GUARDAMI NEGLI OCCHI, GUARDAMI NELL' ANIMA

di prongs95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lettere e inviti ***
Capitolo 2: *** Al mare...con LUI??? ***
Capitolo 3: *** Il segreto di Lily ***
Capitolo 4: *** Un salto nel passato ***
Capitolo 5: *** Perdonami ***
Capitolo 6: *** La scommessa ***
Capitolo 7: *** Finalmente a Hogwarts ***
Capitolo 8: *** Questo perché ti amo ***
Capitolo 9: *** La guerra si avvicina ***
Capitolo 10: *** Troppo tardi ***
Capitolo 11: *** Io & tu ***
Capitolo 12: *** Figuraccia ***
Capitolo 13: *** L' inizio della fine ***
Capitolo 14: *** Sofferenza ***
Capitolo 15: *** Rapimento ***
Capitolo 16: *** Ricerche ***
Capitolo 17: *** L' Ordine della Fenice ***
Capitolo 18: *** Fine...a lieto fine? ***
Capitolo 19: *** Flashback (parte I) ***
Capitolo 20: *** Flashback (parte II) ***
Capitolo 21: *** Oltre il tempo ***
Capitolo 22: *** Lo straniero ***
Capitolo 23: *** Il cervo e la rossa ***
Capitolo 24: *** Together... ***
Capitolo 25: *** ...Forever ***
Capitolo 26: *** Discorsi & Dispetti ***
Capitolo 27: *** "Mi vuoi sposare?" in tutti i modi del mondo ***
Capitolo 28: *** Frammenti di vita ***



Capitolo 1
*** Lettere e inviti ***


  
LETTERE E INVITI
 
Era lunedì mattina, i raggi del sole filtravano dalla finestra aperta e andavano a stuzzicare il viso di una ragazza ancora addormentata, invitandola a non perdersi per un secondo di più quella giornata estiva. Per tutta risposta, la giovane si voltò dalla parte opposta e si ficcò ancora di più sotto le coperte. Era in vacanza, e come se non bastasse sua madre, si metteva pure il sole a spingerla ad alzarsi, che due rompi scatole! Possibile che non si potesse dormire in pace? Sentì il rumore di passi che salivano le scale e si avvicinavano sempre di più, fino a che le lenzuola furono scaraventate per terra. La ragazza aprì gli occhi. Le sue iridi erano di un verde intenso, che brillava più di ogni smeraldo. Quella ragazza era Lily Evans.
-Ci siamo decise finalmente, eh, Lily?- scherzò sua madre, una donna dai capelli rossi come la figlia e un luminoso sorriso che aveva il potere di mettere chiunque a proprio agio.
-Veramente sei tu quella che ha deciso per entrambe- rispose Lily con un finto broncio.
-Su, dai, vai in cucina. Ho preparato i biscotti- la incitò la signora Evans.
Lily fece una breve tappa al bagno, poi scese le scale e si diresse subito in cucina, in cui il familiare profumo di biscotti al cioccolato appena sfornati riempiva la stanza. La ragazza pensò che doveva mangiarne, finché poteva. In fondo, non che le restasse poi così tanto tempo prima della fine delle vacanze, ma era contenta. D’ accordo, la sua casa era pur sempre la sua casa, però il suo posto era ad Hogwarts. Le mancava la scuola, le mancava Miley, la sua migliore amica, le mancavano le gite ad Hogsmead, le mancava la vista panoramica di cui poteva godere affacciandosi alla finestra della sua camera, su, in cima alla torre, l’ ultima stanza del dormitorio femminile, le mancavano le passeggiate in riva al lago con Miley e le loro lunghe chiacchierate prima di dormire, le mancava persino quel senso di irrequietezza e nervosismo che le metteva ogni anno l’ attesa degli esami. Solo una cosa non le mancava: l’ uso della sua adorata e fedele bacchetta. Infatti aveva già compiuto i diciassette anni, per cui per il mondo magico era una ragazza maggiorenne, così le era concesso l’ uso della magia. Tuttavia il resto le mancava, sentiva una nostalgia immensa. Quasi quasi le mancavano pure i suoi quotidiani battibecchi con l’ incubo più frequente dei suoi sogni, l’ essere più ripugnante e disgustoso del mondo, l’ energumeno più sudicio e viscido che si fosse mai visto sulla faccia della terra. No, non si tratta di un insetto. La persona che secondo Lily Evans corrispondeva perfettamente a questa descrizione, non era nientemeno che James Potter. Il ragazzo era visto da tutti come il divo di Hogwarts, l’ imbattibile Cercatore della squadra di Quidditch di Grifondoro che, grazie al suo spettacolare talento, era diventata la Casa più popolare della scuola di magia. Peccato però che ai suoi occhi apparisse come uno sbruffone, un’ arrogante e un bulletto pieno di sé, che effettivamente era quello che era. Ripensandoci, infatti, Lily concluse che le sue litigate con James Potter e il ragazzo stesso erano decisamente da escludere dalla lista delle cose che le mancavano della sua amata e speciale scuola. Dopodiché si sedette a tavola e si riempì la tazza di latte e cacao. Cominciò a fare colazione in silenzio, ignorando sua sorella Petunia che, seduta di fronte a lei, le mandava occhiatine velenose.
Quasi subito, un gufetto grigio planò nella cucina, entrando dalla finestra aperta e attirando la sua attenzione. Tra le urla stridule della sorella, Lily si alzò e sfilò una busta sigillata dal becco del gufo, poi gli lanciò qualche cornflakes prima che questo volasse via, perdendosi nel cielo limpido.
-Oh, ma quanto la fai tragica… era solo un gufo!- sbuffò Lily quando Petunia scoppiò in un pianto disperato.
Lily era curiosa di scoprire quale fosse il contenuto della lettera, ma decise che l’ avrebbe aperta più tardi in camera sua.
Siccome Petunia non la smetteva di singhiozzare come una bimba capricciosa di tre anni, Lily sbottò:
-Sai, ci sono persone, al mondo, che soffrono per qualcosa di importante e di serio e, per quanto vogliano scoppiare a piangere e rifugiarsi tra le braccia protettive di una madre, non possono farlo. Allora sai che fanno? Stringono i denti e vanno avanti!- disse, cercando di contenersi mentre l’ esasperazione s’ impadroniva di lei, -Perciò piantala di piagnucolare in quel modo, sono solo lacrime di coccodrillo, o capricci di una ragazzina viziata!-
-Sei un mostro!- ribatté Petunia, fissandola con odio.
-Sai, puoi anche chiamarmi “strega” in modo dispregiativo, ma credo tra noi due il mostro sia tu, perché non hai un minimo di cuore e di considerazione per le cose importanti. Ma in fondo, voi egoisti non avete mai dato molto credito alle cose serie, dico bene?-
Detto questo, Lily salì di corsa le scale, infuriata. Possibile che Petunia dovesse fare sempre la schizzinosa? Eppure andavano così d’ accordo quando erano piccole, prima che… Già, prima che lei ricevesse la lettera da Hogwarts. Le aveva anche spiegato più e più volte che non era colpa sua se a lei non era arrivata la lettera, ma che comunque le avrebbe sempre scritto e che sarebbe tornata per trascorrere ogni vacanza insieme a lei e il loro rapporto non sarebbe mai potuto cambiare, anzi, il fatto di rimanere separate per parecchi mesi avrebbe dovuto solidificare la loro intesa.
Parole al vento, si disse Lily. Quel discorso non era servito a niente. Petunia si era profondamente offesa e l’ invidia aveva completamente cancellato l’ affetto che provava per la sorella.
Qualche volta Lily si era trovata persino a maledire Hogwarts, in parte era anche colpa di quella scuola se il loro rapporto aveva subìto quella svolta e le loro strade si erano divise. Poi però aveva concluso che non poteva essere così, perché se solo Petunia avesse voluto, loro avrebbero potuto continuare ad andare d’ accordo, invece, grazie all’ odio e all’ invidia, le loro vite si erano totalmente divise, quasi appartenessero a due famiglie diverse, e quella volta si erano separate per sempre, perché non si poteva più rimediare, ormai, ne era certa.
Con gli occhi lucidi, la rossa entrò in camera sua e si sbatté la porta alle spalle. Al diavolo Petunia e le sue moine puerili!
Prese la lettera che aveva appena ricevuto. Non aveva nemmeno bisogno di leggere chi fosse il mittente, tanto lo sapeva già: poteva essere solo una persona: Miley.
Infatti era proprio lei.
Aprendo la busta, il familiare profumo della pergamena mischiato a quello fresco e genuino che sapeva di ciliegie le invase le narici. Adorava l’ odore della pergamena e pure il solito profumo di ciliegie che usava Miley. Solo in quel momento si rese conto che senza Hogwarts non sarebbe diventata nessuno, e nemmeno senza la sua best. Aveva una voglia terribile di vederla e di stare con lei.
Finalmente si decise a leggere la lettera che l’ amica le aveva spedito.
 
Cara Lily,
come stai? Non puoi nemmeno immaginare quanto mi manchi, è terribile pensare che ci dividono ancora tre settimane da Hogwarts. Tre settimane! Un’ attesa lunga e noiosa. E pensare che, dopo sei anni in cui quella scuola è stata la nostra casa, ce ne rimane soltanto uno e poi stop.
Stop ai nostri indimenticabili pigiama party. Stop alle nostre chiacchierate notturne che, ti confesso, sono la cosa che più rimpiango di non poter fare in questi giorni. Stop alle nostre tranquille passeggiate in riva al lago al tramonto. Stop alle letture all’ ombra degli alberi. Stop alle gite ad Hogsmeade. Stop ai discorsi del Preside e ai banchetti d’ inizio anno. Stop, stop, stop.
Che brutto mettere la parola fine ad un’ esperienza così bella. Però abbiamo ancora un anno tutto da vivere, e io sento che sarà un anno intenso e pieno di svolte. Comunque non è ancora cominciato, e siccome io non ce la faccio a stare ancora così tanto tempo senza vederti e sentirti strillare, (i tuoi famosi strilli marca Evans, dico io!), avrei un invito da proporti. Ti andrebbe di passare un weekend al mare con me sabato e domenica? E poi stai da me per il resto delle vacanze, ovviamente. Che ne dici? Brillante idea, la mia! Rispondimi il prima possibile (mi aspetto una risposta positiva)!
A presto, forse!
Baci,
Tua Miley.
 
P.S. Accetta, per favore. Mi manchi sul serio, e poi non puoi perderti la piccola sorpresa che ho in serbo per te!
 
Lily era felice. Che bello, se i suoi genitori le avessero dato il permesso, avrebbe trascorso il resto delle vacanze nel mondo magico, perché Miley viveva con i suoi genitori e i suoi quattro fratelli ad Hogsmead. Però subito una voce s’ intromise nei suoi pensieri.
E tu sei proprio sicura che i tuoi genitori ti diano questo permesso?
Scusa, perché non dovrebbero? Rispose mentalmente Lily.
Mah, forse perché poi non ti vedranno fino a Pasqua? In fondo, non avrebbero poi tutti i torti a non darti il loro consenso, ti vedono così poco…
È vero, non ci avevo pensato. Mi comporterei proprio da egoista se chiedessi loro il permesso come se nulla fosse…
Esatto, Lily Evans, è proprio quello che cerco di farti capire. Prova a metterti nei loro panni. Che cosa faresti tu?
Non lo so. Io non sono una madre, però…
Però? Continua a pensare, Lily Evans. Supponi di essere una donna sposata e di avere una figlia che frequenta Hogwarts. Come ti sentiresti, tu, se dopo mesi che non la vedi, lei ti chiedesse il permesso di trascorrere il resto delle vacanze da una sua amica?
Sarei delusa…
E, di conseguenza, che cosa le diresti?
La lascerei andare…
Perché?
Perché non vorrei che lei pensasse che io sia una cattiva madre, e saprei che starebbe meglio con le sue amiche.
Ma…?
Ma… mi dispiacerebbe. Da morire.
Esatto, Lily Evans, esatto. E tu non vuoi che tua madre provi tutto questo dolore, soprattutto se a provocarglielo saresti proprio tu.
No, non voglio…
Molto bene, Lily Evans, molto bene.
 
Dopo questo piccolo dialogo con la sua coscienza, Lily chiuse la busta e l’ appoggiò sulla scrivania.
Non avrebbe passato un weekend al mare, lo sapeva già. Lei non avrebbe mai avuto il coraggio di domandare il permesso ai suoi genitori, anzi, i suoi genitori non dovevano sapere nulla della lettera, perché altrimenti l’ avrebbero sicuramente lasciata andare, perché i suoi genitori per lei facevano tutto.
Lily conosceva bene la vocina che le aveva parlato. La sua coscienza le parlava spesso, e Lily l’ ascoltava ogni volta. L’ ascoltava da sempre. Quella voce l’ aveva fatta diventare la Lily Evans che gli altri conoscevano, la Lily Evans fredda, sicura, irascibile, razionale, impulsiva, introversa, suscettibile, isolata da tutti e sempre precisa in tutto ciò che faceva. A questo elenco non aggiungo anche secchiona, perché a lei piaceva un sacco leggere e studiare, e non aveva di certo bisogno che la sua coscienza la spronasse a seguire le lezioni e a terminare i compiti! Così, la fredda e distaccata Lily Evans, la studentessa più brillante che la Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts avesse mai avuto, aveva ricevuto, il mese precedente, la lettera speditale dal Preside di quell’ istituto per informarla che sarebbe diventata Caposcuola. La ragazza ne era davvero fiera, anche se quella gioia non si poteva neppure lontanamente paragonare a quella che Lily provò al quinto anno. Sin dal terzo aveva deciso di scegliere tutti i corsi, e la professoressa McGranitt le aveva procurato una GiraTempo per consentirle di seguire tutte le lezioni.
Tutti gli studenti della scuola, alla fine dell’ anno, si domandarono come avesse fatto quella ragazza dai capelli rosso scuro e gli occhi verdi ad organizzarsi con i compiti senza mai averne saltato uno e a frequentare tutte le lezioni, anche perché, in una mattinata, ce n’ erano di più allo stesso orario, e Lily non aveva saltato nemmeno una lezione.
I Grifondoro, invece, erano comunque orgogliosi che quella studentessa modello appartenesse alla loro Casa, anche se era riservata e non conosceva nessuno, se non di vista, perciò nemmeno loro riuscivano a spiegarsi come facesse. L’ unica al corrente del suo piccolo segreto era Miley, la quale però non ne parlava e fingeva di non sapere niente. Lily era contenta di essere riuscita ad organizzarsi e di poter sopportare tutte quelle materie, e anche il quarto anno seguì tutti i corsi, ma la gioia più grande arrivò alla fine del quinto.
Per Lily non fu per niente un anno facile, sapeva che doveva affrontare i G.U.F.O., per cui era sempre nervosa, studiava come una matta e non si fermava mai: la mattina si svegliava alle cinque per portarsi avanti con i compiti, poi durante l’ intervallo di metà mattina sgattaiolava in biblioteca, dove ripassava le lezioni appena fatte scrivendo l’ introduzione di un riassunto oppure facendo l’ intestazione di una mappa per Astrologia. Di seguito, dopo il suo breve pranzo, si rifugiava di nuovo in biblioteca, e continuava il lavoro cominciato quella mattina, fino a quando non era costretta a smettere per via dei corsi pomeridiani. La sera di solito non cenava, sempre a causa dei compiti: ne aveva a palate e si rifiutava categoricamente di mangiare quando doveva svolgere tutto quel lavoro. Così, dapprima tornava in biblioteca, poi, all’ orario di chiusura, terminava tutto in Sala Comune. La ragazza era sotto stress, anche perché non poteva mica trascurare i suoi doveri di Prefetto, per questo dormiva una notte sì e una no, anche se a volte Remus si offriva di fare il turno al posto suo, mangiava poco e l’ aspetto fisico era visibilmente trascurato.
Quell’ anno saltò persino tutte le gite ad Hogsmead, il che fu uno sforzo enorme da parte sua, visto quanto amava quel villaggio. Comunque, dopo tanti sacrifici, fu premiata: si beccò un Eccezionale in ogni G.U.F.O., e il Preside le consegnò una coppa, una medaglia e un attestato in cui si dichiarava che era la miglior studentessa in assoluto. Lily in quel momento fu la ragazza più felice della terra, perché aveva raggiunto i suoi obiettivi.
Persa in quei bellissimi ricordi, la rossa si accorse che, se non fosse stato per Miley, non si sarebbe neanche resa conto che quello sarebbe stato il loro settimo ed ultimo anno a Hogwarts.
Poi la ragazza inforcò piuma, inchiostro e pergamena, e cominciò a rispondere alla lettera dell’ amica:
 
Cara Miley,
Che bello sentirti! Nonostante la nostra corrispondenza estiva non si sia mai interrotta, è sempre un piacere ricevere una tua lettera. Comunque io sto bene, grazie, e tu? Anche tu mi manchi, Miley, davvero un sacco, e mi dispiace che quello che sto per scriverti renderà infelici entrambe, anche se in particolar modo te, visto che io lo so già. Scusa, ma non posso proprio accettare il tuo invito, anche se non nascondo che mi piacerebbe moltissimo. Ma vedi, il punto è, Miley, che io non trovo il coraggio di chiedere ai miei genitori il permesso di venire due settimane da te. È più che scontato che loro mi diranno di sì, però mi sono imposta di mettermi nei loro panni anche per un istante. Che cosa proveresti, tu, se avessi una figlia che, dopo quasi un anno che non passa un po’ di tempo con la sua famiglia ti chiedesse di andare con i suoi amici? Io sarei più che amareggiata, inoltre vedo quanto fanno per me, tutti i sacrifici che fanno per mantenermi, ed è triste vedere papà che torna a casa tardi la sera, ma con il sorriso sulle labbra perché ha lavorato sodo per pagare i libri di testo alle sue figlie e ce l’ ha fatta. Mi capisci, Miley? Spero di sì,
Con affetto,
Tua Lily.
 
Lily fece uscire da una gabbia una splendida civetta bianca dagli occhi color miele, la sua Edvige. Infine le diede la lettera sigillata per bene, e la incaricò di consegnarla a Miley.
 
La rossa fu molto triste nei giorni che seguirono. Pensava sempre a quanto si sarebbe divertita sabato con Miley, se solo avesse accettato. Anche sua madre e suo padre avevano notato che ultimamente il morale della loro figlia minore era a terra.
-Lily, principessa mia, sono un po’ di giorni che ti osservo e c’ è sicuramente qualcosa che ti preoccupa- affermò suo padre una sera, scrutandola con quegli occhi smeraldini identici ai suoi.
-No, papà- negò lei, con voce piatta, -Non ho nulla-
-Non ci credo- ribatté il signor Evans.
Lily non ebbe il coraggio di replicare.
 
Il mattino dopo, Lily si svegliò molto presto e scese subito in cucina a fare colazione, senza dare il buongiorno a sua madre. La signora Evans, intanto, pensò di salire nella stanza della rossa per spolverare.
Si stava proprio domandando il perché dello strano comportamento che la figlia aveva assunto da alcuni giorni, quando il suo sguardo cadde sulle varie cianfrusaglie ammassate sulla scrivania della giovane. Vi erano un computer portatile, parecchi libri di testo della scuola di sua figlia e altri libri fantasy (il genere preferito di Lily), quaderni nuovi e altri pieni di appunti, una ventina di piume e altrettante penne, boccette d’ inchiostro, fogli di pergamena sparsi, l’ inseparabile bacchetta magica di Lily, che stranamente non usava più da qualche giorno e…una lettera. La signora Evans esitò. Sapeva che se Lily l’ avesse scoperta si sarebbe infuriata come una belva, tanto da non rivolgerle più la parola per il resto dei suoi giorni, e lei, conoscendo sua figlia, sapeva che la rossa aveva un carattere molto bello con le persone alle quali era affezionata, a patto che non superassero certi limiti. In questo caso, era capacissima di trasformarsi nell’ uragano Katrina anche senza aver bisogno di ricorrere alla magia. Si maledisse pure per la sua curiosità. Si sarebbe fatta i fatti suoi, non avrebbe nemmeno sfiorato quella lettera e tanto meno ci avrebbe ficcato il naso, punto. Eppure l’ istinto di tutte le madri si fece sentire. Lily era giù da giorni, ormai. E se fosse successo qualcosa di grave e lei non voleva dirlo? Lily ti racconta tutto. Come alla figlia, la vocina interiore della sua coscienza le parlava spesso. E in effetti era vero: la sua Lily detestava le bugie, per questo non si era mai sentita in dovere di raccontarne una. E se quella fosse stata una cosa davvero grave? Come ogni madre che si rispetti, la signora Evans stava in pensiero, voleva scoprire ciò che turbava la sua rossa così tanto, e forse le risposte a tutti quegli interrogativi si trovavano lì, in quella busta già aperta. Così, senza pensarci su due volte per paura di cambiare idea, prese la lettera e la nascose in tasca.
Chiaramente, anche Susan Evans sentiva molto spesso la vocina persuadente della sua coscienza insinuarsi nella sua mente, ma a differenza della figlia, non le aveva mai dato molta retta.
 
Quella sera, a cena, il signor Evans rivolse la stessa domanda che aveva fatto alla figlia la sera precedente.
-Te l’ ho detto ieri, papà- rispose Lily, un po’ stufa di doversi ripetere, ma mantenendo comunque un tono garbato e tranquillo. Di solito gli strilli cavatimpani marca Evans li conservava per le occasioni in cui erano davvero indispensabili, ad esempio le sue memorabili litigate con quel pervertito di un Potter. –Va tutto bene- ripeté, sforzandosi di apparire convincente.
-Ne sei sicura, principessa?- insistette suo padre, affettuoso, e Lily fece una smorfia non appena sentì quell’ appellativo. Anche se lei cresceva, suo padre non sarebbe mai cambiato, e mai si sarebbe stancato di chiamarla così.
-Non è che ci stai nascondendo qualcosa, Lily?- s’ intromise sua madre con un tono più severo.
-Scusa, perché dovrei?- chiese la rossa, un po’ stupita.
-Lily, Lily…- sospirò sua madre sorridendo, -Perché non ce l’ hai detto?- domandò, sventolandole sotto il naso la lettera che Miley le aveva spedito.
-Oh, mamma! Perché l’ hai letta? Lo sai che non…- l’ espressione della rossa era molto più che arrabbiata.
-Sh, zitta, Lily- la mise a tacere sua madre, -Se io non l’ avessi letta, l’ avrei forse saputo?-
Ma Lily non l’ ascoltava più. Era furiosa. Si alzò bruscamente da tavola e corse in camera sua. Mentre si gettava sul letto pensò a tutte le volte che sua madre doveva aver letto le sue cose, e questo pensiero le bloccò lo stomaco.
Lentamente, la porta della sua stanza si aprì, e lei rimpianse di non averla chiusa a chiave. Sua madre entrò silenziosamente, ma Lily poté percepire il fruscio della sua gonna a fiori e il profumo che emanava, prima che si sedesse sul letto, accanto a lei.
-Lily…- tentò la signora Evans. Ma il vulcano esplose subito…
-Lily un corno!- inveì la rossa, -Io mi fidavo di te, invece tu chissà da quanto tempo leggevi le mie cose e le lettere che mi arrivavano! Se non te l’ ho detto ci sarà una ragio…-
-Lily!-Susan alzò la voce, per mettere fine alla sua raffica di frasi velenose, -Ascoltami, ti prego- la supplicò, spostandole una ciocca di capelli dal viso per poterla vedere bene in faccia.
La rossa tacque all’ istante, permettendo a sua madre di spiegarsi.
-Ti prego, devi credermi, io non ho mai letto le tue cose- cominciò, ma la figlia le lanciò un’ occhiataccia. –Lo giuro su tuo padre- aggiunse allora la signora Evans, -Solo che oggi, mentre facevo un po’ di pulizia, ho notato quella lettera sulla tua scrivania e, sai, erano giorni che ti vedevo giù, così ho pensato che quella lettera ti avesse portato una brutta notizia, e volevo scoprirne il contenuto- raccontò, sinceramente dispiaciuta, -Lo so che non avrei dovuto, che sarebbe stato meglio chiedertelo direttamente, ma è stato più forte di me- si scusò, -Prova a metterti nei miei panni, Lily. Come ti sentiresti se vedessi tua figlia assente e senza nessun sorriso sulle labbra?-
-Ma proprio perché mi sono messa nei tuoi panni, mamma, non ho voluto dirti nulla!- cercò di spiegarsi Lily a sua volta, ma vedendo che l’ espressione di sua madre passava dal dispiacere alla perplessità, aggiunse:
-Vedi, io credevo che, se l’ avessi chiesto a te e papà, vi avrei delusi. Pensavo che sarei stata un’ ingrata, perché già vi vedo poco per via della scuola, e in più vi avrei chiesto di passare due settimane da Miley- dopo che ebbe confessato tutto, Lily si sentì meglio, ma ciò non le impedì di abbassare lo sguardo, al contrario di sua madre che, commossa, le sorrise.
-Lily, come hai potuto pensarlo? Ma no, cara, noi non ci arrabbiamo per queste sciocchezze…-
-Ma mamma, voi fate così tanto per me…- obiettò la rossa, triste.
-Senti, noi siamo i genitori, tu sei la figlia, per cui è normale che facciamo il possibile per farti stare bene- tagliò corto Susan, -Comunque, se ti senti meglio non andando due settimane da Miley…-
-Certo, mamma, te l’ ho già detto che starò a casa- la interruppe Lily decisa.
-Non sarà necessario che ti privi del piacere di divertirti con le tue amiche ora che è vacanza- replicò sua madre, -Puoi rispondere a Miley dicendole che venga lei una settimana qui, poi l’ altra la passi tu da lei-
Lily alzò gli occhi, al settimo cielo. Quella era la miglior proposta che sua madre potesse farle. A causa del suo carattere freddo, non riuscì a dirle ciò che avrebbe voluto, ovvero ringraziarla e ricordarle quanto le volesse bene, comunque le fece un bel sorriso pieno di gratitudine e di riconoscenza nei suoi confronti, sapendo che sua madre, conoscendola come le sue tasche, aveva senz’ altro afferrato ciò che le era impossibile esprimere.
-Oh, com’ è tardi- disse infine la signora Evans, controllando l’ orologio stretto al polso, -Ti conviene spedire la lettera a Miley- concluse, strizzando l’ occhio e uscendo dalla sua stanza.
Lily attese che sua madre se ne andasse, poi si sedette dietro alla sua adorata scrivania, afferrò piuma, inchiostro e pergamena, e cominciò a scrivere.
 
Cara Miley,
Niente da fare. Ho escogitato i piani più ingegnosi per impedire che mia madre scoprisse la famosa lettera che mi hai mandato, invece lei se n’ è accorta eccome. E indovina un po’ che ha detto quando l’ ha letta! Mi ha dato il permesso di venire al mare e di passare la settimana prima che inizi la scuola da te, anziché due, perché l’ altra la passi tu qui! Ah, ovviamente il primo settembre lei e papà ci raggiungeranno a King’s Cross. Allora, che mi dici? Affare fatto?
Rispondimi presto!
Baci,
Lily.
 
La ragazza chiamò a sé Edvige, la quale in quel momento se ne stava beatamente appollaiata su un lampione, dando parecchio nell’ occhio quando le persone, che in quella serata si erano concesse una tranquilla passeggiata al chiaro di luna, passavano di lì.
La candida civetta planò in direzione della sua padrona, attirando su di sé parecchi sguardi curiosi.
Lily le legò al collo la lettera, e incaricò il rapace di recapitarla a Miley.
Edvige non indugiò oltre, e non appena ebbe con sé la busta sigillata contenente la lettera, volò di nuovo via, perdendosi nel cielo blu cobalto.
La rossa rimase lì a fissarla, finché il bellissimo volatile divenne un puntino in quel tappeto di stelle.
 
Il mattino dopo, mentre Lily era in cucina e faceva colazione insieme a un’ odiosa e particolarmente irritabile Petunia, il solito gufetto di Miley, Pip ( nome alquanto insolito per un gufo, ma la sua padroncina aveva gusti decisamente fuori dalla norma in fatto di nomi), piombò nella stanza con una nuova lettera per Lily, seguito a ruota da Edvige. Per uno sfortunato caso, con tutti i posti che in una cucina spaziosa si potessero trovare, Pip decise di atterrare proprio sulla testa di Petunia, la quale non perse occasione per strillare, e si mise a correre intorno alla tavola, con le lacrime agli occhi.
Anche Lily aveva le lacrime agli occhi, in quanto non riuscisse proprio a smettere di ridere.
-Fallo smettere!- singhiozzò Petunia, -Fallo smettere, ho detto!- ripeté, mentre una divertita Lily si piegava in due dalle risate, -Subito!- aggiunse, furiosa.
-Ora basta, Pip, vieni qui, forza- lo esortò la rossa, quando si convinse di essersi tolta, almeno in parte, lo sfizio di torturare la sorella.
Dopodiché, Pip lasciò il messaggio da parte di Miley a Lily, accettò volentieri il biscotto che lei gli offrì, e volò via.
-Sei un’ idiota!- la insultò Petunia, non appena Pip non fu più nei paraggi.
-Ah, è così?- replicò scettica Lily, -Io sarei l’ idiota?-
-Certo! Come ti permetti di lasciar scorazzare un gufo libero in giro per la cucina?- proseguì Petunia.
-E tu come ti permetti di darmi dell’ idiota?- ribatté Lily a tono, -E poi che ti ho fatto, scusa?- aggiunse prontamente. Rispondere ad una domanda con un’ altra domanda era il suo forte.
-Che mi hai fatto?- ripeté la sorella maggiore, -E hai addirittura il coraggio di chiedermelo? Caspita, Lily, non dirmi che sei così frivola da non capirlo da sola!-
-E tu non dirmi che è una cosa troppo complessa perché tu riesca a spiegarmela, Petunia!- Lily sapeva che, se sua sorella non avesse finito quella pagliacciata entro pochi secondi, la parte peggiore di sé sarebbe affiorata facendola finire come minimo all’ ospedale.
-No, io non ho nessun problema a spiegartela, il problema è che si tratta di una cosa troppo complessa perché tu la capisca!- a quanto pareva, anche Petunia ce la stava mettendo tutta per tirare fuori il peggio di sé. Non che ci volesse molto, comunque…
-Oh, allora io di problemi non ne vedo. Avanti, cara, farò uno sforzo- rispose Lily, con voce zuccherosa, -In fondo, se sei riuscita a capirla tu, non deve essere per nulla complicata, no?- la malignità nella sua voce si propagava in tutti gli angoli di quella stanza.
-Beh, mia cara Lily, hai sbagliato a formulare la domanda. Avresti dovuto chiedermi che cosa ci hai fatto- la corresse Petunia.
-A te e a chi, scusa?- domandò la rossa, il sopracciglio inarcato.
-A me, a mamma, e a papà!- sbottò sua sorella, con il viso cavallino contratto da una smorfia, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Che c’ entrano, loro? Perché li stai tirando in ballo?- inveì subito Lily, sulla difensiva.
-Perché c’ entrano in tutto, Lily!- urlò esasperata Petunia, facendo un ampio gesto con le braccia, -Mentre tu te ne stai in quel centro di addestramento per gente irrecuperabile e pazza come te, loro non fanno altro che lodarti dalla mattina alla sera! E sapessi che tugurio sentirli cantare tutto il giorno: “Lily di qua, Lily di là”, “Lily farebbe così…”, oppure: “Chissà Lily come la penserebbe…”-
-E con questo?- Lily mise fine alle assurde imitazioni della sorella maggiore, -A loro non ho fatto niente, e se vuoi saperlo, vi penso sempre!-
-Oh, certo, dimenticavo che ho a che fare con la cara e perfetta Lily Evans, la quale purtroppo non ha afferrato bene il concetto!- continuò Petunia, roteando gli occhi, -Non hai capito? Li stai facendo soffrire, Lily! Moriranno per causa tua!-
-Io…io non…- balbettò la rossa, ma non riusciva a spiegarsi come poteva farli soffrire così tanto.
-Non ti rendi conto, Lily? Non capisci che quella sciocca scuola ha lo scopo di tenerti lontana dalla tua famiglia? Anche noi andavamo d’ accordo, prima che entrassi in quell’ allevamento di piccoli mostri!-
In quell’ istante, Lily capì dove voleva andare a parare la sorella.
-Ti sbagli, Petunia- la contraddì, con voce ferma, -Tu sei solo gelosa. Ce l’ hai con la mia scuola da quando il Preside ti ha risposto che tu non avresti potuto iscriverti. Tu non appartieni e non apparterrai mai a quel mondo. Al mio mondo. Se stai cercando di farmi cambiare idea e di trattenermi lontano da Hogwarts, risparmia pure il fiato, Petunia-
La ragazza dai tratti cavallini aprì la  bocca per replicare, ma in quel momento un barbagianni color nocciola entrò dalla finestra, e atterrò educatamente su una sedia. Lily gli andò subito incontro e sfilò la lettera dal suo becco. Il volatile reclamò la sua ricompensa, così la rossa gli lanciò un paio di fiocchi d’ avena, che vennero ingoiati al volo. Infine, il barbagianni sconosciuto si diresse nuovamente verso la finestra e prese il volo.
Quando l’ uccellò scomparve alla sua vista, Lily, domandandosi chi fosse il mittente della nuova lettera, abbandonò la cucina, in cui si percepiva ancora quell’ atmosfera gelida che sapeva di lite e di insulti velenosi.
Salì le scale, diretta alla sua camera, per togliersi subito la curiosità di leggere chi le avesse scritto.
Scoprì che si trattava di un messaggio da parte di Remus Lupin, un Grifondoro del suo stesso anno. Quel ragazzo era un amico di James Potter, ed era l’ unico che a Lily stesse simpatico. Inoltre lo conosceva meglio, dato che era stato Prefetto con lei, e molto probabilmente anche Caposcuola, quell’ anno. Era uno studente con cui andava molto d’ accordo, perché a differenza dei suoi tre migliori amici, cioè James Potter, Sirius Black e Peter Minus (i quattro erano noti come Malandrini), era un ragazzo responsabile e con la testa sulle spalle.
Aprì la lettera con curiosità e cominciò a leggerla:
 
Cara Lily,
Come stai? Passato belle vacanze? Spero tu ti diverta in questi ultimi giorni lontano da Hogwarts. Non so se anche per te è lo stesso, ma io mi sono già stancato di stare a casa, e non vedo l’ ora di ritornare a scuola, dove le novità non mancano mai. Purtroppo è il nostro ultimo anno, e mi auguro che passi il più lentamente possibile. Ah, a proposito, ti faccio i miei complimenti per essere diventata Caposcuola. No, nessuno me l’ ha detto, ma sono sicurissimo che lo sei. Scommetto che non immagini nemmeno chi sia l’ altro. Comunque te lo dico io: è James.
D’ accordo, ammetto che può sembrare una cosa assurda, ma a mio avviso, Silente ha fatto un’ ottima scelta, non trovi? No, immagino che non approvi affatto, tuttavia ti prego di non essere troppo dura con lui, ok? In fondo è un bravo ragazzo…Ehm, molto in fondo.
Verrai al mare sabato e domenica, vero?
Ci conto,
Remus.
 
Quella lettera ebbe la capacità di far venire a Lily un’ insopportabile nausea. Sentiva che il suo cuore non avrebbe retto alla notizia. Di sicuro stava per svenire, o peggio, per avere un infarto.
No, non poteva essere…
Potter Caposcuola? Lui?
Andiamo, di sicuro Remus le aveva fatto uno spiacevole scherzo. Sì, decisamente uno scherzo di cattivissimo gusto.
Sarebbe stata una prospettiva davvero credibile, se lei non avesse saputo che Remus Lupin non diventava entusiasta davanti alla proposta di fare uno scherzo a qualcuno.
Comunque, un’ altra cosa la lasciò interdetta.
No, non ci sarebbe andata al mare con lui, era già impegnata con Miley durante quei due giorni…
A parte questo, che cosa c’ entrava lui con il mare?
Boh…
Tuttavia, decise di rispondergli subito, così inforcò piuma, inchiostro, pergamena e scrisse:
 
Caro Remus,
Io sto bene, grazie, e tu? Sì, io sono stata eletta Caposcuola, però mi auguro che non te la prenderai se ti dico che mi aspettavo che l’ altro fossi tu. Per favore, dimmi che è tutto uno scherzo. Potter non può essere diventato Caposcuola, altrimenti il Sole comincerebbe a girare intorno alla Terra, no?
Comunque anch’ io ho una nostalgia pazzesca di Hogwarts, e secondo me non ci può essere mago o strega che non ce l’ abbia. Riguardo a quest’ anno… Beh, preferisco non pensare che sia l’ ultimo! Dobbiamo proprio goderci tutti i giorni, anche i più noiosi, anche se dubito che, parlando di Hogwarts, la noia possa centrare qualcosa.
Mi dispiace per il mare, ma non posso proprio venire, ci vado già con Miley. In ogni caso ti ringrazio lo stesso per l’ invito, e credo proprio che ci rivedremo a Hogwarts.
A presto,
Lily.
 
Lily affidò di nuovo alla sua Edvige il compito di portare una lettera, questa volta a Remus Lupin, poi, tutta eccitata, aprì la busta che le aveva consegnato Pip quella mattina, e lesse la risposta della sua migliore amica.
 
Cara Lily,
Invito accettato! Sono davvero contenta! Per fortuna tua madre ha pensato bene di non farsi gli affari suoi, per una volta. Quando mi è arrivata la tua prima lettera ci sono rimasta così male, che non ho nemmeno trovato il coraggio di risponderti, e devi scusarmi per questo, però adesso le cose si sono concluse per il meglio, ed è ciò che conta.
Anche i miei verranno a King’s Cross il primo settembre, e in casa sono tutti ansiosi di conoscerti, o meglio, lo sono coloro che non hanno ancora avuto l’ occasione di incontrarti, per cui è un bene che non dobbiamo privarli troppo a lungo del piacere di strapazzarti per una settimana.
Per il mare ti vengo a prendere domattina alle nove. Sii puntuale!
A domani, finalmente!
Miley.
 
P.S. Non scordarti la sorpresa!
 
Sulle labbra della rossa si stampò un bel sorriso. Finalmente l’ indomani avrebbe rivisto Miley.
Chissà poi quale sorpresa aveva architettato per lei l’ amica.
Era curiosa, ma se si trattava di Miley c’ era da fidarsi.
Davvero?Le chiese la solita vocina interiore.
Lily rise, ma preferì non rispondere: non ne era molto sicura nemmeno lei.
Comunque, il giorno seguente l’ avrebbe scoperto.

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Capitolo 2
*** Al mare...con LUI??? ***


 AL MARE… CON LUI???


Sabato mattina, la sveglia suonò puntuale, come Lily l’ aveva puntata. La rossa, sbadigliando, si voltò a guardarla. Dopo alcuni secondi riuscì finalmente a distinguere le posizioni delle lancette. Erano le sette.
Le sette?
La ragazza decise che doveva darsi una bella mossa: lenta com’ era, sarebbe stato un miracolo essere pronta per le nove come le aveva detto Miley, e rimpianse di non essersi svegliata almeno mezz’ ora prima.
Si precipitò in bagno con la velocità di chi è inseguito da un branco di cani randagi e, per la fretta, poco ci mancò che andasse a sbattere contro lo spigolo della porta. Aprì il rubinetto e immerse il viso nell’ acqua gelata per assicurarsi di essere completamente sveglia.
Dopodiché si diresse verso le scale, dove constatò che evidentemente non si era spruzzata acqua a sufficienza, visto che non poté evitare un bel ruzzolone.
Niente da fare, era proprio agitata.
Con la schiena ammaccata e dolorante, entrò in cucina. Decise che per quella mattina avrebbe rischiato di far saltare in aria la casa, pur di cucinare qualcosa. Di solito ai fornelli se la cavava piuttosto bene, però aveva sempre un po’ il timore di sbagliare, forse perché, essendosi abituata con la magia, la tecnologia non era più il suo forte, e in verità non lo era mai stato. Pensò a qualcosa di semplice e veloce da preparare. Se fosse stato per lei, avrebbe anche cucinato abbastanza da sfamare un branco di lupi, ma il suo problema era il tempo, la cui nozione le sfuggiva sempre. Alla fine optò per l’ insalata di riso, per i tramezzini col prosciutto e per la pizza. Tuttavia, credette di non aver preparato abbastanza, e per lei era meglio portare troppo, che troppo poco. Quindi tagliò tutta la frutta che c’ era in casa, chiedendosi se Miley avrebbe apprezzato i suoi spiedini. Per quanto la riguardava, era ghiotta di frutta come suo padre, per cui preparò più spiedini che poté e ne lasciò metà nel frigorifero, pensando che anche lui li avrebbe mangiati con grande piacere. Infine, ficcò tutti i viveri in una borsa frigo, in cui mise anche delle patatine, delle bottiglie d’ acqua e bibite varie.
Ebbe persino il tempo per concedersi un quarto d’ ora, che passò a trangugiare latte e cereali, anche se non finì la colazione. Stava masticando in fretta una cucchiaiata di cornflakes, quando il suo sguardo si posò sull’ enorme orologio sopra la televisione. Il boccone le andò di traverso quando lesse l’ ora: le otto e mezzo.
I preparativi del cibo avevano richiesto più tempo di ciò che aveva calcolato, e ora doveva sbrigarsi.
Andò in camera sua e salì in soffitta. Quando fu là sopra frugò freneticamente dentro a un baule e ne estrasse il suo zaino preferito.
Poi tornò dabbasso, e lo riempì con due teli da mare, un accappatoio, dei cambi, dei vestiti, un bagnoschiuma, uno shampoo, una spazzola, dei fazzoletti di carta, delle salviette, un materassino (che aiutò ad allargarsi in modo da farci salire anche una mezza dozzina di persone), un sacco a pelo e una tenda. Ovviamente fece un incantesimo che rimpicciolì gli oggetti, tanto che nello zaino ce ne potevano entrare altrettanti e di altrettanto peso e dimensione.
Aveva appena spalancato le ante del suo armadio per scegliere con calma quali vestiti indossare, quando sentì un’ energica scampanellata in stile Miley Jones.
Per fortuna, nel frattempo sua madre si era svegliata, perciò, vedendo che sua figlia era in difficoltà, andò lei ad aprire. Accolse Miley con un sorriso, facendola accomodare in cucina e invitandola a mangiare dei biscotti al cioccolato appena sfornati.
-Grazie, signora Evans, è davvero troppo gentile- la voce squillante e familiare di Miley giunse fino alle orecchie della rossa, -A proposito, ha ricevuto la lettera che le ho spedito?- s’ informò, e Lily non poté fare altro che domandarsi cosa diamine dovesse dire Miley a sua madre.
Miley Jones era davvero una bella ragazza: alta, magra e slanciata, con lisci capelli dorati che arrivavano fino a metà schiena e vivaci occhi di un azzurro scintillante. Era di carattere molto semplice, allegra ed estroversa, sempre pronta alla battuta e ad affrontare la giornata con il sorriso. Molto probabilmente era proprio a causa di quelle sue caratteristiche che aveva tanto colpito Lily, la quale si ritrovava con un carattere del tutto differente. Invidiava Miley, perché era esattamente come lei avrebbe voluto essere: sempre felice e spiritosa, anziché timida ed introversa. Tuttavia, anche i numerosi pregi di Miley causavano numerosi svantaggi. Infatti, la ragazza era terribilmente fragile e vulnerabile. Insomma, la sua infinità bontà la rendeva una preda incredibilmente facile. Comunque, Lily si ritrovò a riflettere anche sul suo modo di essere. La sua aria sicura e decisa non era altro che una maschera che si era creata per nascondere agli altri le sue debolezze, cosicché tutti la credevano forte, fiera e altezzosa, maledettamente convinta di ciò che faceva e con la piena coscienza delle sue azioni, nonostante fosse l’ esatto contrario. Le due ragazze andavano tanto d’ accordo perché erano le due metà perfette di una mela, anche se in realtà il loro carattere non era così opposto, e nemmeno le loro debolezze. Semplicemente, ognuna vedeva la vita sotto una diversa prospettiva.
In tutti quegli anni a Hogwarts, solo Miley aveva deciso di esserle amica, grazie alla sua mania di non fermarsi mai all’ apparenza, e solo lei ci era alla fine riuscita. Era riuscita a scoprire (anche se impiegò un sacco di tempo, e dovette ricorrere all’ uso delle pinze) chi fosse davvero Lily Evans. E, pur sapendo che mostrava solo la falsa parte peggiore di sé, l’ aveva accettata così com’ era, e riusciva a leggerle negli occhi e nel cuore.
Lo stesso valeva per Lily. Dopo tanti anni, ognuna era per l’ altra un libro aperto, ormai, e anche se avessero voluto, non sarebbero state capaci di nascondersi nulla.
-Certamente, cara, per me va bene- Lily udì la risposta di sua madre, -E poi se li frequenti tu, sono sicuramente dei bravi ragazzi, per cui non mi preoccupo- in quel momento, la rossa si convinse di non aver afferrato bene ciò che sua madre aveva detto, -Comunque dammi pure del tu, e chiamami semplicemente Susan- proseguì, e a Lily scappò una smorfia: sua madre era sempre la stessa, e avrebbe continuato a detestare i registri formali.
-Come vuole, signora… Ehm, come vuoi, Susan- si corresse subito Miley.
-Così mi piaci, cara- sorrise Susan.
-A proposito, Susan, ti ringrazio per la tua ospitalità e mi auguro di non disturbare troppo- aggiunse dopo un po’ la bionda.
-Ma figurati, cara, nessun disturbo, ci mancherebbe...-  rispose affabilmente la signora Evans, lanciando un’ occhiata alle scale, -Scusami un attimo… Lily!- chiamò, vedendo che la figlia ci metteva un po’ troppo.
-Arrivo!- esclamò una voce dal piano di sopra. Miley la riconobbe subito.
Poco dopo, Lily Evans apparve sulla soglia della cucina.
Se Miley era bella, di Lily non si poteva di certo dire il contrario.
La ragazza portava uno zaino verde militare in spalla, decorato con varie spille e tutto ricoperto di scritte fatte con dei pennarelli indelebili di diversi colori. Indossava una canottierina sintetica bianca, che aderiva perfettamente con il suo ventre piatto, una minigonna in jeans e delle infradito blu con sopra disegnata la bandiera brasiliana. Il sole che entrava dall’ enorme finestra faceva brillare i suoi lisci capelli rosso scuro, che ora ricadevano sciolti sulle spalle, chiazzati qua e là da striature di un rosso più chiaro, e donava ai suoi occhi una luce nuova, facendo risaltare il bellissimo verde delle sue iridi.
La ragazza era davvero contenta di rivedere la sua migliore amica, e le sarebbe sicuramente corsa incontro per abbracciarla, se solo il suo pessimo carattere non l’ avesse frenata. Purtroppo tra il cuore e la ragione, riusciva a riporre fiducia solo in quest’ ultima. Comunque la sua compostezza fu del tutto inutile, perché fu Miley a correrle incontro non appena la vide, sapendo che se avesse aspettato che la rossa facesse la prima mossa, con buone probabilità, a Pasqua sarebbero state ancora ferme immobili nella stessa posizione.
-Lily!- esclamò la biondina, gettando le braccia scoperte al collo della rossa, la quale rispose con entusiasmo (non manifestato, ma che Miley colse lo stesso), all’ abbraccio, -Quanto mi sei mancata!- la rossa non rispose, anche se una vocina dentro di sé disse che anche per lei era così.
Susan fece finta di essere occupata ad impastare altri biscotti, ma quando vide con la coda dell’ occhio che le due amiche si scioglievano dall’ abbraccio, disse:
-Lily, perché non porti con te questi biscotti che ho appena fatto? Sono ancora caldi…-
-E così voi rimarrete senza?- rispose la rossa, decisa, -No, grazie, mamma, ma credo che piuttosto rinuncerò io-
-Non preoccuparti, cara, ne sto già infornando degli altri- la rassicurò la madre, mentre metteva i biscotti appena sfornati in una teglia, per poi porgerla alla figlia.
La rossa la prese e la fece entrare nella sua borsa frigo. Anche quella risultò così gonfia che Lily dovette fare un altro incantesimo per farci stare tutto il necessario.
Ovviamente, la bacchetta di Lily, come del resto quella di Miley, finì in una tasca super protetta dello zaino accessoriato della rossa.
Infine, Susan schioccò un bacio sulla guancia della figlia, dicendo:
-Mi raccomando…-
-Su, mamma, è tutto sotto controllo- la rassicurò Lily, -Dai un bacio a papà da parte mia-
-Certo, certo…- annuì sua madre, -Voi fate le brave, e non cacciatevi nei guai…-
-Intenzionalmente, non lo facciamo mai- rispose Lily, -Casualmente… Beh, sono i guai che trovano noi-
-Non ti preoccupare, Susan, saremo due angeli- scherzò Miley, mentre una falsa aureola le spuntava sulla testa.
Susan baciò anche lei, poi le ragazze uscirono.
-Ciao, mamma! A lunedì!- la salutò Lily, e si avviò con Miley al suo fianco.
 
