?
Il dottore notó lo shock sul volto della giovane ragazza e comprese che non ne sapeva nulla:
- Eri incinta di tre mesi... Ma purtroppo eri troppo debole per poter salvare anche lui... Non diró nulla ai tuoi familiari se non vorrai.
A quel punto Francis cominció ad urlare disperata, piangendo irrefrenabilmente, il dottore cercó di tenerla calma, ma la ragazza inizió a strappar via dalle proprie braccia i vari tubi e lavaggi che aveva nelle vene, voleva morire.
Il dottore con l'aiuto di altri medici ed infermieri che intervennero in aiuto, riuscí ad iniettarle un calmante che man mano riuscí a fare effetto e a farla addormentare.
[...] 
Trascorsero tre settimane dall'incidente, e Francis fu rimessa dall'ospedale.
"É un miracolo"
Continuavano a ripetere i dottori e tutti quelli intorno a lei, come se fosse stato un vero miracolo che lei fosse sopravvissuta a quel tragico incidente senza restarne paralizzata o addirittura morta, mentre la sua amica e il suo bambino non ce l'avevano fatta.
Cosa c'era di miracoloso in tutto quello?
La ragazza perse dieci chili, non mangiava o parlava con nessuno dal giorno dell'incidente.
Si stava consumando lentamente, cacciando tutte le lacrime che il suo corpo possedeva.
Voleva soltanto Emma, voleva raggiungerla, nient'altro.
I genitori la portarono con loro nella loro casa di Napoli vicino al mare, cercando in tutti i modi di farla riprendere, ma la ragazza continuava a non voler mangiare o parlare. 
Il padre pensó che forse l'aiuto di uno psicologo potesse aiutarla, ma sembró inutile anche l'intervento di un esperto. Francis alle sedute si presentava ma non pronunciava parola.
Un giorno, Valentina decise di portarla con sé a fare due passi alla villa comunale di Napoli che era a due passi dal mare, sapendo quanto il mare facesse star bene sua sorella.
Francis sembrava un corpo senza anima, seguí la sorella andando alla villa, fece tutto ció che le fu chiesto ma senza un briciolo di entusiasmo.
Pareva essere diventata un robot, privo di emozioni.
L'unica cosa che riuscí a destare la sua attenzione quel giorno, fu la visione di una bambina che giocava nella villa.
Avrà avuto poco piú di tre anni, era molto piccola, ma aveva dei capelli neri lisci raccolti in due codini che le scivolavano sulle spalle e due grandi occhi azzurri.
Quella piccola bambina le ricordó Emma...
Francis si avvicinó a quella bambina e le accarezzó dolcemente una guancia mentre cominció a piangere.
La piccola restó immobile a fissarla, e inaspettatamente, le prese la mano, mentre Francis restava in ginocchio dinnanzi a lei, non trattenendo le lacrime.
La piccola le sorrise timidamente, e fu come se Emma si fosse reincarnata in quella bambina che anch'ella si era commossa nel vedere quella ragazza piangere.
Valentina si avvicinó alla madre della bambina e la rassicuró su sua sorella, raccontandole per sommi capi che stava attraversando un brutto periodo e che non aveva motivo di preoccuparsi.
[...]
Ci fu un processo per mettere in chiaro gli avvenimenti dell'incidente avvenuto poco meno di un mese fa.
Francis risultó ovviamente innocente e fu sollevata da ogni tipo di accusa, dato che non era lei alla guida del veicolo. Il processo si chiuse con la sentenza di incidente per cause accidentali ed inevitabili. 
Un banale incidente d'auto.
[...]
Francis non tornó mai piú a Parma, la scuola fu chiusa e tutto il ricavato della vendita della struttura fu donato alla famiglia di Emma, sotto volontà di Francis.
La ragazza non volle partecipare ai funerali, ritenendoli insostenibili.
Lei e la madre della giovane ragazza restarono a casa Senese per tutto il giorno, entrambe distrutte da un dolore incolmabile.
La famiglia De Laurentiis si era offerta di pagare tutte le spese della cerimonia funebre comprese di posto privato al cimitero della città di Nascita della ragazza, Napoli.
[...]
Il nuovo anno arrivó e passate altre settimane, Frencis prese una decisione che volle comunicare alla propria famiglia.
Era un venerdí sera, tutta la famiglia De Laurentiis era riunita a tavola per cena. 
Nessuno dei componenti della famiglia si era mosso da quella casa, restando accanto alla loro amata.
Francis per la prima volta dopo tanto tempo, cominció a toccare cibo volontariamente.
La madre commossa, lanció uno sguardo al marito che aveva anch'egli notato il lieto evento.
I tre fratelli erano seduti e osservavano la piú piccola della famiglia, ritornare a toccare cibo di sua volontá, senza essere costretta ad assumere lo stretto necessario per sopravvivere.
- C'é una decisione che ho preso e che voglio comunicarvi...
Esclamó con tono roco, di punto in bianco Francis, mentre riponeva il cucchiaio accanto al piatto e si ripuliva le labbra col tovagliolo.
Mamma Jaqueline con occhi stupiti guardó la figlia e impaziente le chiese spiegazioni, mentre tutti tacquero restando a guardarla meravigliati.
- Certo tesoro, di che si tratta?
Francis si guardó intorno, lanciando uno sguardo ad ognuno di loro, per poi soffermarsi in quello del padre, che moriva lentamente nel vedere gli occhi della propria figlia spenti e senz'anima.
- Ho deciso di arruolarmi nell'esercito militare Americano.
Il gelo piombó nella stanza, a quelle parole. 
Nessuno osó parlare, la madre restó allibita e il padre con sguardo severo guardava la figlia.
- Che cosa hai detto?
Esclamó Aurelio sconcertato.
- Ho preso questa decisione accuratamente, non sopporterei di essere ostacolata. Sono determinata nel farlo, e spero che rispetterete questa mia scelta.
- Ma tesoro... L'esercito è pericoloso...
Disse in tono allarmante la madre, al ché Francis alzó lo sguardo verso la donna:
- Sono sopravvissuta ad un tragico incidente d'auto, non ho piú paura di nulla, ormai.
Pronunció con tono calmo e privo di emozioni, Francis, mentre guardava sua madre provando a trasmetterle determinazione, ma ormai i suoi occhi erano vuoti.
- Se ne puó riparlare...
Disse in tono frettoloso Aurelio, cercando di cambiare argomento; ma Francis lo interruppe.
- É giá tutto pronto. Ho comprato il biglietto aereo online, e ho personalmente parlato col generale per telefono. Sono disposti ad un incontro. Non avró bisogno di alcun denaro.
A quel punto la famiglia andó in panico e Luigi intervení, guardando la sorella.
- Ma Fran... Pensaci bene. Non puoi prendere una decisione cosí importante senza consultarci prima...
Francis si voltó a guardarlo e senza manifestare alcun tipo di emozione, gli rispose freddamente:
- Mi dispiace, ma é la mia vita e questa é la mia decisione. Non ho alcuna intenzione di cambiarla. 
A quel punto la ragazza si alzó dalla sedia e ripose il fazzoletto sul tavolo.
- Adesso se volete scusarmi, ho delle ultime cose da preparare prima della partenza.
Francis si allontanó dalla sala da pranzo e andó via, lasciando l'intera famiglia congelata per quella notizia inaspettata.

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Capitolo 11
*** ● Soldier ● ***


Francis era determinata nell'entrare nell'esercito Americano.
Aveva scelto l'esercito Statunitense per restare il più lontano possibile dall'Italia e dalla sua famiglia.
Non avrebbe mai creduto di poter prendere una decisione simile, ma le sembrava l'unica via di fuga da quell'inferno che stava vivendo. 
Dopo la morte di Emma, aveva desiderato di raggiungerla, ma sapeva che non era quello che avrebbe voluto la sua amica.
Quel sogno in cui Emma la incitava a restare in vita e a vivere a pieno ogni suo giorno, la tormentava ogni notte.
In un sogno recente aveva promesso ad Emma che non si sarebbe tolta la vita, e cosí prese la decisione di entrare nell'esercito: luogo in cui la morte sarebbe potuta arrivare involontariamente senza essere pianificata.
Francis peró non pensava più soltanto alla morte, chiedeva solitudine totale, voleva allontanarsi da casa, dalla sua famiglia, dalla sua città: voleva allontanarsi da tutte quelle cose che avrebbero potuto ricordarle Emma.
Avrebbe smesso di ballare, si sarebbe arruolata e chissà, forse dopo i 4 anni avrebbe prolungato la sua permanenza nell'esercito e sarebbe andata in missione da qualche parte nel mondo.
Segretamente alla famiglia, si era interessata a come fare per entrare nell'USA Army, via internet, e fortunatamente riuscí anche a parlare col generale dell'armata della Louisiana: il generale Smith che aveva acconsentito ad un incontro.
Doveva presentarsi nella caserma della Georgia il 3 gennaio 2003, cosí partí per gli stati uniti il 2 gennaio assieme al fratello Luigi e a suo padre che si dirigevano a Los Angeles per affari.
[...]
- Dovrai fare il cambio a New York
Francis era assorta nei suoi pensieri, mentre lei, suo fratello e suo padre erano già a bordo dell'aereo che da Roma sarebbe arrivato a New York nel giro di 8 ore e qualche minuto.
Luigi le porgeva il biglietto aereo che l'avrebbe portata da New York fino in Georgia.
La ragazza era seduta accanto al finestrino, e distrattamente fissava l'esterno del veicolo, quando fu distratta dalle parole di suo fratello, al ché si voltó verso la sua direzione e lo guardó.
I suoi occhi non avevano piú luce, erano come spenti e inespressivi.
Luigi quando le parlava gli si bloccavano le parole in gola ogni volta che vedeva gli occhi della sorella ridotti in quello stato, sempre gonfi a causa delle innumerevoli lacrime versate in silenzio e in solitudine.
- Sí... Lo so. Grazie.
Gli disse provando ad abbozzargli un sorriso innaturale e prendendo il proprio biglietto dalle sue mani.
- Stai comoda? Vuoi un cuscino? Qualcosa?
Fran si voltó in direzione del fratello ancora una volta, con sguardo accigliato, quasi assorta: non capiva per quale motivo dovesse aver bisogno di un cuscino.
A quel punto, Aurelio li raggiunse, viaggiavano in prima classe e l'uomo aveva un giornale sotto braccio, indossava un vestito nero elegante.
- Volete bere qualcosa?
Aurelio aveva l'aria visibilmente turbata, non era d'accordo sulla decisione della figlia, ma non poteva o non voleva contraddirla.
Anche se gli sarebbe costato molto starle lontano, sperava che quell'esperienza l'avrebbe aiutata a star meglio.
Francis si sforzava di rispondergli in tono normale, ma risultava sempre assente.
- Mh?
Domandó distratta, mentre alzava il suo sguardo verso il padre, che preso da un attimo di rabbia, non le ripeté l'offerta e si mise a sedere.
- Lasciamo perdere...
La ragazza poco se ne curó e tornó a guardare fuori dal finestrino.
Quel giorno, Francis, indossava un pantalone di jeans scuro con un maglioncino di lana a collo alto bianco. I capelli raccolti in una specie di chignon malfatto.
Luigi cercava di calmare il padre che si arrese e offrí un giornale al figlio.
[...]
Il viaggio fu lungo: Aurelio e Luigi trascorsero le ore di volo leggendo giornali, parlando di affari e di finanze e mangiando il pranzo servito dalla compagnia aerea.
Francis invece dormí per tutto il tempo, raggomitolata su sé stessa.
Ad un certo punto, peró, Luigi, sotto invito di suo padre, provó a svegliarla per farle mangiare qualcosa.
- Hey... Fran... Francis...
La ragazza sperava con tutte le sue forze di risvegliarsi nel suo appartamento di Parma con Emma che le urlava di alzarsi per andare in palestra, ma sfortunatamente non fu cosí.
Riaprí gli occhi lentamente e si rimise a sedere composta.
- Siamo giá arrivati?
A quel punto intervenne suo padre che si chinó in avanti per guardarla.
- Mancano altre 3 ore. Mangia qualcosa. 
La guardó intensamente e col cuore infranto, la supplicó:
- Perfavore...
Luigi si voltó a sorriderle dolcemente e la invitó a fare come diceva il padre, scherzando con le posate mimandole una sorta di balletto:
- Avanti ti abbiamo aspettato, non puoi rinunciare ad un pranzetto con tuo padre e tuo fratello su un aereo.
Fran riuscí a sfoggiare un timido sorriso e si mise a sedere comoda afferrando le posate da mano al fratello.
Aurelio sorrise a quella scenetta, anche se era profondamente rattristato nell'animo.
- Non potrei resistere...
Tentó di scherzarci su, anche se l'unica cosa che avrebbe voluto fare per tutta la durata del viaggio era dormire; ma non voleva dare un dispiacere ai suoi cari.
Si sforzó di mangiare almeno tutta l'intera prima portata, ma ad un certo punto non volle piú sforzarsi di mangiare e si rannicchió nuovamente su sé stessa per tentare di riaddormentarsi:
- Poggiati su di me, vieni qui...
Luigi allargó un braccio per ospitare la sorella sul suo petto ed abbracciarla tenendola stretta sé.
La ragazza abbozzó un sorriso, intenerendosi e si lasció cullare tra le braccia del fratello.
[...]
Arrivati all'aereoporto internazionale di New York, Fran salutó suo padre e suo fratello prima di prendere l'atro aereo che l'avrebbe condotta in Georgia per il colloquio con il generale.
- Perderó l'aereo...
Disse Francis mentre veniva stritolata da un abbraccio da parte del papà che non aveva la forza di lasciarla andare.
- Prometti di chiamarci appena sei in hotel!
Luigi le parlava in tono autorevole, mentre l'abbracciava, dopo che il padre aveva avuto il coraggio di sciogliere quell'abbraccio.
- Sei sicura di quello che fai?
Pronunció il padre con aria triste, lei si voltó a guardarlo e acconsentí con il capo, dopodiché afferró la sua unica valigia e si allontanó dai due senza dire una parola, e questo fece ancora più male ai due uomini che restarono a guardarla sparire tra la folla in quell'immenso aeroporto.
[...]
Dopo qualche ora d'aereo, Francis arrivó in Georgia ed alloggió in un Hotel non distante dalla caserma.
Arrivata in camera sua disfó la valigia cacciando il talleur che avrebbe indossato il giorno seguente per il colloquio col generale.
Gonna lunga nera, camicetta bianca e giacca dello stesso colore della gonna.
Poggió il tutto su una sedia e andó a farsi una doccia.
Cercó di pensare il meno possibile e concentrarsi solo sul suo prossimo avvenire, provó a rilassarsi durate una doccia bollente: nonostante avesse dirmito durante i viaggio, era molto stanca.
Subito dopo la doccia, ancora avvolta nell'asciugamano, andó a distendersi sul letto. 
La sua mente cominció a vagare tra i ricordi del passato, inevitabilmente cominció a ricordare a lei, ad Emma, a quando tutte e due erano in una camera d'albergo simile a quella, qualche anno fa a Los Angeles per un audizione.
[...]
- Questi cuscini sono favolosi! Credo che lo porteró via con me...
- Fran stai scherzando? Rubare?
- Hey... Per i soldi che abbiamo sborsato per allogiare qui, un regalino ci é dovuto! Dai rilassati Emms! Sai quanti furti avvengono negli alberghi ogni giorno?
- Sai quante persone vanno in galera per furto ogni giorno?
- Mmmh... Forse fifty fifty 
- Gné Gné non sei simpatica!
- Ah no? E quello lí cos'é? Vedo un sorriso nascosto sotto i tuoi baffetti...
- Io non ho i baffi!!!
- Guarda che non basta farsi la ceretta una volta l'anno per non farli ricrescere, sai?
A quel punto Emma sbottó in una smorfia di shock causatale da quelle false parole e cominció a lanciare cuscini verso Francis, che scoppió a ridere divertita.
- Come osi??? Ah sí? Vuoi i cuscini? Eccoteli qui!!!
- Dai ahahaha smettila Emms! Donna baffuta sempre piaciuta!!!
- Ti pentirai di avermi dato della baffuta!!!
[...]
La mente di Francis tornó a rivivere quella guerra di cuscini tra lei e la sua migliore amica, e un lieve sorriso le si formó sulle labbra, mentre delle lacrime cominciarono a rigarle il volto incontrollabilmente.
Si addormentó lí ancora con l'asciugamano addosso dopo la diccia.
Il giorno seguente, per sua fortuna, andarono a svegliarla quelli dell'hotel, come aveva richiesto la sera prima.
Erano le sei del mattino e con molta fretta si preparó per uscire.
Era meravigliosamente bella con quel talleur e i capelli raccolti in una pettinatura semplice, come uno chignon ma che le davano un'aria di classe.
Non un'enozione marcava il suo volto, era molto seria e concentrata sul colloquio che avrebbe sostenuto da lí a breve.
La caserma era enorme sul color rossastro e con un grande cancello nero di ferro molto ben rifinito.
Fu accolta da degli ufficiali molto giovani, che non le staccarono gli occhi di dosso, ma lei neppure ci fece caso.
La condussero nello studio del generale Smith che le andó incontro per stringerle la mano.
Fu stupito dalla stretta di mano della ragazza che fu forte e decisa, non se l'aspettava nel vederla cosí bella e signorile.
- Si accomodi! Voi potete andare.
I due sottoufficiali fecero un saluto militare e si congedarono.
Francis si sedette difronte alla scrivania del Generale che prese posto dietro di essa.
La stanza era ricoperta di onoreficenze, quadri aventi laurea, e riconoscimenti vari: stemmi, medaglie, brevetti e un enorme bandiera americana sul retro assieme a quella dei vari stemmi dell'Army degli USA.
L'atmosfera era molto pesante e professionale, proprio quello che cercava la ragazza, senza distrazioni o emozioni alcune.
- Dunque, ho letto il suo curriculum e mi sono permesso di informarmi sulla sua vita personale, soprattutto per quanto riguarda la sua fedina penale e... Abbiamo riscontrato qualche intoppo.
Sul volto di Francis non passó alcuna emozione, la ragazza era seria e tranquilla alle parole del generale.
- Sono crimini di alcun calore. Robe da ragazzini, non credo che possano influire sul mio inserimento nell'accademia. 
La ragazza con busto eretto, parlava da vera donna, nonostante la sua giovanissima etá. 
Sapeva quello che voleva, e non si sarebbe arresa facilmente per ottenerlo.
Il generale prese parola mentre maneggiava dei fascicoli tra le mani.
- Sicuramente é cosí signorina De Laurentiis, nessuno la sta accusando di alcunché.
- Allora non vedo dove sia l'intoppo signor generale.
- Effettivamente... Rileggendo i fascicoli dei mandati Italiani posso appurare che non ce ne sono.
- Eccellente!
- Lei é giovanissima, deduco che sia diplomata.
- Esattamente.
- In cosa precisamente?
- Lingue.
- Bene. Cosí sa parlare qualche lingua? Vedo già con piacere che parla perfettamente l'inglese...
- Parlo correttamente Inglese, Spagnolo, Italiano, Francese, Portoghese e un po' di Tedesco e Russo. Avrei intenzione di continuare i miei studi durante i miei anni di permanenza in caserma.
- Eccezionale! E in cosa vorrebbe specializzarsi? In lingue?
- In legge.
Pronunció con un tono determinato e serio la ragazza.
- Se mi é concesso, posso chiederle come mai questa facoltá?
- Non si sa mai. Nella vita ci si puó sempre avere bisogno di un buon avvocato, no?
Il generale abbozzó un sorriso semiserio a quelle parole, lasciando intendere che concordava con lei.
- Devo annunciarle peró che non é in questa caserma che alloggerà, ma in quella di San Diego in California. É una caserma prettamente femminile. Lei ha qualche referenza particolare?
- Referenza del tipo atletico intende?
- Esattamente. É specializzata in qualcosa?
- Beh...
Francis ci pensó su per qualche secondo, posando lo sguardo nel vuoto.
- So correre.
- Come, scusi?
Il generale si straní credendo che la giovane fosse poco seria, ma Francis continuó affermando la sua versione.
- Sí. Sono esperta nella corsa. Sono molto veloce.
- Mh... 
Esclamó in tono pensante il generale Smith, poi continuó:
- Di questo ne parlerà col generale Mitchell di San Diego, ma posso giá darle il benvenuto tra noi signorina De Laurentiis.
Francis si alzó in piedi e con busto eretto gli strinse nuovamente la mano; dopodiché si congedó dal generale e lasció fu scortata nuovamente dagli stessi due sottoufficiali fino al cortile, dove l'aspettava un taxi.
Francis stavolta notó gli sguardi impertinenti dei due soldati, e prima di salire a bordo del taxi li fermó prima che andassero via.
- Signori! Scusate...
Al ché i due sorprendentemente si voltarono verso la donna, sempre mantenendo una postura impeccabile.
- Sissignora?
- Da quanto tempo é che non vedete una donna? 
I due volevano sparire all'istante e si guardarono con visibile imbarazzo.
- Buon anno nuovo, signori.
Disse Fran salendo a bordo del taxi leggermente conpiaciuta e lasció la caserma.
[...]
Fran riuscí ad entrare nel USA army femminile di San Diego e cominció subito il suo addestramento, altalenando gli allenamenti con gli studi di legge.
Era entrata in quel mondo, priva di alcuna distrazione o qualunque cosa che potesse portarle alla memoria ricordi dolorosi, anche se la notte era sola con i suoi pensieri che tentava di affogare col sonno o con gli studi.

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Capitolo 12
*** ● Incontri Dal Futuro ● ***


La vita nell'esercito era più dura di quanto immaginasse.
Erano trascorsi due anni da quando vi era entrata, eppure sembrava essere ancora il primo giorno, probabilmente perché le cose da allora non erano cambiate; eccezion fatta per i suoi studi e il suo nuovo taglio di capelli: aveva deciso di tagliare i capelli in un taglio corto, molto mascolino ma che continuava a renderla bella grazie al suo splendido volto che la faceva star bene con ogni tipo di taglio.
La vita di Fran si svolgeva sempre allo stesso modo: mattina sveglia all'alba, si allenava e studiava.
Il tenente Rose Connor si occupava di far loro da sveglia con metodi per nulla delicati e gentili.
Fran dormiva in una camera al secondo piano del terzo dormitorio. La struttura della caserma era enorme e comprendeva cinque dormitori con la capienza di ben 30 soldati donna ciascuno.
Non aveva legato con nessuno in particolare, era sempre stata un tipo solitario, eccezion fatta per Emma; ma in quegli anni non aveva alcuna intenzione di allargare la sua cerchia di amicizie, dopo il trauma che aveva subito con la scomparsa della sua più cara amica.
Non si poteva dire lo stesso delle "nemiche", quelle non venivano mai a mancarle.
C'era un gruppo di 4 ragazze, arruolate nello stesso periodo in cui si era arruolata Fran, che pareva non simpatizzare per lei.
Queste avevano un aspetto e uno stile molto più mascolino e robusto di lei. 
Pareva che non sopportassero la ragazza solo dal suo esterno, dato che non avevano mai avuto modo di fare la sua conoscenza, come nessun altro d'altronde.
Queste 4 ragazze cercavano di rendere la sua vita impossibile, come se non lo fosse giá. 
Durante gli allenamenti non mancava mai modo o occasione per procurarle una frattura a qualche arto del corpo o addirittura qualche ferita procuratale o a mani nude per un combattimento corpo a corpo (facente sempre parte dell'addestramento) o con le armi.
Non erano mai arrivate ad una rissa vera e propria al di fuori dell'addestramento, anche perché Fran sembrava essere diventata un'altra persona: a differenza dei suoi comportamenti passati, adesso cercava in ogni modo di evitare risse o problemi vari, se riceveva un pugno di troppo, o le veniva fatto del male di proposito durante l'addestramento da una di quelle ragazze: non rispondeva mai alla violenza con altra violenza.
Si limitava a ritirarsi in infermeria senza neppure degnarle di uno sguardo sinistro.
Era come un corpo vuoto, privo di nervi, di emozioni; quasi come se, se le stesse cercando, come se davvero volesse essere fatta del male.
[...]
Il suo interesse maggiore oltre all'addestramento erano gli studi di legge.
Essendo in America, studiava la legislazione Americana, ma per conto proprio dava un occhio anche a quella Italiana.
Suo fratello Edoardo le spediva dei libri universitari che si procurava lui stesso per la sorella, facendoglieli recapitare sin dentro la caserma.
[...]
All'interno della caserma arrivavano professori da tutte le università del paese per far sostenere gli esami ai soldati che avevano scelto di intraprendere gli studi universitari.
Francis veva sostenuto già 20 esami in due anni, per un totale di 30 esami, più la tesi finale. 
Era a buon punto e ogni volta che dava un esame, il professore di turno si complimentava con lei per la sua eccellente preparazione.
Ormai la testa della giovane ragazza appena ventenne, era occupata solo da studi di diritto e legislativi.
La notte era l'unico momento in cui peró questi pensieri l'abbandonavano, per far spazio ai ricordi.
Ricordi dolorosi, sempre e unicamente legati a lei: ad Emma.
Per quanto cercasse di non pensarci, era inevitabile.
Lo psicologo della caserma la teneva sotto terapia per un totale di due ore a seduta per due volte a settimana.
Gli psicologi erano parte integrante dell'addestramento militare, ma era l'unica cosa, oltre alla mensa, in cui Francis non sembrava brillare in quanto a partecipazione.
La ragazza parlava poco, nonostante i dottori si sforzassero di farla aprire per tentare di aiutarla a superare il suo dramma, percependo dal suo comportamento tacito e schivo, che ci fosse qualcosa che non andasse in lei, ma senza saperne davvero la causa.
[...]
Una mattina come le altre, le ragazze furono condotte nel cortile n 9 dove si tenevano lezioni di ginnastica del corpo per facilitare delle eventuali missioni all'aperto.
Vi era un percorso ad ostacoli tutto dritto per un totale di 60 metri piú uno spazio libero alla fine, delimitato da delle strisce lunghe per un percorso di 100 metri di corsa libera.
L'addestramento comprendeva il trasporto di 30 chili di pesi addosso con un giubbotto imbottito di piombo da dover indossare da sopra la divisa.
Le 30 soldato donna erano disposte in fila di tre per dieci con la "Warrant Officers" (Maresciallo) Edna Miller che dettava loro le regole per quel nuovo addestramento, con voce forte e chiara:
- Signore! Oggi vi mostreremo come affrontare il percorso a corsa ostacolata. Questo potrà tornarvi utile in missione se sarete in un campo minato con qualche corpo di un civile ferito che tenterete di portare in salvo!!
Tutte le ragazze soldato, non superavano i 25 anni. Erano tutte molto alte, la media andava dal metro e 70 ai due metri, corporatura massiccia, poco femminile, con muscoli ben definiti e quasi tutte con capelli corti. 
Tutte indossavano una tuta militare chiusa da dei bottoni che partivano dal ventre in su, e un berretto dello stesso colore sul capo.
Pancia in dentro, petto in fuori e mani incrociate dietro la schiena con sguardo fisso in un qualsiasi punto dinnanzi a loro., ma mai incrociavano quello dell'ufficiale.
L'ufficiale Miller era affiancato da due sottoufficiali, donna anche loro, che tenevano un di quei giubbotti ciascuno tra le mani e lo mostravano ai soldati, mentre la Miller continuava con la sua spiegazione dell'addestramento odierno:
- Siccome siamo a corto di corpi, simuleremo il peso che avrete addosso con questi giubbotti!
Alla pseudo battutina della Miller alcuni soldati e le due sottoufficiali si lasciarono scappare un sorrisetto, ma la maggior parte dei presenti non osó cambiare espressione, rimanendo seria e concentrata, tra questi vi era anche Francis.
Lei assieme ad altre tre ragazze erano le più magre del gruppo e le più 'spaventate' per quella prova.
Francis appariva tranquilla e concentrata, mentre assisteva assieme alle altre alla dimostrazione delle sottoufficiali.
Dopodiché la Miller chiamó a coppie due soldati a caso e dava loro i giubbotti imbottiti di 30 chili di piombo.
Le prime ragazze sembrarono faticare molto per completare quel percorso, come anche le successive; quando giunse il turno di Francis, la Miller chiamó lei e una delle quattro ragazze che non nutriva una forte simpatia nei suoi confronti:
- De Laurentiis!! Brown!! 
Le due fecero un passo in avanti, restando nella solita postura eretta e sguardo ben concentrato.
Brown era un armadio di ragazza: molto muscolosa, alta un metro e novanta, viso con lineamenti marcati e capelli corti biondi.
Ella si voltó in direzione di Francis e con un sorriso beffardo le rivolse un'occhiata sinistra, mentre la Miller era di spalle per prendere loro i giubbotti; Francis non mosse un muscolo, ignorando quello sguardo e restando concentrata sull'allenamento.
- Ce la farà peso piuma ad arrivare viva alla fine di questa prova?
Pronuncó in tono basso, Brown con ironia facendole il verso, mentre tutte le altre restanti si guardarono e risero con lei, tranne alcune che guardarono e compatirono Francis.
Non appena la Miller fu di ritorno con i giubbotti, Brown tornó ad assumere una postura eretta e impeccabile:
- Ricordate che potrete rinunciare al proseguimento del percorso in ogni momento, ma sappiate che questo comporterá l'aumento dell'allenameno serale con 70 giri di capo. Tenete a mente che domani cominceranno per voi i 3 giorni di licenza, ed é meglio per voi se sarete riposati per reincontrare i vostri cari. Perció fossi in voi ci penserei due volte prima di arrendervi. Vi auguro buona fortuna!
Miller guardó Francis intensamente lasciando intendere che fosse rivolto a lei in particolare quell'avvertimento, piuttosto che alla Brown, che apparentemente sembrava non correre alcun pericolo di non riuscire a farcela.
Francis con sguardo determinato in un punto nel vuoto, rispose alla Miller con voce decisa, accompagnata dalla Brown:
- SISSIGNORA!!!
A quel punto indossarono i giubbotti, e Francis sentiva come una pressione che la portava quasi a cadere al suolo, ma non voleva fare la figura della debole, voleva dimostrare a tutte, soprattutto a sé stessa di potercela fare.
Brown leggeva sul suo volto lo sforzo, e se la rideva sotto i baffi mentre lei appariva del tutto a suo agio con 30 chili addosso.
- In posizione!!!!
L'ufficiale Miller cominció a cronometrare il suo orologio, mentre le due si posizionarono in fila di due lungo il percorso.
- VIA!!!
Il tempo scattó assieme alle due che cominciarono a correre più velocemente possibile.
Francis partí con lentezza rispetto a Brown che sembrava un razzo, ma non se ne curó, voleva preservare le energie per i 100 metri di corsa finali, sperando che la Brown venisse meno proprio in quel momento.
A metá percorso peró, Francis cominció a rallentare, iniziando a non farcela piú, ma ecco che a quel punto alcune sue colleghe cominciarono ad incitarla a non arrendersi e a continuare la corsa.
Francis se ne stupí piacevolmente e raccimoló tutte le forze per continuare a correre.
La Miller restó a fissarla segretamente sperando che la ragazza non mollasse, si stupí anche la Brown quando si vide sorpassare da Francis nei 100 metri di corsa finale, dove lei aveva previsto che la sua rivale sarebbe venuta meno di energie, essendo partita come un razzo.
Francis arrivó prima e gettó subito via quel giubbotto a terra, esausta e arrabbiata forse perché si era sforzata troppo per farcela.
Avevano impiegato qualche svariato minuto e aveva ottenuto qualche secondo di vantaggio sulla Brown, che arrivó distrutta e seconda al traguardo.
- Riponete i giubbotti, signore!!!
Ammoní con tono severo la Miller.
Le due fecero come le era stato imposto e tornarono in fila.
Fran aveva gli occhi di tutte puntati addosso, molte si complimentarono con lei, ma Brown non ci stava a fare la figura della perdente ed espresse un commento acido, guardando con provocazione la ragazza che la ignorava:
- Tutta fortuna. Non riuscirebbe a rifarlo!
Fran spostó lo sguardo altrove fissando un punto dinnanzi a sè, tentando di non darle corda.
- Lasciala in pace, Brown!
Intervenne la più timida del gruppo a favore di Francis, che stupita da quel gesto, come tutte le altre, si voltó a guardarla.
La giovane in questione si chiamava Rebecca, aveva un fisico simile a quello di Fran, leggermente più in carne, ma non entrava nella categoria muscolose e massicce come le altre. Aveva una faccia d'angelo con capelli biondi lisci raccolti in una coda e grandi occhi castani.
- Cerchi rogne, Cooper?
- SILENZIO!!
Le ammoní la Miller riportando il silenzio tra le ragazze, tra cui vi fu solo uno scambio di sguardi loquaci.
[...]
L'allenamento continuó per tutta la mattinata finché non fu ora del pranzo e tutte le ragazze si recarono in mensa.
Brown si avvicinó a Fran che era seduta da sola ad un tavolo lontano dagli altri a consumare un pasto leggero, per conto proprio.
- Ti credi migliori delle altre con questa tua aria da cupa solitaria? Mh? Guardatela, si concede un pasto. Sembra quasi normale...
Fran tentó con tutta sé stessa di non abboccare a quella trappola, e la ignoró ancora una volta, ma inaspettatamente intervenne di nuovo quella giovane ragazza: Rebecca, che si avvicinó alle due con il suo vassoio contenente del cibo.
- Forse sei tu quella anormale, Brown! Perché non la lasci in pace? Non sta facendo nulla.
- É la seconda volta oggi che ti intrometti in affari che non sono tuoi, Reb!
Pronunció il suo nome avvicinandosi al volto della giovane a muso duro con atteggiamento provocante.
- Lasciala stare...
A sorpresa intervenne Francis che senza nemmeno guardarla, la fermó con la voce. Posó nel piatto il panino che stava mangiando e si diede una ripulita alle mani, mentre Brown con sguardo furioso si voltó verso di lei.
Fran si alzó dalla sedia e superó Cooper che la guardó con stupore. Fran fece un passo in avanti verso Brown:
- Se hai dei problemi con me, parliamone. Tieni gli altri fuori.
- Guardatela, ma allora parla la nostra lingua...
Esclamò con tono rabbioso la Brown mentre si avvicinava al volto di Fran che impassibile afferró la sua lattina di cocacola e bevve un sorso davanti ai suoi occhi, provocandola ulteriormente. Quel gesto Brown non lo gradí affatto tanto che sganció un pugno verso Fran, che fortunatamente riuscí a scansarlo con pronti riflessi e velocità.
L'orgoglio di Brown fu ferito nel profondo, e rabbiosa tentó ancora una volta di colpirla, ma fu anticipata da uno dei ganci destri di Francis che la colpirono sul suo occhio sinistro.
Brown rotoló a terra, ma la rissa fu fermata dall'intervento di altre guardie che portarono Francis nell'ufficio del Generale Mitchell.
[...]
- Soldato De Laurentiis, non abbiamo mai avuto problemi con lei di questo tipo in due anni che é con noi. Ne abbiamo avuti di altri tipi che ci preoccupavano non poco a causa del suo atteggiamento schivo e scostante dal resto del gruppo, ma oggi abbiamo ben chiaro che vi sono problemi all'interno di esso. Potrebbe spiegare il suo comportamento?
Francis era seduta sulla poltrona di fronte alla scrivania dietro la quale sedeva il generale.
Una donna tutta d'un pezzo, molto severa e professionale, avente sempre i capelli bruni raccolti in uno chignon basso e la divisa sempre impeccabile.
Francis tolse il berretto dal suo capo, come era educato fare in ambienti chiusi, passó una mano verso il suo ciuffo per rialzarli e renderli meno piatti. Sospiró quasi stufa di quella situazione, ricevendo peró uno sguardo contrariato da parte del generale:
- Questo colloquio è fuori luogo, Generale.
- Come, scusi?
- Ha capito bene. Tutti in questa caserma, lei compresa, sanno del modo in cui il soldato Brown si comporta nei miei riguardi da due anni a questa parte. Dovrebbe convocare lei, non me, dato che non ho mai mosso un ciglio, fino ad oggi alle sue provocazioni.
- E cosa le ha fatto perdere il controllo stavolta?
Francis si stupí di quella domanda, semplicemente perché non era certa della risposta da darle. Effettivamente neppure lei conosceva il motivo, o semplicemente preferiva non saperlo. 
Probabilmente l'intervento di Cooper e il modo in cui era stata trattata da Brown l'aveva infastidita, ma non voleva ammetterlo a sé stessa.
Non voleva ammettere che quella Cooper era riuscita a smuovere vibrazioni che da parecchio erano rimaste spente dentro di lei.
Vibrazioni che l'avevano sempre avvolta quando era con Emma o quando un debole veniva attaccato da un prepotente.
Stava bene da sola, conviveva pacificamente con la sua solitudine ormai da anni, e non aveva intenzione di cambiare le cose come stavano solo per un episodio insignificante; cosí mentí al Generale e a sé stessa. 
Si strinse nelle spalle tentando di trovare una risposta appropriata e disse con tono indifferente:
- Probabilmente ha influito il mio ciclo mestruale. Spesso e volentieri soffro di sbalzi d'umore quando sono nel mio periodo.
Il generale la guardó con sguardo contrariato e severo:
- La prego di essere seria, Soldato!
- Mai stata piú seria, signor Generale! Ora se qui abbiamo finito, ho dei studi a cui tornare.
Il generale tacque per qualche secondo, constatando che Fran non aveva mai creato problemi di quel genere e che al contrario si era sempre comportata da Soldato modello, portando avanti il suo addestramento assieme ai suoi studi. Cosí cambiando tono e alleggerendo il suo sguardo, le chiese:
- Come procedono i suoi esami? Mi hanno comunicato che non passa un esame senza la lode dei professori. Francis abbozzó un lieve sorriso a quelle parole del Generale e rispose senza alcuna presunzione:
- La ringrazio, Generale Mitchell. Spero di riuscire a laurearmi nei tempi stabiliti.
- Le faccio i miei migliori auguri. E spero vivamente di non vederla più in questo ufficio per motivi di rissa.
- Lo spero anch'io signor Generale!
Francis si alzó dalla sedia e portó la sua mano al capo per porle il saluto militare, poi fu congedata a lasciare lo studio.
Una volta fuori, vide camminarle incontro il soldato Cooper:
- De Laurentiis, volevo scusarmi con te per oggi.
Francis continuó a proseguire per la sua strada, seguita dalla ragazza, e le rispose senza rivolgerle lo sguardo:
- Di cosa ti scusi, Cooper? Non credo che sia tu quella che ha attaccato brighe con me in mensa...
Le disse mentre metteva il berretto sul capo.
Cooper dovette avanzare il passo per starle dietro e risponderle:
- Sí, ma é stata colpa mia se hai reagito e ti hanno portata qui. Mi dispiace.
La ragazza tentava di scusarsi come meglio poteva, ma Francis la interruppe sgarbatamente.
- Stammi bene a sentire, Cooper...
A quel punto si fermó e si voltó a guardarla negli occhi con sguardo gelido e distaccato, poi proseguí:
- Se sono intervenuta in tua difesa non significa che ora siamo amiche. Siamo dei soldati, é nella nostra natura correre in soccorso di chi ne ha bisogno. Tu lo hai fatto con me e io ho ricambiato il favore, fine della storia. Io torno nel mio dormitorio e tu nel tuo. Intesi?
Rebecca non si aspettava una risposta simile da parte della ragazza e ne rimase visibilmente male. Ma lo sguardo severo di Francis non mutó di un minimo. 
- Intesi...
Pronunció dispiaciuta Cooper tenendo ancora lo sguardo di Francis, anche se con difficoltà.
- Meraviglioso. Buona licenza, Soldato!
Le disse assumendo un tono distaccato e alto, portandosi una mano alla testa e porgendole il saluto militare per poi darle le spalle e ritirarsi nel suo dormitorio per studiare.
[...]
Il giorno seguente i soldati fecero le valige e lasciarono la caserma per i tre giorni di licenza.
Trovandosi a San Diego, la ragazza non era lontana da Los Angeles, cittá in cui viveva suo fratello Luigi.
Ma egli l'aveva anticipata ed era andato a prenderla fuori la caserma assieme a suo fratello Edoardo.
Fu una sorpresa inaspettata oltre che emozionante, non si vedevano da due anni.
I due fratelli quasi stentarono nel riconoscerla con quel nuovo taglio e qualche muscolo che si era formato sul corpicino magrolino della ragazza che la faceva apparire più in carne dall'ultima volta che l'avevano vista.
Francis indossava la divisa di congedo che comprendeva: pantalone verde militare a tinta unita, camicia bianca e una giacca dello stesso colore dei pantaloni, aventi delle spalline con delle frange color oro e alcune medaglie di riconoscimento all'altezza del petto sulla sinistra, é l'immancabile berretto sul capo.
Uscita dalla caserma vi era una breve discesa che portava sulla strada principale dove di fianco vi era un parcheggio libero, si sbottonó la camicetta e la giacca,, per restare più comoda, afferró la sua piccola valigia con la mano sinistra e cominció ad allontanarsi dalla caserma.
Incroció il cammino di Cooper distrattamente, la quale le rivolse uno sguardo penetrante, ma Francis ricambió con poco interesse per alcuni secondi, dopodiché fu distratta dalla visione di Luigi ed Edoardo che la stavano aspettando giú nel parcheggio poggiati alla loro grande auto nera metallizzata.
Fran non appena li vide scoppió di gioia e si lasció scappare un urlo di gioia mentre cominció a correre nella loro direzione, superando gli altri che mentre scendevano, si voltarono a guardarla.
I due fratelli si prepararono ad afferrarla tra le loro braccia e l'accolsero in un abbraccio caloroso sorridendole anche loro entusiasti di rivederla, sotto gli occhi degli altri soldati e dalle loro famiglie.
Dopo lunghi attimi racchiusi in quell'abbraccio, i tre si distaccarono e i due fratelli guardarono con stupore il cambiamento fisico di Fran, la quale restava a sorridergli, felice.
- Ma tu guardala! Abbiamo un terzo fratellino, Edo!
- L'abbiamo sempre sognato...
Edoardo gli dava corda, prendendosi beffa della ragazza che diede uno spintone ad entrambi, scherzosamente, ma un po' offesa.
- Ah.Ah simpaticoni...
- Perché non ti fai una bella cresta a questi capelli, eh fratellino?
Scherzó Edo, facendo sbottare in una risatina anche Luigi.
- Ma perché ci mettete cosí tanto a farla entrare in macchina?
Improvvisamente si aprí la portiera posteriore dell'auto e si vide uscire il padre.
Luigi ed Edo si voltarono furiosi scherzosamente verso il padre:
- Ma no!!! Papá doveva essere una sorpresa, daaaai!!!
- Eddai papá hai rovinato tutto!!
Si lamentarono all'unisono i due fratelli, ma Francis smise di prestare attenzione ai due fratelli e lasció cadere a terra la valigia per andare ad abbracciare il padre.
Le scappó qualche lacrima ma erano lacrime di gioia, papá Aurelio passó una mano sui capelli della figlia, lasciando cadere il suo cappello.
Edo raccolse il cappello e Luigi la valiga e la riposó nel porta bagagli.
Dopo svariati secondi, padre e figlia sciolsero quell'abbraccio e la ragazza diede un leggero bacio sulle labbra del papá in segno d'affetto, come usava fare da bambina e che non faceva più ormai da qualche anno di incomprensioni e di distanza.
Aurelio le sorrise e la prese per mano per portarla in auto con sé.
Luigi si mise alla guida dell'auto ed Edo lo affiancó andandosi a sedere davanti al posto passeggeri.
- Era proprio necessario questo taglio di capelli?
- Sí, papà. Avevo voglia di cambiare. Ma perché? Mi stanno cosí male?
- Non riusciresti a star male nemmeno rasata, non é questo che intendevo.
- Oddio rasata sarebbe inguardabile.
- Effettivamente...
Commentó Edo alle parole di Luigi.
- La smettete voi due? 
Li ammoní Francis ridendo alle loro parole, poi Aurelio continuó il suo pensiero:
- Dico solo che i tuoi capelli sono cosí belli, lunghi erano fantastici.
- Dai, ricresceranno col tempo. Piuttosto, mi dite dove andiamo?
- A Los Angeles! 
[...] 
Poco piú di un'ora di macchina ed erano nella cittá degli angeli.
Fran affascinata dal paesaggio, osservava fuori dal finestrino il lungomare e i ragazzi divertirsi sulla spiaggia a surfare. Non era ancora la stagione estiva, ma ogni momento per i californiani era buono per surfare.
Suo padre restava silenziosamente ad osservarla, notava con somma gioia che la figlia stava moralmente meglio rispetto all'ultima volta che l'aveva vista. 
I suoi occhi non avevano piú quella luce di un tempo, ma non erano nemmeno tanto spenti come tristemente li ricordava.
Sapeva dei progressi che stava facendo anche per quanto riguardava gli studi e ne era molto fiero, cosí cominció a parlarle degli studi, argomento che sapeva avrebbe toccato con piacere:
- Come vanno gli studi, tesoro?
Francis si destó dai suoi pensieri, e si voltó verso il papà, cercando di sorridergli in modo più convincente possibile:
- Benissimo, papà. Credo di riuscire a laurearmi prima del tempo.
- Perché correre tanto?
- Perché voglio prendere la qualifica di Generale.
Luigi stupendosi a quell'affermazione la guardó rapidamente dallo specchietto retrovisore e le chiese:
- Generale? E puoi farlo?
Francis sorrise alla reazione del fratello, e gli rispose:
- Certo. Se sei laureato te la danno a prescindere, ancor di piú se ti laurei con loro.
- Wow! Un De Laurentiis generale... Ci mancava.
Disse ancora sorpreso Luigi, mentre guidava.
Aurelio restó ad ammirare la figlia in silenzio con un sorrisetto compiaciuto sotto i baffi, poi le prese la mano e la guardó:
- Sono molto fiero di te!
Francis fu invasa da una ventata di gioia e gli sorrise di ricambio andando poi ad abbracciarlo.
- Grazie papà!
Sciogliendo l'abbraccio la ragazza gli chiese notizie della madre e i due cominciarono a chiacchierare a tal proposito.
[...]
Arrivati a casa, Francis si mise in abiti comodi e tutti insieme andarono a pranzo fuori, dopodiché Aurelio e Luigi andarono via per affari, lasciando soli Edo e Fran in serata.
Il fratello riuscí a convincere la sorella ad unirsi a lui e ad una sua amica per andare in uno dei locali piú IN della cittá, molto frequentato dalle celebritá di Hollywood.
[...]
- Non é un po' troppo grande per te questa Willah
- Ha solo 28 anni, capirai...
- Ma tu ne hai 21
- Da quando ti crea problemi la differenza d'etá?
- Non mi crea problemi... É solo che non la vedo normale...
Edo scoppió a ridere mentre lui e Fran erano nel parcheggio del locale.
- Come sarebbe a dire?
- Ma sí, insomma la vedo sballata...credo faccia uso di stupefacenti. E finché lo fa solo lei, non mi frega minimamente, ma se anche tu...
- No, no, no sei fuori strada, Fran! Lo sai che non sono il tipo!
- Appunto per questo non vorrei cominciassi proprio adesso.
- Ma va... Sta tranquilla sorellina! Mi diverte stare con lei, nient'altro, te lo assicuro. In più ci procura l'entrata gratis in certi locali. Ma lo sai quante star del cinema si incontrano?
Francis si mise sotto braccio del fratello, dopo essersi tranquillizzata e convinta delle sue parole, e con aria poco entusiasta esclamó:
- Capirai... Ne vediamo a decine ogni volta che siamo qui a Los Angeles...
- Sorridi sorellina che sei più carina.
Fran si voltó e gli sfoggió un finto sorriso a trentadue denti, non trattenendo una risata del fratello.
[...]
Fran quella sera indossava un paio di Jeans stretti color azzurro chiaro, e una camicetta di lino color pesca che teneva nel jeans a vita bassa. Un look che metteva in risalto il suo bellissimo fisico formoso. 
I capelli ormai corti, li aveva gelatinati leggermente, per tenere i suoi riccioli ben definiti.
Trucco ad impatto sugli occhi con un eyeliner nero che contornava i suoi grandi occhi verdi e orecchini semplici di brillanti.
Il locale era abbastanza pieno e si vociferava che vi erano presenti degli attori di un film uscito da poco nelle sale cinematografiche, ma Francis non era affatto informata in materia.
Mentre suo fratello era in disparte con quella Willah, lei se ne restava seduta al bancone consumando una consumazione alcolica, dando le spalle alla pista da ballo.
Non le andava di vedere gli altri ballare, né aveva la minima intenzione di avvicinarsi ad una pista da ballo.
Trovandosi in quella situazione, fu come essere riportata indietro agli anni in cui usava andare al locale di Lucas assieme ad Emma e Marco il barman, uno dei periodi più felici e spensierati della sua vita, e soltanto ora se ne rendeva conto.
Cercó in tutti i modi di affogare quei ricordi nel martini che stava sorseggiando giá da un po'.
Accanto a lei erano seduti due ragazzi un po' diversi l'uno dall'altro, ma allo stesso tempo simili.
Uno aveva i capelli neri con un ciuffo a frangetta che gli cadeva lungo la fronte, era un bel taglio di capelli, nonostante non fosse tipico di molti ragazzi, forse gran merito lo aveva il viso angelico del ragazzo. Aveva due enormi occhi azzurri, un nasino all'insù e un sorriso tenero, e bellissimo.
L'altro invece era di poco più alto e aveva i capelli corti e biondi, un biondo misto al castano, con occhi piccoli in confronto a quelli dell'altro, ma molto penetranti, e contornati da due folte sopracciglia castane come il colore degli occhi. Aveva un piccolo neo sotto l'occhio destro e sorrideva un po' meno dell'altro, risultando piú misterioso.
Questi due erano circondati da ragazzi e ragazze che continuavano a chiedere di farsi foto con loro, continuavano ad urlare 
"Collin un autografo! Jared una foto!" 
Lasciandosi andare ad urla deliranti, cosí Fran capí che dovevano essere loro i due attori di Hollywood presenti nel locale; anche se non le era sembrato di conoscerli.
Una scena bizzarra catturó la sua attenzione: una ragazza si avvicinó al ragazzo con gli occhi azzurri e si tiró su la maglia mostrandogli il seno racchiuso in un reggiseno di pizzo color blu, ella gli porse un pennarello indelebile nero e gli urló:
"Jared ti prego autografami le tette ho intenzione di farci un tatuaggio! Io ti amo!!!"
E a quel punto gli saltó letteralmente addosso per baciarlo sulle labbra.
Il povero ragazzo fu travolto da quella ragazza e tentava di liberarsene con poco successo.
L'amico se ne stava lí a ridere di gusto e Francis non resistí nel fare lo stesso a quella scena.
Al ché il biondino si voltó a guardarla continuando a ridere, era giá da un po' che l'osservava senza che lei se ne fosse accorta.
Francis notando il suo sguardo penetrante, smise di ridere e indicó l'altro con un cenno di capo, ancora vittima della ragazza assatanata.
- Che fai non aiuti il tuo amico? Sembra in difficoltà...
Sorrise sotto i baffi, mentre maneggiava il suo bicchiere di martini sul bancone.
Il presunto attore si avvicinó al bancone e la guardó concedendosi una risatina:
- Sa cavarsela da solo, ormai é abituato... Posso disturbarti?
- Non lo stai già facendo?
Colin si lasció scappare una risata:
- Ottimo inizio, non c'é che dire.
A quel punto la situazione tra le fans peggioró e altre ragazze assalirono anche lui, mentre l'altro era ancora tra le grinfie della ragazza col reggiseno.
"Oddio Colin sei bellissimo! Una foto ti prego!"
Era questo il coro principale che si issava tra le ragazze che cominciarono ad accerchiarlo.
Una ragazza notó il movimento strano tra Colin e Fran cosí nel tentativo di farsi spazio tra la folla, diede uno spintone alla ragazza facendola quasi cadere dallo sgabello su cui era seduta.
Francis la fulminó con lo sguardo, e si alzó in piedi per evitare di cadere.
Avrebbe voluto otturare quella sua voce conficcandole i capelli giù per la gola, ma tenne a bada isuoi istinti omicidi e si allontanó da quel posto che cominciava ad affollarsi.
Colin cercó di richiamarla tra la folla e guardarla, ma gli fu impossibile.
[...]
Fran andó a cercare suo fratello e la sua pseudo ragazza, che erano usciti dalla pista da ballo proprio in quell'istante e se li ritrovó davanti.
- Eccoti finalmente!
- Hey Fran!
- Edo la prossima volta che vorrai trascinarmi in un locale con degli attori hollywoodiani, fammelo sapere, cosí ti do buca prima. 
- Perché? Cos'é successo?
- Nulla! Non si capisce niente, c'é troppo casino! Non sono più abituata a questo genere di ambienti!
La ragazza si vide costretta ad alzare il tono di voce per farsi sentire dal fratello, quando intervenne Willah:
- Perché non te ne vai un po' sulla pista da ballo?
Fran le rivolse uno sguardo sgradevole e dopo alcuni attimi le rispose:
- Non so ballare. Io me ne torno a casa con un taxi. Sta attento a questa troia!
A quel punto Fran diede loro le spalle e sparí tra la folla lasciando a bocca aperta Willah che avrebbe voluto risponderle a tono ma non ne ebbe modo.

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Capitolo 13
*** ● Please Call Me Leo ● ***


Il giorno dopo, Francis se ne stava chiusa in camera sua a studiare di buon mattino.
Non erano neppure le otto, ormai era abituata ad alzarsi molto presto la mattina, non riusciva più a dormire tanto, anche perché cominciava a pensare a ricordare, cosí preferiva tenere la mente occupata dallo studio.
Aveva giá fatto una doccia ed era vestita nell'eventualitá di uscire.
Indossava un paio di pantaloni di tuta color neri e una t-shirt bianca a maniche corte: era il mese di febbraio, ma in California non faceva mai freddo per davvero, quindi stava bene anche a maniche corte, ai piedi non indossava nulla dato che era a giro per casa.
Verso le nove e qualcosa le venne appetito, cosí uscí dalla sua camera: suo fratello Edoardo dormiva in camera sua, Luigi non c'era e nemmeno suo padre.
In cucina non c'era nulla di commestibile, cosí decise di uscire a comprare qualcosa al bar vicino casa.
Indossó un paio di scarpette da ginnastica bianche, ed uscí portando con sé le chiavi di casa.
Abituata a fare allenamento, preferí scendere le scale a piedi e fare una corsetta mentre arrivava al bar, distante qualche isolato.
Indossó la giacca della tuta, tirando su il cappuccio.
[...]
Arrivata nel bar, notó che era molto affollato da pendolari mattinieri che si concedevano un caffé e qualcosa da mangiare mentre facevano due chiacchiere con amici prima di giungere a lavoro.
Fran era seduta al bancone aspettava che il suo ordinare fosse pronto, e mentre si dava un'occhiata in giro, notó che c'era la pseudo ragazza di suo fratello: Willah, che chiacchierava con una sua amica a due posti di distanza da lei al bancone, cosí decise di non tirar giù il cappuccio dalla sua testa per non farsi riconoscere.
Willah parlava a voce altà e riusciva ad ascoltare la conversazione che stava avendo con quella sua amica, cosí in silenzio, drizzó le orecchie e cominció a spiare ció che si dicevano:
- Ti dico che é ricco sfondato, Maddlen! 
- Sei stata a casa sua? Come lo sai, Willah?
- Sí, cazzo, ti dico di sí! Sono stata a casa sua quella notte che siamo rimasti soli e cazzo se é ricco! 
- Ma cazzo quanto sei fortunata!
- È il classico figlio di papá. Che detto tra noi anche il papá é molto attraente...
- Wooooh
Le due cominciarono a ridere e a mimare una sorta di danza spastica.
Fran le guardava di sottecchi stando attenta a non farsi riconoscere.
- Mi farei anche lui se non fosse cosí serio e fedele a sua moglie...
- Mai dire mai, amica mia, quelli più seri hanno i pensieri piú depravati ahahahahahah
La ragazza si lasció andare ad una risata sguaiata per niente signorile.
- Ho intenzione di lavorarmelo, ma prima devo incastrare il figlio...
- Come hai detto che si chiama?
- Edoardo!
Francis sbiancó a quelle parole. 
Se fosse stata la lei di un tempo, avrebbe afferrato quella stronza per i capelli e le avrebbe dato una bella lezione.
Ma ora voleva essere diversa, stava combattendo contro la sua ira, provando a gestire la sua rabbia; cosí restó ad ascoltare il continuo della frase di quella Willah:
- Sono italiani, hanno soldi a palate...
- Ecco da dove hai preso i soldi della colazione stamattina!
- 20 miseri dollari... Purtroppo hanno solo carte di credito, stamattina ho cercato in giro ma non ho potuto racimolare di piú.
- Ti hanno sentito uscire?
- Piú che altro spero che non mi abbiano sentita urlare di piacere stanotte...
- Phahuahaha é anche uno bravo a letto?
- Puoi giurarci bella! Devo convincerlo a seguirmi a Las Vegas questo weekend, mettergli qualche pasticca nel bicchiere e convincerlo a sposarmi, cosí la sua famiglia dovrá accettare il fatto compiuto. Soprattutto quella troietta della sorella...
Fran stringeva forte i pugni mentre miracolosamente tentava di non esplodere in una rissa all'ultimo sangue con quella stronza.
- Ha una sorella? Chi quella che era rinchiusa?
- Non so dove fosse, lui me l'ha anche detto, ma capirai cosa me ne frega. Studierá al conservatorio o ribe simili... Magari il clarinetto!!
- Phuahauahau
- Ahah giá ma ora devo rientrare prima che si accorga della mia assenza...
- Dai resta un altro po'! Puoi sempre dirgli che ti erano finite le sigrette...
Le due iniziarono a ridere sguaiatamente e Fran era sull'orlo di agire in malo modo e combinare le due per le feste, ma fu distratta dalla signora che le serviva cornetti e ciambelle in una busta e dei caffé in un vassoio da portar via.
Fu in quel momento che ebbe un'idea brillante e le si illuminó il volto.
Ripose 20 dollari sul bancone ed afferró unicamente il sacchetto col cibo e uscendo dal locale, urló alla proprietaria.
- Tenga pure il resto!
La proprietaria la guardó stupefatta, dopodiché notó che aveva dimenticato la roba da bere e urlando cercó inutilmente di fermarla:
- Signorina, dimentica il caffé!!!
[...]
Fran decise di inscenare una farsa che usava fare spesso con Emma per prendersi briga degli altri nei loro giorni pazzi e spensierati.
Corse a casa ed indossó la sua divisa da militare, raccolse i capelli in una pettinatura tipica maschile con tanta gelatina, poi cominció a truccare il suo volto facendo uso di pennelli e matita per disegnarsi una finta barba, in modo più realistico possibile. 
Fortunatamente Edo dormiva ancora, cosí uscí di casa il più in fretta possibile ed andó a nascondersi sul pianerottolo dell'appartamento, aspettando che la ragazza rientrasse.
[...]
Passarono una trentina di minuti, stava cominciando a credere che non arrivasse piú, ma fortunatamente arrivó uscendo sola dall'ascensore.
Cosí Fran si schiarí la voce facendo un colpo si tosse cogliendo l'attenzione della ragazza che voltandosi quasi sobbalzó nel vedere quell'uomo in divisa alle sue spalle.
- Cristo santo!! Mi hai fatto prendere un colpo, bello!!
Fran cominció a parlarle con voce profonda imitando un tono maschile:
- Tu devi essere Willah, la ragazza di mio fratello...
- Tu... Tu sei il fratello di Edo?
Si avvicinó a guardarlo con sguardo accigliato e confuso:
- Esattamente, signorina! Mi chiamo... Giuseppe! 
- Wow! Non sapevo avesse un fratello sbirro!
- Non sono un semplice sbirro, sa? Sono un militare della narcotici e lei signorina fará meglio a sparire di qui se non vuole avere problemi con la legge... Ancora!
- Na...narcotici ha detto?
Balbettó spaventata la ragazza mentre indietreggiava sentendosi in trappola.
- É quello che ho detto!
Esclamó in un tono forse un po' troppo marcato, Francis cercando di gonfiarsi il petto assumendo una posizione a petto in fuori e con braccia larghe, tipica di chi fa palestra. Fece un passo verso di lei e la guardó di sottecchi:
- Sappiamo entrambi che é in possesso di stupefacenti, ma sa cosa le dico? Sono disposto a chiudere un occhio.
A quel punto Fran, completamente calata nel suo personaggio, chiuse un occhio e la guardó con un solo occhio, avvicinandosi al suo volto e parlandole a denti stretti.
- Solo se sparirá dalla vita del mio fratellino. Se solo la rivedo a girovagare attorno a noi De Laurentiis, le assicuro che faró in modo che lei finisca per sempre dentro. 
A quel punto, Fran si stava cosí divertendo nel vedere la faccia della ragazza sbiancare, che volle esagerare: cosí estrasse la sua pistola dal cinturone e gliela puntó sotto al mento.
- Sono stato abbastanza chiaro?
A quel punto, credeva che la ragazza sarebbe svenuta per lo spavento, nonostante la pistola fosse senza colpi, ma d'altro canto lei non avrebbe potuto saperlo. 
Sorprendentemente Willah resistí allo spavento e quasi in lacrime, gli rispose:
- Tutto chiaro! Vado via subito! Spariró dalla vostra vita...
- E da quella di mio fratello!
- E da quella di suo fratello!!!! 
Rispose a tono alto e terrorizzato la ragazza.
Fran le fece spazio allontanandosi da lei e riponendo la pistola nel suo cinturone.
- Ora sparisci!!!!
La ragazza non se lo fece ripetere due volte e si precipitó giú per le scale sotto shock per il forte spavento.
Fran resto a guardarla divertita e non trattenne una risata, dopodiché si affrettó a rientrare in casa.
[...]
Quando Edo si risveglió, andó a bussare in camera di Fran, che nel frattempo si era ripulita da quel travestimento e aveva indossato di nuovo la tuta tornando ai suoi studi.
- Fran...?!
La chiamó in tono ancora assonnato, il fratello.
Lei tentó di apparire il più naturale possibile:
- Entra pure!
Il fratello aprí la porta e vide Fran seduta sul letto a gambe incrociate tipo all'indiana. La ragazza alzó lo sguardo verso di lui, tenendo un pennarello tra le mani e gli sorrise disinvolta:
- Buongiorno!
- Hey, hai visto Willah? 
Francis acciglió lo sguardo e scrollo le spalle disinteressata:
- Uhm... Mi pare di averla incrociata mentre usciva da camera tua, stamattina. Ha detto che se chiedevi di lei dovevo dirti che sarebbe partita per Puerto Rico e che non voleva piú saperne di te...o qualcosa simile... Hey, ho preso cornetti e ciambelle!
Fran cambió vertiginosamente argomento, sfoggiando un sorriso a pieni denti felice di essersi liberata di quella poco di buono, mentre il fratello era ancora stranito dalla notizia e si grattava il capo confuso:
- Che cosa? 
- Giá... Stessa cosa che ho detto anch'io...
Fran si alzó e gli andó incontro e gli mise una mano sulla spalla e cominció a camminare abbracciata a lui verso la cucina, continuando a parlare.
- Non credevo si comportasse cosí, sai? É stato un vero shock!
Edoardo era visibilmente sconnesso e confuso dalle parole travolgenti della sorella e i suoi sbalzi d'umore.
- Era carina, nulla da ridire, ma ne troverai di migliori... Scherzi? ...eccoti una ciambella! Hey...Sai quando rientreranno Luigi e Papá?
Edoardo aveva un enorme punto interrogativo sul volto, e restó lí impalato a fissarla con una ciambella in mano. Poi le chiese di punto in bianco:
- Non riesco a trovare piú i miei 20 dollari...
- Ah sí... Li ho presi io per la colazione.
Mentí la ragazza.
- 20 dollari di colazione? Quanto hai mangiato?
- Hey avevo fame!
E con quella ennesima bugia a fin di bene, speró di aver calato il sipario su Willah una volta per tutte.
[...]
- Che cosa? 
- Ci stiamo ancora pensando, Fran... Sai com'é Papá: prima di concludere un affare deve valutare i pro e i contro mille volte.
- Ma questo é piú di un semplice affare. Lascia che ci parli io!
Fran si trovava in soggiorno a parlare con suo fratello Luigi, da poco rientrato col padre da una riunione d'affari e le stava parlando del loro incontro di lavoro, mentre mangiava della pasta al forno che aveva preparato lei stessa ad ora di pranzo.
In quel momento erano le 20:30 e Luigi divoró anche il piatto, complimentandosi con la sorella per la riuscita squisita di quella pasta al forno.
Fran si alzó dal divano su cui era seduta accanto al fratello, e si diresse verso la camera del padre.
Inutili furono i tentativi di Luigi che tentava di fermarla:
- No, Fran! Adesso riposa, gliene parlerai più tardi! Sai com'é fatto quando vuole riposare...
- Carpe Diem, Hermano! Se questa occasione gli sfugge per il troppo pensarci su, se ne pentirá amaramente!
Gli rispose mentre apriva la porta della camera del padre.
Lo trovó seduto sul letto senza giacca, mentre era lí solo a riflettere.
- Papá!
Fran gli si avvicinó lo abbracció.
Il padre si lasció abbracciare, poi la guardó quando sciolse quell'abbraccio.
- Luigi mi ha detto che sei intenzionato a comprare la squadra del calcio Napoli. Perché ci stai pensando tanto? É un grande affare! Cambierà le sorti della nostra famiglia!
- É proprio questo che mi spaventa, Francis. Noi siamo sempre stati una famiglia di cinema, cosa ci faccio io con una squadra di pallone tra le mani? Non ne capisco niente di calcio.
- Ma io sí!
- Sii seria, Fran.
- Mai stata cosí seria, papà. Io posso aiutarti a capirne qualcosa! É vero, saró via per altri due anni, ma quando torneró potrei occupare il posto come legale della società... Sempre... Sempre che tu ti fida di me. Potei sempre affiancarmi qualcuno di più esperto se credi.
Aurelio sorrise alle parole della figlia, non credeva di rivedere in lei di nuovo quella voglia di vivere, quella gioia che l'incidente d'auto le aveva strappato via; così restó incantato ad osservarla felice come solo un padre poteva essere nel vedere la figlia cosí entusiasta. 
A quelle parole peró la bloccó prendendole una mano.
- Certo he mi fido di te. Se non mi fido dei miei figli, di chi dovrei farlo? E... Sarei più che onorato di avere un generale della USA Army come avvocato della società sportiva calcio Napoli.
Il volto di Fran si illuminó improvvisamente di una gioia immensa tanto che credeva di esplodere.
- Stai dicendo che...
Aspettava che fosse il padre a confermare le sue supposizioni, non voleva esplodere senza motivo:
- ...Che acquisteró il club!
A quel punto Francis sbottó in un urlo di esultanza cosí forte che fece correre i due fratelli in camera per assicurarsi che nulla di brutto fosse capitato. Aurelio fu travolto da un mega abbraccio della figlia , che lo fece cadere all'indietro sul letto, attaccata a lui come una cozza allo scoglio.
- Non ci posso credere...
Luigi si voltó verso Edoardo con sguardo allibito e aggiunse:
- ... L'ha convinto!
[...]
La famiglia De Laurentiis, quella sera, festeggió l'affare concluso andando a cena fuori... nonostante la pasta al forno di Francis.
[...]
Il giorno seguente, Francis e Luigi andarono a pranzo insieme in un ristorante del quartiere non lontano da Hollywood. 
Il ragazzo aveva invitato la sorella a pranzare con lui ma non voleva spostarsi troppo dal suo posto di lavoro, che era praticamente Hollywood.
Luigi andó a prendere sua sorella alla stazione metropolitana della cittá con la sua auto.
[...]
- Scusa se non sono passato a prenderti a casa.
- Figurati. Mi piace viaggiare in metro da queste parti, lo sai.
Francis indossava un blu Jeans strappato leggermente sulle cosce e una camicetta color panna con una giacca avvitata rossa, lasciata sbottonata, con al piede un paio di decolté dello stesso colore della giacca.
I capelli lasciati ricci in avanti con un po' di gel per dargli forma e un gran paio d'occhiali da sole scuri.
Luigi indossava uno smoking nero con camicia bianca, quasi come se fosse una divisa da lavoro.
Il fratello guardó da capo a piede la sorella, poi le disse con un leggero tono di rimprovero, dettato dalla gelosia tipica di tutti i fratelli:
- Non sei troppo carina per viaggiare in metro vestita cosí?
- Perché? Non ti piace come sto? 
- Al contrario. Spero solo di non dover far a pugni con qualcuno mentre siamo a pranzo.
Francis gli sorrise beffarda e gli diede una leggera spallata, mentre il fratello era alla guida dell'auto.
- Non ho più bisogno di qualcuno che mi guarda le spalle, sono arruolata nell'esercito da due anni, o l'hai dimenticato?
- Ció non toglie che tu resterai sempre la mia sorella minore e io da buon fratello devo sempre intervenire se qualcuno osa far lo scemo con te.
Francis ridacchió, non amava aprire quella parentesi e lasciare che alcuni pensieri del passato le tornassero alla memoria, ma non poté far a meno di ricordare alcuni conti in sospeso che aveva con qualcuno:
- Non temere, anche senza il tuo intervento so cavarmela.
Pronunció quelle parole con uno sguardo fisso nel vuoto, come se stesse pensando o si stesse riferendo a qualcosa in particolare. 
Ma poi cambió argomento radicalmente e cosí anche la sua espressione:
- Insomma, dove mi porterai a pranzo? 
- Un posticino tranquillo e di classe.
- Oh potevi dirmelo almeno...
Esclamó con un finto tono irritato la ragazza, facendo preoccupare il fratello che si voltó a guardarla stranito da quel cambio d'umore:
- Perché? Che c'é?
- A saperlo indossavo un talleur, dato che tu indossi uno smoking e siamo diretti in un posto di classe. Ora ci scambieranno per i protagonisti di Pratty Woman!
- Mi stai dando del vecchio?
Luigi stette al gioco e a sua volta si finse offeso.
- No. Perché tu mi stai dando della puttana?
I due cominciarono a ridere all'unisono quasi come ai vecchi tempi.
Luigi non aveva dimenticato lo stato in cui si era ridotta la sorella due anni prima per la morte di Emma dopo quel tragico incidente; e si meravigliava di come adesso stesse meglio e da sola con gran forza ne stesse uscendo bene.
Lui stesso a volte si ritrovava a ripensare a lei: ad Emma. 
Non l'aveva dimenticata, non solo la ricordava come la miglior'amica della sorella, ma anche come quella attraente bellissima ragazza di soli 18 anni che gli faceva girare la testa ogni volta che la vedeva.
Le voleva un gran bene, assieme alla sorella aveva imparato a conoscerla e a volerle bene; non le aveva mai nascosto le sue intenzioni di provar ad instaurare una storia insieme, ma lei si era sempre rifiutata, tirando in ballo Francis e le difficoltá che potevano sorgere se il rapporto fosse andato male.
Nonostante fosse riuscito a rubarle un paio di baci, la ragazza non aveva mai cambiato idea, e soltando adesso Luigi si pentiva di non aver insistito nel farle cambiare idea.
Si ritrovava a ripensare spesso ad Emma ma mia aveva osato dirlo alla sorella, per evitare che ne soffrisse ancor piú di quanto non lo facesse già.
[...]
Il pranzo al ristorante fu molto buono, era un ristorante italiano di certi proprietari provenienti dall'isola di Capri, molto di classe con tavoli posti ognuno in una sorta di gazebo fatto di marmo pregiato di color bianco, tutto molto suggestivo che donava molta privacy; insomma, un tipico ristorante in cui si va con il proprio partner e non con la sorella.
Difatti non mancó modo che i proprietari, amici di Luigi, non scambiassero Fran per la sua ragazza.
[...]
Dopo pranzo i due fratelli si concessero due passi a piedi tra le strade piú IN della zona, ma qualcosa di insolito accadde.
- Questi prezzi sono improponibili! Voglio dire: ok lo stilista é bravissimo, talentuoso, ma non puoi vendere una camicetta di lino quasi mille dollari mentre l'altra metá del mondo non ha neppure l'acqua per dissetarsi. Vedi? La fine del mondo é vicina anche per questi prezzi.
Luigi le camminava accanto con una mano nella tasca dei pantaloni, sorridendo alle sue giustissime e sagge affermazioni.
- Dovrebbero farti presidente degli Stati Uniti.
Francis lo guardó e con un risolino sotto i baffi gli rispose:
- Ci sto lavorando! 
Fu in quel momento esatto che si sentirono delle urla di una donna in lontananza:
- A LADRO!! FERMATE QUELL'UOMO!! CI HA DERUBATI!!!
Lungo la strada, si vedeva l'ombra di un uomo che correva con una borsetta che nascose sotto il suo giubbotto, un altro uomo che lo inseguiva e una donna di mezza etá che sotto shock provava a star dietro ai due.
Francis e Luigi furono travolti da quella situazione drammatica, ma la ragazza era proprio sulla traiettoria che stava proseguendo il presunto ladro, il quale non avrebbe mai potuto temerla a prima vista, soprattutto perché era una donna; cosí la ragazza concentró tutta sé stessa per non sbagliare e per imprimere forza nella sua gamba sinistra.
Non appena l'uomo si avvicinó, Fran agí prima che potesse superarla, e alzando la sua gamba sinistra, lateralmente, gli diede un forte e violento calcio allo stomaco, colpendolo anche col tacco delle sue scarpe e facendolo cosí cadere al suolo e fermando la sua fuga.
Quando l'uomo fu a terra, la ragazza lo tenne stretto per un braccio in una mossa che aveva imparato nell'esercito, riuscí a fargli cadere la pistola che aveva ben stretta nella mano destra e la usó contro di lui premendogliela sulla tempia.
- Ridammi la borsetta e giuro che non premo il grilletto!
L'uomo si dimenava cercando di liberarsi dalla presa ben serrata di Fran, ma fu tutto inutile.
La ragazza si vide costretta nel togliere la sicura della pistola e caricare il colpo, per fargli intendere che non stesse bluffando.
A quel punto il malvivente temendo il peggio, afferró la borsa dal suo giubbotto e la gettó sull'asfalto.
Fran fece cenno col capo al fratello Luigi (che nel frattempo era rimasto immobile senza parole dal gesto maestoso della sorella) di afferrare la borsa e ridarla alla proprietaria.
Il ragazzo cosí fece e nel momento in cui alzó lo sguardo per ridare la borsa alla signora, notó con sommo stupore che l'uomo accanto a lei era un divo di Hollywood, con quella che doveva essere sua madre.
Si sentirono delle urla di spavento e di stupore, oltre alla sirena della polizia che giungeva sul posto.
- É Leonardo Di Caprio...
Francis a quella frase alzó lo sguardo allibita e constató che non era uno scherzo: quello era davvero l'attore Di Caprio.
Successe tutto di fretta: mentre lei si stupiva di vedere il divo raccogliere la borsa tra le mani di Luigi, degli agenti di polizia la allontanarono dal ladro e la circondavano per farle deporre l'arma.
Leonardo Di Caprio non le staccava gli occhi di dosso, le era immensamente grata per quello che aveva fatto per sua madre che teneva su per un braccio, a cui andó in soccorso anche Luigi che la teneva per l'altro braccio.
- Stia indietro, signorina!
Francis fu distratta dagli uomini della polizia e riponendo loro l'arma cercava di rassicurarli.
- Si calmi, Agente. Sono un soldato della USA Army femminile. So maneggiare un'arma di prima fascia.
L'agente stupito da quelle affermazioni, guardó da capo a piede la ragazza, che avrebbe scambiato per una modella piuttosto che per un soldato in licenza.
A quel punto intervení suo fratello Luigi.
- Fran! Stai bene?
- Sí, é tutto ok, tranquillo. 
- Questa ragazza é stata fantastica! Ha avuto coraggio nel fermare questo mascalzone!
Gli agenti assieme a Luigi e a Fran si voltarono verso la donna guardandola tutti stupiti, chi per un motivo e chi per un altro.
- Confermo! Sono pronto a testimoniare, se é necessario.
Affermó con tono serio e deciso l'attore, lasciando senza parole Francis, che ancora non realizzava di aver appena aiutato sua madre nello scampare ad un furto.
Gli agenti misero le manette al furfante e lo tirarono su, poi guardarono Di Caprio prima di allontanarsi.
- Non ce n'é bisogno mister Di Caprio. Ma la terremo al corrente. In quanto a lei soldato...?
L'agente si rivolse a Francis che dopo alcuni attimi, gli rispose a tono:
- De Laurentiis!
- De Laurentiis. Faró riferimento ai suoi superiori di questo suo intervento. La polizia di Hollywood le é immensamente grata per essere intervenuta.
Francis si sentí onorata di quelle parole di riconoscimento, e umilmente chinó il capo quasi ad inchinarsi:
- Dovere!
Rispose con voce chiara e decisa la ragazza, dopodiché si chinó per andarsi ad aggiustare la scarpa e il jeans che era venuto un po' su nella piega dopo quel calcio.
- Fran! Stai bene?
Luigi si chinó per parlare alla sorella.
- Sí, tranquillo Luigi, sto bene.
- Wow sei stata fantastica!
- Ha! Grazie, Hermano!
- No dico sul serio, voglio dire...
- Ma é davvero Di Caprio?
I due si sovrapponevano nel parlare a voce bassa mentre erano ancora piegati nelle gambe, quando intervenne l'attore:
- Come posso ripagare questo gesto? 
A quel punto i due fratelli si voltarono a guardarlo e si alzarono lentamente quasi restandone incantati.
- Posso offrire qualcosa a lei e al suo fidanzato? É il minimo che mi é concesso.
- Oh... No, no
Di Caprio acciglió lo sguardo, stupito da quel vigoroso rifiuto da parte di entrambi, quasi offendendosi.
- No... nel senso che non siamo... Sí insomma lui non é...
Fran stava cominciando a farfugliare, cosí intervenne Luigi molto più tranquillo e deciso, sorridendo cordialmente:
- Lei é mia sorella, la più piccola.
- Oh...
Esclamó visibilmente sorpreso l'attore che spostó lo sguardo sulla ragazza, che nel frattempo fu raggiunta dalla madre del divo:
- Ascolta, ragazza, sei Italiana, vero? De Laurentiis? 
Francis si voltó a guardarla e acconsentí col capo ancora un po' timidamente, poi la donna continuó:
- Allora da italiana a mezza italiana, lasciati offrire un caffé.
La donna appariva molto dolce e cordiale, e Fran non poté far a meno di accettare l'invito sorrisendole.
[...]
Andarono in uno dei bar piú lussuosi della zona e assieme a dei caffé, furono serviti vari dolci raffinati e saporiti solo dall'aspetto.
Fran non ne assaggió nessuno, appariva un po' imbarazzata e impacciata, non amava sentirsi al centro dell'attenzione.
Suo fratello Luigi al contrario sembrava sentirsi a suo agio e chiacchierava col Divo quasi come se fossero amici di vecchia data.
[...] 
Ad un certo punto Luigi si allontanó dal tavolo per rispondere ad una telefonata di lavoro e la madre di Di Caprio andó alla toilette lasciando i due da soli in una situazione leggermente imbarazzante.
L'attore cercó di rompere il ghiaccio e inizió a parlarle gentilmente.
- Mi chiedevo se potevo invitarti a cena. Tranquilla.
Mise le mani avanti in segno di difesa, poi proseguí parlando:
- Sono giá impegnato sentimentalmente, non voglio provarci.
Francis non trattenne un sorriso, che automaticamente contaggió anche l'attore.
- Volevo davvero ripagare il tuo gesto di oggi.
- Ma davvero, non é necessario.
- Io dico di sí, ti va bene domani sera?
- Veramente... domani sera ceneró nella mensa della mia caserma, ma é come se avessi accettato.
Di Caprio rimase alcuni attimi in silenzio, scontento da quella notizia.
- Beh se non sapessi che fossi davvero un soldato, penserei che questa fosse una scusa per non accettare il mio invito. E credimi, sarebbe la scusa piú assurda e originale che avessi mai sentito!
Francis scoppió a ridere divertita a quelle parole, seguita poi dall'attore.
- Non credo esista qualcuno al mondo che possa rifiutare un invito a cena da Di Caprio.
- Chiamami Leo.
Le sorrise cordialmente per poi continuare:
- Beh comunque devo contraddirti, ci sono delle tipette nel mio ambiente che non ti raccomanderei.
- Oh beh ce ne sono di tipette ben peggiori nel mio che non ti raccomanderei...
- Siete tutte cosí carine? No, perché se é cosí, mollo tutto e mi arruolo nell'esercito femminile.
Fran se la rideva, stava trascorrendo un buon momento in compagnia del divo che riusciva a farla ridere spontaneamente, cosa che non le accadeva ormai da tempo.
- Beh avrai bisogno di due tette per poter entrarci...
- Se é cosí conosco dei colleghi che potrebbero indicarmi dei chirurghi davvero bravi in questo campo, ben disposti a curvarmi il seno!
L'attore simpaticamente mimó delle curve all'altezza del suo petto, facendo divertire ancor di piú la ragazza.
Dopo qualche svariato minuto trascorso a ridere e scherzare, Leo le fece una domanda:
- Allora, cosa farai dopo questi ultimi anni di esercito? Tuo fratello mi ha detto che te ne mancano altri due.
- Sí, esatto...
Rispose leggermente timida la ragazza, continuando a sorridergli appena, poi proseguí:
- Beh ho intenzione di laurearmi in legge, saró avvocato.
- Wow! Caspita. Mh... Credo proprio che avró bisogno di un buon avvocato tra un paio d'anni...
Finse di riflettere il ragazzo, mentre Fran si lasció andare ad una risatina.
- Oddio spero di no, ma comunque... Ne sarei onorata!
- L'onore é tutto mio!
Disse con galanteria l'attore sorridendole, poi continuó parlando:
- Dubque una ragazza che intraprende la carriera militare e diventa avvocato... Un po' insolito per una donna di questi tempi.
Francis si sorprese di quelle parole lei stessa, constatando che fosse abbastanza cero. 
E pensare che quello non era ció che avrebbe voluto fare qualche anno fa, si sentiva quasi una persona diversa che viveva la vita di qualcun altro.
L'attore notó il suo incupirsi improvvisamente e acciglió lo sguardo:
- Va tutto bene?
Chiese in tono serio, dopodiché Fran tornó con i piedi per terra e lo guardó accennando ad un sorriso:
- Sí, sí certo va tutto bene!
In quel momento fece ritorno la madre del ragazzo che tornó a sedersi accanto a lei.
- Ti andrebbe se ci scambiassimo i numeri di telefono? Credo che avró bisogno di questo bel sorriso contagioso in futuro.
Francis fu sorpresa da quelle parole dolci e non trattenne un sorriso timido.
[...]
L'incontro si concluse dopo il ritorno di Luigi che annunciava di dove tornare a lavoro. 
La sera i due fratelli raccontarono l'accaduto al padre e ad Edoardo che ne rimasero stupefatti.
[...]
Il giorno seguente la famiglia riaccompagnó Francis alla caserma di San Diego, la quale si era svegliata all'alba per trovarsi lí alle otto.
Durante gli abbracci di saluto, il papá si raccomandava con la figlia:
- Mi raccomando, sta attenta e non combinare guai.
- Ci proveró, papá. Tu promettimi che mi terrai informata su questa tua nuova avventura come presidente del calcio Napoli.
- Te lo prometto, piccola.
I tre si congedarono e Fran rientró in caserma.
[...]
Il suo ritorno non fu dei migliori:
Dopo pranzo, tra un allenamento e l'altro, era in bagno quando fu accerchiata da Brown e le altre tre ragazze che non simpatizzavano affatto per Fran.
- Guardate, é tornata anche ka stronzetta! Mi hai fatto passare i giorni di licenza con un occhio nero, guarda!
La ragazza la spinse in un angolo mentre le mostrava indicandosi l'occhio sinistro con un dito.
- Direi che é giunto il momento di pareggiare i conti! Tenetela ragazze!
Le tre ragazze tenevano ferma Francis bloccata in quell'angolo, mentre Brown la colpí con somma violenza con un pugno sull'occhio sinistro.
Un pugno cosí forte che le procuró un taglio sotto l'occhio.
La Brown proseguí colpendola con dei pugni nello stomaco, costringendola a piegarsi in due e a cadere per terra, e da lí ancora la Brown la colpí con dei calci nello stomaco, poi vedendosi soddisfatta, assieme alle altre, se ne andó.
[...]
Fran trascorse il resto della pausa pranzo rinchiusa in bagno, trascinandosi a sedere sul water dopo aver sputato sangue dopo i duri colpi subiti e chiudendo la porta.
Provó a fermare la fuoriuscita del sangue che le colava giù per la guancia tamponandolo con della carta.
Odiava non essere riuscita a difendersi, odiava essere in quello stato, tanto da essere furiosa con sé stessa.
Dalla rabbia diede un pugno alla porta, la quale si aprí e lei uscí andandosi a sciacquarsi le mani e il volto ancora sporco.
L'occhio continuava a non riuscire ad aprirlo dopo la forte botta, mentre invece la ferita sotto l'occhio sembrava essersi cicatrizzata.
In quel momento entró Cooper nel bagno che vedendola di spalle, evitó di farsi beccare mentre la guardava, era ancora offesa e dispiaciuta dal modo ingiusto in cui l'aveva trattata pochi giorni prima.
Stava per entrare in bagno quando di sfuggita la vide specchiarsi e di riflesso notó il suo occhio gonfio e chiuso.
Francis sperava che non lo notasse e ancora irritata si nascose il viso chinando il capo mentre si sciacquava distrattamente le mani sotto l'acqua.
A quel punto Cooper sbarró gli occhi e le andó incontro.
- Cos'hai fatto all'occhio???
- Niente. Non mi toccare!
Ma Cooper la costrinse a voltarsi e diede un'occhiata al suo occhio mal ridotto:
- Cavolo! Lascia che ti accompagni in infermeria, devi medicarti!
- Tu non eri venuta per pisciare?
Le disse con tono sgarbato Francis allontanando le sue mani di dosso in malo modo, poi aggiunse:
- Fatti gli affari tuoi!
- Sono un soldato, ricordi, De Laurentiis? É nella mia natura correre in aiuto di chi ne ha bisogno!
- Non ho bisogno del tuo aiuto! Per il tuo bene: STAMMI ALLA LARGA!
Francis le parló a muso duro e dopo averla fulminata con lo sguardo, se ne andó dal bagno e di corsa raggiunse il suo dormitorio dove trascorse la restante parte della giornata saltando gli allenamenti.
Senza curarsi delle conseguenze, ma preoccupandosi solo del suo occhio che non riusciva piú ad aprirsi.
Trovó del ghiaccio e se ne mise un bel po' in uno straccio poggiandolo sul suo occhio e si addormentó ancora dolorante e sofferente per le botte che aveva preso, avendo ancora il volto di Cooper davanti agli occhi.

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Capitolo 14
*** ● Quel Che Resta Dei Senese ● ***


Francis dopo aver saltato gli allenamenti per essere stata pestata da Brown e company, subí delle conseguenze sul suo percorso militare, oltre alle conseguenze fisiche.
Il suo occhio peggiorò e fu costretta ad essere trasportata in ospedale. Portó una benda all'occhio per due settimane; in più fu costretta a lavori forzati per tre mesi senza piú avere serate libere.
Questo causava problemi ai suoi studi, infatti riusciva a dare pochi esami e alcuni di quello che dava veniva anche bocciata.
Per non parlare dei suoi rapporti interpersonali con gli altri soldati: si isolava sempre più dal resto delle ragazze e continuava a starsene per conto suo senza legare con le altre.
In quei due anni che le restavano da fare nella sua avventura militare, successe peró un episodio degno di essere narrato.
Era il 26 maggio del 2006, il giorno del 22esimo compleanno di Francis, la quale era riuscita a laurearsi con il massimo dei voti ed aveva meritatamente ricevuto la nomina di avvocato, e mancavano altri tre mesi alla fine del suo mandato.
Per la nomina di generale, doveva attendere la fine del suo mandato.
In quegli anni la sua condotta era salita alle stelle ed era diventata una dei migliori soldati del suo ciclo, alzando l'invidia, ma anche il rispetto delle altre, nei suoi riguardi.
Brown e le altre avevano imparato a contenere la loro rabbia e frustrazione, anche grazie al potere che la ragazza si stava ritagliando, e cosí avevano smesso di comportarsi da prepotenti bullette.
Ad ogni modo, il giorno del suo compleanno, la ragazza si trovava a dirigine un allenamento assieme ad un sottufficiale, la quale ascoltava le indicazioni di Francis che praticava sempre piú le sue future doti da generale.
Nel gruppo vi era anche Cooper, che in quegli anni non aveva smesso di sperare di relazionarsi con Fran, ma lei era sempre stata distaccata e sfuggente soprattutto nei suoi confronti.
Dopo l'allenamento, fecero una doccia prima di cenare nella mensa tutte insieme. 
Dopo la doccia peró Fran mentre usciva dagli spogliatoi, fu accostata dalla Mitchell che le parló in disparte, mentre le altre uscivano dagli spogliatoi e andavano in mensa con tutta tranquillità.
- Soldato De Laurentiis, volevo comunicarla che la cerimonia per la consegna del brevetto da generale si terrà sabato 1 settembre e prima di allora dovrá sostenere altri due allenamenti per provare le sue capacità anche agli altri sovrintendenti che verranno ad assistere.
Francis indossava la sua tuta militare, senza berretto e con i capelli lisci (corti) scompigliati in avanti. 
Manteneva una posa eretta con mani incrociate dietro la schiena e stava ad ascoltare il generale con un'aria seria e concentrata.
- Sissignore, tutto chiaro, signore!
- Riposo, riposo soldato.
A quel punto Fran poté assumere una posa meno formale e guardó il generale sorridendole.
- Faró del mio meglio, grazie signore!
- Ne siamo certi, De Laurentiis!
Francis si stava congedando, e nel voltarsi ebbe Cooper di faccia che per poco non si scontrava nel suo cammino.
Le due si guardarono di sfuggita, Francis si distaccava da lei il più possibile, ma poi il generale la richiamó all'attenzione.
- Soldato!!!
Francis si voltó visibilmente sorpresa da quel richiamo inaspettato, poi la Mitchell aggiunse con un lieve sorriso sulle labbra:
- Buon Compleanno, soldato!
Francis non amava festeggiare il suo compleanno, né ricevere gli auguri da quando Emma non c'era piú, ma finse un sorriso cortese nei confronti del generale e la ringrazió tacitamente rivolgendole poi un saluto militare, prima di andar via.
Sapeva che Cooper avesse sentito tutto, e nonostante non le piacesse la cosa, dovette accettarla.
Arrivata in mensa, afferó solo una mela verde e si allontanó il piú in fretta possibile dirigendosi in cortile.
Si mise a sedere su una panchina lungo il cortile semi illuminato e solitario e cominció a mordere la mela.
Involontariamente la sua mente tornó indietro nel tempo a ricordare il suo ultimo compleanno trascorso con Emma, la quale non si era limitata nei regali e nelle tenere sorpresa da amica.
Un sorriso le marcó le labbra, mentre aveva lo sguardo perso nel vuoto ed era piegata in avanti con i gomiti poggiati sulle gambe.
Avrebbe voluto piangere, stava quasi per farlo , ma un rumore di passi destó la sua attenzione, facendola voltare alle sue spalle, e vide che Cooper avanzava verso la sua direzione.
Alzó gli occhi al cielo mentre si voltava di nuovo dinnanzi a sé, non aveva alcuna voglia di compagnia.
Mandó giú il morso di mela e si alzó dalla panchina, mentre Cooper restó in piedi dinnanzi a lei eccominció a parlarle.
- Perché non hai detto che oggi compivi gli anni?
- Perché? Vuoi organizzare un pigiama party con gli ufficiali?
- Non essere sempre cosí..
Francis si allontanó di qualche passo da lei e allargó le braccia:
- Così come? Me ne sto per conto mio a mangiare una mela, non hai altri posti in cui andare a dar fastidio a qualcuno?
- Sono anni che fai la stronza con me, ma non m'importa!
Quella frase inaspettata stupí Francis, la quale la guardó accigliata.
- Hey! Io ti ho sempre chiesto di lasciarmi stare, se vedo che insisti é logico che mi incazzo!
- Ma io voglio solo starti vicino...
- E io non voglio che tu mi stia vicino, preferisco starmene da sola senza alcun bisogno di...
Inaspettatamente, Cooper la bació sulle labbra mettendola a tacere una volta per tutte.
Francis sbarró gli occhi dallo shock di quel gesto del tutto inaspettato, e subito si distacó da lei facendo un passo indietro e rivolgendole uno sguardo sconcertato:
- Che diavolo fai?
- Scusa.. Io... Non so cosa mi sia preso...
Cooper era visibilmente mortificata in uno stato di vergogna infinita col capo chino, senza avere alcun coraggio di guardarla.
- Allora é questo che vuoi da me?
- No!
Si precipitó Cooper nel risponderla.
- Non volevo...
- Mi dispiace, ma io sono etero!
La interruppe Francis.
- Lo so...
- Credimi, anche se non lo fossi stata ti avrei rifiutata. Non perché sei brutta.. Anzi ti trovo carina...
Francis cominciava a farfugliare, ma a Rebecca fecero piacere quelle parole, che le strapparono un sorrisino malizioso sotto i baffi.
- Ma! Ma non ti avrei voluta tra i piedi, ok? Non voglio nessuno attorno a me in questo momento, mi dispiace Cooper!
- Sono passati 4 anni da quando ci conosciamo, eppure continui a rifiutarti di stare in compagnia degli altri. Si puó sapere perché sei cosí? Cosa ti é successo?
Francis non gradiva quell'invadenza della ragazza, e cominciava ad irritarsi.
- Niente! Sono nata cosí. Non ho amici e cosí voglio che rimangano le cose. Come hai detto tu: sono passati 4 anni, mancano altri pochi mesi e le nostre strade si divideranno per sempre, quindi cerca di stare lontana da me e soprattutto evita di baciarmi ancora.
- Scusami se l'ho fatto, ma non ho saputo resisterti. Sono 4 anni che ti penso in continuazione... Sei cosí bella, misteriosa, solitaria... Avrei voluto esserti amica, non chiedevo altro, so che sei etero, l'ho sempre saputo. Non fraintendermi adesso. Io davvero avrei voluto esserti amica.
- Basta, Cooper. 
Francis si allontanó da lei andandosi a sedere sul bordo della panchina, mentre Cooper restó a guardarla.
- Ti sono grata per aver tentato in tutti i modi di starmi accanto, e mi dispiace per come ti ho trattata in questi anni, ma sembrava essere l'unico modo per tenerti lontana. Non voglio la tua compagnia, né il tuo amore e né tantomeno la tua compassione. Voglio solo essere lasciata sola. Sei un buon soldato e soprattutto sei una brava ragazza. Ti auguro il meglio.
Fran si alzó dalla panchina e si avvicinó a guardarla dall'alto in basso, quasi a muso duro, poi peró accennó ad un sorriso.
- Stammi bene, soldato!
Le rivolse un'altra occhiata, poi le diede le spalle senza badare al tentativo di Cooper di fermarla ancora una volta, e se ne tornó nel suo dormitorio.
Francis aveva ben chiaro che Cooper non voleva starle accanto soltanto perché provava qualcosa per lei, sapeva che quel bacio contasse poco, ma preferiva lasciare le cose come stavano, senza darle false speranze su una probabile amicizia.
Si era sempre comportata male con lei, sperando che arrivasse ad odiarla, ma dato che il loro percorso insieme stava per terminare, decise di risultare meno scontrosa e cattiva.
[...]
Quegli ultimi mesi passarono veloci, e tutto terminó per il meglio.
Fu nominata Generale dell'USA Army femminile grazie alla Laurea in legge che aveva conseguito durante quei quattro anni di arruolamento.
Aveva spiccato tra le sue colleghe, si era laureata con il massimo dei voti, aveva ricevuto i complimenti da parte dei suoi superiori per la sua condotta in quegli anni di servizio, ma nulla di tutto questo l'aveva davvero reso felice.
Desiderava tornare in Italia, desiderava tornare a Napoli per andare dalla madre di Emma, sentiva il bisogno di andare da lei, ma non voleva far sapere alla sua famiglia che sarebbe tornata perché altrimenti sarebbero andati a prenderla in aeroporto, avrebbero voluto festeggiare la sua laurea e il suo successo americano, ma non voleva tutto quello; desiderava restar sola per qualche giorno.
Cosí mentí alla famiglia sulla data del suo congedo militare, che in realtá avvenne il 5 settembre 2006, ma lei la posticipó al 10 mentendo a suo fratello Luigi e quindi all'intera famiglia che aspettava solo di festeggiarla.
[...]
Francis arrivó a Napoli il 6 settembre alle quattro del pomeriggio, e con ancora la sua valigia, prese un taxi e si fece guidare a casa Senese che si trovava nel quartiere di Fuorigrotta.
Quel giorno Francis indossava un jeans con una camicia nera avvitata, con delle scarpette. 
Aveva tutta l'aria di un soldato sopravvissuto alla guerra, ma in realtà era soltanto una ragazza che era sopravvissuta ad un incidente d'auto uscendone miracolosamente illesa, mentre la sua migliore amica aveva perso la vita.
La madre di Emma non si aspettava di rivederla, e quasi non la riconosceva con quel suo nuovo taglio di capelli corto, ma non appena la vide fuori quella porta di casa sua, scoppió a piangere disperata andando ad abbracciarla.
Erano quattro anni che non la vedeva e non aveva sue notizie, ma non glielo rimproveró; aveva imparato a conoscerla in tutti quegli anni in cui era stata amica di Emma, che ormai era diventata come una figlia per lei.
Le due restarono ad abbracciarsi fuori l'uscio di casa, Fran tentava di non lasciarsi andare troppo e teneva ben stretta a sé la povera donna.
Chinó il capo verso le sue spalle e cominció a piangere tacitamente assieme alla donna, con una rabbia in cuore incolmabile.
Arrabbiata con la vita, con quel destino infame che aveva portato via a quella donna la sua figlia e a lei la persona più importante della sua vita.
[...]
- Entra tesoro, scusami per quest'accoglienza...
- Non scusarti, Maria.
Gli anni di conoscenza e di confidenza con quella famiglia le avevano concessa di chiamare i genitori della sua amica col proprio nome.
- Sei magrissima e questi capelli... Dove sei stata tutto questo tempo?
La donna la guardava quasi come se fosse sua figlia, la ragazza abbassó lo sguardo e le rispose quasi mortificandosi per quei lunghi anni di silenzio, ma sperava che la donna la capisse:
- Non volevo vedere nessuno. Ho tentato di non impazzire. Vederti o sentirti avrebbe soltanto peggiorato la mia situazione. Cercavo la solitudine e l'ho trovata nell'esercito. Mi sono arruolata in America.
La donna con occhi sbarrati, la guardava stupefatta:
- Oh cielo, che cosa dici?
- Sí, é cosí. Ma non voglio parlarne adesso, scusami. Giovanni come sta?
Giovanni Senese era il padre di Emma, giovanissimo anche lui come sua madre Maria. Avevano 53 e 48 anni. L'uomo lavorava come guardia giurata in una banca, mentre la madre era una maestra d'elementari.
- Come immagini... É morto anche lui quel giorno. Se non fosse per nostro figlio Diego...
Francis capí al volo la sua allusione con quell'ultima frase, forse perché anche lei si sentiva esattamente come loro, ma tentava di farsi forza da sola.
- Diego? Lui non lo vedo da quando andava in prima media...
- É cresciuto.
Disse la donna con un sorriso tipico di tutte le madri mentre parlano dei loro figli maschi, ma quel sorriso era macchiato da una sofferenza interiore indelebile, poi proseguí parlando:
- Adesso va in quarto superiore, ma da quando Emma non c'è piú anche lui ha rischiato di impazzire dal dolore, cosí si é inserito in un brutto ambiente, con ragazzi con una pessima reputazione. 
Francis acciglió lo sguardo, e restó ad ascoltare la donna con curiosità e concentrazione:
- Che intendi per pessima reputazione?
- Esattamente quello che stai immaginando, Fran. Ma non riusciamo a stargli dietro io e suo padre...
A quel punto si portó una mano davanti la bocca e cominció a piangere disperata.
Francis l'abbracció cercando di consolarla come poteva, poi pensó ad una possibile soluzione e la disse alla donna che continuava a piangere:
- Posso provare a far qualcosa, posso parlargli. Sai dirmi dove va di solito a quest'ora?
La donna quasi si riprese a quelle parole e alzó lo sguardo verso di lei, sciogliendo quell'abbraccio e asciugandosi le lacrime.
- Sí, a quest'ora ha gli allenamenti di pallone a Soccavo, non ne salta mai uno. Ama il pallone...
- Sí, lo so, lo ricordo...
- Abbiamo un motorino, tesoro, puoi prenderlo se vuoi...
- Sarebbe perfetto.
- Grazie per tutto quello che fai per noi.. Lo sai che per noi sei come una figlia...
- E voi siete come una famiglia per me, quindi non ringraziarmi.
Francis le si avvicinó e le diede un bacio sulla fronte, prese le chiavi dello scooter e uscí di casa per andare a cercare il fratello di Emma.
[...]
Guidare un motorino le era mancato, non guidava da quattro anni la sua moto, e tornare a guidare un due ruote le ridiede una sensazione quasi dimenticata.
In pochi minuti arrivó al campo sportivo di Soccavo, dove in findo ad un viale vi era uno spiazzale di parcheggio e di fianco vi erano i campetti da calcetto.
Non le fu difficile riconoscere Diego tra tutti quei ragazzi: era la copia di Emma al maschile: altro, magro, capelli neri, occhi azzurri e naso molto dritto, a differenza della ragazza aveva una carnagione più scura.
Si commosse nel rivederlo cosí cambiato, cresciuto e sorrise mentre l'osservava tirare i calci a quel pallone assieme ad altri ragazzi.
Fran era sicura di non farsi riconoscere dal ragazzo, indossava dei grandi occhiali neri per il sole e i capelli corti, li aveva alzati quasi a spazzolino, poteva benissimo passare per un ragazzo da lontano.
Si accese una sigaretta e cominció a fumare guardandosi intorno per studiarsi la situazione.
Il ragazzo giocava in porta, complice la sua altezza ma anche la sua bravura.
[...]
Francis ebbe tra i piedi un pallone e non resistí nel cominciare a palleggiare ad insaputa degli altri ragazzi che erano tornati negli spogliatoi per una doccia a fine partitella.
Palleggiava così bene e senza il minimo sforzo che catturó l'attenzione di alcuni ragazzini che stavano per andare a giocare anche loro.
Un piccolo gruppetto si radunó attorno alla giovane che palleggiava quasi come un giocoliere da circo.
Cosí facendo peró rischiava di perdere Diego, fortunatamente riuscí a notarlo mentre usciva dagli spogliatoi e si allontanava assieme a degli amici.
Francis fece un ultimo palleggio, poi tiró il pallone nel campetto di calcio e salutó i ragazzini:
- Ce verimm uagliù!
Francis sorrise e andó verso il suo scooter correndo, senza accorgersi dei commenti di quei ragazzini che rimasero a bocca aperta notando che Fran fosse riuscita a lanciare il pallone nella porta che distava 50 metri ed era anche sulla sinistra rispetto alla sua prospettiva: insomma un tiro alla fuoriclasse che mandó in delirio quei bambini.
- Uamma mi c'ha fatt!
- Uoooooo!!!
- Che gol!
Questi erano i commenti di quei ragazzini mentre si voltavano verso la porta ad osservare quel pallone entrato quasi con una pennellata, poi guardarono Francis allontanarsi a bordo del motorino che seguiva Diego.
Appena fuori il campo sportivo, i ragazzi cominciarono a rollarsi una canna e in poco tempo cominciarono a fumarle.
Francis avrebbe voluto avvicinarsi, farsi riconoscere, buttargli via quella merda e portarlo via con sé, ma l'arrivo di certe ragazze la bloccó nel farlo.
Notó che una ragazza bionda, magra di media altezza si avvicinó a Diego e lo bació sulle labbra, non aveva più di 16 anni solo a guardarla.
Si intenerí nel vedere quella scena ed era contenta che almeno il ragazzo avesse una fidanzatina, ma la scena subito si trasformó in un'altra ben diversa.
Inspiegabilmente, Diego diede un violento schiaffo alla ragazza, facendola piegare di lato e coprirsi la guancia con una mano per il dolore.
Sentiva che le urlava brutte parole e a quel punto stava per scendere velocemente dallo scooter e andare a dirgliene quattro, ma il ragazzo montó a bordo di un motorino guidato da un altro ragazzo.
Allora Francis cominció ad inseguire quel motorino che sfrecciava a forte velocitá tra il traffico delle strade della città.
Il suo amico guidava in modo spericolato, si notava che non aveva molta esperienza alla guida e si affidava alla velocitá.
Francis non ebbe problemi nello stargli dietro, correre non era mai stato un pericolo per lei, ma il modo di guidare di quel tipo non le piaceva.
Fortunatamente dopo svariati minuti di viaggio, arrivarono in un luogo di periferia, sembrava essere un parcheggio abbandonato tra le terre e qualche rottame di auto.
La ragazza dovette fermarsi qualche metro prima per non farsi notare dai due e cominció a spiarli da lontano.
I due scesi dal motorino si diedero il cinque, sembravano molto affiatati.
Diego si alzava il jeans che indossava, mentre l'altro cacció dal porta oggetti del sellino una busta di plastica trasparente, contenente polvere bianca: non aveva dubbi su cosa fosse.
Sbarró gli occhi dallo shock e osservó i due ragazzi che ridevano e si preparavano molto probabilmente a farne uso.
A quel punto, Francis fu assalita da una rabbia accecante, una rabbia che non riusciva a controllare.
In quell'istante si sentí come quando venne a conoscenza della veritá su Fabio, nella discoteca di Parma.
Soltanto che ora non c'era Emma a tenerla calma e a cercare di fermare le sue sfuriate.
Con sé aveva una pistola, l'aveva presa dalla sua valigia senza farlo notare alla madre del ragazzo, prima di uscire.
Ormai aveva il porto d'armi che le spettava di diritto, essendo diventata generale, e valeva anche in Italia.
Sentiva che ne avrebbe avuto bisogno, e infatti adesso ne aveva bisogno per fermare quella situazione sul nascere.
Tolse il casco e con i capelli scompigliati, afferró la pistola che teneva ben sigillata nel jeans coperta dalla camicia.
Accese il motore dello scooter e con una svelta manovra accelleró in direzione dei due ragazzi, facendoli spaventare.
Fece una sgommata per fermarsi proprio davanti a loro e gli puntó contro l'arma.
I due fecero un balzo indietro alzando le mani diventando bianchi di paura in volto.
- Vi divertite, ragazzi?
Diego non aveva riconosciuto Francis, la quale indossava ancora gli occhiali da sole.
- Consegnatemi subito quella roba.
Disse in tono autoritario la ragazza senza mai abbassare l'arma.
- Sta bluffando! Quella pistola é finta! Chi cazzo sei?
L'amico di Diego inizió a credere che volesse solo impossessarsi della droga fingendosi un poliziotto.
Francis non perse tempo e caricó l'arma velocemente e sparó un colpo in una ruota di un auto abbandonata.
Aveva i nervi a mille e se quel tipo continuava a farla incazzare, non sapeva se avesse avuto autocontrollo sufficiente per non sparargli in una gamba.
- Monta subito in sella al tuo motorino e sparisci. Consegnami la coca e il ragazzo.
Diego si voltó verso di lei spaventato:
- Perché io devo restare?
L'altro ragazzo lanció la busta verso la ragazza e senza farselo ripetere due volte montó in sella al suo motorino.
Diego correndo stava per salire a bordo del motorino dietro al ragazzo, ma Francis fu più veloce e lo afferró per il colletto della sua maglia puntandogli una pistola sotto il mento, mentre l'altro partì a tutto gas e sparí dalle vicinanze.
Diego cominciò a piangere per la disperazione e per lo spavento.
Quando Francis si tolse gli occhiali e abbassó l'arma, inchiodandolo con lo sguardo carico di lacrime.
- É cosí che vorresti che Emma ti vedesse? Consumando quella merda?
Un nodo in gola cominciava a formarsi, mentre notava il crescente stupore formarsi sul volto del ragazzo quando la riconobbe.
- Francis?!!
Francis non controllava più le lacrime e presa da un attimo di ira gli puntó la pistola sotto il mento riprendendo a parlargli a denti stretti:
- Se ti vedo ancora con quei tipi e con quella roba, ti ammazzo con le mie mani!
Il ragazzo senza smuoverai minimamente, la guardó negli occhi e pronunció con un tono di voce spezzato da un pianto che stava sopprimendo.
- Fallo! Cosí mettiamo fine a tutto questo! 
Francis fu come schiaffeggiata da quelle parole e non capí perché parlasse in quel modo.
Il ragazzo non resse più e cominció a piangere disperato.
- Uccidimi ora e sarai in ritardo di 4 anni! Avanti!
A quel punto Fran abbassó l'arma visibilmente scossa da quelle parole e dalla sua disperazione e lo strinse forte in un abbraccio.
- Non pensi ai tuoi genitori, eh? Cosa credi, perché continuano a vivere? Sei tu la loro unica ragione di vita. Non dirlo mai piú, capito!???
Il ragazzo si strinse forte a Francis e si lasció andare in un pianto disperato, trattenuto per troppo tempo.
In lei, Diego rivedeva la sorella, era come se stesse riabbracciando Emma.
Fu una scena straziante, dolorosissima, Francis aveva il cuore a pezzi nel vedere quel ragazzo soffrire in quel modo, lui che lo aveva sempre considerato come un fratellino e che ora diventato un ometto, ma con l'animo in pena.
- Vieni con me, Diego. Torniamo a casa, tua madre e tuo padre sono in pensiero per te.
Il ragazzo non disse nulla e si asciugó le lacrime con le mani, lasciandosi accompagnare dalla ragazza a casa sua.
[...]
Quella sera, Francis riportó a casa Diego dove vi erano ad aspettarli il papá e la mamma.
I senese la ospitarono a dormire da loro, la ragazza pur volendo non se la sentí di rifiutare ed accettó.
Quella casa in ogni camera, in ogni angolo le ricordava lei: Emma. 
Si sentiva male, cominció a sudare freddo chiusa dentro quella camera in chi era abituata a dormire quando era con lei.
Era la camera degli ospiti ed avere la cameretta della sua amica distante solo da una porta le stava causando un male dentro insostenibile.
Cosí, si assicuró che fossero tutti tranquilli a dormire nei propri letti, poi in tarda notte afferró le chiavi del motorino ed uscí portando con sé un doppione delle chiavi di casa.
Erano le due di notte e pioveva a dirotto.
Non aveva con sè un ombrello, ma non se ne importò.
Indossava solo un pantalone di una tuta nero e un maglioncino dello stesso colore e delle scarpette.
[...]
La pioggia cadeva senza sosta, era una pioggia di fine estate senza lampi e tuoni, ma molto violenta.
Francis si trovava dove non aveva mai avuto il coraggio di andare: sulla tomba di Emma.
Era nel cimitero della cittá di Napoli, all'aperto e lei se ne stava lí in piedi sotto l'incessante pioggia a fissare quella lapide.
Era riuscita a scavalcare quegli enormi cancelli con modesta facilità, senza che nessuno la vedesse.
Le lacrime di un pianto disperato non cessavano di cadere dai suoi occhi e si confondevano con la pioggia che ormai l'aveva inzuppata.
Emma Senese nata il 10 Febbraio 1984 - morta il 23 Dicembre 2002
Questo vi era scritto su quella lapide sotto una sua piccola foto racchiusa in una cornice d'oro di forma ovale, che la rappresentava in uno dei suoi sorrisi piú belli.
Quella foto la ricordava ancora: l'aveva scattata Francis alla festa di compleanno del fratellino Diego, un anno prima che lei morisse.
Quel sorriso piú lo vedeva e piú le mancava.
Aveva la gola chiusa da mille nodi e gli occhi ormai straziati dalle troppe lacrime versate.
Si lasció cadere in ginocchio a terra e fu come se avesse voluto abbracciarla, mail non poterlo fare, la distruggeva ancor di piú.
- Scusami se ho fatto passare 4 anni prima di venire qui... Ma non ce la facevo! Non... Non ce la faccio!!
Urlava piangendo e rivolgendosi a quella lapide muta.
- Emma!!!
Urló il suo nome in un singhiozzo straziante mentre con una mano, lentamente accarezzava quella foto.
- Non ce la faccio senza di te...
Furono le ultime parole che riuscí a dire e dopo un po' si addormentò stremata su quella tomba sotto una pioggia interminabile.

CONTINUA…
 

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Capitolo 15
*** ● Chi Non Muore Si Rivede ● ***


Fran aveva trascorso qualche minuto svariato a dormire su quella tomba di Emma inzuppata dalla pioggia incessante di quella notte.
Il cimitero era deserto e tetro, e se ne rese conto soltanto dopo.
Nel frattempo fu come se si ritrovasse a rivivere una scena del passato tra lei e la sua miglior amica.
Erano a casa di Francis una sera di gennaio e all'etá di 16 anni, facevano buoni propositi per l'anno nuovo che era appena iniziato:
- Ballare. É l'unica cosa che so fare ed é quello che voglio fare per tutta la mia vita.
- Non é vero, Fran. Tu sapresti fare qualunque cosa.
- Voglio solo ballare.
- Anche io. Ma... Ma magari nel frattempo continuo con i miei studi, e forse un giorno riusciró a laurearmi...
- Vuoi laurearti? 
- Mi piacerebbe. Ti suona cosí strano?
- No... É che non me l'avevi mai detto...
- In realtá é la prima volta che lo dico ad alta voce, ma sí... Sí mi piacerebbe proprio laurearmi!
- E in cosa?
- Avevo pensato a Psicologia.
- Psicologia? Come mai proprio Psicologia?
- Mi hanno sempre affascinato questi studi della mente umana, dei comportamenti eccetera...
- Beh se é quello che vuoi...
- Quello che voglio é ballare, ma se riuscissi mi piacerebbe far combaciare gli studi col ballo. A te no?
- Uhm... In realtá non credo che l'universitá faccia per me. Anzi forse non credo che io faccia per l'università...
- Cos'é questa storia? Non ti capisco...
- Non credo di essere capace, Emms. Lo sai com'ero a scuola, ci conosciamo da quando andavamo in seconda elementare ed eravamo in classe insieme....
- Ricordo bene com'eri a scuola, non parlavi con nessuno e forse nemmeno capivi la nostra lingua, perché quelle poche volte che rispondevi all'insegnante, si sentiva un tuo borbottare in spagnolo e poi cominciavi a parlare in italiano con molta svogliatezza.
- Ecco appunto, sono svogliata, figurati se riuscissi mai ad entrare in una classe universitaria.
- Eri svogliata perché eri arrabbiata col mondo intero, ti sentivi sola e presa in giro dagli altri che ti trovavano curiosamente strana. Non perché fossi stupida. Eri la prima della classe quando ti ci mettevi.
- Sei sempre stata tu la prima della classe...
- Questo é vero, ma tu mi superavi alla grande quando ti ci mettevi. 
- Non lo so, Emms... Perché stiamo parlando di queste cose?
- Perché bisogna avere un piano B nella vita, metti che la nostra strada nel ballo non ci porti a nessuna parte o che ci succeda qualcosa che ci impedirá di proseguire la nostra carriera...
- Cosa vuoi che ci succeda? 
- La vita é un mistero, Fran, non si sa mai... Meglio prevenirsi. Metti caso che le ballerine non ci riesce a farle come lavoro fisso, come ci procuriamo da mangiare? Un lavoro ci farà comodo e io di fare la cameriera non ne ho voglia. Voglio essere rispettata dagli altri, voglio essere chiamata dottoressa, signora!
- Beh forse hai ragione tu, ma... Non lo so...
- Non c'é nulla che ti piacerebbe studiare?
- Mmmh... Mi hanno sempre affascinata gli avvocati... Ma non credo che riuscirei mai a diventarlo un giorno, Emms. Forse la mia vita é più da cameriera...
- Non dirlo nemmeno! Tu riuscirai in tutto ció che farai! Sei una che se si mette riesce a fare qualsiasi cosa, sei in gamba e sveglia. Basta volerlo e si puó ottenere tutto.
- Non lo so...
- Ora fammi una promessa... Anzi promettiamocelo a vicenda: io ti prometto che lotteró con tutte le mie forze per diventare la ballerina numero uno al mondo ma anche una grande Psicologa. Tu ora promettimi lo stesso, ma con i tuoi sogni.
- Mhhh... E va bene! Ti prometto che lotteró con tutta me stessa per diventare la ballerina numero uno al mondo e un grande avvocato!
- Me l'hai promesso! Se provi a spezzare questa promessa sappi che non te lo perdoneró mai!
- Nemmeno se provassi a scusarmi con dei barattoli di nutella e di buste di m&m's?
- No, mai! Devi mantenere questa promessa!
- E va bene, va bene, te lo prometto! Tu peró promettimi che farai lo stesso!
- Lo giuro!
[...]
Tutto si sigilló in una solenne promessa che aveva dimenticato solo in parte.
Riaprí gli occhi lentamente e realizzó di essere ancora al cimitero.
Guardó quella tomba e un dolore lacerante le squarció il cuore.
La sua amica non era riuscita a mantenere la parola datale...tutta colpa di un destino crudele, infame.
Fran aveva gli occhi pieni di lacrime, confuse alla pioggia che non cessava un attimo di cadere dal cielo.
Strinse la mano destra in un pugno e con rabbia e determinazione, guardó la foto di Emma.
- Non ho dimenticato la promessa che ti ho fatto! Diventeró la ballerina numero uno al mondo, non ti deluderó! Mi prenderó cura del tuo Dieghito, non lo lasceró solo, amica mia. Ti porto con me, tu sei con me in ogni momento! Non sono sola, io ho ancora te, ti avrò per sempre! Ti voglio bene sorellina mia!
Francis abbassó il capo lasciandosi andare ad un pianto misto ad un singhiozzo disperato, ma poi si diede forza, abbastanza forza per andar via da lí il più velocemente possibile.
Corse verso il cancello del cimitero e a fatica e con una discreta velocitá, riuscí a scavalcarlo con maestria e a raggiungere il motorino per montarci su e allontanarsi da quel posto.
[...]
- Mi ha chiamato tuo fratello Luigi, che caro ragazzo che é, mi chiama almeno una volta al mese per chiedermi come sto e se le sue rose bianche le hanno mandate sulla tomba...
Il mattino seguente, Fran era giá sveglia e con la doccia fatta alle 9 e qualcosa.
Quella notte l'aveva passata in bianco e ora cercava energie da un buon caffé della madre di Emma.
Si trovava seduta in cucina con la donna che dicendole quelle parole la fece sussultare per lo stupore e ripensó tra sé e sé alla sua notte al cimitero: allora le aveva messe lui quelle rose bianche che avevano ricoperto quasi l'intera lapide? Non immaginava che suo fratello avesse questa accortenza per Emma... Anche se doveva ammettere che sapeva del debole che aveva il fratello per Emma... Sin da piccoli... Ma questo probabilmente la madre non lo sapeva e forse era meglio cosí.
Mentre pensava a tutte queste cose, le parole della donna la fecero tornare alla realtá:
- Gli ho detto che eri qui e mi é sembrato un po' strano, quasi come se non lo sapesse...
- Non lo sapeva...
- Come sarebbe?
Sul volto della donna si dipinse uno stupore misto a preoccupazione:
- Volevo stare un po' con voi senza farlo sapere alla mia famiglia... Volevo starmene con voi, con lei...
Fran ebbe un attimo di debolezza e inizió a piangere senza volerlo, e automaticamente anche la donna cominció a piangere ed andó ad abbracciare la ragazza che era ancora seduta alla sedia e abbracció il ventre della donna che le teneva il capo sul suo petto in una scena molto tenera.
Sapeva il bene che le voleva, sapeva che Fran nutriva un affetto fraterno e forse anche più forte per sua figlia e che era, assieme a suo marito e suo figlio, a soffrire quanto lei per la morte di sua figlia.
- Mi ha detto che sarebbe passato qui perché é in cittá da un paio di settimane...
[...]
Luigi arrivó a casa dei senese attorno alle 11 di mattina ed erano presenti la donna, Fran e Diego.
Luigi non li vedeva dal giorno del funerale e li salutó affettuosamente, riservando un saluto un po' più freddo alla sorella, che se ne accorse subito e cercó di non pensarci troppo mentre erano in presenza dei Senese.
[...]
Francis aveva chiesto attenzione a suo fratello mentre era fuori alla terrazza a concedersi una sigaretta mentre la madre era a fare un ennesimo caffé e Diego era in camera sua a far qualcosa.
- Papá sa che fumi?
Pronunció con tono aspro, Luigi, senza neppure guardarla e tenendo lo sguardo in un punto davanti a sé, mentre fissava il panorama che si vedeva dal balcone di quella famiglia:
- Non credo che importi adesso questo... Volevo piuttosto chiederti un favore...
- Che favore?
Solo la curiosità fece voltare Luigi verso la sorella a guardarla.
- Diego, sta avendo dei problemi con delle amicizie che lo stanno portando su una cattiva strada...
- Intendi...?
- Esatto... E vorrei tenerlo alla larga da qui...
- Cosa posso fare io?
- Potresti portarlo via da Napoli? Lo inserisci nel mondo del business... Potrebbe farti da assistente o anche da porta borsa...
- Da porta borsa? Che sono un politico?
- Dai..hai capito cosa intendo... Qualsiasi cosa andrebbe bene... Emma avrebbe voluto cosí...
Luigi restó in silenzio per qualche secondo poi i due furono interrotti dalla donna che li invitava dentro per il caffé.
Fran cercava un consenso anche mimico da parte del fratello, ma egli non la degnó di uno sguardo e andó dentro casa.
Bevvero il caffé e furono raggiunti da Diego, il quale fu subito puntato da Luigi:
- So che tu sei un anno avanti con gli studi perché hai fatto la primina. Sei bravo in ragioneria?
- Ha la media del 9... Ma ultimamente é un po' calata...
Intervenne la madre, e Luigi sorrise alla donna, poi guardó Diego.
- Vedo che l'essere bravi a scuola è un'idole di famiglia...
Si riferiva senza dubbi ad Emma, e ció fece sorridere amaramente la mamma e mise in soggezione il ragazzo che restava in silenzio.
Luigi continuó a parlare:
- Avrei proprio bisogno di un giovane ragioniere... Un contabile...
Diego lo guardó stranito:
- E cosa centro io?
- Ti andrebbe di venire via con me? In America? Avresti modo fi diplomarti lí senza problemi e ti fornirei di un salario regolare dandoti un lavoro come mio contabile personale...
- Non possiamo accettare, Luigi...
La donna era così emozionata che non riusciva a credere alle sue parole; mentre sul volto di Francis si dipinse un sorrisino soddisfatto e guardava con ammirazione il fratello.
- Sí che potete... Non è un'offerta di caritá la mia, ma di lavoro. Se il ragazzo é abbastanza sveglio, capirá da solo che gli sto offrendo una possibilità più unica che rara...
- Mamma... Per me sarebbe un sogno...
Mamma e figlio si consultarono privatamente, poi ne parlarono con il padre, i genitori a loro volta parlarono prima con Francis e poi con Luigi.
Francis spinse il più possibile i genitori a lasciar andare il figlio col fratello, promettendo loro che sarebbe stato in ottime mani e che era meglio per lui se si lasciasse alle spalle quelle amicizie e quelle abitudine che aveva adesso lí a Napoli, e soltanto dopo lunghi giorni di tira e molla si decisero nel farlo partire per l'America col fratello.
[...]
In quei giorni peró Luigi era cambiato, era freddo con Francis e lei non aveva potuto evitare di notarlo.
Cosí una sera, esplose e non trattenne più dentro di sé quella sensazione:
- Si puó sapere cosa ti ho fatto?
Lei e Luigi erano a casa dei genitori di Emma, Fran non aveva ancora fatto ritorno a casa sua: era il 9 settembre:
- Me lo chiedi? Non ci arrivi da sola?
Per la prima volta in vita sua, Luigi si rivolse in toni sgarbati e distaccati alla sorella, la quale non capiva perché quell'atteggiamento:
- No, non lo capisco proprio...
- Perché mentirci? Perché dirci che saresti arrivata un giorno mentre invece eri giá qui? Potevi avvisarci, avremmo annullato la festa...
Fran sbarró gli occhi dallo stupore:
- Festa? Quale festa?
- Mamma voleva festeggiare la tua laurea, il tuo successo, ma evidentemente a te non importava...
- Cosa? Non ne sapevo niente, non potevo immaginarlo, Luí! Non credevo di farvi un torto nel mentirvi sul mio ritorno.
- Siamo la tua famiglia...
- Lo so questo, ma volevo vedere loro...
- Potevi dircelo, non te l'avremmo impedito.
- Non sto dicendo questo. Dannazione! Perché non lo capisci? 
- Non lo so, prova a spiegarmelo...
Francis si stupiva sempre piú dell'atteggiamento del fratello, mai e poi mai si era comportato cosí con lei.
- Volevo andare da lei, volevo tornare da loro... Erano 4 anni che non li vedevo...
- Anche mamma non la vedi da 4 anni...
- Grazie al cielo mamma é viva. La mia amica é due metri sotto terra da 4 anni e non mi ero ancora degnata di passare a salutare la sua tomba! Ora ti é chiaro il concetto?
A quel punto Francis si era lasciata prendere dal nervosismo e si era rivolta anche lei in modi sgradevoli al fratello, il quale tacque a quelle parole senza piú risponderle.
Dopodiché Francis non gli rivolse più parola, ma solo sguardi rimproveranti, dopodiché se ne andó.
[...]
Il giorno seguente, Francis tornó a casa dai suoi genitori, i quali avevano saputo dal loro figlio che Fran in realtá era rientrata prima in Italia e che aveva trascorso dei giorni a casa Senese, la festa fu annullata e la ragazza approfittó della situazione per riferire le sue intenzioni sul suo futuro alla famiglia, ma non ne ebbe occasione.
Quel mattino si concesse del puro zapping in tv prima di uscire con sua madre per raggiungere suo padre nella sede centrale della societá sportiva calcio Napoli.
Mentre girava i canali, una pubblicitá le ghiacció il cuore: era una stupida pubblicitá di zainetti da scuola per bambini, se non fosse che per protagonisti avessero la squadra dell'Italia campione del mondo 2006 e il capitano era lui, il ragazzo a cui non aveva più pensato da anni: Fabio.
Sbiancó alla sua vista, stentava a crederci che fosse lui, ma non poteva essere altrimenti, nello spot si vedeva il momento dei festeggiamenti del mondiale, lui che alzava la coppa del mondo e poi c'era una parte finale con lui che parlava guardando dritto nella telecamera.
Quella voce... Era la stessa che per un periodo di tempo le rimbombava nella mente ripetendo frasi che le aveva confessato in momenti di intimitá,: solo bugie e menzogne.
La ragazza aveva trascorso l'estate nell'esercito a sostenere prove quasi mortali per diventare generale ed era stata esclusa dal resto del mondo, non sapeva che l'italia fosse campione del mondo, non sapeva che lui, proprio lui ne fosse il capitano e che d'ora in avanti l'avrebbe rivisto in ogni spot pubblicitario e in ogni angolo della cittá.
In quel momento sua madre entró in soggiorno:
- Tesoro, dobbiamo andare...
Lei dopo attimi di sconcerto si riprese da quel ritorno al passato e si lasció scivolare la cosa di dosso, quasi come se non avesse un cuore a cui aggrapparla.
Si voltó verso la donna e si alzó in piedi andandole incontro:
- Dov'é che andiamo di preciso?
- Tuo padre ha richiesto una conferenza stampa per l'acquisto del nuovo calciatore del Napoli e io come vice presidente devo essere presente, e mi ha chiesto di portare anche te, tesoro.
[...]
Fran non avrebbe mai immaginato che il calciatore in questione fosse il fratello di Fabio: Paolo Cannavaro.
La sede sportiva si trovava a Castelvolturno, vicino Napoli ed era gremita di auto di giornalisti, addetti stampa e parenti del calciatore.
C'era anche lui: Fabio ed era con sua moglie: questo era quello che le aveva riferito la madre, lei ancora non l'aveva visto.
Quel giorno, Fran indossava un jeans a sigaretta, molto stretto, color celestino con una camicia a giromanica color panna con un colletto ricoperto di perle dello stesso colore con alcune di colore nero e a al piede aveva un paio di sandali molto semplici.
I suoi capelli corti li aveva aggiustati con del gel lasciandosi cadere in avanti il suo ciuffo riccio.
I suoi enormi occhi verde smeraldo erano il suo vero trucco ad impatto.
[...]
La ragazza appariva calma e rilassata, quasi come se avesse del tutto dimenticato che lí ci fosse anche il ragazzo che l'aveva recato sofferenze uniche in passato, sembrava totalmente indifferente, ma si sentiva sott'osservazione da molti giornalisti che si chiedessero lei chi fosse e perché stesse lí.
Sua madre si allontanó e raggiunse suo padre che parlava con un ragazzo che le era di spalle. 
Quando la donna si avvicinó ai due, le fece segno di raggiungerli.
Suo padre l'accolse dandole un bacio sulla fronte teneramente, poi le presentó il ragazzo, che si voltó verso di lei sorridendole.
Fu come avere una doccia d'acqua fredda addosso, in un baleno fu come se avesse rivisto una scena del passato, come se stesse rivivendo un momento già vissuto, quel momento in cui vide Fabio per la prima volta; non l'aveva dimenticato, lo aveva ben impresso nella mente nonostante non avesse pensato a lui per lunghi anni.
Ma quello non era Fabio, anche se gli somigliava impressionantemente, quel sorriso era diverso, era più dolce e meno malizioso, e anche i denti erano diversi: questi erano più grandi e lunghi, un sorriso che ti dava una ventata d'aria fresca,
Quelli di Fabio erano quasi tutti della stessa grandezza e con un sorriso più largo e malizioso.
Suo padre la destó da quei pensieri invitandola a prestargli attenzione.
Fran scosse ripetutamente le palpebre degli occhi e tornó alla realtà, rivolgendo un vero primo sguardo al ragazzo che non smetteva di sorriderle.
- Va tutto bene, cara?
Le domandó il padre, notando sul volto della figlia un'espressione strana.
Francis si voltó verso il padre e sforzó di risultare credibile, sorridendogli.
- Certo, certo scusatemi.
La madre capì che probabilmente la figlia stesse mentendo, ma si tenne quel pensiero per sé e restó a guardarla accigliata, ma mascherando il tutto con un leggero sorriso dolce dipinto sul volto.
- Ti presento il nuovo acquisto del Napoli.
- Piacere, Paolo.
Il ragazzo le allungó la mano parlando con uno spiccato accento Napoletano. 
Aveva i capelli in un taglio a spazzolino, castano scuro, gli occhi erano quelli di Fabio, sopracciglia folte e color azzurro mare, tanto uguali che non riusciva a guardarlo negli occhi. A differenza del fratello, aveva un neo sotto l'occhio sinistro ed era molto più alto.
Indossava un Jens blu scuro, leggermente largo con una camicia grigio scura con maniche arrotolate lungo le braccia, molto elegante.
- Piacere mio, Francis.
- Sí, so chi sei, tuo padre non ha fatto altro che parlarmi di te.
Francis rivolse uno sguardo accigliato al padre che sorrise leggermente.
- Parlavamo delle famiglie, mi ha presentato la sua e gli ho detto che saresti arrivata. Dopo vogliono fare la tua conoscenza.
Che situazione ironica, se solo sapessero...
- Certo, con piacere.
- Ti presento mia moglie Cristina.
Una ragazza molto giovane e bella si avvicinó a loro.
Aveva dei tratti somatici tipici dei napoletani, bruna, capelli mossi lunghi neri, occhi castani, nasino profilato e labbra marcate con un rossetto color carne che di riflesso glielo accentuava molto.
Magra ma formosa, con un bel seno che si intravedeva da una camicetta nera leggermente sbottonata e un jeans avvitato.
- Molto piacere!
- Piacere mio, Francis.
- Vieni ti presento mio fratello e sua moglie, devono essere qui da qualche parte.
Avrebbe preferito partire in missione per l'Iraq in quello stesso istante, piuttosto che vedere Fabio assieme a sua moglie e far finta di nulla.
- Vi dispiace? Vado un'attimo alla toilette...
- Ma no, figurati, ti aspettiamo.
Le disse cordialmente Paolo curiosamente entusiasta e inspiegabilmente impaziente di presentarle la sua intera famiglia.
[...]
Francis corse in bagno a sciacquarsi le guance, cercando di risultare meno agitata, ma avrebbe voluto restarsene lì per sempre.
Purtroppo peró venne raggiunta dalla madre nel bagno.
- Fran... Va tutto bene? É venti minuti che sei chiusa qui dentro...
- Scusami, arrivo...
Disse la ragazza mentre si sciacquava le mani per la ventesima volta.
La donna si avvicinó alla figlia e le passó una mano sulla fronte, come se le stesse controllando la temperatura corporea.
- Tesoro ti senti bene? Ti vedo molto strana...
- No, mamma, sto benissimo, tranquilla!
Le disse allontanando la mano della mamma dalla sua fronte e prendendogliela tra le mani.
- Forse é stata tutta quella confusione, non sono più abituata a stare tra tutte queste persone.
La donna si intenerí a quelle parole e le andó incontro per abbracciarla ed accarezzarle il capo dolcemente.
- Tesoro, tranquilla, ci sono io con te... Vedrai che adesso ti passa e ti sentirai meglio. Vieni andiamo a prendere qualcosa di fresco da bere!
La donna prese per mano la figlia e sciogliendo l'abbraccio la portó via con sé
- Lo sai!? Paolo ti trova molto simpatica, non credi che sia proprio un bravo ragazzo? La moglie poi é molto dolce, hanno due maschietti.
- Non lo so, mamma, non li conosco per niente, ma sí, sembrano una famiglia perfetta.
Mentre camminavano tornando in sala stampa, dei bambini le tagliarono la strada rincorrendosi l'un l'altro.
- CHRISTIAAAAN!!! Tornate subito qui!!!
Una voce femminile si sentí rimbombare alle loro spalle.
Jaqueline si voltó e sorrise alla donna:
- Almeno ti tengono in forma.
La donna fece una corsetta, poi si fermó davanti a loro due sorridendo alla donna concordando con le sue parole.
- Volevano andare al mare, ma il padre é voluto essere con Paolo oggi, quindi abbiamo rimandato a domani. Restiamo a Napoli fino al compleanno di Fabio.
Quella frase le fece capire che quella era lei, era la moglie... e quel Christian e l'altra bambina erano i suoi figli.
Fu come scossa da un fulmine, senza avere il coraggio di guardare quella donna.

“Christian. É il nome di mio padre”

Cominció a vagare con la mente nel passato, a quella sera, a quando si concesse interamente a lui, credendolo l'uomo perfetto, degno di lei e della sua ingenuitá. 
A quel momento in cui vide quel tatuaggio sul suo corpo che aveva impresso quel nome, il nome di suo figlio.
- Lei dev'essere sua figlia?
La donna guardava Jacqueline che a sua volta guardava Francis sorridendole fiera:
- Sí esatto, é lei...
- Molto piacere, io sono Daniela, la cognata di Paolo.
- La moglie di Fabio, lo conosci? Il capitano della nazionale italiana. L'Italia ha vinto i mondiali quest'anno.
Daniela le guardava stranita e confusa, poi Jacqueline intervenne per chiarire:
- É stata arruolata nell'esercito Americano in questi 4 anni e molti avvenimenti se li é persi...
- Wow! L'esercito! Complimenti!
Francis si fece coraggio e allungó la mano verso la donna.
- Piacere, io sono Francis.
Solo quando Daniela afferró la sua mano, ebbe il coraggio di alzare gli occhi verso di lei e guardarla negli occhi.
Appariva come una brava donna, con una luce diversa negli occhi, erano marcati da un filo di sofferenza, e quasi sentiva l'impulso di chiederle scusa per i suoi errori passati e per il dolore che probabilmente le aveva causato inconsciamente.
Non sapeva nulla di quello che era successo tra lei e suo marito, il modo caloroso di salutarla, ne era la dimostrazione.
Nessuno doveva saperlo, lei stessa avrebbe voluto dimenticarlo.
Daniela era bionda, medio alta ma un po' robusta rispetto a come se l'era sempre immaginata.
Il volto marcato da occhi quasi a mandorla di color azzurro chiaro e le labbra sottili con un naso ben dritto e il mento marchiato da una leggera fossetta che si accentuava quando sorrideva.
Una bella donna ma non aveva nulla a che vedere con la bellezza disarmante di Francis.
- Ho dimenticato il cellulare in macchina, torno subito. Piacere di averti conosciuta, Daniela.
Sarebbe stata l'unica cosa sincera che avrebbe detto in quel giorno, se solo non fosse stata la moglie di Fabio.
- Anche per me!
Le sorrise dolcemente la donna.
- Torna subito che aspettiamo te per iniziare la conferenza stampa!
Le urló la madre mentre lei si allontanava e le due donne si voltavano a guardarla.
Non appena fu lontana dalle due cominció a correre e mentre svoltava all'uscita del parcheggio, si scontró con qualcuno perché non stava guardando dove stesse andando.
Alzó lo sguardo e fu catapultata indietro nel tempo di ben 4 anni alla sera nel locale di Lucas in cui ancora una volta si era scontrata in lui: Fabio.
Adesso era diverso: i capelli lunghi che tanto aveva preso in giro, non c'erano piú, era totalmente rasato, ma il volto... Il volto era lo stesso di cui si era innamorata quando ancora era una ragazzina stupida e inesperta.
Lui nell'andarle contro l'afferró per le braccia evitando di farla cadere, ma quando alzó lo sguardo sul suo volto, notó lo stupore nel suo sguardo.
In un primo momento non l'aveva riconosciuta, ma poi quasi sbiancó in volto, fu come se avesse appena visto un fantasma del passato che era tornato inaspettatamente nella sua vita.
Francis provó quasi fastidio nel sentire ancora una volta le sue mani su di lei, tanto da scostarlo via immediatamente.
Fu come ucciderlo con lo sguardo, gli occhi gli dissero tutto quello che in tanti anni avrebbe voluto dirgli, quello che le sue labbra non riuscirono a dirgli in quell'istante.
Ripensó alla moglie e a quei due piccoli bambini che correvano insieme, e fu travolta da un senso di colpa incolmabile.
Indietreggió lentamente, mentre lui a voce bassa pronunciò il suo nome, quasi come se volesse una conferma che quella fosse veramente lei.
- Cosa ci fai tu qui?
Sussurró il ragazzo mentre lei si allontanó da lui a passo svelto fino a correre via in sala stampa, lasciandolo lí sotto shock.
[...]
- Presidente crede di riuscire a far tornare il napoli in serie A quest'anno? Crede che il Napoli potrá tornare presto alla gloria del passato?
Le domande dei giornalisti sembravano essere tutte uguali.
La sala stampa era molto grande.
Vi era un grande tavolo di legno curato, avente 1 microfono per posto, dietro il quale sedevano da sinistra verso destra: l'addetto stampa della squadra, il dirigente sportivo, l'allenatore, Paolo, papá Aurelio, il fratello Luigi, mamma Jaqueline e in fine lei: Francis.
I giornalisti e i fotografi sedevano difronte a loro e armeggiavano con microfoni e fogli vari.
Tra la folla vi era presente la famiglia di Paolo, tra cui anche Fabio, che non riusciva a smettere di guardarla, ma tentava di non farlo notare alla moglie.
Francis si sentiva decine di occhi puntati addosso, tutti in quella sala non sapevano lei chi fosse.
Dopo svariate domande riferite al calciatore, un giornalista si alzó e fece una domanda a suo padre, che destó la sua attenzione.
- Signor presidente, qui tutti ci stiamo chiedendo chi é la ragazza che siede accanto a sua moglie. Fa parte dell'equipe del calcio Napoli?
Francis non sapeva cosa avrebbe risposto suo padre, e lo guardava curiosa della sua risposta.
Suo padre sorrise con presunzione abbassando lo sguardo, quasi come se si aspettasse di ricevere quella domanda da un momento all'altro.
- É il nuovo legale della squadra. L'avvocato ufficiale della societá sportiva calcio Napoli.
In sala ci fu un bisbiglio di stupore tra la gente, mentre Francis era ancora sorpresa da quelle parole del padre.
Su madre si voltó nella sua direzione e le prese la mano sorridendole dolcemente, quasi a congratularsi con lei tacitamente.
Fabio non si sarebbe mai e poi mai aspettato una cosa simile e rimase visibilmente sorpreso dal fatto che lei, la sua Francis ora fosse un avvocato tanto illustre da meritare il ruolo di legale ufficiale della squadra.
Ancora non era a conoscenza del fatto che fosse anche la figlia di De Laurentiis.
[...]
- Perché non ne sapevo niente??
Francis a fine conferenza domandó con frenesia e leggera rabbia al padre perché non l'avesse avvisata di una cosa cosí importante.
- Perché voleva farti una sorpresa.
Esclamó Luigi con tono seccato.
Francis lo guardó stranita senza spiegarsi perché si stesse ancora comportando in quel modo sgradevole con lei in quei giorni. 
- Ne parleremo a casa più tardi. Ora vieni, i fotografi vorranno farci delle foto insieme.
Francis non poté controbattere alle parole del padre e fu costretta a fare come le aveva chiesto.
Cominciava a sentirsi in trappola, cominciava a credere che il padre l'avesse fatto di proposito, che avesse architettato tutto questo per costringerla davanti al fatto compiuto, in modo da non potersi più tirare indietro.
Il padre voleva avere il controllo su tutto anche sulla sua vita, e non approvava una sua futura carriera da ballerina, preferiva di gran lunga una figlia avvocato piuttosto che ballerina.
Quell'assalto dei fotografi fu straziante, non ne poteva piú.
A fine conferenza restarono lei, sua madre e Luigi all'esterno del parcheggio, mentre attendevano l'uscita del padre e del calciatore.
- Cosa stiamo aspettando? Possiamo tornare a casa? Avrei da fare due chiacchiere con papà...
- Avrai tempo per parlargli, ora ci sono cose più importanti da fare.
Luigi si concesse una sigaretta, mentre si guardava intorno tenendo una mano nella tasca dei pantaloni che indossava, era sempre impeccabile.
Si voltó verso Francis e le porse la sigaretta.
- Vuoi fumare?
Lo fece di proposito, per metterla in difficoltá dinnanzi alla madre che non sapeva del suo nuovo vizio del fumo.
Francis lo guardó male con occhi sbarrati.
- Si puó sapere perché stai facendo lo stronzo? Che cosa ti ho fatto?
- Francis!!
La rimproveró la madre.
- Cos'é questo linguaggio? E poi da quando hai cominciato a fumare?
- Ma mamma... Mi concedo una sigaretta ogni tre mesi da quando sono entrata in esercito, non ho cominciato a fumare. É Luigi che improvvisamente mi odia!
- Non dire sciocchezze!
Le disse la madre cercando di allentare quella tenzione che si era creata tra i due figli.
Luigi sospiró cacciando fuori il fumo e si allontanó dalle due.
- Vado a chiamare papà...
Francis lo seguí con lo sguardo, sperando che la guardasse, sperando che improvvisamente la smettesse di comportarsi cosí e che l'andasse ad abbracciare, ma Luigi non la degnó di uno sguardo.
- Lo so che eri legata alla famiglia di Emma cosí come sei legata a noi, so cosa hai provato nel perderla, non ti avró partorito io, ma ti conosco come conosco i tuoi fratelli e per me sei anche più di una figlia. Non ti biasimo per essere stata con loro senza dirci nulla, ti capisco, ma forse Luigi non ha gradito il fatto di dover annullare una festa di benvenuto che aveva organizzato per te con tanto entursiasmo. Luigi é fatto cosí, ormai lo conosci bene quanto me, vedrai che gli passa.
Francis abbassó lo sguardo, sentendosi in colpa nei loro confronti e in quelli del fratello che dopo qualche secondo cominció a cercare con lo sguardo, notando che era solo sotto il portone della sede, cosí si avvicinó a lui congedandosi un attimo dalla madre:
- Posso parlarti?
- Ora no, forse più tardi...
- Scusami, Luigi. Scusami non credevo avessi organizzato tu la festa e non ne sapevo nulla. Mi dispiace che tu sia venuto a sapere in quel modo che ero tornata prima, non volevo tradirti...
Il fratello restó a guardarla, visibilmente contrariato, ma alle sue spalle vi era Fabio che aveva sentito tutto mentre usciva, e si era fatto un'idea del tutto errata su loro due.
Luigi si accorse della sua presenza,, e si voltó a salutarlo.
- Ciao Fabio.
Gettó la sigaretta una volta finita e cacció in un sospiro il fumo dalla bocca, mentre gli stringeva la mano.
Fabio guardava incessantemente Francis, quasi parlandole con lo sguardo. Era visibilmente stupito dalla scena che aveva appena assistito.
- Scusate, non volevo disturbarvi...
- Figurati non hai interrotto nulla di importante.
Francis ci rimase visibilmente male a quelle parole, ma alzó lo sguardo verso Fabio che continuava a guardarla.
I due finalmente si stavano guardando negli occhi, ma Francis cacciava solo veleno dai suoi occhi che tanto lo avevano stregato in passato.
Se solo Luigi avesse saputo cosa quell'uomo avesse fatto a sua sorella, probabilmente adesso non lo starebbe salutando in quel modo cosí cordiale e gentile.
- Ti presento mia sorella Francis...
Fabio si stupí ancora una volta nell'udire che fosse sua sorella e non la sua fidanzata, fu uno shock ancora piú grande.
Allora Francis era la figlia adottiva dei De Laurentiis? Non se lo sarebbe mai aspettato, ma tentó di risultare il più naturale possibile.
- Molto piacere....
Le parole quasi gli morirono in gola mentre le allungava una mano per salutarla.
- Ciao...
Fu l'unica cosa che Francis riuscì a dirgli cercando di mantenere un tono di voce neutro e non disgustato.
Gli strinse la mano e percepí un brivido dietro la schiena mentre toccava la sua mano ancora una volta dopo tutti quegli anni.
- Papá! Papá! Andiamo da nonno Pasquale? Aveva promesso che mi portava a fare un giro in barca!
Improvvisamente la voce sottile di un bambino si fece spazio tra i due, demolendo quell'atmosfera pesante ed imbarazzante che si era creata.
Il bambino non aveva più di 7 anni, era bassino e con occhi come il papá e capelli biondi a caschetto. Che lo rendevano ancora più dolce.
Era identico a lui, e nel guardarlo, cominció a pensare a che aspetto avrebbe potuto avere il figlio che aveva perso nell'incidente.
Magari poteva somigliare proprio a lui, poteva essere uguale a questo bambino tanto bello e dolce che correva irrequieto per il cortile.
Fabio si voltó verso il piccolo e lo rimproveró assumendo un vero e proprio atteggiamento da padre:
- Christian, smettila di urlare! Fa il bravo, dal nonno ci andiamo dopo! E se non la smetti di fare tutto questo chiasso ti porto a casa senza andare da nessuna parte, hai capito!!??
Fabio era visibilmente in imbarazzo a comportarsi cosí dinnanzi alla ragazza che nemmeno sapeva che fosse padre, ma Francis totalmente indifferente, si chinó verso il bambino e gli sorrise teneramente.
Aveva sempre avuto un debole per i bambini.
- Ciao. Ti stai annoiando, non é vero? Anch'io vorrei andarmene da qui e andare sulla barca con mio nonno.
Francis prese le manine del bambino e gli sorrideva dolcemente mentre era in ginocchio.
- Facciamo cosí, se non si decidono ad andar via, appena escono, ti prometto che andiamo via io e te e ti porto dal nonno, ok?
Christian era teneramente imbarazzato come tutti i maschietti che ricevevano attenzioni da qualche ragazza.
Il bambino si portó una mano sul lovo dell'orecchio destro ed acconsentí timidamente col capo alle parole della ragazza, la quale a quella reazione si intenerí ancor di più e gli rivolse un tenero sorriso dei suoi, che quasi fece sciogliere Fabio, che era da anni che sognava di rivederlo.
- É proprio un bel bambino!
Disse alzandosi e guaddando Fabio dritto negli occhi con una velata sria di sfida.
- Credevo si chiamasse anche suo nonno Christian. Come vuole la tradizione di Napoli, ma vedo che non siete dei tradizionalisti tu e tua moglie.
Gli sorrise beffarda, mettendo visibilmente in difficoltà e in imbadazzo il ragazzo.
Fabio ricordava di averle detto che il suo tatuaggio con scritto Christian e le aveva mentito dicendole che era il nome di suo padre.
A auel punto spuntó Daniela che cordialmente rispose alla ragazza sorridendo.
- Ah no, Fabio non ci tiene a questo genere di cose...
Il ragazzo avrebbe voluto sprofondare pur di non vivere quella situazione che mai avrebbe pensato di vivere.
- Daniela andiamo? Christian non si sopporta più.
Francis si voltó verso il bambino e gli fece un occhiolino d'intesa e lui timidamente le sorrise andandosi poi a nascondere dietro la gamba del padre per poi guardarla di nascosto.
Francis non trattenne un sorriso, l'unico sorriso sincero e vero di quel giorno.
Paolo uscì assieme alla moglie e alla nipotina che teneva per la mano, la quale lo lasció per correre in direzione di Fabio.
- Papá! Papá!
La bambina saltó in braccio al papà.
Fu una scena tenerissima, la piccola era bellissima, con lunghi capelli lisci biondi e dentini larghi in avanti, con enormi occhi azzurri.
Francis avrebbe voluto smetterla di guardarli, per non soffrirne più cosí tanto,ma ne rimase incantata.
Non avrebbe mai potuto odiare quei bambini innocenti, proprio lei che impazziva per i bambini, non faceva differenza se erano i figli di quell'uomo, erano pur sempre dei bellissimi ed innocenti bambini.
- Martina stai attenta a papi...
- il più piccolo é a casa con i nonni...
Sorrise Daniela mentre parlava a lei, a luigi e a sua madre.
Francis si stupí di sentire che ne avesse ancora un'altro.
- Oh... É molto piccolo?
- Ha due anni.
Le rispose la moglie, ma furono interrotti dall'arrivo del padre.
Dopo qualche minuto andarono via, e Francis con una scusa, evitó di salutare anche Fabio.
[...]
La sera Francis ebbe modo di parlare col padre, dicendogli senza mezzi termini che avrebbe voluto riprendere a ballare.
In quel momento in casa vi erano soltanto lui, lei, sia madre e Luigi.
- Credevo che ormai fossi maturata e che avresti smesso con questa storia... E invece? Vuoi buttar via anni di sacrifici per diventare ballerina? Spero che tu stia scherzando.
- Perché ti é cosí difficile accettarlo? Eppure non ho detto che voglio fare la pornostar, cos'hai da vergognartene cosí tanto? Sono avvocato, nessuno mi toglierá questo titolo, sono generale, cos'altro puoi pretendere da me? Ho il diritto di inseguire i miei sogni!
- É un sogno inutile che non ti porterá da nessuna parte. Ora sei giá realizzata. 
- Lascia che sia io a decidere per la mia vita!
- Ti ho offerto un lavoro alla Filmauro e lo hai rifiutato con disprezzo. Ti sto offrendo il ruolo di avvocato della societá di calcio e stai rifiutando anche questo. Possibile che questa famiglia non ti basti?
- Che cosa?!? Non sono parole mie queste! Mai e poi mai ho pensato questo di voi! Lo saiche vi amo piú di me stessa. Ma vorrei realizzare anche l'altro mio sogno. Non vi chiedo denaro, non vi chiedo nulla al di fuori di comprensione e appoggio.
- Mi dispiace ma finché avró vita non approveró mai questa sciocchezza.
- Perché la disprezzi cosí tanto? Potresti rispettare le mie scelte, potresti rispettarmi... Io ti ho sempre stimato e rispettato, perché ti é tanto difficile ricambiare?
- Oggi ho provato una stima smisurata nei tuoi riguardi. Ero fiero nel presentarti al pubblico.
- Sí, come avvocato della squadra, senza nemmeno dire che ero tu figlia!
- Non volevo crearti problemi.
- Mi avresti solo inorgoglita...
- Il contrario di quello che stai facendo tu adesso...
- Allora mi dispiace essere un tale disonore per te, ma io la mia scelta l'ho fatta. Potevi dirmelo prima, cosí evitavamo quella pagliacciata!
- Ti é andato di volta il cervello? Ormai sei l'avvocato della squadra, era quello che volevi...
- Non ho messo nessuna firma da nessuna parte, ufficialmente non lo sono.
- Saresti capace di farmi questo?
- Mi dispiace papà, non ho intenzione di rinunciare ai miei sogni per i tuoi.
- Non oserai...
- Era quello che volevo, é vero, ma se mi chiedi di scegliere, allora non posso fare altrimenti!
- Se é cosí allora puoi fare i bagagli e sistemarti altrove!
- No, Aurelio! Non ti permetto di cacciare nostra figlia! Se ha intenzione di seguire il suo sogno allora noi dobbiamo rispettare le sue scelte. Ormai é adulta e sa quello che vuole.
- Non lo sa, Jacqueline! Smettila di difenderla! Io in questa casa non la voglio una ballerina da quattro soldi, che magari nel giro di qualche mese si ritrova a fare la spogliarellista a Las Vegas!
- Questo lo vedremo! Giuro che diventeró cosí stimata e importante solo per godermi la tua faccia quando mi vedrai in gloria!
- Stamattina lo eri, ed io ero l'uomo più felice della terra. Non mi fai un dispetto, mi causi solo malanni.
- Vorrá dire che le parole di Valentina andavano ascoltate. Hai fatto un errore nell'adottarmi!
A quel punto Francis si alzó dal divano e andó via di casa.
- Francis no! Non andartene te ne prego!
La donna restó col marito cercando di farlo ragionare, mentre Luigi inseguì la sorella che per la prima volta dopo tanti anni tornava a prendere la sua moto in garage.
- Francis, dove vai, torna qui!
- Lasciami in pace, Luigi! Ora sarai felice! 
- Perché dovrei esserlo?
La ragazza continuava a camminare a passo svelto verso il garage, seguita a ruota da suo fratello.
- Perchè adesso oltre a te e Valentina, si é aggiunto anche papá a disprezzarmi!
- Smettila con queste sciocchezze, io non ti detesto!
- É da quando ci siamo rivisti che non fai altro che darmene la prova, ora non cercare di negarlo!
Arrivata in garage si diresse verso un telone che copriva la sua moto.
Lo tiró via, mentre Luigi continuava a parlarle.
- Ero soltanto arrabbiato con te, ma non potrei mai detestarti o odiarti!
- Non ti eri mai comportato cosí prima d'ora, eppure ti ho fatto arrabbiare parecchie volte. Rinfacciarmi di essere stata a casa di Emma prima che da voi, facendomi sentire in colpa per essere andata a trovare la mia amica morta al cimitero PER LA PRIMA VOLTA, e aver annullato involontariamente la mia festa di bentornato. Questo non sei tu. 
Francis salí in sella alla sua moto e inserí la chiave nel riquadro, poi tornó a guardarlo.
- Se non vuoi che ti faccia arrabbiare ancora una volta allora lasciami andare!
Luigi non ebbe modo né tempo di provare a convincerla a restare, che la sorella fece gas con la moto e sfrecció via a bordo della sua moto, andando chissá dove.

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Capitolo 16
*** ● New Yok, New Life ● ***


Francis vagò per la città a bordo della sua moto per tutta la notte, voleva schiarirsi le idee, ma c'era ben poco da schiarire: sapeva già cosa voleva e l'avrebbe ottenuto a qualunque costo.
Programmava di lasciare la cittá in giorno seguente e partire per l'America. 
Sapeva che lí avrebbe avuto più occasioni di sostenere delle audizioni o provini per qualche lavoro, consapevole del fatto che avrebbe dovuto far molta gavetta prima di diventare qualcuno.
[...]
Dopo forse un'ora di viAggio, o due, decise di fermarsi ad un bar notturno molto famoso in città, per mangiare qualcosa.
Si concesse un buon cornetto caldo al cioccolato con del caffé, pareva non voler proprio dormire quella notte.
Il modo in cui mangió il suo cornetto, stuzzicó la curiosità di un ragazzo nel locale, il quale si avvicinó al suo lato de bancone e cominció a parlarle:
- Ua ma che á fa nu tuff a mar??!!
Francis quasi si strozzó nel sentire quelle parole mentre mandava giù il boccone.
Effettivamente era in una buffa posizione:
Aveva le gambe leggermente divaricate e il busto piegato in avanti col cornetto ben saldo nella mano sinistra mentre si addentava su di esso a darne un morso, tentando di non macchiarsi i vestiti col cioccolato che colava nei lati.
La ragazza ridendo ancora a quelle parole si mise posizionata composta allontanando quel cornetto colante, poggiandolo sul piattino sul bancone.
Mandó giù il boccone e si diede una ripulita alle labbra poi alle mani.
Il ragazzo la guardava ridendo mentre si metteva a sedere su uno sgabbello non lontano dal bancone.
- A ma allor m capiscj? Pnzav ca nun ir Napulitan...
- E perché?
- Sembri straniera, ma pensandoci bene, tien coccos re Napulitan...
Il napoletano del ragazzo non era per nulla volgare, anzi, cosí simpatico da risultare molto comico.
- Coccos tip c'cos?
Rispose nello stesso tono la ragazza.
- Il modo in cui ti mangi il cornetto! Manc stiss bven ra na cannol!
- Ahahahhahahahah 
La risata di Francis fu spontanea e sincera, quel ragazzo sembrava essere un simpaticone e dopo molto tenpo riusciva a farla sorridere gioiosamente.
- Non volevo macchiarmi. Cola troppo cioccolato!
- Lo so, lo so, pur io lo mangio cosí. O cornett t l'essna ra rind a nu piatt cu furchett e curtiell.
- Ahahahha concordo.
- Comunque, molto piacere, Alessandro.
Francis allungó la mano verso il ragazzo e sorridendogli senza mostrargli i denti, timorosa di averli sporchi.
- Piacere mio, Francis.
Il ragazzo le guardó la mano e sorridendo le disse:
- La mano ce la diamo dopo, mo é tutt appiccicos. Fatt primm na diccij..
- Ahahhahaha
Effettivamente le sue mani erano ancora un po' sporche di cioccolato che era colato incontrollabilmente dal cornetto.
- Francis hai detto? Allora avevo ragione a sospettare che non fossi Italiana...
- Sono Argentina, ma mi sento piú Napoletana che altro. Sono cresciuta qui. Tu invece? Alessandro come?
- Siani, Alessandro Siani. Comunque bell sta storij. Anche se conunque gli Argentini hanno molto dei Napoletani....
- Sí, infatti é cosí. 
Gli sorrise la ragazza cordialmente.
Sembrava molto contenta di aver conosciuto quel ragazzo, che le aveva strappato una vera risata di gusto dopo molto, troppo tempo.
- Molto piacere di conoscerti, Alessandro, mi hai fatto davvero divertire.
- Menomale. Cerco di farlo per mestiere, speramm ca e cos vann bon!
- Sei un comico? 
- Ancora in fase di gavetta...
- Sono sicura che questa gavetta finirà presto, sei molto simpatico.
- Speriamo, Francy!
Pronunció “Francy” in un modo molto simpatico, che ancora una volta strappó una risatina spontanea alla ragazza. Il suo marcato accento Napoletano si sentiva anche quando parlava in italiano, e la cosa era bellissima al suono, gli donava ancora piú simpatia.
[...]
I due ragazzi parlarono a lungo, lui gli presento altri due suoi amici e le raccontó che presto avrebbero fatto uno spettacolo in cittá e avrebbe voluto che anche lei fosse presente.
Era disposto a regalarle i biglietti, ma lei purtroppo dovette rifiutare il gentile invito perché gli comunicó che sarebbe partita.
Oltretutto gli disse che era la figlia di De Laurentiis, il presidente del Napoli, di cui lui era tifosissimo e la simpatia nei confronti della ragazza crebbe smisuratamente.
Si scambiarono i numeri di telefono con la promessa che si sarebbero risentiti e rivisti non appena lei sarebbe tornata in città.
Lui le auguró il meglio per la sua carriera di ballo e lei fece lo stesso con lui e la sua strada verso il successo come attore comico.
[...]
Fran tornò a casa all'alba, con l'umore totalmente diverso da come l'aveva lasciata; ora grazie a quella nuova conoscenza si sentiva più felice e sorrideva senza rendersene conto, mentre parcheggiava la moto in garage e ripensava a quel tipo simpatico.
Parcheggiata e spenta la moto, Francis sfiló via il casco e fece respirare i suoi riccioli leggermente ammaccati dal casco, e si passó una mano tra i capelli per dargli una forma decente.
Scese dalla moto e alle sue spalle, vide spuntare dal giardino Luigi con addosso un pantalone di tuta grigio e una t-shirt bianca a mezze maniche, che le andava incontro.
- Buongiorno...
Le disse senza ricevere risposta, ma solo un'occhiataccia, mentre la ragazza continuava a camminare per rientrare a casa.
- Possiamo parlare un attimo?
- Hai ancora altro da dirmi?
- Smettila di fare l'orgogliosa, dai...
A quel punto Fran si fermó e si voltó verso il fratello:
- Ah quindi ora sono io quella orgogliosa? Tu ti sei impuntato su una festa!
- Ma non dire sciocchezze...
- Guarda che mamma me l'ha detto che l'avevi organizzata tu.
- Beh ma non ero arrabbiato con te solo per quello...
- E per cos'altro? Non ci vediamo da due anni, cosa ho mai potuto farti in tre giorni scarsi?
Luigi sospiró profondamente abbassando il capo verso i suoi piedi nudi, era uscito di casa senza scarpe né pantofole, per non fare troppo rumore.
- Ci tenevo a venire a prenderti in aeroporto, ad abbracciarti appena scesa da quell'aereo. Sono stati 4 anni lunghissimi e per me non é stato facile star tutto questo tempo senza vederti e sentirti. Mi eri mancata, ero ansioso di rivederti ed ero fiero che la mia sorellina fosse diventata una persona cosí importante... E poi... Questa storia che fumi io proprio... Non mi piace!
Francis avrebbe voluto buttargli le braccia attorno al collo e abbracciarlo forte, quello era suo fratello, ora lo riconosceva e avrebbe voluto baciarlo sulle guance senza più fermarsi, ma per qualche ragione non lo fece.
- Non comportarti come un Papá...
- Mi comporto solo come un fratello... Come non mi sono mai comportato nemmeno con Valentina...
- Forse perché lei avrá avuto bisogno di meno ramanzine...
- Ascolta, non voglio che tu pensa che non abbia voluto che tu andassi dai Senese... Probabilmente avrei fatto lo stesso al tuo posto, ma ero troppo arrabbiato per capirlo. Sono stato uno stupido.
- Si, lo sei stato.
- Possiamo fare la pace?
Francis restó in silenzio a guardare il fratello con sguardo fermo e pensieroso, poi gli parló con tono serio:
- Rispondimi sinceramente: eri d'accordo con papá non é vero? Eravate d'accordo nel farmi entrare in socetá per tenermi alla larga dal ballo. É cosí?
Luigi con sguardo colpevole, non riuscí a risponderle, ma il suo silenzio parló per lui.
Francis sapeva che era vero ció che diceva, ma sperava nel fondo del suo cuore in una sua vigorosa smentita; ma non accadde.
Luigi era proprio come suo padre.
D'accordo con lui per intrappolarla in un destino e in un futuro che non sognava.
Restó a guardarlo con disprezzo, poi prima di andarsene gli rispose velenosa:
- No... Non facciamo la pace.
Luigi si sentiva troppo colpevole per aver il coraggio di fermare la sorella, cosí restó lí impalato ad osservarla entrare in casa.
[...]
Francis preparó la sua robba racchiudendola in una sola valigia di media misura e scappó di casa nel giro di mezz'ora come nemmeno un ladro avrebbe fatto.
Lasció solo un bigliettino a sua madre con su scritto:
« Cara Mami, sono partita, non mi va di dirti per dove, ma sappi solo che lotteró con tutte le mie forze per realizzare il mio sogno e mantenere fede ad una promessa fatta alla mia dolce Amica che ora non é qui presente con me a lottare per questo sogno, ma é ben custodita nel mio cuore. Ti faró avere presto mie notizie. Non temere per la mia incolumità, so cavarmela molto bene anche da sola. Buona fortuna per la vicepresidenza della squadra. Forza Napoli! Con affetto, tua Francis. PS ho portato la moto via con me.»
[...]
Prima di salire in aereo, Francis telefonó a Cristina Cannavaro, moglie di Paolo.
- Pronto, Cristina? Buongiorno, spero di non disturbare, sono Francis De Laurentiis.
Dall'altro capo della cornetta, la voce della donna squilló entusiasta e sinceramente felice di quella telefonata:
- Oh sei tu? Ciao! Buongiorno, che sorpresa questa telefonata!
- Volevo passare a salutarvi di persona, ma non ho avuto tempo né modo, dato che non conoscevo il vostro indirizzo. Paolo mi ha diede il tuo numero di telefono, spero non ti dispiaccia...
- Assolutamente! Anzi sono felice di sentirti. Ma sei in partenza?
- Sí, staró via per qualche tempo, ma torneró presto a Napoli. Volevo fare gli auguri a Paolo per questa sua nuova avventura e salutare te che ti sei subito dimostrata gentile e cortese nei miei riguardi, lo apprezzo molto.
- Ma figurati, sono stata subito felice di averti conosciuta. Ti confesso che spero di avere modo di approfondire questa conoscenza molto presto. 
- Lo spero anch'io!
- Ti passo Paolo che é proprio qui accanto a me e vuole salutarti. A presto Fran. Abbi cura di te!
- Grazie infinite!
- Pronto, Francis, ciao...
- Hey! Ciao, capitano!
Il ragazzo ridacchió in imbarazzo.
- Non sono il capitano...
- Sono certa che lo diventerai molto presto. Faccio il tifo per te e per tutti i ragazzi! Ti auguro il meglio, e mi raccomando, quando torno voglio vedere il Napoli trionfare!
- Sempre!
- Felice di averti conosciuto, e grazie per la calorosa accoglienza, non mi conoscevi nemmeno e sembrava che mi conoscessi da anni. 
- Beh spero di poterlo dire in futuro.
- Lo spero anch'io! Salutami i tuoi bambini e la tua bellissima moglie. A presto!
- Senz'altro. Fa buon viaggio!
[...]
La telefonata fu un po' frettolosa a causa del volo in partenza, ma con sole poche parole, la ragazza riassunse il buon umore.
Con la partenza si buttó alle spalle tutto quello che era successo in Italia negli ultimi giorni dopo il suo ritorno dall'esercito, ma anche negli ultimi 4 anni.
L'unica cosa che portava con sé era Emma e la speranza di riuscire in questo nuovo capitolo della sua vita, che stava appena iniziando.
[...]
Nei suoi primi giorni a New York, Francis ebbe una vita quasi da barbona, anzi forse senza il 'quasi'.
Dormiva ogni notte al Central Park assieme ad altri senza tetto, e si nutriva di qualche pasto donatole dalla mensa dei poveri della cittá.
Non aveva soldi con sé.
Gli unici che aveva li aveva spesi per il biglietto dell'aereo.
Adesso girovagava per la cittá con una valigia a trolley che si trascinava ovunque andasse, e con in dosso dei vestiti che cambiava dopo essersi data una ripulita in qualche bagno pubblico.
Non chiedeva la caritá, non l'avrebbe sopportato, piuttosto se ne andava in giro a correre per tenersi allenata.
Lasciava la valigia ben nascosta in un punto del Central Park, per poi tornare a riprenderla quando avesse finito il suo giro di corsa.
[...]
Un giorno, mentre correva nell'enorme distesa del parco, si imbatté in un flashmob di alcuni giovani ragazzi che eseguivano passi da break dance e hip hop sulle note della nuova canzone di Madonna: Hung Up.
Si poggió con una mano sul tronco di un albero e mentre riprendeva fiato, osservava quei ragazzi esibirsi in quella che le sembrava una buona coreografia, anche se a tratti imperfetta.
Si radunó molta gente attorno a loro per ammirarli ballare l'intera canzone che veniva riprodotta da uno stereo portatile a casse, molto grande.
Erano 4 maschi e 2 ragazze di razza mista.
Vi era un ragazzo con tratti somatici asiatici, uno bianco e due afro-americani, mentre le due ragazze erano entrambe afro-americane.
Sapevano muoversi, ma a parer suo, a volte andavano fuori tempo, perdendosi in salti e capriole non necessari.
Il suo occhio critico ed esperto, la portavano ad osservare attentamente i loro passi, tanto da averli quasi imparati.
Cosí, senza più resistere alla tentazione si buttó nella mischia di quell'esibizione avvicinandosi a passi lenti per poi cominciare a muoversi a tempo di musica, causando curiositá da parte degli altri ballerini, che continuando a muoversi, si voltarono a guardare quella ragazza che azzardava ad entrare a far parte di quel flashmob.
Fran indossava dei pantaloni di tuta verde bottiglia dell’Adidas, con delle strisce bianche ai lati delle gambe e una canottiera bianca che le arrivava fin sotto il ventre.
I capelli corti le stavano ricrescendo, e le donavano un'aria molto sportiva e senza dubbio attraente.
I sei ballerini apprezzarono il suo inserimento in quella coreografia poco studiata e restarono ad osservare i movimenti impeccabili e i passi stupefacenti della ragazza, quasi incantandosene.
Fran invitó i ragazzi a seguire alcuni suoi stessi passi facendo uscir fuori una coreografia migliore di quella loro precedente e con meno imperfezioni.
A fine canzone ricevettero un forte applauso dei presenti spettatori e anche dagli stessi ballerini.
Ma la scarsa presunzione della ragazza e la forte modestia la portó ad allontanarsi da loro e ad invitare quel pubblico improvvisato ad applaudire assieme a lei più forte in direzione di quei ragazzi.
Dopo qualche stretta di mano con quei ragazzi e continui scambi di complimenti, la ragazza riprese il suo giro di corsa, contenta di aver fatto parte anche se per pochi minuti, di un gruppo di ballerini.
Era quello che voleva, ma senza insistere troppo, si allontanó da loro lasciandosi sfuggire una probabile opportunitá di entrar a far parte di un gruppo di ballerini discretamente bravi.
[...]
In serata, la ragazza si riposava restando distesa su una panchina del central park, mentre osservava il cielo stellato. Non aveva cenato presso la mensa, non ne aveva alcuna voglia.
Pensava in continuazione all'episodio mattutino con quel gruppetto di ragazzi, credendo di essersi fatta sfuggire dalle mani l'opportunitá di cambiare rotta a quella misera vita che stava conducendo in quei primi giorni Newyorkesi.
Assorta dai suoi pensieri, un leggero rumore di passi fondati tra le pietruzze del parco, destarono la sua totale attenzione.
Sentendo che quei passi si facevano sempre più vicini, cercó di mantenere una calma apparente e un sangue freddo, finché, credendo che si trattasse di un malvivente che voleva aggredirla per impossessarsi della sua valigia o per farle del male: poggió le mani sulla panchina e con un balzo fece una capriola all'indietro e atterró con gambe divaricate alle spalle di questa persona, la quale visibilmente sconvolta da quel gesto del tutto inaspettato, per qualche secondo non riuscì a muoversi.
Soltanto in quel momento, Francis si rese conto che si trattava di una ragazza.
Lasció scivolare lentamente la sua foga, e le parló con tono diffidente e aggressivo:
- Chi sei? Cosa vuoi?
La ragazza ancora un po' spaventata, cercó di voltarsi verso di lei, portando le mani in alto in segno di resa.
Quando si voltó Francis riconobbe che era una di quelle due ballerini Afro-Americane di quel mattino e il suo sguardo da minaccioso si tramutó in uno sguardo accigliato e confuso:
- Tu che ci fai qui?
- Scusa, non credevo di spaventarti...
Francis notó che era ancora un po' irrigidita dallo spavento e le si avvicinó cercando di tranquillizarla:
- Credo di essere stata io a spaventarti. Pensavo fossi un malvivente.
- N-no, figurati...
- Va bene, ma ora rilassati, ok? Perché sei qui? Cosa vuoi?
- Ehm... In realtà io e mio fratello siamo stati al central park apposta per parlarti, ma poi abbiamo notato che sei rimasta qui. Non hai un posto in cui andare per la notte?
Francis lanció uno sguardo al fratello della ragazza che era anche lui uno di quei ballerini, e se ne stava a pochi metri di distanza da loro e di tanto in tanto si guardava intorno quasi come se facesse da sentinella per qualcosa.
Poi spostó lo sguardo verso la ragazza:
- Veramente... No. Non ho un posto dove andare...
La giovane ragazza lanció uno sguardo quasi di intesa al fratello, come se si fossero comunicati qualcosa tacitamente, poi lei tornó a guardarla.
- Potremmo ospitarti a casa nostra se ti va. É molto grande...
Francis li guardava in modo sospettoso:
- Perché siete rimasti a spiarmi? Cosa volete da me?
- Non ti abbiamo spiato!
Si precipitó a specificare la ragazza, poi proseguí:
- Volevamo chiederti se ti andrebbe di entrare nella nostra Crew! Ci sei piaciuta moltissimo stamattina e speravamo di non perderti di vista.
Francis rimase visibilmente colpita da quelle parole, e in cuor suo sperava che fosse quello il motivo.
Un sorriso timidamente si andó a formare sul suo volto:
- Dici davvero?
La ragazza le sorrise di ricambio anche lei visibilmente entusiasta:
- Sííí! Dico sul serio! Piacere, il mio nome é Chenille (pronunciato Scenill)
- Io sono Francis!
- Vieni, ti presento mio fratello!
La ragazza aveva un atteggiamento tipico degli afro-americani Newyorkesi, gesticolava molto e aveva un portamento molto sicuro di sé e in qualche modo irresistibilmente attraente. 
Vestiva con un leggins rosso senza alcuna fantasia e una maglia di due taglie piú grandi di color nero, che faceva cadere sulle spalle scoperte, al piede aveva delle zeppe di sughero con delle fibie rosse.
Fisicamente era molto più formosa di Fran con fianchi un po' larghi e seno piccolo ma ben in mostra: i capelli ricci li aveva racchiusi in treccine africane lunghe fino alle spalle e raccolte in una coda da cavallo. Gli occhi erano grandi e castano scuro, con una forma quasi a mandorla. La sua pelle sembrava essere di porcellana per quanto fosse liscia e lucente. Le labbra erano molto carnose e grandi, tipicamente africane, ma di un color carne che le rendevano in parte rosee.
Il naso era insolitamente piccolo, ma leggermente schiacciato rendendo le narici un po' larghe.
- Hey Mike! Eccola! Fa il gentiluomo e prendile la valigia!
Il ragazzo somigliava molto a Chenille eccezion fatta per il suo naso che era dritto e molto meno largo di quello della ragazza, poi per il resto avevano la stessa identica forma degli occhi, delle labbra e del volto, che era poco squadrato e più ritondo.
Il ragazzo aveva un fisico asciutto, comprensibile anche dal modo in cui era vestito: indossava abiti larghi con un jeans nero largo di gambe e a vita bassa. Con una canotta nera e bucherellata. Anche lui aveva i capelli medio lunghi con delle treccine che arrivavano all'altezza delle sue orecchie.
Sembrava essere un po'in imbarazzo
nel salutare Francis, e a stento riusciva a guardarla negli occhi.
- Mi senti quando ti parlo?
La ragazza era molto più esaltata di loro e probabilmente senza di lei, nemmeno si sarebbero rivolti una parola.
- Lui é mio fratello piú piccolo, si chiama Michael, ma noi lo chiamiamo Mike.
Francis allungó la mano verso il ragazzo il quale non abituato a salutare le persone con una stretta di mano, la guardó stranito, con uno sguardo sinistro.
Francis tiró via la mano e assunse una posizione tipica dei rapper: più molleggiata e sguaiata, facendo strani movimenti con le mani.
- Bella fratello! Il mio nome é Francis ma tutti quelli che contano mi chiamano Fran. Tu peró non me lo sciupare, ok? 
Dopodiché tiró con una mano su per il naso e finse di ripulirsi sul pantalone.
Chenille la guardó stupefatta, poi scoppió a ridere sguaiatamente, seguita poi dal fratello, che prima l'aveva fissata con un sopracciglio alzato, poi aveva cominciato a ridere in una risatina pacata.
Francis cominció a sorridere ai due ragazzi e quasi abbaglió la vista di entrambi con i suoi denti perfettamente bianchi e il suo stupendo sorriso largo.
[...]
I tre ragazzi raggiunsero a piedi la casa di Chenille e Michael che non distava molto dal Central Park, era nei pressi del Bronx, bisognava superare l'intero quartiere del Bronx a piedi per arrivarci: era una specie di villetta molto povera, con una staccionata di legno un po' mal ridotta e una porta d'ingresso preceduta da degli scalini e una porta retinata per evitare l'ingresso di insetti, prima di una porta vera e propria. La casa era dotata di grandi finestre ed era illuminata al piano inferiore da una luce calda.
- Vedrai, amerai Mama Su...
Le disse entusiasta Chenille mentre la precedeva per poi farla accomodare in casa, seguita dal fratello.
- Mama Suuuuuu!!!! Siamo a casa! Abbiamo ospiti!
Francis entró e si guardó lentamente attorno.
La casa era arredata a legno antico con divani e poltrone un po' ovunque all'entrata, un televisore un po' vecchiotto e quadri di paesaggi sui miri con mobili ricoperti da portafoto con foto di famiglia.
Era tutto molto accogliente, le pareti erano di un colore caldo e per la casa si sentiva un profumino di cibo niente male.
Improvvisamente da una porta al lato sinistro dell'entrata, uscí una bambina che non avrá avuto neppure quattro anni.
Era bellissima: di bassa statura come tutti i bambini di quell'etá, grassottella, con una faccia paffutella enormi occhi scuri, due codini che raccoglievano tutti i suoi capelli ricci, e un nasino minuscolo sopra un musino che ti invitava a baciarlo a prima vista.
Indossava una salopetta di jeans a mezze cosce con una magliettina a giromanica gialla che metteva in risalto la sua pelle scura vellutata.
La piccola fece un balzo verso Chenille mettendole le mani attorno al collo e saltandole in braccio.
- Mamma! Mamma!
Francis restó di stucco a quella scena: non avrebbe mai immaginato che quella ragazza avesse una figlia, era molto giovane, forse aveva la sua età.
Chenille si piegó sulle gambe e prese la piccola in braccio facendole fare una piccola giravolta in aria.
- Eccola qui la più bella di tutte le bimbe!
Michael le entró la valigia e Francis quasi tornó alla realtà mentre si voltó nella sua direzione e lo ringrazió con un sorriso gentile, prendendo la valigia dalle sue mani, mettendolo un po' in imbarazzo.
Subito dopo entró una donna sui 50 anni, robusta, con i capelli raccolti in una specie di turbante color arancio/bronzo in un largo vestito dello stesso colore di lino che la teneva molto fresca.
Aveva tra le mani uno straccio con cui si ripuliva le mani, era sicuramente indaffarata a cucinare qualcosa.
Guardava Francis con uno sguardo sorpreso presa visibilmente alla sprovvista dal suo arrivo.
Chenille si voltó a guardarla sorridente, con ancora la bambina in braccio.
- Mama Su lei é Francis, sará nostra ospite per un po'.
Le si avvicinó e le diede una spallata ridendo a pieni denti molto eccitata.
- É una ballerina eccezionale! Vedessi come muove quel corpicino pallido!
Michael tossí per spezzare quell'atmosfera imbarazzante, e catturó l'attenzione di Chenille che si voltó verso di lui sorridendogli maliziosamente.
- Mike ne é cotto!
A quel punto Mama Su sorrise guardando il figlio, c ge intanto era sprofondato nelle fondamenta della casa, poi spostó lo sguardo sulla ragazza.
- Piacere di conoscerti bambina. Accomodati pure. Mi casa es tu casa!
Mentre andava in cucina con Chenille, si voltó e le parló a voce bassa, ma non troppo da poter evitare a Francis di sentirla:
- Ma é magrissima! Da quanti mesi é che non mangia?
Chenille la zittí:
- Shhh lasciala stare Mama Su! La poverella dormiva al central park!
I commenti poi continuarono in cucina, Francis non trattenne un sorriso, prima di seguirle.
La cucina era piccolina ma molto carina. Arredata molto bene con mattonelle colorate ovunque e uno stile casareccio molto carino.
Francis indossava ancora la tuta della mattina e avrebbe pagato per usare la doccia di quelle persone tanto buone e gentili.
Si sentiva un po' in imbarazzo ma la piccolina si avvicinó a lei dopo essere stata spinta leggermente dalla madre che la esortava ad andarle ad offrire del pane ad olio tagliato a fettine coperte da uno strato di una cremina che dall'odore era molto invitante.
- Tieni... La salsa di peperoni l'ho spalmata io con la nonna.
Francis quasi si sciolse sentendo quella vocina di quella bimba cosí paffutella e bellissima.
Si chinó verso di le e le sorrise dolcemente.
- Grazie mille piccolina.
Fran prese la fettina di pane e la guardó ancora una volta.
- Come ti chiami?
La bimba si voltó verso la madre e la guardó timida. Chenille le fece cenno col capo di risponderle, cosí la bimba si voltó verso Francis e tenendosi le mani l'una dentro l'altra in avanti le rispose con lo stesso tono di voce dolce di prima:
- Mi chiamo Anaya...
- Che bel nome!
- Ti piace la tattina?
La piccola aveva un modo di parlare molto tenero che stuzzicava la voglia di Francis di coccolarla; ma la ragazza si distrasse da quella tentazione e assaggió)" il pane che le avevano offerto.
Era un esplosione di sapore, la cosa più buona che avesse mai assaggiato, o probabilmente era la fame che gielo faceva sentire cosí saporito.
Fran chiuse gli occhi e in un gesto circolare della mano accentuava la goduria di quel morso:
- Mhhhh.... Squisito!
[...]
Francis si sentiva a suo agio in quella casa con quelle belle persone, quasi non le sembrava vero che l'avessero accolta in casa loro cosí, dal nulla, senza pretendere di conoscerla.
Passarono tre giorni e Fran era sempre la benvenuta e ben voluta in quella casa.
Dava una mano a fare le pulizie e aveva cominciato a chiamare anche lei la donna di casa Mama Su, sotto suo esorto.
Aveva saputo che era una famiglia del Senegal, ma i figli erano nati lí a New York.
Mama Su e suo marito Rahil erano emigrati dal Senegal in America 30 anni fa e si erano costruiti una vita lí per dare ai loro figli un futuro migliore.
L'uomo lavorava come muratore e col passare degli anni avevano accumulato abbastanza soldi per costruirsi quella casa in quel pezzo di terra che l'uomo aveva messo da parte con i sacrifici del suo lavoro e con quelli di Mama Su che arrangiava a fare da bambinaia ai bambini del vicinato quand'era giovane.
Poi nacque Chenille, aveva la stessa etá di Fran a differenza che lei era nata ad Aprile (il 13) e Francis a Maggio.
Michael invece nacque tre anni dopo il 17 di Agosto, e Mama Su scherzava spesso sul fatto di quanto avesse sudato nel partorire il ragazzo.
Papá Rahil purtroppo era morto sei anni fa colpito da un infarto, e la famiglia andava avanti con i pochi spiccioli della pensione dell'uomo e con i soldi che guadagnavano Michael e Cheline come camerieri in un pub di Brooklyn.
Mama su sognava di comprare una nuova cucina moderna e un letto nuovo piú comodo.
Francis fece quasi una promessa a sé stessa che avrebbe contribuito nel far realizzare il sogno di quella donna prima o poi.
La terza sera che erano insieme, Francis e Chenille erano sedute in veranda su un'altalena a dondolo e guardavano il cielo sopra di loro e le case poco lontane del Bronx.
Chenille aveva im braccio la piccola Anaya che a furia di dondolare in braccio alla mamma si era addormentata, teneramente con un dito in bocca e coperta da un lenzuolino di cotone.
Chenille indossava un vestitino bianco, semplice e largo, un po' scollato e con le maniche arricciate, Francis invece indossava un pantalone di pigiama rosso von degli orsacchiotti beije disegnati dentro, e una magliettina bianca a mezze maniche leggermente stretta.
Mama Su dormiva, e Michael era uscito con degli amici, e le due ragazze lo aspettavano mentre facevano due chiacchiere con due candele accese per illuminare quella seratina tiepida e tranquilla.
- Cosí sei stata adottata da questa famiglia di ricconi Italiana e ora sei scappata? Per finire dove? A dormire sulle panchine del cebtral park?
Chenille rimase un po' sconcertata dai racconti personali di Francis che soltanto dopo qualche giorno si decise nel raccontarle infondo glielo doveva, era sua ospite e neppure sapeva chi lei fosse.
Fran non credeva di riuscire ad aprirsi con qualcun altro, eppure con lei ci era riuscita e ne era segretamente felice.
- Beh in realtá contavo di restarci poco e trovare una situazione.
- Fortuna che hai incontrato me, allora...
- Non riusciró mai a ringraziarvi abbastanza. Tu non sai quanto questo conti per me...
- Bella ti ho giá detto che non devi ringraziarci. La casa é grande e Mama Su é molto entusiasta di averti per casa e questo é molto strano dato che sei una bianca... Per non parlare di Mike! Sono sicura che la notte sogna di sposarti nella chiesetta qui infondo la strada e fare tanti bei figli latte e caffé insieme a te!
Francis non trattenne una risatina imbarazzante, mentre Chenille la guardava e poi sorrise maliziosamente assieme alla ragazza.
- Senz'offesa per tuo fratello, ma io con gli uomini ho chiuso.
- Non guardare me, bella. Io non sono lesbica, anche se devo ammettere che hai un culetto mozzafiato!
- Ahahahah non intendevo dire questo...
- Beh é sempre bene chiarirle certe cose, no? 
- Credo fosse giá abbastanza chiaro vedendo la piccola Anaya... A proposito, non so se posso chiederlo, ma...
- Vuoi sapere il padre che fine abbia fatto?
Francis fu zittita dalla sua esatta intuizione e acconsentí col capo osservandola attentamente.
- É finito dentro per droga, quando io ero ancora incinta di Anaya. Non l'ha nemmeno mai vista quel viscido figlio di puttana.
Francis non fece commenti, si limitó ad abbassare il capo visibilmente dispiaciuta, poi dopo alcuni attimi di pausa, le chiese:
- Tu lo sapevi? 
- Che spacciava? Certo che lo sapevo. Si é stupidi a 18 anni e ci si innamora del primo perdente che ci fa credere importanti e invece ci usano solo per i loro sporchi bisogni...
Fran concordó tacitamente mentre un sorriso amaro le marcó il volto, stuzzicando la curiositá di Chelline.
- Anche a te é capitato?
- Non amo parlarne...
- Va bene, bella. Non preoccuparti.
- Ma forse mi fará bene... Sono quattro anni che non ne parlo con nessuno...
Chenille con volto preoccupato, si voltó appena verso la ragazza, stando attenta a non svegliare la figlia.
- Di che si tratta, bella?
Francis con sguardo vacuo nel vuoto aveva il capo leggermente chino e dopo alcuni attimi di silenzio in cui si era convinta nel parlare, cominció a raccontarle la sua veritá:
- Quattro anni fa anch'io mi innamorai di un ragazzo che mi faceva sentire importante e amata. Me ne innamorai perdutamente, nonostante fossi giá all'epoca un po' scostante con i ragazzi. Aveva 11 anni in piú di me, ma non me ne importava minimamente, lo amavo e dopo alcuni mesi che siamo stati insieme e ci siamo conosciuti, ho deciso di dimostrarglielo concedendomi a lui... Era la prima volta per me e lui non lo sapeva, né se l'aspettava. Fu tutto molto magico e bello, mi sentivo amata, ero felice per la prima volta dopo tanto tempo da quando ero nata ed ero stata abbandonata.
Chenille sorrise alle sue parole, trovando la ragazza molto dolce e tenera, poi Francis continuó:
- Ma anche lui si comportó come la donna che mi ha dato alla luce. Da un giorno all'altro sparí e non ebbi piú sue notizie. Non mi sarei mai immaginata che fosse sposato ed avesse due figli...
Chelline non trattenne un sussulto di stupore e le prese la mano, visibilmente toccata da quel suo racconto.
- Oddio bella, mi dispiace... É stato un verme schifoso!
Francis acconsentí col capo, e proseguí con la parte piú tragica della storia:
- Tre mesi dopo ero in macchina con la mia piú cara amica. Per me era più di una sorella. Amava ballare anche lei ed insieme sognavamo di aprire una scuola di ballo e crescere insieme facendo carriera. Quel giorno io stavo male, non sapevo cos'avessi, ma continuavo a vomitare ed ero diventata pelle ed ossa. Mentre lei mi costrinse ad andare in ospedale, perse il controllo dell'auto e finimmo in un tragico incidente in cui lei perse la vita e io persi il bambino che portavo in grembo a mia insaputa.
Le lacrime non riuscí a trattenerle e mentre fissava un punto nel vuoto, cominciarono a rigarle il volto.
Chelline si lasció trasportare dal dolore lacerante della ragazza e cominció a piangere assieme a lei, sinceramente commossa e le strinse la mano senza dire nulla, non poteva dire niente dinnanzi a quella tragedia.
Non immaginava che quella bellissima giovane ragazza avesse sofferto cosí tanto nella sua breve vita.
Francis alzó gli occhi ed incontró quelli della ragazza e continuó il racconto:
- Desideravo la morte, non trovavo piú una ragione di vita. Volevo smetterla col ballo, nulla aveva piú senso per me, cosí decisi di andare a cercare la morte arruolandomi nell'USA Army femminile. Sono stata arruolata nella caserma di San Diego per 4 anni, ma come vedi sono ancora viva. Volevo stare lontana da tutti e tutto, non parlavo con nessuno, non volevo conoscere nessuno, preferivo starmene da sola per conto mio. Ma dopo 4 anni, dopo aver finito il mio ciclo nell'esercito: la prima cosa che ho fatto é stata quella di visitare la sua tomba per la prima volta. Ho mantenuto parte della promessa che da piccole ci eravamo fatte: mi sono laureata e ora sono un Avvocato, mio padre voleva imprigionarmi facendomi vivere una vita che non avevo scelto, diventando l'avvocato della squadra di calcio italiana che ha acquistato, ma io dovevo mantenere l'altra parte di promessa che ho fatto ad Emma e sono venuta qui inseguendo il sogno di diventare una ballerina riconosciuta in tutto il mondo.
Chenille aveva il volto bagnato dalle lacrime, era molto sensibile e non controllava le sue emozioni.
Francis sorrise imbarazzata nel vedere quella che soli tre giorni fa era una sconosciuta e che ora era diventata la sua fidata confidente.
Fu in quel preciso momento che Francis entró prepotentemente nel cuore di Chenille e difficilmente ne sarebbe uscita.
- Sono sicura che riuscirai a mantenne la parola data alla tua dolce amica, bella. E io ti daró una mano a riuscirci. Insieme alla nostra Crew potremmo unire le nostre forze e i nostri talenti per dare vita a questo sogno. Io ho la bambina, ma riusciró a gestire i miei impegni di mamma e di ballerina. Te lo prometto, bella!
Avrebbero voluto abbracciarsi, ma non volevano svegliare la piccolina, che dormiva profondamente in una posizione tenerissima, con un dito in bocca, la testolina sul petto della mamma e una manina penzolante nel vuoto.
Francis ne era innamorata e la guardava con tenerezza e con una muta tristezza nel cuore, immaginandosi anche lei in quella situazione.
Se solo quel tragico incidente non fosse mai accaduto, ora non solo aveva Emma al suo fianco, ma poteva sentire il calore della propria figlia o del proprio figlio sul suo corpo mentre lo dondolava per farlo dormire. 
Un destino bastardo, invece, le aveva negato tutto quello, e cosí non poteva far altroche desiderarlo segretamente e tristemente.
Prese la manina della bambina e gliela poggió sul petto della mamma.
Chenille nell'osservarla attentamente, aveva capito col suo doppio senso di donna, una mezza verità:
- Non potrai più avere figli?
Francis non si aspettava che lo capisse cosí in fretta, cosí alzó lo sguardo verso di lei risultando visibilmente stupita:
- Non ... Veramente io non lo so.
Chenille stupefatta, la guardava accigliata:
- Come sarebbe a dire che non lo sai?
- Da allora non ho mai fatto una visita, non volevo saperlo e convivere per tutta la vita con la consapevolezza di non poter mai avere figli.
- Sí ma cosí resti col dubbio e ti priveresti di vivere serena con la consapevolezza che potresti continuare ad avere figli, un giorno. Pensaci, bella!
- Io non...
- Domani chiedo a Mama Su di fissarti un appuntamento col ginecologo dell'ospedale di Brooklyn, é deciso! Sono sicura che da domani tornerai a sorridere e a vivere con più speranza! Andrá tutto bene!
- Perché sei cosí buona con me?
- Perché da quando ti ho visto ballare al central park sulla nostra coreografia, spuntando cosí dal nulla, ho visto una luce in te che non avevo mai visto in nessuno. Il modo in cui balli... Sei cosí bella e piena di talento e poi non potevo lasciarti dormire su quella panchina.
Quella ragazza piena di cuore e di gioia lasció scappare un sorriso a Francis, la quale dopo tanto tempo cominciava a sentirsi di nuovo bene con qualcun altro.
Sentiva che quello era il posto giusto per lei e quella gente erano la sua salvezza.
[...]
Il giorno seguente andarono a fare la visita ginecologica, ma le risposte le avrebbero ricevute dopo una settimana.
Nel frattempo peró Francis mentre era in giro per New York con Chenille e la piccola Anaya, alle loro orecchie arrivó la notizia che l'ormai affermatissimo cantante Justin Timberlake cercava ballerini per la sua Crew prima di partire per il tour mondiale del suo nuovo lavoro discografico.
Eccitatissima, Chenille convinse Francis a tentare a fare il provino, ma c'era poco da convincere perché era giá convinta di suo.
Dimenticó quasi del conto alla rovescia che stava facendo per ricevere la notizia dell'ecografia.
E cosí le due ragazze comunicarono la notizia a Mike e agli altri ragazzi per potersi organizzare e cominciare a pensare a quel provino che avrebbe potuto dare una svolta alle loro vite.

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Capitolo 17
*** ● Justin Timberlake All In ● ***


Il giorno dei provini per la Crew da tour per Justin Timberlake era arrivato.
Era il 17 settembre 2006 e le audizioni si tenevano a New York, fortunatamente per loro non dovettero spendere soldi per alcun viaggio o spostamento.
In quei giorni i rapporti con Chenille e Mike migliorarono ancor di più per Francis.
I ragazzi radunarono dei loro amici che avevano ballato con loro al central park per quel flashmob, ma soltanto 2 dei 10 totali vollero andare al provino. Molti non ritenevano il ballo il loro fUturo lavoro, cosí tornarono alle loro vite da studenti o lavoratori part-time.
In totale erano in 5 tra Francis, Chenille, Mike e gli altri due ballerini, entrambi maschi ed entrambi afro-americani.
Quello più alto si chiamava Jay: aveva 26 anni, era molto alto e magro. 
Praticava la breakdance da quando era un bambino e sapeva muoversi discretamente anche su passi un po' più classici. 
Aveva un naso pronunciato e sopracciglia sottili sopra ad occhi medio grandi, scuri e capelli alla Willy il principe di Bel Air. Portava un accenno di baffetto e vestiva sempre molto largo, e aveva un atteggiamento che poteva far credere che fosse gay, ma era semplicemente un appassionato di moda e curava molto il suo stile.
L'altro era alto quanto Mike: si chiama Eddy e aveva 24 anni. Fisicamente era molto bello ed attraente, aveva la solita faccia da bel ragazzo: con un sorriso largo e spiccante, un nasino piccolo e profilato, nonostante la sua discendenza africana, occhi da cerbiatto molto scuri contornati da delle sopracciglia aventi una forma quasi femminile quer quanto fossero curate. Era magro ma con addominali e bicipiti ben scolpiti ed usava calzare sempre una fascia colorata tra i capelli, che aveva rasato.
Entrambi amavano ballare la breakdance e la eseguivano anche molto bene.
Francis fece la loro conoscenza tre giorni prima dei provini e subito entrarono in sintonia dopo che loro avessero visto il modo in cui ballava Francis, che nonostante fosse una 'bianca' sapeva muoversi quasi come una ragazza del bronx con origini afro-americane e che praticava breakdance da quando fosse nata.
Insomma, tra i ragazzi c'era molta sintonia, ma c'era qualcosa che nin andava:
- Ok Chenille, é bravissima, si muove come noi, ma c'é ancora qualcosa in lei che non mi convince...
Un giorno, mentre erano sulla veranda di casa di Chenille, Jay osservava Francis manco fosse un giudice di una prestigiosa scuola di danza classica.
Chenille lo guardó male:
- Sarai mica diventato finocchio, bello? Questa qui é perfetta!
Chenille indicó Francis con un pollice, gesticolando come una vera ragazza del bronx.
Il ragazzo si mise le braccia incrociate sotto il petto e si poggiava alla staccionata, e non staccava gli occhi di dosso a Fran, chinando il capo leggermente verso sinistra:
- Non intendevo in quel senso, zucchero, lo vedo anch'io che é un bocconcino esplosivo... Dico solo che qualcosa in lei ancora non mi convince... 
- Tipo cosa?
- Tipo i capelli, zucchero!
Mike ed Eddy sedevano sugli scalini dell'ingresso ed osservavano la scena, spostando la loro attenzione sui capelli di Francis che le erano cresciuti fino all'altezza delle orecchie.
- Potresti allungarglieli e renderglieli decenti con delle treccine, che dici?
Chenille dovette ammettere che il ragazzo non aveva tutti i torti e si voltó a guardare Francis, assorta:
- Beh... Forse sarebbe davvero un tocco in più...
- Pensaci, zucchero... Qui siamo tutti dei cioccolatini, lei é la nostra bella tazzina di latte e caffé, rendiamola più accattivante con dei capelli più cool.
Il ragazzo guardó Francis, e si affrettó ad aggiungere dell'altro portandosi una mano sul petto e l'altra la scuoteva davanti ai suoi occhi:
- Non fraintendermi, zucchero: sei uno schianto, ma staresti una favola con le treccine africane di Chenille...
- Lasciatele stare i capelli come le pare. Non credo che Justin Timberlake stará a giudicare i suoi capelli.
Improvvisamente intervenne Mike che era visibilmente e 'segretamente' attratto da Francis, la quale si voltó a guardarlo e gli sorrise gentilmente.
- Grazie, Mike, ma credo che Jay non abbia tutti i torti. Infondo un cambio di look mi farebbe bene.
- É quelo che dicevo, Zucchero.
Jay le fece l'occhiolino, e Mike lo guardó male per qualche attimo, poi lo mandó al diavolo tacitamente.
- Potrei allungarteli con del cotone aggiunto, colorato se vuoi, bella. Dimmi di sí e comincio subito a mettermi all'opera.
Chenille si avvicinó a Francis, la quale appariva molto entusiasta e le sorrise:
- L'azzurro spezza bene col nero dei miei capelli. Le vorrei lunghe con qualche ciocca sull'azzurro, che ne dici?
- Dico che passeremo il provino grazie ai tuoi capelli, bella!
- Ahahah allora mettiti subito all'opera, hai tre giorni per rendermi presentabile.
[...]
Dopo esattamente tre giorni il 17 Settembre, Fracis aveva delle treccine africane che le arrivavano fin su ai seni e aveva qualche treccina azzurra che rendeva l'effetto ancora più bello.
Le audizioni si tenevano alle 11 del mattino e dovevano recarsi in un edificio a Time Square.
I cibque ragazzi si radunarono alle 9 del mattino a casa di Chenille e Mike, pronti per andare.
Chenille indossava un pantalone di tuta che scendeva a vita bassa e largo sulle gambe, con un effetto di colore quasi metallizzato. Sopra aveva una maglia a giromanica grigia dell'Adidas con la scritta azzurra e le treccine raccolte in una coda di cavallo alta, con scarpette dell'Adidas, azzurre che facevano pandan con le scritte della sua maglia.
Mike indossava un pantalone simile a quello della sorella ma col cavallo basso, e dei tasconi lungo le gambe, color nero.
Una canotta nera bucherellata e una fascia nei capelli, nera, che tirava indietro le treccine corte che anche lui aveva. Aveva dei polsini azzurri che richiamavano l'abbigliamento della sorella e le treccine di Francis.
Decisero tutti di avere qualcosa di azzurro addosso.
Jay infatti indossava un pantalone azzurro largo di gambe con una canotta bianca avente il numero 84 stampato lungo tutto il torace colorato di nero. I suoi capelli erano sempre perfettamente curati, rasati in basso e tirati in alto in una pettinatura quasi a spazzolino.
Eddy indossava un pantalone a tre-quarti largo di colore blu scuro e una canotta azzurra e un berretto blu che coprivano il suo capo rasato, con delle fantasie azzurre che richiamavano la sua canotta.
Avevano tutti delle scarpette dell'Adidas colorate e abbottonate in modo largo e comodo.
Francis indossava un pantalone militare stile hip hop leggermente largo, avente delle molle elastiche all'altezza delle caviglie, con un toppino nero che le lasciava scoperto l'ombelico e gran parte della pancia. Scarpette nere con fibbie larghe e i suoi 'nuovi capelli' sciolti lungo le spalle.
[...]
Mama Su aveva preparato a tutti una colazione che sembrava quasi un pranzo: omelette, pancetta fritta, frittelle, ciambelle al cioccolato e alla crema, succhi d'arancia e caffé americano.
I ragazzi si addentarono sul cibo, ma Francis non toccó nulla a causa dell'ansia pre-prestazione.
Mama Su le si avvicinó preoccupata, mentre Fran era seduta al tavolo ma si sistemava le scarpette, disinteressandosi del cibo e restando concentrata sulla prova che a breve avrebbe sostenuto.
- Bambina, mangia qualcosina, o ti sentirai male.
Francis alzó il capo verso la donna, non appena la sentí rivolgerle parola e le abbozzó un sorriso.
- Grazie Mama Su, ma sono troppo nervosa per mangiare.
Mama Su stava per insistere, ma Fran la interruppe allungando la mano verso la bottiglia di succo d'arancia.
- Peró un bicchiere di succo d'arancia lo bevo volentieri!
- E dai, Bella, mangia qualcosa o non avrai le forze per ballare!
- Sí, zucchero, devi acquisire energie, guarda questi due come si ingozzano... avranno energie per due giorni...
Chenille e Jay cercavano di convincere Fran a mangiare qualcosa, ma la ragazza non cambió idea, e divertita dal modo in cui Jay osservava Eddy e Mike quasi con disgusto, mentre i due ragazzi erano col capo nel piatto ed ingurgitavano di tutto.
- Finirete col morire strozzati...
Esclamó Jay con una smorfia disgustata sul volto mentre li osservava con dissenso.
- Non rompere, Jay!
Gli rispose Eddy ancora con la bocca piena, causando il disgusto plateale del ragazzo. 
- Anaya vieni a salutare la mamma, che deve andare ad un provino importante!!!
La piccola era piazzata davanti alla tv a guardare qualche programma, ancora col pigiamino rosa con degli orsetti disegnati sulla magliettina, addosso.
Aveva un peluche mal ridotto tra le braccia, che mai lasciava andare e i capelli riccissimi e ancora un po' scombinati dalla notte, sciolti.
La bimba sentendo la madre che la chiamava, si alzó dal cuscino su cui era seduta a terra e si avvicinó alla madre ancora un po' assonnata.
- Quando torni, mammina?
Chenille prese la piccola in braccio e la fece sedere sulle proprie gambe dandole un bacio sulle labbra.
- Torno presto, non preoccuparti, tu fa la brava con Mama Su, capito?
- Va beeeene...
Disse in un tenero tono di voce la piccola.
- Da un bacino anche allo zio Mike!
Mike finí di mangiare e chiamó la bambina verso di sé.
- Dá un bacino a tutti per buon augurio, piccola!
Chenille invitó la figlia a salutare tutti i presenti.
La bambina diede un bacio sulle labbra a Mike, poi si avvicinó a Jay che la prese in braccio e lasció che la pizzola lo baciasse sula guancia, per poi darle anche lui un bacio sulla sua bella guanciotta carnosa, dopodiché fece lo stesso con Eddy che le sorrise teneramente, e poi la bambina si avvicinó a Francis allungando le braccina verso di lei, voleva abbracciarla.
Francis non chiedeva altro, si chinó verso di lei e si lasció abbracciare da Anaya che con le sue piccole braccia non arrivava a stringerla bene, ma Francis chiuse gli occhi e l'abbracció tutta, prendendola in braccio e alzandosi.
- Sei priporio bella con le tleccine che ti ha fatto la mia mamma.
Francis le toccó il nasino teneramente e le sorrise.
- Davvero? Grazie niña! Tu resti sempre la più bella di tutte!
- Avanti zuccheri, muoviamoci ad andare o arriveremo tardi!!
[...]
Dopo aver salutato Mama Su e la piccola Ayana, i ragazzi andarono via, viaggiando in metro.
Mike osservava Francis che sembrava assorta in qualche suo pensiero, ma aveva poco coraggio di chiederle cosa non andasse, cosí incitó la sorella a smetterla di chiacchierare con Jay e andare a chiedere a Francis se stesse bene.
Chenille si era distratta con Jay, che non si era accorta del cambio d'umore dell'amica, cosí le si avvicinó alzandosi dal suo posto e raggiungendola in piedi accanto ad un palo sostenitore e la guardó curiosa:
- Bella, va tutto bene? Cos'hai?
Francis nemmeno si accorse del suo arrivo, si voltó a guardarla e cercó di abbozzare un sorriso tentando di risultare convincente:
- Sí! Sí va tutto benissimo, tranquilla!
Fran spostó lo sguardo verso Mike che la fissava timidamente, sapeva che anche lui se lo stesse domandando.
- Sono solo un po' nervosa... Non preoccuparti.
Tornó a guardare l'amica e le sorrise ancora una volta.
- Non hai mangiato niente, sei sicura di farcela?
- Sicurissima. Non mangio mai prima di un provino.
Chelinne non credeva ad una sola parola della ragazza, ma finse di abboccare e si limitó a sperare che le sarebbe passato presto e che tutto sarebbe andato per il meglio.
[...]
Arrivarono a Time Square con un'ora di anticipo ma non erano i soli.
C'erano una trentina di ragazzi che attendevano di essere provinati.
Il punto d'incontro era l'ultimo piano di un grattacielo ad ottanta piani al centro della zona.
Vi era una reception quasi stile hotel che accoglieva i ballerini, con uomini in divisa di smoking blu scuro, e sale da ballo enormi, tra cui la più grande era riservata ai provini, una restava vuota, mentre un altra accoglieva i ballerini accorsi per il provino.
I cinque, furono accolti da uno di questi uomini in smoking: era di media altezza, bianco e un po' in sovrappeso, biondo gelatinato e con una folta barba castana.
- Accomodatevi. Siete insieme?
- Sí.
Rispose Francis, l'uomo la guardó ed aggiunse.
- Gli altri arriveranno?
- Gli altri?
Domandó confuso, Jay.
- Sí. Dovete essere un gruppo di 15 altrimenti non potete fare il provino.
I ragazzi rimasero pietrificati a quella notizia inaspettata.
Francis peró tentó di rimediare alla situazione che cominciava a farsi difficile.
- Certo. Arriveranno tra poco!
I quattro si voltarono a guardarla confusi, e soltanto dopo che l'uomo li accompagnó nella sala da ballo che per l'occasione diventó la sala d'attesa per i provini, si avvicinarono a parlarle.
- Che cavolo hai fatto, bella? Dove li prendiamo dieci ragazzi?
Francis non si scoraggió neanche un po', aveva acquisito un sangue freddo in esercito invidiabile.
Si guardava intorno e osservava quegli altri ballerini intenti al riscaldamento, e rispose ai suoi amici, senza neppure guardarli:
- Qualcuno lo troviamo!
- Intendi qui? 
- Lasciate fare a me...
Francis era assorta e fissava un gruppetto di ragazzi davanti a sé.
Si allontanó dai suoi amici che la guardavano scioccati, e si avvicinó a quel gruppetto.
- Scusate, ragazzi. Siete un gruppo di dieci? Mi sono permessa di contarvi da lontano. Aspettate gli altri cinque?
Una ragazza si avvicinó a Francis, era bassina e bionda, con occhi azzurri e lineamenti del volto molto fini, quasi come se fosse una ballerina di danza classica e avesse sbagliato audizione.
- Magari piovessero dal cielo, siamo rimasti fregati! Non ci avevano detto che ne servivano 15!
Francis sfoggió un sorriso a trentadue denti nemmeno avesse vinto alla lotteria:
- Beh allora riteneteci piovuti dal cielo!
Fran indicó i suoi quattro amici che erano rimasti a fissarla a pochi metri di distanza.
- Diamine, dici sul serio!!!!!??? 
La ragazza non aspettó neppure la conferma di Fran, che chiamó gli altri suoi amici all'attenzione:
- Ragazzi abbiamo trovato cinque ballerini! Neanche loro sapevano che ne servissero quindici!!!
Ci fu un urló di esultanza che fece sorridere di gioia Francis.
Chenille e gli altri si avvicinarono a lei:
- Zucchero, come diavolo hai fatto?
- Mi sono guardata intorno, Jay. Ormai ho l'occhio indagatore da soldato. Ho cominciato a contarli e... Avevo ragione, zucchero!
La ragazza si voltó e gli fece l'occhiolino marcando l'ultima parola, che era quasi il motto del suo nuovo amico.
La biondina di prima si avvicinó a Fran assieme a tutti gli altri: erano sei ragazze e quattro ragazzi in tutto.
- Avete una coreografia? Noi ne abbiamo una sul brano Sexy Back, ma ci hanno detto che é sul brano My Love. Oggi non ce ne va bene una!
- Sí, noi l'abbiamo fatta sulla base di My Love, ma dobbiamo perfezionarla, che ne dite se ci mettiamo a provarla nell'altra sala da ballo? Questa é un po' affollata dall'altro gruppo...
- Noi non abbiamo nessuna coreografia, Fran...
Le disse a bassa voce, Chenille avvicinandosi al suo orecchio, mentre fissava gli altri ragazzi e sorrideva come se nulla fosse per mascherare la preoccupazione e l'ansia che cominciava ad avvolgerla.
- Fidati di me, Chenille. 
Fran si voltó verso i suoi amici e tentó di trasmettergli positività.
- Fidatevi di me, fate quello che faccio io e vedrete che andrà tutto bene.
Si voltó poi verso gli altri e si rivolse alla bionda:
- Vado a parlare col ragazzo dell'accoglienza, é un amico di mio cugino di secondo grado, forse riesco a convincerlo a darci la sala senza fare troppe storie.
- Super!
Esclamó la ragazza, poi aggiunse:
- Comunque io sono Vicky, loro sono Josh, Neal, Ashley, Chris, Frank, Michelle, Susan, Anna e Jess.
Vicky indicava gli altri ragazzi, ma Fran non avrebbe ricordato nemmeno uno di quei nomi di lí a breve.
Sorrise a tutti loro e si presentó anche lei.
- Piacere di conoscervi ragazzi. Io sono Francis, loro sono Chenille, Mike, Eddy e Jay. Torno subito, voi cominciate ad entrare nell'altra sala.
Mike restó ad osservarla da lontano, timoroso che la guardia potesse farle qualcosa, mentre gli altri entrarono nella sala.
La guardia di prima che li aveva accolti, notando quel movimento, si allarmó e tentó di fermare i ragazzi, ma fu fermato dall'intervento di Fran:
- Hey, non potete entrare! 
- Sta calmo, amico.
Francis prese il suo portafoglio dalla tasca del retro dei suoi pantaloni ed estrasse il suo cartellino da generale datele dall'esercito americano come riconoscimento.
- Sono il generale De Laurentiis della USA Army femminile, e ho il diritto in quanto tale di impadronirmi di quella sala per un'oretta, prima che comincino i provini. Oppure preferiresti che dicessi ai tuoi superiori che puzzi di mariujana? Il governo Americano mi consente di portarti in caserma con la forza se é necessario, non farmi arrivare a questo, ok? 
L'uomo la guardó con visibile spavento sul volto, sentendosi preso in trappola, dopodiché fissó quel cartellino sperando di accorgersi che fosse falsificato, ma era più autentico del suo spavento in quel momento.
Assunse un'espressione seria in volto e tentó di mantenere una calma apparente.
- Non rompete nulla.
Francis gli sorrise soddisfatta e gli diede una pacca sulla spalla.
- Faremo i bravi, vecchio mio!
Gli fece un'occhiolino e si allontanó.
Voltandosi per entrare nella sala, vide che Mike la stesse aspettando:
- Perché non sei entrato? 
- Cosa gli hai mostrato?
- La mia foto di battesimo.
- Sarai mica una mafiosa? O uno sbirro?
Francis nont rattenne una risata.
- Ahahahah L'ho solo convinto a farci entrare, ora entriamo e smettila di dire sciocchezze.
Francis voleva distrarre il ragazzo da quei sospetti, cosí gli lanció uno sguardo da cerbiatta e fece pressione sul suo punto debole, che pareva essere la cotta che aveva per lei.
- Ti stanno bene i capelli cosí...
Gli fece l'occhiolino e gli sorrise.
Il ragazzo inciampó e per poco non cadde, Francis fece finta di nulla e si limitó a sorridere sotto i baffi, mentre si avvicinava ai ragazzi.
[...]
Passarono un'ora a provare passi mai provati prima d'ora né da lei né dai suoi amici, ma i suggerimenti della ragazza verso gli altri, furono fatali, quasi come se fosse stata un'insegnante di ballo da chissá quanti anni.
Aveva la passione del ballo nel sangue, sapeva quali dovevano essere i passi giusti al momento giusto della canzone che tra l'altro sembrava piacerle molto.
Aveva un ritmo che la prendeva completamente, le entrava dentro e riusciva a dare il meglio di sé.
La coreografia divenne perfetta sin dalle prime volte che la provavano, in piú Fran notó in quei ragazzi del talento esplosivo, cosí suggerí loro di improvvisare qualche passo a loro piacimento quando potevano.
L'unica cosa da evitare erano i salti e capriole varie:
- Li ritengo dei tappa buchi su delle coreografie di basso livello. Dobbiamo ballare, muoverci, fare dei passi di danza, non saltellare facendo gli atleti alle olimpiadi.
Questo era quello che aveva detto loro la ragazza.
Tutti i quattordici ragazzi, i suoi amici compresi, amavano quella coreografia e si stupirono che fosse tutto frutto di Francis, che in breve tempo conquistó la stima e l'ammirazione di tutti.
Fino a che non arrivó il momento dei provini e Fran si sentí catapultata indietro nel tempo di quattro anni, quando fece il provino con Emma sempre per quel cantante, che ora ancora una volta era difronte a lei, seduto dietro una scrivania assieme ad altri suoi collaboratori e aspettava di vederli in esibizione.
Lo guardó a lungo senza rendersene conto, perché avvolta nei suoi pensieri e ricordi, l'artista se ne accorse e si voltó a guardarla, e pensó che fosse presa da un attacco di ansia e si fosse bloccata non appena l'avesse visto.
Con quel cambio di look e il fisico più muscoloso, rispetto all'ultima volta in chi collaboró von lei, non l'aveva riconosciuta.
Chenille si avvicinó a lei e guardó Justin a sua volta:
- Hey, bella, se ti blocchi a fissarlo non cominceremo mai...
Francis fu riportata alla realtá dalla voce dell'amica e scosse il capo, realizzando di aver fatto una figuraccia nel fissarlo in quel modo.
Si voltó subito e gli diede le spalle presa dall'imbarazzo, mentre lui era ancora lí che la guardava incuriosito.
- No, scusa mi ero... distratta un attimo.
- Beh... Ti capisco, é un gran figo lui...
Disse in un sospiro Chenille, ma Francis si limitó a sorriderle divertita e si avvicinó al resto dei ragazzi.
- Siamo pronti?
- Sí!!!
Dissero in gruppo, mentre si voltarono a guardarla.
- Ricordate i passi? Se dovesse capitarvi un vuoto di memoria: improvvisate o guardate me, ce la possiamo fare, ok?
- Vai Fran!!!!
Esclamó uno dei ragazzi: Neal, poi ci fu un applauso tra di loro di incoraggiamento.
- Vai zucchero!! 
- Sí, bella!!!
- Dai ragazzi!!!
Fran li incitava sbattendo le mani e facendo segno all'addetto alla musica di partire con la base.
Il brano partiva con un intro che loro non avevano nel cd durante le prove, e la cosa causó un leggero panico nei ragazzi, che cominciarono a guardarsi tra di loro nei primi attimi di intro.
Era una parte rappata con una musica quasi a percussioni, molto diversa dal ritmo della canzone originale.
Francis si era messa in fondo al gruppo, perché non amava mettersi in risalto nelle coreografie di gruppo, ma vedendo che la situazione stesse precipitando vertiginosamente, si fece spazio tra i ragazzi e si mise in prima fila, alzó una piega della gamba del pantalone come usava sempre fare Emma, e la tenne ben ferma con la molla del pantalone, sperava che quel gesto scaramantico portasse firtuna a lei e a tutti gli altri.
Batté le mani a ritmo di musica e cominció a muoversi seguendo il ritmo martellante e mono-tono dell'introduzione, e invitó gli altri a fare come stava facendo lei, poi si voltó verso di loro e sussurró:
- Improvvisate passi di breakdance, avanti!!
I ragazzi seguirono il consiglio della ragazza e il risultato fu fantastico.
Erano bravissimi e talentuosi, tanto da sembrare una coreografia preparata in precedenza e non improvvisata al momento.
L'intera esibizione suscitó grande entusiasmo e successo anche tra i giudici e nello stesso Timberlaje, che era affiancato dal suo amico rapper e produttore Timbaland, il quale si alzó in piedi ad applaudire i ragazzi a fine ballo.
Francis non si aspettava tanto clamore, i ballerini applaudirono alla ragazza per omaggiarla, poi si abbracciarono tra di loro e Jay andró ad abbracciare Fran e a sollevarla da terra facendole fare una giravolta prima di rimetterla a terra.
- Sei stata eccezionale, zucchero!
Francis rideva gioiosa e guardava i ragazzi, mentre abbracciava Chenille.
- No, voi siete stati grandi!
- Senza di te non avremmo tenuto il provino!
- Lo stesso vale per me ragazzi, speriamo bene.
- Posso complimentarmi con voi, ragazzi?
Tutti insieme si voltarono in direzione di quella voce e si ritrovarono Timbaland a pochi passi da loro, il che causó molto scalpore tra loro, essendo suoi grandi fan.
Francis lo guardava leggermente in soggezione, poi gli strinse la mano.
- Grazie per questa opportunitá. Attenderemo con ansia l'esito del...
- Non dovrete attendere molto, vi ingaggiano tutti!
A quelle parole i ragazzi si concessero un urló di esultanza e Timbalando rideva compiaciuto, vederli festeggiare.
Francis fu catturata dall'arrivo di Timberlake il quale lanció un'occhiata fugate a tutti stringendo loro la mano uno ad uno, per poi fermarsi per ultimo su Francis, e sembró quasi come se si fosse ricordato qualcosa in quel preciso istante.
- Tu sei Francis De Laurentiis! La ragazza che collaboró alla coreografia del video di “Like I Love You”?!!
Non era una vera e propria domanda, ma un'affermazione, perché ricordó non appena incroció il suo sguardo, i suoi occhi, chi lei fosse.
Chenille e Mike si voltarono a guardarla stupefatti, la ragazza non aveva fatto parola a loro di quella sua esperienza passata con l'artista.
- Adesso ricordo dov'é che ti avevo visto! Mi sembrava di. Conoscerla, Timbo!
Esclamó verso Timbaland, il quale si avvicinó ai due e li osservava curioso, con un leggero sorriso sul volto, poi Justin continuó a parlarle, mettendola leggermente in imbarazzo davanti agli altri.
- E la tua amica, Emma? Si chiama cosí giusto? Dov'é? Ha cambiato pettinatura anche lei, o non la ricordo?
Disse sorridendo, guardando le altre ragazze in cerca di Emma, causando in Francis un moto nervoso misto alla sofferenza.
Non poteva sapere, né immaginare il crudele destino che aveva colpito la sua amica.
Francis divenne pallida in volto, e guardó il ragazzo con occhi colmi di lacrime, aveva appena realizzato un sogno, il sogno della sua vita e la persona più importante per lei, non era presente. 
Si era resa conto in quel frangente che d'ora in avanti qualunque successo avesse ottenuto, qualunque gioia nel campo ballerino, non avrebbe mai potuto condividerlo con lei.
Fu come se avesse realizzato per la prima volta che Emma fosse morta.
In tono spezzato da un pianto che soffocava, gli rispose restando impassibile in volto.
- Mi dispiace, ma Emma é morta. 
Quella frase congeló l'atmosfera che fino ad un attimo fa era gioiosa.
Timberlake mutó radicalmente espressione diventando serio, serissimo e fissava Francis con sguardo dispiaciuto e incredulo allo stesso tempo.
- Scusatemi!
Esclamó Francis, poi corse via da quella stanza, non reggeva piú quella situazione e aveva bisogno d'aria fresca.
[...]
Ottanta piani erano troppi da scendere, cosí raggiunse una terrazza al piano superiore.
Uscita all'aria aperta, si avvicinó ad una ringhiera e fece scivolarsi di dosso tutta quella tensione facendo un respiro profondo, ma nel farlo non trattenne piú le lacrime e cominció a piangere.
Non si accorse che era stata seguita da qualcuno, che comparendo alle sue spalle, cominció a parlarle col fiato corto per la corsa fatta per starle dietro.
- Hey...
Era Justin Timberlake in persona che non appena la vide piangere si precipitó verso di lei.
Fran si era voltata senza sapere che fosse lui, e cercó di asciugarsi le lacrime, visibilmente in imbarazzo.
- Hey, scusami! Non potevo saperlo! Mi dispiace incredibilmente!
Istintivamente il ragazzo l'abbracció e Francis non oppose resistenza e si lasció abbracciare, scoprendo pei stessa che aveva maledettamente bisogno di un abbraccio in quel momento.
Ma non passarono neppure quattro secondi che la ragazza prese le distanze e si scusó con tono mortificato e un po' spezzato a causa del pianto:
- Mi scusi signor Timberlake, spero di non averle macchiato la camicia col trucco.
Il cantante non badó alla camicia e la guardó accigliato:
- Non chiamarmi Signor Timberlake, chiamami Justin. Credo che siamo coetanei, no?
Francis sorrise appena e acconsentí col capo e alzó lo sguardo veso lui.
- Credo di sí, io ho ventidue anni.
- Beh io ne ho venticinque. Non credo che con tre anni di differenza mi devi tutto questo rispetto.
Francis gli sorrise ancora una volta.
- Beh ma non era per la differenza d'etá, il mio rispetto veniva per l'artista che sei...
- Sei gentile, ma non ce n'é alcun bisogno, soprattutto ora che dovremmo lavorare insieme..
Timberlake ricambió timidamente quel sorriso.
- Grazie mille per la possibilitá, non immagini quanto te ne sia grata!
- Grazie a te che ti sei presentata ai provini, cercavo una ballerina come te da tutta una vita.
A quel punto Fran sarebbe anche arrossita per quel complimento, ma una voce li interruppe.
- Francis!!!
Era Chenille che la stava cercando un po' ovunque, assieme a Mike che arrivó due secondi dopo, dietro di lei.
La ragazza seguita dal cantante si voltó in direzione dell'uscita e subito raggiunse gli amici.
Mike guardó male il cantante, probabilmente era stato travolto da un pizzico di gelosia, il quale notó lo sguardo e lanció un'occhiata al ragazzo, rapidamente poi guardó le altre due:
- Scusatemi, devo andare. Ci vediamo dopo per la firma del contratto e tutto il resto.
Non sapendo cosa dire, i ragazzi restarono a guardarlo andar via, Francis gli accenno un sorrisino, poi acconsentì col capo.
- Timberlake ti conosce?
Esclamó Chenille con tono scioccato e forse anche un po infastidito dal fatto che non ne sapeva nulla e la guardó portandosi le mani sui fianchi, mentre Mike si voltó anche lui a guardare Fran, dopo aver fissato il cantante andar via:
- Sí, cioé, non proprio... Quattro anni fa collaborai con lui per la coreografia del suo video... C'era anche Emma...
Chenille mutó immediatamente espressione dopo quella frettolosa spiegazione, e un ombra di dispiacere coprì il suo volto, notando le lacrime nei suoi occhi la travolse in un abbraccio:
- Fatti forza, Bella! Sono sicura che avrebbe voluto che ti godessi questo momento e non che piangessi!
Le accarezzó la schiena in quell'abbraccio, cercando di consolarla, mentre Mike continuava a sembrare una sentinella di guardia e si guardava attorno.
Francis sospiró profondamente e cercó di seguire quel consiglio e sciogliendo l'abbraccio le sorrise.
- Hai ragione Chenille... Dai andiamo dagli altri...
[...]
E cosí fu stipulato un contratto che assunse quei quindici ballerini per l'intero tuor che sarebbe partito a gennaio.
Avrebbero ricevuto un salario proficuo di diecimila dollari a spettacolo, con un anticipo di cinquemila non appena firmarono il contratto.
Quella sera i ragazzi tornarono a casa da Mama Su con cinquemila dollari a testa.
Prima di farvi ritorno peró, andarono a festeggiare bevendo qualcosa, dopo il brindisi fatto con Timberlake e il resto dei ballreini e suoi collaboratori.
[...]
- Non posso crederci che ho ricevuto cinquemila dollari incambio di un ballo...
I ragazzi stavano facendo ritorno a casa dirigendosi a piedi verso la metro, e Jay era ancora incredulo dopo tutto quello che era successo.
- Abituatici, bello, perché questo é solo l'inizio!
- Chenille dobbiamo ringraziare Francis se abbiamo venticinquemila dollari che camminano con noi.
Esclmó Mike, guardando prima la sorella e poi Francis con timidezza.
Chenille andó a mettere un braccio sulla spalla dell'amica e le sorrise a pieni denti.
- Lo so, bello! Lei é un genio!
Francis se la rideva mantenendo un profilo modesto e abbassando il capo mentre si lasciava contagiare da quel sorriso.
- La nostra Fran !
- Hai scosso il Time Square, zucchero!
Tutti i quattro amici la elogiavano, ma lei non reggeva tutte quelle lodi per sé.
- Il merito non é solo mio. Se non c'eravate voi tutto questo non sarebbe stato possibile.
D'un tratto fu come se Francis ebbe ricordato qualcosa e cambió espressione in un lampo e guardó Chenille.
- Chenille!! Mi accompagneresti a fare una cosa?
Chenille la guardó accigliata.
- Che cosa, bella? Non vorrei fare tardi, sai per Mama Su e la piccola...
- Ti prometto che torneremo a casa subito, non farai neppure un minuto di ritardo!
La ragazza guardó Fran e si lasció convincere prima di entrare in stazione.
- E va bene, bella!
Francis le sorrise, poi Chenille guardó gli altri tre ragazzi.
- Mike voi tornate a casa, dí a Mama Su che arrivo subito.
- Ti dico che non ce n'é bisogno?
- Ma si puó sapere dove devi andare, bella?
Le ragazze si allontanarono di corsa senza neppure aspettare una risposta da parte dei tre, che le guardarono andar via restando senza parole.
[...]
- Mi hai trascinata in un parcheggio a pagamento? Sul serio, bella?
- Aspetta e vedrai, voglio farti conoscere qualcuno...
Francis le sorrideva mentre si avvicinava al padrone di quel parcheggio che non distava molto dal central park.
- Salve. Sono qui per ritirare la mia moto.
- Sí, mi ricordo di te, la tua é quella nera, giusto? Ne é passato di tempo. Credevo l'avessi abbandonata.
- Non abbandonerei mai la mia Blacky.
Quando Chenille vide la moto di Francis spalancó la bocca e sbarró gli occhi.
- Oh no, bella. Non dirmi che quel gioiellino é tuo!?
Francis se la rideva per la reazione dell'amica.
- Chenille, ti presento Blacky.
- A Mama Su verrá un attacco di cuore quando ti vedrá guidare questa pantera! Uuuuh ciaaaao bella!
Chenille passó una mano sulla moto, quasi come se la stesse accarezzando, e Francis se la rise, poi si allontanó un attimo per andare a pagare il soggiorno della sua moto in quel parcheggio.
- É stata qui dentro per una settimana, un dollaro all'ora per sette giorni... Sono 168 dollari, signorina.
- Tenga il resto.
- Mi ha dato centotrenta dollari in piú.
- Lo so, é per come me l'ha tenuta. Non ha nemmeno un graffio. Si goda il resto, grazie infinite!
- Wooo grazie a lei signorina! Che Dio la benedica!
Francis si lasció scappare una risata compiaciuta e salutó l'uomo per poi raggiungere la moto e Chenille.
- Allora? Pronta per partire?
- Sicura di saperla guidare, bella? Ho una figlia a casa.
- Fidati di me, Chenille, avanti monta.
Francis salí a bordo della sua moto e cominció a darle gas e a prendere confidenza con quei manubri che tanto le erano mancati.
Chenille la guardava un po' preoccupata, ma poi si convinse e salí a bordo.
- Che Dio ce la mandi buona!
Disse in un scongiuro l'amica salendo a bordo e stringendosi a Francis, la quale non trattenne una risata e dando un ultima botta di gas alla moto, partí uscendo dai sotterranei di quel garage.
[...]
Quel viaggio in moto di ritorno a casa fu una botta di adrenalina sia per Francis che per Chenille, che dopo una partenza timorosa, si rassicuró dal modo in cui la ragazza guidava quella moto.
Sembrava che stessero volando, ma non soffriva di vertigini, si sentiva sicura come quando ai cammina a piedi.
Arrivate a casa, Mama Su e la piccola Anaya furono attratte fuori dal motore di quella moto e uscirono a dare un'occhiata, e solo quando si tolsero i caschi, le riconobbe e rimase a bocca aperta.
- Dove avete preso quella moto?
- Mama Suuuuuu!!!
Urlò Chenille mentre correva ad abbracciare prima sua figlia prendendola in braccio, poi andando dalla madre tutta euforica.
- Quella ragazza é un talento in tutto! Chredo di volerla sposare!!
Francis rideva mentre prendeva il casco e le chiavi della moto, avvicinandosi a loro.
- Mama Su quella é la mia moto, l'avevo lasciata al parcheggio perché non avevo i soldi per ritirarla.
- Oh, bambina, sta attenta peró!
La donna si guardó attorno curiosa.
- Tuo fratello e gli altri dove sono?
- Che ille sbarró gli occhi e guardó Francis.
- Mi stai dicendo che siamo arrivate prima di loro? Woooooo bella, sei uno sballo!!
Francis e Chenille cominciarono a ridere.
- Te l'avevo detto!
- Ma allora non sai la grande notizia? Siamo i nuovi ballerini di Justin Timberlaaaaaake!!!
Mama Su ebbe quasi un mancamento alla notizia strepitosa e cosí le due ragazze la riportarono in casa e la fecero sedere dandole da bere qualcosa, mentre le raccontavano tutto.
[...] 
Trascorsero Cinque giorni e i ragazzi furono telefonato dagli agenti del cantante per comunicargli che si sarebbero dovuti presentare a Los Angeles tra una settimana ad un indirizzo che avrebbero comunicato all'autista che sarebbe passato a prenderli all'aeroporto.
Nel frattempo, quel giorno successe una cosa inaspettata.
Mentre Chenille e Fran erano state al parco assieme alla piccola Anaya, il cellulare di Fran cominciava a squillare in camera sua ininterrottamente.
[...]
- Anaya sta attenta a quegli scalini!!
Le urlava Chenille mentre era seduta sulla panchina con Francis, poco distante dalle giostrine in cui giocava la sua piccola e altri bambini.
- Qui non fanno che fissarmi tutti.
- Perché sei bianca, bella.
- E allora? Siamo ancora a questo?
- Che vuoi che ti dica, bella? Alcuni sono solo degli stronzi con la mente ristretta.
- Hey, Fran!
La ragazza si voltó e vide Mike che si avvicinava a loro, sorridendole.
- Ciamo, Mike!
- Ci sono anch'io, eh Mike!
- Sí, sí, ciao...
Le disse senza guardarla e con disinteresse, mentre si sedeva accanto alla ragazza.
- Come stai?
Guardava Francis incessantemente, la quale notó qualcosa di strano nei suoi occhi, e mutó leggermente espressione, senza farsi notare da Chenille.
- Bene, Mike, grazie. Tu invece? Stai bene?
- Mai stato meglio...
Il ragazzo si avvicinava sempre più a lei, comportandosi come mai si era comportato prima.
- Sí, lo vedo...
- Anaya! Anaya, no, no...
Chenille fu distratta dalla figlia e si allontanó dai due.
Cosí Fran, approfittando della sua assenza e afferró il ragazzo per il mento e gli abbassó le occhiaie osservando il suo sangue negli occhi.
- Che cosa hai preso?
Il ragazzo fu infastidito da quel gesto e la scostó via bruscamente.
- Niente, lasciami stare!
- Vuoi che Mama su e Chenille se ne accorgano che fai uso di stupefacenti?
- Quali stupefacenti!?? Sta zitta sporca bianca!!!
Francis rimase di sasso a quelle parole e il ragazzo infastidito ed incazzato le diede le spalle e se ne andó.
Sapeva bene che gli effetti di stupefacenti portassero a reazioni simili, cosí non ci fece molto peso e si avvicinó a Chenille e alla piccola.
- Mike?
- Ha detto che andava da certi amici... Oh ti squilla il telefono, dalla a me.
Taglió a corto prendendo la piccola Anaya in braccio e lasciando che Chenille rispondesse al telefono.
- Grazie bella.
- Ohhh come pesi piccola!
Anaya le mise le mani attorno il collo e le sorrise con i suoi dentini di latte e Francis non resistí a mangiarsela di baci.
- Pronto, Mama Su, che succede?... Mh Mh... Va bene, arriviamo subito.
Chenille riagganció e Francis si voltó a guardarla un po' allarmata.
- É successo qualcosa?
- Dice che c'é qualcuno a casa che chiede di te...
Francis non si aspettava alcuna visita e curiosa e con una leggera ansia si precipitó a casa assieme all'amica, tenendo ancora la piccola in braccio.
[...]
Arrivarono dopo alcuni minuti e in veranda c'era Mama su seduta accanto a Luigi.
Il quale fissava la sorella avvicinarsi con la sua nuova amica e quella bambina tra le braccia.
Francis non disse una parola, si limitó a guardare il fratello del tutto stupita di vederlo lí. 
- Chi é quel ragazzo, bella?
Senza guardarla, e quasi chiamando il fratello, pronunció con un filo di voce marcato dalla sorpresa:
- Luigi...
Il ragazzo le andó in contro e si presentó a Chenille:
- Molto piacere.
Chenille lo guardó con sguardo sinistro e scettico, e solo dopo alcuni attimi di titubanza gli strinse la mano senza parlare.
- Scusa, Chenille, rientro tra un attimo...
Francis fissava il fratello insistentemente e la ragazza anche se non sapesse lui chi fosse, li lasció soli rientrando in casa assieme a sua figlia e a Mama Su che li guardava senza alcuna voglia di lasciarli fuori, ma fu trascinata in casa da Chenille.
- Come mi hai trovata?
- Ti stanno bene i capelli cosí...
- Perché non mi rispondi?
- Hai riacceso il cellulare e ti ho telefonata. Mi ha risposto quella donna e ti ho raggiunta, ero sicuro che fossi a New York.
- Quando sei arrivato?
- Ieri.
- Sei solo?
- Sí.
- Mh...
- Chi é questa gente? Perché vivi qui?
- Sono delle brave persone...
- Non ho detto il contrario.
- Non verró via con te.
- Non ho detto neanche questo.
- Allora perché sei qui?
- Forse lo hai dimenticato, ma sono tuo fratello. Ho il diritto di preoccuparmi per te.
- Non ce n'é bisogno, non corro alcun pericolo qui.
- Vivi nel bronx...
- E allora? Credi che non sia capace di badare a me stessa?
- Credo sia folle abitare con delle persone che non conosci e che vivono in una zona di alto tasso di criminalitá.
- Questa cosa non mi giunge nuova. Come ben sai a otto anni sono venuta a vivere con voi a Napoli, ed é più o meno la stessa cosa.
- Non é la stessa cosa.
- Vattene, Luigi!
- Quella donna mi ha invitato a cena.
- Dí che hai un impegno e che devi andartene.
- Non ho alcun impegno.
- Cosa vuoi fare? 
- Mangiare la cena offertami da questa buona donna.
Francis lo guardó a lungo tacendo per qualche secondo, Luigi le sorrise e le parló dopo aver contraccambiato quello sguardo.
- Sorridi, sorellina, o cominceranno a credere che non sia ben voluto...
Francis non gli rispose e mentre lo guardava, si diresse in casa, seguita dal fratello.
[...]
- Bella ma é il ragazzo di cui mi parlasti? Quel bastardo con moglie e figli?
- No, Chenille. É mio fratello...
Chenille non toglieva gli occhi di dosso a Luigi, a quelle parole si voltó a guardarla.
- Che cosa??
- Shhh, non farti sentire...
Luigi parlava con Mama Su, ma sentí Chenille e non poté fare a meno di voltarsi a guardarle.
- Credevo che fosse il tuo ragazzo.
- No... É solo mio fratello.
- Quello adottivo?
- Ovvio...
- Beh peró é carino...
- Chenille...
La rimproveró l'amica rivolgendole lo sguardo, poi entrambe si lasciarono sfuggire una risatina.
Anaya si avvicinó a Luigi, il quale si intenerí nel vederla e la prese in braccio.
- Hai molta barba...
Luigi sorrise alle parole della piccola e Chenille la rimproveró da lontano.
- Anaya comportati bene.
- Ti chiami Anaya?
La piccola dopo il piccolo rimprovero della madre, non parló timorosa e acconsentí col capo.
- É un nome bellissimo, proprio come te.
- Non pottare via Flanci
La bimba aveva ancora difficoltà a parlare correttamente, ma la cosa intenerí il ragazzo che le sorrise dolcemente.
- Non preoccuparti, piccolina, non te la porteró via.
I due fratelli si guardarono in uno sguardo d'intesa e il fratello le sorrise tornando per un attimo ad essere quello di sempre, il Luigi buono e comprensivo di sempre.
[...]
Mama Su aveva preparato un risotto tipico Senegalese e i ragazzi mangiarono anche i piatti per quanto fosse saporito.
Mike non tornó a casa per cena, cosí gli misero da parte la cena e mangiarono senza di lui.
A fine serata, sia Chenille che Mama Su presero in simpatia Luigi, tanto da dispiacersi quando arrivó il momento che dovette andar via.
Chenille, sua madre e la piccola andarono a letto, e lasciarono i due fratelli soli a salutarsi sull'uscio di casa.
Luigi prese un pacchetto di sigarette e offrí una sigaretta alla sorella, la quale stavolta non si incazzó, ma ne prese una e se l'accese, cominciando a fumarla andandosi a sedere sull'altalena a dondolo in veranda.
Luigi la guardó e sorrise sotto i baffi per quella reazione della sorella, dopodiché prese una sigaretta e cominció a fumare anche lui, senza sedersi.
- La signora mi ha detto del contratto con Justin Timberlake. Congratulazioni!
- Non fingerti felice, so che non lo sei.
- Lo sono invece.
Francis si limitó a guardarlo senza rispondergli, e lui aggiunse:
- Mi sono comportato male con te, é vero. Credevo di far la cosa giusta convincendoti a fare quello che diceva nostro padre. Ma lo sai che ho sempre appoggiato la tua passione per il ballo.
- Per questo ti sei comportato da stronzo.
- Puoi perdonare questo stronzo?
- Dove lo trovo un altro fratello come te?
- Forse ne troveresti uno qui in giro...
- Sta zitto!
Francis gli andó incontro e gettando via la sigaretta si precipitó ad abbracciarlo.
Il ragazzo cominció gradualmente ad abbracciarla e a stringerla forte anche lui.
Fu una scena molto tenera, che Chenille spió dalla finestra della sua camera e sorrideva felice di vedere che l'amica avesse messo da parte i malumori col fratello.
Francis diede un forte bacio sulla guancia al fratello il quale poi le diede un bacio sul naso, poi la guardó con sguardo provocante.
- Vuoi fare un giro?
La ragazza capí al volo quello che intendeva e gli montó sulle spalle e Luigi cominció a correre nel giardino di quella famiglia.
Era un gioco che facevano sempre da bambini, luigi fingeva di essere un elefante e lei un'amazzone.
- Alle cascate! Ele il fante!!! Ele il fanteeeee!!!
Luigi imitava grossolanamente il grugnito dell'elefante e ridendo poi la fece cadere stando attento a non farle male.
Sembravano essere tornati i fratelli di un tempo, erano di nuovo loro, fratello e sorella.
[...]
Passarono minuti interminabili su quel prato a parlare. Francis gli raccontó ogni dettaglio della sua audizione ai provini per Timberlake, e Luigi ne sembrava sinceramente entusiasta e felice. 
Si fecero le due di notte e Luigi dovette andar via perché il giorno seguente aveva un appuntamento di lavoro a San Francisco.
- Prometti di chiamarmi se hai bisogno di qualcosa?
- Solo se prometti di tornare a trovarmi.
- Sempre se vorrai.
- Certo che sí! 
Francis gli diede un bacio sulla guancia e gli sorrise.
- Mi eri mancato da morire anche tu...
Detto questo lo abbracció stringendolo forte, pareva quasi che non voleva più lasciarlo andare.
Il fratello ricambió l'abbraccio, poi la guardó.
- Sta attenta, mi raccomando, capuzzella bella!
- Anche tu Mí Hermano!
I due si salutarono e Luigi salendo a bordo della sua auto, andó via.
[...]
Erano le due e mezza di notte e Francis era ancora fuori seduta sul dondolo, aspettava il rientro di Mike, il quale rientró soltanto alle tre.
Non si aspettava di vedere la ragazza lí fuori, ma era ancora irritato dal suo comportamento di oggi, cosí non le rivolse neppure uno sguardo, se non di sfuggita.
Stava per rientrare in casa, ma Francis gli rivolse parola:
- Perché non sei tornato per cena?
- Non sono affari tuoi.
- Perché ti comporti cosí?
Francis si avvicinó a lui e fermó il suo cammino mettendosi davanti a lui, il quale la trattó in malo modo:
- Tu perché non provi a lasciarmi in pace e ad andartene da qui?
- Puzzi ancora di erba...
Il ragazzó diede uno schiaffo sullo stipite della porta, costringendo Francis ad indietreggiare fino a restare spalle alla porta e lui col braccio alzato e a pochi centimetri da lei, continuó a sbraitarle contro.
- Ti ho detto di stare zitta!!! Sei una fottuta rompi palle! 
Francis si spaventó nel vedere quel ragazzo aggredirla in quel modo, e non disse piú una parola. Lui si accorse della sua reazione e lentamente abbassó lo sguardo senza più riuscire a guardarla negli occhi per qualche secondo, poi disse:
- Il fumo mi rende piú coraggioso.
- A cosa ti serve il coraggio?
Gli chiese lei fissandolo negli occhi con dissenso e anche un po' irritata, lui la guardó negli occhi, e disse serio:
- A fare questo...
Il ragazzo colmó i pochi centimetri di distanza tra loro e la bació sulle labbra.
Francis non si aspettava quel bacio, ma non lo rifiutó. 
Per qualche secondo, senza pensarci, stette a quel bacio, le labbra carnose e morbide del ragazzo furono un tocco di piacere inaspettato.
Sapeva che Mike provasse qualcosa per lei, il modo in cui la stava baciando gliene diede la prova, cosí volle ricambiare e lo bació anche lei ricambiando ogni singolo movimento di labbra, di lingua.
Ad occhi chiusi, i due si lasciarono trasportare da un attimo fugace di passione.
Il modo di baciare del ragazzo le risultava del tutto nuovo e diverso, dava baci pieni di passione, non riusciva a smettere. 
Lui cominció a stringerla, ma fu allora che la ragazza prese le distanza e se ne rientró in casa,
Lui la seguì e la bloccó per un braccio e in uno scatto rapido la tiró a lui ancora una volta e tornó a baciarla.
Francis trovava quella labbra irresistibili, da non riuscire a staccarvisi neppur volendolo.
Lui la mise spalle al muro e cominció a baciarla con più passione di prima.
Lei dcise che l'unico modo per fermarlo era di disarmarlo con la stessa mossa, sapeva di essere desiderata da lui a tal punto di renderlo vulnerabile.
Cominció a baciarlo alla francese, capovolgendo la situazione e portando lui spalle al muro e avendo il totale controllo di quel bacio, delle loro bocche.
Il ragazzi non chiedeva altro nella vita, si sentiva in paradiso, ma fu proprio quando lui cominció ad accarezzarla lungo la schiena, che lei cercó di tirarsi indietro, ma Mike non glielo permise, e la stringeva sempre piú sul suo corpo.
Avrebbe voluto approfondire quel momento e portarla in camera sua, ma Francis si liberó da quella presa e anche se con inaspettata difficoltà, smise di baciarlo.
Restó a pochi centimetri da lui, col fiato corto e il cuore che le palpitava veloce a causa del momento eccitante da cui era appena uscita.
Mike si inumidí le labbra con un tocco di lingua e restó a fissarla negli occhi con malizia, ma anche dolcezza, ne era perdutamente e totalmente cotto.
- Non vado bene per te, Mike. Lasciami perdere e trovati un'altra ragazza con meno problemi di me.
Il ragazzo non ebbe tempo di contraddirla che Francis corse in camera sua e si mise a sedere dietro la porta della stanza toccandosi le labbra e desiderando ancora i baci di quel ragazzo, ma si convinse di aver fatto la cosa giusta.
Cosí dopo aver sbollito, andó a letto pensando ancora a quel momento e a quanto le era mancato baciare qualcuno in quel modo, riuscendo cosí ad addormentarsi soltanto alle quattro del mattino.

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Capitolo 18
*** ● Una Nuova Era Del Ballo ● ***


Il giorno dopo quel bacio inaspettato con Mike, Francis si sveglió all'alba, aveva dormito si e no un'ora quella notte. 
Si girava e rigirava nel letto senza riuscire a smettere di pensare a quello che era successo col fratello di Chenille.
Per la prima volta, ora, riusciva a capire cosa provasse Emma quando era in presenza di Luigi assieme a lei, riusciva a capirne la sensazione e non era per nulla piacevole.
Capiva anche, peró, che non era la stessa cosa: Emma segretamente provava qualcosa per Luigi, lei al contrario non provava nulla per Mike se non un grande affetto.
Aveva ceduto ai richiami della passione, dopo anni di astinenza, si era concessa quel bacio travolgente col ragazzo, ma capiva di aver sbagliato perché l'ultima cosa che voleva era illuderlo.
Era molto nervosa, non aveva dormito per niente e fremitava per del caffé pur di tenersi sveglia e concedersi una lunga e rilassante corsa nella zona; cosí si assicuró che in casa stessero tutti dormendo e si andó a fare un caffé doppio.
[...]
In quei giorni aveva scaricato tutte le tracce dell'album di Timberlake sul suo mp3, e non faceva altro che ascoltare l'intero album a ripetizione e associare musica a dei passi che improvvisava e aveva ben saldi nella mente.
Quel mattino indossó il suo pantalone della tuta verde dell'Adidas con strisce bianche nei lati, e una canotta forse un po' troppo aderente, bianca.
Quella canotta le andava stretta perché era di Chenille, che aveva due taglie in meno di seno rispetto a lei, ma non aveva altro da mettere.
Fece i lacci alle sue scarpette bianche, sempre dell'Adidas, recuperó il suo mp3 e mentre in riproduzione vi erano le canzoni di Timberlake, la ragazza uscí di casa e cominció il suo giro di corsa nella zona.
Stava spuntando il sole, nell'aria vi era ancora quella frescura dell'alba, si sentivano soltanto gli uccellini fischiettare e il motore di qualche auto.
Fran osservava quel quartiere tanto rinominato in tutto il mondo: il bronx, sembrava cosí tranquillo a prima vista, ma se guardava bene, riusciva a notare dettagli che forse era meglio non notare.
Uomini che possedevano pistole ben nascoste (o quasi) nel retro dei jeans che indossavano, o scambi di soldi e qualche altro movimento strano.
Giovani ragazzi che probabilmente, anzi, sicuramente si intrattenevano a parlare ai bordi di qualche incrocio, non per passare il tempo, bensì per fare da sentinelle per qualcuno.
Cose che Francis riteneva ormai “normali” in quel posto e quasi innocue in confronto a ció che aveva visto o aveva subito nei suoi quattro anni di arruolamento nell'esercito.
Cercava sempre di farsi gli affari suoi e non farsi troppo notare da quel tipo di persone, per evitare di cacciarsi in qualche guaio.
Se fosse stata da sola, probabilmente a quell'ora sarebbe giá stata coinvolta in qualche casino dei suoi, ma essendo ospite di Mama Su, non voleva in alcun modo mettere in pericolo quelle brave persone, soprattutto la piccola Anaya.
[...]
Smise di pensare a tutto quello e fu catturata dalle parole di una canzone di Timberlake, che dicevano:
« mi avevi nel palmo della tua mano, quindi perché tutto quel tuo amore é andato via? Non riesco proprio a capire, credevo fossimo io e te fino alla fine, ma credo di essermi sbagliato. É cosí che tutto questo finisce? É cosí che ci diciamo addio? Avrei dovuto capirlo che mi avresti fatto piangere, mi si spezza il cuore nel vederti in giro, perché so che stai vivendo una bugia, ma va bene cosí perché un giorno scoprirai che tutto quello che gira, torna indietro. »
Rallentó nella corsa mentre ascoltava quelle parole che sembravano essere state scritte da lei, e inevitabilmente i suoi pensieri andarono a Fabio, quel ragazzo che era stato il suo primo amore, quello che lei credeva fosse stato il più vero e sincero e magari anche eterno; ma si era rivelato l'esatto opposto.
Fu travolta da una fitta allo stomaco, ma non era dovuta dalla fame, bensì dalla rabbia che aveva dentro, rabbia che aveva represso per quatto interminabili anni.
L'unico modo in cui riusciva a farsela scivolare di dosso era correre, correre il più velocemente possibile, fino a non avere più fiato, cosí da doversi fermare e consumare quelle energie non più per pensare, ma per riprendere fiato.
[...]
Arrivata ad un incrocio, vi erano delle auto pronte a tagliarle la strada nel passare sulla sua destra, ma lei cominció a correre il più velocemente possibile riuscendo ad evitare di finire sotto a quell'auto per un soffio: l'autista le avrá urlato non si sa quante brutte parole, ma ormai lei era giá troppo lontana per riuscire a sentirle.
Mentre correva, davanti ai suoi occhi non vedeva più la strada, ma le scorrevano le scene in cui era con lui, con Fabio in quei mesi del 2002, quando lei era cosí diversa, ingenua, illusa, felice...
Scene piene d'amore, quell'amore che lei riteneva vero, e che invece era stato tutto una sporca bugia.
Dentro di lei un moto di distruzione cresceva sempre più: avrebbe voluto rompere qualcosa, prendere a pugni qualcuno per sfogarsi, ma dinnanzi a sé vi era solo strada.
Ad un certo punto, peró, giunse nei pressi di un edificio che sembrava essere abbandonato a sé stesso, con dei vetri rotti da pietre o dal tempo.
Senza pensarci su nemmeno una volta, sfogó la sua rabbia, cominciando a dare calci a quella porta di legno mal ridotta, buttandola a terra dopo il terzo calcio violento e rabbioso che le lanció contro.
Nel vetro della finestra, per un attimo vide riflesso la sua faccia e in quel momento si odiava, si odiava più di chiunque altro per aver concesso a quel bastardo senza cuore di averla ridotta in quello stato, nonostante si fosse sempre ritenuta una ragazza difficile da illudere, nonostante credesse di essere una tosta, adesso si era rivelata una di quelle sciocche ragazze ingenue, di cui si era sempre presa il gioco in passato.
Odiava sé stessa perché era ancora lí che pensava a lui, a quel ragazzo che sarebbe potuto essere il padre di suo figlio, e invece ora aveva perso tutto: aveva perso il suo amore, suo figlio e la sua migliore amica. 
Non aveva nulla, era solo una stupida ragazza con un cuore in frantumi e un unico sogno da realizzare che le dava la forza di andare avanti in quella miserabile vita che ora si ritrovava a vivere per “miracolo”, cosí come le continuavano a ripeterle i dottori mentre era in ospedale.
No, non sopportava vedere il suo volto riflesso in quel vetro, cosí catturata da un attimo di furia, diede un pugno dritto in quel vetro e lo frantumó in tanti pezzi facendo cadere i cocci a terra.
Sulle nocche della mano aveva dei profondi tagli e qualche vetro ancora incastrato nella carne che tiró via con la forza e con denti stretti per poter sopportare quel dolore.
[...]
Mentre era sulla strada di ritorno per casa, lungo il cammino si imbatté in una casa che aveva dei vestiti stesi al sole su un tavolino, tra cui vi era una lunga camicia di cotone bianca, da cui riuscí a strappare il bordo del retro di essa e fare una lunga striscia che utilizzó come faglia per tentare di tamponare quel sangue che fuoriusciva da quelle ferite senza fermarsi.
Non sapeva ancora con che faccia si sarebbe presentata a Mama Su e a Chenille dopo l'errore di quella notte con Mike.
Sapeva che si trattava solo di un bacio, ma non riusciva a smettere di pensare a quanto il ragazzo ne avrebbe potuto soffrire e tutto a causa sua.
Era quasi arrivata a casa, ma lungo il viale in cui poi svoltando sulla sinistra ci si ritrovava di fronte la casa, incroció proprio Mike che usciva anche lui per una corsa.
Lei camminava a passo svelto, senza più correre, in una mano aveva l'mp3 ormai spento, e l'altra la teneva ben chiusa in un pugno per tener ferma quella fasciatura improvvisata.
A capo chino gli passó accanto, ma lui la fermó prima che potesse superarlo:
- Hey...
- Lasciami perdere, Mike...
- Cosa hai fatto alla mano?
Soltanto in quel momento, il ragazzo aveva posato gli occhi su quella mano fasciata leggermente macchiata di sangue.
- Sono caduta. 
Francis continuava a non guardarlo in faccia e a voler camminare, ma lui insisteva.
- Chi hai incontrato? Cosa é successo?
Francis era giá sull'orlo di un'ennesima crisi di nervi, cosí a denti stretti alzó lo sguardo verso di lui e gli parló aggredendolo in malo modo.
- Ti ho detto di essere caduta. Non so che idea ti sei fatto dopo quel bacio, ma non é significato nulla per me, ora non é che sei il mio ragazzo e ti permetti di comportarti con cosí tanta prepotenza, é chiaro ragazzino?
- Smettila di fare la stronza con me, Fran. Lo so che per me non provi nulla.
- Bene.
- Ma so anche che muori dalla voglia di baciarmi ancora.
- Sta zitto!
- Perché non mi zittisci con un bacio?
- Ti zittisco con uno schiaffo!
- Possiamo continuare a baciarci senza che nessuno lo sappia.
- Vuoi stare zitto?
- Non voglio incasinarti con mia sorella e mia madre, non sono cosí piccolo come credi. So tenere il becco chiuso.
- Ecco, bravo, chiudi il becco.
Il ragazzo le prese la mano fasciata e scacció via dal volto la sua solita espressione imbronciata, per sorridere leggermente.
- Che cosa hai combinato?
- Non voglio che ti illuda, Mike. Non voglio stare con te, non provo nulla per te. Ti voglio bene, se qualcuno provasse a fatti del male lo ucciderei con le mie mani. Saró sempre riconoscente a te e alla tua famiglia per quello che avete fatto per me, non voglio rovinare tutto adesso. Trovati un'altra ragazza da baciare e lasciamo le cose come stanno tra me e te, ok?
Il ragazzo guardava un punto non specificato a terra, spostandolo poi sulla ragazza, dopo che avesse parlato.
- Non sono un bambino, Fran. So come siete voi donne, so come sei tu, per questo mi piaci. Sei diversa. Ma sono in grado di capirlo da solo quando non piaccio ad una ragazza. 
- Se ti avessi conosciuto qualche anno fa, forse a quest'ora staremmo insieme. Arrivi tardi, pequeño. 
Il ragazzo abbozzó un sorriso amaro e abbassó il capo.
- Già...
- Ora smettila di provarci con me, e trovati una ragazza.
Il ragazzo ridacchió a quelle parole.
- Ci proveró, ma non riuscirei a smettere di trovarti bella. Questo me lo devi concedere.
- Ci vediamo, bello!
- A dopo, zucchero...
Il ragazzo si sfozzó di sorriderle e la superó, passandole accanto.
- Ah, Fran, dimenticavo...
Francis si voltó curiosa di sapere cosa avesse dimenticato il ragazzo, ma fu in quel momento che il ragazzo la bació.
Duró appena qualche secondo, fu un bacio a stampo, nulla di piú.
- Giuro che ti lascio in pace. Vado a cercarmi una ragazza con meno problemi.
Le fece l'occhiolino e le strappó un lieve sorriso, dandole poi le spalle e andandose per la sua strada cominciando cosí la sua corsa mattiniera.
[...]
- Piccola, cosa hai fatto a questa mano?
Mama Su aveva notato la mano di Francis che era diventata viola sulle nocche e aveva vari taglietti.
La ragazza si era fatta una doccia ed era vestita con un Jeans e una canotta nera, mentre aiutava Mama Su nelle faccende domestiche di buon mattino, mentre Chenille dormiva ancora con la piccola Anaya, non erano neppure le sette del mattino:
- Nulla, Mama Su, sono caduta.
Cercó di dirle in modo convincente la ragazza mentre nascondeva la mano.
Mama Su la guardava sospettosa:
- E sei caduta proprio su del vetro?
Fran capí che Mama su aveva capito
- Non preoccuparti, sto bene...
- Lo sai che per me sei come una terza figlia, ormai. Ti ho fatto entrare in casa mia senza fare troppe domande, ma ho capito che oltre ad essere una brava ragazza che ha sofferto molto per la propria migliore amica scomparsa, sei anche una donna col cuore spezzato.
Francis non riuscí a dire una parola. Era in silenzio lí a fissare quella donna che amava quanto una madre, una donna che rispettava ed ammirava, una donna che le era entrata nel cuore nel giro di poche settimane. 
Mama Su le sorrise e le accarezzó una guancia teneramente.
- Piccola, se posso darti un consiglio da madre e da donna: mettici una pietra sopra e dimentica il passato. Prosegui per la tua strada e innamorati ancora, perché sei una ragazza che vuole amare e che ha bisogno d'amore, non negarti questo bel sentimento a causa di qualche sciocco che ti ha fatto soffrire.
Quelle parole colpirono Francis nel cuore e nell'anima e inconsapevolmente le avrebbe portato con sé per tutta la vita.
Visibilmente commossa, le andó incontro e l'abbracció.
- Grazie Mama Su, grazie di tutto.
Aveva sempre un buon odore quella donna. Profumava di fresco, di ciliege. La sua pelle era così morbida e profumata che non avrebbe mai sciolto quell'abbraccio.
[...]
Pochi minuti dopo il risveglio di Chenille ed Anaya, a casa arrivó il postino, che insieme ad altra robba, portó anche il risultato delle analisi di francis.
Aveva richiesto lei stessa di farsele spedire, per evitare di tornare in ospedale, luogo in cui lei detestava andare anche solo per pochi minuti.
Le tre donne furono travolte da un attacco d'ansia.
Si sedettero a tavola, francis a capotavola, Mama Su alla sua destra e Chenille alla sua sinistra, con le analisi sul tavolo pronte per essere lette.
La piccola Anaya era seduta in soggiorno davanti la tv ignara di tutto.
- Avanti, bella! Fatti coraggio e leggi cosa dice!
- Aspetta, Chenille, non darle fretta... É una cosa delicata.
- Lo so Mama Su, ma non puó starsene a fissare quella busta in eterno.
- Forse é meglio se la lasciamo sola.
- No! 
Francis le fermó e fu solo in quel momento che spostó lo sguardo verso di loro da quella busta che fissava ormai da minuti interminabili; poi aggiunse:
- Vi prego, restate!
Mamma e figlia si lanciarono un lungo sguardo d'intesa, poi si misero a sedere accanto alla ragazza, che intanto trovó il coraggio di afferrare quella busta ed aprirla.
Passó svariati attimi a leggerne il contenuto, ma subito cominció a piangere.
Chenille si portó una mano sulla bocca;
- Oh no...!
Guardó Mama su piangendo, ma sua madre guardava incessantemente Francis, senza farsi prendere anche lei dalla disperazione.
Francis non riusciva a smettere di piangere e di fissare quei fogli.
- Piccola, allora?
Mama Su aspettava una sua parola, mentre Chenille già aveva considerato l'ipotesi peggiore.
Francis non spostó lo sguardo da quei fogli, e con un filo di voce spezzato dal pianto, disse:
- Potró essere madre...
A quelle parole vi fu un urlo contenuto da parte delle due donne che si precipitarono ad abbracciare Fran che ricambió forte l'abbraccio e insieme cominciarono a piangere di gioia per la bellissima notizia.
[...]
- Si puó sapere cosa festeggiamo?
Domandó Mike, la sera a cena mentre fu obbligato dalle donne a brindare con dello spumante.
- Una bella notizia, fratellino.
- E posso saperla?
- Cose di donne, bambino mio.
Gli rispose Mama Su, che dopo il brindisi tornó a mangiare.
Mike roteó gli occhi al cielo e in un lamento le rispose:
- Mi chiamerai cosí anche quando saró padre? 
- Anche quando sarai nonno!
Le rispose la donna senza pensarci troppo, causando cosí le risate collettive di Fran e Chenille.
Il ragazzo ridacchió anche se a fatica e lanció un'occhiata a Francis che ricambió con un occhiolino privo di alcuna malizia.
Detestava apparire come un bambino, soprattutto davanti a Fran, proprio lei a cui voleva dimostrare di essere un uomo.
Trascorsero la serata tra cibo, risate e gioie, dopo aver ricevuto quella risposta tanto attesa e sperata, che ridiede a Fran una speranza nel futuro che le era venuta a mancare per molti anni.
[...]
Il giorno della partenza per Los Angeles era arrivato.
Francis, Chenille, Mike, Eddy e Jay erano pronti a salire nei due taxi che erano stati chiamati per portarli all'aeroporto, mentre Mama Su e la piccola Anaya erano fuori che li salutavano.
Chenille teneva la sua figlia in braccio che l'abbracciava senza volersene staccare, Mama Su avvolgeva in un abbraccio Mike, che fremitava per andarsene, mentre Jay, Eddy e Fran si godevano quella tenera scena tra madri e figli, con un bel sorriso stampato sul volto.
- Prometti di fare la brava bambina mentre Mammina é via per lavoro?
La piccolina aveva il pollice in bocca e un nuovo peluche che le aveva regalato Fran, ben saldo sotto il braccino destro.
Anaya acconsentí col capo teneramente e la madre le diede un bacio sulla guancia, poi la bimba tiró via il ditino dalla bocca e le diede anche lei un bacetto.
Francis credeva che da lí a breve sarebbe stata travolta da un attacco di diabete per quella dolcissima scena, e le osservava con tenerezza, poi spostó lo sguardo su Mike e Mama Su che non voleva più lasciarlo andare e cominció a ridacchiare.
- Mamma dai lasci...lasciami! Do...dobbiamo andare!!
Diceva con fatica Mike mentre veniva stritolato dalla madre ancora e ancora.
La donna poi commossa si decise a lasciarlo e andó poi ad abbracciare la figlia e la nipote.
- Mi raccomando, state attenti e non fate sciocchezze o giuro che vengo a prendervi ovunque voi siate e vi trascino via per i capelli.
- Siiii mamma!
Dissero insieme i due fratelli, mentre l'abbracciavano. 
Somigliavano davvero a dei bambini.
- Oh, andiamo, zuccheri. Non vorremo far aspettare Justin Timberlake, vero?
- La stessa cosa vale per voi due delinquenti, capito?
Disse Mama Su scuotendo un dito indice severamente verso i due ragazzi, che presi dallo spavento la guardarono fisso negli occhi e acconsentirono col capo.
- Ce-certo, Mama su...
- S-Si... Non preoccuparti!
- Bravi bambini! Ora venite qui!
Mama Su abbracció i due ragazzi che ricambiarono con grande affetto, dopodiché la donna si avvicinó a Francis e le fece una carezza sulla guancia, sorridendole teneramente.
- Bambina, goditi questo momento più che puoi e ricordati sempre quello che ti ho detto.
Francis le prese la mano e le sorrise teneramente.
- Grazie di tutto, Mama Su! Ti voglio bene!
Fran si lasció andare ad un momento di commozione ed abbracció la donna forte.
- Anche io te ne voglio, bambina mia!
La donna la strinse forte a sé e soltanto dopo che i tassisti li incitarono a sbrigarsi, il loro abbraccio si sciolse.
Salirono Jay, Eddy e Mike nel primo taxi e partirono, poi Chenille e Francis nel secondo, ma prima di salire a bordo, Francis si avvicinó alla piccola Anaya piegandosi nelle gambe per arrivare alla sua altezza.
La bambina le andó incontro e l'abbracció. Francis la strinse a sé, e le ripose sul capo il suo berretto e la guardó sorridendole:
- Quando riuscirai a riempire questo berretto con la tua bella testolina, prometto che io e la tua mamma ti porteremo con noi, ok?
- E sapró ballare bene come voi?
- Anche meglio! 
- Davvero?
- Mh... Mh....
Acconsentí col capo la ragazza sorridendole, poi le diede un bacio e andó via mentre Chenille salutava la madre e la figlia commossa dal finestrino.
[...]
- Ci tenevi a quel berretto, bella!
- Tengo di piú a voi.
Chenille le sorrise, poi mutó espressione ed euforica cominció a parlarle della nuova esperienza in cui stavano per imbattersi.
- Ma ci pensi? Balleremo con JT! Non sei emozionata, bella!??
- Ho solo paura di dimenticare i passi...
- Ma se li hai pensati tu..
- E se non dovessero piacergli? E se ci ripensasse?
- Bella sei ubriaca? Timberlake ha preso noi grazie a te e alla tua coreografia. 
- Speriamo bene... Lo vedo molto severo...
- Hai paura di Timberlake, bella?
Chenille non trattenne una risata, e Francis le diede una spintarella per scherzo.
- Ma figurati! Se sono sopravvissuta al generale Mitchell, posso sopravvivere anche alla severitá di Timberlake.
- Mhhh,.. Ma sai che io non l'ho visto poi tanto severo? Perché lo pensi?
- Perché l'ho visto mentre osservava le esibizioni. Aveva uno sguardo critico, si vede che é molto preciso e perfezionista. Osserva ogni tuo movimento, passo e giravolta per assicurarsi che tu vada a tempo di musica.
- Caspita, bella, tu si che noti tutto.
- Formazione militare, Zucchero!
Le due ragazze scoppiarono a ridere e tra una chiacchiera e l'altra arrivarono in aereoporto.
Durante il viaggio in aereo, Francis si rilasó tutto il tempo ascoltando l'album di Timberlake, e si rendeva conto che le piaceva moltissimo.
La prima parte dell'album era molto movimentata, verso il finale le canzoni tendevano al soft, piú rilassanti e romantiche.
Vi era una canzone che le piaceva particolarmente, quella che sembrava essere stata scritta da lei, la traccia numero 6, che si intitolava What Goes Around Comes Around.
Ad occhi chiusi cominció a pensare ad una coreografia per quella musica, ma poi si addormentó con la voce di quel cantante nelle orecchie.
[...]
Arrivate a Los Angeles furono accolti dagli addetti del cantante che a bordo di una limousine li accompagnarono in un albergo a 5 stelle sulle colline di Hollywood.
Un lusso a cui i ragazzi non erano abituati ma a cui subito si adattarono.
L'albergo era stato fittato per un intero mese dallo staff del cantante, ed era fornito di piscine termali ed olimpica, palestra e grande distesa di verde naturale sia per rilassarsi a bordo piscina dopo gli allenamenti e sia per fare esercizio all'aperto.
L'albergo li forniva anche di enormi sale da ballo e impianti stereo eccellenti.
Nella prima settimana, tutti i quindici ballerini cominciarono gli allenamenti e a provare qualche passo insieme, senza la presenza del cantante, che era impegnato a Miami per la promozione di questo suo nuovo album.
Francis era il punto di riferimento per tutti i ragazzi, era lei che consigliava loro passi da eseguire in certi momenti dei brani, senza alcuna presunzione o superbia.
Aveva una modestia invidiabile ed era sempre molto cortese e gentile con tutti.
Era anche capace di massaggiare piedi o gambe di ballerini colpiti da improvvisi crampi.
Tutti l'adoravano e ammiravano il suo modo di fare, il suo lavoro e la passione che ci metteva.
[...]
La ragazza era solita restare a dare una mano a ripulire la sala prima di andare a farsi una doccia, Chenille di solito restava con lei, ma quel giorno la ragazza aveva il ciclo e desiderava un letto su cui stendersi e passare l'intera giornata.
Cosí Francis dopo le prove, restó a dare una mano ai domestici dell'albergo a ripulire quando in sala inaspettatamente entrarono Justin Timberlake e Timbaland.
- Ricordavo di averti assunta per ballare, non per fare le pulizie.
Esclamó il cantante con un lievissimo sorriso sulle labbra mentre si avvicinava alla ragazza e si guardava intorno assieme al suo amico produttore, il quale mentre dava un'occhiata in giro, aggiunse.
- Hey, Ciao!
Timbaland con un'aria cordiale ma allo stesso tempo professionale, si avvicinó alla ragazza e le tese la mano per salutarla.
Francis non si aspettava l'arrivo del cantante, né tantomeno di vederlo lì.
Lanció poi uno sguardo alla mano di Timbaland e poi gliela strinse, dopo aversela ripulita con uno straccio.
- Salve!
Lo salutó con un sorriso, poi spostó gli occhi su Justin.
- Non credevo di creare problemi dando una mano...
- Non crei alcun problema, figurati.
Gli sorrise il ragazzo, il quale continuó dopo essersi scambiato uno sguardo fugace con Fran, e si voltó verso l'amico.
- Timbo io ora devo andare che ho un'intervista, ma tu puoi rimanere con lei se vuoi, cosí le spieghi cosa avevamo in mente.
- Sicuro di non volerlo fare tu?
- Sicuro!
- Se per te va bene...
Timbaland guardó Francis e la ragazza non sapeva cosa rispondere, infondo a lei non importava molto chi dei due le parlasse del programma; ma avrebbe desiderato farsi una doccia:
- Ehm... Sí, sí, certo, certo.
- Bene, allora a piú tardi. Stasera ceniamo tutti insieme, avvisa anche gli altri.
- Lo faró.
Il cantante e la ballerina si sorrisero freddamente, poi lui voltó le spalle e li lasció soli andando via.
[...]
- Hai grandi possibilitá di crescere artisticamente grazie a questa esperienza.
- Non smetteró mai di ringraziarvi per questo. Se non mi avreste scelto, probabilmente adesso sarei un avvocato a tempo pieno... E quello fa parte del mio piano B della vita.
- Ti rispetto molto, sai? Ci stiamo conoscendo soltanto adesso, ma ho giá capito che persona sei, e ti ammiro.
- Grazie! Non so cosa dire, non succede tutti i giorni di sentirsi dire certe parole da uno dei migliori produttori musicali mondiali.
- Ho solo detto quello che penso. Balli da favola. Mi ricordi Michael Jackson e fidati che non é qualcosa che un fan di Michael Jackson dice a qualcuno seriamente.
- Ne so qualcosa. Sono una fan di Michael anch'io.
- Adesso si spiegano molte cose...
Francis sorrise alle sue parole e abbassó il capo timidamente.
- Sono sicuro che se ti vedesse ballare...
- Veramente... Mi ha vista ballare...
- Stai scherzando?
Francis scosse il capo e prese dalla tasca posteriore dei suoi jeans il portafoglio ed estrasse una foto.
- Avevo 17 anni...
Era una foto di lei assieme a Michael Jackson che l'abbracciava e sorrideva difronte all'obbiettivo assieme a Francis che mentre sorrideva felice, piangeva di gioia.
- Era a Londra per le riprese di un suo video e decise di usare i miei passi nel video del suo ultimo pezzo. Mi disse che avrebbe voluto me nel video, ma aveva bisogno di una donna con un certo tipo di portamento, io ero solo una ragazzina...con un portamento mascolino. Ma non me ne fregó. Avevo ballato con lui, il mio mito, il mio punto di riferimento e mi aveva anche pagato per farlo. Non potevo chiedere di piú, mai dimenticherò quel momento.
- Cazzo! Non lo dimenticherei neanche io. É pazzesco!
- Lo é stato per davvero...
Francis chinó il capo timidamente e sorrise ripensando a quella esperienza che ancora una volta aveva condiviso con Emma.
Ricordandosi di lei si rattristó in un lampo, e Timbeland se ne accorse.
I due chiacchieravano ormai da qualche ora e si era formata anche una certa confidenza.
Lui le aveva chiesto di chiamarlo Timothy, che era il suo vero nome e lei insisteva che la chiamasse Fran e non Francis.
Il produttore le aveva spiegato che in base al contratto che avevano firmato, Lei come tutti gli altri ballerini, dovevano seguire il cantante nel suo tour mondiale, il quale partiva l'8 gennaio 2007 a San Diego e si sarebbe concluso poi a Dicembre dello stesso anno nei paesi arabi.
Sarebbero stati forniti di qualunque cosa avessero avuto bisogno, avrebbero avuto dei medici che li avrebbero seguiti passo, passo e avrebbero alloggiato in hotels a spese sempre del cantante, ricevendo diecimila dollari ad esibizione e non avrebbero potuto lasciare lo staf se non ne avessero avuto il permesso.
Tutte cose burocratiche che Fran, da buon avvocato quale era, aveva letto attentamente prima di firmare.
I due tornarono a parlare e Timbaland spezzó il silenzio di qualche secondo che era piombato tra loro.
- L'altra volta non ho avuto modo di dirtelo, ma mi dispiace moltissimo per la scomparsa della tua amica.
Ci ho avuto a che fare per poco tempo, ma era una bellissima persona proprio come lo sei tu.
Francis ascoltava le parole del ragazzo e acconsentí amaramente col capo alle sue parole.
- Grazie per il pensiero, Timothy...
- Ho perso anch'io una persona amata... Conosco il dolore che provi. Lo conosco fin troppo bene.
Francis a quelle inaspettate parole alzó lo sguardo e rimase ad ascoltarlo con interesse, e con sguardo colmo di tristezza.
- Davvero?
Francis tentava con tutte le sue forze di trattenere le lacrime e dare modo al ragazzo di parlare senza interruzioni.
- Si chiamava Aaliyah io le producevo le canzoni, era famosa in America e anche all'estero, io l'Amavo segretamente, ma forse lei lo aveva capito... Il suo jet privato é precipitato nell'estate del 2000. Ho passato due anni in depressione, ma poi la musica mi ha salvato ancora una volta. E Justin ha contribuito nell'aiutarmi ad uscirne, ma ogni volta che la penso é sempre come il primo giorno. Quindi so cosa provi quando ripensi a lei, a quando nominano il suo nome, anche per sbaglio...
Francis aveva gli occhi ripieni di lacrime con sguardo accigliato per quella storia incredibilmente dolorosa.
Non trattenne più le lacrime e si portó le mani sul volto e cominció a piangere.
Timbaland si commosse assieme a lei e l'abbracció tentando di consolarla e di consolare sé stesso.
Frencis dopo alcuni minuti, cercó di smetterla di piangere e guardó l'artista:
- Credo che come prima volta che ci conosciamo, siamo partiti proprio bene!
- Ahahah direi di sí!
- Ti andrebbe di stare in sala di registrazione? Justin dovrebbe arrivare tra poco e mi ha detto che vorrebbe farti sentire della musica cosí vi mettete d'accordo su dei passi o robbe simili...
- Non lo so... Vorrei parlarne prima con i ragazzi e sapere se sono d'accordo...
- Non eri tu il punto di riferimento dei ballerini?
- Non amo fare il capo... Credo nelle pari eguaglianze, preferirei comunicarlo prima di accettare. Si evitano molte discussioni cosí facendo...
Timbaland alzó le mani in segno di resa ed inclinó le labbra verso il basso in segno di rispetto:
- Assolutamente d'accordo. Ti aspetto in sala allora.
Francis gli sorrise e dopo essersi salutati a metá strada, la ragazza salí ai piani superiori ed andó a richiamare tutti i ballerini dalle loro camere, tra cui Chenille, Mike, Eddy e Jay.
Si radunarono tutti in un grande corridoio e francis disse loro:
- Allora, ragazzi, Timbaland mi ha invitato in sala di registrazione per poter ascoltare dei demo musicali dei brani eseguiti dal vivo e provare assieme a Timberlake qualche passo. Siccome io non sono il vostro capo e siamo tutti allo stesso livello, io rigiro l'invito anche a voi. C'é qualcuno che vorrebbe venire con me?
Dopo attimi di silenzio, una voce risuonó:
- Io!
A sorpresa Mike fece un passo avanti. E subito dopo di lui una ragazza di nome Ashley, disse lo stesso.
Il resto dei ragazzi preferirono andare a riposarsi e a rilassarsi dopo che avevano provato per l'intera giornata.
- Scusami, bella, ci verrei anch'io, ma questo ciclo mi sta uccidendo.
- Tranquilla Chenille, va a riposarti.
- Poi vorró sapere tutto.
- Contaci!
Francis le diede un bacio sulla fronte e sorridendole si congedó da lei e assieme a Mike ed Ashley, si diresse nello studio di registrazione.
Ashley era una bella ragazza: bionda, medio alta, con capelli mossi, naso all'insú, occhi azzurri con sguardo perennemente malizioso e labbra normali.
Quel giorno Ashley indossava un top che lasciava scoperto gran parte del corpo, coprendo praticamente solo il seno, avente delle bretelline lungo le spalle, color grigio; con un pantalone della tuta dello stesso colore e scarpette bianche.
Mike indossava un pantalone nero con grandi tasche lungo le gambe e una canotta dello stesso colore. Aveva una bandana bianca arrotolata nei capelli, che teneva ben frenate le sue treccine.
Francis invece indossava una canotta rossa sopra dei pantaloni di tuta dell'Adidas neri con delle strisce laterali bianche e scarpette rosse, sempre dell'Adidas.
Le treccine le aveva raccolte in una specie di chignon alto e assieme ai ragazzi era in piedi in sala di registrazione ad ascoltare delle versioni live di alcune canzoni.
Si ascoltavano soltanto gli strumenti, la parte cantata non c'era, ma riconobbe all'istante quale traccia dell'album fosse. Si trattava della canzone con cui fece il provino: My Love.
Il live di questa canzone partiva leggermente diverso, molto lento e sobrio, poi cominciava una parte danzabile.
Francis aveva le mani sui fianchi e guardava un punto nel vuoto mentre ascoltava attentamente ogni nota musicale di ogni strumento e non si accorgeva degli sguardi maliziosi che Ashley lanciava a Mike, che neanche in quell'occasione tolse dal suo volto la sua espressione imbronciata.
Il ragazzo alzava lo sguardo verso di lei e come se volesse assicurarsi che stesse facendo sul serio, la guardava accigliato e lei divertita se la rideva.
Justin Timberlake arrivó, e dopo qualche minuti passato a parlare con un suo agente, entró in sala di registrazione e salutó i ragazzi con una stretta di mano.
Il cantante indossava un Jeans nero con una camicia bianca ed un gilet nero. Aveva uno stile nuovo e moderno molto bello, e quei vestiti sembravano essergli dipinti addosso. I capelli rasati con una leggera ricrescita gli donavano come il leggero filo di barba che si era lasciato crescere.
- Buonasera Justin!
Esclamó con tono squillante Ashley.
Il cantante si voltó e le sorrise.
- Buonasera a te. Tu sei?
- Ashley, molto piacere!
- Oh no, il piacere é tutto mio!
Il cantante le prese la mano e gliela bació galantemente e le sorrise con altrettanta malizia.
La ragazza lanció uno sguardo di traverso in direzione di Francis, quasi come se a lei avesse potuto fregare qualcosa.
La ragazza la guardó con indifferenza, poi Timberlake le rivolse attenzione.
- Francis, giusto?
Francis lo guardó e dopo soltanto alcuni secondi gli rispose.
- Giusto.
Ashley accusó molto il fatto che Timberlake ricordasse il nome della ragazza e non conoscesse affatto il suo, la guardó male, ma poi distolse lo sguardo con disinteresse.
- Sono felice che tu sia qui. Vorrei provare qualche passo con te se non ti dispiace.
- Anche loro sono qui per questo.
Francis fece segno ai due ragazzi.
Timberlake li guardó ancora una volta, e visibilmente confuso disse:
- Scusa, credevo fossi tu il loro portavoce, la prima ballerina...
- No, non sono niente di tutto ció.
- Ma sei tu che pensi alle coreografie o sbaglio?
- Anche noi le suggeriamo qualcosa.
Si intromise Ashley.
Fran si voltó a guardarla e rispose al cantante:
- Esatto.
- Beh ma il lavoro grande lo fai tu, quindi se per voi va bene, vorrei provare solo con lei. Anche perché tra i vari impegni che ho, riuscirei a non gestire più di una persona.
Francis lo guardava a lungo, trovava anomalo il fatto che volesse provare soltanto in due.
- Se per te va bene cosí, allora va bene anche per me...
Esclamó Ashley continuando a fare la gatta morta con Timberlake.
Francis guardó Mike e capì al volo che al ragazzo non andava bene, ma doveva cominciare a smetterla di comportarsi come un fidanzato geloso.
- Per te invece? Scusa non ricordo il tuo nome.
- Non te l'ho mai detto, per questo non lo ricordi.
Lo ghiacció, Mike con quella risposta puntigliosa. 
- Oh... Giusto!
- Già, giusto!
Gli fece il verso Mike con un tono aspro.
A quel punto intervenne Francis.
- Mike, puoi seguirmi un attimo? Ci scusate?!
La ragazza senza neppure aspettare una risposta da parte del ragazzo, lo trascinó fuori tira dolo per una mano, mentre Mike continuava a guardare male il cantante.
[...]
- Quando la smetterai di comportarti come un fidanzatino geloso?
- Di che stai parlando?
- Non fare il finto tonto con me. 
- Tu sei svitata...
- Continua ancora a comportarti cosí e giuro che smetto di parlarti.
Mike la guardó negli occhi e vide tutta la serietá della ragazza, cosí capí che faceva sul serio e se la prese.
- Dí a mister Timberlake che per me va bene. Divertiti.
Le disse con tono ironico e acido, poi le diede le spalle e se ne andó.
Francis lo fissava arrabbiata, ma non volle fermarlo o l'avrebbe solo preso a schiaffi.
Rientrando nella sala vide che Ashley continuava a provarci spudoratamente col cantante che non riusciva a capire se la stesse ignorando gentilmente o se ci stesse provando anche lui.
Erano lí che parlavano a voce bassa: lui era poggiato ad una scrivania di spalle, mentre lei gli era davanti.
Quando sentirono la porta chiudersi, si voltarono verso Francis.
- Allora? Il tuo ragazzo ha detto sí?
Esclamó Ashley con tono superbo.
Fran non la degnó di una risposta, tantomeno di uno sguardo.
Timberlake le andó incontro e con le mani nelle tasche le disse:
- Non voglio crearti problemi con lui. Se vuoi resta lei...
- É solo il fratello della mia amica, non crei alcun problema. Ora sta a te scegliere: vuoi lei o me?
Ashley si avvicinó e guardó il cantante quasi come se volesse convincerlo a scegliere lei.
Justin non smise di guardare Francis, poi abbozzó un sorriso:
- Ho giá lavorato in passato con te, vorrei continuare a farlo.
Poi si voltó verso Ashley e le sorrise.
- Noi due continueremo quel discorso un'altra volta.
- Come vuoi...
Le disse sensualmente la ragazza, si voltó e se ne andó senza salutare nemmeno Francis.
Lei la guardó andarsene con un sopracciglio alzato, e quando fu sola con Timberlake, lui le parló
- La conosci?
- Se vuoi vi combino un appuntamento…ma credo che non sarà difficile convincerla…
Justin scoppió in una risatina.
- Lo penso anch'io.
Francis si lasció sfuggire un sorriso, e dopo averlo osservato per bene, notó una certa somiglianza tra gli occhi del cantante e i propri.
Il colore non c'entrava nulla, era qualcosa di più profondo, qualcosa che traspariva dal suo animo, ma ancora non riusciva a capire di cosa si trattasse.
[...]
Francis e Justin trascorsero l'intera serata a provare passi di ballo sulle basi delle canzoni facenti parti del nuovo album del cantante.
L'artista aveva giá avuto modo di conoscere il grande talento ballerino della ragazza, ma ancora una volta ne rimase colpito.
Francis suggeriva nuovi passi e movimenti al cantante che riusciva a seguirla a ridere quasi come se fossero due corpi sincronizzati,
Francis indossava ancora la tuta di prima, il cantante si era vestito un po' più comodo con una maglia a maniche corte bianche sopra un pantalone di tuta grigio leggermente largo di gambe in modo da permettergli movimenti piú comodi.
- Il punto sta nel calcolare il tempo e sincronizzarlo nei movimenti. Ogni singolo microsecondo va associato ad un passo, anche se é solo un gesto di mano o una rotazione del volto.
- Mhhh... Ma é impossibile. Dovresti essere un robot.
- Sei limitato? Il corpo umano é capace di tutto, devi solo provarci fino a che non ci riesci.
- Sei molto determinata...
- Sta a guardare. Fa partire Sexy Back, per favore.
Il cantante era molto sudato, entrambi lo erano a causa del troppo tempo passato a provare passi di ballo.
Si avvicinó allo stereo portandosi il braccio avente un polsino e se lo passó sulla fronte per tamponare il sudore.
Francis restó a centro della pista e si fissava allo specchio, restando concentrata nel pensare ai passi che aveva in mente.
Justin fece partire la canzone e immediatamente Francis partí muovendo qualche passo di hip hop andando perfettamente a ritmo di musica. 
Il cantante restó a guardarla incantato, portandosi le mani sui fianchi mentre riprendeva fiato.
L'ammirava, adorava guardarla ballare, gli trasmetteva un'energia illimitata, e a furia di osservarla, riuscí a comprendere i passi e si fece largo in pista seguendola e cominciando a ballare con lei.
Durante l'esecuzione del brano, dopo la seconda parte (verso la conclusione) vi era un pazzo in cui si sentiva il cantante ripetere la frase
«you ready?»
E una voce femminile sospirare un
«yes»
Qui Francis afferró il cantante per le spalle e lo spinse verso il muro di petto e guardandolo tramite lo specchio gli sospiró nell'orecchio un
«you ready?»
La cosa spiazzó il cantante che faccia al muro, la guardava di riflesso nello specchio con stupore.
Gli piacque da morire quel passo, che preso dall'euforia cominció a ridere mentre il brano andava scemandosi.
- Wow! Questo! Questo mi piace un casino!
Francis assunse un'espressione timida, sorridendo e abbassando il volto, quasi non sembrava la stessa persona che aveva sbattuto al muro il cantante in quel passo altamente sensuale.
- Basta seguire ogni suono e associarlo ad un movimento.
- Sí, ti ho capita al volo e sono d'accordo. Voglio farne parte!
Francis acciglió lo sguardo e lo guardó confusa:
- Vuoi farne parte? A cosa ti riferisci?
- A te! Voglio essere un tuo allievo!
- Che cosa???
Francis aveva praticamente gli occhi fuori dalle orbite per lo stupore.
- Hai capito bene. Per me oltre ad essere la prima ballerina della mia crew, sarai anche un'insegnante. Hai idee brillanti che potranno aiutarmi a crescere e a migliorarmi e io voglio farne parte, voglio aiutarti a realizzarle, io aiuteró te e tu aiuterai me.
- Ma non ne hai assolutamente bisogno!
- Sí, invece. Ho capito che tu sei la persona che cercavo, tu puoi rivoluzionarmi.
- Ma tu hai già uno stile, hai giá le tue idee...
- Ok, ma voglio unirle alle tue e creare una nuova era del ballo.
Francis si allontanó da lui per andare a bere un sorso d'acqua dalla sua bottiglina ai lati dello stereo.
- Tu sogni troppo in grande...
- Dovresti farlo anche tu. Hai talento da vendere.
Il cantante le si avvicinava e l'osservava mentre si dissetava.
- Una nuova era del ballo? Ti rendi conto di cosa stai parlando?
- Assolutamente! Di te e me, dei ragazzi qui della crew, di milioni di ragazzi nel mondo lí fuori...
Allargó un braccio in un gesto teatrale, mentre parlava e la guardava.
- ...che ci prenderanno come esempio! Potrai dare al mondo qualcosa da ammirare e da imparare.
Francis guardó negli occhi quel ragazzo, aveva davvero il fuoco della determinazione dentro, era come pronto ad una battaglia, pronto a scendere in campo e a scommettere su di lei.
- Davvero credi cosí tanto in me?
Gli chiese la ragazza in un sussurro, quasi come se avesse detto a voce alta, ció che stesse pensando.
Justin Timberlake soltanto in quel momento la guardó dritto negli occhi e fu come se avesse visto la sua anima ferita e mal ridotta, un'anima che chiedeva tacitamente aiuto, cosí diventó quasi serio in volto e la guardó a lungo, poi le prese le mani e gliele strinse:
- Io credo in te! 
Gli pronunció quelle parole lentamente, senza schiodare gli occhi dai suoi, e Francis quasi si commosse nel vedere la purezza e la sincerità d'animo di quel ragazzo, di quel grande artista che le aveva rivelato di credere in lei.
Poi lui le sorrise ed aggiunse:
- Questo tour dará successo e fama a me, cosí come lo dará a te, vedrai!
- Sto cominciando a crederci...
Pronunció in un leggero tono ironico la ragazza, strappando una risatina al cantante.
- Fai bene...
A quel punto sorrise anche lei e l'osservó allontanarsi e andare a prendere il cellulare:
- Sei Italiana, giusto?
- Più o meno... Perché?
Francis acciglió lo sguardo e l'osservava curiosa:
- Ti va una pizza? Io avrei fame...
Soltanto in quel momento Francis realizzó che era notte fonda e che non avevano mangiato nulla.
La ragazza guardó l'orologio, erano le due di notte.
- Dove la trovi una pizzeria che fa consegne a domicilio alle due di notte?
- Lascia fare a me!
Justin le fece l'occhiolino e cominció a parlare a telefono ordinando due pizze.
Nel giro di poco più di mezz'ora arrivó il ragazzo delle pizze con pizze e birra.
I due restarono a mangiare la pizza seduti sul parquet della sala da ballo e a fare due chiacchiere:
- É incredibile!
Francis masticava un pezzo di pizza e rideva alle parole del cantante che sorseggiava la birra e la guardava incredulo, mentre entrambi erano seduti a terra a mangiare.
- Perché? Cosa c'é di incredibile? Ti dico he é vero...
- Non lo metto in dubbio, so che é vero. Non posso credere peró che una ballerina che ha lavorato con Michael Jackson non abbia fiducia in sé stessa.
Francis si strinse nelle spalle.
- Non ci ho lavorato per chissà quanti anni. Tempo un paio di settimane e basta.
- Due settimane con lui equivalgono ad anni ed anni di carriera... Non snobbarli.
- Non li snobbo, é solo che...
Francis fece una pausa e Justin curioso disse:
- Che cosa?
- Che ora é tutto diverso.
Justin abbassó lo sguardo e capí a cosa si stesse riferendo la ragazza:
- La tua amica avrebbe continuato ad inseguire il suo sogno....
Francis non capiva il suo discorso e confusa acciglió lo sguardo.
Justin mandó giù un altro sorso di birra e poggiando un braccio sul suo ginocchio la guardó e disse:
- Se in quell'incidente fossi morta tu e non lei... Sono sicuro che starebbe nelle tue stesse condizioni, ma continuerebbe a voler ballare. Non le sarebbe piaciuto ballare senza di te, ma... l'avrebbe fatto...
Francis lo guardó fisso e con la mente vagó nei pensieri di quell'ipotesi; un'ipotesi a cui non aveva mai pensato prima, ma che probabilmente il cantante aveva centrato in pieno pur non conoscendo Emma come la conosceva lei.
Con un espressione amareggiata sul volto, acconsentí alle sue parole, dandogli inevitabilmente ragione. 
Distolse lo sguardo da lui e gli occhi le caddero sull'orologio: erano le 5 del mattino.
- É la prima volta in vita mia che mangio una pizza a quest'ora!
Il cantante ridacchió:
- Sul serio?
- Mh... Mh... Ma ha un gusto diverso... Molto piú saporito.
Justin guardó quella pizza:
- In effetti hai ragione, sai? É davvero diversa!
Francis se la rise per l'espressione buffa del cantante, e quando incroció il suo sguardo la risata andó affievolendosi e i due si scambiarono un lungo sguardo e fu come se i loro occhi si parlassero e si dicessero quanto fossero stati bene insieme quella sera.
Dopo una lunga pausa i due tornarono a provare, non accusarono per niente la stanchezza e il sonno; fu quasi come se non si stancassero mai di ballare insieme, come se non ne fossero mai sazi.
Alle otto di mattina arrivarono i primi ballerini mattinieri che uscivano per una cosa prima delle prove e li videro ancora insieme nella sala da ballo.
Vi erano Josh, Ashely, Chenille, Jay, Eddy e Mike: i quali si fermarono tutti nella sala da ballo a guardare i due che nota do la loro prese za e dando un'occhiata all'orologio, smisero di provare.
- Siete ancora qui???
Esclamó con stupore e invidia Ashely
Justin spegnendo lo stereo rise a quelle parole:
- Abbiamo perso la cognizione del tempo..
Mike lanció una lunga occhiata a Francis, poi si allontanó e andó via per cominciare il suo riscaldamento di corsa.
Eddy e Jay si voltarono a guardarlo andar via e solo dopo aver guardato ancora una volta Francis, Eddy si allontanó e raggiunse l'amico correndogli dietro, Jay sorrise a Francis, poi fece lo stesso.
Francis fu leggermente contagiata dal sorriso di Jay, poi guardó Chenille che sorridendole le si avvicinó e le parló a voce bassa:
- Oh mio dio, bella! Avete passato la notte insieme?
- A provare, Chenille! Non farti strane idee!
- Certo, certo... Ma ad Ashley é uscito il fumo dalle orecchie per l'invidia.
- Problemi suoi. 
Francis si allontanó a prendere la sua roba.
- Scusate, ho bisogno di fare una doccia.
Timberlake e gli altri rimasti la guardarono prendere le sue cose:
- Certo, a piú tardi.
Timberlake la guardó, ma Francis con difficoltá riuscí a ricambiarlo, ma accennó un sorriso cortese, poi con sveltezza si allontanó dalla sala e si ritiró in camera sua per fare una doccia e riposare.

