Only for your love

di alexiases
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** THE MONSTER OF SADNESS ***
Capitolo 3: *** Sguardi indagatori ***
Capitolo 4: *** Sarà davvero lei? ***
Capitolo 5: *** Un salvataggio inaspettato ***
Capitolo 6: *** NON SONO COTTO! ***
Capitolo 7: *** Bambine interiori... ***
Capitolo 8: *** Il tramonto ***
Capitolo 9: *** Angel ***
Capitolo 10: *** Lasciati andare ***
Capitolo 11: *** Per me sei speciale ***
Capitolo 12: *** Sospetti ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13: la festa ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Only for your love

Prologo

 

POV MARTINA

 
“Martina smuovi quelle chiappe  dal letto, hai 10 minuti per farti una doccia".
Apro pigramente gli occhi e vedo che, dalle tapparelle della finestra, fuoriescono dei pigri raggi di sole. Mi stiracchio gambe e braccia e, velocemente, esco dal letto, mi infilo le mie ciabattine di Minnie e mi dirigo a passo di carica in bagno. Purtroppo a causa del mio sonno pesante non mi sono svegliata in orario, come praticamente ogni mattina. Fortunatamente ci ha pensato il mio fratellone Sam a svegliarmi molto dolcemente, come al solito, ovviamente. Mi infilo sotto la doccia e molto velocemente mi do una sciacquata e mi lavo  i capelli con il mio adorato shampoo alla pesca, che tanto amo. Dopo aver finito, mi dirigo verso il mio armadio e lo apro cercando qualcosa da poter mettere ma, ovviamente,  non trovo nulla che mi convinca appieno. Infatti non amo indossare abitini sfarzosi, minigonne corte o canotte scollate, adoro le cose semplici e compite, come dico sempre: se voglio andare mezza nuda non c’è bisogno di indossare pezzi di stoffa striminziti e colorati, per questo motivo il mio abbigliamento comprende solo jeans , pantaloni comodi e felpe enormi. Però, questa mattina, è il mio primo giorno di quinto superiore e, quindi, vorrei essere un po’ più carina. Per questa ragione indosso un maglioncino rosa a rombi e dei jeans color panna che mi ha regalato la mia mamma. Già, la mia mamma che adesso è insieme a mio padre in un altro continente per motivi di lavoro. Quanto mi piacerebbe abbracciarla e stringerla a me solo per sentire, anche per pochi secondi, quell’odore di vaniglia che la contraddistingue e che ha la capacità di farmi stare bene e di tranquillizzarmi. Purtroppo però è una celebre stilista, mentre mio padre è un importante chirurgo quindi, probabilmente, non li vedrò questo mese, nemmeno di sfuggita. Sospiro tristemente, in fondo ci sono abituata, non è una novità. Dopo aver indossato gli indumenti scelti, mi trucco gli occhi con una striscia di matita color blu e del mascara nero e passo un sottile strato di lucidalabbra sulle labbra. Ecco sono pronta. Mi avvio in cucina dove trovo mio fratello comodamente spaparanzato sul divano. Sam è l’unica persona della mia famiglia che riesco a vedere più frequentemente, ha 22 anni, studia giurisprudenza e sogna di diventare un bravo avvocato. E’ un ragazzo moro con profondi occhi verdi  e labbra carnose. E’ alto, ma non troppo, ed è abbastanza snello, insomma è proprio carino e per questo molto ammirato dal genere femminile. Per me, invece, è una persona molto speciale, senza di lui sarei sola come un cane in una villa enorme, è lui che mi prepara il latte la mattina, che mi augura la buonanotte la sera, che mi consola nei momenti più difficili, che mi strappa un sorriso anche tra le lacrime e che mi fa incavolare a bestia ogni volta che tocca il mio diario o i miei oggetti personali.
“Sorellina era ora, davvero non ce la facevo più ad aspettare che tu scendessi dalle scale, sei la solita dormigliona, ringrazia che ho la moto altrimenti, oggi, all’ultimo anno di liceo, saresti già in ritardo”. Esclama il mio adorato fratellone.
Sorrido lesta. So bene che ha ragione ma, essendo di mio molto testarda e orgogliosa nei suoi confronti, gli rispondo: ”Non è colpa mia se la notte russi come un trombone non lasciandomi riposare nemmeno per 10 minuti, ti sento dalla mia camera e anche dal soggiorno che è molto distante dalla tua stanza”. Lui scoppia a ridere e, con le lacrime agli occhi, mi prende per mano e mi conduce fino alla sua moto, dove mi aiuta a infilare il casco.
Prima di far partire il veicolo, Sam afferma: ”Sei sempre la solita, hai un caratterino troppo acidello sorellina adorata, dovresti usare questo aspetto della tua persona meno frequentemente”.
Lo guardo accigliata e lui, vedendomi dallo specchietto della sua moto, scoppia nuovamente a ridere, affermando :”Niente, con te è inutile stare seri anche per pochi secondi, sei troppo divertente”. Detto questo, fa partire il nostro mezzo di trasporto, mentre io sorrido amaramente. Lui crede che a scuola abbia molte amiche e molti amici, che sia una ragazza spigliata e divertente, proprio come lo sono con lui, ma purtroppo non è così. Sono poco sfrontata e quindi  non rispondo mai alle offese e alle prese in giro, piuttosto preferisco chinare il capo e andarmene. So che probabilmente reagisco nel modo sbagliato, forse dovrei essere più coraggiosa e forte, però non ci riesco. Accetto tutto quello che mi dicono perché in fondo è vero, non sono bella: ho delle enormi labbra rosee, dei fastidiosissimi capelli neri e mossi, e un paio di enormi occhiali rotondi che mi coprono gran parte del viso. L’unica parte del mio viso che adoro sono gli occhi, li amo perché sono grandi, espressivi e scuri.
Sospiro sconfitta dalle mie stesse considerazioni. L'unico che mi definisce stupenda è il mio fratellino Sam, l’unica persona importante della mia vita, insieme alla mia migliore amica Stefania. A proposito di lei, non vedo l’ora di vederla. Sorrido al solo pensiero e, con il vento che mi fa danzare leggermente i capelli, mi abbandono all’adrenalina che mi scorre nelle vene quando salgo su una moto.

POV ANDRES

“Fratellone lo sai che oggi è il tuo primo giorno nel liceo classico in città, muoviti o farai tardi”.La mia adorata sorellina Natasha mi sveglia, con un leggero bacio sulla guancia e un sorriso luminosissimo. Le sorrido a mia volta e mi stiracchio sbadigliando senza la mano davanti.
Lei mi guarda e, con un’espressione accigliata in viso, mi dice:”Sei il solito cavernicolo, potresti almeno metterti la mano davanti quando sbadigli ,non è carino vedere la tua gola sai?”.
Le faccio un sorriso malizioso e, alzando un sopracciglio, le dico:”Sorellina non ti facevo così schizzinosa sai?Noi uomini, a volte usiamo essere davvero poco aggraziati, quando avrai un ragazzo come farai?”.
Lei mi guarda per qualche secondo,poi tenendosi il mento con due dita, mi risponde:”E chi ti dice che mi fidanzerò?Preferisco essere single che trovare un cavernicolo come te!”.Detto questo si gira, si dirige verso la porta ed esce dalla mia camera. Scoppio a ridere, Natasha è sempre stata un tipetto molto forte, ha preso tutto dalla nostra mamma. Quando da piccola, alla tenera età di 8 anni, scoprì  della morte dei nostri genitori, in seguito ad un incidente stradale, mi abbracciò e, con le lacrime agli occhi,  mi disse:”Dobbiamo essere forti ,mamma e papà non vorrebbero vederci piangere. Loro resteranno sempre nei nostri cuori, e noi li ricorderemo per tutta la vita, adesso saranno i nostri angeli custodi e ci osserveranno da lassù”. Dopodiché mi sorrise e mi strinse a sè come una madre con il proprio figlio. Nonostante fossi io il maggiore della famiglia, in quanto 11 enne, è stata lei , la mia principessa, a darmi la forza necessaria per andare avanti. Adesso è una bellissima ragazza di 16 anni con folti capelli biondi , occhi azzurro mare, un adorabile sorriso e la forza di una vera donna. Sono davvero orgoglioso di lei. Con questi pensieri, mi alzo e mi dirigo in bagno ma lo trovo occupato,il solito Alex.
Al limite della pazienza urlo:”Alessio ma è possibile che per farti una cazzo di doccia impieghi sempre tre ore!?”.
Lui non risponde e, dopo cinque minuti, esce dalla porta con il suo solito sorriso da schiaffi ,dicendomi:”Andres sei sempre così nervoso ,so che lavori troppo ,forse dovresti prenderti una pausa”.Non gli rispondo e mi chiudo la porta alle mie spalle. Alessio ha 15 anni ed è il più piccolo della famiglia. Proprio per questo è molto viziato. Io e mia sorella, quando sono morti i nostri genitori, abbiamo cercato di coccolarlo e di non fargli mancare nulla. E questi sono i risultati. Però nonostante abbia un amabile carattere, all’apparenza strafottente e vanitoso, sa anche essere un ragazzo sensibile e divertente. Mi infilo sotto la doccia, mi sciacquo velocemente e, arrivato di fronte allo specchio, mi pettino velocemente i capelli, mi lavo i denti e agguanto degli  occhiali da sole, per nascondere i miei occhi azzurri.
Mi avvio in salotto e trovo i miei fratellini intenti  ad osservare il libro che ci ha cambiato la vita...
”Oddio, fratellone vieni un pò qui a vedere. Il libro si è aperto nella pagina in cui è raffigurata la scuola in cui ti sei iscritto quest'anno, in seguito al nostro arrivo in questa città”. Natasha si rivolge direttamente a me con uno sguardo incredulo e io, sfoggiando un debole sorriso, esclamo:”Già a quanto pare avevo ragione,la creatura che si ciba della tristezza e solitudine della gente ha trovato un nuovo obiettivo , proprio nella scuola che ho deciso di frequentare quest’anno”.
Ecco , vi starete chiedendo cosa cavolo stiamo dicendo e di che cosa stiamo parlando. La storia è più complicata di quando si possa pensare.
Noi non siamo solo tre fratelli orfani, siamo i figli dei due più grandi cacciatori di creature demoniache. I nostri genitori non erano soltanto due semplici maestri delle elementari, avevano anche il compito di proteggere la terra da ogni pericolo misterioso e crudele. Alla loro morte, noi siamo diventati a nostra volta cacciatori del “male”. Ovviamente potete immaginare la nostra sorpresa e, soprattutto paura, quando abbiamo scoperto tutto questo tramite nostro Zio Ermes, fratello di mio padre e attuale nostro tutore. Non volevamo accettare l’dea che una simile calamità fosse toccata a noi poi, con il tempo, abbiamo capito che ciò che facciamo è indispensabile per il bene dell’umanità e abbiamo iniziato ad allenarci per sconfiggere il male. Il nostro compito è scovare  e distruggere le creature demoniache. Proprio per questo siamo sempre in giro per il mondo. Circa due mesi fa siamo arrivati a Roma, in Italia, proprio perché avevamo percepito una creatura non umana. Abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo scoperto che l’unico essere che poteva abitare in regioni con un clima così mite è il demon of sadness, un demone che si ciba della tristezza delle persone, della loro solitudine. Una volta accortosi che, quella persona, è prossima alla disperazione più totale, la uccide e ne preleva la linfa vitale ormai completamente contaminata dalla negatività e dall’amarezza, di cui il mostro si nutre. E’ una delle creature più furbe e forti  che abbia mai incontrato , in quanto può cambiare il suo aspetto e trasformarsi in un umano, può camminare sotto il sole e resistere a tutte le intemperie e inoltre, come se non bastasse, non si fa smascherare facilmente. Per questo dobbiamo stare molto attenti.
La mia sorellina mi guarda ancora con una espressione spaventata in viso, quindi le dico:”Tranquilla, vedrai che troveremo questo demone e lo uccideremo”.
Lei prontamente mi risponde:”Non è così facile, potremmo trovarlo troppo tardi,quando avrà già ucciso la sua vittima”.
Alessio allora, prende parola, esclamando :” Vorrà dire che rintracceremo prima la vittima, non sarà difficile trovare la persona più triste e sola del liceo,no ?”.Annuisco soddisfatto.Alessio ha avuto un’ottima idea, che cosa strana... 
Vedendo mia sorella, ancora molto turbata, prendo nuovamente parola dicendo:”Troveremo entrambi, vedrete”. Dopodiché mi dirigo verso la mia macchina per raggiungere il luogo prestabilito.”
A noi due demone!

Angolo autrice

 
"Si ripara da pomodori e da qualunque ortaggio commestibile".
Ciao a tutti, dopo la pubblicazione della mia prima storia, ancora in corso, ho deciso di cimentarmi in un genere diverso. Ovviamente è sempre romantico, però diciamo che ha personaggi e contesti sovrannaturali. Amo questo genere e quindi volevo condividere con voi questa fanfiction. Siate buoni ,ve ne prego, è la prima che scrivo di questo genere xD.
Che ne pensate? I personaggi vi intrigano? E la trama? E il banner xD ?
Vi prego ditemi cosa ne pensate, mi aiuterebbe come stimolo per continuare questa storia su cui ho qualche riserva... Si accettano recensioni positive  e negative ( adoro i consigli e i suggerimenti , quindi siete liberi di sbizzarrirvi). Pubblicherò domani il prossimo capitolo, che poi sarebbe il primo.
A domani , ciao ciao a tutti :* 

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Capitolo 2
*** THE MONSTER OF SADNESS ***


CAPITOLO 1

 

IL MOSTRO DELLA SOLITUDINE

POV MARTINA

 
“Mi raccomando sorellina sta attenta e non cacciarti nei guai, fai la brava con i prof e non essere acida come tuo solito”. Sorrido e schiocco velocemente un bacio sulla guancia del mio fratellone iperprotettivo.
”Tranquillo starò bene, adesso vai a lavorare al bar altrimenti è la volta buona che il tuo datore di lavoro ti licenzi, non capisco ancora come quel pover’uomo possa sopportarti”. Sam scoppia in una sonora risata e, dandomi un piccolo buffetto sulla guancia, mette in moto il suo veicolo e parte, accompagnato dal sonoro rombo dei motori. Appena diventa indistinguibile al mio raggio visivo, sospiro e, con lo stomaco in subbuglio, mi dirigo verso il portone della scuola. Sento indistintamente alcuni mormorii  e anche qualche risata appena passo vicino ad alcuni miei compagni di classe. Li ignoro e proseguo, devo solo raggiungere il corridoio della scuola e cercare di trovare la mia amica Stefania, dopodiché potrò stare tranquilla, con lei mi sento sempre protetta e a mio agio. Cammino velocemente, cercando di sembrare invisibile, ma purtroppo, non ci riesco. Infatti Carlo, un mio compagno di classe, mi si avvicina e, con un tono abbastanza elevato per farsi sentire da un gran numero di alunni, mi dice:”Oh guarda chi si rivede! Quattr’occhi com’è andata l’estate?Hai potuto sfoggiare il tuo bichini oppure hai preferito non indossarlo per non spaventare la gente, sai penso che non ti faccia la ceretta da un bel po’ da quanto posso dedurre attraverso l’osservazione delle tue sopracciglia poco curate e dal baffetto, tesoro va bene che le donne barbute sono sempre piaciute,ma tu esageri un po’ “. Detto questo scoppia a ridere, subito seguito da un suo gruppetto di amici e da altri alunni della scuola. Il mio stomaco si contorce a quelle parole e il mio cuoricino rallenta i battiti, mi sento davvero una stupida a pensare che la situazione in cui mi trovo possa cambiare. Essere presa continuamente di mira dalle persone che mi circondano è una mia caratteristica, e questo non potrà mai cambiare.
Cerco di sfuggire alle sue parole, ricominciando a camminare nel corridoio in direzione della mia classe, ma sfortunatamente, vengo di nuovo fermata dalle sue fredde parole:”Sai potrei affibbiarti anche un altro nomignolo vista la tua peluria.. Si penso che potrei chiamarti scimmia, si scimmia fa proprio al caso tuo”.
Interviene a dargli manforte anche un altro suo amico di nome Mirko che esclama:”Bestia potrebbe anche andare bene, insomma non parla, non risponde, non sorride,è pelosa, è anche bruttina, non trovate sia perfetto?”.Il gruppetto di amici scoppia nuovamente a ridere e io mi sento ancora peggio: triste,demoralizzata e soprattutto sconfitta. Si sconfitta perché non trovo il coraggio di rispondere, di difendermi, di lottare per affermare la mia posizione in questo mondo. Passo sempre inosservata e,quando non succede, sono sempre assediata da continui insulti e prese in giro. Addirittura sono arrivati a paragonarmi ad un animale, ad una bestia, sono davvero così inutile?Sento gli occhi pizzicarmi,mentre il cuore fa sempre più male.
Carlo però, non è contento, infatti continua dicendomi:”Hey guarda che bestia è un bel nome con tutti quei peli poi sarebbe appropriato anche..”. Sta per continuare ma viene bruscamente interrotto da una chioma bionda che fa capolino, come un fulmine, dal nulla e si pone davanti a lui con una faccia incavolatissima; è la mia salvatrice, la mia migliore amica, la mia ancora di salvezza, è Stefania.
“Senti brutto stronzo che non sei altro, prova a ripetere ancora che Martina è una scimmia e giuro che ti strappo quel sorrisetto dalla  faccia a suon di pugni “.Esclama la mia amica. Carlo sorride strafottente ma, in fondo , so che la minaccia di Stefania ha sortito i suoi effetti , sia perché la biondina è cintura nera di karate, sia perché è una bellissima ragazza e, in fondo, so che il bulletto è cotto di lei.
”E’ arrivata la ragazzina tutto pepe che difende l’amichetta sfigata? Che colpa ho io se la tua amichetta non si fa la ceretta?”. Termina Carlo scoppiando a ridere, seguito,questa volta, solo da Mirko.
La mia amica,però, non si da per vinta e con un sorriso malefico sul viso esclama: ”Beh a quanto pare qualcuno soffre di complessi di inferiorità in quanto sul suo visino da schiaffi non si vede nemmeno l’ombra di un filo di barba”.
L’ intero istituto scoppia a ridere e, Carlo, con la coda tra le gambe, se ne va con un sorrisetto incavolato sul viso.
Stefania sospira contenta e poi si lancia letteralmente su di me per abbracciarmi. ”Quanto mi sei mancata amica mia, non ce la facevo più senza vederti, ho così tante cose da raccontarti”.Esclama lei tutta contenta ,mentre continua a stritolarmi .Ad un certo punto, però, la sua espressione cambia e si stacca da me, più incazzata che mai .
Ormai sono abituata ai suoi cambiamenti di umore..
”Quante cazzo di volte ti devo dire di reagire alle offese degli altri, devi essere forte, fottertene di quello che dicono, come devo dirtelo?”. Esclama adirata.
Abbasso il capo colpevole, so che ha perfettamente ragione, ma non ci riesco è più forte di me.
Una lacrima sfugge al mio controllo e Stefania mi abbraccia stretta, stretta dicendo: ”Tesoro ti prometto che da adesso in poi ci sarò sempre, non arriverò più in ritardo ,però potrebbe capitare che io ti debba lasciare da sola e in queste situazione tu mi devi promettere di lottare con le unghie e con i denti per difenderti è chiaro?”. Annuisco anche se so che purtroppo la deluderò di nuovo, è quello che mi riesce meglio. Deludere le persone che tengono a me è il mio hobby preferito ,a quanto pare.
 Per smorzare la tensione mi stacco da lei e, rivolgendole un leggero sorriso malizioso, le dico:”Allora che mi dovevi raccontare di così importante, da non poter aspettare?Hai conosciuto un ragazzo?”. Lei scoppia a ridere e, mentre ci avviamo verso la nostra classe, inizia a raccontarmi delle sue straordinarie vacanze a Miami e, finalmente, mi sento spensierata e felice come una normale adolescente della mia età.