Quando furono fuori dalla portata di orecchie indiscrete, Miley stritolò Lily in un altro di suoi abbracci soffocanti e disse: -La mia rossa! Oh, Lily, avevo così tanta voglia di vederti…-
-Certo, e di sicuro ne avrai per tutta la vita, se non la smetti con i tuoi ingenui tentativi di soffocarmi…- commentò la rossa, prima di sorridere e di dire: -Comunque, io di te mi fido poco…-
-Perché?- domandò Miley, che non aveva capito a cosa alludesse l’ amica.
-La sorpresa…- disse una Lily Evans piuttosto irritata. Era evidente che essere tenuta sulle spine non le faceva un grande piacere.
Miley capì, e cominciò a ridacchiare ininterrottamente.
-Oh, quello- disse, senza smettere di sghignazzare con perfidia.
-Avanti, adesso penso di avere il diritto di sapere di che si tratta- la spronò Lily, stizzita.
-Eh, cara la mia Lily, non mi posso proprio pronunciare- si limitò a dire Miley, facendo il gesto di chiudersi le labbra con una cerniera invisibile, e trattenendosi dall’ aggiungere: “Anche perché se lo sapessi, non vorresti più venire”. Tuttavia non pensò nemmeno di esprimere a voce alta quel pensiero, sapendo che se l’ avesse detto, la sua migliore amica si sarebbe bloccata finché non lo avesse saputo.
-Va bene, andiamo, allora- sospirò Lily, -Tanto so che non me lo dirai- si arrese.
-Oooh, Lily Evans che si tira indietro subito?- cantilenò Miley, -Comportamento alquanto strano…- commentò, con l’ imitazione perfetta di un detective dall’ aria sospettosa.
Lily le fece la linguaccia e sorrise, finché la biondina riprese:
-Allora, rossa, come hai passato queste sei settimane senza di me? Come hai fatto a privarti dell’ ingrediente fondamentale della tua vita?- scherzò.
Lily abbozzò un sorriso, poi i suoi occhi verde smeraldo si fecero più cupi.
-Adesso cammineremo per un po’, poi nel bosco ci sarà la Passaporta che ci condurrà alla spiaggia- spiegò Miley, credendo che Lily prima non avesse sentito la sua domanda, -Parte ogni dieci minuti-
-Ehi, Lily, ma che è quella faccia?- si preoccupò, vedendola particolarmente giù, -Che ti succede? Non mi hai sentito, prima? Ti ho chiesto come hai trascorso le ultime settimane-
La rossa non si prese la briga di aprir bocca.
-Lily?- la chiamò Miley, visibilmente in pensiero, -Lily!-
La rossa fissò l’ amica, in modo quasi assente, poi, sempre cupa, continuò a camminare concentrando il suo sguardo sull’ erba morbida e profumata.
-Lily… Perché non me ne vuoi parlare?- la incitò la bionda, -È andato tutto storto, eh?-
Lily annuì.
-Petunia- disse in un sussurro.
-Avete litigato?- Miley si fece attenta. Conosceva la situazione che si era creata tra lei e la sorella, da quando Lily frequentava Hogwarts, e da come la rossa gliene parlava, aveva dedotto che Petunia dovesse essere un’ insopportabile pettegola, una di quelle persone nate per seminare zizzania.
-Ovvio- rispose Lily, -Ma questa volta sento di averla persa per sempre, Miley, lo so-
-Non è colpa tua, Lily- la consolò Miley, nonostante facesse fatica a capire come Lily riuscisse a perdere ancora tempo con quell’ opportunista di sua sorella, -Se le vostre strade erano destinate a dividersi, anche se non avessi mai messo piede a Hogwarts, non avresti potuto fare niente-
-Ma lei mi odia, Miley, e io non riesco a capire perché!-
-Te lo dico io perché- rispose con semplicità Miley, -Perché è gelosa. Di un po’, da bambine vi capitava mai di litigare?-
-Certo, come tutte le sorelle, ogni tanto bisticciavamo per un nonnulla-
-E che genere di litigi erano?- s’ informò la biondina.
-Mah, di solito capitava a Natale- raccontò vaga Lily, -Petunia sosteneva di ricevere sempre i regali più brutti e di valore inferiore ai miei-
-Lo vedi?- disse Miley, -È come dico io: Petunia è gelosa. Le da fastidio che tu faccia una cosa che lei non sa e non può fare. Insomma, non vuole essere superata da te in nessun campo, desidera essere la figlia perfetta e superiore in tutto-
-Tu dici?- chiese la rossa con stupore, -Non avrei mai creduto che Petunia fosse così- aggiunse, sinceramente offesa.
-Beh, di solito tutte le persone sono diverse da ciò che sembrano- concluse la biondina, con un’ alzata di spalle, -Comunque, noi oggi dobbiamo divertirci, ok?- aggiunse, per cambiare discorso, -Quindi non devi assolutamente pensare a Petunia o ad altre cose, pensa che finalmente siamo insieme e ci divertiremo un mondo, al mare!- concluse, con un sorriso incoraggiante.
Lily ricambiò, poi Miley la esortò:
-Forza, la Passaporta!-
Lily si voltò appena in tempo per afferrare al volo un frisbee rosicchiato, e lo stesso fece Miley. Entrambe sentirono il solito e familiare strappo all’ ombelico. Nonostante avessero ormai preso parecchie volte una Passaporta, trovavano che abituarsi a quella spiacevole sensazione era impossibile.
Le due ragazze vennero catapultate a terra, e il primo pensiero di Lily fu quello di trovarsi in Paradiso.
-Benvenuta alla Magic Beach Summer, una spiaggia completamente magica- spiegò Miley, per nulla sorpresa che lei rimanesse incantata, -Bella, no?-
-Se è bella?- ripeté Lily, incapace di smettere di guardarsi intorno, -Ma è favolosa! È…è…-
-Magica- le venne in aiuto Miley, con un sorriso compiaciuto stampato sulle labbra, e Lily annuì, pensando che non ci poteva essere aggettivo più adatto per definirla.
La sabbia era molto chiara, quasi bianca, e pareva risplendere sotto i raggi del sole. Fino alla spiaggia c’ era molta vegetazione, costituita soprattutto da palme di banane, noci di cocco e datteri. La Passaporta le aveva proprio condotte in mezzo al bosco, perciò Lily si ritrovò ad ammirare tutte queste cose da lontano. Miley le fece strada, e le due imboccarono un sentiero ben tracciato tra gli alberi e i vari arbusti, e alla fine uscirono da quella macchia che ben s’ intonava con gli occhi verdi della rossa, lasciandosi il bosco alle spalle.
Non appena misero i piedi sulla sabbia, Lily si tolse le ciabatte e chiuse gli occhi, assaporando la meravigliosa sensazione che provava ogni volta che camminava a piedi nudi. Poi, sotto gli occhi stupiti di Miley, lasciò cadere per terra la borsa e lo zaino, e cominciò a correre verso il mare, facendo qualche ruota e sentendosi finalmente libera.
Quando toccò l’ acqua con le punte dei piedi si voltò, e si accorse che la sua migliore amica le stava correndo incontro. Solo in quel momento, osservando in giro, notò le “case rettangolari” che erano state costruite nella spiaggia.
In realtà si trattava di alti pali di legno tra cui erano stati legati dei teloni che fungevano da parete, e infine un telo posto orizzontalmente con le estremità legate ai quattro pali faceva da soffitto. Tuttavia, vi erano solo tre pareti per ogni casa, perché la faccia della casa rivolta verso il mare era stata lasciata scoperta. Chi vi passava davanti poteva scorgere enormi tavolate che occupavano quasi tutta la stanza, attorno alle quali erano sedute delle persone che giocavano con gli scacchi magici o che chiacchieravano.
Inoltre, nella spiaggia vi erano piccoli bar circolari posti a intervalli regolari, di solito ce n’ era uno ogni due “case”. Al loro interno, un unico cameriere di colore serviva la gente preparando ogni sorta di cocktail e inventando nuove acrobazie con le bottiglie vuote per stupire i suoi clienti.
-Oh, è magnifico qui!- si lasciò sfuggire Lily, mentre si guardava intorno, incuriosita.
-Altroché!- confermò Miley, -Però quando vai in acqua, fai molta attenzione- l’ avvertì.
-Perché?- chiese la rossa, -Ci sono gli squali?-
-Squali?Magari!- ripeté Miley, ridendo, -No, qui ci sono i mostri marini più pericolosi della zona-
Lily non se ne preoccupò: il mare non riusciva a farle paura, e lei si sarebbe tuffata lo stesso, indipendentemente dai mostri che avrebbero potuto esserci.
Le due amiche, camminando, passarono davanti ad una delle “case”, e Miley spiegò all’ amica che erano comunemente chiamate “baracche”.
La curiosità di Lily la spinse a sbirciare all’ interno della baracca, e con sua sorpresa notò che, oltre alla grande tavolata, non c’ era nient’ altro, se non dei grossi chiodi sporgenti sulle travi, utilizzati per appenderci borse, asciugamani e vestiti.
Quella baracca era vuota, e Lily si chiese perché l’ amica non fosse andata ad occuparla.
-Dove stiamo andando?- domandò, perplessa.
-Vedrai- disse la bionda, con un sorrisino.
-Quella baracca era vuota- continuò Lily, temendo che l’ amica non l’ avesse notato, -Perché non ci mettiamo là?-
-Non possiamo- rispose prontamente Miley, -Le baracche sono di proprietà di chi le costruisce- spiegò.
-Infatti, come puoi ben vedere, ognuna è diversa dall’ altra- aggiunse, additandone due per far notare a Lily le loro differenze.
Mentre le due si avvicinavano alla seconda baracca, Lily sentì delle voci ridere e scherzare allegramente. Lanciando un’ occhiata al suo interno, la rossa poté scorgere una decina di giovani che pranzavano insieme, chiacchierando animatamente tra loro.
In prossimità della terza baracca, qualcosa riscosse Lily dai suoi pensieri.
Si trovavano ad una decina di metri dall’ abitacolo, quando una smorfia attraversò il viso della rossa, visibilmente infastidita. Da quella distanza, infatti, poteva sentire benissimo le risa dei ragazzi che vi erano all’ interno, ed erano più forti e intense rispetto a quelle della baracca precedente, e appena sopportabili per una come lei. Addirittura, sembrava ci fosse un gran caos.
La cosa che Lily trovò alquanto strana, fu che quelle voci e quelle risate avevano un che di, come dire… familiare.
Poi, tra le capriole sconcertate del suo stomaco, la sentì.
Una lunga e fragorosa risata simile ad un latrato giunse alle sue orecchie e le rimbombò nella testa.
Non era possibile.
Non potevano esserci proprio… loro.
Sentì Miley farsi sempre più eccitata passo dopo passo, e questo peggiorò il suo stato d’ animo, facendo sorgere nuovi dubbi nella sua testa.
Alla fine si convinse: aveva solo immaginato, era l’ unica soluzione. Perché si mettesse in testa tante strane idee, poi, non seppe spiegarselo.
Chiunque ci fosse all’ interno della baracca, continuò a ridere e scherzare.
Mentre vi passavano davanti, Lily non poté fare a meno di lanciare uno sguardo in quella direzione, per scoprire chi l’ avesse fatta tanto preoccupare per niente.
Guardò all’ interno della baracca, ma prima che potesse rendersi realmente conto di ciò che aveva appena visto, un tuffo al cuore le fece mancare l’ aria.
Le sue gambe divennero molli, e lei temette di cedere e svenire, solo che probabilmente, una volta in completa trance, la sua mente si sarebbe categoricamente rifiutata di svegliarsi.
Non poteva essere. Non poteva proprio essere.
In quel momento le sarebbe tanto piaciuto poter dire di avere le allucinazioni, ma di sicuro non era così.
Infatti, quando spostò nuovamente lo sguardo verso la baracca, ebbe un altro, spiacevole tuffo al cuore.
Un tuffo al cuore? Mmmh… da quando Lily Evans ha tuffi al cuore? La ragazza maledisse la coscienza e i fastidiosi momenti che sceglieva per farle visita.
Comunque, restava il fatto che quella stridula e insopportabile voce aveva ragione. Lei non aveva mai avuto tuffi al cuore, non prima di quel giorno.
Allora, Lily Evans, perché non rispondi?
Perché non ho niente da dire.
Sicura? Le chiese insistente la sua coscienza. Io invece credo che tu ti debba spiegare alcune cose…
Ah, mi devo spiegare alcune cose?
Certo! A chi vuoi dire, altrimenti, che appena hai visto James Potter hai avuto un tuffo al cuore? Dì un po’, Lily Evans, non è che ti sei presa una cotta per Potter? Non eri tu che lo detestavi?
Io NON mi sono innamorata di Potter!
Ne sei davvero sicura?
Certo! E comunque, io non lo detestavo, lo detesto tutt’ ora!
Certamente. Beh, se lo credi tu…
Dopo quel piccolo e snervante dialogo con la sua odiosa coscienza, Lily afferrò Miley per un gomito e la strattonò indietro bruscamente, costringendola a voltarsi verso di lei.
Peccato che l’ amica non sembrava affatto sorpresa, a differenza di lei.
-Miley, torniamo indietro, ti prego!- disse, in un sussurro terrorizzato, -Là c’ è Potter!-
La biondina non abbandonò il suo sorrisetto compiaciuto, che questa volta mise paura a Lily: -Lo so- rispose, guardandola con i suoi grandi occhi azzurri, -Su, vieni- la mano di Miley cercò la sua, poi l’ amica cominciò a trascinarla verso la baracca in cui si trovava –a Lily vennero i brividi al solo pensiero- James Potter.
-M…Miley, sei impazzita?- Lily aveva l’ aria di una che ha appena trangugiato due litri di olio di ricino in seguito ad una scorpacciata di uova di rana, -Che diavolo stai facendo?!- domandò, incredula, -Andiamo via, prima che ci vedano!-
A quel punto Miley fece uno dei suoi sorrisi innocenti che irritavano tanto Lily, poi esclamò, allargando le braccia e ridendo di gusto: -Sorpresa!-
La verità si presentò chiara e tonda agli occhi di Lily.
Come poteva farle questo? Miley sapeva benissimo che detestava quel scemunito di un Potter…
Mentre si avviavano verso la baracca, sperò che un dolore atroce le spuntasse dal nulla, o che un conato di vomito la colpisse all’ improvviso. Poi, ripensandoci, concluse che il dolore atroce lo avrebbe sentito allo stomaco non appena si fosse trovata davanti Potter, e il conato sarebbe arrivato quando il ragazzo le avrebbe rivolto la parola.
Entrò titubante e per nulla contenta nella baracca, e la prima visione che ebbe fu quella di due gruppi di ragazze riuniti intorno a qualcosa. O meglio, a qualcuno.
Una chioma di capelli neri arruffati le fece capire che il primo gruppo circondava James Potter, per cui l’ altro doveva essere riunito attorno a Sirius Black, e in quel momento constatò che quelli dovevano essere il “James Potter Fan Club” e il “Sirius Black Fan Club”.
Wow, Miley aveva avuto proprio una bella trovata, pensò Lily. Per lei, passare il weekend con i due Malandrini più stupidi in assoluto e le loro ammiratrici sfegatate, non era affatto il massimo del divertimento.
Si stava chiedendo dove fossero Remus Lupin e Peter Minus, gli altri due membri del famoso gruppo, quando li vide avanzare verso di loro.
-Ben arrivata, Lily! Anche tu, Miley!- le salutò Remus sorridendo.
Solo in quel momento, Lily comprese. Era quello, dunque, il motivo per il quale la lettera che lui le aveva spedito accennava al mare. Che sciocca! Come aveva fatto a non capirlo subito? Se si fosse sforzata un po’ avrebbe di certo fatto due più due…
-Oh, ciao, Remus- rispose cordialmente lei, -Sono contenta di vedere almeno qualcuno di competente, in questa baracca. Non sarei mai potuta vivere due giorni con… Beh, hai capito- aggiunse, disgustata.
Remus e Miley risero, divertiti.
Con grande rammarico della rossa, quel breve scambio di battute non sfuggì alle orecchie di James Potter, il quale si fece subito largo tra le sue fans per fronteggiarla.
-Evans!- esclamò, con un sorriso radioso. A quanto pareva lui era felice di vederla. -Come va la vita?- chiese, ma non le diede il tempo di rispondere e disse: -No, non mi dire che ti sono mancato: lo so già, come so che hai trascorso l’ ultima settimana impazzendo di gioia all’ idea di rivedermi in anticipo-
Lily lo squadrò, pensando che a James Potter fosse sfuggito qualcosa. Se lei avesse saputo che al mare ci fosse stato anche lui, non ci avrebbe di certo pensato due volte, prima di rifiutare l’ invito di Miley.
Poi però si ricordò che Potter aveva un’ insopportabile eccesso di autostima.
-Sai, Potter, mi stavo giusto chiedendo fra quanto sarebbe avvenuto il deplorevole momento in cui avrei dovuto risentire la tua voce dopo sei settimane di pace- gli rispose, acida, -E comunque credimi: vederti anche fuori da scuola mi elettrizza come trovarmi davanti a un Dissennatore…-
-Certamente, Evans, comunque ti consiglio di non perdere troppo tempo sotto il sole- s’ intromise Sirius, -Sei così fredda che i suoi raggi non attaccano, su di te-
Quando terminò la battuta, il suo Fan Club scoppiò in risatine isteriche, e le ragazze che appartenevano a quello di James fecero altrettanto, dato che Black aveva difeso il loro idolo.
-Grazie mille per il consiglio, Black- ribatté Lily, tutta uno zucchero, -Anche se non posso fare a meno di chiedermi come un tale imbecille sia in grado di dispensarne- aggiunse, -Comunque, non ti preoccupare: il fatto che sia totalmente inutile fa rientrare tutto nella norma-
Remus e Miley scoppiarono a ridere tra il disappunto di Sirius e l’ indignazione delle sue ammiratrici, che voltarono loro le spalle, imbronciate.
Anche James si unì alle risate, e Sirius parve piuttosto contrariato.
Mentre i due Malandrini cercavano di sbarazzarsi dei rispettivi Fan Club, un’ impresa molto difficile e impegnativa, Lily e Miley aiutarono Remus e Peter ad apparecchiare la tavola, parlando delle vacanze e di ciò che li avrebbe aspettati ad Hogwarts.
Verso l’ ora di pranzo, con grande piacere di Lily, le ochette starnazzanti che facevano parte dei Fan Club tornarono nelle loro baracche, eccetto le cinque che avrebbero pranzato con loro. Erano due Corvonero e tre Grifondoro che la rossa conosceva di vista, e per fortuna non erano particolarmente antipatiche, anche se un po’ ottuse.
Poco dopo, si unì a loro anche un gruppo di ragazzi di Corvonero.
-Ci sono molti ragazzi di Hogwarts, qui- commentò Lily a bassa voce, in modo che solo Miley potesse sentirla.
-Certo, è una spiaggia molto conosciuta- rispose la biondina, -Sai, Lily, non vedo l’ ora di farti conoscere la mia famiglia, e soprattutto i miei fratelli!- aggiunse, entusiasta.
-Sono tutti maschi?- s’ interessò Lily.
-No, due femmine e due maschi. La più piccola è davvero terribile…- concluse Miley, mentre Lily rideva della sua espressione cupa.
-Direi che possiamo cominciare a mangiare- disse ad un certo punto Sirius, -Ho una fame…-
La rossa pensò che il giorno in cui Black non avesse avuto fame, potevano stare certi che sarebbe successo qualcosa di straordinariamente insolito.
Ognuno di loro aveva portato qualcosa: chi della verdura, chi della pasta, chi della carne. Il cibo venne posizionato al centro del tavolo, in modo che ciascuno potesse servirsi di ciò che voleva, e Lily si affrettò ad aggiungere ciò che aveva preparato.
I ragazzi e le ragazze presero posto, e Lily si sedette tra Miley e uno dei ragazzi di Corvonero. Scelse il suo posto in modo di trovarsi di fronte a Remus, per non rischiare che Potter le capitasse davanti e le rovinasse il pranzo. Per una volta, rimpianse il lungo tavolo di Grifondoro che si trovava nella Sala Grande di Hogwarts: almeno lì avrebbe potuto sedersi il più lontano possibile da lui, cosa che faceva sempre.
Purtroppo, il ragazzo fece spostare l’ amico, che si ritrovò di fronte a Miley, e si sistemò esattamente davanti a lei, proprio come se le avesse letto nel pensiero.
Solitamente, Lily non era una ragazza che mangiava molto, e quel giorno, la presenza di Potter la rese così nervosa che quasi non toccò cibo.
Inoltre si sentiva osservata. Non le sfuggivano le occhiatine che James le lanciava di sottecchi, e ad un certo punto le sorrise in quel modo che la faceva tanto irritare e disse, indicando il suo piatto semivuoto, a parte le due foglie di insalata che la rossa vi aveva messo:
-Paura di ingrassare, Evans?-
-Nient’ affatto, Potter- scattò subito lei, con la risposta pronta, -Soltanto paura di diventare un pallone gonfiato come te-
-Dici tanto di disprezzarmi, Evans- continuò lui, con un sorriso beffardo che gli arricciava le labbra, -Però non hai resistito di fronte all’ opportunità di avermi a portata d’ occhi durante tutto il pranzo!-
-Proprio- rispose Lily, facendo un enorme sforzo nel tentativo di mantenere la calma, -Peccato che quando ho deciso di sedermi qui, di fronte a me ci fosse Remus, solo che qualcuno l’ ha costretto a cambiare posto!- sbottò, irritata, -Ma ti senti mai, Potter? Sei patetico!- Lily si alzò in piedi, mentre le sue mani erano serrate in pugni tanto stretti da far sbiancare le sue nocche.
-Ehi, ehi, calma!- anche Remus si era alzato, e tratteneva con la mano Lily lontana da James, anche se sembrava che la rossa non avesse alcuna intenzione di fare una mossa in più, e James non si prese nemmeno la briga di alzarsi.
-Tranquillo, Lunastorta- disse James, facendogli cenno di tornare a sedersi.
Remus obbedì, e anche Lily si sedette, e, rossa di rabbia, scosse la testa, concentrandosi sul suo piatto.
James, invece, pareva trovasse la cosa estremamente divertente, in quanto non la smetteva di sorridere.
Per un momento si incantò a fissare quella ragazza dai capelli rossi, tanto vicina, ma altrettanto distante.
Era così bella, la sua Lily. Sperava di riuscire a diventarle almeno amico, prima o poi.
Erano passati sette anni da quando l’ aveva vista per la prima volta, ed era stato subito attratto da lei.
Da quella volta le aveva sempre corso dietro, accumulando rifiuti e sentendosi rivolgere parole sprezzanti, tutte pronunciate da quelle soffici labbra rosse che da qualche minuto fissava imbambolato.
Eppure, per lui Lily Evans non era tanto dura e distaccata come voleva far credere agli altri. Tante volte l’ aveva studiata da lontano, mentre era intenta a ridere e scherzare con Miley, l’ unica persona che, a quanto pareva, possedeva l’ insolito dono di riuscire a strapparle dei veri sorrisi. Sembrava che Lily trovasse solo in lei qualcosa che la faceva, anche per un secondo, diventare una ragazza qualunque, una ragazza come tante, capace di ridere e di fare battute. E poi, pensandoci bene, Lily parlava solo con Miley. Agli altri non diceva qualcosa di più di un “ciao” pronunciato a fatica, o magari dava un’ informazione, nel caso le venisse chiesta. Con Miley, invece, sembrava confidarsi. Almeno con lei lo faceva. La bionda riusciva persino a farla partecipare ai suoi discorsi, seri o meno che fossero.
Se c’ era un’ altra persona con cui Lily scambiava raramente qualche parola, quella persona era Remus. Anche con lui riusciva ad aprirsi un po’ di più, anche se i loro discorsi riguardavano più che altro i compiti o le lezioni, e Lily non andava di certo a raccontare le sue faccende personali ad un ragazzo.
Già, le sue faccende personali.
La sua famiglia, i suoi interessi, che cosa le piaceva leggere, come la pensava su un determinato argomento, cosa detestava… Queste erano tutte cose a lui sconosciute.
Chi era Lily Evans? Com’ era la sua voce quando non urlava e non era arrabbiata? Lui l’ aveva sentita solo in quelle situazioni… Che cosa diceva, oltre agli insulti velenosi che gli sputava addosso per i corridoi? Che cosa pensava veramente? Che idea si era fatta della vita? Che cosa provava? Tutto questo, per lui restava un vero e proprio mistero.
 
Lily non toccò l’ insalata, ma passò la mezz’ ora successiva a sforzarsi di non incrociare lo sguardo di chi le sedeva di fronte.
Il cuore martellava nel suo petto così forte, che il fatto che nessuno lo sentisse la stupì non di poco.
Ma perché batteva così forte?
Ah, già, perché era agitata.
Quell’ idiota di un Potter doveva proprio metterla in imbarazzo davanti a tutti? Perché faceva sempre così? Lo divertiva così tanto, rovinare tutto?
Le sarebbe piaciuto, per una volta, conoscere un James Potter garbato, gentile, dolce e premuroso.
Una parte di lei la indusse a reprimere una risatina al pensiero di ritrovarsi a dover presentare James Potter ad uno sconosciuto pronunciando quelle parole. L’ altra parte, invece, era convinta dell’ esattezza dell’ affermazione precedente. Però, dopo sette anni che quel ragazzo la perseguitava, era stufa. Stufa di essere presa in giro da lui, stufa che lui la umiliasse davanti a tutti. Il motivo che poi l’ aveva resa ancora più arrabbiata con lui, era il fatto che ogni volta in cui ad Hogwarts infrangeva una regola, se la cavava. Per un pelo, ma se la cavava.
Invece lei, studentessa modello, non poteva assolutamente infrangere le regole per tre semplici motivi.
Uno, perché, vista la grande fortuna che aveva, l’ avrebbero beccata subito.
Due, perché era stata nominata prima Prefetto, e ora Caposcuola, quindi doveva dare il buon esempio.
Tre, perché altrimenti quel maledetto ragazzo fastidioso come un moschino avrebbe riso compiaciuto, credendo sicuramente che la perfetta Lily Evans aveva ceduto facendo il suo gioco.
 
Il resto del pranzo proseguì tra scherzi e ristate, e tra James e Lily non ci furono più battibecchi…almeno fino a che ognuno di loro mise in tavola ciò che aveva portato di dolce.
La rossa sistemò al centro del tavolo gli spiedini di frutta e i biscotti che aveva preparato sua madre.
Non fece in tempo ad appoggiare la teglia stracolma di biscotti al cioccolato sul ripiano del tavolo, che James ne afferrò subito uno e lo addentò con voracità.
Lily storse il naso, ma fece finta di nulla.
-Ehi, Evans, squisiti questi biscotti al cioccolato!- si complimentò il moro, ingoiando il secondo, -Li hai fatti tu?-
Lily lo fissò con uno sguardo che era tutto fuorché amichevole: -Credimi, Potter, se li avessi fatti io, mi sarei impegnata per non farli passare sotto i tuoi occhi- rispose, tornando rossa e quanto più acida.
-Ciò non toglie che siano ottimi, Evans- replicò il ragazzo, -Chi li ha fatti?- domandò sorridendo, come se la loro fosse un’ amabile conversazione tra cugini.
-Perché mai dovrebbe interessarti, Potter?- domandò di rimando la rossa.
Miley si sbatté una mano sulla fronte. Possibile che la sua migliore amica ci tenesse così tanto ad apparire insopportabile e a mettersi in continuazione in cattiva luce?
-La mia era semplice curiosità- rispose James, tranquillissimo.
-Se dubiti che ci abbia messo del veleno con la speranza di farti fuori, cosa che avrei fatto molto volentieri se avessi saputo che saresti stato tu il primo a mangiarli, puoi sempre fare a meno di ingoiarne uno dopo l’ altro, così ne rimarranno di più agli altri-
-Sì, beh, dev’ essere allettante mandarne giù tre alla volta- constatò James, -Comunque… Ci vuoi forse tutti morti entro un’ ora, Evans?-
-Si dà il caso, Potter, che l’ unica persona che mi renderebbe felice se dovesse lasciarci le penne entro un nanosecondo, questa sei tu- disse una Lily esasperata.
-Stai deviando per non rispondere alla mia domanda, Evans?- la provocò James, con un ghigno beffardo.
-No, Potter, comunque non vedo perché mai dovrei prendermi il fastidio di risponderti- lo mise a tacere la rossa, con le braccia conserte.
-Tornando al discorso iniziale, Evans- s’ intromise Sirius, -Sarebbe sciocco da parte tua impedire a Ramoso di mangiare i biscotti quando non ha fatto altro che servirsi di quello che hai portato tu dall’ inizio del pranzo-
Lily tacque, a corto di parole. In effetti, Black non aveva tutti i torti, e per la prima volta in vita sua, Lily Evans rimase senza parole.
Miley, intuendo che l’ amica stesse sprofondando nel più totale imbarazzo, cambiò di scorso, e Lily, ringraziandola mentalmente, scelse subito uno spiedino di frutta e lo mangiò, tanto per non restare lì impalata a fissare il vuoto.
 
Quando tutti furono sazi, le due Corvonero e le tre Grifondoro racimolarono tutte le loro cose dentro le borse, poi salutarono il resto della compagnia per andare a fare un giro in barca con i ragazzi di Corvonero.
Lily e Miley, rimaste sole con i Malandrini, cosa che non contribuì a risollevare l’ umore della rossa, uscirono dalla baracca e si sedettero su un tronco impiantato nella sabbia.
Nessuna delle due sembrava urgente di proporre un argomento su cui discutere, e Lily s’ incantò a guardare i Malandrini, i quali erano rimasti seduti a tavola a chiacchierare allegramente.
A capotavola c’ era Sirius, un ragazzo attraente, con capelli scuri, ondulati e leggermente lunghi, profondi occhi blu mare e un fisico magro e muscoloso. Lui e James facevano coppia fissa: insieme architettavano gli scherzi più diabolici e persuadevano con incredibile facilità tutti gli insegnanti della scuola. Persino la professoressa McGranitt, estremamente severa, faceva fatica a tenere loro testa, cosa che li rendeva particolarmente fieri di se stessi. Black, come Potter, era un ragazzo arrogante e pieno di sé, e l’ unica cosa di cui non si vantava era la sua famiglia Purosangue. Tutti i membri che la componevano, dal primo all’ ultimo, avevano la mania del sangue puro, e ad Hogwarts erano stati smistati nella Casa di Serpeverde. L’ unica eccezione, ovviamente, era lui.
A sinistra di Sirius, c’ era Peter Minus, un ragazzo grassoccio e paffuto, con due enormi occhi acquosi e perennemente impacciato e maldestro in ogni cosa che faceva. Di solito non parlava molto, perché passava la maggior parte del suo tempo a fissare James e Sirius. Era evidente che li venerava, pendeva praticamente dalle loro labbra, con gli occhietti acquosi incollati su di loro. Sembrava che si ritenesse particolarmente fortunato ad essere entrato nel gruppo, come se per lui fosse impossibile essere considerato da persone tanto stimate.
Poi, di fronte a Peter, era seduto Remus Lupin, un ragazzo biondo con gli occhi color miele e molto magro. Anche se presenti, i muscoli in lui erano meno evidenziati, rispetto a quelli di Sirius e James. A differenza degli ultimi due, era molto timido e decisamente più responsabile. Inoltre, la sua aria malaticcia lo rendeva un po’ misterioso, dato che nessuno all’ infuori dei Malandrini e di Silente era a conoscenza del suo… Ehm, piccolo problema peloso.
Infine, a completare il quartetto, seduto alla destra di Remus c’ era James Potter, un ragazzo davvero mozzafiato, anche se Lily non era la più accanita sostenitrice di questa affermazione. I suoi capelli corvini erano sempre spettinati e ribelli, poi aveva due occhi color nutella, con calamita incorporata se si trattava di controllare ogni minima mossa della sua rossa preferita, e un fisico scolpito e possente, ma al tempo stesso magrolino, che faceva cadere tutte le ragazze ai suoi piedi, anche se sfortunatamente non quella che voleva lui.
Lily dovette ammettere che in fondo li ammirava. Anche a lei sarebbe piaciuto avere molti amici, ma il muro che si era creata tra lei e il resto del mondo, le impediva qualsiasi tipo di contatto con le altre persone.
E lei sapeva che, per quanto quei quattro ragazzi si mostrassero spesso e volentieri superficiali, erano uniti da un legame forte e indistruttibile, perché sapeva che ogni singolo membro di quello strano gruppo si sarebbe fatto squartare piuttosto che tradire o non aiutare i propri amici.
Anche lei voleva molto bene a Miley, però non glielo aveva mai dimostrato, né ricordato, malgrado non avesse avuto esitazioni a sacrificarsi a costo di salvarle la pelle. Sapeva che senza Miley non sarebbe sopravvissuta a lungo, però esprimere i suoi sentimenti era un’ impresa impossibile, per lei. Ci aveva provato, ma aveva ricevuto troppe delusioni quando, anche solo per un poco, aveva aperto il suo cuore a qualcuno. Si sentiva diversa dagli altri, e si chiedeva come mai Miley si ostinasse a frequentarla. Tuttavia, era a conoscenza del fatto che se non avesse avuto la sua migliore amica, sarebbe stata completamente sola. Ciò non contribuiva ad alleviare i suoi sensi di colpa nei suoi confronti. Si sentiva un’ ingrata perché, nonostante lei non si sforzasse nemmeno di dimostrare all’ amica il vero affetto che provava verso di lei, la bionda le stava sempre vicino, e Lily temeva che prima o poi l’ avesse persa.
Si ricordava che all’ inizio, quando si erano conosciute alla fine del primo anno, una Lily Evans più piccina e fragile piangeva silenziosamente la notte, per questo motivo. Adesso, una Lily Evans più grande e troppo matura per la sua età, stava altrettanto male per il solito motivo, con la differenza che le lacrime non scorrevano più lungo la sua guancia. La vita l’ aveva resa forte, o almeno solo all’ apparenza.
In realtà, era lei che si era trasformata, decidendo di essere come un’ arma: pronta ad affondare la lama affilata nel corpo dell’ avversario prima che lo facesse lui, e sempre impermeabile ad ogni insulto e pregiudizio.
Pian piano, sopra queste basi aveva costruito la sua maschera inossidabile.
Questo era uno dei motivi per i quali nessuno aveva mai visto piangere Lily Evans.
Perché quando Lily Evans soffriva, non lo dava a vedere.
Lily Evans soffriva in silenzio, si corrodeva l’ anima, il suo cuore urlava di dolore.
Ma lei era troppo abituata ad ignorarlo per capire quando stesse male.
Ormai non lo sentiva più, come se fosse un muscolo capace solamente di pompare sangue in tutto il corpo, e solo i suoi continui battiti l’ avrebbero tenuta in vita.
I suoi occhi di ghiaccio, il suo sguardo altero e severo, il suo temperamento freddo e distaccato, e il suo disprezzo verso tutti, l’ avevano resa intrattabile.
Solo due persone, a parte Miley, erano state attratte da lei. Una delle quali, ovviamente, era James Potter, che pareva la perseguitasse sempre solamente per il gusto di provocarla e farla arrabbiare, come se ci trovasse qualcosa di divertente nella sua voce parecchio più alta del normale, anche se in realtà per quella ragazza dai capelli vermigli provava un sentimento profondo e sincero, solo che non se ne era ancora reso conto, o forse non voleva rendersene conto.
L’ altra persona era Remus Lupin.
Il ragazzo era in buoni rapporti con lei, e qualche volta aveva avuto modo di valutare che il suo comportamento abituale in realtà fosse diverso da quello che spesso assumeva.
Dal canto suo, Lily, seppur raramente, riusciva ad essere se stessa con lui, perché le trasmetteva una certa sicurezza, e in qualche modo sentiva che anche lui soffriva per qualcosa, un qualcosa totalmente differente dai suoi problemi, però l’ alone di tristezza e frustrazione che percepiva accanto a lui, era lo stesso che abitava dentro di lei.
I due si frequentavano per via dei loro compiti di Prefetto, infatti una volta a settimana dovevano pattugliare insieme i corridoi di notte, e, tra una camminata di perlustrazione nelle aule, e una nuova rampa di scale, cominciavano a fare conversazione partendo dagli argomenti più banali.
 
Lily si alzò in piedi. Era stufa di mantenere la sua posizione composta, voleva un po’… evadere.
Anche la biondina si alzò, e, come se intuisse i pensieri dell’ amica, prese a farle il solletico, sapendo che era il suo punto debole.
Lily, infatti, che soffriva il solletico praticamente dappertutto, entro breve si ritrovò stesa supina sulla sabbia a contorcersi per colpa di Miley, che non le dava un minuto di tregua.
-Ahaha…Mi…ley…aaah…- disse Lily, con un enorme sforzo, -Ti prego, sme…aaaah-
Intanto, i Malandrini avevano interrotto la loro conversazione per voltarsi a guardarle e non perdersi l’ avvenimento del secolo: Lily Evans che rideva.
James, fissando imbambolato il soggetto principale dei suoi sogni, la trovò più bella e semplice che mai.
Mentre era stesa sulla sabbia a ridere e scherzare con Miley, James capì che la ragazza che per l’ ennesima volta stava guardando non era la stessa rossa seduta di fronte a lui a pranzo.
Quella ragazza dai capelli rosso scuro, il fisico perfetto che non metteva mai in mostra, gli intensi occhi verde smeraldo ora invasi da una bellissima luce di vivacità, la ragazza che in quel momento indossava un semplice bikini bianco e azzurro e rideva spensierata, era la vera Lily Evans.
Rimase colpito da quella nuova Lily, una Lily Evans che aveva sempre sperato di incontrare.
James Potter sentì il suo cuore accelerare i battiti, fino a superare la velocità di un missile.
 
Nel frattempo, Lily era finalmente riuscita a rialzarsi, e prese a correre verso il mare.
Sembrava un gabbiano che stesse per prendere il volo e fuggire lontano…
Ma James Potter non avrebbe permesso a quel gabbiano di andarsene…
Sul volto del ragazzo comparve il tipico ghigno malandrino, e, prima che Miley corresse verso l’ amica, scattò dalla panca su cui era seduto e si lanciò all’ inseguimento di Lily.
Correva rapido, ma anche silenzioso, per paura che Lily si voltasse e… Beh, non voleva nemmeno pensarci.
Miley si bloccò quando una figura la superò veloce. Sorrise: voleva proprio vedere che cos’ avrebbe combinato il bel Malandrino questa volta.
In quel momento, Sirius si alzò in piedi:
-Ragazzi, ecco a voi il mitico ed ineguagliabile Ramoso!- esordì, con un gesto teatrale della mano che indicava il Malandrino nominato, -Francamente, posso assicurarvi che nessuno saprà mai quale parte oscura della mente di James abbia un piccolo difetto, ma la cosa certa è che adesso si sta rivelando mostruosamente pericolosa per la sua incolumità- commentò, con aria falsamente triste, -Tuttavia, non posso assicurare con altrettanta certezza che lo rivedremo vivo, per cui mi auguro che chiunque sia capace di fare due cose contemporaneamente, non si dimentichi di recitare una preghiera mentre lo guarda!-
Remus fece una smorfia, mentre Peter rise divertito, poi i Malandrini trattennero il fiato, imitati da Miley.
Infatti, Sirius non aveva fatto in tempo a terminare la sua breve cronaca che James si trovò alle spalle di Lily e, con un movimento sicuro e agile, l’ afferrò per la vita, la sollevò, e la fece sedere sulle sue spalle.
 
Lily stava correndo verso il mare, convinta che Miley l’ avrebbe seguita.
Per la prima volta da quando si era accorta che avrebbe dovuto passare due interminabili giorni con James Potter, si sentì sollevata.
Cosa le importava di James Potter?
Quanto poteva interessarle che in quel momento la stava di sicuro osservando?
Niente.
Poi le sentì.
Due mani forti e robuste le cinsero i fianchi e la sollevarono da terra, così, all’ improvviso.
Sarebbe stata anche una sensazione piacevole, se lei non avesse sofferto di vertigini.
Fu invasa da una sgradevole sensazione, come se ogni sua sicurezza scivolasse via, o restasse impigliata al suolo…
Il perché alla fine fu ovvio.
Inaspettatamente, si ritrovò seduta sulle spalle di… James Potter.
Era chiaro che il ragazzo non si era limitato a fissarla da lontano...
Ovviamente, la sua reazione non fu delle migliori.
-AAAH!- il suo urlò echeggiò per un breve istante, prima che lei si convincesse che mostrarsi terrorizzata non era la cosa migliore, -POTTEEEEEEEER!!!- sbraitò, più furiosa che mai, -Rimettimi giù! Subito!-
-Sh, tranquilla, Evans. Se non te ne fossi accorta, la tua bocca è pericolosamente vicina alle mie orecchie e, sai, ci tengo ad averle ancora sane, quando ti rimetterò a terra- la sua calma fece ribollire la rabbia della rossa, la quale non ebbe il tempo di rispondere, perché lui proseguì, con il suo solito tono strafottente: -Dì un po’, hai mai pensato che se non la smetti di agitarti come un’ anguilla finiremo per spaccarci l’ osso del collo, Evans?-
-Beh, Potter, questo non fa altro che facilitarmi il lavoro, visto che l’ osso del collo te lo romperei io in ogni caso!- ringhiò lei, -Se non mi fai scendere entro tre secondi, io…- stava pensando a una minaccia abbastanza persuadente, quando James la interruppe:
-Tucosa, Evans?- la schernì, -Che vorresti fare, togliere cinquanta punti a Grifondoro? Beh, sono spiacente, ma non ho ancora trovato il modo per portare con me la clessidra con i punti della nostra Casa, e non la rimpiango affatto, se permetti- concluse con un sorriso che Lily trovò immediatamente insopportabile. Altrettanto insopportabile era vederlo più divertito che mai.
Tuttavia, Lily non poté negare a se stessa che aveva vinto lui.
-Questa me la paghi, Potter!- sbraitò la rossa, mentre una strana sensazione di impotenza la pervadeva, -E bada bene: non ti ho mai tolto tanti punti come avrei desiderato solamente perché appartieni alla mia Casa!-
L’ unico problema era che quel giorno Potter aveva ragione.
Lì, in quella spiaggia lontana da Hogwarts, lei non aveva spille puntate al petto, non c’ era la clessidra con i punti, e nessun professore la autorizzava ad infliggere punizioni.
Quel giorno c’ erano soltanto Potter e lei.
Lui, palesemente compiaciuto della riuscita del suo piano, lei, altrettanto nervosa per la sua espressione tronfia.
In quel momento, la ragazza constatò che, se a scuola non fosse stato per il suo titolo di Prefetto, avrebbe sempre vinto lui.
Comunque, la cosa più sorprendente, fu che, piano piano, una nuova sensazione si fece strada dentro di lei, un qualcosa di incredibilmente simile a felicità.
-Blatera pure quanto vuoi, Evans- la canzonò James, -Tanto la tua sfuriata oggi non mi impedisce di avere il coltello dalla parte del manico… Dura non poter essere Caposcuola a partire dalle vacanze, eh?- sorrise il Malandrino, sempre con quel suo ghigno beffardo che gli incurvava le labbra.
In effetti sì, dovette ammettere la rossa, se c’ era una cosa che in quel momento rimpiangeva, era proprio quella.
Lily non seppe in che modo ribattere, per la seconda volta in una giornata, se i suoi conti tornavano.
La seconda volta in una giornata?
La sua coscienza non avrebbe potuto scegliere momento peggiore per farsi sentire.
Comunque non le diede retta, perché un’ altra cosa, ben peggiore, attirò la sua attenzione.
Era il mare, che si avvicinava pericolosamente…
James Potter, infatti, stava correndo, tenendola saldamente sulle sue spalle.
Correva verso il mare…
 
 
Jaily: grazie mille per la recensione, sei stata proprio carinissima XD…hai ragione, mi sono confusa per la storia dei Caposcuola, però sono andata subito a correggermi ;D…grazie per avermelo fatto notare, e spero che tu venga a recensire ancora!KISS
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Il segreto di Lily ***


 IL SEGRETO DI LILY
 
Ci vollero alcuni secondi prima che Lily comprendesse le intenzioni del Malandrino.
Inoltre, il fatto che la facesse sentire impotente, le impedì di fermarlo.
Le sue gambe scattavano veloci verso l’ acqua, e un moto di terrore la pervase. Non voleva che succedesse proprio quello. Non voleva che James venisse a conoscenza del suo piccolo segreto.
D’ accordo, non c’ era nulla di cui vergognarsi, però se l’ avesse scoperto lui, di sicuro, entro il due di settembre anche tutta Hogwarts ne sarebbe stata al corrente, e ciò non la rallegrava.
Oh, no…
Troppo tardi. Il suo ultimo pensiero non l’ avrebbe frenato.
Infatti, dopo pochi secondi…
Splash!
James l’ aveva gettata in acqua. Ormai il danno era fatto.
Anche il ragazzo era finito in acqua, solo che lui emerse quasi subito. Pensò di avere la fortuna dalla sua parte: probabilmente, se la prima a venire fuori dall’ acqua fosse stata Lily, era più che scontato che lui non avrebbe più rivisto il sole.
Oddio, ho fatto un’ altra delle mie colossali cavolate marca James Potter, pensò, e la Lily che si disegnò nella sua mente era molto simile ad un mostro marino, nera dalla rabbia, viola dalla vergogna, rossa per l’ imbarazzo, e verde per tutta l’ acqua che doveva aver inghiottito.
Il Malandrino non fece in tempo a finire i suoi pensieri, quando una ciocca di capelli rossi emerse, seguita dal resto della chioma ramata.
La ragazza si voltò verso di lui.
James chiuse gli occhi, pronto a ricevere un timbro di cinque dita sulla guancia, ma quando li riaprì ebbe la sorpresa delle sorprese. Era come se avesse aperto un uovo per fare una torta, e al suo interno vi avesse trovato un pulcino.
Lily Evans stava sorridendo.
Glistava sorridendo.
Il ragazzo si schiaffeggiò, temendo di avere le allucinazioni, ma il sorriso di Lily non scomparve per lasciare posto ad un’ espressione di puro disgusto. Rimase lì, radioso e sincero.
Ricambiò il sorriso. Un sorriso bello, semplice, pulito, senza la minima traccia del ghigno beffardo e prepotente.
Un sorriso che a Lily Evans piacque moltissimo.
I loro occhi si incrociarono.
Quelli smeraldini di Lily brillavano di una nuova luce, come se avessero catturato un raggio di sole.
James era ossessionato dai suoi occhi. Li fissava spesso, anche quando lei non lo notava. Gli piacevano a tal punto che il verde era diventato il suo colore preferito, eppure mai li aveva visti così luminosi.
D’ altra parte, Lily fissò gli occhi del moro, perdendosi in quelle iridi nocciola in cui per la prima volta dormiva bagliore malandrino che li caratterizzava. Quegli occhi avevano poco a che fare con lo strafottente James Potter. Erano carichi di un’ emozione che Lily non riuscì a tradurre, però si accorse che quegli occhi gli appartenevano davvero. Quello era James Potter, e a Lily quel James Potter umile e gentile piaceva.
Nessuno dei due voleva spezzare la magia che si era creata tra loro.
Pareva che l’ acqua avesse avuto uno strano effetto, come se avesse voluto sciacquare via le loro maschere per restituirli per quello che erano veramente.
Dopo un po’, il silenzio si fece tuttavia imbarazzante, perciò James si sentì in dovere di romperlo.
-Senti, Lily- cominciò, parlando con un tono sorprendentemente serio, -Sono stufo di litigare con te. Siamo in vacanza, e non voglio rovinare questo weekend né a te, né a tutte le sfortunate persone che devono assorbirsi i nostri battibecchi, come se quelli di Hogwarts non fossero già abbastanza-
-Sì, Pot…- la ragazza si bloccò, arrossendo violentemente. Il suo viso assunse la stessa tonalità dei suoi capelli, tanto che a James risultò difficile distinguerli.
L’ aveva chiamata per nome per la prima volta in sette anni, e lei si accorse di come suonava bene quel Lily uscito dalle labbra di James, a differenza di quell’ odioso Evans pronunciato nel modo strafottente che tanto odiava di Potter.
Perché aveva capito che James e Potter dovevano per forza essere due persone diverse, e anche a lei sarebbe piaciuto rispondere nel modo giusto, chiamarlo James una volta per tutte, ma le sue labbra opposero una certa resistenza.
Si vergognava, forse?
-Sì, Potter, hai ragione- si affrettò a dire, vedendo che lui la osservava con occhi interrogativi, -Cerchiamo di non combinare sciocchezze- aggiunse sorridendo, anche se in modo leggermente forzato.
James le lanciò uno sguardo indagatore: -Sciocchezze nel senso di... litigi?- chiese, mentre il solito sorriso malandrino compariva sul suo volto.
-Esatto, Potter, vedo che cominci ad afferrare la questione- scherzò la rossa, mentre un bagliore accattivante le illuminava gli occhi.
-Quindi non ti arrabbi se faccio qualche altra sciocchezza?- domandò il ragazzo, sempre più divertito.
La rossa scosse la testa, sorridendo. In quel momento non se la sentiva di arrabbiarsi. Sembrava che stesse vivendo in una favola, in un mondo in cui la terra girava su se stessa in senso orario.
 
Intanto, nella baracca, i tre Malandrini e Miley li guardavano con un sorriso di vittoria, sperando che i due si chiarissero una volta per tutte. Se dovevano essere sinceri, quei due insieme non erano mica male. Comunque, decisero che quel commento se lo sarebbero tenuti dentro, perché altrimenti avrebbe sicuramente alimentato la rabbia di Lily e i sorrisini compiaciuti di James, rischiando di rovinare quel poco di buono che era appena nato tra loro.
-Ramoso sembra fare progressi…- disse Sirius, con l’ aria di chi la sa lunga.
-Mi pare che a fare progressi sia qualcun’ altro- lo corresse Remus.
-Remus ha ragione, Black- concordò Miley, stuzzicandosi una ciocca di capelli.
-Spero solo che James da ora in poi non si vesta di tutto punto e non cerchi di ordinarsi i capelli- disse Sirius, quasi inorridito.
-Se ti stai immaginando James Potter con la mente di Lily Evans, hai davvero una gran fantasia- lo squadrò perplesso Remus.
-Sì, beh, era un po’ azzeccato come minestrone…- dovette ammettere il ragazzo dagli occhi blu con una risatina, alla quale si unirono tutti gli altri.
Infine Miley si alzò, e si diresse verso il suo zaino.
Affondò la mano al suo interno e spostò un mucchio di oggetti, finché non trovò ciò che cercava.
Il suo braccio riemerse dallo zaino con fatica, come se stesse sollevando qualcosa di particolarmente pesante. Infatti, poco dopo appoggiò un enorme stereo sulla tavola.
-Che aggeggio è, quello?- chiese con diffidenza Sirius.
-Uno stereo- rispose la bionda con semplicità.
-Uno cosa?-
-Questo affare è usato dai Babbani per ascoltare la musica- spiegò Miley, -Me l’ ha regalato Lily un paio d’ anni fa-
-Oh, ottimo- commentò Sirius, entusiasta all’ idea di canticchiare un po’.
Miley trafficò con quello strano aggeggio, poi mise una canzone a tutto volume, e le note di Tiziano Ferro si diffusero tutt’ attorno, raggiungendo anche James e Lily, che si trovavano ancora in acqua. Ovviamente, quello stereo era stato un po’…modificato da Miley, perché la musica si sentisse anche a lunghe distanze.
Alla fine quella sua modifica si era rivelata utile, no?
 
E parlerà il destino e ciò che dice
E che da poco già ti guarda Alice
E forse ti dirà ciò che non sai ancora
E quello che non sa lo imparerà da ora


-Oh, Santo Merlino!- esclamò Sirius, disgustato, -Ma chi diamine è questo… gallo strapazzato?-
-Sh, Black, è il cantante preferito di Lily!- esclamò Miley, indignata, -Se ti sente, sei un uomo morto-
Infatti, la rossa, che era Babbana di nascita, non aveva perso l’ abitudine di ascoltare la musica dell’ altro mondo a cui ben poco apparteneva. Dopotutto, i cantanti magici le facevano venire la pelle d’ oca…
 
Nel frattempo, James e Lily continuavano a schizzarsi acqua a vicenda, divertiti, e la rossa ascoltò con piacere una delle sue canzoni preferite, sapendo che l’ unica persona che poteva averla messa era Miley, dato che di sicuro gli altri non l’ avevano mai sentita.
 
E parlerà il destino, già lo dice
Che basta poco e già sarà felice
E quello che tu non le hai detto già risuona
Nel suo futuro perché non è tempo ancora
 
Nessuno è solo finché di notte
Anche lontano ha chi non dorme
Per pensare a lui… e penserai a lei ancora
Rimani e pensa a questa notte
A quelle cose dette e fatte
A tutto il tempo ancora
Senza rimpianti
Che avrai davanti insieme a lei
 
La rossa canticchiò piano il ritornello, poi si avvicinò lentamente a James e lo spinse sott’ acqua. Era felice e rideva spensierata, come una qualsiasi ragazza. Per una volta, si sentiva una ragazza qualunque.
Il suo cuore batteva forte…
Poi, all’ improvviso, la sentì.
Una lancinante stretta allo stomaco e le sue gambe che, piano piano, si univano in un’ unica cosa…
Maledizione!
La sua imprecazione non riuscì a frenare ciò che temeva accadesse, ciò che alla fine era accaduto…
 
E forse non sarà come credevi
Perché sarà anche meglio di ciò che speravi
 
Nessuno è solo finché di notte
Anche lontano ha chi non dorme
Per pensare a lui…e penserai a lei ancora
Rimani e pensa a questa notte
A quelle cose dette e fatte
A tutto il tempo ancora
Senza rimpianti
Che avrai davanti insieme a lei
 
James riemerse, divertito, ma il sorriso gli si gelò sulle labbra non appena il suo sguardo cadde su Lily. Di solito la rossa esprimeva sempre qualcosa, con i suoi occhi verdissimi. Quel giorno, invece, erano vuoti.
Il ragazzo si preoccupò.
Aveva visto quegli occhi intrisi di freddezza e di odio allo stato puro nei suoi confronti, quando erano a Hogwarts.
Poi, quel giorno li aveva visti allegri e felici.
In altre occasioni vi aveva scorto altre emozioni: superiorità, disprezzo, disgusto, indifferenza.
Non li aveva mai visto sofferenti, o sorpresi, impauriti, sognanti, dolci, comprensivi, disperati, stanchi o compassionevoli.
Però mai avrebbe immaginato di vederli vuoti.
 

E te ne accorgerai
Ovunque guarderà
Sta già iniziando da stanotte
La vita ora la abbraccia forte
E anche a te
Perché
Più la ami più lei poi…
Ti amerà…
 
Nessuno è solo finché di notte
Anche lontano ha chi non dorme
Per pensare a lui…e penserai a lei ancora
Rimani e pensa a questa notte
A quelle cose dette e fatte
A tutto il tempo ancora
Senza rimpianti
Che avrai davanti insieme a lei
 
James le si avvicinò, piano. Era a pochi centimetri da lei, poteva sentire il suo inconfondibile profumo.
Cautamente, le prese il mento tra il pollice e l’ indice, costringendola ad alzare lo sguardo su di lui.
La ragazza fu a un tratto percorsa da un brivido, e le sue gote s’ infiammarono di botto, contro ogni sua volontà. Così, fece bruscamente ritorno alla realtà.
No, non voleva che Potter sapesse del suo piccolo segreto. Decisamente, non era la persona adatta a cui confidarlo, anche se, in quel momento…
No, non poteva nemmeno pensarlo. Non gliel’ avrebbe detto, punto.
Quindi gli sorrise, come se niente fosse, poi si voltò e prese a nuotare verso il largo, mentre le ultime note della canzone si spegnevano.
James la fissò, interdetto, pensando che quella ragazza stesse nuotando a meraviglia.
Dopotutto, Lily Evans, la misteriosa ragazza dai capelli rosso scuro, era brava in tutto ciò che faceva.
 
E parlerà il destino e ciò che dice
È che da poco già ti guarda Alice
La canzone terminò, con grande gioia di Sirius, il quale stava pensando quale fosse il modo migliore per tagliarsi le vene, se solo avrebbe dovuto ascoltare un’ altra canzone di quell’ idiota.
Perché uno che canta in una maniera del genere deve senz’ altro essere un idiota, no?
I Malandrini continuarono a guardare James e Lily, mentre Miley concentrò la sua attenzione solo su quest’ ultima.
La sua amica aveva assunto uno strano comportamento. All’ inizio aveva riso e scherzato con Potter, poi si era allontanata verso il largo senza una ragione.
Perché? E se fosse stato a causa di…? No, non poteva essere…
Miley non era una ragazza maliziosa o particolarmente sospettosa.
Il fatto era, che in sette anni passati con Lily poteva permettersi di sostenere di conoscerla meglio di chiunque altro, e ormai non le sfuggiva nulla.
Sapeva descrivere ogni minimo dettaglio dei suoi gesti abituali, e se qualcuno le raccontava un episodio qualsiasi, era persino in grado di dire con esattezza quale reazione avrebbe avuto Lily davanti a quel fatto e quale espressione avrebbe assunto.
Insomma, era una bravissima osservatrice, e avendo un’ umica di poche parole, aveva imparato a studiarla per riuscire a capirla meglio.
Tuttavia, in quella giornata, Lily l’ aveva colta di sorpresa una manciata di volte.
Prima di tutto, quando si era lasciata condurre in quella baracca sapendo che al suo interno vi era James Potter. Miley si era preparata a un’ opposizione molto meno trattabile, invece alla fine, la rossa non aveva fatto una piega. Poi, quando l’ aveva vista fraternizzare conquel decerebrato di un Potter, e infine quando aveva mutato umore così all’ improvviso.
D’ accordo, Lily era una tipa lunatica e super volubile, però di solito quando era tranquilla o allegra, difficilmente diventava scontrosa, a meno che non avesse una buona scusa, e di certo in quel momento non l’ aveva.
Comunque pensò di occuparsene più tardi, in modo da non guastare quel glorioso momento a Potter.
Doveva concedersi di godersi quella nuova Lily, per quel poco tempo che aveva.
Sirius l’ aveva fissata per quasi tutto il tempo, incuriosito.
-Qualcosa non va, Jones?- chiese, sospettoso.
-No, grazie, Black- rispose lei, rivolgendogli un cordiale sorriso, -È tutto a posto-
-Ne dubito- ribatté lui, -Ma se non vuoi parlarne…- concluse, con un’ alzata di spalle.
-Non ti preoccupare, Black, non ne vale la pena- tagliò corto la biondina.
-Se lo dici tu…-
La ragazza non rispose, e si mise a scrutare il mare con i suoi vivaci occhi azzurri.
-Noi andiamo a fare una passeggiata- annunciò Remus, indicando se stesso e Peter, -Volete venire?-
-No, grazie, preferisco restare qui- rispose gentilmente la ragazza, abbandonando i suoi pensieri.
-Pure io- concordò Sirius.
-D’ accordo, ci vediamo dopo!- li salutarono Peter e Remus, allontanandosi nella direzione da cui Lily e Miley erano venute.
-Ciao!- risposero i due rimasti nella baracca.
Infine, nell’ abitacolo calò il silenzio totale, il che era strano, con Sirius nei paraggi. Ognuno pareva assorto nei propri pensieri, e il silenzio si fece carico di tensione.
Per fortuna, Sirius lo ruppe.
-Si vede che frequenti la Evans, Jones- buttò lì il Malandrino.
-Cos…Perché?- chiese la ragazza, riscuotendosi dalle proprie meditazioni.
-Tutt’ e due dovete sempre avere l’ ultima parola- osservò il moro.
-Che cosa te lo fa pensare?- Miley s’ incuriosì. Voleva proprio sentire la sua teoria.
-Beh, pensi che non ti abbia mai notata?- domandò Sirius, con semplicità.
-No- la risposta della ragazza arrivò immediatamente. Era sincera. In fondo, in sette anni, si erano limitati a scambiarsi uno sguardo ogni tanto, quando assistevano ai leggendari battibecchi dei loro migliori amici. Tutti e due cercavano di persuaderli a lasciar perdere l’ altro, ma, ovviamente, né Lily, e né tantomeno James, prestavano loro ascolto.
-Ti sbagli- la contraddì il ragazzo, -Solo che tu non te ne sei mai accorta- aggiunse.
-C…che cosa?- domandò Miley distrattamente.
-Quando ti osservavo- ribadì lui.
-Oh, beh, se lo facevi di nascosto, mi pare logico che io non me ne sia mai accorta, non trovi?- chiese Miley, con una punta di ironia nella voce. Era un po’ imbarazzata per la piega che aveva preso quella bizzarra conversazione, però si sforzò per non darlo a vedere. Da Sirius Black non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere, però cercò di mascherare la felicità che le stava procurando quella rivelazione.
Era cotta di quel Malandrino da quando frequentava il quarto anno, e questo lo aveva confidato solo a Lily, la quale non si era azzardata a spargere la voce.
Lily poteva essere apostrofata con tutti gli epiteti peggiori a causa del pessimo carattere che si ostinava ad avere, però in fatto di mantenere un segreto era ancor meglio di una cassaforte o di uno scrigno.
Lily non parlava, perché il suo dono era l’ ascolto.
Sapeva ascoltare gli altri per ore senza mai stancarsi, ed era capace di tenersi tutto dentro.
Sembrava l’ incarnazione di un diario segreto, piena all’ infinito di pagine vuote su cui annotare i propri pensieri.
Così succedeva a Miley.
Non appena aveva un dubbio, filava dritta dritta dalla sua rosa per confessarglielo.
Quando aveva la testa piena di pensieri accumulati in una giornata, rischiava di esplodere, quindi si svuotava parlandone a lei, e alla fine, Lily la riempiva di consigli, di premure, le chiariva le idee e, in poche parole, la capiva molto meglio di quanto lei capisse se stessa.
Insomma, la rossa la consolava, anche se manteneva lo stesso quel tono freddo e distaccato, quasi professionale, ma Miley percepiva lo stesso la sua disponibilità nei suoi confronti, e le era immensamente grata.
Così, una fredda sera di novembre, nel 1974, era entrata nel loro dormitorio tutta infuriata e si era gettata sul letto.
Lily, che in quel momento stava comodamente sdraiata nel suo a leggere La Gazzetta del Profeta, il quotidiano dei maghi, poté persino risparmiarsi di chiederle cosa fosse successo, sapendo che poco mancava allo sfogo dell’ amica, e infatti…
-Balck!- sbottò, -Ti pare? È proprio un bambino quando se ne sta avvinghiato ad una di quelle ochette starnazzanti del suo Fan Club!- cominciò, indignata, -E in più ha anche il coraggio di sedersi su una delle poltrone più comode della Sala Comune! Insomma, non che voglia proibirgli di trovarsi una fidanzata con cui sbaciucchiarsi dalla mattina alla sera, ma deve imparare a contenersi!- la sua disapprovazione traboccava da ogni parola, -Può andare altrove, invece di offrire uno spettacolo così disgustoso ai primini! E i Prefetti non dovrebbero permettergli tutta questa libertà!-
Aveva urlato tanto che le era venuto il fiatone.
-Miley- disse a quel punto una Lily Evans che aveva compreso tutto, approfittando dell’ attimo di pausa dell’ amica, -Tu ti sei innamorata di Black- annunciò, per niente sorpresa, -E riguardo ai Prefetti- continuò, tranquillamente, -Mi pare ovvio che non gli dicano nulla, visto che la maggior parte appartiene al suo Fan Club, no?- concluse, con l’ intenzione di farla sorridere.
E Miley, nonostante fu sorpresa più di lei da quell’ affermazione, non poté far altro che constatare che forse era la frase più vera nel raggio di tutta Hogwarts.
-No, in realtà non lo facevo di nascosto- proseguì Sirius, facendola ritornare al presente, nel caldo agosto del 1977.
-Ah, no?- chiese Miley, in modo un po’ assente. Per la mente le balenava ancora quel ricordo e decise di scacciarlo, non voleva perdersi nemmeno una parola del discorso di quel ragazzo che tanto l’ affascinava.
-No, speravo che tu mi notassi- confessò, leggermente imbarazzato, -Ma tu eri troppo impegnata a studiare la Evans- concluse Black. Sorrideva in modo sì Malandrino, ma il suo sorriso esprimeva tenerezza nei confronti della ragazza, la quale non tardò ad arrossire.
-Oh, beh…- farfugliò, in cerca di una spiegazione.
-Non ti devi preoccupare, non ti sto accusando, e tantomeno prendendo in giro- sorrise ancora lui, -È solo che, insomma… Volevo sapere come fai ad esserle così amica- rispose, prima di rendersi conto che come risposta non era soddisfacente, né sincera.
La reazione di Miley diede la conferma ai suoi pensieri.
Evidentemente, nemmeno a lei piaceva molto la sua risposta.
-Lily non è come pensi- rispose secca, mentre la sua espressione s’ irrigidiva. Come diavolo si permetteva, lui, di chiedergli una cosa del genere?
-Ah, davvero?- rispose vago il Malandrino, cercando di rimediare la sua gaffe, -E com’ è?-
-Lily è una persona davvero speciale- disse la bionda, incenerendo l’ occhiata bieca del ragazzo, -Solo che finché la gente continuerà a giudicarla senza alcun motivo,- e qui scandì bene le parole, -nessuno se ne renderà mai conto-
Sirius rimase impietrito di fronte a quella frase. Era come se stesse misurando l’ amicizia di Miley e Lily con quella dei Malandrini, per capire quale delle due fosse più grande.
-Beh, lei… non parla mai con… con nessuno…- balbettò un Sirius Black che si stupì da solo a causa della sua difficoltà nel dire una frase.
-Ah, è così?- tuonò Miley, -Lei non parla mai con nessuno..- lo imitò, furiosa, -Piuttosto scadente come scusa, direi!- commentò, mentre la rabbia prendeva le redini delle sue emozioni, -Ma dimmi un po’, Black, qualcuno ha mai provato a parlarle? Chi si è mai offerto di consolarla?- sbottò la biondina, -Non conosci nemmeno un quarto dei suoi problemi, e credimi, ciò basterebbe per farti cambiare totalmente opinione!-
-Hai ragione- convenne in fretta lui, -Scusami, sono uno stupido-
-Tu e tutti gli altri siete solo un mucchio d’ imbecilli, pronti a dispensare critiche su chiunque la pensi in maniera diversa dalla vostra!- continuò lei, che non voleva sentir ragione, -E pensare che mi stavi simpatico, ti ho persino creduto diverso!- proseguì, mentre la sua mano cominciava a tremare, -Ma, evidentemente, mi sono sbagliata: tu sei uguale a tutti gli altri, Sirius Black- concluse Miley, con gli occhi lucidi.
Infine, si alzò e si diresse lentamente verso la spiaggia.
Tuttavia, prima che mettesse piede fuori dalla baracca, una mano forte e calda l’ afferrò per il gomito, impedendole di uscire.
La ragazza avvampò.
-Ti prego, Miley, perdonami- sussurrò il ragazzo, con una voce più seria che mai, -Mi sono sbagliato, hai ragione tu- Sirius Black non avrebbe mai pensato di scusarsi. E mai avrebbe pensato di sentirsi tanto dispiaciuto perché una ragazza stava male per colpa sua.
-Lasciami- ringhiò Miley, a denti stretti, -Subito!- ordinò, divincolandosi dalla sua stretta. Il suo tono non ammetteva repliche.
Sirius non poté più trattenerla, e allentò la presa.
La bionda corse via, lasciandosi alle spalle la baracca e un Sirius Black deluso e amareggiato.
 