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Capitolo 19
*** ● Gossip Girl ● ***


Il 12 Ottobre 2006 fu lanciato il video ufficiale del singolo “My Love” di Justin Timberlake, che nel giro di poche settimane balzò in vetta a tutte le classifiche; sia per il brano che per il video.
Era la canzone del momento, tutti la conoscevano, tutti la ballavano e tutti l’amavano.
Il video vinse anche vari premi e fu il primo video in assoluto in cui comparve anche Francis; la figlia adottiva dei De Laurentiis appariva in diverse scene del video, e anche in una scena finale in un passo a due col cantante.
Le riprese durarono poco meno di una settimana e vi presero parte tutti i ballerini della crew assieme ad un aggiunta di modelle e ovviamente i cantanti che parteciparono al brano: tra cui Timbaland ed il rapper T.I.
Durante le riprese ci furono dei disguidi tra Francis ed Ashley a causa di alcuni passi, ma in realtà il problema di fondo era che non si sopportavano a vicenda.
La coreografia di Francis in compenso ebbe molto successo e tutti ne rimasero entusiasti ed incantati per quanto fosse ben pensata, soprattutto Justin; ed era proprio questo che lasciava l’amaro in bocca ad Ashley, che ne era inspiegabilmente gelosa.
Francis era totalmente indifferente sia a lei, sia alle sue stupide ed infantili supposizioni; era totalmente concentrata sulla sua carriera che sembrava prendere il volo.
Molti artisti espressero il desiderio di collaborare con lei per delle coreografie dei loro brani; artisti del calibro di Madonna, Jennifer Lopez, Sean Paul, e altri.
Inoltre in quel periodo, Fran aveva ricevuto l’offerta di occuparsi delle coreografie di un film che trattava di ballo e che sarebbe uscito nelle sale cinematografiche in quello stesso anno: dovevano girare soltanto le scene di ballo e poi sarebbe stato completo.
Francis non aveva un agente, così le fu suggerito uno che lavorava in quel mondo ormai da anni.
Si chiamava Paul Smith ed era un uomo bianco, un po’ sovrappeso e con pochi capelli castani rimanenti sulla testa, occhi azzurri e non superava i 45 anni.
Un mattino del mese di ottobre Fran e il suo nuovo agente stavano parlando di questo film, nell’albergo in cui ormai alloggiava da un mesetto e a spese del cantante Timberlake, assieme a tutta la crew.
- Non so se accettare sia una buona idea, soprattutto ora che sono impegnata con Timberlake.
- Tu non ti rendi conto dell’occasione che ti è stata offerta! Con Timberlake puoi parlarci tu, no? Sono sicuro che non ti dirà nulla.
Francis lo guardava accigliato sperando di capir male le sue supposizioni.
- E perché non dovrebbe dirmi nulla?
- Pe…perché sei la sua preferita, ormai quel ragazzo ti venera.
- Non dire sciocchezze, e restiamo seri. Io non posso mollarlo proprio ora per occuparmi di questo film, che magari non avrà nemmeno tanto successo…
- Scherzi? Sarà il nuovo Dirty Dancing!
Francis pensierosa non dava molto conto a ciò che dicesse l’uomo, che parlava con un forte accento Texano.
- Mh… come hai detto che si chiama il film?
- Step Up… Non puoi rifiutarti di accettare, Fran!
- Sono d’accordo!
Una voce si intromise tra i due e destò Francis dai suoi pensieri.
Era Justin, lei si voltò a guardarlo e lui le sorrise.
Il suo agente allargò il braccio verso di lui e guardò Francis:
- Vedi? Te lo dice anche lui…
Francis si alzò e andò incontro a Timberlake, sorridendogli di ricambio:
- Sì, ma non mi va di lasciarvi…
- Non ci lascerai, sarai assente solo per un po’. Le coreografie ci sono, dobbiamo solo provarle fino a che il fiato non ci viene a mancare.
- Sì, ma dovrei provarle anch’io.
- Non avrai problemi se lo farai più in la… infondo le hai pensate tu, meglio di te non può eseguirle nessuno di noi.
Francis distolse lo sguardo da lui e cominciò a riflettere tacitamente, mentre il suo agente prese il sopravvento:
- Crede di non potersi assentare per qualche settimana, dille che può farlo e che non la manderai via.
Justin guardò l’uomo con occhi sbarrati, incredulo.
- Certamente!
Subito si voltò in direzione di Francis la quale a sua volta alzò lo sguardo verso di lui:
- Puoi andare via tranquillamente, il tour partirà a Gennaio, abbiamo tempo.
- Sia lodato il signore!
Esclamò l’agente allargando le braccia in aria teatralmente.
Francis ignorò il suo agente e guardò Justin, poi gli parlò subito dopo:
- Non sarò lontana, è qui a Los Angeles. La mattina potrei anche andarci a piedi…così anticiperei la fase di riscaldamento…
- Cogli questa opportunità, non badare a noi. Anzi, te l’ho detto che Timbo si è occupato della musica di questo film?
- Che cosa?? Davvero??
Justin sorridendole acconsentì col capo.
- Ma è fantastico! Quindi potrebbe fornirmi lui le basi?
- Certamente, anzi se vuoi lo chiamiamo..
- Sarebbe fantastico!
Paul prese dal suo taschino un sigaro e il suo cellulare e portandoselo all’orecchio, si allontanò dai due.
- Scusatemi, io sono fuori a fare un paio di telefonate.
- A dopo!
Esclamò Francis entusiasta, poi si allontanò con Justin per telefonare a Timbaland.
[…]
Timbo arrivò e fu entusiasta di sapere che Francis avrebbe accettato il lavoro per il film, così le procurò le basi mixate da lui stesso, per far sì che le ascoltasse e si rendesse conto di cosa si trattasse.
Francis trovò le canzoni fantastiche, ognuna migliore dell’altra e nella sua testa già avevano preso vita una marea di passi racchiusi in diverse idee di coreografie: partendo dall’hip hop, passando anche per la danza classica.
La ragazza tramite il suo agente confermò l’incarico e il giorno dopo si sarebbe dovuta trovare a pochi chilometri di distanza da dove si trovasse già con Timberlake, il raduno con i ballerini del cast, il regista e lei si sarebbe dovuto tenere sempre a Los Angeles, il giorno seguente.
[…]
Dopo aver ascoltato le basi per il film, la ragazza si concesse una sigaretta col produttore musicale:
- A voi ballerini non è tipo vietato dalla legge fumare?
Francis fece il primo tiro alla sigaretta e dopo aver espirato il fumo, le scappò un sorrisino alle parole di Timothy (aka Timbaland), poi si strinse nelle spalle e lo guardò:
- Diciamo che non amo rispettare le leggi…
- Scusa, ma tu non sei stata nell’esercito?
Domandò accigliato l’uomo mentre la guardava curioso ed incerto:
- Sì… ma è stato più un ritiro spirituale che altro…
La ragazza si poggiò col bacino alla ringhiera dei giardinetti dell’albergo, e accavallò una gamba sopra l’altra e a braccia incrociate sotto il petto, lo guardava mentre la sigaretta cominciava ad incenerirsi lentamente.
- Dopo quello che è successo, volevo starmene per conto mio, pur di non fare alcuna pazzia…
- Beh… hai fatto la pazzia di arruolarti, però… potevi morire.
- Non mi sarei tirata indietro…
L’uomo la guardò per alcuni attimi profondamente negli occhi e fu in quel momento che capì che quello non fu un ritiro spirituale per la ragazza, ma un tentativo di togliersi la vita incidentalmente.
Francis, dal modo in cui la guardò, capì che aveva capito, e distolse lo sguardo dal suo e indifferentemente fece un tiro alla sigaretta tentando poi di cambiare discorso:
- Ascolta, ho visto la tua Harley-Devidson, ho una gran passione per le moto, non a caso possiedo una Cagiva Mito SP525 di colore nera.
- Davvero?
Domandò sorridendole, mentre espirava il fumo della sua sigaretta:
- Certamente… ma ho sempre sognato di guidare un Harley-Davidson sulle strade d’America… Mi faresti l’onore di lasciarmela guidare qualche volta? Giuro che non avrà nemmeno un graffio quando te la restituirò.
- Meglio per te, non sai quanto mi costa la manutenzione…
- Ne so qualcosa, anche la mia, costa parecchio…
- Facciamo così… propongo uno scambio di moto…
- Che cosa? Non se ne parla! Non scambierei la mia Blacky con nessuna moto al mondo… o forse solo con quella di Valentino Rossi…
- Amo quel ragazzo italiano!
Esclamò Timothy, esprimendo un commento veloce mentre la ragazza continuava a parlare:
- Ma no, credo che neanche in quel caso lascerei la mia Blacky, è stato un regalo di mio fratello.
- Hai dato un nome alla tua moto?
- Non dirmi che tu non l’hai fatto…
Timbo scoppiò in una risatina e poi confessò:
- Si chiama Harlen…
Francis lo guardava e sorrideva. Trovava quell’uomo un simpaticone, oltre che un buon confidente. Non gli parlava di cose personali, ma se ne avesse avuto voglia, sapeva che sarebbe stato la persona giusta, in grado di poter capire le sue sensazioni e il suo dolore.
- Bel nome!
- Anche la tua!
I due risero per qualche secondo di fila, poi Timberlake riprese il discorso.
- Comunque, dicevo, uno scambio di moto che vale solo per una sera. Io guido la tua e tu la mia, ci stai?
Francis arricciò le labbra in una smorfia pensierosa:
- Mmmh…potrei pensarci…anche perché dovrei andare a prenderla a casa di Chenille… è lì che l’ho lasciata…
- Mh. E dov’è che vive Chenille?
- Nel Bronx. Dovrei fare un viaggio in aereo…
- Vivevi nel Bronx? Sul serio?
- Per un po’, sì. Ti sembra tanto strano?
- Non è da cosa di tutti i giorni incontrare un ex militare della usa army che ha vissuto nel bronx dopo il suo mandato.
- Posso confermare che l’esercito può essere pericoloso quasi quanto il bronx…
- Ah sì?
Domandò curioso Timbo, guardando Francis, la trovava sempre più interessante.
Lei mise in bocca la sigaretta e cominciò a tirarsi su la piega del pantalone per mostrargli una cicatrice che aveva sul ginocchio sinistro e cominciò a parlargli con la sigaretta tra le labbra:
- la vedi questa? Durante una simulazione di salvataggio da incendio in carrarmato, una ragazza mentre uscivamo dal carrarmato in fiamme, mi colpì con una mazza di ferro sul ginocchio lasciandomi lì a terra col ginocchio rotto. Dopodiché uscì dal carrarmato per ultima, mentre io ero ancora dentro, così si finse eroe per caso e tornò indietro e venne a prendermi prima che il carrarmato esplodesse, apparendo così come la mia salvatrice agli occhi di tutti gli altri.
Timbaland rimase in silenzio per lo stupore di quel racconto che gli mise i brividi per quanto fosse malvagio.
- E tu non hai detto niente? Non gliel’hai fatta pagare?
Francis gli rispose scuotendo il capo a destra e a sinistra in segno di “no”, poi aggiunse mentre spegneva quella sigaretta.
- In passato sono finita nei guai a causa di risse, volevo smetterla…
- Ma quella ragazza avrebbe potuto mettere fine alla tua carriera di ballerina…o peggio… ucciderti!
- Non me ne importava molto, in quel periodo…
- Io dico che era da denunciare!
Francis sorrise sotto i baffi e lo guardò:
- Mi sono sempre fatta giustizia da sola, ma se l’avessi fatto… temo che non sarebbe sopravvissuta. Combatto la mia rabbia, cerco di essere una persona migliore… l’ultima volta che ho fatto a botte con qualcuno è stato quattro anni fa.
- E cosa hai combinato? Chi hai pestato?
- Un DJ… gli ho scaraventato la consolle giù dalla sua postazione e gli ho fatto un occhio nero…
Timbaland sorrise alle sue parole, trovandole divertenti, e pazzesche, anche se non immaginava quella ragazza mentre faceva a botte.
Francis invece per un attimo tornò indietro con la mente a quella sera in cui scoprì tutto su di Fabio e sulla scommessa fatta con Lucas, improvvisamente sentiva dentro di sé un moto nervoso che era stato spento per anni e che ad un certo punto sembrava come se si stesse lentamente risvegliando.
Una voce destò quei suoi pensieri, ma non calmò quel suo moto nervoso interiore: era Ashley:
- Io dico che lei ha sbagliato a non accoppiarci in quel passo a due. Insomma, ok le pensa lei le coreografie, ma non è Dio, qualcuno potrebbe anche contestarle qualcosa; io lo farò! Faremo quel passo a due insieme. Non sei d’accordo, Mike?
Ashley fingeva di non essersi accorta della presenza di Fran, ma sapeva benissimo che l’avesse sentita dire quelle cose. Mike invece, fu davvero sorpreso di vederla, e nell’incrociare il suo sguardo fu freddato a tal punto di non riuscire a dire una parola.
Francis li guardò e sorrise sotto i baffi amaramente, mentre Timbo intervenne, osservando i due, con sguardo accigliato:
- C’è qualche problema. ragazzi?
Francis mosse due passi nella loro direzione e portandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, lanciò uno sguardo di sfida alla ragazza:
- Cosa vorresti contestarmi, Ashley? Dimmi tutto…
- Vorremmo ballare insieme.
Si intromise inaspettatamente Mike, Francis solo ad allora si accorse che il ragazzo sembrava avercela seriamente con lei e che per la prima volta sembrava avere lo stesso tono rabbioso e pieno di disprezzo che di solito le riservava Ashley.
Sorpresasi, si voltò a guardarlo stupita, e lui approfittando del suo silenzio, proseguì:
- Non mi piace come hai pensato la coreografia di “LoveStoned”.
Francis fu come schiaffeggiata da quelle parole, non se l’aspettava nemmeno lontanamente, e non perché non fossero giuste o perché si sentisse sicura del suo lavoro, ma perché provenivano dalla bocca di Mike, proprio lui che l’aveva sempre appoggiata in ogni minima idea.
- Che cosa? Davvero non ti pia…
- Sì, davvero! Non gli piace!
A quel punto, Francis si voltò verso Ashley che li aveva interrotti col suo tono di voce squillante e fastidioso, e le rivolse un’occhiata sinistra.
- Non intrometterti, sto parlando con lui.
- Mi intrometto quanto mi pare, non fare tanto la superba con me.
- A me pare che la superba la stia facendo tu.
- Sarai anche brava a ballare, ma non sei nessuno.
A quel punto i toni cominciavano a scaldarsi, e Timbo cercò di intervenire.
- Ragazze, cerchiamo di darci tutti una calmata e parliamone professionalmente.
Il produttore si intromise tra le due, quasi come se volesse dividerle.
- Non trovo giusto che sia lei a decidere per tutto, se qualcosa non va bene, bisogna dirlo e non eseguire i suoi ordini alla cieca.
- I miei ordini, dici? Se davvero stesse eseguendo i miei “ordini” a quest’ora ti avrei già mandato a fanculo e tu ci saresti anche andata con piacere!
- Che cosa hai detto? Brutta stronza, ripetilo se hai il coraggio!
Ashley si slanciò a braccia aperte verso Francis, quasi come se volesse afferrarle i capelli e tirarglieli, ma Timbo si intromise e riuscì a fermarla giusto in tempo.
Francis non si smosse di un solo millimetro, ed ignorando totalmente la ragazza, si voltò in direzione di Mike e gli rivolse uno sguardo pieno di dispiacere.
- Sei una stupida…
Francis sbarrò gli occhi a quelle parole, e in quello stesso momento uscì fuori Justin attratto dalle urla di Ashley che era ancora braccata da Timbo:
- Che cosa sta succedendo qui?
Nel frattempo arrivò Justin, ma Francis era troppo presa da Mike per accorgersene.
- Che cosa?
Chiese la ragazza con tono disgustato verso Mike, e gli si avvicinò lentamente.
Justin fu seguito da Eddy, Jay e Chenille più altri ragazzi della crew che rimasero altrettanto sorpresi da quella scena inaspettata:
- Hey bella, Mike, che succede?
Chenille preoccupata da quelle facce, si avvicinò al fratello, il quale rispose aspramente a Francis:
- Sei solo una stupida montata.
- MICHAEL!!!!
Esclamò con dissenso Chenille, rimproverando vistosamente il fratello richiamandolo a voce alta.
Francis davvero non riusciva a spiegarsi perché la stesse trattando in quel mondo, proprio lui.
- Qual è il tuo problema?
Intervenne Justin, avvicinandosi al ragazzo, il quale lo guardò male:
- Eccolo che interviene lui a difenderti. Neanche fosse il tuo mentore…
Justin era sul punto di dirgli qualcosa, ma Francis lo afferrò per un braccio e lo fermò, tenendo sempre gli occhi puntati su Mike e mai sul cantante, il quale si voltò a guardarla sconcertato.
Mike appariva quasi combattuto, tra la sua voglia e il suo desiderio di riuscire ad odiare Francis, e i suoi sentimenti per lei, che non cessavano di esistere.
Francis se ne accorse e gli rivolse soltanto uno sguardo colmo di delusione e rammarico, senza dirgli una sola parola.
- Ragazzi dannazione! Se avete problemi con le coreografie, parlatene, ma smettetela con questa storia!
Timbo intervenne, lasciando andare Aschely ed allontanandosi da lei. Justin lo guardò, poi guardò tutti gli altri:
- Si può sapere qual è il problema?
- Il problema sono io…
Esclamò Francis, guardando Ashley, la quale si avvicinò a lei a muso duro e le rispose:
- Esatto, sei tu! Ragazzina!
Erano anni che non la chiamavano in quel modo, e soltanto Fabio usava chiamarla così.
 I suoi occhi cominciavano ad appannarsi sia dalla rabbia sia da un velo di lacrime che cominciavano a farsi largo nei suoi occhi, ma quando la ragazza le andò incontro e la colpì con uno schiaffo, Francis smise di tener freno il suo autocontrollo e si scagliò contro di lei e le mise una mano attorno al collo e la spinse con le spalle verso il muro.
In quel momento, Francis somigliava davvero ad un ex soldato, aveva il fuoco negli occhi, che quasi accecarono Ashley che appariva visibilmente e giustamente spaventata.
- Francis, no!
In quel momento la voce di Chenille le sembrò la voce di Emma, in tutte quelle volte che aveva tentato di tenere a freno la sua rabbia in momenti come quelli.
Si voltò di scatto verso Chenille e solo quando il suo sguardo la incontro, si rese conto che quella non era Emma.
Tolse la mano dal collo della ragazza e la lasciò andare.
Ashley si piegò in due e cominciò a tossire, avendo difficoltà nel respirare.
Fu subito soccorsa da Mike, Timberlake e Jay; mentre Francis continuava a guardarla.
- Lasciami in pace…
Disse con un tono gelido e spaventoso, Francis, ma Ashley non riuscì a guardarla.
Eddy e Chenille portarono via Francis, rientrando in albergo e cercarono di calmarla:
- Che cazzo è successo, si può sapere?
- Mio fratello è impazzito? Lo uccido!
- No!
Rispose Francis senza guardare i due ragazzi, ma un punto nel vuoto. Eddy e Chenille si voltarono a guardarla incerti, e la ragazza continuò:
- E’ stata colpa mia. Se Mike pensa di me quello che ha detto… allora ho sbagliato tutto.
- Tu non sei una montata. Sei umile ed onesta. Mike è un coglione.
Esclamò Eddy, poi guardò Chenille e alzò le mani:
- Senz’offesa, Chenille…
- Continua pure, bello! Purtroppo mio fratello ha perso la testa per quella Ashley..
Francis non ne sapeva nulla, così guardò l’amica con stupore e con sguardo accigliato:
- Quella troietta se lo sta arruffianando proprio bene quell’idiota di mio fratello… Mi dispiace per quello che ti ha detto, bella. Sono tutte cazzate, ti chiedo scusa io per lui. Ormai Mike è andato fuori di testa…
- Lascialo stare, Chenille. Piuttosto… è meglio se me ne vado.
- Ma Bella, non hai un posto dove dormire, l’incontro ce l’hai domani. Non andartene!
- Non fare sciocchezze, Fran.
- Ho bisogno di starmene da sola, quando sto così è meglio lasciarmi perdere. Domani ti chiamo, Chenille.
La ragazza guardò l’amica, dopodiché si voltò verso Eddy:
- Grazie, Eddy… per quello che hai detto.
Si sforzò di sorridergli, ma fallì vistosamente e andò via, lasciandoli lì impotenti di fare altro per convincerla a restare.
Mentre si allontanava dall’albergo, Justin le corse incontro:
- Francis! Hey!!
Cercava di fermare la sua fuga, raggiungendola a corsa, mentre lei si allontanava a passo svelto, e si infilava un giubbino di pelle nero, sopra ad una canotta nera e un jens blu scuro.
- Hey! …Fermati! …Aspetta!!
Francis fu costretta a fermarsi una volta che se lo ritrovò davanti a tagliarle la strada.
Mentre tirava le treccine fuori dal giubbino, sospirò e lo guardò, senza però dire una parola e lasciando che fosse lui a parlare:
- Lei sta bene, si è soltanto spaventata. Dove stai andando?
- Ho bisogno di cambiare aria.
- Ma è tutto a posto…
- No, non lo è. Non dovevo reagire in quel modo. Ho sbagliato.
- Ti avevano detto cose ingiuste, ti sei solo incazzata…
- Non devo incazzarmi, non posso permettermelo. Sono pericolosa quando perdo il controllo.
- Hai saputo controllarti.
- Perché c’eri tu…
Lo guardò intensamente, poi aggiunse:
- C’eravate voi… potevo farle molto male…
Solo l’idea la spaventava. Fran non voleva trasformarsi e diventare ciò che era solito diventare tanto tempo fa, quando si incazzava ed Emma non c’era nei paraggi.
Sapeva che lei era il suo unico freno, e cominciava a rendersi conto che ora che Emma non c’era più, poteva davvero perdere il controllo facilmente e finire in grossi guai.
Combatteva la sua rabbia ormai da tempo, e non voleva buttare al vento tutti quei suoi sacrifici fatti in esercito.
- Devo andare… Ma…
Francis fece un passo verso il cantante e gli parlò guardandolo dritto negli occhi e poco distante da lui:
- Prima volevo scusarmi con te… Scusami, davvero mi dispiace. Prometto che non succederà più e che continuerò a cercare di tenere a freno la mia rabbia in futuro.
Justin fu catturato dallo sguardo colpevole e mortificato di Francis, e per qualche attimo non riuscì a dir nulla, ma poi tornò in sé e la prese per un braccio.
- Non scusarti… Non andartene!
Francis tolse via la mano del cantante dal suo braccio e gli sorrise leggermente, e per un attimo le loro mani si toccarono:
- Non insistere… tornerò tra qualche settimana… chiama il mio agente se hai bisogno di me.
- Ma aspetta…
- Grazie per la comprensione…
La ragazza tagliò a corto e andò via lasciando l’albergo.
[…]
Il giorno seguente mandò il suo agente a prendere alcune sue cose per portargliele lì dove avrebbe avuto l’incontro con il cast del film e tutti gli addetti ai lavori e i vari manager.
Era un vero e proprio set cinematografico, e non era la prima volta che ne vedeva uno.
Sin da bambina ne aveva visti di vari grazie anche al lavoro di produttore cinematografico di suo padre.
La trama del film non era originalissima, carina, ma questo le interessava relativamente, dato che avrebbe dovuto dare vita solo alle coreografie.
Fran, però, ci teneva a far bene il suo lavoro e anche in modo originale.
Preferiva far combaciare i passi di danza con alcune caratteristiche dei personaggi del film.
Decise così, a seconda delle basi delle canzoni, di unire passi di danza classica, a quelli di danza moderna e hip hop.
Dopo aver parlato con la regista, che era a sua volta anche una coreografa, si accordarono sulle idee di Francis anche assieme agli attori.
I due protagonisti erano Channing Tatum e Jenna Dewan, due ragazzi molto umili e affabili.
Per gli appassionati di gossip, sapere che tra i due c’era del tenero era interessante, ma Frencis non badava mai a quel genere di cose e cercava sempre di essere un tipo professionale, quando doveva lavorare.
[…]
Il terzo giorno di Francis sul set, si trovava a parlare con la regista del film e con gli attori principali che avrebbero poi svolto gran parte delle coreografie.
- Mi piace la tua idea di fondere passi di danza classica con quelli di danza moderna.
Diceva entusiasta la regista, di nome Anne, la quale aveva insistito molto nel collaborare con Fran per quel film.
- Non credete sia un po’ difficile farlo? Voglio dire… associare un plié con un moonwalk… per dire…?
Azzardò l’attore Tatum, guardando Francis tenendo le braccia incrociate sotto il petto mentre erano tutti seduti attorno ad un tavolo all’aperto a bere una bevanda fresca.
- Niente è impossibile, bisogna provare prima di dirlo.
- Sono d’accordo.
L’attrice Dewan appoggiò la frase di Francis, poi guardò il suo collega:
- Proviamo la sua coreografia, prima di bocciarla a priori.
- Non la stavo bocciando… è che la trovo insolita…
- Magari è questo che darà successo al film.
Disse la regista sorridendogli, per poi voltarsi fiduciosa verso Francis, ed aggiunse:
- Perché non ci mostri le tue idee?
- Vuole che balli?
- Assolutamente! Muoio dalla voglia di vederti all’opera, da quando ti abbiamo ingaggiata.
Francis se fosse stata un tipo timido, sarebbe arrossita a quelle parole, ma si limitò a sentirsene  onorata, e le sorrise cordialmente:
- Avete uno stereo?
[…]
Nel giro di qualche minuto, si organizzarono con le basi e tutto, l’intero cast assieme agli addetti ai lavori, si radunarono nella sala prove avente le pareti ricoperte di specchi e il parquet a terra, per assistere alla dimostrazione di Francis delle sue idee per le coreografie del film.
Ovviamente essendo l’unica a ballare, non poté eseguire l’idea uguale a come l’aveva in mente, dato che doveva essere un passo a due misto tra passi di danza classica e moderna, ma fu comunque capace di rendere l’idea e di entusiasmare l’intera folla di gente lì presente, regista e attori in primis; che ad un certo punto quasi si misero ad incitarla mentre di esibiva dinnanzi ai loro occhi.
Fran inserì nella pseudo coreografia, un passo di danza che usava fare spesso Emma, la quale glielo insegnò dopo essere stata a lezione di danza classica all’età di 11 anni.
**Francis non si era mai iscritta a nessuna scuola di danza, e non perché non potesse permetterselo o perché non volesse, ma semplicemente perché tutte le scuole la mandavano via a causa del suo seno prosperoso già a quell’età.
Francis ora che era cresciuta portava una quarta di reggiseno, ma da piccola calzava massimo una seconda abbondante e per le scuole di danza non poteva essere accettata quasi per legge.
Bisognava essere magre e senza seno, altrimenti si sbilanciavano nell’eseguire quei passi di danza che Francis aveva sempre sognato apprendere in qualche scuola professionale, ma che invece aveva imparato grazie alla sua amica.**
Quel passo piacque tanto da portare tutti ad applaudire meravigliati dal modo che aveva Francis di muoversi così perfettamente a tempo di musica, quasi come se fosse un onda sonora che scuoteva l’atmosfera.
Era un plié associato ad una giravolta che pareva non terminare mai, quasi dava l’impressione che indossasse dei pattini.
Un sorriso si dipinse sul suo volto, non appena udì quello schiocco di mani e continuava a ballare, Tatum si lasciò andare anche ad un fischio, preso dall’entusiasmo, e tornando a battere le mani assieme a tutti gli altri per omaggiare quella ragazza ricca di talento.
Durante lo svolgimento della musica un po’ più a scatti hip hop, la ragazza eseguiva passi di danza moderna, e a delle giravolte sulle punte dei piedi e a braccia larghe, proprio come una ballerina professionista di danza classica.
L’idea piacque moltissimo, e Tatum adesso vedeva più fattibile la cosa.
A fine esibizione il ragazzo si avvicinò a Francis, che a sua volta era circondata da Dewan e dalla regista:
- Devi insegnarmi quei passi, voglio fare io la prima ballerina nel film.
Il ragazzo scuoteva l’indice in direzione di Fran, scherzosamente, causando le risate di tutti i presenti, poi Jenna (la sua co-protagonista) gli rivolse parola, facendo il suo gioco.
- Non se ne parla! Non rubarmi il ruolo, sai?!
Tra una risata e l’altra, Francis trovò il modo di parlare da sola con Jenna.
Questa ragazza oltre ad essere un’attrice, era anche e soprattutto un’ottima ballerina:
- Non si direbbe che non sei mai entrata in una scuola di danza in vita tua…Giuro sei fantastica!
- Ti ringrazio infinitamente! Ma… ecco vedi io vorrei impararne di più sulla danza classica… tu hai studiato danza, non è così? Hai il classico fisico da ballerina.
Jenna la guardò incerta e con sguardo accigliato:
- Anche tu ce l’hai… scusami ma non ti capisco..?
Francis ridacchiò dolcemente.
- No, il tuo copro è una linea perfetta, hai una postura corretta. Mentre io vado più sul fisico da ballerina hip hop, ma non voglio essere limitata, vorrei spingermi e imparare qualcosa in più sulla danza…
- Non capisco… hai eseguito quei passi meravigliosamente poco fa.
- Perché me li ha insegnati una mia cara amica che andava a scuola di danza. Io a causa delle mie forme, da piccola sono sempre stata mandata via dalle scuole di danza… ma ora che sono cresciuta…
- E vorresti che io ti insegnassi?
- Sono disposta a pagarti le lezioni!
Jenna scoppiò a ridere.
- Ma sei matta? Non sono un’insegnante, non mi devi nulla.
- In qualche modo dovrò pure ripagarti, altrimenti ritiro la proposta…
- Ma non potrò mai insegnarti cose che potrebbe insegnarti una maestra professionista.
- Non sarai una maestra, ma sei professionista.
- Sì, ma…
- Sai come si dice? Chi non sa fare una cosa, la insegna. Preferisco imparare da chi la cosa la pratica ancora, piuttosto da chi ormai si è ritirato o non si è mai impegnata a praticarla. Allora, come potrei ripagarti? A te la scelta…
- Ok allora mettiamola così… ho saputo che fai parte della crew di Justin Timberlake, potresti procurarmi dei biglietti di un suo concerto quando sarà?
Francis sorrise a trentadue denti e le tese una mano per sigillare quel patto:
- Affare fatto! Avrai anche accesso al backstage!
- Oddio sono al settimo cielo!!
Jenna le andò incontro e l’abbracciò.
- Quando cominciamo?
- Quando finisci le riprese… io sono a tua disposizione, non voglio intralciare i tuoi impegni lavorativi.
- Ottimo! Allora se per te va bene lavorare di pomeriggio, io ci sono…
- Perfetto!
- Ok, dammi il tuo numero di cellulare che ti telefono per ogni evenienza… ci ritroviamo qui quando tutto il set e gli addetti ai lavori saranno a riposo, ok?
- Fantastico, grazie ancora Jenna!
- Grazie a te per i biglietti!
L’attrice le fece l’occhiolino ed estrasse la sua mini agenda dalla tasca dei pantaloni che indossava, pronta ad annotarsi il numero di cellulare di Fran, la quale ancora faticava a credere che avrebbe finalmente avuto lezioni di danza classica.
[…]
Passò una settimana e Francis dopo le lezioni con Jenna si ritirava nella sua camera (fornitale dalla regista, sempre sul set cinematografico) e ogni sera telefonava a Chenille:
- Mi manchi, bella, sono dieci giorni che non ci vediamo… manchi un po’ a tutti.
- Forse non a tutti…
- Io dico che manchi anche ad Ashley… è da giorni che non litiga con qualcuno.
- Beh almeno le cose lì sono più tranquille, senza di me.
Ridacchiò amaramente, Francis.
- Non dire sciocchezze… è lei che sembra troppo presa dal fare la troietta con tutti i ragazzi.
- Tutti, dici?
Domandò improvvisamente curiosa.
- Sì, ti dico! …Ma non parliamo di lei, dimmi come te la passi a fare il boss su un set cinematografico!
Esclamò la ragazza, assumendo un tono di voce più entusiasta e curioso, strappando una risata a Francis che le rispose:
- E’ dura, ma il vero boss qui è la regista che ha davvero le palle. Credo di amarla.
- Al punto di diventare lesbica per lei?
- Mhhh… beh potrei pensarci, sai?
- L’importante è che poi tu non ci prova con me eh…
- Mi spezzi il cuore, così…
Chenille scoppiò a ridere, poi le domandò:
- Per quanto ancora starai via?
- Credo un mese più o meno…
- Che cosa? Un mese? Davvero così tanto?
- Temo di sì… tra le riprese ed altro avrò bisogno di ancora un po’ di tempo. A proposito… parteciperò ad un intervista, presto… e il mio agente si è impuntato nel volermi far avere una  personal stylist. Dice che se voglio avere una carriera in questo mondo, dovrò procurarmene una, ma non so se è davvero indispensabile che io ne abbia una… sai comincio a pensare che sia stato un errore quello di ingaggiare un agente…
- Io non credo sia tanto sbagliato, sai bella? Se hai successo e ti invitassero ad un talk show, o ecco vedi, un’intervista, dovrai vestirti a dovere.
- Credi che io non sia capace di vestirmi a dovere?
- Ora non fare la permalosa, non è questo quello che intendevo. Ma comunque se il tuo agente ti ha suggerito di far così, fallo. Magari sa già che ne avrai bisogno in futuro perché diventerai un pezzo grosso.
- Allora ne cercherò una anche a te.
Chenille ridacchiò alle sue parole:
- Non ho intenzione di diventare un pezzo grosso quanto te, bella. Sai, mi manca la mia bambina… solo l’idea che dovrò stare lontano da lei per tutti questi mesi mi fa star male…
Francis si rattristò a quelle parole e cambiò tono di voce:
- Hai sentito Mama Su?
- La sento tutte le mattine. Stanno bene e la piccola adesso va anche all’asilo, sai?
- E Mama Su come fa a resistere senza lei, mentre è all’asilo?
- Penso stia prendendo dei sonniferi…
Le due risero insieme, poi Francis, prese parola:
- Posso capire che ti manchi… ma vedrai che la rivedrai presto…
- Mi ha chiesto di te, sai?
- Davvero?
Domandò felicemente sorpresa, la ragazza, quasi commovendosi:
- Sì!!! Mi fa: Hey mamy, dov’è Fran? Le treccine le ha ancora?
Quelle parole strapparono un sorriso a Francis.
- Ringrazio ancora il destino per avermi dato la possibilità di conoscervi. Vi voglio bene!
- Oh bella… anche noi te ne vogliamo!
Francis sorrise nel notare l’intenerimento di Chenille a quelle sue parole, e prima di riagganciare, disse:
- Saluta Eddy, Jay… e Mike! Ti richiamo appena posso, abbi cura di te e se ci sono problemi di qualsiasi genere, non esitare a chiamarmi, ok?
- Ok, bella, sta tranquilla e in bocca al lupo!
- Crepi! Buonanotte Chenille…
- Notte bella.
[…]
In quelle settimane, Fran si massacrava di fatica nel prendere lezioni di danza da Jenna Dewan. Non avrebbe mai immaginato di soffrire così tanto fisicamente per dei passi e movimenti che prima di allora non aveva mai preso in considerazione, ma ce la metteva tutta, non mollava, anche se la sera le sanguinavano le unghie dei piedi e aveva dolori per tutto il corpo.
La sua forza di volontà nel realizzare il suo sogno era più forte di quei dolori fisici, avrebbe subito anche le pene dell’inferno pur di arrivare sin dove sognava, e la danza classica era la sua prerogativa in quel momento.
Ogni mattina si svegliava come di consueto alle sei per andare a correre, dopodiché passava tre ore ininterrotte a provare le coreografie con gli attori barra ballerini del film, dalle 10 del mattino alle 13, per poi fare una pausa pranzo, incontrare il suo agente e mettersi d’accorso su dei vari impegni che aveva: come ad esempio la scelta della sua personal stylist e l’intervista ad un’importante rivista di musica americana.
Dopodiché alle 4 del pomeriggio tornava a provare fino alle 6. Per poi finire a provare barra imparare passi e tecniche di danza classica con Jenna sino alle 9 di sera, concedendosi poi assieme al cast e agli addetti ai lavori una meritata cena tutti insieme, e infine andare a riposare; ripetendo la stessa routine tutti i giorni per un intero mese.
Un mattino in cui il cast aveva un giorno libero di riposo, l’agente di Fran, Paul, la raggiunse sul set per portarla via con sé:
- Posso sapere dove mi stai portando?
I due erano a bordo della Mercedes nera classe A dell’uomo, il quale indossava il suo immancabile smoking e occhiali da sole scuri.
- In un centro di moda…
- E perché mai?
- Questa è una specie di scuola per stiliste, una mia cara amica che gestisce questa scuola mi ha fatto il piacere di concederci un appuntamento.
- Vuoi che finisca a fare la stilista di moda?
- Certo che no, Francis… dovrai sceglierti una personal stylist. Madlen mi ha già consigliato i nomi delle sue alunne migliori, alla fine dovrai solo confermare il tutto e ripagarle il favore…
Francis lo guardò di sottecchi, non era mai entrata in sintonia con quell’uomo, ma doveva ammettere che a volte le ritornava utile… tipo quando aveva bisogno di un pacchetto di sigarette e non poteva andare lei stessa in tabaccheria a comprarne uno…
Ma a parte questo, era un uomo apparentemente normale, anche se spesso notava che se ne approfittava un po’ dei soldi di Fran, come in quell’occasione::
- E quanto dovrei pagarla?
- Almeno mille dollari…
- E così oggigiorno questo è il prezzo degli schiavi?
- Di che parli? Non sono schiavi, ti fornisce solo delle sue alunne migliori…
- Molto gentile…
Disse in tono ironico la ragazza, distogliendo lo sguardo fuori dal finestrino pensierosa.
Non era convinta di star facendo una cosa giusta.
Non riteneva necessario assumere una personal stylist, non era nessuno di così importante, non era un’attrice o donna dello spettacolo, e sapeva vestirsi anche da sola.
Oltretutto odiava dover dar conto sempre a tutto ciò che diceva Paul, ma a volte pensava che forse quello era un percorso che le toccava fare se voleva davvero realizzare il suo sogno di diventare la ballerina migliore del mondo.
Così non fece obiezioni alcune e seguì il consiglio dell’uomo, il quale la condusse in una scuola di moda medio importante, se la immaginava più lussuosa, come ogni cosa lì a Los Angeles, ma fortunatamente la struttura si addiceva al suo stile di vita semplice e poco eccessivo.
Appena arrivati furono subito accolti da questa Madlen, che era la maestra di moda in questa scuola di pseudo sarte, aspiranti stiliste.
Una donna molto alta, un metro e ottanta e su di lì, magra, col seno al cento per cento rifatto, ma con una taglia accettabile e non troppo vistosa, capelli a caschetto biondo platino e piccoli occhi castani che nascondeva dietro a degli occhiali da vista con una montatura rettangolare e sottile, color arancio fuoco.
Indossava un vestito a corpo color panna, e dei tacchi che la facevano arrivare anche ad un metro e novanta.
Era una donna sulla quarantina, ma era così tirata da mostrare quasi tutti gli anni che aveva.
Si salutò calorosamente con Paul, e la cosa non piacque del tutto a Fran…
(NB: Paul è un uomo sulla quarantina, sposato da più di dieci anni con due figli, una di sette anni, e uno di cinque. La moglie viveva con lui a Santa Monica, zona molto ricca di LA. Francis li aveva incontrati si e no due volte, da quando lo aveva ingaggiato come agente, e le era sembrata una bella famigliola.)
- Sei sempre bellissima!
- E tu non perdi mai un colpo…
Disse con estrema malizia la donna, guardandolo in modo accattivante:
- Parole tue, mia cara…
La donna si lasciò andare ad una risata squillante e anche un po’ fastidiosa, e solo dopo qualche minuto passato a flirtare col suo agente, si accorse della presenza di Fran, la quale era rimasta ad osservarla per tutto il tempo, con una gran voglia di tirarle via quelle ciglia finte dagli occhi e darle qualche sberla con la speranza di farla diventare una persona normale.
- Oh.. tu devi essere Francis… molto piacere cara!
Esclamò andandole incontro a braccia aperte, neanche fosse stata una sua lontana zia che la rivedeva dopo tanti anni.
Francis controvoglia, fu costretta a ricambiare e le diede due pacchette dietro la schiena, garbatamente, sforzando di sorriderle e di risultare credibile.
- Sei mooolto più bella di quanto Paul mi avesse detto per telefono…
Esclamò la donna visibilmente colpita dalla disarmante bellezza di Fran e cominciò a guardarla in ogni angolo del corpo, costringendola anche a voltarsi su sé stessa, per vederla meglio, neanche un’autopsia era così invadente e dettagliata.
- E’ davvero perfetta… non so a chi somiglia, sai, Paul?
A quel punto la donna si voltò verso l’uomo portandosi una mano sul mento, riflessiva.
- Ohhh sì, sì… somiglia moltissimo a quella cantante, lì come si chiama… Alicia Keys!
Esclamò la donna convinta delle sue parole.
Francis non aveva mai fatto caso alla cosa, forse perché mai nessuno gliel’aveva detto e molto probabilmente per questo, la donna si sbagliava di grosso.
Si sforzò di accennare un sorriso, visibilmente impacciata e volenterosa di andar via da quel posto il più in fretta possibile.
- Speriamo solo che diventi un pezzo grosso come la Keys…
Disse con un tono speranzoso l’agente, neanche fosse stato suo padre ad una riunione con  gli insegnanti del liceo.
Al ché Madlen, schioccò le mani battendole una sola volta, e guardando con entusiasmo prima Paul, poi Francis.
- Ecco perché ha bisogno assolutamente di una personal stylist!
Francis ancora faticava a capire il perché avesse così urgente bisogno di una personal stylist, ma tentò di non pensarci troppo e di seguire la donna in una sala.
- Qui è dove le mie ragazze lavorano. Prego, accomodatevi!
Giunsero in questa enorme sale illuminata da grandi finestre e dipinta interamente di color bianco lucente quasi da sembrare perlato; aventi dei banchi a due persone, quattro per file laterali e cinque per file frontali, quasi come se fossero in una classe scolastica, con la sola differenza che qui vi erano macchine da cucire e manichini accanto ad ogni singola ragazza.
Francis si diede un’occhiata attorno, e più che notare la struttura e il resto, si soffermò a guardare in faccia ogni singola ragazza.
Apparivano tutte molto belle e ben curate, oltretutto se non sapevano curare loro il proprio aspetto estetico, faticava ad immaginare chi avrebbe potuto.
Madlen a voce bassa sussurro ai due che vi era la sua alunna migliore in prima fila, ed era colei che aveva suggerito a Paul di scegliere.
Questa ragazza poteva essere più grande di Francis di due o tre anni, era medio-alta con lunghi capelli biondi raccolti in una coda e grandi occhi azzurri, con lineamenti del volto molto fini e raffinati.
Sembrava la miglior amica di barbie per quanto fosse bella e perfetta.
Francis la guardò e primo impatto le sembrò una ragazza altezzosa e con la puzza sotto il naso, cosa che a Francis non piaceva.
- Lei si chiama Sharon e ha venticinque anni, è diplomata in arte e moda e studia qui da noi ormai da quattro anni.
Disse sempre in tono basso la donna, cercando di non far notare alle altre che avessero già scelto la ragazza, ma Francis non le mostrò la giusta importanza, e cominciò a farsi il giro dell’aula.
- Buongiorno, ragazze.
Esclamò cordialmente ed educatamente Francis, guardando le ragazze che l’osservavano con curiosità, eccetto una di loro che catturò subito la sua attenzione.
Era seduta nell’ultima fila, accanto ad un’ennesima ragazza bionda con gli occhi azzurri.
Ora che lo notava, erano quasi tutte bionde e chiare, questa ragazza che catturò la sua attenzione, però, era l’unica un po’ più scura e mora delle altre, assieme ad un altro paio di ragazze more.
Questa ragazza se ne stava lì per conto proprio, come se nessun’altro fosse presente e continuava a lavorare al suo progetto su carta, disegnando un vestito.
Sembrava essere assorta e concentrata sul suo lavoro, ma si accorse che Francis la stesse osservando silenziosamente, passando tra quei banconi, ma non la degnò di un minimo di attenzione.
Francis era attratta dal modo di fare della ragazza, che si distingueva dalle altre che sembravano essere tante pecore ammaestrate.
Paul e Madlen rimasero in disparte a parlare silenziosamente in un angolo, mentre Francis si faceva il giro dei banconi osservando sempre quella ragazza con interesse crescente, solo quando si avvicinò al suo bancone, la giovane alzò lo sguardò verso di lei: uno sguardo timido, quasi come se si stesse tacitamente chiedendo perché Francis la stesse osservando così insistentemente. La colpì il colore dei suoi occhi, erano di un colore azzurro tendente al viola, quasi come quelli di Liz Taylor.
Francis distolse lo sguardo da lei e proseguì il suo giro, neanche fosse tornata in esercito e stesse perlustrando qualche zona sospetta.
In quel momento, la voce fastidiosa e squillante di Madlen si fece spazio nel silenzio:
- Petrova! Può degnarci della tua attenzione o siamo di troppo per lei, qui?
Francis tenendo le mani incrociate dietro la schiena, alzò lo sguardo verso Madlen, e curiosa di sapere a chi si stesse riferendo, si guardò intorno per poi notare che fosse rivolta proprio alla ragazza che aveva destato la sua attenzione.
La quale dopo quel richiamo, apparve visibilmente imbarazzata e posò la matita che aveva tra le mani, e guardò Madlen con rispetto.
- Mi scusi, Miss Brenson.
Madlen dopo averle rivolto uno sguardo rimproverante, tornò a bisbigliare sottovoce con Paul, mentre tra Francis e la ragazza vi fu un lungo scambio di sguardi.
A quel punto, Francis, esclamò:
- Non c’è bisogno! Torna pure al tuo lavoro… Petrova(?)
Domandò incerta di aver capito bene come pronunciare correttamente quel cognome, poi aggiunse accennandole un sorriso:
- Mi piace molto quel vestito…
La giovane studente, sorrise inaspettatamente sorpresa da quell’intervento di Francis, a differenza di Madlen che quasi cacciava fumo dalle orecchie per il dissenso:
- Ma signorina!!!
- Come ti chiami?
Le chiese Francis, ignorando palesemente Madlen.
- Nina.
- Molto piacere, Nina. Io sono Francis.
La ragazza timidamente si limitò a sorriderle, abbassando lo sguardo non essendo abituata a ricevere tali attenzioni.
- Mi scusi, signorina De Laurentiis, c’è qui Miss Weston che l’attende.
Insistette Madlen per ottenere l’attenzione di Francis, che cominciava a non sopportare più neanche il respiro di quella donna.
- Se non le dispiace sarei nel pieno di una conversazione, Miss Brenson, non le hanno detto che è cattiva educazione interrompere le conversazioni altrui?
Il gelo calò in quell’enorme aula, e tutti gli sguardi erano rivolti con sommo stupore verso Francis, nessuno aveva il coraggio di guardare come avesse reagito la Benson, anche se potevano immaginarlo.
Paul con uno sguardo rimproverò Francis, la quale non gli tolse gli occhi di dosso e solo con uno sguardo gli impedì di intervenire, dopodiché guardò Madlen che era sul punto di cedere ad una crisi di nervi, ma che tentava con tutte le sue forze di trattenere la sua ira, o il suo trucco sarebbe sbriciolato via dal suo volto.
Sorrise accusando il colpo e fu totalmente ignorata da Francis, la quale rivolse poi la sua attenzione verso quella ragazza.
- Scusami, dicevamo?
Nina non riuscì a dire una parola, ancora sorpresa di quella scena appena vissuta.
Come tutte le altre lì presenti, temeva molto Madlen, e lo lasciò vedere.
- Hai paura di quella lì?
Le chiese chiaramente, senza utilizzare mezzi termini, e la ragazza alzò lo sguardo verso di lei.
- Io paura? Assolutamente no!
Si sforzò di risultare credibile e temeraria, ma con qualche difficoltà.
Francis accigliò lo sguardo e curiosa, le chiese:
- Quanti anni hai?
- Diciannove…
- E studi qui da molto?
- Solo due mesi, mi sono appena diplomata in arte e moda.
- Capisco… Beh ma sei molto brava.
- Anche le mie colleghe lo sono.
- Non lo metto in dubbio, ma stavo parlando di te.
- Beh… grazie mille.
- Ti andrebbe di diventare la mia personal stylist?
Quella frase inaspettata prese di sorpresa la ragazza che accidentalmente spezzò la punta della matita, presa dallo stupore.
- Ch-che cosa?
- COOOSA?
Madlen udì quelle parole come le udirono tutte quante le altre, e tutte ebbero la stessa reazione di Nina: erano rivolte tutte a fissare Fran a bocca aperta e occhi sbarrati.
- Ti fornirei di un regolare stipendio e vivrai con me… beh… sarai libera di non vivere con me eh, ma per cominciare sarebbe una buona idea. Non sei una schiava, puoi farti la tua vita tranquillamente, dove vorrai e con chi vorrai, purché riuscirai ad abbinarmi un jeans con una t-shirt quando sarà l’occasione.
Nina sorrise a quelle simpatiche parole della ragazza e sembrava essere sul punto di esplodere di gioia da un momento all’altro.
Al contrario di Paul e Madlen che avrebbero voluto schiaffeggiarla a sangue in quel momento.
[…]
Paul le chiese di raggiungerlo fuori l’aula, e la rimproverò per ciò che aveva appena combinato:
- Hai fumato marjuana per caso?
Francis si portò le mani sui fianchi e lo guardò distrattamente.
- No, non fumo marjuana, perché?
- Come hai potuto mandare tutto all’aria? Era tutto organizzato! Dovevi semplicemente presentarti a Madlen e accettare la sua alunna migliore come personal stylist.
- E’ quello che sto facendo, Paul…
- Ma se hai mandato tutto a puttane?
- Che linguaggio…
Commentò sarcasticamente e velocemente la ragazza, prima che l’uomo proseguì col suo parlare:
- Era la biondina in prima fila che dovevi scegliere, ora hai rovinato tutto!! I genitori della ragazza saranno…
- Quanto ti avevano promesso?
Tagliò a corto Francis, capendo subito, che sotto c’era un conflitto d’interessi da ambo le parti.
Paul la guardò accigliato, stupito da come la ragazza fosse perspicace in questo genere di cose. Si finse ignaro e confuso, ma lei non abboccò:
- Di cosa stai parlando?
- Dell’offerta della famiglia della biondina in prima fila. Quanto avevano promesso a te e alla tua amante in cambio della mia assunzione?
- La mia amante?
Sbottò l’uomo, ma Francis alzò il tono di voce socchiudendo per un attimo gli occhi e assumendo l’aria seria ed autoritaria che di solito assumeva quando era arruolata:
- Rispondimi, ho detto! Quanto dovete avere?
Dopo un attimo di silenzio e titubanza, l’uomo con tono mortificato, confessò:
- Tremila dollari a testa.
- Perfetto. Domani farò un bonifico in banca sul tuo conto e su quello di Madlen. Dì alla biondina in prima fila che preferisco le more.
Con aria nervosa e irritata, la ragazza si allontanò dall’uomo che si portò le mani sui fianchi esasperato, e si voltò a guardarla tornare in aula.
[…]
Francis riuscì a convincere la ragazza a seguirla e a lasciare quella scuola, portandola via con sé.
Venne a sapere dalla diretta interessata che non aveva parenti in città, quindi era più o meno libera di lasciare la scuola a seguirla.
Francis portò con sé la ragazza in banca, dove le fece aprire un conto a suo nome dove ogni mese le avrebbe versato il suo stipendio che ammontava alla cifra di mille e cinquecento dollari… almeno per iniziare.
Successe tutto precipitosamente e velocemente, così per restare un po’ sola con la ragazza, chiese al suo agente di lasciarle nei pressi del lungo mare di new port.
- Conosco la strada per tornare sul set, mangiamo qualcosa e torneremo nel pomeriggio, tranquillo.
- Non vuoi che ti venga a riprendere.
- No, tieniti pure la giornata libera.
- Come vuoi, ma se hai bisogno, chiamami.
- A più tardi…
[…]
Le due ragazze scesero dall’auto dell’uomo e cominciarono a passeggiare per il lungomare di new port, uno dei più belli della California.
Per essere quasi novembre, era una bella giornata soleggiata e abbastanza mite.
Vi erano molti surfisti che approfittavano del mare mosso per cavalcare le onde con le loro tavole da surf.
Dopo una mattinata stressante, ora finalmente potevano godersi un po’ di pace.
Francis indossava sandali con un medio alto tacco, dei jeans chiari, con sopra una magliettina bianca e un golfino color pesca per ripararsi dal leggero venticello che tirava in quei giorni.
Nina invece indossava un jeans scuro leggermente strappato sulle gambe, donando un effetto molto bello sulle sue gambe, decolté neri, una camicetta bianca con dei ricami neri sul colletto e attorno ai bottoni, con sopra una camicia di jeans stretta.
La ragazza era alta un metro e sessanta barra sessantacinque, aveva un colore della pelle scuro tendente all’olivastro, lunghi capelli ondulati castani con dei riflessi leggermente più chiari, occhi simili a quelli di Liz Taylolr, tanto da far venire il dubbio a Fran che fosse la sua figlia illegittima.
Aveva uno spiccato accento portoghese quando pronunciava un certo tipo di parole, o forse Fran se ne accorgeva più degli altri, perché praticava quella lingua sin da bambina e quindi riusciva a riconoscerla anche solo da una parola.
- Sei brasiliana?
- Come te ne sei accorta?
- Dal tuo modo di parlare…
- Mai nessuno se n’era accorto da quando sono negli stati uniti.
- Diciamo che ho un orecchio fine per questo genere di cose.
Le disse sorridente, Francis, poi aggiunse.
- Da quant’è che sei in America?
- Beh da quando avevo 3 anni. I miei genitori morirono in un incidente stradale a Rio De Janeiro e io e mia nonna paterna siamo venute a vivere qui da una lontana parente.
- Mi dispiace molto…
Pronunciò con voce triste, Francis visibilmente dispiaciuta, per quella perdita della ragazza, la quale però le sorrise quasi come se volesse rincuorarla.
- Ero troppo piccola per ricordare, tranquilla…
- Sarai stata anche molto piccola, ma so cosa si prova a crescere senza genitori… beh almeno hai tua nonna.
- Già. Se non avessi lei… Ma… tu hai detto che sei cresciuta senza genitori? Sono morti anche a te?
- Non proprio. Non li ho mai conosciuti in realtà. Sono stata lasciata dinnanzi ad un convento quando ero ancora in fasce, poi sono stata adottata all’età di otto anni da una famiglia Italiana.
- Ah, quindi non sei italiana?
- No. Sono nata in Argentina, a Rosario.
- Siamo vicine di stato, allora…
Francis sorrise a quelle parole, e portandosi le mani nelle tasche dei jeans acconsentì col capo.
- E dimmi, hai fratelli o sorelle?
- No, solo mia nonna.
- E il tuo cognome? Petrova, giusto? Non mi suona molto Brasiliano…
- Infatti mio padre era di origini Bulgare.
- Wow che accoppiata. Mezza bulgara e mezza brasiliana.
- Già…
Disse sorridendo timidamente la giovane ragazza.
- Ascolta… vorrei essere chiara con te sin dall’inizio. Come si dice, patti chiari e amicizia lunga…
Nina mutò espressione cominciò ad essere preoccupata per quel che avrebbe potuto dirle Francis.
- Io non penso di aver bisogno di una personal stylist. Sono una ballerina, mi occupo delle coreografie di Justin Timberlake e di un film che uscirà presto nelle sale, non sono così famosa da aver bisogno di te che mi dici cosa indossare per qualche evento importante, perché non vi partecipo. Il mio agente, quello che hai visto prima, si chiama Paul e mi ha procurato un’intervista per Rolling Stone, la rivista di musica e ha insistito che mi vestissi in modo originale. Io sinceramente non saprei neanche che cosa dire a quest’intervista, ma ha insistito nel farmi avere una personal stylist portandomi dove studiavi, ma non voglio rovinare i tuoi piani. Se hai intenzione di continuare gli studi, fallo. Io continuerò a pagarti la cifra prestabilita ogni mese, anche se non lavorerai molto per me. Puoi decidere se vivere con me oppure fittare un appartamento, sei liberissima di fare ciò che vuoi e con chi vuoi; l’importante è solo che tu mi aiuta in eventi come quelli dell’intervista. Spero solo che tu non sia delusa e che non ti aspettassi che io fossi chissà quale attrice o cantante promettente. Sono semplicemente una coreografa ballerina.
Nina restò ad ascoltarla attentamente e si sorprese di quanto quella sua coetanea, fosse già così in gamba.
- Non mi aspettavo nulla, mi hai già dato più di quanto potessi mai desiderare in questo momento: ovvero cambiare vita, avere uno stipendio fisso e un lavoro che mi è sempre piaciuto.
Francis rimase piacevolmente colpita da quelle parole, e ne fu sollevata.
Restò in silenzio per alcuni secondi, accennandole un sorriso timido.
- Ci aspetta molta strada da fare per realizzare i nostri sogni. Cresceremo insieme…
- Mi piace la cosa. Mi sei molto simpatica…
Francis le sorrise dolcemente.
- Anche tu mi sei molto simpatica…. Eri la più vera lì dentro.
Nina le sorrise, quasi onorata di quelle parole appena dette e poi aggiunse.
- Sei molto determinata, sono sicura che riuscirai a realizzare il tuo sogno…
- Non sarà facile, ma ci proveremo!
[…]
Trascorsero l’intero pomeriggio insieme a parlare e parlare dei loro progetti futuri, e della nuova vita che si apprestava a vivere Nina, grazie a Francis.
Nina si sarebbe messa alla ricerca di un appartamento lì a Los Angeles, per restare vicina a Francis, e nel frattempo che ne trovasse uno avrebbe vissuto con lei.
Quando si sarebbe poi stabilita nel suo nuovo appartamento, avrebbe continuato a studiare arte e moda in una scuola privilegiata a LA e allo stesso tempo avrebbe realizzato lei stessa dei vestiti che aveva progettato in passato grazie a dei macchinari che poi avrebbe acquistato con lo stipendio che le concedeva Fran.
Quel pomeriggio, erano sedute su una panchina a consumare un gelato mentre si rilassavano ad osservare il mare.
Improvvisamente una folla si riunì a pochi passi da loro delirante:
- Dev’essere il solito famoso di turno che passeggia per new port.
Esclamò Francis, per nulla eccitata o curiosa. Nina invece, si alzò in piedi sulla panchina per cercare di vedere tra la folla chi fosse.
- Mi sa che è Di Caprio…
Francis quasi balzò sulla panchina:
- CHE COSA?
- Sei una fan di Di Caprio?
Le chiese sorpresa Nina, abbassando lo sguardo su di lei accigliata.
- Non esattamente ma…
. Ma…?
La folla cominciava a svanire lentamente e Di Caprio si allontanava dalla gente continuando a proseguire per la sua strada che era proprio in direzione di Francis.
- Oh, no, dobbiamo andare!
- Dove vai??
Fu troppo tardi, Di Caprio incrociò lo sguardo di Francis e non ci impiegò molto nel riconoscerla.
- Francis?!
Esclamò incredulo l’attore mentre le andava incontro a passo svelto, sia per raggiungerla e sia per allontanarsi da quella folla quasi in delirio.
- Oh mio Dio…
Esclamò quasi ipnotizzata Nina, mentre vedeva l’attore venirle incontro.
Francis imbarazzata sorrise guardando Di Caprio raggiungerla.
L’attore indossava una tuta, era sicuramente impegnato a far jogging , abbracciò Francis, la quale ricambiò con imbarazzo quell’abbraccio senza badare al fatto che fosse anche un po’ sudato. Non era da tutti i giorni ricevere un abbraccio da un attore del suo calibro.
- Scusa, sono un po’ appiccicoso…
Disse il ragazzo mentre scioglieva quell’abbraccio e la guardava visibilmente felice di rivederla.
- No.. no figurati mi fa piacere che mi hai vista.
Nina la guardò ad occhi spalancati, faticando a credere che la ragazza avesse davvero detto una cosa simile. Leonardo rimase stupito quanto lei, ma dopo alcuni secondi di silenzio imbarazzante, scoppiò a ridere.
- Ahahahah intendevo per…per il sudore…
Disse tra le risate l’attore. Francis tornò in sé e scosse il capo, rendendosi finalmente conto di quello che aveva lasciato mal intendere.
- Oh… sì, sì certo… cioè l’avevo capito.
Mentì spudoratamente, mentre si lasciava andare ad una risatina nervosa anche lei.
- Insomma ti trovo bene!
Disse lei spezzando quell’atmosfera pesante.
- Anch’io ti trovo benissimo!... insomma un po’ cambiata, ma bene….
Se quello non fosse stato proprio Leonardo Di Caprio, avrebbe giurato che fosse in imbarazzo.
Francis sorrise e capì che si riferisse alle sue lunghe treccine. D’istinto se ne toccò una e ancora sorridente, spostò poi lo sguardo su di lui e si strinse nelle spalle.
- Beh sì, ho cambiato un po’ look…
- Ti stanno bene… beh, allora…
Tossì schiarendosi la voce l’attore.
- Hai terminato il tuo percorso nell’esercito?
- Sì, sì, ormai da tempo. Ora lavoro come coreografa per Justin Timberlake… sono nella sua crew per il suo nuovo album e tour mondiale.
Di Caprio ne rimase visibilmente stupito e sorrise di gioia, guardandola.
- Dici sul serio? Ma è fantastico! Tuo fratello mi disse che sognavi di diventare una ballerina…
- Davvero?
Domandò stupita di quelle parole. Credeva che all’epoca Luigi non volesse altro che lei diventasse un avvocato e lasciasse perdere l’idea di diventare una famosa ballerina.
In quel momento si dovette ricredere ancora una volta sul fratello, e un sorriso sereno le dipinse il volto, mentre l’attore le confermava la cosa.
Nina tossì leggermente per catturare la loro attenzione che sembravano essersi scordata della sua presenza.
Francis mortificata, si precipitò a presentarli.
- Oh…scusatemi! Nina ti presento Leonardo Di Caprio…
Disse con imbarazzo, mentre la ragazza emozionata e ancora un po’ incredula, strinse la mano all’attore.
- Sì beh, so chi è… molto piacere! Sono onorata!
Lui sorrise con dolcezza e galanteria, poi le strinse la mano:
- Puoi chiamarmi Leo…
Dopodiché si voltò verso Francis, e le disse:
- Anche tu. Chiamami Leo.
- Ci proverò…
Gli sorrise Francis.
- Mia madre si chiedeva sempre che fine avessi fatto, sono certo che se sapesse che ti ho incontrato, vorrebbe rivederti subito.
- Siete molto gentili, davvero.
- Dico solo la verità… perché non restiamo in contatto? Potrei darti il mio numero di telefono.
Francis non sapeva proprio come comportarsi, era troppo imbarazzata per poter dire subito qualcosa.
- Non saprei come registrarti in rubrica…
Esclamò quasi seria, Fran, facendo scoppiare a ridere l’attore che fu poi seguito anche da Nina.
- Potresti chiamarmi Leo anche lì… perché no?
- Giusto!
E si lasciò andare anche lei ad una risatina mista all’imbarazzo e al nervoso.
[…]
CONTINUA….

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Capitolo 20
*** ● Un Regalo Inaspettato ● ***


CONTINUO...

[…]
Il giorno seguente l’abbraccio tra lei e Di Caprio era su tutte le copertine dei giornali con sotto il titolo “E’ lei la nuova e misteriosa fiamma di Leonardo Di Caprio?”
Francis continuava a ricevere telefonate dal suo agente, impazzito di gioia per la notorietà che la sua assistita stesse ricevendo in così poco tempo, sia dalla sua famiglia: sua madre, suo fratello, ma a tutti diceva la stessa cosa: ovvero che lei e Di Caprio erano solo amici e che si erano incontrati lì per caso.
Un caos inimmaginabile avvolse la vita apparentemente serena della giovane, la quale si rifugiò sul set del film e dedicò il suo tempo solo al ballo pur di non leggere o vedere ovunque il suo abbraccio con Di Caprio in tv o sulle riviste. 
Non era abituata ad essere sotto gli occhi di tutto il mondo, non era mai finita sui giornali, un giorno sperava di finirci ma per cause nobili, e non per questioni di gossip e stupidaggini simili.
[…]
Le lezioni di danza con Jenna miglioravano di volta in volta, e Francis diventava sempre più brava grazie al suo grande livello di apprendimento rapido. 
Nina era andata a vivere con lei nella sistemazione che le procurò la regista del film, ed ogni sera, la sua neo personal stilyst, le curava le ferite ai piedi, causatele dai passi di danza, e le faceva anche dei massaggi per scioglierle tutti i nervi accavallati.
Tutte le sere telefonava a Chenille e quel caos di gossip che si era creato, arrivò alle orecchie dell’amica che non fece fatica a credere alla sua versione dei fatti. 
[…]
Un mese trascorse, e il suo lavoro sul set del film, terminò.
Lei e l’intero cast e staff cinematografico restarono in ottimi rapporti; lei e Jenna decisero di tenersi in contatto e in buoni rapporti, soprattutto dopo la grande amicizia che era nata tra le due in quelle settimane. 
Francis in poco tempo grazie alla ragazza imparò molto sulla danza classica e migliorò alcune sue tecniche di movimento che l’avrebbero aiutata moltissimo in futuro. 
[…]
Paul, il suo agente, passò a prendere lei e Nina per riportarla da Timberlake, ma solo mentre erano in viaggio l’uomo la informò di alcuni cambiamenti:
- Dobbiamo raggiungere i ragazzi sul set del nuovo video di Justin, ne sta girando uno nuovo, ma non ha bisogno di coreografie.
- Allora perché ci andiamo?
- Perché sono tutti lì. C’è anche l’attrice Scarlett Johansson.
- Wow!!! Io l’adoro! E’ stupenda!
- Oh sì… dal vivo è anche meglio!
Si intromise Nina non appena udì quella notizia, e Francis lasciò che lei e il suo agente continuassero a parlare di quanto l’attrice fosse fantastica e bellissima, mentre lei pensava che di lì a breve avrebbe incontrato di nuovo tutti, dopo quell’incidente con Ashley avvenuto più di un mese fa, tutti compreso Mike e ne avrebbe volentieri fatto a meno.
[…]
Arrivarono in un grande albergo lussuoso, fornito anche di piscina e circondato da telecamere. Vi era un’enorme sala allestita con mobili classici lussuosissimi, e un piccolo palco improvvisato su degli scalini, al centro della grande stanza, con avente un microfono stile anni ’20 al centro. 
La scenografia gliela spiegò Chenille, che fu la prima che Francis incontrò, si trattava di una storia di questi due ragazzi, lui un ragazzo che frequenta questo bordello assieme ad un amico, dove incontra questa bellissima ragazza che lavorava lì e se ne innamora, lei però lo tradisce col suo amico e la storia finisce tragicamente, ma non sapevano ancora in che modo. 
Francis le presentò Nina, le aveva già parlato di lei per telefono, e viceversa aveva parlato a Nina di Chenille, quindi fu un po’ come se già si conoscessero. 
Francis indossava un jeans blu scuro stretto, che metteva in risalto le sue curve al posto giusto, degli stivaletti neri aperti sulle punte e lungo il collo del piede, una camicia sbottonata appena sul petto color azzurro cristallo, e un giubbino di pelle nero con le spalline un po’a punta. Con le treccine raccolte in uno chignon.(look che aveva abbinato Nina)
Chenille era vestita in modo casual, con un pantalone un po’ largo, color nero e un toppino nero con un golfino grigio scuro che la copriva dall’umidità con le treccine raccolte in una coda laterale che le scendeva lungo la spalla destra.
Nina invece indossava una gonna larga a strisce bianca e blu scuro, con un toppino bianco e una giacca blu scura come la gonna, e delle scarpe col tacco bianche e i lunghi capelli ondulati sciolti lungo le spalle.
[…]
- Si dice che la canzone l’abbia dedicata a Britney Spears…
Commentava Chenille mentre tutte e tre erano sedute ad un tavolino accanto alla piscina. Francis ascoltava con disinteresse, non amava parlare di quel genere di cose, di gossip, Nina invece ne parlava interessata all’argomento assieme a Chenille.
- Ma non si è appena lasciato con Cameron Diaz?
- Sì, ma se tu leggi il testo della canzone, ti accorgi che è di Britney che parla…ovviamente se conosci la loro lunga storia d’amore.
- Sì, beh, ai tempi la seguivo. Ho sempre amato il gossip.
- Si nota…
Commentò con tono assente Francis mentre si guardava attorno, in cerca di qualcosa o di qualcuno. 
- Tu no?
Domandò Nina, guardandola curiosa. 
- In generale non sono mai stata una pettegola.
Disse in tono scherzoso rivolgendo loro la sua attenzione, e Chenille le diede una spallata scherzosamente.
- Oh andiamo! Vuoi dirmi che sei l’unica persona al mondo che lavora per Justin Timberlake e non sapeva che era stato fidanzato per anni con Britney Spears?
- Mmmh…
Francis  finse di pensarci su, poi disse:
- No, non lo sapevo. Ma cosa c’è d’interessante o divertente in una storia d’amore finita? Sono persone come noi…
- Eh no, bella, loro sono degli assegni d’oro che camminano. Qualunque cosa facciano verranno pagati fruttuosamente, non sono persone come no. 
- Sono d’accordo.
Disse in una risatina Nina, guardando Chenille che le fece un occhiolino d’intesa.
- Ok, ma quando si innamorano o soffrono per amore, sono esattamente come noi…
Le due amiche acconsentirono col capo amareggianti, dandole ragione per forza.
Proprio in quel momento, qualcuno si intromise nella conversazione:
- Zucchero! Eccoti qui, finalmente!
Era Jay che colse di sorpresa Francis di spalle, la quale si alzò e gli andò incontro per abbracciarlo, felice di rivederlo.
- Hey…azùcar!!
- Oddio mi fai eccitare quando mi chiami in quel modo!!
Disse scherzando Jay stringendo i denti fingendosi eccitato al massimo, e facendo ridere tutte le altre.
- Ti ho solo chiamato Zucchero in spagnolo…
- Ho sempre amato lo spagnolo!
Dopodiché si voltò verso Nina e la guardò con malizia:
- Hola Muchacha! Como stas?
- Como ESTAS…
- Fa lo stesso…
Rispose con disinteresse il ragazzo dopo la correzione di Francis, che nel frattempo se la rideva. Nina sorrise al ragazzo, lo trovava già molto simpatico, così stette allo scherzo e rispose:
- Muito prazer!
Il suo fluido portoghese, spiazzò Jay, che restò lì impacciato senza sapere cosa dire.
- Scusa, zucchero, ma non parlo Francese…
- E’ portoghese…
Gli disse Francis a voce bassa, ma le ragazze sentirono e scoppiarono a ridere. 
- Fanculo parliamo inglese, ok?
Disse scherzosamente Jay, arrendendosi alle lingue straniere che chiaramente non conosceva, poi ad un certo punto, voltandosi a guardare con più attenzione Nina, disse:
- Oh mio Dio, zucchero! Non mi avevi detto che aveva gli occhi viola!
Quasi spalancò la bocca per lo stupore:
- Sii sincera, zucchero, sei la figlia illegittima di Liz Taylor?
Nina rise garbatamente a quelle parole, per non farlo sembrare troppo stupido, poi Chenille intervenne nella conversazione e disse:
- Bello ti pare che se lo fosse stata, adesso starebbe qui a salutare un pezzente come te?
Tutti cominciarono a ridere, tranne lui, che senza arrendersi o abbattersi, richiamò Eddy che passava non lontano da loro, diretto chissà dove:
- Hey, Eddy vieni qui, bello, che ti presento la mia nuova ragazza portoghese.
- Veramente è Brasiliana. 
- Zucchero adesso però non assillarmi, ok?
Francis non trattenne una risata, mentre Eddy, che parlava con dei ragazzi, si accorse di Francis e degli altri e subito si congedò dal gruppetto con cui era impegnato a parlare.
- Hey… Fran! Sei tornata!!
- Ciao Eddy!!
I due si abbracciarono in un saluto caloroso, poi Jay li interruppe.
- Amico, ti stavo presentando la mia ragazza…
Eddy stupito, si voltò verso Nina e le sorrise col suo bellissimo sorriso che incantava ogni ragazza, poi con una smorfia accigliata guardò Jay:
- La tua ragazza? Ma come, non eri gay?
- Tuo padre era gay!
- Povera Nina, in che giro è capitata…
Commentò imbarazzata Chenille portandosi una mano in faccia a causa della demenza dei suoi amici, mentre Francis sorrideva divertita, ma poi la sua attenzione fu catturata dalla visione di Justin che camminava sul set accanto all’attrice Scarlett Johansson. 
- Torno subito..
Disse ancora sorridente Francis, sorriso che aumentò una volta rivisto Justin, il quale incrociò il suo sguardo per un attimo, ma poi tornò con la sua attenzione verso l’attrice. 
Fran si avvicinò ai due, senza rendersi conto di quanto entusiasmo avesse nel rivedere il cantante dopo tutte quelle settimane. 
- Hey! …Ciao!
Solo in quel momento, solo quando vi fu vicina, si accorse del modo in cui lui parlava a voce bassa con l’attrice e di come camminava con lei stringendola per un fianco. 
La cosa demolì l’entusiasmo di Francis, la quale quasi desiderò di non essersi mai avvicinata a loro, ma ormai era troppo tardi. 
Il sorriso andò scemandosi dal suo volto, mentre Justin finalmente si degnò di guardarla e di darle la giusta attenzione, o quasi:
- Tu che ci fai qui?
Non erano proprio le prime parole che si aspettava di ricevere da parte del ragazzo, così accigliando lo sguardo, lanciò prima un’occhiata imbarazzata verso Scarlett, per poi tornare a guardare Justin un po’ confusa. 
- Il.. 
Scosse lievemente il capo, cercando di concentrarsi sulla conversazione e non su altro.
- …Il mio agente mi ha condotta qui, dicendomi che stessi girando un video…
- Capisco. Ma, non ce n’era bisogno, perché non ci sono scene di ballo…
- Ma tutta la crew è qui.
Esclamò Francis allargando un braccio teatralmente, quasi come se stesse indicando gli altri ballerini lì presenti. 
Justin non sapendo cosa dire, cambiò argomento:
- Non credevo di rivederti così presto. 
- Così presto? E’ trascorso un mese…
Strano, forse l’artista non si era reso conto del tempo che era mancata, ma poi lui le rispose:
- In realtà sono trascorsi 37 giorni, ma non credevo finissi così presto. Sinceramente credevo ti prendessi qualche giorno per startene con Di Caprio.
Francis non seppe cosa dire: né per la conta dei giorni precisa che le aveva fatto notare, né per tutto il resto, ma poi con sguardo accigliato e incredulo del fatto che l’artista fosse a conoscenza di quel gossip infondato e fasullo, disse con un filo di voce:
- Che cosa?
 Il cantante apparve frettoloso e volenteroso di lasciare quella conversazione, così tagliò a corto.
- Beh comunque… noi abbiamo da lavorare qui…se non ti dispiace…
Lasciò la frase a metà, certo che la ragazza avrebbe capito che desiderava restare solo con l’attrice, che nel frattempo era stata raggiunta dal suo agente che le parlava di qualcosa in disparte, quindi lei e Fran non ebbero modo di presentarsi. 
Francis a quelle parole, si sentì mortifica e si precipitò nel dire:
- Sì… certo, certo scusatemi. 
Avrebbe voluto aggiungere un “A dopo” ma si limitò a fare un passo indietro e poi voltargli le spalle e allontanarsi da lui, dopo avergli lanciato un lungo ed intenso sguardo misto tra dispiacere e sorpresa.
[…]
La serata sul set fu molto lunga, quasi non finiva più, così Francis si allontanò da tutti, lasciando Nina assieme a Chenille, Eddy e Jay, per andare a fare un giro lungo il set. 
Trovò una sala vuota, con delle telecamere già puntate, ma spente, luci soffuse e dei grandi cerchi aventi dei bocconi di fuoco accesi, che quasi sembravano dei lhula hoop.
Si guardò attorno incantata , e mentre si avvicinava a quei cerchi col fuoco, udì della musica proveniente da fuori: stavano girando le scene del video, e la canzone in questione era quella che le ricordava Fabio, quella che sembrava avesse scritto lei, la taccia numero sei dell’album “What goes around comes around”. 
Così senza pensarci, afferrò quei cerchi con le mani, stando attenta a non bruciarsi, guardò il fuoco che cresceva lento, come la sua rabbia e frustrazione ogni qual volta si ritrovava a pensare al suo passato. 
Con sguardo perso nel vuoto, impegnato a rivivere scene del passato, cominciò a maneggiare quei cerchi infuocati, facendoli volteggiare, passandoseli da una mano e l’altra, somigliando sempre più ad una majorette ma con molta meno grazia nei movimenti.
Accompagnata dalla musica, nella sua mente cominciò a vivere la sera in cui in discoteca quattro anni fa, scoprì la verità su Fabio, del fatto che fosse sposato e che avesse anche dei figli, tornò a vivere ogni sensazione, ogni dolore e rabbia del momento.
Non si accorse che dopo svariati minuti, nella sala entrò il regista col suo co-regista e alcuni cameramen, i quali dopo essersi accorti della presenza di Fran, restarono ad osservarla muoversi a tempo di musica assieme a quei cerchi col fuoco che avevano pensato di lasciare come sfondo in qualche scena. 
Notando che la ragazza sembrasse essere in una fase di trans e non si accorse della loro presenza, il regista fece accendere le telecamere e riprendere quei movimenti della ragazza con quei cerchi.
Timberlake entrò in sala accompagnato da Scarlett e l’attore che li fiancheggiavano nella scenografica, probabilmente stavano cambiando sala per girare un’altra scena, e assieme agli altri fu catturato da Francis, che proprio in quel momento si accorse di non essere più sola, quasi come se si fosse destata da un sogno. 
Presa dallo spavento, le scivolò di mano quel cerchio e si bruciò il dorso della mano sinistra col fuoco, lanciando un urlo di dolore, mentre lasciava cadere l’oggetto a terra. 
Justin si precipitò verso la ragazza assieme a dei cameramen lì vicini a lei che si era inginocchiata e si teneva la mano stretta, senza avere il coraggio di guardare quanto grave fosse la scottatura. 
- Togli la mano! Toglila!
Le urlava Justin, che inginocchiandosi verso di lei, notò i suoi occhi colmi di lacrime, senza sapere se erano causate dal dolore della scottatura o da altro accaduto in precedenza. 
Francis lo guardò, stupita di vederlo correrle in soccorso, dopo il modo in cui si erano salutati freddamente poco prima non se l’aspettava; mentre lui cercava di vedere se le condizioni della mano fossero gravi o meno gravi. 
- Chiamate un dottore!
Intanto accorsero gli amici di Fran che quasi la circondarono, ma furono allontanati da Timberlake in persona, che l’aiutò a rialzarsi e a farle spazio tra le persone, ma lei li allontanò dicendo loro che riusciva a camminare e che era solo una scottatura, anche se dolorosissima.
- Lasciatela passare! Il dottore, dove diavolo è il dottore?
Urlava spaventato, Justin, guardandosi intorno molto preoccupato:
- Eccolo!
- Arriva, arriva!
- Sono qui! Eccomi!
- Presto! Sta sanguinando, ha la pelle bruciata!
La condussero su un divanetto lì vicino, dove il dottore corse a dare un’occhiata alla ferita. 
Era una bruciatura lieve, ma molto, molto dolorosa, perché aveva preso proprio la pelle sottile e delicata del dorso della mano. 
Le tamponarono il sangue, anche se ne usciva parecchio, e la pelle cruda uscendo allo scoperto raddoppiava il bruciore. 
[…]
Si fece notte inoltrata e dopo averle dato degli antidolorifici per calmarle il dolore, le fasciarono la mano con disinfettanti, e medicinali vari, con bende e fasciature particolari. 
- Come ti senti?
- Meglio… grazie…
Domandò Justin, e Francis gli rispose con leggera freddezza, poi aggiunse:
- Non eri tenuto ad intervenire.
- L’ho fatto istintivamente…
- Mi dispiace aver rovinato le riprese. 
- Ormai si riprenderà domani…
Diceva Justin, mantenendo un certo distacco nel parlarle; e Francis si sentì ancora più in colpa:
- Ritorno in albergo.
- Non è necessario, puoi restare.
- Non è necessario che io resti.
- Ma tutta la crew è qui…
Justin ripeté le stesse parole di Francis dette in precedenza, e con lo stesso tono che aveva utilizzato lei; la cosa la fece sorridere, ma il suo sorriso si bloccò sul nascere mentre alzò lo sguardo verso di lui ed incrociò il suo sguardo severo. 
- Ho già creato troppi danni e sono qui da nemmeno un giorno, voglio andare via…
- Lascia stare, non hai creato nessun danno.
- Hey Bella! Che diavolo hai combinato?
- Fran!
Chenille e Nina si avvicinarono a Francis interrompendo il suo dialogo con Justin che non appena vide arrivare le ragazze fece loro un cenno di capo come saluto e poi si allontanò.
- Hey ragazze, sto bene…
Francis l’osservò andar via, abbozzando un sorriso alle amiche per tranquillizzarle. 
- Ho solo voglia di dormire…
- Ci sono due posti letto in più in camera mia, dormiamo in un mhotel qui vicino.
- Andiamo allora!
Pronunciò Francis assonnata, ed insieme a Nina e Chenille arrivò nel mhotel crollando sul letto nel giro di due minuti.
[…]
Il giorno seguente le riprese del video ricominciarono, e in serata si girò una scena in piscina, che vedeva protagonisti soltanto Justin e Scarlett. 
La ragazza nella scenografia doveva fingere di annegare, per costringere il ragazzo a gettarsi in acqua per correrle in soccorso, ma poi una volta tra le sue braccia, rivelò il suo inganno. Lui si infuriava inizialmente, ma poi lei lo calmò con un bacio passionale. 
Francis assieme al resto della crew se ne stava dietro le telecamere ad osservare quella scena, che senza alcun motivo valido, la infastidiva, forse perché non trovava logico la sua presenza e quella dell’intera crew su quel set.
Nonostante quel bacio le recasse disturbo, restò a guardare la scena dall’inizio alla fine. 
Era seduta su dei gradini di scale, non distante dalla piscina, con le braccia poggiate sulle ginocchia, si “godeva” la scena quasi concentrata quanto il regista. 
Quel bacio sembrava interminabile, riusciva persino a vedere le loro lingue intrecciarsi, tanto della passione che vi impiegarono in quella scena. 
Scarlett era bellissima anche tutta bagnata, aveva un volto perfetto da sembrare essere dipinto a mano. Labbra carnose ed invitati anche per lei, bionda, occhi azzurri, l’opposto di Francis. 
L’osservava con ammirazione e forse anche con un po’ d’invidia, e quasi si domandò se fosse stata l’unica che li stesse osservando così assiduamente, perché non appena la scena fu terminata di girare e i due uscirono fuori dalla piscina, Justin le lanciò uno sguardo prima di afferrare un accappatoio, offertogli da un addetto ai lavori, per poi tornare con la sua totale attenzione verso Scarlett.
A quel punto, Francis si alzò, decisa ad allontanarsi da quel posto, ma fu raggiunta dal regista del video. 
- Posso disturbarla un attimo?
Francis curiosa di sapere cosa potesse mai volere il regista da lei, lo guardava accigliato:
- Ma certo, mi dica…
- Ieri mentre era intenta a maneggiare quei cerchi, non ho potuto resistere e l’ho filmata. Si muoveva in un modo incantevole e mi è piaciuta moltissimo l’idea che ha avuto. Quei cerchi li avevamo lasciati appesi dietro la scenografia, ma lei mi ha aperto la mente e mi ha dato un’idea con quei suoi passi. 
Il regista notò che Francis non parlò subito, così la guardò curioso e un po’ timoroso di una sua risposta negativa, così le chiese:
- Spero di non averle creato problemi nell’averla filmata senza chiederglielo…
Francis pensierosa, lo guardò e disse:
- Nessun problema, ma mi dica… cosa vuole farne?
- Oh nulla, nulla… Semplicemente… quando ho rivisto quelle registrazioni, mi è venuta un’idea e, ecco mi domandavo se volesse prendere parte del video per ripetere quei movimenti con i cerchi…
Francis con tono serio e determinato gli rispose dopo alcuni attimi di silenzio:
- No. La ringrazio ma non gradisco far parte di questo video. Può prendersi l’idea, se così vuole chiamarla, non c’è problema. Non è difficile rotearli una volta presi tra le mani, basti solo stare attenti e non fare la mia stessa fine.
Sorrise garbatamente la ragazza, lasciando pensieroso il regista, che con una mano sul mento, rifletteva a voce alta con lo sguardo perso in un punto del pavimento:
- Beh è un peccato, davvero un peccato… Ma non posso costringerla.
Alzò lo sguardo verso di lei e le sorrise, poi continuò:
- Posso almeno tenere la registrazione?
- Certamente. La ringrazio molto.
- Sono io che ringrazio lei….
- Si figuri… per aver fatto la giocoliera
Rise, contagiando poi anche il regista, che era un giovane uomo sulla quarantina, molto attraente e visibilmente amante del curare il proprio look.
- Si lasci ringraziare senza dire altro, la prego, o non ne usciremo più!
Non trattennero entrambi un’ennesima risata, dopodiché notando quella scena da lontano, si avvicinò a loro due Justin, che curioso li guardava con sguardo indagatore:
- Hey…
Sorrise il cantante, anche se non sapesse neanche lui perché stesse sorridendo e cosa ci fosse di così divertente da far ridere così tanto i due.
Il regista si voltò in direzione di Justin, ancora sorridendo:
- Oh Justin…
- Vi divertite?
Disse il ragazzo continuando a sorridere senza motivo, e spostando lo sguardo verso Francis, che era quella che aveva il sorriso sempre meno ampio.
- Sì beh… ho conosciuto la tua ballerina, e per quello che ha fatto ieri…
- Intendi per la bruciatura?
Lo interruppe il cantante voltandosi direttamente verso il regista, e ricevendo un’occhiataccia da parte di Fran:
- Oh, no… intendo quel gioco con i cerchi di fuoco… fantastica!
Il regista tornò con la sua attenzione verso Fran:
- Le ho chiesto di partecipare al video, per riprodurre quel momento, ma non ha accettato…magari puoi convincerla tu.
Si voltò a guardare Justin, indicando con un pollice la ragazza, che intanto voleva sparire.
- Beh non lo so, Samuel… e se si bruciasse anche l’altra mano?
Sembrava che il ragazzo si stesse prendendo il gioco di lei e fosse un po’ troppo ironico, e questo Francis non lo gradiva, così lo stoppò e disse:
- Ti ringrazio ancora… Samuel (?) ma ho già deciso. 
Sorrise per smorzare quel suo tono un po’ troppo rigido e autoritario, poi aggiunse:
- Ora se volete scusarmi… 
- Vai da qualche parte?
Francis gli rigirò una brutta occhiata, poi andando via gli rispose:
- Via da qui. 
Justin si congedò dal regista e seguì la ragazza a passo svelto per starle dietro:
- E perché? 
Francis si fermò di punto in bianco e camminò andandogli incontro con aria incazzata:
- Perché io e la crew siamo qui da due giorni inutilmente, quando potremmo stare a provare per il tour…
- Sei tornata soltanto ieri e già detti legge? Se vi ho radunati tutti qui, ci sarà un motivo, non credi?
- E quale sarebbe questo motivo? Lo hai detto tu stesso, non ci sono coreografie, noi ballerini qui siamo inutili, lasciaci tornare in albergo a provare, siamo stufi di starcene qui a fare i guardoni mentre assistiamo voi due attori pomiciare in continuazione.
- A dire il vero… sei l’unica che fa da guardona… tutti gli altri se ne stanno per fatti loro in giro per il set.
Francis non si era resa conto della cosa, quindi restò spiazzata senza trovare le giuste parole da dire, così lui ne approfittò e disse:
- E così è questo il motivo? Non sopporti vederci pomiciare? Mh?
Francis gli sorrise amaramente, snobbandolo:
- Caschi male con me se arrivi a pensare una cosa del genere. 
A quelle parole, e al modo freddo e inespressivo con cui le pronunciò la ragazza, Justin si convinse di essersi sbagliato a suppore una cosa simile, e non sorrideva più maliziosamente.
- Allora resta!
Si affrettò a dirle il cantante, cercando di fermare la sua fuga:
- Domani le riprese saranno terminate e torneremo tutti in albergo per provare…
A quel punto un sorriso beffardo si dipinse sul volto di Francis, che gli rispose riciclando la frase che il ragazzo le aveva rifilato con sgradevolezza gratuita, il giorno precedente non appena la vide riferendosi a quei rumors tra lei e Di Caprio:
- Credevo ti prendessi qualche giorno per startene con Scarlett…
Esclamò con distacco e una grande soddisfazione personale la ragazza per poi andarsene.
[…]
- Non possiamo andarcene, Fran. Tu mescoli il personale col professionale, lui è il nostro capo, non possiamo fare di testa nostra. Se dice che dobbiamo restare, allora dobbiamo farlo.
Eddy e Francis si ritrovarono a parlare insieme in una sala lontani dagli addetti ai lavori, Justin e tutto il suo staff. 
Con loro vi erano anche Chenille, Jay, Nina, Josh, Neal, Chris, Frank, Alice, Michelle, Susan, Anna, Jess. 
La crew intera ascoltava cosa avesse da dire Francis che cercava di convincerli a lasciare il set per tornare in albergo e riprendere con le prove delle coreografie per il tour. 
- Scusate, ma Francis non sa della cena di domani sera?
Esclamò Anna alzando la mano, quasi come se dovesse chiedere il permesso a qualcuno per parlare come se fossero a scuola. 
A quelle parole, Francis si voltò in direzione della ragazza e la guardò confusa:
- Quale cena?
- Ma sì, la cena di domani sera, l’avevo scordata…
Disse Chenille pensando a voce alta, ricordandosi dell’evento.
- Justin ha organizzato questa specie di cena conclusiva per ringraziare noi e Scarlett per aver preso parte dei suoi video… credo proprio che sia l’ultimo che rilascerà… almeno per questo album.
Spiegava Josh guardando Francis, e poi gli altri.
- Avevo scordato anch’io di questa cena…
Diceva Eddy passandosi una mano tra i capelli quasi come se volesse far ricarburare la sua memoria. 
- Ecco, allora vedi? Non posiamo andarcene a maggior ragione.
- Ok, ok, va bene! Spero sol che non avrete dimenticato tutti i passi… no perché io ho bisogno di qualche ripasso…
Disse ridacchiando la ragazza, colpita a schiaffetti da quasi tutti i ragazzi che non caddero in inganno. Insomma, quei passi li aveva pensati lei, creati lei, non poteva dimenticarli neppure volendo.
Tra una risata e l’altra l’arrivo inaspettato di Ashley assieme a Mike che reggeva delle buste marcate Luois Vuitton, fecero affievolire quelle risate, soprattutto quella di Francis e Chenille, che odiava vedere il fratello fare il cagnolino di quella ragazza.
- Spero che la mocciosa che hai ingaggiato come personal stilyst sappia almeno cucirti un bottone, o ti toccherà fare compere da qualche stilista di bassa categoria come te…
Pronunciò Ashley con tono acido e superbo, guardando con superiorità Francis e Nina.
- Il bottone te lo cucio in fronte! 
Francis si limitò a mettere una mano sul braccio di Nina che era già partita in quarta contro la ragazza che l’aveva ingiustamente screditata; mentre fissava Ashley con aria apparentemente calma.
Nina si voltò verso Francis visibilmente irritata.
- Chi cazzo è questa? 
- Nessuno. Lasciala perdere.
- Oh.. non ci siamo presentate? Io sono Ashley, molto piacere.
- Ricambierò il piacere solo dopo che ti avrò fatto rimangiare quello che hai detto, cogliona!
Ashley scoppiò in una risatina squillante e fastidio. Francis si voltò verso Nina e le parlò a voce bassa:
- Datti una calmata, Nina. 
- Ma hai sentito cosa ha detto? Nessuno mi parla in quel modo, chi si crede di essere?!
Le rispose con un tono di voce alto e irritato la giovane, ma Francis continuava a parlare con tono basso e calmo, cercando di controllarla con una sicurezza tipica dei soldati col sangue freddo.
- Ok, ma stai solo facendo il suo gioco. Zittiamola in altri modi. 
- E quali sarebbero questi altri modi?
- Ne parliamo dopo.
- Fatti un giro, Ashley! Magari non su mio fratello…
Esclamò Chenille con un atteggiamento tipico di ragazze del bronx.
- Hey, Chenille….
-COSA? Che cosa Mike? Hai qualcosa da dire?
Lo zittì aggressivamente la sorella non appena tentò di dire qualcosa.
- Non ti vergogni? Sei diventato lo schiavo di questa, cos’è ti è andata la figa in testa?
Mike con un espressione disgustata ed infastidita cercò di far smettere la sorella di parlare:
- Sta zitta, Chenille!
- Sono stata in silenzio per troppo tempo! Saresti ridicolo anche agli occhi di Anaya!
Il ragazzo a quelle parole gettò le borse a terra e si avvicinò alla sorella aggressivo:
- Basta! Smettila hai capito?!
- Altrimenti che fai, uh?
Si avvicinarono tanto da essere muso a muso entrambi furiosi e sul punto di prendersi a botte. 
Sembravano due pantere pronte all’attacco, ma Jay, Eddy e Francis si avvicinarono ai due cercando di dividerli, ma tra smanacciate varie e tentativi di acciuffarsi a vicenda, fu necessario l’intervento anche di Josh, Mike, Frenk…
- Ragazzi smettetela! Smettetela!
Ripeteva Eddy tirando via l’amico Mike. 
Francis mise una mano in petto all’amica cercando di farla indietreggiare:
- Smettila, Chenille. E’ tuo fratello!
Le sussurrò la ragazza, senza rendersi conto che Mike avesse sentito, dopodiché riuscì a far indietreggiare Chenille abbastanza da poterle mettere un braccio attorno alle spalle, e camminando abbracciata a lei, tenendola sotto tiro.
- Sta calma, Chenille. Andiamo… andiamo…
Mike le osservava andar via, ancora circondato dagli altri ragazzi, e forse in quel momento, dopo la sfuriata della sorella, si rese conto della fine che avesse fatto. 
Al ché si allontanò dagli altri bruscamente e se ne andò via con una mano nella tasca dei pantaloni e sguardo basso ma ancora incazzato, mentre Ashley lo guardava incredula:
- Mike… dove vai?
- Non rompere, Ash…
Le disse con tono acido il ragazzo, congedandosi da lei senza nemmeno rivolgere uno sguardo.
[…]
- Io dico che ci riusciresti. 
- Sono d’accordo con Fran, bella! Insomma, hai studiato moda per tutta la vita, tua nonna ti ha insegnato a cucire, e chi meglio delle nonne possono insegnarti le cose migliori? 
- Vedi? Anche Chenille crede nelle tue capacità, manchi solo tu…
- Non lo so, ragazze… Non è semplice cucire un abito in un giorno…
- Tu dicci solo di cos’hai bisogno e noi te lo procureremo. 
Nina, Chenille e Fran si trovavano nella camera del Motel dove orami alloggiavano da due notti, e parlavano sedute sul letto matrimoniale.
- Beh… vediamo…
Nina pensava assorta nei suoi pensieri, e si strinse nelle spalle:
- Una macchina da cucire, delle stoffe…poi del ricamo, se voglio farlo davvero come l’avevo immaginato…
- Stoffa di che colore?
- Avevo pensato al bianco… sulla pelle scura di Fran, spiccherebbe favolosamente, senza risultare volgare…
- Allora dacci tempo un’ora e ti fornirò di tutto il necessario.
- Ma non è finita qui! Ci sarebbero una marea d’altre cose di cui avrò bisogno…
- Facci una lista!
Esordì Chenille, afferrando un blocchettino e una penna dal cassetto del comodino. 
- Io chiamo Paul, potrebbe aiutarci nel procurarci una macchina da cucire... Almeno sarà utile a qualcosa…
- Pover uomo…
Ridacchiò Chenille alle parole dell’amica, la quale sorrise guardandola, mentre afferrava il suo cellulare e componeva il numero del suo agente. 
[…]
Detto, fatto. 
Nina era stata fornita di tutto il materiale necessario in tempi record e subito si mise a lavoro sul vestito che avrebbe indossato Francis la sera seguente alla cena. 
- Sicura che non ti serve una mano per abbinare qualcosina, Chenille?
- Grazie, bella, ma ho già un vestito super-figo!
- Uh… posso almeno vederlo? Hai stuzzicato la mia curiosità…
- No! E’ una sorpresa, domani lo vedrai!
Ammiccò guardandola in modo malizioso, facendola ridere. 
Le due ragazze erano sole in camera, Francis era fuori per una sigaretta.
Aveva tra le mani il cellulare e fissava il numero di suo fratello Luigi in rubrica, desiderava sentirlo, ma non voleva disturbarlo, perché non sapeva se si trovasse in Italia o in America, e col fuso orario di mezzo era un casino. 
Dopo minuti di titubanza, però, cedette alla tentazione e lo telefonò, tre squilli e sentì risuonare la sua voce:
- Pronto…?
Sul volto di Francis si dipinse un sorriso non appena lo sentì parlare, aveva dimenticato di aver inserito il “nascondi ID” quando effettuava telefonate, per evitare controlli:
- Hey, Hermano…
Pronunciò col suo tono di voce caldo e basso, era quasi rauco. 
- Francis!!!
Il fratello non impiegò neppure un secondo nel riconoscerla, e la sua voce squillò felice. 
- Come stai? Perché sei sveglia a quest’ora della notte? E’ successo qualcosa?
- Allora sei a Los Angeles?
- Sì… per lavoro, non per divertimento…
- Figurati, quand’è che ti concedi un po’ di divertimento, fratellino…
- Mi sei mancata!
- Ma se ci siamo sentiti appena qualche giorno fa per la storia di Di Caprio?
Disse scherzando la sorella, cercando di rigirare la frittata e far apparire lui come quello a cui mancasse e non il contrario. 
- Conservo ancora una copia dei giornali con quell’articolo in prima pagina.
- Ahahah stronzo!
- Allora? Devo preoccuparmi? E’ successo qualcosa? Sei finita nei guai? Devo correre a pagare qualche cauzione?
- Hey, Hermano rallenta, mi stai bombardando di domande! E poi cos’è questa storia? Io non ti chiamo solo quando sono nei guai… mi andava di sentirti, tutto qui.
- Ma se ci siamo sentiti appena qualche giorno fa?
Le fece il verso simpaticamente:
- Fanculo!
Ridacchiava Fran.
- Come stai Hermano? Qualche novità?
- Tutto regolare… si lavora… tu? Come vanno le cose col cantante?
- Procedono… ma, ascolta, se sei a LA perché non ci vediamo? Mi andrebbe proprio di passare un po’ di tempo con te.
- Piccola… sono impegnato fino al collo questo mese… Vorrei vederti tanto anch’io.
- Uff… non potresti liberarti?
- Lo farei se potessi, lo sai…
Con aria amareggiata, e un mezzo sorriso spezzato, Francis accettò quell’involontario rifiuto da parte del fratello.
- Che peccato…
- Dai non fare quella vocina… prometto che a Natale staremo insieme!
- Così tanto tempo ancora?
- Guarda che Natale è tra poco più di un mese…
- …Vero. Ho quasi perso la cognizione del tempo.
- Il lavoro per quel film com’è andato? Non mi hai più fatto sapere poi…
- Hai ragione, ma ho avuto dei giorni incasinati da quando ho finito… Comunque tutto splendidamente. La regista è rimasta molto soddisfatta e i ragazzi sono stati fantastici.
- Tu sei stata fantastica.
- Andremo a vederlo?
- Quando esce?
- In America dovrebbe uscire verso fine Dicembre.
- Allora comincia a prenotare i biglietti per la premiere!
- Davvero? Che bello! Non vedo l’ora!
Esclamò con tono entusiasta la ragazza, facendo sorridere il fratello teneramente.
[…]
- Secondo me sta parlando col suo fidanzato segreto…
Bisbigliò Nina spiando Francis dalla finestra della camera che dava sul portico.
- Perché dovrebbe avere un fidanzato segreto? 
Nina si strinse nelle spalle.
- Non saprei. Ma forse ne ha uno…
- Mmmh… fa un po’ sentire…
A quel punto, Chenille si avvicinò alla finestra e fece silenzio assoluto per cercare di sentire cosa dicesse Francis al telefono. 
[…]
- Ti voglio bene Hermano… mandami qualche sms appena puoi, mi raccomando.
Francis continuava la sua telefonata col fratello che andava verso la conclusione, mentre Chenille e Nina da dentro camera continuavano a spiarla.
[…]
- Ma no! In quel modo chiama suo fratello Luigi!
- Sicura che siano fratelli?
- Beh no, non lo sono. Sono fratelli adottivi…
- Allora vedi che qualcosa c’è sotto?
- Ma non penserai davvero che ci sia del tenero tra loro due?
- Perché no? Tu l’hai conosciuto?
- Sì.. è venuto a cena a casa nostra una volta ma… no, dai… Luigi si comporta da tipico fratello… ehm fratellastro maggiore.
- Mah… chissà… 
Si strinse nelle spalle, Nina, guardando la ragazza restando ancora accovacciate sotto la finestra, proprio come due pettegole in cerca di gossip.
- Ora non mettermi strane idee in testa o stanotte non dormo!
Nina rise a quelle parole e contagiò anche Chenille, e prima che Francis tornasse in stanza, le due tornarono alle loro attività cercando di risultare quanto più naturali e ignare possibili. 
[…]
Il giorno seguente, Nina era in ritardo con alcune rifiniture dell’abito.
- Sono le nove passate e la cena era alle nove… potrai mai perdonarmi?
- Non devo perdonarti nulla, Nina. E’ già tanto se hai cucito un vestito in un solo giorno, se arriverò in ritardo non morirà nessuno. 
- Sicuramente qualcuno morirà vedendotelo addosso…
Disse con soddisfazione la ragazza, sfoggiando un sorrisetto malizioso, poi cambiò nettamente discorso:
- Chenille è pronta? E’ chiusa in bagno da un’ora…
- Arrivo!!!
Urlò la ragazza dal bagno, mentre Nina finiva di cucire una bretella fissandola alla stoffa.
Intanto lei era già pronta ed indossava il suo vestito: un tubino blu scuro a palloncino con dei ricami all’altezza del ventre, che mettevano in risalto i suoi fianchi leggermente larghi, e le sue belle curve. Ai piedi indossava dei sandali alti, molto eleganti.
Aveva i capelli raccolti in una pettinatura particolare, una coda raccolta da un lato che lasciava scivolare i suoi capelli lunghi, siano all’altezza delle spalle, ondulati e con un trucco ad impatto sugli occhi con uno smokey eyes blu scuro, come il colore del suo vestito.
Francis era in biancheria intima a fissare quell’abito ancora riposto sul manichino. 
- Non credi che sia un po’ troppo eccessivo per una cena simile?
- No, anzi. Credo sia perfetto pe te.
- Mhhh… se lo dici tu… Anche se temo di non essere in grado di portarlo nel modo giusto…
- Che intendi?
Le chiese Nina ancora tutta presa dalle rifiniture dell’abito, somigliando sempre più ad un’isterica sarta nel pieno di un attacco di panico. 
Francis d’altro canto guardava quell’abito e cominciava ad immaginarselo addosso.
- Sono stata quattro anni con una divisa militare addosso… credo di aver perso la mia grazia e femminilità… e credo proprio che per indossare un vestito del genere bisogna averne moltissima…
- Non dire sciocchezze, Fran!
- Ci conosciamo da pochi giorni, ma la prima cosa che ho notato di te è il tuo modo di muoverti, e non parlo di ballo, parlo del tuo stile. Hai una postura decisa ed imponente, è vero… ma sai essere elegante anche con un jeans ed un giubbino di pelle addosso. Smettila di farti questi problemi, sarai uno schianto!
Francis le sorrise e proprio in quel momento, si sentì la porta del bagno aprirsi, e le due si voltarono in direzione di Chenille:
- UOOOO!
- Wow Chenille!
Le due ragazze rimasero a bocca aperta per il vestito che indossava la loro amica, molto sexy. Era un vestitino di pelle nero, a maniche lunghe con le spalle scoperte, che arrivava all’altezza delle ginocchia. Ai piedi indossava degli stivaletti corti fino alle caviglie, di color nero e ben accollate. Sugli occhi aveva anche lei uno smokey eyes, ma il suo era di color nero brillantato che richiamava e marcava ancor di più il suo look total black.
- Sei stupenda!
- Una bomba!
Continuavano a commentare le due, somigliando a due fans accanite della ragazza che intanto si girava su sé stessa per farsi ammirare per bene, con una finta aria di superbia:
- Che ne dite? E’ favoloso, no?
Francis cominciò ad applaudire.
- Complimenti De Noir! Ottima scelta di stile!
- Grazie De Laurentiis, grazie!... Ragazze vi sbrigate? Arriveremo in tempo per il dolce di questo passo…
- Cazzo, cazzo, è vero!
- Calma… Chenille le farai venire un attacco di panico.
- Scusa, bella, ma siamo in ritardo…
- Che importa, nessuno ci starà aspettando, eccetto Eddy e Jay…
- Sempre se non abbiano trovato qualche bella cameriera su cui sbavare….
- Touché!
- Non cominciare col parlarmi in francese, bella…
Francis sorrise a quelle parole guardando Chenille che intanto si specchiava allo specchio ammirando il suo trucco e aggiustandosi la sua pettinatura, aveva lasciato le sue lunghe treccine sciolte lungo le spalle. 
[…]
Finalmente riuscirono a raggiungere il posto dove si teneva questa cena super privata e blindata. Una limousine passò a prendere le ragazze, limousine che dovette attendere una mezz’ora abbondante, prima che le ragazze potessero essere pronte). 
Giunsero in un grattacielo di almeno 90 piani, e all’ultimo piano vi si sarebbe tenuta la cena.
Vi erano enorme vetrate da dove vi si poteva ammirare l’intera città illuminata.
Le tre ragazze rimasero senza fiato dinnanzi a quel lusso.
- Caspita, bello!
- Che?
Chiese Nina ancora incantata dalla visione del posto.
- Justin, hai fatto centro!
Francis cominciava a voler lasciare quel posto, sentendosi un pesce fuor d’acqua con quel vestito addosso. 
L’abito che le aveva cucito Nina, era meraviglioso: era un lungo vestito bianco avente un’unica spallina che glielo reggeva dal lato sinistro, mentre dietro la schiena era totalmente scollato sino all’altezza del fondoschiena. 
Ma non risultava volgare, anzi, riusciva ad apparire elegantissima anche in un abito sexy e provocante come quello. 
Aveva i suoi capelli neri (che le erano cresciuti sino ad arrivare all’altezza del suo seno) raccolti da un lato e lasciati sciolti con una pettinatura ad onda. 
Il trucco sugli occhi era molto leggero: un filo di eyeliner, mascara e rossetto rosso sulle sue labbra carnose mettevano in risalto il suo look sensuale di quella sera. Ai piedi calzava dei decolté bianchi, sobri ma sempre eleganti.
- Che hai, Fran?
- Non mi sento a mio agio…
- Saranno i postumi di quando si sciolgono le treccine, è sempre strano rivedersi i capelli…
- Che dici, Chenille??
- Ma è così, Bella!
- Non credo che si stia riferendo a questo. 
- E a cosa si sta riferendo allora?
- Non lo so, chiediamoglielo!
- Bella, a cosa ti riferisci?
Le due ragazze parlavano a tono alto, quando si voltarono in direzione di Francis, la ragazza stava fissando qualcuno. Chenille e Nina si voltarono verso la direzione che Francis stesse fissando, e videro Justin Timberlake che a sua volta fissava Francis con occhi quasi fuori dalle orbite, quasi come se si fosse incantato in quella visione. 
Accanto a lui vi era la Johansson in un abito da sera rosso molto elegante, bellissima come sempre, e con i suoi lunghi capelli biondi ricci lasciati sciolti sulle spalle, mentre lui invece indossava uno smoking grigio scuro, molto elegante a sua volta, ma che gli donava anche un aria casual.
- Qualcuno dovrà farli tornare sulla terra…
Bisbigliò Nina avvicinandosi ad un orecchio di Chenille, mentre si godevano la scena.
- Perché? Sono così carini…
Anche Chenille sembrava essersi incantata nel guardarli, ma ad un certo punto Francis si destò da quel momento e si voltò intenzionata ad andarsene, ma alle sue spalle spuntarono Eddy e Jay entrambi vestiti con uno smoking: giacca nera, pantalone nero e camicia bianca, molto semplici:
- Wow zucchero! Sei uno sballo!
- Cazzo, Fran! …Vuoi sposarmi?
Entrambi rimasero incantati nel vederla con quel vestito addosso.
- Hey, belli, ci siamo anche noi due qui..
- Hola Chenille! Cazzo, sei figa anche tu!
- Grazie per la finezza, Eddy…
- Sempre a lamentarti stai…
- Hey zucchero, anche tu non scherzi.
- Ciao Jay… grazie!
Disse sorridendo dolcemente, Nina, mentre il ragazzo se la squadrava tutta. 
Intanto Francis fu raggiunta da Scarlett inaspettatamente. 
La diva le si avvicinò sorridendole cordialmente:
- Ciao… scusami, noi due non ci siamo mai presentate. Molto piacere, Scarlett.
Le tese una mano l’attrice in modo elegante. Francis ancora intontita, scosse il capo lievemente e dopo averla fissata in modo incantevole, ricambiò il gesto e cercando di non stringerle la mano con troppa forza, la salutò.
- Oh… so chi sei! Il piacere è tutto mio! Sono Francis, molto lieta.
- Anch’io so chi sei… qui non si parla altro che di te. 
Francis con aria sconfitta, si strinse nella spalle e immaginando già a cosa si stesse riferendo l’attrice, le disse:
- Di Caprio…
Scarlett si lasciò andare ad una risatina col suo tono di voce roco. 
- No, io parlavo di Justin.
Francis accigliò lo sguardo e la guardò interrogativamente:
- Non fa altro che parlare di te, è molto contento che tu faccia parte del suo staff. 
- Ah… 
Si rilassò Francis, capendo finalmente a cosa si riferisse la giovane.
- Beh, sì certo. Anch’io sono molto onorata di farne parte.
- Devi scusarmi se non mi sono presentata prima, e soltanto adesso, ma il mio agente non mi lasciava libera un attimo. Poi con le riprese delle scene e tutto il resto… non è capitata l’occasione.
Le spiegava sorridendole gentilmente, e Francis si sentiva sotterrare dall’emozione, non credeva di ricevere così tante attenzioni da un’artista del suo calibro. 
- Ma non dirlo neppure. Anzi, ti capisco benissimo… soprattutto per quanto riguarda gli agenti. Il mio è insopportabile.
Entrambe si lasciarono andare ad una risata e trascorsero così svariati minuti a conoscersi. 
Ad un certo punto, si avvicinò a loro Timothy che indossava anche lui uno smoking con una cravatta un po’ eccentrica a strisce bianca e nera.
- Buonasera, ragazze. Caspita, siete favolose.
Francis abbassò lo sguardo e sorrise timidamente a quel complimento dell’amico, mentre Scarlett con molto meno timidezza, sorridendogli, gli disse:
- Anche tu sei un figurino con questa sera!
Timbo si aggiustò la giacca tirandosela di proposito scherzosamente. 
- Lo trovi anche tu?
Entrambe le ragazze scoppiarono a ridere per la simpatia dell’uomo, che sorridendo, chiese a Scarlett:
- Hai visto Justin?
- Credo sia qui in giro… non lo so…
Si voltò a guardarsi in giro e lo vide chiacchierare con alcuni ballerini.
- Eccolo, è lì…
Timbo seguì il suo sguardo e lo incontrò non troppo lontano da loro.
- Grazie, dolcezza. Allora ci rivediamo dopo…
Disse l’uomo mentre ancora rivolto verso di loro, si allontanava.
- A dopo.
Gli sorrise Scarlett, per poi essere raggiunta dal suo agente.
- Scarlett… posso parlarti un attimo?
- Certo… Scusami, Francis. 
Francis la guardò e le rivolse un sorriso cortese.
- Va pure, a dopo…
[…]
Nina si era avvicinata a lei e proprio in quel momento si videro Ashley e Mike spuntare tra la gente vestiti molto eleganti, a parte per la giacca di Mike, che era un misto tra una giacca da smoking e una giacca da tuta, dato che aveva un cappuccio. 
Ashley quasi moriva d’invidia nel vedere Francis in quel vestito, ma cercò di non darlo troppo a vedere e si pavoneggiava dandosi delle arie nel suo vestito di Louis Vuitton nero con sottile spalline alle braccia e una gonna con dei ricami che le arrivava larga all’altezza di metà coscie. 
- Oh… ci siete anche voi? Credevamo non veniste, dopo il vostro ritardo di quasi un’ora…
- La mia personal stylist aveva delle rifiniture da fare al mio abito.
- Vuoi farmi credere che te lo ha cucito lei in meno di un giorno? Pff…
Sbottò in una risatina irritante, guardando con superiorità Nina, che intanto la guardava con soddisfazione. 
- Credici o no, l’abito l’ho fatto io.
- Magari ti hanno mandato a comprarlo in una boutique di bassa categoria…
- E a te ti ci hanno mai mandato a cagare?
- Nina, basta. Andiamo…
Francis rivolse uno sguardo a Mike, prima di andarsene. 
- Stai molto bene vestito così… se solo non avessi sempre questo broncio tatuato sul volto, staresti ancora meglio. 
Dopodiché lanciò un’occhiataccia ad Ashley, che anche con i tacchi le arrivava quasi all’altezza del naso, e passandole accanto, la guardò con superiorità.
- Divertitevi.
Disse loro con un filo d’ironia nel tono di voce, poi si allontanò assieme a Nina. 
- Dio quanto la detesto!
- Credo che anche sua madre la detesti…
- Comunque credo che Mike abbia sbavato sulla sua giacca, nel vederti vestita così…
Francis non amava parlare di Milke in quel modo, perché sapeva i suoi sentimenti, quindi cambiò argomento.
- Sicura che i miei capelli non si incresperanno con l’umidità?
- Tranquilla, te li ho aggiustati a regola d’arte…
- Speriamo… altrimenti nel giro di un’ora somiglierò ad un vaso con un bonsai dentro.
Nina ridacchiò a quelle parole, ma cercò di tranquillizzarla il più possibile.
[…]
Arrivò il momento della cena, e tutti si misero a sedere ad un unico lungo tavolo che accolse tutti gli invitati. Francis era seduta tra Nina e Chenille, e difronte si ritrovò Jay, Eddy e Frank, un altro ballerino della crew. 
A capotavola vi era Justin, e ai suoi lati vi era Timbo da una parte e Scarlett dall’altra accanto al suo agente e al regista, che sedeva accanto a Timbo. 
Francis non mangiò nemmeno la metà dei pasti serviti, mentre Eddy e Jay difronte a lei si ingozzavano quasi come quando erano a cena da Mama Su, e questo la divertiva tantissimo, e almeno le fece pesare di meno quella cena che avrebbe volentieri abbandonato. 
Prima del dessert, Justin si alzò e con in mano il calice dello champagne, richiese l’attenzione di tutti i presenti.
- Vorrei ringraziare di cuore Samuel, un amico, un professionista e un grandissimo regista. Senza di lui quest’ultimo video non sarebbe risultato così eccezionale. 
Samuel applaudì a Justin e restando seduto, gli disse:
- Senza te e Scarlett non lo sarebbe stato.
Justin rise alle sue parole e indicandolo col calice, si voltò verso Scarlett.
- Assolutamente! Non potrei essere più d’accordo. Vorrei ringraziare anche la splendida Scarlett… oh andiamo alzati, lasciati ammirare!
Inclinò il capo da un lato, Justin simpaticamente, mentre tutti gli altri applaudivano in direzione dell’attrice, che con modesti si alzò e si avvicinò al cantante, che la strinse in un abbraccio. 
- E’ un piacere lavorare con te. 
- Il piacere è tutto mio, JT
Esclamò l’attrice con la sua melodiosa voce roca, e sensuale, così Justin la baciò sulla guancia sorridendole a pieni denti. 
- Lasciami ringraziare il mio compagno di viaggio, colui che ha realizzato le musiche del mio album, il vero artista della serata, signore e signori Mr. Timbaland!!
Timothy si alzò in piedi e accennando qualche passo di ballo, si avvicinò ai due scherzosamente, contagiando nei passettini anche Justin e Scarlett.
- Sono proprio uno spasso!
Disse ridendo Nina, mentre osservava quella scena simpatica assieme a tutti i presenti. 
Francis, sorrideva contenuta e applaudiva in direzione del suo amico, lanciando un’occhiata fugace a Nina. 
- No, ok, a parte gli scherzi… sono io a dover ringraziare te, Justin. Grazie per il tuo talento, e grazie per permettermi di far parte dei tuoi successi, amico! Io brindo a te JT!
Justin batteva le mani e sorrideva all’amico, ma poi fermò quel suo tentativo di brindisi sul nascere. 
- Un momento! Un momento! … 
Si schiarì la voce con un colpo di tosse, e finalmente si voltò in direzione di Francis e la guardò intensamente:
- Lasciami ringraziare anche la mia fantastica crew di ballerini! Senza il loro talento, i video fin ora realizzati non sarebbero alle vette delle classifiche. E… un grazie particolare va alla dea vestita di bianco lì in fondo. 
Col calice indicò Francis, sorridendole dolcemente. 
- Grazie di essere parte della mia crew, grazie per le tue coreografie… grazie di tutto Francis De Laurentiis.
A quel punto Timbaland diede il via ad un applauso collettivo tutto rivolto verso Francis, che ancora emozionata da quelle parole, accettò quell’applauso con modestia, accennando appena un sorriso. 
Eddy e Jay si lasciarono andare a dei fischi di apprezzamento verso la loro amica, e anche Mike ed Ashley parteciparono a quell’applauso, anche se la ragazza non ne era entusiasta al cento per cento quanto gli altri, ma… glielo doveva. 
Francis e Justin si scambiarono un lungo e loquace sguardo, quasi timido e lei lo ringraziò con un sorriso.
[…]
A fine serata Francis e Nina erano appena fuori in una saletta all’aperto, prendendo una boccata d’aria. 
- Non sai quanto mi manchi la mia tuta da militare in questo momento.
- Vorresti dirmi che preferisci una rozza tuta militare al mio vestito?
- Beh… senz’offesa ma la tuta è più comoda…
Nina scoppiò a ridere non reggendo una finta aria offesa. 
- Te lo concedo, solo perché sei sui tacchi da tutta la serata.
- I tacchi non mi hanno mai dato problemi… è che ormai non sono più abituata ad indossare abiti simili…
- Beh abituatici, perché d’ora in poi vestirai sexy anche per andare a dormire. 
- Heilà Fran!
- Hey Timothy!
- Com’è andata la serata?
- Bene, grazie… a te com’è andata?
- Benissimo! Avevo cercato di trascinare con me anche Justin, ma è un inguaribile timidone quel ragazzo…
- Justin Timberlake timido?
Domandò incredula Nina, e Timbo sbottò in una risatina.
- Oh… non immagini neanche dove può arrivare la sua timidezza. La maschera quando si esibisce… ma nella vita reale è un caso perso…
Francis accennò un sorriso, ma improvvisamente si sentiva travolta dalla timidezza anche lei senza un motivo valido. 
- Da non crederci… 
Timothy accigliò lo sguardo guardando Nina. 
- Ma… noi due ci conosciamo?
Nina non trattenne una risata.
- Temo di no. Ma… molto piacere di conoscerla signor Timbaland. 
- Chiamami Timothy… il piacere è tutto mio… Cavolo parlavamo da mezz’ora e nemmeno conosco il tuo nome…
- Ahahah può capitare… comunque io sono Nina…
- Hai un accento diverso, non sei americana, esatto?
- Esatto… in realtà io sono…
Mentre i due erano intenti a presentarsi e a chiacchierare, si avvicinò Justin a Francis, la quale gli sorrise appena. 
- Hey…
Le sussurrò lui con leggera timidezza, avente in mano un mezzo bicchiere di champagne da una mano, e un bicchiere pieno dall’altra, il quale lo offrì alla ragazza.
- Ti va un po’ di…
- Champagne?
Concluse lei, facendo ridere il ragazzo che cercò di farsi scivolare di dosso un po’ di timidezza.
- Scusa… credo di averne bevuti parecchi…
Francis fece finta di crederci, e gli sorrise appena afferrando il bicchiere di champagne dalle sue mani e ne bevve un sorso.
- Ti.. ti piace qui?
- E’ bellissimo!
- Già…
Disse lui assorto nel guardarla. Sembrava irreale ai suoi occhi. Francis  si accorse del suo sguardo e dissolse la sua attenzione verso il resto della gente presente lì quella sera, cercando riparo nello champagne. 
Timberlake non era un ragazzo timido, ma evidentemente era questo l’effetto che le faceva Francis in quel vestito quella sera.
- Come va con la mano?
Le chiese posando il suo sguardo sulla mano della ragazza fasciata di bianco. 
Lei si guardò la benda e cercò di sembrare meno impacciata possibile nel ricordare la sua goffaggine di qualche sera prima quando si bruciò con quegli affari.
- Oh.. sì… beh fa meno male…
- Menomale…
Disse lui guardandola assorto, poi si schiarì la voce e si guardò intorno rapidamente e le disse:
- Avrei una cosa da darti…
- A me?
- Sì, a te.
- E perché?
- Vieni con me, non fare troppe domande.
Justin le prese la mano e la trascinò lontano da occhi indiscreti in una stanza dove vi erano copri abiti vari, e andò a prendere un pacchetto grande quanto una scatola di biscotti. 
Francis fissava quel pacchetto sconcertata. 
- Cos’è?
- Apri e scoprilo da sola…
- Non posso accettare.
Indietreggiò di un passo la ragazza, alzando lo sguardo verso di lui, che sorrise alle sue parole:
- Ma non sai nemmeno di cosa si tratta, avanti non far sembrare la cosa più grande di quanto non lo sia…
Il ragazzo le tese la scatola e lei soltanto dopo alcuni attimi di titubanza, decise di scartare quel regalo. 
Aprendo la scatola vi era un berretto da hip hop, di pelle nero con una F stampata sopra color bianca al centro, e dietro la scritta “Justin” scritta sul bordo del berretto in caratteri piccoli. 
Francis sorrise apprezzando moltissimo quel regalo, e lo guardò con la felicità negli occhi:
- Perché mi hai fatto un regalo?
- Per ringraziarti… per il lavoro che hai fatto con me… e con la crew…
- Ma è il mio lavoro… non devi ringraziarmi, sono io a doverti ringraziare.
- Beh finiamola con i ringraziamenti allora. Spero ti piaccia…
- Scherzi? È fantastico…
- Davvero ti piace? Cioè…sapevo che ami indossare questi berretti soprattutto quando ti esibisci… così ho pensato di fartene fare uno personalizzato…
Francis gli si avvicinò e lo abbracciò stringendolo forte.
- Lo indosserò sempre! Grazie!
Gli disse mentre ancora era abbracciata a lui. Justin soltanto dopo alcuni attimi ricambiò l’abbraccio sorridendo contento della buona riuscita che avesse fatto il suo regalo. 
Sciolto quell’abbraccio, Justin era tentato di accarezzarle una guancia, teneramente, ma non lo fece. Si schiarì la voce e sembrò volenteroso di andar via:
- Forse è meglio tornar di la.
Francis l’osservò e dopo alcuni secondi disse:
- O—Oh sì, sì forse è meglio tornare!
Cercarono entrambi di spezzare quell’atmosfera imbarazzante che si era creata e riprendendo la scatola e riponendovi dentro il cappello, Francis seguita da Justin tornarono in sala dagli altri. 
[…]
- Davvero te l’ha regalato lui?
- Sì! Guarda c’è anche il suo nome stampato dietro…
Disse Nina mentre guardava quel berretto assieme a Chenille una volta rientrate in camera nel Motel. 
- Cavolo, bella! E ti ha baciata?
- Sìììì ti ha baciata?
Sembravano due adolescenti impazzite. Francis si lasciò andare ad un sorrisetto nervoso:
- Ma cosa dite?! No! Assolutamente no! Mi ha solo fatto un regalo da amico!
- Da amico…?
- Magari i miei amici mi facessero regali simili, bella. Conosco Eddy e Jay da più di dieci anni e non mi hanno mai fatto un regalo, neppure al mio compleanno. Te lo dico io… JT è cotto di te…
- Smettetela…
- Ok, non crederci, ma vedrai che è così.
- Magari quando tu gli darai il tuo regalo, lui ti ringrazierà con un bacio…
Disse in tono sognante, Nina, guardando nel vuoto ed immaginandosi già la scena romantica:
- Che cosa? Devo fargli un regalo?
Disse sbiancando Francis, e Chenille le diede una spallata:
- Ma è ovvio, bella! E’ il minimo che tu possa fare!
Francis con occhi spalancati fissava le amiche e cominciava ad entrare nel panico.
- Oh cavolo… non ci avevo pensato… E adesso come faccio? Cosa gli regalo?
- Non pensarci adesso, suvvia. Ho un male ai piedi pazzesco, voglio solo buttarmi sul letto e dormire. 
- Allora fallo, bella!
- Non senza prima lavarmi i denti…
Francis aveva ufficialmente perso il sonno e ancora assorta, non riusciva a pensare ad un idea di regalo da fare al cantante. 
Era ricchissimo, possedeva di tutto, cosa avrebbe mai potuto regalare ad uno come lui?
Con questo dilemma in testa, trascorse l’intera notte insonne.

 

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Capitolo 21
*** ● Febbre D'Amore ● ***


Le ultime settimane del mese di Novembre furono molto intense da ogni punto di vista. 
Francis e gli altri ballerini della Crew assieme allo stesso Justin, trascorrevano giornate intere a provare le coreografie ideate da Francis, all’interno dell’albergo Hilton a Las Vegas. 
L’intero staff di JT si era spostato in Nevada, lontano dal caos Hollywoodiano di Los Angeles e circondato da gioco d’azzardo e vita lussuosa di Las Vegas.
L’albergo non fu fittato interamente, ma furono riservati gli ultimi tre piani più l’attico dell’Hotel, a Timberlake e al suo staff.
[…]
- Siamo a Las Vegas da una settimana e non ho ancora scommesso nemmeno un dollaro alla roulette… Se mi vedesse mio nonno sarebbe deluso da che fine abbia fatto il suo nome.
- Tuo nonno si chiamava Jay?
- Jeremy
- Ahahahahahah vuoi farmi credere che ti chiami Jeremy?
- Detto da uno che si chiama Edward è il colmo… e poi, tu sapevi come si chiamava mio nonno, idiota!
Jay ed Eddy erano sempre i due buffoni del gruppo, facevano ridere tutti con la loro spontaneità, anche Timberlake, che durante le prove era testimone delle loro buffonaggini. 
Vi erano cinque minuti di pausa prima di riprendere con le prove della coreografia di Sexy Back, ed erano quasi tutti seduti a terra a riprendere fiato, rilassare i muscoli e dissetarsi. 
Justin guardava i due ragazzi quasi volenteroso di voler stringere rapporti con loro, sorridendo ad ogni loro battutina o battibecco, anche lui li trovava molto simpatici. 
- Ti dico che Edward andava di moda nell’ottocento, amico. 
- E allora Jeremy? Risale al dopo Cristo…
- Mi spiegate lo scopo di questo dibattito?
- Siamo annoiati.
- Sì, ci annoiamo terribilmente.
Risposero con aria risoluta i due amici alla domanda ironica di Chenille, la quale era seduta accanto a Francis, poggiando le mani sul parquet e inclinando la schiena in una posizione comoda utile a distendere i muscoli della schiena e delle spalle. 
Francis invece era seduta all’indiana, e sorseggiava della energade, trovando quasi normali i suoi amici.
Ad un certo punto la ragazza si alzò e si diresse verso lo stereo, sotto lo sguardo vigile e curioso di Justin, che non smetteva mai di guardarla segretamente, ogni volta che lei era distratta o gli dava le spalle. 
Gli altri parlavano tra loro, quando una volta arrivata davanti allo stereo, la ragazza inserì la spina nel condotto elettrico e subito cominciò a muoversi come se stese avendo una scossa elettrica causata da qualche filo scoperto dell’elettricità.
Nel giro di un secondo si vide Justin sbiancare dallo spavento, alzarsi in piedi ed urlare.
- Francis!!! Una scossa elettrica!!!
Gli altri ballerini si voltarono a guardarla e spaventati cominciarono ad urlare, cercando qualche oggetto di legno per poter allontanare la ragazza dalle scosse elettrice senza esserne contagiati. 
Mike e Justin si precipitarono verso la ragazza, che però, inspiegabilmente scoppiò a ridere dopo aver fatto una giravolta sui tacchi delle sue scarpette. 
A quel punto Justin sembrò davvero scampato ad un infarto, come del resto tutti gli altri. 
- Dannazione Francis! Ma ti è andato di volta il cervello?
La ragazza sapeva di averlo spaventato, sapeva di aver spaventato tutti: ma non riusciva a trattenersi nel ridere:
- Era da anni che non lo facevo, credevo di aver perso il mio smalto…
- No, tu hai perso la testa!
Le rispose acidamente Mike, guardandola storto e con la sua immancabile espressione imbronciata.
- Ragazzi: GAVETTONE PER RIPICCA!
A quegli “ordini” di Justin, tutti i ballerini si munirono di bottigline d’acqua e qualsiasi cosa di liquido avessero per gettarlo addosso a Francis, che tentò inutilmente la fuga. 
Aveva fatto prendere un colpo a tutti con quella sua bravata, ma tutti, o quasi ci risero su. 
Mike non gradì quello scherzo, e come lui neanche Ashley, che odiava vedere Francis sempre al centro dell’attenzione, soprattutto quella di Timberlake.
Fran rideva a crepapelle per quei gavettoni, e alla fine un po’ tutti i ballerini si bagnarono, compreso JT; dunque furono costretti a terminare le prove e farsi una doccia, prima di cominciare a puzzare di anargade e gatorade a gusti vari.
[…]
- Cazzo se sembrava reale, lo chiedi anche? Justin ha cambiato colore dallo spavento!
- Ahahah sì, l’ho visto… ma non potevo non ridere…
- Sei una stronza… ma dove hai imparato a muoverti così? Sembravi davvero avvolta da una scossa elettrica, non ho mai visto una cosa simile, prima…
Francis e Chenille erano negli spogliatoi ad asciugarsi dopo la doccia, assieme a Jess ed Anna che intanto si vestivano. 
- L’ho imparato da me..
Si strinse nelle spalle con indifferenza, Francis mentre rispondeva alla domanda di Chenille.
- Ma come da sola?
- Sì, Chenille… non è una genialata, sai? Tu sai muoverti in quel modo.
- Certo, so muovermi a ritmo spezzettato, ma non sono capace di simulare una scossa elettrica.
- Vorrà dire che te lo insegnerò…
Disse inclinando le labbra verso il basso con disinvoltura, facendo ridere l’amica. 
Anna e Jess presero i loro borsoni e sorrisero verso le ragazze, ascoltando la loro conversazione:
- Insegnalo anche a noi, Fran!
- Contaci, Jess!
Le fece l’occhiolino ammiccandole e sorridendole poi di ricambio.
- Noi saliamo in camera, ci vediamo più tardi ragazze. 
- A più tardi Anna, ciao Jess.
- Ciao Belle!!
Nel momento in cui la porta dello spogliatoio si aprì, distrattamente, Francis sfilò via l’accappatoio e dando le spalle alla porta, non si accorse che Justin la vide nuda.
Il cantante si trovava non lontano dalla porta degli spogliatoi femminili, e parlava con Timothy, che dava le spalle agli spogliatoi, seduti al banco, quando involontariamente JT guardò in direzione degli spogliatoi che si aprirono e per un attimo vide la schiena e il fondoschiena di Francis e ne restò a bocca aperta. 
La porta si chiuse in due secondi, ma bastarono per permettere al cantante di restare rapito dal fisico di Francis, la quale non si accorse di nulla; a differenza di Timothy, il quale dovette scuotere una mano davanti agli occhi dell’amico per farlo tornare in sé. 
Incuriosito, poi, Timbo si voltò in direzione dello spogliatoio, ma fortunatamente per Francis, la porta si chiuse. 
[…]
- Adesso Nina dov’è che vive?
- In un appartamento a Los Angeles, assieme ad altri tre ragazzi.
- E perché non è rimasta con noi?
- Diceva che preferiva non accollarsi a noi, ma io dico che in realtà voleva un po’ di privacy e del tempo per dedicare al suo lavoro e la sua passione.
- Oh.. cavolo, che peccato! Adoravo quella ragazza!
- Guarda che la rivedrai, Chenille…
- Lo so, bella, ma era divertente quando era con noi… insomma, con lei potevo fare del gossip che con te non posso fare. 
Francis accigliò lo sguardo e quasi offesa la guardò male, portandosi le braccia incrociate sotto il petto.
- Come sarebbe a dire? 
- Ma sì… non sei amante di questo genere di cose, Fran…
- Oh… scusa tanto Chenille…
Le fece il verso e una linguaccia l’amica, e Chenille ricambiò la smorfia, guardandola di riflesso nello specchio. 
Le due si stavano dando una sistemata prima di uscire. 
Chenille indossava un Jeans a trequarti azzurro, e una camicia bianca abbottonata distrattamente, le treccine raccolte in una coda di lato che scivolava morbida sulla spalla sinistra. 
Francis invece indossava un leggings di pelle nero, con degli stivaletti dello stesso colore, una maglia bianca che le scivolava addosso perfettamente, con una scollatura a V, e una giacca nera con le maniche a trequarti. 
I capelli ormai le erano ricresciuti, e una volta sciolte le trecce, le arrivavano all’altezza del petto, ma doveva fare qualcosa per riaccendere il suo colore. 
Nonostante ciò, le stavano bene, li aveva ondulati e di un castano scuro tendente al nero, il ché esaltava i suoi occhi e la sua pelle scura.
Dopo svariati minuti uscirono dagli spogliatoi, ma furono avvicinate da Thimoty:
- Hei ragazze…
- Ciao Timbo!
- Salve…
- Che eleganza… andate da qualche parte? 
- Uhm… a dire il vero… no.
- Io dovrei telefonare a mia madre e mia figlia… 
- Oh… scusatemi, non volevo farvi perdere tempo. 
- No, no, anzi… cioè…posso chiamarle anche più tardi.
Francis guardò l’amica con sguardo accigliato, ma sorridente, poi guardò Timothy e alternava lo sguardo tra i due. 
- Io in realtà vorrei posare questa borsa e mangiare un boccone, ho uno strano appetito. 
- Strano in che senso?
Disse Timothy per poi fingere un’espressione spaventata rivolta a Francis, che non trattenne una risata. 
- Poteri mangiarti, ti ho mai detto che sono carnivora? 
- Ouhhh ora sì che mi fai paura, ragazza!
- Arrr
Francis pronunciò un finto ruggito mimando anche dei finti artigli con la mano sinistra, lasciando ridere gli amici. 
Quando Timothy vide Justin passare accanto a loro distrattamente, mentre parlava con una sua assistente, lo chiamò:
- Hey J.
Justin ancora distratto si voltò verso l’amico e solo dopo si accorse della presenza delle due ragazze, e il suo sguardo cadde immediatamente su Francis, e la sua memoria vagò a pochi minuti prima a quando quella porta degli spogliatoi si era aperta per fatalità… un po’ troppo…
Fece un colpo di tosse a quel ricordo, e abbassò lo sguardo imbarazzandosi dei suoi pensieri:
- Heilà ragazzi…
- Che ne dici di portare queste due signore a mangiare un boccone? Electric Lady ha fame…
Francis sorrise a quella parola, e incuriosita li guardò entusiasta:
- Come mi hai chiamato?
- Oh no, i diritti di autore vanno a Justin… è lui che ti ha soprannominata così dopo l’episodio di oggi. A proposito… mi fai rivedere quella finta scossa elettrica? Qui tutti ne parlano e io sono l’unico ad essersela persa…
Francis ignorò per un attimo l’amico e si voltò a guardare Justin e gli sorrise divertita, poi gli diede una spallata per scherzo.
- Electric Lady, eh? Bella trovata… mi piace!
- Dovresti scriverci una canzone.
Suggerì scherzosamente, Chenille.
Justin sembrò aver perso l’imbarazzo iniziale e dimenticò di aver visto quello che aveva visto, e cominciò a sorridere.
- Ti piace? Uh?
Le domandò con un insolito tono basso, quasi sensuale, la ragazza lo guardava con leggera malizia e gli sorrideva in quel modo che lo mandava fuori di testa. 
- Moltissimo…
Rispose lei allo stesso tono. 
Timothy e Chenille si sentivano quasi di troppo, e il produttore alzò le mani:
- Se volete togliamo il disturbo…
Francis ancora sorridente, si voltò verso l’amico e disse:
- Di che stai parlando? Mi avevi appena promesso una cena…
- Vieni con noi, JT?
Justin guardò Francis:
- Se non sono di troppo…
- Credo che li facciano ancora i tavoli per quattro persone…
Disse con ironia la ragazza, rivolgendo un lungo sguardo al cantante, che scherzando cominciò a farle il verso con una vocina e gesti tipici di ragazzine:
- Ouh… che cosa fantastica, allora stasera mangeremo insieme! Yeeeh. Dopo cena ci mettiamo lo smalto sulle unghie, ok? Uhm… Queste unghie sono tue o sono finte, tesoro? 
- Sono vere, tesssoro. Questo è tutto vero!
Disse la ragazza stando al gioco del cantante e cominciando a muovere il bacino, passandosi le mani lungo i fianchi.
Lo sguardo di Justin cadde sul fondoschiena della ragazza e lentamente smise di ridere, un po’ perché ricordava sempre la scena di prima nello spogliatoio, e un po’ perché sentiva Timothy e Chenille parlottare tra loro, e dire:
- Io continuo a sentirmi di troppo. 
- Non dirlo a me… neppure sono sicura di conoscerla…
Chenille guardava Francis trattenendo un sorriso, mentre cercava di apparire seria, con un sopracciglio alzato. 
- Ok, credo si sia sentito il mio stomaco brontolare…
- Io l’ho sentito..
- Sì, anch’io!
- Sono sempre l’unico che si perde le cose, qui?
- Mi sa di sì, Timbo…
Il produttore scosse il capo sconsolato e afferrò il suo cappotto prima di uscire assieme ai ragazzi. 
[…]
Decisero di andare a cena in un ristorante Italiano, e non restare nell’albergo, approfittando così di fare un giro per Vegas.
- Potrei mangiare cibo italiano per il resto della mia vita.
- Cosa te lo impedisce?
- I carboidrati… 
- Oh… beh io dico che un po’ di ciccia ti starebbe bene.
- Con la panza continuerei a piacerti?
- Chi ti ha detto che mi piaci?
- Chenille…
Mentì, poi Francis si voltò in direzione di Chenille con un finto sguardo preoccupato:
- Hai detto una cosa simile?
La ragazza era impegnata a chiacchierare col produttore di questioni di lavoro, quando si accorse che Francis le stesse dando attenzione:
- Eh? Scusa, che hai detto?
- Lascia stare.. e comunque …
Ignorò l’amica e si voltò in direzione di Justin che si morse le labbra per trattenere una risata, cercando di restare serio.
- Stai ridendo?
- Io? No!
- Sì! Stai ridendo di me!
- No, mi è venuta in mente una battuta di un film e ridevo da solo… 
- Che?
- Mi piace quando dici “Che” si sente il tuo accento spagnolo…
- Guarda che non sono spagnola, eh… 
- Lo so… sei Polacca. 
- Polacca? Ma la sai la geografia?
- Assolutamente sì! La Polonia si trova in Africa!
- Ti prego dimmi che stai scherzando…
- Vi prego ditemi che siamo arrivati…
Disse in un lamento Chenille, mentre erano in limousine. Timothy diede un’occhiata dal finestrino:
- Sì, siamo proprio arrivati.
Justin ridacchiava divertito, mentre Francis aveva ancora qualche dubbio sulla cultura del cantante, che stava chiaramente scherzando. 
Il ristorante si chiamava “Da Tony” nome tipicamente Italiano, ed era molto lussuoso, con gli interni di ceramica italiana, tavoli rotondi di media grandezza e sedie a vista molto comode. 
- Oddio, non vorrete portarmi lì dentro vestita così… indosso degli stracci. 
- Guarda me, sono vestita come una teenager che va in discoteca…
- Io dico che state bene, voi donne vi fate troppi problemi inutili.
- Fidati, Timbo, tutti ci noteranno lì dentro. 
- Beh questo lo faranno indipendentemente dall’abbigliamento, Fran. 
Chenille indicò i due uomini con un cenno di capo, e Francis scrollò le spalle:
- Pazienza allora…
- Entriamo?
- Entriamo!
Timothy lasciò entrare prima le ragazze, e poi lui e Justin le seguirono in coda, per poi congedarsi dalle due per andare a parlare con il proprietario del ristorante, che non poté non notarli. 
- Cavolo, bella! Questo sì che è lusso… Se potesse vedermi Mama Su in questo momento…
Chenille non ricevette risposta da Francis, così si voltò in direzione dell’amica e notò che era tutta presa da qualcuno che era seduto ad un tavolo.
- Hey, bella… chi hai visto?
Francis fissava un ragazzo al tavolo, in compagnia di una ragazza che però le dava le spalle; non le fu difficile riconoscerlo, era Lucas… il DJ. 
Con occhi sbarrati per la sorpresa di vederlo proprio lì e per la rabbia che le era scattata non appena lo aveva visto: lo fissava incessantemente.
- Bella… dove vai??
Francis ormai non vedeva altro che quel lurido bastardo, accecata dalla rabbia si avvicinò al suo tavolo come una furia, afferrò la tovaglia che copriva quel tavolo ben apparecchiato e gli rovesciò tutto addosso, cogliendolo di sorpresa.
Tutto il ristorante si mobilizzò a quel gesto, e il ragazzo che non l’aveva vista, tentava di ripulirsi il vestito alzandosi in piedi e riconoscendola in pochi secondi. 
Una vena di spavento si marcò sul suo volto:
- Francis? Tu che ci fai qui?
Francis nel arrivare come un uragano a quel tavolo, aveva urtato la sedia su cui era seduta la presunta ragazza del DJ, facendola cadere a terra.
La ragazza non staccava gli occhi di dosso a quel bastardo, aveva lo stesso fuoco e la stessa rabbia accecante di quattro anni fa: quando gli scaraventò la consolle giù dalla sua postazione; e Lucas se ne accorse, eccome se, se ne accorse.
Poi però, Francis fu catturata per un attimo dalla ragazza a terra, aveva un pancione grosso quanto un cocomero… era incinta. 
Si precipitò ad aiutarla ad alzarsi, e mortificata, le sussurrò:
- Perdonami, non ce l’ho con te…
La giovane ragazza la scostò in malo modo, senza potersi spiegare chi diavolo fosse Francis e perché avesse fatto quello che avesse fatto. 
Fran incassò il colpo, ma solo dopo essersi accertata che la ragazza fosse tornata in piedi sulle proprie gambe, tornò a guardare il ragazzo, mentre nella sala Justin, Timothy e Chenille tentarono di avvicinarsi all’amica, ma lei a sua volta si avvicinò a Lucas:
- Pezzo di merda! E’ tutta colpa tua! Non sei degno di quel bambino! Non meriti di diventare genitore!
Francis ancora soffriva per la perdita del suo bambino, e non poteva accettare che invece Lucas potesse avere la possibilità di diventare padre con tutta tranquillità, dopo quello che era successo.
Il ragazzo alzò le mani visibilmente scosso e spaventato:
- Ti prego, Fran, mettiamoci una pietra sopra… sono in viaggio di nozze ormai…ne è passato di tempo…
- Il tempo sarà passato per te, ma non per me!
Diceva a denti stretti la ragazza, che si avvicinava sempre più al ragazzo che a sua volta indietreggiava lentamente:
- Se non fosse stato per la tua stupida scommessa, a quest’ora Emma sarebbe ancora viva! Se non avessi mai conosciuto quella merda di Fabio, se non mi fossi sentita male a causa sua, quell’incidente non sarebbe mai accaduto! TU! TU HAI MANDATO A PUTTANE LA MIA VITA! 
- Hey… hey.. ascolta, non immaginavo che finisse così, era solo una stupida scommessa… mi dispiace per Emma! Sono anche venuto al suo funerale…
A quelle parole, Francis non ci vide più. Non poteva accettare che quel lurido traditore avesse osato recarsi al funerale della sua Emma, così impazzì letteralmente di rabbia e cominciò a colpirlo con un pugno sull’occhio, poi sul mento, sulla guancia, finché non fu fermata dall’intervento di alcuni agenti della polizia, che erano stati allertati dai proprietari del locale, non appena Francis si era avvicinata a quel tavolo. 
Fu necessario l’intervento di tre agenti per riuscire a fermarla, ma la ragazza urlava ancora e chiedeva di essere lasciata libera, ma continuava a parlare in Italiano. 
Aveva dimenticato di trovarsi a Las Vegas, aveva dimenticato di dover parlare in inglese, aveva dimenticato tutto in quel momento, pensava solo a voler far del male a quel bastardo.
Finalmente riuscirono a trascinarla fuori dal locale, e ad avvicinarla alla volante della polizia, ma lei ancora con i nervi a mille, estrasse il suo tesserino della USA Army. 
- Toglietemi immediatamente le mani di dosso. Lasciatemi libera o giuro su quanto è in mio potere che vi farò radiare dall’arma!
Fortunatamente, stavolta Francis ricordò di dover parlare in inglese per farsi capire.
Gli agenti, visibilmente presi alla sprovvista, lasciarono andare la ragazza, anche se continuavano a temere che potesse compiere qualche altra pazzia.
Fuori al locale si avvicinarono i proprietari del locale assieme a Timberlake, Timbaland e Chenille. 
- Portate via di quei questa pazza! Non vogliamo più vederla qui dentro!
Justin tentava di calmarli tenendo le mani in avanti, ma Francis cercava di avvicinarsi a loro però gli agenti glielo impedirono:
- Non temete, idioti, non metterò mai piede in questo schifo di posto. 
- Io la denuncio!!
- Bene! Ci vediamo in tribunale, mandatemi l’invito!!!
- Hey, hey Tony, Gio… smettiamola adesso, ok?
Justin e Timbaland cercavano di tenere gli animi dei proprietari, calmi, mentre invece Chenille si avvicinò a Francis.
- Hey bella, basta, dai… 
Francis aveva come dimenticato della presenza o quasi dell’esistenza di Chenille e degli altri… ormai era come se fosse tornata alla sua vita di quattro anni fa.
Fece un respiro profondo e la guardò con un po’ di vergogna, rendendosi conto soltanto in quel momento della figura che avesse fatto davanti a lei e ai due artisti. Così presa dalla mortificazione, si allontanò dal gruppo.
[…]
Rientrò in albergo a piedi, a notte inoltrata, probabilmente Justin, Chenille e Timbo, erano già nelle loro camere, ma non volle disturbarli, avrebbe chiesto scusa per il suo comportamento il giorno seguente.
La notte però portò consiglio… o meglio un’idea malsana alla ragazza. 
Era notte inoltrata, ma col fuso orario italiano non avrebbe creato problemi se avesse telefonato a degli amici, e così fece.
Telefonò ad un suo vecchio amico ai tempi di Parma, si chiamava Fabrizio, questo ragazzo conosceva molto bene sia lei che Lucas, perché col ragazzo aveva frequentato lo stesso liceo, mentre invece con Francis si erano conosciuti nel suo locale, ed erano soliti stare insieme parecchie serate; aveva qualche anno in più di lei, ma era comunque giovane.
Francis si fidava relativamente del ragazzo, sapeva bene che lui non faceva parte di quella scommessa, sapeva che era fuori da quel giro perché era un ragazzo con la testa sulle spalle che aveva cominciato a lavorare come commercialista sin da giovanissimo, e quindi sapeva che tipo era.
Fortunatamente non dovette richiamare, per ottenere una sua risposta:
- Francis? Sei davvero tu? Cavolo, ne è passato di tempo!
- Già… ne è passato parecchio…
- Ho saputo di Emma… non immagini quanto ci sia stato male. Avrei voluto telefonarti, ma non riuscii a rintracciarti in nessun modo, infatti mi stupisco del fatto che tu abbia il mio numero…
Francis non fece parola sulla storia di Emma, e con amarezza, cercò di rigirare il discorso e portarlo su un’altra pista.
- Sì, beh non ero certa che l’avessi ancora attivo… ma ho tentato ed ho avuto fortuna…
Diceva in tono garbato e gentile la ragazza:
- Sono davvero felice di risentirti e sapere che stai bene. Ma dove sei? Mi hanno detto che sei andata via da Parma, dopo …la tragedia…
- Sì… ho preferito cambiare… ma scolta, in realtà ti ho telefonato per un motivo ….
Il ragazzo cambiò tono e subito si mise a disposizione di Fran, assumendo un tono di voce più serio:
- Ma certo, certo, dimmi come posso esserti d’aiuto…?
- In realtà volevo avere notizie di Lucas… so che tu e lui siete molto amici, ma io purtroppo non riesco più a mettermi in contatto con lui. Vorrei fargli una sorpresa, quindi ti pregherei di essere discreto e non dire in giro che l’ho cercato. 
- Oh… ma certo, conta sulla mia discrezione, sai che ti puoi fidare.
- Certamente, per questo mi sono permessa di telefonarti…
- A dire il vero Lucas non lo vedo da un bel po’ anch’io, perché adesso vivo a Milano per lavoro, ma ho saputo che si è sposato e che diventerà padre a breve…
- Davvero???
Esclamò cercando di simulare come meglio poteva un tono sorpreso a quella notizia:
- Sììì! Assurdo per uno come lui, vero?
- Beh… sì, effettivamente sì… io continuo a vederlo come il DJ del suo locale…
- A dire il vero continua a gestirlo.
Ecco dove voleva arrivare la ragazza. Con tono profondo, disse:
- Davvero?
- Sì, sì
- E come vanno le cose? E’ sempre lo stesso locale o si è spostato?
- Sempre lo stesso locale, ma ovviamente lo ha rimodernato parecchio. Dicono che abbia vinto dei soldi, non so dirti come…
“La scommessa” pensò Francis, e la rabbia continuava ad alimentarsi.
- … e che abbia fatto lavori costosi dentro…. Beh mi fa piacere per lui…
- Sì, anche a me. Sono davvero felice per lui e che la sua vita proceda bene. 
Mentì la ragazza.
- Sì… beh e io sono felice di averti risentito e di sapere che stai bene.
- Grazie, Fabrizio, anche io sono felice di averti risentito.
- Ma allora ripassi per Parma?
- NO! No, assolutamente… non credo di tornare…
- Oh…
Francis si precipitò, forse con un po’ troppa foga, nel dire che non sarebbe tornata a Parma, ma voleva essere certa di convincere il ragazzo che non stesse mentendo.
- Sai… dopo la morte di Emma, preferisco non tornarvi più… troppi ricordi…
- Ma sì… immaginavo fosse questo il motivo…
- Sì…
- Beh ma potresti comunque avere occasione di rivedere Lucas, un giorno, chissà.
- Certo, certo… ma ti pregherei di non dirgli che l’ho cercato, né a lui né ad altri. Magari riesco a combinare qualcosa e fargli quella sorpresa. 
- Conta sulla mia discrezione, Fran.
- Grazie infinite, Fabrizio, davvero mi ha fatto molto piacere risentirti.
- Lo stesso vale per me, abbi cura di te.
- Lo farò… grazie Fabri… a presto. 
- Un abbraccio. 
[…]
La telefonata terminò e Francis indossò in un lampo gli abiti che indossava quella sera, e uscì di fretta e furia dalla sua camera. Nel farlo però, si ritrovò Justin davanti, inaspettatamente. 
- Justin… 
- Dove stai andando?
Le chiese lui accigliato e sospettoso.
- Venivo … venivo a cercarti…
Disse con tono poco convincente, la ragazza, guardandolo:
- E’ successo qualcosa?
il ragazzo tentava di indagare, guardandola dritta negli occhi e cercare di capire cos’avesse. 
- Un mio zio… sta poco bene… potrei assentarmi per qualche giorno? So che siamo nel mezzo del lavoro ma… è davvero…
- Grave?
- Esatto… sì!
Justin la guardava allarmato, ma cercò di farla rientrare in camera, e l’unico modo che aveva per farlo era quello di andarle incontro e costringerla ad indietreggiare. 
- Mi dispiace per tuo zio. 
Justin chiuse la porta alle sue spalle e vi si poggiò, guardando Francis che intanto non capiva le intenzioni del ragazzo.
- Cosa c’è? Perché siamo entrati?
- Non volevo svegliare le camere accanto…
- Perché avresti dovuto svegliarle?
- Volevo chiederti di stasera. Credo di meritare una spiegazione…
Francis abbassò lo sguardo spazientita e lanciò sul letto il giubbotto di pelle che aveva tra le mani:
- Vecchi screzi Italiani…
- Era il tuo ex ragazzo, quello?
- No! No, assolutamente! Come ti viene in mente?
- Come, dici? Hai travolto lui e la sua ragazza incinta, mettendogli le mani addosso…
Francis cominciava a sentirsi mortificata, e con un po’ di vergogna, abbassò lo sguardo, non reggendo quello del ragazzo che cominciava a pesarle.
- Non è questo il motivo…
- E quale sarebbe? Non capivo l’italiano!
- Non ne voglio parlare, adesso, ok?
Justin cominciava ad apparire incazzato, e la guardava incerto.
- Non puoi liquidarmi così, non puoi andartene ancora una volta, per poi tornare e far finta che nullo sia successo!
- E così sei uno che porta rancore? Perché non me ne hai parlato quando sono tornata l’altra volta? 
- Ero impegnato per il video…
- Te lo dico io perché, perché eri impegnato con Scarlett!
- Cosa c’entra questo adesso?
- Vorresti negarlo?
- Non credevo ti interessasse la mia vita privata, dal momento che tu hai la tua a cui pensare!
- Ma che cazzo dici?
- Di Caprio!
- Ancora con questa stupida storia? Perché continui a tirarla in ballo? Cos’è sei geloso? Non credo che tu abbia alcun diritto di interessarti alla mia vita. 
Justin la guardò male, deluso di sentirle dire quelle cose.
- Ho diritto ad interessarmi alla tua vita, se questa intralcia la mia carriera. 
- La tua carriera? Cosa ho fatto di così grave? Non credo di ostacolartela con due giorni di assenza!
- E’ già la seconda volta che molli tutto e te ne vai, e tra meno di un mese comincerà il tour! In quanto tuo datore di lavoro posso impedirti di lasciare il tuo posto di lavoro!
- E io in quanto a cittadino libero, posso andarmene!
- E molleresti tutto?
- Sì !
- Bene, allora vattene! Ma non tornare più!
Francis sbiancò a quelle parole, e il cuore cominciò a batterle a mille avvolta dalla paura di perdere tutto quello che si era costruita in quei mesi; non immaginava che stesse dicendo sul serio.
- Mi stai mandando via?
- Eh no! Non ti permetto di rigirare la frittata a tuo favore, sei tu che te ne stai andando!
- Dannazione, è per mio zio!
Francis si mise le mani nei capelli disperata, sapeva che gli stesse mentendo, ma era determinata a tornare in Italia per una faccenda che aveva lasciato in sospeso e che non poteva rivelargli. 
Justin restò a guardarla, senza muovere un muscolo, e con una mano sul mento, l’osservava assorto:
- Guardami negli occhi e dimmi che te ne vai davvero perché tuo zio sta male, e sarò il primo a riaccoglierti a braccia aperte.
Quello era un dentro o fuori, e Francis lo sapeva, per questo si sentiva morire lentamente. 
Voleva essere sincera con lui, e dirgli tutta la verità, ma temeva, anzi sapeva che non l’avrebbe lasciata andare; non dopo tutto quello che si erano appena detti.
Inoltre, poi, non voleva che la giudicasse male, ma come poteva mentirgli così spudoratamente? 
Provava qualcosa per quel ragazzo, affetto probabilmente, gli voleva bene, ma non voleva rischiare di perdere quel posto di lavoro che sognava di ottenere da tutta una vita. 
Così fece il cuore duro, gli si avvicinò di un passo e guardandolo dritto negli occhi, gli disse:
- Mio zio sta male…
Disse con un filo di voce, che si spezzò poi quando aggiunse:
- …Lasciami andare. 
Justin rimase in silenzio a quelle parole, continuava a guardarla dritto negli occhi, continuava a sperare che la ragazza crollasse da un momento all’altro e le confessasse che quella era tutta una menzogna, perché lui sapeva che stesse mentendo, se ne accorse dal suo sguardo. 
Un battito di ciglia fasullo la ingannò, non poteva crederle, non ci riusciva, anche con tutta la sua volontà.
Acconsentì con il capo tristemente, e abbassando lo sguardo, si spostò sulla sinistra e la lasciò passare, spianandole la strada per andarsene.
Francis lo guardò, avrebbe voluto che lui le ricambiasse lo sguardo, ma forse era meglio così, altrimenti non avrebbe più avuto la forza di andarsene. 
Si affrettò a recuperare il suo giubbotto di pelle dal letto, e senza neppure guardarlo, se ne andò.
[…]
Mentre si recava in aeroporto, Francis sentiva nel suo profondo, che le cose con Justin, da lì in avanti non sarebbero più state le stesse. 
Eppure era semplicemente il suo datore di lavoro, non doveva importargliene molto.
Certo, si trattava di una star della musica mondiale, ma la situazione non cambiava. 
Era una sua dipendente, doveva fare quello che le diceva, ma non doveva esserci altro. 
Però… non poteva mentire a sé stessa e negare che con lui si trovasse bene, si divertiva… quasi riusciva a tornare ad essere la persona che era un tempo, tornava ad essere sé stessa.
Le piangeva il cuore pensando di avergli mentito, non avrebbe voluto farlo, non voleva tradire la sua fiducia, lui che sembrava essere un così bravo ragazzo, lui che non lo meritava… ma doveva! Doveva andarsene, doveva farla pagare a qualche stronzo del passato. 
[…]
Arrivò all’aeroporto di Milano e nella notte tra il 5 Dicembre, e il 6, arrivò a Parma con un pullman da viaggi, assieme ad altre 30 barra 40 persone. 
Era distrutta, esausta da quel viaggio, ma non sarebbe comunque stata capace di dormire ripensando e ripensando allo sguardo di Justin che la guardava mentre gli mentiva senza pietà … e non sarebbe stata in grado di dormire se non avesse fatto quello che aveva in mente di fare.
Doveva smetterla di pensare troppo alle persone, doveva smetterla di avere dei punti deboli su cui fare pressione ogni volta. Lucas doveva pagarla. 
Erano le 7:00 del mattino, si trovava proprio lì, davanti al suo locale, l’insegna era quattro volte più grande della vecchia, vi erano aiuole che accompagnavano l’ingresso al locale che già dall’esterno era molto cambiato, più lussuoso… si notava lontano un miglio che aveva avuto del lavori costosi.
Fran si fece un giro attorno all’edificio e si assicurò che nessuno vi fosse dentro, o nelle vicinanze e soprattutto si assicurò che nessuno la vedesse.
Preferì non scassinare la porta per entrare e controllare ulteriormente che nessuno vi si trovasse all’interno, ne era già sicura. 
E Fu soltanto ad allora che afferrò delle grosse bottiglie contenenti benzina e cominciò a segnare il perimetro dell’edificio torno, torno gettandovi il liquido a terra.
Aveva ricevuto sguardi indagatori e strani nel pullman durante il viaggio, per quelle bottiglie, ma cercò di non pensarci.
Mentre gettava la benzina attorno al locale, la sua mente tornava indietro a rivivere la scena di quando l’aveva rivisto in quel ristorante a Las Vegas.
Non poteva accettarlo! Non poteva accettare che si fosse rifatto una vita come se nulla fosse, che avesse anche ristrutturato il suo locale con i soldi di una lurida scommessa fatta su di lei. 
Lui, Lucas, quel ragazzo DJ e proprietario della discoteca che frequentava assieme alla sua migliore amica quando era ancora felice, quando aveva dei puri sogni da ragazza, Lucas che conosceva da mesi, da anni, una persona che credeva amica, un amico di cui poteva fidarsi, e che invece l’aveva accoltellata alle spalle in modo losco e meschino. 
Giocando con i suoi stupidi sentimenti, giocando col suo stupido cuore, che era sempre stato chiuso ed isolato dal resto del mondo, e che invece si era donato alle mani di un lurido verme, che aveva a sua volta accettato una scommessa su una ragazzina…sì, una stupida ragazzina; mentre lui era padre di figli.
Adesso questa ragazzina era cresciuta, era diventata una ragazza, con più esperienza, con più dolore e sofferenza nel cuore, quel cuore che adesso non dava in mano a nessuno, cuore che ormai era diventato duro come una roccia.
No, Lucas non poteva vivere una vita da sogno, una vita felice che sognava anche lei… con un amore e un bambino in attesa, no, qualcosa gli avrebbe tolto e l’unica cosa di cui poteva privargli, era il suo amato locale. 
Accese un fiammifero e lo gettò sulla benzina che aveva appena rovesciato, restando a guardare quel locale, che conteneva tanti ricordi: andare a fuoco lentamente e totalmente. 
Era quasi come se in quel momento stesse bruciando, frantumando una parte di sé, una parte della sua vita.
Assieme a quel locale, andavano a fuoco ricordi, momenti… Andavano a fuoco le serate che trascorreva con la sua Emma a divertirsi in pista da ballo, quasi riusciva a rivederla ballare su quella pista, riusciva a vederla sorridere felice, e inevitabilmente sorrise anche lei, cominciando a piangere dall’emozione e dal dolore.
Riusciva a rivivere anche il momento in cui si era scontrata con Fabio, una sera come le altre, una sera che avrebbe cambiato di netto la sua vita… portandola alla distruzione. 
La puzza di fumo e le fiamme alte, la fecero tornare alla realtà; il locale era ormai vicino alla distruzione, doveva soltanto andarsene e cancellare ogni traccia di lei sup posto.
[…]
Avrebbe desiderato tornare a Napoli, rivedere i suoi fratelli, sua madre e i genitori di Emma… avrebbe voluto far visita alla sua tomba, ma preferì tornare in America e non lasciare tracce del suo ritorno in Italia.
Per tornare in America, però, dovette aspettare un giorno, e dormire in aeroporto su delle panchine. 
Non le risultò difficile, né nuovo per lei vivere in quel modo; ci era già passata prima ancora di conoscere Chenille De Noir… forse la sua più cara amica in quel momento. 
Aveva sbagliato con lei, aveva sbagliato a non telefonarle, a non spiegarle tutto, ma era stata travolta dalla rabbia, la sua incolmabile rabbia che le offuscava la mente e la ragione. 
Avrebbe dovuto scusarsi per il suo comportamento, e non vedeva l’ora di tornare in America per poterlo fare. 
Il volo però ritardò e Francis riuscì a rimettere piede in America soltanto la sera del 7 Dicembre del 2006.
Era un giorno freddo, ed era anche vestita leggera, sentiva che si sarebbe inevitabilmente ammalata.
Tornò nell’albergo Hilton due sere dopo averlo lasciato, ed era ancora pieno zeppo di gente che giocava ad azzardo, così come l’aveva lasciato. 
Esausta e con qualche filo di febbre, si diresse in camera sua, desiderosa di stendersi sul letto.
Un assistente di Timberlake la vide nel corridoio, e le andò incontro.
- Si sente bene, signorina De Laurentiis?
Francis faticava ad avere gli occhi aperti, ma tentò di dir qualcosa:
- La… la signorina De Noir… la signorina De Noir dov’è?
- E’ in camera sua, signorina, vuole che la conduca da lei?
Francis si aggrappò alla giacca di questo giovane ma grande e grosso ragazzo, riuscendo a restare in piedi, e gli disse:
- Sì.. sì la prego…
Il ragazzo la teneva su per un braccio e l’accompagnò in camera di Chenille. 
La ragazza era a telefono con Mama Su e si spaventò nel veder entrare Francis in camera sua in quello stato:
- Oh mio… Hey Mama Su, ti richiamo domani, ok?
Intanto la donna dall’altro lato della cornetta, si era accorta dal tono di voce della figlia, che qualcosa era successo, e preoccupata chiedeva spiegazioni, ma Chenille riagganciò tentando goffamente di tranquillizzarla.
- Credo che abbia la febbre alta…
Esclamò il ragazzo mentre aiutava Francis a stendersi sul letto, con un po’ di sforzo. 
Chenille le andò incontro le mise una mano sulla fronte, per accertarsene.
- Oh santo cielo, bella. Ma che cavolo stai combinando?
Francis cominciava a delirare a causa della febbre molto alta, e le diceva:
- Perdonami, Chenille… perdonami se non ti ho spiegato…
- Sta zitta, ora, bella… Riposa…
- No…
Francis tentò di catturare la sua attenzione, afferrando il colletto della sua maglia e trascinarla verso di sé, quasi muso a muso.
- No, Chenille… tu devi perdonarmi!
- Ma certo che ti perdono, bella. Ora smettila con questa storia!
Chenille si liberò con facilità della sua debole presa, e cominciò a toglierle le scarpe dai piedi, con l’aiuto del ragazzo.
- Vuole che chiami un dottore? 
- No, non è necessario, ma…
Chenille si munì di carta e penna e cominciò a scrivere qualcosa:
- Potresti gentilmente procurarmi queste medicine al più presto?
- Certamente, farò il più presto possibile!
- Ecco a te i soldi.
- Non è necessario, signorina. Paga il signor Timberlake per questo genere di cose..
- No!
Disse Francis, ancora debole.
- Non voglio che mi paghi le medicine, prendi quei soldi, ragazzo!
- Ma… signorine, questi sono gli ordini. Non devo accettare soldi dalla crew del signor…
- Ho capito che ti danno degli ordini! Ma tu prendili, poi non preoccuparti. 
- Avanti, bello, fa come ti chiede…
Il ragazzo amareggiato, prese i soldi ed usci dalla camera, facendo come gli era stato chiesto.
Dopo una mezz’ora, il ragazzo rientrò portando le medicine, e poi si congedò dalle ragazze.
Francis indossava una camicia da notte di Chenille, e aveva poggiato sulla fronte uno straccio bagnato che aiutava a tenere la febbre bassa, la quale le era salita quasi fino a 40°.
Grazie all’aiuto di medicine, ora cominciava a sfebbrare, e nel farlo, di conseguenza cominciò a delirare e a parlare senza sosta.
- Dovevo fargliela pagare… quello stronzo è stata la causa della morte di Emms…
Chenille era distesa accanto a lei e le teneva una mano ferma su quello straccio umido poggiato sulla fronte:
- Perché è colpa sua? Guidava lui?
Francis sorrise debolmente ed inspiegabilmente a quelle parole:
- No, guidava Emma… mi stava portando in ospedale di corsa… ero incinta e non ne ero a conoscenza. Non facevo altro che vomitare e non mangiare niente per settimane… Dovevo morire io, non lei, non il bambino, io e basta…
- Non dire così, bella…
Chenille le mise una mano sulla fronte e tentava di non commuoversi.
- Quel ragazzo… lui è stato la causa di tutto… se non avesse scommesso su di me e quel bastardo… io non mi sarei mai ammalata e quell’incidente non ci sarebbe mai stato… Ora tu conoscevi lei… Emma e anche lei starebbe qui con noi a ballare…Quel verme…che bruci all’inferno…
Mentre parlava barra delirava pensando ancora a Lucas, cadde in un sonno profondo.
[…]
Il giorno seguente, Francis riuscì ad alzarsi dal letto e voleva andare a tutti i costi a provare assieme agli altri. 
- Non puoi venire, bella, la febbre ti è scesa grazie ai medicinali, ma devi restare a letto o ti salirà ancora.
- DEVO ANDARE A PROVARE… NON POSSO STARMENE A LETTO. 
Nonostante Chenille si fosse opposta in ogni modo che potesse, Francis ebbe la meglio e si recò in sala prove. 
Indossava un pantalone della tutta bianco, con una t-shirt color lilla e un giacchettino legato in vita. 
Aveva i capelli leggermente scompigliati, e anche se lo nascondeva come meglio poteva, si vedeva lontano un miglio che era malata; i continui starnuti e colpi di tossene davano la conferma. 
Erano già tutti in sala prove, Justin compreso, e non appena entrarono in sala, Chenille si scusò con tutti:
- Chiedo scusa per il ritardo, ma è malata… ha la febbre. 
Ashley sembrò aver preso il posto di Francis in quei giorni, ballava lei con Justin, ma questo non creava alcuni problema a Francis, che anzi, preferiva starsene tra le ultime file. Alle parole di Chenille, tutti si voltarono a guardarla, ma lei rispose:
- Mi è passata, sto bene. Da dove cominciamo?
Justin la guardava come se avesse voluto dirle qualcosa, come se da un momento all’altro le avrebbe ordinato di tornarsene a letto, ma la vedeva molto determinata nel restare, e in più non voleva avere un’ennesima lite con la ragazza, quindi si limitò ad ignorarla e a lavorare.
Francis ripensò alle sue parole: 
“Guardami negli occhi e dimmi che te ne vai davvero perché tuo zio sta male, e sarò il primo a riaccoglierti a braccia aperte.”
Non l’aveva accolta a braccia aperte… per niente…
- Stiamo ripassando la coreografia di “Summer Love” ma l’ho modificata in certi punti, ed è piaciuta molto la mia riuscita a Justin, quindi spero che non ti dispiaccia…
Esclamò con finto tono modesto la ragazza, rivolta verso Francis, che inclinò le labbra verso il basso, e con un’espressione di indifferenza, esclamò:
- E’ lui il capo. E’ lui che decide. 
Si portò le mani sui fianchi e restò a guardarli; Justin sorrise amareggiato a quelle parole, ferito dal comportamento menefreghista della ragazza, ma decise di non andarle troppo dietro, avrebbe soltanto perso il suo tempo. 
- Molto bene, allora cominciamo!
Ashley sembrava a suo agio nel dettare legge, sperando di far accusare qualche colpo basso a Francis, ma la ragazza non fece altro che ignorarla per tutto il tempo, senza fare il suo gioco. 
Nel vedere le modifiche che aveva apportato alla sua coreografia, Fran non poté fare a meno di notare che tutti i passi che aveva inserito la ragazza, erano passi eccessivamente sensuali ed erotici. 
Non sapeva se riderne oppure no… ma tentava con tutte le sue forze di ignorarla e farla accusare con la sua noncuranza, fortunatamente la febbre contribuiva nel farlo. 
L’unica cosa che però non riusciva a trattenere, era la tosse che cominciava a peggiorare. Di tanto in tanto, durante delle coreografie, doveva accasciarsi, o allontanarsi dal centro pista per tossire e cercare di calmarla, sotto gli occhi di tutti i ragazzi che la guardavano preoccupati, ma che però continuavano a fare il loro dovere, e mai si fermavano per assisterla; lei non chiedeva altro. 
- Ok adesso ragazzi facciamo cinque minuti di pausa!
Esclamò Ashley totalmente a suo agio nei panni della prima ballerina, poi si voltò in direzione di Justin, un attimo titubante, ed esclamò con un tono ed un’espressione da gatta morta:
- Per te va bene, Justin?
- Oh, sì, certo. Pausa per tutti, ragazzi!
Justin guardò fugacemente e distrattamente Francis per un nanosecondo, poi uscì dalla sala mentre si tamponava il sudore dalla fronte con un’asciugamani.
Ashley si avvicinò a Mike, il quale cinse Ashley per i fianchi, e si baciarono. 
Chenille mutò espressione, e avrebbe volentieri messo fine a quel bacio, mentre invece Francis li osservava da lontano. 
Tra loro le cose sembravano procedere bene, nonostante tutto; sembravano molto affiatati ed attratti l’uno dall’altra, nonostante la ragazza continuasse a provarci spudoratamente con Timberlake, questo a Mike sembrava andargli bene.
- Se Mama Su potesse essere qui, sono sicura che lo sculaccerebbe davanti a tutti…
- E non oso immaginare cosa potrebbe fare ad Ashley…
Le rispose in tono assorto, mentre ancora fissavano la coppia scambiarsi effusioni durante quella pausa.
- Già… probabilmente le staccherebbe capelli e pelle, per arrostirne le ossa. 
- Era proprio quello che avevo immag…
La tosse interruppe la sua frase, tosse sempre più forte e profonda. 
Chenille si chinò verso l’amica e le disse:
- Non vuoi proprio tornare in camera? Dai bella, non essere testarda…
- Davvero, Chenille, è solo un po’ di tosse, mi passa. 
In quel momento rientrò Justin in sala, e prima di chiudere la porta di vetro per tornare a provare, salutava una ragazza che restò lì fuori ad aspettarlo per tutto il tempo della durata delle prove.
La ragazza era alta, magra e con i lineamenti del volto un po’ somiglianti quelli egli asiatici, con occhi castani a mandorla e grande labbra carnose. Capelli lisci, castani le scivolavano in avanti fin giù il petto. 
- Avete visto quella chi è?
- Ha una faccia conosciuta ma non riesco a ricordare dove l’ho vista…
- Ma sì è un’attrice famosa…
- Com’è che si chiama?
- Oddio non riesco a ricordare…
Alcune ragazze del gruppo di ballo, bisbigliavano tra loro, mentre osservavano Justin avvicinarsi a lei, dopo la fine delle prove. 
Francis presa dalla curiosità, continuava a guardarli e notava le grandi risate spontanee e felici che si faceva Justin in compagnia di quella presunta attrice.
- E’ Jessica Biel…
- Ecco sì! E’ lei! 
- Si dice che stia con l’attore Chris Evans…
- Ma non si erano appena lasciati?
- Davvero??
- Sì, l’ho letto l’altro giorno su una rivista!
A queste parole, Francis cominciava ad avere la nausea, così si allontanò dalla sala per andare negli spogliatoi a farsi una doccia, lasciando Chenille e le altre al loro gossip accanito. 
Durante il tempo in cui si concesse la doccia, non poteva far a meno di notare che gli spogliatoi fossero vuoti. La cosa la stranì, così dopo essersi vestita, uscì portando la sua borsa a tracollo.
Una volta fuori, accigliata osservò tutte le altre attorno a quell’attrice e a Justin parlare di qualcosa, chiuse la porta degli spogliatoi continuando a guardarli incuriosita, così si avvicinò a Chenille, ma questa era troppo presa nel parlare con la Biel per accorgersi del suo arrivo.
- Siete sicuri che possiamo unirci a voi?
- Certo, ragazzi, vi invito personalmente. 
- Chenille!
Sussurrava Francis, per catturare la sua attenzione, ma la ragazza continuava a parlare con l’attrice:
- Allora andiamo a prepararci! Oddio che bello!
- Chenille!!!
Francis continuava a chiamare l’amica a bassa voce:
- Non so cosa mettere!
- Oddio non mandare in panico anche me!
- Io credo di avere qualcosa adatto alla serata…
Sembravano tutte delle damigelle impazzite, e Francis irritata dal fatto che l’amica non la degnasse di una minima attenzione, sbottò a chiamarla per la terza volta, ma con un tono di voce più alto e incazzato. 
- CHENILLE!!!! 
Quasi tutti si voltarono verso di lei, imbarazzata Fran sorrise appena, e tornò a guardare Chenille rimproverandola con uno sguardo. 
- Si può sapere che succede? Perché non siete venute a farvi la doccia?
- Scusa, bella, ma ci hanno trattenuto loro… 
Nel momento in cui Francis alzò lo sguardo, incrociò quello di Justin, che subito smise di guardarla e si voltò in direzione di Jessica.
- E perché?
Chiedeva curiosa Francis, mentre era tornata con la sua attenzione verso l’amica:
- Ci hanno invitato tutti ad una serata di beneficenza qui in albergo. Si gioca ad azzardo, bella! 
- Oh… beh credo che me ne starò in camera mia… sai ho ancora un po’ di febbre…
- Ma come? Poco fa continuavi a ballare, e ora vuoi perderti una serata simile?
- Non…
- E poi è per beneficenza su Bambini…
- …
Francis restò a bocca aperta cercando di dire qualcosa, ma a quelle parole, si convinse. 
- Vado a cercare qualcosa di decente da indossare, allora….
- A dopo, bella, vai così!!
Chenille sorrise a pieni denti, super eccitata nel trascorrere una serata tra il lusso del gioco d’azzardo nella capitale mondiale del gioco d’azzardo: LAS VEGAS!
[…]
- Wow Chenille, dove hai preso quel vestito? È bellissimo!
- Lo so!
Esclamò con zero modestia la ragazza, felice del suo vestito.
- L’ho acquistato qui a Vegas, qualche giorno fa… amo il momento di quando ci pagano!
- Ci hanno pagato?
- Certo, bella! Ma eri via per tuo zio… credo che li abbia presi il tuo agente.
- Mhhh… strano non ne sapevo nulla.
- Si sarà dimenticato di dirtelo, infondo sei tornata soltanto ieri sera…
- Mh… forse hai ragione.
- Comunque anche il tuo vestito è da togliere il fiato!
Erano entrambe vestite di nero, ma con modelli totalmente differenti: 
Chenille indossava un vestitino con un gonna larga tappezzata da paillettes dorati sui bordi, avvitato sul seno e senza spalline, le sue lunghe treccine le aveva raccolte su in uno chignon, mentre Francis aveva un look molto più sexy, con un vestito a tubino con maniche lunghe che arrivava all’altezza delle ginocchia, e non lasciava spazio all’immaginazione dato che metteva in risalto tutte le sue belle forme, nonostante fosse privo di scollature; i capelli li aveva sciolti e ondulati sino all’altezza del seno.
- Questo vestito ce l’ho da anni… infatti mi calza un po’ stretto… sarò ingrassata…
- Meglio così… evidenzia le curve, baby…
- Sì, così riuscirò ad accalappiare un bel vecchio riccone, stasera.
- Oh.. no, bella, quelli sono miei!
- Vedremo!
Le due amiche scherzando, uscirono di camera e si diressero al piano terra dell’albergo, dove vi era l’infinita sala giochi con un infinità di persone intente a scommettere soldi. 
Non fu difficile trovare Jessica Biel, che era vestita molto elegante anche lei con un vestito color panna, che portava dei ricami attorcigliati lungo il suo fianco sinistro, i capelli raccolti in una coda elegante, con la frangia che le scivolava lungo la fronte.
- A me quel vestito non piace… sembra impacchettata.
- Come sei spietata nelle critiche, Chenille…
La ragazza si strinse nelle spalle con disinvoltura e disse:
- Se è orrendo il vestito, io non mi tiro indietro nel dirlo…
- Oh quindi avresti la faccia tosta di andare a dirglielo?
- Ehm… forse risulterei scortese, dato che ci ha invitate lei…
Francis la guardò e sorrise, sicura che avrebbe dato una risposta simile:
- Ecco…
Francis e Chenille se ne stavano ad un tavolo di roulette, a fissare gli altri giocare, Francis aveva le braccia incrociate sotto il petto, e con una mano teneva la sua pochette ben stretta, manco avesse degli assegni da milioni di dollari all’interno di essa.
- Oh ecco Jay! Hey, Jayyyyy!!!
Urlò Chenille senza rendersi conto di risultare un po’ troppo volgare, per un luogo simile.
Francis si portò una mano davanti alla bocca e cominciò a ridere, mentre osservava Jay avvicinarsi a Chenille, i due si salutarono con un battito di mano, quasi come se fossero ancora nel bronx. 
Jay si avvicinò subito a Francis e la guardò da capo a piede. 
- Se fossi la mia ragazza a quest’ora staremmo già scopando nel guardaroba!
- Jay!!!
Chenille gli diede uno schiaffo dietro la testa per rimproverarlo e proprio in quel momento passò accanto a loro Justin, che sentì la frase del ragazzo ed inevitabilmente guardò Francis anche lui dall’alto in basso, quasi a voler confermare quella frase, ma i due non si salutarono, né si rivolsero una sola parola.
Il cantante indossava un Jeans scuro con una camicia bianca con le maniche risvoltate fino ai gomiti, un gilet marrone chiaro, un cappello nero e una collana a catena che gli scivolava lungo la camicia sbottonata di appena due bottoni.
Justin proseguì per la sua strada ed avvicinarsi ad un tavolo d’azzardo in compagnia di certi suoi amici, mentre si avvicinava a loro l’attrice Jessica Biel.
- Voi dovete essere Chenille e Francis.. e… Eddy?
- Jay… ma se vuole può chiamarmi Eddy…
Disse il ragazzo guardando incantato la bella attrice, la quale sorrise alle sue parole:
- Devi scusarmi, è che Justin mi ha parlato molto di voi, mi dice che siete sempre insieme, e quindi ho tirato ad indovinare…
La risata della ragazza contagiò il ragazzo che abbassò la testa capendo il malinteso:
- Ora capisco…beh comunque può continuare a chiamarmi Eddy o in qualsiasi altro modo preferisce…
Jessica rideva divertita dal modo di fare del ragazzo, e garbatamente gli disse:
- Dammi del “tu” ti prego…Jay!
Gli rivolse un sorriso che lo incantò per qualche secondo.
- Volevo ringraziarvi per essere venute, questa serata è molto importante per la donazione all’orfanotrofio…
Francis fu catturata subito da quella parola:
- Orfanotrofio? C’è un orfanotrofio qui?
Jessica la guardò e gentilmente le cominciò a spiegare dove si trovasse con esattezza, che non era molto lontano da lì.
Dopodiché l’attrice rivolse un sorriso e uno sguardo curioso alla ragazza, mentre inclinava il capo da un lato e le chiese:
- Come mai sei così interessata all’orfanotrofio?
Francis non si aspettava quella domanda, e cominciò a credere di aver esagerato come suo solito nelle domande:
- Ehm…sono sempre stata attratta dai bambini… soprattutto quelli abbandonati negli orfanotrofi…
- Capisco… beh hai un animo nobile allora…
- Anche tu che organizzi delle donazioni…
Le due si sorrisero, poi l’attrice parlò a Chenille:
- Chenille, ti va di fare una puntatina? Oggi ne avevamo parlato…
- Puoi giurarci! Andiamo, bella! Ehm… volevo dire Jessica…
- Bella va bene, mi piace!
Sbottò in una risata l’attrice, mentre partiva in direzione di un tavolo assieme alla ragazza, poi si voltò in direzione di Francis:
- Tu non vieni?
- Oh…cominciate a puntare, io arrivo tra un po’, devo andare alla toilette..
Disse gesticolando vistosamente la ragazza, dopodiché si voltò e a passo svelto si allontanò cercando un bagno.
[…]
Uscita dal bagno dopo una quindicina di minuti dopo che vi era entrata, si incamminò di nuovo tra quei tavoli di roulotte in cerca di Chenille. 
Sentiva di avere ancora qualche filo di febbre, anche se la tosse sembrava essersi calmata rispetto alla mattinata.
Si portò la mano sulla fronte, mentre camminava, e scottava un po’ meno di ieri.
Arrivata ad un tavolo d’azzardo, un uomo sulla sessantina, molto attraente, che le ricordava moltissimo l’attore Michael Duglas, fermò il suo cammino e ancora seduto al suo tavolo, le disse:
- Mi scusi, signorina…
Francis si voltò cercando di essere sicura che l’uomo stesse parlando proprio con lei.
- Sì, ce l’ho proprio con lei…
L’uomo le sorrise con galanteria e si alzò andandole incontro. 
Al tavolo da poker a cui era seduto, vi erano altri quattro uomini in smoking, più o meno della sua stessa età, se non più giovani.
- Mi scusi, mi presento, il mio nome è George McGrey, molto lieto di conoscerla.
L’uomo prese con delicatezza la mano di Francis e gliela baciò galantemente. 
La ragazza cominciava a non capire cosa potesse mai volere quell’uomo da lei.
- Francis De Laurentiis…
- Francis, che nome incantevole
Le sorrise l’uomo, facendo poi sorridere anche lei.
- Si starà chiedendo come mai l’ho fermata…
Intanto una folla di curiosi li ascoltava ed osservava, parlottando tra loro qualcosa:
- Ecco vede… sarei nel pieno di una partita di poker molto importante e… non appena l’ho vista ho avuto una mano molto fortunata, e fino a poco fa perdevo più di settemila dollari. Le andrebbe di avvicinarsi al mio tavolo e farmi da portafortuna?
Francis non poteva credere che l’uomo dicesse sul serio, e lo guardò accigliata, per poi sorridere a quella proposta.
- Mi scusi… ma forse lei mi ha scambiata per qualcun'altra…
- Oh no, no, no… è proprio lei quella di cui ho bisogno… La prego, non deve far altro che restare per una sola mano. 
- In realtà io…
- I soldi li darò tutti in beneficenza per quell’orfanotrofio.
Francis gli rivolse uno sguardo accigliato e confuso:
- L’ho vista parlare col suo gruppo di amici organizzatori della serata di beneficenza… e poi per vincerli ho un disperato bisogno di lei che mi faccia da porta fortuna…
Francis lo guardò e dopo alcuni secondi, accettò e seguì l’uomo al suo tavolo restando accanto a lui in piedi. 
- Scusate, signori, avevo bisogno di un po’di fortuna per l’ultimo giro…
Gli uomini guardavano Francis e sorridevano maliziosamente verso l’uomo.
Quegli sguardi e quei sorrisi non le piacevano, ma ormai non poteva più tirarsi indietro, così restò lì in piedi accanto all’uomo con le mani incrociate sotto il petto, osservandoli giocare senza però capirci molto. 
A fine partita l’uomo, come auspicato, vinse i soldi; anche se per qualche attimo temeva che l’uomo avrebbe perso tutto. 
Per festeggiare, l’uomo le offrì dello champagne, e Francis gentilmente accettò.
Nel momento del brindisi, si avvicinò loro Justin, il quale, parlò all’uomo:
- Posso rubarle la ragazza?
- Mi dispiace, signor Timberlake, ma non sa che donare il proprio portafortuna a qualcun altro gli fa perdere ogni valore?
Justin sorrideva all’uomo divertito, sembravano conoscersi, ma non si conoscevano affatto, se non per fama reciproca.
- Non credo in questo genere di cose, mi spiace…
- Beh io sì… e se vorrà la ragazza, dovrà vincerla.
Francis cominciava ad essere confusa e guardò l’uomo incerta:
- Come, scusi?
Chiese Justin facendo sfumare dal suo volto il suo bel sorriso.
- Una partita a poker, vinca e io le concederò il mio portafortuna…
- Mi scusi, ma lei mi sta scambiando per un oggetto…
L’uomo si voltò verso la ragazza con aria mortificata e le disse:
- Oh, no. La prego mi scusi se le ho dato questa impressione, non era nelle mie intenzioni mancarle di rispetto…
L’uomo le prese la mano e gentilmente le disse:
- Le andrebbe di partecipare a questo gioco? Sarà divertente, lei sarà solo la ragione per cui sia io che il signor Timberlake vorremmo a tutti i costi vincere. Non ci saranno soldi in palio, soltanto lei. E la mia promessa è mantenuta… i diecimila dollari vinti nella partita precedente, grazie a lei, saranno donati stasera stesso all’orfanotrofio…
Francis restava affascinata da quell’uomo, ogni volta. 
Le ricordava troppo Michael Duglas, attore d’età ma con grande fascino, così come lo era quell’uomo.
- Affare fatto.
Disse sorridendogli, e forse se non avesse quei gradi di febbre alta, a quest’ora l’avrebbe mandato al diavolo, ma volle accettare. 
L’uomo le sorrise, e la fece accomodare accanto a lui, mentre Justin prendeva posto difronte a loro, e guardava Francis con uno sguardo penetrante e serio.
Lei cercò di ignorarlo, ma ricevere quegli sguardi da parte sua, la mandava sempre in confusione.
Gli uomini giocarono forse con un po’ troppa serietà, in special modo Justin, che non si distrasse neppure per un minuto. 
La partita partì a favore del signor McGrey, e tutti davano per perdente Justin, il quale con un bluff risollevò la sua partita, e tornò ad essere pericoloso, ma dalla sua faccia non trapelava una minima espressione o emozione alcuna.
Aveva la così detta “Poker Face” per tutta la durata della partita, e dopo un momento finale, in cui tutti credettero che Mr. McGrey avesse vinto, Justin ribaltò la situazione e vinse la partita: vinse Francis.
- Ha giocato un’ottima partita, signor Timberlake.
Gli disse l’uomo sportivamente, allungandogli una mano per complimentarsi con lui, Justin gli sorrise cordialmente e si tenne quei complimenti con piacere.
- Infondo la posta in palio era molto allettante…
Aggiunse l’uomo mentre con una mano, invitava Francis ad avvicinarsi, la ragazza lanciò uno sguardo timido e fugace al cantante, poi diede la mano all’uomo, che a sua volta l’offrì al cantante:
- Me la tratti bene, stasera…è stata molto buona con me…
A quel punto Justin e Francis si guardarono, sembravano pronti a sposarsi, la ragazza distolse lo sguardo da lui e tornò a guardare l’uomo:
- La ringrazio per la sua donazione di stasera, signor McGrey… è stato un piacere conoscerla…
- Il piacere è stato mio, Miss De Laurentiis. Passi una buona serata. 
L’uomo salutò l’artista e si congedò da loro con eleganza. 
- Ti sei accalappiata l’uomo più ricco e famoso del casinò… i miei complimenti.
Disse con tono ironico, Justin tenendo ancora gli occhi fissi sull’uomo che si allontanava tra la folla, mentre Francis si voltò a guardarlo:
- Non mi sono accalappiata proprio nessuno…
Disse con tono offeso la ragazza:
- Dove te ne vai? Ti ho vinta a poker, o lo hai dimenticato?
- Fottiti, Timberlake!
Francis gli rivolse uno sguardo sinistro, poi lo superò e si allontanò da lui, il quale però cominciò a seguirla.
Francis avrebbe voluto dirgliene altre quattro, ma si trattenne, e continuò a proseguire per la sua strada, diretta verso gli ascensori dell’albergo.
- Lo sai che nel bagno delle signore non ti è permesso entrare?
- Correrò il rischio… se il mio premio a poker ha i piedi, mi tocca seguirlo ovunque pur di non perderlo…
- Finiamola con questa storia, l’ho fatto per beneficenza…
I due camminavano fianco a fianco, e Francis cominciava gradualmente ad avanzare il passo sempre di più; mentre Justin continuava a seguirla tenendo le mani nelle tasche dei suoi jeans. 
- Jessica è stata fortunata nell’averti stasera, grazie a te e al tuo saperti arruffianare il signorotto, ha guadagnato diecimila dollari per l’orfanotrofio.
- Stia zitto, Mr. Timberlake. Perché non se ne torna da Jessica? La starà cercando…
- Perché mi stai dando improvvisamente del “lei”?
- Lei è il mio capo, le porto rispetto…
- Ah sì, e come? Andandotene ogni volta?
A quella frase Francis alzò gli occhi al cielo spazientita, e si fermò prima di salire in ascensore, assieme all’addetto all’ascensore, che era un giovane sulla ventina che indossava una divisa molto elegante e accompagnava le persone ai piani che desideravano:
- La smetta con questa storia. E’ stato divertente, ma ora vorrei ritirarmi in camera mia, non mi sento molto bene. 
Justin guardò il ragazzo dell’ascensore, il quale con timidezza, non sapeva se guardarlo o meno, ma Justin gli sorrise e fece un passo entrando in ascensore:
- Allora mi tocca seguirti e assicurarmi che tu stia bene, dopotutto che razza di capo sarei se non mi interessassi dei miei dipendenti?
Francis si poggiò di spalle alla parete dell’ascensore e lo guardò male, ma un attacco di tosse la travolse proprio in quel momento. 
Justin le si avvicinò e la guardò:
- Vuoi dell’acqua?
Francis smise di tossire e lo guardò esasperata:
- La ringrazio, sto magnificamente, può anche andare.
- Insisto!
Justin cominciava a trovare divertente quella situazione, e il modo in cui Francis continuasse a dargli del “lei”. 
Il ragazzo fu incitato da Justin a premere il pulsante dell’ascensore e chiudere le porte.
- Che piano, signori?
- L’ultimo.
- Nessuno!
Esclamarono all’unisono i due ragazzi, causando del panico e della confusione nel giovane che non sapeva a chi dei due ascoltare:
- L’ultimo, proceda. 
- Lo fermi, signor Timberlake, ha una festa di beneficenza a cui tornare, che figura ci farebbe?
- Non abbandonerò il mio premio a poker…
Esasperata, Francis si arrese alle sue insistenze e si poggiò alla parete dell’ascensore con la testa che cominciava a girarle lentamente a causa della febbre che le aumentava.
[…]
Una volta arrivati, i ragazzi uscirono dall’ascensore, Justin salutò il giovane ragazzo e poi seguì Francis verso la sua porta di camera. 
La ragazza lo ignorava, ma aveva qualche difficoltà nel riuscire ad infilare la chiave della camera nella fessura.
- Dai, faccio io…
- Ce la faccio, non si preoccupi signor Timberlake.
Lo scansò lei di malo modo e tornò a provare a mettere la chiave nella fessura, ma senza successo. 
Ad un certo punto, la chiave le cadde di mano, così Justin la raccolse ed aprì la porta. 
- Avanti, entra!
Le disse lui aiutandola ad entrare, e la prima cosa che fece la ragazza, fu quella di togliersi le scarpe e buttarsi sul letto. 
- Vada via!
Disse in un lamento, mentre Justin le si avvicinò e le mise una mano sulla fronte, constatando che la febbre era molto alta.
- Stia in silenzio!
- Mi sta dando anche lei del “lei” ?
- La rispetto in quanto mia dipendente… ora stia in silenzio.
Justin si allontanò per andare a cercare della medicina da darle.
Francis credeva di starsi immaginando tutto, delirava per la febbre alta, e se ne stava distesa sul letto ancora con quel vestito addosso:
- Ecco… prenda questa…
Justin si avvicinò a lei con un bicchiere d’acqua e un’aspirina.
Francis lo guardò sorpresa, e soltanto dopo alcuni secondi si mise a sedere sul letto, e prese quella medicina:
- La ringrazio…
Disse in tono ironico la ragazza alzando gli occhi al cielo, cominciando a trovare stupida quella storia del rispetto reciproco. 
- Ora si riposi… 
- Lei va via?
- No, se mi chiede di restare…
- Devo chiederglielo?
- Certamente… altrimenti come farò a capire se vorrà o meno che io resti?
- Allora resti…
- Resto.
- La smettiamo con questa storia?
- Di quale storia sta parlando?
- Quella del darci del…
Un colpo di tosse fermò la sua frase, ma Justin capì e le disse:
- Hai cominciato tu…
- E ora la finisco. 
- Bene…
- Bene…
La ragazza si accovacciò sul letto, abbracciando il proprio cuscino, e lo guardò:
- Chenille aveva ragione a dirti quella cosa…
Justin si mise a sedere su una poltroncina accanto al letto, e le rivolse uno sguardo accigliato e confuso:
- Quale cosa?
- Tu mi dicesti che Chenille ti aveva detto che mi piacevi… aveva ragione…
Justin sorpreso di sentirglielo dire, cominciò a credere che quello fosse tutto effetto della febbre alta:
- Stavo scherzando… Chenille non mi ha detto nulla…
- Allora te lo dico io…
Justin le sorrise con malizia e finse di non arrivarci da solo, unicamente per sentirselo dire da lei in persona:
- Che cosa?
- Mi piaci.
- A sì?
- Sì… ma non significa nulla.
Il ragazzo si stranì e cominciò a guardarla confuso:
- Come sarebbe?
- Mi piaci come può piacermi qualsiasi altra persona… sei molto bello… gentile, simpatico, ma finisce lì.
Francis parlava quasi ad occhi chiusi:
- Oh beh… allora anche tu mi piaci…
- Davvero?
- Sì… ma finisce lì…
Ripeté lui con la stessa convinzione e menefreghismo che aveva lei nel confessarglielo.
- Ne sono felice…
- Già… anche io…
- Vuoi tornare alla festa?
Justin si guardò intorno e si accorse che stava per la prima volta guardando la camera e le cose della ragazza:
- No…
Lei si sollevò leggermente dal cuscino, poi lo guardò visibilmente distrutta:
- Vuoi stenderti accanto a me?
Lui la guardò e sorridendo appena si alzò dalla sedia e si avvicinò al letto andando a distendersi accanto a lei, lasciandola appoggiare con la testa sul suo petto.
Dopo qualche minuto trascorso ad accarezzarle i capelli dolcemente, entrambi caddero in un sonno profondo, restando in quella posizione per tutta la notte.

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Capitolo 22
*** ● Amicizie ● ***


[…]

- Ti dico di sì…
- Ma io non ricordo nulla!
- Sarà l’effetto della febbre, Fran, ma ti assicuro che è rimasto in camera tua fino all’alba, poi è andato via.
Chenille era andata in camera di Francis alle 9 del mattino, per dirle che quella stessa mattina era entrata in camera sua verso le 6, e aveva incontrato Justin che era sul punto di lasciare la stanza, il quale però si assicurò prima che la ragazza restasse accanto a Fran e si assicurasse che stesse meglio.
- E’ perché sarebbe dovuto restare? C’era la festa di beneficenza, c’era Jessica, c’era il gioco d’azzardo, lui è Timberlake, mica un ragazzo qualunque…
- Qualcosa l’avrà convinto a restare.
Chenille si strinse nelle spalle con disinvoltura:
- Comunque… ieri ti ho visto con quel bel signore, bella! Ma come fai? Tutte a te capitano…
- Me lo chiedo sempre anch’io…
- Dove stai andando?
- A fare una doccia, ci sono le prove stamattina, lo hai dimenticato?
- Non vorrai venirci, dopo la ricaduta di ieri?
- Sbrigati, o faremo tardi… Ashley potrebbe farci la ramanzina…
Diceva Francis con tono ironico mentre andava in bagno a farsi una doccia, lasciando Chenille ancora in camera, che cercava di farle cambiare idea, ma come al solito, nulla poteva fare… quando Francis si metteva in testa di fare una cosa, difficilmente cambiava idea.
[…]
Arrivarono alle prove in ritardo, come previsto e Ashley dovette interrompere l’esibizione di FutureSex/LoveSound e mettere in pausa la canzone per accoglierle.
- Vi sembra questo l’orario di presentarsi?
- Stai calma, Ash…
Disse con tono ironico, Francis, entrando in sala con disinvoltura, senza guardare nessuno in faccia, pronta e concentrata a cominciare.
Ashley non gradì quel tono, e quell’atteggiamento, così si avvicinò alla ragazza con fare autoritario:
- Portami rispetto, De Laurentiis. Sono la prima ballerina, non lo dimenticare. 
Francis le rivolse un mezzo sorriso provocante.
- Lo so. Mi hanno sostituita…
Il sorriso cattivo dal volto di Francis aumentò nel vedere l’espressione della ragazza che diventava sempre più furiosa. 
- Smettiamola con queste perdite di tempo inutili.
Esclamò Timberlake, avvicinandosi alle due ragazze, portandosi le mani sui fianchi. 
- Continuiamo con le prove.
Continuò l’artista, senza ricevere attenzione dalle due ballerine.
Ashley guardava incessantemente Francis, e lei ricambiava lo sguardo, soltanto che se la rideva sotto i baffi, a differenza di Ashley, che mugugnava qualcosa di sinistro.
- Va bene… ma tu sei fuori per questo brano!
- Come hai detto?
- Mi hai sentito bene. Tu e De Noir, siete arrivate in ritardo, quindi questo brano non lo provate. La prossima volta imparerete a rispettare gli orari. 
Francis alzò lo sguardo verso Justin, era la prima volta che si guardavano in faccia, dopo la scorsa notte. 
La ragazza nel notare che il cantante se ne stava sulle sue e non interveniva per far cambiare idea ad Ashley, allora incassò il colpo, e si allontanò dalla pista, andando a mettersi seduta a terra, assieme a Chenille. 
Prima di sedersi però, cadde in un attimo di rabbia, dando un calcio ad una pila di materassini per lo yoga, che fortunatamente si ribaltarono contro il muro e non caddero a terra. 
Chenille la tirò verso di sé per farla sedere accanto a lei e starsene buona in attesa che il brano terminasse. 
[…]
L’intera esibizione fu snervante ed umiliante per Francis, che avrebbe desiderato ballare anche lei, ma che per colpa di quella vipera, non poté farlo. 
Vedere Justin ballare assieme agli altri suoi amici, e avvicinarsi ad Ashley ogni volta, pensando che doveva essere lei a farlo e non quella tappa buchi, la faceva imbestialire ancora di più.
Ashley non immaginava nemmeno di cosa fosse capace Francis, quella stupida ragazza non sapeva contro chi si stava mettendo, per lei era tutta una competizione a livello liceale, ma forse era meglio per lei che le cose restassero a quei livelli, perché se solo Francis avesse voluto, l’avrebbe fatta scappare come un agnellino spaventato. 
“Controlla la tua rabbia, Frans”
La frase tipica di Emma le risuonava nella mente, goni volta che aveva pensieri simili; purtroppo il suo essere stata abbandonata ed essere cresciuta un po’ selvaggiamente, senza alcun limite, senza qualcuno che l’amasse davvero nei primi suoi anni di vita, l’aveva fatta crescere ricca di rabbia e modi violenti per sfogarla, anche contro chi non c’entrava nulla con tutta quella storia. 
Mentre era seduta, e stufa di restare a guardare gli altri ballare, cominciò a vagare nei ricordi…
[…]
- Buongiorno, bambini. Oggi, come vi avevo accennato già da ieri, conosceremo una nuova bambina.
La maestra Vittoria era una giovane insegnante sui trent’anni, molto dolce e comprensiva, come ogni maestra d’elementare dovrebbe essere. Aveva sempre i capelli raccolti in una treccia, e indossava sempre un talleur impeccabile, di un colore diverso, ogni giorno.
Insegnava in una classe di seconda elementare a Napoli, classe composta da 10 bambini, e quel giorno sarebbero diventati 11 con l’arrivo di una nuova bambina con un accento straniero. 
- Vi pregherei di comportarvi bene con lei, e di fare i bravi, capito tutto quanto?
Diceva in tono dolce e gentile, la maestra, rivolta ai bambini che seduti nei loro banchi, la guardavano con attenzione:
- Sìììì…
Esclamarono tutti insieme, poi lei si allontanò uscendo fuori dall’aula per andare a prendere la bambina, che indossava la divisa della scuola, che comprendeva una gonna lunga fino alle ginocchia, color blu, una camicia bianca e una giacca dello stesso colore della gonna, mentre i maschietti indossavano dei pantaloni al posto della gonna.
Tutti erano stati forniti di una borsa marroncina dove poter portare libri e quaderni vari, con sé.
La bambina entrò in classe, era diversa da tutti gli altri: aveva il colore della pelle leggermente più abbronzato, capelli ricci lunghi, raccolti in una coda alta ben tirata, ed enormi occhi verdi con delle rosee labbra carnose. 
Sembrava una bambina dolce e tranquilla a prima vista, ma sul suo volto potevano leggersi la sofferenza e il suo broncio perenne. 
- Bambini, date il benvenuto alla piccola Francis!
- Francisca!
La corresse la bambina con la sua vocina fine, ma molto decisa, mentre ancora fissava quei bambini che si erano alzati tutti in piedi per salutarla.
- Come dici, tesoro?
- Me llamo Francisca, señorita. (mi chiamo Francisca, signorina)
La bambina parlava in spagnolo, anche se riusciva ormai a capire perfettamente l’italiano. Era come se si fosse impuntata nel continuare a parlarlo, nonostante vivesse in Italia ormai da quasi un anno.
Proprio per questo motivo, la maestra Vittoria conosceva bene la lingua ed era stata scelta come sua insegnante per aiutarla ad approcciarsi con gli altri.
- B-bueno… ehm… però i tuoi genitori mi hanno detto che devo chiamarti Francis…
- Francisca!
La maestra pur di evitare di far incapricciare la bambina già dal primo giorno, fece come diceva e con disinvoltura, sorrise ai bambini e disse:
- Perdonatemi, allora… salutiamo tutti la piccola Francisca, avanti.
- Ciaaao Franciiiscaaa
Esclamarono tutti insieme con una pessima pronuncia spagnola. 
Francis restò a guardarli incantata, mentre la salutavano in quella lingua che continuava a non voler parlare.
La piccola, senza aspettare le direttive della maestra, e cogliendo tutti di sorpresa, andò a sedersi all’ultimo banco della classe, infondo alla stanza, vicino alla finestra. 
Poggiò la sua piccola borsa, e si tolse la giacca, mettendosi poi a sedere, in attesa che la lezione avesse inizio. 
La maestra Vittoria accennava un po’ di nervosismo dettato dal panico che la bambina cominciava ad attaccarle a causa del suo atteggiamento difficile e schivo.
- Tesoro… non toglierti la giacca…
Non ricevette alcuna risposta o minima attenzione da Francis, che guardava distrattamente fuori la finestra, restando senza quella giacca fastidiosa e stretta.
L’ultima fila di banchi era vuota, tutti i bambini erano seduti nella prima fila di banchi: in tutto erano due file di altezza con cinque banchi per ognuna. 
I cinque banchi nella prima fila erano tutti occupati, mentre invece i cinque della seconda, e ultima, fila erano occupati soltanto da Francis. 
La maestra restò a guardarla lì da sola, ed era sul punto di rivoluzionare un po’ i posti per non lasciarla lì sola, ma fu interrotta da un movimento strano: una bambina che sedeva accanto la porta d’ingresso, prese le sue cose e andò a sedersi accanto a Francis, senza dire una parola. 
Si limitò a ricambiare lo sguardo, che la stessa Francis le rivolse, poi si mise a sedere accanto a lei nello stesso banco ed alzò la mano per poter dire qualcosa:
La maestra le sorrise dolcemente, e la ringraziò tacitamente per quel bel gesto, poi la fece parlare:
- Sì, Emma, cosa c’è?
- Mi scusi, maestra, potremmo abbassare la tapparella della finestra accanto alla lavagna? C’è riflesso e non riusciamo a vedere bene…
La maestra ancora sorpresa da quel gesto nobile della bambina, cadde quasi dalle nuvole, si voltò in direzione della lavagna, e costatò che la piccola avesse ragione.
- O-oh… ma certo, certo tesoro.
La lezione ebbe inizio, e la maestra non dovette star molto dietro a Francis, per farla andare di pari passo al resto della classe.
Durante la ricreazione, tutti i bambini si radunavano a gruppetti per giocare tra loro, Francis invece restò seduta a fissare un uomo fuori la finestra, intento a gettare dei rifiuti.
- Vuoi giocare con le bambole che ha portato Sabrina?
Francis si voltò alla sua destra, e vide la bambina che si era seduta accanto a lei, in piedi davanti al banco. 
Era una bella bambina, con grandi occhi azzurro mare, capelli neri a caschetto e un nasino ben definito e dritto. Le mancava un dentino nel lato sinistro in alto della sua bocca, e portava sempre un calzino alto fino alle ginocchia e uno basso alla caviglia. 
Francis restava a guardarla incuriosita dal suo modo di muoversi, di parlare, ma non diceva mai una parola, così la bambina le si avvicinò e stranita le disse:
- Riesci a capire quello che dico?
- Non sono una estupida!
- Ma allora lo parli l’italiano!
Disse euforica la bambina, sorridendole felicemente, ma Francis, non ricambiò il sorriso e tornò ad assumere la sua solita espressione imbronciata, tornando a guardare fuori la finestra, ma l’uomo che stava fissando prima, non c’era più.
La piccola Emma, non demorse e restò accanto a lei, mettendosi a sedere, mentre le altre bambine la chiamavano per farla andare a giocare con loro. 
Lei fece loro segno con la mano di no, e cominciò anche lei a guardare fuori la finestra:
- Cosa guardi?
La bambina non ebbe risposta, ma non se ne curò e continuò parlando:
- Sono sicura che guardavi il signor Giuseppe. A quest’ora va sempre a buttare la spazzatura. Sai… ha una paura matta dei gatti… una mattina mentre si avvicinava al cassonetto, uscì un gatto e lui cominciò a correre spaventato per tutto il cortile, buttando le buste a terra. Era tutto: aaahhh arwh aaaarwh frhswshahhh!!
La bambina cominciò a fare delle smorfie cercando di imitare l’uomo spaventato mentre correva per il cortile, esagerando terribilmente nelle imitazioni, come tipico di tutti i bambini. Quella scenetta simpatica, strappò una risata a Francis, che si immaginò perfettamente l’uomo correre via spaventato.
Emma sorrise contenta di essere riuscita a far sorridere quella nuova bambina, mentre la maestra Vittoria restava ad osservarle da lontano, intenerendosi e sorridendo verso la loro direzione.
- Vuoi diventare la mia migliore amica?
Francis accigliò i suoi occhietti e guardava quella bambina, stranita:
- Pero io non parlo muy bien el italiano…
- Ma riesco a capirti…
- Per esere miliore amice… dovrei conoscere todo de ti…
- Ok, allora… mi chiamo Emma, il mio cognome è Senese, abito a Fuorigrotta, un posto qui vicino, ho otto anni, il mio compleanno viene il 10 febbraio, ho un fratello di tre anni che si chiama Diego, mio padre si chiama Giovanni, e mia madre Maria, mi piacciono i cani, i gatti, gli elefanti, i coniglietti, i criceti, le scimmie… una volta ne ho anche accarezzata una allo zoo con mio padre e mio zio… poi mi piace giocare con le bambole, mi piace ballare e il mio colore preferito è il viola. Tu?
Francis continuava a trovare strana quella bambina, era diversa da tutti gli altri bambini che aveva conosciuto in Argentina, era vera…
- Bueno… mi… chiamo… Francisca… mio cognome non conozco perché no conozco mio padre ni mia madre… mi hanno abbandonata quando sono nata…
- E perché?
- Non lo so…
- Forse eri pesante, e non riuscivano a portarti con loro, oppure si sono allontanati a comprare delle cose e poi torneranno…
Francis si scrollò nelle spalle, poi continuò a parlare:
- Abitto con un señor e una señora in una grande casa in questa cità…lui ha tre figli… uno si chiama Luigi, uno Edoardo e una Valentina… ma non penso di essere simpatica a loro…
- E perché? Io ti trovo simpatica…
Francis si strinse nelle spalle e inclinò le labbra verso il basso, facendo sembrare la cosa incredibilmente strana:
- Forse sono pesante…
Emma inclinò anche lei le labbra verso il basso, poi le disse:
- Forse è per questo… beh, poi?
- Ehm… pues…sabes…anche a mi me piase ballar!
- Davvero?
- Che?
Chiese la bimba senza capire cosa avesse detto.
- Veramente ti piace ballare?
- Veramente! 
- Che bello! Se vuoi qualche volta balliamo insieme a casa mia! Mio padre ha uno stereo molto grande, e ci ascolta sempre la musica degli anni di quand’era giovane…
- Tuo padre e vechio?
- Non troppo… io lo trovo molto bello.
- Anche tu sei molto bela…
- Davvero?
- Che?
La bambina non riusciva a comprendere quella parola, così Emma si corresse:
- Veramente pensi che sono bella come il mio papà?
- No conozco tu papà, ma sì, veramente sei bela…mi piacciono i tuoi ochi…
- I miei occhi, dici?
- Claro…
- Anche i tuoi sono molto belli, che colore sono?
- El señor che mi ha portato en Italia con sua mujer me ha deto che sono verde smeraldo… ma non so che cosa è…
- Ah… ma sì, certo! Gli smeraldi verdi… è vero!
La bambina si avvicinò alla faccina di Francis socchiudendo gli occhi in una fessura, per concentrarsi nel guardarle attentamente gli occhi, mentre Francis indietreggiava con la schiena spaventata dalla sua vicinanza:
- Somigliano davvero a degli smeraldi!
- I tuoi somiliano a due cieli.
- Ma il cielo è grande…
- Anche i tuoi ochi è grande…
- Quando vado a casa lo chiedo alla mia mamma. 
- Che cosa?
- Se è vero che i miei occhi somigliano a due cieli…
- Te lo dico io…
- Allora grazie. 
- De niente…
Le due bambine trascorsero tutto il tempo della ricreazione a parlare insieme, e anche se Francis continuava a confondere parole italiane con parole spagnole, la piccola Emma riusciva a capirla. 
Iniziarono ad essere amiche, man mano che passavano giornate insieme a scuola, sempre sedute accanto; anche grazie all’aiuto di Emma, la maestra riuscì a gestire Francis con più facilità, anche se molte volte, la bambina non parlava e se ne stava in silenzio quando veniva interpellata. 
Passarono due mesi da quando Francis era entrata in quella scuola, e i suoi rapporti con gli altri bambini, si limitavano a quello che aveva con Emma, poi non aveva altri amichetti. 
Un giorno, durante la pausa pranzo, un bambino di un’altra classe, prese di mira la piccola Emma e il suo pupazzo di stoffa, mentre erano in mensa a consumare il pranzo. 
Questo bambino era grassottello, ed aveva la stessa età della piccola, ma gli piaceva prendersela con lei, senza avere un motivo valido. 
Francis se ne stava seduta ad un tavolo assieme ad altre bambine, la maestra aveva provato a farla sedere per una volta lontano da Emma, per cercare di farla interagire anche con gli altri, ma la bambina se ne stava in silenzio, senza nemmeno toccare il cibo che le dava la mensa: non le piaceva. 
La maestra cercava di farla mangiare, di convincerla, ma non vi era verso.
Quando il bambino però cominciava ad infastidire Emma, la maestra si allontanò da lei per andare a rimproverarlo. 
Dopo qualche minuto, la maestra era fuori la porta della mensa per parlare con dei colleghi e il bambino tornò a dar fastidio ad Emma, cominciando a tirarle i capelli, e poi a prendersi il suo peluche. 
La bambina piangeva e cercava di riprenderselo, senza avere alcun successo. 
Francis non sopportando di vederla piangere a causa di quel grasso bambino, si alzò e portò con sé la porzione di pasta ancora calda che era contenuta in delle ciotoline di alluminio.
Il bambino, vedendola avvicinarsi a lui le sorrise beffardo:
- E questa mo che vuole?
- Hai fame?
- Fatti i fatti tuoi!
- Dale il pupasso!
- Ma comm parli? Ahahahaha
Scoppiò a ridere sguaiatamente, mentre Francis accusava il colpo e cominciava ad arrabbiarsi:
- No entiendes eh? 
La bambina gli rovesciò la pasta sulla testa e il bambino cominciò ad urlare e piangere per la scottatura. 
Francis riuscì soltanto in quel momento a strappargli di mano il pupazzo e lo restituì ad Emma che spaventata, guardava il compagno piangere dal dolore. 
- Adeso non lo farà ancora…
Emma riprese il suo peluche e cominciava ad aver paura anche lei di quella bambina, che in quelle settimane era diventata la sua migliore amichetta di scuola.
A causa di quella bravata, furono prese dei provvedimenti verso la bambina, convocando anche i suoi genitori, ma quella sarebbe stata solo la prima di una lunga serie di convocazioni a causa del suo comportamento violento a scuola e fuori scuola.
[…]
Continuava a ricordare l’episodio di quel bambino grassottello con la pasta in testa, ancora oggi che aveva 22 anni, e ogni volta continuava a sorridere a quel ricordo chiedendosi sempre che fine avesse fatto quel bambino.
Fu destata da quei ricordi del passato, a causa della musica, che risuonò forte nello stereo, e solo in quel momento ricordò di trovarsi in una sala da ballo con Justin Timberlake, e gli altri ballerini.
Quante cose erano cambiate da allora, e quante cose erano rimaste le stesse.
- Allora, volete degnarvi di venire in pista oppure volete saltare anche questo brano?
Chenille tirava Francis in piedi incitandola a muoversi: quanto avrebbe voluto rovesciarle della pasta bollente in testa…
Immaginandosi Ashley con la testa ricoperta di pasta, cominciò a ridere senza motivo.
- Cosa c’è di tanto divertente, De Laurentiis?
Diceva Ashley con aria autoritaria portandosi le mani sui fianchi e guardandola male.
- Niente, niente.
Francis si schiarì la voce con un colpo di tosse e tornò seria, lanciando di sfuggita un’occhiata attorno a sé.
- Mi scusi Mussolini!
- Io sono Harris, non una sporca Italiana come te.
Francis accigliò lo sguardo e inclinò il capo da un lato leggermente, trovando la cosa strana:
- Sporca, dici? Uhm…
La ragazza alzò il braccio sinistro e cominciò ad annusarsi l’ascella.
- Strano… ho appena fatto una doccia…
Si voltò in direzione di Jay, che era alla sua sinistra, e gli disse:
- Amico, sinceramente: puzzo?
Il ragazzo avvicinò il suo naso all’ascella di Francis, inclinandosi in avanti, poi stando al suo gioco, le disse:
- No, zucchero, io dico che odori… 
- Grazie Jay
- Figurati, zucchero, amo annusare le ascelle
- Lo apprezzo molto
- Detto tra noi, hai davvero una bella ascella
- Lo pensi davvero?
- Sì, è liscia ed emana un buon odore
- Grazie, zucchero!
- A proposito, com’è che si chiama questo deodorante? 
- Credo sia di una marca italiana: Borotalco
- Adoro!
- Davvero?
- Amo i prodotti italiani
- Sì, effettivamente sono molto buoni
- Lo dico sempre io
- Sì, sono buoni
- I migliori…
- Beh non lo so, anche quelli Francesi sono molto buoni…
- Ahhh Parììì
- Sei mai stato in Francia? Hai una buona pronuncia …
- Perché l’ho studiato al liceo
- Davvero?
- Giuro
- Fantastico!
- SCUSATEMI! 
I ragazzi erano partiti a parlare a raffica, senza curarsi degli altri, tanto meno di Ashley, alla quale cominciava ad uscire il fumo dalle orecchie. 
Francis sorrideva mentre parlava con Jay, ma poi quando la ragazza urlò, si voltò verso di lei ancora ridacchiando:
- Avete finito? 
Francis si strinse nelle spalle e guardò Jay:
- Credo di sì.
Alcuni ballerini, si coprivano la bocca mentre se la ridevano per la scenetta simpatica issata da Fran e Jay, mentre Justin si allontanò dal gruppo per uscire fuori dalla sala.
Francis un po’ se ne dispiacque che non fosse rimasto lì a ridere assieme agli altri, e restò a guardarlo oltre la vetrata della sala, mentre parlava confidenzialmente con Jessica, che era appena arrivata.
Sembrava che JT si stesse scusando con lei per qualcosa, forse per la scorsa sera e Francis quasi si sentiva in dovere di avvicinarsi e chiederle scusa in prima persona, ma non lo fece.
Voleva lasciarli alla loro conversazione, che sembrava molto intima e personale, così distolse lo sguardo da loro e tornare a fare il suo dovere.
[…]
Le prove durarono per tutto il pomeriggio, fu concessa soltanto una pausa pranzo, ma Francis la saltò per restare a provare: se doveva essere l’ultima ballerina, voleva essere la migliore tra le ultime ballerine. 
In fin dai conti se l’era cercata da sola quel “declassamento”; se non fosse andata in Italia qualche giorno fa, adesso il ruolo di prima ballerina sarebbe stato ancora suo. 
Ogni volta che ballava, però, metteva in evidenza il suo enorme talento, che faceva risultare Ashley come una ballerina di medio-bassa categoria, nonostante fosse anche lei una delle migliori; ma non si lamentò neanche una volta, non espresse nemmeno per una volta la volontà di voler tornare ad essere la prima ballerina: accettò la decisione di Timberlake con maturità e rispetto. 
I suoi rapporti col cantante rimasero scostanti e schivi, un po’ da parte sua e un po’ anche da parte del cantante; sembrò quasi come se il loro rapporto si fosse azzerato dopo la serata del casinò.
[…]
Il Natale era alle porte, ma l’unica cosa che ricordava ad ogni natale da 4 anni a questa parte: era il tragico incidente che si era portato via Emma. 
Ogni 23 Dicembre, Francis spariva dal resto del mondo, per poi tornare dopo 24 ore di assenza totale, fingendo che nulla fosse accaduto. 
Nei primi 4 anni in esercito, non le era difficile isolarsi dal mondo intero, essendo ancora in caserma: ma adesso qualcuno avrebbe notato la sua assenza. 
Era il 22 Dicembre 2006 e la ragazza cominciava già ad apparire assente con la testa.
- Hey, bella, sei con me?
Francis era assorta in qualche suo pensiero e non aveva ascoltato una sola parola di quello che le aveva detto Chenille.
- Sì…
Disse con tono poco convincente la ragazza, poi aggiunse cercando di tornare sulla terra:
- Sì, certo, Chenille.
L’amica aveva notato qualcosa di strano nella ragazza, ma non riusciva a spiegarsi quel suo cambio radicale di umore avvenuto negli ultimi giorni.
In più il suo tono di voce triste, non le lasciava dubbi, sul fatto che qualcosa la impensieriva: 
- Hey… che cos’hai? E’ successo qualcosa?
- No… no, certo che no, Chenille. E’ tutto a posto.
Le mentì per evitare di farla preoccupare inutilmente.
- Cosa mi stavi dicendo?
Chenille non volle insistere, e vedere che la ragazza si fosse improvvisamente ripresa e fosse tornata quella di sempre, la convinse a riprendere il discorso che stava tenendo prima:
- Mama Su sarebbe felice di averti a casa per Natale…
- Oh… Chenille…
Guardò la ragazza con dispiacere infinito.
- La mia famiglia mi ha chiesto di passare le feste con loro…ma… vorrei tanto stare con voi, con Mama Su, con la piccola… mi mancano terribilmente!
- Tranquilla, bella! È la tua famiglia. Tu puoi sempre raggiungerci dopo il Natale…
- Forse è meglio così… 
- E alla festa di Justin ci verrai?
- Quale festa?
- Quella per salutarci prima delle festività… come non lo sai? Lo ha detto a tutti…
- A me non l’ha detto…
- Beh forse ha avuto qualche impegno e s’è scordato di dirtelo…comunque devi esserci.
- Mmmh… quand’è?
- Domani!
Fu come un fulmine a ciel sereno, domani non sarebbe esistita per nessuna ragione al mondo; probabilmente se fosse stata quel giorno ci sarebbe anche andata, ma il 23 no, non poteva. 
- Non posso, domani… non posso.
Chenille la guardò confusa, cercando di capire perché non potesse, ma non ricordava che in quel giorno ricadeva l’anniversario della morte di Emma.
Stava per dire qualcosa, ma Francis prese la sua borsa e la interruppe:
- Ora devo proprio andare, ci sentiamo per telefono, ok?
- Ma… bella dove vai?
- Ti chiamo…
Francis si allontanava dagli spogliatoi e si chiuse la porta alle spalle. 
Timbaland era tornato a far visita ai ragazzi, tra un lavoro e l’altro, e nel vedere Francis tentò di farsi notare e nel salutarla non ricevette risposta: la ragazza partì come un razzo e a passo svelto uscì dalla sala ed entrò in ascensore per andar via dall’hotel.
Il produttore la guardò andar via senza sapersi spiegare cosa fosse accaduto alla ragazza per distrarla in quel modo, tanto da non accorgersi del suo richiamo. 
Il produttore ne parlò con Justin mentre erano in sala di incisione:
- Sai, ho visto Francis prima, ma è corsa via senza salutarmi…
- Forse non ti avrà visto…
- Ma se ero proprio davanti a lei…
- Allora forse sei tu che avrai pensato che fosse lei e invece era qualcun altro…
- Che cosa? 
- Ma sì, è possibile…
- Non sono un vecchietto con la cataratta, J. Ti dico che era lei. Ed era molto strana, non è che tra voi è successo qualcosa?
Justin distrattamente sistemava dei fogli, e cercava di non dar troppo importanza all’argomento, ma poi si stranì a quelle parole e con disinvoltura disse:
- Tra noi? E perché io dovrei centrarvi qualcosa?
Timothy si strinse nelle spalle e gesticolando cominciò a dire:
- Non so, amico, vi vedevo molto in sintonia…
- Anche io e te siamo in sintonia, e allora?
- Stavo solo chiedendo, J. Non c’è bisogno che fai tante storie.
- Sei tu che continui con questa storia. Magari che ne sai, ha soltanto il ciclo ed era scazzata. Lo sai come sono le donne. Un giorno ti salutano e l’alto no. 
- Mmmh… non lo so…
- Comunque… siamo qui per lavorare o per parlare di una ballerina?
Timbaland ormai conosceva bene il suo amico, e quando cercava di parlare con superficialità di qualcuno con cui aveva il rapporto che aveva con Francis, allora stava cercando di reprimere un sentimento più grande di quanto pensasse. 
- Come vuoi tu, man.
Alzò le mani in segno di resa e cominciarono a lavorare, anche se la mente di Justin cominciò a pensare a Francis.
[…]
Il 23 Dicembre 2006 compivano esattamente 4 anni dalla morte di Emma, e Francis quel giorno, come ogni anno, aveva smesso di esistere.
Viveva di ricordi, riviveva momenti passati assieme a lei, la persona più bella ed importante della sua vita.
Non sapeva dove andarsene, non aveva un posto dove andare. 
Tornare in Italia proprio in quel giorno l’avrebbe soltanto distrutta. 
Rivivere la loro città durante il periodo di Natale l’avrebbe soltanto fatta star peggio di quanto non stesse già.
[…]
- …e non regalerai nulla a Valentina?
- Non so cosa farle, Emma. E poi quella non mi sopporta, credo che qualunque cosa le regalassi la getterebbe subito nella spazzatura.
- Ma smettila! Ormai siete sorelle a tutti gli effetti, non puoi fare un regalo a tutti e non a lei proprio a natale…
- Io dico che nemmeno se ne accorgerebbe…
- Smettila di pensarla così, infondo ti vuole bene… a modo suo… ma te ne vuole.
- Non lo so, Emms…
- Sta un po’ zitta e lascia fare a me…
- No, hey! Dove vai, vieni qui!
Francis ed Emma erano andate a fare compere insieme gli ultimi giorni prima del natale, ed entrarono in una gioielleria, nonostante Francis le avesse tentate tutte per fermarla:
- Buonasera!
- Buonasera, signorine. Posso esservi di aiuto?
- No!
- Sì!.. La scusi, ha avuto una brutta giornata. Comunque…
Emma sorrideva cordialmente all’uomo che intanto stranito rivolse uno sguardo curioso verso Francis che disperata cercò di fermare Emma, ma senza successo.
- Volevamo sapere se avevate orologi femminili…
- D’oro o d’argento?
Emma guardò Francis che le bisbigliava di andar via:
- Ma sì… tuo padre ha i soldi, prendiamolo d’oro.
- Ma scherzi? Un orologio d’oro per Valentina?
Bisbigliava Francis ad Emma con foga, ma l’amica la ignorò e guardò il rivenditore:
- D’oro, allora ci faccia vedere qualcuno d’oro.
- Perfetto…
Fu un acquisto pazzo e costoso, ma cavolo se piacque alla sorella. Riusciva ancora a ricordare la sua espressione quando scartò il pacchetto regalo la notte di Natale; e riusciva anche a ricordare la faccia sorridente di Emma quando le raccontò della reazione di Valentina al regalo. Riusciva ancora a sentire il suo forte abbraccio dovuto alla gioia di quella bella notizia,
Ricordava ancora cosa si provasse nell’abbracciarla, e solo Dio sapeva quando le mancasse e di quanto avesse bisogno di uno di quegli abbracci in quel momento.
[…]
Passò l’intera giornata del 23 chiusa nella sua camera d’albergo all’Hilton, facendo credere a tutti che fosse andata via, ma era certa che nessuno avesse notato che lei fosse ancora lì, perché quella sera c’era la festa al casinò e le camere accanto alla sua erano deserte, così come lo era lei: vuota. 
Si era svegliata in quel letto enorme, e vi era rimasta per tutta la giornata, senza lavarsi, né mangiare, né niente. Non sapeva che ore fossero e né le importava. 
Aveva spento tutto, cellulare, computer, luci, televisione, stereo, tutto. 
Era lì in quel letto da tutto il giorno come un vegetale. 
Apriva di tanto in tanto gli occhi e fissava il soffitto, prima di crollare in un pianto disperato che terminava soltanto quando crollava dal sonno per la stanchezza dei pianti. 
Se qualcuno l’avesse vista in quel momento: non l’avrebbe riconosciuta nelle condizioni in cui era. 
Era giunta la notte, e ufficialmente non era più il 23 Dicembre, ma lei non riusciva a smettere di piangere ancora e ancora.
Si alzò soltanto una volta per andare in bagno e non rischiare di bagnare il letto, e mentre era in bagno, ancora con tutte le luci spente, un rumore alla porta d’ingresso destò la sua attenzione.
Le luci si accesero e lei uscì dal bagno con addosso un pigiama color lilla, gli occhi gonfi come se avesse sostenuto in incontro di boxe, ma erano soltanto gonfi per le lacrime infinite che aveva versato tutto il giorno, era molto pallida e aveva i capelli disordinati.
Aveva difficoltà nel vedere, essendo stata tutte quelle ore al buio, ma poi mettendo a fuoco si accorse che un ragazzo della security aveva aperto la sua porta con una tessera d’emergenza, e dietro di lui vi era Justin Timberlake che spaventato, le corse incontro:
- Oh mio Dio…
Disse in un filo di voce spaventatissimo. 
- Francis! Che cosa è successo? Che cosa hai fatto?
- Sto bene… non… non preoccupatevi. Per…perché siete in camera mia?
Disse Francis con una voce roca e spezzata dal dolore, mentre si strofinava gli occhi ancora umidi.
- Un ragazzo delle pulizie aveva sentito dei rumori strani provenire dalla tua camera e mi hanno mandato a chiamare. Dannazione, Fran! Che cosa ci fai qui? Non eri partita? Che cosa è successo, si può sapere?
La ragazza abbozzò un sorriso, ma in quello stato in cui era, quel sorriso faceva paura:
- E’ tutto a posto ti dico, stavo dormendo, tornatevene alla festa e lasciatemi riposare.
Diceva mentre si allontanava dal cantante e andava a stendersi ancora sul letto, poi guardò il ragazzo della security che restava fermo sotto l’arco della porta d’ingresso:
- Ragazzo… potresti spegnere le luci? E’ insopportabile… non riesco ad aprire gli occhi. Ora andate, tranquilli… buona… buonanotte ragazzi. 
Francis si girò dal lato opposto alla porta e chiuse gli occhi e mise la testa sotto le coperte.
[…]
Il ragazzo della security gli domandò se era necessario che chiamasse qualche medico, ma Justin lo pregò di non farne parola con nessuno e di andarsene. 
Sentendo il rumore della porta chiudersi, Francis tirò fuori la testa dalle coperte, e la sua camera era al buio; convinta di essere sola, tirò un respiro profondo e si mise distesa di schiena sul letto, ma mentre si girava, sentì la presenza di qualcuno accanto a lei ed urlò per lo spavento.
- Shhh… non vorrai far correre l’FBI. 
- Justin? Che ci fai nel mio letto? Non eri andato via?
- Potrei farti la stessa domanda.
- Oh mio Dio, no… ti prego…
Disse in un lamento la ragazza disperandosi e cominciando a piangere senza controllo.
- Vattene… ti prego…
Justin lasciò le luci spente, dalle finestre entrava un barlume di luci che gli permettevano di vedere il suo volto, che cominciava di nuovo a marcarsi di lacrime. 
- Che ti è successo? Perché sei ridotta in questo stato?
- Vattene…lasciami sola…oggi voglio, devo restare sola… via… vattene via…
- Oggi? Che succede oggi?
Il ragazzo ignorava gli inviti disperati della ragazza che lo pregava di andarsene, e cercava di capire. Francis si mise le mani davanti alla faccia e gli diede di nuovo le spalle, raggomitolandosi ancora una volta sotto le coperte, cercando di fingere che il cantante non fosse veramente lì e che stesse soltanto avendo delle allucinazioni. 
- E’ successo oggi?
Francis riaprì gli occhi sotto le coperte e capì che lui aveva capito…
- Oggi è l’anniversario della sua morte, non è vero?
Non ebbe risposta, ma il silenzio gli bastò per averne la conferma.
La ragazza si sentì morire e chiudendo gli occhi enormi gocce di lacrime le caddero sul cuscino senza sosta. 
Justin si commosse, ma riuscì a non piangere, si accovacciò accanto a lei per abbracciarla da sopra le coperte.
Dopo alcuni minuti di silenzio, si sentì il cantante intonare dei versi di una canzone, che faceva così: 
Another Day has gone
I’m still all alone
 
Aveva una voce ancora più fine di quando cantasse normalmente, perché sembrava che gliela stesse sussurrando in un orecchio. Francis non poté non riconoscere una canzone di Michael Jackson; avrebbe voluto dire qualcosa, fermarlo, ma non lo fece… quel suo modo di cantargliela, di sussurrargliela, le aveva improvvisamente portato un po’ di pace nel cuore… nell’animo. 
Così il cantante continuava a cantare, mentre la stringeva :
How could this be 
You're not here with me 
You never said goodbye 
Someone tell me why 
Did you have to go 
And leave my world so cold 
Everyday I sit and ask myself 
How did love slip away 
Something whispers in my ear and says 
That you are not alone 
For I am here to stay 
Though you're far away 
I am here to stay 
You are not alone 
I am here with you 
Though we're far apart 
You're always in my heart 
You are not alone

[…]
Francis riuscì a smettere di piangere grazie a lui e al suo essere così dolce e comprensivo, come mai nessun ragazzo lo era stato con lei. 
Tirò fuori la testa da quelle coperte e con i capelli ancora più scombinati, lo guardò e gli sorrise, avente ancora gli occhi gonfi di lacrime. 
Justin ricambiò il sorriso e le mise una mano in testa cercando di ammaccare quei suoi capelli arruffati, e così facendo riuscì a strapparle un sorriso spontaneo.
- Perché non torni dagli altri?
- Sto così bene qui?
- Davvero?
Le chiese stranendosi, trovando la cosa impossibile, dato che si trovava in una camera buia con una ragazza depressa a piangere nel letto da tutto il giorno, poi lui disse:
- Certamente…sai…
Justin si mosse leggermente toccandosi la schiena:
- …ho un mal di schiena da un paio di giorni, e solo su questo letto riesco a trovare un po’ di sollievo.
Francis sorrise capendo che stesse scherzando, e distolse lo sguardo da lui per riuscire a dirgli:
- Grazie… 
- Grazie al tuo letto…
- No, grazie per la canzone… hai davvero una voce meravigliosa… l’unica cosa che mi ha dato un po’ di pace in questo brutto giorno…
Il cantante si emozionò a quelle belle parole, e si sentì privilegiato. 
Le sorrise dolcemente poi tentò di riaprire quell’argomento che sembrava essere tabù per la ragazza:
- Quanto tempo è passato?
Francis non aveva bisogno di chiedergli di cosa stesse parlando, riuscì a capirlo da sé che si stesse riferendo proprio ad Emma.
Abbassò lo sguardo voltandosi di faccia al soffitto e con occhi chiusi gli rispose come se quella risposta le avrebbe procurato ancor più dolore:
- Quattro anni…
Justin sbarrò gli occhi, e ricordò:
- Quattro anni fa abbiamo lavorato insieme…
- E’ successo poco dopo…
La ragazza sorrise al dolce ricordo dell’amica:
- Non immagini quanto fosse felice di aver lavorato con te… sai… fu lei a ricordarmi chi fossi…
Justin le sorrise con un’espressione quasi offesa, scherzando ovviamente:
- A sì?
- Sì… lei ti conosceva bene, sapeva la tua carriera nel tuo ex gruppo musicale, ti seguiva molto…
Il ragazzo acconsentì tacitamente grato di quelle parole:
- Com’è successo?... Insomma… non te l’ho mai chiesto e credimi, non vorrei chiedertelo proprio oggi, ma non…
- Un incidente d’auto…
Lo interruppe lei, continuando a fissare il soffitto, poi si voltò a guardarlo:
- Ti racconterò tutto, se solo tu mi prometterai che alla fine non proverai pena per me…
Justin la guardò serio, e si mise a sedere poggiando le spalle contro il poggiatesta del letto:
- Te lo prometto…
La ragazza asciugò le lacrime e si voltò a guardarlo, accennando un sorriso e cominciando a ricordare:
- Ricordi qualche sera fa quel ragazzo al ristorante italiano? 
Justin non si aspettava che lo tirasse in ballo, moriva dalla curiosità di saperne di più, ed era quasi certo che le avrebbe detto che era un suo ex, così acconsentì col capo in attesa che confermasse la sua teoria:
- Ecco… lui era un nostro caro amico… Io ed Emma vivevamo in una piccola città al nord Italia, frequentavamo la stessa scuola di ballo: una delle migliori in Italia. La famiglia di Emma aveva fatto grossi sacrifici per permettergliela, perché credevano in lei e nel suo talento. A differenza dei miei genitori adottivi che mi avevano lasciato frequentare quella scuola, credendo che il mio fosse soltanto un capriccio, non hanno mai voluto che diventassi una ballerina. 
La ragazza sconsolata, si strinse nelle spalle, ricordando quella triste verità che persisteva ancora oggi, dopodiché riprese il suo discorso:
- Ad ogni modo, eravamo solite frequentare la discoteca di questo ragazzo, ormai ci conoscevamo da molti mesi, quasi un anno, ed era diventato un amico fidato. Sia io che Emma gli volevamo molto bene, anche perché con noi era sempre stato gentile e bravo, tanto da farci entrare gratis ogni sera. Conobbi un ragazzo…
Francis cominciò inspiegabilmente ad imbarazzarsi nel raccontare questa parte al cantante, tanto da abbassare lo sguardo:
- Non sono mai stata una che si innamora facilmente… ma con lui successe, e lo consideravo il mio primo amore, il mio primo vero ragazzo… ero piccola, ero ingenua e stupida…Non potevo immaginare che fosse sposato e che avesse dei figli. Era giovane, era buono con me, gentile, non ho mai fatto nulla che io non volessi fare con lui… ma poi me ne sono pentita amaramente. Scoprii che aveva accettato una scommessa con quel ragazzo dell’altra sera, quello che credevo fosse un caro amico, in realtà aveva giocato con i miei sentimenti, col mio cuore. Avevano scommesso di farmi innamorare di lui… perché sapeva che era difficile che succedesse, ma successe, e lui sparì… Scoprii tutta la verità quando ormai era troppo tardi….
Francis fece una breve pausa, guardando anche l’espressione di Justin, che era serio e concentrato, molto interessato alla storia:
- Tre mesi dopo avevo dolori alla pancia, ero dimagrita moltissimo, e non facevo altro che vomitare anche senza che mangiassi nulla. Emma stufa di vedermi ridotta in quello stato, decise di portarmi in ospedale, ma quel giorno c’era mal tempo e mentre eravamo in viaggio, perse il controllo dell’auto…
Delle lacrime cominciarono a scivolarle giù dagli occhi, mentre era con lo sguardo fisso in un punto indefinito della coperta:
- Mi risvegliai tra i rottami dell’auto che andava a fuoco a pochi passi da noi, eravamo volate entrambi fuori dalla vettura… e lei era lì accanto a me ricoperta di sangue e senza vita. Il mio unico desiderio era quello di morire lì, accanto a lei, ma poi mi risvegliai in ospedale e i dottori mi dissero che oltre ad aver perso Emma, avevo perso anche un figlio che portavo in grembo senza saperlo…
Justin non riuscì a dire una parola, ma il suo silenzio era assordante, e quando rialzò lo sguardo verso la ragazza, lei non riusciva a smettere di piangere, anche mentre gli sorrideva e gli diceva:
- Non farlo!
Francis rideva, ma era un sorriso misto al dolore, anche se cercava in ogni modo di controllare le sue lacrime che cadevano ininterrottamente:
- Avevi promesso che non l’avresti fatto…
Lo ammonì con un dito, poi si arrese e chinò il capo da un lato e lo guardò sconfitta, ma ancora con un sorriso spezzato sulle labbra:
- Provi pena per me…
Justin sembrava sinceramente provato da quel triste racconto, probabilmente in un’altra occasione si sarebbe commosso lasciandosi andare anche lui a qualche lacrima, ma non volle farlo. Alzò lo sguardo verso di lei e serio le disse:
- Non provo pena per te… giuro.
Francis non disse nulla e si mise anche lei seduta di spalle al poggia testa, così come stava lui, e guardava davanti a sé sentendosi quasi più leggera dopo quel racconto. 
Probabilmente parlarne con qualcuno le aveva alleviato quel dolore, e non credeva che il cantante potesse esserle così di sollievo.
- Posso abbracciarti?
- Perché me lo chiedi e non lo fai e basta?
- Perché voglio assicurarmi che non pensi che l’abbia fatto per pietà…
- Ok, ma promettimi che te ne andrai…
Il ragazzo acconsentì col capo, per poi avvicinarsi a lei e stringerla in un forte abbraccio che le sembrò non avere mai fine. 
Riuscì a respirare senza affanni mentre era tra le sue braccia, cominciava a star meglio… ma forse era perché aveva trascorso l’intera giornata a star male…
- Voglio essere tuo amico… magari il tuo migliore …amico…
- Che cosa?
- Proprio così…
Sciogliendo quell’abbraccio e sentirgli dire quella frase, la fece sorridere:
- L’ultima volta che mi hanno detto una cosa simile, ero in seconda elementare…
Justin si concesse un sorriso a quelle parole, ma non ritirò la frase.
- Insomma, ti va oppure no?
- Di diventare tua amica?
- Esattamente…
- Non lo siamo già?
- No…
- Come sarebbe?
- Non ti avevo mai considerata mia amica prima di adesso.
- Oh… beh… allora ok. 
La ragazza restò a guardarlo senza far niente, poi scrollò le spalle e disse:
- Bisogna firmare qualche contratto, o va bene così?
- Direi che basti così…
- Cool
- Me ne vado…
- Sì, l’hai promesso.
Disse con convinzione mentre l’osservava alzarsi dal letto. 
- E se invece restassi?
- Non saresti un buon amico, perché infrangeresti una promessa…
- Giusto.
Esclamò lui fingendosi impacciato ed inscenando un simpatico battibecco con la ragazza, che non smetteva di guardarlo e di sorridere. 
- Allora io vado…
- Vai.
- Vuoi trascorrere il Natale con me?
- Che cosa?
- Sarebbe un Natale tra amici…
- Ma…
- Non rispondermi adesso. Magari, domani… se sarai ancora qui, domani sera, capirò che hai accettato. Altrimenti… capirò comunque. 
Francis non poté trattenere un sorriso, e senza dir nulla acconsentì col capo e lo guardò lasciare la sua camera. 
Tornò a mettersi a letto, ma adesso si sentiva meglio, stava bene grazie al suo intervento, e riuscì a dormire mentre ripensava al momento in cui le aveva cantato quella canzone, e con la sua dolce voce nella testa, cadde in un sonno profondo.
[…]
- Pronto, bella, mi senti?
- Sì, Chenille… ti sento… tu mi senti?
- Adesso sì, bella! …Ma allora? Sei in Italia oppure no?
- Veramente… non so ancora se ci andrò…
- Che cosa? Ma è la vigilia…
- Lo so, Chenille, ma… Justin… Justin mi ha invitata a trascorrere il Natale con lui e…
- CHE COSA? 
- S…sì… lui mi ha invitat…
- OH MIO DIO! OH MIO DIO! NON CI POSSO CREDERE! NON È POSSIBILE!
- Calmati, Chenille, non è come credi… siamo solo amici.
La ragazza fece una pausa e stette in silenzio per qualche secondo. Francis pensò che fosse caduta la linea:
- Chenille? Sei ancora lì?
- Cercavo di convincermi che quello che hai detto, tu l’abbia detto con serietà.
Francis alzò gli occhi al cielo:
- Guarda che è così, Chenille; anzi è proprio lui che mi ha chiesto di essere amici.
- Dici sul serio?
- Sì ti dico!
- Oh… beh allora se la metti in questo modo…
- Non lo so… è che in realtà ci stavo pensando perché non mi va molto di trascorrere il Natale con la mia famiglia… Ma vorrei anche tornare da voi, da Mama Su…
- Non dar retta a Mama Su!
- Come, scusa?
Si domandò se l’amica fosse impazzita improvvisamente:
- Sì, bella! Trascorri il Natale con Timberlake! Potrai trascorrere tanti altri Natali con la tua famiglia, e potrai passare a trovare Mama Su ogni volta che vorrai… ma non potrai mai più trascorrere un Natale con Mr. Timberlake… Oh bella, tu devi accettare l’invito, o giuro che morirò di crepacuore! 
Francis sorrise tenendo la cornetta del telefono in mano, mentre era ancora nella sua camera d’albergo a Las Vegas. 
- Ti invio un sms più tardi, ora devo lasciarti. 
- Accetta l’invito! Accetta l’invito! Accetta l’invito! Accetta l’invito! 
Ripeté a raffica Chenille prima che Francis potesse riagganciare. 
- A più tardi…
Disse ridacchiando la ragazza, per poi riagganciare e andare a farsi una doccia.
[…]
Alle ore 11:30 del mattino, la ragazza lasciò la sua camera d’albergo portando con sé soltanto una borsa a valigia, il suo portafoglio e il suo cellulare. 
Degli addetti ai lavori, avevano comunicato a Justin che Francis avesse lasciato la sua camera d’albergo quella mattina, e così il cantante capì che la ragazza non avesse accettato l’invito.
Ne era rimasto amareggiato, nonostante si fosse imposto di non farlo, perché si aspettava che non sarebbe rimasta
La sera Francis telefonò al suo agente dicendogli che passate quelle festività, avrebbe voluto parlargli di certi affari molto urgenti; così poi approfittò per augurargli buon Natale. 
Dopo quella telefonata la ragazza chiamò anche Nina per un saluto, e soltanto dopo chiamò Justin:
- Ciao…
- Hey…
- Dove sei?
- In realtà mi starei imbarcando sul volo per Memphis…tu? Sei già arrivata in Italia? Riesco a sentirti male, sembra che tu stia in aeroporto…
- Sì, è così. 
A quel punto Justin riuscì a vederla spuntare tra la folla, non gli fu difficile riconoscerla dato che indossava un cappottino rosso
Un sorriso si dipinse sul volto del cantante che continuava a restare in linea:
- Allora hai accettato…?
- Sì!
Disse con sforzo la ragazza, mentre si faceva spazio tra la folla per raggiungerlo in fila:
- Scusate… sono con lui… ho i…i biglietti.
- Fatela passare…
Disse a voce bassa il cantante, parlando con degli uomini della security, ma una ragazza sui 15 anni fermò il cammino di Francis e le disse:
- Scusa, possiamo farci una foto insieme?
Francis si fermò col ritardo e non potendo credere alle sue orecchie, disse:
- Come, scusa?
- Sì… una foto… Mamma, Mamma, dai scatta, sbrigati!
- Oh…ok!
Inclinò le labbra verso il basso e si avvicinò alla ragazzina con disinvoltura. 
Dovette abbassarsi un po’ per arrivare alla sua altezza, eppure continuava a non capire come mai volesse scattare una foto con lei, quando aveva Timberlake a pochi metri di distanza. Poi ecco che i dubbi di Francis ebbero una risposta:
- Sarò la prima ad avere una foto con la nuova ragazza di Justin Timberlake!
Proprio in quel momento scattò il flash e l’espressione di Francis mutò radicalmente dal sorridente al “che???” 
Ma scappò via prima ancora che potesse dire o fare altro, alcuni uomini della security la scortarono accanto al cantante, che aveva un look niente male, anche se molto casual. 
Lo guardò e ricambiò il suo sorriso e il suo abbraccio.
- Scusa il ritardo…
- Ritardo perdonato. Andiamo?
I due si sorrisero ancora per un paio di secondi, prima di salire a bordo dell’aereo e volare verso la città natale del cantante.
- Cosa voleva quella ragazzina?
- Oh … niente, una foto…
- Wow!
- …Già!
Esclamò mentre saliva a bordo del veicolo senza mostrargli la sua faccia stranita ed imbarazzata al ricordo delle parole di quella ragazzina di poco fa.

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Capitolo 23
*** ● Un Natale Particolare ● ***


Il viaggio in aereo durò intorno alle quattro ore di volo, ma Justin non le aveva detto che si trattasse di un volo privato, così la ragazza ebbe un rimborso di 300 dollari per il biglietto. 
- Mi spiace per l’inconveniente…
Le diceva mentre prendevano posto su dei sediolini che somigliavano più a delle poltrone lussuose. 
Francis portava con sé il suo trolley e Justin quando vide la ragazza afferrare il bagaglio, le andò incontro per offrirsi di riporglielo lui stesso negli appositi ripostigli sui tettucci appena sopra le loro teste.
- Oh… aspetta, faccio io.
- Ce la faccio… non è pesante…
Disse lei sorridendo, e senza accorgersene si trovò faccia a faccia col ragazzo ed entrambi con le braccia alzate per afferrare il bagaglio. 
Ci fu un fugace scambio di sguardi tra i due, che si soffermarono l’uno sul sorriso dell’altro, creando un leggero imbarazzo.
- Oh, scusa…
Il ragazzo si allontanò non appena si rese conto che la distanza tra loro era minima. Francis continuava a sorridergli guardandolo fisso.
- Credi davvero che sollevare una valigia di quella, mi sia di sforzo? Avanti… da qua!
- Hey… offendi l’uomo galante che è in me!
Gli disse lui guardandola con una finta smorfia imbronciata, e Francis non poté trattenere una risatina.
- Non si offenda signor uomo galante… per così poco…
La ragazza con un semplice slancio, riuscì a riporre il bagaglio facilmente, continuando a guardare l’artista per poi sorridergli compiaciuta.
- Visto? Più a dirlo che a farlo…
Justin l’osservò mentre si andava a sedere e sorrideva senza un vero motivo. 
- Comunque…
Disse lei, mentre lo guardava sedersi proprio davanti a sé:
- Non era necessario il rimborso.
- Sì che lo era… sono 300 dollari…
- Lo so, ma sono stata io stupida nel pensare che viaggiassi come un comune mortale in linee passeggere economiche.
Justin ridacchiò a quelle parole:
- Vorrà dire che al ritorno prenderemo uno di quei voli, così ti dimostrerò che sono un comune mortale, anch’io. 
- E ti è concesso farlo?
- Come sarebbe?
Disse lui sbottando in una risatina simpatica. Francis lo guardò e ricambiò la risatina contagiosa e melodiosa del ragazzo:
-Sì, beh… i tuoi agenti, le forze armate, il pentagono, il re e la regina te lo consentiranno?
Justin si strinse nelle spalle e con disinvoltura disse:
- Sicuramente il Re non accetterà, ma sai che ti dico? Sono sempre stato un ribelle.
- Oh wow! Non si direbbe nel guardarti.
- Che intendi dire?
Continuò su quell’ironia il ragazzo, imbronciando:
- Beh sei il classico bravo ragazzo all’apparenza. Non hai uno di quegli enormi tatuaggi sulle braccia, o qualche piercing al cervello…Hai i capelli rasati, sei sempre ben vestito, a volte anche in smoking… hai una postura corretta e poi quegli occhi…
- Cos’hanno i miei occhi che mi impediscono di essere un ribelle?
- Sono azzurri…
- E allora?
- Allora anche se tu fossi un ribelle, alla gente basterebbe guardarti negli occhi per intenerirsi e classificarti subito come un bravo ragazzo.
- Oh è così che la pensi?
Francis non trattenne un sorriso dopo tutta quella scena, poi ammise:
- E’ la realtà dei fatti. 
Alzò le mani lei come per tirarsene indietro.
- Dovrò fare un piercing al cervello allora…
- Ti servirebbe un cervello.
- Hey!
La ragazza scoppiò a ridere divertita, era da anni che non aveva una conversazione così con un ragazzo che non fosse suo fratello Luigi, o il suo amico Jay.
- Porta rispetto, sai? Sono sempre il tuo capo, posso sempre farti scendere di grado!
Esclamò lui in un finto tono autoritario, ma poi lei gli rispose con un tono pungente:
- Non lo hai già fatto?
Non fu necessario che specificasse a cosa si stesse riferendo per fargli capire che stava parlando della storia della prima ballerina e di Ashley. 
Justin mutò per un attimo espressione, e diventò serio per qualche secondo, voleva evitare di imbucare in un genere di discussione che preferiva ad ogni costo evitare; fece un colpo di tosse per schiarirsi la voce, ma proprio in quel momento si avvicinò il suo agente:
- Hey, Justin, potrei parlarti un momento in privato?
Justin alzò lo sguardo verso di lui, poi si alzò in piedi e si allontanò da Francis congedandosi da lei per qualche minuto. 
Era curiosa di sapere cosa le avesse detto Justin se il suo agente non l’avesse interrotto proprio in quel momento, ma probabilmente avrebbe cambiato discorso : stava cominciando a conoscerlo…
[…]
Passarono una ventina di minuti, Francis fu servita di un bicchiere di champagne dalle hostess, ma volle aspettare il ritorno del cantante per berne un goccio. 
Il ragazzo tardò e lei decise di berlo senza di lui. 
Cominciava ad accusare un po’ di sonno, quando Justin tornò a sedersi difronte a lei.
- Scusa, piccoli inconvenienti burocratici…
- Spero nulla di grave…
Esclamò la ragazza, osservandolo tornare.
- No, figurati, tutto a posto…
Disse lui aggiustandosi la giacca mentre si sedeva, poi guardò i bicchieri di champagne.
- Ho tardato davvero così tanto?
La ragazza, tenendo poggiato un braccio sul bracciolo del sediolino, e tenendosi su la testa con una mano sul mento, lo guardò e gli sorrise mentre acconsentiva col capo.
- Stavo per addormentarmi…
Lui accigliò lo sguardo dopo aver dato un sorso al bicchiere:
- Non hai già dormito abbastanza, ieri?
La ragazza soltanto ricordando la sua giornata di ieri, si incupì in volto e imbarazzata, cambiò posizione; lui si accorse del suo cambio d’umore e guardandola, le disse:
- So che non sono affari che mi riguardano, ma…ormai siamo amici, giusto? 
- Giusto…
Disse lei poco convinta e curiosa di sapere cosa avesse da dirle:
- Beh francamente penso che dovresti andare avanti… voglio dire… so benissimo anzi, posso soltanto provare ad immaginare come tu ti senta dopo la morte tragica della tua amica, soprattutto per il modo in cui è avvenuta. Ma… sono passati quattro anni, non dico che devi superarla e dimenticare tutto, non sarebbe umanamente possibile, ma non puoi ridurti in quello stato ogni volta…
Francis non accettava quelle parole, e si poteva notarlo dall’espressione del suo volto incredula e quasi offesa:
- Scusa, come?
- Non offenderti, ma…
- Non devo offendermi? Stai facendo sembrare la morte di Emma come la morte del mio gatto…
La ragazza cominciava ad arrabbiarci, e Justin cercò di calmare le acque:
- Assolutamente! Hai frainteso le mie parole. Dico solo che dovresti smetterla di struggerti ogni volta… potresti cadere in depressione…
- Chi ti dice che non ci sia già caduta?
- Il tuo sorriso.
- Come, prego?
- Non te ne accorgi, ma quando balli hai sempre un sorriso sulle labbra, ed è questo che ti fa andare avanti: la danza, il ballo!
- Ascolta, non ho bisogno di essere psicoanalizzata da un cantante, ok? So benissimo che dovrei cercare di andare avanti con la mia vita, e mi pare che lo stia facendo. Se così non fosse, ora non sarei parte della tua crew, non sarei su questo aereo e non ti starei parlando. 
Justin sospirò profondamente passandosi una mano in testa, quasi apparendo stressato da quella conversazione:
- Cercavo solo di darti qualche consiglio da amico…
La ragazza gli rivolse uno sguardo severo senza rendersene conto, ma poi riascoltando quelle parole nella sua testa, provò ad addolcirsi e a mandar via quel mal umore.
Dopo alcuni secondi di silenzio, disse:
- Scusami… so che lo hai detto a buon fine, ma…non è facile per me parlarne, soprattutto con chi non mi conosce…
- Beh è quello che sto tentando di fare…vorrei conoscerti, o imparare a conoscerti… come fanno tutti gli amici, no?
Francis abbozzò un sorriso:
- E’ strano considerarti mio amico…
Justin quasi pensò che la ragazza stesse per dirgli qualcosa che lui non aveva avuto il coraggio di dire, e il suo sguardo diventò lentamente serio:
- Che intendi dire?
Lei con franchezza e stringendosi nelle spalle, disse:
- Voglio dire che tu sei Justin Timberlake, io fino a pochi mesi fa non ero nessuno, eppure guardami adesso… sono l’aspirante miglior amica di un artista mondiale…
Justin sorrise nervosamente a quelle parole, rendendosi conto che era l’unica cosa che avesse potuto dirgli. 
- Spero che smetterai di considerarmi di un altro pianeta dopo questo Natale…
Lei storse il naso in una smorfia, e sorridendo esclamò:
- Naaah… non credo sia possibile.
Justin scoppiò a ridere arrendendosi alle sue parole, e Fran fu contagiata dal suo modo di ridere.
[…]
Arrivarono a Memphis in Tennessee alle otto di sera, e per arrivare a casa della madre del cantante, furono accolti da un fuoristrada blindato. 
Allo sbarco in aeroporto, il cantante fu accerchiato da numerosi fans e fotografi. 
Francis gli camminò a dei metri di distanza, proprio per evitare di essere assalita anche lei dai fotografi, ma fu inutile, perché alcuni di loro chiedevano esplicitamente ai due di avvicinarsi così da poterli fotografare insieme. 
Justin odiava i paparazzi quanto li odiasse Fran, così li scostava via per essere lasciato in pace.
Ad un certo punto però la ragazza si allontanò dalla folla, e Justin cercò di seguirla con lo sguardo per capire dove stesse andando.
La ragazza si avvicinò a due giovani ragazzi che chiedevano un’offerta di denaro in cambio della loro esibizione che consisteva in un passo a due di Tango.
Fran non poté resistere alla tentazione di avvicinarsi e di ammirarli mentre eseguivano quel ballo che era proprio tipico delle sue origini: dell’Argentina.
[Musica consigliata per questa scena https://www.youtube.com/watch?v=e7xTPVihFFk]
Un sorriso enorme si dipinse sul suo volto, mentre con sguardo incantato, osservava assorta i passi sensuali e sincronizzati dei due ballerini. 
Erano entrambi molto alti e snelli, entrambi avevano una carnagione scura con lunghi capelli neri: lei li aveva legati in una coda che scivolava sulla sua schiena e una rosa che contornava il suo elastico nero, e anche lui li aveva raccolti in un piccolo codino legato con un nastrino nero. 
Quella sensualità di quei passi la lasciavano a bocca aperta, ma conosceva benissimo la passione che avevano i suoi concittadini, e lei stessa non era da meno. 
Affascinata, restò a fissarli per tutto il tempo della loro esibizione, e quando terminò fu la prima a battere le mani, e l’ultima a smettere.
Justin si era avvicinato ad osservarla da lontano, senza che se ne accorgesse, ma lui restò stregato da lei, dal suo modo di osservare ballare quei due ballerini, piuttosto che dall’esibizione. 
Lasciò impazzire i fotografi, dimenticandosi della loro presenza, e dei loro flash continui, guardava l’amore che trapelava da Francis mentre si emozionava nell’assistere a quell’esibizione. 
A fine ballo, la ragazza si avvicinò ai due ballerini e fece la loro conoscenza: lui si chiamava Pedro Lopez, lei Sandra Cervera entrambi provenienti da Buenos Aires.
Justin non volle avvicinarsi, per lasciare la ragazza a godersi quelle nuove conoscenze, si limitava a sorridere senza motivo nella sua direzione osservandola da lontano.
Il cantante però, vide un movimento strano da parte della ragazza, la quale ad un certo punto estrasse dalla tasca del suo cappotto, la busta in cui era contenuto il rimborso del suo biglietto d’aereo, e lo diede ai due ragazzi.
Il cantante non riuscì a sentire cosa si stessero dicendo, ma non avrebbe in ogni caso capito una parola, dato che parlavano uno spagnolo molto stretto.
I due ballerini osservarono quella busta, poi la ragazza, visibilmente felici ed emozionati, ma Francis pregò loro di non aprirla in sua presenza, limitandosi ad augurar loro ogni bene e fortuna.
Quando si congedò, voltandosi, notò Justin che la stava aspettando e sorridendogli gli andò incontro:
- Hai visto che bravi?
Esclamò con tono esaltato la ragazza, rivolgendogli un sorriso a trentadue denti:
- Sì, ma ho visto soprattutto che gli hai regalato trecento dollari…
Mente il cantante lo diceva, alle loro spalle i due ballerini aprirono la busta e quasi gli venne un mancamento per la gioia. La donna si portò le mani davanti la bocca e guardava assieme al suo compagno in direzione di Francis che lentamente spariva tra la folla di gente e di fotografi.
- A me non servivano…
Justin la guardava con occhi colmi di ammirazione e rispetto, sorridendole dolcemente, poi una volta giunti all’uscita dell’aeroporto corsero a bordo del fuoristrada blindato e guidato da un autista personale.
[…]
La casa in cui viveva la madre di Justin col suo secondo marito, era un’enorme villa a tre piani, situata in un quartiere molto tranquillo della città, con aiuole e giardini un po’ ovunque, lontani dal caos cittadino.
Il lusso che c’era anche solo nei fiori che crescevano nel suo giardino, era da capogiro.
La ragazza non riusciva mai ad abituarsene. 
- Mia madre si è risposata quando io avevo sei anni, con quest’uomo che ormai considero un padre…
Justin informava Francis sulla sua famiglia, prima di entrare in casa e mentre uscivano dall’auto.
- Quanti anni avevi quando i tuoi hanno divorziato?
Chiese lei con curiosità e stupore allo stesso tempo.
- Due anni…
- Mi dispiace molto…
Disse con tristezza visibile la ragazza, mentre gli rivolgeva uno sguardo compassionevole: 
- Beh sono passati venti tre anni, credo di averla superata…
Le sorrise lui, e Fran si limitò a ricambiare il sorriso, senza più voler approfondire quel triste argomento.
Entrati in casa, furono accolti dalla madre che era una giovane donna sui quarant’anni barra cinquanta, molto ben curata e somigliante al figlio; tanto da lasciarla qualche attimo senza fiato.
Il ragazzo si gettò tra le braccia della madre, e la ragazza si intenerì ed imbarazzò allo stesso tempo nell’ assistere a quella scena. 
La donna indossava un pantalone elegante color nero e un golfino bianco a righe nere, molto sobrio. I suoi lunghi capelli ricci biondi erano legati in una coda a metà altezza e i suoi grandi occhi azzurri la guardavano con curiosità e gentilezza: poi accolse anche lei con un abbraccio totalmente inaspettato da parte della ragazza, che si imbarazzò visibilmente mentre ricambiava quel gesto.
- Molto piacere di conoscerti, Francis. Io sono la madre di Justin, ma puoi chiamarmi Lynn.
Francis le sorrise imbarazzata, poi disse:
- Molto piacere signora Lynn…
La donna storse il naso in una buffa smorfia, poi le disse:
- Chiamami soltanto Lynn, quel signora d’avanti mi fa sembrare più vecchia. 
Francis ridacchiò, poi acconsentì col capo:
- Lynn…
La donna guardò il figlio e gli sorrise:
- Dove l’hai presa?
Esclamò in tono scherzoso la donna, superando il figlio, il quale si strinse nelle spalle:
- L’ho vinta ad una partita di poker…
Disse alzando poi lo sguardo verso Fran, guardandola fugacemente con malizia.
Fa ragazza aveva quasi scordato quella serata al casinò, e nel ricordarla, gli rivolse uno sguardo penetrante, poi la madre interruppe quello scambio di sguardi e disse:
- Allora? Com’è andato il volo, ragazzi? Ah Justin, Fred è andato a comprare le ultime cose per la cena di stasera, compreso un cappellino di Santa Claus per Fran.
A quel punto la donna si voltò in direzione della ragazza e le fece l’occhiolino.
- Che?
Esclamò con forte accento spagnolo la ragazza, sorridendo senza capire perché le avessero comprato un cappello di Santa Claus.
Justin guardando la sua espressione spaesata, scoppiò in una risatina melodiosa, mentre la donna lo guardò confusa:
- Non mi avevi detto che fosse Spagnola…
- In realtà non sono Spagnola…
- Ah già… sei Polacca, la Polonia si trova in Africa, giusto?
Quelle parole ghiacciarono Francis, che subito fece sparire il sorriso dal suo volto, e cominciò davvero a credere che quella famiglia avesse problemi di cultura geografica, dato che la donna disse esattamente le stesse parole che disse il figlio qualche tempo fa.
La donna scoppiò a ridere dopo essersi scambiata una fugace occhiata d’intesa col figlio, e Francis si lasciò coinvolgere da quelle risate appena, poi la donna la tranquillizzò:
- Scusami, ma… Justin ha insistito purché io ti dicessi questa cosa. Non ne so la ragione però…
A quel punto Francis abbassò lo sguardo lasciandosi andare ad una risatina divertita, provando quasi compassione per la stupidità del ragazzo. 
- Cominciavo a spaventarmi sul serio…
- Avresti dovuto vedere la tua faccia!
Disse in una risata il cantante, guardando lei e poi la madre che era intenta a controllare il forno. 
- Spero non vi dispiaccia se ho invitato degli zii di famiglia…
- Tranquilla, Mama, ho invitato degli amici…
- Altri?
Francis continuava a sentirsi strana in qualità di amica del ragazzo, e se ne stava lì ad osservarli comportarsi come una classica famiglia Americana, dimenticando per un attimo di trovarsi a casa di un cantante di fama mondiale nonché suo capo a tutti gli effetti.
- Beh se non dovessimo farcela con i posti, possiamo sempre mandarla a casa dei Gonzales…
Esclamò il ragazzo fingendo che Fran non fosse presente, e indicandola con un pollice qui affianco. 
Lynn stette allo scherzo ed inclinò le labbra verso il basso ed acconsentì col capo guardando suo figlio, che continuò:
- Infondo sono di origini Cilene, no? Il Cile confina con la Spagna e con l’Italia… si capiranno benissimo.
Francis lo guardò di traverso, e il cantante cominciò a ridere. 
- Ok, la smetto con questa cosa…
Francis gli sorrise di ricambio, lasciandosi andare alla sua bizzarra simpatia.
[…]
A cena vi erano più di dieci persone in quella casa; Fran aveva conosciuto Fred, il compagno della madre, aveva conosciuto dei suoi cugini: John, Luis, Jessy, Elisabeth, e Patricia. I suoi zii Michael, Alice e Samuel, Rebecca.
Tutti molto simpatici e pazzi almeno quanto lo stesso Justin, cominciava a capire da dove proveniva il suo disagio mentale. 
Dopo cena arrivarono quattro amici del cantane, amici d’infanzia: tra cui il suo miglior amico Trace, Ti-J ed Alex. 
Il primo aveva la stessa età del cantante, 25 anni, il secondo ne aveva 28 d il terzo 23. 
Tutti molto cordiali ed affabili, ad eccezione di Ti-J che continuava a parlare con Francis per quasi tutta la serata:
- E così sei spagnola?
La ragazza gli avrebbe volentieri rotto un vaso in testa, stufa di sentirsi dire che fosse Spagnola; neanche se la Spagna fosse stata l’unica nazione al mondo in cui si parlasse spagnolo.
Alzò gli occhi al cielo, ma cercò di essere educata e pacata nel rispondergli:
- No… in realtà sono Argentina, ma ho vissuto in Italia per gran parte della mia infanzia…
I due erano in piedi accanto ad un enorme finestra mentre osservavano gli alberi scossi da un forte vento, mentre sorseggiavano del brandy. 
- Oh, Italia, dici? Avevo una mia insegnante al liceo che veniva dall’Italia…
“Interessante” Pensò con ironia la ragazza mentre si sforzava di sorridergli e di trovare l’argomento interessante:
- Davvero? Wow!
- Sì, giuro! Mi pare che fosse originaria della Càlabbrie 
- Calabria?
Disse in un risolino la ragazza, divertita dalla pessima ed errata pronuncia del ragazza, che si esaltò a ridere anche lui:
- Sì! Ahahha esattamente! Tu invece di dove sei precisamente?
- Napoli, sai… non dista molto dal paese della tua vecchia professoressa…
- Davvero?
Disse con finto interesse il ragazzo, mentre guardava con insistenza il seno di Francis, la quale infastidita da quegli sguardi del ragazzo, cercava di tagliare a corto ed allontanarsi da lui.
- Ehm.. sì… beh io adesso andrei da…
- No, aspetta, dove vai? Perché non usciamo a prendere una boccata d’aria?
Intanto Justin alzò lo sguardo verso Francis, il ragazzo era in compagnia di Alex e Trace a bere della tequila, sempre nel salone dell’enorme soggiorno del secondo piano della villetta, dove vi era un grande tavolo da biliardo, un enorme televisione e uno stereo di ultima generazione. 
Abbassò lo sguardo, credendo di star invadendo la loro privacy, e tornò a parlare con i due amici che non si accorsero di nulla:
- Vuoi uscire fuori? Sul serio?
Esclamò Francis guardandolo con un risolino in faccia:
- Ti sei reso conto che tra un po’ gli alberi cadranno sule strade?
Il ragazzo sorrise maliziosamente:
- Scusami, non me ne ero reso conto, ero troppo impegnato a guardarti…
Il ragazzo si avvicinò alla ragazza, forse un po’ troppo…
- La verità è che mi piaci, e vorrei restare un po’ da solo con te..
Francis in automatico alzò gli occhi verso Justin, ma per fortuna, o sfortuna… il ragazzo non li stava guardando.
Francis prese le distanze dal ragazzo, indietreggiando di un passo:
- Sono lusingata, ma…
- Oh avanti, non fare la difficile… lo sanno tutti che voi ballerine siete tutte facili… non sei qui con Justin per questo?.. Spassartela?
La malizia nel tono di quel ragazzo la offese moltissimo, ed ebbe una voglia incontrollata di rompergli per davvero un vaso sulla testa.
- Come hai detto, scusa? Credo di non aver capito bene…
Francis stava tenendo a freno la sua rabbia con tutte le sue forze, pur di non infierire violentemente sull’amico di Justin, che però cominciava ad esagerare:
- A no? … vuoi che te lo dica in spagnolo? Magari ti eccita di più…
La ragazza accigliò lo sguardo e lo guardo incredula, sperava che fosse l’alcool a parlare e non lui per davvero. 
Ti-J cominciava a muovere dei passi verso di lei che a sua volta indietreggiava, finché non finì con le spalle al muro, dietro una libreria, che le toglieva la visualità su Justin e gli altri amici. 
- Ti prego, Ti-J non costringermi alla violenza…
- Uhhh
Disse mordendosi un labbro il ragazzo.
- Mi eccita la violenza in una ragazza….
Intanto le labbra del ragazzo erano sul punto di incontrare quelle di Francis, quando la ragazza si piegò nelle ginocchia e riuscì a scamparla e ad allontanarsi da quell’angolino, scostandolo via.
A quel punto Justin si era avvicinato ai due, ma fortunatamente non si era accorto di nulla:
- Allora voi due… ci degnate un po’ della vostra compagnia?
Il ragazzo aveva tra le mani uno short di tequila e guardava Francis leggermente confuso dalla sua espressione che era tra il sorpreso e lo spaventato:
- Sì, Ti-J stasera ci hai abbandonati…
- Fa sempre così quando c’è una bella ragazza nei paraggi. 
Commentavano i due amici, cercando di coinvolgere anche Justin in quelle risate, ma il ragazzo riuscì ad abbozzare un sorriso, soltanto dopo aver guardato Fran per qualche secondo, la quale si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio per mascherare l’imbarazzo che stesse provando in quel momento. 
- Io… vado ad aiutare Lynn in cucina!
Cacciò quelle parole dalla bocca, senza nemmeno rendersi conto di quello che stesse dicendo; probabilmente, anzi sicuramente, Lynn non avrà avuto bisogno del suo aiuto, ma le sembrò un’ottima scusa per allontanarsi da lì.
Gli altri due ragazzi la salutarono con un cenno di testa, Ti-J tentava di tenere a freno i suoi ormoni, mentre Justin la guardò andar via stranito e dispiaciuto; credendo che la ragazza non si sentisse a suo agio lì con lui, la sua famiglia ed i suoi amici. 
[…]
Francis si offrì di aiutare Lynn in alcune faccende, ma la donna le spiegò che non era necessario, perché vi era una domestica che si occupava di tutto: così la ragazza passo qualche ora in compagnia di alcuni zii e cugini di Justin, per poi trovare un buco ed allontanarsi da lì.
Si diresse in cucina, e si trovò in compagnia della domestica, che era una giovane donna sui quarant’anni di origini Filippine. 
- Oh… mi scusi signora. 
Francis accigliò lo sguardo e le disse:
- Perché ti scusi? Sono io ad essere entrata in cucina senza avvisare…
- Si figuri, signora, non ha motivo di avvisare per entrare in cucina.
Disse con estrema umiltà la giovane donna:
- Beh neanche tu hai motivo di scusarti.
La donna alzò lo sguardo verso Francis e le sorrise con gratitudine.
- Come ti chiami?
- Nhiral, mia signora.
- Non sono la tua signora, Nhiral. Ti prego sta rilassata in mia presenza…
La donna non riusciva a capire come mai quella ragazza si comportasse con così tanta gentilezza nei suoi riguardi.
- Molto piacere di conoscerti, Nhiral, io sono Francis.
- E’ un onore.
La ragazza sorrise alle sue parole e si mise a sedere su uno sgabello accanto ad un tavolo da cucina.
- Davvero? Beh grazie, anche per me è un onore conoscerti.
La donna le sorrise e rimase lì a fissarla, mentre Francis con disinvoltura prese uno straccio e un piatto cominciando ad asciugarlo sotto gli occhi increduli e confusi della donna che non sapeva cosa fare:
- Di dove sei Nhiral? Aspetta, fammi indovinare… mhhh
La ragazza cominciò a pensare risultando subito molto simpatica agli occhi della donna:
- Forse Indonesia? O…Filippine? O magari dalla Malesia? 
La donna sorrise garbatamente a quelle parole, poi le disse:
- Filippine, Filippine, da Manila…
- Manila! Splendida!
- Ci è stata mia… ehm…
- …Francis…
Le sorrise dolcemente la ragazza, poi disse:
- Sì, comunque… ci sono stata qualche anno fa con mio fratello, un’esperienza fantastica. Ci tornerei subito…
La donna amareggiata acconsentì col capo, come a far capire che anche lei ci tornerebbe subito. 
Francis comprese il suo stato d’animo, e le disse:
- Da quanto tempo è che non torni a Manila?
- Il 27 fanno 3 anni e 5 mesi…
- Caspita… spero che tu possa tornarci quanto prima…
- Lo spero anch’io…F-Francis…
- Ecco, brava, vedi? È facile da pronunciare.
Disse in tono scherzoso la ragazza, rivolgendole uno sguardo gentile:
- Hai figli Nhiral?
- Sei…
- Sei figli?
Disse in tono sorpreso la ragazza, sbottando a ridere, complimentandosi con la donna.
- Sì…
Sorrise anche la donna, facendosi contagiare dalla bella risata di Fran.
- Congratulazioni, Nhiral! 
- E 8 nipoti…
- Oh mio dio… Non vorrei essere nei tuoi panni quando tornerai e dovrai portare a tutti dei regali…
- Sì…infatti…
Disse ridendo la donna, trovando squisita la compagnia della ragazza.
- Da non crederci…
Disse in un sospiro la ragazza, mentre tornava composta dopo quella risata, e rimetteva a posto un piatto per poi prenderne un altro assieme alla donna:
- Ed è da molto tempo che lavori qui?
- Oh non molto, ma nemmeno poco… sono quasi due anni…
- E’ ti trovi bene?
- Assolutamente, la signora Lynn è una santa donna.
- Già… si vede…
Disse in tono assorto, Fran.
- Tu invece? È la prima volta che ti vedo… il signor Justin non è solito portare a casa delle ragazze ormai da qualche anno… da quando stava con Cameron… lei si che era bella… oh, senz’offesa! Anche tu sei bellissima!
Francis la guardava e l’ascoltava curiosa di saperne di più su Justin e la sua famiglia, poi sorrise a quelle sue parole:
- Nessun’offesa Nhiral, tranquilla. Sono solo un’amica del signor Justin…
- Davvero?
Disse con un tono poco convinto la donna, quando in cucina entrò proprio lui:
- Parlavate di me?
Francis gli era di spalle, quindi non lo vide arrivare. Si voltò di sorpresa e gli sorrise appena:
- Nhiral mi stava dicendo che lavora da molto tempo per voi…
- Sì, è vero Nhiral…
Disse il ragazzo sorridendo alla domestica, poi guardò Francis accigliando lo sguardo:
- Perché sei qui a pulire piatti? Mia madre cominciava a credere che fossi scappata dalla porta sul retro…
- C’è una porta sul retro?
Esclamò Francis, fingendosi sorpresa, strappando un sorriso a Nhiral che alzò fugacemente lo sguardo, mente continuava a riporre via le stoviglie. 
- Troppo tardi, mi dispiace…
Disse scherzosamente Justin, mentre Francis sbuffò ironicamente. 
- Ascolta, Ti-J è stato invitato a casa di certi amici per bere qualcosa per festeggiare il Natale, tu vieni vestita così o devi cambiarti?
Francis avrebbe preferito essere risucchiata dal Diavolo in persona all’inferno, piuttosto che seguire quel Ti-J a casa di estranei, sicura che ci avrebbe provato anche lì.
- Ehm… veramente… io…
- Oh andiamo, stai benissimo anche vestita così! Nhiral te la rubo per questa sera…
- A domani, è stato un piacere conoscerla, Francis. 
Francis avrebbe voluto mostrarsi più felice di poter ricambiare quelle parole, ma la storia di andar via con quel Ti-J la turbava leggermente. 
- Grazie Nhiral, anche per me vale lo stesso…
[…]
Per “casa di un amico” Justin intendeva villa con piscina esterna ed interna, un lusso pazzesco a cui non si sarebbe mai abituata. 
- Hai portato un costume?
Le disse avvicinandosi all’orecchio Ti-J, sotto lo sguardo sconcertato di Justin, che non pensava che i due fossero diventati così intimi in così poco tempo.
Francis imbarazzata dal comportamento di quel ragazzo, si scostò e gli disse:
- No, non ho un costume…
- Per me puoi farlo anche nuda…
Le disse a voce bassa il ragazzo, ma Justin riuscì a sentire, così infastidito, trovò una scusa per andarsene e lasciarli un po’ di privacy.
- Io.. vado a salutare Simon… vi lascio un po’ da soli…
Disse sorridendo sforzatamente il ragazzo, guardando prima Francis, poi l’amico.
La ragazza avrebbe voluto buttarsi ai suoi piedi e fermarlo, ma non lo fece, si limitò a guardarlo andar via sperando che si voltasse nella sua direzione per chiedergli aiuto con uno sguardo, ma il ragazzo proseguì per la sua strada e si avvicinò ad un gruppo di amici che lo accolsero con entusiasmo e gioia.
[…]
Justin trascorse una splendida serata in compagnia dei suoi amici che non vedeva da un po’, finirono anche per canticchiare qualche canzone, dimenticandosi totalmente della presenza di Francis, che invece alternava momenti di solitudine a bordo piscina mentre sorseggiava qualche alcolico, a momenti asfissianti assieme a Ti-J che continuava spudoratamente a provarci con lei, cercando di strapparle un bacio o una palpata che la ragazza era brava ad evitare.
- Insomma mi lasci in pace?
- Che c’è? Perché fai così? Eppure… Justin mi aveva assicurato che eri una che ci stava da subito.
Quelle parole furono come una doccia fredda. La ragazza si voltò a guardarlo con sommo stupore sul volto:
- Che cosa?
- Sì… non fingere di cadere dalle nuvole… Mi ha assicurato che fossi una facile, insomma. 
Francis non riusciva a credere a quelle parole, e con occhi quasi fuori dalle orbite, guardò quel ragazzo e si alzò per allontanarsi da quel posto. 
- Beh ti ha sicuramente assicurato male. Non sono quel genere di ragazza. Trovati un giornale di Play Boy e va a chiuderti in un bagno. Ora se vuoi scusarmi!!
La ragazza quasi gli urlò quelle parole in faccia, poi gli diede le spalle e a passo svelto, si allontanò dalla piscina e rientrò in quella casa, visibilmente spaesata e sconvolta. 
Justin l’aveva illusa? Cominciava a sentirsi presa in giro da lui, così come si sentì illusa e ingannata da Fabio, anni prima…lo stesso nodo in gola di quattro anni fa cominciò a formarsele in gola, la stessa paura la invase, così si diresse immediatamente all’uscita della villa, ma non appena spalancò la porta ed uscì fuori, fu travolta da un violento vento che le scompigliò tutti i capelli. 
“Possibile che non ci fosse una macchina con le chiavi lasciate vicino?
Begli amici a non fidarsi l’uno dell’altro”
Pensò tra sé e sé la ragazza, mentre ispezionava l’interno di quelle auto sbirciando dai finestrini.
Quel vento era assurdo, ma anche se sentiva freddo, strinse i denti e afferrò il cellulare dalla tasca per chiamare un taxi.
Proprio mentre era in linea con il servizio taxi, si vide la porta di casa aprirsi e Justin in compagnia di altri suoi amici avvicinarsi a lei.
- Dove diavolo sei finita? Ti ho cercato dappertutto! 
Esclamò con tono esaltato il ragazzo, visibilmente arrabbiato. 
Lei lo ignorò e parlò col centralino:
- Un Taxi al 439 Tennessee long rider street, per favore.
La ragazza riagganciò non appena fu confermato l’arrivo di un taxi immediato, mentre Justin le andò incontro sfidando quel vento violento.
- Si può sapere che cazzo ti è preso?
- Voglio tornarmene a casa!
- Non potevi avvisare? Saremmo rientrati tra un po’, che fretta c’è?
- Intendo CASA MIA!
Le urlò allo stesso tono la ragazza. Lui non capì cosa le fosse preso, così infastidito da quel suo strano comportamento cominciò ad arrabbiarsi:
- Sei ubriaca per caso?
Non riusciva a credere che fosse seria, così come Francis non riusciva a credere che fosse così bravo a mentirle.
- Credevo che volessi essere mio amico… Gli amici non ingannano gli amici!
Vedendo che la storia cominciasse a farsi seria, e che le urla arrivassero fino a New York, i due amici di Justin, rientrarono in casa per non invadere la loro privacy.
- Ingannare? 
- Non fingere con me! So cosa hai detto sul mio conto a Ti-J!
- Non mi intrometto tra voi due!
- Intromettere?
Disse la ragazza quasi disgustata dalle sue subdole allusioni, poi continuò:
- Guarda lascia perdere! È stato un errore venire qui, accettare il tuo invito, è stato tutto un grosso errore!
Disse la ragazza portandosi una mano tra i capelli pentendosi delle sue azioni:
Justin, ferito da quelle parole, la guardò male, era incredulo e sconcertato da quel suo comportamento:
- Un Errore…?
Disse con un filo di voce il ragazzo, visibilmente ferito:
- Se pensi che io sia che abbocchi a questo genere di trappole, beh ti sbagli di grosso! Hai sbagliato bersaglio con me! Non sarò il tuo bel passatempo! Non sarò la tua bella scommessa vinta tra amici!
Francis ormai cominciava ad andare fuori di testa, confondendo il passato con il presente, temendo che potesse ripetersi. 
Justin cercò di calmarla e le andò incontro afferrandola per le braccia, tentando si zittirla, anche se con modi bruschi.
- Hey! Hey! Hey! Hey! Hey! Basta! Sta calma! Calma!
- Calma? Come faccio a calmarmi se tu…
- Sta zitta!!!!
Il ragazzo le urlò così forte contro, che riuscì a sentire l’eco nelle sue orecchie ancora quel qualche secondo.
- Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando! Non ho parlato con nessuno, né con Ti-J, né con nessun altro! Io non c’entro! 
- Ma lui…!!
- Smettila, Fran!! Sei una stupida a credere che io possa fare una cosa del genere! Scommettere? Su cosa? Ma ti senti quando parli? Sei fuori di testa…
Il taxi arrivò proprio in quel momento, e il ragazzo lo guardò; poi rivolse la sua attenzione alla ragazza, e restò a guardarla per qualche secondo chiaramente deluso da lei.
- Se non lo prendi tu quel taxi, lo prendo io! Ne ho abbastanza delle tue accuse! Ne ho abbastanza di te! Sono io ad aver commesso un errore nel credere che potessimo essere amici. 
Francis era pietrificata lì davanti al ragazzo, pietrificata dal vento gelido e dalle sue parole che cadevano come macigni nel suo stomaco. 
Senza più controllarsi, gli occhi di Francis cominciarono a colmarsi di lacrime, e Justin le vide… vide che la ragazza era sul punto di piangere, ma non fece nulla per impedirglielo, era ancora troppo arrabbiato. 
Lei non avrebbe sopportato di farlo proprio davanti ai suoi occhi, così in tutta fretta salì a bordo di quel taxi e tornò a casa del ragazzo. 
Non conosceva quella città, era la prima volta che vi andava, in più il tempo non era dei migliori e quindi anche se non avrebbe voluto: fece ritorno a casa del cantante. 
Fortunatamente riuscì a calmare le sue emozioni e ad entrare in casa cercando di apparire il più tranquilla e naturale possibile. 
Per sua fortuna erano tutti a dormire, in piedi era rimasta unicamente Nhiral la domestica. 
- Signorina, cosa ci fa lei qui? Credevo tornaste col signor Timberlake…
Francis cercò di deviare quell’argomento più in fretta possibile ed entrò in casa col capo chino. 
- Ho preferito tornare prima… sono un po’ stanca…
- Beh…sono le quattro del mattino, è normale.
- Scusami Nhiral, forse stavi dormendo? Non volevo svegliarti…
- Si figuri signorina, venga, le preparo qualcosa di caldo da bere…
- No, Nhiral non preoccuparti, torna a dormire, io vado in camera mia.
- Insisto!
La ragazza abbozzò un sorriso mal riuscito e seguì la donna in cucina, che le preparò una tisana calda, che riuscì a calmare il suo stato d’animo scombussolato dalla discussione che aveva avuto col cantante.
- Scusi se mi permetto ma…
- Chiamami  Francis, ti prego!
Le chiese Francis quasi implorandola.
- Francis… perdonami ma… è successo qualcosa?
La ragazza che era seduta sullo stesso sgabello di poche ore fa, mentre sorseggiava la tisana, le lanciò un lungo sguardo d’intesa, e senza parlare, la donna comprese che qualcosa di sgradevole fosse successo tra lei e il ragazzo. 
- Sono sicura che si risolverà tutto…
- Non credo che questa volta…
- Io dico di sì…
Francis distolse lo sguardo da lei, convinta della sua teoria e scosse il capo sconsolata riferendosi alla positività della donna:
- Sai… se c’è una cosa che ho imparato di Justin Randall Timberlake, è che oltre ad essere un ragazzo meraviglioso, è anche un amico leale e fedele… Mi hai detto che siete amici… beh se lui ti considera sua amica, allora non ti mollerà così facilmente… Gli piace avere amicizie e restare in buoni rapporti con tutti, lo ha fatto anche con la signorina Cameron quando si sono lasciati… l’unica persona con cui pare abbia chiuso male i rapporti, è stata Britney Spears… ma io all’epoca non c’ero per poter giudicare. Quello che so è perché lo sento in giro, qui in casa…Il povero ragazzo non ha avuto vita facile con le donne. È sempre stato quello che alla fine ne rimaneva ferito, ma d'altronde è un bravo ragazzo, non porta rancori a meno che la questione non lo ferisca nell’animo. Cerca sempre di restare in ottimi rapporti con tutti.
Francis l’ascoltava assorta, quasi come se non volesse mai che finisse di parlarle di lui, e durante quel momento si sentì morire lentamente dentro, si pentii per avergli detto quelle cose, si pentì di averlo ingiustamente accusato… si pentì così tanto che quasi cominciò a piangere di nuovo. 
Fortunatamente però la donna fu distratta dall’andare a riposare la tazzina nel lavello, così da non vederla asciugarsi le lacrime.
- Ora basta però! E’ ora di andare a letto! Domattina ci sarà il caos più totale per i regali di Natale!
Francis aveva quasi rimosso che fosse Natale… così subito salutò la donna, si precipitò nella camera che le avevano riservato per dormire, e telefonò a suo fratello Luigi per gli auguri di Natale.
[…]
- Va tutto bene? Hai una voce strana…
- S-sì…
Si schiarì la voce con un colpo di tosse, poi disse con più convinzione:
- Sì, certo, va tutto benissimo… è solo che ho preso un po’ di vento…
- Perché mi parli in italiano? Continua a parlare in inglese, lo sai che lo parlo anche meglio di te…
- Credi di parlare l’inglese meglio di me, brò?
- E’ così Little Sister…
- Ok, allora parlerò in inglese d’ora in poi…
E così fece, portando la conversazione sulla lingua inglese e non più italiana.
(Il dialogo lo scrivo in italiano, ma sta avvenendo in lingua inglese, d’ora in avanti)
- Sei mancata a tutti questo Natale, soprattutto a nostro padre, anche se ha tentato di mascherarlo. 
Parlare del padre non migliorò il suo pessimo umore, e con sconforto guardò un punto fisso nel vuoto, ricordandosi il suo ultimo incontro con l’uomo, che non fu dei migliori.
- Come sta…?
- Bene… è molto preso dalla società del Napoli… stiamo avendo grosse soddisfazioni. La squadra va forte quest’anno.
- Lo so… appena posso cerco sempre di non perdermi mai una partita.
- Aspetto di andare allo stadio insieme….
- Avevi anche promesso di accompagnarmi a vedere la premier del film…
Quella frase fu udita da Justin che era fuori la porta della camera della ragazza, e fraintese la telefonata, credendo che stesse parlando, non con suo fratello ma bensì con un ragazzo. 
E sentendo al storia della premiere, si pentì di esser passato di lì ed andò via, fortunatamente prima di aprire la porta.
- Infatti mi aspetto di vederti per il 29… il Natale è strano senza di te tra i piedi.
- Avrai avuto un Natale più tranquillo quest’anno.
Disse con tono risoluto la ragazza, prendendolo in giro:
- Già. Non immagini la noia…
Francis si lasciò scappare una risatina a quelle parole e restò al telefono col fratello sino alle cinque del mattino, per poi riagganciare ed andare a letto; senza immaginare minimamente che Justin fosse passato di lì.
[…]
Alle otto di mattina, la ragazza si alzò dal letto andando a prendere il regalo che aveva fatto a Justin: era un cappello di una marca importante, ma non uno da hip hop come glielo aveva regalato lui; era diverso, elegante ma anche sportivo.
Gliene aveva visti indossare di simili molto spesso, così decise di regalargliene uno.
Glielo aveva comperato la mattina che lasciò la sua camera d’albergo a Las Vegas, ma adesso cominciava a credere che fosse inopportuno e fuori luogo darglielo dopo la loro discussione della scorsa notte.
Era lì a fissare quel pacco regalo, ancora col pigiama addosso, confusa sul da farsi. 
Trascorse svariati minuti a riflettere su cosa fare, mentre fissava quella scatola, poi decise di andare a riporre la scatola fuori la porta della sua camera e lasciargliela lì con un bigliettino che diceva “Buon Natale, Boss. Sei il capo che tutti vorrebbero avere e l’amico migliore del mondo. Scusami per la scorsa notte. Con affetto infinito, Francis.”
[…]
Attorno alle nove, dopo una doccia e dopo essersi vestita (Indossava un jeans e un maglione rosso, in onore al Natale) la ragazza uscì da camera sua e si diresse al piano inferiore della casa, dove cominciava a sentire parlottare delle voci. 
Nel raggiungere le scale, passò davanti camera di Justin, e vide che il pacco regalo non c’era più. 
Cominciò ad aver paura che il ragazzo potesse non apprezzare il regalo, o peggio quel bigliettino d’auguri che comprendeva anche delle misere scuse per il suo comportamento. 
Un po’ scossa da quei pensieri negativi, la ragazza raggiunse il resto della famiglia che era riunita in soggiorno, avente tra le mani un enorme busta somigliante ad un sacco. 
Prima di giungere in quella casa, aveva ben pensato di comprare un regalo non solo a Justin, ma anche a qualche membro della sua famiglia.
[…]
- Non dovevi disturbarti, cara!
Le disse in tono gentile Lynn, mentre le andava incontro per abbracciarla e darle un bacio sulla guancia per ringraziarla del regalo che le aveva fatto. 
- Spero sia di suo gusto…
- E’ fantastico, ti ringrazio di cuore!
Francis aveva regalato alla donna un braccialetto d’oro molto fine ed elegante.
- Il mio è di gran lunga più bello, Lynn.
Esclamò Fred mentre si allacciava al polso l’orologio che gli aveva regalato Francis. 
La ragazza lo guardò sorridente, poi gli disse:
- Il Generale di brigata della mia caserma, ne aveva uno identico. Ci si può controllare la temperatura locale, l’altura, e fa anche da bussola.
Alla parola “Generale di brigata della mia caserma” l’uomo spalancò gli occhi e guardò Francis sconcertato. 
- Hai detto caserma?
Francis si lasciò andare ad una risatina a quelle parole, aspettandosi quella reazione:
- Sì… sono stata arruolata nell’USA Army sino allo scorso Settembre.
- Che cosa? L’amica di tuo figlio è un ex soldato femmina?
- Generale di corpo d’armata De Laurentiis, signore. Per servirla!
Francis gli mostrò il saluto militare impeccabile, e l’uomo assieme agli altri si lasciò andare ad un’espressione stupefatta e a dei sorrisi increduli. 
- Cavolo! Siamo sicuri che non m stia prendendo in giro?
- Posso mostrarle i documenti, signore.
- Credo di adorare questa ragazza, Lynn!
La donna sorrideva al marito e guardava con ammirazione ed incredulità la ragazza, che intanto frugava tra i suoi documenti la sua sorta di distintivo di riconoscimento.
Trascorse qualche ora a parlare dell’esercito assieme all’uomo e a dei cugini di Justin, quando egli finalmente si decise a raggiungerli, portando con sé dei regali. 
- Oh finalmente eccoti qui!
Fu accolto dalle feste di tutti i suoi parenti che gli andavano incontro sorridendogli e abbracciandolo per scambiarsi gli auguri.
Tra lui e Francis vi fu un saluto freddo composto da un sorriso appena accennato.
Justin distribuì a tutti un regalo, eccezion fatta per Francis, che non ebbe regalato niente, ma neppure se ne accorse.
[…]
Durante lo scarto dei regali, un cugino del ragazzo gli disse di punto in bianco:
- Justin, non ci avevi detto che la tua amica ballerina fosse un Generale…
- Generale di corpo dell’arma, figliolo.
Lo corresse Fred ammiccando. 
Francis sorrise imbarazzata abbassando lo sguardo e ricevendo una rapida occhiata dal cantante, che poi parlò al cugino:
- Beh… per questo tour avevamo pensato di fare i provini per i ballerini direttamente nelle caserme.
- Oh, e avete fatto bene…
Disse con tono ammirevole e attratto il giovane ragazzo mentre guardava Francis con desiderio contenuto. 
La ragazza si sentì ufficialmente in imbarazzo, ma cercò di mascherarlo con un sorriso rivolto ai suoi parenti. 
- Mi spiace non aver portato un regalo anche a voi altri, ma… non sapevo della vostra presenza…
- Oh ma figurati. 
- Non dirlo neppure. 
- Tranquilla, Fran.
- Sì ci basta averti conosciuta…
Risposero alcuni suoi cugini e zii, lasciando molto contenta la ragazza che trovava quella famiglia sempre più adorabile e gentile. 
[…]
Justin e Francis non stettero neanche per un minuto da soli, durante l’intera giornata. 
La ragazza soffriva la freddezza che gli riservava il ragazzo, e continuava ad essere di pessimo umore, anche se cercava di nasconderlo in presenza degli altri. 
Avrebbe voluto parlargli in disparte, avrebbe voluto scusarsi di persona e non limitarsi ad un bigliettino di auguri molto squallido, ma non le fu possibile farlo per tutta la giornata.
Arrivata la sera, la ragazza tornò in camera sua per fare delle telefonate a Chenille e ad altri amici: era esausta e colma di cibo.
Si distese sul letto riposando gli occhi e la mente prima di cominciare il suo giro di telefonate, quando bussarono alla porta della sua camera.
- Avanti…
Disse mentre era ancora distesa, ma poi balzò in piedi non appena vide che si trattasse di lui:
- Justin…
- Posso entrare?
- Ce-ce-certo… entra pure, ero, cioè stavo per fare una telefonata ma…
- Oh beh, allora ripasso più tardi.
Disse lui facendo un passo indietro per andar via, credendo che avrebbe ri-telefonato al suo presunto ragazzo. 
- No!
Gli urlò Francis, bloccandolo mentre richiudeva la porta. 
- Ti prego… entra pure…
Quasi lo supplicò di non andar via, così il ragazzo alzò lo sguardo verso di lei ed entrò.
Francis non l’aveva notato prima, ma indossava il suo cappello. 
Un lieve sorriso si formò sulle sue labbra. 
- Ti è… ti è piaciuto, allora?
Justin tentò scarsamente di ricambiare quel sorriso:
- Non dovevi…
- Certo che dovevo!
Stava per aggiungere la frase “Siamo amici…” ma le morì in gola lentamente mentre continuava ad avere lo sguardo freddo e distaccato del ragazzo addosso.
- Ascolta, io…
Cominciò ad avvicinarsi a lui lentamente, superando il letto.
- Non è necessario che…
- No, lasciami parlare. 
Lo guardò per alcuni secondi negli occhi, poi disse:
- Ti prego…
Gli sorrise timidamente, poi continuò, vedendo che il ragazzo fosse rimasto in silenzio.
- Ieri sera ho sbagliato a dirti quelle cose. Non le pensavo veramente…
Justin acconsentì col capo, e abbassò lo sguardo nervoso, mentre ricordava la loro ultima conversazione a casa del suo amico.
- Non avevo alcun diritto di trattarti in quel modo, dopo che tu mi avevi invitata a casa tua per il natale. Sono stata una stupida ingrata…
- Già…
Commentava lui in un sussurro:
- Ti ho scaricato addosso le mie paure ed incertezze, ma ho capito di aver commesso un grosso errore… ti prego di scusarmi. 
La ragazza chinò il capo mortificata, quasi a voler implorare il suo perdono. 
Il ragazzo la guardò per dei secondi interminabili, poi disse:
- Ho sbagliato anche io a dirti quelle cose… dispiace anche a me.
- Posso tornare a considerarmi la tua amica?
Le disse con una leggera timidezza, la ragazza mentre alzava lo sguardo verso di lui ed accennò a sorridergli:
- Solo se tu tornerai a considerarmi tuo amico…
La ragazza gli sorrise, e gli andò incontro mentre lui allargava le sue braccia per accoglierla in un tenero abbraccio. 
Francis sorrise tra le sue braccia, lieta che le cose fossero tornate al loro posto, mentre lui le dava un bacio tra i capelli, dolcemente.
[…]
Trascorsero delle ore a chiacchierare sul letto, come dei veri amici, come se si conoscessero da tanti anni, ma soltanto in quelle ore si raccontarono aneddoti ed episodi del loro passato. 
Justin si allontanò per un attimo dalla camera, solo per andare a recuperare degli anelli che collezionava quando era piccolo dalle scatole di cereali. 
- E questi cosa sono?
Justin glieli mostrava, mettendo tutti e cinque i modelli allineati sul letto.
- Non conosci gli anelli di frutta fischiettanti?
Francis sbottò in una risata beffarda.
- No…
- Li collezionavo con i cereali, sono a forma di frutta perché volevano dare il buon esempio ai bambini di mangiare la frutta.
Francis era distratta a guardare quegli anellini buffi, ma molto carini, mentre lo ascoltava parlare:
- Oh… e ci sono riusciti? Frutta ne mangiavi?
- Si… ma col gelato…
- Ceeerto!
Scoppiò a ridere assieme al ragazzo, mentre metteva al dito un anellino a forma di fragola.
- Ok, ora avvicinalo alla bocca e fischiaci dentro.
La ragazza si portò la mano e l’anello alla bocca, fallendo però il tentativo, lasciando scappare una risata al ragazzo:
- Ahaha… no sbagli a mettere le labbra in quel modo. Ecco guarda me…
Justin prese un anello a forma d’uva e poggio lentamente le labbra sulla superfice dell’anello, posizionando poi la lingua in una sorta di curva sul fischietto e poi fischiare. 
Francis guardava così attentamente i suoi movimenti di labbra e lingua, da non accorgersi che probabilmente quella scena sarebbe stata alquanto imbarazzante, se non fosse stato per quegli anellini. 
Il sono di quei fischietti era un crescendo, e a sentirlo, Fran scoppiò a ridere divertita. 
- Oh mio dio! Ne voglio uno!
Disse con entusiasmo pari a quello di una bambina di cinque anni, mentre tentava di farlo fischiare come aveva fatto il ragazzo, poco prima.
- Quello con la fragola ti sta bene… beh… consideralo il mio regalo di natale.
- Oh, wow! Grazie, Justin…
- Hey, guarda che da bambino avrei preferito darti un rene, piuttosto che uno di quegli anellini… è merce pregiata. 
Francis rideva a quelle buffe parole.
- Certo, J, ti credo… sono stupendi!
Fu un momento divertente tra i due, somigliavano davvero a due bambini, e le risate durarono ancora per qualche minuto. 
Quando tornarono seri, il ragazzo la guardò negli occhi, e le sorrise senza motivo. 
Lei accigliò lo sguardo e gli chiese con leggera e involontaria malizia:
- Cos’è quel sorriso?
- Quale sorriso?
- Quel sorriso!
Justin ridacchio divertito, poi tornò a guardarla in quel modo, e le disse:
- E’ che… sono felice di averti conosciuta… e sono felice che tu stia qui…
Il cuore della ragazza si riempì di gioia nel sentire quelle parole, e gli rivolse un dolce sorriso anche lei, poi gli disse:
- Questo è il mio regalo di Natale…
Justin fu colpito da quelle belle parole della ragazza, rendendosi sempre più conto di volerle un gran bene. 
- E così vorresti dire che non apprezzi gli anellini?
Tornarono a ridere ripensando a quegli anellini che indossavano entrambi. 
- Scherzi? Credo che non me lo toglierò più! Ne sono innamorata!
 […]
L’amicizia tra Justin e Francis cresceva di giorno in giorno, e i litigi servirono solo a rafforzare il loro rapporto che cominciava lentamente a farsi sempre più serio e profondo, anche se nessuno dei due si sbilanciava mai oltre, forse per timore o forse per timidezza. 
Quando arrivò il 28 Dicembre, Francis lasciò casa Timberlake, per rincontrarsi con suo fratello Luigi per la premiere del film Step-Up, di cui lei si era occupata delle coreografie.
Durante quei giorni, i giornali di gossip parlavano di lei e Justin, ma i due non smentirono mai quelle voci che li vedevano ormai come coppia, ma nemmeno vi fu una conferma da parte di entrambi. 
Lasciarono andare le cose così come stavano andando, senza curarsi delle conseguenze. 
Il loro rapporto andava a gonfie vele, e Francis era davvero rinata accanto a lui, felice di poter contare sulla sua amicizia. 
Il momento del tour arrivò e i ragazzi partirono col primo spettacolo a San Diego, proprio dove Francis aveva iniziato la sua carriera militare, qualche anno prima. 
Fu subito un successo assoluto, con biglietti sempre tutti esauriti. 
La gente impazziva per Justin, per quello spettacolo tirato su dal ragazzo davvero favoloso, anche grazie alle coreografie di Francis, che continuava a starsene nella penombra di Ashley, che soddisfatta, continuava ad essere la prima ballerina indiscussa del cantante, che sembrava essere in perfetta sintonia con la ragazza. 
[…]
Intanto Francis cominciò a coltivare l’idea di aprire una propria scuola di ballo, così com’era il sogno di Emma, e così come era anche il suo. 
Ne stava lavorando assieme al suo agente, ma con gli impegni del tour, le pratiche andavano per le lunghe. 
Intanto si avvicinava la data del 7 Febbraio a New York, al leggendario Madison Square Garden, e quella sera… sarebbero state presenti tre spettatrici per eccezione: Nina, Mama Su e la piccola Ayana.