POV ANDRES

 
Scendo dalla mia bellissima auto e mi dirigo verso l’entrata della mio nuovo edificio scolastico, è un liceo classico .Ho scelto questa scuola perché mi piacerebbe intraprendere la carriera di giornalista un giorno,anche perché adoro osservare  e annotare tutto quello che mi circonda.
Entro nell’istituto e subito vengo accolto dal classico odore di carta e chiuso,tipico delle scuole grandi e piene di studenti. Sbuffo e mi incammino verso la segreteria per trovare la mia classe. Mi guardo intorno per cercare delle anomalie o per avvertire frequenze negative, ma niente, non vedo nulla, a parte delle ragazzine che mi lanciano sguardi languidi a cui io rispondo con sorrisi di cortesia. A volte è proprio una scocciatura essere belli. Odio quelle ragazze che si concedono così, senza pudore e rispetto per se stesse. Sono perso in questi miei pensieri quando, ad un certo punto, mi fermo nel bel mezzo del corridoio e avverto una forte aura triste. E’ una caratteristica di noi cacciatori di demoni, con il tempo e molta pratica riusciamo ad avvertire, in un certo senso, i sentimenti che contraddistinguono le anime delle persone, specie se questi stati d’animo sono molto forti. Stringo gli occhi, cazzo non mi sono mai sentito così male prima, non avevo mai percepito tanto bene il dolore di una persona. Deve essere sicuramente lei la prossima vittima del demons of sadness. Apro pigramente gli occhi anche se sento ogni fibra del mio essere tesa, stanca. Alcuni alunni mi guardano preoccupati e un ragazzetta mora mi si avvicina e mi chiede se sto bene. Io annuisco e quella, con una smorfia di disappunto, se ne va. Ma dico io la gente non  si fa mai i cazzacci propri? Cerco di localizzare il punto da cui ho sentito queste forte emozioni ma, inaspettatamente come sono arrivate, le strane sensazioni finiscono. Mi sgranchisco le braccia e le gambe, finalmente sollevato. Cavolo sono stato ad un passo dal trovare la misteriosa vittima, ma proprio alla fine la strana sensazione è passata,che strano. Mi sono sentito vulnerabile, stanco e indifeso, è la prima volta che mi accade una cosa simile. Non è stata per niente una bella esperienza, spero non si ripeta, anche perché in queste condizioni sarei troppo debole per reagire ad un eventuale attacco di un demone così potente. Mi guardo intorno e, dopo esser passato dalla segreteria mi dirigo verso la mia classe, la 5 A. Speriamo di riuscire a completare presto questa missione, perché ho una strana sensazione alla bocca dello stomaco, per niente positiva purtroppo. Sto per entrare nella mia classe quando, stranamente, noto un’ombra dietro di me, mi giro ma non vedo nessuno a parte una ragazzina con delle lentiggini e delle lunghe trecce rossastre. Adesso sto diventando anche paranoico, perfetto! Sbuffo ed entro in classe, non sospettando minimamente che una presenza sconosciuta e terribile mi sta osservando ghignando malefica e aspettando il suo momento di agire…

Angolo autrice
Ciao a tutti . Come promesso ho postato il primo capitolo. Che ne pensate ? Martina ha subito solo uno dei tanti atti di bullismo a suo carico e vi posso assicurare che ce ne saranno altri. Andres, invece, ha avuto un malore inaspettato, cosa credere che possa essere? Please commentate e fatemi capire cosa ne pensate della storia e sopratutto se vale la pena continuarla.
Ciao ciao :)

 

 

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Capitolo 3
*** Sguardi indagatori ***


CAPITOLO 2

SGUARDI INDAGATORI

POV MARTINA

Mi siedo al mio banco, accanto a Stefania, e inizio a prendere dalla mia cartella tutto il necessario per il mio primo giorno di scuola.
La mia amica  mi osserva in silenzio  e, quando ho sistemato tutti i quaderni e libri sul mio banco,esclama: ”Certo che sei davvero una maniaca dell’ordine, perfettina e studiosa, insomma il mio contrario, ma come si dice, gli opposti si attraggono”.
Scoppio a ridere perché so che è la verità, io e Stefania siamo praticamente l’opposto: lei è bionda, io mora, lei ha gli occhi azzurri, io neri come la notte, lei è alta ma formosa, io bassa e magra. Inoltre, caratterialmente, saremmo incompatibili: infatti io sono una tipetta silenziosa, ordinata e a volte anche fin troppo timida, Stefania invece è logorroica, estroversa e disordinata, però ciò non ci ha impedito di diventare migliori amiche, anzi sorelle.
Mi ricordo ancora il primo giorno in cui ci incontrammo: eravamo alle elementari ed io ero, come al solito, da sola. Lei invece era circondata da tantissime bambine che le parlavano e le mostravano i loro zainetti di Hello Kitty o delle Winx, però sembrava annoiata. Ad un certo punto i nostri sguardi si incontrarono, o meglio, lei mi fisso per un po’ e io fui costretta a sollevare i miei occhi verso la sua direzione: a quel punto mi sorrise e, incurante di tutte le bambine, si avvicinò a me, si sedette sulla sedia affianco alla mia e iniziò a parlare, dicendomi:”Ciao mi chiamo Stefania, come mai sei tutta sola?”.
Io le risposi che ero molto timida e non riuscivo a fare nuove conoscenze.
Allora, mi mostrò ancora di più, se possibile, le fossette poste su entrambe le guance, e mi disse:”Se vuoi puoi essere mia amica, io non riesco a stare con le altre bambine perché ho gusti differenti da loro, ad esempio loro amano Hello Kitty mentre io Dragon ball, conosci questo cartone?”. Annui vistosamente perché all’epoca era l’unica cosa che guardavo per tv e, da quel giorno, diventammo inseparabili.
Infatti, nonostante le litigate e i caratteri differenti, siamo più unite che mai.
”Martina ma mi stai ascoltando?” .Vedo Stefania che schiocca le sue  dita davanti ai miei  occhi. Ops mi sono distratta.
“ Scusa Ste stavo pensando, potresti ripetere quello che mi hai detto?”.
Lei mi guarda con un' espressione accigliata, poi però riprende il sorriso biricchino che la contraddistingue e mi chiede:”Come sta tuo fratello?”.
La guardo con un sorriso malizioso. Nonostante avesse una semi- relazione, con un ragazzo del paese in cui andava sempre in vacanza l’estate, pensava ancora a mio fratello. Niente, era un caso perso .
”Ste ma ti piace ancora Sam?, le chiedo. Lei arrossisce vistosamente e scuote la testa. Scoppio a ridere e sto per porgerle una nuova domanda ma, la professoressa Rubino, docente di italiano e filosofia entra in classe, zittendoci tutti. E’ una donna che, all’apparenza può apparire abbastanza severa ma, in realtà, è molto dolce e comprensiva.
Vedo che appoggia come al solito la sua cartellina in pelle sulla cattedra e si accomoda al suo posto . Sta per iniziare a fare l’appello ma, improvvisamente, viene interrotta dall’entrata, nella nostra classe, di un ragazzo che non avevo mai visto prima.
Il castano, dopo aver chiuso la porta dell’aula, si scusa con la prof dicendo:”Mi scusi professoressa ho fatto un lieve ritardo perché in segreteria avevano dimenticato di dirmi in che sezione avrei dovuto presentarmi”.Conclude il tutto con un sorriso imbarazzato sul viso .
La Rubino annuisce distrattamente e gli dice di accomodarsi in un banco libero, lui esegue il comando e si siede dietro di me, affianco a Carlo. Spero proprio che non si faccia condizionare dal mio aguzzino. La lezione finalmente inizia ma, a quanto pare, a Stefania ciò non interessa più di tanto, perché continua a giocare con il suo telefonino. Fino a quando:”Signorina Vitali potrebbe gentilmente spiegarmi cosa sta facendo?”.
La mia amica cerca velocemente di nascondere l’oggetto, ma la prof  è più veloce e l’ha già raggiunta prendendole dalle mani il telefono, esclamando :”Signorina Vitali ,visto che si distrae facilmente dovrò metterla in uno dei primi banchi e, siccome il signor  Carlo Como preferisce lanciare palline di carta al suo fedele compagno Mirko, invece che seguire le mie lezioni, farà la sua stessa fine. Su adesso sedetevi vicini al primo banco e non fatemi perdere tempo”. Stefania cerca di obiettare e chiedere scusa ma la prof è irremovibile. La mia amica, sbuffando, si dirige al suo nuovo posto e prima di prendere l’ultimo quaderno dal suo ormai ex-banco, con le labbra, mi mima uno scusa. Le sorrido cercando di tranquillizzarla, dopotutto sono abituata a restare da sola non sarà così drammatica la situazione. La prof però non riprende la lezione ma, al contrario,scruta ancora attentamente la classe e, dopo alcuni secondi, si rivolge al nuovo arrivato dicendo:”Niti si sieda qua vicino alla signorina Petrucci visto che  anche lei è da sola”.
Ah non è niente di importante.
Aspetta solo un secondo... Ma sono io la signorina Petrucci ! Vedo Andres, è questo il nome del nuovo arrivato,da quanto ho potuto dedurre dall’appello, mentre porta le sue cose al banco affianco al mio. Guardandolo bene non è niente male, ha dei bellissimi occhi azzurri e poi ha un viso davvero stupendo, con quei lineamenti decisi ma delicati . Fisicamente poi, sembra un modello .
Lo fisso  e lui, notando che lo sto osservando, mi guarda a sua volta. Mi giro velocemente nella direzione opposta alla sua  facendo finta di niente. Ma dico io si può essere più cretina di così? E poi che cavolo di pensieri mi vengono in mente, uno così non potrà mai notarmi. Inizio a prendere appunti sulla lezione,anche se a volte sento lo sguardo di Andres addosso… Sarà una mia stupida impressione probabilmente. Dopo un’ora abbastanza pesante, la campanella suona.
Io sto raccogliendo le mie cose ma, ad un tratto, una voce, la sua voce, mi blocca:”Ciao , mi chiamo Andres .E tu come ti chiami?”.Una semplice domanda a cui al momento non so dare una risposta, non lo guardo nemmeno e, invece di finire di mettere a posto e andare alla mensa, fuggo praticamente dalla classe, con un’unica direzione:cortile dell’edificio scolastico. E’ il posto  preferito per nascondersi e stare da soli. Mentre corro per i corridoi della scuola, penso a quanto sia stupida, non ho avuto nemmeno il coraggio di rispondere ad una domanda così semplice, mi ha chiesto solo come mi chiamo. Il problema è che ho avuto paura, anche con Carlo è iniziata così e adesso guarda dove siamo arrivati, lui mi prende continuamente in giro nonostante non mi conosca davvero.Il fatto è che Andres avrebbe potuto benissimamente dirmi parole poco carine per il semplice fatto che lo avessi guardato, o meglio fissato, appena si è seduto di fianco a me. Non volevo sentirmi dire le solite cose, non avrei resistito. Corro sempre più veloce, lasciandomi alle spalle tutte le prese in giro, corro sempre  più veloce per non sentile la solitudine che si impossessa del mio corpo, corro sempre più veloce  per non lasciare al mio cervello il tempo di riflettere su cosa sto facendo. Corro sempre più veloce e raggiungo il mio posto preferito. Mentre sento il vento che mi sferza i capelli e mi fa rabbrividire, mi  siedo su un gradino e una lacrima silenziosa mi scende giù per la guancia.Ho fatto bene a non rispondere a quel ragazzo, non lascerò più a nessuno il privilegio di ferirmi, il mio cuore è già logorato cos’ì com’è. Potrebbe andare peggio di così?

POV ANDRES

 
Qualcuno abbia la decenza di spiegarmi perché quella ragazza non mi ha risposto e, come se non bastasse, ha iniziato a correre fuori dalla classe in modalità  pazza, come se fosse stata punta da una tarantola o non so cosa. In fondo non penso di aver fatto niente di male,insomma non le ho detto niente, non l’ho offesa e non ho fatto battutine stupide.
Che mi sia comparso un brufolo enorme ed orribile in faccia? No, non penso, in fondo le altre ragazze mi guardano ancora in maniera maliziosa. Ma allora che cavolo ho fatto?A parte averla guardata sporadiche volte durante la lezione...
Se la sarà presa per quello? Però non penso di esser stato maleducato, l’ho osservata perché è la mia compagna di banco e perché aveva un’espressione pensierosa e assorta in viso; con quei capelli neri e mossi che le ricadevano sulle spalle sembrava una bambina birichina, poi però mi son penso nell’osservare attentamente  i suoi occhi e mi sono accorto che c’è qualcosa di triste e malinconico nel suo sguardo, nasconde sicuramente qualcosa. E tutto ciò mi intriga terribilmente...
Uffa però, per una volta che cerco di iniziare un discorso normale con una ragazza, questa corre via per non so quale motivo. Forse ha ragione mia sorella quando dice che un cavernicolo come me non può capire le donne …
 Però io ho visto qualcosa di strano in lei, come una richiesta di aiuto.  Quando ha rialzato lo sguardo dopo che le ho posto la  domanda sul nome, i suoi occhi erano speranzosi, però al tempo stesso spaventati.Quindi le opzioni sono due: o è una stronza senza cuore, snob e quindi odiabile, oppure è particolarmente timida e fragile.A me sembra più la seconda, comunque. Sto per avviarmi a mensa per mangiare qualcosa, come il resto della classe, quando inaspettatamente, quel dolore che mi ha colpito questa mattina torna più forte e doloroso di prima. Mi paralizzo e non riesco a muovere nemmeno un muscolo, sono debole e mi fa male il petto. Non riesco a respirare: è come se fossi imprigionato in una morsa dolorosa e mortale. Mi accascio a terra,sfinito e a quel punto vedo un’ombra  che si dirige  verso la mia direzione. Sento una risata diabolica, maligna. E se fosse il demon of sadness?
Lui sa che sono un cacciatore, si può percepire facilmente dall'odore del mio sangue e dalla mia forza fisica, e sicuramente vorrà approfittare di questo mio momento di debolezza per uccidermi, ma io non glielo permetterò. Mi rialzo,anche se con fatica, e cerco di prendere il pugnale nascosto accuratamente nella tasca dei miei jeans, però non ci riesco, sono troppo debole.
Cado nuovamente a terra.
Cazzo mi sento così inutile, sono paralizzato e non so come reagire. Il demone, sotto forma di ombra oscura , si avvicina sempre di più, io cerco invano di rialzarmi ma non ci riesco. E’ davvero giunta la mia fine?Sto per svenire quando, all’improvviso, la morsa che mi stringe lo stomaco si riduce sempre di più e il demone sparisce all’istante, così come è comparso. Sto per svenire, quando vedo entrare dalla porta dell’aula una Martina sorridente, nonostante abbia gli occhi rossi, seguita da una Stefania che cerca di fare mille facce buffe per farla divertire. Appena si accorgono di me, entrambe smettono di ridere e si dirigono spaventate verso la mia direzione . L’ultima cosa che vedo, prima che il buio mi avvolga, sono gli occhi angosciati di Martina fissi nei miei...

Angolo autrice
“Saluta timidamente”
Ciao, ehm per questo capitolo si accettano pomodori e carote da essere lanciati sulla sottoscritta. ( Si preferirebbe fossero maturi e non marci)
Allora, lo so, lo so, vi ho lasciato in una maniera un po’…. Ecco, come posso dire, crudele? Un po’ di suspense però non fa mai male... E comunque non vi farò aspettare molto per il prossimo aggiornamento.
Per quanto riguarda il capitolo parto con una precisazione: l’atteggiamento e la reazione di Martina non sono esagerati. Il suo problema è che ha addirittura paura di parlare con qualcuno che non sia Stefania. Vi posso assicurare (perché ne ho conosciute) che esistono persone molto timide, esattamente come lei. La sua reazione, può essere giudicata come esagerata, ma in realtà è dettata dalla sua profonda insoddisfazione per se stessa. Per quanto riguarda Andres invece, beh è stato un po’ sfortunato: prima il fallimento della discussione con Martina, poi il demone, poi lo svenimento... Povero... Vedrete cosa succederà nel prossimo capitolo che, vi posso assicurare, sarà più interessante di questo…
Mi farebbe molto piacere se lasciaste qualche recensione e devo ringraziare tutte le persone che, fino ad adesso, hanno lasciato un commento, hanno letto silenziosamente o hanno inserito la storia tra le seguite, le preferite e le ricordate.
Ciao ciao e a presto :*
P.s: Passate numerosi anche dall’altra mia storia: si chiama Tornerò ad amare solo per te, grazie in anticipo :*

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Capitolo 4
*** Sarà davvero lei? ***



 

CAPITOLO 3: SARA DAVVERO LEI ?


POV MARTINA
Lo fisso per qualche secondo: è svenuto, non si muove e non apre gli occhi . Sono preoccupatissima: non conosco  questo ragazzo ma, inspiegabilmente, ho un’angoscia nel petto che mi attanaglia e mi fa così male che avrei voglia di piangere, però non c’ è tempo di disperarsi. Guardo la mia migliore amica che, come me, osserva Andres con un’espressione sgomenta e triste e affermo:“Stefania chiama immediatamente l’infermiere della scuola, non vedi che è svenuto? “. Lei, come se fosse stata svegliata da un incubo, mi guarda, si alza e corre in infermeria. Nel frattempo scuoto energicamente Andres per le spalle e gli sussurro dei mi senti, spaventati ma decisi. Lui non sembra dare segnali di vita, anzi, quei suoi occhi sembrano non volersi aprire per nessuna ragione al mondo. Sospiro e, prendendo un fazzoletto e un bottiglietta d’acqua, bagno leggermente il pezzo di carta e glielo appoggio sulla fronte. Lo guardo: è sudato e soprattutto appare stremato, stanco, ma cosa può essergli successo? Pochi minuti fa sembrava così tranquillo, così sereno. Fortunatamente io e Stefania siamo rientrate in classe e lo abbiamo visto. Dopo che io avevo avuto quello sfogo nel cortile della scuola, mi ero diretta in bagno per rinfrescarmi il viso, ovviamente lì avevo trovato la mia amica Stefania che mi aveva riempito di domande sul mio aspetto a dir poco spaventoso. Le avevo raccontato tutto e lei, dopo aver strabuzzato gli occhi, mi aveva dato uno scappellotto dietro la nuca e mi aveva ordinato di andare a chiedere scusa a quel povero ragazzo di nome Andres. Ovviamente io avevo cercato di controbattere, ma con la mia migliore amica, non ho molte speranze di spuntarla. Quindi avevamo deciso di tornare in classe e lì avevamo trovato questo spiacevole spettacolo. Lo fisso per alcuni secondi, è sudato e con un’espressione sofferente, però il suo viso è sempre dolce e delicato, nonostante il tocco di virilità dato dal mento promettente, dalla mascella decisa e dalla leggera barbetta . Sembra un angelo per quanto è bello … Ok, stop! A che cazzo sto pensando ? Andres, questo ragazzo, che nemmeno conosco, è a terra, svenuto, non dà segnali di vita e io penso a quanto sia affascinante, ma che cavolo ho in questa mia testa bacata ? Quanto ci mette Stefania ad arrivare …
“Martina, eccomi! Ho portato l’infermiere Alessandro, come sta il castano? Dà segnali di vita?“. Ecco parli del diavolo e spuntano le corna. Scuoto la testa amaramente, mentre l’infermiere controlla il battito cardiaco del misterioso ragazzo. Dopo  alcuni secondi noto che Andres sta incominciando a riprendere colore e Alessandro decide di portarlo in infermeria. Dico a Stefania di informare  dell’accaduto la prof e, insieme all’operatore sanitario, ci incamminiamo verso la destinazione predisposta. Arriviamo nella minuscola stanza che chiamiamo infermeria e adagiamo delicatamente Andres su un  lettino . Io mi accomodo su una sedia e aspetto pazientemente il responso dell’infermiere. Dopo circa dieci minuti, Alessandro, rivolgendosi verso di me, esclama :” Il ragazzo sta bene però  è molto debole, probabilmente ha avuto solo un calo di zuccheri, oppure potrebbe trattarsi anche di qualche virus intestinale, vado a prendergli qualcosa da mangiare e poi gli prescrivo una visita medica,  aspetti tu con lui ? “. Io annuisco leggermente rassicurata dalle parole di quell’uomo. Appena l’operatore esce dalla stanza, mi alzo e mi avvicino al lettino dove è adagiato Andres. Noto che  ha i capelli  sugli occhi a causa della sudata che ha fatto prima. Deciso di sistemarglieli in modo che abbia un aspetto  presentabile però, appena prendo una ciocca di capelli tra le dita, lui apre gli occhi di scatto . Io indietreggio e, balbettando, gli dico :” Ehm.. Non è come pensi io ti stavo solo ecco… Sistemando i capelli visto che li avevi tutti sugli occhi . Non ti si vedeva il viso e sembravi davvero poco carino. Hai presente la bambina di The Ring ? Ecco sembravi lei al maschile… Oddio no ! Non volevo dire che avevi un’ aspetto orribile, terrificante, anzi tutto il contrario. Tu sei un ragazzo molto carino … No! Fai come se non avessi detto niente, volevo solo darti una mano in modo che, nel momento in cui ti fossi svegliato, saresti stato meno sudato con la fronte libera dai capelli bagnati …. Oddio che figuraccia, io non volevo..”. Ho abbassato lo sguardo e sto fissando i miei piedi, come sono interessanti, forse potrei mettermi uno smalto nero oppure rosso, ma che me ne frega dei miei arti inferiori! Oddio che figura … Avrei continuato a crogiolarmi nei miei pensieri se non avessi sentito la risata cristallina di Andres riempire la stanza … Sta ridendo di me ? Beh, me lo merito. In fondo sono stata così … Così maldestra e davvero ridicola. A volte mi faccio pena da sola, sto per uscire dalla stanza ma la voce del castano mi ferma :” Hey dove stai andando ? Non ti devi scusare, anzi, ti dovrei ringraziare visto che mi hai aiutato nel momento in cui non mi sono sentito bene … Grazie davvero “. Mi giro sorpresa verso di lui, e mi accorgo che mi sta osservando con un sorriso davvero dolce sul viso … Non mi sta prendendo in giro, strano.
 Dopo alcuni secondi gli rispondo :” Figurati, è stato il minimo, adesso devo andare”. Sto per aprire la porta ma, vengo nuovamente interrotta dalla voce del ragazzo misterioso, che afferma :” Aspetta non andartene, ti sei per caso offesa perché ho riso?”. Io gli rispondo :” No, assolutamente, in fondo sono stata davvero ridicola, mi sono comportata in maniera bizzarra,   scusami, ma adesso devo proprio andare”. Strano, ho detto che devo tornare in classe però non mi muovo e continuo a fissarlo. Oddio, ma che mi sta succedendo?
Lui mi sorride e, inaspettatamente mi dice:” Non ho riso per quello, o meglio non solo per quello. Insomma, sono scoppiato a ridere perché avevi davvero un’espressione buffa quando mi hai dato quelle tue scuse inutili. Tranquilla, ripeto hai fatto benissimo a spostarmi i capelli dal viso, non essere assolutamente imbarazzata, non penso che tu sia ridicola o cose del genere. Anzi io ti trovo anche divertente. A modo tuo, sai essere davvero spassosa. Ti chiedo scusa se ho riso in quel modo, ma non pensavo di offenderti, è solo che non mi sono mai trovato in una situazione così buffa e il tuo modo di comportarti, timido e imbarazzato, mi ha sorpreso, non è da tutte, anzi  “. Lo fisso sconcertata. Mi ha davvero chiesto scusa perchè aveva riso, nonostante fossi io la deficiente che gli aveva risposto inizialmente in quel modo? Mi ha davvero detto che non sono ridicola? Mi ha davvero detto che non è da tutte essere così timide e imbarazzate? E soprattutto ha davvero esclamato che sono divertente, a modo mio? .
Arrossisco, però lui non me lo fa notare e mi chiede:”Mi perdoni allora?”. Io annuisco ancora sconcertata. Lo so, sono davvero strana però questo è davvero inquietante. Nessuno, a parte Stefania, si è mai comportato in maniera così gentile. Il mio flusso di pensieri, però, viene nuovamente interrotto dalle sue parole :” Allora , mi hai salvato la vita, mi hai scostato i capelli dalla fronte, abbiamo avuto un mini dialogo, però non mi hai ancora detto come ti chiami “. Lo fisso e, con un sussurro, pronuncio il mio nome. Lui curva nuovamente le labbra all’insù  ed io non riesco a smettere di osservarlo, perché non ho mai visto un sorriso così perfetto …