Lily nuotava, andando sempre più a fondo.
Perché doveva proprio spuntarle in quel momento? Era decisamente il meno opportuno.
La cosa che però la infastidiva ancora di più, era che lei non poteva fare nulla per bloccarla, per impedirle di venire fuori.
Certo, la ninfa le aveva detto che poteva farla apparire a suo piacimento, ma doveva stare comunque ben attenta a non trovarsi in acqua quando provava delle emozioni forti o particolari, perché poteva… Ehm, evadere da sola…
-Evans, ma che fai?- la voce preoccupata e stranamente vicina di James la richiamò alla realtà, -Torna indietro, è pericoloso!-
L’ aveva seguita fin lì?
Si voltò e vide che la riva era ben lontana, molto più di ciò che aveva sperato.
-Scusami, Potter, non mi ero resa conto di quanto mi stessi spingendo al largo- si giustificò la rossa, nascondendo l’ imbarazzo e constatando che dalla loro posizione ci dovevano essere più o meno due metri e mezzo di profondità.
-Credo sia meglio tornare un po’ indietro- convenne il moro, -A proposito, ti ho già detto che nuoti da favola?- aggiunse, divertito, -Ho persino fatto fatica io a seguirti!- disse con sarcasmo, tornando quasi lo stesso di sempre.
-Perché, stupito che una donna sappia nuotare meglio di te?- ribatté lei, altezzosa, -Sei sempre il solito, Potter, non cambierai mai- anche lei stava pian piano riacquistando quel tono burbero e acido di sempre.
-Dai, Evans!- esclamò esasperato lui, -Il mio era un complimento!-
-Beh, allora ti devi informare sull’ argomento, Potter, perché hai un modo molto originale di fare un complimento, e di certo non rientra nella lista delle tue doti- lo rimbeccò lei, -Ah, ovviamente come lista non è molto lunga… Anzi, sì- concluse, ripensandoci.
-E quali sarebbero, Evans, le mie doti?- domandò un James Potter compiaciuto e speranzoso.
-Mmmh, vediamo…- disse lei, fingendo di pensarci su, -Ah, rompere le scatole, perseguitare persone che starebbero meglio senza vedere la tua faccia o sentire la tua voce ogni due secondi, far perdere punti alla tua Casa per colpa delle stupide marachelle che combini, ficcare il naso in cose che non ti riguardano minimamente, far imbestialire chiunque ti capiti a tiro, mettere alla prova la pazienza dei professori, il fatto che tu voglia apparire dappertutto e non passare mai inosservato, essere il primo essere vivente che possiede un minuscolo neurone e non prova nemmeno a sfruttarne le povere risorse, vantarti tutto il santo giorno con quell’ inutile Boccino, girare per Hogwarts con aria tronfia e piena di te, scagliare maledizioni su chiunque ti stia antipatico, pur sapendo che non è brillante quanto te, far soffrire sul serio le persone senza renderti conto che non tutti hanno la sfera emotiva di un cucchiaino da caffè come te, ed essere terribilmente e insopportabilmente egoista!- sbottò la rossa, tenendo il conto di tutte queste cose sulle dita delle mani. Aveva pronunciato tutta questa sfilza di difetti senza mai prendere fiato, e sentì gli occhi pizzicare, ignorandone il motivo. Quando i suoi occhi pizzicavano, significava che delle lacrime sarebbero volentieri scese sulle sue guance, solo che ormai erano talmente abituate ad essere respinte, che si respingevano da sole.
Dopo che ebbe ascoltato quelle parole, James Potter sentì il cuore piangere e sprofondare nella disperazione, facendosi pesante come un macigno.
Per quante volte la rossa gliele avesse ripetute, urlandole lungo i corridoi mentre Miley la trascinava via, mai erano state così taglienti.
Però sarebbe stato pronto a giurare di aver colto un fremito nella voce sempre impassibile di Lily Evans.
Perché Lily era sempre così fredda?
Prima si stava divertendo, ne era certo, però sembrava che lei stessa volesse impedirsi di essere felice.
Ad un certo punto non poté più resistere.
Voleva bloccarla, voleva sapere, voleva averla vicina.
 
Lily era triste.
Perché quel dannato di un Potter ci teneva tanto ad essere sempre così superficiale e spavaldo?
Poco prima aveva apprezzato molto la sua serietà, quando le aveva proposto di mettere fine alle loro discussioni.
Ma a te che importa di ciò che decide di essere o non essere Potter?
Ecco la coscienza, che le faceva puntualmente visita nel momento meno opportuno con la sua domandina trabocchetto, che al posto di consolarla e tranquillizzarla, la confondeva ancora di più.
Non m’ importa un bel niente di quel pervertito! Niente!
Rispose mentalmente, infuriata con se stessa e con la coscienza.
Come no.
La mente della ragazza si rifiutò di replicare, tanto era totalmente inutile.
Si stava allontanando a nuoto dal Malandrino quando, all’ improvviso, ebbe un contatto con qualcosa di stranamente familiare che la fece avvampare.
Due mani forti e sicure le cinsero la vita delicatamente, per la seconda volta nel giro di poche ore.
In quell’ istante, capì che quelle mani non l’ avrebbero lasciata andare.
Si sentì trascinare indietro, sempre da quelle mani che si erano impadronite del suo corpo e delle sue azioni.
James Potter attirò la rossa a sé e la strinse forte.
Lily poteva sentire il petto del ragazzo che si abbassava e si rialzava, mentre lui respirava regolarmente, a contatto con la sua schiena.
Il suo respiro caldo e un po’ affannato le solleticava il collo, facendola rabbrividire, mentre il suo profumo prepotente le invadeva le narici e le scollegava il cervello.
Rimase ferma immobile, come una bambola di porcellana, aspettando che parlasse.
 
James si aspettava che la rossa si agitasse, si divincolasse, gli impedisse di attirarla a sé e facesse di tutto per sfuggire via. Invece, lei non aveva minimamente tentato di opporsi,e non gli aveva nemmeno sputato addosso insulti velenosi.
Era lì, imperterrita, che attendeva una sua spiegazione, una sua parola.
-Lily, ti prego, mi prometti una cosa?- le sussurrò. Nella sua voce non c’ era traccia del suo solito tono allegro. Era roca, perfino supplichevole.
-Dipende. Posso provarci, Potter, ma non sono in grado di prometterti niente- disse, vaga, -Comunque, che cosa dovrei prometterti?- domandò immediatamente.
Come al solito, aveva risposto puntuale.
Una risposta sussurrata, cortese, non urlata in malo modo.
Però la sua risposta non era stata precisa come sempre.
Sì, gli aveva detto qualcosa di preciso, ma senza impegno.
Non sono in grado di prometterti niente.
Quindi, Lily Evans non faceva promesse.
Lily Evans faceva quello che doveva fare e basta, senza troppi giri di parole. Non voleva assolutamente dipendere da qualcuno, desiderava essere libera, anche se non sempre conviene scegliere la libertà.
-Promettimi di non lasciarmi mai- sussurrò lui di rimando, quasi implorandola.
La rossa ne era certa: quello era James.
-Non capisco che vuoi dire, Potter- rispose meccanicamente Lily, -Mi spiace, ma temo proprio di non aver afferrato- concluse falsamente. In realtà aveva afferrato, eccome.
Potter sorrise, amaro.
Un sorriso senza gioia, perché sapeva che l’ intelligente Lily Evans non si era lasciata sfuggire il significato di quelle parole.
Semplicemente, come gli aveva spiegato un attimo prima, non prometteva niente a nessuno, e la sua richiesta era decisamente troppo impegnativa.
Poi, d’ un tratto, le chiese:
-Giochi con me, Evans?-
Lily si voltò apposta per fissarlo negli occhi.
Notò che nelle sue iridi color nutella si nascondeva il riflesso di un bambino.
-Prego, Potter?- chiese, pensando di aver capito male.
Lui sorrise sotto i baffi, concentrò lo sguardo sulla superficie dell’ acqua trasparente per non incontrare quei due smeraldi che l’ osservavano sconcertati, e ripeté:
-Evans, giochi con me?-
-Giocare, Potter?- domandò lei, interdetta, -Ho capito bene?- volle accertarsi.
-Sì, Evans, non potevi capire meglio- rispose lui, cercando di fare un sorriso incoraggiante, -Allora, giochi con me?- insisté.
-Gio…giocare?- si preoccupò la ragazza, -Come? A che cosa?- ci mancava poco che perdesse le staffe, tanto era stupita.
-A quello che stavamo giocando prima, Evans- rispose il moro, prima di scoppiare a ridere.
Lily aspettò che avesse riso abbastanza, poi acconsentì:
-D’ accordo, Potter. Ma fai bene attenzione- lo ammonì, -Stavolta farò sul serio, perciò guardati bene alle spalle- i suoi occhi, per la prima volta, furono attraversati da un bagliore malandrino, molto simile a quello di James.
Poi la ragazza andò sott’ acqua e scomparve.
James osservò spaesato il punto in cui era sparita Lily, ma s’ incantò un po’ troppo, perché due manine fredde e decise gli presero la testa, e gliela ficcarono sott’ acqua.
Dietro di lui, una rossa sorrideva compiaciuta e soddisfatta.
Poi, più preoccupata, si guardò intorno. Nessuna traccia di James.
Errore.
-Bu!- esplose una voce dietro di lei.
La ragazza si voltò di scatto, appena in tempo per bloccare le braccia del Malandrino che stavano per spingerla sott’ acqua.
-Caspita, hai davvero degli ottimi riflessi, Evans!- si complimentò lui.
-Certo, Potter, non sono mica come qualcun altro- ribatté la ragazza.
-A chi vuoi alludere, Rossa?- domandò il moro, in tono di sfida.
-Da quando in qua mi chiami Rossa?-
-Da quando mi pare- rispose lui, -Però rispondi alla mia domanda- le ricordò.
-Davvero t’ interessa sapere a chi alludo, Potter?-
Lui ci pensò su: -Sinceramente, preferisco di no- rispose infine.
-Bella scelta, Potter- commentò Lily, -Volevi forse risparmiarti la batosta?- domandò, sarcastica.
-L’ hai detto per farmi capire che parlavi di me?-
-Sei tu che hai interpretato così la mia frase, Potter- disse una Lily Evans spavalda e provocatoria.
-Però tu non hai detto niente per negarlo, Evans- osservò lui.
-Perché dovrei?-
-Allora è vero!- fece finta di offendersi il moro.
-Beh, a dirla tutta… Sì- concluse, imitando James in un sorriso malandrino.
Il ragazzo se ne accorse subito, ma per paura di farla imbestialire, non si prese la briga di farglielo notare.
-Allora non hai scampo, Rossa, questa me la paghi!- scherzò Ramoso.
In seguito si protese verso di lei e la sollevò a mezz’ aria.
Fu tutto così veloce che la rossa non riuscì a evitarlo.
-No, Potter!-ringhiò subito, -Ti prego, rimettimi in acqua!- strillò Lily, al colmo della disperazione.
Lui la guardò, incapace di spiegarsi quale fosse la ragione di quel brusco cambio di umore. L’ aveva sollevata di poco, e lei si era scaldata subito.
Poi il suo sguardo fu attirato da un bagliore smeraldino, circa all’ altezza delle gambe di Lily.
In effetti, pareva che il luccichio provenisse esattamente dalle sue gambe.
Ma la cosa più strana, anzi, sconvolgente, era che Lily non aveva più le gambe.
Al loro posto c’ era…
-Una coda di pesce?-esclamò James, allibito e convinto di trovarsi in un sogno molto strano.
La rossa si divincolò, ma non fece nessuna fatica a ricadere in acqua, dato che il Malandrino non tratteneva più saldamente il suo bacino, tanto era stupito.
Aprì la bocca per parlare, ma Lily fu più svelta e gliela tappò all’ istante con una mano.
-Ecco, adesso sai il mio segreto, contento?- disse, aspra e abbattuta, -Vallo pure a cantare ai quattro venti, quando arrivi a Hogwarts-
Dopodiché si voltò e raggiunse la riva, lasciandosi alle spalle un James Potter ancora troppo perplesso per riuscire a muovere un muscolo.
Semplicemente, il suo cervello si era scollegato.
Man mano che la ragazza si avvicinava alla costa,  la coda di pesce svaniva, restituendo il posto alle sue gambe.
Invece di dirigersi alla baracca, che si trovava proprio di fronte a lei, Lily girò a destra e s’ incamminò per la spiaggia, mentre il suo volto assumeva le sembianze di una terrorizzante macchia scura.
Una camminata svelta, rapida, furtiva, i piedi a bagno nell’ acqua cristallina di quel bellissimo mare.
 
 
 
4ever_friends: grazie gre, sei fantastica come sempre, spero che ti piaccia anche questo chappy…in tal caso fammelo sapere…purtroppo in questo cap e nel prossimo non ci sarà molto di Miley, che so ti piace…però prometto che sarà più presente a partire dal quinto...tv1kdb





 
 









 

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Capitolo 4
*** Un salto nel passato ***


Salve a tutti!!! Ecco un altro chappy…è un po’ per farvi sapere cos’ è successo a Lily…mi raccomando commentate!

UN SALTO NEL PASSATO

Nella baracca, invece, Sirius, fissava un punto non specificato del tavolo in legno, con occhi completamente vuoti. Stringeva fra le mani un bicchiere di Whisky Incendiario, ma l’ alcool di quella bibita non gli aveva bruciato la gola come al solito. Anzi, forse se avesse bevuto della semplice acqua, quest’ ultima avrebbe avuto più sapore. Tanto, che cosa gli importava di quello che beveva? Si sarebbe ubriacato alla fine. E allora? Lui non poteva ubriacarsi? Si sentiva un verme. Un lurido e viscido verme a cui non restava altro che strisciare per terra baciando i piedi degli altri. Anche quelli di Mocciosus.
Naaa, perché essere così masochista?
Diceva la parte di lui a cui importava solo farsi beffe degli altri. Eppure si sentiva così vigliacco che se Severus Piton fosse passato in quel momento e lo avesse insultato, lui non si sarebbe nemmeno preso la briga di stare al gioco. Quel giorno aveva fatto soffrire una ragazza, cosa del resto naturale, ma non era altrettanto naturale il fatto che lui fosse dispiaciuto di averla fatta star male. Da quando in qua soffriva per una ragazza? Felpato non aveva mai sofferto per una ragazza, con le ragazze ci giocava, era anche probabile che si fidanzasse con una sua ammiratrice, ma non era mai nulla di serio o impegnativo. Il suo record di durata di fidanzamento, era di essere stato insieme a una ragazza per un’ intera settimana. Quella volta aveva stupito persino sé stesso. Ma in quel momento era diverso. In quel momento, nella sua mente, rivedeva continuamente la faccia di Miley che si allontanava amareggiata e delusa. E il suo cuore doleva. Gli faceva male, maledizione! Possibile che provasse così tanto dolore? Ma che diavolo gli aveva somministrato quella ragazza, un filtro d’ amore? L’ aveva stregato? Anche se il malandrino non conosceva la risposta di tutte quelle incognite, era sì. Sì, Miley Jones l’ aveva stregato. L’ aveva stregato senza ricorrere all’ utilizzo di futili e banali pozioni o filtri d’ amore. L’ aveva stregato con il suo modo di fare, spontaneo, estroverso e disponibile con tutti. L’ aveva stregato la sua allegria e il suo sorriso abbagliante, sincero e genuino, e la sua natura che la portava ad essere sempre generosa e leale. Semplicemente, quel giorno, Sirius Black, provò per la prima volta un sentimento molto profondo, un sentimento indistruttibile, di cui lui conosceva solo di nome ma che non aveva mai avuto modo di sperimentare. Il sentimento che provava era amore. Sirius Black, il bel malandino conosciuto come Felpato, si era innamorato. Si era innamorato di Miley Jones.

In quel preciso istante, un a biondina aveva corso per un miglio, poi si era ritrovata alla fine della spiaggia, dove cominciavano ad esserci gli scogli. Si sedette sulla sabbia, non potendo più correre via, e si prese la testa fra le mani. In un baleno, salate e amare lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi azzurro cielo. Miley pianse. Singhiozzò ininterrottamente per un tempo che a lei parve eternamente lungo. E così quel dannato di un Black era anche capace di farla soffrire, mettendo in dubbio il suo affetto nei confronti di Lily. Ma chi si credeva di essere? L’ unico capace di essere amico di qualcuno? Ma figuriamoci!
Eppure le lacrime continuavano a scendere, silenziose, e le rigavano le gote. Gli occhi arrossati e l’ espressione vacqua non erano elementi che caratterizzavano gli occhi di Miley Jones. Non poteva scendere così in basso. Ma in fondo, chi era lì a guardarla? Chi poteva trovarla lì? Nessuno. Nessuno avrebbe visto la metamorfosi dolorosa di quel viso sempre luminoso e solare, spegnersi e bagnarsi di lacrime. Mai aveva pianto tanto in vita sua. Ma non piangeva solo per il fatto di essere stata sottovalutata. Ma per il fatto di essere stata sottovalutata da SIRIUS BLACK. Per il fatto che lui le aveva solo chiesto di com’ era Lily, magari per poi andare a spifferare tutto al suo amico Potter. Credeva davvero di riuscire a comprare lei, Miley Jones, con un sorriso dolce e dei complimenti? Beh, si sbagliava in tutto e per tutto. Lei non gli avrebbe raccontato della sua best in cambio di una carezza. Non gli avrebbe parlato di ciò che condividevano e del perché andavano così d’ accordo. Non gli avrebbe raccontato di come Lily fosse una persona stupenda. Voleva davvero conoscere la rossa? Bene, allora che andasse pure da lei senza stressare la sua amica che non c’ entrava con niente in quella storia.
Ma tu, Black, sei capace solo di farmi soffrire così tanto? Vai al diavolo. Dovevi proprio insinuarti nella mia vita? Sarebbe stato meglio se non ti avessi mai notato. Ammetto che sarebbe stato un po’ difficile, vedendoti dappertutto insieme a un gruppo d’ oche con cui ti metti in mostra, e che non fanno altro che parlare di quanto tu sia figo a tutta Hogwarts. Però devi smetterla. Tu non soffri così tanto per me, e io non vedo perché dovrei pensarti ogni secondo. Ma ormai ti sei infiltrato nella mia vita più di prima e io non ti posso evitare. Io non ti posso dimenticare. Non ora.
E, dopo questi amari pensieri, le lacrime non smisero di scivolare lungo tutta la superficie lucida del suo viso, fino ad arrivare all’ estremità del mento, per poi perdersi nella sabbia.

Lily camminava a passo spedito. Aveva bisogno di stare sola. L’ unica persona che sarebbe stata in grado di calmarla era Miley, che adesso era impegnata a fare chissà cosa.
Spero solo che almeno lei si diverta.
Pensò la rossa. Se avesse saputo… Ma lei non sapeva niente. Per dirla tutta, stava percorrendo la parte di spiaggia opposta rispetto a quella che aveva percorso la sua migliore amica. Ma in fondo era così che dovevano essere: opposte in tutto e per tutto. Dicono che gli opposti si attraggono, e se pensiamo alla loro amicizia era vero, ma le loro idee, le loro scelte, il loro modo di essere, restava diverso. Una cosa era assolutamente certa. Nonostante le strade che prendevano e le scelte che facevano, non si sarebbero mai separate completamente. Perché, come in una calamita, i due poli si attraggono sempre.
La ragazza continuò a camminare. Non sapeva dove sarebbe arrivata, l’ importante era andare avanti, lontano da tutti. Ecco. Stava per succedere ancora. Di lì a poco si sarebbe chiusa in sé stessa com’ era solita a fare, e avrebbe esternato gli aculei in modo da tenere gli altri ad una dovuta distanza. Perché Lily Evans era sola. Più di quanto non lo fosse già. Almeno così credeva…

James Potter rimase un attimo interdetto a rimurginare sul da farsi. Sentiva uno strano desiderio dentro di lui. Voleva correre dietro a quella ragazza dai capelli rossi, voleva fermarla, stringerla a sé e baciarla all’ infinito. Ma che gli prendeva? Da quando era LUI a voler baciare una ragazza? Semmai era il contrario! Ok che erano sette anni che strisciava dietro alla Evans, ma era solo un gioco, un modo per divertirsi quando non aveva nulla da fare, per il semplice fatto che gli piaceva farla imbestialire e farla stare male. Senza neanche avere il tempo di pensare a qualcos’ altro, le sue gambe agirono d’ impulso. Corse in direzione della rossa. Era già lontana, ma lui l’ avrebbe raggiunta. Primo perché era un ragazzo, e i ragazzi sono, di solito, sempre più veloci delle ragazze a correre; e secondo perché nelle sue scappatelle notturne che avvenivano una volta al mese, era abituato a correre parecchio e velocemente, per cui si teneva in allenamento.
Aveva percorso una cinquantina di metri, quando la vide. Eccola là, la sua Evans, che continuava a camminare a passo veloce, con quell’ aria altezzosa e altera che l’ accompagnava dappertutto. In meno di un secondo le fu alle spalle e l’ afferrò per un polso. Doveva averle fatto male, perché quella strillò:
-Ahi! Ma cosa…?-
Poi, vedendolo, ammutolì, e lo fissò negli occhi per un istante, per poi iniziare a divincolarsi.
-La…scia…mi!!! ORA!!!- la rossa stava cominciando ad agitarsi sempre più. Il malandrino non allentò la presa, né spiccò parola. Sapeva che Lily perdeva la pazienza se non si faceva quello che diceva.
-Potter!- sbottò, ai limiti della sopportazione e scandendo per bene tutte le parole, -Esigo che mi molli il polso. Se non ne hai notato il colore, grazie alla tua INOPPORTUNA presa d’ acciaio, sta diventando viola. MI STAI FERMANDO LA CIRCOLAZIONE, RAZZA DI SQUINTERNATO CHE NON SEI ALTRO!!!-
-No, Evans, se non l’ avessi ancora capito, non ho alcuna intenzione di lasciarti- disse James, con una calma che non era da lui. Lily era incredula.
-Ah, no?- chiese, gli occhi fuori dalle orbite.
-No, Evans, anche se devo ammettere che tenerti ferma in questa posizione è alquanto scomodo…- fece finta di pensare lui.
-Vero?- gli chiese la rossa con sarcasmo, il sopracciglio inarcato.
-Già, è proprio vero. Quindi…- disse James. Cominciò a frugare in una tasca chiusa degli shorts che aveva per costume, ne estrasse la sua bacchetta magica, elastica, di tasso e corde del cuore di drago, undici pollici, fece apparire poi un paio di manette, e ne legò una al suo polso e una a quello della Evans.
Lily era esterrefatta. Lei non aveva con sé la sua bacchetta, perché era ancora nella tasca nascosta dello zaino e non pensava le sarebbe servita. Però non poteva fare niente. Sarebbe rimasta legata a Potter fino a quando l’ avrebbe deciso lui, e cioè per un tempo non specificabile, ma sicuramente molto lungo. Una cosa però era più che certa: lei si sarebbe opposta a tutto ciò che le avrebbe imposto di fare.
-Sei spacciata, Evans. Non sei più tu quella ad avere il coltello dalla parte del manico. Perciò cerca di starmi bene a sentire- le intimò. Quel tono minaccioso e prepotente non gli si addiceva.
-Ma come ti permetti di minacciarmi, Potter?- replicò lei.
-Mi permetto, come ti sei permessa tu di affibbiarmi punizioni ingiuste per sei anni, Evans – le rispose duramente.
-Ah, e quindi la colpa sarebbe mia, adesso?-
-Non ho detto questo-
-Ma volevi che io capissi così-
-NO!!!- esplose Ramoso. Lily sussultò.
-Scusami. Non volevo. Mi dispiace. Tanto. Davvero- si scusò a testa china.
-Non importa- lo perdonò Lily, più tranquilla.
I due camminarono per un poco in silenzio, lo sguardo fisso sulla sabbia bianca che scottava sotto i loro piedi nudi.
-Lily, mi dispiace, non lo sapevo- disse James dopo un po’. Lily capì subito a quale argomento si riferiva.
-Già, era ovvio- rispose lei, impassibile.
-Allora è per quello che non volevi mai uscire con me?- chiese ad un certo punto James, con aria un po’ titubante e speranzosa.
-Quello cosa?- domandò confusa la rossa. In quel momento ci stava capendo meno di niente.
-Beh, ho pensato che tu non volessi mai uscire con me ad Hogwarts perché le Sirene non possono stare con gli umani, giusto?- confessò il malandrino, scompigliandosi i capelli in quel suo modo inimitabile, che Lily trovava tanto irritante.
La rossa scoppiò in una fragorosa risata. Non sarebbe cambiato mai, James Potter. Che sciocco! Senti un po’ tu che razza di idee si mette in quella zucca vuota che lui dice sia la testa...Pensò la Evans continuando a ridere.
Quel ragazzo era talmente strampalato che era riuscito persino a strapparle una risata. E non stava ridendo di lui in quel modo freddo e schernitore, ma in un modo divertito.
-Devo ripeterti tutti i motivi per cui non voglio uscire con te, Potter?- gli chiese la rossa, sorridendo.
-Prima di tutto perché sono una Sirena…- cominciò il malandrino al posto suo, peccato che non aveva detto la cosa giusta.
-No, Potter, prima di tutto perché sei un arrogan…- provò a portarlo sulla pista esatta Lily.
-Ok, ok, Evans. Sai, non sono più così disposto di risentire i tuoi motivi, visto che se non sono cambiati li so a memoria- la interruppe il bel Cercatore, deluso.
-Oh, come ti sono grata, Potter, non sai quanto fiato mi fai risparmiare- tirò un sospiro di sollievo la rossa.
-Lily, voglio che tu sappia che non andrò a dirlo a tutta la scuola- la informò il bel malandrino, tornando serio.
-Perché, Potter?-
-Perché cosa?-
-Perché non vai a spifferarlo ai quattro venti? In fondo, sarà una notizia succulenta, uno scoop, ti pagheranno solo per sentire la tua versione dei fatti- gli rispose amareggiata.
-Ti sei fatta un’ idea molto sbagliata di me. Io non sono uno che va a dire in giro i segreti degli altri, men che meno che tu sei…-
-…una Mezza Sirena, sì- completò la rossa per lui.
James aggrottò le sopracciglia.
-Che cosa sono precisamente le Mezze Sirene?- domandò incuriosito.
-Io ti racconterò la mia storia, Potter, a patto che tu in cambio non dica a nessuno che cosa sono, nemmeno ai tuoi compari, intesi?- propose Lily.
-D’ accordo, Rossa, ci sto. Comunque i miei “compari”, come li chiami tu, sono tipi molto affidabili e non aprirebbero bocca neanche loro. Poi capiamo tutti molto bene che cosa si prova ad essere un po’ diversi, conosciamo bene la situazione di Rem…ehm…cioè…conosciamo bene molte situazioni…- si corresse James quando si rese conto di essersi lasciato andare un po’ troppo. E se l’ avesse scoperto? Dopotutto si trattava della Evans, una tipa MOLTO sveglia.
-Non ti preoccupare, Potter, tanto so già che cos’ è il tuo complice- lo rassicurò lasciandolo a bocca spalancata.
-Co…Come? T-Tu s-sai che…che Remus è…- balbettò Ramoso lasciando a metà la frase.
-Un lupo mannaro? Sì, lo sapevo- gli venne in aiuto Lily. James rimase piazzato. Lily sapeva che Remus era un licantropo, eppure non l’ aveva detto a nessuno. Non credeva fosse il tipo di fare una cosa così. Soprattutto lei, poi, che odiava chi trasgrediva le regole. Invece aveva taciuto.
-Da quanto tempo lo sai?- le chiese. Non era più il James Potter burlone e scherzoso. Era serio e interessato.
-Diciamo da metà del primo anno- rispose prontamente la rossa. -Ma te l’ ha detto lui?-
-Oh, no, l’ ho scoperto da sola-
-Come hai fatto, Rossa?-
-L’ scoperto e basta. Lo vedevo molto giù prima che ci fosse la luna piena, e poi il giorno dopo era pieno di cicatrici. Ovviamente non mi ero accorta che succedeva una volta al mese e proprio quando avveniva il plenilunio. Però, quando mi sono accorta che due mesi consecutivi, proprio quando c’ era la luna piena, stava male, e poi lo rivedevo al mattino pieno di lividi, tagli e fratture, beh…ho fatto due più due. Mi sono documentata in biblioteca e l’ ho osservato attentamente, concludendo che i sintomi erano proprio quelli descritti dal libro. Poi, sono passati tutti questi anni, e la mia ipotesi si è confermata una certezza-
-Brillante. Sei davvero fantastica, Evans. Io non ci sarei mai riuscito- James era realmente colpito dalla teoria di Lily, e pensò che fosse davvero molto intelligente e, soprattutto, le fu grata per non averlo mai detto in giro. Solo una cosa era contento non sapesse: cosa diventavano lui, Sirius e Peter in quelle notti di luna piena. Perché quello sì che l’ avrebbe fatta imbestialire! Probabilmente non l’ avrebbe raccontato a tutta Hogwarts, ma bastava lo sapesse una sola persona perché gli fosse garantita l’ espulsione. E lei lo avrebbe detto proprio a quella persona: Minerva McGranitt, l’ insegnante di Trasfigurazione.
-Remus…Remus sa che lo sai?- le chiese il malandrino.
-No, non gliel’ ho mai detto-
-E perché?-
-Non volevo che pensasse che fosse in debito con me per non aver parlato del suo segreto, e magari mi avrebbe sempre trattato bene perché non lo dicessi in giro. Vedi, per me, sapere che lui è un lupo mannaro, non è un arma che ho e di cui posso servirmi. Non l’ ho scoperto per minacciarlo a farvi rigare dritti. E poi, per lui sarebbe stato piuttosto imbarazzante se gli avessi detto: “Ehi, ho scoperto che sei un licantropo!”, non trovi?- gli spiegò Lily.
-Come sempre hai ragione, Rossa- annuì lui. Lily stette zitta, e dopo un po’ il malandrino le chiese:
-Perché non l’ hai mai detto in giro?-
-Avrei dovuto, forse?- rispose lei.
-No. Però credevo che l’ avresti almeno detto ai professori…o…a Miley…-
-Si vede che non mi conosci, Potter, io non vado a parlare a tutta Hogwarts degli affari altrui. E poi suppongo che i professori ne siano a conoscenza. Invece, per quanto riguarda Miley…beh, è un vostro segreto e a lei non lo racconto-
-Grazie, Lily– James pensò che fosse la cosa più giusta da dire.
Lily provò una stretta allo stomaco a sentire quelle due semplici parole pronunciate in modo così dolce e sincero.
-Di che, Potter?-
-Di tutto- rispose –Senti…posso dirlo a Rem che lo sai anche tu?-
-Se vuoi…però spero non si arrabbi-
-No, vedrai che Lunastorta non se la prenderà- la rassicurò il moro.
-Lo chiamate Lunastorta per via del suo…com’ è che dite voi? Ah, già…il suo Piccolo Problema Peloso?-
-Ci hai azzeccato anche qui, Evans – sorrise.
-Già, l’ avevo immaginato… E invece voi? Tu sei Ramoso, Sirius è Felpato e Peter è Codaliscia, ma cosa significano questi nomignoli?- domandò lei, curiosa.
Bingo! E ti pareva che andasse a indagare proprio su quell’ argomento??? James arrossì un poco, poi sorrise e rispose:
-Questa è un’ altra storia, Evans, forse un giorno te la racconterò. Ma oggi devo sapere la tua-
Lily gli sorrise di rimando, poi tacque, finché James non le disse: -Allora…che cosa significa essere una Mezza Sirena?-
-Le Mezze Sirene sono persone perfettamente normali, solo che possono trasformarsi in sirene a loro piacimento, quando sono in acqua, ovviamente- gli spiegò la rossa.
-Ma…allora sei stata tu a voler diventare una Sirena poco fa!-
-No, Potter, la storia è un po’ diversa. Tanto ho già capito che perché tu la comprenda devo raccontartela dall’ inizio- disse Lily. -Prego, sono tutt’ orecchi- la incitò il malandrino.
-Allora prestami la bacchetta, Potter, io e te faremo un salto nel tempo-
James le diede la bacchetta, e con suo stupore lei non pensò neanche di slegarli, non guardò minimamente le manette che ancora univano i loro polsi.
Lily pronunciò un incantesimo non verbale e subito i ragazzi si ritrovarono in un parco in un giorno di primavera di qualche anno addietro.

Una ragazzina dai capelli rossi si guardava in giro, annoiata. Era Lily Evans quando aveva dieci anni, e, come tutti i Babbani, non sapeva che esistessero i maghi e le streghe, ma come tutte le bambine le piaceva crederci. Non sapeva ancora che sarebbe andata ad Hogwarts, anzi, ne ignorava pure l’ esistenza, essendo Babbana. Viveva con i suoi genitori e la sua sorella maggiore, Petunia, e stava giocando con lei nel parco vicino a casa. Stavano giocando a nascondino, e toccava a Petunia fare la conta, nel frattempo, lei si era nascosta dietro un faggio abbastanza lontano dalla sorella. Aveva già cominciato a cercarla, però lei era stufa di aspettarla, ci stava mettendo troppo. Ad un certo punto, notò che ai piedi del tronco dietro cui si era nascosta si trovava un ciuffetto di violette. Erano così graziose…lei adorava le violette, perciò le raccolse. Annusò il loro profumo e si mise ad accarezzare i loro petali viola. Pensò a quanto fossero fragili e delicati e a come sarebbero stati più belli se avessero avuto un colore diverso, invece del solito viola, che ne so…potevano essere arancioni. Fu in quel momento che vide i petali tingersi di un arancio sgargiante. Rimase stupita, però voleva che accadesse di nuovo, così pensò all’ azzurro e non appena toccò il fiore, i suoi petali sfumarono diventando azzurri. Riprovò diverse volte immaginando un sacco di colori e vedendo che il suo esperimento riusciva sempre voleva dirlo subito a Petunia.
“Tunia, vieni a vedere, presto!”
Petunia, che la stava cercando poco più in là, arrivò di corsa dalla sua sorellina.
“Che c’ è, Lil?” le chiese.
“Guarda, Tunia!” e fece diventare fucsia i petali della violetta. “Dai, Tunia, prova anche tu!” la incitò. Petunia provò e riprovò, ma con lei non funzionava.
“Perché io non ci riesco?” le domandò.
“Non lo so…forse si è scaricato…” buttò lì la rossa. Era dispiaciuta per Petunia.
Provò di nuovo e vide che i petali diventavano gialli.
“Perché con te funziona e con me no?” piagnucolò Petunia.
“Su, Tunia, si vede che funziona solo con chi lo trova per primo. Scegline un’ altra” le consigliò. Lei prese una violetta e l’ accarezzò. Niente. Provò lei, ed ecco i petali cambiare colore.
“Non è giusto, non è giusto!” si arrabbiò sua sorella.
“Ma si, Tunia! Non sei felice per me? Sono un po’ magica!” tentò di riportare il buon umore alla sorella.
“Non esiste la magia!” ribatté lei.
Lily abbassò lo sguardo, triste. Sua sorella era sempre stata un po’ sprezzante certe volte, però la faceva sempre stare male.
“Perché dici così, Tunia? Non ti ricordi che cosa abbiamo detto l’ altro giorno? Che da grandi saremo…”
“…due cercatrici di fate, lo so, ma è inutile, tanto non esistono. Cresci un po’, Lily e smettila di credere a tutte quelle fesserie!”
“Dici così solo perché con te il fiore non cambia colore! Ma non c’ è nessun altra spiegazione: ho fatto una magia!” stava già cominciando a scaldarsi, però aveva ragione.
“Sciocchezze! E smettila di dire certe cose! Le bugie non si devono raccontare!”
“E chi le racconta?” Continuarono a litigare per un po’, quando si avvicinarono a loro tre ragazzi. Erano molto più grandi rispetto alle due sorelle, dovevano avere circa sedici anni. Uno dei tre, che pareva il leader, aveva i capelli di un biondo chiarissimo, portava un cappellino storto verde militare, come la felpa che gli arrivava al ginocchio e lasciava scoperti per poco i jeans, fece un passo avanti lasciandosi gli amici alle spalle.
“Bene, bene, bene. Guardate cosa c’ è qui, ragazzi. Due belle bambine” disse.
“E tu che cavolo vuoi?” gli chiese Lily sulla difensiva.
“Come sempre…” pensò in quell’ attimo James, che aveva seguito la scena stando stranamente zitto e lanciando talvolta occhiatine alla Lily diciassettenne accanto a lui, e un sorriso non poté non increspargli le labbra.
“Sentitela…sa anche come difendersi, la marmocchia” ghignò quello.
“No, di marmocchie non ne vedo, semmai ci sono tre marmocchi” lo corresse la rossa.
“Sam, Thomas, tenetela” ordinò il biondo ai suoi due amichetti. I due non esitarono un istante, si protesero verso la giovanissima Lily e le immobilizzarono gli arti.
James sentì che una bestia si scatenava dentro di sé. Una bestia nel vero senso della parola: selvaggia, assassina, crudele. Voleva prendere a calci, pugni, sberle e chi più ne ha più ne metta, quei tre mascalzoni. Voleva fargliela pagare. DOVEVA fargliela pagare. Stavano maltrattando la rossa. La SUA rossa. La sua Lily Evans.
Poi il ragazzo rivolse la sua attenzione verso Petunia, la quale, più impaurita che mai, arretrò, trovandosi però con la schiena contro il tronco di un altro albero.
“Allora, bella bimba, fai un po’ vedere allo zio Jerry la mancia che ti ha dato la mammina” disse con voce volutamente gentile e zuccherosa. A Lily quel tono smielato fece venire la nausea. Se solo Petunia gli avesse dato retta l’ avrebbe decapitata. Era diventata rossa dalla rabbia e i suoi occhi emanavano scintille che non promettevano nulla di buono. Tentava di divincolarsi senza successo, poiché i due ragazzi la superavano in forza e in più erano in due. Già, due contro uno. Coraggiosi. La rossa stava esplodendo. In parte perché era inviperita con quei tizi, e anche perché non sopportava il modo in cui trattavano Petunia, la quale farfugliava e aveva le lacrime agli occhi.
All’ improvviso i tre aggressori furono scagliati lontano dalle ragazzine. A colpirli era stato un potente raggio che brillava di una luce gialla, intensa. Il raggio di luce sembrava provenire dalle mani di Lily, che se le fissava sbalordita. Possibile che fosse stata lei?
Intanto, i tre teppisti, che erano finiti in un fiumiciattolo poco lontano, pensarono bene di darsela a gambe.
Petunia fissava Lily a bocca spalancata, sorpresa e intimorita. Aveva paura che potesse succedere anche a lei una cosa simile, però d’ altro canto non poteva che ringraziare la sua sorellina minore. Lily le si avvicinò cautamente, come se Petunia fosse un coniglio e non doveva spaventarlo. La rossa passò un braccio dietro le spalle della sorella.
“Tunia…tutto bene?” le chiese in un sussurro.
Petunia l’ abbracciò e cominciò a piangere silenziosamente, poi si sedette ai piedi dell’ albero e Lily la imitò.
“Cosa pensi che volessero da noi?” chiese la maggiore una volta che la sua sorellina si fosse sistemata.
“Soldi, suppongo” rispose la rossa, lo sguardo concentrato, le sopracciglia aggrottate.
“Voglio che non succeda mai più” disse Petunia.
“Non succederà” affermò Lily, sicura. In quel momento la maggiore sembrava lei.
“Lily…” la chiamò Petunia debolmente.
“Sì?”
“Ho sonno…”
“Dormi, allora. Aspetterò che ti svegli poi torneremo a casa insieme” disse Lily. Petunia appoggiò la testa alla corteccia e chiuse gli occhi, addormentandosi quasi subito. Anche Lily chiuse gli occhi, ma non si addormentò. Non sapeva cosa fare.

La Lily più grande fissò James, quasi aspettasse un suo commento, il quale non tardò:
-Che bifolchi! Sei stata grande, Lily!- si complimentò James. La rossa avvertì un moto di rabbia nella voce del malandrino quando aveva parlato dei teppisti e, non seppe spiegarselo neppure lei, però era contenta.
-Adesso che facciamo?- chiese Ramoso.
-Aspettiamo- rispose semplicemente Lily.
- Lily…- James l’ aveva chiamata in modo dolce, supplichevole, così tanto che alla ragazza si scaldò il cuore e arrossì impercettibilmente.
-No, Potter – rispose. Non sapeva perché gli aveva detto così. Il punto era che le parole le erano uscite spontanee, come se avesse parlato un'altra. Forse perché, in fondo, il suo cuore, aveva intuito perfettamente cosa voleva dirle il malandrino.
-Perché, Rossa?- chiese quest’ ultimo.
-Perché non voglio, Potter – disse, determinata e sicura. Si distrassero, notando entrambi che il sole stava tramontando, e che una figuretta si avvicinava alla piccola Lily.

Il parco era ormai deserto. La rossa aguzzò la vista: la figuretta che stava avanzando verso di lei era alta poco più di venti centimetri. Anzi, non stava avanzando, stava “VOLANDO” su di un onda increspata. Aveva la pelle di un azzurrino molto tenue e le mani e i piedi erano palmati. Sulla testa portava un diadema dal quale una goccia di un luminoso verde acqua le ricadeva sulla fronte. Indossava una maglietta di un turchese trasparente; era un po’ particolare, intrecciata sulla pancia, lasciando scoperto l’ ombelico, e le maniche erano larghe ma si stringevano sui polsi, come avesse due spessi bracciali color oro. Aveva persino il percing all’ ombelico, era a forma di conchiglia. Poi aveva dei pantaloni, dai quali usciva in parte il delfino che aveva tatuato all’ altezza della vita, erano in tinta con la maglia, larghi anch’ essi e stretti alle caviglie. I piedi, invece, erano scalzi e immersi per poco in quella piccola onda volante. Lily chiuse gli occhi, se li strofinò, poi la riaprì. No, non era un’ allucinazione, anzi, prese persino paura: mentre aveva tenuto gli occhi chiusi la creaturina le si era avvicinata ancor di più, tanto che si trovava a un soffio dal suo naso.
“C-Chi s-sei?” chiese la rossa facendosi piccola piccola. Notò quanto era bella quella strana persona, se così si poteva definire. Era davvero graziosa, i suoi occhi blu oceano la guardavano incuriositi e ammirati, e sorrideva lasciando scoperti i denti abbaglianti. Era un sorriso vivace, per nulla malvagio, anzi, emanava serenità e pace.
“Salve, io sono Nheirann, principessa di Merinish, e costruttrice di Flohirn, il Consiglio delle Ninfe Acquatiche” si presentò sorridendo.
“Oh, allora…allora mi scusi per il mancato rispetto, principessa Nheirann” si scusò un’ impacciata Lily Evans.
“Niente affatto, Lily, non potevi mica sapere chi sono!” sorrise ancora la ninfa, “Oh, e chiamami Nheirann, sono qui per esserti amica” aggiunse, senza mollare per un istante il suo splendente sorriso.
“Come fai a sapere il mio nome?”
“Beh, diciamo che le ninfe sono a conoscenza di molte cose che riguardano il mondo degli uomini, anche se loro ignorano del tutto la nostra esistenza. Però io sono qui per farti un regalo Lily, e per spiegarti un po’ di cose”
“Per esempio?” chiese curiosa la rossa.
“Sono venuta a spiegarti la tua vera natura, ecco” disse pratica Nheirann.
“La mia…vera…natura?” Lily era incredula.
“Sì. Perché devi sapere delle cose che riguardano il tuo conto, e ti prego di ascoltarmi bene, perché sarà un discorso un po’ complicato, però so che tu lo capirai lo stesso, intelligente come sei” e qui le sorrise, facendola arrossire, poi proseguì: “Vedi, Lily, tu sei una ragazzina un po’ speciale rispetto agli altri della tua età, come le tue amiche”
“Ma…io…non ho niente in più di loro…”
“Ti sbagli. Perché tu sei una strega, Lily Evans, una strega coi fiocchi, oserei dire. Oh, una strega buona s’ intende”
“U-Una s-str-strega?” chiese Lily deglutendo.
“Sì. Ad undici anni ti arriverà la lettera da Hogwarts”
“Che cos’ è Hogwarts?”
“Oh, lo scoprirai meglio tra un anno, cara. Adesso parliamo del mio regalo per te”
“Un regalo?”
“Sei stata brava, prima. Hai scoperto di avere dei poteri magici e li hai usati per difendere qualcuno. Ti meriti un dono”
“Oh, io non credo che sia necessario…”
“Io te lo faccio lo stesso perché sono poche le persone come te” disse decisa Nheirann, “E ti faccio un dono molto bello. Ogni volta che entrerai in acqua, potrai diventare, quando vorrai, una Sirena”
“Vuoi dire quelle donne con il busto di donna e la pinna al posto delle gambe?”
“Sì. E potrai respirare e parlare sott’ acqua. Bello, no? Però lo diventerai solo quando ne avrai voglia”
“Grazie…è…davvero…bellissimo…” ringraziò la rossa.
“Però devi promettermi che non parlerai con nessun tuo conoscente di ciò che ti ho detto e che non userai più la magia finché non ti arriverà la lettera per Hogwarts”
“E quando arriverà questa lettera?”
“Tra un anno, circa” le ripeté Nheirann, “ Allora, sei d’ accordo?” le domandò ancora la principessa delle ninfe, con uno dei suoi bellissimi sorrisi a trentadue denti.
“Certo”
“Ah, un’ altra cosa: a volte, quando sarai in acqua e proverai certe emozioni forti, che ne so…imbarazzo, agitazione, felicità…di tutto, insomma…ecco…la pinna…potrebbe…spuntare da sola”
“Va bene, non ho nessun problema. Ma…come farò a trasformarmi?” Lily era convinta. Ormai sapeva che non si trattava di un sogno, e voleva sfruttare questa favolosa opportunità.
“Basta volerlo. Ci rivedremo, Lily Evans, ne sono convinta” Detto questo, le fece l’ occhiolino e pronunciò alcune parole in una lingua che la rossa non comprendeva.
A quel punto dal diadema della ninfa scaturì una potente luce azzurra che la investì in pieno, e Lily si sentì pervasa da una magnifica sensazione di leggerezza. Aprì gli occhi e vide che Nheirann era scomparsa.

I due ragazzi atterrarono lunghi distesi sulla sabbia. I loro polsi erano ancora uniti dalle manette di James. Nessuno seppe cosa dire e, ovviamente, tocco al malandrino parlare per primo.
-Allora è così che sei diventata una Mezza Sirena- disse.
-Già- affermò lei.
-E…che cosa si prova?-
-Beh, è molto utile-
Videro che il cielo era di un rosa tenue, e il sole, rosso come una mela matura, si vedeva solo per metà all’ orizzonte.
-È tardi- disse lui.
-Cavolo! È tardi sì! Chissà gli altri…ci avranno cercato…- cominciò ad agitarsi Lily.
-Io non ci giurerei poi così tanto- dissentì James.
-Che diavolo stai dicendo? Certo che ci avranno cercato!-
-Ah, come sei illusa, Evans…-
-Cosa? Illusa io?-
-Certo! Ti pare che non abbia detto ai mie amici di non cercarmi se sono con te? Insomma, mica sono così idiota da lasciarmi sfuggire l’ occasione di stare da solo con te, per una volta!-
Lily s’ irritò, però, non seppe spiegare come, ma arrossì.
-Sei uno scemo, Potter…- sussurrò.
Come? Reagisci così dandogli solo dello scemo? Robe da matti…
Sentì la sua coscienza parlare.
-Dici, Evans?- le chiese con quel sorrisetto malandrino, sempre mantenendo un tono basso come il suo.
-Perché sussurri, Potter?- gli chiese poi Lily con voce normale.
-Perché lo stavi facendo anche tu, un momento fa, Evans– rispose, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoli ancora più del dovuto.
-Madonna, se sei idiota…-
-A proposito, Evans, visto che non sei una Sirena ti puoi mettere con me!- esclamò un James entusiasta e al settimo cielo.
Lily arrossì.
-Se non lo avessi ancora capito, Potter, le ragioni per le quali non esco con te, NON comprendono il fatto che io sia una Mezza Sirena!- tuonò la rossa, esasperata.
-Ok, scusami tanto Miss Lily-datemi-un-insetticida-perché-c’ è-Potter-Evans!- sbottò James, ma in realtà era divertito.
-È meglio se ci avviamo, va’…- concluse Lily con una smorfia, e i due si incamminarono verso la baracca.
Lily non seppe mai quanto bene fece a James in quel momento, mentre erano soli. Erano silenziosi, ma non servivano parole. Quel silenzio parlava già da sé.





Ringrazio tanto queste tre ragazze perché seguono sempre la mia storia e lasciano sempre dei commenti tanto carini, grazie davvero a:

Lussissa: nooo, non sono velocissima, è che prima di decidermi a pubblicare avevo già scritto questi 4 cap, e l’ ultimo non l’ ho pubblicato prima perché volevo finire il 5, avendo paura di avervi poi fatto aspettare troppo dal 4 al 5…tutto chiaro?XD lo so mi sono spiegata da schifo…XD…hai visto che finalmente hai aggiornato anche tu??? È troppo bella come fic…comunque…certo che James si farà adorare dalla sottoscritta!!!(e quanto la invidio io quella raga!!!;D)KISS…e commenta ancora!

Jaily: certo che James ama Lily anche da pesce, che discorsi! Poi sono come te, anch’ io odio le James/chiunque che non sia Lily e viceversa, per cui se così non fosse mi ammazzerei da sola! Ma se hai letto anche questo chappy hai scoperto che Lily non è totalmente Sirena…per quanto riguarda al bacio, lo so, li avrei fatti baciare anch’ io, ma siccome sono meschina e mi piace far soffrire queste due anime…voglio distruggerli ancora un pochino…XD…grazie 1000 per le rece…e continua a farle XD! KISS

4ever_friends: sì cara mia, ci hai azzeccato, è proprio Miley/Sirius! In fondo anch’ io adoro Felpato(meno del mio Jamie però!XD) e penso che Miley sia la ragazza adatta a lui…grazie per i complimenti…non ti preoccupare che il prossimo chappy e quasi interamente su Miley e Sirius!!!KISSONI

P.S. Volevo anche informare i miei lettori che questa storia avrà un finale un po’ diverso da quello vero…perché a me piacciono troppo questi personaggi, allora…beh, comunque non so quando finirà, so solo come finirà, ma le parti centrali le elaboro andando avanti…spero solo che vi piaccia e che continuerete a leggere e recensire!Kiss

Ultima cosa poi giuro che smetto di scassarvi le balle…
Grazie a coloro che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti, e anche a coloro che la leggono e la seguono…me lo lasciate un commentino??? Ma proprio ino ino ino…basta solo che mi diciate come la pensate…Kiss

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Capitolo 5
*** Perdonami ***


Salve a tutti coloro che seguono la mia fic! Prima di lasciarvi leggere in pace, volevo dedicare questo capitolo alla mia best Anna, perché mi è sempre vicina e mi sopporta quando le scasso le balle parlando delle mie letture, perché è la persona più simpa del mondo, perché verrà a leggere questa dedica anche se non se l’ aspettava e perché ha una passione sfrenata per il basket…anche se è un po’ depressa da quando manca il suo pupillo Nicolas Richotti…no, dai ske!;P ricordati che TV1KDB4E!!!
Tua Chloe.