Ma rimandiamo questa parte al prossimo capitolo.

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Capitolo 24
*** ● Live In New York ● ***


Era il 7 Febbraio 2006, e quella sera al Madison Square Garden di New York, si sarebbe tenuto il concerto più importante della storia di quel tour.
Justin stesso era molto nervoso ed emozionato per questo evento: sarebbe stato trasmesso in diretta sul canale HBO sulle reti nazionali Americane, ed era previsto il tutto esaurito. 
Tra il pubblico, Francis si era assicurata la presenza di Mama Su, la piccola Anaya, Nina, i sui fratelli Luigi ed Edoardo, Diego, il fratellino di Emma, Jenna Dewan, Channing Tatum e Leonardo Di Caprio con la sua fidanzata dell’epoca Bar Refaeli. 
Tutti posti riservati nella sezione vip della struttura.
Quella sera gli animi erano molto tesi ed agitati, anche se si erano già esibiti in concerto precedentemente, quella serata sembrava essere speciale e diversa per tutti, anche per lo stesso Justin che non mancò nell’avere una discussione con Fran.
I due avevano battibeccato poche ore prima dell’evento per cause riguardanti delle coreografie: Francis voleva apportare delle modifiche all’ultimo minuto, ma sia Justin che Ashley si opposero e la ragazza trovava fastidioso, quasi odioso il modo in cui Justin, il suo amico, appoggiasse così tanto la versione di Ashley, la quale ogni volta godeva parecchio nel vederli litigare.
[…]
- Non potete litigare proprio oggi, dai Bella….
- Chenille è lui che se l’è cercata.
- Sì, ma non capisco perché tu voglia modificare quella coreografia proprio questa sera…
- Perché c’è la mia famiglia… o meglio, non tutta la mia famiglia.
Disse in un tono triste, Francis, per poi continuare con un tono più aggressivo e determinato, spiegando all’amica le sue ragioni:
- E volevo dimostrargli che quello che faccio non è solo un capriccio, ma una passione!
- Ma se sono qui, credo che l’abbiano capito.
- Forse Luigi ed Edoardo sì, ma mio padre no. Ed è a lui che volevo dimostrargli che si sbaglia.
- E volevi dimostrarglielo modificando una coreografia? Ballerai per tutta la durata dello spettacolo.
- Sarebbe stato diverso. Volevo inserire un passo a due tra me e Justin durante l’esibizione di My Love. In fondo quella canzone ci ha fatto vincere i provini, ed i passi sono idee mie, senz’offesa Chenille, ma Ashley pensa di essere lei l’artefice di tutto quanto, solo perché è la prima ballerina. Ma quei passi sono miei…
- Anche se lei ci ha aggiunto del suo, però.
- Certo, ci ha aggiunto qualcosa, ma il 90% delle coreografie è stato ideato da me, poteva concedermi quel passo a due. 
- Forse non voleva sconvolgere le cose a poche ore dallo spettacolo, è comprensibile. Hai visto quanto è teso?
- Non avrei sconvolto nulla, Chenille… Ci saremmo stati solo io e lui per pochi minuti. I passi li conosceva. E io avrei avuto i miei due minuti di gloria accanto ad un artista di fama come Justin Timberlake, e forse mio padre avrebbe capito dove sono riuscita ad arrivare coltivando il mio stupido sogno!
Francis e Chenille erano nel camerino riservato alle ballerine per permettergli di truccarsi e vestirsi per lo spettacolo, entrambe sedute su degli sgabelli, davanti a degli specchi enormi aventi le luci a lampadine che davano loro la giusta visibilità e luce per truccarsi.
Francis non era ancora vestita con gli abiti dell’esibizione, mentre tutti gli altri lo erano, e si stavano riscaldando i muscoli con movimenti di yoga o stretching. 
- Zucchero, sei ancora così? Datti una sbrigata, mancano pochi minuti!
Jay si avvicinò alle due, già pronto da qualche minuto, ed ansioso aspettava che lo spettacolo avesse inizio. 
- Cavolo, bella, Justin sta arrivando, va a vestirti avanti!
Justin Timberlake indossava uno smoking grigio scuro, con una camicia bianca, un gilet e una sottile cravatta dello stesso colore del vestito, con delle scarpette bianche ai piedi. 
Il suo look era sempre lo stesso, capelli rasati e un filo di barba appena accennato.
Si recò nei camerini dei ballerini per caricarli, quella sera le telecamere arrivarono sin lì dentro. 
C’era un via vai di cameramen e ballerini, che raccoglievano le loro ultime cose, quando Justin entrò e li salutò uno alla volta con un abbraccio fugace e un tocco di meno chiusa a pugno, per saluto. 
Lo fece con Jay, con Eddy, con Ashley, con Mike e anche con Chenille e gli altri, ma non con Francis. 
Lei non c’era, era chiusa nella toilette ancora intenta a vestirsi e a prepararsi. 
Il cantante si guardò intorno cercando di scrutarla tra i ballerini, ma non riuscì a trovarla; così Chenille gli si avvicinò e capendo che stesse cercando proprio lei, gli disse:
- Non è ancora pronta…
Lo guardò quasi sperando che non sbottasse in una sfuriata per il ritardo clamoroso dell’amica. 
Ashley, che era accanto a loro e aveva sentito, guardò Justin e gli disse:
- Fortuna che non è più la prima ballerina, o avresti dovuto slittare la serata a domani…
La ragazza indossava un pantalone nero e un top bianco scollatissimo a forma di giacca minuscola abbottonata appena sotto al seno da due bottoni. I suoi capelli biondo platino erano sciolti e boccolati, con la sua frangetta liscia davanti agli occhi.
Chenille le rivolse uno sguardo sinistro:
- Chiudi il becco Ash!
Justin guardò Chenille, senza curarsi del loro battibecco, e disse:
- La band sta già suonando, e i coristi stanno già accennando a cantare. Dille che si dia una mossa, all’istante!
Ashley compiaciuta dal tono severo ed autoritario di Justin, guardò Chenille dal basso verso l’altro con superbia, poi alzò il mento in segno di menefreghismo e si allontanò assieme al cantante.
La ragazza avrebbe voluto staccare la testa dal collo di Ashley, ma si limitò a guardarla con rabbia, per poi eseguire “gli ordini” di Justin ed andare ad allertare Francis, che continuava ad essere chiusa nella toilette.
- Hey bella, datti una mossa o cominceranno senza di noi!
Francis spalancò le porte ed uscì, pronta.
Indossava un pantalone di pelle aderente abbastanza, ma anche leggermente largo da permetterle i dovuti movimenti, un top bianco che lasciava scoperto l’ombelico e un gilet nero di pelle, più lungo in avanti e corto dietro. 
Ai piedi indossava delle scarpette bianche accollate, e aveva i capelli sciolti, mossi ad onda col cappello di pelle nero che le aveva regalato Justin sulla testa. 
Chenille la guardò da capo a piede, visibilmente colpita dal suo bell’abbigliamento e disse:
- Wow, bella! Sai vestirti da sballo anche senza l’aiuto di Nina!
- Veramente è lei che mi ha fatto avere tutto… a parte queste scarpette…
La ragazza inclinò il capo e si guardò quelle scarpe, Chenille le guardò incuriosita.
- Cos’hanno di speciale queste scarpe?
Francis sorrise beffarda, poi disse:
- Adesso lo vedrai…
La curiosità in Chenille crebbe a quelle parole, ma Francis la tirò per un braccio verso l’entrata palco. 
Francis indossava un pantalone nero di pelle, largo di coscia, con un toppino bianco e una giacca che le lasciava scoperto l’ombelico, dello stesso colore del pantalone, e intesta indossava il suo ormai immancabile cappello di pelle nero che le aveva regalato Justin.
Dovevano restare immobili su delle piattaforme che poi le avrebbe fatte salire sul palco lentamente partendo dal basso, a mo’ di ascensore. 
Erano sparsi a gruppi di quattro per ogni tre piattaforme, tranne due che comprendevano tre ballerini, tra cui la prima ballerina Ashley, Mike e Frenk, e un’unica piattaforma rotonda che avrebbe portato su soltanto Justin. 
Francis arrivò sulla piattaforma dove vi erano Eddy e Jay, assieme a Chenille.
- Eccovi, finalmente…
- Che diavolo stavate facendo?
- Hey belli, restate concentrati e fate silenzio. 
- Cazzo ho le farfalle allo stomaco.
- Sta zitto, Jay!
Lo ammoniva Chenille per non farsi attaccare il panico da prestazione, mentre Francis era stata catturata dalla visione di Justin, che era ad una decina di metri di distante da loro. L’artista guardava alcuni addetti ai lavoro attorno a lui, e li caricava, prima di cominciare; mentre Francis lo spiava da lontano, senza che lui se ne accorgesse. 
Poi per puro caso, il ragazzo si voltò sulla sua sinistra ed incontrò lo sguardo della ragazza e per un attimo, tutte le divergenze tra i due avute durante la giornata si fecero da parte e si sorrisero teneramente, prima che la piattaforma di Justin cominciasse a muoversi e il ragazzo si posizionasse con un braccio attorno alla stecca del microfono e cominciasse a cantare. 
Lo spettacolo ebbe inizio, e le urla assordanti del pubblico fecero rabbrividire anche l’impassibile e l’imbronciato Mike.
Francis cercò di concentrarsi e non lasciarsi prendere dall’ansia e quando anche la loro piattaforma cominciò a muoversi, al buio si potevano vedere le scarpette di Francis che emanavano una luce e che brillavano al buio.
Chenille a bocca spalancata, abbassò lo sguardo verso quelle scarpe, e un attimo prima che la piattaforma raggiungesse la cima del palco, disse:
- Da sbaaallo, bella!!
Francis sorrise a quelle parole, ma poi subito attaccò a ballare seguita dagli altri, su quell’enorme palco a forma strana, che le davano la possibilità di muoversi anche lateralmente al pubblico nella platea che ormai era in totale delirio. 
La band era posizionata sullo sfondo di questo palco, e sulle loro teste vi erano enormi cerchi aventi un telo trasparente su cui venivano riflesse le parole della canzone. 
Le luci soffuse erano rosse, e alcune coriste si muovevano anche loro su quel palco, mentre accompagnavano Justin nel cantare quella canzone.
Era tutto perfetto, era la serata che Francis stava aspettando da tutta una vita, da quando da bambina cominciò a capire che avrebbe voluto fare quello per tutta la vita.
La concentrazione non la tradì, e la ragazza si esibì impeccabilmente, anche se all’ombra di Ashley.
[VIDEO DEL LIVE: https://www.youtube.com/watch?v=XqfK9V9qWZM&list=UUajxjO99sOakpADrFNJ0MYg]
A fine esibizione le urla dell’intero Madison Square Garden erano assordanti, ma mettevano una carica pazzesca. La ragazza restò sul lato sinistro del palco assieme a Chenille, Eddy e Jay, e proprio da quel lato vi erano: Mama Su, Nina che teneva in braccio la piccola Anaya, Luigi, Edoardo, Diego, Jenna, Channing, Leonardo e la sua ragazza: tutti lì ad applaudire e ad urlare in direzione del palco mentre salutavano le ragazze. 
Chenille cominciò a piangere nel vedere la madre e la figlia, proprio lì davanti a loro, e con una mano lanciava baci nella loro direzione, mentre Francis fece l’occhiolino ai suoi due fratelli, per poi mandare un bacio in direzione degli altri suoi amici. 
Poi sparirono nel buio, per posizionarsi in attesa di cominciare l’esibizione della prossima canzone.
La seconda canzone era Like I Love You, proprio la canzone che aveva fatto conoscere Francis e Justin, anni fa.
Il cantante andò a posizionarsi al centro del palco con una chitarra in mano, assieme ad altri due chitarristi attorno a lui, che venivano illuminati da una luce superiore ad ogni suono di chitarra, mandando in delirio il pubblico. 
Dopo questa canzone, Justin cominciò a parlare col pubblico, e a ringraziarlo per quella serata che si prospettava spettacolare ed indimenticabile.
Poi attaccò col pezzo successivo, che era My Love, proprio quello a cui Francis avrebbe voluto modificare parte della coreografia, aggiungendo un passo a due col cantante. 
Durante quell’esibizione, tutte le ballerine, compresa Chenille, ebbero modo di scambiare due passi assieme a lui, anche se movimenti sexy e/o movimenti del bacino con lui che allungava le mani in parti dove non avrebbe dovuto. 
Francis no, lei non si avvicinò a lui, non fece quelle cose.
Preferì muoversi in un passo con Eddy, nella penombra del palco, lì dove soltanto una piccola parte di spettatori li avrebbero visti.
Quando Chenille le passò accanto, prima di rientrare e lasciare libero il palco per l’esibizione solista di Justin, Francis le sussurrò.
- Io lo faccio!
Chenille sbarrò gli occhi e tentò di fermarla, ma Francis era determinata nel dare uno strappo alle regole, e prendersi il suo momento di gloria col cantante. 
Fece un passo di danza tra i suoi amici, facendosi spazio tra loro, e raggiungendo il cantante al centro del palco. 
Un fuori programma del tutto inaspettato, anche da parte dello stesso Justin, il quale però cercò di far risultare la cosa organizzata, e non improvvisata, stando ai passi della ragazza che finalmente cominciava a farsi notare, dopo un inizio rimasto nell’ombra di tutti. 
Francis non sembrava più lei, si era lasciata trasportare dalla musica, se fino a quel momento si era dissociata a tutta quella sensualità messa in mostra dalle sue colleghe, ora era lì che non faceva sconti a nessuno, e dimostrava a tutti: amici presenti e allo stesso Justin, che se avesse voluto sapeva essere la ragazza più sensuale al mondo.
Se prima il cantante era contrario a quel cambiamento di coreografia, adesso che aveva tra le mani il corpicino perfetto di Francis, che si muoveva a tempo di musica assieme a lui, cominciava a pentirsi di non averle dato il permesso di farlo, ma le era estremamente grato per non avergli dato ascolto e averlo fatto comunque.
In quello stesso momento, si pentì di averla declassata da prima ballerina, e in quello stesso momento l’intero Madison Square Garden sembrò crollare ai loro piedi, cedendo all’alchimia che c’era tra loro e che esplodeva davanti agli occhi di tutti.
Ogni singola persona presente allo spettacolo, quella sera, durante quel passo a due capì che tra Justin e Francis c’era un feeling e un’intesa pari ad un corpo e ad un’anima. Erano fatti l’uno per l’altro anche nel modo che avevano di ballare assieme.
[VIDEO DEL LIVE ovviamente la parte con Francis non è presente in questa esibizione, perché la storia è inventata, ma la ragazza attacca a ballare col cantante al minuto 3:27 : https://www.youtube.com/watch?v=WOdwBmF5xkQ&list=UUajxjO99sOakpADrFNJ0MYg]
Verso il termine della canzone, Francis guardò Justin e gli fece una linguaccia sotto gli occhi di tutti, e il ragazzo sorrise, capendo che era un dispetto quello, per sottolineargli il fatto che aveva disobbedito alle sue indicazioni, ma che aveva conquistato l’intero pubblico. 
Mentre la ragazza faceva rientro dietro le quinte, Justin la indicò con un braccio largo ed urlò il suo nome al pubblico.
- SHE’S FRAAANCIIIIIS, GUYS! (Esclamò in Inglese)
E la ragazza fuggì nelle quinte presa dall’imbarazzo, e fu accolta a braccia aperte da Chenille che le urlò mentre l’abbracciava sorridente:
- Tu sei completamente pazza, bella! Completamente pazza!
Francis non smetteva di ridere, un po’ per l’adrenalina, un po’ per l’imbarazzo, sciogliendo l’abbraccio con l’amica, la guardò e le disse:
- L’hai visto?
- Scherzi? L’hanno visto tutti!
Soltanto in quel momento, Francis si rese conto di quello che aveva fatto, e che l’aveva fatto davanti agli occhi di migliaia di persone presenti quella sera, compresa i suoi fratelli, Mama Su, Di Caprio, Jenna, Tatum, Nina, proprio tutti…
Ma non appena vide passarle accanto Ashley, fu subito felice di averlo fatto, solo per la soddisfazione di vederla accusare per quel colpo basso.
- Vedrai che Timberlake ti farà la ramanzina, dopo.
Mike si era avvicinato alla sorella, precedentemente perché stavano parlando della presenza della loro madre e della piccolina; e adesso, dopo tanto tento era lì che rivolgeva la parola a Francis.
- Io dico che le chiederà di rifarlo.
Diceva Chenille sicura di sé e con un’espressione compiaciuta sul volto:
- Non so se l’avete notato, ma il signor Timberlake ci ha goduto parecchio nel ballare da solo con la nostra Francis. 
Francis in quel momento formò un enorme buco nelle fondamenta del palco, sprofondando dall’imbarazzo. 
- Non dire sciocchezze, Chenille. Abbiamo ballato proprio come ballate tu e Jay, o io ed Eddy.
Chenille non trattenne una risata a quelle parole:
- Oh, bella, se io e Jay ballassimo in quel modo, a quest’ora sarebbe lui il padre dei miei figli…
- Eddai, Chenille…
L’ammoniva Francis totalmente imbarazzata. 
Pareva che non voleva sentirselo dire, non voleva rendere la cosa reale, voleva continuare a credere e a convincersi che tra lei e Justin non sarebbe potuto esserci altro che una profonda amicizia.
- Per me ha sbagliato a fare di testa sua, poteva compromettere lo spettacolo, ma per fortuna Justin ha saputo gestire la situazione e ha improvvisato bene, altrimenti a quest’ora saresti nei guai più seri. 
Gli diceva Mike, con tono serio, mentre Chenille alzava gli occhi al cielo, non sopportando il pessimismo del fratello. 
- Eddai, Mike, lasciala stare. Ha fatto una gran figata, e al pubblico è piaciuto da morire. Spazza via il tuo bel pessimismo da qui, hai capito, bello?
- Forse ha ragione lui, Chenille…
Francis cominciava a vedere le cose dalla prospettiva che le aveva dato Mike, e un attacco di paura la travolse; paura di perdere il posto di lavoro che tanto si era faticata, paura che lui avrebbe totalmente dato di matto quando fosse finito tutto, paura di poterlo perdere per sempre….
Fortunatamente, per il momento, il cantante era fuori che si intratteneva col pubblico, e prima di attaccare col prossimo brano, brindava con della tequila assieme al resto della band.
Francis non vide di buon occhio il fatto che il ragazzo bevesse della tequila, temeva che potesse poi avere dei riscontri sul suo comportamento e che l’avrebbe reso più vulnerabile e appunto più brillo; ma nulla poteva farci. 
Andò a cambiarsi prima che potesse avere inizio il brano che seguiva, cercando di non pensarci più.
[…]
La serata proseguì alla grande, Justin e Francis non interagirono più dopo quel passo a due mozzafiato, proposto dalla ragazza a sorpresa da tutti. 
Ma il pubblico, non appena vedeva un accenno di probabile avvicinamento tra Francis e Justin, cominciava ad urlare in delirio, quasi come se tutti volessero vederli ancora esibirsi insieme.
Questo dava un’immensa soddisfazione alla ragazza, che nonostante fosse stata declassata da prima ballerina, ad ultima; aveva ottenuto i suoi cinque minuti di gloria. 
Il pubblico ricordò che era proprio lei la ballerina che nel video di My Love, alla fine eseguiva un breve passo a due col cantante, tutti cominciavano a conoscerla e ad apprezzare la sua bravura nel ballare.
La scaletta proseguì, le coreografie piacevano da morire a tutti, ma i due non tornarono più a ballare insieme, neanche per un secondo; le coreografie non lo comprendevano. 
[…]
Arrivò il momento dell’esibizione della canzone Summer Love proprio quella alla quale Ashley aveva apportato delle modifiche alla coreografia. 
Francis, né nessun altro conosceva quei cambiamenti, lo sapevano soltanto Ashley e lo stesso Justin, quindi era chiaro che le modifiche riguardassero esclusivamente loro due, e non comprendessero anche gli altri.

 

Per quell’esibizione, Justin indossò il cappello che le aveva regalato Francis a Natale, la quale subito lo notò e ne rimase felicemente contenta. 
Restò a guardarlo mentre le passava davanti per andare a posizionarsi all’entrata sul palco. Justin non la degnò di un’occhiata, ma sapeva e sentiva il suo sguardo addosso.
Consapevole, dunque, che lo stesse guardando, si posizionò meglio il cappello in testa proprio per farle notare ulteriormente che stesse indossando proprio il suo cappello.
Continuava a portarle rancore per il litigio che avevano avuto prima del concerto, ma con quel gesto, e dopo averle regalato l’ovazione del pubblico alla fine della loro esibizione insieme, aveva chiaramente dimostrato che l’aveva perdonata, almeno in cuor suo anche se non esplicitamente.
Francis sorrise senza motivo, mentre lo guardava aggiustarsi il suo cappello, e poi tutto avvenne velocemente; l’esibizione cominciò, e lui tornò ad essere il suo capo, e lei soltanto una ballerina di contorno. 
[…]
Francis mosse qualche passo a due con Eddy, i due avevano una buona sintonia, e sia a lui che a lei piaceva ballare insieme, c’era feeling. 
Mike e Chenille mossero dei passi per alcuni attimi, proprio sotto gli occhi della madre Mama Su, la quale non trattenne lacrime di gioia, nel vedere i propri figli ballare su quel palco, in una serata così importante e gloriosa. 
Nina aveva conosciuto Mama Su il giorno precedente, quando entrambe arrivarono a New York in occasione del concerto. 
Francis aveva fittato loro un monolocale per qualche giorno a pochi passi dal Madison Square Garden, in modo di dar loro modo di conoscersi e di andare poi insieme all’evento. 
Nina teneva in braccio la piccola Anaya, per darle modo di guardare la madre e lo zio esibirsi insieme.
Ma poi, ecco che le modifiche alla coreografia spuntarono fuori:
Ashley ballava corpo a corpo con Justin, così come continuava a fare da tutta la serata, e a cui Francis aveva tentato con tutta la sua buona volontà di ignorarli, e non farsi rovinare l’umore dalla loro sensuale intesa.
Non riusciva a spiegarsi perché le desse così tanto fastidio, né voleva conoscerne il vero motivo, per paura di quello che ne poteva venir fuori. 
Il quel momento, però fu testimone di alcuni gesti che la mandarono fuori di sé:
Ashley si avvicinò al cantante e mentre lui le parlava col microfono vicino alla bocca intonando le parole della canzone e tenendola stretta a lui in modo sensuale, lei gli prese la mano e cominciò a leccargli un dito senza alcun pudore, dinnanzi alla folla che cominciò ad urlare esaltata. 
Chenille guardò Francis, che cominciò a cacciare il fumo dalle orecchie per la rabbia: non accettava quel gesto, non accettava quell’intesa tra i due. 
Ma non fu finita lì: dopo alcuni secondi, continuando con la coreografia, vi fu un attimo in cui la band smise di suonare, e calò il silenzio mentre Ashley si fermò posizionandosi immobile piegata in avanti restando col didietro rivolto verso Justin, che sotto le urla deliranti della folla, la fece rialzare con dei movimenti di bacino. 
Francis era fuori di sé da una rabbia incontrollata, da una inspiegabile ed incredibile gelosia che la travolse completamente. 
Era così sconvolta da aver dimenticato che si trattasse di un esibizione e che fossero sul palcoscenico del Madison Square Garden, nella sua testa c’era soltanto lei, Justin e quella stronza di Ashley. 
La ragazza mosse due passi in avanti, visibilmente intenzionata ad avvicinarsi ai due per fare qualche pazzia, ma Chenille l’afferrò per un braccio e la tirò via, sembrava che Francis stesse in una sorta di stato di trans.
Fortunatamente però, trascorsero due secondi, e la ragazza tornò con i piedi per terra e continuò la sua esibizione, cercando di far tacere quella vocina nella sua testa che continuava a ripeterle: “sei pazzamente gelosa di lui”.
Avrebbe volentieri preso a schiaffi quella Ashley per sfogare la sua rabbia, per mettere a tacere quella voce e dimostrare a sé stessa che odiasse semplicemente la ragazza, e nient’altro. 
Il continuò dell’esibizione da parte di Francis, non fu la parte una delle sue migliori esibizioni: aveva dimenticato i passi, e cominciò ad andare in palla, davanti a gran parte del pubblico. 
Guardava quella folla in delirio, c’era qualcuno che la stesse guardando e si chiedeva come mai quella ballerina aveva smesso di ballare. 
Fortunatamente per lei, Mike se ne accorse, e senza far risultare la cosa fuori dalla coreografia, si avvicinò a lei, la tirò a sé per un braccio e la costrinse a muoversi.
- Che ti prende? Continua a ballare, forza!
Le sussurrava il ragazzo con tono autoritario e severo tra un passo e l’altro, cercando di risultare il più naturale possibile. 
Francis alzò gli occhi verso di lui e fu come se le si fossero riaperti gli occhi e si fosse resa conto che si trovasse ancora su quel palco. 
Grazie all’intervento dl ragazzo, tornò tutto alla normalità, e l’esibizione continuò regolarmente finché non terminò e tornarono tutti dietro le quinte. 
[VIDEO DELL’ESIBIZIONE: AL MINUTO 1:22 E MINUTO 1:50 CI SONO LE DUE SCENE CON ASHLEY https://www.youtube.com/watch?v=YiMhRwHP6sg]
[…]
Chenille le andò incontro dopo che la ragazza si portava una mano tra i capelli, cercando di respirare regolarmente, e mentre Mike si assicurasse che stesse bene.
- Hey, bella, ma che ti è preso?
- Lasciala respirare, Chenille!
L’ammonì il fratello, mente cercava di tener su Francis, tenendola per un braccio. 
- Sto bene. 
- Hai dato di matto, poco fa…
- Lascia stare, Chenile… ho bisogno di andare in bagno.
La ragazza si allontanò da Mike, e mentre lo faceva, lo guardò e gli sorrise appena:
- Grazie per quello che hai fatto, Mike…
Il ragazzo non le disse nulla, ma restò a guardarla negli occhi, e fu in quel momento che vide la tristezza nei suoi occhi. 
Avrebbe voluto far di più per lei, ma sia lei che la sorella si allontanarono andando verso il bagno, sotto gli occhi degli alti ballerini, compresa Ashley, che sorrideva compiaciuta. 
Justin fece ritorno nelle quinte, e stava per entrare nel suo camerino accompagnato dalla sua personal stylist per cambiarsi d’abiti, quando Francis lo superò senza accorgersi del suo rientro, e mentre Chenille quasi gli andò a sbattere contro, perché lui le aveva tagliato la strada col suo arrivo:
Il cantante guardò Chenille, la quale spostò lo sguardo tristemente verso Francis per costringerlo a guardare nella sua direzione, mentre l’amica ignara di quegli sguardi addosso, proseguiva verso la toilette.
Justin le rivolse uno sguardo fugace, poi ignorò la situazione ed entrò nel proprio camerino, mentre Chenille corse in direzione della toilette. 
[…]
Francis si sciacquava la faccia e il collo, tentando di calmarsi dopo quel brutto momento di rabbia che fortunatamente era riuscita a controllare, ma più che la rabbia, Fran stava cercando di placare la sua gelosia. 
Ormai era chiaro come l’acqua che dietro quella gelosia ci fosse un sentimento, ormai le era chiaro che provasse qualcosa per quel ragazzo e che non avrebbe più potuto nasconderlo. 
Finalmente cominciava a rendersi conto che quello non poteva più essere un semplice amico. 
Disperata e spaventata da quel sentimento che ormai non si nascondeva più dentro di lei, guardò Chenille, la quale aveva capito già da tempo i suoi sentimenti. 
- Chenille…
Disse in un tono spaventato la ragazza, quasi nel volerle chiedere aiuto.
- Va tutto bene, bella… eri l’unica che ancora doveva rendersene conto, ma tutti lo sapevano…
Una doccia d’acqua fredda invase Francis, che cominciò ad aver paura di quelle parole:
- Tutti?
Chenille sorrise a quelle parole:
- Sììì, ma non devi esserne spaventata… è chiaro che anche lui provi lo stesso per te. 
La testa di Francis cominciava ad essere sempre più confusa:
- Non può essere, non è possibile…
Cominciò a camminare avanti e indietro con una mano tra i capelli:
- Perché no? Tutti hanno visto il modo in cui ti guarda…
- Come mi guarda?
Disse bloccandosi Francis e guardandola con occhi spalancati:
- Come qualcuno che vorrebbe urlarti in faccia quello che prova per te, ma ha troppa paura per farlo.
Francis scosse il capo dopo alcuni secondi di trans:
- Non può essere. No, non è possibile… ma l’hai visto poco fa con Ashley? No… no, n, no, no…
Diceva nervosamente Francis, riprendendo a camminare avanti e indietro. 
- Ma se Ashley è…
L’ingresso di Jess nella toilette interruppe la loro conversazione.
- Ragazze ma dove eravate finite? Avanti che dobbiamo rientrare in scena!
Subito corsero in direzione del palco pronte a tornare in pista, ma la mente di Francis ormai era invasa da un solo ed unico pensiero: si era presa una bella cotta per il suo miglior amico…
[…]
Durante l’esibizione di What Goes Around Comes Around, i ballerini erano tutti dietro le quinte a cambiarsi, e a riprendere fiato; mente Francis se ne stava in disparte da tutti, e mentre ascoltava Justin intonare quella canzone, non trattenne delle lacrime di commozione. 
Quella canzone era il suo punto debole, e cominciava a temere che anche Justin potesse diventarlo. 
Ripensare al passato, a quando il suo cuore aveva lo stesso battito accelerato che aveva adesso per Justin, ogni volta che era con Fabio, la spaventava e non poco. 
Era spaventata di poter rivivere di nuovo quel dolore, quella sofferenza che quel calciatore le aveva procurato quando era ancora una sciocca ragazzina. 
Aveva paura ad innamorarsi di nuovo, aveva paura che il suo cuore potesse spezzarsi ancora una volta. Aveva paura, aveva una forte paura dell’amore.
- Francis…
Timbaland era lì quella sera, ma la ragazza non aveva avuto modo di incontrarlo prima. 
Quando lo vide, spalancò gli occhi dallo stupore e cercò di asciugarsi velocemente le lacrime.
- Timbo!
- Perché piangi?
Le chiese visibilmente preoccupato, ma fu travolta da un abbraccio della ragazza.
- Hey, Hey… che è successo?
Francis sciolse l’abbraccio e gli sorrise, facendo sparire le lacrime dalla sua faccia.
- Oh, niente… mi sono solo commossa. Questa canzone mi ricorda qualcuno del mio passato…
- Aaah, non pensarci più fenomeno! Sai, ho visto quello che hai fatto lì fuori. Sei pronta ad aprire il tuo Fan club?
Francis scoppiò a ridere, grata che quell’uomo fosse lì a portarle via le lacrime dagli occhi:
- Nessuno si ricorderà di me, dopo questa sera…
- Io dico che se ne ricorderanno a lungo. Vorrei tanto restare a chiacchierare con te, bebe, ma devo andare.
- Ti esibisci?
Domandò stupita la ragazza:
- Qualcuno dovrà pure scuotere la serata dopo la tua esibizione…
Francis sorrise alle sue parole, poi l’uomo le fece l’occhiolino e rimandò la loro conversazione a fine spettacolo.
[…]
Lo spettacolo si incamminava verso la fine, e Francis per non avere ennesimi crolli, cercò di evitare Justin per tutto il tempo. 
Alla fine del concerto, un enorme festa ebbe inizio dietro le quinte.
Tutti i ballerini erano felici dell’enorme successo riscontrato e che tutto fosse andato a gonfie vele.
L’intera band d’orchestra arrivò ed insieme agli altri cominciava a festeggiare assieme a Justin, Timbaland e tutti gli altri. 
Il cantante sembrava un pilota di MotoGP che a fine gara scuoteva un enorme bottiglia di champagne e ne schizzava un po’ verso il pubblico, con la sola differenza che lui fosse un cantante, e la folla erano il suo staff trionfante di quella sera indimenticabile. 
Francis non poté tirarsi indietro ai festeggiamenti, così brindò anche lei assieme agli altri, anche se continuò a restarsene lontana da lui e nelle ultime file.
Dopo un po’ ebbero libero accesso quelli con i biglietti per il dietro le quinte, e i ragazzi furono raggiunti da Luigi, Edoardo, Mama Su, Nina, Anaya, Jenna, Channing, Leonardo e Bar, la sua ragazza fotomodella.
Francis non appena vide i due fratelli, dimenticò ogni cosa, dimenticò ogni suo pensiero e si si precipitò verso di loro correndogli incontro per andare a travolgerli in un forte abbraccio.
- Fraaaaaan!!!
Urlarono i due, pacatamente, mentre la vedevano e allargarono le braccia per accoglierla. 
I due fratelli indossavano uno smoking nero, molto elegante: Luigi aveva i capelli medio-lunghi gelatinati e portati all’indietro, mentre Edoardo aveva i suoi riccioli leggermente lunghi sopra la testa, lasciati in libertà.
- Edo! Luigi!
Disse la ragazza urlando e facendo voltare quasi tutta la crew verso la loro direzione:
- Che bello! Siete qui! Che bello rivedervi! Riabbracciarvi!
- Io non c’ho capito un cazzo.
Disse con tono sconvolto Eddy, mentre guardava quella scena, dopo aver sentito i ragazzi parlarsi in Italiano. 
Francis si voltò in loro direzione e sorrise.
- Ops… scusate ragazzi, d’ora in poi parleremo in inglese. 
- Oh, grazie zucchero…
- Beh, che aspetti a presentarci tuo fratello minore?
Disse Chenille mentre guardava Edoardo. 
- Scusate, avete ragione!
Disse la ragazza ridendo, seguita da Chenille e gli altri. 
- Chenille, Jay, Eddy, vi presento i miei fratelli Luigi ed Edoardo!
- Molto piacere.
- Piacere mio.
- Piacere.
I cinque si strinsero le mani in segno di saluto e si presentarono, dopodiché la scena fu interrotta dall’arrivo di Mama Su, Anaya e Nina. 
La bambina correva in direzione della mamma:
- Mamma! Mamma!
Chenille nel vedere sua figlia dopo tutti quei mesi senza vederla, correrle incontro, cominciò a piangerle e le andò incontro. 
- Ma Baby!!!
Tutta la crew di ballerini si intenerì nel vedere quella scena, compresa Francis, che lasciì la piccola alla mamma, mentre lei si avvicinò a Nina per salutarla, dato che Mama Su era impegnata a stritolare suo figlio Mike. 
- Non posso credere di essere appena stata ad un concerto di Justin Timberlake!
Francis accennò un sorriso verso l’amica dopo averla riabbracciata, ma poi la ragazza aggiunse con un tono di voce più basso:
- Comunque… Jenna Dewan e Channing Tatum si sono scambiati effusioni per gran parte del concerto… ahhh quanto erano carini!!!
- Shhh… zitta che arrivano!
- Francis!!!!
- Jenna! Channing!
- Hey, Boss!!
Urlò il ragazzo, alzando una mano verso la ragazza per darle un cinque. 
Dopodiché Fran abbracciò Jenna, poi lui.
- Sono così felice che siate venuti!
- Beh, faceva parte dell’accordo, ricordi?
Disse Jenna mentre le sorrideva, e Francis le diede una lieve spallata d’intesa.
- Sì…
- A proposito, ho adorato quel tuo passo a due con Justin.
- Già, davvero formidabile!
Aggiunse Channing: l’attore indossava un jeans con una maglietta bianca a maniche corte e un cappello da hip hop sulla testa.
Lei invece una piccola tutina di jeans, e capelli sciolti al naturale, erano davvero adorabili insieme.
Francis prese le loro mani e gli sorrideva felice:
- Grazie, grazie di vero cuore, ragazzi!
- Abbiamo conosciuto i tuoi fratelli, Mamma Su
- Sì! Davvero fantastici!!
- Ah, poi abbiamo rivisto Nina.
- C’era anche Di Caprio!
- Vero!
I due parlavano a raffica in un feeling invidiabile, e Jenna si portò una mano davanti la bocca guardando Channing, che le sorrideva, poi guardarono di nuovo Francis:
- Non potevamo crederci che fosse davvero lui, poi ci ha detto che ti conosceva e Channing non poteva crederci.
- Sei incredibile, Fran! Hey, ma dov’è Timberlake?
- Sì, infatti, dov’è?
I due cominciarono a guardarsi intorno in cerca del cantante, ma Francis preferì non presentarli lei stessa, così con la scusa di andare a salutare Di Caprio, e la sua ragazza, si allontanò da loro.
- Hey!!!
Disse Leonardo mentre le andava incontro sorridendo, tenendo per mano la sua bellissima ragazza. 
Lui indossava un jeans scuro, con una camicia nera di lino, lei un vestitino modello largo con sottili spalline sulle spalle, di color verde bottiglia che le arrivava all’altezza delle ginocchia, ai piedi calzava degli stivali neri e i capelli li portava sciolti e mossi al naturale.
- Leo!!!
I due si abbracciarono, poi Francis subito si rivolse alla sua ragazza, rimanendo colpita ed incantata dalla sua bellezza:
- Sono felicissima che siate venuti! Lieta di conoscerti. 
- Oh, no, il piacere è tutto mio! Sei stata eccezionale!
Disse gentilmente la ragazza, sorridendole. Francis grata ed imbarazzata allo stesso tempo, la ringraziò di ricambio.
In quello stesso momento, Justin osservò la scena da lontano, mentre parlava con dei suoi amici, e sorrise leggermente, mentre Francis incontrò per caso il suo sguardo e capì che il ragazzo aveva finalmente capito che tra lei e Di Caprio non c’era altro che una grande amicizia.
Distolse lo sguardo da lui, non appena vide che lui tornò con la sua attenzione verso i suoi amici. 
- Siete bellissimi, ragazzi. Io vado a cambiarmi, voi non andate via, non è vero? C’è una cena per festeggiare. Sarei felicissima se veniste!
- Perché no?
Esclamò la ragazza sorridendole dolcemente, mentre guardò d’intesa Leonardo, che ricambiò il sorriso prima a lei, poi a Francis. 
- Sarà un piacere! Ma dov’è Timberlake?
- Già… mi piacerebbe incontrarlo.
Disse la ragazza mentre cercava tra la folla il cantante, assieme a Di Caprio. 
Francis colse la palla al balzo e si allontanò:
- Oh, beh sarà in giro, io vado a prepararmi, ci vediamo dopo allora.
I due si voltarono a sorriderle:
- Certo, a dopo!
- Allora a dopo!
- A dopo!
La ragazza si congedò dai due e si avvicinò a Channing, mentre Jenna era intenta a salutare la piccola Anaya che era tra le braccia di Nina. 
- Hey, ragazzi, vi voglio al dopo cena dello spettacolo, mi raccomando non scappate via. 
- Oh grazie a dio, muoio di fame!
- Ma se abbiamo mangiato….
- No, tu hai mangiato!
- Ma non dire bugie!
- Ti sei mangiata anche la mia porzione di patatine, Jenna.
- Bugiardo! Sei tu ad aver mangiato la mia!
- Ma se ho una fame da lupo!
- Tu hai sempre fame…
- Forse perché continui a mangiare anche la mia porzione!
Francis e Nina non trattennero una risata a quella simpatica scenetta tra quei due che ormai non nascondevano più la loro adorabile relazione.
- Tranquilli, ci saranno porzioni in quantità!
- E chi si siede accanto a lei…
- Sei proprio…
- Cosa?
Disse lui sorridendole, ed afferrandole la mano con cui gli teneva puntato un dito per rimproverarlo.
Francis fu distratta dalla piccola Anaya e subito la prese fra le sue braccia per mangiarsela di baci. 
- Oh ecco finalmente Timberlake!
Disse Tatum, mentre salutava il cantante con una scocca di mani e un abbraccio. 
- Non sapevo foste qui. Oh, ciao Jenna!
Il cantante salutò l’attrice baciandola sulla guancia, sembravano conoscersi già, ma solo di fama reciproca. 
- Ci ha invitati la tua prima ballerina.
Disse entusiasta Channing, mentre abbracciava Jenna tenendola per la vite. 
Justin in automatico si voltò verso Francis, e vederla tenere in braccio quella bambina gli sciolse il cuore; era forse la cosa più bella che avesse mai visto. 
- E questa bambola chi è?
Domandò il cantante mentre le accarezzò una guanciotta, mentre la bimba aveva su un espressione imbronciata e si stringeva forte alla faccia di Francis. 
- E’ la figlia di Chenille…
Gli rispose lei, mentre era nervosa dal modo in cui il ragazzo la stesse guardando. 
- Oh…
Disse il ragazzo sorpreso, mentre guardò fugacemente Francis, per poi tornare a guardare la piccola e ad aggiungere:
- Adesso capisco da chi ha preso tutto questo broncio… tutta suo zio. 
Francis sorrise a quelle parole, e poi imbarazzata abbassò lo sguardo.
Justin avrebbe voluto essere solo con lei, per poterle parlare, ma purtroppo erano in compagnia di altri: 
- Beh… io vado. Scusatemi!
Francis si allontanò il più in fretta possibile ancora con la piccola in braccia e Nina che la seguiva; lasciando Justin che la seguì con l sguardo per qualche attimo, per poi rivolgere la sua attenzione a Channing e Jenna. 
[…]
- Oh figliola!!!
Finalmente Mama Su e Francis si salutarono e la donna travolse in un abbraccio la ragazza teneramente. 
La piccola Anaya era ancora in braccio a lei quando la sua nonna abbracciò entrambe con affetto.
- Mama Su!! Ah… quanto mi sei mancata!
Le diceva sinceramente la ragazza mentre ad occhi chiusi si godeva quell’abbraccio dalla donna che quasi considerava sua madre. 
- Mi è piaciuto moltissimo il modo in cui hai ballato col cantante. Spero veramente che vi fidanziate presto!
Francis spalancò gli occhi a quelle parole, mentre ancora veniva stretta dall’abbraccio da quella donna che sembrava non avere peli sulla lingua. 
- Mama Su non metterla in imbarazzo!
- E perché, che ho detto?
- Oh… avanti! Ridatemi mia figlia!
Francis non riusciva più a liberarsi dalla stretta di Mama Su, così Chenille cercò di intervenire, mentre Nina se la rideva. 
- Mama Su dobbiamo andare a cambiarci per la cena, ci farai fare tardi!
- Nina, dimmi che hai pensato tu a tutto…
- Che razza di personal stylist sarei altrimenti?
Tra una risatine e l’altra, le amiche si sbrigarono ad entrare nei camerini per andare a prepararsi per la cena. 
 […]
- C’è anche Jessica…
- Lo so, bella, l’ho vista prima assieme a Justin… ma non volevo…
- Beh basta chiacchiere, siamo pronte?
Tagliò a corto Francis, non voleva soffermarsi sull’argomento più a lungo di quanto doveva.
- Beh se è per questo c’è anche Beyoncé con Jay-Z,,,
- Davvero????
Disse Chenille e per poco non le venne un infarto.
- Oh mio dio, io la amo! Oh cazzo, cazzo, cazzo!
- Calmati Chenille!!!!
Francis cercava di calmare l’amica senza trattenere una risata accompagnata da Nina. 
Intanto si avvicinò a loro Ashley che indossava un vestitino giallo.
- Sembra che indossi un sottana per andare a letto…
- Parli proprio tu che sembri una meringa a limone?
- Questo perché non hai gusto nella moda.
- Guarda che sono una personal stylist
- Certo… dei poveri.
- E ho sempre più gusto di te, stronza!
- Non accusare il colpo, cara.
Diceva con superbia Ashley guardando Nina che intanto si arrabbiava. 
- Gira a largo, Ashley!
Le disse Francis con modi sgradevoli, guardandola male.
- Attenta, o potrebbero credere che sei una poco di buono che è pronta ad andare a letto col primo che capita, indossando questa specie di sottana.
- Almeno io non mi sono fatta inculare davanti a migliaia di persone!
Le disse rabbiosa Francis, riferendosi chiaramente all’esibizione poco casta della ragazza di poco prima. 
Ashley si offese, ma tentò di ricambiare il favore e disse:
- Sei gelosa perché desideravi essere tu al posto mio?
Francis perse per un attimo il controllo di sé e si catapultò verso la ragazza, ma fu subito fermata dall’intervento di Mike, che la prese in braccio e la portò via. 
- Guardatela… ruba anche i fidanzati delle altre…
- Mio fratello non sarà mai il tuo fidanzato! Potrà anche spassarsela con te, ma non ti amerà mai!
- Tu sta zitta!
Disse Ashley accusando di brutto quelle parole di Chenille, che poi se ne andò seguita da Nina che mostrava un bel sorriso soddisfatto sul volto.
[…]
- Lasciami, Mike! Lasciami ti ho detto! Mettimi giù!
Il ragazzo la trascinò fuori dalla struttura e soltanto allora la mise giù.
Francis aveva ancora il sangue in testa per la rabbia. Si riaggiustò il vestito prima di avvicinarsi al ragazzo per mollargli un ceffone. 
I riflessi attenti di Mike, però, furono più veloci e bloccarono quella mano e in una mossa rapida la tirò verso di sé e le diede un bacio sulle labbra, cogliendola di sorpresa.
Ma Francis non fu l’unica ad essere colta di sorpresa da quella scena, infatti proprio in quel momento, stavano uscendo Timbaland in compagnia di Justin, che restò pietrificato davanti a quella scena, e fu in quel momento che anche il cantante cominciò a rendersi conto dei suoi sentimenti verso la ragazza.
Ormai nessuno dei due poteva più negarlo a sé stessi, erano entrambi cotti l’uno dell’altro, e l’onda di gelosia che avvolse Justin nel vedere Mike baciare Francis, era così forte e pungente da farglielo capire una volta e per tutte. 
Francis spinse via Mike e gli diede uno schiaffo ancora più forte di quello che gli avrebbe dato prima del bacio, ma quando si voltò per allontanarsi, ed ebbe Justin davanti, le cadde il cuore a terra; sprofondò negli inferi in un solo istante. 
Non reggendo quello sguardo del cantante, si allontanò accennando una corsetta e superando Chenille e Nina, che stavano per raggiungerla fuori, dopo il battibecco avuto con Ashley. 
[…]
Arrivati tutti al ristorante, le acque sembravano essersi finalmente calmate tra Fran ed Ashley, ma l’animo della ragazza era ancora turbato da ciò che era successo con Mike davanti agli occhi di Justin.
Lei e il cantante non si rivolsero un solo sguardo per tutta la durata della serata, lui era impegnato a festeggiare il suo enorme successo della serata, mentre lei si godeva la compagnia dei suoi fratell, cercando di dimenticare l’accaduto.
Verso la fine della serata: Edoardo e Luigi si erano trattenuti a parlare con Di Caprio, Chenille, Nina e Mama Su parlavano tra loro mentre la bambina veniva dondolata in braccio alla mamma, che tentava di farla addormentare. 
Mike, Jay ed Eddy se ne stavano a parlare tra loro, e il ragazzo fingeva che nulla fosse successo e se ne stava lì con la sua solita faccia imbronciata a parlare con i suoi vecchi amici, come se fosse ad una festa di amici nel bronx, e non ad un after party di Justin Timberlake; il quale parlava con Timbaland in disparte. 
Jenna e Channing erano a chiacchierare con Beyoncé e Jay-Z, mentre Francis uscì fuori per prendere una boccata d’aria.
Era troppo nervosa, necessitava di una sigaretta per calmarsi, così mentre se l’accendeva, si avvicinò a lei la ragazza di Di Caprio. 
- Hey…
Francis presa di sorpresa si voltò verso di lei:
- Hey ciao…
- Ne avresti una anche per me?
Francis le sorrise, sorpresa da quella richiesta, e subito ne offrì una alla modella.
- Ti ringrazio, stavo morendo lì dentro.
Francis sbottò in una risatina e disse:
- Anch’io…
- Leo mi ha detto che sei un avvocato, oltre che una ballerina… mi ha raccontato come vi siete conosciuti. Davvero pazzesco!
Francis le sorrise e mentre gettava il fumo fuori dalla sua bocca con classe, abbassò lo sguardo e disse:
- Già… da non crederci…
- Sei Francese? … Francis…
Disse la ragazza, insinuando che la nazionalità della ragazza fosse Francese solo per il suo nome.
Fran ridacchiò, trovando la ragazza simpatica e buffa:
- No… mia madre… io sono Argentina, ma ho vissuto in Italia per gran parte della mia vita.
- Oh davvero? Io amo l’Italia! Venezia… andrei a viverci subito…
Disse in tono sognante la modella, sotto lo sguardo divertito di Francis.
- Sì, Venezia è molto bella…
In quel momento, si vide Justin che camminava verso la loro direzione in compagnia di Jessica, e un colpo al cuore colpì Fran.
- Tu dov’è che hai vissuto?
Domandò la modella, non accorgendosi dell’arrivo dei due, e distraendo Francis, la quale tornò con la sua attenzione verso di lei.
- Io…ehm…a-a… Napoli.
Disse nervosa mentre gettava via quella sigaretta ancora mezza intera. 
- Bar?
La modella si voltò sulla sua destra, e non appena vide Jessica, le lanciò due braccia al collo ed incredula la salutò:
- Jessica?? Oddio, non sapevo fossi qui!!!
Mentre le due presunte amiche si salutavano, Justin e Fran si guardarono per un attimo fugace, ma poi lei distolse lo sguardo. 
- Beh io torno dentro, a dopo rag...
- No, aspetta, devo parlarti!
La fermò Justin, mentre le due alzarono lo sguardo verso la ragazza, poi Jessica guardò Justin e sembrò che tra i due ci fosse una tacita intesa. 
Francis guardò prima Jessica e quel suo sguardo rivolto a Justin, poi trovò il coraggio di guardare Justin, il quale le si avvicinò e la portò con sé in disparte:
- Volete scusarci?
- Oh, prego…
Disse Bar, tornando poi a parlare con Jessica, dimenticandosi dei due che si allontanarono verso dei giardinetti. 
[…]
- Cos’è che devi dirmi?
Domandò lei impaziente di uscire da quella situazione imbarazzante. 
Justin indossava uno smoking grigio e una camicia bianca sbottonata leggermente sul petto e lei tentò in tutti i modi di smetterlo di fissarlo in quel modo, ma ormai non nascondeva nemmeno più a sé stessa il fatto che le piacesse. 
- E’ già tanto se ti rivolgo la parola, dopo… stamattina.
Stava per dire “quel bacio” ma si autocorresse. Francis alzò lo sguardo per rivolgergli un’occhiataccia, ma era troppo vicina ai suoi occhi per riuscire davvero a guardarlo male. Dopo alcuni secondi passati in silenzio a perdersi nell’azzurro dei suoi occhi, gli disse:
- Beh allora non sforzarti di farlo e torniamo dentro. 
- Perché sei così?
Le chiese quasi disperato, il cantante.
- Così come?
- Così come sei…
Justin sospirò profondamente, poi cominciò a camminare a piccoli passi con una mano sul fianco, scostandosi la giacca. 
- Testarda, non ascolti nessuno, fai sempre ciò che ti pare…
- Se ti riferisci alla questione della coreografia… beh mi dispiace.
- No, non ti dispiace. Lo rifaresti ancora…
- E’ vero! E’ vero, lo rifarei ancora!
Confessò la ragazza con determinazione, poi continuò dicendo:
- Questo perché credevo che fossi mio amico, e gli amici patteggiano per le amiche, non per delle puttanelle qualunque!
- E questo che cosa c’entra? 
- C’entra eccome, Justin!
- Vorresti dirmi che tu sei mia amica, soltanto perché vuoi essere messa in risalto da me? E’ questo che stai dicendo?
Improvvisamente quella supposizione sinistra, cominciò a formarsi nella mente del cantante e a turbarlo. Cominciò a pensare che la ragazza lo stesse manipolando, ma Francis subito frenò quella sua supposizione:
- Che cosa? No!
Esclamò con disappunto e disgusto la ragazza:
- Non lo farei mai! Come puoi pensare una cosa del genere?
- Allo stesso modo in cui tu hai pensato che io potessi aver complottato contro di te con Ti-J!
Gli urlò contro il cantante, molto arrabbiato, mentre lei fece silenzio, colpita da quella triste verità.
- Non è la stessa cosa!
- Sì che lo è!
- No, non lo è!
- Forse non lo è, perché a differenza mia e di Ti-J tu mi stai davvero usando per i tuoi scopi…
Il cantante disse quelle parole, temendo che fossero vere, guardandola con rabbia ma anche un po’ di spavento, temendo che stesse supponendo il vero. 
- Se è così che la pensi, giuro su Dio che questa è l’ultima volta che mi vedrai e domani stesso lascio la crew!
Justin quasi sbiancò a quelle minacce della ragazza:
- Non puoi farlo! Hai firmato un contratto.
- Posso sempre strapparlo!
- Finiresti in tribunale!
- Beh saprei difendermi, e perderesti la causa!
Sembravano due bambini che litigavano in prima elementare per un giocattolo.
Ma sembravano anche due leoni, pronti a scontrarsi, entrambi furiosi, entrambi determinati e testardi.
Mentre riprendevano fiato, si lanciavano un’occhiata carica di rabbia l’uno con l’altro.
- Beh, allora io…
- Ah! Fa silenzio! Non rivolgermi più la parola, non voglio più parlarti!
- Sono il tuo capo, posso sempre costringerti a farlo!
- No, non è vero! Sei colui che mi paga, non puoi costringermi a…
- Troppo tardi, ci sono già riuscito!
- Che?
Disse con un forte accento spagnolo, la ragazza, per poi rendersi conto da sola che avesse ceduto; così mimò con le mani di cucirsi la bocca e andò a sedersi su una panchina di marmo lì vicino, con un aria offesa. 
Justin continuò a guardarla male, finché lei non gli diede le spalle, e lui si lasciò andare ad un sorrisino divertito, per poi tornare immediatamente serio, e seguirla su quella panchina.
- Potrei denunciarti per minace, lo sai?
Francis lo ignorò, e non gli rivolse nemmeno uno sguardo.
- Oppure potrei licenziarti, perché non fai quello che ti dico, essendo il tuo datore di lavoro, mi è concesso dalla legge, e posso anche non pagarti.
Francis si voltò a guardarlo male e con le braccia conserte sotto il seno:
- Beh allora che aspetti a farlo? Tanto che te ne fai di una ballerina come me, quando hai una prima ballerina che ti succhia le dita e te la sbatte in faccia?
- Parli tu che ti sbaciucchi il fratello della tua amica?
Francis si alzò in piedi sentendosi offesa, e continuò ad urlargli contro:
- Guarda che non è la stessa cosa!
- Sì che lo è!
- No che non lo è! A voi era premeditata la cosa, vi sarete anche esercitati nel farla chissà quante volte! Nel mio caso è stato Mike a baciarmi, io non volevo!
- E chi dice che non ti sia piaciuto?
Le chiese pungente, mentre si alzava in piedi anche lui da quella panchina. 
- Non sono mica come te!
- Come me? 
- Esatto come te!
- E come sarei io?
- Un pervertito!
- Ah è così che la pensi?
- Esattamente! Sei un Pervertito, coglione, e stronzo!
- Ti prego, continua.
Disse con ironia il ragazzo, ma lei continuò per davvero:
- Sei un pessimo amico! Sei un bugiardo! Un pessimo capo! Un pervertito!
- Sì questo lo hai già detto…
La interruppe, mandandola in crisi, tanto da farla sbottare in un grido a denti stretti per la rabbia. 
- Ti detesto!
- Stai mentendo!
Francis cominciò ad allontanarsi da lui , senza badare al fatto che stesse andando nella direzione opposta all’entrata, e che fosse diretta verso una sorta di labirinto in quell’enorme giardino, circondato da alberi. Voleva soltanto allontanarsi da lì, da lui, prima di cominciare ad avere una crisi isterica.
Justin a passo svelto si precipitò a seguirla:
- Dove stai andando?
- Lontano da te!
- Non lo sei già stata per tutto il giorno?
- Non abbastanza!
Diceva lei con rabbia, mentre si insediò in quel labirinto di siepi, seguita a coda da Justin, poi sbottò nervosa stringendosi nelle spalle:
- E poi, scusa, cosa vuoi? Sei tu che sei venuto a cercarmi. Cosa volevi dirmi? Volevi farmi la ramanzina per quello che ho fatto durante lo spettacolo?
- Esattamente!
Disse lui, poco convinto da sé stesso:
- Beh allora procedi pure, ormai il fatto è fatto!
- Chi ti dice che la passerai liscia per questo?
- E cosa mi farai? Mi hai già declassato abbastanza, o vuoi togliermi anche il posto di ultima ballerina!
Diceva lei guardando distrattamente un sentiero dinnanzi a sé, mentre continuava a camminare a passo svelto seguita da lui, che le rispose:
- Posso anche punirti in qualche altro modo.
- Ah davvero? E quale sarebbe questo altro modo?
- Potrei costringerti ai lavori forzati!
- HEH!!!
Mimò un suono come quello di un campanello quando si da una risposta sbagliata ad uno di quei quiz televisivi, poi aggiunse:
- Già fatto, mi dispiace ma la cosa non mi spaventa.
- Beh allora potrei smetterla di parlarti. 
- Neanche questa cosa mi spaventa.
- Sì, ma smetterei anche di guardarti.
- Cosa credi che me ne faccia dei tuoi sguardi? E’ meglio se smettiamo davvero tutto quanto!
- Tutto quanto?
Francis si fermò di botto e si voltò verso di lui, restando a pochi passi da un albero, che era proprio al centro di quell’enorme labirinto di siepi molto alte:
- Esatto, tutto quanto! Cos’è sei diventato sordo?
Gli urlava mentre muoveva dei piccoli passi verso di lui.
- Io e te abbiamo chiuso! Niente più amici, niente più crew, niente di niente!
Justin arrabbiato, la guardò dritto negli occhi, e riscontrò la stessa rabbia nei suoi enormi occhi verdi, così dopo alcuni secondi che non stese dicendo nulla, la ragazza cominciò a stranirsi e a guardarlo accigliato, ma poi lui l’afferrò per le spalle e la costrinse a restare poggiata a quell’albero, mentre continuavano a guardarsi arrabbiati.
- Niente più amici?
Le chiese lui, tenendola ancora per le spalle, e poco lontano dal suo volto. Lei imbronciò lo sguardo e con convinzione disse:
- Niente più amici!
Improvvisamente, lo sguardo di Justin si alleggerì, diventando più dolce e mandò in confusione Francis, che non capiva che cosa gli avesse fatto mutare l’umore. 
Il suo sguardo cadde sulle sue labbra che le sorridevano, poi tornò suo suoi occhi ancora dolci, e lui le tolse ogni dubbio dicendo:
- Mi sta bene…
Si avvicinò lentamente, per darle la possibilità di scansarlo via, per farle capire cosa stesse per fare, così da avere la consapevolezza che anche lei avrebbe voluto che lo facesse, dato che glielo stava lasciando fare.
L’ultima cosa che vide, fu il verde brillante dei suoi occhi, per poi chiudere i propri occhi e sfiorare le labbra contro le sue. 
“Quelle maledette labbra!”
Pensò fra sé e sé il cantante, mentre finalmente gliele baciava gradualmente. 
Francis chiuse gli occhi, lasciandosi andare completamente a quel momento e alle sue labbra. Erano anni che non baciava qualcuno in quel modo…
Aveva baciato Mike, dopo Fabio… o meglio era stata Cooper ad averla baciata prima, ma quei baci non erano gli stessi, erano stati baci rubati, non ricambiati, non voluti, non desiderati. 
Con Justin fu di nuovo come con Fabio, lo desiderava, lo voleva davvero e questo la spaventava. Ogni volta che si rendeva conto di provare qualcosa per qualcuno, si spaventava. 
Aveva paura dell’amore, paura di come questo sentimento avrebbe potuta farla sentire, paura di quello che avrebbe potuto soffrire, se la cosa non sarebbe andata a buon fine.
Cercò di accantonare quei brutti pensieri negativi, e godersi quel momento tanto desiderato, anche se non se n’era mai resa conto per davvero. 
Justin aveva una mano poggiata al suo fianco, per tenerla stretta a sé, e un’altra mano poggiata sulla sua guancia, mentre continuava a baciarla dolcemente. 
Riuscirono a trovare la forza di portare a fine quell’intreccio di lingue, quei tocchi di labbra, quella magia, per aprire lentamente gli occhi e tornare a guardarsi. 
Justin socchiuse gli occhi per sfiorarle ancora una volta le labbra, e respirare il suo stesso respiro, poi dopo attimi di silenzio, disse:
- In realtà… volevo dirti che…
Il cuore di Francis cominciò a battere all’impazzata a quelle parole, cominciando a credere che il ragazzo stesse per dire qualcosa ancora più grande di loro, e questo la spaventava, perché non sapeva come avrebbe reagito in tal caso. 
Per fortuna, però, il ragazzo non disse quelle paroline che si era immaginata che dicesse:
- Timothy mi ha…
Si schiarì la voce con un leggero colpo di tosse, allontanandosi dalle sue labbra, prima di cadere ancora in tentazione, e distrarsi da quello che stava dicendo:
- Lui mi ha detto che stavi piangendo…
Francis alzò gli occhi verso il suo sguardo e lo guardò con stupore, ma lui continuò:
- Mi ha detto che hai pianto durante la mia esibizione di What Goes Aroung Comes Around…
Francis non credeva che lo sapesse, e questo la mise un po’ in imbarazzo, da farle così abbassare lo sguardo in un punto qualsiasi del prato:
- Sai che mi piace quella canzone… e il modo in cui la canti…
Justin cercò di scrutare qualche informazione in più nel suo sguardo, ma lei lo deviava, ed evitava il più che poteva, ma poi cadde nella trappola dei suoi occhi ancora una volta:
- Allora riesci a smetterla di detestarmi per cinque minuti…
- Solo per cinque minuti…
- Vuoi smettere di essere mia amica, allora?
Lei non parlò, non riuscì a rispondere a quella domanda per due semplici motivi: il primo, perché non voleva perderlo per davvero, e il secondo, perché era troppo vicina alle sue labbra e non riusciva a concentrarsi su una vera risposta:
- Non ho mai più baciato qualcuno in questo modo, dopo…
- Quel ragazzo di cui mi parlasti?
Lei non gli rispose, ma il suo silenzio valse come un sì, e a quel punto lui aggiunse:
- Tu sei la seconda persona al mondo che bacio in questo modo…
- Anche tu…
- Bene…
- Ho paura…
- Hai paura di me?
- Ho paura di quello che potresti farmi…
- Come?
Disse lui accigliando lo sguardo e sorprendendosi di quella risposta sbottò in un sorrisino nervoso, interpretandola nel modo sbagliato. Lei capì che avesse frainteso, e aggiunse:
- Non voglio soffrire ancora per amore…
- Amore, dici?
- Shhh… sta zitto.
Le disse lei avvicinandosi alle sue labbra ancora una volta.
- Non farmi pentire di quello che ti sto dicendo.
Aggiunse, mentre lui poggiava un braccio sul tronco di quell’albero e si metteva comodo a guardarla, mentre lei gli fissava le labbra con desiderio, e gli parlava in quel modo così sensuale da farlo andare fuori di testa. 
Justin si inumidì le labbra con un leggero e rapido tocco di lingua, dopodiché le disse:
- Giuro sul mio cuore, che non ti farò mai del male.
Lei accennò un sorriso a quelle dolci parole, poi disse:
- Non fare promesse che sai di non poter mantenere.
- So di poterle mantenere, per questo te lo giuro sul mio cuore…
- E se avessi saputo di non poterla mantenere, su cosa l’avesti giurato?
- Uhm… forse sulle tue scarpe che si illuminano al buio…
Francis sorrise, e Justin cominciò a sorridere con lei, quasi dimenticandosi che fosse reale e non una Dea giunta da chissà quale pianeta:
- Ti piacevano?
- Moltissimo.
- Speravo che le notassi…
- Beh, le ho notate.
- Mi fa piacere.
- Bene…
- Bene!
- Devo rientrare…
- Dove?
Le diceva lei mordendosi il labbro inferiore lentamente. Lui soltanto dopo alcuni attimi riuscì a risponderle:
- La cena… l’hai dimenticata?
- Totalmente…
- Hai dimenticato anche di voler lasciare la crew?
- Dipende…
- Da cosa?
- Da te.
- Beh, allora dimenticalo.
- Non basta.
- Cosa vuoi?
- Niente. 
- Non usarmi… 
- Non l’ho mai fatto.
Le disse sinceramente lei, mente tornò seria e lo guardò dritta negli occhi, per dargli la conferma che non stesse mentendo:
Lui non dubitò più delle sue parole, ma aveva paura tanto quanto ne avesse lei:
- Non farlo mai…
- Lo giuro sul mio cuore. 
- Bisognerà sigillare queste promesse…
Le disse lui in una leggera smorfia, mentre lei si lasciò andare ad un sorrisino, da quel suo modo di fare sempre così buffo:
- Hai qualche idea?
- Non riesco proprio a pensare a nulla…
- Ah no?
Le sussurrava lei col suo tono di voce rauco e profondo:
- No…
Le sorrise maliziosamente lui, poi lei gli sfiorò il naso contro il suo delicatamente:
- Io forse un’idea ce l’avrei…
Si avvicinò lentamente alle sue labbra e sigillò le proprie in un secondo bacio. 
Questo fu ancora più bello del primo, adesso le loro bocche si conoscevano, adesso quel bacio lo aveva dato lei, e lui sono se ne tirò indietro.
I tocchi di labbra erano così lenti, passionali, come se avessero avuto tutta una vita per continuare quel bacio, come se non avessero fatto altro da lì in poi. 
Quel bacio non finiva, non volevano giungere al momento di doversi lasciare, dopo che si erano desiderati per così tanto tempo. 
Avevano sigillato una promessa con quel bacio, e da quel momento, non avrebbero più smesso di provare quello che provavano l’uno per l’altra, senza paura di essere ingannati.
- Devo rientrare…
Disse lui, ma subito dopo tornò con la lingua nella sua bocca, lentamente.
Continuarono quel gioco di lingue ancora per qualche secondo, poi lui cercò di riprendere fiato.
- Lo hai già detto…
Gli disse mentre gli andò a dare un candido bacio sulle labbra.
- Smettila…
- Ok, scusa…
- Al diavolo!
Disse lui mentre la travolgeva in un altro bacio, stavolta stringendola a sé, senza più volerla lasciar andare. 
Quei baci, valevano notti di passioni, erano baci dati con tutta la passione e il desiderio che avevano l’uno per l’altro.
- Devi rientrare…
Disse in un sospiro Fran, mentre Justin la zittiva con un ennesimo bacio.
- E se tornerai a detestarmi?
- Non succederà.
- Promesso?
- Troppe promesse…
- Comincio a detestarti io…
- Siamo in due, allora…
- Vado via.
- Vai…
E intanto erano ancora l’uno nelle braccia dell’altro senza avere la minima intenzione di mollarsi:
- Speriamo che Mike non ti baci ancora…
- Smettila!
Disse lei, sciogliendo quell’abbraccio, e aggiungendo:
- Tu piuttosto, sta attento a dove te la sbatte Ashley…
- Proverò a fare attenzione.
Le rispose con tono pungente lui, sembravano quasi essere tornati quelli di pochi minuti prima, che continuavano a battibeccare come dei bambini.
- Bene, bravo. Ora sparisci. 
- Sicura?
- Vaffanculo!
- Vado da Ashley…
- Non sei simpatico…
- Sei adorabile...
- Buonanotte, Justin!
Francis si allontanò da lui cercando di trovare la strada per tornare a quella dannata festa, mentre Justin la guardava sorridendo divertito.
- Hey, aggiustati il vestito, e i capelli, sei tutta spettinata. 
Francis si guardò il vestiti e si diede un’aggiustatina prima di tornare:
- Ashley ti aspetta…
Disse lei in un motivetto melodioso, per prenderlo in giro.
- Non vedo l’ora di baciarti ancora.
Le confessò lui, mentre lei si voltò a guardarlo e poi sorridergli divertita.
Dopodiché entrambi tornarono all’after-party e finsero che nulla fosse successo, ma con la consapevolezza che fosse successo.
Finalmente Francis tornava a sorridere felice, tornava a vivere, e tutto grazie a Justin, una persona che non credeva potesse mai diventare così importante per lei.
Cominciava a riavere fiducia negli uomini, nel prossimo, cominciava a vedere un senso in tutto quello che stava facendo, e adesso non aveva più paura del futuro e delle nuove sfide che le si sarebbero presentate, perché sapeva che avrebbe potuto contare su una persona buona e pura come Justin Timberlake, il suo datore di lavoro, l’uomo che le pagava lo stipendio, l’uomo che le stava regalando grandi soddisfazioni nel suo lavoro, ma anche l’uomo, il ragazzo che le stava facendo battere il cuore ancora una volta dopo tanti anni.

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Capitolo 25
*** ● Lo Sconto Della Pena ● ***


È scientificamente provato, che quando parte della tua vita comincia ad andare per il verso giusto, l’altra parte va a rotoli, e questo era il caso di Francis.

Dopo che l’after-party per il concerto al Madison Square Garden, ebbe fine, la ragazza non riuscì più a parlare con Justin, né riuscì più a vederlo.
Notò invece che i suoi fratelli si comportarono in modo strano, e avevano una certa urgenza di parlarle.
Quando ancora erano nella struttura, e stavano per andarsene, Luigi le si avvicinò assieme ad Edoardo:
- Forse è meglio non tornare in albergo.
Francis non capiva perché tutto quel mistero e quell’agitazione che cominciavano a trasmetterle i fratelli, così visibilmente preoccupata e con sguardo accigliato, si rivolse verso Luigi:
- Si può sapere che succede? E’ da un po’ che vi comportate in modo curioso…
Intanto si avvicinò a loro anche Edoardo, che lanciò uno sguardo a Luigi, e Francis colse quella strana intesa tra i due fratelli e impaziente attendeva una risposta, che non tardò ad arrivare:
- Ci… 
Il ragazzo sospirò diventando serio, e portandosi le mani nelle tasche dei pantaloni:
- …sono dei problemi in Italia, che richiedono la tua presenza…
Francis stupita, continuava a non capire a cosa si stesse riferendo il fratello:
- Intendi… che il governo ha bisogno di me?
Esclamò con ironia la ragazza, con un mezzo sorrisetto nervoso stampato sul volto, mentre Edoardo prese parola, cercando di aiutare il fratello nel darle la notizia:
- Intende dire che sei nei guai con la giustizia Italiana…
Edo, lanciò uno sguardo timido alla sorella, temendo una sua pessima reazione:
Intanto Francis fu congelata da quelle parole, e non ci mise molto a collegare quelle dichiarazioni, col casino che aveva commesso a Parma col locale di Lucas. 
La ragazza diventò seria in volto, e cominciò a preoccuparsi:
- Che cosa?
Guardava i due, cercando di capire se ne sapessero di più:
- Non volevamo dirtelo proprio oggi, ma meglio saperlo da noi che da loro…
- Dobbiamo rientrare in Italia entro domani, o scatta automaticamente l’arresto.
Francis si sentì morire, credeva di star vivendo un incubo, ma tardava a svegliarsi, dunque cominciò a credere che stessero dicendo sul serio:
- A-Arresto? Per quale reato?!
Edoardo timoroso, guardò Luigi, il quale continuava a guardare la sorella con sommo dispiacere, ma anche con un filo di rabbia:
- Sei tornata in Italia senza dircelo, negli ultimi 4 mesi?
Avevano capito, era in trappola, loro sapevano.
- Cosa?
- Dicci la verità, Francis!
Urlò Luigi, impaziente, trovando insopportabile il modo in cui la sorella tentava di nascondergli la verità:
- Sta calmo, Luigi… Fran… ci sono pesanti accuse che ti incolpano di incendio doloso nei pressi di Parma… e ci sono dei filmati che lo dimostrano…
Un magone si formò in gola alla ragazza, tanto da darle difficoltà nell’ingoiare.
Era chiaramente nei guai, guai grossi a cui difficilmente sarebbe potuta sfuggire.
Ma il guaio più grosso, adesso sembrava essere la reazione di suo fratello maggiore, senza immaginare quella di suo padre...
I tre ragazzi si trovavano all’esterno dell’edificio, in quel giardino che poco fa era stato testimone del bacio tra Francis e Justin, e che ora si era trasformato in un luogo tremendo da cui Francis avrebbe voluto fuggire.
Lo scenario si era bruscamente capovolto, ed ora il peggio sembrava essere vicino:
Luigi si avvicinò di un passo alla sorella, la quale lo guardò accigliata e spaventata, mentre lui cominciò a dirle:
- Hai davvero dato fuoco al locale di quel Lucas, perché anni fa non ti ha più dato i soldi di un prestito? Sei uscita fuori di testa?
Luigi deluso e sconcertato, cominciò a scaldarsi, mentre Edoardo tentava di tenerlo calmo:
- Non qui, Luigi, avanti … c’è gente…
Luigi purtroppo, conosceva soltanto parte della verità, e quella parte era tutta una menzogna inventata all’epoca da Marco ed Emma. 
Il ragazzo non sapeva nulla della sua storia con Fabio, non conosceva i veri motivi di Francis, anche se non sarebbero comunque stati sufficienti per permetterle di compiere un gesto simile.
Francis non sapeva cosa dire per discolparsi, ma a quello avrebbe pensato più tardi in aula di tribunale. 
La ragazza distolse lo sguardo dai fratelli, e visibilmente scossa e confusa si allontanò da loro:
- Saluto gli altri e vi raggiungo…
Luigi ed Edoardo si voltarono a guardarla allontanarsi, il più piccolo dei fratelli era visibilmente dispiaciuto e volenteroso di poter abbracciare la sorella e dirle che sarebbe andato tutto per il meglio, ma purtroppo non aveva quella certezza; Luigi invece, appariva arrabbiato e deluso, come un padre che scopriva che la propria figlia avesse cominciato a fumare erba. 
[…]
- Come sarebbe a dire che devi partire?
- Sì, Chenille… devo rientrare in Italia il prima possibile.
- Bella, che ti succede? Vuoi sederti?
Francis aveva raggiunto Chenille nella sala del locale, la quale era in procinto di prendere i copri abiti assieme a Mama Su e gli altri, per poter andar via; quando Francis si portò una mano tra i capelli, cominciando ad essere colpita da attacchi di panico, mentre pensava a tutto quello che l’avrebbe aspettata da lì a poche ore. 
Chenille l’afferrò per un braccio, e preoccupata la guardava, cercando di capire cosa fosse successo; intanto si avvicinarono a loro anche Mama Su che aveva in braccio la piccola Anaya che dormiva, seguita da Nina che corse in direzione dell’amica che era sul punto di avere un mancamento. 
- Fran!!! Cosa è successo?
Nina cercava risposte da parte di Chenille, ma anche lei era allo scuro di tutto. 
- Scusate, ragazze….
Diceva Fran, mentre le allontanava e provava a tornare in piedi facendo profondi respiri, tentando di calmarsi.
- Va tutto bene, è che… devo rientrare prima di finire nei guai più seri…
- Bella, smettila di parlare con mezze frasi… dimmi che diavolo sta succedendo!
Mama Su, si avvicinò alla figlia, e le diede la piccola Anaya in braccio, e si avvicinò a Francis, la quale fu rapita dallo sguardo della donna, che tentava di leggerle dentro per capire cos’avesse:
- La tua famiglia sta bene, bambina? E’ successo per caso qualcosa a tuo padre? A tua madre?
Francis si calmò per qualche secondo, grazie a quella donna.
- No… No, Mama Su…
Abbozzò un sorriso, poi disse:
- Loro stanno bene…
- Allora, cos’è successo?
Chiese con impazienza Chenille, rischiando di far svegliare la piccola che portava tra le braccia, mentre Nina le era accanto e ansiosa guardava Francis:
- Mi hanno accusato di reato…
A quelle parole, le tre donne sbarrarono gli occhi sconvolte:
- …ma ne so quanto voi, quindi non so dirvi di più. Posso solo chiedervi di non preoccuparvi, e che vi telefonerà appena potrò, ma devo rientrare immediatamente in Italia, o le cose per me si complicano ancor di più…
Vi furono svariati secondi di silenzio, in cui le donne tentarono di metabolizzare quella brutta notizia, poi il silenzio si ruppe:
- Vengo con te!
Esclamò sorprendentemente Nina, mentre si avvicinava a Francis.
- Che cosa?
- Sì, vengo con te. Non ti lascio sola in una situazione simile.
- Non esiste, Nina, tu…
- Questi Italiani… sono impazziti o cosa? Accusarti di reato? Ma se…
Improvvisamente, Chenille, mentre perdeva le staffe, ricordò del viaggio in Italia di Francis di qualche mese fa, e si pietrificò. 
Fran capì che l’amica avesse collegato le due cose, e se ne accorse dal modo in cui la guardò poco dopo. 
Al che Mama Su, si avvicinò a Fran e a Nina dicendo:
- Bambina, portala con te, hai bisogno di qualcuno che ti stia accanto. Sono sicura che i tuoi fratelli non verranno meno, ma fa sempre bene avere un’amica che ti sostiene. Verrei anch’io… ma non voglio intromettermi con la tua famiglia, che potrebbe non gradire la mia presenza. L’importante è che tu, Nina, mi chiama ogni sera per raccontarmi tutto, è chiaro?
Nina sollevata dalle parole della donna, la guardò sorridendo appena, felice del suo appoggio, poi disse:
- Ma… il fuso orario… 
- Fanculo il fuso orario, bella! Chiamaci anche di notte!
Chenille, tornò in sé dopo attimi trascorsi tra i suoi pensieri, e si avvicinò a Fran, che non sapeva più come comportarsi, era visibilmente sconvolta:
- Andrà tutto bene, bella. Sono certa che nel giro di due giorni, sarai tornata…
Chenille tentava di trasmettere positività all’amica, intanto che la piccola Anaya si svegliò. 
Francis rivolse un dolce sorriso alla ragazza, grata delle sue parole, poi spostò il suo sguardo verso la bambina, che assonnata, riapriva i suoi occhietti e confusa si guardava intorno, mentre succhiava il suo ciucciotto teneramente.
Francis le accarezzò le guanciotte teneramente, tentando di trattenere le lacrime, dopodiché salutò le due donne e si allontanò assieme a Nina.
[…]
- Mi pago il biglietto da sola…
- Che?
Domandò Francis, mentre si allontanava assieme a lei, voltandosi a guardarla accigliata, non capendo perché le avesse detto una cosa simile:
- Sì, non voglio pesare le spese di viaggio, se vengo è perché voglio esserci e non voglio crearti problemi… non più di quanto tu non ne abbia già. Hai fatto tanto per me, in così poco tempo, non voglio lasciarti sola…
Francis le sorrise appena, trovandola molto tenera, poi disse:
- Grazie, Nina… sei davve…
Lo sguardo di Fran, in quell’istante incontrò la visione di Justin, che camminava accanto a Jessica Biel, all’uscita dell’after-party.
Francis prese tra le mani il braccio dell’amica, fermando il loro cammino, e ancora assorta in quella visione, le disse:
- Torno subito, scusami…
La ragazza si avvicinò ai due, credendo doveroso il fatto che dovesse essere lei in persona ad avvisare Justin della sua assenza da lì in avanti; anche se avrebbe preferito parlargli da sola, e non in presenza di Jessica.
I due sembravano tenere una conversazione molto intima, tanto da infastidirla per un attimo, ormai non nascondeva più i suoi sentimenti per il ragazzo, né a sé stessa, né agli altri. 
- Scusatemi… 
Justin si voltò alle sue spalle, e incontrando il suo sguardo, le sorrise appena, ancora un po’ “timido” ripensando al loro ultimo incontro:
- Hey…
Il ragazzo quasi dimenticò la presenza di Jessica, alla sua sinistra, a differenza di Fran che guardò prima lei, poi il ragazzo.
- Non volevo disturbarvi, ma…
- Figurati, non c’è problema.
Disse sorridendo cordialmente l’attrice, guardandola con curiosità:
- Devo andar via…
Justin sorrise guardandola, sorprendendosi che la ragazza fosse venuta a salutarlo prima di andarsene, di solito si dileguava senza neppure rivolgergli uno sguardo… ma non c’era da sorprendersene, perché erano soliti litigare in continuazione.
Quella sera… beh forse quella sera era davvero cambiato qualcosa tra loro, e stava cominciando a notarlo con piacere:
- Oh… 
- E’ stato uno spettacolo favoloso, anche grazie a te, Fran. Complimenti! Sono sicura che ci rivedremo domani sera al barbecue di Justin…
Francis sorridendo, trovando la cosa nuova, si voltò a guardare Justin, che probabilmente si era scordato di invitarla, pensò ironicamente tra sé e sé, ma poi la ragazza, nel vedere che Justin era sul punto di dir qualcosa, lo interruppe:
- In realtà… intendevo dire che devo andar via… dagli stati uniti…
Justin sbarrò gli occhi sorpreso da quelle inaspettate parole della ragazza. 
Jessica accigliò lo sguardo, e continuò a fissarla, restando ad assistere a quella scena che non comprendeva in alcun modo la sua presenza:
- C-come sarebbe dagli stati uniti?
Justin, fece un passo verso di lei, mentre Fran lanciò un rapido sguardo a Jessica, quasi desiderando che se ne andasse, ma notando che non si muovesse da lì, guardò Justin e disse:
- Ho delle faccende burocratiche da sbrigare, e non posso rimandare la partenza, purtroppo…
- Ma come? I tuoi fratelli erano qui, come può…
- Purtroppo è un’urgenza a cui non posso causare ulteriori ritardi.
Lo interruppe lei con tono formale, poi aggiunse:
- Manderò il mio agente domani a spiegarti la situazione, al momento anch’io ne so molto poco…
Quello non era il modo in cui sperava di parlargli, dopo quel bel momento trascorso insieme, ma non voleva sbilanciarsi troppo in presenza di Jessica, soprattutto perché notava che anche Justin non mutava comportamento nei suoi confronti dopo quel bacio.
Il cantante restò in silenzio per qualche secondo, e Francis ne approfittò per condurre quell’incontro verso la fine:
- Ho controllato le date del tour che hai fissato… la prossima è a Buffalo il 18 febbraio, oggi è 7, conto di tornare per quel giorno…o anche prima se tutto va bene…
- Francis??!
La voce di Edoardo, interruppe quel momento. La ragazza si voltò in direzione del fratello che la incitava a sbrigarsi, perché il taxi era arrivato. 
La ragazza tornò a guardare Justin, che a sua volta guardava ancora Edoardo:
- Adesso devo andare, domani ti mando il mio agente. 
Francis stessa non sapeva come congedarsi da lui dopo tutto, ma poi tagliò a corto e cominciò ad indietreggiare a piccoli passi:
- Spettacolo fantastico, boss… ci teniamo in contatto!
Diceva un po’ in imbarazzo la ragazza, mimando un cellulare all’orecchio, mentre si affrettava ad andar via, sotto lo sguardo vigile di Jessica, che sorrideva verso la sua direzione, trovandola molto buffa.
Justin avrebbe voluto fermarla, ma come al solito, fu più veloce lei, e sparì dalla sua vista prima ancora che potesse solo pensare di bloccare la sua fuga.
[…]
I De Laurentiis, assieme a Nina, viaggiarono su un volo privato, quella stessa notte, diretti in Italia; Nina non ebbe bisogno di pagarsi alcun viaggio. 
Francis trascorse la notte insonne, fissando suo fratello Luigi, dall’altro lato del jet, che continuava a rigirarsi su quei sediolini, comodi ma non abbastanza da permettergli di dormire, mentre Edoardo, che era accanto a lui, dormiva pacificamente, assieme a Nina che invece era alla destra di Fran. 
Avrebbe voluto avvicinarsi al fratello per dirgli tutta la verità, ma temeva che anche se l’avesse fatto, non avrebbe giustificato il suo gesto; e poi… beh… non poteva dirgli che era stata col fratello di Paolo, il calciatore della squadra di calcio che la loro famiglia possedeva, e con cui erano in ottimi rapporti. 
[…]
Il ritorno in Italia non fu dei migliori. 
All’aeroporto di Fiumicino, a Roma, c’era ad attenderli la polizia, neanche stessero scortando un capo mafia espatriato chissà dove e che ora faceva ritorno nel loro paese. 
Francis, però, risultava calma e concentrata sul processo che l’avrebbe vista protagonista di lì a breve, per i fatti commessi a Parma. 
Furono scortati a via san Vitale di Roma, alla questura, dove ad attenderli, oltre ad un mandato d’arresto, vi era anche suo padre Aurelio. 
Nina seguì Francis, assieme ad Edoardo e Luigi, camminava accanto all’amica a passo svelto. 
- Quello lì è tuo padre?
Francis guardò in direzione del padre, mentre era scortata da quegli agenti, e un nodo in gola cominciò a formarsi, fu avvolta da una vergogna infinita mentre lo guardava parlare col questore. 
L’uomo era sempre impeccabile, col suo smoking nero, e i capelli ormai bianchi, ben curati a riporto, che gli donavano un’aria molto affascinante ed autoritaria. 
L’uomo si voltò in direzione della figlia, e non badò alla presenza di nessun’altro, guardò soltanto lei, e quello sguardo fu come un pugno allo stomaco per la ragazza, che vedendo nei suoi occhi tutta quell’amarezza e delusione, distolse lo sguardo da lui, e rispose a Nina con tono basso:
- Sì… è proprio lui…
Nina passò qualche secondo a guardare quell’uomo, anche lei catturata dal suo charme, poi le disse:
- Che uomo affascinante… sembra il re d’Italia… sono sicura che questa storia finirà entro oggi, grazie a lui…
Francis avrebbe tanto voluto sorridere a quelle parole, ma era troppo incazzata, incazzata con sé stessa, con quella situazione, con chiunque in quel momento: e soprattutto avrebbe voluto crederle, ma temeva che le cose non sarebbero andate così bene, date le circostanze.
[…]
Francis fu interrogata sui fatti dagli agenti, quello stesso pomeriggio. 
Si trovava in quella camera videosorvegliata, con due agenti della polizia, e un generale delle forze armate della capitale, che si occupava degli esteri.
La ragazza indossava un Jeans scuro, una camicia bianca, e un giubbino di raso color blu elettrico, ai piedi indossava delle scarpette dell’Adidas dello stesso colore del giubbino. 
Quel giorno a Roma faceva molto freddo, ma l’ansia e il nervosismo che aveva, non glielo fecero notare, quindi stava bene anche vestita così leggera.
Era seduta davanti ad un tavolo lungo, avente dinnanzi a sé il commissario della polizia, che continuava ad interrogarla:
- Come può aver visto lei stessa, dai filmati posti fuori dal locale in località di Parma, abbiamo prove che la ritraggono in prossimità dei fatti. Ha diritto ad un legale, se non può permetterselo, le verrà affidato un avvocato d’ufficio.
- Non ne ho bisogno, signore. Sarò io stessa il mio legale. 
- Come, scusi?
Domandò perplesso il commissario, tenendo poggiate le mani sul tavolo, senza indossare la giacca.
- Sono un avvocato, sono in grado di difendermi anche da sola. Questo mi è concesso, non è vero?
- Certamente. Il processo avrà luogo domani mattina alle ore nove al tribunale di Roma a piazzale Clodio. 
[…]
Francis era intenzionata a cavarsela da sola in quella situazione, era determinata a farcela con le proprie forze, come aveva sempre fatto sin da quando era nata. 
La famiglia si oppose a quella sua scelta di auto-difendersi in tribunale, in maniera particolare, Luigi, che temeva per le sorti della sorella, ritenendola poco esperta in quel campo. 
Suo padre non le rivolse mai parola, ma era fin troppo chiaro che anche lui riteneva la scelta della ragazza un’incoscienza. 
Francis però non volle farsi condizionare da quei pareri negativi, così costretta a passare la notte in cella, salutò i suoi cari.
Edoardo fu il primo ad abbracciarla e a darle coraggio, poi seguì Nina, la quale preferì alloggiare in un hotel, piuttosto che recare fastidi alla famiglia di Fran, e anche lei rassicurò l’amica che tutto si sarebbe risolto per il meglio. 
Luigi fu l’ultimo a salutarla, quella sera, dato che suo padre era andato via, senza volerla vedere. 
- Non temere, gli passerà…
Il ragazzo sapeva benissimo che la tristezza nel cuore della sorella, era maggiormente causatale dal padre, che dalla situazione in sé e per sé.
Le teneva la mano destra, e le parlava guardandola negli occhi, stendando a credere che sua sorella avesse realmente commesso quel reato. 
- La pena per chi causa incendi volontariamente, qui in Italia è..:
- Dai 4 ai 10 anni di reclusione, lo so Luigi… I libri che mi inviavi in caserma, li studiavo.
Gli disse, abbozzando un sorriso per quella frase che conteneva un ricordo.
Luigi spaventato all’idea, afferrò la sorella e l’abbracciò forte, quasi desiderando di poterla proteggerla, tenendola stretta al suo petto. 
Fran chiuse gli occhi e ricambiò quell’abbraccio di cui ne aveva un maledetto bisogno. 
[…]
La notte passata in cella, sembrò non finire mai, la ragazza era sola, con una guardia che la teneva d’occhio fuori dalle sbarre. 
Era seduta su quel letto, poggiata con le spalle al muro e il capo rivolto verso il soffitto. 
Si domandava semmai un giorno sarebbe finalmente stata in pace, senza avere sempre qualche problema pronto a spuntare ogni volta che cominciava ad essere appena felice. 
Pensava a come la sua vita fosse cambiata, a come tutto aveva cominciato a sorriderle proprio poche ore prima di finire in quella cella. 
Pensava ai successi che stava ottenendo nell’inseguire il suo sogno da ballerina, alle sue nuove amicizie che cominciavano a diventare sempre più importanti e salde, assieme a quelle amicizie che invece cominciavano a rivelarsi qualcosa di più profondo.
Solo Dio sapeva quanto desiderasse poter parlare con Justin in quel brutto momento, anche solo vederlo, l’avrebbe fatta star meglio. 
Ripensò a quanto il loro rapporto fosse cambiato nel tempo, prima era soltanto professionale, poi cominciarono ad essere amici, anche se non facevano altro che litigare e avere discussioni su ogni cosa.
Doveva ammettere, però, che i ricordi migliori che aveva, dopo i quattro anni di buio trascorsi dalla morte di Emma, erano quasi tutti legati a lui, e al suo splendido carattere che le strappava sempre una risata nonostante i disguidi che riuscivano a superare e dimenticare. 
Si rendeva sempre più conto che quel giovane artista, quel ragazzo che si nascondeva dietro quel nome così illustre, l’aveva salvata da quell’inferno che credeva senza via d’uscita.
Si sarebbe venduta l’anima al diavolo in persona, pur di averlo lì in quel momento, per dirgli quanto le fosse grata, per tutto quello che facesse per lei a sua insaputa, che l’aiutava ad andare avanti in una vita difficile come la sua. 
Avrebbe richiesto di fare una telefonata, e chiamarlo all’istante, ma sapeva bene che non l’era concesso. 
[…]
Finalmente il momento del processo arrivò, e alle ore nove del giorno 9 Febbraio 2007, era in tribunale a Roma, dinnanzi al giudice. 
C’era anche Lucas, il proprietario del locale danneggiato, e il suo legale.
I due si rivolsero uno sguardo fugace, prima di cominciare l’udienza, e Francis non abbassò neppure per un attimo lo sguardo da quel traditore, dimostrandogli con una sola occhiata di non aver paura delle conseguenze, e che se potesse rifarebbe ancora quello che aveva fatto. 
[…]
- Signor giudice, le riprese video delle telecamere di sorveglianza parlano chiaro. L’imputata è colpevole, e io chiedo una pena pari a dieci anni di reclusione, più il risarcimento danni da parte sua per il mio imputato, dato che ha perso la sua attività.
Francis sedeva ad un bancone accanto a quello in cui sedeva l’avvocato di Lucas, e lo stesso Lucas, entrambi vestiti con smoking. 
Francis era seduta da sola, dato che si era nominata il suo legale, e addosso ai vestiti che indossava il giorno precedente, indossava la tunica nera degli avvocati e sorrideva nervosamente alle parole dell’avvocato, il quale non gradì quel suo atteggiamento:
- Signor giudice, richiedo maggior rispetto da parte dell’imputata. Trovo fuori luogo quel suo atteggiamento, nonché inadatto ad una persona nella sua posizione. 
Francis cominciava ad averne abbastanza del parlottare continuo di quell’uomo, che anche se di bell’aspetto (era un giovane uomo sulla quarantina, con pizzetto e capelli brizzolati, e occhi scuri, fisico asciutto e portamento elegante)
così, la ragazza si alzò e si schiarì la voce con un leggero colpo di tosse.
- Mi scusi signor giudice, ma ritengo la richiesta di pena del mio collega eccessiva. Insomma, dieci anni di prigione per aver incendiato un luogo di perdizione? Sono sicura che se questo processo si fosse svolto in città del vaticano, a quest’ora sarei già una donna libera… Senz’offesa…
- OBIEZIONE VOSTRO ONORE! 
La giuria restò indignata alle parole della ragazza, e cominciarono a parlottare tra loro, mentre l’avvocato di Lucas andava su tutte le furie. 
Francis non nascose la sua soddisfazione, senza mostrare alcun segno di pentimento, alle sue ultime affermazioni. 
- Signorina De Laurentiis, la invito a moderare i toni dinnanzi a questa giuria, e a mostrare rispetto per le tonache. 
Francis alzò una mano in segno di colpa, e disse:
- Chiedo scusa, signor giudice, se le ho recato offesa, non era mia intenzione farlo. Ero semplicemente divertita dalle accuse eclatanti dell’avvocato difensore del signor Berzotti. 
- Obiezione!
- Obiezione respinta!
Disse il giudice, mettendo a tacere l’avvocato, e rivolgendosi unicamente a Francis.
- Signor Avvocato De Laurentiis, lei si rende conto della gravità dei suoi atti? Secondo i test psicofisici a cui è stata sottoposta, anche in caserma, lei risulta essere una persona sana e senza alcun problema né fisico, né psichico. Eppure… ha commesso comunque quella pazzia, ha considerato l’ipotesi che potesse esserci stato qualcuno all’interno dello stabile?
- Assolutamente, vostro onore, per questo mi sono accertata che fosse vuoto, prima di mandarlo a fuoco. 
Francis sembrava essere impazzita, diceva cose che nessuno si sarebbe mai sognato di dire in un processo, in poche parole si stava accusando da sola, ma d'altronde vi erano già le immagini del video che la ritraevano in fragrante, a farlo. 
- Obiezione vostro onore!
- Obiezione respinta! Avvocato De Laurentiis, si rende conto di ciò che sta dicendo?
- Certamente vostro onore. Avrei dovuto prestare attenzione alle telecamere di sorveglianza… 
- Lei sa di star compromettendo la sua posizione?
- Non credo che possa comprometterla ancor più di quanto non lo sia già, vostro onore. 
- Mi dica, Avvocato, qual è il vero motivo che l’ha indotta a compiere quel folle gesto?
Francis restò in silenzio per qualche secondo, a quelle parole, abbozzando un sorriso nervoso, e guardando nella direzione di suo padre e Luigi che erano presenti in aula quel giorno, assieme a Nina e a sua madre, e tutti erano preoccupati ed indignati dalle sue risposte alla corte, timorosi che potesse finire nel peggiore dei modi.
Dopodiché Francis tornò a guardare i giudici, e disse: 
- Si tratta semplicemente di vendetta, vostro onore, nulla di più puro e sincero. 
La corte borbottò a quelle parole, tanto che il giudice dovette richiedere silenzio in aula almeno quattro volte di seguito, per poterlo ottenere. 
- E di che tipo di vendetta si tratta?
- Vostro onore si sta degenerando!
- Faccia silenzio, avvocato!
L’avvocato di Lucas si sedette sbattendo sul tavolo il suo taccuino con violenza, e parlottava col suo assistito. 
Francis restò in silenzio sedendosi, sulla sedia, portandosi le mani in avanti incrociandole tra loro. 
- Avvocato De Laurentiis?
Francis restò ancora in silenzio, finché dopo alcuni secondi, disse:
- Signor Giudice, essendo il mio legale, suggerisco a me stessa la facoltà di non rispondere a questa domanda. 
[…]
Quel processo non finiva più, durò tre ore sino alla pausa pranzo dei giudici, poi riprese e terminò alle ore 17 con la condanna per Francis a 4 anni di reclusione.
Mamma Jaqueline ebbe un malore, ma fu soccorsa immediatamente d Nina e i suoi figli, mentre Papà Aurelio si dirigeva con i suoi legali dagli giudici. 
Francis fu riportata in cella in stato di fermo, in attesa di essere trasferita in un carcere femminile. 
Luigi si diresse in cella dalla sorella, chiedendo di poterle parlare, ma non gli fu concesso il permesso; così trascorsero due giorni, senza che la ragazza potesse vedere o parlare con nessuno dei suoi cari.
Fu trasferita al carcere femminile di Roma, a bordo dell’auto della polizia, ammanettata proprio come una criminale. 
Cominciava davvero a pensare che quella sarebbe stata la sua vita per i prossimi 4 anni di pena che doveva scontare in quella prigione; soltanto l’idea la faceva morire lentamente. 
Doveva telefonare al suo agente, doveva spiegargli le cose come stavano, e soprattutto, doveva tenere nascosta la questione a Justin, provando ad inventare una scusa qualunque per giustificare il suo ritiro permanente dalla crew. 
La ragazza era silenziosa, con un’espressione incazzata sul volto da mattina a sera, non parlava mai con nessuno.
Trascorse una settimana, e finalmente le era stato concesso di ricevere una visita.
Al colloquio si presentarono Luigi e Nina: la ragazza non appena vide Francis camminare sotto scorta con due agenti, che la tenevano ancora in manette, e l’accompagnavano davanti al vetro avente un telefono che le permetteva di comunicare con loro, si portò una mano davanti alla bocca, cercando di trattenere le sue emozioni.
Luigi appariva serio, serio mentre era seduto accanto a Nina, con un braccio poggiato sul tavolo che divideva il suo lato con quello della sorella con un enorme vetro trasparente. 
Francis indossava una tuta della prigione uguale a tutti gli altri detenuti, di color blu scura avente un numero di riconoscimento ricucito sul taschino in alto a destra del suo petto.
La ragazza guardò i due agenti, alzando le braccia a metà aria, chiedendo di essere liberata, impaziente. 
I due agenti si guardarono, poi uno di loro cominciò a toglierle le manette con una chiavetta. 
Francis gli sorrise beffarda e compiaciuta, poi si mise a sedere, ignorandoli completamente. 
Guardò prima il fratello, cambiando totalmente espressione, cominciando a preoccuparsi su ciò che avrebbe potuto dirle, poi si voltò in direzione di Nina, che aveva già il telefono poggiato sull’orecchio destro e con ansia attendeva che l’amica facesse lo stesso, mentre poggiava una mano sul vetro desiderosa di poterla toccare. 
Fran non trattenne un sorriso, intenerendosi a quella scena, scacciando via dal volto l’espressione seria che ormai non andava più via da qualche giorno. 
- Fran! Come stai? Ti hanno fatto qualcosa quegli agenti? Li ho visti con un’aria strana, e i detenuti? I detenuti ti hanno fatto qualcosa?
La ragazza parlava velocemente in inglese con un forte accento portoghese, travolgendola di domande, mentre Fran ancora si portava la cornetta di quel telefono all’orecchio. 
Sorrise all’amica, poi guardò Luigi e disse:
- Hey, Hermano…
Nina guardò il modo in cui i due riuscivano a comunicare anche solo con lo sguardo, interrogativamente. 
Confusa guardò Francis, e riprese a parlare.
- Fran… 
Ma Luigi cominciò a parlare alla sorella:
- Ho parlato col tuo agente, Paul… 
Sul volto di Francis immediatamente andò a formarsi un’espressione allarmata e preoccupata.
- Tranquilla… non gli ho detto cosa è successo. 
Fran tirò un sospiro di sollievo, e continuò ad ascoltare il fratello:
- Gli ho detto che la società di papà sta avendo problemi, ed è richiesta la tua permanenza qui ancora per un mese…
- Un mese?
La ragazza confusa, accigliò lo sguardo, avrebbe trascorso lì dentro quattro anni, perché dire che sarebbe mancata soltanto un mese?
Luigi parlò e mise a tacere la sua curiosità:
- Papà ha pagato la cauzione… ti faranno uscire di qui prima del previsto…
Quelle parole le risuonavano surreali, non poteva credere a ciò che le stava dicendo. 
Sbarrò gli occhi e lentamente alzò lo sguardo verso il fratello.
- Ha detto che avrebbe voluto farti uscire prima, ma la massima per una pena del genere, anche se si paga la cauzione, è di almeno un mese di reclusione…mi dispiace…
- Ti dispiace?
Finalmente Francis cominciò a parlargli, mentre dall’altro lato, vi era Nina che non capiva ciò che si stessero dicendo, ma era già a conoscenza della bella notizia, e sorrideva in direzione dell’amica. 
- Sarò fuori di qui tra tre settimane, e non tra quattro anni… perché ti dispiace?
- Perché non avrei voluto che passassi neanche una notte qui dentro…sei mia sorella, non tollero che tu faccia questa fine…non lo sopporto!
Francis sorrise intenerendosi a quelle parole di Luigi, poi gli disse:
- Me la sono cercata, no? Mi servirà da lezione…
Luigi tacque, lasciando intendere che concordava con la sua autoaccusa. 
Vi fu qualche minuto di silenzio, poi il ragazzo disse:
- Mamma sta malissimo… voleva venire a trovarti, ma non avrebbe resistito nel vederti rinchiusa qui dentro.. e in questo stato…
Soltanto in quel momento, il fratello si accorse che la sorella si era sciupata parecchio:
- Cos’hai combinato? Hai quasi delle fosse nelle guance per quanto sei sciupata…
- Ho perso il mio appetito, ma non preoccuparti, sto bene… piuttosto… quando potrò vederlo?
Luigi capì al volo che la sorella stesse tentando timidamente di chiedergli del padre, ma conoscendo la risposta, abbassò lo sguardo dispiaciuto, poi disse:
- Forse quando uscirai… non vuole venire qui dentro…
Francis acconsentì col capo tristemente, ma comprese i motivi che tenevano il padre lontano da lì, da lei… 
Si sentiva in colpa per averlo costretto a pagare una somma chissà quanto alta che ricoprisse ben 4 anni di carcere…
[…]
I venti minuti di colloquio, giunsero al termine, e Francis oltre alla rincuorante notizia che aveva ricevuto dal fratello riguardante la cauzione pagata, aveva anche avuto notizie di Chenille da parte di Nina.
La sua personal stylist le aveva riportato i saluti da parte dell’intera famiglia De Noir, dicendole che l’aspettavano con ansia, ma la cosa più importante che aveva saputo da lei, era che Justin non sapesse nulla sull’accaduto, e che era stato informato dal suo stesso agente dell’assenza prolungata.
[…]
La ragazza scontò il suo mese di pena in quel carcere femminile a Roma, ed uscì il giorno 16 di marzo.
Fu un mese interminabile, in cui non faceva altro che pensare a suo padre, a quanto desiderasse vederlo, spiegargli, dirgli tutta la verità e scusarsi per essersi comportata così da incosciente. 
Non passava giorno in cui la ragazza non sperasse di ricevere una sua visita in carcere, ma purtroppo il padre non andò mai a trovarla.
Arrivò a casa De Laurentiis, a Roma (La famiglia aveva casa anche lì) con suo fratello Luigi, che era passato a prenderla per condurla a casa dove l’aspettava sua madre, sua sorella, suo fratello e Nina. 
La madre pianse di dispiacere non appena rivide la figlia ridotta uno straccio, molto magra e visibilmente turbata da quella brutta esperienza.
Nina aveva già preparato tutto per il ritorno negli States, biglietti aerei e qualche bagaglio; in quelle settimane la ragazza di origini Brasiliane, era stata ospite di una pensione non lontana dal carcere di Fran. 
Ogni giorno le faceva visita, portandole vestiti puliti, e cibo, ma ogni volta riceveva il cibo indietro dalle guardie, perché Francis non lo guardava neanche. 
Era stata accanto alla sua amica, senza mai lasciarla sola nemmeno per un giorno, eppure sembrava non essere abbastanza, Fran desiderava suo padre, e più passava il tempo, più si rendeva conto di averlo perso… forse per sempre, e questo la uccideva lentamente.
[…]
- Mangia qualcosa, ti prego, tesoro…
Era ora di pranzo, e mamma Jaqueline, aveva disposto che fosse servito il piatto preferito dalla figlia, sperando di vederla tornare a mangiare, ma non fu così. 
A quel tavolo sedevano: mamma Jaqueline, Valentina, Luigi, Edoardo, Fran e Nina. 
Nina aveva avuto modo di conoscere tutti in quelle settimane, e aveva un discreto rapporto con tutti, in special modo con Luigi e mamma Jaqueline. 
La ragazza fissava Fran che le sedeva accanto, la quale a sua volta fissava il posto vuoto che di solito era occupato dal papà e quel giorno era vuoto, ancora una volta lui non c’era.
- Dov’è?
Domandò la ragazza, senza badare a ciò che le avesse detto la madre riguardo al cibo, continuando a fissare quel posto. 
La donna dispiaciuta restò con le parole che le morirono in gola, mentre guardava la figlia, e Luigi intervenne a favore della madre:
- E’ impegnato con la Filmauro…
Francis non alzò lo sguardo neppure per un attimo, e acconsenti amareggiata alle parole del fratello, quasi incassando un colpo basso.
- Capisco…
Fece un colpo di tosse per schiarirsi la voce, poi cominciò a bere un po’ d’acqua, e con aria abbattuta prese una forchetta e cominciò a mangiare due gnocchi alla sorrentina, alzando poi lo sguardo verso Nina per sorriderle.
- Fran… devo dirti una cosa…
Fran spostò lo sguardo verso la sorella, sorpresa che le stesse rivolgendo parola.
Il loro rapporto era cambiato, dopo la morte di Emma, Valentina aveva cominciato a vedere la sorella con occhi diversi; sembrava che non provasse per lei l’odio che aveva provato da quando l’avevano adottata, sembrava aver capito chi fosse davvero Francis, e cominciava a mostrarle dell’affetto che aveva sempre faticato a mostrarle nell’arco degli anni, ma che comunque esisteva nonostante tutto.
Era come se Valentina fosse stata sorpresa e ferita allo stesso tempo, nel vedere il modo difficile in cui la sorella adottiva, fosse uscita da quel brutto momento della sua vita che cominciò dal giorno della morte di Emma.
Francis non disse nulla, il suo sguardo curioso, la incitò nel continuare a parlare:
- Seguirò un corso di fashion business a New York il prossimo mese…
La ragazza aveva ancora un po’ di difficoltà nel parlarle in quel modo, dopo anni ed anni di litigi, non era abituata ad assumere quell’atteggiamento cordiale e gentile con lei, nonostante fosse naturale, straniva anche lei.
Fece un colpo di tosse per schiarirsi la voce, poi continuò:
- Magari… riusciremo a vederci di più…
Francis sorrise guardando Valentina, la ragazza non l’aveva mai odiata, anzi, aveva sempre desiderato di avere un rapporto così con la sorella, perché infondo le voleva bene.
Felice di sentirle dire quelle parole, accantonò la storia del padre, e il suo umore migliorò, dopo quel bel gesto della sorella. Acconsentì col capo, ancora sorridente:
- Sarebbe fantastico!
- Lo pensi davvero?
- Certamente!
Confermò rivolgendole un tenero sorriso, ma dopo un po’ quella scena, fu rovinata dal rientro di papà Aurelio, che mentre era scortato dalla domestica in sala da pranzo, le domandò:
- E’ ancora qui?
- Sì, signore…
- Ma non doveva partire stamattina subito dopo essere uscita di prigione?
- Non ne so nulla, signore…
Il tono della domestica risuonava mortificato dal corridoio, mentre quello del padre era spazientito e leggermente alterato. 
Francis fissava la porta d’ingresso nella sala da pranzo, ansiosa di rivederlo, mentre udiva quelle parole che la ferivano nell’animo. 
Allora il padre voleva davvero non vederla? 
Pensò tra sé e sé, riuscendo a darsi una risposta da sola.
Notò che non appena entrò in sala, la cercò con lo sguardo, e tra i due vi fu uno scambio di sguardi che parlavano da soli.
Aurelio amareggiato, distolse dopo poco lo sguardo da lei, e andò a salutare la moglie con un bacio.
- Ciao Papà!
Lo salutò affettuosamente Valentina, ricevendo un bacio sulla fronte dall’uomo, e quella scena spezzò il cuore di Francis, che non ricevette neppure un cenno da parte del padre. 
Nina si alzò e andò in direzione dell’uomo per salutarlo educatamente, il quale ricambiò.
- Hey papà…
Lo salutò Luigi, amareggiato, non amava vedere Francis e il padre trattarsi con freddezza, perché sapeva il gran bene che li legava. 
- Ciao figliolo…
Disse mentre gli dava una pacca sulla spalla sinistra, poi finalmente tornò a guardare Francis, e le disse:
- Ho bisogno di parlarti, ma non qui, vorrei un po’ di privacy.
Francis sembrava essere sul punto di concedersi ad un pianto, ma acconsentì col capo, socchiudendo le labbra e quel pianto, che le sembrava l’unica sensata da fare in quel momento.
[…]
Francis raggiunse suo padre nel suo studio, sempre molto pulito e ovviamente lussuoso: Francis ricordò che da bambina si rintanava lì dentro per disegnare quando era lontano da Napoli, da Emma e non aveva alcuna voglia di restare in compagnia di altri bambini; restava lì assieme a suo padre, che sbrigava delle pratiche di lavoro. 
Fran aveva 9 anni, e ancora aveva difficoltà ad ambientarsi e ad abituarsi a quella sua nuova vita: sembrava star bene soltanto in compagnia di Emma e di suo padre, il quale era totalmente innamorato di lei.
Erano trascorsi pochi anni da quei bei momenti, eppure sembravano essere trascorsi secoli, per quanto le cose tra loro fossero cambiate.
Adesso sembravano aver difficoltà perfino nel guardarsi in faccia. 
Aurelio la fece sedere, ma Francis restò in piedi, le sembrava di trovarsi ad un colloquio di lavoro con qualche estraneo, e non con suo padre, e la cosa la faceva soffrire da morire. 
La ragazza tentò di ammazzare la sua sofferenza e provò a parlargli, cercando di non lasciarsi prendere dalla sua emotività:
- Ascolta… io volevo…
Fece un respiro profondo, mentre il padre si poggiò alla scrivania, portandosi le mani in avanti, mentre l’osservava e l’ascoltava, quasi curioso di sapere cosa si sarebbe inventata ‘sta volta. 
Fran provò ad alzare lo sguardo verso di lui, e continuò dicendo con tono mortificato:
- Volevo ringraziarti per quello che hai fatto… se non fosse stato per il tuo intervento… adesso sarei ancora lì dentro…
- Sei un pessimo avvocato, lo sai questo?
Quelle parole furono come un fulmine a ciel sereno. 
Non si aspettava che glielo dicesse con così tanta freddezza e convinzione; sapeva di aver sbagliato atteggiamento, ma si era lasciata trasportare dal suo pessimo carattere e non si era comportata in modo professionale, come avrebbe dovuto; ma non poteva giudicarla in base a quella particolare esperienza
Fu travolta dalle parole del padre, senza avere la possibilità di poter parlare:
- Se non avessi fatto di testa tua, magari non sarebbe successo tutto questo casino.
Cosa hai combinato? Cosa sei diventata? Mh? In che modo ti ho cresciuta? Credevo di essere stato un buon padre, di averti dato l’educazione giusta, eppure oggi sei una ragazza che va in giro a dr fuoco a dei locali, come una criminale qualunque. 
- Io non… tu non sai…
Inutile furono i tentativi di parlare da parte di Francis, il padre sembrava un vulcano in piena che non poteva essere fermato.
- Qualunque sia la ragione per cui tu l’abbia fatto, non mi interessa minimamente, non giustifica il gesto indecoroso e vergognoso che hai commesso. Hai portato la vergogna in questa famiglia! Ti abbiamo accolto come una di noi, ti abbiamo amato anche più di una della famiglia, e tu come ci ripaghi? Prima mi butti in faccia la mia proposta di farti lavorare nella Filmauro, poi ti arruoli nell’esercito americano ee torni ad inseguire un capriccio? Andando a vivere in America, da sola, senza degnarti di telefonare tua madre, senza tornare a trovarla…
- Non posso! Il mio lavoro non mi concede abbastanza giorni liberi per tornare…
- Il tuo lavoro? E quale sarebbe? L’avvocato? Ah… no! Quello è stato un passatempo, tu sei un ballerina, giusto? Beh almeno spero che tu balli meglio di come eserciti la tua professione di avvocato!
Aurelio non smetteva più di dire cattiverie contro Francis, sembrava davvero una bomba in esplosione, le sue grida arrivavano sino alle orecchie degli altri ospiti in casa, ma nessuno osò muovere un dito e dirigersi da lui per calmarlo. 
- Non pretendo che tu accetta le mie volontà, ma almeno rispettale…
- Rispettare? Credevo che questa parola non la conoscessi! Sei una vergogna, la mia vergogna! Non voglio più vederti! 
Sembrava di vivere un incubo, il padre non poteva essere serio, non poteva…
“Non voglio più vederti!”
Quella frase detta con tanta rabbia e delusione, le rimbombava nella mente e a ripetizione, come un eco nella sua testa, tanto da riuscire a sentire il suono del suo cuore che si spezzava in quello stesso momento.
- Esci da casa mia e continua pure a vivere la vita che ti sei scelta, ma dimenticati della mia esistenza! Pagarti la cauzione è stata l’ultima cosa che ho fatto per te! D’ora in avanti scordati di aver avuto un padre! Un padre che ha cercato di comportarsi come avrebbe dovuto fare qualcun altro e tu ci hai sputato sopra!
Francis si sentì come quando era ad un passo dalla morte, durante l’incidente di qualche anno fa, i dolori erano gli stessi… 
Il padre la stava ammazzando col solo uso delle parole, quelle parole che non avrebbe mai più dimenticato. 
Parole pesanti, parole rabbiose e dette con troppa serietà.
La ragazza non riusciva più a respirare, dal forte schianto, dalla sofferenza che il padre le stava recando. 
Improvvisamente entrò nello studio seguito dalla madre, entrambi erano alterati:
- Papà!!!!
- Aurelio!! Calmati!!!
- Fatela sparire! Non voglio più vederla!!!
Francis fissava ancora incredula suo padre, non potendo credere che fosse serio.
Nina corse in direzione dell’amica, la ragazza nelle settimane che era stata in Italia, aveva imparato a comprendere un po’ la lingua, e aveva tristemente capito anche cosa le avesse appena detto suo padre. 
Si avvicinò a lei prendendola per mano, e rivolgendo uno sguardo mortificante a suo padre, che non sembrava più lui:
Francis socchiuse gli occhi in una fessura, e tutta la sua sofferenza, si convertì in un attimo in rabbia, e disse con tono freddo e profondo:
- Ora sparisco… ma un giorno ti farò ricredere… e ti pentirai di aver detto tutto questo schifo!
- Francis, ti prego non andartene!
La madre tentava di fermarla, mentre la ragazza a passo svelto, con una postura eretta come quella di un soldato, si dirigeva verso la porta, prendendo la sua borsa e il giubbino, seguita ad ombra da Nina.
- Non preoccuparti, mamma, ci rivedremo.
[…]
Tutto fu rovinato, tutto fu distrutto dal solo uso di parole, parole pesanti che mai avrebbe più dimenticato. 
Nina avrebbe voluto dirle qualcosa, ma non sapeva cosa mai avesse potuto farla star meglio… forse però Francis lo sapeva, 
Le due salirono a bordo di un taxi e Francis disse all’amica:
- Prima di andar via… vorrei presentarti qualcuno…
Quelle parole misteriose, pronunciate con ancora un po’ di dolore per l’accaduto a casa sua, travolsero di curiosità Nina, la quale non si sarebbe mai aspettata che l’amica la portasse in un cimitero. 
Erano le ore 17, e il loro volo partiva alle 19 e 30, camminavano in questo cimitero aperto al pubblico, ma con poca gente presente. 
Nina non fece domande, nonostante fosse sconcertata e curiosa del fatto che si trovasse in un cimitero, ma Francis non parlava, si muoveva tra quelle tombe come un persona qualunque tra le mura di casa sua. 
In poco tempo, arrivarono dinnanzi ad un lapide di marmo ben curata e circondata da rose bianche e altri fiori, lontana dalle altre tombe, in un posto assolato, sembrava essere la tomba di un personaggio storico importante, per quanto fosse ben curata e posizionata. 
Vi era la foto di una bella ragazza, con grandi occhi azzurro mare e un sorriso che fece formare un nodo in gola a Nina, per quanto fosse bello. 
La giovane ragazza si domandava chi fosse quella bellissima ragazza che ormai non c’era più, alzò lo sguardo verso Francis che sorrideva quasi come se potesse ancora toccare e rivolgersi a quella giovane. 
Accarezzò la sua foto, continuando a sorridere dolcemente, mentre i suoi occhi cominciavano ad allagarsi lentamente di lacrime. 
- Hey, Emms… lei è Nina…
Nina guardava la sua amica commossa, e cominciò automaticamente a commuoversi anche lei a quel gesto, ma non fece domande, continuò ad ascoltare le parole di Fran, rivolte a quella fotografia. 
- Lo sai? Ti somiglia molto…continua a starmi intorno, anche se sono unq pessima compagnia.
A quelle parole sbottò in una risata mista ad un pianto che pareva non lontano ad arrivare. 
- Chi è…?
Domandò Nina, continuando a parlare in inglese. (L’intera conversazione si stava tenendo in lingua inglese)
Francis si voltò verso Nina, e la guardò con occhi colmi di lacrime, uno sguardo che congelò Nina per quanto fosse ferito e triste. 
Ci furono una manciata di secondi di silenzio, prima che Fran potesse rispondere a quella domanda.
- Lei è Emma…la mia… la mia più cara amica…
Mentre diceva quelle parole, sorrise tornando a guardare quella foto e accarezzandola ancora una volta teneramente. 
Nina deglutì lentamente e afferrò la mano di Francis, quasi come se avesse voluto trasmetterle forza. 
Fran, a quel gesto, si voltò a guardarla e a sorriderle per qualche attimo interminabile, in cui Nina non resse quelle condizioni dell’amica e cominciò a piangere. 
Francis si voltò verso la tomba di Emma e si piegò nelle ginocchia, per togliere qualche fogliolina secca. 
- Se ci fossi stata anche tu oggi, credo che avresti dato di matto…
Sorrise amaramente la ragazza, mentre restava in quella posizione, con i gomiti poggiati alle ginocchia, lanciandosi un’occhiata attorno e facendo, poi, un sospiro profondo. 
- Lo sai, Emms, credo di essermi presa una cotta per Justin Timberlake…
Sembrava che stesse avendo davvero una conversazione con la ragazza, mentre Nina fu un attimo distratta da quelle parole che cambiarono nettamente discorso.
Sbarrò gli occhi dallo shock, non gliel’aveva mai detto, Fran non l’aveva mai detto a nessuno, era la prima volta che lo diceva persino ad alta voce; ma doveva essere Emma la prima a saperlo. 
Fran sorrise e guardò la foto di Emma.
- Lo so, è pazzesco… ma non faccio che pensare a lui, e credo che se tu fossi qui, mi diresti: “SEI COTTA A PUNTINO! NON FAI CHE PENSAAAARE A LUUUUI, SOGNI AD OCCHI APERTI IL GIORNO DEL VOOOOSTRO MATRIMOOOONIO E COMINCI GIA’ AD ASSOCIARE I NOOOOMI DI BAMBINI COL SUO COGNOOOOME PER VEDERE SE SUONANO BEEEENE” magari intonando un motivetto fastidioso….
Quel ricordo del modo di fare dell’amica, le strappò un ennesimo sorriso, poi continuò dicendo:
- Ricordo che continuavi a ripetermelo in terza media, quando presi una cotta per Giulio Marchese… hai continuato a prendermi in giro a causa di questa cosa fino ai diciott’anni…
Nina ascoltando quelle parole, cominciò a sorridere teneramente, immaginandosi la scena tipica di due ragazzine, ed iniziava a soffrire il fatto di non averle potuto conoscere prima… quando Francis sembrava davvero essere un’altra persona, una persona ancor meglio di quella che già era, una persona felice. 
- Beh sai che ti dico? Ci proverò… così come proverò e cercherò di riuscire ad essere la ballerina migliore al mondo. Ti feci una promessa, e non la spezzerò. 
Francis guardava gli occhi di Emma in quella foto e con più convinzione, disse:
- Ci sarà almeno una scuola di ballo alla tua maniera in ogni grande città del mondo, te lo giuro!
La ragazza stava sigillando un giuramento su quella tomba, che mai e poi mai avrebbe spezzato. 
Era determinata nel compiere quel sogno a tutti i costi. 
Adesso aveva un motivo in più per farlo: far pentire suo padre di averla screditata e mortificata in quel modo. 
[…]
Durante il viaggio in aereo, Nina provò a chiedere di Emma a Francis, e la ragazza, ancora molto triste decise di raccontarle tutta la sua storia, di raccontarle di Emma, di come si erano conosciute e di quanto si volessero bene. 
Nina quasi desiderò di tornare sulla tomba della ragazza, dopo quel magnifico e struggente racconto.
Non aveva mai sentito parlare qualcuno con così tanto amore ed affetto per un amica, non aveva mai creduto che potesse esistere un’amicizia così vera e pura.
Era sempre stata scettica sulle relazioni, ma forse doveva ricredersi.
Fran le raccontò anche il suo progetto di aprire questa scuola di ballo, che si sarebbe poi espansa in tutto il mondo con varie sedi.
Il progetto intrigava ed eccitava la ragazza, che cedeva in Francis e nelle sue possibilità di poter succedere in quel suo sogno. 
Non fecero parola di ciò che era accaduto con suo padre e la sua famiglia, non voleva riaprire una ferita, che però sapeva non essere sanata.
Nina si era informata sulle tappe del tour grazie a Chenille, che sapeva del loro arrivo, e aveva riservato alle due amiche dei posti in prima fila durante lo spettacolo che si sarebbe tenuto il 18 Marzo a Charlottesville, ad Atlanta. 
Francis non aveva alcuna voglia di andarci, soprattutto perché sapeva che non avrebbe sopportato di veder ballare la sua crew con i suoi passi, e lei seduta chissà dove in quella platea, lontana dal palco; ma ci andò, per non dispiacere Nina che si mostrava sempre entusiasta di andare ad un concerto di Justin. 
[…]
Francis era dimagrita quasi sette chili in un mese, e lo si poteva notare dagli incavi nelle sue guance, che quasi la trasformarono in un’altra persona. 
Se non fosse stato per Nina, avrebbe indossato il primo maglione e jeans che trovava, ma la ragazza le suggerì un pantalone nero, a vita bassa, largo di coscia, modello Hip Hop, con una t-shirt bianca molto stretta, avente lo scollo a V che lasciava scoperto leggermente il suo seno, con un filo di eyeliner e un po’ di trucco su quelle guance, per mascherarne la magrezza, e una coda di cavallo alta. 
Nonostante i chili in meno, non stava male, ma senza dubbio stava meglio in carne, adesso era quasi irriconoscibile dopo tutta quella sofferenza.
Mise su un giubbino nero modello blauer per nascondere quei chili in meno, e assieme a Nina andò allo spettacolo. 
Nina indossava un vestitino bianco molto stretto e con uno spacco sulla coscia destra, ed un cappotto nero di pari lunghezza del vestito, avente dei grandi bottoni lucidi dello stesso colore del cappotto, portava i capelli ricci sciolti al naturale e un trucco leggero sugli occhi ma un forte rossetto rosso sulle labbra carnose. 
[…]
Quella sera vi erano migliaia di persone presenti a quello spettacolo, anche in quella tapa, Justin, aveva ottenuto il tutto esaurito.
- Non so cosa dirgli…
- Sono sicura che le parole usciranno da sole, una volta che te lo ritroverai davanti.
- E se non volesse più parlarmi? Infondo sono stata via un mese senza farmi mai sentire, lui non sa cosa mi è successo…
- E allora devi dirglielo! Se davvero provi qualcosa per lui, non avere segreti… digli la verità.
- Parli facile…
Le due erano sedute in prima fila, sulla zona riservata ai posti a sedere, appena sopra al parterre e alla massa gremita sotto al palco. 
Nina tolse il cappotto, mentre Francis restò col suo giubbino addosso, tenendo le mani nelle tasche, sembrava soffrire il freddo, nonostante le temperature non erano alte come di solito.
- Insomma… dirgli Hey ciao Justin, scusa se non ho chiamato, ma nell’ultimo mese sono stata in prigione. Ah comunque mi piaci. 
Pronunciò tutto d’un fiato quelle parole, con un marcato tono ironico, per poi rivolgere uno sguardo di traverso all’amica.
- Ok… magari non proprio così, ma… prova a spiegargli… sono certa che capirà.
- Capirà? Sul serio?
- Sì.
- Capirà che sono un’incosciente! 
Fran era sempre più convinta che le cose tra lei e Justin non avrebbero mai potuto funzionare, soprattutto dopo tutto quel casino. Scosse il capo già sconfitta, poi disse:
- E poi… se dovessi dirgli la verità, lui capirebbe che quella volta che gli chiesi di lasciare la crew per tornare in Italia, non era vero che l’avessi fatto per mio zio, quindi scoprirebbe che gli ho mentito… peggio ancora!
- Non puoi sapere come reagirà veramente, finché non glielo dici…
- Ho paura, Nina…
Nina a quelle parole, le sorrise teneramente e le prese una mano. 
- Non averne… ci sono io con te.
- E se dovessi perderlo per sempre?
- Vorrà dire che non sarà stato degno della tua sincerità, dei tuoi sentimenti…
Francis continuava ad essere sempre meno convinta, ma le sorrise, grata della sua presenza lì quella sera, e sempre fino ad allora. Le voleva davvero un gran bene.
[…]
Lo spettacolo fu eccezionale, Justin fu fantastico, un po’ meno quando ballava in quel modo così provocante con Ashley, ma tutto sommato, lo spettacolo fu un altro gran successo, e piacque molto anche a Francis.
A fine serata, le ragazze ebbero accesso al backstage, e si ricongiunsero con Chenille che accolse Francis tra le lacrime quasi come una mamma preoccupata per la propria figlia. 
Tutti notarono il suo brusco dimagrimento, in particolar modo Jay ed Eddy che quasi contennero la loro foga nell’abbracciarla per timore di farle male. 
Fu un bel ritrovo con gli amici, ma non riuscì a vedere Justin, il quale sembrava essere sparito nel nulla.
[…]
Il giorno seguente, si sarebbero dovuti esibire a Pittsburg in Pennsylvania e nonostante Francis non fosse in forma, nonostante non ebbe modo di parlare con Justin per tutto il giorno, desiderò di salire su quel palco unicamente per riuscire a vederlo. 
Non interagirono molto, le coreografie non comprendevano loro passi insieme, eppure Fran riuscì a capire che il ragazzo la stesse evitando in ogni modo possibile; ma pareva non importarle, in un momento così difficile per lei, anche solo la sua presenza, anche solo osservarlo da lontano la faceva star meglio.
Vederlo interagire con quasi tutti i ballerini, ma non con lei, era davvero straziante e snervante, ma almeno non era l’unica a restarne fuori. 
Quella sera però, accadde qualcosa di inaspettato: il pubblico di Pittsburg sembrò ricordarsi di Francis e della sua esibizione al madison square garden, accanto a Justin, così cominciarono ad urlare il suo nome, sperando che la scena potesse ripetersi, ma la ragazza presa dall’emozione non seppe cosa fare.
Fu presa alla sprovvista, non si sarebbe mai aspettato che si ricordassero di lei, non credeva di aver fatto colpo; così prima che lo spettacolo ebbe fine, la ragazza fece un passo avanti verso il pubblico e li ringraziò lanciando loro un grosso bacio, ed esibendosi in un breve passo, che comprendeva anche la sua famosa scossa elettrica simulata alla perfezione. 
[…]
- Non ci posso credere, bella! Loro si ricordano di te! Ti vogliono!
Chenille elogiava Francis, alla fine dello spettacolo, assieme ad Eddy
- Per qualche minuto hai rubato la scena a Justin!
Diceva in tono euforico il suo amico, ma Francis nel ricordarsi di Justin e del fatto che ancora non riuscivano a vedersi, fece svanire lentamente il sorriso dal suo volto. 
Fortunatamente l’arrivo di Nina, riuscì a non far accorgere la cosa agli amici. 
- Io dico che sei sprecata! Dovresti essere tu la prima ballerina, altro che quella troia… senz’offesa per Mike, Chenille.
- Vacci pure giù pesante, bella.
Disse Chenille alzando le mani e dandole campo libero, con nonchalance. 
Poi Nina continuò il suo sfogo verso Francis, Eddy e la ragazza:
- Insomma come fa a non accorgersi di avere un talento come te nella propria crew, e tenerti in disparte? Se non glielo dite voi, glielo dico io a quel Timberlake dei miei stivali! Questo è totalmente svitato!
Nonostante Chenille ed Eddy continuassero a gesticolare in direzione della ragazza, Nina non si accorse dell’arrivo di Justin che alle sue spalle, si fermò ad assistere alla sua sfogata.
La ragazza nel voltarsi e nel ritrovarselo faccia a faccia, dopo quella sfuriata, si sentì sprofondare. 
- Beh? Continua pure, avanti.
Justin aveva una faccia seria, e visibilmente irritata dal comportamento irrispettoso della ragazza, ma Chenille intervenne in sua difesa e in quella di Francis, che non fece altro che fissarlo, dimenticandosi di tutto il resto. 
- Non prendertela con lei, Justin… è sua amica… 
- Anche tu lo sei…
- Sì, ma… 
- Ma te lo dico io, il ma! 
Nina sbottò aggressivamente verso il cantante, trattandolo quasi come se fosse stata un suo conoscente da anni.
- Se continui a tenerla fuori dalle scene, declassandola ad ultima ballerina sei proprio un idiota! È come se tu avessi una Ferrari parcheggiata in garage e uscissi con un’utilitaria qualunque! Fran è numero uno e se vuoi essere il numero uno anche nei tuoi concerti, allora dovresti rivalutare le tue priorità, mio caro artista! 
- Non credo che questi siano affari che ti riguardano, piuttosto, perché sei sempre qui dietro le quinte quando non fai parte del mio staff? 
- Smettetela, basta Nina.
Francis intervenne mettendo a tacere gli animi scaldati dei due ragazzi. 
Nina stava per rispondergli per le rime, ma un solo sguardo di Francis, riuscì a fermarla. 
- Lei è la mia personal stylist…
- So chi è!
Le rispose acidamente il ragazzo, senza staccare gli occhi di dosso a Nina, che continuava a guardarlo male, e con un’espressione imbronciata sul volto. 
Francis guardava Justin con la speranza di essere ricambiata, e disse:
- Mi è concesso portare con me almeno una persona dietro le quinte, quando non è presente il mio agente. È scritto sul contratto…
- Beh che imparasse a tenere la bocca chiusa in affari che non le riguardano.
- Mi riguardano eccome! Lei è..
Nina sbottò nel rispondergli in malo modo, ancora una volta, ma Justin la zittì bruscamente:
- Stattene al tuo posto! 
- Justin!!!!
Urlò Francis, riuscendo finalmente a farsi guardare dal cantante.
- Adesso smettetela!
Dopo qualche secondo, e dopo avergli rivolto uno sguardo severo, aggiunse:
- Ho bisogno di parlarti…
- Non c’è tempo per le chiacchiere. I fotografi vorrebbero una foto di noi due insieme… ero venuto a dirtelo. 
Francis si stupì nell’udire quelle parole, così come si stupirono tutti gli altri, che fissarono il cantante increduli.
- I fotografi?
- Esatto! Dai sbrighiamoci, che devo andar via.
Francis mosse qualche passo in avanti, e nel raggiungerlo lo guardava sperando di essere ricambiata, ma lui le rivolse uno sguardo fugace, per poi guidarla in sala stampa, dove ad accoglierli vi erano almeno una ventina di fotografi, che cominciarono a scattare foto non appena li videro arrivare insieme.
Francis indossava ancora i vestiti d’esibizione, e cioè un pantalone nero a vita bassa, un toppino bianco avente le giromaniche e un finto collo da giacca elegante, contornata da brillantini color panna e neri. I capelli li aveva sciolti, portati da un lato, e al piede portava ancora dei tacchi. 
- Più vicini, più vicini!
- Avvicinatevi!
- Justin?! Justin da questa parte!
- Abbracciatevi!
- Francis, Francis guarda da questa parte!
I fotografi sembrarono impazziti e tentavano di posizionarli, come se fossero stati due bambini durante la foto annuale della scuola.
Francis era visibilmente turbata ed imbarazzata, non sapendo cosa fare e come comportarsi, non era abituata a tutti quei flash.
Così improvvisamente Justin le cinse un fianco e la stinse a sé e nel farlo, poggiò la mano sulla sua, che a sua volta aveva poggiato sul fianco in una posa improvvisata.
Fran gli prese la mano, tenendo il gesto nascosto ai fotografi, e soltanto in quel momento cominciò a sentirsi a suo agio e meno in imbarazzo.
Avrebbe voluto che tutti quei fotografi sparissero, e che potesse restare sola con lui, ma non era possibile. 
Justin non tirò via la mano, anzi, cominciava a stringergliela, provando a trasmetterle tranquillità, ma purtroppo quel momento finì, e lui si allontanò seguito dal suo agente, in fretta e furia, senza neppure salutarla.
[…]
Il giorno seguente avrebbero avuto una giornata libera, prima di continuare lo spettacolo il giorno dopo a Uniondale a New York. 
I ballerini erano tutti a New York, Chenille in quel giorno libero aveva approfittato per far ritorno a casa da sua madre e sua figlia, seguita da Fran e Nina. 
- Insomma, lo hai sentito?
- E’ da più di un mese che non ci parliamo… a parte quel diverbio con Nina l’altra sera…
- Già… quel coglione!
Nina sbottò in un commento acido, ricordando l’accaduto, poi rendendosi conto di aver esagerato, si portò una mano sulle labbra, e guardò con mortificazione Francis.
- Scusa…
Francis, sorrise e non badò a quel gesto, ma tornò ad essere triste, e questo sia Nina che Chenille non lo sopportavano. 
Le ragazze erano sedute in veranda, e Chenille aveva in braccio la piccola Anaya che schiacciava un pisolino, e Francis fu catturata dai ricordi, rivivendo quella scena:
- Chenille…ricordi quando arrivai qui a casa vostra, e passavamo tutte le sere qui fuori, con la piccola Anaya che dormiva proprio come sta dormendo adesso?
Nel parlare di lei, Francis scostò una ciocca di capelli, via dal dolce volto della bambina, e un sorriso tenero le marcò il volto.
- Certo che me lo ricordo, bella… sembra passata un’eternità…
- Già…
- Insomma chiamalo!!
Chenille non resistette nel tenersi quelle parole dentro, e guardò Francis con frenesia, rischiando di far svegliare la piccola. 
Francis accigliò lo sguardo, e Chenille continuò:
- Se non hai potuto telefonarlo quando eri in carcere, dannazione fallo adesso!
- Ma Chenille…
Pronunciò svogliata Francis:
- Ha ragione!
Fran si voltò in direzione di Nina, che cominciava a spalleggiare l’amica:
- Io dico che se parlate, capirà… è soltanto arrabbiato con te perché non sa la verità.
Nina si strinse nelle spalle e in una smorfia, aggiunse di coda:
- E poi se la prende con me che non c’entro niente…
Chenille sbottò in una risatina a quelle parole, ricordando il loro dibattito della scorsa sera, poi tornò a guardare Francis:
- Avanti, bella… fa un tentativo… chiamalo!
- E se non mi dovesse rispondere?
- Almeno ci hai provato…
- Su coraggio!
Le due amiche si alzarono, ed incitarono Francis fino a che non rientrarono in casa per concederle un po’ di privacy.
Francis le guardò andar via, desiderosa di non doverlo fare, ma si rese conto che forse era l’unico modo per rimediare.
Cercò di farsi coraggio, e afferrò dalla tasca del giubbino di jeans che indossava, il suo cellulare e cominciò a cercare il suo numero di telefono nella rubrica.
Le risultava ancora strano avere il suo numero; ma cercò di non pensare a quel genere di cose, e dopo interminabili secondi passati a tentennare: lo chiamò.
Gli squilli erano lunghi ed interminabili, provò due, tre volte, fino a che non cominciava a scattare la segreteria telefonica; così si arrese e mise via il cellulare. 
Sensazioni di pentimento cominciarono ad avvolgerla, man mano che passava il tempo a fissare quel telefono, restando lì fuori. 
Forse doveva davvero smetterla di pensare di poter avere qualche chance con lui, doveva cominciare a prendere in considerazione l’ipotesi che lui avessi potuto farsi una vita durante quel mese di assenza, e che ora potesse uscire con qualcun’altra.
Probabilmente doveva abbandonare anche l’idea di essergli semplicemente amica. 
Più pensava a quelle cose, più si pentì di non avergli telefonato e detto tutta la verità, ma ecco che lo squillare del suo cellulare la destò bruscamente da quei pensieri negativi. 
Afferrò il cellulare e lesse che era lui che la stava richiamando. 
Presa da un attacco di panico, non sapeva cosa fare, né sapeva più come si rispondesse ad un telefono.
Cercò di fare un respiro profondo, prima di rispondere, e cercò di mantenere un tono di voce disinvolto e tranquillo:
- Pronto, sì, chi è?
Fallì miserabilmente…
- Come sarebbe? Sei tu che hai chiamato me…
La voce di Justin sembrava normale, né incazzata, né tanto meno allegra.
- Davvero?
Francis era nel pallone, parlava senza rendersi conto di quello che diceva, così tentò di rimediare ai suoi misfatti:
- Insomma, sì, voglio dire…ehm volevo… volevo sapere come stavi…
- Cosa diavolo sta combinando?
- E’ impazzita…
Intanto Chenille e Nina spiavano la sua conversazione telefonica dalla finestra, cercando di non farsi notare dall’amica, mentre Mama Su le guardava da lontano scuotendo il capo.
- Insomma, volete lasciarla in pace quella ragazza? Non siete qui per darle un po’ di privacy?
Chenille mimò alla madre di abbassare il tono della voce, con un movimento di braccia molto vistoso, fortuna che aveva messo a dormire la piccola sul divano…
- Shhh!!! Siamo qui per poterla poi aiutare…
- Sì… infatti…
La donna contrariata, si dissociò dalle due ragazze ed andò in cucina a sbrigare delle faccende, lasciandole spiare la conversazione che intanto continuava.
- Davvero mi hai telefonato per chiedermi come stavo?
- S-sì…
Improvvisamente, Francis iniziò a dubitare di sé stessa.
- Dopo un mese che sei stata via?
La ragazza perse tutto il nervosismo, e sospirò pesantemente, ecco tornato il Justin che conosceva… quello con cui litigava di continuo.
- Ascolta… posso spiegarti come sono andate le cose…
- Non credo di volerlo sapere…
- Ma io voglio fartelo sapere!
- Non dopo un mese…
Francis sospirò silenziosamente, sempre più determinata a dirgli la verità, ma non voleva farlo senza guardarlo in faccia, così con convinzione, tornò a parlargli dopo alcuni secondi di silenzio:
- Sei a New York, non è vero?
- No.
- Dove sei?
- Mi godo un giorno di vacanza…
- Ok, se proprio non vuoi dirmi dove sei, te lo dico per telefono…
- Che cosa?
- Che… sono finita nei guai! Sono stata in carcere!
Justin sbottò in un “CHE COSA?” dettato dalla notizia inaspettata, che faticava a credere:
- Ti prego… vediamoci… vorrei parlartene da amici…
- Dimmi che stai scherzando…
- No, Justin…
- Vediamoci al central park tra un’ora, da soli. 
- Ok…
- A tra poco…
La ragazza non ebbe modo di rispondere ancora, che lui riagganciò. 
Guardò quel cellulare per qualche secondo persa nei suoi pensieri, cominciando a credere di aver appena commesso un errore nel confessargli la verità. 
Temeva che potesse giudicarla male. 
La ragazza rientrò in casa, e in sala da pranzo ritrovò Chenille e Nina che finsero di non saper nulla:
- Allora??
Domandò fingendosi ansiosa di sapere, Chenille:
- Ha accettato di vedermi, solo dopo avergli detto che sono stata in carcere…
Le due sbarrarono gli occhi, poi lei aggiunse:
- Devo incontrarlo tra un’ora al central park.
- Riuscirai ad arrivarci in tempo, bella?
- Solo se prendo la mia Blacky…
- La tua che??
Domandò Nina stranita, mentre Chenille sorrideva maliziosa:
- Non la conosci?
- Ma di che state parlando?
- Vieni e lo scoprirai…
[…]
La curiosità morbosa di Nina, si placò soltanto quando vide quella motocicletta nera lucente, scoperta da un telo che la teneva a riparo nel garage dei De Noir.
- Vuoi farmi credere che è tua?
- Assolutamente sì.
- Non ci posso credere!!
La ragazza si avvicinò a quella moto, quasi spaventata, come se si stesse avvicinando ad un felino da circo.
- Io amo le moto!!! E’ Fantastica!!! E’ una Mito Cagiva SP525?
- E vedo che ne sei anche molto esperta…
Esclamò con stupore, Francis, piacevolmente colpita dalla cultura dell’amica in quanto a motociclette. 
- Promettimi che mi porterai a fare un giro! Ti prego! Ti Prego!
Francis sorrise a quelle parole, poi l’allontanò per poter salire a bordo.
- Promesso! Ma ora è meglio che vada…
- Quando torni… voglio sapere tutto!
- Anch’io!
- Vi racconterò tutto, non preoccupatevi…
- Vedrai che andrà tutto bene…
- Ne dubito.
- Abbi fede!
La ragazza indossò il casco, poi inserì le chiavi nel riquadro e quando sentì il suono rovente del motore della sua moto, si sentì meglio: quasi come se fino ad allora era stata con un pezzo mancante del suo corpo. 
Si lasciò andare a due colpi di gas, accelerando un paio di volte, poi lentamente uscì dal garage e partì in direzione del Central Park.
[…]
Guidare quella moto era un po’ come avere un rapporto sessuale con qualcuno, era eccitante ed appagante allo stesso tempo, le piacere avere il controllo totale della strada, guidare la moto era diverso dal guidare un auto o qualsiasi altro veicolo, era quasi come se il proprio corpo prendesse le sembianze di una moto, e si era liberi di sfrecciare tra gli altri ad una velocità elevata.
Fare slalom tra le auto, e saltare code e code di traffico non era mai stato più facile. 
Francis guidava in modo spericolato, per chiunque l’avesse vista, ma soltanto occhi esperti potevano notare che sapeva essere molto prudente nel suo essere veloce. 
Amava la corsa, sia quella fisica che quella con i motori, era come una passione innata, qualcosa che l’aiutasse a star bene con sé stessa raggiungendo un’altra dimensione, al di sopra degli altri. 
Superare gli altri sulla strada le dava una sensazione di superiorità, di rapidità, come se fosse stata un passo avanti al resto delle persone.
Arrivata nei pressi del Central Park, dovette rallentare, per non creare problemi di ordine pubblico, le sarebbe comunque stato impossibile correre ad alta velocità in quella zona.
Il casco nero lucente che indossava, non avrebbe dato modo a nessuno di riconoscerla, così mentre parcheggiò la moto in un apposito parcheggio all’aperto, decise di non levarlo via, e si diresse all’interno del central park, ancora col casco in testa, mantenendo una totale aria disinvolta. 
Indossava un jeans, con degli stivali che le coprivano mezza gamba, una t-shirt bianca coperta da un giubbotto di pelle nero abbottonato sino all’altezza del collo.
La ragazza camminava tra le strade del central park con questo enorme casco in testa, che non passava inosservato, e difatti chiunque le passava accanto, si voltava poi a guardarla, mentre lei disinvolta e disinteressata a quegli sguardi, cercava Justin da qualche parte. 
Dopo giri e giri in tondo, riuscì ad incontrarlo. Il ragazzo la guardò stranito senza giustamente riconoscerla a prima vista:
- Che cavolo fai con quel casco in testa?
Francis alzò la visiera, lasciando scoperti gli occhi e cominciò a parlargli:
- Non volevo che ci vedessero insieme, ho pensato che potesse infastidirti.
Spiegava la ragazza, come se stesse giustificando un fatto ovvio, gesticolando in maniera vistosa. 
A Justin non dispiaceva guardarle unicamente gli occhi, ma preferiva anche tutto il resto, così la trascinò in un luogo isolato e lontano da occhi indiscreti, costringendola a togliere quel casco dalla testa:
- Insomma, vuoi spiegarmi?
- Te l’ho detto! Lo indossavo per non dare nell’occhio…
Diceva mentre si dava una sistemata ai capelli, che portava lunghi sciolti, e lo guardava insistentemente, spazientita dal fatto che non capisse le sue ragioni.
Il ragazzo gesticolando almeno quanto lei, con tono irritato le disse:
- Non parlavo… Che poi hai dato più nell’occhio con quel casco in testa… e comunque!! Vuoi spiegarmi? Cos’è questa storia del carcere?
Il ragazzo era molto nervoso ed arrabbiato, così lei cercò di star calma e mettendosi a sedere su una panchina a due passi da lì, si aggiustava un ciuffo di capelli e lo guardava timorosa, poi disse:
- Non lo sa neppure il mio agente… lo sanno soltanto Chenille e Nina la mia personal stylist… oltre che la mia famiglia…
Pronunciò sbottando in un sorriso amareggiato la ragazza, ripensando inevitabilmente a suo padre.
- Insomma, cos’è successo?
- Ricordi quando ti dissi che avevo uno zio che stava poco bene?
Non avrebbe mai potuto dimenticare quella sera, neppur volendo, perché sapeva benissimo che Francis gli stesse mentendo, e forse proprio in quel momento, qualcosa nel loro rapporto si ruppe e cambiò per sempre. 
Il ragazzo acconsentì serio col capo, tenendo una mano poggiata al mento, poi con tono altrettanto serio disse:
- So benissimo che mi mentisti…
Francis stupita, lo guardava accigliata:
- E perché mi lasciasti andare, allora?
- Perché fu una tua scelta.
Francis, in quel momento capì tutto, capì ancor di più di aver sbagliato tutto anche con lui… avrebbe voluto chiedergli scusa, ma se l’avrebbe fatto, avrebbe smesso di raccontargli il resto della storia… così proseguì dopo alcuni attimi di silenzio:
- Feci una cazzata…
Il ragazzo acconsentì col capo, credendo che si stesse riferendo ancora al fatto di avergli mentito, ma poi il suo continuare a parlare gli fecero capire:
- Tornai in Italia e diedi fuoco al suo locale, quello di cui ti parlai… quello che lui gestiva e in cui ero solita andarci con Emma…
- CHE COSA HAI FATTO?
Justin sembrò cambiare colore a quelle affermazioni, il suo volto era un misto tra lo spaventato, il disgustato e l’incredulo, e tutte quelle espressioni insieme, non aiutarono Francis a continuare. 
La ragazza si bloccò e lo guardò con mortificazione e vergogna, sapeva che la stava giudicando male.
- So bene che non ci sono scuse per quello che ho fatto, ma …mi sembrava l’unico modo per avere una vendetta in base a quello che mi aveva fatto!
Francis ricordando il passato, e volendo far valere la sua versione, si alzò in pedi e cominciò a gesticolare alzando la voce:
- Insomma lui mi ha ingannata, se non fosse stato per quella meschina scommessa, a quest’ora non avrei mai conosciuto quel bastardo, non avrei mai fatto quell’incidente, ed Emma sarebbe ancora viva! Lo capisci? E’ tutta colpa sua, sua e basta!!!
Quando si riparlava di Emma e di quello che era successo, Fran tornava a perdere il controllo. 
Ma Justin sembrava essere più duro di lei, e cominciò ad urlarle contro di ricambio:
- Ma quello che hai fatto non ti ha ridato Emma!! Sei finita in prigione, mentre lui avrà avuto anche un risarcimento danni ed ora sarà anche ben felice di ristrutturare il suo locale e tornare alla vita di sempre, mentre tu non sarai più la stessa! Tu continuerai a pensare a questa possibilità, questa assurda possibilità che se non fosse successo, poi l’incidente non ci sarebbe mai stato… insomma smettila!!! Vivi la realtà! Affrontala per quanto difficile e dolorosa possa essere, smettila di comportarti come un’incosciente ragazzina!!
Alla parola ragazzina, Francis non controllò più sé stessa, e gli sferrò uno schiaffo violentemente. 
Sembrava essere intollerante ad ogni minimo ricordo e riferimento a Fabio, casuale oppure no.
Soltanto quando lo vide col volto girato dall’altra parte, a causa dello schiaffo, si rese conto di quello che aveva fatto. 
Sbarrò gli occhi quasi come se fosse rinsavita e gli andò incontro velocemente.
- Oh … mio.. Dio… scusami, ti pre…
Justin perse le staffe e l’allontanò in malo modo, con un espressione furiosa sul volto:
- Sai che ti dico? Fanculo! Ho chiuso con te! Ho smesso col starti dietro, sei soltanto una stupida testa calda!! Fanculo! 
Si aggiustò il cappotto color grigio che indossava, e guardandola male, poi si allontanò con le mani in tasca ancora incazzato. 
Sarebbe stata la seconda persona più importante al mondo per lei, che avrebbe perso nel giro di pochi giorni, e non poteva reggere un crollo simile, non dopo tutto quello che era successo con suo padre. 
Aveva bisogno di lui, non poteva lasciarlo andare, non poteva permettere al suo carattere, al suo orgoglio di rovinarle la vita.
Cominciò a corrergli indietro, cercando di fermarlo, di fermare tutto quello che stava per accadere.
- No! No, ti prego! Aspetta!!!
Gli corse dietro disperata, afferrandolo per un braccio, ma Justin sembrava ostinato ad andarsene:
- Non mi toccare! 
La scansò via in malo modo, visibilmente furioso, per poi tornare a camminare:
- Mi dispiace, ti prego! 
Francis cominciava a credere che fosse realmente finita anche con lui, cominciava a rendersi conto di aver perso i due uomini più importanti della sua vita, in una volta sola, così non reggendo dalla sofferenza che cominciava ad invadere il suo cuore, cominciò a piangere. 
- Ti prego…
Disse in un sussurro, restando ferma nel fissarlo andar via, mentre le lacrime cominciarono a rigarle il viso, e si lasciò cadere a terra sulle ginocchia disperata.
Piangere le fece bene, stava esternando tutto il dolore e la sofferenza di quelle settimane, del carcere, di suo padre, di tutto: ma adesso piangeva per lui… soltanto per Justin. 
Il ragazzo però non era così duro da poterla ignorare, così non appena la vide cadere a terra per la disperazione, e piangere, cominciò a pentirsi di averla trattata in quel modo ed immediatamente tornò indietro da lei, di corsa.
- Hey! Hey! Francis!
La ragazza travolta da quel pianto, fu costretta da lui a guardarlo, mentre cercava di tirarla su, ma lei era ormai crollata, e disperata continuava a ripetergli:
- Scusami… ti prego…
- Smettila di piangere! Basta! Alzati! 
- Non posso perdere anche te… Non ce la faccio…
Justin non capiva a cosa si stesse riferendo, ma cercava soltanto di tirarla su con scarso successo, così si inginocchiò accanto a lei, tenendola per le braccia. 
Lei lo guardò negli occhi e gli disse:
- Ho bisogno di te…
Justin si sciolse completamente a quelle dolci e disperate parole, così mentre si maledisse per averla fatta piangere in quel modo, la strinse in un forte abbraccio.
Francis continuava a piangere, mentre si stringeva al suo petto, temendo che potesse sfuggirle di mano come un palloncino. 
- Mio padre mi odia… non vuole più vedermi… non posso perdere anche te, non lo sopporterei…
Justin le accarezzava i capelli, mente ascoltava le sue parole, miste ad un pianto e cercava di rassicurarla.
- Sono qui… sono qui… non ti lascerò, non temere… smettila di piangere.. ti prego…
Adesso era lui che pregava lei di smetterla di piangere, prima che il cuore gli si spezzasse.
La ragazza ancora in lacrime, si lasciò sfuggire ad un sorriso di sollievo, ed alzò il volto verso di lui, poi gli mise le braccia al collo e l’abbracciò teneramente. 
Poggiò il capo sulla sua spalla e restò così per alcuni minuti, riuscendo a calmare la sua disperazione, sentendosi sicura e protetta tra le sue braccia. 
Guardava un punto vacuo davanti a sé, mentre lui le passava una mano tra i capelli, dolcemente e chiedeva scusa tacitamente per come l’aveva trattata. 
Sciolto quell’abbraccio, e smettendo di piangere, lo guardò in faccia e gli sorrise:
- Ti prometto che d’ora in poi, smetterò di avere segreti con te…
Justin abbozzò un sorriso, ancora un po’ scosso dall’accaduto, ed abbassò lo sguardo tristemente, mentre Francis cercava il suo sguardo:
- Ho un’altra cosa da dirti…
Justin incrociò il suo sguardo, curioso, e accigliato le disse, ancora un po’ timoroso che potesse volergli dire qualche altra cosa brutta.
- Che cosa…?
Francis spazzò via ogni dubbio, e senza più volersi trattenere, colmò l spazio che c’era tra loro e lo travolse in un bacio. 
Ancora a terra, i due si lasciarono andare a quel bel bacio, cominciando a stringersi in un abbraccio passionale e un bacio che non avrebbero voluto più mettergli fine. 
Finalmente Francis mise da parte il suo passato, finalmente riusciva a guardare al suo futuro, un futuro che voleva fosse accanto a lui, un futuro che avrebbe voluto passare ad amarlo senza più nasconderlo a sé stessa, né a nessun’altro.
Justin ne era pazzamente innamorato, e la desiderava come mai avesse desiderato qualche donna prima d’ora. 
Le cinse il volto con le mani, dolcemente, e diede vita ad un bacio interminabile.

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Capitolo 26
*** ● ...And I Call It Magic ● ***


Dal 29 Marzo 2007, la crew di Justin Timberlake ebbe un mese di stop dal tour mondiale, che sarebbe ripreso il 24 Aprile in Irlanda del Nord. 
In quei giorni, il rapporto tra Justin e Francis cresceva lentamente diventando sempre più solido, ma la ragazza era ancora un po’ confusa al riguardo, perché non sapeva se considerarsi o meno la sua ragazza. 
Non era affatto confusa sui suoi sentimenti verso di lui, e neanche Justin sembrava apparire confuso sulla questione. 
I due spesso si scambiavano effusioni dolci anche davanti agli altri, senza neanche più badarci, ma oltre a qualche bacio passionale e qualche toccatina poco casta, non vi era stato altro in quei giorni. 
Oltretutto il cantante spesso si assentava per lavoro e capitava che vi fossero giorni in cui non si vedevano, né sentivano. 
[…]
- Non sono un’esperta in quanto a ragazzi, Chenille. Non so come ci si comporta…
- Che intendi dire, bella? Non sai come…?
- Quello lo so… non mi riferisco a quel genere di cose…o forse sì, anche a quello… oh Gesù!
Francis sembrava essere nel pieno di un attacco di panico, mentre Chenille preparava da mangiare a sua figlia. 
Le due ballerine si trovavano a casa con Mama Su da ormai due giorni, da quando il periodo di pausa ebbe inizio.
Chenille in una mano teneva uno straccio, poggiata su un fianco, e fissava Francis con una tipica espressione sul volto risoluta e stupita allo stesso tempo, tipica delle ragazze del bronx. 
- Insomma, bella, mi stai dicendo che…
- No! No, Chennille. Ti ricordo che ero incinta quando…
- Appunto!
La interruppe Chenille, impedendo che l’amica potesse ricadere in un tunnel del passato ancora una volta, poi aggiunse:
- Sei stata già con qualche ragazzo…
- Con uno soltanto, Chenille…
Pronunciò Francis con sguardo basso presa da un attimo di vergogna. 
- Beh…
Chenille era poco convinta anche lei di quello che stesse per dire, ma poi nel giro di pochi secondi, si convince e pronunciò con un tono di voce più marcato.
- Beh resti comunque una bomba sexy, bella!
La ragazza gesticolò alzando un dito indice, quasi rimproverandole la cosa. 
Francis non trattenne una risata ironica:
- Bomba sexy?
Chenille quasi si offese del tono dell’amica, sentendosi presa poco sul serio:
- Lasciatelo dire da una che ti guarda mentre balli… fidati mi fai venir voglia di passare all’altra sponda per quanto riesci ad essere sexy quando ti muovi…
Francis non trattenne una risata, che durò qualche secondo prolungato. 
Chenille dopo qualche attimo, si lasciò andare anche lei a quella risatina, ma continuava ad esserne convinta. 
- Sono seria! Non te ne rendi conto, ma sei davvero sexy, quindi di cosa ti preoccupi? Justin impazzirà…
Francis fu avvolta dall’imbarazzo, tanto da cominciare ad arrossire senza controllo.
- Chenille!!!!!
La rimproverò l’amica per aver aperto quell’argomento e cominciando a fare insinuazioni su situazioni poco caste. 
Era un genere di argomento che Francis preferiva sempre evitare, proprio per non cadere nell’onda dell’imbarazzo. 
Le sembrò di essere tornata indietro nel tempo, a quando anche con Emma cercava di evitare quel genere di discorsi.
- Ma non mi riferivo a quello… almeno non soltanto a quello… E’ che non so come ci si comporta in un rapporto di coppia… sono un disastro in quanto a relazioni…
- Non c’è un codice da seguire, bella, sii te stessa e basta. Infondo è per quello che sei e per come sei che JT ha perso la testa no?
- Non lo so, Chenille, ormai non ne sono più tanto sicura…
- Come sarebbe?
- E’ che ho paura di combinare qualche casino… e non voglio che le cose con lui vadano storte, perché … perché…
Neanche lei sapeva il vero motivo, o forse non aveva il coraggio di ammetterlo a sé stessa.
- Perché non voglio, ecco. Punto. 
Chenille l’osservava con un sorrisetto sotto i baffi, comprendendo il vero motivo, ma non volle forzarle la mano, e si limitò ad acconsentire col capo e a rivolgerle uno sguardo malizioso. 
Francis cominciava ad essere nervosa, e quello sguardo aumentava il suo stato d’animo turbolento, così sospirando, disse:
- Mi hai fatto venir voglia di dargli buca….
Chenille le rivolse uno sguardo con un sopracciglio alzato e una smorfia poco convinta sul volto, proprio a sottolineare il fatto che non l’avrebbe creduta neanche a pagarla:
- Sono due giorni che non lo vedi, e muori dalla voglia di farlo, vallo a raccontare a qualcun altro, bella…
In quello stesso istante squillò il cellulare di Francis, e la ragazza sorridendo a causa delle parole dell’amica, afferrò il cellulare e lesse che era un sms di Justin.
- E’ lui…
Quasi le si illuminarono gli occhi dalla gioia, ma non se ne accorse. 
Chenille la guardò sorridendo. 
- Muovi il culo e raggiungilo… ah a proposito, dov’è che devi incontrarlo?
Francis intanto si infilava il giubbino di jeans. 
- Agli studi di registrazione di Timbaland, dice che è lì per delle commissioni, ma non so se dopo faremo qualcosa…
Chenille cominciò a muovere il ventre lentamente e diceva:
- Spero che lo farete beeeella….
Francis le diede una spallata amichevolmente, sorridendo a quella scenetta buffa dell’amica e alle sue allusioni, poi le diede un bacio sulla guancia e si allontanò da lei.
- Ci sentiamo più tardi!
- Fate i bravi!!!! 
Le urlava Chenille, felice che l’amica stesse finalmente cominciando a ridere e ad essere felice. Poi prima che l’amica potesse uscire di casa le urlò un’ennesima raccomandazione:
- ... E guida con prudenza quella moto!! Comincio a preoccuparmi!!
- Sììì, mamma!!
Le rispose facendole il verso, Francis, sorridendo divertita dal modo di fare dell’amica, poi uscì di casa e a bordo della sua moto, andò via.
[…]
Francis indossava un pantalone di tuta Adidas grigio, con strisce laterali grigie lucenti, che davano un effetto d’occhio molto bello e particolare. 
Il pantalone in questione era leggermente più largo sulle gambe, ma le calzava aderente allo stesso tempo. Una t-shirt bianca a scollo a V, molto semplice e di una taglia più grande della sua, al piede calzava scarpette bianche, e in testa aveva il suo immancabile cappello di pelle nero, con la lettera F ricucita sopra, cappello a cui era legata perché era un regalato proprio Justin. 
Prima di indossare il casco della sua moto, però, dovette toglierlo e riporlo nel piccolo porta oggetti sotto il sediolino.
[…]
Lo studio di registrazione di Timbo, era a pochi passi dal centro di New York, ma ben distante dal caos cittadino, vi si entrava da un vialetto alberato non troppo largo, e dopo un cancello di acciaio raffinato alto quasi due metri. 
Somigliava molto più ad una casa vera e propria, piuttosto che ad uno studio di registrazioni. 
Era ad un piano solo, con enormi porti scorrevoli di vetro all’entrata, basse d’altezza, che rendevano la struttura ancor più accogliente e meno ampia. 
Appena dentro, Francis parcheggiò la sua moto accanto all’auto di Justin, il ragazzo era arrivato con la sua jeep nera, mentre Timbo aveva parcheggiato la sua Maserati bianca, sotto al tettuccio che gli faceva da garage. 
Tolto il casco, la ragazza lo ripose nel porta oggetti, da cui estrasse il cappello e lo mise subito in testa, con la visiera posta all’indietro, lasciando ben in vista la scritta “Justin” che era posta a caratteri piccoli, attorno al regolatore di larghezza del cappello.
Fece volteggiare l’anello delle chiavi attorno al suo dito, e in una mossa rapida, le ripose nella tasca dei pantaloni, entrando nella struttura con un grosso sorriso stampato sul volto, impaziente di rivedere Justin. 
[…]
Il primo ad accoglierla, però, fu il figlio tredicenne di Timbo, si chiamava Demetrius ma tutti lo chiamavano Demis. 
Lo aveva conosciuto quasi subito aver conosciuto suo padre, quindi sapeva che ormai i suoi genitori non stavano più insieme. 
Come ogni bambino barra ragazzino, aveva un ottimo rapporto con Francis, la ragazza gli voleva molto bene e adorava il suo faccino dolce.
- Fran!!!
Le corse in contro, mentre Francis nel vederlo, allargò le braccia pronto ad abbracciarlo: era da molto che non lo vedeva. 
- Demis!!! 
Il ragazzino la travolse in un abbraccio, che per poco non la fece cadere:
- Wooo!! Che potenza, ragazzo! Da quand’è che hai questi muscoli?
La ragazza sciolse l’abbraccio per guardare quel filo di muscoli che si vedeva sulle braccia del ragazzino, che continuavano ad essere magroline, ma lei voleva ingrandire un po’ la cosa.
Demis, compiaciuto da quelle parole, la guardò sorridendo e Poi spostò lo sguardo verso le proprie braccia. 
- Sto facendo palestra, sono davvero molto bravo!
- Oh… ma si vede!
- Dai vieni, ti faccio conoscere i figli di Will, stavamo ballando insieme…
Il ragazzino le prese la mano e cominciò a tirarla verso la sala da ballo della struttura. 
Una sala da ballo enorme, con parquet a terra e specchi su tutte le pareti.
- I figli di Will? Chi è Will?
Francis stranita, si lasciò trascinare da Demis, e intanto si domandava perché Justin non le avesse menzionato della presenza di questo presunto Will.
- Will… Will Smith!
Diceva Demis, mentre apriva la porta della sala, dove vi erano questi due bambini, un maschietto di nove anni e una femminuccia di sette anni, che soltanto a guardarli erano adorabili e molto belli, oltre che molto alti e magri. 
Francis era incredula nel sentire quel nome, non poteva credere che si trattasse di quel Will Smith, ma nel guardare bene il piccoletto di nove anni, non poté non notare la forte somiglianza col famoso attore. 
- Ragazzi lei è Francis.
- Ciao…
- Hey!
Pronunciò con più decisione il maschietto, assumendo un atteggiamento più da adolescente, infatti sorprendentemente le allungò la mano in avanti, per potergliela stringere a mo’ di saluto.
Francis sorrise a quella scena e con piacere, e divertimento gliela strinse.
- Molto piacere!
- Io mi chiamo Jaden, lei è mia sorella Willow!
Fran sorrideva a quel bambino molto sveglio e spigliato, che aveva una cascata di capelli ricci in testa, così gonfi da farle quasi credere che si trattasse di una parrucca, poi si voltò in direzione della sorellina, che invece li aveva meno gonfi e più lunghi, legati con due codini. 
- Piacere Willow!
- Ve l’avevo detto che vi sarebbe piaciuta!
Pronunciò Demis, mentre Francis con sguardo accigliato, ma divertito, E si voltò a fissarlo interrogativamente. 
- Ti stavamo aspettando. Willow dice che da grande vuole diventare come te.
Quelle belle parole, la stordirono per qualche attimo, non sapendo se stessero dicendo sul serio oppure no. 
- Come me?
- Sì!
- Voglio essere una ballerina brava come te! …Guarda…
La bambina sembrò aver perso quella timidezza iniziale del saluto, e fece una corsa verso lo stereo, per prendere un cappello molto simile a quello di Francis, con una fantasia a pois rosa; lo posizionò in testa proprio come faceva Francis, e il fratello la raggiunse per accendere quell’enorme stereo difficile da usare persino per lei, ma il bambino sembrava saperlo manovrare alla perfezione. 
- Ti facciamo vedere come abbiamo inventato una coreografia per la canzone di nostro padre.
Sembravano molto euforici e contenti della presenza della ballerina lì quel giorno, la quale travolta da un insieme di piacevoli emozioni, non sapeva cosa dire. 
Si limitò a guardarli gioiosa, con un sorriso felice sul volto, impaziente di vederli ballare.
La sala circondata da un impianto stereo formidabile, cominciò a risuonare la canzone Switch di Will Smith per l’appunto, e già dalle prime note, si potevano vedere quei due splendidi bambini, muoversi a tempo di musica, quasi come dei ballerini veri e propri e tenere il tempo battendo le mani tra un passo e l'altro.
Francis aveva negli occhi una luce dettata dall’emozione e dalla gioia che soltanto il ballo e i bambini riuscivano a darle. 
Nel vedere le due cose insieme la emozionò molto, ma poi lo schiocco di mani di Demis, accanto a lei, la svegliarono da quel sogno ad occhi aperti, e si lasciò trasportare dal ritmo della canzone, cominciando a muoversi in pista accanto ai due bambini imitando i loro passi, che poi somigliavano molto ai suoi.
Ancora non riusciva a credere di avere di fan.
Era una scena stupenda, i tre bambini e Francis che ballavano quella canzone in sintonia, guardandosi negli specchi ignari del fatto che Will Smith, sua moglie Jada, Justin e Timbaland, li stessero guardando da fuori la sala, anche loro esaltati e sorridenti.
La piccola Willow imitò, a sorpresa, dei passi di Francis tra cui il cambio di visiera del cappello, quando Francis usava girarlo all’indietro mentre eseguiva passi di hip hop, e anche la finta scossa elettrica che tutto sommato le uscì fuori piuttosto bene nonostante la sua inesperienza e piccola età.
Francis a bocca aperta, fissava quella che sembrava essere la sua prima piccola fan nel mondo, che conosceva ogni sua mossa o passo di danza così bene da riuscire ad imitarlo.
Batteva le mani a tempo di musica, per gasarla ancora di più, e lei cominciò a muovere la sua testolina a destra e sinistra, accompagnata dalla musica, assieme al fratello che invece eseguiva passi di break dance assieme a Demis anche piuttosto bene. 
Il piccolo Jaden canticchiava anche la canzone, imitando le espressione del padre alla perfezione.
Fran temeva che non avrebbe più potuto far a meno di quei bambini se avessero continuato di quel passo.
[…]
- Sì… lei di solito fa amicizia prima con i bambini, poi con i grandi..
Justin spiegava a Will e Jada una delle caratteristiche tipiche di Fran, che aveva chiaramente un debole per i bambini, a cui anche lui si era abituato. 
Smith e sua moglie se la ridevano, sembravano adorare la ragazza già senza doverla conoscere per forza di persona. 
Justin sembrava incantato nel vedere Francis, lo era ogni volta che la guardava. 
Una volta finita la canzone, i bambini si fiondarono ad abbracciare Francis, sembrava una scena adorabile, ma poi i tre non mollarono più la ragazza, attaccandosi alla sua gamba senza darle modo di muoversi. 
Francis ridendo, cercava di muoversi, ma loro non gliene diedero la possibilità, così lei stando al gioco, cominciò a muoversi tipo gorilla, e riuscì a trascinarli fuori la porta, mentre continuavano a starle addosso.
Timbo, sorridendo, incitò il figlio di smettere di abbracciarla, Demis, abbracciava il ventre di Francis standole dietro, arrivandole a malapena all’altezza della sua pancia, mentre la piccola Willow e Jaden, erano avvinghiati alle sue gambe come se fossero delle scimmiette. 
- Oh… andiamo piccoli birbanti! Mollatele le gambe, 
Will Smith cominciò a tirare il figlio per le gambe, sollevandolo a mezz’aria, ma lui continuava a tenersi stretto alla gamba sinistra di Fran, con le mani. 
Jada, invece tentava di scollare via Willow tirandola per le spalle, che era avvinghiata alla gamba destra della ballerina come un koala. 
Quella scena era fantastica, tanto da far venir voglia a Justin di immortalarla in una foto. 
- Fermi così!!!
Francis alzò lo sguardo verso di lui con un sopracciglio alzato, incredula del fatto che stesse dicendo sul serio, e proprio con quella sua faccia confusa, Justin scattò la foto col suo cellulare, per poi scoppiare a ridere ancora una volta. 
- Papà!! Ma noi vogliamo restare con lei!!
- Sì, papà!!! Ti prego, portiamola a casa con noi!!!
I due bambini sembravano aver scambiato Francis per un giocattolo fantastico, o un cagnolino, e lei non trattenne una risata divertita, per poi piegarsi sulle ginocchia e lasciarsi abbracciare da loro, ricambiando l’abbraccio allargando le braccia per accoglierli tutti e due, mentre Demis si avvicinava a suo padre e a Justin. 
Will e Jada restarono a guardarli con aria stordita, un’espressione comica che fecero ridere tutti:
- Dico ma siete completamente fuori di testa?
- Cosa credete…non abbiamo abbastanza spazio in casa…
Will stette al gioco, e parlava davvero come se i figli gli avessero chiesto di portare a casa un cane, anziché una ragazza. 
Il figlio Jaden si oppose a quell’affermazione, cominciando a credere che il padre fosse un pazzo:
- Ma se abbiamo una casa a due piani…?
- Sta ziiiiiiiittooooo
Urlò il padre con un tono di voce così sottile da somigliare da un omosessuale incazzato. 
Justin non tratteneva più le risate, assieme a Timbo e Francis.
Il piccolo invece, per ripararsi da quell’urlo stordente del padre, si riparò tra le braccia della ballerina, cominciando anche lui a ridere sotto i baffi, accompagnato dalla sorellina.
- Bene…
Disse con tono calmo l’attore comico, mentre si aggiustava il giubbino di raso che indossava, dopo quell’urlo.
- Se le cose stanno così… e non volete mollarla, allora disdico subito il nostro viaggio a Disneyland della settimana prossima.
L’uomo prese il cellulare dalla tasca dei jeans che indossava, e appoggiato dalla moglie che acconsentiva severamente, cominciò a comporre un numero a caso. 
I due fratellini si guardarono in faccia terrorizzati per qualche secondo, poi abbandonarono all’istante Francis, e si precipitarono verso il padre disperati:
- Nooooooooo!!!
Urlarono insieme, mentre Jaden si gettò ai suoi piedi implorandolo di fermarsi, e Willow cercava di togliergli di mano il cellulare, saltando lungo la lunghezza delle sue braccia. 
Justin aiutò Francis ad alzarsi, tra una risata e l’altra, e il ragazzo le riservò uno sguardo carico di sentimento, che la ragazza non seppe ignorare. 
Si sorrisero per qualche attimo, quasi risultando due adolescenti innamorati, poi lui la prese per mano e le presentò i due:
- Will, Jada lei è Francis…
Sembrava che stesse presentando la sua nuova fidanzata ai suoi genitori. 
I due giovani e bellissimi attori, le sorrisero gioiosamente.
- Spero che adesso non ci detesterai…
- Sì, insomma, ti avremmo ospitato se solo avessimo avuto una casa più grande.
Esclamò Will stringendosi nelle spalle, mentre la moglie gli diede una spallata ridendo:
- Non volevo riferirmi a questo…
Will sorrise anche lui assieme alla moglie, poi Francis ridendo a sua volta, tenendo ancora Justin per mano, disse loro:
- No, affatto! Anzi, credo di volervi sposare…
- Oh no…perché sposare noi? Sposa lui piuttosto!
I due attori guardarono le mani dei due e sorrisero teneramente, soprattutto Jada. 
Justin la tirò verso di lui e l’abbracciò sorridendo a quelle parole, dandole poi un bacio sulla fronte. 
Francis ricambiò a stento quell’abbraccio ancora presa dalla timidezza iniziale della situazione. 
[…]
- E’ un vero peccato che se ne siano andati, comincio già a sentire la loro mancanza. A proposito, perché non mi hai detto che c’erano anche loro?
Francis e Justin erano riusciti ad avere due minuti da soli, dopo che la famiglia Smith era andata via (con la ripromessa che si sarebbero rivisti presto) e Timbo era tornato in sala di registrazione con suo figlio per recuperare delle cose prima di andar via. 
Justin non rispose a quella domanda, desiderava soltanto baciarla, e così fece. 
Afferrandola per i polsi, la mise spalle al muro, mentre camminavano verso l’entrata della camera di registrazione, e la travolse in un rapido ma passionale bacio. 
Riaprendo gli occhi lentamente, le rispose poi:
- Credevo di farti una sorpresa…
Le sorrise a pochi centimetri di distanza dalla sua bocca, facendo sciogliere il cuore della ragazza, che lo trovava sempre più dolce e bello:
- Ci sei riuscito…
Disse lei, per poi avvicinarsi ancora alle sue labbra stampandogli un bacio fugace e tornare a camminare. 
Aveva sentito la porta della camera di registrazione, chiudersi, e non voleva farsi vedere dal loro amico in quella posizione. 
- Ehi, ragazzi, allora noi andiamo… 
Francis guardò l’amico accigliata:
- Andate già via? 
Con dispiacere spostò lo sguardo sul piccolo Demis, che si infilava il giubbino di raso nero con le maniche gialle, pronto ad uscire.
- Non guardare noi…
Timbo alzò le mani e spostò lo sguardo verso Justin, che con un mezzo sorriso e stringendosi nelle spalle, le disse:
- Avevo organizzato una seratina insieme, ehi sono due giorni che non ci vediamo…
Francis gli sorrise maliziosamente, lanciandogli una lunga occhiata d’intesa, poi si rivolse verso Timbo e il piccolo Demis:
- Ok, ma domani riportami questo giovanotto! Abbiamo dei nuovi videogiochi da testare, inoltre mi devi un paio di rivincite…
La ragazza si rivolse al ragazzino e mimò con la mano un pugno, in segno di saluto, al quale il ragazzino ricambiò facendo scontrare leggermente il suo pugno contro quello della ragazza, sorridendole felice. 
- Contaci, Fran!!!
Timbo sorrise guardando il figlio, passandogli una mano sulla testa, che come lui, portava rasata.
- Va bene, va bene, ragazzi.
Il produttore si allontanò mettendo una mano sulla spalla del figlio.
- Fate i bravi, mi raccomando…
Quella frase fece sobbalzare Fran, che improvvisamente ricordò le parole di Chenille, e spaventata cominciò a pensare che la serata con Justin sarebbe potuta finire nel modo che temeva…
- Allora…
Justin destò la sua attenzione, dando uno schiocco di mani, e guardandola in un modo strano, se non lo avesse conosciuto, avrebbe detto che era timido per qualche insolita ragione.
- Come sai, questo posto è infinito… e c’è un maxi schermo quanto una parete nell’altra stanza.. e anche un divano niente male…
Francis cercava di sorridere a quelle parole, ma falliva ogni volta, perché presa da un leggero panico.
Poi sbottando in una risatina, cercando di spezzare quella strana atmosfera, e disse:
- Vuoi costringermi a guardare una partita di football?
Justin si mise a ridere a quella buffa supposizione, poi Francis continuò alzando le mani:
- Non che io abbia qualcosa contro il football Americano, anzi, siete agonisticamente parlando molto fighi, ma davvero non ci capisco un cavolo…
- In realtà volevo guardare un film… anche se adesso mi hai fatto venir voglia di vedere la partita…
Le disse guardandola fisso, come se si fosse appena ricordato che ci fosse stata una partita importante che non poteva perdersi, ma poi un sorriso divertito, lo tradì e Francis capì che stesse scherzando, così disse:
- Un film?
- Sì… insomma non abbiamo mai avuto un vero e proprio appuntamento… e ormai è quasi passato un anno…
- Cos’hai contro i cinema?
Francis spaventata che la serata potesse sfociare in qualche altra cosa, dopo quel film, avrebbe optato per uscire e non restare in casa per non facilitare ancora di più quell’ipotesi che cominciava a metterle ansia. 
- Cinema? A New York? Mmmh…
Justin finse di pensarci su con una smorfia sulla faccia che la diceva tutta:
- Mi dispiace, ma non posso…
Francis aveva quasi dimenticato che stesse parlando con un artista di fama mondiale, e non con un ragazzo qualunque.
Notando il dispiacere sul volto della ragazza, Justin le si avvicinò cingendole le mani, e cercando dolcemente il suo sguardo:
- Ehi… se non ti va…
- No! Certo che mi va!
Francis nel guardarlo negli occhi, e notando il suo dolce tentativo di accontentarla, decise di smetterla di preoccuparsi inutilmente. 
Gli sfoggiò uno splendido sorriso, poi cambiando radicalmente umore, con impazienza lo guardò curiosa:
- Allora… quale film hai scelto?
Justin, sorrise di ricambio, quasi sospirando di sollievo constatando che la ragazza non avesse fatto storie.
- In realtà ero indeciso tra “La Febbre del Sabato Sera” e “Star Wars”
- Io voto per “La Febbre del Sabato Sera”
Disse la ragazza alzando una mano, come se stessero davvero mettendo la cosa alle votazioni… non avendo alcuna intenzione di guardare un film come Star Wors, che a suo avviso era noiosissimo.
- Sicura di poter sopravvivere a Travolta con i pantaloni a zampa di elefante?
- Io lo trovo dannatamente attraente!
- Dannatamente attraente?
- Diavolo, sì! E’ di John Travolta che stiamo parlando, baby!
Sembravano quasi essere tornati ad essere Justin e Francis i migliori amici, ma la finta gelosia di Justin, li riportò alla realtà che erano adesso: ovvero due ragazzi innamorati:
- Ah sì? Potrei cominciare ad essere geloso di Travolta…
Il ragazzo si avvicinava a lei, con prepotenza, pronto a baciarla, mentre lei sorridente, altalenava lo sguardo dai suoi occhi alla sua bocca:
- Arriveresti con molti anni di ritardo… è da quando avevo quattro anni che ho una cotta per Travolta…
- Sono ufficialmente geloso, allora…
Francis ridacchiava, ma teneva il ragazzo sulle spine, senza cedere ancora alle sue labbra, e cominciò ad intonare un motivetto di una canzone del film che cantavano i Bee Gees. 
- Night Fever, Night Fever, we know how to do it…
Justin divertito sorrideva maliziosamente e si morse le labbra prima di baciarla. 
Ad occhi chiusi, Francis si lasciò trasportare da quel bacio passionale, forse troppo, e così si rese conto che le cose sarebbero potute andare velocemente nel modo che temeva, senza che se ne accorgesse o spaventasse.
Cominciava quasi a volerlo, ma a sorpresa, Justin mise fine a quel momento e a quel bacio, allontanandosi da lei di poco e restando a guardarla.
- Smettila di baciarmi, ok? 
- Che?
Disse con sguardo accigliato ed incredula Francis con un marcato accento Spagnolo, mentre Justin cominciò ad assumere un atteggiamento da ragazzino verginello, facendo ridere la ragazza:
- Insomma sei qui per il film o per approfittare del mio corpicino?
Intanto Justin si avviava nella sala affianco, seguito da Francis, camminando lentamente, quasi sculettando. 
- A proposito… devo ricordarmi di comprare un pantalone a zampa di elefante…
Francis lo fissava sorridendo, poi sbottò in una risatina a quelle ultime parole e mettendo le braccia incrociate sotto il petto, disse:
- Non ti staranno bene come a Travolta…
- Bugiardaaaa! Ti detesto!!!
Somigliava sempre più ad un’adolescente con un rapporto conflittuale con la propria madre, e Fran non trattenne più le risate, ma poi gli si avvicinò e con una smorfia finta di dispiacere, alzò le sopracciglia ed inclinò le labbra verso il basso:
- Sorry…
E lo sorpassò entrando in quella sala col televisore enorme e un divano davvero molto accogliente, mentre Justin si lasciò scappare un sorriso mentre lei gli dava le spalle. 
Entrando in quella camera enorme, notò i movimenti della ragazza, continuò a scherzare e con sguardo serio e scuotendo un dito indice a destra e a manca, le diceva con tono rimproverante:
- Ehi… no no no no quello è il mio posto e quello è il mio cuscino, devo appoggiarci i popcorn. No, no anche quelli sono i miei popcorn!
Francis aveva già preso posto sul divano, sgranocchiando da una ciotola piena di popcorn che aveva trovato sul tavolino davanti a lei, e Justin accusava come un bambino e subito si andò a precipitare sul divano, cercando di afferrare la ciotola enorme contenente i popcorn, ma Francis glielo impediva, facendogli scudo. 
- Ridammeli! 
- No!
- Sono i miei popcorn!!
- Adesso sono i miei popcorn!!
Urlava fingendosi isterica, mentre lui smanacciava in direzione dei popcorn, che Fran allontanava tenendo un braccio teso.
- No! Sono i miei!!
- Zitto e fa partire il film!
- Non senza i miei popcorn!
- Sono finiti!
- Ridammeli!
- No!
- Si!
- Ho detto no!
- Ho detto sì!
Quella lotta sembrava essere senza fine, ma poi lui cominciò a farle il solletico, e lei rovesciò l’intera ciotola di popcorn sul divano, e ancora ridendo, si voltò verso Justin con una mano sulla bocca, stupendosi del casino che avesse fatto.
Lui la guardò fingendosi stupito e sospirò pesantemente somigliando ad un omosessuale frustrato, voltandosi in direzione della tv, ma moriva dalla voglia di ridere.
[…]
A metà film la scena era questa:
Travolta ballava, Francis e Justin erano su quel divano enorme ricoperti da popcorn, e Justin con una mano, afferrava popcorn da dosso a Francis e li sgranocchiava facendo commenti sul film di tanto in tanto. 
Il ragazzo allungava le mani sul ventre della ragazza, sul seno, sulle gambe soltanto per afferrare i popcorn e mangiarli, e Francis restava impassibile mentre raccoglieva popcorn accanto a lei Sparsi sul divano, tenendo gli occhi fissi sulla tv. 
- Io quel passo non ce l’avrei messo.
Diceva Francis mentre seguiva con attenzione le coreografie di quel film, mentre Justin dava un sorso alla sua birra e seguiva il film con altrettanta attenzione:
- Ecco che cominci a criticare ancora una volta…
- Ehi… fino ad ora non hai fatto altro che criticare i vestiti di Travolta!
- Mi sembra normale…
- Tu non hai niente di normale, Justin…
- Senti chi parla…
Francis lo guardò male, con un’espressione buffa sul volto e cominciò a lanciargli contro dei popcorn. 
Justin scoppiando a ridere per la sua buffa reazione, e cominciò a pararsi il volto con le braccia, cercando di scansare quei popcorn. 
Diedero vita ad una guerra a suon di popcorn, finendo di rendere quella camera ancora più sottosopra, lanciandosi popcorn a vicenda, finché lui non le andò incontro e l’afferrò per i fianchi, cercando di fermarla con un bacio. 
Quel bacio durò pochi attimi, poi lei si distaccò da lui e con lo stesso tono che usò lui poco prima, disse:
- Smettila di baciarmi, ok?
Justin sorrise, restando ancora posizionato su di lei, tenendole ferme le braccia, accigliò lo sguardo e con uno spiccato accento spagnolo, disse:
- Che?
Francis sorrise a quello scambio di battute, finché Justin non riprese a baciarla, senza essere più fermato da lei. 
Il ragazzo allungava le mani sotto la sua maglia, e quel bacio non aveva più fine.
In sottofondo si poteva ascoltare una musica dolce, dal film, che aiutò i due a voler continuare nel toccarsi, baciarsi, accarezzarsi. 
Justin cominciò a baciarla lungo il collo, lentamente, e lei socchiuse gli occhi, trovando quel momento uno dei più belli che avesse vissuto da qualche anno a questa parte. 
Si rese conto che desiderava quei baci da molto tempo prima, si rese conto che era lui quello che davvero voleva, colui da cui voleva essere davvero toccata.
Era tutto perfetto, Justin anche se allungava le mani sul suo corpo, lo faceva dolcemente quasi come se le chiedesse il permesso prima di farlo; ma qualcosa spinse Francis nel fermare quel momento, qualcosa dal passato, un ricordo, una paura, che la invase appena si rese conto di quello che stavano per fare.
Era stata toccata in quel modo soltanto una volta, e soltanto da un uomo, forse l’uomo sbagliato, eppure non poté far a meno di pensarci, di ritornare indietro nel tempo ed avere paura.
Justin ancora col capo poggiato sul petto di lei, si fermò nel baciarle il collo e sussurrò:
- Che c’è?
Francis lo costrinse a tirarsi su e si aggiustò la maglia addosso, mentre con imbarazzo lo guardava fissarla confuso:
- Possiamo… ehm… devo… 
- Che ti prende?
Domandavo lui impaziente e confuso:
- Io…
Francis sospirò in un sorriso nervoso, passandosi una mano tra i capelli, e Justin attendeva una risposta impaziente:
- Non possiamo baciarci e basta?
Furono le prime parole che le uscirono di bocca, le disse quasi di getto, quasi irritata ma più con sé stessa che con lui.
Justin stranito da quella proposta della ragazza, disse:
- Dici sul serio?
- Mh..Mh..
La ragazza acconsentì timorosa col capo, rendendosi conto da sola di aver appena detto una cazzata; mentre lui continuava ad essere sempre più incredulo:
- E’ come se mi chiedessi di andare piano mentre guido una Ferrari… 
Per Justin quella situazione era pazzesca, non poteva credere che Fran fosse seria.
La ragazza si alzò dal divano e si allontanò portandosi una mano tra i capelli, visibilmente turbata e confusa.
- Hai… Hai ragione, sì, hai ragione tu… ma non… io proprio non riesco a… no. Devo.. devo andare un attimo in bagno… scusa…
Parlava quasi in stato confusionale, mentre lui la fissava andar via, ancora intontito.
[…]
Passarono svariati minuti, e lei continuava ad essere rinchiusa nella sala da ballo, seduta e rannicchiata su sé stessa, abbracciando le gambe, tenendo le ginocchia contro il petto e fissando il parquet mentre ripensava a quello che avesse fatto.
Sapeva che non poteva più trascorrere l’eternità a pensare al passato, sapeva di dover guardare avanti e vivere la vita senza più voltarsi indietro, ma in quel momento, se chiudeva gli occhi, si ritrovava il volto di Fabio davanti agli occhi, quell’uomo che le aveva portato via la verginità in un modo quasi bello come quello che stava vivendo con Justin, poco fa, ma con dell’inganno e delle menzogne in sottofondo, che ancora oggi le turbavano l’anima. 
Era cosciente del fatto che Justin fosse un ragazzo totalmente differente, aveva avuto modo di conoscerlo in quei mesi, era trascorso quasi un anno, ed erano diventati ottimi amici, anche se con alti e basi, aveva imparato a conoscerlo quasi meglio di chiunque altro; eppure sembrava non essere abbastanza per lasciarsi andare totalmente a lui.
Era come se fosse stata vittima di un trauma, che faticava a superare. 
Si odiava, odiava il modo in cui si era comportata e in cui l’aveva lasciato nell’altra stanza. 
Poi, ecco che ricordò le parole di Chenille, così simili a quelle di Emma che socchiudendo gli occhi, riuscì a vederle insieme mentre tentavano di darle buoni consigli da amiche.
Si alzò in piedi e si diresse verso quello stereo enorme e complicatissimo da usare, con l’intenzione di accenderlo, senza avere un motivo valido per farlo. 
Sarebbe dovuta tornare da lui, ma temeva una sua brusca reazione, e non l’avrebbe retta, così si lasciò prendere da quel momento e dalla sua voglia di musica, ma non sapeva veramente se stesse pigiando sui tasti giusti finché non cominciò a risuonare una canzone.
Era una canzone lenta, ma il volume massimo delle casse, la fece sobbalzare, nonostante fosse di un ritmo piacevole.
Era una canzone di Justin, che Timbo stava rimettendo a posto in quelle settimane, si intitola “(Another Song) All Over Again”. 
Nello stesso momento in cui riconobbe la voce di Justin, intonare quella canzone, si sentì un rumore di porta che si apriva alle sue spalle, si voltò ed era proprio lui che la stava raggiungendo. 
- Che stai facendo?
Le domandò visibilmente irritato e alterato, mentre le si avvicinava.
Lei capì in quello stesso istante che lo amava, capì che era con lui che voleva finire, capì che era lui il ragazzo giusto per lei E che doveva smetterla di aver paura.
Così a passo svelto gli corse incontro e lo travolse in un abbraccio. 
Il ragazzo si lasciò abbracciare, e ancora confuso sul suo strano comportamento, la strinse a sé quasi d’istinto.
Francis sentendo quelle sue belle parole d’amore risuonare in quella canzone, sciolse l’abbraccio e lo baciò dolcemente, cingendogli il volto tra le mani. 
Adesso si baciavano con più trasporto, con più passione, con più desiderio, se ciò fosse stato possibile. 
Lei aveva spazzato via le sue stupide paure, ed era lì che bramava le sue labbra e le sue mani sul proprio corpo. 
Smisero di baciarsi, soltanto quando cominciarono a temere di poter restare senza respiro, e proprio in quel momento, lui riaprì gli occhi e le accarezzò una guancia, ripetendo romanticamente una frase della canzone che risuonò proprio in quel momento, che diceva:
- Little Girl you’re all I’ve got (Bambina tu sei tutto quello che ho)
Fran in quel momento, sentì che il suo cuore si scioglieva lentamente e perdeva il respiro, ma lui le prestò un po’ del suo mentre la travolse in un tenero bacio.
Quella dolce canzone continuava a risuonare, mentre loro due cominciarono a togliersi i vestiti di dosso e a scivolare a terra l’uno nelle braccia dell’altro.
Finirono col fare l’amore lì, in quella sala prove che li aveva visti spesso protagonisti di balli e coreografie, lì in quel luogo dove tutto ebbe inizio e dove tutto stava appena cominciando. 
Le mani di Justin avvolsero il corpo di Francis, corpo che il ragazzo aveva desiderato per troppo a lungo, e mani che lei meritava di avere sul suo corpo da tanto, troppo tempo. 
Erano fatti l’uno per l’altra, e meritavano di vivere quel momento sia lui da un lato che lei dall’altro. 
Erano stati due ragazzi sfortunati in amore, e adesso sembravano vivere una favola, senza riuscire a credere che fosse vera. 
Justin credeva di impazzire, non c’era parte del corpo di Francis che non desiderasse toccare, baciare, accarezzare, desiderava tutto di lei e sentire la sua pelle sfiorare la propria gli donava un piacere e una gioia che non credeva di poter riprovare ancora. 
I baci di lei sul suo corpo erano lenti, passionali, e nessuno dei due voleva più smettere, non avevano alcuna intenzione di portare a termine quel bel momento. 
Fu magico, talmente bello che Francis derise la sé stessa di poco fa che non voleva concedersi tutto quello.
Justin era stato dolce, forse più di quanto si aspettasse, ma aveva saputo anche sorprenderla con baci e tocchi lì dove non pensava che sarebbe arrivato, conducendola al piacere estremo. 
[…]
Non sapeva quanto tempo era passato, né le importava particolarmente, sembra che tutto in quel momento non avesse importanza, contava soltanto lui, lei, loro due e nient’altro. 
Il tempo sembrava non essere abbastanza.
Mentre lei era tra le sue braccia, lui le accarezzava un braccio, restando con le spalle poggiate ad una parete priva di specchi, e fissava la loro immagine riflessa in tutti quegli specchi. 
Improvvisamente Justin cominciò ad intonare una canzone dei Bee Gees assumendo lo stesso tono acuto e sottile del cantante del gruppo, tanto da far sobbalzare Francis, che sciolse l’abbraccio e lo guardò a bocca aperta, impressionata dal suo modo di saper imitare alla perfezione quel tono di voce.
Entrambi poi scoppiarono a ridere, con Francis che continuava a guardarlo stupefatta, ancora non riuscendo a credere che il ragazzo fosse così bravo nelle imitazioni:
- La smetti con queste imitazioni?
Gli disse scherzando e dandogli una spinta con una mano sul petto, e lui non trattenne un sorriso mentre l’afferrava per un braccio e la costringeva ad avvicinarsi a lui. Francis si aspettava che la baciasse ancora, ma lui le disse:
- Ho fame…
- Ma se hai mangiato tutti i miei popcorn?
- Ancora con questa storia? I popcorn erano i miei!!
- Cominci a darmi sui nervi…
- Bene…
- Bene?
- Mh..Mh..
Acconsentì lui tacitamente mentre le diede un ennesimo bacio, bacio che partì in quarta, senza più freni o timori. 
Le loro bocche, i loro corpi ormai si conoscevano alla perfezione, lui sapeva già dove mettere le mani, e lei sapeva come fare per farlo impazzire.
Justin voleva fermarsi, ma il corpo di Francis non glielo permetteva, fu attratto dal suo seno, dal suo ventre piatto ma in carne allo stesso tempo, dalle sue game, dal suo sedere che dopo averglielo visto di sfuggita dagli spogliatoi, lo sognava di notte.
Tornò a parlarla, a far scivolare la sua mano sul suo corpo fantastico, mentre lei si mise a sedere sulle sue gambe, afferrando il suo volto e travolgerlo in un bacio senza fine.
[…]
Non sapeva spiegarsi come fosse successo, ma guardando fuori dalla finestra, si rese conto che stava per sorgere il sole, c’era l’alba. 
Francis stava davanti ad una finestra, con addosso soltanto la camicia di lui, per coprirsi, mentre Justin era in bagno a darsi una sistematina.
Aveva appena vissuto una favola, un sogno, non le sembrava reale.
Il suo sguardo cadde sul proprio braccio, e cominciò a sorridere tra sé e sé e si convinse nel darsi un pizzico per dimostrare a sé stessa che tutto quello era realtà e non un magnifico sogno. 
Finalmente era tornata ad essere quella di un tempo, la vera lei, quella con tanta voglia di amare e di essere amata, quella piena di vita e di gioia, e tutto grazie al proprietario della camicia che indossava e che aveva ancora il suo profumo inebriante addosso.
[…]
- Io continuo ad avere fame, anzi… credo sia aumentata…
Francis e Justin indossarono di nuovo i vestiti che avevano il giorno prima: lei il pantalone della tuta dell’Adidas, la t-shirt bianca, le scarpette e il giubbino di jeans, con i capelli raccolti in una coda coperti dal cappello che le aveva regalato lui; Justin invece indossava una camicia nera con delle strisce grigio scuro, quasi nere, e un jeans dello stesso tono di grigio, con delle scarpe nere sportive, e un cappello.
- Cosa vuoi mangiare?
Domandò lei, mentre infilava la scarpa destra e saltellava per infilarla e lo guardava.
- Qualunque cosa! Facciamo colazione!
- Sei sicuro di voler uscire? Insomma…
Sapeva che c’era il rischio di essere assaliti non solo da qualche fan del ragazzo, ma soprattutto dai paparazzi, e non sapeva se era il caso di farsi vedere in giro con lui, perché non era certa che a lui andasse bene.
- Sono le cinque del mattino…magari siamo fortunati e non veniamo assaliti…
- Sei sicuro di volerti far vedere in giro con me?
Domandò lei senza troppi peli sulla lingua, guardandolo dritto negli occhi, diventando per un attimo seria. Lui alzò lo sguardo verso di lei, e non trattenne un mezzo sorriso:
- Non sei una ragazza raccomandabile, ma…
- Come??
Sbottò lei in una risata incredula e divertita allo stesso tempo.
Lui si strinse nelle spalle, e scherzando confermò la sua versione.
Francis gli fece il verso, poi ritrovando la chiave della sua moto nella tasca del giubbino, gli chiese:
- Vuoi andarci con la tua jeep o con la mia moto?
- Con la moto, ovvio!
- Hai un casco?
- Credo di sì… vado a prenderlo!
Disse lui esaltato come ogni ragazzo quando stava per salire su una moto, e Francis lo guardò sorridendo scuotendo il capo.
Justin fu di ritorno dopo qualche minuto, col casco che portava già in testa, ricordando il giorno in cui Fran lo indossò al Central Park.
La ragazza si piegò in due dalle risate quando lo vide spuntare da lontano con quel casco, intanto era già fuori in giardino accanto alla sua moto.
- Che c’è?
Disse lui fingendo di non capire, perché stesse ridendo, ed allargò le braccia.
- Ehi… posso guidarla io, vero?
- Neanche per sogno, bello!
- Dai! Ti offro la colazione!
- Non se ne parla!
- Allora niente colazione per te!
- Ho i miei miseri contanti, bello…
Justin alzò la visiera del casco e la guardò implorante:
- Ti preeeego!!!
Congiunse le mani e cominciò a pregarla sul serio; sperando di intenerirla con i suoi occhi, ma quel casco in testa la faceva soltanto ridere.
- Guarda che ho una Harley Davidson, so come si guidano le moto!
- La mia non è una moto qualunque.
- Ah no?
- No, è la MIA moto!
Francis cominciò ad accarezzare la carrozzeria della moto, quasi incantata dalla sua bellezza, mente Justin sfilò via quel casco e si avvicinò a lei rapidamente.
- E se ti convincessi con le maniere forti?
- Vuoi fare una lotta?
Domandò lei accigliata, guardandolo con un mezzo sorriso sul volto, mentre lui ricambiando il sorriso con più malizia, la travolse in un bacio passionale con tanta, tanta lingua.
Alla fine di quel bacio, Francis era così stonata da non riuscire neanche a riaprire gli occhi.
Tenendo gli occhi ancora chiusi, e le labbra ancora umide, prese le chiavi gliele penzolò le davanti agli occhi, dicendo:
- Sappi che se trovo un solo graffio, lo stesso graffio lo avrai anche tu!
Disse lei con convinzione e malizia riaprendo gli occhi e concedendogli le chiavi della sua moto.
- Uhhh…mmh… beh così mi tenti…
Francis sbarrò gli occhi e cominciò a pentirsi di avergli dato le chiavi, così con spavento gli disse:
- Non ti permettere!
Justin ridacchiò, e la spinse verso la moto.
- Sta calma, vedrai che io e la tua moto andremo molto d’accordo…
Justin salì in sella alla moto e mentre rinfilava il casco, la guardava come se fosse stata una persona:
- Ciao, bella… allora, come va? Vediamo se riesco a farti volare…
Francis si era già pentita di averlo fatto, così con ancora un po’ di spavento, guardò la sua adorata moto, e prima di salire in sella, alzò gli occhi al cielo e si maledisse scherzosamente, poi indossò il casco e Justin partì.
Tutto sommato sapeva guidarla molto bene, si aspettava di peggio, ma certo non poteva competere con la bravura della ragazza, che ormai la guidava da anni.
Per Justin fu un emozione e una soddisfazione particolare guidare la moto di Francis, perché sapeva che non la faceva guidare a nessuno.
[…]
Arrivarono ad una caffetteria Francese che faceva le ore piccole di notte e quindi restava aperta 24 ore su 24. 
Justin fermò la moto a poca distanza da questa enorme e raffinata caffetteria Francese che si chiamava “Le café Français”.
Francis però, aveva sviluppato un udito molto raffinato in esercito, e si accorgeva se c’era qualcuno nelle sue vicinanze Che la stesse seguendo, anche se era fra la gente. 
In quell’occasione però, vi erano soltanto lei, Justin e un altro paio di persone su per quella strada, così non le fu difficile percepire la presenza di qualcuno che li stesse spiando. Lanciò uno sguardo alle sue spalle, e Justin notando che la ragazza si comportasse in modo strano, le domandò curioso e leggermente allarmato:
- Che succede?
Francis guardava in direzione di alcune siepi molto folte, situate a pochi passi da loro sulla sinistra, e alzandosi la visiera del casco, gli disse:
- Non toglierti il casco, credo ci siano dei paparazzi…
Justin si voltò alle sue spalle, ma non vide nessuno, né sentì alcun rumore, ma volle fidarsi di lei, così acconsentì e si lasciò il casco in testa, così come fece lei, e la prese per mano, entrando poi in quella caffetteria. 
Una volta dentro, i due sfilarono via i caschi dalle loro teste, e i proprietari si diressero verso il ragazzo entusiasti di vederlo:
- Mr. Timberlake! Bentornato!
Un signore di mezza età, si avvicinò ai due, era molto magro, alto poco più di Justin, con dei sottili baffetti neri e capelli dello stesso colore, ben gelatinati e pettinati all’indietro. Parlava con un forte accento francese ed indossava la divisa della caffetteria che somigliava più ad uno smoking raffinato che ad una divisa da bar.
Subito dopo di lui, si avvicinò un altro uomo, di qualche anno più giovane di quest’ultimo, biondo rame, sulla cinquantina e con più o meno lo stesso look dell’altro, a differenza che questo non aveva alcun baffetto, ma anzi, una barbetta semi-folta.
- Bonjour Madame…
Il secondo signore biondiccio, prese la mano di Francis e le fece un galante baciamano, alla quale la ragazza era tentata di rispondere con un inchino nobiliare, ma si limitò a sorridere gentilmente.
- Mon plaisir Monsieur…
Rispose Francis con un sorprendente ed impeccabile francese, che stupì prima di tutti Justin, il quale si voltò a guardarla meravigliato, mentre i due uomini apprezzarono l’ottimo francese della ragazza, la quale continuò parlando nella loro madrelingua.
Trascorsero svariati minuti a parlare in lingua Francese, Francis e l’uomo che scoprì chiamarsi Jean-Pierre e l’altro Marcel; mentre Justin li osservava accigliato, provando a capirci qualcosa, mentre Marcel gli teneva compagnia.
- Ok, credo di non capirci molto col francese…
Francis e Jean-Pierre si voltarono nella sua direzione e quasi si ricordarono della loro presenza. 
- Oh… scusami… spiegavo a Jean-Pierre come mai ho un nome francese…
La ragazza gli sorrise timidamente, e lui ricambiò, per poi inclinare le labbra verso il basso in una smorfia risoluta. 
- Beh a me ancora non l’hai spiegato…
- Oh…
Fran si rese conto soltanto in quel momento, di avergli raccontato molto poco di sé e viceversa, eppure sembravano conoscersi meglio di chiunque altro.
Justin tagliò a corto e disse:
- Beh possiamo avere un attimo per aggiornarci mentre mangiamo un croissant… Quelli di Marcel e Jean-Pierre sono i numeri uno dei croissant francesi!
I due uomini compiaciuti dalle parole dell’artista, li invitarono a prendere posto nella sala accanto, mentre Justin prendeva per mano Francis e insieme giunsero al loro tavolo. 
Sembrava un angolo di paradiso, vi era un enorme vetrata addobbata con rami di piante rampicanti vere, che lasciavano intravedere fuori, ma allo stesso tempo donavano una leggera intimità. 
Un tavolo rotondo di media misura, con due sedie comodissime solo a guardarle e una tovaglia di lino bianco pregiato sul tavolo, addobbato con grandi calici e bicchieri di ogni misura e posate di ogni tipo. 
- Mi sento una pezzente con questi abiti addosso in questo posto così raffinato…
Bisbigliò lei allungando il capo verso Justin, che le sedeva difronte, il quale si avvicinò col capo verso di lei, e le sorrise malizioso:
- Staresti meglio senza tutti quei vestiti addosso…
Le sorrise ancora una volta, poi le diede un bacio sulle labbra, dopodiché tornò a sedersi composto e tolse la giacca di raso nera che indossava, ponendola sullo schienale della sua sedia:
- Insomma…vuoi raccontarmi perché ti chiami Francis? C’è un motivo particolare?
Francis sorrise a quella domanda, abbassando lo sguardo distrattamente su quel tavolo ben apparecchiato, e restando in posizione eretta e corretta, gli rispose:
- In realtà il mio vero nome è Francisca.
- Uhm… mi piace anche questa versione. Francisca!
Pronunciò sorridendo, assumendo un tono ispanico, che fece sorridere ancora una volta la ragazza, che poi riprese a parlare:
- Questo perché sono originaria dell’Argentina… non ho mai conosciuto i miei genitori, l’unica cosa che sapevo di me, era il mio nome, ma poi sono cresciuta in degli orfanotrofi… finché ad otto anni non fui adottata da i miei genitori…
Justin l’ascoltava interessato, diventando improvvisamente serio in volto, visibilmente e profondamente dispiaciuto per il passato della ragazza, che sembrava non aspettarselo così triste ed ingiusto.
- Mia madre adottiva pensò di modificare il mio nome nella sua lingua madre, diceva che con loro avrei cominciato una nuova vita e avrei dimenticato il mio passato, e così anche il mio nome cambiò. Tutto qui…
Concluse la ragazza stringendosi nelle spalle e abbozzando un sorriso, mentre Justin alzò lo sguardo verso di lei e la guardò per un attimo intensamente, senza aver bisogno di dire altro per comprendere che in realtà ci soffrisse ancora per quel passato non troppo lontano e che aveva marcato la sua personalità; poi Cercando di strapparle un sorriso, accigliò lo sguardo e disse:
- Hai detto tutto questo a Jean-Pierre?
Francis sorrise a quelle parole e disse:
- No, gli ho solo detto che mia madre è originaria della Francia…
Justin sorrise di ricambio alla ragazza, poi stette qualche altro attimo in silenzio, mentre ponderava silenziosamente su quello che gli aveva appena confidato la ragazza, e dopo un po’ disse:
- Com’è che l’hai pronunciato? Franssisca?!
Justin pronunciò il nome in un misto tra il francese e lo spagnolo detto male, e questo fece ridere Fran, che divertita lo guardava mentre rideva e lui lasciandosi andare ad un sorriso, disse:
- Che c’è? Frassisca, è così, no?
- Più o meno…
- Oh allora dimmi un po’ com’è che si dice, avanti…
Fran smise di ridere e cercò di schiarirsi la voce, prima di dire con un perfetto tono spagnolo:
- Francisca!!
Justin ripeté quel nome, passandosi la lingua tra i denti, facendole il verso cominciando a somigliare ad un uomo effemminato che tentava di parlare spagnolo.
Fran cominciò a ridere facendo risuonare nella sala la sua risata melodiosa:
- Smettila di ridere, o ci scambieranno per due balordi e non ci daranno da mangiare.
- Tu smettila di fare il…
- Il cosa?
La interruppe lui alzando un sopracciglio e sfidandola a continuare, ma proprio in quel momento furono serviti da dei camerieri molto giovani e ben curati nel loro aspetto e portamento.
Servirono prima lei, poggiandole davanti un vassoio coperto da un grosso coperchio bombato, d’acciaio, e poi Justin con un piatto vuoto, dove poteva servirsi da solo delle pietanze che preferiva, le quali furono poggiate sul tavolo dall’altro cameriere. 
Vi erano cornetti di ogni misura, con crema, marmellata e cioccolata pregiata in piccoli contenitori rotondi, biscottate, cereali, cappuccini, acqua bollente con vari gusti di tè disposti in bustine, caffè, cioccolata calda, latte, acqua e succhi di frutta all’arancia e albicocca. 
Così tanta roba che la ragazza si stupì di come avessero fatto a portarla, e a servirla su un unico tavolo.
Ma la cosa che più la incuriosiva era ciò che poteva esserci sotto quel vassoio, se si fosse ritrovata davanti una torta non se ne sarebbe stupita, perché era l’unica cosa che mancava su quel tavolo colmo di pietanze per la colazione.
[Canzone consigliata per questa scena Oasis-Wanderwall]
I camerieri lanciarono uno sguardo d’intesa a Justin, che sorrideva sotto i baffi per la reazione di Francis alla visione di tutta quella roba, poi si congedarono. 
Fran alzò lo sguardo verso quei due giovani ragazzi, sorprendendosi che fossero andati via senza alzare quel coperchio, così capì che forse qualcosa ci covava.
Spostò lo sguardo verso Justin accigliata e stranita, così presa dalla curiosità, alzò quel coperchio e su un piatto d’argento vi era poggiata una rosa rossa e attorno ad essa vi era avvolta una collana d’oro, avente un ciondolo rotondo che somigliava ad un piccolo scrigno che bisognava aprire.
Francis con un sorriso accennato dettato dall’emozione, alzò per un attimo lo sguardo verso Justin, che era lì impaziente che osservava ogni sua minima reazione ed emozione spuntar fuori dal suo volto.
Fran annusò la rosa chiudendo gli occhi, poi sfilò via quella collana ad aprì il ciondolo d’oro lentamente, spaventata dal poterlo rompere, e una volta aperto vi era una frase incisa che diceva “My Electric Lady” seguito dalle sue iniziali poste sui lati. 
Le brillavano gli occhi, era forse la cosa più bella che avesse mai visto, o semplicemente lo era perché veniva da lui. 
Justin poggiò i gomiti sul tavolo e incrociò le mani tra loro, guardandola impaziente, mentre per il nervosismo si mordeva il labbro inferiore.
- Allora? Ti piace? Non la indossi?
La travolse con quelle domande lecite, che fecero sorridere Fran per quanto risultassero carine, per quanto lui risultasse carino e dolce in quel momento. 
- Anzi, aspetta, faccio io…
Il ragazzo si alzò e le andò incontro, per poi prendere delicatamente quella collana ed agganciargliela al collo lentamente. 
Fran si toccò quel ciondolo che le penzolava quasi all’altezza del seno e lo strinse in una mano, percependone tutto l’affetto e il sentimento che ci aveva messo il ragazzo nel regalarglielo; lui si inginocchiò, piegandosi nelle gambe e restò a guardarla sorridendole, un sorriso che fece battere forte il cuore di lei.
- P-perché questo regalo?
Cominciava a chiedersi come avesse fatto a sapere che quel giorno sarebbe stato il giorno dopo la loro prima volta. 
Non riusciva a spiegarsi perché quel regalo così stupendo e costoso, proprio in quel giorno. 
Justin inclinò il capo da un lato, spostando lo sguardo nel vuoto e in un mezzo sorriso ammise:
- Veramente… questo era il mio regalo di Natale, ma…
Fece una pausa di un secondo, spostando lo sguardo verso di lei e continuò:
- …Ma non mi sembrava il momento adatto per dartelo… così quando la mattina di Natale tornai in camera mia per prendere il mio regalo, decisi di prendere gli anellini e rimandare questo ad un momento migliore… e quale momento migliore di questo?
Francis si stupì di quelle parole, ma dovette ammettere che dopo il casino che combinò alla vigilia di Natale a casa di quell’amico di Justin, anche lei non si sarebbe concessa quel magnifico regalo. 
Acconsentì con un tocco di palpebra, sorridendogli dolcemente, poi gli accarezzò una guancia col dorso della mano teneramente e gli si avvicinò per dargli un bacio.
Justin ricambiò con piacere quel tenero bacio, trovando quelle labbra sempre più irresistibili, poi i due si distanziarono di qualche millimetro, e ancora quasi bocca c bocca, lei gli disse:
- Perché sei così buono con me?
Lui sorrise facendola impazzire, e disse:
- Te lo dirò un’altra volta il perché…
Le diede un rapido bacio sul nasino, poi si andò a sedere al suo posto, lasciandola con quel quesito nella mente.
[…]
Francis non tolse più quel ciondolo, lo indossava sempre, anche quando faceva una doccia, o quando faceva l’amore con Justin…
Quel mese di stop dal tour, fu forse il momento più felice di tutta la sua vita.
Si sentiva rinata accanto al cantante, e neanche lo considerava più una persona famosa, per lei ormai era soltanto il suo Justin, e cominciava a credere di amarlo veramente, come non aveva mai amato nessuno prima di allora, ma era ancora troppo presto per dirglielo.
[…]
Il 20 Aprile, Justin fu ospite di una trasmissione televisiva intitolata “The Ellen DeGeneres Show”.
Si trattava di uno show molto amato in America, che aveva un come conduttrice un attrice comica chiamata appunto Ellen De Generes.
Si diceva che questa donna fosse famosa soprattutto per il fatto di essere omosessuale e per le lotte contro l’omofobia e i diritti dei gay che sosteneva; oltre che ad essere famosa per la sua brillante simpatia e cultura.
Quel giorno delle registrazioni del programma, Francis accompagnò Justin, ormai i due facevano coppia fissa da un po’, e i paparazzi li avevano immortalati insieme già parecchie volte mentre si concedeva delle passeggiate mano nella mano per le strade di New York e dintorni. 
Lei però non vi prese parte all’intervista, si limitò con sollievo a far parte del pubblico, infatti era seduta dietro l’ultima fila del pubblico, nascosta da occhi indiscreti e vicina all’uscita per entrare nel backstage scortata dalla security.
Ellen e Justin sembravano essere amici di lunga data, probabilmente si conoscevano già da un po’, e non solo per fama, ma soprattutto personalmente. 
L’intervista partì già col botto, non appena in sala entrò Justin, si potevano sentire urla di ragazze presenti in sala andare in delirio, e lui che salutava tutti e ringraziava grato: fu uno dei momenti in cui Fran ebbe la conferma di non essere l’unica ragazza al mondo che l’amasse.
La conduttrice pareva essere davvero molto simpatica e a modo, totalmente diversa dagli stereotipi di conduttori televisivi che incutevano soggezione e ti mettevano in imbarazzo con domande inopportune.
Sembrava quasi che lei e Justin fossero seduti nel salone di casa della donna, piuttosto che in uno studio televisivo con le telecamere puntate addosso e il pubblico attorno. 
Il ragazzo indossava uno smoking nero, con una cravatta chiara allacciata male, che gli dava un aria più casual, e una camicia bianca. 
La donna invece indossava un completo total white, ovvero con un pantalone bianco, con una camicia bianca infilata nei pantaloni e una cintolina nella vita color marroncino.
Lui aveva sempre i capelli rasati con una leggera ricrescita, lei invece aveva un taglio di capelli medio corti, erano biondo chiaro, che arrivava all’altezza delle sue orecchie e che gli donava un’aria sbarazzina.
Entrambi avevano gli occhi azzurro mare, e una risata contagiosa, anche se lei era molto brava nel fare battute e a restare impassibile; il che faceva ancora più ridere. 
Partirono subito con un accenno di balletto sulle note di sexy back, e risultavano essere molto divertenti, nonché adorabili. 
Dopodiché l’intervista barra chiacchierata tra i due, cominciò. 
- Allora, Justin, come sta andando questo tour?
- Oh alla grande! Dovresti venire a vederci, sai?
- Carino da parte tua invitarmi ad un tuo concerto quando cominci il tour europeo, davvero. Grazie Justin!
Justin, assieme a tutti gli altri, scoppiò a ridere a quelle parole e gesticolando disse:
- Beh ma torneremo in America.
- Grazie a Dio!
Disse con finto stupore sul volto la donna, per poi lasciarsi andare ad un sorriso.
Justin dopo aver ridacchiato ancora una volta per il modo di fare della donna, disse:
- Ti invito ufficialmente ad un mio concerto, quando vorrai, con chi vorrai…
- Posso portarci la mia ragazza?
- Certamente!
Il pubblico ridacchiava in sottofondo, mentre loro parlavano quasi come se stessero discutendo di un argomento come l’altro.
- Sono sicura che ne sarà entusiasta.
- Oh, grazie!
- Ma ti pare, grazie a te per i biglietti gratis!
A quella battuta anche Justin si lasciò scappare una risatina.
Francis li osservava da lontano sorridendo e applaudendo assieme agli altri, si stava proprio divertendo, e stava cominciando ad adorare quella donna come nessun altro membro della televisione ci era riuscito. 
L’intervista proseguì ancora per molto, con momenti in cui i due toccavano argomenti come la carriera d’attore e da cantante di Justin, di avvenimenti mondiali importanti chiedendo il parere dell’artista, e a momenti in cui si vedevano i due concedersi passetti di ballo in cui la conduttrice sembrava essere anche abbastanza brava. 
Finché una domanda, destò particolarmente l’attenzione di Fran:
[Canzone consigliata per questa scena Semisonic-Closing Time]
- Insomma, è da un po’ che ti si vede single, e tutte le donne del mondo si chiedono se lo sarai ancora per molto. Sai, qualcuna dovrà pure organizzarti per venire a cercarti…
Un urlo di una ragazza delirante tra il pubblico si levò, e assieme a lei attaccarono tutte le altre donne presenti in quello studio televisivo. 
Fran si guardava intorno, con un sorriso di plastica sul volto, curiosa di sapere come sarebbe proseguita la cosa.
Al che, Justin imbarazzato da quelle parole e quelle grida di fan, si passò una mano sul volto, e restò nascosto dietro quella mano per qualche secondo, mentre Ellena lo guardava curiosa, sorridendo divertita.
- Cosa c’è?
Domandò la donna guardandolo impaziente di ricevere una risposta, e così lui tolse via la mano dal volto, e la guardò dicendo:
- So che lo hai fatto di proposito…
- Io?
- Già…
Disse lui ridacchiando, e mettendosi a sedere composto, mentre la donna fingeva di non capire, mentre tratteneva una risata:
- Non so di cosa tu stia parlando, Justin…
Il ragazzo lanciò uno sguardo verso Francis, e per un attimo il cuore della ragazza volò via dal suo petto, e il sorriso dal suo volto andò scemandosi lentamente, presa da un attimo di smarrimento, poi lui tornò a guardare Ellen:
- In verità sono felicemente NON single…
Un urlo di delirio si issò in sala, mentre Ellen accigliò lo sguardo, continuando a fingere di non sapere:
- Felicemente NON single?
Ripeté lei con lo stesso tono di lui, marcato sul “non”, mentre lui acconsentiva col capo con un’aria tranquilla, che quasi fece credere che stesse scherzando ancora una volta; ma poi con una mano, lui indicò la direzione in cui si trovasse Fran e disse:
- Sai… lei è proprio qui, stasera…
La donna sbarrò gli occhi, dimostrando che stesse recitando la parte di una che fingeva di non sapere, e con un sorrisetto sotto i baffi, guardò nella direzione di Justin ed indicò una donna di mezza età seduta in prima fila.
- Oh… è lei?
- Ehm… no, non è lei…
Justin e gli altri del pubblico scoppiarono a ridere, compresa la signora leggermente in sovrappeso, alla quale Justin mandò un bacio e causò il delirio tra il pubblico; dopodiché Justin guardò Ellen:
- Ti avviso che se si incazza, verrò a prendermela con te…
- Continuo a non capire cosa hai in mente di fare, giuro, signori…
In quel momento la donna sorrise e si portò una mano sul petto, e sembrò essere sincera almeno su quest’ultima affermazione, al che Justin si alzò e cominciò a camminare tra il pubblico, salendo le scale e raggiungendo Francis. 
Urla di fan impazzite si levarono, e la security dovette tenerle a bada, mentre Francis si portò una mano davanti la bocca dallo stupore e lo guardava raggiungerla ad occhi sbarrati.
Una volta arrivato da lei le tese una mano invitandola a seguirlo giù per quegli scalini e raggiungere Ellen.
Tutti in quella sala erano rivolti a guardare lei, e tutti quegli sguardi la mettevano in imbarazzo, e non osava pensare cosa sarebbe successo una volta che si sarebbe ritrovata davanti le telecamere. 
Cercava di comunicargli la sua paura con gli occhi, sbarrandoli e scuotendo il capo leggermente, ancora spaventata all’idea, ma lui insisteva, così la prese per mano e la portò con sé da Ellen, che intanto applaudiva sorridendo felice del gesto carino del suo amico, verso questa ragazza che ancora non conosceva. 
- Dopo in camerino, ti concederò un coltello per uccidermi… andiamo!
Mentre scendeva giù per le scale assieme a lei, Justin parlava quasi da copione, come se volesse catturare ancor di più l’attenzione del pubblico, che era già abbastanza in delirio. 
Tutti si domandavano chi fosse quella misteriosa e fortunata ragazza, che Timberlake aveva pescato tra il pubblico. 
Le sue fans accanite, speravano che fosse tutto un copione e una scenata organizzata, ma proprio le sue vere fan conoscevano già Francis, avendola vista sul palco e sui giornali mano nella mano col cantante mentre erano a passeggio. 
Fancis stava per prendere in considerazione l’idea di ucciderlo con quel coltello, una volta tornati nei camerini, mentre ormai era già davanti le telecamere e si apprestava a stringere la mano alla conduttrice. 
La ballerina indossava un abito da sera nero, accorpato, con un paio di decolté neri aperti, con spalle scoperte senza bretelle ma adornate con i suoi lunghi capelli neri ed ondulati. 
La conduttrice fece una smorfia di stupore, come se si stesse complimentando con Justin per la scelta, poi disse con tono sorpreso:
- Oh mio Dio!
Justin continuava a tenere Francis per mano, anche perché la ragazza non riusciva a smettere di stringergliela per l’emozione. 
Il ragazzo guardò la sua amica sorridendo, e le domandò curioso:
- Cosa c’è?
- Non ci posso credere, Justin… Non è bionda??? Te la sei scelta mora!!
La conduttrice, conoscendo le sue ultime ragazze famose con cui fosse stato il cantante (Ovvero Britney Spears e Cameron Diaz) non poté non notare quel particolare che riteneva importante, quanto divertente.
Preso anche lui da un attimo di imbarazzo, si lasciò andare ad una risatina, mente abbassava il capo verso punti vacui, e poi si voltò a guardare Francis, che dopo quella frase, voleva ufficialmente sparire nel nulla, ma tentava di mascherarlo dietro ad un sorriso a cui non sapeva dare un senso.
- E’ americana, vero Justin?
La conduttrice, notando che la ragazza se ne stesse in silenzio, cominciò a pensare scherzosamente che non capisse la loro lingua. 
- Veramente… no…
- Oh ecco perché non parla!
La comica, cominciò ad indicare la poltrona e la invitava a sedersi, facendo vistosi gesti con le mani, era così buffa che Fran non trattenne una risata accompagnata da Justin. 
Il ragazzo cercò di trasmetterle sicurezza con un’ulteriore stretta di mano, e Francis finalmente parlò alla donna:
- Chiedo scusa ma… non pensavo di finire…
Fran presa da un ulteriore momento di panico, indicò le telecamere alzando un braccio, poi si lasciò andare ad un’ennesima risatina, e il pubblicò applaudì per incoraggiarla, mentre Justin l’abbracciò cingendola per un fianco.
Ellen si intenerì nel vedere la ragazza nervosa, e Justin che tentava di metterla a suo agio, e li guardò inclinando il capo dolcemente:
- Oh.. ma siete adorabili…
Fran e Justin continuarono a sorridere, ma poi la conduttrice si guardò intorno e cominciò a parlare con gli addetti ai lavori:
- Insomma mi portate una poltroncina per questa ragazza o dovrò farla sedere sulle mie ginocchia?
Il pubblico ridacchiò a quelle parole, mentre lei guardò Justin:
- Insomma… non che mi dispiacerebbe… Non incazzarti adesso, ma è davvero bellissima.
- Lo so.
Rispose serio e con convinzione lui, in un tono disinvolto e tranquillo, comico quanto la donna, ma erano entrambi molto seri almeno su quello. 
- Cioè signori, non potete capire di che colore sono i suoi occhi…
Un applauso si levò tra il pubblico, quando Fran abbassò lo sguardo e sorrise imbarazzata a quei gentili complimenti della donna, che poi tagliò a corto una volta che vide arrivare la poltroncina per lei facendola accomodare accanto al cantante.
- Insomma, ragazzi… 
Disse la donna sospirando mentre si sedeva, cominciando ad avere una conversazione da salotto con i due:
- In realtà io e Justin volevamo farti una sorpresa… lui mi ha parlato molto di te, e anche se non l’avesse fatto… beh bambina ti hanno visto tutti gli Americani ballare al Madison Square Garden, qualche mese fa.
Altre urla di fan echeggiarono nella sala, e Francis sorrise a pieni denti, abbassando lo sguardo, mentre era seduta accanto a Justin, con le gambe ben accavallate. 
I due non si tenevano più per mano, ma lui non le toglieva gli occhi di dosso, aveva le braccia poggiate sui braccioli della poltroncina su cui era seduto e si toccava le labbra mentre ascoltava con interesse la reazione di Fran a quelle parole di Ellen:
- In realtà non era previsto che io facessi quello che ho fatto…
Ellen si sorprese visibilmente e con interesse si avvicinò col busto in avanti per saperne di più:
- Ah no? Ma se ballavate così in sintonia…?
Francis si lasciò andare ad una risatina, mentre Justin si intromise per un attimo, e disse:
- Questo perché siamo dei ballerini, Ellen…
La donna spostò lo sguardo su di lui e disse:
- Mi riferivo anche ad un altro tipo di sintonia…
- Oh.
Disse lui alzando le mani, con uno strano modo di fare effemminato che spesso usava quando scherzava.
- La domanda mi sorge spontanea… ma se siete così in sintonia, perché quel passo non era previsto?
Francis si finse seria, imitando il modo in cui lo faceva spesso anche Justin, e disse:
- Perché il mio capo non voleva.
Con altrettanta serietà, la conduttrice disse:
- Beh il tuo capo è un cazzone…
Il pubblico scoppiò a ridere, mentre Justin si finse offeso:
- Ma insomma? 
Un applauso si levò tra la gente, e Francis lanciando uno sguardo d’intesa alla donna e cominciò a sorridere, spostando poi lo sguardo verso Justin. 
- Quello che va detto va detto.
Disse Ellen assumendo un aria risoluta, poi tornò a guardare Francis:
- Prima, il cazzone del tuo capo.. ehm…
Il pubblico rise a quelle parole, poi la donna si corresse, fingendo di essersi sbagliata ad esprimere:
- Volevo dire, Justin, mi ha detto che non sei Americana, effettivamente il tuo cognome mi suona tanto Italiano, non è vero? 
La donna si rivolse verso le telecamere e disse:
- Per chi non lo sapesse, ovvero per quelle tre o quattro persone che non hanno ancora aperto un giornale di gossip su cui ci sono foto di questi due camminare per New York mano nella mano…
Alcuni fan urlavano esaltati, ed Ellen si fece scappare una risatina mentre lanciava uno sguardo ai due, che sorridevano sotto i baffi, mentre la guardavano:
- …La ragazza si chiama De Laurentiis… l’ho pronunciato correttamente? De Laurentiis?
- Perfettamente.
Confermò la ragazza, sorridendo gentilmente in direzione della donna, ma nel sentirsi chiamare col cognome del padre che soltanto poche settimane fa l’aveva ufficialmente disconosciuta come figlia, le fece una strana impressione, quasi come se un brutto ricordo le fosse venuto alla mente. 
Ma cercò di mascherare il tutto dietro ad un sorriso, continuando a guardare la donna, con interesse:
- Adoro già questa ragazza…
Commentò tra sé e sé guardando Justin, che continuava a sorridere, mentre guardava totalmente assorto in direzione di Fran.
- Beh anch’io provo la stessa adorazione per te, Ellen…
La ragazza pronunciò il suo nome con uno strano accento, che fece aumentare il livello di adorazione della donna verso di lei. 
- Giuro che se non fossi già impegnata, proverei a rubartela.
Commentò guardando Justin, che disse:
- In quel caso saresti dovuta passare sul mio cadavere. 
Francis continuava ad essere in imbarazzo, mentre il pubblico applaudiva assieme ad Ellen che fu sorprendentemente colpita da quelle parole dell’amico ed applaudì nella sua direzione.
[…]
Intervista andò concludendosi, anche se Ellen avrebbe voluto chiedere di più su Fran.
- Insomma ragazzi, siamo giunti alla fine di questa puntata, e devo dire che rientra le migliori che abbia mai fatto, grazie a voi. 
Un applauso cominciò a sentirsi in sottofondo, mentre Ellena continuava dicendo:
- Sono felicissima di sapere che il mio amico Justin sia finalmente felice con questa ragazza, che otre ad essere stata imbarazzata per tutta la durata dell’intervista, è anche molto bella e simpatica.
Francis sorrise a quelle parole, accompagnando quell’applauso, ringraziando la donna ancora una volta.
- Ti lascio con la speranza di poterti riavere in questo studio un giorno, magari in un’intervista in cui parleremo della tua carriera da ballerina, e non di gossip.
La donna le fece l’occhiolino e Francis sussurrò:
- Me lo auguro davvero…
La donna si sbrigò ad avvicinarsi al momento del lancio della pubblicità e si alzò in piedi per salutare con un bacio sulla guancia prima Justin, poi Francis. 
- Ragazzi è stato un piacere immenso, ci rivedremo presto ad uno dei concerti, ok JT?
- Ci conto, Ellen!
- Fantastico! Voi da casa restate con noi, dopo questa breve pausa torneremo in studio per parlare del nuovo film di Jared Leto in cui interpreta l’assassino di John Lennon, Mark Chapman e per cui è dovuto ingrassare, pensate un po’, ben 27 chili!
La conduttrice lanciò la pubblicità e salutò ancora una volta i due accompagnata dagli applausi del pubblico.
[…]
Mente rientrarono nei camerini, Francis era tormentata dal nome di quell’attore che pronunciò poco fa Ellen, domandosi dove l’avesse già sentito, eppure non le veniva in mente.
Quei pensieri volarono via, quando si ritrovò sola con Justin e sorridendogli cominciò a rimproverargli dolcemente quello che avesse appena fatto:
- Sei totalmente pazzo? Ho rischiato un attacco di panico….
- Sono solo pazzo di te!
Lui la strinse a sé e senza che nemmeno se ne accorgessero, cominciarono a fare lenti passi in tondo, mentre si abbracciavano, e lui si perdeva nella bellezza del suo sorriso, e lei si perdeva nell’azzurro dei suo meravigliosi occhi. 
- Sshh…
Sussurrò lei mettendolo a tacere con un bacio. 
Stavano per lasciarsi andare a quel bacio, ognuno nelle braccia dell’altro, ma l’agente di Justin li interruppe, entrando in camerino proprio in quel momento. 
- Ok, Justin, possiamo andare.
Francis riuscì a prendere le distanze da Justin, prima che l’uomo li vedesse e lei cadesse nuovamente in una spirale di imbarazzo. Intanto l’agente continuava a parlare, guardando il suo assistito:
- Ricordati che tra quattro giorni ricomincia il tour e partiamo per l’Irlanda del Nord tra due giorni.
- Come potrei dimenticarlo?
- Non lo so, ti vedo un po’ distratto ultimamente…
Disse in tono scherzoso l’uomo sulla trentina, afroamericano e di bell’aspetto, anche se un po’ bassino.
- Naaaah…
Disse Justin inclinando le labbra verso il basso in una smorfia contrariata, mentre tirò a sé Francis, che sbottò in un grido muto mentre lui la travolgeva con un bacio.
Il suo agente se la rise, poi scuotendo il capo, uscì dal camerino dicendo:
- Ok, ma sbrigatevi…
Fran dopo l’attimo iniziale di stupore, non appena incontrò le sue labbra, accolse le braccia attorno al suo collo e con passione si lasciò trasportare da quel momento, che durò meno di quanto sperasse.
[…]
- Come sarebbe che non ho abbastanza soldi?
- Ehm… diciamo che non coprirebbero l’investimento, ecco…
- Ma se non vedo l’ombra di uno stipendio da mesi? Cosa ne hai fatto dei miei soldi?
Francis aveva finalmente avuto modo di rincontrare il suo agente dopo mesi in cui l’uomo saltava ogni appuntamento trovandosi la scusa di essere fuori dal paese e impegnato con altri affari.
Adesso però, tutti i nodi stavano venendo al pettine, e Francis cominciava a vederci chiaro su quell’uomo che non gliel’aveva mai raccontata giusta, e temeva che l’avesse truffata prendendosi tutti i suoi guadagni.
- Ma niente, Francis! Giuro che avevo tutto sotto controllo…
L’uomo cominciò a sudare freddo andando in panico, mentre Francis tentava con tutta la sua buona volontà di mantenere la calma e non fare una scenata lì davanti a tutti.
Lei e il suo agente si trovavano in una caffetteria nel centro di New York, il giorno dopo l’intervista da Ellen, e a pochi giorni dalla partenza; erano le 10 del mattino, e la ballerina già cominciava a perdere le staffe.
- Avevi tutto sotto controllo? Perché parli al passato?
La ragazza seduta al tavolo, cominciò a sedersi correttamente, avvicinandosi col busto al tavolo e poggiandosi coni i gomiti, mentre lo guardava con un’ira che cominciava a crescere nel suo sguardo.
- P-P-Perché ecco… insomma…
L’uomo si passava una mano tra i capelli e cominciò ad allentarsi il nodo della cravatta.
Indossava uno smoking nero con camicia bianca e cravatta a strisce nera e grigia, mentre Fran indossava un Jeans a vita bassa, largo con una t-shirt che le arrivava a metà altezza delle cosce e calzava di una taglia più larga, a perfetto stile hip hop.
Inoltre indossava l’immancabile ciondolo e il cappello che le aveva regalato Justin.
- Paul. Dove. Sono. I. Miei. Soldi?
La ragazza parlava a scatti, a denti stretti tentando con tutta la sua buona volontà di non esplodere dalla rabbia:
- Al momento non li ho… ma giuro che…
L’uomo confessò, ma tentò invano di tranquillizzarla.
- Non li hai? NON LI HAI? Stiamo parlando di oltre trentamila dollari!
Gli urlò la ragazza andando in escandescenza, mentre lui spaventato, cercava di tenerla buona, guardandosi intorno e notando alcuni sguardi addosso di altri clienti seduti ai tavoli.
- Shhh…. Fran ti prego non…
- Come dannazione hai fatto a far sparire trentamila dollari?  Eh? Avanti dimmelo o giuro che…
- Ok, ok…
Disse lui cercando di farle abbassare la voce.
- Diciamo che forse… ho puntato su qualche azione in borsa… ma sono stato sfortunato.
Francis quasi cacciò gli occhi furi dalle orbite dopo quell’affermazione che riteneva assurda.
- Che cosa? Tu hai investito i MIEI soldi in borsa e li hai persi?
- La borsa è fatta così… un giorno le quote salgono e un giorno scendono…
- Come ti sei permesso di usare i miei soldi? Lurido bastardo, io te la faccio pagare cara!!
Fran si alzò dal tavolo e gli lanciò addosso il contenuto del bicchiere, macchiandogli la camicia di caffè, facendo voltare tutti i presenti verso la loro direzione.
L’uomo indietreggiò con la sedia, reagendo d’istinto a quel caffè rovesciatovi addosso.
- Noi due ci vediamo in tribunale! Non finisce qua, stronzo! Ti farò spellare ogni centesimo che mi devi!
Uomini della security, si avvicinarono alla ragazza e la portarono fuori, ma non dovettero spingerla via, la ragazza si allontanò di sua volontà e una volta fuori, notò la presenza di alcuni paparazzi che immortalarono quel momento.
[…]
La ragazza si rinchiuse nella sala prove di Timbo, provando e riprovando coreografie vecchie, improvvisandone di nuove con canzoni che non erano neppure di Justin.
Aveva imparato ad usare quello stereo del produttore, e aveva migliorato il suo modo di sfogare la rabbia, che non prevedeva più sfasci di case, edifici, o bastonate contro chi le avesse fatto qualche torto.
Era determinata nel fargliela pagare legalmente, e non in ospedale.
Era rinchiusa in quella sala di prove dalle undici di quel mattino, e non si era mai fermata, neppure per una pausa pranzo.
Timbo era rinchiuso in sala di registrazione con dei suoi colleghi cantanti, con cui faceva collaborazioni, stavano incidendo una canzone, e lei non diede loro il minimo problema, dato che le porte della sala ballo erano insonorizzate e lei mai ne uscì fuori.
Timbo cercò di convincerla ad unirsi a loro per mangiare, ma la ragazza era troppo arrabbiata e turbata, per fare conversazione con altri o mangiare, così non fece altro che provare, provare e provare per tutto il pomeriggio.
[Canzone consigliata per questa scena Beyoncé-Sweet Dreams]
Partì un brano che aveva inserito nella playlist del suo ipod, e più si guardava in quello specchio, più vedeva in sé stessa l’unico modo di riscatto, l’unica persona su cui avesse potuto contare di lì in avanti, e per sempre.
Era determinata a crescere, a maturare, prendendosi sulle spalle le proprie responsabilità e doveri.
D’ora in avanti non avrebbe mai più ingaggiato un agente, sarebbe stata il suo stesso agente, si sarebbe autofinanziata l’apertura della scuola di ballo e avrebbe dato il via ad una nuova fase della sua vita.
Emma non c’era, la sua famiglia non c’era, i soldi non c’erano, eppure lei ce l’avrebbe fatta comunque, e con le sue sole forze, perché era quello che sognava.
Ma prima… doveva fargliela pagare a Paul Smith, il suo agente.
Lo avrebbe trascinato in tribunale e lo avrebbe ridotto a vendersi anche le mutande pur di riavere i soldi in dieto che le spettano di diritto.
Trovava il ballo uno sfogo migliore dei giri in moto o le risse, almeno era più costruttivo, e le dava modo di pensare a nuove coreografie e nuovi passi che avrebbe migliorato poi nel tempo.
Chiunque, con un minimo di competenza nel ballo, avrebbe scommesso nel suo successo, eppure la gente sembrava soltanto approfittarsene, o demolirla, così come aveva fatto il suo agente e suo padre.
Era un bagno di sudore e rabbia repressa, ma in lei si potevano notare gli occhi della tigre, quelli forti e determinati, quelli che l’avrebbero condotta al successo mondiale.
Mentre era impegnata ad eseguire la coreografia appena inventata sulle note di una canzone, si vide entrare Justin nella sala, con aria preoccupata e turbata; probabilmente era venuto a conoscenza dell’accaduto, oppure era stato avvisato da Timbo che lo avrà invitato a raggiungerli negli studi di registrazioni, segnalandogli la presenza di Francis e raccontandogli tutto l’accaduto col suo agente.
Justin sembrava essere furioso, spense lo stereo, e Francis soltanto in quel momento si accorse della sua presenza; lui a passo svelto le si avvicinava dicendo:
- Cos’è questa storia? Dov’è quel truffatore?
Francis non gli rispose e tamponò del sudore dalla sua fronte, mentre Justin continuava parlando:
- Trentamila dollari? Glieli faccio uscire per il…
- Ci penso da me, non preoccuparti…
Lo interruppe lei, guardandolo con riluttanza, mentre afferrava una bottiglina di energade e poggiava il suo asciugamani sulla spalla e ne approfittava per riprendere fiato.
Justin indossava un jeans e una camicia bianca, sbottonata appena di due bottoni e con le maniche arrotolate lunghe le braccia, con un paio di scarpette bianche, mentre Fran indossava la sua tuta da prove che comprendeva un leggins nero, con una canotta bianca che le arrivava sino a giù i fianchi, leggermente larga, ma abbastanza a corpo e un paio di scarpette dell’Adidas rosse.
- Come sarebbe non preoccuparti? Quello ti ha rubato i soldi!
- Questo lo so.
Justin notò un comportamento anomalo da parte della ragazza e lo associò alla questione del suo agente, ma non capiva perché si comportasse così rigidamente e freddamente anche con lui.
[Canzone consigliata per questa scena Muse-Undisclosed Desires]
- Deve pagarla!
- So anche questo.
Disse lei voltandosi finalmente a guardarlo, ma quello sguardo era freddo e distaccato, come se in quel momento la sua testa fosse immersa in altri tipi di problemi per poter pensare a lui e al loro rapporto di coppia.
Justin confuso la fissava interrogativamente, e lei dopo alcuni attimi di silenzio, aggiunse:
- Ma è una questione che riguarda me e soltanto me, quindi preferisco sbrigarmela da sola.
Justin non si aspettava che fosse seria, moriva dalla voglia di fiancheggiarla in quella battaglia contro il suo agente, per fargliela pagare.
Non sopportava l’idea che qualcuno le avesse fatto un torto simile, eppure lei voleva tenerlo fuori, come se fossero dei semplici conoscenti, o amici.
- Ma sei impegnata col tour, non potresti sbrigartela da sola, domani partiamo…
Intanto lei lo aveva superato e si incamminava lentamente verso la porta di quella sala da ballo che qualche settimana prima era stato il loro rifugio d’amore.
- Troverò un modo, non preoccuparti.
Fran era determinata e convinta delle sue capacità, come mai lo era stata in vita sua; era decisa a fargliela pagare, e diavolo lo avrebbe fatto, anche se dovesse essere l’ultima cosa che faceva in vita.
- Dove stai andando?
Domandò perplesso Justin allargando le braccia trovando inspiegabile quel comportamento della ragazza:
- A correre, ho bisogno di schiarirmi la mente.
Fran non si voltò neppure a guardarlo, che uscì dalla sala, lasciando l’asciugamani e la bottiglina vuota lì a terra da qualche parte, ed uscì dalla struttura.
[…]
Justin restò l’ impalato per qualche secondo, ma poi la seguì a ruota cominciando a correrle dietro.
Fran aveva cominciato a correre, e quando lei correva, quasi nessuno riusciva a starle dietro: negli anni dell’esercito aveva sviluppato ancor di più quella sua capacità, riuscendo a gestire il fiato più a lungo per prestazioni più lunghe e durature che le permettevano di correre molto velocemente e molto più a lungo rispetto a prima.
Justin sembrava essere l’unica persona al mondo in grado di starle dietro, forse perché era bravo quanto lei nella corsa, o forse perché era la forte attrazione e il sentimento a spingerlo da lei così in fretta.
La ragazza non si fermò, ma si voltò a guardarlo correrle accanto.
- Cosa fai? Non puoi correre in jeans e camicia!
- Se non… se non ti fermi…
Diceva lui affannato, mentre lei riusciva a parlare abbastanza linearmente, grazie alla sua nuova tecnica respiratoria.
- Non posso… Lasciami allenare, Justin. Ci vediamo dopo… vai!
- Non pu… non puoi dire sul serio…
- In base a cosa?
- In… in base… al tuo agente… io… posso aiutarti.
- Non voglio il tuo aiuto… voglio gestirmela.. da sola…
- Ma perché? Ti… complichi soltanto… la vita…
- Se non è complicata… non è la mia vita…
- Lascia che ti stia …accanto…
- Non ti sto spingendo via…
- E invece è proprio… proprio quello che stai face…ndo…
- La smetti di correre?
- Non finché non la…smetterai anche …tu…
- Rischi di restare senza fiato…
- Beh… anche tu!
Intanto la velocità era sempre stabile, molto veloce, ma regolare.
- Io mi sono allenata … in esercito… tu no…Voglio restare sola… lasciami correre in pace…
- Mi stai evitando…
- Voglio solo correre… e poi potresti farti male coi jeans… non lo sai… che non si fanno esercizi… fisici.. con i jeans?
- Dove siamo finiti?
Justin nel frattempo si guardava intorno e si accorse che a furia di correre erano finiti in una zona disabitata con tanti alberi attorno, quasi un luogo deserto.
Francis neppure ci aveva fatto caso, dato che era stata distratta dal parlare del ragazzo, così entrambi diminuirono la velocità di corsa, e cominciarono a guardarsi incontro, mentre Justin riprendeva lentamente fiato.
- Ecco, vedi?
Disse rimproverandolo lei, mentre si fermava lentamente, e si portava le mani sui fianchi.
Justin era piegato in avanti poggiandosi con le mani sulle ginocchia, intento a riprendere fiato a pochi metri di distanza da lei.
- Cosa?
- Ci siamo persi…
- Sei tu quella che correva…
- Sì ma tu mi hai distratto!
- Adesso è colpa mia?
- Hai cominciato a corrermi dietro, e non la smettevi più di parlare e parlare!!
- Volevo solo aiutarti!!
- Nessuno ha chiesto il tuo aiuto!
Gli animi tra i due cominciavano a scaldarsi, ed erano sul punto di un ennesimo litigio.
Justin guardava Francis con aria alterata, e lei ricambiava altrettanto quello sguardo, incolpandolo di non essersene stato al suo posto.
- Fanculo! Ero solo preoccupato per te!
[Canzone consigliata per la scena Phil Collin-In The Air Tonight]
Lui la guardava male, e si rimproverava da solo per essersene preoccupato.
Francis si rese conto del gesto dolce del ragazzo, ma era troppo incazzata per ammetterlo:
- Beh non esserlo!
- Non capisci un cazzo!
- Sei tu quello che non capisce un cazzo! Ti avevo chiesto di lasciarmi andare!
- Non ti ho fermata, infatti!
- Si ma hai continuato a darmi fastidio!
- Ah… al diavolo!!!
Lui la mandò al diavolo e si allontanò visibilmente incazzato e deluso da quel suo comportamento.
Fran si rese conto di aver esagerato, e che lui tentava soltanto di aiutarla, così lentamente cercò di affogare il suo orgoglio, e cominciò a camminargli dietro per raggiungerlo.
- Ehi! Dove stai andando!
- Da dove sono venuto! Continua pure la tua stupida corsa!
- Ma non sai la strada del ritorno, potresti perderti!
- Sono in grado di orientarmi!
- Ah davvero? Siamo in mezzo al nulla, tra enormi alberi…
- Troverò un modo, tu continua pure il tuo allenamento!
- Ormai non posso più farlo!
- Fai quel che cazzo ti pare!
- Ehi… smettila di essere arrabbiato!
- Troppo tardi!
- Ma dove vai? Qui ci siamo già passati un minuto fa!
Justin si guardava intorno, visibilmente incazzato e cominciava a spazientirsi.
- Stiamo girando in tondo…
Disse lei, guardandolo restando a pochi metri di distanza da lui, con le braccia poggiate sui fianchi.
- Fantastico! Ci siamo persi!
- E’ da tre ore che te lo dico!!
- Sono stato un cretino a venirti dietro!
- …infatti!
- Che stupido!
Justin si malediceva da solo, mentre imperterrito si guardava intorno cercando di ricordare la strada da intraprendere per tornare indietro.
Francis voleva fare la pace, ma ormai lo aveva fatto incazzare e anche di brutto, quindi se ne stava un po’ sulle spine, e continuava a dargli corda aumentando la sua incazzatura.
- Te l’avevo detto…
Justin la fulminò con lo sguardo e si avvicinava a lei lentamente, mentre continuava ad urlarle contro incazzato, così tanto incazzato da farle quasi paura:
- Volevo solo esserci per te, perché non sopportavo l’idea che quel bastardo ti avesse portato via tutti i soldi, ora smettila di fare la stronza e continua a correre e vattene al diavolo!
- La smetti di mandarmi al diavolo?
- Non sei l’unica che sa come incazzarsi!
- Quando mai ho creduto di essere l’unica?
- Non lo so, e non mi interessa!
- Probabilmente ci troveranno tra non molto, se continui ad urlare in questo modo!
- Non sei obbligata a restare a sentire le miei urla, mi hai chiesto di lasciarti in pace, bene, ti sto lasciando!
Francis con un sorrisetto malizioso, lo guardò divertita da quelle parole, anche quando si incazzava  riusciva ad essere bellissimo.
- Mi stai lasciando?
- E’ quello che ho detto!
Justin era confuso nel vedere quel sorriso stampato sul suo volto, che quasi lo infastidiva, perché si sentiva preso poco sul serio.
- Per lasciarsi bisogna essere in due.
- Smettila di ridere, sono serio.
- Anche io! Non puoi lasciarmi!
- E invece è proprio quello che voglio fare! Ora vattene!
- Beh non saprei dove andare, visto che grazie a te ci siamo persi!!
- Un posto dove farti andare ce l’avrei!
Fran sorrise ancora una volta e lo guardò divertita, ma alzando il tono di voce, gli disse:
- Ah sì? E quale sarebbe? Mh?
Il ragazzo con un’espressione delusa sul volto, scosse il capo leggermente e si voltò dandole le spalle per poi allontanarsi da lei, borbottando qualcosa ancora incazzato.
Francis gli corse dietro, e lui continuò a camminare, evitandola.
-Non mi hai risposto!
- Smettila di parlarmi!
- Siamo soli, in questa specie di bosco, posso parlare solo con te!
- Non voglio che tu lo faccia!
Finiro col fare ancora una volta il giro intorno a quegli enormi alberi e su quelle strade che sembravano essere tutte uguali e portavano tutte allo stesso punto di partenza.
Justin preso da un momento d’ira, scagliò un pugno contro il tronco di un albero e disse:
- Dannazione!!!!!
Francis sbarrò gli occhi a quella scena e si precipitò subito verso di lui per vedere se i tagli sulle nocche della mano fossero profondi.
- Sei impazzito?? Che cazzo fai!?
Il ragazzo tirò via la mano e ancora furioso, riprese a camminare.
- Justin!!! Hai del sangue sulle mani, aspetta!!!
Fece una breve corsetta per raggiungerlo, mentre toglieva la canotta che indossava, restando soltanto con una fascia che le copriva il seno, e i pantaloni.
- Che stai facendo?
- Fermo il flusso del sangue sulla tua mano, sta fermo!
- Rimettiti quella maglietta e pensa a trovare una via di ritorno!
- Non me ne fotte un cazzo di tornare indietro!
- A me sì! Voglio andarmene! Non sarei mai dovuto venire agli studi!
- Ormai l’hai fatto, dammi quella dannata mano!
Non sapeva più cosa fare per calmarlo, né per chiedergli scusa, così trovò che l’unica soluzione che avesse era quella di calmarlo a modo suo.
Ancora furiosi l’uno con l’altro, si guardarono male, ma poi caddero in tentazione e si andarono incontro per baciarsi.
Fu  il miglior bacio che si fossero dati prima di allora, un bacio nervoso, incazzato, ma forse quello con più sentimento degli altri.
Insomma potevano litigare come cani e gatti, ma quello che provavano l’uno per l’altro era troppo forte per poterlo gettar via assieme ad un attimo d’ira.
Justin cominciò ad accarezzarla lungo quella schiena semi nuda, stringendola tra le sue braccia, trasmettendole tutto il calore del suo corpo, calore dettato dalla corsa precedente e dalla rabbia sfogata poco fa.
Si morse le labbra a vicenda, trasformando quella rabbia in un momento passionale, che durò attimi interminabili.
Fran lo spinse spalle contro un albero, e caricò di passione quel bacio, ancora e ancora, mentre cominciava a sbottonargli la camicia, vogliosa di qualcosa di più.
Dopo essere rimasti senza fiato, riuscirono a mettere un punto a quel bacio.
Entrambi sconvolti e semi nudi, lei con i capelli scombinati, senza canotta, lui con la camicia sbottonata e quasi tolta, si fermò a guardarla indietreggiare di qualche passo.
- Questo non significa nulla.
- Assolutamente!
- Continuo ad essere incazzato con te!
- Anche io!
- Continuo a voler andarmene!
- Dammi la mano!
- No!
- Stai perdendo sangue! Dammi quella cazzo di mano!
La ragazza gli andò incontro e gli afferrò la mano, notando che il sangue colava senza fermarsi da due tagli profondi:
- Sei uno stupido idiota!!
- Che vuoi fare? Una canotta poggiata su non risanerà dei tagli!
- Sta zitto! E lasciami fare!
La ragazza stupì Justin, nel modo in cu lo stesse medicando con quel poco tessuto che aveva a disposizione. Con i denti taglio la canotta, che fortunatamente era fatta di cotone facile da rompere, e riuscì a stringere il noto attorno a quella fasciatura improvvisata.
Restarono in silenzio per tutto il tempo, mentre lei lo medicava usando metodi che aveva imparato nell’esercito, e mentre l’osservava totalmente assorto dalla sua bellezza e dai suoi modi di fare che riuscivano sempre a stupirlo.
- Ti fa male così stretta?
- Va bene così…
- Riesci a muoverla?
- Sì.
- Fa un po’ vedere!
Justin alzò gli occhi al cielo, e aprì e chiuse la mano lentamente, rassicurandola sul fatto che la fasciatura non venisse via.
- Riuscirai a suonare il pianoforte o ti brucia, quando la muovi?
- Sono dei graffi, non mi si sono spezzate le ossa…
- Sei uno stupido incosciente! Potevi farti davvero male!
- Colpa tua!
- Se volevi colpire qualcosa, colpivi me, non un albero!
- Non ti toccherei mai!

- Mai?
Domandò lei guardandolo con malizia, riferendosi ad un altro tipo di tocco che non aveva niente a che vedere con la violenza.
Lui fu rapito dai suoi occhi, ed abbozzò un sorriso, riuscendo finalmente a far sparire quell’espressione incazzata sul volto.
Lei fu trasportata da quel sorrisetto, mentre lui le rispondeva con convinzione:
- Mai!
Lei spostò lo sguardo sulla sua mano fasciata e gliela prese tra le mani, cominciando a dire:
- E se io volessi essere toccata soltanto da te…?
Avvicinò quella mano mal ridotta alle sue labbra e baciò le sue dita lentamente, poi continuò parlando con un tono di voce sensuale:
- …Insomma… toccata come soltanto tu sai fare…
Poggiò la mano di lui sulla sua guancia e riaprì lentamente gli occhi, dopo essersi goduta quel momento di dolcezza.
- Soltanto io?
- Soltanto tu…
Sussurrò lei avvicinandosi al suo volto e appoggiando le labbra sulle sue lentamente.
- Cosa… vuoi fare…?
Domandò lui, mentre si dava una risposta da solo e tornava a morderle leggermente il labbro inferiore e le parlava a ancora bocca a bocca.
Lei scivolava con le mani lungo il suo petto, fino ad arrivare ai suoi fianchi, lentamente.
- Niente che non vorrai…
Gli rispose in un sussurro, mentre si liberava da quel morsetto sulle labbra, ed alzava lo sguardo per guardarlo dritto negli occhi.
- Qui…?
Intanto lui infilò le mani nel suo pantalone e cominciò a toccarle il sedere lentamente, mentre le baciava il sollo in attesa di una risposta, che sembrava tardare nell’arrivare, a causa di alcuno ansimi di piacere.
- Potremmo prendere qualche malattia…
Disse lei, troppo impegnata nel godersi quelle sue mani sul suo corpo e quei tocchi di labbra umidi sul collo, per poter davvero pensare ad una conseguenza così grave.
- Se tornassimo indietro…
Diceva lui in un sussurro tra un bacio sul suo seno e l’altro:
- … troveremmo gli altri, e non potremmo più…
Continuava a dirle con lunghe pause tra un bacio lento e passionale e l’altro.
- Non torniamo indietro…
- Stai bene in … un posto simile?
Lei gli mese le mani attorno alle spalle e l’abbraccio, cercando di diminuire sempre più lo spazio che li divideva:
- Starei bene anche all’inferno con te…
Justin rispose a quella frase con un bacio e lei si strinse a lui come un koala, per poi scivolare con le labbra a baciargli il petto lentamente, fino a scendere giù a baciargli gli addominali, e poi risalire e guardarlo negli occhi.
- Questo ciondolo, comincia ad essere ingombrante…
Disse lui, mentre cercava di farsi spazio per sfilarle via quella fascia che le copriva il seno, ma il ciondolo le penzolava sopra.
Lei sorrise e disse:
- Ormai fa parte di me… abituatici…
- Comincerò a farti regali che non mi siano d’intralcio in momenti come questi…
Le sorrise maliziosamente lui mentre iniziarono a restare sempre meno vestiti e più l’uno nelle braccia dell’altro.
Riuscirono a farlo lì, in piedi, contro quell’enorme e possente albero in mezzo al nulla; stando attenti a non toccare nient’altro che non fossero i loro corpi.
Francis non aveva più paura, quando era con lui si sentiva protetta da qualsiasi cosa, si sentiva al sicuro e stava bene, era felice, finalmente felice.
[…]
Mentre si rivestivano, Fran guardò ancora una volta la mano di Justin fasciata, e con leggera tristezza abbassò poi lo sguardo in un punto vacuo, mentre infilava le scarpe.
- Scusa… scusa se ti ho fatto incazzare…
Non vi fu bisogno di menzionare la mano fasciata per far capire a Justin a cosa si stesse riferendo, perché l’aveva vista mentre lo guardava con quello sguardo colpevole.
Il cantante si infilò la camicia, ma la lasciò ancora sbottonata per si avvicinarsi a lei.
- Non chiedermi scusa… tu… puoi farmi quello che vuoi…
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui che le alzava il volto accarezzandole il mento, e le scappò un sorriso a quelle dolci parole.
- Allora quando hai detto che volevi lasciarmi… non eri serio?
- Dopo quello che abbiamo appena fatto, me lo chiedi?
Era davvero una frana in quanto a relazioni, ma per fortuna a lui piaceva così com’era.
[…]
Non si sa come, ma alla fine, Justin e Francis riuscirono a trovare la strada per tornare allo studio di registrazione di Timbaland.
Una volta rientrati, però, la ragazza volle fare ritorno a casa di Chenille, per potersi cambiare, magari lei e Justin si sarebbero rivisti in serata.
Una volta arrivata, però, l’atmosfera in casa sembrava strana.
Entrata in casa, non vi era nessuno né in giardino, né in cucina, ma poi entrando in soggiorno ebbe Mama Su di faccia e capì subito dalla sua cupa faccia, che qualcosa era successo.
Spaventata, la ragazza si avvicinò alla donna, afferrandole le mani, quasi temendo che la donna potesse avere un mancamento da un momento all'altro, ma Mama Su era semplicemente stordita da una qualche cattiva notizia:
- Mama Su…!?
Entrando in soggiorno, mentre andava incontro alla donna, sulla sua destra notò Chenille seduta sul divano con la cornetta del telefono ancora tra le mani, e lo sguardo perso nel vuoto.
Francis visibilmente allarmata, guardò le due cercando spiegazioni semplicemente con il linguaggio degli occhi, ma poi Chenille sussurrò:
- E’ fuori… Trevor è uscito di prigione…
Chenille era stata avvisata dalle forze dell’ordine che il padre di Anaya aveva finito di scontare la pena in carcere con due anni di anticipo per buona condotta, e che era stato rimandato a casa dalla sua famiglia dopo cinque anni di detenzione, e che se voleva poteva fargli visita per fargli conoscere sua figlia.