POV ANDRES

 
Mi sta ancora fissando. Non è uscita dalla porta della stanza in cui mi trovo, però non mi dice niente. Come immaginavo, è davvero molto timida e, questo suo lato, la rende dolce, come una bambina spaurita. Potrei diventare suo amico, sicuramente a causa del suo imbarazzo non riesce a relazionarsi con gli altri, però io sono diverso. Le sorrido e percepisco distintamente il suo stato d’animo: è sorpresa e agitata.
“Martina è un bel nome, davvero. Vorrei chiederti delle cose visto che sono nuovo, potresti aiutarmi? “. Le faccio questa domanda, sia per rompere il ghiaccio, sia perché effettivamente non so molte cose riguardo questa scuola. Per la prima volta, la ragazza dallo sguardo oscuro mi sorride, e che sorriso …
“Certo, anzi scusami se sono stata un po’, come dire… Scostante e maleducata ? Purtroppo non sono molto estroversa. Però posso aiutarti. se vuoi “. Detto questo si avvicina nuovamente a me e si siede sulla sedia vicina al lettino dell’infermeria. Annuisco e le pongo alcune domande che riguardano gli insegnanti, i corsi pomeridiani e le borse di studio. Lei risponde sempre cortesemente a tutto ciò che le chiedo, a volte fa anche delle battute divertenti  sull’abbigliamento di alcuni docenti che, pur avendo un’età abbastanza avanzata, indossano ancora minigonne e canotte troppo scollate.  Ad un certo punto  infatti, esclama :” Pensa che quella di inglese solitamente se ne viene in classe con certi vestiti neri che le arrivano poco al di sopra della coscia. Un giorno, un mio compagno, le disse che quell’abbigliamento non le si addiceva per niente  e lei, super arrabbiata, rispose che non aveva voglia di conversare con qualcuno che non capiva il suo modo di vestire, moderno e sexy, quindi lo cacciò dalla classe”. Finito il suo racconto, Martina scoppia a ridere e io mi perdo a fissarla. Se non la osservi attentamente potrebbe sembrare una qualunque ragazza insignificante, senza niente di diverso da qualunque individuo femminile esistente sulla terra. Però, se perdi anche pochi secondi  nel guardarla, scopri  che ha qualcosa di misterioso, di triste che la contraddistingue  e io voglio scoprire cosa. Lei incurante del mio sguardo indagatore continua a ridere con le lacrime agli occhi, è davvero carina e graziosa, nonostante non curi particolarmente il suo aspetto. Ha quel caratteristico viso acqua e sapone che non passa inosservato. All’improvviso, però,  ferma la sua risatina e, notando che la sto fissando, diventa rosso peperone. Come immaginavo: non sopporta l’attenzione su di sè.
Per cancellare questo momento di  imbarazzo esclama :“Beh Andres adesso devo proprio ritornare  in classe o mi daranno per dispersa. Riposati e, mi raccomando, non fare sforzi”. Annuisco e la ringrazio mentre la vedo uscire dall’infermeria. Strano, non riesco a capire bene quello che prova nonostante riesca a percepire alcuni suoi stati d’animo. Prima non mi era mai capitato… E se fosse lei la vittima del demone? Potrebbe anche darsi, in fondo  ha sempre un’espressione così triste e malinconia … Devo monitorarla e non perderla d’occhio anche perché, da solo, non sono in grado di battere quell’essere, soprattutto se vengo preso di mira da quegli strani attacchi paralizzanti che mi indeboliscono all’inverosimile. Ma da cosa saranno provocati ? Devo assolutamente scoprirlo ...
La prima volta mi sono venuti appena ho sentito quell’aura triste e delusa, forse appartenente alla vittima del demone. La seconda volta, invece, mentre ero in classe in seguito allo strano episodio con Martina. Strano, tutto sembra ricondurre a lei. Devo controllarla, potrebbe essere proprio lei la vittima del demone e poi, in fondo, non mi dispiace per niente  la sua compagnia . Sono perso nei miei pensieri quando, nel corridoio, sento dei passi frettolosi e agitati che sembrano sempre più vicini. All’improvviso, la porta si spalanca e mia sorella Natasha si avvicina frettolosamente al mio letto esclamando :” Ma cosa ti è successo ? Come stai adesso ? Ti dico sempre la mattina di fare la colazione ma tu sei sempre il solito, non mi ascolti mai !”. La guardo sorridendo divertito, è sempre la solita apprensiva, a volte sembra mia madre.
“ Natasha non è per mancanza di zuccheri che sono svenuto, e poi tu  non dovresti stare a lezione a quest’ora? Cosa ci fai in infermeria? “. Alla mia domanda vedo che si sistema leggermente i capelli all’indietro, gesto che fa sempre quando è nervosa. Chissà  cosa avrà combinato…
“Allora com’è che sei svenuto? Sono fuori dalla classe perché sono in punizione e appena ho saputo che stavi male mi sono precipitata qui”. Ecco, come immaginavo, si caccia sempre nei guai.
“Non so, lo svenimento deve essere stato provocato dall’indebolimento in seguito all’attacco del demone of sadness… Ma come fai a farti sbattere fuori dalla classe già il primo giorno di scuola ? “.
Lei mi osserva sorpresa e mi risponde:” Come è possibile che un demone ti abbia ridotto così, tu sei molto forte… Per quanto riguarda la faccenda della punizione, beh, non ci posso fare niente se la lezione della prof di matematica è soporifera, stavo solo giocando con il cell”. Sbuffo, la mia sorellina non cambierà mai!
“ Sei sempre la solita… Non potevi concentrarti sulla lezione ? “.
Lei mi guarda accigliata e poi esclama:” Ma ti sembra normale parlare della mia punizione quando tu hai rischiato la vita con il demone? Voglio sapere cosa è successo? Nei dettagli…”.  
Le spiego dei miei indebolimenti in seguito alla tristezza della vittima ignota, dell’attacco dell’essere e dei miei sospetti su Martina.
Appena termino il mio monologo, mi guarda per alcuni secondi, in seguito si prende il mento con due dita, assumendo un’espressione pensierosa e mi dice:” Allora sicuramente questa situazione rende le cose ancora più difficili… Anche perché non ti era mai capitato prima di soffrire di attacchi del genere, in seguito all’ansia di una vittima. Inoltre, questa Martina nasconde qualcosa, ne sono sicura, stalle vicino e capisci se è lei la mira del demone, sono sicura che per te non sia  uno sforzo, mi hai appena detto che la trovi anche simpatica…”.Termina il suo monologo con un sorrisetto malizioso. La guardo incredulo e, alzandomi dal lettino, la spintono dalla stanza, dicendo :”Natasha fila a studiare e non farti strane idee”. Lei scoppia a ridere e mi obbedisce sbattendosi la porta alle spalle. Quanti film mentali che si fa mia sorella. Decido di stendermi nuovamente sul lettino per riposare. A fine ora entrerò in classe. Infilo le cuffie alle orecchie e chiudo gli occhi . Adesso devo concentrarmi sul mio prossimo obiettivo : scoprire se Martina è davvero la vittima dell’essere demoniaco …
 
Angolo autrice
Ciao a tutti. Avete visto il primo dialogo tra Martina e Andres? Non sono adorabili?
(Pc: anche troppo… Ho il diabete)
Lasciatelo perdere, si mette sempre in mezzo. Allora dicevo non sono dolcissimi? Io li trovo pucciosi, però lasciamo perdere. Che ne pensate del demone, secondo voi la tesi di Natasha è giusta? Sbizzarritevi con i commenti.
Ringrazio tutte le persone che leggono in silenzio, che hanno inserito la storia tra le seguite, preferite o ricordate e che hanno recensito. Vi adoro!.
Aggiornerò sabato prossimo, a presto.
P.s: Se vi va passate dall’altra mia storia, si chiama Tornerò ad amare per te, mi farebbe piacere.

P.P.S: C'è UNA MIA AMICA CHE STA SCRIVENDO UNA STORIA: THE SKATE LOVE STORY DI ALISASSA, PASSATE IN NUMEROSI SE VI VA,MERITA.  

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Capitolo 5
*** Un salvataggio inaspettato ***


CAPITOLO 4

UN SALVATAGGIO INASPETTATO

 

POV MARTINA

 
Uffa, ma è mai possibile che non riesca a concentrarmi su quest’assurda lezione di chimica? Eppure seguo diligentemente tutte le spiegazioni dei professori, in particolar modo se si tratta di materie scientifiche. In questo momento, però proprio non ce la faccio, la mia mente è altrove e, questo fantomatico luogo dove il mio cervellino ha fatto un bel viaggetto di sola andata, è l’infermeria della scuola. Già,sono troppo nervosa a causa di Andres per riuscire a capire una mazza di strutture atomiche e di masse molari. Chissà come starà, in fondo è un bravo ragazzo e mi dispiace molto che non si sia sentito bene . E’ stato così gentile con me, non mi ha preso in giro per la mia timidezza, ma al contrario mi ha chiesto scusa addirittura perché aveva riso divertito dalla mia sbadataggine, eppure non avrebbe dovuto , in fondo anche io rido con Stefania per questo mio difetto..Sorrido come un ebete, chissà perché mi sto comportando così forse perché, dopo tanto tempo, una persona si sta comportando gentilmente con me. Abbasso lo sguardo sul mio quaderno e mi perdo nell’osservare la mia calligrafia così ordinata e allo stesso tempo rovesciata . Secondo mio fratello Sam, che studia da sempre la Grafologia, cioè la tecnica che cerca di interpretare alcune caratteristiche psicologiche di un individuo, attraverso l’osservazione della sua grafia, l’inclinazione delle parole che trascrivo su un foglio rivela la mia forte chiusura emotiva verso il mondo che mi circonda, una chiusura affettiva nei confronti degli altri miei simili . La prima volta che mi ha spiegato tutto ciò sono scoppiata a ridere, poi con il tempo, mi sono accorta che aveva ragione … Non  riuscirò mai ad avere un’amicizia normale con un ragazzo del genere, quindi è meglio non pensarci . Non riuscirei a reggere la perenne sensazione di imbarazzo nell’averlo vicino, l’unica persona con la quale riesco ad essere me stessa, a parte Sam, è Stefania. Sbuffo persa nelle mie constatazioni mentali , così ingarbugliate che a volte nemmeno io ci capisco niente .
“Signorina Petrucci va tutto bene? L’ho sentita sbuffare ed è da quando sono entrata che la vedo con uno sguardo assorto, perso . E’ sicura di sentirsi bene? “. Oddio, anche la mia prof di chimica si è accorta di questo mio stato d’animo, quindi sto davvero messa male.. Sto per rispondere ma una voce mi precede:” Ma certo che sta bene prof, quello che vede è il solito sguardo da pesce lesso che caratterizza Martina, lo so inizialmente fa inquietudine ma poi con il tempo ci si abitua “. Guardo la persona che ha appena detto una cosa così crudele e come sempre il soggetto è il medesimo: Carlo Como… L’intera classe scoppia a ridere divertita , mentre Stefania si gira verso di me e mi mima con le labbra di non dargli retta e di lasciarlo perdere. Io annuisco e stranamente non sono triste come le altre volte in cui il mio compagno di classe mi ha preso in giro, sarà l’abitudine. La prof, dopo averlo fulminato con lo sguardo, gli urla di andare fuori dalla classe. Carlo ride e, come un bambino che ha fatto una marachella, ubbidisce. Però, prima di uscire, decide di rovesciare il mio borsellino per terra. Lo guardo con un’espressione neutra mentre lui mi porge le sue scuse, a cui nessuno ovviamente crede. Anche la prof pensa  che il suo urtare il mio banco  non sia stato un gesto accidentale, infatti proprio sulla soglia della porta,esclama :” Como in presidenza, ora . Sono stanca del suo comportamento, il suo disturbare continuamente la signorina Petrucci mi sta davvero facendo innervosire, è ora che tutto questo finisca!”.
Carlo guarda la prof smarrito e dice :” Ma prof era solo uno scherzo, non può spedirmi in presidenza , la prego !”.
La prof lo guarda con disgusto prima di dire :” Se non vai immediatamente in presidenza , una sospensione non te la leva nessuno!”.
Vedendo lo sguardo confuso di Carlo decido di intervenire e, alzando educatamente la mano, prendo parola :”Professoressa stia tranquilla Carlo non voleva deridermi, sono abituata alle sue parole, sono solo delle cose che mi dice per scherzare e fare ridere. Io non mi offendo altrimenti avrei già riferito tutto a qualche docente. Quindi non c’è motivo di spedirlo in presidenza, sul serio “. Terminato il mio monologo sento gli occhi di tutti i miei compagni addosso, che imbarazzo… La prof mi sorride dolcemente ed esclama :” Signorina  so che in fondo non le piace essere presa in giro, quindi Como andrà ugualmente in presidenza, questa volta merita davvero una lezione. Non me ne frega niente che è il primo giorno di scuola. Comunque mi fa piacere avere alunne così altruiste ed educate, fossero tutte come lei.”. La prof mi guarda nuovamente con dolcezza e in seguito, voltando il suo sguardo verso Como, lo fissa con astio. Carlo, forse intuendo le intenzioni della nostra prof, si gira verso la porta e, prima di andarsene esclama :” Questa me la paghi Martina ..”.
E so bene che non mente . Abbasso lo sguardo verso il mio quaderno perché so che la maggior parte della classe mi guarda in maniera astiosa. In fondo tutti mi vedono come la ragazzina raccomandata e paracula che spedisce sempre Carlo in punizione. Mi sento così triste, però non devo. Non posso. In questo momento non voglio essere delusa o amareggiata, questa volta non sono stata io la cattiva, è stato lui a cercarsi quella punizione io l’ho anche difeso. Dopo circa venti  minuti sento la campanella suonare e mi avvio in corridoio verso il mio armadietto. Stefania mi corre incontro e parandosi davanti a me, esclama :” Stai bene ? Non è colpa tua se quello stronzo è stato spedito in presidenza, capito ?”.Io annuisco sorridente e le rispondo :” Lo so questa volta non voglio prendermi responsabilità che non sono le mie, Carlo avrebbe potuto risparmiarsi quelle parole, in quel momento, quindi basta parlarne, io l’ho anche difeso “. Stefania mi abbraccia sorridente, e mi urla un brava in un orecchio . Ok, va bene l’esultanza però..
“Stefania così mi sfori un timpano !” Esclamo verso la mia amica  . Lei scoppia a ridere, subito seguita da me . Insieme ci incamminiamo verso l’uscita della scuola però, improvvisamente, mi ricordo che ho dimenticato il mio libro di chimica nell’armadietto, oggi sono proprio sbadata.
“Stefania ho dimenticato il mio libro di chimica nell’armadietto, tu avviati all’uscita io torno un attimo indietro, ok ?”.
Lei annuisce e si dirige verso l’uscita , mentre io corro indietro. Arrivo di fronte al mio armadietto e lo apro prendendo il tanto odioso libro, sto per richiudere l’aggeggio di metallo quando una voce gelida mi blocca sul posto …
“Martina, ciao … Come mai sola soletta ?”.
Mi volto lentamente e mi trovo davanti Carlo e Mirko che mi guardano entrambi con un sorrisetto sghembo sul viso …
“Io.. io ero venuta a … a prendere il libro di chimica che avevo dimenticato nell’armadietto …”. La mia voce è un sussurro, un flebile sussurro insicuro e spaventato . Cazzo, perché non reagisco mai quando ce n’è bisogno…
“Capito, io invece sono appena tornato dal preside, sai ho avuto una bella strigliata per colpa tua … Saranno convocati anche i miei genitori e tutto per una stupida bambinella insicura e raccomandata che lecca il culo ai professori..”. Le gelide parole di Carlo mi hanno colpito nel profondo, vorrei rispondergli che in realtà quella sgridata se l’ è meritata, che meritava anche una punizione peggiore, che i suoi genitori hanno il diritto di sapere che genere  di ragazzo hanno messo al mondo e soprattutto vorrei urlargli che tutto quello che faccio è studiare ed impegnarmi perché non sono affatto una raccomandata, anzi.
 Però l’unica cosa che riesco a dire, in un flebile sussurro  è :” Scusami non volevo. Ora.. ora  devo andare scusatemi..”. Loro scoppiano a ridere e prima che io possa fare un solo movimento, mi bloccano per il braccio ed esclamano :” Oh invece tu non andrai da nessuna parte, prima di essere spedito in presidenza ho detto che me l’avresti pagata, giusto ? Beh devi sapere che io mantengo sempre le mie promesse...”.
Sono pervasa da una paura assurda, non riesco a muovermi , mentre loro mi fissano con quelle loro espressioni gelide e cattive, la sensazione di terrore dura poco, infatti proprio mentre Carlo sta per fare un passo verso la mia direzione, una voce calda e soffice esclama:” E io invece penso proprio che Martina possa andare adesso,vero ? Non avvicinatevi di un altro passo oppure quello che si vendicherà di qualcosa sarò io  e vi posso assicurare che non sarà piacevole …”.