PERDONAMI

Quando Lily e James giunsero alla baracca, trovarono gli altri tre Malandrini in uno stato confusionale. C’ era Sirius, ancora seduto al tavolo che stringeva il bicchiere di vetro, questa volta pieno per metà di un liquido color ambra. Poi c’ era Remus, che picchiava pugni sul tavolo, in maniera talmente forte che gli assi scricchiolavano, e urlava qualcosa a Sirius, il quale rimaneva completamente impassibile. Infine si vedeva il povero Peter, che andava avanti e indietro per la baracca tutto sudato, emettendo talvolta dei piccoli gemiti.
-Per l’ amor del cielo, Sir! Dimmi dove sono andati!- sbraitò Remus. Il ragazzo interpellato rimase immobile, gli occhi sbarrati e inespressivi, lo sguardo fisso su qualcosa di inesistente e perso nel vuoto.
-Ehi, ehi, calma! Che succede qui?- domandò James, un’ espressione preoccupata gli attraversava il volto.
-Dov’ è Miley?- chiese Lily, anche lei preoccupata.
-James! Lily! Per fortuna! Non vi trovavamo più!- esclamò Peter, correndo loro incontro.
-Scusa, Pet, ci dispiace. Non ci siamo accorti che si era fatta sera- si scusò James.
-Ma…Miley…non è con voi?- domandò un Remus più confuso di prima.
-C-co-con n-noi??? No!- esclamò Lily, -Era qui!-
-Se n’ è andata- la voce di Sirius si decise a parlare, in un tono roco, triste, rassegnato.
-Come sarebbe a dire, se n’ è andata???- la rossa stava perdendo la pazienza, era agitata e ci mancava poco che prendesse tutti a schiaffi.
-Se n’ è andata- ripeté il malandrino. La sua pelle aveva assunto un colore pallido e spettrale.
-Stammi bene a sentire, Sirius Black: o mi dici subito dov’ è andata Miley, o me lo dici immediatamente, a te la scelta- disse una Lily che cercava con molta fatica di mantenere la calma.
-Non lo so-
-CHE COSA???- Il volto della ragazza era cremisi. Stava per precipitarsi su Sirius e prenderlo per il collo, quando si bloccò. Le manette che legavano il suo polso con quello di James erano state molto utili in quella situazione, e le avevano impedito di avanzare verso il povero malandrino, sennò chissà che cosa gli sarebbe successo.
Poi, due mani salde le afferrarono entrambi i polsi da dietro.
-Calma. Devi stare calma. Troveremo una soluzione, ok?- la rassicurò James, senza lasciarla andare.
La rossa si tranquillizzò.
-Ah…ehm…perché voi due avete le manette?- chiese confuso Peter.
La faccia di Lily assunse una tonalità molto più scura del bordeaux, e anche le gote di James si arrossarono lievemente.
-Oh, beh….ecco…è una lunga storia…- balbettò il bel Cercatore estraendo la bacchetta e facendo sparire (molto a malincuore N.d.A ;P) le manette che lo avevano tenuto legato a Lily per tutto quel tempo che pareva fosse volato.
-Cos’ è successo?- domandò la rossa tornando alla realtà, in modo più calmo e comprensivo.
-È stata tutta colpa mia- disse Sirius.
-Ma perché? Cos’ è successo?- chiese nuovamente la rossa.
-Le ho detto delle cose brutte, che non pensavo…mi dispiace, non volevo ferirla, io…-
-Ok, ho capito. Che tipo di cose le hai detto?- indagò ancora Lily.
Non si aspettava quello che Sirius le stava per rispondere, gliel’ aveva chiesto solo per sapere che cosa avesse turbato così tanto Miley da spingerla a fuggire lontano da lì, lontano da lei.
-Non penso saresti contenta se te lo dicessi. Anzi, dovrei scusarmi anche con te. Non pensavo proprio a ciò che ho detto, cioè, sì, lo pensavo ma non fino a quel punto…insomma…- farfugliò il bel malandrino.
-Dimmelo, Black. Tanto se non lo farai tu, quando troverò Miley me lo dirà lei- lo convinse la rossa.
-Già. Hai ragione. Vedi, io…ho...parlato male…di te- concluse il grifondoro abbassando il tono di voce alla fine della frase, sperando tanto che Lily non sentisse, ma purtroppo i suoi desideri non furono avverati, perché la rossa udì benissimo. Non se la prese neanche con lui, dopotutto se l’ aspettava. Era consapevole del fatto di venire giudicata da tutti, figuriamoci se uno come Sirius Black avrebbe rinunciato a farsi beffe di una preda così facile come lei, una ragazza piena di punti da criticare. E anche James. Ne era certa. Sicuramente anche lui l’ aveva spesso derisa, anche se cominciava a sperare che fosse il contrario, e si stupì dei suoi pensieri. Era inutile, lo sapevano benissimo tutti che a Potter in realtà non importava un accidente di lei. Semplicemente, le correva dietro perché era l’ ultima statuetta della collezione, l’ ultima bambola ingenua, l’ ultimo burattino da usare per poi scartare perché diventa vecchio.
-Da che parte è andata, Black?- domandò infine Lily.
Il malandrino alzò lo sguardo, e gli altri suoi amici lo imitarono. Cosa si aspettavano? Una sfuriata alla Lily Evans? Un’ esplosione da parte di quel vulcano vivente e tanto suscettibile? Forse.
Però quella volta non era accaduto nulla di tutto questo. Lily non mostrava nessuna espressione di collera difficile da nascondere, nessuno sguardo che traboccava d’ odio allo stato puro, anzi, gli occhi smeraldini quella volta esprimevano preoccupazione, si vedeva che la ragazza aveva assolutamente bisogno di una risposta.
-Allora?- si spazientì, vedendo che tutti la fissavano insistentemente senza averle neppure risposto.
-Beh, ecco…è andata da…quella parte, sì- rispose infine Sirius con aria impacciata e grattandosi la nuca.
-Sicuro Black?- si accertò la rossa.
-Sicurissimo- confermò il ragazzo, stavolta meno incerto.
-Grazie, Black- concluse la giovane, poi partì correndo verso la direzione suggeritale dal malandrino, e presto scomparve alla vista dei quattro magici malfattori.
-Sirius, perché?- gli chiese James.
-Jam, scusami. Oggi è stata una giornata orribile-
-Perché dici così? Non è vero!-
-Sì, invece! Miley è stata male per colpa mia, e anche Lily! Miley ha ragione a pensare tutte quelle brutte cose su di me…-
-Smettila, sai benissimo che non è vero, Sir- disse Lunastorta.
-Oh, sì che è così- contestò testardo Sirius.
-No, non lo è. Perché quando torna la tua biondina non la prendi da parte e ci parli?- propose il bel Cercatore con un mezzo sorriso, nel tentativo di riportare il buon umore.
-Da quando in qua dici che è “la mia biondina”?- chiese Felpato, un sorrisetto malizioso gli arricciava le labbra.
-Da ora, qualche problema? Dio, mi sembri la Evans…spero che la sua presenza ti abbia contagiato SOLO PER OGGI a fare domande su tutto, se no qui la situazione si mette davvero male…- scherzò James, in realtà a lui piacevano un sacco le domande che gli poneva Lily, ma non vide perché doveva ammetterlo, probabilmente si vergognava o, semplicemente, voleva tenere per sé tutto ciò che gli piaceva di Lily Evans. (Tutto, praticamente! XD N.d.A).
-Ehi, a proposito, che avete combinato?- indagò Sirius, curioso.
-Niente di che- rispose asciutto James, anche se i suoi occhi brillavano di una luce bellissima, ma ovviamente lui non poteva rendersene conto.
-Suvvia, Jamie! Racconta tutto allo zio Siry, che ti vuole tanto tanto bene!- gli fece il verso quell’ altro, insistente.
-Ma fammi un piacere!- esclamò il moro, ridendo mentre si passava una mano tra i capelli neri indomabili.
-Come? Non credi allo zio Siry? Oooooh, che ragazzo insensibile…- disse Sirius, mettendo un finto broncio.
-Senti chi parla!- s’ intromise Remus. James scoppiò in una fragorosa risata.
-Ben detto, Rem!- esclamò.
-Mi chiedo quale malattia avessi quando mi sono scelto voi come migliori amici…- continuò il bel malandrino. -La stessa che hai adesso, caro il mio Felpato- disse James, passandogli un braccio attorno alle spalle e dandogli pacche dietro la schiena, con finta aria da “sono l’ unico che ti compatisce”.
-Cioè essere allergico ai deficienti?E…e…etciù!!!- disse Sirius fingendo di sternutire, -Etciù!!! Caspita, ragazzi, c’ è un epidemia! Si salvi chi può!!!-
James fece una smorfia, mentre Peter e Remus ridevano di gusto alla battuta dell’ amico. Poi il malandrino dagli occhi nocciola raccolse di nascosto un po’ di sabbia e la mise in testa all’ amico.
-Ehi! Così non vale !!!- protestò Felpato, mentre a sua volta prendeva una manciata di sabbia e gliela lanciava. James la schivò.
-Fortuna che ho dei super riflessi, amico, perché se mi arrivava la sabbia in testa e m’ impregnava i bellissimi capelli che mi ritrovo non so cosa ti avrei fatto…- si vantò Ramoso.
-E dove sono i bellissimi capelli che hai detto di avere?- domandò Remus.
-Grande, Lunastorta!- esclamò Sirius dandogli il cinque.
-Rem! Anche tu contro di me?- si offese James, agguantando altra sabbia e tirandogliela contro, -Forza Pet, facciamogli vedere chi siamo!!!- e i Malandrini cominciarono la battaglia con la sabbia.
Inutile dire che riuscirono a far passare il malumore a Sirius. È proprio vero: gli amici, se sono veri, non ti abbandonano nel momento del bisogno, anzi, condividono il tuo dolore, ti aiutano, ti consolano. Gli amici, sono coloro che riescono a strapparti una risata nella disperazione totale, gli amici non ti lasceranno mai. Ed è bello sapere di poter contare su qualcuno. Sirius era felice, ora, perché gli amici avevano cancellato il senso d’ inquietudine che c’ era in lui. Ora non si sentiva più un verme, perché c’ era qualcuno che gli voleva davvero bene, sempre e comunque. I Malandrini. La sua famiglia.

Lily correva. Andava via, lontano, dove non lo sapeva con precisione, sapeva solo che andava da Miley. Perché l’ avrebbe trovata, poco ma sicuro.
Non sapeva da quanto tempo correva, però le sembrava fossero ore e ore. Intanto il cielo si stava scurendo, e la luna piena per metà s’ intravedeva fra qualche nuvola. Raggiunse la fine della spiaggia, da quel punto in poi c’ erano tutti scogli. Erano alti come grattacieli, frastagliati e appuntiti, così tanto da sembrare enormi e spaventosi mostri, incutevano terrore sul serio.
La ragazza si guardò intorno. Pareva non ci fosse nessuno. “Oh, no, maledizione! Non può essersene andata! Fa’ che la trovi, fa’ che la trovi..”pensò. Poi la vide.
Una figurina rannicchiata sulla sabbia, le ginocchia strette al petto, i capelli davanti alla faccia per non farsi guardare negli occhi azzurro cielo, perché, Lily lo sapeva bene, aveva pianto molto. Unna fitta di dolore le attraversò il cuore. Caspita, com’ era triste vedere la sua Miley così! Lei, che era sempre tanto allegra e cordiale con tutti. No, non poteva permettere che marcisse come una mela. Doveva tirarla su di morale, e al diavolo il suo carattere!
Le si avvicinò, piano. Sapeva che l’ amica l’ aveva vista già da prima, per cui non avrebbe preso nessuno spavento.
-Miley…- disse la rossa, sottovoce, accarezzandole la testolina bionda.
La ragazza si alzò di scatto e l’ abbracciò forte. Lily rispose a quel gesto d’ affetto, e si chiese che cosa mai le era successo quel giorno. Intanto, confortata dalle sue braccia, la sua migliore amica piangeva silenziosamente.
-Miley…- ripeté Lily.
La biondina alzò gli occhi azzurri e limpidi e le disse:
-Lily… Sono una stupida…non sai cos’ è successo…io…-
-Si che lo so-
-Cosa?- domandò distrattamente Miley.
-So cos’ è successo- disse Lily.
-Come fai a saperlo? Chi te l’ ha detto?- chiese la sua migliore amica stupidamente.
-Black, ovviamente-
-Quel cafone!-
-No, non lo è- dissentì la rossa, convinta.
-Prego, scusa?- Miley credette di non aver sentito bene, invece si sbagliava.
-Black non è un cafone-
-Già, hai ragione, dirglielo è come fargli un complimento, bisognerebbe definirlo come un…- Miley stava per cominciare la sua sfilza di insulti indirizzati a Sirius, quando Lily la interruppe.
-Non è vero. Black è in pensiero per te- confessò la rossa all’ amica.
-Lily? Ma…ti senti bene?- volle sapere la bionda, sempre più incredula dalle risposte dell’ amica, posandole una mano sulla fronte per accertarsi che non avesse preso la febbre.
-Sì-
-Sicura?-
-Sì-
-Beh, chissà cosa ti avrà raccontato…non voglio neanche saperlo, adesso che ci penso…- rabbrividì Miley, disgustata solo al pensiero di Surius.
-Mi ha detto che ti ha parlato male di me, e io gli ho creduto- affermò la rossa, lo sguardo severo.
Miley strabuzzò gli occhi. Non era possibile che gli avesse davvero detto la verità e che lei non avesse minimamente reagito.
-Sì…in effetti…è così…- annuì la bionda.
-E tu te la sei presa per questo?-
-Certo! Lui non sa niente, Lily, non può permettersi di giudicarti! E io che pensavo che tu reagissi contro chi ti offende, a maggior ragione se si tratta di Black!- esplose Miley. Dai suoi occhi sprizzavano scintille che non promettevano nulla di benevolo.
-Ma non capisci perché l’ ha fatto, Mil? A lui non importava un fico secco di me, voleva solo attaccare bottone!- anche la rossa era seria, sapeva quanto l’ amica amasse quel tipo strampalato, e non voleva che si perdesse l’ occasione di frequentarlo, perché, anche se era pur sempre un Malandrino, prima l’ aveva trovato davvero dispiaciuto, e poi le aveva chiesto scusa, perché si era reso conto di due cose. La prima era che era consapevole dell’ errore che aveva fatto, e poi a lui Lily Evans non aveva mai fatto niente e non si meritava quegli insulti. D’ accordo, forse gli aveva urlato dietro qualche volta, ma in quei casi aveva ragione. La seconda, era che se voleva ottenere la fiducia di Miley Jones, non poteva farlo se disprezzava la sua inseparabile best friend.
-Beh, allora digli che ha una pessima tecnica per rompere il ghiaccio- ribatté secca Miley, incrociando le braccia.
-Ma dai…sai com’ è…è un Malandrino, che ti aspettavi? Non puoi pretendere troppo da loro…se si tratta di Sirius, poi…- tentò di scherzarci su Lily.
Miley abozzò un sorriso, poi disse:
-Il fatto è, Lily, che non voglio che la gente ti giudichi quando non sa nemmeno qual è il tuo colore preferito-
-Ma mi ha chiesto scusa, adesso, e poi era davvero avvilito. Si stava ubriacando- confessò.
-CHE COSA??? Ma…dici sul serio???- gli occhi azzurri della bionda si dilatarono talmente tanto che Lily temette di vederli staccarsi dall’ orbita e rotolare via.
-Sì...quando io e Potter siamo tornati, teneva in mano un bicchiere di Whisky Incendiario, e aveva gli occhi gonfi e segnati. Poi non proferiva parola, quando gli ho posto le domande ha fatto uno sforzo enorme per rispondermi… Era palese che soffriva un sacco, e credimi, non l’ avevo mai visto peggio di così. Pensa, per fare pena a me...- raccontò sinceramente la rossa.
A Miley si seccò la gola. Possibile che Black fosse stato male per lei? Dopotutto, che cos’ era lei, una semplice grifoncina di Hogwarts del settimo anno, best friend della prefetto/perfetto Lily Evans, in confronto al divo di Hogwarts (secondo dopo James ;P N.d.A), il capo delle marachelle, il re delle battute, il figo, attraente e muscoloso Sirius Black?
-Oh…- fu tutto quello che riuscì a dire, gli occhi spalancati, lo sguardo assorto nei suoi pensieri.
-Dai, adesso torniamo e vi chiarite- decise Lily, trascinandola per un braccio. E per fortuna, visto che, come sospettava, Miley cominciò ad opporsi.
-No...Lily…aspetta…non…- ma non completò la frase, perché lo fece la rossa al posto suo:
-…intendi parlare con Black? Pazienza, ci parlerai lo stesso- concluse.
-Oh, non ci penso proprio- dissentì Miley.
-Oh, lo farai, invece- replicò Lily, testarda come al solito. La bionda si convinse.
-Ma io…non so che dirgli…-
-Sarà lui a parlare. Tu devi solo ascoltarlo-
-Ma io non sono brava in queste cose…sei più brava tu…-
-Non ci giurerei troppo…e comunque, visto che non sai ascoltare, meglio, così impari, no?- Niente da fare, Lily era proprio irremovibile.
-Ma…- provò ancora Miley.
-Niente “ma”, ok?- la bloccò subito la rossa, -Lo farai e basta- decise. Era incredibile quanta determinazione si nascondesse in quel corpicino esile che apparteneva a Lily Evans. Aveva grinta da vendere, quella ragazza!
Le due amiche si avviarono silenziosamente verso la baracca, tutt’e due assorte nei loro pensieri e nelle loro riflessioni.
-Lily?- la chiamò ad un certo punto Miley.
-Si?- rispose la ragazza, alzando lo sguardo per fissarla negli occhi.
-Prima, quando hai detto di aver trovato Black nella bracca completamente sobrio, non hai forse detto di esserci tornata con Potter?- le domandò la bionda, con l’ espressione corrucciata di chi è intento a ricordare qualcosa che in precedenza era sfuggito.
-Sì…- sussurrò Lily, abbassando lo sguardo mentre arrossiva lievemente.
-Perché? Dove siete andati? Che avete fatto?- chiese ancora l’ amica guardandola. Era tutta pimpante ed entusiasta.
-Oh, niente di che…- rispose vaga la rossa, intanto che le sue guance si tingevano di un brillante rosso pomodoro.
-Dai, dai, dimmi cosa!- saltò su Miley. Quando si metteva, quella ragazza era davvero stressante…(in senso buono, sappiatelo! ;) N.d.A ).
-Ma niente…davvero…- insistette la rossina, ora era in un totale imbarazzo e il suo viso e i suoi capelli si erano fusi in un’ unica macchia rosso sangue, a causa dei pochi riflessi rimasti del sole, anch’ esso rosso come un pomodoro molto maturo.
-Sicura?- la spronò Miley, la quale aveva un sorrisetto malizioso stampato in faccia.
-Sicurissima- affermò Lily. (Ooooooooo XD N.d.A).
-Ma sei proprio sicura sicura sicura?- volle accertarsi un’ ultima volta la biondina.
-Sì!- rispose la rossa, mentre sbuffava, esasperata.
-D’ accordo…ma sappi che a me non la dai a bere, Evans…non mi scapperai per sempre…prima o poi lo saprò…oooh, se lo saprò…- si arrese Miley sfregandosi le mani.
Lily sorrise.
Intanto, erano giunte in prossimità della baracca.
Miley cominciò a tremare come una foglia, sentiva che le sue gambe non l’ avrebbero più retta a lungo.
Era arrivato il momento della resa dei conti, il momento per chiarirsi, e non sarebbe stato affatto facile.

Nel frattempo, i Malandrini avevano finito la loro battaglia e si erano seduti sulle panche della tavola a chiacchierare come quel pomeriggio, che sembrava tanto distante da ora.
Sirius non aveva partecipato alla conversazione dei suoi amici, o meglio, aveva ascoltato, sì, ma in modo distratto e assente. Talvolta abbozzava qualche sorriso, tanto per far credere agli altri che era interessato, ma i tre malandrini sapevano benissimo che non stava praticamente seguendo una parola. Sirius aveva un modo tutto particolare per manifestare che era turbato: assumeva un comportamento totalmente opposto al suo, che non gli si addiceva proprio. Il motivo per cui era scosso era fin troppo palese: tra poco sarebbe tornata Lily. E se tornava Lily accompagnata da qualcuno voleva dire che quella persona era senza ombra di dubbio Miley, il che significava scusarsi, e lui non ce l’ avrebbe fatta se non l’ avesse perdonato, il suo stomaco non avrebbe nemmeno retto il fatto di vedere il suo viso sempre luminoso diventare buio e cupo alla sua vista. Se invece Lily tornava sola, voleva dire che lui avrebbe dovuto uccidersi, prima che ci pensasse la rossa. No, non sarebbe tornata da sola…
Tutto tranne questo… pensò il bel malandrino.

Sirius non fece neanche tempo a finire quel pensiero. Vide due ombre lontane avvicinarsi alla baracca.
Poi apparve.
Eccola lì, Miley Jones, i capelli dorati e lisci un po’ scompigliati, gli occhi azzurri cerchiati e rossi. Aveva pianto. Tanto. Il ragazzo non poté che sentirsi in colpa. Eppure…era felice. Si maledisse mille e mille volte per questo, ma non poteva farci niente. Era felice di vederla, di averla ancora lì vicino a lui, era felice di riuscire a percepire la sua presenza. Sentiva un’ energia stana invaderlo. Evidentemente quella biondina aveva un’ influenza impressionante su di lui, poteva cambiare il suo umore solo con la sua presenza! E poi emanava un profumo che avrebbe volentieri annusato per il resto dei suoi giorni (scusatemi x l’ atmosfera macabra…XD N.d.A). Era così buono…sapeva di…di cosa sapeva? Non seppe spiegarselo. Sapeva un po’ di ciliegie e un po’ di…come dire…di buono, ecco. Comunque gli piaceva, e molto.
Il problema però era che non poteva rimanersene lì impalato a fissarla con un sorriso ebete. No, così si sarebbe infuriata ancora di più, si sarebbe sentita doppiamente presa il giro. Così decise cosa fare, poi disse:
-Ciao Lily!!! Che bello mi hai portato Miley! Beh, scusate tanto ma io e la biondina qui presente abbiamo lasciato una questione in sospeso, per cui adesso la sequestro per un po’…arrivederci!- dopodiché afferrò Miley per un gomito e se la trascinò dietro, senza neanche darle il tempo di replicare (e lei ne aveva una voglia! :D N.d.A), mentre gli altri Malandrini e Lily li guardavano scioccati.

Sirius aveva portato Miley all’ interno di una baracca ormai vuota, poche erano poche le persone che si trovavano ancora sulla spiaggia a quell’ ora, e tante erano invece quelle che dovevano ancora venire, perché la sera c’ erano sempre feste e party, dove suonavano le band più conosciute del mondo magico.
-Black, non so se te ne sei accorto, ma mi stai slogando il braccio- disse acida Miley.
-Scusami, Jones, ma non ho potuto evitarlo- si scusò Sirius, senza troppi giri di parole.
-Oh, poverino…- Miley imitò una faccia triste, -Ma raccontala meglio, razza di stupido! A chi credi di darla a bere? Era tua intenzione farmi male, come oggi, e lo sai perché? Perché sei soltanto un’ insensibile e superficiale maniaco! Stammi bene a sentire, Black, perché non te lo ripeterò due volte: LASCIAMI-IN-PACE!!!- esplose la bionda. Sirus non l’ aveva mai vista così infuriata con qualcuno. Era evidente che ci era rimasta più che male da quel pomeriggio. Già, che idiota, aveva fatto sì che lei lo credesse solo intenzionato a giocare con i suoi sentimenti, invece non era così, a lei teneva davvero…ma non se la sarebbe fatta scappare un’ altra volta…no, non poteva…e non voleva.

Nel frattempo, nella baracca dei Malandrini, Lily sentì le urla che sicuramente appartenevano a Miley. Immaginava che avesse dato a Sirius una bella strigliata, in fondo se lo meritava, eccome se se lo meritava, però era anche convinta che, probabilmente per la prima volta in vita sua, Black aveva buone intenzioni.
I suoi pensieri furono interrotti da James, che le disse:
-Come credi che si concluderà tra di loro?-
-A me vieni a chiederlo, Potter?- rispose lei, acida come sempre.
-E a chi se no? Non vorrai mica che vada a chiederlo a Silente!- rispose lui, con una nota di scherno nella voce.
-Beh, aspetta e vedrai, no? Ah, già, dimenticavo che tu non hai pazienza, Potter – James si chiese come mai Lily fosse diventata così scorbutica con lui da un momento all’ altro.
-Oh, scusami tanto, Evans! Non credevo che anche tu fossi così simile a me in fatto di avere pazienza, ma si dà il caso che non fai mica tanta fatica a perderla!-
Lily stava per ribattere, stizzita, quando Remus intervenne: -Ragazzi, piantatela di litigare-
Lily incrociò le braccia al petto e assunse un’ espressione imbronciata, invece James era arrabbiato sul serio, e questa volta non posso che dargli ragione. In fondo, che le aveva fatto? Niente. E allora perché gli rispondeva sempre in malo modo?
Mah, le donne…chi le capisce mai…pensò.
-Capisco che sarai in pensiero per Miley, Lily, ma ti assicuro che Sirius non le torcerà un capello, in fondo è un bravo ragazzo!- la tranquillizzò Remus.
-Oddio, sul fatto che è un bravo ragazzo avrei da ridire, però per il resto non sono preoccupata, sembrerà strano, ma mi fido di Black…insomma…so le sue intenzioni, ecco- disse la rossa.
-E allora che hai da blaterare contro di me?- domandò James, irritato.
-Abitudine, Potter – rispose solamente Lily, scuotendo il capo.
James non poté fare a meno di ridere. Era strana, quella ragazza. Strana e speciale.

Sirius bloccò la bionda che si stava allontanando da lui. Se non voleva ascoltarlo l’ avrebbe obbligata.
-Allora, Black, o io non riesco a spiegarmi bene, o tu sei sordo, perché mi pare di averti detto chiaro e tondo di lasciarmi in pace- disse Miley, la quale tentava disperatamente di mantenere la calma.
-No, Jones, ti sei spiegata benissimo, perché io ho capito tutto- affermò Sirius.
-Ah si? Sorprendente… Non ti credevo capace di capire… Fai progressi, si vede…Comunque, visto che capisci, lasciami in pace-
-Non prima che tu mi abbia ascoltato, Jones – ribatté il bel malandrino, determinato. I suoi occhi blu profondo s’ incatenarono a quelli azzurro vivo di Miley. L’ espressione del viso era così seria che la ragazza ne ebbe paura e tacque, permettendogli di spiegarsi.
-Io non volevo che tu ti arrabbiassi, Jones – cominciò, -Solo che…non sapevo come rompere il ghiaccio, ma ti giuro, mi dispiace davvero un sacco, non credevo la prendessi così-
-Dimmi un po’ Black, se io mi fossi messa a dire che James è un vigliacco, che tratta le persone sempre male, che i suoi scherzi sono banali, e che un ragazzino sfrutta il suo cervello in modo migliore, tu come l’ avresti presa?- ribatté Miley con l’ intenzione di fargli capire dove aveva sbagliato. Voleva che lo capisse davvero, perché in fondo gli credeva, e poi non poteva permettersi buttare all’ aria quel qualcosa di bello che stava per nascere tra loro.
-L’ avrei presa come l’ hai presa tu oggi, perché penso che colui che ha sbagliato sono solo io, non tu. Però ti chiedo solo una cosa, una soltanto- confessò Sirius, chiedendosi dove stava trovando tutte quelle parole. Infatti parlava utilizzando un dizionario che, non solo non gli apparteneva, ma non conosceva proprio. Eppure, in un angolo nascosto del suo corpo, quelle parole vivevano, perché non venivano da un Felpato burlone e sbruffone, non venivano da quel Sirius solito a farsi beffe di tutto e di tutti o a lanciare incantesimi su chiunque gli capitasse a tiro, no, perché quelle parole provenivano da qualcosa di più profondo e remoto, un luogo, dentro di lui, che lui stesso stentava a crederne l’ esistenza e, a maggior ragione il funzionamento. Quelle parole erano i suoi pensieri. Quelle parole esprimevano i suoi sentimenti. Quelle parole, stramaledettamente dolci, vere e cariche di sensazioni, venivano dal suo cuore.
-E qual è la richiesta che vorresti farmi, Sirius Black?- chiese Miley, abbassando la sguardo. Sì, non la stava prendendo in giro, a meno che non fosse un attore che aveva raggiunto livelli molto più alti anche di Premi Nobel.
-Perdonami- rispose semplicemente Sirius. I suoi occhi si stavano inumidendo, ma c’ era buio ormai, e Miley non se ne accorse.
La bionda protese la sua mano piccola e affusolata verso la sua guancia, e gli fece una carezza, segnale che sì, l’ aveva perdonato.
La reazione di Sirius fu istintiva.
Abbracciò la ragazza stringendola forte a sé.
Miley avvampò. Sirius Black la stava davvero abbracciando?
Fa’ che non sia un sogno, ti prego…pensava la ragazza.
Il corpo del giovane era così caldo e protettivo, le sue braccia l’ avvolgevano tutta, e lei non voleva dissolvere quell’ abbraccio, voleva che durasse in eterno.
Miley aveva capito che da quel momento le cose sarebbero andate diversamente, che la sua vita avrebbe avuto una svolta. Lei e Sirius erano finalmente amici. È vero, lei sperava in qualcosa di più, però era già tanto diventare una sua amica e doveva essere contenta così, godersi quel meraviglioso istante in cui era intrappolata dalla sua stretta, e poi chissà…un giorno, forse…
Ma no, che diavolo mi metto a pensare? Black non si potrà mai innamorare di una come me…pensava tristemente la biondina.
Almeno però siamo amici…e così saremo per sempre, perché non permetterò a nessuno di allontanarti da me, qualunque cosa accada. Questa è una promessa, Sirius Black.
Ora Miley era sicura.
No, niente e nessuno, tranne la morte, sarebbe più stato capace di sottrargli il SUO Sirius, poco ma sicuro.
I loro occhi s’ incontrarono.
Azzurro e Blu.
Limpido e Profondo.
Chiaro e Scuro.
Giorno e Notte.
Luce e Buio.
Acqua e Tenebre.
Mare e Cielo.
Già, perché come il mare e il cielo che s’ incontrano all’ orizzonte, le loro vite si erano incrociate, e mai più si sarebbero divise.
Perché a volte, uno sguardo, vale di più di qualsiasi parola, di qualsiasi frase, di qualsiasi gesto.
Basta guardarsi negli occhi per vedersi dentro, per vedere dentro gli altri.
Per quanto le parole possano mentire, niente modificherà la verità che si legge negli occhi, il problema, però, sta proprio nel leggerli.
Perché gli occhi sono difficili, cupi, complessi.
Veri.
E, si sa, la cosa che l’ uomo teme di più dopo la morte, è la verità.

Lily sbuffava, impaziente. Basta. Ora non si udivano più urla, il silenzio non era più rotto da frasi intrise di rancore e disprezzo. Che era successo? Se entro breve non si sarebbe più sentito nulla, si sarebbe scomodata personalmente per andare a controllare.
Va bene che Miley era innamorata cotta persa di Sirius Black da tre anni quasi, ve bene che il caro, dolce, mite e responsabile malandrino aveva buone intenzioni, ma Sirius Black rimaneva pur sempre Sirius Black.
-Dì un po’, Rossa, quanti sospiri ti mancano ancora per esaurire l’ aria? No, sai, perché nel mio zaino ho le bombole di ossigeno…hai presente quelle che usate voi Babbani per fare le immersioni subacquee…?- cominciò a fare lo spiritoso James, dopo l’ ennesimo sospiro della Evans.
-Simpatico, Potter – disse lei con una smorfia.
-Grazie, Evans, comunque lo sapevo già- ribatté il bel moro con un finto atteggiamento da genio. (cosa che NON era assolutamente…ma…si sa…è o non è James Potter? XD N.d.A)
-Sempre modesto come al solito, Potter. E comunque non voleva essere un complimento- replicò Lily, acida.
-Sempre cordiale come sempre, Evans. E comunque sapevo che era troppo bello per essere un vero complimento…DA PARTE TUA-
-Beh, io i complimenti veri li faccio Potter, se poi li dico a tutte le persone tranne te, questo è un altro discorso-
-Sempre brillante, la mia Lily – sorrise in modo malandrinesco lui.
-POTTER!!! NON sono né tua, né puoi chiamarmi Lily!!! SEMPRE E SOLO EVANS, INTESI???- esplose la rossa. Evidentemente, il nel malandrino aveva superato il limite, ma ne era compiaciuto, vista la sua ghignosa espressione.
-Su, Evans, era solo una battuta!-
-Di pessimissimo gusto- precisò lei.
-Sì, in effetti adoro essere stronzo- ammise.
-Io dico che ti viene naturale-
-Già, mi sa che devo proprio darti ragione-
-Come sempre-
-Ti piacerebbe-
-No, in fondo non è il tuo parere che conta, basta che mi diano ragione le persone che dico io, per il resto tutti sanno che ho SEMPRE ragione-
-Come no. A proposito, vedo che hai appreso da me l’ arte del valorizzarsi-
-No, Potter, il mio si chiama realismo, tu invece hai solamente un eccesso di autostima e di sicurezza in te stesso-
-Io??? Modesto e umile come sono??- protestò James, facendo la faccina triste. Lily fece di tutto per trattenersi, ma alla fine si lasciò sfuggire un sorriso. Era così tenero con quella faccina da cagnolino bastonato…
-Le persone umili e modeste non sanno di esserlo, Potter – disse infine, ancora sorridendo.
-Ehi, ragazzi? Avete visto??? La Evans ha riso a una mia battuta!!! Straordinario! Incredibile! Su, scattiamo una foto! Dai!!!- saltò su James, sorridente come non mai.
Peter rise, mentre Remus sbuffava e rideva, rassegnato.
-Ma io l’ avevo detto che la Evans avrebbe riso prima o poi a una delle mie stra-super-mega divertenti battute!- continuò James.
-Non esaltarti troppo, Potter, è solo l’ effetto del mare, delle vacanze e dell’ odore dell’ alcool- mentì Lily, indicando il bicchiere in cui c’ era ancora un po’ di Whisky, -sapete anche voi che non posso tolleralo, mi dà subito alla testa. Evanesco!- e il bicchiere col liquido color ambra svanì.
James scosse il capo, sorridendo. Era sempre così la sua Lily, pronta a deviare un argomento quando si trattava di dargli ragione.
-Sicuro, Evans. Comunque…Ehi, Rem! Ma sai che Lily ha sc… AHIO!!!- James non riuscì a completare la frase, perché qualcuno gli pestò il piede in modo talmente forte che probabilmente avrebbe in seguito zoppicato per un intera settimana.
Lily aveva capito che James voleva dire a Remus che lei sapeva che lui era un licantropo, ma non voleva che lo facesse con lei lì presente.
James si voltò a guardarla, interrogativo e, quando i suoi occhi nocciola incontrarono le iridi verdi e brillanti di Lily che lo scrutavano severe capì, e tentò di rimediare.
-Allora?- chiese Remus aspettando la risposta dell’ amico.
-Ehm…che stavo dicendo? Ah, sì…sai Lunastorta che Lily si è accorta che so nuotare a meraviglia? Anche se però non la batterò mai…lei è mooolto più brava di me, davvero superba, non c’ è che dire…- disse il malandrino con un ghigno, alludendo al fatto che era una Mezza Sirena, ma Remus non lo sapeva.
A quel punto gli arrivò uno scappellotto, e neanche questo non conosceva la parola delicatezza.
Si voltò di nuovo, trovando una Lily che lo guardava dall’ alto al basso, con sguardo truce. Lui sorrise, divertito.
Nonostante tutto la rossa non poté che ridere di nuovo. Quel ragazzo era davvero una cosa impossibile. Ed era per questo che le piaceva.

-Che ne dici se raggiungiamo gli altri della combriccola?- sussurrò Sirius, anche se dispiaciuto.
Miley non aveva nessuna voglia di tornare dagli altri… Ora che era con il malandrino non si sentiva carica di problemi come sempre, si sentiva completa, non aveva bisogno di nulla, però non poteva che annuire.
-D’ accordo-
I due camminarono in silenzio per un po’.
Sirius faceva di tutto per rallentare il passo, più tempo passava insieme a quella ragazza, meglio stava.
Ad un certo punto non ce la fece più: la prese per mano e la strinse forte, le loro dita s’ incrociarono dolcemente. Che bello averla accanto mentre camminava, che bello sentire la sua pelle delicata sotto le dita, che bello poterla stringere forte quando voleva, adesso, che bello sapere che alcuni dei suoi sorrisi li avrebbe regalati anche a lui, ma soprattutto, che bello che non gli tenesse più il broncio, e che bello averla almeno come amica.
Miley sentì un brivido percorrerle la schiena, e ringraziò il cielo perché fosse già buio, altrimenti il bel moro si sarebbe accorto di quanto era arrossita.
Proseguirono in silenzio, tanto quali parole avrebbero potuto colmare un vuoto che nemmeno esisteva? Era tutto così perfetto, così dolce, così magico quando…
-Lily!- esclamò la bionda.
-Come, scusa?- chiese lui, osservandola confuso.
-Lily è rimasta alla baracca con i Malandrini, mi ammazzerà!-
-Figurati…ti sarà solo grata di averla lasciata sola con James – le rispose Sirius, sorridendo malizioso.
-Scemo! Mi squarterà per questo…- continuò Miley, anche se stava sorridendo anche lei.
-Ooooo… povera Liluccia…sola con Ramoso…- proseguì Felpato, imitando una voce compassionevole.
-A parte gli scherzi, Lily ce l’ ha davvero con James – affermò la biondina, smettendo di ridere.
-Ma perché?- volle sapere il malandrino. In fondo non aveva mai scoperto perché Lily fosse sempre incavolata con il suo migliore amico.
-Sinceramente non lo so. Lily è una ragazza molto fragile, per questo fa di tutto per non sembrarlo. Però io le voglio molto bene, è una delle cose più care che ho, come tu hai i Malandrini, no?-
-Certo. Comunque, la tua Lily-sono-perennemente-incavolata-con-quel-decerebrato-di-un-Potter-che-è-anche-un-insolente-e-un-maniaco-Evans, è stata tutto il pomeriggio con Ramoso, e di certo non l’ ha obbligata lui-
-Davvero? Ma proprio tutto-tutto-tutto il pomeriggio? Roba da non crederci! Starà male, avrà qualcosa…- Miley stentava a credere che fosse vero.
-Sarà ammalata di “Amorosi Psicopatica in via di sviluppo”. È molto contagiosa, sai- la informò il bel malandrino, e i due scoppiarono a ridere, trovandosi, senza accorgersene, davanti alla baracca dei loro amici.
-Però! Pare abbiano fatto pace i due piccioncini!- James non riuscì proprio a trattenersi.
Sirius e Miley arrossirono, ancora mano nella mano.
-Eh, già…è sbocciata una nuova coppia…- continuò di nuovo James, spostando lo sguardo sulle loro mani intrecciate e sorridendo compiaciuto.
-Ma che diavolo spari, Potter?!- venne in loro aiuto Lily.
-Gelosa che Miley si sia trovata il boyfriend prima di te, Evans? Comunque, se proprio ne vuoi uno anche tu, sappi che mi offro come volontario…- ci provò il moro, arruffandosi i capelli inevitabilmente ribelli.
-No, grazie, Potter, ma temo di preferire una piovra gigante a te. Mal che vada resterò zitella a vita- gli rispose a tono la rossa.
-E se fossi l’ unico ragazzo single rimasto sulla faccia della Terra?- ipotizzò di nuovo James.
-Cosa che senza dubbio accadrà, comunque peggio per te, Potter – gli disse Lily, per nulla toccata.
-Hem-hem!- tossì Felpato (nello stesso identico e preciso modo di una certa persona che noi conosciamo mooolto bene XD N.d.A)
-Ah, già, non vorremmo dimenticarci della coppia novella!- si ricordò il bellissimo Cercatore.
-Se non l’ avessi ancora capito, noi NON stiamo insieme- lo informò Miley.
-Per ora- concluse James, mentre un ghigno beffardo e malizioso gli modificava il volto.
Lily, in cuor suo, sapeva che aveva ragione. Quei due erano troppo perfetti per non stare insieme, erano troppo fatti l’ uno per l’ altra, si completavano come nessun’ altro. Erano come i pezzi di un puzzle, solo che i pezzi dei puzzle talvolta si possono confondere e se ne mette uno al posto di un altro. Lì, invece, era proprio impossibile sbagliare.
Con l’ amicizia tra Miley e Sirius, Lily capì che non avrebbe più potuto evitare completamente i Malandrini, tanto meno James Potter.
Chissà che cosa accadrà quest’ anno insieme a questi irresponsabili quattro scapestrati…
Pensò la rossa, mentre era incantata a guardare i Malandrini e la sua migliore amica che si scatenavano tutti azzuffandosi.
Intanto, il suo progetto di evitare ed escludere l’ affascinante James Potter dalla sua vita, si sgretolava pian piano, finché non si distrusse totalmente.





Come al solito ringrazio:
Jaily: grazie, grazie e ancora grazie, sei fantastica, davvero XD. Scommetto che mi dirai, come tutti, che in questo chappy ci voleva un bacio…eh, lo so ma vorrei aspettare ancora un pochetino…ma proprio poco, promesso!!!;D tu continua a seguire e a recensire, che mi fa sempre piacere leggere i tuoi commenti, in fondo sei la mia lettrice numero 1!!! XD tvb…P.S. anche tu odi i Froci Hotel, quelli che hanno cantato Strudel Monsoon? Grande!!!;P XD


Solo una parolina…RECENSITEEEEEE please!!!

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Capitolo 6
*** La scommessa ***


Salve, e rieccomi con un altro chappy!! ;D Spero che vi piaccia…e chiedo scusa a Jaily: mi dispiace molto, ma purtroppo il tempo per navigare non è molto e non sono ancora riuscita a leggere la guida all’ HTML, ma ti prometto che non appena potrò ci andrò.

LA SCOMMESSA

-Dai, Lily, vieni anche tu!!!- la invitò Miley.
-Oh, Miley sai che non sono un tipo esuberante…- provò a tenersi fuori la rossa, ma Miley non ammetteva scuse, e con uno strattone, la trascinò in mezzo alla zuffa.
I sei ragazzi si stuzzicarono e scherzarono fino a quando non venne a tutti una gran fame.
-Io morirò se tra un secondo non avrò messo qualcosa sotto i denti…- cominciò a lamentarsi Sirius.
-Potremo finire gli avanzi di oggi…- propose Remus.
-Ma sono pochi…- protestò ancora il malandrino dagli occhi blu.
-Aparecio rapido!- esclamò Lily, dopo aver preso dalla tasca interna del suo zaino la sua fedelissima bacchetta, e subito il tavolo in legno di noce si apparecchiò da solo, e molti piatti ricchi di pietanze prelibate occuparono la superficie liscia.
-WOW!!! Sei grande, Evans!- disse Sirius, che pareva fuori di sé dalla gioia, e subito si catapultò ad abbuffarsi.
-Non c’ è di che, Black, e buon appetito- gli augurò la rossa, disgustata dalla sua reazione.
Pochi minuti dopo erano tutti seduti a tavola che mangiavano chiacchierando allegramente del più e del meno.
Lily interruppe la sua conversazione con Miley perché aveva sete, e la brocca dell’ acqua chi ce la poteva avere, se non James? (guarda caso...:D N.d.A)
-Potter, mi passeresti dell’ acqua, per favore?- gli chiese, stranamente cortese.
Dal canto suo, James, quando aveva sentito che Lily lo stava chiamando, si era girato a guardarla con l’ espressione classica da pesce lesso, uno sguardo…come si può dire…tra l’ ebete e l’ infinito, ecco.
-Potter, prima che tu mi passi quella brocca d’ acqua faccio ora a disidratarmi, se procedi di questo passo- si stufò Lily.
James non si muoveva di un millimetro, sembrava folgorato.
-Potter, ti concedo ancora tre secondi, e se entro questo tempo non ti sarai scosso dalla tua trance, provvederò io a farti tornare in te- lo mise alle strette la rossa, le braccia incrociate al petto e gli occhi alzati al cielo.
-Uno…- cominciò a contare, forte e chiara.
-…due…- proseguì.
-…e tre- concluse, peccato che il bel Cercatore non aveva mosso un muscolo.
-D’ accordo, Potter, come vuoi, non mi lasci altra chance- sospirò. Poi agguantò la sua bacchetta, la protese in direzione della brocca, ed esclamò: -Aquavoda!-
A quel punto, anche gli altri Malandrini più Miley osservarono la scena.
La brocca d’ acqua si era sollevata da sola, fino a posizionarsi poco più su della testa di James. A quel punto il Malandrino si riscosse. Alzò lo sguardo, ma non fece tempo a pronunciare un contro incantesimo che la brocca colma d’ acqua fino all’ orlo si rovesciò, finendo per bagnare in pieno il viso e i capelli del bel moro.
James si ritrovò bagnato fradicio. Oh, no…i suoi bellissimi e preziosissimi capelli…Lily gliel’ avrebbe pagata, come minimo.
Il malandrino si alzò, tutto grondante.
-Evans…i miei capelli…- sussurrò, con la collera che stava per superare il limite. Sarebbe esploso…oh, se sarebbe esploso…10…9…
-Li vedo bagnati, Potter, ma ci sono- rispose Lily, tranquilla come sempre.
8…7…
-Evans!- tuonò, -un consiglio per la tua salvezza: COMINCIA A CORRERE!!!- dopodiché la fissò.
6…5…
Anche Lily fissò i suoi occhi nutella.
Caspita, quella volta sprizzavano proprio scintille…
-Sì…penso sia la cosa più giusta…- concluse infine, restando però ferma immobile al suo posto.
4…3…
-Mi hai sentito, Evans. Comincia a correre-
2…1…
-ORA!!!-
Lily scattò. Cominciò a correre più veloce che poteva. James constatò che quella ragazza se la cavava DAVVERO in tutto. Era agile e veloce, eccome se lo era, però decise di darle un po’ di vantaggio, perché l’ avrebbe raggiunta in meno di un secondo, se solo avesse voluto.
Poté contemplare le sue gambe snelle che sfrecciavano via, lontano da lui, con l’ agilità di una gazzella…
Una bestia ruggì in fondo al suo stomaco. Cavolo, involontariamente stava scappando da lui, di nuovo! E l’ aveva fatta scappare lui…
In quel momento James Potter capì.
Capì, e si maledisse.
Si maledisse infinitamente per essersi comportato da perfetto idiota in tutti quegli anni. Si maledisse, perché, anche se non voleva ammetterlo, aveva capito che Lily aveva ragione a rifiutarlo, anzi, non era lei che lo rifiutava, era lui che si faceva rifiutare da quella rossa con due splendidi smeraldi al posto degli occhi.
Era colpa sua.
Per conquistarla doveva tirare fuori la parte di sé che alle altre ragazze aveva sempre nascosto, perché era l’ unico modo per farsi accettare, e poi era stufo di mascherarsi, di nascondersi, di apparire. Per una volta voleva essere. Essere James, un ragazzo normale, simpatico, generoso e pazzo di una rossa bella più del sole. Un ragazzo pazzo di Lily Evans.
Senza che se ne fosse accorto, aveva accelerato di un bel po’, tanto che stava alle calcagna di Lily.
Un metro e mezzo, uno, mezzo metro…
BUM!!!
James si era catapultato sulla rossa, le aveva afferrato le gambe, e quest’ ultima era finita con la faccia sulla sabbia.
-Colpito e affondato, Evans – disse lui, mentre un sorrisetto gli arricciava le labbra.
-Vai al diavolo, Potter – rispose seccata Lily. Non sapeva perché, ma in quel momento James le dava un fastidio…eppure era lui quello che avrebbe dovuto prendersela con lei per via dei capelli.
Il malandrino non aveva ancora mollato le sue gambe, e non dava segni di volerlo fare, le teneva strette, per paura che se ne andasse, che fuggisse via. Si sorprese di sentirle così fredde, dato che lì c’ erano almeno quaranta gradi.
-Di che malattia soffri, Evans?- non riuscì a trattenersi il moro.
-Di intolleranza al nome James, soprattutto se precede un cognome che suona come Potter – rispose subito lei, pronta come sempre.
- Nooo, che stai a dire! Sei talmente dolce che è praticamente impossibile che tu non abbia il diabete- la schernì lui.
-Tu sei talmente imbecille che è sorprendente che tu riesca a formulare una frase. Insensata, ma è pur sempre una frase-
-Sì, grazie Evans, l’ ultima analisi conferma che sei GRAVEMENTE malata di diabete-
-Certo, Potter, ma è ora che ti metta anche tu sotto controllo, per tenere a bada la tua deficiente follia…vediamo un po’…che ne diresti del manicomio? È l’ edificio che ti rappresenta di più- ribatté acida. Era incredibile come nessuno fosse in grado di fermarli, quando cominciavano ad insultarsi.
-Giusto, tesoro mio, però prima di rinchiudermi in quel luogo deprimente mi concedo ancora qualche scemenza-
-Punto primo: NON , e dico NON, chiamarmi più “tesoro mio”. Punto secondo: le scemenze te le concedi spesso e volentieri senza accorgertene, Potter – replicò, ancora più acida di prima (se possibile XD N.d.A).
- Evans, se ti lascio andare torni alla baracca?- le chiese stupidamente James, cambiando discorso.
-Non dirmi che non ci arrivi da solo, Potter -
-D’ accordo, allora non ti mollo- rispose ostinato lui.
Lily sbuffò.
-Per quanto tempo hai intenzione di stare messo così? Almeno permettimi di sedermi composta!- protestò la rossa.
-Come vuoi, dolcezza, comunque non scaldarti, non c’ è nessuno di Hogwarts, qui!- acconsentì James, sempre con il suo impeccabile sorriso.
-POTTEEER!!! NON-CHIAMARMI-DOLCEZZAAA!!!- sbraitò la ragazza, sempre più imbestialita. Com’ era insopportabile quella sottospecie di umano!
-D’ accordo mon cherì- continuò a prenderla in giro lui.
-Neanche così!!!- Lily era al limite della sopportazione.
-Perfetto, cucciola-
- Potter, se non la smetti entro un secondo ti mollò un ceffone- lo minacciò. Peccato che le sue minacce non lo spaventavano.
-Allora dimmi tu come devo chiamarti, confettino mio-
-Non so se tu l’ abbia capito, ma non devi proprio chiamarmi-
-Va bene, bellezza-
-FINISCILAAA!!!-
-Come vuoi, amore- l’ aveva detto. Non era proprio riuscito a trattenersi.
Oddio…ma che mi è preso…ho rovinato tutto…
James sprofondò nella sua vergogna. Gli sarebbe tanto piaciuto che all’ improvviso si fosse aperto un crepaccio nella sabbia, così avrebbe potuto cadere giù, giù, e giù ancora, più basso degli abissi, così si sarebbe sentito a casa. Perché non meritava altro che sprofondare fino in fondo, marcire nel suo ego, soffrire perennemente. Si meritava anche di vederla vivere felice con un altro, così lui avrebbe sofferto e finalmente pagato per tutto il male che le aveva procurato. Lei sì, che se la meritava, una persona che l’ amasse. Una persona che l’ amasse davvero, che fosse capace di donarle il mondo intero. Eppure, mentre formulava quei pensieri, non poté fare altro che constatare che lui sarebbe stato capace di darle tutto questo. Però sarebbe stato inutile, perché lei non lo voleva. Lui la disgustava, la faceva star male, la offendeva, l’ assillava. Non si meritava un cafone come James Potter, ma molto, molto di più. Il fatto era che quella parola gli era salita alle labbra prima che riflettesse su quale cavolata stava sparando. Già, quando mai aveva riflettuto, lui? Ecco, questo era un altro lato del suo carattere completamente opposto a quello di Lily. Lei sì che rifletteva prima di parlare e dire cose a vanvera, sempre. E si maledisse chissà quante volte per avere un carattere così incompatibile a quello della sua Lily. Anzi, ora non sperava più che diventasse sua, tanto era inutile.
E così, James rimase a crogiolarsi tra i suoi sentimenti, tra le sue sofferenze. L’ amore che nutriva per quella ragazza dai capelli fulvi era la prova che anche lui aveva un cuore.
Peccato che non sapesse che gli opposti si attraggono, e che lui e Lily erano davvero fatti per stare insieme.
-Potter…- Lily lo stava chiamando in modo dolce, sussurrato.
-Sì?- anche lui aveva risposto sussurrando. Che bello quel momento, che bello quell’ istante. Gli sarebbe piaciuto poterla baciare, ma sapeva che era troppo presto, Lily non l’ avrebbe sopportato. Stavano diventando QUASI amici, e sarebbe stato uno spreco totale distruggere un rapporto che doveva ancora nascere. Inoltre, perché rovinare così quei rari attimi in cui si parlavano da persone civili, con un bacio egoista?
Era terribile quell’ attesa, terribile ed eterna, però doveva attendere. Doveva aspettarla, darle tempo, non metterle fretta. Così voleva lei, sentirsi indipendente, e non le sarebbe piaciuto nemmeno se lui dipendesse da lei.
-Potter, hai già in mente che cosa farai…dopo Hogwarts?- chiese Lily, sempre sussurrando. Era incredibile come quella ragazza cambiasse argomento così in fretta. Ecco un’ altra delle sue famose doti: chiudere un argomento e introdurne un altro totalmente differente al primo.
-Perché, a Hogwarts ci sarà un dopo?- ironizzò lui. Non riusciva proprio a stare serio per più di cinque secondi.
Lily sorrise. Sarebbe piaciuto anche a lei essere sempre allegra come Potter, saper ridere di tutto e di tutti, fregarsene di ciò che la gente poteva dire di lei…invece non ci riusciva.
Non si poteva negare che, quando Potter non si pavoneggiava, non era arrogante o insolente, e non si dava troppe arie da divo, era un ragazzo davvero simpatico. In fondo aveva un carattere stupendo: poche erano le persone che sapevano ridere dei propri problemi, che sapevano trovare la soluzione giusta a tutto, che prendevano le cose alla leggera, che vivevano la giornata con il sorriso sulle labbra.
-Scemo! No, dai, a parte gli scherzi…ti sei già fatto un’ idea di ciò che vorresti diventare?- domandò nuovamente la rossa.
-Sinceramente non ci sono carriere che mi attraggono, tranne una- rispose il malandrino, questa volta con serietà (ooooohhh, che evento!!!XD N.d.A).
-Cioè?- s’ informò Lily.
-Auror. Voglio diventare un Auror- rispose James, deciso. In verità era un po’ di tempo che ci pensava e credeva di essere portato per quella carriera, in fondo, era uno studente davvero brillante, seppur un inguaribile Malandrino al cento per cento. –E tu, Evans, che vorresti fare?- le domandò a sua volta.
-Penso proprio che ti seguirò, Potter – rispose, lo sguardo pensoso, -Ah, e non fraintendermi- aggiunse poi, vedendo che il Cercatore stava già sorridendo maliziosamente.
-Fraintenderti io? Mai!!!- rispose quello, sorridendo.
-Come no- disse la ragazza, sorridendo anche lei. Poi le balenò in testa un’ idea. Sì, quello era il momento giusto per fare un po’ la bastarda.
- Potter, ma tu mi vuoi bene?- gli chiese, fissandolo con sguardo da cucciolina indifesa.
-No…- la sua risposta non tardò, anzi, fu così rapida che lei non aveva nemmeno fatto in tempo a terminare la domanda. Tutto perché in quel caso, James non aveva il minimo bisogno di pensarci, era ovvio che non le voleva bene. Lui non le voleva solo bene. Lui l’ amava. Con tutto sé stesso. Anche lei, però…che razza di domande faceva? Possibile che non ci fosse ancora arrivata? Beh, se così fosse, era l’ unica, davvero, lo sapevano persino i gargoyle, le statue, i quadri e tutti i fantasmi di Hogwarts, oltre che tutte le altre persone in carne e ossa.
Lily rimase piazzata. Si aspettava una risposta positiva, invece gli era arrivato alle orecchie un “no” secco. Che avesse sentito bene? Certo, che domande…
La ragazza si rimproverò. Perché mai doveva sperare in una risposta positiva?
Stupida, stupida, stupida e ancora stupida… si ripeteva.
-Molto bene, Potter. Dai, dobbiamo tornare- così dicendo si avviò verso la poco distante baracca, senza aspettarlo nemmeno.
James si domandò quale fosse il perché di quell’ inaspettata reazione…che non l’ avesse davvero capito?
Naaa, impossibile… si rispose, e la seguì.
-Ehi, Lily! Che ti prende?- le chiese, preoccupato.
- Evans, Potter, sempre e solo Evans…- lo corresse lei, senza degnarlo di uno sguardo.
-Sì, scusami. Allora, Evans, che ti è successo?- si scusò, per poi riporle la domanda.
-Non so di che parli, Potter – ribatté, fredda, sempre con lo sguardo fisso davanti a sé.
-Beh, ti vedevo un po’ strana…è successo qualcosa?- continuò il moro, sempre premuroso nei suoi confronti.
-Non so che cosa dovrebbe essermi accaduto, Potter – proseguì lei, restando imperterrita.
-Nemmeno io, Evans, è per questo che te lo chiedo- le disse lui, solo che la risposta della ragazza non arrivò mai, perché si ritrovarono davanti alla baracca, in cui Miley, Sirius, Remus e Peter discutevano ridendo di tutto.
-Oh, finalmente!- esclamò Sirius quando li vide, -Sapete che mi è venuta un’ idea grandiosa?-
-Cioè?- volle sapere James.
-Perché non accendiamo un falò?- propose Felpato.
-Perché no? È fantastico!- lo appoggiò subito Ramoso.
-D’ accordo…- acconsentì Lunastorta, estraendo la propria bacchetta.
-Non così però!- lo bloccò il bel Cercatore, -dobbiamo accenderlo senza magia!-
-Perché, pensi di riuscirci, Potter?- lo sfidò Lily, con aria di superiorità.
-Perché non dovrei, Evans?- le rispose a tono lui.
-Dubito che tu sia in grado di fare una cosa così complicata per le tue scarse capacità-
-D’ accordo, Evans, allora se la pensi così propongo una scommessa- disse James.
-In che senso?-
-Nel senso che se io riesco a fare un fuoco in mezz’ ora, tu, a Hogwarts, toglierai a Serpeverde tutti i punti che dovresti togliere a Grifondoro per causa mia- disse con un sorrisetto furbo.
-Come sei stronzo, Potter!-
-Certo, è un mestiere che mi affascina….allora, Evans, ci stai?-
-Certo! Anche perché non ho ancora dettato le MIE condizioni- acconsentì lei, con sguardo vendicativo.
-Prego, allora-
-Se invece dovessi vincere io la scommessa, tu dovrai lasciarmi in pace. Per sempre- lo disse in tono rauco, amaro, triste, come se le dispiacesse.
James barcollò. Non si aspettava una cosa del genere. Oddio, quella sarebbe stata la fine, non ce l’ avrebbe mai fatta…Però che poteva fare? Lei aveva accettato le sue condizioni, e lui non poteva che scegliere lo stesso.
-Perfetto, Evans – disse, lo sguardo rabbuiato e cupo fisso a terra, -Se è questo che vuoi…- mormorò infine, senza che nessuno lo udisse.
Poi si diresse verso la spiaggia, seguito a ruota dai suoi inseparabili Malandrini, ma li bloccò.
-No. Non dovete aiutarmi. Lo devo fare io-
Sirius, Remus e Peter, capirono che il suo era un tono che non ammetteva repliche di alcun tipo, perciò furono costretti a raggiungere Miley e Lily, sedute su un tronco appena fuori dalla baracca, pronte per assistere allo spettacolo. Miley, come gli altri tre Malandrini, appoggiava James, anche se, ovviamente, non aveva alcuna intenzione di dirlo a Lily. Insomma, un po’ le dispiaceva per la sua migliore amica, però era convinta al cento per cento che James era il ragazzo giusto per lei, non poteva lasciarla perdere, e poi, diciamocelo, che Hogwarts sarebbe senza i loro leggendari battibecchi? (scusate per la frase in stile: Che mondo sarebbe senza nutella? XD N.d.A)
Lily, dal canto suo, stava male.
Quel giorno aveva trovato in James Potter una persona davvero unica e speciale. La verità era che…quella persona…le piaceva. Era uno schifo e un’ umiliazione per lei doverlo ammettere, ma era così, e ora si pentiva della scommessa che aveva fatto, si pentiva di essersi comportata male con lui, si pentiva per averlo ferito.
Però non poteva tornare indietro e ripercorrere i suoi passi, sarebbe stato anche assurdo fermarlo adesso e dirgli: -Ehi, Potter, aspetta, ci ho ripensato! Voglio che mi vieni ancora dietro!-
No, non poteva assolutamente farlo.
Doveva starsene lì a guardarlo perdere con quella faccia da carabiniere che si ritrovava, e la cosa le doleva non poco, ma purtroppo non aveva altra scelta.
A meno che…

James aveva racimolato quanta più legna aveva trovato, in modo che il falò fosse davvero grande, e poi voleva far vedere a Lily che lui era capace…ma lo era davvero? A dire il vero non aveva mai visto film babbani in cui accendevano un falò, per cui non sapeva proprio come cavarsela.
Poi si ricordò di una parte di un film d’ azione che aveva seguito insieme ad un suo amico babbano, che trovava durante l’ estate. Quel film era ambientato in Alaska e i protagonisti avevano raggiunto la sponda opposta di un fiume con i loro kayak, poi si erano accampati per la notte, e avevano acceso un fuoco, anche se molto piccolo, servendosi di pochi legnetti e strofinandoli. Così decise di provare anche lui quell’ esperimento.