CONTINUA…

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Capitolo 27
*** ● Fame Di Gelosia ● ***


Si Chiamava Trevor Miller ed era un afroamericano del Bronx, poco raccomandabile.
Aveva 26 anni, era molto alto, almeno 1,85 cm, muscoloso, occhi da cerbiatto tipico degli uomini di colore, naso leggermente schiacciato, grandi labbra carnose e un piercing sul sopracciglio destro, un tatuaggio sul collo nel lato destro, uno sulla mano sinistra, ed enormi tatuaggi su entrambe le braccia dove a destra prendevano l’intero braccio, mentre a sinistra arrivavano sino all’avambraccio e si fermava. (erano dei tribali).
Usava indossare abiti più larghi della sua vera taglia, grandi collane a catene d’oro, una bandana sotto ad un cappello da hip hop, con un filo di barba.
Era stato condannato a sette anni di detenzione per spaccio di stupefacenti, ma era uscito due anni prima per buona condotta.
In quei cinque anni, non aveva mai conosciuto la figlia che aveva avuto con Chenille, la quale aveva 18 anni quando il ragazzo era finito dentro ed era rimasta incinta.
I due erano amici di lunga data, si erano conosciuti nella loro scuola quando frequentavano il liceo, lui era il solito ragazzaccio che creava problemi sociali nella scuola, venendo spesso sospeso, o nei peggiori dei casi tenuto agli arresti domiciliari per rapine a mano armata, o spaccio di erba.
La sua storia con Chenille iniziò quando lei aveva 16 anni e lui 19, la ragazza era abbagliata dal suo bell’aspetto e attratta dal suo modo di fare da cattivo ragazzo da cui riusciva a vederne il lato buono, lui invece la usava per i suoi comodi, ma sotto sotto ne era legato e forse anche innamorato, ma troppo ignorante per capirlo.
Stettero insieme per due anni tra tiri e molla, litigi su tutti i fronti anche violenti, in cui spesso e volentieri la ragazza ne usciva con qualche livido o occhio nero.
Mike, il fratello di Chenille, era grande amico di questo Trevor, ma erano soliti finire alle mani quando il fratello della ragazza notava i segni di violenza da parte di Trevor sulla pelle della sorella.
La vita nel Bronx, però si sa, è molto difficile e differente dalle altre.
Riuscivano a convivere continuando ad avere buoni rapporti, anche dopo litigi simili: anche perché il ragazzo all’epoca aiutava la famiglia De Noir ad andare avanti con i pagamenti della casa o altre spese, con ovviamente soldi sporchi e non onesti; ma questo in momenti di miseria e difficoltà, poco contava.
Mama Su non aveva mai accettato quel rapporto tra i figli e quel ragazzo, ma dovette accettarlo una volta ritrovatasi in casa sua figlia incinta di lui.
Oltre a Trevor, la donna dei De Noir, non conosceva nessun altro della sua famiglia:
il padre del ragazzo era morto quando era ancora un bambino in seguito ad una sparatoria che lo vedeva coinvolto, mentre la madre non si era mai interessata né a Chenille, né alla madre, e né tantomeno alla piccola Anaya.
Il Bronx, era come un grande paese, dove tutti conoscono tutti, eppure Mama Su e la madre di Trevor non si erano mai incontrate di persona, né nutrivano questo desiderio.
Il ragazzo aveva un fratello maggiore di 30 anni, (Jason) che era finito in galera per omicidio colposo durante una sparatoria tra clan di spaccio.
Aveva anche due sorelle di 21 e 24 anni che avevano già dei bambini e conducevano una vita poco agiata e quindi costrette anche loro a spacciare per sopravvivere.
Si chiamavano Jenny e Nora ed erano delle ragazze tipiche del bronx, somiglianti nei modi e nei movimenti a Chenille, ma più alte e in carne di lei, e con modi di truccarsi e pettinarsi più vistosi.
[…]
Chenille aveva appena saputo del rilascio di Trevor, grazie ad una telefonata della polizia, ancora sotto shock era l’ultima cosa che si aspettasse che succedesse.
- Dov’è Anaya?
- Fran… non voglio che la veda…
- Non te l’ho chiesto perché volevo portargliela…
Franci si avvicinò all’amica che restava seduta su quel divano, ancora con la cornetta del telefono tra le mani in visibile stato di shock.
Si piegò sulle ginocchia per arrivare alla sua altezza, e le prese il telefono da mano per posarlo stringerle poi la mano, cercando il suo sguardo.
- Ascolta, Chenille, non devi fargliela vedere se non vuoi…Ehi… hai capito?
Chenille finalmente spostò lo sguardo verso l’amica e allarmata le disse:
- Ma è suo padre…
- Allora vorrà dire che prima gli farai visita a casa, poi se lo riterrai opportuno gliela farai vedere… ora calmati.
Fran si voltò in direzione di Mama Su che era visibilmente scossa e turbata da quella notizia, e se ne stava in piedi a pochi passi da loro, a guardare la figlia.
- Mama Su…vieni a sederti… vi porto da bere!
La ragazza si alzò e si diresse dalla donna e la costrinse a sedersi, mentre in modo svelto andò a prendere dell’acqua per le due.
- Ecco, bevete…
La ragazza si accorse a portar loro da bere, e in quel momento entrò in casa Mike, che raggiungendole in soggiorno si stranì nel vederle in quello stato.
Il suo sguardo allarmato, chiedeva spiegazioni, lanciando un primo sguardo a Francis, poi alla madre e infine alla sorella; la quale guardandolo fisso con una lieve paura disse:
- Trevor…
Non vi fu bisogno di aggiungere altro, che il ragazzo sbarrò gli occhi e capì al volo cosa fosse successo.
- Ma non erano sette anni?
- Buona condotta…
Il ragazzo sbottò in una sorta di sorrisetto ironico, distogliendo lo sguardo incredulo, poi disse:
- Dov’è Anaya?
- Zio Miiiiiiikyyyyyy
La bambina proprio in quel momento arrivava dal piano di sopra e scendeva le scale di corsa per correre tra le braccia del ragazzo.
- Anaya!!! Quante volte ti ho detto che non devi correre per le scale??!! Puoi farti male!!
La ragazza furiosa si avvicinò ai due per strappare la bambina dalle braccia del fratello, che però la fermò prima che potesse farlo.
- Wohh Wohh calmati! Se ci sono io nei paraggi non le succede niente, sta ferma!!!
Il ragazzo la rimproverò, mentre stringeva a sé la bambina, mettendo una mano sul petto della sorella, per costringerla ad indietreggiare.
- Se permetti sono io la madre ed è me che deve ascoltare, non te che sei solo un irresponsabile!
- E’ grazie alla tua irresponsabilità che oggi sei madre! Quindi perché non provi a pensare prima di parlare, oppure ti è difficile fare anche quello?
- Non ti permetto!!
La ragazza cominciò a smanacciare cercando di strappargli di braccio la piccola, che intanto, spaventata da quelle urla, si stringeva allo zio e teneva la testolina al riparo da quelle grida.
Francis si precipitò da loro, e cercò di dividerli.
- Smettetela!!!
Anaya nel vedere Francis, allungava le braccine per indicarle il desiderio di andare tra le sue braccia, la ragazza l’afferrò al volo, nonostante l’opporsi di Mike che la guardò male per un attimo, ma poi si concentrò sulla sorella e dopo che la bambina cominciò a piangere le disse:
- Ecco brava, l’hai spaventata, sei contenta adesso?
- Sei tu che l’ha spaventata!
- Ti ricordo che è corsa tra le mie braccia, sei tu quella isterica! Non ci sta con la testa, Chenille!
Con una mano alla tempia, il ragazzo marcò il gesto di “pazzia” verso la sorella che perdendo il controllo, cominciò a spintonarlo e pronta a colpirlo violentemente.
Fortunatamente però l’intervento di Mama Su li fermò subito.
- Adesso basta!!!
La donna non aveva detto una parola per tutto il tempo, così tutti nello stupirsi si voltarono verso di lei che continuavano ad avere una forte paura e rispetto per lei:
- Ridatemi mia nipote, e tu… fa visita al padre, prima che la faccia lui a noi!
Francis le diede la bambina, che aveva smesso di piangere e con un pollice in bocca, guardava la nonna che subito l’accolse sul suo seno per calmarla.
Fran le asciugò le lacrimucce, e le sorrise cercando di tranquillizzarla.
Dopodiché si voltò verso Chenille e disse:
- Ti accompagno.
- Non se ne parla. Tu stattene al tuo posto, ci vado io con lei!
Mike ammonì Francis, la quale lo guardò male per qualche secondo, e il ragazzo resse il suo sguardo restando imbronciato.
- Il mio posto è accanto alla mia amica. Se ti sta bene, bene, altrimenti resta tu al tuo posto!
- Non fai parte di questa famiglia, non è necessario che ti faccia carico di problemi che non ti riguardano.
- Sta zitto, ragazzo. Vuole stare accanto a tua sorella, non intrometterti.
- Mamma, tu non sai come sono quelli lì…
- Poso immaginarmeli perfettamente, figliolo. Francis, saprà gestire un branco di malviventi.
Mama Su intervenne a favore di Fran, e Mike sbuffò, sconfitto.
Dietro i suoi modi bruschi vi era una gentile volontà di tenere la ragazza fuori dai pericoli del Bronx e di quella famiglia poco raccomandabile.
Si mise le mani nelle tasche e si allontanò dalla casa a passo svelto.
- Ci vediamo lì, sbrigatevi!
Chenille non voleva che venisse anche il fratello, perché sapeva che potevano esserci discussioni a causa del rapporto conflittuale tra lui e Trevor, ma non potette fermarlo.
[…]
La casa di Trevor, somigliava molto a quella di Chenille, ma era più mal ridotta e meno curata.
La raggiunsero a piedi, non era molto distante, soltanto 15 minuti.
Appena entrati furono accolti da Jenny, la sorella minore del ragazzo di 21 anni.
Era una classica ragazza afroamericana, col volto leggermente in carne, enormi occhi marroni, naso piccolo ma largo, enormi labbra e una cascata di treccine sulla testa che tendevano al viola.
Guardò dalla testa ai piedi prima Chenille, poi Francis, con aria superba.
- Guarda, guarda chi si rivede… a quanto pare le belle notizie corrono veloci…
A quelle parole si vide spuntare una seconda ragazza, era Nora la sorella di 24 anni del ragazzo, anche lei molto prorompente.
Era altissima, con un volto leggermente allungato, labbra carnose, grandi occhi marroni e con un fisico più snello della sorella: anche lei aveva i capelli racchiusi in quelle fantastiche trecce africane, ma erano più grandi e doppie di quelle della sorella, e le portava legate in una specie di chignon alto.
Si poggiò allo stipite della porta e si mise a guardare Chenille.
- Chenille… da quanto tempo… l’ultima volta che ti ho vista, avevi una pancia quanto un cocomero.
- Smettiamola con queste cazzate, lasciateci entrare.
Mike si fece spazio ed entrò in casa come se fosse stata casa sua, Francis lo guardò con stupore, pensò che doveva aver avuto un rapporto molto confidenziale con quella famiglia, in passato.
Le due ragazze con dei movimenti vistosi, e gesticolando parecchio, guardarono male Mike, spostandosi dall’uscio di porta.
- Sempre il solito signore, eh Mike?
Commento con asprezza Jenny, mentre si vide arrivare un ragazzone molto alto, era proprio Trevor.
Chenille si congelò nel vederlo, senza più riuscire a muoversi o a parlare.
Francis, dopo aver guardato lui che intanto salutava Mike fraternamente, si voltò verso Chenille e notandola molto nervosa, le prese la mano e cercò di incuterle coraggio.
- Chenille…
Pronunciò Trevor uscendo per avvicinarsi a lei.
Il modo in cui la guardò, fece intendere a Francis, che il ragazzo ne fosse stato molto innamorato in passato, e forse lo era ancora.
Ne rimase incantato, come se si fosse dimenticato quanto fosse bella, o come se si fosse appena reso conto che le era mancata da impazzire in quegli anni.
La ragazza dovette alzare il volto per poterlo guardare in faccia, era più alto di lei eppure nonostante tutto, Francis li trovava tutto sommato carini insieme.
La ragazza sciolse la presa di mano di Fran, ed indietreggiò di un passo mentre continuava a fissarlo negli occhi.
Francis la guardò, ma poi spostò lo sguardo sul ragazzo quando cominciò a parlare:
- Non pensavo saresti venuta… Eppure non sai quanto sono felice di vederti, baby…
Cercò di prenderle le mani, ma lei si oppose.
Intanto la sorella minore del ragazzo, guardò Mike e disse:
- Chi è quella?
- La sorella gemella di Alicia Keys?
- La brutta versione…
- Ovviamente…
Commentavano tra loro le due sorelle, quasi come se Fran non fosse stata presente.
Stupita di quelle parole, si voltò verso la loro direzione con occhi sbarrati.
- Ehi… ciao Bella…
Il tono di quel “Bella” non era per nulla somigliante a quello simpatico di Chenille, questo era sinistro, ironico, cattivo.
- Va a casa di altri senza nemmeno presentarsi…
- Si può sapere chi è, Mike? La tua nuova cagna?
Francis a quelle parole non resistette più nello starsene buona, gli occhi quasi le uscirono fuori dalle orbite.
- Cagna ci sarai tu, modera i termini…
- Oppure cosa farai?
- Lei non vi farà niente, ma io potrei…
Jenny alzò un sopracciglio in segno di superiorità e guardò Mike che intervenne subito nel difendere Fran:
- Honey, dopo tutto quello che abbiamo condiviso insieme, faresti questo per quella?
- Sei tu che l’hai trattata con scortesia, smettila!
- Sta calmo, bello, stavamo scherzando.
Aggiunse Nora, mettendosi una mano su un fianco e atteggiarsi a donna del Bronx.
- Papàààààà!!!
Improvvisamente si vide uscire di casa un bambino sui tre anni che corse in direzione di Trevor e gli saltò in braccio.
Dopo qualche minuto di silenzio di gelo che aveva scaturito quel colpo di scena, Chenille perse le staffe e diede contrò al ragazzo con furia:
- Papà? …Papà? …PAPA’?
Dirre con tono crescente la ragazza, guardandolo con un disprezzo misto al disgusto. L’uomo mise il figlio a terra prima che potesse essere anche lui vittima di un travolgimento di Chenille, e si beccò un pugno sul naso dalla ragazza.
- BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA!!!
In quello stesso momento si vide uscire una ragazza alta e snella dalla casa, che andava incontro al bambino, il quale la chiamava “Mamma”.
Chenille restò impalata per qualche secondo realizzando che quella era una sua vecchia amica del liceo, di nome Keira.
[Canzone consigliata per la scena Muse-Supermassive Black Hole]
Francis cercò di tenerla ferma, ma dopo il pugno di Chenille al ragazzo, si scatenò il putiferio: le due sorelle si precipitarono aggressivamente verso Chenille, mentre Mike cercava di tener calmo Trevor che perdeva sangue dal naso.
- Brutta stronza!!!
- Figlia di puttana lo sei tu!!!
- Non è mia madre che si è sbattuta mezzo Bronx!!
- Chenille basta!!
Trevor e Mike cominciarono a darsi spintoni, che sfociarono in una scazzottata, mentre la sorella più alta, Nora, tirò i capelli di Francis, cercando di spostarla.
La ragazza indietreggiò per la forte presa, e strinse i denti per il dolore che quella violenta tirata ai capelli le procurò.
- Tu levati di mezzo, puttana!!!
Per quanto ci avesse provato a restar calma e buona, per quanto avesse tentato di fare da paciera, Francis fu provocata e portata ad usare la violenza ancora una volta, così come faceva un tempo e come stava tentando di non fare più.
Mentre veniva tirata via dalla ragazza per i capelli, le diede una violenta gomitata nello stomaco, costringendola a lasciare la presa e a chinarsi in avanti, così in una mossa fugace, l’afferrò per il collo e cominciò a stringere forte quasi facendole perdere il respiro.
Suo fratello Trevor, mise al tappeto Mike con due rapidi pugni, uno sull’occhio e l’altro nello stomaco, poi in uno scatto di corsa si avvicinò a Francis puntandole una pistola alla testa.
Chenille cominciò ad urlare spaventata, e Mike da terra, riuscendo ad aprire a mala pena l’occhio sinistro si alzò, e spaventato che il ragazzo testa calda, potesse sparare cominciò a sudare freddo.
- Wooh Wooh… calmati, Trevor!
Trevor aveva il sangue agli occhi e la pistola ben salda tra le mani puntata alla testa di Fran, che lentamente alzava le mani in alto lasciando così la presa al collo della sorella, che cominciò a tossire.
- Chi cazzo è questa troia?
Diceva a denti stretti il ragazzo, perdendo totalmente la testa, mentre si lasciava andare all’ira.
Chenille, per quanto avesse voluto cedere alla rabbia, in quella circostante cominciò ad aver paura, una tremenda paura che Francis potesse morirle davanti agli occhi.
Improvvisamente, però, la ragazza accigliò lo sguardo nel guardare Francis che le fece l’occhiolino, senza capire se, se lo fosse immaginato oppure no; ma poi ecco che Fran si chinò in basso, riuscendo ad allontanare la pistola dalla sua testa, si voltò rapidamente verso il ragazzo e con una mossa che aveva imparato in esercito, riuscì a mobilizzargli il braccio, rigirandolo dietro la schiena e costringendolo a gettare l’arma a terra e ad urlare di dolore.
- Sai chi è questa troia?
Fran lo costrinse ad inginocchiarsi dandole le spalle, ancora col braccio ben saldo, gli parlava in un orecchio a denti stretti:
- Quella che ti ha appena fratturato un braccio ed è anche appoggiata dalla legge.
La ragazza estrasse dalla tasca il suo tesserino militare e glielo schiaffò in faccia:
- Lo vedi questo? Questo potrebbe darmi il potere di rispedirti dentro nel giro di  un’ora per altri cinque anni! Che vogliamo fare? Mh?
Mike la guardò con stupore e ammirazione allo stesso tempo, con un mezzo sorrisetto soddisfatto sotto i baffi, mentre le due sorelle, si abbracciavano spaventate indietreggiarono e rientrando in casa, dove sull’uscio della porta vi era Keira e suo figlio ancora sotto shock.
- Ok… Ok… hai vinto… hai vinto…
Francis ripose il documento nella tasca dei suoi jeans, ed afferrò la pistola da terra cominciando a puntargliela dietro la schiena, costringendolo ad alzarsi in piedi.
- Non ero venuta in guerra, signor Miller… Ero qui con tutte le mie buone intenzioni, eppure… siete riusciti a farmi incazzare…
Diceva la ragazza con un tono molto calmo che somigliava a quello di uno psicopatico serial killer.
- Chenille?
L’amica sussultò a quelle parole che provenivano così calme da parte di Fran, e la guardò con spavento:
- Allora, vuoi parlargli in privato? Sono sicura che non si tirerà indietro.
Chenille dopo un lungo silenzio passato a fissare quel ragazzo spaventato, gli si avvicinò, dimenticandosi di Francis, della pistola e di tutto il resto; era come se ci fossero soltanto lui e lei.
- Mia figlia può anche far a meno di un padre, se l’alternativa sei tu.
Sembrava essere sul punto di piangere, ma era molto, troppo arrabbiata con quell’uomo, per potergli dare la soddisfazione di vederla piangere.
La ragazza guardò Francis, dispiaciuta di averla coinvolta in tutto quello, poi incrociò le braccia sotto al petto quasi a volersi auto-abbracciare e a passo svelto se ne andò.
Francis non aveva mai visto la sua amica in quello stato, e fu come un tonfo al cuore.
Anche lei trattenne le lacrime, facendosi prendere ancora una volta dalla rabbia. Allontanò con una spinta il ragazzo, e gli puntò ancora una volta la pistola contro:
- Questa la tengo io, se non ti dispiace.
La ragazza mise la sicura alla pistola e se la posò nel retro dei suoi jeans.
- Andiamo, Mike!
Il ragazzo guardò con superiorità quella famiglia, e si allontanò poi assieme a Francis che correndo cercò di raggiungere Chenille , la quale era già sulla strada di casa.
[…]
- Non credevo fossero così…Aho.. Aho.. brucia, brucia…
- Lo so, bambina, ma devo disinfettarti questo taglio o peggiorerà.
Francis aveva riportato un taglio sul labbro superiore dopo lo scontro con le sorelle di Trevor, e Mama Su le tamponava la ferita con dell’acqua ossigenata, mentre Mike teneva una busta di ghiaccio sull’occhio destro.
- Quel coglione…
Commentava il ragazzo mentre era disteso a testa indietro su una poltrona del soggiorno di casa sua.
- Dovevate evitare che accadesse…
- Hanno cominciato loro… poi quando Chenille ha visto quel bambino non ci ha visto più e si è scatenato l’inferno…
Mike spiegava ancora una volta l’accaduto alla madre, mentre era intenta a medicare Francis che fortunatamente non si era fatta altro.
Chenille si era chiusa in camera sua e non era più uscita da quando erano rientrati.
- E’ comprensibile…
- Non lo è con gente come quella, bambina…
Francis guardò Mama Su e riflettendoci, le diede ragione.
- Non vedo perché debba prendersela tanto. La bambina è cresciuta senza un padre sino ad ora, e anche molto bene…
- Non puoi capire…
Commentò Fran, mentre il ragazzo per guardarla alzò il capo e tolse il ghiaccio dall’occhio.
- Prova a spiegarmelo…
Disse allargando le mani con indifferenza, Francis lo guardò accigliata in modo serio, poi disse:
- Sarà sempre il padre di sua figlia, magari lo ha amato, magari sperava in un lieto fine, sperava in una famiglia…
Mike sbottò in un verso e sorrise ironico a quelle parole.
- Amore…
Scosse il capo, mentre Francis cominciava a sentirsi offesa e confusa allo stesso tempo per quel suo modo di snobbarla, poi il ragazzo aggiunse guardandola con rabbia:
- Sai quante volte sono andato a raccoglierla per strada dopo che lui l’aveva riempita di botte riducendola peggio di un cane? E sai quante volte ho rischiato la galera per fargliela pagare?
Francis rimase senza parole, mentre Mama Su si allontanò non reggendo il peso di quei ricordi che le facevano ancora tanto male.
- Quello non è l’uomo con cui ci fai figli e ti crei una famiglia.
Il ragazzo si strinse nelle spalle e con indifferenza disse:
- E’ stato meglio così… magari adesso riuscirà finalmente a dimenticarlo…
Fran non credeva che l’amica fosse così legato a quel ragazzo, né tanto meno si aspettasse che avesse subito tutto quel male.
Restò in silenzio per qualche secondo, quando poi quel gelo si sciolse quando Anaya si avvicinò a Mike, tornando dalla cucina in cui si era trattenuta a guardare la tv.
- Perché il tuo occhio è così viola, zio Miky?
Il ragazzo la sollevò e la mise a sedere sulle sue gambe, sotto lo sguardo addolcito di Francis, che cominciava a provare rispetto e ammirazione per quel giovane uomo.
- Sono stato punto da un insetto…
Disse il ragazzo storcendo un labbro, e fingendo alla perfezione, mentre la bambina ci cascò in pieno.
- Un insetto?
Pronunciò stupita, mentre Mike acconsentì col capo.
- Mh… Mh…
- Ed era molto grande?
- Mhhh…non troppo.
- Che schifo…
- Già… un vero schifo.
Lo zio cominciò a fare una smorfia disgustata cacciando la lingua fuori e facendo sorridere sia lei che Fran.
[…]
- Chenille… Chenille ti prego… apri la porta…
Francis bussava alla porta della camera della ragazza già da un po’ senza avere risposta, ma poi dopo vari tentativi, ecco che finalmente Chenille le aprì la porta.
Aveva due occhi gonfi dal pianto, e un’aria distrutta.
Francis aprì di più quella porta e si precipitò ad abbracciarla.
Le due amiche restarono abbracciate a lungo senza dirsi una parola, lasciando parlare quell’abbraccio, quell’affetto che ormai le legava da quasi un anno.
Francis chiuse la porta alle sue spalle ed entrò in camera dell’amica tappezzata da disegnini di Anaya, foto della bambina e suoi vestitini e giocattoli un po’ ovunque.
- Chenille…
- Mi dispiace di averti coinvolto, bella…
- Mi sono coinvolta da sola. Siamo amiche, giusto? Credo di ricordare ancora qualcosa sull’amicizia …
Disse sorridendole e poi aggiungendo:
- Esserci in momenti come questi, è tra le prime regole di una buona amicizia…
Chenille abbozzò un sorriso, ma apprezzò quelle parole, perché sapeva quanto fosse stato difficile per lei dire quelle cose.
Aveva faticato molto per guadagnarsi l’amicizia pura e leale di Francis ed era a conoscenza di quanto per lei fosse stato difficile affrontare di nuovo quel sentimento dopo la scomparsa della sua amica Emma.
- Ascolta…
Francis la prese per mano e la fece sedere sul bordo del letto, mentre la guardava dritto negli occhi e le diceva:
- So esattamente cosa si prova nel vedere l’uomo che amavi o che credevi di amare, abbracciare un figlio non tuo. Lo capisco meglio di chiunque altro, Chenille.
La ragazza si portò una mano sul cuore, quasi a sottolinearne il dolore, poi continuò:
- E so anche che nonostante siano passati quattro anni, nonostante le sofferenze che ti ha causato in passato… rivederlo è stato forse il momento più bello di questi anni, può sembrare assurdo, ma so che è così…
Chenille la guardava, accigliata, chiedendosi come facesse l’amica a capirla così a fondo.
- Ma Chenille… quel bambino è una vittima proprio come te…e la piccola Anaya…
- Lo so…
Ammise la ragazza abbassando lo sguardo.
- Loro non c’entrano nulla con voi due…
Chenille alzò lo sguardo verso Francis e curiosa le chiese.
- Stai pensando a lui, non è vero?
Francis la fissò interrogativamente, senza dir nulla, poi la ragazza spazzò via ogni dubbio e disse:
- A quel ragazzo… Fabio… quello che ti ha ingannata… quello con dei bambini…
Francis spostò lo sguardo da lei e non rispose.
- Posso farti una domanda…?
La ragazza tornò con lo sguardo su di lei, e quasi timorosa su quale potesse essere quella domanda, acconsentì dopo alcuni attimi di silenzio e titubanza:
- Lo ami ancora?
La testa di Fran andò in totale confusione, mentre il cuore cominciò a batterle irregolarmente.
Non si spiegava neanche lei perché avesse reagito così a quella domanda.
La guardò a lungo, cercando una risposta, cercando la verità nel profondo del suo cuore, della sua coscienza…
Si mise le mani sui fianchi e mosse qualche passo nervosa, poi dopo secondi interminabili, si fermò le la guardò:
- Non credo di averlo mai amato veramente…
Chenille accigliò lo sguardo confusa e stupita da quell’affermazione, poi Francis ancora un po’ pensierosa, aggiunse:
- Non ho mai provato con nessuno quello che provo adesso per Justin… Neanche con lui quattro anni fa…
Abbassando lo sguardo, Fran si lasciò scappare un sorriso senza motivo ripensando al cantante e a tutti i bei momenti trascorsi insieme a lui.  
- Insomma, non sono la ragazza più esperta in questo campo… ma con Justin… con lui… lui è diverso…
Chenille sorrise teneramente nel vedere l’amica così dolcemente felice mentre parlava dell’artista.
- Allora cosa aspetta a dirgli che lo ami?
Chenille sembrò essersi ripresa, e guardava Francis cercando di affogare la tristezza in un sorriso, tornando alla sua voglia di gossip.
- Sono la fan numero uno della vostra coppia… è quasi un anno che vi conoscete ed è un mese che vi siete decisi a mettervi insieme… ma cazzo se non è amore questo…
Francis fu frastornata da quelle parole, non si era mai resa conto davvero che quel forte sentimento che provasse per lui, fosse così trasparente e chiaro anche per gli altri.
- M-Ma… stavamo parlando di te, Chenille… non provare a…
- Sei tu che stai provando a cambiare argomento, bella… io è meglio se dimentico tutto e mi concentri su voi due piccoli uccellini innamorati.
Francis sorrise a quelle parole che risuonavano proprio tipiche della Chenille che conosceva.
- Allora? Gliel’hai detto?
- Ma cosa?
- Che lo ami, sciocca!!
- Sei fuori di testa?!
- Sei tu fuori di testa se non glielo dici…
Francis sorrise teneramente a quelle parole, scuotendo il capo leggermente, poi con tono serio, disse:
- C’è una cosa che non sono riuscita a dirti quando sono tornata, oggi…
- Che succede, bella?
Chenille cominciò a preoccuparsi a quel radicale cambio di argomento e tono serio dell’amica, così si alzò in piedi guardandola in modo allarmante:
- Il mio agente mi ha fregato trentamila dollari…
- CHE COOOOSA???
La ragazza quasi fece rimbombare le sue parole per l’intero Bronx.
- Li ha investiti in borsa senza che io ne sapessi niente, e ora sono senza un soldo…
- Quel gran figlio di… l’avevo sempre visto un tipo strano!!
- Già… l’unica cosa buona che ha fatto è stata quella di darmi l’opportunità di conoscere Nina…
- Trentamila dollari…Deve pagarla cara! Deve ridarti tutti i soldi!!
- Ci sto già pensando…
- E come?
- Lo trascinerò in tribunale!
- Ma dopo domani partiamo per il tour, come farai?
- Beh…
Francis riflettendo, disse:
- Avevo pensato di chiedere aiuto a mio fratello Luigi…è l’unico della mia famiglia con cui ho ancora un rapporto, da quando….
Non vi fu bisogno di ricordare quel triste episodio di quando Fran fu condannata al carcere, per capire a cosa e a chi si stesse riferendo.
- Ho sempre adorato quel ragazzo, sono certa che risolverà tutto!
- Ho paura a chiederglielo… temo che potrebbe infuriarsi…
- E perché dovrebbe?
- Beh gli porterei un’ennesima disfatta…
- Non è di certo colpa tua se il tuo agente è uno stronzo!
- Lo so ma…
- Basta con questi ma, bella. Vedrai che Luigi sarà ben felice di aiutarti in questa battaglia, soprattutto adesso che le cose con te e la tua famiglia vano male… quel ragazzo ti ama anche più di una sorella!
Francis sorrise all’affermazione dell’amica e si convinse a mettere in atto quella sua idea di chiedergli aiuto.
[…]
Il giorno seguente fu un giorno particolare, pieno di cambiamenti:
Chenille, assieme a sua madre e suo fratello Mike, avevano deciso che la cosa migliore da fare per Anaya e il suo futuro, fosse quella di cambiare casa e andare a vivere lontano dal Bronx, soprattutto adesso che Trevor fosse tornato, e dopo quel casino che fosse successo il giorno precedente.
I ragazzi sarebbero partiti il giorno dopo per l’Irlanda del Nord e con le riprese del Tour, non avrebbero avuto il tempo materiale per impegnarsi nella ricerca di una casa per la donna e la piccola, così Fran ebbe la buona idea di chiedere aiuto a Nina.
La personal stylist della ragazza, viveva a Los Angeles ormai da qualche mese, in un monolocale affittato con altri coinquilini; ma assicurò un posto per dormire ad entrambe, e sarebbe stata ben lieta di aiutarle a trovare una casa lì.
[…]
- Los Angeles…? Sicura che riuscirai a trovarti bene lì? Tu ami New York…
- Amo di più mia nipote, e assicurarle un futuro sicuro e lontano da qui è l’unica cosa che conta.
- Va bene, ma se doveste trovare anche la minima difficoltà salite sul primo aereo e ci raggiungete, capito?
- Di cosa ti preoccupi, bambina mia? Sarò con la vostra amica Nina, certo non la conosco bene quanto conosco Fran, ma ho già convissuto con lei quando eravamo nei pressi del Madison Square Garden per il concerto, qualche mese fa… è una ragazza a posto… e la bambina ci si trova bene. Vedrai che andrà tutto bene.
Chenille sospirò, preoccupata e agitata che qualcosa potesse andare storto.
Aveva vissuto nel Bronx per tutta una vita, e adesso fare quel cambio radicale la spaventava.
Francis indossava la sua giacca di pelle nera, mentre ascoltava la loro conversazione.
- Chenille… vedrai che riusciranno a trovare una sistemazione in poco tempo, ho parlato con Nina e si è già attivata per cercare casa lì.
- Ma lo so, lo so… è una santa ragazza… però sono preoccupata lo stesso… e se dovese succedere qualcosa a tutte e due mentre siamo via?
- Sono sopravvissute nel Bronx per tre mesi di tour, e adesso ti preoccupi di mandarle a Los Angeles lontane da questo posto?
Chenille acconsentì alle parole dell’amica, non potendo evitare di darle ragione. ma poi subito tornò ad allarmarsi, e avvicinandosi a Mama Su, le disse:
- Il versamento in banca è coperto… ci sono ventimila dollari miei più quelli di Mike… sono quarantamila…
- So ancora contare, Chenille…
- Per qualsiasi cosa, per i pagamenti di un’eventuale casa… chiamami!
- E cosa farai da lontano, sentiamo?
- Beh… beh potrei consigliarti…
- Ragazzina, ti ricordo che ho cresciuto te e tuo fratello molti anni fa, e senza l’aiuto di nessuno. Ho 52 anni, e ora tu vorresti insegnarmi a vivere?
Francis sorrise alle parole della donna e diede una pacca sulla spalla a Chenille che sconfitta dalla madre, sbuffava tenendo il capo basso.
- Avanti, Chenille, ha ragione…. Vedrai che andrà tutto bene. Ricordati che le stiamo salvando… stai offrendo a tua figlia un futuro migliore!
Chenille sospirò guardando l’amica e provò a calmarsi.
- Lo so…
Poi alzò l sguardo e notò che Francis stesse andando da qualche parte:
- Dove vai, bella?
- Ricordi ieri sera…? Quando mi chiedesti quand’è che dicessi a Justin quella cosa?
Chenille sbarrò gli occhi e spalancò la bocca incredula, portandosi una mano davanti, per lo shock.
- Oh mio Dio… Non può essere…!!
- Che succede?
Mama Su domandava mente le guardava confusa, ma non ricevette risposta.
- Insomma, mi dite…?
- Oh andiamo, Mama Su… non l’hai capito?
- Se non mi spiegate…
- La ragazza si è finalmente decisa a dichiarare i propri sentimenti a Mr. Timberlake!
- Oh…
Disse ancora più confusa la donna, mentre guardava Francis accigliata ed aggiunse:
- Perché, ancora non gliel’hai detto?
Francis sprofondò sotto terra a quelle parole, e ritenne opportuno allontanarsi da lì il prima possibile, per evitare di finire nell’imbarazzo più puro.
- Ok, io vado, eh?!
- Ma aspetta…. Dobbiamo prepararci per la partenza di domani…
- Tu devi prepararti… io sono pronta…
Diceva Francis mentre camminava all’indietro e le sorrideva facendole l’occhiolino.
[…]
La ragazza indossava un jeans a sigaretta blu scuro, una t-shirt aderente grigio scura con una grossa scollatura, da cui penzolava il suo adorato ciondolo d’oro, sotto ad un giubbino di pelle abbinato a degli stivaletti di pelle neri che calzava ai piedi.
Salì in sella alla sua moto e si diresse verso gli studi di Timbaland.
Erano le 11 del mattino, e sperava di trovarvi qualcuno, o meglio sperava di trovarvi Justin.
Arrivata al parcheggio della struttura, notò che vi fossero la Maserati bianca di Timbo, la Jeep nera di Justin ed un’altra auto lussuosa che non aveva mai visto parcheggiata lì prima d’ora.
Capì che oltre ai due cantanti, vi fosse la presenza di qualcun altro, ma non sapeva di chi poteva trattasi.
Il rimbombo della sua moto si sentiva per tutto l’isolato, ma la struttura sembrava deserta per quanto fosse silenziosa.
Fran prese le chiavi e il casco e si diresse all’interno, speranzosa di incontrare subito qualcuno; ma così non fu.
Si fece un giro per le sale, ma erano tutte vuote.
Non riusciva a spiegarsi dove fossero tutti, dato che le auto fossero lì fuori, ma poi ecco che dopo alcuni minuti, si sentirono delle voci, o meglio delle risate provenire da fuori: qualcuno stava rientrando.
Riconobbe la risata melodiosa di Justin, e quella più squillante di Timbo, ma in più vi erano altre due voci che non riconobbe, una di queste era femminile.
L’attesa durò poco, e Fran si ritrovò davanti Justin in compagnia di Timbaland, e la nota cantante Rihanna assieme al suo agente.
Rimase quasi a bocca aperta, non si aspettava che fosse lì, né tanto meno che fosse così incredibilmente bella.
La cantante indossava una magliettina bianca molto a corpo e molto particolare, con delle maniche che arrivavano sino a metà braccio ed avevano due fori sulle spalle, che lasciavano scoperta parte della sua pelle lucente e vellutata già solo all’apparenza.
Aveva il taglio di capelli corto a caschetto corto dietro e lungo in avanti, nero corvino, con enormi orecchini d’oro alle orecchie, più una catena altrettanto enorme al collo, che le copriva parte della scollatura al seno.
Inutile dire che fosse bellissima, così bella da mozzare il fiato anche a lei che era una donna etero.
Sotto la magliettina sexy, calzava uno short di jeans che arrivava a metà coscia, e dei decolté aperti e alti almeno 10 cm.
Il suo agente di carnagione mulatta, indossava uno smoking, ed era molto alto e massiccio di corporatura, nascosto dietro a degli occhiali da sole scuri.
Justin invece indossava una t-shirt nera con sopra un giubbino di pelle, e un jeans scuro ma leggermente largo di coscia, con delle scarpette della Nike bianche.
Timbo aveva un jeans nero largo con una polo grigia a mezze maniche.
Francis si voltò a guardarli, ma restò in silenzio per alcuni secondi, mentre loro ancora ridendo, se la ritrovarono davanti a sorpresa.
- Ehi, Fran!!!
Timbo le si avvicinò e l’abbracciò in segno di saluto, la ragazza si lasciò travolgere dall’abbraccio dell’amico ma intanto guardava Justin e Rihanna alle sue spalle.
Aveva una strana sensazione, si sentiva come se avesse interrotto qualcosa, come se la sua presenza lì fosse l’ultima cosa che si aspettassero.
Justin le appariva strano, o semplicemente era lei che vedeva le cose in modo diverso da come erano realmente; fatto sta che il ragazzo la salutò con freddezza.
- Ehi…
Le sussurrò, mentre le presentava l’artista.
- Ti presento Rihanna…
Francis guardò Rihanna, che nonostante i tacchi alti non era tanto più alta di lei, poi cercò di sorriderle, ma era avvolta da una strana ed insopportabile gelosia.
- La conosco per fama…
Disse in tono gentile, col sorriso di plastica Francis mentre le tese una mano in segno di saluto.
La cantante appariva un po’ superba agli occhi della ballerina, quasi come se fosse stata una diva d’altri tempi.
La cantante le sorrise appena e le strinse leggermente la mano.
- Ti ringrazio…
Justin tagliò a corto e disse guardando Francis.
- Stiamo incidendo un pezzo… ti dispiace se ci vediamo più tardi?
Ecco cosa odiava di quel mondo e di chi ci sguazzava dentro ormai da troppi anni, tanto da non fargli accorgere quanto fossero odiosi e superbi.
Francis si fece minuscola, desiderò di sparire da lì, all’istante, pentendosi di esserci andata.
Forse sbagliava, ma vederlo in compagnia di quella bellissima ragazza, così potente e sensuale, la infastidì così tanto da cominciare a tormentarla con pensieri sinistri che forse era meglio non facesse.
- Certo… assolutamente, va pure…!
La ragazza gli lanciò una lunga occhiata, e forse lui in quel momento comprese che qualcosa la infastidisse, ma non volle darci peso proprio ora che dovevano lavorare.
- Puoi aspettare qui, non credo ci resti molto, vero Timbo?
- Assolutamente… siamo già stati chiusi abbastanza in quella sala da stamattina…
Disse ridacchiando l’artista, facendo aumentare il battito cardiaco della ragazza che impazziva di gelosia.
Justin si rivolse verso di lei e attese una risposta, che tardò ad arrivare qualche secondo, a causa di un lungo sguardo accattivante di lei.
- Ok… allora aspetterò…
- Bene, allora a dopo.
- Quel suono mi piaceva. Ripensandoci forse ci starebbe bene. Com’è che lo facevi? Era un Mmmh…. Uhmmm… Mmmh… Uhmmm…
La cantante ignorò completamente Francis, e assieme a Justin e Timbo faceva rientro in sala di registrazione, ed imitava dei suoni con la bocca con quel tono così sensuale e caldo che cominciarono lentamente a far impazzire Francis da un irrefrenabile ed ingestibile gelosia.
Gelosia che toccò le stelle quando sentì anche Justin ripetere quei mugugni che somigliavano più a degli ansimi di atti sessuali, che intoni di una canzone.
Sul bancone della reception vi era un piccolo bicchiere con una candela dentro, Francis ci giocherellò per qualche secondo smanacciandolo un po’, cercando di calmare la rabbia, finché non era sul punto di ridurlo in brandelli scaraventandolo contro il muro difronte, ma si accorse in tempo della presenza dell’agente della cantante e lo ripose lontano dalle sue mani, sorridendo all’uomo che la guardava interrogativamente.
[…]
L’attesa era snervante, soprattutto se a farla pesare erano delle risate in sottofondo che si sentivano tra una registrazione e l’altra.
[Canzone della scena Rihanna ft. Justin Timberlake-Rehab]
Si riusciva a sentire la musica di quel nuovo singolo che Timbo e Justin avevano collaborato nel produrre, era piacevole anche se non risultava essere un suono nuovo e mai sentito.
Era soave e per certi versi anche romantico e suggestivo.
La ballerina si mise a sedere su una poltroncina lì in sala, e con sguardo perso nel vuoto, portava una mano sulle labbra, un braccio steso lungo il bracciolo della poltroncina, con le gambe accavallate, mente l’agente della cantante era fuori a fare telefonate di lavoro.
Senza rendersene conto, nella sua mente riaffiorò un ricordo del passato:
ricordò di una mattina d’estate del 2002 quando insieme a Fabio si ritrovò a camminare su una spiaggia di Riccione, che distava qualche ora di macchina da Parma.
Non sapeva neanche lei perché ci stesse ripensando e perché quel ricordo, che tutto sommato le piaceva.
All’epoca era ancora una “ragazzina” felice, che nonostante la sua rabbia, riusciva a sorridere e ad andare avanti grazie alla presenza e l’appoggio di Emma, della sua famiglia e di lui: Fabio.
Ripensò alla domanda che le porse Chenille la sera prima… Amare…
Forse non aveva mai amato quel calciatore, forse credeva di averlo fatto ma probabilmente si trattava di una semplice infatuazione causata anche dall’inesperienza della giovane età.
Ripensando alla lei di un tempo, quella di adesso era radicalmente un’altra persona: meno ingenua su certe cose, più cattiva, più sofferente, diffidente, ma anche più matura e meno spericolata di un tempo.
Era cresciuta molto in quei quasi cinque anni, ma nella Francis di oggi c’è sempre un po’ della Francisca di tanti anni fa: ribelle, tendente al pericolo e sola; anche se le tentava tutte pur di tenerla a bada.
Fabio… non l’avrebbe mai dimenticato, nemmeno con un’Amnesia, eppure adesso riusciva a vedere con occhi diversi quel sentimento, adesso che aveva Justin, adesso che aveva conosciuto l’amore vero.
Quell’amore che nonostante stesse morendo di gelosia lì fuori, riusciva a tenerla incatenata a quella poltroncina mentre affogava la rabbia, con la consapevolezza che dopo avrebbe potuto vederlo e sarebbe potuta restare del tempo assieme a lui.
Per lui era cambiata molto, riusciva a controllare di più la sua rabbia, i suoi attacchi d’ira… riusciva a migliorarsi per quel ragazzo.
Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di stare con lui e non perderlo, anche modificare parte del suo pessimo carattere.
[…]
Giocherellò con la zip del suo giubbino di pelle, con una pallina di vetro, cominciò anche a scrivere su un pezzo di carta pur di tenersi impegnata e far passare il tempo, abbozzando disegnini senza senso provando a non pensare che stesse passando un’ora o forse due da quando si erano chiusi in quella sala di registrazione con quella bomba sexy semi nuda.
Cercò di distrarsi dal pensare al modo in cui Justin poteva star guardando il corpo mozzafiato della ragazza, a come si stessero sorridendo, o magari sfiorando con qualche tocco di mani; ma rischiava di impazzire, così dopo ben 90 minuti d’attesa inutile, si alzò da quella poltroncina e si diresse fuori a prendere una boccata d’aria.
[…]
Trascorse qualche minuto, forse 10, concedendosi una lunga sigaretta per calmare l’istinto di buttar giù quella porta della sala di registrazione.
Mise la mano nella tasca del giubbino, e venendo a contatto col proprio cellulare, ricordò che doveva fare una telefonata importante a suo fratello Luigi, per parlargli della disavventura col suo agente.
Si domandò se fosse il caso di fare quella telefonata proprio in quel momento in cui non era di un umore brillante, ma non aveva alternative, dato che il giorno seguente sarebbe ripartita per il tour.
Compose il numero del fratello, ma questo dopo due tentativi di fila, non rispose al telefono, dopo il terzo cominciava a scattare la segreteria.
Sconsolata, rinunciò ad insistere, immaginando che probabilmente fosse a qualche riunione di lavoro, ma fortunatamente il fratello la richiamò, prima che potesse rientrare.
- Hermano!
- Ehi, Fran! Scusami, ero nel pieno di una riunione…
- Noiosissima, immagino…
- Da morire!
Francis sorrise a quell’affermazione, adorava suo fratello, riusciva sempre a cambiarle l’umore in meglio in ogni occasione, e avrebbe pagato oro pur di averlo lì accanto a lei in quel momento soltanto per poterlo abbracciare.
- Come stai? Tutto ok? È strano che mi chiami… ci siamo sentiti giusto due giorni fa, di solito fai passare più tempo prima di ritelefonarmi. Per caso è successo qualcosa?
Francis si stupiva ogni volta, domandandosi sempre come facesse il fratello a capire che qualcosa la turbasse anche solo da una telefonata.
Forse tra loro c’era davvero un rapporto unico e speciale che superava l’essere fratelli…
- Ehm… in realtà qualcosa è successo…
- Cos’è successo?
La voce seria del fratello, fece automaticamente diventare seria anche la sua:
- Il mio agente… ha combinato un casino…
- Fran, ti prego, dimmi cos’è successo tutto in una volta, sai che odio quando parli con mezze frasi…
- Ok, ok… ha investito trentamila dollari miei in borsa e li ha persi
- Stai scherzando?
- Giuro che io non ne sapevo niente, devi credermi, Hermano… Lo ha fatto a mia insaputa, e ora sono senza un soldo…
- Non gli hai spezzato nessun osso spero…
- Avrei tanto voluto…
- Beh vorrei farlo anch’io ma… bisogna trascinarlo in tribunale questo farabutto e spezzargli qualche ossa potrebbe compromettere la tua posizione!
- Ecco… è a questo che volevo arrivare…
- Mi spieghi perché ingaggiasti proprio lui? Chi te lo suggerì? Mh? Timberlake?
Francis accigliando lo sguardo, subito rispose negativamente a quella supposizione:
- No! No, assolutamente No! Justin non ne sapeva niente…
- E allora chi?
- Adesso è inutile parlare di questo, piuttosto volevo chiederti un enorme favore.
- Dimmi tutto.
- Ecco… io domani parto per l’Irlanda… riprende il tour e non avrei il tempo materiale per occuparmi di questa causa in prima persona, e non posso mollare la crew proprio adesso…
- Me ne posso occupare io, devi semplicemente farmi recapitare ogni dato del tuo agente e dirmi come si sono svolti i fatti.
- Davvero?
- Sì, davvero. Perché ti sorprendi?
- Non lo so… è che… pensavo mi avresti prima ammazzato e poi avresti accettato.
- Per una volta non è colpa tua, potrei ammazzarti alla prossima.
- Ora sono più tranquilla..
Esclamò con ironia la ragazza, cominciando seriamente a preoccuparsi sin da ora per la “prossima volta”.
- Paul Smth, giusto? Chiamo subito il mio avvocato.
- Giusto…
- Trentamila dollari… roba da pazzi… non posso crederci…
Luigi risuonava davvero sotto shock, ma riusciva sempre a darle una sensazione di sicurezza, come se ogni cosa con lui affianco sarebbe andata bene, come se ogni problema al mondo si sarebbe potuto risolvere… una sensazione che mai nessuno riusciva a darle.
Quel ragazzo le faceva da fratello, da padre, da amico…e solo Dio sapeva quanto gli volesse bene.
- Sei arrabbiato con me? …Cioè… so bene di non essere una sorella modello come lo è Valentina, ma…
- La smetti con questa storia?
Francis sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Ogni volta sentiva di essere in competizione con Valentina anche con Luigi, così come lo era stata col padre quando ancora si parlavano ed avevano un buon rapporto…
Sentiva che qualunque cosa buona facesse, non sarebbe stata mai abbastanza per arrivare ai livelli della ragazza, e che loro non avrebbero mai potuto ricambiare il suo amore.
Non faceva che combinare guai, e questo non migliorava la sua posizione anzi… l’allontanava dalla brava e perfetta Valentina.
- Non dirò a nostro padre di questa storia… anzi, non lo dirò a nessuno della famiglia. Vedrai che ce la caveremo e una volta riavuti i soldi indietro fingeremo che questa storia non sia mai successa, ok?
- Ok…
Esclamò la ragazza sorridendo dolcemente a quelle belle parole del fratello che era sempre molto comprensivo con lei.
- Per me conta già tantissimo che tu non abbia reagito con la violenza a questa storia… sono molto fiero di te!
- Basta, Luigi…
- Cosa c’è?
- Dico basta, perché se continui così mi sale la voglia di abbracciarti, ma non sei qui e quindi non posso… smettila di essere così adorabile!
Luigi ridacchiò con la sua voce bella profonda da uomo maturo, poi le rispose:
- Magari ti raggiungo in una di queste nuove tappe del tour, così potrai abbracciare questo tuo adorabile fratello.
- Il primo giugno siamo a Milano, è l’unica data che farà in Italia… se mi assicuri di venire salterò dal palco per abbracciarti.
- Allora devo esserci a tutti i costi!
- Davvero?
- Ti farò sapere, ok? Adesso è troppo presto per darti una conferma sicura… ma è sicuro che proverò ad esserci.
- Ti voglio bene, Hermano…
- Anche io ti voglio bene, Hermanita…
- Ehi.. posso… posso farti una domanda?
- Certo, che domanda?
- Trovi attraente la cantante Rihanna?
- Dove hai pescato questa domanda, adesso?
- Così… semplice curiosità, niente di più…avanti rispondimi!
- Beh non credo che ci sia uomo al mondo che non la trovi attraente.
Francis sprofondò negl’inferi a quella risposta che era proprio quella che non voleva ricevere. Sorrise nervosamente, ed incassò il colpo:
- Fantastico… ok, grazie, Hermano…
- Adesso devo scappare…
- Un’altra noiosa riunione?
- Devo parlare con dei ragionieri… ci sarà anche Diego…
Un tonfo al cuore colpì Francis nel ricordare il fratellino di Emma che aveva seguito Luigi per andare via da Napoli e trovare lavoro accanto a lui.
- C-C-come sta? Diego…
Il fratello sentì il tono spezzato dall’emozione della sorella e desiderò non averglielo detto per non turbarla, ma ormai era troppo tardi:
- Sta benissimo, alla grande…
- Davvero? O lo dici soltanto per…
- Lo porterò con me, la prossima volta che ci vedremo, così lo vedrai con i tuoi occhi.
- Sarebbe bellissimo.
- Glielo dirò appena stacco.
- Allora stacca, e abbraccialo da parte mia… Grazie di tutto Hermano, ti invierò tutto il necessario per la causa… ti voglio bene, non dimenticarlo.
- Sarebbe impossibile…
Francis sorrise, ma stava già cominciando ad avere gli occhi lucidi, ricordandosi di Diego.
- Ti voglio bene, Hermana… abbi cura di te, e telefonami appena puoi per raccontarmi di questo tour…
- Lo farò!
- Allora, ciao Fran.
- Ciao Luis…
[…]
La telefonata terminò e Francis chiudendo gli occhi, lasciò scivolare via delle lacrime dettate dall’emozione di aver avuto buone notizie su Diego, il piccolo fratellino della sua dolce Emma.
Col cellulare in mano, si portò la stessa mano sul volto per asciugarsi il volto, e cercare di star meglio, ma poi ricordò di trovarsi ancora agli studi di registrazione e che Justin era ancora rinchiuso in quella sala con la bellissima Rihanna.
Sospirò alzando gli occhi al cielo, e un po’ frustrata e nervosa, strinse i denti pur di non esplodere, e fece ritorno nella struttura.
L’agente dell’artista era ancora al telefono, Fran si sorprese da come facessero le sue orecchie e restargli ancora attaccate.
Trascorse un’altra mezzora, ma quella dannata porta della sala di registrazione non si aprì, e Francis cominciava a stufarsi di aspettare, si sentiva tanto stupida a restarsene lì buona mentre loro erano lì dentro con una delle donne più desiderate dagli uomini di tutto il mondo.
Rivolse un rapido sguardo all’agente di lei, che imperterrito era al telefono, poi raggiunse la sua moto e vi salì a bordo allontanandosi da lì prima possibile.
[…]
Aveva uno strano appetito, così restando nei paraggi, andò a mangiare un Hot Dog al centro della città in un localino molto famoso per i suoi squisiti panini con wurstel.
Ci lavoravano prettamente dei giovani ragazzi, più o meno della sua età, e tutti molto svelti e professionisti in quel campo.
Non dovette aspettare molto alla cassa per ordinare e pagare il suo Hot Dog, così in attesa di mangiare, andò a sedersi su di uno sgabello vicino al bancone dove servivano i clienti.
Sulla parete difronte a lei, vi era un televisore a schermo piatto che trasmetteva video musicali di ogni tipo, e proprio in quel momento stavano trasmettendo il video dell’ultimo successo di Rihanna.
Francis abbassò lo sguardo sorridendo divertita da quel buffo destino, che sembrava prendersi il gioco di lei.
Un ragazzo che lavorava lì ed indossava la divisa che comprendeva un berretto rosso in testa con sopra il disegno di un Hot Dog con una faccia, la servì frettolosamente, per poi passare a servire gli altri che attendevano:
- Ecco a lei…
Le fu servito un piatto di carta col panino poggiato sopra, e lei abbassò lo sguardo per guardare che aspetto avesse:
- Ci vuole la maionese oppure il…
Francis sentendo che il ragazzo si interruppe improvvisamente, alzò lo sguardo su di lui accigliata, e lui con stupore disse:
- Ma lei è… Francis De Laurenti?
Francis sorrise, per un attimo concentrandosi soltanto sul modo errato in cui il ragazzo pronunciò il suo cognome, e disse:
- De Laurentiis… Ma… aspetta un momento, come fai a saperlo?
- Sta scherzando? La mia ragazza segue appassionatamente la sua storia con Timberlake, è una sua grandissima fan!
- Oh…
Disse sconcertata la ragazza, che fu presa alla sprovvista da quella situazione. Ormai sembrava che tutti la riconoscessero soltanto per essere “La ragazza di Timberlake”, e non la ballerina…
- Posso scattare una foto insieme a lei? Allison ne impazzirà!
- Allison è la tua ragazza?
- Sì… Sì è proprio lei!
Francis si lasciò andare ad una risatina divertita, mente osservava quel giovane ragazzo che non avrò avuto più della sua stessa età.
- Ok, va bene, perché no? Ma smettila di darmi del lei, siamo coetanei.
- Oh… fantastico! Certo, certo…
Il ragazzo euforico, afferrò il suo cellulare dalla tasca dei pantaloni ed impostò la telecamera, frettolosamente
Francis si allungò col busto su quel bancone, avvicinandosi a lui, che sorridendo a pieni denti, scattò la foto.
- Perfetto! Grazie mille!
- Figurati… per una foto.
Ridacchiava dolcemente lei, mentre lo guardava divertita.
- Come ti chiami?
- Oh… che maleducato, non mi sono neppure presentato. Il mio nome è Tony.
- Molto piacere, Tony,
- Il piacere è stato tutto mio… Francis!
Fran restò a sorridergli, mentre osservava il suo modo impacciato e nervoso che avesse di guardarla, poi ad un certo punto dei suoi superiori lo richiamarono all’attenzione e si allontanò dicendo:
- Oh… torno tra poco, intanto buon appetito.
- Ahahah grazie mille, Tony.
Disse alzando un pollice la ragazza, per poi addentarsi su quell’Hot Dog.
[Cantone consigliata per la scena 30 Seconds To Mars-The Kill]
Passò qualche minuto e per TV fu trasmesso un video che catturò la sua attenzione.
Era intrigante, somigliava moltissimo alla scenografia del film horror “Shining”.
Non riuscì a staccare gli occhi da quel video, quella canzone l’aveva già sentita in giro, probabilmente in radio e si stava guadagnando un discreto successo in tutto il paese.
Il ragazzo che la cantava aveva qualcosa di familiare, era come se lo avesse già visto da qualche parte.
Inspiegabilmente fu attratta dai suoi occhi azzurri molto profondi e grandi, e dalle sue labbra da cui venivano pronunciate delle frasi molto belle e suggestive.
Più lo guardava, più si convinceva di averlo già visto da qualche parte, ma dove?
Ad un certo punto fece ritorno Tony, che riuscì a farle staccare gli occhi da quello schermo.
- Ehi, come va? Piaciuto l’Hot Dog?
Il ragazzo le sorrideva entusiasta, e Francis dopo alcuni secondi ancora persa in quello scenario del video, ricambiò il sorriso:
- Oh… ottimo! Davvero ottimo! Ci ero già stata in passato, vi conosco per fama…
- Ti ringrazio…
Pronunciò il ragazzo sorridente, poi Francis accigliò lo sguardo ed indicò la tv con un dito.
- Conosci chi canta questa canzone, Tony?
Il ragazzo si voltò a guardare il video, e dopo alcuni secondi, disse:
- Certo, sono i Thirty Seconds to Mars… mi piacciono molto, credo che andrò ad un loro concerto. Questa canzone spacca!
Francis, sorrideva nel guardare quel simpatico ragazzo, poi acconsentendo col capo, disse:
- E sai come si chiama quel ragazzo che canta?
- Certamente, lui è…
- Tony!!! Figlio di buona donna, datti una mossa!!!!
La voce roca di un omone alto e robusto quattro volte al ragazzo, lo richiamò all’attenzione e il ragazzo scusandosi, si allontanò da Francis, che ridacchiò a quella scena, ma poi si rese conto di essere rimasta ancora con quel dubbio in testa, su chi fosse quel misterioso ragazzo che credeva di conoscere.
[…]
Fece ritorno a casa e ad aspettarla sulla veranda c’era la piccola Anaya che giocava con delle bambole.
- Franciiiis
- Ehi ma lov!!!
La ragazza saltellò sulle scale e le andò incontro per afferrarla in braccio, farle fare una giravolta in aria e poi darle un bacio mentre la rimetteva a terra.
- Che stai facendo qui fuori? Dov’è la mami?
- Prepara la sua borsa. Ha detto che domani deve partire con te e lo zio Miky mentre io e la nana andiamo da Nina!!
La vocina della piccola era il suo più bello che c’era al mondo, così tenero e dolce da far venir voglia a chiunque di mangiarla in un sol boccone.
Francis si piegò sulle ginocchia e le sorrise.
- Sono sicura che ti divertirai… oh…
Improvvisamente squillò il cellulare della ragazza, che lo tirò via dalla tasca del suo giubbino e nel leggere che fosse Justin, ebbe quasi l’impulso di riagganciare, ma poi guardando la piccola Anaya che guardava quel cellulare come se fosse stato un oggetto magico, ebbe un’idea:
- Ehi piccola, risponderesti tu per me?
La bambina acconsentì con la testolina, mentre aveva ancora tra le mani una bambola di pezza, e la guardava.
- Ok, allora dì che sto facendo una doccia, va bene?
- Va bene…
Francis sorrise e schiacciò il pulsante di risposta, aiutando la bambina a portarsi il cellulare all’orecchio.
- Helloooo??
La piccolina rispose con un tono di voce squillante e tenero, che fece ridacchiare Francis, che mentre le teneva il telefono ben fermo sull’orecchio, accompagnato dalla sua piccola manina, tentava di trattenersi dal ridere e farsi sentire.
La ragazza pensò bene di attivare il vivavoce, per sentire anche lei cosa dicesse il ragazzo dall’altra parte della cornetta.
- Ehi piccolina!
- Ehi…
- Come stai??
- Bene…
Rispondeva meccanicamente lei, con un tono di voce molto timido, mentre Fran si inteneriva nel sentirli conversare così dolcemente:
- Fantastico, ne sono felice!
- Grazie…
- Ehi c’è Fran lì?
- Sì, ma mi ha detto di dirti che era a fare la doccia…
Francis anche se avesse tentato in ogni modo di far segno alla bambina di non dirlo, ormai era troppo tardi.
Si sentì Justin ridacchiare leggermente dall’altro capo del telefono, mentre Francis abbassava il capo all’altezza delle ginocchia per la disperazione e la bambina la guardava sorridendo così teneramente che le fu impossibile rimproverarla.
- Oh… capisco… beh tu sai perché ti ha detto di dirmi così?
- Uhm… no… è appena tornata a casa.
La piccola, somigliava già molto alla madre, come ogni bambina, tendeva ad imitare i modo di fare e di parlare della madre, e la cosa la rendeva ancora più adorabile e bella.
- …Forse non vuole parlarti.
Disse con semplicità
- Già, forse è così… è ancora lì accanto a te?
- Mh.. Mh..
Acconsentì la piccolina fissando Francis che ormai rideva per non piangere.
- Prova a chiederle di parlarmi… magari se lo fai tu si convince…
- Ehi Fran… Justin vuole parlare con te…
- Grazie Anaya…
- Prego Justin.
Francis ridacchiò a quella buffa scenetta, e la bambina con disinteresse, si allontanò per tornare a giocare con le bambole, lasciando Francis in una situazione scomoda a cui cercò di rispondere con disinvoltura:
- Ehi…!!
Esclamò forse con troppa euforia, mentre si portava il telefono all’orecchio.
- Ehi!!! …Com’era la doccia?
Francis rimproverò sé stessa e scosse il capo…
- E’ che… ho ancora molto da preparare per la partenza di domani… e…
- So ancora riconoscerla una scusa, sai?
- Ok, mi arrendo…
- Perché sei andata via? Speravo di passare un po’ di tempo con te.
- Beh non pensavo ci mettessi così tanto con Rihanna… avevo da fare…
- Lo so, scusa, ma era l’unico momento che potevamo farlo…
Quel doppio senso in quelle parole le fecero pensare a male, e lo zittì prima che la sua mente potesse andare avanti con quei pensieri.
- Non… non preoccuparti, è ok.
- Ascolta…
Sembrava improvvisamente distratto da qualcosa che accadeva attorno a lui.
- Devo tornare in sala di registrazione… Timbo vuole finire un brano per il suo album e collaboriamo insieme…
Si sentiva la voce di Timbo che diceva qualcosa:
- Non c’è problema. Buon lavoro, e saluta Timo…
- Ok… allora ciao…
- Ciao.
- Hey Fran!
Stava per riagganciare, ma lui richiamò la sua attenzione:
- Sì?
Stette in silenzio per qualche secondo, forse stava per dire qualcosa ma non ne ebbe il coraggio, così tagliando a corto le disse:
- Ci vediamo domani…
Francis accigliata e stranita, si aspettava qualcosa di più sensato ed importante:
- Certo..:
Disse con ovvietà, poi aggiunse:
- A domani…
[…]
Il giorno seguente, i ragazzi sarebbero partiti alle ore 12:15 dall’aeroporto di New York, mentre Mama Su e la piccola sarebbero imbarcate col volo delle 11.20 per Los Angeles dallo stesso aeroporto.
Il resto dei bagagli, sarebbe stato rispedito alla donna, una volta trovata la nuova casa, adesso avrebbe portato con sé soltanto il necessario per lei e la bambina.
Lasciare quella casa fu forse la cosa più difficile per i De Noir.
Il signor De Noir e Mama Su avevano faticato molto per potersela permettere, e adesso la stavano lasciando per sempre.
Non mancarono momenti di commozione da parte della donna, che ricordando a tutti i sacrifici fatti con suo marito, e ricordando tutti i bei momenti legati a quel posto che li aveva accolti quando avevano lasciato il Senegal tanti anni fa, non trattenne le lacrime che contagiarono anche la sensibile Chenille.
Rischiavano di far tardi, ma arrivarono in tempo all’aeroporto per aiutare Mama Su a fare il check in.
Il momento del saluto da parte di Chenille fu straziante, la ragazza sembrava non volersi staccarsi più dalla figlia che stringeva tra le proprie braccia, e così faceva anche Mama Su stringendo forte a sé Mike.
Dopo altre mille raccomandazioni da parte di Chenille alla madre e alla figlia, riuscirono ad arrivare in tempo per il Check in sul jet privato di Timberlake, che avrebbe condotto tutti: musicisti, coristi e ballerini, in Irlanda del Nord.
Correndo, Chenille e Mike si avvicinarono all’aereo, seguiti a ruota da Francis che era stata l’ultima, tra i tre, ad eseguire il Check In.
Una volta fermate le guardie, la ragazza abbassò il capo riprendendo fiato dopo aver corso lungo alcuni metri sulla pista riservata al loro jet.
- Vi preghiamo di spegnere i cellulari…
Chenille e Mike salirono a bordo, mentre Fran tirava fuori dalla tasca dei Jeans che indossava, il suo cellulare e lo spegneva.
- Sempre l’ultima, eh?
- Sempre rompipalle, eh, Ashley?
Mentre Fran camminava tra lo spazio ristretto che c’era tra un sediolino e l’altro, le due non mancarono nel battibeccarsi alla prima occasione.
- Vieni qui, Mike, ti ho riservato il posto…
Ashley segnalava a Mike di raggiungerla, e Francis si voltò verso il ragazzo e i due si guardarono per qualche secondo intensamente.
Francis aveva riscoperto un nuovo Mike in quei giorni, soprattutto grazie all’episodio con Trevor, venendo a conoscenza su alcuni fatti sul passato dei suoi amici.
Ricordò di come l’aveva difesa più di una volta durante l’incontro/scontro con i Miller, quel giorno, eppure adesso il ragazzo sembrò essere tornato quello imbronciato ed incazzato con lei, di tutti i giorni.
- Vieni, bella, sediamoci qui!
Chenille catturò la sua attenzione, e la ragazza dimenticò Mike, che nel frattempo aveva raggiunto Ashley, e raggiunse l’amica.
Fran quel giorno indossava un paio di scarpette bianche della nike, sotto ad un jeans a vita bassa azzurro, con una camicia color rosa pastello aderente, con le maniche rigirate lungo le braccia, con i capelli ricci naturali sciolti lungo le spalle, e un leggero trucco sugli occhi e anche sulle labbra, per nascondere quel taglio che tardava a sanarsi e che era sempre più viola.
Non portava il cappello di Justin sulla testa, ma in compenso aveva la sua immancabile collana che le penzolava al collo.
Chenille invece era vestita con un pantalone di tuta grigio a vita bassa, con una t-shirt bianca molto stretta e un paio di scarpette comode, con una coda che raccoglieva le sue lunghe treccine africane.
- Stavo pensando di sciogliere queste trecce, bella…
- Davvero?
- Seee… mi hanno stufata.
- E come vorresti portarli i capelli?
- Avevo pensato di tagliarli.
- Che tipo di taglio?
- Non lo so ancora, devo pensarci, ma credo qualcosa che arrivi alle spalle…
- Mmmh… sì, penso che il taglio corto ti donerà.
- Io piuttosto sono sempre più sorpresa dai tuoi fantastici capelli… insomma non credevo li avessi così ricci… sembrano quasi quelli di un afro…
- Chi può dirlo… magari mia madre era originaria dell’africa…
- Sei un po’ troppo pallida per essere una di noi, bella.
Sdrammatizzò Chenille, dandole una spallata scherzosamente, mentre Fran se la ridacchiava, improvvisamente alle loro spalle spuntò Justin, che si poggiò ai loro sediolini con le braccia, guardandole da dietro e costringendole a voltarsi verso di loro:
- Ehi… ce l’avete fatta?!
- Scusa, Justin. E’ colpa mia… mia madre partiva per LA e abbiamo perso tempo al check in
Justin si voltò verso Chenille sorpreso ed accigliò lo sguardo:
- Oh.. non ne sapevo nulla…
Lanciò uno sguardo fugace a Francis, poi aggiunse, tornando a guardare Chenille:
- Tranquilla, non c’è problema…
La ragazza apprezzò la sua comprensione e gli sorrise di ricambio, poi lui guardò Francis:
- Posso parlarti in privato?
- Veramente… sarei un po’ stanca. Ti spiace se riposo un po’?
Justin cominciava a pensare che lo stesse evitando di proposito, ma si limitò ad acconsentire.
- Certo… ok. Allora… vi lascio riposare…
Justin, però, improvvisamente si accorse del taglio sul labbro di Fran, e si bloccò all’istante dall’andar via:
- Ehi… cos’hai fatto al labbro?
Il ragazzo, d’istinto le sfiorò le labbra con un pollice, e Francis si tirò indietro, allontanandolo in fretta.
- Niente, è solo un taglio.
Justin era sempre più confuso dal comportamento della ballerina, e restò a guardarla quasi spazientito:
- Questo lo vedo! Ma cos’è successo?
- Un gatto… il gatto di Chenille mi ha graffiato…
- Chenille, hai un gatto?
- Veramente…
- E’ un gatto selvaggio… che gira per il suo giardino… ti ripeto, non è niente.
Justin volle crederle, così dopo averle riservato un lungo ed intenso sguardo che lasciava intendere quanto poco ne fosse convinto, si allontanò e tornò nell’altra sala dell’aereo dove vi era il suo agente e altri suoi collaboratori.
Chenille osservò i due confusa, e quando l’artista fu lontano, domandò all’amica:
- Perché?
Francis si metteva comoda su quel sediolino, distendendolo leggermente, poi si mise distesa su un fianco e guardò l’amica.
- Cosa?
- Perché lo hai trattato con tutta quella freddezza?
- Non è vero… sono davvero stanca…
- Beh, ma voleva soltanto parlarti… oh mio dio… a meno che non avrà voluto intendere che voleva fare sesso con te nella toilette dell’aereo!!!?
Francis sorrise a quelle parole maliziose dell’amica e le diede una spintarella:
- Ma falla finita, Chenille!!! Certo che no!
- Capisco perché non gli hai voluto dire di quel taglio…
Chenille la guardò quasi sul punto di esplodere di dispiacere:
- Oh bella… non sai quanto mi dispiace averti coinvolta in tutto quel casino… non volevo creare problemi nel tuo rapporto con Justin.
- Non sei tu ad aver creato problemi nel nostro rapporto, Cheni… smettila di chiedermi scusa. Sarei stata al tuo fianco anche senza la tua volontà.
- Hai rischiato di farti sparare da quel…
- L’esercito mi ha insegnato qualcosa…
Francis cercò di sdrammatizzare con un sorrisetto verso l’amica, ma lei era troppo giù di corda per riprendersi.
Trascorsero alcuni secondi in silenzio, poi Fran disse qualcosa che si teneva dentro da troppo:
- Perché non mi hai detto che ti picchiava?
Chenille alzò immediatamente lo sguardo verso l’amica, visibilmente sorpresa:
- Chi te l’ha detto?... Mike!!
Chenille arrivò da sola alla conclusione, capendo che soltanto suo fratello avrebbe potuto dirglielo. Mama Su era esclusa, la donna preferiva dimenticare quell’orrendo passato, non ne parlava mai.
- No. Lui non c’entra… non voleva dirmelo… sono stata io a costringerlo… Perché non volevi che lo sapessi?
Le domandò con sguardo dolce, Fran, mentre la guardava incessantemente:
- Non volevo che pensassi che sono una debole… una di quelle donne che subiscono senza avere le palle di…
- Non ho pensato nemmeno per un attimo che tu fossi una debole.
Francis la costrinse ad alzare lo sguardo e a farsi guardare:
- Chenille tu sei la ragazza più forte che conosco! Hai quasi 23 anni e sei madre di una meravigliosa bambina di 4 anni. Quella bambina crescerà senza un padre, è vero, ma avrà te che riuscirai a farle da padre e da madre magnificamente!
Chenille abbozzò un sorrisino a quelle parole, abbassando lo sguardo, e Francis continuò a parlarle:
- Sai quante ragazze al mondo avrebbero rinunciato al bambino in una situazione come la tua?
Chenille a quelle parole sbarrò gli occhi e disse con convinzione:
- Non avrei mai ucciso il mio bambino!!!
Francis le prese le mani, e guardandola dritto negli occhi le fece capire che credeva profondamente che non l’avrebbe mai fatto:
- Lo so bene, Chenille! E questo ti fa onore! Ti rispetto molto per questo. Per me sei un esempio da seguire. Sei una donna fantastica, e le mani addosso di un uomo che vale zero, non influiscono su ciò che sei oggi. Meriti di meglio, Chenille… sei così bella, sei talentuosa, sei il sogno di molti uomini.
Chenille le sorrise:
- Il sogno di molti uomini?
Francis si lasciò contagiare da quel sorriso dell’amica, poi cercò di tornare seria:
- Sì! Esattamente! E non replicare sai? Ti gonfio un occhio!
Francis scherzosamente strinse la mano in un pugno e finse di essere sul punto di colpirla, e Chenille ridendo si parò la faccia con le braccia:
- No, per carità! Ci vai giù pesante tu… hai una forza fuori dal comune.
- Chi ha detto fuori dal comune? Eccone due esempi, belle!
Inaspettatamente, Eddy e Jay arrivarono come due razzi mettendosi seduti sui sediolini dietro a quelli delle ragazze e si poggiarono ai loro poggiatesta, sorridendo con i loro bellissimi e lucenti sorrisi:
- Ahhh… Jay falla finita!
Disse Chenille smanacciando verso l’amico:
- Ehi, Fran, come butta?
- Ehi Eddy!
I due amici si salutarono con un tocco di pugno:
- Io ho una fame da lupo…
Aggiunse la ragazza guardando i suoi amici.
- Tu fame? Il mondo va a rotoli, bella…
- Ehi… io ho un sandwich in più in borsa… te lo cedo in cambio di parte del tuo pranzo. Dicono che qui il cibo è fantastico.
- Ci credo, bello. Sei in uno jet privato… di solito viaggi in aquilone.
- Sta zitta Cheny!
- Ci sto, Jay!
Li interruppe Francis, sorridendo a quel buffo battibecco degli amici, e Jey sigillò quel patto con un tocco di pugno con la ragazza.
Francis aveva una fame insolita in quei giorni, non aveva mai mangiato così tanto in vita sua.
Di solito riusciva a non mangiare per giorni interi, eppure in quel periodo mangiava ad ogni orario ed ogni cosa avesse sotto mano che fosse commestibile.
[…]
Durante il volo, Francis cadde in un sonno profondo, dopo aver ingurgitato di tutto. Justin passò a salutare e a chiacchierare con il resto della crew, sperando che la ragazza si svegliasse da un momento all’altro, ma sembrava molto stanca, quindi non ebbero modo di parlare.
Arrivati in Irlanda, i ragazzi fecero un giro per la città, prima di andare in Hotel.
Somigliavano ad una scoralesca, riuniti in gruppetti o in coppie, facevano foto un po’ ovunque e anche di gruppo assieme al loro artista.
[…]
- Scendi subito di lì, bella!
Francis e Chenille si erano allontanate dal gruppo, restandone indietro di qualche metro, mentre percorrevano un piccolo ponte che sovrastava su uno scorcio di mare.
Francis camminava sul bordo laterale di questo ponte fatto di mattoni, cercando di mantenere l’equilibrio sotto lo sguardo spaventato di Chenille, che la invitava a scendere di lì prima che le venisse un infarto.
Francis sembrava essere a suo agio, con le braccia larghe, mantenendo abbastanza bene l’equilibrio della sua camminata, e ridendo per la reazione dell’amica, le disse:
- Lo sai che qui a Belfast costruirono il Titanic? Esattamente nel 1909…
- Non me ne fotte un cazzo del Titanic, Francis! Scendi immediatamente da lì, o finirai nelle stesse acque di quella nave passa guai!
Francis ridacchiava a quelle parole, stando ben concentrata a mantenere l’equilibrio.
- Non ti fidi di me, mh? Guarda!! Cado nelle acque del Titanic!!
Fran cominciò a fingere di cadere e Chenille spaventata urlò e si portò le mani in faccia.
Justin da lontano, si accorse delle urla, e accigliato vide che Francis fosse in piedi su quel bordo del ponte.
Con una corsetta, si allontanò dagli altri e raggiunse le due ragazze.
Francis continuava a ridere in direzione di Chenille, che intanto presa da un momento di isteria causatale dal forte spavento, disse:
- Brutta figlia di puttana, scendi subito da lì o giuro su Dio che ti uccido con le mie stesse mani appena …
La ragazza si accorse della presenza di Justin e cominciò a rimpicciolirsi dalla vergogna.
- Oh… hey Justin… io stavo…
Il cantante, accigliato, dimenticò le parole della ragazza e si interessò di Fran:
- Se non fai una pazzia non sei tu, vero?
- Che c’è?
Disse sorridendo Francis, a quelle parole.
- State esagerando, vi ricordo che sono una donna delle forze dell’arma, l’equilibrio è un gioco di ragazzi…
- Mh…
Justin le lanciò un sorrisetto malizioso, poi con un balzo, la raggiunse su quel piccolo e stretto muretto stupendo entrambe le ragazze.
- Oh santo Dio ti prego no…
Chenille rischiava davvero l’infarto.
- Sei impazzito? Scendi subito da qui!
- Credi di essere l’unica a poter fare pazzie?
- Che cosa? No! Ehi… mi hai sentito? Scendi subito?
- Che c’è hai paura adesso?
- Ho paura che potresti farti male a poche ore dallo spettacolo!
- Beh sarebbe tutta colpa tua..:
Disse ridacchiando il cantante, mentre andava avanti e indietro di qualche metro su quel bordo di ponte, sotto lo sguardo spaventato di Chenille e Francis, la quale a quelle parole lo guardò male e si precipitò a scendere da lì, con un balzo.
- Avanti, scendi.
Justin alzò gli occhi al cielo, cominciava a divertirsi, ma scese da lì, anche lui con un balzo.
Chenille si portò una mano sul petto e cominciò a respirare regolarmente.
- Io vi odio!
La ragazza, sotto shock si allontanò e raggiunse gli altri, che non si accorsero di nulla e continuavano a fare i turisti.
Justin restò solo con Fran, e non appena la ragazza si allontanò, provò a baciare Francis.
- E’ di questo che volevi parlarmi in aereo?
Disse lei, poggiandogli una mano sulle labbra, fermando quel bacio sul nascere.
- Beh sarebbe stato l’argomento principale…
Francis con aria offesa, si allontanò con le mani nelle tasche dei jeans.
Justin l’afferrò per un braccio, costringendola a fermarsi e a voltarsi a guardarlo:
- Si può sapere cosa ti ho fatto? Perché mi stai evitando?
Francis accigliò lo sguardo:
- Non ti sto evitando…
- A me sembra proprio di sì!
- Beh… forse non mi va di vederti.
- Perché??
Chiedeva quasi implorando il ragazzo, stupendosi sempre più del suo comportamento, che non riusciva a capire:
- E me lo chiedi, anche?
Gli disse, guardandolo incredula con sguardo accigliato, mentre a passo lento, seguiva gli altri.
- Proprio non capisco…
- Certo, come potresti.. sei solo uno sbruffone dl mondo dello spettacolo, che insieme ad altre celebrità si da delle arie e snobba tutti gli altri!
Justin non trattenne una risatina nervosa a quelle parole:
- Ora capisco… parli di Rihanna…
- Parlo di te E Rihanna…
Disse la ragazza accentuando la congiunzione.
- Sei gelosa?
Domandò lui guardandola con malizia, quasi come se fosse stato felice della sua gelosia.
Francis fu infastidita da quel suo atteggiamento, e con tono offeso, replicò:
- Gelosa io? Assolutamente no!
- Che peccato…
- Sì un vero peccato, per te…
- Io sono molto geloso di te… quasi pazzamente geloso.
- Ora non provare a cavartela.
- Dico sul serio…
Il ragazzo mise un braccio sulle spalle della ragazza, costringendola ad un contatto fisico, che lei cercava di evitare.
- Beh… problemi tuoi….
La ragazza cominciava a ridacchiare, non riuscendo a mantenere un espressione offesa sul volto, e Justin la strinse a sé in una sorta di abbraccio.
- Smettila di fare la brontolona…
Il cantante approfittò della presenza di un vicolo cieco, lungo la strada e tirando con sé la ragazza vi si imbucò per darle un bacio che tanto desiderava.
Francis lo abbracciò stringendosi a lui, dimenticando il suo rancore dettato dalla gelosia per Rihanna, e si lasciò trasportare da quel bacio passionale.
[…]
Le cose tra i due sembravano essere tornate buone come prima, eppure dopo gli spettacoli delle due date di Belfast, non ebbero modo di stare insieme.
Il cantante era sempre troppo impegnato in interviste varie o eventi che richiedevano la sua presenza.
Francis invece sembrava sempre più presa dal cibo, in quei giorni.
Dopo le prime due date in Irlanda, che andavano dal 24 e il 25 Aprile, ebbero un giorno libero il 26, prima di cominciare il loro giro in Inghilterra.
Chenille cominciava a sospettare della fame dell’amica, trovandola insolita ed esagerata, così la mattina del 26 Aprile, mentre arrivarono nel loro Hotel a Sheffield, in Inghilterra, le disse:
- Ehi… bella…
Francis sgranocchiava dei biscotti al cioccolato, mentre portava la sua valigia sul letto, e si voltava in direzione dell’amica, ancora col biscotto in bocca.
Ne diede un morso, poi disse:
- Sì?
- Ecco… vedi…
Chenille non sapeva come dirglielo, e risultava un po’ impacciata e Francis accorgendosi del suo insolito comportamento, la fissava accigliata:
- Cosa c’è?
Temeva una sua brutta reazione, eppure doveva dirglielo:
- E’ che mangi troppo ultimamente…
Francis sbottò in un sorrisetto, mentre mandava giù il boccone, poi le disse:
- Mi trovi ingrassata? Eppure faccio esercizio fisico tutti i giorni…
- Non è questo che intendevo dirti…
Francis accigliò lo sguardo, stranendosi ancora una volta:
- Allora cosa, Chenille?
- Pensavo che… forse questa fame è dovuta a qualcosa… io…
Lo sguardo di Chenille diventava sempre più strano, quasi timido e spaventato, ma poi la ragazza prese coraggio e concluse:
- Penso che potresti essere incinta…
[…]

CONTINUA…

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Capitolo 28
*** ● Que serà serà ● ***


“Credo che potresti essere incinta”
Quelle parole dette da Chenille rimbombarono nella camera d’albergo, così tanto quanto rimbombavano nella testa di Francis.
La ragazza lasciò scivolare la valigia a terra, con un forte tonfo, che la riportò indietro nel tempo in un batter ciglia.
Era il 2002, pochi mesi prima dell’incidente e poche settimane dopo la scoperta di tutta la verità su Fabio.
Francis si era ridotta ad uno straccio, cominciava a non parlare molto, e a mangiava qualsiasi cosa si trovasse sotto mano di commestibile.
Era partita col mangiare tutto per le prime settimane, per poi ridursi al digiuno totale dopo che cominciava a vomitare regolarmente almeno due volte al giorno, a causa della gravidanza che non sapeva di star mandando avanti nel modo del tutto errato.
[…]
- So che non vuoi parlarne, Frans, so che praticamente non parli più… ma …
- Sto bene, Emma…
Le due amiche avevano ridotto il loro rapporto a qualche chiacchiera ogni tanto, ma non per volontà di Emma; era Fran che si era chiusa nel suo dolore, e l’amica nonostante le stesse accanto in ogni momento del giorno, era come se fosse lontana mille miglia.
Era mezzanotte passata, e Francis era nella cucina dell’appartamento di Luigi, che ormai condivideva con l’amica, a mangiare una fetta di torta al cioccolato.
Emma dormiva, ma si era alzata a bere dell’acqua, ma aveva trovato l’amica con la testa nel piatto, e non resistiva più nel vederla ridotta in quello stato:
- No, non stai bene, Frans! Ma guardati… sei ridotta uno schifo!
- Grazie Emms…
Fran rispondeva con disinteresse mentre continuava a mangiare un altro pezzo.
- Sono stufa di starmene zitta e guardare mentre ti autodistruggi. Ti stai rifugiando nel cibo…
- Hai paura che possa ingrassare?
- Ho paura che…
- Che?
- Lascia perdere…
Probabilmente Emma aveva già capito che l’amica potesse essere incinta, ma non ne era convinta al cento per cento; infondo avere molto appetito e mangiare in continuazione, non era sinonimo di gravidanza… non sempre almeno.
- Insomma, che vuoi? Non posso mangiare un po’ di più? Non mi sto drogando!
- Il cibo può diventare come una droga se ne assumi a dismisura!
- Smettila di rompermi! Comincio a non sopportarti più!
- Beh mi dispiace per te, ma non ho intenzione di starmene zitta!
- Dovresti farlo invece, perché sei insopportabile!
- Anche per me sei insopportabile! Non posso più sopportare di vederti così ridotta… e tutto questo per cosa? Per un ragazzo?
- Stai zitta!
- No, non lo farò! Lo amavi? Davvero?
- Tu non sai niente!
- Ti innamori così in fretta? E per di più di uno di cui neppure conosci il cognome?
- Emma, basta!
- Non puoi averlo amato davvero, era uno sconosciuto! Sai quante altre volte amerai davvero qualcuno e ne soffrirai? Cosa farai? Ti ammazzerai ogni volta? La vita è una sola, Fran! Devi reagire!! Basta!!
- STAI ZITTA, HO DETTO! STA ZITTA!!!
Fran sbottò furiosa a quelle parole dell’amica che apparivano come delle menzogne, come delle assurdità dette da qualcuno che non conosceva davvero la sua storia con Fabio.
Presa dalla rabbia, le scaraventò sul pavimento tutta la torta e andò via guardandola con sguardo incazzato e furioso.
Emma restò lì immobile a fissarla d’altro canto con delusione e dispiacere, sapeva che l’amica reagiva quasi sempre con la rabbia in situazioni simili, ma ogni volta era un dispiacere.
[…]
Nel ricordare quell’episodio, Fran per la prima volta, dopo tanti anni, cominciò a collegare alcuni pezzi del puzzle, e iniziava a credere che l’amica tentava di dirle qualcosa … qualcosa che poi avrebbe scoperto in modo tragico soltanto dopo l’incidente e per bocca dei dottori.
Possibile che la storia possa ripetersi?
Non voleva crederci, non poteva essere incinta, non di nuovo, non adesso.
Un senso di colpa la invase ripensando a come aveva trattato in quell’occasione Emma, proprio la sua Emma che cercava di aiutarla con i suoi modi di fare sempre buffi e adorabili allo stesso tempo; con la sua meravigliosa personalità forte e ostinata, che non temeva quella orgogliosa e nervosa di Fran.
Si mise a sedere su una sedia accanto a lei, e fissando nel vuoto disse rivolta a Chenille:
- Avevo la stessa fame cinque anni fa…prima dell’incidente…
Confessò con sguardo vacuo, e Chenille le si avvicino e per raggiungere la sua altezza, si piegò nelle gambe e cercò il suo sguardo:
- Non perdiamoci in chiacchiere, bella… facciamo un test di gravidanza…
Francis spostò lo sguardo verso l’amica , apparendo molto agitata e spaventata:
- Un… test…di…?
- Non temere, ne prendiamo uno in più per esserne sicure… vedrai che andrà tutto bene.
- E se fossi incinta?
Improvvisamente il suo stomaco cominciò a restringersi per la paura di come potesse reagire Justin alla notizia.
Avrebbe potuto rifiutare lei e quella probabile gravidanza, avrebbe potuto non volerla, e soltanto l’idea la spaventava da morire.
- Sta calma, bella… cominciamo a fare il test.. se sarà… ci preoccuperemo delle conseguenze.
Chenille le prese la mano e cominciò a stringergliela forte:
- Non fasciamoci la testa prima del tempo.
- Le somigli molto, lo sai?
La ragazza senza capire, accigliò lo sguardo, e Fran abbozzò un sorriso, con lo sguardo velato dall’emozione, nel ricordo della sua Emma.
- Hai la stessa caparbietà e forza di Emma…
Chenille sorrise a quella parole, piacevolmente sorpresa:
- Ne sono onorata, bella…
Le due si sorrisero ancora una volta dolcemente, poi Chenille convinse Fran a starsene in camera, mentre lei sarebbe andata in farmacia a comprare i test.
[…]
Trascorsero qualche minuto da quando Chenille aveva lasciato la camera, e d’un tratto si sentì bussare alla porta.
[Canzone consigliata per la scena Lenny Kravitz-Fly Away]
Era Justin, e Francis nonostante avesse aperto appena la porta, il ragazzo la spalancò ed entrò chiudendosela poi alle spalle frettolosamente, tirando Francis a sé per travolgerla in un bacio passionale.
Francis cercò di mettere fine a quel momento, ma sembrava non riuscirci, ogni volta che baciava la bocca di quel ragazzo, diventava insaziabile.
Il ragazzo distaccò le labbra da quelle della ragazza dopo aver rischiato di restare senza fiato, poggiò la fronte contro la sua guardandole le labbra, già pronto a riprendere a baciarla, e le disse:
- Ho visto che Chenille è uscita e ho approfittato che il mio agente non fosse tra i piedi per stare un po’ con te…
Francis non trattenne un sorriso dolce, che fece impazzire Justin, il quale ogni volta se ne innamorava sempre di più.
Il ragazzo provò ad avere un approccio carnale con la ragazza, cominciando a toccarle la pelle, sotto la maglia, accarezzandole la schiena dolcemente, mentre riprese a baciarla sulle labbra lentamente.
Francis, però lo bloccò per le braccia e tentò di smettere di baciarlo:
- No… Chenille sta per tornare… devi andar via…
- Non può…
Il ragazzo non demorse, e riprese a baciarla lungo il collo, sapeva che era il suo punto debole, e che aveva buone possibilità di convincerla a continuare per quella strada:
- … tornare più tardi?
Francis, come previsto, si lasciò andare a quei baci sul collo, e socchiuse gli occhi dal piacere, restando quasi senza fiato.
Ma dopo qualche attimo, tornò in sé e ricordò del test di gravidanza, e pensò che se non fosse stata incinta adesso, poteva esserlo sicuramente dopo essersi concessa a quel momento.
Così spaventata all’idea, mise le mani sul petto del ragazzo e lo costrinse ad indietreggiare.
- No!
Nello spingere via, lo mise spalle alla porta, e lo guardò per qualche secondo, desiderosa di strappargli i vestiti di dosso.
Justin la guardò con malizia, sperando di farla cadere in tentazione, ma lei distolse lo sguardo, prima di cedere.
- Devi andartene.
Aveva ancora una mano poggiata sul petto del ragazzo, e col capo chino, sembrava non volerlo lasciare andare, nonostante gli stesse imponendo di andarsene.
- Sei sicura?
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui, carico di malizia, e sorridendogli tose via la mano:
- Sta zitto e baciami!
Ancora col sorriso sulle labbra, si affrettò a raggiungere le sue e a baciarlo con una passione superiore a quella di prima.
Gli teneva strette le mani, per tenergliele ferme dal toccarla, temendo che avrebbe potuto cedere nel fare l’amore con lui proprio lì in quel momento, e lui stette al gioco, e non la toccò nemmeno con un dito, ma ricompensò con quel bacio… che sembrò quasi essere ai livelli di un atto sessuale.
- Non provare a toccarmi…
Sussurrava lei, mentre continuavano a scambiarsi tocchi di lingue.
- Chenille sta tornando…
- Questo albergo ha tante camere…
- Shhh…
Lo zittiva lei baciandolo ancora, sorridendo a quelle parole.
- Mi piace il sorriso che fai prima di baciarmi…
- Quale sorriso…?
I due si parlavano tra un sussurro e l’altro tra tocchi di labbra rapidi e passionali.
- Quello che mi fa venir voglia di strapparti i vestiti di dosso…
Fran non si era mai resa conto di sorridere ogni volta che stava per baciarlo, lo faceva inconsciamente, dettata dalla felicità del momento e dal forte sentimento che lo legava a lui.
Quel sorriso che stava ripetendo proprio in quel momento, e proprio in quel momento Justin si liberò dalla presa di Francis, e provò a toglierle di dosso quella camicia e spogliarla.
Per fortuna (o sfortuna) il cercapersone di Justin cominciò a squillare, e maledicendolo, il ragazzo si fermò sul più bello e controllò chi fosse:
- E’ il mio agente.
Francis era ancora un po’ stordita, e provando a ricomporsi riabbottonandosi la camicetta si diede una sistemata ai capelli, poi schiarì la voce con un leggero colpo di tosse e disse, mentre rialzava lo sguardo verso di lui:
- Fantastico, vai…
Justin sorrise e la guardò accigliato:
- Fantastico?
Francis si portò le mani sui fianchi, ancora visibilmente sconvolta da quel loro travolgimento passionale, e schiarendosi ancora una volta la voce, disse:
- Il tuo agente ti chiama…
- Non cantare vittoria, tornerò!
Francis si lasciò andare ad un sorriso, e il ragazzo ricambiò dandole poi un bacio sulle labbra di fretta, ed uscì dalla camera in un baleno; come se fosse stato ansioso di tornare al punto in cui erano stati interrotti.
La ragazza sospirò e si poggiò alla porta, continuando a sorridere ripensando a lui e al suo modo di fare, di parlare, di agire… in ogni modo riusciva a farla stare bene, e le piaceva sempre di più.
Istintivamente però si portò una mano sul ventre ed alzò lo sguardo verso uno specchio messo su una parete difronte a lei.
Iniziò ad immaginarsi col pancione, eppure non ci riusciva… era tutto troppo strano, ma allo stesso tempo tutto fantastico.
L’idea di avere un figlio la spaventava, si sentiva troppo giovane ed immatura per diventare madre a quasi 23 anni, eppure il fatto che potesse avere un figlio da lui, da Justin le donava quella sicurezza e quella felicità che le mancava.
Realizzò che non avrebbe voluto avere un figlio se non con lui, riusciva benissimo ad immaginarlo come padre di suo figlio… e quasi cominciava a sperare di essere incinta.
[…]
Per fortuna, Chenille rientrò dopo che Francis si fosse data una sistemata, dopo l’uragano passionale che l’aveva avvolta con Justin poco prima.
La bustina con quei test di gravidanza le ghiacciarono lo stomaco, e tutta la paura che aveva accantonato con quelle dolci fantasie, la invase tutta in una volta.
- No… Chenille, ho paura….
- Sta calma, bella… vedrai che una volta fatto ti passa la paura.
- O potrebbe aumentare…
- Basta con questi se e ma! Va subito ad urinare su questo affare!
Chenille le allungò il test di gravidanza e con imponenza la costrinse a chiudersi in bagno per fare quel test.
[Canzone consigliata per la scena: Dido-White Flag]
I minuti d’attesa per quel risultato, sembrarono secoli, e Fran rischiava d’impazzire.
Per ingannare l’attesa, cominciò a pensare tra sé e sé, facendosi una promessa:
se quel test sarebbe risultato positivo, avrebbe affrontato la cosa con maturità e sarebbe andata lei stessa da Justin, per metterlo al corrente della verità.
Se invece quel test sarebbe risultato negativo, avrebbe fatto un altro test per sicurezza, e se anche quello sarebbe risultato negativo, allora avrebbe dato il via alla fondazione della scuola di ballo che sognava di aprire assieme ad Emma, e avrebbe passato la sua vita a realizzare il sogno della sua amica, e non si sarebbe fermata finché non sarebbe diventata la scuola di ballo più prestigiosa al mondo, e con sedi presenti in ogni paese della terra.
Chenille la destò dai quei pensieri, e con tono squillante, disse:
- Ok, bella, afferra quell’affare, e dimmi se sarò zia nel giro di nove mesi!
Francis fissò quel test poggiato sul tavolo, e prima di prenderlo fece il segno della croce con la mano storta.
Passarono interminabili secondi, e Chenille impaziente, le disse:
- Allora? Rischio un mancamento da un momento all’altro se non mi…
- Passami l’altro test…
Chenille si fermò di botto, e con un espressione seria, le chiese:
- E’ negativo?
Francis si limitò a lanciarle uno sguardo penetrante, che non necessitava di parole, così Chenille capì che fosse negativo e subito afferrò il secondo test e attese che l’amica andasse in bagno e lo utilizzasse.
[…]
- Credo di non essere stata così nervosa quando feci io il test cinque anni fa…
Chenille rischiava davvero un attacco di panico da un momento all’altro, mentre Francis sembrava una statua, un accumulo di serietà, una faccia da cui non trapelava neanche una minima emozione, ma chi la conosceva bene, sapeva che se era così seria in situazioni simili, dento di sé stava morendo lentamente per il panico.
- Se anche questo sarà negativo, giuro su Dio che manterrò la promessa fatta ad Emma, e da domani in poi mi dedicherò all’apertura della scuola di ballo!
Fran sembrava assorta nei suoi pensieri, ma stava rendendo reale quel giuramento, esclamandolo a voce alta.
Chenille accigliò lo sguardo e per un attimo sembrò riuscire a dimenticare quel test:
- Di cosa stai parlando?
Fran spostò lo sguardo sull’amica e disse:
- Emma sognava di aprire con me una scuola di ballo aperta a tutti, senza obbligo di pagare alcuna rata d’iscrizione o mensile… una scuola dove imparavamo l’arte del ballo a chiunque avesse anche una sola briciola di talento. Riuscendo così a fare ottenere ad ognuno di loro delle possibilità di ballare con le grandi star, apparire nei loro video musicali, o nei loro tour. Giuro che lo farò per lei! Per Emma…
La ragazza strinse un pugno in una mano e alzò lo sguardo al cielo, quasi cercando il volto della sua amica, sperando con tutte le sue forze di non essere incinta.
Chenille le prese una mano e le diede coraggio.
- Andiamo ad aprire questa cazzo di scuola, allora!
Francis guardò il test sul tavolo, e soltanto dopo attimi interminabili, riuscì a prenderlo tra le mani, sapendo che il suo destino sarebbe stato scritto da una parola: negativo.
- E’ NEGATIVO!
Le urla di gioia di Chenille a quella notizia, si sentirono sino alla hall dell’Hotel, e travolse Francis in un abbraccio, la quale ancora aveva il test ben saldo in una mano, e tornando a respirare, si lasciò andare ad un sorriso liberatorio.
Ma proprio in quel momento, entrò nella camera Justin, il quale sorridendo, si domandò come mai quella gioia incontenibile delle ragazze; poi il suo sguardo cadde inevitabilmente su quel test tra le mani di Fran, e la sua faccia mutò lentamente, come quella di Francis e Chenille che si voltarono nella sua direzione.
Diventarono tutti molto seri, e Justin ebbe l’impulso di sparire da lì, e così tirò la porta a sé e mentre la chiudeva, abbassava lo sguardo e disse in un chiaro stato confusionale:
- Scusate… avrei… avrei dovuto bussare…
Chenille tentò di fermarlo, ma molto rapido a sparire, mentre Francis diventò una statua di ghiaccio.
- Fran! Francis! Ehi bella, vagli dietro! Cazzo, ehi, ehi bella sbrigati!
Chenille tentava di scuotere Francis e farla rinsavire, ma soltanto dopo vari tentativi, la ragazza tornò sulla terra.
Trascorse gli attimi più spaventosi della sua nuova vita, dopo l’incidente con Emma, nel guardare Justin che fissava spaventato quel test.
Mise una mano sul braccio di Chenille quasi a volerla ringraziare, poi corse in direzione di Justin, uscendo da quella camera.
Il ragazzo sembrava essere sparito nel nulla, ma per fortuna sulla sua strada incrociò l’agente del ragazzo:
- Hai visto Justin?
Gli domandò con tono leggermente allarmante, e l’uomo distrattamente si voltò a guardarla:
- Oh… Ehi, ciao Fran. Sì l’ho visto passare proprio poco fa, è in camera sua.
La ragazza immediatamente si voltò per raggiungerlo, ma l’uomo la fermò dicendo:
- Ehi, Fran…
Lei si voltò a guardarlo impaziente di andar via:
- Mi raccomando… non stancarmelo troppo… domani c’è lo Show…
Francis in un altro momento avrebbe risposto a tono a quelle insinuazioni dell’uomo, anche se non erano dette con cattiveria, ma in quel momento le importava unicamente spiegare tutta la verità a Justin, nient’altro: così dopo avergli lanciato una lunga occhiata confusa, si voltò e raggiunse la camera di Justin, che fortunatamente non era chiusa a chiave.
[Canzone consigliata per la scena: Jason Walker-Down]
Entrata in camera, non vide nessuno finché non spostò lo sguardo verso la finestra: Justin era in piedi, con le braccia incrociate sotto il petto, a fissare qualcosa di poca importanza fuori da quell’enorme finestra.
- Justin…
Francis sussurrò il suo nome, spaventata che potesse esplodere da un momento all’altro, e dirle cose che non avrebbe voluto sentirgli dire.
Il ragazzo però tacque, non una parola uscì dalla sua bocca, così Francis provò a farsi coraggio e si avvicinò a passi lenti:
- Ascolta… volevo dirti che quel test è…
- Non dire altro…
Francis fu turbata dal suo parlare improvvisamente, ed impaurita, non smetteva di guardare nella sua direzione, finché il ragazzo non si voltò.
- Non voglio sapere il risultato…
Francis se ne stupì e lo guardò confusa, mentre lui le si avvicinava:
- Dimmi solo perché non me l’hai detto!
Sembra incazzato, e chiedeva spiegazioni quasi come se ne fosse affamato:
- Io non…
- Perché me l’hai tenuto nascosto? Eh?
Con furia il ragazzo non nascondeva più la sua rabbia, e si rivolgeva con modi bruschi verso Fran, che di canto suo restava sconcertata da quel comportamento:
- Avevo il diritto di saperlo!! È per questo motivo che eri fredda e distaccata con me in questi giorni? Per questo mi evitavi? Rihanna non c’entrava nulla, non è vero? Tutta quella storia della gelosia, tutta una messa in scena? Eh?
- Cosa? Che cosa??
Francis, incredula cominciò ad urlare anche lei, per tentare di farsi ascoltare dal ragazzo che si era fatto un’idea totalmente sbagliata di come erano andate le cose:
- Ecco perché volevi che me ne andassi, poco fa, Chenille doveva portarti i test!!
- Questo è vero, ma…
- Ma, cosa? Perché me l’hai tenuto nascosto? Mi hai mentito per tutto questo tempo? Come hai potuto?
Francis mosse qualche passo in avanti ed urlò verso la sua direzione:
- ADESSO BASTA!!!
Il ragazzo fece silenzio, e la guardò dritto negli occhi.
Avevano entrambi il fuoco della rabbia in quegli occhi, che non avrebbero mai smesso di guardarsi.
La ragazza aveva il fiatone, causato dalla corsa per poterlo raggiungere il più in fretta possibile, e per l’ansia che quella situazione le comportava:
- Insomma, è vero che Chenille doveva portarmi il test, e per questo volevo che te ne andassi… ma tutto il resto non è vero!
Cercava di spiegarsi, di fargli capire che non stesse mentendo.
Si portò una mano tra i capelli spostando lo sguardo in un punto vacuo della camera, visibilmente scossa:
- Chenille mi ha fatto notare che mangiavo troppo in questi giorni, così si è insospettita e mi ha consigliato di fare il test, ma non credevo mai di poter essere…
La parola “incinta” le morì in gola.
Dopo alcuni secondi, alzò lo sguardo verso di lui e con rabbia e vigore gli disse:
- Insomma se mangiavo tanto era perché sono spaventata! Ho paura, ho una tremenda paura, perché mi sto rendendo conto che ti amo!
Justin restò pietrificato da quelle parole, e non riuscì a dir nulla per qualche secondo.
Aveva il fiatone anche lui, e deglutendo lentamente, le si avvicinò e disse:
- Sta zitta!
Francis lo guardava incredula, con sguardo accigliato, non erano quelle le parole che sperava le dicesse, non dopo tutto quello che le era scappato di bocca pochi secondi prima.
- Hai rovinato tutto! Non era così che mi ero immaginato di dirtelo…
- Dirmi cosa?
Chiese quasi balbettante la ragazza, mentre indietreggiava di qualche passo, mentre lui si avvicinava a lei sempre di più:
- Che ti amo…
Francis abbozzò un sorriso sorpreso a quelle due magiche paroline, poi lui la travolse in un bacio molto dolce, e con le braccia l’avvolse in un abbraccio quasi protettivo.
Sembrava che fosse convinto della sua gravidanza, ma non gli importava.
Non era importante sapere se fosse o non fosse incinta, l’avrebbe amata comunque, e si sarebbe preso cura di lei in entrambi i casi.
- Forse non dovremmo…
Sussurrò lei, riprendendo fiato dopo quel bacio.
Lui poggiò un dito indice sulle sue labbra e la invitò a fare silenzio:
- Shhh… non rovinare tutto.
Il ragazzo cominciò a sbottonare i bottoni della camicia che indossava Francis, e restava a fissarla a distanza riavvicinata, quasi come a voler imprimere nella memoria quel momento con più dettagli possibili.
Lei nel guardarlo, quasi cominciò a temerlo, quel suo sguardo era così strano, così serio ma anche molto dolce.
Era come se lo stesse guardando davvero per la prima volta, come se adesso riuscisse a leggergli tutto l’amore in quello sguardo, come se adesso quegli occhi non le nascondessero più niente.
Justin le sorrise con malizia, e le tolse di dosso quella camicia, facendo lo stesso con la propria t-shirt.
Restarono entrambi mezzi nudi, e lui volle avere un contatto con la sua pelle, così la strinse a sé e riprese a baciarla.
La camera di Justin, era composta da tre stanze: una specie di salottino lì appena si entrava, una camera da letto e un piccolo bagno.
Il ragazzo la tirò verso di sé e si mise a sedere sul divano poco distante da loro, facendo sedere Fran a cavalcioni sulle proprie gambe.
Le cinse il volto tra le mani, senza aver voglia di lasciarla più andar via, senza aver voglia di smettere di baciarla.
Neanche loro capirono quanto tempo passò, ma stettero su quel divano a baciarsi, toccarsi, accarezzarsi, spogliarsi, finché entrambi non restarono soltanto in mutande, e il desiderio di aversi aumentò a tal punto da volerlo fare su quel divano.
Justin però prese in braccio la ragazza, che stringendosi al suo collo, ridacchiava divertita dal suo modo di fare, e dal tocco delle sue mani che le procurava solletico:
- Dove mi porti?
- Su un letto…
Disse lui facendola saltare tra le sue braccia, quasi come se l’avesse fatta saltellare in aria come una bambina, una bambina di cui era follemente innamorato.
[…]
Finirono col fare l’amore su quel letto nel giro di qualche ora, per poi restare l’uno nelle braccia dell’altro.
Dopo un po’erano entrambi rivolti su un fianco, nella stessa direzione, a guardarsi negli occhi:
- Perché non vuoi saperlo?
Non fu necessario che gli dicesse altro, per fare in modo che capisse a cosa si stesse riferendo; Justin sospirò e restò a fissarla negli occhi:
- Non cambierà le cose…
- Che vuoi dire?
- Voglio dire che… se aspetti o no un bambino da me, non condizionerà i miei sentimenti…
Fran non trattenne un dolce sorriso, e con una mano sinistra gli accarezzò una guancia lentamente, perdendosi nella bellezza del suo volto.
Si sentiva così fortunata nell’averlo nella sua vita, che cominciava a credere che si trattasse tutto di un bellissimo sogno.
- Ma… ti prego… puoi dirmelo prima che impazzisca?
Il ragazzo chiuse gli occhi, spaventato della reazione della ragazza, temendo che potesse ucciderlo con le sue mani a quella confessione, ma moriva dalla voglia di conoscere la verità.
Francis sprofondò con la faccia nel cuscino, e tra un sorriso e l’altro, cercò poi di tornare seria e guardarlo.
- Non lo sono…
La reazione del ragazzo fu totalmente inaspettata, fu come se ne fosse rimasto male, come se sperasse nel contrario.
Fran accigliò lo sguardo, visibilmente stupita e quasi costringendolo a guardarla, disse:
- Ehi…cos’è quella faccia?
Il ragazzo si posizionò disteso di schiena e fissò il soffitto:
- Cominciavo già ad immaginarmi una meravigliosa bambina con gli occhi della madre, i ricciolini, e magari uno spiccato accento spagnolo… insomma una piccola te…
Francis si lasciò andare ad un sorrisone a quelle parole tanto tenere, poi storse il naso, non concordando con la sua teoria e disse:
- Mmmh… non credo che si sarebbe trattato di una bambina, bensì di un bellissimo bambino, con occhi azzurri, capelli ricci biondi… un angelo proprio come te…
- Uhm… e sentiamo, come l’avresti chiamato questo angelo?
- Angél?
- Davvero? Cioè… con quella pronuncia spagnola così tremendamente sexy? Avrei potuto sbatterti al muro ogni volta che l’avresti richiamato…
- An…gél…
Pronunciò lentamente la ragazza, con un’impeccabile pronuncia spagnola, mentre tentava di trattenere una risata.
Justin provò a trattenere l’impulso di farla ancora una volta sua, e si passò la lingua sulle labbra inferiori, mordendosi un labbro, tentando di tenere a freno i suoi impulsi.
- Sei perfida!
Francis ridacchiò, poi tornò a guardarlo, divertita dall’argomento, che cominciava a piacerle. Si riposizionò girata su un lato e lo guardò negli occhi:
- E invece la tua bambina? Come l’avresti chiamata?
Justin tentò di far sembrare la cosa del tutto normale, e con leggero timore, disse:
- Avevo pensato… che avremmo potuto chiamarla… Emma…
Il sorriso sul volto di Francis, svanì lentamente sotto gli occhi del ragazzo, il quale si pentì immediatamente di averlo detto.
Una smorfia di dolore si dipinse sul volto della ragazza, la quale dopo aver abbassato lo sguardo per qualche secondo, gli disse:
- Non credo che avrei avuto la forza di richiamare il suo nome per tutta la vita… sarebbe stato troppo doloroso per me…
Justin storse le labbra in una smorfia dispiaciuta, e mentre le accarezzava una guancia per farla riprendere, le disse:
- Hai ragione… non avrei dovuto dirlo…
- No, non smettere di parlare… la tua voce è la medicina per ogni mio male… tu sei la mia medicina…
Il ragazzo le sorrise dolcemente, sembrava quasi stesse trattenendo le lacrime, mentre le si avvicinava per darle un dolce bacio sulle labbra.
- Insomma, come hai detto che avresti voluto che somigliasse questo piccolo Angél?
Francis tornò a sorridere teneramente, abbassando lo sguardo.
Era così strano parlare di una cosa simile con lui, ma al tempo stesso non poteva immaginare cosa migliore di quella.
- Beh… avrei voluto che avesse avuto gli occhi del papà, il naso, la…
- Come? Come? Assolutamente no!
Improvvisamente lui la interruppe e lei se ne stranì:
- Che c’è?
- Il bambino non dovrà avere il mio naso, insomma … guardalo… è orribile.
Francis si alzò, mettendosi seduta sul letto, coprendosi il seno nudo con un lenzuolo, e lo guardò come se stesse dicendo qualche pazzia:
- Ma che cosa stai dicendo?
Non trattenne una risatina, mentre lo guardava fissare il soffitto:
- Ho sempre odiato il mio naso, è un grosso naso…
- A me piace il tuo naso.
- Non dire stupidaggini.
Francis sembrò essere entrata in un oblio di un ricordo, e parlò senza badare alle sue parole:
- Ricordo ancora la prima volta che ti vidi, nel 2002… al momento delle audizioni per “Like I Love you”…
Un sorriso nostalgico si marcò sulle labbra della ragazza, che inevitabilmente ripensò anche ad Emma.
Justin si voltò verso la sua direzione, ed incuriosito, restò ad ascoltarla in silenzio:
- Tu parlavi con qualcuno sulla tua destra, e la prima visione che ebbi di te fu di profilo, tu neppure ti accorgesti di me e la stessa cosa successe poi quando ti rividi per i provini della tua crew, con la sola differenza che quella volta eri rivolto sulla tua sinistra e la prima cosa che pensai fu: “Il profilo di questo ragazzo mi perseguita… mmmh però è carino…”
- Carino?
- E’ già tanto se ti concessi il “carino”
- E perché?
- Beh… all’epoca non avevo molta simpatia per la razza maschile…
Ci furono una manciata di secondi di silenzio, poi lui disse:
- E così è cominciato tutto dal mio naso?
- Credici o no, ma è stata la prima cosa che mi è piaciuta di te…
Fran si chinò su di lui e gli diede un leggero bacio sul naso, lasciando scappare un sorriso a Justin che chiuse gli occhi ed arricciò il naso in una smorfia tenera.
- E comunque ti sbagli… anche io ti notai nel 2002… e non mi riferisco alla coreografia…
[Canzone consigliata per la scena: Justin Timberlake-What Goes Around Comes Around]
Francis sorrise piacevolmente, e si mise con la schiena eretta, ancora seduta sul letto, e gli chiese:
- Davvero?
- Eri bellissima… indossavi una tuta che ti avevano procurato dei miei assistenti, tu e la tua amica Emma ne eravate sprovviste. Portavi il tuo immancabile cappello sulla testa, e non guardavi nessuno negli occhi, era come se fossi lì per vincere una scommessa fatta con qualcuno, come se dovessi dimostrare la tua bravura a qualcuno che non fosse presente.
Francis lo guardava con stupore, non si aspettava che all’epoca il cantante si fosse accorta di lei, prima dell’esibizione.
- Non sapevo che mi avessi notato…
- Il tuo sguardo triste mi catturò a prima vista. Capii subito che ti era successo qualcosa di spiacevole, eri un tipino niente male… non ti facesti problemi a dirmi in faccia quello che pensavi della mia idea del video, mentre tutte le altre facevano le carine e gentili soltanto per far sì che le scegliessi. Era come se tu non ne avessi bisogno, sicura del tuo talento, sicura che avrei scelto te e non loro, non avevi bisogno di arruffianarmi…
- Ehi… mi stai descrivendo come una sprucida ed arrogante…
- Beh un po’ lo sei…
Disse lui scherzosamente per poi lasciarsi andare ad una risatina mentre lei si finse offesa:
- Avanti… sto scherzando. Sei la persona più umile ed onesta che conosco.
- Sì, adesso prova a rimediare…
Justin sorrise ancora una volta, poi la costrinse a voltarsi verso la sua direzione per guardarlo, poi diventando serio le disse:
- Perché credi che ti ami?
Francis a quelle parole, si voltò a guardarlo, apparendo sorpresa e spaventata da quello che avrebbe potuto dirle:
- Non hai mai approfittato di me… ti sei sempre comportata in modo naturale, come sei, senza fingerti qualcun altro per riuscire a piacermi. Abbiamo litigato come cani e gatti su ogni cosa, e forse continueremo a farlo. Hai fatto le scelte sbagliate ogni volta, finendo per perdere il ruolo di prima ballerina, eppure lo hai accettato senza fare storie, senza reclamare il posto che ti spettava di diritto nemmeno una volta.
Justin si mise a sedere, e restando difronte a lei, le sfiorò una ciocca di capelli con tenerezza:
- Sei sempre stata umile… tu hai ideato le coreografie del mio show… tu sei l’artefice di tutto quello che faccio su quel palco, eppure te ne stai lì nell’ombra a fare quello che più ami al mondo: ballare. Senza prenderti neppure un secondo di gloria che ti spetterebbe di diritto. Neanche quando hai visto che ero innamorato di te… non hai approfittato dei miei sentimenti per convincermi a ridarti il ruolo di prima ballerina.
Il ragazzo fece un attimo di pausa, e le sorrise, notando l’emozione e lo stupore sul volto di Fran, che restò senza parole:
- Non pensare che non noti tutto quello che fai… resto minuti interminabili a guardarti durante le prove… e ogni volta riesci ad incantarmi come farebbe un mago con un bambino, mentre gli mostra i suoi numeri migliori.
Fran avrebbe voluto dirgli qualcosa, ma lui dopo alcuni secondi di silenzio, continuò parlando:
- Ricordo ancora la gelosia che provai quando lessi di te e Di Caprio sui giornali… rischiavo di impazzire…
Justin si lasciò scappare una risatina nervosa, poi continuò:
- Tu non eri lì con la crew, eri via, e io per un attimo ti odiai, perché riuscivi a farmi stare male anche quando non c’eri, ma poi capii che non era te che dovevo odiare, ma me stesso perché ti permettevo di farmi morire di gelosia. Confesso che quando tornasti ed eravamo sul set del video e tu mi vedesti con Scarlett, provai un certo piacere… speravo che anche tu potessi ingelosirti almeno un decimo di quanto l’avessi fatto io per Di Caprio…
Lei lo guardò con un sorrisetto amaro sul volto, e dopo un attimo di silenzio, disse:
- Ero troppo presa dai fantasmi del mio passato… la canzone… quello che dicevi… mi ricordavano qualcun altro…. Ma poi…
Francis spostò lo sguardo nel vuoto e si immerse in un ricordo particolare, e sorrise:
- Ricordo di quella scena della piscina, ricordo il modo in cui recitasti quella parte… eri così bravo da far sembrare la scena vera, e io mi sentivo come una di quelle che spiano da dietro i cespugli due amanti.
Si voltò a guardarlo in faccia, e con una strana lucentezza negli occhi, gli disse:
- Nonostante i miei fantasmi del passato, ricordo che quando ti gettasti in quella piscina e afferrasti Scarlett, ebbi come un attacco di gelosia che provai a tenere sotto controllo… ma al momento del bacio, riuscivo a vedere le vostre lingue intrecciarsi e… fu in quel momento che capii che provavo qualcosa per te, perché sentii il mio cuore sprofondare nel vuoto. Avrei voluto fermare quelle riprese e prenderti a schiaffi. Ti odiai… o forse odiai me stessa per permetterti di farmi sentire in quel modo…
Alzò lo sguardo verso di lui, marcando l’ultima frase che sembrava citare le sue precedenti parole.
Justin sorrideva sotto i baffi a quelle parole, quasi lieto di sentirgliele dire.
Si avvicinò a lei e la costrinse a distendersi sul letto, mettendosi su di lei e restando a guardarla a pochi centimetri di distanza dal suo volto.
- E io in quel momento immaginavo di baciare te…
Francis lo spintonò leggermente, provando a liberarsi dalla sua presa, ma con scarso successo:
- Sì, certo, come no… e ti aspetti che ci creda? Ogni uomo sulla terra vorrebbe baciarla, ora smettila di dire bugie.
- Non nego che quel bacio mi sia piaciuto… ma preferisco baciare te…
- Avanti, smettila…
- Sono sincero… non cedo che al mondo ci sia qualcosa di più bello di te… e non mi riferisco al tuo corpo, non soltanto a quello almeno…
- Mi stai uccidendo con tutta questa dolcezza, lo sai?
[Canzone consigliata per la scena: George Michael-Jesus to a Child]
- Non è così che mi sarei immaginato di dirtelo, Fran…
- Di cosa parli?
Chiese lei, restando a guardarla dal basso, con sguardo confuso:
- Avrei voluto rendere il momento speciale, bel vestito, bel panorama, tu ed io, con la giusta atmosfera e soprattutto… gli umori giusti. Mi sarei avvicinato a te, e ti avrei sussurrato…
Justin si chinò verso l’orecchio della ragazza e le sussurrò:
- Ti Amo…
Poi cominciò a baciarle il collo lentamente, come piaceva a lei…
Francis socchiuse gli occhi, credeva davvero di vivere in un sogno, eppure quei baci la tenevano ancorata alla realtà che era forse la più bella che avesse mai vissuto sino ad allora, in quella sua difficile vita.
Intrecciò le dita della mano nella sua, e gliela strinse, mentre lui continuava a farla impazzire con quel tocco di labbra umide sul collo, fino a scivolare lungo il suo seno.
Lentamente risalì suo volto, e smise di baciarla per guardarla in faccia, lei aveva ancora gli occhi chiusi per il piacere che le davano quei baci sul corpo, poi lentamente li riaprì e lo guardò:
- Non possiamo… rifare l’amore…
- Di cosa hai paura, Electric Lady?
Le sussurrò lui, sfiorandole il naso, mentre con una mano scivolava lungo le sue gambe e la lasciava sospirare di piacere che riusciva a darle anche con un tocco di mano.
Francis sorrise nel sentirsi chiamare in quel modo, e con occhi socchiusi, gli disse:
- Il test… non dovremmo prendere precauzioni?
- E se io volessi un figlio da te?
- Saresti un pazzo…
- Hai detto di amare questo pazzo…
- Justin…
Il ragazzo si fece spazio su di lei, e cominciò lentamente a spostarle lateralmente anche l’altra gamba, mentre con la lingua le sfiorò un lobo dell’orecchio, e le sussurrò:
- Ti fidi di me…?
Francis gli rispose con un tocco di labbra sulle sue, mentre lentamente cominciava a perdere il respiro a causa dei suoi movimenti di bacino, mentre si faceva spazio dentro di lei.
Ogni volta le sembrava di toccare il massimo del piacere, eppure ogni volta riusciva a superare quello che credeva fosse il suo massimo.
Fu diverso, fu come se fosse stata la loro prima vera volta insieme.
Lui la toccava diversamente, come se non si sarebbe più fermato, come se avesse voluto toccare il suo corpo di lì all’eternità.
Continuava a baciarle il collo, continuava a darle piacere, senza baciarle la bocca, per evitare che ne restasse senza fiato.
I suoi piccoli gemiti di piacere erano quasi musica per le orecchie del ragazzo… come se potesse eccitarsi sempre di più ogni volta che la sentiva sospirare.
Strinse tra le mani la sua coscia, il suo fianco, per poi accarezzarla lungo la sua pelle vellutata, arrivando a toccarle il seno per poi scivolarci su con le sue labbra per poterglielo baciare, ancora e ancora.
Lei sentiva il corpo caldo di lui sul suo, la sua pelle, le sue mani che non avevano più paura di toccarla ovunque volesse, mani che le davano sicurezza, mani che l’avevano toccata come mai nessuno prima d’ora.
Non avevano fretta di portare a termine quel momento, se lo godevano come se fosse stato l’ultimo, senza temere le conseguenze di quello che stavano facendo.
[…]
Passarono minuti interminabili a baciarsi, a scambiarsi saliva, ad intrecciare le proprie lingue quasi in una specie di gioco sincronizzato, anche dopo, mentre era lei adesso a stare poggiata sul suo solido corpo, mentre lui la stringeva a sé temendo che potesse andar via.
Il cercapersone di Justin cominciò a squillare, ma il ragazzo, senza mai smettere di baciarla, allungò un braccio e lo spense, per poi portare la mano sul volto della ragazza, delicatamente.
Poteva crollare il mondo sotto i loro piedi proprio in quel momento, ma non avrebbe importato, non volevano porre fine a quel bel momento d’intimità tra loro.
Momenti che con gli impegni del tour, erano sempre più rari.
Dopo interminabili minuti, anche il cellulare della ragazza cominciò a squillare, una, due, alla terza volta Fran allungò il braccio sul comodino e scaraventò il cellulare a terra che smise di squillare.
Justin la spinse via dal suo corpo e la lasciò scivolare accanto a sé, ponendosi entrambi su un lato restando abbracciati e separandosi per la prima volta dalle loro labbra, dopo un lungo ed interminabile gioco di baci.
Francis restò con la schiena poggiata sul letto, mentre lui si voltò restando poggiato su un fianco, lasciando che poggiasse le gambe lungo le proprie, in una posizione che sembrava molto comoda per entrambi.
- Dove hai imparato a baciare così bene?
Le domandò lei, portandosi una mano tra i capelli, riprendendosi da quei momenti infiniti di passione.
Lui si lasciò andare ad una risata melodiosa, che la fecero voltare a guardarlo e ad innamorarsene ancora di più.
- Ho fatto pratica negli anni…
Rispose ironicamente lui, mentre le diede un pizzico sul naso teneramente.
Francis sorrise, e lo scostò via divertita, poi guardandolo gli chiese:
- A chi hai dato il tuo primo bacio?
- Mi stai davvero chiedendo una cosa simile?
- Che c’è? Non te lo ricordi?
- Divertente…beh no, in realtà lo ricordo bene.
Fran lo guardò curiosa, quasi sicura di sentirsi dire che fosse stato con la Spears…
- Si chiamava Danielle… avevo 12 anni.
- Hai dato il tuo primo bacio a dodici anni?
Fran sembrava sul punto di non trattenere una risata, e Justin accigliando lo sguardo quasi offeso:
- Che c’è? Tu a quanti anni lo hai dato?
- Davvero vuoi saperlo?
- Smettila con quella risatina.
Disse lui facendole il verso, un po’ irritato, ma continuando a sorridere guardandola curioso:
- Beh è che non vorrei sconvolgere i tuoi…
- A quanti anni hai baciato il tuo primo ragazzo?
La interruppe lui guardandola quasi sconvolto avendo paura della risposta e restando a guardarla con un sorrisetto malizioso:
- Ok, ok, a… nove anni… sono stata molto precoce in questo, a differenza di…altro…
- NOVE?
- Ehm…
- Non voglio sapere quando l’hai fatto per la pria volta…
- Guarda che non è come credi…
- Non credo niente…
Disse in una risatina lui, iniziando ad insinuare il falso.
- La mia prima volta con un ragazzo è stata a diciotto anni, ma avrei preferito aspettare…
- Davvero? Diciotto?
- Che c’è? Non mi credi?
- Beh… da una che ha dato il suo primo bacio a nove anni…
- Ma il bacio l’ho fatto per ripicca.
- Ripicca?
- C’era questo ragazzino a scuola… aveva undici anni e continuava a prendermi in giro assieme alla sua fidanzatina della sua stessa età.
- Perché ti prendevano in giro?
- Per il mio accento… all’epoca si sentiva di più il mio spagnolo…
- E ti prendevano in giro per come parlavi?
- Anche per come mi comportavo…Ero un maschiaccio. Usavo giocare a calcio con gli altri ragazzini, venendo anche alle mani con loro… insomma ero poco femminile, e quella ragazzina un giorno mi chiamò Francesco. Continuava a chiamarmi con la versione maschile del mio nome per tutto il giorno, eravamo in gita per la città. Ad un certo punto io mi stufo di sentire quella sua voce fastidiosa chiamarmi in quel modo, così sciolgo i miei capelli che avevo sempre legati in una coda, mi avvicino al suo ragazzo e comincio a baciarlo sotto i suoi occhi. Partì come un bacio tra bambini, ma volli dimostrarle il contrario e cominciai a baciare quel ragazzino come avevo visto fare agli adulti.
- Che stronza..
Commentò tra una risatina, Justin.
- Avresti dovuto vedere la sua faccia quando vide che il suo ragazzo stette al bacio.
Entrambi ridacchiarono, lui immaginandosi la scena e lei ricordandosela come se fosse successo ieri.
- E invece la tua prima volta? Perché a diciotto anni? Non dirmi che non avevi avuto nessun ragazzo…
- Nessuno che mi faceva desiderare di andare oltre qualche bacio…
- Poi hai conosciuto quel ragazzo di cui mi parlasti?
- Avrei dovuto aspettare…
- Ti penti della tua prima volta?
- Non sai quanto…
- Non pentirtene, fa parte della tua vita, ti ha donato un’esperienza di vita da cui hai imparato qualcosa…
- Possiamo cambiare argomento?
- Ti infastidisce così tanto parlare di lui?
- Tu perché vuoi parlarne?
- Non so niente di te…
- Sai tutto di me!
- Non è esattamente vero…
- E’ così che la metti?
- Beh è così che stanno le cose…
- Ok, allora sta bene a sentire la storia della mia vita.
Justin scosse il capo un po’ irritato:
- Non ntendevo questo…
- No, adesso ascoltami …
- Non voglio conoscere la storia della tua vita, Fran…
- Muori dalla voglia di saperlo, invece.
- Perché devi sempre rovinare tutto?
Francis si tirò su e si mise a sedere su quel letto enorme, e lo guardò.
- Non sto rovinando niente... Dici che ero la tua migliore amica, beh i migliori amici sanno tutto sulle loro vite, è giusto così.
- E va bene, AMICA…
Disse Justin mettendosi seduto con le spalle contro la spalliera del letto, posizionando un cuscino su cui poggiarsi comodamente, e la guardò incrociando le braccia sul suo petto nudo.
- Raccontami…
Aveva un lenzuolo che copriva il suo corpo nudo, a metà, e Francis gli sorrise con malizia sentendogli dire quelle parole:
- Diventi più carino quando ti incazzi…
- Mi incazzerò più spesso.
- Ricominciamo daccapo, ok? …Smettila di guardarmi così.
Il ragazzo non le rispose, e restò a guardarla visibilmente incazzato. Francis sospirò e si fece coraggio.
Non sapeva neanche lei perché volesse raccontargli tutto, ma Justin riusciva a farle fare cose che non pensava di poter fare, riusciva a renderla una persona diversa, forse migliore.
Si mise seduta coprendo il suo corpo nudo avvolgendosi con un lenzuolo, e cominciò a parlare:
- Come già sai… sono nata a Buenos Aires
- Puoi anche saltare questa parte della biografia…
- La smetti?
Justin alzò gli occhi al cielo, gli sembrava una cosa forzata, senza rendersi conto che Fran si fosse davvero convinta di dirgli tutto perché le andava di farlo, e non perché si sentisse costretta.
Notando il suo silenzio, la ragazza continuò col suo racconto.
[Canzone consigliata per la scena : Coldplay-What if]
- Dicevo! … Sono nata a Buenos Aires il 26 Maggio del 1984, avevo quasi due giorni di vita quando la mia presunta madre mi abbandonò fuori ad un convento delle suore appena fuori città. Sono stata rinchiusa in un orfanotrofio cattolico per i miei primi tre anni di vita.
[…]
- Mi hanno raccontato che c’era una giovane donna, madre di tre figli, di cui uno nato pochi giorni prima di me, che frequentava la chiesa delle suore che possedevano questo orfanotrofio, la quale si offrì di darmi da mangiare, perché per le mie condizioni avevo bisogno per forza del latte materno. Ma sembrava che non volessi accettare quel latte della donna che non fosse mia madre… così le suore furono costrette a portarmi in ospedale d’urgenza o rischiavo di morire. Lì i medici mi hanno nutrita con latte materno che mi iniettavano con dei tubicini, poco alla volta.
[…]
- Appena mi ristabilii tornai in orfanotrofio, e cominciarono a darmi latte in polvere dalla bottiglina e sembrava andare tutto bene, finché non cominciai a prendere uso della parola e della ragione a poco più di un anno. Le suore impazzivano per starmi dietro, buttavo via il cibo che mi preparavano,  mangiavo soltanto quello che mi preparava la giovane signora, madre dei tre figli. Ero la bambina più piccola di quell’orfanotrofio, abitato da ragazzini preadolescenti, così all’età di tre anni mi spostarono in un orfanotrofio con bambini della mia età, per la gioia delle suore.
[…]
- In questo orfanotrofio, diedi del filo da torcere alle signore che lo gestivano. Non volevo mangiare, rompevo tutto, creavo casino, e litigavo spesso con altri bambini della mia età per motivi sciocchi. Ricordo ancora la faccia felice della direttrice dell’orfanotrofio, quando all’età di cinque anni una famiglia si offrì di adottarmi.
[…]
- Erano di Cordova, una città al centro dell’Argentina, molto lontana dal mare. Erano due signori di cinquant’anni che erano rimasti senza alcun erede, erano molto soli, e avermi per casa loro sembrava renderli allegri per il primo periodo; io però non riuscivo ad abituarmi a loro due, troppo lenti, troppo casalinghi ed apprensivi. Non mi lasciavano giocare con nulla che potesse ricordare loro un arma pericolosa. Dicevano che chiedevo sempre di portarmi al mare, volevo vedere il madre, perché lì intorno dove abitavano c’era solo terra e montagne. Non avevo amici, non c’era l’ombra di un bambino nel vicinato, così per disperazione, i due coniugi mi riportarono in orfanotrofio dopo neppure un anno…
[…]
Justin interruppe il suo racconto restando accigliato e sconcertato da quella parte del racconto:
- Scusa, che cosa? E potevano farlo?
- Sì, se le adozioni erano in nero…
Rispose lei stringendosi nelle spalle, mentre lui ne restava allibito:
- Ma non furono la prima famiglia a farlo… dopo neppure un anno, un'altra famiglia si offrì di adottarmi. Erano di Buenos Aires, due giovani ragazzi un po’ Hippie, che vivevano in condizioni non troppo agiate. Lei non poteva avere figli, così pensarono che la cosa migliore da fare fosse quella di adottare un bambino. Lui non lavorava, lei invece si arrangiava facendo la sarta. Avevano una trentina d’anni, ed andavano avanti come meglio potevano, vivendo alla giornata, senza troppi pensieri. Abitavamo in un piccolo appartamento al centro della città, e avevano un gatto molto grasso di nome Gordo. Detestavo quel felino, sembra fosse geloso della mia presenza lì, e ogni volta mi graffiava. Così cominciai a tirargli la coda e a fargli male così come lui ne faceva a me. Finché un giorno non scappò di casa ed incolparono me, così trovandomi insopportabile, anche loro mi riportarono all’orfanotrofio quando ormai avevo sette anni.
[…]
- Venivo istruita da alcuni insegnanti che si offrivano di insegnarci a leggere e a scrivere, addobbando una camera dell’orfanotrofio ad una specie di classe. Non andavo d’accordo con gli altri bambini, le istitutrici li mettevano in guardia da me, perché dicevano che ero un soggetto pericoloso ed esposto alla violenza. Odiavo quel posto, odiavo tutti lì, tutori, bambini, tutti. Non volevo tornarci, non volevo starci, eppure dovevo perché sembrava che nessuna famiglia potesse volermi con loro.
[…]
- Esternavo la mia rabbia rompendo oggetti, o venendo alle mani con qualche bambino mentre giocavamo a calcio. Sapevo farmi soltanto nemici, ma preferivo starmene per conto mio. Inoltre vedere ogni giorno andar via dei bambini e non vederli più ritornare, mi scoraggiava sempre di più. Cominciavo a pensare che sarei rimasta lì finché non sarei stata abbastanza grande da potermela cavare da sola. Cominciavo a credere di essere diversa dagli altri miei coetanei, cominciavo a credere che nessuno al mondo potesse volermi con sé. Infondo se la mia madre naturale mi aveva abbandonato, perché non potevano farlo anche quegli estranei?
[…]
- La direttrice pensò bene di mandarmi in terapia da uno psicologo che veniva a farci visita una volta a settimana, ma durante ogni seduta, me ne stavo distesa su quel lettino in silenzio, mentre lui tentava di strapparmi qualche parola di bocca. Si stranì così tanto che io me ne stessi zitta tutto il tempo della seduta, da chiedere alla direttrice se sapessi parlare o se capissi la loro lingua. Trovavo quel tentativo di aiuto molto stupido ed inutile, quell’uomo voleva conoscere i miei pensieri, mi chiedeva come mi sentissi, perché non legassi con gli altri bambini, ma non capivo perché potesse interessargli. Insomma trovavo inutile che me lo chiedesse, non poteva aiutarmi perché l’unica cosa che volevo era la mia mamma. Lo psicologo si rifiutò, poi, di ricevermi, dopo che avessi trascorso l’intera durata della seduta a dormire su quel lettino.
[…]
Justin sbottò in una risatina divertito da quell’aneddoto.
Sembrava davvero toccato dalla storia della ragazza, come se avesse voluto far qualcosa per lei, come se avesse voluto rimediare a quel suo triste passato in qualche modo.
- E i tuoi genitori? … i De Laurentiis?
Francis abbozzò un mezzo sorriso, e disse:
- Arrivarono nel mio orfanotrofio quando avevo otto anni. Erano lì per fare beneficenza, e mio padre mi vide seduta in disparte da tutti gli altri bambini che ridevano e giocavano insieme, così si mise a sedere accanto a me. Cominciammo a parlare e lui decise di adottarmi in quel momento. Ricordo ancora che mi sentii subito a mio agio assieme a quell’uomo e alla sua dolce moglie. Era la prima famiglia che adottava qualcuno dell’orfanotrofio nonostante avesse già tre figli.
[…]
- Il loro primogenito, Luigi, mi accolse regalandomi del cioccolato. Ne rimasi sorpresa, perché nessuno sapeva che era l’unica cosa al mondo che mangiavo con piacere. Legammo sin da subito, lo trovavo molto gentile e buono, nonostante fosse più grande di me di cinque anni. Anche con mio fratello Edoardo, legai abbastanza velocemente, soltanto con la secondogenita Valentina non ho mai legato veramente. Era la cocca di papà, e la mia presenza lì era come se la facesse sentire rimpiazzata. Soltanto adesso riesco a capire come si sentisse all’epoca. Riuscivo ad essere me stessa soltanto assieme a quell’uomo col baffetto brizzolato, con un portamento e un fascino degno di un uomo d’altri tempi, uomo d’affari ben educato ed istruito.
[…]
Senza rendersene conto, Fran cominciò a piangere, le lacrime le scivolavano lungo la guancia senza sosta, mentre continuava a parlare del padre:
- Ricordo che mi regalò questo anellino d’oro bianco al mio diciottesimo compleanno. Ci sono incastonati dei zaffiri verdi, perché ha sempre detto che gli ricordavano i miei occhi. Da allora non l’ho mai più tolto.
Justin si avvicinò alla ragazza e la tirò verso di sé per abbracciarla forte, provando a consolarla e farla smettere di piangere.
Le accarezzò i capelli lentamente e dandole un bacio sulla cute della testa, le disse:
- Smettila di bagnare quegli enormi zaffiri che hai come occhi…
Fran provò ad abbozzare un sorriso, e cominciò a ricambiare l’abbraccio, trovandosi al sicuro tra quelle forti braccia.
- Scusami…
- Non scusarti, piccolo angelo…
Francis chiuse gli occhi e lasciò che l’eco di quelle parole le risuonassero in testa ancora per un po’.
Il ragazzo però, esordì con una domanda:
- Perché ci hai litigato? Perché non ci fai pace? Vuoi bene a quest’uomo come una figlia vuole bene suo padre… il vostro è un amore profondo…cosa vi è successo?
- Ha sempre pensato che il mio sogno di ballare, fosse una cosa passeggera, una passione portata avanti due volte a settimana dopo la scuola… per hobby… Ho provato a convincerlo che facevo sul serio, ma ha sempre disprezzato questo mio sogno di diventare una ballerina…Credendolo poco utile. Voleva inserirmi negli affari di famiglia, nella Filmauro… Voleva inserirmi nella società di calcio che ha acquitato come avvocato ufficiale… Le ha provate di tutte per allontanarmi dal ballo. Poi… dopo l’arresto per quella faccenda dell’incendio… mi ha detto cose tremende… Mi ha cacciato di casa, non vuole più vedermi, non mi… non mi vuole più bene…
Presa da una stretta allo stomaco, si strinse a lui e cominciò a piangere senza sosta.
Era la prima volta che piangeva per suo padre dopo quello che era successo, e sentiva che non poteva esserci momento e posto migliore di quello, se non con lui, se non tra le sue braccia.
[…]
Justin la lasciò sfogare, senza smettere di stingerla tra le sue braccia, dopodiché tentò di farla riprendere, dandole qualche bacio per consolarla, non amava vederla così disperata.
Le prese il volto tra le mani e cominciò a baciarla, finché non riuscì a farla smettere di piangere.
Poggiò la fronte contro la sua e restò a guardarla a distanza riavvicinata.
- Sono sicuro che tuo padre non potrà mai smettere di amarti… e sai una cosa?
Fran, asciugò le lacrime, e domandò con ancora la voce rotta dal pianto:
- Cosa?
Justin le sorrise dolcemente, poi le confessò:
- Credo che neanche io potò mai smettere di amarti…
Il cuore di Francis si fermò per qualche secondo, dopo i primi attimi di stupore, lo avvolse in un abbraccio che lo costrinse ad indietreggiare tanto da finire disteso sul letto, con lei che lo travolse anche una volta in un profondo bacio.
- Ti Amo!
Gli disse mentre cominciava a dargli dei baci profondi sulle labbra, uno dietro l’altro.
- Ti Amo tantissimo!
Anche il cuore del cantante si riempì di gioia a quelle dolci paroline, così si concessero ancora un attimo di intimità, di dolcezza, fatto di baci e carezze, finché qualcuno non venne a bussare alla sua camera da letto, che per fortuna era chiusa a chiave.
- Ehi… Justin!!! Sei qui?
Era il suo agente.
Justin alzò il capo, restando disteso a metà sul corpo della ragazza, e prima di rispondergli, schiarì la voce.
- Sì… ma torna più tardi…
- Sai almeno che ore sono?
Justin e Fran si voltarono contemporaneamente verso un orologio a sveglia poggiato sul comodino di quella camera da letto, e notarono con sommo stupore che fossero le quattro del pomeriggio. Avevano trascorso ore ed ore lì dentro a stare insieme, senza accorgersi del tempo che passava.
- Ehm…sì!
- Beh… avete almeno intenzione di mangiare qualcosa voi due?
- Ciao Johnny!
- Ciao, Fran.
I due si salutarono rapidamente, come se si fossero incontrati casualmente per strada. Justin accigliò lo sguardo e fece segno alla ragazza di star zitta, senza trattenere un sorriso divertito.
- Insomma Johnny… lasciaci in pace.
Francis arricciò il naso in una smorfia:
- A me un po’ di fame è venuta…
- Abbiamo la pizza!
Esclamò l’umo dall’altra parte della porta, e Francis quasi balzò in piedi all’istante:
- Pizza?! Arriviamo subito!
La ragazza scivolò giù dal letto, mentre Justin restava senza parole.
- Vi detesto!!
Johnny diede un colpo di mano sulla porta e mentre andava via, urlò:
- Ti vogliamo bene, Justin…
- Oh andiamo… tu non muori di fame?
Francis si rivestiva velocemente sotto lo sguardo del ragazzo, che sembrava non saziarsi mai del suo corpo.
- Avevo dimenticato di avere fame…
Disse con finto tono offeso, mentre cominciava a cercare i suoi vestiti sparsi un po’ ovunque per la camera.
- Anch’io ho dimenticato tutto…
Gli disse alzando lo sguardo e sorridendo con leggera malizia mista alla dolcezza, mentre infilava i jeans, dopodiché ancora col reggiseno, e restando solo con i jeans, gli si avvicinò:
- Ehi…
Justin abbottonò i jeans, e poggiò le sue mani sui fianchi della ragazza, per guardarla dritta negli occhi e concedersi un altro momento di tenerezza.
- Promettimi che ci saranno altri momenti come questi… nonostante il tour…
- Ti riferisci al sesso?
Disse lui con un sorrisetto perfido, mentre lei si lasciava dondolare tenendo le braccia lungo il suo collo:
- Non chiamarlo così…
- Scherzavo…
- Io ero seria…
- Scusa…
- Non scusarti…
- Ti do un bacio?
- Anche due…
Sorridendo entrambi complici di uno scambio di battutine degne di un copione di una sit-com, si diedero un bacio, per poi tornare a guardarsi negli occhi.
- Te lo prometto…
Disse lui, riferendosi chiaramente alla sua proposta iniziale.
- Ti amo…
- Ti amo.
Lui le diede un altro bacio sulle labbra, poi le diede una pacca sul sedere e disse:
- Sbrigati, che hai fatto venir voglia di pizza anche a me, adesso.
- Chiamatela pizza…
- Non cominciare con la storia della pizza italiana…
- Un giorno ti farò assaggiare la vera pizza Napoletana, poi mi dirai…
[…]
I due innamorati raggiunsero la sala da pranzo dell’Hotel che era popolata da alcuni ballerini della crew, non tutti, che chiacchieravano tra loro, seduti a qualche tavolo qui e la, dopo aver mangiato della pizza.
Chenille corse in direzione di Fran, e prima di portarla in disparte, lanciò una lunga occhiata a Justin, che notando il suo sguardo indagatore, le disse:
- Ciao… Chenille…
Con una smorfia sul volto molto accigliata, la quale fece ridacchiare Francis, che sorrideva in modo diverso, sorrideva come quando era con Emma, come quando la sua vita sembrava essere perfetta come lo era adesso con Justin.
Chenille notando il sorriso dell’amica, dimenticò Justin, che si allontanò per mangiare della pizza, andando a sedersi accanto a dei ballerini che subito lo invitarono a sedersi con loro:
- Insomma, bella… sei completamente impazzita?
- Lo so, Chenille, ma…
- Tutto quel casino per niente?
Parlava la ragazza a voce bassa, ma allarmata:
- Due test di gravidanza buttati! Se dovevate chiudervi delle ore in camera da letto, li usavamo dopo!
- Non è come credi, Chenille…
- Vuoi farmi credere che ve ne siete stati seduti a parlare?
- N…o….
- Perfetto…
- Ma ascolta… dovevo spiegargli come stavano le cose…
- Sei andata via senza che potessi darti il mio regalo…
- Regalo?
Domandò Francis stranita, poi Chenille la tirò per un braccio e si allontanarono da occhi indiscreti.
- Beh… quando sono andata in farmacia, ho pensato di comprare dei pegni… uno che ti avrei dato se il test fosse stato positivo… e l’altro … se il test fosse stato negativo.
La ragazza sfilò dalla tasca uno scatolino di preservativi e lo diede a Francis che non trattenne una risata.
- Chenille!!!!
Chenille accompagnò la risata di Francis, poi disse:
- Beh almeno state attenti…
- E se fosse stato positivo? Cosa avevi preso?
Chenille ridacchiò e le mostrò un ciucciotto per bambini.
- Beh… penso che lo terrò come porta fortuna…
- Sei tremenda…
Disse Francis ridacchiando, e avvolgendola in un abbraccio.
Le due amiche si concessero un abbraccio affettuoso, poi Fran disse:
- Ho una fame che non ci vedo, torniamo di la prima che Justin finisca le pizze?
- Ecco, vedi? La fame…
- Smettila con questa storia, Chenille… Se sarò incinta… beh… sarò incinta.
- Eh? Come sarebbe a dire?
- Sì… insomma… a Justin sta bene.
- A Justin sta bene?
- Perché ripeti le mie parole? Mi metti ansia… Sì Chenille, ne abbiamo parlato e… siamo d’accordo sul fatto che se dovesse scapparci il bambino ne saremmo entrambi molto felici…
- Giuro che sto per mettermi a piangere.
- Puoi farlo mentre mangio un morso di pizza? Ti prego…
- Controlla se mi si scioglie il mascara…
Francis tirò via l’amica, che cominciava davvero a commuoversi dalla gioia.
[…]
Il tour si spostò a Manchester, tutto andava a gonfie vele nella vita di Fran, anche le esibizioni nel tour andavano bene, nonostante continuasse ad essere nell’ombra degli altri suoi amici.
Il numero di Justin ed Ashley fu cancellato dallo stesso cantante, che senza dir niente a Francis, le dimostrò di rispettarla al disopra della sua carriera artistica.
Aveva mantenuto la sua promessa, e tra i due continuavano ad esserci momenti di intimità, non appena avesse avuto del tempo libero dagli impegni professionali che l’occupavano quasi tutti i giorni, escluse le serate del tour in cui entrambi erano coinvolti.
Più di una volta, Justin le chiese se avesse voluto prendere il posto di Ashley come prima ballerina: posto che era suo sin dall’inizio, ma ogni volta Fran si opponeva.
Non trovava giusto dover sostituire Ashley, dopo che si fosse impegnata così tanto e avesse occupato il posto da prima ballerina per tutta la durata del tour.
Fu molto corretta nei suoi riguardi, nonostante avesse potuto approfittarne per darle una lezione che si sarebbe meritata.
[…]
Trascorse quasi un mese, e il tour proseguì a gonfie vele per Timberlake e la sua crew: toccarono le tappe di Belfast, Sheffield, NewCastle, Glasgow, Birmingam, Manchester, Nottingham, tra Irlanda, Scozia e Inghilterra passarono per tutto il Regno Unito fino ad arrivare in Francia, con le due date Parigine il 22 e 23 Maggio.
Fran si era sentita al telefono con Timbaland, il suo amico le chiese di collaborare ad un brano che avrebbe inserito nel suo nuovo album prossimo all’uscita.
Le inviò i demo via computer e la ragazza li scaricò sul suo mp3 per poterci fare l’orecchio e cominciare a pensare a qualche coreografia.
In realtà, Timbo non desiderava alcuna coreografia per qualche suo futuro video musicale, bensì le presentò in anteprima le canzoni che avrebbero fatto parte della colona sonora del film “Step Up 2”.
Francis era stata riconfermata come coreografa del film, e anche se di largo anticipo, fu ben lieta di sentire alcune di quelle che sarebbero state le canzoni del film su cui avrebbe dovuto lavorare.
Arrivata a Parigi assieme alla crew, fecero un rapido giro per la città, prima di rientrare in albergo.
Justin non era presente con loro, ma impegnato con certi servizi fotografici e interviste per dei giornali locali.
[…]
- Sarei dovuto venirci con una ragazza a Parigi…
- Di quale ragazza parli, amico? Tu non hai l’ombra di una ragazza…
- E’ qui che ti sbagli, zucchero…
- Non chiamarmi zucchero, potrebbero sentirci e scambiarci per due checche.
- E che male ci sarebbe, eh playboys?
Eddy e Jay camminavano assieme alla crew nei pressi del Louvre, e come al solito si lamentavano della loro vita sentimentale poco attiva, prendendosi in giro l’uno dell’altro.
Francis camminava a passo regolare, restando dietro al resto della banda con le sue cuffie nelle orecchie, ascoltando le canzoni di Timbo, mentre Chenille scambiava qualche chiacchiera con gli altri, e l’aveva lasciata da sola con sue idee per delle coreografie.
Ma nel vedere Eddy e Jay nelle vicinanze, si incuriosì e tolse via le cuffie, restando ad ascoltare le loro buffe conversazioni.
I due ragazzi non si accorsero di essere ascoltati, così quando si voltarono e videro la loro amica, se ne stupirono per non averla notata in precedenza.
- Ehi, Fran!
- Francis!!
Entrambi le si avvicinarono sorridenti, quasi dimenticando il loro precedente argomento di poco conto.
- Mes petits garçons!
- Ohh oui oui madame
- Ma chère!
- Sapete dire soltanto questo?
- Siamo in Francia da nemmeno un’ora, dacci più tempo perfida donna!
- Femme, credo che donna si dica femme…
- Bravo Eddy!
Eddy cominciò a pavoneggiarsi sotto gli occhi accusatori di Jay che cominciò a fargli il verso.
Francis si lasciò andare ad una risatina, riuscivano sempre a farla divertire quei due burloni.
- Avete davvero portato uno stereo?
- Amo gli stero portatili… mi sa di altri tempi, mi sa di ballo vero, puro.
- Mi sa che stai male, Jay…
- Ma se eri d’accordo con me? Ora non cambiare versione soltanto perché c’è Fran.
- Ok, ero d’accordo, ma soltanto se avessimo improvvisato un flash mob, che era il motivo principale per cui ce lo siamo portati dietro.
I due amici battibeccavano come due coniugi ormai in pensione, mente Francis guardava quello stereo rettangolare con grandi casse.
- Ehi… questo affare ce l’ha il cavetto USB per gli mp3?
I due ragazzi, alzarono contemporaneamente lo sguardo verso di lei, smettendo di battibeccarsi:
- Sì, perché?
Rispose Jay incuriosito da quella domanda dell’amica, che cominciò a sorridere in modo accattivante.
- Volete farlo oppure no questo flash mob?
I due amici sorrisero euforici e si diedero il cinque.
Non ci fu bisogno di prepararsi in anticipo, non furono necessarie alcune indicazioni sui passi da fare, una volta partita la musica, sia lei che i due ragazzi si mossero con passi sincronizzati.
[Canzone consigliata per la scena : Justin Timberlake-Love Stoned]
Francis partì per prima, cominciando anche a mimare con le labbra le parole della canzone dette da Justin; fingendosi una cantante acclamata che faceva la sua esibizione davanti al suo pubblico.
Jay ed Eddy si finsero dei passanti che sotto invito della ragazza, cominciarono a ballare con lei passi di hip hop molto azzeccati al tipo di musica che risuonava.
Si spostarono lungo la strada, occupando il passaggio di pedoni e autovetture.
Il resto della crew si voltò in direzione dei ragazzi e con entusiasmo ed euforia, si unirono ai ragazzi, dando vita ad un vero e proprio flash mob degno di scalpore.
Alcuni ragazzi tra i passanti, riconobbero Francis, e indicandola con un dito si sentivano esclamazioni tipo:
- Quella è la ragazza di Timberlake!
- Sì, anch’io la conosco, è la ballerina!
- Vero! E’ lei! E’ Francis!
Ad un certo punto, le urla di alcuni fan di Timberlake (che si sarebbe esibito in serata nella città) si issarono così tanto da far accorrere alcune tv locali che cominciarono a riprendere quel fantastico e spettacolare flash mob capitanato da Francis.
La crew di Timberlake creò scalpore e divertimento tra la folla, un po’tutti, sotto invito di Fran e altri ballerini della crew, cominciarono a ballare e a muovere qualche semplice passo.
C’erano gente di tutte le età: Bambini che si improvvisavano ballerini sotto esempio della crew, ragazzi adolescenti e non, che mostravano le loro carte esibendosi in passi di danza moderna ed hip hop, e anche persone anziane che accompagnavano qualche ballerino in buffi passetti di danza.
Francis si esibiva in prima linea, fiancheggiata da Jay, Eddy e Chenille, poi si allontanò per raggiungere un gruppetto di una scolaresca di elementari che era in gita e che vedendo il flash mob si era fermato ad osservarli.
In perfetto Francese, Fran li invitò a partecipare muovendo qualche passo, incitando anche le maestre che li accompagnavano che soltanto dopo qualche minuto di titubanza, si lasciarono andare e se ne infischiarono del rigido regolamento scolastico.
I bambini entusiasti, parteciparono con gioia al balletto di Fran, tenendosi per mano formando un cerchio ampio, in cui giravano in tondo assieme alla ragazza.
Chiunque passasse di li, entrava nella mischia sotto lo sguardo di curiosi passanti, turisti, o delle telecamere di decine di canali della tv differenti.
Verso l’entrata del Louvre, Francis adocchiò dei turisti Argentini, riconoscibili dalla maglietta ufficiale della nazionale di calcio Argentina, la ragazza senza pensarci su due volte, si avvicinò a loro e cominciò ad abbracciarli.
Sembravano conoscenti di lunga data e non sconosciuti incontrati per caso.
Sembrava che la gente la conoscesse, sembrava che cominciassero a ricordarsi di lei e non vi era gioia più grande per la giovane ragazza che cominciava a credere in lei, nel suo talento e nella sua potenzialità.
[…]
Il pomeriggio la crew di Justin lo trascorse in albergo: c’era chi si allenava in palestra, chi sulle basi musicali, chi restando a letto, chi mangiando o chi guardando un po’ di tv, e questo era il caso di Francis.
La ragazza si era chiusa in camera sua per fare dello zapping in tv, e su molti canali televisivi locali fu trasmesso il flash mob: ma non volle restare a guardare quei servizi televisivi, perché temeva di cadere in una palla di panico prima dello spettacolo di quella sera, quindi lasciò che le tv parlassero di lei e dei suoi amici della crew, senza interessarsene (almeno per il momento).
Sembrò che l’intera Parigi stesse parlando di Justin Timberlake, e infatti finì col seguire molto interessata, un intervista a Justin ad un talk show della città; la quale partì abbastanza bene con domande davvero professionali e ben studiate, ma poi finì col concludersi su aspetti personali della vita dell’artista.
Fran avrebbe voluto cambiare canale, ma sembrava che ogni muscolo del corpo non rispondesse alle sue volontà, o era semplicemente lei che voleva restare ad ascoltare cosa avessero da dire.
Gli mostrarono parti del flash mob, e gli fecero domande sulla sua relazione con questa ballerina, alle quali lui rispose molto vagamente, dicendo che preferiva tenere la cosa strettamente privata.
Alla fine del programma, fu mandato in onda un servizio sulle vecchie fiamme di Justin, e ovviamente ci fu una lunga parentesi dedicata alla sua storia con la nota cantante Britney Spears, che turbò un po’ l’animo di Francis.
Sembravano la coppia perfetta, nel rivederli insieme, sembravano davvero felici, eppure si diceva che lei fosse stata infedele al ragazzo, nonostante lo amasse indiscutibilmente.
Francis non si era mai interessata al gossip, non conosceva i dettagli di quella storia, né tantomeno li aveva chiesti a Justin.
Credeva di non importarsene, eppure con quel lungo servizio alla tv, si accorse che forse avrebbe voluto saperne di più.
Venne a sapere di molti dettagli di cui non era a conoscenza: come per esempio un tatuaggio in comune tra i due amanti, tatuaggio che aveva visto più volte sul corpo del ragazzo e che non immaginasse fosse legato a lei, particolari romantici sul loro amore, come ad esempio qualche vezzeggiativo con cui i due usavano chiamarsi teneramente, o canzoni scritte e dedicate l’uno all’altro.
Spense la TV prima che potessero cominciare a parlare della sua storia con Cameron Diaz, non avrebbe retto un ennesimo servizio del genere.
In quel periodo dell’anno cominciava sempre ad essere un po’ triste, era tutta la vita che odiava il giorno del suo compleanno, eppure era a pochi giorni di distanza.
Ad aumentare il suo pessimo umore, oltre al suo compleanno che soltanto Emma riusciva a rendere meno insopportabile, oltre al fatto che non avrebbe ricevuto gli auguri da suo padre (il quale festeggiava il proprio compleanno due giorni prima del suo) , oltre a tutto quello si era aggiunto quel servizio in tv che l’aveva turbata parecchio.
Cominciò a pensare che la storia di Justin con Britney era stata davvero importante, cominciò a non sentirsi all’altezza di quell’amore, cominciò a non sentirsi abbastanza, cominciò ad avere dubbi ed incertezze sul loro rapporto, temendo che il ragazzo non avesse potuto ricambiarla al cento per cento.
Provò a smettere di pensarci, cercò di non pensare più a nulla che potesse turbarla ancor di più, così iniziò a prepararsi per lo spettacolo della serata.
[…]
Fece il suo solito rituale che comprendeva: Una doccia fredda, cospargersi il corpo con una crema alla menta che le lasciava il corpo fresco e non appiccicaticcio a causa del sudore causato da nervosismo o ansia iniziale, applicò delle specie di ammortizzatori per le dita dei piedi, ovvero dei cerotto di gomma che si ponevano tra gli spazi che dividevano le dita, e frontalmente, in modo da alleviare tagli o bollicine d’acqua durante le esibizioni mentre indossava scarpe chiuse tutto il tempo.
Praticò qualche minuto di stretching per riscaldare i muscoli, poi si vestì con la “divisa” da palcoscenico, ed uscì dalla camera con la giacca poggiata sul braccio, mentre raggiungeva la sala trucco per farsi truccare quanto bastava dalle truccatrici che truccavano ballerini, coristi eccetera.
[…]
- Ehilà baby, cos’è quel muso lungo?
Neal, un ballerino della crew, era seduto accanto a Francis mentre dei truccatori si dedicavano a truccarli per l’esibizione, curando la loro pelle e i loro capelli.
Francis abbozzò un sorriso, mentre anche la truccatrice, cominciò a guardarla stranita:
- E’ vero, Fan… è successo qualcosa?
- No, no, ragazzi… grazie per l’interessamento, ma va tutto bene. Sono un po’ tesa per stasera.
Sembrò convincerli, e la giovane parrucchiera tornò ad aggiustarle i capelli.
- Vedrai che andrà benissimo.
- Come al solito, Fran. Ormai sono mesi che andiamo avanti con questo spettacolo, io mi sono quasi abituato a tutti quegli occhi addosso.
Fran e le due parrucchiere si lasciarono scappare un sorriso:
- Beh forse non mi ci abituerò mai…
- A proposito, Fran, oggi sei stata favolosa… anzi, SIETE stati favolosi!
- Ho visto che in tv tutti ne parlavano…
- Beh, era prevedibile, si è rivolta Parigi.
- Avrei voluto esserci…
- Già.. anch’io…
Commentavano le due parrucchiere quasi come se stessero parlando tra loro.
Fran abbozzò un sorriso, ma era troppo di pessimo umore per poter godere di quei complimenti sinceri delle ragazze.
[…]
Mancavano pochi minuti all’inizio dello show, e soltanto lungo il corridoio riuscì ad incrociare Justin.
Lo vide parlare con dei coristi, quasi vicino all’entrata del palco, preferì non farsi notare e provare ad evitarlo il più possibile, almeno finché non le sarebbe passato quell’umore che era sotto i piedi.
Si mise in fila, dietro Jay e Chenille, che la salutarono affettuosamente per poi tornare a chiacchierare tra loro, mentre Fran si concentrava unicamente sull’esibizione, chinandosi ad alzarsi una gamba del pantalone, e fermarla con un elastico.
Usava fare quel gesto scaramantico prima di ogni esibizione, in onore ad Emma… la sua Emma che in quel momento le mancava più di qualsiasi altra cosa o persona al mondo.
Cercò di spegnere quei pensieri e concentrare la sua mente soltanto sull’esibizione.
[…]
Andò tutto a gonfie vele, lo spettacolo piacque moltissimo al pubblico(come al solito) e in certi momenti le sembrò che il pubblico l’acclamasse perché la riconoscesse, la ricordasse.
A fine spettacolo, come di prassi, dei massaggiatori le massaggiavano i muscoli a lei e all’intera crew, per aiutare a scioglierli e ad evitare ipertensioni o distorsioni muscolari.
Chenille non la smetteva di parlare, andando fuori di testa per come la folla avesse acclamato la sua amica, ma la testa di Fran era da tutt’altra parte.
Riuscì a restare un po’ da sola, soltanto quando rientrò in camera sua in albergo, attorno alle 3 del mattino.
Distrutta, si lasciò cadere sul letto, ma non trascorse neppure un minuto in quel silenzio pacifico, che il suo cellulare cominciò a squillare ininterrottamente.
Non aveva voglia di rispondere, era ancora di pessimo umore, non voleva parlare con nessuno, ma quel telefono non la smetteva di squillare: così alla terza telefonata di fila, rispose:
- Pronto…
Il tono risuonava secco e privo di entusiasmo.
Nel rispondere per disperazione, non si era neppure presa la briga di leggere chi fosse a chiamarla:
- Ehi, hermana…
Era Luigi.
Nel sentire la voce di suo fratello, Fran si drizzo e si mise a sedere, cominciando a parlare frettolosamente, come se volesse rimediare a quella risposta poco entusiasmante di poco fa:
- Hermano! Ehi!
- Ti disturbo? Dormivi?
- Ehi no, no, no, anzi scusa tu se ho risposto soltanto adesso ero…riposavo… siamo rientrati ora in albergo dopo lo spettacolo.
- Dai va a letto, ti richiamo domani.
- NO! No…Luigi, resta al telefono…
- Stai bene? Ti sento… strana…
- Sono solo un po’ stanca, ma mi va di sentirti, mi va sempre di sentirti.
- Sicura non ci sia dell’altro che non mi stai dicendo?
- Sicura…
- Voglio crederci.
- Oh avanti, finiamola con questa storia. Scusami se non ti ho telefonato prima, ma dall’ultima volta che mi hai telefonato per mettermi al corrente del processo contro il mio vecchio agente, ho avuto molto da fare qui con la crew e tutto il resto…
- Lo so, ti ho vista in tv. Si parla molto di te in giro ultimamente…
Il ragazzo fece una pausa di qualche secondo, la sua voce calda e profonda, metteva sempre di buon umore la sorella, la quale non poteva far a meno di ricordarsi del padre, dato che entrambi avevano un tono di voce molto simile:
- Fa strano, non è così?
- Perché dovrebbe? Non saresti la prima della famiglia che finisce in tv o sui giornali…
Sentir parlare di famiglia, le faceva ancora un po’ strano dopo la sfuriata del padre, eppure continuava ad essere una De Laurentiis.
La ragazza si lasciò scappare un sorriso abbozzato, poi dopo qualche secondo, Luigi riprese a parlarle:
- Anzi… ne approfitto per dirti che mi sto frequentando con una ragazza… insomma non mi piacerebbe che venissi a saperlo dai giornali.
Francis sembrò colpita da quelle parole, forse un po’ toppo e non sapeva spiegarsene il motivo: infondo suo fratello era stato legato ad altre donne in passato, ma avendo vissuto separati per molto tempo, dato che lui per anni aveva studiato cinema in America, le sue storie le erano sempre sfuggite.
Adesso sembrava diverso, pensò che per arrivare a dirle una cosa simile significava che la storia potesse essere importante e seria per lui:
- Oh…
Non riuscì ad aggiungere altro per lo stupore, in più una leggera gelosia cominciava a farsi spazio dentro di lei, lei che era sempre stata un po’ gelosa di quel fratello con cui aveva sempre avuto un rapporto speciale.
- E’ tutto ciò che hai da dire?
Disse sbottando in una risatina, il fratello.
- E’ che… beh non me l’aspettavo…
Tagliò a corto lei, cercando di cambiar tono e risultare almeno un po’ entusiasta.
- … ma, lei chi è? La conosco?
- Michelle…
- Michelle?
Domandava stranita la ragazza, non capiva il riferimento. Cominciò a pensare se c’era un’amica in comune che si chiamasse Michelle, ma non le venne in mente nessuno. Così Luigi le tolse via ogni dubbio e disse:
- Michelle Hunziker
- CHE COSA?
Fran rischiò uno svenimento per quella notizia.
Conosceva benissimo Michelle Hunziker, in Italia era molto conosciuta nel mondo dello spettacolo, e venire a sapere che suo fratello usciva proprio con lei, la turbò e non poco…
Luigi la prese sullo scherzo, e ridacchiava un po’ in imbarazzo anche lui improvvisamente stranito da quella situazione e dalla reazione della sorella:
- Ehi… perché ti sorprende così tanto?
- Michelle Hunziker!??
- Parli proprio tu che esci con Justin Timberlake? Mh?
In quella frase, Francis percepì una vena di rimprovero o forse di frecciatina per il fatto che lei, a differenza sua, gli aveva fatto giungere la notizia dai giornali e tv.
- … non cambiare discorso, voglio sapere tutto! Raccontami!
- Cosa vuoi che ti racconti?
- Beh ogni cosa! Come vi siete conosciuti, chi ha fatto il primo passo, cosa ne pensi di lei, come ti sembra, insomma questo genere di cose…
- Sai bene che non sono mai stato il tipo che parla di questo genere di cose…
- Beh ma hai voluto dirmelo e per di più a telefono… Dai, racconta!
Fran si mise a sedere sul letto, incrociando le gambe a stile indiano, e cominciò ad avere un certo interesse sulla questione.
- Non c’è molto da dire, Fran… ci siamo conosciuti sul set del nuovo film di natale ed è nato qualcosa…
- Oh…
- La smetti con questi “Oh”?
- Scusa, scusa… continua!
- Non so cos’altro dirti…
- Beh… la…
Temeva la risposta che avrebbe potuto darle, così tardò qualche secondo a porgli la domanda:
- …la ami?
- Che cosa???
- Ehi!! E’ una domanda lecita…
- No che non lo è!
- Come sei burbero!
- Possiamo chiudere qui la questione?
- Perché la chiami questione? E’ una notizia… una bella notizia… Sembra quasi che tu te ne vergogna a parlarmene…
- Ma no che non me ne vergogno, che dici!
- Mah… mi era sembrato…
Disse con riluttanza la ragazza, stringendosi nelle spalle, poi il fratello cambiò radicalmente argomento.
- Insomma, com’è Parigi? Ho visto i video del flash mob… pazzesco!
Francis non si aspettava che il fratello apprezzasse così tanto… ma poi realizzò di non star parlando con suo padre, Luigi era diverso… lui aveva sempre appoggiato il suo sogno, lui era diverso…
Il ragazzo con quelle poche parole riuscì a strapparle un sorriso che lo contagiò lieto di sentirla finalmente serena:
- Tutti in famiglia ne parlano…
Francis si immobilizzò a quelle parole e i suoi pensieri andarono subito a suo padre, che tra due giorni avrebbe compiuto 58 anni.
Non disse una parola, spaventata all’idea che il padre avesse potuto dire qualche altra cosa spiacevole sul suo conto, di cui faceva volentieri a meno di sapere.
- Anche papà ne è rimasto colpito, sai?
Il fratello, tentò di alleviare l’umore della sorella con quella notizia, la conosceva meglio di chiunque altro, dopo Emma, era forse l’unico a conoscerla davvero e sapeva benissimo che fosse triste a causa dell’avvicinarsi del suo compleanno e quello del padre, con cui ormai non si parlava più.
- Smettila di dire sciocchezze…
La ragazza non voleva, non poteva credere che stesse parlando sul serio; piuttosto cominciò a credere che il fratello le stesse mentendo di proposito per farla sentire meglio, ma non abboccava.
- Dico sul serio.
- Luigi, ti prego…
- Perché dovrei mentirti su una cosa simile sapendo che ci soffri molto? Ti assicuro che è la verità. Giusto oggi ne abbiamo parlato… e credimi… da quando avete litigato non è più lo stesso… lo vedo sempre…
- Basta…
La ragazza era sul punto di piangere, ma non voleva farlo, non oggi, non ancora una volta a causa del padre.
Dopo alcuni secondi di silenzio, gli disse:
- Scusami Hermano… sono molto stanca e vorrei andare a letto… prometto che mi farò sentire in questi giorni, ok?
- Aspetta, aspetta un attimo!
Il fratello si affretto a fermarla, timoroso che potesse riagganciare da un momento all’altro, come di solito faceva in situazioni simili.
- Tra quattro giorni è il tuo compleanno. Posso liberarmi di tutti gli impegni e stare con te, se ti va.
Francis ritirò le lacrime, e sorrise alle dolci parole del fratello, trovandolo terribilmente adorabile.
- Certo che mi va.. ma non voglio crearti problemi… dopotutto …
- Non dire altro. E’ il tuo ventitreesimo compleanno, posso prendermi un giorno libero per la mia sorellina…
- Sarò a Monaco di Baviera per uno spettacolo, Hermano…
- Siete in tour in quel giorno?
- Sì… ma preferisco così… almeno sarà diverso… Ma sarebbe bellissimo se potessi esserci…
- Sicura?
- Come sarebbe? Certo che sì!
- Non lo so, è che pensavo che sei in tour, col tuo ragazzo…
- E allora? Sei mio fratello, vieni prima di chiunque altro.
- Ah sì?
- Cominci a darmi sui nervi, lo sai?
Luigi si lasciò andare ad una risatina divertita, dopo aver preso un po’ in giro la sorella, poi aggiunse:
- Pensavo che quest’anno volessi trascorrerlo con lui, infondo sono anni che lo festeggiamo insieme… se saltiamo un anno non…
- Non salteremo un bel niente. Posso procurarti i biglietti, per te e … per Michelle, se vuoi…
- Anche lei? Davvero?
- Sì… insomma se ci stai insieme perché non portarla con te? Così ne approfitti per presentarmela…In più gioca in casa… magari ci indica una buona pizzeria in cui andare a mangiare.
- Mmmh… pizza…
Disse in un tono goloso il ragazzo, che amava il tipico piatto Napoletano, poi aggiunse:
- Beh se vuoi… va bene.
- Perfetto…
- Ok… allora… buonanotte piccolina…
- Buonanotte, Hermano… e grazie per la telefonata…Saluta Mamma, Edo e Valentina… ti voglio bene.
- Io te ne voglio di più. Sogni d’oro.
[…]
Risentire Luigi l’aveva migliorato leggermente l’umore, sapere che sarebbe stato con lei il giorno del suo compleanno la fece sentir meglio.
Richiudendo il cellulare, notò delle notifiche di sms: era Justin.
Le aveva inviato due sms, il primo riportava l’ora di quando era al telefono con Luigi, che diceva:
“Ehi, sei in camera tua? Devo parlarti…”
Il secondo, le arrivò giusto pochi secondi dopo aver riagganciato e diceva:
“Forse dormi, buonanotte amore mio.”
Francis mise via il telefono e si lasciò sprofondare nel letto, fissando il soffitto per qualche minuto, poi si convinse a telefonarlo, provando a smettere di essere di pessimo umore e dimenticare la storia del suo compleanno, del padre, e della Spears.
Il telefono di Justin squillò varie volte, prima che potesse risponderle:
- Ehi… credevo dormissi.
- Scusami, mi ha telefonato mio fratello.
- Oh..
- Tutto bene? Hai detto che avevi qualcosa da dirmi…
- Ho appena fatto una doccia, perché non mi raggiungi in camera e ne parliamo?
Capì che forse quel “parlare” era soltanto una scusa per stare un po’ insieme, e non se la sentiva. Così provò a tirar su una scusa.
- Ehm… magari, magari domani, ok? Scusami ma ho mal di testa e vorrei riposare.
Justin capì che era tutta una scusa, ma non insistette e portò verso la conclusione quella telefonata.
- ok, va bene. Tranquilla… buonanotte.
Non le diede modo di rispondere che riagganciò.
[…]
[Canzone consigliata per la scena: Lana Del Rey-National Anthem instrumental]
Si mise a letto e non fece altro che pensare a lui, a quel servizio alla tv che raccontava della sua storia d’amore con Britney, non pensava ad altro che a quanto avesse potuto amare quella cantante tanto stravagante quanto bella.
Rigirandosi nel letto, non riusciva a smettere di pensarci, si portò una mano tra i capelli mentre restava rivolta a fissare il soffitto, e ad un certo punto cominciò ad immaginarsi la sua amica Emma che le diceva:
“La smetti di comportarti come una stupida adolescente con complessi di inferiorità?”
Sembrava che potesse vederla, sentirla, proprio davanti ai suoi occhi che le diceva quello che pensava senza farsi alcun problema di risultare troppo diretta:
“Insomma cosa aspetti? Va da lui e comportati da donna. Basta con questo nascondersi. Il ragazzo ti ama!”
Non riusciva a capire se si trattasse della vocina della sua coscienza, o della sua amica; probabilmente si trattava di entrambe le cose; fatto sta che riuscì a convincerla e si alzò quasi simulando un dialogo con Emma:
- E va bene, va bene… non c’è bisogno di essere così rudi.
Borbottando, si infilò il pantalone di una tuta grigio, e restò con la canottiera bianca, che indossava per dormire, dopodiché legò i capelli in una coda di cavallo alta, e senza calzare nulla ai piedi, uscì dalla sua camera dirigendosi in quella di Justin che distava qualche piano.
Arrivata fuori quella porta, bussò ripetutamente per due volte, finché lui non venne ad aprire.
Era a petto nudo ed indossava un pantalone a vita bassa di pigiama, a tinta unita blu scuro.
Inevitabilmente, Francis abbassò lo sguardo sul suo corpo mezzo nudo, e lui soltanto dopo alcuni secondi, riuscì a mettere a fuoco che fosse lei: era ancora tra sonno e veglia mezzo addormentato.
- Che ci fai qui? Lo sai che ore sono?
Disse in un lamento assonnato, mentre sbadigliava.
- Ehm… veramente no, non ho controllato l’orologio… scusa…
Disse arricciando il nasino in una smorfia nel chiedergli scusa.
Lui spalancò la porta e mentre si strofinava un occhio, la lasciò passare:
- E va bene… entra…
Francis fece un lungo passo in avanti ed entrò in camera, guardandosi attorno.
- Wow… la mia camera è più grande della tua…
Notò con stupore che non era una camera lussuosa né tanto grande come invece era la sua:
- Lo so…
Disse lui, mentre chiudeva la porta e continuava a stropicciarsi gli occhi per abituarsi alle luci accese. Lei si voltò a guardarlo in modo curioso, e lui aggiunse:
- Sono stato io a richiedere la camera più grande per te…
- E perché?
Domandò lei voltandosi completamente verso di lui, accigliando lo sguardo:
Lui si strinse nelle spalle con disinvoltura e disse:
- Volevo che stessi comoda… a proposito, ho visto quello che hai fatto oggi assieme agli altri…. Wow!
Francis sorrise a quelle tenere parole del ragazzo, cominciando a credere alla vocina di Emma che le risuonava nella testa poco prima:
- Mi stai dicendo che questa doveva essere la mia camera, e la mia doveva essere la tua?
- Mi hai tirato fuori dal letto per questo?
Domandò lui chiaramente assonnato:
- Volevi davvero dirmi qualcosa prima, o intendevi soltanto stare insieme?
Il ragazzo le si avvicinò e la cinse per i fianchi:
- Ok, sto davvero crollando per la stanchezza… che ne dici se ci accoccoliamo sul letto e ne riparliamo domani? Mh? Ti prego…
La sua faccia era così buffa che non riuscì a trattenere una risatina.
Gli prese le mani ed accettò la proposta di dormire insieme.
- E va bene, riesci ad arrivare sul letto o c’è il rischio che inciampi sui tuoi stessi piedi?
- C’è questo rischio..
- Occhi aperti!
- Sto praticamente dormendo in piedi.
- Oh avanti… ti guido io.
- Piano a non svegliarmi eh…
- Sembri mio nonno.
I due dialogarono velocemente, mentre lei lo accompagnava sul letto, e lui chiudeva gli occhi, lasciandosi guidare da lei, non appena si poggiarono sul letto, lui si voltò su un lato, abbracciando lei e crollò a dormire nel giro di pochi secondi.
Francis restò immobile cercando di non svegliarlo, mentre si concesse un sorrisino divertito.
Probabilmente quello era il posto migliore al mondo in cui avesse dormito, era raggomitolata su sé stessa, con lui che l’abbracciava saldamente, e poggiava una gamba lungo la sua come se fosse stato un guscio.
[…]
Il giorno seguente, Francis si svegliò prima del ragazzo e ne approfittò della sua lontananza dal suo corpo, per potersi alzare ed andare in bagno senza rischiare di svegliarlo.
Quando vi uscì, dopo essersi data una sciacquata veloce, lo vide attaccato al telefono, mentre ancora era disteso sul letto.
Parlava col suo manager, e sentiva che fissava appuntamenti per il pomeriggio per delle ennesime interviste, neanche quel giorno avrebbe avuto del tempo per stare insieme.
Si avvicinò al letto e si mise a sedere sul bordo, voltandosi a guardarlo parlare al telefono, mentre la invitava a dargli un bacio sulle labbra.
Lei si chinò ed esaudì quel suo piccolo desiderio, dandogli un leggero bacio, per poi ricambiare il suo dolce sorriso, poi restò ad aspettare che terminasse quella telefonata.
[…]
- Scusami…
- Tranquillo.
- Non mi riferivo soltanto alla telefonata, ma anche a ieri notte e ad oggi pomeriggio che non ci sarò.. vorrei trascorrere un po’ di tempo insieme a te… mi sei mancata da morire.
Lo sguardo di Fran, ricadde sul braccio sinistro del ragazzo, dove aveva quel tatuaggio, che aveva sentito che fosse legato alla sua precedente relazione con la cantante.
Passò qualche secondo a ripensarci, e Justin la richiamò all’attenzione:
- Ehi… mi stai ascoltando?
Francis scosse il capo:
- Sì, ti ascolto…
Justin seguì lo sguardo della ragazza e guardò anche lui il proprio tatuaggio, poi accigliato le chiese:
- Che ti prende?
- Nulla… comunque…
Tentò di spostare la sua attenzione su quello che le avesse appena detto.
- Avremmo tempo per stare insieme… hai i tuoi impegni e lo capisco…
- Non ti sono mancato neanche un po’?
Domandò lui mettendo su un finto muso, che riuscì a strapparle un sorriso:
- Certo che mi sei mancato, ma non intendevo dire…
- Domani restiamo un giorno a Parigi, solo noi due… ti va?
La interruppe per proporle una romantica permanenza parigina insieme.
- M…ma il tour…
- Domani abbiamo un giorno libero… siamo qui fino a stasera con lo spettacolo… perché non ne approfittiamo?
. Sicuro di poterlo fare?
- Che cosa? Starmene con la mia ragazza nella città dell’amore?
Le si avvicinò e le diede un rapido bacio sulle labbra.
- Non farti problemi che io non mi faccio, e tieniti libera per domani, ok?
Le fece l’occhiolino e non si disturbò ad attendere una sua risposta, gli fu sufficiente il sorriso che aveva dipinto sul volto, mentre lo guardava andar via.
[…]
Durante il pomeriggio, Francis si interessò ad un modo per ottenere soldi sufficienti per aprire una struttura di ballo, e cominciare a costruire quel sogno che per troppo a lungo aveva accantonato.
Facendo lunghe e snervanti ricerche al computer, lesse in giro di un concorso che aveva lanciato l’Adidas: la famosa azienda offriva un investimento monetario a degli artisti che ne avevano bisogno, avrebbero ricoperto qualunque costo fosse stato richiesto al vincitore che sarebbe stato scelto dagli addetti; Poteva parteciparvi chiunque, e Fran non doveva fare altro che inviare un video messaggio per convincerli a scegliere lei piuttosto che qualcun altro.
Era un’occasione d’oro che non poteva farsi sfuggire, una di quelle fortune che capitano una volta soltanto nella vita, così cominciò ad organizzarsi per dar vita a questo video amatoriale che avrebbe poi spedito via computer all’Adidas.
[…]
Ne parlò a lungo con Chenille e gli altri ragazzi della crew, durante il primo pomeriggio, radunandoli tutti nella hall dell’albergo:
- So che alcuni di voi sono già a conoscenza di questo mio progetto, ma volevo estendere l’invito a tutti voi.
Erano presenti tutti, anche Ashley e Mike, che in fondo alla sala, restavano ad ascoltare le parole della ragazza, che da sola, fronteggiava gli altri quattordici ballerini della crew.
- Ho questo sogno di aprire una scuola di ballo aperta a tutti, una scuola autofinanziata, che non chiederà nessuna tassa d’iscrizione o mensili a chiunque vorrà iscriversi. Qui insegnerei, con l’aiuto di chiunque vorrà proporsi di collaborare con me, qualsiasi tipo di ballo esistente sulla terra: partendo dalla danza classica, all’hip hop, la salsa, il tango, il merengue, i balli tipici Africani, o anche il folk stroke se sarà necessario…
Le scappò un sorrisino, ripensando alle stesse parole che le disse Emma, quando le illustrò la sua idea di scuola di ballo, proprio come stava facendo adesso lei con i suoi amici:
- Diventerebbe una di quelle compagnie di ballo mondiali. Voglio che sia plateale, che ci sia una nostra affiliata in ogni nazione del mondo, e i nuovi iscritti non dovranno pagare nulla. Chiunque avrà anche solo un briciolo di talento, sarà aiutato a coltivarlo per poterlo accrescere assieme a noi, e daremo loro l’opportunità di essere scelti da artisti di fama mondiale per i loro tour, video musicali… un po’ come quello che facciamo noi…
Francis sembrava una donna della politica, che nei convegni, cercava di far valere le sue idee rivoluzionarie:
- Offriremo a tutti i giovani di questo mondo una possibilità concreta di realizzare i loro sogni, entrando a far parte della nostra scuola.
Francis restò a guardare i volti di ognuno dei suoi amici, notando alcune espressioni perplesse, così dopo qualche secondo di silenzio, disse:
- Non so se sono stata chiara…
- Senza soldi come diventi plateale? Serviranno fondi per mandarla avanti…
Mike le fece esattamente la stessa domanda che fece lei ad Emma, anni fa.
Stette in silenzio per qualche attimo, ripensando a quanto fosse stato buffo il destino, che la stava riportando a ricordare quella conversazione ancora una volta.
Sorrise in direzione del ragazzo, che le ricordava sé stessa e il suo scetticismo, poi cominciò a dare spiegazioni:
- Faremo tutto questo perché amiamo quest’arte, amiamo il ballo, amiamo praticarlo e amiamo insegnarlo. Cresceremo, saremo in tanti, e moltissimi avranno talento da vendere. Chi non ne avrà, lo acquisterà nella nostra scuola, e quando un cantante vorrà ingaggiarlo per qualche coreografia di qualche suo video, o quando in qualche film servirà qualcuno che sappia ballare il folk stroke alla perfezione, è noi che chiameranno! Noi manderemo una squadra di ballerini e dal loro ingaggio prenderemo che so… il 30 o anche il 50% dei loro guadagni, così ci permetteremo di espandere sempre più il nome della nostra scuola in ogni angolo del mondo.
La ragazza si fece forza e ripetette esattamente le stesse parole che le disse Emma.
Aveva ripensato così tanto a quella scena nel treno tra lei ed Emma, che ormai aveva impresso nella mente ogni singola frase che le disse.
Mike sembrò capire tutto il progetto, assieme agli altri presenti, ma poi Jay si guardò intorno e disse:
- Zucchero… mi piace da morire questo progetto, ma per quanto io possa volerti bene… non ho un soldo per finanziarti l’apertura della scuola….
Sembrò aver letto nella mente di tutti gli altri, che borbottarono qualcosa per dargli ragione, così, Francis ridacchiando, disse:
- Tranquillo… Tranquilli! Non è un prestito che sono venuta a chiedervi…
- E allora cosa vuoi?
Chiese Ashley, con tono scortese.
Francis le lanciò una lunga occhiata penetrante, e mentre il sorriso cominciava a svanirle dal volto, disse:
- Ho letto che c’è un concorso dell’Adidas che potrebbe finanziare un progetto come questo, se si viene scelti tra gli altri partecipanti. Non dovrei far altro che inviare un video in cui mostrerei il mio talento e illustrassi loro la mia idea… Quindi avevo pensato di chiedere aiuto a voi…
Li guardò a lungo, uno ad uno, poi aggiunse:
- Vi va di partecipare ad una coreografia che avevo pensato? I passi non sono tanto diversi da quelli che sapete per la canzone di “My Love”. Sono sicura che se dovessi trovare qualcuno che riprenderebbe tutto con la telecamera, riusciremmo a farlo entro oggi.
- Entro oggi? Ma stasera c’è lo spettacolo!
Borbottò qualcuno tra loro.
- Vi prometto che non vi ruberò più di due ore… lasciate che vi indichi cosa ho in mente per i passi…
- Ma Fran… non possiamo farlo domani, che è il nostro giorno libero?
- Purtroppo ho tempo fino alle 24 di oggi per mandare il progetto. Ho letto del concorso soltanto poco fa…
Francis aveva quasi gli occhi lucidi dettati dalla determinazione e dalla volontà di esaudire questo sogno.
Gli amici la guardarono a lungo, poi Eddy fece un passo avanti ed esclamò:
- Io ci sto!
- Anche io! Diamine, zucchero apriamo questa scuola!!
Jay fiancheggiò subito l’amico, e subito dopo si aggiunse Chenille e man mano tutti gli altri ballerini, compreso Mike.
Un sorriso emozionato si marcò sul volto di Fran, che mancasse poco che si mettesse a piangere dalla gioia.
Poi però spostò lo sguardo verso Ashley, che era rimasta sulle sue.
La ragazza incontrò il suo sguardo, e con aria seccata, disse:
- Non capisco… perché non chiedi i soldi al tuo ragazzo? Lui è miliardario…
Francis si irritò a quelle parole, così a muso duro mosse qualche passo nella sua direzione, e con aria seria le rispose:
- Perché non mi piace approfittare degli altri!
Passò secondi interminabili a fissarla dritto negli occhi, e per un attimo sembrò che i suoi occhi potessero sputare fuoco.
Ashley si rimpicciolì sotto quello sguardo, e non seppe contraddirla, dopodiché Francis le disse:
- Allora? Sei dei nostri?
Tentò di addolcire leggermente lo sguardo, per renderlo meno minaccioso.
Ashley ci pensò su qualche secondo, poi lanciò uno sguardo attorno, guardando gli altri che la guardavano in attesa di una risposta.
- Dai, Ash…
- Avanti Ash!
Jess ed Anna (altre ragazze della crew) tentarono di convincerla:
- Smettila di fare la stronza…
Esclamò a sorpresa Mike, e Francis immediatamente si voltò nella sua direzione, mentre lui continuava a parlare con la sua presunta ragazza:
- Infondo le balli già le sue coreografie…
Francis si voltò a guardare la ragazza, e con un mezzo sorrisetto le disse:
- Non farti pregare troppo… ASH!
La ragazza irritata, si allontanò raggiungendo Mike.
- Va bene… va bene…
Francis si voltò a guardarla e non trattenne una risatina divertita dal suo buffo modo di fare: ormai cominciava a guardarla con occhi diversi e non più con odio.
[…]
Francis progettava in grande, voleva ottenere quei soldi, era determinata ad aprire quella scuola senza che passasse altro tempo.
Non badò a spese, e di tasca sua procurò delle tute dell’Adidas ad ognuno di loro di colore diverso, procurò degli amplificatori di due metri ciascuno, ed ingaggiò ben tre uomini per fare le riprese video nel modo più professionale possibile.
L’esibizione si sarebbe svolta sotto la metropolitana Parigina, tra la gente comune, così come avvenne per il flash mob del giorno precedente, ma questa volta le cose erano fatte meglio, organizzate nei minimi particolari dalla ragazza stessa.
Tutti i quindici ballerini indossavano una tuta dell’Adidas uguale: pantalone con strisce laterali, maglietta o canotta con la scritta “adidas” lungo il fianco, o sul petto; c’era chi portava il giacchetto addosso, e chi no, oppure c’era chi lo teneva legato attorno la vita.
Francis indossava una tuta di color azzurro, Jay rosso, Eddy verde scuro, Chenille arancione, Ashley bianco, Mike nero, Neal blu scuro, Frenk grigio, Anna rosa, Jess giallo, Vicki turchese, Josh blu elettrico, Michelle viola, Chris verde chiaro e infine, Susan ne indossava una dell’ultima linea uscita di color oro.
Non era obbligatorio indossare capi d’abbigliamento della marca, ma voleva far colpo su di loro anche per l’abbigliamento, e in più ne approfittò per fare un regalo ai suoi amici che si erano offerti di aiutarla.
Non ebbe modo di dare la notizia a Justin, che era super impegnato col suo lavoro, avrebbe desiderato ricevere un po’ di incoraggiamento da parte sua, ma era successo tutto troppo in fretta.
[…]
Le casse degli altoparlanti, furono trascinati giù per la stazione, dai ragazzi della crew, che facendo partire la musica, diedero vita ad un vero e proprio spettacolo, che si estese lungo tutta la zona sotterranea della città riservata ai treni.
[Canzone della scena : T-Pain - Church Main Version Explicit]
E’ difficile poter descrivere passo dopo passo il ballo in che modo si svolse, ma la partenza fu col botto: si vide Francis uscire da un treno (su cui era salita una fermata prima di quella in cui si svolse tutto) coperta da un enorme scialle di lana, mentre teneva una borsetta sotto braccio, improvvisamente Eddy e Jay le corsero incontro e in un lampo le sfilarono via la borsa.
La ragazza, sotto gli occhi increduli dei passanti, si spogliò da quello scialle e mostrando a tutti chi fosse, corse in direzione dei suoi amici che se la davano a gambe come da copione; al che la ragazza con un balzo e una capriola in aria, riuscì a sbarrare loro la strada, salendo su delle scale mobili e dando via alla coreografia del ballo.
Chiunque fosse presente per caso in quella stazione, si avvicinò per guardare incantanti quel ballo ben studiato e pensato.
Dei ragazzini addirittura si presero la briga di filmarli con i cellulari.
Francis sembrava far parte di una banda di ginnasti da circo, che riuscivano a realizzare numeri favolosi.
Ognuno dei quindici ballerini riuscì a mostrare una propria caratteristica, eseguendo un breve passo di danza in cui erano molto esperti: Francis non mancò all’appello, ed eseguì la sua famosa finta scossa elettrica, sotto gli occhi increduli di alcuni passanti, che per un attimo credettero davvero che la ragazza fosse stata avvolta da scosse elettriche, ma l’unica elettricità che aveva in corpo la ragazza era alimentata dal suo amore per la danza.
[…]
Fu un successo planetario, giravano video amatoriali di quell’esibizione su youtube, la rete impazziva di quei video.
Tutti quel giorno parlavano di quell’esibizione, e tutti da quel giorno in avanti impararono il nome di Francis De Laurentiis, non come la fidanzata di Timberlake, ma come La formidabile Ballerina.
Assieme al video montato dagli esperti che ripresero tutta l’esibizione con le tre telecamere, Francis aggiunse un video-messaggio agli addetti del concorso, in cui illustrava loro il suo progetto della scuola e i suoi progetti futuri, oltre che i ringraziamenti per averle dato questa possibilità, e i cordiali saluti.
Ora non le restava altro che aspettare una risposta da parte loro, e sperare con tutte le sue forze che avessero scelto lei.
[…]
L’ultimo spettacolo a Parigi fu anche meglio del precedente.
Fran sotto richiesta del pubblico, che andava in delirio per lei, eseguì un passo a due col suo Justin, il quale non chiedeva altro da quando non nascondeva più l’amore per lei.
Tutto andava a gonfie vele nella sua vita, tutto era perfetto, stava vivendo un momento magico, e l’unica cosa che le mancava per essere davvero felice erano la presenza di Emma e di suo Padre…
[CONTINUA…]

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Capitolo 29
*** ● Buon Compleanno Francis! ● ***


Erano trascorse poche ore da quando quel video era stato inviato all’Adidas per il concorso, eppure Francis si era già fatta avvolgere da ansia e preoccupazione.
L’ultimo spettacolo a Parigi era stato grandioso, Justin stava ricevendo molte soddisfazioni lungo questo tour mondiale, e le meritava davvero tutte.
Quella stessa sera, il resto della crew partì in direzione Germania, mentre Justin e Fran, tornarono in albergo, per concedersi un giorno di vacanza lì a Parigi, prima di riprendere il tour il giorno 25 di Maggio.
Erano la 01:35 del 24 Maggio e da poco più di un’ora era iniziato il giorno del compleanno di suo padre; durante il viaggio in macchina, Fran si perdeva nelle luci della notte Parigina che osservava dal finestrino dell’auto, cominciando a chiedersi come avrebbe trascorso il suo cinquantottesimo compleanno, colui che sarebbe rimasto l’uomo più importante della sua vita.
Soffriva molto la sua distanza, che non era più soltanto fisica.
Soffriva non potergli più parlare, telefonare, non poterlo più abbracciare e baciare come faceva teneramente in passato.
Anche se non avevano legami di sangue, c’era qualcosa che la legava a quell’uomo, più potente della genetica.
Il suo pessimo umore la travolgeva a tal punto da non farle notare quello che turbava anche Justin, il quale le sedeva accanto in quell’auto con i vetri scuri, guidata da un autista privato, che li riportava in albergo.
[…]
Non si scambiarono una parola durante tutto il tragitto, ma sembrarono non accorgersene.
Una volta giunti, fuori all’hotel vi era una folla di fans che aspettavano il cantante, con la speranza di strappargli qualche foto e autografo.
Nessuno dei presenti si aspettava che da quell’auto uscisse anche Francis, e alla sua visione, si issarono urla di ragazzi e ragazze in delirio, che parevano apprezzare la ragazza e la sua storia col divo.
Francis faticava ancora ad abituarsi a tutte quelle urla, a quei flash, e a tutto ciò che la notorietà comportasse, probabilmente non se ne sarebbe mai abituata.
Affrettò il passo e raggiunse Justin poco più avanti di lei, prendendolo per mano, nella speranza di riuscire a calmare quel suo stato d’animo agitato e turbato da quella folla in delirio.
Il ragazzo si voltò a guardarla, segno evidente che non si aspettava quel gesto dopo il gelo che si era celato tra loro, durante il viaggio in auto.
Si scambiarono uno sguardo rapido ma profondo, che fu catturato da alcune macchine fotografiche, che non si fecero scappare quel momento tenero tra i due giovani amanti.
[…]
Justin si concesse qualche minuto con i fans, fuori dall’hotel, mentre Francis preferì fuggire da lì e rientrare in camera.
Naturalmente la doccia l’avevano fatta subito dopo lo spettacolo, così adesso indossava abiti casual e non più quelli di scena.
Aveva un pantalone bordeaux a vita bassa, con grandi tasche nei lati un po’ largo di coscia, una t-shirt a maniche corte grigia, con un disegno astratto color nero davanti, scarpette nere della All Star e un giubbino di jeans nero che la copriva dall’umidità notturna.
Non portava trucco, ma un velo di crema idratante viso, i suoi occhi non necessitavano di alcun trucco; e portava i capelli raccolti in una coda di cavallo alta.
Si buttò sul letto cominciando a fissare il soffitto, presa da una forte voglia di telefonare a suo padre.
Trascorsero minuti interminabili, Justin non rientrava, e così lei afferrò il cellulare dalla tasca dei suoi pantaloni ed agì d’impulso cominciando a comporre il numero di telefono di suo padre, senza badare né all’orario, né alle conseguenze.
[…]
[Canzone consigliata per la scena : Keane-Bad Dream]
Ogni squillo senza risposta era un tonfo al cuore.
Era sul punto di riagganciare, quando finalmente risentì quella voce rispondere alla chiamata.
Sembrò che non sapesse fosse lei, probabilmente non lesse chi fosse prima di rispondere con la voce ancora rotta dal sonno, e Fran capì immediatamente di aver interrotto il suo sonno.
Era come se ci fosse un qualcosa che le bloccasse la voce, come se non avesse più la capacità di parlare.
Provò a dir qualcosa, ci provò davvero, ma non un suono fu emesso dalla sua bocca.
Quel timbro di voce le fece comparire dinnanzi agli occhi l’immagine di suo padre, un’immagine sorridente, gentile, dolce, tutt’altra cosa dall’ultima volta che si erano visti, incontro durante il quale lo sguardo con cui la guardava era totalmente diverso: carico di rabbia, di delusione, di vergogna.
Quel pensiero la stava distruggendo, così riagganciò la telefonata come se automaticamente avesse cancellato via dalla sua testa quell’immagine del padre.
Si portò un braccio poggiato sugli occhi, e restò in quella posizione, trattenendo le lacrime e i pensieri negativi, finché in camera non rientrò Justin.
[…]
Fran tolse via quel braccio, e si rialzò dal letto, senza avere il coraggio di guardarlo in faccia, mentre lui invece si chiedeva cosa mai le fosse successo.
Chiuse la porta alle sue spalle e mosse qualche passo in avanti nella sua direzione.
- Stai bene?
- Sì… un po’ stanca.
Il ragazzo acconsentì col capo, disinteressatamente e si allontanò andando a poggiare via la sua giacca nera.
Indossava un jeans scuro e una camicia nera, con delle scarpe nere leggermente alte di collo.
Francis cominciava a notare il suo strano atteggiamento, e guardandolo accigliato, gli disse:
- Tu… stai bene? Sei strano…
- Ah quindi riesci ad accorgerti di chi ti sta intorno?
A quella risposta acida, cominciò ad essere confusa. Gesticolando con le mani in avanti, esclamò in una smorfia intontita:
- Scusa, da quand’è che abbiamo cominciato a litigare?
Il ragazzo non rispose, e continuò a posar via le sue cose, poi si voltò a guardarla e le disse:
- Comincio a pensare che saresti dovuta partire con gli altri.
- Comincio a pensarlo anch’io.
Esclamò ancora un po’ stranita, mentre lo fissava con un sopracciglio alzato, domandandosi perché si stesse comportando in quel modo.
- Insomma, si può sapere che ti prende? Perché fai lo stronzo?
Gli chiese subito dopo.
- Ah quindi adesso sarei anche stronzo?
Francis allargò le braccia ed inclinò le labbra verso il basso.
- Se ti comporti da tale…
- Potevi dirmelo che ti servivano soldi. Potevi dirmi del progetto che hai di aprire una scuola di ballo… e invece cosa vengo a sapere? Che lo dici a tutti… elemosini soldi ad un concorso piuttosto che dirmelo!
- Sarei dovuta venire ad elemosinare da te?
- La mia non sarebbe stata elemosina!
- Ah no? E come lo chiameresti?
- Gesto d’amore!
Justin cominciava ad essere arrabbiato, ed era l’unico momento in cui Francis lo temeva.
Era sempre stato il solito ragazzo dalla faccia d’angelo, molto dolce, eppure sono proprio loro quelli che spaventano di più quando cominciano a perdere le staffe.
La ragazza mosse qualche passo indietro, per timore che potesse investirla.
A quella frase, sbottò in una risatina amara:
- Non mi piace confondere l’amore col denaro…
Justin allargò le braccia, sembrava davvero non capire perché la ragazza si ostinasse così tanto nel non voler accettare che l’aiutasse in quel suo progetto:
- Io invece, sì?
- Non ho detto questo.
- Beh neanche io confondo le due cose, ma non ci vedo niente di male nell’aiutarti a realizzare un sogno. Io ti amo! Farei qualunque cosa per te!
Sembrava che il ragazzo volesse convincerla dei suoi sentimenti che erano puri e veritieri, come se lei non lo avesse già capito.
Lo sguardo accigliato e incazzato di Francis, cominciò lentamente ad addolcirsi, ma era troppo orgogliosa per cedere subito alla sua dolcezza.
- Perché non vuoi capirlo?
La ragazza sospirò e distolse lo sguardo da lui, temendo di poter cedere all’emozione:
- Insomma per dimostrarti che credo nel tuo amore, dovrei accettare dei soldi da te? Ma che discorso è? Io non voglio i tuoi soldi! Così come non voglio i soldi di mio padre, o di mio fratello. Ciò non significa che non vi ami, semplicemente voglio cavarmela da sola. Vi è così difficile capirlo??
Le urla della ragazza crebbero man mano che pronunciava le parole, man mano che ricordava le lunghe litigate fatte con la sua famiglia per dei soldi che lei si era sempre rifiutata di accettare.
Sembra che nel mondo reale, fosse impensabile dividere i soldi dall’amore.
- Qui non parliamo solo di te!
Esclamò lui, gesticolando vistosamente, poi continuò con un tono di voce altrettanto alto:
- So benissimo che non approfitteresti mai di me e dei miei soldi, ma io.. sono io che voglio aiutarti. Dimentica i soldi, dimentica cosa sono… pensa soltanto all’essenza di questa situazione, pensa se fosse stata inversa. Mi aiuteresti a realizzare un sogno?
Quella domanda la spiazzò per un attimo.
Non sapeva cosa dire, riflettendoci, probabilmente anche lei si sarebbe comportata come lui.
Justin la fissava a distanza, con uno sguardo ancora incazzato, e riuscì a comprendere il suo silenzio a quella domanda, semplicemente guardandola negli occhi.
- Ecco, vedi?
Disse mettendola dinnanzi alla verità, poi continuò allargando le braccia:
- Non dovrebbe risultarti tanto strano, adesso che vedi la cosa al contrario, no? Così riesci a vedere i soldi per quello che sono realmente?
Francis, lo guardo, visibilmente ferita da quella situazione, e con tono basso, gli disse:
- E che cosa sono realmente?
- Nulla. Sono nulla paragonati all’amore che io provo per te, o che provano tuo fratello e tuo padre nei tuoi confronti.
Ci fu qualche attimo di silenzio ed entrambi si guardarono, finché Francis non abbassò lo sguardo, cominciando forse a credere che non avesse tutti i torti.
- Lo capisco, capisco che tu voglia farcela con le tue sole forze, questo ti fa onore, ti rende la persona umile ed onesta che sei… ma perché non me l’hai detto? Sembra quasi che tu mi disprezza, che tu disprezzassi quello che sono e i miei soldi…
Francis alzò lo sguardo verso di lui e lo guardò male.
- Che cosa? Come puoi pensare una cosa simile?
- E’ quello che tu dimostri…
- Quindi sino ad ora ti ho solo dimostrato disprezzo?!
Francis cominciava ad avere gli occhi lucidi, ma la rabbia prendeva il sopravvento, e Justin tentò di mettere in chiaro un mal intendimento delle sue stesse parole:
- Non è quello che…
- Da quando sei entrato in questa fottuta camera d’albergo non hai fatto che dire stronzate!... Sono stufa!
Francis sembrava impazzire, si mise le mani nei capelli, e urlando diceva:
- Io proprio non capisco! Ti comporti bene, fai la brava figlia, la brava sorella, la brava fidanzata…
Cominciò a portare il conto sulle dita, mentre esclamava le tre cose visibilmente sconvolta e fuori di sé con un tono di voce simile ad una cantilena:
- …non approfitti neanche del caffè gratis, di nulla, e loro cosa ti dicono? Oh… ma vieni a prendere i nostri soldi! Perché non vuoi prenderli? Eh? Ci disprezzi? Ti facciamo schifo perché abbiamo i soldi?
Sembrava stesse avendo un dialogo con sé stessa, e Justin la guardava restando qualche passo distante da lei, spaventato da quel suo modo di fare visibilmente incazzato e fuori controllo:
- Rispondi, Francis!! E io… oh no, vi prego no, io vorrei provare a farcela da sola e procurarmi dei soldi miei. Ohhh questo nella vostra lingua significa che mi fate schifo e che disprezzo voi e i vostri soldi, non è così? Insomma, ditemi se sono io ad avere qualche problema, perché proprio non lo capisco!!
La ragazza afferrò il suo giubbino di jeans e si portò una mano sulla tempia, ticchettandovi su con delle dita.
- Forse sono semplicemente un po’ fuori di testa!
Nei suoi occhi per un attimo si poteva davvero leggervi della follia pura.
Guardò Justin come non aveva mai fatto prima d’ora, somigliando ad un’altra persona, e non più a Francis.
- Dove stai andando?
Le urlò Justin, andandole dietro mentre lei apriva la porta d’albergo e si voltò per rispondergli con disappunto:
- Magari sono ancora in tempo per salire su quel volo!
Justin di corsa, forzò la mano contro quella porta e la chiuse:
- No! No! No! Ehi…fermati! Fermati!
- Togliti di mezzo!
Il ragazzo si poggiò spalle alla porta, impedendole il passaggio, e peggiorando così il suo umore:
- No che non mi tolgo! Non puoi fare sempre così!
- Così come?
Esclamò irritata:
- Scappi! Ogni volta che c’è un problema, o una situazione che non riesci più a gestire o a sopportare, vai via! Molli tutto. Non puoi farlo ogni volta!
- Non è vero! Io non scappo!
- Ah no? Cosa stavi per fare adesso?
- Stavo …
Non riuscì più a continuare la frase.
- Ecco!
La ragazza mise via il giubbino che aveva tra le mani, gettandolo con rabbia su un divanetto poco distante, e con aria irritata tornò poi a guardarlo male:
- Ascolta…
Justin cercò di mettere una pezza su quella situazione, e provò a calmarla:
[Canzone consigliata per la scena : Movement-Us]
- Non voglio rinunciare a questo momento. Mi dispiace, non volevo farti incazzare o dispiacere con quello che ho detto. È solo che…
Il ragazzo si lasciò andare ad un sospiro liberatorio, poi proseguì parlando:
- Insomma…volevo aiutare…
Francis fece respiri profondi, cercando di tenere sotto controllo la sua rabbia, e dopo un po’ cominciò a dispiacersi per il modo in cui aveva reagito nei suoi confronti.
Quel ragazzo era l’unica persona sulla terra capace di riuscire a farla comportare bene, l’unico che riuscisse ad impedirle di fare cazzate, era l’unica persona al mondo per cui era cambiata e non ne era pentita nemmeno un po’.
Fece un sospiro profondo, ancora una volta, poi addolcendo lo sguardo cedette alla sua dolcezza:
- Lo so… ma cerca di capire…ho 23 anni, vorrei combinare qualcosa nella mia vita…non ho bisogno di soldi… tutto ciò di cui è bisogno…
Fece una pausa e lo guardò dritto negli occhi per confessargli:
- … sei tu… averti al mio fianco è tutto.
- Di questo non c’è pericolo… Non riesco ad immaginare di starti lontano…
- Ne morirei…
- Ma se stavi andando via?
Disse scherzosamente avvicinandosi a lei, accarezzandole una guancia e guardandole le labbra con forte desiderio di baciarle.
Il suo sorriso la contagiò, e automaticamente cominciò a sorridergli anche lei, poi ammise i suoi errori:
- Scusami… a volte la rabbia mi fa fare o dire cose stupide, e non necessarie…
- Anch’io non dovevo dire certe cose… è solo che… ci sono rimasto male nel sapere dei tuoi progetti da altri e non da te…
- … E’ che penso sempre che hai così tanti impegni che parlartene sarebbe stato…
- Che cosa?
- Non so… forse mi faccio problemi inutili…
- Toglici il forse… E’ vero, sono un po’ impegnato ultimamente, e ti chiedo scusa se sono poco presente, ma voglio condividere tutto con te… raccontami dei tuoi progetti, dei tuoi sogni… sono un ragazzo come gli altri, non badare ai giornalisti, alla folla lì fuori… adesso siamo qui, siamo soli… adesso hai davanti Justin, un ragazzo semplice, non un extra terrestre. Mi ferisce quando mi consideri diverso…
- Non voglio ferirti…non lo farei mai, ma …
- Basta non aggiungere altro… raccontami di questo progetto, ti prego…
- Aspetta.
- Cosa?
Fran si alzò leggermente sulle punte e lo baciò sulle labbra.
Aveva bisogno di quel bacio, prima di poter cominciare a dirgli qualsiasi cosa.
[…]
Il bacio durò più del previsto, ma riuscirono a portarlo a termine prima di finire col lasciarsi trasportare dalla passione, così Francis raccontò tutto al ragazzo, che ascoltava molto interessato ogni parola pronunciata dalla sua bocca.
- La tua amica Emma aveva pensato davvero ad una cosa fantastica!
Francis abbassò il capo e si lasciò scappare un lieve sorriso triste, ma fiero allo stesso tempo, nel ripensare a lei.
Erano entrambi seduti sul divano, rivolti a guardarsi in faccia in posizioni comode.
- Realizzare questa catena di scuole di ballo sarebbe una vera e propria rivoluzione artistica nel mondo, soprattutto per come è strutturata la gestione finanziaria … una vera novità! Qualcosa di nuovo, che mai nessuno ha pensato!
Justin era fin troppo entusiasta di questo progetto, e Francis nel guardarlo, non si tratteneva dal sorridergli.
- Se quelli dell’Adidas non dovessero sceglierti, sarebbero dei folli! Chiunque investirebbe in questo progetto…
Il ragazzo la guardò timoroso per la reazione che avrebbe potuto avere la ragazza dopo quello che stava per aggiungere:
- … Io investirei in questo progetto…
- Ne abbiamo già parlato…
- Sì, ma…
- Non insistere, ti prego… non voglio litigare ancora.
- Neanche io, ma potresti pensarci, almeno.
- Non ho intenzione di farlo, Justin.
- Perché non lo consideri un prestito?
- C’è una cosa che non ti ho detto su questo progetto…
Il ragazzo accigliò lo sguardo a quella frase inaspettata, e attendeva risposte:
- …Io ed Emma riuscimmo ad aprirla nel 2002…
- Che cosa?
Justin sgranò gli occhi visibilmente sorpreso:
- Sì, ma…
- La sua morte…
Capì immediatamente che l’avesse chiusa subito dopo la morte dell’amica, e rattristato dalla cosa, chinò per un attimo lo sguardo verso il bassò:
- Non è tutto…
Justin raggiunse l’altezza del suo sguardo e la guardò curioso, poi lei appagò la sua curiosità e disse:
- Quel ragazzo… fu lui a finanziarci l’apertura… e dopo… vendetti anche i tappetino posto all’entrata. Non volli più sentir parlare di ballo, di quegli stupidi sogni che senza di lei non valevano più niente. Mi arruolai nel vostro esercito per essere più lontana possibile dall’Italia, dai ricordi, eppure non è bastato… sono di nuovo qui a mantenere fede ad una promessa fatta alla mia amica: diventare una brava ballerina e dare una speranza a tutti i ballerini del mondo che non hanno possibilità economiche per coltivare il loro talento…
Justin aveva gli occhi lucidi, quasi commosso dal gran cuore della sua piccola Francis, le sorrise e accarezzandole il volto dolcemente le disse:
- Il mondo riuscirà ad amarti così come ti amo io… Persone col cuore puro come il tuo, riusciranno a realizzare i loro sogni…
Francis gli sorrise, e gli diede un leggero bacio sulle labbra, lui stava per approfondire quel bacio, ma lei si tirò indietro e con sguardo accigliato, disse:
- Aspetta, come hai detto? Il mondo mi amerà come tu…
- Sta zitta.
Con un sorriso, la travolse in un ennesimo bacio e lei avvolse le sue braccia attorno al suo collo ed insieme diedero vita ad una lunga notte insieme… una notte non abbastanza lunga per saziare la loro voglia di stare insieme.
[…]
Riuscirono a dormire qualche ora, l’uno nelle braccia dell’altro, come due dolci innamorati, poi di buon mattino erano già svegli e chiacchieravano lasciando scivolare le mani sul loro corpi, con leggeri tocchi e carezze:
- Come mai hai questo tatuaggio? Non sapevo fossi così cattolico da tatuarti una croce…
La ragazza con astuzia, domandò del tatuaggio a Justin, che si lasciò scappare un sorriso.
- Beh quando lo feci non badai molto al significato religioso che avesse…
- Ah no? E a quale altro significato badasti?
- Lo feci per amore…
Francis non disse una parola, e distolse lo sguardo tornando a fissare quel tatuaggio sul suo braccio sinistro.
- Ma… adesso ha perso quel significato, lo ha perso da un bel po’. Diciamo che mi piace e basta.
- Mi sembra giusto…
- Sei tu quella che amo.
Francis alzò lo sguardo non aspettandosi quelle parole, e lui sorridendole, aggiunse:
- Il passato non si può cancellare… posso morire di gelosia ripensando al fatto che quel ragazzo sia riuscito ad aiutarti ad aprire quella scuola, ma non posso cancellare né il tuo né il mio di passato… adesso so che ti amo e so che tu ami me… mi basta.
- Ah, ti basta?
Disse con sufficienza lei, alzando un sopracciglio; spezzando quell’atmosfera che si era creata, buttandola sul ridere.
- Non costringermi a …
- A…?
Il ragazzo la travolse tra le sue braccia e la tenne ben ferma mentre si metteva su di lei e la costringeva a guardarlo dritto negli occhi:
- Hai gli occhi più belli del mondo…
- Dovresti vedere i tuoi, come lo sto facendo io adesso…
- Cioè dall’alto…?
- Da qui su posso fare tante cose, e costringerti a fare cose terribili!
Francis ridacchiò a quelle parole, e lo stuzzicò:
- E se io mi opponessi?
- Non lo farai…
- Come fai a saperlo?
- Perché so che ti piace quando comincio a baciarti il collo…
Justin lentamente si chinò verso il suo collo e cominciò a baciarlo nel modo in cui a lei piaceva tanto, poi sussurrò:
- Oppure… so che ti piace quando comincio a far scivolare la mia mano lungo il tuo fianco, facendoti un leggero solletico che si confonde con quella voglia che hai di…
Francis sospirava di piacere, tenendo gli occhi chiusi, lasciando che facesse ciò che volesse col suo corpo.
Justin smise di parlare e i due tornarono a fare l’amore.
[…]
La giornata parigina fu una delle giornate migliori di tutta la sua vita, Francis era in paradiso.
Trovarono la forza di lasciare quel letto ed uscire a fare un giro per quella che era la città più romantica del mondo.
Non mancarono i paparazzi che scattavano foto dei due insieme a volontà, mente loro cercavano di ignorarli e godersi quel bel momento.
Andarono a fare colazione in una famosa caffetteria su les Champs Elysées, per poi concedersi dello shopping, che Justin si offrì di pagare alla ragazza, anche se contro la sua volontà. Dopo aver pranzato con una macedonia in un posticino molto caratteristico e panoramico, non molto lontano dalla Senna, vollero tenersi leggeri per la cena.
Justin aveva una sorpresa per Francis, ma non volle anticiparle nulla.
Mentre erano di ritorno in albergo, vi fu uno spiacevo episodio con un paparazzo, il quale si accollò ai due senza lasciarli un attimo di tregua.
Furono accerchiati da questo paparazzo, e da due telecamere che li seguivano passo, passo.
Justin teneva delle buste di shopping da una mano e dall’altra teneva per mano Francis, che a capo chino cercava di non farsi accecare da quei flash interminabili e fastidiosi.
- Ehi Justin. Justin fermatevi… Guardate da questa parte.
Francis indossò un paio d’occhiali da sole della Ray Ban e camminava a passo svelto accanto a Justin, stringendogli forte la mano, non sopportando la pressione di quella situazione.
- Allora le cose tra voi vanno bene? Ehi Francis… voltaci e facci un sorriso, avanti!
Justin appariva molto infastidito, e tentava di farsi spazio per entrare nell’albergo.
- E dai bella, sei con Justin Timberlake, sorridi!!
Justin lasciò la mano di Fran e le borse a terra, poi si avvicinò al paparazzo e lo afferrò per il colletto della sua camicia, lasciandosi andare ad un attimo di furia:
- Non vuole sorridere! Lasciala in pace, mi hai capito?
Francis sbarrò gli occhi e cercò di tirarlo via per un braccio, visibilmente in imbarazzo:
- Justin, avanti, lascialo andare!
Urlò con tono turbato, mentre cercava di tirarlo via.
Justin fulminò quell’uomo con lo sguardo, sembrava un'altra persona, incazzato come mai.
Dopo un ennesima stritolata, lo lasciò andare spingendolo via in malo modo, poi con rabbia afferrò le borse e la mano di Francis, e a passo svelto rientrò in albergo tirandola via con sé, lasciandosi alle spalle quei paparazzi e quelle telecamere.
[…]
- Non era necessario che reagissi in quel modo.
- Non voglio che ti turbino.
- Non mi hanno turbata.
- Ah davvero? La tua stretta di mano mi diceva altro…
- Niente di insopportabile, Justin!
- Beh per me era insopportabile.
- Ok, basta, mettiamoci una pietra sopra…
Justin svuotava le borse, ed estrasse un abito da sera che aveva regalato alla ragazza per farglielo indossare quella sera.
Era un vestito arancione pastello, che le arrivava sulle ginocchia: aveva le maniche larghe fatte di un velo trasparente.
Francis lo guardò e disse:
- Perché hai insistito per comprarmelo? Insomma, mi fai troppi regali… lo sai che non lo sopporto.
- Ahhh… non ricominciare. Piuttosto, sbrigati e va a prepararti.
- Si può sapere dove adiamo?
- E’ una sorpresa.
- Odio le sorprese.
Disse in un tenero lamento la ragazza mentre, scherzosamente svogliata, andò in bagno e cominciò a prepararsi, mentre Justin si voltò e ridacchiò alla sua buffa reazione.
[…]
I due fidanzatini quella sera erano davvero bellissimi.
Justin indossava uno smoking nero, con una camicia bianca sbottonata di qualche bottone, senza alcuna cravatta, Francis con quel vestito addosso era fantastica, e i tacchi davano quel tocco in più che lasciarono senza fiato il cantante.
Portava i suoi lunghi capelli mossi, sciolti lungo le spalle.
- Che c’è?
La ragazza si guardò il vestito e dubbiosa disse:
- Non so… anche a te sembra che mi stia…
- Una meraviglia!
Fran alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise, e proprio in quell’attimo, Justin rischiò di morire per la sua smisurata bellezza.
- Sul serio ti piace come mi sta?
Il ragazzo le si avvicinò e la cinse per i fianchi travolgendola in un bacio del tutto inaspettato.
Sembrò un bacio fuggente, ma il cantante volle approfondirlo e senza freni cominciò a baciarla alla francese, e lei non si tirò indietro.
Si abbracciarono, si strinsero, e si baciarono per qualche attimo interminabile, e soltanto quando riuscirono a riprendere fiato, il ragazzo le sorrise e le rispose:
- Sul serio…
- Non puoi baciarmi ogni volta in quel modo…
- Vorresti farmi credere che non ti è piaciuto?
Le chiedeva mente si specchiava e si riaggiustava la camicia e la giacca, prima di uscire.
- Passerei tutta la vita a baciarti….
Justin alzò lo sguardo verso il cielo, e in una smorfia disperata sembrava chiedere aiuto a qualcuno di onnipotente, sotto lo sguardo curioso e divertito allo stesso tempo, di Francis.
Dopodiché il ragazzo le si avvicinò di nuovo e prima di baciarla ancora le disse:
- Allora perché non cominciamo?
Francis affogò un sorriso in quell’ennesimo bacio, e portò le braccia attorno al suo collo, il ragazzo era perdutamente innamorato di lei, e lei sembrava aver trovato un angelo, troppo bello per sembrarle vero.
Era nel suo paradiso personale, col suo angelo custode, un ragazzo d’oro, che non credeva di poter avere questa fortuna nella vita che le permise di conoscerlo e di amarlo.
Sfiorò teneramente il naso contro il suo e baciò ancora una volta quelle belle labbra, e lui nel distaccarsene, annusò il suo profumo:
- Profumi di rose…
- Anche tu hai un buon odore…
Gli disse, socchiudendo gli occhi annusando il profumo della sua pelle, che mai avrebbe dimenticato per tutta la vita:
- Beh… mi sono lavato…
Entrambi ridacchiarono, e lei andò a baciarlo sulla punta del naso, dolcemente.
Lui la guardò profondamente negli occhi e con dolcezza le disse:
- Restiamo qui… ho voglia di te…
- Ti amo…
Senza alcun motivo valido, gli volle ricordare che lo amasse, e1 pronunciare quelle parole, le procurava sempre un leggero battito accelerato al cuore.
I dolci baci tra i due non erano mai abbastanza, non potevano smettere.
Francis si distaccò dalle sue labbra per poterlo guardare negli occhi:
- Mi hai detto che c’è una sorpresa per me…
Justin, anche se a malincuore, si convinse ad uscire, e non stravolgere quei piani:
- Hai ragione… andiamo…
Le sorrise dolcemente e prendendola per mano, cominciò ad avvicinarsi alla porta della camera, ma prima che potesse aprirla, Francis lo fermò:
- Aspetta!
Justin si voltò a guardarla, credendo che la ragazza avesse cambiato nuovamente idea, ma poi lei gli disse:
- Promettimi che torneremo presto in camera…è la nostra ultima notte insieme prima di riprendere il tour…
- Vuoi approfittare del mio corpicino?
- Oh, insomma. Smettila di farmi sembrare una depravata.
- Sei tu che mi hai chiesto di rientrare in camera prima per poter passare la notte…
- Mi basta passare l’intera notte tra le tue braccia per essere felice.
- Vuoi dirmi che ti accontenti di un abbraccio, quando invece potrei passare tutta la notte a baciarti il corpo?
- Sì! E lo sai…
- Lo so?
Improvvisamente il ragazzo diventò dubbioso, non riuscendo a capire a cosa si stesse riferendo la ragazza con quella frase:
- Usciamo… te lo racconterò un'altra volta.
- No, no, no, no…
Alzò un dito indice e lo poggiò sulla punta del suo naso, sorridendo teneramente, mentre la stringeva a sé e la spingeva con le spalle contro la porta lentamente.
Francis sorridendo, alzò gli occhi al cielo e disse:
- Forse l’avrai dimenticato, ma… quella notte del casinò a Las Vegas… quando avevo la febbre e tu restassi accanto a me tutta la notte…
- Non potrei mai dimenticare quella notte…
Le confessò lui, sfiorandole una guancia col dorso della mano, accarezzandola dolcemente.
- Quella fu la prima notte dopo cinque anni d’inferno in cui riuscii a dormire serena. Mi sentivo protetta dalla tua presenza, mi sentivo in pace e non c’era posto al mondo dove avrei desiderato di essere…
- Credevo che avessi la febbre alta e fossi troppo debole per ricordartelo…
- Passasti l’intera notte a vegliare su di me. Ricordo che di tanto in tanto poggiavi una mano sulla mia fronte per controllare se la temperatura fosse scesa… riesco ancora a percepire quel tremolio nervoso che avevi nella mano, per paura di svegliarmi…
- Perché non me l’hai detto? Credevo che con la febbre altra…
- Non riuscirei a dimenticare nulla di te neanche con un amnesia…
- Ti amo.
- Davvero?
- Da morire…
Poggiò la fronte contro la sua e chiuse gli occhi, rendendosi conto che quella ragazza era la donna della sua vita, e che non avrebbe mai potuto smettere di amarla, né in questa vita, né in un’altra.
[…]
Riuscirono a trovare la forza di abbandonare quella camera d’albergo , entrambi col desiderio di tornarci il prima possibile.
Francis continuava a chiedere a Justin, dov’è che avrebbero cenato, ma il ragazzo era determinato a farle una sorpresa.
A bordo di una limousine, viaggiarono per le città parigina.
- Questa città è bellissima…
- Non ci eri mai stata?
- Sì… con la mia famiglia… ma adesso… anche se dovessi tornarci tra trent’anni… ricorderei questa serata trascorsa con te…
- Non è ancora cominciata.
Quelle parole stuzzicarono la sua curiosità, così, mordendosi un labbro gli chiese curiosa:
- Mi dici dov’è che andiamo?
Justin nel guardarla così buffa e adorabile mentre moriva di curiosità, non trattenne una risatina divertita, poi con un dito le indicò un punto dal finestrino:
- Guarda…
Francis si inclinò verso di lui e nel guardare dal finestrino, vie la torre Eiffel illuminata in quella bellissima notte.
Si avvicinò e poggiò la testa sul suo petto, restando abbracciata a lui, mentre osservava quel panorama mozzafiato.
- Grazie…
- Per cosa?
- Per tutto…
- Aspetta di vedere dove andiamo…
[…]
…E andarono proprio lì, sul piano più alto di quella torre magica, dove vi era un ristorante, che Justin si era assicurato che quella sera fosse riservato unicamente a loro due.
Il ragazzo non badò a spese, voleva anticipare il compleanno della ragazza, festeggiandolo in quella splendida città, splendida come lei.
Francis mancò poco che si commosse dall’emozione di trovarsi lì su, con lui.
Totalmente incantata, si avvicinò a quelle enormi vetrate che davano sulla città, per osservare il panorama, mentre Justin dava delle direzioni al
Maître che elegantemente li aveva accolti.
Vi era una grande tavola rotonda, apparecchiata con tovaglia color panna, con grandi candelabri aventi piccole candele accese, piatti di porcellana e posate d’argento.
Tutto perfetto, tranne per il trucco di Francis che cominciava a colarle lungo le lacrime che le scivolarono fuori dagli occhi incontrollabilmente.
Dopo che Justin diede delle direttive al
Maître, si avvicinò alla vetrata, accanto a lei e sorridendo, diede uno sguardo alla città ai loro piedi.
- Da togliere il fiato, non è…
Nel voltarsi a guardarla, notò che stesse trattenendosi dallo scoppiare a piangere, e subito il sorriso gli si trasformò in un’espressione preoccupata.
La cinse per un braccio, costringendola a voltarsi verso di lui.
- Ehi… ehi…. Che ti succede?!
Francis si lasciò andare e cominciò a piangere, così Justin l’accolse tra le sue braccia e cercò di farla calmare.
- Ehi….
Francis, ricambiò l’abbraccio, e chiudendo gli occhi, si fece prendere da un pianto liberatorio commovente.
Dopo qualche secondo, però, cercò di contenersi e si liberò da quell’abbraccio, sorridendo buffamente:
- E’ tutto bellissimo…
Justin, raccolse una sua lacrima, spazzandola via con un pollice, mentre le accarezzava una guancia teneramente.
- Dovresti sorridere, non piangere.
Francis abbassando lo sguardo, cercò di ricomporsi, e dopo essersi asciugata le lacrime, e data una calmata, alzò lo sguardo verso di lui e sorrise a pieni denti, accentuando di proposito quel sorriso scherzosamente:
- Va bene così?
Pronunciò buffamente, a bocca chiusa, mentre gli mostrava un sorriso così esagerato da cominciare ad essere inquietante.
Justin accigliò lo sguardo e fece un passo indietro, stando al gioco:
- Non uccidermi, ti prego…
Francis si lasciò andare ad un sorrisino nel vederlo recitare in quel modo così cedibile la parte di uno terrorizzato.
[…]
La cena era perfetta, ogni cosa era perfetta, ogni luce, ogni suono, tutto… eccezion fatta per lo sguardo triste di Francis.
Justin non poteva più ignorarlo, e sapendo che lei non gli avrebbe mai confidato cosa fosse che la turbasse, si allontanò con la scusa di andare alla toilette, e fece una telefonata.
- Ehi, Chenille…
- Justin! Allora? E’ andato tutto secondo i piani?
- Ha cominciato a piangere…
Chenille si intenerì e con tono sognante, esclamò:
- Ohhh… che dolce!
A quanto pare, i due si erano messi d’accordo per fare una sorpresa alla ragazza. Justin aveva chiesto aiuto a Chenille, perché sapeva quanto fossero amiche ed essere consigliato da lei gli diede maggiore sicurezza.
- In realtà è tutta la sera che cerca di mascherare della tristezza….
- Tristezza?
- Sì, Chenille… glielo leggo dagli occhi.
- Magari confondi l’emozione dalla tristezza…
- Sono capace di distinguere le due cose, e sono sicuro che…
- Oh mio dio…
- Cosa c’è?
Chenille aveva appena ricordato che giorno fosse:
- Oggi è il 24 maggio…
- Sì, lo so… e allora?
- E’ il compleanno di suo padre, Justin…
Il ragazzo ne rimase stupito, e finalmente cominciò a capire tutto.
- Grazie, Chenille…
Nel ringraziarla, si affettò a riagganciare la telefonata, mentre Chenille cercò inutilmente di fermarlo.
Ritornò in sala, e nel guardarla da lontano, gli sembrò di avere una visione di una dea.
Era seduta su quella sedia, in una postura così elegante e naturale da farla somigliare ad una statua. Quel vestito sembrava esserle dipinto addosso, era rivolta col capo verso quell’enorme vetrata ad incantarsi con le magiche luci della città.
Justin era sempre stato attratto dal suo sguardo triste e smarrito, ma in quell’occasione non lo gradiva.
Provò a sorriderle, mentre tornava a sedersi sotto il suo sguardo dolce e accompagnato da un sorriso.
Il ragazzo si aggiustò il colletto della camicia, e le disse:
- Sei pronta per ricevere il mio regalo di compleanno?
Francis sgranò gli occhi, e sorpresa da quelle parole, esclamò:
- Che cosa?
- Lo so che mancano ancora due giorni, ma da quando mi hai detto che ci sarà anche tuo fratello con la sua ragazza, ho pensato di anticipare questo momento approfittandone del fatto che siamo soli...
- Justin…
La ragazza apparì contrariata, e lui se ne stupì:
- Cosa c’è?
- Come sarebbe?
Fran allargò un braccio, cominciando a gesticolare pacatamente:
- Guarda dove siamo…mi sembra di essere in paradiso, è tutto così perfetto che ho paura di svegliarmi da un momento all’altro e ritrovarmi di nuovo in quella caserma…nel mio letto scomodo con le molle allentate, e la puzza di scarpe della mia compagna di camera…
Justin sorrise a quelle parole, e la ragazza non riuscì a non esserne contagiata, poi continuò dicendo:
- Questo vestito, questo posto, e adesso mi dici che c’è dell’altro…io non merito tutto questo. Insomma… quel che intendo dire è che mi bastava stare insieme…
- Non dire che non lo meriti, sei forse l’unica persona al mondo che conosco, che meriterebbe anche di più…
La ragazza distolse lo sguardo, chiaramente in disaccordo, ma con un leggero sorriso sulle labbra.
Lui allungò la mano sul tavolo e afferrò la sua, cercando il suo sguardo.
- Se non ti va di restare, possiamo…
- Resterei qui per tutta la vita. Non fraintendere le mie parole.
- Quando la smetterai di crearti problemi inutili? Accetta ciò che la gente di da, senza fare storie.
Francis pensò che avesse ragione lui, e acconsentendo col capo amaramente, abbozzò un sorriso:
- Va bene, ci proverò…
Alzò timidamente lo sguardo verso di lui e abbozzò un sorriso, lui ricambiò guardandola quasi incantato, poi tornò in sé e si voltò in direzione di un cameriere:
- Potreste portarci il vassoio speciale?
Il giovane accigliò lo sguardo, non era quello il cameriere a cui si sarebbe dovuto rivolgere, e se ne accorse dal suo non comprendere la domanda.
Il cameriere francese non capiva molto bene l’inglese.
Francis non trattenne un sorriso divertito, e con dolcezza si rivolse al giovane.
- Vous pouvez porter le plateau spécial?
Justin inclinò le labbra verso il basso e allargando le mani, disse:
- E’ quello che ho detto anch’io… le platò spesial…
Francis continuò a ridacchiare divertita, e si portò una mano davanti la bocca, mentre il giovane cameriere, mortificato, si sbrigò ad eseguire la richiesta del cantante.
- Povero ragazzo…
Commentò lei cercando di ricomporsi, dopo quella risatina.
Justin si voltò alle sue spalle, e vide arrivare un carrello con un vassoio poggiatovi sopra che aveva una scatola a forma di gallina, e una a forma di uovo della stessa grandezza.
Francis sgranò gli occhi, visibilmente sorpresa, non era esattamente ciò che si aspettasse:
- Ma cosa…?
Il cameriere si congedò dai due, con galanteria, e Justin si alzò in piedi, raggiungendo quel vassoio e guardando Francis, che non sapeva se fosse o meno uno scherzo:
- Rispondi esattamente e riceverai la sorpresa speciale…
- A cosa?
Domandò mentre fissava quelle scatole con un sorrisetto divertito:
[Canzone consigliata per la scena : Nickleback – Savin’me]
- Alla domanda che anche i migliori scienziati si sono posti da secoli e secoli…
Francis alzò lo sguardo verso di lui storcendo il naso, poi lui esclamò:
- E’ nato prima l’uovo o la gallina?
Somigliava ad un presentatore della tv che faceva il suo numero comico ad uno di quei quiz per casalinghe.
Gesticolò con un braccio per indicare la scatola della gallina, e con l’altro braccio per indicare l’uovo.
Francis scoppiò a ridere, ma qualcosa catturò la sua attenzione, improvvisamente la scatola dell’uovo cominciò a muoversi.
Visibilmente sorpresa, lanciò un’occhiata a Justin rapidamente per poi tornare all’uovo che oscillava leggermente.
La ragazza afferrò l’uovo e Justin disse tra sé e sé:
- Ci avrei giurato…
Francis tentò di aprire quello scatolo, con delicatezza, e gli disse:
- Ci hai davvero messo un pulcino qui den…
Aprendo la scatola, si ritrovò un piccolo gattino che provava ad uscire da lì dentro.
Francis cominciò a sciogliersi dalla dolcezza di quel tenero cucciolo:
- Oh mio dio…
Justin non trattenne un sorriso, nel vedere la sua reazione, e notando che quel gattino stesse sgattaiolando fuori dalla scatola, riuscì in tempo ad afferrarlo con una mano e a porgerlo ala ragazza.
- Ho sentito dire in giro che hai dei rapporti difficili con i gatti… quand’eri piccola con il gatto “Gordo” della coppia hippie, poi col gatto selvatico di Chenille… insomma, è ora di farci la pace.
Francis guardò il musetto di quel tenero gattino tigrato color grigiastro, con due enormi occhi verdi, e delicatamente provò a prenderlo.
- E’ dolcissimo… cucciolo…
Diceva con lievi toni dolci, mentre il ragazzo, soddisfatto del suo gesto, l’aiutava ad afferrarlo, senza fargli male o farlo scappare.
- Ha i tuoi stessi occhi…
Commentò lui, mentre lei alzò lo sguardo verso di lui, il quale le si avvicinò e le diede un bacio sulle labbra, sotto lo sguardo tenero di quel dolce gattino, che non avrà avuto neanche tre settimane di vita.
- Ha il tuo stesso musino dolce!
Disse lei sorridendogli divertita, mentre alzava quel fagottino ad altezza del suo volto e lo coccolava facendo smorfie buffe sul volto.
- Bisogna dargli un nome.
- Che ne dici di Justin?
Disse lei, senza pensarci su due volte, e il ragazzo accigliò lo sguardo sbottando in una risatina:
- Che cosa?? No!
- Oh… perché no? E’ così dolce… mi ricorda te…
- Non darai il mio nome a quel gatto.
- Ehi…
La ragazza tirò a sé il cucciolo e lo poggiò sul suo petto, proteggendolo teneramente per scherzo.
- Sii gentile con lui, è appena arrivato tra noi…
La ragazza si dondolò lievemente, e lo accarezzava delicatamente su quella piccola testolina.
- Allora che ne dici se invece di chiamarlo con la versione inglese lo chiamassi con la versione italiana del tuo nome?
- E sarebbe?
- Giustino…
- GIUSTINO?
Pronunciò con pesante accento americano il cantante, restandone quasi disgustato, poi aggiunse un lamento:
- Ew… è davvero brutto.
Francis ridacchiava divertita, mentre non la smetteva più di coccolare quel cucciolo di gatto.
- Oh ma io volevo chiamarlo come te… è tenero e dolcissimo proprio come lo sei tu…
- Mi stai paragonando ad un gatto?
- Che c’è di male? Guardalo…
La ragazza allungò il gattino delicatamente verso il volto del ragazzo, che dovette tirare indietro il capo, per non sbatterci contro.
Lei continuò con nonchalance:
- E’ un amore…siete due gocce d’acqua!...Ho trovato! Lo chiamo col tuo secondo nome: Randall!
Justin alzò gli occhi al cielo e mimò una finta espressione disperata, fingendo di essere sul punto di piangere.
- Mi arrendo.
- E’ deciso, piccolo musino, tu ti chiamerai Randall!
Disse la ragazza rivolgendosi a quel tenero felino, che alzò la zampetta verso il suo naso, mentre la fissava incuriosito.
- Ehi… gli piace!
- Strano… Randall non è proprio un tipico nome da gatto…
Francis poggiò il gattino in quel mezzo uovo aperto, poi travolse con un bacio il cantante, che anche se non se l’aspettava, ricambiò con molto piacere. La strinse a sé, e soltanto dopo qualche secondo, prese le distanze dalle sue labbra e lei gli sorrise:
- E’ bello rivedere quel sorriso sul tuo volto…
- Come potrei smettere di sorridere, quando ho te?
- Eppure prima che arrivasse… Randall…
Disse in un lieve tono scherzo il ragazzo, strappando un rapido sorriso alla ragazza, poi aggiunse:
- … quel sorriso faticava a spuntare.
- Cosa dici? Sono al settimo cielo!
- Magari potevo farlo accadere in un altro giorno…
Francis accigliò lo sguardo e confusa, disse:
- Di cosa stai parlando?
- Lo sai… Anche se non hai voluto dirmelo, so perché sei triste.
- Ma non lo sono!
Cercò di convincerlo, sfoggiando un sorriso, quasi disperandosi per le sue insistenze:
- E’ il compleanno di tuo padre…
Lievemente il sorriso andò scemandosi dalle sue labbra a quell’inaspettata affermazione:
- Come lo sai?
- Chenille…
- Chenille?
Pronunciò con stupore:
- E’ stata lei a dirmelo…
- E allora? Non significa niente…
- Perché non lo chiami?
Francis cominciò visibilmente ad essere in difficoltà, confusa non sapeva cosa dire o fare.
- Non…
- Anzi, no… se vuoi puoi raggiungerlo in Italia, posso procurarti un aereo privato e…
- Non dire assurdità!
Lo interruppe lei, allontanandosi per mettersi a sedere.
- Perché no?
Le chiese mentre si sedeva anche lui e la guardava incessantemente:
- Prendere un aereo privato, arrivare in Italia e lasciarti qui?
- Vuoi che venga anch’io?
- Non voglio andarci, Justin…
- Sei ancora in tempo per il suo compleanno…
- Io e mio padre non ci parliamo più.
- Sono certo che quando ti vedrà…
- Non ci andrò. Non voglio perdermi questo momento con te, non lo farò.
- Ma io voglio che tu ci vada.
- Non è quello che voglio io. Non voglio andarci per vederlo abbracciare i suoi figli, per vederlo ridere e scherzare con tutti, per vederlo felice nel suo mondo e poi voltarsi a guardarmi con vergogna e dissenso. Non si avvicinerebbe neppure a me, non mi rivolgerebbe la parola e faccio volentieri a meno di tutto questo dolore. Non voglio rovinare questa serata, non voglio che finisca prima del dovuto… voglio stare con te, soltanto con te sto bene… non mandarmi via.
- Ma no che non ti mando via…
Il ragazzo afferrò la sua mano e intrecciò le dita tra le sue.
- Neanche io voglio che questo momento con te finisca… ma non sopporto l’idea di saperti triste nel pensare al compleanno di tuo padre.
- Portami in quella camera d’albergo…
- Come dici?
- Sì…
La ragazza era sul punto di piangere, e finalmente gli chiese quello che avrebbe voluto chiedergli già da un po’:
- Torniamoci…ti prego…
[…]
Justin non poté non accogliere quella sua dolce richiesta di far ritorno in albergo.
La serata era stata perfetta, avevano mangiato in quel posto spettacolare, c’era stata magia, romanticismo e amore tra i due, in una delle città più belle del mondo, era andato tutto secondo i piani, regalo compreso; e rientrare senza fare un giro per le vie parigine, non fu un problema per lui, che desiderava tornare in quella camera tanto quanto lei.
Il piccolo gattino Randall, fu sistemato in un angolo della camera, su un grande cuscino, tanto da farlo disperderlo mentre cercava di accoccolarsi in una posizione comoda.
Francis tolse le scarpe, mente Justin era in bagno, si avvicinò e accarezzò quel cucciolo di gatto che sembrava essere sul punto di addormentarsi
Poi sfilò via quel vestito con cura e nel poggiarlo sul divano, restò a guardarlo incantata, perdendosi nei ricordi di questi ultimi giorni trascorsi con lui in quella città.
Senza accorgersene, Justin uscì dal bagno, e nel ritrovarsela davanti soltanto in biancheria intima, le si avvicinò e la cinse per i fianchi in un tenero abbraccio da dietro.
Le sorrise ed accarezzò le sue mani e le sue braccia, voltandosi a stampare le labbra sulle sue dolcemente.
- Il piccolo, dorme?
Francis si voltò a guardare il gattino, che giocherellava con la coda, ed entrambi non trattennero un sorriso:
- Poco fa sembrava essere sul punto di farlo…
Justin baciò la spalla della ragazza, e poi si allontanò da lei, per andare a stendersi sul letto, apparentemente stanco.
Fran, notò che anche lui indossava soltanto il suo slip, così divertita, non trattenne un sorrisino, poi tornò a sistemare le sue cose, sotto lo sguardo vigile di lui:
- Andiamo… lo fai domani… vieni qui, devo dirti una cosa…
- Quando dici che devi dirmi qualcosa… alla fine la tua bocca parla poco.
- Sì, ma fa molto…
- Appunto…
- Sai… pensavo…vorrei conoscerli…
Justin cambiò radicalmente discorso, e Francis, mentre riponeva via un paio di jeans, si voltò a guardarlo incuriosita:
- Chi?
- I tuoi genitori…
Francis smise di sistemare le sue cose e si avvicinò a lui, sedendosi sui bordi del letto e lo guardò:
- Anch’io vorrei che tu li conoscessi…vorrei che venissi in Italia, nella mia città…ti mostrerei i posti più belli…e andremmo ad una partita di calcio…
- Andiamoci!
- Davvero?
Justin si rialzò con le spalle, poggiandosi sui gomiti, e le sorrise:
- Sì… appena sarò libero per qualche giorno… voglio conoscere tutto di te, Francis…
- Anch’io voglio che tu conosca tutto di me.
- Non hai nulla che vorresti tenere segreto?
- Non voglio ci siano segreti tra noi.
- Neanch’io…
Il ragazzo la tirò verso di sé e la costrinse a stendersi sul letto, mentre si poggiava lentamente su di lei per restare a guardarla e perdersi nel verde dei suoi enormi occhi:
- Allora, devo confessarti una cosa…
La ragazza si stranì e sperò che non si trattasse di nulla di spiacevole:
- Che cosa…?
Justin sorrise leggermente, e mentre le sfiorava una ciocca di capelli, disse:
- Avrei voluto quel bambino… avrei voluto che fossi incinta… perché sono sempre più sicuro che sei tu la donna con cui voglio trascorrere il resto dei miei giorni.
Un brivido di gioia, travolse la pelle della ragazza a quelle splendide parole.
Francis lo guardò profondamente negli occhi, e disse commossa:
- Ricorderò questo giorno per il resto della mia vita…
- Ricorderò ogni giorno trascorso con te, per il resto della mia vita…
- Ogni giorno, dici?
- Sì.
Le confermò, sfiorandole il naso dolcemente, poi aggiunse:
- Soprattutto il giorno in cui ti vinsi a poker con quel signorotto al casinò di Las Vegas.
Francis non trattenne una risata imbarazzata a quel ricordo.
- Odiai quel momento! Mi sentivo come un oggetto…
- Io ricordo ancora la rabbia che avevo nei tuoi confronti… ero incredibilmente geloso di te e tu non riuscivi ad accorgertene.
- Ero troppo spaventata per poterlo fare… ho sempre avuto paura dell’amore…
- Adesso hai paura?
- In questo preciso istante? Così…? Tra le tue braccia? …No. Non ho paura di niente. Il mondo può crollare anche in questo istante, sapermi al tuo fianco mi da la forza di affrontare qualunque cosa..
- Sei molto dolce…
Lei gli sorrise per un attimo, poi disse:
- E’ vero… tu non sai cosa ho passato in quattro anni…quell’incidente d’auto…i dottori dicevano che era un miracolo che io fossi sopravvissuta, ma per me non vi era nessun miracolo. Smisi di vivere nell’istante in cui Emma smise di respirare. Quattro anni della mia vita non sono mai esistiti, non li ho mai vissuti veramente… Ma poi, incontrai te, e fu come se il mio cuore fosse tornato a battere.
Il ragazzo non riuscì a dir nulla, poggiò la testa contro la sua fronte e sospirò visibilmente toccato e dispiaciuto da quelle parole che contenevano tanta, troppa tristezza.
Chiuse gli occhi e sospirò profondamente, poi guardandola negli occhi, le chiese:
- Davvero non ricordi nulla dell’esercito?
- C’è poco di cui ricordare… passavo la maggior parte del mio tempo ad addestrarmi ad una battaglia che tardava ad arrivare… non ti nascondo che cercavo la morte… non riuscivo ad immaginarmi una vita senza di lei.
Ci fu qualche attimo di silenzio, in cui Justin le accarezzò la guancia col dorso della mano, fino a scivolare lungo il collo.
- … poi, nei momenti in cui non mi dedicavo all’addestramento, correvo; mi concedevo lunghe corse attorno ai campi, oppure mi dedicavo allo studio, ho studiato legge…
- Davvero?
- Sì… non te l’ho mai detto?
- No, mai… e hai…?
- Sono un avvocato…
- Che cosa?!
Esclamò lui con stupore, alzandosi a sedere sul letto per guardarla meglio:
- Sì…
Disse lei in una risatina:
- Non ne sapevo nulla…
- Non amo parlarne, non amo parlare di quel periodo…
- Beh, ma ora lo stai facendo…
- Con te riesco a fare cose impensabili… riesci a prendere il meglio di me e tirarlo fuori. Di solito sono una ragazza di poche parole, aggressiva, solitaria… tu mi rendi una persona migliore…
- Non è vero. Non dire così…
- Sì che è vero… soltanto Emma riusciva a far fuoriuscire questo lato di me…
- Tu sei una persona solare, allegra, con tanta voglia di vivere e di creatività. Di voglia di fare. Tu sei speciale… noi c’entriamo ben poco, devi credermi…
In quel momento, fu inevitabile un bacio tra i due… Francis lo baciò come non aveva mai fatto, colma di dolcezza e amore, amore che diventava sempre più puro e limpido.
La ragazza invertì le posizioni, e si mise poggiata sul suo petto, e improvvisamente il piccolo gattino si arrampicò su quel letto e si avvicinò ai due.
Entrambi smisero di baciarsi e si voltarono sorridenti in direzione di quel cucciolo di felino.
Francis lo prese tra le mani e si distese sul letto, cominciando a coccolarlo.
Justin si voltò a guardarli, restando ancora disteso accanto a lei:
- Comincia già a starmi antipatico…
- Come puoi? Guarda questo musino dolcissimo…
Francis arricciò le labbra e dolcemente sfiorò quel cucciolo con un bacino, e Justin disse:
- Ha rubato le mie coccole…
Francis non trattenne un sorriso, e si voltò a guardarlo:
- Ho tutta la notte per farti le coccole…
Justin alzò gli occhi al cielo e si mise a controllare delle cose di lavoro sul cellulare, Francis non trattenne una risatina per la sua buffa reazione… somigliava ad un tenero bambino geloso.
La ragazza, si alzò dal letto, e ancora coccolando il gattino, andò a riporlo di nuovo su quel cuscino e restò ad accarezzarlo per qualche minuto, finché non notò che fosse troppo stanco per seguirla in bagno, dove vi restò per qualche minuto.
Si diede una ripulita, ed uscì indossando una sottana di pizzo nera, con un velo di trasparenza.
Justin fissava ancora lo schermo luminescente del cellulare, ma quando il suo sguardo cadde su quella visione che era la ragazza, sbarrò gli occhi, ed abbassò il braccio con cui teneva il cellulare, mettendolo via e seguendola con lo sguardo, mentre si metteva distesa accanto a lui.
Si voltò su un fianco e lo guardò:
- Che facevi?
Lui restò col capo rivolto verso di lei, e le guardava il corpo con desiderio, poi alzò lo sguardo verso il suo e disse:
- Proprio niente.
Francis non trattenne una risatina, per la sua buffa espressione, non smetteva di fissarla.
- La smetti di fissarmi in quel modo?
- Puoi…
Justin gesticolò con una mano, ed aggiunse:
- Spogliarti?
- Come?
- Non fraintendermi… sei una favola con questa roba addosso, ma…
- Non ho intenzione di toglierla.
- Rischi di mandarmi fuori di testa, lo sai?
- Poco fa ti lamentavi perché volevi delle coccole…
- Adesso voglio soltanto violentarti.
- Ehi!
- Scusa, è questa sottana trasparente che mi costringe a dirlo.
- Lei?
- Sì. Continua a fissarmi, mi sta ipnotizzando a dire cose che penso.
- Davvero?
- Giuro.
- Ma è malvagia.
- Cattivissima.
- Mi dispiace.
- Sono disperato…
Justin finse di piangere, e Fran si avvicinò per abbracciarlo e coccolarlo.
Erano stati per troppo a lungo amici, con naturalezza riuscivano a scherzare anche in momenti di intimità come due perfetti amici.
Justin poggiò la testa sul seno della ragazza, e di proposito vi sprofondò facendole il solletico.
Francis delicatamente lo tirò via, mentre rideva ancora a causa del solletico, e guardandolo gli disse:
- Pronto per le coccole?
Il ragazzo sorrise maliziosamente e si mise disteso sul letto, portandosi le braccia dietro al collo, e la guardò impaziente:
- Cos’hai intenzione di farmi?
- Non quello che credi tu…
- Come sarebbe?
Esclamò lui, diminuendo d’entusiasmo.
Francis sorrise e si fece spazio su di lui, per poggiarsi a cavalcioni lungo il suo bacino.
Cominciò ad accarezzare il suo petto, e chinandosi per fargli un leggero bacio sulle labbra, gli disse:
- Non mi piace quando vedo le altre farti i massaggi prima di un concerto…
- Ah no?
- Non ti burlare della mia gelosia, o potrei ripagarti con la stessa moneta…
- Saresti crudele…
- Anche tu lo sei…
- Mi piace quando fai la fidanzata gelosa…
- Lo sono…
- Mhhh…
Il ragazzo socchiuse gli occhi e le diede un bacio, voleva approfondire, ma lei lo costrinse a fermarsi.
- Ehi…
- Dicevo…
La ragazza si portò i capelli dietro le spalle, con lenti movimenti sensuali che accrescevano la voglia del ragazzo, che sotto la sua guida lo bloccava.
- Non mi piace quando vedo le altre farti i massaggi prima di un concerto…perché non mi assumi come massaggiatrice personale? Prometto di essere brava…
- Beh dipende…
- Da cosa?
- Devi dimostrarmi la tua bravura…
- Dovrei massaggiarti?
- Mi sembra logico…
- Mmmh… così non ti fidi di me?
- Di questi tempi la gente si butta a far qualunque cosa… vorrei assicurarmi che saresti un’ottima massaggiatrice.
- Ci sto… ma dovrai girarti.
- Perché?
- Hai le spalle tese… lo sento da sotto le mie mani…
- Sono teso?
- Non lo so… sei teso?
- Forse…
- E perché?
- Sarà l’effetto che hai su di me…
- Ti metto tensione?
- Solo quando sei mezza nuda…
Francis sfoggiò un mezzo sorrisetto, e lo costrinse a cambiare posizione, e cominciò a massaggiargli le spalle, con lenti movimenti di mani, che portarono a rilassare il cantante, anche se la sua voglia di fare l’amore con lei non diminuì neppure di un minimo.
Con quel massaggio, la ragazza ebbe modo di ispezionare ogni angolo del suo corpo, della sua pelle, tutto ciò che ormai considerava di sua “proprietà”.
- Ok, Mr. Timberlake… si volti con la pancia all’aria…
Justin finse di essersi addormentato, ma Francis non ci cascò, e lo scosse:
- Insomma, si svegli!
Il cantante non trattenne una risatina divertita, contagiando anche lei, e mentre si posizionava come gli aveva chiesto, le disse:
- Sei tornata a darmi del lei?
- Mi scusi, ma credevo che stessimo affrontando un colloquio di lavoro…
- Ohhh….
Disse lui, fingendo di ricordare, e posizionò di nuovo le braccia dietro al collo per riuscire a guardarla meglio, mentre lei si posizionava su di lui nuovamente, seduta sulle sue gambe e sorrideva maliziosa.
- La prego, signorina… continui pure…
- Come sto andando?
Domandò con tono caldo, la ragazza, mentre si chinava per massaggiargli le spalle e le braccia con lenti movimenti di mani.
Il ragazzo sospirò di sollievo e chiuse gli occhi per godersi quel momento.
- Abbastanza bene, direi…
- Abbastanza non è abbastanza… devo impegnarmi…
Justin restò ad occhi chiusi, ed acconsentì alle sue parole restando rilassato.
Francis si passò i capelli da un lato, e moderatamente cominciò a chinarsi verso il suo petto e con lievi tocchi di labbra iniziò a baciarglielo lentamente.
Justin non se l’aspettava, e riaprì bruscamente gli occhi, per poi rischiuderli un secondo dopo per il bel piacere che gli stavano procurando quei suoi dolci baci.
La ragazza scivolò con la bocca lungo tutto il suo collo, il petto, l’addome, senza risparmiare lievi tocchi di lingua che quasi lo mandarono in estasi.
Con le mani, scivolava lungo i suoi fianchi, mentre risaliva a baciargli il collo, imitandolo in tutte le volte che era stato lui a mandarla in delirio con quei suoi baci lungo il collo.
Finalmente tornò a baciarlo sulle labbra, e fu in quel momento che Justin riprese il “comando” su di lei, costringendola a scivolare giù dal suo corpo, per lasciargli la possibilità di posizionarsi su di lei, e tenerla ben stretta, come se potesse scivolar via da un momento all’altro.
Si baciarono come se le loro bocche fossero state lontana l’una dall’altra per parecchi anni, con una passione e un desiderio che arrivavano alle stelle.
Le afferrò il suo volto tra le mani e lo spingeva verso di lei, insaziabile della sua bocca, di lui, che amava a dismisura e che sentiva il bisogno di dirglielo:
- Justin…
Disse in un sussurro, mentre lui cominciava a denudarla della sua mutandina sexy.
- Sì…?
Ansimò lui, con forte desiderio di farla sua tra quelle lenzuola.
Lei non riuscì a rispondergli subito, perché i tocchi intimi di lui, le staccarono via il fiato.
Finalmente lui riuscì a spogliarla del tutto, e poterla toccare ovunque avesse voluto,
Il corpo di Francis tra le sue mani, sembrava così fragile, altamente lontano da quel corpo scultorio e timoroso che si trovava ogni volta davanti, quando ballavano, o non erano a letto insieme.
Adesso era sua, e lo sarebbe stata per sempre.
Francis gli aveva fatto giurare di non sfilarle mai la collana che le aveva regalato, col medaglione con su scritto “Electric Lady” il modo intimo con cui usava chiamarla; e così i due ogni volta finivano col fare l’amore con lei che indossava sempre quella collana, che ormai faceva parte del suo corpo.
- Justin…
Gli sussurrò ancora una volta, mentre lui delicatamente aveva cominciato a penetrarla, mentre la stringeva a sé per darle sicurezza e protezione, tra le sue forti braccia.
Il ragazzo alzò il volto verso il suo, e per un attimo smise di baciarla, e col fiato corto le chiese:
- Ehi…?
Lei afferrò il suo volto tra le mani e lo travolse in un bacio passionale, con tanta, troppa lingua… poi distaccandosene, gli disse perdendosi nell’azzurro dei suo occhi:
- Ti amo…
Lui le diede un ennesimo bacio, intrecciando la lingua alla sua, poi in un schicco di labbra, prese le distanze e le rispose:
- Ti amo anch’io, amore mio…
I momenti d’intimità e romanticismo tra i due non erano mai abbastanza per dimostrarsi tutto l’amore che l’uno avesse per l’altro.
Quell’intera notte parigina la trascorsero a fare l’amore, a baciarsi, abbracciarsi e dirsi parole dolci pieni d’amore.
Anche se non dormirono, la mattina seguente furono ben lieti di non averlo fatto.
[…]
- Stanotte è stata la notte più bella della mia vita…
- La mia è stata quella volta nella palestra di Timbo…
I due commentavano le loro notti d’amore, mentre preparavano le valigie a mano che avevano con sé.
Francis aveva il gattino in mano, e si voltò a sorridere verso il ragazzo:
- Ah , davvero?
- Fu la prima volta… e tu non puoi immaginare quanto ti avevo desiderato…
- Certo che posso immaginarlo. Io ti avevo desiderato almeno il doppio.
- Ma se non facevamo altro che litigare?
Diceva lui mentre riponeva le due borse davanti all’entrata e tornò a guardarla:
- Ogni volta desideravo che facessimo pace…
- Magari con un bacio…
- Magari con due…
- O magari facendo l’amore…
- Magari…
- L’aereo per la Germania ci parte tra due ore…
- Dobbiamo fare il chek in…
- Non guardarmi in quel modo…
La ragazza sorridendo si mise una mano davanti agli occhi, mentre con l’altra, con cura, teneva il piccolo gattino.
Lui le tirò via quella mano dagli occhi e tirandola a sé le diede un bacio sulle labbra, che lei si assicurò di rendere mozzafiato.
Lasciò andare il piccolo Randall, ,asciandolo giocare sul letto, mentre lui e lei si stringevano davanti la porta d’ingresso, scambiandosi uno dei loro baci travolgenti.
Ad un certo punto lui indietreggiò e si poggiò ad un tavolo, mentre lei si metteva comoda sul suo petto, e con le mani attorno al collo, si assicurava di essere comoda nel godersi quel bel bacio.
Ad un certo punto, bussarono alla loro porta, e furono costretti a mettere un punto su quel bacio.
Nell’allontanarsi, si sorrisero con malizia, e mentre lui apriva la porta, lei cercava di afferrare il piccolo Randall dal letto.
[…]
Furono accompagnati dalle guardie giù in albergo, dove vi era la solita folla di fan per il ragazzo, la quale li accompagnò fino all’ingresso in auto che a sua volta li accompagnò in aeroporto.
Viaggiarono in un aereo di linea comune, e non su uno jet privato; qui alcune persone si avvicinavano al cantante chiedendo un autografo o una foto, alle quali lui si concedeva gentilmente.
L’intera durata del viaggio la trascorsero a dormire.
Lei si poggiò al suo petto, e lui la stringeva a sé, incrociando le dita della mano nella sua ed entrambi caddero in un sonno profondo.
Senza che loro se ne accorgessero, alcuni fan, si avvicinarono e scattarono foto ai due dolci innamorati che si concedevano qualche cora di sonno.
Foto che immediatamente finirono in rete scatenando il delirio di sempre più numerosi fan della coppia.
[…]
Una volta arrivati a Stoccarda, rientrarono in albergo, dove già pernottava il resto della crew, e la prima persona che Francis incontrò fu proprio la sua amica Chenille:
- Ehi, bella!!
Le corse incontro e l’abbraccio, poi dopo notò il gattino che teneva tra le braccia:
- Oddio e questo cucciolo chi è?
- Lui è Randall… hai visto che amore?
Le due amiche si lasciarono catturare dalla dolcezza del micio, ma Chenille, senza farlo notare a Francis, guardò Justin e gli fece l’occhiolino mimandogli con la bocca un “Ottimo lavoro”. I due complici si salutarono a cenni, e Justin le sorrise, lieto che l’avesse aiutato a riuscire nel suo intento di rendere quella giornata parigina, perfetta come desiderava.
[…]
Chenille costrinse Francis a raccontarle tutto su quella giornata a Parigi, anche se a sua insaputa, conosceva già tutto.
I racconti si prolungarono fino a tardo pomeriggio, prima di cominciarsi a preparare per lo spettacolo locale, e l’amica poté con gioia constatare che Fran fosse finalmente felice e serena grazie all’amore del cantante.
[…]
Stoccarda fu un ennesimo successo per il cantante e l’intera crew, che a fine spettacolo tornò in albergo per riposare.
A mezzanotte impunto, Justin fece in modo di essere il primo a fare gli auguri di buon compleanno alla sua amata Fran, e l’aveva organizzata così:
sapeva che sarebbe stata in camera sua, che condivideva con Chenille, prima di mettersi a letto; con l’intera crew di ballerini, coristi e musicisti, si diresse in da lei, muniti di chitarra e qualche piccola percussione.
Chenille, dopo che Francis si fosse rivestita col pigiama (un tenero pigiama con orsacchiotti rosa), si allontanò per dare il segnale di via libera al cantante e gli altri che entrarono in camera, mentre lei era sul punto di andare a mettersi a letto.
Spensero tutte le luci e ognuno di loro aveva una o due candele accese tra le mani, abbastanza grandi da permettere di vedere bene.
Justin e gli altri cominciarono ad intonare spezzoni della canzone “Until the end of Time” che era una canzone del cantante, che riportava parole che voleva dedicarle e che tradotte dicevano:
…mi sono svegliato questa mattina 
e ho sentito che alla TV dicevano qualcosa 
circa il disastro nel mondo e 
mi sono chiesto dove sto andando …
c'è così tanto buio nel mondo, 
ma vedo solo la bellezza in te ragazza 
e quello che mi dai mi fa sapere che io starò bene 
perché se il tuo amore fosse l'unica cosa che ho 
in questa vita, beh sarebbe abbastanza 
fino alla fine del tempo 
quindi riposa il tuo cuore affaticato 
e rilassa la tua mente 
perché ti amerò ragazza 
fino alla fine del tempo
 …

Francis si portò le mani davanti alla bocca e non trattenne le lacrime dall’emozione, mentre Chenille l’abbracciava, guardando incantata Justin e gli altri in quello scenario dolcissimo e romantico, che era riuscito a tirar su.
C’erano tutti, anche Mike ed Ashley; Jay, Eddy… l’intera crew di ballerini e musicisti che avevano partecipato al gesto romantico del cantante nei confronti della sua ragazza, che compiva ventitré anni.
A fine “esibizione” Justin la raggiunse per darle un tenero bacio, ed essere travolto poi da lei in un forte abbraccio, che gli dimostrava quanto avesse apprezzato quell’inaspettato e tenerissimo gesto.
Dopodiché tutti si avvicinarono alla ragazza per farle gli auguri.
Quando giunse il momento di Mike ed Ashley, la ragazza era ancora un po’ stordita dall’emozione, per poter rendersi conto della loro effettiva presenza, ma una volta incrociati i loro sguardi, diventò leggermente seria in volto, finché Mike non ruppe il ghiaccio e, accompagnato da Ashley al suo fianco, le disse:
- Buon compleanno, Fran!!
Le si avvicinò e l’abbracciò affettuosamente, risultando un Mike diverso dal solito, meno imbronciato, e con un lieve sorriso sul volto che gli dava quasi un aria dolce.
Ashley si sforzò di sorriderle e di farle gli auguri:
- Auguri, Francis…
La ragazza apprezzò molto il suo gesto, e l’abbracciò, anche se con meno affetto degli altri.
[…]
Il giorno seguente, partirono in vista di Monaco di Baviera, dove si sarebbero esibiti in serata, e Fran era già molto tesa per l’arrivo di suo fratello Luigi e Michelle Hunziker, che ormai era la sua fidanzata, anche se faticava ancora a crederlo.
Quel giorno ricevette telefonate di auguri da tutti: Luigi in primis, sua madre, Edoardo, tutta la sua famiglia, compresa Valentina, eccetto suo padre.
Riuscirono a strapparle un sorriso anche le telefonate di auguri da parte del suo , ormai caro amico, Leo Di Caprio, Jenna Dewan e Channing Tatum, Timbaland, perfino la madre di Justin, Lynn, riuscì a telefonarle.
C’era soltanto una telefonata che tardava ad arrivare ormai da cinque anni, e che in passato era sempre la prima ad arrivare… Emma.
Erano trascorsi ormai cinque compleanni senza ricevere i suoi auguri, eppure ogni anno era come il primo, ogni giorno senza Emma, era un giorno incompleto per Fran.
Da cinque anni a questa parte odiava il giorno del suo compleanno, senza Emma non era mai stato lo stesso, nulla era stato lo stesso senza di lei.
Ricordava ancora l’ultimo compleanno trascorso insieme a lei: i suoi 18 anni… prima di conoscere Fabio, prima di tutto, quando ancora erano due giovani ragazze che si affacciavano alla vita da maggiorenni.
[…]
- Posso togliere questa benda?
- Non ti permettere! Ci siamo quasi… metti un piede su questo gradino…
- E’ più di mezz’ora che scendiamo scale, si può sapere dove siamo? Cominci a spaventarmi…
- Ora lo scoprirai…
- Ti ho mai detto che odio le sorprese?
- Ogni volta che te ne faccio una…
Emma, aveva bendato Francis, e costretta a tenere quella benda davanti agli occhi per tutto il viaggio in auto, e dopo.
La sua migliore amica aveva organizzato una sorpresa per i suoi primi 18 anni…
Alle 23:30 del 25 Maggio del 2002, mancava mezz’ora al giorno del suo compleanno, ed Emma aveva organizzato tutto con la massima cura, quasi maniacale.
- Ok, metti il piede qui…
- Emma, perché sento qualcosa di appuntito sotto i miei piedi?
Emma non trattenne una risata mentre aiutava l’amica a non perdere l’equilibrio.
- Ti sto odiando.
- Oh… andiamo ci siamo quasi…
- Lo stai ripetendo da due ore, eppure …
- Shhh… cammina!
- Si può sapere dov’è che sto camminando?
- Sul pianeta Terra.
- Oh grazie, credevo di essere su Marte.
- Ci vuole troppo tempo per arrivare su Marte…
- Eppure dicono che Marte sia vicina alla Terra.
- Ah, sì? Chi lo ha detto?
- Non ne sono sicura, ma l’ho sentito dire in giro…
- Beh allora sarà vero… sarebbe figo se un giorno ci si potesse andare.
- Su Marte?
- Sì…
Intanto le due continuavano a proseguire per la loro “strana” strada.
- Andresti su Marte?
- Perché, tu no?
- Non avresti paura? Cioè… è di un altro pianeta che stiamo parlando…
- Scherzi? Sarebbe una figata troppo figa!
- Tu sei svitata.
- Chi è che ha cominciato a parlare di Marte?
- Io… ma era per distrarmi da questa strada appuntita su cui sto camminando… sembra quasi di essere sugli scogli…
- Ok… ora puoi togliere la benda!
Francis non se lo fece ripetere due volte, e subito sfilò via la benda che le copriva gli occhi. Si trovava per davvero su degli scogli, e la sorpresa fu così grande da portarle via il respiro.
Emma era riuscita a trascinarla su per degli scogli nei pressi di Mare Chiaro, una località di Napoli, e poco distante da loro vi era un grosso yacht con le luci che illuminavano l’acqua del mare, era lo yacht di suo padre.
Improvvisamente si udì il risuono di un altoparlante proveniente dalla barca, che diceva:
- BUON COMPLEANNO FRAN!
La ragazza si portò le mani davanti alla bocca e cominciò a piangere, andando a travolgere in un abbraccio la sua amica, che stringendola a sé, sorridendo le diceva:
- Ehi…
- Grazie, Emms! E’ la sorpresa più bella che potessi farmi!!!
- Non ringraziare me, ringrazia i tuoi che hanno uno yacht!
Non trattenendo una risata, Fran, asciugò le lacrime di commozione, e smise di piangere. Le due furono poi raggiunte da un gommone che le guidò sino allo yacht, e quando vi salirono trovarono Luigi, papà Aurelio, mamma Jaqueline, Edoardo, Valentina, i genitori di Emma: Giovanni e Maria, e anche il piccolo Diego.
Le due famiglie si erano riunite per festeggiare i diciotto anni della loro cara, la quale non poteva chiedere di meglio.
Emma per i suoi diciotto anni, (ovviamente con la partecipazione della sua famiglia) le regalò un giubbino di pelle nero di marca, sapeva quanto la sua amica li amasse, un paio d’orecchini d’oro con un brillante al centro, e un lunga lettera scritta di suo pugno, che avrebbe letto quando avrebbe avuto un po’ più di privacy.
Suo padre Aurelio le regalò un anello d’oro bianco con dentro incastonati piccoli zaffiri verdi, e quando glielo mise al dito, le disse:
- Questo è per ricordarti il modo in cui io vedo i tuoi meravigliosi occhi… come…
- …come due zaffiri verdi…
Esclamò contemporaneamente a lui, dopodiché lei lo travolse in un tenero abbraccio e gli diede un dolce bacio a stampo sulle labbra, come faceva dall’età di otto anni, per dimostrargli quanto l’amasse.
Sua madre Jaqueline, le regalò un viaggio a Disney Land assieme ad Emma, nei prossimi giorni al suo compleanno, mentre Edoardo le regalò un paio di scarpette della Nike, che sapeva volesse da un bel po’ per praticare hip hop, e Valentina occhiali da sole firmati.
Francis odiava trovarsi al centro dell’attenzione, tutti quei fantastici regali la lasciarono così felice da non sapere come comportarsi.
Ringraziò tutti uno ad uno, ma soltanto alla fine si accorse che Luigi non le avesse regalato nulla.
Abbracciò il fratello, ed Emma, accigliata disse:
- Ehi… non ti ha fatto un regalo e tu lo abbracci anche?
- Lui è Luigi… non ha bisogno di farmi regali.
- Ah, davvero? Quindi noi tutti sì, e lui se la cava?
Fran le fece la linguaccia, mentre Luigi le guardava con un sorrisetto sotto i baffi, e lanciava lunghe occhiate ad Emma, che tentava di non notarle, anche se soffocare i suoi sentimenti verso il fratello della sua migliore amica, le diventava sempre più difficile.
- In realtà…
Luigi guardò la sorella ed accarezzandole una gamba, mentre erano seduti l’uno accanto all’altro su un divanetto, disse loro:
- …Il mio regalo l’ho lasciato a casa…
- Non era necessario che mi facessi un regalo, mi hai già permesso di restare nel tuo appartamento di Parma…
- Quello non è un regalo…
- Per me lo è…
- Beh per me no, quindi… tranquilla, Emma…
Il ragazzo si voltò in direzione della ragazza e le sorrise nel modo in cui lei preferiva.
- Appena scenderemo da qui, Fran avrà il suo regalo dal fratellone…
Tra Emma e Luigi c’era già stato un bacio, ma per volontà della ragazza, tenevano nascosta la cosa, provando entrambi ad ignorare il sentimento reciproco e che diventava sempre più grande a loro insaputa.
- E chi vorrà scendere da qui… insomma guardatela, Napoli è magica vista dal mare…
Francis osservava la sua città incantata, senza accorgersi degli sguardi che Emma e Luigi si rivolgevano.
Trascorsero la notte sulla barca, ognuno aveva un proprio posto letto, quello yacht era enorme, e riuscirono a far trascorrere un compleanno diverso alla ragazza, che una volta tornata a casa, scoprì che il regalo di compleanno di suo fratello Luigi era una motocicletta, quella motocicletta che l’accompagnava ancora oggi in ogni suoi viaggio e avventura.
Riusciva ancora a ricordare la faccia preoccupata del padre, il quale era sempre stato contrario al fatto che la sua preziosa Fran, potesse rischiare di farsi male su quella moto così grande e potente.
[…]
Durante il concerto a Monaco di Baviera, Fran mentre si esibiva, riuscì ad individuare suo fratello Luigi assieme a Michelle tra la folla, e nonostante ne fosse gelosa, non aspettava altro che il momento in cui gliel’avrebbe presentata.
Justin durante l’esibizione, quella sera, ad insaputa della ragazza, le preparò un ennesima sorpresa, che oltre a lei, sorprese l’intera folla presente.
Stava risuonando la canzone che le aveva dedicato la scorsa notte nella sua camera, con l’intera crew: “Until the end of Time”.
Non vi era nessun ballerino presente, soltanto lui e i musicisti, era un brano lento, con full band.
Così mentre suonava il pianoforte, parlò alla folla di fan presenti:
- Sapete… oggi è un giorno speciale… non solo perché siamo qui nella meravigliosa Monaco…
A quelle parole si issò un urlo delirante della folla, e Justin non trattenne uno dei suoi splendidi sorrisi, poi mentre con le sue mani continuava ad intonare la canzone, accompagnato dai coristi e dalla band, disse:
- Ma anche perché è il compleanno di una persona… e vorrei che mi aiutaste a chiamarla sul palco, per augurarle buon compleanno.
Sembrava stesse parlottando con una manciata di amici intimi, e non con migliaia di sconosciuti, accorsi al suo spettacolo.
Alcuni già urlavano entusiasti, eccitati dalla cosa, mentre lui sorridendo, e continuando a suonare al piano, diceva loro:
- Allora, ci siamo?
Un urlo del pubblico, fece da risposta a quella domanda, e lui lanciò uno sguardo dietro le quinte e cominciò ad intonare il suo nome:
- Francis? Avanti, vieni fuori…
Justin si rivolse al pubblico:
- Tutti insieme: Francis! Francis! Francis!
L’artista fece abbassare le luci, e fu portata sul palco una grande torta con delle candeline accese, che fu poi poggiata sul pianoforte da un addetto ai lavori.
L’intero palazzetto sportivo cominciò a risuonare in cori incitanti, il nome della sua amata, finché la ragazza finalmente uscì.
Sorrideva visibilmente stravolta dall’emozione, e lentamente si avvicinava a quel ragazzo che dopo cinque anni, le stava facendo rivivere un felice compleanno.
Il ridacchiare divertito, del cantante, contagiò leggermente Fran, che rideva più per l’emozione, che per un divertimento vero e proprio.
In situazioni si era sempre sentita in imbarazzo, non sapendo mai come comportarsi per evitare di risultare impacciata e ridicola.
Dietro di lei, anche i ballerini, accorsero sul palco, per partecipare agli auguri pubblici del cantante, che proprio quella sera, stava rendendo pubblica la sua relazione con la ballerina:
- Come si dice “Happy Birthday” in tedesco?
Francis bisbigliò:
- Alles Gute zum Geburtstag…
L’intero palazzetto urlò le stesse parole della ragazza, e Justin guardando Francis, smise di suonare il piano, e con lui l’intera band fece silenzio:
- Aspettate, aspettate… come hai detto?
Justin guardò Francis, che timidamente ricambiò lo sguardo, e dopo essere sbottata in una risatina imbarazzata, disse:
- Alles Gute zum Geburtstag…
Il cantante si rivolse al pubblico, che intanto urlava, e disse loro:
- E’ corretto?
Le urla del pubblico, e i vari “Yes” di conferma, fecero sorridere ancora una volta il cantante, che voltandosi verso la ragazza, disse in un commentino fugace:
- Certo che le conosci tutte…
una ragazza del pubblico lanciò un forte grido, sembrava entusiasta come gli altri, di quel rapporto tra il cantante e la ballerina.
Justin si voltò in direzione della ragazza nel pubblico, e cominciò a parlarle come se stesse conversando con un’amica:
- Dovresti sentire come parla lo spagnolo…
Non trattenne una risatina, e mentre si alzava per afferrare la torta, e avvicinarsi a Francis, le disse:
- Fa sentire loro come parli spagnolo… sono sicuro che apprezzeranno quanto me…
Altre urla risuonavano tra il pubblico, mentre la crew se la rideva e cominciava a battere le mani, mentre la band intonava un timido motivetto della tipica canzoncina di “buon compleanno”.
- Tutti insieme, avanti!
Justin incitò la folla ad accompagnare la band a cantarle un “buon compleanno”, e così fecero.
Francis lo guardava e gli mimava con le labbra:
- Sei un pazzo…
- Esprimi un desiderio, avanti…
Le bisbigliò lui, mentre le allungava la torta vicino al volto, tenendola per mano:
Lei lo guardò, e sorridendogli, gli bisbigliò:
- Non potrei desiderare altro…
Chiuse gli occhi e spense le candeline, accompagnata da applausi e grida della folla tedesca, accorsa allo spettacolo di Timberlake, che si improvvisò una piccola festa di compleanno.
Francis stava rientrando nel backstage, quando Justin porse la torta ad un addetto ai lavori, e la richiamò:
- Francis! Aspetta… vieni qui…
La ragazza si voltò, e ancora una volta sorpresa, si avvicinò al pianoforte dove Justin era tornato a sedersi, e mentre cominciava ad intonare la prossima canzone, inclinò il capo indietro, per guardarla, e le disse nel microfono lasciando che tutti sentissero:
- Ti amo…
Poi la costrinse a dargli un bacio dinnanzi alla folla che non riusciva più a contenere le grida.
Migliaia di persone avevano immortalato quel momento con i loro telefonini, telecamere, video e foto che sfrecciarono su internet, dando il via a fandom della coppia sempre più accaniti e convinti.
[…]
Quando lo spettacolo finì, Francis sgattaiolò nel camerino del cantante e non la smise più di baciarlo, costringendolo quasi a trattenersi da spogliarla e farla sua su quello scomodo divanetto.
Fortunatamente, o sfortunatamente, Luigi e Michelle, raggiunsero i camerini, e li attendevano fuori.
L’agente di Justin, li avvisò, e i due riuscirono a tenere a freno la loro insaziabile voglia di stare insieme.
Francis, accompagnata da Justin, uscì dalla camera, e si fiondò ad abbracciare suo fratello Luigi che dovette allontanarsi da Michelle per evitare che fosse travolta anche lei dall’uragano della sorella.
Intanto Justin, imbarazzato almeno quanto Michelle da quel momento, si presentò alla giovane show girl Svizzera:
- Molto piacere…
- Il piacere è tutto mio, Mr. Timberlake, il suo show è stato davvero formidabile!
Michelle parlava un fluido inglese, proprio come Luigi e Fran, i quali dopo uno stritolante abbraccio, si voltarono verso i loro partner.
- Ti presento Justin/Michelle…
I due fratelli si affrettarono nel presentarsi i fidanzati, tanto da accavallare le loro voci.
Justin e Michelle non trattennero una risatina, accompagnati poi dai due fratelli.
Luigi con galanteria, tese una mano in direzione del cantante, pronto a stringergliela in segno di saluto:
- Finalmente ci conosciamo…
Justin guardò il ragazzo, e gli sorrise, lieto di conoscere un membro della famiglia della ragazza:
- Molto piacere, Francis mi ha parlato molto di te…
La stretta di mano tra i due fu stretta e decisa, come due uomini di potenza come loro, richiedevano.
- Ciao, Francis… piacere di conoscerti.
Michelle le tese anche lei una mano per salutarla, poi aggiunse:
- …se aspettiamo che Luigi si decida a presentarci…
Scoppiò in una delle sue rumorose risate, e Francis si sforzò di ricambiare con un sorriso gentile, ma non apprezzò molto quello che disse del fratello.
Era così gelosa e possessiva nei riguardi di Luigi, da non riuscire a distinguere lo scherzo dalla realtà.
Luigi sorrise alla sua ragazza, ma poi si voltò a lanciare uno sguardo fugace alla sorella, immaginando già come l’avesse presa, nonostante tentasse di mascherarlo agli occhi degli altri.
- Allora… mando via il mio agente, e mi interesso personalmente nel procurarvi una camera d’albergo dove alloggiamo…
- No, no, no… non si preoccupi, signor Timberlake.
- Ti prego, dammi del tu…
Disse gentilmente Justin rivolto alla Hunziker, che con un sorriso smagliante, aggiunse:
- Perfetto, allora… non preoccuparti, Justin… io e Luigi alloggiamo a casa mia…
- Oh… sei tedesca?
- Svizzera, ma ho casa anche qui in Germania, ci lavoro regolarmente…
- Fantastico, non ne sapevo nulla.
Michelle contagiò Justin in una delle sue risate solari, mentre Francis, si voltò a guardare il fratello, che accigliando lo sguardo le disse a voce bassa, mentre i due erano troppo impegnati a raccontarsi, per accorgersi del loro bisbigliare:
- Che c’è?
- Niente…
- Hai ricevuto il mio regalo?
Cambiò discorso, provando a farle cambiare umore e non alimentare il suo disagio:
- Quale regalo? …Oh andiamo, Luigi… lo sai che non voglio regali per il mio compleanno…
- Sono cinque anni che li rifiuti, cinque anni in cui mi ritornano indietro pacchi regalo che ti facevo recapitare puntualmente in caserma, ma quest’anno….
- Quest’anno, cosa?
- Quest’anno sorridi…
Si guardarono per qualche secondo intensamente negli occhi, ma poi Justin li interruppe:
- Allora, torno tra un attimo… Francis mi ha detto che ci portate a mangiare…
- Pizza!
Esclamarono i due fratelli con entusiasmo, lasciando che Michelle e Justin sorridessero ancora una volta, nel guardarli.
- Beh, allora faccio in un lampo, e sono da voi! Tu vieni con me?
Francis non se lo fece ripetere, e andò via col cantante, per prepararsi ad uscire.
[…]
Prepararsi nello stesso camerino, fu controproducente:
Justin era pronto, doveva indossare soltanto la sua giacca grigia, sopra ad una camicia bianca, elegante, un pantalone dello stesso colore della giacca, un po’ stretto di gambe, che gli donavano un’aria anche un po’ sportiva, assieme alle scarpette bianche che calzava al piede.
Francis, invece, aveva commesso l’errore di camminare soltanto col Jeans, e tacchi, mentre cercava la sua camicia nera in giro per il camerino, Justin con prepotenza la costrinse a restare tra le sue braccia, mentre lui le toglieva il fiato con un bacio sulle labbra, poi con tocchi di lingua e labbra lungo il collo e il seno che lo aveva invitato a nozze:
- Mio…
Francis riusciva sempre a perdere la testa per il suo modo di riuscire a farle perdere il controllo di sé stessa, quando la baciava in quel modo; tentava di dire qualcosa, mentre ansimava a quei tocchi di lingua e labbra del cantante che mugugnava fingendo di ascoltarla:
- Mio fratello…
Socchiuse gli occhi, ed inclinò il capo indietro, lasciando che la facesse impazzire ancora un po’ con quei baci sul collo:
- E’ qui fuori… che ci aspetta… con la sua…
Il ragazzo tornò a baciarle il seno, ben racchiuso in quel reggiseno sexy, e lei si lasciò scappare un sospiro di piacere, mentre le mani del ragazzo scivolavano lungo la sua schiena e le procurarono un leggero brivido di piacere.
- … con la sua ragazza…
Justin risalì lungo il suo collo, dandole leggeri e lenti baci, fino ad arrivare a morderle teneramente un labbro.
- E’ colpa tua…
Entrambi sospirarono di piacere, dopo che lui la strinse ancor di più a sé, ponendo le mani sui suoi glutei sodi:
- …La prossima volta evita di gironzolarmi intorno conciata in questo modo…
Francis gli sorrise, prima di baciarlo ancora una volta, e con le mani le abbottonava il colletto della camicia, poi quando finalmente misero fine a quel fugace momento d’intimità, lui le disse:
- Stanotte dormiamo insieme…?
- Ci penserò…
- Cattiva…
- Mi passi la camicia? E’ proprio dieto di te…
- Ai suoi ordini, mia Regina…
Esclamò in un finto tono da suddetto, e inchinandosi vistosamente dinnanzi a lei, che non trattenne una risatina divertita
[…]
Francis indossò una camicia nera, molto stretta a corpo, un jeans scuro a vita bassa, decolté neri con un tacco alto, e quel giubbino di pelle che le fu regalato da Emma, esattamente cinque anni prima.
Assieme a quel giubbino, portava con sé l’anello del padre, al dito (non lo toglieva mai) e il ciondolo che le regalò Justin (anche questo non toglieva mai)
[…]
Trascorsero la serata in un elegante locale di Monaco, raccomandato dalla Hunziker:
- Siete sicuri di non voler assaggiare altro oltre alla pizza? Qui si mangia davvero bene…
- Cos’è questa storia?
Fran guardò Luigi, con finto sguardo allarmato, e il fratello stette al gioco:
Michelle, la guardò cominciando a preoccuparsi di aver detto qualcosa di sbagliato, e guardò poi Lugi, che accigliato guardava la sorella, fingendo di non capire; poi Fran aggiunse:
- …Mi avevate promesso una pizza…
- Io se non mangio la pizza potrei fare del male a qualcuno…
Luigi si voltò a guardare il cantante e la show girl, con finto sguardo alterato, a cui diede man forte la sorella dicendo:
- Insomma… non si illude così la gente… prima assicurate che ci sarà la pizza e poi ecco che cominciate a dire…
- Ok, quattro pizze allora!
Esclamò Michelle con occhi sbarrati, capendo che si trattasse di uno scherzo, mentre Justin non trattenne più una risata che contagiò poi tutti.
[…]
La serata fu molto piacevole, e sembrò trascorrere subito.
Nonostante fossero andati a mangiare in seconda serata, digerirono in fretta quella pizza fatta da emigranti italiani, davvero di un ottimo sapore.
Al momento di un sorso d’amaro o di un caffè, Luigi mostrò alla sorella, in presenza dei loro due partner, le carte del processo contro il suo ex agente Paul.
- Queste sono…
Francis nel leggerle, perse lentamente il fiato, e Luigi completò la sua frase dicendo:
- Le carte che ti dimostrano la vittoria della causa contro il tuo agente… i trentamila dollari ti sono stati addebitati sul tuo conto in banca…
Justin non trattenne la sua emozione, e guardando Fran, con occhi colmi di gioia, le sorrideva dicendo:
- Ma è fantastico!!!!
Francis ancora non riusciva a dire una parola, ma il suo sorriso emozionato, parlava da solo.
La ragazza guardò prima Justin, sorridendogli dolcemente, poi si voltò in direzione del fratello:
- Perché non me l’hai detto prima?
- Che regalo di compleanno sarebbe stato?
La ragazza gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò teneramente, e dopo che fu passata l’emozione, Michelle chiese:
- Come aveva fatto il suo agente a smarrire trentamila dollari?
Francis leggeva attentamente le carte della corte, come un vero avvocato professionale, e Luigi, accompagnato da Justin, rispose alla sua ragazza:
- Li ha investiti in borsa a sua insaputa…
- Quel farabutto…
Commentò il cantante, mentre Michelle ne rimase visibilmente turbata:
- Che sventura…
Luigi alzò lo sguardo verso Justin, e dopo avergli lanciato una lunga occhiata, gli disse:
- Tu lo conoscevi?
Sembrò sospettare di qualcosa, ma Justin non comprese il perché di quella domanda, soprattutto del tono che utilizzò, velatamente accusatorio:
- L’ho conosciuto soltanto dopo che Fran me lo presentò… perché?
- Capisco…
Rispose il fratello, ancora un po’ sospettoso, mentre si lanciarono brutte occhiate.
Francis si accorse dei toni, e li guardò sospettosa a sua volta:
- Luigi… ti ho già detto che lui non c’entra nulla.
- Ma certo, ho soltanto fatto una domanda…
Esclamò il ragazzo, tornando a fissare Timberlake.
- Beh smettila di usare quel tono.
Gli disse senza mezzi termini, la sorella, che mise una mano sulla gamba di Justin, sotto al tavolo, per trasmettergli qualcosa tacitamente.
Justin inchiodò lo sguardo di Luigi e disse:
- Non c’è problema. Anch’io sospetterei del ragazzo di mia sorella…
Luigi acconsentì tacitamente a quelle parole, con un sorrisino soddisfatto sul volto, che Francis non apprezzò affatto.
- Questo perché non ti conosce!
Sembravano sul punto di rovinare quella serata, quando intervenne Michelle:
- Sono sicura che imparerà a conoscerlo e ad avere fiducia in lui quanto prima…
La ragazza provò ad ammonire Luigi, con uno sguardo e l’uomo, con un lieve sorriso sotto i baffi, si voltò a sorriderle mettendo fine ai suoi sguardi sinistri verso il cantante.
[…]
Luigi, col suo fuoristrada nero, riaccompagnò i due in hotel, attorno alle quattro di notte, prima di rientrare a casa di Michelle, e dopo essersi salutati, e dopo che Justin si avviò in camera, Fran restò a parlare con suo fratello fuori da quell’auto, mentre Michelle riceveva una telefonata di lavoro dall’America col fuso orario.
[…]
- Scusami per prima…
- Non basta scusarsi ogni volta.
- Non volevo offenderlo…
- Ah no? A me pare proprio che le stessi tentando tutte pur di metterlo in difficoltà.
- Non è così… è che…
- Hai rovinato tutto.
Luigi fu colpito come da un fulmine a quelle parole, l’ultima cosa che voleva era rovinare il giorno del compleanno alla sorella che amava con tutto il cuore.
- Non dire così!
L’afferrò per un braccio, e provò a scusarsi:
- Non volevo, davvero, Fran…sono stato un cretino… forse non sarei dovuto venire… ti prego perdonami se…
- Basta… non dire altro.
- Fran…
- Anche se volessi, non potrei mai essere arrabbiata con te a lungo…
L’uomo cominciò a tranquillizzarsi, e provò ad accennarle un sorriso.
Fran gli si avvicinò e l’abbracciò, poggiando la testa sulla sua spalla, trovando riparo e serenità tra le sue braccia.
- Justin non c’entra… lui è davvero un angelo… e credo proprio di amarlo…
- L’ho visto…
Fran sciolse l’abbraccio e lo guardò accigliatamente e gli chiese curiosa:
- Cosa?
- Il modo in cui ti guarda… o tu guardi lui…
Francis gli sorrise emozionatamente, e gli prese le mani, poi lui aggiunse:
- E poi… è riuscito a farti festeggiare il compleanno… e conoscevo soltanto una persona al mondo capace di riuscirci…
Fran abbassò lo sguardo e sorrise amaramente, provando a nascondere il dolore che provava ogni volta che ripensava a lei, davanti al fratello.
Luigi stava per dire qualcosa a riguardo, ma Fran lo anticipò e disse:
- Sono felice… sembra una donna apposto…
Luigi si voltò a guardare Michelle all’interno dell’auto che mentre parlava al telefono, sentendosi gli sguardi dei due addosso, li guardò e li salutò sventolando una mano buffamente, sorridendo a modo suo.
I due fratelli sorrisero e ricambiarono il saluto alla donna, che continuava la sua telefonata, poi tornarono a guardarsi.
- Grazie… sono davvero felice con lei…
- L’ho notato…
- Non esserne gelosa.
- Non lo sono.
- Non mentire.
- Smettila.
- Tanto lo sappiamo che sei possessiva nei miei riguardi, da quando avevi otto anni.
- La fai sembrare una cosa insana.
- Beh…
- Eddai!
Luigi non trattenne una risatina, e tirò a sé la sorella, per abbracciarla ancora una volta, mentre le baciava la testolina matta che aveva.
- Sono gelosissimo anch’io di te, sorellina.
- Almeno lo ammetti.
- Ti amo.
- Anch’io ti amo, fratellone….
Entrambi si strinsero più forti a quella dichiarazione d’affetto molto tenera tra fratelli, e restarono così ancora per un po’.
- Mi manca non averti tra i piedi.
- Manca anche a me romperti le scatole.
- Perché non molli tutto e vieni via con me?
- E Michelle?
- Se ne farà una ragione…
- E Justin?
- Se ne farà una ragione anche lui…
- Soltanto se prometti di comprarmi tanta cioccolata.
- Prometto camion di cioccolata svizzera!
- E pizza!
- E pizza!
- Lo sai che è peccato tentare le persone?
- Dovrò pur convincerti a venir via con me.
- Mi avevi già convinta col fatto che eravamo solo io e te.
- Allora la cioccolata e la pizza non sono necessarie?
- Beh… se ci sono, fa sempre piacere…
- Allora, scappiamo insieme?
- Dove andiamo?
- Ovunque vorrai.
- Mi basta stare col mio Luigino…
- Franceschella mia!
Si strinsero ancora un po’ teneramente, poi lui sciolse l’abbraccio e le penzolò davanti agli occhi delle chiavi.
- Cosa sono?
- Le chiavi della tua moto…
- Che cosa?
- Chenille mi ha detto che l’avevi lasciata a New York, non potevo accettare che la moto che ti ho regalato fosse rimasta lì, così mi sono assicurato di procurarle un posto nei camion di Timberlake che viaggiano trasportando tutto il necessario del tour… lui era d’accordo con me per questa sorpresa.
Francis era sul punto di esplodere dalla gioia a quelle parole, così gli saltò addosso non trattenendo un urlo di gioia, nel pensare che d’ora in poi avrebbe avuto con sé la sua amata Blacky ovunque andasse.
- Ora non riuscirò a lasciarti andar via!
- Prometto che ci rivedremo presto.
- A Milano? Il primo giugno siamo a…
- Lo so, ne parlammo già… ma non cedo di farcela…
Sul volto di Francis calò un velo di tristezza a quelle parole, e il ragazzo le spiegò:
- So che te l’avevo promesso, ma mi si sono accavallati troppi impegni in questi giorni e…
- Non preoccuparti. Ti ho già costretto a venire qui oggi, ti ho incasinato con la storia della causa a quel bastardo, non posso chiederti anche questo.
- Tu puoi chiedermi qualunque cosa.
- Prometti di telefonarmi più spesso.
- Lo giuro!
Francis si alzò sule punte e poggiò leggermente le labbra su quelle del fratello, che ne restò sorpreso tanto da restarne pietrificato.
- Gli somigli così tanto… avevo bisogno di un suo bacio di auguri…
Francis cominciò ad esserne imbarazzata anche lei, col fratello aveva avuto modo di entrare in ogni tipo di confidenze, ma mai fisiche, sin da piccoli aveva provato una vergogna enorme di lui sotto quel punto di vista.
Ma pensando al padre, non aveva ragionato, e aveva messo a tacere quelle vocine nella testa che le dicevano di non farlo. Prese le distanze da lui e alzando lo sguardo verso il suo, gli disse con un velo di imbarazzo:
- Salutami papà…
Gli sorrise fugacemente, e notando che anche lui fosse rimasto scosso da quel bacio, si affrettò a rientrare in albergo e mettere fine a quell’incontro.
[…]
Rientrata in camera, trovò Justin crollato dal sonno sul letto, e non trattenne un tenero sorriso.
Gli si avvicinò e lo coprì col copertino, facendo attenzione a non svegliarlo.
Si spogliò, fece una doccia, lavò i denti ed indossò il suo pigiamino con gli orsacchiotti.
Prima di mettersi a letto, però, ripeté il rituale che usava fare ogni sera del suo compleanno.
Sfilò via dalla tasca del suo borsone una lettera, la portava sempre con sé: era la lettera che le scisse Emma ai suoi 18 anni.
L’ultima lettera che le scrisse, l’unica cosa che riusciva a farle risentire la sua voce nella mente quando rileggeva quelle parole scritte su foglio, che ormai aveva imparato a memoria tanto da riuscire a recitarle a voce alta; ma preferiva rileggerle, osservare la sua scrittura, i suoi teneri cuoricini, riusciva ad annusare ancora il suo profumo su quel foglio di carta.
Si raggomitolò in un angolo della camera, sotto la luce di una lampada soffusa, e col suono del vento che soffiava dalla finestra cominciò a leggere:
[Canzone consigliata per la scena Giorgia-Gocce di Memoria]
[…]
ehilà diciottenne!
[…]
Così cominciava la lettera, e ogni volta che la rileggeva immaginandosi il suo buffo tono di voce, riusciva sempre a sorridere.
[…]
Sembra ieri che ci siamo conosciute, eppure sono passati esattamente dieci anni.
Dieci anni passati a sopportarti, dovrebbero prendere in considerazione l’idea di santificarmi giù nella città del Vaticano.
A parte gli scherzi… dovrebbero prima Beatificarmi e poi farmi santa, la cosa richiede troppo tempo, e non ho intenzione di aspettare.

[…]
Emma era sempre stata un tipo che amava buttarla sul ridere in momenti imbarazzanti e colmi di dolcezza, ed era una delle caratteristiche principali che Francis amava di lei e che era riuscita ad assorbire negli anni in cui le era stata accanto.
La simpatia e l’ironia di Emma avevano sempre colpito chiunque l’avesse conosciuta, e oltre ai suoi enormi occhi azzurri, era la prima cosa di cui le persone se ne innamoravano.
Francis aveva un sorriso stampato sul volto, mentre continuava a leggere quelle righe.
[...]
Oggi è un giorno speciale, entri a far parte anche tu nel mondo dei grandi, e sono certa che riuscirai ad essere una donna fantastica.
La vera vita comincia adesso, d’ora in poi verrai considerata da tutti un’adulta, ma soltanto il tempo riuscirà a renderti la donna fantastica che sono sicura diventerai.
Sappiamo tutte e due quello che hai dovuto affrontare sin da quando eri una bambina, e soltanto il destino sa cosa avrà riservato per te in futuro; ma sono sicura che riuscirai a superare ogni difficoltà che ti verrà posta sul cammino della vita, perché tu sei forte, sei probabilmente la persona più forte che conosco.
PS bada bene che non mi riferisco alla forza fisica, anche se c’è.
Forse non te l’ho mai detto a voce alta, ma ti ammiro molto.
Ammiro la tua enorme forza, che molte volte non hai esitato a trasmettermi nei miei stupidi momenti di debolezza.
Anche se spesso ti lasci prendere dalla rabbia, sei la persona più saggia e matura che conosca, e non oso immaginare quando compirai 30 o 40 anni quanto ancora maturerai.
Diventerai forse un esempio di donna che tutti vorranno seguire, e magari chissà, riuscirai ad essere una ballerina famosa in tutto il mondo, come tanto sogni e come io ti auguro di diventare.
Hai un talento spaventoso, sei capace di fare qualsiasi cosa, e se qualcuno osasse metterlo in dubbio, tu sarai sempre ben lieta di dimostrargli quanto si sbagli.
Possiedi un cuore d’oro, puro, dove ogni persona debole e con scarse possibilità di vincere una qualsiasi battaglia, riesce ad entrarvi e ad impossessarsene.
…E mi auguro con tutte le forze che questo tuo cuore non smetta mai di battere, e che io possa esserti accanto ogni volta che comincerà a batterti forte prima di vivere una forte emozione.
Ricorda, qualsiasi cosa dovesse succedere, anche se dovessimo malauguratamente litigare, io non smetterò mai di volerti bene, anche se dovessi affermare il contrario.
Sappi che mentirò, forse perché mi avrai fatto incazzare così tanto, che non vorrò vederti per una, massimo due settimane, ma non potrei vivere senza te.
Tu hai preso la mia vita e l’hai resa migliore.
Mi hai dato speranza, mi hai trasmesso amore, affetto, grazie a te conosco davvero il significato dell’amicizia tra due persone, e ringrazierò sempre papà Aurelio per averti portata qui in Italia.
Fortunato sarà colui che riuscirà a farsi amare da te, e parlo d’amore vero, quello che auguro anche a me stessa.
E sappi che dovrà prima essere approvato da me, e che sarò molto severa ed esigente: tu meriti un uomo con la “UOMO” maiuscola.
Meriti qualcuno che ti sappia prendere, che sappia rivelare il lato migliore di te anche agli altri, un uomo che sappia amarti in ogni tua piccolezza, anche quando ti incazzerai e farai qualche cavolata delle tue, lui dovrà essere capace di perdonarti, e di amare anche questo tuo lato, che a me piace definire “selvaggio”.
Se quest’uomo riuscirà a far fuoriuscire il lato romantico e dolce che c’è in te, se riuscirà a farti brillare gli occhi ogni volta che lo guarderai da lontano mentre parla con gli amici, se riuscirà a renderti felice anche soltanto con un euro nella tasca, allora sappi che riuscirò a volergli bene come un fratello, perché sarà capace di rendere felice quella che ho sempre considerato la sorellina che ho sempre sognato: te.
So che mi auguri lo stesso, e so che dovrei preservarmi per l’uomo della mia vita, come fai tu, ma cosa vuoi che ti dica? Di bei ragazzi in giro che ne sono troppi… e anche di stronzi… ma chissà forse un giorno arriverà anche per me questo bel principe azzurro in sella al suo cavallo bianco…

[…]
Automaticamente, Francis alzò lo sguardo verso Justin che dormiva pacificamente in quell’enorme letto, e sorrise di getto, cominciando a chiedersi come sarebbe stato il rapporto tra lui e la sua Emma.
Col sorriso amaro marcato sulle labbra, tornò a leggere:
[…]
Probabilmente, anzi sicuramente, quando leggerai questa lettera, avrai ricevuto già i miei regali, e spero davvero che ti piacciano.
La giacca di pelle non potevo non regalartela, sapevo da un bel po’ di tempo che Luigi ti avrebbe regalato la moto, ma mi ha fatto giurare di tenertelo segreto, quel ragazzo ti ama davvero tanto.
Ti ha regalato una moto, voglio dire… una moto!
Riesco già ad immaginarmi la faccia che farai quando la vedrai…e soprattutto quella che farà tuo padre… pover’uomo!
Dunque dovevo regalarti qualcosa che potesse andar bene con una moto, e cosa c’è di meglio di un giubbotto di pelle? Ti mancano soltanto i basettoni e i baffi tipici dei motociclisti anonimi che girano per le deserte strade del Colorado.
Stai ridendo in questo momento, ci scommetto!

[…]
Francis sorrideva ogni volta che rileggeva questo punto, e riusciva ad avere la visione di Emma che le stava accanto e spintonandola allegramente, la costringeva a smetterla di trattenere le risate.
[…]
Ok, c’è Diego che comincia a prendermi in giro perché sto scrivendo da più di mezz’ora e sta urlando per tutta casa, che sto scrivendo una lettera d’amore a qualche mio presunto fidanzato lontano.
Concludo questa lettera in fretta, così potrò dedicarmi a torturare mio fratello.
Voglio che tu ricorda sempre che ti voglio bene, e che non smetterò mai di volertene.
Buon diciottesimo compleanno mia piccola donnina, il viaggio nel mondo degli adulti per te comincia oggi, e io sarò seduta proprio accanto a te durante tutta la durata del viaggio e non dovrai fare altro che voltarti ogni volta che avrai bisogno di me, prometto di esserci sempre per te.
Ricorda, come dice il tuo amato Michael Jackson : You’re not Alone!
Non temere, tu non sei sola, chiunque ti abbia abbandonato diciotto anni fa non sa il tesoro che la perso.
Per fortuna però, sono riuscita a trovarlo io questo tesoro, e non ti mollerò più.
Auguri amica mia, tua per sempre…
Emma.

[…]
Fran si raggomitolò alle proprie ginocchia e cominciò a piangere senza sosta.
Avrebbe venduto l’anima al diavolo pur di poterla riabbracciare ancora una volta.
La vita gliel’aveva strappata via troppo in fretta, senza preavviso, senza darle la possibilità di dirle addio.
Non avrebbe mai smesso di piangere lacrime infinite per la sua ingiusta morte, e mai avrebbe smesso di sentirsi in colpa per questo.
Lei… la sua dolce e piccola Emma, era morta per poterla salvare.