POV ANDRES

 
Sono appena uscito dall’infermeria, visto che ho preso sonno e quindi non sono  più rientrato in classe dopo il mio malore. Adesso, però, ho uno strano dolore al petto mi  avverte che c’ è  qualcosa che non va . Cavolo, ma è possibile che non si possa restare mai tranquilli ? Ah, ma questa volta ho intenzione di scoprire chi sia la famigerata vittima che mi sta facendo ammattire. A passo di carica, nonostante il forte dolore al petto, mi dirigo verso la direzione da cui sento provenire quella strana aura spaventata e angosciata… Il dolore pian piano si attenua eppure ho come la sensazione che la vittima sia ancora in pericolo. Non so spiegarmelo , però è come se fossi in contatto con questa persona, è come se riuscissi a percepire perfettamente i suoi stati d’animo , prima non mi era mai capitato , per capire cosa provava la gente impiegavo  molto tempo e soprattutto dovevo essere vicino al soggetto in questione, ora invece … Corro più veloce e finalmente giungo a destinazione: la prima cosa che vedo sono due ragazzi , e mi sembra anche di conoscerli .. Ma certo quello più alto è il mio compagno di banco, Carlo. Mi avvicino e sento le loro risate , sono gelide e cattive.. Ma cosa stanno facendo ? Arrivo quasi alle loro spalle ed è a quel punto che la vedo … Martina è davanti a loro , o meglio è trattenuta per il braccio dall’amico di Carlo, sembra spaventata, turbata e soprattutto indifesa. Capisco al volo la situazione e sento Carlo che esclama :” Oh invece tu non andrai da nessuna parte, prima di essere spedito in presidenza ho detto che me l’avresti pagata, giusto ? Beh devi sapere che io mantengo sempre le mie promesse…”. Martina sbarra gli occhi , e vuole dire qualcosa ma dalle sue labbra non esce nemmeno un suono, a quel punto decido di intervenire e, con una voce gelida, che non sapevo mi appartenesse, dico :” :” E io invece penso proprio che Martina possa andare adesso, vero ? Non avvicinatevi di un altro passo oppure quello che si vendicherà di qualcosa sarò io e vi posso assicurare che non sarà piacevole …”.  Tutti e tre si girano verso la mia direzione e hanno espressioni differenti : Martina sorride e sembra rassicurata, Mirko è  intimorito mentre Carlo è incavolato nero, lo deduco dalle sopracciglia inarcate e dal sorriso sbilenco che ha sulle labbra. Dopo alcuni secondi, proprio quest’ultimo, esclama:” Hey Andres, allora stai meglio? Vedo che ti sei ripreso alla grande, sai qui è tutto sotto controllo, volevamo solo parlare con  questa signorinella che mi ha fatto spedire dal preside mentendo spudoratamente, volevo delle spiegazioni, sai pensavo che le stessi simpatico, invece… !”
Appena il mio compagno di banco finisce il suo monologo, Martina strabuzza gli occhi e lo fissa come stralunata, da questo deduco che Carlo sta raccontando cazzate … Decido di reggergli il gioco, non voglio scatenare una rissa proprio in questo moment , sono un nuovo arrivato dopotutto …
“Capisco Carlo il problema è che Martina avrebbe dovuto spiegarmi un po’ di cose riguardo le dinamiche di questa scuola, non ti dispiace vero rimandare la vostra piccola DISCUSSIONE … ? “ . Calco volutamente sulla parola discussione e gli lancio un’occhiata gelida per fargli capire che in realtà ho intuito cosa volesse  fare … Carlo sembra recepire il messaggio e, notando anche un bidello in fondo al corridoio, fa schioccare la lingua e lascia il braccio di Martina, dicendo :” Ma certo, avremo  tutto il tempo per chiarire questa situazione, vero Marti? “. Lei si stacca velocemente da lui e si dirige verso di me, sussurrando un flebile si. Cavolo, deve averla spaventata molto …  Lancio un sorriso sprezzante ai due idioti di fronte a me e, mentre Mirko abbassa la testa spaventato, Carlo  regge la vista dei miei occhi , poi però dopo pochi secondi volta il suo sguardo  nella direzione opposta alla mia e con un cenno della mano se ne va … A quanto pare questa volta ho vinto io. Non credo che si avvicinerà nuovamente  a Martina, almeno per ora…
“Grazie, davvero “. E’ un sussurro, ma io riesco ad udirlo, abbasso lo sguardo e vedo Martina con il capo chino che fissa le sue scarpe da ginnastica blu.
Lentamente mi piazzo di fronte a lei e alzandole con una mano il visino, le dico :” Tutto bene? Ti hanno fatto qualcosa ?“.
Lei arrossisce , sembra un peperone, e scuotendo il viso si libera dalla presa della mia mano sul suo mento. Sorrido intenerito e la accompagno alla macchinetta dove decide di prendersi un succo di frutta per tranquillizzarsi. Alla fine dopo aver bevuto si gira verso di me e sempre con lo sguardo basso mi chiede se mi sento meglio . Io sorrido , anuisco e a mia volta le domando :” E tu come stai, vuoi parlare con me di ciò che è successo prima ? “. Lei scuote la testa e sorridendo mi risponde :” No no, tranquillo ti ringrazio per essere intervenuto, adesso devo proprio andare la mia amica Stefania mi sta aspettando, ciao “. Detto questo mi fa un cenno della mano e si dirige, correndo, verso il cancello della scuola.. Non mi ha detto cosa le è successo e soprattutto  nel momento in cui quei ragazzacci stavano per dirle o farle qualcosa non ha reagito .. E’ davvero così fragile ? Scuoto la testa contrariato, non può essere davvero così debole, avrebbe potuto urlare oppure mettersi a correre, perché non ha fatto nulla ?
“Fratellone allora andiamo ?”. I miei pensieri vengono però interrotti da una Natasha con il fiatone perché probabilmente mi ha raggiunto di corsa. Annuisco e ci dirigiamo verso il cancello della scuola. Ad un certo punto però esclama :” Allora hai scoperto chi è la vittima del demone  ?” . Improvvisamente mi fermo in mezzo alla strada e i ricordi di ciò che è successo prima invadono la mia mente.. Il dolore al petto, l’incontro con quei ragazzi e Martina, il sollievo di quest’ultima nel vedermi, la mia sensazione di serenità dopo averla salvata in calcio d’angolo e soprattutto il suo essere così fragile, debole e spaventata …
Come colto da un’illuminazione esclamo :”Si, forse so chi è la vittima …”.

Angolo autrice
Ciao a tutte, come vedete sono stata puntuale. Purtroppo, però, questo è uno degli ultimi capitoli preparati che ho, inoltre ultimamente sono impegnatissima per la scuola e l’ispirazione per le storie vacilla molto. Scusate anche per gli errori grammaticali... Ho riletto poco prima di postare...
Comunque volevo sapere cosa ne pensaste del capitolo… Avete visto, povera Martina, stavo male per lei quando scrivevo il capitolo…
Adesso vi lascio, devo tornare dal mio adorato Manzoni!?
Ciao a tutte, se vi va passate dall’altra mia storia, un bacio 

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Capitolo 6
*** NON SONO COTTO! ***



 

CAPITOLO 5

NON SONO COTTO!

 

POV MARTINA

 
Corro più veloce del vento verso l’uscita.
Ma che diamine mi è saltato in mente? Come ho potuto rientrare nella scuola da sola? Eppure quel malato di mente mi aveva avvertito sul fatto che gliela avrei pagata cara, ma non pensavo arrivasse a tanto. Non avrei mai immaginato che mi avrebbe addirittura bloccata in mezzo al corridoio, che mi avrebbe minacciato e Dio solo sa cos’altro avrebbe potuto fare se non fosse arrivato Andres. Andres… Quel ragazzo, mi ha salvata, mi ha aiutata e sopratutto è stato molto gentile con me. Però, tanto per cambiare, di fronte al suo atteggiamento così cortese, che cosa ho fatto? Sono scappata come se fosse stato lui a farmi un torto. Certo l’ho salutato, però avrei potuto essere meno fredda e scostante. Probabilmente non cambierò mai…
“Marti ma che succede? Ti ho aspettato per più di venti minuti, ti giuro che stavo per entrare a cercarti! “. Esclama Stefania, con un’ espressione alquanto preoccupata.
Bene, persa com’ero nei miei pensieri non mi sono nemmeno accorta di essere uscita da scuola e di aver raggiunto la mia amica. Sto messa proprio male.
“Scusa Ste, ho avuto un contrattempo, sto bene”.Dichiaro con un sorriso. Spero che non abbia avvertito il leggero tremolio della mia voce, altrimenti dovrei spiegarle il perché di quest’ultimo e dovrei anche raccontarle tutto quello che mi è successo e, al momento, proprio non mi va.
“Ma sei sicura che stai bene? Hai un colorito un po’ palliduccio… “. Mi fa notare la mia amica, con uno strano sguardo sospettoso. Sfortunatamente non è facile imbrogliarla o nasconderle qualcosa.
“Ma si Ste, l’unico problema è che non ho mangiato molto all’intervallo e, non avendo fatto colazione, mi sento un po’ debole, tutto qua”. Cerco di rendere la mia risposta ancora più convincente sfoggiando un sorriso stanco.
Lei non sembra ancora convinta, infatti sta per aprire bocca ma, fortunatamente, la sua prossima domanda viene interrotta dal rullo dei motori della moto di mio fratello.
Eccessivamente entusiasta mi dirigo verso Sam e, salutando Stefania con un sorriso, esclamo:”Allora ci vediamo domani, ciao ciao “.
La mia amica sta per dire qualcosa ma, ogni suo tentativo di protesta, viene stroncato dalla voce di mio fratello che la saluta, esclamando:”Buongiorno bellissima”.
Lei arrossisce come un peperone e lo saluta a sua volta muovendo la mano a destra e a sinistra. L’unico che riesce a mettere a tacere la mia migliore amica è Sam… Fin da piccola ha sempre avuta una cotta per lui: lo seguiva ovunque, gli preparava i biscotti e, ogni volta che lo vedeva, lo salutava con un sorriso e un abbraccio. Mio fratello, però, la considera una sorellina minore, esattamente come me. Mi risveglio dai miei pensieri e, velocemente, agguanto il casco e me lo infilo, esclamando:” Allora Sam ti muovi ? Voglio andare a casa!”.
Lui , stranamente, senza fare obiezioni, saluta nuovamente Stefania e fa partire la moto.
Dopo pochi minuti arriviamo di fronte casa.
Velocemente entro dentro la mia abitazione e mi avvio al piano di sopra: voglio piangere, sfogarmi e liberare tutte le emozioni che ho dentro.
Sfortunatamente, però, la mia camminata viene fermata dalla voce di mio fratello:” Hey perché corri di sopra? Voglio che mi racconti tutti i dettagli di questo tuo primo giorno di scuola”.
Mi giro verso di lui e, con un  sorriso improvvisato, esclamo:” Ma quanto sei curioso! Sei peggio di una pettegola!”. Cerco di fare ironia, ormai sono diventata brava a fingere con gli altri e a nascondere i miei veri sentimenti…
Lui scoppia a ridere e, con un’espressione divertita, esclama:” Mamma mia, con te non si può mai parlare seriamente!”.
“E certo, mi fai sempre domante scontate!”. Dichiaro con un sorriso tirato.
“Uffa,volevo solo sapere come fosse andato il tuo primo giorno di scuola, non mi sembra chiedere molto, eppure tu, rifiuti di rispondermi decentemente, non cambierai mai. Sai che mi puoi raccontare tutto, ma  non lo fai !”. Dichiara, improvvisamente spazientito Sam.
Forse ha ragione, però non posso certo dirgli che a scuola mi trattano tutti di merda, che mi insultano per il mio aspetto fisico e soprattutto che, oggi, stavo per essere anche aggredita, per vendetta, da un malato di mente.
“Scusami, hai ragione. Il problema è che sono molto stanca, sai oggi è stata una giornata particolarmente faticosa, tra compiti in classe, nuovi incontri, prof esauriti. Ti racconto più tardi, ok ?”.Chiedo con un broncio tenero.
Lui mi fissa per alcuni secondi, poi abbandona la sua espressione seria, e mi raggiunge sulle scale, abbracciandomi. In quel frangente faccio molta fatica a non dirgli tutto quello che mi fa soffrire, a non sfogarmi tra le sue braccia, a non piangere e ad urlare, a non lamentarmi per la mancanza di mamma e papà, a non chiedergli di fare qualcosa per sbloccare la mia esistenza assurda e terribilmente dolorosa.
Però, fortunatamente riesco a trattenermi, e sciogliendo il suo abbraccio, esclamo:” Lo prendo per un si”.
Sto per avviarmi nella mia camera, quando la sua voce mi blocca nuovamente:” Marti lo sai vero che puoi dirmi tutto? So che a scuola vai molto bene, che hai degli amici, eppure è come se mi nascondessi qualcosa. Ho la constante paura che tu non mi dica la verità. Tu però non mi menti, vero ?”.
Un brivido freddo mi percorre la spina dorsale, non ho mai mentito a mio fratello. E’ vero, non gli ho mai detto cosa accade a scuola, eppure questa si può chiamare omissione di fatti. In realtà non ho mai ricevuto una domanda così diretta. Che cosa devo fare? Dirgli che effettivamente va tutto male nella mia vita, oppure continuare a mentire come una codarda?
“Marti allora ? Vuoi rispondere?”. Mi incalza Sam preoccupato.
E’ a quel punto che prendo la mia scelta.
“Fratellone tu metti in discussione quello che dico? Sai che non ti mentirei mai, va tutto bene a scuola, è solo che sono stanca. Cosa ti dovrei nascondere, secondo te ?”. Esclamo con un sorriso rassicurante.
Lui sembra tranquillizzarsi, infatti afferma:” Ok, ti credo. Tu però non mentirmi mai, sai quanto ti voglio bene, piccolina mia”.
Detto questo mi sorride e si avvia in cucina.
“Anche io ti voglio bene”. Sussurro appena scompare dal mio campo visivo.
Fuggo in camera mia e, accendendo al massimo il volume della radio, per non farmi sentire, scoppio in un pianto disperato. Non posso dirgli cosa accade nella mia vita, Sam ha già troppi problemi: mandare avanti la casa, studiare per gli esami all’università, far quadrare i conti con i pochi soldi che i nostri genitori ci mandano. Non posso anche assillarlo con quello che mi succede. Gli ho mentito, è la prima volta che gli dico sul serio una bugia. Cosa mi sta accadendo e perché mi comporto così? Quanto vorrei essere diversa, più bella, più simpatica, più estroversa. Eppure non lo sono e devo accettarlo. Oggi ho deluso anche Stefania: le avevo promesso che, qualora non ci fosse stata, mi sarei difesa, avrei lottato per me stessa e invece, per salvarmi da Carlo, c’è voluto l’intervento di Andres. Sono una continua delusione, un disastro..
Con queste considerazioni cado in un sonno avvolto da mille incubi che hanno come protagonista un unico soggetto: la mia solitudine.

POV ANDRES

 
“Ma tu sei sicuro sicuro che sia Martina la vittima?”. Mi domanda per la centesima volta mia sorella.
“Natasha, lo sai vero che te lo sto ripetendo da quando siamo arrivati a casa? Si, sono sicuro che sia lei”. Affermo convinto ma allora stesso tempo stufo di ripetere sempre la stessa cosa.
Lei mi fissa ancora una volta stralunata per poi richiedermi:” Ma proprio sicuro, sicuro ?”.
Alex, seduto insieme a noi sul divano del soggiorno, scoppia a ridere. Io lancio uno sguardo truce a mia sorella che, prontamente, dice:”Scusami se te lo chiedo tremila volte, è che secondo me tu.. Tu hai una sorta di mira protettiva nei confronti di quella ragazza, quindi non sei oggettivo”.
La guardo stralunato.
Una sorta di mira protettiva? Io?
“Ma che stai dicendo? “. Le chiedo sempre più confuso.
“Ecco, diciamo che tu sei strano, quando si parla di lei. Lo so che la conosci solo da un giorno, però, ecco… Sei troppo attaccato a quella ragazza, secondo me. E’ per questo che credi che sia lei la vittima”. Afferma con un sorriso.
La fisso con un sopracciglio alzato. Sono sempre più confuso…
“ Che intendi dire che sono troppo attaccato a lei? Non è colpa mia se ci incontriamo in situazioni negative”. Spiego,sempre più titubante.
“Non è questo razza di citrullo! Lei in un certo senso ti ha salvato la vita, quando è entrata nella classe. Senza di lei il demone avrebbe finito il lavoro che aveva già iniziato. Per questo, in un certo senso, la vedi come il tuo angelo, come la persona che devi proteggere”. Afferma con un sorriso malizioso.
“No, tu non hai capito niente. Le sono grato per avermi aiutato in un momento di difficoltà , ma la questione è leggermente diversa. Quando stavo male a causa degli attacchi di paralisi del corpo, lei era spesso nelle vicinanze. Ogni qual volta lei era triste, io mi sentivo male. La sua aura di malinconia è enorme. Inoltre ho notato anche che subisce degli atti di bullismo verbale. Non è la ragazza serena che può sembrare all’apparenza. Fidati Natasha, so quel che dico!”. Esclamo ormai stufo delle supposizioni di mia sorella.
“Io penso che Andres abbia ragione, questa volta”. Afferma Alex.
Menomale, almeno uno che mi da ragione in questa famiglia di matti…
“Eh va bene, può darsi che abbia ragione. Ciò non toglie che, secondo la sottoscritta, si è preso una bella cotta per la morettina”. Squittisce quell’odiosa di mia sorella con un sorriso malizioso.
“Ti è dato di volta il cervello o hai bevuto vodka, stamattina? Ti sembro il tipo da cotta lampo? Il problema è che sono preoccupato per lei e sto  pensando ad un piano per proteggerla dal demone!”. Affermo sconcertato.
Quell’idiota di mia sorella come può pensare una cosa del genere? Io cotto ?! Mph…
“Ok ,ok non c’è bisogno di arrabbiarsi, adesso chiamo Zio Ermes e ci organizziamo”.Dopo aver detto questo, corre in cucina  a chiamare quell’altro pazzo di mio zio.
Dopo alcuni minuti, forse anche troppi data la vicinanza della cucina dal salotto, tornano entrambi e zio Ermes ha una strana espressione in viso…
“Ragazzo mio finalmente ti sei innamorato! Sono così orgoglioso per il mio ometto!”. Esclama quel matto.
“No, zio per favore evita per una volta di seguire le cavolate che ti dice Natasha. Adesso dobbiamo parlare di cose serie e cioè ...”.
Mio zio mi interrompe con un cenno della mano e afferma:” Tranquillo, so già tutto la mia adorata nipotina mi ha già spiegato la faccenda nei dettagli. Andres, penso che tu abbia ragione, quella ragazza ci nasconde qualcosa e poi ha detto Natasha che è anche molto carina, sono così felice per te !”.
Tralascio la parte riguardante la mia “presunta cotta“ e chiedo:” Quindi cosa dovremmo fare? Le riveliamo tutto oppure seguiamo un’altra strategia?”.
Mia zio sembra pensarci alcuni secondi e, dopo aver passato una mano, tra i peli della sua lunga barba, esclama:” Da quanto mi ha appena raccontato tua sorella sembra una ragazza piuttosto fragile e insicura. Se le dicessimo tutto sicuramente non sarebbe abbastanza forte da sopportare questo peso e la sua situazione potrebbe peggiorare, in quanto la paura accresce la voglia del demone di nutrirsi della sua anima.”
“E allora cosa possiamo fare?”. Chiedo timoroso.
“Beh potremmo sempre controllarla e starle vicino in modo da proteggerla. In poche parole ci serve una persona che conquisti la sua fiduci , quella persona, sei tu Andres !”. Dichiara mio zio, tutto fiero di sé.
“Io?”. Chiedo stranito.
“Si , tu. O hai qualche problema vista la tua cotta?”. Mi domanda innocentemente mio zio.
“Io non ho nessunissima cotta. Proteggerò quella ragazza e scoverò il demone”. Esclamo pieno di rabbia.
Detto ciò mi dirigo in camera mia ma sento, nitidamente, le risate dei miei coinquilini.
“La volete smettere?”. Urlo dalla mia camera.
Improvvisamente le voci si zittiscono.
Finalmente posso riposare in pace. Penso soddisfatto.
Ad un tratto, però, la porta si spalanca e da essa fa capolino mia sorella Natasha che esclama:”Poi posso fare la damigella al tuo matrimonio?.
Io le butto un cuscino addosso, urlando:” Esci fuori da qui”.
Lei scoppia a ridere, subito seguita da me e, silenziosamente come è arrivata, esce dalla mia stanza.
Quanto è cretina e allo stesso tempo indispensabile la mia amata sorellina…

Angolo autrice

Ciao miei amori <3. Grazie mille per aver inserito la storia tra le seguite o preferite, per aver commentato o semplicemente per aver letto la storia. Non sapete quanto mi faccia piacer etutto ciò. Detto questo volevo dirvi che purtroppo non ho altri capitolo pronti e, ultimamente, non ho tempo per scrivere.
Comunque mi impegnerò per aggiornare, promesso.
Detto questo, che ne pensate del comportamento di Martina?
E della famiglia di Andres?
Fatemi sapere, ancora grazie per tutto quello che fate.
Se vi va passate dall'altra mia storia: Tornerò ad amare per te. Un bacio <3

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Capitolo 7
*** Bambine interiori... ***


CAPITOLO 6
BAMBINE INTERIORI...