-Non ce la farà- affermò Sirius, deluso.
-Se continua così non ha speranze…- lo assecondò Peter, tragico.
-No, anche perché ha fatto un grosso sbaglio volendo scommettere di essere capace a svolgere una cosa che non aveva mai fatto senza l’ uso della magia- continuò Remus.
-Fiduciosi- commentò Miley a voce bassa, in modo che solo Lily la sentisse, la quale si mise a ridere, la risata più falsa che avesse mai regalato alla sua best.
-Che hai?- a Miley non sfuggiva proprio nulla.
-Io? Niente…- rispose Lily, facendo la gnorri come al suo solito.
-Mah…hai una faccia…Lily, non voglio vederti sempre così giù…- si preoccupò l’ amica.
-Ehi, Miley…non è niente, davvero…- provò a tranquillizzarla la rossa.
-O hai paura che Potter non ce la faccia?- le chiese, il tono più severo, le sopracciglia corrucciate.
-Beh, il mio obiettivo è quello di vincere la scommessa, per cui non voglio che ce la faccia- rispose decisa Lily, anche se si era accorta del tono di rimprovero che aveva assunto l’ amica.
-Guardandoti, non si direbbe-
-Vedi male, allora-
-Ne dubito- disse Miley, per poi allontanarsi da lei e andare a sedersi accanto a Sirius.
Ecco, ora era sola. Persino Miley non l’ appoggiava più di tanto.
Sola.
Sembrava fosse destinata a rimanerlo per sempre.
Ma lei non voleva.
Lei credeva in Miley, le voleva bene.
Credeva in James, lo… “Lo” cosa? Che sentimenti provava per lui? Bo, chi mai poteva spiegarglielo se non lo sapeva nemmeno lei…?
Eppure sentiva uno strano impulso, nel suo petto. Come una cosa di enorme potenza, che le suggeriva di aiutarlo, la spingeva a fargli vincere la scommessa.
-Vai, James!- lo spronava Remus.
-Forza, James, ce la farai!- la incoraggiava Peter.
-Ramoso, non ti abbattere!- continuava a ripetergli Sirius.
Solo in quel momento Lily si accorse che mancavano esattamente…cinque minuti.
James aveva faticato, sudato, si era impegnato come non mai. Eppure, nonostante la sua volontà, era lo stesso ben lungi dall’ accendere un falò. Non ce l’ avrebbe fatta.
Quattro…
E il tempo passava, volava via come una foglia trasportata dal vento…
Tre…
Lily non ce la fece.
Si alzò, e con la scusa di avere freddo, ripescò una felpa dal suo zaino. Se la infilò in fretta e furia, poi, prima di richiudere lo zaino verde militare, afferrò fugace la sua inseparabile bacchetta, nascondendosela dentro la manica.
Due…
Poi si diresse furtiva al suo pasto, ma…
SBAM! Inciampò contro lo spigolo del tronco e cadde. Una fitta al piede cominciò ad assalirla…aveva un male allucinante…però doveva farcela, per lei, per James.
Tutti, Miley e Malandrini compresi, si voltarono a guardarla, sorpresi da quel rumore.
-Lily!!!- esclamò Miley, correndole incontro preoccupata.
-Tranquilla, non è niente- la rassicurò la rossa, mettendosi svelta in piedi, tanto per far credere di non essersi fatta niente.
-Sicura?-
-Di più-
-Vuoi del ghiaccio?-
-NO!-
Miley non le chiese più nulla, e i Malandrini continuarono a guardare James.
Tutti, tranne uno. Sirius Black.

Cinquanta secondi…

Lily smise di dare ascolto e badare con particolare attenzione al suo dolore, ma afferrò la sua bacchetta, sempre tenendola nascosta sotto la manica.
Prese bene la mira, poi…

James stava cercando inutilmente di appiccicare fuoco a quello stupido ammasso di legna. Non ce l’ avrebbe mai fatta, era inutile, era questione di pochi secondi, poi avrebbe vinto lei, e sarebbe stata finalmente felice, sarebbe stata certa di poter cominciare un anno a Hogwarts senza lui che l’ assillava ogni tre secondi.
Stava strofinando con foga ed insistenza due legnetti, quando un fuoco non troppo intenso ma abbastanza grande, si accese.
Il malandrino balzò indietro per lo spavento, mai avrebbe pensato di riuscirci.

Lily, in cuor suo, tirò un sospiro di sollievo. Il suo incantesimo non verbale aveva dato i tanto attesi frutti. Il suo cuore si alleggerì, felice.
Intanto, tra i Malandrini si levarono urla di vittoria.
Anche se a uno dei quattro non era scappato l’ incantesimo di Lilian Evans.

James non ci poteva credere…ci era riuscito! Era così al settimo cielo che si sfilò la t-shirt che si era messo quando era scesa un po’ le temperatura e cominciò a fare capriole, una di seguito all’ atra, imitato subito da Sirius. I due smisero solo quando rischiarono di finire abbracciati dalle fiamme.
Lily non prese parte ai festeggiamenti, fingendosi scocciata, poi James le si avvicinò, una scintilla di vittoria gli brillava spavalda negli occhi, le guance arrossate, il fiato corto per le capriole, i capelli più in disordine che mai e il fisico scolpito molto abbronzato. Era bellissimo.
Le porse una mano.
-È stata una bella scommessa, Evans – le disse, fissandola dritta negli occhi.
-Lo penso anch’ io, Potter, è stato un piacere- annuì lei, formale e afferrando per poi stringere la mano che lui le porgeva.
-Sono contento che non ti sia abbattuta- le rispose sinceramente, facendole l’ occhiolino.
-Bisogna saper accettare le proprie sconfitte- gli disse, sorridendo. No, non voleva litigare ancora.
-Concordo pienamente…ti va di unirti a noi?- le propose, anche lui sorridente.
-Beh, veramente…io…- balbettò la ragazza.
-Dai…!!!- così dicendo la prese per mano e la portò attorno al falò, dove si erano sistemati tutti gli altri.
Trascorsero davvero una bella serata, anche se Lily si trovò un po’ in imbarazzo a stare seduta accanto a James, però si divertì un sacco. Parlarono, scherzarono, cantarono e ballarono fino a notte fonda, quando si addormentarono accoccolati nei loro sacchi a pelo, sfiniti.

Il mattino dopo, dei grossi nuvoloni oscuravano il cielo terso del giorno prima, e un vento fresco increspava le onde, così i sei amici furono costretti a lasciare la spiaggia.
Stavano mettendo in ordine le loro cose, e facendo lo zaino.
Lily, nonostante fosse una ragazza sempre precisa e puntuale, ci metteva un sacco di tempo a riordinare il tutto.
Anche Sirius rallentò il ritmo dei suoi gesti, perché voleva scambiare due paroline con la sottoscritta.
Intanto, Miley, Remus, Peter e James, si stavano dirigendo verso il bosco, il luogo in cui stava la Pasaporta che dovevano prendere.
Quest’ ultimo, vedendo che l’ amico non si affrettava, decise di stare lì ad aspettarlo, ma quello lo bloccò:
-No, vai pure avanti, arrivo subito-
-Come vuoi…però cercate di muovervi, eh?-rispose James, riferendosi anche alla rossa, la quale sbuffò.
Lily era intenta ad allacciare le cinghie del proprio zaino in modo frenetico, talmente tanto che alla fine non riuscì a concludere un accidente.
Quando la ragazza alzò finalmente lo sguardo, si accorse che il malandrino la stava fissando.
-Che c’ è, Black, hai qualche problema?- gli domandò, le sopracciglia inarcate.
-Perché l’ hai fatto?- disse lui.
-Fatto cosa?- chiese allora la rossa, più confusa che mai.
-Perché ieri sera hai fatto quell’ incantesimo in modo che James vincesse la scommessa?-
-Io…non so di che diavolo parli…- farfugliò Lily.
-Non fare la gnorri, Evans. Ti ho visto, non puoi negare l’ evidenza- disse il bel malandrino.
-Io…ma…che vuoi tu da me, Black?- chiese la rossa, mentre gli occhi le pizzicavano terribilmente.
-Voglio che lasci in pace James. Se non ti piace, se lo odi, se non sei minimamente interessata a lui, diglielo una volta per tutte. Sta male, Evans, lo capisci questo? Lui soffre per amore, soffre per te, invece tu non fai che startene china su un foglio di pergamena a svolgere i compiti, ma non sai quello che passa. Lui soffre molto-
-Non è l’ unico- affermò Lily.
-Certo, ma lui ti ama, Evans, davvero. Non sei una bambola per lui, lui prova davvero dei sentimenti sinceri nei tuoi confronti, e tu nei suoi- affermò.
-Ma…che...che stai blaterando, Black?-
-Veramente, l’ unica persona che blatera qui sei tu, Evans, e poi è vero-
-No, non lo è…io…io non…non lo amo…- sussurrò la ragazza, lo sguardo perso.
-Lo dici per convincere te stessa…Ehi, mi pare tu ti sia ingrassata di un grammo rispetto a ieri, Evans!- esclamò lui, per riderci un po’ su, visto che lei pareva un cadavere.
-BLACK!!! IO TI FACCIO SCHIATTAREEE!!!- esplose lei.
-Inutile, Evans…sei incorreggibile…- rispose lui, scoppiando a ridere con la sua risata simile ad un latrato.
-Su, muoviti, razza di decerebrato…- lo incitò severa, anche se rideva sotto i baffi.
I due si avviarono verso il bosco e, appena inoltrati, vi trovarono gli altri quattro che li aspettavano scocciati. (soprattutto James XD N.d.A)
-Alleluja!!!- esclamò Miley, vedendoli.
-Beh, ragazzi, penso sia giunto il momento di salutarci, almeno per ora- disse Remus.
Miley e Sirius si abbracciarono a lungo, tanto che Lily fece in tempo a salutare gli altri tre malandrini.
-Ci vediamo, Remus, mi ha fatto piacere che ci fossi anche tu- disse, abbracciandolo, e James s’ ingelosì un po’.
-Ciao, Peter, stammi bene- disse poi rivolta a Minus.
Poi fu il turno di James, il quale prese la parola per primo:
-Beh, penso che ci beccheremo sull’ Espresso, Evans – sorrise, più malandrino che mai.
-Lo credo anch’ io, Potter – rispose secca lei, dopodiché si rivolse a Miley.
-YUUUU, piccioncinaaaaaa!!! C’ è la Passaporta!- dopodiché, Miley si staccò da Sirius, rossa come un peperone, e, dopo aver salutato tutti velocemente, raggiunse Lily.
-Arrivederci, Black!- lo salutò la rossa.
-Salute, Evans, e tieni conto dei miei preziosi consigli!- contraccambiò lui.
- Senz’ altro!- gli sorrise.
Subito dopo, le ragazze afferrarono la loro Passaporta e scomparvero alla vista dei quattro magici malfattori.
Le due amiche avvertirono il solito e familiare strappo all’ ombelico, per poi atterrare nei paraggi della casa di Lily.
-Che giornata!- esclamò la rossa, -E, almeno fino al due settembre, mi sono sbarazzata di Potter!- concluse, tutta entusiasta.
-Perché fino al due?- volle sapere Miley, mentre camminavano in direzione di casa Evans.
-Perché l’ uno andiamo, e, tra il viaggio, il banchetto, e cose varie, non credo di vederlo così tanto, a parte quell’ oretta insieme nella carrozza dei Caposcuola- spiegò la ragazza.
-Beh, veramente…- balbettò la biondina.
-Sì?- chiese Lily.
-Ehm, insomma…- farfugliò ancora.
-Miley, si può sapere che ti prende?- si spazientì la rossa.
-Beh, ecco…-
-MILEY!!!- tuonò Lily.
-Ehm…insomma…Sirius mi…ha chiesto se…l’ uno settembre…andiamo nel…loro… scompartimento…- confessò Miley.
-Oh, beh, e tu hai detto di no naturalmente, giusto?- chiese Lily, tranquilla, non avendo dubbi sulla risposta.
-Ehm…sì…cioè..no, io…gli ho detto…di si…- rivelò, tappandosi le orecchie per via della più che aspettata reazione da parte di Lily, che non tardò ad arrivare.
-CHE COSA???-





Volevo far notare che sono consapevole che nel bellissimo mondo magico descritto dalla Rowling (una scrittrice fantastica) non si possa far apparire il cibo dal nulla, però ho voluto fare lo stesso un piccolo strappo alle regole XD

Ringrazio:
PricessMarauders: che bello, una nuova lettrice!!!XD sono molto contenta che ti piaccia la mia ff, come a me piace la tua XD. Oh, certo, James ce la farà a conquistare Lily, quando non si sa però…XD mi raccomando continua a seguire e lasciami un commentino!XD grazie per i complimenti!XD

4ever_friends: hola gre…oh, sono contenta che ti piaccia il chappy sulla coppia Miley/Sirius…non ti procc, si baceranno…molto presto!!!XD

germana: un’ altra nuova lettrice, juppy!!! Poi lo sai che io adoro le tue storie, per cui sono contenta che a te piaccia la mia e che ti piaccia la coppia Miley/Sirius, ha avuto davvero un successo che non mi aspettavo XD…mi raccomando lasciami un altro commentino…grazie per i complimenti..KISS

Jaily: scusa scusa scusa sorry sorry sorry pardon pardon pardon… mi dispiace che non ci sia nemmeno un bacio, ma, come c’ è scritto, è un po’ presto per i personaggi che hanno appena cominciato a frequentarsi…però ti do un anticipo extra: nell’ ottavo cap ce ne sarà uno! Promesso!!!! E io sono come James, una promessa è una promessa…perciò mi dispiace se ti ho deluso :°°°( però spero che tu continui a seguire e a commentare, ci tengo…P.S. Per il fatto che io sia normale…se quando hai cominciato a leggere questa fic credevi che fosse scritta da una normale comune vivente…beh, quella non sono io!!!XD KISSONI

Ringrazio inoltre chi ha aggiunto questa fic tra i preferiti, e chi la segue…però se potete lasciarmi un commentino…pleaseeeeeeeeeee!!! *me che faccio la faccia da cane bastonato :°°(*…XD KISS

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Capitolo 7
*** Finalmente a Hogwarts ***


FINALMENTE A HOGWARTS

Le settimane che passarono insieme le due amiche trascorsero velocemente, troppo velocemente.
Miley conobbe meglio la madre di Lily, e anche il padre, scoprendo che erano due persone davvero alla mano, simpatiche, amichevoli ed ospitali, tanto che si chiese da chi avesse preso Lily ad essere così taciturna.
Poi scoprì che Petunia, la sorella di Lily, la quale gliene aveva sempre parlato, era davvero brutta, per non dire orrenda: alta e magra, tanto quanto bastava per sembrare un chiodo, la faccia cavallina, il collo teso per spiare ogni movimento di qualsiasi persona (basta che ci fosse da spettegolare), e le orecchie sempre ben aperte per non perdersi nessuna battuta di ciò che dicevano i vicini. Constatò anche, che Petunia aveva tutti i requisiti per poter far parte del club dei “Ficcanaso d’ Oro”, inoltre poteva benissimo prelevare un attestato in cui si dichiarava che era laureata in: “Spettegologia” e poteva benissimo intraprendere una carriera come “Gossipologa”. Inoltre era così informata su ciò che accadeva a tutto e a tutti, che se lei fosse stata Lily, le avrebbe sicuramente domandato se aveva mai pensato di mettersi in mezzo alla piazza e farsi pagare una sterlina in cambio di raccontare i fatti del giorno, in fin dei conti, sempre meglio fare così, era un modo molto più efficace, in più si risparmiava la carta dei quotidiani. Infine conobbe anche il fidanzato di quell’ ossuta ragazza. Un certo Vernon Dursley, un tipo grasso, con dei baffoni da tricheco, insopportabile e sprezzante come lei. Lei credeva nel proverbio che recitava che gli opposti si attraggono, per carità, ma era anche vero che a volte l’ anima gemella è come te se fossi nata uomo.
Lily invece, si divertì un mondo la settimana che trascorse a casa di Miley.
Conobbe i suoi genitori, Stephanie e David, due persone molto simpatiche, inoltre David era la fotocopia di Miley, non solo per via dei suoi occhi azzurri, e dei capelli biondicci, ora tendenti al grigio argentato, ma anche nel carattere avevano numerosissimi punti in comune.
Poi conobbe Sylvia, la primogenita della famiglia Jones, anche lei bionda, con gli impeccabili occhi chiarissimi. Successivamente veniva Christian, chiamato Chris. Se le femmine riportavano le caratteristiche del padre, e quindi capelli dorati e occhi chiari, i maschi avevano entrambi gli occhi neri e i capelli castano scuro, come Stephanie. Chris, però, l’ aveva già conosciuto, visto che aveva appena finito l’ ultimo anno a Hogwarts, lo stesso valeva per Tom, il fratello che veniva dopo di Miley, il quale avrebbe frequentato il quarto anno nella Scuola di Magia l’ uno settembre. Però non aveva conosciuto la più piccina della casa: la piccola Martha.
Martha era l’ ultima nata e aveva sei anni. A differenza delle sorelle, era andata contro la tradizione di famiglia: maschi scuri e femmine chiare. Lei infatti aveva gli occhi di un azzurro vivo come quelli del padre David, ma i capelli castani che aveva ereditato dalla madre.
Era un tipo vivace, peperino e diffidente, infatti, la prima volta che era entrata in casa Lily, lei non l’ aveva degnata di uno sguardo: aveva un certo timore verso gli estranei.
Poi la rossa le aveva dato il regalo che aveva portato per lei: una collana di spago nero, con il simbolo di un unicorno rosa al centro, e il gioco era stato fatto. Da quel momento, la bambina, non concesse un attimo di tregua alla ragazza, pensate che voleva che le leggesse lei la favola della buona nette al posto di sua madre. Fortunatamente a Lily piacevano i bambini, per cui si offrì volentieri di leggerle le storie, così si ritrovò a leggerle “Le Fiabe di Beda il Bardo”, e ne fu interessata anche lei, visto che era stata abituata soltanto a Biancaneve, Cenerentola, La Bella Addormentata nel Bosco e bla bla bla.

Quella sera, si stava svolgendo una grande cena a casa Jones, per festeggiare la fine delle vacanze e l’ inizio di un nuovo anno ad Hogwarts.
La famiglia, era tutta riunita a tavola, che cenava ricordando con nostalgia un’ estate passata molto in fretta.
-Allora, domani si ritorna ad Hogwarts, eh?- introdusse l’ argomento il signor Jones.
-Eh, già…- annuì Lily.
-Siete contenti, ragazzi?- domandò a sua volta le signora Jones.
-E chi non è contento di tornare ad Hogwarts?- risposero Tom e Miley all’ unisono.
-Proprio…se potessi ci tornerei anch’ io…- aggiunse Chris con aria nostalgica.
-Ipocrita! Come se non ci venissi più! Il bello è che sarai aiuto insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure!- gli rinfacciò Tom.
-Beh, ma io intendevo come studente…- si giustificò il fratello maggiore.
-Sul serio verrai come aiuto insegnante?- chiese Lily, che non ne sapeva nulla.
-Come, Miley non te l’ ha detto?- chiese lui, sorpreso.
-Se non lo sapevo neanche io come facevo a dirglielo?- disse Miley, con l’ aria offesa di chi è stato tenuto all’ oscuro di tutto.
-Come non lo sapevi?- domandò stupito Chris.
-Ha ragione, ragazzi, a Chris è arrivata la lettera di richiesta di aiuto insegnante di Difesa mentre lei era a casa di Lily – ricordò Stephanie.
-Ma è fantastico!- esclamò la rossa, -almeno saremo sicuri di avere un insegnante competente-
-Grazie- la ringraziò il ragazzo.
-No, l’ insegnante non dev’ essere così competente, se ha assunto uno come lui- dissentì Miley, mentre Lily scoppiava a ridere.
-Comunque quest’ anno dovreste impegnarvi parecchio, ragazze, avete i M.A.G.O. – ricordò loro il padre di Miley.
-E allora? Ci siamo sempre impegnate, papà!- protestò la bionda.
-Certo, ma so di che parlo, e non dovete farvi distrarre da qualche cosa che non riguarda minimamente i vostri doveri scolastici…- le raccomandò il padre.
-Cioè?- domandò Miley, non capendo a cosa si riferisse.
-Per esempio non dovete farvi distrarre da QUALCUNO che manda lettere ogni mattina- si spiegò, guardando di sottecchi la figlia, la quale arrossì violentemente ed abbassò la testa.
-Non si preoccupi, signor Jones, quest’ anno avrò la situazione sotto controllo…- lo rassicurò Lily, che aveva afferrato al volo il concetto, sfregandosi le mani.
Il padre di Miley sorrise compiaciuto, così anche il resto della famiglia.
-Ah, Miley, Miley, come hai la testa tra le nuvole da quando ti sei innamorata…- commentò Tom, sorridendo malizioso.
-COME??? INNAMORATA IO??? Ma tu sei completamente pazzo, caro mio!- esplose la biondina, mentre il viso era arrivato ad avere una colorazione tendente al bordeaux.
-Come no…guarda che ti ho notato, sai, come lo guardi sognante…- continuò il fratello, in una parodia molto sadica di quella che per lui era la sorella quando osservava il ragazzo che le faceva battere il cuore.
-Guardare chi, scusa?- domandò lei, furiosa.
- Sirius Black, ovvio! Il tuo Malandrino adorato…- rispose Tom.
Sembrava che Miley avesse la faccia impregnata di sugo di pomodoro.
-Ma non è vero!- dissentì.
-NOOO, ti sei innamorata di Sirius Black???- chiese Sylvia.
-NO!!!- esplose Miley.
-Beh, non si direbbe…- constatò Christian.
-Pure tu ti ci metti?- disse la bionda, irritata.
-Oh, dai, è normale che una ragazza s’ innamori alla tua età!- intervenne la signora Jones, -E voi smettetela di prendere in giro vostra sorella!-rimproverò gli altri.
-Grazie, mamma- sussurrò Miley.
-D’ accordo…passiamo a Lily, allora!- decise Tom.
-Che c’ entro io adesso???- domandò stupita la ragazza, sentendosi troppo tirata in ballo.
-Beh, no, sinceramente non penso tu sia cotta di qualcuno, come la smielata di mia sorella- disse il ragazzino, mentre i pugni di Miley si serrarono, la ragazza era al limite della sopportazione.
-Oh, per fortuna la pensi così- disse la rossa, più che sollevata.
-Ma sei tu che fai prendere cotte ai ragazzi!- aggiunse lui.
-Eh?- lei era molto confusa, non sapeva a cosa si riferisse il fratello della sua migliore amica.
-Parlo di James Potter…- spiegò Tom.
A Lily andò di traverso il succo di zucca.
-Prego?- chiese, temendo e sperando di aver capito male.
-Mi hai sentito. James Potter – ribadì.
-Ti prego, anche tu no…e poi non voglio dargli la soddisfazione che si parli di lui ovunque- rispose la rossa rabbrividendo.
-Ma ti fa la corte!-
-Tempo sprecato-
-È un Malandrino!-
-Altra ragione per cui lo mando al diavolo-
-È il ragazzo più popolare della scuola-
-Buon per lui-
-Ti vien dietro da anni…-
-Troverà di meglio da fare-
-Piace a un sacco di ragazze…-
-…senza cervello-
-Lo odi così tanto?-
-Di più!- esplose Lily, mentre Tom rimase paralizzato dallo scatto improvviso della rossa.
-Certo che sei proprio insopportabile stasera, eh?- gli rinfacciò la sorella.
-Parla una…- rispose lui.
Miley stava per ribattere, quando per fortuna arrivò Stephanie, che domandò loro: - Tom, Miley, Lily, avete già preparato le valigie?-
-Sì, mamma- disse Tom.
-Certamente, signora Jones – rispose a sua volta la ragazza.
-Io, no, mamma, la devo ancora finire, adesso vado subito- disse Miley, alzandosi e dirigendosi verso la sua stanza.
-Aspetta, ti do una mano!- si offrì l’ amica, correndole dietro.

-Mio fratello è peggio di una ragazza: sa tutto di tutti! Caspita, penso proprio che doveva nascere donna!- commentò Miley, una volta in camera, mentre si sbatteva la porta alle spalle.
-Dì un po’, è proprio Sirius colui che ti spedisce le lettere ogni mattina?- domandò Lily, curiosa, anche se sapeva di conoscere già la risposta.
-Beh, ecco…sì, è lui- annuì la biondina, mentre arrossiva visibilmente.
Lily sorrise: -Lo sapevo, lo sapevo!- esclamò ridendo.
Miley arrossì, poi osservò l’ amica, maliziosa: -E tu invece che mi dici del mittente che ti ha mandato un paio di volte la posta a cui tu non hai risposto? Non so perché, ma sento odore di un certo James Potter…-
-Ah, sì? Che scoperta!- disse Lily, facendo una smorfia.
-Perché non gli rispondi?- le domandò l’ amica.
-Perché non voglio avere niente a che fare con lui- sussurrò, rattristandosi.
-Non sembrerebbe- affermò Miley.
-Lui…lui sa troppe cose di cui non dovrebbe essere a conoscenza- rivelò la rossa.
-Per esempio?- chiese Miley, incuriosendosi.
-Beh, ecco…lui…ha scoperto che…sono una Mezza Sirena…- le confidò Lily.
-DAVVERO???- Miley era sbalordita.
-Sì…Ti ricordi quella volta in cui ti raccontai come feci a diventarlo?-
-Sì…-
-Beh, Nheirann mi disse che a volte poteva succedere che si manifestasse in situazioni in cui erano soffocate troppe…emozioni…e…quando ero con lui è…è…venuta fuori…- spiegò.
-E quindi lui se n’ è accorto?-
-Già. Stavamo scherzando, mi ha sollevata, è stato così veloce che non ho nemmeno avuto il tempo di bloccarlo, e l’ ha vista- raccontò.
-E come ha reagito?- volle sapere Miley.
-È rimasto scioccato, ha voluto sapere tutta la storia e io sono stata costretta a farlo viaggiare indietro nel tempo…Però alla fine mi ha promesso che non lo dirà nemmeno ai Malandrini e…sembrava sincero- ammise la rossa.
-No, James sarà stronzo quanto vorrai, ma non è il tipo che se ne va a zonzo a spiattellare una cosa così intima-
-Lo spero…-
-Vedrai che ho ragione…e poi…vorrei farti una domanda…-
-Sentiamo-
-Se la pinna può evadere da sola quando provi delle sensazioni forti…tu…cosa provavi mentre eri con James?-
STRIKE! Lily rimase stroncata, spiazzata, o come cavolo volete dire. Era impallidita come un cencio, era il tipo di domanda che non si aspettava, la domanda a cui non sapeva la risposta nemmeno lei.
-Io…non lo so…- balbettò, imbarazzata come non lo era mai stata.
-Lily…- sussurrò Miley.
-…Sì?...- rispose quella, distrattamente.
-Non è che…che…ti sei…ehm…innamorata di Potter?- le domandò l’ amica, sempre mantenendo un tono di voce molto basso.
-NO!!!- fu la risposta. Urlata. Puntuale. Precisa. Chiara. Semplice. Un monosillabo. Ma non vera.
Solo che, la nostra adorata protagonista non si era ancora resa conto dei sentimenti profondi che nutriva per quel ragazzo speciale, solo perché lei, quei sentimenti, non li aveva mai provati.
-Miley, che ti ha scritto Sirius?- chiese Lily, una volta che ebbero finito di riempire la familiare valigia di Miley.
Alla sua best friend s’ illuminarono gli occhi, risero ancora di più, erano ancora più allegri e vivaci di quanto non lo fossero già.
La risposta non arrivò. Evidentemente la biondina era uno stato di trance totale.
-Pronto, pronto!!! Terra chiama Miley! Terra chiama Miley! Segnale di vita non ricevuto, segnale di vita non ricevuto!!! Avvertite i rinforzi!!!- esclamò Lily, tentando di riscuotere l’ amica dai suoi pensieri.
Niente.
Allora le venne un’ idea super bastarda, tanto per divertirsi un po’ a vedere quanto Miley era cotta di Black.
-Miley!!!- esclamò, affacciandosi alla finestra, - Miley, presto! Vieni a vedere, c’ è Black!-
A quelle parole, la sua migliore amica uscì dalla trance, e si precipitò verso la finestra della terrazza, spalancandola, dopodiché, si fiondò fuori a salutare un Black che in realtà era chissà dove.
-Sirius!- chiamò la bionda.
Lily stava per scoppiare a ridere. Dio, come si rincitrulliva per amore…
Ma la risata che stava per uscire dalla sua bocca non venne mai.
Il fiatò le si mozzò quando sentì un'altra voce.
-Buonasera, Jones – aveva risposto cordialmente colui che era niente meno che…Sirius Black in carne e ossa!!! (e la rossina fu stroncata nuovamente!XD)
Oh, Santissimi Lumi…Ti prego, fa’ che stia sognando...
Ma la rossa non sognava affatto.
Uscì anche lei nel terrazzo, e si trovò davanti un bel ragazzo dagli occhi blu oceano e i capelli neri leggermente lunghi.
-Oh, anche tu qui, Evans?- la salutò il malandrino, sorridendo.
-Perché, non mi si vede?- ribatté scettica lei.
-No, sei talmente magra che il mio sguardo ti passa attraverso, in effetti- rispose lui, senza abbandonare il suo sorrisetto furbo.
Lily voleva ribattere, ma si trattenne per evitare di far scoppiare una rissa.
Merlino, donami un po’ della tua preziosa pazienza…pregò.
-Oh…Miley…mi sa che andrò a farmi una tisana perché…ho troppo mal di stomaco…- finse Lily, piegandosi in due, e, senza dare il tempo all’ amica di ribattere, si chiuse la porta alle spalle e andò in cucina.
-Ehm…prego, accomodati…- Miley invitò Sirius in camera, -Come vedi, non è molto spaziosa…- aggiunse.
Sirius si guardò in torno. Osservò le pareti, tappezzate di stendardi dai colori rosso e oro, che simboleggiavano la sua Casa ad Hogwarts, e di foto. Tante foto. Tutte le fotografie erano così stipate e accatastate l’ una sull’ altra che talvolta alcune non si vedevano nemmeno. Riportavano molti momenti di vita di Miley, da quelli più tristi a quelli più allegri, dai compleanni alle feste di Natale, dai momenti più bizzarri a quelli più buffi, insomma, di tutto e di più. Ora c’ era una foto in cui lei e Lily si abbracciavano, in un’ altra ancora sempre le due amiche che facevano la linguaccia, poi lei con i suoi fratelli mentre si facevano i gavettoni, lei che rideva a crepapelle, lei con il cappello parlante calcato sugli occhi, lei che ronfava sul suo letto ad Hogwartrs, lei che inciampava per le scale, lei davanti al binario 9 e ¾, alla stazione di King’ s Cross, lei in bikini, al mare con Lily, lei che, infuriata, rincorreva suo fratello perché le aveva rotto un vaso che aveva dipinto alla meglio coi colori di Grifondoro…lei…lei…lei…
-Ma è fantastica!- esclamò, radioso.
Miley sorrise.
-È mio padre che ha la mania delle foto. Lui fa il fotografo e gira per casa con la macchina fotografica in tasca, sempre pronto a riprendere i momenti più bizzarri della giornata- spiegò.
-E quelle a Hogwarts?- domandò il malandrino.
-Oh, quelle le ha scattate Lily, per ordine di mio padre, ovviamente!-
-Dev’ essere simpatico, tuo padre- constatò lui.
-Lo è- confermò la ragazza, -Non si arrabbia quasi mai, è molto giocoso e allegro, però sa fare anche dei discorsi seri quando vuole che ragioniamo-
-È un padre a tutti gli effetti, insomma-
-Già…-
-Già, proprio come il mio…- commentò il ragazzo. Un’ ombra scura gli incupiva lo sguardo.
-Ehm…tuo padre è…?- Miley non completò la domanda, perché lo fece Sirius per lei.
-Morto? Magari…-
-Lo odi a tal punto da augurargli la morte?- gli chiese Miley, che pensava che l’ odio verso un genitore fosse solo una bazzecola, e non esistesse sul serio.
-Certo. Ti sembrerà strano, ma è così. Odio lui, e tutti i Black della mia stirpe- annuì.
-Ma come fai?- la bionda era sempre più incredula.
-Credimi, se avessi due genitori come i miei li odieresti anche tu- le disse, -Tu non li conosci, i Black-
-Oh, ne ho sentito molto parlare, dicono che sia una famiglia davvero ricca e molto interessata alle condizioni dello Stato, per questo gran parte dei loro soldi va in beneficienza-
Sirius scoppiò a ridere. Una risata amara, priva di gioia.
-Balle. I Black sono una famiglia di parassiti con la mania del sangue puro. I Black, vogliono lo sterminio dei Nati Babbani come la tua amica Evans. I Black sono servi dell’ Oscuro Signore. I Black disprezzano un loro figlio perché è andato contro corrente, finendo a Grifondoro e non a Serpeverde come era accaduto ad ogni membro della famiglia- raccontò.
Miley rabbrividì frase dopo frase.
-Capisci adesso perché li odio? Non sono mai andato d’ accordo con loro, e mai ci andrò, a meno che non cambino le loro idee arretrate, cioè mai, conoscendoli. Vedi, io sono un Grifondoro, e fiero di esserlo. Frequento gente a cui non da fastidio il sangue dei non-maghi, e sono contento di frequentarla- concluse, con una nota di amarezza nella voce.
- Sirius, mi dispiace…non credevo fosse così, io…scusami- si scusò Miley, sentendosi in colpa di far rivivere all’amico dei ricordi così brutti per lui.
-Non devi scusarti. Sono contento di avertelo detto, tu mi sai ascoltare sempre, anche quando non dovresti- le disse, e, ancora una volta si chiese da dove provenissero quelle parole troppo belle per essere sue.
-Certo che devo, per me non è un obbligo, e poi…io ti voglio bene- gli rivelò la bionda, arrossendo evidentemente.
Sirius l’ accarezzò. –Anch’ io te ne voglio, Miley Jones – le disse.
I due si guardarono negli occhi a lungo, intensamente. I loro sguardi erano in perfetta sintonia, uno perso negli occhi dell’ altra. Entrambi non volevano interrompere quella magia speciale che si era creata in quella stanza. Si sentivano leggeri, come imprigionati in una volteggiante bolla di sapone e, si sa, tutte le bolle di sapone prima o poi scoppiano.
I loro visi erano a pochi centimetri di distanza, i due nasi si sfioravano appena…
-SIRIUUUS!!!- una voce molto familiare chiamava i malandrino.
Porca Nimbus, James, proprio adesso??? Sembra tutto calcolato…Io e Miley finalmente ci stavamo per baciare, e GUARDA CASO ti metti ad urlare il mio nome…ah, se dovesse mai capitarmi di incontrare il destino gliela farò di sicuro pagare per tutti gli scherzi che fa.
Pensò Sirius, dispiaciuto come non mai.
-Scusami, è quell’ imbecille di James che mi ha accompagnato fin qui…- si scusò il malandrino dagli occhi blu.
Miley rise.
-Figurati…ma…lo hai lasciato aspettare qua sotto per tutto questo tempo?- gli domandò la ragazza.
-Beh, sì…insomma…è lui che ha la scopa, io non ne ho una perché, per i motivi che prima ti ho spiegato, mi hanno diseredato- le spiegò.
-Oh, accidenti, e dove andrai a dormire, come farai a…- si preoccupò la biondina.
-Tranquilla, è da quest’ estate che do qualche grattacapo ai Potter, mi accolgono sempre volentieri, loro. James è un ragazzo molto fortunato ad avere due genitori premurosi come i suoi, e anch’ io, se penso che ormai i Potter mi hanno praticamente adottato…- sorrise, per poi salutarla: -Allora, Jones, per domani siamo d’ accordo: tu e la Evans venite nel nostro scompartimento, ok?-
- Senz’ altro, Black - rispose sorridendo, -Però la prossima volta che vieni a farmi visita con James sali con lui, d’ accordo?- aggiunse.
-Beh, oggi è stato un bene che non l’ ho fatto, se no scoppiava la guerra atomica, non trovi?- le chiese.
-Con Lily, dici? Probabile, visto che dove c’ è lei c’ è guerra con o senza Potter - scherzò Miley.
-Ah, beh, allora pensa se l’ avessi portato!-
-FELPATO, MUOVITI!- gridò di nuovo James, che stava qualche metro più sotto del terrazza, a cavalcioni sulla sua scopa.
-Vado! A domani, Jones!- la salutò definitivamente il malandrino, saltando dal balcone e atterrando perfettamente sulla Nimbus ’70 di James.
-Ci si vede, Black, e buonanotte anche a te, Potter!- salutò a sua volta Miley.
-Sogni d’ oro, Jones!– le disse James, per poi sfrecciare verso Godric’ s Hollow sulla sua fidata scopa.
-E a te sogni di smeraldo, Potter – ghignò Black, malandrino.
-Idiota!- lo apostrofò James, sogghignando pure lui.
-A proposito, lo sai che c’ era la Evans?- lo informò Sirius.
-CHE COS…? E TU NON ME L’ HAI DETTO???- s’ imbestialì Ramoso, dando un violento strattone al suo manico di scopa per farlo accelerare.
-No, perché poi si è inventata una scusa ed è uscita dalla stanza, e poi non potevo perdere altro tempo per avvertirti, dovevo stare con Miley!- si spiegò.
- Oooh, certo…DOVEVO stare con Miley…io direi…AVEVO BISOGNO di stare con Miley, piuttosto…- lo corresse James, sadicamente malandrino.
-Ehi! Che diavolo blateri?!- lo riprese l’ altro.
-Sempre e solo il vero, Messer Felpato- rispose James, in tono autoritario.
-Ehm…si vede tanto?- chiese Sirius.
James sorrise tra sé, poi rispose:
-Non ti preoccupare, vecchio mio, l’ abbiamo capito solo io, Remus, Peter, Lily, mia madre, mio padre, la signora Pakes…- James aveva cominciato una sfilza che non finiva più.

Miley osservò i due ragazzi scomparire tra le nubi, mentre la sua mente galoppava a pochi minuti prima…il silenzio, lo sguardo, il viso del malandrino così vicino al suo, i loro nasi che si sfioravano…peccato che James avesse interrotto un momento così magico…poi un brivido di freddo la fece riscuotere dai suoi pensieri.
Oddio, Lily!
Il ricordo dell’ amica le affiorò alla mente. Era meglio se andava in cucina a vedere “come stava dopo aver bevuto la tisana”.
-Lily!- la chiamò, sussurrando per evitare che qualcuno si svegliasse.
-Oh, era ora!- esclamò l’ amica, anche lei sussurrando. Lily si era abbandonata su una sedia del tavolo e stava leggendo un grosso e pesante tomo intitolato: “ Guida alla Trasfigurazione di livello avanzato”.
La biondina spostò lo sguardo sul libro.
-Per carità, mettilo via!- esclamò, inorridita e schifata.
-Oh, quante storie per un libro che sarai costretta ad usare anche tu…- sbuffò Lily, chiudendolo e dirigendosi con Miley verso la camera.
-Già, ma le lezioni cominciano dopo domani NON oggi- disse.
-Allora?- le domandò la rossa, cambiando discorso. Miley capì al volo a quale argomento alludeva.
-Allora cosa?- fece finta di non arrivarci.
-Lo sai benissimo-
-Oh, quello…- annuì, mentre s’ infilava il pigiama come aveva già fatto Lily.
-Sì, proprio quello…- confermò la rossa, sedendosi a gambe incrociate sul letto.
Osservò la bionda.
Ma che domanda ho fatto?
Si chiese, dopo aver contemplato il viso di Miley che parlava già per sé.
Quel volto giocoso da bambina, infatti, era raggiante, arrossato, e gli occhi le brillavano in una maniera che pareva si fosse trapiantata due zaffiri.
-…T-ti ha…b-baciata?- le domandò.
Miley dissentì.
-Mancava poco, però…- spiegò.
-Però???- chiese ancora Lily, sempre più curiosa.
-Però poi qualcuno l’ ha chiamato…-
-Oh, Santa Morgana! Mi chiedo chi sia stato quel COLOSSALE, e dico COLOSSALE, perché chiunque l’ abbia fatto inavvertitamente o meno è un grosso degenerato senza cervello, idiota che vi ha interrotti mentre stavate per decidervi!- esplose la rossa, realmente infuriata con quel tizio di cui non sapeva ancora il nome. (per fortuna del povero ragazzo….XD N.d.A XD)
- James…- bisbigliò la biondina.
-Prego, scusa?- domandò Lily, che non aveva capito una parola di quello che le aveva detto l’ amica.
-È stato James a interromperci- ripeté la bionda.
-COSA? Era qui anche lui?- Lily strabuzzò gli occhi.
-Sì…ma io non lo sapevo…ha chiamato Sirius perché si era fatto tardi…ma non è mica venuto in casa…- spiegò tutto d’ un fiato Miley.
-Beh, come ti dicevo solo un idiota vi poteva interrompere, e se Potter non è un idiota…- concluse Lily.
Miley fece una smorfia: inutile, la sua amica era irrecuperabile.
Poi le ragazze si infilarono sotto le coperte e caddero in un sonno profondo.

-…il tuo letto, perché la sogni sempre, il commesso del negozio di profumi, il gatto puzzolente della vicina…- Sebbene i Malandrini fossero arrivati in stanza già da un pezzo, Sirius si stava ancora sorbendo la stressante sfilza di James, che durava da un quarto del viaggio.
-Ramoso, piantala- inveì, scocciato.
-Oh, già, dimenticavo che è ora di dormire…ma sai, mi sono lasciato trasportare- disse, con un sorrisetto.
-Ma va’?- domandò Felpato, scettico.
-Sì se non la smetti di chiamarmi Felpy!!!- sbottò.
-Ma ho appena cominciato!- protestò il moro, che non si era ancora stancato di prenderlo per i fondelli.
-Allora non continuare, Rammy!- rispose Sirius, stando anche lui al gioco.
-Eh, no, tu non ti dovevi permettere…- James fece il finto arrabbiato, poi si avventò sull’ amico. Iniziò una battaglia di cuscinate, e i due ragazzi non chiusero occhio tutta la notte.

Quando, il mattino dopo, la signora Potter entrò nella stanza del figlio, o meglio, DEI figli (tanto era come se lo fosse anche Sirius), per svegliarli, per poco non cacciò un urlo per il disastro che le si parò davanti agli occhi. Uno strato di soffici piume candide ricopriva interamente il pavimento, e, al centro della stanza, dormivano beatamente quel monello di suo figlio e quell’ altrettanto combina guai del suo amico Black. Il primo era accovacciato su sé stesso e stringeva ancora fra le braccia un cuscino ormai quasi del tutto scorticato, l’ altro invece, era sdraiato a pancia sotto con un cuscino ugualmente svuotato sulla testa.
-James Potter!!!- esclamò, con un’ espressione tra l’ infuriato e il divertito.
Il ragazzo interpellato socchiuse gli occhi e, vedendo la figura di sua madre che stringeva una manciata di piume su una mano e la bacchetta nell’ altra, si rizzò in piedi, con l’ espressione più angelica che riuscì a trovare stampata sul viso, e disse:
-Buongiorno, mamma!!! Dormito bene? Fatto sogni d’ oro? Oh, caspita, quanto è tardi! Sirius? SIRIUS!!!-
L’ amico bofonchiò qualcosa che venne tradotta come: - ‘que ‘inuti…- aveva la voce completamente impastata di sonno.
-Ma quali cinque minuti! Forza, bello addormentato, dobbiamo andare a Hogwarts!!!-
A quelle parole, il “bello addormentato” si mise sull’ attenti, e quando si ritrovò la madre dell’ amico davanti, esclamò, ugualmente:
-Buongiorno, signora Potter!!! Dormito bene? Fatto sogni d’ oro?-
Dopodiché, i due ragazzi, non si sa perché avessero tanta fetta, si precipitarono verso la porta della stanza per uscire. Peccato che la signora Potter fu più veloce e li acchiappò afferrandoli per il colletto della t-shirt del pigiama.
-Calmi, signorini, perché tutta questa fretta?- domandò loro la madre di James.
-Eh, sa signora, il tempo è prezioso…- provò a rispondere Sirius.
La signora Potter, che di nome faceva Bridget, scoppiò in una fragorosa risata.
-Non sai quanto è buffo sentire una frase del genere uscire dalla tua bocca, Sir!- disse, smettendo di tenersi la pancia.
-Te l’ ho sempre detto che non sai mentire bene…FELPY- gli disse James, calcando la voce sull’ ultimo nomignolo.
-Tentar non nuoce, RAMMY- rispose l’ amico.
-Beh, volete spiegarmi che avete combinato, qui, razza di malintenzionati?- cominciò la signora Potter, facendo una ramanzina ma con un’ espressione divertita stampata in faccia.
-In effetti l’ ultima parola l’ hai azzeccata, mammina cara…- commentò James.
-Niente deviazioni, Jam!- lo rimbeccò Bridget.
-Ok, ok, allora…da dove comincio?- domandò James.
-Mah…che ne dici di cominciare a spiegarmi cos’ avete combinato???- esplose lei.
-Quello che vedi. Sai, la parola cuscinata non ti dice nulla?-
-E la frase: “Ti prendo per i capelli e ti sbatto fuori se rifai una cosa del genere” ti dice niente?-
-Oh, certo…mi dice che…ADDIO!!!- così dicendo, il Malandrino si cambiò vestiti con un colpo di bacchetta, appellò il suo baule e quello di Sirius, poi afferrò il polso di quest’ ultimo finendo con lo smaterializzarsi.
Bridget, rimasta sola nella camera da letto (o da combattimento, come preferite XD N.d.A), non poté fare a meno di sorridere tra sé. Sì, quei due erano degni Malandrini…

DRIINN DRIIIINNN.
La sveglia suonò puntuale in casa Jones.
Una ragazza bionda e assonnata si ficcò ancora più sotto le coperte.
-Animo, animo!- esclamò Lily, già tutta pimpante.
-Mmmh…da quanto tempo sei sveglia, tu?- la voce di Miley era soffocata dal lenzuolo.
-Un oretta circa…Su, dai, svegliati!-
Per tutta risposta, la biondina, si girò verso il muro.
Allora, Lily si accostò al suo orecchio sinistro coperto dal lenzuolo celeste e sussurò, in tono persuadente:
-Ricorda lo scompartimento…-
Non dovette ripeterlo due volte, dato che funzionò alla perfezione: Miley si precipitò in bagno, si lavò, si vestì, si pettinò, corse a fare colazione e alla fine fu pronta.
Nel corridoio, Lily salutò Sylvia, visto che non li avrebbe accompagnati alla stazione.
-Arrivederci, Sylvia, e in bocca al lupo con i draghi- disse alla maggiore, la quale lavorava in Romania e svolgeva un mestiere pericolosissimo stando a stretto contatto con quelle enormi creature, per questo motivo riportava qualche piccola cicatrice qua e là.
-Oh, sicuro!- sorrise quella, sempre molto entusiasta del suo lavoro, -Tu invece cerca di essere clemente con Potter e gang-
-Sai, non penso che lo sarò- rispose Lily, sorridendo anche lei.
Alla fine, lei, Miley, Tom, Chris, i signori Jones e Martha stavano per smaterializzarsi davanti all’ espresso per Hogwarts. Poi Martha le balzò in braccio, stringendola forte.
-È vero che vai a Hogwarts anche tu, Lily?- le domandò, tristemente.
-Eh, sì…lo studio mi chiama, principessa- rispose dolcemente la rossa.
-Perché devi andarci?-
-Perché bisogna studiare tanto, per diventare una strega, come tua sorella-
- Anch’ io voglio venire!- s’ impuntò la bimba.
-Adesso no, è troppo presto…tra qualche anno ci verrai anche tu, però-
-Ma io voglio andarci adesso che ci sei tu!-
-Non te lo consiglio-
-Perché?-
-Perché è pieno di gente poco raccomandabile, e i professori sono molto severi. Magari quando ci andrai tu, invece, i professori cambieranno, e poi io e te ci vedremo pesto- la rassicurò Lily.
-Me lo prometti?-
-Ma certo! Però adesso è meglio se ci smaterializziamo. Su, dammi una mano - disse la rossa, scoccandole un bacio sulla guancia e porgendole la mano perché l’ afferrasse, in modo da fare una materializzazione congiunta.
Finalmente, quasi tutti i Jones e Lily, si smaterializzarono. Scelsero di smaterializzarsi in un vicolo buio e poco frequentato, vicino alla stazione di King’ s Cross.
Infine, quando arrivarono, i signori Evans li stavano già aspettando davanti alla barriera del binario 9 e ¾.
-Lily!- esclamò la madre, correndole incontro e abbracciandola.
Le famiglie chiacchierarono un po’, poi, quando furono le undici meno dieci minuti, i figli salutarono i rispettivi genitori.
-Ciao mamma, papà, mi mancherete, ma vi scriverò- li rassicurò Lily, stringendoli in un ultimo abbraccio.
-Tutti i giorni?- volle accertarsi il signor Evans.
-Tutti i giorni- li rassicurò la figlia, -a patto che voi mi rispondiate-
-Certo, cara, fai buon viaggio- annuì la madre.
Poi Lily si diresse verso Stephanie e David Jones per salutarli e ringraziarli.
-Torna presto a trovarci, intesi? E porta anche i tuoi genitori, così stiamo tutti insieme- disse il padre di Miley.
-Sicuro, e grazie per avermi ospitato-
-Ma figurati, cara!- rispose la signora Jones.
-Ciao piccola, e scrivimi anche tu- disse la rossa, abbracciando Martha, per poi scomparire insieme a Miley e agli altri fratelli Jones dietro la barriera.
Una locomotiva rosso fiammante le si parò davanti agli occhi.
Il fumo grigio e denso uscente dagli sbuffi del treno, la folla, le persone che si accalcavano e si facevano strada per fare un ultimo saluto…niente sarebbe cambiato.
A quel punto si divisero tutti: Chris cercò lo scompartimento dell’ insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, per discutere dei vari programmi; Tom andò a sedersi insieme ai suoi amici; infine, Miley e Lily, cercarono uno scompartimento tutto per loro e completamente vuoto.
-Ma…Sirius…- iniziò la biondina.
-Ci cercheranno loro- obiettò Lily, e Miley non poté che darle ragione.
Infatti, come a non dirlo, la porta dello scompartimento fino ad allora tranquillo si aprì.
Ne entrò un ragazzo alto e moro, i capelli neri piuttosto lunghi e due profondi occhi blu. Quel ragazzo, rispondeva al nome di Sirius Black.
-Salve, ragazze! Passato una buona settimana?- domandò, sedendosi nel posto esattamente di fronte a quello della biondina.
-Certo, come se fossero secoli che non ci vediamo- commentò Lily, subito aspra.
-No, non sei cambiata per niente, Evans – affermò, -e non è un complimento- aggiunse, imitando un’ espressione seria. Era buffissimo quando faceva così.
-Io invece lo prendo come tale, perché ne sono compiaciuta e felicissima che tu la pensi così- ribatté la rossa.
-Gusti- commentò il malandrino.
Lily non aggiunse altro, anzi, voltò lo sguardo in direzione della porta, da cui proveniva uno schiamazzare di voci stridenti.
La gamba di James Potter era dentro il loro scompartimento, a differenza del resto del corpo, perché il ragazzo era intento a firmare autografi di svariate fans.
Lily Evans roteò gli occhi.
Cominciamo…pensò.
Poco dopo, entrarono Remus e Peter, facendosi largo tra quel piccolo e soffocante capannello di gente che si era formato fuori dalla porta.
-Salve, ragazzi!- esclamò Remus con un bel sorriso.
-Ciao Remus!- sorrise la rossa, contenta di potersi distrarre dal pensiero “James Potter”.
Il malandrino si sedette di fronte a lei e i due intavolarono una conversazione.
-Che hai fatto in queste due settimane?- cominciò il ragazzo.
-Sono stata una settimana a casa mia con Miley, poi la settimana dopo sono stata io sua ospite. Tu invece?-
-Ho girato coi Malandrini, ho fatto rifornimento di libri, piume, inchiostro, divisa, calderoni, eccetera, a Diagon Alley, ho passeggiato per Hogsmead, e cose così-
-Beh, anch’ io sono andata ad Hogsmead, visto che Miley ci abita! Eravamo in giro praticamente tutti i giorni…-
-Vi siete divertite, allora- constatò Remus. Lily non rispose, perché in quel momento irruppe nello scompartimento James, che era riuscito a liberarsi di quelle ochette starnazzanti che aveva come ammiratrici.
-Buongiorno! Mi sono perso qualcosa?- esclamò, sedendosi affianco a Remus per il semplice fatto che si trovava di fronte a Lily, la quale distolse lo sguardo per concentrare la sua attenzione fuori dal finestrino.
-Come va, Evans?- le domandò.
-Stavo meglio prima, grazie- rispose secca quella, senza guardarlo.
-Quando non c’ erano le mie fedeli fans e rivolgevo attenzione solo a te, intendi?- chiese ancora James.
-No, Potter, quando tu eri ancora fuori con le “tue fedeli fans”-
- Eddai, dillo che ti sono mancato!-
-…talmente tanto che se non la smetti entro due minuti comincio a togliere punti…- la ragazza non terminò la frase, perché ci pensò il moro a completarla.
-…a Serpeverde – disse, con un ghigno che più malandrino non si poteva. Anche Sirius e gli altri sorrisero, ricordando molto bene la scommessa, e James se ne compiacque: sì, aveva proprio scelto una condizione perfetta e molto favorevole come pegno per Lily. Sennò Grifondoro sarebbe stato a meno cento prima ancora di arrivare.
La giornata trascorse tra litigi, risate e scherzi, poi finalmente arrivarono ad Hogwarts e ogni Casa andò a sedersi all’ apposito tavolo.
Successivamente, cominciò la cerimonia dello Smistamento.
Quando mancavano ormai metà degli studenti da smistare, Sirius sbottò:
-Che si spiccino, perché io tra poco muoio di fame!-
-Però quando c’ era il tuo di smistamento non mi pare avessi tanta fretta- lo rimbeccò Lily, facendolo tacere.
In seguito, il Preside fece il suo discorso.
-Ai nuovi arrivati benvenuti, e ai vecchi studenti bentornati! Allora, anche questo sarà un anno intenso e pieno di sorprese. Pertanto, perché non ci siano equivochi, il nostro Custode, il signor Gazza, mi ha chiesto di illustrarvi alcune regole, visto che penso che a qualcuno farebbe bene riascoltarle…- qui, i brillanti occhi azzurro chiarissimo di Albus Silente si soffermarono sui Malandrini, dopodiché cominciò il suo monologo di regole.
Ovviamente, James e Sirius, non provarono nemmeno ad ascoltare, anzi, le loro orecchie si aprirono quando il Preside esclamò:
-E ora buon appetito!-
Subito apparvero sulle tavole le pietanze più prelibate. Sirius pareva non aspettare altro, e si fiondò a capofitto nel cibo, tra le smorfie schifate di Lily, ma non se ne curò minimamente.
Alla fine, tutti con la pancia piena, si diressero verso i rispettivi dormitori, e Lily fece strada ai primini.
Giunti nella Sala Comune, li radunò tutti per spiegare loro alcune cose, e James, ricordatosi di essere Caposcuola anche lui, rimase con lei.
-Allora…- tentò di cominciare, ma il malandrino la interruppe subito.
-Mi raccomando, bambini! Ascoltate la professoressa!- fece la voce grossa, e tutti i bambini del primo anno scoppiarono a ridere.
-Bene, visto che il nostro novello Caposcuola POTTER ha tanto da dire, facciamogli spiegare a lui- commentò la ragazza, inacidendosi subito.
-Sinceramente penso che questa ragazza sappia il fatto suo molto più di me, per cui volevo dirvi due paroline soltanto, e vi prego di ascoltarle bene. Qualsiasi cosa vi dica, ascoltatela. Soprattutto, se vedete qualcosa andare storto nel castello, informate noi Caposcuola, chiaro? E non mancate mai di rispetto a questa ragazza, se no vi spedisco in presidenza!- concluse.
Lily era arrossita in una maniera strabiliante, ma non ci fece caso e spiegò:
-Bene, dicevo…- e cominciò a dire loro dove si trovavano i dormitori.
James vedeva i bambini pendere dalle sue labbra in quei dieci minuti che li intrattenne, e non poté che invidiarli.
Alla fine, si diressero tutti nelle apposite stanze, ognuno troppo stanco per parlare.
-Beh, buonanotte, Evans – le augurò James, quando furono rimasti soli nella sala.
-Anche a te- disse Lily, voltandosi per salire le scale che portavano al suo dormitorio.
-Ah, Potter…- lo bloccò, quando era arrivata a metà scala. Lui non aveva ancora fatto un passo.
-…grazie…- aggiunse la ragazza.
Poi corse su, e sparì alla vista di James.
Sul volto del malandrino si disegnò un sorriso.
Sì, era tornato a Hogwarts.





AVVISO IMPORTANTE AI LETTORI: non aggiornerò per tutta la prossima settimana, dato che stanotte parto, però mi fa sempre piacere leggere le vostre recensioni, per cui recensite…al prossimo chappy!!!XD

Grazie a:
Lussissa: oh, che bello, sei tornata!!! Pensavo mi avessi abbandonato!XD Hai visto che infarto ha fatto Lily???XD Però attenta che se mi strozzi i personaggi poi io come faccio???XD come se sadica…(sì mi riesce bene…N.d.Te) XD però mi raccomando, torna recensire!KISS

PrincessMarauders: sono contenta che ti piaccia, come a me piace la tua!XD già…Sirius che dà consigli…robe da matti!XD KISS

germana: grazie per i complimenti…certo anche a me piacciono le Lily/James sempre e comunque e mai al mondo le lascio!!!XD KISS e torna a recensire!

jaily: -1….XD sei sempre la mia lettrice numero 1…che ne pensi di questo chappy??? P.S. Sì…hai capito, vero? KISSONI.