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Capitolo 30
*** ● Incidenti ● ***


Il tour con Justin proseguì per l’Europa, fecero anche tappa in Italia il 1 Giugno 2007, ma qualcosa di spiacevole accadde due giorni dopo.
Il 3 giugno 2007 il tour si fermò per un giorno, per poter poi proseguire il 4 con la tappa a Vienna, in Austria.
Francis si era concessa un giro sulla sua moto, per le strade della città austriaca, dopo mesi che non la guidasse.
C’era qualcosa di diverso, sentiva che nel guidarla, la ruota anteriore svoltava sempre un po’ sulla sinistra, e frenava con qualche secondo di ritardo: aveva bisogno urgente di manutenzione.
Era sulla strada extraurbana che l’avrebbe condotta agli sbocchi della città, per poter raggiungere un più vicino meccanico, ma in una curva a doppio senso di marcia, perse il controllo del motociclo, e andò a sbattere contro un auto che proseguiva contromano.
Fortunatamente fu molto brava a non perdere il controllo della moto, ma essendo controsenso andò a sbattere comunque contro quell’auto che non aveva colpe se non quella di trovarsi lì in quel preciso momento.
La ragazza non perse i sensi, era sana, eccezion fatta per la sua gamba destra: aveva il ginocchio che le sanguinava.
Si teneva ben stretta la ferita sul ginocchio, cercando di evitare l’eccessiva perdita di sangue.
L’auto si fermò, il conducente era una donna terrorizzata da quello scontro: il vetro della sua auto si era scardato dopo che Fran ci si era scontrata, e tremante sotto uno stato di shock, fu soccorsa da altri presenti sul posto, che si avvicinarono subito a Francis che non smetteva i rotolarsi a terra dal dolore che quella gamba le procurava.
Le urla della ragazza, aumentavano lo spavento della povera donna austriaca che si era ritrovata quella moto di faccia senza poter far nulla per evitarlo.
Moto che giaceva a pochi passi di distanza da Francis, con gli specchietti retrovisori rotti a pezzi dispersi a terra, i fari anteriori sfondati dopo la botta, qualche ammaccatura e qualche graffi, soprattutto sul lato destro dove si era andata a scontrare con l’auto.
Francis lacrimava dal dolore, mentre si teneva ben stretta la gamba, e alzava lo sguardo verso quella sua amata moto mal ridotta che le giaceva affianco di pochi passi.
Il jeans che indossava si era strappato, soprattutto all’altezza delle ginocchia, ma soltanto quello destro sembrava messo male.
Sentiva che era fratturato, il piede le si era freddato e sentiva un forte formicolio percorrerle l’intera pianta del piede destro.
Fortunatamente i soccorsi non tardarono ad arrivare, e fu trasportata d’urgenza all’ospedale a bordo di un ambulanza.
Fran aveva riportato una frattura esterna al ginocchio, che a detta dei dottori era stata miracolosamente leggera, data la dinamica dell’incidente.
La frattura del piatto tibiale del ginocchio, non poteva essere immediatamente soccorsa tramite intervento chirurgico, ma richiedeva l’applicazione di un fissatore esterno temporaneo a sostenere l’arto affinché la condizione dei tessuti molli migliorerà e la chirurgia definitiva potrà essere eseguita in modo sicuro.
[Canzone consigliata per la scena 30 Seconds to Mars – Oblivion]
La ragazza fu immediatamente svestita dai suoi jeans, che le furono tagliati via dal corpo, per evitare ulteriori spostamenti del ginocchio destro.
La ferita fu immediatamente disinfettata e ripulita dagli infermieri, per evitare che potesse prendere infezione, e le sue urla si alzarono per l’intero reparto.
Urla che furono udite anche da Justin, Chenille, Eddy, Jay e Mike che erano accorsi in ospedale appena saputa la notizia dell’incidente.
Nell’udire quelle urla, Chenille cominciò a piangere spaventata, tra le braccia di Jay, mentre Justin Eddy e Mike chiedevano di poterla vedere.
Francis non la smetteva di urlare, il dolore era lacerante, credeva che sarebbe svenuta da un momento all’altro per il forte dolore, eppure non successe.
Sentì quel male fino alla fine della pulizia degli infermieri, che ad un certo punto dovettero metterle un bastoncino di gomma tra i denti per alleviare quelle urla.
Justin era fuori di sé, aveva gli occhi lucidi, quelle urla di Fran lo stavano uccidendo, erano una coltellata dritta al cuore ogni volta.
- Ho bisogno di vederla!!!
Urlava ai dottori che gli vietavano l’ingresso.
- Mi dispiace signor Timberlake, le stanno disinfettando la ferita, non possiamo lasciarla passare.
A quelle parole ancora un altro grido disperato echeggiò nella stanza, e i medici dovettero fermare Justin con la forza per non farlo passare.
Finalmente dopo qualche minuto, le urla smisero, e la ragazza fu trasportata tramite barella in una camera.
Le avevano messo il fissatore al ginocchio, per fare in modo che si ristabilizzasse la parte molle del ginocchio, e poter poi proseguire per vie chirurgiche.
Francis aveva la faccia color bianco cadavere, un viola che le contornava gli occhi, e il volto sfregiato da qualche graffio superfluo causato dall’incidente.
I lavaggi riuscirono un po’ ad abbatterla ma non la smetteva di piangere.
I dottori concessero l’ingresso soltanto ad uno di loro, e ovviamente fu Justin il primo ad entrare.
Nel vederla, quasi ebbe un mancamento.
Era distesa su quel letto, col volto pallido, gli occhi contornati viola, qualche graffio, e le lacrime che la bagnavano tutta quella sua meravigliosa faccia, mentre la gamba era ben salda a quell’adattatore, ma si riusciva a vedere l’enorme gonfiore del ginocchio destro.
- Ehi!! Amore… Ehi!!
Justin si precipitò a prenderle le mani mentre si chinava verso quel bordo del letto e provava a trattenere le lacrime.
Francis continuava a piangere disperata, e delirando continuava a ripetere una frase che non riusciva più a smettere di ripetere da quando era entrata in quell’ospedale:
- No! Non è grave! Non può essere! Io devo ballare! Non posso smettere di…
- No che non smetterai di ballare! Non dirlo neanche! Farò tutto il possibile per farti guarire subito, non preoccuparti, piccola mia!
Francis scoppiò a piangere e il ragazzo si sentì morire.
- Ho paura…!
- Non averne! Sono qui, sono con te… non ti lascerò…
- Scusami…non volevo che ti spaventassi…
- Smettila di agitarti, ci sono io adesso… andrà tutto bene, non preoccuparti, amore mio. Andrà tutto bene!
Il ragazzo provò a calmarla, accarezzandole dolcemente i capelli, poi il volto malconcio.
- Fortuna che non è capitato niente di brutto a questo bel faccino… è la parte che preferisco di te.
Provò a strapparle un sorriso, che non tardò ad arrivare nel vederlo sorriderle.
Si chinò delicatamente e le baciò le labbra dolcemente.
- Andrà tutto bene…
Le disse chiudendo gli occhi e stringendole la mano.
- Andrà tutto bene…
- Justin…
Il ragazzo riaprì gli occhi, e allarmato le disse:
- Cosa c’è? Ti fa male qualcosa? Chiamo i dottori?
Il ragazzo era sul punto di chiamare qualcuno, ma lei riuscì a fermarlo in tempo.
- No!
Il ragazzo si voltò nella sua direzione, e lei gli disse:
- Non chiamarli…
Justin tornò a sedersi, e la guardò curioso, poi lei continuò:
- Non andartene…
- Non vado da nessuna parte.
- E se non dovessi più utilizzare questa gamba?
- Certo che potrai utilizzarla! Smettila di ripeterlo! La frattura è leggera… è dolorosissima, ma non è grave.
- Davvero?
Disse con una leggera luce di speranza negli occhi, e il ragazzo che aveva precedentemente parlato con i dottori, acconsentì col capo.
- Tornerai a ballare, balleremo insieme ancora…
- Me lo prometti?
- Te lo prometto sul mio cuore…
A quelle parole, Francis ripensò al momento del loro primo bacio, e gli sorrise dolcemente, mentre lui le accarezzò una guancia delicatamente.
[…]
Nel giro di poche ore arrivarono in ospedale il padre, la madre e il fratello maggiore della ragazza, che erano stati avvisati tempestivamente da Justin in persona.
Chenille, Mike, Eddy e Jay riuscirono a vedere l’amica, e soltanto quando si fece sera si convinsero a rientrare in albergo.
Momento in cui arrivarono i parenti della ragazza: erano le 20:30 e Francis era mezza addormentata, il dolore l’abbatteva moltissimo.
Justin le sedeva accanto e le teneva la mano, non si era schiodato da lì, nemmeno per andare in bagno.
Quando arrivò suo padre, prima di entrare in camera dalla figlia, si fece spiegare dai dottori tutto l’accaduto e la cartella clinica della figlia.
Una volta rassicurato che l’incidente non fosse così grave, ebbe il coraggio di raggiungere sua moglie Jaqueline e suo figlio Luigi che si erano precipitati dalla loro cara.
- La mia moto…
- L’avranno portata via.
Le diceva per tranquillizzarla, Luigi, stringendole una mano, mentre la madre le accarezzava i capelli, grata e sollevata che la figlia non avesse riportate ulteriori ferite gravi.
Francis cominciava ad agitarsi pensando a che fine avesse potuto fare quella sua amata motocicletta, che proprio Luigi le aveva regalato:
- Dove? Dov’è la mia moto? Dobbiamo andare a recuperarla, è malridotta… si è…
Una tosse improvvisa, interruppe il suo parlare agitato, e la madre cercò di tenerla calma, aiutandola a bere un sorso d’acqua.
- Ora calmati, tesoro… bevi…bevi…
Francis con l’aiuto della sua dolce madre, cominciò a bere, mentre Luigi la rassicurò dicendole:
- Andrò io personalmente a recuperarla, non preoccuparti. Adesso calmati, non devi agitarti!
Erano tutti visibilmente commossi, e dispiaciuti per l’accaduto, e nel vedere avanzare l’uomo, la ragazza smise di rivolgere loro la sua attenzione, e guardò soltanto suo padre.
L’uomo appariva molto serio, con sguardo severo guardò prima il ragazzo, che si alzò per andargli incontro, e mentre era sul punto di rivolgere il suo sguardo alla figlia, questo gli tese la mano e disse:
- Molto piacere, signor De Laurentiis, io sono…
- So chi è lei, signor Timberlake.
Jaqueline teneva la mano della figlia, tentando di non farla agitare, mentre Luigi si avvicinò al padre e a voce bassa gli disse:
- Non farla agitare, papà…
- Potete lasciarci soli?
La richiesta dell’uomo sorprese tutti, tranne Justin, che fu ben lieto di lasciare la ragazza in compagnia del padre, sapendo quanto difficili fossero i loro rapporti ultimamente.
Una volta rimasti soli, Francis non riuscì a trattenere le lacrime, un po’ per il dolore fisico, e un po’ per il dolore che riusciva a procurarle quello sguardo del padre.
L’uomo fece il giro del letto, e si avvicinò dal lato della sua gamba destra.
- Ho parlato con i dottori… a quanto pare non è grave come si aspettassero… dato l’incidente…
Francis era distesa, ma tentò di rialzarsi leggermente per poterlo guardare meglio, e provare così a smettere di piangere.
Nel farlo però un dolore fulmineo la colpì proprio in quel ginocchio mal ridotto, e non trattenne un breve grido di dolore.
Il padre si precipitò a soccorrerla e a reggerla per un braccio:
- Poggiati a me… piano… poggiati piano dandoti forza nel bacino…
La ragazza seguì i consigli del padre e riuscì a rialzarsi leggermente.
Quel contatto riavvicinato le fecero desiderare un suo abbraccio disperatamente, ma quell’abbraccio non vi fu: l’uomo tornò a prendere le distanze dalla ragazza e a parlare.
- Fortunatamente ti trovi in Austria, qui i medici sono eccellenti, e con l’aiuto dei loro fisioterapisti riuscirai ad uscire di qui prima del previsto, anche se dovrai indossare una fasciatura per qualche settimana…
- Una…
- Nessun gesso, non preoccuparti… Sarà una di quelle fasce lunghe tutta la gamba, che si mettono da sopra i vestiti, aiuteranno il ginocchio a non fare bruschi movimenti.
- Oh…
La ragazza abbassò lo sguardo, si stupì della premura del padre, e anche del fatto che fosse già così informato su tutto, quasi aveva dimenticato quanto fosse potente.
Il suo tono freddo e distaccato, però, la faceva soffrire più di mille ginocchia fratturate.
- Voglio che torni a Napoli…
La ragazza rialzò lo sguardo immediatamente verso il padre a quell’affermazione, e lui continuò dicendo:
- Hanno detto che ti opereranno domani mattina, e entro giovedì ti rimetteranno.
Eseguiranno massaggi di riabilitazione, ma voglio che torni a Napoli e che ti faccia i giorni di convalescenza a casa.
- Ma…
- Non voglio sentire ragioni! Parlerò col tuo capo qui fuori e…
- Lui non è il mio capo, io e lui siamo…
- Non mi interessa cosa siete! Parlerò con lui, sono certo che se è una persona di buon senso capirà che la cosa migliore e rispedirti a casa almeno durante il periodo di riabilitazione.
Ci fu qualche momento di pausa, poi l’uomo aggiunse:
- Sarò molto impegnato. Questa settimana per il Napoli è importantissima. Domenica si giocherà…
- So tutto.
L’uomo la guardò intensamente per qualche secondo, sorprendendosi del fatto che la figlia continuasse a seguire i movimenti della squadra di calcio di cui era presidente, nonostante fosse in giro per il mondo impegnata con quel cantante.
Francis distolse lo sguardo, e con tono privo di emozioni, aggiunse:
- Domenica prossima c’è la partita Genoa-Napoli ed è decisiva per la promozione in serie A…
Fece un breve sospiro, poi aggiunse:
- Seguo ogni partita via satellite, tal volta se c’è il fuso orario metto la sveglia di notte… non mi sono mai persa una partita... Quest’anno è l’anno buono…
Abbozzò un sorriso timido, ma non riuscì a tenere lo sguardo su di lui e attendere che ricambiasse.
- Hai fatto un ottimo lavoro con la società…
L’uomo si godeva soddisfatto quelle parole, e poi si lasciò sfuggire anche lui qualcosa:
- Anche tu stai facendo un ottimo lavoro… ho sentito dell’Adidas… mi dispiace moto che non abbiano accettato…
- Che ne sai?
Domandò stupita, mentre lo fissava incredula. L’uomo tornò a mostrare il suo sorrisino sotto i baffi, tipico di quando era soddisfatto di qualcosa, sembrava per un attimo essere tornato quello di un tempo:
- Anche io ti seguo…
A quelle parole, il cuore di Fran cominciò a riempirsi di gioia, ma cercò di non darlo a vedere e di riuscire a gestire le sue emozioni, provando a mantenere un espressione abbastanza pacata sul volto, oltretutto gli antidolorifici riuscivano ad abbatterla abbastanza da tenerla calma.
- Credevo che non volessi più sentir parlare di me…
L’uomo ignorò quell’affermazione, era maledettamente orgoglioso, per poter ammettere che stesse morendo dal desiderio di stringere fra le sue braccia quella figlia che riusciva a renderlo così vulnerabile.
- Luigi mi ha…
- Oh… allora è stato Luigi…
Disse la ragazza con un sorrisino sul volto, assecondando le volontà del padre di non sbilanciarsi troppo. Sapeva benissimo quanto fosse orgoglioso, e non voleva forzarlo, le bastò sapere che infondo continuasse ad interessarsi a lei.
Dopo qualche breve sorriso che tardava ad essere espresso liberamente, l’uomo la guardò e disse:
- Dirò a tuo fratello Luigi di venirti a prendere giovedì mattina… ci rivediamo a Napoli…
Con una spaventosa ed insolita freddezza, l’uomo salutò la figlia con quelle parole e si congedò andando a parlare con Timberlake.
Francis non disse nulla, ma cominciava a vedere spiragli di luce che le lasciavano sperare in un recupero del rapporto col suo amato padre, anche se i tempi sarebbero stati lunghi, ebbe la conferma che non la odiasse, e questo le bastò per farla cadere in un sonno profondo con più serenità.
[…]
Aurelio parlò con Justin, ed accettò la proposta (imposta) dell’uomo, di lasciar tornare Francis in Italia dalla sua famiglia, durante il periodo di riabilitazione.
Le sarebbe mancata da morire, ma l’avrebbe fatto per il suo bene, con la speranza, inoltre, che il rapporto con suo padre potesse risanarsi.
Durante quel “colloquio” poté constatare che l’uomo non avesse una gran simpatia nei suoi riguardi, ma si comportò da vero signore, molto rispettoso ed educato.
Non diede peso al suo comportamento, che lo considerò tipico di ogni padre geloso della propria figlia.
[…]
Quella sera Justin non lasciò neanche per un attimo il fianco della ragazza.
I dottori avvicinarono un letto a quello della giovane, e lo lasciarono dormire lì per la prima notte, in attesa dell’intervento del giorno seguente.
La tenne per mano durante tutta la notte, e si assicurava che stesse bene.
Durante la notte si svegliò per un improvviso infiammarsi del dolore, ma sotto sua disperata richiesta, non allarmò i medici.
La ragazza lo tenne per mano e , facendosi aiutare a voltarsi sul lato sinistro, per poterlo guardare, provò a sopportare quelle fitte.
- Sicura che stia passando? Gli infermieri sono proprio qui fuori, potrei…
- Justin…
- Cosa c’è?
- Sto bene…
Il ragazzo si posizionò anche lui su un fianco, e si avvicinò il più possibile a lei, mentre le stringeva una mano.
Lei non trattenne un sorriso, e gli disse:
- Mi basta guardarti per stare meglio… l’ho sempre detto che sei il mio piccolo angelo…
- Forse è la medicina che ti fa dire cose senza senso…
- Sono lucidissima, non è nessuna medicina…
- Non sforzarti…
- Tra poche ore finirò sotto i ferri… posso godermi questo momento con te? Anche se lo scenario non è come quello di Parigi?
- Non vuoi riposare?
- Riposerò quando sarò in Italia…
- Mi mancherai da impazzire…
- Non dirlo a me… Vorrei che queste ore non passassero mai…
- Preferiresti il dolore, piuttosto che…
- Io ti amo…
- Lo so… anche io ti…
- Tu non capisci… io ti amo davvero…
Justin sorrise a quelle parole e disse:
- Certo che lo capisco, ehi anch’io provo lo stesso per te…
- Non ho mai provato per nessuno quello che provo per te… tu sei il primo… sei il mio primo…avrei voluto che…
Justin le scostò i capelli dal volto e le disse:
- Non sforzarti di parlare…
- Parlare mi distrae dal dolore… Volevo dirti che…
La ragazza provò a gestire il fiato corto che il dolore le procurava, e guardandolo negli occhi, gli disse:
- …ho sempre pensato che eri tu…
Fece un’ennesima pausa, poi lui le strinse la mano, provando a trasmetterle un po’ della sua forza.
Fran cominciò a torcersi dal dolore, forse doveva tornare a distendersi sul letto e non tenere quella posizione, anche se la gamba era all’aria, ma strinse i denti, perché voleva guardarlo ancora per un po’ dritto in quegli occhi.
Justin era sul punto di alzarsi a chiamare gli infermieri contro la sua volontà, ma lo fermò dicendo:
- Mi pento di non essere rimasta con te già nel 2002!
Il ragazzo fu catturato da quelle parole, e dimenticò per un attimo gli infermieri:
- A volte mi capita di pensare a come sarebbe stata la mia vita se non fossi mai tornata in Italia, dopo quel provino per il tuo video.
Lei riuscì a farlo tornare disteso su un lato a fissarla negli occhi mentre le teneva la mano.
- …Magari mi sarei innamorata di te già allora, avrei aspettato di fare l’amore per la prima volta con la persona giusta, e non con qualcuno che in realtà non conoscevo affatto e di cui mi ero semplicemente infatuata…
Justin era sul punto di dire qualcosa, visibilmente contrariato, ma lei lo anticipò, dicendo:
- No…Ascolta, se fossi resta qui con te, non avrei mai perso un bambino, e magari Emma sarebbe ancora qui…
- Smettila di pensare a queste assurdità!
Francis si torceva leggermente su un fianco, mordendosi le labbra trattenendo qualche gemito di dolore.
Justin così proseguì parlando:
- Non devi tormentarti con i se e con i ma… il destino ha deciso che dovevamo innamorarci adesso, e non allora… magari chissà io non sarei stato attratto da te, e tu non saresti stata attratta da me…
- Io ti ho subito trovato attraente…
Disse in un lamento, mentre provava a mettersi composta e immobile su un fianco a guardarlo:
- …Emma se n’era accorta, ma io volli negarlo a tutti, anche a me stessa… e tutto perché avevo per la testa quel ragazzo che…
- Ecco, vedi? Non era destino. Smettila di tormentarti!
- Volevo soltanto farfarti sapere quello che provo per te…
- Lo so già… Francis anch’io ti amo, morirei per te…
- Non dirlo neanche per scherzo.
- Posso chiamare gli infermieri, ti prego… vederti soffrire in questo modo mi sta…
- No! Ti prego… sta andando via, sta passando…
- Stai sudando freddo!
Justin le passo una mano sulla fronte, come se avesse potuto in qualche modo, calmarle la sudorazione e quindi il dolore.
Francis strinse i denti, e cominciò a torcersi nel letto dall’insopportabile dolore.
Justin senza più badare alle sue volontà, corse ad allarmare gli infermieri, i quali di corsa provarono ad alleviarle il dolore con degli antidolorifici.
[…]
L’intervento durò qualche ora, ma andò bene, e svanito l’effetto dell’anestesia totale, Justin ebbe modo di rivederla.
Quella mattina, ad attendere che l’intervento andasse a buon fine, in sala d’aspetto assieme a Justin, vi erano Luigi, Chenille, Mike, Eddy, Jay e mamma Jaqueline.
Nel pomeriggio arrivò anche Nina, la sua personal stylist accompagnata da un uomo.
A quanto pare era il suo nuovo ragazzo, ma aveva chiaramente qualche anno in più alla giovane ragazza, e a darne la conferma erano i suoi capelli brizzolati.
L’uomo si presentava molto alto, un metro e novanta probabilmente, molto muscoloso, con spalle larghe, era chiaramente uno sportivo: carnagione abbronzata e barba folta, con chiare chiazze bianche tra la sua peluria nera.
Chenille era a conoscenza della nuova love story della ragazza, sua madre Mama Su, viveva ancora a casa della ragazza a Los Angeles, e le aveva raccontato che spesso la ragazza era in compagnia di quest’uomo che avrà avuto quindici anni in più alla giovane personal stylist.
[…]
- Come sta? Posso vederla? Ma com’è successo?
Nina era agitata, e inondò di domande Chenille, che assieme a Mike, Jay, Eddy e mamma Jaqueline, attendevano di poter vedere la cara Francis.
Si era svegliata da poco dall’anestesia, e Justin aveva chiesto di poterla vedere per primo, Luigi sorvegliava la porta d’ingresso andando avanti e indietro nervosamente, ansioso di poter vedere sua sorella.
- Calmati. Bella. Sono capace di rispondere ad una domanda per volta…
Mike con la sua solita aria scontrosa, si alzò, e si avvicinò a Nina, parlando al posto della sorella, che a suo avviso la stava portando troppo per le lunghe.
- Ha fatto un incidente con la moto, e si è fratturata il ginocchio. Cosa c’è che non ti è chiaro?
- Ragazzi, stiamo calmi…
Jaqueline restava seduta accanto ad Eddy e  Jay, che osservavano quella scenetta tra i due che cominciarono subito a battibeccarsi a vicenda:
- E’ lui quello che deve darsi una calmata!
Mike la ignorò e tornò a sedersi, mentre il ragazzo di Nina, la tenne stretta per un braccio e le disse:
- Sono tutti preoccupati per la tua amica… non agitare le acque ancor di più.
La ragazza si voltò e parlò al suo uomo a voce bassa.
- Ma hai visto il modo in cui mi ha risposto? Capisco che sia preoccupato anche lui, ma mi è concesso chiedere cosa sia successo alla mia amica senza essere aggredita in quel modo?
Per quanto Nina tentasse di mantenere un tono di voce basso, Mike riuscì a sentirla, tutti la sentirono.
- Scusatelo, mio fratello stamattina ha dimenticato di prendere le pillole per la socializzazione. Nina, non ci presenti il tuo fidanzato?
Chenille guardò quell’affascinante omone, volenterosa di conoscerlo, e con un sorrisetto malizioso sotto i bafi, rivolto all’amica a e poi a lui.
Nina guardò la madre di Francis, e si portò una mano all’altezza della testa.
- Oddio, scusate, che mancanza di educazione… Signora Jaqueline, lui è Joe. Joe lei è la madre di Francis, la mia…
- Sì, certo, so chi è, non fai atro che parlarmi di lei.
L’uomo sorrise galantemente e mentre Jaqueline si alzava dalla sedia per poter fare la sua conoscenza, lui le prese la mano e disse:
- E’ un piacere conoscerla.
La donna, fu travolta da quel bell’omone, e gli sorrise cortesemente:
- Piacere mio. Mi dispiace che siete dovuti accorrere così… ma sono sicura che mia figlia sarà felicissima di vedervi…
Nina si avvicinò alla donna e l’abbracciò affettuosamente, anche per poterla rassicurare dopo quella sventura che aveva colpito la sua cara figlia.
La brasiliana, non aveva dimenticato il modo gentile con cui l’aveva trattata quando aveva soggiornato a Napoli durante il periodo in cui Fran era stata coinvolta in quel processo per i fatti di Parma.
Poi si rivolse a Chenille:
- Chenille, Joe, Joe, Chenille… Lei è un’altra ballerina di Timberlake… loro due..:
La ragazza indicò Chenille e Mike con un dito, poi aggiunse:
- Sono i figli della donna che vive con noi, e la piccola Anaya è sua figlia…
- Oh… molto piacere.
- Piacere, Joe… sei un giocatore di rugby o ti piace mangiare armadi per colazione?
A quelle parole l’uomo scoppiò a ridere assieme a Nina, che era sul punto di risponderle, ma in quel momento fece ritorno Luigi che catturò la loro attenzione, dicendo:
- Ragazzi, venite. I dottori ce la lasciano vedere!
Jaqueline e Chenille accorsero in direzione della camera di Fran, dove appena entrati videro la ragazza distesa sul letto, con dei lavaggi nelle vene del braccio destro, la gamba dello stesso lato, fasciata e ben ferma.
Il colorito della sua pelle era molto pallido, tutt’altra cosa dal suo splendido colore naturale.
Justin era seduto su una sedia vicino al letto, e le teneva la mano, quando la ragazza. Notando l’arrivo degli altri, si voltò nella loro direzione lentamente, ancora un po’ intontita dall’anestesia che stava sparendo del tutto.
- Ehi…
Esclamò con voce fioca, nel vederli tutti.
Sorrise in direzione di sua madre, Luigi, Eddy, Jay, Nina, Chenille…
Prima di poter sorridere anche in direzione di Mike, la ragazza vide Joe, e non sapendo chi fosse, si stranì, ma Nina quasi leggendole nel pensiero, disse:
- Lui è Joe… il mio ragazzo… siamo corsi appena Chenille ci ha avvisati…
Fran rivolse immediatamente lo sguardo verso Chenille, e con tono preoccupato, disse:
- Mama Su…
- Tranquilla, bella, non le abbiamo detto nulla… proprio per evitare che potesse allarmarsi… sta tranquilla.
Chenille la tranquillizzò avvicinandosi a lei e prendendola per mano.
- Come ti senti? Ti fa ancora molto male?
Nina chiese all’amica come si sentisse dopo l’operazione, e così con lei anche tutti gli altri.
Justin quella sera avrebbe dovuto esibirsi in città con lo spettacolo, così ad un certo punto del tardo pomeriggio, lui assieme ai ballerini, dovettero lasciare l’ospedale.
Prima di farlo però, Fran chiese di poter restare sola con Mike per un attimo.
[…]
Il giovane ragazzo non si aspettava che potesse volergli dire qualcosa, ma non si tirò indietro, e restò da solo in camera con lei mentre gli altri l’avrebbero aspettato di sotto.
Fran salutò i suoi amici “colleghi” augurandogli buona fortuna per l’esibizione di quella sera, rassicurò ancora una volta Justin sulle sue condizioni, poi riuscì a scambiare due parole con Mike.
Si tirò su con le spalle, restando distesa su quel letto e sotto il suo sguardo imbronciato ma curioso, gli sorrise e  disse:
- Tu che ci fai qui?
Stranito da quelle parole, accigliò lo sguardo e disse:
- Come sarebbe?
Francis ridacchiava sotto i baffi, e lui aggiunse:
- Hai avuto un incidente, lo sai che…
- Scherzavo…
Gli rivelò, mentre cercava di trovare una posizione comoda in cui restare:
- Ti prendevo in giro…
Il ragazzo non riuscì a trovare la cosa divertente, così restò a fissarla ancora un po’ perplesso, finché lei guardandolo incessantemente, non disse:
- Me lo fai un sorriso?
Il ragazzo fu come se quelle parole lo riportarono alla realtà, e scuotendo il capo leggermente, le chiese:
- Cosa?
- Sai cos’è? Una smorfia che ti si fa sul volto e che mostra i tuoi denti… sicuramente più bella di quella imbronciata che porti su, tutto il tempo…
- E’ questo che volevi dirmi?
- Riuscirai mai a smetterla di odiarmi?
Il ragazzo tacque per qualche secondo, lanciandole un’occhiata severa, poi disse:
- Sai bene che non è odio quello che provo per te…
- Non è neanche quello che pensi che sia…
- Tu non puoi saperlo…
- E invece lo so bene…
- Tu  non sai niente!
Sembrava che l’animo del ragazzo stesse cominciando a surriscaldarsi, così non volendo aggravare il suo stato, cercò di contenersi e disse:
- Forse è meglio che raggiunga gli altri…
Cominciò ad indietreggiare, raggiungendo la porta, poi le disse:
- Rimettiti… rimettiti presto…
- Mike!
Riuscì a fermare la sua fuga, e nel voltarsi a guardarla, notò che gli stesse sorridendo dolcemente, nel modo in cui lui amava di più:
- Grazie per esserti preoccupato di me… in bocca al lupo per stasera!
Il ragazzo apprezzò quelle parole, un po’ inaspettate, poi acconsentì col capo e abbozzando un sorriso, uscì dalla camera.
[…]
Quei giorni in ospedale furono lunghi e insopportabili, per una come Francis che odiava gli ospedali, fortunatamente il giorno seguente, Justin riuscì a starle accanto, dato che avevano un giorno di pausa dal tour.
Il cantante, dopo essere tornato a trovarla, dovette poi partire in direzione Berlino, per proseguire col suo lavoro.
Le fece compagnia durante una seduta di riabilitazione del ginocchio, e prima di lasciarla ancora una volta, lei gli disse:
- Sto molto meglio, giovedì mi dimettono, potrò seguire la fisioterapia autonomamente, non preoccuparti per me. Il peggio è passato, non distrarti dagli impegni del tour.
- Tu non sei una distrazione, sei la donna che amo, mi è concesso preoccuparmi per te.
- Vorrei poter ballare con te, domani sera e tutte le altre sere che salterò…
- Anch’io vorrei che fossi con me… mi mancherai quando tornerai in Italia.
- Proverò a rimettermi prima dei tempi stabiliti.
- Non osare fare sforzi. Mi basta saperti sana, riuscirò ad aspettarti.
- E se io non dovessi riuscirci?
- Chiamami, e correrò da te…
Francis si lasciò scappare un sorriso, mente il ragazzo le accarezzava la gamba.
- Se non sarai troppo stanco, mi chiami per la buona notte?
- Tutte le sere…
- Promesso?
- Su mio cuore.
Il ragazzo si chinò e le diede un tenero bacio sulle labbra, poi trovò la forza di andar via prima che si facesse troppo tardi per ripartire.
[…]
Luigi e sua madre, le erano restate accanto in quegli ultimi giorni di ospedale e si erano assicurati di far viaggiare verso Napoli la loro cara, il più sicuro possibile, stando sempre molto attenti al suo ginocchio destro.
Sua madre Jaqueline, aveva assunto un fisioterapista che sarebbe giunto a casa per aiutare Fran a muovere correttamente il ginocchio e non lasciare che si indolenzisse restando fermo.
Luigi invece le aveva promesso che si sarebbe preso cura della sua moto, anche se lei aveva insistito di potersene occupare di persona.
Tutta la famiglia era molto tesa per l’ultima partita di serie B di quel campionato.
Essendo i proprietari della società sportiva: i giornalisti assediavano ogni loro movimento, e sostavano spesso anche fuori casa e per la città cominciavano a girare voci su Francis.
Molti la riconoscevano come una ballerina internazionale, altri la ricordavano ancora come l’avvocato ufficiale della società (ruolo che poi era stato occupato da altri), alcuni invece la conoscevano come la figlia del presidente della squadra di calcio della città.
Erano un po’ tutti curiosi di lei, volevano saperne di più, ma Fran era troppo gelosa della sua privacy per fare qualche dichiarazione pubblica ai giornali.
[…]
Il giorno 10 di Giugno 2007, si sarebbe giocata l’ultima partita, quella che avrebbe deciso quale tra Napoli e Genoa sarebbe salita direttamente in serie A senza dover affrontare i play off.
Destino volle, che le due squadre dovessero giocare l’una contro l’altra per poterlo scoprire, salvo restando i risultati delle altre squadre, che avrebbero anche permesso la promozione in serie A ad entrambe le squadre di calcio delle città di Napoli e Genova.
Si giocava fuoricasa, a Genova, in uno scenario fantastico: le due squadre erano gemellate da anni, le tifoserie avevano ottimi rapporti tra loro, tanto da far entrare i tifosi del Genoa e del Napoli insieme negli stessi settori, e non separati.
Entrambe le tifoserie speravano di poter festeggiare la promozione in serie A, e alla fine di quella gara riuscirono a festeggiare insieme, grazie ai risultati delle altre squadre e della classifica, che permisero alle due squadre gemellate di salire insieme nel campionato italiano che contava: in serie A.
Francis insistette per essere presente a Genova, anche se la sua famiglia avrebbe preferito che restasse a casa, la ragazza volle esserci e nessuno riuscì a farle cambiare idea.
Quel giorno indossò la tuta ufficiale della squadra, il tutore lungo la gamba destra, e le stampelle che l’aiutavano a camminare senza dover essere di peso agli altri.
[…]
[Canzone consigliata per la scena : ManuChao-BongoBongo]
Quel giorno era molto nervosa, e non per la partita, ma c’era la presenza di qualcuno a quell’evento che le aveva rovinato l’umore.
A sorpresa, per la gioia dei Napoletani, ad assistere a quella partita sullo stadio di Genova c’era il grande Diego Armando Maradona, ma era accompagnato da colui che aveva reso quel giorno meno piacevole per Francis: Fabio Cannavaro.
Malauguratamente, finirono col essere seduti non troppo distanti, e Francis, nonostante tentasse di concentrarsi sulla partita, continuava a sentirsi il peso dello sguardo di Fabio addosso.
Riusciva ad ignorarlo molto bene, senza dargli la benché minima soddisfazione di guardarlo, neanche quando era distratto.
Sembrava che quell’uomo non avesse più alcuna influenza su di lei, se non negativa.
[…]
La prima ad accorgersi del suo cambio d’umore fu sua madre; lei e la figlia sedevano qualche sediolino più in là da Maradona e Fabio.
Con loro vi era presente anche Valentina col suo fidanzato: sembrava che si fossero conosciuti in America, mentre lei studiava moda, e apparivano molto affiatati e con le migliori intenzioni di rendere quel rapporto sempre più serio ed importante.
Il ragazzo era un finanziere Americano, si chiamava John Williams e aveva 27 anni.
Erano in attesa di suo padre e Luigi, che parlavano con dei dirigenti, Edoardo invece era giù in campo, seduto in panchina come dirigente della squadra.
[…]
- Cosa c’è tesoro? C’è qualcosa che ti turba?
Francis aveva messo via il giacchetto della tuta del Napoli che indossava, ed era rimasta unicamente con la t-shirt grigio scura, con lo stemma della squadra ricucito sul cuore, i pantaloni le aderivano bene addosso, così come il suo tutore sulla gamba destra.
I capelli li portava sciolti al naturale, molto ricci e selvaggi, ma non badò ad avere un aspetto curato, non date le sue condizioni fisiche.
Un filo di trucco, che nascondeva dietro a degli occhiali da sole scuri e grandi.
Si voltò in direzione della madre e la guardò sforzando di sorriderle e non destare altri sospetti:
- Assolutamente, no, mamma… tranquilla.
- Ti fa male, non è vero?
Francis la guardò confusa per un attimo convinta del fatto che si stesse riferendo alla presenza di Fabio, ma poi si rese conto che non sapesse nulla a riguardo e capì che stesse parlando del suo ginocchio.
- E’ sopportabile, non preoccuparti…
Le rivolse un dolce sorriso e si poggiò con la testa alla sua in una posa molto dolce tra madre e figlia.
Si guardarono intorno e lo stadio cominciava sempre più a colmarsi.
La gente si avvicinava a Diego e a Fabio per qualche foto e autografo, e la cosa infastidiva molto la ragazza, perché avrebbe preferito un po’ di tranquillità.
[…]
Quel match fu stregato, sembra che il pallone proprio non volesse entrare in porta, nonostante gli attaccanti di entrambe le squadre fossero stati vicinissimi dal segnare.
Durante il primo tempo, la ragazza era stata seduta tutto il tempo tra sua madre e Luigi, che a sua volta sedeva tra lei e suo padre, che aveva seduto alla sua sinistra sua figlia Velentina e il suo ragazzo, John.
Al momento della pausa, però la ragazza volle alzarsi per non restare ferma troppo a lungo.
Luigi si offrì di accompagnarla al buffet offerto dalla società, e la ragazza fu ben felice di allontanarsi da lì, da Fabio, e da suo padre che aveva occhi solo per Valentina (padre e figlia non facevano altro che coccolarsi sotto il suo sguardo sofferente)
[…]
- Che ti prende? Ti vedo tesa…
- Beh tu non lo sei?
- Certo… ma…
- Ti va una birra?
Le chiese sorridendogli appena, per spazzare via ogni sospetto premuroso del fratello, il quale non impiegò molto a ricambiarlo e ad accettare la proposta di bevuta.
Furono, poi, interrotti dall’arrivo di loro padre, che appariva molto teso per il match.
Luigi gli mise una mano sulla spalla e tentò di trasmettergli positività.
- Vedrai che andrà tutto bene, papà…
- Speriamo bene, figliolo…
Aurelio era molto teso, come normale che fosse, si concesse una bevuta veloce, prima di tornare  sedersi accanto alla moglie, ma prima guardò la figlia e le rivolse parola per la prima volta in quel giorno:
- Il ginocchio? Ti sta creando problemi?
- Riesco a gestirli…
Commentò seccamente la ragazza, ripensando ancora al modo in cui suo padre e Valentina si fossero scambiati dolci sguardi, e commentini divertenti tra loro chissà su cosa o chi.
Avevano entrambi lo stesso carattere, e sembrarono essersi messi d’accordo per farla indispettire, e farla risultare fuori posto in quella giornata memorabile per la famiglia De Laurentiis: alla quale Francis faticava sempre più a sentirsi di appartenere.
Si allontanò da lì, soltanto dopo aver incrociato da lontano lo sguardo di Fabio che era sul punto di avvicinarsi.
Afferrò la sua stampella, e  cominciò ad andar via per tornarsene a sedere.
- Ehi dove vai? Aspetta!
Luigi era sul punto di raggiungerla, ma l’arrivo di Fabio lo trattenne dal farlo.
I De Laurentiis restarono a parlare col campione del mondo, nonché fratello maggiore del loro potenziale calciatore: Paolo.
[…]
Francis adocchiò dei posti liberi sui sediolini adiacenti al campo di calcio, e decise che il secondo tempo l’avrebbe seguito da lì.
Fece segno alla madre che sarebbe stata più avanti, e finalmente trovò un po’ di pace.
Era sola, non c’era gente che occupava la zona attorno a lei, ma preferì così, almeno avrebbe avuto un po’ di privacy.
C’era però un movimento di giovani raccattapalle a poca distanza da lei che catturò la sua attenzione.
Erano in cinque, e avranno avuto si e no 14 anni ciascuno, se non di meno.
Stavano passando il tempo, facendosi passaggi con un pallone, in attesa dell’inizio del secondo tempo.
Francis li fissava divertita, sorridendo nella loro direzione, lasciandosi coinvolgere dalla loro spensieratezza e bravura in quei passaggi ben calibrati, finché ad un certo punto uno dei ragazzini tirò un passaggio con eccessiva forza, tanto da lanciare lontano il pallone, che volò proprio nella direzione di Fran.
La ragazza non avrebbe resistito nel prendere quel pallone, nemmeno nelle condizioni fisiche in cui era, così si alzò e stoppò il tiro con un colpo di petto, e con un’agilità tale da catturare l’attenzione di quei ragazzini, poi lasciò scivolare il pallone sul suo piede sinistro.
La ragazza era mancina di natura, quindi non ebbe problemi ad utilizzare la sinistra anziché la destra che era protetta dal tutore al ginocchio.
Sentì una piccola fitta al ginocchio, ma fu sopportabile, così con un lancio secco, alzò il pallone in aria e lo stoppò, stavolta con la testa, cominciando così a fare piccoli e continui palleggi col capo.
I raccattapalle, notando che il pallone dal capo della ragazza non cascasse mai, le si avvicinarono incantati quasi come se fossero stati dinnanzi alle prodezze di un mago.
La cosa che maggiormente stupiva era il fatto che fosse una donna, e per lo più “invalida”, eppure era così brava, da risultare sana e addirittura una giocatrice professionale.
Sin da bambina aveva coltivato la passione del pallone, le usciva naturale palleggiare, giocare a calcio con gli altri, tanto da non rendersi conto della sua bravura, neanche quando le vi veniva detto.
Alcuni curiosi attorno alla ragazza, si lasciarono catturare dall’arrivo dei ragazzini alle staccionate, e così notando che Fran riuscisse a non far mai cadere quel pallone, cominciarono a riprendere le sue prodezze con cellulari o macchine fotografiche.
[Canzone consigliata per la scena : Green Day-Holyday]
Negli altoparlanti dello stadio passarono una musica, che era molto intonata anche ai palleggi, e Fran per poco non si lasciò trasportare dal muovere anche qualche passo, mentre giocava con quel pallone sulla sua testa.
Ma tra il reggersi con la stampella e le fitte al ginocchio che aumentavano, dovette per forza di cose, smettere di palleggiare e rilanciare il pallone a quei ragazzini.
Fu una breve ma intenza parentesi tra il primo e il secondo tempo di quel match che regalò emozioni a non finire a milioni di Napoletani e Genoani, che insieme festeggiarono la promozione in serie A, quel pomeriggio.
[…]
I festeggiamenti si prolungarono negli spogliatoi, dove Fran, preferì entrarvi, soltanto dopo qualche ora l’apertura dello spumante e festeggiamenti vari.
Aveva avuto modo di conoscere tutti i calciatori della squadra, ma l’unico che non vedeva l’ora di rivedere era Paolo, il fratello di Fabio.
Con quel giovane ragazzo, aveva sin da subito instaurato un bel rapporto, sua moglie si era dimostrata subito cortese e gentile con lei, nonostante si conoscessero da davvero pochissimo tempo.
I calciatori si erano rivestiti, avevano fatto una doccia, dopo i festeggiamenti ed erano pronti per ripartire e tornare a Napoli per continuare con i festeggiamenti nella città.
Paolo vide Fran da lontano, e le andò incontro con un enorme sorriso sul volto, chiaramente felice di rivederla:
- Francis!!!
Dalla gioia e l’adrenalina post-festeggiamenti, la sollevò da terra mentre l’abbracciava sotto lo sguardo divertito di Luigi, che l’aveva accompagnata.
Nel rimetterla giù, il calciatore si assicurò di non farle male alla gamba.
- Che cumbinat? (Che hai combinato?)
Gli disse in dialetto Napoletano, certo che l’avrebbe capito senza problemi.
Francis, si poggiò sulla stampella, e ancora ridendo, alzò lo sguardo verso di lui e gli rispose:
- E’ solo qualche graffio…
- Azz! E ti danno un tutore per i graffi, adesso?
Il ragazzo aveva capito benissimo che fosse una bugia, ma ci rise su, felice di strapparle ancora un sorriso.
Sorriso che però faticava ad essere del tutto spensierato e naturale, quel giovane le ricordava troppo suo fratello Fabio: nel sorridere, nel guardarla, erano praticamente identici, e le sembrava di tornare indietro negli anni e nel tempo in cui ancora credeva di esserne innamorata.
Fabio, proprio lui che era stato presente su quello stadio, e che in quel momento fece ingresso negli spogliatoi assieme a Maradona.
Paolo nel vedere il campione, si emozionò a tal punto da far pensare che si sarebbe messo a piangere da un momento all’altro.
Diego, gli si avvicinò e l’abbracciò come se fosse stato un figlio che non vedeva da anni.
Francis osservò la scena sorridendo teneramente, ma il sorriso le si andò a scemare, quando incrociò lo sguardo insistente di Fabio, che non smetteva di guardarla come un ladro che tentava di non farsi notare dagli altri.
Immediatamente, Fran distolse lo sguardo da lui, e si voltò a guardare suo fratello Luigi, che era sempre piacevole da guardare, e che le rivolgeva sempre un sorriso capace di calmare ogni suo malumore o disagio.
Sciolto l’abbraccio con Paolo, Maradona chiese al ragazzo:
- Che fai… no me presenti la tua amica?
Pronunciò il campione con uno spiccato e marcato accento spagnolo, mentre si voltava in direzione di Francis, che ne rimase sorpresa.
Non avrebbe mai immaginato che Diego Armando Maradona avesse voluto fare la sua conoscenza, semmai era il contrario.
Sin da bambina, in Argentina, era cresciuta col mito che quell’uomo si era costruito col suo talento, grazie al quale ormai tutti nel mondo lo conoscevano.
- E’ dalla fine del primo tempo che non fa altro che dire di voler conoscerti… ha visto il modo in cui hai palleggiato con quei ragazzini, e non poteva crederci che eri una ragazza.
Improvvisamente Fabio prese parola, e la guardava raccontandole di Maradona, ma da quando erano tornati a parlarsi in pubblico e a guardarsi in faccia come dei conoscenti qualunque?
Ne rimase così stonata, da non riuscire a focalizzarsi su quello che le diceva; poi però Diego parlò, guardando Paolo e Luigi:
- E’ stata fantastica! Me ha recordato de quando anche io preferivo jugar a pallone e no pensare a niente… ni el dolor, el vestito… niente! Si vedevo un pallone, dovevo giocarce… ahahah (Gli errori sono voluti, per cercare di rendere l’accento spagnolo)
Il calciatore gesticolava e rideva, guardando gli altri, per poi tornare a guardare Francis, che si chiedeva se fosse tutto frutto della sua immaginazione, o se stesse davvero succedendo.
Era lì con Paolo il fratello minore di Fabio e Fabio in presenza di Luigi nella stessa stanza, con Diego Maradona che voleva fare la sua conoscenza, dopo averla vista palleggiare con dei ragazzini quasi a bordo campo, dopo una partita del Napoli.
Insomma era surreale, eppure era reale.
Fortunatamente, l’avvicinarsi di Diego a lei, per stringerle la mano, la fece tornare con i piedi per terra.
- Il piacere è tutto mio signor Maradona, lei neanche s’immagina quanto per me sia un onore poter…
- No, el piacere è tutto mio. Sei stata davvero brava prima…
Francis non sapeva più come comportarsi dinnanzi a quegli insistenti complimenti, complimenti sul suo modo di giocare con una palla che venivano proprio dal mago del pallone.
- La ringrazio… non so cosa dire…
- Allora non dire niente!
Disse con una smorfia, per poi scoppiare a ridere, accompagnato dagli altri presenti.
[…]
Quell’infinito momento imbarazzante, si prolungò sino al bar dello stadio, dove si intrattennero lei, Luigi, Diego e Fabio, prima di far ritorno a Napoli quella stessa sera con tutta la squadra.
[Canzone consigliata per la scena : Pino Daniele-Anna Verrà]
Vi era tutta la famiglia De Laurentiis al completo: Aurelio, Jaqueline, Luigi, Edoardo e Valentina con tanto di fidanzato “ufficiale”.
Erano tutti presi da Maradona, mentre sostavano in una saletta di quel bar raffinato ed elegante, dove si stavano intrattenendo tutti insieme.
Francis era nervosa a causa del dolore al ginocchio che tentava di mascherare agli occhi degli altri, ma che iniziava a farle un male cane; inoltre non sopportava la presenza di Fabio, che più lo guardava, più ricordava il passato e più ne soffriva a tal punto da voler spaccare qualcosa… o semplicemente spaccargli la faccia: ma in presenza della sua famiglia, non osava dare segni di disagio, e proprio quando non riusciva più a mascherare il dolore al ginocchio e la rabbia verso quel bastardo, si allontanò dagli altri per andare al bancone per prendere un sorso di tequila che sperava le avrebbe calmato il dolore.
Poggiò la stampella sul bordo del bancone, e attese che il barman le servisse da bere, mentre stringeva i denti e provava a fare lenti movimenti con la gamba.
Improvvisamente lo scenario sembrò ricordarle quello del locale di Lucas, a Parma, cinque anni prima, dove usava trascorrere le serate estive, seduta al bancone dove il suo vecchio amico Marco le serviva da bere mentre le si avvicinava quel calciatore tanto bello quanto misterioso.
Così, come allora, Fabio le si avvicinò e di primo impatto si finse ignaro, ordinando un caffè, poi inevitabilmente si voltò a guardarla al suo fianco.
Sembrava essere in imbarazzo, o in difficoltà di parlare, proprio lui che aveva sempre trasmesso un carattere sicuro di sé, quasi da spaccone.
Francis non lo degnò di uno sguardo, e continuò a fissare dinnanzi a sé il barman che si spicciava nel preparare un ennesimo caffè.
- E’ da quando ti ho rivista un anno fa alla presentazione di Paolo, che desidero parlarti…
Quel tono di voce la infastidì parecchio, era come se lo respingesse, lo rinnegasse in ogni modo possibile e da ogni punto di vista, anche quella che un tempo le sembrava essere una delle più belle voci del mondo.
Continuava ad ignorarlo, mentre guardava il barman, che si allontanò per qualche minuto, rientrando nel retro e lasciandoli soli, involontariamente.
Fabio si lanciò un’occhiata intorno fugacemente, per assicurarsi che nessuno li stesse guardando, poi le si avvicinò guardandola incessantemente, sperando che si voltasse a ricambiare l’attenzione da un momento all’altro:
- Ti prego, parliamone, lascia che ti spieghi…
Francis cominciò a sorridere sotto i baffi, e Fabio ne rimase molto stupito, tanto da non riuscire più ad aggiungere altro.
Abbassò lo sguardo su quel bancone, poi finalmente si voltò a guardarlo, con sguardo accattivante ed accigliato:
- Hai la faccia tosta di rivolgermi la parola?
- So di aver sbagliato, so che…
Il ragazzo si precipitò nel dare le sue spiegazioni, ma Francis lo mise a tacere:
- Tu non sai un bel niente! Sei soltanto uno sporco …e non aggiungo “figlio di Puttana” per non offendere la madre di Paolo.
- Hai tutto il diritto di odiarmi…
- E’ qui che ti sbagli, io non ti odio. L’odio è un sentimento, e io per te non provo niente, se non un senso di nausea ogni volta che ti guardo in faccia.
Afferrò la stampella e stava per andarsene, quando lui la bloccò poggiandole una mano sul braccio.
Francis restò a fissare quella mano poggiata sul suo braccio, e nel riavere un contatto fisico con quell’uomo le fece quasi schifo.
Quelle mani, le risultavano sporche, viscide, e non sopportava l’idea di risentirsele sulla pelle, sul corpo… corpo che adesso considerava soltanto di Justin, l’unico vero amore della sua vita, l’unico uomo che ritenesse degno di poterla toccare.
In quello stesso momento, fece ritorno il barman, e la ragazza sfilò via il braccio dalla stretta di mano dell’uomo, rivolgendogli uno sguardo fulminio e intenso di parole non dette, ma ben percepite dal calciatore, nonostante il silenzio assordante che era calato.
- Mi scusi…
Francis si rivolse al barman, tenendo ancora gli occhi puntati su Fabio:
- …può darmi un fazzoletto?
Aggiunse.
- Ma certo, ecco a lei…
Il ragazzo con gentilezza, esaudì la sua richiesta e le allungò un fazzoletto, poi si allontanò ancora una volta, dopo aver controllato che il caffè fosse quasi pronto:
Francis prese quel fazzoletto, ignorando il barman, e puntando Fabio con lo sguardo, il quale risultava come stordito.
Al che vide Francis passare il fazzoletto sul punto in cui lui l’aveva afferrato il braccio.
Era quasi come se avesse voluto pulire il proprio corpo dal suo tocco, come se avesse voluto eliminare ogni traccia di lui su quel corpo che anni prima, vergine, gli aveva affidato.
- Non osare mai più toccarmi!
Fabio restò senza riuscire a dire una parola, dopo quel gesto disprezzante della ragazza, che dimostrò chiaramente di provare un senso di disgusto in lui.
Avrebbe voluto dirle le sue motivazioni, avrebbe voluto aver modo di spiegarle la sua versione dei fatti, ma lei non gliene diede modo, e subito dopo aver poggiato il fazzoletto “sporco” sul bancone, si allontanò lentamente da lì, accompagnata dalla sua stampella, col ginocchio ancora dolorante.
[...]
Era un incubo, quella serata non giungeva mai alla fine, così come non finivano mai gli sguardi invadenti e fastidiosi che fugacemente le lanciava Fabio.
Francis cercò di stargli lontana il più possibile, senza più aver modo di restare sola con lui; ne approfittò di restare in compagni di suo fratello Luigi:
- E con Michelle? Le cose tra voi come vanno?
I due fratelli erano seduti in una sala adiacente a quella dove vi erano le due squadre e le famiglie dei dirigenti per festeggiare quella gloria.
Luigi si era concesso una sigarette, mentre Francis restava a guardarlo fumare, in attesa di una sua qualche risposta, mentre era seduta in una posizione poco comoda, stando sempre attenta a non piegarsi nel ginocchio destro.
- Procedono bene…
- Ah, davvero?
Il ragazzo acconsentì col capo, mentre espirava il fumo lentamente fuori dalle narici, e accavallava le gambe in una postura elegante, e guardava la sorella:
- Tu invece? Possibile che debba leggere i giornaletti di gossip per avere notizie sulla vita sentimentale di mia sorella?
Francis gli sorrise maliziosamente, poi gli disse:
- Non sapevo che fossi un tipo da giornaletti di gossip…
- Sapevo che avresti detto una cosa simile, pur di non rispondermi…
Affermò lasciandosi scappare un sorrisetto divertito, mentre si allungava a gettare in un posacenere la cenere in eccesso della sigaretta.
- Lo sai che non amo affrontare questo tipo di argomenti con te…
- Possibile che ti metta così tanto in imbarazzo?
Francis accigliò lo sguardo, e contrariata si affrettò a contraddirgli:
- Guarda che non si tratta di imbarazzo!
- Allora perché ti ostini a non parlarmene?
- Ma non l’ho mai fatto…
- Lo so, lo ricordo… Ma non ne capisco il motivo, infondo sono tuo fratello, dovremmo essere come un libro aperto l’uno per l’altro.
- Questo discorso me lo hai già fatto tempo fa, Luis…
- E da allora nulla è cambiato…
- Beh certo, ricordo come se fosse ieri l’unica volta in cui ho provato a dirti che mi piaceva un ragazzo alle medie…
- E allora?
- E allora? Mi vietasti di uscire di casa per una settimana!
- Ma non dire assurdità…
Disse l’uomo scoppiando in una risatina divertito:
- Si chiamava Antonio Esposito… ricordo ancora i suoi enormi occhi castani… ne ero proprio cotta… ma a causa di un fratello iperprotettivo ho dovuto rinunci.
Fran gli lanciò un’occhiata di traverso, trattenendo un sorrisino e lui le disse:
- Forse mi stai confondendo con Edo…
- Potrei mai confondere i miei due fratelli?
Il ragazzo si strinse nelle spalle in una smorfia ovvia, e Francis aggiunse:
- Edo è sempre stato un amico, tu eri il fratellone severo a cui bisognava tenere le cose nascoste…
- Ah, sì? Quindi mi nascondevi le cose?
- Beh qualche volta è capitato…
- Oh… è così che stanno le cose, allora?
Francis non trattenne una risatina, e lui quasi ne venne contagiato, e spegnendo la sigaretta, la guardò profondamente e lei ricambiò per qualche secondo, ancora sorridendogli, poi disse:
- Erano sciocchezze di adolescenti… con l’aiuto di Emma, riuscivo a dirti qualche piccola bugia…
Sorprendentemente, il ragazzo nell’udire quel nome, cambiò espressione del volto, diventando quasi serio o per meglio dire: triste.
Francis se ne accorse, ed essendo lei la prima persona al mondo che soffrisse per la morte della sua amica, si lasciò contagiare da quell’espressione, e diventando seria, gli fece una domanda che forse avrebbe dovuto fargli molto tempo prima:
- L’amavi?
Luigi alzò immediatamente lo sguardo verso di lei, e stupito, chiese conferma di quello che avesse appena sentito.
- Che cosa?
- Emma… tu l’amavi, non è così?
Ci furono una manciata di secondi in cui il ragazzo non disse nulla, ma quel silenzio disse molto più di mille parole.
Francis gli sorrise, ma era un sorriso di plastica, che mascherava una tristezza che mai nessuno le avrebbe portato via, tristezza che non l’avrebbe mai abbandonata, così come mai niente o nessuno avrebbe riempito quel vuoto che aveva lasciato Emma nella sua vita.
- Amavo più te…
Francis alzò lo sguardo verso il fratello ancora una volta, il quale pronunciò quella frase con semplicità, tagliando a corto, ma lei volle approfondire:
- Non capisco…
- Cosa c’è da capire?
Disse stringendosi nelle spalle e continuando con quel tono ovvio:
- Non volevo perderti per una ragazza… e poi beh… Emma … era lei che temeva di perderti se avesse approfondito un rapporto con me.
Francis si sentì morire, non aveva mai capito, né pensato che Emma avesse potuto mettere da parte i suoi sentimenti per Luigi tutto per timore di perderla.
In una sola frazione di secondo si sentì una schifosa egoista: anche se involontariamente si era comportata da tale.
Avrebbe voluto far capire che era un enorme sbaglio, che non avrebbero dovuto badare a lei, avrebbe voluto urlare, tornare indietro nel tempo e parlarne con lei, ma era tutto inutile, troppo tardi…
Si sentì come se avesse negato l’amore alla sua dolce Emma, come se le avesse impedito di essere felice.
Perché, perché Emma era stata così sciocca da pensare una cosa simile?
Cominciò a dubitare di essere stata una buona amica per lei, incapace di capirla.
Cominciò a sentirsi male, e tutto in pochi secondi.
Luigi si accorse dello sguardo vuoto e colmo di lacrime della sorella, e si chinò vero si lei, per riportarla alla realtà, ed allontanarla da quei tristi pensieri.
- Ehi… Fran…
Francis spostò lo sguardo su di lui, e facendosi forza, riuscì a non scoppiare in un pianto disperato: con voce spezzata, gli disse:
- Perché? Perché tu non me l’hai detto?
Luigi poggiò una mano sulla sua gamba invalidata, e accarezzandola, le disse:
- Non potevo… le avevo promesso che non avrei fatto parola con te di questa sua decisione…
Francis socchiuse le labbra in una smorfia, per trattenere un pianto, poi guardandolo negli occhi, gli disse:
- Sei l’unica persona al mondo che mantiene le promesse…
In quello stesso momento, il telefono della ragazza cominciò a squillare, l’atmosfera si spezzò col risuonare della suoneria, e lei prese il cellulare dalla tasca dei pantaloni della tuta che indossava, e leggendo che fosse Justin, decise di rispondere, ma prima di farlo, guardò Luigi e gli disse:
- Devo rispondere…è Justin…
Luigi le fece un mezzo sorrisetto amaro, ancora un po’ dispiaciuto per l’argomento appena concluso, poi si alzò:
- Vi lascio parlare in pace…
Francis ricambiò il sorriso, e quando il fratello fu lontano, rispose alla chiamata:
[…]
- Ehi…
La voce era ancora un po’ spezzata dalla sua voglia di piangere, ma la tenne sotto controllo e provò a sorridere mentre parlava con la persona che più necessitava di sentire al mondo.
- Ehi… che succede? Cos’è questa voce?
Francis sorrise dolcemente nel costatare che riuscisse a capirla anche solo dal tono di voce.
- Mi sei mancato…
- E stavi per metterti a piangere?
La ragazza si lanciò uno sguardo intorno per assicurarsi che nessuno fosse nelle vicinanze, per poter parlare in totale libertà:
- E’ che… voglio andar via da qui… c’è gente che non mi piace, mio padre e mia sorella sembrano far di tutto per indispettirmi, il ginocchio mi fa male, tu mi manchi… non sopporto più starti lontano…
- Frena, frana un attimo…Chi c’è che non ti piace? Dove sei? Con chi sei?
- Al post partita… festeggiamo la promozione, ma la vera festa si farà a Napoli… e ci sono facce che non mi piacciono…
- Prova ad immaginarti quelle facce truccate da clown…
Francis riuscì ad abbozzare un sorriso tacito a quelle parole
- Oppure potrei immaginarmi la tua faccia al posto delle loro brutte, brutte facce…
- Beh questo sarebbe ancora più inquietante delle facce da clown…
Francis non trattenne una risatina a quell’affermazione, e lui disse:
- Eh!!! Sono riuscito a strapparti un sorriso!
Sorrise ancor di più rendendosene conto, e gli disse:
- Beh, ci riesci sempre…
Ma ecco che inspiegabilmente, la ragazza cominciò a piangere.
Era troppo che tratteneva le lacrime, rischiava di impazzire, e senza rendersene conto, si arrese alla tristezza dei ricordi, di Emma, di tutta quella situazione che cominciava a non reggere più.
Prima Fabio che tentava di parlarle, i ricordi che le riaffioravano in mente come violenti flashback che credeva di aver dimenticato, poi Luigi e quella rivelazione su Emma, il senso di colpa che l’aveva avvolta prepotentemente, il dolore al ginocchio… troppe emozioni soffocate che adesso stavano uscendo fuori disperate in un pianto che non riuscì più a trattenere.
Si sentì Justin provare a calmare la sua ragazza tramite cellulare, ma purtroppo la distanza era una bastarda… rendeva le persone impotenti.
- No, no, ehi, ehi… non piangere! Mi senti? Ehi Fran…Francis, Francisca, Francesca, Frank, ehi! smettila di piangere!
In un altro momento a quel suo buffo modo di pronunciare il suo nome in lingue diverse, avrebbe riso senza sosta, ma adesso era troppo avvolta dalle lacrime, per poterlo fare.
La ragazza provò a contenersi, e Justin disse:
- Se piangi, non potrei far niente per consolarti, non farmi sentire così…
- Scusa…
Sussurrò lei, cercando di smetterla.
- Calmati, piccola, fa un respiro profondo…voglio che mi racconti tutto, sono qui per te, fingi che ti stia stringendo tra le mie braccia e comincia a raccontarmi la tua giornata, sono qui per aiutarti…
Francis fece un respiro profondo come le aveva suggerito, e provò a raccontargli tutto.
[…]
Passarono minuti interminabili al telefono, e lei gli raccontò di suo padre, del modo in cui riusciva ad ignorarla con così tanta facilità, di sua sorella Valentina che era tornata dall’America con un nuovo fidanzato, che la sua famiglia sembrava conoscere già e per il quale suo padre stravedeva.
Non fece parola di Fabio, anche perché non avrebbe voluto sprecare del tempo prezioso con Justin per parlare proprio di lui… e poi non gli avrebbe mai potuto parlare del suo ex…o quel che fosse
Gli raccontò di Luigi, del fatto che gli avesse rivelato che tra lui ed Emma c’era stato un sentimento più grande e profondo di quello che credeva; gli disse dei sensi di colpa che cominciavano a divorarla e da quanto si sentisse uno schifo per tutto quello.
[…]
- Non puoi incolparti per delle scelte che ha fatto la tua amica… Se Emma decise di non approfondire il rapporto con tuo fratello, di certo non è colpa tua.
- E invece sì… Luigi mi ha detto chiaramente che lei…
- Sì, me l’hai detto: lei temeva di perderti se si fosse messa con tuo fratello. Ma chi ti dice che non fosse tutta una scusa?
- Che cosa?
Francis aveva trascorso tutto il tempo a piangere, ma adesso provava a contenersi e asciugandosi le lacrime, si sorprese delle parole del ragazzo, che aggiunse:
- Insomma, non voglio far passare Emma per una bugiarda, non fraintendermi, ma magari aveva lei per prima paura di lanciarsi in quella storia, e convincendosi del fatto che tu avresti potuto soffrirne, trovò la miglior scusante per non affrontare i suoi sentimenti verso tuo fratello.
Quelle parole aprirono la mente di Fran, che cominciò a vederla anche da quel punto di vista, che il ragazzo pur non conoscendo la sua amica, riuscì a prenderci giusto, dato che Emma era sempre stata spaventata dall’amore… proprio come lei.
Ci furono una manciata di secondi di silenzio, poi il ragazzo aggiunse:
- …A volte le persone hanno troppa paura di mettersi in gioco, soprattutto dopo una grande delusione. Sono spaventati dai sentimenti e da quello che potrebbero portarli a fare… sai gesti estremi, folli, che mai avrebbero pensato di fare…
- Oppure cambiare… per amore si diventa qualcun altro, qualcuno che non avremmo mai pensato di diventare, una persona diversa, migliore, più forte ma anche più debole… perché basterebbe una cattiva parola della persona amata a farti morire..
Indirettamente i due ragazzi stavano parlando di loro stessi, e se ne accorsero senza troppe difficoltà:
- …o due semplici paroline a migliorarti la giornata…
- Ti amo…
- Tu non immagini quanto io ti ami…
- Mai quanto io ami te…
- E’ una sfida?
- Sta zitto…
- Ti amo!
- Non dirmelo, ti prego! Mi vien voglia di baciarti, ma ho un telefono vicino alle labbra…
- Bacia il telefono.
- Sei crudele!
- Come stai con il ginocchio?
- Fa male…
- Insopportabile?
- Ho ancora difficoltà a fare dei movimenti, tipo piegarlo, o poggiare il piede a terra, ma il percorso col fisioterapista continua…
- Dagli tempo… non andare sotto sforzo.
- Non lo farò…Ma tu… come va col tour?
- Sentono tutti la tua mancanza, anche il pubblico!
A Francis le si illuminarono gli occhi dalla gioia nel sentire quelle parole: si emozionò.
- Davvero?
- Davvero! Puoi controllare su internet… ci sono video su youtube di gente che continua ad incitare il tuo nome tra la folla…
- Ad un tuo concerto?
- Comincio ad esserne geloso… insomma sono io quello sui manifesti!
Francis non trattenne una risata nell’udire il tono effemminato di Justin mentre fingeva di morire di gelosia, ma poi anche lui si lasciò andare da una risatina lieve, poi le disse:
- Ascolta… tra un mese andremo in pausa… vorresti passare le vacanze estive con me?
Improvvisamente l’umore di Francis migliorò e un sorriso gradualmente si dipinse sul suo volto:
- E me lo chiedi? Sì! Sì! Assolutamente sì!
Justin ridacchiò, poi le disse:
- Come sai saremo in pausa dall’undici di Luglio sino al cinque  di Agosto… poi dal sei riprenderemo il tour con la data…
- A Memphis… la tua città…
- Allora lo sai…
- Ho imparato a memoria il calendario del tuo tour, dal giorno in cui sono entrata a far parte della tua crew…
- Brava bambina, fai i compiti a casa!
Fran sorrise a quelle parole, poi lui disse:
- Insomma… avremmo un mese tutto per noi…
Solo a pensarci, Fran si sentì meglio, e cominciava a contare quanti giorni mancassero.
- Avrai un mese per mostrarmi la tua città, per farmi conoscere la tua famiglia, i tuoi amici, le tue abitudini, la tua vita in Italia…
Francis sbarrò gli occhi a quelle parole, e tornò alla realtà dicendogli:
- Che cosa? Vuoi…
- Sì! Te l’avevo già detto…
- Oh… beh… se è quello che vuoi…
- Voglio solo passare più tempo possibile con te…
- Non so se riuscirò ad aspettare un mese prima di rivederti… non puoi proprio…
- Raggiungerti? Lo farei seduta stante se potessi, ma lo sai… tra uno spettacolo e l’altro abbiamo uno o due giorni di pausa e …
- Lo so, lo capisco. Non ero seria… non ti farei mai incasinare col lavoro.
- Prometto che questi giorni passeranno in fretta.
- Come puoi promettere una cosa simile?
- Sono onnipotente.
- Ma smettila!
Disse in una risatina la ragazza, ma poi i toni tornarono quelli dolci e romantici di una coppia qualunque, e si salutarono con la promessa di risentirsi la sera seguente e tutte le altre sere che mancavano alla pausa del tour, che Francis si stava perdendo a causa del suo infortunio.
[…]
La serata a Genova, arrivò al termine, dopo lunghi festeggiamenti, che furono poi rimandati a Napoli il giorno seguente.
Ci sarebbe stata una grande festa in un locale vicino al mare, dove la famiglia De Laurentiis era solita andare, e sarebbe stata presente l’intera squadra di calcio, con le rispettive mogli, fidanzate e figli.
Ci sarebbero stati volti noti del calcio Napoli nella storia, come vecchi calciatori tra cui il più grande, lui: Maradona, Fabio e molti altri.
Fortunatamente ci sarebbe stato Luigi a tenerle compagnia, e la serata sembrò passare velocemente tra un festeggiamento e una chiacchiera con qualche calciatore.
Fran passò la serata tra suo fratello Luigi, la moglie di Paolo: Cristina e sorprendentemente: Maradona.
La leggenda del calcio, sembrò trovarla interessante, cosa che sarebbe dovuta essere normalmente inversa.
Fran indossava un pantalone elegante blu, stretto di gambe, purtroppo aveva il tutore che le copriva l’intera gamba destra, su indossava una camicia bianca a corpo, con una giacca blu corta, con le maniche con i risvolti fino a metà braccio.
Capelli ricci, sciolti lungo le spalle, occhi truccati pesanti, con uno smokey eyes blu, con un filo di eyeliner che le contornava i suoi enormi occhi verdi, che quella sera splendevano più del solito; labbra lasciate con un rosa naturale, e un profumo che riusciva ad inebriare tutti i presenti, che erano lieti di fare la sua conoscenza.
Risultava essere la star della serata, la persona più avvicinata da tutti, quella che suscitava più curiosità, con una bellezza disarmante, tanto da colpire anche le donne etero presenti alla festa: risultava la più bella tra le presenti, nonostante usasse una stampella per poter camminare, e un tutore su una gamba che continuava a darle problemi.
Se ne stava seduta ad un tavolo in compagnia di Maradona ormai da qualche minuto, senza che nessuno osasse disturbargli, ma riusciva a sentirsi gli occhi di molti curiosi fissarli da lontano, che sembravano bisbigliare qualcosa tra loro, qualcosa che però non le interessava.
[…]
- Sabes… no sabevo che eri la figlia del presidente… hai i lineamenti deversi da una italiana…
- Beh… in realtà non lo sono…
- De verdad? (davvero?)
Fran non trattenne una risatina divertita dal modo in cui l’uomo usava confondere parole italiane con quelle spagnole, poi acconsentì col capo:
- Già… mi hanno adottato.
- Caspita! Non immaginavo una cossa simile… e conosci il tuo paesse de origin?
- Certamente… ci ho vissuto per i primi otto anni della mia vita… mi hanno adottato un po’ in ritardo…
Gli sorrise di ricambio, poi aggiunse:
- Siamo compaesani… Sono Argentina.
A quelle parole, Maradona sbottò in un’esclamazione sorpresa, così vistosa tanto da far voltare molti nelle loro vicinanze:
- Che cooosa??? No lo puedo creer!! (non ci posso credere)
Francis, lanciandosi uno sguardo intorno rapidamente, si lasciò scappare una risatina, che coprì portandosi una mano davanti la bocca, mentre tornava a guardarlo.
- E’ fantastico! Por Dios ahora puedo hablar en espanol con alguien! (finalmente posso parlare spagnolo con qualcuno)
- Sin problema. Tambien si me encantaba escucharte hablar midad en italiano y midad en espanol… (Non c’è problema. Anche se mi piaceva ascoltarti parlare metà in italiano e metà in spagnolo)
L’uomo cominciò a ridacchiare, e tra i due il dialogo si svolse interamente in castellano Argentino.
[Io continuerò a scrivere in Italiano]
La ragazza raccontò all’uomo di dove era stata rinchiusa in orfanotrofio, le disse cosa ricordava del suo paese di origine, anche se non aveva visto molto, dato che passava il suo tempo rinchiusa in orfanotrofio e che vi mancava ormai da quando l’aveva adottata la sua famiglia.
- Allora dovrai tornarci il prima possibile. Non puoi essere Argentina e non conoscere la tua terra!
Francis sorrise, e alzando lo sguardo verso di lui, timidamente gli disse:
- Ormai comincio a sentirmi più Napoletana… anche se tra l’essere Napoletani o Argentini vedo che  non c’è differenza.
Diego sorrise, e le disse:
- Infatti! Ma devi comunque tornarci…
- Beh… vedremo… ora sono presa dalla mia carriera… anche se questa gamba mi ha fenato, forse nel mio momento migliore.
- Ti capisco. Mi successe lo stesso nel ’83… quando mi spezzarono la caviglia, ero  nel pieno della mia carriera, eppure sono riuscito a riprendermi e tornare più in forma di prima, anche se col 30% di uso in meno del mio piede…
- Beh ti assicuro che nessuno si è accorto di quel 30% mancante.
Gli disse sorridendogli maliziosamente, e lui le sorrise di ricambio, cominciava ad adorare quella giovane ragazza tanto bella quanto sveglia.
- Sono sicuro che questo infortunio ti farà bene, non tutti i mali vengono per nuocere… ne uscirai più forte!
La ragazza lo guardò con ammirazione, sorridendogli timidamente.
Sentirgli pronunciare quelle parole le fece bene, anche se avrebbe preferito sentirsele dire da suo padre… ma sembrava troppo preso dai festeggiamenti e da Valentina per potersi accorgersi di lei.
- Grazie, Diego! Mi sono molto d’aiuto le tue parole… ci conosciamo da così poco tempo, eppure sembra che mi conosci da tutta una vita…
- Ma figurati… mia figlia Dalma, mi dice sempre che sono bravo ad inquadrare le persone, e poi, beh… siamo più simili di quanto pensi.
L’uomo alzò lo sguardo verso suo padre Aurelio, e le disse:
- Non hai molto in comune con la tua famiglia adottiva… ti ho osservato da lontano in questi giorni, e molti, parlando di te, ti avevano descritta come una ragazza difficile da trattare, una con l’incazzatura facile…una casinista insomma, proprio come me.
L’uomo si lasciò sfuggire una risatina, divertita. Poi aggiunse:
- … Eppure eccoci qui… stiamo parlando da qualche ora e siamo forse le persone più educate e pacate della serata.
Francis gli sorrise, ma nella sua testa le si formò un pensiero che le diceva che era stato proprio Fabio a descriverla così agli occhi di Diego, e avrebbe tanto voluto dirgliene quattro.
Quei sinistri pensieri, svanirono quando Diego le disse:
- Ascolta, ma… hai mai pensato di farti aiutare nella riabilitazione da Carmando?
Carmando era il cognome dello storico massaggiatore del calcio Napoli: Salvatore Carmando, il quale era famoso proprio per la bravura nel suo lavoro, e per aver curato molte volte il campione di calcio con il quale la ragazza si trovava a parlare in quel momento:
- So che continua a lavorare nel Napoli… potresti chiederglielo, o magari potrei parlarci io e spiegargli la tua situazione fisica, sono sicuro che torneresti a ballare nel giro di poche settimane! Lui ha davvero delle mani magiche!
Carmando era massaggiatore del Napoli da quasi quarant’anni, e Diego aveva un rapporto speciale con l’uomo, quasi come se fossero stati membri della stessa famiglia.
La ragazza non aveva mai pensato ad una possibilità simile, ma adesso che ci pensava, poteva davvero essere una soluzione, dato che non notava miglioramenti e il ginocchio continuava a farle male.
- Beh potrebbe essere un’idea… Carmando è un dio in questo ambiente, il ginocchio ormai non migliora da un po’… ma non vorrei dispiacere mia madre che si è data tanto da fare per mettermi a disposizione un fisioterapista…
- Devi pensare a te, a quello che è meglio per te. Tua madre non morirà se mandi via il fisioterapista che ti ha procurato.
Le disse con convinzione, sorridendole gentilmente.
Lei lo guardò, e cominciò a pensare che avesse ragione.
Doveva smettere di pensare agli altri e concentrarsi di più su ciò che era meglio per lei.
[…]
Con la promessa che ci avrebbe parlato, i due compaesani continuarono a chiacchierare tra loro, finché non arrivò al loro tavolo Alessandro Siani.
- Ue… uadd chi ce sta! (guarda chi c’è)
Disse in un finto tono di sorpresa, nel vedere Francis, la quale quasi cadde dalla sedia.
Alessandro e Maradona avevano già avuto modo di parlarsi, di presentarsi e conoscersi in precedenza, quella sera; quindi il ragazzo principalmente si concentrò su Fran.
Siani era diventato ormai un comico molto amato e acclamato tra i Napoletani, tanto da essere sulla strada del successo in discesa ripida.
La famiglia De Laurentiis, infatti gli aveva proposto di partecipare al prossimo film di Natale, ed era presente alla festa della promozione del Napoli in serie A come comico ufficiale della festa che poi si sarebbe svolta con i tifosi allo stadio San Paolo.
Francis anche se con qualche difficoltà, si alzò per salutarlo con un abbraccio, visibilmente sorpresa di rivederlo lì, ma felice.
- Ciao Francy!!! Ch’è cumbinat ca? (cos’hai combinato qui?)
Le disse guardandole la gamba una volta sciolto l’abbraccio affettuoso con cui si erano salutati. La ragazza ridendo, abbassò anche lei lo sguardo sulla gamba.
- Sono… caduta…
- E quand t’mpar a cammnà? (e quando impari a camminare?)
La ragazza scoppiò a ridere, quel ragazzo capitò proprio nel momento giusto, proprio quando aveva più bisogno di farsi due risate.
Il comico, catturò l’attenzione di tutti i presenti, che con piacere ed interesse, si voltarono ad ascoltare la loro conversazione, sfuggendo anche loro a qualche risatina:
- No… vabbe… sto scherzando.
Alessandro diventò pian pianino più serio, sorridendole, e indicandola con un braccio allungato, guardando gli altri che si erano rivolti verso di loro:
- La ragazza ha avuto un brutto incidente, ma per fortuna stasera è qui con noi, è ver Francé? (è vero Francesca?)
Improvvisamente tornò di nuovo a scherzare, e guardandola, congiungendo le mani tra loro, disse:
- Nun te preoccupà (non preoccuparti) ho già parlato con tuo fratello Giggino (Luigi)
Esclamò il nome del fratello in dialetto Napoletano, indicandolo con un cenno di testa tra la folla, alla sua destra, e Fran si voltò a guardarlo in automatico, e notò che stesse ridacchiando anche lui, mentre ascoltava il comico parlare:
- …p nu poc e tiemp t sequestramm a motociclett. Pecché si jamm annanz accussì assicurazion arriv a nu mlion o mes e fratet Giggin ha itt can un è proprij o cas! (per un po’ di tempo ti sequestriamo la motocicletta. Perché se andiamo avanti così, l’assicurazione arriva ad un milione al mese e tuo fratello Luigi ha detto che non è proprio il caso).
La ragazza cercò di contenere le risate, abbassando lo sguardo, per poi rialzarlo verso il fratello che se la rideva, e tornare poi sul comico che la stava chiaramente mettendo in imbarazzo davanti a tutte quelle persone.
Alessandro se ne accorse, e la tirò verso di sé per abbracciarla, ma quel gesto aumentò la sua “vergogna”, e oltre a ridere non sapeva cosa fare.
- Mi ricordo ancora quella VOTA (volta)
Il comico continuando ad abbracciarla, raccontava agli altri come si erano conosciuti, ma gli sfuggì una risatina, e dopo aver contagiato un po’ tutti col suo spirito comico, continuò:
- …quella vota che l’ho conosciuta, eravamo in un noto bar napoletano, era sul tardi, e lei stava mangiando un CONNETTO (Cornetto) a cioccolato, vi giuro ngopp o nonn (vi giuro su mio nonno)
Si mise una mano sul petto per accentuare il giuramento, mentre scioglieva l’abbraccio con la ragazza, che continuava a ridere, e disse:
- … ess stev accussì (lei stava così)
Improvvisamente divaricò le gambe e cominciò a fare la sua imitazione di quella sera mentre mangiava un cornetto.
Si chinò in avanti leggermente, in una posizione scomodissima ma così divertente da far scoppiare tutti a ridere, anche Fabio, che nel frattempo si era aggiunto alla folla, e osservava quella scenetta comica da lontano.
- Cioè stev acussì applicat a nun se spurca ca nun s’accurgett ca tutt o local a stev sfuttenn. (Era così applicata a non sporcarsi da non accorgersi che l’intero locale la stesse prendendo in giro) e quindi… non potevo non avvicinarmi a salutarla.
Le diede una leggera pacca sulla spalla, e stringendola ancora una volta in un fugace abbraccio, disse:
- Scherzi a parte, sta uagliona (ragazza) è proprio il massimo. E’ ver Diego?
Il ragazzo inevitabilmente spostò la sua attenzione sul campione, che era stato a parlare con la ragazza quasi per l’intera serata.
Il quale si avvicinò al comico, senza alcun segno di timidezza e cominciò a ridere e ad abbracciarlo affettuosamente.
La serata proseguì per il meglio con la presenza di Alessandro, che riuscì a farla distrarre dal dolore alla gamba e da tutti i brutti pensieri.
Oltre al comico, e a Diego, una telefonata inaspettata da parte di Nina, riuscì a distrarla parecchio:
[…]
- Che significa che sei a Napoli?
- Che sono atterrata da poco sul terreno italiano…
- E perché?
- Ma la smetti con queste domande stupide? Sono qui per vederti!
- E’ successo qualcosa?
- Ti sei spezzata una gamba.
- Questo lo so, ma tu che c’entri?
- Sono venuta a vedere se hai bisogno d’aiuto…
- Tu sei pazza! Hai fatto un viaggio per…
- Tranquilla, ero in Bulgaria con Joe… così abbiamo pensato di passare in Italia per assicurarci che stessi bene. Non mi fido molto di te, continui a dire che stai bene e magari hai perso una mano.
- Non ho perso una mano.
- Non mi fido.
- Quindi sei qui per controllare quante mani mi restano?
- Esatto!
- Povero Joe…
- E’ qui accanto a me, ti saluta.
- Ciao Joe! Ma insomma, mando un’auto a prendervi all’aeroporto!
- No, ferma, abbiamo prenotato un albergo nelle vicinanze di casa tua, ci arriviamo con un taxi… Joe si è già piazzato per strada con un braccio alzato, pensa di essere ancora in America.
Francis non trattenne una risatina immaginandosi la scena, poi disse:
- Gli hai detto che i taxi in Italia sono bianchi e non gialli?
- Per poi perdermi il divertimento? Sei pazza? Aspetto che cominci a cercare delle auto gialle…
- Sei cattiva…
- Beh tornando a noi, quando ci vediamo? Non stasera, siamo stanchi morti. Ma domani… domani verrò a contarti le mani.
- O…ok…
Disse in un finto tono inquietante, poi aggiunse:
- Nina…
- Che c’è?
Prima di riagganciare, Fran le disse:
- Sei un’amica…
- Anche tu….
Sorrisero entrambe, poi Nina tagliò a corto.
- Adesso vado prima che Joe si faccia investire… buonanotte, Fran!
- Buonanotte, Nina…
[…]
La festa proseguì bene, tra una chiacchiera con Luigi, Diego, Alessandro e Paolo… il quale diventava un po’ sospettoso quando notava che l’amica tentasse in tutti i modi di evitare suo fratello Fabio.
Prima di andar via, a fine serata, riuscì a parlarle in privato, e le disse:
- Tutto bene?
La ragazza e il ragazzo erano all’uscita, e aspettavano gli altri con le auto per poter andar via. Fran andava via in auto con suo fratello Luigi, Valentina e John, il suo ragazzo. Paolo invece aspettava suo fratello Fabio.
- Tutto benissimo!
Gli disse sorridendogli, mentre tentava di restar dritta, poggiandosi alla stampella.
- E’ che mi sei sembrata strana quando eri in presenza della mia famiglia… come se fossi in imbarazzo… mi dispiace se per caso…
- Ma no!
Si precipitò ad interromperlo;
- Amo essere in compagnia di te e Cristina, siete le prime persone ad avermi accolte a braccia aperte in questa squadra, e non mi conoscevate… non dirlo neppure, Paolino… davvero è un’impressione.
- Eppure… quando c’era mio fratello Fabio mi sei sembrata…
Francis temeva di aver lasciato capire qualcosa di troppo con i suoi atteggiamenti, e per qualche secondo si maledisse, finché lui non aggiunse:
- …in imbarazzo…
Tirò quasi un sospiro di sollievo e guardandolo, gli sorrise e mentì:
- Sono…timida… sai, non capita tutti i giorni di essere circondata da volti noti… Maradona, tuo fratello, insomma stasera ero un po’ tesa… poi beh lo sono anche ora che sto qui a parlare con te: Paolo… il futuro capitano del Napoli.
Paolo non trattenne un sorriso, che immediatamente contagiò la ragazza.
Era davvero molto simile al fratello esteticamente, ma il sorriso, almeno quello era qualcosa che non  li accomunava; e preferiva di gran lunga quello del suo amico Paolo:
- Tu sogni in grande…
- Beh dovresti farlo anche tu…
Gli disse dandogli una leggera spallata, e facendogli l’occhiolino prima di avvicinarsi all’auto del fratello che era appena arrivata.
- Ci vediamo, capità! Salutami Cri…
Paolo abbassò lo sguardo timidamente, poi sorridendole le disse, salutandola:
- Buonanotte, Fran…
[…]
Il viaggio in auto fu tremendo: improvvisamente il dolore al ginocchio si infiammò, ma non aveva alcuna intenzione di lamentarsi apparendo debole e lagnosa agli occhi della sorella Valentina, che le sembrava sempre più perfetta e bella del solito, oltre che sempre più uguale a suo padre.
Strinse i denti, chiuse gli occhi e provò a non farsi notare, mentre soffriva in silenzio un dolore davvero insopportabile.
- Io la trovavo volgare con quelle scarpe…
- Voi donne, sempre a scannarvi tra di voi per dei vestiti…
- Oh, ma sta zitto… ti ho beccato, sai, mentre giudicavi la giacca di Fabrizio.
Luigi mentre guidava, parlava e ridacchiava con la sorella Valentina, che gli sedeva accanto, mentre John e Fran sedevano dietro.
Il finanziere Americano, capiva e parlava abbastanza bene l’italiano, anche grazie al fatto di provenire da una famiglia italo-americana, così si aggiunse alla conversazione dei due fratelli, parlando con uno spiccato accento inglese:
- Quella giaca faceva davero schiffo…
- Ecco, vedi?
Disse Luigi, lanciando un rapido sguardo al ragazzo dallo specchietto retrovisore, sorridendogli con complicità.
Inevitabilmente il suo sguardo cadde su Francis, che sembrava essersi addormentata, ma in realtà teneva soltanto gli occhi chiusi, concentrata a non dare segni di sofferenza ai presenti.
Quel dannato ginocchio proprio non voleva guarire, e lei continuava a pensare che stesse perdendo tempo prezioso a starsene ferma, senza poter continuare a proseguire per  alla sua carriera, proprio quando il destino cominciava a sorriderle, proprio quando stava per ottenere piccole soddisfazioni professionali.
Doveva riuscire ad occupare quel tempo libero per la riabilitazione, anche per far qualcosa di costruttivo, proprio non riusciva a starsene ferma.
Mentre escogitava qualcosa, si distrasse così tanto dal dolore, da non accorgersi di essere arrivata a casa.
Scendendo dall’auto però, non riuscì a trattenere un grido di dolore.
Gentilmente, John, accorse in suo aiuto, lasciandola poggiare sulla sua spalla, mentre l’aiutava a prendere la stampella e rimettersi a camminare lentamente.
Anche Luigi andò a soccorrere la sorella, non appena ebbe parcheggiato l’auto, mentre Valentina, la guardava e si poteva scorgere una leggera preoccupazione nei suoi occhi, anche se non si esponeva mai troppo.
[…]
- Tranquilli… ci sono, ci sono… Grazie mille, John…
La ragazza si voltò a sorridere appena al giovane finanziere, ed egli ricambiò ancora tenendola in piedi e dicendole:
- Ma figurati… stai attenta ai movementi… siamo quasi arrivati, forssa, ti aiutiamo.
- Non è necessario…
- Il ragazzo insistette e la prese in braccio di forza e la portò in casa.
Francis si lasciò sfuggire un piccolo grido di stupore quando si vide sollevare dal ragazzo, e non trattenne un sorrisino imbarazzato, mentre tentava di aggrapparsi a lui per non cadere.
John la condusse fin dentro casa, andando poi a farla distendere sul divano, ad agio.
- Grazie, John… sei stato…
La ragazza guardò Valentina, e sorridendo, aggiunse:
- …davvero gentilissimo.
- Come ti senti? Fa ancora molto male?
Valentina sembrò volersi assicurare delle condizioni della sorella, nonostante non l’avesse mai fatto prima di allora.
Francis si voltò a guardarla, e non nascose una vena di stupore sul suo volto, così poi le disse:
- No, va molto meglio adesso… grazie Vale…
Le sorrise dolcemente, apprezzando il suo interessamento.
Quella ragazza era davvero la copia del padre, non solo esteticamente, ma caratterialmente erano praticamente la stessa persona.
- Beh…. Allora noi andiamo… Sono stanca morta.
Fran acconsentì col capo e socchiudendo le labbra in una smorfia, disse:
- Certo… grazie ancora, John…
- Buonanotte, buonanotte Luigi…
La ragazza si avvicinò a dare un bacio sulla guancia al fratello, poi John alzò una mano in un tipico saluto generico e disse:
- Goodnight…
- Goodnight.
Ripetettero all’unisono Luigi e Fran sorridendo al ragazzo, per poi guardarli andar via.
Papà Aurelio e mamma Jaqueline ancora non erano rientrati, e Luigi decise di aiutare la sorella a salire in camera sua.
- Dai, andiamo…
Francis accigliò lo sguardo, e confusa gli chiese:
- Dove?
- In camera tua, no?
- Ma non voglio… e poi riesco ad arrivarci da sola… John ha esagerato nel…
- Ma dai… sei messa uno schifo.
- Oh, grazie, Hermano…
- Non riesco a capire perché questo ginocchio continui a farti così male…
- La fisioterapia non funziona…
- Come è possibile?
- Vorrei cambiare massaggiatore, ma dovrei prima parlarne con mamma…
- Credi che cambiando massaggiatore…?
- Beh, voglio sperarci… non posso restare così per tutta la vita.
Improvvisamente, Fran cominciò a considerare l’ipotesi che forse se non migliorava era perché il ginocchio era ormai andato e lei sarebbe rimasta invalida a vita.
La sola idea le mise i brividi addosso.
Luigi si mise a sedere accanto alla sorella, e mettendo via il suo soprabito, la invitò a poggiarsi sul suo petto.
- Non dire sciocchezze, il ginocchio sta bene, devi soltanto recuperare… se credi che cambiare massaggiatore possa servire, allora fallo…
- In realtà mi ci ha fatto pensare Diego..
Gli confessò, mentre poggiava la testa sul suo petto, restando con le gambe distese sul “puffo” mobile del divano.
- Diego?
- Maradona…
- Sì, beh, immaginavo fosse lui il Diego in questione, ma mi chiedevo perché proprio lui…
Luigi notò che la sorella avesse un po’ di freddo, e la strinse a sé, cominciando ad accarezzarle un braccio, per darle calore.
- Abbiamo parlato molto stasera, e mi ha suggerito di parlare con Carmando, il massaggiatore della squadra… ma non so se potrà accettare… e soprattutto dovrei parlarne con mamma e papà, prima…
- Potrebbe essere una soluzione. Carmando è davvero un mago…
Francis chiuse gli occhi ed ascoltò il suono della voce del fratello, immaginando di essere tra le braccia del padre.
Le mancava maledettamente il rapporto che aveva con quell’uomo, le mancava poterlo abbracciare e restare poggiata al suo petto, proprio come stava facendo col fratello in quel momento.
- Luigi…
- Cosa c’è?
- Sei il fratello migliore del mondo… Michelle è fortunata ad averti. Sei un uomo fantastico…
- Ehi… che sono tutti questi complimenti insieme?
- Mi andava di dirtelo. Non potevo?
- No, ti prego, continua pure.
Fran si lasciò sfuggire una risatina tacita, e si strinse maggiormente a lui, e il ragazzo l’abbracciò ancor di più.
- Ricordi l’ultima volta che abbiamo dormito su questo divano? La mattina seguente ci svegliammo proprio così…
- Certo, lo ricordo… avevo diciotto anni…
- Io ne avevo tredici, e tu eri fidanzato con quell’odiosa ragazza, com’è che si chiamava?
Luigi non trattenne una risata, e le disse:
- Tu trovavi odiosa tutte le mie ragazze… è difficile ricordare.
- Beh anche tu ne cambiavi una al mese..:
Disse con tono accusatorio, un po’ gelosa, poi lui contraddisse:
- Ma non dire assurdità…
- E’ invece è così!
- Sempre a fare la gelosa…
- Oh, ma ti prego… anche tu eri possessivo nei miei confronti.
- Perché parli al passato?
Francis sorrise a quelle parole, e gli diede un leggero buffetto sul braccio per ammonirlo.
- Dov’è Michelle?
- Michelle?
- Sì, la Hunziker… sei ancora fidanzato con lei, o hai già cambiato ragazza?
- Non ricordo… dovrò controllare nella mia agenda…
- Eddai…. Sei odioso!
Luigi ridacchiò, poi si chinò per darle un bacio sulla fronte affettuosamente.
- Tu sei così carina invece… E comunque… Michelle è a Milano per lavoro, ci vediamo spesso ultimamente, perché sono in Italia… ma piuttosto, il tuo cantante?
- Non chiamarlo così… dai…
- Scherzavo… insomma con lui va tutto bene? Come l’ha presa questa storia della distanza?
- Beh è impegnato nel tour… sentirà la mia mancanza meno di quanto io senta la sua, qui mentre sto senza far niente…
- Potresti prendere lezioni di ricamo.
- Mi ci vedi a ricamare?
- Saresti proprio una brava ragazza. I capelli legati, senza trucco, ubbidiente, tranquilla…
- Insomma una ragazza che sta per prendere i voti…
- Non sei tu.
- Appunto…
In quel momento si sentì la porta di casa chiudersi, e capirono che i due genitori fossero ritornati.
Francis sciolse l’abbraccio col fratello, e si mise a sedere, provando a muovere la gamba, non voleva farsi vedere in quello stato da suo padre, voleva sempre apparire forte ai suoi occhi, forte ed indipendente, come Valentina… la sua eterna “rivale”.
[…]
- Ehi… tesori …voi che ci fate ancora svegli?
- Non avevamo sonno… vi aspettavamo.
- Eh già.
Disse Luigi, mentre si rialzava e si avvicinava alla madre per darle un bacio sulla guancia.
- Ma adesso un po’ di sonno mi è venuto… direi che vado… domani ho un meeting importante.
- Buonanotte figliolo…
Gli disse il padre dandogli una pacca sulla spalla, mentre si dirigeva nel suo studio, senza rivolgere un minimo sguardo a Francis, che desiderava di poter incrociare il suo sguardo, almeno una volta.
- Notte tesoro…
- Buonanotte, Luigi…
-  Francis, tesoro, ti serve una mano per salire in camera tua?
Francis afferrò la stampella, e provò ad alzarsi lentamente.
- N..no… riesco a farcela anche da sola…
Luigi, assicuratosi che la sorella riuscisse a camminare, si allontanò per rientrare in camera sua, lasciandola sola con i genitori.
Aurelio stava per sparire, ma Fran fermò la sua fuga, dicendo ad entrambi:
- Aspettate! Vorrei… vorrei parlarvi.
- Possiamo rimandare a domani.
- No, non possiamo!
Disse guardando il padre, che con quel suo atteggiamento orgoglioso, cominciava a darle sui nervi.
La ragazza si voltò verso la madre, che prendendola per mano, la guardò e le disse:
- Cosa ti turba, tesoro, dicci…?
- E’ questo ginocchio… la fisioterapia non sta funzionando…
- Sono solo pochi giorni che la stai praticando, dagli tempo.
Francis si voltò a guardare il padre, che era chiaramente ansioso di lasciare quella conversazione ed andarsene.
- Se ho richiesto la tua presenza, è perché vorrei poter parlare con Carmando… col tuo permesso.
- Carmando?
Il padre improvvisamente, si incuriosì alla questione, e mosse qualche passo nella sua direzione.
Francis si voltò verso la madre e le disse:
- Apprezzo moltissimo che tu ti sia preoccupata a procurarmi un fisioterapista, mamma… ma non vedo miglioramenti… anzi sembra che stia peggiorando di giorno in giorno, e vorrei provare a cambiare massaggiatore.
La ragazza si voltò verso il padre e continuò parlando:
-  Stasera parlando con Diego…
- Diego?
Esclamò con un lieve tono contrariato l’uomo, poi Francis aggiunse:
- Maradona… mi ha consigliato di chiedere aiuto a Carmando e ho pensato che potrebbe essere una buona idea, date le mie condizioni che non migliorano… Ma non vorrei dispiacerti, mamma… so quanto ci tieni e…
- Adesso ci facciamo anche consigliare da Maradona?
- Cosa c’è di male? E’ una persona molto gentile e disponibile…
- Come tua madre.
- Appunto. E’ quello che sto tentando di dirle…
- Non vedo come Carmando possa guarire il tuo ginocchio. E’ un massaggiatore come gli altri…
- E’ forse il migliore nel suo campo, e lo sai bene… tentare non costerebbe nulla… dovrei parlargli, ma ho preferito chiedere il permesso a voi  due prima…
- Certo, tesoro, sei stata molto dolce… per me non c’è problema. Se credi che cambiare massaggiatore possa aiutarti a migliorare, allora proviamo.
- Io la trovo una perdita di tempo e di soldi.
- Beh per entrambe le cose non devi fartene un problema. E’ di me che parliamo, del mio tempo perso, e dei miei soldi…
- Aurelio, lasciamola tentare, infondo è per il suo bene…
- Io non sono d’accordo…
- Forse avrei dovuto domandare a Valentina di chiederti se potevo… sicuramente a lei avresti detto di sì.
- Ne ho abbastanza di queste bambinate. In quanto presidente del Napoli, non ti do il consenso di chiedere aiuto al massaggiatore della società. Magari, ecco… se eri l’avvocato in carica, potevi fare quel che volevi.
Francis gli sorrise amaramente, e disse:
- Ecco dove volevi arrivare… beh, grazie per la disponibilità, sapevo che avresti reagito così… non ho più speranze con te!
La ragazza avrebbe voluto poter muovere la gamba destra per andar via da lì in fretta, ma dovette mantenere un passo lento, mentre si avvicinava alle scale, per raggiungere il piano di sopra e chiudersi in camera sua per imprecare contro quell’uomo che ormai non somigliava neanche un po’ a colui che le aveva fatto da padre per tutti quegli anni.
- Francis!
La voce della madre, catturò la sua attenzione, e si voltò a guardarla.
- In quanto vicepresidente della società, ti do il permesso di parlare con Salvatore. Se non stai bene col ginocchio, è giusto provvedere per altre strade. Mi preoccupo più per la tua salute che dell’orgoglio di tuo padre. Va a dormire, cara. Domani parleremo con Salvatore…
Francis sorrise alla mamma, timidamente, lieta che almeno lei avesse capito le sue intenzioni, e che non fosse cambiata nei suoi riguardi.
Non si voltò più verso Aurelio, era stufa del suo comportamento ingiusto e da stronzo, faceva volentieri a meno di un padre così.
[…]
Il giorno seguente, Nina si presentò a casa De Laurentiis, accompagnata da Joe, attorno alle undici, quando in casa De Laurentiis già dalle nove era giunto Salvatore Carmando.
Il massaggiatore della società era stato allertato dalla stessa signora De Laurentiis per poter raggiungere casa loro, e insieme a sua figlia Francis gli avevano esposto il problema, spiegandogli dell’incidente e della terapia di fisioterapia precedente che non portava ad alcun miglioramento.
Francis disse all’uomo che Diego Maradona le aveva suggerito di chiedere aiuto a lui, e Salvatore accettò con immenso piacere, non pretendendo però alcun pagamento per le sedute che avrebbe svolto sul ginocchio della ragazza.
Francis insistette, ma l’uomo sembrava determinato a non accettare soldi dalla figlia dei De Laurentiis, che già si occupavano di pagargli un salario ben retribuito; oltretutto se era stato il suo amico Diego a farla rivolgere a lui, non poteva non farlo con piacere.
[…]
- Come va col nuovo massaggiatore?
- Beh è ancora un po’ presto per dirlo… è il primo massaggio, ma devo dire che me lo sento già un po’ meglio questo ginocchio…
- Beh se è così bravo come mi dici, questo massaggiatore tornerà a farti camminare nel giro di poche settimane!
L’entusiasmo di Nina arrivava alle stelle, e Fran non trattenne una risatina, mentre sua madre era a telefono per affari, e Joe era andato un attimo in bagno.
Così, approfittando del fatto che fossero sole, Fran chiese all’amica:
- Ma di preciso… quanti anni ha in più a te, Joe?
- Ehm… venti…
- Venti???
- Non urlare, ahah… sì beh… per te la differenza d’età conta?
- No, certo che no… mi stupivo del fatto che non dimostrava di avere quarant’anni…
- Però è bello…
Disse in un sospiro sognante la Bulgara-Brasiliana, facendo sorridere Francis, che guardandola le disse:
- Sono felice che stai bene con quest’uomo… anche se non mi hai mai raccontato i dettagli del vostro incontro…
Nina sorrise maliziosa, e si precipitò a sedersi sul divano accanto all’amica:, quasi facendola rimbalzare sopra.
- E’ successo tutto per caso… insomma sembrava di essere in una di quelle commedie romantiche, dove i due protagonisti si incontrano per caso, e subito scatta la scintilla.
- Stai aumentando la mia curiosità.. ti prego raccontami tutto!
Nina ridacchiando, cominciò a raccontarle con entusiasmo:
- Un giorno, ero in pausa pranzo dalla scuola di moda a Los Angeles, e… mi diressi ad un supermercato nei paraggi, per andare a comprare una di quelle insalate pronte da mangiare…
- Un insalata?
- Le hai mai provate? Sono ottime…
- Ho assaggiato delle insalate… ma tra un primo piatto ed un secondo… come fai a mangiare solo quello per pranzo?
- Beh devo mantenere la linea…
- Ma se sei un figurino?
- Scherzi? Ho fatto i fianchi larghi.
- Quelli me li chiami fianchi larghi? E poi, anche se fosse, le donne con le curve al punto giusto sono le più belle.
- Beh ma comunque lasciami continuare di raccontare, altrimenti perdo il filo.
- Oh, scusa, scusa. Continua, ti prego!
- Insomma, mi dirigo al reparto frigo, e mi ritrovo davanti quest’uomo chinato in avanti, e il suo culo difronte.
- Mi stai dicendo che la prima cosa che hai visto di lui è stato il suo culo?
- No, ti sto dicendo che è stata la prima cosa di cui mi sono innamorata di lui
- Stai scherzando? Ti prego dimmi che stai scherzando…
Fran non trattenne una risata, accompagnata da Nina, che continuò.
- Non direi.. ha uno splendido culo sodo che…
- Non scendere dei dettagli… ti credo.
Le due tornarono a ridere, ma poi Nina riprese a raccontare:
- Insomma, dopo essermi ripresa dalla visione di questo bel culo tondo e sodo… mi accorgo che aveva fatto cadere dei pacchi di surgelati a terra, così mi avvicino per dargli una mano, e quando si volta a guardarmi, quasi cascai a terra per quanto fosse figo… Aveva la barba folta, più di come ce l’ha adesso… i capelli disordinati, ma era vestito da dio! Aveva un jeans chiaro, con sopra una polo bianca che metteva in risalto i suoi colori scuri… da lì abbiamo cominciato a parlare… e lui mi ha invitato a pranzo.
- Quindi non hai più mangiato l’insalata?
- No…ma non pensare all’insalata.
- Ah, già scusa… continua.
- Siamo stati bene, e così abbiamo deciso di vederci ancora, e poi ancora, e poi ancora finché il giorno dopo non siamo finiti a letto insieme…
- Che cosa? Il giorno dopo? E gli “ancora e ancora”?
- Erano riferiti a quel giorno stesso… dopo il pranzo ci siamo rivisti per tutto il giorno…
- Oh mio dio… sono senza parole…
- E’ uno sportivo… gioca a basket con gli amici, va a correre…
- Non parlarmi di correre… non puoi immaginare quanto mi manchi correre…
- Dai, sono certa che con l’aiuto di questo massaggiatore tornerai a correre presto.
- Lo spero tanto…
In quel momento il cellulare di Fran squillo, e leggendo il numero, la ragazza guardò Nina e disse:
- Scusa, è una telefonata importante, devo rispondere…
- Certo, certo, rispondi pure…
[…]
- La ringrazio signor Carmine… sì, sì certo… senz’altro… verrete retribuiti sui vostri conti in banca. Sì… certo… passerò in cantiere il prima possibile… ok… la ringrazio infinitamente. Buona giornata, grazie ancora.
[…]
Francis riagganciò quella misteriosa telefonata, e Nina la guardava curiosa di sapere:
- In cantiere? Ho capito bene, vero? Cosa non mi hai detto?
Francis stava esplodendo dalla gioia, e Nina se ne accorse dal suo sguardo, Joe era accanto alla sua ragazza, e quasi venne travolto anche lui dall’abbraccio con cui Fran avvolse Nina, urlando di gioia come se stesse festeggiando un goal della nazionale in una finale dei mondiali di calcio.
- E’ tutto pronto!!! Tutto vero!! Si comincia, Nina!! Si cominciaaaaa!!!!
Nina quasi restò senza l’udito, ma non poteva non essere contagiata dalla gioia dell’amica, così cominciò ad urlare di gioia anche lei senza saperne il vero motivo:
- Ahhhhhhh!!!! Di che cosa stai parlando!?!?!?!?!
- La scuola!! Domani cominceranno i lavori…!!
- Che coooooooooooooooooosaaaaa?
Nina la travolse a sua volta in un abbraccio a quella rivelazione ed entrambe cominciarono ad urlare di gioia, uccidendo i timpani del povero Joe.
Fortunatamente erano rimasti soli in casa De Laurentiis, così nessuno fu colpito da infarti.
- Oh mio dio!!!! Fran! La tua scuola! Realizzerai il tuo sogno!!! Oh mio dio! Oh mio dio!!!! Ma aspetta… dov’è che la costruirai???
Francis sciolse l’abbraccio dall’amica e ancora sorridente le rispose:
- Qui! A Napoli! La costruirò nel quartiere dove abitava Emma… la scuola porterà il suo nome… sarà per sempre sua! Poi…ne costruirò una a Los Angeles, e magari anche a New York, e se la cosa funzionerà, ne costruirò una in ogni città del mondo! Proprio come sognava lei…
Nina l’abbracciò ancora una volta, super eccitata, neanche se avesse vinto alla lotteria.
Stava per cominciare un nuovo capitolo nella vita di Fran, un capitolo intitolato “EmsAndFran”.

 

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Capitolo 31
*** ● Holidays! ● ***


La prima scuola di ballo, l’avrebbe aperta lì, nel quartiere in cui era nata e cresciuta Emma, e che poi aveva scoperto che era stato lo stesso anche di Fabio: Fuorigrotta.
Francis ci aveva speso i pomeriggi e le serate intere in quel quartiere di Napoli in compagnia dell’amica, e amava andarci soprattutto di domenica, quando c’erano le partite del Napoli al San Paolo, anche solo per sentire le case nelle vicinanze dello stadio, tremare ogni volta che la squadra andava in goal.
Era molto legata a quel posto, era legata a tutto ciò che le ricordasse momenti vissuti con Emma, continuava ad amare la sua amica, ed ogni giorno continuava a sperare di svegliarsi da quell’incubo che ormai riviveva ogni giorno da quando c’era stato quel fatale e dannato incidente d’auto che le aveva strappato via la parte migliore di sé.
[…]
Aveva parlato con la madre e il padre di Emma, si era fatta coraggio ed era riuscita ad andare a trovarli, nei giorni in cui era a Napoli, precedenti all’inizio dei lavori della struttura.
Aveva illustrato loro il progetto della figlia, e aveva espresso la volontà di esaudire il sogno dell’amica, sogno che condividevano e che avrebbero dovuto realizzare insieme.
Non avrebbe fatto mettere un mattone sopra l’altro, se la famiglia di Emma non avesse voluto, tutto dipendeva da loro, lei avrebbe tirato su una struttura in onore della loro figlia, in onore al suo talento, e alle sue volontà, ma se i genitori si sarebbero opposti: Francis avrebbe accantonato quel sogno, avrebbe azzerato tutto.
Rispettava toppo Emma e la sua famiglia, non avrebbe mai potuto far loro un torto, non avrebbe mai potuto cominciare questo progetto senza la loro “benedizione”, li considerava una famiglia, ormai da tutta una vita.
Fortunatamente, i Senese furono ben felici di accettare, e Francis promise loro riconoscimenti vari, semmai avesse raggiunto i successi che sognava.
[…]
I lavori cominciarono il 13 Giugno 2007 e tutto si sarebbe concluso entro la fine dell’estate.
Fu una sorpresa un po’ per tutti, nessuno era a conoscenza di nulla, Francis aveva lavorato in sordina a questo progetto.
Prima di tutto, lo aveva esposto alla famiglia di Emma, e dopo il loro consenso, la ragazza rintracciò un noto architetto moderno, per prendere in considerazione un’idea su come avrebbe desiderato che la struttura fosse.
Tutto questo, ovviamente non era successo nel giro di qualche giorno, ci lavorava già da qualche mese, e fortunatamente adesso che aveva ricevuto i soldi della causa contro il suo agente, più gli altri soldi con cui Justin pagava la sua crew per ogni spettacolo, la ragazza riuscì a coprire l’intera cifra richiesta per dare il via ai lavori.
[…]
La struttura si sarebbe eretta in un aria lontana dal caos cittadino, con attorno uno spruzzo di natura, e avrebbe avuto enorme vetrate come muri, con ampie sale dedicate poi alle varie discipline del ballo.
Non aveva pensato ad un nome, ma ricordava bene che Emma ne avesse abbozzato uno, e Fran avrebbe utilizzato proprio quello.
La scuola si sarebbe chiamata “La EmmsAndFran” e al suo interno avrebbe avuto gigantografie di Emma che ballava, scatti artistici, che comprendevano sue giravolte, le sue gambe, il suo storico pantalone della tuta basso da una gamba e risvoltato da un’altra, tutte foto prese dal vecchi album fotografici, oppure momenti catturati da vecchi filmini che suo padre Giovanni aveva tirato su con la sua telecamera, quando c’era qualche saggio.
Avrebbe consultato i migliori fotografi, i maghi della grafica al computer per rendere quei quadri quanto più artistici e suggestivi possibili.
Voleva che quelle foto, riuscissero a trasmettere ai ragazzi che si sarebbero iscritti alla scuola, tutto quello che avrebbe potuto trasmettere Emma in persona ad ognuno di loro: magia, passione, emozione.
Fran aveva lavorato duro per far sì che quel sogno si avverasse, sin dal giorno seguente ai test di gravidanza risultati negativi, aveva fatto un giuramento, e lo mantenne, ma non ne fece parola con nessuno; neppure con Justin.
Voleva fargli una sorpresa, voleva dimostrare a tutti che era in grado di cavarsela con le proprie forze, e capacità, voleva dimostrare a tutti quelli che non avevano creduto in lei: che avevano commesso un grosso errore, e il primo della lista era proprio suo padre.
Stava crescendo, grazie a tutte le sofferenze subite, proprio come le aveva detto Diego: non tutti i mali vengono per nuocere, e Francis De Laurentiis stava diventando una donna.
Con le persone giuste al suo fianco, avrebbe ottenuto tutti i successi che meritava.
[…]
La ragazza, si presentava sul cantiere in cui erano iniziati i lavori per la struttura, ogni giorno, almeno una volta al giorno.
Si lasciava accompagnare da Nina e Joe, (che ormai alloggiavano nella città di Napoli da qualche settimana) prendendo in prestito l’auto di Luigi, che si divideva tra Napoli, Roma e Milano (per la famiglia, il lavoro e l’amore).
Alla famiglia mentiva, inventando ogni volta una scusa diversa per assentarsi qualche ora e controllare che tutto procedesse come voleva.
Nina era l’unica a conoscenza di tutto, neanche Chenille sapeva nulla… ma avrebbero avuto modo di parlargliene, adesso la sua cara amica era troppo impegnata dal tour, così come lo era il suo grande amore Justin.
Contava i giorni che ancora li dividevano, ma il mese di giugno quasi volò, per fortuna.
[…]
Il ginocchio, grazie al fantastico Salvatore Carmando (massaggiatore ufficiale della squadra di calcio del Napoli, (di cui la sua famiglia ne era proprietaria), cominciava a dare segni di miglioramento, e finalmente riusciva a muoverlo, anche se con la dovuta cautela.
Non era più necessario che indossasse quel tutore, bastava una fascia attorno al ginocchio, che comunque le garantiva protezione nei movimenti.
Doveva, però, continuare ad utilizzare la stampella per poter camminare.
[…]
Il 26 Giugno, era il compleanno di Paolo, nella sua permanenza a Napoli, Francis era quasi sempre stata in compagnia del giovane calciatore del Napoli, sua moglie e i loro due piccoli bambini.
Adorava passare del tempo con loro, si era istaurato un bel rapporto d’amicizia, e ormai non lo considerava più il fratello dell’uomo che le aveva quasi rovinato la vita.
Fabio per lei, non esisteva più, non era niente più che un orrendo ricordo.
Paolo avrebbe compiuto ventisei anni, e la moglie Cristina, con l’aiuto di qualche amica, compresa Fran, riuscì ad organizzare al marito una festa a sorpresa, a cui purtroppo prese parte anche suo fratello Fabio con la moglie e figli.
A quella festa a sorpresa prese parte anche Nina col suo ragazzo.
La ragazza indossava un lungo vestito nero a corpo, avente dei ricami sui bordi della gonna che le scivolava stretta lungo le gambe. Portava i capelli legati in una coda alta finta spettinata, che rendeva quel look molto ad impatto ed originale.
Ai piedi calzava dei decolté molto alti, e portava una pochette dello stesso colore del vestito, trucco ad impatto sugli occhi, con uno smokey eyes, e rossetto nude.
Joe indossava un jeans scuro, una camicia bianca e una giacca nera, i suoi folti capelli brizzolati, li aveva leggermente gelatinati all’indietro, ma qualche ciuffo selvaggio, gli ricadeva davanti agli occhi. L’uomo era davvero attraente, la sua altezza, la sua voce imponente, il suo bell’aspetto quasi da divo di Hollywood quella sera fece scalpore soprattutto tra le donne, ma Nina seppe tenersi il suo uomo ben stretto.
Francis invece indossava un vestito bianco, anche a lei cadeva ben stretto, e a corpo.
Aveva le maniche che le arrivavano a metà braccio, interamente ricamate, in modo da regalare un affetto trasparente, non trasparente.
La stoffa bianca era rivestita da del ricamo dello stesso colore che donava un favoloso effetto sulla sua pelle mulatta.
I lunghi capelli li portava lisci lungo le spalle, con un filo di eyeliner nero lungo la palpebra mobile, e un rossetto rosso ad accentuare le sue bellissime labbra carnose.
Ai piedi calzava dei tacchi, ma non troppo alti, dato che il ginocchio le dava ancora problemi nel camminare, purtroppo lungo il vestito, poteva notarsi una fasciatura color carne sul suo ginocchio, e la stampella continuava a stonare un po’, ma d’altro canto bastava guardarla per restarne incantati, nonostante il piccolo infortunio.
[…]
- Il ragazzo è davvero bello… mi piacciono i suoi occhi.
- Ti piace Paolo?
- Vorresti dirmi che è brutto?
- Assolutamente no… ma sei qui con Joe… e Paolo è sposato…
- E allora? Non ho mica detto che vorrei portarmelo a letto… Ho espresso un parere, apprezzando il suo bell’aspetto.
- Beh con te non si sa mai… sei pericolosa.
Francis non trattenne una risatina, nel dire quelle parole, e Nina anche se cercava di fingersi offesa, non resistette nell’accompagnare la sua risata.
- Devo ammettere che anche suo fratello non è male… l’intera famiglia è messa bene…
Disse ridacchiando, mentre guardava l’amica, che cambiò immediatamente espressione dopo quell’affermazione.
Francis diventò subito seria, e con sguardo perso nella folla, smise lentamente di sorridere, facendo stranire Nina, che cominciò a guardarla accigliata:
- Che c’è?
- Io lo detesto…
- E perché?
Domandò totalmente confusa, mentre la guardava curiosa e Fran continuava a tenere lo sguardo perso nella folla:
- Mi ha portato via le tre cose più importanti della mia vita: la verginità, un figlio e la mia miglior amica…
A Nina venne a mancare il fiato per qualche secondo, dopo quella scioccante rivelazione.
Sbarrò gli occhi e restò senza riuscire a dir niente, mentre Francis abbassò rapidamente lo sguardo, per poi voltarsi a guardarla, e Nina le disse:
- E’…? Lui è…?
- Giurami che non lo rivelerai mai a nessuno… nessuno lo sa e nessuno dovrà mai saperlo.
Nina deglutì, ancora visibilmente sotto shock, poi riuscì ad acconsentire col capo e dirle:
- Giuro! Ma… Fran… non p…
Nina si guardò intorno rapidamente e abbassando il tono di voce e parlando a denti stretti, le disse:
- Come fai a sopportare di essere qui con lui, sua moglie, i suoi figli, essere amica del fratello…dopo tutto quello che…?
- Justin…
Nina scosse il capo, confusa da quell’affermazione dell’amica, e disse:
- Justin?
- Lui da un senso alla mia vita, mi da forza, molta più forza di quella che ho. La consapevolezza di avere lui nella mia vita, adesso mi da il coraggio di vivere, e di affrontare qualsiasi situazione senza perdere il controllo di me.
Francis si voltò in direzione della folla, e tenendo uno sguardo vacuo, continuò parlando:
- A quest’ora, se non avessi conosciuto Justin… avrei commesso qualche pazzia nel rivedere quell’uomo, non avrei saputo gestire la mia rabbia…
Abbassò lo sguardo, sentendosi quasi un mostro, e disse:
- Ogni volta che mi vien voglia di spaccare qualcosa, di fare qualche sciocchezza delle mie, prima di avere una qualsiasi brutta reazione, penso a lui… al modo in cui riuscirebbe a calmarmi in ogni brutta situazione… E’ come se il destino mi avesse lasciato una parte di Emma in vita: quella parte che riusciva ogni volta a farmi fare la cosa o la scelta giusta, quella parte che adesso vive in Justin.
Nina restò senza parole, guardava Francis con occhi lucidi, commossa da quelle sue dichiarazioni, che le fece ben capire quanto la ragazza amasse Justin.
Francis notando un silenzio insolito, si voltò in direzione di Nina, e nel vederla in quel modo, le strappò via un sorriso, che amava utilizzare in momenti imbarazzanti come quelli:
- Ehi…
Nina fu strappata via dalla sua fantasia romantica su Francis e Justin che si amavano per la vita, dopo un matrimonio e tanti figli, e sorrise di ricambio.
- Scusa… è che… non avevo mai sentito nessuno parlare in questo modo di qualcun altro…
Francis sorrise abbassando lo sguardo un po’ imbarazzata, ma entrambe furono distratte da un filmino trasmesso su un grande schermo nella sala.
Erano una serie di foto del festeggiato insieme ad amici, parenti, conoscenti vari…
Tra queste spuntò anche qualche foto con Francis, ma quando fu trasmessa una foto di Paolo abbracciato assieme a Diego Maradona, Nina esclamò:
- Oh mio dio!
Francis si voltò a guardarla, e la ragazza aggiunse:
- Fran! Quell’uomo ha il tuo stesso sorriso!
Nina aveva gli occhi quasi fuori dalle orbite mentre continuava a fissare Maradona in quella foto, e Francis non trattenne una risata per la sua buffa affermazione e reazione.
- ahahah sì… beh non te l’hanno detto che gli Argentini si somigliano un po’ tra loro?
- Credevo che quelli fossero i Cinesi…
Disse la ragazza, voltandosi a guardare l’amica, ancora un po’ titubante.
- E’ per via degli occhi a mandorla…
- Ok, lasciando perdere i Cinesi… quell’uomo ti somiglia moltissimo! Chi è?
- Non conosci Maradona?
- Ehm…
- Si vede che il calcio non ti interessa minimamente…eppure sei mezza Brasiliana…
- E quindi? Tu sei mezza Argentina, sai ballare il tango?
- Certo.
- Ok, forse è stata una domanda stupida, dato che sto parlando con una ballerina…
Nina ragionava tra sé e sé, mentre Fran non trattenne una risatina, guardandosi intorno.
- Ehi… ma Joe che fine ha fatto?
Nina si voltò a cercarlo tra la folla, e notò che stesse parlando con qualcuno.
- E’ lì che parla con…
- Fabio…
Aggiunse Francis, mentre seguiva lo sguardo dell’amica. Afferrò la stampella e cominciò ad allontanarsi, dirigendosi nella parte opposta a Joe e Fabio.
- Fran! Dove vai?
- A prendere una boccata d’aria…
[…]
La festa passò in fretta, e tra una chiacchiera e l’altra tra gli invitati, arrivò quasi al termine.
Si avvicinava l’orario in cui di solito Fran riceveva la telefonata della buonanotte da parte di Justin, e già cominciava a controllare il cellulare nella sua tasca ogni cinque minuti, desiderosa di sentirlo.
[…]
- Grazie per avermi aiutata ad organizzare una festa per Paolo, sei davvero un’amica.
- Non ringraziarmi, Cri… ormai tengo molto a te e a Paolo… è un piacere.
- Beh almeno lasciati ringraziare per il regalo…
- Ah, no! Basta ringraziamenti per stasera!
Ridacchiò Francis accompagnata da Cristina.
Le due “nuove” amiche stavano parlando, fuori dalla sala, mentre entrambe si stavano concedendo una sigaretta.
Fran non aveva il vizio di fumare, ma se ne concedeva una con piacere ogni volta che attraversava un periodo difficile, e quello per lei era un periodo difficile.
Improvvisamente, però, furono raggiunte da Daniela, la moglie di Fabio.
- Ciao…
La donna si rivolse a Francis, sorridendole cordialmente, si oserebbe dire quasi in imbarazzo.
Cristina, guardò Daniela da capo a piede, ed espirando il fumo di quel tiro dalla sigaretta, disse:
- Fran, conosci già la moglie di Fabio?
Francis restò a fissare quella donna un po’ impacciata, non tanto alta, bionda e con un sorriso tenero, che lasciava immaginarla da adolescente mentre correva dietro al suo fidanzatino, il quale sarebbe diventato il padre dei suoi figli e suo marito.
Inspiegabilmente si perse in quegli stani pensieri, e Cristina, dovette richiamarla all’attenzione una seconda volta per farla ritornare tra loro:
- Fran?
- Oh… sì… certo… ehm…
La ragazza tenne lontana la sigaretta che stava fumando, e con la mano destra andò a stringere la sua in segno di saluto, dicendo:
- ….ricordo che ci siamo conosciute di sfuggita durante la presentazione di…. Paolo.
Si sforzò di risultare naturale, mente le sorrideva cordialmente.
- Sono felice di rivederti.... insomma sei diventata una star in così poco tempo….
Diceva sorridendo a pieni denti quella giovane donna, a cui Fran aveva inflitto dolore senza che neanche lei lo sapesse.
- Ha ragione… ormai sei un’icona…
Francis si rivolse con sguardo accigliato verso Cristina, visibilmente confusa da quei complimenti totalmente inaspettati:
Daniela non trattenne una risatina, nel notare la sua espressione, ed aggiunse:
- Mia figlia Martina ha voluto iscriversi a scuola di ballo, perché dice che vuole imparare a muoversi come fai tu…
Il cuore di Fran quasi si gelò a quelle parole.
Non poteva crederci, la figlia di Fabio… quel Fabio, la vedeva come una persona da imitare. Quanto buffo e perfido era stato il destino con lei?
- E’ vero, Fabio…?
Quelle parole la destarono dai suoi pensieri, e subito alzò lo sguardo in direzione della donna che fu subito affiancata dal marito; il quale guardò subito la sigaretta tra le mani della ragazza e disse:
- Non sapevo che fumassi…
- Non sapevo che fossi sposato. - Immaginò di dirgli, ma riuscì a trattenersi in tempo.
Cristina spegneva la sigaretta che aveva appena finito di fumare, e Francis inchiodò con lo sguardo Fabio, mentre sua moglie Daniela afferrò la sua mano sotto lo sguardo di Francis, che non poté non notarli.
La ragazza sorrise a quelle parole, risultando gelida agli occhi del calciatore campione del mondo, e fece un tiro alla sigaretta stringendosi nelle spalle, senza rispondergli veramente.
Fabio non smetteva di guardarla, con un forte desiderio di poterle parlare, spiegare qualcosa che forse non sarebbe bastato per giustificare ciò che le aveva fatto in passato, eppure moriva dalla voglia di poterle dire cose che continuava a portarsi dentro come un enorme macigno, un segreto che ogni volta che la vedeva, lo tormentava.
- Come va con la gamba?
Domandò Daniela, guardandola con interesse.
Francis la guardò, e dopo qualche attimi di silenzio, le rispose:
- Il ginocchio… per fortuna migliora.
L’ammonì, sottolineando che non fosse la gamba ad essere infortunata, ma soltanto il ginocchio destro.
Nel farlo, però, si accorse che forse aveva risposto con troppa acidità, così per rimediare, abbozzò un sorriso che tentò di far risultare cortese e gentile, poi aggiunse:
- Grazie per aver chiesto… sei gentile ad interessarti.
Alzò immediatamente lo sguardo verso Fabio, sorridendogli sotto i baffi con cattiveria.
Daniela le sorrise, e Francis riuscì a spostare lo sguardo sulla donna, prima che si accorgesse degli sguardi che lanciava in direzione del marito.
- Mi fa piacere…
Al ché la donna si voltò in direzione del marito e i due cominciarono a bisbigliare tra loro qualcosa, sotto lo sguardo severo di Francis, che socchiuse le labbra trattenendosi dalla voglia di commettere qualche sciocchezza.
Quasi come un segno, il telefono di Fran iniziò a squillare, destando l’attenzione di tutti i tre presenti, e la ragazza si affrettò a prenderlo dalla sua pochette; poi si diresse a Cristina e disse:
- Scusate, è una telefonata importante…
- Certo, va pure!
Le disse sorridendole l’amica, e Fran non se lo fece ripetere due volte.
Non si disturbò a salutare Fabio e la moglie, che però si voltarono a guardarla, straniti dal non essere stati considerati dalla giovane, che sembrò sparire all’istante per andare a rispondere alla telefonata.
Fabio l’osservò da lontano sparire tra la folla, e dal modo in cui si affrettò a rispondere a quella telefonata, capì che doveva essere il suo nuovo ragazzo, nonché famoso cantante internazionale.
[…]
Francis non riuscì a correre lontano, così con l’aiuto della stampella, provò ad essere svelta abbastanza da poter rispondere alla telefonata in totale riservatezza:
- Ricordami quanti giorni mancano a quando ci vedremo…
Non le fu necessario leggere il numero, per capire che fosse Justin, ogni giorno in tarda sera non mancava mai una sua telefonata.
- Quattordici giorni, se consideri questo giorno già concluso…
- Effettivamente è quasi l’una di notte…
- Come stai, ballerina?
- Magnificamente, ora che ti sento… tu? Oggi che avevi la giornata libera, cosa hai fatto?
- Ho pensato a te tutto il giorno…
- Bugiardo.
- E invece è vero!
- Beh allora perché non mi hai telefonato prima?
- Il compleanno del tuo amico… o mi hai mentito per potertela spassare alle mie spalle?
- Chi mi dice che non sei stato tu a spassartela alle mie spalle?
- Ti amo…
Francis si lasciò sfuggire un sorriso gioioso a quelle due paroline che amava sempre sentirsi dire da lui, soprattutto in quei modi inaspettati, ma poi disse:
- Non te la caverai, sai?
- Ma io ti amo… mi manchi da morire… oh… te l’ho detto?
- Cosa?
- Che ti amo?!
- Non abbastanza…
- Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo…
Il ragazzo cominciò a ripeterlo così in fretta da far scoppiare Francis in una risatina melodiosa, che ad un certo punto contagiò anche lui.
- Ho parlato con mio fratello, e ha detto che ci presterà il suo appartamento quando sarai qui…
Francis chiuse gli occhi sospirando, facendo scivolar via tutta la tensione e il malumore che la presenza di Fabio le procurava a quella serata, poi aggiunse.
- …non vedo l’ora che tu sia qui…
- E’ proprio di questo che volevo parlarti… ecco vedi… forse non riuscirò ad esserci…
Francis sbarrò gli occhi, e il cuore quasi smise di batterle.
- Che intendi dire che non riuscirai ad esserci?
- Beh… ecco vedi… io…
Francis notò qualcosa di strano nel modo in cui parlava il ragazzo, quasi come se stesse per ridere da un momento all’altro.
Accigliò le sopracciglia e disse:
- Justin?
A quel punto il ragazzo scoppiò a ridere, e Fran, capendo che l’avesse presa in giro, avrebbe voluto trovarselo davanti unicamente per prenderlo a schiaffi.
- Ti odio! Mi è quasi preso un colpo!
Justin non smise di ridere, e Francis, pur volendo portargli il broncio, non riuscì a non farsi contagiare dalla sua risata.
Soltanto dopo lunghi secondi passati a ridere, il ragazzo riuscì a smettere e disse:
- Sarò da te nel giro di due settimane, riuscirai ad aspettarmi?
- Non faccio altro…
- Mi manchi tanto Electric Lady…
- Conto i minuti che mancano a quando ti riavrò tra le mie braccia.
- Sono ancora tanti?
- Passeranno in fretta…
- Cosa fai per ingannare l’attesa?
- E’ una sorpresa… non posso dirtelo adesso ma appena sarai qui!
- Così mi incuriosisci!
- Cambia discorso allora. Raccontami come è stata la tua giornata, come sta andando il tour… parla, mi era mancato sentire la tua voce…
[…]
I due innamorati trascorsero l’intera serata al telefono, riagganciarono soltanto al momento dei saluti della festa, ma una volta rientrati a casa, Fran si rintanò in camera sua per richiamarlo e continuare a parlargli, cercando di sentir meno la sua mancanza.
[…]
Fortunatamente quei giorni passarono in fretta: tra i lavori per la scuola di ballo, qualche incontro con Siani, poi la presenza di Nina e Joe, la tenevano molto occupata.
La ragazza li accompagnava volentieri in giro per la sua città, facendo loro quasi da guida turistica.
Ma finalmente l’undici Luglio arrivò, e così anche Justin.
Il cantante atterrò sul suolo italiano in gran segreto, raggiungendo così la città di Napoli in treno, da Roma (dove vi era arrivato in aereo) e Francis andò a prenderlo in stazione, accompagnata da Joe e Nina.
La ballerina finalmente non aveva più bisogno delle stampelle, riusciva a camminare da sola e a camminare anche abbastanza bene.
Il cantante dovette indossare enormi occhiali da sole, e un berretto per evitare di farsi riconoscere, ma una volta giunto in stazione, cominciò il caos di persone che cominciavano a riconoscerlo, soprattutto per la presenza di Francis, che cominciava davvero ad essere una celebrità nella propria città.
Una volta arrivato il treno, la ragazza si affrettò a raggiungere la carrozza di Justin, per accoglierlo immediatamente sceso dal treno, ma fecero qualche minuto di ritardo, e non riuscì ad essere fuori la sua carrozza quando egli vi uscì.
Avrebbe voluto correre, per affrettarsi, ma non poteva, era troppo rischioso per il ginocchio, però non appena lo vide tra la folla, pur di corrergli incontro: cominciò a saltellare su una gamba verso la sua direzione, e lui vedendo che la sua amata non camminava più accompagnata da una stampella o un tutore, preso dalla gioia le corse incontro e la travolse in un abbraccio caloroso e travolgente tanto da sollevarla da terra e farla fare una giravolta tra le sue braccia.
Francis gli sorrideva, come non aveva mai sorriso a nessuno, era così felice di rivederlo, di averlo lì con sé che le sembrava di toccare il cielo con un dito.
Sciolsero l’abbraccio e si diedero subito un bacio sulle labbra, ma alcuni curiosi, passanti, si avvicinarono a far loro delle foto, chiedendo autografi e foto al cantante, che infastidito, prese per mano Francis e si avvicinò a Nina e Joe.
- Ehi… ciao ragazzi!
- Piacere, Joe.
- Molto piacere!
- Tu sei una pazza! Addirittura saltellare su una gamba? Vuoi farti male anche all’altra?
- Sembri mia madre…
- Santa donna! Come avrà fatto a sopportarti da adolescente?
- Meglio se non te lo chiedi.
Disse Fran, sorridendo divertita in direzione dell’amica, la quale rivolse la sua attenzione a Justin e disse:
- Ti trovo in forma, Justin…
- Grazie, Nina. Anch’io ti trovo bene.
I due si sorrisero come se fossero stati due vecchi amici, poi Francis disse:
- Beh vogliamo andare?
- Pizza?
- Prima andiamo a cercare mio fratello, per le chiavi dell’appartamento…
- Oh, giusto. Così almeno mi presenterai la tua famiglia…
- Già…
Francis non ne era entusiasta, riusciva già ad immaginare le facce di suo padre e Valentina che si sarebbero messi a guardarli da lontano e a giudicarli male, soltanto perché era Justin Timberlake, il ragazzo che le avrebbe presentato.
[…]
Arrivati a casa De Laurentiis, Justin fu colpito dalla vista mozzafiato di tutta la città di Napoli, che si poteva ammirare dalla casa.
- E’ davvero un paradiso…
- Te l’avevo detto! Dovresti farci un concerto..:
- Potrebbe essere un’idea…
Francis gli sorrise maliziosamente, prima di entrare in casa e ritrovarsi Luigi che li aspettava mentre era in cucina a far qualcosa.
- Luis!!
- Sono in cucina, prego, entrate!
Il ragazzo si diresse in sala da pranzo, accanto alla cucina ed incrociò i ragazzi, mentre chiedeva a voce alta:
- E’ già arriv…a quanto pare sì…
Disse sorridendo in direzione del cantante, dopo esserselo ritrovato davanti.
Aveva parlato in italiano, quindi suppose che non ebbe capito, così iniziò a parlare in inglese.
[Come al solito, continuo a scrivere in italiano, ma la conversazione si svolge in inglese]
Justin sorrideva in direzione del fratello di Fran, e lanciò un’occhiata fugace alla sua ragazza, prima di stringere la mano a Luigi.
Finalmente i due si conoscevano ufficialmente.
- E’ un piacere conoscerti… Francis mi ha parlato moltissimo di te…
- Ah sì? Strano… mia sorella non è un tipo che parla molto…
Lanciò un’occhiata accigliata alla sorella, e non trattenne una risatina, poi aggiunse:
- Scherzo… è un piacere anche per me conoscerti… nonché un onore averti qui in casa nostra… hai fatto un giro della città? Non so, gli avete mostrato Napoli, o è nei piani?
Luigi guardò Nina, Joe e Francis incuriosito, poi la sorella gli rispose:
- E’ in programma… insomma è arrivato da poco, immagino sia stanco.
- Effettivamente… ma muoio dalla voglia di visitare la vostra città. Il panorama qui è davvero da brividi.
- Sono certo che te ne innamorerai… è l’effetto che fa un po’ a tutti.
Gli disse Luigi sorridendogli cordialmente, e Justin ricambiò forse un po’ in imbarazzo, poi Nina si inserì nella conversazione:
- Inoltre… devi sempre assaggiare la pizza…
- Oh, sì… è da quando la conosco che Francis non fa altro che ripetermi quanto la pizza sia buona qui a Napoli.
- Eh beh… a conti fatti è qui che nasce…
- Non so voi, ma a me sta venendo fame…
Commentò di punto in bianco Joe, e tutti insieme si voltarono a guardarlo per poi lasciarsi andare ad una risatina.
Justin tornò serio, e con tono scherzoso disse:
- Anche a me, amico!
Si portò una mano sul petto, come se volesse assicurargli che stesse dicendo la verità.
Francis osservava la scenetta e sorrideva intenerita, spostando il suo sguardo su Justin.
Le era mancato da morire… si sorprendeva da come fosse riuscita a sopravvivere un intero mese senza lui al suo fianco, ma in fin dei conti era riuscita a sentirlo ogni giorno per telefono, e questo ammortizzò un po’ la sua assenza.
Justin tra una risatina e l’altra, incrociò per caso lo sguardo di Francis, che era ancora sognante nell’osservarlo chiacchierare con gli altri, e gli fu impossibile fare altro se non guardarla e perdersi anche lui nel suo sguardo per qualche secondo interminabile.
La risata andò diminuendosi sulle sue labbra, ma poi riuscì a tornare con i piedi per terra e a distogliere lo sguardo da quell’aspirale di occhi verdi zaffiro della ragazza.
- Allora? Quali sono i piani del tuo primo giorno nella nostra città?
Esclamò Luigi riportando i sue innamorati all’attenzione.
Justin guardò il ragazzo e si strinse nelle spalle dicendogli:
- Ah… non ne ho la più pallida idea… mi affido a loro.
Indicò con un braccio largo Joe, Nina e Francis, che a quel punto intervenne e disse:
- Magari prima posiamo le tue cose, poi ti porto in girò per la città, che ne pensi?
- Perfetto!
- Allora eccovi le chiavi del mio appartamento.
Luigi si allontanò per andare a prendere le chiavi in un piccolo mobiletto a muro, in cui erano racchiuse varie chiavi, e andò a porle al ragazzo, che lo guardò con un improvviso imbarazzo:
- Ti ringrazio… non era necessario che ti privassi di casa tua per me, ho detto a Fran che non c’erano problemi se sostavo in albergo ma…
- Sono stato io ad insistere.
Lo interruppe Luigi per poi proseguire dicendo:
- Non avrei mai accettato che dormissi in albergo, sei il primo ragazzo che mia sorella ci presenta, che razza di fratello della tua fidanzata sarei se non ti ospitassi? …e in più sei quello che sei… è un onore per la nostra famiglia ospitarti!
Justin lanciò uno sguardo fugace a Francis, sorridendo sotto i baffi divertito e stupito dalla frase “sei il primo ragazzo che mia sorella ci presenta”, poi tornò con la sua totale attenzione al ragazzo e disse:
- L’onore è tutto mio, credimi…
Quasi si inchinò col capo per ringraziarlo, poi aggiunse guardandosi intorno:
- A tal proposito… sarebbe un piacere per me potermi presentare ai vostri genitori in un contesto differente da quello in Austria…
Francis si fece avanti e frettolosamente, disse:
- Oh… ma ci sarà tempo per questo. Adesso perché non ci sbrighiamo? La fame sta venendo anche a me!
Justin e Luigi la guardarono, ma soltanto Luigi le sorrise.
Justin credeva, anzi sapeva che stesse facendo di tutto pur di non fargli incontrare suo padre, ma gli bastò un sorriso della ragazza per non pensarci più e lasciarsi convincere ad andare.
- E voi? Non venite con noi?
Il cantante guardò Joe e Nina, ma la ragazza disse:
- Oh, no, no… voi due andate pure avanti. Noi … noi vi raggiungeremo più tardi…
- Sì… andate…noi… siamo qui….
Il tono misterioso di Joe e Nina incuriosirono Justin che si lasciò scappare un sorrisino mentre veniva tirato via da Francis:
- Dai andiamo!
- Cosa mi nascondete?
- Niente!
- Oh… noi? No… proprio… ma niente!
Furono tutti poco convincenti, soprattutto Joe, che venne ammonito da Nina che lo spintonò da un braccio per farlo star zitto: Francis insistette e portandolo via diceva:
- Come sei sospettoso! Dai muovi quel culo!
- Ehi!
- Adesso non fare il divo!
- Ma se sei tu a…
Le parole dei due si persero nel cortile di casa, dove vi era un taxi che li aspettava.
[…]
- Prima di andare a casa… volevo mostrarti una cosa molto importante…
- Tutto questo mistero mi ucciderà nel giro dei prossimi cinque minuti se non mi dici cosa mi stai tenendo nascosto!
- Resisti almeno quindici minuti e avrai tutte le risposte che vorrai… oh a proposito…
Francis si affrettò a cambiare discorso e disse guardando l’autista del taxi:
- Lui è Pasquale, e gli ho promesso che avresti fatto un autografo alle sue tre figlie, che sono tue fan.
Justin guardò l’autista, il quale non capì una parola del loro parlare in inglese, ma si accorse subito degli occhi addosso del cantante, ed emozionato, disse:
- Oh… Welcomme to Naplésss!
Il marcato accento napoletano, fece sorridere Fran, che gentilmente spiegò al tassista che aveva appena detto al cantante degli autografi, e lui guardò il cantante dallo specchietto retrovisore e disse:
- Oh, grazie assai signorì! Le mie figlie ne rimarranno felicissime!
- Tre figlie? Cavolo!
Commentò Justin in inglese, facendo sorridere Francis, che guardando il tassista disse:
- Si è stupito del fatto che hai tre figlie femmine…
Il tassista sorrise e tornò a guardare il cantante dallo specchietto retrovisore, stando sempre attento alla strada davanti a sé:
- Oh.. e ne tengo anche un altro, c’ha quasi quattro anni… troppo piccirillo…
Francis ridacchiò e tradusse le parole dell’uomo a Justin per tutta la durata del viaggio.
Finché finalmente non arrivarono al cantiere dove stava venendo su la sua scuola di ballo, ma Justin sembrò confuso all’apparenza, mentre scendeva da quel taxi.
- Perché siamo qui? Dov’è questo posto?
Francis si guardò intorno e socchiudendo gli occhi guardando verso il sole, sospirò e disse:
- Hai detto che volevi conoscere i posti in cui ero cresciuta… beh…
La ragazza riaprì gli occhi e si voltò a guardarlo:
- …qui vicino abitava Emma… la sua famiglia vive ancora qui… e…
Justin si guardò intorno e poi tornò a guardarla per poi abbassare lo sguardo, mentre l’ascoltava parlare:
- …ed è proprio qui che ho deciso di aprire la mia scuola di ballo.
Justin alzò lo sguardo verso di lei visibilmente scioccato, e immediatamente si voltò verso quel cantiere chiuso per lavoro, poi esclamò:
- Oddio… vuoi dirmi che… che questo è…?
Francis non trattene un sorriso, e con un leggero timore dettato dall’ansia del momento, gli chiese:
- Sei felice?
- E me lo chiedi?
Le disse mentre andava a travolgerla in un abbraccio da togliere il respiro, ed entrambi scoppiarono a ridere, lei finalmente sollevata dal fatto che almeno lui la supportasse in questa sua nuova avventura, e lui sinceramente felice per lei e per il suo sogno che cominciava a prendere forma.
- Meriti tutto questo! Lo meriti da tempo! Solo che… non mi aspettavo che l’avresti aperta proprio qui…
Lei sciolse l’abbraccio, sorridendogli e guardandolo, gli disse:
- Sono cresciuta qui… qui tutto è cominciato, con Emma, lei…la scuola è sua, il sogno è nostro, ma l’idea… è tutto frutto della sua testa… Sarà dedicata a lei.
Justin non le rispose a parole, ma con un bacio.
Le si avvicinò e la baciò cingendole il volto tra le mani dolcemente.
Soltanto in quel momento, Francis si accorse di aver sentito la mancanza del sapore delle sue labbra, come un ex alcolista sente la mancanza di un buon sorso di whiskey.
Non fu il bacio che voleva che fosse, perché vi era il tassista non troppo lontano da loro, e non voleva dare spettacolo, così si allontanò da lui dicendo:
- Approfondiamo questo discorso dopo… adesso…
- Andiamo?
Disse lui in un sospiro, dopo aver avuto la fermezza di mettere un punto su quel bacio e non lasciarsi travolgere dalla passione.
Lei sorrise, assaporando ancora il sapore delle sue labbra, socchiudendo le proprie labbra in una smorfia tenera, e acconsentì col capo.
- Le sorprese non finiscono qui…
- Ti ho mai detto che odio le sorprese?
- Ehi! Questa è la mia battuta!
Disse lei ridacchiando, mentre lui le metteva un braccio sulla spalla e la strinse a sé.
- Sono molto emozionato…
Francis alzò lo sguardo verso di lui, stupendosi di quello che stesse dicendo, e lo guardò anche lei emozionata, poi lui continuò:
- Insomma…sono certo che riuscirai a tirar su una delle migliori se non la migliore scuola di ballo al mondo! Realizzerai il sogno di Emma, saprai farlo con le tue sole forze… ho fiducia in te, so che puoi farcela. Guarda cosa hai fatto a me… mi hai reso un artista migliore con i tuoi insegnamenti, le tue coreografie.
Francis abbassò lo sguardo sorridendo appena, si imbarazzava sempre in situazioni come quelle, e lui se ne inteneriva ogni volta, nel guardarla reagire in quel modo così dolce che gli faceva venir voglia di baciarla per il resto della vita, senza fermarsi.
Le sorrise, e gli lanciò un’occhiata penetrante e un po’ maliziosa, poi aggiunse:
- Per non parlare del fatto che mi hai reso anche un uomo migliore…. Grazie a te sono tornato a credere nel vero amore… con te al mio fianco riesco ad essere me stesso e a dare sempre il meglio di me in ogni situazione.
- Ti piace proprio mettermi in imbarazzo, non è vero?
Justin restò a guardarla, con le mani nella tasca dei suoi jeans, e le sorrise appena, e disse guardandola:
- Scusa, quel sorriso che fai quando sei in imbarazzo è talmente bello che non smetterei mai di guardarti… quindi sì, lo ammetto: mi piace metterti in imbarazzo, se il risultato è quel sorriso…
Francis non smetteva di sorridere nel modo in cui a lui piaceva, e Justin non smetteva di guardarla, lasciandosi trasportare da quel sorriso fantastico.
- Insomma, non voglio rispondere adesso a quello che mi hai appena detto, e che continua a rimbombarmi nella mente e nel cuore… c’è il signor Pasquale che anche se finge di distrarsi, ci guarda non appena si accorge che non lo stiamo guardando…
- E tu come fai a saperlo, allora?
- Deformazione militare…
- Mmmh… immaginarti con la divisa militare addosso è sempre stata una mia fantasia erotica…
Francis spalancò gli occhi e gli diede una pacca sul braccio, per scherzo:
- Ehi!!!!
- Che c’è? Non c’è niente di male nel trovarti sexy!
Francis lo tirò via dicendogli:
- Avanti… hai degli autografi da firmare…
- Sembri il mio agente…
Si lamentava lui mentre raggiungevano il taxi:
- Vuoi dire che somiglio a Johnny?
- C’è una vaga somiglianza tra voi due… soprattutto per i baffi…
- Ehi!!!
- Non preoccuparti, donna baffuta sempre piaciuta…
- Io non ho i baffi!! Sei proprio uno St…
- Ah! Non dire parolacce, Johnny!
Francis mise su un broncio incazzato e sbuffò buffamente, facendo intenerire Justin che provò ad abbracciarla, ma lei lo spintonò via per scherzo, offesa:
- Ti odio!
- Bugiardo!
- Smettilaaa! Ti lascio qui sai?
- PASQUALE!!! Allora, dove te li firmo questi autografi?
L’artista pronunciò gioiosamente il nome dell’uomo con uno spiccato accento americano, per poi continuare a parlare nella propria lingua, senza badare al fatto che non lo capisse.
Il tassista quasi rimbalzò sul sediolino a quell’urlo del cantante, che nel frattempo era riuscito ad avvolgere un braccio sulle spalle di Francis e a trascinarla via con sé verso l’auto.
[…]
Il tassista ebbe i suoi autografi e dediche per le sue tre figlie, da parte del noto cantante internazionale, poi li accompagnò sino all’appartamento di Luigi che si trovava a due dita dal cielo; sembrava che avessero la città di Napoli ai loro piedi.
Il panorama da lì era anche meglio di quello che si aveva da casa De Laurentiis.
Si trovavano sul punto più alto di Posillipo: nota località di Napoli da dove si poteva ammirare la città e il suo bellissimo golfo, con le tre isole.
Era una villetta color rossiccio, piccola ma di due piani, con un giardino mozzafiato, molto ben curato, con palme, piante rampicanti e un enorme piscina al centro con tanto di piccolo trampolino.
Justin era abituato al lusso, ma quel paradiso lo catturò da subito lasciandolo senza parole.
Per raggiungere l’entrata di casa, bisognava entrare dal cancello e superare il giardino.
Justin non smetteva di guardare il verde che lo circondava, e diceva:
- Credo di voler restare qui a vita…
Francis si voltò a sorridergli e disse:
- Un mese, non ti basta?
- Non credo…
Fran fu contagiata da una risatina divertita a quelle parole, poi disse:
- Dai, vieni dentro…
La ragazza aprì la porta  subito si vide il gattino Randall andarle incontro.
- Ohhhh… guarda chi c’è qui!??
Francis si chinò per afferrarlo tra le mani teneramente e sorridendo, fece entrare il cantante in casa, che prima di guardarsi intorno, coccolò il piccolo gattino:
- Ehi, Randall… ti ricordi di papà? …Quanto sei cresciuto!
- Oh, ma dai… è ancora un cucciolo…
- Sì, ma è più lungo dall’ultima volta che l’ho visto…
- Dai, vieni…
Justin cominciò a lanciarsi uno sguardo intorno e notò che la casa era arredata davvero magnificamente, con mobili moderni e lussuosi.
Senza rendersene conto, Francis l’aveva trascinato in camera da letto, e solo quando vide il letto alto e ben fatto con molteplici cuscini sopra, non trattenne una risata e guardandola le disse, mentre lasciava cadere a terra la valigia:
- Oh… quindi è qui che volevi arrivare…?!
La ragazza fece scivolar via il gattino dalle sue mani, e si avvicinò a Justin per baciarlo.
Chiuse gli occhi e si lasciò andare alla magia che l’avvolgeva ogni volta che baciava quella bocca.
Il ragazzo la costrinse ad avvicinarsi a lui, stringendola stretta fra le sue forti braccia, e soltanto dopo un lungo e avvolgente momento di passione, misero fine a quel bacio.
Entrambi avevano il fiato corto, e poggiati l’uno contro la fronte dell’altro riaprirono gli occhi, e lei disse:
- Avevo soltanto bisogno di questo bacio… mi sei mancato tanto…
- Anche tu mi sei mancata… soprattutto durante le esibizioni… non è lo stesso senza di te….
Le confessò accarezzandole una guancia e scostandole un capello riccio dal volto con dolcezza.
Francis si lasciò sfuggire un sorriso e gli disse, restando ancora poggiata alla sua fronte:
- Il ginocchio adesso va bene… posso tornare con te… con i ragazzi…
- Non adesso… ad agosto…è ancora troppo presto, è un mese che sei stata operata.
Justin sospirò e chiudendo gli occhi, le confessò:
- Neanche immagini quanto sia stata dura per me lasciarti in quel letto d’ospedale… avrei voluto rinviare tutto il tour per poter stare con te durante tutta la riabilitazione…
Francis gli sorrise e gli accarezzò il volto, guardandolo, finché lui non riaprì gli occhi e si perse nell’azzurro dei suoi occhi:
- Mi ami davvero così tanto?
- Eh già… povero me…
Disse in un sorrisino, mentre lei disse subito dopo:
- Nessuno al mondo mi fa sentire amata come fai tu…
Lui le sorrise ancora una volta, e prendendola in braccio, cominciò a baciarla di nuovo sulle labbra.
Lei si strinse a lui, accerchiandogli i fianchi con le gambe quando lui finalmente la portò su quel letto che richiedeva la loro presenza.
- Non vuoi fare una doccia, prima?
- Ho un cattivo odore?
- Hai un buon odore…
Parlavano rapidamente, con un leggero affanno, mentre si toglievano i vestiti da dosso velocemente, per poi tornare a toccarsi e a baciarsi:
- Allora la farò dopo… tu vieni con me?
- Vuoi farlo sotto la doccia?
- Doveva essere una sorpresa…
- Adesso non è più una sorpresa…
- Shhh…
La zittì con un bacio, e con le mani sul suo corpo che le erano mancate come ossigeno.
I suoi baci sul collo che tanto amava, la fecero sentire di nuovo viva, lui riusciva a farla sentire viva anche nel periodo più buio della sua vita: Justin l’aveva salvata.
[…]
Tornarono col fare l’amore dopo settimane di lontananza, e fu come al solito magico.
Restarono abbracciati l’uno all’altro per interminabili minuti di dolcezza, mentre parlavano:
- Cos’è questo gioco?
- Non è un gioco…si tratta di essere sinceri per almeno dieci secondi, lo facevano al liceo noi compagni di classe durante qualche gita… può risultare imbarazzante ma anche divertente… insomma è tutta questione di coraggio…
- Mhhh… quindi dovrei confessarti qualcosa?
- Esattamente… e più sarai sincero… più i miei baci sul tuo corpo saranno lunghi…
- E’ una specie di gioco erotico?
- Come sei rude…
- E’ così che la vedo.
- La vedi male.
- Non fare la permalosa.
- Beh mi hai già dato della donna baffuta prima, ricordi? Questo gioco dovrei andare a farlo con qualcun altro.
- Oh, no! Non oseresti!
Justin la prese per un braccio e la costrinse a star ferma, mentre lui si posizionava con imponenza su di lei, stando sempre molto attento al suo ginocchio.
Non l’aveva espressamente detto, ma lei si accorse del suo tenero riguardo dal modo di muoversi e di toccarla che aveva.
- Allora, cominciamo con questo gioco?
Francis si finse offesa, e voltò la faccia dall’altra parte:
- No!
- E va bene… mi toccherà convincerti…
Il ragazzo cominciò a baciarle il seno, per poi lentamente scivolare con leggeri tocchi di lingua lungo il suo ventre, il suo ombelico e man mano sempre più in basso, mentre a Francis cominciava a mancarle il respiro dal piacere che le stava procurando.
La testa di Justin sparì tra le lenzuola, e Francis cominciò ad ansimare sempre più, finché non disse in un sospiro:
- T…ti… perdo…no…ti perdono…
Justin restò ancora nascosto tra le lenzuola impegnato a darle un leggero piacere, poi tirò su la testa e si poggiò sulla sua pancia.
- Allora? Confessami qualcosa…
Francis restò col capo ancora rivolto verso il soffitto, sospirando cercando di riprendere fiato, poi ancora col capo chino sul cuscino, gli disse:
- Ti odio…
- Qualcosa di vero…
La ragazza sorrise, ed alzò il capo verso di lui e disse:
- Ok… beh allora, vediamo…mmmh… confesso…che quella volta che eri a registrare il singolo con Rihanna, negli studi di Timbaland, mi sono sentita umiliata a tal punto da volerti lasciare…ma sono andata via per non doverlo fare…
- Perché umiliata?
- Perché siete due grandi artisti, siete di un altro mondo, e io mi sentivo inferiore a lei…in più mi trattasti così da stronzo che l’unica cosa che volevo era mandarti al diavolo!
- Mi dispiace… non avrei mai voluto farti sentire così… scusami…
- Altra regola del gioco… non devi scusarti mai, ma provare a farti perdonare,,,,
Disse mentre gli sorrideva maliziosamente e si mordeva un labbro sensualmente.
Lui ricambiò l’occhiata e la travolse in un bacio con tanta, forse troppa lingua, lingua che scivolò poi lungo il collo di lei e sul suo seno, mentre con le mani andava a toccarla lungo le cosce, dandole un brivido di piacere finché i suoi sospiri furono abbastanza da fargli capire di essersi fatto perdonare.
[…]
- Tocca a te…
Disse lui andandosi a distendersi sul letto con le braccia incrociata sotto il capo, ansioso di cominciare.
Lei si coprì le spalle con i suoi lunghi capelli ricci, restando nuda sotto i suoi occhi, che la mangiavano con lo sguardo, mentre andava a sedersi a cavalcioni sulle sue gambe:
- Confessami qualcosa che non mi hai mai detto…
- Mmmh… vediamo…
Intanto lei cominciò a baciargli il collo, per poi lentamente scendere verso il suo petto…
- Ricordo che la sera in cui Timothy ed io invitammo te e Chenille a cenare fuori con noi in quel ristorante italiano in cui poi tu incontrasti quella tua vecchia conoscenza…
Francis ascoltava, ma non smetteva di baciare il suo corpo, a volte inserendo tocchi di lingua che gli trattenevano il fiato, perché andava sempre più in basso.
- …prima che usciste dagli spogliatoi… la porta si aprì, io ero con Timothy a parlare poco distante e vidi te voltata di spalle, nuda, e per poco non mi mancò il respiro…
Francis alzò immediatamente la testa dalla sua pancia, e lo guardò ad occhi sbarrati:
- Che cosa????
- Ehi… perché hai smesso?
- Mi hai visto nuda?
- Beh molte volte…tipo adesso…
- No, no, no… intendo dire… prima che facessimo l’amore per la prima volta!?
- Credevo che le regole del gioco fossero che più intenso fosse la confessione, più intenso fosse il piacere da dare…
- Oh mio dio!
Francis si mise le mani davanti alla faccia, come a volersi nascondere si poggiò al suo petto con la testa nascosta.
Justin alzò gli occhi al cielo, restando col capo poggiato al cuscino.
- Eravamo partiti così bene…
- Ma è assurdo!!
- Perché?
Domandò lui stremato, fissando il soffitto, mentre lei parlottava con le mani davanti alla faccia:
- Ok… è una confessione che ti faccio dopo.
- Bene… ora puoi toglierti quelle mani dalla faccia e tornare dove eri rimasta?
Fran alzò la faccia e con un broncio sulle labbra, disse:
- Avresti dovuto voltarti dall’altra parte e non fissarmi il sedere!
- Ehi… era il tuo sedere perfetto che guardava me…
Francis scoppiò a ridere e si chinò in avanti per dargli un bacio sulle labbra a stampo, pieno tanto da fare la schiocca dopo che se ne allontanò.
La ragazza si fece spazio sulle sue gambe, e posizionandosi bene, fece in modo che con l’aiuto di suoi movimenti del bacino, lui tornasse a penetrarla lentamente.
La lentezza di quei movimenti di bacino, mandarono quasi in estasi il ragazzo, che ad occhi chiusi, si godeva il piacere, lasciando che si muovesse lentamente su di lui, tenendosi ferma con le mani sul suo petto.
Insieme cominciarono a sospirare di piacere, chiudendo gli occhi assaporando ogni secondo di quel momento erotico.
Dopo svariate spinte di lei, lente e graduate, si distese sul suo petto, con una guancia rivolta sulla sua pelle, mentre continuava a muoversi interamente sul suo corpo su e giù con movimenti millimetrici, che fecero sospirare di piacere il ragazzo, che le dava una mano sia nei movimenti, sia toccandole il sedere, che era stato l’argomento principale di quella sua confessione.
Francis poggiò le labbra sull’incavo del collo di lui, e cominciò a baciarlo risalendo verso la sua bocca, e in quel momento gli morse un labbro inferiore con sensualità.
Lui quasi morì di piacere, ma rovesciò la situazione, posizionandosi su di lei lentamente, mentre le diceva in un sospiro, avvicinando la bocca al suo orecchio:
- Adesso dimmi quella confessione…
Francis tenne gli occhi chiusi mentre lui continuava a muoversi dentro di lei lentamente, dandole piacere.
Tra un sospiro e l’altro, lei riuscì a confessarsi:
- Prima… volevo dirti che… provo imba…imbarazzo dal fatt..o… che tu mi abbia vista nuda… prima… perché…per…ché…
Si lasciò andare ad un sospiro per riprendere fiato da quei suoi movimenti su di lei, e continuò dicendo:
- …già mi piacevi allora… e sapere che mi avessi… vista a mia insaputa… mi ha…m..i…ha… un attimo imbarazzata…
Justin si avvicinò al suo volto e sorridendole, la sollevò verso di sé, restando entrambi seduti su quel letto, ancora intrecciati tra loro:
- Provavi già qualcosa per me?
- Credo di averlo sempre provato… ma … me ne sono accorta molto dopo…
- Eri innamorata del tuo migliore amico?
- Sì, ma non dirglielo…
- Lo prometto…
- Giuralo!
- Lo giuro sul mio cuore…
Entrambi non trattennero una risata e tornarono a baciarsi restando stretti abbracciati l’uno all’altro, per poi tornare distesi su quel letto e tra quelle lenzuola.
[…]
- Hai altro da confessarmi, signor Timberlake?
- Mmmh… beh c’è quella volta alla cena del video di what goes around comes around…
- Cos’è successo?
- Beh… quando ti trascinai in quel camerino per darti il mio regalo…
- Allora?
Domandava lei incuriosita:
- Avrei voluto baciarti… spogliarti da quel vestito che era maledettamente sexy e non farti più uscire!
- E perché non l’hai fatto?
- Perché pensavo che mi vedessi soltanto come un amico…
- Sei sempre stato sciocco…oh, ma… a proposito di regali!!!
La ragazza si ricordò di qualcosa, e frettolosamente si alzò dal letto, avvolgendosi nel lenzuolo.
- No, dai metti via quel lenzuolo, lascia che ti guardi…
- Ti distrai da ciò che sto per darti…
- Uff…
Disse lui mettendo su un finto broncio, e posizionandosi con la schiena poggiata al poggiatesta di quell’enorme letto ormai sotto sopra.
Non si curò di rimettersi i suoi slip, ma si coprì con un velo di lenzuolo, in attesa di rivederla spuntare con due scatole, una enorme, grandi quasi quanto lei, e una più piccola, almeno la metà.
Incuriosito, si drizzò e le fece spazio sul letto:
- Oh cavolo! Cos’hai in quegli scatoli?
- Beh.. scoprilo tu stesso… sono per te…
- Per me?
- Sì! Sono dei regali…
- Perché mi hai fatto dei regali?
- Perché ti amo, gattino…
- Gattino?
- Sì… hai il musino tenero di un gattino…
- E vieni a darmi un bacio allora!
Non se lo fece ripetere e si gettò tra le sue braccia.
In quel momento ebbe una forte fitta nel ginocchio, ma forse il fatto che fosse tra le sue braccia e fosse bocca a bocca con lui, riuscì a non urlare dal dolore, e a dimenticarlo presto.
Sciolsero l’abbraccio e lei lo incitò a scartare i regali impaziente di vedere la sua reazione sul volto:
- Dai, avanti, scartali!!!
Justin si sfregò le mani, come un bambino impaziente di aprire i regali sotto l’albero di natale, e cominciò a scartare il regalo più grande, e Francis ridacchio sicura che avesse scelto di aprire proprio quello per primo.
Nello scartare, il cantante si ritrovò davanti una scatola contenente a sua volta una “borsa” per chitarre, e al suo interno appunto una chitarra.
Era perfetta, lucida, ben intarsiata da legno pregiato, e di due colori che andavano ad incontrarsi tra loro sfumati: nero e marrone chiaro, quasi color oro, con delle decorazioni sul lato destro accanto alle corde..
Mentre Justin se la studiava da ogni punto di vista, Francis ne approfittò per dirgli:
- Ammetto che non sono un’esperta di chitarre, ma mi sono fatta consigliare… spero che vada bene per il tuo modo di suonare e che ti pia…
- Meravigliosa! E’ stupenda! Bellissima! Come ho fatto a vivere senza?
Francis ridacchiò e disse:
- Beh… vedo che ti è piaciuta…
- Scherzi? Ne vado matto!!!
Il ragazzo si avvicinò a lei e la baciò sulle labbra, poi distaccandosi, la cinse per il mento dolcemente e disse:
- Perché questi regali? Insomma già questo è fantastico, non riesco a crederci che ce ne sia un altro…
Francis lo allontanò per poter prendere l’altro pacco:
- Non te l’ha mai detto nessuno che i regali migliori sono nei pacchi più piccoli?
Justin incuriosito, le rivolse un’occhiata sospettosa, e con un sorrisetto curioso, andò immediatamente a scartare l’altro scatolo.
Non credeva ai suoi occhi, si ritrovò davanti una giacca rossa di pelle, ma non era una semplice giacca rossa di pelle… era un pezzo da novanta, una cosa così pregiata e di valore da fargli dubitare sin da subito che fosse autentica.
- Non può essere vera…
Francis si allungò e dalla scatola afferrò un cd-rom, e mostrandoglielo gli disse:
- Sapevo che avresti dubitato… perciò ecco la prova… aspetta qui.
La ragazza si alzò e ancora avvolta nel lenzuolo, si avvicinò al televisore a schermo piatto poco distante dal letto, inserì il cd nel dvd e fece partire un filmato.
Justin si commosse a tal punto da portarsi una mano davanti alla bocca per lo stupore.
Era una registrazione del suo artista preferito, del suo idolo, il suo dio: Michael Jackson, idolo, dio e artista preferito anche di Francis, che grazie alla sua vecchia amicizia col cantante, riuscì a regalare questa meravigliosa sorpresa al suo amato ragazzo.
Nel video si poteva vedere Jackson prendere tra le sue personali, la mitica e famosissima giacca di pelle rossa che aveva indossato nel video del singolo “Beat It”.
Un pezzo da museo della musica, che la ragazza era riuscita ad aggiudicarsi grazie alla sua conoscenza con l’artista, il quale nel video disse al giovane cantante:
“Ciao, Justin. E’ da un po’ di anni che non ci vediamo… ricordo ancora la nostra esibizione anni fa… eri ancora membro degli N’sync, oggi invece sei un grande artista, e un modello per molti giovani ragazzi e non sai quanto mi renda felice sapere che due grandi come te e Francis lavorino insieme.
Sono convinto che uniti possiate fare molto nello spettacolo…
In più… la ragazza qui sembra essere proprio innamoratissima di te, mi ha chiesto se poteva avere questa mia giacca per farti una sorpresa, pensavo che volesse farti un regalo, ma vuole che sia io a fartelo, perché crede che io valga mille volte di lei per te.
Insomma… dimostrale che si sbaglia. Nella tasca della giacca, per dimostrarti che è quella vera, troverai questo pezzettino di carta qui…”
Michael prese davvero un pezzettino di carta trovato lì a caso e cominciò a scriverci su il suo numero di telefono, più la sua firma autentica, poi tornò a guardare nella telecamera e disse:
“ Sentiti libero di telefonarmi quando vorrai, sarò felice di risentirti. Ciao Francis… mi auguro che un giorno possiamo lavorare tutti e tre insieme… in bocca al lupo per i vostri progetti futuri, ragazzi. Un abbraccio…”
Justin era così emozionato da cominciare a far scivolare lungo la sua faccia delle lacrime. Si voltò in direzione di Francis, visibilmente arrossato in faccia per l’emozione, e Francis faticò per un attimo a credere che stesse davvero piangendo.
Lui la travolse in un bacio e un abbraccio che la costrinsero a distendersi sul letto; se fosse restata a guardarlo piangere ancora per un altro secondo, le si sarebbe spezzato il cuore all’istante, ma per fortuna quel bacio spazzò via quella possibilità.
Lei gli prese il volto tra le mani, e dopo quel bacio, lo costrinse a guardarla negli occhi, ma lui aveva ancora gli occhi bassi e colmi di lacrime.
- Ehi!!... Ehi…?
Justin alzò lo sguardo e si lasciò sfuggire una risatina nervosa, mista all’imbarazzo:
- Non posso crederci che tu abbia fatto tutto questo per me…
- Perché no? …Tu mi hai dato molto di più…
- Scherzi?
Il ragazzo prese quella giacca tra le mani come se fosse stata una vera e propria reliquia, e si incantò nel guardarla, poi aggiunse:
- E’ la giacca che ogni fan di Michael vorrebbe… che anche tu vorresti…. E invece l’hai data a me!!! Io non ti ho dato nulla di valore come questo!
Francis l’osservava come si osservava un tenero e dolce bambino felice, e sorrise:
- Non ti rendi ancora conto di quello che hai fatto per me…
Gli accarezzò lentamente una guancia, perdendo lo sguardo osservando il suo voto in ogni punto possibile, poi aggiunse:
- Mi hai dato la voglia di vivere… sei entrato nella mia vita, quando il mio unico desiderio era quello di raggiungere Emma…
Justin restò paralizzato a quelle parole così pesanti, deglutì lentamente, posando via quella giacca, restando a guardarla, ancora con gli occhi lucidi.
- La passione per il ballo mi ha dato speranza, ma sei tu che mi hai dato voglia di vivere… saperti nella mia vita mi da tanta forza… senza di te non saprei farcela…
Justin la zittì con un dito sulle sue labbra carnose:
- Shhh!! Non dire più una cosa simile! Tu sei forte, saresti capace di andare avanti anche senza di me…
- Non puoi saperlo…
- Neanche tu!
- Lo so invece.
- Basta!... non voglio più sentirti parlare così.
Fran lo guardò, ma quel suo sguardo severo, riusciva ad ammutolirla ogni volta, ad incuterle soggezione e timore che mai provava per nessuno.
Lui le sorrise e la tirò verso di sé stringendola in un tenero abbraccio.
- Ti amo tanto…
- Anch’io…
- Shhh… lascia che sia io a dirtelo e basta… sentitelo dire senza rispondere…
Fran sorrise e sospirando, si strinse a lui, e diede un bacio sulla sua spalla, mentre lui le sussurrò:
- Ti amo, Francis…
[…]
I momenti d’amore e dolcezza tra i due sembravano non essere mai abbastanza lunghi.
Quel giorno però riuscirono ad andare a mangiare la famosa pizza napoletana, in compagnia di Nina e Joe.
Nei giorni successivi, i due trascorsero come una lunga e felice luna di miele, passando il loro tempo in giro per la città, mangiando cibi tipici della città, in casa a concedersi momenti di tenerezza e amore, in piscina a rilassarsi e ad incontrare amici della ragazza.
I genitori di Fran mancarono da Napoli per le prime due settimane, ma Justin non smetteva di sperare di poterli conoscere meglio, prima di dover rientrare in America per continuare con le tappe del suo tour.
Ogni mattina, la guidava e l’aiutava con gli esercizi per la riabilitazione del ginocchio, che era guarito quasi totalmente.
Si mettevano in giardino e davano il via ad esercizi di stretching, magari accompagnati da un po’ di musica, che caricava ancor di più la ragazza.
Gli amici di Francis, consistevano in: Paolo Cannavaro, sua moglier Cristina, i loro due maschietti, Alessandro Siani, e i calciatori della squadra di calcio, compreso l’allenatore (oltre che a Nina e Joe).
Fran aveva conosciuto il giovane e nuovo acquisto della squadra Ezequiel Lavezzi, aveva subito stretto amicizia con lui, sembravano essere molto affini tra loro, tra caratteri e modi di essere.
In più essendo il ragazzo ventiduenne (quindi coetaneo con Fran) e proveniente dall’Argentina, ancora non masticava l’italiano, e lei era ben lieta di aiutarlo a capirci qualcosa.
Approfittò del fatto che Justin fosse lì per poterglielo presentare come suo nuovo, caro amico, e il giovane calciatore ne rimase molto contento ed emozionato.
Disse che non capitava tutti i giorni di poter incontrare un artista così famoso nel mondo.
Anche Justin lo trovò subito simpatico, anche se Francis dovette fare da traduttrice ufficiale tra i due, dato che uno non comprendeva l’inglese, e l’altro non comprendeva lo spagnolo castigliano.
Justin tra l’altro conobbe anche Paolo, il quale masticava un po’ di inglese.
Fu un emozione anche per lui conoscere il cantante, fecero foto insieme, autografi e tutto ciò che si fa quando si incontra una celebrità del calibro di Timberlake.
Il calciatore Napoletano, fu sorprendentemente ringraziato in privato da Timberlake per essere stato accanto alla sua Francis in quel mese difficile.
Conosceva l’amicizia che li legava da qualche mese, e gli era grato per non averla lasciata sola proprio quando lui non c’era e lei necessitava di supporto morale.
Paolo ne fu molto colpito, lusingato dei suoi ringraziamenti, ma gli fece intendere che non erano necessari perché ormai per lui e la sua piccola famigliola, Fran era come parte di essa nonostante fossero conoscenti da meno di un anno.
[…]
Il 18 Luglio, la squadra di calcio partì per il ritiro in Austria, e una gran fetta di amici di Fran venne a mancare, ma fortunatamente vi erano ancora Joe e Nina a tenerli compagnia.
Un giorno, il 21 di Luglio, Justin propose di affittare uno yacht per fare un giro lungo la costiera Napoletana in compagnia della coppia di amici della sua ragazza.
Fran era contraria al fatto che spendesse soldi, quando era ospite nella sua città, ma lui riuscì a convincerla, dopo un lungo … momento di tenerezza tra i due.
A farli compagnia in quel giro in barca, ci sarebbero stati anche Nina e Joe, in modo tale da poter trascorrere del tempo anche con i loro amici.
[…]
[CONTINUA…]

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Capitolo 32
*** ● "EM" ● ***


[Continua…]
La giornata sullo yacht cominciò di buon mattino, Justin e Francis si diressero insieme al noleggio di quelle enormi e lussuose barche, il rivenditore non credette ai suoi occhi quando si ritrovò i due davanti.
Francis in poco tempo era diventata molto famosa tra la gente di Napoli, e poi beh… Justin era famoso in ogni parte del mondo, la coppia insieme faceva scalpore.
Il giovane uomo richiese di scattare una foto insieme ai due prima di dar loro la sua barca migliore: uno yacht a due piani, bianco con serbatoio e riserva pieni fino all’orlo; in oltre gli furono forniti un marinaio, che si occupava di guidare la barca ovunque avessero voluto, e dei camerieri e un cuoco che si sarebbero occupati di servirli.
[…]
- Io dico che è troppo?
- Credevo che tra me e te nulla fosse troppo…
- Sai cosa intendo…
- Non dirmi che non sei mai stata su una barca…
- Quella non è una barca, è uno yacht… e poi beh non con camerieri, cuochi e marinai a nostro servizio. Mi sento come una di quelle mogli di ricchi petrolieri arabi.
- Beh non sei mia moglie, e io non sono un ricco petroliere arabo. Ora smettila di dire fandonie, e non rovinare questa bellissima giornata anche a Nina e Joe… anzi, comincia a sorridere, che sono arrivati.
Justin e Francis si trovavano sul pontile, coperti da un gazebo, poco distanti dal luogo in cui si fittavano queste magiche barche.
Francis si voltò in direzione dei ragazzi e sorrise guardarli avvicinarsi.
- Oddiiiiiio!!!
Justin e Francis non resistettero nel ridacchiare vedendo Nina guardarsi intorno a bocca aperta, mentre ammirava quegli yacht, e Joe che trasportava due grosse e pesanti borse, somigliando al suo orso personale.
Justin gli si avvicinò per dargli una mano e disse alla ragazza:
- Ehi… abbiamo detto tre giorni in mare, non un anno!
- Guarda che per me il tempo di permanenza non conta…
- Oh signore…Joe, lascia che ti aiuti…
- Grazie amico…
Disse in un tono esausto l’uomo, mentre si lasciava aiutare dal cantante, che notò subito il peso eccessivo delle borse, mentre Nina con totale nonchalance si avvicinò a Francis per travolgerla in un abbraccio.
- Cavolo! Tre giorni su un bestione simile, noi quattro in mezzo al mare… sono eccitatissima!!! Non ci sono mai stata!!
Francis se la rideva, mentre guardava i due ragazzi faticare con le borse dell’amica, per poi tornare a guardarla e a ricambiare l’abbraccio prima di essere investita dal suo tenero entusiasmo.
- Sono certa che ti piacerà!
- Ne sono certa anch’io!
La ragazza sciolse l’abbraccio con frenesia e si voltò a guardare i due ragazzi:
- Insomma, vi sbrigate? Che lentezza!!
I due le rivolsero un’occhiataccia, ma lei sorrise subito dopo nella loro direzione:
- Vi adoro!!! Grazie per l’invito Justin!!
I due scossero il capo alzando gli occhi al cielo, mentre lei trascinava per mano Francis su quella barca così lussuosa da farle temere di poterla sporcare o nel peggiore dei casi rompere.
[…]
- Dove stiamo andando di preciso?
Domandò Nina super entusiasta di quel viaggio in barca, mentre navigavano sulle acque partenopee.
Francis sedeva accanto a lei sulla terrazza dello yacht sedute entrambe su dei divanetti in pelle bianca, sorseggiando dei cocktail preparati dal cuoco in persona che aveva dato loro il benvenuto a bordo.
Francis osservava l’amica e non trattenne un sorriso dolce nel notare la sua incontenibile felicità di quel viaggio in barca:
- Andremo a Capri… poi ad Ischia… a Procida… Amalfi, Sorrento, insomma tutta la costa… sono sicura che ti piacerà!
- Oh signor! Riusciremo a fare tutto in tre giorni?
- Mmmh… io dico di sì… ma comunque, non mi hai raccontato più niente su quel progetto di lavoro. Che hai intenzione di fare?
- Non ne ho idea, Fran… insomma io sono la tua personal stylist, non potrei tradirti con altri…
- Non mi tradiresti mica.
Esclamò Francis ridacchiando per la tenerezza dell’amica, poi aggiunse:
- Nessuno ti vieta di accettare altre proposte di lavoro, Nina! Te lo dissi anche quando ti assunsi tempo fa: tu sarai la mia personal stylist sempre, ti occuperai di me, ma sarai libera di svolgere anche altri lavori e di lavorare per qualcun altro. Non sei la mia schiava, non devi chiedermi il permesso.
- Lo so… non stavo chiedendo il tuo permesso… volevo un consiglio da amica.
- Oh beh, dimmi tutto, allora! Sono felice di poterti consigliare…
Le sorrise dolcemente, mente si avvicinava a lei, sedendosi più comoda.
- Il mio sogno è sempre stato quello di lavorare per una nota agenzia di moda… e gli stilisti Italiani li preferisco a quelli Francesi, quindi potrai immaginare cosa mi è preso quando a scuola di moda a Los Angeles ci hanno proposto uno stage con Valentino… insomma un sogno che si avvera!
- E’ fantastico! So cosa si prova, Nina! Insomma questo stage a cosa vi servirà? Cosa vi offriranno?
- In pratica andremo in Italia per due settimane, lavoreremo per Valentino, progetteremo abiti, li realizzeremo con l’aiuto di suoi sarti e stilisti, e se rimarrà colpito da qualche nostro lavoro, lo inserirà nella sua prossima sfilata e potrebbe anche chiederci di lavorare per lui!!
- Oh cazzo!
- Esatto!!!!
Le urla alterate delle due ragazze si sentirono fin dentro lo yacht dove Justin e Joe si concedevano un bicchiere di brandy ispezionando tutto ciò che ci fosse su quello yacht, come se fossero stati degli ingegneri navali.
- Allora dovrai assolutamente fare in modo di farti notare da Valentino!!
- Non è facile!
- Grinta! Ci vuole grinta e determinazione, ragazza! Puoi farcela! Anch’io partivo sconfitta, ma ho sempre sbagliato perdendo le mie occasioni migliori. Affronta tutto con grinta, hai talento: sfruttalo e vedrai che anche gli altri lo noteranno!
- Grazie Fran, sei un’amica…
Le due si abbracciarono teneramente e furono raggiunte da Joe e Justin.
- Ehi, voi due…
Disse Justin, poi Joe guardò Nina e le si avvicinò.
- Si può sapere cosa avete da urlare?
- Cose di ragazze…
- Ohu…
Il ragazzone dall’alto le diede un bacio sulle labbra mentre le si sedeva accanto, con un sorrisetto malizioso, la ragazza gli fece una smorfia, e Fran e Justin li osservarono sorridendogli teneramente, per poi rivolgersi un breve sguardo.
Francis era strana, sembrava essere turbata da qualcosa, e Justin se ne accorse, ma non disse nulla; si limitò a sperare di essersi impressionato.
[…]
Una volta attraccati sul golfo di Capri, poco distanti dai famosi faraglioni e dall’acqua turchese, tutti ne rimasero incantati:
- Sembra di essere in un paradiso terrestre…
Esclamò Justin totalmente assorto nell’ammirare quel meraviglio panorama.
Joe mise una mano attorno al fianco di Nina e la tenne stretta a sé mentre entrambi si persero in quella meraviglia, e la giovane ragazza esclamò:
- E’ talmente bello che sembra finto…
Francis si voltò a guardarli e non trattenne un sorriso.
- Sapevo che vi sarebbe piaciuto…
Il ginocchio le faceva un po’ male quel giorno, ma non l’aveva confidato a nessuno: tentava di tener per sé quel dolore sperando che andasse via da un momento all’altro, senza rendersi conto che  influiva sul suo umore.
Si voltò in direzione di Justin, e vederlo ammirare il panorama così incantato, le fece dimenticare il dolore che non le lasciava tregua da tutta la mattinata:
Era così bello ai suoi occhi, da far sembrare nullo quel posto se paragonato a lui.
Quanto poteva essere strano l’amore, riusciva a rendere anche una persona come lei, la più dolce e romantica al mondo, con un disperato bisogno d’aiuto.
Sorrise tra sé e sé abbassando il capo, mentre se ne rendeva conto da sola, e Justin la notò e spostò lo sguardo verso di lei:
- Tutto bene?
Le chiese con uno strano tono di voce.
Francis, sorprendendosene, alzò lo sguardo non immaginandosi che la stesse guardando, e gli disse:
- Sì! Sono… sono felice che vi piaccia qui…
I due stavano per dirsi qualcosa mentre si lanciavano uno sguardo intenso, ma Joe interruppe quel momento esclamando:
- Vogliamo fare un bagno?
- Sei impazzito? Non so nuotare!
A quelle parole tutti si voltarono a guardare Nina con occhi quasi fuori dalle orbite:
- Sei su una barca, anzi uno yacht, in mezzo al mare e non sai nuotare????
Esclamò Francis faticando a crederci.
- Cosa volete… vi osserverò da qui su…
- Oh avanti, ti insegnerò io!
- Ehi… giù le mani tu, sai? Non mi convincerai a gettarmi in quelle acque profonde e spaventose!
- Ma sono meravigliose, riesco a vedere i fondali…
- Non parlarmi di fondali o comincio ad avere un attacco di panico!
- Io non ho parole…
Esclamò Francis dopo il battibecco tra Joe e Nina.
- Dai, potresti almeno provare… infondo è una buona occasione per superare la paura ed imparare a nuotare…
Nina si voltò in direzione di Justin e dopo qualche secondo di titubanza, disse:
- Non lo so… forse…
- Dai, ci sarò io pronto a salvarti…
La ragazza si voltò in direzione del suo uomo e guardandolo con malizia, gli sussurrò:
- Beh… l’idea mi stuzzica… essere tra le tue braccia mi piacerebbe…mhhh…tutto bagnato poi…
Francis si voltò in direzione di Justin imbarazzata, e sorridendogli gli disse:
- Ok… ci tuffiamo? Credo che ci vorrà un po’ prima che loro si decidano…
Justin sorrideva ancora guardando la coppia, poi spostò lo sguardo verso Francis, e la guardò:
- Vado a mettere il costume…
- Vado anch’io.
- Credevo lo indossassi già…
Gli disse Justin guardandola con malizia. Lei gli sorrise e gli passò di fianco ricambiando quel sorriso poco casto e disse:
- No, devo ancora metterlo…
Poi i due si divisero ed andarono a mettersi il costume.
[…]
Francis indossò un due pezzi color arancio, col pezzo di sopra a fascia che le copriva il suo seno sodo e abbondante, con un pezzo di sotto a vita bassa con due anelli d’oro sui fianchi che la racchiudevano in una visione molto sexy ed appetitosa soprattutto per il cantante, che attendeva con ansia di vederla uscire da quel bagno in cui si era rinchiusa per più di mezz’ora.
Fran aveva massaggiato il ginocchio approfittando del fatto che applicò una crema solare su tutto il corpo, prima di calzare quel costume, e cominciò a provare un po’ di sollievo.
Legò i capelli in uno chignon disordinato ed uscì raggiungendo gli alti fuori che l’attendevano.
Nina indossava un due pezzi nero molto di classe, avendo il pezzo di sopra a fascia con una spaccata a V d’oro, al centro del seno e un pezzo di sotto molto sottile che non lasciava spazio all’immaginazione. Aveva una collanina che l’avvolgeva il ventre e dei bracciali d’abbigliamento, sempre d’oro. Era davvero stupenda.
Se non fosse stata la sua Nina, si sarebbe ingelosita del fatto che lì presente vi fosse Justin, e che indubbiamente l’avesse guardata con malizia almeno per un secondo.
Justin che indossava un pantaloncino lungo sino al ginocchio nero con qualche striscia bianca orizzontale, verso la fine della coscia, mentre Joe calzava un berretto sul capo con la visiera all’indietro e un costume simile a quello di Justin ma leggermente maculato stile militare, dello stesso colore.
Il fidanzato di Nina sembrava un armadio a quattro ante, era enorme, e accanto a Justin sembrava una roccia.
Non trattenne una risatina, mentre col capo chino (per non farsi notare sorridere) si avvicinava ai ragazzi, che inevitabilmente notarono la cicatrice sul ginocchio della ragazza. Non era molto grande, ma il rossore che la circondava, la faceva notare a primo impatto.
Justin aveva gli occhi fuori dalle orbite, e avrebbe desiderato che Joe, Nina e l’intero equipaggio sparissero all’istante per poterle saltare addosso, ma dovette trattenere quell’istinto e tenere a freno la sua voglia di stare con la ragazza.
- Allora? Cosa state aspettando a buttarvi in acqua?
- In realtà aspettavamo te…
Esclamò Justin ancora assorto nel guardarla.
- No, io non credo di buttarmi..:
- Sarò il tuo salvagente personalizzato, avanti sbrigati o ti lancio come un salame!
- No, no, no vi prego fermatelo! E’ troppo grosso, non posso vincere contro di lui!!
Diceva Nina spaventata dall’acqua del mare, mente Joe sorridendo, l’afferrò in un abbraccio e la costringeva ad avvicinarsi alla scaletta dello yacht sotto lo sguardo divertito di Justin, che sedeva sul bordo del divanetto di pelle bianca, e Fran, che con le mani poggiate sui fianchi, sorrideva godendosi la scena comica:
- Ah, neanche io ho speranze…
Esclamò Justin alzando una mano in segno di resa immediata.
Il fisico di Joe somigliava ad uno di quei palestrati pompati con cui chiunque avrebbe avuto paura a scontrarsi in un corpo a corpo.
Si sentivano le urla di Nina che finalmente era riuscita a cadere in acqua, sotto la totale protezione di Joe, che non la mollava per neanche un attimo.
- Ehm… devo aiutarti, o almeno tu sai nuotare?
Esclamò Justin sorridendole, ma tra i due si era issata un improvvisa e strana aria di “freddezza” come se avessero litigato.
Francis sciolse i capelli e si avvicinò al trampolino della barca lentamente, e senza guardarlo gli disse:
- Non lo so… dimmelo tu…
A quel punto fece una piccola rincorsa prima di gettarsi in acqua con un tuffo a delfino davvero bello.
Justin scosse il capo, divertito dalle mille sorprese che gli riservava quella ragazza, poi la seguì e correndo lungo quel piccolo trampolino, si tuffo tirando su le gambe verso la pancia e schizzando acqua un po’ ovunque.
- Io li odio! Anch’io voglio sapermi tuffare così!
- Allora vai ad imparare…
- No, no, no! Non mollarmi sai signor salvagente!
Nina si stringeva a lui e ne approfittò per baciarlo.
Justin notando il momento d’intimità tra i due, si voltò in direzione di Francis, per lasciarli soli, ma la ragazza si era allontanata per una nuotata in stile libero; così il cantante non ci pensò su due volte e la seguì.
[…]
Senza rendersene conto si erano allontanati di molto, ma non abbastanza.
Francis si fermò per prendere fiato, e si accorse dell’arrivo di Justin che sapeva nuotare anche meglio di lei.
Quando anche il ragazzo la raggiunse e si fermò per riprendere fiato, lei lo guardò e gli disse:
- Lo sai… nuotare mi allevia il dolore al ginocchio…
- Hai male al ginocchio??
Domandò lui allarmato, e lei soltanto in quel momento si accorse di essersi fatta sfuggire di bocca la cosa. Così provò a rimediare, mentendogli di poco:
- Ehm… no, non proprio… insomma intendevo dire che mentre nuotavo la gamba sembra totalmente sana… come se non avesse mai subito un intervento…
Justin sembrò crederci, e Fran sospirò di sollievo mentre si mandava al diavolo nella sua mente per non essere stata capace di tacere.
- Vedrai che riuscirai a sentirti meglio anche quando camminerai o ballerai…dagli tempo…
Fran abbozzò un sorriso, poi scivolò sott’acqua per aggiustarsi i capelli e passarseli indietro.
Justin si distese sull’acqua per potersi rilassare qualche secondo al sole, ma notando il comportamento strano della ragazza, disse:
- Perché sei così con me, oggi?
Francis si voltò nella sua direzione, e mentre si teneva a galla, gli disse:
- Così come?
Il ragazzo smise di essere disteso, e mentre si posizionava a galleggiare come lei, fece una piccola calatina sott’acqua, poi passandosi una mano davanti alla faccia e tra i capelli, per togliere l’acqua in eccesso, la guardò e disse:
- Sembra che abbiamo litigato per qualcosa… ma non riesco a ricordare quando sia successo…
Francis, per un attimo andò in iperventilazione per la visione sexy del suo ragazzo, ma cercò di concentrarsi ed accigliando lo sguardo disse:
- Beh neanch’io…
Trascorsero dei secondi, ma poi lei aggiunse:
- …è che mi dispiace che tu abbia pagato tutto questo… in più, a volte ho delle fitte al ginocchio che mi rendono nervosa, perché vorrei che il dolore passasse una volta per tutte…
Justin nuotò avvicinandosi a lei e preoccupato, le disse:
- A che livello ti fa male?
- Sto bene, non preoccuparti…
Gli disse mentre andava ad aggrapparsi a lui, racchiudendolo in un abbraccio avvolgendo le proprie gambe al suo corpo; poi aggiunse:
- …se devo dirla tutta, non sono a mio agio con Nina e Joe presenti…
Justin si avvicinò al suo volto, e accigliato le chiese:
- Che intendi?
- Mmmh… come posso spiegarti?!...
La ragazza finse di pensarci e poi gli diede un intenso bacio con la lingua.
I tocchi di mani di Justin sotto l’acqua erano ancora più da brividi.
Sentirsi accarezzare dalle sue mani, era sempre un emozione che mai nessuno le aveva regalato.
Mise un punto a quel bacio, e tornò a guardarlo a pochi centimetri di distanza.
- Capito cosa intendo?
- Mmmh… ad essere sincero, no. Non è che potresti spiegarti meglio?
Esclamò lui fingendosi stordito e confuso, strappandole inevitabilmente un sorriso.
La ragazza guardò in direzione della coppia di amici, mordendosi un labbro, poi notando che anche loro fossero molto presi l’uno dall’altro, tornò a guardare Justin e si avvicinò alle sue labbra per mordergliele teneramente, mentre lui bramava dalla voglia di incontrare ancora una volta la sua lingua.
Senza che Francis se ne accorgesse, mentre si perdeva in quella passione di quell’incontro e gioco di lingue, lui le sfilò via il pezzo di sopra, lasciandola a seno nudo.
La ragazza provò ad allontanarsi, per coprirsi, ma lui la tenne salda tra le sue braccia, mentre le mordeva il labbro inferiore e sorridendole le disse:
- Sta ferma signorina De Laurentiis… non vorrai che qualcuno ti veda… sono molto geloso!
Francis ridacchiava, ma moriva dalla vergogna, lui nascose il costume di lei nel proprio, e tornò a baciarla quelle labbra di cui non era mai sazio: la teneva stretta a sé con un braccio, mentre con la mano libera le toccava il seno con leggere palpatine, lasciandola impazzire totalmente.
Riusciva a farla andare fuori di testa anche solo toccandole il seno, o dandole un bacio mozza fiato come quello.
L’acqua salata del mare, si confondeva con le loro salive, e rendeva quel bacio ancora più unico, mentre Francis cominciava a sospirare, lui le succhiò un labbro e il suo sapore di acqua salata, poi le sussurrò con fiato corto:
- Il tuo seno sembra finto per quanto è perfetto…
La ragazza nell’udire quella parole, dimenticò di non avere il pezzo di sopra del suo bikini, e prese le distanze da lui:
- Ehi!!! Io non sono rifatta!
Justin la guardò con sguardo appetitoso, e sorridendole con malizia, le disse:
- L’avevo capito da solo… quando lo tocco riesco a sentire che è autentico…
Cercò di afferrarla ancora una volta, ma lei gli sfuggì, tuffandosi sott’acqua, lui la inseguì e una volta tornati entrambi in superfice, lui schiacciò il petto contro il suo seno stringendola a sé di nuovo.
- Teppista! Sta ferma… questo seno dev’essere soltanto mio, mi hai capito?
Lei gli fece una smorfia, e mentre lui fingeva di darle un morso su quel nasino quasi all’insù, lei disse:
- Guai a te se dici ancora una volta che è finto!
Si lasciò mordere il naso per scherzo, ma poi lui appuntò:
- Non ho mai detto che fosse finto! …sembra finto per quanto è perfetto…
- Oh… adesso ho capi…
Si zittì andando a baciarlo ancora una volta, e mentre lo faceva impazzire col suo modo di giocare con la sua lingua, infilò le sua mano nel costume del ragazzo, facendolo eccitare con qualche tocco sfiorato proprio in quel punto, ma stava soltanto cercando di recuperare il suo costume.
Riuscì a recuperarlo, ma lui le bloccò la mano, e distanziandosi dalla sua bocca, le sussurrò:
- Cosa… stai facendo con queste mani?
- Non quello che vorresti…
- Mmmh…
Borbottò lui mentre cominciava a scivolare con la bocca lungo il suo collo, fino a fermarsi all’altezza dell’acqua, poi tornò a baciarla, con leggerti tocchi di lingua, il perimetro del suo mento, fino a raggiungere la sua bocca.
- Sono sicuro che il sapore del tuo corpo sia ancora più buono col sale… perché non Sali sullo yacht, vai a chiuderti in cabina e aspetti che ti raggiunga?
- Sei fuori di testa? Ci sono Nina e Joe…
- E allora? Faremo in silenzio…
Francis ridacchiava divertita dal solletico che le faceva mentre le toccava il seno, e gli disse:
- No! Non faremo l’amore …
- Non possiamo restare qui giù a vita, pur di non farci vedere… infondo sono anche loro una coppia, faranno l’amore anche loro…
Francis si voltò a guardarli e notò che i due si stavano baciando mentre Joe teneva tra le braccia Nina, proprio come stava facendo lei tra le braccia di Justin.
- Si stanno solo baciando…
- Chi ti dice che non si chiuderanno in cabina anche loro?
- Nah… non lo faranno…
- E se lo faranno?
- Se lo faranno… allora… vedremo…
- Ahhh…
Disse lui in un lamento mentre sprofondava buffamente sott’acqua e tentò di sfilarle via il costume di sotto, ma lei fu agile nell’impedirglielo.
Ridendo, la ragazza lo inseguì tra le acque per fargliela pagare con qualche colpetto scherzoso, ma tutto ciò che ottenne fu lui che riuscì a sfilarle di mano il pezzo di sopra che stava per rimettersi.
Riuscì a raggiungerlo e allungandosi per potersi riprendere il pezzo di sopra, lui riusciva a palparle il seno e a costringerla ad arrendersi ogni volta, finché non si arrese e le ridiede il suo costume.
- Sei proprio uno…
- Vieni qui, fatti toccare…
- No! Non toccherai più niente…
- Dai.. scusami…
- Non sei convincente!
Gli disse in un finto tono offeso, mentre si rimetteva il pezzo di sopra, provando a non sprofondare sott’acqua.
Lui, notandola in difficoltà, andò ad aiutarla tenendola con le gambe attorno a sé.
- Prometto di non farlo più…
- Mmmh…
Borbottò lei mentre si risistemava il costume e si guardava per assicurarsi di essersi coperta del tutto le parti intime.
- Non fare la permalosa!!!
Esclamò lui gettandola sott’acqua facendole fare un piccolo tuffo dalle sue braccia.
Lei riaffiorò dall’acque e ridendo, provò a raggiungerlo mentre si allontanava a nuoto per sfuggirle.
Si fermò di botto, quando vide Nina e Joe risalire sulla barca, ed allontanarsi con aria sospetta nelle loro cabine.
Justin seguì il suo sguardo, e sorridendole con aria compiaciuta le disse:
- Cosa ti avevo detto?
- …forse andranno a cambiarsi…
- Sì, e mente si cambiano…
- Sei un malato…
- Ehi! Non è vero! E’ così che funzionano tutte le coppie di questo mondo…
- Ah, quindi noi non funzioniamo?
- Se non faremo l’amore per te giorni… beh no, direi di no.
- Io salgo…
Esclamò non dandogli ascolto, mentre si allontanava per raggiungere la scaletta dello yacht, e lui le urlò:
- Vai a controllare?
Lei gli mimò di star zitto, mentre se la rideva e raggiungeva la barca.
[…]
Una volta su, si coprì con una camicia di lino bianca, che subito si inzuppò d’acqua e rese la ragazza una bomba sexy che camminava, ma lei non se ne rese conto.
Si avvicinò in punta di piedi alla cabina dei due, e constatò che non avevano alcuna intenzione di uscirci.
Justin intanto era salito a bordo anche lui, e si asciugava con un asciugamano, mentre le si avvicinava senza guardarla distratto da Nina e Joe.
Alzò lo sguardo verso di lei, ancora divertito dalla situazione, e parlandole a bassa voce, le sussurrò:
- Hai visto, che…
Gli venne a mancare il fiato, quando si rese conto che la camicia le si era inzuppata addosso e la rendeva terribilmente irresistibile.
A quel punto si arrese ai suoi impulsi ormonali, e la trascinò di forza nella sua cabina, non lontano da lì.
- Che stai facendo?
Lui la strinse tra le sue forti braccia, ed insieme caddero sul letto morbido e soffice, mentre lui si posizionava su di lei e cominciava a baciarle il seno, ancora racchiuso in quella camicetta sexy e quel costume ancora tutta bagnata.
- Jus…Justin…
- Vuoi stare zitta? Anzi… aspetta… potresti realizzare una mia fantasia su di te…?
- Hai fantasie su di me?
- Lo ammetto…
- E quale sarebbe?
- In realtà questa ce l’ho da quando ti conosco…
- Ma non ero la tua migliore amica?
- Pff…
Disse lui lasciandosi contagiare dal suo sorrisino malizioso, poi aggiunse:
- Lo sai bene che era tutta una scusa…
Lei gli diede un bacio rapido, poi socchiudendo le labbra, per un attimo, gli disse:
- Allora? Cosa dovrei fare?
Lui sorrise felice, come un bambino che va alle giostre, poi cominciò a raccontare:
- Insomma sei esattamente la mia fantasia preferita… dovresti alzarti, toglierti il costume ma restare con questa camicia bagnata addosso…
- Sarebbe questa…?
- SSh… non rovinare tutto con le parole… fallo e basta.
La ragazza non trattenne una risatina, e poi gli disse:
- Beh, se non ti togli di dosso… non posso…
- Oh… vero, hai ragione…
Justin si spostò e la lasciò alzarsi, mente la guardava con desiderio, sfilarsi via quel costume, restando con quella camicia bagnata a coprirle quel corpicino perfetto e sensualissimo.
- Insomma posso avere anch’io qualcosa?
Lui deglutì, nel guardarla così bella e perfetta come una dea greca, e del tutto assorto le disse:
- Tutto quello che vuoi…
Fran sorrise nel vederlo così incantato e quasi totalmente intontito, poi disse:
- Togliti il costume…
Lu non se lo fece ripetere e si distese sul letto totalmente nudo.
- Mhhh… questa sì che potrebbe essere una mia fantasia…
- Io nudo?
- SSh… non rovinare tutto con le parole…
Lo citò lei, lasciandosi scappare un sorriso, mentre si avvicinava al letto e andare a toccare quello che era suo
Lui la tirò a sé e cominciò a baciarla come se fosse stata l’ultima volta.
Non la svestì da quella camicia bianca, che col calore dei loro corpi eccitati, diventava sempre meno bagnata, ma finché lo era, il ragazzo non smetteva di eccitarsi e di far scivolare le proprie mani su quel corpo bagnato della sua ragazza.
Arrivò all’altezza del seno tanto bramato e desiderato in quelle acque del mare e non smise di baciarlo per minuti interminabili, mentre lei cominciava a perdere il respiro nel sentire la sua imponente presenza tra le sue cosce.
Delicatamente le divaricò le gambe e passando una mano lungo tutta la loro lunghezza, cominciò a penetrarla muovendo lentamente il bacino stando attento a non smettere di darle piacere.
Francis sperava davvero che i suoi gemiti non superassero le mura di quella cabina, ma era sempre fuori controllo quando finiva col fare l’amore con Justin, non aveva più autocontrollo con lui, era totalmente vulnerabile.
I brividi di piacere che le causavano il tocco delle mani del ragazzo lungo i suoi fianchi, il suo bacino, le sue cosce, era qualcosa di indescrivibile, una sensazione di piacere unica che mai nella sua breve vita aveva provato.
Le piaceva, amava sentirsele addosso, gli avrebbe permesso qualsiasi cosa, avrebbe accettato che le facesse tutto ciò che voleva, era sua… sempre lo sarebbe stata.
I sospiri di lui che si confondevano con i suoi quando le loro bocche erano vicine, cominciavano ed essere sempre più frequenti e profondi; lui alzò lo sguardo per guardarla negli occhi, mentre facevano l’amore, e lei se ne stranì, ma lui le rivolse un sorriso che le fece dimenticare chi fosse, il sorriso più bello del mondo.
Dolcemente, lui le cinse il volto tra le mani e le diede un bacio a stampo sulle labbra, poi l’aiutò a mettersi più comoda su quel letto e cominciò ad andare a baciarla e a passare la lingua sotto quella camicetta, che ormai aveva confuso l’acqua di mare col sudore dovuto alla passione di quel momento.
Justin scendeva più in basso, e più scendeva a baciarla, più la voglia di urlare di piacere di Fran, aumentava.
Fortunatamente per lei, il ragazzo risalì da quelle parti… e lei svenne su quel letto, esausta di piacere.
Anche lui si lasciò andare poggiandosi sul corpo della ragazza, a dei sospiri per recuperare fiato.
- La devi smettere…
Sospirò lei ancora col fiato corto, mentre guardava un punto qualunque di quella camera, e lui mettendosi comodo sul suo soffice seno, le disse:
- Di fare cosa?
- Quello che mi hai appena fatto…
Lui raggiunse la mano di lei e gliela strinse nella sua dolcemente, mentre ridacchiava maliziosamente.
- Credevo ti piacesse…
La ragazza chiuse gli occhi e tornò ad assaporare quel piacere di poco fa, senza dargli una risposta, poi lui notò che cominciava a sentir un insolito freddo.
- Hai freddo?
Le domandò, e lei si mise a sedere su quel letto, costringendolo ad alzarsi anche lui e mettersi seduto, poi con i capelli ancora un po’ umidi e sciolti selvaggiamente sulle spalle, e quella camicetta ormai che copriva ben poco, gli disse:
- Sto gelando… è stata la tua fantasia erotica… mi si è asciugata l’acqua addosso…
Justin sorrise colpevole, poi si allungò verso il margine del letto ed afferrò la coperta per poi tirarla su e coprirli interamente.
- Vieni qui, Electric Lady … stringiti a me…
Lei non se lo fece ripetere due volte, e ridacchiando divertita, si rintanò in un abbraccio sotto quella copertina assieme a lui.
- Oh… grazie signor Timberlake… si sta proprio bene qui…
- Si figuri signorina De Laurentiis… siamo tornati a darci del “Lei”?
- Beh… lei resterà sempre il mio capo… è lei che mi paga…
- Mi sembra giusto… infondo lei è una mia dipendente, è obbligata a fare tutto quello che le ordino.
- Potrei licenziarmi.
- La smetta di fare la rivoluzionaria!
- Non posso, è nel mio sangue…
- Cioè?
- Sa chi è Che Guevara?
- Anche i bambini lo conoscono, e allora?
- Beh lui è Argentino come me, quindi… non mi sottoporrò a lei signor Timberlake.
- E’ la peggiore dipendente del mondo.
- Mi preferirebbe carina e ubbidiente come tutte le altre?
- Non come tutte le altre…
- Sarei speciale?
Justin ridacchio con la sua risatina melodiosa, ma fu rapito dai suoi occhi, e trascorse secondi interminabili a fissarle il verde smeraldo dei suoi occhi mozzafiato.
Le accarezzò una guancia con due dita, dolcemente, mentre i suoi occhi le urlavano quanto l’amasse.
Si passò la lingua sulle labbra, poi abbassando per un attimo lo sguardo sulle sue labbra carnose, cominciò ad intonare una frase canticchiandola a bassa voce in un motivetto improvvisato, mentre si posizionava su di lei, facendo passare dell’ossigeno da sotto quelle coperte:
- I…look around …and everything I see …is beautiful ‘cause all I see …is you
(mi guardo intorno e tutto quello che vedo è bellissimo, perché tutto quello che vedo sei tu)
Francis non trattenne un sorriso spontaneo, sincero ed emozionato a quelle parole cantate con la sua meravigliosa voce, e lo guardò dritto negli occhi, e lui credette di morire per un attimo, se avesse continuato a fissare quegli occhi verdi che lo risucchiavano in un’aspirale senza via d’uscita.
- Ti amo…
A quelle dolci parole di lei, lui le si avvicinò e le sfiorò il naso dolcemente contro il suo, poi le diede un bacio, e proprio in quel momento bussarono alla porta della loro camera:
- Ehi… Justin?
Era Joe…
Francis sbarrò gli occhi, e Justin le mimò di star zitta, con un dito sulle labbra, poi si scoprì da quella coperta e parlò fissando quella porta chiusa:
- Joe… dimmi!
- Nina è sotto la doccia, dice di non voler più fare il bagno… cosa facciamo?
- Oh… sì anche Fran è a fare la doccia… ci diamo una ripulita e siamo da voi…
- Ok… fate con comodo…
- Contaci! A dopo…
Il ragazzo prese la coperta e tornò a coprire sia lui che la ragazza che continuava a starsene in silenzio, sotto sua costrizione.
- Non sapevo di essere sotto la doccia…
Sussurrò Francis con un sorrisetto malizioso.
Lui ridacchio alle parole di lei, e riprese a baciarla, senza alcuna voglia di lasciarla andare.
[…]
- … e così io gli ho detto: “Togli quella gamba da lì” e lui mi fa: “Veramente… quella non è la mia gamba”. Io lo guardo con occhi fuori dalle orbite e gli dico: “Ok, portami in cabina e fammi tua. Subito!”
Francis sorrideva imbarazzata ai racconti piccanti di Nina, e abbassava lo sguardo; mentre entrambe erano all’interno dello yacht sedute su un grande divano a forma di C di pelle bianco, mentre i due ragazzi si concedevano una partita a biliardo.
Sì, vi era anche un tavolo da biliardo di legno pregiato.
- Spero non si siano sentite le mie urla…
Francis continuava a sentirsi in imbarazzo, davanti all’amica che sembrava essere senza pudore o vergogna alcuna nel raccontarle certi tipi di episodi col proprio partner. Fran era sempre stata un tipino riservato su questo genere di argomento, ma provò a non affogare nell’imbarazzo.
Improvvisamente però la luce sullo yacht venne a mancare, e Nina lanciò un urlo sordo, spaventata.
Francis si guardò intorno sconcertata, mentre Joe e Justin parlavano tra loro:
- Che sarà stato?
- Magari un guasto…
- Andiamo dal capitano.
- Hai l’accendino?
- Sì, eccola!
Joe accese una leggera fiamma dall’accendino, e guardando Justin si accorse di un cameriere che si avvicinava loro per tranquillizzarli:
- Signori, il capitano si scusa per l’inconveniente, c’è stato un problema con le luci.
- Non è che facciamo la fine del Titanic?
Esclamò in panico totale, Nina, facendo sorridere un po’ tutti.
- Non si preoccupi signora, le garantisco che la luce tornerà tra poco.
Francis approfittò del momento e sussurrò con tono inquietante:
- Forse la nave è posseduta da fantasmi…
- Smettila, Fran! Sto per farmela addosso!
La ballerina si chinò verso l’amica e continuò con quel tono:
- C’è pericolo che da un momento all’altro spunti fuori l’anima di un marinaio morto proprio in questo punto delle acque del mare e ti afferri per le gambe e ti trascini via con te, perché le ricordi la sua amata.
- Franciiiiiiiiiis!!!!!
Nina chiuse gli occhi spaventata, e Fran cominciò a ridere.
- Oh, tranquilla… chiameremo i Winchester in tal caso…
Le disse, cercando di smetterla di ridere, e Nina confusa esclamò:
- I Winchester?
In quel preciso istante si riaccesero le luci e tutto tornò alla normalità.
Francis la guardò accigliata, e disse:
- Non lo guardi Supernatural?
- E che roba è?
- Io lo guardo, signorina De Laurentiis.
Esclamò a sorpresa il giovane cameriere. Francis si voltò a guardarlo e sorridendogli gli disse:
- Fantastico!! Qual è il tuo personaggio preferito?
- Personalmente adoro Dean… abbiamo gli stessi gusti musicali.
Francis si fece prendere dall’euforia e cominciò a canticchiare una canzone degli AC/DC che lo stesso personaggio della serie tv adora.
Scosse il capo fingendosi una rock star, sotto gli occhi divertiti dal ragazzo che frenò giusto in tempo la sua voglia di unirsi all’euforia della ragazza.
- Si può sapere che le prende?
Domandò Justin guardando incredulo prima la sua ragazza, poi Nina, la quale con una faccia da poker, esclamò ancora fissandola:
- Giuro che non so di cosa stiano parlando.
Justin si lasciò andare ad una risatina ancora fissando Francis che continuava il suo show, e contagiava in una risata anche il giovane cameriere della nave, col suo carattere buffo e solare.
[…]
Trascorsero quei giorni in barca come se fossero stati i migliori delle loro vite, sia per Francis, che per Justin.
Nina e Joe sembravano sempre più presi l’uno dall’altro, e tra le due coppie nacque un intenso rapporto d’amicizia che perdurò anche nel periodo pre-ritorno in America.
[…]
Justin ebbe modo di conoscere i genitori di Francis in una cena a cui la ragazza si autoinvitò con prepotenza.
Era il primo di agosto, e la società di calcio Napoli compiva ottantuno anni dalla sua fondazione.
Da quando suo padre aveva acquistato la squadra, ogni anno festeggiavano l’evento con una cena tra calciatori, dirigenti, parenti ed amici.
La ragazza era invitata in qualità di figlia, ma l’invito non era stato esteso anche al suo ragazzo, pareva che il padre proprio non riusciva ad accettare la sua relazione col noto cantante, ma per indispettirlo, la ragazza si presentò a quella festa assieme a lui.
[…]
Indossava un tubino nero corto, con dei coralli sul fianco sinistro, dello stesso colore, e i suoi lunghi capelli mossi posati da un lato. Trucco semplice e tacchi alti, non le importava della convalescenza al ginocchio, quella sera voleva apparire impeccabile, accanto al suo meraviglioso Justin, che indossava uno smoking nero, con camicia nera,  cravatta del medesimo colore, e un filo di barba che lo rendevano ancora più irresistibile ai suoi occhi.
[…]
Il primo che incontrarono fu proprio suo fratello Luigi: l’uomo indossava uno vestito giacca e cravatta color panna, e una camicia bianca sbottonata di qualche bottone, che gli donavano un’aria estiva.
Anche lui, come sua sorella, era molto abbronzato, e il vestito ne accentuava il suo colorito bronzeo; con lui, a sorpresa vi era anche la bella Michelle in un abito bianco a corpo, che la rendeva ancor più bella.
I suoi lunghi capelli biondi erano raccolti in una lunga treccia a scorpione, con qualche ciuffo sciolto in avanti, che rendevano il suo look non troppo elegante.
- Ehi… benvenuti…
Esclamò il fratello, in un finto tono tranquillo, ma sapeva benissimo che quella serata non sarebbe proseguita tranquillamente, con la presenza del padre e il cantante che sotto sua volontà non aveva ricevuto l’invito.
Luigi invece sembrare felice di rivederlo, e lo salutò con affetto, così come si sforzò di fare Francis con Michelle, che risultava sempre raggiante e sorridente.
- Ciao Francis! Sono molto contenta di rivederti!
- Anche io!
Esclamò Fran, provando ad esserne entusiasta, mentre le dava due baci sulla guancia.
La ragazza salutò il cantante, concedendosi qualche chiacchiera in inglese con lui, mentre Francis veniva allontanata di qualche passo dal fratello, che con la scusa di salutarla le disse:
- Ti prego, non creare casini con papà.
La ragazza si finse confusa, e accigliando lo sguardo gli disse:
- Di che parli?
- Non fare la finta tonta con me, Fran… sei qui con lui per indispettirlo.
Francis si strinse nelle spalle, inclinando le labbra verso il basso in una smorfia risoluta:
- Non so di cosa tu stia parlando. Sono ad una festa di famiglia, col mio fidanzato… tu no?
Accigliò lo sguardo, ponendogli una domanda pungente che non necessitava di alcuna risposta.
Nell’atteggiamento di Francis, si poteva percepire del nervosismo pronto ad esplodere da un momento all’altro, e suo fratello se ne accorse prima di chiunque altro.
[…]
C’erano proprio tutti, e con questo non intendeva dire unicamente l’intera squadra di calcio, con le famiglie, i dirigenti e famiglia, e la sua di famiglia: ma anche Diego Maradona, Alessandro Siani e lui: Fabio Cannavaro.
Paolo e Cristina nel vederli, si precipitarono da loro per salutarli, e Justin abbozzò qualche parolina in italiano come “Caio, piacere, buonasera” pronunciati con un pessimo accento che però divertiva Francis.
Purtroppo, furono affiancati anche da Fabio e sua moglie Daniela che non perse occasione di salutarla:
- Ciao, Fran!
La ballerina cominciò a credere che lo facesse a posta, non riusciva a spiegarsi di tutto il suo entusiasmo ogni volta che si salutassero, ma poi diede la colpa alla presenza di una star internazionale come Justin e riuscì a trovarle una scusante.
Probabilmente era solo impaziente di conoscerlo, pensò.
Justin educatamente si presentò a Fabio e sua moglie, con uno stile più unico che raro.
Francis aveva un moto nervoso nello stomaco, non poteva credere di star vivendo quel momento: Frabio e Justin si erano appena conosciuti, e stavano parlando tra loro, come delle celebrità qualsiasi che si incontravano ad una qualsiasi serata di gala.
Justin non poteva immaginare che quell’uomo con cui stava scambiando gentilmente due parole, fosse il ragazzo del passato di Francis e di cui gli aveva parlato.
Fortunatamente le si avvicinò Alessandro che riuscì subito a strapparle una risata:
- Uè e c so sti fatt? Fai a brillant e t’appresient cu Justin Timberlake e manc mo fai cunoscer? (Ehi che sono queste cose? Fai la brillante e ti presenti con Justin Timberlake e nemmeno me lo fai conoscere?)
Justin, nonostante fosse preso dal parlare con Paolo, avendo abbandonato Fabio per scambiare due parole col fratello Cannavaro che conosceva di più, si accorse dell’arrivo di quel ragazzo e immediatamente si voltò a guardarlo con un sorriso forzato sul volto.
Non riusciva a capire che tipo di rapporto vi fosse tra lui e Francis, ma per qualche motivo sconosciuto per un momento né fu geloso.
Geloso del modo in cui riusciva a farla ridere.
- Justin…
La ragazza richiamò all’attenzione il suo ragazzo, dopo aver scambiato qualche risata col comico, poi cominciò a parlare in inglese spiegandogli chi fosse Alessandro, al ché Justin sembrò più tranquillo e fece con piacere la sua conoscenza, ma Alessandro continuava a far ridere la ragazza per i suoi atteggiamenti eleganti poco convincenti.
Dopo qualche minuto trascorso a chiacchierare con il suo amico e Justin, la ragazza si allontanò tirando con sé il cantante e dicendogli:
- Non vedo l’ora di presentarti Diego. Senz’altro avrai sentito parlare di lui… è il Michael Jordan del calcio… se non anche più mitico…
Justin ridacchiava seguendo l’entusiasmo della ragazza, ma poi l’afferrò per un braccio costringendola a fermarsi e le disse:
- Ehi… aspetta un attimo… ricordati che sono qui per conoscere i tuoi genitori…
Francis deglutì e restò a guardarlo per qualche attimo, mentre lui continuò parlando:
- … mi hai presentato tutto ma non loro.
Proprio in quel momento si vide spuntare tra la folla suo padre Aurelio e sua madre Jaqueline, la quale non riuscì a contenere la gioia che aveva nel rivedere sua figlia così bella ed in forma.
- Piccola!!
La donna le andò in contro e le due si strinsero in un tenero abbraccio tra madre e figlia, poi la donna si avvicinò a Justin e con gioia cominciò a parlargli in Inglese:
- Ehi… come stai, Justin? E’ davvero bello rivederti! Finalmente riusciamo a presentarci come si deve!
Mentre la madre avvolse in un inaspettato abbraccio Justin, Fran spostò lo sguardo verso suo padre che era sul punto di andarsene:
- Che fai, non ci saluti?
Gli disse con tono pungente, mentre lui alzò lo sguardo verso di lei, e sorrise sotto i baffi irritato:
- Sono così sorpreso della vostra presenza qui stasera, che neppure vi avevo visto…
Francis incassò il colpo sorridendo e abbassando lo sguardo per qualche secondo, poi si avvicinò a Justin e mettendogli una mano sulla spalla, gli disse:
- Justin, vieni… ti presento mio padre… eri così ansioso di conoscerlo…
Il ragazzo guardò stranito Francis, sembrò quasi allarmato dal fatto che potesse sfociare un litigio tra lei e il padre, ma poi una volta davanti all’uomo gli sorrise e disse:
- Felice di rivederla signor De Laurentiis, finalmente ci incontriamo in circostanze diverse dall’ultima volta…
- Intendi dall’incidente di mia figlia?
Esclamò in perfetto inglese l’uomo, con un tono freddo e distaccato, gelando Justin che non si aspettava di essere ricevuto in quel modo.
Francis guardò Justin a lungo come se avesse voluto rimproverarlo del fatto di aver insistito così tanto di poter conoscere suo padre che sapeva si sarebbe comportato male.
- Sì, intende proprio quel momento.
Aurelio spostò lo sguardo sulla figlia, e tra i due fu quasi come se ci fosse stato uno scambio di fulmini e saette con gli occhi.
Jaqueline si avvicinò al marito, e mettendosi sotto braccio dell’uomo, lo invitò ad essere gentile, a bassa voce.
L’uomo sorrise sotto i baffi, e si convinse ad “accettare” la presenza del ragazzo a quella serata.
- Beh è un onore anche per me averti qui stasera… goditi la festa, e spero che tu ne capisca qualcosa di Football europeo…
Quelle parole confusero Justin, che non riusciva a capire il motivo di così tanto astio nei suoi confronti, ma cercò di restare sorridente ai suoi occhi, mentre lui prendendo la moglie sotto braccio si allontanò, dicendo:
- Ora dobbiamo lasciarvi, la serata richiede la nostra presenza anche altrove…
- Ci vediamo dopo, cari… divertitevi…
Aurelio tirò via sua moglie e i due restarono soli.
- Non capisco… gli ho forse fatto qualcosa?
Francis continuò a tenere lo sguardo su suo padre, e con un sorriso amaro, rispose alla domanda del ragazzo:
- Sono io ad avergli fatto qualcosa, tu non c’entri… vuole solo trovare un modo per colpirmi lì dove sa che mi farà male…
- Non sapevo che il vostro rapporto fosse ridotto a questo stato… mi dispiace…
La ragazza non si volle abbattere, non adesso, non lì, non per come si era comportato suo padre.
- Dai, vieni… voglio che conosci Diego!
Francis si impose di farsi scivolare di dosso quella spiacevole parentesi col padre, e si presentò in fretta da Diego, tirando con sé Justin.
[…]
- Creo de adorar este chico… es muy simpatico, tambien parece de buena familia… sabes, no todos los vip son asi bien educados…
(Credo di adorare questo ragazzo… è molto simpatico, sembra anche di buona famiglia… sai, non tutti i vip sono così ben educati…)
Diego e Francis si trovarono un minuto a parlar da soli, mentre Justin si era allontanato per andare alla toilette.
La ragazza aveva presentato il suo ragazzo al campione di calcio, che le disse esattamente tutto ciò che avrebbe voluto sentirsi dire da suo padre.
Non trattenne un sorriso, e riprese a parlargli castigliano:
[Il dialogo d’ora in avanti continuerà in spagnolo, ma lo scriverò in italiano]
- Sei molto gentile, Diego, veramente… stasera mi hai detto tutto quello che volevo sentirmi dire da mio padre… però vabbè…
- Posso dirti una cosa?
- Certamente…
- Io sono qui sta sera non per volere di tuo padre… mi ha invitato Fabio… e sai perché sono felice di essere qui nonostante tuo padre? Per i Napoletani che sempre mi dimostrano il loro affetto… e per te!
Francis restò di sasso a quelle parole, non poteva crederci che suo padre non era stato il diretto ad invitare Diego.
Perché si stava comportando così? In tanti anni che lo conosceva, non l’aveva mai visto agire in quel modo, quasi non sembrava più lui.
Francis però, fu catturata dall’ultima frase dell’uomo ed alzando lo sguardo su di lui, non riuscì a non sorridergli:
- Per me?
- Ovvio!
- Posso chiederti perché?
Diego si stinse nelle spalle e disse:
- Non lo so con certezza, ma c’è qualcosa che mi lega a te… è il tuo carattere, il tuo modo di essere che mi fa venir voglia di restare in contatto con te.
L’uomo perse lo sguardo in un punto qualunque e abbozzando un sorriso disse:
- …Mi ricordi me da ragazzo… quando ero più giovane, quando anch’io avevo quella luce negli occhi, luce di determinazione, voglia di fare e di crescere, voglia di dimostrare a tutti di cosa sei capace. Hai talento da vendere, ma non lo venderai al miglior offerente, tu non ti vendi!
Francis non trattenne un sorrisino imbarazzato, e Diego si lasciò contagiare da quella risatina, continuando a parlare:
- E’ così! Sei a favore dei più deboli, non ami i potenti… lo vedo da come ti comporti con la gente… e se posso essere franco, mi stupisce il fatto che tu faccia parte di questa famiglia e che ci stia male se un uomo come Aurelio De Laurentiis ti tratti con disprezzo. Insomma…dovresti far sentire la tua voce e non sottometterti a lui, anche se è stato l’uomo che ti ha adottato…
Francis restò ad ascoltarlo con attenzione, come se stesse ascoltando un vecchio saggio, e quelle parole su suo padre diversamente dal solito, non le fecero ribollire il sangue nelle vene… non si sentì toccata, sembrava quasi che gli stesse dando ragione.
Era come se quell’uomo le avesse appena aperto gli occhi e adesso lei cominciasse a vedere davvero le come fossero realmente.
Stava per dirgli qualcosa, anche se la sua espressione del volto parlava da sola, ma la voce di suo padre rimbombò nel giardino in cui si stava svolgendo la cerimonia all’aperto:
- Posso avere la vostra attenzione, prego….?
Improvvisamente tutti tra la folla, si voltarono a guardarlo, e curiosi, cominciarono a far silenzio.
Aurelio si compiacque per l’attenzione di tutti, e sorridendo, allungò una mano verso sua figlia Valentina, che lo seguì stranamente in imbarazzo, avvicinandosi a lui per farsi cingere ad un fianco:
Francis accigliò lo sguardo stranita, cosa c’era di così divertente da dover comunicare a tutti? Cominciava davvero a non sopportare più quelle scenette tra Valentina e suo padre, iniziavano ad essere ridicole e fuori luogo.
Ma poi… ecco che le sue mille domande che le frullavano in testa, furono messe a tacere, e suo padre disse:
- Questa sera è una serata speciale per il calcio Napoli… per la grande famiglia azzurra, ma permettetemi di condividere con tutti voi la gioia che ha appena invaso tutta la famiglia De Laurentiis…
Davvero? E quando? Si domandò Francis, totalmente confusa e sorpresa da quelle parole. Nessuna gioia particolare l’aveva invasa, perché doveva sentirsi una totale estranea e non sapere niente di quella notizia misteriosa che tardava ad arrivare?
- Sono lieto e felicissimo di annunciarvi che mia figlia Valentina aspetta un bambino!
Un applauso si issò tra i presenti, ed Aurelio, alzò di poco il tono di voce per aggiungere:
- Il suo primo figlio… e il mio primo nipotino… o nipotina, chissà!
L’uomo si avvicinò alla figlia per darle un bacio sulla fronte, teneramente, mentre tra la folla volavano auguri e congratulazioni varie.
Era sparita, Francis era totalmente sparita… continuava ad essere presente in quel posto, ma con la testa non c’era più.
Era come se le si fosse sciolto il cuore in petto a quelle parole che sorprendentemente le fecero un male che non sarebbe stata in grado di descrivere.
Semplicemente si sentì morire.
Fu una notizia inaspettata, così tanto da lasciarla sotto shock.
Valentina sarebbe diventata madre… suo padre sarebbe diventato un nonno orgoglioso e protettivo, ma questo bambino avrebbe riconosciuto lei come sua zia?
Oppure lei stessa doveva cominciare a sentirsi estranea a quella famiglia, se aveva ricevuto quella notizia, come tale?
Diego la guardò e quello sguardo diceva più di mille parole, riusciva a leggerlo, riusciva ad ascoltare quello che le stessero dicendo: lei non faceva parte di quella famiglia, lei era diversa, non era una De Laurentiis e forse mai lo sarebbe stata.
Fu raggiunta da Justin che riuscì a liberarsi da alcuni curiosi presenti che l’avevano trattenuto con loro per qualche foto ricordo o qualche chiacchiera inutile.
Il cantante aveva appreso la notizia da qualcuno che gli aveva gentilmente tradotto il discorso di Aurelio.
- Ehi…
Si accorse subito che Francis non l’avesse presa bene, e tentò di catturare la sua attenzione per dirle qualcosa.
La ragazza però guardò Maradona, e sorridendogli con occhi colmi di lacrime, gli disse:
- Grazie, Diego…
Non fu necessario specificare il perché di quel grazie, non fu necessario dire a cosa si stesse riferendo con quelle parole, l’uomo capì.
Si voltò in direzione di Justin e disse:
- Andiamo via da qui.
Senza aspettare una sua risposta, lo prese per mano e cominciò ad allontanarsi assieme a lui che cercava di fermarla:
- Aspetta! Francis fermati!!
Riuscirono ad allontanarsi di poco, e la ragazza fu costretta ad arrestare la sua fuga e voltarsi in direzione del ragazzo, ma alle sue spalle vide sopraggiungere suo fratello Luigi con Michelle, che la guardava preoccupata.
- Fran! Dove stai andando? Ehi..?
Luigi confuso, guardava la coppia e spostò lo sguardo su Justin accigliato:
- Hai appreso la bella notizia?
Esclamò con entusiasmo Michelle, ma Francis rispose con toni sgarbati:
- Sì! Esattamente come l’hai appresa tu, Hunziker!
- Ehi… ma che ti prende?
Domandò Luigi infastidito dal tono inopportuno che utilizzò la sorella nei confronti della sua compagna.
Francis si voltò a guardarlo e sorrise beffarda, mentre finse di darsi una calmata, ma ecco che esplose una volta per tutte:
- Che mi prende? Hai il coraggio di chiedermelo, eh? Mia sorella è incinta e io vengo a saperlo come una semplice invitata ad una stupida festa?
I toni di Francis divennero così alti da catturare l’attenzione di tutti i presenti; improvvisamente tutti si votarono nella sua direzione con facce stupite, borbottando qualcosa a bassa voce, mentre lei continuava a dare di matto:
- Cosa c’è non avete avuto il tempo di dirmelo, oppure vi è passato di mente che anche io faccio parte di questa famiglia?
Luigi cercò di farle abbassare la voce, e gesticolando con le mani le disse:
- Abbassa la voce, Fran. Anche io l’ho saputo prima che potesse fare l’annuncio…
- Non provare a difenderlo! Non farlo! Smettetela tutti quanti! Sono stufa di subire un comportamento simile da parte sua! Non ho fatto niente per meritarmelo!
La ragazza sbraitava rabbia, e immediatamente si accorse che il padre le stava rivolgendo attenzione, guardandola con disappunto, assieme a tutti gli alti presenti:
- Eccolo, guarda, mi ha notato! Ehi, ciao papà! Come stai? E’ da un po’ che io e te non chiacchieriamo, non è così? …Più o meno da quando Emma è morta… Ah!... tra l’altro non mi hai mai chiesto come mi sentissi dopo la morte della mia più cara amica!
Fabio, tra la folla, trasalì a quell’affermazione, guardando Francis con sguardo serio, ma dentro ne soffriva.
Ricordava anche lui Emma, sapeva che fosse morta, sapeva ogni cosa, nonostante fosse sparito nel nulla.
Come lui, anche Paolo, Alessandro, Diego, tutti guardavano Francis perdere il controllo mente sfogava la sua collera verso il padre, che pietrificato non diceva una parola.
- Beh sai che ti dico? Non ho bisogno di un padre come te! Non ho bisogno di una famiglia che non ha bisogno di me!
Francis notò un cameriere pietrificato a pochi passi da lei, con un vassoio pieno di bicchieri con dello champagne dentro, smise di dare di matto e sorridendo ironicamente, si avvicinò a lui e prese un bicchiere.
- Salute! Tanti auguri a Valentina De Laurentiis per il suo bambino, sono certa che sarà un’ottima madre!
Fran issò il bicchiere verso gli invitati in segno di brindisi, e si portò il bicchiere alla bocca bevendo tutto d’un sorso il contenuto, poi in uno scatto d’ira scaraventò l’intero vassoio con i bicchieri a terra, riducendoli a pezzi.
Justin le tentò tutte per calmarla, ma neanche lui poté far niente per farla ragionare.
In fretta e furia, la ragazza si allontanò da quel posto, mentre Justin si scusò mortificato con Luigi e Michelle, dopodiché sotto suggerimento del fratello (che era visibilmente a stravolto per la scenata della sorella) la raggiunse e andò via da lì a bordo di un taxi.
[…]
- Prendi le tue cose, partiamo subito per l’America!
Arrivati a casa di Luigi, la ragazza non aveva alcuna intenzione di restare un minuto di più con i De Laurentiis o in quel che apparteneva a loro.
Justin cercava di farla ragionare, ma la ragazza era troppo fuori di sé per potergli dar conto.
- Francis, calmati adesso…
- Non voglio litigare anche con te, per favore non…
- Non litigheremo! Ma adesso calmati!
- Smettila di ripetermi di calmarmi!
Il ragazzo non mantenne più la calma, e andò verso di lei furioso:
- Ho detto che non litigheremo! Adesso basta!
Francis distolse lo sguardo da lui e socchiuse le labbra in una smorfia per cercare di non esplodere in un ennesimo attacco di rabbia, o peggio in un pianto disperato.
- Non ho capito cosa hai detto di preciso a quella festa, ma so che tu… hai ragione!
A quel punto Justin andò ad abbracciarla, e più la stringeva forte, più le trasmetteva il suo appoggio, che era tutto ciò di cui la ragazza avesse bisogno in quel momento.
Finalmente Fran si lasciò andare, e cominciando a piangere si strinse a lui in quell’abbraccio che sembrava non avere più fine.
[…]
Justin restò accanto alla sua ragazza, senza mai farla sentire sola in quel momento così difficile.
Fecero come aveva deciso, quella sera stessa partirono per l’America e Fran non fece più ritorno in Italia.
Avvisarono Nina e Joe della loro partenza, con la promessa che gli sarebbe stato spiegato tutto quando si sarebbero ritrovati tutti sul suolo Americano.
[…]
Continuava a ricevere telefonate da parte di suo fratello Luigi, sua madre, anche Edo provò a mettersi in contatto con lei, ma lei non voleva più sentir parlare dei De Laurentiis.
Prese un importante decisione, d’ora in avanti per gli altri non si sarebbe più chiamata Francis De Laurentiis, ma per tutti nel mondo dello spettacolo sarebbe stata Francis Emm (il suono della M pronunciato in inglese che risuonava proprio come l’abbreviazione del nome della persona più importante della sua vita: Emma Senese.)
[…]
Francis in America ritrovò la sua amica Chenille, ritrovò Timbaland, Jay, Eddy, perfino Mike le era mancato.
Tutto tornò come in precedenza: il tour riprese, e con esso anche la sua carriera da ballerina.
La giovane ragazza cominciava a far parlare di sé sui media, tra la gente e gli amanti del gossip, non solo del suo incredibile talento di ballerina, ma anche e soprattutto per la sua ormai salda storia d’amore col noto cantante.
[…]
Il 15 Agosto del 2007 tornarono ad esibirsi lì, a New York al Madison Square Garden.
Francis era rientrata nel giro di esibizioni, e sembrava non avere più problemi al ginocchio quando ballava, ma quella sera non sembrava affatto essere così.
Era da tutta la mattinata che aveva dolore al ginocchio, ma fu brava a non farlo notare né alle sue amiche, e amici ballerini, né tanto meno a Justin.
Indossò la fascia da tutore che conservava per momenti come quelli, e la coprì col pantalone d’esibizione.
Pregò chiunque ci fosse nei cieli, affinché non le succedesse nulla di spiacevole durante lo spettacolo, e tirò su un sorriso che mascherava il suo dolore incessante.
[…]
- Ehi… allora è tutto chiaro per quando balleremo “Like I Love You”?
Justin andò a cercarla nel camerino dove i truccatori si stavano occupando del trucco dei ballerini, e volle assicurarsi che fosse pronta.
Quella sera, era riuscito a convincerla ad eseguire un ballo a due durante l’esibizione del brano che li aveva fatti conoscere anni prima.
Era certo che avrebbe fatto bene alla notorietà della sua ragazza, la cui cresceva di giorno in giorno, soprattutto in campo artistico e non solo in cronaca rosa.
Francis lo guardò e gli sorrise non appena lo vide avvicinarsi, mentre la truccatrice cercava di finirle il trucco.
- Ehi…
Gli rivolse un sorriso, che quasi fece sbavarle il rossetto.
- Aspetta… Fran, sta ferma…
La truccatrice cercava di tenerla ferma per terminare la sua “opera”, ma la ragazza non riusciva a mantenere una postura o un’espressione normale, quando nei paraggi vi era Justin, soprattutto se era vestito con giacca e cravatta pronto ad esibirsi.
Justin ridacchiò guardando la truccatrice, che quasi tenne Francis legata alla sedia per finire di applicarle il rossetto su quelle sue grandi labbra carnose.
- Teresa, sono… capace di … mettermelo da sola… il…rossetto…
La ragazza cercò di parlare mentre aveva la bocca semi aperta in una smorfia adatta per applicare correttamente il rossetto.
- Aspetta, aspetta… ho finito, giuro….
La ragazza passò un altro strato di rossetto rosso, poi si allontanò da lei, liberandola dalla sua presa quasi ferrea.
- Ecco fatto… ora puoi andare…Fiuu…
Si passò una mano sulla fronte dopo aver impiegato troppa fatica per completare il trucco sulla ragazza, poi si rivolse a Justin, mentre Fran si dava un’ultima aggiustatina ai vestiti.
- Ti prego, la prossima volta aspetta che il trucco sia finito prima di venire a cercare questa piccola peste.
- Ehi…!!!
Esclamò Francis, fingendosi offesa, mentre Justin se la rideva accompagnato da Teresa, che a quel punto li lasciò soli, lanciando uno sguardo scherzoso a Fran che le fece una smorfia.
- Hai fato i capelli lisci?
- Non mi stanno bene?
- No, no… non volevo… stai benissimo!
Francis si guardò allo specchio, e aggiustandosi i capelli, provò a convincersene, poi calzò sul capo il cappello che le regalò lui e che non dimenticava mai di indossare durante ogni esibizione.
- Adesso stai davvero bene!
Esclamò lui, sorridendole mentre annodava la cravatta, e lei si voltò per aiutarlo, mentre sorrideva alla sua affermazione; poi disse:
- Anche tu sei bellissimo…
- I passi li ricordi?
Francis alzò un sopracciglio e lo guardò offesa:
- Come sarebbe a dire? Ti ricordo che ogni passo l’ho pensato io.. mio bel signor cantante…
Justin ridacchiò e le diede un rapido bacio sulla bocca, prima di correre via per prepararsi ad entrare in scena.
- Ci vediamo sul palco, Electric Lady.
Le fece l’occhiolino e si dileguò passandosi due dita sulle labbra per togliersi il residuo di qualche macchia di rossetto, mentre Teresa gli urlava dietro:
- Il rossetto!!!! Justin!!!
Sospirò pesantemente, mentre gli altri ridacchiavano per l’accaduto, poi si diresse verso Francis per aggiustarle il rossetto.
- So come si mette un…
- Ahh… sta zitta, sai!!
- Ok…
Disse la ragazza, arrendendosi, spaventata all’idea che potesse poter ricevere una solenne bastonatura da parte della truccatrice ormai isterica.
[…]
Il momento dell’esibizione di “Like I Love You” arrivò, e a Francis cominciarono a tremare le gambe.
Era sempre molto agitata ogni volta che doveva trovarsi su quel palco, soprattutto in un esibizione solitaria con Justin.
Prima di metterci piede, con ancora le luci spente, ebbe una forte fitta al ginocchio che quasi la fece urlare dal dolore, ma non poteva arrendersi proprio adesso che era arrivato il momento che aspettava da tutta la serata.
Il Madison Square Garden era colmo di gente, e le urla la stordivano.
A luci spente, sia lei che Justin si posizionarono sul palco, l’uno distante dall’altro.
Il cantante aveva la chitarra che gli aveva regalato lei, e cominciò ad intonare le prime note della canzone, e un raggio di luce lo illuminava dall’alto mentre il pubblico si lasciò ad andare ad un urlo assordante.
Al ché la luce si spense di nuovo, per poi riaccendersi, sempre sul cantante, alla seconda schitarrata.
Justin cominciò a cantare e l’intera band iniziò a suonare, lasciando il palco al buio, con Francis immobile in un punto di esso, che provava a concentrarsi sull’esibizione dimenticando il dolore.
Ad un certo punto Justin esclamò:
- New York, let me hear you!!!!
E in quel preciso istante le luci illuminarono il palco, e si vide Francis cominciare a muovere qualche passo, della storica e famosa coreografia del video del cantante che lei stessa aveva ideato, e le urla del pubblico assordarono tutti, nel vedere la coppia esibirsi insieme da soli su quell’enorme palco.
Francis era una bambola tra le mani di Justin, che la faceva muovere a suo piacimento, per poi avvicinarsi al suo volto dopo una giravolta rapida, e cantarle la frase:
- I just wanna love you baby…
Mandando in delirio i migliaia di fan presenti a quella serata.
Poi dopo averle sorriso con malizia, disse:
- Turn the lights off (spegnete le luci)
E così fu. Le luci si spensero mentre lui e Francis si sorridevano in quel modo così malizioso da mandare in delirio i fan, che si lasciarono andare ad urla incontenibili, Non appena le luci si spensero, lui ne approfittò per baciarla, e lei non si tirò indietro. Soltanto in quel momento in cui le loro labbra si incontrarono riuscì a non sentir più male al ginocchio.
Quando le luci si riaccendevano i due si esibirono in un breve passo hip hop insieme sulle ultime note della canzone.
In quel momento, Francis ebbe uno strappo al ginocchio e strinse i denti cercando di non piangere per il forte dolore, ma gli occhi le si riempirono di lacrime da soli.
Aveva sforzato troppo il ginocchio ultimamente e purtroppo sembrava essere messo male.
Fortunatamente però, quella fu l’ultima canzone in cui dovette esibirsi, e poté tornare in camerino per massaggiarsi il ginocchio come le aveva
Justin la cercò ovunque quando rientrò nel backstage per cambiarsi d’abito ed esibirsi nelle ultime due canzoni, ma Francis era sparita di corsa tra i ballerini.
[…]insegnato il massaggiatore Salvatore Carmando, per le situazioni d’emergenza come quelle.
Chenille invase il suo camerino per complimentarsi con lei, col suo infinito entusiasmo, ma vide che stesse piangendo dal dolore, mentre si toccava il ginocchio e subito il suo entusiasmo si spense, dando spazio ad ansia e preoccupazione:
- Bella, che ti succede??? Ha preso una storta, un falso movimento? Che è successo? Chiamo un dottore!!!
- No, Chenille!!! Ferma!!!
La ragazza riuscì a fermarla in tempo, prima che uscisse dal camerino:
- Chiudi la porta, ti prego, va già meglio, lo giuro!! Non far… chiudi la porta!!
Le gesticolava con enfasi la ragazza, mentre aggiungeva:
- Non far sentire Justin! Ti prego, Chenille, vieni qui!!
Chenille fece come le chiese, ma con poca convinzione, e preoccupata le si avvicinò:
- Bella, non sottovalutare questo dolore, potresti peggiorare le condizioni del ginocchio.
- Non lo farò, tranquilla… facciamo solo passare questa serata, non roviniamola a Justin e agli altri. Prometti di non dir niente a nessuno?
Chenile sospirò, e guardò Francis con poca convinzione, poi si arrese e disse:
- E va bene… lo prometto…
- A nessuno, Chenille!
- Sì, ok, ok a nessuno, bella, sta tranquilla! Ma ora smettila di lacrimare o mi si comincerà a spezzare il cuore e correrò da Justin a dirgli tutto per chiamare un medico!
- No! Per carità, no!
Francis si affrettò ad asciugare le lacrime e poi cambiò argomento mentre continuava a massaggiarsi lentamente il ginocchio.
- Ehi… ma… MamaSu? La piccola? Ti ha più chiamato per quella casa?
- Sì… proprio oggi pomeriggio, ma dice che costa troppo…
- Quanto vogliono per una casa a Los Angeles?
- Considera che è in un quartiere molto benestante…non lontano dal mare, e poi beh… oggi giorno i prezzi sono questi se vuoi una casa a due piani proprio in quella zona…
Francis ridacchiò guardando l’amica, poi disse:
- Va bene, Chenille, ho capito… ma il prezzo?
- Ottantamila…
- OTTANTAMILA DOLLARI?
- No, biscottini… certo. Dollari, dollari!
- Cazzo!
- Amen!
- Chenille!!! È per caso la casa di Brad Pitt? Ottantamila dollari???
- … come ti ho già detto, sono andata a vederla anch’io ad agosto e credimi, Fran, è un sogno!!
Esclamò con un espressione sognante la ragazza, lasciando sorridere Francis mentre la guardava, ma poi la interruppe e le disse:
- Beh dev’esserlo per forza se richiedono tutti quei soldi…
- Ha la piscina! Sia fuori che in casa! Ti rendi conto? Una piscina in casa!!!
Francis scoppiò a ridere, non aveva mai visto Chenille così felice per qualcosa di materiale, quella casa sembrava averla stregata.
Il sorriso man mano le andò sparendo dal volto, mentre un’idea prendeva spazio nella sua testa.
- Ascolta… quanto hai detto che vi manca per arrotondare alla cifra?
- Beh…
Chenille si mise una mano su un fianco e cominciò a gesticolare con l’altra con movenze che le ricordavano ogni volta le classiche ragazze del Bronx.
- …io e Mike avevamo messo ventimila dollari a testa sul conto di famiglia…
- Sono quaranta… quindi vi manca la metà…
- Esatto… al momento Justin non ci ha ancora pagati e per fare un altro versamento ci vorrà del tempo, e non ne abbiamo.
- Perché?
- Beh perché quelli della casa ci hanno chiesto un anticipo di cinquantamila se vogliamo bloccare la casa e poi aggiungere la cifra mancante nel giro di un mese, per dare il via al trasloco…
- Mh… capisco, e… entro quando dovreste dare questo anticipo?
- Almeno due settimane… ma è tutto inutile…
Disse sconsolata la ragazza, ma Francis continuò ad informarsi a riguardo:
- E invece per fare un rimborso in banca quanto tempo ci si impiega?
- Beh per una cifra del genere almeno una…
- Allora dì a quelli della casa di bloccarla… metterò io i quarantamila mancanti.
Chenille quasi fu colpita da un infarto a quelle parole, e con occhi fuori dalle orbite, esclamò:
- Che cosa? No! Non esiste! Tu non…
- Oh, avanti Chenille!
- Oh avanti Chenille un cavolo! Stiamo parlando di cinquantamila dollari, non se ne parla! No! Non esiste! No!... No!!!
- Chenille!
Francis si alzò lentamente e le si avvicinò mettendole le mani sulle spalle mentre le parlava guardandola negli occhi:
- Non dimenticarti che lo stai facendo per tua figlia e tua madre… per dar loro una vita migliore. Glielo devi! Lo devi a tua madre perché è riuscita a crescere te e Mike nonostante la scomparsa di vostro padre… in più si occupa di tua figlia permettendoti di realizzare questo tuo sogno di ballare…
- Credi che non lo sappia?
Sussurrò la ragazza, distogliendo lo sguardo da lei e cominciando a commuoversi.
Francis insistette e disse:
- Allora lascia che versi io i soldi mancanti, lascia che vi aiuti. Voi l’avete fatto con me senza neanche conoscermi… si tratta soltanto di soldi, Chenille!
- Cinquantamila dollari non sono solo dei soldi…
- Non sono niente se lo paragoniamo a quello che in cambio mi avete dato voi… tu, MamaSu, la piccola Anaya… Mike…
- Non posso lasciartelo fare, bella…
- Perché no???
Disse in tono leggermente alterato Francis, mentre la scuoteva per le spalle e la lasciava andare subito dopo.
- Sono troppi soldi… ma poi tu neanche ce li hai!
- Che ne sai? Li ho, e con o senza il tuo consenso li verserò sul vostro conto!
- Francis!
- Chenille!
Francis le sorrise, dopo aver finto di incazzarsi, e riuscì a strappare un sorriso a Chenille per qualche secondo.
- Francis… se cerchi il mio consenso non l’avrai mai…
- Cerco soltanto la felicità tua e della tua famiglia…
Le disse diventando seria per poi rivolgerle un dolce sorriso che commosse Chenille, la quale le andò incontro per abbracciarla e stringerla forte.
Fran dimenticò il dolore al ginocchio, e mentre le due amiche si stringevano in quell’abbraccio sincero, la porta del camerino si aprì ed entrò Justin.
- Ehi…
Chenille ancora abbracciando Fran, vide il ragazzo entrare, poi sciolse l’abbraccio permettendo all’amica di rivolgersi al suo ragazzo, che a quanto pare non era solo; infatti dietro di lui spuntò la sua amica attrice Jessica Biel.
Fran si stupì della sua presenza, e guardò accigliato Justin per un attimo, poi si sforzò di sorridere in direzione dell’attrice mentre andava a salutarla.
Senza accorgersene, nel camminare zoppicava un po’ sul lato della gamba destra.
- Ehi… non sapevo ci fossi anche tu…
Jessica la salutò con due baci sulla guancia, poi accigliata guardò Justin:
- Non te l’ha detto? … Credevo lo sapesse…
- Non ho avuto tempo di dirglielo.
Esclamò il cantante con risolutezza, poi aggiunse stringendosi nelle spalle:
- …beh adesso lo sa.
Si voltò in direzione di Francis ancora sorridendo e disse:
- Tutto bene?
La ragazza si sforzò di sorridergli, ma non ne aveva alcuna voglia; non amava quando non le venivano dette le cose… poi Jessica non rientrava tra le sue dieci persone preferite al mondo, ma si sforzava di andarci d’accordo per bene di Justin.
- Sì… benissimo… soltanto un po’ stanche… vero Chenille?
Fran cercò supporto dall’amica, che quando fu chiamata in causa sbarrò gli occhi sentendosi sotto pressione, e con tono poco convincente disse:
- Sììì… tutto fantastico!
Fran si voltò a guardarla interrogativamente, aveva chiesto aiuto alla persona sbagliata, Chenille non era brava a mentire.
Justin ridacchiò e si avvicinò a Jessica.
- Jessica ci ha invitati tutti fuori per bere qualcosa ad un locale qui vicino. Ci sono stato spesso, anche con lei… vi unite a noi, vero?
“Ci sono stato spesso anche con lei” ??? Sul serio l’aveva detto? – pensò Francis -
Chenille guardò Francis in attesa di una risposta, e Justin seguì lo sguardo della ragazza verso Fran che sembrò sotto pressione:
- Ehm… veramente…
- Dai non tiratevi indietro!
Jessica si intromise cercando di convincerle, e Chenille quasi sotto ipnosi, disse:
- Ok… veniamo.
Francis le rivolse uno sguardo accigliato, con una grossa voglia di ucciderla, ma dovette fingere di sorridere, ed accettare l’invito della ragazza.
- Vi aspettiamo allora… oh! Chiedete anche a Jay, Eddy e Mike se vogliono unirsi a noi…
Justin sembrava ansioso di andar via, e nel dire quella frase si avvicinò alla porta aprendola.
- Sbrigatevi, dai…
Fece un occhiolino in direzione di Fran, poi accompagnato da Jessica, uscì dalla camera ridacchiando per qualcosa di incomprensibile.
- Ti ammazzo!!
- Ehi, sta calma, bella. Lo sai che non sono brava in queste cose…
- Ora come faccio? Dovrò tenere su questa fascia se voglio camminare senza dover somigliare ad una vecchietta con problemi alle gambe.
- Allora metti un jeans che copra tutto…
Francis lanciò uno sguardo assassino all’amica, e sospirando senza voglia si allontanò per andare in bagno.
- Ti odio!
Chenille abbozzò un sorriso per farsi perdonare, poi quando la vide rinchiudersi in bagno, le urlò:
- Scusaaa!!!!
[…]
Francis indossò un jeans stretto con qualche strappo sulla gamba sinistra, e sfumatura nel bianco su entrambe le cosce. Il jeans le calzava stretto lungo le gambe, e al piede portava dei decolté color fango, con sopra una maglia bianca calzata larga ed infilata nel jeans, che le donava un look molto casual.
Le maniche della maglia le aveva risvoltate fino a metà braccio, con i capelli lisci sciolti sulle spalle, con un trucco semplice sugli occhi e sulle labbra.
Chenille indossava una gonna corta nera con degli stivali lunghi sino a sopra le ginocchia, con tacco a spillo e una canotta nera e un cappotto dello stesso colore, che arrivava giusto all’altezza della gonna.
- Wow… belli questi stivali. Dove li hai presi?
- Ti piacciono?
- Amo gli stivali, da sempre…
- Questi li ho presi a Los Angeles… mi sono costati un occhio della testa, ma sono fantastici!
- Concordo… ti costringerò a prestarmeli, me lo devi dopo il casino che hai combinato stasera.
- Eddai perdonami!
- Prestami gli stivali, poi vedremo…
- Anaya sarebbe stata più comprensibile.
Disse con seccatura la ragazza, mentre Francis si fingeva ancora offesa.
Una volta raggiunti Justin e Jessica, si ritrovarono anche con Eddy e Jay che erano vestiti davvero bene:
Eddy, il più carino, indossava un pantalone nero a vita bassa, con una camicia azzurra a quadrettini che fuoriusciva appena dal pantalone, e sbottonata di alcuni bottoni. Si era fatto crescere i capelli, e li aveva curati lisci e non alla afro come Jay, e portava qualche ciuffo selvaggio in avanti, era davvero bellissimo.
Jay d’altro canto risultava anche lui molto ben curato, col suo solito look hip hop: jeans largo di coscia, nero ed una canotta nera con un collana a catenina d’oro che scivolava lungo i suoi pettorali, un berretto sul capo e scarpette ai piedi.
Justin era bellissimo nel suo look casual ma anche un po’ sportivo: indossava un jeans scuro a vita bassa, cinta di pelle nera, con una camicia nera che spuntava dai jeans, una cravatta dello stesso colore, ed indossava un paio d’occhiali da vista con montatura nera. A volte portava gli occhiali per non stancare troppo gli occhi.
Anche lui, come Francis, aveva fatto i risvolti alla camicia fino a metà braccio.
Era lì a chiacchierare e a ridere con Jessica, in attesa del loro arrivo.
- Che bella…
Sussurrò Francis con un filo di voce difficile quasi da percepire.
Jessica indossava una gonna nera a vita alta, con una maglia che fuoriusciva da essa bianca con piccole strisce nere. In testa calzava un cappello vistoso grigiolino, e alle orecchie portava dei grandi cerchi d’argento sottili.
Chenille sentì le parole di Francis e si voltò a guardare prima l’attrice, poi lei, notando che avesse qualcosa nel suo sguardo diverso dal solito: come se avesse paura di qualcosa.
Comprese, grazie ad un intuito femminile che potesse essere un piccolo calo di autostima, così si affrettò subito a dirle:
- Tu sei più figa!
Si strinse nelle spalle con risolutezza, e raggiunse Eddy e Jay per salutarli fraternamente come faceva da quando li conosceva.
Fran abbozzò un sorriso, ma non smise di essere agitata, finché Justin non si accorse di lei e si avvicinò:
- Ehi… allora, andiamo?
La ragazza lo guardò per qualche secondo, poi dopo attimi di silenzio, gli disse:
- Andiamo…
- Ehi zucchero! Sei uno schianto!!!
Jay le si avvicinò per darle il cinque, che era il suo modo di salutare chiunque, e la ragazza immediatamente riacquistò il buon umore, andando a salutarlo con un enorme sorriso sulle labbra.
Justin li osservò da lontano, sforzandosi di sorridere a quella scenetta, il comportamento strano di Fran, non lo convinceva, ma preferì non pensarci.
Così raggiunsero il locale a bordo di una limousine affittata dalla stessa Jessica.
Era davvero un posto molto carino, somigliava ad un locale in cui era stata con suo fratello Edo in passato, molto di lusso e affollato, dicevano che fosse molto frequentato dalle celebrity americane.
Grazie alla presenza e al nome potente del cantante, ottennero una delle migliori postazioni del locale, in una zona di privé, con divanetti di pelle neri, tavolini e drink di qualsiasi tipo, con vista sulla pista da ballo e posizione dj.
[…]
- Ok, io vado a scatenarmi in pista, chi viene con me?
- Non ti sei scatenato abbastanza allo spettacolo, Ed?
Disse ridacchiando Justin mentre si metteva seduto accanto a Francis, e lo guardava curioso.
- Ha ragione, bello… dai siamo appena arrivati, bevi qualcosa prima.
Eddy guardò Chenille, e poi si sfregò le mani guardando gli altri, disse:
- Non riesco a bere se prima non faccio quattro salti, allora? Chi è con me?
Il ragazzo guardò di rimando Jay, ma soltanto Francis gli rispose alzandosi da quel divanetto:
- Sono d’accordo con lui…
Si strinse nelle spalle e guardando tutti gli altri si avvicinava all’amico ed aggiunse:
- Ci trovate in pista… voi cominciate pure a brindare a questa serata.
Eddy la guardò con un sorrisetto sotto i baffi compiaciuto, e assieme a lei si diresse in pista.
[Canzone consigliata Nelly ft, Fergie-Party People]
I ragazzi sembravano essere sincronizzati nei passi, e ballarono sulle note di una nota canzone del momento, dei passi hip hop degni di una crew che gareggiava per strada tra bande, tanto da catturare l’attenzione dell’intero locale, che si accerchiò attorno a loro per ammirare i loro passi di danza sincronizzati alla perfezione con la musica e con le parole della canzone.
Jay sembrava imitare il cantante in questione (Il rapper Nelly) e Francis invece imitava la parte cantata di Fergie, con sensuali movimenti di bacino molto vicina al corpo scultoreo del ragazzo.
Era tutto inutile, Francis riusciva a calmare ogni suo malessere o malumore soltanto col ballo, e improvvisamente dopo quella “esibizione” improvvisata e assolutamente non voluta, cominciò a sentirsi meglio anche per quanto riguardava il ginocchio.
Gente tra la folla cominciava a riconoscerla e il suo amico Eddy l’affiancava in quel ritorno in gloria nella zona del privè con Justin e gli altri, mentre tra la folla spuntò un’altra persona che sembrava averla riconosciuta.
- Ehi, tu…
Francis fu fermata da un braccio da qualcuno tra la folla, e voltandosi notò quest’uomo alto, moro col pizzetto e sopracciglia folte.
Lo aveva già visto, ma non riusciva ancora a focalizzare bene, finché non fu illuminato da una luce passeggera da discoteca, e ricordò subito chi fosse.
- Ma tu sei…
L’uomo sorrise, e portandosi una mano sul pizzetto, le si avvicinò e disse:
- Sono proprio io…
- Oh, cazzo…
Esclamò Eddy con occhi sbarrati mentre si ritrovò quel noto attore d’avanti, il quale non trattenne una risatina divertita mentre spostava la sua attenzione sul ragazzo:
- Colin Farrell…
Sussurrò ancora sorpreso, Eddy mentre Francis accigliò lo sguardo e disse:
- Noi due… ci siamo già visti…
- Vi.. vi conoscete?
Esclamò vistosamente sorpreso Eddy, mentre Colin sorrideva osservandoli.
- In realtà…
- Ci siamo conosciuti in una serata come questa qualche annetto fa… vedo che non porti più i capelli da maschietto.
Sembrava che i due stessero flirtando per il loro modo di sorridersi, poi lui aggiunse:
- …Beh devo ammettere che anche così stai benissimo…
Eddy sembrava confuso e alternava lo sguardo da lui a lei, mentre Francis abbassava lo sguardo leggermente in imbarazzo per quei suoi occhi addosso invadenti.
- Piacere di conoscervi, comunque. Io sono Colin…
L’uomo tese una mano verso Francis, curioso di conoscere il suo nome, lasciando Eddy ancora più confuso.
Ma non avevano detto di conoscersi? – pensò tra sé e sé -
Francis alzò lo sguardo su di lui, poi sulla sua mano, e sorridendogli gliela strinse in segno di saluto.
- Francis…
L’uomo le rivolse un’ennesima occhiata maliziosa, sembrando apprezzare quel nome grazioso, poi guardò Eddy.
- Lui dev’essere il tuo fidanzato… molto piacere.
Eddy lo guardò e mettendosi una mano sul petto, sfoggiò il suo sorriso migliore e disse:
- Oh… no, no, non sono io il suo fidanzato…
- In realtà lui è il mio amico Eddy.
- Oh… bene.. piacere di conoscerti Eddy.
Sembrò che per qualche motivo sconosciuto, Colin fosse contento di sapere che quello era soltanto un suo amico.
- Signor Farrell posso scattarmi una foto con lei? La prego!
- Chiamami Colin, Eddy…
Eddy euforico, tirò via dalla tasca il suo cellulare e chiese a Francis di scattar loro una foto insieme.
I ragazzi restarono a chiacchierare per un po’ insieme, finché Eddy non ritrovò un suo vecchio amico del Bronx in quel locale, e ci finì a parlare insieme, lasciando soli Colin e Francis, mentre al bancone consumavano qualche drink.
- Insomma… ho saputo che sei una famosa ballerina… e quando ti ho visto non potevo crederci… insomma quanto tempo sarà passato da quella sera?
- Uhm… esattamente due anni, quasi tre…
- Quindi ho fatto colpo… se ricordi esattamente quanto tempo è passato…
L’attore ridacchiò, mentre dava un altro sorso al suo whiskey, e Francis si fece sfuggire una risatina, poi disse:
- Beh.. ero in licenza quel periodo… e ho finito il mio servizio militare più di un anno fa… quindi i conti tornano. Ma.. sì hai fatto colpo, soprattutto il tuo amico travolto dalle tette di quella fan accanita…
Francis si lasciò andare ad una risatina, poi aggiunse:
- A proposito, stasera dov’è? Spero non sia ostaggio di qualche altra malcapitata…
Colin si lasciò sfoggiò un risolino ricordando l’episodio, poi disse:
- No, no… lui è impegnato in altro ora come ora… ma aspetta un attimo: hai detto servizio militare? Sei un soldato?
- Più o meno…
- Hai qualche altra risorsa nascosta? Sei bellissima, una ballerina di successo, adesso scopro che sei “più o meno” un soldato… cosa bisogna aspettarsi da un tipino come te?
Francis abbassò l sguardo sorridendo, mentre afferrò il bicchiere col suo Martini, ed imbarazzata non rispose a quelle parole, ma bevve un sorso.
- Colin???!!!
L’attore si allungò a guardare alle spalle di Francis e vide spuntar fuori Jessica che si avvicinava ai due, dopo averli guardati con sospetto per qualche secondo prima di intromettersi nella loro conversazione.
I due attori sembravano conoscersi molto bene, soprattutto dal modo euforico che ebbero nel salutarsi affettuosamente.
Francis improvvisamente si sentì esclusa e di troppo in quella situazione, tanto da avere l’impulso di alzarsi ed andare via, dopo che i due trascorsero minuti interminabili a parlare tra loro.
Alzando lo sguardo, notò Justin parlare con qualcuno del locale nella loro zona privé , e si chiese perché quella serata fosse finita in quel modo tra loro due.
Insomma: invita Jessica senza dirle niente, la costringe ad uscire con loro, e forse nell’unico momento piacevole della serata in cui si stava concedendo due chiacchiere con quell’attore ritrovato dopo tanto tempo, adesso era finita come una sciocca signora invisibile senza aver avuto nemmeno uno straccio di dialogo col suo fidanzato, che sembrava non notare la sua presenza in quella serata.
[…]
Fran alla fine decise di tornarsene da Chenille e Jay, ma mentre camminava tra la folla, facendosi spazio, un episodio singolare accadde.
La gente era incontenibile, e molti le si buttavano addosso senza accorgersene, mentre “ballavano” a suon di musica assordante.
La ragazza stava attenta al ginocchio e a non essere calpestata da qualcuno, ma ecco che un ragazzo, visibilmente ubriaco, si scaraventò addosso a lei, facendo cadere non solo Francis, ma anche altre due ragazze, e nel caderecadere qualcuno si aggrappò a lei strappandole dal collo la collana che le aveva regalato Justin e che non aveva mai tolto sino a quel momento, da quando gliel’aveva regalata.
Nel cadere, non solo la collana andò dispersa, ma il ragazzo le cadde addosso facendole un male cane con le ossa del gomito e delle gambe.
Ricevette una forte botta sul ginocchio da una delle ragazze che caddero insieme a lei, e quasi temette di non poterlo più muovere.
La paura di aver perso la collana, però fu più forte del dolore al ginocchio, e furiosa cercò di rialzarsi, spingendo via gli altri.
Una volta in piedi vide il ragazzo ancora stonato che tra le mani stringeva quella collana, senza neanche accorgersene.
Francis quasi cacciò del sangue dagli occhi per quanto fosse furiosa, così presa da un attacco d’ira afferrò per il colletto della maglia il ragazzo e gli diede un violento pugno sull’occhio, facendolo cadere di nuovo a terra.
- RIDAMMI LA COLLANA, COGLIONE!!!
Il ragazzo era troppo andato per poter far qualcosa, così Francis gli si avvicinò e con violenza gli strappò di mano la collana e prima di andarsene gli diede un calcio in un fianco.
Mezzo locale aveva assistito a quella scenata di violenza, compresa Jessica, Justin e gli altri, che agghiacciati non sapevano cosa fare.
Francis uscì fuori da quel locale, e immediatamente in rete cominciarono a girare voci su di lei che la descrivevano come una isterica e pericolosa violenta.
[…]
Non fu un periodo facile per la ragazza, ma almeno la gioia di aprire ed inaugurare la sua scuola di ballo, le ridiedero il sorriso che aveva perso da un po’, soprattutto perché vi fu un boom di iscritti inaspettato.
Con la sua famiglia aveva chiuso i rapporti da ormai qualche mese, e le cose con Justin proseguivano abbastanza bene anche se con alti e bassi.
Il cantante e la ballerina erano così acclamati dal pubblico mondiale, che decisero di esibirsi insieme agli MTV Awards di quell’anno, in un numero diverso dal solito.
Il cantante non si esibì in canzoni del suo nuovo album, ma d’accordo con la sua amata, decisero di omaggiare il loro idolo Michael Jackson, impersonandolo in coreografie come quelle di Thirller, Billie Jean, e Dangerous.
Justin cantava queste cover, e assieme alla ragazza si esibì in coreografie eseguite così bene da meravigliare critica e giornali.
La stampa li aveva sopranominati i “Little Jacksons” e vi fu un periodo in cui la coppia si esibiva ad eventi musicali nei loro numeri del noto cantante, deliziando l’intero mondo della musica e i suoi appassionati; ma…


[Continua...]

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Capitolo 33
*** ● Che Fine Ha Fatto Francis? ● ***


UN ANNO DOPO

È passato un anno da quella sera del concerto a New York al Madison Square Garden, Francis e Justin non stanno più insieme dal Maggio 2008, si sono lasciati ed il motivo della loro rottura è tutt’ora ignoto al grande pubblico, soltanto i diretti interessati sanno cosa sia realmente accaduto.
Francis non ne aveva fatto parola con nessuno, neanche con i suoi più cari ed intimi amici si era confidata, era un peso che portava dentro di sé, un segreto che non riusciva a rivelare.
I questi anni Francis De Laurentiis, meglio conosciuta come Francis “em” è diventata una persona differente da quella che era in passato:
Subito dopo la separazione col cantante, la ragazza si era chiusa in sé stessa nel vero senso della parola, non parlava più con nessuno, né voleva vedere nessuno, preferiva la solitudine attorno a sé.
Provò a concentrarsi sulla sua carriera da ballerina, che con la scuola aperta a Napoli aveva spiccato il volo, soprattutto a livello internazionale; ma non riusciva a pensare o a far nulla di costruttivo, al contrario era in fase di distruzione.
Chenille, Nina, Jay, Eddy, Mike, MamaSu, tutti cercarono di starle accanto in quel momento così difficile per lei, ma nessuno poté far niente per farla star meglio.
La rottura con Justin l’aveva devastata, lasciandole un vuoto nell’anima e nel cuore che nessuno e niente era in grado di colmare, neanche il ballo.
Così, decise di prendersi un anno sabbatico per cercare di ritrovare sé stessa e sparì dai radar dei suoi conoscenti, lasciando una lettera indirizzata ai suoi amici, che diceva:
“Ho bisogno di ritrovare me stessa, di starmene per conto mio. Non so quanto mi ci vorrà, forse qualche mese, o qualche anno, vi prego non cercatemi. Non ho telefoni con me, né un indirizzo dove potrete trovarmi. Rispettate questa mia volontà, e lasciatemi andare. A presto. F.”
[…]
Era tornata nella sua terra, in Argentina, aveva fatto un lungo viaggio prima di arrivarci: era partita dal Brasile, passando per il Venezuela, la Giamaica, Cuba, Santo Domingo, Messico, ma nessuno di quei posti la fece sentire a casa come era successo mentre era a Buenos Aires, la sua città natale.
Purtroppo la ragazza era entrata nel giro della droga leggera, aveva cominciato a fumare erba e la sua cerchia di amici sud americani non era tra le più raccomandabili.
Tentarono a farle provare qualcosa di più pesante: come la cocaina, o l’eroina, ma era riuscita a non cadere in tentazione.
Nonostante affermasse di tenere tutto sotto controllo, era diventata ormai dipendente dalla marjuana e dall’alcool.
Non passava una sera in cui non si ubriacava bevendo shot alcolici e si “riuniva” con qualche compagno occasionale a fumare erba.
L’unica cosa che sembrava avere sotto controllo era la sua intimità: non era stata con nessun uomo in quel suo lungo viaggio, sembrava essersi chiusa al mondo maschile, come se si rifiutasse di star con loro, come se odiasse chiunque possedesse un pene.
[…]
Arrivò a Buenos Aires nel Dicembre 2008, doveva sostarci per qualche giorno, al massimo una settimana, ma qualcosa la tenne lì nella sua terra per ben tre mesi.
Un giorno della seconda settimana di sua permanenza a Buenos Aiures, mentre camminava per la calle Florida (una via molto famosa della città Argentina, per le esibizioni di tantissimi ballerini di tango, ballo tipico del paese) un uomo che avrà avuto sì e no una cinquantina d’anni, era per strada con una coppia di bellissimi ballerini di tango, che si esibivano su una canzone che lui stesso aveva fatto partire da un gira dischi portatile, la fermò per un braccio tra la folla e con occhi che gli brillavano dall’emozione le disse totalmente incantato:
- Esperanza!
Francis lo guardò negli occhi per qualche secondo, e si stupì dall’intensità con cui la stesse guardando, ma poi infastidita, gli mise la mano sulla sua che le bloccava il braccio, e gli rispose in spagnolo:
[Ovviamente continuo a scrivere il dialogo in italiano, anche se è in spagnolo]
- Giù le mani! Io non mi chiamo Esperanza…
Si riuscì a leggere sul suo volto, il momento esatto in cui l’uomo venne ferito dalle parole della ragazza.
Francis non aveva usato un tono di voce e un atteggiamento gentile, come in passato avrebbe fatto; al contrario fu molto sgarbata ed infastidita, ma fu catturata dai suoi occhi, e dal suo modo di guardarla che quasi le fece credere che quell’uomo avesse un forte bisogno di lei, o di chiunque fosse stata quella Esperanza.
Questo signore aveva capelli bianchi, folti, medio lunghi come ogni uomo latino che si rispetti.
Li portava legati con un codino al centro della testa, con una restante quantità di capelli, lasciati sciolti lungo il collo.
Portava i baffi, anch’essi folti bianchi, e aveva due grandi occhi castani.
Non era molto alto, ma era messo bene fisicamente, la cosa che la colpì maggiormente fu un dente d’oro sul lato sinistro della sua dentatura superiore.
Era il classico bell’uomo ispanico, che nonostante l’età riusciva a dimostrarne almeno dieci di meno, grazie al suo fisico asciutto e bell’aspetto.
- Mi scusi… señorita…
Francis lo guardò intensamente, mentre lui abbassava lo sguardo, visibilmente dispiaciuto dalla brutta reazione della ragazza, e con umiltà si inchinò a lei leggermente col capo, per scusarsi.
Francis non smetteva di guardarlo, e più lo guardava, più la sua curiosità cresceva.
Sentiva un certo tipo di trasporto verso quell’uomo, insolito e strano per la “nuova lei”.
Mosse qualche passo in avanti, come se il suo corpo la costringesse ad andare  e dimenticare l’accaduto, ma una vocina nella sua testa le diceva di fare il contrario, così tornò in dieto da quell’uomo e con sguardo accigliato, ma soprattutto con più garbo: gli disse:
- Mi scusi, señor… chi è Esperanza?
L’uomo, mostrò subito segni di orgoglio ed educazione allo stesso tempo, come se fosse stato un uomo d’altri tempi, e sfuggendo al suo sguardo, come se si sentisse inferiore: esclamò:
- Perdonatemi se vi ho turbata, señorita, ma devo… devo avervi scambiato per qualcun’altra… una mia vecchia… cara conoscente.
Quelle parole non aiutarono Francis a calmare la sua insolita fame di curiosità, così gli si avvicinò portandosi una mano sul fianco e abbassando il capo, disse:
- Señor… scusi se sono stata scortese, poco fa… non avrei dovuto.
L’uomo sembrò apprezzare quelle parole, ma dopo averle rivolte un rapido sguardo in silenzio, si affrettò a dirle:
- Non è necessario che vi scusiate, señorita, sono stato io indisponente nel fermarvi.
Francis abbozzò un sorriso, ma non le riuscì, erano mesi che non sorrideva e aveva quasi dimenticato come si facesse.
Ci furono una manciata di secondi di silenzio, poi la ragazza disse all’uomo:
- Sa… è tutta una vita che cercavo di tornare in Argentina. Non conosco nessuno qui… e lei è l’unico ad avermi fermata non per chiedermi un autografo o una foto insieme… mi piacerebbe sapere chi sia questa signora che cercava con così tanto desiderio in me.
L’uomo accigliò lo sguardo, cominciando a chiedersi quale celebrità potesse mai essere la ragazza, ma poi fu distratto dalle sue parole e non trattenne un sorriso abbassando lo sguardo.
- Una vecchia amica… le somiglia incredibilmente, señorita…
Intanto i due ballerini di tango, si avvicinarono, avendo notato Francis ferma a parlare con l’uomo e per poco non gli prese un colpo ad entrambi.
Francis era diventata molto famosa, soprattutto nel mondo del ballo, e due ballerini di tango, non potettero non riconoscerla.
- Oddio…!!!
- Ma è Francis!!!
La ragazza si voltò di scatto verso i due ballerini, che con agilità e grazia le si avvicinarono entusiasti e sorridenti, e Fran provò di nuovo a sorridere, ma ancora una volta fallì.
La ballerina di tango era molto alta e snella, con dei tacchi a spillo che accentuavano la sua altezza, un vestito nero molto sensuale, con una gonna stretta in vita ma larga verso la fine, con una rosa rossa attorcigliata tra i capelli legati con uno chignon basso, tipico delle ballerine di tango e un rossetto rosso sulle sue labbra medio-sottili che richiamavano la sua acconciatura.
Il ragazzo invece indossava un pantalone nero, una camicia bianca e un gilet nero. Aveva i suoi folti capelli neri color della pece gelatinati e riportati all’indietro.
Entrambi avevano volti marcati, e di un colorito abbastanza bronzeo, tipico degli Argentini, ed entrambi erano molto belli nonché eleganti soprattutto nei movimenti: come se continuassero a ballare anche mentre gesticolavano o camminavano.
- Non posso crederci… sei tu, Francis?
L’uomo guardò la ragazza accigliato, poi la ballerina di tango notando la sua espressione gli disse:
- Don Julio, questa ragazza è una nota ballerina mondiale…
L’uomo alzò lo sguardo verso Francis sorpreso visibilmente, e continuò a fissarla per qualche secondo, mentre la ballerina aggiunse sorridendo dolcemente in direzione di Francis:
- Sai… lui non segue molto le vicende attuali dal mondo… è un amante del ballo, specialmente del tango…
Francis socchiuse le labbra in una specie di sorriso comprensivo, e guardò l’uomo, ma poi la ballerina riprese parola e disse:
- Ad ogni modo, sono onorata di conoscerti, io sono Paula, lui è il mio compagno di ballo José e questo è mio padre Julio…
Francis si sorprese nel sentire che quello fosse il padre della ballerina, soprattutto dopo averla sentita dargli del “Don”, ma poi pensò che era semplicemente una forma di rispetto.
Francis la guardò e prese parola prima di cominciare a sembrare strana agli occhi di quei due ballerini che la fissavano ansiosi di sentirle dire qualcosa:
- Molto piacere…
- Paula, chi ti ricorda?
Don Julio indicò Francis con un cenno di capo, mentre guardava con complicità la figlia, la quale accigliata rispose di getto:
- Beh… Alicia Keys…
- E’ identica, sembrate sorelle…
Aggiunse il ballerino, quasi incantato per la bellezza di Fran.
Francis si arrese ai sorrisi, non riusciva a formulare uno convincente, così si concentrò sull’uomo, che estrasse una foto dal suo portafoglio e le mostrò una donna immortalata mentre danzava qualche passo di danza, non si vedeva molto bene, ma per quel poco che riuscì a vedere , notò che si somigliassero molto.
Ne fu immediatamente sorpresa, tanto da averne paura.
Alzò subito gli occhi sull’uomo, e i due si capirono senza dire una singola parola: Don Julio si accorse dello stupore di Francis e finalmente Francis capì lo sguardo che quell’uomo le aveva rivolto quando l’aveva fermata tra la folla, poco prima.
[…]
Francis aveva deciso di fermarsi con quelle persone per qualche giorno, anche se non le conosceva affatto, sentiva di dover restare con loro.
Chiese a Don Julio tutto su quella misteriosa donna Esperanza, che le somigliava terribilmente, e l’uomo, davanti ad un buon bicchiere di vino in un ristorante in cui era solito recarsi per la cena, dopo una settimana esatta dal loro primo incontro, le raccontò la storia di quella donna.
[…]
- Esperanza Jaràl era il suo nome… siamo cresciuti insieme nel quartiere meridionale della città di Rosario “Parque Casado”. Io ero figlio del dentista di paese, mentre lei era figlia di due musicisti di strada, molto poveri.
[…]
- La povertà qui nel nostro paese non manca oggi come non mancava allora… e io rubavo qualche soldo a mio padre per darlo a lei e permettere alla sua famiglia di poter mangiare qualcosa…
[…]
- Non aveva né sorelle, né fratelli, era figlia unica di due giovani ragazzi, che elemosinavano qualche soldo per strada in cambio di musica. Lui suonava la chitarra, e lei il violino, ma soltanto quando si accorsero che la loro figlia fosse molto brava a ballare soprattutto sulle note del tango, si procurarono un Bandoneòn. (una fisarmonica particolare per poter suonare il tango) Ricordo che suo padre all’inizio non sapesse suonarlo, ma poi imparò in fretta e anche molto bene.
[...]
- Suo padre, Ramòn Jaràl, era un artista nato, qualsiasi strumento gli davi tra le mani, sapeva suonarlo alla perfezione nel giro di poche settimane. Sua madre Consuelo Castro Jaràl, invece apprese da suo marito. Lei come sua figlia era più portata per la danza, ma aveva subito un grave incidente alla caviglia, che non le permise più di inseguire il suo sogno di diventare una ballerina di danz. Sapevo che ne soffrisse molto, ma rivide in sua figlia le speranze di poter realizzare quel sogno tramite lei. I soldi per poterle permettere di studiare danza non li avevano, così la ragazza dovette imparare da sola, e visitando strade come questa, riuscì ad imparare guardando le altre. Fu un auto-apprendista, e con gli anni divenne la regina di Calle Florida.
[…]
- C’era un forte legame tra me e lei, eravamo inseparabili sin da bambini ed io ero disposto a far di tutto per lei. Mio padre voleva che diventassi un dentista proprio come lui, ma abbandonai gli studi dopo il mio primo anno di università. Da ragazzo avevo imparato a suonare il Bandoneòn da suo padre Ramòn, così cominciammo a farci spazio su questa strada noi due soli, inseguendo i nostri sogni che sfociavano nello stesso fiume: io volevo essere libero, e diventare un’artista di strada è uno dei modi migliori per esserlo, mentre lei voleva ballare il tango.
[…]
Francis ascoltava assorta quel lungo racconto dell’uomo, riuscendo perfettamente ad immaginarsi scene del passato, anche se non li avesse vissuti in prima persona, le bastò ascoltare il modo in cui gliele raccontava quell’uomo per poterle sentire anche un po’ sue.
Più il racconto andava avanti, più la ragazza cominciava ad avere un macigno in petto: sospettando sempre più che quella donna potesse essere la sua vera madre.
La passione del ballo le accomunava, ma la cosa che era più sconvolgente era la loro incredibile somiglianza estetica… praticamente due gocce d’acqua.
[…]
- Posso farle una domanda?
Domandò Francis, accigliando lo sguardo, e restando tesa e seria in volto, mente spostava lo sguardo in un punto impreciso nel vuoto.
Don Julio la guardò assorto, ogni volta che incontrava i suoi occhi verdi lucenti, gli sembrava di rivedere la sua Esperanza, poi con tono educato le disse:
- Certamente…
- Lei e questa donna… avevate una relazione?
Il cuore di Francis cominciò a batterle senza sosta a quella domanda, e senza rendersene conto, iniziò a guardare quell’uomo come colui che sarebbe potuto essere suo padre, e anche solo l’idea le tolse il fiato, finché l’uomo disse in un sorriso amaro:
- Esperanza mi ha sempre visto come un fratello… io l’amavo, ma l’amore che lei provava per me non era lo stesso.
Francis ne restò sorpresa, e una vena di dispiacere le si lesse in volto.
Voleva scoprire chi fossero i suoi veri genitori, era tutta una vita che aspettava quel momento, e probabilmente l’istinto l’aveva spinta nel tornare in Argentina per poterli ritrovare.
Forse stava costruendo castelli in aria, ma l’istinto le diceva che l’incontro con quell’uomo non era stato casuale e che forse il destino l’aveva messa sulla via per ritrovare i suoi veri genitori.
[…]
Non sa quante ore passò ad ascoltare il racconto dell’uomo, ma non le sembrarono abbastanza per conoscere ogni cosa.
Ad un certo punto, però, l’uomo smise di ricordare il passato e sorridendo timidamente verso la ragazza le disse:
- E’ tutto il giorno che ti parlo di Esperanza… e tutto perché somigli a lei… Ti sarai stufata di sentirmi ricordare un passato ormai lontano.
Francis accigliò lo sguardo, restando sempre un po’ troppo seria ed inespressiva, e disse:
- Al contrario… il suo racconto mi ha fatto capire molte cose, ma molte restano ancora un mistero…
L’uomo cominciò ad essere confuso, e visibilmente spaesato:
- Un mistero?
- Vede, Don Julio… il motivo per cui sono rimasta qui con lei tutti questi giorni… è proprio Esperanza…
- Non capisco Señorita…?
- La donna di cui mi sta raccontando… potrebbe… essere la mia vera madre!
Don Julio fu travolto da quelle parole e per è poco non ebbe un mancamento.
- Señorita…
- Don Julio… La somiglianza impressionante che c’è tra me e questa donna non può essere un caso. Io sono stata ritrovata davanti ad un convento a Buenos Aires nel Maggio del 1984, la prego… mi dica la verità. Lei era con lei quel giorno? Sa… sa qualcosa che…
- Non è possibile!
Francis fu interrotta bruscamente da quell’affermazione, e fu come se quei castelli in aria che stesse costruendo, fossero crollati tutti d’un botto.
Lo guardò negli occhi, visibilmente turbata, ma non una parola uscì dalla sua bocca, e l’uomo dopo attimi di silenzio disse:
- Lei… non poteva…
Sembrò che Don Julio avesse finalmente risolto un mistero che lo tormentasse da tutta una vita, e nel rendersene conto quasi sbiancò.
Si passò una mano tra i suoi folti capelli bianchi, e disperato guardò quella ragazza che sembrava la rincarnazione della sua amata.
- La prego, è importante!
Gli occhi di Fran si offuscarono di un leggero velo di lacrime, che non impiegò molto a far passare, mentre l’uomo la guardava quasi come un colpevole, quasi come qualcuno che sapesse la verità ma che non avesse il coraggio di raccontarla.
- Señorita… Esperanza non mi ha mai detto di essere incinta…
Francis restò senza parole, le caddero le braccia e sembrò che non le restasse altro da fare se non arrendersi, ma poi l’uomo continuò parlando:
- Vede, le nostre strade si separarono nel Luglio del ’82 quando un uomo dello spettacolo le propose di lavorare in spagna. Le aveva promesso che sarebbe diventata la ballerina di tango famosa non solo in Argentina, ma anche in tutta Europa.
Don Julio sfoggiò un triste sorriso pieno d’amarezza, mentre guardava nel vuoto:
- Esperanza venne a dirmi che lasciava l’Argentina, soltanto il giorno prima…
Francis si sorprese di quelle parole e con un misto tra rabbia e dispiacere, guardò l’uomo e disse:
- La lasciò il giorno prima? Come poté?
L’uomo abbozzando un sorriso, la guardò e disse:
- Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di esaudire il suo sogno…
- Ma lasciarla…
- Non era lei ad essere innamorata di me, ero io che l’amavo…
- Non significa nulla! Lei aveva rinunciato a tutto pur di starle accanto, e lei cosa fa? La liquida in quel modo?
Julio sorrise amaramente, ed abbassò il capo per qualche secondo tacendo dandole inevitabilmente ragione.
- Beh… ad ogni modo ebbe davvero molto successo in Europa, e nel giro di pochi mesi il suo nome risuonava anche tra la gente che non conosceva niente di tango.
L’uomo rialzò lo sguardo verso Francis e proseguì parlando:
- In Spagna diventò una stella, e come tutte le stelle, cominciò a farsi spazio nel mondo dello spettacolo, conoscendo molta gente famosa… ma lei non fu una stella qualunque… Esperanza fu una cometa che illuminò il cielo per un arco di tempo e poi sparì nel buio…
Francis ascoltava assorta ogni parola che usciva dalla bocca di quell’uomo:
- Rientrò in Argentina soltanto due anni dopo…
- Aveva fallito…
- Purtroppo sono cose che capitano nel mondo dello spettacolo… Hai il tuo momento di gloria, che poi termina senza darti il tempo di rendertene conto…
In quel preciso istante, Francis sperò che una cosa simile non le capitasse mai, soprattutto dopo tutti i sacrifici e le sofferenze che aveva passato per imporre il suo nome nel mondo.
- Esperanza ignorò le mie chiamate e tutti i tentativi di mettermi in contatto con lei… volevo vederla, dovevo vederla, ma lei riuscì a sparire ancora una volta; finché un giorno mi arrivò una sua lettera che diceva…
L’uomo smise di parlare, e accigliando lo sguardo, allungò la mano verso la tasca dei suoi pantaloni e sfilando il portafoglio le disse:
- Leggila tu stessa…
Francis fu sorpresa da quanto l’uomo dimostrasse sempre più di essere legato a quella donna, tanto camminare sempre con una sua foto e una sua lettera nel portafogli.
Don Julio le diede la lettera un po’ stropicciata ed invecchiata, e lei cominciò a leggerla:
[…]
- Caro Julio… ne è passato di tempo, e so di aver sbagliato con te. Purtroppo me ne rendo conto soltanto adesso. Ero toppo stupida ed immatura per capirlo prima, troppo accecata dalla mia voglia di successo. Cercavo di gettarmi alle spalle un’intera vita a patire la fame e la povertà. Ho vissuto nel lusso e nella ricchezza, ho avuto cose e ho vissuto esperienze che neanche sognavo. Ho conosciuto tante celebrità…è stato tutto molto magico, ma niente è paragonabile alla semplicità e alla spensieratezza che avevo quando insieme dominavamo su calle Florida… me ne rendo conto soltanto adesso, amico mio…. Ti prego, non chiedermi di incontrarci, non potrei sopportare di rivederti dopo tutto il male che ti ho procurato. Sono stata un’egoista e un’ingiusta nei tuoi confronti e non immagini quanto soffra la tua mancanza, ma è meglio se tu non veda quanto questa vita lontana dall’Argentina mi abbia cambiata. Non avrei la forza di rivedere i tuoi enormi occhi color nocciola su di me, non adesso. Spero che capirai i miei motivi e che rispetterai questa mia volontà. Nonostante i miei fallimenti, sia nella carriera che con te, la vita sembra volermi dare una seconda possibilità… sento che potrò ricominciare con una persona al mio fianco, molto presto …e questo è ciò che auguro anche a te mio caro e dolce Julio. Ti auguro ogni bene e tutta la felicità di questo mondo, sei la persona più bella e sincera che mi sia capitata nella vita e non smetterò mai di ringraziare Dio per avermi dato la possibilità di aver avuto te. Ti abbraccio. Stammi bene. Tua per sempre. Esperanza.
[…]
Francis smise di leggere ed alzò lo sguardo verso l’uomo, che con occhi chiusi era restato ad ascoltare la ragazza leggere quelle parole che ormai aveva imparato a memoria.
- Tua per sempre?
Domandò indignata la ragazza. Come poteva dirgli quelle parole, dopo tutto quello che gli aveva fatto? Oltretutto conscia dei sentimenti che l’uomo provasse per lei…?
Non riusciva a farsene una ragione.
Don Julio, invece, sorrise e riaprì gli occhi per poterla guardare.
- E’ molto difficile riuscire a comprendere il nostro rapporto se non sei mai stata innamorata…
Una fitta al cuore colpì Francis a quelle parole, che rivide in un millesimo di secondo, il volto di Justin davanti ai suoi occhi.
Scosse il capo e chiuse gli occhi con forza, per vietare a sé stessa di rivederlo.
Riusciva a capire perfettamente cosa provasse, e forse una lettera simile, un giorno l’avrebbe scritta anche lei…
Justin, riusciva a pensare soltanto a lui in quel momento.
Il ricordo del suo sorriso, le abbagliava la vista; il suono della sua risatina, della sua voce, ogni ricordo si era prepotentemente fatto avanti dopo l’affermazione dell’uomo.
Francis non riusciva a sopportarlo, così si alzò da quel tavolo e senza nemmeno voltarsi salutò l’uomo e andò via, prima di poter reagire peggio di come già stesse facendo.
[…]
Justin era ancora un nervo scoperto per lei, che proprio in quel periodo perdeva spesso il controllo di sé stessa.
Non passava notte in cui non piangesse abbracciando un cuscino, immaginandosi ancora tra le braccia del vero amore della sua vita.
L’aveva perso, aveva perso anche lui dopo Emma… e sentiva di non potercela fare.
Dopo la perdita di Emma, era riuscita a trovare conforto in lui, ma adesso? Adesso che aveva perso anche lui in chi avrebbe trovato conforto?
Non esisteva cura che le avrebbe fatto dimenticare quel ragazzo.
[Canzone consigliata per la scena : Alejandro Sanz-He Sido Tan Feliz Contigo]
Ogni notte, prima di dormire, quando non faceva uso di alcol ed era ancora in sé, si lasciava andare a momenti di debolezza e cominciava a ricordare il passato non troppo passato col cantante, riguardando vecchie foto con lui che aveva ancora salvate sul cellulare, e se proprio voleva farsi del male: cercava su youtube video dei live del suo ultimo tour, oppure si lasciava tentare da video amatoriali fatto da qualche fan.
In quegli anni, molte persone nel mondo si erano appassionati alla storia d’amore tra il cantante e la sua ballerina, tanto da creare anche un nome che potesse unire quello di lei e lui. Ricordava ancora il momento in cui vennero a scoprirlo, dopo aver girato per qualche ora su internet, una sera dopo uno spettacolo, mentre si rilassavano sul divano.
[…]
- Justis???
- Ma non significa “giustizia” nella vostra lingua?
- Quello è “Justice” piccola ignorantella…
- Ehii!
Justin poggiava un braccio sulle spalle della ragazza, e a quella sua buffa reazione offesa, la strinse a sé dandole un bacino sulla fronte, mentre ridacchiava contagiando anche lei, poi Fran disse:
- Beh però… mi piace come suona…
- Io le trovo sciocchezze.
- Perché?
Justin si strinse nelle spalle e con risolutezza, disse:
- Non c’è un motivo. Lo penso e basta… insomma non mi piace che la mia vita sentimentale sia al centro delle conversazioni degli alti.
- Così parlò l’ex della Spears…
- Appunto.
- Oh, avanti. Smettila di prenderla così sul serio… pensavo che ci stessimo divertendo.
- Mi sto divertendo…
- Non sei convincente.
- Semplicemente perché ci sono già passato. Danno un nome alla tua coppia, e quando tutto finisce, non fanno altro che ripeterlo, leggendo cose assurde sulla tua storia che neanche tu eri a conoscenza… come se non soffri già abbastanza per conto tuo, ci si devono mettere anche gli altri. Insomma tutta una marea di stronzate che preferisco evitare.
Francis preferì non dir nulla ed acconsentì col capo, constatando che avesse ragione lui. Al ché decise di non dar modo al malumore di prendere il sopravvento e lo strinse in un abbraccio travolgendolo in un bacio dolce.
[…]
Quel ricordo le fece molto male, e adesso esternava la sofferenza con la violenza, oppure commettendo qualche pericolosità; ma fortunatamente non fece niente di pericoloso, se non quello di scaraventare il proprio cellulare contro la parete opposta della camera riducendolo in pezzi; pezzi che restarono lì finché non andò via lasciandoli dispersi in quella camera di motel.
Il cellulare non aveva alcuna scheda telefonica dento, quindi chiunque avesse trovato quei cocci, non avrebbe dovuto raccogliere altro, se non un cellulare ormai in frantumi.
[…]
Trascorse il Natale in Argentina, ma in compagnia di nessuno, lontana da tutto e tutti.
Quell’anno, il 23 Dicembre, ricadeva il sesto anniversario della morte di Emma, gli anni volavano senza che se ne potesse rendere conto.
Quel Natale fu diverso, stavolta Francis aveva un cruccio nella testa, e non faceva altro che pensare a quella donna: Esperanza Jaràl.
Non le fu difficile fare qualche ricerca su di lei e purtroppo fece una scoperta che avrebbe preferito non fare: la donna morì nell’Ottobre del 1984, esattamente cinque mesi dopo la sua nascita.
Non riuscì a scoprire la causa della sua morte, nonostante fosse stata una stella del tango Argentino, la donna morì in sordina dimenticata da tutti.
[…]
Passato il Natale, Francis era pronta a partire, ma prima tornò su quella calle… calle Florida, dove sapeva di ritrovare Don Julio, sua figlia Consuelo, e José.
Il Natale in Argentina, aveva il clima dell’estate, quindi l’unica cosa che avesse per non farsi notare tra la gente, e far avvicinare qualcuno che la riconoscesse, erano un grosso paia di occhiali neri.
Non era particolarmente socievole in quel periodo, e preferiva così.
Individuò l’area in cui sostavano i tre, e restò ad osservarli da lontano, tra la folla, incantandosi nel vedere i due ballare quei passi così sensuali da farle venir voglia di aprire una scuola di tango proprio lì e trascorrerci la sua vita.
In quel momento ebbe un’idea, ma doveva prima parlare con Don Julio.
Così si avvicinò a lui, tenendo le mani nelle tasche dei suoi pantaloni color corallo, leggermente larghi di coscia, e con sguardo basso, provò a formulare una frase che non risultasse ridicola:
- Don Juan…
Fu il meglio che riuscì a dire.
L’uomo si stupì di rivederla, e sorrise gioioso con sguardo emozionato, Francis riuscì a ricambiare il sorriso, anche se sapeva benissimo che il sorriso dell’uomo era dovuto principalmente alla somiglianza che aveva con la sua amata.
Non badò a quel pensiero, e fu distratta dalle parole dell’uomo:
- Francis… che bello rivederti. Credevo fossi partita…
- Non potevo partire senza salutarla…
- Beh non eri tenuta a farlo.
Francis abbozzò un sorriso, cominciando ancora una volta a fallire col riuscire a sorridere, poi disse guardandolo dritto negli occhi:
- Perché non mi aveva detto che Esperanza era morta?
L’uomo non reggendo quello sguardo e quella situazione, abbassò gli occhi verso il basso e con un aria triste esclamò dopo qualche attimo di silenzio:
- Perché per me non è mai morta…
La ragazza colpita da quelle parole, lo guardò intensamente, mentre lui sfuggiva ai suoi occhi. Don Julio espresse in poche parole, ciò che provava lei per Emma.
Non disse nulla, lasciò che il silenzio si facesse spazio tra loro, ma poi lui disse:
- La malattia l’aveva distrutta… Nel giro di pochi mesi se l’era portata via….
Francis sbarrò gli occhi e il cuore le si fermò per qualche secondo:
- Che cosa? Malattia? Che malattia?
L’uomo alzò lo sguardo verso di lei, ma soltanto dopo alcuni secondi riuscì a parlare:
- Il cancro… se ne ammalò nel maggio del ’84 e morì nell’ottobre dello stesso anno… purtroppo queste malattie sono infami, non ti lasciano neanche il tempo di renderti conto cosa ti stia capitando.
Francis si portò una mano davanti alla bocca e rischiò di sentirsi male mentre si lasciò andare finalmente ad un pianto liberatorio.
Dovette poggiarsi sul muretto più vicino, accompagnata dall’uomo che si allarmò subito nel vederla reagire in quel modo.
- Francis… ti senti bene?
La ragazza cominciò a piangere, finalmente aveva capito tutto, finalmente era venuta a conoscenza della verità, e si sentì male nel ricordare quante volte avesse maledetto la donna che l’avesse partorito per averla abbandonata.
- Lei sapeva di morire… mi ha lasciato davanti a quel convento perché sapeva che non ce l’avrebbe fatta…
Don Julio appariva confuso:
- Non puoi… non puoi essere sua figlia…
- Ho fatto ogni tipo di ricerche, e adesso ho la certezza che fosse lei la mia vera madre.
La ragazza si avvicinò all’uomo afferrandolo per il colletto della sua camicia, e quasi lo implorò di parlare:
- La prego, signor Julio… lei deve dirmi la verità… se sa chi è mio padre… la prego! La scongiuro me lo dica! Ho il diritto di saperlo!
L’uomo si lasciò trasportare dal momento e strinse Francis in un abbraccio, non trattenendo più le lacrime.
I due cominciarono a piangere insieme, ma con contegno, e soltanto dopo qualche minuto Don Julio tornò a guardarla, e mentre le accarezzava i capelli e le disse:
- Lo giuro… giuro che non so chi sia tuo padre… non mi ha mai parlato di nessun uomo, forse se ne vergognava… Adesso ho capito tante cose. Ho capito il significato di quella lettera dopo ventiquattro anni. Non voleva che la vedessi incinta… La persona con cui avrebbe avuto una seconda possibilità nella vita…credevo parlasse di un uomo… invece si riferiva a te, eri tu la sua seconda chance di rendere la sua vita migliore…
Nessuno mai l’aveva considerata una chance di migliorare la propria vita, nessuno la fece sentire come fece quell’uomo raccontandole della che era la sua vera madre.
Esperanza… così si chiamava, che buffo era stato il destino con lei… si chiamava Esperanza (che in spagnolo significa “speranza”) ed era proprio ciò che la vita le aveva tolto.
[…]
Trascorse tre mesi in Argentina in compagnia di quell’uomo, che la faceva sentire più vicina possibile a ciò che aveva sempre cercato.
Proprio in quei giorni, propose all’uomo e a sua figlia di aprire la prima affiliata della sua scuola di ballo, lì in Argentina.
Grazie ad Esperanza, e alla sua storia, capì che il ballo era la sua unica speranza di uscire da quel tunnel di sofferenza, che stava attraversando da quando la sua storia con Justin era finita.
Il ballo e il suo talento erano la sua unica forza, e lei ne sarebbe potuta uscire a testa alta.
Avrebbe imparato la lezione di vita che indirettamente il racconto di Esperanza e della sua povera famiglia di musicisti di strada, le avevano insegnato.
Come una volta Diego Maradona le disse: “Non tutti i mali vengono per nuocere” e lei avrebbe trasformato quel male, in bene.
Non poteva esservi altro posto al mondo in cui avrebbe voluto aprire la sua scuola, se non nella la sua terra natale…
Successe tutto in fretta: Francis decise di far costruire la prima affiliata della EmsAndFran a Buenos Aires, e a gestirla sarebbero stati proprio Don Julio, sua figlia Paula e José.
Aveva bisogno di ingrandirsi, di diventare quella che aveva sempre sognato, e l’avrebbe fatto lì dove sua madre e sua nonna avevano cominciato anni prima di lei.
Avrebbe insegnato il tango a chiunque avesse voluto, lo avrebbe migliorato, e l’avrebbe condiviso con altri tanti e tanti ballerini esperti che si sarebbero iscritti alla sua scuola.
Avrebbe onorato lei: Esperanza Jaràl, postando foto e gigantografie della donna intenta a ballare il tango; scatti ricavati da giornali o da internet, lì nella scuola.
Quella donna era davvero la fotocopia di Francis… a volte la natura spaventava.
Nel giro di tre mesi, la vita di Don Julio Leòn cambiò grazie all’arrivo di Francis, la ragazza non poteva ignorare ciò che l’uomo avesse fatto per lei, e per ripagarlo di averla aiutata involontariamente a trovare la sua vera madre, gli offrì di lavorare con lei e ricominciare in grande.


[…]

Francis stette lontana dalla famiglia De Laurentiis per un anno, ma poi tornò a sentirsi di tanto in tanto con suo fratello Luigi, la madre, e qualche volta anche con Edo.
Gli unici che non aveva più rivisto, e con cui non aveva più nessun tipo di rapporti erano suo padre e Valentina.
La ballerina si recava spesso a Napoli dal 2009 in poi; seguiva molto la squadra di calcio, e ogni volta che riusciva a liberarsi da qualche impegno, tornava nella sua città per ritrovare i suoi amici Alessandro Siani, Paolo Cannavaro ed Ezequiel Lavezzi; approfittandone anche per gestire la sua scuola di ballo di Fuorigrotta.
Era un ospite fisso allo stadio San Paolo ad ogni partita del Napoli, quando si trovava in città ed ogni volta che riusciva a liberarsi degli impegni per essere accanto alla sua squadra del cuore.
Non sedeva mai in tribuna, dove vi era suo padre: il suo posto era quasi in campo, era riuscita ad ottenere, grazie a sua madre e alla sua carica di vice presidente, un posto a bordocampo, lì dove sostavano fotografi e giovani raccattapalle.
Le voci sul suo rapporto col padre, non smettevano mai di girare in Italia, ma soprattutto a Napoli.
C’era chi diceva che la ballerina e il produttore cinematografico avessero litigato a causa del suo temperamento.
C’era chi dava la colpa alla troppa popolarità della ragazza nel mondo e ciò infastidiva l’uomo, c’è chi la colpa la dava alle sue relazioni nel mondo dello spettacolo che non combaciavano con quelle del padre, e chi diceva che la causa principale fosse che la ragazza facesse uso di marjuana e che il padre la stesse punendo col silenzio.
Addirittura vi fu un periodo in cui la ragazza fu infamata di essere dipendente da cocaina, ma lei era subito scesa in campo, trascinando i giornalisti che avessero fatto questa infamante dichiarazione, in tribunale.
Dopodiché rassicurò i suoi affezionati tramite il suo profilo youtube con un videomessaggio in cui negava categoricamente di far uso di cocaina.

 

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TRE ANNI DOPO
Francis era diversa, era diventata una persona fredda, distaccata che non relazionava più facilmente con gli altri.
Ogni cosa era cambiata, eppure lei era rimasta la solita ragazza umile, creativa e piena di vita di sempre; con l’unica differenza che adesso la sofferenza l’aveva marcata, non solo esteticamente, ma soprattutto nell’anima.
Adesso, nel 2011, Francis aveva una profonda cicatrice sul labbro superiore sinistro, che a nome di qualche suo fan accanito, era un qualcosa che le donava un tocco in più di sensualità; ma l’incidente che la colpì per farle procurare quel segno indelebile sul suo labbro, lo racconterà più avanti.
La sua vita privata degli ultimi quattro anni era avvolta nel mistero, anche per i suoi amici più intimi.
[…]
Dopo aver trascorso un intero anno lontano da tutti e tutto, nel 2009 tornò in America e diede vita alla catene di scuole della EmsAndFran.
La sua fama crebbe rapidamente nel corso degli anni, così tanto da spaventarla.
Era riuscita ad ottenere contratti con artisti famosi ed internazionali, che pagavano davvero cifre esorbitanti, che lei prontamente investiva nelle sue scuole di ballo ed accresceva il suo numero di strutture aperte nel mondo, gestite da persone fidate, nonché suoi colleghi di ballo.
Si esibiva con un numero di ballerini della sua scuola diverso ogni volta, a dei concerti di artisti internazionale presentandosi come guest-star della serata.
Artisti del calibro di Madonna (la quale mostrava una gran stima nei confronti della giovane ballerina), Enrique Iglesias (col quale aveva instaurato un buon rapporto d’amicizia), Shakira, Ne-Yo, Beyoncé, Christina Aguilera, Lady Gaga, i Black Eyed Peas, anche i Coldplay, gli stessi Bruno Mars e Katy Perry…
Non vi era cantante che non richiedesse di lavorare con lei e con la sua scuola per provvedere a qualche coreografia per i loro video o qualche spettacolo live; e tutti erano disposti a sborsare cifre enormi pur di contendersela.
Il sogno si era realizzato, aveva preso finalmente forma: Francis era diventata davvero la ballerina numero uno al mondo, aveva aperto numerose scuole tra l’America, il sud America e l’Europa… e non le mancavano soldi e fama.
Era diventata una celebrità a tutti gli effetti, tanto da avere un proprio fan club che la seguiva assiduamente in ogni cosa che facesse, un sito internet dove condivideva ogni sua novità, e soprattutto un canale youtube dove era solita postare videomessaggi per i suoi fan, in cui rispondeva alle loro domande direttamente in persona.
Francis non amava i giornali e mai aveva rilasciato interviste alla stampa, perché era dell’opinione che i giornalisti fossero sempre molto bravi a storpiare le parole degli altri e non riportare mai un articolo veritiero; così si costruì il suo proprio angolo riservato a lei e a tutti i suoi fan, angolo chiamato “youtube”
Questo canale le era utile soprattutto per postare sue esibizioni su coreografie di qualche brano musicale che preferiva, accompagnata dai suoi amici di viaggio di sempre: Chenille, Eddy, Jay, Mike (e tutti i ballerini che si iscrivessero alla sua scuola di ballo).
Nonostante l’anno sabbatico che la ragazza si prese lontano da tutti, i suoi fedeli amici del Bronx non l’avevano dimenticata, né le avevano voltato le spalle.
Tutti loro sapevano della sua rottura con Justin, l’intero mondo ne era a conoscenza, e tutti sapevano anche quanto la ragazza ne soffrisse ancora, nonostante fossero trascorsi anni.
[…]
Francis nel 2008, quando ancora le sue cose con Justin andavano bene, aveva firmato un contratto a nome della sua scuola di ballo, in cui metteva per iscritto che avrebbe procurato all’artista i ballerini necessari per ogni suo spettacolo, che fosse un tour, un video musicale o uno spettacolo televisivo.
La EmsAndFrans era legata a Justin Timberlake per sempre, e tutto questo perché Francis si era fatta trascinare dall’amore senza considerare mai la possibilità che un giorno si sarebbero potuti lasciare, e adesso ne pagava le conseguenze.
Se fosse venuta meno a quel contratto, la sua scuola e tutte le sue affiliate, sarebbero andate in fallimento, perché la clausola rescissoria, ricopriva cifre che neanche lei riusciva a raggiungere e in più avrebbe dato un’immagine negativa della sua scuola, mettendosi in cattiva luce agli occhi degli altri artisti, che avrebbero potuto vederla come una società poco raccomandabile.
[…]
Più di una volta si era ritrovata a lavorare col suo vecchio amico Timbaland, dopo la rottura col cantante, eppure ogni volta si era sentita morire per i troppi ricordi, perché le mancava il passato, le mancava quella vita felice che aveva con Justin e non poteva far niente per riottenerla, per riavere il suo amore.
Justin però sembrava averla dimenticata definitivamente, Francis dopo il suo ritorno dal suo anno sabbatico, era venuta a sapere da Chenille che il cantante usciva con la sua “amica” Jessica Biel, e le cose tra loro sembravano farsi serie col passare degli anni.
Come era possibile?
Justin aveva dimenticato tutto l’amore che c’era stato tra loro?
Era stato così bravo nel dimenticarla così in fretta?
E poi… perché proprio lei? Perché proprio Jessica?
Francis non aveva mai espresso una simpatia particolare verso quella che lui chiamava “amica”, anche se quando lei e Justin erano ancora una coppia felice, l’attrice era un tantino invadente, ma restava pur sempre un’amica e basta.
Justin aveva dimostrato a Francis in tanti e in diversi modi che il suo amore per lei aveva la priorità su tutto e tutti… eppure la fiamma di quell’amore si era spenta per sempre.
[…]
Una sera del 15 Dicembre del 2011, Fran, non si sa come, era venuta a conoscenza del fatto che Justin e Jessica sarebbero stati presenti ad una partita di Basket dei Lakers di Los Angeles, così riuscì a convincere Nina e Chenille ad andare con lei.
[…]
In questi anni anche le due amiche di Fran erano cresciute parecchio e stavolta l’aspetto fisico conta soltanto in parte.
Chenille si era imposta come ballerina numero uno della EmsAndFran, fortunatamente con l’apertura della struttura anche a Los Angeles, riusciva a stare molto più tempo con sua madre e sua figlia Anaya, che ormai aveva nove anni.
La EmsAndFran di Los Angeles l’aveva affidata ai suoi fidati amici Eddy e Jay, che grazie anche un po’ all’aiuto di Chenille, gestivano alla grande quella scuola che continuava ad avere sempre più iscritti in quell’enorme città.
La famiglia De Noir viveva a Los Angeles, nella loro casa dei sogni, che grazie all’aiuto di Francis erano riuscite ad ottenere per la stellare somma di ottantamila dollari.
Francis nonostante avesse fatto una full immersion nella sua carriera, riusciva a trovare il tempo di andare a passare un po’ di tempo con MamaSu e la piccola Anaya che cresceva a vista d’occhio e diventava sempre più bella come la madre.
La ragazza aveva dimostrato in ogni modo possibile di essere riconoscente a quella famiglia, e non appena il suo sogno fu compiuto, non si tirò indietro nel dimostrare ad ogni membro di quel piccolo nucleo familiare, quanto fosse loro riconoscente per tutto quello che avevano fatto per lei in passato.
Si era offerta di mettere lei la parte restante dei soldi che mancavano per acquistare quella casa, ma Chenille lo vedeva come un prestito, e non un segno di riconoscenza da parte della ragazza, così le ridava poco alla volta i soldi indietro… anche se forse una vita non le sarebbe bastata per saldare un debito di quarantamila dollari.
Francis non voleva quei soldi indietro perché per lei fu un regalo che aveva fatto ad una delle sue più care amiche, un’amica che non credeva di trovare dopo la morte di Emma.
Così a sua insaputa, aveva aperto un conto in banca a nome di Anaya De Noir, ed ogni volta che Chenille le dava una somma di denaro per saldare il debito, lei andava a versarlo sul conto della figlia, per fare in modo che un domani, se ne avesse avuto bisogno: Anaya avrebbe avuto un gruzzoletto di soldi messo da parte a nome suo.
Aveva mantenuto la promessa fatta a sé stessa, nei primi mesi in cui aveva abitato dai De Noir nel Bronx, e aveva comprato una fantastica camera da letto per MamaSu, che si era sempre sacrificata su quel letto scomodissimo della sua vecchia casa; cercando di ricambiare almeno di un decimo a tutto quello che la donna avesse fatto per lei, dandole un affetto che soltanto le madri danno ai propri figli.
In fine… non poteva non ringraziare lui, quel testone di Mike, che in quegli anni sembrava aver messo la testa a posto.
Francis lo aveva reso titolare e responsabile della sua ennesima scuola EmsAndFran di New York.
Vi starete chiedendo perché New York e non Los Angels dove vi erano sua mare e sua sorella? Beh… per due semplici motivi: Il primo, ed il più importante, perché era a New York che viveva la sua anima gemella… ebbene sì Mike aveva trovato l’amore della sua vita proprio nella città in cui era cresciuto. Una giovane studentessa di medicina di nome Debby, e non è tutto, perché i due erano convolati a nozze nel 2010 dopo la laurea della ragazza ed avevano avuto anche loro una bambina, che avevano chiamato Kimani.
il secondo motivo della permanenza a New York di Mike, era appunto dovuto alla moglie, che aveva tutta la sua famiglia lì e quindi era stato ben lieto ed onorato di occuparsi della EmsAndFran di New York.