 
Com’ è bello il buio assoluto. E’ qualcosa di così sconvolgente e improvviso. Riesce ad abbracciarti come una  coperta, isolandoti da tutto e da tutti… I miei occhi, adesso, vedono solo questo.
Non è una sensazione negativa, eppure mi sento così strana. Cammino velocemente su un sentiero costernato da diverse querce secolari che, con i loro rami, agitati dal vento, sembrano lanciarmi un ammonimento,  un avvertimento…
Ad un tratto, però,  sento un rumore, un gemito sommesso…  Il mio cervello, allarmato, ordina alle mie gambe di fuggire e di scappare da qualcosa, da qualcuno…
Mentre attraverso il sentiero di corsa, mi ferisco in varie parti del corpo a causa dei ramoscelli e delle spine delle rose blu che, in maniera inquietante, decorano il sentiero.
Mi sento stanca, persa, ma non a causa del dolore fisico… L’unica cosa a cui riesco a pensare è quel gemito, quel  lamento così acuto e profondo…
A causa del vento impetuoso e della frenesia che metto nel correre non riesco a distinguere nulla.
Ad un tratto, però, vedo una luce. Mi rendo conto che l’unico modo per fuggire da quest’incubo e raggiungere quel varco. Consolata dalle mie speranze, affretto il passo e mi tuffo verso la mia ancora di salvezza.
A quel punto mi sveglio.
Ansimo in preda alla paura provata durante uno dei miei tanti incubi notturni… Mi metto un mano sulla fronte notando il sudore che imperla la pelle pallida del mio viso. Scuoto la testa sconsolata.
Non è la prima volta che faccio questo genere di sogni, eppure non mi era mai successo di svegliarmi  gettandomi su uno spiraglio di luce. Tutti gli incubi avevano sempre la  stessa fine: il buio riusciva ad avvolgermi, invece questa volta non ce l' ha fatta… Strano. Mi sento quasi… Soddisfatta.
Mi sporgo dal letto per vedere l’ora e, sul monitor della mia piccola sveglia, leggo la scritta: 06.30.
Bene, prima di andare a scuola  potrei  fare un doccia, giusto per liberarmi del sudore e darmi,  quindi, un aspetto presentabile.
Scendo  dal materasso e stiracchiandomi pigramente, mi avvio verso il bagno.
Appena entro nella doccia, apro il getto di acqua calda e lascio che i miei muscoli si rilassino.
E’ sempre una bella sensazione lavarmi, mi  aiuta a scacciare i brutti pensieri e a non concentrarmi troppo sulle cose brutte che mi circondano. Ultimamente sono successi così tanti avvenimenti: l’inizio della scuola e quindi delle prese in giro, le molestie di Carlo, le bugie che ho raccontato a mio fratello… L’arrivo di Andres. Beh, sicuramente tra le novità delle ultime settimane questa è la migliore…
Dal giorno in cui mi ha salvato dall’aggressione di quel pazzo di Como, siamo diventati amici.
Ci salutiamo per i corridoi, pranziamo insieme a mensa e spesso parliamo anche dei più svariati argomenti. Tuttavia non so se la mia compagnia gli piaccia, oppure se mi affianchi durante le lezioni solo per proteggermi da eventuali pericoli. Infatti, da quando sto vicino a lui, le prese in giro sono diminuite notevolmente, inoltre Carlo non ha più tentato di farmi del male… Tutti questi cambiamenti, così positivi, mi hanno sorpreso. Persino mio fratello Sam, si è accorto che, da un paio di giorni, sorrido di più.
“Piccola peste, muoviti. Devo andare all’università e mi devo ancora preparare. Velocizza la tua doccia”.
Vengo improvvisamente risvegliata dai miei pensieri  grazie alla voce di Sam. Quanto è irritante, a volte, questo ragazzo.
“Sì, si sto uscendo. Non rompere iniziando a bussare ininterrottamente ”.
Sento dalle risate soffocate che provengono dal corridoio. Adesso quel simpaticone se la ride anche… Sa quanto odio essere interrotta mentre mi faccio una bella doccia rilassante, eppure…
“Marti, sul serio sbrigati”.
Sbuffo contrariata e, chiudendo la manovella dell’acqua, prendo il mio adorato asciugamano avvolgendomelo intorno al corpo.
Apro la porta del bagno e urlo, scocciata:” Sei davvero insopportabile, a volte”.
Lui scoppia a ridere, questa volta non si trattiene. Poi, scansandomi, entra in bagno e mi chiude la porta in faccia…
Anche maleducato sta diventando!
Entro in camera mia per cambiarmi e dopo una mezz’oretta sono pronta.
Questa volta  non mi faccio accompagnare da mio fratello. Infatti passa a prendermi Stefania con la sua nuova punto nera.
Saluto Sam  con un bacio sulla guancia e, uscendo di casa, mi dirigo verso l’automobile della mia amica.
“Ciao, Ste”. La saluto entrando in macchina.
“Martii, si va a scuola e io sono terrorizzata. Non voglio fare il compito di mate!”.
Sbuffo contrariata, perché doveva ricordarmelo?
“Vedrai che ce la faremo a prendere almeno un sei, adesso non pensiamoci, va bene?”. La guardo sorridendo e lei mi lancia una strana occhiata gelida. Non capisco che cosa abbia detto di così sbagliato per meritarmi quello sguardo…
“Sembri allegra, come mai?”.
Arrossisco alla sua domanda. Beh, non so nemmeno io perché sono diventata rossa. Probabilmente il motivo è  che ho collegato, immediatamente, la mia felicità ad Andres…
“No, va tutto bene. Davvero. E’ tutto uguale”.
Stefania mi scocca una nuova occhiata gelida e, per il momento, non voglio pensare al suo malumore.
Arriviamo a scuola e, per evitare di sentire una sua replica, scendo velocemente dall’auto e mi avvio verso scuola.
Sto camminando, quando, improvvisamente, vedo buio.
Oh no, di nuovo no.
“Indovina chi sono?”.
“Mmh fammi indovinare… Andres?”
 Levo le sue  mani dai miei occhi e, girandomi verso di lui, sorrido arrossendo leggermente.
Sono così belli i suoi occhi azzurri…
“Sei preoccupata per il compito di matematica?”.
Lo guardo contrariata, mentre la mia bambina interiore scalcia un piede a terra, borbottando. Ma è mai possibile che stamani, tutte le persone che incontro, mi debbano ricordare di quella dannata verifica?
“No, sto evitando di pensarci altrimenti mi viene la nausea. Possiamo cambiare argomento?”.
Lui mi guarda socchiudendo leggermente gli occhi, poi mi sorride e mi dice:”E va bene, di cosa vuoi parlare?”
“Dell’inquinamento atmosferico, penso sia un problema molto serio…”.
Lui mi scocca un’occhiata perplessa ed io scoppio a ridere.
“Eri davvero buffo prima. La tua espressione era così… Oddio avresti dovuto vederti…”.
Non riesco a trattenermi e per le troppe risa mi scende persino una lacrima.
“Ok, mi stai prendendo in giro. Però, per sentire una risata del genere,  mi comporterei più spesso da idiota…”.
Smetto di ridere  e arrossisco all’instante. Una cosa che ho imparato da Andres, in questi cinque giorni di frequentazione amichevole, è che è sempre troppo schietto e diretto.
Fingo un colpo di tosse ed esclamo:”Su, andiamo in classe. Abbiamo un compito di matematica da fare”.
 
Ho terminato la tanto indesiderata verifica e mi sento… Sollevata. Fortunatamente è andata benissimo e sono molto soddisfatta di ciò.
Esco dall’aula con un sorriso a trentadue denti… Potrei abbracciare chiunque… O forse no…
“Ciao, da quanto tempo non si ci parla quattr’occhi?”. Purtroppo, dopo cinque giorni di pace, mi ritrovo di nuovo davanti a Carlo… Cavolo!
“Ciao… C.. Cos..Cosa vuoi?”. Perfetto, sto persino balbettando. La mia bambina interiore si è rintanata sotto un tavolo, trovato chissà dove.
“Adesso sei diventata anche balbuziente, nana?”. Scoppia a ridere ed è una risata fredda, intrisa di cattiveria. Mi si gela il sangue nelle vene.
Sto per rispondere, ad un tratto, però, la sua espressione cambia.
“Ciao Carlo, che bello vederti qui”. Un braccio mi circonda dolcemente le spalle.
“Ciao… Andres. Scusate adesso devo andare!”.
Carlo si volta e, velocemente come è arrivato, sparisce…
“Mi spieghi come mai gli fai così paura?”. Sorrido nuovamente serena.
“Forse ha saputo che faccio karate e King Boxing”. Scrolla le spalle e io gli lancio un’occhiata dubbiosa… Deve aver fatto qualcos’altro…
“Non ti credo!”. Lui si avvicina ed io abbasso lo sguardo. Cavolo, è cosi vicino ed  io non sono abituata a tutto ciò.
“Non devi per forza credermi, ci sono dei segreti che, per ora, non puoi conoscere”. Dice ciò sollevandomi leggermente il mento.
Ci fissiamo per alcuni secondi, poi lui si allontana leggermente e mi dice:”Sai, ho un proposta da farti”.
“Dimmi”. Sbatto un paio di volte le palpebre per riprendermi dallo shock . La mia bambina interiore salta come un deficiente sul tavolo sotto al quale, pochi minuti prima, si stava nascondendo.
“Oggi pomeriggio dovrei andare a mare, ho una casa vicino la spiaggia e, siccome un volta al mese  bisogna arieggiare gli ambienti,  questa volta è il mio turno”.
Si ferma un paio di secondi e io gli faccio cenno di continuare.
“Ecco, ti andrebbe di venire con me? Mi annoio se sono tutto solo. Tu sei l’unica persona con la quale ho stretto un rapporto di amicizia”.
Sono l’unica semplicemente perché non provi ad avvicinarti agli altri…
“Ecco io non saprei…”.
“Dai, ti prometto che torneremo per le sei. Giusto il tempo di aprire le finestre e le porte per arieggiare la casa…”.
Lo guardo dubbiosa… Lui mi fa una faccia da cucciolo triste.
Ok, come faccio a resistergli? Eppure sono spaventata… Non vorrei fidarmi troppo di qualcuno che si potrebbe rivelare un traditore…
Poi, però, le parole mi escono dalla bocca da sole.
“Ok, per me va bene”. La mia bambina interiore urla euforica e Andres sorride soddisfatto.
“Perfetto. Ti passo a prendere alle 16.00. A dopo”. Si avvicina e, per salutarmi, mi schiocca un veloce bacio sulla guancia…
Io rimango impalata mentre lo osservo allontanarsi…
Mi ha baciata… oddio non ci credo…
Per me è tutto così nuovo e imbarazzante. Avrò fatto bene ad accettare? E poi cosa dovrei indossare? Non è un appuntamento, vero? No, noi siamo solo amici.
Sbuffo e con il broncio mi avvio verso il cortile della scuola.
Mammina mia, aiutami tu!
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Sembra così serena, così tranquilla. Sta succedendo qualcosa di strano. Il mio piano non può essere rovinato in questa maniera. Io ho bisogno di nutrirmi da lei… E’ il mio obiettivo e lo porterò a termine.
Quello sciocco umano non potrà fare niente per aiutarla…
Sorrido maleficamente mentre un’idea inizia a frullare per il mio cervello.
A presto  Martina e buon futuro riposo.


ANGOLO AUTRICE
Ma ciao! Scusare il ritardo, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Lo so, sono una frana nell’aggiornare in tempo, però dovete cercare di mettervi  nei miei panni. Il liceo scientifico che frequento mi sottrae molte energie e soprattutto mi toglie la voglia di dedicarmi alla scrittura. Detto questo, premetto una cosa: la storia sarà portata a termine, non la interrompo per nessuna ragione al mondo ( eccetto gravi… Gravi ragioni. Ma si spera di no).
Detto questo, commentiamo il capitolo: Avete visto? Martina sembra più allegra e serena. Per ora però…
Lo hanno notato persino Sam e Stefania…
Andres ha fatto un invito a Martina, non è dolcissimo? ( la bambina interiore batte le mani euforica)
Vedremo cosa accadrà anche per quanto riguarda l’ultimo pezzettino che, per ovvie ragioni, non appartiene al pov di Martina ma di qualcun altro… Indovinate chi?
Voglio ringraziare tutte le persone che seguono la storia, che la recensiscono, che l’hanno inserita tra le ricordate o le seguite, che la leggono e basta. Vi amo, sul serio. Spero non abbandoniate la mia storia.
Voglio dedicare questo capitolo a tutte/i voi e soprattutto a mia cugina Martina che mi sollecita continuamente per i capitoli… Ringraziate lei che mi crepa ogni giorno affinchè aggiorni.
Grazie ancora, scusate il ritardo. Un bacio.
P.s : per farmi perdonare vi lascio una foto di Sam…

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Capitolo 8
*** Il tramonto ***


 

IL TRAMONTO 

POV MARTINA 

“Oddio, non so cosa mettermi!”. Mi afferro la testa tra le mani e mi siedo sul mio adorato lettino. L’unico che riesce sempre a capirmi e a consolarmi nei momenti di difficoltà.
“Che noia che sei!”. Stefania sbuffa e mi osserva con il suo cipiglio annoiato.
“Non so cosa devo fare! Dovrei  indossare una gonna o un pantalone? Le gonne le odio, specialmente se sono troppo corte, non riesco a muovermi comodamente. I pantaloni, invece…”.
Non riesco a terminare la frase, Sam è entrato improvvisamente nella stanza, tappandomi la bocca con la sua mano.
“Per carità, sta zitta. Così ci porterai tutti al manicomio!”. Esclama mio fratello.
“Mmmm “. Non riesco a parlare e a respirare. Accidenti!
“Sam, non per interrompervi, però mi sembra il caso che tu le lasci libera la faccia dalla tua presa ferrea. Ha assunto un colore alquanto innaturale, probabilmente non respira bene”. Finalmente qualcuno che ascolta i miei bisogni. Menomale che c’è Stefania!
“Ops, hai ragione”. Sam mi lascia immediatamente libera.
“Ma ti sei ammattito?” Esclamo, infuriata.
“Sì, sto esaurendo a causa tua. Da quando sei arrivata a casa  non fai altro che chiederti: cosa indosserò per oggi pomeriggio? Non  mi hai degnato di un saluto e soprattutto non mi hai spiegato con chi esci!”.
Il mio fratellone mi sta fissando in maniera burbera e accigliata. Beh, forse un po’ ha ragione…
“C’è un mio amico che deve arieggiare la sua casa al mare. Io sono l’unica persona con cui ha un rapporto amichevole, visto che è da poco arrivato nella nostra scuola. Non so cosa mettermi perché… Beh…”. Ecco, domanda: perché mi sto facendo mille problemi per una gonna o un pantalone?
“Perché non sa il tempo che c’è a mare”. Mi precede nuovamente la mia migliore amica.
“Ah..”. Sam sembra alquanto confuso, come biasimarlo.
“Non ti ho chiesto se per te c’erano problemi… Non ti dà fastidio che esca con Andres... Ehm, volevo dire con questo mio amico, vero?”.
“E’ un bravo ragazzo?”. Mi incalza il mio interlocutore.
“Certo, è un bravissimo ragazzo”. Affermo e, nonostante lo conosca da così poco tempo,sono sicura di quello che dico.
“Ma lo conosci da poco, mi hai appena detto che è arrivato, recentemente, nella tua scuola. Come fai ad essere sicura di quello che dici?”.
“Beh… Io ecco, lo so e basta”. Sostengo il suo sguardo interrogativo, non lasciandomi intimidire.
“Ma sei proprio sicura?”.
“Sì, quante volte te lo devo ripetere? Mi dici sempre che esco poco, per una volta che voglio andare in spiaggia, fai tante storie”. Sbuffo,scocciata.
“OK, ok. Non ti arrabbiare. Vorrei solo conoscerlo… Passa da qui?”. Oh,no…
“Perché lo vuoi conoscere?”. Il mio sguardo si fa interrogativo. Che cosa gli prende, adesso?
“Così, curiosità…”. Abbassa lo sguardo e arrossisce leggermente. E’ imbarazzato.
“La curiosità uccide. E se non volessi fartelo conoscere?”. Sibilo irritata.
“In quel caso non esci, sorellina. Scordati che ti faccia andare in giro con un ragazzo che non conosco…”.
Alzo gli occhi al cielo. E’ preoccupato, ecco qual è il problema.
“Ne ho sentito parlare, sui libri. Pensavo fosse una leggenda…”. Esclamo con una finta aria pensierosa.
“Cosa? Di che parli, adesso?”. Sussurra Sam, evidentemente confuso.
“Non immaginavo che fosse vera la storia del fratello geloso che controlla i ragazzi con cui esce la propria sorella… Andres è solo un amico”.
“Non sono geloso, sono solo preoccupato!”. Esclama, sbarrando gli occhi.
“E perché mai?”.
“Tu sei la mia sorellina, non voglio che ti succeda niente di male”. Sam mi sta fissando con uno sguardo supplichevole. Oh, non lo sopporto quando fa così.
“Eh va bene, te lo farò conoscere. Adesso sparisci, devo decidere cosa mettere!”.
“Grazie sorellina”. Sam mi raggiunge velocemente e mi stringe in un confortante abbraccio. Stefania ci osserva con un mezzo sorrisetto.
“Indossa i pinocchietti e quella magliettina azzurra che hai comprato la settimana scorsa, ti stanno di incanto”.
Detto ciò, mi sorride ed esce dalla stanza tutto soddisfatto. Io e Stefania scoppiamo a ridere, gli uomini sono tutti uguali!

POV ANDRES

Sono davanti casa di Martina, ho suonato il citofono e sto aspettando pazientemente che scenda.
In realtà non sono proprio tranquillo… Non so perché ma ho una strana ansia. Non mi succede spesso di essere preoccupato per qualcosa.
I miei pensieri vengono improvvisamente interrotti dal cigolio del cancello che si apre. Davanti a me non compare Martina, ma un ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli castani. Chi sarà?
“Ciao, tu dovresti essere Andres, giusto?”. Esclama lo sconosciuto.
“Sì, sono io. Martina è in casa?”.
“Certo, scende subito. Stava prendendo la borsa”. Il castano mi sorride, ma non in maniera rassicurante.
“Tu chi saresti?”. Domando in tono abbastanza scocciato. Spero riesca a percepire la piega acida che ha assunto la mia voce.
“Secondo te? “.
“Senti, non sono in vena di giocare. Non ti conosco e vorrei sapere con chi sto avendo il piace di dialogare”.
“E se ti dicessi di sparire e di lasciare in pace Martina prima che ti spacchi la faccia?”.
Alzo un sopracciglio. Adesso mi ha veramente stancato.
“Ti risponderei che non ho intenzione di seguire il tuo suggerimento. E che, se hai voglia di fare a pugni, io sono disponibile. Però, siccome c’è Martina nei paraggi non vorrei turbarla. Quindi ti chiedo gentilmente di lasciar perdere il tuo futile tentativo di provocarmi. Sei il fratello, per caso?”.
Il ragazzo che mi è di fronte fa schioccare la lingua e, avvicinandosi velocemente al sottoscritto, mi  dà una poderosa pacca sulla spalla, esclamando:”Mi piace, non sei un coniglio. Però allo stesso tempo sembri di indole pacifica. Sì, sono Sam, il fratello di Martina.Comportati bene ed entrerai nelle mie grazie, altrimenti..”.
“Sì, ho capito”. Gli sorriso, non infastidito. In fondo cerca solo di proteggere la sorella e fa bene.
“Scusa il ritardo, Andres”. Improvvisamente,  dal cancello, fa capolino una Martina trafelata e con le gote arrossate. E’ incantevole, come sempre.
“Possiamo andare,allora?”. Le domando.
 Lei annuisce vistosamente. Poi, ad un tratto si ferma.
Seguo il suo  sguardo e noto che sta fissando la mia moto. Ha un problema con questi mezzi di trasporto?
“Non ti piacciono le motociclette?”.
“No, no la moto va benissimo”. Mi fa un sorriso timido e, dopo aver dato un bacio sulla guancia di Sam, si avvicina a me.
Io monto in sella, subito seguito da lei.
“Allora divertitevi, ma non troppo”. Afferma Sam.
Scoppio a ridere mentre Martina borbotta offese in direzione del fratello.
Accendo il motore e lei si aggrappa a me. Ho un sussulto.
Le sue mani sul mio ventre sono così calde e… Dolci. Ha una presa forte ma allo stesso tempo delicata.
Con un rombo la moto parte, mentre io  stringo le mani di Martina, con le mie.