4ever_friends: tranquilla che il bacio ci sarà…nel prossimo chappy!!!XD quindi continua a leggere poi dimmi che ne pensi…P.S. Remus/Piton??? Ma tu sei schioppata!!!XD P.P.S. mi mancherai…tvb KISSONI

Bellis: grazie mille per aver recensito la mia one-shot, sono davvero contenta ti abbia trasmesso tante emozioni.KISS

Emily Doyle: grazie anche a te per aver commentato la mia one-shot. Chissà…forse s’ incontreranno sì!!!XD KISS

lo so che di solito il discorso del Preside è dopo il banchetto, ma a me piaceva più prima perciò l' ho messo prima. Grazie a tutti!!!XD KISSONI

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Capitolo 8
*** Questo perché ti amo ***


Salve a tutti!!! Prima di tutto mi scuso per il ritardo, però non voglio trattenervi oltre e inserirò i miei commenti a fine capitolo. Buona lettura!

QUESTO PERCHè TI AMO

Lily Evans si svegliò molto presto. Tirò le tende del suo letto a baldacchino e cominciò a scrutare il paesaggio fuori. Com’ era bella la sua Hogwarts…la sua casa. Quella vera. Perché ormai la casa dei suoi non era più sua, non sentiva di possederla come una volta. Ormai lei apparteneva a Hogwarts, al mondo magico.
Si accorse che fuori tirava un venticello che faceva giocare le foglie degli alberi. Il cielo, prima di un azzurro abbastanza intenso, ora assumeva pian piano una tenue sfumatura giallo-oro, segno del sole che si apprestava ad illuminare una nuova giornata. Lily non si scomponeva. Stava così bene lì, a contemplare gli spettacoli che la natura le offriva, spettacoli che tante persone considerano troppo banali per apprezzare.
Quel giorno, ad Hogwarts, sarebbero cominciate le lezioni, sarebbero scesi in picchiata i gufi su tutta la Sala Grande per consegnare la posta agli studenti, e rientrava anche nel programma di inizio anno il primo litigio all’ ultimo sangue Grifondoro/Serpeverde.
Ancora pensando a quante cose succedevano in quella scuola speciale, la ragazza decise di farsi una doccia.
Si preparò con calma, e si stupì del fatto che Miley non si fosse ancora svegliata. L’ amica, infatti, era una ragazza molto mattiniera, solo che da un po’ di tempo era un tantino strana. Che le stava succedendo? Bah…
La rossa uscì dalla doccia, si vestì, e decise che avrebbe chiamato lei la biondina, visto che non dava segno di volersi alzare.
-Miley, muoviti, sono già le otto- disse, scuotendola.
Un grugnito arrivò da sotto le coperte.
-Dai, andiamo a fare colazione!- continuò Lily.
Altro grugnito.
-Senti, principessa sul pisello, cerca di darti una mossa, perché non ho alcuna intenzione di restare qui ad aspettarti in eterno, io a lezione ci voglio andare- si spazientì.
-Certo, per vedere Potter – rispose una voce impastata dal sonno che corrispondeva a quella ben conosciuta di Miley.
La ragazza era emersa dal groviglio di coperte e con andatura goffa si dirigeva verso la toilette.
-Come hai detto, scusa?- s’ irrigidì la rossa.
-Non ti preoccupare, hai capito bene- ridacchiò l’ altra.
-Certo, quella che non ha capito bene sei TU!- esplose Lily, rincorrendo Miley, la quale riuscì in tempo ad inchiavarsi in bagno, sempre ridendo.
-Ha ha ha, te l’ ho fatta, ciccia! Te l’ ho sempre detto che non ce la farai mai a prendermi!- disse la bionda, dal gabinetto.
-Senti, bella, mica sono tutti innamorati solo perché tu sei stracotta di QUALCUNO- disse Lily.
Questa volta fu il turno di Miley a rincorrere Lily. La biondina si fiondò fuori dal bagno e tentò di gettarsi su una Lily seduta tranquillamente sul suo letto, ma non ce la fece, perché la ragazza fu più rapida e si rifugiò a sua volta nella toilette.
-IO NON SONO PER NIENTE STRACOTTA, CHIARO?- esplose Miley.
Ed ecco giungere alle sue orecchie la risata di scherno dell’ amica, la quale rispose:
-Se è chiaro? È trasparente! Soprattutto tenendo conto della tua reazione! È così tranquilla e motivata che si capisce subito che non sei stracotta…di più!!!-
A quelle parole seguì il silenzio totale. Miley non rispose più, e quando la rossa, non sentendo arrivare un’ altra replica da parte dell’ amica, decise di uscire dal suo nascondiglio, trovò la biondina seduta sul letto, la fronte corrucciata e un’ aria un po’ preoccupata. Lily si chiese cos’ avesse.
-Ehi, che succede?- domandò, apprensiva.
- Lily, si…ehm…si vede tanto che…che mi piace?- chiese la bionda, sottovoce.
La rossa, a quelle parole, s’ intenerì.
-Beh, io ti conosco e i tuoi pensieri non mi scappano, però se è palese anche agli altri che sei innamorata persa di Black, allora è altrettanto palese il fatto che lui ti corre dietro- rispose, -Dai, adesso si sta facendo tardi, scendiamo a fare colazione- aggiunse, scompigliandole affettuosamente i capelli dalle striature dorate.
-Io non credo di piacergli- bofonchiò una Miley soffocata dal suo amore verso un ragazzo che per lei era irraggiungibile, mentre si dirigevano verso la Sala Grande per la colazione.
-Ah, beh, è ovvio che non credi di piacergli. Tutti pensiamo così della persona che amiamo, crediamo che sia troppo perfetta per noi, che meriti di più, ci chiediamo sempre come faremo mai a piacergli, eccetera, eccetera. Così facendo pare che noi siamo delle nullità, cosa del tutto errata. Ma le persone che ci circondano vedono più cose di quante ne vediamo noi, che, impegnati come siamo a corrucciarci la mente, abbiamo pure il prosciutto sugli occhi, per cui ti suggerisco di darmi retta, perché ho ragione- disse Lily.
Miely rifletté un minuto, poi rispose, sorridendo maliziosa:
-Da quando te ne intendi così tanto delle faccende di cuore?-
-E questo che c’ entra? Dico solo quello che è vero, mica sono la Dottoressa Amore!- disse la rossa.
-Ah, Lily, credimi, una buona dose di faccende amorose farebbe bene anche a te, ogni tanto-
-Ma neanche per sogno! Io non voglio complicarmi la vita, non ho voglia di innamorarmi, ho ben altro a cui pensare, senza intrigarmi in sentimenti troppo…- sbottò, non finendo la frase, dato che non riuscì a trovare l’ aggettivo per definire i sentimenti.
Le due ragazze arrivarono in Sala Grande, e non si stupirono di vedere il posto di solito occupato dai Malandrini ancora vuoto.
-Non sono ancora scesi…- commentò Miley.
-Meglio, così mangerò in pace, senza avere quella mosca appiccicosa di Potter sempre tra i piedi- ribatté Lily.
-Oh, ma che ti ha fatto adesso? Si può sapere perché l’ attacchi sempre?- domandò Miley, che proprio non riusciva a capire quale fosse il motivo dei litigi perenni di Lily e James.
-E perché tu lo difendi?-
-Non hai risposto alla mia domanda!-
-Tu nemmeno- concluse Lily, per poi concentrare la sua attenzione verso i vari cibi disposti sull’ enorme tavolata.
La bionda restava sempre colpita dalla capacità dell’ amica di rimanere sempre impassibile, fredda, con una calma “troppo calma” e un’ indifferenza glaciale. Pareva vivesse in un mondo tutto suo, era così estranea ad una vita fatta anche di svago e divertimento, che certe volte nemmeno lei riusciva a leggerle i pensieri, sebbene la conoscesse meglio delle sue tasche. Già, questa era Lily Evans, una ragazza impenetrabile, una ragazza diversa, o, semplicemente, con delle idee troppo impegnative o complicate per essere considerate dagli altri. Una ragazza con un cuore apparentemente di pietra, che non voleva amare.
Come ad averle sentite, i Malandrini fecero il loro teatrale ingresso nella Sala Grande subito dopo la loro piccola discussione.
Quando Lily Evans sentì un brusio di voci e strilli da oche starnazzanti provenire anche dai tavoli delle altre Case in seguito al rumore di una camminata pesante, roteò gli occhi sapendo già di chi si trattava.
Al contrario, gli occhi di Miley fecero un movimento meccanico e si spostarono verso l’ enorme portone da cui stavano entrando i mitici Malandrini, per non perdersi la loro entrata…ehm…la SUA entrata.

-Ehi, Sir, oggi è un giorno perfetto per gli scherzi…dobbiamo farne subito qualcuno, sai, non possiamo permetterci di vedere i Serpeverde soffrire ancora perché ne sentono molto la mancanza- commentò James, fingendosi dispiaciuto per i compagni di scuola tanto odiati.
-Ben detto, Jam, e poi è il primo giorno, dobbiamo dare loro un benvenuto speciale come ad ogni Casa nobile che si rispetti, visto che loro si credono così importanti…sai, mai contraddire i ritardati, bisogna sempre assecondarli- aggiunse Felpato, stando al gioco.
-Hai ragione, Felpato- rispose James, sorridendo.
-Brutto bastardo! Mi dai anche del ritardato cronico?- fece finta di offendersi Sirius, capendo il perché della precedente risposta del moro.
-Sì, in effetti è vero, non ti meriti un complimento del genere-
-Simpatico come al solito, tu…- disse Sirius, mentre prendevano posto CASUALMENTE vicino alle due ragazze, con grande gioia di Miley, anche se non si può dire lo stesso di Lily.
-Ma soprattutto sempre più figo!- esclamò James.
-…e modesto…- ironizzò Sirius.
-Dimentichi bugiardo- intervenne a quel punto una certa rossa di loro conoscenza, che aveva ascoltato un brandello di quella conversazione. Dopodiché si alzò afferrando frettolosamente per un lembo l’ orario delle lezioni che era passata la professoressa McGranitt poco prima a distribuire, e scomparve dietro il portone della Sala Grande, senza nemmeno aspettare Miley.
La bionda rimase esterrefatta. Ma che diavolo stava succedendo a Lily???
La ragazza consumò in silenzio il resto della sua porzione di porridge, senza accorgersi della persona che le si era seduta di fronte.
-Buongiorno, Jones – la salutò Sirius.
A sentire quella voce, Miley, rabbrividì. Intuì che le sue guance si stavano imporporando, sentì la fame scivolarle via mentre il suo stomaco faceva una capovolta.
-B-buongiorno, Black- rispose, senza alzare lo sguardo.
-Salve, Miley – la salutò cortesemente James con un sorriso, -Dì un po’, questa mattina la Evans si è svegliata dalla parte sbagliata?- le domandò.
La ragazza fece a stento un sorriso timido, mentre dalle guance il rossore non se ne andava.
-Ehm…beh…diciamo di sì…- rispose, impacciata. IMPACCIATA??? LEI??? Dio, ma che mondo era mai quello??? Da quando Miley Jones era impacciata???
-Strano, non si notava…- commentò il bel Black, sarcastico come sempre. Questa volta Miley s’ impegnò per fare il suo sorriso migliore, peccato che, quando si ha la testa tra le nuvole, le cose non vadano mai per il verso giusto. Infatti, mentre si portava una ciocca di capelli dietro le orecchie, mise inavvertitamente il gomito nel posto più sconveniente in quel momento…la ciotola piena per tre quarti del porridge che non mangiava più.
Potete immaginare la vergogna che provò la ragazza. Le gote diventarono bordeaux, e gli occhi le si inumidirono. “Cavolo, perché proprio tutte a me?!” si chiese, mentre con una salvietta tentava senza grande successo di togliere le macchie di sostanza bianco-giallognola dalla sua divisa nuova.
-Jones, tutto bene? Ti vedo un po’ strana questa mattina…è successo qualcosa?- le domandò Sirius, premuroso, inforcando la bacchetta e facendo sparire con un semplice incantesimo il budino dalla divisa della ragazza, in modo che ritornasse pulita come prima. La biondina pensò a come aveva fatto a non pensarci subito…l’ aveva sicuramente presa per un’ idiota.
In quell’ istante, James finse di aver lasciato nel dormitorio la sua nuova piuma d’ oca:
-Oh, accipicchia, la mia bellissima e nuovissima piuma! L’ ho dimenticata in dormitorio…Rem, Pet, mi accompagnate a prenderla?- disse agli altri due Malandrini.
-Certo, volentieri- assentì Remus, che aveva capito al volo.
-No, ti aspetterò qui giù con Sirius – disse invece Peter.
-Oh, tu verrai, Codaliscia, eccome- gli intimò Ramoso mandandogli un’ occhiata molto significativa.
-Ok, ok, adesso che mi ci fai pensare ho dimenticato il Manuale di Incantesimi…- si affrettò ad aggiungere Peter, quando il suo cervello ritardato gli permise di comprendere la vera ragione del loro allontanamento. Così, i tre Malandrini si diressero fuori dalla Sala Grande, in modo da lasciare l’ amico solo con Miley.
-Ehm…grazie per prima, Sirius…comunque tutto apposto, è solo che sono un po’ goffa, tutto qui- disse Miley, continuando la loro conversazione.
-No, non sei goffa- dissentì il malandrino.
-Ne dubito…-
- Miley, tu…cioè, io…ehm…senti avrei bisogno di parlarti, che ne dici se ci vediamo oggi pomeriggio in riva al lago?- propose il ragazzo.
Il cuore di Miley cominciò a battere così forte che la ragazza si portò una mano su di esso come per tenerlo fermo…Sirius Black che le dava appuntamento??? WOW!!!
-Ehm, certo, sicuro…per che ora?- si affrettò a rispondere.
-Per le cinque, visto che non c’ è nessuno…ti va?-
-Sì, perfetto- accettò la bionda.
-Che dici se andiamo insieme a Trasfigurazione? Adesso abbiamo un’ ora…- la invitò ancora Sirius.
Miley temette di essere ancora nel suo caldo lettuccio sotto le coperte e di star facendo il sogno migliore del mondo.
-Sì, d’ accordo-
Miley e Sirius si avviarono verso l’ aula di Trasfigurazione, credendo di essere soli, ma si sbagliavano. Un’ ombra non si era persa una sola battuta del loro dialogo.
Quell’ ombra nera apparteneva ad una persona che masticava veleno, una persona pronta a battersi contro qualsiasi cosa pur di raggiungere il suo scopo.
Miley credette di aver scorto qualcosa dietro un angolo, ma, constatato che molto probabilmente era stato solo il frutto della sua immaginazione, chiese al ragazzo che le stava accanto:
-A proposito, mi leggi l’ orario per favore? Il mio se l’ è portato via Lily…per la fretta ne ha presi due!-
-Certo, ti pare che non ti legga l’ orario?- disse Sirius, chiedendosi come mai sprizzava di gentilezza da tutti i pori, -…allora…alla prima ora abbiamo Trasfigurazione, la materia giusta per cominciare la giornata, leggera leggera, proprio…poi doppia razione di Pozioni, ah, beh, con il vecchio Luma è uno spasso; in seguito Storia della Magia, tanto per riposarsi un po’, e per finire doppi Incantesimi con quel fenomeno di Vitius. Non male, che dici?- chiese Sirius quando finì di elencarle l’ orario delle lezioni.
-Penso che non sia così brutto come primo giorno-
I due, intanto, erano arrivati nell’ aula di Trasfigurazione, in cui c’ era un gran trambusto, visto che la professoressa McGranitt non si era ancora fatta viva, ma in fondo, mancavano ancora dieci minuti all’ inizio della lezione.
-Già, almeno abbiamo un’ ora sola di Trasfigurazione, non due come sempre. Ti dispiace se mi siedo in banco con te?-
Miley non poteva crederci. A dir la verità lei stava per raggiungere Lily, che era lì già da mezz’ ora e aveva preso posto nel primo banco come sempre, però non se la sentì di dirgli di no, primo perché non era bello rifiutare un invito; secondo perché quella era la sua giornata e non le sembrava il caso di rovinarla, e terzo perché…beh, era pur sempre Sirius Black!!! XD

Lily Evans era corsa subito nell’ aula di Trasfigurazione, sapendo di trovarla ancora vuota. Quel giorno era cominciato male e così sarebbe finito, se lo sentiva.
Ma sì, ormai ci aveva fatto l’ abitudine, come al solito lei era la prima ad arrivare a lezione e si sarebbe presa un’ altra sfilza di critiche da parte degli altri.
Possibile che uno non possa piacere agli altri semplicemente per come è? Bisogna apparire per essere una persona stimata? Bisogna cambiare per gli altri? Questi erano gli interrogativi che si poneva la rossa tutti i giorni, e la risposta era sempre la medesima: sì. Sì, alla fine contava solo quello che pensavano gli altri, perché nella vita siamo solo e sempre giudicati. Così è a scuola, quando riceviamo il voto in un compito, così è con i compagni, perché se non piaci a loro ti escludono, e così è per un’ infinità di cose. Alla fin fine noi non facciamo nulla per noi stessi, lo facciamo per gli altri, e anche se vogliamo fregarcene del loro giudizio, non possiamo, perché è quello che conta.
Ma lei era stufa, agra e stanca di dover dimostrare agli altri. Stufa anche perché lei era sempre andata contro corrente alla legge dell’ apparire ed era stata estraniata dal resto del mondo. Facendo le cose di testa sua non si era mai pentita, però l’ unica cosa che aveva realizzato era un suo scopo, aveva vinto una sfida per e con sé stessa, ma non l’ aveva mai condivisa, era un successo personale. C’ era sempre stata solo Miley. Solo lei l’ aveva accettata, solo lei aveva avuto modo di conoscerla, e Lily le era grata. Però sapeva che l’ amica ora stava provando un qualcosa che provavano tutte le ragazze prima o poi. Miley si stava innamorando. E lei no. Non era gelosa, invidiosa o quant’ altro. No. Aveva solo paura che succedesse ciò che aveva sempre temuto, ciò che sapeva sarebbe successo.
Lei, a differenza delle altre ragazze, non aveva mai amato nessuna persona di sesso maschile. Aveva solo provato affetto verso le amiche, i genitori, aveva conosciuto molti sentimenti che nutriva tutt’ ora verso le persone care o meno, ma nessun ragazzo l’ aveva fatta innamorare. Forse perché lei era troppo soffocata dal suo modo di ragionare, dalle sue idee, che non era portata ad avere rapporti sentimentali. Sarebbe rimasta zitella a vita. Capita, per carità, e su questo ormai si era rassegnata, aveva già capito che non ci sarebbe mai stato nessuno affianco a lei, in fondo chi mai avrebbe potuto sopportarla? Però per Miley era diverso, lei era una persona che aveva bisogno di un ragazzo al suo fianco, meritava tutto l’ amore di questo mondo, e forse lo stava trovando in Sirius. Lily era contenta per lei, anche perché credeva che, nonostante Sirius restava comunque un malandrino a tutti gli effetti, fosse il ragazzo giusto per la sua best. Le capitava di osservarli, talvolta, e le facevano tanta tenerezza. Ma cosa sarebbe successo quando si sarebbero messi insieme? Il rapporto tra lei e Miley sarebbe cambiato? Forse… e la cosa le bruciava da morire, anche se era contenta per l’ amica e se non si sarebbe decisa a dichiararsi a Sirius li avrebbe rinchiusi in una prigione, però aveva paura di perderla. Tuttavia, si disse che, se mai sarebbe accaduto, era stata contenta di conoscere Miley, e le augurava tutto il bene possibile.
La giovane sentì dei passi avvicinarsi, e comprese che ormai gli alunni dovevano aver finito la colazione.
Il chiacchiericcio continuo e sussurrato di due voci femminili le diede la certezza che erano arrivate le due più grandi pettegole della scuola: Corinne Wiseman e Anja Turner.
-Ciao, Lily!- squittì la prima, una ragazza ricciuta dai capelli castani e gli occhi di un colore identico.
-Ciao, Corinne - rispose la rossa, annoiata. Sicuramente quelle due avrebbero cominciato a farle un’ interrogatorio.
-Come stai, Evans?- le chiese gentilmente Anja. Nonostante fossero due pettegole dichiarate, con lei non erano mai state scortesi, però ovviamente l’ avevano criticata, e questo a Lily non andava giù, comunque decise di non essere scorbutica proprio quel giorno, almeno non con loro.
-Tutto a posto, grazie, voi?-
-Oh, benissimo, quest’ estate abbiamo conosciuto al mare due ragazzi di Beuxbatons...- cominciò Anja.
-Ah, sì? Dove siete andate al mare?- chiese Lily, alla quale non poteva fregar di meno delle loro conquiste estive.
-Dove siamo andate? Ma è ovvio! Alla spiaggia più cool di tutto il mondo magico!- esclamò Corinne.
-Sarebbe?- domandò la rossa, che faceva fatica ad essere paziente ancora a lungo.
-La Magic Surf Summer Sea, no?- rispose con semplicità Corinne, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
-Come, non la conosci?- si stupì Anja.
-Non ci sono mai stata ma ne ho sentito molto parlare, ovviamente- disse la rossa decidendo di non raccontare come, quando, perché e con chi era andata lei al mare.
-Beh, se avessi occasione di andarci, non esitare perché è un posto troppo favoloso…comunque, dicevamo…ah, sì, noi abbiamo conosciuto questi ragazzi…- e cominciarono a parlare di quello che avevano fatto, di com’ erano questi due tipi da sogno, e cose così. Lily temeva che le palpebre le stessero per calare da tanto erano noiose, poi per fortuna entrò altra gente per cui le due pettegole andarono ad accaparrarsi qualcun’ altro.
Pian piano la classe si affollava, ma di Miley ancora nessuna traccia.
Poco dopo entrarono anche tutti i Malandrini…no, non tutti.
In testa al gruppo c’ era James, tronfio e vanesio come sempre, dietro di lui c’ era Peter e poi Remus.
Mancava Sirius, come si aspettava. Di sicuro Miley era ancora con lui, chissà che fosse la volta buona…
Come a sentire i suoi pensieri, la sua best arrivò accompagnata dal bel malandrino. I due discutevano animatamente.
La rossa vide l’ amica che stava per venirle incontro, prima di ricevere l’ invito di Sirius a sedersi affianco a lui.
Gli occhi di Lily s’ incontrarono con quelli della biondina, che la guardò con un’ espressione di scusa. La rossa, al contrario, le fece un bel sorriso incoraggiante, per poi alzarsi in piedi come tutti i compagni fecero all’ ingresso della professoressa.
Minerva McGranitt era sempre la stessa, in sette anni non aveva fatto alcun cambiamento fisico, non le erano spuntate rughe, tra i capelli non si vedevano ancora ciocche grigie in quanto fosse ancora giovane, non aveva mai cambiato pettinatura: sempre lo stesso e strettissimo chignon.
-Buongiorno e ben tornati, allora…- e qui cominciò il suo discorso di inizio corsi, in cui spiegava cosa avrebbero appreso quell’ anno, di ciò che li aspettava a maggio: quegli esami molto importanti ritenuti come una maturità, i M.A.G.O, e così via.
- Uff, che noia mortale…- solo quando una voce maschile sbuffò al suo fianco, Lily si accorse che qualcun’ altro condivideva il banco con lei. Si voltò e per poco non cacciò un urlo.
- Potter! Che diavolo ci fai qui???-
-Mi sono seduto vicino a te, contenta?-
-Come una pasqua…-
-Sì, lo sapevo che ti saresti rallegrata con la mia presenza…- cominciò a vantarsi lui.
-Guarda, non aspettavo altro…- commentò Lily, sadicamente sarcastica.
-…e adesso che il tuo sogno si è avverato puoi baciare il tuo principe azzurro…- sussurrò con voce suadente, peccato che a Lily non provocava alcun brivido.
-E dov’ è?- rispose la rossa, facendo finta di guardarsi intorno.
-Ma è la splendida creatura che hai davanti, Cocca!-
-Non chiamarmi “Cocca”, e comunque, oltre a te non c’ è nessun altro…- finse ancora di non capire lei.
-Ma va?-
-Ah! Perché saresti tu!!! Wow, complimenti, questa era davvero bella- commentò acida.
-Anche tu lo sei- gli scappò. Si pentì, però era quello che pensava…oddio, chissà se adesso gli sarebbe arrivato uno schiaffo o se si fosse risparmiata lo sfogo per dopo.
Lily arrossì di botto. In quel momento, lì, non se lo sarebbe mai aspettato. Vide James abbassare lo sguardo tristemente, e disse:
-Potter, vorrei ascoltare la lezione se non ti dispiace- detto ciò si girò e cominciò a prendere una sfilza di appunti, o così pareva.
James era stupito. LA EVANS CHE NON SI ARRABBIAVA??? Ma era FANTASTICO!!!
Eppure si aspettava una reazione ben diversa…non che gli dispiacesse, sia chiaro, però quella frase detta in tutta calma, quella vaga colorazione delle sue guance, e quell’ imbarazzo istantaneo, gli avevano mostrato una ragazza nuova. Che si fosse tolta, per un nanissimo secondo, una parte della compatta maschera di Lily Evans? Allora, se così fosse, chi era davvero Lily Evans? Ora che era riuscito a scalfire, o meglio, graffiare quel muro enorme che lo separava da lei, sapeva che era possibile demolirlo del tutto, sapeva che Lily Evans era una ragazza “che viveva” nel suo profondo, e quindi che parecchie cose la toccavano, e non era così indifferente come sembrava. In quel momento James Potter si promise una cosa: l’ avrebbe fatta sorridere, avrebbe eliminato il nodo perenne che la imprigionava a sé stessa. Proprio così. E ci sarebbe riuscito.

Miley era abbandonata sulla sedia, con un espressione attivissima alla lezione, ma con la testa altrove.
Tutti i sensi del suo corpo erano tesi.

Non c’ è niente da fare, lo sento. Sento la sua presenza in modo insistente, pare quasi un ossessione. Ok, d’ accordo, io sono innamorata di Sirius Black, e sì dà il caso che il ragazzo in questione sia proprio alla mia destra, però possibile che eserciti in me un potere tanto forte? Mi ha bloccata, il mio cervello si è sconnesso, la lingua è incollata al palato, non riuscirei nemmeno a spiccare parola se mi domandasse qualcosa. Poi gli arti sono completamente fuori uso. Aspetta…Arti? Quali arti? Come, io ho degli arti?
Cominciò a chiedersi la bionda, mentre la sua coscienza le rispondeva. Non che fosse molto incoraggiante però…

Sì, hai degli arti come tutti i comuni esseri umani…

Ah, davvero? E che cosa sono gli arti? Che me ne faccio?

Aspetta, fammi finire!…

Ok, dì…

Allora, dicevo…hai degli arti, come tutti gli esseri umani, e, come tali, hai un cervello all’ interno del cranio, ma a differenza di loro, in questo momento non lo stai usando…o meglio, lo stai perdendo…

Ehi, carina, poca confidenza! E porta rispetto ai tuoi superiori!

È quello che faccio sempre infatti…

A me non sembra..

Ma come? L’ hai detto tu… “Porta rispetto ai tuoi superiori…”

Appunto!

Sì, devo portare rispetto AI MIEI SUPERIORI…

CHE COSA VORRESTI INSINUARE CON QUESTO???

Che devo portare rispetto AI MIEI SUPERIORI non a te.

Dovresti ringraziarmi invece, perché se finisco io di vivere, tu fai la mia stessa fine.

Ma visto che la gratitudine non l’ hai appresa, io, che sono in te, ne so meno ancora.

Senti, piantala con le pippe mentali, che oggi non sono in vena…

Scusa, non si capiva…

E dalli! La vuoi finire sì o no?

Non è mica colpa mia se oggi sei in tilt…

Si vede così tanto?

Nooo, macché, giusto un pochino…

Ah, beh, grazie mille per il conforto…

Ritieni già una consolazione il fatto che sono l’ unica che riesce a sopportare i tuoi drammi…

Certo, perché è una consolazione mega…

Sempre meglio di niente…

Ah, non ne sono sicura…

Ok, perfetto, allora addio!!!

E si spense il collegamento con la sua coscienza, con sua grande gioia, così tornò però schiava dei suoi pensieri.
Sentiva il profumo di Sirius come se il ragazzo le fosse a un centimetro di distanza, la sua flagranza era intensa e le invadeva le narici, annebbiandole la mente. Lui era lì, accanto a lei, anche se in realtà lo trovava troppo distante. Lei riversava tutti i suoi pensieri su quel ragazzo, chiedendosi invece dove LUI avesse la testa, se stesse pensando a un’ altra che non si trattasse di lei.
Eh, i ragazzi, che pianeta sconosciuto…
Perché Sirius non capiva che lei aveva bisogno di lui? Perché non si accorgeva che gli moriva dietro? Perché non sapeva che voleva averlo sempre lì, vicino a lei?
Miley dovette resistere all’ impulso di girarsi e di aggrapparsi a lui. Voleva stringerlo, accarezzarlo e abbracciarlo all’ infinito. Anche se pensava non fosse possibile. Non aveva tenuto conto di una cosa, però: lì erano a Hogwarts, e a Hogwarts tutto è possibile.

Uno. Due. Inspira. Respira. Uno. Due. Inspira. Respira. Uno. Due…Avanti, Sirius, ce la puoi fare…Ma che diavolo mi prende??? Che cosa sto farneticando? Uffa, non sono più in me… Dov’ è finito lo spavaldo Sirius Black? Boh, comunque adesso non c’ è. Al suo posto vive un altro ragazzo. E non è che mi piaccia molto. No, no. Per niente. È diverso, è troppo serio, troppo…troppo? Innamorato? Sì, forse. Ok, d’ accordo, togliamo il “forse”. Ormai non ho speranze. La barca con l’ unica ancora di salvezza se n’ è andata, e io sono un pesce fuor d’ acqua. Anzi, meglio, un pesce lesso. Che devo fare? Non so come comportarmi, e la cosa mi avvilisce, sono deluso di me stesso. Mai era capitato che io non sapessi come comportarmi, con una ragazza, poi. Eppure non si finisce mai di conoscersi….E che aspetti buffi del nostro carattere vengono a galla! Avanti, come si fa ad immaginarsi un Sirius Black innamorato pazzo di una ragazza?! E questa volta non mi vergogno a dirlo. Sono innamorato. Sul serio. Lo urlerei a tutto il mondo. IN-NA-MO-RA-TO. No, aspetta, parlo sottovoce, altrimenti Miley mi sente e lo scopre. E allora? Prima o poi deve scoprirlo, anzi, sarò io a dirglielo. Già, ma quando? Come QUANDO??? Le ho dato appuntamento oggi!!! Santa Morgana, ma che ho combinato??? Oggi…oggi??? Oddio, non è possibile…non mi sono nemmeno preparato un discorso…ma tanto, a che servirebbe? La figuraccia la farei lo stesso, per cui preferisco farla da bravo improvvisatore, al posto che da attore smemorato. Sì, forse è meglio. E se mi dirà di no? Ok che, diciamocelo, dire di no al mitico Sirius Black è roba da handicap, però questo è un caso speciale…non è una ragazza qualunque, è Miley Jones, la best di Lily Evans, e se non è Lily Evans la specialista in inviti rifiutati, io assomiglio a Mocciosus. Oh, che orrore, per carità! Comunque… E se davvero mi dicesse di no? Spero che questa ragazza non s’ impegni per farmi il cuore a brandelli, perché Sirius Black è un gran burlone, ma fino ad un certo punto. Quando io faccio sul serio è perché qualcosa mi sta veramente a cuore, però non ho nessuna intenzione di soffrire. Io le mie proposte le faccio una volta sola. Con me, prendere o lasciare.

Ma dico è normale??? Come gli salta in mente di farmi un complimento così d’ improvviso? E io sono pure arrossita! Già, perché? E poi, perché si è seduto proprio affianco a me, con tutti i posti che ci sono? Io non lo voglio vedere. Non lo sopporto, mi dà troppo sui nervi. Mi suscita un istinto animalesco quasi irrefrenabile…mi viene una voglia di picchiarlo, di trafiggerlo di pugni, di sentire la sua carne spappolarsi ad ogni mio calcio. Mi viene l’ istinto di strozzarlo, di stringere tra le mie mani quel suo collo maledetto. Perché dico tutto questo? Io non lo farei mai, lo so. Però sento come se una bestia malvagia fosse rintanata nel mio animo, e tutte le sensazioni represse, tutti gli sfoghi soffocati, prendono il sopravvento e cercano di uscire. Ciò che non capisco è come mai questo succeda quando lo vedo. Insomma, lo sanno tutti che non posso soffrirlo, però ci sono altre mille persone contro cui ce la potrei avere, invece no, sempre e solo lui. Ecco, un altro fatto che mi fa innervosire: che lui c’ entri in tutto. Le spiegazioni plausibili sono due: o è come una sanguisuga e mi perseguita; oppure sono io che ne ho fatto un’ ossessione. Potrei aggiungere anche che sia colpa del destino, o una semplice coincidenza, ma io non credo ad entrambi, per cui non sono accettabili.
Nel frattempo, però, il dubbio rimane. E intanto lui è ancora qui. Sento i suoi occhi osservarmi con insistenza…ma che vuole? No, farò finta di non vederlo. Eppure il suo sguardo mi infastidisce, mi opprime, lo sento appiccicoso…mi pare di trovarmi in una prigione…Se fossi in me che gli direi? Probabilmente un secco: - Potter, finiscila- Già, SE fossi in me. Peccato che non lo sono. Non sono più io…uffa, ma dove si è persa la vecchia Lily Evans? È da…da quand’ è che non sono più io? Da quel weekend al mare…Oh, ma che è successo? Una parte di me è forse rimasta imprigionata nelle viscere della sabbia? Può darsi…ormai sono perduta. Tutto per colpa di Potter, ovviamente. E poi…Già! Lui sa il mio segreto! Ehi, aspetta…non l’ ha ancora detto i giro...sì, ok, siamo al primo giorno, ma conoscendolo, se avesse voluto diffondere uno scoop non avrebbe di certo aspettato l’ inizio delle lezioni, ora in cui tutti sarebbero stati al corrente dell’ ultima novità. Però io ricordo molto chiaramente il momento in cui gli parlai di come sono diventata una Mezza Sirena. Non ebbi difficoltà, era come parlare con qualcuno che ti capisse e…sì, piacerebbe anche a me che quel qualcuno fosse davvero James Potter…

DRIIINN

La campana dell’ ora di Trasfigurazione suonò così presto, che Lily non si accorse nemmeno che un’ ora era già volata via.
Raccolse i suoi libri e gli appunti in tutta fretta, e quasi corse per raggiungere l’ aula d’ Incantesimi, in modo da tentare di seminare James, che la rincorse a sua volta.
Non poteva sedersi in un banco da sola, altrimenti si sarebbe ritrovata di nuovo lui accanto…no, doveva trovare un banco con un posto libero…ma dove? Erano tutti occupati…poi le venne un’ idea. Andò in direzione di Remus e Peter, che avevano già preso posto un due banchi vicini.
- Remus, scusami, non è che potresti sederti vicino a me? Sai, ho bisogno di chiederti alcune cose riguardanti i Prefetti…-
-Certo, nessun problema- acconsentì lui, anche se aveva già intuito il vero motivo per il quale la ragazza lo voleva come compagno di banco.
-Grazie…Peter, scusami, spero non ti dispiaccia, in fondo hai sempre Potter - e, senza aspettare una risposta, se ne andò verso uno dei primi banchi tirando Remus per un polso.
-Prego- le disse lui.
-Ehm, grazie…scusami tanto ma…-
-Lo so, non volevi che James ti sedesse vicino…- finì per lei il ragazzo dagli occhi color ambra.
-Già…-
-Guarda che mica ti mangia-
-Perché secondo te ne ha il coraggio? E poi, se solo prova a toccarmi, io lo…-
-Ok, ok ho capito, non ne vuoi proprio sapere, eh?-
-Vedo che ci arrivi-
-Oh, Lily, non cambi mai, tu?-
-No, io ho le idee chiare e, se proprio vuoi saperlo, odio la gente indecisa-
-Non l’ avevo notato-
-Beh, adesso lo sai- concluse la rossa, poi la lezione ebbe inizio, e non parlò più fino all’ ora di pranzo.

Quando Lily, dopo la doppia ora di Pozioni, si avviò sola verso la Sala Grande, si stupì di essere raggiunta da Miley.
-Salve, rossa!- esclamò, tutta frizzante.
-E tutta questa energia da dove sbuca?-
-Da una fonte chiamata…-
-…Sirius Black…- completò Lily.
-Ehi! Intendevo “Miley Jones”!-
-No, faresti meglio a dire che ciò che VOLEVI DIRE era “Miley Jones”, ma ciò che PENSAVI era “Sirius Black”…a proposito, come mai non sei con lui?-
-Beh, ci vediamo dopo…-
-Ah, già, l’ appuntamento…-
-No, no, ci vediamo dopo, cioè adesso in Sala Grande…-
-Anche a pranzo con lui rimani? Uh, avete davvero fatto progressi!- sorrise la rossa.
-No, non è che rimango a pranzo con lui, ma RIMANIAMO a pranzo con LORO- la corresse l’ amica.
-Ha, ha, ha, ha, ha- sorrise Lily, ma senza gioia, -Aspetta e spera-
- Eddai…!- la pregò la bionda.
-Spiacente- la rossa era irremovibile.
-Ti prego…-
-Niente da fare-
-Oh, e invece tu ti siederai con me e i Malandrini-
-Non credo proprio-
-Io invece credo proprio di sì…- disse Miley ridacchiando e scambiandosi sguardi d’ intesa con una persona non specificata poco più in dietro di loro.
-Credi male, allora…- Lily non fece in tempo a finire la frase che si sentì sollevare da braccia forti.
James Potter se l’ era caricata in spalla come fosse un sacco di patate, e la stava trasportando verso nella Sala Grande.
Se non fossero stati a scuola, la rossa gli avrebbe di sicuro sbraitato contro, invece si limitò a dire, a denti stretti:
-Potter, fammi scendere. Adesso-
-Vuoi scendere? Non c’ è problema, a una condizione, però-
-Sentiamo-
-Io ti metto giù se tu pranzi con noi, altrimenti entro con te in spalla e ti faccio sedere con noi comunque, per cui ti consiglio la prima. Accetti?-
-Mi tocca!-
Sul viso di James Potter apparve un sorriso malandrino di trionfo.
-Non gioire troppo in fretta, Potter, perché stai certo che me la paghi- lo rimbeccò Lily, prendendo posto in una panca del tavolo dei Grifondoro, mentre gli altri li raggiungevano.
-Buon appetito, Evans - sorrise lui, ignorandola e sedendole accanto, -E ricorda: mi scappi una volta soltanto- aggiunse, sempre sorridendo malizioso.
La ragazza non replicò, anzi, arrossì di brutto, tanto che fu costretta a farsi scendere i capelli sul viso perché glielo coprissero. “Brutto bastardo!” pensò, per poi rispondere:
-Tu credi? Allora non mi conosci Potter, a partire già dal fatto che io non scappo da nessuno, io ti evito e basta-
-Cioè scappi- riaffermò quello, cocciuto e convinto di aver ragione. (beh, quella volta ce l’ aveva!XD N.d.A)
Lily non trovò la forza per rispondergli per le rime.

Miley non ricordò di aver mai trascorso ad un pranzo così divertente e memorabile. Erano proprio uno spasso, quei Malandrini.
Erano una coppia inseparabile soprattutto James e Sirius. Chi li divideva? Niente e nessuno. Come lei e Lily. Solo che l’ amicizia tra due ragazzi è vissuta diversamente rispetto ad un’ amicizia tra due ragazze. I ragazzi sono più complici, più…non sapeva spiegarselo nemmeno lei. Però erano fantastici insieme.
Sirius che metteva il ketchup nel succo ai frutti di bosco di James, e lui che neanche se la prendeva.
James che spalmava il pesto nel panino alla nutella di Sirius, e quest’ ultimo che rideva a crepapelle, con i baffoni tra il rosso e il marrone dopo aver dato il primo morso alla pietanza. (bleah, mi faccio disgusto persino io…ma da dove mi è saltato in mente? Mah…scusate, comunque! N.d.A)
Sirius era speciale, era il ragazzo che trovava adatto a lei. Aveva un carattere così bello, così semplice.
E James non era da meno.
James era un ragazzo pieno di risorse, peccato che Lily fosse un po’ tarda a valutarlo. Dietro al monello scapestrato e, ovviamente, inguaribile Malandrino, si nascondeva un ragazzo disponibile e accomodante. Era amico di tutti, anche di un Serpeverde, se questo aveva bisogno d’ aiuto. Lui sorrideva sempre, anche alla notizia più brutta e straziante trovava la forza di andare avanti, trovava una soluzione, perché era convinto che non esistessero i problemi senza soluzione. Lui era fedele, manteneva le promesse, non si arrendeva mai, credeva sempre che, prima o poi, ce l’ avrebbe fatta, e incoraggiava tutti a pensarla nello stesso modo.
Sì sì le piacevano. Cioè, le piaceva uno solo…
Sirius.
Ehi! Pensando e pensando erano le…17 meno un minuto! UNO!!!
Doveva correre…doveva ASSOLUTAMENTE arrivare puntuale!

Erano le 15.30. Tutti gli studenti che si aggiravano per il parco del grande castello potevano scorgere, nella sponda opposta del Lago, una figura che camminava avanti e indietro sul prato erboso. Era un ragazzo alto e snello, dai capelli neri leggermente lunghi, e due occhi blu talmente profondi che ci si poteva annegare fissandoli. Era Sirius Black.
Il malandrino, era così impaziente dell’ appuntamento, e temeva così tanto di tardare, che era giunto sul luogo prestabilito due ore prima. Ora era passata una mezz’ ora, e lui aveva deciso di starsene tranquillo nella parte opposta al luogo in cui si sarebbero incontrati, in modo da non scambiare parola con nessun altro fino ad allora, almeno così pensava.
Il malandrino si sedette in riva al lago, raccogliendo sassi e lanciandoli con foga in acqua, come fosse arrabbiato, cosa del tutto impossibile.
Gli facevano bene quei pochi momenti in cui stava da solo, a pensare, a riflettere. Però lui preferiva pensare e riflettere con i suoi amici, i Malandrini. Per lui loro erano tutto, degli amici, dei fratelli, dei complici, dei compagni di classe, dei compagni di stanza, delle persone con cui condividere ogni momento quotidiano oppure persone con cui condividere gioie e dolori, ragazzi con cui scambiare sempre una parola scherzosa per sdrammatizzare ogni situazione, ma anche con cui affrontare i “periodi no” e con cui superare le difficoltà di tutti i giorni e non. Ma i Malandrini, oltre a tutto questo, rappresentavano qualcosa che a lui era sempre mancato, qualcosa di cui lui aveva conosciuto un aspetto peggiore di ciò che realmente è: la famiglia.
Quando lui aveva un problema, nessuno si era mai tirato indietro, nessuno aveva mancato di fare la sua parte per aiutarlo a risolverlo. È per questo che quando lui parlava esprimeva i suoi pensieri a voce alta: perché loro quattro insieme erano una mente sola. E poi tutti i momenti passati con quei fedeli compagni erano indimenticabili. Gli veniva ancora da ridere se ripensava a quella volta in cui, al terzo anno, avevano appeso Mrs Purr sopra il letto a baldacchino di Lucius Malfoy. Mastro Gazza per poco non lo strozzava! E come era stato divertente quel giorno in cui lui e James, facendo un perfetto sgambetto a Mocciosus lo avevano fatto inciampare nella Sala Grande. Il Serpeverde, per non cadere, si era aggrappato istintivamente alla prima cosa che si era trovato di fronte, ovvero la gonna scozzese indossata da Minerva McGranitt. La professoressa, in quell’ attimo di spalle, sentendo la gonna strapparsi con forza, si girò, rossa in viso, non si sa se fosse per l’ imbarazzo, per la vergogna o per la collera. Comunque di collera doveva averne, visto che assestò al ragazzo una bella punizione, inconsapevole del fatto che, dall’ altro capo della Sala, altri due ragazzi appartenenti alla Casa che ella stessa dirigeva, ridevano a crepapelle, con le lacrime agli occhi più di ogni altro studente.
Ad interrompere il filo di questi bei ricordi fu una voce suadente:
-Salve, Sirius Black- disse una ragazza alle sue spalle.
Il giovane si voltò, stupito.
La ragazza che si ritrovò davanti era alta, un po’ perché lo era di suo, un po’ perché portava degli stivali neri con i tacchi a spillo, cappelli castani lisci e lunghi fino alle spalle, e una frangetta sugli occhi. Fisico da top model, indossava delle calze a rete viola scuro e un mini abito dello stesso colore, e in più portava un giacca in pelle in tinta con gli stivali e un cerchietto viola sula testa. Lo sguardo glaciale era reso ancora più vistoso dall’ ombretto pesante, e le labbra erano protette da uno spesso strato di lucidalabbra.
-Salve anche a te, Natalie Bennet – rispose lui, freddo e glaciale. Natalie era una sua ex, una di quelle ochette appiccicose e pronte a tutto pur di raggiungere il loro obiettivo. Era una brutta persona, di carattere possessivo e geloso, una di quelle ragazze che, se non accontentate, ti rendono la vita difficile, ti ostacolano più che possono. Così aveva fatto con lui quando l’ aveva lasciata, oltre che perseguitare la sua nuova fiamma di allora.
-Dispiaciuto di avermi incontrata, Black?- gli chiese, con un sorrisetto sarcastico.
-Perché? Non si vede?- rispose il ragazzo a tono, altrettanto sarcastico.
Lei sorrise, acida.
-Scommetto che questo è il momento peggiore per incontrarmi, poiché aspetti l’ ennesima illusa-
-Sì, questo è il momento peggiore per incontrarti, ma non sto aspettando nessun’ illusa-
Natalie rise. Una risata maligna, vuota.
-E così, anche Sirius Black si è innamorato…-
-Che cosa te lo fa pensare?-
-Si vede che non te ne intendi…- la ragazza, mentre parlava, continuava a sorridere in quel modo tanto irritante.
-Perché tu chi ti credi di essere?-
-Io so molte cose più di te, Black. Io vedo quando un ragazzo s’ innamora. È troppo ingenuo…si lascia ingannare facilmente, fa facce da pesce lesso, è ridicolo…-
-Io invece sai cosa sono bravo a notare? Sono bravo a capire quando una persona mi fa perdere tempo. E in questo preciso istante (e non solo) tu sei tra queste-
-Però non te ne vai…-
-Dovresti farlo tu-
-E se non ne avessi voglia?-
-Cerca di fartela venire-
-Altrimenti?-
-Stammi alla larga!-esplose Sirius, -Lo vedi che fai delle domande che più insensate non si può? Sei una sciocca e subdola bambina capricciosa, Natalie!-
-Shh…Non scaldarti Sirius Black, potresti fare brutta figura con Jones…-
-Chi ti ha detto che è Jones?-
-Pensi che non mi sia accorta in che modo la guardi? Pensi che non mi sia resa conto che le sbavi dietro dalla mattina alla sera? Pensi che non sappia che oggi sei stato tutta la mattinata con lei?-
-E se anche fosse? Qualche problema?-
-IO no…ma TU…-
Sirius la guardò, divertito, strabuzzando gli occhi:
-Io?-
-Certo, tu-
-Perché dovrei, di grazia?-
-Perché ne rimarrai solo deluso, ti pentirai di esserti innamorato di lei-
-Sai, Natalie, penso che qualcosa non ti sia ancora ben chiaro. Vedi, io di ragazze ne ho avute tante. Non ho mai amato nessuna. L’ unica è proprio Miley, e come vedi non ho alcuna paura di ammetterlo. In questi anni con le ragazze ho solo giocato, mi sono divertito, però non penso di averle ferite, in fondo eravamo tutti ragazzini. Adesso sono cresciuto e ho capito molte cose, ho incontrato finalmente la persona che può rendermi felice. Gli anni scorsi mi sono soltanto divertito, come ho già detto, ma non mi pento di averlo fatto, sono state esperienze anche quelle. Tuttavia l’ unica ragazza che ho frequentato e che considero un errore, quella sei proprio tu. Sei spregevole, sei egoista, sei vigliacca- le disse. Il disprezzo gli colmava lo sguardo.
Natalie si offese di brutto.
-Osi darmi della vigliacca? Proprio tu, Sirius Black? Oh, smettila, tanto sappiamo entrambi che a te di quella testa di platino non te ne importa nulla! La vuoi solo usare, come hai fatto con tutte!-
-E invece sai che ti dico? Pensala come vuoi. Credi che non abbia capito il motivo per cui dici tutto ciò?-
-Sentiamo…- disse, con una smorfia.
-Sei gelosa. Ti sarebbe piaciuto che avessi perso la testa per te, invece mi è bastato poco tempo per inquadrarti. Ho capito subito che eri tanto bella quanto ipocrita-
-Beh, è solo perché sono bella il motivo per cui “ti piacevo”. Tu in una ragazza guardi solo ed esclusivamente l’ aspetto fisico-
-Certo, due anni fa sì. Ma ora no. Ora amo una persona fantastica, simpatica, dolce, intelligente, sensibile, allegra, con molta voglia di vivere, e, perché no?, anche carina. Ma questo va oltre. Non mi sono innamorato dell’ aspetto esteriore di Miley Jones. Sono innamorato DI Miley Jones – spiegò.
Natalie non avrebbe mai pensato di prendere una pugnalata simile. Sirius non la voleva proprio, la odiava persino. Però, come aveva detto lui stesso prima, lei era egoista, malvagia, subdola, e quando aveva un obiettivo, a tutto il resto era cieca. E chi si stava avviando verso il lago? Proprio Miley Jones, probabilmente era l’ ora del loro appuntamento.
Allora colse la palla al balzo. Si precipitò con slancio verso il malandrino, gli si avvinghiò così stretta da farlo soffocare e lo baciò sulle labbra.

Miley Jones rallentò la corsetta che aveva fatto per arrivare puntuale, tanto era in prossimità del Lago e…non c’ era nessuno. Per fortuna, almeno così non sarebbe stata di certo lei la ritardataria, comunque decise di aspettare Sirius sul luogo d’ incontro, così si avvicinò al Lago.
No, non c’ era proprio nessuno.
Si sedette su un masso e levò gli occhi al cielo. Il sole stava quasi per tramontare. Tutto, in quel giorno le sembrava bello, meraviglioso, perfetto.
Tutto fu così magico fino a che il suo sguardo non si posizionò su due individui che stavano nella riva opposta alla sua. Erano un ragazzo e una ragazza. La ragazza non l’ aveva mai vista, invece il ragazzo aveva un’ aria familiare.
La bionda decise di percorrere quella breve distanza per confermare la sua ipotesi.
Ora poteva distinguere chiaramente il volto dei due.
No, la ragazza non la conosceva proprio, ma il ragazzo era…
Il battito del cuore fu sospeso per qualche secondo, e lo stesso muscolo vitale si fece pesante come un macigno. Sentiva il sapore amaro delle lacrime salirle agli occhi in modo incontenibile. Ecco il suo splendido appuntamento. Una presa in giro. Una bella beffa su di lei, come si era già fatto durante l’ estate, ossia due settimane prima. Che sciocca era stata…ci era cascata….

Sirius Black si staccò con forza da quel contatto a suo parere disgustoso.
-Ma sei idiota???- sbottò. La ragazza rise, soddisfatta, ma l’ attenzione del malandrino fu attirata dal rumore di qualcuno che inciampava.
Si voltò.
Miley Jones era inciampata in una radice dalla fretta di andarsene. Sirius non aveva mai provato tanto odio in vita sua per una persona. Sì, Natalie Bennet voleva farlo soffrire. Missione compiuta.
-Miley!- chiamò.
Per tutta risposta, la giovane si rialzò, e corse via, senza nemmeno voltarsi, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
-TU! Me la pagherai! Ricordati, Natalie Bennet: TRA NOI NON FINISCE QUI! - dopodiché corse via anche lui, per salvare il salvabile, per tentare di rimediare a una pecca per cui né Miley e ne lui avevano colpa.

La biondina era entrata nel castello, aveva corso le scale di fretta, urtando una marea di persone (tra queste anche James, però non se ne accorse), ma in fondo, che importava? Salì uno, due, tre, quattro, cinque piani forse, non lo sapeva nemmeno lei quanti, giunse davanti ad un aula vuota e si chiuse dentro.
Andò a sedersi dietro un banco, e pianse. Pianse tutte le lacrime che aveva, pianse tutta la delusione, la sofferenza, il tradimento, che le aveva portato frequentare quel ragazzo. Aveva ragione Lily a non volersi innamorare. Ecco, alla fine, cosa succedeva. Sì, era proprio vero, tutte le storie d’ amore finivano con un cuore infranto. Al diavolo i ragazzi! Ragazzi? Ma era giusto chiamarli così? NO! Erano dei mostri travestiti, ecco cos’ erano! Ma lei si promise che mai più sarebbe caduta nella trappola di un ragazzo, mai più.

Sirius Black proruppe nel castello. Cercò Miley dappertutto. Andò prima in Sala Grande, poi in Sala Comune, bloccò persino Lily, chiedendole se ne sapesse qualcosa, ma lei gli rispose che no, credeva fosse con lui. Allora si precipitò su, alla Torre di Astronomia, quella più alta e più solitaria, ma constatò che quello era un rifugio più alla “Lily Evans”. Allora percorse il castello per largo e per lungo, controllò in tutte le aule vuote, in tutti i gabinetti femminili, anche se non avrebbe potuto, imbattendosi in Mirtilla Malcontenta, in Biblioteca, in Infermeria, nei sotterranei, ma di lei nessuna traccia.
Alla fine, quando stava quasi per arrendersi, sentì il rumore di singhiozzi provenire da un’ aula al sesto piano, e non ebbe più dubbi.
Spinse la maniglia ed entrò. Eccola là, Miley Jones, accasciata in un banco collocato in fondo alla classe, che piangeva sommessamente, e per causa sua.
Lei nemmeno si accorse che era entrato, fino a quando non parlò.
-Miley – disse, piano.
La ragazza sollevò gli occhi.
-Vattene- gli ordinò, con voce rauca.
-Non lo farò finché non mi avrai ascoltato-
-Contaci-
-Bene, allora se non vuoi…- così dicendo si sedette su un banco di fronte a lei, le braccia incrociate, non smetteva di guardarla.
-Certo, stai stai, me ne vado io- e si alzò automaticamente, tentando di dirigersi verso la porta, peccato che Sirius glielo impedì, afferrandola per un polso.
-Mollami-
-E tu ascoltami-
-Mai-
-Allora non ti mollo-
La bionda sbuffò: -Sentiamo!-
-Miley, mi dispiace. Quella…quella…schifezza…-
-Era una ragazza, primo. E secondo, non mi pareva fosse una schifezza, da come la baciavi-
-Non volevo baciarla! Mi ha costretto lei!-
Miley rise, acida e spenta.
-Questa poi! Senti, se credi che tutti siano tonti come i Serpeverde, hai sbagliato posto-
-Miley, è la verità-
-Se se-
-Senti, non volevo dirtelo in questo modo, altrimenti non ti avrei dato appuntamento, ma non mi lasci alternativa. Io ti amo, Miley. Non riesco più a vivere senza di te, non sono capace di levarti gli occhi di dosso per più di due secondi…- la ragazza gli premette una mano sulla bocca, per zittirlo.
-Risparmia il fiato. Tu volevi solo farti beffe su di me, tu mi credi un giocattolo! Ma io non sono come tutte le oche che ti vengono dietro, io cerco l’ amore, quello vero! Invece tu te ne sei approfittato, tu sapevi di piacermi, e mi hai usato a tuo piacimento!- sbraitò
-Mettiamola così, Jones, se quella era una burla, almeno credi a questo- le disse, fissandola negli occhi con sguardo penetrante.
Nonostante avesse l’ ira alle stelle, la bionda non riuscì a non perdersi in quel blu profondo, intenso, brillante.
-Questo cosa?- chiese smarrita in un soffio.
-Questo- ripeté il malandrino. Così dicendo, si protese verso di lei, prese delicatamente il suo mento tra le mani, e la baciò dolcemente.
Miely aveva gli occhi sbarrati. Un brivido le percorse la schiena. Lo stomaco dapprima in subbuglio si svuotò, anzi, la ragazza ebbe come la sensazione di essere lanciata nel vuoto. Nonostante fosse incavolata nera, non riuscì a non essere felice, e, a poco a poco, si lasciò trasportare da quel momento unico.

Lily non capiva. Perché diamine SIRIUS BLACK andava a chiedere a LEI dov’era Miley? Non doveva essere con lui? Poi ci pensò su. Sirius Black era un ragazzo affidabile? Ehm…doveva proprio rispondersi? No, meglio lasciar perdere. E se a Miley fosse successo qualcosa di grave? Meglio andare a verificare! E alla fine Lily Evans corse alla ricerca dell’ amica.

Miley che lo urtava PIANGENDO senza neanche chiedergli scusa? James si chiese quando sarebbe nato colui che sarebbe riuscito a comprendere le donne.
No, aspetta…Miley forse non si era accorta di essere andata addosso proprio a lui. Ma…Miley non era con Sirius??? E se avesse litigato con Lily? Impossibile…Ma c’ era un’ altra cosa…Miley era strana, ma Sirius, dove si era cacciato? Meglio cercarlo…Così anche lui partì in quarta per girare tutta Hogwarts sperando di incontrare Sirius.