[…]
Nina Petrova era diventata una famosa personal stylist, tra le celebrità di tutto il mondo.
Lavorava regolarmente per la nota agenzia di moda di Valentino, ed era ufficialmente la stilista di Francis EM, ma accettava anche lavori occasionali da parte di qualche celebrità, che la ingaggiavano in occasione di qualche evento mondano.
La giovane ragazza di solo ventiquattro anni, aveva già riscontrato un successo quasi mondiale grazie al suo talento da stilista.
La sua vita sentimentale, però, non andava meglio di quella della sua amica Francis; infatti la sua storia con Joe era finita dopo quattro lunghi anni a causa della ragazza che voleva concentrarsi sulla carriera.
Il reale motivo per cui lei avesse lasciato Joe, però, era dovuto alla passione che li aveva legati per così tanto tempo, e che da parte sua si era spenta.
L’uomo però continuava ad amarla, e non si rassegnava ad una loro rottura, così a volte la perseguitava per cercare di farla tornare sui suoi passi e rendeva la sua vita impossibile.
[…]
- Non capisco perché tu voglia andare a quella partita di basket, se sai che ci saranno loro…
- Non voglio che tu capisca, Chenille… vorrei solo che mi accompagnassi.
- E se poi dovesse ricon

riconoscerci?
- Non succederà… ho in mente di travestirmi…
- E da cosa? Da vampiro? O forse da fantasma?
Chenille era scettica, non accettava il fatto che l’amica continuasse a farsi del male dopo tutti quegli anni, e non comprendeva il motivo di quella sua decisione.
Nina invece, sembrava più propensa ad accettare le volontà di Fran, la giovane stilista, aveva legato così tanto con la ragazza che non riusciva mai a dirle di no, e provava sempre a mettersi nei suoi panni in qualunque decisione prendesse, senza mai giudicarla.
Le tre amiche si trovavano all’interno della struttura EmsAndFran di Los Angeles, il pomeriggio del giorno in cui ci sarebbe stata quella famosa partita di basket.
Fran tentava di convincere le amiche, spiegando il suo “piano”.
- Da uomo.
Nina sbarrò gli occhi e fissò la ragazza, pensando che non fosse realmente seria.
Chenille alzò un sopracciglio e la guardò interrogativamente, con una mano poggiata sul fianco e un atteggiamento aggressivo.
- Come, scusa?
- Avete capito bene.
- Ma…
Nina provò a dir qualcosa, ma Francis riprese a parlare:
- L’ho già fatto in passato, molte volte, ed ha sempre funzionato. Con Emma ci divertivamo a fingerci dei ragazzi anche a qualche festa in maschera…
- Questa non sarà una festa in maschera, Fran. Lo capisci che se ci scoprono…
- Cosa? Che cosa succederà, Chenille? Insomma se non vuoi venire, fanculo! Non venirci!
Francis aveva tirato su un carattere molto difficile, tornando quasi alla sua vecchia lei, a quella d’origine: molto aggressiva, impaziente e nervosa.
Chenille di canto suo, non era mai stato un tipino pacato, e non se ne stava mai zitta quando l’amica le rivolgeva quel tono sgarbato, sfociando spesso in litigi superflui.
- Cosa speri di ottenerci? Eh? Li vedrai insieme, felici, ti ferirà e poi?
Francis si avvicinò all’amica in un scatto di rabbia, e parlandole a pochi centimetri di distanza, le disse a muso duro:
- Oh bisogno di andare a quella partita, Chenille! Se vuoi venirci, ho un biglietto anche per te. Altrimenti restatene pure a casa, ma taci!!
Francis non si era mai rivolta in quei toni con l’amica, sembrava essere un’alta persona, totalmente diversa da quella che Chenille aveva conosciuto cinque anni prima.
Nina se ne stava lì a fissarle, con preoccupazione e dispiacere, dispiacere per come la sua cara e dolce Francis si era trasformata negli anni difficili che aveva dovuto affrontare dopo la separazione con Justin.
Sapeva bene quanto l’amasse, credeva che il loro amore fosse uno di quelli da favola, uno di quelli che non sarebbe mai finito, eppure era successo.
Chenille inchiodò lo sguardo aggressivo di Fran, e con altrettanta aggressività, la fissava sperando che da un momento all’altro quel demone che la possedesse, la lasciasse in pace.
- Ragazze, vi prego, smettetela di litigare… insomma parliamone.
- Cosa c’è da parlare?
Disse Francis, ancora fisando male Chenille, poi finalmente si voltò in direzione di Nina, la quale disse:
- Beh… dicci cosa hai in mente di fare…
Francis spostò ancora una volta lo sguardo verso Chenille, che finalmente se ne stava zitta, poi tornò a guardare Nina e disse:
- Mi serviranno dei vestiti da uomo, e del trucco… e magari una parrucca…
Chenille scosse il capo, arrendendosi delusa dall’atteggiamento irrazionale dell’amica, mentre Nina, con un’aria decisamente più entusiasta, disse:
- Bene, me ne occupo io… dimmi solo che tipo di vestiti credi siano meglio…
Francis ignorò Chenille e guardò Nina:
- Una felpa, magari col cappuccio… e un paio di Jean non troppo stretti. Per il trucco me ne occupo io, sono diventata un’esperta nel farlo ogni volta…
- Bene, allora stasera si va a tifare Lakers!
Chenille guardò Nina con le mani incrociate sotto al petto, con un’aria contrariata, e la stilista notandola, se ne dispiacque, ma Francis le superò e si allontanò da loro a passo svelto, andando a prepararsi per la serata.
[…]
La metamorfosi di Francis fu così realistica, da sconcertare le due amiche.
La ragazza imparò davvero bene a truccarsi da uomo: aveva marcato alcune parti del suo viso con dei colori un po’ scuri assottigliando ancor di più il suo naso, rese il contorno dei suoi occhi più naturale e profondo, quasi a dare l’impressione che avesse delle occhiaie, ma la parte migliore l’ottenne applicando della folta e lunga barba sul suo volto delicato e femminile sino all’altezza di metà collo, che le donarono un aria camuffabile e marcata a uomo, proprio quello che voleva.
Le sopracciglia le aveva riempite con del trucco, facendole diventare più doppie e folte, il tutto però di un colore biondo scuro: aveva cambiato i propri connotati, passando dall’essere mora ad essere un uomo biondino, con una parrucca di un taglio di capelli corti, che aveva gestito con tanto gel per capelli, rendendoli quasi a spazzolino, in un’acconciatura mascolina.
Indossava una felpa nera con maniche e cappuccio grigio, con degli jeans scuri larghi di coglia e a vita bassa, in modo da nasconderle le sue belle curve femminili.
Chenille e Nina la guardavano sgranando gli occhi, quasi come se avessero appena vista un fantasma.
- Cazzo!
- Sento che a fine serata mi innamorerò di te…
Nina fissava Francis che cominciava a familiarizzare con quei vestiti, quel look e il suo portamento che doveva essere privo di grazia femminile.
- Non sapevo fossi così brava a truccarti da uomo.
- L’ho fatto molte volte in passato.
Ribadì freddamente alle parole di Chenille, mentre aggiustava quasi a livelli maniacali un sopracciglio. Era amante della perfezione, ed esigeva il massimo in ogni cosa.
- Mi servirebbero delle lentine colorate… non vorrei dare nell’occhio con … i miei occhi…
- Quanto hai intenzione di avvicinarti a loro?
- Non molto…
Francis assorta si fissava allo specchio, ancora poco convinta, poi esclamò:
- Degli occhiali! Degli occhiali da vista andranno bene!
- Se vuoi ti presto i miei…
Nina cominciò a frugare nella sua borsa, e Francis la guardò accigliata.
- E tu ci vedi, senza?
- Non sono graduate… sono per moda…
Chenille alzò gli occhi al cielo buffamente per l’assurda vanità dell’amica, poi Nina afferrando il fodero degli occhiali, esclamò:
- Trovati!!!
- Ma non saranno femminili?
- No. Sono un modello così semplice da risultare unisex.
Dopo alti mille tentativi di perfezionamento, riuscirono ad uscire e a raggiungere il palazzetto dello sport, dove si sarebbe svolta la partita, prima di far tardi.
[…]
Vi era davvero tanta gente quella sera, probabilmente anche grazie alla presenza del noto cantante e dell’attrice.
Le ragazze arrivarono a bordo dell’auto di Nina, una jeep nera, parcheggiarono nel parcheggio della struttura ed entrarono per raggiungere i loro posti assegnati.
Ironia volle, che quei posti fossero proprio difronte alla postazione in cui vi erano seduti Justin e Jessica.
I due divi, sedevano a bordo campo, quasi come se fossero stati parte della panchina della squadra, mentre invece le tre ragazze, sedevano dal lato opposto, sugli enormi gradini del palazzetto sportivo, in mezzo alla gente.
Francis interpretava divinamente il ruolo del maschio, portando sempre le mani nelle tasche dei pantaloni, che le cadevano a vita bassa, camminava lentamente e con le gambe leggermente larghe e piegate nelle ginocchia.
Di tanto in tanto si passava una mano sotto il naso e si toccava la barba, fingendosi pensierosa riguardo alla partita, ma non appena presero posto, e davanti a sé notò che dall’altra parte della struttura vi fossero Justin e la ragazza, cadde in una specie di oblio perso nei ricordi del passato e congelata dal dolore che quella situazione le creava.
Sedeva tra Nina e Chenille, le quali si piegarono in avanti per potersi scambiare qualche sguardo complice, mentre col cuore infranto osservavano l’amica persa a guardare i due divi innamorati che non facevano altro che scambiarsi effusioni in pubblico, prima dell’inizio del match.
Era la prima volta, dopo tre anni, che Francis rivedeva Justin e rivederlo proprio in compagnia del suo nuovo amore, le gettò il cuore in un frullatore.
Non era più solita ad esternare le sue emozioni, eccezion fatta per la rabbia, e rivederla gelarsi nel fissare Justin e Jessica insieme, fu un effetto strano anche per Nina e Chenille.
La partita cominciò, ma Francis nemmeno se ne accorse: era lì che fissava Justin, quasi priva dell’uso della parola, in un silenzio così assordante da tormentare le due ragazze.
Justin non era cambiato neanche un po’ dall’ultima volta, fisico sempre asciutto e perfettamente in forma, un filo di barba, e capelli ricresciuti coperti da una coppola.
Indossava un pantalone grigio tortora, una maglietta a corpo nera, e una camicia grigia elegante lasciata aperta.
Era così bello, da farle venir voglia di piangere.
Jessica invece non aveva cambiato molto il suo look: il taglio di capelli era sempre il solito: lunghi con una grande fangetta, ad eccezion fatta del colore che aveva scurito molto. Indossava un pantalone stretto color azzurro pastello, una maglia elegante beige con qualche ricamo, e un cardigan leggero dello stesso colore, con delle ballerine di fantasia e colore simile, e una grande borsa lasciata a terra sotto la sedia.
I due bevevano dei drink in grossi bicchieri trasparenti, che riusciva a farne vedere il contenuto.
Justin sorseggiava una birra mentre le rivolgeva dolci sorrisi, e lei qualcosa con della menta, mentre gli parlava di qualcosa che riusciva a strapparle un sorriso ad ogni parola.
Sembravano davvero una coppia felice, eppure Francis ancora faticava a credere che fosse tutto reale.
Durante il match, era solito in America, far passare la telecamera tra il pubblico e puntare qualche coppia, “costringendola” a baciarsi in pubblico. Il famoso “Kiss Now” delle telecamere con un’inquadratura a forma di cuore.
Destino volle che i primi puntati dalla telecamera, fossero proprio Justin e Jessica.
Nina mise la propria mano su quella di Francis, sperando di distrarla proprio in quel momento, e costringerla a voltarsi verso di lei; ma la ballerina non schiodò gli occhi dal maxi schermo istallato in alto dietro i canestri, ed osservò il modo passionale con cui Justin travolse Jessica con quel bacio, nel vero senso della parola.
Non una lacrima varcò gli occhi della ragazza, che dall’intensità con cui fissava quello schermo, sembravano così privi di emozione da far pensare che fossero senz’anima.
Chenille ruppe il silenzio struggente di quella scena ed esasperata esclamò:
- Insomma per Dio perché vuoi farti così del male?!!!!!
Nina socchiuse le labbra in una smorfia dispiaciuta, ed abbassò lo sguardo prendendo per mano Francis, che con voce fredda, disse:
- Almeno so, cosa ha provato…
Quelle parole lasciarono nell’aria un quesito mai risolto che riguardava la rottura tra i due e Nina e Chenille si rivolsero uno sguardo accigliato, come per chiedersi di cosa stesse parlando la loro amica.
Mentre Francis non smetteva di guardare i due continuare a baciarsi e a ridere e scherzare, come un tempo era lei a fare col ragazzo, la telecamera del “Kiss Now” continuava a girare tra il pubblico, finché non catturò Nina e Francis, che col suo travestimento da uomo aveva ingannato anche le telecamere, quella sera.
Nina le diede una pacca sulla spalla, fissando la telecamera con occhi fuori dalle orbite, cadendo nell’imbarazzo del momento.
- Oh cazzo… e adesso?
Disse a denti stretti, mentre continuava a sperare che la telecamera si spostasse, ma ecco che del tutto inaspettatamente, Francis afferrò il volto dell’amica e le diede un bacio, stampando le labbra sulle sue.
Nina ne restò pietrificata, mentre Francis ad occhi serrati, cercava di immaginarsi di baciare Justin, ma le labbra dell’amica erano troppo soffici per farla cadere in quel suo stesso inganno.
Si distanziò da lei subito dopo che le telecamere continuarono con quel gioco di coppie, e Nina la guardò con un’espressione leggermente disgustata.
- Che cavolo fai!??
- Non desto sospetti…
- Ma se nemmeno era rivolto da questa parte?
Esclamò seccamente Chenille, e Francis capì che l’amica avesse voluto sottolineare la passione con cui il cantante stesse continuando a baciare l’attrice.
Abbassò lo sguardo perdendosi in quei suoi tristi pensieri, e rivedendo davanti agli occhi il momento del bacio dei due: lui si era letteralmente quasi disteso su di lei, e lei travolta da quel suo bacio, gli accarezzava il volto dolcemente, proprio come faceva lei un tempo.
Come poteva accettarlo? Justin era suo! Era stato suo per tanto tempo, lo aveva amato con tutta l’anima, che adesso non poteva sopportare l’idea che alte mani lo toccassero e che altre labbra lo baciassero.
Rischiava d’impazzire, forse Chenille aveva ragione nel dire che era stata un’idea pessima e stupida la sua quella di recarsi lì quella sera; ma doveva farlo…
Francis distese si mise a sedere con gambe divaricate, come un vero uomo, e con sguardo perso, continuava a fissare in direzione della coppia, che finalmente aveva smesso di concedersi momenti di tenerezza.
Justin si lasciava prendere dal momento agonistico della partita, alzandosi in piedi per esultare ad ogni canestro centrato dalla squadra dei Lakers, e Fran non faceva altro che perdersi in lui e in ogni cosa che facesse.
Avrebbe desiderato che l’intero mondo si fermasse, che si congelasse tutto attorno a loro in quel preciso momento, per poterlo raggiungerlo e costringerlo a stringerla forte a sé per farle andar via quel buco dal petto che la lacerava da più di tre anni.
Avrebbe voluto parlargli, costringerlo ad ascoltarla, avrebbe voluto dare una seconda possibilità alla loro storia e continuare alla luce del sole, come adesso era costretta a fare di nascosto.
Quando proprio si accorse di non potercela più fare, si alzò in piedi e disse:
- Torno subito!
- Dove vai??
Domandò preoccupata Nina, mentre lei e Chenille la fissavano sorprese.
Francis non badò molto a loro, e distrattamente, mentre si allontanava da quella postazione, disse:
- Al bagno…
[…]
Fu costretta ad entrare nel bagno dei signori, ed assistere a scene rozze e anti-igieniche degli uomini presenti in quel bagno molto poco pulito.
Peni intravisti dagli specchi, mentre lei si dava una sciacquata alle mani… avrebbe voluto bagnarsi il volto, che sentiva andare a fuoco per le forti emozioni che stava vivendo, ma non poteva, o le si sarebbe rovinato il trucco.
Allora optò per il bagnarsi il reto del collo con acqua fredda e provare a calmare una forte voglia di spaccare tutti quegli specchi del bagno.
- Oh signor Timberlake! Che piacere!
Quell’esclamazione le ghiacciò il cuore, mentre ancora era china sul lavabo di quel bagno.
Justin era appena entrato nel bagno pubblico del palazzetto sportivo, e lo aveva fatto proprio quando anche Francis vi era dentro.
La giovane ragazza, sperò con tutta l’anima che non la riconoscesse, così si affettò ad uscire da lì prima che fosse troppo tardi.
Con capo abbassato fissando verso il basso, si affrettò a raggiungere l’uscita, mentre un uomo in sovrappeso le urtò il cammino, facendola quasi inciampare.
Nonostante l’uomo fosse nel torto, diede la colpa alla ragazza, travestita da uomo, e spintonandola via, disse:
- Sta attento dove cammini, mezza checca!
Francis senza pensarci due volte, l’afferrò per il colletto della sua tuta e lo spinse spalle al muro, sfogando di un decimo la sua rabbia.
Tutti i presenti del bagno, si voltarono a guardare quella insolita scena, compreso Justin, di quel magrolino ragazzo che riusciva a sbattere al muro quel ragazzone grosso almeno tre volte di più.
Francis era molto forte, e negli anni aveva sviluppato quella sua forza muscolare, facendo molta palestra ed esercizio fisico, dedicandosi molto al ballo.
Lo costrinse a fissarlo negli occhi e stava per dirgli qualcosa, ma poi non lo fece.
Lo spintonò ancora una volta, mentre lasciava la presa violenta al suo colletto della tuta, e ancora su di giri, uscì da quel bagno, sbattendo la porta alle sue spalle.
Si rifugiò di fianco ad un distributore di bibite, e alzando gli occhi al cielo, fece un respiro profondo, cercando di scacciare via quel brutto momento vissuto, e in quel momento esatto, delle grosse lacrime le caddero via dagli occhi, dando finalmente sfogo alle emozioni che stava trattenendo dentro da troppo tempo.
[…]
- Cosa avrà voluto dire con quella frase “Almeno so, cosa ha provato”?
- Neanche tu conosci il motivo della loro rottura, Chenille?
- Non so se l’hai notato, bella, ma Francis è diventata totalmente un’altra persona…
- Sono stata via molto tempo purtroppo, ma da quel che riuscivo a seguire di lei… credevo semplicemente che fosse maturata molto in quanto persona ed artista… insomma è diventata così famosa ma è comunque rimasta con i piedi per terra… credevo che si fosse freddata unicamente per il troppo successo ottenuto, sai… la stampa sempre addosso e cose simili…
- Non c’è dubbio che sia diventata una donna molto…professionale, ma… sembra che Justin le abbia portato via il cuore e l’anima…
- Credi che sia colpa di lui se si siano lasciati?
- Non so cosa pensare… non riesco a capacitarmene ormai da tre anni a questa parte… si amavano così tanto che non posso immaginarmi nessuno dei due che tradisce l’altro…
- Tu dici che si sia tatto di tradimento?
Chenille si voltò a guardare Nina, che la fissava interrogativamente, poi si girò a guardare la postazione di Justin e Jessica, rispondendole:
- Dico, ma l’hai visto? Io non so come faccia Francis a restare così calma… fossi in lei andrei a spaccare la faccia prima a lei, che si era finta tanto amica, e poi a lui… che ci ha impiegato così poco tempo a dimenticarla… Insomma, Francis non ha un temperamento calmo e pacato… io non riesco a capacitami!
Nina restò congelata a quelle parole, voltandosi anche lei a fissare la coppia che era tornata a chiacchierare amorevolmente, mente si scambiava di tanto in tanto qualche bacio, poi disse:
- Giuro che fa male anche a me vederli insieme…
- Non giurare… provo lo stesso anch’io.
- Ma è vero che continua a lavorare per lui?
- Tutti noi della vecchia crew facciamo parte della EmsAndFran, e la EmsAndFran lavora per Justin Timberlake per contratto…
- Non possono annullarlo?
Chenille sbottò in un sorriso amareggiato, e disse:
- Oh, bella… tu neanche immagini i danni che creerebbe alla società di Francis…
- Non capisco…
- Se Francis dovesse annullare il contatto fatto con lui, la clausola da pagare toccherebbe così tanti soldi, che neanche il presidente Obama sarebbe in grado di pagare.
- Addirittura? E perché?
- Perché è stata una sciocca… era così innamorata, da non immaginare mai che sarebbe potuto finire tutto… e così aumentò i soldi della clausola ad una cifra assurda, senza badare alle conseguenze, perché appunto credeva nell’amore eterno col ragazzo…
Nina fece qualche attimo di silenzio, poi rivoltandosi in direzione dei due “fidanzatini”, con tono assorto, disse:
- Come fa a conviverci?
- Beh… per fortuna… lui sembra aver imboccato la strada dell’attore…
- Ci hai mai più parlato, dopo la loro rottura?
- No… e forse è meglio per lui… Sarei capace di spaccargli la faccia! Me la sta distruggendo poco alla volta… ma poi cosa ci trova in quella lì? La mia Fran è mille volte meglio!!!
Chenille stava alzando un po’ troppo la voce, e gesticolava indicando la coppia, così troppo vistosamente, che Nina dovette bloccarle le braccia, temendo che potesse farsi notare dal cantante.
- Shhh… ehi calmati Chenille! Chenille possono….possono riconoscerci.
La ballerina sospirò profondamente, ancora visibilmente arrabbiata, e provò a calmarsi, sotto suggerimento di Nina.
- Mi stavi forse maledicendo? Mentre ero in bagno mi fischiavano le orecchie…
Francis tornò a sedersi, con una vera postura da uomo, mentre sorrideva ironicamente in direzione di Chenille, che assieme a Nina per un attimo aveva scambiato davvero Francis per un ragazzo.
- Aveva soltanto avvistato l’uomo degli hotdog…
Disse Nina, sorridendo un po’ sotto sforzo, mentre Chenille e Francis si lanciavano occhiate di dissenso.
[…]
Finalmente il match terminò, e le ragazze potettero tornarsene a casa.
Francis dopo essere tornata dal bagno, non disse più una parola per tutta la serata.
Durante il viaggio di ritorno in macchina, era troppo impegnata a rivedere davanti agli occhi Flash di Justin che baciava Jessica, con cui rideva e scherzava esattamente nello stesso modo in cui usava fare con lei.
La sua mente vagò anche in qualche ricordo felice, che però le fecero formare un magone in gola, ma almeno stavolta riuscì a trattenersi dal piangere.
Fortunatamente era diventata una donna forte, aveva imparato a controllare la sua sofferenza, convertendola in determinazione e creatività per il suo lavoro, riuscendo ad ottenere quello che aveva sempre sognato in campo professionale.
Il suo cellulare, ogni giorno non smetteva di squillare, tutti, o quasi, volevano lavorare con lei e con la sua EmsAndFran.
Oltretutto la ragazza aveva mostrato una certa versatilità anche in campo recitativo, e aveva lavorato con diversi attori molto noti al grande schermo, per piccole comparse in qualche film, o telefilm, e oltretutto aveva preso parte anche alla campagna pubblicitaria contro la droga e l’alcol, a cui parteciparono personaggi del calibro di Jake Gyllenhaal, Angelina Jolie, Brad Pitt, la sua cara amica Katy Perry e il suo ormai vecchio amico Leonardo DiCaprio.
Francis si era costruita un nome ad Hollywood, ed era fiera dei sacrifici fatti per arrivare fin dov’era arrivata, e amava il proprio lavoro soprattutto quando le facevano avere a che fare con i bambini, che sembravano essere i suoi primi fan.
[…]
- Perché sei voluta andare a quella partita, stasera?
Chenille e Francis avevano fatto ritorno a casa, dopo aver accompagnato Nina al suo appartamento: MamaSu ed Anaya dormivano, mentre Francis delicatamente toglieva la barba finta dalla sua faccia e si stuccava da quel travestimento, mentre Chenille la guardava con sguardo sinistro poggiata con un fianco allo stipite della porta del bagno con le braccia incrociate sotto il petto.
- Ho sempre tifato per i Lakers…
Chenille non gradì quella risposta falsa e quel tono risoluto dell’amica, che continuava beatamente a “smascherarsi”.
- Tu neanche lo capisci il basket!
- Cosa vuoi che ti dica, mh?
- La verità.
- La verità è che volevo andarci. Punto, finisce qui. Smettila di parlarmi con quel tono e quell’aria da superiore come se mi stessi giudicando.
- Sono tre anni che non ti giudico e non ficco il naso nelle tue cose… ma stasera mi hai trascinato lì, dove c’era lui con lei… perché?
- E’ stato un grossissimo errore!
- Almeno te ne rendi conto.
Francis sciacquò la faccia, e asciugandosi con un asciugamani, uscì dal bagno superandola e dicendole:
- Parlavo del portarti lì con me. Avrei dovuto chiederlo soltanto a Nina, almeno lei non fa domande.
Chenille la seguì a passo svelto fino all’ingresso della sua camera al piano di sopra, e cominciava ad arrabbiarsi:
- Ho tutto il diritto di sapere!
- Oh, davvero? Soltanto perché mi hai accompagnata, non hai questo diritto.
- Ne ho in quanto amica tua!
Francis si fermò sull’uscio della porta di camera sua, e si avvicinò al volto di Chenille, ghiacciandola col suo sguardo cattivo.
- Le amiche sanno quando devono fare un passo indietro
La ragazza fece un passo indietro, per non sbatterle contro la faccia, e quasi faticava a credere che quella fosse la Francis che aveva sempre conosciuto.
Quella non era lei, non poteva essere lei.
Ferita e dispiaciuta, Chenille la guardò negli occhi un’ultima volta prima di ritirarsi in camera sua, ma quegli occhi erano così vuoti da farle paura.

[…]
Il giorno seguente, Francis uscì di buon mattino e decise di raggiungere la sede della EmsAndFran in metro, evitando così di dover passare altro tempo in compagnia di Chenille, che cominciava a renderle la vita impossibile.
Proprio in quella stazione metropolitana, qualcosa di veramente singolare accadde quel giorno.
Passeggiava a passo svelto tra la folla, per raggiungere il proprio binario, mente sentiva dei ragazzi camminare davanti a lei dire qualcosa di sospetto.
Uno era molto alto, l’altro rientrava nella statura normale.
Avevano delle brutte facce, e ormai lei aveva imparato in quegli anni a riconoscere una brutta faccia sospetta, da una faccia del tutto normale e tranquilla.
Aveva frequentato molti tipi come loro, tanto da comprendere al volo quali fossero le loro intenzioni, tramite linguaggio in codice.
Quello alto aveva bisbigliato a l’alto la frase “occhio a barbanera”
Francis notò che proprio a pochi passi da loro, più avanti vi era un giovane ragazzo con una folta barba nera, di poco cresciuta e con lui vi era un altrettanto giovane donna.
Entrambi avevano un look un po’ dark rock: vestivano con dei jeans non troppo larghi, scarpette, lei indossava una t-shirt nera che usciva da sotto il giubbino di piumino dello stesso colore., mentre lui portava un felpa con cappuccio sempre nera.
A quel punto, Francis diventò molto sospettosa, soprattutto perché i due tipi continuavano a seguire la coppia che ignara di tutto, proseguiva per la sua strada tranquillamente.
Fran, indossava un pantalone della tuta nero, delle scarpette da ginnastica dello stesso colore dell’Adidas con strisce bianche laterali, una t-shirt grigia e un lungo giaccone grigio, avente un cappuccio, che si tirò su per non farsi riconoscere tra la gente.
La ragazza decise di seguire il suo istinto, e cambiò direzione non recandosi più sul proprio binario, restando a pochi passi di distanza dai due tipi sospetti, che a loro volta seguivano quella coppia.
Nel giro di pochi minuti, lo sguardo della ragazza cadde sulle mani del ragazzo alto, che con lenti movimenti, afferrò dal reto dei suoi jeans una pistola, mentre l’altro si allontanava, andando ad avvicinarsi alla coppia.
Francis sbarrando gli occhi, cercò di mantenere il sangue freddo e pensare a come fare per fermare quel tentativo di rapina.
Si guardò intorno, vi era toppa gente, non sarebbe riuscita a correre e fermarli in tempo, cosa avrebbe potuto fare? Doveva pensare in fretta, prima che fosse stato troppo tardi.
Guardando sulla sua sinistra, notò che vi era uno svincolo su un binario vuoto, che avrebbe potuto portarla dritto verso la coppia, se avesse corso il più velocemente possibile, così senza pensarci toppo, agì di conseguenza.
Si gettò sui binari e di corsa quasi fulminea, saltò dall’altra parte della piattaforma del binario e spintonando un po’ di gente per farsi spazio, riuscì a raggiungere la coppia e costringerla ad abbassarsi a terra.
Afferrò una mano del ragazzo, e un braccio della ragazza ed urlò:
- State giù!!!!
I due del tutto storditi e spaventati, furono quasi catapultati a terra dalla ragazza, che  sangue freddo affrontò il ragazzo alto con la pistola, che stava per fare fuoco, ma fortunatamente aveva inserito la sicura.
Francis riuscì a trovare un modo per sfogare la rabbia che aveva accumulato il giorno precedente alla partita dei Lakers, tutta su quello sventurato malvivente, che ebbe un calcio in pieno volto dall’agile ragazza che riuscì a farlo cadere a terra, e subito tentò di tirargli via dalle mani quella pistola prima che potesse succedere qualcosa di spiacevole.
Il ragazzone però, sferrò un pugno sul naso della ragazza, facendola barcollare all’indietro per la forte botta, mentre l’altro malvivente strappava la borsa dalle mani della giovane compagna del ragazzo barbuto, e se la dava a gambe tra la folla.
Francis vide la scena, e con sangue agli occhi, si avvicinò al ragazzo con la pistola, e finse di sganciargli un sinistro sull’occhio, ma mentre lui si parava la faccia, lei gli diede un calcio nelle parti intime, così violento da farlo svenire a terra privo di conoscenza.
Francis pensò di averlo castrato, ma poco se ne curò, si affrettò ad afferrare la pistola dalle sue mani, lo lasciò lì a terra e guardò i due giovani ragazzi:
- Cos’avevi in quella borsa?
- TUTTO!!!
Urlò il ragazzo ancora un po’ sotto shock per l’accaduto, poi si rialzò e stava per correre in direzione del malvivente che si dava alla fuga, ma Francis riuscì a fermarlo per un braccio.
- Non muoverti da qui! La borsa la recupero io!
Il ragazzo spostò lo sguardo verso di lei, e immediatamente la riconobbe:
- Ma tu sei… Francis EM!
La ragazza non si perse in chiacchiere e cominciò a correre come un razzo tra la folla, inseguendo quel ragazzo, mente teneva ben salda nella sua mano sinistra la pistola.
Fortunatamente però, alcuni agenti della polizia riuscirono a fermare la fuga del ragazzo, prima che uscisse dalla stazione.
Francis rallentò quella sua veloce corsa, e cominciò a riprendere fiato, mentre si poggiava con le mani sulle ginocchia e provava a storcere il naso per capire se le si fosse rotto.
Fortunatamente aveva subito soltanto una forte lesione e niente di più.
Alcuni agenti le si avvicinarono e nel giro di mezz’ora finì nella stazione di polizia lì vicino, assieme al malvivente e alla coppia di ragazzi derubati.
[…]
La ragazza riottenne la sua borsa, il malvivente alto fu trasportato in ospedale, seguito da una pattuglia, mentre l’alto malvivente era stato trasportato in prigione, e lei assieme ai due ragazzi testimoniavano sull’accaduto.
Trascorse troppo tempo in quella stazione di polizia per i suoi gusti, così cominciò a stufarsi e a compromettere la sua posizione con i suoi modi poco garbati.
- Insomma, agenti, vi abbiamo detto tutto ciò che è accaduto. Vi abbiamo consegnato i due delinquenti, la ragazza ha la sua borsa, tutto è bene quel che finisce bene. Adesso perché non ci lasciate andare?
- Signorina De Laurentiis…
- EM!
Francis fulminò con lo sguardo il signor agente, di una trentina d’anni più grande di lei, e lo inchiodò con lo sguardo, finché lui non si arrese e correggendosi, disse:
- Signorina EM… stiamo mettendo a verbale l’incidente, se non le dispiace ci vorrà ancora qualche minuto.
La ragazza sedeva scomposta su una sedia difronte la scrivania dell’agente, e con le mani nelle tasche del suo lungo giaccone grigio fece scivolare il capo all’indietro mentre sbuffava impaziente.
Il cappuccio che aveva tirato su, le cadde, e le scoprì finalmente la faccia e i capelli che portava legati in una coda.
L’agente fu richiamato nell’altra stanza da un collega e si congedò dai presenti:
- Vogliate scusarmi…
Francis lo seguì con lo sguardo fin fuori lo studio, ed inevitabilmente, poi, finì con guardare i due ragazzi.
- Hai fatto una cosa pazzesca!!!
Esclamò lui quasi eccitato, sfoggiando un buffo e simpatico sorriso in direzione di Francis, mentre la sua ragazza disse:
- Ha rischiato di farsi sparare, per colpa nostra!
- Non dite sciocchezze, me la sarei saputa cavare…avevo… tutto sotto controllo…
- Mmmh… beh da come hai attraversato quei binari e sei salita sulla piattaforma…
- Non dire sciocchezze anche tu!! È stato pericolosissimo!
- Ok, lo ammetto, ma non puoi negare che non sia stato fenomenale. Insomma mi era sembrato di essere finito in uno di quei film di James Bond!
- Ma che problema hai?
- Tu che problema hai... insomma non sei gasata neanche un po’!
Francis li guardava discutere buffamente, e non trattenne una risatina e senza neanche rendersene conto, era tornata a sorridere di gusto dopo neanche lei sapeva quanto tempo.
- Paragonare una rapina a mano armata ad un film di James Bond… insomma credo di non essere io ad avere problemi.
- Uhm… forse James Bond avrebbe indossato uno smoking. Già… no… forse non James Bond…
- Ok… ti aiuto ad uscire da quest’imbarazzante situazione…
La ragazza sembrava essere davvero molto simpatica, e gesticolando, sorrise voltandosi verso Francis, che non poté non tornare con lo sguardo verso il ragazzo che disse:
- Come, che cosa?
- Fa silenzio, sto cercando di aiutarti… Ehm… scusalo, a volte è un po’ svitato.
Esclamò lei stringendosi nelle spalle, risultando quasi rassegnata, mentre Francis continuava a sorridere nella loro direzione.
Abbassò lo sguardo e cercò di smettere di sorridere:
- Ti comunico che sia io che lui ti adoriamo. Adoriamo ciò che fai e abbiamo molta stima nei tuoi riguardi. Adesso che ci siamo conosciuti, e soprattutto per il modo in cui ci siamo conosciuti, esigo di ospitarti a cena da noi almeno una volta. Non puoi tirarti indietro!
- Oh assolutamente!!
Esclamò il ragazzo, dimenticandosi velocemente della loro precedente conversazione, poi aggiunse:
- Cucino io. Dimmi cosa ti piace, e giuro che andrai via ancora leccandoti i baffi!
- Non è carino supporre che abbia i baffi.
- E’ un modo di dire, sei tu che hai supposto…
- Hai supposto? Davvero?
- Oggi ti trovo particolarmente propensa all’irritazione, mia cara.
Esclamò lui imitando un vocione da damerino, e Francis ancora una volta non trattenne una risatina.
- Ho il mio periodo di ciclo…
- E da quando? Ieri sera…
- Stamattina!!
Si affrettò a rispondergli, mentre lui la fissò con occhi sbarrati per qualche secondo, poi dopo attimi di silenzio, esclamò con tono secco:
- Oh.
Francis si sentiva come seduta su un divano in soggiorno, mente guardava una sit-com televisiva, non riusciva a smettere di ridacchiare nel sentirli discutere così simpaticamente.
La ragazza si voltò ancora una volta in direzione di Fran, ed ignorò il fidanzato dicendole:
- Allora, stasera sei dei nostri?
- Veramente io…
- Non si accettano no come risposte. Cominceremo a perseguitarti, sai? Siamo molto bravi nello stalkerare le persone, vero?
- Verissimo!
Francis sbottò in una risatina, poi mise le mani in avanti, e disse:
- Per carità… sono mesi che combatto contro uno stalker. Mi basta lui…
- Oh… questo si che è un problema.
- Dovresti denunciarlo…
- Non distrarla dalla risposta.
- Hai ragione! Dannazione, parlo sempre troppo!!
Il ragazzo scherzando, si maledisse, gesticolando e guardando verso l’alto, poi guardò Fran con un mezzo sorriso, e disse:
- Allora, stasera cosa cucinerò?
- Che ne dite di spaghetti con polpette al sugo?
- Ehi… è lei l’ospite, deve decidere lei!
- Scusate… ma pensavo al fatto che fosse italiana e mi sono lasciata trasportare dalla cucina italiana e dalla fame…
- Hai fame?
- Un po’…
- Ma se abbiamo fatto quella colazione ipercalorica prima di uscire di casa?
- Ti ricordo che sono nel mio periodo…
- Cavolo, l’avevo già dimenticato.
- Tranquillo, ci penso io a ricordartelo.
- Che strazio!
Si lamentò lui sbuffando simpaticamente, mentre Fran continuava a ridersela con contegno. Li trovava davvero simpatici, era da molto tempo che non conosceva persone simili, e si rese conto che le era mancato quel tipo di conoscenza.
- Spaghetti con sugo di polpette va benissimo…
Disse rivolgendo loro un dolce sorriso, che era stato assente da quelle labbra per molto, troppo tempo.
I due ragazzi esultarono come ad una scommessa vinta, e si diedero il cinque euforici.
[…]
Dopo un’ora, furono congedati dalla polizia, che aveva messo a verbale tutto l’accaduto  garantendo maggiore protezione nelle stazioni, e che i due malviventi l’avrebbero pagata per il crimine commesso.
I ragazzi diedero a Francis il loro indirizzo, dicendole che l’avrebbero aspettata per le ore 18:00.
[…]
Francis trascorse la sua giornata alla EmsAndFran, ed ogni volta che ci tornava era una festa per tutti gli iscritti che l’acclamavano e la richiedevano come un vero leader.
Nonostante la sua popolarità, la ragazza si comportava davvero con un’infinita umiltà, risultando essere un membro della famiglia di ogni ragazzo lì presente.
Restava a parlarci per ore intere, durante le pause, per poi riprendere insieme le lezioni di ballo che comprendevano lo svolgimento di alcune coreografie che lei stessa pensava assieme a Jay, Eddy e Chenille, e che loro poi dimostravano agli altri e le mettevano in pratica.
Quel giorno aveva tenuto lezione di danza classica; quella scuola aveva sette aule di ballo, dove si praticava: Break Dance, Danza Classica, Salsa, Merengue, Tango, e perfino il Burlesque e Danza Orientale ovvero Danza del Ventre.
Eddy e Jay riuscivano a dirigere molto bene quell’enorme struttura, forse una delle più grandi tra tutte le scuole aperte da Francis, dopo quella centrale di Napoli.
I due ragazzi avevano assunto, sotto consenso di Fran, dei maestri per ogni professione, tranne che per la Break Dance in cui si alternavano per dare loro stessi delle lezioni.
Tutto andava a gonfie vele, tutto era perfetto e super organizzato; ma Francis non riusciva ad essere felice a pieno.
Si sentiva sola, con nessuno al suo fianco con cui condividere quelle sue soddisfazione e la sua crescita professionale nonché personale.
Era terribilmente sola, aveva perso Justin, e per sua volontà aveva allontanato anche gran parte della sua famiglia e dei suoi amici.
Erano quasi due anni che non vedeva suo fratello Luigi, aveva sempre rimandato un incontro con lui, nelle occasioni che il ragazzo le proponesse di rivedersi: non voleva vederlo, non voleva nessuno accanto ed era finita col restare tutta sola.
Suo fratello Luigi le era sempre stato accanto, eppure Fran era riuscita ad allontanare anche lui; in compenso però riuscivano a scambiare qualche chiacchiera telefonica di tanto in tanto.
Sapeva che la sua storia con la Hunziker era finita dopo qualche anno di tira e molla, e adesso lui era tornato dalla sua fidanzata storica americana: una modella di nome Brooke. I due erano prossimi alle nozze, ma non conosceva altri dettagli.
Era buffo come persone che credeva indispensabili nella sua vita, adesso non ne facevano più parte come una volta.
Era tutto il giorno che non faceva altro che pensare alla serata precedente, rivedeva davanti agli occhi Justin baciare Jessica, rivedeva quei sorrisi e quegli sguardi che il cantante un tempo riservava solo ed unicamente a lei.
Le si formava un nodo in gola ogni volta che ci ripensava, aveva una gran voglia di piangere ed era così strano… non aveva mai pianto, né ne aveva sentito il bisogno dopo la separazione col ragazzo.
Le uniche volte in cui si era lasciata andare ad un pianto liberatorio, era stato all’inizio… quando di notte si immaginava a dormire tra le sue braccia, e invece si ritrovava a stringere un desolato cuscino.
[…]
Senza neanche accorgersene, si erano fatte le sei del pomeriggio, aveva promesso che sarebbe stata a casa della coppia che aveva salvato da una rapina in stazione proprio a quell’ora, eppure si ritrovava ancora nella sede della EmsAndFran.
Fortunatamente però, domandando a qualche amico di Los Angeles, lì alla scuola, scoprì che l’indirizzo che le avevano dato non era molto lontano da lì.
Così corse a farsi una doccia per arrivarci prima che potesse passare ancora più tempo.
Indossò un vestitino lungo fino a metà coscia, molto corto, con delle calze trasparenti e dei lunghi stivali neri che le arrivavano sino a sopra le ginocchia, era come stesse indossando un lungo maglione, senza pantalone, ma gli stivali davano l’impressione di essere un mezzo pantalone.
Era un look quasi insolito per lei, ma ultimamente si era accorta di adorare gli stivali e tutto ciò che fosse di pelle, quasi come se il suo animo si forse convertito al dark.
Si lasciò i capelli mossi sciolti lungo le spalle e si affrettò a prendere la borsa e le chiavi della sua moto, per raggiungere la casa della coppia.
Lasciò il borsone con la tuta e tutte le altre sue cose personali nella struttura, che ormai considerava casa sua, e salutò al volo Eddy e Jay prima di uscire.
- Allora io vado!
- Ehi, aspetta zucchero! Dov’è che te ne vai?
Jay fermò la fuga di Francis, e lei prima di scendere di corsa le scale, si voltò a rispondergli:
- A casa di…
Si era appena resa conto di non conoscere neanche il nome di quelle persone, così per non risultare poco convincente, disse:
- Amici!
- Amici?
Si sorprese Eddy, guardandola accigliata. Sapeva che Francis non avesse amici, a meno che quei tossici dipendenti della sua “congrega” di fumatori di marjuana, non li considerasse suoi amici.
- Sì, Eddy, amici!
Esclamò spazientita. Al ché aggiustò la manica della sua borsa lungo la spalla, e tagliò a corto:
- Sono in ritardo, scappo!
- Chenille lo sa che stasera non torni per cena?
Francis si fermò ancora una volta, e ancora una volta si voltò in direzione dei ragazzi che la guardavano da dietro il bancone dove gestivano tutte le carte d’iscrizione e altri documenti:
- Ehm…No. No, non gliel’ho detto… mi sarà passato di mente…
Francis era così distratta che non si rendeva conto di star rovinando il suo rapporto con Chenille, ma purtroppo non le importava.
- Diglielo tu! …A domani!
Riuscì a tagliare a corto e ad andarsene in tempo prima di essere fermata ancora una volta dai ragazzi, i quali restarono visibilmente contrariati dal comportamento schivo e freddo della ragazza.
[…]
Arrivò all’indirizzo segnato, a bordo della sua moto, fortunatamente indossava un leggero e sottilissimo pantaloncino, che le permise di cavalcare la sua amata moto, senza dover badare troppo alle sue parti intime, scoperte dal vestitino che indossava.
Tolse via il casco e sostò la moto appena fuori l’abitazione col numero civico che le era stato indicato.
Si guardò intorno, vi erano molte villette con giardini attorno racchiuse da alti cancelli, si sentiva uno stano suono poco distante dalla sua posizione, come se fosse stato lo scatto di una macchina fotografica.
Insospettita si guardò intorno, sperava non si trattasse ancora una volta di quello stalker che continuava a pedinarla per scattarle foto nascoste.
Guardando bene, al di la del cancello della casa dei ragazzi, (che era aperto) vi era un giovane ragazzo che le scattava foto, senza badare al fatto che lei lo avesse visto.
Era lui! Ne era più che certa! Finalmente era riuscita a beccarlo, ma non si rese conto che quel ragazzo fosse proprio dentro la proprietà della giovane coppia, così si fece guidare da una furia improvvisa, e si precipitò verso quel ragazzo, il quale continuava a farle foto, finché non gli fu abbastanza vicina da farlo smettere.
Abbassò la macchina fotografica smettendo di farle foto, ed era sul punto di dirle qualcosa, ma Francis non controllava più sé stessa, e così gli diede un pugno sul naso costringendolo a chinarsi in avanti per il forte dolore; al che lei afferrò quella macchina fotografica per il laccio e la scaraventò a terra con molta violenza, riducendola a pezzi.
- Se ti trovo a fotografarmi ancora una volta, giuro che ti investo con la mia moto e dico alla polizia che è stato per legittima difesa, brutto figlio di puttana!!!
A quel punto si videro uscire i due giovani dalla casa: il ragazzo barbuto assieme alla sua fidanzata, fecero sparire dal volto il loro sorriso e sbiancarono.
- Jared!!!
Il ragazzo corse in soccorso al presunto stalker, e la ragazza si avvicinò a Francis.
- Oh mio dio! Ma cosa è successo??
Anche lei si avvicinò a quello che sembrava un loro conoscente, e l’aiutarono a tirar su il capo per cercare di bloccare la fuoriuscita di sangue da quel naso pestato da Francis.
- Vic, prendi del ghiaccio, corri!
- Chi cazzo è questa troia??!
Esclamò il ragazzo sanguinante, mentre col capo chino all’indietro, veniva guidato dal ragazzo barbuto verso l’interno della casa.
Francis a quelle parole, strinse i denti ed era sul punto di dargli un altro pugno, ma fu fermata giusto in tempo dal ragazzo barbuto.
- Wooo Wooo, ferma Balboa… lui è mio amico!
- Cosa??
Esclamò Francis mentre cercava di contenere la rabbia.
Nel frattempo era tornata la ragazza, con un impacco di ghiaccio e delle bende per aiutarlo a fermare il sangue che gli usciva dal naso.
- Presto, Jared, vieni dentro!
Urlava lei preoccupatissima, mentre gli poggiava le bende sul naso e lo tirava via.
Francis guardava la scena confusa, e ancora arrabbiata.
- Vieni dento.
- Tomo, la mia canon…
- Oh cazzo!
Il ragazzo barbuto si accorse della macchina fotografica distrutta del ragazzo, e si precipitò a raccoglierne i cocci.
- Ci penso io, voi entrate!
Francis avrebbe volto sparire nel nulla, voltarsi ed andarsene, ma fu convinta ad entrare in casa, e nel farlo sentiva borbottare quel ragazzo ferito, qualcosa contro di lei.
[…]
Riuscirono a fermare l’emorragia dal suo naso, e gli poggiarono quell’impacco di ghiaccio su, mentre era disteso sul divano del loro salotto molto ben arredato.
Per come la casa era arredata, Francis cominciò a pensare che quei ragazzi fossero di buona famiglia e molto ricchi.
Un po’ imbarazzata, si sedette sul divano difronte a quello in cui era disteso il ragazzo che aveva colpito, e tenendo le mani attorno alle proprie ginocchia, si guardava intorno spaesata.
- Va un po’ meglio adesso?
Domandò la fidanzata dell’uomo barbuto al giovane, che con aria seccata, disse:
- Andrebbe meglio se la mia canon fosse ancora intera!
A quel punto il ragazzo ferito, spostò lo sguardo verso Francis, e i due si guardarono per la prima volta: non fu un bel momento, Fran riusciva a leggere negli enormi occhi blu del ragazzo tutto l’odio che provava per lei.
Fran era così strafottente all’epoca, che ricambiò l’occhiataccia senza farsi troppi problemi, al che, la fidanzata del ragazzo barbuto, accorgendosi di quello scambio d’occhiatacce, intervenne dicendo:
- E’ un vero peccato che vi siate conosciuti in questo modo…sono sicura che potreste andare molto d’accordo…
- Oh andiamo, Vic, non cominciare adesso.
- Dicevo solo che magari potevano…
- Che cosa?
Continuò a chiederle il fidanzato, come se i due ragazzi non fossero stati presenti:
- Che potevano fare una conoscenza migliore di questa! Infondo è grazie a lei se i file per il nuovo progetto sono sani e salvi!
Nuovo progetto? Quale progetto? Di cosa stavano parlando?
Tutte quelle domande le frullavano per la testa, ed era sul punto di chiederle ai ragazzi, quando quello col ghiaccio sul naso, disse:
- Ed è anche grazie a lei che la mia canon non esiste più…
- Magari se mi ci mettessi… potrei ricostruirla dai cocci…
- Non dire stronzate, Tomo. Quella me l’ha proprio distrutta…
Francis non gradiva il tono che usava il ragazzo per rivolgersi a lei, e oltretutto non le piaceva che la si indicasse con la parola “quella”. Così con tono sgarbato, gli rispose:
- Quella, ha un nome.
Fran rivolse uno sguardo sinistro a quel ragazzo, il quale, dopo averlo ricambiato per qualche secondo, si voltò esasperato a fissare il soffitto, mentre continuava a tenere l’impacco di ghiaccio sul naso ben fermo.
- …e anche un bel caratterino.
Esclamò la fidanzata del ragazzo sorridendo poi aggiunse:
- Mi sono resa conto che noi sappiamo chi sei e tu non sai chi siamo noi…
- Ah no?
- Sta zitto, Tomo.
- Odio quando sei nel tuo periodo.
- E’ nel suo periodo?
Si intromise l’amico mal ridotto, abbozzando un sorriso malizioso guardando l’altro:
- Non facciamone un affare di stato, adesso. Comunque, dicevo…
Francis abbassò lo sguardo sorridendo appena, grazie a quei buffi ragazzi.
- Io mi chiamo Vickie, lui è mio marito Tomo, e questo qui è Jared…
- Non dico che sono offeso, però almeno lei che è una ballerina… dovrebbe conoscerci…
Sulla testa di Francis cominciavano a spuntare enormi punti interrogativi.
Di cosa stavano parlando? Perché avrebbe dovuto conoscerli?
Però… adesso che ci rifletteva su… Tomo… aveva già sentito quel nome da qualche parte. Magari se sapeva il cognome…
- Scusa, Tomo… com’è il tuo cognome?
I tre ragazzi si voltarono in direzione di Fran, stupendosi delle sue parole, così lei aggiunse:
- …è che ho già sentito il tuo nome da qualche parte… magari se conosco il tuo cognome riesco a ricordare…
A quel punto il giovane ragazzo barbuto scoppiò in una risata così meravigliosamente contagiosa, che Francis non trattenne sé stessa e cominciò a farsi contagiare da lui.
Trascorsero alcuni secondi a ridere sguaiatamente, ma senza saperne il vero motivo.
Il ragazzo era quasi in lacrime per quanto stesse ridendo, sua moglie Vickie guardava Jared e rideva sotto i baffi, mentre il ragazzo col naso gonfio, alzava gli occhi al cielo con un mezzo sorriso sul volto, guardando l’amico sbellicarsi.
- Che cosa ho detto di così divertente?
Domandò ad un certo punto Francis, cominciando ad aver paura delle risate del ragazzo.
- Tu… tu non puoi capire…
Il ragazzo cercò di darsi una calmata e si passò le mani attorno agli occhi per asciugare le lacrime, mentre Francis era ancora con un enorme punto interrogativo stampato sulla faccia.
- Hai demolito l’ego di Jared…
La ragazza spostò lo sguardo verso Jared, ma lui neanche si disturbò a guardarla.
Nell’osservarlo, però, cominciò a ricordare di averlo già visto da qualche parte.
Il suo sguardo si fece serio, e davanti agli occhi cominciarono a scorrerle scene di flashback del passato.
- Oh mio dio…
I due coniugi e Jared si voltarono in direzione di Fran, che pietrificata, disse:
- I Thirty seconds to Mars… Non… non ci posso credere…
La ragazza con occhi sbarrati, fissava i ragazzi incredula di trovarsi proprio in casa loro.
- Beh… neanche io potevo crederci che eri tu in metro…
Jared si alzò e si mise a sedere sul divano, togliendo via dal naso quell’impacco di ghiaccio, totalmente disinteressato alla discussione, ancora un po’ incazzato per l’accaduto.
Vickie gli si avvicinò e prendendo la sacca con ghiaccio dalle sue mani, lo guardò preoccupato e gli disse:
- Come va col naso? Passato il dolore? Per fortuna non si è gonfiato…
- Dovevi vederla, Jared, corre come un razzo per davvero!
Tomo era ancora preso dal racconto, quando il cellulare della ragazza cominciò a squillare e prendendolo dalla tasca disse:
- Scusate se non l’ho spento, ma aspettavo una telefonata di lavoro importante…
- Oh non ti preoccupare, va pure a rispondere.
Francis sorrise a Tomo e senza dare importanza agli altri due, si affrettò a raggiungere la camera accanto per rispondere alla chiamata.
[…]
La fama di Francis era cresciuta senza che avesse bisogno di un agente, la ragazza dopo il trauma avuto col suo prima ed unico agente, aveva deciso di gestire lei stessa i propri affari, facendosi da auto-agente.
Quella telefonata non riguardava la sua carriera da ballerina, bensì quella di attrice, la ragazza aspettava notizie per quanto riguardava un provino importante per un film, e finalmente questa chiamata arrivò.
“Le comunichiamo che il regista ha richiesto la sua presenza ai provini per quella parte.” Le avevano detto.
Wow! Il regista in persona la richiedeva, che soddisfazione immensa!
[…]
Quella telefonata migliorò nettamente quella serata, cominciata un po’ male.
Dall’altra stanza si sentivano altre voci, e quando vi fece ritorno si ritrovò davanti agli occhi una scena molto simpatica e buffa.
In pratica vi era un nuovo ragazzo, che probabilmente era arrivato a casa della coppia mentre lei era al telefono, il quale se la rideva a crepapelle con Tomo, seduti sul divano accanto a Jared, che abbozzava una risatina di tanto in tanto, facendosi contagiare da quelle grosse risate.
[…]
- … E così lei gli fa… HAI CAPITO BRUTTO FIGLIO DI PUTTANA?
- Perché non c’ero dannazione!!!
- HAAHAHAHAAHAHAHAHAHHAHAAHA
- AHAHAHAHAHAH OH CHE DAREI PER RIVEDERE LA SCENA!!
- OH ANCH’IO ANCH’IO AHAHAHAHAHHAHAHAH
Stavano davvero deridendo Jared? Ma che banda di matti era mai quella?
Quasi quasi dispiaceva più a lei per l’accaduto che a loro che erano suoi amici.
Tornò in sala un po’ impacciata, e notò che il ragazzo appena arrivato era in dolce compagnia di una giovane e bella ragazza bionda, che non appena la vide esclamò:
- E’ proprio lei!!!
Francis si immobilizzò, stupita che stesse parlando di lei come se fosse un alieno o una star irraggiungibile.
Improvvisamente tutti gli occhi dei presenti le si puntarono addosso, e Vickie le disse:
- Vieni, Fran, ti presento Shannon, il fratello di Jared…

[CONTINUA…]

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Capitolo 34
*** ● Green Girl ● ***


CAPITOLO 34
[Continua…]
Shannon… ma non è un nome da donna? – pensò tra sé e sé Francis, mentre si avvicinava al presunto fratello di Jared, il ragazzo che aveva pestato poco prima nel giardino di Tomo e Vickie, avendolo scambiato per lo stalker che la pedinava ormai da qualche mese.
Il ragazzo si avvicinò a lei alzandosi dal divano, su cui era seduto sino a poco fa accanto a Tomo e con cui era impegnato a deridere il fratello, ancora un po’ stordito dall’incontro/scontro con Francis.
Non era molto alto, ma il suo bel fisico massiccio, compensava la così detta “mezza bellezza”, mancante.
Aveva grossi occhi quasi tendenti al verde, con folte sopracciglia con un forma strana, ma particolare, quasi come se le avesse appositamente curate in quel modo.
Labbra carnose, e un naso dritto ma totalmente diverso da quello del fratello, che lei poco fa aveva quasi rischiato di rompere.
Portava i capelli corti, gelatinati all’insù, e un filo di barba molto meno folta di quella di Tomo.
Era davvero attraente, ma Fran aveva la testa da qualche altra parte per potersene rendere conto.
[…]
- Tomo mi ha raccontato di quello che hai fatto in stazione… te ne siamo davvero molto grati.
Il ragazzo le stringeva la mano, per presentarsi a lei e le sorrideva, sembrava davvero felice di fare la sua conoscenza.
Francis provò a concentrarsi e cercare di capire come mai le fosse così riconoscente, ma non ci riusciva.
Con sguardo accigliato, e un sorriso un po’ forzato, restò a fissarlo confusa.
Il ragazzo trovò divertente quella sua espressione, e notando che se ne stesse zitta, aggiunse sbottando in una risatina:
- E’ quasi meno eloquente di me.
- Beh in questo caso ti ha battuto… sei tu quello che parla e lei quella che tace…
Commentò Tomo, sorridendo curioso nel guardare l’espressione di Francis, che scosse il capo tornando con i piedi per terra e si affrettò a parlare:
- Chiedo scusa, ma non riesco a capire perché continuate a ringraziarmi per aver salvato quella borsa… insomma non ho fatto niente di speciale…
- Hai salvato i progetti di tre settimane di lavoro sul nuovo album a cui stiamo lavorando.
Francis si voltò, assieme a tutti gli altri presenti, verso Jared che si era alzato in piedi e le aveva finalmente tolto ogni dubbio dalla testa.
Guardarlo non aiutava Francis a trovare quel ragazzo meno antipatico, dopo quello scontro avuto con lui, e dopo il modo in cui continuava a rivolgersi a lei con scortesia, non provava neanche un po’ di pentimento per avergli dato un pugno.
Proprio nel momento in cui Fran stava per dirgli qualcosa, bussarono alla porta.
- Questa dev’essere Samantha… vado io.
Jared si allontanò dai ragazzi, e posò la sacca di ghiaccio, ormai sciolto, sul ripiano di un mobile, proprio accanto a Francis, e la fulminò con lo sguardo un’ultima volta prima di allontanarsi dalla stanza per raggiungere l’entrata della casa.
Vickie notò subito della tensione tra i due, e mentre gli altri si perdevano in chiacchiere, lei prese in dispare Fran e le disse:
- Non badarci, a volte è un po’ permaloso…
Francis cominciò a fissarla con sguardo perso in un punto nel vuoto, e le sua mente vagò in qualche pensiero: Permaloso… questa definizione… Non conosceva nessuno più permaloso di Justin, mai ne aveva conosciuti altri, neanche lei era a quei livelli.
Si era fatta prendere per un secondo da un flash di ricordi collegati ancora una volta a Justin, ma si sforzò di tornare a Vickie e provò a sorriderle come meglio poté:
 - Non ha importanza.
Vickie sembrava davvero dispiaciuta per come le cose tra lei e Jared erano cominciate, ma Fran non volle darci peso, così aggiunse:
- Non immaginavo che avreste avuto ospiti, altrimenti sarei passata un’altra sera.
- Cosa dici! Loro li abbiamo invitati noi per presentarteli. Dopo averli avvertiti su ciò che avevi fatto per il loro nuovo progetto, hanno insistito per conoscerti. Ma….
Improvvisamente la ragazza sembrò dubbiosa riguardo qualcosa, e con sguardo accigliato, la fissava ed aggiunse:
- …spero che per te non ci siano problemi…
- Certo che no… ma come hai potuto vedere… non sono molto brava a farmi nuove amicizie.
Disse Francis abbozzando un mezzo sorriso, guardando la ragazza, che ricambiò il sorriso, sollevata dal fatto che fosse quello il motivo.
- Beh… io dico che non è vero, perché te ne sei appena fatta una.
Le fece l’occhiolino per lasciarle intendere che stesse parlando di sé, poi si voltò in direzione degli altri, e disse:
- Insomma, Tomo, qui moriamo di fame, quand’è che mangiamo?
- Sei l’unica che si sta lamentando, mia santità.
- Ma se sento gli stomachi di tutti brontolare?
- Davvero?
Il ragazzo simpaticamente, si voltò in direzione di Shannon e l’altra ragazza bionda, di cui Francis ancora non conosceva il nome, e fingendosi stupito, aggiunse:
- Ragazzi, ma perché non me le dite certe cose? Calo subito la pasta!!!
- Hai detto Pasta?!?
Esclamò Shannon, visibilmente entusiasta, e Tomo sbottò in una risata delle sue mentre parlottando andò in cucina con l’amico e lasciava le ragazze sole in soggiorno.
- Non so come ho fatto a sposarlo…
Francis la guardò e sorrise abbassando lo sguardo divertita dalle loro scenette comiche, poi le chiese:
- Siete sposati da molto?
- Da Luglio, in realtà, ma ci conosciamo da un po’… Ehi Agnes, vieni, ti presento Francis.
Finalmente la ragazza si avvicinò a loro.
Era davvero bellissima, nonostante il suo corto taglio di capelli, li portava gelatinati da un lato, con una lunga fila laterale, che le andava a creare un bel look fresco.
Il volto era così fine e perfetto da farla somigliare ad una bambola di porcellana.
- Oh, ma la conosco già… insomma chi non la conosce?
Sfoggiò uno splendido sorriso ed allungò una mano in direzione di Francis per presentarsi:
- Molto piacere, io sono Agnes.
- Piacere…
Esclamò Francis abbozzando un sorriso andandole a stringere la mano.
Non era proprio dell’umore giusto per partecipare a quella cena tra “amici”, avrebbe preferito andarsene, ma si sentiva in trappola, oltre che fuori luogo.
Quando ecco che dall’altra stanza spuntarono fuori Jared e una ragazza alta quanto lui con i tacchi, magra, forse troppo magra, con lunghi capelli biondi raccolti in una coda, un vestito bianco senza bretelle, coperta da una lunga giacca bianca, che le donava un look magari troppo elegante per una serata in casa con gli amici.
- Dov’essere una modella – pensò tra sé e sé Francis, mentre la guardava.
Era la prima volta che Francis notava il modo in cui era vestito Jared, indossava un pantalone nero stretto, una lunga maglietta bianca a maniche lunghe, e una camicia a quadri grigia e nera stretta in vita.
- Perché portarla avvitata e non indossarla? – si chiese la ragazza.
Che look strambo che aveva quel ragazzo, ma tutto sommato aveva un bel aspetto.
Fran piuttosto che notare la bellezza del cantante, fu attratta dalle scarpe della ragazza: erano un paio di decolté bianchi, con la zeppa… davvero brutti ed eccessivi, per i suoi gusti.
In compenso se la si guardava in faccia, la si poteva scambiare per una barbie, davvero molto bella e perfetta, così tanto da poterla scambiare per la famosa bambola.
- Ciao Samantha… loro sono Agnes, e Francis… Sono davvero felice di rivederti.
- Grazie per avermi invitata, Vickie. Non me l’aspettavo… insomma ci conosciamo da nemmeno una settimana…
- Devi ringraziare Jared, che mi presenta le sue fidanzate sempre dopo troppo tempo.
Jared sorrise all’amica, poi si voltò a rivolgere un sorriso malizioso in direzione di questa sua presunta fidanzata, mentre portava le mani congiunte dietro la schiena, in una posizione eretta, quasi come se si stesse godendo quel momento.
Improvvisamente, la Barbie si stupì nel guardare in direzione di Francis, e dopo attimi di silenzi, dovuti allo stupore, le disse:
- Ma tu sei davvero…
Francis sorrise, e rispose senza troppi giri di parole e con un leggero tono di voce seccato e distaccato:
- Sono davvero io.
- Wow!! Ditemi che andremo in discoteca, vi prego!
La ragazza strinse la mano di Francis e gliela racchiuse, poggiandovi sopra anche l’altra mano, come se la stesse implorando.
- Sogno di poter ballare con lei almeno una volta nella vita.
Vickie scoppiò a ridere ed era sul punto di dire qualcosa, quando fu interrotta da Jared che disse:
- Ti ci ho portato ieri a ballare, sono un uomo d’età, ho bisogno di riposare…
Sorridendo, in direzione della sua Barbie, la tirò per un braccio e fece come se nessun altro fosse stato presente, dicendole:
- Dai andiamo in cucina..
Il ragazzo tirò via Samantha, trascinandola in cucina mentre lei cercava di convincerlo borbottando qualcosa e Francis lo fissava andar via accigliata e confusa.
- Uomo d’età? Avrà avuto sì e no 28 anni… Mah… magari era tutta una scusa per svincolarsi da quella proposta. -
Pensò tra sé e sé la ballerina, restando senza parole dalla poca educazione, che mostrava quel tipo, il quale si era liquidato dalle tre come se non ci fossero mai state.
[…]
- Tranquillo, Jared… per te ho cucinato una squisita zuppa vegana.
Francis alzò lo sguardo verso di lui, e guardandolo accigliato, mentre cominciò a pensare a quando le avevano spiegato in cosa consistesse l’essere dei vegetariani vegani.
Era stata proprio Jessica Biel, allora amica sia di lei che di Justin, a spiegarle le differenze tra un vegetariano classico e un vegetariano vegano, come lei stessa aveva deciso di essere.
Adesso riusciva a spiegarsi come mai quel ragazzo fosse così pallido e magrolino.
- Beh… - pensò, - la sua lista di persone vegane che più non sopportava al mondo, si era appena allungata.
[…]
- Comunque… io ho amato la tua esibizione con Katy Perry su Wide Awake agli MTV awards… ero davvero senza respiro per tutto il tempo… una cosa fantastica! Giuro che ogni volta che ho un po’ di tempo corro a rivederla su youtube!
La fidanzata di Jared sembrava essere davvero una fanatica di Francis, non faceva altro che ripeterle quanto fosse fantastica, e lei continua a sentirsi sempre più in imbarazzo e sotto i riflettori.
- E’ proprio la sua amicizia con Katy Perry che aiuta quell’esibizione ad essere ancora più bella, secondo me…
Vickie si era appena intromessa nel discorso, lanciando un lungo sguardo a Francis, che inevitabilmente incrociò il suo sguardo e provò ad abbozzare un sorriso cercando di risultare quanto più a suo agio possibile.
- Katy Perry è fantastica…
- Anche Francis lo è.
Esclamò Samantha alle parole di Jared, il quale rivolgendole un sorrisino malizioso la fece sorridere, e lei poi gli diede una spallata per scherzo, mentre lui alzava lo sguardo verso Francis, che immediatamente distolse lo sguardo dai due.
- Com’è che vi siete conosciute? Trovo davvero bello il vostro legame.
Francis mise via la forchetta che reggeva in mano, mente cercava di mangiare quegli squisiti spaghetti col sugo di polpette, e voltandosi in direzione di Vickie che le aveva appena posto quella domanda, cominciò a ricordare il giorno in cui conobbe Katy.
[…]
Sembrava essere trascorso un solo giorno da quel momento, eppure erano trascorsi già due anni.
Era un giorno di inizio dicembre del 2009, era trascorso più di un anno dalla rottura tra Francis e Justin, e la ragazza stava cominciando a riscuotere enormi successi anche a livelli internazionali, grazie alle sue collaborazioni con grandi artisti della musica, ma era ancora molto sofferente per la rottura col suo grande amore.
Timbaland, nonostante fosse un carissimo amico di Justin, non ruppe il rapporto d’amicizia che c’era anche tra lui e Francis, e i due continuarono a collaborare insieme soprattutto in campo lavorativo.
Quel giorno esatto, l’aveva invitata nei suoi studi di registrazione a New York, perché doveva proporle un nuovo progetto, nonostante la ballerina trovasse ancora troppo doloroso ritornare proprio in quei luoghi che le facevano riaffiorare troppi ricordi legati a Justin, si presentò all’appuntamento.
Era rientrata da poco dal suo anno sabbatico trascorso lontano dagli stati uniti, dall’Italia, dagli amici e parenti, decisa a dedicare tutta sé stessa alla realizzazione di quel sogno mai tramontato.
Vi arrivò a bordo della sua auto, un BMW x5 nera metallizzata.
Indossava scarpette da ginnastica bianche e nere, un pantalone della tuta nero dell’Adidas, con strisce bianche nei lati, e una t-shirt bianca semplice, coperta da un piumino nero.
Portava i lunghi capelli neri corvino (li aveva tinti in quel periodo) sciolti lisci lungo le spalle.
[Canzone consigliata per la scena : Coldplay – Fix You]
Entrò all’interno della struttura sperando di incontrarvi subito il suo amico Timothy, ma la prima persona che incontrò fu la cantante.
Francis reagì in un modo del tutto inaspettato: le sembrò di rivedere la sua amata amica Emma, ma Emma era morta, come poteva trovarsi lì in piedi davanti a lei? Come poteva essere viva?
Le si congelò l’intero corpo in una frazione di secondo, i brividi di stupore la invasero, e non appena incontrò quegli enormi occhi azzurri uguali ed identici a quelli che aveva Emma, le venne a mancare il fiato.
Non era possibile, non poteva esserlo.
Erano anni che sognava di poter incrociare di nuovo quello sguardo, erano anni che sperava di risvegliarsi dall’incubo che le aveva portato via la sua migliore amica, la sua sorella, la persona più bella ed importante della sua vita, e in quel momento… in quel momento fu come se si fosse finalmente destata da quell’incubo terribile.
Emma era lì, davanti a lei, che la fissava negli occhi, che respirava… e aveva sulle sue belle guance il suo splendido colorito della pelle roseo, vivo… e non più pallido e violaceo come l’ultima volta che l’aveva vista mentre era distasa sull’asfalto di quella strada, ricoperta di sangue e priva di vita.
In una frazione di secondo, riuscì a respirare di nuovo, e con quel filo di aria che era riuscita a respirare esclamò con voce fioca:
- Emma…
Al ché non resistette allo shock, e svenne proprio davanti agli occhi increduli della nota cantante, la quale si precipitò a soccorrerla velocemente, impedendole di sbattere a terra a peso morto colpendo la testa.
- Aiuto!!!
Timothy e l’agente della cantante, dopo aver udito quel tonfo e le urla di Katy, corsero immediatamente a controllare cosa fosse successo.
Timbo impallidì immediatamente nel vedere la sua amica distesa a terra priva di sensi, tra le braccia della cantante che le tentava tutte per rianimarla.
- Katy spostati, chiamiamo un dottore.
Le suggeriva il suo agente, ma la cantante lo fulminò con lo sguardo e disse:
- No che non mi sposto! Questa ragazza è appena svenuta davanti ai miei occhi, non la lascerò!
Katy Perry, con delicatezza poggiò il capo della ragazza sulle proprie gambe e cominciò a darle leggere pacche sulle guance, per riuscire a rianimarla.
- Oh avanti! Riprenditi! Riprenditi!
La cantante imprecava, ansiosa e spaventata cominciò a pregare davvero Dio purché la facesse riprendere i sensi.
- Ma Katy dobbiamo andare a…
- Non m’importa! Cancella tutti gli impegni di oggi! Non mi muoverò di qui!
Urlò in direzione del suo agente, che la guardò per qualche attimo stupito anche lui dal suo atteggiamento così allarmato e spaventato, quasi come se la ballerina fosse stata una sua cara conoscente, e non una completa sconosciuta che aveva appena avuto un mancamento.
- Chiamate un dottore, presto!
Timothy prese Francis in braccio e la portò su un divano poco distante da lì, mentre l’agente della cantante si allontanò per fare il giro di telefonate e cancellare tutti i suoi impegni.
[…]
- E’ arrivata mentre ero a prendere una cioccolata calda al tuo distributore, quando mi sono voltata verso di lei, e ci siam guardate… e giurerei che era sul punto di avere un infarto…
- Strano… non sapevo fosse una tua fan accanita… ma non la vedo da un po’…
Diceva Timbo, mentre parlava quasi tra sé e sé, amareggiato un po’ del fatto che la loro amicizia si sia un po’ freddata dopo l’accaduto con Justin, e stringendosi nelle spalle, aggiunse:
- …è probabile che …
- No… no Timothy. Non era…
La cantante alzò lo sguardo verso Timbo e con convinzione, disse:
- Credo di averle ricordato qualcuno… mi ha… mi ha guardato in un modo che… mai nessuno mi aveva guardato così…
Quelle parole confusero ancor di più il produttore musicale, che non riusciva a capire come ciò fosse potuto accadere.
Ma non volle perdersi in supposizioni, e disse:
- Chiamo un medico!
[Canzone consigliata per la scena M83 – Wait]
Katy teneva la mano di Francis, che cominciava a muoversi lentamente riprendendo conoscenza.
- No…
Disse con voce fioca, avendo sentito le ultime parole del suo amico, il quale di scatto si chinò verso di lei per tirarle su la tessa delicatamente, poggiandovi sotto dei cuscinetti.
- Ehi! Ehi! Fran! Come ti senti…?
Intanto Francis strinse la mano di Katy e la cantante se ne accorse, mentre abbassava lo sguardo verso la mano di Francis che disperatamente, stringeva quella della diva.
La ballerina lentamente si mise a sedere, e non distolse mai lo sguardo dal volto della cantante, che era spaventosamente identico a quello della sua Emma.
Non badò alla presenza di Timbo, che restò a guardare la scena un po’ sconcertato.
- Non è possibile…
Francis si avvicinò a Katy e con una mano, lentamente le accarezzò una guancia, assorta e totalmente persa nel blu dei suoi occhi, che le ricordavano terribilmente quelli della sua amica.
La cantante non mosse un solo muscolo, e con occhi assorti, guardava Francis incantarsi nel fissarla in quel modo, in attesa di sentirle dire dell’altro.
Francis stava trattenendo le lacrime, e socchiudendo le labbra, le scostava una ciocca di capelli dietro l’orecchio, ispezionando ogni parte del suo viso.
Gli occhi erano così simili a quelli di Emma, che le fecero formare un nodo in gola.
Ogni notte sognava di poterli guardare ancora una volta, ogni notte sognava quegli enormi e splendidi occhi azzurri che la guardavano, proprio come stava succedendo adesso con la cantante, che sembrava averli rubati alla sua Emma per quanto gli somigliassero.
Il naso… era dritto e quasi a punta… Emma l’aveva davvero così… magari meno sottile, ma la differenza era così minima da farglieli sembrare identici.
Le labbra, anche quelle erano uguali, rosee e carnose come quelle dell’amica, con 32 denti somiglianti a 32 perle.
Possibile che non avesse mai visto una foto di questa ragazza, prima? Chi era? Non conosceva il suo nome, ma non le importava minimamente saperlo.
In quel momento, era così assorta nella sua visione di Emma, da farle cominciare a credere che l’amica non fosse realmente morta sette anni prima.
[…]
Francis si stava comportando davvero in un modo inquietante, come se avesse avuto di nuovo la possibilità di rincontrare Emma, di avere con lei quell’ultimo momento insieme, che le era stato strappato via dalla morte.
In ogni suo sogno, riviveva quel momento, ogni notte sognava il momento in cui la rivedeva, e riusciva a dirle addio, a dirle parole diverse da quelle che furono le loro ultime.
Le ricordava come se le avesse dette ieri:
“- Non voglio passare il Natale in ospedale...
- Non lo trascorrerai in ospedale, vedrai, Frans. Adesso smettila di parlare e allaccia la cintura!”

Allaccia la cintura, le aveva detto… fino all’ultimo momento, si era presa cura di lei.
Senza più controllarsi, Francis inclinò le labbra verso il basso, cercando di trattenere un pianto che non aveva alcuna intenzione di passare.
Katy Perry stava vivendo un’emozione più unica che rara, quella giovane ballerina l’aveva toccato l’anima anche solo col suo modo di guardarla.
Riusciva a percepirne tutta la sofferenza e l’emozione, tanto da esserne contagiata, e vederla lì, davanti a sé con quelle labbra inclinate verso il basso, pronta a piangere, le spezzò il cuore.
La ballerina chiuse forte gli occhi e finalmente cominciò a piangere disperata, andando a travolgere Katy in un abbraccio.
Katy non voleva conoscere la storia di fondo a quel suo strano comportamento, non le importava, era come la conoscesse già, come se i suoi occhi gliel’avessero appena raccontata, e quell’abbraccio era così desiderato e disperato, da non poterla esimere nel ricambiare dal ricambiarlo.
Il pianto di Francis era ormai incontrollabile, come se stesse sfogando tutta la sofferenza accumulata in quegli anni, come se avesse davvero avuto la possibilità di rincontrare la sua piccola Emma… quella fragile e sbadata amica del cuore con la quale era cresciuta insieme e con cui aveva condiviso i suoi momento più felici e spensierati.
- Emma!
Esclamò, in un tono spezzato da quel pianto, mentre stringeva a sé la cantante e le accarezzava i capelli dolcemente.
Non si rendeva ancora conto, che quella… quella non era Emma, non poteva essere lei, ma non le importava, non voleva rendersene conto, desiderava vivere quell’illusione ancora per qualche momento, ne aveva bisogno.
- Io non sono…
- Lo so…
Sussurrò Francis mentre continuava a stringere in quell’abbraccio la cantante, la quale con occhi aperti, guardava davanti a sé ed accigliata, restò ad ascoltare la ballerina, che trattenendo il pianto, le disse:
- …Lasciami vivere quest’illusione ancora per qualche attimo…
Fran chiuse forte gli occhi e si impegnò nell’immaginarsi Emma tra le sue braccia, lì in quel momento, viva e vegeta, con un cuore che ancora batteva nel petto.
[…]
Francis tornò al presente con un battito di ciglia, e si accorse di avere lo sguardo “pesante” di Jared addosso, così spostò gli occhi su di lui, il quale non si fece alcun problema nel farsi beccare mentre era lì a fissarla incessantemente, come se fosse stato anche lui uno spettatore di quel ricordo che aveva appena rivissuto nella sua mente.
Fortunatamente, però, la fronte umana è fatta di ossa, e non lascia trasparire agli altri tutte le immagini o le scene che ci passano per la testa.
Si accorse, così, che anche tutti gli altri la stessero guardando, in attesa di ricevere una risposta alla domanda che le aveva posto Vickie poco fa.
Riuscì a sfoggiare loro un grosso sorriso, sperando di convincerli di quello che stesse per dire:
- Sono successe così tante cose, che non lo ricordo più… ma credo che sia merito di qualche amico in comune.
Tutti attorno a quella tavola, furono abbagliati e rapiti dal suo splendido sorriso, che per tutta la serata aveva faticato a venir fuori.
Purtroppo per loro, quel sorriso non era sincero, né autentico, ma semplicemente un modo per risultare sincera ai loro occhi.
[…]
Fortunatamente quella serata era giunta alla fine, aveva voglia di andar via da lì da quando aveva preso a pugni quello sventurato di Jared Leto.
- Questa serata è volata, spero davvero che ce ne saranno delle altre!
Le diceva Vickie mentre, Tomo le raggiungeva col copri-abito della ragazza: un lungo cappotto nero, ed intromettendosi nella loro conversazione, disse:
- Domani sera?
- Non credi sia troppo presto? Potrebbe pensare che vogliamo farle qualcosa…
Gli sussurrò Vickie, mentre entrambi la fissavano come fanno quei personaggi nelle sitcom americane.
Francis sorrise loro, mentre abbassava lo sguardo per un secondo e gli rispose:
- Domani sera ho un impegno, ma sono sicura che ci rivedremo presto.
- Lo spero davvero tanto. Mi ha fatto davvero piacere conoscerti!
- A tutti ha fatto piacere conoscerti! Vero Shann??
Shannon era seduto sul divano, mentre stringeva a sé la sua ragazza in un tenero abbraccio, e con i piedi poggiati al tavolino.
Era ben chiaro che fosse ancora gonfio dalla cena appena consumata.
Il ragazzo alzò un braccio e disse:
- Ci puoi giurare, Francisca!
Fran si stupì del fatto che il ragazzo l’avesse appena chiamata col suo nome d’origine, e non poté far a meno di sorridere nella sua direzione, dopo averlo guardato con stupore.
- Wow che pronuncia Spagnola, Señor!
Gli disse con tono sorpreso, Tomo, dal modo impeccabile con cui l’amico pronunciò il nome della ballerina in Spagnolo.
Shannon ridacchiava, mentre Agnes gli sussurrava qualcosa, mentre alzava il capo dal suo petto, e gli sorrideva con una lieve malizia, alla cui lui le rispose con altrettanta.
Francis smise di guardarli ancora sorridente, poi guardò Vickie e Tomo dicendo:
- Vi dispiace se prima di andar via uso la toilette?
- Chiamalo pure bagno, non siamo abituati a tanto stile.
- Parla per te Tomo.
Le rispose Vickie, guardando ancora Francis, e lui voltandosi in direzione della moglie, le rispose dicendo:
- Avevo dimenticato di aver sposato VICtoria Beckham…
- Ah ah ah tu non somigli neanche un po’ a Beckham!
- Da quando ti piacciono i biondi palestrati calciatori che nel tempo libero fanno i modelli?
- Se mi piacevano, avrei sposato David e non te.
A quel punto Tomo le si avvicinò e col suo buffo sorriso con denti squadrati, le sorrise maliziosamente e disse:
- Uhooo lo chiami anche David adesso?
- Per un attimo ho davvero pensato che fosse mio marito.
- Mi dispiace, ma tuo marito è un esemplare d’uomo moro, peloso, col fascino di un bosniaco vecchio stile…
- …che puzza di pesce…
Shannon rovinò quel momento di gloria di Tomo, col suo commento fuori campo, e Tomo si voltò subito a guardarlo, facendo cadere le proprie braccia lungo i fianchi.
- Io non puzzo di pesce!
- Forse solo un po’…
- Non dargli corda, Victoria!
- Scusa, amico, ma di tanto in tanto… forse è perché cucini pesce.
- Guarda che non sono uno chef di master chef…
Disse in una smorfia il ragazzo, allargando le braccia in direzione di Shannon che continuava a starsene disteso su quel divano comodamente e forse anche un po’ sguaiatamente.
- Beh ma potresti parteciparvi… potresti anche vincerlo.
- Adesso non provare a pararti il culo.
- Oh no, no, amico, lo dico davvero. Insomma sei bravo ai fornelli…
- Io dico che stai continuando a pararti il culo.
- Smettila David… ehm volevo dire …Tomo!
Tomo si voltò in direzione della moglie, che stava trattenendo una risata e le disse:
- Che cosa? Adesso comincia anche a chiamarmi come lui?
- Scusa… è stato un lapsus Freudiano…
- So io cos’è stato.
- Agnes, non è bravo Tomo in cucina?
- Sì, cucina davvero bene…
Si inserì la fidanzata di Shannon, dopo la sua stessa domanda, e Francis cominciava a pensare che non avrebbero mai più smesso di parlottare tra loro, così senza dare nell’occhio, si allontanò per raggiungere il bagno.
Lungo il corridoio, sentiva degli strani rumori, come se qualcuno stesse parlando a voce bassa, da qualche parte, e più si avvicinava al bagno, più quel parlottare diventava chiaro.
Erano dei sorrisi mischiati a piccoli sospiri di piacere, e neanche il tempo di capire cosa fosse, si ritrovò Samantha contro la porta del bagno, e Jared che era impegnato a toglierle i vestiti di dosso.
- Wow!
Esclamò Francis, mentre Smantha, allontanava Jared e si rivestiva di fretta.
Il ragazzo non si accorse dell’arrivo di Francis, o forse sì, fatto sta che apparì ancora un po’ stonato da quel fugace momento di passione che stava vivendo con la sua piccola Barbie, e guardando Francis, si aggiustò la maglia che indossava, e sfilò via dalla vita la sua camicia a quadri e cominciò ad infilarla addosso.
Francis in tutto questo, era rimasta a fissarli incredula, ma con un lieve sorriso sulle labbra e i tentativi della Barbie di ricomporsi fecero ampliare quel sorriso.
- Oddio… che vergogna! Scusaci… noi… stavamo…
Jared ssi sfiorò il naso con un rapido tocco di dita, nervosamente e allargando un braccio, si rivolse alla sua ragazza tenendo lo sguardo leggermente basso:
- Beh lo ha capito cosa stavamo facendo.
Commentò nel tentati di risultare simpatico, ma con poco successo.
- Dovrei usare il bagno…
Francis notando che la Barbie si fosse quasi plastificata, le fece segno con gli occhi di spostarsi dalla porta, e lei quasi balzò via.
- Oh! C…certo, certo, certo! Scusaci!
Francis le sorrise con visibile sforzo, quasi facendole capire quanto poco la considerasse, ma per sua fortuna: le barbie non avevano cervello.
Jared le lanciò un’occhiata fulminea, poi mise le mani nelle tasche dei suoi pantaloni, e si allontanò da lì, con la Barbie che lo seguì poco dopo che Francis le avesse chiuso la porta del bagno in faccia.
[…]
Quando la ballerina fece ritorno in sala, riuscì a sentire degli ennesimi lamenti di Jared verso gli altri presenti:
- Non si è nemmeno scusata… non solo ha rotto la mia Canon, ma vi ricordo che mi ha QUASI rotto il naso quella psicopatica che voi tutti in questa casa trovate fantastica.
I ragazzi provarono a zittirlo, quando si accorsero dell’arrivo di Francis, ma la ragazza apparve totalmente tranquilla, come se la cosa non l’avesse minimamente toccata e forse era davvero così.
Purtroppo, in quegli anni, Francis aveva chiuso così bene il suo cuore, da non provare nulla nemmeno in situazioni come quelle.
Sul volto di Vickie, poté leggervi mortificazione ed imbarazzo, ma Francis le sorrise come se non avesse sentito nulla di quello che aveva appena detto il ragazzo.
Il sorriso della ballerina, però, era così freddo e gelido, che non convinse nessuno in quella camera, neanche loro che erano degli estranei e che non la conoscevano affatto… che non conoscevano il suo vero ed autentico sorriso sincero.
- Qualcosa non va?
Domandò, fingendosi ignara ed alternando lo sguardo da Vickie, Shannon, Tomo, ma Jared cominciava a non sopportarla più, così disse ciò che le avrebbe voluto dirle dall’inizio della serata:
- Non convinci nessuno con questa tua farsa. So che hai sentito quello che ho detto, quindi sì, qualcosa non va! Sei ospite di amici miei, mangi in casa loro, e non ti scusi nemmeno con il loro amico dopo avergli quasi ROTTO il naso?
Francis restò a fissarlo, senza muoversi, e lui le si avvicinò di qualche passo, mentre parlava.
I due si guardarono dritto negli occhi, Francis non vedeva, era cieca, non lo stava guardando per davvero, non lo aveva mai davvero fatto da quando la serata era iniziata, eppure lui sembrò avere qualche attimo di esitazione, mentre fissava il colore così verde dei suoi occhi, trovandola per un momento attraente; ma le parole della ragazza spazzarono via quel pensiero che aveva accennato a formarsi nella sua testa:
- Beh…
La ragazza si strinse nelle spalle ed aggiunse:
- Tu mi hai rotto i coglioni, ma non sono qui a lamentarmi!
- Wohhh Wohhh… calmiamoci ragazzi.
Shannon, suo fratello, si alzò e tirò via Jared che era sul punto di dirne quattro alla ragazza, la quale lo anticipò e disse:
- Il giorno in cui sarò davvero dispiaciuta per averti preso a pugni, avrai le mie scuse, ma quel giorno… non è oggi.
E probabilmente quel giorno non sarebbe mai arrivato…
Le parole di Francis erano pungenti e anche un po’ cattive.
La vecchia lei non si sarebbe mai comportata in quel modo, non dopo una serata simile, eppure era lì a prendersela con quel ragazzo che non aveva fatto niente di male, se non trovarsi nel momento sbagliato, nel posto sbagliato e nel periodo sbagliato.
Magari, se l’avesse conosciuto anni prima, lo avrebbe trovato meno antipatico, ma adesso… adesso lo detestava a tal punto da volergli davvero rompere il naso.
Prima di commettere quello che sarebbe stato uno stupido errore dettato dall’istinto, si affrettò a prendere il suo copri-abito.
- Andiamo ragazzi, smettiamola di ripensarci…
- Che cosa????
Esclamò Jared indignato alle parole pacifiche di Vickie, ma ecco che Tomo entrò in difesa della moglie e provò a calmare l’amico che continuava ad essere trattenuto dal fratello Shannon.
- Dai Jar… un’altra volta…
Gli fece cenno col capo, per fagli notare che Francis fosse sul punto di andar via, e che la discussione poteva terminare lì.
Jared incazzato, sbracciò via la presa ferrea del fratello, e si allontanò dalla camera seguito dalla Barbie di nome Samantha, mentre imprecava qualcosa contro la ballerina a voce bassa.
Francis continuò ad agire come se nulla di tutto quello fosse successo, e sorrise in direzione delle due coppie.
- Mi ha fatto davvero piacere conoscervi.
Probabilmente stava dicendo la verità, ma quello non era il momento migliore per risultare credibile agli occhi dei presenti.
Vickie e Tomo abbozzarono un sorriso, mentre Shannon continuava a tenere gli occhi puntati verso l’uscita della camera da dove era da poco andato via suo fratello e con un braccio teso, disse:
- Mi dispiace, Francisca, io… a volte si comporta in modo strano… davvero io…
- E’ da quando avevo otto anni che non mi chiamano col mio vero nome.
Lo interruppe, sorridendogli appena, e il ragazzo si voltò verso la sua direzione dimenticandosi del fratello e di tutto l’accaduto, per ricambiare quel sorrisino.
- Spero che non ti dispiaccia se ti chiamo…
- Ogni volta che vuoi,
Lo interruppe, sorridendogli ancora una volta, lo trovava un ragazzo molto alla mano e simpatico, ma non voleva dare un’idea sbagliata alla sua ragazza, così si affrettò a salutare lei per prima.
- Felice di averti conosciuta Agnes.
La giovane ragazza si affrettò a ricambiare il saluto dandole due baci sulle guance affettuosamente, e sorridendole le rispose:
- Spero davvero di poterti rivedere presto.
- Lo speriamo un po’ tutti!
Esclamò Tomo alzando le braccia in aria andando a travolgerla in un abbraccio.
Erano davvero adorabili, ma non vedeva l’ora di andar via di lì, e così fece.
Dopo la promessa di farsi risentire e di rivedersi presto, la ragazza lasciò quella casa e di corsa montò in sella alla sua moto che sostava proprio dove l’aveva lasciata.
Quella serata era fredda e le mani rischiavano di farsi troppo fredde per poter aver un corretto controllo alla guida, così indossò i guanti per moto, scostò il cappotto, e calzò il casco integrale sulla sua testa, tirando su i capelli.
Diede un po’ di gas prima di partire, accelerando a vuoto un paio di volte, poi tirò via la gamba dal suolo e partì in tutta fretta.
Un lungo giro in moto prima di rientrare nel suo appartamento, era proprio quello che le serviva dopo una serata come quelle.
[…]
La fama di Francis era arrivata alle stelle in quegli anni, tanto che tutti i suoi fanatici conoscevano il modello della sua moto e riuscivano a riconoscerla per strada anche grazie a dei disegni che la ragazza si era fatta fare lungo il lato destro della stessa.
Erano tre graffi tribali di color azzurro cielo, che somigliavano a tre graffi di artigli, e molti suoi affezionati usavano identificarli come “il graffio della pantera”, dato che la moto era di un nero metallizzato e che la ragazza amasse correre ad alte velocità.
[…]
Ad un incrocio si ferma ad un semaforo rosso e le si affiancò un’auto: un’utilitaria da cui poté notarvi all’interno una famiglia con padre alla guida, madre sedutagli accanto  e dietro tre bambini (due maschietti e una femminuccia) che avranno avuto tra i 10 e i 6 anni.
La più piccola, aveva le manine poggiare sul finestrino rigorosamente chiuso, e guardava la strada con la curiosità tipica dei bambini.
Francis fu attratta dalla sua dolce e tenera faccina, contornata da ricciolini lunghi sino all’altezza del mento, e si accorse che la bambina la stesse guardando con curiosità, attratta dal suo grosso casco nero con i vetri scuri.
Francis notando che la piccola non le togliesse gli occhi di dosso, alzò una mano e la salutò scuotendo le dita in un piccolo saluto.
La bambina, dopo attimi di esitazione, alzò lentamente la manina e timidamente ricambiò quel buffo saluto, ma proprio in quel momento uno dei suoi fratellini, si avvicinò al finestrino ed indicando i graffi azzurri sulla moto della ballerina, esclamò:
- Ma quella lì è Francis!!!!
A quel punto l’altro fratellino, ed entrambi i genitori si voltarono a guardare fuori dal finestrino, dal lato della ragazza, la quale si lasciò sfuggire un sorrisino divertito da quella simpatica scenetta, ma nessuno poté notarlo dato che indossava quel casco.
L’intera famigliola le sorrise gioiosa e la salutava, come si fa quando si ha la fortuna di incrociare qualche star del mondo dello spettacolo,
Al che Francis ampliò il saluto con la mano verso tutti, poi notando che il semaforo era diventato verde, e che dietro cominciavano ad accodarsi altre auto, non voleva creare scompiglio a quell’incrocio, così tirò su dal suolo la gamba e con un colpo di gas, andò via in sella alla sua moto, ormai chiaramente riconoscibile a chiunque.
[…]
Rientrò nel suo appartamento, che si trovava in un grosso condominio al centro di Los Angeles, il quale era composto da un loft che comprendeva una living room con tanto di divano a L nero, un televisore al plasma, una cucina moderna, con vetri neri fumé trasparenti, un’isola che comprendeva un alto tavolo di legno scuro con degli sgabelli a sedia molto comode già soltanto nel guardarle.
I muri erano dipinti di grigio, ad eccezione di una grande parete color lilla, dove vi era poggiata l’enorme televisione.
Accanto ad essa vi era un stereo nero con delle rifiniture color lilla che richiamavano i colori di quella living room che comprendeva soggiorno e cucina. Accanto allo stereo di ultima generazione, vi era un’alta libreria che conteneva una grande quantità di cd musicali di vari artisti.
La parete opposta, invece, comprendeva una libreria alta e larga dove la ragazza era solito poggiarvi di tutto, tra i telefoni, le chiavi e quant’altro.
Libreria che conteneva grossi libri sulla legislazione Americana, Italiana, libri di ballo, di accademia militare, tutti libri che la ragazza aveva utilizzato in passato e che aveva accuratamente studiato per le sue numerose esperienze in vari campi intellettuali e quant’altro.
[…]
Entrata in casa propria, la ragazza accese un lume, che non faceva né troppa luce, né troppo buio, ma donava alla casa un’atmosfera calda come se fosse stata illuminata da una grossa candela, poggiò il suo lungo giaccone sull’appendiabiti, chiuse la porta d’ingresso alle sue spalle e si diresse verso l’enorme libreria per poggiarvi su le chiavi della sua moto.
Mentre le poggiava in un punto a caso del ripiano, notò un portafoto che conteneva la sua foto con la sua amica Chenille e la piccola Anaya, mentre erano ad un picnic qualche anno fa, e i loro bei sorrisi la contagiarono facendola sorridere di ricambio.
Spostò poi lo sguardo, il quale cadde anche sul resto delle foto esposte accanto a quest’ultima, che contenevano: una foto col suo più grande maestro: Michael Jackson, un paio d’anni prima che morisse (foto che le aveva scattato Justin, tra l’altro), poi una foto con la sua adorabile Katy Perry, e una foto di gruppo con gli amici della sua EmsAndFran (tra cui Jay, Eddy, Mike, Chenille ed altri ragazzi della vecchia Crew di Justin).
Tutte foto bellissime, e un po’ datate, soprattutto quella in cui era con Emma all’età di 9 anni alla festa di compleanno della sua piccola amica.
Le due bambine indossavano dei vestitini che arrivavano all’altezza delle ginocchia e si stavano abbracciando guancia a guancia, mentre con le manine segnavano gli anni compiuti da Emma.
Emma indossava un vestitino bianco con una fascia rosa all’altezza della vita, e ai bordi della gonna che le scendeva leggermente larga, con delle scarpine dello stesso colore, i suoi capelli erano sempre stati neri, e li portava sciolti nel suo piccolo carré che le donava un’aria ancora più dolce e tenera. I suoi enormi occhi blu le ricordavano due oceani… com’era possibile che anche all’età di nove anni, le ricordasse terribilmente Katy Perry? Se non ne fosse certa, sospetterebbe in una loro parentela.
Francis, in quella foto, indossava un vestitino simile a quello di Emma, ma di color blu scuro, con dei ricami lungo il collo ad U e i suoi lunghi capelli ricci tirati su in una coda morbida.
Era così buffa, le mancava un dente nel lato destro dell’arcata inferiore, eppure poteva leggere nei propri occhietti da bambina, tutta la gioia e la felicità che stava vivendo in quel momento, e che vorrebbe poter tornare a provare anche adesso che aveva 27 anni.
Si allontanò da quelle foto, prima di potersi sentire ancora una volta triste a causa di ricordi del passato, e mentre si dirigeva in bagno, notò che lampeggiava la lucina del telefono: aveva dei messaggi nella segreteria.
Pigiò il tasto per poterli sentire tutti, ne erano tre, poi si diresse in bagno lasciando la porta aperta.
- Biiiip: Ehi Fran, sono Chenille… dove sei finita? Contavo di vederti a cena a casa stasera, volevo parlarti di una cosa importante, richiamami. -
La voce di Chenille era fredda, ma sembrava davvero bisognosa di parlare con lei, quanto prima.
Il secondo messaggio partì in automatico, e la distrasse da quei pensieri:
- Biiiip: Lo so, lo so, lo so, lo so, sono una pessima amica! Perdonami se mi faccio viva soltanto adesso, e prima che tu possa mandarmi al diavolo ti dico che dopodomani sono a Los Angeles e pretendo di averti con me per almeno un giorno intero. Ho davvero molto da raccontarti, in più avrei un progetto di cui vorrei parlarti. Non dirmi di no, pleaaaaaaaaase!!!! Love you greengirl! -
C’era solo una persona che la chiamasse “Ragazza Verde” ed era Katy Perry,
Anche la cantante amava gli occhi verdi di Fran, tanto da usare quel nomignolo affettuoso per chiamarla.
Quel messaggio le strappò via un sorrisetto, mentre finiva di struccarsi e si approcciava a lavarsi i denti, il terzo ed ultimo messaggio in segreteria partì:
- Biiiip: Buonasera signorina EM… sono il regista del film, e vorrei proporle di incontrarci domani negli studi di Los Angeles, mi rendo conto dell’ora tarda, ma proverò a richiamarla più tardi per metterci d’accordo. Buona serata. -
Francis alzò lo sguardo verso lo specchio dinnanzi a sé, mentre si spazzolava accuratamente i denti e si ricordò del film.
Dopo quella cena, aveva dimenticato della telefonata per il suo nuovo progetto da Attrice, era stata una pessima idea accettare l’invito di quei ragazzi a cena, ma ormai era tardi per ripensarci.
[…]
Trascorsero pochi minuti, il tempo di indossare il pigiama ed essere pronta per andare a letto, che il telefono di casa le squillò: era il regista.
- Spero di non averla svegliata, o disturbata, signorina EM…
- Niente affatto Mr. Marshall, anzi, sono dispiaciuta per non essere stata in casa quando mi ha richiamato…
- Si figuri, siamo in pieno lavoro anche a quest’ora. Dunque… giungendo a noi…
- Sì, mi dica…
- Mi hanno informato che è una grande appassionata di questa saga di film, e mi creda, non ho dubbi sul fatto che questo ruolo le riuscirà a meraviglia!
- Sono lusingata, Mr. Marshall.
- Le è possibile raggiungerci agli studi domani… diciamo… per le quattro del pomeriggio?
- Assolutamente sì! Non mancherò all’appuntamento.
- Fantastico! Le farò recapitare l’indirizzo via email da un mio assistente. Allora l’aspetto domani…
- Grazie infinite Mr. Marshall. A domani!
[…]
Il giorno successivo, Francis arrivò nella sede di Los Angeles della EmsAndFran, verso le 11 di mattina, quasi mezzo giorno.
Si era svegliata tardi, non voleva proprio alzarsi, così si fece una scorpacciata di caffè e cominciò la sua giornata in ritardo.
Arrivata in sede, incrociò lungo il cammino Eddy.
- Cavolo – Pensò tra sé e sé. - …Quel ragazzo diventava sempre più bello di anno in anno. Adesso portava il look con un filo di barba curata a pizzetto, e i capelli corti. Il suo bel viso perfetto, non necessitava di cure particolari, era così bello da sembrare dipinto a mano. -
- Ehi Fran… svegliata presto stamattina?
Le disse con tono ironico, mentre le si avvicinava e le sorrideva con complicità.
Aveva imparato a conoscerla bene in tutti quegli anni.
- Ho dovuto svaligiare una caffetteria per poter arrivare qui a quest’ora. Ma questo vostro caffè non sveglia neanche un neonato.
- Uoh… dove sei finita ieri sera? Hai fatto qualche danno?
Immediatamente, Francis ripensò al momento in cui prese a pugni il naso di quel Jared Leto, poi però scosse il capo rispondendo ad Eddy con una piccola bugia.
- No, per niente… ero soltanto molto stanca. Ah, ehi, oggi sarò assente per qualche ora. Alle quattro ho un incontro di lavoro.
I due ragazzi si dirigevano a passo lento verso l’entrata delle varie sale da ballo, e continuavano ad aggiornarsi.
- Che lavoro?
- Ho un provino per un film…
- Fantastico! Un altro film?
- Sì, ma non so ancora nulla…
- Non sai che film sarà?
- Sì, ma…
- Oh avanti, di che film si tratta?
- Pirati dei Caraibi, il quarto capitolo, non so ancora come si chiamerà…
- Stai scherzando?
Francis lo guardò accigliando lo sguardo.
- No… perché? Non ti piace?
- Ne vado matto!!!
Francis abbozzò una risatina e lo invitò a non urlare troppo:
- Shhh! Non ti scaldare troppo, non so ancora se mi prenderanno…
- Cristo! Sappi che vorrò venire alla prima del film ed incontrare Johnny Depp!
- Ok, tigre, ma adesso regola l’entusiasmo ahahah
- Cavolo, stavo per dimenticarmene… tra mezz’ora circa arriverà Lady Gaga… hai dimenticato del suo appuntamento per quella coreografia?
- Merda! L’avevo dimenticato eccome! Potevi telefonarmi per ricordarmelo…
- Credevo l’avesse fatto Chenille…
In quel momento Francis fu come colpita da un fulmine: - Cazzo, dovevo richiamare Chenille ieri! -
Dopo la telefonata col regista l’aveva totalmente dimenticato, e nel giro di pochi minuti era crollata a letto.
Sbuffò alzando gli occhi al cielo, rimproverando sé stessa.
[…]
Arrivarono davanti alla sala di ballo di hip hop, quella mattina era Chenille a tenere la lezione con i ragazzi, mancavano pochi minuti alla fine, così Francis decise di aspettarla, mentre controllava l’andamento della lezione con la sua attenzione maniacale.
Eddy andò a prepararsi per l’arrivo di Lady Gaga, invece Francis dopo aver controllato l’andamento sempre impeccabile delle lezioni di Chenille, andò a mettere in ordine alcuni fascicoli.
[…]
A fine lezione tutti i ragazzi (una trentina) uscirono dalla sala e si diressero negli spogliatoi per fare una doccia ed andar via.
Mentre uscivano salutavano tutti Chenille affettuosamente, rimandando alla prossima lezione il loro incontro.
Dopodiché ritrovandosi Francis dietro il bancone delle iscrizioni, salutarono con gioia anche lei, e Chenille, mentre si tamponava il sudore con un asciugamano e raccoglieva la sua bottiglia di energade, ebbe quasi voglia di non uscire da quella sala per non doverla incontrare.
Quando la hall fu sfollata, Chenille uscì dalla sala e si diresse verso le scale per raggiungere il piano di sopra e concedersi una doccia prima dell’arrivo della nota cantante.
Per quanto fosse concentrata nei suoi fascicoli da riordinare, Francis stava quasi per farsela sfuggire, fortunatamente Chenille passò parallelamente al bancone e la destò dalla sua concentrazione riuscendo a fermare la sua fuga giusto in tempo:
- Ehi!! Chenille!
- Non ho tempo adesso.
Le rispose con poca voglia la ragazza, mentre continuava ad avvicinarsi alle scale, al che Francis con una corsetta la raggiunse fino a bloccarle il passaggio.
- Aspetta, devo parlarti.
- Ti ho detto che non ho tempo adesso.
Chenille indossò gli abiti delle ragazze del Bronx, e con prepotenza le rispose a tono duro:
- Aspetta tu me, adesso! …Oppure sono gli altri a dover restare ad aspettare te, uh?
- Ascolta…
Francis alzò le mani a mezz’aria, provando a farle capire che stesse provando a scusarsi:
- Ieri sera…
- Non mi interessa cosa hai fatto o chi o cosa ti abbia fatto dimenticare di richiamarmi. Sono tutte stronzate, e ne ho abbastanza. Levati dalle scatole!
Fran fu travolta dall’uragano di Chenille, tanto da restarne senza parole, e senza riuscire a fermarla, così si vide costretta a lasciarla andar via.
Non si era mai comportata così, mai le aveva parlato in quel modo e così, in quel momento esatto capì di aver creato un casino con Chenille in tutti quegli anni in cui si era rifugiata nel lato peggiore di sé.
Capì di essersi comportata male, finalmente adesso riusciva a rendersi conto dei suoi errori, uno su tutti, quello che davvero aveva creato una crepa nel rapporto tra le due ragazze, fu il momento in cui le aveva detto “Tu non sei Emma, non ti impicciare!”
[…]
Francis e Justin si erano lasciati da nemmeno due anni, quando questo avvenne.
Chenille ebbe un diverbio con Francis, dopo averla beccata a fumare erba sul retro della scuola EmsAndFran di New York, di cui si occupava suo fratello Mike.
L’amica cercava di far capire a Francis che quel comportamento era contro producente e che non l’avrebbe portata da nessuna parte, ma purtroppo Fran era diventata cieca e sorda, rinchiusasi nel suo guscio anti-persone; così la discussione sfociò in un grosso litigio, in cui volarono grossi paroloni.
Quello che però fece più male fu appunto il “Tu non sei Emma!” detto da Francis con sangue agli occhi, dopo che Chenille le aveva gettato via quella canna ed era sul punto di picchiarla pur di farla rinsanire.
Dopo quella frase, Chenille ne rimase profondamente dispiaciuta, tanto da portarla a smettere di parlarle in quello stesso istante, e per i seguenti due mesi, finché per forza di cose (lavorative o per l’intervento di Mama Su) le due ragazze tornarono a parlarsi, ma il loro rapporto si era come congelato.
Adesso, però, era troppo tempo che andava avanti quel rapporto, e capì di non poter continuare più così.
Era sul punto di entrare nello spogliatoio riservato a Chenille, quando Jay corse a chiamarla per avvertirla dell’arrivo di Lady Gaga e così dovette rinunciare nel parlarle.
[…]
- Dovresti vedere come s’è conciata. Sembra una di quelle donne da circo, zucchero.
- Non urlare, Jay, potrebbe sentirci, potrebbe suonartele e poi decidere di non collaborare più con noi.
Gli diceva scherzosamente Francis, mentre insieme all’amico scendeva le scale rapidamente per raggiungere l’ingresso della struttura.
- Sai già su quale pezzo vuole lavorare?
- Mi pare si chiami “Judas”
- Oh… wow.
Jay sembrò giudicare già dal nome la canzone della cantante, poi aggiunse:
- …E com’è?
- Tra meno di cinque minuti lo scoprirai.
Gli fece l’occhiolino, mentre cominciò a correre per aprire la porta della hall ed accogliere l’artista e il suo agente.
Jay sbarrò gli occhi e passando davanti alla sala da ballo, si accorse della presenza di almeno dieci ballerini, e capì al volo che la ragazza avesse architettato qualcosa a sua insaputa:
- Oh merd… che cos’hai in mente?
Francis sorridendo ancora per la reazione dell’amico, accolse la giovane ragazza e la invitò ad entrare.
- Onorata di avervi qui! Prego, entrate!
- Cazzo, ma davvero somigliava ad una da circo- pensò tra sé e sé, mentre la lasciava entrare e le guardava l’abbigliamento bizzarro.
Calzava una parrucca biondo platino, o forse bianca, non riusciva a capirlo, con capelli lunghissimi lisci che le arrivavano sin giù il fondoschiena.
Per quanto fossero lunghi, quasi temeva che sarebbe caduta all’indietro da un momento all’altro.
Era super truccata, che è davvero difficile poter descriverlo, ma basti sapere che aveva delle ciglia finte quasi lunghe quanto i capelli, e un vestitino glitterato strettissimo, color bianco, con tacchi a zeppa di almeno 20 centimetri.
La sobrietà non era mai stata una caratteristica di Gaga.
A differenza di Francis che invece indossava la sua solita tuta dell’Adidas blu scura con una t-shirt bianca a maniche corte, molto a corpo, si era coperta col giacchetto della tuta, per poter uscire senza doversi beccare un colpo di freddo, e al piede le solite scarpette da ginnastica.
- E’ davvero fantastico qui.
Esclamò la diva mentre si guarda intorno.
- La ringrazio… prego, venite, vogliamo offrirvi qualcosa.
Francis li guidò nel suo studio che era quasi grande quanto la hall dell’entrata, e qui vi trovarono degli stuzzichini e bevande di ogni tipo, cose molto raffinate e di qualità; non voleva far brutta figura con un’artista di uno spessore simile.
- Servitevi pure e accomodatevi, così possiamo parlare del progetto, ma la prego, si metta comoda.
- No, sono io a pregarti: dammi del tu…
Francis andò a sedersi difronte alla cantante su un divanetto comodo, ai lati della sua grande scrivania, e a quelle parole, la guardò a lungo sorridendole, poi la cantante disse:
- Oltretutto credo di essere di qualche anno più piccola di te, dovrei essere io ad usare tutte queste formalità…
- Scusa… deformazione militare…
Commentò a voce bassa quasi tra sé e sé, poi tagliò a corto e disse:
- Ho ascoltato il brano, e credo di aver eseguito il lavoro come mi avevi chiesto.
- Non avevo dubbi… sei la migliore, non poteva essere altrimenti.
- Sono lusingata.
Disse con un sorriso Francis, mentre dalla porta della stanza si affacciò Jay, dicendole:
- E’ tutto pronto…
Il ragazzo, spostò lo sguardo verso Lady Gaga, quasi rapito da quel suo buffo modo di vestirsi, ma poi si accorse che lo stesse guardando e d’istinto le sorrise risultando chiaramente in soggezione.
- Arriviamo subito…
Jay acconsentì col capo ed era sul punto di sparire da lì e da quella situazione con Gaga, quando Francis lo fermò dicendogli:
- Ehi, Jay!
Il ragazzo allungò il capo verso l’interno della stanza, ancora spaventato da Gaga, e disse:
- Sì?
- Chenille?
Gli chiese la ragazza in un tono di voce che lasciò intendere quanto sperasse che la ragazza fosse presente, e Jay ancora col capo allungato, le rispose:
- Sono tutti pronti…
Le fece l’occhiolino per tranquillizzarla, poi sparì prima di essere catturato dallo sguardo inquietante della cantante.
Francis sorrise in direzione di Gaga e del suo agente, e disse loro:
- Ho preferito mostrarti la coreografia dal vivo e non spedirtela per video… spero di non rubarti troppo tempo…
- Stai scherzando? Cosa stiamo aspettando? Andiamo a vedere questo capolavoro!
Francis quasi si aspettava di vederla cadere nell’esatto momento in cui si sarebbe alzata da quel divano con quegli enormi tacchi, ma fortunatamente la cantante restò integra e con gioia afferrò il braccio di Francis, e mettendosi sottobraccio della ballerina. si diressero nella sala in cui vi erano i suoi ballerini.
Era una coreografia che comprendeva dodici ballerini: lei, Chenille, cinque ragazzi iscritti alla sua scuola da un paio d’anni e altri cinque ex ballerini della crew di Justin tra cui Frank, Neal, Anna, Jess ed Alice.
Non appena i ragazzi videro la cantante si lasciarono scappare qualche grido euforico accompagnato da saluti vistosi ai quali la cantante ricambiò con gioia sorridendo a tutti loro e ringraziandoli per la calorosa accoglienza.
Al che Francis entrò in sala e la prima persona che guardò fu proprio Chenille, tra le due ci fu una rapida occhiata, ma poi Chenille distolse immediatamente lo sguardo da lei, era ancora visibilmente incazzata per l’accaduto.
Fran non se ne curò, e si avvicinò all’impianto stereo per poter dare il via a quella coreografia.
[Canzone per la scena Lady Gaga – Judas]
La musica risuonò nella grande sala, e non appena la cantante cominciò a cantare, un gruppo di ballerini cominciò a muoversi con delicatezza, come dei ballerini di danza classica, con lenti movimenti di mani e braccia, finché con l’aiuto della musica, Francis, Chenille ed Anna non spezzarono quel momento mimando dei movimenti a robot.
La coreografia cominciò e per l’intera durata dei quattro minuti del brano, la loro esibizione lasciò Lady Gaga, il suo agente, Eddy, Jay e un gruppo di altri “studenti” della scuola, senza fiato.
Francis era diventata una divinità, come se fosse stata lei a creare l’arte del ballo, come se facesse magie e non coreografie, magie che lasciavano tutti senza parole.
Chiunque ne restava stregato e meravigliato, ogni artista con cui avesse lavorato l’aveva trovata fenomenale.
Non appena l’esibizione terminò, la prima a battere le mani fu Lady Gaga, e la cosa gratificò moltissimo Francis, che ancora col fiatone, sorrise nella sua direzione per poi voltarsi verso i suoi amici e congratularsi per aver eseguito eccellentemente quella coreografia, ad eccezione di Chenille, che andò a congratularsi con altre ragazze, lontano da Francis, la quale la ignorò e si avvicinò poi alla cantante.
- Allora? Che te ne pare? E’ come me l’avevi chiesta?
- No.
Esclamò la cantante, facendo sparire il sorriso dal volto di Francis, ma si precipitò ad aggiungere poi:
- E’ molto meglio!!!
Francis tornò a sorridere, e a tirare un sospiro di sollievo cercando di gestire il fiato corto dovuto alla coreografia appena svolta.
[…]
Lady Gaga le aveva proposto di lavorare alla coreografia del video di quel suo nuovo singolo, nonché di partecipare all’esibizione nei prossimi MuchMusic Video Awards, che si sarebbero tenuti da lì a qualche mese.
Francis accettò di buon grado, aveva un dannato bisogno di quei soldi, ma volle essere chiara e corretta nei confronti della cantante, e le disse che ci sarebbe stata la possibilità che non sarebbe potuta essere presente agli eventi a causa di altri suoi impegni lavorativi.
La cantante inizialmente ebbe qualche ripensamento, dato che contava sulla sua presenza principalmente, ma poi, accettò di lavorare con i suoi ballerini.
Francis le disse che si sarebbe potuta rivolgere con totale libertà a Chenille, e che sarebbe stato come lavorare con lei in persona.
[…]
Era giunto l’orario dell’incontro col regista Marshall, e Francis rischiava ancora una volta di essere in ritardo.
Il traffico di Los Angeles le faceva venire i capelli bianchi!
Per sua fortuna viaggiava in moto, quindi riusciva a svincolarsi da lunghi ingorghi d’auto.
Arrivò agli studi del regista alle 16:17, e corse a prendere l’ascensore per raggiungere il piano degli uffici.
Sfortuna volle che l’ascensore fosse al ventiseiesimo piano, e se fosse rimasta lì ad aspettare, avrebbe fatto ancora più tardi.
Così decise di salire per le scale: 15 piani a piedi fatti di corsa a quattro scalini per volta.
[…]
- Venti minuti di ritardo…
Le diceva il regista con un mezzo sorrisetto sul volto, mentre era seduto dietro la sua scrivania, ed osservava Francis riprendere fiato.
- Sono mortificata… Mr… Marshall… ma… il traffico…
Francis parlava a scatti a causa del fiatone che aveva, ma il regista la interruppe dicendo:
- Non me ne parli. So di cosa sta parlando. Scherzavo, non si preoccupi. Prego si segga, le faccio arrivare subito dell’acqua.
Francis abbozzò un sorriso, ma faticava davvero a respirare dopo quel tour de force fatto per le scale.
Si mise a sedere e trovò un po’ di sollievo, anche se avrebbe preferito stendersi su un letto… o una barella…
Il regista alzò la cornetta del telefono e parlando con la sua segretaria dall’altra stanza, le disse:
- Vickie…
-Vickie? – pensò - Come la ragazza che aveva conosciuto giusto ieri… che buffe coincidenze.-
Per un attimo si ritrovò a ripensare ancora una volta a quei ragazzi, ma fu distratta dalle parole del regista, che al telefono continuava a parlare alla segretaria:
- …per favore, porta un bicchiere d’acqua per Miss EM…
Il regista spostò lo sguardo su Francis e accigliato, aggiunse:
- E magari anche un medico…
Francis alzò lo sguardo su di lui e sbottò in una risatina buffa, mentre riusciva finalmente a respirare con leggera regolarità.
- Si figuri… va tutto bene… sto benissimo…
Diceva facendo profondi respiri e sorridendogli cordialmente, per risultare meno stanca.
Il regista mise giù il telefono e le tornò a sorridere.
Sembrava davvero un timo simpatico, aveva l’aspetto del classico uomo americano benestante e ben curato: con un naso un po’ pronunciato, qualche ruga d’età ma folti capelli neri. Avrà avuto si e no una cinquantina d’anni, portati molto bene.
Francis lo conosceva per fama, ed era un po’ nervosa nell’incontrarlo, soprattutto dopo aver fatto un così largo ritardo.
- Dunque…
Francis si mise a sedere comodamente, drizzando la schiena ed impaziente, restò ad ascoltarlo.
- Ho qui una bozza delle caratteristiche del suo personaggio, me l’hanno appena consegnata gli autori, ma c’è ancora molto da aggiungere.
L’uomo le tese dei fogli scritti al computer, raccolti tra loro con un punto di spillatrice.
Francis prese tra le mani quei fogli, e lui continuò:
- Almeno si fa un’idea su come sarà…
La ragazza accigliò lo sguardo e lo guardò confusa:
- Mi scusi, ma… non dovrei prima sostenere il provino?
- Certamente. Ma voglio darle più dettagli possibili, affinché ai provini risulti magnificamente brillante e perfetta per la parte, come sono convinto che farà.
- Cazzo! Quelle si che erano lusinghe! – Pensò – Non è che stava esagerando? Magari…aveva alzato un po’ il gomito a pranzo…-
Quei pensieri svanirono, quando dalla porta vide entrare la presunta segretaria dell’uomo, Vickie, che portava dell’acqua e dei fogli all’uomo.
- Mr. Marshall, queste sono le aggiunte degli autori per la parte di Miss EM…
Il regista sorrise guardando Francis e disse:
- Che tempismo…
Fran abbozzò un mezzo sorriso e guardò la giovane segretaria: totalmente diversa dall’altra Vickie.
Questa qui era alta almeno il doppio, molto più gracilina e con lunghi capelli biondi ben curati in un’acconciatura moderna.
Quasi le ricordava la barbie di quel Jared.
Il regista supervisionava velocemente quei fogli, mentre lei cadeva ancora una volta a ripensare a quel gruppo, doveva smetterla, o si sarebbe presa a pugni da sola pur di riuscirci.
Ma… c’era qualcosa in loro che la incuriosiva, che l’attirava, qualcosa che le faceva venir voglia di voler saperne di più su di loro, era come se non si capacitasse del fatto di non averli riconosciuti sin da subito; infondo erano un gruppo musicale molto conosciuto non solo in America, ma in tutto il mondo.
Ancora una volta, quel regista la portò alla realtà:
- Con queste dovrebbe avere un quadro ben chiaro del suo personaggio.
- Grandioso.
Commentò la ragazza mentre aggiungeva gli altri fogli a quel mucchietto di fogli da computer, che con l’aggiunta saranno diventati sei.
- Posso?
Domandò guardando il regista, mentre alzava quei fogli per lasciargli intendere che avrebbe voluto leggerli:
- La prego… faccia pure, siamo qui per questo.
Francis acconsentì leggermente col capo, distese la schiena sullo schienale di quella poltroncina su cui era seduta, e accavallando le gambe, cominciò a leggere entusiasta e curiosa.
Dalle prime righe, poté scoprire il nome del suo personaggio: Zahira, ma la particolarità di questo personaggio non stava nel nome, ma bensì nel suo handicap: la ragazza a quanto pare era muta, infatti non c’era l’ombra di alcun dialogo parlato, ma soltanto descrizioni caratteriali della stessa.
Zahira era una giovanissima ragazza di appena 18 anni, senza famiglia, e che aveva come unico amico una piccola scimmietta che non lasciava mai la sua spalla.
Pare che questa Zahira sapesse il fatto suo, non era un pirata, ma voleva diventarlo a tutti i costi, perché pensava di poter trovare nei pirati la famiglia che le era sempre mancata.
Non sapeva usare una spada e neanche nella lotta corpo a corpo era brava, ma la sua particolarità stava nel lanciare gli oggetti.
Ebbene sì, sembra che Zahira fosse una sorta di campionessa del “lancio dell’oggetto” ed era proprio questo il lato comico del suo personaggio, oltre alla sua buffa e bizzarra personalità.
Man mano che leggeva quelle pagine con rapidità, aumentava in Francis la volontà di ottenere quella parte.
Questa Zahira la intrigava molto, e vedeva in lei una sfida da vincere.
Prepararsi per quella parte non sarebbe stato facile, soprattutto perché non avrebbe mai parlato, al contrario avrebbe dovuto esprimere tutta la sua bravura a gesti e/o movimenti del corpo (cosa che in un certo senso faceva già col ballo).
Una diciottenne gipsy (zingara) senza una famiglia, senza una casa, che cerca nei pirati una famiglia, ma non aveva altro da offrire loro se non la sua capacità di “lanciare oggetti”.
Prevedeva già le grosse risate che si sarebbe fatta sul set, si sarebbe dovuta esercitare nel lanciare cose a destra e a manca… c’era da divertirsi!
[…]
- Allora? Cosa ne pansa Miss EM?
- E’… E’ fantastica!
Francis tirò su gli occhi da quei fogli e guardò il regista con entusiasmo, sfoggiando un bel sorriso dei suoi.
- Sono felice che la entusiasmi. Le comunico che sia io, che il secondo regista, che il signor Depp contiamo in un suo provino eccellente, vogliamo averla nel cast ufficiale sin da subito!
- Il signor Depp…? Davvero lui…?
- Assolutamente! Anzi posso confessarle che è stata sua l’idea di chiamarla per la parte…
- CHE COOOOOOOOSA? Johnny Depp aveva chiesto di lei nel cast di quella saga di Pirati famosa in tutto il mondo? Johnny Depp? Era vero oppure si stavano burlando di lei? Era così bello da sembrare assurdo! – pensò la ragazza, che restò senza parole e non in grado di poter formulare una frase logicamente corretta dopo quella rivelazione.
Il regista le sorrise divertito dal modo in cui aveva reagito a quelle parole, poi tagliò a corto dicendole:
- Meraviglioso, Miss EM, l’aspettiamo per i provini della parte il 9 Gennaio dell’anno che sta per arrivare. Le auguro in felice e sereno Natale, e spero davvero di poterla scritturare presto per questa parte.
L’uomo si alzò, e Francis fece altrettanto, prima di risultare una statua di ghiaccio congelata.
- La ringrazio infinitamente Mr. Marshall, davvero… Non la deluderò!
- Ci conto!
Le disse con tono scherzoso l’uomo indicandola con un dito, come per sottolineare la cosa.
E così la ragazza si congedò da quell’incontro di lavoro e rientrò a casa propria.
[…]
Fece una lunga doccia calda per rilassarsi dopo una giornata ricca di impegni, per poi andare a distendersi qualche minuto sul letto.
Erano le sette di sera, e non avendo altre cose in programma, decise di affrontare il “problema Chenille”. Così indossò un jeans e una maglia scura con una giacca nera col cappuccio ed uscì a bordo della sua auto e raggiunse la casa di Mama Su, poco lontana dal suo appartamento.
Parcheggiò nell’enorme giardino di quella villa tanto desiderata dall’amica, e vi scese andando verso la porta d’ingresso.
Bussò il campanello, e fu accolta da MamaSu, la quale ogni volta che la vedeva, le faceva una festa.
- Gioia! Vieni, entra!
La donna tirò via dalla porta la ragazza e l’abbracciò, calorosamente, e Francis non si tirò in dietro per fare altrettanto.
Al che la donna sciogliendo quell’abbraccio le toccò le spalle e le braccia, dicendole:
- Oh signore, ma guarda quanto sei dimagrita! Non stai mangiando, bambina? E’ successo qualcosa? Stai male?
Francis non trattenne un sorriso alle dolci apprensioni della donna nei suoi riguardi, ma proprio quando era sul punto di risponderle, vide sbucare Anaya dal salone.
- Fraaaan!!!
La bambina fece una corsa verso la ragazza, la quale si piegò leggermente nelle gambe per poterla stringere in un tenero abbraccio.
- Ehilà piccola!
L’abbraccio con quella cucciola di bambina, era proprio quello che serviva a Francis per potersi sentire un po’ meglio.
Anaya era diventata una meravigliosa bambina di nove anni, molto alta, quasi quanto una ragazzina di 15 anni. Su questo aveva preso dal padre, dato che toccava quasi i due metri.
Aveva cresciuto dei capelli lunghissimi, meravigliosamente ricci definiti, e neri come la pece. In volto somigliava moltissimo a Chenille: aveva le sue labbra carnose e gli occhietti quasi a mandorla, che quando rideva, sorridevano con lei.
Aveva un corpicino quasi perfetto, anche se aveva ancora molto da sviluppare per essere davvero una donnina in miniatura.
Mentre Francis la stringeva a sé, riaprendo per un attimo gli occhi, notò che subito dopo la bambina, arrivò anche Randall, il gattino che un tempo apparteneva a Francis e che lei stessa aveva regalato alla bambina.
Le si spense lentamente il sorriso nel rivederlo, nel rivedere quel gattino che un tempo era stato il regalo più bello che Justin avesse potuto farle per il suo compleanno.
Adesso era molto diverso dall’epoca (a parte gli occhi che erano dello stesso verde degli occhi della ballerina) : non era più un cucciolo, ma un classico gatto da casa con qualche chiletto di troppo, era più lungo e con grossi baffi, ma soprattutto… non si chiamava più Randall.
Dopo la rottura con Justin, dopo essere rientrata a Los Angeles ed essere stata in giro per il mondo, dopo aver saputo da parte di Chenille che il ragazzo avesse cominciato una relazione sentimentale con Jessica Biel, decise di far sparire dai suoi occhi qualsiasi cosa, oggetto o non, che le ricordasse lui.
E una delle prime cose a cui rinunciò, fu proprio quel gattino che tanto amava.
Decise dunque di darlo alla sua piccola Anaya, la quale ne rimase estremamente felice.
Fortunatamente lo vedeva poco, se non mai, dato che non faceva loro visita spesso negli ultimi tempi.
La bambina gli aveva cambiato nome in Nemo, come il pesciolino rosso della Disney, cartone che la bambina, all’epoca, amava.
- Ci eri mancata!! Dov’eri finita?
Esclamò la piccola mentre scioglieva l’abbraccio. Erano passate settimane dall’ultima visita di Francis a casa De Noir.
Francis si chinò ad accarezzare quel gatto che ancora le faceva le feste quando la vedeva, poi tornò con l’attenzione verso la bambina, stava per risponderle con un sorriso, ma MamaSu la interruppe bruscamente:
- Anaya!
La rimproverò la nonna con tono imponente, la quale aggiunse:
- Non essere scostumata. Non invadere la sua priv…
- Di cosa stai parlando MamaSu?
La interruppe immediatamente Francis, mentre si rialzava e dimenticava la presenza del gattino, trovava quelle parole della donna assurde.
- Da quando in qua ho della privacy con voi?
- Beh… ormai sei diventata una donna piena d’impegni professionali… fai parte del mondo dello spettacolo, e… beh insomma sei quasi sempre via per impegni che ho pensato…
- Mi dispiace. Vi chiedo scusa.
La donna fu come colpita in pieno volto da quelle parole inaspettate della ragazza.
Erano anni che Francis non le parlava in quel modo; aveva assistito anche lei alla metamorfosi della giovane ballerina, e sapeva benissimo che non era più abituata a chiedere scusa per i suoi comportamenti poco corretti, ma l’aveva accettato, perché aveva imparato a conoscere quel lato buio del suo carattere e nonostante tutto aveva fiducia in lei e nel fatto che prima o poi sarebbe tornata quella di un tempo.
- Avrei dovuto trascorrere più tempo con voi, ma… non me la sentivo. Non è colpa vostra, voglio che questo sia chiaro. Ero io che avevo bisogno di starmene per conto mio…
- Non devi darci delle spiegazioni, Fran… non a noi…
Disse la donna con un dolce sorriso, mentre avvicinava a sé la bambina, poggiandole una mano sulla spalla, la quale alzando lo sguardo verso Francis, abbozzò un timido e tenero sorrisino.
Francis le guardava, e non le ci volle molto per capire che MamaSu intendesse dire che doveva dare delle spiegazioni a Chenille, e non a loro due, perché probabilmente erano riuscite a comprendere quel suo comportamento, anche se con dispiacere.
A quel punto la ragazza accennò ad un sorriso di ricambio verso le due, ma quel sorriso le svanì lentamente dalle labbra, non appena vide Chenille scendere giù per le scale.
- Ehi mamy, c’è Fran!
Esclamò con entusiasmo la bambina, andando incontro alla madre.
Chenille le passò una mano tra i capelli, sforzandosi di sorriderle, ma in presenza di Francis non ci riusciva quasi mai.
- Va a finire i tuoi compiti, dai…
- Ma mamma… posso restare finché Fran non va via? Ti prego…
La bambina cercò di intenerire la madre, ma Chenille era fin troppo determinata nel far tornare la figlia a studiare, piuttosto che restare lì con Francis.
- Ho detto di no. Avanti, non farmi arrabbiare, da brava.
- Uffa…
La bambina abbassò il capo ed obbedì tornando nel salone e ai suoi studi, mentre brontolava qualcosa contro la madre, la quale da lontano, le urlò:
- Non sbuffare con me, sai!
- Sì, ok, ok! Come vuoi tu!
- E non ti permettere di assecondarmi!
Francis dovette mordersi le labbra pur di non scoppiare a ridere divertita da quella scenetta madre e figlia, e risultare poco seria agli occhi dell’amica che pareva doverle comunicare qualcosa di serio.
- Venite, andiamo in cucina, o mi si brucia la cena.
Francis guardò MamaSu ma poi spostò subito lo sguardo su Chenille, la quale appariva poco entusiasta della sua presenza lì quella sera.
Entrate in cucina, vennero immediatamente raggiunte da Chenille, che aveva tra le mani una busta della posta, grande quasi quanto un foglio A4.
- Qualche giorno fa ci è arrivata questa.
Chenille si avvicinò a Francis che prese tra le mani quella busta, e lesse il mittente.
- La USA Army femminile? DAVVERO, FRANCIS?
L’amica cominciò ad assumere ancora una volta la sua aria da ragazza aggressiva del Bronx.
Fran alzò per un attimo lo sguardo verso la ragazza, ma poi tornò con gli occhi su quei fogli.
- Chenille…
- No, MamaSu! Non dirmi di stare al mio posto, perché non lo farò!
Le urla di Chenille cominciarono a sentirsi anche fin fuori la casa.
- Sono tre anni che ce ne stiamo al posto nostro e la guardiamo andare a fondo! Potrai ingannare il mondo intero, potrai ingannare i tuoi fans, o le persone con cui lavori, ma non riuscirai ad ingannare noi che ti conosciamo davvero! Mi hai capita?
- Posso sapere perché stai urlando tanto?
Domandò Francis, abbassando quei fogli e rivolgendo all’amica uno sguardo contrariato e quasi incazzato; al che Chenille esclamò irritata:
- Credi che sia stupida? Eh? Credi davvero che tornare in esercito ti farà dimenticare Justin? Stai sfiorando il ridicolo! Somigli ad una di quelle protagoniste di programmi per teenagers, pronte ad autodistruggersi per un ragazzo!
Francis sbottò in una risatina, ma restò immobile ad osservarla mentre le sbraitava contro, tenendo un braccio piegato e poggiato sotto al mento in una posa concentrata.
- Adesso ridi? Hai capito, MamaSu…? Ride!!!
- Sta calma adesso, figliola. Smettila.
- No! No che non la smetto!! Perché qui sembro l’unica che riesce a vedere la realtà delle cose? Come fate ad assecondare ogni sua pazzia senza dirle niente? Sai cos’ha fatto l’altra sera? Si è travestita da uomo per andare ad una partita di basket, solo perché c’era lui.
La ragazza gesticolava pesantemente verso la ragazza mentre parlava alla madre, che ne restava visibilmente stupita da quel racconto.
- Ma no, non era solo… c’era anche Jessica con lui, e Francis cosa fa? Se ne sta lì a  fissarli mentre amoreggiano e si baciano davanti all’intero palazzetto!! Ha trascinato anche me e Nina in questa sua follia senza senso! E per che cosa? Per scoprire che vuole tornare nell’esercito?
Chenille sembrava essere sul punto di sferrare qualche schiaffo in direzione di Francis, la quale senza smuoversi neanche un po’, la mise a tacere una volta per tutte.
- Adesso basta!
In quel momento, Francis somigliava a suo padre Aurelio.
Era fredda, ma imponente, tanto da far calare subito il silenzio, anche in un animo in eruttazione come quello di Chenille.
Dopo una manciata di secondi di silenzio, Francis si mise a sedere su uno sgabello del tavolo da colazione di quell’enorme cucina, e cominciò a parlare in direzione delle due donne, che la guardavano incessantemente:
- Sai, Chenille, forse hai ragione… ti devo delle spiegazioni.
Sul volto di Chenille si poté leggervi dello stupore a quelle parole:
- Sì, insomma… non sono solita dare delle spiegazioni per le mie azioni, a nessuno, ma visto che siamo arrivate a questo…
La ballerina la indicò alzando le braccia a metà altezza d’aria, per indicare il suo comportamento di pocanzi, poi proseguì parlando:
- L’atra sera, pretendevi una spiegazioni sul motivo della mia presenza a quella partita… beh avevo semplicemente bisogno di vederli insieme e rendermi conto del fatto che non ha più alcuna influenza su di me.
Nessuna delle due donne riuscì a credere alle sue parole, eppure stava dicendo la cristallina verità:
- Potrai non crederci, ma l’ho superata, e anche da tempo. Esattamente dal giorno in cui mi dicesti che stava uscendo con Jessica, te lo ricordi?
Fran poggiò le mani sulla gamba con cui era poggiata a quello sgabello, e abbozzò un sorriso in sua direzione, poi continuò:
- Ero rientrata da poco da quel mio lungo viaggio d’affari… che mi ha tenuto via un anno… venisti da me e mi dicesti: “So che se te lo dico, darai di matto, ma meriti di saperlo… Justin adesso sta con Jessica.”  La ricordi la mia reazione, Chenille?
La ragazza abbassò lo sguardo, ricordando anche lei quel momento e capì che stesse dicendo il vero.
- Non feci neanche un battito di ciglia, non un’emozione, né niente… perché fu in quel momento che capii che non meritava la mia sofferenza. Capii che dovevo reagire e trasformare quel dolore in creatività, in qualcosa di cui andarne fiera, e non piangermi addosso, come ho già fatto in passato.
Chenille si sentì quasi in colpa, adesso che aveva scoperto la verità su come stavano davvero le cose.
Provò ad alzare lo sguardo verso l’amica, ma le risultava difficile guardarla dopo il modo in cui l’aveva appena trattata.
Poi ecco che lo sguardo le cadde di nuovo su quella lettera dell’esercito, ed esclamò:
- E allora la lettera???
Francis abbozzò un sorrisetto amaro, e spostando lo sguardo verso quelle carte, disse:
- Queste?
Le alzò leggermente, poi aggiunse:
- Ti pare che torni ad arruolarmi? Se è come dici tu, avrei dovuto farlo tre anni fa, e non adesso. Concorderei con te nel dire che non avrebbe senso.
MamaSu accigliò lo sguardo e si intromise dicendo:
- E perché ci è arrivata questa lettera?
- Principalmente, credo che il motivo per cui sia arrivata al vostro indirizzo e non al mio, è perché anni fa, indicai come casa mia questa casa, dato che ancora dovevo prendere quell’appartamento… ma comunque… non temete, non mi arruolo: è soltanto un incontro, chiamiamolo così.
- Un incontro?
Domandò Chenille confusa.
- Sì, mi pagano per tornare qualche settimana nella mia caserma, con la mia vecchia squadriglia per sostenere delle lezioni… cose militari che non sto qui a raccontarvi. Ho bisogno di quei soldi, ho bisogno di quanti più soldi possibili... ho bisogno d’ingaggi di ogni tipo, anche militari, non ha importanza. Ciò che conta sono i soldi!
- Ma, bambina… non sei mai stata così legata al danaro…perché adesso …?
- Perché voglio dissociare la EmsAndFran da Justin Timberlake!
Quelle parole rimbombarono nelle orecchie delle due donne, lasciandole senza fiato.
A Chenille cadde quasi la mandibola a terra per lo shock.
- CHE COSA?
Francis fece silenzio per qualche secondo, poi distogliendo lo sguardo in un punto nel vuoto, disse:
- Sì, Chenille voglio sciogliere quel dannato contratto, e vincerò questa battaglia, anche a costo di mettere da parte ogni centesimo che guadagno e restare senza pane o vestiti da indossare!
- Ma, Francis… non arriverai mai a coprire quella cifra!
- Cinquanta milioni di dollari li troverò in qualche modo…
- Cinquanta milio…
MamaSu dovette sedersi prima di svenire per quella cifra stellare.
- Non li troverai per terra, Fran… dovrai mettere da parte la tua vita per potercela fare… dovrai lavorare giorno e notte, non ti basterà una vita intera…
- Non farla tragica, Chenille… riuscirò a racimolarli, è questo il mio unico obbiettivo adesso.
- Ma dovrai subire un lungo processo… potresti fare una cattiva pubblicità alla scuola…
- Non andrò in rovina dissociandomi da lui, ci andrò se non lo farò!
- Lascia le cose come stanno, Fran…infondo lui non sta facendo più niente nella musica… è tutto preso dal cinema…
- Lo sai bene che non smetterà mai di far musica, e io non voglio più trovarmi a pochi metri da lui e fingere che mai nulla sia successo. Non voglio che ciò accada, quindi sì, riuscirò a farcela.
- Se potessi, ti darei subito tutto quello che ho, bambina, pur di vederti ricominciare da capo serena con te stessa… ma non riuscirei mai a racimolare tanto….
- Non dirlo neppure, MamaSu. Non oserei mai prendere dei soldi da voi, lo sai…
- Chenille, lasciala fare… se è questo ciò che le serve per rinascere, allora impegnati anche tu mandando avanti quella scuola assieme a lei, mi hai sentito?
Chenille guardò la madre, poi si voltò in direzione dell’amica guardandola per qualche secondo negli occhi, poi distolse lo sguardo e con tono quasi timido disse:
- Lo faccio già…
Francis la guardò a fondo, e capì che forse adesso, con quella lunga spiegazione, le cose tra lei e Chenille sarebbero potute migliorare col tempo.
- Adesso devo andare…
- Ma come? Non resti a cena?
- No, MamaSu, mi dispiace, ma ho delle cose da fare… un progetto a cui sto lavorando, ma ve ne parlerò quando sarà più sicuro. Adesso devo scappare.
- Noooo!!!
Improvvisamente spuntò fuori Anaya, che era rimasta tutto il tempo ad origliare, dietro la porta della cucina, e corse in direzione di Francis per abbracciarla e dirle:
- Dai, resta per cena! La nonna ha cucinato gli gnocchi come li fate voi in Italia!
Francis le prese il faccino tra le mani, non era necessario che si piegasse nelle gambe per poter arrivare alla sua altezza, era già alta di suo.
- Oh beh allora vi farete tante risate… lo sai come si dice in Italia…
- Ridi che mamma ha fatto gli gnocchi… lo so, lo so…
Disse con poco entusiasmo la bambina, quasi come si risponde ad una nonnina affetta da Alzheimer che continua a ripetere sempre le stesse cose.
Francis non trattenne un sorriso, mentre le guardava quel bel faccino da bambola.
- Ti prometto che non farò passare più così tanto tempo, e tornerò a trovarti presto ok?
La bambina mise su un leggero broncio dispiaciuto, e con una tenera vocina, disse:
- Ok…
Francis si chinò per darle un bacetto sulla fronte, poi disse a Chenille:
- Domani non credo di venire in sede, devo incontrare Katy per un progetto… te ne parlerò quando ne saprò di più, ok?
Chenille non era molto entusiasta dell’amicizia che legava Fran con la cantante, forse ne era un po’ gelosa, ma il suo orgoglio tentava di mascherarlo, così le rispose franca:
- Non c’è problema.
Francis la guardò per qualche secondo, appurando che davvero non ci fossero problemi, poi con un sorriso si voltò in direzione di MamaSu e andò ad abbracciarla prima di andar via.
- Torna presto a salutarci, e sta attenta, hai capito?
- Lo farò, lo prometto MamaSu…
- E mangia un po’ di più!
Le disse mentre scioglieva l’abbraccio e riprendeva a guardarle il fisico sciupato.
- Prometto anche questo…
Le sorrise la ragazza, poi afferrò le chiavi dell’auto e dopo un ennesimo saluto generale, andò via da quella casa, con un peso mancante… si sentiva un po’ meglio dopo quella chiacchierata liberatoria.
[…]
Rientrata a casa fece un lungo bagno caldo nella sua comoda vasca da bagno, con tanto di candele soffuse e profumi inebrianti nell’aria, mentre si concedeva ancora una volta una più dettagliata lettura a quelle pagine che le aveva donato il regista del film, per poter cogliere qualche altro aspetto di quel personaggio e cominciare a studiarlo attentamente.
Non sa quanto tempo trascorse a mollo in quella vasca mentre leggeva quel mini copioncino, ma sarà stato parecchio, dato che le mani le diventarono simili ad una spugna.
Così vi uscì avvolgendosi nel suo morbido accappatoio, e proprio in quel momento le squillò il telefono di casa.
- GreenGirl!!!!
Era Katy.
- Ehi….
- Finalmente riesco a trovarti a casa!
- Scusami… ho avuto da fare in questo paio di giorni…
Le disse ridacchiando mentre andava a distendersi sul letto ancora avvolta in quell’accappatoio.
- Spero che tu abbia spostato tutti i tuoi impegni di domani, ti ho avvisato che sarò a Los Angeles…
- Anche se non li avessi spostati, mi avresti tenuta con te con la forza…
- Vero, vero…
Si sentì risuonare la risatina roca della cantante dall’altra parte della cornetta, al che le due amiche cominciarono ad avere una lunga conversazione telefonica come due adolescenti che si aggiornavano sulle loro vite.
[…]
- Ma è vera questa voce che circola tra te e DiCaprio?
- Voci su me e Leo non smettono di circolare ormai da anni… dovresti saperlo che per me è un amico fidato e niente di più…
- Non te la prendere adesso…
- Non me la sto prendendo.
- Uhm… ok, mi fido, ma ne parlavano in molti, quindi ho voluto fondare il terreno com’è giusto che faccia una buona amica. Insomma se fosse stato vero mi sarei offesa dal fatto che non me ne avresti parlato.
- Sono solo pettegolezzi, Katy…
- Ok, ok, va bene….
Francis adorava chiacchierare con la cantante, riusciva quasi sempre a farla sorridere e a regalarle qualche minuto di spensieratezza, con i suoi modi di fare sempre comici e divertenti. Impensabile per una diva dello spettacolo del suo spessore.
- Sì Josh… arrivo.
Katy sembrò parlare con qualcuno accanto a sé, poi tornò a parlare con Francis, dicendo:
- Adesso devo andare, ma domani verrò a prenderti, ok?
- Ok, ok…
- Poi mi spieghi meglio queste voci su te e DiCaprio che circolano ogni due mesi.
- Ahahah a domani Kats…
- A domani Greenny…
[…]
Dopo quella lunga telefonata, Francis finalmente riuscì ad indossare una tuta comoda per restare in casa e poter tornare alla sua lettura del personaggio di Zahira, ma fu distratta dalla visione dei suoi vestiti della sera precedente, poggiati su una sedia lì a caso.
Guardandoli, ripensò alla cena che esattamente un giorno prima aveva consumato in casa di quei ragazzi, e ancora una volta finì col ripensarci.
Stavano diventando una sorta di ossessione, così volle assecondare quella sua voglia di saperne di più, e mettendosi a sedere sul divano, afferrò il suo portatile e cominciò a cercare “Thirty Seconds To Mars” nella sezione notizie, andando ad informarsi su quei ragazzi con cui aveva avuto a che fare la sera prima.
E forse adesso riusciva a vederli con occhi diversi…


[CONTINUA…]

 

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Capitolo 35
*** ● Buoni Propositi Per L'anno Nuovo (Parte I) ● ***


[Continua…]
Il giorno seguente, Fran fu svegliata dal suono del suo cellulare.
Era da un’ora che squillava a vuoto, dato che lei continuava a voler dormire senza alcuna voglia di rispondere a quelle incessanti telefonate; finché pur di farlo smettere, si decise a farlo senza preoccuparsi di controllare il numero:
- Pronto?
Pronunciò con voce ancora assonnata, mentre si passava la mano libera lungo la faccia per abituarsi alla luce del sole.
- Parlo col Generale di corpo dell’arma Francis De Laurentiis?
Sentendo il tono di voce serio ed imponente di quell’uomo, Francis sbarrò gli occhi, svegliandosi completamente e capì che fosse una telefonata dalla caserma:
- Sì! Sono io!
- Sono un sott’ufficiale della USA Army, volevamo ricordarle dell’incontro con la sua vecchia squadra di commando anni 2002/2006 della USA Army femminile nella caserma di San Diego il giorno 18 di questo mese, per le ore dieci in punto del mattino. L’aspettiamo per dare inizio ai venti giorni per il progetto di cui le parlammo.
Quel parlare a raffica dell’uomo le rimbombò nella testa così forte da procurarle quasi un forte mal di testa.
- Ehm…
Era ancora un po’ stonata, ma provò a schiarirsi la voce con un colpo di tosse, poi aggiunse:
- Sì… Sì, certo, non mancherò!
- Inoltre la invitiamo a portare con sé oggetti personali oltre che ad un vestito giacca e gonna nera, ovviamente con le misure consentite.
- Un vestito?
- Esatto Generale. Le servirà per le serate di premiazioni o riunioni varie. Per il resto non si preoccupi, le procureremo noi tutto il necessario.
- Capisco.
- Allora buon rientro Generale.
- Grazie. Buona giornata.
- Buona giornata a lei Generale De Laurentiis.
Il sott’ufficiale riagganciò, e lei restò ancora col cellulare all’orecchio.
Le faceva strano sentirsi chiamare “De Laurentiis” dopo tutti quegli anni in cui aveva cambiato il suo nome.
In un baleno ripensò alla sua famiglia, a suo padre, a quanto le mancassero Luigi, Edo e sua madre, che ormai non vedeva da un anno, ma poi si impose di mettere da parte quei pensieri e tornare alla realtà, e la realtà le diceva che doveva assolutamente procurarsi un tailleur adatto per l’occasione.
Aveva soltanto un giorno per prepararsi, dato che la partenza per San Diego era fissata per il giorno successivo.
Avrebbe incontrato Katy, e forse avrebbero trascorso insieme l’intera giornata e non avrebbe avuto tempo per procurarsi un vestito in tempo, ma non voleva annullare l’incontro con l’amica, le faceva sempre piacere vederla.
[…]
- C’è un problema…
- Che problema?
- Devo procurarmi un tailleur per domani prima di partire.
- E non ne hai uno?
- Nessuno adatto ad una caserma.
- Beh ma allora andiamo a fare shopping!
- Che cosa? Katy tu non puoi andare in giro per Los Angeles a fare shopping… i fans ti assalirebbero!
- Beh se è per questo anche tu non potresti, ma è un’emergenza Greenny!
- So già che mi pentirò di averti dato ascolto…
Pronunciò Francis con un tono brontolone, poi Kety ridacchiò con la sua voce squillante e disse:
- Dimmi che sei pronta, perché sono proprio giù al tuo appartamento…
- Metto le scarpe e arrivo.
- Ok, sbrigatiii !
Disse quasi canticchiando prima di riagganciare.
Francis scosse il capo sorridendo divertita da quei suoi buffi modi di fare, poi andò ad indossare degli stivali neri lunghi sino alle ginocchia.
Quel giorno indossava una calzamaglia nera, dei pantaloncini dello stesso colore semi-jeanzati, che le arrivavano sino a metà coscia, stivali lunghi ma non con un tacco troppo alto, una t-shirt bianca semplice infilata nei pantaloncini con un effetto molto casuale, poi una giacca color sabbia sopra con 4 taschini finti marcati con della stoffa nera ai lati. Bottoni neri e ricami lungo i bordi della giacca sempre neri.
Era un bel look, ma inadatto per il clima di Dicembre, anche per una che vive a Los Angeles.
I capelli, in quel periodo, Francis li portava al naturale, con i suoi splendidi ricci castani molto simili a quelli di un afroamericana..
Li aveva legati con una mollettina, giusto al centro della testa, per scostar via dalla faccia qualche ciuffo ribelle.
Portò con sé soltanto una borsa nera, in cui vi infilò una sciarpa, che avrebbe probabilmente indossato più in la, e il suo portafogli e cellulare.
[…]
- Come fai a non sentir freddo vestita così? Insomma stai benissimo, ma non credi sia troppo leggero?
Katy era giunta a prendere Francis col suo fuoristrada nero con vetri fumé, guidata dal suo fidato autista Jack, e notando il suo look, non si capacitava di come facesse l’amica a non soffrire il freddo.
La cantante indossava un vestitino rosso con una gonna che le scivolava leggermente larga in vita, e un cappottino nero che la riparava dal freddo.
Francis si strinse nelle spalle e con risolutezza le rispose:
- Sto bene così…
Ormai si era convinta del fatto che non avendo più il cuore tenero di una volta, e l’amore, potesse non provare più quel freddo.
- Ma allora questo tailleur? Come dev’essere?
- Una cosa sobria, Katy… dovrò avere a che fare con ufficiali, sottoufficiali, uomini e donne dell’esercito…
- Ehi ma… Chenille lo sa che passerai il Natale a San Diego?
Francis distolse lo sguardo dall’amica e si perse nel guardare fuori dal finestrino dell’auto che viaggiava verso il centro.
- Non gliel’ho ancora detto…
- Che cosa? E che aspetti a dirglielo? Ci rimarrà malissimo!
- Forse non dovrei proprio dirglielo…
- Ehi, ma che ti prende? Perché ti stai comportando così con lei?
- Ma di che parli?
Le domandò Francis voltandosi verso di lei.
- Insomma mi hai sempre parlato di lei e la sua famiglia come la tua di famiglia, eppure sono anni che li tratti con freddezza, come se volessi allontanarli…
- Forse allontanarli da me sarà solo un bene per loro, Katy.
- Non dire sciocchezze…
- Dico sul serio… Non sbagli quando dici che ti ho sempre parlato dei De Noir come se fossero la mia famiglia, perché loro più dei De Laurentiis, mi hanno fatto sentire davvero parte di una famiglia, mi hanno fatto comprendere cosa significasse farne parte.
- E allora qual è il problema?
Francis distolse lo sguardo e guardando fuori dal finestrino, disse:
- Il problema è che non voglio deluderli. Non voglio che mi guardano anche loro come fa la mia famiglia adottiva… non sopporterei di vedere lo sguardo deluso e freddo di mio padre, anche negli occhi di MamaSu o di Chenille…
- Perché mai dovrebbero essere delusi di te, Fran?
- Perché sono fatta così. Commetto degli errori, faccio cose che…
Fece una pausa di qualche secondo, poi aggiunse con un tono di voce basso e triste:
- …deludono.
- Tu non mi hai mai delusa…
Le disse con un dolce sorriso la cantante mentre la guardava assorta.
Francis ogni volta che la vedeva sorridere, non poteva trattenersi nel fare lo stesso, e così si lasciò scappare un sorriso tenero.
- Beh questo perché tu sei in giro per il mondo tutto il tempo…
- Smettila all’istante di continuare nel dire sciocchezze, è chiaro? Anzi, propongo un patto: ti aiuterò a scovare quel tailleur perfetto, soltanto se mi prometti che stasera andrai diritta a casa dei De Noir e gli dirai che sarai via per questo Natale. Allora? Affare fatto?
La cantante le tense una mano, per poterla esortare a sigillare quel patto, e Francis prima di convincersi nell’accettare, le guardò la mano per qualche secondo, poi alzò lo sguardo verso i suoi occhi e alla fine strinse l’accordo.
- E va bene…
[…]
Le due amiche girarono tutti i negozi di Los Angeles ma Francis non trovò quello che stava cercando.
- Mi arrendo ufficialmente…
Disse in un sospiro sfinito Katy, mentre rientrava in auto protetta dal suo autista da una folla di curiosi che si era avvicinata alle due celebrità.
- Forse sono ancora in tempo a chiedere aiuto a Nina…
- Già… hai una personal stylist per momenti come questi e non la chiami…
- Non voglio disturbarla… è molto impegnata nella sua carriera…
- Oh mio Dio, Fran, chiamala prima che ti uccida con le mie stesse mani!
- Come sei suscettibile…
- Imitare Sid di Madacascar, non ti renderà meno irritante ai miei occhi, oggi…
Le disse in un finto tono offeso la cantante, mentre lei le lanciava un’occhiatina divertita sorridendo.
Afferrò la borsa e cercò il cellulare per poi comporre il numero dell’amica che non sentiva da qualche giorno, e attese che le rispondesse da un momento all’altro.
- Francis!
- Ehi Nina…
- Come stai? E’ da un po’ che non ti sentivo, è successo qualcosa?
- No, no, tranquilla… è che… mi servirebbe il tuo aiuto per un vestito.
Mancò poco che a Nina prendeva un colpo:
- Oddio che bello! Parteciperai ad un evento!!!!
La ragazza fraintese e cominciò già a vagare con la mente verso un vestito mozzafiato per un evento spettacolare a cui probabilmente avrebbe preso parte Francis.
- No.. sei fuori pista… ma dimmi, hai da fare? Potrei passare da te così ne parliamo meglio? Sono in compagnia di Katy…
- Certo! Sono a casa, venite pure!
- Sicura che non sia un disturbo? Lavoravi a qualche progetto? Lo sai che non voglio intralciarti il lavoro…
- Sei tu il mio lavoro, Fran. Dai vi aspetto, a tra poco.
Francis abbozzò un sorriso, poi aggiunse:
- A tra poco…
[…]
Nina continuava a condividere il suo appartamento, ma i ragazzi erano cambiati dagli anni passati: adesso vi erano due ragazzi asiatici, un ragazzo di Seattle, una ragazza di Madrid in Erasmus con l’università, e una sua collega di lavoro di Valentino.
Ultimamente, l’amica le aveva confidato di non essere in buoni rapporti con questi ragazzi e che fosse alla ricerca di una nuova sistemazione, anche perché le visite notturne di Joe, al citofono dell’appartamento, avevano fatto mettere tutti i coinquilini contro la ragazza, che non aveva colpe se non quella di aver fatto innamorare Joe pazzamente di sé, il quale non si rassegnava ad una fine della loro storia.
Per fortuna quel giorno, Nina era sola in casa, tutti gli altri erano rientrati dalle loro famiglie per le festività natalizie, con una settimana d’anticipo.
[…]
- Ti trovo bene, Nina.
- Oh, beh non credo sia necessario dirti quanto io trovi bene te, Katy…
Le due ragazze si salutarono affettuosamente con un bacio sulla guancia, sorridendosi.
Nina faceva ancora difficoltà nel credere che Katy fosse così somigliante ad Emma, l’amica di Fran la cui storia le fu raccontata dalla ballerina durante una permanenza a Napoli qualche anno prima, e a cui fece anche visita al cimitero.
Il saluto con Francis fu un po’ meno affettuoso e caloroso rispetto agli anni passati, ma tutto a causa di Francis e dei suoi atteggiamenti introversi verso tutto e tutti.
- Allora? Si può sapere a quale evento devi partecipare? Almeno mi faccio un’idea su come dovrò pensare al vestito....
- Ad una riunione in esercito.
Quelle parole ghiacciarono l’entusiasmo di Nina, la quale restò senza parole, impalata a fissare Fran incredula.
- Che cosa?
Katy guardò Francis con disappunto ed esclamò:
- Vuoi dirmi che non l’hai detto neanche a lei?
Nina guardò la cantante, riuscendo a staccare lo sguardo incredulo da Francis, e le disse:
- Non ditemi che…
La giovane stilista tornò con lo sguardo verso Francis, ancora più spaventato ed allarmato, poi aggiunse:
- …non vorrai riarruolarti!?
Francis sorrise ripensando inevitabilmente a Chenille, ed abbassò lo sguardo, mentre Nina confusa cercò spiegazioni da Katy, la quale era sul punto di chiarirle tutto, quando Francis prese parola:
- Si tratta di prestare servizio in caserma in qualità di Generale, per qualche giorno…
Nina sembrò sollevarsi dopo quelle parole, ma immediatamente un dubbio la invase:
- Oh… aspetta, hai detto qualche giorno? Quando cominci e quando torni?
- Domani devo trovarmi a San Diego, tornerò il due di Gennaio…
- Che cosa??? Starai via anche questo Natale?
Francis odiava toccare quel tasto, cos’aveva di così speciale quella dannata festività?
Sbuffò ed abbassando lo sguardo si portò le mani nelle tasche dei suoi pantaloncini e mosse qualche passo intorno alla stanza dicendo:
- Lo sai bene che per me il Natale non è importante. E comunque, ti dicevo… mi servirebbe un tailleur con gonna non troppo corta, una camicetta e una giacca nera. Io e Katy abbiamo girato per negozi ma non ho trovato nulla che mi piacesse. Non avrei voluto disturbarti, so quanto lavoro hai da fare, ma credo che tu sia l’unica a saper soddisfare le mie esigenze…
Nina guardava Francis col dispiacere negli occhi, sapeva quanto per lei il Natale non contasse nulla, ma sapeva anche che si rifiutava di festeggiarlo sin da quando aveva chiuso la sua storia con Justin.
Magari era vero che adesso stesse un po’ meglio per quella rottura, ma era pur sempre vero che l’amica si fosse chiusa troppo in sé stessa, e questo le impediva di esserle d’aiuto in qualche modo.
Smise di ragionarci su e scosse il capo per poi dirle:
- O…ok Fran. Penso di sapere cosa ti serve, e credo anche di avere il materiale… stava giusto lavorando ad una giacca giorni fa, dovrei riuscire a finire il tutto entro poche ore… ma… restate, ho delle misure da prendere, quelle vecchie non vanno più bene, sei dimagrita molto…
- Lo penso anch’io… le avevo proposto di mangiare del sushi a pranzo, oggi, ma ha rifiutato anche quello…
- Sai che non l’ho mai assaggiato?
- Davvero? Dovresti, io lo trovo davvero squisito!
Katy e Nina cominciarono a parlare tra loro, mentre Francis, si mise a sedere sul divano e cominciò a controllare le email dal proprio smartphone, e facendo qualche ricerca su internet.
- E’ che in realtà non ne ho mai avuta l’occasione. Insomma lavorando tra modelle, sono tutte attente alla linea e non è possibile invitarle a mangiare qualcosa che non siano lassativi.
- Ahahahahah so di cosa parli, ma al diavolo le diete e i fisici perfetti!
- Così parlò Katy Perry…
Disse in un finto tono ironico la ragazza, mentre maneggiava col suo metro di stoffa lungo il corpo di Francis, che impassibile se ne stava sul divano a smanacciare col suo telefono, totalmente presa dalle sue email e ricerche in rete.
- Ehi!! Guarda che io non mi tiro mai indietro se si tratta di cibo.
- Allora oltre ad essere bellissima, talentuosa, fantastica, meravigliosa, simpaticissima e stupenda, hai anche un metabolismo da fare invidia!
- Hai dimenticato suprema, originale e di classe…
Nina alzò lo sguardo verso Katy incredula, ma poi entrambe si tradirono e scoppiarono a ridere divertite.
[…]
Passarono svariati minuti, e Francis neppure se ne accorse, soltanto lo squillo del citofono dell’appartamento la destò dallo stare appiccicata al telefono.
- Chi è?
Domandò intontita, e Nina mentre si affrettava ad aprire il portone, le disse:
- Ehi, buongiorno! Abbiamo ordinato del sushi!
- Si può sapere cosa stai guardando su questo telefono da un’ora?
- Katy andò a sedersi sul divano, mentre Nina si avviava alla porta per aprire al fattorino.
- Uhm… io dico che il sushi non ti piacerà…
Rispose Fran a Nina, ma Katy le strappò di mano il cellulare e cominciò a sbirciare:
- Ehi! Ridammelo, stavo leggendo…
Fran si avvicinò a Katy smanacciando, cercò di riprendersi il cellulare, ma con poco successo, mentre Nina diede la mancia al ragazzo, che quasi moriva nel vedere Fran e Katy lì su quel divano, ma fortunatamente, Nina gli chiuse la porta in faccia prima che potesse succedere.
- Perché ti interessano i Thirty Seconds to Mars? Vai ad un loro concerto?
Le chiese Katy accigliata, mentre l’allontanava e guardava la pagina web che Fran era impegnata a leggere sul proprio telefono, prima che l’amica glielo strappasse dalle mani.
- Chi???
Chiese curiosa Nina, mentre portava a tavola il cibo.
Francis si arrese e si alzò dal divano per andare a controllare il sushi appena arrivato.
- Mmmh… io credo che passerò.
- E invece tu adesso mangi, o ti imboccherò con la forza.
Francis alzò lo sguardo verso l’amica Nina, e accigliata disse alzando le mani in segno di resa istantanea:
- Woh…
- Insomma mi dici perché leggevi la pagina di wikipedia dei…
- Fifty Seconds to qualcosa?? Già… perché? … e… chi sono?
- Thirty Seconds to Mars.
Esclamò Francis con tono quasi seccato, poi si avvicinò a Katy e le strappò di mano il cellulare.
- Sono una rock band… non sapevo li ascoltassi…
Rispose Katy mentre si avvicinava alle confezioni di sushi confezionato e ne rubava un pezzo per metterlo in bocca e assaggiarlo.
- Non li ascolto, infatti, ci ho mangiato insieme un paio di sere fa…
Katy rischiò di affogarsi con quel boccone dopo aver sentito quelle parole, e cominciò a tossire, mentre Nina corse a soccorrerla per darle qualche pacca leggera dietro la schiena.
Francis sbarrò gli occhi e guardò l’amica:
- Che ho detto?
Si strinse nelle spalle, poi Katy mandando giù il boccone la guardò stupita e disse:
- E non mi dici niente? Perché? Come li conosci?
- Sei una loro fan per caso?
Domandò quasi infastidita da quel comportamento dell’amica, ma poi Nina disse:
- E dai, Fran, come la fai lunga. Siamo soltanto curiose…
- Tu nemmeno sai chi sono…
- Beh neanche tu, visto che leggevi di loro su wikipedia!
Le fece una linguaccia la giovane stilista, che poi andò a sedersi accanto a Katy per cominciare ad ispezionare quel cibo ignoto per lei.
Francis sorrise sotto i baffi e restò a guardare lo schermo del suo BlackBerry, mentre Katy accavallò le gambe e mettendosi a sedere comoda, disse all’amica:
- Adesso raccontaci tutto, vogliamo sapere ogni dettaglio di questa cena.
- Poi dopo mi spiegate chi sono questi tipi…
- Shhh… o la distrai, Nina…
- Scusa…
- Non muoverti…
- Perché?
Le due ragazze si immobilizzarono e cominciarono a bisbigliare, mentre fissavano Francis, che a sua volta fissava loro ed era indecisa se ridere o spaventarsi.
- Perché potrebbe distrarsi e cambiare idea e quindi non raccontarci più la storia.
- Ohhh… giusto… ok.
Disse Nina in un sussurro, sorridendo poi a Fran in modo buffo, cercando di sembrare naturale.
- Allora?
Esclamò Katy dopo attimi di silenzio imbarazzanti.
Francis scosse il capo ed afferrò un pezzo di sushi mettendoli in bocca, cominciando così a masticare.
Le due ragazze continuarono a fissarla in attesa che parlasse, finché lei non ingoiò quel pezzo e disse:
- E’ successo tutto la mattina dopo l’ultima sera che ci vedemmo…
Francis spostò lo sguardo su Nina, non voleva specificare l’occasione della partita di Basket in presenza di Katy, la quale non era a conoscenza neppure di quell’avvenimento.
- Decisi di arrivare alla EmsAndFran col treno.
In stazione c’erano dei borseggiatori che presero di mira una coppia, così io che non riesco mai a farmi gli affari miei quando succedono queste cose, li seguo e li aiuto a recuperare la borsa. Finiamo dalla polizia per mettere a verbale la cosa, e questi due ragazzi per ripagarmi del favore mi invitano a cena da loro. Li trovavo molto simpatici, e mi dispiaceva dir loro di no, quindi accetto, e quando arrivo a casa loro spacco il naso ad un loro amico che era in giardino a fare delle foto.
- Che cos… scusa che cosa hai detto??
Domandò Katy improvvisamente stonata da quel particolare.
- Oh mio dio… ditemi che non è vero…
Commentò Nina, perfettamente concia del fatto che l’amica sarebbe stata capace di un atto simile.
- Non è come pensate, credevo… credevo fosse quel dannato stalker che non mi da pace…
- Ma se eri in casa loro?
- Era nel giardino… e poi… non ci avevo fatto caso… insomma a dirla tutta non mi dispiace neanche un po’, quel coglione se lo meritava.
- E perché? Era lui lo stalker?
- No, Nina…
Disse Katy, come se stesse aiutando la ragazza a capire una trama di un film, indicando, poi, Francis con una mano ed aggiungendo:
- Ha appena detto che credeva fosse lui lo stalker, ma non lo era.
La cantante afferrò un bicchiere riempiendolo di coca cola, e poi ne bevve un sorso.
- E allora chi era?
Domandò Nina, guardando con sguardo confuso in direzione di Fran, la quale alzando gli occhi al cielo disse loro:
- Jared Leto.
A quel nome, Katy sputò l’intero sorso di coca addosso a Francis, presa dallo shock, la quale dovette indietreggiare per non esserne travolta come con un uragano, ma fu tutto inutile.
Nina altrettanto sconvolta, esclamò:
- OH CRISTO!!!
- Ma si può sapere che cazzo vi prende a tutte e due?????
Urlò Francis guardandosi i vestiti macchiati, mentre si alzava dalla sedia.
Katy si pulì le labbra con un fazzoletto e cominciò a tossire di nuovo:
- Hai appena detto di aver preso a pugni Jared Leto!!!!
Le disse Nina con tono ovvio, mentre aiutava Katy a riprendersi con qualche pacca dietro la schiena, ancora una volta.
- E allora? Chi cazzo è questo fottuto ragazzo? Sembro essere l’unica al mondo a non conoscerlo!
Francis scosse il capo e cercò di salvare l’insalvabile su quei vestiti ormai interamente macchiati di coca cola.
- Non mangeremo mai più insieme noi due!
Esclamò con tono leggermente irritato in direzione di Katy, la quale mortificata le disse:
- E dai, scusa…
- Scusa? Credo di detestarti!
Disse con tono brontolone la ragazza mentre si dirigeva in bagno seguita dalla cantante che supplicava perdono.
[…]
Nina prestò a Fran dei vestiti puliti e Katy si offrì di portare lei stessa i vestiti macchiati in lavanderia, per farsi perdonare.
Fran adesso indossava un Jeans dell’amica che le calzava un po’ largo, dato che era dimagrita di molto nell’ultimo periodo; con sopra una camicia a quadri blu, rossa e bianca, con i risvolti lungo le maniche, restò senza scarpe, e solo con le calze a coprirle i piedi e i capelli li aveva tirati su in uno chignon disordinato.
[…]
- Non sapevo conoscessi quel tipo.
- Dai è un noto attore…
- Mai sentito nominare…
Commentò Francis alle parole di Nina che intanto continuava a cucire quella gonna nera che era sul punto di finire., mentre Katy si era allontanata da loro per fare una telefonata di lavoro.
- Ma dai… è noto nel tuo mondo…
- Nel mio mondo? Nel mio mondo quel tipo non esiste.
- Sai cosa intendo, nel mondo di Hollywood, insomma.
Francis lasciò scorrere ed andò a sedersi su una sedia, cominciando a dondolarsi sui piedi di essa per passare il tempo.
Al che Nina riprese a parlare e disse:
- Credo di aver visto qualche suo film… è bravo… mi è piaciuto molto in Alexander, il film con Colin Farrell. Lo hai mai visto?
Che cosa? Colin Farrell? Pensò Francis nella sua testa, e a quelle parole si stupì così tanto da perdere l’equilibrio su quella sedia e mancò poco che cadde.
- Che c’è???
Domandò Nina scossa dalla quasi caduta di Francis, la quale con occhi sbarrati cominciò a ricordare di aver conosciuto quel tipo molti anni prima.
Ricordò il suo volto, i suoi occhi e il suo taglio di capelli: ecco chi era, era quell’attore che fu travolto da una ragazza pazza che voleva un suo autografo sul seno.
Era nel periodo in cui stava in licenza dall’esercito ed assieme a suo fratello Edo era andata a ballare in quel locale di Hollywood, dove parlò per la prima volta con Colin.
Era lui! Adesso ricordava tutto!
- Francis?
Nina le si avvicinò poggiando una mano sulla spalla dell’amica per assicurarsi che stesse bene.
La ballerina tornò con i piedi per terra e si voltò in direzione della ragazza:
- Sì…cioè… ho capito.
Era in un evidente stato confusionale, ma poi scosse il capo e si lasciò distrarre dal rientro di Katy in camera che disse loro:
- Allora? E’ finito questo tailleur?
Nina tornò subito a lavoro e con un dito alzato disse:
- Ci siamo quasi!
- Ehi, ma non avevi detto di avere un progetto che poteva interessarmi?
Domandò Francis in direzione della cantante, ricordando in un lampo la loro telefonata.
- Sì, infatti stavo per parlartene…
- Sono tutta orecchi.
Katy andò a sedersi sul divano, ed invitò Fran a raggiungerla.
- Voglio collaborare con la EmsAndFran per l’esibizione di E.T. ai prossimi People’s Choice Awards
- Ahhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!
Le urla di gioia di Nina si sentirono per l’intero vicinato.
- Sìììììììì Sììììììììììì che cosa stupenda! Meravigliosa! Fantastica! Sarà epico!!!!!
- Ahahahahah
Katy si lasciava prendere dall’entusiasmo di Nina e se la rideva mentre la guardava festeggiare come se avesse appena vinto alla lotteria.
Francis al contrario, se ne stava lì a riflettere per conto proprio, cominciando a pensare a quanto avrebbe potuto guadagnare con l’ingaggio dell’amica a quell’evento tanto noto in America.
- Che c’è Fran? Non ti interessa?
Domandò quasi preoccupata Katy, mentre notava quell’espressione sul volto di Francis che era un po’ troppo seria per farle sperare in bene.
- No, no… anzi è proprio quello che speravo. È fantastico! Davvero!
Si sforzò di sorridere, ma la sua testa tornò a riflettere sull’ingaggio e quindi sull’accumulo dei soldi che stava facendo per ricoprire la clausola rescissoria del contratto fatto da Justin con la EmsAndFran.
[…]
Trascorsero qualche ora a pianificare l’evento, e chiacchiere tra amiche.
Francis era quasi rientrata in modalità soldato, senza ridere troppo od esporsi più del dovuto al divertimento che al contrario travolse la cantante e la giovane stilista.
La ballerina restò spesso sola con i suoi pensieri per organizzare al meglio gli impegni che l’avrebbero travolta nel vicino 2012: tra questa cosa dell’esercito, il provino per la parte nel nuovo film de Pirati dei Caraibi, dei People’s Choice Awards, e le probabili e scongiurate riprese del film, se avesse poi ottenuto quella parte.
Insomma, avrebbe avuto molto da fare, ed era tutto ciò che chiedeva: impegno, dedizione, mente occupata e soldi… dannati soldi che le rendevano sempre la vita difficile, più di quanto non lo fosse già.
Tutto questo avrebbe portato la sua popolarità ancora più alle stelle, ma Francis aveva imparato a gestire la propria fama, non era più un problema per lei camminare per le strade ed essere assalita dai fan, anzi, trovava la cosa davvero meravigliosa: riusciva a sentire il supporto e l’amore della gente ogni giorno di più.
Riceveva sempre grandi soddisfazioni per la sua EmsAndFran che aveva sempre più iscritti, e grazie agli incassi presi dalle percentuali degli ingaggi dei suoi ballerini, riusciva a costruire nuove strutture in nuove città del mondo, ampliando sempre più il suo nome e quel sogno che condivideva con Emma sin da bambina.
[…]
Francis aveva trascorso metà del tempo ad indicare alla sua amica stilista ogni minimo accorgimento che desiderava fosse fatto su quel tailleur che cominciava sempre più a prendere forma, mentre invece l’amica aveva trascorso il tempo a lamentarsi con lei del suo essere estremamente pignola ed ossessionata dalla perfezione.
Dopo un lungo pomeriggio di devoto lavoro, Nina riuscì a procurare a Francis il tailleur che desiderava: una gonna a vita alta lunga sino a sopra il ginocchio, di color nero e molto stretta, che mostrava le curve da urlo della splendida ballerina.
La camicetta, Francis la preferiva bianca e semplice, mentre invece la stilista insisteva sul fatto che dovesse essere di un grigio tortora per dare quel tocco di differenza che le altre non avrebbero avuto.
Entrambe le camice erano identiche, cambiava unicamente il colore: calzavano elastiche, grandi bottoni (neri per la camicia grigio tortora, e bianchi per la camicia bianca.) col colletto con un raffinato ricamo lungo tutta l’altezza del suo collo.
La giacca era sempre nera, ma con dei contorni neri lucidi lungo i bordi di essa e delle maniche, che calzavano strette lungo le braccia.
Francis misurò quel tailleur ed appariva davvero un incanto.
- Sei bellissima…
Disse in tono sognante Katy, contemplando tutta la bellezza dell’amica, mentre Nina, quasi maniacalmente, metteva a punto qualche microscopico dettaglio al vestito, poi le girò intorno e concordò con la cantante:
- Sei davvero uno schianto. Perfetta. Suprema. Meravigliosa.
- E guarda come la rende sensuale...
Le fece notare Katy mente incrociava le braccia sotto al petto e guardava la ballerina come un padre guarda ed elogia la propria figlia con orgoglio.
- Sensualissima!
Esclamò Nina convinta al massimo delle proprie parole, mentre Francis continuava a fissarsi nello specchio ad altezza d’uomo nella camera della sua amica stilista.
- Non credi stia meglio con la camicia bianca? Insomma forse è un po’ troppo il color tortora….
- Taci. Il tortora ti sta magnificamente. Mette in risalto la tua carnagione scura.
- Concordo. Insomma, anche a me piaceva la bianca, ma adesso che ti vedo con la camicia tortora, voto per il tortora.
- Non è che mi evidenzia i fianchi? Non vorrei esagerare, infondo sto andando in caserma, non ad un evento mondano, ragazze…
- Katy aiutami, ti prego… è tutto il pomeriggio che non fa altro che ripetere “e se così, e se colì” oppure “non è troppo, non è meno…” insomma la smetti? Sei perfetta! Il tailleur è perfetto! Ti da un’aria di una donna in carriera, non sembri neanche più tu.
Francis sorrise sotto i baffi e sospirando tornò a guardarsi nello specchio, riuscendo finalmente a convincersi che con quel meraviglioso tailleur addosso stesse bene.
[…]
- Mi dispiace se abbiam trascorso la giornata chiuse in casa, ma era davvero un’emergenza…
- Ehi… non dirlo neppure Greenny. È stato fantastico poter trascorrere del tempo con voi due ragazze, è stato come essere di nuovo al liceo. Mi sono divertita da matti… a parte quando ti ho rovesciato tutta la coca cola addosso…
- Già, a parte quello…
Disse Francis con un leggero tono acido, ma poi sorrise contagiata dal bellissimo sorriso di Katy, che ogni volta le ricordava quello di Emma, e così andò a travolgerla in un abbraccio, sotto lo sguardo addolcito di Nina.
- Grazie per l’ospitalità, Nina, è sempre bello rivederti! oh, e… potrei telefonarti molto presto per dei progetti di alcuni vestiti a cui sto pensando…
Nina sbarrò gli occhi dallo stupore e dalla gioia di quelle parole della nota cantante, e disse lei:
- Oh mio dio! Dici sul serio?
- Mai stata più seria! Mi raccomando, non ignorare le mie telefonate.
Le disse ammonendola con un dito indice alzato con imponenza, poi si lasciò scappare una risatina e le si avvicinò per abbracciarla.
- Oh, ma ti pare… grazie infinite Katy! Anche per avermi fatto provare il sushi…
- Per il sushi sono sempre disponibile, baby…
Le fece l’occhiolino, e Nina ricambiò con un enorme sorriso, ma poi fu distratta dallo squillare del proprio cellulare e dovette allontanarsi dalle due ragazze che erano a salutarsi sull’uscio di casa:
- Mi hai promesso che avresti parlato con Chenille.
Le disse con tono severo Katy, mentre Fran si poggiava allo stipite della porta con un fianco e si portava le mani incrociate sotto il petto.
- Sì… lo so… adesso passo da casa sua con Nina…
- Così mi piaci.
Le sorrise la cantante dolcemente, e lei ne venne ancora una volta contagiata.
- Ti voglio bene… e sta attenta lì a San Diego, non metterti nei casini, mi hai capito bene? E scrivimi un sms, una lettera, un telegramma, qualsiasi cosa, ma fallo!
Francis abbassò lo sguardo lasciandosi andare ad un divertito sorrisetto, poi andò ad abbracciarla e le sussurrò:
- Ti voglio bene anch’io Katy…ci rivediamo presto.
- A presto Greenny! E saluta Nina ancora una volta…
Le due si diedero un bacio, e poi la cantante lasciò l’appartamento di Nina, tornando ai suoi impegni da diva.
Francis richiuse la porta alle sue spalle, e soltanto quando rientrò in casa si accorse che Nina stesse discutendo con qualcuno al telefono:
- Perché non mi lasci in pace una volta per tutte? Mi hai stufata! Sono mesi che mi rendi la vita impossibile! No! Non interrompermi, cazzo!! … Non… Non… Ho detto che non voglio… Non voglio sentirti!
Francis si avvicinò all’amica al telefono e cominciò a guardarla con sguardo accigliato e le mimò con la bocca un “Chi è?”
Nina alzò gli occhi al cielo per la disperazione e le mimò anch’ella con la bocca “Joe”.
La loro storia d’amore era finita ormai da tempo, ma il ragazzo non si rassegnava, e continuava a tartassare la ragazza spesso con scenate in luoghi pubblici anche se la ragazza si recava a compiere mansioni giornaliere.
- Non mi interessa! Non… no! Non puoi continuare a dirmi che ti manco e aspettarti che io ceda alle tue insistenze. Ti stai rendendo ridicolo, lo sai questo? Basta! Fattene una ragione, Joe! Non voglio più stare con te! Tra noi è finita! Giuro che ti denuncio se continui così!
La ragazza presa da un attacco d’ira riagganciò il telefono e sbottò in un grido soffocato mentre stringeva i denti.
- Non ne posso più!
- Ehi… non credevo fosse così seria la cosa…
- Fran, sono disperata, non mi lascia in pace!
Disse disperata la ragazza guardando l’amica.
- Perché non prendi in considerazione l’idea di denunciarlo per davvero?
Nina non rispose, e si lasciò andare ad un sospiro liberatorio, non ne poteva davvero più di quella situazione, e forse l’amica le stava suggerendo l’unica via d’uscita.
[…]
Francis indossò ancora una volta i vestiti che le aveva prestato Nina: camicia a quadri blu, rossa e bianca, con quel jeans un po’ largo, e siccome la stilista aveva un numero di piedi più grande del suo, calzò i suoi lunghi stivali neri, anche se forse stonavano un po’ su quel look sportivo.
Nina indossò un leggings nero, con dei decolté neri alti, e una maglia nera lucida aderente a maniche lunghe, e sopra un cappottino rosso che richiamava molto all’atmosfera Natalizia che circolava in giro.
- Ehi dove credi di andare senza un cappotto?
- Non ho freddo, Nina, dai andiamo… è già tardi.
- Ma così ti ammalerai.
- Non sono una che si ammala facilmente, ormai sono anni che non prendo un’influenza.
- E vuoi prenderla proprio stasera?
- Ti sbrighi?
- Arrivo, arrivo…
Disse con un tono brontolone la ragazza, mentre chiudeva la porta di casa a chiave e si dirigeva nel parcheggio dove aveva lasciato la sua auto: una Mercedes classe A bianca metallizzata.
- Posso guidare io?
Nina si voltò verso Fran e accigliata le disse:
- Perché?
La ballerina si strinse nelle spalle e inclinando le labbra verso il basso disse:
- Ho voglia di guidare, non riesco a stare un giorno senza guidare un po’.
Nina prese le chiavi della sua auto dalla propria borsa poi gliele diede.
- Ok, ma non correre…
Alzò lo sguardo verso l’amica che prese le chiavi e sorrideva sotto i baffi, così Nina aggiunse subito dopo:
- …troppo.
[…]
Francis era fatta così, nonostante mettersi alla guida con un alterato stato emotivo fosse sconsigliato perfino sui libri per la patente, a lei faceva bene.
Era l’unico modo che aveva, non violento, per scaricare via un po’ di tensione accumulata, si sentiva bene alla guida, la corsa, la velocità, l’appagava.
Alcuni sorpassi fatti in alta velocità lungo la strada, fecero allarmare leggermente l’amica, che si teneva al bracciolo della portiera e le diceva:
- Fran, sta attenta! Rallenta!
- Mi trovi inaffidabile alla guida? Mh?
- N…no!
Francis fece un ennesimo sorpasso in una strada a doppio senso, e con delle macchine che giungevano contromano, ma la ragazza era troppo esperta e brava alla guida per poter cadere in un incidente.
- Sei forse la persona più brava alla guida che io conosca, ma anche la più matta!
Francis ridacchiò sotto i baffi, ma mai troppo esplicitamente, non era dell’umore adatto per farsi delle grosse risate a spese dell’amica che moriva d’ansia accanto a lei, con la testa era già all’incontro che sarebbe arrivato di lì a breve con Chenille.
[…]
- Prometti che mentre starò via, farai visita a Chenille tutti i giorni.
Fran guardò Nina prima di entrare oltre il cancello che le avrebbe condotte all’interno del grane giardino della villa dei De Noir, ed aggiunse:
- Tutti i giorni, Nina.
Nina si fermò e ricambiò lo sguardo, anche se un po’ confuso:
- Certo, lo prometto. Ma… cosa c’è che non va?
- Niente, voglio solo che tu le stia vicina. Sei l’unica amica fidata che ha.
- Non sono l’unica, Fran. Tu sei come una sorella per lei.
Francis si portò le mani nelle tasche dei Jeans e si strinse nelle spalle, cominciava a sentir freddino, ma provò a nasconderlo. Abbassò lo sguardo, e alle parole di Nina, rispose solo dopo una manciata di secondi, mentre erano quasi giunti fuori la porta d’ingresso della casa.
- Tu mantieni la promessa.
A quel punto, neanche ebbero il tempo di salire i tre scalini che le separavano dall’ampia veranda della casa, che subito MamaSu le accolse aprendo la porta di casa:
- Eccovi qui!! Entrate bambine! Ma…
La donna immediatamente diventò seria, diminuendo il suo entusiasmo nel vedere Francis vestita così leggera e guardandola quasi impallidendo, le disse:
- E tu che ci fai vestita così? Dov’è il tuo cappotto, eh?
Francis stava per risponderle, mentre toglieva le mani dalle tasche dei Jeans, ma la donna la tirò in soggiorno e continuò a parlarle con tono severo:
- Ma tu guarda… rischi di prenderti una broncopolmonite, col gelo che c’è lì fuori, avanti ora resta immobile qui vicino al camino, io vi porto subito del tè caldo.
Francis fu messa a sedere sul divano, quasi con la forza dalla donna, e non poté far niente per impedirlo, e anche se avesse potuto, non avrebbe osato: MamaSu sapeva come spaventarla, l’adorava.
- Scusami piccola, fatti abbracciare. Almeno tu hai avuto la decenza di mettere un cappotto.
Disse la donna andando a salutare Nina, che aveva ignorato all’entrata essendo stata presa dalla visione di Francis senza cappotto.
La stilista sorrise e ricambiò con affetto l’abbraccio della donna, che quasi considerava come una madre anche lei.
- Ehi, che ci fate voi qui?
Improvvisamente in soggiorno spuntarono Eddy e Jay, seguiti da Anaya che portava in braccio il suo grosso gatto Nemo (ex Randall).
- Ninaaaa!!
La bambina non si accorse anche della presenza di Francis, e subito andò ad abbracciare la giovane ragazza che l’afferrò in braccio sfoggiandole un enorme sorriso.
I due ballerini si avvicinarono al centro della stanza:
- Hola Fran.
- Boss!!!
Jay ed Eddy si avvicinarono alla loro amica e la salutarono con uno scocco di mani battendo il cinque.
- Ciao Ragazzi.
Disse loro Francis, mentre restava accanto al camino a riscaldarsi, con gambe accavallate, poi guardandoli disse loro:
- Come mai siete qui?
- Abbiamo chiuso da poco la scuola, e abbiamo accompagnato Chenille.
Anaya sciolse l’abbraccio con Nina, poi notando anche la presenza di Francis, si precipitò tra le braccia di Francis e la ballerina la tenne stretta a sé lasciandola seduta sulle sue gambe.
- Ciao Fran!!
- Amore mio!
- Che bello rivederti!
- Lo sai che i tuoi capelli crescono a vista d’occhio? Sono fantastici.
Le diceva con lusinga, la ballerina e la bambina le sorrise col suo tenero sorrisino che fece quasi sciogliere il suo cuore per quanto fosse dolce.
- Ciao Jay.
- Zucchero… sempre bellissima.
Intanto Nina e Jay si salutavano, catturando l’attenzione di Eddy, che guardò Nina con più attenzione, e poté constatare che l’amico avesse ragione.
Nina si accorse degli occhi addosso di Eddy, così sorridendogli stranita, gli disse:
- Eddy…?
Il ragazzo staccò gli occhi dal fisico della ragazza e scuotendo la testa, cercò di concentrarsi nel sentire ciò che la sua bocca dicesse e non sul fatto che avrebbe voluto portarsela a letto all’istante.
- Woh… scusa… Ehi… ciao…
Francis lo guardò accigliando lo sguardo, ma trattenne una risata per non metterlo in imbarazzo, capì al volo che la bellezza dell’amica si era fatta notare anche da lui, ma neppure il tempo di trattenere quella risatina, che vide spuntare Chenille dalla cucina assieme alla madre che reggeva un vassoio con del tè disposto in una teiera con tazzine e biscotti.
- Ragazzi, se volete scaldarvi un po’… tra poco è pronta la cena, perché non restate?
- Mi hai convinta già con “tra poco è pronta la cena”, MamaSu.
Esclamò Jay andando a prenderle il vassoio da mano, gentilmente, e poggiandolo poi sul tavolino del salotto.
Quasi tutti sbottarono in una risatina, alle solite parole buffe del ragazzo, quasi… perché Chenille e Francis continuavano a guardarsi in modo poco tranquillo, finché Fran non si alzò aiutando la piccola Anaya a fare lo stesso.
Chenille restò a braccia incrociate sotto il petto, e si sforzava di sorridere in direzione di Nina, ma con Francis nei paraggi la cosa non le riusciva spontanea.
C’era molta tensione tra le due, e ormai non lo nascondevano più.
Francis si avvicinò a Chenille dopo aver accarezzato i capelli di Anaya, e le disse:
- Posso parlarti un momento?
- Non ti sto tappando la bocca…
Quella risposta acida della ragazza, catturò l’attenzione di tutti i presenti, e anche la piccola Anaya, alzò lo sguardo verso la madre, leggermente impaurita che da un momento all’altro sarebbe nata un’ennesima discussione.
Francis, però, non si perse d’animo, anche se avrebbe voluto reagire in malo modo, si trattenne e disse:
- In privato…
I ragazzi si voltarono a guardare Chenille, restando ad aspettare una sua risposta alla richiesta di Fran, speranzosi che non sfociassero in un ennesimo litigio anche lì davanti a MamaSu.
Chenille guardò per qualche secondo Francis negli occhi, e soltanto dopo essersi convinta del fatto che la questione fosse davvero urgente, acconsentì e si allontanò dalla stanza, seguita dalla ragazza.
[…]
[Canzone consigliata per la scena Evanescence – Going Under]
Chenille e Francis si chiusero in camera della giovane madre: un enorme camera da letto che la ragazza divideva con la figlia, soprattutto la notte per dormire, e lo si poteva notare da alcuni suoi peluche sparsi per la camera:
- Allora? Cosa c’è di tanto privato?
- Domani parto per San Diego.
Chenille non disse una parola, chiaramente stupita, ma non voleva mostrarsi emotivamente coinvolta.
- Ti serve qualche altro favore?
Francis non si aspettava quella frase, così accigliando lo sguardo, disse col suo solito spiccato accento spagnolo che di tanto in tanto riaffiorava:
- Che?
- Insomma, oltre a badare alla scuola e a tutti i tuoi impegni, ti serve altro?
Francis spostò lo sguardo verso un punto vacuo alla sua sinistra, e cercò di placare la sua voglia di dar di matto.
Si morse le labbra, e soltanto dopo qualche secondo disse:
- No… No, Chenille.
La ragazza tornò con gli occhi sull’amica e la fulminò con un solo sguardo, poi aggiunse:
- Volevo soltanto avvertirti che questo Natale non ci sarò.
- E dove sarebbe la novità?
Chenille si strinse nelle spalle e con un tono irritato continuò dicendo:
- Sono quattro anni che non ti vedo per Natale… anzi forse è da quando ci conosciamo che non ti vedo per questa festività. E sai una cosa? All’inizio me ne dispiacevo, perché ho sempre amato questo periodo dell’anno, e l’ho sempre trascorso con le persone che ritenevo parte della famiglia, e tu lo eri. Ma provavo a capirti, ripensavo alla storia di Emma, che fosse morta proprio nel periodo di Natale, e rispettavo la tua volontà di non festeggiare, poi però sono trascorsi quasi dieci anni dalla sua morte e ho smesso di concederti questo alibi per sparire ad ogni Natale.
La ragazza parlava gesticolando vistosamente come suo solito, ed aggressivamente muoveva qualche passo avvicinandosi a Francis, che manteneva sotto controllo il proprio temperamento per non peggiorare la situazione.
- Hai una cicatrice sul labbro e non so nemmeno come te la sei procurata! Non so più chi sei, ormai! E sai una cosa? Non mi interessa dove vai, con chi sei, non sono affari miei.
Chenille esasperata, si allontanò dalla ragazza, ed era sul punto di uscire dalla camera, ma poi si voltò a dirle ancora dell’altro:
- Non devi venir qui e darci una giustificazione sulla tua assenza, basta bugie, preferisco non sapere nulla piuttosto che sentirmi dire una ennesima bugia da parte tua.
Francis allargò le braccia e lasciandosi prendere da un attimo di rabbia, le disse:
- Di quale bugia parli? Ti sto dicendo la verità! Tornerò soltanto il due gennaio!
Chenille non poteva credere alle sue orecchie. La ragazza non immaginava che sarebbe stata via tutto quel tempo, ma non volle darle la soddisfazione di farsi vedere sconvolta:
- Beh, allora tanti auguri, Francis! Passa un buon Natale e un felice anno nuovo in caserma!
Francis si mosse rapidamente ed arrivò a pochi passi dell’amica, guardandola dritto negli occhi, poi con un tono di voce profondo e toccato dall’emozione le disse:
- Sai cos’è l’unica cosa che mi spingerebbe a riarruolarmi? Niente morte di Emma, niente Justin, niente mio padre o la mia famiglia…
Fece una pausa di qualche secondo, e continuando a fissarla negli occhi, aggiunse:
- …ma tu.
Chenille resse quello sguardo dell’amica, nonostante i suoi occhi le si stessero riempiendo di lacrime, e Francis dopo una manciata di secondi, riprese parlando:
- Tu saresti l’unica ragione valida che avrei per restare lì dentro per i prossimi quattro anni. Per questi tuoi occhi che non fanno altro che guardarmi con rabbia, con odio… per come si è ridotto il nostro rapporto…
Chenille non disse una parola per una manciata di secondi, poi restando con lo sguardo inchiodato a quello di Francis, e a due passi dal suo volto, le disse:
- Se il nostro rapporto si è ridotto a tutto questo, è solo merito tuo.
Francis incassò il colpo di quelle parole e di quello sguardo, e la lasciò andar via.
[…]
- Ehi, Fran, dove vai?
- Bambina, che è successo?
Domandò preoccupata MamaSu dopo la domanda di Nina che si era alzata dal divano per raggiungerla mentre si avvicinava all’uscio della porta.
Fran non voleva dispiacere MamaSu, ma forse lo aveva già fatto abbastanza in questi anni senza neppure rendersene conto, così come aveva fatto con Chenille.
Si voltò in un visibile stato confusionale, e cercò di non allarmarla, inventando una scusa per andar via da lì.
- Devo… mi sono ricordata che devo ritirare una cosa importante in un negozio e…
- Non puoi farlo domani?
Francis guardò MamaSu negli occhi e poi andò ad abbracciarla:
- Mi dispiace, MamaSu, non posso…
- Ma Francis…
La ballerina alzò lo sguardo verso Nina e sciolse l’abbraccio con MamaSu poi disse all’amica:
- Resta, io ho chiamato un taxi, è già qui fuori.
- Ma Fran…
- Scusatemi ragazzi, devo proprio andare…
La ragazza passò a salutare gli altri con un rapido abbraccio singolare, diede un bacio ad Anaya e si congedò da quella casa il più velocemente possibile.
Non c’era alcun negozio che doveva raggiungere, non c’era alcuna commissione urgente che doveva svolgere, voleva soltanto andar via, e provare a chiudere gli occhi almeno una volta e non rivedere quello sguardo di Chenille di poco fa, mentre nella testa continuavano a rimbombarle le sue parole.
[…]
Salita a bordo del taxi, rientrò nel suo appartamento: era a pezzi, si era finalmente resa conto di quanto il suo rapporto con Chenille si fosse sgretolato negli anni, e soltanto adesso riusciva a provarne dispiacere.
Finalmente riusciva a provare di nuovo sentimenti ed emozioni che per anni si era negata di provare, nascondendo tutto dietro un muro di indifferenza e menefreghismo.
Fortunatamente però, adesso quel muro era crollato, e la persona che riuscì a far battere di nuovo il cuore di Francis, fu Chenille.
Quel cuore ferito e mal ridotto, tornò a battere e a sanguinare, stavolta a causa di nessun ragazzo, di nessun membro della famiglia De Laurentiis, ma solo per lei: quella ragazza incosciente che cinque anni prima l’aveva raccolta dalle strade del Central Park di New York e le aveva aperto la porta di casa sua e del suo cuore.
[…]
Il suo piccolo trolley nero, era pronto: dentro ci aveva messo alcuni indumenti intimi, un pigiama sobrio e poco femminile, alcuni prodotti per la cura del suo corpo e dei capelli, e altri oggetti di poca importanza.
Inoltre, in quella mattinata di shopping con Katy per Los Angeles, aveva colto l’occasione di comprare un interessante libro sulla psiche dei sordomuti, che le sarebbe tornato utile per quell’importante provino che avrebbe dovuto sostenere al rientro da quella sua breve esperienza nella sua vecchia caserma.
Aggiunse anche quelle pagine di sceneggiatura che le furono consegnate dal regista del film, poi non volle metterci altro, se non il suo mp3 con tutte canzoni nuove, mai ascoltate prima d’ora e che adesso voleva improvvisamente imparare e conoscere: erano le canzoni dei tre album dei Thirty Seconds to Mars, ormai quei ragazzi stavano diventando la sua nuova ossessione, e nemmeno se ne rendeva conto.
[…]
Inutile provare a mettersi a letto, era affetta da insonnia oramai da tempo, così decise di mettere addosso qualcosa di comodo, come il pantalone di una tuta grigio, e un maglione bianco semplicissimo, che però la teneva al caldo, tirando su i capelli.
Si struccò e lavò i denti, come ogni sera, lasciò accesa qualche luce soffusa per la casa, e si diresse nella sua camera da letto, per fare un po’ di zapping alla tv, con la speranza di dormire almeno qualche ora prima di partire in volta di San Diego.
Proprio mentre era appena arrivata in camera, la porta di casa suonò inaspettatamente, così si diresse ad aprire, curiosa di sapere chi fosse; ma non ebbe neanche il tempo di spalancare la porta, che qualcuno la travolse in un abbraccio.
Era Chenille, che sbilanciandola in quell’abbraccio la fece cadere a terra, ma non si scollò da quella presa, restando attaccata all’amica mentre piangeva a dirotto.
- Chenille?!!
Disse Francis stupendosi di essersela ritrovata addosso improvvisamente, tanto da farle catapultare a terra.
L’amica cercò di contenere quel pianto, e tra un singhiozzo e l’altro, riuscì a dirle:
- Non farlo! …Non farlo mai!
- Fare che cosa??
Domandò stonata Fran, mentre provava a respirare con Chenille che le stava distesa sul corpo e la stringeva forte in quell’abbraccio.
- Non restare lì dentro per altri quattro anni a causa mia!
Dopo quelle parole, Chenille crollò ancora una volta a piangere senza sosta, e Fran non trattenne un sorriso dolce, cominciando finalmente ad abbracciarla anche lei.
Le accarezzò i capelli e guardando un punto del soffitto, le disse con un tono di voce più dolce:
- Non lo farò… non lo farò, Chenille…
Chenille si sentì più sollevata, ma la voglia di piangere era più forte, così stringendola ancora in quel travolgente abbraccio, restò a piangere come mai Francis l’avesse vista piangere prima di allora.
[…]
Inizialmente Francis lasciò che l’amica sfogasse quel pianto, ma passato qualche minuto in quella posizione, rischiava di perdere l’uso di qualche arto, così provò a farla tornare in piedi e farla smettere di piangere.
- Ehi… Ehi… Chenille, adesso… adesso rialziamoci, avanti…
Chenille continuava a piangere, ma lentamente provava a smettere.
- Chenille… ti prego… comincio a non sentire più il mio corpo…
Diceva sotto sforzo la ragazza, mentre tentava di far rialzare l’amica, finché Chenille finalmente non tornò in piedi lentamente, seguita da Francis, che ancora si lamentava per quella 
caduta.

- Ouh… hai messo su qualche kilo, lo sai?

Disse sospirando Francis, mentre si dava una sistemata ai capelli e ai vestiti.

- Francis…

Chenille catturò l’attenzione di Francis, che dopo aver chiuso la porta di casa (che era rimasta aperta), alzò lo sguardo verso di lei, e l’amica aggiunse:

- Non dovevo dirti quelle cose…

- Non scusarti, Chenille non sei…

- No! Francis, lasciamelo dire…

Esclamò Chenille scuotendo la testa convinta.

- Non dovevo dirti quello che ho detto… 

- Non ha importanza…

- Non le pensavo davvero… insomma…. Se è vero che negli ultimi anni ci siamo allontanate, la colpa è anche mia… Non dovevo scaricarti tutte le colpe addosso.

Francis si poggiò con le spalle alla porta, portandosi le braccia congiunte dietro la schiena, e con capo chino, accennò ad un sorriso amaro e le rispose:

- Sono stata io a costringerti, Chenille… smettila di prenderti colpe che non hai. Adesso finalmente riesco a capirlo, ma ho lasciato trascorrere troppo tempo prima di poterlo fare, e mi dispiace…

La ballerina alzò lo sguardo verso l’amica e un po’ intimorita, disse:

- Vorrei solo… recuperare il tempo perduto…

Chenille le sorrise tranquillizzandola dolcemente, le voleva troppo bene per portarle rancore, e sapeva quante e quali pene avesse passato in tutti quegli anni.

Francis non meritava altro male, quindi si impose di perdonarla senza indugi, senza rancore. 

Era la sua miglior amica, e se adesso conduceva quella vita agiata, ricca di successi professionali e totalmente differente da quella che un tempo usava condurre: lo doveva tutto a lei.

- Hai un po’ di cose da raccontarmi… come ad esempio Mr. Johnny Depp, bella!!

Aveva desiderato di risentire quel “Bella” pronunciato in quel modo da Chenille, da troppo tempo, e adesso che finalmente lo aveva risentito, non riusciva a nasconderne la felicità e le mostrò il suo bel sorriso.

Poi però accigliò lo sguardo e disse:

- E tu come lo sai?

- Lo hai detto ad Eddy e non era più nella pelle, e lo ha raccontato a mezza scuola…

Francis ridacchiò sotto i baffi, abbassando lo sguardo per qualche secondo, poi però Chenille catturò la sua attenzione dicendole:

- A proposito di quel ragazzone… ma sai che… prima di venir qui, l’ho beccato in compagnia di Nina in veranda che… si comportavano in modo… strano?

Francis sbarrò gli occhi e non trattenne una risatina dettata dallo stupore:

- In modo strano in che senso?

- Sono più che certa che fossero sul punto di baciarsi quando sono uscita di casa. 

- Cooooooooooosa?

Esclamò Francis totalmente scioccata, e cominciò a sclerare sulla cosa assieme a Chenille per qualche minuto, finché non decisero di telefonare alla loro amica Nina.

[…]

- Metti il viva voce!

Le suggeriva Chenille, gesticolando vistosamente come suo solito, dopo che Francis avesse composto il numero della giovane stilista, che dopo alcuni squilli, rispose al telefono:

- Ehi, Franca! Tutto bene? Cos’è successo? Dove sei? Stai bene?

- Woh! Woh! Rallenta, bella!

- Chenille???

Nina non si aspettava di sentir la voce dell’amica, ma ne sembrò particolarmente entusiasta.

Comprese immediatamente, grazie anche alla risatina in sottofondo di Fran, che le due si fossero chiarite e che le cose si fossero finalmente aggiustate tra loro.

- Siete insieme?? 

- Non riuscirai a scamparla, Nina!

- Eh no, bella! Non provare a cambiare argomento!

- Avevamo cominciato un argomento e l’ho rimosso?

Fran ridacchiò, ma Chenille immediatamente le rispose con imponenza:

- Tanto lo so che lo sai che lo so.

- Oh mio dio Chenille… è uno scioglilingua… come hai fatto a dirlo così veloce?

Domandò Fran, stupita in direzione dell’amica: al che Chenille le fece segno di tacere con foga, scuotendo una mano, per poi tornare sulla questione di Nina, che dall’altra parte del telefono sembrava sempre più confusa:

- Allora? Com’è stato quel bacio?

Nina si congelò dalla vergogna a quelle parole, ma provò a nasconderlo, dicendo subito dopo una manciata di secondi passati in silenzio:

- E tu come lo sai?

Le urla di gioia di Fran e Chenille si issarono in tutto l’appartamento e forse anche in tutto il quartiere, e Nina quasi ne restò stonata.

La giovane Stilista provò a calmarle, ma fu tutto inutile, e solo dopo alcuni secondi trascorsi ad esultare come dei ragazzi ad una partita di basket, Chenille le disse:

- Raccontaci tutto, bella! Com’è stato? Cosa ti ha detto?

- Bacia bene?

Domandò curiosa Francis, mentre Chenille la guardò accigliata e Francis stringendosi nelle spalle, le disse:

- Che c’è? Me lo sono sempre chiesta… sì, insomma… Eddy è sempre stato quel tipo di ragazzo… sai… il più bello del gruppo che tu guardandolo ti chiedi: “Ma sarà almeno bravo in quelle cose tanto quant’è bello?”

Chenille si sorprese di sentir parlare Francis di quel genere di cose, lei che un tempo era sempre stata un tipo riservato, poi però si concentrò sulle parole di Nina, che dall’altra parte disse:

- Confermo che è bravo almeno il doppio di quanto è bello!

- Uhhh!!!

- Il mio caro e vecchio Eddy… non c’è che dire, è sempre stato bravo con le donne…

- Beh c’è da dire che il suo bell’aspetto lo aiuta molto…

- Vero anche questo…

Chenille e Fran stavano ragionando tra loro, perdendo quasi di mano la questione Nina ed Eddy, poi tornarono in sé e subito ripresero a parlare con Nina:

- Insomma mi ha chiesto se volevamo vederci e io gli ho detto “perché no?” Infondo lo conosco da anni ormai… è un bravo ragazzo in fin dai conti…

- Bravo è bravo finché siete amici… con le ragazze… uhm… chissà…

Disse Chenille, per poi essere interrotta dalla stessa Nina che disse:

- Non mi ci voglio fidanzare o che…

- Te la vuoi spassare, insomma…

Nina ridacchiò alle parole di Chenille e lasciò intendere che fosse così.

Alla fine le due amiche le diedero la loro benedizione su quella relazione che stava per sbocciare tra i due amici, finché dopo una lunga chiacchierata telefonica, riagganciarono e tornarono a parlare tra loro.

[…]

Avevano molto da recuperare e da raccontarsi, che forse una sola notte non sarebbe bastata. 

Francis le raccontò tutto quello che in quegli anni di solitudine ed isolamento si era tenuta per sé: partendo dalla storia della scoperta della sua vera madre: Esperanza, di Don Julio, della loro storia e su tutto ciò che avesse scoperto dei suoi nonni materni. 

Chenille si commosse così tanto da cominciare a piangere per tutta la durata del racconto dell’amica, che le confermava il fatto di non conoscere l’identità di suo padre, che restava ignoto anche a Don Julio. 

Ma non fu l’unica cosa che le raccontò: le disse dei suoi viaggi in Sud America, e nelle isole dell’America Centrale, della sua permanenza in Messico; le raccontò davvero ogni cosa, senza più volerle nascondere niente. 

Passò col raccontarle dei suoi momenti peggiori, delle cose brutte che aveva fatto e di cui non ne andava fiera e che ancora ne soffrisse adesso che ne parlava.

A tal proposito, finì anche col raccontarle di come si fosse procurata quella cicatrice sul labbro destro, e Chenille ne rimase più che sconvolta. 

[…]

Non si accorsero del tempo che trascorse, e al momento del tramonto di quel nuovo giorno: si ritrovarono a parlare dell’incontro con quella giovane coppia che poi si era rivelata essere legata al gruppo musicale 30 seconds to mars, di cui ultimamente Francis sembrava molto presa. 

- Sì, credo di averli sentiti nominare in giro… ma non ne so niente…

- Ti confesso che da dopo quella cena, mi hanno incuriosita e ho cominciato ad ascoltare le loro canzoni… sono davvero bravi…

- Dovrai farmi ascoltare qualche canzone, allora… e magari la prossima volta che ti invitano a cena da loro, ci porti anche me. Insomma voglio conoscerle anch’io le celebrità, bella!

Francis abbassò lo sguardo, sfuggendo in un sorrisino, ma poi disse:

- Non credo accadrà mai, Chenille… non voglio più legami di alcun genere con le celebrity… eccezion fatta per Katy…

Chenille fece silenzio, la sua mente andò immediatamente a pensare a Justin, e al fatto che la loro storia essendo stata sotto i riflettori di tutto il mondo, ancora oggi faceva parlare di sé a distanza di tempo, e proprio per la popolarità del cantante e della ballerina, la sua amica faticava il triplo ad uscirne definitivamente. 

Comprendeva perfettamente che avere a che fare con persone di quel mondo, era sconveniente per ogni tipo di rapporto, così acconsentì col capo dandole ragione, e deviò subito l’argomento, per non vederla più cupa in viso:

- Cazzo ma s’è fatto giorno! Tu dovrai prendere un aereo tra poche ore, e non hai neanche dormito!

- Figurati, non sarebbe una novità… e poi beh… ne è valsa la pensa, avevo davvero bisogno di questo momento con te, Chenille…

Chenille le sorrise dolcemente e andò ad abbracciarla, Francis la strinse di ricambio, e le due si lasciarono soltanto dopo un lungo abbraccio affettuoso, che non si scambiavano ormai da troppo tempo.

[…]

- Cazzo come sei bella con questo tailleur addosso! 

Francis sorrideva sotto i baffi mentre infilava un cappottino nero ed una sciarpa color tortora come la camicia, e si sbrigava a prendere le ultime cose di cui necessitava per la partenza.

- Non è necessario che tu mi accompagna in aeroporto, Chenille.

- Vorresti andarci con la moto vestita così?

Francis le lanciò una rapida occhiata sorridendole maliziosamente, come per confermare che l'idea non era male e che sarebbe stata capace di farlo, ma poi le disse:

- I taxi esistono per situazioni simili...

Al che Chenille accigliò lo sguardo e sbottò in una risposta aggressiva delle sue:

- Fanculo i taxi, bella! Ho l'auto parcheggiata proprio sotto casa, ti accompagno e non si discute!

Quando Chenille parlava così, Francis ne era sempre spaventata, le ricordava molto MamaSu; perciò non insistette più e lasciò che l'amica l'accompagnasse a prendere quell'aereo che l'avrebbe condotta a San Diego.

[...]

- Sta attenta in quella caserma! Promettimi che non farai qualche cazzata delle tue e che tornerai sana e salva!

- Chenille.... Non sono in partenza per una missione in Iraq , rilassati... E poi, non farò nessuna cazzata. Ti ricordo che sono un generale e che dovrò dare il buon esempio...

- Uoh... Tu sei nata per governare, bella!

- Che???

Esclamò in una risata, Francis, confusa da quell'affermazione dell'amica.

- Hai lo spirito del leader, del capitano, del comandante! Anche nella EmsAndFran fai rigare tutti dritti con le tue manie di perfezionismo...

- Essere perfezionisti non significa essere Leader, Capitani o Comandanti, Chenille! Ahahah

- Non ridere perché dico il vero e lo sai...

- Ma taci e aiutami a cercare il mio volo...

- Agli ordini signor generale!

Esclamò con tono scherzoso la ragazza, mentre le mostrava un saluto militare per prenderla in giro.

Fran socchiuse gli occhi in due fessure diventando minacciosa, poi le diede una leggera spinta scherzosa.

[...]

Finalmente trovarono il volo che partiva alle ore 9:00 e l'avrebbe portata a San Diego in meno di un'ora, dandole così la possibilità di giungere in caserma in perfetto orario.

- Prometti di fare attenzione...

- Questo te l'ho già promesso, Chenille... Sta tranquilla.

- Allora... 

Chenille abbassò per un attimo lo sguardo poi con un filo di voce più serio ed emozionato, aggiunse alzando lo sguardo verso di lei:

- …Promettimi che tornerai.

La ragazza aveva ancora paura che l'amica potesse davvero decidere di restare nell'esercito a causa sua, ma Fran le sorrise teneramente e accarezzandole una guancia le disse:

- Conterò i giorni per tornare da te, dalla piccola e da MamaSu..

Francis le sorrise e dopo averle dato un bacio sulla guancia, le disse con sincerità:

- Ti voglio bene, Chenille...

L'amica la travolse in un abbraccio e mentre la stringeva a sé, senza alcuna voglia di lasciarla andare, le disse:

- Oh... Ti voglio bene anch'io, bella!

Dopo un lungo abbraccio, Chenille fu costretta a lasciarla andare, restando a guardarla andar via versi la fila del check in che, stranamente, non era molto lunga. 

[...]

Francis arrivò in quella caserma che era stata casa sua per ben quattro anni, ed una marea di ricordi la invasero non appena mise piede lungo il viale della struttura che la divideva dall'enorme ingresso.

Ricordò delle condizioni in cui era quando vi arrivò, di tutto quel periodo difficile che trascorse lì dentro dopo la morte di Emma.

Ricordò dei suoi studi, degli allenamenti duri e le sembrò essere trascorso un secolo.

Aveva solo diciotto anni quando vi entrò, e adesso ci stava ritornando all'età di ventisette anni; più matura, più donna, con ancora più esperienze sulle spalle che la rendevano una persona diversa da quella che era.... o forse adesso, era più simile a com'era all'epoca.

D'altronde Francis se da un lato era maturata molto, dall'altro lato era sempre rimasta la solita ragazza solitaria e scostante di sempre... Il carattere di una persona non mutava mai.

Durante il viaggio aveva incontrato moltissimi affezionati, che le chiedevano autografi e foto insieme, ma anche se preferiva evitare proprio in quel giorno, non riuscì a tirarsi indietro, ed accontentò tutti con la sua solita ed immensa disponibilità.

[...]

Era quasi giunta all’ingresso della caserma, camminava trainando il trolley per una mano, mentre dall’altra tentava di reggere con difficoltà il libro che aveva comprato sulla psiche dei sordomuti (per informarsi sul personaggio di Zahira), i documenti, e una cartella in cui aveva racchiuso alcune carte ed attestati vari che le aveva rilasciato la caserma anni addietro. 

Purtroppo però, dalla fretta, cominciò a perdere l’equilibrio di quelle cose che reggeva con una sola mano mentre accennava una corsetta in direzione dell’entrata, e le caddero tutti quei fogli per terra.

I capelli, che aveva legato con una piccola pinzett, le si sciolsero mentre si chinava a raccogliere quei fogli, e solo in quel momento si accorse che c’erano un paio di mani in più che l’aiutavano a raccogliere le sue cose sparse per terra.

Alzò lo sguardo e si ritrovò dinnanzi agli occhi una ragazza della sua età, con capelli biondi con un taglio a caschetto, la quale sembrava sul punto di sbavare nel vederla così bella e sexy con quel tailleur addosso e i capelli sciolti selvaggiamente.

Le ci vollero alcuni secondi per riconoscerla: era Rebecca Cooper, la giovane soldato semplice che all’epoca le aveva tentate tutte pur di starle accanto e dimostrarle che di lei poteva fidarsi, ma Fran non era mai stata una che si fidava facilmente delle persone.

A primo impatto, però, Francis ricordò di quella volta, in cui Cooper cedette alla passione e la baciò nel cortile della mensa, lasciando scoprire la sua natura Lesbo e il suo debole per lei. 

- Generale De Laurentiis…

Esclamò con un filo di voce Cooper, ancora incantata, mentre la fissava.

Si era precipitata a aiutarla senza nemmeno accorgersi che fosse lei.

La giovane si sentiva combattuta: non sapeva se essere emozionata perché aveva appena rivisto una sua ex compagna di caserma con precedenti un po’ imbarazzanti, o perché si ritrovava davanti una celebrità del calibro di Francis conosciuta in tutto il mondo. 

Francis cercò di riordinare i capelli, portandoli dietro le orecchie, e lentamente si rialzò in piedi assieme alla giovane, che continuava a morire lentamente nel guardarla avvolta in quella meravigliosa gonna a vita alta nera, quella camicetta stretta color tortora che aveva qualche bottone sbottonato, quella giacca e quel cappottino nero.

- Cooper…

Esclamò Francis altrettanto sorpresa di rivederla, poi subito si precipitò a riprendersi quei fogli dalle mani della ragazza, sfoggiandole un bel sorriso cortese:

- Grazie mille…

La ragazza continuava a restarsene lì impalata, mentre veniva rapita da quel sorriso di Fran, che in passato non aveva mai visto e che nel vederlo adesso la stava quasi ammazzando per quanto fosse bello.

La ballerina, nel vederla in silenzio, cercò di rompere il ghiaccio e disse:

- Ti trovo bene…

- Anch’io! Ehm… voglio dire, sì, insomma stai… stai davvero una favola! Volevo dire in forma! Volevo dire bene!

Francis non trattenne una risatina divertita per la goffaggine della ragazza, riuscendo finalmente a strapparle un timido sorriso.

Cominciarono a camminare insieme verso l’ingresso, e Fran guardandola le disse:

- Credevo di essere in ritardo, e ho fatto un casino…

Gesticolò vistosamente allargando il braccio in cui reggeva quei fascicoli, mentre con l’altro trainava il trolley, poi Cooper le rispose abbozzando un sorriso sempre timido:

- Non avrei mai pensato che saresti venuta…

- E perché no?

Domandò curiosa Francis, mentre le rivolse uno sguardo accigliato:

- Beh … per… per quello che sei… insomma credevo che celebrità come te non facessero cose simili…

Francis non trattenne una risatina, ma continuava a guardarla accigliata, così Cooper provò a spiegarsi meglio, cominciando a parlare con meno timidezza e tensione:

- Sì , voglio dire… sei una star internazionale… chi l’avrebbe mai detto che saresti ritornata in un posto simile?

Francis l’osservava, e lieta di notare che cominciasse ad essere più tranquilla e rilassata, le sorrise, abbassando lo sguardo distrattamente, mentre continuava a camminare:

- Ti assicuro che sono stata in posti ben peggiori di questi… e poi beh, non potevo mancare.

Si voltò e le fece l’occhiolino e la povera Cooper quasi ebbe un mancamento, ma fortunatamente giunsero all’interno della struttura e la ragazza fu distratta dalla visione di tutti gli altri soldato donna presenti lì quel giorno.

La prima ad accoglierle fu proprio il generale Mitchell, responsabile della caserma.
Quella donna non era cambiata di una virgola, se non forse per qualche ruga in più solito portamento mascolino, capelli castano scuro rigorosamente legati in uno chignon basso, divisa impeccabilmente ordinata ed indossata con onore, guardava Francis tenendo le mani congiunte dietro la schiena, in una postura molto eretta.
- Bentornata Generale De Laurentiis!
Chissà, forse ci teneva a salutarla subito in quanto personaggio lustre, ma Francis volle pensare che era per il suo grado di Generale e non per la sua notorietà.
- Lieta di rivederla Generale Mitchell!
Esclamò con tono profondo mostrandole un saluto militare, che la stessa Mitchell prolungò in direzione della Cooper.
- Noto con piacere che c’è anche lei Cooper.
- Non potevo mancare, signora!
Anche Cooper ricambiò il saluto formale, finché Mitchell non disse loro:
- Riposo.
E le due potettero tornare in una posa più naturale.
- Lungo quella parete troverete le disposizioni delle vostre camere, ci rivediamo tra un’ora in cortile per la presentazione ufficiale.
Mitchell, indicò alle ragazze con lo sguardo, una lunga parete su cui vi era una grande bacheca che riportava dei fogli con su segnati i nomi dei soldati che avrebbero condiviso le stanze.
Cooper e Francis si congedarono dal Generale e poi si avvicinarono a quella grande bacheca per cercare il proprio nome tra quelle stanze.
Ironia della sorte, volle che Francis dovesse dividere la camera con Brown, la soldato con cui aveva avuto problemi in passato.
Un sorriso amaro marcò il volto della ragazza, che immediatamente cercò tra la folla il generale Mitchell. – Bella trovata - pensò tra sé e sé, riferendosi al generale, che senza alcun dubbio le aveva inserite nella stessa camera di proposito.
Cooper lanciò uno sguardo anche alla camera di Francis, dopo aver visto la propria, e non poté far a meno di notare anche lei della presenza della Brown, così alzò lo sguardo preoccupato verso Francis, ma la ballerina le rivolse un rapido sorriso tranquillizzante, poi le disse:
- Beh… ci rivediamo dopo, Cooper.
Fran non attese neppure una risposta dalla ragazza e le diede le spalle cominciando ad allontanarsi da lei trainando il proprio trolley.
[…]
Arrivò nella camera numero 9, era enorme: aveva sul lato destro tre letti singoli , e sul lato sinistro vi erano altrettanti tre letti con due grandi finestroni che illuminavano la grande stanza. C’erano due enormi armadi in comune posti lungo un’unica parete opposta all’entrata, e sulla loro sinistra vi era una porta che conduceva al bagno che avrebbero condiviso. Le pareti della camera erano di un colore classico e anche un po’ triste e cupo: un color beige tendente al giallino. Tra una fila di letti e l’altra vi era spazio a sufficienza per percorrere, l’intera aria orizzontale della camera.
Appena vi entrò, Francis notò che vi erano presenti tutte le sue cinque compagne di stanza tra cui Brown, che faticò un po’ a riconoscere a primo impatto, dato che adesso portava i capelli lunghi castani e lisci, raccolti in una coda di cavallo.
Quasi le sembrò ancora più grossa e massiccia di qualche anno fa, e la cosa era molto probabile.
Le due si guardarono intensamente, mentre le altre si alzarono e si avvicinarono a Francis, ma lei era troppo impegnata a lasciar capire ala Brown quanto “piacere” le facesse rivederla, sorridendole sotto i baffi.
Quel momento però, fu interrotto dalle altre ragazze soldato che si avvicinarono alla ballerina esclamando:
- Piacere di conoscerti Francis!
- Oddio non posso crederci!
- Ragazze lasciatela passare…
- Sono una tua grande fan!
Sembravano un gruppo di fangirl riunitosi attorno alla loro celebrity, le quali continuarono dicendo:
- Mia sorella più piccola è iscritta ad una delle tue scuole di Seattle!
- Io ti ho anche incontrato qualche anno fa in un bar a Los Angeles, ma non credo ti ricorderai…
- Sai quante ne incontra al giorno di fan, Silvia?
Le voci delle ragazze si accavallavano tra loro, eppure Fran non conosceva nessuna di loro, a parte Brown, che se ne restava per conto proprio sul suo letto, mentre guardava la scenetta.
Erano quattro giovani ragazze, soldato semplice in carica in quella caserma forse già da qualche anno; erano alte e magre, ma con un vistoso fisico muscoloso, non troppo femminile, né troppo maschile, quasi tutte col taglio di capelli corti, eccezion fatta per una di loro che portava dei lunghi e lisci capelli biondi sciolti lungo le spalle.
Francis rivolse loro un sorriso cordiale, poi guardò la ragazza che le disse del bar e provò a sforzarsi di ricordarsi di lei:
- Sì… certo… ricordo che eri con un ragazzo con i capelli rossi e che mi chiedesti una dedica per la tua nipotina che stava poco bene in ospedale…. Spero che adesso stia a casa e che stia bene.
Silvia, la ragazza in questione, sfoggiò un grosso sorriso emozionato, felice di constatare che la ragazza realmente si ricordasse di lei e di quel momento, così si affrettò a risponderle goffamente:
- Sì! Sì… sta benissimo, adesso, grazie mille! Oh… sei davvero fantastica!
Francis abbozzò un sorriso imbarazzato da quelle troppe lusinghe, poi mosse qualche passo verso l’unico letto ancora intatto, che era proprio di fronte a quello della Brown, e raggiungendolo, inevitabilmente lanciò uno sguardo verso la ragazza che sembrava sempre meno felice di rivederla.
La notorietà della ragazza, l’aveva resa ancora più insopportabile ai suoi occhi.
- Beh lasciamola alle sue cose, ragazze, avremmo tempo per parlare e conoscerci.
- Sì, ha ragione Samantha. Lasciamole riposare, avranno fatto un lungo viaggio.
Samantha?
Francis alzò lo sguardo verso quella presunta Samantha e notò che fosse proprio colei che aveva i capelli lunghi biondi ed inevitabilmente tornò con la mente alla serata della cena a casa di Tomo e Vicki e quindi a Jared Leto e alla sua ragazza.
Si lasciò scappare un sorriso mentre abbassava il capo e pensava a quanti scherzi le stesse riservando il destino con quei continui riferimenti a quei ragazzi, di cui cominciava già ad esserne appassionata: almeno musicalmente parlando.
[…]
Francis indossò la tuta da militare che le era stata fornita dalla caserma, e le fece uno strano effetto indossarla dopo tutti quegli anni, le sembrò quasi come se non l’avesse mai tolta per tutto quel tempo.
Sembrò essere trascorso un solo giorno dall’ultima volta che la indossò, eppure erano trascorsi cinque lunghi anni da quando aveva lasciato quella caserma per dare vita ad un nuovo capitolo della sua vita, che la portò sulla strada della notorietà mondiale.
Trascorsa un’ora, si diressero, come indicato dal generale Mitchell, in cortile, dove oltre allo stesso generale, c’erano altri ufficiali e successivi soldati donna tutti in fila.
[…]
- Signore! Benvenute, Signore!
Il timbro della voce imponente della Mitchell, non era calato di un tono.
La donna parlava alle presenti, restando difronte a loro:
- Mi rivolgo a coloro che sono in questa caserma da più di un anno e non da qualche ora: per i prossimi venti giorni, sarete allenate a combattere ed istruite sulla teoria della USA Army, dal vecchio squadrone del mandato duemiladue, duemilasei.
Le soldato in carica, se ne stavano immobili in una posizione eretta, tutte disposte sul lato sinistro del generale, la quale continuò parlando, stavolta rivolgendosi ai soldati alla sua destra:
- Per quanto riguarda voi, soldati del mandato duemiladue, duemilasei: come già vi è stato comunicato dal nostro invito, questa iniziativa vi porterà a trascorrere i prossimi venti giorni in qualità di insegnanti, di istruttori, per le nostre giovani promesse della USA Army. Noi tutti confidiamo nelle vostre capacità e nelle vostre esperienze passate in questa caserma.
Francis era nella prima fila delle sue vecchie colleghe, in una postura impeccabile, mentre con sguardo vacuo in un punto imprecisato dinnanzi a lei, ascoltava le parole del Generale Mitchell, la quale aggiunse:
- Lasciatemi darvi il bentornato tra noi e auguro a tutte voi un buon lavoro e una buona permanenza.
A quel punto tutti i soldati si portarono una mano sulla fronte, e battendo un piede a terra, le rivolsero un tipico saluto militare esclamando all’unisono : “Sissignor Generale!”
[…]
Quelle ore di mattino le trascorsero ad ascoltare le indicazioni del generale e dei vari sottoufficiali riguardo alle loro mansioni, ai loro compiti in quei giorni.
Ogni singolo soldato del vecchio mandato, aveva un compito proprio da svolgere:
Cooper si sarebbe occupata di sostenere 10 lezioni di una durata di 90 minuti ciascuna riguardanti “Le tecniche di irruzione in ambienti chiusi”, come comportarsi in tal caso e cosa e come fare per riuscirci nel migliore dei modi.
Brown, invece, si sarebbe occupata di sostenere in totale 10 lezioni pratiche di 60 minuti ciascuna su “Smontaggio e manutenzione dell’arma”, avrebbe cioè mostrato loro come montare e smontare un arma nei casi in cui fosse stato necessario, come prendersene cura, perché si sa che per un soldato il miglior amico: è l’arma.
A Francis invece toccarono il ruolo sia d’insegnante di teoria che di pratica.
In qualità di Generale, poteva anche allenare i sodati; dunque le era stato affidato il turno mattutino di allenamento, che durava due ore per un totale di venti lezioni.
In più, le erano state riservate le lezioni sulle armi: su cos’era un’arma, quanti e quali tipi di armi ci fossero e i loro vari funzionamenti. Questo corso di teoria sulle armi, sarebbe durato 10 lezioni per una durata di 60 minuti ciascuna.
Si prospettavano giorni lunghi ed impegnativi per Francis, e la ragazza non poteva chiedere di meglio durante quel periodo dell’anno che per lei era sempre difficile da superare.
[…]
Al rientro nelle camere, dopo un lungo pomeriggio di spiegazioni ed illustrazioni varie da parte del generale e degli ufficiali sulle loro mansioni, Francis e Brown ebbero modo di scambiarsi le loro prime parole, essendo le uniche presenti in camera, dato che le altre erano ad allenarsi e/o a lezione.
Francis era impegnata a rimettere a posto la sua roba nella valigia, non voleva disfarla e mettere le sue cose negli armadi in comune, preferiva tenere le proprie cose nel trolley che avrebbe poi riposto sotto al proprio letto.
Sul letto vi aveva appoggiato il suo pc portatile che aveva acceso poco prima: doveva controllare alcune email di lavoro.
E proprio in quel momento in camera fece rientro Brown, la quale la guardò per alcuni attimi, per poi voltarsi a chiudere la porta della camera e recarsi verso il proprio letto, mente Fran non la degnava di una minima attenzione.
- E così… ti hanno privato della suite reale mandandoti a dormire in camere come queste per farti sembrare più normale?
Francis sorrise sotto i baffi mentre ripiegava la gonna del suo tailleur e le dava le spalle:
- Vedo che con gli anni non hai perso la tua vena comica, Brown.
- Tu invece negli anni diventi sempre più insopportabile!
Francis si voltò a guardarla, ancora con la gonna tra le mani, e le disse:
- Non sei la prima a dirmelo…
- Come va il ginocchio?
Le disse sorridendole con cattiveria, mentre abbassava lo sguardo verso il ginocchio che anni prima lei stessa le aveva ferito con una mazza di ferro in una simulazione d’incendio in un carro armato.
Francis abbassò a sua volta lo sguardo verso il ginocchio e con una leggera vena di dispiacere, ricordò quel momento e inevitabilmente anche quel dolore.
Aveva subito atti di violenza, di bullismo da parte di quella ragazza, senza mai rispondere alla violenza con altra violenza, si era sempre comportata in modo ragionevole e maturo.
Al che Francis si mise a sedere sul bordo del proprio letto e cominciò ad alzare i risvolti del pantalone della tuta della gamba sinistra, mostrandole una grossa cicatrice di sei punti sul ginocchio.
Brown restò a guardarla stranita, se la ricordava una ferita da nulla, se non da massimo uno o due punti, così Francis le disse:
- Parli di questa?
La ballerina le indicò con un dito, una specie di graffio, proprio a due centimetri di distanza da quella cicatrice, poi alzò lo sguardo verso la ragazza e le disse:
- Sì… va bene, grazie. Adesso riesco a muovere il ginocchio perfettamente.
Brown continuava a fissare l’altra cicatrice, e Francis notandolo le disse:
- Questa, purtroppo per te, non me l’hai procurata tu, ma un incidente stradale… come vedi ho la pelle dura.
Le sorrise beffardamente, poi con un movimento rapido e leggermente scazzato, si riabbassò le pieghe del pantalone e tornò a ripiegarsi i vestiti.
Brown fece silenzio, e restò a guardarla per alcuni secondi di spalle, ma da lì in avanti non disse più una parola, chissà perché.
Francis fece come se la ragazza non fosse stata presente e continuò a fare ciò che stesse facendo prima ancora che rientrasse in camera.
[…]
Nel rimettere a posto il cappotto nero che indossava quel mattino, Francis notò che in una delle due tasche, vi era una memory card e in un lampo ricordò:
ancora una volta ripensò a quei ragazzi, ai Thirty Seconds to Mars, al momento in cui aveva rotto la macchina fotografica di Jared Leto e a quando gli aveva quasi rotto il naso. Nel momento in cui Tomo e Vicki corsero in suo soccorso, Francis abbassò lo sguardo verso la canon del ragazzo ridotta a pezzi sull’asfalto, e notò che era uscita fuori anche la memory card, così senza farsi notare dagli altri, la prese e la mise nella tasca di quel cappotto che proprio quel giorno aveva ri-indossato.
Aveva totalmente dimenticato quel particolare, aveva totalmente dimenticato di possedere la memory card del ragazzo, così presa da una forte ondata di curiosità, si mise a sedere sul letto e la inserì subito nel suo computer per andare a spiare quelle foto.
Brown la osservava in silenzio, alzando lo sguardo di tanto in tanto, mentre si concedeva una lettura di un libro, mentre Francis, totalmente assente, maneggiava al computer ignorando la sua presenza.
Aprendo la cartella dei file di quella memory card, si ritrovò davanti oltre mille foto, e scorrendo rapidamente nel vederle tutte, notò che fossero delle foto meravigliose, che immortalavano dei bambini di colore in luoghi malridotti e poveri, doveva essere in qualche parte dell’Africa, ma poi scorrendo sempre più in basso, trovò una foto che immortalava la scritta Haiti.
Era stato ad Haiti dopo il tragico terremoto dell’anno precedente?
Caspita! Questo si che era sorprendente, ogni giorno scopriva cose nuove e sorprendenti su quei ragazzi, soprattutto su quello che trovava più antipatico.
Man mano che scorreva verso il basso, le foto di Haiti finivano, e cominciavano ad apparire foto personali del ragazzo in compagni di qualche amico o di qualche ragazza, tra le quali spuntava fuori anche Samantha tra una foto e l’altra.
La cosa che la stupì e non poco, furono le ultime quattro barra cinque foto, perché erano foto che ritraevano proprio lei nel momento in cui arrivò a casa di Tomo quella sera.
Nella prima foto si vedeva lei a bordo della sua moto, con in testa ancora il suo casco, poi ecco un altro scatto molto bello di lei che sfilava via il casco e le scivolavano i suoi lunghi ricci castani lungo le spalle.
E ancora lei mentre scendeva dalla moto con una panoramica mozzafiato: in pratica vi era lei e la sua moto nell’angolo in basso a sinistra dell’inquadratura e nel resto vi si poteva notare il cielo quasi color blu che incorniciava quel momento, con uno spicchio di luna perso nel cielo.
Nel rivedersi in quegli scatti, una stretta allo stomaco colpì la ragazza: erano davvero delle foto bellissime, così belle da farle sembrare dei photoshoots professionali.
L’ultima foto le strappò un sorriso, perché immortalava il momento in cui Francis, con un’espressione incazzata, mentre si avvicinava al ragazzo con aria minacciosa.
Pensare che subito dopo gli avesse distrutto quella macchina fotografica, la fece sorridere divertita ma anche un po’ imbarazzata, per il fatto che fosse stata così stupida ed ingenua nel pensare che quello potesse essere stato il suo stalker.
Trascorse vari minuti a rivedere quelle ultime foto, per poi cominciare a guardarle tutte, e nel rivedere quel ragazzo, quel suo viso, quei suoi occhi che sembrano dire tutto ma allo stesso tempo sembravano non dir nulla, cominciò a provare un senso di dispiacere nei suoi confronti; quel dispiacere che non avrebbe mai creduto di provare.
Stava cominciando a rivalutarlo forse se avesse avuto la possibilità di rincontrarlo proprio in quel momento, si sarebbe scusata con lui per quel pugno e per avergli distrutto la sua macchina fotografica…
Sfortunatamente per lui, però, quelle scuse non sarebbero giunte… non adesso, almeno.

[Continua…]


 

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Capitolo 36
*** ● Buoni Propositi Per L'anno Nuovo (Parte II) ● ***


[Continua…]
Dopo aver consumato quelle foto sulla memory card del ragazzo, Fran salvò quelle che le aveva scattato a sua insaputa, copiandole anche sul suo pc, poi spense tutto e crollò in un sonno profondo fino al mattino successivo.
Non aveva dormito la notte precedente, ed era sfinita, nonostante quel materasso e quel letto non fossero affatto comodi, dormì come un ghiro.
Il mattino seguente, fu svegliata all’alba dalla Mitchell in persona che comunicava con le camere tramite megafono collegato con un microfono nel suo studio, e Francis in un primo momento, riaprendo gli occhi, credette di ritrovarsi nel lontano duemila e quattro, quando era ancora rinchiusa in quella caserma, a quando il suo destino lo vedeva legato ad una sua brillante carriera militare.
Fortunatamente o sfortunatamente, però, le bastarono una manciata di secondi per realizzare che si trovasse nel duemila e undici, e che mancavano ancora pochi giorni all’inizio del nuovo anno.
Si strofinò gli occhi, cercando di abituarsi alla luce del sole, poi si alzò da quel letto e guardandosi intorno, notò che le quattro giovani soldato in carica, faticassero ancora ad abbandonare i letti.
Sorrise tra sé e sé, scuotendo il capo, e nello spostare lo sguardo verso il letto della Brown, notò che fosse vuoto.
Per un attimo si domandò dove potesse essere andata, ma poi realizzò che non le importasse veramente, così trascinò il suo trolley via da sotto il proprio letto, ed aprendolo cominciò a sfilar via alcuni prodotti per il bagno e degli indumenti intimi, pronta per cominciare la sua prima giornata di ritorno in caserma, con una bella doccia.
[…]
Alcune ragazze cominciarono a svegliarsi e brontolando si alzarono dai loro letti, sotto lo sguardo divertito di Francis, che riponeva via il suo trolley, finché una di loro disse:
- Oh, cavolo!
- Cosa c’è Sarah?
Domandò Samantha, guardando l’amica che a sua volta fissava Francis, che a sua volta la guardava interrogativamente, finché ella disse:
- Avevo totalmente rimosso di condividere la stanza con Francis EM!!!
Francis sorrise abbassando lo sguardo, cercando di non dar troppo peso al fatto che la sua notorietà pesasse così tanto anche in un luogo simile, poi si diresse verso la porta del bagno, mentre le ragazze continuavano a parlottare tra loro:
- Se lo dimenticherai ogni mattina, finirà col chiedere di cambiare stanza…
- Scusa tanto, eh… non capita tutti i giorni di svegliarsi accanto ad una ballerina e attrice famosa!
- Shhh!!! Non metterla in imbarazzo…
Smantha esortava l’amica ad abbassare la voce, mentre rapidamente lanciava uno sguardo verso Francis.
Sarah abbassò la voce ed aggiunse:
- Imbarazzo lei? Io mi sto cagando in mano!
Francis si voltò a quelle parole e fingendo un’espressione allarmata, le disse:
- Oh… devi usare il bagno? Prego… va pure…
A quel punto Samantha non trattenne una risatina, portandosi una mano davanti la bocca, mentre Sarah moriva dalla vergogna e provava a spiegare quel finto malinteso di Fran, che in realtà cercava solo di metterle più a loro agio in sua presenza:
- Oh no, no, no, no! Scusa, non volevo… in realtà, io volevo solo… insomma non volevo dire che…
Francis si lasciò contagiare dalla risatina di Samantha, mentre divertita osservava la giovane Sarah andare in panico; ma proprio in quel momento la porta del bagno si spalancò inaspettatamente e vi uscì Brown già con la sua tuta da militare indosso.
Francis si voltò di scatto nella sua direzione, e le due si lanciarono una lunga occhiata, ma non si dissero una parola.
Le altre due ragazze smisero all’istante di parlare, provavano un certo stato d’inquietudine in presenza di Brown.
Francis non diede troppa importanza alla ragazza, e andò a prepararsi per cominciare quella sua prima giornata da Generale d’arma a tutti gli effetti.
[…]
Erano le 7:00 in punto e tutto il primo squadrone era riunito nell’immenso cortile pronto a riceverla.
Vi erano trenta soldato semplice Donna disposti in tre file per dieci, con due sottoufficiali donna alla loro sinistra, che attendevano l’arrivo di Francis, che giunse sul posto “scortata” dal Generale Mitchell, la quale si dispose dinnanzi a loro e cominciò a parlare con tono imponente:
- Signore! Quest’oggi comincerete il ciclo d’allenamento col Generale De Laurentiis.
Francis guardava dritto davanti a sé tutte quelle giovani donne, e cercava di non farsi pesare il fatto che continuassero a richiamarla con quel cognome.
Il suo sguardo era serio, come quello di un generale doveva essere, ma quelle giovani donne non sembravano intimorite dalla sua presenza come da quella della Mitchell.
- Vi prego di rivolgerle il massimo rispetto, che le è dovuto non tanto per ciò che i media ci comunicano su di lei giorno per giorno, ma per quelle medaglie di riconoscimento che porta con orgoglio su quel taschino.
Francis trasalì a quell’affermazione: perché stava mischiando la sua notorietà in quel discorso?
Le lanciò una rapida occhiata turbata, ma cercò subito di riassumere la posa concentrata e seria di prima.
Al che la Mitchell allargò un braccio in direzione di Francis, e la invitò a raggiungerla al suo fianco, per prendere il suo posto al comando di quello squadrone.
- Voglia onorarci, Generale?!
Francis con spalle dritte e petto in fuori, si avvicinò a lunghi passi verso il centro di quello schieramento, e guardando le donne difronte a lei era pronta a parlare, quando sentì la Mitchell bisbigliarle qualcosa mentre si allontanava:
- In bocca al lupo soldato!
Francis acconsentì tacitamente con un battito di palpebre, poi ignorò l’uscita di scena della Mitchell, che seguita dai due sotto ufficiali, lasciava da sola Francis con quello squadrone che la fissava impaziente di sentirle dire qualcosa.
Al che la ragazza si schiarì la gola, e con un tono di voce profondo pronunciò:
- Buongiorno Soldati! Lasciatemi dire che per me sarà un onore potervi allenare in questi giorni, e spero di riuscire a trasmettervi tutta la passione, la dedizione e l’impegno che io stessa ho impiegato in questa caserma poco più di cinque anni fa.
Il silenzio regnava in sottofondo. Tutti gli occhi di quelle giovani donne erano puntati su di lei, ma Fran non sembrava esserne turbata.
Negli anni di notorietà aveva cominciato a non farci più caso e a parlare tranquillamente anche davanti alle folle come quelle.
- Avendo detto questo, diamo inizio a questo primo allenamento!!
A quelle parole nessuno mosse un muscolo, e Fran se ne stranì un po’, ma poi ecco che una di loro tra le righe di quello schieramento perfetto, disse con un tono di voce alto abbastanza da lasciarlo sentire a tutti:
- Non ho alcuna intenzione di prendere ordini da una stupida ballerina!
Il gelo calò in quel momento sullo squadrone che non si mosse di un centimetro, ma Francis riuscì perfettamente ad individuare la ragazza che disse quella frase.
Frase che per un attimo fece vergognare Francis di essere una ballerina, di essere ciò che fosse; ma fu proprio in quel momento che un’ondata d’ira e d’orgoglio si fecero spazio dentro di lei e presero il sopravvento su quel timido accenno di vergogna.
Le narici del suo naso si dilatarono in una smorfia di rabbia repressa, che la ragazza riuscì maestosamente a tenere sotto controllo, i suoi occhi verdi quasi diventarono rosso fuoco, e con un tono di voce alto e roco esclamò mettendo a tacere i pensieri di quelle giovani soldatesse:
- Infatti, soldato!
Le ragazze guardarono Francis, stupendosi del radicale cambio di tono di voce, che se precedentemente era più calmo, adesso non dava alcuna speranza di misericordia alcuna.
Francis lasciò intendere di non aver capito da chi fosse provenuta quella frase maligna, e proseguì urlando come un vero uomo d’esercito:
- D’ora in avanti riceverete ordini unicamente dal generale De Laurentiis!!!
Dopodiché mosse qualche passo orizzontalmente, rivolgendo uno sguardo ad ognuna di loro, ed aggiunse:
- Se qualcuna di voi unicamente penserà di non obbedirmi, vi comunico che la pena che vi affliggerò non sarà dolorosa, ma umiliante!! Vi manderò in giro per l’intera caserma con addosso un tutù rosa confetto ad eseguire piroette davanti agli occhi dei più potenti comandanti e generali della USA Army maschile! E la legge mi consente di usufruire del mio titolo di Generale per far di voi ciò che voglio!
Francis si fermò di botto e voltandosi a guardarle, riprese ad urlare:
- Quindi, adesso diamo inizio a questa prima sessione di allenamento!! …Per i tutù, fate tutte un passo alla vostra destra!
Francis non diceva sul serio, ma le importava unicamente lasciarlo credere a loro.
In realtà la pena l’avrebbe fatta scontare a tutte di lì a breve non appena avrebbero commesso l’errore di acconsentire nel cominciare quell’allenamento, che lei stessa si sarebbe impegnata a rendere loro un completo inferno.
Come previsto, nessuna di loro mosse un passo a destra, e tutte cominciarono ad eseguire gli ordini di Francis senza battere ciglio.
La ragazza le illuse di cominciare con solo cinque giri di corsa attorno alla torre di controllo, che non era più grande di un comune palazzo stile italiano.
Ma non appena terminarono quei giri, Franci le fece ritornare in riga e disse loro:
- Ottimo lavoro, soldati! Adesso… disponetevi tutte in fila per due!
Le ragazze incuriosite, si lanciarono uno sguardo tra loro, ma poi eseguirono subito gli ordini ed attesero altre indicazioni.
Francis si mise davanti alla lunga fila e con un braccio destro alzato disse:
- Voi tutte alla mia destra siete la fila A!
Dopodiché alzò il braccio sinistro:
- Voi tutte alla mia sinistra siete la fila B!
Francis abbassò le braccia e con postura impeccabile, esclamò con voce alta.
- Soldati della fila A!! Prendete in groppa i soldati della fila B accanto a voi!!!
Le ragazze sbarrarono gli occhi, ma fecero come ordinato, e Francis provò subito un briciolo di soddisfazione nel vederle obbedire ad ogni suo ordine, al che aggiunse:
- Adesso cominciate a correre attorno alla torre di controllo!! Voglio venti giri!!! Avanti! Muoversi! Scattare!!
Le ragazze stavano cominciando a voler indossare quel tutù piuttosto che continuare quel pazzo allenamento della ragazza, ignare di essere soltanto all’inizio.
Francis le guardò con soddisfazione, mentre cominciavano a correre tenendo sulle spalle le loro compagne, tutte attorno a quella torre, e sorrideva sotto i baffi ripensando alle parole di Chenille: “Tu sei nata per comandare”.
[…]
[Canzone consigliata per la scena – 30 seconds to mars-Night of the hunter]
La corsa fu ripetuta una seconda volta, con i soldati della fila B che prendevano in groppa i soldati della fila A e facevano altrettanti venti giri attorno alla torre di controllo.
Dopodiché, nonostante fossero quasi già sfinite, Francis continuò con quell’allenamento all’ultimo sangue.
- Voglio trenta serie di addominali da cinquanta piegamenti ciascuna!
Le ragazze cominciarono a distendersi a terra per poter trovare anche solo un attimo di tregua, prima di cominciare quel ciclo di addominali, ma Francis le fermò prima che potessero cominciare.
- Un momento! Dovrete prima prendere sui vostri dorsi i soldati della fila B e viceversa!
Le ragazze impallidirono a quelle parole, ma non potevano fare altrimenti, così eseguirono gli ordini e portando su di loro le compagne, come se fossero state degli zaini, cominciarono quella serie infinita di addominali, prima una fila, poi l’altra, fino ad arrivare alla fine, quasi senza più riuscire a respirare.
Qualcuna di loro sarebbe stata ben lieta di uccidere il soldato che aveva screditato Francis all’inizio, ma nessuno osò farlo perché infondo tutte pensavano ciò che soltanto quel soldato aveva avuto il coraggio di dire, così finirono col subire senza fiatare.
[…]
- Come vedete ci siamo spostate nel cortile della mensa, e non perché sia ora di pranzo.
Francis fece una pausa ed alzò un sopracciglio fermando la sua camminata orizzontale.
- Aspettate un attimo… è ora di pranzo!
Le soldato si guardarono tra loro, abbozzando a fatica qualche sorriso che donava loro la speranza di porre fine a quell’allenamento per potersi cibare, ma Francis aggiunse subito dopo.
- Peccato però che oggi salteremo il pranzo!
Francis si voltò a guardarle ed urlò nella loro direzione:
- Voglio che vi disponiate in fila per uno e che saltiate lungo tutti questi tavoli per un totale di 50 volte ciascuno, e alla prima caduta, la conta si azzera e ricomincerete tutto d’accapo! Avanti! Muoversi! Scattare! Scattare!!!
I tavoli della mensa erano dei classici lunghi tavoli come quelli che solitamente si trovano nelle pinete nei boschi: molto alti e poco distanti l’uno dall’altro.
Inoltre erano dotati di altrettanti sedili laterali che rendevano quei salti ancora più difficili da eseguire se non impossibili, ma le ragazze continuarono ad eseguire gli ordini del Generale De Laurentiis.
[…]
Erano quasi tutte morte sfinite, ma Francis riservò le loro ultime energie per un ennesimo esercizio che avrebbe poi chiuso quel loro primo allenamento insieme.
Tornarono nel cortile principale, e le ragazze quasi non sapevano più cosa aspettarsi, molte di loro faticavano a reggersi in piedi, ma la divisa glielo imponeva.
Al che Francis guardandole disse loro:
- Disponetevi in fila per dieci.
Le ragazze eseguirono e tornarono a formare tre file per dieci soldato ciascuna, dopodiché Francis disse loro:
- Distanziatevi l’una dall’altra di almeno due metri sia lateralmente che frontalmente!
Fran camminava a lenti passi orizzontalmente, mentre le osservava con attenzione, poi aggiunse:
- Adesso alzate la gamba destra e restate in equilibrio sulla sinistra per la durata di 120 secondi!
Le ragazze non si aspettavano assolutamente un esercizio simile, credevano in qualcosa di peggio, eppure quell’esercizio sembrava essere il più banale e semplice di tutti.
Trascorsero soltanto trenta secondi, e le ragazze cominciavano già a barcollare, finché una di loro perse l’equilibrio, ed assieme a lei anche tutte le altre che si lasciarono cadere.
Francis sbottò in un risolino sotto i baffi, ma poi con voce imponente disse loro:
- Ricominciate immediatamente d’accapo, o giuro che salterete anche la cena!
Le ragazze immediatamente tornarono a mettersi in equilibrio su una gamba, e mordendosi le labbra, riuscirono a resistere per 120 secondi in equilibrio, finché Francis non disse loro:
- Ripetetelo alzando la gamba sinistra!
Le ragazze riuscirono anche con la gamba sinistra, finché Fran non ordinò di ripeterlo per altri trenta cicli.
A fine allenamento, Francis ci tenne a dir loro qualcosa prima di congedarle ad un meritato riposo.
- Signore! Quest’oggi avremmo potuto condurre un allenamento regolare, ma vedo che c’è molto poco rispetto nei miei confronti da parte vostra, per dei motivi che non rientrano nelle mura di questa caserma; e dunque ho intenzione di guadagnarmelo nel giro di questi venti giorni insieme.
Quella era una velata e pulita minaccia di sofferenza, che la ragazza stava appena facendo a quello squadrone, dopodiché sorridendo loro, disse:
- Vi aspetto con impazienza domani. Buon proseguimento, soldati!
- Sissignor Generale!!!
Risposero le ragazze, rivolgendole un saluto militare, mentre lei dava loro le spalle ed andava via.
[…]
Francis non si sarebbe mai vergognata di essere una ballerina, o un’attrice di successo, perché per avere il successo che oggi riscuoteva nel mondo, aveva fatto innumerevoli sacrifici.
Non si sarebbe vergognata di essere ciò che era, ma sapeva di essere anche un Generale, e quindi non avrebbe permesso che una parte di quello che era, avrebbe intralciato e sminuito l’altra.
[…]
Rientrando in caserma, si ritrovò davanti un soldato ferito ad una gamba da un arma da fuoco, tenuto in piedi da Brown che la reggeva per un braccio, mentre altre ragazze correvano a chiamare dei dottori.
Francis si offrì di aiutarle, ma Brown le urlò contro:
- Stanne fuori!
Francis la ignorò, e andò ad afferrare la giovane ferita dall’altro braccio, ed insieme alla Brown la mise a sedere su un tavolo.
- Tienila ferma!
Brown non aveva alcuna intenzione di starla a sentire, ma Francis le urlò ancora più forte:
- TIENILA FERMA HO DETTO!!
Brown vedendo che le condizioni della ragazza peggiorassero, si precipitò a fare come suggeriva, e tentò di tenerla ferma, mentre Francis osservava attentamente il punto in cui ove vi era riportata la ferita d’arma da fuoco e pressava con due dita.
- Cosa è successo?
Chiedeva Fran alla giovane che era quasi in agonia per il dolore lacerante.
La ballerina provò a calmarla:
- Sta calma! Andrà tutto bene! Calmati adesso!
La giovane urlava e completamente sudata per il lacerante dolore alla gamba, si torceva tra le braccia della Brown che provava a tenerla ferma.
- Cosa è successo Brown?
Brown sembrò non volerne parlare, come se stesse nascondendo un segreto, ma dopo una manciata di secondi con lo sguardo serio di Francis puntato addosso, svuotò il sacco e cominciò a raccontare l’accaduto:
- E’ successo durante la mia lezione di smontaggio e manutenzione delle armi. Stavamo rimontando un fucile quando ad un’idiota di loro che le stava proprio difronte è partito un colpo accidentalmente!
La ragazza cominciò a piangere e Francis la guardò fulminea, per poi spostare lo sguardo verso la Brown, che essendo l’insegnante era responsabile dell’accaduto.
- Sta zitta, non dire altro!
Brown la guardò accigliata, forse si aspettava che Fran si sarebbe precipitata a raccontare tutto ai superiori, ma si limitò frettolosamente a chinarsi sulle proprie scarpe per sfilar via un laccio.
La ballerina avvolse quel laccio appena sopra la ferita della ragazza, a metà coscia e strinse ben stretto un nodo.
- Cosa fai con quel laccio?
- Le bloccherà l’emorragia interna causata dal proiettile. Se la metti a metà percorso tra la ferita e il cuore, l’emorragia non si espanderà!
Le rispose Francis mentre si rialzava e faceva tutto di fretta.
- E tu come lo sai? Non sei un medico!
Le diceva Brown, mentre Francis aiutava la ragazza a tenere la gamba distesa sul tavolo, provando anche lei a tenerla ferma.
- E’ una delle prime cose che impari se finisci in Colombia con la compagnia sbagliata.
Francis aveva arricchito il suo bagaglio di esperienze e di sapere nei suoi viaggi in sud America e nel mondo, ma quello era soltanto uno dei rari insegnamenti positivi che aveva immagazzinato.
[…]
Trascorsero svariati minuti e con un po’ di ritardo, forse eccessivo per i gusti di Francis, arrivarono i medici, che scostarono via le ragazze per soccorrere la giovane.
Francis e Brown fecero dei passi indietro e lasciarono operare i medici, finché uno di loro non disse:
- Chi le ha messo questo laccio sulla gamba?
- Sono stata io, signore!
Esclamò Francis con le braccia congiunte dietro la schiena, guardando in un punto davanti a sé.
Al che il dottore la guardò sorpreso da capo a piede, riconoscendo che fosse proprio la nota ballerina barra attrice, disse:
- I miei complimenti. Ha appena impedito un peggioramento della ferita. La giovane rischiava di rimanerne paralizzata senza il suo intervento.
Quelle parole regalarono una gioia senza eguali nell’animo di Francis, che per la prima volta si sentì quasi un eroina.
Aver salvato la ragazza da quel tragico destino, la inorgoglirono immensamente, e non trattenne un sorriso e uno sguardo rivolto al dottore colmo di gioia.
L’ansiano medico, ricambiò il sorriso accennandone un altrettanto, poi si affrettò a soccorrere la ragazza che venne poi operata per l’estrazione del proiettile dalla gamba.
[…]
In quei giorni tutta la caserma sembrò essere riconoscente a Francis, oltre alla giovane in questione che si chiamava Linda, persino Brown cominciava a guardarla con occhi diversi e Francis se n’era piacevolmente resa conto.
Fortunatamente Linda non subì ulteriori danni dopo l’intervento, ma necessitava di una lunga riabilitazione che l’avrebbe tenuta lontana dai campi d’addestramento.
I giorni in caserma per Francis proseguivano regolarmente, invece.
Ogni mattina eseguiva gli allenamenti agli squadroni del primo turno, ed ogni giorno diventavano sempre più pesanti.
Successivamente si concedeva uno spuntino in mensa, per avere la forza di proseguire in quel suo progetto, dopodiché si impegnava nelle sue lezioni sulle Armi, in cui eccelleva nei suoi metodi di insegnamento e spiegazione.
Si stava pian pianino guadagnando il rispetto e l’ammirazione di tutte quelle persone che all’inizio storcevano il naso nel vederla nei panni del generale, e riusciva ad accorgersene lei stessa.
Di sera amava rilassarsi mentre si concedeva una piacevole lettura a quel libro sula psiche dei sordomuti. Cominciava ad impararne sempre di più, e sentiva di star arricchendo il proprio bagaglio culturale, nonché preparativo in vista del provino per la parte nel prossimo film de I Pirati Dei Caraibi, il prossimo nove di Gennaio.
[…]
Il ventitré Dicembre giunse anche quell’anno, e quell’anno si arrivava a quota nove.
Nove anni erano trascorsi dalla morte di Emma, e ogni anno, Francis in quel giorno, riusciva sempre meno a condurre una giornata normale come le altre.
Seppur avesse smesso di trascorrerla a letto come un vegetale, quel maledetto giorno non riusciva mai a sorridere o ad essere come era ogni altro giorno dell’anno.
Non poteva fingere che tutto fosse passato, non poteva dimenticare, non in quella vita.
L’anniversario di quella tragedia le avrebbe fatto del male ogni anno che passava, anche se fossero trascorsi duecento anni.
Fortunatamente però, quell’anno era in caserma, e non doveva dare spiegazioni alcune sul suo umore, né doveva fingere di tener su un sorriso di plastica per convincere le persone che le stavano accanto e che le volevano bene, che fosse tutto ok.
Il ventitré dicembre, quell’anno passò in sordina, e Francis riuscì a ricucirsi un po’ di spazio per starsene nei suoi pensieri e nei suoi ricordi legati alla sua amica che anche se era ormai morta da anni, riusciva sempre a sentire la sua presenza accanto a sé ogni giorno che proseguiva nella sua vita.
Quell’incidente, quella perdita, l’aveva segnata per tutto il resto della sua vita, e non poteva ignorarlo, non in quel giorno almeno.
[…]
In caserma tutto proseguiva regolarmente ed ordinariamente, eccezion fatta per qualche piccolo evento in cui venivano premiate i soldati “della vecchia guardia” in onore all’ottimo lavoro che stessero svolgendo in quei giorni.
In caserma giunse il capodanno, e la sera del trentuno dicembre del duemila e undici, tutti soldati, gli ufficiali, i sottoufficiali, e i generali, erano riuniti nell’enorme sala della mensa che per l’occasione fu appena appena allestita a festa.
Tutti indossavano abiti eleganti, come tailleur, giacche e jeans.
Francis attendeva lo scocco della mezzanotte (che seguivano davanti alla tv in un noto programma americano, dove si sarebbero esibite alcune celebrity del mondo della musica, tra cui molte conoscenze della ragazza), se ne stava con un calice contenente dello champagne, quando le si avvicinò Cooper:
- Ehi, De Laurentiis…
Francis trasalì e si votò nella sua direzione, accennando un sorriso.
Quella sera indossava il suo bel tailleur firmato Nina Petrova, con sopra unicamente la camicia color tortora, la giacca l’aveva lasciata appesa ad un appendiabiti lì vicino.
I lunghi capelli ricci li aveva lasciati lisci morbidi lungo le spalle, e Cooper sembrò apprezzare quella visione.
- Ehi… Cooper!
La ragazza le sorrise di ricambio e restò ancora qualche attimo ad ammirarla prima di riprendere a parlarle:
- Allora… ti diverti? Straziante il countdown non è vero?
- Già… sembra stia arrivando la fine del mondo…
Disse in una lieve risatina la ballerina, e Cooper si lasciò contagiare timidamente.
- Infatti…
- Beh? Come vanno le tue lezioni? Ho sentito dire che sei un’insegnante brillante!
Le disse con un bel sorriso Francis, cercando di rompere il ghiaccio.
Aveva imparato a conoscere Cooper, e sapeva che le bastava una piccola spinta per sciogliersi e comportarsi naturalmente anche con lei.
La ragazza bionda sorrise timidamente abbassando lo sguardo, mentre anche lei reggeva il suo bicchiere di champagne, poi disse:
- Oh… ti ringrazio… beh sì, procedono molto bene, grazie per avermelo chiesto.
Francis le sorrise dolcemente, e Cooper ebbe quasi l’impulso di darle un bacio, ma rinsanì giusto in tempo per non farlo.
- Le tue lezioni ormai sono diventare argomento quotidiano per chiunque in questa caserma da quando sei arrivata. Dicono che li massacri…
- Che brutta parola…
Disse con un tono contrariato Fran, ma poi storcendo il naso si lasciò scappare una risatina e disse:
- Ma sì, sì è vero, li massacro.
Cooper abbozzò un sorrisino, e poi disse dopo una manciata di secondi di silenzio imbarazzante:
- E’ un vero peccato che quest’avventura stia per finire…
- Non sei felice di tornartene a casa?
- Sì, beh… trascorrere il natale e il capodanno in caserma non è il massimo…
La ragazza gesticolava goffamente stringendosi nelle spalle, e continuò dicendo:
- Oltretutto la mia ragazza quest’anno ha fatto un po’ di storie quando le ho detto di questo progetto, ma che vuoi farci… i soldi fanno comodo a tutti, no?
Francis si lasciò scappare un accenno di risatina forzata a quelle parole, e le diede ragione acconsentendo col capo amaramente:
- Eh già…
- DIECI… NOVE… OTTO…
- Oddio mancano solo dieci secondi??!
Cooper si lasciò prendere dall’entusiasmo del momento e cominciò a guardarsi intorno, avvicinandosi all’enorme TV assieme agli altri, convinta che Francis la stesse seguendo, ma la ballerina restò qualche secondo ancora in disparte, e mentre tutti erano ancora presi dal countdown, lei prese il suo bicchiere di champagne e bevve prima ancora che potesse scoccare la mezzanotte, lanciandosi una rapida occhiata attorno, mentre mandava giù il sorso con disinteresse.
Allo scoccare dell’anno nuovo, volarono tappi di sughero di bottiglie di spumante e applausi assordanti.
Francis osservava tutti festeggiare, come se fosse stata una spettatrice esterna a quello scenario, ma poi fu trascinata dagli altri a brindare insieme con dell’altro champagne.
[…]
L’ultimo giorno in caserma era arrivato, quei giorni sembrarono essere volati, eppure era quasi trascorso un mese, e il nuovo anno era appena cominciato.
Francis ormai aveva già la testa a provino per la parte, si stava documentando sulla psiche del suo personaggio quasi in modo maniacale.
In caserma non restavano che i saluti finali, che prevedevano una piccola premiazione di riconoscimento, oltre che al compenso monetario promesso.
Sarebbe stata una cifra modesta per alcuni, e ricca per altri, ma per Fran sette mila dollari all’epoca facevano più che comodo.
Gli ufficiali dello squadrone duemiladue, duemilasei, era tutto schierato in file orizzontali, nel cortile d’ingresso della caserma: tutte indossavano abiti eleganti, e se ne stavano lì con le mani congiunte dieto la schiena in una posizione statuaria ad ascoltare le parole di ringraziamento e congedo del Generale Mitchell.
- Siamo stati onorati di riaccogliervi, voi che siete stati uno degli squadroni migliori che questa caserma abbia mai accolto. Personalmente sono molto orgogliosa di avervi allenate personalmente in passato, così come sono stata orgogliosa e lieta di riaccogliervi a braccia aperte venti giorni fa.
Mentre la Mitchell continuava col suo discorso, Francis notava gli occhi puntati addosso della Brown che distanziava qualche metro da lei.
Francis dovette voltarsi leggermente sulla sua destra per poter spostare lo sguardo su di lei, e la ragazza si lasciò beccare mentre la guardava, restando con lo sguardo su di lei.
Le due si guardarono per una manciata di secondi e Fran si chiese cosa mai potesse volere quella ragazzona da lei; ormai erano passati anni dai loro trascorsi, eppure sembrava ancora avercela a morte con Francis, per ragioni poco chiare.
Ad un certo punto, Fran fu distratta da Cooper, che proprio accanto a lei, spostò lo sguardo verso la ballerina, ed accennò ad un sorriso timido.
Fran smise di guardare in direzione di Brown, e ricambiò appena il sorriso della ragazza tornando poi con la sua concentrazione verso la Mitchell che cominciò a dare direttive per l’assegnazione di medaglie d’oro su cui erano marcati i ringraziamenti della USA Army, una onorificenza davvero grande per Francis e tutte le altre.
Una alla volta, le soldatesse si avvicinarono alla Mitchell per lasciare che le onorasse con quella medaglia e si complimentasse personalmente per il loro contributo.
Arrivò anche il momento di Francis, subito dopo Cooper, la ballerina sfoggiò in tutta la sua bellezza in quello splendido tailleur, e i lunghi capelli ricci raccolti in una treccia che le contornava dolcemente il viso con qualche ciocca sciolta.
Aveva un filo di eyeliner nero, e labbra al naturale, in un look serio che la situazione richiedeva.
La Mitchell le sorrise, e Fran poté leggere nei suoi occhi tutto l’orgoglio e l’onore che quella donna avesse nel premiarla con quella medaglia e nello stringerle la mano.
Francis era una celebrità, vero, ma in quei giorni si era dimostrata un vero Generale d’Arma con le palle, capace di farsi rispettare da tutti anche da chi aveva da ridire sulla sua serietà in quanto tale.
La ragazza era riuscita ad avere successo anche quella volta, e ancora una volta si comportò con infinita umiltà e modestia, quando chiunque avrebbe mostrato della legittima fierezza e soddisfazione.
- Le faccio i miei complimenti Generale De Laurentiis! Magari la USA Army potesse averla sempre con sé, lei è un comandante nato!
Francis sorrise a quelle parole, vagando con la mente alle parole di Chenille, e forse cominciò a pensarlo anche lei.
In fin dai conti, se aveva quello spirito governativo di un comandante, di un leader, lo doveva a suo padre Aurelio, che lei sin da piccola aveva sempre e segretamente preso ad esempio.
Era qualcosa che non poteva ereditare da lui, non essendo la sua figlia naturale, ma riuscì chiaramente ad ereditarlo nonostante le leggi della genetica.
Francis strinse la mano al Generale, una stretta forte e decisa, con un sorriso compiaciuto sulle labbra, e disse:
- Sono onorata, Generale Mitchell!
Il Generale non si perse in chiacchiere e dopo averle messo la medaglia al collo, la congedò e proseguì con il resto delle donne.
[…]
A fine premiazione, e dopo la consegna degli assegni, le soldatesse restarono a brindare con dello champagne nel cortile, prima di tornare nelle loro camere, prendere le proprie cose e lasciare per sempre quella caserma.
- Ora che questa cosa è giunta al termine, te lo posso dire…
Francis era stata avvicinata da due ragazze che ricordava essere state due compagne di squadrone anni fa, le quali improvvisamente le sorrisero e munendosi di macchine fotografiche digitali le dissero:
- Possiamo scattare una foto con te?
Le due parlarono all’unisono quasi sembrando sincronizzate.
Francis sorrise loro lieta di sapere che fosse quella la cosa che volessero chiederle, e da lì a pochi secondi anche tutte le altre soldatesse chiesero di fare lo stesso.
Francis finì col scattarsi foto con una quarantina di ragazze più o meno della sua età, e a scrivere loro dediche per familiari o amici.
Finì ufficialmente la sua esperienza in caserma, e anche se ci era ancora dentro, la ragazza tornò alla sua vita di notorietà di tutti i giorni.
Sempre disponibile e gentile con tutti, accresceva ogni volta la sua popolarità soltanto per la sua immensa disponibilità ed umiltà con i suoi affezionati.
[…]
Finita l’ondata di foto ricordo ed autografi, la ragazza salutò tutti e si diresse nella sua camera per prendere le sue cose, e lì ad aspettarla c’erano le quattro giovani soldato in carica: Silvia, Samantha, Sarah e Stefany.
Le quattro non volevano più lasciarla andare, in quei venti giorni avevano imparato a convivere con la giovane celebrità, vedendola come una ragazza qualunque, quasi un’amica.
L’accerchiarono in un abbraccio di gruppo e quasi la imploravano di restare.
Francis sorridendo felice, le abbracciò una ad una, per poi guardarle e dir loro:
- Avete resto la mia permanenza in questa caserma migliore di quella che speravo. Non mi dimenticherò mai di voi… e spero di rivedervi un giorno.
- Magari mi decido a diventare una ballerina e vengo ad iscrivermi in una delle tue EmsAndFran.
Stefany, la ragazza che disse la frase, cominciò a muovere qualche goffo passo di danza, contagiando poi anche le altre tranne Silvia, che continuava ad essere quella più timida.
Francis le guardava divertita e accennò appena a qualche passetto insensato mentre batteva le mani in un motivetto creato dalle ragazze, le quali tentarono inutilmente di trascinare nella mischia anche Silvia.
- No, no, no, vi prego io non sono capace!
- E dai Silvia, se ha osato ballare Sarah, può farlo chiunque…
- Ehi!!!!
Esclamò offesa Sarah, guardando male Samantha, che le sorrise scherzosamente, mentre trascinava Silvia che disperata diceva:
- Vi prego ragazze… è umiliante! Somiglio ad un pezzo di legno… io ed il ballo proprio non ci amiamo…
La ragazza alzò lo sguardo verso Fran, che intanto se la rideva, e le disse:
- Mi dispiace, ma…
Le ragazze accerchiarono Silvia che sempre più impacciata chiedeva pietà.
Francis si concesse quei minuti di divertimento assieme alle ragazze in camera, e poi a malincuore le salutò definitivamente, prendendo le sue cose.
[…]
- So che probabilmente so per fare una gaf, ma…
Cooper e Francis si incamminavano insieme verso l’uscita della caserma, e la timida ragazza rivolgeva parola a Francis che a sua volta la guardava curiosa di sapere cosa le stesse per dire, poi ecco che continuò:
- …Potrei chiederti un autografo di Katy Perry?
Francis si fermò e la guardò come per assicurarsi che stesse dicendo sul serio, e non perché si fosse offesa, ma semplicemente non credeva che fosse una fan di Katy, ma Cooper fraintese e si affrettò a dirle gesticolando vistosamente, dopo essersi fermata anche lei:
- Non fraintendermi, è solo che la mia ragazza ne va matta e quindi… ma se non vorrai farlo, capirò perfettamente! Insomma è già abbastanza fastidioso avere gente che ti ronza intorno continuamente che ti chiede autografi e foto, se poi si aggiungono anche le richieste per altri allora diventa davvero… Infondo le avevo detto che sarebbe stata una pessima idea chiedertelo, ma quando le ho detto che ci sarebbe stato questo raduno, lei insisteva sul fatto che saresti stata presente, ma io le dicevo “No, figurati se una così importante come lei si mette a partecipare a raduni simili.” E lei insisteva col dire “Ma se verrà tu dovrai chiederglielo” e io continuavo a dirle di no, ma lei insisteva, così ho dovuto prometterglielo anche perché ero sicura che non saresti mai venuta.
Cooper parlò a raffica, così veloce da rendere impossibile un eventuale intervento di Francis per fermare quel suo parlottare.
Fortunatamente, la ragazza si stoppò per riprendere fiato, e Fran riuscì a parlare:
- Ehi! Ehi! Ti prego, ti prego sta zitta…
Francis le mise le mani sulle spalle, e la ragazza si fece seria in volto e non disse più una parola, spaventata ed incantata allo stesso tempo.
Francis le sorrideva e Cooper lentamente si scioglieva, poi la ballerina riprese a parlare e le disse:
- Sai che ti dico? Dammi il tuo numero di telefono, tra qualche giorno ci saranno i People’s Choice Awards, e io ci andrò con Katy. Vi procurerò due biglietti. Sarei ben lieta di conoscere la tua ragazza e di presentarvi Katy.
Cooper sembrò essere diventata una statua, non mosse un ciglio per almeno cinque secondi di fila, e mancò davvero poco che svenisse tra le sue braccia.
Francis la guardò strana, scuotendola poi leggermente per le spalle, davvero spaventata del fatto che potesse sentirsi male da un momento all’altro:
- Ehi… Rebecca?
Il sorriso le andò via dal volto, finché la ragazza non tornò in sé e con un filo di voce le disse:
- Dici… dici sul serio?
Francis lieta di vederla rinsavire, tornò a sorriderle lentamente, dopo averle sentito dire quelle parole, e le rispose:
- Sì, dico sul serio… ma non svenirmi adesso…
- Non posso promettertelo, mi sento già male!
- Oh andiamo, se ti senti male adesso, cosa farai quando te la ritroverai davanti?
Francis la scosse per le spalle e assicurandosi del fatto che non fosse davvero sul punto di avere un mancamento, e che stesse bene, si avvicinò al suo trolley e riprese a camminare.
Cooper si affrettò a riprendere il proprio bagaglio e corse dietro alla ballerina, ma furono interrotte dall’apparizione improvvisa di Brown che spuntò dalla loro sinistra.
Cooper guardò con sguardo sinistro quella ragazza, un po’ spaventata dalla tensione che si creava ogni volta tra lei e Francis.
Fece un passo indietro, guardando prima Brown, poi Francis, finché la ragazzona disse guardando unicamente Fran:
- Potrei parlarti un momento?
In quel momento il suo sguardo si spostò su Cooper, per farle intendere di andar via e lasciarle sole, e la ragazza bionda quasi se ne spaventò a tal punto da volersi nascondere dietro Francis.
Al che Fran si voltò in direzione di Cooper, e con un cenno di testa le disse:
- Aspettami all’uscita che continuiamo con quel discorso…
Cooper abbassò lo sguardo, per poi rialzarlo soltanto una volta verso Brown prima di darsela a gambe levate.
[…]
Le due restarono sole, in quell’enorme cortile, lungo il quale camminavano le altre soldatesse che anche loro andavano via.
Francis guardò Cooper andar via, dopodiché di voltò verso Brown e le disse:
- Cosa vuoi?
Inspiegabilmente, Brown sembrò essere in imbarazzo, ed abbassò per un attimo lo sguardo verso l’asfalto, poi tornò a guardare la ballerina, che accigliata si chiedeva cosa potesse mai volerle dire, finché finalmente non parlò:
- Ascolta…
Fran cominciò a pensare che quello doveva essere uno scherzo… insomma la Brown non aveva mai, mai abbassato lo sguardo neppure con il generale Mitchell.
Era una tosta, una che non conosceva la paura né tanto meno la timidezza, ma Francis avrebbe giurato di averne visto uno spiraglio in quello sguardo insolito.
- Ti sto ascoltando…
Disse Francis impaziente di aspettare che si decidesse a parlare.
- Sì, insomma, io… volevo… volevo scusarmi con te per quello che ho fatto.
Il mondo era appena andato sottosopra: Brown che si scusava con Francis!
La ballerina però, accigliò lo sguardo, e confusa le chiese:
- Scusarti per cosa? Ci siamo a stento rivolte la parola in questi venti giorni…
- Sai bene che mi riferisco alle cose che sono successe anni fa…
Francis ne restò colpita, a tal punto da non riuscire più a dir nulla, e così Brown continuò dicendo:
- Mi sono comportata come una stupida, e non avevo alcun motivo né diritto di fare ciò che ho fatto… Non chiedo il tuo perdono, io stessa non me lo concederei… voglio solo che tu sappia che mi dispiace, e che oggi ti vedo con occhi diversi… ma soprattutto volevo ringraziarti per non avermi messo la caserma contro dopo quell’incidente con quella ragazza…
Francis restò a guardare quell’enorme ragazza, di cinque taglie, forse sei, più grande di lei, mentre le parlava come mai avesse fatto e ne restò incantata.
Non riusciva a credere alle sue orecchie, una delle persone che credeva la detestasse di più al mondo, le stava porgendo le sue scuse per i suoi comportamenti passati.
Restò a fissarla per qualche secondo, senza sapere cosa dire, ma poi deglutì e le disse:
- Beh… scuse accettate, non c’è motivo di portare rancore sul passato a persone che probabilmente non rivedrai più…
Ecco che la tipica freddezza di Francis si fece rivedere proprio in quell’occasione, dopodiché le tese una mano pronta a salutarla:
- Buon proseguimento, soldato!
La ragazza le guardò la mano, poi dopo una manciata di secondi gliela strinse con la sua solita forza che non prese alla sprovvista Fran, che ricambiò di canto suo.
- Buon proseguimento Generale De Laurentiis!
Dal tono con cui la Brown pronunciò quella frase, e dal modo in cui la guardava, Francis si rese conto di essere riuscita a guadagnarsi anche il suo rispetto, e questa era per lei motivo d’orgoglio… una vera soddisfazione.
[…]
Francis finalmente poteva smettere di indossare tute militari, divise o quel tailleur cucitole da Nina, che se inizialmente trovava stupendo, dopo averlo indossato così speso, non lo sopportava più.
Così per tornare a Los Angeles, indossò un Jeans azzurro con scuciture bianche lungo le cosce, una t-shirt bianca di caldo cotone a maniche lunghe sottile, e un maglione fatto a felpa color grigio chiaro, che teneva aperto di cerniera, mentre camminava lungo la navata dell’aeroporto di San Diego, con capelli lasciati al vento e grandi occhiali da sole neri, per non essere accecata dai flash dei paparazzi che le stavano alle calcagna anche in quell’occasione.
Lei e Cooper si erano salutate subito dopo aver lasciato la caserma, e dopo che la giovane avesse dato il proprio numero di telefono alla ballerina che le avrebbe procurato due biglietti per i People’s Choice Awards 2012, come promesso.
Mentre Fran era in fila per fare il biglietto aereo, che l’avrebbe fatta rientrare a LA attorno alle tre due del primo pomeriggio, il cellulare cominciò a squillarle; così mollò la presa del suo trolley mentre era ancora in fila circondata da gente che pazientemente aspettava il proprio turno ed afferrò il cellulare dalle tasche del suo jeans.
Fortunatamente, aveva già concesso il suo tempo ad alcuni fan che avevano avuto il coraggio di avvicinarla per qualche foto, e sembrava finalmente lasciata ad un po’ di meritata privacy quando si affrettò a rispondere al telefono, senza riuscire a leggere il numero della telefonata in entrata.
- Pronto…?
Dall’altra parte del telefono si sentivano dei sussulti, un pianto soffocato da singhiozzi di una voce femminile.
Fran se ne spaventò sbarrando gli occhi, e tolse via dall’orecchio il telefono per poter leggere sullo schermo che fosse sua madre, al che la preoccupazione le balzò alle stelle e cominciò ad urlare senza rendersene conto:
- Mamma!! Mamma che succede??
La donna continuando a piangere con un filo di voce disse:
- Tuo padre… tuo padre ha avuto un infarto!
In quel preciso istante stava per averlo anche Francis, ma fortunatamente il cuore tornò a batterle dopo aver sentito quelle parole, e restò in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto, continuando a sentir la madre dirle:
- Siamo alla clinica Mediterranea, lo tengono sotto controllo…
Fran non volle sentire altro, riagganciò il cellulare ed immediatamente afferrò il suo trolley e corse in direzione della biglietteria opposta per i voli internazionali diretta in Italia, diretta a Napoli, da suo padre.
[…]
Non sa neanche lei come riuscirono a trascorrere le ore di volo, fatto sta che arrivò all’aeroporto di Roma dopo sei ore di viaggio, forse sette, neppure se ne rese conto; da lì poi prese un ennesimo volo per Napoli e lì in aeroporto lasciò incustodito il suo bagaglio in una delle casseforti della struttura, portò con sé la chiave e corse a prendere un taxi per arrivare alla clinica.
Si era fatto buio, era sera, forse le otto, o le nove, non lo sapeva e non voleva saperlo perché per lei adesso l’unica cosa che le importava era quella di raggiungere la clinica, raggiungere quell’uomo.
[…]
Finalmente, dopo un infinito viaggio, riuscì ad arrivarci e l’ansia, la preoccupazione e il forte spavento non diminuì neppure di un minimo da quella telefonata agghiacciante della madre.
Entrò nella struttura spalancando di fretta e furia le porte d’ingresso con dietro alcune guardie che la seguivano per fermarla, ma Fran era più veloce.
Arrivò dinnanzi al bancone d’ingresso, quella splendida clinica somigliava ad un Hotel, con tanto di mentre.
- Signorina!
Esclamarono i due grossi uomini della security, mentre riuscirono a bloccarla solo una volta che fosse giunta al bancone al centro della sala d’ingresso, dove una giovane donna sulla quarantina si occupava di accogliere la gente, e nel voltarsi verso Fran si accorse che fosse la nota ballerina e attrice, soltanto dopo alcuni secondi.
Immaginò immediatamente che fosse lì per il signor De Laurentiis, ma fu interrotta dal parlare a raffica della giovane, che smanacciò via le prese dei due uomini:
- Dov’è? Come sta? Devo vederlo!!
- Dove va? Si fermi!!
Urlò la donna, mentre Fran cominciò a correre verso l’ascensore, senza neppure curarsi di informarsi del piano in cui si trovasse il reparto del padre, era in un totale stato confusionale, nonché sotto shock.
Gli uomini della security riuscirono a braccarla, mentre lei cercava di liberarsi con forza dalla loro presa e la donna avvicinandosi spaventata, cercò di calmare quella situazione che aveva destato l’attenzione di tutti i reparti vicini, facendo accorrere dottori ed infermieri vari.
- La prego, signorina De Laurentiis, si calmi!
- Lasciatemi! Lasciatemi passare!!
- Si fermi!!
Quei due grossi uomini, sembravano non essere abbastanza per fermarla, così Francis continuò urlando e cercando con foga di svincolarsi dalla loro presa:
- Lasciatemi vi ho detto!! Devo vederlo!!
- Signorina De Laurentiis, la prego! Non si agiti! Stia ferma!
La donna provò a calmarla prendendola per le mani, e catturandola con lo sguardo, Fran riuscì a calmarsi e restò ad ascoltarla visibilmente sconvolta:
- Suo padre sta bene! Sta bene!!
Fran a quelle parole riuscì per un attimo a calmarsi, e il cuore smise di sfondarle il petto, e cominciava man mano a battere con meno violenza.
Al che la donna proseguì dicendole:
- Ha avuto un infarto, ma fortunatamente non gli ha recato alcun danno. Adesso deve restare a riposo e sotto il controllo dei nostri medici!
In quel momento arrivarono alcuni medici che con prepotenza mandarono via la donna, e presero loro la situazione in mano:
- Si dia una calmata adesso! Dove crede di trovarsi? Siamo in una clinica privata! Ci sono dei malati! Sta disturbando un intero reparto con questa sua sceneggiata!!
Francis lasciò la presa delle due guardie, con la forza e guardò male quel medico che cercò di mortificarla, ma la ragazza in quel momento se ne sbatté altamente di quell’uomo e di chiunque altro.
Era una situazione del cazzo, non poteva controllarsi, non poteva calmarsi.
Suo padre era appena scampato alla morte e cosa le chiedevano? Di non fare sceneggiate?
Non rispose più di sé e si avvicinò a quel dottore tanto prepotente parlandogli con furia, e gesticolando visibilmente, quasi mettendogli le mani addosso:
- Sono perfettamente conscia del fatto di trovarmi in una clinica piena di malati, tra questi c’è anche mio padre e lei non può permettersi di chiedermi di starmene calma! Questa non è una sceneggiata, ma se desidera una sceneggiata l’accontento subito e faccio diventare anche lei uno di questi malati!
A quella minaccia il dottore sbarrò gli occhi indignato e disse:
- Come osa!! Esca immediatamente da questa clinica o chiamo la polizia! L’orario delle visite è finito! Ritorni domani mattina alle nove!!!
Il dottore, che era un uomo non più grande di quarantacinque anni con indosso il classico camice bianco, si allontanò da lei reggendo in mano il suo taccuino su cui aveva segnato tutto sui pazienti, e con tono irritato disse rivolgendosi alle guardie:
- Portatela fuori da qui!!
Il medico andò via spavaldamente, assieme ad altri infermieri e dottori che tornarono al proprio lavoro, mentre la donna all’ingresso lanciò un’occhiata dispiaciuta a Francis che proprio in quel momento si voltò a guardarla e con gli occhi colmi di lacrime le sorrise per ringraziarla tacitamente per averla rassicurata sulle condizioni di suo padre, dopodiché venne scortata fuori dalle guardie.
[…]
Fran fu cacciata fuori da quell’ospedale come se fosse stata un insetto, come l’ultima degli esseri umani, ma non volle abbattersi, non per loro almeno.
Si mise seduta sugli scalini dell’entrata raggomitolata alle proprie ginocchia, decisa ad aspettare lì fuori che giungesse il giorno seguente e quindi l’orario che l’avrebbe permesso di far visita a suo padre.
Ma sembrava che quello fosse un luogo sacro, perché le guardie le dissero che non poteva sostare neppure lì fuori, al che la ragazza non si perse d’animo e limitandosi a lanciar loro un’occhiata mista ad un sorrisetto ironico, si allontanò da li con le mani nelle tasche mettendosi a sedere su un marciapiede proprio di fronte alla struttura, lì per strada.
Era il due di gennaio, e il freddo non mancava, e Fran cominciava a sentirlo, ma il suo orgoglio, la sua testardaggine erano più forti di mille freddi e così non si mosse di lì per tutto il tempo.
[…]
Provò a scaldarsi col calore del proprio corpo, restando abbracciata alle proprie ginocchia che aveva poggiate al petto, e seduta sul quel marciapiede, se ne stava a fissare quella grande clinica provando ad indovinare quale potesse essere la finestra della camera di suo padre.
Chissà se i medici l’avessero avvertito della sua presenza, chissà se sapesse del suo arrivo e se ne fosse sorpreso, ma soprattutto se ne avesse piacere nel saperla lì per lui.
Una valanga di domande le attraversarono la mente, e non poté far a meno di pensare al fatto che ormai erano anni che non si rivedevano… insomma era capitato che lo rivedesse allo stadio, quando giocavano a Napoli e lei era lì per assistere a qualche Match, ma lui se ne stava in tribuna, mentre lei era confinata giù lungo la pista da corsa che contornava il campo di calcio, e non aveva mai avuto l’opportunità di ritrovarselo davanti.
Probabilmente non ne aveva mai neanche avuto voglia, era dal duemila e sette che lei e suo padre non si ritrovavano insieme nella stessa stanza da soli a rivolgersi la parola, ma visto i precedenti tragici, preferì così.
Segretamente in cuor suo moriva dalla voglia di poterlo rivedere e stare con lui nella stessa camera, poter avere l’opportunità di parlargli e magari di abbracciarlo.
Le mancava terribilmente, ma non l’aveva mai ammesso a sé stessa in tutti quegli anni fino a quel momento; neppure se n’era resa conto fino al momento di quella terribile telefonata della madre.
Smise di pensare, e si rese conto solo ad allora di non avere il cellulare con sé perché l’aveva lasciato nel trolley, che a sua volta aveva lasciato in aeroporto.
[…]
Passò qualche ora, se ne poté accorgere per il cambio di guardie giurate della security della clinica, che riuscì a vedere da lontano.
Fran se ne restava lì ancora su quel marciapiede a soffrire il fatto di non poter entrare in quell’edificio e raggiungere suo padre e assicurarsi che stesse davvero bene.
Non aveva avvisato Chenille di quel suo cambio di rotta improvviso, probabilmente l’amica assieme a MamaSu, a Nina e agli altri ragazzi erano in allarme per il suo non arrivo, così come non aveva avvisato sua madre dell’arrivo in Italia.
Insomma nessuno sapeva che lei fosse lì fuori a parte le guardie e i dottori.
[…]
Il freddo cominciava a farsi sentire man mano che la notte si inoltrava, e nonostante Francis fosse stata forte e coraggiosa per tutto quel tempo, senza neppure rendersene conto: cominciò a piangere.
Le lacrime le uscirono da sole dagli occhi, mentre ripensava all’accaduto, mentre realizzava sempre più che suo padre, Aurelio avesse avuto un infarto e che sarebbe potuto morire senza che lui e lei avessero potuto chiarire, senza che avesse mai più avuto l’opportunità di riabbracciarlo e dirgli quanto lo amasse.
In un momento, tutto il rancore, tutto l’orgoglio e la rabbia svanirono dinnanzi a quell’ipotesi di tragedia che fortunatamente aveva scampato.
Richiudendo e riaprendo gli occhi, un ricordo prese forma nella sua testa, quelle lacrime sul volto le fecero ricordare una scena simile di qualche anno prima, in cui era per strada, proprio come lo era in quel momento, con la sola differenza che oltre a delle lacrime, vi era una fitta pioggia a bagnarle il volto…
[Canzone consigliata per la scena Adele – Set Fire To The Rain]
Era l’ultimo giorno del mese di maggio del duemila e otto, Francis e Justin si erano appena lasciati: la sera di quello stesso giorno, Justin aveva scoperto tutto.
Francis lo aveva quasi visto piangere, ma l’orgoglio ferito dl ragazzo prese il sopravvento, la rabbia prese il sopravvento su Justin il quale se ne rientrò a casa senza voler mai più rivederla.
Francis capì immediatamente di averlo perso, di averlo perso per sempre e che nulla avrebbe potuto fare per riparare al suo errore, ma l’amore, l’amore che provava per lui era così forte e puro da farle credere di poterci riuscire.
Così guidata dalla disperazione montò sulla sua moto e di tutta fretta, si precipitò a casa del cantante.
Mentre era in viaggio, la visiera del casco cominciò a bagnarsi a causa di una pioggia che cominciò man mano a diventare sempre più fitta e densa, tanto da cominciare a sentire dei tuoni in lontananza, ma il motore della sua moto era più rumoroso, e il battito del suo cuore più assordante di mille tuoni.
Aveva imparato ogni centimetro d’asfalto che conduceva alla casa del cantante a Los Angeles, conosceva ogni singola buca che vi era lungo il cammino.
Francis accelerava, accelerava sempre più forte come se ad ogni spinta di gas, avesse lanciato un urlo disperato.
Arrivata verso il lungo viale di quella strada che conduceva alla sua villa, decelerò, per poi frenare con violenza giusto quando sulla sua sinistra si ritrovò il cancello di casa sua.
Era così fuori di senno, che lasciò cadere la sua moto sull’asfalto dopo aver tirato via le chiavi e il casco, per precipitarsi a bussare al suo citofono, e ad urlare a grande voce per convincerlo ad aprirle.
Il citofono di Justin era uno di quelli dotati di schermo che permetteva sia a chi era in casa e sia a chi fosse fuori casa, di vedere il proprio interlocutore, con l’unica differenza che però il proprietario di casa, poteva impedire a chi stesse fuori di vedervi all’interno se avesse premuto un apposito tastino.
Francis si inzuppò fradicia sotto quella fitta pioggia, vestiti bagnati, capelli bagnati in testa, ma nemmeno se ne rendeva conto; ciò che realmente contava per lei, era Justin, desiderò con tutte le sue forze che il ragazzo le aprisse quel cancello per lasciarla entrare in casa e darle la possibilità di spiegargli tutto, ma lui glielo impedì.
Era sconvolto, era dentro quell’enorme casa assieme al suo agente, che cercava di tenerlo calmo, mentre lui provava a non sfasciare tutto ciò che avesse intorto, col citofono che in sottofondo andava a vento.
- Falla smettere! Falla smettere! FALLA SMETTEREEE!
Justin disperato indicava con una mano il citofono che Francis stava quasi facendo cadere dal muro, mentre si passava una mano sulla faccia e poi tra i capelli, in preda alla disperazione più totale.
Non si era mai visto il ragazzo ridotto in quello stato, neppure il suo agente che lo conosceva da tutta una vita lo aveva mai visto così, e tutto per causa di Francis che a sua volta fuori la strada urlava il nome del ragazzo fino a perdere la voce.
- JUSTIIIIN!!! JUSTIIIIIIIIIIN! TI PREGO! TI PREEEEEEEEEEGOOO!
Il cantante disperato, si allontanò da quel citofono andando in cucina per cercare di calmare quel suo animo in tormenta con un sorso di vodka, prese un bicchierino e la bottiglia, ma il suono di quel citofono lo mandò su tutte le furie e scaraventò il bicchiere contro una credenza del suo lato opposto, finendo con lo sfondarne la vetrata e così anche alcuni bicchieri di cristallo al suo interno.
Il suo agente corse in cucina, ma Justin era preso da un forte attacco d’ira cieca, e cominciò così a scaraventare contro quella povera credenza una decina di bicchieri, distruggendo man mano tutto attorno a sé.
Il povero Johnny, il suo agente, provò a fermarlo, ma Justin era indomabile, niente e nessuno avrebbero potuto fermarlo in quel momento.
Distrusse piatti, distrusse ancora altri bicchieri, tazze, tutto ciò che si ritrovò davanti in quel momento, finendo poi col restare lì in piedi su dei cocci di porcellana, di vetri vari e con solo una bottiglia di vodka poggiata su di un mobile di quella cucina sventrata.
Il citofono smise di suonare, e lui cominciò a bere lunghi sorsi dal collo della bottiglia, come se stesse bevendo della pura acqua.
Fuori dalla casa, vi era invece Francis che dava dei calci a quel dannatissimo cancello, mentre la pioggia continuava a bagnarla tutta, impedendole di vedere chiaramente davanti a sé, ma non smetteva di urlare il nome del ragazzo.
Justin riusciva a sentirla, riusciva a sentire la voce di Francis graffiarle la gola mentre cercava di catturare la sua attenzione, ma pur di non sentirla, cominciò a prendere a pugni un mobile di quella cucina, finendo col distruggere un ennesima vetrina e col tagliarsi sulle nocche delle mani, ma non se ne curò, continuò finché non perse la sensibilità delle mani.
Johnny disperato lo tirò via da lì, ma il cantante lo spinse in malo modo tanto da farlo cadere su quei cocci di vetri ed oggetti distrutti lungo il pavimento: era davvero accecato dalla rabbia, tanto da non riuscire più a ragionare.
Non si sa quanto tempo trascorsero in quello stato: lui dentro casa a distruggere tutto ciò che trovasse, scolandosi un’intera bottiglia di vodka in due soli sorsi, mentre lei era fuori a prendersela contro quel dannato cancello e a squarciagola urlava invano il suo nome sotto quella fitta pioggia quasi invernale.
Francis tornò a risuonare a quel citofono, Justin tornò a guardare nello schermo, tornò a guardarla dopo aver scaricato la sua ira su quella cucina, ma non osò risponderle.
Poté vederla mentre tentava invano di scavalcare il cancello che la teneva fuori, ma con inutili sforzi, perché la pioggia bagnava quel ferrò che lo rendevano impossibile da scavalcare.
- Si può sapere cosa hai visto?
Johnny si fece avanti, camminando verso la sua direzione, stando attento a non calpestare alcun coccio di vetro, mentre assieme a Justin guardava dallo schermo Francis che disperata si chinava sulle ginocchia mentre si passava le mani nei capelli inzuppati.
John indicò quello schermo e gli disse con un tono di voce timidamente più marcato:
- Perché la odi così tanto?
Il suo agente non riusciva ad immaginare cosa potesse essere successo tra i due, per ridurre Justin a lasciare Francis lì fuori a disperarsi sotto la pioggia pur di dargli una spiegazione.
Al che il cantante con una voce spezzata dalla sofferenza, e staccando gli occhi da quello schermo prima di poterne morire, gli disse:
- Vorrei tanto odiarla… vorrei riuscirci, ma è proprio perché la amo che non riesco più a guardarla! Mandala via!
Il cantante si affrettò a sparire da davanti quel citofono per allontanarsi e lasciarsi andare anche lui alle lacrime.
[…]
Pochi minuti dopo, si vide ritornare Justin davanti quel citofono, dopo aver sentito che Johnny avesse acceso l’audio dell’esterno della casa e che stesse ascoltando la ragazza parlare verso quello schermo che lei vedeva totalmente oscurato.
Justin aveva gli occhi arrossati e gonfi dalle lacrime, ma Johnny cercò di non guardarlo troppo, e vedendolo avvicinarsi interessato alle parole di Francis, decise di concedergli qualche minuto da solo e si recò nell’altra stanza.
Justin lentamente si avvicinò a quel piccolo schermo sulla parete, quasi come se fosse ipnotizzato, e restò ad ascoltare le parole di Francis che si mischiavano al suono della pioggia incessante.
- … ti prego… lascia che ti parli…
La ragazza stava parlando contro quel citofono ormai da qualche minuto, senza curarsi del fatto se lui la stesse o meno ascoltando, anche se in cuor suo sperava che lo stesse facendo.
Lui non disse una parola, ma poteva anche farlo, lei non l'avrebbe sentito, né visto.
Francis piangeva, ma urlava meno, dato che le era quasi andata via la voce a furia di farlo, e continuava a parlare con una voce roca e fioca:
- Ti scongiuro… tu lo sai che ti amo da morire… sai che è vero, lo sai, lo sanno tutti! Se così non fosse ti pare che me ne starei qui sotto questa pioggia ad implorarti di aprirmi questo…
La ragazza diede un violento calcio al cancello, e a denti stretti presa dalla rabbia continuò:
- …cancello!!!?
Al che dopo quel calcio, provò a calmarsi e a tenere sotto controllo la rabbia, e guardando quello schermo, disse:
- Ti prego amore mio, aprimi! Non facciamo finire tutto così, non lo sopporterei!
- Dovevi pensarci prima…
Commentò lui guardandola senza alcuna emozione sul volto, mentre lei continuava ignara di quelle sue parole:
- Non lasciare che rovini anche questo, non lasciarmelo fare… non con te, ti prego! Ti prego Justin…
Francis poggiò una mano sul muretto lì accanto al citofono, cercando di trovare sostegno per reggersi in piedi, e senza rendersene conto si avvicinò a quel citofono tanto da far vedere soltanto i suoi occhi e parte della sua fronte bagnata.
Justin che abbassò lo sguardo per qualche attimo, rialzandolo, fu colpito nel vedere quegli occhi così vicini alla telecamera, e se ne morì.
- Ascolta… io non posso vivere senza di te! Se tu adesso mi lasci, la mia vita finisce. Smetto di vivere senza te al mio fianco… tu sei il mio cuore, e come si può vivere senza il proprio cuore?
Francis provò a trattenere i singhiozzi di un pianto che stava cercando di tenere a freno per poter parlare chiaramente contro quello schermo, ma non resse più e il suono del suo pianto riuscì a sentirlo anche lui, che come un bambino cominciò a piangere disperato mentre si lasciava scivolare a terra lungo la parete di fronte quello schermo di citofono.
Francis aveva il capo chino, e non lasciava vedere altro se non la pioggia alle sue spalle che faceva da sottofondo a quel suo pianto spacca cuore.
- Io ti amo…
Le sussurrò lei mentre piangeva, e lui chiuse gli occhi restando ad ascoltare quelle parole che erano come una pugnalata dritta al cuore.
[Canzone consigliata per la scena Mario Winans – I don’t wanna know]
- Come farò io adesso senza di te? Eh? Me lo dici?
La ragazza si lasciò guardare nello schermo mentre piangeva, e lui alzò lo sguardo, mentre tirava a sé le gambe, poggiandosi alle proprie ginocchia:
- Non sono nessuno, non sono niente senza di te al mio fianco…
Lui cominciò a pensare che lo dicesse riferendosi alla sua fama, al suo successo legato al suo nome, ma lei fu come se gli avesse appena letto nel pensiero, e continuando a parlare disse:
- Fanculo il ballo! Fanculo quel mio stupido e dannato sogno!
Fece una piccola pausa, e dopo essersi morsa un labbro, piangendo disse verso quella telecamera:
- Io non sogno altro che passare il resto della mia vita con te!
La ragazza si disperava e dava pugni contro il muro, schiaffi, quasi vi si buttò contro con la testa per la rabbia, ma non lo fece.
Si allontanò da quello schermo e congiunse le mani in una preghiera rivolta a qualcuno nel cielo.
Alzò la testa verso quella pioggia che cadeva e disse:
- Ti prego… Ti prego… per una volta… aiutami!
Francis non l’aveva mai fatto, eppure in quel momento era così estremamente disperata, da voler chiedere aiuto a Dio… se mai ce ne fosse stato uno che la stesse ascoltando.
- Dio fa che mi perdoni! Fa che mi ascolti!
La ragazza si piegò sulle proprie gambe, convinta ormai che nessuno la stesse guardando in quello schermo, e con le mani congiunte pregò col cuore verso qualcuno di divino che potesse aiutarla a non perdere il ragazzo che amava.
- Ti prego, Dio, io non vivo senza di lui, non so come si fa…
Justin fissava quello schermo e restava ad ascoltare quella sua preghiera, mentre lui stesso tacitamente, pregava che se ne andasse da lì, ma intanto lei parlava ininterrottamente verso un Dio che sembrava essere sordo alle sue preghiere.
- Non so come si viva una vita se non c’è lui a mostrarmelo… Mi hai già portato via Emma… per favore, ti prego, ti scongiuro, non portarmi via anche lui! Non riuscirei a superarlo!
[…]
Justin finì col perdere le forze dopo tutta quella sofferenza, dopo tutte quelle lacrime, e crollò in un sonno straziato da quel brutto momento, ancora disteso contro quella parete, avente le mani viola ricoperte da grumoli di sangue secco e lividi, dopo che aveva distrutto mezza casa.
Johnny, mentre lui dormiva, afferrò quel citofono, e vide che Francis, senza perdere le speranze, era rimasta lì fuori accasciata difronte lo schermo.
La ballerina non appena vide quello schermo illuminarsi, ebbe un tonfo al cuore e credette di essere riuscita a convincerlo, così sorridendo emozionata, si alzò d terra e si precipitò verso quello schermo che lei stessa ripulì dalle gocce di pioggia, per poter veder meglio, ma la sua maglia era inzuppata, e non migliorò la situazione.
Nel vedere la faccia di Johnny spense quasi tutto il suo entusiasmo e il suo sorriso.
L’uomo avvicinò di molto la sua faccia a quello schermo e cominciò a parlarle a voce bassa:
- Lascio l’audio e il video accesi a sua insaputa. Meriti di vederlo…
L’uomo lanciò uno sguardo amareggiato nella telecamera, poi fece un passo a destra e sparì dalla schermata, lasciando davanti agli occhi di Fran una scena agghiacciante che le distrusse anche l’ultimo briciolo di cuore che le era rimasto.
Justin era accasciato a terra, tra i cocci di oggetti distrutti da lui stesso in precedenza, con le mani distese lungo il pavimento (che gli faceva da letto) le nocche delle dita le aveva ricoperte di sangue ed erano di un viola tipico dei lividi.
I suoi occhi anche se erano chiusi, riusciva a vedere che fossero gonfi ed arrossati sulle palpebre, proprio a causa dei lunghi pianti.
Fran perse il respiro dai polmoni per interminabili secondi, e la gola le si seccò in un attimo impedendole di deglutire a quel terribile scenario.
Aveva ridotto la persona che più amava al mondo in quello stato, lo aveva distrutto e non aveva alcun diritto né valido motivo per farlo.
Provò un senso di odio, di disprezzo e disgusto nei suoi confronti, che mai prima di allora aveva provato.
Non riuscì a dir nulla, così andò a sedersi a pochi passi da lì, poggiandosi a quel muro di pietra di spalle, restando a fissare l’amore della sua vita ridotto a pezzi, attraverso quello schermo, sotto una pioggia che continuava a peggiorare come il malessere dentro di lei.
Una voragine le si aprì nel petto, voragine che restò aperta e che probabilmente ancora oggi era aperta di qualche spiraglio nel suo cuore.
[…]
Un battito di ciglia la fece tornare al presente, come se avesse ricordato tutto quello in un nano secondo.
Asciugò via le lacrime, ed alzò lo sguardo ancora una volta verso quella struttura, costringendosi a pensare unicamente a suo padre e smetterla di pensare al passato.
Trascorse la notte lì fuori, ma non fu sola, delle persone la riconobbero mentre transitavano con l’auto lungo lo stradone fuori la struttura, e stentarono a credere che fosse proprio lei, che fosse la famosa Francis.
Era risaputo nel mondo che i Napoletani fossero noti in quanto ad altruismo e a calorosità che sapevano mostrare a chi di bisogno, e Francis quella notte ne aveva un disperato bisogno.
Si videro giovani ragazzi che rientravano a casa a bordo delle loro auto, tornare sul posto assieme alle loro mamme, alle sorelle, ai fratelli, per procurarle del cibo, per darle qualcosa di caldo da indossare.
La ragazza commossa, ringraziò quelle meravigliose persone (saranno state una decina) , nonostante alcuni l’avessero invitata nelle proprie case per passare la notte, la ragazza si impuntò nel trascorrerla lì fuori, ma si assicurò che tutti andassero via, dopo averli ringraziati fino allo sfinimento.
La gente l’amava, ma in particolar modo Francis era amata dai Napoletani di tutto il mondo e dagli Argentini, gente e popoli che avevano molto in comune, e che quella ragazza riusciva ad unirli ancor più di quanto non lo fossero già, inorgogliendoli con quello che faceva per queste terre con associazioni di beneficenza, e tutte le sue buone azioni in special modo rivolte ai bambini bisognosi soprattutto delle sue terre.
Si creò una folla fuori quella clinica che destò l’attenzione di tutti i medici e i pazienti (a parte quelli gravi, come sembrava essere suo padre Aurelio).
Molte persone scattavano foto con la ragazza, ci parlavano, molti le confidarono di essere iscritti alla sua scuola di danza, molti le confidavano di essere innamorati di lei, riuscirono a strapparle un sorriso anche in un momento brutto come quello, riuscirono a farle mangiare della pasta che delle signore gentilmente le avevano portato da casa appositamente per lei.
Fu un qualcosa di unico ed irripetibile in qualsiasi altro posto nel mondo.
Francis ringraziò tutti fino a quasi perdere le forze, finché non li convinse ad andar via, arrivati ad un certo orario della notte, per non recare disturbi agli ammalati della clinica, e attorno alle quattro, la ragazza restò di nuovo sola su quel marciapiede ad aspettare che passassero quelle ore, con addosso qualche coperta e qualche pezzo di cioccolata che le avevano lasciato dei ragazzi.
Era sveglia da quasi 24 ore, e del caffè offertole da quelle brave persone, l’aiutarono a restare sveglia.
[…]
In mattinata, attorno alle otto, si cominciavano a veder passare lungo quella strada che costeggiava la clinica, molte persone che andavano forse a lavorare.
Di lì a breve, Fran vide avvicinarsi a lei la giovane donna che la sera prima, nella clinica, la rassicurò sulle condizioni di suo padre.
Francis si alzò immediatamente da quel marciapiede, tirando via una coperta (anch’essa datale da quelle brave persone nella scorsa notte) e con un espressione confusa e sconvolta, le andò incontro:
- E’ successo qualcosa a mio padre?
La donna le prese le mani, e cercò di riscaldarla, cominciando a parlarle con un tono di voce rassicurante e calmo:
- No, stia tranquilla signorina. Suo padre sta bene.
Francis allora si stranì della sua presenza lì e la guardò accigliata, così la donna capendo il suo stato confusionale, si lanciò prima una rapida occhiata intorno frettolosamente, poi le disse:
- Rischio di giocarmi il posto di lavoro per quello che sto per fare, ma…
La donna la prese per una mano e cominciò a tirarla via con sé:
- Venga con me!
Fran non oppose resistenza e la seguì a passo svelto dentro quella clinica, dove subito la donna si imbatté nelle guardie giurate, che stranamente non abbraccarono la ballerina per farla uscire.
- Antonio, mi raccomando, appena vedi arrivare il Dottor De Luca sai già cosa fare!
I due si parlarono con una certa complicità che lasciò perplessa Fran, poi la donna si voltò verso di lei e la tirò via verso gli ascensori.
- Mi segua!
[…]
Non l’avrebbe mai detto, eppure quella brava donna le concesse di vedere suo padre due ore prima dell’orario di visita, grazie anche all’intervento delle guardie giurate della clinica, che avrebbero subito lanciato l’allarme alla donna semmai i medici fossero arrivati.
Francis era in uno stato pietoso: il jeans era intatto, ma la maglia e la felpa grigia erano uno straccio; provò così a rimediare e chiuse la felpa, nascondendo almeno quella malridotta maglietta bianca, e tirò su i capelli in uno chignon ordinato; portò dietro l’orecchio qualche ciuffo selvaggio di capelli, e tentò come meglio poté di rendersi presentabile.
L’idea di rivedere suo padre la mise una certa agitazione addosso, nonché preoccupazione ed angoscia, perché l’avrebbe rivisto disteso in un letto d’ospedale.
[…]
Entrarono in una camera in cui vi era unicamente suo padre, e non anche altri pazienti, la stanza era di un colore caldo ed accogliente color blu soltanto nella parte bassa della parete.
Due grosse finestre poste sulla parete opposta all’entrata, donavano una splendida luce alla camera, rendendola molto calorosa grazie alla luce del sole che vi si infiltrava.
Il letto era posto esattamente al centro, lungo la parete di sinistra, e Francis ebbe quasi paura nel guardare nella sua direzione, non riusciva a reggere l’idea di dover rivedere suo padre proprio lì e in quella brutta occasione.
Poi però, una volta entrata, non riuscì a trattenersi e cercò immediatamente suo padre, che era disteso su quel letto, sotto delle coperte, col capo chino da un lato mentre riposava.
Francis allarmata guardò per un attimo la donna, che le disse subito dopo:
- Adesso sta riposando, ma lo teniamo sotto controllo… i valori sono tutti regolari, e questa notte l’ha trascorsa bene.
Francis si avvicinò al letto a passo lento, mentre ascoltava le parole rassicuranti della donna, che guardava il modo in cui Fran cercasse di guardare suo padre, senza che le si spezzasse il cuore.
- Allora sta davvero bene?
Sussurrò lei, constatando che l’uomo respirasse regolarmente e che fosse lì disteso a riposare senza alcuna complicazione.
Un sorriso spezzato dall’emozione le marcò il volto, cominciando a pensare quanto bello fosse anche mentre dormiva, era follemente innamorata di suo padre da sempre, e adesso ne aveva ancora di più la conferma.
Con timidezza allungo la mano verso la sua, e gliela sfiorò, fino a stringergliela delicatamente.
La donna notando quel gesto, se ne compiacque e sorrise in direzione della ballerina dolcemente, dopodiché mosse qualche passo indietro e disse:
- Vi lascio soli… per qualsiasi cosa sono qui fuori…
Francis fu destata dalle parole della donna, e voltandosi nella sua direzione, la guardò negli occhi, e sinceramente le disse:
- Grazie…di tutto!
La donna le sorrise dolcemente, poi andò via lasciando padre e figlia da soli in quella camera.
Fran si mise a sedere su di una sedia proprio accanto al letto, e mai lasciò la mano del padre, al che cominciò a dire parole che avrebbe dovuto dirgli una volta destato da quel sonno sereno, ma era troppo spaventata per poterlo fare a quattr’occhi, così cominciò a parlargli senza badarci:
- Rischiavamo di far finire tutto nel peggiore dei modi, senza avere l’opportunità di chiarirci, di parlarci… Avrei così tante cose da dirti che mi sembra quasi ipocrita farlo soltanto adesso, farlo mentre sei qui che dormi disteso in un letto d’ospedale, ancora debole per l’accaduto. Debole… è un aggettivo che proprio non ti si addice eppure adesso sei così ai miei occhi, e l’unica cosa che vorrei fare adesso è abbracciarti e restare tra le tue braccia finché avrei la forza di stringerti a me.
Fran gli prese la mano delicatamente e cominciò a baciargli il dorso con leggeri tocchi di labbra, mentre alcune deboli lacrime le marcavano il volto per la commozione.
- Oh papà, ti prego perdonami se ti ho recato qualche sofferenza… ma sappi che in tutti questi anni, nonostante il nostro orgoglio, nonostante la nostra testardaggine, io non ho mai smesso nemmeno un po’ di volerti bene.
La giovane gli accarezzò la mano mentre continuava a dargli dei leggeri baci, e riprese a parlare facendo sparire via le lacrime dai suoi occhi:
- Non conosco chi sia mio padre, ma che m’importa?! Tu per me sei il mio vero padre! Sei tu l’uomo che mi ha cresciuta e questo non lo dimenticherò mai, e non smetterò mai di amarti per questo. Mi hai strappato via da un misero e solitario destino, regalandomi la gioia di una famiglia, quando non ti era dovuto. Hai fatto per me ciò che avrebbe dovuto fare qualcun altro… sei stato per me quello che qualcuno non ha voluto essere per me… ti voglio bene!
Francis si stupì nel veder cadere una lacrima dagli occhi ancora chiusi del padre, così indietreggiò indebolendo la presa dalla sua mano, ma ecco che l’uomo gliela strinse, e riaprì gli occhi lentamente.
Francis se ne stupì a tal punto da non riuscir più a parlare, fu come se si fosse congelata e non riusciva a smettere di guardarlo.
Aurelio si posizionò in modo da poterla guardar meglio al che sfilò via la mano dalla sua presa e le accarezzò una guancia, accennando ad un sorriso.
Francis socchiuse gli occhi a quella carezza, appagando a tutte quelle volte che avrebbe voluto ricevere una sua carezza in tutti quegli anni.
I due non si dissero una sola parola, lasciarono parlare i loro occhi, che dicevano più di quanto loro stessi sarebbero stati capaci di dirsi con le parole.
L’azzurro cielo degli occhi del padre le era mancato, e adesso che ci rifletteva, tutte e due gli uomini che aveva avuto nella sua vita, avevano avuto gli occhi azzurri: Fabio e Justin.
Era come se Francis ricercasse gli occhi del padre negli altri uomini, come se avesse avuto un debole per gli occhi azzurri da tutta una vita.
L’uomo le strinse la mano, e lei trattenne le lacrime finché poté, ma poi non resistendo più, lasciò che le rigassero il volto, sotto lo sguardo commosso del padre, che pur di farla smettere, spezzò l’atmosfera ed esclamò con un leggero sorrisino sulle labbra:
- Hai un pessimo aspetto…
Francis sbottò in una risatina, mentre si passava una mano sul volto per spazzar via quelle grosse lacrime, poi gli disse:
- Beh… sì, è stato un viaggio turbolento…
[…]
Trascorsero lunghi minuti a parlare, di cose forse non molto importanti, ma l’unica cosa che contava era il fatto che finalmente, dopo tutti quegli anni Aurelio e Francis fossero finalmente tornati a parlarsi; e la ragazza fu quasi grata a quell’infarto perché gliel’aveva permesso.
[…]
Francis fu costretta a lasciare la camera prima dell’arrivo dei medici, spiegando così al padre, che le avevano segretamente concesso di vederlo prima dell’orario delle visite.
Così, poi, la ragazza fu condotta di nuovo fuori dalla struttura, in attesa dell’orario consentito.
Al che attorno alle nove vide arrivare la sua famiglia, a bordo di un fuoristrada nero metallizzato, con i vetri fumé; dall’auto vi vide uscire Mamma Jaqueline, suo fratello Edoardo, Valentina e suo marito John, che teneva in braccio il loro piccolo bambino, Brooke la fidanzata di Luigi, e in fine proprio suo fratello Luigi che era alla guida dell’autovettura.
Francis sembrò aver visto qualcosa di divino, qualcosa molto lontana dalla sua realtà: la sua famiglia al completo.
Non aveva mai visto quel bambino prima d’ora, era la prima volta che ne conosceva il faccino, eppure già da lontano sembrava essere un meraviglioso maschietto di quasi quattro anni che era mano nella mano con la madre, mentre si avvicinava all’entrata della clinica sotto il braccio di suo marito John, il quale non era cambiato molto dall’ultima volta che l’aveva visto quattro anni prima.
Sua madre Jaqueline era in ottima forma, come al solito, e vestita con un tailleur con pantalone nero, si avvicinava anch’ella all’entrata della struttura seguita da suo fratello Edoardo, che adesso portava una lunga barba folta.
Erano trascorsi mesi dall’ultima volta che aveva rivisto sua madre ed Edo in occasione di una partita di calcio, mentre invece era dall’età di 17 anni che non rivedeva Brooke, l’allora fidanzatina di suo fratello maggiore, con cui era ritornato assieme dopo aver rotto la sua relazione con Michelle Hunziker.
Brooke era una giovane donna, ex modella, alta almeno quanto suo fratello, fisico invidiabile e lunghi capelli biondi che portava raccolti in una morbida treccia.
Francis nel vederli così meravigliosamente uniti, proprio come una famiglia perfetta che faceva visita ad un loro caro in clinica, ebbe l’impulso di nascondersi dietro un grosso albero poco vicino all’entrata, mentre guardava in fine suo fratello Luigi che agilmente salì quei pochi scalini dell’ingresso, e richiudeva l’auto da lontano.
Francis si nascose per bene, ma non riuscì a smettere di guardarlo, quasi come se ne fosse rimasta incantata; erano quasi due anni che non lo vedeva, ed era cambiato moltissimo dall’ultima volta: più sciupato, ma anche più muscoloso, i soliti capelli corti castani riportati all’indietro con del buon gel, un filo di barba e volto marcato da qualche ruga in più, ma soprattutto: con una bionda diversa al suo fianco.
Vestiva con un elegante completo giacca e pantalone nero, con una camicia bianca, il tutto coperto da un cappotto lungo nero portato sbottonato addosso.
Francis notò che si stesse guardando intorno, come se stesse cercando qualcosa o qualcuno, così andò a nascondersi ancor di più dietro quell’albero e ve ne usci fuori soltanto una volta che lo vide entrare nella struttura.
Non sapeva spiegarsi perché si fosse nascosta, fu una cosa istintiva, come se parte di lei la facesse sentire ancora non appartenente a quella famiglia.
[…]
Trascorse un’ora nell’androne della clinica, e si concesse una cioccolata calda alle macchinette, ma proprio mentre beveva l’ultimo sorso, il caos si creò attorno a lei: sempre più persone, parenti dei pazienti ricoverati lì, si avvicinavano a lei per chiederle foto ed autografi, contenti ed esaltati nel vederla di ritorno a Napoli, senza essere a conoscenza del fatto che fosse ritornata già dalla sera precedente.
Il forte caos che creò la sua notorietà, costrinse l’intervento delle forze dell’ordine che riuscirono a portarla via dalla ormai numerosa folla di affezionati che si era creata attorno a lei.
Nell’allontanarsi nell’androne opposto, scortata da certe guardie, vide in lontananza suo Fratello Luigi che quasi correva verso la sua direzione.
Francis avrebbe voluto sparire di lì, non se ne spiegava il motivo, ma non voleva vederlo.
Suo fratello guardò le guardie per un attimo fugace, poi si avvicinò alla sorella afferrandole il volto tra le mani; Francis stupita lo guardò con occhi sbarrati mentre indietreggiava automaticamente per allontanarsi da lui e da quella presa.
- Luigi?!
- Si può sapere che fine hai fatto? Io, mamma ed Edo ieri abbiamo scaricato i telefoni a furia di telefonarti!
Francis non reggeva quella loro vicinanza, così gli staccò le mani via dal volto, e lui automaticamente le strinse nelle sue con un fortissimo desiderio di riabbracciarla, ma lei sembrava opporsi.
- Lo… lo so scusatemi ma… ho… ho…
La ragazza era in un evidente stato confusionale, scuotendo il capo, e tirando via le mani dalle sue, gli disse facendo qualche passo indietro:
- …ho lasciato il cellulare nella borsa all’aeroporto…
Luigi aveva uno sguardo confuso su di lei, ma riusciva a capire ogni suo gesto, ogni suo movimento del corpo, come se fosse stata un libro aperto per lui e notando quel distacco e quella freddezza, improvvisamente si freddò anche lui.
Restò in silenzio per qualche secondo, un po’ impacciato e dispiaciuto da quella situazione, poi disse:
- Papà ci ha detto che eri qui… noi siamo appena arrivati ma non ti ho vista…
Francis ripensò al modo in cui lui si fosse guardato intorno appena giunto in clinica, e l’ombra di un sorriso le marcò il volto, poi però tornò inespressiva e gli disse:
- Ero a prendere un caffè…
Mentì, poi aggiunse.
- Adesso vorrei andare a darmi una ripulita…
- Dove vai? Ci sono tutti e tutti vogliono vederti!
- Sono molto stanca per il viaggio…
- Ma mamma…
- Magari la chiamo dopo e ci organizziamo per vederci più tardi per un saluto…
- E papà?
- Resterò finché non sarà dimesso dalla clinica, tranquillo.
Luigi provò ad avvicinarsi di nuovo a lei, ma ancora una volta la ragazza sembrò non volergli star vicino.
- Dove andrai?
- Non preoccuparti per me, Luigi.
Gli disse senza neppure riuscire a guardarlo negli occhi, e il fratello soffrì molto quel suo atteggiamento, soprattutto perché moriva dalla voglia di abbracciarla dopo aver trascorso tutto quel tempo lontano da lei, ma non sembrava essere reciproca la cosa.
- Adesso è meglio che vada…
La ragazza approfittò di quello stato confusionale del fratello, che ancora era lì a domandarsi perché mai la sorella le avesse riservato un saluto così gelido, ed andò via raggiungendo l’uscita in una corsetta appena accennata.
Luigi non volle accettarlo, così le corse dietro riuscendo a raggiungerla giusto nel grosso spiazzale del parcheggio della clinica, e la tirò a sé afferrandola per un braccio.
- Francis!!!
La ragazza si vide costretta a fermarsi e voltarsi in sua direzione:
- Luigi? Cosa vuoi?
Finse di non saperlo, e distanziandosi da lui assunse un’aria tranquilla:
- Parlarti.
Gli disse, mentre cercava di riportarla vicino all’entrata della struttura, lontana da occhi indiscreti, lei lo seguì obbligatoriamente e disse:
- Parlarmi? Adesso?
- Sono quasi due anni che non ti vedo… posso avere questo desiderio?
Lei non gli rispose e distolse lo sguardo in un punto vacuo alla sua sinistra, mentre lui la fissava:
- Non è né il momento, né il luogo adatto.
- Da quando t’importano i luoghi e i momenti adatti quando bisogna parlare?
- Bisogna parlare? Non credo sia così urgente che recuperiamo tutto questo tempo proprio adesso, Luigi.
- Francis!!
In lontananza si sentì la voce del fratello Edoardo, che corse verso la sua direzione e la travolse in un caloroso abbraccio, che la sollevò da terra, mentre lei si stringeva a lui per non cadere, sotto lo sguardo sconcertato di Luigi, che fino a pochi minuti fa avrebbe pagato per un abbraccio simile con la sorella e che Edo invece aveva ottenuto con così facilità.
- Ehi…
Gli sorrise Fran, felice di rivederlo, mentre si scambiavano due affettuosi baci.
- Ti trovo davvero bene, sorellina.
- Anche io. Hai davvero una bella barba.
Il ragazzo ridacchiò a quella sua buffa affermazione, mentre Luigi moriva d’invidia.
- Mamma!
- Amore!
L’intera famiglia De Laurentiis stava tornando da quella visita al padre, che durò poco più di un’ora.
Madre e figlia si salutarono con un tenero abbraccio, e la donna si affrettò ad accarezzarle una guancia:
- Oh, piccola, sei così sciupata… vieni con me che torniamo a casa e ti preparo qualcosa mentre fai una doccia calda.
Francis le sorrise
- Grazie, mamma, ma non vorrei…
- Sciocchezze. Andiamo via in taxi, tuo fratello Luigi darà un passaggio in aeroporto a tua sorella e suo marito.
Valentina partiva? Dove andava? Non voleva privare sua madre nell’accompagnare sua figlia all’aeroporto, così disse:
- No, mamma, va con loro, io andrò in albergo e ci rivedremo più tardi…
- Non se ne parla, tu ed io adesso ce ne andiamo a casa, e poi tuo padre si è raccomandato nel farti tornare a casa, nelle condizioni in cui sta è meglio non contraddire anche lui, perciò…
La donna le sorrise e le accarezzò una guancia, mentre Francis confusa ripensava a quelle parole: suo padre voleva questo?
Non ebbe neppure il tempo di finire quel pensiero che la vocina di un bambino destò la sua attenzione:
- Mamma, ma lei è Francis… la ballerina!
Quella vocina era così tenera e dolce, che Francis si voltò in sua direzione e sorrise senza curarsi di vedere chi fosse, e una volta fatto se ne stupì a tal punto da non riuscire a credere ai suoi occhi: era il figlio di Valentina, che mollò la presa della mano della madre per avvicinarsi a Francis, poi però preso dalla classica timidezza dei bambini, di bloccò a qualche passo di distanza da lei, guardandola con sguardo furbetto e pieno di timidezza, mentre sorrideva, portandosi una mano in bocca voltandosi a guardare la nonna, che dolcemente gli sorrise, e piegandosi nelle gambe per arrivare alla sua altezza, gli disse:
- Ehi, John, amore della nonna vieni qui, avvicinati che ti presento una persona molto speciale…
Il bambino con ancora un dito in bocca, si voltò verso la madre che nel frattempo era arrivata, e lo prese per mano:
- Non correre più così, capito? Non si fa è pericoloso!
La giovane mamma lo rimproverava, ma manteneva un tenero sorriso sul volto, e il piccolo abbassò il capo dopo quella ramanzina, ma non disse nulla.
Solo in quel momento Valentina e Francis si guardarono per la prima volta, e a Francis faceva davvero molto strano vederla vestire i panni della madre, eppure eccola lì, con un tenero bambino da rincorrere ed educare, che era terribilmente somigliante a lei: con occhi azzurri e capelli biondi, quasi un piccolo angelo.
Francis non riusciva mai a resistere ai bambini, e quel piccolo cucciolo di uomo, non era un bambino qualunque, era suo nipote, e lei lo vedeva per la prima volta soltanto adesso e lui la conosceva come “Francis la ballerina” e non come “la zia”.
Quante brutte cose erano successe in quegli anni che avevano peggiorato il suo rapporto con quella sua famiglia, chissà cosa avrebbe detto Emma se l’avrebbe vista finire così con i De Laurentiis… poteva già sentirsi il suono della sua voce che impostava ogni volta che le faceva una ramanzina.
[…]
- Ti trovo bene…
Queste furono le parole che Valentina riuscì a dire in direzione di quella sua sorellastra, che era famosa in tutto il mondo, anche nel mondo del suo piccolo bambino.
Intanto giunsero anche John e Brooke che subito si affrettarono a salutare la ballerina affettuosamente.
- Ehi Gurl! Che beeelo rivedertti!
Esclamò con uno spiccato accento inglese John mentre l’abbracciava e le dava due baci sulla guancia, che lei ricambiò con gentilezza.
- Ciao John, è bello rivederti.
- Francis, quanto tempo!
Intanto anche Brooke si affrettò a salutarla in un saluto un po’ meno caloroso di John, e Fran riusciva a sentire lo sguardo addosso di suo fratello Luigi, che se ne stava confinato a poca distanza da lei, come l’unico (dopo Valentina) ad essere stato salutato freddamente dalla ragazza.
- Ciao Brooke, ne è passato di tempo, ma ti trovo sempre bellissima! Sono felice di rivederti.
Le due si sorrisero sinceramente contente di rivedersi dopo quasi dieci anni, poi mamma Jaqueline disse loro:
- Allora, John? Vieni a salutare la zia!
A quelle parole, Francis si sentì morire. ZIA? Ma allora la consideravano ancora parte di quella famiglia?
Beh su sua madre non aveva dubbi… lei nonostante tutto non le aveva mai privato il suo amore e il suo affetto.
Francis però, proprio non riusciva a sentirsi la zia di quel bambino, anche se avrebbe tanto voluto abbracciarlo e riempire di baci quel suo splendido nasino all’insù che si ritrovava su quel tenero faccino tondo.
A quelle parole, il bambino guardò ancora una volta con una tenera timidezza la ballerina, ma poi si convinse, anche grazie all’aiuto della nonna, e del padre, che gli disse con il suo solito accento inglese:
- Coragio piccolo birbantelo, vai a salutare zia Fran
Poi l’uomo alzò lo sguardo verso Brooke e le disse:
- Non fa altro che parlarci di lei, ogni volta che guarda la tv, e adesso che ce l’ha davanti, fa il timido.
La fidanzata del fratello si intenerì e lo guardò sorridente, così come fece anche Valentina guardando in direzione della sorella.
Francis lo notò ma non riuscì a dire una parola, era troppo strane per sembrare vero, tutto ciò che era accaduto in quelle ultime ore era difficile da credere per lei.
Il bambino si avvicinò a Francis, e togliendo la manina dalla bocca, espresse la volontà di darle un bacio e fu esattamente in quel momento che Francis si sciolse completamente.
Oh mio Dio, pensò, come ho fatto a star senza questo piccolo bambino per quattro anni?
In un solo secondo si pentì di non essere stata presente alla sua nascita, al suo battesimo, a quando aveva camminato la prima volta e a quando aveva imparato a parlare. Si pentì di non essere stata una vera zia, ma ormai era inutile piangere sul latte versato, c’era un bambino che aspettava di essere mangiato di baci; così la ballerina si piegò con grazia nelle proprie gambe e prese in braccio quel batuffolo concedendogli quel bacetto sulla guancia, poi subito lo travolse in un bacio su quelle guanciotte carnose, stringendolo a sé in un dolce abbraccio.
- Braaavo!!
Esclamarono John e mamma Jaqueline, gioiosi di vedere quella scena, assieme anche a Valentina, a Brooke e a Luigi che stringeva a sé la propria ragazza per un fianco mentre sorrideva appena anche lui nell’assistere a quella bella scenetta.
Anche Edoardo ne fu rapito, e si avvicinò ai due per fingere di rubare il nasino al nipote per complimentarsi con lui per aver avuto il coraggio di avvicinarsi alla zia.
- Ma guarda che bravo giovanotto! Hai detto ciao alla zia?
Il bambino acconsentì con la testolina e poi guardando ancora una volta Francis con timidezza le disse con un filo di vocina roca:
- Ciiiao…
Francis gli sfoggiò il suo miglior sorriso, poi gli disse:
- Ciao John… è davvero bello conoscerti.
Sorrise un po’ dettata dall’emozione, poi lo mise a terra prima che potesse scoppiare a piangere, e guardando gli altri disse:
- Sono davvero contenta di rivedervi tutti.
Sorrise in direzione di ognuno di loro, poi la madre le disse:
- Adesso possiamo andare!
[…]
Fran tornò a casa sua dopo circa quattro anni, mangiò abbondantemente grazie alle cure della propria cara madre, fece un bel bagno caldo e tornò come nuova.
Con loro vi erano anche Edoardo, e soltanto dopo qualche ora rientrarono Luigi e Brooke.
Suo fratello sembrava essersi freddato con lei dopo quel suo comportamento nei suoi confronti, e fingeva che tutto fosse a posto e normale, mentre mangiava un boccone in compagnia della sua ragazza e della madre, di Edo e della stessa Francis, che anche se avessero già mangiato, fecero loro compagnia a tavola, per poi mangiare un dolce in compagnia.
[…]
- Io devo andare alla sede di Castelvolturno per assistere al primo allenamento dell’anno della squadra… ci rivediamo stasera, vero?
Domandò Edo alla sorella, dopo averla salutata con un bacio sulla guancia prima di uscire.
- Certo… poi verrò anche io, ho degli amici da salutare.
- Sì lo so, Paolo e il pocho Lavezzi non fanno altro che chiedermi di te.
Fran se ne compiacque e sorrise appena a quella frase.
[…]
- Devo parlarti.
Le disse Luigi, mentre lei si faceva una cioccolata calda ed era sul punto di telefonare a Chenille.
La ballerina si voltò a guardarlo e vide che le veniva incontro e fissava il telefono tra le sue mani, ma non si tirò indietro, sembrava avere molta urgenza di parlarle.
Era tarda notte, quasi l’una, e sia sua madre, che suo fratello, che Brooke erano a dormire, ma a quanto pare anche Luigi non riusciva a dormire.
- Devo fare una telefonata, non possiamo parlarne un’altra volta?
- No.
Le rispose secco il fratello, e lei non sapendo che fare, se ne stupì e lo guardò incredula.
- No?
- No.
- Cos’hai di così urgente da dirmi che non può essere rimandato a domani?
- Per favore smettila di trattarmi così…
- Trattarti… sul serio?
Domandò irritata la ragazza mentre lo fissava con sguardo accigliato, poi lui si affrettò ad aggiungere:
- Sei fredda, anzi congelata nei miei riguardi. Perfino con Valentina hai avuto un rincontro più affettuoso.
Francis si lasciò scappare un sorrisino, che mandò in confusione Luigi il quale la guardò accigliato, mente lei abbassò lo sguardo per trattenersi dal fare una scenata.
- Non posso credere che tu sia serio…
- E’ vero, ti ho vista.
- Beh e se anche fosse, te ne stupisci?
- Mi prendi in giro?
Francis a quel punto, smise di girare la cioccolata calda sul fuoco, e spense il gas, poi con sguardo incazzato mosse qualche passo in direzione del fratello e disse:
- Come puoi pretendere un’accoglienza calorosa da parte mia, dopo che sei sparito per ben quasi due anni? Eh? …E non osare scaricare su di me tutte le colpe, perché anche se avrò tentato in ogni modo di evitarti in tutto questo tempo, tu avresti potuto insistere almeno un pochino e invece? Invece eccoti rispuntare dopo due anni!
- Ehi, frena, frena!
- NO! Sta un po’ zitto adesso! Volevi parlare, no? Beh parliamo!
Gli diceva allargando le braccia, visibilmente esaltata, poi continuò di suo canto:
- E dimmi, Luigi, se papà non avesse avuto un infarto, esattamente quand’è che ti saresti fatto vivo?
- Francis, io…!
- Non voglio sentirti! Sta zitto!
Luigi le andò incontro per tentarle tutte pur di farsi ascoltare da lei, ma la sorella proprio non voleva più sentir parlare di lui.
- Ascoltami…
- Non ho intenzione di perdere il mio tempo.
Quelle parole ferirono molto il fratello, eppure Luigi era una persona così pacata e tranquilla, da non essere molto bravo in quei momenti di litigi o semplicemente non riusciva mai ad arrabbiarsi con Francis, soprattutto se riusciva a guardarla negli occhi come stava facendo in quel momento.
- Non sopporterei di perderti, ti prego.
- Mi hai già persa.
Gli disse con sguardo duro, mentre lo fissava con rabbia, probabilmente dicendo qualcosa che non pensava veramente.
A quel punto Francis riuscì quasi a cogliere il momento esatto in cui spezzò il cuore del fratello, il quale dopo alcuni attimi trascorsi a guardarla senza riuscire a dir niente, abbassò il capo e non disse più una parola, si fece da parte e le lasciò via libera per andarsene.
Ma fu in quel momento che Francis giurò di aver visto una lacrima scappargli giù dagli occhi, e subito un nodo le si formò in gola cominciando ad aver difficoltà nel respirare.
Gli corse contro e lo costrinse ad alzare lo sguardo.
- Luigi?!?
Se lo ritrovò ad un palmo di distanza, e il ragazzo non nascose più quella tristezza, e chiuse gli occhi lasciando cadere qualche lacrima, al che Francis lo travolse in un abbraccio che gli tolse il respiro.
Il cuore le batteva come un tamburo, veder Luigi piangere era una delle cose che più le faceva male al mondo, e non poteva sopportare il fatto che fosse lei la causa di quel pianto.
- Smettila immediatamente!
La ragazza mentre abbracciava il fratello, tentò di guardarlo, e intanto gli diceva:
- Mi hai capito? Smettila!
Luigi si poggiò alla sua spalla abbracciandola forte:
- Non ho scuse per questi due anni… né voglio incolparti, ma… non posso vivere senza di te… non posso, Francis…
Il cuore di Fran cominciò a batterle forte, le andò quasi al vento a quelle parole, e ebbe il desiderio di baciarlo, ma si limitò a stringerlo a sé senza più volerlo lasciare andar via, ma poi si distanziò da lui per guardarlo negli occhi, cingendogli il volto tra le mani come aveva fatto lui quella mattina in clinica, smise di piangere gli sorrise e si perse nei suoi occhi che le comunicavano tutto l’amore che aveva per lei.
Fran chinò il capo da un lato e andò a baciarlo sulla guancia, per poi continuare a riempirlo di baci, come se fosse stato un bambino.
Non gli disse una parola, ma quei baci valevano più di ogni altra cosa, così lui la strinse sul suo petto e accarezzandole i capelli le disse:
- Sei tra le due persone al mondo che amo più di ogni altra cosa.
Francis si lasciò sfuggire un sorriso e disse:
- Sono felice che tu sia tornato con Brooke, sai? Siete sempre stati bene insieme…
- Non mi riferivo a Brooke…
Francis a quella frase accigliò lo sguardo e curiosa prese le distanze da lui e disse:
- Papà?
- Neppure…
- Mamma?
Il ragazzo sorrise dolcemente e scosse il capo, al che Francis cominciò a non capire chi fosse questa seconda persona, ma lui le prese una mano e guardandola negli occhi le disse:
- Quella cosa che volevo dirti prima…
La curiosità di Francis salì alle stelle, e moriva nell’attendere che il fratello le svelasse la verità, e così lui dopo alcuni secondi disse:
- Brooke aspetta un bambino.
Il volto di Luigi era sereno, calmo, tranquillo e felice e Francis lo fissò con occhi fuori dalle orbite mentre le veniva un mancamento.
- Che cosa???
Il fratello sembrò essere imbarazzato, e timido abbassò lo sguardo.
- Non lo sa ancora nessuno… sei la prima persona a cui lo diciamo…
- Oh mio dio…
Francis realizzò sul serio il fatto che suo fratello di lì a breve sarebbe diventato padre, e la gioia di essere stata la prima a saperlo la commosse.
Si portò lentamente le mani davanti alla bocca e cominciò a piangere dalla gioia, mentre lui la stinse a sé ancora una volta, concedendosi un altro momento di commozione, ma poi non riuscì più ad aspettare e le disse:
- Francis…
- Sì?
Domandò lei ancora presa dalla risata gioiosa mentre si lasciava abbracciare, poi lui con il suo tono di voce roco e caldo le sussurrò:
- Vuoi essere la madrina di mio figlio?