POV MARTINA

Siamo arrivati alla casa a mare. Il tragitto in moto è stato così stressante ma allo stesso tempo piacevole…
Ero imbarazzata all’idea di avere Andres così vicino ma, nello stesso tempo, mi sentivo così tranquilla e serena.
Mi capita così raramente…
“Marti, questa è la mia umile dimora. Facciamo subito”. Esclama il mio amico.
Entriamo nell’abitazione e subito vengo investita da un odore di chiuso. Dobbiamo proprio aprire le finestre..
“Tu puoi rimanere qui, io torno subito”.
Andres sparisce dalla mia vista e si avvia verso una scalinata che porta probabilmente ad un piano superiore dove sono situate le camere da letto.
Mi guardo intorno e noto che l’ambiente in cui mi trovo è molto semplice ma caloroso. Il salotto da cui si accede direttamente tramite la porta di ingresso, ha le pareti di una azzurrino tenue. Il pavimento è caratterizzato da diverse mattonelle incastrate tra di loro di un colore bianco. Al centro della stanza c’è un enorme divano di pelle color rosso fuoco, mentre di fronte a quest’ultimo c'è un televisore a schermo piatto. A destra c’è un tavolino in legno con attorno alcune sedie, mentre a sinistra c’è una libreria.
Vengo immediatamente attirata da quest’ultimo mobile e mi avvicino cauta. Scorro con lo sguardo  i titoli dei libri e rimango piacevolmente colpita nello scoprire romanzi di diverse tipologie, che vanno dal genere classico a quello horror. E’ davvero una collezione fantastica, soprattutto per un’amante dei libri come la sottoscritta.
“Ti piacciono?”. Sussulto sentendo la voce di Andres e mi giro verso di lui. E’ bello come il sole, smetterò mai di inebetirmi solo nel guardarlo? In fondo è un mio amico non dovrei reagire così, assolutamente no.
“Scusa, non volevo spaventarti”. Si avvicina a me con passo cadenzato e, appena mi è di fronte, mi fa un sorriso.
Rimango sempre turbata dalla sua vicinanza e questo non è un bene. Mi giro velocemente verso la libreria e gli rispondo:”Sì, amo leggere. Inoltre ho visto che hai anche generi romantici tipo Orgoglio e Pregiudizio”.
“Sì, adoro sfogliare le pagine del libri e immergermi, con la fantasia, nelle storie che le loro pagine raccontano. Ti sembrerà strano per un ragazzo, eppure è così”. Fa una risatina e, con un tono più basso mi dice:” Mia madre adorava leggermi storie della buonanotte prima di rimboccarmi le coperte”.
Perché ha cambiato tono della voce?
“Tua madre che tipologie preferisce?”.
“Mia madre amava i romantici”.
“Perché amava? Adesso cosa preferisce?”.
Mi giro verso di lui e noto che fa un sorriso amaro, dopodiché, voltandomi le spalle, sussurra:” I miei genitori sono morti in un incidente stradale”.
Mi blocco, non so cosa dire. Sono stata stupida, ho fatto una domanda così idiota solo perché non rifletto mai sulle cose che mi vengono dette! Ha usato il passato, era ovvio che ci fosse qualcosa che non andava. Complimenti Martina, hai davvero tatto. La mia bambina interiore scuote la testa contrariata.
“Mi dispiace, non volevo tirare fuori un argomento del genere… Io…”.
“Tranquilla, andiamo a fare una passeggiata sul lungomare”. Esclama ciò con un sorriso cordiale.
Annuisco e lui mi prende la mano.
Usciti di casa iniziamo a passeggiare, trattando i più svariati argomenti. Evito accuratamente di tornare a parlare della morte dei suoi. Mi sarei aspettata tutto eccetto una dichiarazione del genere. Sembra un ragazzo così forte e invece… Invece anche lui indossa una maschera, chissà quante sofferenze e cicatrici si porta dietro…
“Guarda Martina, il tramonto!”.
Vengo distratta dalle parole di Andres e alzando lo sguardo dal marciapiede, vedo il magnifico panorama che mi si presenta davanti. Due elementi che rimangono separati durante tutto il giorno e la notte si uniscono in un determinato momento: il tramonto. Il sole accarezza dolcemente la superficie del mare.
L’arancio si unisce al blu e viceversa. Sembrano così vicini e in realtà sono così lontani. Nonostante ciò però appaiono un'unica cosa, un’unica cosa splendida. Un fenomeno così semplice eppure speciale.
“E’magnifico”. Esclamo in estasi.
“Già lo è”. Mi volto verso Andres e noto che mi sta fissando.
Accade tutto velocemente: il suo volto si avvicina al mio e le sue labbra si appoggiano delicatamente sulle  mie, in un incastro perfetto. Il mio cuore batte all’impazzata e sento che potrei sentirmi male da un momento all’altro. E’ il mio primo bacio e, a farmi vivere quest’esperienza fantastica, è un ragazzo meraviglioso: Andres.
 
Angolo autrice
Scusate l’enorme ritardo, perdonatemi. Però, se proprio volete prendervela con qualcuno per questa mia mancanza, ovviamente, prendetevela con i miei prof.
Sono contenta di avere aggiornato, mi erano mancati questi due pucciosi ragazzuoli. Anche perché nell’altra mia storia i personaggi sono molto più litigiosi XD
Allora che ne pensate? Sono successe tante cose in questo capitolo, forse troppe: all’inizio volevo spezzarlo… Spero non vi scocciate troppo a leggerlo… xD
Andres ha confessato a Martina la morte dei suoi genitori, già questo è qualcosa di importante.
Poi c’è il bacio che beh… L’ho reso in maniera troppo romantica,vero? Il problema è che questi due piccioncini sono così. Se fossero stati diversi, anche la scena sarebbe stata resa diversamente.
Spero vi sia piaciuta ugualmente.
Un grazie enorme a chi recensisce, segue, preferisce o legge questa mia “ Storiella”.
Alla prossima belli, vi prego fatemi sapere cosa ne pensate.

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Capitolo 9
*** Angel ***


 

Capitolo 9

Angel

POV ANDRES

Sento ancora le labbra di Martina sulle mie. E’ una sensazione fantastica, surreale. Non è la prima volta che dò un bacio ad una ragazza, eppure non mi sono mai sentito in questa maniera. Non ho mai avvertito il mio cuore pulsare così velocemente. E’ strano, nemmeno quando sto per uccidere un demone sono così agitato, teso e allo stesso tempo soddisfatto. Preso dalla situazione, lascio che la mia lingua cerchi di socchiudere le sue labbra e a quel punto, mi risveglio dal sogno che stavo vivendo. Martina si stacca immediatamente  da me.
"Cosa cavolo fai?”. Esclama con gli occhi sbarrati e le sopracciglia corrugate. Ha gli occhi lucidi, ma sembra arrabbiata da morire.
Cerco di riprendere velocemente il controllo di me stesso, anche se credo di essere completamente andato. I pochi neuroni che sopravvivevano nel mio cervello, si sono volatilizzati. Non riesco a formulare una frase di senso compiuto. Boccheggio in cerca di una risposta. Apro e chiudo la bocca, ma nessuna parola fuoriesce dalle mie labbra.
Sono sorpreso… Non mi aspettavo una domanda del genere.

“Allora? Mi vuoi dire perché lo hai fatto? Ti stai prendendo gioco di me?”. Urla, nuovamente. Questa volta è in lacrime.
E’ chiaro che vuole una spiegazione, vorrebbe solo sapere il motivo per il quale l’ho baciata.
Ha paura di essere presa ancora una volta in giro…
Basterebbe che le dicessi che mi piace… Che mi interessa. Ma è davvero così? O i miei gesti sono stati provocati dalla situazione e dal fatto che, nei suoi confronti, ho un atteggiamento così protettivo…
Ancora una volta non rispondo e sul suo viso, pian piano, vedo che si fa strada un sentimento nuovo che non pensavo le avrei mai rievocato: la delusione.
Le sue labbra tramano, gli occhi sono lucidi e le sopracciglia sono corrugate.
Ci fissiamo per alcuni secondi, rimanendo immobili. E’ facile rovinare dei momenti perfetti, accade tutto velocemente. E’ per questo che cerco di godermi ogni singolo attimo.
“Io me ne vado”. Sussurra ad un tratto Martina.
E mentre vedo che lei affretta il passo, voltandomi le spalle, mi rendo conto di aver commesso una grande cazzata.

POV MARTINA
 
Pensavo che gli importasse qualcosa di me, lo pensavo davvero. Come ho potuto essere così stupida? Io, la razionale e fredda Martina, si è lasciata trascinare dalle circostanze.
E’ ormai chiaro che lui è come gli altri ragazzi. Il suo unico scopo è quello di portarmi a letto, per poi dirlo, tutto soddisfatto, ai suoi amici. Peccato che la sua unica amica fossi proprio io.
Corro sempre più veloce, lasciandomi alle spalle tutto il dolore.
Di sicuro non sono una maratoneta, ma non ho mai avvertito così chiaramente i polmoni bruciare…
Mi manca il fiato però, al momento, non mi importa. Ho solo voglia di non pensare.
Mentre aumento sempre di più la mia andatura, sento il vento che mi sferza i capelli.
Preferisco il freddo provocato da questo agente atmosferico, piuttosto di  quello che avverto dentro, scaturito da uno stupido ragazzo, che è riuscito ad entrarmi così velocemente nel cuore.
E’ pazzesco, sono riuscita a fidarmi di una persona e quest’ultima mi ha ridotto a brandelli, ancora una volta.
L’unica cosa che vedo in questo momento sono le mie lacrime che mi offuscano la vista, correndo rapide sulle mie guance. Raggiungono le mie labbra e avverto immediatamente il loro sapore salato.
Che strano, la bocca di Andres era così dolce, così…
Scuoto la testa e, proprio quando sto sul punto di svenire a causa della mancanza di energie, qualcuno mi si para davanti.
Non riesco a vederlo chiaramente, ma riconoscerei quegli occhi tra mille.
“Perché mi interessi. Perché mi piaci”. Esclama, quasi urlando.
E’ Andres. E io, chiaramente, non ci sto capendo nulla.
“Perché continui a prendermi in giro? Sei riuscito a ferirmi, non c’è bisogno di portarmi anche a letto. Puoi dire a tutti che sono stata con te… Non mi interessa”. Sussurro.
Succede sempre così. I ragazzi si avvicinano alla sottoscritta solo per stupide scommesse… Per una volta pensavo che avessi incontrato qualcuno di diverso, qualcuno di speciale.
“Sei una stupida! Si può sapere per chi mi hai preso?”.  Urla Andres.
“Andres, non fingere… Io”. La mia debole protesta viene troncata, nuovamente, dalle sue labbra.
All’inizio cerco di indietreggiare, ma la sua stretta ferrea e la mia mancanza di volontà, mi fanno ben presto desistere.
Questo bacio è diverso. Il primo aveva un non so chè di dolce e di romantico, questo è tutto l’opposto. E’ una manifestazione di rabbia e di passione. Una scarica di adrenalina corre rapida lungo la mia schiena.
Mentre la prima volta mi ero staccata, proprio nel momento in cui Andres cercava di socchiudere le mie labbra, questa volta lo lascio fare. Le nostre bocche danzano su una musica creata da loro.
Però Andres si stacca, troppo presto per i miei gusti.
“Ti sembra un bacio finto? Ti sembra che stia fingendo?”. Sussurra, con un sorriso dolce.
Si è calmato, evidentemente. E anche io sono leggermente più tranquilla.
E’ come se il bacio di Andres mi  avesse, in un certo senso, rassicurata.
“Perchè prima non mi hai risposto? Continuavi a fissarmi, rimanevi immobile e sembrava quasi che ti fossi pentito di tutto… Io avevo  solo bisogno di una rassicurazione…”. Sussurro, con gli occhi lucidi.
Lui mi accarezza gentilmente una guancia, poi sospira e afferma:” Ero spaventato, probabilmente. Non ci stavo capendo un tubo. Le prima cosa che ho pensato, mentre ti baciavo è stata: wow, non ho mai provato sensazioni simili. Eppure, quando ti sei staccata da me, e mi hai posto quella domanda, sono entrato nel panico. Mi sono posto diversi interrogativi, soprattutto sui sentimenti che provo per te…”.
A quel punto si blocca e io continuo a fissarlo. Notando il suo mutismo, lo incalzo:” E… Hai raggiunto delle conclusioni?”.
A quel punto si illumina in un sorriso e avvicinando lentamente il suo viso al mio, sussurra:” Sì, assolutamente. Appena mi hai voltato le spalle e sei scappata, mi sono sentito malissimo. L’unica cosa che pensavo eri tu… Egoisticamente volevo che tu tornassi da me, mi faceva male la tua lontananza, non solo fisica ma anche… Mentale”.
Sospiro, parzialmente rassicurata dalle sue parole. Il peso che mi opprimeva lo stomaco e il cuore è finalmente scomparso.
Sorrido, tra i singhiozzi e poi mi lancio, letteralmente, tra le sue braccia.
“Non mi stai mentendo, vero?”. Sussurro.
“No, non lo sto facendo. Fidati di me, Angel”.  Mi stringe ancora più forte e io mi sento così al sicuro…
Ad un tratto, però, accorgendomi del diminutivo usato da Andres, alzo il viso verso di lui e gli chiedo:”Angel?”.
Lui annuisce, per poi sussurrare, ad un palmo dal mio viso:” Sì, da oggi ti chiamerò così perché sei il mio Angelo, il mio dolcissimo e insicurissimo Angelo”.
Subito dopo mi bacia nuovamente, ma io mi stacco quasi subito, affermando:” Non farmi più uno scherzo del genere. Le risposte si danno istintivamente e subito, idiota”.
Insieme scoppiamo a ridere, poi lui si blocca e mi sussurra:” Dove eravamo rimasti, Angel?”
 
                                                                            *                                *                                 *                                *
“Dove eravamo rimasti, Angel?”. Gli fa eco la terribile creatura demoniaca, che osserva indisturbata la scena che le si para davanti. Sembra uno spettatore che osserva disgustato un film che non vorrebbe vedere.
Ad un tratto, l’essere chiama il suo fedele schiavo, ed esclama:” Come sono carini i due smidollati, non trovi?”.
Il temerario braccio destro, di nome Igor, sussurra:” Nobile signora, sono sicuro che presto riuscirà a dividerli. Lei riesce sempre ad ottenere ciò che vuole”.
Il demone, concentrato sullo spettacolo che gli si para di fronte, non ascolta minimamente le parole suggerite gentilmente da Igor. La creatura infatti, persa  tra i suoi pensieri, si accascia sulla sua poltrona costituita  dalle ossa degli uomini di cui si era nutrita in precedenza, assorbendo la loro tristezza.
L’unico divertimento che le era concesso nella vita, era anche l’unica ragione per la quale riusciva a sopravvivere. Vedere i volti delle persone sofferenti, mentre lei si nutriva di loro, era sempre un piacere inalienabile. Era qualcosa che le scaturiva brividi in tutto il corpo, che riusciva a farla ridere e a cancellare le sue preoccupazioni.
Sentire la loro tristezza e nutrirsene prosciugando la loro anima, era l’unica cosa che la facesse sentire viva e serena.Gli umani e le loro preoccupazioni, erano il suo pane quotidiano e non solo metaforicamente parlando.
La creatura continua a osservare Martina con un cipiglio arrabbiato. Era stata così vicina dall’ucciderla più volte, era stata così vicina dal nutrirsi di lei… Eppure non c’era ancora riuscita.
Sapeva bene che, più passava il tempo, più si indeboliva a causa dello scarso nutrimento a cui si sottoponeva da mesi per pregustare il gran dessert che sarebbe stato rappresentato da quella stupida ragazza piena di ansie, preoccupazioni e tristezze inutili. Al solo pensiero le veniva l’acquolina in bocca, eppure… Eppure c’era quell’inutile cacciatore.
Quell’essere che aveva cercato di uccidere  una volta, tramite un suo fedele demone… Ma sfortunatamente Angel, come la chiamava lui, era venuta a salvarlo.
Che inutili creature erano gli umani, ultimamente la stavano infastidendo troppo…
“Igor, dobbiamo intervenire immediatamente….”. Sussurra l’orribile essere.
“Certo mia signora, bisogna dividerli”. Afferma lo schiavo.
“Ovvio Igor e io so anche come fare…” Sussurra il demone con il suo solito sorriso rosso sangue.
In fondo, la creatura, sapeva bene che il punto debole di Andres ormai era diventato Martina e viceversa….
Ed era fermamente convinta che nessuno avrebbe mai potuto fermarla. D’altronde, nessuno c’era mai riuscito.
 
Angolo autrice
 
Ciaooo bellissime :) Allora, mi devo scusare perché sono in ritardo con gli aggiornamenti. Ma, sia la scuola e sia la mancanza di ispirazione mi hanno rallentata. Ma io la storia, ovviamente non la abbandono, anzi.
Vi è piaciuto il capitolo? Avete visto che complicati i nostri protagonisti? Fortunatamente Andres si è dato una bella svegliata…
Avete anche scoperto qualcosa sul demone, voi cosa sospettate? Comunicatemi le vostre tesi.
Allora, siccome scrivo anche un’altra storia, ho creato un gruppo su facebook
Il gruppo si chiama come la prima storia che ho iniziato a scrivere e che è ancora  in corso.
Ovviamente userò quel gruppo anche per questa storia, quindi per chi si volesse iscrivere è ben accetto.
Vi do qua il link:
https://www.facebook.com/groups/1557891007760136/
Vi aspetto in numerosi <3  <3
Grazie a tutti, anche ai lettori silenziosi *_*
Vi amo <3
Buone vacanze e auguri <3 Io tornerò penso il 29, perché sarò in viaggio dai miei nonni <3
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 

 

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Capitolo 10
*** Lasciati andare ***



 

CAPITOLO 10: lasciati andare

 