I due ragazzi si separarono da quel dolce contatto.
-Miley, ti prego, credimi- la implorò Sirius, stringendola a sé. La biondina lo lasciò fare, ormai era fatta. Come aveva fatto a pensare, anche solo per un attimo, che lei avrebbe potuto fare a meno di quell’ individuo?
-S-Sirius, io…io non voglio essere presa in giro. Io ti amo sul serio- sussurrò.
- Anch’ io, Miley! Quella ragazza è una mia ex, una di quelle con cui mi divertivo. Ma con te è diverso, io ti amo, non sei un gioco per me-
-E perché vi stavate baciando?-
-Te l’ ho detto. Mi ha costretto. Era più che altro una vendetta. Lei sapeva, non so come, del nostro appuntamento, e mi ha fatto una specie di agguato. Io l’ ho insultata, ammetto che la disprezzo, e lei si è offesa, così, vedendoti arrivare, mi è saltata addosso in modo da farci litigare-
-Illusa…-
-Vero?- sorrise lui, per sdrammatizzare.
-Scemo!- sospirò Miley, dandogli uno schaiffo affettuoso. Poi i due si scambiarono un altro tenero bacio.

Lily camminava da quasi mezz’ ora, aveva girato due terzi di Hogwarts , e di lei neanche l’ ombra. Ora era al sesto piano e stava controllando tutte le stanze.
Finalmente, anche se ovviamente non lo sapeva, si trovò davanti alla porta giusta. Ormai senza speranze l’ aprì. Vedendo che vi era una persona, seppe subito che era MIley, ma non vide che era in compagnia...
-M…- cominciò, ma non finì di pronunciare il nome. Se dico che rimase scioccata dalla scena, dico poco. Rimase con gli arti PARALIZZATI.

James Potter correva. Primo, secondo, terzo, quarto, quinto piano. Nulla. Ora era al sesto, ma era davvero sfinito…Ehi! Una porta aperta! Finalmente! Era di sicuro lui…
Peccato che, quando svoltò di corsa a destra per entrare nell’ aula vuota, andò a sbattere contro “qualcosa”…la porta? No, la porta mica cadeva sotto il suo peso!!!
Che tonfo…e che male…gemendo, tentò di rimettersi in piedi, e si accorse che quella “cosa” gemeva e sbuffava pure lei.
Allora non era una cosa…ODDIO!!! ERA LILY EVANS!!!
-Ehm…- farfugliò.
-POTTER!!!- gli urlò contro lei, e per sfortuna del ragazzo erano vicini, cosicché la sua voce BASSA gli spaccò ben bene il timpano.
-…Sì?-
-Levati dalla mia schiena!!!-
-Oh, scusa- il malandrino si alzò, e le porse una mano, anche se lei preferì fare da sola. Intanto, la novella coppietta li stava osservando.
Quando anche Lily fu in piedi, James sorrise e le porse la mano dicendo:
-A proposito, piacere, cognata!-
-Non ci giurerei, Potter – ribatté, con una smorfia, ma era contenta anche lei.
Poi i due “invasori” rivolsero uno sguardo malizioso verso Miley e Sirius, che erano abbracciati e sorridevano, la prima rossa in viso e imbarazzata, l’ altro divertito.
Tutti risero.
-E, in onore di questo amore sbocciato da poco, ma già forte e intenso…- cominciò James.
-Per l’ amor del cielo, Potter!- disse Lily, esasperata, -Fa’ riposare i nostri stomachi almeno adesso…- lo supplicò, e tutti risero di nuovo.
Com’ è bello l’ amore. Era riuscito a far “riappacificare” momentaneamente persino James e Lily.





Saaaaalveee!!!!! Raga, scusate scusate scusate scusate scusate scusate e scusate ancora il ritardo!!! Mi dispiace, ma dopo che sono tornata dalla mia favola reale ma breve ho dovuto mettermi alla pari con il programma, e la scuola mi ha occupato molto. Mi siete mancate voi lettrici, ma spero non mi abbiate abbandonato, vi prometto che d’ ora in poi sarò puntuale come prima. Scusate ancora, però ho ASSOLUTAMENTE bisogno di una vostra recensione. Siccome in questo periodo non sono più io (il viaggio scombussola molto), il mio cervello ultimamente è super sconnesso, la mia mente è fusa in una maniera che non vi dico (ma leggendo lo capite comunque…), volevo sapere come avete trovato questo chappy. Ditemi se ho scritto da schifo, se è troppo noioso, se vi ho fatto venire il diabete da tanto sono stata sdolcinata, vi assicuro che odio pure io le smielaggini, per questo a me questo capitolo non piace molto. Beh, insomma, fatemi sapere! Intanto grazie a:

PrincessMarauders: grazie mille, sì anche a me è piaciuto quel momento…eh, sai, i Malandrini sono sempre imprevedibili…piuttosto, io sono ansiosa di sapere come ti è sembrato questo chappy…l’ ho già detto, sono un po’ fusa…per cui dimmi anche: “Hai fatto troppa pena…”…allora aspetto la tua recensione! Un bacio!XD

germana: sì sì grazie mi sono divertita da morire!!!XD Anzi, il corpo è tornato in Italia con me, ma la testa è in Egitto…hai ragione sul discorso del Preside, però mi sono scusata lo stesso, visto che di solito è dopo…purtroppo non sono tornata presto come speravi, cioè sì, sono tornata anche troppo presto, però il chappy, che come hai visto è più lungo, mi ha richiesto più lavoro degli altri. Tu che mi dici in proposito? Recensisci presto! KISS XD

jaily: sorrami, non sono riuscita ad aggiornare “prima di subito”, però alla fine ho aggiornato. Sei una che pretende troppo? Benvenuta nel club!!!XD…Te gusta ‘sto chappy?...Per quanto riguarda al bacio tra Lily e James…non so quando sarà, comunque sicuramente non prima del decimo capitolo…comunque non abbandonarmi…e spero non lo farai neanche quando scriverò certi capitoli prima della fine, perché saranno UN Po’ tragici, ma solo un po’…XD KISS

4ever_fiends: allooora…mettiamo in chiaro una cosetta, io e te: NON, e dico NON, mi sono presa nessuna sballonata per qualcuno quando hai recensito…sei contenta, adesso che c’ è il bacio? XD KISSONI

Lussissa: eccomi tornata e ancora più imbecille di prima!!!XD Uh, che bello non mi abbandoni…:D…Ah, già, dimenticavo che sono arrabbiata con te perché hai osato finire la tua bellissima fic…no dai, scherzo!XD E questo chappy come ti pare? Recensisci presto!!!XD P.S. mi dispiace, ma non ha alcuna speranza con il MIO James…(Io di chi sarei, scusa??? N.d.J.) (Eh? No no, niente…N.d.Me) XD KISSSSSS

Vi prometto che leggerete il prima possibile il prossimo chappy!!!XD KISSONI a tutti!!!

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Capitolo 9
*** La guerra si avvicina ***


LA GUERRA SI AVVICINA

Da quando Miley e Sirius si erano decisi a fidanzarsi, i rapporti dei Malandrini con la bionda e la rossa, erano cambiati nuovamente.
Innanzitutto, trascorrevano molto più tempo insieme, dato che né Sirius, né tantomeno Miley, avevano intenzione di abbandonare i loro inseparabili amici. Poi…beh, si sa, una cosa tira l’ altra. Diciamo che con l’ entrata di Miley nella vita di Sirius, era arrivata anche una ventata di primavera che aveva influenzato tutto il gruppo dei mitici Malandrini. Ormai le ragazze erano diventate quasi due di loro. Tuttavia ci tengo a sottolineare il “quasi”, perché mi pare logico che due ragazze non possano assolutamente venire incluse totalmente nel gruppo. Comunque i sei stavano bene insieme, si trovavano d’ accordo, e Lily scoprì che, in fondo, i Malandrini non erano poi così tanto fuori dall’ ordinario…ehm…molto in fondo. Anzi, probabilmente l’ unica persona che aveva un po’ di difficoltà ad inserirsi era proprio lei. La ragazza, infatti, tendeva ad escludersi, ad isolarsi e ad emarginarsi dagli altri. Faceva fatica ad essere spontanea quando erano tutti insieme, perché faceva parte del suo carattere. Timida e silenziosa, seguiva la comitiva come un’ ombra, tanto che a volte stentavano a ricordarsi che anche lei era lì con loro, eppure, quando non c’ era, si avvertiva la sua assenza, non si percepiva più la sua muta ma forte presenza.
Però c’ era un altro, ovvio motivo, per cui Lilian Evans cercava di rintanarsi in biblioteca piuttosto che studiare con la nuova compagnia. Sì, il motivo non poteva essere più scontato di così. Il motivo, porta il nome di James Potter.
Inutile dire che il ragazzo godeva pienamente di quella situazione, soprattutto perché era una buona scusa per passare molto più tempo con lei (non che prima si frequentassero, ovviamente), e poi anche perché così poteva tormentarla quanto voleva, tanto non aveva scampo.
Un giorno di fine novembre, erano tutti seduti ad un tavolo della biblioteca, e il gruppo, controllato da Lily e Remus, stava componendo un riassunto su un capitolo di Storia della Magia riguardante la rivoluzione dei maghi d’ Occidente, tranne Lily, che stava già facendo quello sulle mummie.
La composizione di Lily, aveva già superato di venticinque centimetri, i cento assegnati dal professor Ruf. La sua piuma scorreva ininterrottamente sulla carta ruvida della pergamena, la quale, sotto la punta intrisa d’ inchiostro, emetteva quel tipico suono della carta graffiata.
“…La mummia del famoso e ben noto faraone Tutankamon, per esempio,” scriveva la rossa, “giace tuttora inanimata nel suo sarcofago, in attesa che una pioggia scenda sulla nazione egiziana e la riporti così in vita fino ad una successiva pioggia, momento in cui, l’ ammasso di bende putrefatte tornerà a riposare per parecchi anni. L’ Egitto, dunque, pullula di mummie. Da ciò che si può dedurre secondo alcuni studi risalenti al 1950…”
-Dì un po’, Evans…pensi anche di cenare, se avrai tempo a sufficienza?- le chiese ironicamente James, il quale la stava osservando da un po’ di tempo. Lily se n’ era accorta, ma aveva finto di non farci caso, sperando che la smettesse, invece…
-Di un po’, Potter, pensi di sprecare qualche giorno del tuo preziosissimo tempo per apprendere la piacevole arte degli affari propri, o preferisci che ti dia una sportina di cavoli miei fatti in brodo?- replicò prontamente la rossa, acida.
-Wow, che imbarazzo della scelta! Concedimi dell’ altro tempo per chiarirmi le idee e poi ti darò la risposta-
-Non disturbarti, risparmia pure il fiato…- disse Lily fintamente premurosa.
-Come mai tutta questa generosità nei miei confronti, adesso?-
-Come mai tutta questa curiosità nei miei interessi, adesso?- lo zittì Lily, -E poi ti conviene fare il riassunto anziché sprecare tempo per domande inutili-
-Ma sono stanco! Remus, dille anche tu che quando è troppo è troppo!- protestò il Cercatore.
-Guarda che mica ti ho costretto io a fare i compiti! Ti costringo solo a non impedire a me di svolgerli normalmente!-
-Normalmente? Perché a te sembra normale fare i compiti che sono assegnati per la lezione del 9 gennaio? Hai più di un mese a disposizione, sei quasi in vacanza, cosa vuoi di più? Mica cade il mondo se per un pomeriggio ti diverti!- s’ infuriò a sua volta James. E non aveva tutti i torti.
-Certo che mi sembra normale! Solo perché tu non fai altro che poltrire, questo non significa che siano tutti come te! E ora, se non vi dispiace, vado a DIVERTIRMI altrove!- così dicendo, raccolse in fretta e furia le sue cose ficcandole a caso nella borsa, -Con permesso- disse, e si precipitò fuori dalla biblioteca così bruscamente, che madama Pince chiese: -Ma…signorina Evans? Va tutto bene?-
Ovviamente non ottenne risposta.
Sul tavolo da cui si era allontanata Lily, aleggiava un’ aria che sapeva di amaro. Tutti erano lì, attoniti, quasi come se cercassero di ricordare il vero motivo per cui l’ amica li aveva abbandonati.
James pareva immerso in una profonda riflessione, la sua faccia era così seria che sembrava un’ altra persona.
Poi ad un certo punto si alzò, e con insolita cautela avanzò in direzione dell’ uscita.
All’ improvviso, una mano gli afferrò il polso.
-Lasciala stare- gli consigliò Sirius con sguardo fermo.
Gli occhi di James si spostarono da lui a Miley, che sedeva al suo fianco e annuiva seria.
Tuttavia, il ragazzo si liberò dalla presa del suo amico e corse. Corse fuori dalla biblioteca. Corse lontano da loro. Corse schivando le imprecazioni di madama Pince, decisamente non amichevoli come quelle rivolte a Lily. Già, Lily…Cercava proprio lei. E corse. Corse lungo i corridoi urtando parecchi studenti, ragazzi e ragazze. Ragazze sciocche che ridacchiavano nel vederlo passare. E lui correva, correva, correva… voleva chiudere gli occhi e correre fino a schiantarsi contro un muro e togliersi la vita, almeno così l’ avrebbe finita una volta per tutte. Così Lily sarebbe vissuta felice e contenta, senza che un deficiente come lui la perseguitasse ovunque. Sì, avrebbe fatto proprio così…
Ecco, la distanza tra lui e la parete si era ridotta, c’ era quasi…
- Potter, che è, un nuovo sport?- la voce pacata e tranquilla di Albus Silente giunse fino alle sue orecchie, e si bloccò.
-Ehm…buongiorno, signore…- farfugliò imbarazzato.
-Buongiorno, James. Allora, come va?- gli chiese il Preside, posandogli un braccio attorno alle spalle in modo paterno. Sembrava stessero per cominciare una chiacchierata in stile “nonno-nipote”.
-Piuttosto bene, Signore, grazie…-
-Sul serio?- chiese ancora il Preside, con quella sua aria da ingenuo, cosa che invece non era.
-Beh, sì…-
-Sai che, a vederti, non si direbbe?-
-No, signore? E da cosa non si direbbe, se è lecito?-
-Sai, James, io sono vecchio-
-Lei vecchio? No…non dica così…-
-Sì James, io sono vecchio. E un vecchio alcune cose le capisce al volo. Ad esempio, ho capito che correvi volontariamente contro il muro. Volevi schiantarti, forse?-
-Devo rispondere?-
-Suppongo che non sia necessario- lo salvò il Preside.
James non sapeva che dire. Caspita, Albus Silente l’ aveva capito subito. Era così evidente?
-Scommetto che la causa si chiami Lily Evans - affermò ancora Silente.
Tombola!
“Accidenti, anche questo sa???”
-Ehm…come fa a…?- tentò di chiedere James.
-Come faccio a saperlo?- sorrise il vecchio, -Beh, non pensavi mica che non mi fossi accorto, in tutti i questi anni, di tu che le correvi dietro? E a volte ho addirittura “preso parte” ai vostri battibecchi. Non ho mai riso tanto- concluse, sempre sorridendo.
Il ragazzo non sapeva se sentirsi offeso o stimato.
-Sai, James, penso proprio che sareste una bella coppia- aggiunse.
-Ma…io…a me non piace Evans!- esclamò il ragazzo, irritato. Cavolo, possibile che non lo capisse nessuno?
Però un dubbio, un piccolo ed innocente interrogativo, si fece strada tra la sua mente.
E se invece fosse lui che non volesse rendersi conto di essersene innamorato?
-Ah, no?- domandò il Preside, tutto curioso.
-Ehm…mi scusi…- farfugliò James, al quale venne in mente di aver risposto in modo poco rispettoso.
-Oh, non devi scusarti...comunque, bando alle ciance, perché tu e la signorina avete di nuovo litigato, se posso permettermi?-
-Beh, perché…perché lei…è così triste…insomma…la vedo infelice, ecco…vorrei che qualche volta la smettesse di pensare alla scuola e si divertisse un po’…-
Silente assunse un’ aria seria.
-Sì, James, hai proprio ragione: la signorina Evans è infelice- gli disse.
-Ma perché, signore?-
-Beh, ci sono un sacco di ragioni, però temo di non essere la persona giusta per spiegartele. Vedi, James, le donne sono molto diverse dagli uomini. È come paragonare il mare e la terra, il sole e la luna, l’ acqua e il fuoco. Lily è una persona fragile. Va protetta, amata, “custodita”. Ha paura di aprirsi agli altri e di soffrire- spiegò l’ uomo, salutando con un cenno del capo i vari personaggi dei dipinti.
-Oh, come si è fatto tardi…in bocca al lupo, James!- così dicendo, svoltò l’ angolo e sparì.
Il ragazzo rimase immobile davanti ad una finestra in stile gotico. Contemplando il paesaggio grigio e spoglio, rifletteva sulle parole del vecchio e saggio Preside.

Albus Silente entrò in un aula vuota.
C’ era buio. L’ unica luce pallida era quella del sole bianco di fine novembre, che filtrava stanca e argentea da una finestra.
Lo storico Preside prese posto su un vecchio banco sbilenco accanto alla finestra.
Era contento di aver parlato con il giovane Potter. In fondo, da vecchio Preside, era suo dovere aiutare e consolare gli studenti in difficoltà, dare loro sostegno, ma un sostegno che va al di là del consolidamento scolastico. Un buon Preside deve offrire conforto a tutti gli allievi della sua scuola, come un padre generoso e disponibile. Anche perché tutti i ragazzi che studiavano a Hogwarts si trovavano in una fascia d’ età chiamata adolescenza. E gli adolescenti sono lunatici e vulnerabili. In più, se erano costretti a studiare in un luogo in cui si fermavano per mesi, senza vedere la famiglia, e magari gli amici non erano sempre pronti ad ascoltare i loro sfoghi, si sarebbero trovati molto in difficoltà, e probabilmente questa loro fragilità andava ad incidere sul loro rendimento scolastico, e così via. Per cui Silente si sentiva in obbligo di aiutarli a risolvere i loro problemi.
In verità non era un vero e proprio obbligo, perché l’ anziano Preside lo faceva con molto piacere. Gli studenti per lui erano un po’ come i figli che non aveva mai avuto.
Aguzzando lo sguardo azzurro e limpido, vide una figuretta incappucciata e rannicchiata sotto un albero, vicino al lago.
Gli dava le spalle, comunque dai lati del cappuccio ben calato sul viso, scendevano fluenti, delle ciocche di lunghi capelli di un fulvo intenso.
Il Preside ci mise ben poco a capire di chi si trattava. È ovvio che, dopo averla vista camminare concentrata per i corridoi, dopo aver notato i cambiamenti delle sue forme le quali, da quelle di una ragazzina diventavano quelle più complete di una donna, e dopo averla spesso sorpresa tutta sola che studiava in biblioteca, Silente riconobbe subito la sagoma familiare di Lily Evans.
Ecco dove se n’ era andata la rossa in seguito alla litigata con Potter.
“Bene” pensò Silente, “L’ ho vista proprio nel momento giusto. Beh, penso che, parlando solo con James ho fatto la metà del mio lavoro. Credo che li aiuterò un altro po’…”.
Il Preside si alzò in piedi e si frugò sotto la veste color blu notte, all’ altezza del collo.
La sua mano ne emerse stringendo una catenella d’ oro, a cui era appeso uno strano ciondolo.
“Un giro dovrebbe bastare…”
Così, Silente girò una volta la levetta dello strano oggetto, e si ritrovò nell’ aula vuota un’ ora prima.
Cautamente uscì, dirigendosi verso il portone d’ ingresso badando bene a non farsi notare dall’ Albus Silente che usciva dal suo studio.
Ovviamente non sbagliò nulla, perciò, una volta uscito, trasfigurò un sasso in un caldo mantello grigio.
Lo indossò, e decise di aspettare la rossa proprio nel luogo in cui l’ aveva vista.

Lily uscì dalla biblioteca.
Corse per un po’, fino a mettere parecchi metri di distanza fra lei e quel luogo dominato da un silenzio religioso.
Poi camminò con passo spedito verso il suo dormitorio.
C’ era quasi, quando sentì degli urli provenire da un corridoio lì vicino. Erano gli urli di qualcuno del primo o del secondo anno, in quanto la voce fosse ancora quella di una ragazzina. Chissà cosa stava succedendo… Decise di andare a dare un’ occhiata. Dopotutto era una Caposcuola, ed era un compito che spettava a lei.
Quindi si orientò seguendo la voce.
Alla fine sbucò in un corridoi più stretto, freddo e umido.
Davanti a lei, più in fondo, quasi verso la fine, cinque o sei ragazzi del settimo le davano le spalle, tutti chini su un qualcosa che giaceva a terra.
La rossa si appiattì ad una parete umida e piena di muffa. Strisciò cauta verso il gruppo di studenti, attenta a non fare il benché minimo rumore. Leggera e silenziosa come una gatta.
Si portò una mano nella tasca interna della sua divisa e frugò, in cerca della bacchetta.
Entro breve, la sua mano toccò il legno solido e resistente della sua fedele bacchetta. La sfoderò, pronta.
Poi avanzò di qualche passo, ritrovandosi proprio a un metro dalla schiera di ragazzi.
Sbirciando tra i loro piedi, poté vedere qual era la cosa che osservavano con grande interesse. Si trattava di una ragazzina minuta e mingherlina del primo anno. I capelli castani erano sporchi, spettinati e arruffati.
La divisa era stappata in più punti, e la ragazzina riportava graffi e botte ovunque: sul viso, sulle braccia, sulle gambe. Addirittura sulle spalle. Anzi, l’ ematoma che le si era formato sulla spalla destra era ben visibile grazie al brandello della divisa che era stato strappato e lanciato chissà dove. In più dalla spalla sanguinava non poco.
-Ehi, ragazzi, a quanto pare la marmocchia non ne vuole sapere di parlare. Peggio per lei, vorrà dire che la convinceremo con una tecnica speciale…- disse quello che doveva essere il leader del gruppo, dato che stava proprio di fronte alla piccoletta.
A Lily venne la nausea quando sentì parlare quella voce viscida. Quell’ idiota non poteva essere altri che Lucius Malfoy.
-Giusto, giusto!- approvarono subito gli altri cinque studenti.
Erano, ovviamente, tutti quanti Serpeverde, Lily li riconobbe subito: Dolohov, Yaxley, Greyback, e Rookwood. Qualcosa si rivoltò nel suo stomaco quando distinse la figura di Severus Piton.
-E io direi…che c’ è di meglio di una bella Maledizione Cruciatus?- propose di nuovo Malfoy con un sorriso maligno.
Gli altri assentirono con vigore, mentre la ragazzina supplicava: -No, no, vi prego, no!-
-Oh, poverina, adesso ci prega…- le fece il verso Greyback.
Malfoy levò la sua bacchetta.
- Cr…- ma non riuscì a finire la parola, perché l’ oggetto gli volò via di mano.
-Ehi! Ma cos’ è stato?- esclamò, tutto preoccupato a recuperarlo.
- Un Expelliarmus non verbale- lo informò Piton.
-Proprio così- confermò una voce che proveniva dalle loro spalle.
Tutti e sei, di scatto, si voltarono, trovandosi faccia a faccia con Lily Evans.
- Oooh, guarda un po’ chi si rivede! Lily Evans, la regina dei Mezzosangue!- canticchiò Malfoy.
-Per lo meno non sono stata bocciata cinque volte, Testa di Platino- replicò la rossa.
-Come ti permetti, lurida Babbana?- la insultò Rookwood.
-E tu come ti permetti di maltrattare una ragazzina? Oltre al fatto che ha sei anni in meno di voi, siete coraggiosi a battervi sei contro uno… E per questo vostro coraggio, vi faccio un bel regalino e tolgo cinquanta punti a Serpeverde-
-Taci, Mezzosangue! Decidiamo noi quello che è giusto o sbagliato- disse Dolohov, sputandole in faccia.
Lily per poco non vomitò.
Intanto, Greyback approfittò di quel suo attimo di “distrazione” per scagliarle addosso uno schiantesimo, ma la ragazza fu più veloce:
- Protego!-
- Uuuh, la Babbana gioca…- disse Greyback.
Lily sorrise.
-È proprio questo il problema: io non gioco. Io attacco- rispose la rossa.
Così, cominciarono a volare schiantesimi, incantesimi di disarmo, ma anche maledizioni cruciatus e Avada Kedavra.
Lily fece cenno alla ragazzina di andarsene, e quest’ ultima si alzò, piano, e tentò di fuggire.
Stava arrivando in fondo al corridoio, quando Dolohov si accorse che se ne stava andando.
-No, tu non vai da nessuna parte!- esclamò, correndole dietro con la bacchetta puntata.
Lily fu più rapida e gridò:
-Stupeficium!-
Dolohov cadde a terra privo di sensi, e lei cominciò a correre, coi Mangiamorte alle calcagna, schivando una moltitudine di schiantesimi e di cruciatus.
Passando accanto alla ragazzina, se la caricò in spalla e svoltò l’ angolo.
Superò di corsa i pochi corridoi che la separavano dalla Sala Comune dei Grifondoro.
-Elfo Domestico!- esclamò quando giunse davanti al ritratto della Signora Grassa, senza aspettare che ella le ponesse la domanda.
Il ritratto si fece da parte, e lei entrò.
Molti studenti lì radunati, si voltarono al suo ingresso e la osservarono curiosi, dato che ora anche lei aveva qualche graffio e i capelli sempre in ordine arruffati.
Nessuno, tuttavia, ebbe il coraggio di farle domande, probabilmente perché già sapevano che Lily non avrebbe risposto.
La giovane salì le scale a chiocciola ed entrò nel suo dormitorio, al momento vuoto.
Fece sedere sul suo letto la ragazzina, che mormorò:
-Grazie-
Poi non si trattenne più e scoppiò in un pianto disperato.
Lily le si avvicinò, sedendosi accanto a lei.
-Ehi…non piangere…è tutto finito, adesso, d’ accordo? Non ti toccheranno più- cercò di tranquillizzarla. La ragazzina le buttò le braccia al collo e continuò a piangere.
Lily la lasciò fare, pensando che aveva bisogno di sfogarsi, per cui prese ad accarezzarle i capelli.
-Come ti chiami?- le domandò.
- Emma – rispose quella, -E tu chi sei?-
-Sono Lily, Lily Evans. Non sei una Grifondoro, vero?- chiese la rossa, estraendo dall’ armadio il suo mantello bianco e la sua sciarpa dello stesso colore, mentre Emma rimaneva seduta sul letto guardandosi curiosamente intorno.
- No. Sono una Tassorosso – rispose.
-È una Casa molto bella- commentò Lily.
-Tutti dicono che è la più scarsa-
-Non è vero. Quella scarsa è Serpeverde – le spiegò Lily, -Su, togliti la maglietta- la incitò.
-Che vuoi fare?- domandò Emma.
-Ti porto in Infermeria, ovviamente, però prima devo passarti qualcosa attorno alla spalla per fermare l’ emorragia. Sanguini troppo-
Emma obbedì.
Si sfilò la maglietta, e Lily usò la sua sciarpa bianca come una fascia, passandola attorno al braccio della ragazzina.
-Ma è così bella, la rovinerai!- esclamò Emma.
-Non importa. L’ importante è che tu guarisca. Vieni, andiamo in Infermeria-
Lily aiutò Emma ad infilarsi la maglietta, poi la scortò fino all’ Infermeria, portandosi via il mantello, pensando che dopo sarebbe uscita un po’.
-Madama Chips?- chiamò la rossa.
La giovane donna si fece vedere.
-Che succede?-
-Tornando in Sala Comune ho sentito qualcuno gridare, e controllando nei corridoi vicini ho trovato Emma – spiegò Lily, -Sei Serpeverde la stavano torturando-
-CHE COSA???- esclamò Madama Chips.
-Mi ha sentito-
-D’ accordo signorina Evans, e per fortuna che c’ era lei! Può andare, adesso, mi occuperò io stessa di informare il Preside- concluse l’ infermiera.
- Lily – chiamò Emma, -verrai a trovarmi?-
La rossa sorrise.
-Verrò questa sera- e se ne andò.
Gli ultimi avvenimenti le avevano persino fatto dimenticare perché stava uscendo, ma passando davanti alla biblioteca si ricordò tutto.
Così uscì, infilandosi il mantello bianco che le aveva regalato Miley per lo scorso Natale, e calcandosi per bene il cappuccio sugli occhi. S’ incamminò con il suo passo spedito in direzione del lago, la cui superficie era diventata una lastra di ghiaccio.
Tolse con le mani nude la neve che si era accumulata su un masso in riva al lago e vi si sedette su, mettendosi a contemplare il gelo che circondava Hogwarts.
-Salve, signorina Evans – la salutò una voce alle sue spalle.
La ragazza si voltò, trovandosi davanti nientemeno che Albus Silente.
-Professore…-
-Potente il gelo, non trovi?- le fece notare il Preside.
-Sì, certo. Nessuno riesce a fermarlo- concordò la ragazza.
-Hai proprio ragione, Lily -
-Professore…lo sa cos’ è accaduto?-
-È qualcosa di grave?- si preoccupò Silente, anche se credeva di sapere già tutto, ignorando il fatto che Lily si riferisse a ben altro.
-Beh…sì…-
-Allora, mi dica tutto, signorina Evans -
-Una ragazzina del primo anno, di Tassorosso, una certa Emma…- cominciò la rossa.
-Sì, certo, la signorina Hilton…- affermò il Preside.
-Lo sa già?-
-Suppongo proprio di no. Mi dica tutto-
-Sei Serpeverde l’ hanno aggredita. Io stavo tornando in Sala Comune, venivo dalla…-
-…Biblioteca…- completò per lei Silente.
-Sì, esattamente, dalla biblioteca, e…- la ragazza si bloccò, -Mi scusi,- disse –Ma lei come fa a sapere che io tornavo dalla biblioteca?-
-Non preoccuparti, Lily, ora vai avanti, forse dopo te lo spiego-
-Beh, l’ ho trovata in un corridoio buio, circondata da questi sei studenti, tutti del settimo anno. La stavano torturando- concluse Lily.
-Dici sul serio?- Silente pareva sbalordito, addirittura preoccupato.
- Gliel’ assicuro, Preside-
-Sai dirmi i nomi di questi ragazzi?-
-Sì. C’ erano Malfoy, Dolohov, Greyback, Rookwood, Piton e Yaxley- disse.
-E, spero che, come Caposcuola, lei abbia preso dei provvedimenti, vero signorina Evans?-
-Beh, io…Ho tolto cinquanta punti a Serpeverde, poi ho dovuto difendermi con la magia. Diciamo che abbiamo un po’ combattuto. Scagliavano le Maledizioni Senza Perdono. Quando sono intervenuta, Malfoy stava per scagliare la Maledizione Cruciatus a Emma. Io ero di spalle, per cui l’ ho disarmato facilmente con un semplice incantesimo non verbale. Poi abbiamo discusso, e infine lo scontro è stato inevitabile. Ho fatto dei cenni a Emma perché fuggisse. Non è passato nessuno, nessuno si è accorto di nulla. La ragazzina ha tentato di scappare, ma Dolohov l’ ha vista. Voleva scagliarle addosso qualche fattura, allora l’ ho schiantato, poi sono scappata issandomi Emma in braccio. L’ ho portata in Sala Comune, nel mio dormitorio. Aveva delle ferite enormi, per questo l’ ho portata lì. So che avrei dovuto accompagnarla direttamente in Infermeria, però avevo paura che i Serpeverde ci raggiungessero, allora per seminarli, sarei arrivata prima in Sala Comune. In dormitorio le ho fasciato la spalla e il braccio con la mia sciarpa, perdeva troppo sangue. Poi l’ ho portata in Infermeria, ed infine eccomi qui- raccontò Lily.
-Molto bene, signorina Evans. Ha fatto davvero un ottimo lavoro. Mi complimento con lei ad attribuisco cinquanta punti alla sua Casa- disse Silente.
-Grazie, professore-
-Se lo merita-
-Professore? Lei crede che…questi…Mangiamorte…facciano sul serio?-
-Temo proprio di sì, Lily. Prima d’ ora mai nessuno aveva usato le Maledizioni Senza Perdono…non era passata nemmeno l’ idea agli studenti…-
-Ad uno forse sì- ricordò Lily.
-Già. Tom Riddle – confermò il Preside.
-Allora è così che Voldemort si chiama?- domandò Lily.
-Sì. Ora, temo proprio che sia meglio che vada in Infermeria. Emma Hilton sarà sotto choc. Lei, piuttosto, non va in Infermeria?-
-Io?- domandò Lily.
-Sì, signorina Evans, farebbe meglio ad andarci. Dopotutto, gli incantesimi hanno colpito anche lei…Ehi, signor Potter!- esclamò ad un certo punto, -Venga qui e accompagni la signorina Evans in Infermeria!-
James, che stava arrivando in quel momento, non capì granché.
-Ma, signore, lei non era…-farfugliò, confuso.
-Non c’ è tempo per spiegare. Mi auguro di vedervi più tardi in Infermeria. Con permesso- così dicendo, il Preside se ne andò, lasciando Lily e James soli.
James guardò Lily, la quale si risedette sul masso in riva al lago, ignorandolo.
-Si può sapere cos’ è successo?- domandò James.
-Informati- rispose lei, seccata.
-È quello che sto facendo-
-Informati altrove-
-Voglio saperlo da te-
-Sono spiacente-
-Invece me lo dirai-
-Non ne sarei così sicura-
-Si dà il caso che io debba accompagnarti in Infermeria. Esigo una spiegazione- insistette il ragazzo.
-Puoi anche sgombrare il campo, in Infermeria ci posso andare da sola. So già camminare-
-Se Silente mi ha chiesto di accompagnarti vuol dire che sa che se fosse per te non ci andresti, invece di me si fida perché sa che ti porterei a qualsiasi costo, perciò ci andremo insieme-
-Come mai tutto questo interesse per le regole, adesso?-
-Sono un Caposcuola-
-Sì, solo ora che ti fa comodo-
-Senti, non lo so cos’ hai contro di me, comunque non penso abbia a che vedere con ciò a cui si riferiva Silente, per cui posso saperlo?-
-I Serpeverde hanno aggredito una ragazzina del primo anno di Tassorosso – snocciolò la rossa.
-Sul serio?-
-Sì-
-Chi erano?-
-Indovina…-
-Oh, beh, Malfoy, Mocciosus…-
-Non chiamarlo Mocciosus!-
-Oh, e va bene! Allora, Severus…-
- Piton!-
-D’ accordo! Malfoy, Piton, Greyback, Yaxley...e…?-
-Rookwood- finì Lily per lui.
-Pure lui si mette, adesso?-
-A quanto pare sì. Va piuttosto di moda, in quella Casa…-
-Già. Sento odore di guerra in giro- constatò amaramente il Cercatore.
Di fronte a tutti quei problemi, ben più gravi dei loro, i due si erano persino scordati di litigare.
-Pensi…pensi che ci sarà uno…scontro?- chiese Lily, preoccupata.
-Sì. Non so tra quanto, ma ormai la situazione si sta aggravando. I cosiddetti Mangiamorte aumentano sempre di più. Non si può dire che siano una banda di bulli. Quelli fanno sul serio-
-Sono tutti Serpeverde…Ma perché proprio quella Casa?-
- Salazar Serpeverde era diverso dagli altri fondatori di Hogwarts. Lui puntava molto più in alto. Aspirava al potere, ma un potere malefico, non lo stesso potere che possiede Silente. Se già il fondatore era così, i suoi discendenti non possono fare altro che seguire il suo esempio-
-Una cosa è certa: il Cappello Parlante non si sbaglia mai-
-E un’ altra cosa è certa: tu sei in pericolo- le disse il ragazzo.
La rossa lo fissò. –Cosa intendi dire?-
-Ricordi quello che si racconta?-
-Quello che si racconta riguardo a cosa?-
-Quello che si racconta riguardo alla Camera dei Segreti-
-Sì…quella Camera esiste…deve pur esserci da qualche parte…- disse Lily, pensosa, anche se non aveva ancora capito cosa c’ entrasse in quell’ argomento.
-Sì, esiste. È più che logico che i professori, per non mandare tutti nel panico, ne neghino l’ esistenza, ma anche loro sanno benissimo che non si tratta di una semplice leggenda e quella Camera c’ è. E circa una ventina d’ anni fa è stata aperta-
-COSA???- Lily si fece perfettamente attenta.
-Sì. Si dice che nella Camera sia racchiuso…-
-…un mostro…- finì la rossa.
-Esattamente. E nell’ anno in cui è stata aperta, una ragazza è stata trovata morta in un gabinetto. Guarda caso era una Mezzosangue-
-Vuoi dire…vuoi dire che il mostro…- Lily assunse un’ aria grave. James aveva ragione.
-…è stato aizzato contro di lei. Ed ad aizzarlo poteva solo essere l’ Erede di Serpeverde. E sai che significa questo?-
-Che…che l’ Erede di Serpeverde è già stato ad Hogwarts…-
-Precisamente. Allora sospettarono di Hagrid, per questo lo espulsero, tuttavia Silente riuscì a dimostrare la sua innocenza perciò lo assunsero come guardia caccia…-
-È vero! Però dopo l’ espulsione di Hagrid non accaddero più incidenti di quel tipo…-
-Sì, ma è ovvio. Se il vero Erede di Serpeverde avrebbe continuato a perseguitare i Babbani e i Mezzosangue, avrebbe così indotto gli insegnati a cercarlo, a scoprirlo. Mi pare logico che abbia scelto di smettere-
-Ma…allora…Potter – disse Lily, -Ho capito-
-Cosa hai capito?-
-Ho capito! L’ Erede di Serpeverde, non potendo continuare ad uccidere i Mezzosangue consegnandoli al mostro, non pensi che abbia deciso di perseguitarli una volta fuori da Hogwarts?-
-È proprio quello che sospetto. Voldemort potrebbe benissimo essere l’ Erede di Serpeverde, solo con gli orizzonti un po’ più allargati, visto che ha approfondito da solo i suoi studi…in fondo, vent’ anni fa lui era a Hogwarts – concluse James.
-Già…però perché io dovrei essere in pericolo?- domandò la rossa.
-Lascia stare, ti offenderesti…- tentò di cambiare discorso Potter.
-Ormai me lo dici- ordinò lei.
-Solo se prometti che non ti offenderai, anche perché la mia non è un’ offesa…-
-D’ accordo…- assentì Lily.
-Prometti?- si sbalordì James.
-Sì- confermò la ragazza.
-Beh, tu sei…una Babbana. Non sei al sicuro, i Mangiamorte ci sono anche dentro Hogwarts, e dopo l’ episodio di oggi, dubito che rinunceranno a prendersela con te, soprattutto dopo che hai difeso la Tassorosso…te li sei messa contro…-
-Non mi faranno nulla…-
- Evans, non lo dico per farti paura. Lo dico perché sono io che ho paura…-
-Paura di cosa, scusa?-
-Paura che ti facciano qualcosa, maledizione!- confessò James. Pareva che si tenesse quella frase dentro da tempo, sembrava che gli facesse male il fatto di poterla dire.
Lily rimase colpita. Potter faceva sul serio. Non stava scherzando. Non la stava prendendo in giro. Teneva a lei. E gliel’ aveva detto. E lei che faceva? Nulla. Non trovava nemmeno il coraggio di dirgli un “grazie”, o magari di abbracciarlo, come avrebbe fatto una ragazza normale. Oppure dirgli che per lei era lo stesso, che anche lei teneva a lui. Perché lei in fondo a Potter pensava spesso. Lo odiava, lo odiava alla follia, eppure ce l’ aveva sempre in testa. Pareva un’ ossessione.
Stette zitta.
-Lily…- James era vicino. La ragazza poteva sentire il suo fiato caldo pizzicarle il collo scoperto, per colpa della sciarpa prestata a Emma. –Lily…ricordi quest’ estate?- le chiese, in un soffio.
La ragazza annuì.
-Beh, non so tu…però io quel giorno sono stato bene. Ricordi? Ci siamo comportati da persone normali, da buoni amici, e credimi, non lo facevo perché mi sforzavo. Lo facevo perché davvero vorrei essere tuo amico. Ammetto che ho sbagliato un sacco con te, per non dire sempre…-
-Non è vero- lo zittì la rossa, - Anch’ io ho sbagliato, Potter. E…anch’ io non mi sono sforzata per andare d’ accordo, quest’ estate- ammise, arrossendo.
-Possiamo ancora essere amici, Lily. E io voglio esserlo. C’ è la guerra, ormai possiamo dire così. E io non voglio morire con dei rimpianti. Il mondo non ha bisogno di altro odio. Che ne dici di ricominciare da qui e di essere semplicemente James e Lily? Voglio essere importante per te, voglio combattere al tuo fianco, se ci sarà da combattere, voglio proteggerti, difenderti, far capire a tutti che voi Babbani non siete uno scarto della natura, perché se non ti avessi mai conosciuto, probabilmente sarei ancora più scemo di quanto già non sia, perché ti sto facendo un discorso penoso, ma ti giuro, non riesco a esprimermi meglio…per questo ci sei tu, io, invece, con le parole non ci so fare…lo vedi anche tu…dico un mucchio di stupidaggini…tranne quelle che ti ho appena detto, ovviamente, anche se da come te l’ ho detto sembrano tali…-
A Lily cominciarono a pizzicare gli occhi. Era commossa.
“Oh, finalmente la dura Lily Evans prenderà il volo…acquistando solo il biglietto di partenza, spero…” ed ecco l’ insopportabile, immancabile coscienza che tornava a farle visita.
“Ma che te frega???”
“Beh, vorrei sapere se d’ ora in poi avrò a che fare con un normale essere umano, invece della solita mente perversa…”
“Beh, a partire dalla coscienza si capisce subito che era il minimo il fatto che la mente fosse perversa…per lo meno sono perversa e colta, no?”
“Sì, sì, per carità…torna tra i vivi…”
Così Lily, si voltò verso James.
Le aveva detto un sacco di cose bellissime, aveva capito perfettamente, aveva afferrato il messaggio e ne era rimasta colpita.
Allora le salì alle labbra quella frase. Piccola, semplice, ma significativa e profonda. Quella frase che lei non aveva mai avuto il coraggio di pronunciare, perché era troppo bella, troppo importante, troppo dolce, e a lei le cose dolci davano la nausea, però ora non c’ era frase che ci stesse così a pennello.
Quella volta non si trattenne, al diavolo l’ orgoglio!
-Potter, ti voglio bene- sussurrò, con un filo di voce quasi impercettibile, ma il volume della sua voce era sufficientemente alto perché il ragazzo sentisse.
James voleva abbracciarla, stringerla forte, ma probabilmente sarebbe stato troppo. Così le afferrò la mano.
Era piccola, fragile, ossuta, gelida e lattea.
La strinse forte.
La ragazza arrossì, anche se non si notò.
Un brivido la percorse tutta, tanto che James si girò a guardarla:
-Hai freddo?- le chiese, -Ecco qui…- così dicendo, si sfilò il suo mantello e glielo posò sulle spalle.
- Potter, davvero, non è necessario…sto benissimo…- balbettò la rossa, imbarazzata come non mai.
-Certo, come no!- sorrise lui.
La ragazza quasi si perse in quel sorriso caldo, sincero, ma soprattutto bellissimo.
-Ma…tu sei scoperto…- obiettò.
-E con ciò? Non sai quanti anticorpi ho io? Sono resistentissimo al freddo!- scherzò James.
Poi cominciò a correre, tirandosela dietro.
-Ehi, vai piano!- lo ammonì Lily.
-Come sei fiacca, Lily!- la prese in giro lui.
- Evans!!!- lo corresse.
-Perché devo sempre chiamarti Evans, scusami?- le domandò il ragazzo, curioso.
-Beh, mi attribuisce più importanza…è più formale, ecco…- rispose la rossa.
James scoppiò a ridere di cuore.
-Tu sei proprio pazza…- disse, poi si bloccò, voltandosi a guardarla.
-Che c’ è?-
-C’ è che, una certa EVANS qui presente, dovrebbe andare in Infermeria…-
-Beh, in effetti dovrebbe…ma è un verbo al condizionale, no?-
-Da quando tu vai contro la volontà del Preside?- si sbalordì Potter.
-Da quando mi pare e piace, problemi?- scherzò lei.
-Beh, sì da il caso che, senza volerlo, i nostri turni di alunni negligenti non combaciano, per cui adesso io rispetterò le regole, e ti porterò in Infermeria-
- Uffi…!- mise il finto broncio Lily.
Ma James non la stette a sentire e la condusse dentro al castello, sempre stringendole la mano. Una volta entrati, James disse:
-Ma…Evans, almeno hai tolto qualche punto ai Serpeverde? Non dirmi che gliel’ hai lasciata passare liscia!-
Lily scoppiò a ridere.
-Se gli ho tolto qualche punto?- esclamò, -Gliene ho tolti cinquanta!-
-Cinquanta??? Sicura???- si stupì il moro.
-Sei stupito, eh? Credevi che io non gliene togliessi così tanti? E invece gliene ho tolti cinquanta, non uno di meno! A parte che, se fosse per me, gliene avrei pure tolti cento…se non di più!-
-E allora perché non lo hai fatto?- domandò il ragazzo.
-Beh, perché già cinquanta è una cifra bella alta per una Caposcuola, e poi non volevo essere troppo eccessiva. Ci penserà Silente-
-E che incantesimi lanciavano?-
-Maledizioni Senza Perdono…-
-Ma Evans! Questo è davvero troppo! Bisogna fare qualcosa!- James era esterrefatto. Se solo pensava che avrebbero potuto torcere un capello alla sua rossa…
-…volavano Avada Kedavra…- mormorò Lily. Rabbrividì al solo ricordo. Solamente ora che era tutto finito si rendeva davvero conto quanto la morte le fosse passata vicino…bastava che l’ avesse colpita minimamente quell’ anatema e…addio Terra…
James a quel punto l’ abbracciò. La stinse forte, quasi da farle male, ma Lily non si oppose, anzi, rispose con vigore a quel contatto, il cuore le batteva forte e gli occhi le pizzicavano terribilmente.
-Lily, promettimi che non mi lascierai mai…promettimi che non morirai, che resterai sempre con me…- supplicò James.
-Non sono cose che posso prometterti. Però posso provarci, se tu mi prometterai lo stesso- rispose la ragazza.
-Prometto…-
-Sembri abbastanza sicuro del fatto tuo, Potter…- constatò la rossa.
-Certo che lo sono. Come sono sicuro che adesso entreremo in Infermeria- così dicendo, il ragazzo la fece entrare in Infermeria, e chiamò Madama Chips.
-Signorina Evans!- esclamò quella, indignata, -Perché quando è venuta prima non mi ha detto niente?-
-Perché non ho nulla!- protestò la rossa.
-E allora che ci fa qui, scusi?-
-È Silente che ha voluto che venissi…per un controllo-
-D’ accordo, si accomodi- Madama Chips le indicò un letto dalle lenzuola candide. Evidentemente Lily doveva stendersi.
-Ehm…Evans…non c’ è motivo perché io rimanga…intanto vado a chiamare gli altri…- le disse James.
-Ok, a dopo, allora- lo salutò la rossa, dopodiché si stese sul letto.

James tornò in biblioteca, col cuore che batteva a mille. Era stata proprio una bella giornata. Dopotutto, quel litigio aveva fatto miracoli…
In biblioteca non c’era più nessuno.
Probabilmente, data l’ ora, avevano ormai finito tutti i compiti, così se n’ erano ritornati in Sala Comune.
Perciò entrò in Sala Comune, e li trovò tutti radunati attorno al caminetto acceso.
-Finalmente!- esclamò Sirius.
- Lily?- chiese Miley.
-In Infermeria- le rispose James.
-Perché??? Che è successo???- si preoccupò la ragazza.
-Ma come, non sapete nulla?- chiese loro James, anche se, a giudicare dalle loro facce dall’ aria interrogativa, la risposta era negativa.
Così James raccontò di come Lily avesse scoperto i Serpeverde che torturavano Emma, e di come li avesse affrontati.
-Ma…dici sul serio? Veramente…Avada Kedavra?- si preoccupò Miley, e subito gli occhi le divennero lucidi.
Lei, a differenza di Lily, non aveva problemi a mostrarsi triste quando lo era, né a piangere quando non poteva farne a meno.
-Io vado a vedere come sta- e si alzò, pronta a correre in Infermeria.
-No- la bloccò James, -ora la stanno visitando. Ma è solo un controllo, in realtà si è fatta solo qualche graffio. Se l’ è cavata benissimo. Ha persino schiantato Dolohov-
-Certo che quella ragazza ha fegato…- commentò Sirius.
Miley rise.
-Fegato, dici? Credimi, se mai Lily dovesse cedere a qualcosa è proprio perché l’ hanno sconfitta, il che avverrebbe dopo molto, moltissimo tempo- disse la biondina.
-E voi avete fatto pace?- domandò Remus.
-Certo…- rispose James, abbassando lo sguardo.
- James?- chiamò Miley, -È un sì o un no?- volle sapere.
-È un sì…- rispose ancora lui, sempre con lo sguardo fisso sulle piastrelle in cotto. Pareva parecchio imbarazzato.
-Madonna che allegria…- commentò ancora Sirius.
-Ma sì che sono felice!- si spazientì il ragazzo, -È solo che ho preso un colpo, che credete? Pensate che sia una bella cosa incontrare una ragazza che cerchi per scusarti con lei, e scoprire che per poco non moriva?-
-Beh, sì, hai ragione…- lo appoggiò subito Lunastorta.
-Allora, andiamo in Infermeria sì o no?- propose nuovamente Miley. Era incorreggibile quella ragazza: finché non otteneva ciò che voleva, stressava alla follia.

In cinque minuti, madama Chips visitò Lily.
Non si era fatta nulla di grave, per cui spalmò solamente un po’ di pomata alle erbe sui punti in cui i graffi erano un po’ più profondi, ma nulla di che.
Alla fine, la rossa ringraziò la giovane dottoressa.
-La ringrazio molto, madama Chips, lei è sempre disponibile e fa benissimo il suo mestiere-
La donna parve molto lusingata.
-Beh, sono qui apposta. Comunque voi studenti dovreste essere meno caotici, fare più attenzione-
-Sì, però non sempre è colpa nostra. Se ad esempio oggi Emma non veniva torturata, non si sarebbe fatta male alla spalla- dovette farle notare Lily.
-Questo è vero- ammise madama Chips.
-Senta, a proposito di Emma…potrei visitarla?- domandò la ragazza.
-Sì, è di là…- madama Chips indicò un’ altra saletta.
-D’ accordo…però prima dovrei fare una cosa- disse Lily.
La ragazza, infatti, si era ricordata di non avere nulla da regalare a Emma, per cui fece un salto veloce alle cucine e si fece impachettare dagli elfi domestici alcuni dolcetti, dopodiché tornò in Infermeria.
-Ciao, Emma!- la salutò, avvicinandosi al letto su cui era distesa la ragazzina, la quale stava fissando con interesse il soffitto.
- Lily!- esclamò, vedendola, e fece per mettersi a sedere sul letto candido, ma una fitta terribile alla spalla la costrinse a rimanere distesa.
-Piano, piano. Non ti devi sforzare- le raccomandò la rossa.
-Ti stavo proprio aspettando, sai Lily?-
-Ah, sì? E guarda un po’ che ti ho portato…- sorrise Lily, porgendole il pacchetto di dolcetti.
Emma lo scartò subito.
-Dei dolcetti? Grazie! Io ne vado matta! Mmmh, chissà come saranno buoni…voglio assaggiarne subito uno!-
-Oh, sì, sono molto buoni. Ma dimmi…è venuto il Preside a farti visita?- le chiese Lily.
-Sì. Dice che punirà i sei Serpeverde. Sai, Lily, sono felice che tu sia arrivata a salvarmi, altrimenti chissà cosa mi sarebbe successo. Però mi dispiace di averti esposta al pericolo- disse Emma, rattristandosi.
-Non è colpa tua se quei ragazzi sono dei bulli, anzi, sono felice di averti aiutata- le sorrise di nuovo la rossa.
-Da grande vorrei proprio essere come te, Lily-
-Ah, sì? Invece io te lo sconsiglio, ti auguro invece di diventare mille volte migliore di me, anche se non c’ è pericolo che tu sarai peggiore-
-Perché dici così?-
-Perché la vita è dura, Emma. Ora hai undici anni, ma un giorno capirai. La vita è un percorso complesso, fatto più di ostacoli che di altro, e bisogna saperla affrontare nel modo giusto. Purtroppo, però, io non ci sono riuscita-
-Ma…- tentò di dire Emma, solo che un rumore di passi e voci interruppe la loro conversazione.
-Ciao, Poppy!!!- Lily sentì Sirius salutare madama Chips, e si sbatté una mano sulla fronte, con un mezzo sorriso.
- Poppy! Come va?- gli fece eco James.
- Black! Potter! Questo non è un luogo in cui fare stupidi scherzi, chiaro? Quindi se non siete qui per un motivo valido, uscite subito!- si infuriò l’ infermiera.
-Ma Poppy! Non ci interessiamo alla sua salute e lei ci caccia così? Ma che modi sono? Una bella e giovane infermiera come lei, poi…- la prese in giro James.
Lily non riuscì a non sorridere.
-POTTER!!!- urlò madama Chips.
-Sì? Ah, mi scusi, ma le pare che lei abbia l’ età per uscire con me? Insomma, so che in fondo, si tratta di James Potter, ma non mi venga a dire che sperava che le dessi appuntamento!-
-ESCI!!!-
-Su, Poppy, Scherzavo! Sono venuto a trovare Lily Evans!-
-Beh, è di là, ma cerca di non fare il furbo, capito Potter? Altrimenti ti rispedisco fuori a calci nel sedere!-
- Uuuh, ma che frase spregevole, sentita pronunciare dalle labbra di una donna…-
-Vuoi la pratica, Potter?-
-Magari un altro giorno, che ne dice?-
Così, James si allontanò con gli altri verso il posto che madama Chips aveva loro indicato.
-Lily!!!- Miley saltò al collo della rossa, la quale le dava le spalle, e per poco non la strozzò.
- M-Miley? Mi stai…strozzando…- tentò di dire la rossa.
-Ciao Evans!- la salutò Sirius, sorridente come sempre.
-Complimenti, Lily!- le sorrise Remus.
-Grazie, ragazzi…- sorrise imbarazzata lei.
-Ci rivediamo, Evans – disse una voce alle spalle di Remus e Peter.
I due si voltarono, così lei poté vedere il volto del ragazzo che aveva parlato, anche se avrebbe saputo riconoscere la sua voce tra mille, se non di più.
James le sorrise, complice.
Anche Lily sorrise.
In fondo, anche se la guerra era inevitabile, e si avvicinava come non mai, avrebbe potuto distruggere molte cose, anche uccidere.
Però ci sono certe altre cose che non muoiono mai, perché sono così potenti che l’ odio non può nemmeno lontanamente graffiarle o indebolirle.
Purtroppo queste cose sono molto poche, però l’ amicizia è tra esse, e i nostri ragazzi lo sapevano bene.
Così stettero lì, a ridere e scherzare tenendo compagnia a Emma, la quale, sempre a causa della guerra, ora non poteva più utilizzare il braccio sinistro, paralizzato a vita.
Però una cosa era certa: guerra o meno, loro erano insieme.
E questo per sempre.





Raga, scusate davvero per l’ enorme ritardo. Dico enorme perché altrimenti direi un sacco di altre parole giganti, però sul serio mi dispiace. Il guaio è che il mio computer ha avuto un sacco di problemi, però ora funziona, e spero che non mi abbandoniate.

Grazie a :

germana: ha ha ha! Sirius tenerone? Ma ce lo vedi tu? Per carità! Se dovessi farlo diventare così ti darei l’ autorizzazione di spararmi col mitra! XD…Mi fa piacere che tu sia contenta che si siano fidanzati. E di questa Lily LEGGERMENTE trasgressiva che ne pensi? Mi scuso ancora per il ritardo…spero che commenterai. P.S. grazie per aver commentato all’ altra mia fic, sei stata carinissima, grazie davvero!XD KiSs

PrincessMarauders: sì sì quella Natalie Bennet è proprio una stupida…ma, sai, quando si fa soffrire dei personaggi antipatici si prova una bella sensazione di vendetta…XD Mi dispiace ma non sono stata veloce ad aggiornare, e mi scuso se non ho recensito alla tua storia, però l’ ho letta ed è fantastica…lascerò al più presto un commentino, promesso. Mi raccomando, recensisci! KISS.

Mi scuso anche per non aver recensito alle ultime storie che seguo ed hanno aggiornato, ma prometto che lo farò presto.

Ringrazio anche: dora92, ginny_potter94, LilyChan, lizzie166, mar, mick_angel e VolpeGentile perché hanno aggiunto la mia fic tra i preferiti.
Grazie e recensite! Ci conto al vostro parere.