[Continua…]


 

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Capitolo 37
*** ● Buoni Propositi Per L'Anno Nuovo (Parte III) ● ***


[Continua…]
Dovettero trascorrere una manciata di secondi, per lasciarla realizzare che suo fratello Luigi fosse stato serio nel chiedere di diventare la madrina di suo figlio.
Non riusciva a crederci, non poteva crederci, faticava nel vedere suo fratello in qualità di padre da lì a nove mesi, ma lei… lei madrina di un bambino, e non di un bambino qualunque bensì del figlio di Luigi… beh quello proprio non riusciva ad immaginarselo.
- Ehi… e allora? Guarda che di questo passo, passiamo i nove mesi così…
Le parole di Luigi, il suo sorriso e il suo avvolgerla tra le sue forti braccia, la destarono da quel pensare a raffica e automaticamente cominciò a sorridergli, ma era ancora confusa e scossa dalla cosa.
Si lasciò prendere per un attimo da quell’abbraccio tenero e fugace, dopodiché si distanziò da lui per riuscire a guardarlo in faccia, poi disse:
- Che co…? io non…
Luigi si passò una mano sulla faccia rapidamente mentre sorrideva nervoso per la situazione imbarazzante che si era creata tra lui e la sorella dopo quella proposta che le aveva fatto:
- Non renderlo ancora più difficile!
Disse in una risatina Luigi, mentre Fran si lasciava contagiare, e distogliendo lo sguardo da lui, ancora sorridendo, gli disse:
- Scusami, ma… sono troppo presa dall’immaginarmi te come padre, per poter pensare a me versione madrina di… tuo figlio…
Le parole “Tu figlio” le uscirono dalla bocca in una sorta di sospiro ancora stupito, misto ad un dolce sorriso, che intenerì immediatamente Luigi che le pose le mani sulle guance, e l’accarezzò teneramente.
- E’ incredibile anche per me…
Francis restò a guardarlo, perdendosi nel colore scuro ed intenso dei suoi occhi, e cominciò a pensare a quanto tempo era trascorso dall’ultima volta che li aveva visti… dall’ultima volta che i suoi occhi verdi si erano incontrati con quelli castano scuro del fratello, e la cosa la ferì trasformando quel bel momento in uno di tristezza, pentimento, di rammarico.
L’espressione del volto le mutò chiaramente, e  Luigi cominciò ad accigliare lo sguardo mentre lei faceva un passo indietro, distogliendo lo sguardo da lui, guardando verso il basso in più punti rapidamente.
- Cosa c’è?
Le domandò confuso suo fratello, preoccupandosi tacitamente del suo brusco cambio d’umore.
Fran non riuscì a risponderle subito, si prese qualche secondo per cercare di controllare un nodo in gola che le si era appena formato, e non finire col parlare con voce spezzata e ancor più roca di quella che già solitamente aveva quando parlava.
- E’…
Francis alzò lo sguardo verso Luigi e con sguardo arrabbiato disse con tono aggressivo:
- …Insomma sono due anni che ti dimentichi della mia esistenza e adesso addirittura mi chiedi di fare da madrina a tuo figlio? Lo trovo assurdo!
- Che dici???!
Le rispose a tono Luigi, cogliendola di sorpresa, poi continuò dicendo:
- Non potrei mai dimenticarmi della tua esistenza, e non l’ho fatto! Ti sbagli! E non dire bugie, perché so che leggevi le email che ti inviavo ogni mese…
- Già… una email…
Pronunciò con amarezza la ragazza, ma Luigi non ci stava nel passare per il solo ad aver sbagliato, così con un tono di voce altrettanto alterato, le disse mentre gesticolava visibilmente:
- Non lamentarti! Sei tu ad avermi spinto via in questi anni! Sei stata tu a voler ridurre il nostro rapporto ad una stupida email, ma per come mi hai trattato nei due anni precedenti ancora, beh… non meritavi neppure una email!
Dopo quelle parole, Francis non poté far altro che starsene zitta ed incassare il duro colpo della verità.
Negli ultimi quattro anni aveva distrutto ogni tipo di rapporto che aveva con le persone che amava, finendo col restare sola, rinchiusa nel guscio di sé stessa.
Soltanto adesso, nell’ultimo periodo, stava ritornando pian pianino la persona di sempre, cercando di recuperare i rapporti che lei stessa aveva gettato via; come quelli con i De Noir, con gli amici della EmsAndFran e adesso con gli stessi De Laurentiis.
- E’ vero…
Esclamò abbassando lo sguardo, e tenendo gli occhi rivolti verso il pavimento, continuò parlando al fratello, che intanto stupito di sentirle ammettere i suoi errori, la guardava ancora un po’ arrabbiato:
- …Ma è pur vero che sei l’unica persona ancora viva a questo mondo, che mi conosce meglio di chiunque altro…
Non fu necessario menzionare Emma, per lasciargli capire che si riferisse proprio a lei quando parlava di persone che la conoscevano bene, poi disse:
- …e avresti potuto intuire… capire, che in realtà avevo solo bisogno di qualcuno che mi aiutasse a rialzarmi, anche se rifiutavo ogni mano che mi veniva tesa. Saresti dovuto correre verso di me e prendermi con la forza, riportarmi in piedi e costringermi a camminare di nuovo, standomi accanto, sorreggendomi e proteggendomi da ogni pericolo… ma…
Luigi dovette deglutire per non restare senza respiro in gola a quelle dure parole della sorella, che per la prima volta gli fecero davvero capire quanto in realtà fosse debole e bisognosa d’affetto.
L’uomo cominciò a commuoversi ancora una volta, e stavolta le lacrime proprio non riuscì a trattenerle, e lasciò che le scivolassero giù lungo le guance.
- Non ti eri mai ridotta in quello stato… forse solo dopo la morte di Emma, ma … in quell’occasione ti eri chiusa in una caserma…
L’uomo asciugò le proprie lacrime, mettendosi a sedere su uno sgabello accanto al tavolo da cucina alto, e tenendo lo sguardo vacuo, disse:
- In questi quattro anni, invece, ti sei costruita la tua propria caserma dentro di te… dove tenevi lontano tutti gli altri…e io non riuscivo ad entrarci, Fran… proprio non ci riuscivo…
Alzò finalmente lo sguardo verso la sorella, la quale restò a fissarlo con sguardo accigliato e un’espressione seria in volto, e continuò parlando:
- Sono stato fuori di testa anch’io. Questo forse non lo sai, ma…
A quelle curiose parole, Francis cominciò a stranirsi ed ascoltò attentamente ciò che avesse da rivelarle il fratello:
- Cos’è che non so?
Luigi era titubante, non sapeva se dirle o meno ciò che stava per dirle, ma poi decise di farlo dopo un sospiro profondo e liberatorio.
- Ero deciso ad incontrare quel pezzo di merda che ti aveva ridotto in quello stato e fargliela pagare!
Francis sbarrò gli occhi, capendo immediatamente che si trattasse di Justin, e lui aggiunse:
- Ma la tua amica Chenille assieme ai tuoi amici Eddy e Jay sono riusciti a fermarmi. Se non fosse stato per loro… non so cosa avrei fatto…
Francis non trattenne gli occhi lucidi per quella rivelazione che inevitabilmente la portò a ripensare a Justin, e con voce spezzata dall’emozione, gli disse:
- …Che cosa??
- Tu eri via… ci avevi lasciato un biglietto in cui dicevi che non volevi essere cercata, che volevi restare sola, chissà dove e con chissà chi… non riuscivo ad accettarlo, non riuscivo a sopportarlo! Era tutta colpa sua!
- Sta zitto, Luigi.
Lo ammonì la ragazza, con un insolito tono di voce calmo e basso.
Luigi la guardò accigliato e restò ad ascoltare cosa avesse da aggiungere:
- Non sai come sono andate le cose tra me e lui… non avresti dovuto pensare di prendertela con Justin…
- Perché? E’ stato lui la causa di tutti i tuoi mali, del nostro allontanamento, lui, soltanto lui!
- Sono stata io, Luigi, non lui… adesso basta parlarne, per favore.
- Ma…
Luigi non si capacitava del fatto che la sorella nonostante tutto, nonostante avesse sofferto come un cane per quel cantante, continuasse a difenderlo dopo tutte le sofferenze che le aveva recato negli ultimi quattro anni.
- Ti prego.
Insistette lei, riuscendo finalmente a farlo smettere d’insistere, dopodiché ci furono svariati secondi di silenzio, forse troppi… in cui la ragazza cercò di calmare il suo animo e cominciare a pensare razionalmente, o forse più col cuore che con la mente…
Quel silenzio le fu utile per riuscire a prendere una decisione che era sicura non se ne sarebbe mai pentita; così si avvicinò al fratello e disse:
- Diventare la madrina di tuo figlio sarebbe l’unica cosa buona che potrei fare in questa vita… quindi sì, sì, voglio essere la madrina del tuo bambino.
Luigi le sorrise, contento che avesse accettato quella proposta che gli riempiva il cuore di gioia, e senza pensarci su due volte, la travolse in un abbraccio.
Francis abbozzò un sorriso e si lasciò abbracciare, senza muovere un muscolo od esporti più del dovuto, ancora scossa dai ricordi.
[…]
Non tornarono più sull’argomento, in quei giorni di permanenza a Napoli della ragazza, preferirono evitare brutti discorsi.
Fran passava il suo tempo in clinica dal padre, anche se erano rari i momenti in cui restava sola in sua compagnia, preferiva starsene in corridoio ed evitare di doverselo ritrovare davanti mentre la guardava con quegli occhi che sempre l’avevano intimorita ed emozionata nella sua vita assieme a lui.
Si rifiutò di fargli visita entrando in quella camera, si rifiutò di vederlo disteso in quel letto d’ospedale, ma voleva essere lì, voleva che sapesse che era lì per lui, perché nonostante tutto continuava ad amarlo come una vera figlia.
[…]
Aurelio fu dimesso il 7 gennaio, rimandato a casa con cure da seguire e raccomandazioni varie da parte dei medici di non affaticarsi troppo.
I De Laurentiis avrebbero riaccolto l’uomo a casa, con una grande cena a cui avrebbero partecipato: mamma Jaqueline, Edoardo, Luigi, Valentina, Brooke, John, il piccolo John, e qualche zio e cugino … tutti ma non Francis.
La ragazza rifiutò l’invito, semplicemente non presentandosi alla serata: la ballerina preferì partire di ritorno in America, piuttosto che fingere che tutto si fosse risolto con suo padre e la sua famiglia.
L’unica cosa che le importava, era quella di sapere che suo padre godesse di buona salute e che stesse bene, per il resto… beh il tempo avrebbe parlato, ma non adesso.
[…]
Di ritorno dall’Italia, Francis rientrò subito a casa propria, avvisando Chenille e gli altri del suo ritorno, rassicurandoli sulle condizioni del padre, ma adesso la sua testa era tutta presa dal provino per la parte nel film de “I pirati dei caraibi”, che si sarebbe tenuto il 9 Gennaio.
Aveva due giorni, forse soltanto uno per prepararsi al meglio, e Francis avrebbe sfruttato ogni singolo minuto di quei giorni per prepararsi eccellentemente per quel provino. Non poteva sbagliare, e non l’avrebbe fatto.
In quegli anni era cresciuta e maturata moltissimo, diventando una professionista invidiabile per chiunque, anche per le star più acclamate ed affermate di lei, semplicemente perché sapeva lavorare su sé stessa in modo così maniacale e preciso, da rendere i suoi sacrifici e sforzi, ben ripagati e riconosciuti.
Per il provino per la parte di Zahira, si era documentata a dovere con dei libri sulla psiche dei sordomuti (dato che il suo personaggio sembrava essere privo dell’uso della parola, ma abile nei gesti), su internet: leggendo articoli e saggi molto interessanti di medici e dottori che riportavano alcune loro riflessioni ed esperienze personali dopo aver lavorato con alcuni soggetti sofferenti questa patologia.
Insomma anche se era stata impegnata in caserma negli ultimi venti giorni, non aveva trascorso giorno senza documentarsi su quel personaggio e la sua psiche.
Era preparatissima, conosceva tutto ciò che c’era da sapere su quel tipo di persona, eccezion fatta dell’alfabeto muto: quello non aveva avuto né modo, né tempo di impararlo; in generale, Francis, non riuscì ad esercitarsi per la parte per quanto riguardava la pratica.
Purtroppo con l’accaduto del padre, aveva avuto ben altro a cui pensare, ma contava sulle sue capacità di improvvisare al provino stesso, non aveva altra scelta.
Dal giorno 7 fino al giorno 9 di Gennaio (giorno in cui vi erano i provini) Francis evitò di parlare, ebbene, la ragazza se ne stette zitta per ben 48, forse 50 ore di fila: non usò il cellulare per fare telefonate (solo sms), non incontrò nessuno, per evitare di dover parlare, se ne stette rintanata nel suo appartamento per cercare di immedesimarsi in quel ruolo il più possibile, nelle poche ore che aveva a disposizione.
Mangiò poco e niente, ma il giorno del provino volle rinforzarsi per bene facendo un’abbondante colazione a base di cioccolata.
Volle concedersi un regalo, mangiando tanto cioccolato prima di recarsi negli studi di Los Angeles dove l’avrebbe accolta il regista del film.
Quel mattino bevve una tazza di cioccolata calda, accompagnata da un toast di pancarré caldo spalmato di nutella, portando nella sua borsa una barretta di cioccolato a latte, che avrebbe mangiato per consolarsi semmai il provino fosse andato nel peggiore dei modi.
Quel mattino, Fran indossava un jeans azzurro chiaro, molto stretto, con sopra una lunga felpa grigia avente il cappuccio e dei lunghi lacci color bianco che le scivolavano lungo il petto, ai pedi calzava delle scarpe della Nike accollate fin su le caviglie, che le dava un look casual e anche un po’ sportivo.
Aveva maniacalmente pensato proprio a tutto.
Con sé aveva una grossa borsa grigia (dello stesso colore della felpa) e dentro ci aveva infilato di tutto: dalla cioccolata, alle chiavi, al suo libro sulla psiche dei sordomuti, ai vari fogli che le aveva donato il regista per farla preparare alla parte, il cellulare e il portafogli con le varie carte di credito e di identità, che mai si faceva mancare.
Aveva messo su un leggero trucco semplice, limitandosi ad intensificare lo sguardo solo con un filo di eyeliner e dell’abbondante mascara nero, donando un color pesca alle sue guance, che spiccavano col suo colore di carnagione mulatto.
I capelli li aveva legati in una coda disordinata, dato che aveva fatto lo shampoo la sera prima, ma non aveva avuto modo di sistemarli decentemente.
Così afferrò le chiavi della sua auto, ed uscì di casa.
In quegli anni, la ballerina aveva cambiato molte auto, aveva la passione per i motori e per le auto veloci, ma mai aveva osato pensare di cambiare moto, piuttosto spendeva fior di soldi per la sua manutenzione.
Adesso, Fran, possedeva una Audi modello SUV color grigio scuro metallizzato; la ragazza non amava sperperare molto i suoi soldi e guadagni, piuttosto li investiva in costruzioni di nuove scuole EmsAndFran nel mondo, oppure li donava ad associazioni di beneficenza che andavano quasi tutti agli orfanotrofi (luoghi che lei stessa si impegnava a salvaguardare in quanto nata e cresciuta anche lei in essi), ma come ogni essere umano, aveva un debole e un peccato materiale a cui non riusciva a resistere e per lei erano i motori, in particolar modo le auto.
Francis amava le auto veloci, amava la velocità e non sapeva dir di no ad un bel modello d’auto di marca nota e riconosciuta soprattutto per lo spazio che dedicavano alla velocità dei loro prodotti.
Quell’Audi l’aveva acquistata da nemmeno un anno, e ne andava matta: riusciva a correre senza dover fare manovre azzardate, col minimo sforzo riusciva a sentirsi sempre più veloce degli altri autisti, tranne quando restava bloccata nel traffico, e la cosa le capitava spesso vivendo a Los Angeles.
Quel mattino, si sarebbe dovuta trovare agli studi alle ore 9:15, ma a quell’ora esatta era bloccata nel traffico invivibile di LA, avrebbe telefonato per avvisare del suo ritardo, ma la sua testardaggine, la sua testardaggine di non voler parlare sino al momento del provino, fu più forte della preoccupazione del suo ritardo.
Riuscì ad arrivare agli studi soltanto alle 10:10 con ben un’ora di ritardo, ormai credeva di aver perso l’opportunità di tenere quel provino, proprio quando aveva fatto di tutto pur di esserci, nonostante le difficoltà attraversate in quell’inizio dell’anno nuovo, Fran era stata bloccata dal traffico infernale della città degli Angeli, come amavano definirla alcuni Californiani.
Una volta giunta al piano 41° dell’enorme grattacielo degli studi della Disney della città, Francis fu accolta dall’addetta all’accoglienza degli attori, ma la ballerina non disse una parola, e la cosa stranì di non poco la giovane ragazza che non avrà avuto più di trent’anni: alta bionda, leggermente in carne, ma di una bellezza tipica californiana.
- Finalmente è arrivata signorina Francis EM, il regista Marshall e Mr. Johnny Depp l’aspettavano per iniziare i provini…
A Francis le si fermò il cuore nel sentire che vi era presente anche il famigerato attore, ma riuscì a non dire una parola, smise di respirare per i primi quattro/cinque secondi, poi si concentrò nell’ascoltare il resto della frase della ragazza, restando rigorosamente in silenzio:
- …Ma visto il suo largo ritardo, hanno preferito cominciare nel provinare anche gli altri attori presenti per la parte.
In quello stesso istante Francis si maledisse, maledisse sé stessa per non essere uscita all’alba e maledisse tutto il traffico di Los Angeles e i suoi abitanti che le avevano fatto far tardi, e probabilmente le avevano tolto l’occasione di poter prendere parte a quel film.
La giovane segretaria accigliò lo sguardo, restando a fissare Francis stranita a curiosa, mentre la notava cercar qualcosa nella sua borsa, finché non vide che la ballerina tirò fuori un quadernetto piccolo e una penna e cominciò a scriverci qualcosa su, mostrandolo poi alla giovane che cominciò a leggere:
“Buongiorno. Le chiedo scusa se non parlo, ma lo faccio per concentrarmi meglio nell’immedesimazione del personaggio. Sono mortificata per il lungo ritardo, ma come ben sa, il traffico in questa città è spaventoso. Sono ancora in tempo per sostenere il mio provino, oppure sono andati tutti via?”
La ragazza non trattenne un sorriso, dopo aver letto, e simpatizzante dal modo di fare curioso, ma furbo, della ragazza, la guardò e disse:
- Non si preoccupi, signorina EM, Mr. Marshall e Mr. Depp saranno felici di sapere che non li ha dato buca. Prego, mi segua…
Francis non scrisse sul quaderno, ma si limitò a ringraziarla congiungendo in avanti le mani e ad inchinarsi alla ragazza in un tipico saluto orientale, quasi come uno di quelli che riservavano i combattenti di arti marziali, ai loro avversari, prima dei loro incontri.
La giovane apprezzò molto il gesto, trovandola sempre più simpatica, poi con un sorriso la condusse nella sala teatro, dove era in atto un provino di una giovane ragazza dai lunghi capelli rossi, che però sembrava aver appena finito.
Francis si guardò intorno e cercò di tenere a freno le proprie paure e l’ansia, lasciò avanzare la ragazza verso i due uomini, e potò felicemente notare la presenza di uno degli attori Hollywoodiani che più apprezzava: il signor Johnny Depp, il quale, era seduto su una delle numerosissime poltroncine rosse (tipiche dei teatri), a ringraziare la giovane attrice appena esibitasi, assieme al regista ed entrambi si voltarono in direzione della ragazza, la quale comunicò loro a voce bassa l’arrivo di Francis.
Francis alzò lo sguardo verso il palco, e notò che la giovane attrice dai capelli rossi, la stesse fissando prima di uscire dietro le quinte, quasi come se si stesse assicurando che quella fosse davvero la famosa ballerina.
Notò che vi era una manciata di ragazze appostate all’angolo del palco, che la guardarono incuriosite, accompagnate dallo sguardo del regista che poi si alzò in piedi, seguito da Johnny Depp, che rivolse a Francis il suo primo sguardo e sembrava esser lieto della sua presenza lì, quasi come se il modo si fosse appena capovolto.
Fran tentò di non pensarci, e lanciandosi una rapida occhiata intorno, mise via la borsa su una di quelle poltroncine, e con una strana velocità, cominciò a scavarci dentro, alla ricerca di qualcosa.
Tutti si voltarono a guardarla straniti, e videro che la ragazza tirò fuori una grossa mela rossa, Francis si stava comportando in modo strano, ma soltanto il regista si rese conto che stesse mettendo in scena Zahira, infatti Fran alzò lo sguardo furbetto rapidamente, dopodiché cominciò a correre verso il palco mentre teneva ben salda la mela tra le mani.
Le attrici, compreso Johnny Depp, incuriositi e stupiti, non le staccarono gli occhi di dosso, e seppur Francis riuscisse a sentire su di lei il peso di tutti quegli occhi (e quello del famoso attore era quello che più pesava), cercò di concentrarsi sulla follia che stesse mettendo in atto, e nient’altro.
La ballerina teneva la mela ben stretta in una mano che quasi si portò sotto braccio, mentre correva in direzione del palco, salendoci su con rapidi salti di scalini a due a due, finché non si mise a sedere all’indiana al centro del palco e cominciò a prendere a morsi quel frutto, mentre fingeva di essere da sola.
Al ché alzò lo sguardo verso i presenti, e finse di accorgersi della loro presenza, così immediatamente mutò espressione, passando da una buffa che masticava vistosamente a bocca chiusa quel morso di mela, ad una spaventata ed allarmata.
Alzò un sopracciglio e sbarrò gli occhi, lanciando una rapida occhiata a tutti i presenti, poi balzò in piedi e lanciò la mela in direzione dei due uomini, senza curarsi di dove andasse a finire la mela, fece un balzo verso le ragazze, scendendo da quel palco ed avvicinandosi a loro.
Cominciò a toccare i capelli di una ragazza, e a comunicare con lei unicamente a gesti e smorfie del volto, che erano sempre più buffe, dopodiché si avvicinò ad un’ennesima ragazza (proprio la ragazza che aveva appena sostenuto il provino, quella con i capelli rossi) e cominciò a gesticolarle davanti vistosamente.
La tirò via per un braccio, e la giovane attrice sembro opporre resistenza, infastidendosi di quella situazione, ma Francis, o per meglio dire Zahira, cominciò ad indicarle la porta con un braccio ed un dito puntato, invitandola chiaramente ad uscire.
Non si limitò ad indicarle la porta con un dito ed un braccio teso, ma anche cercando di accompagnarla, spingendola per le spalle, ma la ragazza non si smuoveva da lì, ed inconsapevolmente, stava aiutando Francis ad ottenere ciò che voleva.
La ballerina, continuava il suo provino improvvisato, andando a poggiare la propria schiena contro quella della ragazza, e con forza provava a spingerla come se fosse stata protagonista di un cartone animato degli Looney Tunes che cercava di spostare un grosso masso di pietra.
Per quanto quella scena fosse buffa, si poteva pensare che fosse organizzata in precedenza, ma non lo era.
A quel punto Francis, si accorse della presenza di una corda lasciata penzolare dall’alto della sceneggiatura, e ricordò che nella bozza del copione datole per il provino, avesse letto che vi era una particolarità del personaggio che sembrava essere abile nell’arrampicarsi un po’ ovunque, e in special modo sulle corde delle navi da pirata.
La ballerina stava improvvisando a più non posso in quel provino, così non si creò alcun problema nel continuare di quel passo, sperando che quello che stesse facendo fruttasse in qualcosa di buono.
Lascò perdere la ragazza e si avvicinò al centro del palco, fissando quella corda con sguardo accigliato, come se fosse comparsa lì per magia da un momento all’altro, e girandole attorno con passo lento iniziò a tirarla con forza verso il basso, volendosi accertare che non cedesse.
Dopodiché, del tutto inaspettatamente, fece un balzo in alto ed afferrò la corda con le mani cominciò ad arrampicarsi su di essa, con un apparente agilità.
La cosa lasciò sorpresi tutti, compreso il regista che con un grosso sorriso soddisfatto sul volto, guardava le gesta di Francis che continuava ad arrampicarsi su quella doppia corda color beige al centro del palco, proprio come aveva immaginato facesse il personaggio di Zahira da lui stesso inserito nella storia.
Francis, si arrampicò fino a metà altezza, poi con un’ammirevole agilità, portò le gambe in alto, attorcigliandole attorno alla corda, dopodiché lentamente si lasciò scivolare con la testa verso il basso e restò appesa a testa in giù lungo quella corda, mentre allargava le braccia e si lasciava mostrare da tutti i presenti.
Il signor Johnny Depp accennò ad un fioco applauso a quel gesto atletico della ragazza, al ché il regista gli si avvicinò e gli sussurrò ad un orecchio, mentre teneva fisso gli occhi su Francis che di canto suo li guardava a testa in giù:
- Questa è quella cosa in più che non ho visto nelle altre durante i provini.
- Sì…
Bisbigliò l’attore, avvicinandosi all’orecchio del regista, continuando a dire:
- …nessuno aveva usato quella corda per mostrarci l’abilità di Zahira nell’arrampicarsi…
- Credo che…
- Cosa sta facendo?
Il regista stava per dire qualcosa di decisivo all’attore, ma egli lo interruppe mentre osservava Francis scivolar via da quella corda, facendo un balzo a terra, per poi cominciare a correre nella loro direzione.
La ballerina vide che la mela l’avesse afferrata proprio Johnny Depp, così mise da parte la propria timidezza, la propria emozione nell’incontrare quel grande attore e si impose di pensare ed agire proprio come avrebbe fatto Zahira, e così gli si avvicinò e con prepotenza gli sfilò di mano la mela, tirandola a sé, guardandolo imbronciata.
Allungò la manica della felpa e cominciò a strofinarci contro la mela, come se la stesse ripulendo e continuava a tenere lo sguardo puntato sull’attore, in modo severo e rimproverante, dopodiché cominciò a gesticolare con rapidi movimenti di mani, che lasciarono felicemente sorpreso il regista che sentiva di aver appena trovato la sua Zahira.
Francis indicò Mr. Depp mentre guardava il regista, e con gli occhi cercava di parlargli, ma con l’aiuto delle mani, cercò di fargli intendere che se avesse dovuto lavorare con lui, non avrebbero dovuto farlo avvicinare alle sue mele o gli avrebbe tirato via le sue adorate treccine da Jack Sparrow, e per far intendere che stesse parlando di Jack e non di Johnny, riuscì ad imitare una classica andatura barcollante e leggermente effemminata del famoso personaggio, scuotendo le dita delle mani nella sua classica gestualità buffa.
La cosa lasciò sorpresi e divertiti i due uomini che non trattennero una risatina, dopodiché Francis sfoggiò un bel sorriso, e restò a guardare i due, finché il regista riprese la frase in sospeso che precedente stava bisbigliando all’attore, e disse:
- Credo che… abbiamo appena trovato la nostra Zahira. Congratulazioni Signorina EM!
Le attrici presenti accennarono ad un timido applauso, ma fu il signor Depp ad enfatizzare quegli applausi, invitandole ad aumentare quel battito di mani, ma non sembravano essere sinceramente felici di aver appena perso quel ruolo.
Al ché Francis si chinò dinnanzi a loro, con mani congiunte in avanti, proprio come aveva fatto con la segretaria poco prima, e li ringraziò.
Aveva il cuore che rischiava di scoppiarle dal petto per la gioia, e anche se avesse smesso di cercare di interpretare Zahira, non riusciva a dir nulla, era rimasta senza parole.
Strinse la mano al regista, con una forte stretta decisa, mentre lo guardava negli occhi e ne leggeva tutta la gioia, mentre egli le disse:
- Sapevo che non ci avrebbe deluso e che era lei quella che cercavamo… Johnny ci aveva visto giusto…
In quel momento, il regista si voltò in direzione dell’attore, ma Fran aveva quasi paura nel voltarsi anche lei a guardarlo, era così emozionata nel conoscerlo, da esserne spaventata.
Il divo le sorrise accennando uno dei suoi solito sorrisetti abbozzati, e con il suo tono di voce roco e profondo le disse:
- Sono contento di averti tra noi, eri l’unico personaggio che mancava alla lista prima di poter cominciare con le riprese… fortuna che Rob è riuscito a rintracciarti per la parte… non avrei visto nessuno in questo ruolo se non te.
La ragazza si aspettava di svegliarsi da quel sogno da un momento all’altro, ma Johnny Depp le aveva davvero detto quelle parole, e lei miracolosamente era riuscita a non svenire per la forte emozione.
Aveva intrapreso la strada di attrice quasi per gioco, non credeva per niente di riuscire ad arrivare ad un livello così alto, tanto da essere richiesta da Johnny Depp in persona per un ruolo in uno dei suoi film più famosi.
Non poteva credere di esserci riuscita, non poteva credere che la parte fosse finalmente sua e che di lì a breve avrebbe dovuto far le valige per partire assieme a tutta la troupe del film e girare assieme ad attori del calibro di Depp.
Il regista però deviò quei suoi pensieri che le si accavallavano nella testa e disse:
- Spero solo di riuscire a vederla arrivare puntuale almeno il giorno della partenza per le Hawaii…
Esclamò ridacchiando, mettendo in visibile imbarazzo al ballerina, che mortificata e dopo un lungo silenzio, finalmente gli disse:
- Sono desolata…
La sua voce le uscì dalla gola un po’ troppo roca (più del solito) così con un colpo di tosse, provò a schiarirsi la gola e continuò:
- …so che è la seconda volta che faccio tardi, ma non accadrà mai più, glielo assicuro.
Forse, Fran, pronunciò quelle parole con troppa serietà e rigidità, una rigidità e serietà che era solita mostrare solo in esercito, ma essendo rientrata da pochi giorni dalla caserma, le era giustificabile il fatto che portasse ancora con sé quei modi così formali.
Notando sul volto dei due uomini un’espressione sorpresa da quel suo modo di rispondergli, la ragazza provò a rilassarsi e ad assumere una posa meno da “soldato” tornando più rilassata mentre abbozzava ad un sorrisino dei suoi.
- Beh… lo speriamo tutti, Miss EM. Intanto ci lasci darle il benvenuto tra noi, la prego… ci segua, le illustriamo i piani per le riprese e tutto il resto.
[…]
I pieni erano questi: La troupe sarebbe partita per le Hawaii il 9 di Marzo, quindi nel giro di due mesi, e sarebbe stata impegnata con le riprese fino alla metà di Giugno, imprevisti esclusi.
L’uscita del film era prevista per Natale 2012 e lei avrebbe guadagnato ben trentamila dollari per far parte di quel cast, per lavorare con uno degli attori più importanti al mondo, per trascorrere tre mesi alle Hawaii e per fare una delle cose che più le divertiva.
Insomma, l’avrebbero pagata per fare qualcosa che avrebbe fatto gratis, da non crederci.
[…]
- Eravamo a casa mia, avevo chiamato Johnny per parlare del progetto del seguito di questa saga di film. Comincio a parlargli di questo personaggio e lui mi dice: Sai chi ci vedrei bene nei panni di Zahira? … E allora io curioso gli chiedo: No, chi? ... e lui ancora pensieroso, mi guarda dritto in faccia e con una voce decisa mi fa: La ballerina! … Sinceramente io lì per lì non avevo capito che stesse parlando di te, così ancora più confuso gli dico: La ballerina?
Il regista si trovava con Francis e Johnny Depp seduto a dei divanetti di una sala di quegli studi, mentre le raccontava quell’episodio singolare tra lui e l’attore, davanti ad una tazza di thè caldo.
Francis sorrideva col suo meraviglioso sorriso in direzione dell’uomo, finalmente felice e di tanto in tanto, con la coda dell’occhio guardava l’attore per assicurarsi che le stessero raccontando il vero, le risultava ancora tutto incredibile.
Ma presa da ciò che le stesse dicendo l’uomo, lo ascoltò continuar dicendo:
- … e lui allora cominciando a gesticolare vistosamente, cercò di farmi capire: Ma sì! La ballerina, quella splendida ragazza con gli occhi verdi… Lo vedevi imprecare perché non ricordava il tuo nome, così io gli dico: Francis De Laurentiis? …e lui mi guardava con sguardo accigliato come se avessi appena detto qualche cavolata, e mi fa: De Laurentiis?
- Ahahahahah…
Si sentì l’attore sbottare in una risatina, mentre accavallava le gambe in una posa comoda mentre si portava una mano davanti alla bocca poggiandosi al bracciolo della poltroncina, mentre li fissava e lasciava che l’amico regista continuasse col suo racconto:
- Ma sì!! … Gli dico io: Francis EM… De Laurentiis è il suo vero cognome! … lui soltanto in quel momento capì che stessi parlando di te, perché ricordò il tuo nome soltanto dopo che glielo avessi detto.
- Oh ma insomma, Rob… che figure mi fai fare….
Francis si voltò in direzione dell’attore e disse:
- Quella di uno con poca memoria..
L’attore ridacchiò e le lanciò un’occhiatina penetrante, mentre si voltò in direzione del regista:
- Ho la sensazione che mi divertirò da matti con questa qui…
La indicò con un pollice, gesticolando vistosamente, e Francis capì di essere appena entrata nelle grazie di quell’attore che tanto ammirava e stimava.
[…]
- TRENTAMILA DOLLARI?
- Shhh…
- Oh Signore… Oh Signore sei grande!!! MamaSuuuu!!!!! MamaSuuuu corri!!!!
- Ahahah Chenille, sta calma o le farai venir qualcosa…
Francis aveva commesso “l’errore” di dire a Chenille del provino e dell’ingaggio soltanto alla fine, e la cosa sconvolse la sua amica, tanto da far sentire la sua voce per tutto il quartiere in cui la famigliola abitasse.
- Signore Dio santo!
- Chenille! Che cosa è success…
- Trentamila dollari! MamaSu! Questa ragazza è un pozzo di petrolio vivente!!
La povera donna, era corsa nel salone di casa sua, dove vi erano Chenille e Francis per l’appunto, e la figlia le era andata vicino prendendole le mani ed emozionata cominciò a raccontarle, ma dalla sua bocca non uscivano altro che urla di gioia, così prese parola Francis e le raccontò del provino per la parte e dell’ingaggio.
Trascorsero alcuni minuti, e alla fine la donna si emozionò così tanto da lasciarsi andare ad un leggero pianto dovuto alla gioia.
Francis e Chenille non resistettero nell’andare ad abbracciarla.
- Oh… MamaSu…
Le sussurrò Francis stringendo sia lei che Chenille, e la donna provò a tamponarsi le lacrime con le mani e sciogliendo l’abbraccio la guardò negli occhi e le disse:
- Tu sei stata una benedizione per la nostra famiglia… grazie a te i miei due figli sono realizzati… Hanno realizzato il loro sogno di diventare ballerini e l’hanno fatto collaborando con artisti che fino a qualche anno fa seguivano in televisione. Grazie a te la mia Chenille può seguire la sua bambina, può vederla crescere e studiare in una delle migliori scuole dello stato, grazie ai soldi che riesce a guadagnare lavorando per te. Grazie a te il mio Mike non ha seguito strade sbagliate, e anche lui oggi ha un lavoro e una famiglia… noi viviamo qui, in questa casa da sogno e non basterebbe una vita intera passata a ringraziarti per quest’opportunità che ci hai dato. Sono così grata al signore per avermi dato la possibilità di averti nella mia famiglia, e vederti raggiungere grandi successi, mi riempie il cuore di gioia, proprio come fanno ogni giorno la mia Chenille e il mio Mike…
Francis le strinse una mano ed inclinò il capo da un lato, guardandola dolcemente e vistosamente commossa anche lei:
- Queste tue parole mi sono arrivate dritte al cuore… grazie a te MamaSu… a voi…
Guardò anche Chenille, e disse loro:
- Voi ringraziate me, dicendo che sono stata una benedizione, ma non potete immaginare quanto io sia stata fortunata nel incontrarvi… mi avete salvata… non avevo più niente e nessuno, eppure non vi siete create alcun problema nell’accogliermi nella vostra meravigliosa famiglia, donandomi un tetto sopra la testa e un pasto ogni giorno.
Chenille le prese la mano e gliela strinse sorridendole di ricambio dolcemente; rischiavano tutte e tre di scoppiare in un pianto commovente senza sosta da un momento all’altro.
- Chenille… senza te, tutto questo non si sarebbe mai realizzato… MamaSu... io…
Dagli occhi verdi della ragazza, caddero delle grosse lacrime, e dovette tamponarsi per poter continuare quello che stesse dicendo:
- …Tu sei stata più di una madre per me… mi hai fatto da mamma, da padre, da amica… sei stata e sei per me un rifugio sicuro e … Grazie, solo questo…
La ragazza si avvicinò alla donna e l’abbracciò forte.
Quelle parole gliele diceva ogni giorno a sua insaputa, il proprio cuore gliele sussurrava ogni volta che la incontrava, ma dirlo a parole faceva sempre bene… anche se fruttava pianti commoventi ed interminabili come quelli in cui sia Chenille che MamaSu sfociarono per minuti interi.
[…]
- Con i soldi del servizio militare Natalizio più quelli per il film… riusciresti a raggiungere la cifra che ti servirebbe per…
- Lo so, Chenille…Non faccio che pensarci sin da quando il regista me l’ha detto…
Francis e Chenille erano rimaste da sole nella grande cucina della casa dei De Noir, mentre la donna era uscita per fare delle compere, accompagnata da un’amica che aveva conosciuto anni prima non appena arrivate a Los Angeles.
Fran aveva occhi puntati nel vuoto, e seria in volto, si ri-perdeva in quei pensieri.
Chenille l’osservava in silenzio, provando solo ad immaginare quello che potesse star pensando l’amica o il male che le facesse dover parlare o anche solo pensare a Justin, dopo tutto quel tempo.
- Non sei felice…?
Le domandò seria Chenille, mentre l’osservava curiosa.
Fran alzò lo sguardo verso l’amica e dopo qualche secondo le disse:
- Ovvio che lo sono… ma mi sembra ancora tutto troppo bello per sembrare vero…
- Perché dici così?
- Perché nella vita ho dovuto affrontare mille ostacoli prima di ottenere ciò che volevo… adesso si sta avverando tutto in fretta e senza alcun intoppo, insomma è strano…
- Beh forse proprio perché hai dovuto affrontare molte difficoltà, adesso è arrivato il momento di un meritato periodo di positività… può succedere.
Francis volle spazzar via le sue supposizioni negative ed ascoltare la positività dell’amica, così alzando lo sguardo verso di lei, le sorrise e disse:
- Sì… sì… forse hai ragione…
Chenille le sorrise e andò ad abbracciarla calorosamente:
- Oh… la mia piccola pirata…
Entrambe scoppiarono a ridere, per poi trascorrere il pomeriggio intero a parlare di quel progetto, che l’avrebbe vista impegnata da lì fino all’estate.
[…]
L’undici Gennaio, Fran e sette ballerini della EmsAndFran tra cui Eddy e Chenille, parteciparono all’evento dei People’s Choice Awards, con la presenza nel pubblico di Nina (che sembrava aver accompagnato Eddy in qualità di fidanzata, o come lei preferiva definirsi: “amica stretta”) Jay, MamaSu, la piccola Anaya e il soldato Cooper accompagnata dalla sua fidanzata (come promesso dalla stessa Francis).
Fran, per fortuna, aveva lavorato alla coreografia del brano E.T. di Katy Perry, precedentemente con i ragazzi della sua scuola di Los Angeles (Città in cui si sarebbero tenuti i PCA quell’anno) quindi la sua assenza non fu un problema per i ragazzi che ebbero modo di perfezionarla senza di lei, sotto guida di Chenille.
Il brano tratta di un amore alieno, come se fosse stato di un altro pianeta, così Fran non badò a spese ed ingaggiò i migliori truccatori e sarti per poter rendere sé stessa e gli altri ballerini della sua piccola crew, dei perfetti alieni.
Katy non ne sapeva nulla, la ballerina voleva fare una sorpresa all’amica e aveva chiesto a Chenille di tenere la bocca chiusa e non cedere nel dirle tutto durante i suoi giorni d’assenza; ma la cosa non sarebbe stata un problema, dato che Chenille non simpatizzava molto per la cantante.
Durante la messa in onda del programma (che era rigorosamente in diretta) Katy, prima dell’esibizione, tentò di mettersi in contatto con Francis, entrando nei camerini riservati a lei e ai suoi ballerini, ma un portavoce della ballerina intervenne e la fermò dal varcare quella porta, dicendole:
- Miss Perry, voglia scusarmi…
Un ragazzone alto 1,90 con capelli castani e barba folta, le si avvicinò e l’allontanò da lì dicendole:
- Mi scusi, ma la signorina EM mi ha chiesto di tenerla lontana dai camerini, fino all’inizio dell’esibizione…
Katy era accompagnata dal suo agente, che subito mostrò disapprovazione nel vedere le grosse mani del ragazzo sulla sua assistita, così gli rispose immediatamente con tono polemico:
- Tolga subito le mani di dosso alla signorina.
Il ragazzo alzò le mani, mostrandosi subito onesto nelle sue intenzioni e tranquillo disse:
- Sono spiacente, ma riporto unicamente le volontà della signorina.
- Non capisco…
Disse Katy accigliata e confusa:
- Perché non posso vederla? Insomma non so neppure della coreografia…
- Per quello non si deve preoccupare Miss Perry, hanno dato a me tutte le indicazioni. se vogliate seguirmi ve le illustro…
Katy, seguita dal suo fidato agente che somigliava sempre più ad un cane da guardia che guardava di mal occhio il ragazzone, fecero come disse loro e lo seguirono.
[…]
- Ad inizio esibizione, lei dovrà scendere la lunga scalinata lentamente…
- La scalinata?
- Esattamente… Miss EM dice che è importante che lei esca da lì e non dai lati per poter dare maggiormente l’idea che si è prefissata della coreografia…
- Beh vorrei prefissarmela anch’io questa idea…
- Sono desolato…
Esclamò il giovane, mentre osservava la cantante assumere una posa contrariata portandosi le braccia incrociate sotto il petto, poi continuò dicendole:
- Dopo aver raggiunto il centro del palco, avrà una stecca per il microfono e da lì potrà esibirsi tranquillamente… dopodiché… arrivata alla strofa in cui dice “There is this transcendental on another level…” le luci si abbasseranno e lei dovrà fare un passo sulla sua sinistra e restare ai lati del palco.
- Dovrà restare ai lati del palco?
Domandò visibilmente contrariato l’agente dell’artista, al ché il giovane ragazzo continuò dicendo:
- Esattamente. Una fioca luce illuminerà sia lei che una coppia di ballerini che si esibiranno in un breve passo a due, per poi far tornare tutto come prima.
Katy ascoltò attentamente, poi gli chiese:
- Ok, tutto chiaro, ma… dopo questa scena io tornerei al centro del palco o resterei dove sono?
- Ha detto Miss EM che lei dovrà avanzare in avanti sino al restringimento del palco che l’avvicinerà agli spettatori. Il palco come ha visto è a forma di triangolo e quindi lei dovrà avanzare verso la punta…
- Va bene, è tutto chiaro.
Esclamò entusiasta Katy con la sua solita euforia contagiosa, che lasciò sfuggire un sorriso sul volto del ragazzone, che senza scomporsi restò ad osservarla, ma era distratto dallo sguardo pesante del suo agente, che non smetteva per un attimo di guardarlo male.
- Ehi, ma dimmi… tu sai perché non vuole che la veda?
Il ragazzone fu distratto dalla voce squillante dalla ragazza, che smontò l’atmosfera tesa che si era creata tra gli sguardi dei due uomini, e voltandosi a guardarla, ignorando completamente il suo agente, le disse:
- Mi ha detto che voleva farle una sorpresa… non so altro… ha detto che se dovevo farle da portavoce, non avrei dovuto saperne di più perché credeva che avrei ceduto al fascino di Katy Perry e le avrei detto tutto.
- Al fascino di Katy Perry?
- Così mi è stato detto, Miss Perry.
Quel ragazzo sembrava sempre meno umano, si comportava con così tanta professionalità, da sembrare un robot programmato precedentemente per svolgere quel compito, privo di sentimenti e di emozioni.
Katy lo prese in simpatica, a differenza del suo agente, e cominciò a ridersela, mentre si allontanava per andare a prepararsi per l’esibizione.
[…]
La cantante indossava un lungo abito a fondo nero con fantasie rosse e bianche astratte, i suoi lunghi capelli neri li aveva boccolati, e portava un eyeliner doppio sugli occhi con un leggero color tortora sfumato sulle palpebre, avente sulle labbra un rossetto opaco color fuxia.
Era pronta per l’esibizione di E.T. e prima di entrare in scena si guardò intorno ma non vi era la minima traccia di Francis e i suoi ballerini; soltanto in quel momento ricordò che l’esibizione sarebbe iniziata con loro già presenti sul palco.
Moriva dalla voglia di scoprire perché tanto mistero da parte dell’amica, finalmente le luci si abbassarono e la base della canzone partì.
Tutti, sia da casa che tra i pubblico, attendevano quel momento, ma nessuno si aspettava che ad accompagnare l’esibizione di Katy vi sarebbe stata Francis e i suoi ballerini, e non appena la musica partì con i suoi scatti iniziali, e con essa anche alcuni ballerini, qualcuno tra la folla la riconobbe e cominciò ad urlare delirante: urla che aumentarono di delirio non appena si vide scendere Katy da quella lunga scalinata, mentre col microfono saldo nella sua mano destra cominciò a cantare.
La cantante provò a concentrarsi sul brano da eseguire come era solita fare, ma fu distratta per un attimo nel vedere Francis e gli altri ballerini truccati perfettamente da alieni: uno spettacolo mozzafiato.
I ballerini indossavano delle tute di lycra color carne, su cui dei truccatori esperti avevano lavorato per rendere i loro corpi dei veri e propri corpi da alieni, con tinte capaci di illuminarsi anche al buio, il che rendeva tutto ancora più “extraordinario”.
I capelli delle ragazze erano rialzate in una sorta di cresta fatta con parrucche o semplicemente cotonando loro i capelli, rendendo quel look ancor più accattivante con un trucco intenso sugli occhi con delle lunghe e doppie linee di eyeliner su smookeyes allungati verso l’esterno che allungava loro gli occhi, e lenti a contatto di color bianco che rendevano i loro sguardi ancora più “strani” ed inquietanti.
Francis era quella che spiccava tra tutti, perché la sua cresta di capelli, le era stata colorata interamente di un color bianco intenso e lucente, tanto da riuscire a brillarle anche al buio.
Sulle labbra delle ragazze, vi era stato applicato un gloss bianco che, come la cresta di Fran, riusciva a spiccare al buio.
I ragazzi invece avevano una forma di cresta differente da quella delle ragazze: più spessa e con due strisce laterali sottili dello stesso colore con cui era stata colorata quella di Fran. Anche loro portavano le lenti a contatto bianche, ma non avevano alcun gloss o rossetto ad enfatizzare le loro labbra.
Sia i ragazzi che le ragazze avevano su tutto il corpo un trucco mozzafiato, che grazie alle tute di materiale lycra, lasciava credere che fosse fatto su corpo e non su stoffa.
Fu disegnato su ogni loro corpo un altrettanto corpo alieno, con diverse curve, enfatizzate con della pittura bianca lucente al buio.
Katy non poté non stupirsene, ma fortunatamente il suo stupore non influì sulla sua esibizione, e tutto filò liscio come l’olio.
I ballerini erano eccezionali, tutti perfetti e sincronizzati tra loro come se fossero stati dei robot programmati in precedenza; il lavoro di Francis veniva sempre apprezzato anche e soprattutto grazie all’esecuzione impeccabile dei suoi ragazzi.
Il momento in cui Katy dovette fare un passo di lato, e lasciare esibire i due ballerini soltanto, arrivò, e i due ballerini in questione erano Francis e Carlos, un giovane ragazzo di ventiquattro anni, di origine Ecuadoriana e Tedesca: infatti questo mix di razze, lo rendevano davvero attraente: era un ragazzo alto 1,85 con carnagione scura (che in quell’occasione, però, non era visibile) occhi color ghiaccio e capelli biondi.
I due si esibirono in un breve e rapido passo a due di danza classica, il ragazzo afferrò Fran tra le braccia portandola in alto per accompagnarla in un salto, poi la mise giù e lei fece una rapida giravolta delle sue, sulle punte, successivamente lui fece lo stesso e l’afferrò tra le sue forti braccia muovendo ancora una volta passi di danza classica, finché lei non si piegò nelle gambe e restò abbassata per qualche secondo, rannicchiata su sé stessa, mentre lui le passò una gamba tesa sulla testa in una giravolta.
Dopodiché la musica sfociava in un crescendo assieme alla voce di Katy, (che continuava ed esibirsi mentre osservava quel ballo) Francis nel momento in cui Katy cantò: “Kiss me K-K-Kiss me” si rialzò di scatto verso il ragazzo, poggiandosi al suo braccio e senza alcuna ombra o traccia di pudore, si avvicinò alla sua bocca e cacciando parte della sua lingua (visibile a tutti) andò a travolgerlo in un bacio alla francese sotto gli occhi di tutti, che erano ormai in totale delirio, mentre inclinava il capo verso il suo lato destro, come se stesse baciando con desiderio ed amore quel giovane ballerino.
Il bacio non era compreso nell’esibizione, eppure il ragazzo non sembrò esserne turbato o contrariato, ma anzi, forse provò un legittimo piacere nel ricambiare quel bacio travolgente quanto fugace ed intenso.
Francis si distanziò dalle sue labbra dopo qualche attimo trascorso a baciarlo, poi con una giravolta rapidamente si allontanò da lui e tornò a ballar per giungere alla fine di quella spettacolare esibizione, che senz’altro avrebbe fatto parlare di sé per qualche tempo.
[…]
Finita la canzone, tutti i ballerini della EmsAndFran rientrarono dietro le quinte velocemente, lasciando il palco unicamente a Katy, anche se la cantante avrebbe voluto condividere quegli applausi con la sua amica Fran.
La ballerina però aveva la particolarità di non restare mai sul palco a prendersi gli applausi del pubblico, quindi la sua assenza su quel palco dopo l’esibizione, non fece rumore.
[…]
- Tu dovrai spiegarmi un paio di cose!
Le disse frettolosamente Chenille mentre correva nei camerini seguita dagli altri ballerini e Francis le rivolse un sorrisino sotto i baffi senza curarsi di risponderle.
Chenille sparì nel camerino assieme ad altre ballerine, e Francis veniva affiancata dal ballerino Carlos, il quale la cinse per i fianchi mentre continuava a camminare all’indietro frenando un po’ la sua andatura svelta.
- Ehi… mi è piaciuta questa esibizione.
Esclamò con malizia, lasciando sorridere Francis, la quale si lasciò cingere per i fianchi ed inclinando il capo da un lato, gli mise le braccia attorno al collo e gli disse mentre continuavano a camminare:
- Oh, davvero? Non avevo dubbi.
- Io dico che dovremmo riproporlo.
- E a chi dovremmo riproporlo?
Domandò con un’insolita malizia la ragazza mentre si mordeva un labbro per stuzzicarlo.
- Al pubblico… è impazzito completamente.
- Non farti strane idee, giovanotto. Mi sei servito unicamente per rendere l’esibizione memorabile.
- Quindi mi sfrutti a tuo interesse?
- Tieni a freno le mani, bello…
Gli disse ridacchiando, mentre gli fermò una mano che stava per allungare verso il suo didietro e scioglieva quella sorta di abbraccio tra i due e si affrettò a rientrare nei camerini.
Il ragazzo sbuffo, tornando con i piedi per terra, e si lasciò trascinare per una mano da Francis nei camerini, ma la voce di Katy li interruppe:
- Ehi!!!
Fran riconobbe la voce dell’amica e spostò lo sguardo verso di lei:
- Ehi…
Le due finalmente si rivedevano dopo quasi un mese, e dopo quella fantastica esibizione. Carlos salutò la cantante con un cenno di capo e un sorriso, ma poi lasciò sole le due amiche.
- Scusa se non ti ho lasciato passare, volevo farti una sorpresa…
Katy non le diede modo di terminare la frase, che andò a travolgerla in un caloroso abbraccio, che dopo attimi di stupore iniziale, Francis cominciò a ricambiare con affetto, sorridendo dolcemente mentre stringeva a sé l’amica.
- Sono così felice di rivederti tutta intera!
Esclamò Katy mentre ad occhi chiusi stringeva in quell’abbraccio Fran, la quale si addolcì nel sentirle dire quella frase che le dimostrava quanto fosse stata in pena per lei in quei giorni in cui era stata in caserma.
Poggiò una mano sul suo capo e le accarezzò i capelli dolcemente, concedendosi quel momento di tenerezza con quell’amica speciale che tanto le ricordava la sua Emma di fisico, tanto quanto di carattere.
- Sto bene… tranquilla…
Le disse tenendo anche lei gli occhi chiusi lasciandosi trasportare dall’abbraccio affettuoso della cantante.
Katy sciolse lentamente quell’abbraccio e la guardò per intero:
- Questo trucco… sei fantastica! Dobbiamo immediatamente scattare una foto!!!
Francis non trattenne una risatina per l’euforia dell’amica che prendeva il proprio cellulare e chiedeva al suo agente di scattar loro una foto per intero, dopo averne scattata una seria, cominciarono a farne altre con smorfie improponibili.
- Questa è orribile, cancellala!
- Questa la condivido subito su Twitter!
- Che cosa?? No, ti prego!
- Mi dispiace, ma lo faccio!
- Dammi quel cellulare!
Francis tentò di sfilar via dalle mani dell’amica il cellulare, ma fu tutto inutile, Katy riuscì a postare una loro buffa foto sul suo profilo del social network, e Fran non poté far altro che riderci su.
- Avrò la mia vendetta, in questa vita o in un’altra.
- Ehi non andare in giro a citare frasi de il Gladiatore! E poi… tu non hai neppure un profilo twitter… quindi…
- Non ne capisco un cavolo di questo aggeggio cinguettante, ma aspettati presto un mio riscatto.
- Pfffff… ora smettila di minacciarmi e va a prepararti per l’after party, ho delle persone da presentarti.
- Uhhh… persone interessanti?
- Altri tuoi fan accaniti…
Disse in una risatina la cantante mentre si allontanava e lasciava che l’amica rientrasse nei camerini per cambiarsi.
[…]
Nina intervenne in aiuto dell’amica, e le procurò un vestito color blu notte, stretto in vita con un velo trasparente appena sopra il seno e una gonna a tre strati di stoffa uno sull’altro che le donavano un effetto davvero bello. Tacchi alti con decolté dello stesso colore, capelli raccolti in una dolce treccia laterale e trucco pesante sugli occhi con uno smookie scuro con un filo di eyeliner ad intensificare il tutto con abbondante mascara e guance leggermente rosate e un rossetto color carne che le risaltavano il suo bel colore naturale delle labbra.
Chenille di canto suo era fantastica, anche senza l’aiuto di una personal stylist.
La ragazza indosso un vestitino corto sino alle ginocchia di pelle nero, con una cerniera che le arrivava sino all’ombelico, e qualche pallina disegnata su di esso che le dava un tocco aggressivo e ad impatto così come il suo trucco: un eyeliner nero che le contornava l’occhio, e un forte rossetto color bordeaux che metteva in risalto le sue labbra carnose. I capelli li portava lisci legati con dei fermagli giusto al centro del capo, lasciandole ben scoperto e visibile il volto.
Ai piedi calzava dei decolté alti a stivaletto che le arrivavano alle caviglie, anch’essi di pelle nero: era un vero schianto.
[…]
- Ok, ora puoi smettere di fingere di essere qui soltanto perché sei la mia personal stylist e puoi tornare ad amoreggiare con Eddy…
- Che cosa? Ma che dici? Io sono qui per…
- Ehi…
Proprio in quel momento spuntò Eddy, come le corna del Diavolo, il quale afferrò la giovane stilista per i fianchi e l’avvicinò a sé, rivolgendole uno dei suoi ampli sorrisi smaglianti.
Nina immediatamente dimenticò della presenza di Franci e del suo discorso, lasciandosi contagiare dal suo bel sorriso, mentre lui tentava di darle un bacio, ma lei lo deviò; sembrava che diventasse improvvisamente timida in presenza di Francis, quando si trattava di situazioni simili, o forse non voleva mostrarle atti di effusioni con dei ragazzi dopo la sua rottura con Justin, perché temeva ne potesse soffrire.
Francis però non sembrò esserne infastidita, al contrario li guardava sorridendo in loro direzione e contenta che le cose tra loro proseguissero bene, si allontanò andando a cercare Chenille.
[…]
- Chissà chi dovrà presentarci, Katy…
Chenille ormai non nascondeva più la sua poca simpatia nei confronti della cantante, forse, anzi sicuramente, gelosa del rapporto che aveva con la sua Fran; così deviò subito l’argomento e disse guardando l’amica con sguardo furbetto e malizioso:
- Piuttosto… tu mia cara ragazza, devi spiegarmi quel bacio con la lingua a Carlos… e detto tra noi la lingua l’hanno vista anche a Singapore!
- Ehi!
- Non dico che l’hai cacciata tutta fuori, perché era poco accennata… ma cazzo che bacio era quello!
Chenille si lasciava trasportare dal momento, e cominciò a gesticolare come suo solito vistosamente, continuando a parlare:
- Dove diamine hai imparato a baciare in quel modo?
- In Sud America…
Chenille la guardò, e per un attimo si zittì e Francis cominciò a chiedersi cosa le stesse frullando per la testa, ma poi l’amica esclamò:
- No, la domanda vera è: dov’è finita la vecchia Francis?
- La vecchia Francis?
Disse sbottando in una risatina nervosa la ballerina, mentre prendeva posto a sedere su uno dei tanti tavoli rotondi, presenti all’after party dei People’s Choice Awards.
- Quella che si creava problemi anche a parlare del proprio ciclo mestruale, in presenza di amiche, quella che preferiva evitare di parlare di certe cose, quella timida, pura, casta e col pudore che le usciva dalle orecchie!
Francis non smise di ridere, accompagnata da Chenille che ridacchiava divertita mentre la guardava in attesa di risposte; poi dopo alcuni attimi, Franci le disse:
- Che esagerata sei! Non ero per nulla casta e pura come credi… è solo che… la gente cambia negli anni…
- Sì, bella, ho visto i tuoi cambiamenti… e credo l’abbia visto il mondo intero!
Solo dopo qualche secondo dopo aver esclamato quelle parole, la ragazza si rese conto di aver forse detto qualcosa che avrebbe potuto evitar di dire.
Immediatamente pensò al fatto che Fran potesse pensare a Justin e al fatto che il ragazzo a sua volta avesse potuto vedere l’evento e quindi la sua esibizione.
Quel pensiero però, sembrò non aver sfiorato minimamente Francis, la quale continuò a sorriderle spensierata, poi ricordò di qualcosa e disse all’amica:
- MamaSu ti ha detto se ha visto Cooper? La ragazza dell’esercito?
- Sì, tranquilla… mi ha detto che hanno assistito insieme allo spettacolo e che ci saremmo riviste all’after party.
- Uhm… io non le vedo…
Fran cominciò a guardarsi intorno curiosa, ma poi dopo qualche secondo trascorso a cercare MamaSu e Cooper tra la folla, fu distratta dall’arrivo di Katy accompagnata da un giovane ragazzo mulatto.
Il ragazzo in questione non era molto alto, arrivava all’altezza della cantante, calzava delle Converse nere sotto ad un pantalone nero non troppo elegante, con su una magliettina grigio scura, coperta da una giacca nera con maniche risvoltate.
Non si potevano notare i capelli dato che li aveva coperti da un cappello grigio scuro con una fascia nera attorno, un classico cappello “alla Michael Jackson” ma meno vistoso..
Aveva grossi occhi neri, un nasino profilato e labbra abbastanza sottili nonostante la sua carnagione scura.
Sulle braccia si potevano vedere dei tatuaggi, che gli davano un’aria molto “cool”.
Francis, però, conosceva già quel ragazzo… lo conosceva da circa un anno, ma erano mesi che non lo rivedeva: si trattava di un noto cantante, ma che la sua amica Chenille non aveva ancora avuto modo di conoscere di persona.
[…]
- Guarda guarda chi si rivede…
Esclamò il ragazzo sorridendo nella sua direzione, mentre le si avvicinava a braccia aperte, pronto ad abbracciarla come uno di quegli amici di vecchia data che si rincontravano dopo lungo tempo.
- Heeeey piccola scimmia!!!!!
Francis sembrava davvero felice di rivederlo, e corse ad abbracciarlo, sotto gli sguardi di Katy e Chenille, che sorridevano nell’osservare quella buffa scena tra i presunti amici.
- Smettila di chiamarmi così! … Ehi, dov’è il tuo vestito da alieno? Era fantastico! Quell’effetto che davano le luci sui…
Il cantante spostò lo sguardo verso Chenille, come se fosse inciampato nella sua traiettoria, e la voce venne lentamente a mancargli:
- …vostri… cor…pi…
Sembrava che avesse appena avuto una visione di un essere celestiale, divino, qualcosa che chiaramente lo lasciò senza fiato, e quel qualcosa sembrò essere Chenille, la quale lo guardava senza rendersi conto del suo modo di guardarla incantato.
Francis e Katy, invece, si accorsero di quello sguardo, ed incredule, osservavano la scena alternando lo sguardo dall’uno all’altro come quando si segue una partita di tennis, al ché si sentì un fioco sussurro del ragazzo che ancora guardando Chenille, disse:
- Buon Dio…
Francis sorrise dolcemente in direzione del cantante, ma anche un po’ sorpresa nel vederlo così rapito dalla bellezza della sua Chenille; al ché provò ad aiutarlo ad uscire da quell’imbarazzante situazione, che non sembrò affatto stranire Chenille.
- Ehm…
Si schiarì la voce e solo in quel momento, il cantante tornò con i piedi sulla terra e si voltò in direzione di Francis, cercando di assumere una posa e un atteggiamento disinvolto, come se nulla fosse successo.
- Chenille… ti… ti presento…
Anche Francis sembrò essere stata contagiata dall’improvvisa goffaggine dell’amico, ma Chenille la interruppe dicendo:
- Lo conosco… insomma, di fama.
Sorrise la giovane in direzione del ragazzo, che morì lentamente senza destare sospetti, mentre veniva abbagliato dal bellissimo sorriso della ballerina, la quale continuò dicendo mentre si allungava nel tendergli una mano in segno di saluto:
- …Bruno Mars. E’ davvero un piacere conoscerti.
Il ragazzo deglutì lentamente e si affrettò ad allungare una mano verso di lei, provando a salutarla.
- Oh, no, no… il… il piacere è tutto mio! Anzi, sono … sono onorato!
- Chenille.
Si presentò lei stringendogli la mano di ricambio, mentre continuava a sorridergli mandandolo ancora più in tilt, senza accorgersi minimamente dell’effetto che aveva su di lui:
- Che nome grazioso…
Esclamò il ragazzo di getto, per poi correggersi immediatamente, mentre scuoteva il capo rimproverando sé stesso per quelle parole:
- Ehm… volevo dire… insomma non grazioso ma bello, cioè… bellissimo… bellissimo!
Senza che i due se ne accorgessero, Francis si avvicinò a Katy, e le sussurrò a voce bassa:
- Che cosa sta succedendo qui?
Entrambe continuavano a fissare Bruno e Chenille presentarsi, nessuna delle due aveva mai visto Bruno comportarsi in quel modo, ma ne erano stranamente felici.
Katy sbottò in un risolito, mentre fissava i due e le rispose:
- Non ne ho idea… ma qualunque cosa sia, è forse la cosa più bella che abbia mai visto…
- Dici che se lo prendessi in giro da qui all’eternità per quel “che nome grazioso”, mi odierebbe?
- Beh… io ti odierei…
- Chi ti odierebbe?
Le interruppe improvvisamente Chenille mentre si voltava nella loro direzione, avendo sentito quell’ultima frase, e Katy e Fran si voltarono nella sua direzione:
- Ehm… no, niente, parlavamo di quanto fosse odioso accorgersi di dover andare alla toilette proprio in momenti come questi…
Esclamò Francis senza pensare, e gettando fuori la prima frase che le venne in mente.
Chenille accigliò lo sguardo e la guardò confusa, mentre Bruno, provò a tener lontano dai suoi occhi la visione di Chenille, per non distrarsi più.
- Devi andare in bagno?
Le domandò Chenille, e Francis immediatamente rispose:
- Non io, Katy!
Katy si voltò a guardarla sbarrando gli occhi, e rimproverandola con lo sguardo stava per dir qualcosa, ma Chenille disse:
- Oh, beh… allora io vado a controllare cosa combina quello svitato di Jay. Il bagno è da quella parte, vieni con me, Katy?
La cantante lanciò un’occhiataccia a Fran, la quale sorrise inspiegabilmente agli occhi di Chenille, che sembrava essere sempre più confusa dall’atteggiamento strano delle amiche, poi si allontanò in compagnia della cantante, dicendo:
- Beh… è stato un piacere…
Guardò Bruno, e lui sobbalzando, si affretto a dirle:
- Assolutamente! Sì… anche per me, è stato un… è stato un piacere… Chenille…
La ragazza gli sorrise, provando a non lasciare intendere quanto strano trovasse quel suo buffo e goffo atteggiamento, ed andò via seguita da Katy.
Bruno la seguì andar via con lo sguardo, ancora incantato, e Francis, restando al suo fianco, guardava anch’ella in direzione dell’amica, poi però spostò lo sguardo verso Bruno.
Il cantante restò a guardare Chenille allontanarsi tra la folla, poi sussurrò con una voce ancora un po’ fioca ed assorta:
- Chi era quell’angelo…?
Francis non trattenne un tenero sorriso, e gli disse:
- Ehi… non ci provare…
Bruno scosse il capo tornando alla realtà ed incupito le chiese:
- “Quello svitato di Jay” è il suo ragazzo, non è vero?
Francis non trattenne un sorriso, spostando lo sguardo in un punto qualunque nel basso e gli rispose:
- Jay è come un fratello per lei…
Immediatamente, l’espressione dal volto di Bruno mutò vertiginosamente, e sorridente disse:
- Davvero?
- Ma non farti strane idee… Chenille è…
- Che cosa?
Domandò curioso, nel notare un’esitazione da parte della ragazza, la quale decise di non dirgli di Anaya, così disse:
- …è mia amica! Sarai capace di far sparire il tuo corpo senza problemi, se dovessi farle del male.
- Ma io volevo solo…
- Conoscere il suo nome grazioso?
Esclamò in una risatina la ragazza, prendendosi beffa di lui, che scoraggiato disse:
- Sono andato davvero così male?
- Un vero schifo, ma tranquillo… a quanto pare lei neppure se n’è accorta...
- Sei davvero di supporto, Fran… grazie tante.
La ballerina non trattenne una risatina divertita, mentre continuava a ridersela a discapito dell’amico.
[…]
- E quando pubblicherai questo nuovo album?
- Ci sto ancora lavorando, ma credo che per Settembre, forse ottobre di quest’anno.
- Ohhh… io credevo si trattasse di poco tempo.
- No, ci vorrà ancora un po’ per finirlo.
- E già mi chiedi una collaborazione?
- Ovvio, bella! Con te è sempre meglio prenotarsi prima.
Francis e Bruno erano rimasti a parlare tra loro, seduti ad un tavolo dell’after party, e il cantante le stava raccontando nei dettagli il suo nuovo progetto discografico, approfittandone per proporle di lavorare insieme per un video ed un eventuale coreografia di un brano.
Fran però, a quella frase del cantante, che ormai considerava suo amico, non trattenne un sorrisino che stuzzicò la curiosità del ragazzo, il quale accigliando lo sguardo e lasciandosi contagiare da quel sorriso, le chiese:
- Che c’è?
- Cosa?
- Perché ridi? Non provare a nasconderlo perché ti ho vista!
- Ahahah… è che… hai detto “OVVIO, BELLA!”
- E allora? …Mi dispiace dirtelo, ma non sei il mio tipo…
Le disse scherzosamente Bruno, mentre lei gli rivolse una smorfia e disse:
- Gne… gne… ridevo perché è Chenille che dà sempre del “Bella o Bello” a chiunque! Mi hai ricordato lei!
Bruno mutò subito espressione, e sbarrando gli occhi le chiese tra un misto di espressione seria e sorpresa accennando un sorriso:
- Davvero???
- Mh, mh.
Acconsentì col capo lei mentre si concedeva un sorso al suo bicchiere colmo di champagne, poi notando che l’amico sorridesse come un ebete, gli disse:
- Sì, ma non montarti la testa, adesso.
- Ehi, ma che…?
- Non è più un mistero che ti piace, dal momento in cui l’hai vista si era capito, ma ti avverto: lei non è come le altre.
- Sì, questo l’ho visto…
- Non mi riferisco solo al suo aspetto estetico.
- Perché mi stai facendo il terzo grado? Sei forse suo padre?
- Quasi… Chenille è come una sorella per me, la conosco bene… non sono sicura che tu sia il suo tipo.
- Ma insomma? Non le ho mica chiesto di sposarmi? Neanche ci ho più parlato…
- E forse è meglio, visto come reagisci in sua presenza… ahahah
- Sei una stronza, lo sai?
- Scusami, ma ammetto di aver desiderato di registrare quel momento e la tua faccia mentre dicevi: “P-P-Piacere di Conoscerti Chenille… che nome grazioso che hai”…
Francis cominciò a prenderlo in giro assumendo un tono di voce fioco, leggermente effemminato e delicato, nonché imbranato, e Bruno corrugò lo sguardo in una smorfia imbronciata, con le labbra ristrette per la rabbia, ma tratteneva le risate:
- Sei una…
- Sì, me l’hai già detto!
- Non abbastanza!
- Ehi! Come sei rude!
- Ah, io sarei rude? Non fai che prendermi in giro e ripetermi che non ho speranze con la tua amica…
Francis smise gradualmente di ridere, e guardandolo gli disse:
- Prima ti dicevo che Chenille non è come le altre… ma è anche vero che nemmeno tu sei come gli altri… insomma sei quello che sei e non so se la notorietà le potrebbe piacere in un rapporto di coppia…
- Perché corri così tanto? Ci siamo a stento detti i nostri nomi…
Fran lo guardò e tacque per circa qualche secondo, poi sorridendo, disse:
- Forse hai ragione… infondo non riuscirai mai più a parlarle senza balbettare “Hai P-P-P-P-Proprio U-U-Un No-No-Nome Grazi-Grazioso!
A quelle parole Fran si alzò da tavola e cominciò a correre via tra la folla, seguita di corsa da Bruno che ridendo, voleva fargliela pagare una volta per tutta per quegli sfottò che l’amica gli stesse riservando da tutta la serata.
[…]
MamaSu aveva trovato Chenille, e assieme alla piccola Anaya, le presentò Rebeccah Cooper e la sua fidanzata di nome Melissa Kelly di ventotto anni.
La giovane era alta almeno 1,70 portava i capelli neri corti in un taglio quasi maschile, grandi occhi azzurri e nasino all’insù. Aveva una corporatura magra, come quella di Cooper, ed entrambe erano di una bellezza fine e raffinata da farle sembrare due fotomodelle.
Francis fece la sua conoscenza, e sin da subito notò che Melissa, così come Cooper, era una ragazza molto timida, ma nel complesso non era male: simpatica e dolce, ed entrambe trascorsero l’intera serata a ringraziare Fran per aver dato loro l’opportunità di essere lì assieme a tutte quelle celebrità della musica, del cinema, della televisione.
[…]
Assieme alle due ragazze, che non smettevano di tenersi per mano, Francis si avvicinò a Chenille che era in compagnia di Angela (una ballerina della EmsAndFran che quella sera si era esibita con loro).
- Ehi, Chenille, hai visto Katy?
L’amica si voltò in direzione di Fran, mentre era seduta ad un tavolo assieme alla ragazza, con gambe accavallate sorseggiando un alcoolico leggero:
- No…
Fran sospirò e si guardò intorno, mentre Chenille sorrideva in direzione delle due ragazze, poi Francis disse:
- Melissa è una sua grande fan, e avevo promesso di presentargliela… non vorrei che fosse andata via…
- E va via senza salutarti?
Disse con tono acido Chenille, lasciando intendere a chiunque stesse ascoltando quella conversazione,  quanto poco simpatizzasse per la cantante e il suo rapporto con Fran.
Al ché Fran abbassò lo sguardo verso Chenille e la guardò accigliata, ma non volle approfondire la questione, già sapeva che sarebbero potute sfociare in un litigio, così fece finta di niente e tornando a guardarsi intorno distrattamente disse:
- No… infatti…
Fran tornò a guardare Chenille e dopo qualche secondo disse:
- Vabbè… noi andiamo a cercarla…
- Divertitevi.
Esclamò con tono secco la ragazza, tornando con la sua attenzione verso Angela la ballerina, dimenticandosi di Fran e le due ragazze, le quale si allontanarono lentamente da lì dopo aver guardato interrogativamente Chenille.
- L’abbiamo forse infastidita in qualche modo?
Domandò preoccupata Cooper, mentre guardava la ballerina assieme alla sua ragazza con leggero timore misto a preoccupazione.
- Non dite sciocchezze, ragazze. Era forse solo un po’ stanca…
Diceva loro, Francis, mentre continuava a cercare tra la folla Katy, e proprio dopo alcuni attimi riuscì ad individuarla seduta accanto alla cantante Rihanna.
- Che palle!
Esclamò senza rendersi conto di averlo fatto a voce alta.
- Oh mio dio, Reb… è proprio lei!
- Lo vedo Mel… oh mio…
Entrambe le ragazze sembrarono essere sul punto di svenire da un momento all’altro, come due adolescenti in prossimità del loro idoo, e Fran non riuscì a trattenere una risatina mentre si voltava a guardarle:
- Vi spiace se aspettiamo che si allontani da Rihanna?
- Certo… non c’è problema, ma… posso chiederti perché?
- Anche Rihanna mi piace da morire…
- Shhh, Mel!
- Scusa Reb, lo sai che sei tu quella che mi piace di più.
- Insomma vuoi stare zitta!??
Esclamò Cooper, riportando la sua ragazza con i piedi per terra, e costringendola a voltarsi nella sua direzione, e solo allora si accorse che anche Fran la stesse guardando.
- Oh… scusatemi…
Francis le sorrise e disse:
- Nell’attesa, vi va di…
[Canzone consigliata per la scena Gabrielle Aplin – The Power of Love]
In quel momento, nei maxi schermi installati ai lati della sala, stavano trasmettendo le varie nomination con i rispettivi vincitori delle categorie dei People’s Choice Awards, e Fran fu rapita dalle scene del nuovo film di Justin chiamato “Friends with Benefits” (Amici di Letto).
Fu trasmessa una piccola clip di pochi secondi, e la ragazza dimenticò tutto il resto per restare a guardare quello schermo da lontano.
Si vedevano scene di quel film che probabilmente, anzi sicuramente, non avrebbe mai avuto la forza di guardare.
Lei rivide Justin, lo vide recitare, ma le sembrava essere così naturale, così vero da farle dimenticare che si trattasse di un film.
In quel momento tutto quello che vedeva era Justin, assieme alla bellissima attrice Mila Kunis, impegnato in scene molto intime e poco caste, e tutto ciò che avrebbe voluto fare Francis era spaccare qualcosa.
Fortunatamente riuscì a mantenere la calma, ma Cooper sembrò notare qualcosa in lei, che non riuscì a farle staccare lo sguardo da lei, c’era qualcosa in Fran che la rapì.
Francis non si rese conto del modo in cui stesse reagendo, ma le due ragazze videro il modo in cui stringeva la sua mano sinistra in un pugno e gli occhi che le si spensero come se improvvisamente il Diavolo le avesse portato via l’anima.
- …andare…
La voce dalla gola le uscì fuori spezzata, fioca, e dovette schiarirla con un colpo di tosse:
- …a bere qualcosa?
Finalmente quella clip terminò e lo scenario cambiò, così Francis dopo alcuni secondi, chiuse gli occhi, poi si voltò nella loro direzione e attese che le rispondessero.
Cooper non aveva bisogno di spiegazioni, conosceva la sua vecchia storia con Justin, come tutti… e così come tutti anche lei sapeva che si fossero lasciati ormai da anni.
Evidentemente, però, la storia sembrava avere ancora peso sulla ballerina, che chiaramente non l’aveva ancora dimenticato.
- Sì… sì, andiamo.
Esclamò con decisione Melissa, mentre Cooper si limitò ad acconsentire con il capo, mentre abbozzava un sorriso forzato nel guardare timidamente Francis.
Si recarono ad un bancone dove servivano alcoolici a tutti, e Francis fu la prima a fare la sua ordinazione, come se non avrebbe resistito un attimo di più, nel bere un sorso:
- Per me un Martini liscio… doppio.
Cooper le lanciò una rapida occhiata dopo aver sentito quel “doppio”, ma poi fu distratta dall’ordine della sua ragazza.
[…]
Dopo dieci minuti, Francis era sul punto di ordinare il suo terzo Martini doppio, quando si avvicinò a loro Chenille, accompagnata da Nina (la quale aveva già avuto modo di conoscere le due ragazze durante la cerimonia).
- Ehi… come… va?
Chenille, lentamente perse la sua euforia nel parlare, dopo essersi resa conto dello stato d’animo in cui era Francis.
Nina guardò Cooper e Melissa preoccupata, mentre Francis se ne stava seduta rivolta verso il bancone, tenendo le braccia poggiatevi sopra, e le mani congiunte in una posa rilassata, con lo sguardo rivolto su quel tavolo di bancone, senza neppure accorgersi della presenza delle amiche, attendeva solo il suo drink.
- Cos’è successo?
Domandò Nina allarmata, e le due ragazze guardarono prima Fran, ma vedendo che non le stesse rivolgendo attenzione, Cooper disse loro con tono di voce basso:
- …credo sia ancora turbata da quella clip che hanno trasmesso del nuovo film di…
Non fu necessario esclamare il suo nome per far intendere alle due amiche, a chi si stessero riferendo.
- Dannato! Che possa essere dannato!
Chenille cominciò ad andare in escandescenza, incazzandosi con Justin e per il modo in cui inconsciamente stesse riducendo la sua Francis.
Nina le fece segno di star calma ed abbassare la voce, ma ciò non impedì a Francis di sentire le sue parole, e senza neppure voltarsi verso di loro, disse:
- Falla finita, Chenille…
Tutte le quattro ragazze si voltarono verso Francis, sorprese dal fatto che le avesse sentite, ma poi lei aggiunse:
- Lascialo stare.
Fran si voltò e scese dallo sgabello, lasciando perdere il suo terzo doppio martino in arrivo, e si allontanò dalle ragazze:
- Se mi cercate sono in pista da ballo…
Non vi era una vera e proprio pista da ballo al gala, ma c’erano molti invitati che si concedevano dei balli sulle note di alcune canzoni messe in sottofondo per la serata, e Francis è lì che trascorse il resto della serata.
Nina, Chenille, Melissa e Rebeccah la seguirono con lo sguardo finché non si perse nel gruppetto di persone che accennavano a qualche passo improvvisato sulle note di una famosa canzone del momento.
[Canzone consigliata per la scena Jennifer Lopez – On the Floor]
- Aveva uno sguardo, mentre guardava quella clip, che le ho visto fare soltanto in caserma…
A sentire quelle parole, Nina non contenne sé stessa e disse:
- Beh… non aiuta il fatto che tu l’abbia vista unicamente in caserma…
Melissa la guardò male, ma Chenille senza staccare gli occhi di dosso a Francis, che intanto ballava seguendo il ritmo della canzone, senza badare ad eseguire passi specifici, disse loro:
- Ho ben presente quello sguardo… è… agghiacciante.
Sia Nina che le altre guardarono preoccupate Chenille, la quale amaramente aggiunse.
- Sembra stia recitando la parte di uno di quei cecchini in guerra pronti a far saltare in aria qualcuno. Non ha espressione, né emozione… sembra vuota, ma quel vuoto non è del tutto vuoto… puoi leggerci la rabbia, la sofferenza…
Chenille sospirò e si mise a sedere su uno di quegli sgabelli, poi guardando Nina, disse:
- In questi anni l’unica cosa che le dava voglia di andare avanti era il ballo… quando balla dimentica ogni cosa.
Tutte e quattro le ragazze si voltarono in direzione di Francis per vederla ballare sulle note di quella canzone, accerchiata da alcune celebrity che sembravano essere dei fedeli membri di un suo fan club.
[…]
Francis ballò e dimenticò forse in parte quella spiacevole parentesi ancora una volta legata a Justin.
Finalmente Cooper e la sua ragazza ebbero modo di incontrare e scambiare due chiacchiere con Katy Perry, e il momento fu davvero emozionante per le due, che riuscirono ad incontrare il loro idolo proprio come se fossero state due teenagers.
- Sono adorabili.
Esclamò Katy verso Francis, mentre entrambe guardavano Cooper e Melissa allontanarsi per farsi un giro tra le numerose celebrità presenti alla serata.
Francis abbozzò un sorriso e disse:
- Come te e Rihanna…
Katy accigliò lo sguardo e le chiese:
- E questo cosa dovrebbe significare?
- Proprio niente.
Disse alzando le mani in segno di resa, Francis.
- Non starai mica interpretando la parte dell’amica gelosa?
- Pff… figurati.
Katy si lasciò scappare una leggera risatina, mentre divertita guardava l’amica e il suo  goffo tentativo di mascherare la sua gelosia verso Rihanna.
- Perché non provi a conoscerla meglio? Sono sicura che la troveresti simpatica.
- Guarda che la conosco… e forse anche prima di te, ma… abbiamo un’idea diversa della simpatia a quanto pare.
- Antipatica.
- Piuttosto, non dovevi presentarmi qualcuno, tu?
Proprio in quel momento, di sfuggita, Francis vide tra la folla l’attrice co-protagonista del film con Justin e cominciò a sbiancare e ad andare in panico.
Katy se ne accorse immediatamente e si voltò a seguire il suo sguardo; non appena vide l’attrice cercò di calmare l’amica, ed afferrandola per le braccia, cercò di farsi guardare negli occhi mentre lei sussurrò spaventata:
- Oh merda… lui è qui!
- No, Francis, calmati. Lui non c’è! Non c’è!
Francis provò a calmare il suo moto nervoso e ansioso, e con un ripetuto battito di ciglia, si voltò a guardarla e riuscendo finalmente a guardarla negli occhi, le disse con un tono di voce allarmato:
- Che cosa?
- Sì, Fran. Justin non è tra gli invitati, non c’è.
Gli occhi di Francis sembravano pronti per piangere, ma fortunatamente si fermò giusto in tempo per non farlo, e distolse lo sguardo dall’amica.
- Vieni qui!
La cantante non ci pensò su due volte e la travolse in un caldo abbraccio, e Francis non poté far altro che cedere ed abbracciarla di ricambio.
- Sto bene, sto bene, Katy… mi sono solo lasciata prendere dal panico…
- Stasera… vieni via con me.
- Che?
Esclamò Fran col suo solito accento spagnolo, mentre scioglieva quell’abbraccio e tornava a guardarla:
- Ma sì, dormi a casa mia, stiamo un po’ insieme… mi sei mancata troppo in questi giorni... dobbiamo recuperare il tempo passato… ho molto da raccontarti, e credo che anche tu avrai molto da raccontarmi.
La cantante le sorrise dolcemente, e Fran per quanto si sforzasse, non riusciva a smettere di ripensare alla sua Emma ogni volta che quella ragazza le sorridesse in quel modo.
Seppur avesse imparato a conoscere Katy in quegli anni, e a volerle bene per quello che era, una parte di lei, continuava a volerle star accanto per sentirsi in qualche modo ancora una volta vicina a quell’amica che non smetteva mai di pensare e di amare ogni giorno della sua vita.
[…]

NEL FRATTEMPO …

Chenille era tornata al tavolo in cui sedeva la sua amica e collega della EmsAndFran, Angela.
Le due ragazze si erano concesse qualche chiacchiera tra un drink e un assaggino del menu che era stato offerto agli invitati a quell’after party.
[…]
Dall’altra parte della sala, vi erano Bruno assieme a suo fratello Eric, nonché membro della sua band, il quale veniva braccato dal fratello che mettendogli un braccio attorno alle spalle, gli parlava gesticolando con la mano libera:
- Ti giuro, Eric… è una dea! Qualcosa che non ho mai visto prima d’ora! E’… è…
Bruno tentava di descrivere Chenille al fratello, che pazientemente se ne stava chino ad ascoltarlo mente cercava le parole giuste:
- Bellissima?
Suggerì Eric, e Bruno alzando lo sguardo verso di lui, disse:
- No. Non è così riduttiva.
- Addirittura? Ma chi diavolo è questa rag…?
- Devi aiutarmi!
- Io?
- Sì, tu.
- E come?
- Col mio vecchio numero da super hero!
- Oh, no! Non di nuovo!
Bruno strinse a sé il fratello in quella presa, come se lo stesse braccando e strozzando allo stesso tempo e con insistenza gli diceva:
- Sì, sì, questa volta è diversa… insomma… guardala.
Senza che Eric potesse accorgersene, il fratello lo aveva condotto poco distante dal tavolo in cui era seduta Chenille, che ancora continuava a chiacchierare con Angela, seduta composta e gambe accavallate.
Bruno assieme al fratello la guardò, e se ne incantò totalmente… poi con tono sognante, disse:
- Non è stupenda? Dio si sarà preso una settimana di pausa, dopo aver creato un capolavoro come lei…
Eric, con faccia impassibile, restò a guardare la ragazza da lontano, poi sciogliendo la presa del fratello, molto più gracilino di lui, lo guardò e disse:
- Ok, stai cominciando a spaventarmi… come me ne esco?
- Dovrai aiutarmi col nostro trucchetto…
- Non potresti semplicemente avvicinarti e parlarle?
- Sei impazzito? Quella lì ha bisogno di essere stupita o non si accorgerà mai di te.
- Oh Signore…
Disse in tono disperato il fratello mentre alzava gli occhi al cielo e si pentì di aver accompagnato il fratello a quella serata, poi si allontanò per mettere in atto “il piano”.
Bruno tentò di nascondersi tra la folla per non farsi notare, ed osservò la scena sperando che tutto andasse secondo i piani.
Eric era un ragazzo col fisico robusto e massiccio, molto più del fratello che era un peso piuma, con un volto molto marcato da segni somatici tipici delle sue origini filippine da parte di madre, pelle mulatta e taglio di capelli corto tenuto a bada da qualche passata di gel che lasciava luccicare il loro color nero corvino.
Era vestito simile a suo fratello: con pantalone nero, e una t-shirt bianca a maniche corte coperta da una giacca color rosso sangue.
Il ragazzo si avvicinò al tavolo di Chenille, che nel frattempo era rimasta sola dopo che Angela si fosse alzata per andare alla ricerca di un suo amico.
- E’ libero quel posto?
Esclamò con uno strano tono prepotente e forse anche un po’ provocante, mentre le sorrideva maliziosamente.
Chenille alzò lo sguardo verso di lui, e presa alla sprovvista gli disse:
- Non siamo a teatro…
- Ah no? Credevo lo fossimo, dato che sto ammirando un vero spettacolo della natura come te…
Chenille fece roteare gli occhi al cielo, poi corrugando lo sguardo gli disse:
- Davvero? È il meglio che hai saputo trovare?
- Se mi concedi un giro verso i guardaroba ti mostro anche il resto che riesco a trovare… bambola…
Eric sembrò essere diventato un’altra persona, totalmente diversa da quella di pochi minuti prima, un vero e proprio pervertito aveva preso il suo posto:
- Il giro lo farai fare a tua sorella, bello!!
Esclamò Chenille alzandosi di scatto, assumendo un atteggiamento simile a quello che aveva quando frequentava gente del Bronx.
- Perché fai così la preziosa? Sono sicuro che ti piacerà… nessun uomo ti farà sentire come farò io…
In quel momento, entrò in scena Bruno che con le mani nelle tasche dei pantaloni e con un atteggiamento tranquillo e sicuro di sé, si avvicinò al tavolo interpretando la sua parte:
- Che succede qui? Ci sono problemi?
Eric e Chenille si voltarono nella sua direzione, e nello sguardo della ragazza si poté notare la grande sorpresa nel vederlo intervenire in quella situazione.
Bruno si lasciò guardare in cuor suo compiaciuto di star riuscendo nel suo intento, e rivolse la sua attenzione al fratello, con un tono di voce serio e minaccioso:
- Lascia in pace la signorina, amico.
- Tu perché non ti fai gli affari tuoi, eh? Piccolo cantante da quattro soldi?
Eric si alzò in piedi e Bruno dovette alzare lo sguardo per poter restare con gli occhi nei suoi.
Chenille imbarazzata per quelle parole scortesi che quel ragazzo rivolse al cantante, si avvicinò ai due e disse:
- Grazie, Bruno, ma so cavarmela da sola… il ragazzo stava andando via.
A quel punto Chenille poggiò una mano sul braccio di Bruno e lo guardò per convincerlo a lasciar perdere, e lui era sul punto di mandare a monte tutto solo per sorriderle, ma fortunatamente non lo fece e continuò quella messa in scena.
- Forse è meglio se l’accompagni io fuori di qui, il ragazzo!
Eric si avvicinò a muso duro verso Bruno e guardandolo dall’alto gli disse:
- Oh, ma davvero? E vorresti prendere la mia o la tua di auto per accompagnarti in ospedale, una volta usciti di qui?
Chenille cominciò ad andare in panico, e Bruno dovette mordersi un labbro pur di non ridere, e fingendosi incazzato, guardò il fratello e disse:
- Ne ho abbastanza!
Eric sapeva bene che quando il fratello esclamava quella frase, avrebbe reagito come stava per fare.
Bruno allontanò delicatamente Chenille, poi si precipitò a saltare addosso al ragazzo, il quale lo afferrò con agilità e facilità, tirandolo su per il colletto della sua maglia.
Bruno restò sollevato con i piedi da terra, mentre Eric si fingeva una sorta di King Kong che aveva tra le mani una donzella e non suo fratello.
Chenille si portò una mano davanti la bocca, mentre alcuni nelle loro vicinanze si voltarono a guardare la scena anch’essi stupiti.
Al ché Chenille, non accettando che quello scimmione trattasse in quel modo il cantante, avvolta dall’ira, gli si avvicinò e gli piantò il tacco delle sue scarpe nel piede sinistro con violenza, facendolo così urlare di dolore e mollare la presa su Bruno che per poco non cadde a terra, mentre il fratello malcapitato si chinò sulle gambe dal dolore.
- Stai bene?
Chiese preoccupata Chenille, aiutando Bruno a rialzarsi.
Il cantante sorrise guardandola, stupito dal suo temperamento peperino e poggiandosi alle sue braccia si alzò agilmente sulle sue gambe e disse:
- Oh… sì, sì, certo, sto benissimo!
Chenille tornò con la schiena dritta e ricambiò lentamente quel sorriso, lieta di sentirgli dire quelle parole.
Bruno dimenticò totalmente l’esistenza del fratello che si torceva dal dolore a pochi passi da loro, dimenticò l’esistenza dell’intero mondo mentre si perdeva in quel meraviglioso sorriso della ragazza che sembrò ignorare anche lei quel malcapitato di Eric.
[…]
- Mi dispiace esser intervenuto così, ma quando vedo questo genere di cose, non riesco a contenere me stesso e parto all’azione…
- Ma figurati, sei stato così gentile. Dispiace a me che sia finita così, insomma avrei saputo disfarmene senza arrivare a tutto quello…
- Oh, ne sono sicuro.
Le disse sorridendo con lieve malizia, ripensando al modo in cui la ragazza fosse intervenuta in suo soccorso.
Chenille colse il riferimento del ragazzo, ed imbarazzata per i modi che aveva usato dinnanzi a quel noto cantante, abbassò il capo e si lasciò sfuggire un sorriso che incantò ancora una volta Bruno.
Trascorsero interi secondi a lanciarsi sguardi sfuggenti, e sorrisi timidi, finché lei non disse:
- E così… conosci Fran da un anno?
- Già… forse anche un po’ di più… non lo ricordo più, ormai mi sembra di conoscerla da tutta una vita.
Chenille non trattenne un sorriso e disse:
- Già… è l’effetto che fa un po’ a tutti. Anche a me sembra di conoscerla da sempre…
- Da quand’è che la conosci?
- Beh… saranno sei anni, ormai. È parte della mia famiglia, è una sorella per me.
- Sai, anche lei mi ha detto lo stesso di te, poco fa…
Le confessò il ragazzo sorridendole dolcemente, al ché Chenille corrugò per un attimo lo sguardo e disse:
- Davvero? E perché stavate parlando di me?
Bruno sbarrò gli occhi, rendendosi conto di aver commesso un grosso errore nel dire quella frase, e tentò come meglio poté di salvarsi la pelle.
- Ehm… è che… è che stavamo parlando di… di… sorelle e… e insomma noi…
In un baleno, Bruno tornò ad essere il ragazzo goffo ed agitato di inizio serata, e Chenille non si trattenne dal ridacchiare:
- Capisco, capisco… beh tu hai sorelle?
Bruno tirò un sospiro di sollievo, e mascherandosi dietro un sorriso impacciato, le rispose:
- S-sì… ne ho quattro.
- QUATTRO SORELLE?
Il ragazzo sbottò in una risatina e stringendosi nelle spalle disse:
- Un vero strazio crescere con cinque donne in casa… ma almeno ti insegnano qualcosa sulla psiche femminile…
- Ahahaha posso immaginarlo… mio fratello Mike è cresciuto con me e mia madre, e diceva lo stesso… non oso immaginare te… ahahah
La risata di Chenille fece sentire Bruno in paradiso, ma volle restar concentrato sull’argomento e continuare a farle una buona impressione:
- Già…
Sbottò in una risatina, abbassando per un attimo lo sguardo, poi disse:
- Quindi hai un fratello?
- Sì,,, si chiama Mike.
- Più piccolo…
Chenille lo guardò interrogativamente, domandandosi come avesse fatto a saperlo, e lui appagò quella sua curiosità dicendo:
- L’ho capito dal modo in cui lo hai detto… hai improvvisamente cambiato tono di voce, impostandola più seria.
La ragazza lo guardò piacevolmente sorpresa da quel suo sesto senso e dopo alcuni attimi trascorsi a guardarlo intensamente, gli disse:
- E’ sempre stato una piccola peste da tener d’occhio.
- Credo che con una sorella come te, non abbia avuto alcun problema… già ti ci vedo a pestare i piedi di tutti i suoi amici col tuo tacco dodici…
Entrambi non trattennero una risata a quelle buffe parole, e senza rendersene conto trascorsero un’ora a chiacchierare tra loro, dimenticandosi di tutto il resto.
Prima di andar via, però, Chenille gli disse:
- Ehi… Sabato sera ho organizzato una festa a sorpresa per Fran per festeggiare il suo ingaggio per il film “Pirati dei Caraibi”, perché non ti unisci? Sono sicura che le farebbe piacere averti tra noi…
Bruno sorrise appena, mettendosi le mani nelle tasche e disse:
- Sabato sera dici?
Ricordò di essere libero dagli impegni quel giorno, ma volle fingere di pensarci su almeno qualche secondo prima di accettare il suo invito:
- Esatto!
- Quindi tra una settimana?
- Sì…
Rispose Chenille, cominciando a trovarlo strano.
- Dove sarà questa festa?
- Oh, a casa mia! Ti scrivo subito l’indirizzo da qualche parte!
La ragazza si precipitò a cercare un pezzo di carta e una penna nella sua piccola pochette, ma lui la interruppe e disse:
- Perché… Perché non mi dai il tuo numero? Ti telefono e mi dirai tutto, adesso devo proprio scappare…
Il ragazzo cercò di cogliere subito quella palla in balzo, e così con una scusa di ottenere il suo numero, fingendo di dover andar via, per non darle altra scelta.
Chenille lo guardò e un po’ sorpresa del fatto di dover dare il proprio numero di telefono a Bruno Mars, disse:
- Oh.. certo… ok.
La ragazza diede il proprio numero al cantante, il quale si sentì immediatamente soddisfatto e felice che il suo  piano avesse funzionato, ma poi immediatamente gli venne alla mente il suo povero fratello Eric, che probabilmente avrà perso il piede e forse non gli avrebbe mai più rivolto parola… ma avere il numero di telefono della ragazza gli fece dimenticare ogni cosa.

 

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Capitolo 38
*** ● Un Nuovo Progetto ● ***


CAPITOLO 38

Sono trascorsi due giorni dalla sera dei People’s Choice Awards 2012.
Francis, quella notte l’aveva trascorsa a casa della sua ormai fidata e cara amica Katy Perry a Santa Barbara.
Più che dormire, però, le due trascorsero gran parte della notte a parlare tra loro, recuperando il tempo perduto in quelle settimane in cui non si erano né viste, né sentite.
La cantante, sarebbe ripartita in quei giorni, in volta delle ultime due date del suo tour mondiale, che si sarebbero svolte in Indonesia e nelle Filippine.
Fran, amava trascorrere il suo tempo con lei, riusciva sempre a metterla di buon umore, a farla star bene e felice, come se le permettesse di allontanarsi dal malessere che si portava dentro segretamente da ormai qualche anno.
[…]
Fran, in quei giorni, era presa da un’idea per un nuovo progetto coreografico, e ne parlò anche con la sua amica Chenille, esattamente due giorni dopo i PCA, nella sede della EmsAndFran di Los Angeles:
- Dove vuoi esibirti?
- Da nessuna parte… voglio caricarlo sul mio canale youtube.
- Ancora?
- Sì, è importante per me mantenere il rapporto con i fan su quel social network… e poi è quasi un mese che non postiamo un video di coreografie. Dobbiamo mantenere il profilo alto, Chenille.
Chenille ogni volta che si ritrovava ad affrontare discorsi simili con l’amica, notava in lei un animo sempre più professionale, volenteroso di crescere e di migliorarsi.
Oltretutto, Francis aveva l’abitudine di usare un atteggiamento e un tono così formale e serio quando illustrava le sue nuove idee, da far uscire il suo animo da soldato, con le sue movenze ed atteggiamenti, che erano ben impressi nella sua personalità, ormai da anni.
- Ok, va bene bella. Lo sai che quel che dici tu è legge.
Francis non trattenne un sorriso abbassando lo sguardo, e anche la tensione che si era inevitabilmente creata dopo quel suo atteggiarsi da soldato in caserma.
- Non voglio dettar leggi, Chenille… ma è da un bel po’ che ci penso su… e vorrei sapere cosa ne pensi.
- Allora spiegami.
Chenille si mise a sedere su una poltrona nell’ufficio di Fran al secondo piano della struttura, e guardandola aggiunse:
- Raccontami i dettagli di questa tua idea.
Fran imitò l’amica, e si sedette comodamente di fronte a lei, ed accavallando le gambe cominciò a parlare:
- Vorrei chiamare Victor e la sua troupe per girare questo video che caricheremo sul canale…
[…]
Victor Rayers era un amico fidato di Francis, che aveva conosciuto quasi tre anni fa tramite amici, e che lei riteneva un vero genio della tecnologia e della regia, nonostante il ragazzo fosse molto giovane (aveva appena 22 anni) e studiava ancora all’accademia d’arte di Los Angeles.
Victor, però, veniva ingaggiato da Francis per girare video delle sue coreografie, che poi avrebbe postato sul suo ormai famoso e frequentatissimo canale di youtube, e lui si armava unicamente della sua piccola telecamera e di due suoi amici che a loro volta si occupavano di aiutarlo, per poi montare tutto e lavorarlo al computer.
Insomma non erano dei professionisti, ma lavoravano con passione e dedizione, con risultati davvero spettacolari e che rispecchiavano esattamente le volontà di Francis, che a sua volta stava imparando dai ragazzi a maneggiare una videocamera, giusto per divertirsi un po’ ed imparare nuove cose.
[…]
Francis continuò ad illustrare il progetto a Chenille, che l’ascoltava interessata:
- Ho già in mente una coreografia, avremmo bisogno di almeno cinque ballerini di danza classica, e cinque di danza moderna…
- Dieci ballerini?
- Sì, ma balleranno in coppia, quindi tornerebbero ad esserne cinque. Dovranno fondersi tra di loro…
- Beh per quello ci penserai tu, quando dovrai spiegargli i passi…
Si lasciò sfuggire una risatina Chenille, alla quale Fran rispose con un’altrettanta, per poi dire:
- Ho già deciso di chi avrò bisogno per realizzarla, e forse anche le coppie ho ben chiare… Dunque…
Fran si mise seduta composta e cominciò a portare il conto sulle dita di una mano, dicendo:
- Angela che è brava nella moderna, potrebbe far coppia con Jeremy della classica, così come Sylvia e Peter, Susan che è una delle migliori della classica potrebbe ballare con Jey, tu potresti ballare con Steven, e io con Eddy… tra i due io sarei quella esperta in danza classica …e non ridere!
Chenille accigliò lo sguardo e disse:
- Non dovrei ridere per te che fai coppia con Eddy, o…?
Fran sorrise e disse:
- A me fa ancora strano ritenermi una ballerina di danza classica…
- Sei seria, bella? Sono anni che ormai balli la danza classica, e ne sai forse più di chi ha speso la sua vita nelle migliori scuole di danza del mondo.
- Esagerata…
- E’ stato Dio ad esagerare con te nel darti tutto questo talento… A proposito di talenti!
Fran sorrideva, ma poi fu incuriosita dalla sua ultima frase e disse:
- Cosa?
- Sabato sera tieniti libera, MamaSu …dice che preparerà quel tipo di pasta italiana di cui tu vai matta e che non riesco mai a ricordare il nome…
- Gli gnocchi???
Domandò con entusiasmo Fran, mentre le veniva l’acquolina in bocca:
- Esatto! Brava!
Esclamò Chenille col suo solito modo vistoso di gesticolare, poi aggiunse:
- Mi raccomando, se le dai buca ha detto che non ti rivolgerà la parola per almeno una settimana…
Fran ridacchiò ed alzandosi da quella poltroncina, le disse guardandola:
- Non ho intenzione di darle buca, tranquilla…
- Allora Sabato sei dei nostri???
Domandò con forse troppo entusiasmo Chenille, che quasi destò sospetti in Francis che rispose con un titubante cenno di capo sorridendole, ma Chenille riuscì a nasconderle la sorpresa che le stesse preparando, e con agilità finse di nulla ed esordì dicendo qualcosa che le era appena venuto in mente:
- A proposito, bella….
Francis smise di sorriderle e le chiese:
- Cosa?
- Non mi hai detto su quale canzone vorresti tirar su questa coreografia.
Chenille notò subito un cambio di atteggiamento in Fran, che chinò il capo pensierosa verso il basso, e dopo una pausa di qualche secondo, cominciò a parlarle con un lieve tono timido, mentre si portava una ciocca di capelli dietro l’orecchio:
- Ecco, vedi… li ho scoperti da poco, ma mi son piaciuti subito… fanno buona musica e oltretutto… sono anche molto simpatici di persona.
Fran fece una pausa, pensando, poi si strinse nelle spalle mentre la guardava:
- Beh… forse non proprio tutti e tre, ma quando te li presenterò, sono certa che ti piaceranno.
- Wooo! Wooo! Frena un attimo, bella! Starai mica parlando di quei ragazzi di cui mi parlasti prima di partire per l’esercito?
Francis sorrise timidamente ed abbassando lo sguardo, confessò:
- Mh, mh…
Acconsentì col capo e disse:
- Nei giorni in cui ero in servizio in caserma, li ascoltavo a ripetizione… avevo scaricato i loro tre album sul mio iPod e ho pensato ad una coreografia su un loro brano.
- Certo che ti ci sei fissata, bella!
- Ahahah… no, non mi ci son fissata, Chenille… semplicemente… credo che facciano buona musica.
Francis era ormai caduta nel vortice dei 30 Seconds to Mars e non se ne riusciva a rendere conto, ancora…
[…]
Fran maturava quell’idea, e durante tutta la giornata, pensò ad un modo per mettersi in contatto con quei ragazzi e chieder loro di collaborare a quel suo piccolo e veloce progetto.
- Non ho un loro numero di telefono, Chenille…
- E allora come farai a contattarli?
- Non lo so…
- Scusa se te lo dico, bella, ma secondo me ti crei problemi inutili. Fa questa coreografia senza chiedergli il permesso… non credo che riceverai una denuncia da parte loro per plagio, si tratta di un ballo.
Fran e Chenille stavano indossando i loro copri-abiti per andar via dalla EmsAndFran, e mentre scendevano le scale a velocità moderata, Fran le rispose:
- Non è solo questo, Chenille… vorrei chiedergli di partecipare…
- Di partecipare???
Domandò sbigottita la ragazza mente si fermò a guardarla, dopo aver sceso quella lunga scalinata che portava all’uscita della struttura.
- Sì, ho idee ben precise per questa coreografia, e credo che l’unico modo che ho per mettermi in contatto con loro sia quello di andargli sotto casa. Mi accompagneresti?
- Che cosa?
- Sì, mi accompagneresti? Non dista molto da quei casa loro…
- Va bene, bella… ci andiamo con la mia o con la tua auto?
- Con la tua, stamattina sono arrivata a piedi.
- A piedi sin da casa tua?
- Sì…
- Ma è lontanissima!
- Mi piace correre e fare riscaldamento mentre arrivo alla EmsAndFran…
- Wow… qualche mattina di queste mi unisco a te.
- Quando vuoi, bella!
Le fece l’occhiolino Fran, e le due ridacchiando tra loro si avviarono all’auto parcheggiata a pochi metri di distanza dall’entrata.
Chenille aveva un maggiolone cabrio color celestino, stupendo solo a vedersi e guidò sino ad arrivare all’indirizzo che le aveva dato Francis.
[…]
Fran e Chenille parcheggiarono quel gioiellino giusto a pochi passi dall’entrata a quella piccola villa dal tetto basso, circondata dal verde, e Francis si avvicinò al citofono per bussare.
Nessuno rispose, ma dopo qualche minuto d’attesa, qualcuno uscì fuori di casa e si avvicinò al cancello dicendo.
- Ehi!! Chi si rivede! E tu che ci fai qui?
Francis guardò con sguardo accigliato e confuso in direzione di questo ragazzo che aveva un’aria visibilmente assonnata.
Francis ancora dietro il cancello, fiancheggiata da Chenille esclamò con tono confuso:
- …Stavo per chiederti la stessa cosa…
La ragazza distolse lo sguardo da lui, lanciandosi un’occhiata rapida attorno e con sguardo ancor più accigliato, aggiunse:
- Credevo… credevo che qui ci vivessero…
- Tomo e Vicki?
- Esatto…
Finalmente il ragazzo aprì quel cancello e lasciò entrare le due ragazze:
- No… questa è casa di Jared… io ci vivo quando lavoriamo per registrare dei nuovi progetti discografici, questa casa ci fa anche da laboratorio di musica… Ma dai, che fate lì impalate, entrate.
Francis ascoltò con interesse le informazioni gratuite che le stava dando il ragazzo, poi con un sorriso gli disse:
- E’ bello rivederti, ti presento…
La ragazza fu inaspettata travolta da un abbraccio del ragazzo, che andò a salutarla calorosamente, neanche fossero stati amici di lunga data, poi lei tentò di sorridergli ancora, presa dall’improvviso imbarazzo che quel gesto avesse comportato, e guardando Chenille le disse:
- Chenille ti presento Shannon…
Al che guardò il ragazzo che indossava dei larghi pantaloni di tuta grigi, e una t-shirt bianca a maniche corte nonostante facesse molto freddo quel giorno:
- Shannon lei è Chenille… la mia più cara amica, nonché ballerina e socia della mia scuola di ballo di Los Angeles.
- Oh… piacere di conoscerti.
Esclamò con cordialità il ragazzo, mentre le tendeva una mano, e Chenille lo guardava con un lieve stranezza, ma poi gli strinse la mano e disse:
- Piacere mio, Shannon. Posso…farti una domanda?
Entrambi si stranirono a quelle parole della ragazza e si voltarono a guardarla curiosi, mentre Shannon le rispondeva:
- Senz’altro.
- Non hai … freddo?
A quel punto si udì la risata squillante del ragazzo che chiudendosi il cancello della villa alle spalle, faceva loro strada per raggiungere l’interno della casa:
- Non sono un tipo freddoloso… e poi ad esser sincero, mi avete beccato mentre dormivo.
I ragazzi entrarono in quella casa, e Chenille cominciò a guardarsi intorno curiosa, come se avesse dovuto dare un proprio giudizio alla fine di quel “mini-tour” dell’abitazione.
- Oh, ci dispiace! Ti abbiamo disturbato?
Esclamò a disagio Francis, mentre avanzava in quella casa.
- No, tranquille… stanotte abbiamo fatto le ore piccole a provare un nuovo demo con Jared e Tomo e quindi sono crollato attorno alle dieci di stamattina… e mi son risvegliato soltanto adesso. È stato un bene che siate venute, o mi sarei risvegliato direttamente domani.
Disse ridacchiando il giovane sotto gli occhi delle due ragazze che venivano lentamente contagiate da quel sorriso simpatico.
Lui poi le guardò curioso e disse:
- A proposito… come mai siete qui?
- Buongiorno…
Bisbigliò Chenille con un tono di voce quasi impercettibile, ma come al solito, Fran riuscì a sentirla. L’udito le si era affinato negli anni di servizio in esercito.
Le lanciò un’occhiataccia di traverso, poi si rivolse al ragazzo e cordialmente gli disse:
- In realtà volevo proporvi un piccolo progetto…
Shannon sembrava essere alle prese con qualche aggeggio della cucina, e a quell’esclamazione si voltò in direzione di Fran ed accigliò lo sguardo.
- Un progetto? Con la tua società?
Fran non trattenne un sorriso alla parola “società” e poi gli disse:
- Sì. Esatto.
- Uhm…noi abbiamo finito da poco il nostro tour mondiale… e oltretutto sia io che Tomo, che Jared non siamo dei gran ballerini… insomma io so anche cavarmela discretamente con la danza del ventre, ma…
Francis non riuscì a trattenersi dal ridere, e subito Shannon ne fu contagiato.
I due ridevano sotto lo sguardo di Chenille, che si era persa nell’osservare quell’abitazione e quello stile di vita del ragazzo, e aveva dato poca importanza a quello che si stessero dicendo, ma una volta visti ridere, tentò di sorridere anche lei nonostante li trovasse leggermente fuori di senno.
- Sei fuori strada, Shannon… vedi avevo pensato di…
- Aspetta, aspetta, aspetta!
Esclamò il ragazzo alzando un dito come per metterla in pausa, e si diresse a cercare il proprio cellulare, che fortunatamente aveva lasciato sul ripiano della stessa cucina, poi le disse:
- Chiamo Jared… È via con la nostra collaboratrice e degli amici, ma vedo se può raggiungerci così ne parliamo insieme… sai è lui che si occupa di queste cose.
Il ragazzo componeva il numero di telefono del fratello, mentre Chenille con sguardo accigliato, disse:
- Si occupa di coreografie?
Francis dovette trattenersi dal ridere, ma fortunatamente Shannon le rispose dicendole:
- Ahahah no… diciamo che lui è la testa ed io e Tomo siamo le braccia di questa band, meglio parlarne direttamente con lui…
Chenille acconsentì pensierosa, ma non sembrava essere entusiasta, anzi, appariva piuttosto sospettosa, come se qualcosa non la convincesse.
- Ehi Jar! Indovina chi c’è qui…?
Dall’altra parte del telefono, Jared sembrò aver risposto alla telefonata ed improvvisamente un moto nervoso si fece spazio nell’animo di Francis, che portandosi le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans, si dondolò sui talloni abbassando lo sguardo, destando curiosità e sospetto in Chenille che a sua volta si voltò a guardarla stranita:
- Bella, tutto ok…?
- Sì!
Si affrettò a risponderle Francis, senza riuscire a non destare sospetti, poi aggiunse:
- …sì, tutto ok, Chenille.
Fran distolse lo sguardo dall’amica, timorosa che potesse carpirne il disagio che stesse provando in quel momento, e con battiti di ciglia rapidi, tornò a guardare davanti a sé dicendole:
- Tu, piuttosto, la smetti di avere quell’aria sospettosa? Sembri un agente infiltrato dell’FBI…
Le due bisbigliavano tra loro, cercando di non farsi sentire dal ragazzo, che intanto si era allontanato di qualche passo da lì:
- Scusa, ma questo tizio è al quanto strano… ti sei accorta che è scalzo da quando è venuto ad aprirci il cancello?
Fran abbassò lo sguardo verso i piedi di Shannon, e da lontano notò che davvero non indossasse nulla ai piedi, al che Chenille aggiunse:
- Oltretutto credo di aver sentito dei rumori nell’altra stanza… qualcuno è entrato sotto la doccia.
- Ora sì che somigli ad un agente dell’FBI…
- Dico sul serio… c’è qualcuno in casa…
- E allora? Non sono affari nostri.
Francis cercava di tenere a bada l’amica che cominciava ad alzare un po’ il tono di voce, mentre dall’altra parte del telefono, Shannon sentiva Jared dirgli:
- Che cavolo ci fa quella psico-sociopatica in casa nostra di nuovo?
- Dice che…
Shannon lanciò una rapida occhiata verso Fran e Chenille, ma si accorse che le due si stessero dicendo qualcosa a voce bassa, così abbassando anche lui il tono di voce, gli rispose:
- …vuole proporci un progetto…
- Un progetto?
Diceva con tono poco convinto Jared, dall’altra parte della cornetta:
- E che progetto potrà mai volerci proporre una ballerina?
- Non ne ho idea… ma le ho detto che poteva dircelo con te presente. Perché non rientri?
- Non se ne parla… siamo in giro e non ho intenzione di rinunciare a questa bella giornata per rivedere quella tipa. Dille che non ci interessa e mandala via.
- Non è una che predica la parola di Dio per le case, Jar…
- Buon per lei. Adesso devo andare, ci sentiamo…
Jared riagganciò la telefonata senza dare l’opportunità al fratello di poterlo fermare, il quale notando che le due ragazze lo stessero guardando con insistenza, non poté comporre di nuovo il numero e richiamarlo, così sorrise nella loro direzione, un po’ impacciato e disse:
- Fantastico…
Chenille accigliò lo sguardo curiosa, e portandosi le braccia intrecciate sotto il seno, gli chiese:
- Allora? Sta arrivando?
- Ehm… in realtà no…
Francis capì che quasi sicuramente il ragazzo avesse risposto negativamente alla proposta, ma poi Shannon disse:
- E’ a San Diego con degli amici e gli è impossibile arrivare in giornata, ma… mi ha detto di chiederti di spiegarci i tuoi piani, così poi potrò dirgli tutto una volta rientrato.
Shannon le mentì e non seguì i consigli del fratello mandandola via, al contrario le intrattenne ancora un po’ e chiamò Tomo chiedendogli di raggiungerli.
[…]
Chenille aveva ragione, in casa c’era qualcuno, e quel qualcuno era una ragazza, ma non era la stessa ragazza che era con Shannon e che aveva conosciuto poche settimane prima a quella cena, bensì un’altra.
Quest’altra aveva un fisico magro ma molto più formoso della precedente, il colore di capelli era lo stesso, con l’unica differenza che questa li portava lunghi e scalati.
Si chiamava Clarissa ed aveva ventisette anni, la stessa età di Francis e Chenille.
Nel mentre che aspettavano l’arrivo di Tomo, Shannon aveva offerto alle ragazze una tazza di caffè, presentando la sua nuova ragazza.
Si persero in lunghe chiacchiere, la ragazza era una modella di origini tedesche, che viveva a Los Angeles da tutta una vita.
Chenille sembrò annoiarsi di quella compagnia, e voleva andar via, ma fortunatamente l’arrivo di Tomo portò una ventata di simpatia anche per Chenille, che lo trovò subito molto simpatico e alla mano.
Vicki non era con lui, ma ci tenne a mandare i suoi saluti alla ballerina tramite suo marito.
I ragazzi finirono col restare seduti sul divano comodo ed accogliente, e sotto incitamento di Chenille, Francis finalmente cominciò a parlare della sua idea ai ragazzi:
- E’ già da un po’ che ci penso, ma ho avuto degli impegni in quest’ultimo periodo, che mi hanno impedito di proporvelo precedentemente…
Chenille distolse lo sguardo da Francis, e notò che i due ragazzi e la ragazza, restassero ad ascoltarla assolti: - ecco che Francis versione soldato era rispuntata fuori - pensò Chenille tra sé e sé.
- Ormai non vi nascondo che apprezzo molto la musica che fate, e credo di conoscere i vostri tre album di studio quasi a memoria.
- Woooooo baby che notizia è mai questa!!
Esclamò Tomo urlando e ridacchiando allo stesso tempo, contagiando immediatamente tutti i presenti, poi egli continuò dicendo:
- La prima volta che ci ha visto, poche settimane fa, nemmeno sapeva chi fossimo, e adesso ci ama.
Tomo si lasciò andare ad una sguaiata risata delle sue, contagiando leggermente anche Francis, che imbarazzata, disse:
- Non è mai troppo tardi…
- Assolutamente d’accordo GURL (esclamazione della parola Girl in un inglese americanizzato)
- Vai così Francisca!!!
Esclamò Shannon avvicinandosi a lei, chinandosi in avanti col busto per incitarla a dargli il cinque con la mano.
Francis fece lo stesso e sorridendo divertita, andò a battere il cinque sulla sua manona.
Tornati seri, Francis riprese il suo discorso:
- Posseggo un canale youtube dove mi piace comunicare con le persone, con tutti coloro che amano il ballo sia come arte, sia come passione. Grazie ai ballerini iscritti alle mie scuole, e ad un paio di amici che mi montano i video, riesco a realizzare coreografie su quasi ogni genere musicale e a riscuotere un discreto successo tra le persone.
- Discreto? Dì pure un ENORME successo.
Esclamò Tomo stringendosi nelle spalle come se stesse dicendo una cosa ovvia a tutti, al che Francis gli sorrise, poi abbassando lo sguardo riprese a parlare:
- Mi sarebbe piaciuto occuparmi di una coreografia che avesse come base una vostra canzone, e mi piacerebbe inserirvi in questo video per il mio canale…
- Aspetta, cosa?
Sbottò Tomo, portandosi le mani in avanti, dicendo:
- Vedere me ballare non è un bello spettacolo…
Chenille non trattenne una risatina, accompagnata da Fran che le lanciò un’occhiatina, mentre Shannon intervenne dicendo:
- No, bello, dice che non dobbiamo ballare…
- E cosa dovremmo fare, allora?
- Quello che fate sempre.
Esclamò Fran, lasciando i due ancora più confusi, poi chiarì:
- Non sono sicura di sapere che ruolo avete nella band… insomma so che è Jared che canta ma…
- Io sono il batterista.
Esclamò Shannon restando come suo solito disteso comodamente su quel divano, tenendo poggiati i piedi sul tavolino poco distante da lui, e avendo un braccio disteso lungo lo schienale del divano.
Francis spostò lo sguardo verso di lui e se ne sorprese, anche se forse avrebbe dovuto immaginare che fosse lui che suonasse la batteria.
Ad ogni modo gli sorrise con sguardo assente, perdendosi in qualche ricordo del passato, a quando era in Argentina, a quando scoprì della sua vera madre, a quando Don Juan le raccontò che suo nonno tra i tanti strumenti che riusciva a suonare, la batteria restava il suo preferito.
- Ottima scelta…
Gli disse con tono serio, continuando a sorridergli con una leggera malizia, dovuta al fatto che lei stessa era amante delle percussioni e di tutti gli strumenti che si avvicinassero ad essere una batteria vera e propria; in passato, nei suoi lunghi viaggi attorno al mondo, si era cimentata nel suonarla di tanto in tanto, grazie a degli amici artisti di strada, e non era risultata tanto male.
Shannon ricambiò quello sguardo e quel sorriso, al ché Chenille ruppe quel momento, guardando in direzione di Tomo e gli disse:
- Tu invece? Di che ti occupi?
- Io… sono un tutto fare, mettiamola così…
L’affermazione del ragazzo catturò l’attenzione di Francis che lo guardò accigliata, e Chenille altrettanto curiosa gli chiese:
- Cioè?
- Beh mi occupo della tastiera, un tempo suonavo il basso, la chitarra…
- Ed è anche maestro di violino!
Disse con fierezza Shannon, al ché Francis sorpresa piacevolmente con occhi sbarrati esclamò:
- Dici sul serio?
- Eheheh… sì, ho studiato parecchio per arrivare dove sono adesso. Lui e suo fratello invece sono per lo più autodidatti… dei puri talenti, insomma.
- Oh ma falla finita Tomo! Sei tu il genio!
- E va bene, va bene, lo ammetto!
Il ragazzo scherzando si alzò e cominciò a darsi delle arie, pavoneggiandosi, facendo ridere tutti per quel suo buffo modo di fare.
[…]
I ragazzi trascorsero l’intero pomeriggio insieme, e Fran riuscì a far loro la sua proposta, anche se mancava colui che era considerato “la mente” del gruppo.
Shannon e Tomo assicurarono alla ballerina che avrebbero raccontato tutto a Jared e che presto le avrebbero telefonato per farle sapere quando il tutto avrebbe potuto avere inizio, come se fossero stati certi che Jared avrebbe accettato.
Dopo qualche ora, dunque, Chenille disse a Fran che era il momento di andare, perché doveva andare a prendere Anaya a scuola, così le due amiche si congedarono da quella casa ed andarono via.
[…]
- Mamma, ma è vero che partiamo per andare dallo Zio Mike a New York?
Anaya era entrata in auto della madre mettendosi a sedere sul sedile posteriore, e dopo aver salutato lei e Francis con un bacio, si posizionò in vicinanza dei sediolini anteriori e poggiandovisi con i gomiti, disse quella frase che stupì Francis e stranì Chenille, che accigliata le lanciò uno sguardo fugace dallo specchietto retrovisore:
- Dove hai sentito dire questa cosa, bambolina?
- Dalla nonna… stamattina mentre mangiavo la colazione, era a telefono con zia Debby…
- Non lo sapevo… spero non sia successo niente...
Fran guardò Chenille intensamente, cominciando anche lei a sospettar qualcosa, ma non voleva creare cattivi pensieri nella testolina della bambina, così si sforzò di sorridere con naturalezza e disse:
- Vedrai che MamaSu vorrà semplicemente fargli visita… sono mesi che non lo vede e che non passa un po’ di tempo anche con la ragazza e sua nipote…
[…]
Rientrate a casa, le ragazze vennero rassicurate da MamaSu, la quale spiegò loro delle sue volontà di far visita a suo figlio e alla sua piccola nipotina Kimani che avrebbe compiuto un anno nelle prossime settimane.
Decisero che sarebbero partite tutte alla volta di New York la settimana prossima a quella corrente, ma Francis rifiutò l’invito, dicendo loro che aveva altri programmi, e che le avrebbe informate in quei giorni, quando tutto sarebbe stato pronto.
Intanto, Chenille si dava da fare per organizzare quella festa a sorpresa in onore della sua amica Fran e al suo successo per aver ottenuto la parte nel noto film con Johnny Depp.
Aveva invitato gli amici più cari a Fran, nonché anche a sé stessa, e tra questi vi erano: l’attore e ormai amico fidato Leonardo Di Caprio, Jenna e Chaning Tatum, Eddy, Jay, Nina, alcuni ballerini della EmsAndFran, ed altri intimi amici, anche se Fran ne aveva pochi ultimamente.
Oltretutto c’era ancora il cantante ed amico Bruno Mars, che ancora non le aveva telefonato per confermare la sua presenza.
[…]
Mercoledì sera, Fran era stata invitata a cena a casa De Noir, e attorno alla tavola si trovavano MamaSu, Chenille, lei e la piccola Anaya accompagnata da un’amichetta di scuola che si era fermata a dormire a casa sua per studiare insieme.
La bambina era una bianca di dieci anni, dagli occhi azzurri e i capelli biondo chiaro con un faccino vellutato: bellissima quanto la stessa Anaya.
Per cena vi erano riso con spinaci e spiedini di carne bianca, con patate al forno.
Anaya sembrava fare storie per la prossima partenza in direzione New York della settimana prossima, e cominciò ad avere un diverbio con la propria madre che le diceva con un atteggiamento aggressivo:
- Non me ne frega un fico secco della festa di compleanno di questo…
Chenille fece una pausa di qualche secondo tentando di ricordare il nome di quel bambino che era in classe con le bambine, e gesticolando vistosamente con le braccia, disse:
- …Jordan! Tu verrai con noi, è chiaro?
Anaya sembrò aver ereditato tutto il caratterino di Chenille, così senza farsi troppi problemi in presenza della sua amica e di Francis, si alzò da tavola e sbattendo una mano sul tavolo, esclamò con irritazione verso la madre:
- Non è giusto! Ci va tutta la mia classe!!!
- Sta seduta, avanti tesoro, fa la brava…
MamaSu era intervenuta, poggiando la propria mano sul braccio della bambina, invitandola a sedersi, e lei dopo attimi di titubanza, ancora imbronciata si mise a sedere, poi guardandola disse:
- Ma nonna! Non è giusto!!
Ribatté con rabbia la bambina portandosi le mani incrociate sotto il petto e tirando su un broncio sul musino che la rendeva ancora più adorabile agli occhi di Francis, che assisteva a quella tipica scenetta madre-figlia, senza preoccuparsi troppo.
Chenille alzò un sopracciglio mentre guardava sua figlia con sguardo indignato, poi con tono acido ed autoritario disse:
- Giustizia… sai quante cose ingiuste abbiamo subito noi neri, e piccola? Sono sicura che se tutti avessimo dovuto subire l’ingiustizia di non dover andare ad una festa di compleanno di un nostro compagno di classe, piuttosto che le atrocità successe, trequarti della nostra razza sarebbe ancora viva!
- Che cosa? Ma cosa c’entra?
- Oh, c’entra eccome! Scommetto che questo Jordan è un bianco con una bella famiglia di ricconi alle spalle, e che vive in case tre volte più grandi di questa da quando era ancora nella pancia della madre!
Chenille spostò lo sguardo verso la bambina, ospite a cena e disse:
- Senz’offesa, bella!
La bambina aveva ancora il cucchiaio in mano, mentre era in tenta a mangiare la sua porzione di riso, quando fu gelata dallo sguardo di quella madre che le sembrava tanto severa quanto svitata, e non riuscì a far altro che a guardarla con occhi sbarrati e spaventati.
Al ché Anaya disse alterandosi:
- E invece ti sbagli! Jordan ha origini afroamericane, e vive in un appartamento con i suoi genitori e suo fratello maggiore!
- Andiamo, Chenille…
Francis sorridendo divertita, rivolse la sua attenzione verso l’amica e guardandola, attese che facesse lo stesso per poi aggiungere:
- Ti sta solo chiedendo di andare a quella festa…
- Mi dispiace, bella, ma non ho alcuna intenzione di dargliela vinta. Se comincio a concederle questo, si sentirà potente di ottenere qualsiasi altra cosa, e non voglio che cresca così!
Francis distolse lo sguardo e con un sorrisino dispiaciuto, guardò MamaSu, senza più aggiungere altro.
Chenille era sua madre, e non voleva assolutamente intralciare il suo percorso di educazione sulla figlia, anche se le sembrava una questione di poco conto.
Anaya sperò che l’intervento di Fran potesse esserle d’aiuto, ma quando vide che la ballerina se ne stesse zitta, si arrabbiò e si alzò da tavola cominciando a correre a passo svelto verso le scale:
- Ehi!!
Chenille la guardò male e alzandosi dalla sedia le urlò dietro:
- Dove credi di andare? Torna subito qui, mi hai sentito?!?!
Anaya non si voltò, e dopo qualche secondo si udì sbattere la porta della sua camera.
Chenille si avvicinò alla rampa di scale che portava al piano di sopra, ed affacciandovisi, guardò verso l’alto urlando:
- Farai bene a non uscire sai?!!
A quel punto Fran non poté far a meno di guardare la povera bambina, e le sorrise per tranquillizzarla dopo quella sfuriata andando ad accarezzarle i capelli, poi si avvicinò a Chenille e le disse:
- Lascia che le parli io…
- Non, lo so, bella…
- Eddai, Chenille… fidati di me.
Chenille la guardò negli occhi e non poté far altro che acconsentire, sorridendole appena lasciandola raggiungere la camera della figlia.
Fran bussò alla porta con un tocco di nocche delle dita e disse:
- Anaya…
- Va via!!
Francis sospirò dispiaciuta del tono scontroso della bambina, poi aprì la porta ed entrò in camera, vide la bambina distesa a pancia sotto sul letto mentre aveva la testa sprofondata nel cuscino.
- Ehi…
- Vattene! Lasciami in pace!
Francis chiuse la porta alle sue spalle, poi si avvicinò al letto:
- Ascolta, piccola…lo capisco che per te è importante andare alla festa di Jordan…
- Non è vero! Tu non puoi capire…
Fran si mise a sedere sul bordo di quel letto e poggiò una mano sui suoi lunghi capelli e con un tono di voce dolce, sorridendo le disse:
- Certo che posso capire… li ho avuti anch’io dieci anni, sai?
Ci furono una manciata di secondi di silenzio, poi Francis cominciò a parlare dicendo:
- Ricordo che alla tua età volevo andare ad una gita scolastica… partecipavano tutti i miei compagni di classe, ma i miei genitori non mi lasciarono andare. Ricordo che restai arrabbiata con loro per almeno due settimane, soltanto perché a quella gita ci andava un ragazzino che mi piaceva…
Quella frase catturò l’attenzione di Anaya, la quale lentamente cominciò a voltarsi per guardare Fran, la quale vide immediatamente gli occhi gonfi di lacrime della bambina e non resistette nel passarle due dita sotto gli occhi per fermare qualche piccola lacrima, poi sorridendole dolcemente le disse:
- Si chiamava Gabriele ed era la cosa più bella che avessi mai visto, nonostante la mia amichetta mi dicesse il contrario…
Fran, solitamente evitava di raccontare ricordi del passato che coinvolgevano anche Emma, ma notò che Anaya abbozzava un sorrisino, così le sorrise dolcemente smettendo di pensare ad Emma, poi le chiese:
- Anche Caroline ti dice lo stesso di Jordan?
Caroline era la bambina che era a cena con loro, nonché miglior amica di Anaya, la quale morì di timidezza a quelle parole e cercò di non guardarla per non farsi notare, anche se era impossibile.
Francis ogni volta che si ritrovava ad affrontare situazioni simili con quella bambina, non poteva far a meno di immaginarsi nelle vesti di madre di quel bambino che esattamente dieci anni fa portava in grembo inconsapevolmente.
Ogni volta che si trovava a dover consigliare la bambina, ogni volta che le diceva qualcosa, era come se lo stesse facendo a quel suo figlio mai nato, che oggi avrebbe avuto la sua stessa età.
- Sì, però quello che piace a lei è davvero brutto! Porta gli occhiali da vista e gli manca un dente proprio qui davanti!
La bambina si indicò il dentino incisivo con un ditino e Francis non trattenne una risatina.
- Hahahah Beh… a tutti cadono gli incisivi prima o poi… e magari tra qualche anno questo bambino che tu ritieni bruttino, diventerà un bel pezzo di ragazzo con una dentatura bianca e splendente, e comincerà a mettere le lenti a contato!
Finalmente con quelle parole, riuscì a strappare un sorriso alla bambina che diventava sempre più bella.
I lunghi capelli ricci neri, le scivolavano lungo le spalle, Francis glieli accarezzò e dolcemente le disse:
- Ascolta… domani provo a parlarci io con tua madre, ok? Ma non voglio prometterti niente…
- Davvero lo faresti, Fran? Per me?
La ballerina si stupì del fatto che la bambina faticasse a credere che avrebbe fatto qualcosa per lei, anche la più semplice come quelle, così senza neppure risponderle, le sorrise e la tirò per un braccio verso di lei per travolgerla in un caloroso abbraccio.
La bambina poggiò la testolina sul petto della ragazza, e Fran poté sentirvi tutto il calore che quel gesto comportasse.
Aveva un debole per i bambini, in special modo per quella bambina, che non faceva altro che farle da promemoria vivente di quel figlio che tanto le mancava nella vita.
[…]
Dopo quel siparietto Madre-Figlia, la serata sembrò tranquillizzarsi: Anaya tornò a cenare con un animo più pacato e tranquillizzato dall’intervento di Francis, che le fece ben sperare di non saltare quella festa di compleanno del suo amico Jordan.
Chenille continuò ad eseguire il ruolo della madre severa, e a turbare la piccola Caroline, che ormai guardava la ragazza come se fosse stata un generale tedesco ai tempi del Nazismo.
MamaSu cercava di dire alla figlia di far sparire quel suo sguardo severo dal volto, per non inquietare le bambine, ma la ragazza era ancora troppo nervosa per poterlo fare.
Per fortuna, dopo cena, Anaya e Caroline andarono a rintanarsi nell’enorme camera della bambina, lasciando sole le adulte ed accantonando quella tensione post-discussione.
[…]
Prima di tornare nel suo appartamento, Francis restò ancora un po’ con MamaSu e Chenille per aiutarle con le faccende domestiche (nonostante il lusso di quella casa, e la modesta ricchezza che possedevano, non usavano avere domestiche che si occupassero di lavori per la casa, eccezion fatta per una giovane donna di origini messicane, che una volta a settimana raggiungeva la casa per aiutare MamaSu nelle faccende).
MamaSu lavava i piatti e le stoviglie nell’enorme e spazioso lavello di quella cucina moderna, Francis li asciugava e Chenille li riponeva negli appositi mobili, e intanto parlavano di argomenti casuali, fino a che Fran non cominciò a dir loro di voler trascorrere i prossimi due mesi lontana da Los Angeles, prima di partire per le riprese del film.
[…]
- Perché vuoi andar via, bella? Insomma dovrai già trascorrere tre mesi via da qui… se vai via fino a marzo diventeranno cinque mesi…
- E allora? Temi di non poter sopravvivere cinque mesi senza di me?
Chenille le fece il verso e Francis intenerendosi, le sorrise e le diede una leggera spallata per scherzo.
- Lo sai che ci sentiremmo ogni giorno…
- Non è solo per quello… insomma cinque mesi lontana dalla EmsAndFran, accantoni il ballo per troppo tempo…
- Ti sbagli, non voglio metterlo da parte. Ho solo voglia di tornare a casa…
- A casa???
Domandò Chenille stupita, al che anche MamaSu rivolse il suo sguardo a Francis, la quale sorridendo un po’ timida, confessò alle due donne la volontà di voler tornare in Italia.
- Sì… è molto tempo che non passo più di un mese nella mia città… mi manca. Voglio trascorrere quei due mesi che mi mancano all’inizio delle riprese, a Napoli.
Chenille sembrò volerle dir qualcosa, ma non volle farlo in presenza di MamaSu, così tenne per sé quel pensiero e lo rimandò ad un momento in cui sarebbe stata da sola con l’amica.
- Mi occuperò della EmsAndFran si Napoli, manderò avanti qualche progetto anche lì, e nel frattempo mi godrò una rilassata vacanza nella mia città, rivedendo vecchi amici…
- E la tua famiglia…
Esclamò MamaSu, mentre guardava Fran, la quale sembrò aver ricordato della sua famiglia soltanto in quel momento.
Abbassò lo sguardo e MamaSu guardandola, le disse:
- Non avrai pensato di trascorrere due mesi nella tua città senza farti vedere dalla tua famiglia, spero…
- Non credo che ne soffriranno…
- Non dire sciocchezze!
MamaSu sembrava tener molto a quell’argomento, a differenza di Fran che evitava sempre di parlarne in presenza della donna, proprio per evitare di sentirle dire qualcosa che non voleva sentire.
- E’ la tua famiglia! Sono le persone che ti hanno adottato da bambina, che ti hanno amata e cresciuta. Tua madre ti ama come se fosse stata lei a partorirti, e così ti amano anche tuo padre e i tuoi fratelli!
Francis tenne lo sguardo basso e restò in silenzio mentre risentiva quelle parole rimbombarle nella testa come un eco.
C’era una parte di lei in cui credesse nelle parole della donna, e un’altra parte che non lo faceva, che pensasse al fatto che ormai l’amore che i De Laurentiis provavassero per lei, si fosse spento negli anni.
Ma poi ecco che la sua mente vagò ai giorni in cui suo padre era in clinica, al momento in cui lo rivide, a quel momento in cui le prese la mano e le sorrise mentre era disteso in quel letto.
Ripensò alla gioia che vide negli occhi della madre quando la rivide, al suo caloroso abbraccio, al modo in cui si prese cura di lei portandola a casa, ripensò anche al piccolo John, figlio di Valentina, bambino splendido e dolcissimo, a cui non smetteva di pensare dal momento in cui l’avesse visto per la prima volta.
Poi finì col ripensare a lui, a quel fratello che tanto amava e tanto cercava di non farlo: Luigi.
Un sorriso si andò a formare sulle sue labbra, e tenendo ancora lo sguardo basso, esclamò con voce fioca:
- Sapete… mio fratello Luigi diventerà presto padre…
- Che cosa???
Chenille si stupì tanto da doversi trattenere dall’urlare, poi MamaSu sorridendo a pieni denti, le si avvicinò e disse con tono gioioso:
- Ma è una notizia meravigliosa, bambina! Quando l’hai saputo?
Francis alzò lo sguardo verso la donna ed abbozzando un sorriso le disse:
- L’ultima volta che sono stata in Italia…
MamaSu sorrideva, ma poi il suo sorriso man mano le si spense quando vide che Francis cominciasse a piangere.
Chenille si rattristò di botto, ed avvicinandosi a lei, le poggiò una mano sul braccio e cercando il suo sguardo le disse:
- Ehi, bella… che ti prende…?
Francis tentò di asciugarsi le lacrime con la manica del maglioncino nero che indossava, e sorridendo nervosamente disse loro:
- Scusate, mi sono lasciata prendere dall’emozione… ma sapete, non è tutto…
Le due donne la guardarono curiose di sapere, e Francis alternò lo sguardo da MamaSu a Chenille, per poi dire sbottando in un sorriso misto al pianto:
- … Luigi mi ha chiesto di fare da Madrina a suo figlio…
- Ma è stupendo!!
Esclamò Chenille sorridendole.
- Oddio che notizia meravigliosa!!!
MamaSu congiunse le mani come se stesse ringraziando Dio per quel bel dono, guardando verso l’alto, poi guardò Chenille che subito disse a Francis:
- Perché non ce l’hai detto subito??
- Scusate ma… con la storia dei provini e tutto il resto, mi è passato di mente…
- Oddio non so se emozionarmi di più per Luigi che diventerà padre o per te che diventerai la madrina di quel bambino, bella!
Finalmente Francis si lasciò scappare un sorriso sincero, e stringendosi nelle spalle, le disse:
- E’ esattamente lo stesso che è successo a me, nel momento in cui me l’ha detto.
- Adesso non hai scuse per non andare a trovare la tua famiglia, in special modo tuo padre e tuo fratello…
Francis acconsentì con un battito di ciglia, e fu in quel momento che si rese conto che forse il suo cuore la stesse spingendo verso Napoli principalmente per tornare da loro… da suo padre, suo fratello, sua madre…
[…]
Trascorrere le serate a cena dai De Noir, era una di quelle cose per cui si pentiva di essersi allontanata dal mondo intero per quasi quattro anni; quella famiglia riusciva sempre a regalarle calore, amore e gioie.
Rientrò a casa a bordo della sua moto, dopo aver fatto il suo consueto giro per le stradone di Los Angeles, dando un po’ di gas alla sua adorata motocicletta, forse l’unica superstite di quei lunghi dieci anni.
Come d’abitudine, la ragazza fece un bagno caldo prima di mettersi a letto.
Aveva letto da qualche parte, che un ottimo metodo per combattere l’insonnia, era quello di fare un lungo ed intenso bagno caldo prima di mettersi a letto.
Francis soffriva di insonnia da quando era sopravvissuta a quell’incidente che fu fatale per Emma, e col passare degli anni, soltanto in compagnia di Justin era riuscita a dormire profondamente e serenamente qualche notte.
Negli ultimi anni, dopo la loro separazione, l’insonnia si era rifatta viva, e Fran tentava ogni metodo che non comprendesse medicinali per poter dormire qualche ora di notte.
Il bagno del suo appartamento non era molto grande, ma neppure troppo piccolo: comprendeva un comodo lavabo per le mani, ampio e con dettagli in acciaio. Un grosso specchio ad arco sopra di esso, un wc, una doccia spaziosa, con il manico agganciato in alto, con due mensole nere su cui vi erano poggiati i vari prodotti per la doccia che utilizzava la ragazza, tutta racchiusa da grosse vetri scorrevoli con puntini color lilla sparsi un po’ sul ripiano.
Sul lato opposto alla doccia ed al wc, vi era la grossa vasca da bagno a forma ovale, di marmo italiano color bianco candido: Fran usava riempirla sino all’orlo, mescolando all’acqua calda, delle aromi ai fiori di camomilla, mischiati ad un bagnoschiuma alla vaniglia il cui profumo l’aggradava molto.
Sciolse i lunghi capelli ricci, tolse di dosso tutti i vestiti e quando tutto era pronto, vi si immerse per restarvi poi a mollo per minuti interminabili di puro piacere, in cui tentava di rilassarsi senza pensar troppo.
[…]
Trascorsero forse venti minuti, ma Fran non aveva alcuna intenzione di uscire da lì, aveva il capo poggiato al margine della vasca, su cui usava mettere un cuscinetto per poggiarvi il capo e rilassarsi completamente nonché comodamente.
Ad un certo punto si immerse completamente con la testa sott’acqua, per bagnarsi i capelli, poi riaffiorò da quell’acqua che cominciava a perdere il suo calore.
Cominciò a massaggiarsi i capelli con uno shampoo adatto al suo tipo di capello riccio, per dar loro definizione e nutrizione e dopo qualche minuto mise fine a quel bagno, cominciando a voler andare a letto sentendosi già un po’ assonnata.
Purtroppo però, non appena mise piede fuori dalla vasca ed indossò l’accappatoio, qualcuno bussò al citofono del suo appartamento.
-Strano- pensò –E’ l’una passata, chi potrà essere?- si domandò mentre andava a rispondere, per scoprire che fosse la sua amica Nina, che dal tono in cui le aveva chiesto di farla salire, sembrava sconvolta per qualcosa.
Preoccupata ed ansiosa, Fran attese che la ragazza bussasse alla porta per aprirla e lasciarla entrare.
Nina aveva il mascara sciolto sotto gli occhi, in uno stato pietoso, e trainava con sé una valigia a trolley medio grande.
- Nina! Cos’è successo?
Francis teneva con una mano la porta aperta e con l’altra si teneva su l’asciugamani cin cui aveva avvolto i capelli.
La giovane stilista non trattenne le lacrime, e disperata entrò nella casa, come se fosse stata superstite di qualche bastonata.
- Perdonami, Fran! Non sapevo dove andare…
Francis sconcertata, chiuse la porta, lasciandola entrare, ed avvicinandosi a lei, le prese le mani e cercò di calmare quel suo pianto dicendole:
- Cos’è successo?
Nina non smetteva di piangere e tentava di nascondere il suo volto, come se si vergognasse. Fran allora provò a cercare il suo volto, provando a guardarla negli occhi:
- Ehi… ehi… cos’è successo???
Nina si portò una mano davanti alla faccia, per poi passarsela sulla fronte e tra i capelli, poi finalmente le disse con un tono di voce spezzato dal pianto:
- Joe… mi hanno buttata fuori dall’appartamento… dall’intero condominio… è da qualche settimana che ha cominciato ad impazzire lasciando stuzzicadenti incastrati nel bottone del citofono del nostro appartamento nel bel mezzo della notte, facendo così svegliare tutti, anche i vicini…
Francis andò ad abbracciare l’amica, la quale poggiò il capo sulla sua spalla e piangendo la stringeva a sé.
Non potevano chiamare il 911 piuttosto che metterti per strada?
La ragazza, continuando a piangere, provò a parlare e a dirle:
- Sono… sono stata io a… ad insistere purché non lo facessero.
- E perché mai?
Francis sciolse l’abbraccio per poterla guardare meglio, e Nina finalmente tentò di asciugarsi le lacrime con le mani, al ché Francis si affrettò per andare a prenderle dei fazzoletti e farla sedere sul divano.
- Perché è come se m sentissi un po’ responsabile… so che soffre per la nostra rottura ma…
Francis portò anche un bicchier d’acqua all’amica, poi con tono di voce deciso le disse:
- Questo non gli da il diritto di rendere la tua vita un inferno! Anche se fa male, anche se la cosa lo distrugge, deve accettare il fatto che tu non l’ami più e che hai deciso di andare avanti nella tua vita senza di lui!
Sentendole dire quelle parole, Nina sentì come se avesse ingoiato la lingua: immediatamente ripensò alla sua storia con Justin, e pensò che forse anche lei continuava a sentirsi così nei confronti del cantante, dopo tutti quegli anni.
Così restò a guardarla senza osar dire una parola, al ché Francis si mise a sedere accanto a lei, le prese una mano tra le proprie mani e guardandola negli occhi le disse:
- Lo sai vero che potrei occuparmene io in qualità di soldato, non è vero?
- Non so se…
- Potrei andare a casa sua, parlargli… e se le cose dovessero mettersi male, potrei ricorrere al mio titolo di generale per arrestarlo.
- Non voglio che vada in galera…
- Ma magari un paio di notti al fresco gli faranno riaccendere il cervello… insomma tutti soffriamo per amore, ma questo è davvero troppo!
- Lo so… io non… non so che fare!
Nina riprese a piangere e travolse Francis in un abbraccio disperato.
[…]
Trascorse un’ora e finalmente alle due di notte, le due ragazze indossavano i rispettivi pigiami, pronte per andare a dormire.
Francis aveva offerto all’amica di restare a stare da lei, il suo appartamento era abbastanza grande per ospitare due persone, e un po’ di compagnia, dopo tutto quel tempo di solitudine, non le avrebbe fatto male, ma anzi era proprio quello che le serviva.
Fran doveva asciugare i capelli prima di andare a letto, e Nina per farsi perdonare per averla disturbata a quell’ora della notte, si offrì di asciugarglieli lei.
[…]
- Il riccio del tuo capello si è rinforzato moltissimo in confronto agli anni passati…
- Beh dopo le treccine africane che mi aveva fatto Chenille, usavo piastrarli spesso per portarli lisci…
- Già! Ricordo. Come mai li portavi lisci? Hai un riccio da far invidia a chiunque! Insomma stai benissimo in entrambi i modi, ma adesso che ci penso, li portavi sempre lisci…
- Piacevano a Justin.
Fran non aggiunse altro, esclamò quelle parole con un tono di voce freddo e distaccato, come se avesse detto una qualunque cosa, ma Nina restava sempre di sasso quando Francis osava riparlare di lui… quelle rare volte.
Fran mise via alcuni prodotti per capelli che le aveva applicato Nina, nel mobile accanto allo specchio, e fece finta di nulla, poi guardandosi allo specchio si toccò i capelli:
- Sono morbidissimi…ottimo lavoro, Nina!
Nina dimenticò in fretta quel momento strano, e le sorrise con fierezza, dicendole:
- Modestamente… quando si tratta di ricci, sono abbastanza esperta.
Le fece un occhiolino, e Francis non trattenne un sorrisino.
Anche Nina li aveva ricci, ma il suo riccio era meno stretto di quello della ballerina, ma pur sempre bello.
Dopo ancora qualche minuto di chiacchiere e sistemazioni varie, finalmente le ragazze andarono a letto.
[…]

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Capitolo 39
*** ● L'Uragano ● ***


CAPITOLO 39


[Continua…]
- Non correre, Emms! C’è troppa nebbia e con questa pioggia si scivola!
- Non parlare, Fran, rischi di vomitare! Resisti ci siamo quasi, l’ospedale è vicino, ci siamo quasi Ci siamo quasi!
- Emms non si vede niente… ti prego…
- Sta tranquilla Fran… andrà tutto bene, i dottori ti daranno qualche medicina e torneremo a casa insieme…
- Emma!!! Attenta!!!
Nell’istante in cui Emma sprofondò col piede sul freno e l’auto andò a schiantarsi contro il muro, Francis si destò da quell’incubo che la tormentava ogni notte ormai da dieci anni.
Era tutta sudata, col fiatone, e senza rendersene conto, aveva urlato facendo svegliare anche Nina, che dormiva accanto a lei.
- Fran! Fran cos’è successo?!?
Francis ci mise un po’ per realizzare che si fosse trattato tutto di un brutto sogno, e passandosi una mano tra i capelli lentamente, ancora sconvolta, cominciò a ricordare che l’incidente fosse accaduto davvero, e che quello non era un semplice incubo, ma pura realtà che continuava a tormentarla tramite il suo subconscio durante la notte.
- Ehi! Fran!?
Francis sospirò e si voltò in direzione di Nina, fingendo di star bene.
- E’ stato solo un brutto sogno… tranquilla…
Nina sospirò di sollievo ancora assonnata, poi le disse:
- Menomale… mi è preso uno spavento!
- Scusami…torna a dormire, io vado a bere un sorso d’acqua e mi rimetto a dormire…
Nina dopo essersi assicurata che si fosse trattato solo di un incubo, si tranquillizzò e nel farlo, le tornò subito il sonno.
Le sorrise chiudendo gli occhi, che le diventavano sempre più pesanti, e tornò sotto le coperte, cominciando a borbottare qualcosa:
- Ok, ok, ma se hai bisogno di me, chiamami… sono…
Uno sbadiglio interruppe il suo parlottolare assonnato, poi aggiunse:
- ….sveglissima…
Fran non trattenne un sorrisino, intenerita dall’amica che già era tornata tra le braccia di Morfeo.
Al ché si alzò dal letto e si diresse in cucina senza fare troppi rumori, anche se fosse convinta che neppure un terremoto avrebbe svegliato Nina.
Si versò dell’acqua in un bicchiere e cercò di tenere la mente lontana da quell’incubo che le ricordava anche mentre dormiva della morte di Emma.
In quegli anni, si era decisa ad andare in controllo da medici psicologi, che cercarono di aiutarla ad uscirne, ma come già lei stessa aveva previsto, non vi furono miglioramenti.
Sin da bambina le sedute psicoterapeutiche per superare i suoi problemi, non le erano mai state d’aiuto.
Sapeva che ne sarebbe uscita da sola, prima o poi, ma purtroppo non riusciva a rendersi conto che gli anni passavano, ma lei accantonava ogni suo problema come se lo mettesse in pausa, e non li affrontasse mai, lasciandoli crescere uno dopo l’altro come una grossa montagna.
Erano trascorsi dieci anni dalla morte di Emma, era andata avanti con la sua vita, ma il suo cuore non aveva mai affrontato quella tragica morte apertamente, e così ogni notte quel pensiero continuava a farle visita, per tormentarla.
Anche la separazione da Justin aveva accantonato senza superarla veramente; erano trascorsi quattro anni, quasi cinque… eppure per il suo cuore non era trascorso un singolo giorno da quel momento; fingeva di star bene, di aver superato ogni difficoltà, ma in realtà era tutta una menzogna.
Tutti questi pensieri le frullavano nella testa mentre sorseggiava quell’acqua, poi però decise di mettere un punto a quella notte, e tornò a letto riuscendo a dormire dopo pochi minuti.
[…]
Il mattino seguente, le due ragazze si svegliarono molto tardi, intorno alle undici, ma avevano molto sonno arretrato da recuperare.
Nel riaccendere il cellulare, Francis notò che oltre alle varie email di lavoro, messaggi e chiamate perse, vi era anche quella di Shannon Leto: il ragazzo aveva provato a telefonarla già quattro volte, senza successo.
Decise di richiamarlo così, mentre Nina era chiusa in bagno, lei si diresse in cucina per mangiare un biscotto e preparare del caffè per colazione, mentre componeva il suo numero e restava in attesa di una sua risposta:
- Ehilà, Francisca, finalmente!
- Ehi!!! Scusami ma…
- Ah non importa, non importa! Ascolta ci sono ottime notizie: parlando con Jared e Tomo ci siamo trovati d’accordo e vogliamo collaborare al tuo video!
Francis non si aspettava una risposta positiva, al contrario credeva che l’avesse chiamata unicamente per dirle di no.
Nel sentirgli dire quelle parole, per poco non restava strozzata dal biscotto che poco prima aveva messo in bocca, quindi trascorsero vari secondi prima che potesse rispondere, e Shannon dall’altra parte della cornetta, cominciò a pensare che avesse perso il segnale:
- Pronto, Francisca? Mi senti?
Fran schiarì la voce dopo aver ingoiato il boccone, e finalmente gli rispose:
- Sì, eccomi, scusami! Non credevo di riuscire a convincervi, ne sono molto felice!
- Lo siamo anche noi! Non vediamo l’ora di iniziare! E a tal proposito… siamo disposti a raggiungerti alla EmsAndFran domani mattina stesso. Ci sono problemi per te? Abbiamo impegni i prossimi giorni e non sappiamo se possiamo, così avevamo pensato a domani…
Fran aveva già cominciato a provare la coreografia che aveva pensato per quel brano dei ragazzi, con i suoi ballerini, ma non immaginava volessero far tutto così in fretta:
- Ehm… sì… sì, ok… domani mattina è perfetto.
- Grandioso! Allora saremmo dei tuoi domani attorno alle nove! Ci vediamo domani, Francisca!
Fran tratteneva sempre un sorriso quando sentiva il ragazzo chiamarla col suo nome d’origine, e lieta di sentirsi chiamare così, con un tono di voce addolcito gli disse:
- Ok…
Un sorriso le illuminò il volto, e se ne accorse anche Nina che nel frattempo era uscita dal bagno, già vestita e pronta ad uscire, con sguardo accigliato e curiosa si domandava chi potesse essere al telefono con l’amica capace di farla sorridere così.
- Allora a domani…
Nina le mimò con la bocca un “Chi è?” e non trattenne un sorriso malizioso, cominciando già a fare supposizioni romantiche, ma lontane mille miglia dalla realtà dei fatti.
Fran distolse lo sguardo da lei, per evitare di ridere, e soltanto dopo aver riagganciato, Nina le chiese curiosa:
- Uooooh con chi è che ti vedi domani?
- Non è come pensi…
- Ah no? E quel sorriso come me lo spieghi? Mh?
Nina poggiò una mano sul fianco, e continuando a sorriderle maliziosamente, aspettava una sua risposta impaziente di sapere.
Fran si passò una mano tra i lunghi capelli ricchi, che durante la notte le si erano gonfiati un po’, poi guardandola le disse:
- Era uno dei ragazzi della band di cui ti ho parlato ieri sera… hanno accettato di collaborare al video, e vogliono cominciare domani… A proposito!
Fran cominciò ad andare in panico, e velocemente afferrò il cellulare per fare una telefonata:
- Meglio che avverta Chenille! Tu sei pronta ad uscire? Devo correre alla EmsAndFran!
Nina si versò del caffè in una tazza e rubò qualche biscotto per fare una rapida colazione, poi rispose a Fran in tutta tranquillità:
- Sì…devo andare a lavoro anch’io, per fortuna che ho il turno pomeridiano, altrimenti a quest’ora mi avrebbero già licenziata…
Intanto Francis telefonava a Chenille, senza curarsi troppo di ciò che le stesse dicendo Nina.
- Pronto? Chenille? Sì… lo so ho fatto tardi ma ti spiego tutto appena arrivo alla EmsAndFran… tu sei… ok, ok ci vediamo lì… A dopo!
[…]
Fu una giornata molto movimentata, Francis si impegnò al cento per cento per preparare i suoi ballerini.
Chenille, Steven, Angela, Jeremy, Sylvia, Peter, Susan, Jay, Eddy e la stessa Francis avevano già avuto modo di praticare la coreografia sin da inizio settimana ogni giorno, e nonostante Fran continuasse a riportare delle modifiche per renderla sempre più perfetta, era ormai ben impressa nella mente dei dieci ballerini.
Fran telefonò al suo amico Victor per comunicargli delle sue volontà di voler creare un nuovo video, inizialmente il ragazzo aveva rifiutato per via di impegni legati al college, ma poi in serata, riuscì a telefonarla per dirle che era tornato disponibile perché le aveva tentate tutte per spostare i suoi impegni ed essere presente.
Inoltre Fran chiese aiuto a Nina per procurarsi dei vestiti che aveva ben chiaro in testa, e che per fortuna non dovevano essere creati da zero dalla stessa Nina.
La stilista, con l’aiuto di alcune sue colleghe, riuscì a modificare degli abiti già in loro possesso per renderli esattamente come li aveva richiesti Francis.
Tutte le ballerine avrebbero indossato gli stessi abiti, così come i ballerini.
[…]
L’arrivo dei 30 Seconds to Mars alla EmsAndFran era previsto per le nove del mattino, ma la sede della scuola di ballo era già in subbuglio dalle ore seri, per i preparativi.
Erano tutti lì: Chenille, Jay, Eddy, tutti i ballerini che facevano stretching per riscaldarsi prima di indossare gli abiti “di scena”, mentre Nina e le sue colleghe (quattro ragazze di nome Marìa, Claire, Megan e Liz, che lavoravano con lei per lo stilista Valentino) si davano da fare per aiutare.
Un equipe di truccatori era stato ingaggiato da Fran per truccare i ballerini: il trucco era molto semplice e sobrio, ma ci teneva che fosse fatto da esperti in modo da renderlo davvero d’impatto e perfetto, come tutto il resto.
Fran per la coreografia che aveva preparato, associò due tipologie di abiti da indossare: il primo non era da considerare un vero e proprio abito, dato che i ballerini avrebbero indossato della semplice biancheria intima.
Le donne avrebbero indossato unicamente della lingerie: un reggiseno e una mutandina a culottes di pizzo nero, abbastanza coprenti da garantire un buon movimento senza rischiare di cadere nella censura.
Ai piedi avrebbero calzato delle meravigliose scarpine da ballerina di danza classica, sempre nere e con dei fili di pizzo dello stesso colore che avrebbero allacciato lungo le gambe, per creare una provocazione in quello che sarebbe stato un look da ballerine di danza classica.
Gli uomini invece avrebbero indossato dei boxer neri aderenti e una cravatta nera che andava poi a scivolargli sul petto nudo.
Ai piedi, gli uomini, sotto volontà di Francis, non avrebbero indossato nulla.
Il secondo outfit, ovvero il vestito vero e proprio che avrebbero indossato sarebbe stato qualcosa di fantastico.
Le donne avrebbe indossato un lungo abito color panna, stretto fino all’altezza del ventre, e poi largo di gonna, quasi come quelli che si vedono indossare alle star di Hollywood sul tappeto rosso.
Portavano le maniche lunghe, decorate con del pizzo dello stesso colore dell’abito, ma di un tono più scuro giusto per donare quell’effetto di contrasto.
L’abito aveva un collo alto aderente, con attorno disegnati dei segni astratti col solito pizzo che decorava l’abito intero.
L’aderenza di quegli abiti era ancora più sensuale degli stessi completini intimi che lasciavano indossati sotto di essi.
La gonna ampia, donava alle ragazze un aria quasi regale, avente uno splendido effetto ad onda ed era lunga sino a coprir loro i piedi.
I capelli li portavano raccolti in alto, con diverse pietre di Swarovski tra i capelli, e trucco leggero sugli occhi con una sola linea di eyeliner a dare intensità allo sguardo, tanto mascara, guancia colorate di pesca, e labbra ricoperte da un rossetto color bocciolo di rosa opaco.
Il secondo abito degli uomini sarebbe stato simile a quello selle donne, ad eccezion fatta del collo alto e della gonna.
Loro avrebbero indossato dei pantaloni non aderenti, dello stesso colore e fantasia come quello degli abiti delle donne, con sopra una giacca a maniche lunghe, la quale di lunghezza arrivava sin giù il loro ventre, con scollo a V e spalline leggermente a punta.
I ragazzi, avevano quasi tutti una lunghezza di capelli medio-corta, ad eccezione dei ragazzi afro-americani che li portavano corti; quindi quasi tutti furono acconciati con del gel riportati all’indietro donando un effetto gonfio e meno piatto.
[…]
- Sta ferma, ho quasi finito!
Nina era intenta a sistemare i capelli di Francis, la quale indossava il suo abito lungo per provarlo e testare la sua efficienza nei movimenti, e somigliava sempre più ad una principessa dalla bellezza disarmante.
- Victor mi sta aspettando! Sbrigati ti prego…
- Un momento, un momento!
- Allora? Va bene così?
In quel momento arrivò Chenille che aveva appena finito di sistemare i capelli con l’aiuto delle make up artist: aveva uno chignon spettinato alto, con qualche ciuffo spettinato di proposito, che le donava un look davvero incantevole.
Indossava una sorta di accappatoio/vestaglia che la copriva dato che al momento indossava unicamente la biancheria intima.
Si avvicinò alle due amiche e chiese loro un parere sul trucco e capelli. appena terminati.
- Sei incantevole!
Le disse Nina guardandola e restando rapita dalla sua bellezza.
- Mi raccomando, non indossare l’abito, resta così fino al momento dell’esibizione.
Francis era troppo presa dall’ansia e dal voler rendere tutto ancor più perfetto di quanto non lo fosse già, per poter dare un parere sul look dell’amica, così si fece distrarre dalla fretta e guardando Nina attraverso il riflesso dello specchio le disse:
- Sono le otto e un quarto, si presume che arriveranno tra meno di un tre quarti d’ora, ti prego, dimmi che hai finito!
Nina si lasciava trasmettere l’ansia dall’amica e cominciava ad essere nel pallone.
Chenille mise una mano su di un fianco e restò a guardarle andare in panico, senza capirne il vero motivo.
Insomma, era pur vero che Francis usava diventare un vero e proprio generale dell’esercito con i suoi continui richiami e le sue continue raccomandazioni ogni qual volta che doveva esserci una collaborazione con qualche artista, ma adesso più delle altre volte, la notava molto nervosa.
- La lacca! Metto la lacca e ho finito!
Nina andò alla ricerca della lacca, che sembrava essere sparita nel nulla, e mentre la cercava sul ripiano, fece cadere a terra delle altre bottigliette di prodotti per capelli, così Francis si precipitò ad aiutarla, ma Nina le urlò:
- Lascia, lascia faccio io! Non muoverti o rovinerai tutti i capelli!
Fortunatamente Fran riuscì a fermarsi in tempo, al ché Chenille senza più riuscire a trattenersi, disse:
- Ma insomma si può sapere che ti prende?
- Ho ancora una montagna di cose da fare prima che arrivino… e stanno per arrivare!
- Tu e le tue manie di perfezione… farai venire un infarto alla povera Nina…
- Ci sono, ci sono! Ecco la lacca! Chiudi gli occhi…
Nina portò una mano davanti la fronte della ragazza per coprirle gli occhi dallo spruzzo della lacca e poi cominciò a spruzzargliene un po’ sui capelli.
L’acconciatura era fantastica: tutti tirati in alto, gonfi e non schiacciati in testa, con qualche piccola pallina di Swarovski persa tra i capelli, sembrava davvero una principessa di qualche regno lontano, con quei capelli e quell’abito che la rendevano ancora più da sogno.
- Fatto! Sei pronta! Ora puoi andare Miss Generale!
Nina fece un passo di lato per lasciare che l’amica, alzandosi, potesse ammirarsi nello specchio.
Francis si alzò e guardandosi riflessa in quello specchio cominciò notare ogni minimo particolare, cercando qualche difetto per aggiustarlo, ma non vi erano difetti, era semplicemente perfetta.
- Sei bellissima…
Esclamò incantata Chenille mentre l’ammirava, poi Francis di tutta fretta si voltò nella sua direzione e le disse:
- Che ne pensi del vestito? Addosso riesco a sentirlo comodo soprattutto per i movimenti… non dovremmo avere problemi nell’eseguire la coreografia così come l’abbiamo sempre fatta…
- A proposito ma… non sarà un po’ troppo imbarazzante ballare in biancheria intima?
Fran accigliò lo sguardo e disse:
- Non ti facevo così timida, De Noir…
Chenille accusò il colpo, non voleva apparire per quella timida, così mise su un’espressione da dura, poi disse:
- Non si tratta di timidezza, bella! Insomma… è una cosa nuova, che non abbiamo mai fatto… e poi conoscendoti… è tutto molto… strano, ecco.
Fran alzò gli occhi al cielo facendoli roteare, e sorridendole disse:
- Ancora con questa storia? Mi fai sembrare un ex suora di clausura! E comunque… per i miei gusti non è esagerato. Insomma siamo coperti per l’altra metà della coreografia, non dovremmo far tanto scandalo…
- Se lo dici tu… mi fido.
Fran lanciò uno sguardo ad entrambe, poi disse loro:
- Lo avete mai visto il video di questa canzone?
- Non credo…
Disse Nina mentre ci rifletteva su, poi Chenille si accodò dicendo:
- Nemmeno io…
- Ecco, beh… se trovi provocatorio questo… vallo a vedere, poi ne riparliamo.
Chenille alzò le mani in segno di resa ed esclamò:
- Va bene, va bene, bella, terrò la bocca chiusa d’ora in avanti.
Fran le sorrise, poi cominciò ad allontanarsi da quella postazione, mentre continuava a guardarle e disse:
- Brava… Corro da Victor! Chenille dì agli altri di coprirsi nell’attesa, ma di non indossare gli abiti. Ah, Nina… ti adoro! Sei fantastica!
- Vai così!
Nina tirò su un pollice facendole segno che tutto sarebbe andato bene, le fece l’occhiolino e finalmente riuscì a spazzar via quell’ansia che la ballerina le aveva attaccato, al ché Chenille guardandola le sorrise, e disse:
- Vado ad avvertire gli altri… a dopo.
- A dopo…
Disse in un sospiro Nina mentre sprofondava su quella sedia e si prendeva un meritato riposo dopo tutto quel via vai per i preparativi.
[…]
Francis aveva preparato ogni cosa, doveva solo sfilar via quell’abito prima dell’arrivo dei ragazzi, ma intanto perse tempo assieme a Victor, per appurare le ultime direttive su come la ragazza desiderava che venissero fatte le riprese a quella coreografia.
[…]
- …Sì, insomma ci saranno delle pause tra una parte della canzone e l’altra, per permetterci di indossare questi vestiti, ma ovviamente nel montaggio non dovrà notarsi. Voglio delle riprese mozzafiato Vic.
- Sta tranquilla, Fran, so già i tuoi standard, so quello che vuoi.
Il ragazzo maneggiava la sua telecamera, che non era altro che una semplice telecamera portatile, ma a quanto pare sembrava essere un vero mago delle riprese, tanto da guadagnarsi la stima di Fran, nonché un fruttuoso compenso economico per ogni lavoro che svolgeva per lei.
Francis gesticolava vistosamente per enfatizzare il discorso che stava facendo al ragazzo assieme agli altri due suoi amici, (Anthony e Simon rispettivamente di 23 e 21 anni, che studiavano con lui all’accademia), che l’avrebbero aiutato con riprese.
- Oltre alle riprese da altre angolature, mi piacerebbe che faceste dei primi piani di noi ballerini mentre balliamo, sai… una di quelle cose che sei solito far tu e che tanto mi piacciono…
Il ragazzo cominciò a sorridere compiaciuto, era un tipo molto dolce e carino, capelli biondi corti, volto sbarbato e sorriso contagioso:
- Certo… è tutto chiaro!
- Ultima cosa… alla fine delle riprese dell’esibizione, dovrete riprendere anche i tre ragazzi della band che stanno per arrivare, perché poi dovrete montarli nel video sovrapponendo le loro facce a quelle dei ballerini.
- Fantastico!
- Sì… catturate qualche loro espressione… magari mente cantano, facendolo sembrare un vero e proprio video musicale.
- Oh, sì… ho capito cosa intende!
Intervenne Simon, e Anthony acconsentì col capo convinto, mentre Victor rispose:
- Sarà fatto, Fran… tranquilla, fidati di noi, ne rimarrai soddisfatta!
Fran mise via la sua aria da soldato serio, e fece spazio ad un sorriso dolce, che riservò tutto a quei tre giovani ragazzi, poi disse loro:
- Lo so, Vic… se così non fosse stato, beh non insisterei tanto nell’averti sempre con me…
- …E noi siamo onorati di lavorare per te, Fran!
Le rispose l’amico, al ché Fran guardò l’orologio e si accorse che fossero le nove passate, così spalancando gli occhi, si affrettò ad allontanarsi da loro per andare a dare le ultime raccomandazioni ai ballerini e poi correre a sfilar via quel vestito, prima che arrivassero i ragazzi.
- Ora scappo! A dopo ragazzi, e grazie infinite!
[…]
- Mi raccomando le prese verso l’alto… devono essere ampie ed estese nel tempo e nello spazio…
- Tranquilla Fran, è tutto chiaro!
Francis parlava in direzione dei ballerini maschi, ed uno di loro, Jeremy, le rispose tranquillizzandola dopo le sue innumerevoli ed ennesime raccomandazioni.
Al ché la ragazza si allontanò da loro in fretta e raggiunse il gruppo di ragazze alle prese con lo stretching e disse loro con un sorriso malizioso:
- Mi raccomando ragazze… attente a non fare falsi movimenti che potrebbero far vedere cose che non vorremmo far vedere a tutti oggi…
Fran fece loro un occhiolino, poi si allontanò dirigendosi di fretta verso gli spogliatoi per sfilar via quell’abito, mentre le ragazze sorrisero alle sue parole e tornarono al loro riscaldamento.
[Canzone consigliata per la scena M83 - We Own The Sky]
Nel momento in cui Fran uscì dall’enorme sala da ballo, si imbatté nell’arrivo dei ragazzi, e il primo che vide fu Jared.
Per un attimo si perse nella sua visione, come se non l’avesse riconosciuto, eppure l’aveva già visto, conosceva il suo volto… ma fu come se lo avesse visto per la prima volta; ne rimase letteralmente incantata, rapita.
Era trascorso più di un mese dall’ultima volta in cui si erano visti, e date le circostanze, quella volta non fu gradevole.
Francis era cambiata moltissimo nell’ultimo mese, adesso, in confronto a prima, sembrava mostrare più il suo lato umano e non apparire fredda e distaccata come se non fosse in possesso di un’anima.
Anche lo stesso Jared sembrava diverso, e nel guardarlo meglio, si accorse che il suo cambiamento fisico, nonché di look era abbastanza evidente.
Aveva lasciato crescere i capelli appena lungo il collo, che portava legati ben gelatinati e raccolti all’indietro con un elastico. Un accenno di barba semi-folta gli copriva mezzo volto, e i suoi grandi occhi blu gli donavano una luce che Francis non aveva notato in precedenza.
La prima cosa che guardò in lui, fu il suo naso… era… sano e non portava alcun segno di quel suo pugno, fortunatamente per lui.
Beh doveva ammettere che era proprio un bel naso, e forse… anche lui non era niente male.
Pensò a tutte quelle cose in un batti baleno, il tempo di essere distratta dall’arrivo degli altri due: Shannon e Tomo, che le fecero smettere di fissare Jared in quel modo al quanto ambiguo senza riuscire a dirgli una parola.
- Ehi!!! Ma tu guarda, siamo finiti ai provini per Miss America?
Esclamò sorridente Shannon, mentre andava a travolgerla in un caloroso abbraccio.
Al ché si aggiunse anche Tomo che le riservò lo stesso identico abbraccio che aveva appena sciolto Shannon, quei due sembravano essere due fanboy della ragazza: ogni volta che si trovavano in sua presenza, non riuscivano a controllarsi nel manifestarle tutta la loro gioia nel trascorrere del tempo insieme a lei.
- Dovevamo indossare degli smoking per caso? No, perché a dirla tutta, io sto abbastanza bene in smoking, e sarei stato lieto di presentarmi in tutto il mio charme…
Tomo, dopo aver abbracciato anche lui la ragazza, le guardò il vestito e cominciava a parlottare a raffica come suo solito, mentre Shannon guardandolo, cominciò a dirgli:
- Hai molto charme anche vestito così casual, Tomo…
- Lo pensi davvero, Shan?
Gli chiese Tomo in un tono di voce complice, dando così vita ad un dialogo a raffica tra loro due:
- Assolutamente!
- Oh beh, grazie, amico.
- Ti pare. Dico quello che pensano tutti.
- Wow…
- Che c’è?
- Non credevo che tutti mi trovassero attraente…
- Ho detto con charme…
- Sì, ma charme è sinonimo di attraente.
- Beh non sempre, sai?
- Dici?
- Sì, insomma quante persone hanno fascino ma comunque restano poco attraenti? Sempre parlando dell’aspetto fisico, s’intende.
- Capisco che intendi… mah… sì forse hai ragione tu.
- Ti dico di sì.
- Ma sì, forse è vero…
I due cominciarono a parlare a raffica tra loro, dandosi botta e risposta da soli, e Francis non poteva trattenere una risatina gioiosa: quei ragazzi riuscivano sempre a metterla di buon umore.
La sua attenzione però fu catturata ancora una volta da Jared, che se ne stava qualche passo indietro e veniva affiancato da una giovane ragazza alta, magra e bionda.
Non sembrava essere la barbie che l’ultima volta si era portato dietro, questa aveva un’aria più professionale, probabilmente il ragazzo si era lanciato su qualche ragazza con più cervello.
Questa sua presunta nuova ragazza, non le lanciava sguardi cortesi, tutt’altro sembrava rivolgerle lo stesso sguardo scontroso che le rivolgeva Jared.
Tomo e Shannon si persero nel loro discorso fascino VS bellezza estetica, e Francis se ne stava lì a sorridere nella loro direzione, mentre con la coda dell’occhio osservava Jared e la ragazza parlare tra loro a voce bassa, mentre quest’ultima cercava qualcosa nella sua grossa borsa.
Non sa perché, ma quei due stuzzicavano la sua curiosità, oltretutto sembrava che Jared fosse lì contro la sua volontà, dato che neppure si era avvicinata per salutare.
Non sapeva cosa pensare di quello strano ragazzo, ma smise di provarci, quando Tomo disse loro:
- Insomma, ragazzi, diamo un senso a questo giorno oppure vogliamo restarcene così?
Fran sorrise ed attese che qualcuno parlasse, mentre con lo sguardo cadde di nuovo in direzione di Jared e della ragazza che aveva afferrato dalla borsa una specie di agenda.
- Oh, ehi ragazzi, avvicinatevi avanti!
Tomo esortò i due ad avvicinarsi a Francis, la quale notò che Shannon lanciasse occhiatacce al fratello, che sembrava non badarci.
Jared finalmente si avvicinò a guardando Francis, le disse:
- Shannon ha tentato di spiegarmi la tua proposta, ma non ci è riuscito…
- CHE COSA?
Esclamò visibilmente contrariato Shannon, che però non tratteneva un risolino, che contagiò la giovane ragazza che se ne stava lì in piedi accanto a Jared senza ancora presentarsi.
Francis fissava Jared, e tra i due vi furono degli sguardi intensi, la ballerina capì che vi era ancora del rancore dovuto all’incidente accaduto poche settimane prima, da parte dell’artista che sembrava essere molto orgoglioso.
Poi però, Fran con un espressione seria mise fine a quegli sguardi e a quel silenzio dicendogli:
- Buongiorno anche a te…
Esclamò con un ironia che sembrò non essere apprezzata dalla ragazza che gli stava accanto, secondo il modo in cui la guardasse, poi aggiunse subito dopo:
- …mi fa piacere vedere che abbiate accettato questa mia proposta, se volete seguirmi nel mio studio, vi illustro il progetto prima di cominciare.
Jared sorrideva sotto i baffi, ma nessuno otre a Shannon, riuscì a capire che stesse sorridendo in direzione della ragazza.
Francis, infatti, perse il suo buon umore e in un istante si sentì come ritornata in caserma, dove doveva fronteggiare tenenti e generali di grado più elevato del suo.
Ormai si era convinta dell’idea che quel Jared Leto fosse unicamente un uomo dello spettacolo che si dava delle arie, e fu in quel momento che si pentì di aver pensato a quel progetto, di aver pensato di poterli coinvolgere: avrebbe voluto che se ne andassero, e anche subito.
[…]
Nel passare accanto alla sala dove si sarebbe svolto tutto, lanciò una rapida occhiata all’interno ed incrociò lo sguardo di Chenille, che immediatamente notò sul suo volto un’espressione poco lieta, così avanzò qualche passo verso la grande porta di vetro, da cui si poteva vedere al di là, ed accigliata, seguì Francis entrare nel suo studio con quei quattro ragazzi.
- Sono loro?
Chenille si era fatta prendere dalla preoccupazione del vedere Francis così tesa, che non si era accorta dell’arrivo di Nina, la quale fiancheggiandola, guardava nella sua stessa direzione.
- Sì… e ho la sensazione che Francis non ne sia contenta….
- Come sarebbe?
- Ho notato una sua strana espressione… quando è così, qualcosa la turba…
Le due ragazze cominciarono a preoccuparsi, e restarono a guardare in direzione della porta dello studio di Francis, che si chiuse appena tutti vi erano entrati.
[…]
Fran non aveva avuto modo di sfilar via quell’abito, così restò in quelle condizioni e lasciandoli accomodare sui divanetti della camera, cominciò a parlare, e nel farlo non si rese conto che guardava unicamente in direzione di Jared:
- E’ da qualche anno che mi occupo di caricare video sul noto sito internet youtube, e in questi video, in collaborazione con i ballerini delle scuole EmsAndFran, svolgo diverse coreografie su basi di canzoni di svariati artisti.
- Sì.
Rispose il ragazzo, che la guardava a sua volta molto interessato, mentre sedeva su di una poltrona a pochi metri di distanza da lei, che era poggiata di spalle ala sua scrivania.
Poi aggiunse:
- … sì, ho saputo. Grosso modo conosco i tuoi progetti, ed è proprio questo che mi ha stranito quando mi hanno proposto di farne parte… insomma, noi a cosa ti serviamo?
- Beh, vorrei usufruire di un vostro brano.
- E allora? Puoi farlo… non c’è bisogno che ci paghi i diritti d’autore.
Il ragazzo pronunciava quelle frasi con tono garbato e del tutto tranquillo, ma Francis percepiva un tono sgradevole e frettoloso, come se avesse avuto la sensazione che fossero andati lì, ma che sarebbero dovuti andar via perché avevano altro di ben più importante da fare.
- Non si tratta solo del brano. Vorrei che compariste nel video…
Jared accigliò lo sguardo, e a quel punto anche Tomo e Shannon cominciarono a stranirsi un po’, così continuarono ad ascoltare il suo discorso senza interromperla.
- Ovviamente non dovrete ballare, a quello ci pensiamo noi… vorrei che vi comportaste come se stesse girando un video per una vostra canzone. Mi piacerebbe vederti cantare qualche frase della canzone, in playback ovviamente…
Al ché Francis spostò per la prima volta lo sguardo verso Tomo, poi verso Shannon e disse loro:
- … Vorrei che i 30 Seconds to Mars partecipassero a questo video, a questa coreografia della loro canzone, e che mi aiutassero a renderla ancor più emozionante.
Jared inclinò le labbra verso il basso, si strinse nelle spalle e gesticolando con le mani, le disse:
- Forse si può fare…solo se mi dici quale canzone hai scelto…
Jared abbozzò un sorriso, ma non sembrava un sorriso cortese, piuttosto era compiaciuto, e guardava Francis in attesa di una risposta, la quale corrugando lo sguardo, si domandò perché quel tipo dovesse comportarsi in modo così irritante, sembrò quasi che le stesse dettando una condizione.
Fran tentò con tutta sé stessa di mantenere la calma e non sfociare in una scenata, al ché con un tono di voce secco e diretto, gli disse:
- Hurricane…
A quella risposta un sorriso si formò sul voto del ragazzo, che diventò improvvisamente malizioso mentre le lanciava uno sguardo ambiguo.
- E vorresti ballarla indossando quel vestito?
Francis restò intontita da quel sorriso e quel suo modo di guardarla, ma non volle rispondere a quella domanda, infastidita dal suo atteggiamento, così disse con tono di voce imposto:
- Questo non rientra tra i tuoi interessi. Piuttosto…
La ragazza spostò lo sguardo verso Tomo, Shannon e quella strana ragazza silenziosa, e disse:
- Come ben saprete, youtube paga in base alle visualizzazione dei video, i proprietari dei canali con più visualizzazioni. Si spera che questo video, una volta caricato sul sito, riscuota un discreto successo, così da potervi dare il cinquanta percento del ricavato.
- Come, scusa?
Domandò Jared, mentre sorrideva ancora e lentamente faceva sparire quel sorrisetto dal suo volto, poi Francis guardandolo disse:
- La vostra presenza nel video, prevede anche un pagamento, oltre al fatto che utilizzerò una vostra canzone per poterlo fare.
- Li paghi tutti? Oppure paghi solo noi?
Quel tono sgarbato di Jared, non piacque a Francis, ma la ragazza riuscì a controllarsi e gli rispose con tutta calma:
- Solo chi ci mette la faccia.
Tra la ballerina e il cantante sembrarono volare fulmini e saette tramite i loro sguardi, ma furono interrotti da Shannon, che disse:
- A me sembra fantastico.
- Per me lo è sempre stato… cosa aspettiamo a cominciare?
Francis si voltò in direzione dei due ragazzi e finalmente sorrise.
- Ci stanno aspettando… possiamo cominciare.
Jared, Shannon e Tomo si alzarono dalle poltroncine, ed uno alla volta cominciò ad uscire da quella camera, mentre Francis se ne stava in piedi di lato alla porta per essere l’ultima ad uscirne per poi chiudere.
Quando Tomo e Shannon uscirono, Jared si avvicinò a Fran, in compagnia di quella ragazza bionda, e guardandola le disse:
- Ti presento Emma, la nostra collaboratrice.
A Fran le venne a mancare subito il respiro nel sentire quel nome.
In quei lunghi e dolorosi dieci anni, non aveva mai più conosciuto nessun altro che avesse quel nome, e senza rendersene conto, il suo volto e il suo umore diventarono cupi anche agli occhi dei due.
Jared se ne accorse e se ne incuriosì automaticamente, restando a fissarla curioso di sapere cosa fosse appena successo nella sua testa.
La ragazza in questione, invece, accigliò lo sguardo e guardava Francis titubante e stranita dal suo atteggiamento.
- Piacere…
Disse con poca convinzione la bionda, mentre Fran fu strappata via dai suoi tristi pensieri riguardanti Emma, e totalmente distratta le rispose:
- Piacere mio…
Al ché alzò gli occhi verso i suoi e disse:
- …bel nome.
I due restarono straniti da quella risposta e da quella sua bizzarra reazione, si lanciarono uno sguardo tra loro, poi però la seguirono nell’enorme sala da ballo.
La sala era ricoperta da teloni bianchi sulle pareti, che avrebbero aiutato Victor e i suoi due amici, a poter lavorare meglio al computer durante il montaggio del video.
Le cinque ballerine e i cinque ballerini erano seduti sul parquet, con indosso le loro vestaglie che li tenevano al caldo.
Erano tutti pronti; ballerini, addetti alle riprese, anche le truccatrici e le stiliste si erano garantite un posto ai lati della sala per assistere a quello che sarebbe stato un gran bello spettacolo.
All’entrata in sala dei tre artisti, partì uno spontaneo battito di mani da parte di tutti, e anche qualche fischio di incitamento, ai quali i tre risposero con altrettanti battiti di mani e sorrisi, mentre si portavano al centro della sala.
Nina si allontanò dai lati della sala per raggiungere Chenille che era in piedi accanto a Jay a pochi passi di distanza da lei, e fissando Francis da lontano, le bisbigliò:
- Cos’è successo? Ha la faccia da funerale…
Chenille non staccò gli occhi da Francis, Jay visibilmente preoccupato, guardò prima Francis e poi le altre due amiche, finché Chenille disse loro:
- Quei tre non mi piacciono… Non mi piace l’effetto che hanno su Fran…
Nina e Jay automaticamente guardarono i tre artisti appena varcati nella sala, ed ascoltarono quello che Fran stesse per dire a tutti:
- Siamo pronti, ragazzi! Diamo il benvenuto ai 30 Seconds to Mars!
Fran allargò il braccio verso la sua sinistra ed indicò i ragazzi che sorridevano in direzione di tutti gli altri che avevano fatto partire un grande applauso, a cui Chenille si astenne dal partecipare.
Francis abbozzava un sorriso accennato e dopo un po’ si unì agli applausi, mentre il suo sguardò andò ad incastrarsi con quello della ragazza bionda di nome Emma, e il sorriso le si congelò sul volto.
Non sapeva spiegarsene il motivo, ma percepiva da parte sua molto astio, come se non volesse essere lì… un po’ come l’impressione che le aveva dato Jared.
- Allora? Sto morendo dalla curiosità di vedere com’è questo ballo!
Tomo non trattenne il suo entusiasmo e con uno schiocco di mani, incitò tutti a cominciare.
I ragazzi sbottarono in una risatina, poi con battiti di mano cominciarono a darsi la carica a vicenda, mentre si sfilavano di dosso le vestaglie e aspettassero che tutto fosse pronto per cominciare.
Jared, Shannon e Tomo andarono a sedersi su delle poltroncine messe appositamente dalla stessa Francis sulla parete difronte alla quale si sarebbero esibiti, e dove posteggiava Victor con la sua telecamera tra le mani, mentre Simon e Anthony restarono uno sul lato destro della sala, e uno su quello sinistro, per catturare la coreografia da angolature diverse.
Jared sedette al centro tra Emma e Shannon, che a sua volta fiancheggiava Tomo.
Francis fece segno a Victor, che restava in piedi a pochi passi da loro, e il ragazzo le segnalò che tutto fosse pronto; al ché Fran raggiunse gli altri ballerini sul fondo della sala e cominciò finalmente a sfilar via quel vestito.
Tutti i ballerini e le ballerine restarono con indosso soltanto la lingerie, e la scena stupì molto i tre ragazzi, nonché Emma che si voltò in direzione di Jared sorridendogli stupita come se avesse voluto deriderli, ma lui sembrava essere troppo impegnato a guardare qualcuna di quelle ballerine in completo intimo, ma non si riusciva a capire chi.
Shannon diede una spallata a Tomo, e si morse un labbro inferiore alla vista di tutto quel ben di Dio, ma Tomo ridendo, gli fece segno di starsene buono.
Una delle colleghe di Nina, si occupò di far partire la canzone, pigiando su un tasto di quell’enorme e sofisticato impianto stereo, e il brano iniziò a risuonare nella sala.
[Canzone della scena – Thirty Seconds to Mars – Hurricane]
All’inizio si poteva udire il suono di un pianoforte, che non appena partì, una ballerina di danza classica cominciò a portarsi al centro della sala stando sulle punte, e così subito dopo di lei anche tutte le altre, compresa Francis.
Raggiunte poi dai rispettivi partner, le cinque coppie di ballerini si posizionarono al centro sala: vi erano due coppie ai lati che restarono molto indietro, due un po’ più avanti, e Francis assieme ad Eddy al centro, un po’ più avanti degli altri.
Presa posizione, le ragazze restavano sulle punte di quelle scarpine nere molto particolari, quando finalmente i loro partner le aiutarono a venirne giù, facendole fare una lenta giravolta.
Da qui cominciò la coreografia su passi di danza classica che seguivano il ritmo della canzone.
Il fisico mozzafiato delle ballerine che restavano in lingerie, rendevano quella coreografia ancor più suggestiva.
I corpi dei ballerini sembravano essere un tutt’uno, si muovevano come se si completassero a vicenda.
Le ragazze con lenti e delicati movimenti di braccia e di mani, sembravano cercare i loro partner tra le loro braccia, accarezzandoli, non volendosi mai allontanare troppo da loro, e i ragazzi forzuti e muscolosi di loro canto, con quelle sottili cravatte al collo, erano sopra ogni modo bellissimi.
Quando cominciò per la prima volta la parte della canzone in cui Jared Leto cantava: “Tell me would you kill to save a life?” i ballerini sollevarono da terra le ragazze facendole compiere un salto ad arco che lasciò tutti stupiti.
Non appena le ragazze furono messe a terra, fecero delle veloci giravolte su loro stesse, ma tutti notarono che Francis era quella che le eseguiva con maggiore rapidità, dando l’impressione che si trovasse a pattinare sul ghiaccio.
Al minuto 2:17 della canzone, i ragazzi si fermarono, e la canzone fu messa in pausa.
Victor, Simon ed Anthony interruppero le riprese, e tutti i ballerini corsero ad indossare quegli abiti che Nina e le sue colleghe avevano perfezionato alla maniera che Francis aveva loro indicato.
Jared, Shannon, Tomo ed Emma si guardarono straniti, non si aspettavano per niente quell’interruzione, anche perché la coreografia aveva cominciato a prenderli emotivamente; così Jared guardò Victor e il ragazzo sorridendogli cordialmente gli si avvicinò e disse:
- Non si preoccupi, signor Leto, la coreografia riprenderà tra un attimo. C’è il cambio d’abito ad effetto.
- Ah… capisco.
Disse in un tono assorto il divo, al ché i due furono interrotti dall’arrivo di Francis che travolse Victor come se fosse stato vittima di un uragano, senza curarsi minimamente della presenza del cantante.
- Prima di riprendere con le riprese, dimmi: stiamo andando bene? Hai zoommato sui volti come ti ho chiesto?
Jared non poté far a meno di osservarla avvolta in quell’abito meraviglioso e restò ad ascoltare quella conversazione privata tra lei e il suo pseudo-regista.
Victor la tranquillizzò la ragazza prendendole le mani.
- Sta andando tutto alla perfezione, Fran... e poi…
Il ragazzo lanciò una rapida occhiata a Jared, il quale si sentì colto in fragrante e distolse lentamente lo sguardo da loro, Francis guardò Victor accigliata seguendo il suo sguardo verso Jared, che fece finta di nulla mentre Victor riprese dicendo:
- … mi metti in imbarazzo nel farmi questo tipo di raccomandazioni davanti a lui…
Francis lo guardò interrogativamente senza riuscire a coglierne il senso:
- Che vuoi dire? Jared Leto ti mette in soggezione?
Victor si strinse nelle spalle e quasi balbettante le disse:
- B-Beh… sì… insomma… dato che è un regista, e anche molto bravo…
Francis fece sparire dal volto un sorrisino beffardo, e stupendosi bisbigliò:
- Che cosa?
- Sì!!
Le rispose in un altrettanto bisbiglio Victor, poi aggiunse:
- Non lo sapevi? Ha girato quasi tutti i suoi video musicali e credimi, è molto bravo!
Fran non poté far a meno di spostare lo sguardo verso Jared, che aveva sentito tutto, e fingeva di guardare qualcosa davanti a sé, ma non trattenne un sorriso sotto i baffi a discapito della ragazza, mentre abbassava il capo per lasciarsi distrarre dalla cerniera del suo giubbino nero.
- Mi dispiace Vic, non volevo metterti in soggezione…
Fran spostò lentamente lo sguardo da Jared a Victor, che le sorrise dolcemente e le disse:
- Tranquilla…fa niente. Ora basta parlarne, siete pronti?
Francis si voltò rapidamente alle sue spalle e notò che tutti i ballerini avessero indossato gli abiti e che stessero raggiungendo il centro della sala per riprendere la coreografia da dove l’avevano lasciata.
- Sì.
Sospirò Francis mentre tornava a guardare Victor, poi aggiunse:
- Mi raccomando a non andare oltre l’inquadratura degli occhi.
- Sissignor Generale!
Esclamò in un finto tono serio il ragazzo, scherzando sul suo modo di fare rigido da caserma, al ché Fran si lasciò scappare una risatina, poi lo lasciò al suo lavoro e andò a posizionarsi al centro della sala mentre prendeva per mano l’amico Eddy che faceva coppia con lei in quella coreografia.
La canzone riprese dal secondo esatto in cui era stata stoppata, e Vitor cominciò a zoommare sugli occhi di Francis, che si guardavano attorno fingendo di seguire qualcosa o qualcuno con lo sguardo, e non appena nella canzone risuonò la frase: “Tell me would you kill to save a life…” tutti i ballerini si mossero all’unisono come se stessero eseguendo un ballo alla corte di qualche regno incantato in quegli splendidi vestiti.
Giravolte, gonne che si gonfiavano, inchini e leggiadri movimenti del corpo, incantarono tutti, emozionando anche il cuore più duro dei presenti.
Nonostante Chenille fosse meravigliosamente bella, nonostante Jay, Eddy, tutti i ragazzi fossero perfetti, c’era la presenza di Francis che azzerava ogni loro talento, se paragonato al suo.
La ballerina riusciva a far venire la pelle d’oca mentre la si guardava eseguire quei passi di danza che lei stessa avesse pensato in modo così spettacolare.
Si poté notare che i quattro ragazzi seduti su quelle poltroncine proprio difronte ai ballerini, restarono senza fiato dopo quello scorcio di coreografia eseguito in quei vestiti, che lo stesso Jared faticava a credere adatti per la coreografia della canzone.
Al momento in cui nella canzone risuonava la strofa “Crash crash burn let it all burn” al minuto 3:15 : si videro tutti i dieci ballerini eseguire rapide giravolte su loro stessi, ma tutti gli spettatori avevano gli occhi puntati su Francis e il suo modo di eseguirle come una campionessa olimpica di danza sul ghiaccio.
Dopo quelle rapide giravolte, gradualmente i ballerini si fermarono, e ancora una volta, al minuto 3: 34 la musica venne stoppata.
Immediatamente partì un battito di mani eufoirico da parte di Tomo che si alzò in piedi, seguito a ruota da Shannon che si lasciò andare anche a qualche fischio per enfatizzare il loro apprezzamento.
I ballerini si voltarono nella loro direzione si inchinarono sorridendo emozionati.
Francis notò subito che anche Jared stesse applaudendo nella loro direzione e ne fu soddisfatta.
[…]
- Che c’è, adesso?
Domandò Jared in direzione di Victor, che era stato distratto da Simon, il quale da lontano gli segnalava qualche cosa riguardanti le riprese, ma non appena il ragazzo si accorse che Jared si stesse rivolgendo a lui spostò lo sguardo ed impacciato disse:
- Oh… ohu mi scusi, signor Leto, come dice?
Vic dimenticò dell’esistenza dell’amico Simon, e si avvicinò a Jared per chinarsi leggermente all’altezza della poltroncina.
Jared lo guardò, e il ragazzo cominciò a sentirsi ancor di più a disagio, ma poi fu distratto dalle sue parole:
- Perché si è interrotta ancora una volta?
- B-Beh… perché Francis ha deciso che questo pezzo del brano che verrà adesso, dovranno eseguirlo con i completini di prima…
- Uhm… quindi non fanno altro che vestirsi e spogliarsi in continuazione?
Victor non sapeva come rispondergli, notava che fosse infastidito da questo continuo stopparsi dell’esecuzione, ma preso da un momento di fierezza personale gli rispose:
- Sìì… ma… vedrà a lavoro montato che spettacolo ne uscirà fuori!
Jared gli sorrise leggermente e guardandolo per secondi interminabili, gli disse:
- Tu… sei un regista? Come hai detto che ti chiami?
- Non ci siamo mai presentati… molto piacere, Victor Rayers.
- Non credo di averti mai sentito nominare…
In quel momento l’autostima del ragazzo sparì, e con un tono di voce tremolante disse:
- Oh… beh… in effetti non sono un regista professionista… io ed i miei colleghi studiamo ancora all’accademia d’arte di Los Angeles…
- Capisco… non vedo l’ora di vedere il vostro lavoro finito, allora.
Jared gli sorrise, ma Victor sembrò restarne stranito, e ci mise un po’ a ricambiare.
[…]
I ballerini si spogliarono di quegli abiti e tornarono in lingerie per poi riprendere la coreografia dal secondo in cui era stata stoppata, e da lì in poi vennero eseguiti passi di danza moderna, che ballata con quei completini intimi donava alla stessa coreografia quell’elemento in più molto particolare ed unico.
I passi cambiarono radicalmente, si era passato dalla danza classica, a quella moderna fino al minuto 5:00, in quel momento si mise di nuovo in pausa il brano per permettere ai ballerini di ri-indossare gli abiti e di riprendere la coreografia con essi indosso.
Quando si sentì Jared Leto cantare “This Hurricane…” per la quarta di fila al minuto 5:16, le ballerine eseguirono rapide giravolte, e si vide Francis che cominciò a cantare qualche strofa della canzone come se fosse in playback.
La ragazza guardò dritto nella telecamera di Victor, mentre continuava a ballare assieme ad Eddy e agli altri, con le labbra mimava le parole della canzone: “Do you realy want me? Do you really want me Dead or Alive to torure for my sins”, e il suo talento da attrice spuntò fuori, mentre sul suo volto si potevano leggere sofferenza ed esasperazione allo stesso tempo; come se stesse parlando con qualcuno attraverso quella telecamera, come se stesse mandando un messaggio.
E prima che il brano terminasse, si avvicinò a Victor che continuava a riprenderla, e finse di urlare la frase che cantava Jared: “DO YOU REALLY WANT ME DEAD OR ALIVE TO LIVE A LIE?”
Jared restò a guardarla senza batter ciglio per quanto ne fu rapito, e giurò di averla appena vista piangere, ma la ragazza sparì in fretta tornando al centro della sala per terminare la coreografia andandosi a posizionare in piedi accanto ad Eddy, che la strinse in un abbraccio, come se fossero stati due amanti.
La coreografia terminò, e Jared fu il primo ad applaudire, mentre ancora cercava di capire se la ragazza stesse o meno piangendo.
Subito dopo di lui tutti i presenti applaudirono, e a loro volta anche i ballerini cominciarono a complimentarsi tra loro, e Francis dava omaggio non solo ai suoi amici ballerini, ma anche a Victor, Anthony e Simon, che avevano senz’altro svolto un eccellente lavoro con le riprese.
[…]
Tomo stava parlando con Francis, dopo che la ragazza fosse uscita dagli spogliatoi e avesse indossato degli abiti più comodi.
- Giuro che non ho mai visto qualcosa di simile… nonostante le pause mi sono emozionato per tutto il tempo.
- Oh… ti ringrazio Tomo, sono davvero contenta che ti sia piaciuto.
Francis gli sorrideva dolcemente, lieta di sentirgli dire quelle parole:
- Piaciuto? No, di più, te lo assicuro… credo di essere stato quasi sul punto di piangere…
- Sono sicuro che qualcuno abbia pianto…
Sorprendentemente Jared interruppe i due intromettendosi nel loro discorso, e Francis gli lanciò un’occhiata rapida, sapeva che l’avesse vista piangere nell’ultima scena, ma finse di nulla e tornò a sorridere:
- Vi ringrazio di cuore per essere stati presenti. Soprattutto per esservi concessi a Victor e alle sue riprese poco fa…
- Ma figurati, per qualche minuto… è stato divertente!
Tomo ormai non sapeva più come si contenesse l’entusiasmo, e neppure gli andava di farlo; era felice come un bambino la mattina di Natale.
Francis gli sorrise, poi tese una mano in direzione di Jared dicendogli:
- Ti ringrazio… per aver accettato… e… per essere venuto qui oggi.
Tomo mise le mani incrociate dietro la schiena, e restò ad osservare la scena sorridente, mentre Jared abbassò lo sguardo su quella mano tesa della ragazza, poi la guardò e disse:
- E’ stato un piacere…
L’artista provava ancora un po’ di astio verso la ragazza che solo un mese fa aveva rischiato di rompergli il setto nasale, ma in quell’occasione sembrò accantonare tutto per andare a stringerle la mano e sorriderle leggermente.
Forse era ancora un po’ presto per ammetterlo a loro stessi, ma, sia Jared che Francis stavano rivalutando l’uno e l’altra.
Erano partiti col piede sbagliato, ma forse quest’esperienza li avrebbe posti su un binario diverso.
[…]
Se quando erano arrivati in sede, a Francis era parso che i ragazzi (o almeno Jared e la sua assistente) volessero andar via, adesso che il lavoro era finito, sembravano non volersene più andare.
Francis, mentre era a parlare con due ballerini, sentì Shannon insistere col fratello Jared sul voler restare ancora qualche minuto in quella sede, al ché si vide Tomo avvicinarsi a loro due e dirgli che Shannon in realtà aveva interesse nel restare unicamente perché aveva puntato una ragazza nel suo radar, e che quindi le sue erano tutte scuse.
Francis avrebbe voluto ridere e sapere chi fosse questa ragazza misteriosa che Shannon avesse adocchiato tra le tante belle ragazze presenti lì quel giorno, ma fu distratta dalle parole di Jared che dicevano:
- Mah sì… ok… restiamo ancora un po’… mi piacerebbe fare un giro intorno…
Oramai Fran non ascoltava più quello che le stessero dicendo i due ballerini, dopo aver sentito il ragazzo dire quelle parole, la sua attenzione andò tutta su di lui.
- Scusatemi…
Fran si voltò a guardare i due ballerini e si congedò da loro per avvicinarsi ai tre, mentre vedeva Jared guardarsi intorno osservando il soffitto e i muri in ceramica, mentre distratto dall’architettura diceva:
- Mi piace molto il disegno che hanno fatto gli architetti, qui…si vede che è uno stile italiano…
- E tu cosa ne sai dell’architettura Italiana?
Francis si era intromessa in quella conversazione, catturando subito l’attenzione dei tre. Jared portava le mani congiunte dietro la schiena, e subito le rivolse attenzione guardandola.
- Che è… davvero bellissima…
Il ragazzo la guardava in modo strano, come se non si stesse più riferendo alla struttura, ma piuttosto a lei in prima persona, ma questo Francis non riuscì a capirlo.
La ballerina gli rivolse un cortese sorriso appena accennato, dopodiché guardò anche Tomo e Shannon, e disse loro:
- Ormai questa la considero un po’ casa mia, dato che passo qui a Los Angeles gran parte del mio tempo, e quindi di conseguenza in questa scuola della EmsAndFran… sono già stata a casa vostra… lasciate che vi mostri casa mia, adesso.
Jared le rivolse un sorriso appena appena accennato, lieto di sentirle dire quelle parole, entusiasta della proposta: il suo lato artistico e il suo animo curioso non chiedevano altro.
[...]
Il mini tour nella struttura della EmsAndFran ebbe inizio, e Fran poté piacevolmente far caso ad un notevole interessa da parte di Jared ad ogni piccolo dettaglio sia strutturale che di arredamento.
Sembrò apprezzare molto i colori pastello che la stessa Francis avesse scelto per ogni sala e camera,
[…]
- E quanti iscritti avete?
Mentre i quattro si aggiravano per il piano superiore a quello in cui si svolse la coreografia, Tomo curioso parlava a Francis rivolgendole sempre più domante:
La ragazza lasciò piana libertà di curiosare intorno, ai ragazzi, mentre voltandosi in direzione di Tomo gli disse:
- In questa sede ne abbiamo all’incirca settemila.
- Se…Settemila???
Domandò visibilmente stupito, lasciando sorridere Fran che accigliata chiese:
- Sì… perché?
- Wow! Non credevo che fossero così tanti!
- Per di più ha detto “in questa sede”…. Non oso immaginare quanti ne sono in totale per tutte le scuole che ha aperto nel mondo…
Shannon si era intromesso nella conversazione, mettendo un braccio attorno alle spalle dell’amico mentre sorrideva compiaciuto in direzione della ragazza.
- Beh… ne sono un bel po’… anche per me è una sorpresa ogni volta.
Rispose loro con un sorriso dolce, che mascherava un po’ di imbarazzo che provava ogni volta che qualcuno le facesse notare quanto straordinaria fosse.
- Chi è questa ragazza? Le sue gambe sono presenti in ogni sala…
D’un tratto si sentì Jared fare quella domanda in direzione di Francis, mentre lontano da loro si era aggirato per un ennesima sala da ballo, notando una gigantografia che illustrava le gambe di Emma.
Francis quasi in tutte le sue scuole, aveva disposto che foto simili tappezzassero parte delle pareti delle strutture: ballerini di flamenco in scuole della spagna, di tango in Argentina, di danza classica, di hip hop, ogni tipo di danza veniva illustrata in questi quadri spettacolari di grandezze diversa, che si univano tra loro come dei grandi mosaici che ricoprivano grandi pareti.
Jared, con la sua capacità di notare ogni minima particolarità riuscì a sorprendere Francis, la quale per i primi secondi restò a fissarlo sorpresa, ma venne nuovamente interrotta da lui che guardandola disse:
- Non sono le tue gambe, queste sono più magre e lunghe… tu le hai più muscolose…
Fran accigliò lo sguardo, quand’è che quel ragazzo avesse imparato a riconoscere le sue gambe tra le altre?
Lasciò perdere quel pensiero, non volendosi soffermare troppo sulla cosa, così sorridendogli cordialmente, rispose, lanciando un’occhiata anche a Tomo e Shannon, che notarono anche loro la presenza di quel quadro ancora una volta:
- E’… una modella…
Non riuscì a spiegarsene il motivo, ma non volle dir loro che si trattassero delle gambe di Emma, perché prevedeva che quel ficcanaso continuasse a farle domande a cui lei proprio non voleva rispondere.
Jared, però, sembrò non credere subito a quella versione, ma lo fece.
Suo fratello Shannon lo costrinse a togliere lo sguardo di dosso alla ragazza, dopo che l’avesse tirata in disparte per dirle qualcosa:
- Ehi, senti Francisca…
- Qualcosa non va, Shann?
Francis si voltò a guardarlo curiosa, mentre lui congiunse le mani in avanti toccandosi il labbro inferiore nervosamente:
- Volevo chiederti…
Fece una breve pausa riflessiva, poi continuò:
- Ma…. Chi è quella ragazza che…era in sala?
Fran non trattenne una risatina e disse:
- Ahaha beh specifica, ce ne saranno state almeno dieci…
Shannon sorrise di conseguenza, poi le disse:
- L’unica che avesse gli occhi quasi viola…
Fran sbarrò gli occhi e capì che si stesse riferendo a Nina.
In un battito di ciglio una serie di pensieri invasero la sua mente:
Nina adesso stava con Eddy, perché Shannon era interessato a lei?
Non stava con Clarissa?
Perché proprio Nina?
Non sa se sarebbe stata disposta ad accettare una relazione tra l’amica ed un membro di quella band.
Ma poi perché correre così tanto?
Forse non era interessato a lei in quel senso…
Forse non era lei la ragazza che, a detta di Tomo, “era entrata nel suo radar”.
- Allora?
Shannon la destò da quei pensieri e Fran con un battito di ciglia accelerato, tornò con i piedi per terra e disse:
- Nina… perché mi chiedi di lei?
Shannon si strinse nelle spalle e son un sorrisino malizioso sulle labbra si allontanò di qualche passo e disse:
- Semplice curiosità… nome grazioso, comunque…
Francis lo guardava allontanarsi per avvicinarsi a Tomo e suo fratello (che nel frattempo parlavano tra loro guardandosi ancora intorno, come se si fossero trovati in un museo) e la sua mente tornò a vivere un episodio di qualche giorno fa, in cui il suo amico Bruno Mars parlando del nome di Chenille, lo definì “grazioso”, che potesse trattarsi della stessa cosa?
[…]
- E’ ora di andar via… ma ci ha fatto davvero piacere partecipare a questo tuo progetto!
Shannon entusiasta parlava in direzione di Francis, sull’uscio dell’entrata della struttura, fiancheggiato da Jared, Emma e Tomo, il quale si affrettò a dirle:
- Non vediamo l’ora di vedere il video finito!
- Sarà ancor più spettacolare!
Aggiunse Shannon, mentre Francis li guardava e sorrideva in loro direzione umilmente:
- Sarete i primi a vederlo. Grazie a voi per aver accettato.
- Non ringraziarci più.
Quel tono sgarbato di Jared fece crollare tutta la bella atmosfera che si era creata durante quei saluti, in più la sua assistente si avvicinò al suo orecchio per dirgli di sbrigarsi perché erano in ritardo per qualcosa; al ché lui aggiunse:
- Aspettiamo il lavoro finito, allora… Ciao!
Tese un braccio in sua direzione per stringerle la mano, stupendola ancora una volta, aveva un comportamento così strano da farle venire il capogiro.
Al ché non si perse in chiacchiere, così abbozzando un sorriso gentile, andò a stringergli la mano, per lasciarli andar via:
- Ok… Ciao!
- Piacere dia verti conosciuta.
Subito dopo la stretta di mano tra lei e Jared, la sua assistente Emma, fece lo stesso, usando un tono di voce cordiale, e Fran andò a stringere la mano anche a lei, senza però pronunciare il suo nome:
- Anche per me…
Fran sorrise in direzione di Jared ed Emma, e li osservò poi, uscire da quella porta, dopodiché venne travolta da un super abbraccio di Shannon:
- Spero di rivederti presto. Ci conto!
- Assolutamente!
Tomo si intromise ed aggiunse:
- Vicki dice che vuole rivederti a tutti i costi.
Francis sorrise ai due ragazzi pazzi, che riuscivano sempre a strapparle un sorriso, e ricambiò l’abbraccio sia di Shannon che di Tomo poi.
- Mandale i miei saluti! Grazie di tutto ragazzi, davvero!
- Ciao, Francisca!
[…]
I ragazzi andarono via, e Francis finalmente poté liberarsi di tutta quell’ansia e tensione che aveva accumulato in quei giorni, quasi come se avesse dovuto tenere un importante esame.
[…]
In quei giorni, si era convinta del fatto di aver giudicato male quel Jared Leto, dopo aver scoperto tutte le sue opere umanitarie per Haiti, per i bambini, e tutti i suoi progetti che mandava avanti anche grazie alla sua band, non riusciva più a pensare a lui in modo negativo, così come aveva fatto la prima volta che l’aveva conosciuto.
E così, il senso di colpa per averlo preso a pugni, dopo quel grosso malinteso, cominciò a farsi sentire.
Aveva fatto una promessa: il giorno in cui si sarebbe sentita in colpa per avergli quasi rotto il naso, si sarebbe scusata, e quel giorno incredibilmente era arrivato.
Decise così di riparare al passato, comprandogli una nuova macchina fotografica della Canon ed inviargliela per posta a casa sua, allegandoci anche la memory card che aveva rubato, scrivendogli un bigliettino che diceva:
“Credo che tu abbia perso questa… PS begli scatti.”
Quella macchina fotografica, forse sarebbe stata l’inizio di un rapporto pacifico tra i due, un segno di pace, un nuovo inizio.

 

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Capitolo 40
*** ● Bentornata Fran! ● ***


CAPITOLO 40 – BENTORNATA FRAN!


I preparativi della festa a sorpresa per Francis, si erano rivelati più complicati e stressanti del previsto.
Chenille voleva omaggiare la sua amica per aver ottenuto il ruolo tanto ambito nel nuovo film de “I pirati dei Caraibi”, assieme agli amici più cari.
In cuor suo, però, Chenille riteneva quella festa una sorta di rilancio per la vita sociale dell’amica, come se quella festa avesse segnato il ritorno della vecchia Francis: quella felice, piena di vita, che adora essere circondata dalle persone che ama e divertirsi al più non posso.
Fortunatamente per Chenille, la festa si sarebbe tenuta nella sua enorme casa a Los Angeles, e poté contare sull’aiuto di Nina, Eddy, Jay ed alcuni amici della EmsAndFran per gli addobbi, il trasporto di bevande, cibi, e quant’altro.
Il tema della serata sarebbe stato ovviamente “La Pirateria” in ogni angolo della casa vi era una bandiera dei pirati: quella classica nera con al centro un teschio e due ossa ad X, vi erano forzieri di legno enormi con dentro finte monete d’oro e finti gioielli d’oro e di perle che adornavano anche il grande tavolo su cui erano poggiate tutte le pietanze del buffet di lusso che aveva ordinato Chenille, in uno dei ristoranti top di Los Angeles.
La lista degli invitati non fu molto lunga, o almeno si era notoriamente accorciata in confronto a quelle stilata in passato, a quando Francis era ancora una persona impegnata nel sociale.
Questa comprendeva la presenza di persone note nel mondo dello spettacolo e non: Chenille pensò bene di invitare il vecchio amico di Francis Leonardo DiCaprio, sapendo che non si vedessero ormai da qualche anno per impegni vari ed “eclissamenti” relazionali dell’amica in confronto delle sue vecchie conoscenze. Beyoncé e il suo Jay-Z, Ian Somerhalder e Nina Dobrev (attori della fortunatissima serie TV “The Vampire Diaries” che Francis ebbe modo di incontrare ad un evento qualche anno prima, riuscendo poi ad instaurarvi un bel rapporto d’amicizia), note modelle nel mondo della moda del calibro di Tyra Bancks ed altre splendide ragazze che la stessa Francis alle volte ingaggiava per dei lavori con delle coreografie in cui desiderava che apparisse qualche modella o qualche modello (un paio dei quali erano presenti a questa gran festa).
Non potevano di certo mancare gli amici di una vita come Nina, Eddy, Jay, Anna, Jess, e altri ragazzi della EmsAndFran che un tempo facevano parte della crew di Justin Timberlake; vi erano presenti anche i giovani registi Victor, Simon ed Anthony che si occuparono del lavoro per la coreografia sul brano Hurricane dei 30 Seconds to Mars.
[…]
Era venerdì sera, e nel giro di 24 ore la sorpresa sarebbe stata svelata a Francis che ignara di tutto, si preparava al suo ritorno a Napoli per i prossimi due mesi.
Chenille si era beccata l’influenza, ma neppure la febbre alta, il raffreddore e la tosse riuscirono a fermarla: tutto era super organizzato, bisognava solo passare a prendere Francis il giorno successivo per portarla a casa loro lasciandole credere che vi era una cenetta intima a casa De Noir a base di gnocchi all’Italiana ad aspettarla.
Erano le undici di sera passate, quando Chenille ricevette una telefonata da un numero che non conosceva, mentre era avvolta sotto le coperte dopo aver preso della medicina ed una tazza di thè caldo con la speranza che l’influenza l’abbandonasse quella stessa notte.
Ancora con la testa sotto le coperte, sfilò fuori il braccio in cerca del cellulare poggiato sul comodino e rispose dopo aver letto quel numero strano:
- Pronto…?
La voce della ragazza era molto bassa e roca a causa della tosse e il mal di gola, tanto da modificarle il suo tono di voce naturale.
Dall’altra parte della cornetta, una voce maschile parlò dopo alcuni attimi di titubanza:
- Che-Chenille? …Scusi, parlo con Chenille?
A quel punto la ragazza tentò di sfilar fuori dalle coperte la testa ed accigliata e curiosa da quel tono di voce che ancora non riusciva a riconoscere, rispose:
- Sì… sono Chenille. Con chi parlo?
La voce della ragazza faticava ad uscir fuori, sembrava davvero qualcun'altra:
- Oh… chiedo scusa, io…io sono Bruno…
Il ragazzo notando che dall’altra parte della cornetta non volasse una mosca, si vide costretto a dover specificare:
- ….Bruno Mars…
Chenille sussultò e balzò seduta sul letto non appena udì quel nome, e spostando via dal volto i capelli e la coperta (neanche fosse stato lì a fissarla in quello stato pietoso) e si affrettò a rispondergli:
- Oh buon Dio! Ehi!!!
Bruno non trattenne una risatina calda a quell’esclamazione della ragazza, poi le disse:
- Ehi! …Cosa ti è capitato? Stai bene?
Chenille provò con tutte le sue forze di far uscir fuori la voce, ma il meglio che riuscì ad ottenere dai suoi sforzi fu una voce fioca e roca, neanche fosse sotto tortura da mesi:
- Sì! E’ tutto a posto, soltanto un po’ di influenza… Anzi, scusami se rispondo in questo stato…
- Ma figurati… in realtà credevo mi avessi rifilato un numero sbagliato la scorsa volta
Si lasciò andare ad un’altra breve risatina nervosa, poi aggiunse:
- …non ti avevo affatto riconosciuta…
Chenille corrugò le sopracciglia “rifilare un numero sbagliato? e per quale motivo avrebbe dovuto fare una cosa simile?” si domandò, ma poi lui interruppe quei suoi pensieri e le disse:
- Ti telefonavo per confermarti la mia presenza domani alla festa a sorpresa per Fran.
- Oh… la festa! Sì! giusto, la festa!
Chenille sembrò aver dimenticato della festa, sembrò che le fosse passato di mente il fatto che il ragazzo avesse il suo numero unicamente per darle conferma della sua presenza l’indomani per Francis.
- E’ forse stata annullata?
Domandò Bruno con tono ridacchiante, e Chenille non riuscì a non lasciarsene contagiare, ma non appena cominciò a ridere, un attacco di tosse la costrinse ad allontanare il cellulare per non rischiare di stonare il povero cantante.
Trascorsero una manciata di secondi, e Chenille tornò a respirare regolarmente dopo aver dato sfogo a quella tosse influenzale.
- Ci sono… ci sono… Ce la faccio!
Esclamò Chenille sdrammatizzando quel momento imbarazzante, sorvolandoci poi su dicendogli:
- No, la festa non è stata annullata, anzi, sono felice che domani sarai dei nostri.
- Davvero?
Esclamò Bruno con forse troppo entusiasmo, ma fu lieto di sentirle dire quelle parole, al ché Chenille con nonchalance replicò:
- Certo! Francis sarà felicissima di rivederti!
In quello stesso istante l’entusiasmo del cantante volò via, lasciando spazio a disillusione ed amarezza, nonché ad un enorme palla di fieno che rotolava al vento nel suo povero cuore, ma si lasciò sfuggire un sorriso deridendo sé stesso per essersi illuso così in fretta.
- Oh… ma certo! Beh allora … ti lascio riposare, rimettiti per domani…
- Contaci!
Rispose a tono la ragazza, anche se la voce veniva sempre più a mancarle, dopodiché schiarì la cola con un colpo di tosse e lo liquidò in fretta senza neppure rendersene conto:
- A domani allora!
Non gli diede modo di risponderle che riagganciò il telefono dettata dal sentirsi sfinita, tanto che lasciò cadere il cellulare a terra dopo aver riagganciato la telefonata.
Il tonfo fu sentito dalla piccola Anaya, che passava per salutare la madre prima di andare a letto:
- Mamy…
Chenille sembrava essere intollerante alle voci e a tutto ciò che facesse rumore, così rispose con un tono di voce basso e lamentoso:
- Cosa c’è???
Lasciò il braccio penzolante fuori dal letto, mentre si distendeva a pancia all’aria e cercava di non aprire gli occhi ed accecarsi con la luce che la bambina avesse appena acceso:
- Come ti senti? Cosa hai fatto cadere?
Anaya fece il giro del letto fino ad arrivare dal lato in cui la madre stesse facendo penzolare il braccio, e notò il cellulare caduto a terra rivolto verso il pavimento:
- Con chi eri al telefono?
Le chiese curiosa mentre si chinava per raccogliere il cellulare della madre e riporlo poi sul comodino, mentre con l’altra mano si faceva spazio sotto le coperte per andare ad accoccolarsi a lei come un cucciolo di animale, decisa di voler passare un po’ di tempo con lei prima di andare a dormire in camera sua.
- Bruno…
Rispose con un filo di voce esausta la ragazza, mentre si passava una mano sulla fronte e deglutiva cercando di non impazzire per il bruciore di gola.
- Bruno?
Esclamò incuriosita la piccola, dopo essersi messa comoda accanto alla madre, poggiando le braccia fuori dalla coperta e voltandosi a guardarla accigliata.
Chenille non badò alle carrellate di domande che la figlia le avesse rivolto da quando era entrata in camera, non ne aveva le forze, così la ignorava così come ignorò quell’ultima ed ennesima domanda, e le chiese:
- Ehi baby, dov’è la nonna? Uh? Credo di star toccando i cinquanta gradi…
- E’ di sotto che fa un bagno caldo, ha detto che potevo prendermi io cura di te… cosa ti serve?
- Fantastico…
- Che cosa?
Il borbottare di Chenille era quasi incomprensibile con quel tono di voce, ma la tenera ed ingenua curiosità di Anaya non diminuirono il malessere della ragazza che lamentandosi per la febbre alta, le disse:
- Niente, niente… ascolta, baby, ce la fai a passarmi il termometro? La mamma controlla se ha la febbre alta…
- Ok…dov’è?
- Appena apri il cassettino del comodino accanto a te…
- Sei spaventosa con questa voce, Mamy…
Disse la bambina mentre cercava nel cassetto il termometro per poi passarlo alla madre, che le rispose:
- Spero di riacquistarla entro domani sera… mi raccomando, non destare sospetti con Francis!
- Nooo… me lo hai già ripetuto mille volte!
Esclamò con una buffa espressione esausta la piccola, alzando gli occhi al cielo.
- Non si sa mai, sei una chiacchierona!
- Non è vero!
Rispose con una leggera permalosità la bambina, mentre Chenille metteva il termometro sotto l’ascella destra e cominciò a scongiurare che le scendesse quell’insopportabile febbre.
[…]
Chenille quella notte dormì abbracciata a sua figlia, avente i decimi di febbre, dimenticandosi totalmente del fatto che potesse mischiare la bambina, ma fortunatamente, e anche molto stranamente, ciò non accadde.
Il giorno seguente la sua salute era nettamente migliorata: niente più febbre o raffreddore, c’era soltanto la gola a darle fastidio di tanto in tanto, causandole un notevole abbassamento di voce che gliela rendeva più roca.
[…]
L’ora della festa arrivò, e con essa anche gli invitati.
[Canzone consigliata per la scena M.I.A. – Bring The Noize]
- Dimmi che è uno scherzo!!!
- Sooorpreeesaaa!!!!
Francis era giunta alla festa a bordo dell’auto di Chenille che con una scusa si era offerta di passarla a prendere al suo appartamento per raggiungere casa loro dove MamaSu avrebbe dovuto aspettarle con degli gnocchi, ed invece era lì assieme a tutti quei volti noti dello spettacolo ospitati in casa sua per celebrare il successo di Francis.
MamaSu era raggiante: indossava un lungo abito color arancio, avente una gonna che arrivava sin giù i piedi, con una scollatura ad U e le maniche lunghe adornate da ricami di un tono di colore più scuro dell’abito.
Al collo indossava la sua immancabile collana di perle che le aveva regalato il defunto marito in occasione di un anniversario di matrimonio quando erano ancora ragazzi, e i capelli li portava raccolti in uno dei suoi favolosi turbanti Africani con della stoffa avente delle sfumature chiare e scure d’arancio, compreso delle venature di rosso.
Era la più bella della serata assieme alla piccola Anaya che indossava un grazioso vestitino celeste cielo, avvitato e con una gonna leggermente larga che le arrivava sin sopra le ginocchia, il quale metteva in risalto la sua pelle color cioccolata, i capelli li aveva legati in una coda alta che lasciava spuntare il suo corposo cespuglio di capelli ricci quasi come se fossero stati cotonati di proposito.
Ai piedi calzava delle scarpine chiuse color panna, con delle calze dello stesso colore che le coprivano le gambine da quella serata umida di metà Gennaio.
Francis entrando nel giardino dell’enorme villa, fu accolta da MamaSu, Anaya e decine di amici del mondo dello spettacolo e di lavoro.
Portò le mani davanti alla bocca per la sorpresa totalmente inaspettata, e soltanto dopo guardò Chenille che le stava alla sua destra e si godeva quel momento fiera di sé stessa, per essere riuscita a regalare quella gioia alla sua cara Feancis.
Gran parte degli invitati avevano tra le mani un calice di champagne che issarono a mezz’aria ed altri applaudivano, dicendole qualcosa con tono di voce alta e sorridevano nella sua direzione per accoglierla alla serata in suo onore.
- Sei una folle!!
Esclamò Francis verso Chenille mentre sorrideva gioiosa, abbracciò l’amica per lunghi secondi, poi Chenille le disse:
- Non è finita qui, seguimi in camera mia, ho una cosa per te, bella!
La ragazza sciolse l’abbraccio e in uno scatto rapido sfilò via il lungo cappotto nero che indossava per coprire il suo outfit della serata molto elegante e, perché no, anche sexy.
Chenille indossava una lunga e stretta gonna a vita alta sin sopra l’ombelico, che le arrivava all’altezza di metà gambe, di fondo nero e fantasie maculate color bianche. Supra aveva un toppino della stessa identica fantasia a maniche lunghe e a girocollo, stretto a corpo che le arrivava si sotto il seno, dando così l’impressione si trattasse di un unico vestito.
Come gioielli, oltre alla sua cascata di riccioli neri come la pece raccolti in una mezza coda bassa e dei ciuffetti che le contornavano il volto, indossava delle perline ai buchi delle orecchie, molto eleganti.
Al piede calzava dei decolté particolari color carne, aperti centralmente.
Francis fece un passo indietro e spalancò la bocca nel vederla così bella mentre lei fingeva di fare la smorfiosa mostrandosi in tutta la sua bellezza.
- Sei uno schianto, Chenille!!!
- Non è finita qui!!
D’improvviso Chenille tirò fuori dalla tasca destra del suo cappotto un copri occhio nero tipico di tutti i pirati che si rispettano e lo calzò sul suo occhio, poi esclamò una frase tipica di Jack Sparrow, un po’ modificata per l’occasione:
- Yoh oh! Beviamoci su, ZAHIRA!!!
Francis non riuscì a trattenere una risata fragorosa e divertita si chinò in avanti dalle risate, riuscendo a contagiare anche l’amica, che restò a guardarla felice mentre la piccola Anaya le correva incontro per abbracciarla:
- Fraaaaaaaaan!!!
- Corazòn!!!
Fran prese imbraccio la bambina lasciando che l’abbracciasse teneramente e le diede qualche bacino sulle guance, poi le disse:
- Sei la più bella della serata, lo sai!?
La bambina sciolse l’abbraccio e restando tra le sue braccia, si distanziò abbastanza per riuscire a guardarla in faccia e con un sorrisino furbetto le disse:
- Anche più di Beyoncè?
Francis sbarrò gli occhi e guardò Chenille sorridendo scioccata:
- Hai invitata anche lei?
Chenille assunse il suo portamento da ragazza del Bronx, e con poca classe, rispose:
- E’ Beyoncé che ha insistito purché la invitassi, bella! Non potevano di certo perdersi una festa esclusiva come questa?!
Francis ridacchiò, poi mise giù Anaya, la quale le disse:
- Vedrai che bella sarai con il vestito che ti ha preso mamma!
- Anaya!!!
Chenille ammonì la figlia che rovinò la sorpresa che aveva fatto a Fran, che sorridendo guardò Chenille stupita e le disse:
- Vestito? Quale vestito?
Anaya si portò le manine davanti alla bocca trattenendo un sorrisino colpevole di aver rovinato tutto involontariamente, al ché si avvicinarono a loro MamaSu e la piccola Caroline, l’amichetta di Anaya.
- Ehi bambina! Lasciati abbracciare!
- MamaSu!!
Francis travolse la splendida donna in un caloroso abbraccio sorridendo gioiosamente, e mentre si godeva quel momento, le disse:
- Mi spiace che abbiate dovuto mettere a soqquadro la casa…
- Non dire sciocchezze! Per te questo ed altro, bambina! E poi… se abbiamo questa casa dobbiamo…
- Ringraziare solo me, lo so… lo so… non fai altro che ripetermelo.
Le sorrise Fran sciogliendo quell’abbraccio.
Avendo il carattere che aveva, e possedendo un’enorme generosità, non le piaceva il fatto che quella famiglia non facesse altro che ringraziarla per averli aiutati ad ottenere quello che avevano.
Lo aveva fatto col cuore, senza alcuna intenzione di ottenervi qualcosa in cambio, semplicemente dettata dall’enorme affetto che provava per i De Noir.
- Ciao, Francis…
La piccola Caroline riuscì a trovare il coraggio di salutarla, nonostante la timidezza la stesse mangiando viva.
La ballerina fu distratta da tutto il resto, e rivolse la sua attenzione unicamente a quel batuffolo biondo di bambina, che dolcemente l’aveva salutata, al ché si piegò nelle ginocchia ed arrivando alla sua altezza, l’abbracciò:
- Hei… Ciao, cucciola!!
La bambina abbracciò Francis tenendo gli occhi aperti, sotto incoraggiamento della sua amichetta Anaya che restando di spalle a Francis, invitò Caroline a ricambiare l’abbraccio.
La bambina indossava un pantalone giallo pastello, con ai piedi delle scarpe non troppo eleganti, color bianco, con sopra un maglioncino, dello stesso colore delle scarpe, avente ricamato su dei piccoli fiorellini mono-tono lungo tutto il girocollo..
I capelli biondi come la camomilla, le scivolavano lungo le spalle, portandoli quindi a boccolarsi naturalmente sulle spalle, frenati da un frontino dello stesso colore del pantalone, che faceva pendant con i capelli setosi.
- Siete le più belle della festa, è ufficiale!
Esclamò sorridendole, Francis, ed Anaya guardando l’amichetta le disse con tono di voce euforico:
- Ha detto anche più di Beyoncé!!
- Davveeero?
Domandò la piccola entrando in uno stato di estasi ingenuo, che fece sciogliere il tenero cuore di Francis, che quando si trattava di bambini non resisteva nell’intenerirsi.
- Dai forza, vieni in camera mia! Non vorrai restare in jeans e cardigan durante tutta la serata, spero!
Francis si guardava intorno e non poteva far a meno di restare senza fiato nel notare gli addobbi spettacolari che aveva fatto l’amica, interamente a tema pirata, e nel guardarsi intorno, incrociò lo sguardo con alcuni dei suoi amici, tra cui gli stessi Beyoncé, Jay-Z ed Ian Somerhalder con la sua splendida accompagnatrice e fidanzata Nina Dobrev.
Sorrise in loro direzione, ma poi parlò in direzione di tutti alzando il tono di voce e disse:
- Sono senza parole per questa meravigliosa sorpresa! Vi ringrazio di cuore per essere qui per me, stasera… datemi due, massimo tre anni di tempo e passo a salutarvi tutti!
Gli invitati non trattennero una risatina, e qualcuno di loro si lasciò andare a dei fischi d’incoraggiamento accompagnati a gridolini, quasi come se fossero stati ad un concerto.
- La restauriamo e torniamo!
Esclamò Chenille sorridente, mentre tirava via per un braccio Francis.
[…]
Le ragazze furono raggiunte da Nina in camera di Chenille, che aiutò la sua amica a calzare quell’abito che le aveva regalato Chenille.
Si trattava di un lungo vestito elegante color indaco scuro tendente al violetto, con pieghette verticali su tutta la gonna, che cadeva dritta lungo l’intera lunghezza delle sue gambe: pieghette che arrivavano sin sopra la scollatura dell’abito privo di bretelle che lasciava scoperte le spalle su cui scivolavano i suoi lunghi ricci castano scuri.
Ai piedi calzava dei decolté alti neri avente la forma a punta (non troppo lunga)
Il trucco era semplice, così come amava portarlo lei: unicamente un filo di eyeliner e tanto mascara, labbra al naturale e blush rosa sulle guance.
- Sai che così conciata mi ricordi una di quelle Dee greche?
Esclamò con tono sognante Nina, mentre ammirava la bellezza dell’amica in quell’abito, mentre Chenille notando il suo tono di voce, si voltò a guardarla e disse:
- Non sapevo che ti intendessi di Greci, bella!
- Scherzi? Ne ho la fissa da praticamente tutta una vita! Sono fantastici! L’intera Grecia lo è!
Nina si lasciava trasportare dalla sua devozione verso la razza greca, mentre Francis specchiandosi disse loro:
- Scusate, ma… io mi sento una tenda…
- Come, scusa?
Esclamò con tono scioccato Chenille sbarrando gli occhi e spalancando la bocca in una smorfia incredula, mentre poggiava una mano sul fianco assumendo una posa ed un atteggiamento aggressivo tipici di lei:
- Non fraintendermi, Chenille… l’abito è una favola, ma…
- Ma, cosa?
- Non so… mi sento strana… forse non mi sta bene…
- Per me ti sta una favola!
Le disse con tranquillità Nina, mentre stando seduta sul bordo del letto, osservava l’amica.
- Beh il tuo parere conta poco… sei la mia personal stylist…
- Beh, e allora? Ti ricordo che l’abito non è mio… e per averlo scelto Chenille, direi che è davvero bello!
- Ehi!! Cosa vorresti dire?
Esclamò offesa Chenille, mettendo entrambe le mani sui fianchi, guardando male Nina, che le rispose:
- Voglio dire… che di solito hai gusti…uhm… come dire?… particolari, ecco! Ma stavolta hai scelto davvero bene! E poi, Fran… questo tipo di abiti ti rende ancora più statuaria! Stai benissimo, fidati del mio parere!
Chenille sorvolò sulle parole di Nina riguardo il suo pessimo gusto in quanto ad abiti, e guardando Francis che continuava a fissarsi allo specchio mentre si faceva mille problemi per quel look, le disse:
- Sei un incanto, bella! Come al solito, direi,… è difficile imbruttire una come te!
Francis si voltò in direzione di Chenille e le sorrise dolcemente:
- Grazie Chenille… grazie di tutto!
La ragazza si arrese e lasciò perdere i suoi eccessivi complessi riguardanti il suo aspetto ed avvicinandosi all’amica, le prese le mani tra le sue e le disse:
- Quest’abito è favoloso, questa festa è mozzafiato e beh… tutto è perfetto ed io non so come ringraziarti!
Chenille si intenerì in un baleno e sorridendo all’amica con quel suo bel sorriso che le faceva formare due tenere fossette nelle guance, le disse:
- Non devi ringraziarmi, bella! Se ho organizzato tutto questo è solo perché ti voglio bene… e perché lo meriti!
- Oh…
Nina non trattenne la tenerezza che provava osservando quella scena tra le due amiche, che si lasciarono andare ad un affettuoso abbraccio.
- No… lascia che ti ringrazi, Chenille…Anzi, lascia che ti dica una cosa…
Francis sciolse l’abbraccio e con Nina come testimone, e con Chenille che la guardava interrogativamente, le disse diventando seria in volto:
- In questi ultimi anni, non sono stata affatto una di quelle che si definiscono amiche… Ho fatto molti errori con te… ti ho trattata in modi che non meritavi, e ti ho detto cose che non avrei dovuto dire… cose che tra l’altro non pensavo veramente…
- Dai, bella… lascia perdere, ormai è passato…
- E invece no! Meriti le mie scuse sincere, perché sei l’amica che sei…e senza di te, chissà dove sarei oggi…
- Francis…
Chenille non amava trovarsi in situazioni simili, e anche se non poteva negare di averci sofferto molto in passato per il suo comportamento, adesso che se la ritrovava lì davanti a scusarsi, si rese conto che non necessitava scuse per farsi perdonare… lo aveva già fatto.
Fran non badò ai suoi tentativi di fermarla, e continuò dicendole, mentre la guardava dritto negli occhi, quasi dimenticandosi della presenza di Nina:
- Tempo fa ti ho detto “tu non sei Emma”…
Marcò il tono di voce su quella frase, poi continuò parlando, mentre Chenille abbassò lo sguardo riprovando ancora la stessa tristezza di quando quelle parole le furono dette la prima volta:
- … E’ vero… tu non lo sei e non lo sarai mai…
Chenille sorpresa alzò lo sguardo verso Fran, quasi ad accertarsi che stesse dicendo sul serio, mentre si sentiva Nina esclamare:
- Aspetta… che cosa???
Francis sorrise ed aggiunse:
- Anche se non amo parlarne… posso dirti che oggi, se Emma fosse viva… non prenderebbe mai il tuo posto nel mio cuore.
A quelle parole, Chenille si sorprese e se ne commosse, ma non disse una singola parola, e guardò Fran con occhi colmi di gioia ed umidi di lacrime:
- Fui una sciocca nel dirti quella frase, perché nessuno potrà mai sostituire l’altra, né da morta, né da viva…
Fran fece una pausa di due secondi, guardando l’amica negli occhi, poi aggiunse:
- Sai, non sono solita nel credere a certe cose, ma… a volte mi capita di pensare che sia stata proprio Emma a portarti nella mia vita… Tu mi hai salvata, mi hai dato un nuovo inizio, mi hai dato speranza quando tutto ciò che avevo era un animo in frantumi dopo l’incidente.
Fran sorrise guardando Chenille, la quale si accorse che fosse sul punto di piangere, ma che teneva a freno le lacrime per portare al termine quel suo discorso:
- Quindi… grazie per questa festa, per essere ancora qui accanto a me dopo tutto questo tempo e dopo tutto ciò che ho combinato negli ultimi anni… grazie di tutto Chenille… ti voglio bene…
A quel punto Chenille non riuscì più a trattenersi e si gettò tra le sue braccia stringendola forte.
Nina tamponò delle lacrime con le dita, cercando di non sbavarsi il trucco e con una buffa smorfia, intenta a non far colare il mascara, disse:
- Oddio… oddio… che dolcezza… vi amo, ragazze, vi amo!
Chenille e Francis si stringevano forte senza aver voglia di mollarsi, ed entrambe riuscivano a percepire il calore dell’altra mentre si abbracciavano, sicure di quel sentimento che le legava.
Chenille accarezzò i capelli di Fran, e sciogliendo l’abbraccio la guardò dritto negli occhi e le sorrise, come se le avesse appena comunicato qualcosa unicamente con la parola muta degli occhi.
Sapeva quanto fosse doloroso per lei parlare di Emma, sapeva quanto continuasse ad amare l’amica ormai defunta da anni, e sapeva quanto le fosse costato scusarsi con lei per aver detto quello che aveva detto, nonostante il suo carattere orgoglioso e chiuso.
Le accarezzò una guancia dolcemente e Francis capì che Chenille avesse apprezzato quelle sue parole che le uscivano dal cuore.
- Ehi, scusate ma adesso voglio anch’io il mio abbraccio…
Nina assunse una finta aria offesa, portandosi le mani incrociate sotto il petto, mentre Chenille e Fran scoppiarono in un’allegra risata andando entrambe a travolgere la ragazza in un abbraccio di gruppo.
[…]
- Ahahah e così lei si volta verso di noi e dice “Oh porca puttana vi ho appena rotto un vaso di diecimila dollari!”
- “Senza contare i fiori” …aggiunse ahahaha
- Ahahahah è sempre imbarazzante ricordare quella volta…
Jay-Z e Beyoncé erano stati avvicinati da Francis, che nel salutarli scambiò due chiacchiere con quelli che ormai considerava amici di vecchia data.
Doveva a Justin l’opportunità che ebbe di conoscerli anni addietro, ma fu merito suo e della coppia se nel tempo erano rimasti in buoni rapporti, avendo anche l’opportunità di collaborare a qualche progetto di Francis, o la stessa veniva ingaggiata per ideare qualche coreografia per dei video di Beyoncé.
I tre si trovavano in un angolo dell’immensa Living room di casa De Noir, che quella sera sembrava ancora più grande del solito, avendo rimosso qualche mobilia per far spazio ai lunghi tavoli che offrivano bevande e cibo di ogni tipo.
La sala aveva al centro la piccola piscina interna che possedeva quella casa da favola, e questo rendeva la serata ancor più suggestiva e perfetta per quel tipo di festa.
Un impianto stereo accompagnava con musiche random le chiacchiere degli invitati.
I due coniugi e neo genitori Carter, ricordavano assieme a Francis il giorno in cui questa fu invitata a casa dei due divi per lavoro, e accidentalmente nonché sbadatamente distrusse un vaso che era poggiato su di un ripiano contro il quale vi era andata a sbattere in un momento in cui non stava guardando dove mettesse i piedi, e quel buffo ricordo rallegrava la seratina con le loro melodiose risate.
- Ti trovo davvero in forma!
- Oh… grazie Fran!
- Figurati… insomma trovarti fuori forma è impossibile, ma stasera sei davvero un incanto con questo talleur.
Beyoncé sfoggiò uno dei suoi meravigliosi sorrisi alla ragazza, mentre Jay-Z beveva un sorso dal suo bicchiere di champagne e poggiando un braccio attorno le spalle della sua sposa, disse alla ballerina, deglutendo quel sorso:
- Mh… beh la gravidanza le ha fatto mettere su qualche chilo, ma riesco ad accettarla comunque…
- Ehi!!!
Beyoncé si finse offesa ma poi non trattenne una risatina accompagnata da Fran, che guardandola le disse:
- A proposito… come sta la neonata? L’ultima volta che l’ho vista in clinica era un batuffolo tutta capelli.
Beyoncé e Jay-Z sorrisero e la cantante disse:
- Sta bene, anzi benissimo grazie a Dio. Grazie ancora per quel regalo e per essere stata una delle prime persone a venirci a trovare il giorno stesso della nascita, l’ho apprezzato molto.
- Sì, Grazie davvero, ragazza!
Aggiunse Jay-Z afferrando teneramente la mano di sua moglie mentre sorrideva in direzione della ballerina, che umilmente disse:
- Non ringraziatemi per qualcosa che ho fatto con piacere e col cuore, siete delle persone stupende, e sono certa che sarete dei genitori fantastici… insomma, non capita tutti i giorni di venire al mondo come figlia di Beyoncé e Jay-Z!
- Ahahahah
- Ben detto ahahahah
[…]
- E’ successo qualcosa tra te ed Eddy, bella?
Intanto, Chenille ebbe modo di parlare con Nina da sola, chiedendole qualcosa che aveva notato giorni addietro, osservando il rapporto tra i due suoi amici.
Nina Incrociò un braccio sotto al seno, mentre con l’altro si portava il bicchiere con dello champagne che stava sorseggiando e lanciando un’occhiata in direzione di Eddy che chiacchierava con un paio d’amici della EmsAndFran e delle modelle, le rispose:
- Niente affatto, perché?
Chenille guardò l’amica, che continuava a fissare il ragazzo ridersela con quelle ragazze accompagnato dai suoi amici, e non se la bevve neanche un po’:
- Ah no?
- No…
- No?
Nina alzò gli occhi al cielo e dando le spalle in direzione di Eddy, si voltò verso Chenille e riponendo via il bicchiere vuoto su un ripiano, le disse:
- Abbiamo litigato, e adesso lui fa lo stronzo.
Tagliò a corto e si allontanò venendo seguita a coda da Chenille che curiosa ed accigliata de chiese:
- Litigato? E perché? Credevo che le cose tra voi andassero bene.
- Lo credevo anch’io.
Nina non accennava a fermarsi e camminava attraversando l’intera sala per raggiungere poi l’altra sala che antecedeva l’entrata della casa:
- Bella, dove stai andando? Con questi tacchi non mi conviene molto correre! Frena un po’.
- Non lo so, Cheille, non so dove sto andando, né so come descrivere il mio rapporto col tuo amico Eddy.
- Ehi, calma un po’… mi spieghi cosa è successo?
Nina si fermò di botto e per poco Chenille non inciampava andandole e si ritrovava lungo il pavimento. La personal Stylist di Francis incrociò le braccia sotto il petto e con un’espressione imbronciata le rispose:
- Abbiamo litigato. E lui è stronzo!
- Sì… questo lo hai già detto… ma perché avete litigato?
Nina sbuffò esasperata, poi restando nella stessa posizione, guardandola le disse:
- Avevamo cominciato col dirci che questa relazione non doveva tramutarsi in nulla di serio, perché nessuno dei due lo voleva… ma poi ha cominciato a farmi regali su regali e io restavo sempre freddina nei suoi riguardi… un po’ perché sono ancora turbata da come è finita la mia ultima relazione, e un po’ perché non volevo che la cosa diventasse seria…
Nina sciolse le braccia, lasciandole scivolare lungo i fianchi, ed arrendendosi aggiunse:
- Lui però insisteva nel dirmi che quei regali non significavano niente, e che la nostra restava comunque una relazione aperta… come dire… senza impegni, ecco.
- Beh, e allora?
- E allora se l’è presa, dicendomi che sono una lunatica con troppe pippe mentali e sono due giorni che non ci parliamo, e adesso fa il cascamorto con quelle troiette delle amiche di Fran.
Chenille accigliò lo sguardo ed interrogativamente le chiese:
- Posso farti una domanda, bella?
Nina la guardò, e già immaginandosi quale potesse essere quella domanda, acconsentì col capo e Chenille le disse:
- Non provi davvero niente per Eddy?
Nina storse le labbra in una smorfia pensierosa, e ancora un po’ irritata, le rispose:
- Non provo nulla che vada oltre un profondo affetto… niente di serio, ecco, ma la cosa che odio è il suo atteggiamento. Fa finta che nulla sia successo, e poi beh… sì ammetto che mi infastidisce vederlo fare il provolone con altre ragazze, soprattutto sotto il mio naso.
Chenille ridacchio per quelle parole dette con stizza dall’amica, poi guardandola le disse:
- Beh, posso immaginare l’irritazione, e credo anche che sia normale… insomma non solo ti porti a letto il più bel ragazzo della EmsAndFran, ma devi anche vederlo flirtare con altre ragazze.
Finalmente Nina riuscì a sorridere e Chenille la prese sottobraccio facendo retro-front per tornare dove c’era più movimento, ma proprio in quel momento, in casa si vide entrare Bruno Mars accolto da uno dei camerieri assunti unicamente per la serata.
Il cantante in un primo momento fu distratto dall’accoglienza e da quella bellissima casa, ma poi il suo sguardo inciampò nella visione di Chenille che quella sera era ancor più bella dell’ultima volta che la vide.
Nina avrebbe scommesso ogni suo avere, che nel giro di qualche secondo, la mascella del cantante gli sarebbe crollata al suolo, mentre guardava l’amica, che però parve non accorgersi di nulla, e non se ne capiva come.
- Ehi!!! Credevo non venissi più!!
Chenille gli andò incontro e con nonchalance e anche con un modo di fare un po’ troppo da Bronx, andò a salutare il cantante, mettendogli una mano sulla spalla, mentre poggiava la guancia contro la sua a mò di bacio a saluto.
Bruno inizialmente ne restò pietrificato, ma poi sorrise e poggiò una mano sulla sua schiena ricambiando piacevolmente quel caloroso saluto, per poi guardarla e dirle:
- Non potevo mancare!
Sfoggiò uno dei sorrisi migliori, e mentre restava rapito dagli occhi penetrante, dal nasino perfetto e dalle labbra irresistibili della ragazza, esclamò:
- Wow…
Per non destare sospetti, smise di esserne incantato e scuotendo il capo si guardò intorno facendo finta di nulla e le disse:
- Che meraviglia questa casa… e… questi addobbi!?
Abbozzando una risatina divertita, socchiudendo gli occhietti, le disse:
- Hai fatto tutto da sola?
Chenille gli sorrise sfoggiando le sue fossette, che per poco non lo ammazzavano, e congiungendo le mani in avanti, chinò il capo da un lato e tra l’imbarazzata e l’orgogliosa gli rispose:
- Beh… sì… ti piace?
Bruno gradualmente smise di ridere, e sorridendole dolcemente le disse guardandola negli occhi:
- E’ meraviglioso…
Nina lontana pochi passi da loro, non poté non notare quel modo che aveva Bruno di incantarsi ogni volta che guardava Chenille, e socchiudendo le labbra per mascherare un sorrisino, notò che Chenille voltandosi verso di lei, disse:
- Oh ma vieni… ti presenti Nina, è una cara amica, nonché personal stylist di Fran.
Nina fece sparire quel suo sorrisino dal volto e tornando seria in un baleno, come se nulla fosse, si affrettò a fare conoscenza col cantante:
- E’ un vero onore…
- Oh, è un vero piacere. Avevo molto sentito parlare di te, finalmente ti conosco..
D’un tratto, Nina accigliò lo sguardo e in un espressione mista allo scioccato e l’incredulo, gli disse guardandolo con sguardo accigliato:
- Cosa? Sei serio?
Bruno ridacchio trovandola molto buffa, ma Nina non riusciva a mutare espressione, ancora incredula del fatto che Bruno Mars avesse sentito parlar di lei e che “moriva” dalla voglia di conoscerla, nella sua testa era completamente il contrario.
- Serissimo.
Il sorriso di Bruno abbagliò la serata, era davvero impeccabile: indossava uno smoking nero, con pantalone a vita bassa in cui aveva infilato la camicia grigio tortora che portava sbottonata di almeno tre bottoni, con una giacca con dei risvolti lungo gli avanbracci che lasciava scoperto qualche tatuaggio, e ai piedi calzava delle scarpe sportive nere con gomma bianca e lacci dello stesso colore. I capelli li portava gelatinati un una delle sue solite acconciature col ciuffo gelatinato a riporto, tipiche dell’epoca.
- Oh, dai , vieni che c’è molta gente che vorrà salutarti… Francis in primis. Ah, e c’è un pianoforte enorme in sala, magari ci canti una delle tue canzoni, così quel povero aggeggio avrà qualcuno che saprà suonarlo a dovere…
Chenille scrollò le spalle ammettendo le sue pecche sonore, mentre accompagnava Bruno nell’enorme sala che affacciava sul grande giardino e dove vi era la festa.
Bruno sorrise a quelle parole, ma poi Chenille, dopo una smorfia pensierosa, aggiunse:
- Beh, forse può non lamentarsi di Anaya…
- Sì dai, quella bambina ha solo dieci anni e direi che con i corsi di piano, se la cava anche molto bene, chissà magari un giorno diventerà pianista…
- Sei una di larghe vedute, eh, bella?
Tra una risatina e l’altra, i ragazzi raggiunsero la festa e trascorsero del tempo a chiacchierare con gli altri invitati.
[…]
Nina quella sera indossava un vestitino a corpo color blu elettrico, lungo sino a metà coglia, avente un'unica manica interamente ricamata, che lasciava trasparire il suo braccio destro, mentre l’altro lo aveva totalmente scoperto. L’abito metteva in mostra le sue belle forme brasiliane ed il suo colorito olivastro tipico della sua discendenza Bulgara.
I capelli li portava legati in altro in una coda ad effetto spettinato, con i capelli ondulati con la piastra e qualche boccolo che le scivolava ai lati della fronte.
Ai piedi calzava vertiginosi decolté con tacco dodici e zeppa in avanti dello stesso colore del vestito, trucco ad impatto con un ombretto bluettino glitterato, un filo di eyeliner nero, tanto mascara, guance calcate con un color bronzo caldo, e lucidalabbra trasparente sulle sue belle labbra, e come gioiello, oltre ad i suoi splendidi occhi tendenti al viola, aveva degli orecchini semplici a bottone d’argento, e un earcuff che prendeva l’intero orecchio destro.
Era uno schianto, così come lo era di canto suo Eddy, che anche lui elegantissimo, indossava un pantalone elegante a vita bassa con sopra una camicia nera di due toni più chiara del pantalone, a cui aveva abbinato delle scarpe eleganti di un nero lucido, ma non indossava alcuna giacca. I capelli li portava gelatinati all’insù, li aveva tagliati con un taglio particolare, rasati leggermente verso la fine, lasciandoli lunghi in alto, tanto da permettergli di poterli rialzare ed elaborarli in varie acconciature, avente poi un filo di barba e un orecchino di brillante al lobo sinistro dell’orecchio che spiccava tanto quanto il suo largo e smagliante sorriso.
Nina non poteva negare di trovarlo irresistibile, come sempre oltretutto, ma era troppo incazzata con lui per poterlo ammettere a sé stessa, in più era convinta del fatto che il ragazzo fosse troppo impegnato a  provarci con chiunque possedesse una vagina quella sera per poter accorgersi del fatto che lo stesse ignorando… o che almeno ci stesse provando.
[…]
[Canzone consigliata per la scena Britney Sperars ft. Will.i.am – Scream & Shout]
- Dici che si rende conto che si sta scatenando sulle note di una delle persone che più a detestato al mondo quando ancora era con…
- Per me ha alzato troppo il gomito
Rispondeva Nina a Chenille mentre da lontano osservavano Francis ballare accompagnata dalla sua amica attrice Nina Dobrev, a cui simpaticamente, poi si unì il fidanzato Ian Somerhalder con dei passi e gesti di mani davvero improponibili, che fecero ridere le due ragazze che smisero poi di scatenarsi.
Molti in quella serata si concessero dei balli, attratti dalla musica, ma Fran sembrava non badare più al passato, a Justin, a Britney o a tutto ciò che fosse legato al suo ricordo, almeno era questo che l’alcool lasciava trasparire; la ballerina aveva bevuto qualche bicchiere di champagne di troppo.
- Ti prego, riproponici la famosa danza di Damon Salvatore… lo sai che sono una vostra grande fan!
Francis ridacchiando, e riprendendo fiato mentre abbracciava Nina mettendole un braccio attorno alle spalle, pregava Ian di riproporre una scena di ballo che si era vista nel telefilm a cui entrambi gli attori lavoravano da protagonisti.
- Solo perché sei tu a chiedermelo… cioè non capita tutti i giorni che una ballerina del tuo calibro mi chieda di ballare per lei.
Francis sbottò in una risatina calda assieme a Nina, ed entrambe restarono a guardare il ragazzo esibirsi in quei brevi ma intensi passetti che aveva già mosso ni panni del suo famoso personaggio televisivo Damon Salvatore.
- Wooooooh!!! Vai Damon!!!
- Ohhh yesss!!!
Le due ragazze sembravano delle adolescenti ad una partita di baseball che facevano un tifo occasionale per la loro squadra, per poi scoppiare a ridere, mentre si chinavano leggermente in avanti e si stringevano l’una all’altra affettuosamente, contagiando nelle risate, poi, anche l’attore.
Nina Dobrev indossava un vestitino bianco con fantasie nere astratte all’interno, con un allacciatura sottile al collo molto chic, lungo sino a sopra il ginocchio, trucco pesante sugli occhi con uno smockey eyes nero, tanto mascara, del blush marroncino con dei glitterini all’interno che le illuminavano il viso, un rossetto che risaltava il colore naturale delle sue labbra e portava un’alta coda liscia e due lunghi orecchini pendenti di Swarovski ad entrambi i lobi delle orecchie.
Ian di canto suo era molto elegante: indossava uno smoking nero, camicia banca e papillon dello stesso colore del vestito, ma aveva tolto la giacca già da un po’ per poter restare un po’ più comodo mentre si godeva la festa con la sua splendida ragazza, chiacchierando con la loro cara Fran e le altre celebrity lì presenti.
[…]
- Caroooliiiiineeeeeee!!!!
Anaya sembrava essere sul punto di esplodere dall’emozione e dalla gioia, mentre correva in cerca della sua amichetta, che nel sentirla urlare in quel modo quasi se ne spaventò:
- Anaya? Che c’è?
- Non indovinerai mai chi è appena arrivato!!!
La bambina afferrò per le braccine l’amica e col volto colmo di gioia, la fissava impaziente di darle la notizia.
Caroline storse il naso pensierosa e in un espressione buffa esclamò:
- I One Direction?
- MOLTO meglio!!!
Caroline cominciò a non immaginare chi potesse essere, così con la curiosità che la divorava, impose all’amichetta di dirle di chi si trattasse, dicendole:
- Chi c’è di molto meglio?
- BRUNO MARS!!!!
- COOOOOOOOSAAAAAAA? AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!
Le due bambine impazzirono letteralmente e cominciarono ad urlare e a saltare di gioia, scaturendo l’attenzione di alcune persone accanto a loro e di MamaSu che sorpresa si avvicinò alle due bambine accigliata e disse loro:
- Bambine!!
Le ammonì di darsi una calmata, ma le bambine erano tropo emozionate per poter prendere in seria considerazione la calma:
- Cosa vi prende? Perché urlate in questo modo?
- Nonnaaaaa!!! C’è Bruno Maaaaars!!!!
Le due bambine totalmente in delirio si voltarono in sua direzione, ed Anaya andò ad abbracciarla emozionata, al ché nonostante il caratterino timido, anche Caroline si lasciò prendere dall’emozione ed andò a travolgere la donna che non trattenne delle risate gioiose vedendosi travolta dalle due bambine che non contenevano più la loro emozione nel sapere della presenza del cantane amatissimo dalle giovani donne, anche le più giovani come loro.
[…]
Trascorse qualche ora, e Fran riuscì a scambiare due risate e qualche chiacchiera con tutti gli invitati, amici di lunga data che non fecero altro che complimentarsi con lei per il ruolo ottenuto, augurandole buona fortuna per le prossime riprese.
Fu tutto fantastico: invitati, cibo, musica, addobbi, tutti vestiti elegantissimi e bellissimi, ma con qualche dettaglio di pirateria: come bende mono-occhio, bandane, orecchini, e quant’altro, il che rendeva la cosa ancora più adorabile e divertente agli occhi della “festeggiata”.
Era proprio la svolta di cui aveva bisogno Francis per ritornare nel suo binario della socialità riallacciando rapporti un po’ freddati nel corso degli ultimi quattro anni.
La ballerina, senza volerlo realmente, aveva alzato troppo spesso il gomito quella sera, a furia di brindare con ognuno degli invitati, aveva perso il conto di quanti bicchierini di champagne francese avesse buttato giù per la gola.
Fortunatamente, però, aveva mangiucchiato qualcosa dal buffet che la privò degli sforzi di vomito.
Quasi a fine serata, dopo aver salutato tutti gli invitati, compresi MamaSu, Chenille, Nina, Eddy, Jay e gli altri amici della EmsAndFran che vedeva ogni giorno, si concesse una lunga chiacchierata in compagnia della persona che nel corso di quegli anni si accorse di esserle mancato di più: Leo Di Caprio.
I due si erano allontanati un po’ dal caos della festa, passeggiando in giardino, chiacchierando ed aggiornandosi sulle cose più importanti capitate negli ultimi tempi.
L’attore commentò molto professionalmente la storia del ruolo nel film con Johnny Depp della sua carissima amica Fran, rivolgendole lusinghieri complimenti, e permettendosi di darle consigli in qualità di mega esperto in materia.
Fran adorava trascorrere il suo tempo con lui, non si sarebbe mai stanca di sentirlo parlare e dirle quelle preziose cose riguardanti il film, la recitazione, e l’auto amministrarsi in quanto manager di sé stessa.
Purtroppo però lo champagne cominciava a farsi sentire e a prendere il sopravvento su di lei, che rideva un po’ troppo a delle battutine dell’amico, che di canto suo aveva bevuto anche lui un po’ di bicchierini di champagne quella sera.
Ad un certo punto si videro costretti a sedersi su una panchina  appena fuori la casa che dava sull’enorme piscina contornata da verse e grandi alberi.
- Ahahahah hai sentito di questa moda delle selfie? Sta spopolando!!!
Francis rideva accompagnata da risatine pacate dell'attore, che guardandola le disse:
- Sì che ne ho sentito parlare e già da un pezzo… che stai facendo?
Le domandò curioso mentre la notava cercare qualcosa nella sua piccola pochette dello stesso colore del vestito che indossava.
- Aspetta… voglio scattare una selfie con Leonardo DiCaprio.
Leo non trattenne una risata, e Fran finalmente trovando il suo cellulare, impostò la telecamera anteriore e cominciò a scattare foto abbracciata al ragazzo, in smorfie davvero improponibili: tra linguacce, occhi storti, e buffe smorfie con la bocca, finendo poi col riguardarle dall’album del cellulare.
- Qui sei davvero brutta ahahahahahah
- Ahahahahaha ne avremmo scattate tipo 45 e su 45 soltanto due sono serie e decenti!!
Entrambi risero divertiti da quella buffa verità, non riuscendo più a tenere a bada gli effetti dello champagne.
- E’ sempre bello passare del tempo con te…
Confessò lei mentre lasciava scemare quelle risate e ritornava un attimino più seria, mentre si poggiava sulla sua spalla, lui avvolse un braccio lungo le sue spalle e ancora sorridente le rispose dicendo:
- Concordo! E dato che sei il mio avvocato, mi aspetto di vederti più spesso in futuro.
- Agli ordini, signor DiCaprio… ma ricordati che oltre al tuo avvocato, sono anche un’attrice ormai, e sarò via per qualche mese.
- Ho forse scelto l’avvocato peggiore al mondo?!
- Ma se hai vinto innumerevoli cause grazie a me? Una su tutte quella della modella che ti trascinasti ad una delle tue feste e che ti ruppe una bottiglia di spumante in testa!
- Riesco ancora a sentire il dolore… quella stronza!
- Gliel’ho fatta pagare, capo!
- Ottimo lavoro, avvocato!
- Dovere. Ma cerca di diminuire festinfestini nelle tue case con modelle sovietiche…
- Non garantisco… in fondo al momento sono a piede libero…
- Ahahahahah
Francis non trattenne una risata e si distanziò da lui restando poi a guardarlo.
Non sa bene cosa accadde nella testa della ragazza, ma quello sguardo diventava sempre più pesante, e quelle risate sparirono lentamente, man mano che i loro occhi sembrarono comunicarsi qualcosa che mai avevano osato comunicarsi fino quel momento.
Forse fu l’effetto dello champagne, ma Francis cominciò a desiderare un approccio carnale con l’attore, e così lentamente, fissandogli le labbra, si avvicinò a lui e spinse le labbra contro le sue.
In un primo momento, lui indietreggiò, avendo riacquistato immediatamente lucidità, ma poi vedendo che la ragazza desiderasse quel bacio, e rendendosi conto che era quello che in quel momento voleva anche lui, si lasciò andare, e le afferrò il capo tra le mani, affondandole nei suoi lunghi ricci morbidi, dando vita ad un vero e proprio bacio.
La passione salì alle stelle, il modo in cui baciava la ragazza, Leo non lo aveva visto fare a nessun altra, ma forse era semplicemente il fatto che stesse baciando una sua cara amica, che lo rendeva ancora più unico e raro.
Cominciarono a toccarsi le spalle, accarezzandosi, lasciandosi andare ad attimi di passione, mentre le loro bocche giocavano ad un intreccio di lingue mozzafiato.
[…]
Nello stesso momento, l’interno della casa, fu distratto da un momento emozionante, che vide coinvolto Bruno Mars, che finalmente prendeva possesso di quel lungo pianoforte, posto proprio al centro di un lato della sala spaziosissima, che ospitava quasi tutti gli ospiti, che nel sentire dei rintocchi di piano, vennero attratti tutti nella sala, se se ne fossero allontanati per qualche motivo.
- Questa casa ha tutto, persino un pianoforte, ma manca un microfono, quindi mi toccherà urlare, e spero mi perdoniate per questo…
Bruno parlava alla piccola folla di presenti, che subito andò in escandescenza vedendolo maneggiare su quel pianoforte, capendo già cosa sarebbe successo di lì a breve.
- Una persona mi ha chiesto di cantare una canzone… e beh… non posso tirarmi indietro.
Bruno lanciò un’occhiata fugace a Chenille che se ne stava dietro a tutti, mentre era poggiata ad una parete con braccia incrociata sotto al petto e ricambiava lo sguardo del cantante, il quale poi abbassò lo sguardo e non trattenne un tenero sorriso che contagiò inevitabilmente anche lei, dopo avergli sentito dire quelle parole.
Improvvisamente si udirono le urla eccitatissime delle due bambine, che erano completamente impazzite convinte che sarebbero morte di lì a breve per l’emozione che stavano per vivere, ovvero un miniconcerto privato di Bruno Mars nel salone di casa.
Bruno ridacchiò guardando le bambine, fece segno al suo amico Jay (negli anni di amicizia con Fran, aveva avuto modo di istaurare un bel rapporto col ragazzo che ormai considerava uno dei suoi amici.) di far partire la base di una sua canzone.
- Questa canzone l’ho scritta tempo fa per un film… ma mi sta molto a cuore non solo per quello, quanto per ciò che dice…
Fece un colpo di tosse, e la base della canzone “It Will Rain” partì, e lui con la sua splendida voce calda e leggermente roca cominciò ad intonare le parole, chiudendo gli occhi mentre suonava quel piano maestosamente.
Urla di apprezzamento si issarono nella sala, non appena la musica cominciò a risuonare e lui cominciava a trasportare tutti in uno stato emozionale davvero unico, e questa volta non erano solo quelle delle bambine, bensì di tutti gli altri invitati in età adulta.
Jay-Z non trattenne il suo entusiasmo, lasciandosi scappare qualche fischio euforico.
Bruno cantava d’incanto, e davvero quella canzone lo emozionò un po’ dal modo in cui la cantava.
Sembrava stesse parlando a qualcuno tra la folla, sembrava stesse dicendo davvero quelle parole a qualcuno per quanto si concentrò nell’esibirsi in modo impeccabile, come era solito fare dopotutto.
Il pianoforte fu il vero protagonista di quell’esibizione, nonostante la base in sottofondo, che accompagnava la voce di Bruno, il suono di quei tasti spiccava e rendeva l’atmosfera ancor più magica.
Ad un tratto, Bruno alzò lo sguardo tra la folla ed inchiodò quello di Chenille, mentre  cantava le parole della canzone che dicevano:
“Yea for you I’ll try, I’ll try, I’ll try, I’ll try
I’ll pick up these broken pieces ‘til I’m bleeding
if that will make you mine”

(…per te ci proverò, proverò, proverò, proverò
Raccoglierò questi cocci fino a sanguinare 
Se questo ti farà diventare mia
)
Era chiaro che in un certo senso, stesse provando a lanciare un messaggio all’amica di Francis, che sembrava essere cieca dinnanzi ai suoi tanti tentativi di farle comprendere che la trovasse la cosa più bella che avesse mai visto in vita sua.
Poi però, Bruno guardò tra la folla le due bambine (che fino ad un attimo prima che iniziasse la canzone erano in delirio, ma che appena ebbe cominciato a cantare, smisero letteralmente di respirare) e decise così di dedicare la canzone ad una delle donne più belle tra la folla, e scelse proprio la piccola Anaya, ignaro del fatto che si trattasse della figlia di Chenille.
“There will be no clear skies if I lose you baby,
just like the clouds my eyes will do the same
if you walk away…
every day it will rain rain rai-ai-ai-ain…”

Sorrise in direzione della bambina così dolcemente da sciogliere i cuori di tutti i presenti, in special modo quello di Chenille che dovette tamponare delle lacrime dagli occhi a fine esibizione.
Poi però scoppiò a ridere quando vide Bruno avvicinarsi alla sua bambina per abbracciarla, sia lei che alla piccola Caroline.
- E’ un ragazzo splendido, Chenille! Non trovi anche tu?
Nina, con qualche scusa provò ad evidenziare quel gesto del cantante, cercando di strapparle qualche parolina che le lasciasse sperare che l’amica si fosse accorta delle attenzioni che le rivolgeva il cantante e che forse anche lei si fosse accorta di lui, ma a quanto pare non era così:
- Ha davvero una bella voce…
Esclamò Chenille sorridente guardando ancora il cantante regalare gioie alle due bambine molto teneramente.
In quel momento fu come se Nina fosse stata colpita da una trave enorme sulla testa a quella frase dell’amica.
Come faceva ad essere così cieca dinnanzi all’evidenza?
- Biiiiis! Biiiiiiiis!
- Ancora! Cantaci ancora, Bruno!
Alcuni tra Ian Somerhalder, qualche modella tra cui Tyra Banks, e gli stessi Eddy e Jay chiesero ancora un esibizione al cantante, che sciogliendo l’abbraccio con le due bambine sfoggiò un grosso sorriso ed una risatina in direzione degli altri e placandoli gesticolando con le mani, spingendole in avanti nell’aria a piccoli gesti, disse loro alzando il tono di voce:
- Con calma, ragazzi… abbiamo tempo per un'altra canzone! Ahahahahah
Tutti sorrisero alle sue parole, ma poi il ragazzo fu travolto dall’arrivo di Jay che mettendogli un braccio attorno alle spalle, lo abbracciò a suo modo:
- Sei stato spettacolare, amico!
- Yo! Jay! Grazie per la base, bello!
- Ma ti pare, zucchero!
- Chiami zucchero anche Bruno? Sei proprio senza speranze, brò!
Improvvisamente i ragazzi furono raggiunti da Eddy ed altri due ballerini della EmsAndFran che ridacchiarono alla battutina di Eddy, che ricevette una spallata da Jay, che non mancò modo nel rispondergli dando vita ad uno dei loro siparietti:
- Parla quello che indossa biancheria intima da donna…
- Ti ricordo che i boxer li hanno inventati appositamente per gli uomini, quando riuscirai a capirlo?
- I boxer normali, sì, ma non quelli superaderenti di microfibra, ZUCCHERO!
Eddy fece roteare gli occhi al cielo, mentre i tre ragazzi scoppiarono a ridere per quella buffa scenetta.
Le due bambine, nel frattempo si erano perse in ennesimi momenti di gioia, al ché Jay guardando la piccola Anaya, disse a Bruno:
- Vedo che hai fatto letteralmente impazzire la mia nipotina, stasera. Non è così Anaya?
La bambina si voltò di scatto nella sua direzione, sentendosi presa di sorpresa mentre ancora faticava a credere a quello che le fosse appena successo, e con occhi sbarrati e bocca serrata che tratteneva urla, sorrisi e quant’altro, si limitò ad acconsentire col capo ancora super emozionata, assieme alla sua amichetta.
Bruno accigliò lo sguardo sorpreso, sorridendo guardando la bambina e poi Jay, disse:
- Tua nipote?^ Non sapevo ne avessi una… è la figlia di tua sorella? Tuo fratello?
- Oh, no… Anaya è un po’ la nipotina di tutti, non è un’esclusiva di Jay, vero lilla?
Lilla era il soprannome con cui usava chiamarla Eddy sin da quando aveva due anni, dal giorno in cui la piccola si dipinse il faccino con dei pastelli a cera di color lilla sciolti, mentre lui le faceva da babysitter (lasciandole fare le cose che più le divertivano) per aiutare i De Noir che erano a lavoro per procurarsi i soldi e mantenere la bambina come meglio riuscivano.
Il ragazzo si piegò nelle ginocchia ed afferrò la piccolina tra le sue braccia, che teneramente cercava di non morire di vergogna, mentre poggiava la sua piccola guancia contro quella del ragazzo, che cominciò poi a riempirla di baci.
Bruno sorrise guardandoli, ma ne restava sempre più confuso, non riuscendo a capire come potesse quella dolce bambolina, essere la nipotina di due ragazzi che non erano neppure fratelli.
Al ché Jay appagò la sua curiosità e gli disse:
- Anaya è la figlia della nostra amica d’infanzia… Chenille. L’hai conosciuta, non è vero?
A quelle parole, Bruno fu come colpito da una doccia d’acqua gelida addosso, e cominciò a notare della somiglianza tra la piccola e la ragazza, somiglianza che si sorprese di non aver notato in precedenza, dato che era quasi impressionante.
Il cantante restò in silenzio per qualche secondo, ancora intento a fissare quella bambina bellissima come sua madre, così da suscitare sconcerto in Jay e tutti gli altri, che aspettavano una sua risposta.
- Bruno?
- Uh? Come? Sì! …Scusa …che hai detto?
Il cantante era visibilmente frastornato da quella notizia, e tornando con i piedi per terra, si voltò in direzione di Jay, che non trattenne una risatina:
- Ti senti bene, amico?
- Sì, certo, certo… mi ero incantato nel notare quanto mamma e figlia si somigliassero…
- Ah ma allora la conosci Chenille…
- Chi è che mi conosce?
D’un tratto spuntò alle loro spalle la ragazza, e Bruno e Jay furono costretti a voltarsi per poterla guardare.
Bruno se ne moriva ogni volta, era così perfetta da sembrargli irreale, ma avrebbe dovuto smetterla di guardarla in quel modo adesso che aveva appena scoperto che avesse una figlia, e pensando che il padre potesse essere lì da qualche parte tra la folla, ritenne opportuno non farsi beccare mentre si incantava nel guardare la sua donna.
- Bruno non sapeva che Anaya fosse tua figlia…
Disse Jay, mentre Bruno cercò di sorriderle come faceva sempre, ma magari meno imbambolato del solito.
- La piccola è ancora tutta presa dall’emozione… è la prima volta che le dedicano una canzone…
Eddy era ancora stretto alla piccola, quando disse quella frase che fece sorridere Chenille, e quel sorriso era tutto rivolto a Bruno, che stavolta aveva qualcosa di diverso nella sua solita espressione, quasi come se stesse ancora metabolizzando quella notizia internamente.
- Sei stato davvero fantastico! Mia figlia e la sua amichetta Caroline impazziscono letteralmente per te…
Il cantante abbassò lo sguardò ed imbarazzato, disse:
- E’ stato un piacere…
Il cantante si rivolse alle due bambine, e piegandosi nelle ginocchia per arrivare alla loro altezza, disse loro:
- Erano le più belle della festa… dovevo pur dedicarla a qualcuno quella canzone…
Le piccoline arrossirono e sorrisero a quelle lusinghiere parole che il cantante rivolse loro, dopodiché lui accarezzò le guance di entrambe sorridendole teneramente, e rialzandosi guardò Chenille tentando di non pensare più al fatto che lo facesse impazzire per quanto fosse bella, e mai come in quel momento, la canzone che aveva cantato poco fa, gli sembrava più adatta per poterla dedicare proprio a lei.
Chenille però sembrava essere l’unica a non essersi accorta dal modo in cui quel cantante continuava a guardarla, anche Jay, Eddy e gli altri ragazzi se ne erano accorti, eccezion fatta per le bambine; Chenille sembrava una di loro in quanto ad ingenuità in quel certo tipo di cose, forse perché non abituata a ricevere tali attenzioni, soprattutto i modi così carini e buffi come le riservava il cantante già dalla scorsa volta che si videro per la prima volta.
- Ehi, qualcuno di voi ha visto Fran? Si è persa il pezzo forte della serata!
Il drastico cambiamento d’argomento da parte di Chenille, spazzò via anche la più piccola briciola di speranza che avesse Bruno nei suoi riguardi, speranze che avrebbe dovuto accantonare prima che fosse troppo tardi, non aveva un fisico abbastanza sostanzioso da potergli permettere di subire delle violente bastonature da parte del marito della ragazza, se lo avesse beccato.
[…]
Nel frattempo, Francis e Leo erano in giardino, e durante quel bacio nato dallo champagne, Fran sentì qualcosa strusciarsi contro la sua gamba, ed aprendo gli occhi, notò che si trattasse del gatto di Anaya, che un tempo era stato suo sotto il nome di Randall.
Fu come un segno del destino, che proprio il gattino che anni addietro le era stato regalato da Justin, adesso avesse interrotto quel bacio.
Immediatamente Fran rinsavì e cominciò a rendersi conto di quello che stava facendo, la ragazza poggiò le mani sul suo petto e prese le distanze da lui, portandosi poi una mano sulle labbra, asciugandole dall’umidità che avevano contratto con quel bacio passionale con l’attore, e non avendo neppure il coraggio di guardarlo in faccia per i primi secondi, gli disse con un tono di voce spezzato dalla mortificazione:
- Oh mio dio! Oddio… Leo… ti prego… Scusami io… io non so proprio cosa mi sia preso…
DiCaprio ancora un po’ stordito, tento di ricomporsi la giacca ed i capelli, mentre si schiariva la voce e con tranquillità le diceva:
- No, no, no, non scusarti… anch’io non avrei dovuto…
- Ti prego non…
Finalmente Francis riuscì ad incrociare il suo sguardo, ancora presa dall’imbarazzo ed aggiunse:
- …Non voglio che questo rovini quello che c’è tra noi…
- Ma certo che no… Perché dovrebbe? È stato solo un bacio.
Fran si portò le mani tra i capelli ed alzandosi da quella panchina, un po’ spaesata si voltò a guardarlo e gli disse:
- Dev’essere stata colpa di tutto quello champagne, ti prego… perdonami!
Leo non poté far a meno di affogare una leggera amarezza a quelle parole, con un sorrisino nervoso, e abbassando per un attimo lo sguardo mentre si alzava anche lui, le disse:
- Non ho nulla di cui perdonarti, sono sicuro che passata la sbornia dimenticheremo questo momento imbarazzante.
Fran lo guardò per un attimo dispiaciuta per quel momento, ma rendendosi conto che la sbornia le era già passata e che l’imbarazzo la faceva da padrona, acconsentì col capo accennando un lieve sorriso, mentre inciampò con lo sguardo nel vedere quel gatto che le si avvicinava per cercare qualche coccola da parte sua… come se si ricordasse di lei…
[…]
Passò forse un’ora da quell’incredibile episodio in giardino, e Fran adesso le tentava tutte per non pensarci più.
Si trovava in compagnia di Eddy, Joseph e Neal (due amici ballerini).
Eddy, nel notare che Fran fosse distratta da qualche pensiero, lasciò perdere le chiacchiere tra Neal, Joseph e un paio di modelle, per voltarsi verso di lei e chiederle:
- Ehi, Fran, tutto bene?
Fran portava una mano poggiata al suo braccio destro che le scivolava lungo il fianco, e con sguardo perso sul pavimento si era lasciata distrarre dal ricordo di Justin, quel gatto le faceva da promemoria vivente del giorno più bello della sua vita: quel giorno di cinque anni fa a Parigi, durante il tour di Justin FutureSex/LoveSound Show, in cui il cantante le regalò appunto quel batuffolo di gattino, che adesso era cresciuto enormemente grazie alla piccola Anaya a cui lo aveva donato in regalo dopo la loro separazione.
Quel gatto un tempo era stato un pegno d’amore… un pegno che avrebbe rimandato al concepimento di un figlio tra lei e lo stesso Justin.
Gli anni passavano, ma lei non riusciva a dimenticare neanche un minuto che aveva trascorso assieme a colui che considerava ancora l’amore della sua vita.
Le aveva tentate tutte per dimenticarlo, per smettere di amarlo, ma era impresso nel suo cuore e nella sua mente in modo indelebile.
Il fatto che lui fosse andato avanti con la sua vita, che l’avesse dimenticata e che adesso stesse con Jessica, non l’aiutava a trovare qualche pretesto valido per dimenticarlo, per detestarlo, non ci riusciva.
Riuscì però a sentire la voce di Eddy che la riportò alla realtà, e voltandosi nella sua direzione, tirò su un sorriso forzato cercando di mascherare il tutto e gli disse:
- Oh… certo, Eddy, scusami mi ero distratta un attimo…
Il ragazzo le sorrise di ricambio sfoggiando i suoi bellissimi denti perlati, e le fossettine su entrambe le guance, rispondendole poi:
- Allora? Piaciuta la sorpresa?
- E me lo chiedi? Ancora non posso crederci… è tutto meraviglioso! Insomma, gli addobbi in stile pirata sparsi ovunque, il cibo fantastico, gli invitati che non vedevo da un pezzo e beh… tutti voi…
La ballerina chinò il capo da un lato e rivolse al ragazzo un dolce sorriso per ringraziarlo, perché sapeva che avesse collaborato anche lui affinché quella festa fosse stata tirata su in quel modo così impeccabile, e prendendolo per mano gli disse:
- Siete dei tesori…
Eddy le strinse la mano intrecciando le dita alle sue e restò a guardarla sorriderla in quel modo, rasserenandosi in cuor suo. Era felice, era felice perché finalmente adesso dopo tanto tempo la sua cara amica era tornata a sorridere in un modo che non gli aveva visto fare più nel corso degli ultimi tempi.
- E’ bello vederti tornare a sorridere così… mi era mancato vederti così felice…
Il ragazzo le si avvicinò e l’abbraccio teneramente, venendo ricambiato da Fran che finalmente riusciva a rendersi conto di quanto male avesse fatto anche a persone a cui voleva davvero bene.
Socchiuse gli occhi dal dispiacere godendosi quel bell’abbraccio tra i due amici di lunga data, e disse:
- Oh… sei un amore! Ti voglio bene Eddy…
- Te ne voglio anch’io, Fran.
Erano anni che non se lo dicevano, ed era giunto il momento di ricordarselo, e non vi sarebbe stato momento migliore di quello, poi tornarono a guardarsi e lei accigliando lo sguardo, cambiando radicalmente discorso, gli chiese:
- Ehi, ma… cosa hai combinato con la mia Nina, eh?
Il ragazzo sbottò in una risatina visibilmente imbarazzato, e portandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, abbassò lo sguardo verso le sue scarpe distrattamente e disse:
- Niente…
- Come niente?
- Beh sì…
Il ragazzo si strinse nelle spalle, ed alzando lo sguardo verso di lei, inclinò le labbra verso il basso in una smorfia e disse:
- Mi ha mollato.
- Cosa?
Francis sbarrò gli occhi stupita da quella risposta, era chiaramente all’oscuro di tutto.
- Già… ma non è importante.
- Che dici? Perché non sarebbe importante?
- Beh perché non era niente di serio e sia io che lei lo sapevamo.
Francis non riusciva a comprendere un tale ragionamento, così accigliando lo sguardo e socchiudendo ripetutamente le palpebre, gli disse:
- Ma… ma scusa tu… tu non provi niente per lei?
Eddy cominciò a passarsi una mano tra i suoi folti capelli gelatinati, nervosamente e abbassando lo sguardo le rispose:
- Beh, certo che provo qualcosa per lei… insomma le voglio bene… ma…
- Niente di più…?
- Esatto…
Francis amareggiata inclinò le labbra da un lato ed acconsentì col capo, comprendendo perfettamente la situazione, soprattutto adesso che tornava dall’aver baciato uno dei suoi migliori amici; anche se le due relazioni non erano paragonabili tra loro, dato che tra lei e Leo non c’era stato nient’altro che un bacio, mentre beh… Eddy e Nina ci erano andati giù pesanti nelle ultime settimane…
[…]
- E’ stata un esibizione favolosa ed Anaya non stava più nella pelle per l’emozione!
- Immagino! Ha sempre adorato Bruno…
Chenille raccontava, in presenza di Bruno, il momento che Francis si era persa, e se questo fosse stato uno di quei cartoni animati in stile manga giapponese, si sarebbero potute notare le nuvole nere sulle teste di Francie e Bruno, che sembravano essere i più depressi tra tutti gli invitati, a causa di episodi avvenuti proprio a quella festa.
- Ma dove sei stata, eh? Ti abbiamo cercata ovunque…
- Ehm… ero… ero a fare due passi in giardino con Leo e ci siamo persi in chiacchiere… mi dispiace essermi persa questo fantastico momento, Bruno…
Il cantante tenendo una mano nella tasca del suo pantalone, alzò lo sguardo verso l’amica ed abbozzando un sorriso, ancora pensieroso, le disse:
- Ma figurati…
- Beh, hai promesso che avresti fatto il bis…
Chenille poggiò una mano sul braccio di Bruno, sorridendogli teneramente, proprio nel modo in cui il cantante preferiva, poi la ragazza spostò lo sguardo verso Fran ed aggiunse:
- …magari riesci a rimediare!
Fran acconsentì col capo abbozzando un lieve sorrisino a labbra strette, poi osservò l’amica che si allontanava e diceva ai due:
- Vado a testare un po’ di questo buffet, che ancora non so come sia… a dopo, belli!
Bruno e Fran restarono a guardarla sparire tra quella piccola folla di invitati, mentre si concedeva un morso di qualche prelibatezza che lei stessa si era impegnata a scegliere, e dal lungo silenzio calato tra i due dopo l’allontanamento di Chenille, Francis disse:
- E’ buffo…
Bruno si voltò a guardarla e Fran, con lo sguardo vacuo, aggiunse:
- Sia io che te siamo l’animo di questa serata, eppure abbiamo l’umore calpestato sotto i piedi… e nessuno se n’è accorto.
Alzò lo sguardo verso l’amico che sorridendole amareggiato, le disse:
- Eh già…
- Perché sei ridotto a questo stato? Cos’è successo?
Il cantante distolse lo sguardo tra la folla, e tornando a guardare Chenille che se la parlava e se la rideva con delle amiche, disse:
- Perché non mi hai detto che ha una figlia?
Francis seguì lo sguardo del cantante sulla sua amica, poi abbassò lo sguardo amareggiata e gli rispose:
- Credevo che avresti dovuto saperlo da lei…
- Me lo ha detto Jay…
Fran sbarrò gli occhi e guardò Bruno sorpresa ed esclamò:
- Che cosa?
- Già…
Sbottò in una risatina nervosa il cantante, poi aggiunse:
- E’ successo dopo la canzone… c’erano queste due splendide bambine che sembravano essere al settimo cielo nell’assistere ad una mia esibizione, così senza volerlo, ho dedicato la canzone proprio alla figlia di Chenille…
- Bruno io…
- Finito di cantare, mi sono avvicinato a loro due per un salutino, e Jay mi dice che era la bambina della tua amica…
- Mi dispiace che tu l’abbia saputo così… ma ecco, vedi… ho pensato che fosse stato più giusto se fosse stata lei a dirti che avesse una figlia….
- Infatti… ma potevi almeno dirmi che era sposata, almeno risparmiavo la figura dell’idiota. Adesso capisco perché non mi degnava della minima importanza…
- Cosa, CHE?
- Voleva evitare di rendermi ancora più sciocco, così ha finto di ignorarmi…
- Aspetta, aspetta un attimo!
Bruno finalmente tacque e Fran afferrandolo per le braccia, lo guardò in faccia e gli disse:
- Frena! Chenille… Chenille non è sposata!
Bruno fu stordito da quella frase, e confuso ed accigliato, esclamò:
- Come dici?
- Ma sì…
Fran gli sorrise, divertita dall’idea di Chenille sposata, e provando a rasserenare l’amico aggiunse:
- Lei… non ha nessuno… è una ragazza madre sin da quando è nata la piccola!
Improvvisamente un moto di speranza cominciava a farsi spazio nell’animo di Bruno, che un po’ scettico, non volendo illudersi ancora una volta, le disse:
- Vuoi farmi credere che quella bambina non ha un padre?
- Sì che ce l’ha… ma non ha più niente a che fare con nessuna delle due…
Bruno dovette metabolizzare la cosa per qualche secondo prima di poter cominciare a balbettare qualcosa:
- Mi…mi…mi stai dicendo che Chenille è libera?
- Come un’Aquila!
Un sorriso smagliante si dipinse sul volto di Bruno, che inevitabilmente contagiò anche Francis che disse in una risatina:
- Ahahah sì ma togliti quel sorriso dalla faccia… ti ricordo che è ancora l’unica che non si è accorta che ti ha mandato in fumo il cervello… sarà dura per te farti notare da una come Chenille, amico mio…
Bruno fece lentamente sparire quel sorriso dal volto, dando spazio ad un espressione irritata mentre la guardava male:
- Non potevi finire di parlare dopo la parola “Aquila”?
Francis non trattenne una risata divertita andando poi ad abbracciare il cantante, suscitando la curiosità di Jay ed un altro paio di ragazzi e ragazze in loro compagnia, che subito si avvicinarono a loro e disse:
- Wohh… cosa sono questi sorrisoni?
- Sarà la tua vicinanza, Jay…
Esclamò John, uno dei ragazzi della EmsAndFran, dandogli una spallata scherzosamente, ed il ragazzo stando allo scherzo rispose di tutto punto:
- Oh, ci puoi giurare, zucchero!!
In compagnia di Jay e gli altri, Fran dimenticò di quella parentesi con Leo, dei ricordi che le erano venuti alla mente di Justin, e riuscì a godersi il resto della serata, tornando anche a parlare con l’amico attore, che sembrò aver impiegato poco e niente nell’accantonare quel bacio che c’era stato tra loro e Francis diede merito al fatto che essendo quello che era, uno stupido bacio non avrebbe di certo scosso il suo animo di attore che baciava donne diverse ogni giorno.
[…]
La serata giunse al termine neanche troppo tardi, erano quasi l’una di notte, ed essendo cominciata attorno alle sette di sera, era durata anche parecchio.
La casa era da riordinare o meglio ristrutturare ma ci avrebbero pensato il giorno successivo con più calma.
Chenille veniva bombardata dall’euforia ingenua della figlia e di Caroline, che ancora non stavano nella pelle per quello che era successo con Bruno Mars, MamaSu si preparava per andare a letto, e Francis raccoglieva le sue cose e qualche regalino che le aveva portato qualche amico, per poter tornare a casa a bordo di un taxi che l’aspettava fuori casa.
- Ehi bella… va tutto bene? Sei stata strana tutta la sera…
Fran era visibilmente a terra per quello che era successo con Leo, lo riteneva un grosso errore che avrebbe potuto evitare, se solo non fosse stata così stupida.
Non avrebbe voluto rinunciare alla sua amicizia per una delle sue stupidate, ma non le andava di raccontarlo a Chenille, non quella sera almeno, così tirando a corto le disse:
- Sono solo un po’ stanca…
Le sorrise teneramente e la travolse in un abbraccio caloroso, lasciando Chenille dubbiosa e perplessa, tanto da impiegare qualche secondo prima di poter ricambiare l’abbraccio dell’amica.
- Grazie di tutto, Chenille… questa festa è stata fantastica… una sorpresa indimenticabile e non finirò mai e ripeto mai di dirti grazie…
- Oh… ma sta zitta, bella!!
Chenille strinse forte l’amica che le disse:
- Ti voglio bene.
- Te ne voglio anch’io.
Le rispose, per poi darle un bacio sulla guancia e sciogliendo l’abbraccio le sorrise teneramente a modo suo.
- Domani con più calma e lucidità parleremo di questa festa… ho visto che ti sei divertita parecchio e ne sono strafelice!
Fran non trattenne una risatina abbassando lo sguardo:
- Sì… è stata una bellissima serata… grazie per avermi permesso di trascorrerla nel migliore dei modi…
- Adesso posa il tuo culo su quel taxi, o giuro che al prossimo grazie, ti ficco qualcosa in un occhio.
Fran sbarrò gli occhi buffamente alle minacce bonarie dell’amica ed alzando le mani in segno di resa, disse:
- Ok, ok… me ne vado…sta calma però…
Chenille si tradì e sbottò in una risatina mentre l’accompagnava alla porta:
- A domani, bella.
- A domani Chenille.
Le due si salutarono con un bacio ed un ennesimo abbraccio, e Francis andò via a bordo di quel taxi con i suoi regali e un cappotto nero che le prestò Chenille per coprire quel bel vestito che le aveva regalato.
[…]
Durante il viaggio di ritorno a casa, Francis si accorse di avere delle email nella sua posta elettronica, così controllando dal suo cellulare si accorse che una era a nome di Jared Leto.
Stupita dalla cosa si affrettò ad aprire l’email che aveva come oggetto “xo”
L’email diceva testuali parole:

Salve.
Ho appena avuto modo di vedere il video della coreografia con la nostra canzone, sul tuo canale youtube, e volevo porgerti i miei più sinceri complimenti, anche a nome di Tomo e Shannon.
La tua inventiva e creatività sono da ammirare, e sono davvero felice che tu abbia scelto una nostra canzone per uno dei tuoi lavori, che noto con piacere stia spopolando sul web.
I miei più vivi complimenti anche ai ragazzi che hanno realizzato il video, sono stati davvero molto bravi.
Cordiali saluti
Jared Leto.