POV MARTINA

 
“Angel ma si può sapere che fine avevi fatto?”. Sussurra Andres.
Sorrido istintivamente ma decido di non  aprire gli occhi. Il caldo di fine aprile è un vero toccasana per il mio spirito. Sono distesa sull’erba, un vento leggero mi accarezza gentilmente i capelli.
“Stavo solo riposando un po’, ultimamente mi sento sempre stanca”. Affermo, con una voce fin troppo flebile.
Ad un tratto avverto il corpo di Andres vicino al mio, mi abbraccia, dandomi un lieve bacio sulla fronte.
“Tra poco non sentirai più questa spossante stanchezza… Starai meglio”. Mi dice, mentre con una mano mi accarezza dolcemente i capelli.
“Che intendi dire?”. Chiedo sorpresa e stranamente ansiosa.
“Che ti addormenterai e non dovrai più pensare a niente. Tutte le tue ansie, preoccupazioni e angosce spariranno. Basta desiderarlo”.
Corrugo le sopracciglia tenendo le palpebre fermamente chiuse.
“Non preoccuparti, non fare quell’espressione. Lasciati andare, devi solo  volerlo…”. Continua, con un tono di voce simile ad una cantilena.
“Ma io non voglio lasciarmi andare. Finalmente sono  felice, non voglio dormire. Voglio stare insieme a te…”.
“Tu non puoi… Non sarebbe giusto per te stessa, c’è qualcosa di sbagliato in tutto questo. Non te ne rendi conto?”.
“Ma che stai dicendo? Io sto benissimo e questo è solo merito tuo!”. Cerco di sollevare le palpebre ma le avverto troppo pesanti. Non riesco nemmeno a muovere un muscolo.
Ad un tratto l’ansia prende il posto della spossatezza. Cosa mi sta succedendo? Perché mi sento così?
“Brava, lasciati andare. Fammi nutrire… “.
A quel punto, intorno a me, sento solo il vuoto. Delle lacrime scendono silenziosamente sulle mie guancie.
E’ la fine e…
“Angel, ti vuoi svegliare! Dannazione!”.
Sbarro gli occhi, inondati di lacrime. Perché sto piangendo? Perché ho fatto quell’orribile incubo?
“Adesso va tutto bene, era solo un incubo. Un orribile incubo”.  Andres, mi accarezza i capelli. Io non riesco nemmeno a proferire parola, sono troppo spaventata. Tutto mi era sembrato fin troppo reale.
Passano diversi minuti prima che io possa solamente muovermi. Con una mano mi tocco la fronte, piena di sudore. Devo essere davvero uno spettacolo orribile per Andres.
“Che cosa è successo?”. Perché ho fatto a lui questa domanda? Non dovrebbe essere lui a chiedermi spiegazioni?
“Devi esserti addormentata questo pomeriggio in biblioteca. Stai studiando troppo, è normale che poi tu finisca per dormire poco e male”. Afferma, sorridendomi dolcemente.
Rispondo timidamente al suo sguardo così luminoso e pieno di gioia. A volte associo la gente a qualcosa di etereo, di superiore, appartenente anche alla mitologia. E’ un mio vizio, essendo un’amante della letteratura. Io paragonerei  Andres ad Orfeo, come lui è un eroe, il mio eroe. Mentre l’eroe greco cercò di portare in salvo dagli inferi la sua sposa Euridice, Andres mi protegge dalle mie paure, da quelle che sono le mie preoccupazioni.  Tuttavia il mio eroe non fallirà nel suo scopo.
Sorrido e mi avvicino a lui per stampargli un semplice bacio a stampo. Da quel famoso giorno a mare io e Andres stiamo insieme. Sono passate solo due settimane ma posso affermare con sicurezza che questo sia uno dei più bei periodi della mia vita. Mi sento protetta e rassicurata, inoltre i miei incubi sono quasi del tutto spariti… Quasi.
Andres sorride sulle mie labbra e approfondisce il bacio. Le nostre lingue si accarezzano, giocano in una lotta senza esclusione di colpi. Devo dire che sono migliorata anche su questo front.
Le mie mani corrono ad accarezzare i suoi capelli, Andres sta per farmi alzare dalla sedia, quando sentiamo la porta della stanza aprirsi di scatto: è Stefania.
Ci stacchiamo, io imbarazzatissima e Andres sorridente. Ovviamente l’unica cosa che non è cambiata da quando sto con il mio amato ragazzo è la mia timidezza. Mi prenderei a sberle per questo, ma quando ho rivelato ad Andres questo mio difetto, lui ha detto chiaramente che adora quando arrossisco. Quindi, perché cambiare?
“Martina, ti stavo cercando!”. Afferma Stefania, con un adorabile sorriso. E’ strano come la presenza della mia migliore amica non sia mai riuscita a colmare il vuoto che sentivo dentro il petto. Mi sento spregevole per questo, dovrei apprezzarla e invece a volte mi comporto come se la sua presenza mi infastidisse… In realtà mi danno fastidio molte persone, quindi penso sia normale.
“Scusami, mi ero addormentata. Adesso torniamo a casa”. Prendo velocemente la mia borsa a tracolla e saluto Andres con un bacio. Ci sorridiamo complici e prima di varcare la porta della biblioteca, il mio ragazzo mi ferma afferrandomi per una mano. Mi stampa un nuovo bacio a stampo e mi sussurra:” Ti voglio bene, Angel. Ricordalo sempre”.
Annuisco un po’ stordita e mi stacco per poi seguire Stefania lungo i corridoi dell’edificio.
Ultimamente Andres mi sembra preoccupato e continua a ripetermi sempre questa frase… Che vorrà dire?
Scuoto la testa e aumento il passo, visto che la mia amica sembra aver messo il turbo… Forse sono troppo paranoica.
“Beh Marti, come va con il moro?”. Afferma Stefania, con un sorrisetto malizioso.
“Bene, sono serena con lui”. Sussurro, arrossendo.
“Mi fa piacere. Sai mi sembra un bravissimo ragazzo.”
“Sì, questo lo so”. Continuo, sulla difensiva. Non mi piace parlare dei miei sentimenti …
“E’ bellissimo, affascinante, molto intelligente, bravo nello sport ed è anche un bravissimo fidanzato”.
Abbasso lo sguardo con un sospiro. A volte, quando Stefania mi dice queste cose mi fa sentire inferiore. Non so come ci riesca ma riesce a demolirmi. In questa frase è sottointeso il fatto che lui sia troppo per me…
“Però anche tu sei perfetta, quindi siete bellissimi insieme”. Continua la mia migliore amica, con una risatina. E’ fin troppo gentile, io mi sento così inutile. Forse è vero che io sono troppo poco  per Andres…
Cos’ ho più delle altre? Assolutamente niente…
“Martina, è bello vedere come i ragazzi, tipo Andres, riescano a superare le barriere dell’aspetto fisico… Non trovi?”. Delle calde lacrime affiorano dai miei occhi. Faccio finta di niente e annuisco.
Ad un tratto però, la vista mi si offusca. Sono triste, troppo. Non pensavo di poter considerare, nuovamente, l’ inutilità della mia presenza. Sono davvero così inferiore rispetto ad Andres? Stiamo attraversando la strada e non penso a niente. Errore cruciale. Una moto mi sfreccia davanti, sto quasi per essere investita quando, improvvisamente, qualcosa mi sposta dalla strada, sbattendomi contro il marciapiede. Un braccio mi circonda la vita. Chiunque mi stia abbracciando, mi ha appena salvato la vita.
“Hey, stai bene?”. Una voce melodiosa mi scuote dolcemente dai miei pensieri.
Biascico malamente un si. A quel punto il mio interlocutore si stacca da me e si para di fronte al mio campo visivo. Un paio di occhi azzurri, terribilmente familiari, mi osservano ansiosi e preoccupati.
“A cosa stavi pensando mentre attraversavi la strada?”. Mi chiede la ragazza bionda che mi ha appena salvato la vita.
“Io…”. Le mie parole vengono bloccate dall’abbraccio improvviso della mia migliore amica Stefania che mi osserva con un cipiglio arrabbiato.
“Sei cretina? Stavi per essere investita, maledizione”. E’ nervosa, lo deduco dal suo tono e soprattutto dalla forza eccessiva con cui mi sta stringendo.
“Lasciala in pace, non vedi che è agitata?”. La ragazza bionda mi stacca dalla mia amica. Le sono grata, stavo quasi soffocando.
“Scusa Ste, mi sono distratta”. Sussurro, leggermente preoccupata.
“Non mi sembra il momento di discutere . Adesso ti riaccompagno a casa, mentre la tua amica, visto che è parecchio nervosa, si fa un giretto. Ok?”. Afferma con un sorriso la ragazza dagli occhi azzurri, di cui ignoro ancora il nome.
“Io non me ne vado proprio da nessuna parte. Lei è la mia migliore amica, non posso abbandonarla in questo momento”. Risponde, arrabbiata Stefania.
“Non mi sembra che ti stessi preoccupando di salvarla prima, quando era in mezzo alla strada…”.
Sbarro gli occhi e prontamente rispondo:”Non avrebbe potuto, sicuramente. Era abbastanza distante da me, la colpa è mia ero troppo distratta”.
“Non siamo qui a discutere su chi abbia la colpa di ciò, ormai è successo. Adesso ti riaccompagno a casa, può venire anche la tua amichetta, se vuoi. Comunque il mio nome è Natasha”. La ragazza dagli occhi color ghiaccio mi stringe la mano. Io ricambio il gesto e la ringrazio per avermi salvato la vita.
Lei, noncurante, scuote la testa e mi incita a mostrarle la strada di casa. E’ strano,  mi sento più tranquilla con le che con Stefania.
Tutte e tre ci avviamo verso la mia adorata dimora. Durante il breve tragitto noto le due ragazze al mio fianco  mentre si lanciano degli sguardi strani, pieni di astio.
Giunte a destinazione, vediamo Sam uscire dalla porta della nostra abitazione. Probabilmente, notando il mio pallore, si precipita verso di me, con uno sguardo preoccupato.
“Che è successo?”. Mi chiede preoccupato.
Stefania, senza perder tempo, lo abbraccio e gli spiega che stavo per essere investita, che ho rischiato molto e che era davvero molto preoccupata per me. Ovviamente il tutto è contornato da lacrimoni.
Mi sento strana, come se provassi disgusto nei suoi confronti. Non mi era mai successo prima d’ora…
Mi giro verso Natasha e noto che sta osservando la mia amica con un’espressione abbastanza dubbiosa e sconcertata…
Sam, innervosito come non mai, la stacca da lui e, avvicinandosi a me, mi stringe forte al suo petto.
“Ma sei scema? Lo sai che odio quando mi fai preoccupare in questa maniera, non farlo mai più. Sei tutto quello che ho”. Calde lacrime mi scendono sulle guancie. Oh fratellone, non volevo farti soffrire.
“Come hai fatto a evitare la moto?”. A quel punto, con un sospiro mi stacco da lui e sorridendo mi volto verso Natasha, indicandola:” E’ stata lei, mi ha salvato la vita…”.
Lo sguardo smeraldo di mio fratello si fissa in quello ghiaccio di lei e per la prima volta la osservo anche io: è una ragazza davvero bellissima, è alta, snella, con dei lunghi capelli biondi che le arrivano sulle spalle, le labbra sono rosee e carnose. Però il suo pezzo forte sono gli occhi: sono di un azzurro così intenso e sono dannatamente familiari. E’ vestita con un golfino verde e dei pantaloni militari.
“Io… Non so davvero come ringraziarti. Hai salvato mia sorella che è la cosa più importante che ho…”. Sussurra mia fratello, con un tono stranamente dolce ma deciso.
“Non devi ringraziarmi, comunque adesso devo proprio andare. Si è fatto tardi. A presto”. Detto ciò la misteriosa ragazza, mi sorride, saluta con una stretta di mano mio fratello e posso vederlo chiaramente, arrossisce nel farlo e lancia un’occhiata di sbieco a Stefania che ricambia, prontamente. Proprio quest’ultima, dopo aver abbracciato un’altra volta Sam, mi da un bacio sulla guancia, non prima di avermi raccomandato di lasciarmi andare e riposare. Non so perché ma questa frase mi suona stranamente familiare.
In seguito io e mio fratello entriamo in casa. Siamo entrambi ansiosi e facciamo l’unica cosa che, fin da piccoli riusciva a rassicurarci, ovvero abbracciarci.


Angolo autrice
Ciao a tutte, scusate il ritardo. Sono imperdonabile, lo so, ma il tempo scarseggia. Adesso sono un po’ più libera. Che ne pensate di questo capitolo? E’ ricomparso il personaggio di Natasha che poi è la sorella di Andres ( che coincidenza xD). Personalmente la adoro… E voi che ne pensate? Di Stefania, dell’incidente di Martina e del resto? Vi prego lasciate un commentino <3
Grazie a tutti, vi adoro. Se volete passate dall’altra mia storia, la trovate sulla mia pagina. Revisionerò domani il capitolo <3
Qui c’è il gruppo facebook dell’altra mia storia, Tornerò ad amare per te, potete iscrivervi vi informerò qui  anche sugli aggiornamenti di Solo per il tuo amore <3

https://www.facebook.com/groups/1557891007760136/

 

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Capitolo 11
*** Per me sei speciale ***


 

CAPITOLO 11: Per me sei speciale

POV NATASHA
 
Quella ragazza… Stefania ha davvero qualcosa che mi irrita. Avrebbe potuto benissimamente salvare Martina e non ha fatto niente. Probabilmente non ha reagito perché la paura ha preso il sopravvento sul suo corpo eppure…  Tutto sembra troppo sospetto. Insomma, avrebbe dovuto reagire d’impulso presa dall’adrenalina e dall’ansia del momento, quindi avrebbe dovuto proteggere la sua amica e invece…
Dannazione, spero che i miei dubbi non siano fondati altrimenti saremmo in un mare di guai.
Arrivo a casa, sbattendo la porta. A grandi falcate mi dirigo verso la stanza di mio fratello.
Appena lo raggiungo mi metto di fronte a lui e, urlando, affermo:” Tu non dovresti controllare la tua ragazza?”.
Lui sussulta, spaventato dal mio atteggiamento. Poi, come se si fosse reso conto in quel momento delle parole che ho detto, si alza velocemente dalla sedia ed esclama:” Che cazzo è successo?”.
Ha un’espressione terribilmente preoccupata, a quanto pare si è affezionato davvero a quella ragazzina.
“La tua amichetta stava per essere investita da un’automobile, era stranamente pensierosa e triste. Le hai fatto qualcosa?”.
Sgrana gli occhi ancora di più se possibile, per poi afferrarmi per le braccia, ed esclamare:” Non ho combinato niente, come sta adesso?”.
“Adesso sta bene, le ho salvato il culo, anche se avresti dovuto controllarla,tu!”. Urlo, istericamente. Non voglio che quel demone provochi altri morti. Non voglio che Martina debba subire la furia di un essere così oscuro, in fondo lei non c’entra niente con il nostro mondo. Dobbiamo proteggerla e Andres non deve permettersi di perderla di vista un solo minuto.
Come colto da un lampo di rabbia, sbatte furiosamente entrambi i pugni sulla scrivania della sua stanza, che produce così un rumore sordo.
Dopodiché si prende la testa tra le mani e imprecando, sussurra:”Io l’avevo lasciata con Stefania, pensavo fosse al sicuro. Non voglio che avverta la mia presenza come un’imposizione… Mi sono lasciato distrarre dalle mie sensazioni”.
“E’ proprio questo il problema Andres, tu continui a  commettere errori a causa dei tuoi sentimenti per lei. Forse dovresti mettere semplicemente un punto. Se dovesse sapere chi sei e soprattutto perché, inizialmente, ti sei avvicinato a lei soffrirebbe troppo e non sapremmo come potrebbe reagire”.
Pronunciare queste parole mi provoca molta tristezza e soprattutto rabbia. Perché mio fratello dovrebbe rinunciare a quello che prova? Dannazione. Non voglio vederlo soffrire ma… Non possiamo nemmeno permettere che lui si comporti irresponsabilmente.
“Io… No. Non posso lasciarla. Anche in quel caso starebbe troppo male e… NO! Ti prometto che non succederà più una cosa del genere. Le starò col fiato sul collo. Te lo giuro!”.
Scuoto la testa amareggiata, ha davvero un’espressione distrutta e soprattutto angosciata. Non riuscirebbe a rinunciare a lei. A meno che non fosse strettamente necessario e, per ora, non lo è.
“Andres ha ragione. Natasha, se lui dovesse lasciare quella ragazza, lei soffrirebbe ugualmente e sarebbe ancora più esposta al pericolo. Non ragioni nemmeno tu, ora? Cos’è il tuo nuovo profumo ti dà alla testa?”. Alessio, pronuncia questa semplice frase entrando nella stanza di nostro fratello, con un asciugamano legato in vita. Dal bagno avrà sentito, sicuramente, la nostra litigata.
“Forse hai ragione”. Esclamo, con un sospiro. Per ora non è necessario niente di così radicale.
“Bene, se è tutto io andrei da Martina sono  molto preoccupato per lei. A dopo”. Sussurra Andres,  indossando il suo cappotto ed uscendo velocemente dalla stanza.
“Speriamo che agisca con cognizione di causa”. Sussurro, con un sospiro.

POV MARTINA
                                                                                                  
Ho appena finito di fare la doccia, sono distesa sul mio amato letto e fisso il soffitto della mia stanza.
Stavo per essere investita… Mio dio. Sono davvero un caso cronico. Ancora non mi spiego come faccia ad essere ancora in vita dopo così tanti anni, voglio dire, sono un’imbranata: sarei capace di ammazzarmi, per affogamento, anche in una vasca da bagno.
Sorrido amaramente di fronte alla realtà dei fatti. Tutto quello che mi diceva Stefania mentre camminavamo per strada era vero, Andres è un ragazzo speciale, qualunque ragazza farebbe carte false per mettersi con lui eppure… Un tipo del genere sta con me.
Con me… Che sono così insignificante rispetto alle altre, che non ho niente di speciale, niente che mi renda unica ai suoi occhi…
Sento la tristezza e la spossatezza impossessarsi del mio corpo… Improvvisamente avverto  nitide le parole di Stefania: “Riposa, lasciati andare”.
Sto per chiudere gli occhi, quando, improvvisamente, il suono incessante del campanello mi costringe ad alzare le palpebre. A casa sono sola quindi, l’unica che può andare alla porta, sono io.
Mi alzo svogliatamente, urlando un:”Sto arrivando, cavolo. Così sfondate il campanello”.
Appena apro la porta mi ritrovo di fronte un paio di occhi azzurri così familiari. Non faccio nemmeno in tempo a salutarlo che lui si fionda sulle mie labbra. Mi bacia come non aveva mai fatto, con dolcezza, amore ma allo stesso tempo… Desiderio, necessità.
Le nostre lingue si rincorrono, si cercano. Non ho mai baciato qualcuno in questo modo. Anche perché l’unica persona a cui abbia mai dato un bacio è proprio Andres.
Con le labbra scende a baciarmi il collo e, tra un bacio e un altro, si ferma per sussurrarmi:” Ho avuto… Tanta… Paura di… Perderti…”.
Blocco il suo assalto, stupita dalle sue parole.
“Come fai a saperlo? Ti ha avvertito Stefania?”. Sussurro, leggermente stupita.
“No, è stata la ragazza bionda che ti ha salvato. Natasha è mia sorella. Lei ti aveva vista, distrattamente, con me, all’uscita della scuola e quindi… Ha ricollegato che la ragazza di cui parlavo incessantemente da giorni fossi tu”.
Arrossisco e abbasso lo sguardo. Cavolo, adesso anche lui sa dell’incidente con l’auto. Sono una cretina e lo capirà anche lui, poi mi lascerà e…
“Angel, smettila di pensare. Sento che in quel cervellino ti stanno frullando tante idee stupide. Tu sei stupenda, può capitare a tutti di essere distratti. Solo sta più attenta la prossima volta, sai che mi fai preoccupare”.
“Scusami, non volevo”. Sussurro.
Lui mi rialza il viso e, fissandomi intensamente negli occhi, afferma:”Cosa ti ha fatto perdere la concentrazione mentre camminavi?”.
Apro e richiudo la bocca un paio di volte, non so se dirgli la verità.
Non penso sia stata colpa di Stefania anche se, certe cose, avrebbe potuto risparmiarsele.
Alla fine opto per digli la verità.
“Stefania mi stava dicendo che, insomma… Mi ha detto che sei un ragazzo splendido e io… Mi sono sentita inferiore. Ho pensato che non ti merito, che non sono abbastanza per te e quindi mi sono distratta, persa com’ero nei miei pensieri”.
Lui alzo un sopracciglio e mi fissa scettico. Io rilascio un sospiro e faccio per allontanarmi ma lui mi riafferra per le spalle e mi bacia. Stavolta dolcemente, lentamente.
Alla fine si stacca ed esclama:” Vuoi sapere perché per me sei unica? Ascolta queste parole, in modo che tu possa imprimerle nel tuo cuore, scolpirle. Io amo il tuo essere dolce ma aggressiva al tempo stesso e soprattutto, con chi vuoi, amo il modo in cui arrossisci o abbassi lo sguardo quando sei in imbarazzo, amo le tue fossette, i tuoi occhi neri, il tuo essere gentile e generosa. Amo tutto di te. Sono io quello fortunato che dovrebbe sentirti inferiore, non tu”.
Lo fisso con le lacrime agli occhi e, per la prima volta dopo molto tempo, mi sento finalmente amata per quella che sono. Gli sorrido e abbracciandolo, lo bacio.
E’ un bacio che sa del salato delle mie lacrime, di promesse impresse nei nostri cuori e di tante frasi non dette ma espresse a gesti.
Lui ha detto che mi ama. Che ama una come me, con tutti i miei difetti, con le mie paranoie. Come è possibile?.
Forse, perché, in fondo, anche tu hai qualcosa di speciale ma sei troppo stupida per capirlo…
Sorriso sulle labbra di Andres, finalmente è tornata anche la voce della mia coscienza. Da quando tempo non la sentivo. Da quando tempo non mi interrogavo su me stessa e su quello  che sono?
Ho sempre dato per scontato di essere inferiore a tutti e se, in realtà, non fossi così orribile come penso?
Devo smetterla di farmi film mentali, Andres mi ama è qui con me e io non posso deluderlo o farmi prendere dalle mie paranoie. Devo crescere e affrontare le mie paure.

POV DEMONE

Quel dannato Andres… Io lo odio…
“Igor, vieni immediatamente qui…”. Esclamo, furiosa. Martina stava riacquistando sempre più fiducia in se stessa e io mi stavo indebolendo a causa della fame, dovevo agire e anche in fretta.
“Mi dica, mia signora”. Il mio fedele, quando inutile servo, sopraggiunge e si inchina ai miei piedi.
“Dobbiamo agire, è arrivato il momento... Dobbiamo distruggerla con il piano di riserva…”. Sorrido, speranzosa.
“Ne è sicura, mia signora? Questo distruggerà completamente quella ragazza…”. Afferma il mio scagnozzo con un sorriso sadico, tra le labbra.
“Ma è proprio questo quello che vogliano, no?”.
Insieme scoppiamo a ridere.
 