Wow!
Fu tutto ciò che riuscì a pensare appena terminò di leggere quelle poche righe.
Poi cominciò a pensare che se il ragazzo si fosse esposto ad una tale email, oltre al video, potesse centrarci anche il fatto che lei gli avesse ripagato la canon, e che quindi in un certo qual modo si sentisse in dovere di dir qualcosa in merito al video, che fu lanciato sul web appena un giorno fa.
Ripensando alla questione della canon, non poté far a meno di pensare al loro primo incontro e al disastro che combinò dandogli un pugno che rischiò seriamente di fargli male ingiustamente.
Riguardando quella email, sentì in cuor suo il desiderio di doversi scusare con lui di persona… e così ricordandosi di quelle sue parole dette proprio al ragazzo quella stessa sera,
“Avrai le mie scuse, il giorno in cui ne sarò sinceramente dispiaciuta”,
si rese conto che quel giorno era arrivato.
Così avvolta da uno di quei suoi momenti in cui ragionava unicamente d’istinto, disse al conducente del taxi di raggiungere l’indirizzo della casa del cantante.
Durante il viaggio però, cominciò a pentirsi di aver preso quella decisione, ma era troppo tardi, riusciva già a visualizzare la casa.
Beh… se non riuscirò a scusarmi, potrò sempre trovarmi la scusa di essere passata di lì per ringraziarlo per quell’email-pensò tra sé e sé cominciando già ad essere demoralizzata.
[Canzone consigliata per la scena Mazzy Star-Fade Into You]
Non era solita comportarsi in quel modo, ma diede la colpa al fatto che fosse ancora turbata per ciò che era accaduto con Leo.
Disse al tassista di aspettarla lì e che sarebbe tornata in breve tempo, così scese dal taxi e raggiunse l’entrata della casa.
Fu titubante per qualche secondo nel citofonare, ma poi si decise nel farlo e a gran sorpresa le fu aperto il cancello senza che nessuno le rispose.
Stranitasi dalla cosa, si guardò in torno per qualche attimo cercando di notare qualcuno che la raggiungesse all’entrata, ma non c’era l’ombra di nessuno, soltanto alcune luci accese in casa, così continuando a guardarsi intorno stranita, spinse in avanti quel cancello ed entrò nel giardino di quella villa incamminandosi fino alla porta d’ingresso.
Non appena si avvicinò, era sul punto di bussare con dei colpi di nocche della mano, ma proprio quando stava per battere la mano contro il legno, Jared aprì la porta.
Il ragazzo indossava un pantalone a scacchi color nero e rosso (sembrava un pigiama) e un maglioncino marroncino con le maniche tirate fin su ai gomiti.
Portava un piccolo codino in cui raccoglieva i suoi capelli che accennavano nell’essere lunghi, e la barba gli era vistosamente cresciuta dall’ultima volta che si erano visti alla EmsAndFran.
Notò che anche lui la guardò da capo a piede, ma Fran con quel lungo cappotto nero addosso, nascondeva l’abito elegante che indossava sotto, ed avendo legato i capelli in uno chignon spettinato, aveva un’aria quasi casual.
- Ehi!
Fu tutto quello che riuscì a dirgli, dopo essersi sorpresa del fatto che avesse aperto la porta proprio quando stava per bussare.
Solo in quel momento si accorse che fosse a piedi nudi, e cominciò a credere che fosse un vizio di famiglia quello di camminare senza scarpe.
Il ragazzo non sembrava particolarmente sorpreso di vederla, o forse non era entusiasta di quella visita improvvisa a quell’ora della notte.
- Ehi…
Rispose di suo canto lui lasciandola sull’uscio di casa, restando a guardarla, al ché lei si affrettò nel dire:
- Scusa se passo di qui a quest’ora…
- Non c’è problema. Hai bisogno di qualcosa?
Fran restò per qualche secondo in silenzio, cercando di capire quanto alto fosse il livello di “detestaggio” che provasse quel ragazzo nei suoi confronti.
Ma poi ecco che lui, mentre si poggiava allo stipite della porta con una spalla ed incrociava le braccia sotto al petto guardandola, aggiunse:
- Spero tu non stia cercando Tomo o Vicki… questa è casa mia… non so se te l’hanno detto.
Fran accigliò lo sguardo, visibilmente stupita da quella frase, che avrebbe potuto risparmiarsi, dato che sapeva che avesse scoperto che quella fosse casa sua, già il giorno in cui parlò a Shannon del suo progetto.
Provò a dimenticare quella frase, e tentando di focalizzarsi unicamente sul motivo per cui era giunta lì, finse di nulla e gli rispose dicendo:
- In realtà era te che cercavo…
- Oh…
Jared se ne sorprese pacatamente, e con tono tranquillo aggiunse:
- Dimmi…
Improvvisamente Francis si trovò a corto di parole, non riuscendo più a trovare le parole adatte per cominciare un discorso di scuse.
Jared notando quel silenzio, provò a fare quello che fanno di solito i professori a scuola durante qualche interrogazione, e disse:
- Sei forse qui perché hai ricevuto la mia email?
Fran socchiuse per un attimo gli occhi ed alzando lo sguardo verso di lui tornò in sé e gli disse:
- Ehm… sì, cioè no! Volevo dire sì!
Jared accigliò lo sguardo e tornò in una posizione eretta, allontanandosi dallo stipite della porta, cominciando seriamente a chiedersi come mai quella ragazza fosse sulla soglia di casa sua a quell’ora, ma poi lei nervosamente riprese possesso delle proprie parole e disse:
- Insomma, l’email l’ho ricevuta, e ti ringrazio per ciò che hai scritto, ma sono qui per altro…
- Altro?
Domandò lui seriamente curioso, mentre notava che lei si voltasse a guardare fuori dal cancello di casa sua un taxi che probabilmente la stava aspettando, al ché lei tornò a guardarlo e lanciando un’occhiata alle spalle del ragazzo, domandò:
- Sei solo in casa? Ti ho forse disturbato?
- Non è un po’ tardi per chiederti se disturbi?
Quella risposta la spiazzò, e si rese conto che forse avrebbe fatto meglio a filare a casa piuttosto che passare di lì.
Infondo però, poteva essere meno diretto e scortese, stava cercando di dirgli qualcosa, ed era anche vistosamente nervosa per questo.
D’un tratto però, fu come avvolta da una forza maggiore che stava prendendo il sopravento su di lei, come se si stesse trasformando nella vecchia versione di sé stessa: in quella Francis che si comportava lasciandosi guidare dall’istinto rabbioso e violento che aveva, quella Francis scorbutica e stronza, che rispondeva in malo modo a chiunque, senza curarsi delle conseguenze che le sue parole avrebbero potuto avere sui sentimenti degli altri, e fu sul punto di sferrargli un altro pugno piuttosto che scusarsi per quello precedente; ma per fortuna del ragazzo, Fran stava imparando a gestire la sua rabbia.
Jared si accorse che la ragazza stesse contando con un fil di voce, mentre si fissava le scarpe, e per un attimo pensò che fosse davvero una psicopatica.
Francis, aveva trovato un metodo per placare la rabbia, ed era quello di contare fino a dieci mentre si fissava le scarpe e cercava di non pensare a quanta voglia avesse di reagire male in ogni situazione, anche quella.
Se ne straniva anche lei, non credeva che quel ragazzo che conosceva da poco e niente, riuscisse ad irritarla a tal livello.
Smise di contare fino a dieci, e sospirando rialzò lo sguardo sforzandosi di sorridergli, poi gli rispose:
- Hai ragione! Ma, beh… ormai sono qui, quindi a chi importa se disturbo o meno.
Jared non smetteva di avere lo sguardo accigliato, stranito sempre più dal comportamento quasi folle della ragazza, e fissandola, restò ad ascoltare cosa avesse da dirgli:
- Sono qui perché credo tu abbia ricevuto un pacco da parte mia ultimamente…
- Ahh… sei qui per quello…
Jared finalmente capì cosa volesse la ragazza, e sembrò prenderla con superficialità, ma lei lo interruppe:
- Sì, ma volevo…
Lo guardò per un attimo negli occhi, e con tono serio, aggiunse:
- Volevo dirti qualcosa che in quel bigliettino ho mancato nello scriverti…
Jared alzò le sopracciglia in una smorfia stupita, e disse:
- Oh… beh, dimmi.
Francis distolse lo sguardo da lui e si lanciò rapide occhiate intorno, portandosi le mani nelle tasche di quel cappotto e cominciò dicendo:
- Ecco, vedi… credo che abbiamo iniziato tutto col piede sbagliato noi due… Ti confesso che dopo aver capito che non fossi tu lo stalker che mi perseguita da molti mesi, non ebbi il benché minimo rimorso nell’averti preso a pugni, quel giorno. Credevo che fossi uno di quei divi hollywoodiani ricoperto da superbia ed avarizia di notorietà…
- E cosa ti ha fatto cambiare idea?
Francis lo guardò negli occhi alzando lo sguardo, come una colpevole di reato, e disse:
- Beh… quella memory card rubata, in primis…
Jared sorrise lievemente abbassando lo sguardo a quella confessione, poi tornò ad ascoltarla:
- Quegli scatti che hai fatto ad Haiti, ma anche gli altri scatti artistici dei vari panorami, paesaggi o viste varie… mi hanno fatto rendere conto che forse c’era dell’altro… In più il fatto che tu abbia subito accettato la mia proposta di lavorare insieme a quel mio piccolo progetto, mi ha fatto ricredere sul tuo conto.
Jared si inumidì le labbra passandosi la punta della lingua tra le due labbra e mordendosi il labbro inferiore dal lato sinistro, pensò a quanto si sbagliasse la ragazza riguardo al fatto che lui avesse accettato sin da subito di collaborare con lei, ignara del fatto che l’avesse mandata via come si era solito fare con dei fastidiosi venditori ambulanti.
Ma forse era meglio che pensasse il contrario, anche perché stava provando un certo piacere nel sentirle dirgli quelle cose.
- Insomma senza fare troppe chiacchiere inutili… la sera che ti presi a pugni sul naso, ti dissi che mi sarei scusata con te per quello che avevo fatto, il giorno in cui avrei provato dispiacere… Beh… tornando a casa in taxi ho letto la tua email, e ho sentito il bisogno di venir qui per ringraziarti in persona, senza inviarti una formale email. Oltretutto tra un paio di giorni partirò e sarò via dall’America per qualche mese, e non volevo far passare altro tempo da quel momento…
Jared si perse per un attimo, ed accigliando lo sguardo confuso, incrociò le braccia sotto al petto e le chiese:
- Quale momento?
- Il momento in cui ho provato dispiacere per l’averti preso a pugni.
Ecco, finalmente lo aveva ammesso ad alta voce ed a sé stessa, e Jared se ne sorprese piacevolmente, senza però dire una parola:
- Ti chiedo scusa.
Il ragazzo chinò il capo ed acconsentì compiaciuto per quel gesto della ragazza, forse un po’ imbarazzato, ma poi le sorrise leggermente, senza sbilanciarsi troppo e le disse:
- Scuse accettate…
Fran ormai aveva ben capito che quel ragazzo fosse un tipo di poche parole e che non mangiava affatto pane ed emozioni, così si fece bastare quella risposta e quel sorriso che le fece ben comprendere che ne fosse sinceramente grato e contento, al ché abbozzò anche lei un sorriso socchiudendo le labbra in una smorfia, e dondolandosi sui tacchi, gli disse:
- Beh… allora vado. Scusa per…
- Ehi Jar… ma chi è a quest’ora? Dai torna di la, comincio ad aver freddo…
Una ragazza interruppe la sua frase, spuntando alle spalle del cantante, in déshabillé coperta unicamente da una lunga maglia bianca avente su stampato uno strano simbolo a triangolo nero, anch’ella senza nulla ai piedi, e a gambe scoperte.
Lunghe gambe sottili di una carnagione chiara che combaciava con i suoi corti capelli biondo chiaro che le arrivavano alle spalle e che portava lisci, in un ordine impeccabile.
Questa giovane ragazza, non superava i 22 anni a vista d’occhio, aveva enormi occhi castano chiaro, quasi tendenti al giallastro, un naso perfetto tipico delle californiano e labbra leggermente gonfie, forse rifatte.
Francis notò tutti quei dettagli in un battito di ciglia, giusto il tempo di far sparire dal suo volto quel sorriso cortese, lasciando spazio ad imbarazzo e mortificazione per aver chiaramente interrotto qualcosa tra i due.
Certo che quel Jared e suo fratello, cambiavano ragazze più spesso di quanto si cambiavano le mutande-pensò tra sé e sé, poi fece un passo indietro mentre fissava la ragazza che parve riconoscerla all’istante:
- Ma tu sei… Francis?! La ballerina…?
Jared l’osservò indietreggiare, poi si voltò verso la sua ragazza e restando abbastanza serio, indicò la ballerina con una mano e disse:
- Sì… era passata per un saluto…
- Già. Adesso devo proprio andare. Mi spiace avervi disturbato a quest’ora della notte.
La ragazza alzò una mano in segno di saluto, cominciando ad indietreggiare più velocemente, poi sorrise a labbra socchiuse in direzione del ragazzo e gli disse:
- Saluta Shannon, Tomo e Vicki da parte mia… Ci si vede.
- In bocca al lupo per il film.
Francis smise di indietreggiare di colpo e stupita da quella sua frase, restò a guardarlo per qualche secondo, anche lui sapeva che l’avessero presa per quel film? Le voci ad Hollywood corrono veloci- pensò, poi con un battito di ciglia tornò in sé sorridendogli sinceramente grata, gli disse:
- Grazie…
Lui la guardò fugacemente un ultima volta, trattenendo un sorriso leggermente più ampio di quello precedente, poi abbassando lo sguardo, chiuse la porta e la lasciò andar via. 

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Capitolo 41
*** ● Fantasmi Del Passato ● ***


CAPITOLO 41 – Fantasmi Dal Passato


Erano trascorsi due giorni dalla festa in onore di Francis, a casa De Noir e la ballerina era prossima alla partenza per il rientro a Napoli, nei due mesi che precedevano l’inizio delle riprese del film, che l’avrebbero tenuta impegnata per altri tre mesi.
Il suo rientro in America era previsto per il mese di Luglio, ed essendo solo Gennaio, Chenille riteneva opportuno dirle ciò che era venuta a sapere durante la festa da Jay-Z.
La ragazza avrebbe voluto evitare di dirglielo proprio a pochi giorni dalla sua partenza, non voleva rovinarle quei due mesi di vacanza a Napoli, prima che si rimettesse a lavoro come attrice, però Francis era il capo della EmsAndFran e l’avrebbe saputo in ogni caso, e riteneva fosse meglio che fosse stata lei a dirglielo e non qualcun altro.
[…]
- Allora? Perché avevi tutta questa fretta di vedermi? Non ti ho mai vista alla EmsAndFran a quest’ora…
Erano le sei del mattino, e Chenille aveva chiesto a Francis di vedersi in sede lì a Los Angeles per parlarle di questioni importanti, ma un alone di mistero celava su quell’appuntamento e la cosa non poté non insospettire Francis.
Le due amiche erano sole nell’ufficio di Francis, la scuola era deserta e ancora “addormentata”.
Francis indossava i pantaloni di una tuta Adidas di color grigio tortora, con strisce laterali nere, un maglioncino a collo alto nero ed un giubbino di pelle nero sbottonato, con ai piedi delle scarpe da ginnastica nere sempre Adidas.
Portava i lunghi capelli legati in una treccia che racchiudeva i suoi ricci e che le scivolava lungo la schiena.
Era senza trucco, ma Dio era stato così buono con lei da poterle permettere di non doversi truccare per risultare bella anche al naturale.
Chenille invece indossava dei jeans chiari molto aderenti, una magliettina a maniche lunghe bianca, una camicia di jeans coperta da un lungo giubbino di piumino verde oliva e col cappuccio avente della pelliccia lungo il bordo; converse nere, capelli lisci e sciolti lungo le spalle. Un filo di eyeliner nero sulle palpebre, mascara a volontà e del leggero blush di un tono più scuro del suo colore di pelle sulle guance, la rendevano raggiante e riposata anche a quell’ora del mattino.
Francis era poggiata alla scrivania, mentre a braccia incrociate sotto al petto, aspettava che l’amica le dicesse cosa ci facessero lì.
Chenille cominciò ad essere nervosa e muoveva piccoli e lenti passi a destra e a sinistra, mente si toccava il labbro inferiore con due dita, cercando di trovare le parole giuste per cominciare a parlare.
- Allora?
Francis guardava l’amica e dettata dal nervosismo che quell’attesa le scaturisse, sbottò in un sorriso e non ricevendo risposta disse con tono stupito:
- Chenille?!! Insomma mi dici che succede? Sono le sei del mattino, tra due giorni ho un aereo da prendere, e se non ti sbrighi non riuscirò mai a finire tutto ciò che devo finire di fare prima di andarmene…
Chenille fece un sospiro ed arrendendosi a quella pressione, smise di muoversi, alzò lo sguardo verso Francis, sguardo che comunicava tutta la paura che avesse Chenille nel dirle quello che stava per dirle ed assistere poi ad una sua reazione che sperava non fosse troppo dolorosa, sia per sé stessa che per l’amica.
Dopo alcuni secondi passati a guardarla negli occhi, si convinse a parlare e disse:
- Ho due cose da dirti… ma promettimi che dopo che ti avrò detto la prima mi costringerai a dirti anche la seconda… ti consento di prendermi a calci se non volessi più dirtelo.
Francis non aveva la benché minima idea di cosa potesse mai volerle dire l’amica, non riusciva ad immaginare quali fossero quelle due cose, e perché stesse facendo tutte quelle storie.
Accigliando lo sguardo, non mosse un muscolo, e restò a fissarla ancora con le braccia incrociate sotto al petto, intimandola di parlare e anche subito.
Chenille aveva sempre un po’ paura di quello sguardo serio di Francis, così si arrese e cominciò a parlare, facendo un ennesimo respiro profondo:
- L’altra sera, alla festa… ho avuto modo di parlare con Jay-Z. Tu eri a parlare con non so chi, così lui mentre parlavamo di lavoro…
Chenille fece una pausa ed alzò di nuovo lo sguardo verso Fran, che seria, se ne stava in silenzio ad ascoltarla, al ché Chenille continuò:
- Mi…
Sospirò e gettò fuori il sacco senza però avere il coraggio di guardarla, così distolse lo sguardo e gesticolando disse:
- Mi ha detto che Justin sta lavorando ad un nuovo album.
Francis non muoveva più le palpebre ed aveva lo sguardo perso nel vuoto, mentre metabolizzava quella notizia.
Chenille, solo dopo qualche secondo ebbe il coraggio di guardarla, e notando che se ne stesse lì immobile mentre guardava un punto nel vuoto davanti a sé, se ne stupì.
Si aspettava una sua qualche reazione, seppur minima, ma l’amica non battette ciglio e nel vero senso della parola.
Nella testa di Francis cominciarono a riaffiorare mille pensieri, mille ricordi che rivedeva dinnanzi agli occhi persi nel vuoto.
Fu ritrasportata nel 2006 nell’anno in cui tutto ebbe inizio, nel 2007 l’anno che la tenne impegnata col tour di Justin, a quando preparò per lui le coreografie per il suo show, per i suoi video, per quella che lui stesso definì “una nuova era del ballo”.
Adesso, sentendo quella notizia, una fitta le prese allo stomaco, e cominciò ad essere spaventata all’idea che la storia potesse ripetersi… con la sola grande differenza che lei e Justin non stavano più insieme e che la cosa la facesse già soffrire abbastanza restandogli lontana in ogni modo possibile.
Dopo secondi interminabili di un silenzio rimbombante, Francis si schiarì la voce, e con occhi lucidi, tornò a muovere le palpebre lentamente, e disse:
- Ti ha… ti ha detto quando è in programma l’uscita?
Chenille si sorprese di quella domanda, abbassando di nuovo lo sguardo mentre si portava le mani nelle tasche di quel suo giubbino, mosse qualche passo nella sua direzione e le disse:
- Tra un anno… ma… sai meglio di me come vanno queste cose… si lavora in anticipo…
Francis guardava dritto davanti a sé, meditando qualcosa in silenzio, poi spostò finalmente lo sguardo verso Chenille e dopo una manciata di secondi di silenzio, le disse:
- Chenille…
La ragazza alzò lo sguardo e non sapendo cosa aspettarsi, restò in silenzio ad ascoltare:
- …Cercami il numero del suo avvocato!
Chenille sbarrò gli occhi visibilmente sorpresa, e soltanto dopo alcuni attimi disse:
- Che… Che cosa?
- E’ ora che si trovi un'altra crew!
Chenille non impiegò molto a capire cosa avesse in mente l’amica dopo averle sentito dire quella frase.
Francis voleva calarsi nelle sue vesti di avvocato per poter parlare con l’avvocato del cantante e sciogliere quel contratto che lo teneva saldamente legato alla EmsAndFran.
[…]
Passarono due ore, e Chenille si vide costretta a comunicare via Email a tutti gli iscritti della EmsAndFran, che quel giorno la scuola sarebbe stata chiusa per motivi burocratici, senza specificarne il vero motivo.
Non le sembrava il caso di dir loro che la scuola restava chiusa perché Francis era letteralmente diventata un vulcano in piena, che aveva trascorso quelle due ore al telefono cercando di negoziare uno scioglimento di contratto con l’avvocato di Justin; ma dato che la questione cominciava a farsi molto seria, l’avvocato ritenne opportuno poterne parlare di persona, e così Francis gli disse di presentarsi alla sua scuola quello stesso giorno.
La EmsAndFran dunque restò chiusa, e fu popolata unicamente da Chenille e Francis, che le pensava tutte pur di architettare qualcosa che potesse sciogliere quel contratto.
Chenille cercava di aiutarla a ragionare, ma si sa che con gli avvocati, e soprattutto con Francis non è cosa facile.
- Sei stata incollata a quel telefono per ben due ore, non è possibile che non ti abbia detto niente, bella!
Dopo che la telefonata fu terminata, Francis comunicò a Chenille che l’avvocato le avrebbe raggiunte a breve, così quest’ultima non poté non chiederle cosa le avesse detto l’avvocato, ma Francis era troppo nervosa per poter prendere in considerazione l’idea di sedersi e spiegarle cosa stesse succedendo.
Si muoveva frettolosamente per l’intera struttura, andando su e giù per i piani, passando da uno studio e l’altro per cercare dei documenti, mentre Chenille le correva dietro assillandola con le sue mille domande, senza però avere il benché minimo segno di considerazione da parte dell’amica.
- Insomma, Francis! Mi dici cosa cazzo sta succedendo prima che prenda uno sgabello e te lo tiri dietro quella testa dura che hai?
Francis aveva la testa china in uno di quei cassettoni profondi dove teneva tutti i vari documenti della scuola, ed era così concentrata nel cercarne qualcuno, da non riuscire a seguire il discorso dell’amica.
Chenille l’osservava in quella posizione, ed irritata si portò le mani sui fianchi e si passo la lingua sul labbro inferiore, cominciando davvero a perdere la pazienza, ma sapeva bene com’era fatta l’amica, sapeva che avrebbe dovuto sudare sette camicie prima di poter ottenere una qualunque spiegazione da parte sua.
Si lanciò una fugace occhiata intorno, poi tornò a guardarla perdersi in quel cassettone profondo tra i mille documenti, e ancora le chiese:
- Si può sapere cosa stai cercando???
Del tutto inaspettatamente, Francis tirò via la testa da quel cassettone, e gli sferrò contro un calcio, costringendolo a chiudersi con violenza.
La ragazza quasi ringhiò dalla rabbia, sotto lo sguardo sbigottito di Chenille, che cominciò a temerla, ma poi ecco che Francis, dopo un attimo di riflessione passato a fissare nel vuoto ancora incazzata, si sbrigò a raggiungere di nuovo il suo studio.
Chenille ci mise qualche secondo prima di raggiungerla, vederla perdere il controllo di sé stessa ancora una volta per Justin, le faceva male.
In quegli anni aveva sofferto assieme a lei nel vederla ridursi sempre più uno straccio a causa del cantante, e sapeva bene in cosa si trasformasse quando lasciava che la rabbia prendesse il sopravvento su di lei.
Così, visibilmente turbata, raggiunse Francis nel suo studio, e poté notare che avesse tra le mani dei fogli, che si stava affrettando a leggere.
Chenille dopo essere restata sull’uscio della porta, mosse qualche passo in avanti, entrando nella camera portando le braccia incrociate sotto il petto, e con stupore sentì Francis dirle:
- Oggi sarà il giorno in cui Justin Timberlake toglierà le mani da sopra la mia scuola.
Sembrava stesse dicendo quella frase a sé stessa per convincersene, poi continuò sfoggiando un sorrisetto beffardo:
- Eh già! Nuovo album? Nuovo tour? Nuova crew!
La risatina di Francis era spaventosa, stava senz’altro parlando più a sé stessa che a Chenille, che avrebbe volentieri chiamato il 911 se non si fosse trattato della sua Fran.
- E’ ora che i tempi cambino! Vuole dei ballerini? Di certo non avrà noi!
Francis sbattette sul tavolo quel mucchietto di fogli, e per qualche attimo si perse nei suoi pensieri guardando nel vuoto, dopodiché Chenille non trattenne un sospiro e con un tono di voce più calmo e pacato, e forse anche un po’ dispiaciuto, le disse:
- Insomma mi dici che succede, bella …per favore?
Francis a quelle parole, notando anche lei il brusco cambiamento d’umore e di tono dell’amica, (che passava dall’aggressivo barra incazzato a… triste) spostò lo sguardo verso di lei e dopo qualche secondo trascorso a guardarla in silenzio, le rispose:
- Il suo avvocato dice che il contratto non può essere sciolto senza dover pagare la clausola rescissoria… ma questi...
Fran alzò quel mucchietto di fogli per mostrarli a Chenille, e le sfoggiò un sorriso che spruzzava speranza e gioia da tutte le parti, lasciando di stucco Chenille, che cominciava a ben sperare:
- …Questi mi permetteranno di liquidarlo nel giro di mezz’ora senza dover cacciare neppure un misero dollaro!
Fran le sorrise ancora una volta, e riponendo quei fogli sulla scrivania, continuava a guardare Chenille e con gioia le disse:
- Ci siamo, Chenille… oggi finisce l’incubo!
Fran era così sicura di sé stessa, così felice, che Chenille faticava a credere che ciò che le stesse dicendo potesse essere possibile.
Si limitò a guardarla, e anche se vederla sorridere in quel modo, anche se riusciva a percepire quanto l’amica cominciasse ad essere sollevata all’idea di potersi liberare dai vincoli di quel contratto che la tenevano ancora legata a Justin, anche se tutto quello la rendesse in cuor suo felicissima, era troppo scettica per poterci credere.
Sarebbe stato tutto troppo bello, troppo semplice, e non poteva… quel genere di cose non lo era mai.
Quindi andò a sedersi sulla sedia difronte la scrivania della ragazza ed accavallando le gambe, si allungò a prendere quei fogli, ed alzando lo sguardo verso di lei, le disse:
- Ti spiace se li leggo anch’io?
- Fa pure!
Intanto che Chenille guardava quei fogli, Francis si avvicinò alla sua macchinetta del caffè per farsene uno doppio, totalmente presa dalla gioia del momento, riuscendo già a percepire un senso di libertà e di vittoria.
[…]
Nel frangente di tempo in cui Chenille si perse a leggere attentamente quei fogli, Francis totalmente con l’umore migliorato, inviava degli sms col suo cellulare a degli amici.
Era solita inviare (quando lo ricordava) un sms di buongiorno alla sua amica Katy Perry, Nina, ad un altro paio d’amici non impegnati nel mondo dello spettacolo e che a quell’ora del mattino erano a lavoro oppure a qualche lezione all’università.
Si stranì della non risposta da parte di Katy (che di solito era la prima a risponderle), ma diede la colpa ai suoi mille impegni da super-diva, che magari la stavano tenendo occupata.
A gran sorpresa ricevette anche un email da parte di Tomo, l’amico di Shannon e Jared, il ragazzo le faceva sapere quanto stesse amando il video sul suo canale che illustrava il progetto con il loro brano, e dopo le prime email, il ragazzo continuava a risponderle all’email, lasciando Francis molto divertita.
Chenille smise di leggere quei fogli, e soltanto ad allora si accorse che Francis stesse sorridendo nel guardare lo schermo del suo blackberry; perché sorrideva?-si domandò la ragazza, quelle carte le aveva lette attentamente e anche più di una volta, ma non le era sembrato di leggere nulla che le potesse dare la certezza che quel giorno stesso la EmsAndFran si sarebbe potuta liberare dal contratto stipulato con Justin Timberlake, ma invece sembrava che Francis avesse più di una certezza a riguardo.
Se ne stava lì, a ridacchiare e a smessaggiare col suo cellulare, mentre Chenille cominciava ad essere nervosa e poco convinta.
Ad un certo punto, Fran si accorse che Chenille avesse smesso di leggere, così spostò lo sguardo verso di lei, e ancora col cellulare tra le mani, le sorrise e le disse:
- Oh… scusa, ma mi stanno arrivando una valanga di messaggi…
Proprio in quel momento le arrivo un ennesimo messaggio che la distrasse con lo sguardo, e ancora sorridente, parlò all’amica mentre leggeva sullo schermo:
- Sai, mi ha scritto Tomo… il ragazzo della band, ti ricordi di lui, vero? È davvero uno spasso… mi ha scritto per il video ma adesso stiamo parlando di tutt’altro!
Francis ridacchiava mentre Chenille l’ascoltava senza dire una parola:
- In realtà anche la moglie, Vicki, si è unita alla conversazione, ma è lui a scrivere ahahah….ah…ah…
La risatina di Fran andò a scemarsi quando alzò lo sguardo e notò la serietà marcata sul volto di Chenille, così schiarendosi la gola, le disse:
- Cosa c’è?
Chenille non avrebbe voluto che l’amica smettesse di ridere, o che perdesse quel buon umore che stranamente aveva assunto nel giro di pochi minuti, ma proprio non riusciva a capire o a fingere di capire e sperare che tutto andasse bene, oltretutto c’era un avvocato che stava per raggiungerle, e gli incontri tra avvocati non le erano mai piaciuti, soprattutto se uno degli avvocati era Francis che aveva il temperamento che aveva, senza contare il fatto che l’avvocato con cui si sarebbe scontrata, sarebbe stato quello di Justin.
- Scusami, bella, ma io proprio non riesco a capire come fai ad essere così tranquilla…
- Ti riferisci ai documenti?
Francis si alzò dalla sua comoda sedia da studio, e riponendo via il cellulare, oltrepassò la scrivania e si avvicinò a Chenille, per afferrare quei fogli tra le mani:
- Questi fogli dicono che se entrambe le parti riescono a mettersi d’accordo…
- Il contratto potrà sciogliersi, senza che vi sia il versamento di soldi… sì, lo so, l’ho letto…
Francis si strinse nelle spalle ed allargando le braccia, tenendo ancora quei fogli tra le mani, le disse:
- E allora?
- I documenti riesco a capirli… quello che non capisco è come fai ad essere così calma… insomma…
Francis accigliò lo sguardo e restò curiosa e seria ad ascoltare l’amica, ponendo via quei fogli sulla scrivania.
Chenille fece una pausa mentre alzava lo sguardo verso Fran e si chiedesse se fosse o meno il caso di dire quello che le stesse per dire, ma dopo una manciata di secondi, lo fece:
- …Come farai a convincerlo ad accettare di sciogliere questo contratto?
Francis e Chenille si guardarono negli occhi per qualche attimo, Chenille sembrava davvero allarmata e preoccupata per quella situazione, al contrario, invece, Francis era tranquilla e serena, così piegandosi nelle ginocchia, raggiunse l’altezza dell’amica che restava seduta, e prendendole le mani tra le sue, la guardò negli occhi e le disse:
- Non sarà necessario che io lo convinca, Chenille… lo farà e basta.
- Cosa?
Fran abbassò lo sguardo e sorridendo amaramente, disse:
- Davvero credi che sia l’unica che non voglia vederlo? Che non voglia più avere a che fare con lui?
Francis sorrise, ed era bellissima anche quando quel sorriso che la rendeva così bella ed unica, era colmo di tristezza ed amarezza, poi aggiunse, voltandosi in direzione dell’amica:
- Sono trascorsi quasi cinque anni, ed è andato avanti con la sua vita, vive ormai una storia d’amore salda da quattro anni a questa parte e sembra felice… Se io fossi nei suoi panni non avrei alcuna voglia di rivedermi…
Chenille accigliava lo sguardo e stranita da quell’ultima affermazione, la guardava intontita, chiedendosi perché avesse detto una cosa simile, ma soprattutto: chiedendosi il motivo della loro rottura… nessuno ne era a conoscenza, e dopo tutti quegli anni, Francis ancora continuava a tenersi quel peso dentro, senza rivelarlo a nessuno.
Intanto che nella testa di Chenille frullavano tutte quelle cose, Fran continuò dicendo:
- …Non avrebbe alcuna voglia di ricominciare una storia già vista nel passato, dove si lavora per delle coreografie e si affronta un tour insieme. Il suo avvocato al telefono si era impuntato nel dire che per sciogliere il contratto, era necessario pagare la clausola, ma io ho tentato di spiegargli che c’erano dei documenti che affermano che il contratto può essere sciolto tranquillamente se le due parti sono d’accordo.
Fran sorrise a Chenille, stringendole le mani, come se avesse voluto convincerla del fatto che tutto sarebbe andato bene:
- Vedrai che non appena arriverà l’avvocato e vedrà questi documenti, ci dirà che Justin Timberlake avrà bisogno di una nuova crew.
Fran le sorrise ancora una volta, ma Chenille non riusciva a credere che quel sorriso fosse sincero, non quando lei parlasse di Justin, perché sapeva che ne stesse soffrendo da morire, anche se le tentava tutte per nasconderlo.
Volle credere, però, alle sue speranze, volle credere davvero che quel giorno la EmsAndFran e Justin Timberlake si sarebbero divisi per sempre.
[…]
L’avvocato di Justin era un uomo tutto d’un pezzo: bianco, sui cinquant’anni portati divinamente. Capelli brizzolati e gelatinati appena, aspetto molto curato e fisico asciutto. Indossava uno smoking blu con camicia bianca e cravatta a strisce trasversali blu e nera, con avente ben salda nella mano destra una ventiquattrore nera che gli sarà costata un occhio della testa. Scarpe ben lucidate ed eleganti, sorriso sbiancato, e pelle leggermente bronzea come ben ci si aspetta da chi vive in California.
Si chiamava Joseph Tompson, ed arrivò alla EmsAndFran attorno alle nove del mattino.
Una volta giunto nella struttura, la credette chiusa, ma fortunatamente andarono ad aprirgli, prima che potesse andar via.
Francis era una persona che notava ogni cosa, e che nulla le sfuggisse da sotto al naso, e con stranezza, notava che l’uomo si guardasse bene attorno, come se stesse studiando tacitamente l’intera struttura.
La ballerina gli rivolse uno sguardo di sottecchi, ma poi arrivarono nel suo studio accompagnati anche da Chenille, e lo lasciò accomodare.
Anche qui, l’uomo lanciò un’ampia occhiata in giro prima di mettersi a sedere, sotto invito di Francis, che andando a sedersi dietro la scrivania e fingendo di non notarlo, gentilmente gli disse:
- Posso offrirle un Caffè, Mr. Tompson? Oppure preferisce un cappuccino? Un thé? Una cioccolata calda? Mi dica, la prego…
L’avvocato poggiò la sua ventiquattrore sul ripiano della scrivania, ed aggiustandosi la cravatta, le disse con tono cortese:
- La ringrazio signorina EM, sto bene così. Anzi, ne approfitto per scusarmi per averla fatta attendere molto, ma ho incontrato il mio assistito prima di raggiungerla.
Chenille guardò con sguardo sospetto l’uomo, mentre se ne stava in piedi accanto alla scrivania, ma poi spostò lo sguardo verso Francis e non poté far a meno di notare che il sorriso le fosse sparito via dalle labbra.
Fran nel sentire che l’avvocato avesse appena incontrato Justin, ebbe difficoltà nel deglutire, ma nel giro di qualche secondo, riuscì a farsi scivolare di dosso quella notizia irrilevante, e disse:
- Nessun problema, si figuri. Siamo qui per questo… vogliamo risolvere la questione una volta e per tutte.
- A tal proposito… vorrei leggere quei documenti che lei mi ha detto di essere in possesso…
- Oh, ma certo!
Francis si allungò con un braccio, e da un ripiano accanto alla sua scrivania, raccolse i documenti e li porse all’avvocato:
- Come le dicevo a telefono, questo contratto non necessita di alcun pagamento di clausola se le due parti sono di comune accordo nel scioglierlo.
L’avvocato non le rispose, e distratto da quei documenti, si perse nel leggerli, mentre Francis lo guardava impaziente di sentirgli dire qualcosa.
Al ché, sentendosi lo sguardo pesante di Chenille addosso, spostò lo sguardo verso di lei, e restò a guardarla per una manciata di secondi, prima di farle cenno di prendere posto accanto all’avvocato.
Chenille guardò l’uomo leggere, poi si convinse e si mise a sedere, restando in silenzio.
Fran lasciò trascorrere qualche minuto, poi guardando l’avvocato, disse:
- Avvocato, allora? I documenti le confermano ciò che le dicevo?
L’uomo poggiò i fogli sul tavolo e restando ancora a guardarli, incrociò le dita delle mani tra loro, sospirando profondamente inclinando le labbra da un lato:
- Beh… sì, aveva ragione lei, e le chiedo scusa se non le ho creduto subito…
Francis sorrise sotto i baffi, compiaciuta di quelle parole, e soddisfatta di essere riuscita in quell’obbiettivo che fino a poco tempo fa, credeva irraggiungibile e che adesso invece aveva raggiunto con così tanta facilità grazie alla sua astuzia e a qualche documento dimenticato.
- Si figuri, non c’è problema, è lecito che lei voglia assicurarsi del vero, prima di dare inizio alle pratiche dell’annullamento.
- Beh, ecco… a tal proposito…
L’avvocato guardava la ragazza, come se non avesse avuto alcuna buona notizia da darle, e Fran notandolo, fece sparire dalla sua faccia quel sorrisino, e dopo una manciata di secondi trascorsi a guardarlo accigliatamente, l’avvocato aggiunse:
- Non ci sarà alcuna pratica di annullamento, signorina EM.
L’uomo era serio, e sembrava che i documenti appena letti, non avessero fatto alcuna differenza, così da lasciare interdetta Francis.
Chenille sapeva che qualcosa sarebbe andato storto, così preoccupata, lanciò una rapida occhiata a Francis, come per comunicarle un tacito “te l’avevo detto”, ma l’amica aveva occhi solo per l’avvocato.
- Come dice, scusi?
Domandò Francis diventando di colpo super seria, mentre con lo sguardo notava l’avvocato assumere un’espressione amareggiata:
- I documenti che lei mi ha fornito sono autentici, e ancor prima di venir qui, sapevo che stesse dicendo la verità in quanto alla possibilità di sciogliere il contratto senza alcun bisogno di pagare la clausola…
L’uomo fece una piccola pausa, e poi guardandola aggiunse:
- Ma è proprio per questo che ho ritenuto opportuno consultare il mio assistito, prima di raggiungerla…
Francis non capiva dove l’uomo volesse arrivare, così cominciando ad essere nervosa e confusa da quegli enormi giri di parole, socchiudendo rapidamente le palpebre, gli disse:
- Non capisco… cosa vuole dirmi con questo?
L’uomo sospirò e con serietà guardandola le disse:
- Con questo voglio dirle che il signor Timberlake non ha alcuna intenzione di sciogliere il contratto che lo lega alla sua scuola, signorina EM.
Quelle parole furono un macigno pesante che si scagliò addosso a Francis, senza riuscire più a farla respirare.
Fu un fulmine a ciel sereno, fu come se il mondo le fosse appena crollato sotto i piedi, come se tutte le sue speranze di vittoria fossero state buttate al vento in quello stesso istante.
Aveva difficoltà persino a richiudere gli occhi, per lo shock, e senza riuscire a dire una parola per una lunga manciata di secondi.
Tornando a richiudere le palpebre lentamente, con un tono di voce spezzato dalla notizia, gli disse:
- Non può essere vero…
Forse quelle parole non voleva riferirle all’avocato, forse era un pensiero che aveva espresso ad alta voce senza rendersene conto, ma ormai era troppo tardi.
- E invece le garantisco che queste sono le intenzioni del mio assistito, e che quindi… può tenersi questi documenti, non le serviranno a molto, mi spiace…
Mr. Tompson mise una mano sui documenti poggiati sulla scrivania, e li allungò in direzione di Francis per ridarglieli.
- Deve pur esserci un modo per sciogliere questo dannato contratto!
Chenille si intromise prepotentemente nel discorso, e l’avocato, notando che Francis fosse troppo persa nei suoi pensieri, rispose alla ragazza, voltandosi nella sua direzione:
- Sono spiacente, ma purtroppo, alla luce delle volontà del mio assistito, l’unico modo per poter sciogliere il contratto, è pagare la clausola rescissoria… ma…
L’uomo alzò lo sguardo verso Francis, poi guardò ancora una volta Chenille, e poi ancora una volta Francis, per dire:
- …non so quanto sia conveniente per voi fare un passo simile…
Chenille si lasciò prendere dall’orgoglio, e credendo che l’uomo si stesse riferendo alla convenienza di “immagine” ( a cui la scuola avrebbe dovuto tenere un occhio di riguardo gli disse:
- Non ce ne può fregare minimamente della figura che faremo, sciogliendo il contratto con Timberlake. Sa quanti contratti all’anno stipula la nostra compagnia con i vari artisti e quant’altro, in tutto il mondo? Eh? Fatichiamo a tenerli in archivio! Perciò, bello, non credo che sciogliendo un contratto col suo assistito, la scuola subirà qualche danno! Siamo pronti a pagare la cifra, se il signor Timberlake ha deciso così!
L’avvocato apprezzò molto il temperamento virile di Chenille, non voleva assolutamente mettersele contro, ma purtroppo vestiva i panni dell’avvocato, e in quanto tale doveva attenersi alla legge, a i documenti e alle direttive che il suo assistito gli dava.
L’uomo guardando Chenille sbottò in un sorrisino, e disse:
- Purtroppo questo è qualcosa che non ha deciso unicamente il mio assistito, ma…
L’avvocato guardò Francis e notando che non lo rivolgesse lo sguardo, e non parlasse più, aggiunse:
- …ma anche la signorina EM…
Chenille immediatamente guardò Francis, e confusa cercava qualche spiegazione da parte dell’amica, ma Francis abbassò lo sguardo, come se avesse appena ricordato qualcosa, al ché Chenille presa dalla foga del momento, guardò l’avvocato e disse:
- Come sarebbe? Che significa?
L’avvocato accavallò le gambe, e congiungendo le mani la guardò e disse:
- In parole povere, quando nel 2007 fu aperta la prima delle scuole di ballo EmsAndFran, il signor Timberlake e la signorina EM firmarono un contratto che avrebbe legato lei e ogni singolo ballerino delle scuole alle esigenze future del mio assistito, a meno ché il contratto non fosse stato sciolto in due modi: o mettendo entrambi le parti d’accordo per lo scioglimento…
L’uomo portava la conta con le dita di una mano, e prima di aggiungere la seconda, guardò Francis che con sguardo perso guardava un punto nel vuoto:
- …oppure pagando una clausola rescissoria… di settecentocinquanta-cinquemila dollari.
- CHE COSA?
Chenille ebbe quasi un infarto a quelle parole, e non trattenne lo schianto nel sentirgliele dire.
Nel sentire quella cifra, anche Francis si sentì morire.
Aveva dimenticato che la cifra arrivasse così alle stelle, era convinta che si sarebbe arrivati massimo a duecentomila, ma poi, nel corso della spiegazione dell’avvocato a Chenille, aveva ricordato la folle scelta che fece anni addietro quando ancora credeva che niente e nessuno avrebbero potuto dividere lei e Justin, così come niente e nessuno avrebbe adesso diviso Justin e le scuole della EmsAndFran.
[…]
- Non posso credere che stia succedendo!!!
- Che cosa?
- Sto per firmare il mio primo contratto a nome della EmsAndFran! La mia scuola! Sta succedendo, Justin!
Francis era tornata indietro nel tempo, a quando nel settembre del 2007, assieme a Justin, si trovava nello studio legale di quell’avvocato che oggi era venuto a portarle cattive notizie.
Justin e Francis erano ancora follemente innamorati l’uno dell’altro, e Justin nel vedere Francis così emozionata, si sentiva così pieno di gioia e felicità, che anche lui faticava a credere che fosse tutto vero.
Riuscì a vedere una luce brillare nel verde dei suoi occhi, una luce che veniva fuori solo in occasioni rare come quelle.
Il ragazzo non poteva controllare sé stesso quando incrociava quello sguardo, quegli occhi, in generale faticava a controllare sé stesso quando era con lei.
Erano perfetti, quel giorno sembravano possedere il sole per quanto fossero raggianti e felici: Justin indossava un pantalone nero, leggermente largo di cavallo, scarpe nere quasi a mezzo stivaletto, ma molto sportive, indossava una polo color azzurro chiaro che si intonava alla perfezione con il colore dei suoi occhi, viso riposato e splendente, contornato da una leggera barba cresciuta e curata. I capelli li aveva lasciati crescere al naturale, castano scuri leggermente ricci, era davvero la cosa più bella che Francis avesse mai visto, ed aveva la fortuna di averlo tutto per sé.
La ragazza, invece, indossava un leggero vestitino di color lilla, con spalline larghe tre dita, leggermente stretto in vita con una gonna che le scivolava larga lungo le gambe sino a fermarsi all’altezza delle ginocchia. Una di quelle ginocchia era ancora fasciata a causa del piccolo infortunio che aveva subito dopo l’incidente in moto, ma quel giorno era così felice, che non riusciva neanche più a sentire le fitte che quel ginocchio sinistro le procurava.
Ai piedi calzava dei sandali color carne leggermente alti, e portava i capelli legati in una coda alta lasciata ondulata, che le donava un aspetto molto fresco.
Erano così perfetti insieme da sembrare finti, erano l’invidia di ogni coppia esistente sulla faccia della terra, anche quelle più felici, perché non vi era coppia più felice dei due, che si approssimavano a firmare quel contratto tanto desiderato e voluto.
Justin si fece scappare una risatina, mentre l’osservava andare fuori di sé per la gioia.
Entrambi erano seduti nello studio dell’avocato, in attesa di essere ricevuti, e con loro portavano tutti i documenti necessari per poter firmare il contratto.
- Sì, sì, sta succedendo davvero, piccolina…
Justin si allungò verso di lei per scostarle via dal volto una ciocca di capelli, riponendogliela dolcemente dietro ad un orecchio, mentre si perdeva nel verde dei suoi occhi meravigliosi.
Francis gli sorrise a pieni denti, felicissima di ciò che stesse per succedere, e mentre attendeva l’arrivo dell’avvocato, ne approfittò per colmare lo spazio che li divideva per andare a dargli un bacio sulle labbra.
Ogni bacio era un momento di gioia per lei, ogni volta che toccava quelle labbra, se ne innamorava.
Distanziandosi, dopo quel tenero bacio, i due si sorrisero, e Justin riaprendo lentamente gli occhi, se la ritrovò davanti bella come non mai, ed accarezzandole il volto con due dita, le disse:
- Sembri una tenera bambina con questo vestitino e questo sorriso, lo sai?
Francis non poté far a meno di intenerirsi a quella frase, e diventò ancora più dolce, tanto che quasi arrossì:
- Davvero?
- Oh… non farmi la faccia da gattina, sai? Somigli a Randall…
Francis sbottò in una risatina, mentre gli accarezzava i capelli, e proprio in quel momento entrò l’avvocato in tutta fretta:
- Eccomi da voi! Scusate per l’attesa ma sembra che in questo studio non sappiano far nulla senza il mio aiuto…
Mr. Tompson all’epoca era meno brizzolato di adesso, anzi i capelli gli erano quasi tutti neri, il fisico risultava meno massiccio di adesso, ma era sempre magro e slanciato, con un look impeccabile e chiaramente costoso.
- E’ per questo che sono un tuo cliente, Joseph…
L’uomo si lasciò andare ad una risatina compiaciuta alle parole del cantante, mentre si metteva a sedere e dava una rapida occhiata alle carte che gli avevano poggiato sulla scrivania.
Francis sorrideva ed osservava attenta e curiosa quell’uomo mentre si destreggiava nel suo mestiere.
Cominciò a domandarsi come ci si dovesse sentire nell’essere un avvocato a tempo pieno, sicuramente molto stressante; lei vestiva i panni dell’avvocato soltanto quando ne aveva bisogno, e fortunatamente per lei, ciò non capitava spesso, anche perché era ancora alle prime esperienze.
- Dunque, signori… se ho capito bene, volete stipulare un contratto.
- Esattamente.
Esclamò Francis, restando in una postura eretta davvero impeccabile: anche se indossava quel vestitino, ed era graziosa e bellissima, riuscì a farsi prendere in seria considerazione in qualità di avvocato da entrambi i presenti.
- Ho da poco aperto la mia prima scuola di ballo in Italia, e tra qualche mese sarà aperta anche una qui a Los Angeles…
- Ne saranno aperte molte altre in giro per il mondo, Joseph…
Disse con tono fiero Justin, mentre sorrideva soddisfatto dei progetti della sua ragazza, la quale inorgoglita, gli lanciò uno sguardo complice, mascherando subito un fugace sorrisino.
- Si tratterà di una catena di scuole di ballo che saranno di mia proprietà.
- Sì… beh questo l’ho già letto nei documenti… ottimo!
Joseph rispondeva in direzione di Francis, mentre con lo sguardo si perdeva tra le righe di quei fogli.
- Lasciala parlare, Joseph…
L’uomo fu come destato da un sogno, e tornando alla realtà abbassò quei fogli e sorrise in direzione dei due ragazzi, subito dopo aver notato un sorrisino sul viso di Justin:
- Chiedo scusa, ragazzi… ma abbiamo già parlato di cosa sarà questo scuola, no?
Francis si lasciò sfuggire un sorrisino mentre abbassava lo sguardo, e Justin la guardò lasciandosene contagiare.
- Certo, Mr. Tompson, ma volevo ribadirle le mie volontà, in quanto avvocato di me stessa…
- Oh, ma certo! Certo! Che sciocco!
L’uomo mise via i fogli, e distendendosi con la schiena contro lo schienale della sua comoda sedia, restò a guardarla e rivolgendole la sua totale attenzione, aggiunse:
- La prego… continui pure.
Justin si complimentò tacitamente con l’amico, facendogli segno col capo, e sorridendo compiaciuto spostò lo sguardo verso Francis, che accavallando elegantemente le gambe cominciò a parlare con un tono di voce molto più impostato e formale:
- In sostanza, siamo qui oggi per firmare un contratto che legheranno per sempre le scuole della EmsAndFran al signor qui presente Justin Timberlake…
- Per sempre?
Domandò sorpreso l’avvocato, al ché Justin disse:
- Esatto, Joseph… adesso non farmi fare brutte figure davanti l’avvocato, ti prego…
Aveva sempre voglia di scherzare, e Fran non trattenne una piccola e melodiosa risatina, mentre l’avvocato, sorridente disse:
- Ragazzi, e come avete intenzione di rendere questo contratto duraturo per sempre? Insomma i contratti vengono fatti per essere sciolti…
- Non questo, Jo… non abbiamo alcuna intenzione di scioglierlo, perché dovremmo?
Justin parlava al suo avvocato totalmente convinto di ciò che stesse dicendo, e lo era davvero.
Mr. Tompson si strinse nelle spalle e disse:
- Beh… tutto è possibile nella vita… il per sempre per noi avvocati non esiste.
- Ma esiste per noi.
Justin prese per mano Francis, e dopo aver guardato ancora una volta il suo avvocato, si voltò in direzione della ragazza e le sorrise.
Francis gli sorrise teneramente di ricambio, ma poi tornò all’avvocato:
- Avevamo pensato di fissare una clausola rescissoria molto alta… almeno così il contratto sarebbe più difficile da sciogliere e quindi resterebbe per sempre.
- Oh, ma allora dovrà essere una clausola stellare!
Disse l’avvocato sorridendo in direzione dei due ragazzi, al ché Justin disse:
- Che ne dite di centomila dollari?
- Pff…
Francis si voltò a guardarlo con superbia e alzando un sopracciglio gli disse:
- Centomila dollari li farei collaborando solo con Madonna…
- Uooh vola basso, passerotto…
- Scusa, ma non sai pensare ad una cifra più spaventosa?
- Spaventosa quanto la tua modestia, dici?
- La smetti? Guarda che non firmo più niente!
- Questo contratto ti serve, bella! Io sarò il tuo trampolino di lancio!
- Ma se sarò io quella che ti lancerà?
- A sì?
- Sì, e da quella finestra se non stai zitto!
- Ahahahah…
Quel duetto fu interrotto dalla risatina divertita dell’avvocato, che per un attimo si sentì come davanti alla televisione mentre assisteva ad uno show.
- Lo sai, Justin, dovresti portarla con te allo show di Jimmy Fallon e riproporre un siparietto simile…
- Vedi?
Justin indicò l’amico allungando un braccio nella sua direzione, e guardando Francis, le disse:
- Sono io che devo portarti con me… perché non vuoi ammettere di essere una mia sottomessa?
Francis fece roteare gli occhi al cielo, e Justin dovette trattenere una risatina.
- Possiamo tornare a fare le persone serie?
Justin smise di ridacchiare sotto i baffi e schiarendosi la voce con un colpo di tosse, si mise a sedere composto e disse:
- Oh, ma certo. Scusate. Sono serissimo.
- Grazie.
- E’ un piacere.
- Ora sta zitto e lascia parlare gli avvocati.
Justin si mise seduto comodo, lasciandosi scivolare sulla sedia, ed alzò le mani in segno di resa, poggiandole poi lungo i braccioli di quelle comode poltroncine, e con una buffa smorfia, fece segno di star zitto, poi notando lo sguardo divertito di Joseph  ammiccando gli disse sottovoce:
- E’ lei che comanda…
Joseph ridacchiò, ma poi si voltò in direzione di Francis, che le tentò tutte per restare seria, ma dovette mordersi un labbro per poterlo essere:
- Che ne dite di cinquecentomila dollari? Sono senz’altro una bella cifra per un contratto, non trovate?
- Uhm… sì, beh, senza dubbio è una cifra forte…
Rispose l’avocato pensieroso, ma poi Justin esordì e disse:
- Perché non settecentocinquanta-cinquemila?
Fran si voltò a guardarlo e disse:
- Perché proprio settecentocinquanta-cinque?
Justin si strinse nelle spalle, e con semplicità, disse:
- Beh perché sono una cifra più alta di quella che hai proposto tu, e di sicuro sono più difficili da trovare… oppure credi di riuscirci nel giro di una settimana?
Fran finse di pensarci su qualche secondo, ed alzando gli occhi al cielo riflettendo, disse:
- Uhm… forse in due…
Justin sbarrò gli occhi in una buffa smorfia simpatica, e restò senza dir niente, lasciando scoppiare in una risatina Francis, che tornando subito seria, disse mentre guardava l’avvocato:
- Ok… firmiamo questo contratto!
[…]
Che sciocca! Che stupida! Che ingenua!
A distanza di anni, aveva ricordato il momento in cui aveva firmato quel folle contratto, contratto che ora come ora non avrebbe potuto sciogliere, perché non aveva affatto tutti quei soldi…
Justin aveva ragione, erano davvero difficili da trovare settecentocinquanta-cinquemila dollari e forse non li avrebbe mai trovati, erano davvero tanti, troppi!
Ma ora come ora, la cosa che più la turbava, non erano i soldi, ciò che più la straniva in tutta quella storia, erano le volontà di Justin di voler restare a tutti i costi legato alla sua scuola.
Perché? Per quale motivo non si trovava una compagnia di ballo da qualche altra parte? Era pur vero che i ballerini migliori del mondo li avesse lei, ma di certo uno come lui avrebbe potuto trovarne di altrettanto validi anche altrove.
Francis alzò lo sguardo sull’avvocato, e dopo quel tuffo nel passato, adesso le fece male anche rivedere Joseph.
- Non abbiamo tutti quei soldi…
Entrambi sorpresi di sentirla parlare, sia l’avvocato che Chenille, si voltarono a guardare Francis, che aggiunse:
- L’unico modo che abbiamo di sciogliere questo contratto: è quello di convincere il suo assistito a cambiare idea e a riconsiderare l’opportunità di sciogliere il contratto di comune accordo.
Mr. Tompson inclinò le labbra da un lato, e tristemente rispose:
- Sono desolato, ma il signor Timberlake mi ha espressamente chiesto di non permettere lo scioglimento del contratto con le scuole di ballo EmsAndFran, in special modo adesso che si approssima al ritorno con un nuovo lavoro discografico.
Francis alzò gli occhi al cielo, come se volesse chiedere aiuto a qualcuno di più potente di lei, qualcuno che non era solita considerare in momenti di difficoltà, ma quella volta era diversa, adesso c’entrava Justin, e lei non credeva di riuscire a superarlo.
Con occhi lucidi, guardò l’uomo e disse:
- E se i miei ballerini si rifiutassero di lavorare per lui?
Tompson fece un respiro profondo, e pensieroso disse:
- Beh le cose sarebbero sempre a suo sfavore, perché col contratto, lei si impegna nel garantire sempre un corpo di ballo a disposizione del mio assistito, e se dovesse venir meno a tale impegno, il contratto verrebbe violato e quindi subirebbe un processo e tutte le sue conseguenze.
- E’ assurdo!!!
Chenille non conteneva più sé stessa, e non sopportava veder Francis ridotta in quello stato, mentre si dava forza da sola, provando qualunque soluzione pur di non avere più niente a che fare con Justin.
- So bene che lo è, signorina, ma… il contratto parla chiaro… e io faccio solo il mio lavoro.
- Beh il suo lavoro è anche quello di far ragionare i suoi clienti, non crede???
Chenille presa dalla rabbia che provava nei confronti di Justin, sbatté una mano sulla scrivania e guardando male l’avvocato, aggiunse:
- Perché non torna dal suo caro assistito e lo convince a fare la cosa più logica? Eh, bello???
Tompson spostò via dalla tempia, la mano che aveva poggiato stando seduto su quella poltroncina dello studio di Fran, dopodiché si alzò in piedi e guardando Chenille, le disse:
- L’unica cosa logica che entrambi avrebbero potuto fare, anni fa, era quella di non firmare mai un contratto simile.
Francis non disse una parola, perché in cuor suo concordava con l’uomo, e soltanto adesso si rendeva conto di quanto era stata stupida nel farlo.
Chenille non si lasciò intimorire dalla serietà dell’uomo, e così a muso duro gli disse:
- Beh, lei in qualità di avvocato, avrebbe potuto evitare che ciò accadesse anni fa!
- Basta, Chenille!
Francis interruppe quel dibattito tra l’avvocato e l’amica, e dopo averle rivolto uno sguardo rimproverante, guardò l’uomo e disse:
- E’ stato fatto un errore, e si paga sempre per gli errori commessi in passato, non è così?
L’uomo acconsentì col capo, ma era ancora visibilmente irritato per il trattamento che stava ricevendo da parte della giovane amica della ragazza.
Dopo qualche secondo, Fran si arrese apertamente, e gli tese la mano dicendo:
- La ringrazio per essere passato, Mr. Tompson, è stato prezioso.
Tutti i presenti potettero notare lo sguardo vacuo e sofferente di Fran, che le tentava tutte pur di apparire calma e tranquilla, ma dentro di sé era un fiume in piena che soffriva terribilmente per delle scelte prese quando era ancora felice.
Gli occhi le brillavano, ma non dalla gioia, bensì dalla rabbia, rabbia che stava reprimendo, rabbia che provava solo ed unicamente verso sé stessa.
Non avrebbe potuto incolpare nessun altro se non lei, non avrebbe potuto incolpare quell’avvocato così come stava facendo Chenille, non poteva incolpare Justin per non voler cambiare compagnia di ballo proprio a poco tempo dal suo nuovo lavoro discografico dopo sei anni d’assenza dal mondo della musica, non poteva incolpare nessuna divinità, nessun Dio, nessun fato, nessun destino.
L’avvocato si aggiustò la giacca, ed afferrando la sua ventiquattrore guardò Francis dispiaciuto, poi le allungò la mano e stringendogliela in modo molto professionale, le disse:
- Ho semplicemente fatto il mio lavoro.
Chenille a quella frase lo guardò malissimo, e ancora lo rimproverava per non aver aperto la testa a Justin e averci messo dentro un po’ di buon senso, se ne stette in silenzio ad osservare i due salutarsi, poi una volta che l’avvocato lasciò la struttura, sbottò come un vulcano contro Francis.
[…]
- E ti arrendi così? Gliela dai per vinta a lui? Tutti questi anni, tutti questi soldi e questa crescita professionale per niente?
- Io non ce li ho settecentocinquanta-cinquemila dollari, Chenille! Cosa vuoi che faccia? Che vada in fallimento assieme a tutti quanti voi? Hai sentito, no, l’avvocato? Se ci rifiutiamo di collaborare, subiremo un processo che non ci porterà a nulla di buono!
Chenille tacque a quelle parole, non aveva mai preso in considerazione l’idea di fallimento delle scuole EmsAndFran, e solo l’idea la spaventava.
Intanto Francis sembrava essersi rassegnata, e gesticolando, andò ad appoggiarsi alla scrivania, e con sguardo perso verso il basso, continuava parlando:
- Ci tocca collaborare con lui stavolta, ma… verremmo pagati, non è vero?
A quella frase Chenille alzò lo sguardo verso Fran e riusciva già a capire cosa avesse in mente, ma non la interruppe e la lasciò finire:
- A fine di questo lavoro con lui, pagheremo con i suoi stessi soldi, la cifra della clausola e ci libereremo una volta per tutte di lui.
Fran cominciava a convincersi di quelle sue stesse parole, e riflettendo ad alta voce, diceva:
- Sì… andrà così… con i soldi che accumuleremo dalla collaborazione con lui, i soldi di questo film, e di altri miei progetti… beh sì, tutto potrebbe andare a buon fine nel giro di qualche anno…
Chenille sospirò e non resistendo più nel vederla così pensierosa, così triste e sconvolta per tutto ciò che era accaduto, andò ad avvolgerla in un forte abbraccio che non necessitò di parole.
[Canzone consigliata per la scena Red – Take it all Away]
La ragazza aveva ancora un peso nell’animo che non aveva avuto il coraggio di dirle, non dopo quello che era appena successo e mentre la stringeva, si guardava alle sue spalle e con la vocina della coscienza che le ronzava in testa, si convinceva a parlare:
- Ascolta… bella…
Chenille sciolse l’abbraccio e tentò di alzare lo sguardo verso Fran che a sua volta l’oserava incuriosita:
- …C’è quella seconda cosa che devo dirti…
- Ah… già…
Francis incrociò le braccia sotto al petto e la guardò con sguardo serio e corrugato:
- Di che si tratta, Chenille?
Chenille nel guardarla notava che stese assumendo il suo solito sguardo ed atteggiamento da dura, per prepararsi ad una brutta notizia, che inevitabilmente sarebbe stata lei a darle.
- Non vorrei dirtela, credimi che è l’ultima cosa che ti direi… ma dopodomani parti, e potresti venirlo a sapere comunque… anzi sicuramente lo verresti a sapere e ho pensato che sarebbe stato meglio che l’avessi saputo da me piuttosto che dai giornali…
Francis la guardò di sottecchi, e un sorrisino amaro le si formò sul volto, come se avesse appena capito di cosa potesse trattarsi, ed aspettava di ricevere il colpo di grazia col sorriso appena accennato sulle labbra, sotto lo sguardo timoroso di Chenille, la quale fece un respiro profondo e disse:
- L’altra sera… JayZ mi ha detto dell’album, ma… Beyoncé…
La ragazza alzò lo sguardo verso Fran, e notandola concentrata nell’ascoltare ciò che le stesse dicendo, aggiunse:
- …Beyoncé mi ha detto che… a Dicembre a chiesto a Jessica di sposarlo…
Chenille chiuse gli occhi, si rifiutò di vedere la reazione dell’amica, sia che potesse essere violenta, sia che potesse essere tacita e sofferta.
Francis però, aveva avuto un sesto senso che la preparò a quella notizia pochi secondi prima che gliela rivelasse, e nel sentirne la conferma non riuscì a reagire in nessun modo se non in un surreale silenzio.
Si morse lievemente il labbro inferiore, mentre fissava un punto sulla parete opposta e sentiva il cuore andarle in frantumi nel petto, come se fosse stato un bicchiere di cristallo.
Deglutì ed abbassò lo sguardo verso il basso, mentre teneva le mani poggiate sulla scrivania e cercava di non impazzire troppo per il dolore.
Fece dei respiri profondi, ma sembrava che non stesse accumulando neanche un grammo d’aria nei polmoni, come se stesse respirando ma non ci fosse aria attorno a sé.
Doveva andar via da lì, doveva dimenticarsi all’istante di quella notizia se non voleva letteralmente impazzire dal dolore, così si scostò da quella scrivania e allungò un braccio verso l’appendiabiti ed afferrò il suo giubbotto di pelle, poi guardò Chenille e disse:
- Beh, ho altro a cui pensare al momento. Scusa ma devo andare…
Chenille sbarrò gli occhi e guardò Francis spaventata che potesse voler fare una delle sue solite pazzie presa dalla rabbia e dall’essere sconvolta:
- Dove stai andando?
Chenille preoccupata le camminava dietro, ma poi la ragazza di tutta calma, disse:
- …ho ancora un paio di cose da preparare prima della partenza. Ci sentiamo, Chenille!
Fran infilò al volo quel giubbino di pelle e scese le scale in una velocità surreale, che la portò immediatamente fuori dalla struttura della scuola, salì in sella alla sua moto, e dopo aver infilato la chiave nel contatto, diede due colpi di gas che spaventavano sempre Chenille, perché sapeva cosa poteva diventare quella modo sotto la guida di Francis quando era poco lucida e così chiudendo gli occhi, pregò Dio affinché non le succedesse nulla e che non facesse gesti folli.
Il rimbombo del motore della moto di Fran si udirono fino a che non sparì dai pressi della scuola, che era rimasta sola con Chenille, la quale cominciò a piangere per dare libero sfogo a tensione e tristezza che aveva accumulato in quelle ore.
[…]
- Dove può essere andata? Non mi risponde al cellulare, MamaSu!!!
- Sta calma, bambina mia, vedrai che sarà davvero impegnata con i preparativi per la partenza, non mettermi strani pensieri in testa o mi verrà un attacco di panico!
- Ehilà???! Buongiorno?? L’attacco di panico è in corso dentro di me da più di due ore!!!
- Calmati Chenille! Vedrai che Francis ti richiamerà appena può…
- Ma MamaSu, e se ha combinato qualche pazzia delle sue?
- La smetti? Ti ricordo che adesso è una donna matura, non si comporta più da incosciente ormai da anni… diamole un po’ di credito a quella povera ragazza.
MamaSue e Chenille erano in casa loro, erano le quattro del pomeriggio e Chenille non aveva più notizie di Francis da quella stessa mattina, da quando era sparita a bordo della sua moto dopo aver saputo che Justin si sarebbe sposto con Jessica Biel.
Chenille aveva imparato a conoscere Francis anche più di MamaSu in quegli anni, e sapeva che in situazioni simili, l’amica compiva sempre qualche gesto folle dettata dalla rabbia e dall’essere sconvolta, nonostante fosse maturata spaventosamente sotto il punto di vista professionale, restava sempre una ragazza impulsiva e con la testa calda.
- Non dirmi di calmarmi, perché non riuscirò a calmarmi finché non avrò sue notizie!
- Povera piccola…
MamaSu era seduta sul divano e con sguardo perso nel vuoto, si lasciò andare ad alta voce ad una sua riflessione:
- …Scoprire dopo tutti questi anni che quel ragazzo adesso si sposa… e dovrà anche collaborarci insieme durante tutto il tempo che mancherà alle nozze…
Chenille alzò lo sguardo verso la madre e le venne una fitta allo stomaco sentendole dire quelle parole.
Non ci aveva pensato, non aveva pensato al fatto che Francis e Justin avrebbero dovuto collaborare insieme proprio durante il periodo dei preparativi del suo matrimonio con Jessica e adesso che ci pensava, cominciava a starci male lei per prima e non osava immaginare il dolore che avrebbe provato Francis.
- MamaSu! Dobbiamo trovarla, prima che commetta qualche sciocchezza!!!
[…]
Mentre le donne della famiglia De Noir si attivavano per cercare Francis, lei (diversamente da come avevano immaginato) si era rifugiata su una spiaggia di Malibu.
Il clima quel giorno era come il suo umore: grigio e cupo, ma era proprio così che Fran amava fissare le onde del mare sulla spiaggia: un leggero venticello freddo le scompigliava i capelli ancora raccolti in quella treccia, mentre se ne stava seduta sulla sabbia ed abbracciava le gambe al petto, riuscendo a percepire un po’ di freddo.
[Canzone consigliata per la scena Madonna – Frozen]
La spiaggia era popolata da poche persone, e lei se ne stava nella parte in cui c’era solo sabbia, mare e qualche gabbiano.
Le onde del mare erano una di quelle rare cose che riuscivano a calmarla, le bastava guardarle in quel loro moto misterioso di incontrare la terra, per farsi scivolare di dosso ogni malumore che l’affliggeva, anche la notizia che presto quello che continuava a considerare l’uomo della sua vita, si sarebbe sposato con qualcun’altra.
E non era una qualunque, bensì la ragazza che lei un tempo aveva provato a considerare amica, così come lo stesso Justin la considerava quando stava insieme a Francis.
Amica… un’amica che presto sarebbe diventata sua moglie, e col tempo anche la madre dei suoi figli… un’amica che aveva rubato il suo posto al fianco del cantante e dal suo cuore.
Un’amica… solo un’amica…
In quegli anni, aveva segretamente seguito la loro storia d’amore sui tabloid, e poteva notare che Justin fosse davvero felice con Jessica, forse anche più di quando era con lei.
Nel guardare quelle onde del mare, un ricordo le venne alla memoria:
[…]
- Il colore dei tuoi occhi è appena cambiato…
- E’ perché è nuvoloso…
- Sei uno di quelli a cui cambia il colore degli occhi in base al tempo?
- La maggior parte delle persone con gli occhi chiari, lo sono… tu no?
- Nope… i miei occhi sono solo verdi, mi spiace…
- A me non dispiace… non ho mai visto nessuno con degli occhi di un tono di verde come i tuoi…
- A no? Nemmeno uno come te che ha girato il mondo e ha incontrato milioni di persone?
- No, nemmeno uno come me ha visto degli occhi più belli dei tuoi…
I due ragazzi erano all’inizio della loro relazione, e si trovavano nella città di Belfast, nel Regno Unito, durante una tappa del tour di Justin, mentre camminavano lungo le rive di una piccola spiaggetta, con un clima simile a quello che aveva beccato Francis andando sulla spiaggia di Malibu, quel giorno.
- Sei tu a vederli più belli di quelli che sono realmente…
- Non è vero, sono bellissimi, riescono a parlare…
Francis alle parole di Justin, sorrise, e rivolgendogli uno sguardo più dolce, gli disse:
- Questo perché guardano te… se tu fossi stato qualcun altro ed i miei occhi ti avessero guardato, non l’avrebbero fatto allo stesso modo.
Justin poggiò una mano sulla guancia della ragazza e le diede un bacio sulle labbra, racchiudendo gelosamente quelle belle parole che la ragazza gli avesse appena detto.
[…]
Tornando al presente, Francis riusciva quasi ancora a sentire il calore della sua mano sulla guancia, e avrebbe pagato qualsiasi cifra, anche il doppio dei soldi della clausola rescissoria, pur di risentire le mani di Justin sul suo corpo, pur di ricevere ancora una volta un suo bacio, di baciare quelle labbra, di risentire il profumo della sua pelle.
Chiuse gli occhi e cominciò ad immaginare di poterlo ancora sentire, di poter sentire il suo profumo, il suo calore, ma tutto ciò che in realtà sentiva era il gelido freddo che cullava lei e le onde del mare in quella grigia giornata di fine gennaio.
[…]
Francis tornò nel suo appartamento, in tardo pomeriggio, e cercò di concentrarsi unicamente sulla partenza e su tutto ciò che avesse da preparare prima di lasciare gli States. Per tenere muta quella vocina nella sua testa che non faceva altro che ricordarle del matrimonio di Justin, accese la tv su un canale qualunque, e riprese ad impacchettare robe e a riporre dei vestiti nella sua enorme valigia.
“Party all’ultimo grido per la celebre ballerina, attrice, modella e chi più ne ha più ne metta, Francis EM! L’ex di Justin Timberlake, ha celebrato in gran segreto in una casa da sogno a Los Angeles, la sua entrata nel cast stellare del nuovo film de -I pirati dei Caraibi- Sarà forse per questo gran segreto che tra le tante celebrity presenti alla festa, non vi era l’ombra della sua cara amica Katy Perry? Da anni le due ragazze sono molto amiche, eppure…”
Mentre il servizio andava in onda, Francis lo ignorava, continuando a riempire la valigia, ma un lampo le attraversò la mente in quello stesso momento, che le fece ricordare di qualcosa: Katy non c’era alla festa, e non rispondeva alle sue telefonate da tutta la giornata! Quel servizio le aveva aperto la mente, facendole capire che forse era successo qualcosa che non aveva potuto evitare.
Di tutta fretta, lasciò perdere ancora una volta i preparativi per la sua partenza, afferrò il giubbino di pelle, le chiavi della moto ed uscì di casa.
La ballerina si diresse a casa di Katy Perry, sperando di trovarla in casa, ma una volta arrivata lì, non vi era l’ombra della ragazza.
I domestici le comunicarono che era via per dei lavori agli studi fotografici per degli shoots per una compagnia di vestiti; così senza perdersi d’animo, raggiunse anche questi studi fotografici, ma la cantante era appena andata via: sembrava che le sfuggisse via proprio quando ci era più vicina.
Finalmente dopo un’ora o forse più, trascorsa ad inseguire i movimenti della cantante, Francis riuscì a raggiungerla ai piani superiori di un grattacielo di Los Angeles, dove la cantante si sarebbe concessa ad un intervista ad una nota radio locale.
Senza alcun invito, e sfuggendo alle guardie, Francis entrò negli studi spalancando le porte come un uragano, si precipitò verso l’amica, che si stupì nel vederla:
- Katy!!!!
- Oh mio dio, ma è Fran!
- E’ tutto il giorno che cerco di rintracciarti, perché non mi rispondi???!
La speaker radiofonica, e tutti gli altri addetti ai lavori, riconobbero la ballerina, che veniva seguita a ruota dalle guardie, che come al solito faticavano a starle dietro.
Katy, senza scomporsi, la guardava e visibilmente infastidita dalla sua presenza lì, le disse:
- Beh, come puoi vedere, sto lavorando…
Le guardie raggiunsero Francis e provarono a tirarla via:
- La prego, Miss EM, non può stare qui! La prego, ci segua fuori.
- Lasciami per favore!
Disse con pacatezza, Francis, abbassando il tono di voce ed inchiodando una di quelle guardie massicce e robuste che tentavano di tirarla via; poi tornò a guardare Katy e le urlò:
- Non lo sapevo!!! E’ stata una sorpresa!!
Katy la ignorò e distolse lo sguardo da lei, tornando a guardare la speaker, che sembrava molto interessata alla questione.
- Devi credermi, Katy!
- La prego Miss EM, perderò il lavoro…
Francis smanacciava via le prese ferree dell’omone, che veniva affiancato da altri suoi colleghi, al ché Fran gli rispose distrattamente:
- Beh te ne offrirò uno migliore! Lasciami finire, ti prego è una questione importante!
Fran guardò ancora una volta l’uomo cercando di convincerlo, poi tornò a Katy ed urlandole da metri di distanza, le disse:
- Katy, ti prego! Credevo fossi impegnata col tuo lavoro, per questo non ho dato peso alla tua assenza quella sera alla festa!
A quel punto, Katy non accettò più di starsene zitta, e voltandosi in direzione di Francis, la guardò arrabbiata come mai lo era stata con lei e disse:
- E invece ero liberissima! Ma sto troppo sul cazzo alla tua amica Chenille per ricevere un suo invito ad una festa in tuo onore!
Katy scese dallo sgabello su cui era seduta, e dirigendosi a piccoli ed aggressivi passi verso Francis, aggiunse:
- Oppure l’invito si è perso tra i tanti? Cos’è, la mia presenza avrebbe rovinato tutto il suo lavoro? Mh?
Francis si passò una mano tra i capelli, e non trattenne una risatina divertita mentre abbassava lo sguardo e riprendeva fiato.
Katy irritata da quell’atteggiamento dell’amica sbottò in una smorfia offesa e Francis cercò di fermarla dall’andare via:
- Aspetta! Ti prego non andartene! E’ che…
Fran gesticolava e scuoteva il capo ancora sorridendo divertita da quella buffa situazione:
- …sembri un’amichetta delle elementari gelosa….
Katy  non accettava quel paragone, così tornò indietro ed indicò la ragazza con un dito indice rialzato:
- Forse è Chenille una bimbetta delle elementari! Si comporta più da matura sua figlia!
- Smettila, Katy, dai…
Francis sospirò e lentamente smise di sorridere:
- Non te la prendere per una stupida festa, ti prego…
Katy, solo in quel momento alzò lo sguardo verso gli occhi di Fran, e si accorse che fossero gonfi di lacrime, così fu come travolta da una doccia d’acqua fredda dietro la schiena, e dopo una manciata di secondi passati in silenzio a fissarla, le disse ancora incazzata:
- Aspettami nella mia auto, ti raggiungo appena finisco qui…
La cantante le lanciò un ultimo sguardo, poi più seria che mai le diede le spalle e tornò alla sua interista radiofonica.
Francis la guardò andar via, poi si arrese e a capo chino si volto verso quelle guardie, e guardando l’omone che era stato così buono con lei, gli sorrise appena e acconsentendo col capo disse:
- Mi indichi l’uscita per il garage?
- Subito, Miss EM, mi segua, la prego…
L’uomo le fece strada e la condusse nel garage degli studi, dove c’era l’auto blindata della cantante che l’attendeva.
Trascorse un’ora e Katy finalmente fece ritorno in quell’auto, scortata da due guardie del corpo, poi chiese al suo autista di lasciarle sole, e il giovane afroamericano che le faceva da autista, uscì dall’auto per concedersi una sigaretta e lasciarle alla loro privacy,
Francis sospirò ed alzando gli occhi al cielo (notando che l’amica fosse ancora incazzata con lei), con un tono di voce più pacato, le disse:
- Katy… ti prego, devi credermi… non ne sapevo nulla. Ero convinta che non fossi presente alla festa unicamente perché fossi impegnata… non pensavo che Chenille…
Francis assunse un tono di voce più minaccioso, e corrugando lo sguardo fissando un punto nel vuoto disse:
- Appena la incontro, mi sente!!
Katy se ne stette in silenzio tutto il tempo, lasciando che dicesse quello che avesse da dirle, ma sembrava non essere più interessata alla questione, anche se le fece piacere vederla così dispiaciuta per l’accaduto, nonostante fossero dovuti trascorrere due giorni per farla rendere conto della sua assenza alla festa in suo onore.
- Che ti prende?
Le chiese di tutta sorpresa Katy, interrompendo bruscamente i suoi piani di tortura verso Chenille. Capì subito che non si stesse riferendo più alla storia della festa, ma fece finta di nulla e con finto sguardo confuso, le disse:
- Di che parli? Sono venuta a cercarti ovunque per potermi scusare con te…
Katy alzò gli occhi al cielo notando il tentativo di depistaggio dell’amica, poi la inchiodò con lo sguardo, e Francis non ebbe bisogno di chiederle alcun ché per capire che avesse capito che qualcosa in lei non andasse.
Lo sguardo incazzato di Katy, però, non l’aiutò a sentirsi meno male in quel momento, così tolse via la maschera, e lasciò che la guardasse lacrimare dagli occhi mentre fissava un punto nel vuoto fuori da quel grande finestrino scuro:
- Non ho niente…
Katy nel vedere le lacrime nei suoi occhi, immediatamente smise di essere incazzata con lei, e le si avvicinò costringendola a voltarsi verso di lei:
- Ehi! Ehi! Guardami! Che ti prende? Ehi!? Fran?!
Francis alzò lo sguardo verso l’amica forzatamente, e per un attimo le sembrò di rivedere Emma, ma le bastò un battito di ciglia per tornare a vedere Katy in tutta la sua preoccupazione.
- Non voglio che sei arrabbiata con me, Katy… non ora…
Katy la guardò interrogativamente, ma quel tono di voce triste e debole dell’amica le spezzò il cuore e quasi cominciò a commuoversi anche lei, poi le disse:
- Non sono arrabbiata con te, non potrei mai esserlo, sciocca!
Francis abbozzò un sorriso, sollevata, e poi la guardò socchiudendo le palpebre rapidamente, mentre la guardava:
- Davvero?
- Sì! Ma… ti prego dimmi che ti è successo! Questi tuoi occhi mi stanno ammazzando!
Francis si perse con lo sguardo nel vuoto per qualche secondo, poi con voce priva di emozioni disse:
- Sta lavorando ad un nuovo album…
Non vi fu bisogno di nominare il suo nome per lasciare che Katy capisse di chi stesse parlando, e sbarrando gli occhi per lo stupore di quella notizia, la guardò incessantemente, chiedendosi cosa potesse mai provare  in quel momento la sua amica, che continuò dicendo:
- Stamattina il suo avvocato è venuto alla EmsAndFran e ci ha detto che non ha alcuna intenzione di sciogliere il contratto per rinunciare ai miei ballerini, e che se volessi scioglierlo contro le sue volontà, dovrei pagare una clausola rescissoria di settecentocinquanta-cinquemila dollari… ma non arrivo ad una cifra simile, quindi non posso far altro che lasciargli prendere possesso delle mie scuole mentre lavora al suo nuovo album e al…
Francis deglutì prima di poter restare senza fiato, poi aggiunse:
- …al suo matrimonio….
- CHE COSA? SI SPOSA?
Francis si gettò tra le sue braccia e non le rispose, necessitava soltanto di essere abbracciata da qualcuno, mentre attraversava la fase di accettazione di quella notizia che le faceva male fisico anche solo a pensarci.
[…]
Francis, prima di partire in volta di Napoli, e lasciargli gli stati uniti alle spalle per i prossimi cinque mesi di assenza, richiamò (tramite una videochiamata di gruppo su skype) un paio di suoi collaboratori della EmsAndFran delle sedi di Parigi, Germania, New York e Brasile, per dir loro che presto avrebbero ricevuto sue direttive sull’inizio di un nuovo grande progetto lavorativo per un cantante internazionale molto famoso, ma non si espose più del dovuto.
[…]
Giunta a Napoli, Fran rivide molte delle persone che le stavano a cuore e che vivevano oltreoceano; tra cui la sua famiglia: i suoi fratelli, sua madre e persino suo padre.
Alcuni dei suoi più cari amici Napoletani, e calciatori della squadra di calcio di proprietà della sua famiglia, tra cui Paolo Cannavaro ed altri cari ragazzi nonché suoi connazionali Argentini.
Ebbe modo di prendersi cura anche della sua prima vera scuola delle EmsAndFran, aperta nel 2007 proprio nel quartiere della città in cui era nata e cresciuta la sua Emma.
La EmsAndFran, in quei due mesi in cui la ragazza fu in visita nella propria città, conobbe momenti di innovazione, di gloria e divertimento, che erano mancati da qualche anno: si impegnò nell’organizzare flashmob in tutta la città, esibizioni nelle piazze della città, e anche durante qualche evento e spettacolo di artisti che ebbero l’onore di aprire o chiudere i loro spettacoli con un’esibizione dei suoi ballerini. (uno su tutti Alessandro Siani, noto comico Napoletano, nonché amico di lunga data della ragazza).
Francis, però, non ballava più.
Erano due mesi che non si avvicinava più ad una pista da ballo, ma si dedicò unicamente a dare lezioni ai suoi allievi, ad insegnar loro i trucchi per essere impeccabili e bravi così come lo era lei.
Si prese cura della sua creatura napoletana, delle relazioni con la sua famiglia e con i suoi amici napoletani, calciatori, e non, e sembrò riuscire a dimenticare l’intera storia di Justin, prendendosi due mesi di pausa da quella vita caotica che conduceva a Los Angeles, prima di iniziare le riprese del film alle Hawaii.
A Napoli Francis riuscì a ritrovare sé stessa, e anche se sembrava non voler più ballare, in realtà preparava già quella che sarebbe stata la nuova era di Justin Timberlake, ma lo faceva in gran segreto, nelle camere della sua testa.
[…]
C’era molto da raccontare della sua permanenza a Napoli, un episodio su tutti, che avvenne una sera di metà Febbraio, quando Francis fu raggiunta al telefono dal parroco di un orfanotrofio della città:
- Sono lieto di sapere che è ritornata nella nostra città signorina EM, e soprattutto mi rallegra sapere che non si è dimenticata di noi…
- Non potrei mai farlo, padre Leonardo, sa bene quanto sono legata ai vostri bambini…
- Lo so benissimo… ed è proprio per questo che l’ho telefonata…
Una stretta allo stomaco colpì Francis a quelle parole, che solo dopo una manciata di secondi passati in silenzio, riuscì a dire:
- Mi dica, padre Leonardo, l’ascolto…
- Se non è troppo un disturbo per lei, preferirei parlargliene di persona…
Francis si guardò intorno e riflettendo per qualche secondo, dopo attimi di silenzio, disse:
- Ma certo… certo, padre Leonardo. Posso raggiungerla domani, se le fa comodo.
- Sarebbe un immenso onore Signorina EM.
- La prego, padre, mi chiami Francis, o Francesca, se le fa più piacere…
Il parroco sorrise timidamente al telefono, e Fran ne fu dolcemente contagiata, al ché si sentì l’uomo dirle:
- Come vuoi… Francesca!
- Adesso va molto meglio…
Disse in un sorriso la ragazza, poi aggiunse:
- Allora ci vediamo domani mattina?
- Ti aspettiamo con ansia!
- Anch’io non vedo l’ora, padre! Grazie ancora per l’invito e buonanotte.
- Grazie a te, figliola, e serena notte anche a te.
[…]
--- Continua. ---


 

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Capitolo 42
*** ● Christian ● ***


CAPITOLO 42 – Christian
 
---Continua.---
[…]
Francis si trovava a Napoli già da due settimane, quando ricevette la telefonata da parte di Padre Leonardo, parroco che si prendeva cura dell’orfanotrofio maschile Antoniano di Napoli nei pressi di Capodimonte. La ballerina conosceva e visitava periodicamente (quando ne aveva la possibilità) tutti gli orfanotrofi della città di Napoli e delle province, ma era particolarmente legata a quello di padre Leonardo.
Vi arrivò di buon mattino, attorno alle 9:00 barra 9:30 a bordo della sua auto napoletana (possedeva una propria auto che lasciava tutto l’anno a Napoli, e la utilizzava tutte le volte che era in città, senza dover chiedere passaggi ad amici, tassisti o prendere in prestito l’auto della sua famiglia). Aveva una Volkswagen Golf nera metallizzata a benzina, che correva abbastanza, come piaceva a lei.
Impiegò poco meno di un’ora per raggiungere l’orfanotrofio partendo da casa sua.
La ballerina aveva anche comprato casa propria, nei pressi della sede della EmsAndFran a Fuorigrotta, appena più su del grande quartiere che ospitava lo stadio della città, in un appartamento sul privilegiato corso Vittorio Emanuele.
L’orfanotrofio era una struttura antica che sorgeva tra le verdi colline di Capodimonte, non molto distante dal famoso bosco della città, da cui si poteva ammirare un panorama meraviglioso della sua Napoli.
Non era particolarmente grande, ma riusciva ad ospitare più di cinquecento bambini, tutti maschietti, che andavano dai primi mesi di vita, fino ad arrivare a dieci, dodici anni d’età.
Vi era un enorme giardino con grandi alberi fioriti, giostrine, campetti di calcio e di basket per lasciarli giocare all’aria aperta, più grandi aule studio all’interno dove facevano lezione come nelle scuole comuni, sale computer, sale per i giochi di società e altre attività che tenevano quei poveri bambini occupati, sino al giorno in cui qualche famiglia si fosse fatta avanti per prenderli con sé.
[…]
Fran fu accolta gioiosamente da tutti quei bambini, e dal caro padre Leonardo, affiancato da altri volontari: donne e uomini, ragazzi e ragazze che facevano volontariato presso la struttura, facendo da insegnanti, infermieri e quant’altro ai bambini.
Non era la sua prima volta tra quei bambini, che la salutarono come se fosse stata davvero un membro della loro famiglia, famiglia che non avevano, proprio come lei alla loro età.
Aveva portato tanta gioia a quei piccoli ometti di quell’orfanotrofio in quegli anni, tra cui la visita dell’intera squadra di calcio della città, almeno una volta l’anno. Tutti i calciatori, oltre a regalare a quei piccoletti la gioia di poterli incontrare, portavano loro giocattoli e materiale per lo studio, donando oltretutto una cifra per il fondo monetario della struttura, che andava dritto alle spese per le cure mediche e scolastiche.
Inoltre Francis si impegnava personalmente a finanziare come meglio poteva almeno una volta al mese tutti gli orfanotrofi presenti sul territorio Napoletano, oltre a tutti gli orfanotrofi in cui si imbatteva nei suoi viaggi intorno al mondo.
Aiutare i bambini orfani, ormai, la considerava la sua missione nella vita, e lo faceva come meglio poteva, e se per un mese o due era impossibilitata nel versare dei soldi per le loro strutture, si impegnava a far loro da tutor come insegnante a scuola, oppure prendendosi cura dei malati, curando le loro febbri o infezioni passeggere.
Aveva davvero un gran cuore, e padre Leonardo se n’era accorto già dal primo giorno in cui la ragazza fece visita alla struttura, riempiendo il cuore di gioia non solo dei bambini, ma anche del caro e vecchio parroco.
L’uomo aveva sessant’un anni, aveva folti capelli bianchi tagliati corti, viso pulito da ogni traccia di barba, sempre con la tunica nera ben curata e una corona di rosario di legno al collo.
Il parroco era un uomo di chiesa della città, e il suo marcato accento Napoletano era riconoscibile anche già dal suo modo di respirare, e questo piaceva da impazzire a Francis, che riusciva ad assimilare quell’accento anche lei, ogni qual volta marcasse il suolo partenopeo.
Tra tutti i bambini lì presenti, Francis era stata rapita sin dal primo momento da uno di loro, che riusciva a ricordarle sé stessa da bambina, quando ancora era rinchiusa in un orfanotrofio a Buenos Aires, molto meno bello ed accogliente di quello in cui si trovasse lui.
Il bambino in questione adesso aveva quasi quattro anni, era bassino in confronto agli alti suoi coetanei, e forse era proprio quella particolarità a renderlo ancora più tenero agli occhi della ballerina.
Francis lo riteneva un vero e proprio angioletto, col caratterino di un diavoletto imbronciato.
Per la ragazza, si trattava di un tenero angioletto, perché aveva lunghi capelli biondi che gli scivolavano sul faccino con dei boccoli, che gli davano quasi difficoltà nel vedere con i suoi grandi e profondi occhi azzurro cielo, leggermente arrotondati.
Aveva un nasino perfettamente dritto, e sottile che le faceva venir voglia di mangiarlo per quanto fosse bello, labbra sottili e rosee come le sue guance, particolarità che lo differenziavano dal resto dei bambini (oltre al suo fisico pallido e gracilino) e che gli procurava prese in giro dal resto dei bambini dell’orfanotrofio.
Il piccolino si chiamava Christian ed era il figlio di nessuno, i suoi genitori erano morti in seguito ad un incidente stradale e del resto della loro famiglia non si avevano notizie, perché erano degli emigranti del nord Europa, ma ormai il piccolo Christian era un napoletano a tutti gli effetti, e proprio dai napoletani aveva ereditato il suo caratterino tutto pepe, sempre propenso nell’attaccare brighe con tutti, senza temere di fare a botte con bambini più grandi e quindi più forti di lui, ed era proprio questa somiglianza con sé stessa, che Francis riusciva a vedere in quel bambino indifeso.
Trascorreva la gran parte del suo tempo da solo, allontanando tutto e tutti, e quando veniva costretto a socializzare, riusciva sempre a rovinare tutto con qualche litigata e qualche scontro corpo a corpo dove ovviamente lui aveva sempre la peggio.
Fran, più di una volta assistette ad una sua litigata con qualche bambino più grande di lui, e poté notare il fatto che nonostante fosse gracilino, Christian riusciva quasi sempre a far molto male all’altro bambino con cui si scontrava.
Non parlava mai, sembrava avercela col mondo intero, così come Francis alla sua età, e anche se la ballerina si sforzasse di scambiare due parole con lui, egli non la degnava mai di una parola, ma solo di qualche sguardo sinistro, con i suoi meravigliosi occhi azzurri, che riuscivano a far trasparire il suo forte bisogno d’amore e d’affetto.
Amore ed affetto che Francis non gli aveva mai negato in ogni visita che gli faceva all’orfanotrofio, senza destare sospetti di preferenze agli occhi degli altri bambini.
Conosceva bene la passione che quel bambino avesse per il calcio, così procurava a tutti i bambini delle tute della società sportiva calcio Napoli, magliette autografate dai calciatori, fatte su misura per loro, palloni per giocare a calcio, scarpette da calcetto, borse, articoli per la scuola col marchio della squadra, tutto solo per riuscire a vederlo felice e con gli occhi illuminati dalla gioia di ricevere in dono quei regali, che non sapeva fossero scelti a posta per lui, dalla ragazza.
Christian, oltre alla pallone per il calcio, era anche amante delle macchinine, e Francis in un modo o nell’altro, riusciva sempre a trovare la scusa per regalargli nuovi modellini di auto sportive; che fossero telecomandate o anche solo macchinine giocattolo come tutte le altre, le bastava vederlo felice con le cose che gli piacessero.
Il bambino all’inizio faticava a relazionarsi con la ragazza, come con tutti gli altri, ma Francis non gli fece mai pressione, perché conosceva bene il tipo di carattere e quindi sapeva come prenderlo.
Non lo sforzò mai di parlarle, o di ringraziarla per i doni che regalava a lui e a tutti gli altri suoi compagni d’orfanotrofio, le bastava vedere quegli occhietti felici ogni volta che giungeva nella struttura con qualche nuovo regalo.
Col tempo, però, la ballerina riuscì a guadagnarsi l’affetto del bambino, tanto da riuscire a farlo aprire nel parlare con lei, e a volte anche a convincerlo a concedersi una partitella di calcetto assieme agli altri bambini a cui Francis partecipava sempre con tanta gioia.
Christian riuscì a legarsi a lei che sin dal primo giorno che l’aveva visto tra tutti quei bei bambini, se n’era letteralmente innamorata.
Rivedeva tropo di sé stessa in quel cucciolo d’uomo, e questo pigiava sul suo lato tenero, tanto da farle sentire la sua mancanza, ogni volta che lasciava la città di Napoli.
L’affetto che provava Francis per quel bambino, destò l’attenzione anche di padre Leonardo, che una sera di un anno fa, azzardò a farle la proposta di prendere in considerazione l’idea di adottare Christian.
La ballerina non aveva mai seriamente pensato a quell’opportunità, anche se forse era quello che in cuor suo voleva veramente.
Non aveva mai più osato pensare a lei nelle vesti di madre dopo l’incidente e dopo essersi lasciata con Justin, ma Christian… quel bambino era il suo punto debole e padre Leonardo sperava davvero che la ballerina potesse diventare la famiglia che il piccolo meritava di avere. 
Alla proposta del parroco, Francis, un anno fa, aveva risposto negativamente, spiegando all’uomo quanto a cuore le stesse il benessere e la felicità di quel bambino, ma che era proprio questo motivo che era portata a rifiutare l’idea di prenderlo in adozione.
Lei era una ballerina, un’attrice e una modella che viveva sempre sotto i riflettori del mondo, con giornalisti e paparazzi che non la lasciavano neanche un minuto di serenità, privacy e serenità, neppure quando cercava di condurre una vita normale come tutti gli altri.
Quel genere di vita non era adatto ad un bambino come Christian, i bambini avrebbero bisogno di serenità, pace e lei non era in grado di garantirgliene, non da quel punto di vista almeno.
Col la tristezza nel cuore, dovette dir di no, guardando negli occhi padre Leonardo, che non poté far a meno che accettare le volontà della ragazza.
Oggi, a distanza di un anno, il parroco dell’orfanotrofio, era venuto a conoscenza del fatto che la ballerina avesse fatto ritorno nella città: tutti ne parlavano, ed era già stata vista ad assistere ad un paio di partite della squadra di calcio della città, standosene a bordocampo, scatenando le interviste dei giornalisti sportivi, che provavano sempre un certo tipo di appagamento professionale quando le chiedevano un parere sportivo a fine gara, considerandola una vera esperta in materia, oltre che molto simpatica, e a detta di qualcuno anche un po’ “pazza”.
[…]
Padre Leonardo portò con sé la ragazza nel suo piccolo studio, dove era solito trascorrere ore d’intenso lavoro, sia parrocchiale che di interesse per l’orfanotrofio.
Lasciò che la ragazza si accomodasse, dopo averla accolta calorosamente all’ingresso assieme a tutti i bambini, eccetto Christian, di cui non vi era l’ombra, e Francis pensò bene che quella sua telefonata fosse dovuta al fatto che volesse comunicarle l’avvenuta adozione del bambino da parte di una vera famiglia che si sarebbe presa cura di lui d’ora in avanti e per sempre.
- Che gioia rivederti, Francesca. Riesci sempre a regalare tanta felicità ai bambini e a tutti i cittadini di questa città… sei nel cuore di ogni napoletano, grande o piccolo che sia.
L’uomo prese tra le sue, le mani della ragazza, e con una calma e pacatezza senza eguali, sorrideva in direzione della ragazza mentre le diceva quelle lusinghiere parole.
- Padre Leonardo, lei è sempre troppo buono con me… in realtà sono Napoli ed i Napoletani ad essere ben custoditi nel mio cuore, e lei lo sa…
- Certo che lo so, figliola, e per questo ti ringrazio a nome di tutti coloro a cui fai sempre del bene…
Francis non sapeva mai come comportarsi dinnanzi a complimenti simili, rientrava sempre in una grossa palla d’imbarazzo ed infinita modestia, che le portavano via le parole.
Abbassò lo sguardo timidamente, e sorrise sotto lo sguardo gioioso del prete, che subito cercò di metterla a suo agio, offrendole qualcosa da bere mentre la invitava a mettersi seduta.
- Ti prego, accetta una tazza di thè caldo assieme a me…
Francis sorrise dolcemente all’uomo di chiesa, e gli disse:
- Con molto piacere…
Non era solita amare chi faceva parte della comunità della chiesta, sin dall’età di una bambina non aveva mai avuto feeling con suore e preti, ritenendoli dei finti bonari, mascherati da abiti monacali che permettevano loro di fare le peggior cose senza mai essere accusati.
Padre Leonardo, però era diverso, e si allontanava dall’idea di prete che aveva sempre avuto, lo considerava un uomo di gran cuore, che aveva dedicato la sua vita a far del bene a quanti più bambini possibili, e questo meritava il rispetto e l’ammirazione da parte della ballerina.
[…]
Quel temporeggiare da parte dell’uomo, dinnanzi alla tazza di thè prima di poterle realmente dire come mai l’avesse mandata a chiamare, la insospettì molto, portandola a pensare seriamente al fatto che forse non avrebbe più rivisto il piccolo Christian, cosa che se da un lato le donava una profonda tristezza, le dava anche molta gioia, perché sapeva che adesso finalmente il piccolino aveva una famiglia che si prendesse cura di lui.
- Padre… perché mi ha mandato a chiamare? E’ forse successo qualcosa?
I due finirono di prendere del thè con i biscotti, e Francis aspettava paziente qualche spiegazione da parte del parroco, che mise via la sua tazza da thè, e guardandola serio, cominciò a dirle:
- Ecco, vedi figliola, non so se ricordi il nostro ultimo incontro di un anno fa…
- Certo che sì…
- Bene… quindi ricorderai la proposta che ti feci di adottare il piccolo Christian…
Francis abbassò lo sguardo per qualche attimo, poi acconsentì col capo e diventando anche lei seria, rispose:
- Sì… ricordo perfettamente…
- Figliola, io non voglio crearti alcun tipo di problema, o disturbo, lo sai…
- Gli è forse capitato qualcosa, padre?
Con vistosa preoccupazione, Francis alzò lo sguardo verso il prete, il quale tentò subito di calmarla dicendole:
- Niente di preoccupante… ecco vedi, qualche mese fa… per l’esattezza a settembre, una coppia si fece avanti per adottare Christian.
Fran ebbe un colpo al cuore e restò in silenzio ad ascoltare il racconto del prete:
- Erano una giovane coppia di neosposi che non riuscivano ad avere figli, e dopo aver fatto visita all’orfanotrofio, si offrono di prendere con loro il piccolo Christian, che però sembrava non voler andar via assieme ai due.
Francis accigliò lo sguardo, mentre un moto nervoso e preoccupato si fece largo dentro di sé.
- Ad ogni modo, riesco a convincere il bambino ad andar via con la giovane coppia, ma ha cominciato a rendere la loro vita impossibile. Mise a soqquadro la casa che il padre della sposa aveva comprato alla giovane coppia con tanti sacrifici, rompeva ogni cosa, rendeva loro la vita un inferno, urlando e rompendo oggetti di valore ad ogni ora del giorno, finché non si videro costretti a chiamarmi per chiedere aiuto.
Io corro a casa loro per vedere il bambino, e oltre a trovarlo ancora più magro di quanto già non lo fosse di natura, lo ritrovo ancora più chiuso e scontroso del solito.
Fran soffrì nel sentirgli raccontare quegli episodi, riuscendo perfettamente ad immaginarsi la situazione ed il visino sofferente del bambino.
- Per mia fortuna, riesco a farlo parlare, in un momento in cui i due giovani sposi ci lasciano soli…
Padre Leonardo guardò intensamente Francis negli occhi, poi sospirando, aggiunse:
- Tutto ciò che riesce a dirmi è che vuole tornare in orfanotrofio… perché dice che vuole rivederti, e pensava che stando via da qui non sarebbe più riuscito a passare del tempo insieme a te…
Francis sbarrò gli occhi e fissò il parroco, cominciando a commuoversi per le parole che le avesse appena rivelato.
Gli occhi le si inumidirono di lacrime, ma non pianse, si limitò a sorridere amaramente.
- Che sciocco!
Scosse il capo, sorridendo commossa, poi schiarendosi la voce con un colpo di tosse e riuscendo a smettere di far lacrimare i propri occhi, guardò il prete e gli disse:
- Padre Leonardo, la prego, dica al bambino ed ai suoi nuovi genitori che farò loro visita ogni volta che potrò!
Padre Leonardo abbassò lo sguardo e si lasciò sfuggire un leggero sorrisino triste:
- Figliola… ecco, vedi…
Fran si stranì nel vedere il parroco reagire in quel modo, ma restò in silenzio finché non le disse:
- Christian è tornato qui in orfanotrofio.
Quelle parole stupirono Fran tanto da lasciarla senza parole, così l’uomo aggiunse:
- Abbiamo dovuto annullare le pratiche dell’adozione, dopo che il bambino aveva più volte tentato di scappare di casa, riuscendoci soltanto una volta… e credimi, figliola, quello è stato uno dei giorni più brutti della mia vita! Credevo davvero che gli fosse successo qualcosa di brutto…
- Che cosa? Oh mio dio, padre, ma è terribile!
Fran si portò una mano sulle labbra per cercare di contenersi nel reagire male a quel racconto. Si sentiva colpevole per quello che gli fosse successo, anche se senza volerlo.
- Dov’è? Adesso dov’è? Come sta? Devo vederlo!
Fran si alzò in piedi in tutta fretta, e chiedeva a gran voce di vedere il bambino.
Padre Leonardo cercò di calmarla, e dopo alcuni minuti l’accompagnò e raggiunsero il bambino nella sala da giochi, popolata unicamente da lui e un altro paio di bambini accompagnati da due giovani insegnanti che si occupavano di far fare loro del bricolage con dei cappelli a berretti che loro stessi stavano decorando con stoffe colorate, che con l’aiuto dei due volontari, ricucivano tutti attorno.
[Canzone consigliata per la scena Miguel Bosé feat Shakira – Si tù no vuelves]
Non appena Francis entrò nella stanza, accompagnata da padre Leonardo, incrociò la vista del bambino, che ancora distratto da quel lavoro, era tutto preso dal rendere quel berretto molto più carino e colorato.
Tutti gli altri presenti, invece, alzarono i loro sguardi verso la famosa ragazza, e subito se ne entusiasmarono, catturando così la curiosità del bambino, che finalmente alzò i suoi occhietti azzurri verso Fran.
Nel vederla però, ebbe una reazione del tutto differente da come se l’era immaginata lei.
Il piccolo reagì male, prese quel berretto e lo gettò via, la guardò male, come se fosse stato arrabbiato con lei, poi scostando via male tutti quelli che tentavano di fermarlo, abbandonò la camera da una porta che dava sul giardino, opposta a quella su cui era ferma Francis, e se ne andò in tutta fretta.
Padre Leonardo, guardò mortificato la ballerina, che anche se fosse dispiaciuta, cercò di non darlo troppo a vedere.
Sorrise in direzione degli altri due bambini, e dei due volontari ed andò a salutarli calorosamente, riuscendo a passare con loro qualche minuto, prima di allontanarsi per andare a cercare Christian, assieme al parroco.
[…]
Riuscirono a trovarlo in giardino dopo aver girato in lungo e in largo per tutto l’istituto.
Era seduto su di una panchina, vicino ad un grosso pino, mentre giocherellava ad accarezzare un gatto randagio, che ormai conosceva e nutriva assieme agli altri bambini, e a cui aveva dato anche un nome.
Padre Leonardo e Fran, gli si avvicinarono lentamente, sperando che non cercasse ancora una volta di scappar via, ma non appena gli furono abbastanza vicini e notarono che il bambino se ne stesse lì ad accarezzare il gatto, ignorandoli completamente, Padre Leonardo, si fermò e lasciò avanzare unicamente Francis, concedendo loro un po’ di tempo da soli, mentre lui restava ad osservarli da lontano.
Il bambino, nonostante fosse molto giovane, aveva un caratterino niente male, e sapeva bene come ignorare il prossimo.
Fran lo raggiunse su quella panchina e si sedette accanto a lui, senza dire una parola, semplicemente guardandolo accarezzare quel gatto, che immediatamente volle avvicinarsi a lei, ma Christian lo tirò per la coda e lo tenne stretto a sé, impedendogli di raggiungere la ragazza, che lui stesso continuava ad ignorare.
Padre Leonardo si aspettava che la ballerina gli dicesse qualcosa, ma Fran non aprì bocca, la ragazza conosceva bene quelli col carattere come Christian, ne aveva uno simile anche lei, e sapeva che in momenti come quelli, parlare non sarebbe servito a niente, così diede a quel bambino tutto quello che cercava senza far altro che stargli seduta accanto mentre coccolava quel gatto randagio, e respirava l’aria pura di tutto quel verde che li circondava.
Le era mancato guardare quel faccino d’angelo che si ritrovava, i capelli riccioluti gli erano cresciuti lateralmente, quasi a creargli due angoletti all’altezza delle orecchie, in una sorta di taglio a trapezio, che lo rendevano ancora più dolce agli occhi della ballerina.
Le gambine erano segnate da graffi e crosticine che si procurava giocando e cadendo durante le attività all’aperto, e aveva ancora qualche pezzo di stoffa attaccato sul cardigan col cappuccio blu scuro di lana che indossava, sopra ad un piccolo jeans e con al piede delle scarpe da ginnastica dello stesso colore del cardigan: era il bambino più bello che avesse mai visto, e quegli enormi occhi azzurri le facevano venir voglia di piangere per quanto fossero meravigliosi.
Trascorsero minuti interminabili in silenzio, e la tattica di Francis sembrò funzionare, non appena si vide il bambino alzare gli occhietti verso quelli di Fran, e rivolgerle un timido sguardo, che subito distolse via, per tornare a guardare quel gatto che era diventato la sua salvezza in una situazione che lo stava mettendo in forte imbarazzo.
Francis sorrise dolcemente nel notarlo andare in soggezione,
 ma oltre a quello, notò anche che avesse un graffio su quel nasino perfetto, così non trattenne sé stessa ed il suo istinto materno (che di tanto in tanto faceva capolino dentro di lei) e con una mano leggera andò a sfiorargli il punto graffiato sul naso, e gli disse:
- E questo?... te lo ha fatto il gatto?
- Si chiama Antonio…
Pronunciò con la sua tenerissima vocine fioca, così bassa da sembrare malaticcia.
Francis sorrise, poi fingendosi confusa e stupita, disse con tono di voce squillante:
- Chi il gatto? Lo…Lo hai davvero chiamato Antonio?
Il bambino imbronciato, non le rispose, così Francis insistette e disse:
- E perché?
- Perché sì…
- Beh… Antonio non è proprio un nome da gatto.
- Ma è un nome.
- Giusto…
Il bambino se ne stava a guardare quel gatto color beige, con grandi occhi marroni, mentre gli faceva le fusa e lui lo accarezzava sotto lo sguardo di Francis, che gli disse:
- Beh, allora? …È stato lui a graffiarti il nasino?
Christian alzò lo sguardo imbronciato verso Fran e ancora arrabbiato, le disse con una vocina avente un forte accento napoletano, che lo rendeva ancor più adorabile:
- Che te ne frega? Tornatene in America e non tornare più!!
Francis fu come schiaffeggiata da quelle parole dette con foga dal bambino, non se le aspettava assolutamente.
Dal modo arrabbiato con cui gliele disse, però, poté comprendere che fosse arrabbiato con lei, unicamente perché gli fosse mancata.
Fran si chinò in avanti col busto, e poggiandosi con i gomiti sulle ginocchia, lo  guardò e disse:
- Beh, ci sono stata in America, ma… mi eri mancato, così sono venuta a vedere come te la passi con padre Leonardo… Non dirmi che non ti sono mancata neanche un po’…
- Neanche un po’.
Ribatté lui con aria convinta ed imbronciata, al ché Fran alzò un sopracciglio, e con un tono di voce a sfida, gli rispose:
- Neanche un pochino, pochino?
Il bambino non le rispose, così Fran alzò lo sguardo verso padre Leonardo che li guardava sorridendo sotto i baffi, e poi gli sussurrò:
- Neanche quando nascondavamo la bibbia a padre Leonardo? Eh?
Finalmente, con quelle parole, Fran riuscì a far sorridere il bambino, che guardò con occhietti complici la ragazza, ammettendo le loro marachelle ed il fatto che forse le era mancata, e anche tanto.
Il suo sorrisino era caratterizzato dalla vista di un po’ di gengiva, sopra ad un sorriso ampio e lineare, con qualche dentino di latte mancante, e nel sorridere gli si andavano a formare due tenere fossette sulle guance.
Fran si voltò in direzione di Padre Leonardo, sorridente, ma poté notarlo accigliato e con un’espressione di dissenso sul volto, dovuta al fatto che avesse sentito le sue ultime parole; ma ciò fece aumentare ancor di più la dolce e tenera risatina del bambino, che finalmente non nascondeva più la sua gioia di rivedere Fran.
[…]
Passare del tempo in quell’orfanotrofio assieme a quel bambino, rendevano la sua partenza ancora più difficile, ma fortunatamente, però, Francis restava a Napoli ancora per qualche settimana e così promise al bambino che sarebbe tornata ancora a fargli visita.
[…]
- Non vuoi proprio pensarci, figliola?
Padre Leonardo, faceva compagnia a Francis, che se ne stava in piedi accanto al lettino della camera che Christian condivideva con tre bambini, e si perdeva nella dolcezza del momento mentre lo guardava dormire sonni profondi, stanco di una giornata che Francis si era impegnata per rendergliela movimentata, ricca di gioie e divertimento.
- Dio solo sa quanto io voglia bene a questo bambino… ma merita di stare con una vera e propria famiglia…
Fran abbassò lo sguardo per un attimo verso quel berretto tappezzato di stoffe colorate che le aveva regalato il bambino e sorrise di comando, poi spostò lo sguardo ancora una volta verso di lui ed incantata nel guardare i suoi riccioli biondi su quella piccola testolina tonda, aggiunse:
- Ha bisogno di un padre… e io non posso dargliene uno…
Fece una pausa amareggiata, poi continuò dicendo:
- Dobbiamo dargli la migliore opportunità, padre, e io non sono la sua miglior scelta.
- Ti assicuro che da quando è qui… le uniche volte che l’ho visto felice è stato quando c’eri tu…
Francis si lasciò sfuggire un sorriso dolce, e spostando lo sguardo verso il prete, fece una pausa riflessiva di qualche secondo, poi disse:
- Facciamo un patto…
L’uomo la guardò interrogativamente, e con sguardo accigliato e grande interesse, restò ad ascoltare le intenzioni della giovane celebrità:
- Se prima di Natale di quest’anno, nessuna famiglia si sarà offerta di prendere in adozione Christian, mi chiami… e verrò a prendere il mio regalo di Natale…
Fran sorrise in direzione del prete, che speranzoso, accettò la proposta della ragazza con grande gioia e comprensione.
Capì che Fran volesse offrire il meglio a quel bambino, ma anche che fosse davvero legata a lui, tanto da mettere al primo posto le sue priorità piuttosto che le proprie.
[…]
UN MESE DOPO
Fran aveva un nuovo progetto in mente, e voleva realizzarlo ancora una volta lì, in quella città che riusciva sempre a regalarle emozioni uniche, legate a numerosi ricordi del passati assieme alla sua famiglia e ad Emma.
Tutti in città (ma anche in tutto il mondo) si erano accorti delle grandi doti calcistiche che aveva la ragazza, e faceva ancor più scalpore non solo perché fosse una ragazza, ma perché era una famosa ragazza di Hollywood, nonché figlia del presidente della squadra di calcio di una delle città del mondo che vivevano di più il calcio: Napoli.
Capitava di tanto in tanto che la ragazza si concedesse qualche partitella con i suoi ormai amici calciatori della squadra, unendosi a loro durante partitelle di fine allenamento, qualche pomeriggio nel centro sportivo della società, appena fuori la città.
Francis era davvero brava col pallone, era capace di numeri calcistici che soltanto dei calciatori professionisti e fuoriclasse riuscivano a fare.
La ragazza però, sembrava farlo di natura, senza doversi sforzare troppo per riuscire in qualche numero, quasi come se quel talento le fosse innato, come quello della danza.
I suoi amici, ne rimanevano sempre incantati e stupefatti, senza riuscire a capacitarsi del fatto che quella ragazza eseguisse numeri calcistici molto meglio di loro che giocavano a calcio per vivere.
[…]
- E’ come se adesso Ezequiel si mettesse a fare piroette meglio di te…cioè hai capito?
- Ahahahah è impossibile… ha le gambine troppo corte!
- Ahhhhhhhh ahahahahahahah
- Ehi! Ragassi che stronsi che siete!!
Francis era in compagnia dei due suoi migliori amici della squadra del Napoli: Paolo Cannavaro ed il fuoriclasse che faceva impazzire i tifosi Ezequiel Lavezzi.
Paolo, negli anni era riuscito a diventare titolare inamovibile nella difesa della squadra, nonché capitano fiero e che rispecchiava a pieno i colori di quella squadra e di quella città.
Lavezzi, detto anche il Pocho, era il calciatore più amato ed idolatrato dal pubblico Napoletano, dopo Maradona, e anche lui come Maradona e Francis, veniva dall’Argentina, e possedeva numeri calcistici che facevano letteralmente impazzire ogni tifoso della città.
I due ragazzi avevano appena finito l’allenamento quotidiano assieme a tutta la squadra, e Francis era passata a salutarli, come faceva quasi ogni giorno da quando era a Napoli.
Si era concessa qualche palleggio, sotto i flash dei giornalisti impazziti che quel giorno erano presenti al campo sportivo, ma la ragazza non lo faceva per catturare l’attenzione dei media, anzi, ma era proprio attratta dal pallone, che sembrava non caderle mai dai piedi.
Paolo, portava i capelli rasati a zero, sempre molto alto e magro con un fisico asciutto e sportivo: quel giorno indossava una camicia a quadrettini azzurra, che accentuava il suo color azzurro mare degli occhi, sotto ad un piumino grigio chiaro che lo coprivano dal clima pazzo dei primi giorni del mese di marzo, un jeans abbastanza stretto e scarpe da ginnastica firmate.
Il pocho Lavezzi, invece, indossava un jeans nero leggermente largo di cavallo, una camicia a quadri rossa e nera, coperta da un giubbino di pelle nero lasciato sbottonato, scarpe nere dell’Adidas, e capelli neri corti gelatinati, con un pizzetto di barba che gli contornava le labbra sottili, e metteva in risalto le sue folte sopracciglia nere che soprastavano i suoi occhietti scuri.
Erano entrambi dei bei ragazzi, anche se diversi tra loro: entrambi molto innamorati delle loro donne, Paolo in quegli anni aveva avuto il terzo figlio con la sua Cristina: una splendida bambina che aveva chiamato Sofia e che adesso aveva quasi tre anni.
Ezequiel, invece era diventato padre giovanissimo, all’età di diciotto anni , quando ancora viveva in Argentina, di un piccolo maschietto di nome Thomas, avuto assieme ad una giovane ragazza Argentina, ma che lui adesso aveva lasciato per stare con una nota fotomodella del suo stesso paese.
Francis non adorava particolarmente quella giovane ragazza di nome Yanina, ma per bene del suo amico, non lo dava a vedere e tentava di andarci d’accordo durante le sere in cui se la trascinavano con sé nella movida Napoletana.
Francis non ballava mai, erano due mesi che non ballava, da quando aveva lasciato gli stati uniti, si era dedicata alla crescita della EmsAndFran Napoletana, organizzando progetti su progetti che accrescevano la prestigiosità della struttura in tutta Italia.
Non ballava più neanche quando usciva con gli amici, la sera nei locali;  preferiva rilassarsi e godersi quei giorni di vacanza nella sua città prima di mettersi a lavoro come attrice.
[…]
- Beh è una bella idea… ma non ci sono molte ragazze brave come te nel pallone…
- E invece è qui che ti sbagli, Paolé! Ho girato per le varie scuole calcio femminili della Campania, e credimi, ci sono ragazze davvero valide!
- Securamente non è difisile trovare una più brava de Paolo!
(Gli errori grammaticali sono puramente voluti, per rendere l’idea dell’accento spagnolo di Lavezzi)
Quella frase detta dal pocho, fece scoppiare a ridere Francis, che si trovava in compagnia dei due amici, che si erano offerti di riaccompagnarla a casa, dopo essere stati ad allenarsi al centro sportivo, e dove lei li aveva raggiunti per salutare gli altri calciatori, i massaggiatori, l’intero staff medico e l’allenatore.
- Tu sei un cornutone e te la cavi perché sei il pocho Lavezzi, ma tu…
Paolo guardava Francis portarsi una mano davanti alla bocca, mentre se la rideva divertita, ed aggiunse con un finto tono offeso:
- Tu proprio mi deludi, uagliuncé!
- Scusa, Paolo, ma è stato bellissimo!! Ahahah…
Francis contagiò anche Ezequiel in quella risatina, e il modo che avesse il ragazzo di ridere era tenero e gioioso come un bambino. I due erano molto in sintonia, e si comportavano come se fossero cresciuti insieme da tutta una vita.
Fran gli andò a dare una pacca sulla spalla, come per complimentarsi con lui della battuta divertente appena fatta ai danni di Paolo, che nonostante cercasse di restarne offeso, non trattenne anche lui una risatina.
- Jamm… allor? Che stavi dicendo su questo tuo progetto?
Paolo tentò di tornare al discorso di prima, mentre i due ragazzi cercavano di smettere di ridere.
- Vero… vero… scusa, dicevo…
Fran fermò la sua passeggiata nel parcheggio del centro sportivo, mentre assieme ai due amici raggiungevano l’auto di Paolo, e guardandoli disse loro:
- Lo sapete che mi piace un sacco giocare con voi in una di quelle partitelle che ogni tanto mi concedete di partecipare, a fine dei vostri allenamenti…
- Eccome se ti piace…
- Ci piase anche a noi, Fran.
Risposero prima Paolo, poi Ezequiel, mentre le sorridevano e restavano ad ascoltarla interessati:
- Ecco, insomma, siccome ho bisogno di soldi, ho pensato di tirar su una società di calcio femminile, composta da calciatrici professioniste, che una volta al mese, o chissà quando, organizzavamo una partita con una squadra di calcio maschile professionale: che so il Napoli, il Milan, l’Inter, ma anche squadre europee come il Real Madrid, il Liverpool, il Manchester City, il Manchester United, il Barcelona, eccetera…
- Wow…
Paolo alzò le sopracciglia in una smorfia stupita, e restò ad ascoltarla interessato:
- Sì!! E da ogni partitella, ricavavamo un incasso che in parte andrebbe in beneficenza ai bambini negli orfanotrofi, e in parte lo terrei io in quanto organizzatrice.
- Insomma ti metti i soldi in tasca…
Disse scherzosamente Paolo, e Fran guardandolo gli rispose:
- Sarebbe solo all’inizio… finché non avrò racimolato abbastanza soldi per sciogliere il contratto delle mie scuole con Timberlake,,,
- Sì, lo so… scherzavo, Frà…
La ragazza sorrise, e capì solo dopo la battutina dell’amico, dopo che si era lasciata prendere troppo dalla serietà dei suoi progetti.
- Sì, pero… falla finire de parlare, che me piase este progieto…
Paolo si voltò a guardare l’amico, e si passò una mano in faccia dicendo:
- Sono cinque anni che sta in Italia e ancora parla come un immigrato…
- Ahahah…
Fran sorrise divertita a quelle parole, riusciva sempre a ridere di gusto quando era in loro compagnia, poi però notando il loro sincero interesse verso quel suo progetto, disse loro:
- Questa squadra avrà a disposizione ventidue ragazze che giocano a calcio sia per professione, che per hobby… io poteri occuparmi anche di allenarle, ma non ce ne sarà bisogno, dato che si giocherà in amichevoli e solo per mezz’ora.
- Mezz’ora?
Domandò Lavezzi, e Francis guardandolo gli disse:
- Sì, mezz’ora: quindici minuti un primo mini tempo e quindici minuti il secondo… così nessuno si stancherebbe e potremmo giocare anche prima di un match importante e serio di calcio, giusto per intrattenere un po’ il pubblico prima di una partita. Sarebbe per beneficenza, e io forse riuscirei ad accumulare altri soldi per questa mia causa…
- Ua però mi piace, lo sai?
- Anche a me! Maschi contro femmine… le massacriamo!
- Ma serio!!
- Non cantate troppo vittoria, belli miei, quelle ragazze che ho visto sono più uomini di voi due messi insieme!
- Mamma mì!!!!
- Ahahahah…
[…]
Il progetto di Francis andò in porto e nel giro di qualche settimana, la ballerina riuscì a fondare questa squadra di calcio femminile chiamata “Le Sirene” in onore alla sirena Partenope, che simboleggiava la città di Napoli con la sua leggenda, e in simbolo di soccorso per i bambini bisognosi, dato il suo scopo di fondo che era quello di accumulare soldi da dare in beneficenza.
I completini venivano fatti dall’Adidas ed erano di color rosa pastello, con cucito sul cuore il logo che rappresentava una “S” stilizzata a coda di sirena.
Francis sembra essere il re Mida, qualsiasi cosa toccasse la trasformava in oro, e anche dopo le critiche iniziali da parte della stampa, che non vedevano di buon occhio dei mini match a calcio tra uomini e donne, la giovane talentuosa ragazza riuscì a lanciare questo suo progetto con la prima partita allo stadio San Paolo di Napoli, sfidando la propria squadra del cuore per una mezz’ora di partitella, che non intralciò affatto i piani della lega calcio, e che in compenso regalò molta gioia ai tifosi, che potettero godersi dello spettacolo di Fran nei panni di calciatrice, per soli 30 minuti.
Quella sera, fu chiesto al pubblico di donare un euro a persona da dare in beneficenza, e a fine serata, Fran poté contare ben trentamila euro nelle casse del botteghino, tutti per lei.
Di quei trentamila però, soltanto cinquemila furono messi da parte per lei, il restante fu tutto devoluto in beneficenza per gli orfanotrofi.
[…]
Quei due mesi passarono all’insegna delle novità e del relax per Francis, che riuscì a trascorrere del tempo con i suoi amici napoletani, e la sua famiglia.
I rapporti con suoi padre, sembrarono essere migliorati col tempo, forse perché entrambi avevano capito il valore dell’altro e non potevano più nascondere a loro stessi di volersi bene, ma tutto avveniva a piccoli passi, che però portavano a ben sperare in un loro ritorno al rapporto che avevano in passato.
Anche le cose con Luigi andavano bene, e Francis vedeva il pancione di Brooke crescere a vista d’occhio, e non vedeva l’ora di porte mettere le mani su quel batuffolo di essere umano, a cui presto avrebbe fatto da madrina.
- E ti sentiresti pronta ad affrontare una cosa simile? Insomma… essere madre….
Francis aveva raccontato al fratello Luigi il fatto che stesse seriamente prendendo in considerazione l’idea di adottare Christian.
Si trovavano nell’appartamento di Francis, e dopo cena, la povera Brooke si era addormentata sul divano, stanchissima e a stomaco pieno, e loro due sedevano sul divano e davanti alla tv accesa ma senza voce, si concedevano due chiacchiere a riguardo.
- Anch’io fatico ad immaginarmi in queste vesti, ma ormai è da quasi un anno che non faccio che pensarci segretamente… non lo sa nessuno, adesso lo sai solo tu…
Luigi sorrise dolcemente alla sorella, lieto di essere stato il primo a cui ne avesse parlato.
- So bene quanto tu ami i bambini… e credo che tu sia doppiamente legata a questo bambino perché un po’ ti ricorda il tuo passato, e in cuor tuo puoi ben capire cosa stia passando… ma il consiglio che posso darti da fratello maggiore e da persona che ti ama: è che… è bene che tu ci pensa … pensaci bene Fran sia per te che per lui…
Fran guardava davanti a sé un punto nel vuoto, e si stringeva al petto le gambe, mentre acconsentiva tacitamente col capo alle sue parole.
- Sono mesi che mi convinco di non essere la persona adatta per quel bambino, e per un bambino in cerca di adozione in generale… insomma, sono sola, vivo a Los Angeles, sempre al centro dell’attenzione dei mas media. Non conduco propriamente una vita adatta ad un bambino, che avrebbe bisogno di pace, serenità e soprattutto di una figura paterna… io tuttalpiù potrei provare a fargli da madre, ma non sono sicura di poter riuscire neanche in quello…
Luigi le prese la mano e gliela strinse, e sorridendole dolcemente le disse:
- Sì che ci riusciresti… saresti una mammina perfetta.
Fran ricambiò quel dolce sorriso, lusingata dalle parole del fratello, ma poi distolse lo sguardo e seria disse:
- Resta il fatto che comunque ci sarebbero famiglie pronte a prendersi cura di lui così come merita… famiglie vere e non ragazze madri, Luis… non ho intenzione di diventare una ragazza madre con un bambino che avrebbe bisogno di una figura paterna, così come tutti i bambini.
- Ed è per questo che ti invito a pensarci bene prima di prendere una qualsiasi decisione… che sia questa positiva o negativa…  
Fran acconsentì col capo, poi alzando lo sguardo verso di lui, disse:
- Mi sono presa tempo per pensarci, tra pochi giorni parto per raggiungere la troupe del film alle Hawaii e starò via per tre mesi, e oltretutto ho altri progetti che mi terranno molto impegnata con la EmsAndFran a Los Angeles, nei mesi a venire… magari nel frattempo qualche famiglia deciderà di prendersi cura di Christian…
- E a te andrebbe bene?
- Sarei felice per lui… voglio solo il suo bene.
- Beh allora non ci resta che aspettare e vedere cosa accadrà…
Fran sorrise in direzione del fratello, poi cambiando nettamente umore, disse:
- Oh, beh non dimentichiamoci che nel frattempo Brooke sfornerà la mia nipotina!!!
Luigi sbarrò gli occhi e in un’espressione scioccata le disse:
- Ti ha detto che è una femminuccia?
- Ho dovuto corromperla con una fetta di torta al cioccolato mentre aveva una delle sue voglie…
- Che figlia di… doveva essere una sorpresa!
- Ahahaha ma lo è stata!!
- Sei senza cuore! Minacciare mia moglie in preda ad una voglia!
- A mali estremi…
I due scoppiarono a ridere e divertiti trascorsero il resto della serata tra gioie e spensieratezze, così come usavano fare molti anni addietro, quando ancora non vi erano bambini a riempire i loro pensieri e le loro vite.
[…]
Finalmente il momento di partire per le Hawaii, arrivò, e così il nove marzo del 2012 Fran raggiunse l’intero cast del film “Pirati dei Caraibi oltre i confini del Mare” ed ebbe inizio un avventura che le regalerà momenti unici, gioie e divertimenti indimenticabili assieme ad attori straordinari come Johnny Depp e Penelope Cruz. (con i quali legherà dei bei rapporti d’amicizia).
Le riprese del film la tennero occupata per tre lunghi mesi, e quei mesi furono uno dei periodi più belli e spensierati per la ragazza, nonostante stesse lavorando duramente per non deludere mai le aspettative del regista e del suo ormai “collega” Johnny Depp.
Si divertirono moltissimo a girare il film, tra momenti di risate e serietà, le lunghe giornate caraibiche passavano all’insegna del divertimento più puro.
Il set era quasi sempre circondato da paparazzi assatanati di scoop e notizie riguardanti il film e le sue riprese, e più di una volta sulle testate giornalistiche, comparvero scatti paparazzati di Francis nei panni del suo personaggio Zahira al fianco del famigerato capitan Jack Sparrow.
Il costume di scena di Fran consisteva in un pantalone marrone scuro, tipico di ogni uomo di pirata del contesto Disney, una larga camicia bianca a girocollo, larga anche di maniche, con macchie di sporco lungo tutto il corpo, qualche finto dente d’oro e qualcuno nero, capelli raccolti il lunghe treccine da pirata e una bandana a fascia messa ad inizio della sua attaccatura dei capelli, con due grossi orecchini a cerchio d’oro ai lobi delle orecchie.
La ballerina aveva espresso il desiderio di non trasformare i suoi capelli in treccine, come usava portarle anni fa, piuttosto preferì utilizzare una parrucca di capelli naturali dello stesso colore dei suoi.
In quei tre mesi di riprese, Francis si abbronzò moltissimo, stando sempre esposta al sole per girare le scene all’aperto e soprattutto sulla spiaggia, si era quasi trasformata in una Hawaiana vera e propria.
TRE MESI DOPO
Quando l’intero cast e troupe fecero rientro negli stati uniti, a fine luglio, per dare inizio alle riprese negli studios della Disney a Los Angeles, i paparazzi e le persone faticavano a riconoscerla per quanto fosse dimagrita e scolorita.
Molti osavano dire che fosse diventata così irriconoscibile, da diventare brutta, mentre altri ritenevano che l’abbronzatura e qualche chilo di meno avessero giovato alla ragazza, rendendola ancora più bella.
Le riprese negli studi di LA durarono fino agli inizi di Settembre, e quando tutto fu terminato, Francis poté finalmente tornare alla sua vita da ballerina, cominciando a prendersi cura del nuovo progetto per i lavori coreografici sul nuovo disco di Justin Timberlake.
Fu riaccolta gioiosamente nella sua scuola a LA da tutti i ballerini, ed i suoi fidati addetti ai lavori, tra cui anche Nina, Victor ed altri truccatori e collaboratori vari.
Trascorsero due settimane al suo ritorno alla vita di tutti i giorni, e un giorno di metà Settembre, la ragazza si trovava nel suo studio della scuola di Los Angeles a parlare con Chenille, Eddy e Jay a tarda serata, quando ormai la scuola era stata chiusa agli allievi.
[…]
- Sono molto fiera del lavoro che avete svolto con la scuola in mia assenza. Ci sono oltre duemila nuovi iscritti solo qui a Los Angeles… sono senza parole, ragazzi, davvero…
- Merito della tua immagine, bella… non puoi capire quanta notizia faceva la tua presenza nel film… sembravano tutti impazziti per te!
- Come al solito, direi!
- Dici bene, zucchero…
Eddy e Jay se ne stavano seduti sul divanetto in fondo alla camera, affiancati da Chenille, che se ne stava seduta su una poltroncina accanto ai due, mentre Fran restava in piedi poggiata di spalle alla scrivania.
Sorridendo leggermente imbarazzata da quelle parole degli amici, li guardò e disse loro:
- Ora il film è accantonato… e noi dobbiamo dare inizio ad un nuovo progetto che sono sicura non vi sarete dimenticati…
- I ragazzi delle EmsAndFran di tutto il mondo non fanno che parlarne… dicono che voglio partecipare tutti al tuo nuovo progetto per Timberlake…
- Sono patetici! Come sperano di parteciparvi? Sono migliaia solo qui a Los Angeles…
Fran sembrava stesse parlando di un progetto qualunque, ma dal suo tono di voce serio, si poteva capire quanto ne soffrisse.
- L’idea è quella di raggrupparne un po’ da tutte le scuole…
- A proposito, zucchero, come farai ad organizzarli tutti?
Jay incuriosito, fece la domanda che un po’ tutti stavano aspettando, al ché Fran guardandolo gli rispose:
- Domani mattina organizziamo una videochiamata con i ragazzi che si occupano della gestione delle EmsAndFran di tutto il mondo, e dirò loro cosa fare.
Fran cominciò a gesticolare, guardando negli occhi ognuno di loro, ed iniziò ad esporre la sua idea:
- In sostanza abbiamo le sedi di Los Angeles, New York, Toronto, Rio de Janeiro, Buenos Aires, Napoli, Parigi, Barcellona, Mosca e Berlino. Dovranno uscire per ognuna di essa cinque ballerini, che verranno a stare qui da noi a Los Angeles…
- E dove?
Domandò incuriosito Eddy, leggendo nel pensiero di tutti, al ché Fran guardandolo disse:
- Prenderemo in affitto un albergo qui in zona e li lasceremo alloggiare lì a spese mie, per tutta la durata delle prove.
- Non sarà un po’ troppo?
Disse pensierosa Chenille guardando Francis, che alzò lo sguardo verso di lei, e con tono serio le rispose:
- Ti ricordo che stiamo parlando del progetto della nuova crew di Timberlake, le spese non contano in situazioni simili.
Eddy e Jay spostarono lo sguardo da Francis a Chenille, la quale mortificata con sguardo basso, disse:
- Hai ragione… scusa…
Francis sorvolò sulle scuse dell’amica, e senza darci troppo peso, tornò al suo discorso e guardando i ragazzi, disse:
- Se contiamo anche noi quattro più Mike della sede di New York, siamo già in cinque, quindi dovremmo escluderci dalla conta per dare spazio a cinque ragazzi della sede di Los Angeles e cinque di quella di New York di entrare a far parte della crew, quindi in totale saremo cinquantacinque ballerini…
- Zucchero, scusa, ma credi davvero che Justin assumerà cinquantacinque ballerini?
- No, Jay… lui sceglierà quelli che riterrà più opportuni per la sua crew… noi, una volta scelti i cinquanta ragazzi, ci uniremo a loro e ci limiteremo a lavorare sulle basi delle sue canzoni inedite, così una volta pensate le coreografie ed eseguite alla perfezione, gliele presenteremo e lui sceglierà chi ingaggiare… chiaro, no?
- Cristallino, bella…
- Chissà quanto tempo ci vorrà per preparare il tutto…
- Domani sera il suo agente mi porterà i demo musicali, dice che saranno due album, ma cominceremo col primo… sceglierò i brani e comincerò a pensare a qualche passo, mentre aspetto che dalle sedi mi vengono scelti i cinquanta ragazzi e ci raggiungano qui a LA. Se tutto va bene, nel giro di due mesi dovrebbe essere tutto pronto…
- Quindi per Novembre…?
Domandò Chenille assorta in quei progetti.
- Facciamo inizio Dicembre… Timberlake verrà qui con i suoi collaboratori, gli mostreremo le nostre coreografie, e sceglierà i ballerini da portarsi dietro in questo suo nuovo tour, lasciandoci una profumata somma di denaro come ricompensa!
Francis sembrava pensare unicamente ai soldi, ma sia Chenille che i due ragazzi, si erano soffermati a pensare al fatto che dopo tutti quegli anni, Justin avrebbe rimesso piede nella EmsAndFran di Los Angeles, e che avrebbe avuto a che fare di nuovo con la loro cara amica, che ce la metteva tutta pur di non mostrar loro quanto nervosa fosse all’idea.
- Beh capo… come al solito hai idee brillanti!
Eddy si alzò in piedi e complimentandosi con l’amica dopo essersi raffigurato nella mente i piani della ragazza, le mise una mano sulla spalla e guardandola aggiunse:
- Ben fatto!
- Ben fatto, sì, zucchero!!
Jay si alzò anche lui da quel divanetto ed andò a dare un cinque alla sua amica, che si lasciò sfuggire un sorrisino compiaciuto mentre lo guardava dirle:
- Andiamo a scegliere questi cinquanta talenti!!!
Chenille lanciò una fugace occhiata a Fran, e limitandosi a sorridere all’entusiasmo degli amici, si unì alla loro euforia nel voler dare inizio a questo nuovo progetto.
[…]
- Si può sapere chi ha reso casa vostra una serra di fiori?
Quella sera: Francis, Eddy e Jay erano ospiti a cena dai De Noir, e la ragazza non poté non notare che vi fossero fiori su ogni ripiano ed angolo dell’enorme casa.
Chenille si dileguò da quella situazione che cominciava a starle stretta, e con la scusa di andare a prendere qualcosa in camera sua, scappò via per non dover rispondere a quella domanda.
Al ché Francis se ne stranì, e guardò interrogativamente prima Eddy, poi Jay, il quale avvicinandosi all’amica, con un tono di voce basso le disse:
- Il nostro Bruno, mentre non c’eri, ha provato a farsi notare dalla nostra Cheny… ma a quanto pare a lei non interessa…
- Che cosa???? Non può essere vero!!!!
Eddy ridacchiò alla reazione scioccata di Fran, poi ancora ridendo, le disse:
- E invece è verissimo…
Il ragazzo la superò e raggiunse MamaSu in cucina, che era alle prese con la cena.
Jay e Francis li raggiunsero, e MamaSu avendoli sentiti urlare, domandò loro:
- Che succede?
- Fran ha notato che ci sono giusto due fiorellini in casa…
MamaSu abbassò lo sguardo verso il sugo di zucchine che stava cuocendo a fuoco lento, e con sguardo di una che voleva essere lasciata fuori da quella situazione, disse:
- Oh… beh sono certa che Chenille te ne parlerà appena questi due testoni la smetteranno di metterla in imbarazzo…
Jay cercava di rubare qualche polpettina al sugo da una pentola, mentre fingendosi offeso dalle parole della donna, le disse:
- Ehi MamaSu… è lei quella che ignora la corte spietata di uno come Bruno Mars…
- Spietata e anche eccessivamente profumata, direi…
Aggiunse Eddy, mentre annusava uno dei tanti vasi di fiori sparsi anche lì in cucina, tra un piatto di pietanze e l’altro.
Francis li guardò e non trattenne un sorrisino divertito, poi si vide costretta a farlo sparire dal volto, una volta che Chenille entrò in cucina.
- Stasera Anaya dorme da Caroline… questo significa una cosa sola…
- Possiamo fare i ruttini?
- Mangiare con la bocca aperta!
Eddy e Jay tentarono di indovinare cosa intendesse dire la loro amica, ma riuscirono solo ad essere disgustosi, facendo ridere sia Fran che MamaSu:
- No, maiali!
Disse Chenille assumendo il suo solito atteggiamento aggressivo da Bronx, poi alzando gli occhi al cielo, si avvicinò al frigo ed aprendolo, disse:
- Significa birra a tavola!
Eddy si avvicinò a Jay e gli diede uno scherzoso buffo dietro al collo:
- Idiota, parlava di birra non di rutti!!
Jay rispose a quello schiaffetto, fingendo di incatenare le mani dell’amico, portandogli un braccio piegato dietro la schiena, in una di quelle classiche mosse di autodifesa:
- Beh se è per questo non parlava neanche di mangiare con la bocca aperta.
Il ragazzo lo spintonò via simpaticamente ed aggiunse con tono marcato:
- Zucchero!
Eddy scoppiò a ridere mentre cercava di restare in equilibrio dopo quella spinta, poi tutti si misero a ridere per quel buffo siparietto tra i due.
[…]
A fine cena, le due ragazze si occuparono di lavare le stoviglie sporche, mentre MamaSu si concedeva un meritato riposo sul divano, affiancata da Eddy e Jay che guardavano una partita di basket, cercando di spiegare a MamaSu cosa fosse la difesa.
- Non lo capirà mai se continui a paragonare la difesa di basket alla fila per i saldi di fine stagione.
- Beh se hai un idea più brillante, fatti pure avanti tu, zucchero!
- Di sicuro qualcosa di meglio riesco a trovarla!
- Ho i miei dubbi…
- Non ci vuole molto a superare un esempio fatto di saldi e donne indemoniate che difendono l’ultimo prodotto sullo scaffare…
- Ci vorrebbe un cervello, e si a io che tua madre sappiamo che non ne hai uno, zucchero…
Nel mentre che i due amici davano vita ad una scenetta degna delle migliori sitcom televisive, MamaSu cadde in un sonno profondo senza destare troppi sospetti.
Fran e Chenille riponevano le stoviglie nei mobili e si concedevano due chiacchiere riuscendo finalmente ad avere un po’ di tempo per aggiornarsi degli ultimi mesi trascorsi separatamente:
- Eddy mi ha detto che ti rifiuti di incontrare Bruno… è forse successo qualcosa in questi mesi mentre non c’ero?
Chenille posava una pentola in un mobile in basso della cucina, e senza guardare in faccia l’amica, disse:
- No… non è successo niente…
- E allora perché ti rifiuti di vederlo?
- Ma perché non trovo necessario un nostro incontro, bella.
Chenille alzò la testa e richiudendo il mobile, guardò Francis e con i capelli un po’ spettinati, aggiunse:
- Ormai credo che abbia capito che non sono interessata a lui, oltretutto gli ho anche scritto chiaramente un messaggio che gli lasciava capire tutto…
- Un messaggio?
- Sì… in una delle sue consegne dei tanti mazzi di fiori mi ha scritto il suo numero chiedendomi di telefonarlo…
- E lo hai mai fatto?
- No, bella… non ho alcuna intenzione di accettare la corte di uno come lui.
Francis accigliò lo sguardo e dopo aver finito di riporre le posate nel cassetto, le disse:
- Uno come lui? E cioè?
Chenille sospirò e si passò una mano tra i suoi lunghi e folti capelli ricci, mentre raggiungeva la veranda appena fuori l’entrata della casa, seguita a ruota da Francis.
- Stiamo parlando di Bruno Mars… il cantante più famoso degli ultimi tempi… e sarà anche un essere umano come tutti gli altri, ma per me resta uno famoso, e io non voglio finire come…
Le parole le morirono in gola, ma Francis capì cosa stesse per dire e terminò per lei la frase:
- Come me…?
Francis disse quelle parole sorridendo amaramente, ma non se la prese veramente.
Chenille invece, alzò di scatto lo sguardo verso l’amica, e mortificata cercò di rimediare:
- No! Non volevo dire questo, bella…
- Sì, sì che lo volevi dire, Chenille… ma va bene, perché hai ragione…
La ragazza accigliò lo sguardo sorpresa di sentirle dire quella frase:
- Come?
- Sì, hai sentito bene… Hai tutte le ragioni del mondo nel voler rifiutare categoricamente di ridurti come me, un giorno… Bruno ha la notorietà, se anche solo parlassi con lui, comincerebbero a girare voci su di te, e i paparazzi sarebbero capaci di mettere a nudo la tua vita privata, e tu hai una bambina da tutelare…. Oltretutto beh… se la vostra storia dovesse finire, non sarebbe come quando chiudi una storia d’amore qualunque, perché finiresti col rivederlo ovunque, e tutti si sentiranno in diritto di parlare della vostra relazione e delle vostre questioni private…
Fran abbassò lo sguardo e si mise a sedere sul divanetto a dondolo sulla grossa e spaziosa veranda di casa, che era quattro volte più grande di quella che avevano nella casa del Bronx.
Chenille la seguì prima con lo sguardo, poi andò a sedersi accanto a lei, e guardandola, disse:
- Scusa, bella… non volevo dirlo in quel modo, ma… forse tu sei quella che può capirmi meglio di chiunque altro…
- Ti capisco, sì… ma, non è detto che tu faccia la mia stessa fine… Bruno è diverso, lui non vive la notorietà come la viveva …
Non volle pronunciare quel nome, ma non fu necessario affinché Chenille capisse che stesse parlando di Justin.
- Nella lista dei Pro e i Contro che ho stilato, i Contro sono la maggioranza…
Francis sorrise maliziosamente mordendosi il labbro inferiore, e guardando l’amica, che si lasciò contagiare da quel sorrisino, le disse:
- Hai fatto una lista di pro e contro? Oh ma allora la questione è più seria di quanto pensassi…
- Ahahahah… no, bella… non è molto seria…
- Scusa, Chenille, ma se arrivi a fare una lista di pro e contro ed i contro sono la maggioranza, beh devi almeno concedergli un appuntamento, fa parte del regolamento!
Chenille contagiò Francis con la sua melodiosa risatina imbarazzante, e dopo una manciata di secondi, cercando di smettere di ridere, e le disse:
- E’ fuori discussione!
- Oh andiamo, Cheny! Ha svaligiato tutti i fiorai di Los Angeles… quel pover ragazzo ce la sta mettendo tutta pur di farsi notare da te…
Chenille sorrise ancora una volta, ma poi guardando dinnanzi a sé, smise gradualmente di ridere, e pensierosa, disse:
- Non lo so, bella…
- Andiamo! Non devi mica sposarlo! Escici insieme, impara a conoscerlo, e se davvero lo troverai terribile, lo liquiderai in maniera molto gentile.
- E se invece dovesse piacermi da morire?
Francis sbarrò gli occhi e sorridendole con malizia, le avvolse un braccio attorno alle spalle ed urlando le disse:
- OH MA ALLORA E’ COSì CHE STANNO LE COSE??? AVANTI AMMETTILO CHE HAI UNA COTTA PER BRUNO MARS!!!!
- Shhhhh!! Non urlare, Fraaaan!!!
Fran rideva divertita, mentre cercava di far ammettere all’amica che forse Bruno tanto indifferente non le era.
[…]
Grazie a quell’episodio, riuscì a non pensare più al progetto che avrebbe preso il via l’indomani, e che d’ora in avanti sarebbe dovuta tornare a lavorare per Justin, con la sola differenza, che lui adesso stava per sposare un’altra.
Grazie a Chenille e a quella lunga chiacchierata su Bruno, che l’aggiornarono sui lunghi mesi che l’amico ebbe trascorso a corteggiare la sua cara Chenille, Fran dimenticò tutto il resto e trascorse una piacevole serata in compagnia dei suoi vecchi amici del Bronx.
[…]
Dopo aver parlato di Bruno e di quel corteggiamento degno delle migliori commedie romantiche, Fran parlò per la prima volta di Christian a Chenille, e l’amica non riusciva a credere alle sue orecchie.
Francis visitava periodicamente quell’orfanotrofio di Napoli, unicamente per riuscire a trascorrere un po’ di tempo con quello che sembrava la sua piccola reincarnazione al maschile.
Chenille moriva dalla voglia di vedere quel bambino, ma si lasciò prendere dalla forte emozione che stava accumulando tutta insieme, dopo quella notizia dell’amica, e scoppiò a piangere.
Fran dovette abbracciarla per cercare di calmarla, e trovandola buffa, ridacchiava e le diceva:
- Avanti Chenille… Non piangere…non ti ho detto niente di che… solo che c’è questo piccolo bambino in orfanotrofio a Napoli a cui voglio particolarmente bene….
Chenille si asciugò le lacrime con le mani, e sciogliendo l’abbraccio, le disse:
- Scusami, bella, ma … da quello che mi hai raccontato su questo bambino e conoscendo quello che è capitato a te, e conoscendo anche il tuo carattere… beh, mi sono lasciata prendere dall’idea di te che potresti prendere in adozione il piccolo.
Fran sorrise ed abbassò lo sguardo, poi con un tono di voce più triste le rispose:
- Magari fino a Dicembre arriva una bella famigliola e lo porta via con sé, dandogli finalmente la famiglia che merita…
Chenille diventò triste di botto a quelle parole:
- Lo capisco, sai? Capisco che tu voglia poter dare un padre a quel povero angioletto…ma a volte i bambini sanno accontentarsi anche di un solo genitore…
Francis riuscì a coglierci un riferimento personale di Chenille a quelle parole, e sorridendole dolcemente le prese una mano e guardandola negli occhi le disse:
- Nessun uomo sarà capace di ricoprire il ruolo del padre così dignitosamente bene come hai fatto e come continui a fare tu con la tua bambina.
Chenille si commosse ancora una volta, ma riuscì a non piangere di nuovo, le si inumidirono gli occhi mentre guardava l’amica e se ne stava in silenzio mentre questa le continuava dicendo:
- Io non sono come te… avendo il carattere che ho, non sono sicura di riuscire ad essere una buona madre, figuriamoci anche un padre… Tu sei una donna matura, sei maturata negli anni con Anaya, sei dovuta crescere in fretta assieme a lei… io no, io non faccio mai niente per crescere, continuo a commettere errori, a compiere azioni folli e prese d’istinto… una madre deve imparare a pensare, a riflettere…
Chenille accarezzò una guancia dell’amica con la mano, e restando a guardarla negli occhi, le disse sorridendole teneramente:
- Nessuna donna impara ad essere madre… è qualcosa che abbiamo dentro, impariamo ad esserlo solo avendo un fagottino di cui prenderci cura tra le braccia…
Francis realizzò per la prima volta che forse l’amica le avesse appena detto sante parole, ma era troppo spaventata per poterlo ammettere apertamente.
Chenille, però continuò e disse:
- Rispetto molto la tua scelta di aspettare ancora un po’ prima di prendere una decisione che non solo cambierà la tua vita, ma anche e soprattutto quella di un’anima innocente senza nessuna famiglia alle spalle. Ma per quel che può valere… io sono certa che saresti una madre su cui potrebbero scriverci dei manuali di comportamento per le mamme del futuro.
Francis sentì che il cuore le stesse esplodendo dalla gioia e dall’emozione di sentirle dire quelle belle parole, così senza pensarci su due volte, le sorrise e la travolse in un caloroso abbraccio.
Abbraccio che durò una manciata di secondi, finché Chenille con voce squillante, ancora stretta a Fran le disse:
- Ora però fammi vedere qualche foto di questo piccolo Christian prima che muoia dalla curiosità di vedere quello che tu descrivi come un angelo biondo dagli enormi occhi azzurri!
- Ahahaahah… sì!!!
Fran sciolse l’abbraccio ed afferrando il cellulare dalla tasca dei suoi jeans, le disse:
- Vedrai quanto è bello! Ho scattato qualche foto insieme col cellulare… preparati ad innamorartene…
Chenille attese con ansia di conoscere il volto del bambino, e quando lo vide successe proprio come avesse previsto Fran e se ne innamorò.
Non riusciva a guardare una sua foto sul cellulare di Fran, senza dire almeno una volta “Oh mio dio! E’ bellissimo”
Ma d’altronde non poteva fare altrimenti, Christian era un bambino bellissimo, estremamente dolce e tenero con i suoi ricciolini biondi ed i suoi grossi occhi azzurro cielo, che comunicavano tanta voglia d’amore ma anche un caratterino furbo e tutto pepe, proprio come quelli verdi smeraldo di Francis…
[…]
Il giorno seguente, alla EmsAndFran arrivò l’agente di Justin Timberlake, e le chiacchiere di corridoio della scuola, dicevano che Francis fosse molto nervosa per quell’incontro.
Tutta la scuola sembrò mobilitarsi all’arrivo dell’uomo, che subito venne ricevuto nello studio della ragazza.
Erano quattro anni che Fran non rivedeva Johnny, e l’ultima volta era stata tramite lo schermo del citofono a telecamera dell’appartamento di Justin, durante quella lunga notte trascorsa sotto la pioggia, cercando di farsi aprire la porta di casa dal cantante, per potergli spiegare ciò che fosse appena successo e che portò poi alla rottura definitiva tra i due.
Non appena rivide quel volto, un lampo di flashback le fece rivivere quel momento, ma poi con un battito di ciglia tornò alla realtà, e fu molto brava a non lasciar trasparire nessun altra emozione, se non un atteggiamento serio e professionale, come se non avesse mai avuto alcun tipo di rapporto personale con quel uomo.
[…]
- Sono davvero contento di rivederti e sapere che stai bene, Fran…
L’uomo aveva messo su qualche chiletto, ma stava comunque in ottima forma, più robusto ma anche più maturo. I suoi folti e corti capelli afro, gli si erano imbiancati ai lati delle tempie, donandogli un’aria molto più matura e professionale.
Indossava uno smoking da lavoro, nero, con camicia color panna, e con al collo una cravatta nera con sottili striscioline trasversali color panna come la camicia.
Portava con sé una ventiquattrore visibilmente colma di roba e fascicoli vari, che aveva poggiato ai piedi della poltroncina su cui era comodamente seduto.
Francis era seduta dall’altra parte della scrivania; indossava una t-shirt a maniche corte bianca, avente un disegno al centro, dei pantaloni di jeans azzurro chiaro molto stretti e delle scarpe da ginnastica bianche.
I capelli ricci li aveva raccolti in una coda non molto curata, e portava un leggero trucco sugli occhi, che spiccavano ancor più del solito con la sua bella abbronzatura a cioccolato con cui era tornata dalle Hawaii quasi due mesi fa.
Guardava l’uomo e tentava di sorridergli gentilmente a quelle parole, che le fecero molto male, ripensando inevitabilmente all’ultima volta che si erano visti.
Stava meglio, era vero, ma sapeva anche mascherare il dolore che provasse.
Acconsentì a quella parole, ma poi portò quell’incontro sul binario giusto e disse:
- Siamo tutti molto presi dai preparativi per le selezioni della nuova crew… Mancano solo le basi…
- Giusto! E a tal proposito…
L’uomo di scatto si allungò verso la sua ventiquattrore e come se avesse appena ricordato qualcosa, cominciò a cercarvi al suo interno, finché non prese un pacchetto giallo quadrato, come uno di quelli postali, e lo allungò verso la ragazza:
- Qui ci sono tutte le canzoni del primo album… comprese le tracce bonus…
Fran guardò quel pacchetto, poi spostando lo sguardo verso l’uomo, l’afferrò dalle mani e cominciò a scartarlo.
Si ritrovò tra le mani due sottili custodie di cd, dove su ognuno c’era scritto
“Disk 1 e Disk 2”
Un tonfo al cuore le prese non appena riconobbe la calligrafia di Justin, ma fu distratta da Johnny che guardando anche lui quei cd, esclamò:
- Oh Santo Dio! Ma…
Francis spostò lo sguardo verso di lui e lo guardò interrogativamente, poi sentì che disse:
- Ha… ha deciso di darti entrambi gli album… a me aveva detto che dovevi cominciare col primo…
Fran guardò quei cd accigliatamente, senza spiegarsi il motivo di quel cambiamento d’idea, ma non se ne curò, ritenendolo di poco conto, al ché guardò Johnny e disse:
- Comincerò ad ascoltarli oggi stesso, e quando avrò pensato a qualcosa, inizieremo a provare…
- Perfetto, Fran… posso già dirti che non vediamo l’ora, abbiamo fiducia in te.
Quel suo parlare al plurale non le giovava, anzi le causava un certo malessere nel cuore, perché vedeva unicamente Johnny lì presente a dirle che aveva fiducia in lei.
Lui dov’era? Dov’era Justin? …Forse era troppo preso dai preparativi per le sue nozze  per poter pensare alla sua musica? Ma certo… a quello poteva pensarci lei, era compito suo…
Improvvisamente il malumore la invase, e restando seria ed accigliata in viso, rispose al suo agente:
- Credo di riuscire a preparare il tutto per Dicembre, ma avrete una mia telefonata prima, in modo da lasciarvi organizzare.
- Perfetto…
Esclamava visibilmente entusiasta l’uomo.
- Metterò a sua disposizione cinquanta ballerini, e dopo che si saranno esibiti su qualche brano, sarà lui a scegliere quale portarsi dietro nel nuovo tour…
- Fantastico! Sembra che tu abbia pensato proprio a tutto…
- Mancano le coreografie…
Disse lei sforzandosi di sorridergli, al ché lui sorrise visibilmente compiaciuto, e disse:
- Beh aspetteremo con ansia che siano pronte anche quelle!
Fran sorrise socchiudendo le labbra, poi lui si alzò in piedi e prima di dileguarsi, la guardò e le disse:
- Grazie di tutto, Fran! Davvero te ne siamo molto grati.
L’uomo le tese una mano, e Francis gliela fissò per qualche secondo prima di guardarlo in faccia e dirgli:
- Non ringraziarmi, Johnny, sono obbligata a farlo.
L’uomo restò congelato da quella risposta, e tutto l’entusiasmo gli sparì via, mentre lei gli stringeva la mano e gli diceva:
- Ora, se vuoi scusarmi, avrei molto da fare…
L’agente di Justin sapeva i numerosi tentativi che avesse fatto Francis nel cercare di dissociarsi dal suo assistito, e adesso riusciva a percepire quanto questo dover collaborare ancora insieme, pesasse enormemente alla ragazza, anche se cercava di comportarsi in modo più professionale possibile.
- Ce-certo, certo, anzi, scusami tu…
La ragazza si alzò e in tutta fretta lo accompagnò alla porta del suo studio, Johnny afferrò la sua ventiquattrore e prima di varcare la soglia di quella camera, la guardò e disse:
- Allora a presto…
Fran gli strinse ancora una volta la mano, e con sguardo profondo lo guardò a lungo, fino a ché non le voltò le spalle e lasciò la struttura, sotto lo sguardo di decine e decine di ballerini, che osservavano in silenzio il concludersi di quello che era stato il momento più atteso della giornata.
[…]
Francis chiuse la porta del suo studio e restando sola, tirò un sospiro di sollievo, facendo scivolar via tutta la tensione accumulata da quell’incontro fugace col suo agente; dopodiché si avvicinò alla scrivania e guardò quei due cd marchiati con la scrittura del ragazzo che si era preoccupato di specificarle quale fosse l’ordine dei cd.
Non le restava altro che cominciare ad ascoltare quelle canzoni, e dare inizio ad un nuovo capitolo della sua vita che ancora una volta la vedeva legata a Justin Timberlake.

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Capitolo 43
*** ● Prime Follie ● ***


CAPITOLO 43 – Prime Follie
 
Trascorsero tre settimane, e Francis aveva ascoltato più di una volta i due album di Justin.
Non ne era a conoscenza, ma era stata la prima persona, oltre all’amico Timbaland (che produsse le musiche), ad aver ascoltato entrambi gli album in anteprima assoluta.
Justin desiderava che fosse lei la prima al mondo ad ascoltare il suo nuovo lavoro, ma non l’avrebbe mai detto né ammesso a nessuno se non alla sua coscienza.
Forse perché in quegli album vi erano nascosti dei messaggi che soltanto lei avrebbe potuto cogliere.
Francis riportò le tracce di quei due cd sul suo iPod, e trascorse le lunghe giornate di quelle tre settimane in solitudine ad ascoltare e riascoltare quelle canzoni, cominciando ad avere qualche idea per le coreografie.
Si era confinata in un beauty center appena fuori città, durante la prima settimana, concedendosi dei trattamenti di bellezza per il corpo che solo alcune celebrità come lei potevano e dovevano concedersi.
Approfittò di quella minivacanza per restare sola con le sue idee e quelle canzoni, che dopo averle ascoltate una cinquantina di volte, e dopo aver provato a negarlo in tutti i modi, le sembravano sempre più scritte apposta per lei.
Ricordava le volte passate insieme a lui, durante attimi di intimità e di romanticismo indimenticabile, in cui lui le disse frasi che si era ritrovata a sentire nei testi di quelle canzoni.
La cosa non la lusingava affatto, ma anzi la lasciava interdetta, senza parole e senza sapere come comportarsi, come reagire.
Cominciò a chiedersi se lo avesse fatto di proposito, se quello si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto, una rivendicazione a distanza di anni da parte del cantante che ci prendeva gusto nel farla soffrire, oppure… si chiese se Justin avesse ripetuto le stesse frasi d’amore anche alla sua futura moglie, e adesso lei era solo un ricordo lontano, sbiadito e rimpiazzato dalla bella Jessica Biel.
Riusciva a ricordare ogni momento, ogni sguardo e sorriso di quando lui le aveva detto frasi che riusciva a ripescare in alcune di quelle canzoni di quei due cd.
Alcune di queste frasi però le sembrano scritte per lei, A lei.
Erano come delle frasi che lui non gli aveva mai detto, o almeno non ancora.
[…]
Durante quella settimana di relax in quel beauty center, cominciò a chiedersi se non stesse impazzendo, si sentiva molto come una di quelle ex, ossessionate dal loro vecchio amore così tanto da sentirsi ancora al centro delle loro vite.
Sperò vivamente di non fare quella fine, non voleva illudersi da sola, pensando prepotentemente che il ragazzo potesse ancora star a pensare a lei dopo tutti quegli anni, ma cosa c’era di male, infondo?
Lei, anche se segretamente, continuava a pensare a lui, continuava a rivivere i bei momenti passati insieme, continuava ad amarlo e a sperare che quello fosse solo un brutto sogno e che un mattino si sarebbe risvegliata in un letto accanto a lui e sarebbero tornati a fare l’amore ogni giorno della loro vita, senza mai più lasciarsi.
[…]
Stava perdendo il controllo di sé, durante quelle settimane , era tornata a bere bottiglie intere di vodka, martini, whisky di vario genere e quanti altri tipi di alcolici per nulla leggeri.
Smetteva di mangiare, e invece di tornare bella e riposata da quella vacanza di cura per il proprio corpo, la ballerina tornò più stanca di prima e con un problema d’alcolismo che era tornato a bussare alla sua porta.
Quelle canzoni la stavano uccidendo lentamente, quelle parole, quella voce, lui, Justin era la causa di ogni suo male.
Le sarebbe bastato stare con lui per sentirsi meglio, ma non poteva averlo, e questa mancanza si faceva pesante ogni giorno di più, soprattutto adesso che sapeva che la data del suo matrimonio era vicina.
[…]
Al suo rientro dal beauty center, non parlò con nessuno, né si presentò alla EmsAndFran.
Chenille, Nina, Eddy, Jay ed altri amici della ragazza provarono a mettersi in contatto con lei, per cercare di capire cosa avesse che non andasse: anche Katy provò a parlarle, nonostante i suoi impegni le impedissero di andarle sotto casa e buttare giù la porta del suo appartamento.
Fran chiese a tutti di lasciarle i suoi spazi, dicendo di aver bisogno di starsene ancora un po’ da sola per poter pensare bene alle coreografie, ma mentì.
Le coreografie le aveva confusamente pensate, ma non ci dava più tanta importanza, non voleva preoccuparsi lei del lavoro di Justin, mentre lui andava a sposarsi.
Desiderava starsene sola, e fu ciò che fece per due settimane di fila.
Il terzo lunedì di sparizione totale, rispose alle telefonate di tutti quelli che la cercavano, (Chenille compresa) e disse loro che sarebbe tornata alla EmsAndFran quel pomeriggio stesso.
[…]
Chiunque la rivide dopo quasi un mese di assenza (tra il tempo al beauty center e quello trascorso in totale solitudine) le disse che si fosse sciupata e anche troppo.
Aveva perso attorno ai sei chili, e per una magrolina come lei, si notavano tutti, ma Fran sembrava non importarsene.
Quel giorno comunicò ad i suoi amici della scuola, che le coreografie per i brani di Timberlake erano ancora da ridefinire nella sua testa, tempo ancora un paio di giorni e avrebbero cominciato a provare.
Intanto dalle scuole, le furono stati comunicati i nomi dei cinquanta ballerini che l’avrebbero raggiunta lì a Los Angeles, per provare insieme quelle famose coreografie.
[…]
- Sono preoccupata… Non l’ho mai vista ridotta in questo stato…
- Neanche io… e comincio a pensare che c’entrino quei due album…
Chenille, parlava a Nina del suo essere preoccupata per la salute di Francis, mentre erano nel suo appartamento (Appartamento che la ballerina divideva con la giovane personal styliast ormai già da qualche settimana).
Fran faceva una doccia, prima di uscire con le due amiche per una cena, a cui si era convinta a prenderne parte soltanto dopo le assillanti insistenze delle due.
- Sicuramente c’entrano quei due album, bella! Anzi, c’entra lui e soltanto lui!
- Ma è vero che si sposa?
Alla domanda di Nina, Chenille si incupì restando una manciata di secondi in silenzio, e distogliendo lo sguardo dalla ragazza, le rispose con un tono di voce ballo e serio:
- Sì…tra una settimana… in Italia…
- Che cosa? In Italia? Nel paese di Fran?
- Già… quel bastardo!
Nina non era a conoscenza dei dettagli del matrimonio di Justin con Jessica, a differenza di Chenille che sembrava essere molto informata.
La stilista alzò lo sguardo verso Chenille e leggermente allarmata le disse:
- E Francis lo sa tutto questo?
- Certo che lo sa, bella! ma… fa finta di niente, pensa che non ci accorgiamo che si sta ammalando a causa di quel verme schifoso!
Chenille sembrava disprezzare a livelli estremi Justin, per il male che avesse indotto alla sua dolce amica Fran, che ignara di quella discussione tra le due, si preparava alla serata tra donne.
Nina sospirò affranta, e guardando in direzione della porta del bagno dove vi era rinchiusa la ballerina, disse:
- Eppure io avevo sempre sperato in un loro ritorno insieme… e invece lui adesso si sposa con un’altra…
- Quella è un’altra stronza! Meriterebbe una bella lezione!
- Chi?
- Quella gran troia di Jessica! Si finge sua amica per due anni, e poi le ruba il ragazzo! Ma che razza di persona è?
- Ma non sapevo che Justin avesse lasciato Fran per Jessica! Oh santo dio non ci sto capendo più niente!!!
Nina si portò una mano sulla fronte, come se fosse stata sul punto di collassare da un momento all’altro, poi Chenille guardandola male, le disse:
- Qual è il tuo problema, bella?
- Il mio problema?
Domandò Nina spaesata, poi Chenille alzò gli occhi al cielo e cominciò dicendo:
- Non l’ha lasciata per Jessica! Insomma non conosco il motivo della loro rottura, sembra che siano solo loro due a conoscerlo, ma so per certo che lui non l’ha lasciata per quella lì…
- Ah no? E allora perché?
- Bella domanda! Quello che so è che mentre Francis era sparita chissà dove, dopo la rottura, Jessica gli è stata vicino tutto il tempo… perché pare ci stesse male anche lui, e ne ha approfittato per accalappiarselo… la furba!
- Non posso crederci…
Esclamò Nina totalmente sorpresa dalle parole dell’amica, mentre la fissava distrattamente.
Chenille sospirò e si lasciò scivolare nel divano portandosi le mani sulla faccia, poi scoprì il volto e disse:
- Ora è tornato a fare nuova musica, dopo sei anni dal suo ultimo album, e me la sta ammazzando… di nuovo!
Nina guardava l’amica sprofondare in quel divano, poi accigliata le disse:
- Tu l’hai ascoltate queste canzoni?
- No… i cd masterizzati li ha lei da qualche parte…
Al ché Nina si alzò in piedi e raggiunse il ripiano di una scrivania a muro, ai lati della grande finestra di fronte al divano, e rovistò tra alcuni documenti di lavoro di Francis, pescando poi i due cd racchiusi in due custodie sottili.
- Sono forse questi?
Nel tirarli via e mostrarli all’amica, cadde un foglio stropicciato su cui vi era scritto qualcosa.
Chenille sbarrò gli occhi nel vedere che l’amica sapesse dove si trovassero i due dischi di Justin, e sospirò scioccata, ma poi la sua attenzione fu catturata da quel foglio stropicciato che cadde a pochi passi da Nina e alzandosi per andare a raggiungere la ragazza, si chinò per raccoglierlo.
- Non ci posso credere che tu li abbia trova...
Nina vide che Chenille fosse stata catturata dalle scritte su quel foglio, e così di comando, spostò anche lei lo sguardo su quei fogli, e curiosa domandò:
- Ehi, che cos’è?
- Sembrano… frasi d’amore…
Nina totalmente confusa e sorpresa da ciò che stesse dicendo l’amica, iniziò a leggere quelle frasi che erano state riportate a penna su quel foglio mal ridotto.



« sii il mio spacciatore tesoro, perché tutto ciò che voglio sei tu. Sii il mio piccolo spacciatore d’amore, ragazza. (Pusher Love Girl)

« è un mistero, non so perché ti ho lasciata entrare nella mia zona “non disturbare” (Strawberry Bubblegum)

« mi guardo intorno e tutto ciò che vedo è bellissimo perché tutto ciò che vedo sei tu. (Tunnell Vision)

« il modo in cui conosco il tuo corpo… non ho davvero bisogno di molto, ragazza, io so dove toccare. Rimani dove sei, possiamo farlo mentre hai ancora i tuoi vestiti addosso (Dress on)

« mi fa male agli occhi, guardarti, fa male, non dirò bugie. Non riesco ancora a vedere, penso di averti vista con un altro. Non combatto, sono a terra. Non posso più combattere, mi mandi al tappeto. Cosa devo fare? (TKO)

« ho provato Jack, ho provato Jim. Ho provato tutte le loro marche, ma non posso berti via. Ora dimmi, bambina, non fanno una medicina per la rottura del cuore…? (Drink you Away)

« Bel sorriso con quegli occhi tristi, era il mio tipo. (Amnesia)
« riesco a vedere che tu abbia bisogno di me ma non mi interessa (Amnesia)
« Amnesia! Ogni ricordo sbiadisce fino a che se ne va… Dove sei andata? Amnesia, tutto e niente, niente più “noi”, lei è solo una sconosciuta che una volta conoscevo. (Amnesia)

« Il tuo amore non morirà (Electic Lady)



Dopo aver letto quelle frasi, Chenille deglutì nel notare quel “Electric Lady” sottolineato ben tre volte, poi Nina spaesata disse:
- Ma che roba è? Che sono queste cose tra parentesi?
Chenille prese tra le mani quei due dischi masterizzati, e dopo qualche secondo, disse:
- Sono… i titoli delle sue nuove canzoni…
- Che cosa? E perché se li è scritti? Cosa sono queste frasi?
Mentre le due amiche cercavano di capirci qualcosa, in quello stesso istante, Fran aprì la porta del bagno ed uscì indossando un accappatoio color verde mela, e con una grossa asciugamano tra i capelli.
Le due ragazze per poco non si fecero beccare con quel foglio e quei cd tra le mani, ma fortunatamente riuscirono a mettere tutto via in un lampo, prima che Fran potesse vederle.
La ballerina si fermò a guardarle, e disse loro:
- Che cosa state combinando?
- Chi noi?
Domandò impaurita Nina, ma poi Chenille coprì le sue parole, e disse:
- No, niente, niente… ci annoiavamo mentre ti aspettavamo. Allora… sei pronta?
Chenille sfoggiò un grosso sorriso, forse un po’ troppo forzato, e Francis con sguardo insospettito, le osservò per qualche secondo, poi si convinse a lasciar perdere, e disse:
- S…sì, mi vesto e usciamo…
Ancora sospettosa, le guardò mentre si dirigeva in camera da letto, e Chenille sorridendo ancora, disse:
- Fantastico! Sbrigati che comincio ad aver fame!!!
La ragazza alzò il tono di voce per far sì che l’amica la sentisse, poi diede una spallata a Nina e le bisbigliò:
- Per poco non ci beccava!
Nina si portò una mano sul braccio e con un tono di voce basso cominciò a lamentarsi per il dolore:
- Aho!!! Ma …?!
Francis uscì dalla camera da letto e le due si voltarono di scatto verso di lei, fingendo che nulla fosse, sfoggiandole dei sorrisi che più che tranquillizzarla, la spaventarono:
- Tutto bene?
- Sì! Sì certo…
- Alla grande!
Aggiunse Nina risultando poco convincente, nonostante ce la stesse mettendo tutta pur di non destare sospetti, al ché Chenille le rivolse un’occhiata di sottecchi e si allontanò da lei prima di poterla ammazzare con le sue stesse mani.
- Non ho una gran voglia di truccarmi…
Disse Francis, mentre riportava le asciugamani bagnate nel bagno, al ché Nina sobbalzò e disse:
- Oh ma ci penso io a quello!
L’entusiasmo le salì alle stelle, e raggiunse Fran che le rispose con un tono per niente euforico:
- Uhm… non lo so… non vorrei proprio truccarmi…
- Oh ma un filo di trucco ci vuole, andiamo!
- Ma io…
- Ah, e poi permettimi di sfilarti via questi jeans di dosso!
Francis la guardò confusa e disse:
- Perché? Che cos’hanno che non va?
- Non esiste che esci assieme a me conciata in questo modo!
Fran allargò le braccia e si guardò i vestiti stupendosi che non fossero approvati dall’amica, al ché Nina aggiunse:
- Santo cielo che fine che fai senza di me! Avanti, vieni qui e rivoltiamo l’armadio! Sono sicura che avrai ancora qualcosa di mio tra questi stracci che ti ostini a chiamare vestiti…
- Ehi!!
Fran si finse offesa e raggiunse l’amica in camera da letto, mentre Chenille lanciava ancora uno sguardo a quei dischi e a quel foglietto poggiati sulla scrivania, ma poi le vibrò il cellulare e se ne distrasse.
Era un sms di Bruno, che le diceva:


Ehi, ciao Chenille!
Sono sempre io, Bruno… so che non rispondi ad i miei messaggi, e sono settimane ormai che cerco di attirare la tua attenzione. Che dico settimane, saranno mesi… ma non mi arrendo mica, sai? Avevo pensato di passare da te stasera, voglio portarti a vedere uno spettacolo teatrale di un mio caro amico. Non so se ti piace il teatro, ma ho pensato che la commedia potesse piacerti, e poi sarebbe una buona scusa per avere il mio primo appuntamento. Non accetto un no come risposta, anzi, continua a non rispondermi e va a prepararti. Sarò da te tra poco.
Baci Baci (faccina di una scimmietta sorridente)


Chenille sbiancò alla lettura di quel sms, e se ne accorsero anche Nina e Francis che uscirono proprio in quel momento dalla camera da letto:
- Questi leggings mi vanno larghi…
- Lo credo! Sei dimagrita mezzo peso forma!
- Non esage…
- Chenille? Va tutto bene?
Domandò Nina accigliata mentre l’osservava perplessa.
Chenille mise via il cellulare, ed alzando lo sguardo verso le amiche, disse loro:
- Devo correre a casa!
Francis diventò seria di botto ed avvicinandosi all’amica, le chiese:
- E’ successo qualcosa a MamaSu o alla piccola?
Anche Nina parve preoccuparsi di quella probabile possibilità, ma Chenille le tranquillizzò immediatamente, abbozzando un sorriso nervoso:
- No, no è tutto a posto!
- E allora perché devi andartene?
Chiese Nina stupita dal fatto che l’amica stesse mandando a monte la loro serata tra amiche, organizzata proprio da Chenille, ma questa le guardò, e mentre cercava di afferrare il suo cappottino nero con quattro grandi bottoni bianchi lucidi (che donavano un bel contrasto al copri-abito) e disse loro:
- Mi…mi ha chiamato MamaSu e mi…mi ha ricordato che abbiamo ospiti a cena stasera a casa…
- Che cosa?
Nina se ne stranì e seguì i passi dell’amica che impacciata si avvicinava alla porta d’ingresso dell’appartamento:
- Scusatemi, belle! Rimandiamo la serata tra donne, ok?
.- Ma Chenille…?
- Scusa bella! Porta tu a mangiare questa scellerata, prima che la ricoverino in ospedale!
Francis guardò Chenille poi Nina, capendo finalmente il loro piano della serata e non poté trattenere un sorrisino, mentre Nina guardava interdetta Chenille lasciare in tutta fretta quell’appartamento, lasciandole sole ed interdette.
- Sono ufficialmente senza parole…
Esclamò Nina dopo una manciata di secondi che le due trascorsero a fissare la porta d’ingresso, al ché Fran si voltò in direzione dell’amica e disse:
- Sono libera di indossare il mio pigiama, adesso?
- Non ci provare!
Disse in un tono minaccioso la stilista, mentre si voltava nella sua direzione ed alzò un dito indice cominciando a scuoterlo severamente:
- Tu indosserai questa camicetta da urlo ed andremo a cena in un posticino che conosco, niente male…
Fran alzò gli occhi al cielo e si arrese alle volontà dell’amica, sapendo di non avere alcuna possibilità di scamparla.
[…]
Intanto Chenille rientrò a casa dopo aver trascorso più di un’ora nel traffico invivibile di Los Angeles, e una volta rientrata, fu sorpresa di ritrovarsi in casa il cantante che del tutto inaspettatamente stava aiutando MamaSu con la cena.
La ragazza indossava un vestitino nero di seta, con fantasie a forma di rombo color bianche e grigio chiare, sul lato superiore del vestito, avente le maniche lunghe ed una grossa scollatura ad U che le lasciava scoperte anche metà spalle. La gonna del vestito le scivolava a tubino sino all’altezza delle ginocchia, ed era nera con uno spacco di qualche centimetro sulla gamba destra.
Il tutto coperto dal cappottino nero con i bottoni bianchi lucidi, con ai piedi dei decolté neri aperti, alti dieci centimetri.
I capelli li portava raccolti in una corta treccia laterale, un po’ disordinata, e con il ciuffo laterale che le scivolava lungo la fronte.
Il trucco era ad impatto: uno smokey eyes nero sfumato, tanto mascara e rossetto rosso lucido che le colorava le sue splendide labbra carnose.
Bruno, invece, era vestito in modo più casual: jeans blu scuro leggermente largo di cavallo, t-shirt verde con su qualche scritta insignificante, una camicia a quadrettini bianchi e verde scuro con su un giubbino di pelle nero lasciato sbottonato.
Un paio di scarpe da ginnastica ai piedi, aventi un’alta gomma bianca, e in fine un berretto stile hip hop nero sulla testa, con al centro la scritta LA ricucita di un colore bianco.
Era rimasto vestito del suo giubbino di pelle, mentre aiutava MamaSu a girare il sugo di pomodori che stava preparando per la cena, i due sembravano stranamente in sintonia, come se si conoscessero da tutta una vita, e la cosa lasciò basita Chenille, sotto l’arcata della porta d’ingresso nella cucina, mente ascoltava il ragazzo parlare a sua madre, mentre le dava le spalle vicino ai fornelli, senza che si fosse accorto dell’arrivo della ragazza:
- Sa, Miss De Noir, mia madre di solito aggiunge anche un pizzico di zucchero alla salsa di pomodoro, dice che le toglie quel retrogusto amaro…
- Zucchero, dici?
- Sì, esatto… dovrebbe provare, aiuta al sapore di pomodoro ad uscir fuori…
MamaSu si avvicinò ai fornelli, e nel mentre, Bruno fu distratto dalla piccola Anaya, che seduta a tavola, aiutava a preparare il dessert della serata che era a base di marmellata di ciliegie e crema di panna, spalmate su dei biscotti che aveva portato il ragazzo.
- Oh, aspetta, Anaya! Ne stai mettendo troppa di crema di panna… così ci farai venire un intossicazione con i tuoi biscotti…
La bambina si rivolse al cantante con un sorriso così tenero che sciolse il cuore della madre che ad insaputa di tutti, osservava quel quadretto come se fosse stata la protagonista di una sitcom televisiva anni novanta.
- I biscotti Hernandez!
Pronunciò con la sua vocina candida, mentre guardava sorridente il cantante che provava a farle capire quanto prodotto andasse spalmato su quei biscotti.
Ma ecco che del tutto inaspettatamente, il cantante prese della marmellata avanzata sulle sue dita e l’andò a spalmare sulla fronte della bambina con due striscioline appena sopra le sue arcate sopraccigliari e le disse:
- Così sembri davvero incacchiata! Uhhhh che paura!!!
Bruno, aveva “disegnato” con la marmellata, delle sopracciglia accigliate sulla fronte della bambina, poi con la panna le fece dei baffi facendole una strisciolina sotto al naso e con un tono di voce buffo e profondo, esclamò:
- Sei davvero brutta!!
La bambina, scoppiò a ridere, ma sentendosi offesa, afferrò con le manine della marmellata e con le dita sporcò il volto del cantante, che se la rideva peggio di un bambino, come se fosse stato un suo compagno di giochi.
MamaSu rideva mentre si voltava in direzione dei due, lasciando totalmente basita Chenille, che se ne stava immobile sull’uscio della cucina, ma ecco che finalmente sua madre la notò e sobbalzò dallo spavento:
- OH SIGNORE MIO BELLO! CHENILLE!!!!!
Al ché del tutto sorpresi, anche Bruno ed Anaya si voltarono in direzione della ragazza, ancora con le facce sporche di panna e marmellata.
Bruno si affrettò ad afferrare uno straccio da cucina, e a passarselo sul volto per pulirsi; non era di certo quello il modo che sperava di presentarsi alla ragazza, quella sera.
- Chenille!!
Esclamò con la faccia ancora affondata in quello straccio, mentre Anaya moriva dalle risate guardandolo.
- Mamyyyy!!! Dov’eri finita? Ti stiamo aspettando da cinque ore!!
- Io solo da una…
Disse il cantante, scoprendosi finalmente la faccia, ed alzando una mano per puntualizzare la cosa, mentre si avvicinava alla ballerina, che con le braccia incrociate sotto al petto, gli rivolgeva uno sguardo rimproverante e gli diceva:
- Cosa sta succedendo qui?
Chenille lanciò un’occhiata di dissenso anche alla madre, la quale volle restarsene fuori e non rispose, ma Anaya sembrava essere iper-euforica per la presenza del noto cantante in casa loro, così sorridendo felice, disse alla madre:
- Bruno ha portato i biscotti e la marmellata fatti in casa da sua madre…sapessi che buoni!! Assaggiali, mamma, dai assaggiali!
La bambina ancora con il faccino e le manine sporche, si avvicinava alla madre porgendole uno di quei biscotti ricoperti da marmellata di ciliegie.
Chenille si piegò nelle ginocchia, e togliendole quel biscotto dalle mani, la guardò e le disse:
- Li assaggerò dopo. Tu ora, però, va a lavarti la faccia e le mani che sei tutta appiccicosa!
La bambina alzò gli occhi al cielo, e buffamente sbuffò agli ordini della madre, ma da brava bambina obbedì:
- E va beeene…
Bruno le fece una smorfia, mentre Chenille gli dava le spalle, ed Anaya sbottò in una melodiosa risatina, mentre si allontanava dalla cucina per raggiungere il bagno.
A quel punto, Chenille si voltò in direzione di Bruno, e lanciando una fugace occhiata alla mare, gli disse:
- Posso parlarti un momento?
- Ma certo!
Rispose il ragazzo allargando le braccia, totalmente a sua disposizione, poi dopo aver sorriso in direzione di MamaSu, raggiunse la ragazza in soggiorno.
- Scusa per i biscotti… dovevano essere un pensierino per tua madre ma la piccola…
- Chi ti ha dato il diritto di entrare in casa mia mentre non c’ero? Di metterti a cucinare con mia madre che nemmeno conosci! Ma che dico mia madre? Neppure io ti conosco!!!
Chenille si fece prendere dalla rabbia, e parlò con la sua aggressività da Bronx in direzione del giovane ragazzo, che restò travolto dalla sua sfuriata.
- Ehi… ehi…. Sta calma.
- Calma? Calma? Mi mandi fiori ogni giorno, che neppure so più dove mettere! Mi invii sms pur vedendo che non ti rispondo, e stasera cosa? Ti presenti a casa mia e ti comporti come uno che ci conosce da tutta una vita, ma che in realtà è solo uno sconosciuto che non riesce a comprendere quando una ragazza lo rifiuta!
Bruno se ne stava lì impalato a guardarla con sguardo accigliato, trovando del tutto ingiusto quello che gli stesse sbraitando contro.
- Sarai anche il famoso Bruno Mars, ma non ti voglio in casa mia, bello!!!
Il cantante restò senza parole, e con una faccia che non mandava a dire quanto male ci fosse rimasto, alzò le braccia a mezz’aria in segno di resa, poi guardò Chenille e disse:
- Saluta MamaSu ed Anaya da parte mia…
Chenille solo in quel momento, solo sentendo il tono di voce serio del ragazzo, e vedendolo andar via, si accorse di aver esagerato nell’averlo trattato in quel modo.
Si voltò senza riuscire a dirgli niente, poi lo guardò aprire la porta d’ingresso e lasciare la casa.
Nel frattempo, MamaSu spuntò dall’uscio della cucina, e mentre si puliva le mani sul suo grembiule da cucina, dispiaciuta guardò la figlia, poi si sentì Anaya correre in cucina, e dire:
- Dov’è Bruno???
La nonna tentò di spiegarle che fosse dovuto andar via, ma la bambina raggiunse la madre, capendo che fosse stata lei a mandarlo via, e le urlò:
- Cos’hai fatto?? Doveva restare a cena con noi!! Ha portato i biscotti e la marmellata di ciliegie per la nonna!
- Ha anche regalato un libro di spartiti per il piano alla bambina…
Disse con tono di voce dispiaciuto MamaSu, affiancando la nipotina e la figlia.
Chenille sbarrò gli occhi e si stupì del fatto che il ragazzo si fosse ricordato che sua figlia suonasse il pianoforte; così, cominciando a rendersi conto di aver commesso un grosso errore, si voltò a guardare la porta d’ingresso, e dopo una manciata di secondi, si diresse fuori casa in tutta fretta.
- Bruno!!! Ehi!!! Aspetta!!!
Fortunatamente, il ragazzo aveva appena raggiunto la sua auto fuori la proprietà dei De Noir e vi era salito a bordo, non badando ai tentativi di fermarlo da parte di Chenille.
- Aspetta!!!
La ballerina si mise davanti all’auto impedendogli di passare, e cercando di fermare la sua fuga, portando le mani sulla sua auto (una jeep nera metallizzata) aprì lo sportello del lato del passeggero e salì a bordo.
Spuntò tra la cascata di ricci che le si erano sciolti da quella treccia che si era fatta, e provando a riprendere fiato dopo quella corsa disperata, lo guardò e disse:
- Ehi!! Ti prego, scusami! Non avrei dovuto dirti quelle cose!
Bruno sospirò e portando pazienza, guardò davanti a sé, restando ad ascoltare i suoi tentativi di rimediare.
Chenille cominciò a gesticolare vistosamente, e realmente dispiaciuta gli disse:
- Sono stata una stupida! Devi scusarmi ma… non sono abituata a ricevere tante attenzioni da parte di un ragazzo…
Bruno finalmente spostò lo sguardo verso di lei, e restò ad ascoltarla:
- …Soprattutto se le attenzioni si distendono anche verso mia madre e mia figlia…
Chenille abbassò lo sguardo, e tornando a respirare regolarmente, fece una pausa di qualche secondo, restando a guardarlo come un cane bastonato che cercava di scusarsi.
Bruno sospirò, trovando ingiusto il fatto che la ragazza riuscisse a cavarsela, anche solo con uno sguardo, poi le disse:
- E così… i fiori erano un po’ troppi?
Chenille socchiuse un occhio e in una smorfia, gli disse:
- Forse un tantiiiino…
Poi si lasciò sfuggire una risatina che contagiò subito anche il ragazzo.
Dopo una manciata di secondi trascorsi a ridere, i due si trovarono a guardarsi negli occhi, in modo molto imbarazzante, e così Chenille tornando seria, gli disse:
- Scusa se ho fatto la stronza con te. Non lo meriti.
Bruno sorrise ed acconsentì col capo dicendole:
- Scuse accettate…
Chenille gli sorrise ancora una volta, poi smorzando quell’atmosfera imbarazzante che si era creata, disse:
- Allora… chi è che stasera si esibisce a teatro?
[…]
Nel frattempo, Nina era riuscita a trascinare Francis a cena fuori.
L’aveva obbligata ad indossare un vestitino color rosa confetto, molto corto: avente una scollatura a V che lasciava ben vedere il suo formoso seno, spalline larghe tre dita lungo la lunghezza delle spalle, che andavano a coprirle metà schiena lasciata scoperta al centro da una forma geometrica a U capovolta. La gonna le stringeva in vita, per poi scivolare leggermente larga sulle cosce, fino ad arrivare all’altezza delle ginocchia. Ai piedi calzava degli splendidi sandali neri aperti, col tacco dodici, coperta solo d un cappottino bianco, con i bottoni dello stesso colore lucidi.
I capelli li portava ondulati sciolti lungo le spalle, trucco leggero e naturale sugli occhi, con un rossetto color ciliegia sulle labbra carnose, caratterizzate dalla sua piccola cicatrice sul labbro superiore sinistro.
Nina invece indossava dei jeans a sigaretta, una camicia di jeans blu scura con una t-shirt bianca sotto ed un giubbino di pelle nero con una sciarpa di cotone a pois nera e bianca al colo, e decolté neri chiusi col tacco dieci.
Portava i capelli raccolti in una lunga coda alta, eyeliner nero, tanto mascara, blush marroncino e labbra colorate di un viola scuro da un rossetto opaco che dava un tocco ancor più marcato al suo look della serata.
- Non potevo indossare anche io dei jeans? Con questo vestitino mi sento nuda.
- Sempre a lamentarti…
- Non mi lamento… cioè il vestitino mi piace, però…
- Niente però, niente ma, stai una favola! E comunque… i jeans stretti evitali per un po’, almeno finché non avrai messo su qualche chilo, o accentueranno le tue gambe da stecca di biliardo….
- Ehi! Io non le ho così magre le gambe!
- Normalmente no, ma ti ricordo che sei dimagrita almeno sette chili!
Francis alzò gli occhi al cielo, e si lasciò distrarre dalle luci della città fuori dal finestrino dell’auto dell’amica.
- Si può sapere dove mi stai portando?
- A mangiare un boccone.
- Sì, questo l’avevo capito… ma dove?
- Oh, beh in un ristorantino niente male vicino Malibu. Me l’hanno suggerito alcune ragazze a lavoro. Ci sono stata un paio di volte, e devo dire che si mangia davvero bene. Fanno anche cucina Italiana! Almeno sono sicura che mangerai qualcosa!
Fran sorrise a quelle parole dell’amica, che sembrava essere proprio di buon umore, nonostante Chenille avesse disertato la serata.
[…]
Arrivarono ad un ristorante a pochi passi dal mare, chiamato “Mediterranean”, parcheggiarono l’auto nel parcheggio ed entrarono.
Era quasi tutto pieno, ma per fortuna riuscirono a trovare un tavolo libero, oltre che ad una folla di fan che accerchiarono il tavolo delle due ragazze, per chiedere un autografo e qualche foto a Francis, che vedeva accrescere la sua notorietà vertiginosamente dopo aver partecipato al noto film de “I pirati dei caraibi”.
- Sbaglio o quel tipo ha allungato un po’ troppo la mano mentre scattava la foto con te?
- Di cosa stai parlando?
Disse in una risatina divertita, Fran, mentre era già al suo secondo bicchiere di vino bianco, che la sua amica Nina si era accuratamente fatta portare.
- Ho visto che ti stringeva per benino il toro!
- Ahahahah sarà stata una tua impressione, perché io non ho sentito stringere un bel niente…
- Non ci credo! Francisca!!!
Ad interrompere il discorso delle due ragazze fu Shannon Leto, che sembrò essere lì per puro caso, accompagnato da un suo amico.
Il ragazzo indossava un jeans scuro a vita bassa, con qualche piccolo strappo sulla coscia sinistra ed il ginocchio destro, con cinta che l’aiutavano a star su.
Scarponi color marrone nocciola, che richiamavano il cinturino di pelle dello stesso colore del grande orologio che portava al polso sinistro.
Una maglia nera fumé a scollo a V, sul cui collo vi erano cuciture nere, giubbino di pelle nero simile a quello che indossano i motociclisti di una Harley Davidson, e un orecchino piccolo a pallina nero sul lobo destro.
I capelli li portava spettinati leggermente lunghetti, e tirati su da un po’ di cera per capelli, e il volto lo aveva coperto da una folta barba che probabilmente non tagliava da qualche mese.
L’amico che gli stava alla sua sinistra era alto quanto lui, portava una cascata di riccioli in testa, castano chiaro, occhi rotondi dello stesso colore, folte sopracciglia, un filo di barba e naso a patata.
Non era molto attraente, ma era vestito abbastanza bene: jeans di due toni più chiaro di quello di Shannon, camicia a scacchiera color blu e azzurrina, con anche lui un giubbino di pelle nero che lo copriva dall’umidità della sera, e al piede converse dello stesso tono di blu della sua camicia.
- Ecco perché c’era quella folla impazzita, prima…
Esclamò il riccioluto sorridendo prima in direzione di Shannon, poi guardò Francis.
La ballerina era ancora sorpresa nel rivedere quello che ormai considerava un amico, e che non vedeva ormai da più di cinque mesi.
Neanche il tempo di realizzare che fosse davvero lui nascosto dietro quella folta barba, che si ritrovò avvolta da uno dei suoi super abbracci, e non poté far altro che sorridere e ricambiare la stretta, ma con molto meno forza.
- Ehi!! Shannon!
- Che sorpresa rivederti, Francisca!
Il ragazzo si rialzò e solo in quel momento si accorse che la ragazza che accompagnava Fran, fosse proprio quella che lo colpì il giorno in cui il suo gruppo collaborò con la EmsAndFran sulla coreografia di Hurricane.
Restò qualche secondo a guardarla incantato dalla sua bellezza, poi disse:
- Oh… scusate, non volevamo interrompere una serata tra ragazze…
Shannon distolse lo sguardo da Nina, e si guardò intorno, poi gesticolando guardò Fran e disse:
- A meno che non stiate aspettando qualcuno…
La ballerina notò lo sguardo che il ragazzo riservò alla sua amica, e ricordò che provasse un certo interesse nei suoi confronti, così stando al suo gioco, gli rispose fingendo di non capire il suo voler indagare:
- Ma no, figurati… siamo sole…
A quel punto, si sentì Nina schiarirsi la voce con un colpo di tosse, di chi cerca attenzione, e da sotto il tavolo ricevette un leggero calcetto da parte sua che la richiamò all’attenzione.
Fran dovette trattenersi dall’urlare per il dolore di quel calcetto, e guardò l’amica spalancando gli occhi, poi disse:
- Vi…vi presento la mia amica Nina Petrova… Nonché mia personal stylist e stilista per Valentino…
Shannon si voltò in direzione di Nina ed inclinando le labbra verso il basso, disse:
- Caspita… piacere di conoscerti, Nina.
Non sa perché, ma Francis notava un atteggiamento strano da parte dell’amica, e non poté far a meno di restare a fissarla, mentre con tutto il suo charme si presentava al ragazzo.
- Molto piacere, Shannon…
La stilista gli tese una mano e con eleganza femminile gliela strinse, per poi portare i gomiti poggiati sul tavolo, ed accavallando le gambe con classe, lo guardò e gli disse:
- Anche voi cenate qui, stasera?
Shannon si voltò per un attimo verso il suo amico, e gesticolando disse:
- In realtà siamo venuti a prendere la cena… qui fanno anche il take away… siamo con qualche amico sulla spiaggia attorno ad un falò… anzi, perché non vi unite a noi? Stasera si sta davvero bene, non fa per niente freddo, ve l’assicuro.
Nina sorrise entusiasta e si voltò in direzione di Francis visibilmente esaltata all’idea, ma la ballerina sembrò spaventarsi della cosa a differenza dell’amica, e preferiva restarsene lì.
- Ehm… veramente noi siamo appena…
- Perché no?! Sarebbe fantastico!!!
Fran sbarrò gli occhi e fulminò l’amica con lo sguardo, provando a farle segno in ogni modo di disdire all’istante, ma Shannon e l’amico entusiasti si guardarono, poi il batterista guardò Nina che intanto si era alzata, e lanciando una rapida occhiata al suo fisico e ad i suoi vestiti, disse:
- Bene! Avete un auto? Noi ne abbiamo una, ma i sediolini posteriori sono occupati dal cibo!
- Wow! Avete preso tutto ciò che c’era sui menu?
Domandò stupita Nina, poi Shannon in una risatina roca le rispose dicendo:
- Sì, e a quantità doppia! Dai venite, ci stanno aspettando in spiaggia e sono tutti molto affamati!
Nina aveva già infilato il suo giubbino di pelle, mentre Francis le lanciava occhiatacce e per nulla entusiasta infilò il suo cappottino bianco e prima di andar via, mentre nessuno la vedeva, infilò quella bottiglia di vino nella borsa e lasciò assieme ai ragazzi quel ristorante.
[…]
Intanto Chenille era riuscita a rimediare alla sua ingiusta infuriata verso Bruno, e lo invitò a rientrare in casa per cenare in compagnia della madre e di sua figlia, che sembrava essere al settimo cielo nell’avere il cantante a cena in casa propria.
- Sai, ragazzo… tua madre aveva ragione… se aggiungi un pizzico di zucchero alla salsa di pomodoro, se ne risalta davvero il sapore!
MamaSu ringraziava il ragazzo e sua madre per quel suggerimento che in futuro avrebbe senz’altro ricordato, mentre mangiava quel piatto di pasta col sugo di pomodoro in compagnia dei ragazzi.
Bruno le sorrise gentilmente, e mandando giù un boccone, si pulì le labbra educatamente con un fazzoletto, poi la guardò e disse:
- Si figuri, MamaSu. La mia famiglia cucina il sugo di pomodoro così da tutta una vita.
- Davvero?
- Davvero!
Esclamò in una risatina dolce il cantante, mentre la donna, incuriosita, sorridendogli gli chiese:
- Da dove viene la tua famiglia, bambino?
- MamaSu!
Chenille interruppe quello scambio di informazione tra i due, e guardò con sguardo rimproverante la madre, mentre aggiungeva con un tono di voce più basso:
- Non chiamarlo bambino… è imbarazzante per me, figuriamoci per lui…
Bruno non trattenne una risatina e guardando la ragazza, abbassò anche lui il tono di voce, e facendole l’imitazione, disse:
- Oh ma per me non è imbarazzante…
Anaya sbottò in una risatina, che inevitabilmente contagiò anche Chenille, con imbarazzata da quello sguardo del ragazzo, guardò nel suo piatto, e solo quando lo sentì parlare di nuovo, tornò a guardarlo timidamente:
- E comunque… la mia famiglia ha origini Portoricane e Filippine. Mio padre da Portorico e mia madre dalle Filippine per l’esattezza.
- Dici sul serio?
- Mh, mh…
Acconsentì il ragazzo alla domanda di MamaSu che sorpresa, disse:
- Avevo una mia cara amica quand’ero ragazza che veniva dalle Filippine… da Manila per l’esattezza.
- E’ dov’è nata mia madre.
- Davvero?
- Sì!! Che caso!
- Incredibile…
Esclamò sorridente MamaSu, mentre Bruno lanciava una fugace ma intensa occhiata in direzione di sua figlia, che bellissima come una dea, sorrideva e lo guardava con forse un filo di timidezza dovuta alla situazione troppo intima che si era creata quella sera.
- Mia madre invece viene dal Senegal… lo sapevi?
Anaya guardò Bruno e mentre maneggiava una forchetta un po’ troppo grande per le sue manine, lo informava delle origini di Chenille.
Al ché il cantante si stupì e facendo scemare pian piano quel sorriso dalle labbra, si voltò prima in direzione di Chenille, poi guardò MamaSu e disse:
- Davvero?
- Sì… io e mio marito siamo emigrati negli stati uniti quando eravamo ancora ragazzi… abbiamo famiglia in Senegal, e quando lei e l’altro mio figlio Mike erano ancora piccoli, e il mio caro marito era vivo, tornavamo in Senegal per qualche mese quando ne avevamo le possibilità. Adesso saranno un paio d’anni che non ci torniamo, vero Chenille?
- Già… c’è la zia Hasana che continua a chiederci quand’è che torniamo a trovare lei e i suoi sette figli.
- Wow!
Esclamò Bruno, restando affascinato da quei dettagli sulla famiglia della ragazza, che stava ricevendo in modo molto random.
- Quand’è che te l’ha chiesto?
Domandò perplessa e del tutto stupita MamaSu, guardando accigliata la figlia, la quale alzando gli occhi al cielo, e non trattenendo una risatina, le rispose:
- Su Facebook, MamaSu… ti ho già spiegato un milione di volte di che si tratta…
- Ahhh quell’aggeggio demoniaco! Non sapevo che Hasana ne avesse uno…
Disse l’ultima frase riflettendoci su forse un po’ troppo, poi si sentì Bruno ridacchiare gioiosamente.
- Oggi giorno tutti hanno Facebook…
- Io no, bambino… e ne sono contenta.
Gli rispose la donna, e Bruno alzò le mani a mezz’aria ed esclamò:
- Massimo rispetto!
La seratina a casa De Noir, trascorse tra risatine gioiose, ricordi del passato, buon cibo e un ospite d’onore che sembrava impazzire per la bellezza delle tre donne che accompagnavano quello che sembrava solo l’inizio del suo primo appuntamento con Chenille.
[…]
Dall’altra parte, invece, la serata non sembrava entusiasmare molto Francis, che non si sentiva affatto dell’umore per fare un falò sulla spiaggia in compagnia di Shannon ed i suoi amici.
Nina, al contrario, sembrava molto entusiasta all’idea.
- Ma lo sai che è proprio un gran figo quel tuo amico? Morivo dalla voglia di conoscerlo!
- Io e la mia gamba ce ne siamo accorte…
Rispose con tono acido Francis, mentre era in auto dell’amica che guidava seguendo quella di Shannon che le era davanti.
- Scuuusa!
Esclamò Nina in una smorfia dispiaciuta, mentre era alla guida e lanciava una fugace occhiata all’amica, poi aggiunse:
- Ma non sei eccitata all’idea di un falò in spiaggia?
- Francamente, no… Avevo altri programmi per la serata…
- E sarebbero? Startene a casa in pigiama? No bella mia, tu vieni a quel falò! Anche se non conosci nessuno!
Per un attimo, a Francis sembrò di risentire Emma in una di quelle tante volte in cui riusciva a trascinarla fuori di casa per uscire.
Nina notò quel sorrisetto e non poté non sorridere di ricambio, anche se non conosceva il vero motivo che l’avesse fatta sorridere.
- Ecco, brava, mantieni quel sorriso sulle labbra per tutta la serata, intesi??
Fran ancora sorridente alzò gli occhi al cielo ed acconsentì tacitamente a quelle parole dell’amica.
Finalmente, arrivarono in spiaggia, e assieme a Shannon ed al suo amico (di cui ancora non conoscevano il nome) parcheggiarono in un parcheggio all’aperto, poco distante dalla spiaggia, da cui si poteva già notare il falò.
- Eccoci!!
Esclamò Shannon scendendo dall’auto e voltandosi in direzione delle ragazze, che parcheggiarono l’auto proprio accanto alla sua.
Nina scese e sorridente si avvicinò al batterista che cominciava a scaricare le numerose buste di cibo che aveva sui sediolini posteriori della sua jeep.
Francis ci mise un po’ a scendere dall’auto, presa da un improvviso giramento di testa, dovuto a dei grossi sorsi di vino fatti prima al ristorante. Afferrò ben stretta la sua grande borsa contenente la bottiglia di vino bianca francese, e si avvicinò ai ragazzi, quando si accorse che l’amico di Shannon la stesse fissando, così si voltò a guardarlo e gli sorrise un po’ a presa per il culo, ma lui le si avvicinò e disse:
- Non mi sono ancora presentato… è un vero piacere per me conoscerti, io sono Jamie.
Fran abbracciava quella borsa come se fosse stata un peluche a cui si stesse aggrappando, e guardando il ragazzo essere così gentile con lei, la fece sorridere in modo più naturale stavolta, e gli disse:
- Piacere, Jamie… sei un batterista anche tu?
Il ragazzo ridacchiò e disse:
- No, ma suono la chitarra…
- Oh.
- Ehi, Jamie, comportati da gentiluomo e prendi queste buste dalle mani di Nina, avanti!
- Ops! Subito, arrivo!
Il giovane riccioluto si allontanò da Francis e andò a prendere le numerose buste dalle mani di Nina, che diceva:
- Non c’è bisogno di tanta galanteria, ragazzi. Riesco ancora a portare qualche busta…
- Avanti, andiamo!
Disse Shannon ridacchiando in direzione della ragazza che intanto veniva liberata da tutte le buste di cibo che si era caricata, e mentre i due ragazzi si avviavano verso la spiaggia, lei si voltò a guardare Francis e la beccò mentre si guardava intorno con aria strana.
- Ehi, Fran!! Dai, andiamo?!
La balerina si avvicinò all’amica, e a passo lento accompagnata da lei, seguì i ragazzi sulla spiaggia.
- Ehi… tutto ok? Perché ti guardi intorno?
- Niente… mi sono appena ricordata che sono stata su questa spiaggia giusto prima di partire…
- Ah sì? E perché?
Fran si strinse nelle spalle, e non volendo comunicarle che vi fosse stata in preda ad i suoi ricordi su Justin, con risolutezza, disse:
- Prendevo una boccata d’aria in riva al mare…
Nina le sorrise e con entusiasmo, prendendola sotto braccio, le disse:
- Beh allora succederà anche stasera! Dai sbrighiamoci!
Raggiunsero il resto dei ragazzi che se ne stavano attorno a quel fuoco sulla sabbia, seduti tutti attorno, che non appena videro Shannon e Jamie con le buste colme di roba da mangiare, un paio di loro si alzarono e corsero a dar loro una mano.
- Vedo che avete compagnia?
Esclamò un ragazzo, mentre afferrava le buste dalle mani di Shannon, e si voltava a guardare due figure femminili avvicinarsi a loro.
- Ehi Jar, guarda chi si è unito a noi!!
Shannon esclamò il nome del fratello che gli dava le spalle, mentre era vicino al fuoco con la chitarra tra le mani circondato da un paio di amici ed amiche.
Francis si fermò di botto nel vederlo voltarsi nella sua direzione, che era anche quella del fratello.
Se Shannon non l’avesse chiamato col suo nome, Fran non l’avrebbe mai riconosciuto.
In quei cinque mesi, il ragazzo era diventato quasi un'altra persona.
Era dimagrito qualche chilo anche lui, ed il suo essere vestito completamente di jeans, mise la cosa in evidenza.
Indossava un jeans abbastanza stretto, una t-shirt grigia coperta da un giubbino di jeans dello stesso colore del pantalone, abbottonato sino a sotto il collo.
I capelli gli erano cresciuti molto, e li portava legati in un codino, coperto da un grosso cappello come quelli dei cowboy ma molto meno alto.
Oltre ad i capelli, aveva lasciato crescere una folta barba, che gli copriva mezzo volto, così come aveva fatto suo fratello.
Stavano forse attraversando una fase acuta di clochard?- pensò Francis trovando il look dei due ragazzi molto trascurato, ma ecco che finalmente le due ragazze arrivarono a pochi passi dal falò e guardarono Jared che riponeva via la chitarra e guardava sorpreso in direzione di Francis, forse anche lui non l’aveva riconosciuta.
- Ehi… ciao. Cosa ci fai qui?
Le domandò mentre le si avvicinava e le tendeva una mano, dopo aver guardato curioso il fratello.
Francis si sorprese nel vederlo salutarla cordialmente, da quando lo conosceva questa era la prima volta in cui sembrava felice di vederla; così non poté far a meno di sorridergli e dire:
- Mi hanno trascinata qui con la scusa del falò…
- Ti piace il fuoco?
Domandò lui di getto, ma altrettanto di getto lei gli rispose:
- Solo se non finisco bruciata…
I due si strinsero la mano in segno di saluto e si lanciarono una fugace ma intensa occhiata, poi Shannon interruppe quel momento dicendo:
- Lei è Nina, la sua…
- La sua personal stylist. Lo so… piacere di conoscerti.
Jared sorprendentemente conosceva già Nina, ma solo di nome, difatti anche la stilista se ne sorprese, ma poi gli sorrise compiaciuta e andò a stringergli la mano con molta più femminilità di Fran.
- Che bello sapere che mi conosci… io ho seguito molti dei tuoi film, è un onore poterti conoscere.
Jared acconsentì col capo e le sorrise, lieto di sentirle dire quelle parole, mentre Francis accigliata e del tutto sorpresa, guardava l’amica presentarsi al ragazzo, che fu interrotto da una ragazza mora e alta che ancora attorno al fuoco, disse:
- Jar!!! Torna a suonare per noi! Avevi promesso una canzone anche per me…
Jared si voltò di scatto in direzione della giovane, ed alzando a mezz’aria la sua chitarra, disse:
- Arrivo subito, Dakota!
La ragazza era fiancheggiata da altre due giovani ragazze, entrambe bionde, ma con tagli di capelli differenti.
Sembravano essere delle modelle, molto poco vestite e aventi tutte l’aria di ragazze “facili”.
Fran restò ad osservarle in silenzio, senza ricevere una minima attenzione da parte loro, e cominciò a pensare che quei due ragazzi fossero coinvolti in qualche giro di prostituzione, perché non riusciva a spiegarsi come mai fossero sempre in compagnia di troiette.
[…]
Passò qualche minuto e tutti attorno al fuoco mangiucchiavano qualcosa ed ascoltavano Jared accordare la sua chitarra ed intonare qualche sua canzone.
Fran era seduta sulla sabbia, affiancata dalla sua Nina che mangiava un piatto con del cibo messicano all’interno, mentre lei si rifiutava ancora una volta di toccare cibo, e si limitava a guardare gli altri nutrirsi e ad ascoltare Jared cantare.
Le sembrò particolarmente piacevole da ascoltare, nonostante si lasciasse andare ad improvvisi acuti, che anche se sembravano stonati a primo ascolto, in realtà risultavano abbastanza piacevoli ed intonati.
Era la prima volta che lo ascoltava dal vivo, nei mesi passati si era limitata ad ascoltarlo nei suoi tre album di studio, e lo trovava anche molto bravo.
Adesso era a due passi da lui, su una spiaggia, attorno ad un fuoco mentre l’osservava e l’ascoltava cantare una canzone di cui non conosceva il testo, né il titolo e né tantomeno la musica.
Di tanto in tanto si distraeva nell’osservare Shannon strafogarsi qualsiasi cosa si trovasse nel suo piatto, e trovandolo buffo non tratteneva delle risatine sotto i baffi.
Quasi tutti i presenti la riconobbero appena Shannon presentò lei e Nina ai loro amici, e sembravano davvero entusiasti di fare la sua conoscenza, comprese le modelle.
[…]
- Guarda che ti ho vista…. Non hai toccato cibo!
- Non ho molto appetito, Nina…
- Ma non puoi continuare a bere quel vino bianco francese a stomaco vuoto! Fa male non lo sai?
- Ma non sono a stomaco vuoto.
- Ah no?
- No! Ho portato la cioccolata!
Fran allungò le mani nella sua borsa e dopo averci rovistato dentro, afferrò un paio di barrette di cioccolata molto grandi.
- Woooh!!! Cioccolata! Potevi dirlo prima, morivo di fame!
Del tutto inaspettatamente, si sedette accanto a loro Jared, che posò la chitarra sulla sabbia e guardava quelle tavolette di cioccolata tra le mani della ballerina.
- Anche tu non mangi? Ma qual è il vostro problema?
- Ce l’hai due, tre anni da dedicarmi? Ho molti problemi…
Esclamò serio il ragazzo, tradendosi poi da una risatina divertita, che contagiò subito Nina, mentre Francis lo fissava incuriosita.
Si sorprese del fatto che fosse un amante della cioccolata, quasi ai suoi stessi livelli, e anche del fatto che fosse stato l’unico assieme a lei a non aver toccato cibo.
Se ne domandava il motivo, mentre lui si voltò a guardarla e disse:
- Allora? Mi offriresti un po’ della tua cioccolata o vuoi tenerla tutta per te?
Fran tornò con i piedi per terra, e scuotendo il capo, allungò una mano verso di lui e gli offrì qualche barretta di cioccolato.
- Certo che no… scusami. Prendine quanto ne vuoi… ho praticamente solo questo in borsa…
Jared accigliò lo sguardo e con un sorrisetto sotto i baffi, le chiese stupito:
- Davvero? Strano… di solito voi donne nelle borse avete chili di trucchi e robe simili. Sei la prima che conosco a cui piace andare in giro con le scorte di cioccolata.
Fran gli sorrise prendendo altre barrette di cioccolato dalla sua borsa, e gli rispose:
- E’ l’unica cosa che mangio con piacere… sono una di quelle donne che si rifugia nel cioccolato…
- Oh, buono a sapersi, perché anch’io mangio solo cioccolato, e siamo migliori amici da tutta una vita.
Fran alzò lo sguardo verso di lui e gli sorrise divertita, senza aggiungere altro, mentre
Nina se ne stava lì in silenzio ad osservarli in tutta la loro stranezza,
- Ehilà Francisca! Allora? Ti diverti?
Del tutto inaspettatamente, Shannon si avvicinò ai tre, e si mise a sedere tra Francis e Nina, che si voltarono a guardarlo, accompagnate da Jared che dava un morso ad una delle tavolette di cioccolato che gli aveva gentilmente offerto la ragazza.
- Ehi!
Disse Francis sorridendogli, poi vedendolo sedersi accanto a loro, si voltò a guardarlo e gli disse:
- Sì, ci divertiamo molto…
- Ehi… chi ha dato la cioccolata a Jared?
- Uhm…
Francis non sapeva se rispondergli o meno, notando il suo tono di voce allarmante, così non lo fece affatto, ma al suo posto rispose Nina:
- E’ stata Fran. È l’unica che conosco che cammina con le barrette di cioccolata di ogni tipo e di ogni marca nella borsa.
- Che cosa?
Il batterista si stupì e voltandosi a guardare la stilista, le chiese:
- Vuoi dirmi che al mondo esiste qualcuno più scellerato di Jared?
Nina scoppiò in una risatina divertita, accompagnata da Fran che imbarazzata se ne stava in silenzio a guardare i due, finché non vide Shannon guardarla e dirle:
- Conoscevo soltanto lui così innamorato della cioccolata…
- Mhhhh…. Questa qui è svizzera. Ha le nocciole, dovresti assaggiarla, Shan!
Jared si lasciò andare a dei mugugni di piacere mentre masticava quella cioccolata svizzera, e fece sorridere Francis, che voltandosi gli disse:
- A differenza loro, cominci quasi ad essere normale ai miei occhi, lo sai?
- Cosa???
Sbottò in una risatina Shannon, mentre restava incredulo a fissarli, al ché Jared accigliando lo sguardo, ingoiò il suo boccone di cioccolato e le disse:
- Sono felice di sentirtelo dire, eff…
- Come, scusa?
- Non farci caso, Francisca…Jared ha problemi col francese…
Disse Shannon ridacchiando, al ché il fratello alzò un dito indice per rimproverarlo e cominciando a parlare con un buffo accento francese, disse:
- Common te permi garçon? Je parlé an perfet François! (gli errori sono voluti)
- Oh de vrai? Je peux enfin être en mesure de pratiquer mon français avec quelqu'un!
Il perfetto francese di Francis, lasciò senza parole i ragazzi, in special modo Jared che sembrò essere diventato una statua di sale mentre la fissava come se fosse stato un alieno.
Ad interrompere quel momento fu la fragorosa e rumorosa risata di Shannon che contagiò immediatamente anche Nina, mentre Francis guardava Jared con una finta aria di superba, tipica di tutti i francesi, e gli sorrideva sotto i baffi.
- Comment avez-vous me appelez?
- Smettila di mortificarlo, Francisca, ti prego!! Ahahahahahahahahahahahahahahah
Shannon sembrava essere sul punto di essere soffocato dalle risate, ed approfittando della situazione, e dal fatto che né Francis, né Jared stessero guardando nella sua direzione, il ragazzo si voltò e mise un braccio lungo le spalle di Nina e guardandola a distanza riavvicinata, le disse:
- Sai, vorrei che ci fosse stato anche Tomo in questo momento…
Il ragazzo diventò serio ed aggiunse:
- Anche tu conosci il francese?
[…]
Intanto Francis insisteva nel chiedere a Jared perché l’avesse chiamata in quel modo così strano, e il ragazzo finalmente dopo varie insistenze da parte della ragazza, le disse:
- Beh perché hai un nome troppo lungo per i miei tempi. Pronunciare solo la “F” mi risulta più comodo…
- Oh… quindi non ha niente a che vedere col Francese?
Jared sbottò in una risatina che contagiò anche lei, poi furono interrotti da quel ragazzo con i riccioli di nome Jamie.
- Ehi, Jared, i ragazzi stanno scommettendo duecento dollari a testa su chi farà il bagno, dicono che l’acqua sia gelida… poi beh guarda che onde.
Il riccioluto si voltò verso il mare per indicare ai due le alte onde che c’erano quella sera, poi tornò a guardarli e disse:
- Volete partecipare?
Francis sbarrò gli occhi a quelle parole: duecento dollari a testa? Ma quei ragazzi saranno stati una decina…
In un battibaleno cominciò a vedere dinnanzi a sé una facile possibilità di guadagnar dei soldi per far qualcosa che non la spaventava affatto.
Cosa sarà stato mai fare il bagno di notte nel mese d’ottobre?
- Duecento dollari dici?
Domandò Francis voltandosi a guardare il ragazzo, che sorridendo, la guardò e disse:
- Sì, esatto. Che fai, Jared, partecipi o ti butti?
- Mi lancio dalla scogliera se arriviamo a cinquecento a testa.
A quelle parole Nina, Shannon, Jamie e Jared si voltarono a fissare Francis increduli del fatto che stesse dicendo sul serio.
- Tu cosa?!?
Domandò sconvolta Nina, mentre Francis si alzava in piedi e si dava una ripulita a quel cappottino, dalla sabbia che vi si era appiccicata addosso.
- Se lo fai davvero te ne do mille.
Disse Jared sicuro del fatto che la ragazza stesse bluffando, al che anche Shannon si alzò in piedi, dopo Nina, che andò ad afferrare Francis per un braccio e del tutto certa che l’amica sarebbe stata capace di compiere una follia simile le disse:
- Non osare nemmeno pensarlo!
Francis la guardò e le sorrise con quel suo tipico sorriso che tirava su quando era sul punto di fare una follia, mentre cominciava a sbottonarsi il cappotto e gettarlo poi sulla sabbia.
- Cosa vuoi che sia un tuffo per seimila dollari facili?
La ragazza superò l’amica che restò pietrificata da quel sorriso di Fran, che si avvicinò a Jared e agli altri ragazzi dicendo loro:
- Accetto la scommessa… avete tutti cinquecento dollari in tasca, vero?
- Che cosa?
- Ma è matta?
- Wow ma è davvero fuori di testa come dicono i giornali…
I commenti dei ragazzi si accavallavano tra loro, mentre increduli guardavano in direzione della ballerina, che li osservava ridere.
- Scusa, Jamie, ma io avevo capito che erano duecento…
Uno dei ragazzi guardò il riccioluto, scontento che il prezzo fosse cambiato, al ché Francis si voltò a guardarlo e disse:
- Facciamo cinquecento se mi lancio da quella scogliera…
La ragazza indicò con un dito una scogliera poco lontana da lì, che arrivava fin su una montagna non più alta di cinquanta metri.
Il ragazzo era l’unico a non aver ancora capito le condizioni della ballerina, così deglutì stupito, e dopo un momento di sconcerto, sorrise euforico della cosa e disse:
- Questo si che cambia tutto!!!
- NO! Francis!!
Nina si avvicinò all’amica e la bloccò per i polsi.
- Tu non farai una pazzia simile in mia presenza! Hai visto le onde???!!
- Buuuu!!!
- Mandatela viaaa!!
- Shannon portala via da qui, avanti!!!
I maschietti del gruppo si fecero prendere dall’entusiasmo della cosa ed inveirono contro Nina la guastafeste, al ché Fran sbottò a ridere e guardando l’amica disse:
- Mi servono quei soldi… ricordalo…
Con lentezza capovolse la situazione e riuscì a liberare la presa ai polsi dell’amica, facendo lo stesso con lei, poi facendole l’occhiolino, le disse:
- Torno subito.
A quel punto Nina fu affiancata da Shannon che la braccò in un abbraccio per impedirle di muoversi, e così lei provò inutilmente a liberarsi per cercare di fermare l’amica:
- No!!! Fran ti prego fermati!! Non farlo!! Te li do io i soldi!!!
Non vi fu modo di fermarla, e Francis, accompagnata dalle urla d’incoraggiamento dei ragazzi, si avvicinò a quella scogliera e cominciò a scalarla stando molto attenta a dove mettesse i piedi e a non scivolare.
[…]
Nel frattempo a casa De Noir erano arrivati Eddy e Jay, del tutto ignari del fatto che vi fosse stato Bruno.
Il cantante dovette ufficialmente rinunciare a quel primo appuntamento con la ragazza, ma nonostante ciò fu comunque lieto di trascorrere del tempo assieme ai ragazzi e alle donne di casa.
- Questi biscotti con sopra la marmellata e la crema sono pura goduria per la mia bocca!
- Ti piacciono zio Jay? Ce l’ho messa io sopra la crema e la marmellata di ciliegie che ha portato Bruno per la nonna!
- Davvero, baby?
- Sììì!!
- Oh ma allora meriti un bacio, vieni qui!!
Jay si spupazzò di coccole la bambina, che se la rideva tra le braccia di quello che considerava uno zio quanto Mike.
Chenille ridacchiava pacatamente, mentre dava un piccolo morso su quei deliziosi biscotti e si sentiva lo sguardo di Bruno addosso, così spostò lo sguardo verso di lui, e ancora sorridente e mentre masticava, lo guardò a lungo per qualche secondo.
Forse a fine serata avrebbe dovuto ammettere che quel ragazzo fosse uno come tanti in fatto di umiltà e semplicità, ma del tutto diverso dai soliti ragazzi con cui era uscita in quegli anni.
Vedere sua figlia felice della sua presenza lì, le riempiva il cuore di gioia, e questa era l’unica cosa che contava per lei.
[…]
- Vi prego ragazzi, fatela scendere!
Nina era così disperata che aveva cominciato a piangere, e finalmente sia Jared, che Shannon, si resero conto che fosse davvero spaventata da quello che stava per fare l’amica.
Assieme a tutti quanti gli altri, si erano avvicinati a quell’alta scogliera per guardare Francis scalarla per poi gettarsi nelle acque oscure di quel mare mosso da onde tipiche dell’oceano, e Jared voltandosi in direzione della stilista, le disse:
- Di che hai paura? Se ha proposto di farlo significa che non ne è spaventata… quindi perché dovresti esserne spaventata tu per lei?
- Perché le voglio bene e non voglio che si faccia del male!!!
Le rispose visibilmente sconvolta Nina a voce alta, così alta che tutti si voltarono a guardarla, così Shannon, per calmarla, le afferrò le braccia e cercando di farsi guardare negli occhi, le disse:
- Ehi, ehi, calmati Nins… calmati…
La stilista spostò lo sguardo verso il più grande dei fratelli Leto e sconvolta disse:
- Calmarmi? Non posso! La mia amica sta per lanciarsi da una scogliera! E tutto per dei dannati soldi!!!
- Perché ha così bisogno di soldi? È forse in banca rotta?
Domandò con tono calmo ma curioso Jared, mentre seguiva Francis con lo sguardo raggiungere la cima di quella scogliera.
Nina, alzò lo sguardo verso Francis e con un nodo in gola gli rispose:
- No, ma non ha abbastanza soldi per sciogliere un contratto che copre i settecentocinquantamila dollari…
- Settecen….CAZZO!
Esclamò totalmente stupito Shannon, mentre Jared continuando a fissare Francis, disse:
- Credo di averne sentito parlare in giro… ti riferisci al contratto della sua scuola con quel Timberlake?
- Proprio così… ma vi prego fatela scendere! Le do io tutti i soldi di cui ha bisogno, ma non fatela lanciare da lì sopra vi scongiuro!!!
Nina smise di guardare in direzione di Francis e si rifugiò tra le braccia di Shannon chiudendo gli occhi per non guardare.
Il ragazzo la strinse tra le sue braccia forzute, e nel frattempo guardava Francis che lentamente si avvicinava al confine di quella scogliera per dare uno sguardo giù.
Sembrava essere davvero disposta a qualunque cosa pur di ottenere dei soldi, eccezion fatta per i prestiti, soprattutto con le persone a lei care come amici o parenti.
Quelli sarebbero stati soldi vinti con una scommessa, e non aveva affatto paura di lanciarsi da una scogliera ripida come quella.
Nei suoi mesi trascorsi in sud America, anni addietro, aveva commesso follie ben peggiori, eppure ne era sempre uscita illesa… o quasi.
Lanciò un’occhiata verso i ragazzi che si erano raggruppati vicino la scogliera per poterla vedere commettere quella follia, e sorrise presa da un momento di adrenalina, che cominciava a farsi spazio dentro di lei.
Decise poi di sfilar via il vestitino che indossava, e lo lasciò cadere nel lato della spiaggia, mentre l’osservava precipitare verso la sabbia, cominciando già a percepire un senso di vuoto che l’avrebbe colpita non appena si sarebbe lanciata da quella scogliera verso l’oceano.
Restando solo in biancheria intima, sotto lo sguardo incredulo dei ragazzi, che non smettevano di incitarla, prese una breve rincorsa e chiudendo gli occhi si lanciò da quegli scogli, fino a precipitare in quelle acque gelide ed oscure.
[…]
- Ehi, Eddy… l’accompagni tu in camera sua?
- Ma certo, Cheny… lascia fare …a me.
Il ragazzo prese la piccola Anaya tra le braccia, e cercando di non svegliarla, la portò in camera sua per metterla a letto, mentre Jay e Bruno si concedevano una sigaretta sulla veranda di casa.
- MamaSu…hai bisogno di qualcosa? Vuoi che ti aiuti a mettere il pigiama?
- Il giorno in cui tu dovrai mettere il pigiama a me, è ancora molto lontano, bambina…
Chenille non trattenne una risata a quella risposta a tono offeso della madre, ma poi la donna sorridendole, la guardò e prima di andar via le disse:
- Va da quel ragazzo e cerca di ringraziarlo per la bella serata che ha fatto trascorrere a tutti… in special modo a tua figlia.
Chenille la guardò ma non riuscì a dir nulla, si limitò ad acconsentire col capo mente le abbozzava un sorriso a labbra serrate e l’osservava andar via.
Al ché dopo attimi di titubanza, presa da un insolito e strano moto nervoso, si decise a raggiungere Bruno e l’amico Jay fuori in veranda.
Bruno alzò lo sguardo verso di lei, mentre era seduto su quel comodo divanetto a dondolo, e le sorrise dolcemente, mentre teneva una sigaretta tra le mani.
- E’ proprio crollata, eh?
Chenille sorrise a quelle parole e distolse lo sguardo ripensando alla bella serata che avesse trascorso sua figlia Anaya, che adesso dormiva profondamente nel suo lettino.
- Ehi Chenille, a te Francis ha detto niente del progetto sul nuovo brano di Bruno?
A quella domanda di Jay, Chenille accigliò lo sguardo e guardandolo confusa, disse:
- No… no, non ne so niente. Di che si tratta?
- Vedi?
Disse Jay, stringendosi nelle spalle mentre guardava l’amico.
- Dev’essersene dimenticata… non sarà nemmeno una settimana che gliel’ho proposto…
Chenille fissava i due interrogativamente, in attesa di ricevere spiegazioni, ma proprio in quel momento furono raggiunti da Eddy, che si chiuse la porta di case alle spalle.
Jay indossava un pantalone nero, con due grandi tasche laterali, una t-shirt bianca con una scritta nera al centro e un giubbino di raso nero con due strisce bianche trasversali sul petto, con al piede comode scarpe da ginnastica bianche, con lacci neri, e capelli rasati, ma già con la sua solita ricrescita afro velocissima.
Eddy invece indossava un jeans a vita bassa nero con una camicia bordò sbottonata al collo, che metteva in risalto la sua carnagione color cioccolata, e con un cardigan grigio avente due tappezzataure ovali sui gomiti dello stesso colore della camicia. Capelli lisci con tanto gel e un filo di barba che lo rendevano ancora più attraente del solito.
- Ehi, Eddy, tu ne sai niente del progetto di Fran col nuovo brano di Bruno?
- Mh… mi pare di avergliene sentito parlare distrattamente mentre andava via l’altra sera dalla EmsAndFran. Dice che ce ne parlerà meglio in questi giorni, perché? Voi ne sapete di più?
- No, in realtà non ne sappiamo niente…
Rispose Jay, ma poi Bruno ripeté:
- Sicuramente se ne sarà dimenticata…
- Fran non è tipo che dimentica certe cose.
Disse Chenille guardando Bruno, al ché Jay disse:
- Assolutamente! Quella ragazza torna ad essere un soldato quando si tratta di lavoro.
- A me ha detto che ce ne parlerà meglio in questi giorni, ma che ha già in mente cosa fare…
Eddy rassicurò gli amici e poi si mise a sedere su una sedia a dondolo accanto a Jay e Bruno che non faceva altro che rubare sguardi verso Chenille mentre finiva quella sigaretta.
Chenille nel vederlo fumare, trovava che fosse molto più carino del solito, aveva un qualcosa che lo rendeva più sexy ai suoi occhi, ma poi dovette ammettere che non era per niente paragonabile a Trevor (il padre di Anaya) che riusciva a mandarla su di giri col suo fare così da rude e bastardo, totalmente diverso da Bruno, che però cominciava pian piano a farsi notare dalla ragazza.
[…]
- Non riemerge!!!
Nina si era voltata non appena ebbe sentito il tonfo del tuffo di Francis e col fiato sospeso attendeva che l’amica riemergesse da quelle acque mosse ed oscure.
Si accorse che Jared cominciasse a preoccuparsene, facendo un passo in avanti, forse pronto a tuffarsi per andare in suo soccorso, ma finalmente vide l’amica riemergere dai fondali dell’oceano, e tutti urlarono ed applaudirono in sua direzione.
- Ce l’ha fatta!!
Esclamò entusiasta Shannon, mentre sorrideva e la guardava nuotare verso riva.
Nina sciolse quell’abbraccio col batterista, e si precipitò verso riva, mente Jared scuoteva il capo e lasciando sentire il fratello, disse:
- E’ completamente pazza…
Shannon lo guardò e sorrise, mentre applaudiva in direzione di Francis, che accompagnata dalle onde riuscì a toccare la riva.
Nina dimenticò totalmente la sua paura del mare, facendosi soprastare da quella ancor più spaventosa di poter per vedere Francis priva di vita (paura che aveva provato per utto il tempo di quel folle gesto dell’amica) e correndo verso di lei, si bagnò tutto il pantalone per poterla andare ad afferrare mentre risaliva a riva con addosso solo un completino intimo.
- Sei una fottuta incosciente lo sai vero??!!! Ho rischiato un infarto per colpa tua!!! Ti odio! Ti odio! Ti odio!
Le urlava mentre la stringeva forte in un abbraccio e la tirava sempre più a riva ed in salvo.
Francis si buttò tra le sue braccia, esausta dell’aver nuotato contro corrente, e si lasciò andare ad un sorriso a quelle false parole dell’amica, che non faceva altro che dirle che l’odiasse mentre cercava di tirarla in salvo da quelle onde del mare di cui fosse così terrificata.
Una volta risalite la riva, Jamie, il ragazzo riccioluto, raggiunse le ragazze ed avvolse Francis in una grossa asciugamano che avevano portato i ragazzi, per ripararla dal freddo che calò su quella folle notte di falò sulla spiaggia.
- Grazie…
Fran si lasciò avvolgere in quella enorme asciugamano colorata, e intanto cercava di ricordarsi il nome del ragazzo, che fortunatamente le venne alla memoria in un lampo:
- Jamie! Grazie…
- Sei stata incredibile!
Esclamò in un sorriso euforico il ragazzo, ricevendo un’occhiataccia da parte di Nina, ma poi tutti gli altri ragazzi accerchiarono la ballerina, ed applaudendo il suo coraggio le dissero:
- Sei una grande!
- Evviva Fran!
- Sììì! Evviva la ballerina!
- Che folle!
- Già! Non pensavo lo facesse davvero!
- Ahahahah ora mi tocca sborsare cinquecento dollari!
I commenti dei ragazzi si accavallarono tra loro, finché uno di essi, non urlò in direzione di Jared:
- Fortuna che sono uscito munito, stasera! Ehi Jar, la prossima volta che inviti pazze simili, dimmelo che non vengo! …Cioè devo pur riguardare il mio portafoglio.
Al ché il cantante sorrise, e restando ancora seduto sulla sabbia accanto al fuoco, gli rispose.
- Ehi Steve, ti ricordo che è stato Shannon a trascinarla qui.
I due ridacchiarono tra loro, poi Jared spostò lo sguardo verso Francis, che veniva portata vicino al fuoco da Jamie e Nina, per asciugarsi da quell’acqua gelida.
- Com’era l’acqua?
Le domandò ironicamente, mentre accordava la sua chitarra, nascondendo un sorrisino sotto i baffi, al ché la ragazza spostò lo sguardo verso di lui e ricambiando quel sorriso, gli rispose con una sopracciglio alzato in una smorfia ironica:
- Bagnata…
- Francisca!!! Sei davvero incredibile!!
Shannon si fece spazio ed andò a travolgerla in uno dei suoi super abbracci e ne approfittò per riscaldarla.
Fran sorrise e si lasciò andare tra le sue braccia, restando intrappolata in quell’asciugamano e tra le sue braccia.
- Lo sai, Johana ha fatto un video mentre ti tuffavi!
- Davvero? Voglio vederlo!
Esclamò Fran mentre scioglieva l’abbraccio e guardava l’amico ancora sorridente, dopodiché sentì Nina lamentarsi e dire in tono acido e a voce bassa:
- Johana… che cogliona! Spero che le cada il cellulare in mare!
Francis la guardò e le fece segno di abbassare la voce, sbarrando gli occhi, mentre Shannon distrattamente cercava la ragazza:
- Ehi, Johana!! Vieni, Francisca vuole vedere il video che hai fatto!
- Arrivo!!!
Esclamò la ragazza e cominciò a fare una corsetta in direzione del ragazzo, che prendeva posto accanto a Francis che continuava a starsene avvolta in quell’asciugamano mentre si riscaldava col calore di quel fuoco.
- Sei stata uno sballo!!
Disse Johana guardando e sorridendo verso Francis, mentre prendeva il cellulare e le mostrava il video del suo tuffo estremo, sotto lo sguardo colmo di dissenso di Nina, che le tentava tutte pur di non rispondere al suo istinto di ficcare la faccia di Johana sotto la sabbia.
Era ancora troppo sconvolta per la pazzia fatta da Fran, e le sarebbero servite settimane per riprendersi del tutto.
[…]
- Mi dispiace non essere venuta allo spettacolo di quel tuo amico, stasera…
Intanto Chenille e Bruno erano riusciti ad avere un po’ di privacy, dopo che Eddy e Jay se ne fossero andati.
Il cantante stava per lasciare la casa dei De Noir, mentre Chenille lo accompagnava alla sua auto e si avvolgeva nel suo cardigan di lana che aveva infilato da sopra il suo vestitino per non restare congelata in quella umida sera di ottobre.
- Ah, figurati… non importa.
Chenille lo guardò accigliato e gli disse:
- Davvero?
Bruno si strinse nelle spalle e disse:
- No, perché ci andremo domani sera…
Chenille si lasciò sfuggire una risatina ed abbassò lo sguardo verso le sue scarpe, imbarazzata mentre camminava a passo lento assieme a lui per raggiungere la sua jeep.
- Scusa ancora per quello che ti ho detto stasera…
La ragazza alzò lo sguardo verso di lui, il quale diventando serio, la guardò di ricambio e disse:
- Non scusarti più…se vuoi farti perdonare, accetta il mio invito per domani sera…
Chenille socchiuse le labbra e in una smorfia, alzò lo sguardo verso di lui e disse:
- Ok… va bene, allora… domani sera.
- Domani sera.
Ribatté lui sorridendo soddisfatto della sua riuscita.
- Grazie per i biscotti e la marmellata… erano davvero squisiti! E… grazie anche per il libro di spartiti per Anaya… non pensavo ricordassi che stesse prendendo lezioni di piano…
Bruno si mise le mani nelle tasche dei jeans, e sorridendo timidamente abbassò lo sguardo, poi si voltò a guardarla e disse:
- Non ringraziarmi. I bambini vanno spinti verso le passioni sin da piccoli… è quello che faccio anche con i miei nipotini.
Chenille lo guardò comprese in quello stesso momento che avesse un cuore d’oro.
Gli rivolse un tenero sorriso, che per poco non lo lasciava privo di vita lì, su quella strada deserta, dove vi erano parcheggiate tante auto, tra cui la sua jeep.
- Ascolta, Chenille…
La ragazza fu catturata da quella frase, e lo guardò ansiosa di sapere cosa volesse dirle, così lo lasciò parlare:
- …Voglio che tu sappia che ho saputo da Francis che non hai più rapporti col padre della bambina… e anche che al momento non ti frequenti con nessuno… per questo mi sono permesso di farmi avanti in questi mesi… insomma non pensare che…
- Non penso a nulla, Bruno, tranquillo.
La ragazza gli sorrise, poi aggiunse:
- …Ti confesso che sono lusingata da questo tuo corteggiamento… ma anche se domani sera verrò a teatro con te, avrò bisogno di tempo per pensarci… non voglio illuderti, né voglio illudere me stessa… spero che capirai…
Il cantante la guardò, e capendo le sue intenzioni abbassò lo sguardo ed acconsentì:
- Capisco perfettamente…
Dopo una manciata di secondi di silenzio, questo tornò a guardarla e disse:
- …Prenditi tutto il tempo che vuoi. Buonanotte. Chenille.
Le si avvicinò e le diede un piccolo bacio sulla guancia, poi, a pochi centimetri di distanza dal suo volto, le rivolse una lunga ed intensa occhiata prima di salire a bordo della sua auto ed andarsene, lasciandola sola nella più totale confusione tra testa e cuore.
[…]
In spiaggia, Francis era tornata asciutta, ma continuava a restare avvolta in quell’asciugamano, mentre si scaldava davanti quel fuoco ed ascoltava Jared suonare ancora una canzone.
Poggiò la testa sulla spalla dell’amica Nina, e chiudendo gli occhi, mentre la testa continuava a girarle ancora a causa di quelle forti onde del mare, ascoltava il ragazzo pronunciare queste parole di una canzone che ancora una volta, non conosceva:
Hang me down
By the river bed
With the other dead
I will die without a sound
Save me, save me, save...
Oh lord save me, save me again

“Salvami, signore, salvami di nuovo”
Questa frase le rimbombò in testa un paio di volte, mentre ad occhi chiusi si immaginava di piangere ripensando a Justin, ad Emma e a tutti quei momenti difficili della sua triste vita in cui ebbe bisogno di essere salvata da un Dio che forse esisteva.
Riaprì gli occhi, e restando poggiata alla spalla dell’amica, alzò lo sguardo verso Jared, che continuava a cantare quella breve canzone con la sua chitarra, e si domandò se anche lui avesse avuto una vita difficile come la sua, tanto da aver avuto il bisogno di essere salvato.
Per un attimo fugace, Jared alzò lo sguardo verso di lei e i due si scambiarono un rapido sguardo, ma poi fu distratto dalla canzone che riprese a cantare guardando il fuoco e gli altri suoi amici lì presenti.
Il modo in cui cantava e suonava quella chitarra, sembrò fermare per qualche minuto il moto nervoso che avesse Francis dentro di sé.
Un inquietudine, un malessere che la voce di quel curioso ragazzo riuscì ad allontanare anche se per poco dal cuore e dall’animo ferito di Francis,
Chiuse gli occhi e sospirò profondamente, godendosi il momento di pace che stesse vivendo: quel fuoco caldo, l’asciugamano in cui era avvolta, le onde del mare, poggiata alla spalla dell’amica, si trovò a rivedere il volto di Justin davanti agli occhi, ma fortunatamente Jared proprio in quell’istante si lasciò andare ad un acuto che le fece riaprire gli occhi di scatto e dimenticò quella visione per guardare il ragazzo cantare.
Dal modo in cui suonasse la chitarra e dal suo modo di cantare, Fran riuscì a percepirne tutto l’amore e la passione che provasse il ragazzo per la musica, così come quella che provasse lei quando ballava.
[…]
- Allora, questi sono i cinquecento dollari di Johana, poi quelli di Steve, Jamie, Patrick, Shally, Dakota, Abigail, Olga, Giuls e questi sono i miei. Te li sei meritati tutti Francisca… sei una delle persone più pazze che conosco!
Shannon aveva appena raccolto tutti i soldi della scommessa vinta da Fran e glieli stava dando, mentre se ne stavano in piedi davanti alle casse di birra lontane qualche metro dal fuoco e dal resto dei ragazzi.
Francis prese quei soldi, e guardando l’amico gli sorrise e disse:
- Devo ammettere che accettare il tuo invito a cena è stata un’ottima cosa. Insomma… se per ogni volta che mi inviti a cena, torno a casa con cinquemila dollari…beh chiamami più spesso!
Gli fece l’occhiolino e lui sbottò in una risatina fragorosa.
- Ahahahahahah sei incredibile!!
- Già, è quello che dico sempre anch’io…
Li interruppe Nina con un tono di voce un po’ acido, mentre lanciava un’occhiataccia all’amica portandosi qualche passo in avanti verso di loro, tenendo le braccia incrociate sotto il petto.
Era ancora arrabbiata con Francis per la follia che aveva commesso poco prima lanciandosi da quell’alta scogliera, e non glielo mandava a dire.
Al ché Shannon le mise un braccio lungo le spalle ed abbracciandola, provò a scuoterla e farle cambiare umore in uno un po’ più positivo.
- E dai. Nins non fare così…guardala…
Shannon indicò Francis che se ne stava davanti a loro, e tornando poi a guardare la giovane stilista, aggiunse:
- E’ tutta intera!
Nina si lasciò scuotere da quel ragazzo, ma il broncio non le andò via dal volto, e così guardando male Francis, gli rispose:
- No, non è tutta intera… le manca il cervello!
- Ouch! Che stronza che sei!
Esclamò Shannon alle parole della ragazza dette con rabbia, poi ridacchio e Nina si distrasse da Francis e si concentrò nel guardare il bellissimo sorriso lineare e splendente del ragazzo, che cominciava sempre più a piacerle.
Francis sorrise sotto i baffi e notando che tra i due fosse appena cominciato uno scambio di sguardi interessante, si allontanò da lì senza dare nell’occhio.
Aveva avuto modo di ri-indossare il suo vestitino, così a piedi nudi si avvicinò alla riva e bagnò i piedi nell’oceano.
Si lanciò un’occhiata attorno, rialzò gli occhi verso quella scogliera che soltanto adesso le sembrava altissima, e ripenso a quello che avesse fatto poco fa per vincere dei soldi.
Un tempo, non avrebbe fatto nulla per soldi, i soldi erano la cosa che più odiasse al mondo e di cui credeva di poter far a meno da un momento all’altro senza soffrirne troppo; eppure adesso era arrivata a lanciarsi da ripide scogliere nell’oceano di notte pur di averne una manciata.
Quei cinquemila dollari non avrebbero risolto i suoi problemi, ma li avrebbe sommati ai soldi per l’ingaggio del film che aveva appena finito di girare, a quelli della squadra di calcio femminile che aveva fondato a Napoli, li avrebbe sommati a qualsiasi altro soldo guadagnato pur di raggiungere la cifra che le serviva per liberare la sua EmsAndFran da Justin… per liberare sé stessa da lui, dal suo ricordo che oggi era più vivo che mai in ogni cosa che facesse.
- Che fai, vuoi lanciarti di nuovo?
Francis si voltò di scatto alle sue spalle, e si stupì nel vedere Jared che l’avesse appena raggiunta a riva mare.
Portava le mani nelle tasche dei suoi jeans, e le abbozzò un sorriso mentre distoglieva lo sguardo da lei per guardare anche lui le onde dell’oceano a pochi passi da loro.
Fran si lasciò sfuggire una risatina melodiosa, mentre abbassò lo sguardo verso i suoi piedi che affondavano nella sabbia, poi gli rispose:
- Direi che per stasera può bastare.
Jared continuò a sorridere sotto i baffi, poi spostò lo sguardo verso di lei, e serio le disse:
- Purtroppo non ho con me i mille dollari che ti devo… non sono uno di quei tipi che va in giro col portafoglio… ma domani, se passi da casa mia ti darò i soldi che ti sei meritata…
Francis sorrise a quelle parole, trovando insolito il suo invito a casa, poi portandosi le braccia incrociate sotto al seno, gli disse:
- Non ha importanza…
- Come?
Domandò lui accigliato.
- Sì… non è necessario.
- Io pago sempre le mie scommesse.
- Beh ma io non sempre riscuoto…
- Cos’è accetti di prendere i soldi da tutti, ma non da me?
Fran si strinse nelle spalle ed inclinando le labbra verso il basso, gli rispose:
- Mille dollari non mi cambiano la vita.
- Ho saputo che sei in cerca di guadagni…
- E questo chi te l’ha detto?
Domandò sospettosa Fran, ma lui distolse lo sguardo verso il mare e con risolutezza disse:
- L’ho sentito dire in giro… Non dirmi che non ti va di passare per casa mia… ormai credo che tu conosca bene il mio indirizzo…
Fran sorrise e guardandolo, gli disse:
- Già… direi di sì, ma… davvero non voglio i tuoi soldi.
- Comincio a prenderla sul personale…
- Fa come ti pare.
- Ah quindi le cose stanno così?
Fran acconsentì col capo abbozzando un sorriso, poi perplessa notò che lui sfilò dalla tasca dei suoi jeans il cellulare ed iniziò ad usarlo senza badare al fatto che fosse nel pieno di una conversazione.
- Ehi… ma…. ?
Per un attimo, Fran credette che il ragazzo avesse il suo cellulare tra le mani, ma poi si rese conto che fosse stato impossibile.
Jared alzò lo sguardo verso di lei, e sorpreso le disse:
- Cosa?
- E’ che… abbiamo lo stesso cellulare…
- Oh, davvero? Hai un blackberry?
- Già… e credevo fosse il mio…
Jared sorrise e voltando il cellulare verso la ragazza, disse:
- Ti assicuro che questo qui è il mio…
- Ma sì, ti credo… il mio è…
Francis si voltò di spalle per cercar di ricordare dove avesse lasciato la sua borsa, e Jared nel guardarla, poté rendersi conto che quel vestitino che la ragazza indossasse, avesse multe scollature (una avanti sul seno, e una alle spalle che le lasciava scoperta gran parte della schiena) oltre che ad essere molto corto.
Era mezza nuda lì davanti a lui, e la cosa non gli dispiaceva affatto, ma non l’avrebbe mai ammesso, tanto meno a sé stesso.
Fu attratto piuttosto dai suoi capelli che le si erano arricciati molto dopo che li avesse asciugati al naturale con l’aiuto del fuoco, e non avevano un garbo, ma la rendevano più sexy.
Francis si voltò di nuovo verso di lui e con un braccio indicava il fuoco e quindi la zona dove avesse lasciato la sua borsa:
- E’ nella mia borsa…
La ragazza si accorse che Jared la stesse fissando in modo strano, così accigliando lo sguardo, abbassò lentamente quel braccio e stranita gli chiese:
- Ehi… tutto bene?
Jared scosse il capo, come se fosse tornato in sé ed abbassando il capo disse:
- Oh… sì, certo.
Poi con disinvoltura riprese ad usare il suo cellulare e la cosa lasciò sbigottita Francis.
E’ davvero un tipo strano-pensò la ragazza restando a guardarlo mentre si lasciava distrarre da qualcosa su quel suo cellulare.
Così, Francis notandolo molto preso da quel che stesse facendo, sorrise sotto i baffi, poi gli diede le spalle e cominciò ad allontanarsi.
- Ehi! Dove vai?
Francis si voltò di scatto, nel notare che il ragazzo si fosse accorto che stesse andando via, poi gli sorrise e rispose:
- E’ che non volevo essere di troppo tra te ed il tuo blackberry…
- Oh… lo apprezziamo molto…
Disse lui stando al gioco e lanciando poi un’occhiata al suo cellulare come se fosse stato una persona in carne ed ossa, poi si voltò a guardarla e lasciandosi sfuggire un sorriso contagiato da quello della ragazza, le disse:
- Ascolta… non è che ti andrebbe di offrirmi ancora un po’ della tua cioccolata? Era davvero buona…
Francis lo guardò e trovandolo incredibilmente tenero, inclinando il capo da un lato, gli disse:
- Certo…
Gli fece un cenno col capo, poi aggiunse:
- Dai, vieni…
[…]
I due ragazzi si concessero un po’ di cioccolato, mentre erano seduti vicino al fuoco, circondati dagli altri che se la parlavano tra loro, lasciandoli alle prese con la cioccolata ed i loro cellulari identici.
- Ti dico di sì.
- Ma io ho sempre archiviato le email, ma poi dovevo utilizzare un computer per poterle rileggere…
- E invece ti dico che basta collegare il tuo account all’app sul cellulare e potrai fare a meno del computer. Fidati ho problemi anch’io nel gestire le email di lavoro quando sono in giro, ma è proprio questo il bello dei blackberry….
- Uhm… proviamo…
Jared e Francis erano tutti presi dalle funzionalità dei cellulari, e la ragazza cercava di spiegare al ragazzo come fare per avere a portata di mano tutte le email e altre cose pratiche con quello che era anche il suo cellulare.
Con una mano mantenevano ognuno il proprio blackberry, e con l’alta tenevano una barretta di cioccolata che di tanto in tanto mordicchiavano.
Sembravano essere davvero in sintonia, e la cosa era alquanto strana dato i loro precedenti… ma erano abbastanza piacevoli da osservare insieme.
- Stanno davvero parlando di cellulari?
Domandò Nina a Shannon mentre da lontano se ne stavano a fissarli sconcertati.
- Io fatico ancora a crederci… insomma sembrano ognuno la versione maschile barra femminile dell’altro. Cioccolato più Blackberry…pazzesco!
- Effettivamente tuo fratello non è molto normale…
- Parli tu che hai una migliore amica che si lancia dalle scogliere?!
- Uhm…Dettagli…
A quanto pareva, Jared e Francis non erano gli unici che quella sera trascorsero del tempo insieme.
Shannon aveva sequestrato Nina per tutto il tempo, e sembrava davvero provarci con lei in ogni modo possibile, e a Nina non dispiacque affatto la cosa, ma anzi, ne fu abbastanza felice e lusingata.
Shannon sorrise ed abbassò lo sguardo verso la sabbia per qualche secondo, e durante quei secondi, Nina morì lentamente dentro di sé trovando quel ragazzo e quel suo sorriso davvero la fine del mondo; ma poi lui tornò a guardare il fratello in compagnia di Fran, e disse:
- Però sono davvero contento che abbiano ricominciato… Francisca è davvero una ragazza speciale… e Jared… beh Jared è Jared.
Nina accigliò lo sguardo a quel no-sense del finale della sua frase, ma poi ripensò al suo modo di pronunciare il nome dell’amica in spagnolo e si sentì morire.
Shannon possedeva una voce calda, bassa e leggermente roca, e la cosa la faceva impazzire, oltretutto poi, lui era anche di bell’aspetto, proprio come piaceva a lei.
- Perché la chiami Francisca? Si chiama Francis…
- Sì, ma Francisca è il suo nome di origine, e poi personalmente preferisco la versione spagnola a quella francese del suo nome…
- Wow! Certo che sei informato su di lei…
- Ahahahah si parla di lei ovunque… e poi beh… è davvero incredibile. Da quel che leggevo su di lei prima di conoscerla personalmente, avevo capito che fosse una ragazza diversa da queste nuove celebrity… la rispetto molto. Poi beh… adesso che la conosco personalmente credo di adorarla ai limiti dell’impossibile.
Nina si incantò nel restare a guardarlo e ad ascoltarlo parlare dell’amica, poi sorrise lieta di sentirgli dire quelle cose carine su Fran, poi mentre guardava distrattamente la sabbia, gli rispose:
- Ahahah… sì… Francis è davvero una ragazza speciale. Chiunque ha la possibilità di conoscerla, l’adora.
- Ehi Shan, abbiamo bisogno di te per caricare delle cose in auto… ti dispiace…?
Steve si era avvicinato ai due, ed interrompendo le loro chiacchiere, portò via Shannon che prima di lasciar sola Nina, le disse:
- Arrivo, Steve! Scusa, Nins…
- Tranquillo, va pure…
Gli disse lei sorridendogli cordialmente, poi restò a guardarlo andar via con quel suo amico, e cominciò a rendersi conto di esserne quasi completamente cotta.
[…]
- No, questa app non la scarico… non saprei come usarla.
- Guarda che se non hai un profilo twitter, oggigiorno non sei nessuno.
- Beh sono felice anche senza averne uno…
- Ma è ottimo anche per comunicare con i tuoi fan…
- Chi ti dice che ho dei fan?
Intanto Francis e Jared continuavano a parlottare tra loro di telefonini ed applicazioni utili da scaricare, e Jared si era permesso di dare qualche suggerimento alla ragazza, in quanto ad amante e frequentatore di social network
- Scherzi? Non sono un tuo fan, ma so che ne hai e anche molti.
- Grazie. Sempre molto gentile.
- Cercavo di essere sincero.
Francis non trattenne una risatina, ed alzò lo sguardo verso di lui, e poté notare che stesse sorridendo sotto i baffi, come se provasse piacere nell’irritarla.
- Beh comunque, non ho voglia di crearmi un account twitter, quindi risparmia il tuo tempo.
Jared alzò le mani a mezz’aria e cominciò a farsi gli affari suoi, lasciando Francis a guardarlo divertita mentre sorrideva dal suo modo buffo di agire.
Ci furono una manciata di secondi di silenzio tra i due, poi lui la guardò dal basso verso l’alto per qualche secondo, e le disse:
- Cos’hai combinato? Perché sei così magra?
- Di che parli?
Domandò lei del tutto spaesata da quella domanda, poi lui inclinando le labbra verso il basso in una smorfia risoluta, disse:
- Sei dimagrita molto dall’ultima volta che ti ho visto…cinque forse sei mesi fa?
Francis abbassò il capo, non le piaceva quando le persone le facessero notare la sua magrezza, ne aveva quasi il complesso e tentava sempre di nasconderlo a sé stessa, anche se era cosciente del fatto che rifiutasse il cibo durante la gran parte del giorno.
Stava per rispondergli, ma lui aggiunse:
- Oltretutto, quando sei arrivata qui stasera, avevi l’alito che ti puzzava d’alcol…
- Di cosa stai parlando? Sei fuori di testa!
La ballerina negava anche l’evidenza, ma risultava sempre più colpevole con quel suo comportamento tipico di chi avesse dei problemi seri di alcolismo e quindi anche di nutrizione.
- Guarda che li conosco bene quelli come te… hai un problema d’alcolismo che ti porta a mangiare poco, l’ho capito.
Jared la guardava serio e le parlava con un tono di voce calmo e caldo, accavallando le gambe e congiungendo le mani poggiando le braccia distese lungo le cosce, mentre con le mani giocherellava col suo cellulare e la guardava.
- Ahahaha… e avresti capito tutto questo dopo aver sentito il mio alito puzzare di vino bianco? Wow! Che acuto!
Disse con ironia lei, mentre sorridendo, inclinò le labbra verso il basso ed ammiccò con le sopracciglia, in una finta espressione di stupore.
- Ho avuto a che fare con persone col tuo stesso problema per anni, so riconoscere un problema d’alcolismo quando ne vedo uno…
- Come dici tu, certo…
Francis non trattenne una risatina nervosa, poi Jared sorrise di ricambio, ma sapeva bene che la ragazza fosse nella fase di negazione totale, così si alzò in piedi e guardandola le disse:
- Per quanto possa valere… ti consiglio di smettere prima di arrivare ad esserne dipendente, perché poi ti rovina la vita…
Francis alzò lo sguardo verso di lui, e diventò seria in volto restando a guardarlo, forse cominciava a rendersi conto del casino che stesse combinando ogni volta che si rifugiasse dietro un sorso d’alcool ad ogni problema che fioriva nella sua vita, ma non riusciva ancora ad ammetterlo, così restò a guardarlo allontanarsi da lì per raggiungere un paio d’amiche.
[…]
- Perché mi hai tenuto nascosto quel tuo amico per tutto questo tempo? Dio mio non so come ho fatto a resistere dal saltargli addosso!!
Nina e Francis erano in auto e stavano rientrando nel loro appartamento dopo quella serata piacevole sulla spiaggia, ricca di emozioni.
La stilista cercava di spiegare all’amica l’acuto livello di attrazione fisica che provasse per il batterista dei 30 Seconds to Mars, e intanto Francis se la ridacchiava mentre la guardava alla guida:
- Non ridere, la questione è più seria di quella che sembra!
- Scusa… scusa… Beh forse troppo seria non è… insomma anche lui mi ha chiaramente fatto capire che gli piaci, quindi sarà facile per te riuscire ad accalappiartelo…
- Mmmh… non lo so… è circondato da troppe troiette.
- Quello sempre!
Esclamò Fran sorridendo ancora una volta, ma poi Nina fu distratta da qualcosa e tornando seria le disse:
- A proposito! Io sono ancora arrabbiata con te per quello che hai fatto stasera!!
Fran alzò gli occhi al cielo e le disse:
- Oh… avanti Nina… mettici una pietra sopra, sono viva e vegeta, con la sola differenza che ho cinquemila dollari da aggiungere alla mia collezione di soldi da accumulare per sciogliere quel dannato contratto!
- Ti stai facendo prendere troppo da questa cazzo di cosa! Non puoi rischiare la vita per dei soldi, per un contratto! Francamente, ma che ti frega? Lascia pure che Justin ci sia legato alla EmsAndFran resti comunque tu il capo!
- Non capisci un cazzo…
Nina se la prese a quell’esclamazione di Fran, così incavolata si voltò per un attimo a guardarla, poi le disse con tono aggressivo:
- Guarda che lo capisco! Capisco che tu non voglia più esserci legata, ma è solo per qualche ballo… e poi potrai sempre mandare qualcun altro al posto tu a ballare per lui, non ti pare?!
Francis non trattenne una risatina divertita alle errate supposizioni dell’amica, poi distogliendo lo sguardo, con amarezza le disse:
- Non è solo per qualche ballo… io non voglio mai più rivederlo… perché… mi fa male! Lo capisci? Fa fottutamente male vedere l’uomo che ami sposato con qualcun’altra!
Nina restò senza parole a quella frase dell’amica, e finalmente dopo anni di sospetti, ebbe la conferma che Fran fosse ancora innamorata di Justin, e la cosa le fece male, perché sapeva quanto l’amica ci soffrisse.
La stilista, si rese poi conto che le nozze si sarebbero svolte proprio il giorno dopo, e le si illuminò una specie di lampadina nel cervello, che le fece vedere quella serata con più chiarezza.
Fran che beveva più del solito, che faceva pazzie senza pensarci troppo, il suo pessimo umore, qualche lacrima versata di nascosto attorno al fuoco, che lei era riuscita a beccare ma di cui non ne fece parola… Oh Francis… quand’è che smetterai di soffrire per Justin?-pensò Nina mentre con la tristezza negli occhi, lanciava un’occhiata all’amica che guardava le luci della città nel cuore della notte fori dal finestrino dell’auto, persa in chissà quali tristi pensieri.
[…]
Il giorno seguente, Francis si svegliò di buon mattino, attorno alle 7:00 e dopo essersi fatta una doccia, ed aver indossato una tuta da ginnastica, era pronta a raggiungere la sede della EmsAndFran mentre si concedeva una corsetta.
Qualcosa di strano però le capitò; nel riaccendere il suo blackberry, si rese conto che ci fosse qualcosa di strano: riceveva messaggi ed email strane, da persone che non conosceva e che le dicevano:
“ Quando ci vediamo? Stasera sarei libera, mi raggiungi a casa mia? Mi manchi…”
Controllò più volte l’indirizzo email, ma non lo conosceva.
Oltretutto ad insospettirla furono anche altre email di annunci del wwf, della nasa e di alcune riviste a cui lei non era assolutamente abbonata.
Si decise così a controllare le fotografie presenti nell’album fotografico del telefono, e si sorprese nel vedere che vi fossero fotografie di alcune ragazze di ieri sera al falò, foto di gruppo che lei non aveva scattato e tantomeno vi aveva partecipato.
Cominciò a credere che qualcuno avesse preso il suo telefono e avesse scattato quelle foto, ma poi si imbatté in alcune foto di Jared Leto che sembravano anche abbastanza private: vi erano alcune foto a selfie, altre in compagnia di ragazze bellissime, ed altre più frequenti assieme ad una ragazza bruna con cui il ragazzo si dava qualche bacio sulle labbra.
In quello stesso momento, capì tutto: i due avevano scambiato i propri cellulari senza rendersene conto.
- Oh merda!
Nina si era appena svegliata, e con un occhio chiuso e l’altro aperto, totalmente intontita, guardò Francis mentre si torceva ancora tra le coperte, poi con un tono di voce lamentoso per il sonno, le domandò:
- Che ti prende, Fran?
Francis ancora col cellulare tra le mani, alzò lo sguardo verso l’amica, e disse:
- Ho preso il cellulare di Jared…
Nina accigliò lo sguardo e mentre faceva uno sbadiglio le disse:
- E perché??
Francis si maledisse tacitamente nella sua testa, ed alzando gli occhi al cielo, andò a prendere il giubbino di piume d’oca nero che aveva appeso nel suo grande armadio, e intanto le rispose:
- Perché abbiamo lo stesso telefono, e per sbaglio ho preso il suo e lui ha preso il mio…
- Oh… bel guaio…
Pronunciò la ragazza mentre si rinfilava sotto le coperte totalmente disinteressata alla questione, dopo essersi resa conto che fossero solo le sette del mattino.
Francis aveva indossato un paio di leggings neri con la scritta adidas lungo la gamba sinistra e una lunga t-shirt bianca a corpo, che le arrivava sino all’altezza delle cosce, e un paio di scarpe da ginnastica bianche dell’adidas per fare jogging, ma quell’inconveniente cambiò i suoi piani.
Così indossò il lungo giubbino nero ed afferrando le chiavi della sua moto, ed infilando il cellulare in tasca, si affrettò ad uscire dal suo appartamento per raggiungere casa del ragazzo.
Quel mattino Los Angeles era più bella del solito, nonostante fosse il 19 di Ottobre, vi era una fresca foschia mattutina ed un sole piacevole che cominciava a salire su nel cielo.
Quel giorno lo avrebbe ricordato a lungo, e non perché aveva scambiato per errore il proprio cellulare con quello di Jared Leto, ma perché proprio in quelle ore il suo Justin, in Italia, si sarebbe sposato diventando così il marito di un’altra.
[…]
Il giro in moto fu piacevole come sempre, grazie all’ora, non vi erano eccessive auto in giro per le strade, e potette dar gas alla sua blacky correndo un po’, dando libero sfogo al suo amore per la velocità.
Accarezzava quella moto ad ogni scarica di gas, riusciva a sentire la potenza del motore, e le sembrava di correre con le proprie gambe anziché con quelle massicce gomme delle due ruote.
Quella moto era al suo fianco da quasi dieci anni, e nonostante i piccoli incidenti di percorso, andava ancora come il primo giorno che la provò… forse la sua moto era l’unica cosa che fosse rimasta al suo fianco da quel lontano 2002 (anno in cui le venne regalata per i suoi diciotto anni dal fratello Luigi).
Non aveva più Emma, non aveva più Fabio, e non aveva più neppure la sua famiglia…
[…]
Il rimbombo del motore della sua moto si sentì per tutto il vicinato della casa del cantante, che sembrava ancora “addormentata”.
Francis parcheggiò la moto proprio davanti il cancello di casa, poi scese ed andò a bussare a quel citofono, sperando che fosse già sveglio e di non essere lei la guastafeste che lo stesse svegliando a quell’ora del mattino.
Dopo aver bussato, sfilò via il casco e lo poggiò sul sellino della moto per darsi una sistemata ai capelli ricci e ribelli che le scivolavano lungo le spalle.
Ancora una volta, le fu aperto il cancello, senza che prima rispondessero al citofono; così prese il casco e le chiavi della moto, e varcò il cancello di casa per raggiungere poi la porta d’ingresso.
Dovette aspettare qualche secondo prima che le aprissero, e fu proprio Jared ad accoglierla.
Il ragazzo era visibilmente ancora un po’ assonnato ed indossava un pigiama davvero assurdo: aveva un pantalone largo ed una camicia color rosso e nero a quadrettoni, al piede calzava grosse pantofole a forma di stivaletto di lana, ed aveva i capelli ancora un po’ arruffati dal letto, con la sua folta barba che gli copriva il volto stanco.
- Ehi…
Le disse mentre strizzava gli occhi un po’ infastidito dalla luce del giorno.
Francis si sentì mortificata per averlo chiaramente svegliato… forse sarebbe dovuta passare più tardi, ma credeva che fosse necessario riportargli il cellulare, soprattutto dopo aver letto gli insistenti messaggi da parte di quella ragazza che chiedeva di incontrarlo quel giorno stesso.
- Sei qui per i soldi?
Domandò lui passandosi una mano sull’occhio destro, mentre poggiava quello stesso braccio lungo la porta, per appoggiarvisi su.
Come al solito non la invitò ad entrare, ma a Francis parve non importare.
A quelle parole però sbarrò gli occhi, e stupita dal fatto che potesse aver pensato che fosse lì per i soldi, lo guardò e disse con un forte accento spagnolo, che le spuntava fuori ogni qual volta si stupisse di qualcosa:
- Che???
Scosse il capo leggermente ed aggiunse:
- N-no! Non sono qui per i soldi!
Jared aprì gli occhi dopo averli chiusi per un attimo mentre se li strofinava con le mani, poi la guardò ed accigliato le chiese:
- Ah no? E allora perché sei qui? Ti sei persa?
Francis sorrise, e portando le mani in avanti, gli disse:
- Mi dispiace tanto averti svegliato, ma…
La ragazza sfilò il cellulare dalla tasca del giubbino che indossava, e mostrandoglielo, disse:
- …ma ho il tuo telefono.
Jared sbigottito, accigliò lo sguardo e tirando dietro la testa in una smorfia sconcertata,  le disse:
- Come sarebbe…?
Francis sorrise ancora una volta nel vederlo reagire in quel modo così confuso, poi gli rispose:
- Ahahah… sì beh, credo che ieri sera abbiamo scambiato i telefoni per sbaglio…
Jared spostò lo sguardo verso il cellulare e perplesso disse:
- Mmmh… chissà se non l’hai fatto di proposito per ficcare il naso nelle mie cose…
- Che cosa??!
Esclamò lei mentre le scappava un sorriso, e lui sbottò in un sorriso, mentre la guardava offendersi per qualcosa che le disse ironicamente:
- Certo che no! Se quella Anastasia non avesse inviato messaggi sospetti, probabilmente te ne saresti accorto prima di me!
Jared nel sentire quelle parole, la guardò e sorridendo sotto i baffi in una smorfia buffa le sfilò di mano il proprio cellulare e le disse:
- Ehi! Metti qua!
Il ragazzo smanacciò col cellulare, forse andando a leggere quei messaggi di “Anastasia” e intanto aggiunse:
- Poi dice che non ha ficcanasato…
Francis sorrise, e portandosi le mani incrociate sotto al petto lo guardò di sottecchi e con un mezzo sorrisino sulle labbra gli disse:
- Chi mi dice che non hai fatto lo stesso col mio? Mh?
Jared alzò lo sguardo verso di lei e con una smorfia sorpresa sul volto, le disse:
- Ma se mi hai tirato giù dal letto per dirmi che avevi il mio telefono?
Francis sbuffo sorridendo ed abbassando lo sguardo visibilmente a disagio, poi gli disse:
- Scusa… non sarei venuta a quest’ora… ma stavo andando a lavoro e…
- No, hai fatto bene! Cioè sarei andato in panico senza il mio blackberry. Vado subito a prendere il tuo… sempre se riesco a trovarlo…
Il ragazzo si allontanò lasciandola sulla soglia della porta e lei ne approfittò per lanciare una rapida occhiata dentro casa.
Sembrava deserta, o forse chiunque fosse stato presente, era ancora tra le braccia di morfeo.
Dopo una manciata di minuti, vide tornare il ragazzo, col suo cellulare in mano.
- E’ lui?
Domandò mentre la raggiungeva e glielo tendeva con una mano; Francis lo afferrò tra le mani e controllando alcune cose, poté constatare che quello fosse proprio il suo telefono.
- Sì! è proprio lui!
Esclamò sorridente mentre staccava gli occhi dal piccolo schermo luminoso del telefono, per alzarli verso i suoi azzurro mare che le ricordavano tanto quelli del piccolo Christian.
- Beh… scusa ancora per l’inconveniente…
- Figurati… insomma il fatto che tu abbia preso il mio cellulare per curiosare tra le mie cose, mi ha infastidito, ma proverò a metterci una pietra sopra…
Stava chiaramente scherzando, e Fran poté averne la conferma dal suo solito sorrisetto che faticava sempre a spuntare da quelle labbra.
Così anche lei col sorriso appena accennato, gli lanciò un occhiataccia, e visibilmente offesa si portò le mani nelle tasche, e cominciando ad indietreggiare, gli disse:
- Come vuoi tu, Leto… ci vediamo!
Il ragazzo le lanciò un’intenza occhiata, poi finalmente le sorrise e chiudendo la porta le rispose:
- Ci conto.
[…]
Francis era stata impegnata l’intera giornata alla EmsAndFran a causa dei preparativi per la lavorazione delle coreografie sulle nuove canzoni di Justin, accompagnata da Chenille, Eddy, Jay ed altri suoi collaboratori, che l’aiutarono ad organizzare ogni cosa prima dell’arrivo dei cinquanta ballerini dalle EmsAndFran di tutto il mondo, che era previsto il giorno dopo.
Soltanto verso sera, ebbe modo di rilassarsi un po’ e dimenticò totalmente di controllare il cellulare che sembrava essere zeppo di email di lavoro e messaggi vari.
Quella sera, Nina era fuori ad una cena di lavoro per lo stilista Valentino, e lei era rimasta sola: aveva cenato con solo latte e biscotti e ad una certa ora si era messa a letto per terminare di leggere e rispondere alle varie email.
Soltanto dopo qualche ora, si accorse che ci fosse qualcosa di diverso nel suo cellulare, come se fosse stato manomesso.
Entrando nella sua cartella delle foto, però, non riuscì a non morire dalle risate nello scoprire delle fotografie fatte da Jared a sé stesso mentre faceva delle buffe smorfie.
Allora aveva scoperto già prima di lei che avessero scambiato i cellulari!!-pensò la ballerina, mentre continuava a sorridere nello scorrere quelle buffe fotografie.
Trascorse dei bei minuti a ridere per quelle numerose foto fatte apposta per lei, insomma era fin troppo chiaro che non le avesse scattate pensando che fosse il suo cellulare, ma quello di Fran.
La prova definitiva le fu data quando si accorse che tra le poche app che avesse scaricato, vi fosse improvvisamente anche quella di twitter.
Francis sorrise ripensando ai tentativi del ragazzo della sera precedente, nel convincerla a scaricarsi l’app del noto social network che lui tanto decantava.
Cliccando sull’app, notò che le usciva la scritta “registrati” ma non aveva alcuna voglia di farlo, almeno per ora, così mise via il cellulare e si addormentò col sorriso sulle labbra, mentre i suoi pensieri si allontanavano dal matrimonio di Justin per focalizzarsi sulle buffe fotografie che avesse scattato Jared col suo cellulare.
Non se ne rendeva ancora conto, ma quel ragazzo stava riuscendo a farla sorridere, dopo anni trascorsi a piangere.

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