Angolo autrice.
Ragazze, mi scuso per il ritardo di mesi, ma l’ispirazione non arrivava, proprio come il tempo.
Da oggi cercherò di aggiornare almeno una volta a settimana. Grazie a tutte le persone che non mi hanno abbandonato in questi mesi, vi adoro <3
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, lasciate un commento se vi va.
Baci <3
Alexiases
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Sospetti ***


 

 CAPITOLO 11: Sospetti 

POV ANDRES 

Dal mancato incidente di Martina è passata circa una settimana. Tutto sembra procedere per il meglio, i suoi attacchi di tristezza o altro sembrano essere solo un lontano  ricordo del passato, eppure non sono tranquillo.
Ho una strana sensazione alla bocca dello stomaco, come se qualcosa, da un momento all’altro, dovesse andare per il verso sbagliato.
Tamburello le dita sul banco, innervosendo Martina che, stanca di quel rumore, mi da una gomitata sulle costole. Soffoco  una mezza risata e non posso fare a meno di pensare a quanto sia cambiata, a quanto sia diventata più estroversa nei miei confronti.
Prima non riusciva nemmeno a fissarmi per più di mezzo secondo adesso, invece, arriva addirittura a “picchiarmi” perché la infastidisco. Sorrido, lesto. Sono contento che non abbia più quella dannata paura di commettere qualcosa di sbagliato e, quindi, di perdermi. Lei non dovrebbe nemmeno avere un minimo dubbio sul mio interesse nei suoi confronti perchè… Beh, penso di provare qualcosa di molto forte per lei. All’inizio avevo addirittura il terrore che, i miei sentimenti, scaturissero esclusivamente dal fatto che volevo proteggerla, tenerla lontana dal mostro. Adesso sono sicuro che non si tratta solo di questo. Le lancio un’occhiata di traverso, per ammonirla silenziosamente per quello che ha fatto. Lei mi sorride, trattenendo a stendo un ghigno soddisfatto.
Dio, non ho mai osservato qualcosa di così bello e soprattutto non sono mai stato così maledettamente sdolcinato, eppure lei tira fuori, dal mio carattere, anche questo lato.
Alla fine sentiamo il suono della campanella.
Ci alziamo, come se fossimo una mandria di cavalli imbizzarriti, ovviamente.
Afferro Martina per mano ma, prima che possa fare anche solo un minimo passo, vengo bloccato da una mano, gelida . Un brivido mi corre lungo la schiena e mi giro, lentamente, verso il mio interlocutore.
“Ciao a entrambi. Martina, come stai?”. Stefania ci sorride, ponendo a Martina la stessa domanda di ogni giorno.
“Sto bene Ste, non c’è bisogno che tu me lo chieda ogni giorno, davvero. Mi sono ripresa e non solo dall’incidente ma anche da tante altre cose”. In questa risposta della mia Angel, sono sottointese tante conferme  anche per il sottoscritto. Sono contento che si stia riprendendo, se continua così sono sicuro che andremo di bene in meglio.
Stefania fa un piccolo sorriso che assomiglia di più ad una smorfia ed il mio sesto senso si accende per l’ ennesima volta. Proprio ieri sera stavamo parlando, con Natasha, del fatto che, questa ragazza sia troppo sospetta per i nostri gusti. Non cerca minimamente di dare una mano alla persona che considera la sua migliore amica e, soprattutto, non accenna a preoccuparsi della sua salute, anzi.
Tuttavia, non riusciamo a spiegarci una cosa. Se il demone fosse lei, la sua essenza dovrebbe essere custodita da qualcuno di cui si fida, da qualcuno che controlla. Infatti, quando le creature demoniache prendono le sembianze di un umano, le loro essenza vengono custodite dai così detti Servus, che sono degli schiavi, al servizio del loro padrone. Le loro menti e  i loro corpi possono essere posseduti anche per determinati periodi di tempo. I Servus, infatti, non sono persone che decidono spontaneamente di essere al servizio dei demoni, vengono controllati contro la loro volontà e, nel momento in cui vengono posseduti, non ragionano più e perdono i loro ricordi, però non per sempre. Il demone può decidere di spezzare questo legame e di riprenderlo dopo pochi minuti in modo che, noi cacciatori di creature demoniache non siamo in grado di scoprire chi sia il Servus e quindi chi custodisca la vera essenza della nostra preda.
Sono contratti a tempo insomma, il minuto prima valgono il minuto dopo si spezzano. Tuttavia, l’essenza viaggia da Servus, al demone, al suo tempio.
Anche se noi decidessimo di uccidere Stefania, e ci riuscissimo, la sua essenza sarebbe al sicuro, quindi lei continuerebbe a vivere. Devo scoprire chi è il suo Servus e soprattutto dove è collocato il suo tempio.
E spero vivamente di non aver preso una pista errata, altrimenti dovrei ricominciare tutto da capo e soprattutto mi starei concentrando sulla persona sbagliata.
“Beh, ragazzi che ne dite di venire ad una festa con me, stasera? L’ha organizzata un mio caro amico e sarei molto felice di vedervi entrambi a questo evento”. Ci comunica Stefania, mentre osservo la sua carnagione candida e fin troppo bianca.
“Ci saremo”. Afferma  Martina, distogliendomi dai miei pensieri.
“Cosa?”. Affermo, fin troppo concitato. Non è assolutamente una buona idea  andare a questa festa, specialmente se ci viene consigliata da qualcuno che ha, come unico obiettivo, quello di far soffrire la mia ragazza.
“Perché quella faccia? Non vuoi venire?”. Sussurra Stefania, con un sorriso sbilenco sul volto.
La sto seriamente odiando.
“Non sono sicuro che sia una buona idea, non conosciamo nemmeno il nome del festeggiato”. Affermo, osservando Martina.
Lei però mi rivolge un sorriso triste e, dopo aver chiesto a Stefania due secondi per parlare con me in privato, mi tira per una manica e mi trascina in corridoio.
“Ti prego Andres, non sono mai andata ad una festa o per una ragione o per un’altra. Non volevo essere di impiccio a Stefania, visto che non riesco a socializzare velocemente. Però, adesso, ci sei tu… Che ne diresti di accompagnarmi?”. Mi sta fissando con gli occhi a cuoricino ed un’espressione sofferente, non riesco a dirle di no, eppure dovrei. Forse era questo che intendeva Natasha l’altro giorno, non posso proteggerla se sono così coinvolto. Però… Potrei benissimamente controllarla e portare anche i miei fratelli. Perché no?
“Ci tieni davvero ad andarci?”. Le chiedo, con un tono leggermente rammaricato. Non ho un bel presentimento su questa storia però, andando alla festa, potrei scoprire anche qualcosa in più su quello che riguarda il Servus e Stefania…
“Sì, ti prego Andres. Non ti procurerò alcun fastidio… Io..”.
Fermo le sue parole mettendole un dito sulle labbra. “Va bene, mi hai convinto”. Esclamo.
Lei mi getta le braccia al collo, per poi stamparmi un bacio sulla guancia. Torniamo da Stefania per annunciarle la nostra partecipazione al party e dopodiché ci dirigiamo a mensa.
Angel è contentissima, finalmente parteciperà ad una vera e propria festa, stasera.
Io, invece, sono preoccupato e, purtroppo il mio sesto senso non si sbaglia mai.

POV MARTINA ( ORE 18.00)

Devo assolutamente sbrigarmi o farò tardi.
Mi fisso alle specchio mentre decido cosa indossare per stasera. Voglio essere carina per Andres, sono sicura di potercela fare. In questa settimana ho lavorato tanto  su me stessa. Ho pensato ai miei complessi e a tutto quello che ho sempre reputato giusto per me. Ho scoperto che le mie priorità sono cambiate.
Adesso ho intenzione di stare bene con me stessa e con Andres.
Tutto il resto non conta. Sorrido, ripensando a quanto sia cambiata nell’ultimo periodo.
Alla fine, dopo aver scartato numerosi abiti, decido di indossare un vestitino blu, col lo scollo a cuore e delle scarpe col tacco del medesimo colore. Contorno il tutto con un foulard bianco.
Dopodichè mi dedico al trucco. Nell’ultimo periodo ho deciso anche di non trascurarmi, proprio per questo, decido di passare sul mio viso un velo di fard, mentre, per gli occhi, uso un mascara nero e un ombretto azzurro. Dopo aver finito, mi osservo allo specchio.
Solitamente, quando ci guardiamo, cerchiamo di trovare, in noi, il più piccolo difetto possibile ed immaginabile. Anche io ero così. Mi davano fastidio i miei brufoli, il colore dei miei occhi, persino la linea del mio naso mi appariva storta. Grazie ad Andres, invece, ho capito una cosa importante: potremmo avere anche tutti i pregi del mondo ma, una persona, non si innamora di te per essi. Un uomo inizia ad amarti perché trova unici i tuoi difetti. Ad esempio, io considero il mio arrossire, fuori luogo. Invece, Andres adora quando mi imbarazzo in quel modo. Ancora non riesco a comprenderlo a pieno però… Forse, un giorno, ce la farò, solo sulla buona strada.
Me lo sento.
“Sam, stasera io esco”. Urlo, dalle scale, in direzione della camera di mio fratello.
“Mmm, ok”. Avverto un lieve sussurro e strabuzzo gli occhi. Strano atteggiamento per Sam.
Preoccupata, mi precipito verso la sua camera e lo vedo disteso sul letto con un braccio sul viso.
“Hey, stai bene?”. Chiedo, lievemente preoccupata.
“Sì, sto bene ho un lieve mal di testa. Divertiti anche per me, stasera”. Afferma.
“Vuoi che rimanga?”.
“No, sta tranquilla. Voglio che tu ti diverta quindi fila, ma non fare troppo tardi, intesi?”.
“Va bene…”. Sussurro, non troppo convinta.
“Ti vuoi muovere si o no? E mi raccomando non divertirti troppo con Andres”. Afferma, leggermene irritato.
Scoppio a ridere e affermo:” Sì, signor capitano”.
Dopodichè, avverto il suono del campanello e quindi mi precipito alla porta… Questa sera voglio divertirmi, sono sicura che tutto andrà per il verso giusto!

POV DEMONE

E’ davvero un’illusa se crede che tutto andrà per il verso giusto… Guarda come è serena, adesso bacia il suo amato fidanzatino e si dirige alla festa. Non immagina minimamente cosa l’aspetta.
Finalmente vedo il mio Servo arrivare.
“Igor, come mai ci hai messo tanto!?”. Affermo stizzita.
“Scusi, mia signora. Non riuscivo a raggiungerla fisicamente e mentalmente”.
Strano, il legame dovrebbe funzionare subito, eppure…  Dannazione, dovrò stare molto più attenta la prossima volta. Fortunatamente questo umano, tra un po’, non mi servirà più.
“Igor il piano è pronto?”.
“Certo, mia signora”.
Entrambi scoppiamo a ridere, consci dello spettacolo a cui assisteremo stasera.
 

Angolo autrice.
Una settimana esatta! Non sono in ritardo. Yeeee. Scusate comunque, volevo aggiornare prima ma, visto che a casa mia stanno tingendo, ho avuto qualche problemino…
Che ne pensate del capitolo? Scusate eventuali errori, se vi va lasciate qualche commentino, please.
A presto,  baci <3

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Capitolo 13
*** Capitolo 13: la festa ***




 

Capitolo 13 : LA FESTA

 
Andres, quella sera, proprio non ce la faceva ad avere un atteggiamento consono all’ambiente in cui si trovava. Persino sua sorella Natasha, sempre ligia al dovere, in quel momento si era lanciata verso la pista da ballo, dopo aver affermato con  nonchalance che non avvistava alcun  pericolo all’orizzonte.
Ora si stava dimenando come una pazza, in realtà non seguiva dei movimenti ben precisi, pensava solo a divertirsi saltando a più non posso, coinvolgendo anche Martina, che non la finiva più di ridere.
Era chiaro che la sua fidanzata fosse felice, serena. D’altronde, per la prima volta in vita sua stava partecipando ad una festa insieme ad un ragazzo, alias lui, e a un’amica, ovvero Nathasha.
Era rimasto sconvolto nel notare come quelle due ragazze così diverse e stravaganti, ognuna a modo suo, avessero legato molto  velocemente.
Infatti, quella sera, per poter tutelare al  meglio la salute di Martina, aveva deciso di portare con sé, anche i suoi due fratelli. Dopo non poche polemiche da parte della sua amata sorellona, che lo aveva accusato di essere troppo superficiale e sprovveduto. Alla fine avevano deciso di recarsi al party, con le dovute precauzioni.  Ovvero armi di ogni tipo, accuratamente nascoste sotto i loro vestiti.
In quel momento, ad ogni modo, le due donne più importanti della sua vita, si stavano divertendo sulla pista da ballo, mentre suo fratello… Era seduto su un divanetto rosso e osservava tutto ciò che lo circondava, sorseggiando una coca cola.
Era incredibile come, un casanova come lui, pur di tenere sotto controllo la situazione, stesse ignorando ogni genere femminile presente in quella stanza.
Andres sogghignò, avvicinandosi al suo fratellino.
Lo avrebbe preso un po’ in  giro, soprattutto perché, in quel momento non riusciva proprio a credere ai suoi occhi. Tra i tre ragazzi il più professionale sembrava proprio quel moccioso.
“Alessio, che stai facendo tutto solo, soletto?”. Sussurrò,  il moro.
“Faccio quello che tu e quella spilungona di Natasha non state facendo, ovvero monitorare l’ambiente circostante”. Nel dire questa semplice frase, non spostò nemmeno il suo sguardo verso  Andres.
Continuò  a fissare un punto  ben preciso della sala.
Il moro decise di girarsi nella medesima direzione,  dalla quale Alessio non sembrava voler spostare la sua attenzione e notò  Stefania, mentre sorseggiava  indisturbata il suo bicchiere contenente misture alcoliche di dubbia origine.
“Per adesso, non sembra aver fatto nulla di male. Si comporta come una normale ragazza della sua età…”.  Sussurrò  il maggiore tra i due, più a se stesso che al suo interlocutore.
“Fin troppo normale…”. Aggiunse il minore, intrappolando tra  i denti il dito indice.
Era davvero inquietante quando ragionava, pensò allarmato Andres.
“Non pensi anche tu che stia solo aspettando il momento propizio,  ovvero quando anche io avrò abbassato la mia attenzione da lei? Nota bene, si è accorta che la sto fissando eppure, nonostante ciò, non sembra lanciarmi particolari sguardi, al contrario mi ignora. Se fosse una ragazza timida potrei pensare che sia intimidita da me… Ma, come abbiamo appena visto, è particolarmente estroversa con i ragazzi carini…  Quindi, è solo spaventata, è consapevole che potrei far saltare i suoi piani…”. Sussurrò Alex.
“Forse hai ragione, è meglio non deconcentrarci dal nostro obiettivo…” Continuò Andres.
Proprio in quel momento Martina si avvicinò al suo ragazzo e strattonandolo per una manica, gli ordinò, scherzosamente di ballare con lei.
Il moro fece un sorriso a mo di scuse, spiegandole che era una vera e propria frana come ballerino.
“Allora c’è qualcosa che non sai fare!Bene ti insegnerò io, allora ”. Esclamò la ragazza, ormai su di giri.
Mentre i due piccioncini si avviavano verso la pista da ballo, Alessio sussurrava:”E menomale che avevamo detto di non distrarci..”.
La serata procedeva nel migliore dei modi, erano ormai due ore che tutti si divertivano.
Persino Natasha aveva bevuto qualche bicchierino di troppo…
“Martina, mi accompagni in bagno?”. Sussurrò la rossa, tra una risatina e un’altra.
“Certo, andiamo”. Esclamò, la mora, con un tono forse un po’ troppo alto.
Le due ragazze si avviarono verso l’uscita della satanza mentre Stefania si avvicinava ad Andres e ad Alessio, comodamente sdraiati su un divanetto.
“Eccola, si sta avvicinando”. Sussurrò, il minore tra i due.
“Ragazzi! Perché ve ne state sdraiati soli, soletti? Andres dove è sparita quella scema della tua fidanzatina?”. Sussurrò la ragazza, con un tono fintamente strascicato.
“E’ andata in bagno e ti pregherei di non usare certi epiteti per definire la mia ragazza…”.
“Si, si come vuoi tu… Quanto sei pesante però…”.
Nel dire ciò, la ragazza si sedette comodamente sulle gambe di Andres. Il ragazzo cercò di scansarla, finendo solo per peggiorare la situazione.
“Direi che potresti spostarti sulle mie di gambe, mon petit. Io sono single, mentre il mio fratellone no!”.
Nel dire ciò, Alessio riuscì a spostare la ragazza sulle sue di gambe, per poi sussurrarle all’orecchio:”So chi sei, Ermengarda”.
La bionda si irrigidì all’istante, poi  con nonchalance, si girò nella direzione del suo interlocutore per esclamare:” Ti sbagli, il mio nome è Stefania…”.
I due dovettero bloccare il loro scambio di battute, perché Martina e Natasha, sempre più euforiche, si presentarono davanti a loro.
La prima si mise accanto ad Andres, mentre la seconda ritornò verso la pista da ballo.
Fino a quel momento tutto era andato per il verso giusto e Alessio, grazie al suo piccolo stratagemma, aveva intrappolato il demone tra le sue braccia.
La serata si sarebbe conclusa così se solo i nostri protagonisti non si fossero dimenticati  di un piccolo dettaglio:  il servus.
Proprio in quel momento ci fu un black out generale nell’edificio.
Il buio prese il posto della luce, le tenebre presero il sopravvento e il potere dell’oscurità permise al male di poter agire indisturbato.
Stefania si alzò indisturbata dal suo nemico, approfittando della distrazione di quest’ultimo.
Alessio cercò disperatamente di ritrovarla ma era consapevole del fatto che, in mezzo a quel bordello di gente, fosse impossibile riconoscere il suo volto. Sperava solo che suo fratello riuscisse a proteggere Martina.
Alcuni ragazzi presero ad urlare, mentre altri sbuffavano infastiditi dall’accaduto.       
Andres era terrorizzato e temeva che potesse accadere qualcosa di inaspettato e terribile alla sua Angel.
Per la prima volta il respiro gli si bloccò e la paura prese il sopravvento, impedendogli di ragionare liberamente.
Confuso più che mai, incominciò a strattonare persone, a gridare il nome della sua ragazza in preda alla più cieca follia.
Non riusciva a distinguere la realtà da ciò che non lo era, avvertiva indistintamente persone che gli lanciavano insulti, piuttosto gravi, che gli intimavano di calmarsi e di non essere così molesto.
Altri pensavano semplicemente che fosse spaventato a causa della mancanza di luce, nessuno poteva capirlo e quindi aiutarlo.
Stava per esplodere quando, inaspettatamente, un lieve tocco sul suo braccio lo distrasse da ciò che stava facendo. Quel tocco, quelle mani le avrebbe riconosciute ovunque…
“Andres, sta tranquillo. Sono qui”. Era la voce di Martina, era proprio la voce della sua amata Angel, non c’erano erano dubbi.
La abbracciò, stringendola possessivamente al suo petto. Era molto più tranquillo adesso che era riuscito a ritrovarla, eppure una strana sensazione negativa si era impadronita del suo cuore.
Non sapeva quale fosse il motivo di cotanta ansia, tuttavia nel momento in cui aveva stretto a sé la propria ragazza, aveva avvertito una stranissima sensazione, mai provata prima di allora. Non sapeva giudicare se ciò fosse provocato dall’ansia che ormai si era impadronita di lui o magari dal fatto che qualcosa non stava andando propriamente per il verso giusto.
Eppure, in quel momento, la poca lucidità rimasta gli suggerì di ritrovare la calma e di pensare a proteggere Martina.
“Non dovevi allontanarti da me, mi hai fatto preoccupare”. Sussurrò il ragazzo.
“Scusami amore, non avevo intenzione di farti preoccupare”. Era stata la risposta della mora.
Andres corrucciò la fronte perplesso. Possibile che lo spavento di pochi attimi prima avesse fatto ritornare la sua ragazza timida e impacciata?
Non ebbe il  tempo per ragionare su ciò perché le labbra di Martina si posarono prepotentemente sulle sue.
Era la prima volta che lo baciava in quel modo, quella sensazione di freddo… Non si sentiva come le altre volte, c’era qualcosa di diverso o…
Proprio in quel momento le luci si riaccesero. Andres riaprì gli occhi e si ritrovò di fronte al viso di Stefania.
Si staccò immediatamente, mentre un sorriso prepotente e spietato affiorava tra le labbra della ragazza.
“Piaciuto il giochetto della voce? Sai, un demone è capace di questo e di altro ma ormai è troppo tardi per spiegarti ogni dettaglio… Girati un po’ e guarda alle tue spalle, Qualcuno ci sta osservando…”.
Il cuore del ragazzo perse alcuni battiti quando si rese conto di ciò che era appena accaduto.
Si girò immediatamente e iniziò a osservare la ragazza alla quale aveva appena spezzato il cuore.
Martina  aveva gli occhi rossi, ma sulle sue guancie non scendeva  nemmeno una lacrima. La sua espressione era  fredda, neutrale, inespressiva.
“Mi fate schifo!”. Esclamò alla fine, poi si girò e corse velocemente verso la porta.

POV MARTINA
Io pensavo davvero che questa volta sarebbe stato diverso, mi sono fidata e invece…
Ho perso lui e la mia migliore amica. Un singhiozzo sfugge dal mio controllo, mentre cerco disperatamente di correre il più velocemente possibile.
Vorrei solo sparire, andarmene.
Sento la sua voce, che urla il mio nome. Fa così male essere traditi dalle persone che reputavi tue alleate.
Io mi ero innamorata davvero di Andres… Lui invece… Mi ha tradita. L’ho visto chiaramente, stava infilando la lingua in bocca alla mia migliore amica.
Mentre io lo cercavo, lui stava con lei.
Un sorriso amaro mi affiora sulle labbra, mentre vedo mio fratello Sam.
Cosa ci fa, qui?
Per ora, preferisco non farmi domande, voglio solo tuffarmi  tra le braccia della persona che più amo e che so che non mi farà mai del male.
Mentre abbraccio Sam, avverto il buio intorno ad entrambi. Non riesco a vedere molto, l’unica cosa che identifico è il sorriso di Stefania di fronte al mio viso.

Angolo autrice
Buonasera, scusate il ritardo. Ho deciso di aggiornare perché tra qualche giorno partirò per un viaggio. Tornerò vero il 10 Agosto, aspettatevi un aggiornamento intorno a quel periodo.
Cosa ne pensate del capitolo? Sono successe molte cose e quasi tutte negative, esponetemi le vostre tesi e i vostri pensieri, se vi va.
Grazie ancora a voi che seguite questa storiella, siete sempre di più.
Un bacio
Alexiases <3

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