Ultima cosa: ho pubblicato una fic tra gli originali, s’ intitola Sharm’s story...leggetela, se vi fa piacere, così poi mi dite che ne pensate! KISSSS

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Capitolo 10
*** Troppo tardi ***


TROPPO TARDI

-Dai, Liluccia…solo l’ introduzione, ti prego…- un ragazzo alto e moro era seduto su una sedia accostata ad un tavolo della Sala Comune. Lo sguardo supplichevole e le mani giunte, tentava di persuadere una bella rossa a scrivergli l’ introduzione del tema per trasfigurazione.
-Non chiamarmi “Liluccia”, Potter…- replicò la ragazza, alzatasi in piedi per sistemare i vari fogli dei suoi appunti.
-Dai, Evans, per favore…ti prometto che sarò bravo. Sì, lo giuro: sarò il malandrino più buono, più bravo, più bello, più umile, più generoso e più disponibile che ci sia!!!-
-Magari anche il più modesto…- aggiunse Lily con una smorfia.
-Certamente! E pure intelligente!-
Lily lo guardò come era il suo solito, con le sopracciglia inarcate e un mezzo sorriso.
-No- disse, scandendo per bene le lettere.
-Ma Evans! Ti scongiuro!- a questo punto James s’ inginocchiò ai suoi piedi, pendendo le sue mani pallide e sottili tra le sue, senza notare che tutti gli occhi indiscreti degli studenti radunati a quell’ ora nella Sala Comune erano rivolti verso di loro.
-Sai che con me non attacca, Potter…- ribatté decisa Lily.
James fece la faccia più triste che gli riusciva, e la ragazza scoppiò a ridere.
-D’ accordo, Potter…ma solo per questa volta, ok?- cedette.
Il viso del ragazzo s’ illuminò di gioia. Saltò in piedi e l’ abbracciò, sollevandola da terra.
-Lily, sei la ragazza più fantastica, più santa, più buona e migliore del mondo. Grazie, grazie, grazie, grazie, grazie, grazie!!! Prometto che sarò un bravo malandrino, e se mai dovessi avere un’ altra ricaduta e diventare ancora il James idiota di prima…-
-…saprei che ti stai comportando da “bravo malandrino” come hai promesso…- completò per lui la rossa.
James sorrise, e stava per replicare, quando entrarono in Sala Comune Miley e Sirius ridendo e scherzando.
-Salve, piccioncini!- li salutò allegramente Sirius, andando loro in contro accompagnato da una Miley raggiante.
Se prima, vedendo James inginocchiato davanti a Lily mentre le stingeva le mani e l’ abbracciava senza che lei reagisse aveva sollevato i pettegolezzi generali di tutta la Sala Comune, adesso l’ esclamazione appena uscita dalle labbra del malandrino, non aveva fatto altro che dare ai Grifondoro la conferma ai loro sospetti. Ovviamente, però, i quattro ragazzi neppure se ne accorsero.
-Piccioncini a chi?- domandò Lily.
-Senti chi parla!- esclamò James.
-Ah, no? E allora che ci facevate in quella posizione?- chiese Sirius, il solito curioso.
-Non vedo perché dovremmo dare delle spiegazioni proprio a te, Black…anche a partire dal fatto che non sembra tu abbia molta voglia di raccontarci dove eravate tu e Miley…- disse la rossa.
Sirius le fece la linguaccia, e la rossa fece altrettanto.
-Lily, vieni a fare un giro?- le domandò Miley.
La ragazza assentì, così le due amiche si avviarono verso il ritratto della Signora Grassa.
-Usciamo?- propose Miley.
-Certo- rispose Lily.
Il maltempo non se n’ era ancora andato, e il freddo s’ insinuava anche tra gli spazi più piccoli.
-Ah, i Malandrini…- sospirò Miley, con un mezzo sorriso.
Anche Lily si lasciò sfuggire un sorrisetto.
-Ti ho già detto che Sirius dice che mi farà una sorpresa?- continuò la biondina, tutta entusiasta.
-Avrei potuto immaginarlo- sorrise la rossa.
-Tu invece oggi che farai?-
-Mah, penso i compiti…- rispose vaga Lily.
-Sicura che tu non abbia altri programmi?- domandò maliziosa Miley.
-Perché mai dovrei averne?-
-Mah, non saprei…dicevo…-
-Sai benissimo che il sabato è il giorno che odio di più-
-Sì lo so, ma non ne ho mai capito il perché…-
-Perché è una giornata che tutti i fidanzati passano allo steso modo… coppiette sdolcinate e zuccherose dritte ad Hogsmead…mi fanno venire la nausea…- disse Lily con una smorfia.
-Beh, non è vero, io e Sirius siamo una coppia, però…-
-Tu e Sirius siete una bella coppia- la interruppe la rossa, -infatti non è di voi che parlo-
-Di chi parli allora?-
-Parlavo in generale- rispose la rossa, con lo sguardo perso a seguire un gufo.
Quel piccolo momento di distrazione bastò per dare a Miley l’ opportunità di scagliarle addosso una palla di neve.
-Ehi!- s’ indispettì Lily, prendendo un po’ di neve e modellandola tanto da farle assumere una perfetta forma rotonda. Dopodiché la lanciò in direzione di Miley, colpendo l’ amica in pieno viso.
Le due cominciarono a lanciarsi palle di neve a raffica, animandole anche con la magia, e non si diedero tregua fino all’ ora di pranzo.

Quando, verso l’ una, fecero il loro ingresso in Sala Grande, completamente fradice e infreddolite dalla testa ai piedi, notarono con stupore che i Malandrini erano già a tavola.
Presero posto accanto a loro, lasciando per terra numerose impronte.
-Oddio…ma che avete fatto per ridurvi così?- le squadrò Sirius.
-Niente di che…abbiamo solo scoperto un modo divertente per restarcene in dormitorio con il raffreddore…- rispose Miley servendosi della carne.
-Dubito che Lily la pensi così…- commentò Remus.
Lily sorrise, poi si rivolse a James, seduto di fronte a lei.
-Hai finito il riassunto, Potter?-
-Certo, Evans! Però potresti farli più corti i tuoi riassunti…-
-Non vedo dove sia il problema, Potter, visto che questa era l’ ultima volta che te li lasciavo copiare…-
-Ma come??? E quello di Difesa Contro le Arti Oscure?- si preoccupò il ragazzo.
-Patti chiari, amicizia lunga, Potter…- rispose risoluta Lily, che non voleva sentir ragione.
-Ma Liluccia…- ricominciò James.
-Evans…- lo corresse prontamente la rossa.
-Dai, Evans! Tipregotipregotiprego!!! Oggi non posso farlo, ti scongiuro!-
-Non sono problemi miei…-
-Come no? Vorrai vivere per sempre portandoti in petto quel peso opprimente di non avermi fatto copiare un misero, logoro, importantissimo riassunto???-
- Potter, per quanto ne so questa sera non ci sono gli allenamenti di Quidditch, per cui non vedo perché tu non abbia tempo per fare il riassunto…- continuò con una smorfia Lily, -O forse non puoi perché devi uscire con un’ altra ragazza?- gli chiese a tradimento.
-Sì, con te-
A Lily andò di traverso l’ acqua e arrossì di botto, Sirius ingerì male il pane, Remus sgranò gli occhi e Miley sorrise sotto i baffi. (Peter non aveva ancora capito di essere al mondo per cui mi pare ovvio che non avesse afferrato un briciolo di quella conversazione NdA XD)
-Prego?- disse Lily, chiedendosi se non avesse capito male.
-Mi hai sentito, Evans…io e te usciamo oggi…- replicò James, lo sguardo malandrino, le labbra arricciate e gli occhi che sprizzavano scintille.
-Ma guarda, mi ritrovo degli impegni senza nemmeno averli stabiliti…che cosa strana…- commentò la ragazza, le guance imporporate e una strana agitazione dentro di sé.
-Alcuni impegni li prende il destino per noi, no?-
-Non so dove tu abbia trovato questa frase…-
-Deduco che sia un sì…-
-Non ti ho risposto…-
-Appunto, chi tace acconsente…-
-Non nel mio caso…-
-Però non ti affretti a dire di no…-
-Mi prendo tutto il tempo che voglio…-
-Invece il tempo stringe…-
-Se devo darti una risposta significa che era una domanda, invece il tono della tua voce non lasciava trasparire alcun interrogativo, dico bene?-
-Esatto-
-Allora non devo darti una risposta- rispose Lily, alzandosi da tavola e scomparendo verso l’ uscita.
James sorrise. Ce l’ aveva fatta.
-Alle tre davanti all’ ingresso!- le gridò, entusiasta.

Lily uscì dalla Sala Grande, contenta che Miley non l’ avesse seguita. Le occorreva un po’ per rendersi conto che aveva accettato di uscire con un ragazzo. Con Potter.
Doveva stersene da sola, rilassarsi, isolarsi da tutto e da tutti, e solo un posto le permetteva di farlo. La biblioteca.

Come pensava, Lily non trovò nessuno ad occupare la biblioteca. Il suo tavolo era completamente libero.
Andò a sedersi, afferrando un manuale qualsiasi da uno scaffale: nel caso madama Pince sarebbe andata a mettere il naso, non si avrebbe potuto dire che non stesse facendo nulla.
Aprì il libro ad una pagina qualsiasi, poi si prese la testa fra le mani.
Chiuse gli occhi, pensando a…nulla.
Assaporò ogni minuto di quel silenzio. La quiete, la calma, la tranquillità, la pace…erano come una purificazione per lei, la facevano stare bene, le permettevano di illudersi di essere invisibile. Tante volte avrebbe voluto diventare dello stesso colore delle pareti, o del pavimento, e in qualche caso aveva avuto come l’ impressione di esserci riuscita, tanto poche erano le persone disposte ad ascoltarla o a considerarla, almeno così credeva.
Le capitava spesso di chiedersi chi fosse davvero Lily Evans. Era così abile nel nascondere i suoi sentimenti da non trovarli neppure più lei, oppure era l’ unica a non essersi capita?
Perché solo lei era così seria in tutta quella scuola? Forse il fatto che i suoi genitori avessero molte difficoltà economiche l’ aveva spinta ad essere abituata a fare sacrifici per ottenere ciò che desiderava, e a crescere più in fretta. Troppo in fretta.
E in più si rendeva conto che in realtà non aveva nessuna sicurezza, nessun ideale. Ok, d’ accordo, era una studentessa brillante, forse la più brillante, ma oltre a questo cosa le restava? Nulla. Si era resa conto solo ora che nella sua vita, per essere completa, non poteva passare il suo tempo sommersa dai libri. Per cosa, poi? Per ottenere un diploma che parlava di quanto fosse intelligente e basta? E poi? Dopo Hogwarts sarebbe stata persa.
“Ho sbagliato tutto…” pensò. Si coprì il volto con le mani. Qualche lacrima cominciò a colarle sulla guancia. Ormai non aveva più senso apparire forte. Si era sbagliata, aveva perso tutto. Per anni aveva addirittura insultato un ragazzo, criticando il suo modo di essere, giudicandolo uno sprovveduto, un bambino, un incosciente. Credeva che nessuno avrebbe mai potuto sembrargli più ripugnante, invece ora non disprezzava altri che sé stessa.
Se l’ era presa con James, scaricando tutta la sua frustrazione su di lui, che non aveva alcuna colpa. Solo ora si chiese quanto l’ avesse fatto soffrire. In fondo era lui che le faceva sempre tornare il buonumore, lui che la riempiva sempre di attenzioni, lui che si preoccupava se la vedeva silenziosa, lui che per primo aveva smesso di litigare, tutto questo per lei, solo perché era troppo cieca e aveva sempre rifiutato un suo invito. Lo conosceva ben poco, o meglio, solo ora constatò di aver fatto finta di non conoscerlo, fingendo di non riuscire a vedere quante cose belle c’ erano in lui.
Per un momento guardò il libro che aveva davanti. Pozioni. Senza nemmeno farlo apposta, aveva scelto un libro che riguardava la sua materia preferita.
Lo sfogliò, distrattamente. Le pagine ingiallite del vecchio manuale emanavano un odore di muffa e di carta non toccata da tempo.
Guardò le immagini, e una smorfia di disgusto le contorse la bocca. Lesse qualche titolo, tanto per sapere di cosa parlava quel tomo. Rimase inorridita, senza riuscire a spiegarsi se erano più raccapriccianti le immagini dei titoli o viceversa, quando un dubbio le venne alla mente.
Chiuse il libro, e fissò la copertina. C’ era un’ immagine rappresentante una macchia rossa e un pugnale, poi un’ etichetta in basso a destra diceva “Libro Appartenente alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, Reparto Proibito”
Per la prima volta in vita sua, Lily Evans non se ne curò minimamente, tanto nessuno si sarebbe preso la briga di sbirciare quale fosse il titolo del libro che stava leggendo, inoltre, visti suoi risultati scolastici, poteva benissimo permettersi di dare un’ occhiata a quel testo, tanto per approfondire i suoi studi.
Era un libro un tantino cruento che parlava di Magia Oscura, riti satanici,e punizioni da infliggere, elencando decine di migliaia di filtri e pozioni che potevano essere utili in quel campo. Un capitolo era intitolato: “Come far morire il nemico dissanguato. Metodi semplici, efficaci, che non lasciano tracce”, e sotto vi era un immagine terribile di una donna distesa nel suo letto, coperta da un lago di sangue.
A Lily venne un conato di vomito, ma non distolse lo sguardo, tanto, la guerra che stava arrivando, di sangue ne avrebbe sparso fin troppo, e lei non sarebbe morta abbastanza presto per non vederlo.
Quando arrivò all’ incirca alla metà del libro, si accorse di un trafiletto a piè pagina.
“19/10/1978 Oggi è una giornata pessima. Il Signore Oscuro è troppo esigente. Non mi sento all’ altezza di portare a termine i suoi piani. Sono troppo ambiziosi, troppo crudeli. Sono un Mangiamorte, però ho ancora un cuore. Farne a meno è quello che avrei voluto, invece quell’ insopportabile muscolo ha ancora il pieno possesso delle mie azioni, e io non riesco a dimenticare. Non riesco a dimenticare LEI. Mi sento un vigliacco, ma so che ormai non posso più tirarmi indietro. Sono al cospetto dell’ Oscuro Signore, una pedina nelle sue mani, nonché un uomo morto. Perché so che, presto o tardi, tutti i suoi seguaci non avranno scampo, perché Lord Voldemort non ha amici, non ha pietà. Vorrei salvarmi, finché sono in tempo, ma non ha senso, morirei lo stesso. Mi auguro solo che qualcuno noti al più presto queste righe e che dia l’ allarme al Preside. Tra i Serpeverde del settimo, dodici sono Mangiamorte. La guerra avrà inizio prima che arrivi l’ estate. P.M.”
La ragazza strabuzzò gli occhi. “Mangiamorte dentro la scuola…”. Non che l’ episodio di circa un mese prima non le avesse fatto venire diversi sospetti, però li aveva tutti scacciati, pensando che Hogwarts non potesse essere più sicuro, invece ora, quel trafiletto, quei pensieri, le avevano fatto capire che la scuola non era per nulla un luogo protetto. Doveva dirlo al Preside, le dispiacque solo per il fatto che avrebbe dovuto anche spiegarsi di come lei si trovava in possesso di un libro appartenente al reparto proibito. Però decise di aspettare, prima doveva vedere James, forse parlarne con lui l’ avrebbe aiutata, anche perché si sentiva malissimo. Aveva un senso d’ irrequietezza, di paura, mai provato prima. Sentiva il bisogno di vedere James, di parlargli, di avercelo di fronte, altrimenti non poteva essere sicura che stesse bene. Si chiese anche perché al pensiero di James le aumentava la paura e le salivano le lacrime agli occhi. Guardò l’ orologio appeso alla parete. Le due e un quarto. “Per fortuna…” sospirò.
-Evans- disse una voce alle sue spalle, all’ improvviso.
La ragazza imprecò contro la sua abitudine di andare in biblioteca quando non sapeva in quale altro posto recarsi.
-Piton- rispose, voltandosi.
-Vedo che non hai perso la vecchia abitudine di rintanarti in biblioteca- constatò Severus.
-Nemmeno tu quella di apparire nel posto sbagliato al momento sbagliato, dinnanzi a persone che non hanno la minima intenzione di vederti-
-E anche le parole non ti sono venute a mancare-
-Senza di quelle sarei persa, e anche tu, perché avrei dovuto esprimere i miei sentimenti a gesti-
Piton fece un sorrisetto aspro e si avvicinò al tavolo della rossa.
-Non cambierai mai, Evans…- le disse, fissando le sue iridi verdi.
-No, come vedi io rimango delle mie convinzioni, sono una ragazza coerente, a tua differenza-
-Ah, e così adesso sarei cambiato io?-
-Sai esattamente di cosa parlo-
-Non lo nego, nego solamente che sono cambiato-
-Neghi la verità, allora. Cosa vuoi da me, Piton?-
-Cosa ti fa pensare che io sia venuto a chiederti qualcosa?-
-Il fatto che tu non mi abbia evitato, come abbiamo solitamente fatto da un paio d’ anni a questa parte-
-Sono venuto da te giusto per chiarire ciò che è successo due anni fa-
-Di nuovo?- si stupì Lily, -Io e te abbiamo già chiarito- concluse, chiudendo il libro e alzandosi per andarsene.
-Ti prego, Lily – Piton ora aveva abbassato il tono di voce, e pure lo sguardo.
-EVANS!!!- sbraitò Lily, -Per te ora sono solo Evans, nulla di più, chiaro???-
-Per me non sei cambiata, e non ce la faccio a chiamarti “Evans”. Non ho mai smesso di… volerti bene…come prima…-
-Evidentemente non ce la fai a disfarti del passato. Beh, io sì, e anche abbastanza facilmente-
Piton fece un sorriso ironico: -E ti aspetti che io ci creda?-
-No, non è un problema mio se non riesci ad accettare la realtà. Sai qual è l’ unico ricordo che mi è rimasto di te? I tuoi occhi che mi fissano come se fossi una sconosciuta, uno scarto della natura, perché poi è così che mi hai fatto sentire, è così che mi consideri-
-Non è vero!- urlò Piton, e la sua bacchetta sfoderata scagliò una scintilla che andò a colpire il vetro della finestra, frantumandolo. Una pioggia di schegge si sparse sul tavolo di Lily, altre furono così violente da arrivare sino a lei, che si abbassò istintivamente.
Piton rimase come incredulo del gesto che aveva fatto, con gli occhi sbarrati e un’ espressione di terrore dipinta in volto.
Lily rimase china, con le braccia incrociate sul capo, tremante e terrorizzata.
-Lily…scusa, io non…- Il Serpeverde le corse in contro, preoccupato.
-Non mi toccare! Stammi lontano!-
-Ma Lily, ti giuro che non era mia…-
-Non mi interessa!- gridò lei, -Ha proprio ragione Potter…-
Quella frase ebbe su Piton l’ effetto peggiore di tutte quelle che si erano detti prima.
-Ah, già, dimenticavo che adesso stai con lui. Non avrei mai creduto che fossi caduta così in basso-
- Neanch’ io avrei mai creduto che avrei passato preziosissimi anni della mia vita insieme ad una persona che...com’ è che mi consideri? Ah, già…una “sporca, sudicia mezzosangue”…-
-No, Lily, io non credo a quello che ti ho detto…-
-Ah, no?- disse Lily, con finta incredulità, -Che strano…a volte diciamo cose a cui non crediamo…infatti nemmeno quelli della tua bella compagnia la pensano così…-
-Io non sono come loro!-
-Però li frequenti. È inutile, Piton. Sai, in fondo avevo sempre saputo che non saremmo stati sempre amici, però ci speravo, e conoscendoti mi ero persino convinta che tu fossi veramente diverso da tutti gli altri Serpeverde, invece è impossibile, anzi, mi dico che io e te abbiamo stabilito un record, andando d’ accordo per tutto quel tempo-
- Lily, quel Potter ti ha fatto il lavaggio del cervello…-
-Quel Potter – si difese la rossa, marcando le parole, -è meglio di quello che credi, e di quello che credevo io. Non mi ha fatto nessun lavaggio del cervello, visto che ho cominciato a pensarla così due anni fa, quando nemmeno lo consideravo-
-E invece ora sei più con lui che con Miley. Dì un po’, non è che te ne sei innamorata?-
-Perché, per te cambierebbe qualcosa?-
-Certo! Io…- balbettò Mocciosus.
-Tu non hai il diritto di controllare le mie azioni, né di criticare la gente che frequento chiaro? Tu James non lo devi nemmeno sfiorare con un dito, d’ accordo???-
-Ho capito, ti sei innamorata di lui. Mai mi hai deluso così tanto, Lily…anche tu sei incoerente, dato che lo disprezzavi tanto…-
-Sì è vero, avevo solo tralasciato qualche particolare su di lui. Però vale la pena di essere incoerente per cambiare in meglio- detto questo, la ragazza si allontanò.
Il ragazzo la rincorse afferrandola per un polso. –Almeno permettimi di darti questo- e le mise in mano un pacchettino.
-Mollami!- Lily si divincolò, guardandolo con disprezzo, e fuggì.
-No, Lily!- gridò lui, -Ti prego, ascoltami!!!...-
Ma la ragazza era già lontana.
Così, Severus Piton si accasciò a tavolo precedentemente occupato dalla rossa.
L’ aveva persa per sempre, ormai era troppo tardi.
E lei preferiva Potter. “È sicuramente corsa da lui…” si disse, e si passò un palmo della mano sul volto triste e avvilito.
Prese in mano il libro che la ragazza si era scordata di mettere al suo posto, e ne accarezzò la copertina. Poi lo rigirò tra le mani, per vedere quale titolo avesse.
Lo lesse, e sbiancò di colpo.

Lily Evans correva. Correva via dalla biblioteca, via da lui. Si precipitò giù per le scale, rampa dopo rampa, non aveva una direzione precisa, l’ importante era arrivare il prima possibile davanti all’ ingresso. Il cuore batteva veloce, e faceva male. Rabbia, rancore, odio. Un vortice di brutte sensazioni le riempiva lo stomaco. Era come se avesse gli occhi chiusi, perché non vedeva nulla del luogo in cui si trovava. Le pareti del corridoio, i quadri, gli arazzi alle pareti, gli studenti che la fissavano sbalorditi, erano come invisibili. Lei vedeva solo una pioggia di schegge di vetro che le cadevano addosso, e pensandoci bene sentiva una fitta al polso destro…
Si fermò accanto ad una finestra, per vedere cosa le provocasse quel dolore.
Un taglio piccolo ma profondo era inciso sulla sua pelle, e da esso usciva una buona quantità di sangue.
La vista del liquido rosso le dava un certo fastidio, forse a causa delle immagini che poco prima aveva visto. Diede un’ occhiata all’ orologio. Le 15.30. Era decisamente in ritardo.

Un ragazzo alto e moro era appoggiato ad una colonna vicino all’ ingresso, e guardava l’ ora ogni due secondi con fare impaziente.
Era passata mezz’ ora dall’ ora stabilita per l’ appuntamento e Lily Evans, la regina della puntualità non si era ancora fatta viva.
James non voleva ammetterlo, ma dovette rendersi conto che Lily non si sarebbe presentata. Eppure, un non so ché lo obbligava a starsene lì, impaziente ma immobile. Forse, la speranza che Lily venisse, era più forte della convinzione che la rossa non si sarebbe presentata. Dopotutto, se non fosse arrivata non sarebbe nemmeno stata colpa sua, visto che una risposta precisa non l’ aveva mai data.

Nell’ ultima stanza del dormitorio femminile, invece, una certa rossa con gli occhi verdi s’ infilava in fretta un maglioncino da abbinare ai jeans che aveva indossato un attimo prima, rimproverandosi per l’ enorme ritardo. Era dovuta andare a cambiarsi per forza, visto che non le sembrava proprio il caso di uscire ad un appuntamento con la divisa scolastica.
Dopodiché, si mise il suo mantello bianco e la sua sciarpa, ficcò il pacchettino che le aveva dato Piton in tasca, e si precipitò giù per le scale, correndo fino all’ ingresso.

James sbuffava, quando una figura vestita di bianco correva giù per le scale nella sua direzione. Avrebbe saputo distinguere il suo profilo tra mille. Alla fine era arrivata. In ritardo, ma c’ era. Questo pensiero lo fece automaticamente sorridere.
-Ciao!- la salutò.
- Potter, credevo che te ne fossi andato, scusa il ritardo…Mi dispiace, ti ho fatto aspettare mezz’ ora, io…- Lily cominciò una serie di scuse a raffica, che James bloccò all’ istante.
- Lily, non importa. Non è morto nessuno, no?- la tranquillizzò il moro.
-Per ora- sussurrò la ragazza.
-Come?-
-No, no, niente-
James aveva osservato Lily per troppo tempo per non accorgersi che qualcosa in lei non andava. Quell’ ombra nei suoi occhi, quel volto teso e irrequieto, quel suo fare nervoso e imbarazzato facevano comprendere che sicuramente qualcosa era andato storto.
I due ragazzi uscirono, incamminandosi verso il villaggio.
-Lily…tutto a posto?- le domandò subito il malandrino.
La ragazza aprì la bocca, per rispondere che sì, andava tutto bene, ma alla fine non disse nulla. Non sarebbe stata sincera, e quel giorno non aveva proprio voglia di mentire, non a lui, comunque.
-Lo interpreto come un no. Lily che è successo?- chiese James, sempre più preoccupato, soprattutto per il fatto che l’ aveva chiamata “Lily” due volte consecutive e lei non l’ aveva ancora corretto con il suo “Evans” secco e deciso.
-Nulla, ho avuto solamente una piccola scoperta e una piccola discussione-
-Come no…e al polso che ti sei fatta?-
-Oh, non è nulla…è solo…un graffio…-
Ma James Potter era stufo di essere all’ oscuro di tutto. Si era promesso di proteggerla, di aiutarla, di distruggere quella maschera che si era creata, e ci stava persino riuscendo. Però gli era intollerante la vista di lei che soffriva in silenzio, senza rivelargli niente.
Così il ragazzo si fermò, le prese la mano destra e le alzò la manica del mantello bianco quanto bastava perché il “graffio” fosse scoperto.
-E tu questo lo chiami “graffio”??? Questo è un taglio, e anche profondo!!! Te l’ ha fatto qualcuno, vero? Dimmi chi è stato, Lily!-
Potter la costrinse a fissarlo negli occhi, ma quelli di Lily erano schivi, cupi.
La ragazza non aveva il coraggio di guardarlo in faccia, per paura che a James bastasse uno sguardo per capire tutto. Il carattere forte e invincibile di Lily Evans si stava a poco a poco sciogliendo sotto gli occhi nocciola e penetranti di James. Quel suo atteggiamento sempre freddo, come se non provasse nulla, non reggeva più. Aveva già versato molte lacrime in biblioteca, ma essendo da sola non aveva risolto molto. Così, la vista le si appannò nuovamente, e qualcosa di caldo e bagnato le scese sulle guance. Aveva frenato troppo le sue emozioni, per troppi anni. E ora era troppo fragile per continuare, troppo stufa per resistere a ciò che quel mondo crudele le faceva provare.
James l’ abbracciò, stringendola forte.
-Va tutto bene, Lily. Ora ci sono io qui con te-





RINGRAZIO:

Lussissa: grazie grazie grazie e grazie!!!XD sono contenta che ti sia piaciuto il chappy…e di questo che ne dici? Beh, sì anch’ io adoro Silente! Ma James batte tutti!!!XD come al solito sono in ritardo, ma il prossimo capitolo l’ ho già cominciato, per cui penso che arriverà prima…mi raccomando continua a seguirmi!!!KISS
P.S. no, no, non mi disperdo mica…purtroppo oltre ai viaggi mentali non ho altre possibilità…XD

PrincessMarauders: beh, insomma, non è che io abbia aggiornato molto presto, anzi penso pure che mi squarterai perché non recensisco più alla tua fic. Però ti assicuro che la seguo ed è fantastica, e prometto di recensire al più presto…e anche di aggiornare presto!!! Aspetto la tua recensione per sapere cosa ne pensi di questo capitolo, anche se purtroppo James non è entrato molto in scena, ma il resto è nel prossimo!!!XD KISS

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Capitolo 11
*** Io & tu ***


Io & Tu

James era riuscito a condurre Lily ai Tre Manici di Scopa, per offrirle qualcosa di caldo, che l’ avesse calmata.
La ragazza era pallida, quasi sotto choc. Solo attorno agli occhi la sua pelle aveva un po’ di colore. Era rossa, per quanto aveva pianto.
Ora era più tranquilla, e sorseggiava la sua Burrobirra in silenzio.
Una volta che ebbe finito, stava per tirare fuori i soldi dal portafoglio, quando il ragazzo la bloccò:
-Lascia, pago io-
-Oh, andiamo, Potter – insistette lei.
-Non voglio nemmeno sentirti, Lily. Ti ho detto che pago io- replicò James, e dal suo tono la rossa capì che non le avrebbe mai permesso di pagare con i suoi soldi, per cui cedette.
-Grazie-
-E di che?- sorrise il moro, -Usciamo?- propose.
La ragazza annuì, e i due uscirono, trovandosi nel bel mezzo di Hogsmead. Il villaggio era illuminato e gremito di studenti e ragazzi. I negozi e i bar erano super affollati e di sicuro quel giorno i commercianti avrebbero fatto buoni affari.
-Quanto chiasso…- commentò Lily.
-Sì, hai ragione- convenne James, -Vieni con me- concluse, prendendola per mano ed avviandosi verso la Stamberga Strillante.
I due si sedettero su una panchina, e per un po’ rimasero in silenzio, contemplando il cielo grigio, e udendo in lontananza le risate allegre degli studenti che facevano i loro acquisti spensierati.
Fu James a interrompere quel silenzio carico di cose non dette:
-Stai meglio, adesso?-
-Sì, grazie mille-
-Posso…posso sapere cos’ è successo? Chi ti ha fatto quel taglio?-
-È stata colpa di una scheggia-
-Una scheggia?- chiese incredulo il malandrino.
-Sì, proprio una scheggia. Di vetro-
-Ah- commentò, -E tu che ci facevi con una scheggia di vetro in mano?-
- N-non ce l’ avevo io…l’ ha scagliata Piton…- confessò la rossa.
-Che cosa??? Piton ti ha lanciato addosso una scheggia di vetro? Ma io lo ammazzo!- s’ imbizzarrì James.
-Non è stata del tutto colpa sua- spiegò Lily, -Abbiamo avuto una piccola discussione, io forse l’ ho provocato troppo, e lui con la bacchetta ha inavvertitamente scagliato una scintilla addosso al vetro, che si è frantumato, così le schegge mi sono piovute addosso- poi gli raccontò tutto: del libro del reparto proibito, delle immagini allettanti e del trafiletto a piè pagina.
Lily si aspettava qualche rimprovero, o magari che James riempisse Severus di epiteti poco gradevoli, invece il ragazzo si passò una mano sul volto e disse:
-Che cosa intendi fare, adesso?-
-Lo dirò a Silente, non posso fare altro. Nemmeno mettermi a fare la detective per tutta Hogwarts sarebbe una buona soluzione, preferisco consultare il Preside, e se poi mi incarica lui di fare l’ investigatrice, tanto meglio-
James non aggiunse altro, perché non sapeva come darle torto.
-P-Potter…- lo chiamò Lily.
Il ragazzo voltò la testa, e la guardò negli occhi. Verdi. Intensi. Profondi. Pensò che non potevano esistere occhi più belli, nonostante quelli fossero velati di una sofferenza che pareva cronica.
-Sì?-
-Mi dispiace- sussurrò la ragazza, triste e dispiaciuta.
-Di che?- sorrise il moro. Il fatto di vederla così triste lo faceva stare terribilmente male. Lei soffriva, era sola, diversa da tutte le altre. Solo in quell’ istante gli piovve addosso la consapevolezza che avrebbe potuto perderla. Si erano odiati profondamente per la maggior parte degli anni trascorsi insieme, e avevano cominciato a costruire un buon rapporto solo ora. Era troppo tardi. Avevano poco tempo per stare insieme. Nonostante tutti i ragazzi che quel giorno si erano riuniti nella piazza fossero allegri e festanti, si avvertiva nell’ aria un che di malsano e inquinante, un qualcosa che metteva in guardia, che avvertiva gli abitanti del mondo magico che niente sarebbe più stato come prima. La guerra di lì a poco sarebbe scoppiata, spazzando via ogni cosa, distruggendo ciò che anni di sacrificio avevano dato vita, demolendo tutti i progetti delle persone, dei ragazzi, che simboleggiavano la generazione futura, che avrebbero dovuto vivere nel lusso, invece i pochi che sarebbero sopravvissuti non avrebbero fatto altro che vivere con il rimorso dei parenti e degli amici scomparsi durante la sanguinosa battaglia, e con dura fatica avrebbero dovuto dimenticare il passato, rimboccarsi le maniche, per cominciare a costruire sulle macerie, per costruire cose nuove su quelle vecchie e distrutte, perse per sempre. Però la guerra non era ancora cominciata, e non poteva sopportare di vedere la sua Lily in quello stato. Ora non le importava più il fatto che fossero o meno fidanzati, l’ importante era stare con lei, starle accanto e proteggerla affinché la guerra non la inghiottisse. Perché una cosa James Potter se la promise: se solo pochi sarebbero sopravvissuti, Lily Evans doveva ASSOLUTAMENTE essere tra quelli, ne andasse della sua vita. Sì, loro avevano troppo poco tempo, però non ne avrebbe aspettato altro. Ora basta, non poteva più sentire il peso dei minuti scivolargli addosso, non doveva farseli scappare. Ce n’ erano ancora da vivere in pace, pochi ma buoni. E quel pomeriggio si sarebbero dimenticati del tragico evento che avrebbe appassito la comunità magica. Avrebbero vissuto come due ragazzi qualsiasi, felici, spensierati, allegri, sorridenti. Anche Lily.
Però su una cosa James Potter si sbagliava di grosso.
Loro non potevano vivere un pomeriggio come due ragazzi qualunque, no, perché loro erano James e Lily.

Il ragazzo fissò la rossa.
Lily ricambiò lo sguardo, interrogativa.
Negli occhi castani di James passò un bagliore malandrino. Il ragazzo si alzò in piedi, e la prese per mano.
-P-Potter…che stai combinando?...C-cos’ hai intenzione di fare?-
-Ti fidi di me?-
-Ma, Potter, questo è un altro…- farfugliò la ragazza.
-Ti fidi di me?- le domandò con insistenza James.
Lily sospirò. –Sì- mormorò infine.
James sorrise compiaciuto, dopodiché le strinse ancora più forte la mano, e cominciò a correre, mentre Lily lo seguiva, capendoci sempre meno.
-Potter, fermati! È pieno gente, ci faremo male!- gli gridava Lily, preoccupata, anche se in realtà correre mano nella mano con James la stava elettrizzando parecchio. In fondo chi mai la obbligava ad essere sempre composta e tranquilla? Passare un giorno da trasgressiva e vivace di certo non le avrebbe fatto male…e poi con Potter era impossibile restare seri e comportarsi da persone civili…
James la fece correre ancora per un po’, poi si fermò, e si voltò verso Lily. Gli fece molta tenerezza. Era sorridente, raggiante e con le guance arrossate. Per lui era una soddisfazione enorme essere riuscito a strapparle un sorriso, anzi, a farla divertire.
-Battiamo la fiacca, eh, Evans?- le chiese, prendendola in giro.
-Sono la tua imitazione mentre fai i compiti, Potter, pensavo fosse chiaro…- replicò lei, stando al gioco.
-Non posso darti torto- dovette ammettere il malandrino, -Però visto che correre ti stanca tanto…- aggiunse, lasciando la frase in sospeso. Poi si rivoltò, e si caricò la ragazza in spalla.
-…forse così andrà meglio- concluse infine.
Lily Evans non si era resa conto di dov’ era, o meglio, non riusciva a capirlo bene. Poi si ritrovò decisamente più alta del solito, e si accorse di essere sorretta da qualcuno. Quel qualcuno, di cui poteva vedere solo la testa, aveva capelli neri e arruffati. Solo un nome le salì alle labbra.
-Potter!- sibilò, -Rimettimi a terra!-
-Certo che no…- rispose James.
Lily rise, sarcastica. –Non avrai mica intenzione di girare tutto il pomeriggio con me sulle spalle, spero-
-E perché no?- obiettò James, -Peccato che devo dirti che hai proprio centrato in pieno-
-No, no, no, no, Potter, sei tu che non hai afferrato: io sulle tue spalle in giro per Hogsmead non ci sto- affermò la rossa.
-Beh, ci sei già, se è per questo- le fece notare il malandrino, -O forse intendevi dire che sei scomoda?- le domandò, facendo apparire due cuscini tra le sue spalle e le gambe di Lily.
- Potter, togli subito quei maledetti cuscini!- disse Lily, esasperata.
-Solo se mi prometti che rimarrai sulle mie spalle per tutto il pomeriggio. Senza protestare. E senza tentare di convincermi a metterti giù- la ricattò.
-Ma sono pesante!- sbuffò la rossa.
-Certo, mangiando un’ arancia al giorno accumuli molto grasso- commentò ironico il malandrino, -Ahi, sto per crollare!- scherzò.
-Ecco, lo vedi? Su, non fare il bambino, Potter, rimettimi a terra e non parliamone più-
-Ma nemmeno per sogno!...allora, accetti le mie condizioni, Evans?- insistette il moro.
-Mi stai obbligando?- s’ indispettì la ragazza.
-Credimi, Evans, ti conviene accettare: visto che rimarrai sulle mie spalle comunque, tanto vale approfittarne…-
Lily sbuffò. Non aveva scelta. Da brava furba, aveva persino dimenticato la sua bacchetta in dormitorio. –E va bene, accetto- disse, imbronciata. In realtà non era né arrabbiata, né dispiaciuta, però per lei cedere era pur sempre una sconfitta.
Invece James non poteva essere più felice.
-Bene, visto che sarò il tuo autista per questo pomeriggio…- cominciò il malandrino.
-Ehi, calma. Tu sarai il mio autista GRATIS per questo pomeriggio…- lo corresse la ragazza, con le braccia incrociate e il suo solito atteggiamento solenne e autoritario.
-Dettagli…- se ne fregò James, -Comunque, visto che sarò il tuo autista…gratis…per questo pomeriggio, mi dica la prima tappa, signorina!-
Lily sorrise. –Quanto sei ridicolo, Potter…-commentò scherzosamente.

Nel frattempo, una coppietta sorseggiava la sua Burrobirra comodamente seduta a un tavolo dei Tre Manici di Scopa.
Un ragazzo dagli occhi di un blu intenso fissava la ragazza seduta di fronte a lui, intenta a bere la sua bibita.
Quando la bionda si accorse di essere osservata, scrutò il moro con fare interrogativo. –Che c’ è?- gli chiese, sorridente come sempre.
-Niente…ti guardavo- rispose quello, ricambiando il sorriso.
-Ah, mi guardavi…- ripeté la ragazza.
-Proprio così-
-E…perché?-
-Perché sei bella-
-Scemo!- esclamò Miley, arrossendo precipitosamente.
-È vero!- protestò Sirius, mettendo il finto broncio.
-Beh, non credere di aver scoperto l’ America…- scherzò lei.
-Oh, almeno vedo che le mie preziose perle di modestia non sono state sprecate…-
-Non cambierai mai, Black…-
-Dovrei, forse?-
-No…meglio di così dubito che potresti…- sorrise la bionda.
Il ragazzo ricambiò il sorriso, poi il suo sguardo si concentrò su una strana figura che passava proprio davanti alla finestra vicina al loro tavolo.
-Che succede?- gli chiese Miley, preoccupata dalla sua espressione.
Sirius non la sentì neppure, concentrato a capire di che cosa si trattasse, anzi, di chi si trattasse, dato che quella era una persona, e con l’ aria vagamente familiare.
-Sir?- lo richiamò la ragazza.
-Miley…ma…- balbettò Sirius, capendoci sempre meno. Se i suoi conti non erano errati, e, non per vantarsi, ma faceva una certa fatica a crederlo, quella non era una persona, ma due. E la cosa più strana era che si trattava esattamente di una ragazza dai capelli rossi in groppa ad un ragazzo moro dai capelli arruffati. E lui pensava di conoscerli bene.
-Cosa sta succedendo?- domandò Miley, preoccupandosi sul serio e guardandosi attorno agitata.
Poi si voltò anche lei, seguendo lo sguardo di Sirius.
-Ma…ma quelli non sono…- farfugliò, confusa.
-Direi proprio di sì…- annuì il moro.
-Beh, oggi si erano dati appuntamento…- ricordò Miley.
-Hai ragione…però se devo essere sincero non avrei mai creduto che Lily ci fosse andata sul serio-
-Perché no?- disse la biondina, -Guarda che Lily non è una bugiarda,e mantiene la parola. Che io sappia, non si è mai contraddetta. Il suo unico difetto è che è come il vento, purtroppo nessuno riesce a fermarla. È testarda da far paura, per questo tutti, voi compresi, anche se ora non più, la consideravate una fanatica. Ma credimi, il suo fanatismo non esiste- spiegò.
-Però se dovesse far star male Ramoso…- Sirius s’ incupì.
-Non succederà- affermò Miley, -se c’ è una cosa che Lily odia profondamente è far soffrire gli altri-
-Non vorrei che James si illudesse troppo inutilmente…-
-Non ti preoccupare. In fondo, James non è stato il solo a soffrire a causa della situazione in cui eravamo prima. Lily a volte non parlava per giorni neanche con me, e non mangiava più per settimane- gli raccontò Miley.
Sirius strabuzzò gli occhi. –Ma come fa?- esclamò sbalordito, -Sbaglio o quella ragazza fa ricadere le sue sofferenze sul cibo?-
-No, purtroppo è vero- confermò la ragazza, in tono amaro, -Ricordo che una volta, al quarto anno, fui costretta a portarla in infermeria: era svenuta perché non cenava e pranzava con una spremuta. Non ho più sentito Madama Chips sgridare in quel modo un alunno-
-Invece, conoscendo James è troppo semplice capire se qualcosa gli va storto. Scherza, ma con poca partecipazione, in più scappa appena può per rintanarsi al campo di Quidditch-
-Oh, Lily al contrario non è facile per niente. Dato che è sempre seria e triste non si capisce quando soffra. È troppo introversa. Però devo dire che con James…-
-Pensi che tenga a lui?-
-Vuoi la verità?- rispose Miley, -Io credo che Lily abbia sempre tenuto a lui-
-Ha un bel metodo di corteggiamento, quella ragazza…- commentò Black, sarcastico.
-Non lo stava corteggiando. Lo stava respingendo- spiegò Miley, un pochino irritata, -Possibile che non capisci? Lily voleva essere intoccabile, inavvicinabile, ha paura di volere davvero bene ad una persona, così la rifiuta, la insulta, sperando che questa si allontani-
-Beh, con James è una battaglia persa. Non si allontanerà mai, a meno che lei non glielo dica chiaro e tondo, e mi pare che questo non sia mai accaduto in sette anni, giusto?-
La biondina annuì. –È una conferma alla mia ipotesi di prima, Black- sorrise, -E, infatti, guardali: mi sembrano felici-
-Anch’ io sono felice. E lo sarò sempre, finché ci sarai tu-
Miley arrossì e abbassò lo sguardo, mentre i capelli dorati le nascondevano parzialmente il viso.
Sirius l’ accarezzò. –Lo sai vero che quella frase mi è costata tanto?- le disse, carico d’ ironia.
-Certo, Sirius Black, dopotutto tu sei “Black” nel vero senso della parola, e le smielaggini non le sopporti, no?- rispose Miley, stando al gioco.
-Appunto, e per evitare che il diabete salga alle stelle…-
-Andiamo subito da Madama Piediburro!- terminò Miley per lui.
-No…scusa, vado in bagno, sto per vomitare…- disse Sirius, dolente e assolutamente allergico a quel locale.
-Dai, scemo, stavo scherzando!- rise la ragazza.
- Ehm-ehm…- il malandrino si schiarì la voce, -Un altro scherzo del genere e potresti rimetterci la pelle, Jones – sussurrò, con fare falsamente minaccioso.
-Tu credi, Mr Black?- lo provocò lei.
-Se credo?- ribatté il ragazzo, punto sul vivo, -Tu hai i minuti contati, Jones - affermò, -Comincia a correre. Ti conviene-
-Ah, sì? Altrimenti?- insistette ancora la bionda.
-Altrimenti…- sussurrò Sirius, dopodiché scattò dalla sedia, ma Miley non si fece prendere, ed uscì di corsa dal locale, inseguita da un Sirius più malandrino che mai.

Intanto, James aveva portato Lily in tutti i negozi e le botteghe del villaggio, le aveva mostrato i posti che gli piacevano di più e le aveva raccontato alcuni dei numerosi scherzi che aveva organizzato con i Malandrini. Lily aveva riso un sacco, sembrava quasi un’ altra ragazza.
A dire la verità era sorpresa pure lei. Di solito trovava un lato negativo in qualsiasi cosa, ma quel pomeriggio non ci era riuscita. Forse perché non c’ era nessun lato negativo, nessun dettaglio che non combaciasse con il suo ottimo umore. Probabilmente perché era con James. Questo pensiero la turbò un po’, ma alla fine non riuscì più a mentire a sé stessa. Giorno dopo giorno, aveva capito che la sua vita era vuota senza quello “stupido, tronfio e arrogante” di James Potter. Se i suoi calcoli erano giusti, aveva cominciato ad essere più felice da quando avevano fatto pace. Insomma, non era più capace di pensare al suo futuro senza immaginarsi accanto a quel ragazzo moro, spiritoso e simpatico, ma che, soprattutto, la faceva stare bene. Si stupì di sé stessa. Non aveva mai tenuto così tanto ad una persona. A Miley, forse, però a lei teneva in modo diverso. Invece quando si chiese cosa le diceva il suo cuore su James…beh, il suo cuore rispondeva, e un vortice di sentimenti la sconquassava tutta, però la cosa più strana era che non era riuscita a trasformarli in parole.
Affetto?
No, troppo generico…
Simpatia?
No, troppo anonimo…
Amicizia?
No, qualcosa di più…
Dato che non si era mai innamorata non poteva sapere quali fossero i sintomi dell’ amore, eppure quella parola le era venuta in mente da sola.
Amore?
Quel pensiero l’ aveva spaventata parecchio, però non aveva trovato altre alternative, e in fondo sapeva la risposta.
-Ci manca solo Mielandia, Evans – le aveva comunicato James, il quale teneva in mano la lista di tutti i negozi di Hogsmead e aveva spuntato con una piuma quelli già visitati.
-Ma non ti sei ancora stancato?- aveva risposto la ragazza, ancora con la mente altrove.
-Quel verbo è inesistente, nel mio vocabolario…- sorrise il ragazzo, e si diresse verso il negozio di dolciumi.
L’ interno, pur essendo piccolo, era gremito di studenti, e gli scaffali continuavano ad essere traboccanti di prodotti, nonostante qualsiasi cosa andasse a ruba.
Lily fu contenta di andare dove la portava James, tanto era stata poche volte in quella bottega, e le varie leccornie la incuriosivano a tal punto che non si accorse nemmeno che il malandrino stava acquistando dei cioccolatini.
Era così attratta dai colori, dalle luci, dai dolci così strampalati, che quando uscirono per andare un po’ fuori dalla piazza aveva ancora davanti gli occhi il caos e la confusione che popolava il negozietto.
Quando giunsero alla panchina su cui si erano seduti prima del loro “giro turistico”, James le chiese:
-Vuoi sederti sulla panchina?-
-Oh, sì, grazie…- Lily si rivelò essere una ragazza molto dolce e educata, a differenza di quando si mostrava sempre scontrosa e burbera.
Con movimenti agili, il malandrino la fece scendere dalle sue spalle.
Il cielo era ormai color indaco, e l’ aria era gelida ma pulita.
Il vento scompigliò i capelli rossi di Lily, che sembrava una creaturina fragile e gracile.
-Tieni- disse James porgendole un sacchetto.
-Che cos’ è?- domandò Lily, volgendosi verso di lui.
-Apri e guarda, no?- suggerì il moro.
La ragazza aprì il sacchetto con una delicatezza tale, che James disse:
-Non ti preoccupare, tanto dovrai romperli…-
Lily sbirciò all’ interno del sacchettino e vide che vi erano un sacco di cioccolatini, tutti diversi e che mettevano l’ acquolina in bocca.
-Grazie…non dovevi…- sussurrò infine.
-Nessun disturbo- la rassicurò James, sorridendo.
-Ne vuoi uno?- disse la rossa, offrendogli il sacchetto.
-No, grazie, li ho comprati per te-
-Non muoio se ne mangi uno. Anzi, forse avrei dovuto comprarteli io…-
James non capì.
-Perché dovresti?-
-Per tutto quello che fai per me- rispose con semplicità Lily, -Su, avanti, prendine uno- insistette.
-No, no, mangiali tu…-
Tuttavia, la ragazza non dava segno di voler togliere il sacchetto colmo di cioccolatini da sotto il suo naso. Poi, vedendo che James faceva finta non accorgersene, mangiò un cioccolatino.
-Mmmh, com’ era buono…davvero squisito…sono proprio contenta che tu non ne voglia…- lo prese in giro.
James si voltò a guardarla. –Quanto sei bastarda…- le disse sorridendo.
-E fiera di esserlo, Potter…- rispose lei.
-Sicura di essere l’ unica?- la punzecchiò lui.
-No…ma l’ unica professionista sì…- rispose la rossa.
-Questo è tutto da vedere!- esclamò il malandrino, cominciando a farle il solletico.
La ragazza cominciò a contorcersi, in preda alle risate, e James notò che ultimamente non faceva più fatica a sorridere, soprattutto quel pomeriggio.
A Lily facevano male le costole da quanto rideva, poi sentì il rumore di un oggetto che cadde sui sassi, ed entrambi si bloccarono.
James smise all’ istante di farle il solletico, e la ragazza smise di ridere.
Fu come se il tempo si fosse fermato, e tutti e due volsero lo sguardo verso la fonte di quel rumore.
Lo scorsero per terra, sotto la panchina, che si confondeva tra la neve.
Si trattava di un pacchettino lercio e ormai fradicio, a causa del contatto con la neve umida.
Lo sguardo di Lily s’ incupì. Deglutì, e scoprì che il dolce del cioccolatino che aveva mangiato poco prima non era rimasto nulla. Ora nella sua bocca c’ era un sapore amaro.
Quello era il pacchettino che le aveva dato Piton in biblioteca, prima che lei scappasse via.
James lo raccolse delicatamente, sempre restando in silenzio, avvertendo la freddezza che aveva pervaso Lily negli ultimi dieci secondi. Se si avvicinava a lei, percepiva un gelo che non aveva nulla a che fare con la neve e la bassa temperatura.
Glielo porse, e la ragazza ebbe un attimo di esitazione. La sua espressione era così dura che James temeva di vedergli spuntare il fumo dalle orecchie, il che avrebbe fatto un certo effetto, soprattutto in contrasto con i suoi capelli rossi…
Sì, Lily Evans era incerta. Non era incerta perché si trovava in un momento di debolezza, come di solito lo è chi si trova di fronte ad una scelta difficile, ma non si capiva bene se fosse incerta se prendere il pacchettino, incenerirlo, pestarlo, farlo a brandelli e poi gettarlo lontano, o se prenderlo, rimetterlo in tasca e riportarlo dal proprietario sputandogli in faccia una serie di insulti tanto taglienti che se li sarebbe ricordati per il resto dei suoi giorni, e pure delle notti, visto che gli incubi lo avrebbero perseguitato.
Tuttavia, come al solito, la ragazza fu in grado di controllare le sue emozioni e i suoi impulsi.
Con tutta calma, prese il pacchettino che James le porgeva, e lo aprì tremando, come se il suo cervello le ordinasse di stare rilassata, mentre il suo cuore aveva assunto il controllo degli altri e non ne voleva sapere di reprimere la rabbia e l’ agitazione.
Il contenuto la scioccò molto.
Era una collana molto graziosa, con la catena in oro bianco, e alla fine vi era appeso uno smeraldo a forma di goccia.
Almeno questi erano i pensieri di James.
Lily, invece, vide la stessa cosa, solo che per lei quella collana non era nemmeno lontanamente graziosa, a partire dal fatto che gliel’ aveva regalata Severus Piton.
Eppure, la curiosità non l’ aveva frenata dall’ aprire il pacchetto.
Cautamente, si mise la collana nella tasca dei jeans, sapendo già quale fine le avrebbe fatto fare.
Poi rimase lì, seduta sulla panchina, con lo sguardo vuoto e fisso davanti a sé, mentre il vento la schiaffeggiava e probabilmente era quello la causa per la quale i suoi occhi erano appannati, ma James sapeva che non era così.
Quando la ragazza sbatté le palpebre, una lacrima le scese solitaria sulla guancia, e il ragazzo l’ asciugò con la mano, facendole una piccola carezza, come per ricordarle che lui era lì, accanto a lei, e che non era sola, perché lui non l’ avrebbe più permesso.
La ragazza evidentemente colse quel messaggio, perché lo abbracciò.
Fu un gesto che colpì entrambi. James la strinse, cercando di sostituire così tutte le parole che dentro di sé le diceva, ma che non riusciva ad esternare.
Lily non pianse altre lacrime oltre a quella che non era riuscita a contenere, ma si lasciò accarezzare dalle mani forti e protettive di James.
Aveva la testa poggiata sul suo petto, e poteva sentire i battiti ritmici e rapidi del suo cuore. Era consapevole che anche il suo batteva così forte.
-Vuoi che torniamo a scuola?- sussurrò James ad un certo punto.
Lily avrebbe volentieri risposto di no, però si chiese se non fosse James ad avere voglia di tornarci, perciò acconsentì. In fondo, non si sarebbe stupita se James si fosse scocciato quel pomeriggio, dato che lei non aveva fatto altro che piangere. Non era riuscita a controllare le sue emozioni, e sentiva che quella capacità le stava scivolando dalle mani. Non si sentiva più capace di nulla.
I due giovani si erano già incamminati lungo il sentiero coperto di neve e ghiaccio, quando Lily mormorò:
-James…-
Il ragazzo ebbe un sussulto. Era la prima volta che lo chiamava per nome. In sette anni. E quella volta non sarebbe stato seguito da insulti, perché lo capiva dal tono dolce e flebile con cui Lily lo aveva pronunciato.
-Sì?-
Lily si bloccò, e lo guardò negli occhi. I suoi, di un verde intenso, brillavano al riflesso della luna, ormai già occupata ad illuminare tutto ciò che scorreva sotto di essa.
-Volevo dirti che mi dispiace. Scusami- rispose Lily, in tono fermo ma dispiaciuto.
-Non ti devi scusare,- la rassicurò il moro, -anche perché non ne capisco il motivo- sentenziò.
-Per tutto quello che ti ho fatto a partire da sette anni fa fino ad oggi-
-Se c’ è una persona che deve scusarsi, quella sono io, e questo riguardo ai malintesi che abbiamo avuto in passato, però oggi non capisco cosa ci sia che non va…-
-Beh, mi sono comportata da persona pessima- ammise la rossa, -Ho pianto un sacco, e ti giuro che non era mia intenzione. Suppongo che sia stato il pomeriggio più odioso di tutta la tua vita, e che avresti preferito passarlo in compagnia dei Malandrini, e mi rincresce tanto. In più mi sono presentata con mezz’ ora di ritardo…- Lily disse il tutto in fretta, perché era agitata, si capiva da come intrecciava le dita, e James fece il meglio per fermarla.
-Nessuna delle cose che hai detto è vera. Non è stata colpa tua se Piton ti ha provocata in biblioteca, o se ti ha lanciato addosso le schegge di vetro, facendo in modo che arrivassi tardi, non è colpa tua se ti ha fatto soffrire e avevi bisogno di piangere!- cercò di persuaderla il ragazzo. Il suo tono era di rimprovero, perché non sopportava quando Lily si attribuiva la colpa per tutto.
-A me non interessa che tu sia arrivata in ritardo, ci sarei rimasto male se non fossi venuta, e se non avevo voglia di uscire con te non ti avrei mai invitata- continuò, -Lo capisci che a me non interessano tutte queste cose? Non mi importa se hai pianto, mi sarei preoccupato se non fossi riuscito a farti divertire. Non mi interessa se non riesci a fare qualcosa in modo perfetto, non m’ importa se hai avuto un contrattempo, l’ unica cosa che voglio è vederti felice!- sbottò infine, pallido e frustrato, -Possibile che non capisci? Io voglio stare con te, perché mi piaci così e basta, il resto non conta. Ti ho invitata perché ci tenevo, perché tengo al nostro rapporto, che finalmente non consiste nel gridarsi dietro frasi sprezzanti nel mezzo del corridoio, e perché tengo a te. Io ti amo, Lily, ma se tu non ricambi non m’ importa, continuerò ad amarti comunque, e farò in modo che tu sia felice. Io non voglio perderti, voglio solo essere importante per te, come tu lo sei per me. Ho imparato ad apprezzarti in tutto, in questi sette anni. Mi piace il colore dei tuoi capelli, e anche quello dei tuoi occhi, mi piacciono le lentiggini che hai sul naso, mi piace la tua espressione concentrata mentre sei in classe, mi piace il tuo modo appassionato di leggere qualsiasi cosa, mi piace persino quando ti arrabbi, e anche il tuo modo di piangere. Come vedi, non c’ è nulla che non va in te…- snocciolò alla fine James. Gliel’ aveva detto. Tanto, mica avrebbe potuto nasconderlo per sempre, e quella era l’ ultima cosa che voleva.
Lily assorbì ogni parola di James, senza perderne una, per nulla al mondo. Il suo cuore era scoppiato quando il moro le aveva detto di amarla. E in quel momento scoprì che, sì, quello che lei provava nei suoi confronti era ugualmente amore.
Non sapeva come ribattere, né voleva farlo, nel caso avesse detto qualcosa di insensato. Le sarebbe piaciuto essere in grado di dire frasi altrettanto belle, però le parole le vennero a mancare.
Si avvicinò di più a James, fissandolo negli occhi. Si perse nel suo sguardo color nocciola, Gli lesse rancore, tristezza, e persino paura. Era la prima volta che ce li aveva lucidi, lucidi di rabbia. Di solito James non era mai arrabbiato, almeno non così. Lily pensò che molto probabilmente era la frustrazione per la guerra, e tutto il resto, che lo facevano sentire in quel modo.
Gli si avvicinò, piano.
Anche lui la stava fissando, e non sembrava per nulla intenzionato a staccarle gli occhi di dosso, anzi, le andò quasi incontro.
Poi Lily non seppe più nulla. Nella sua testa ricordava il viso di James sempre più vicino al suo, sentì il suo profumo invaderle le narici, e il sapore dolce delle sue labbra sulle sue.
Quando il suo stato di trance svanì, e ritornò cosciente, seppe che James Potter la stava baciando. Non tentò di opporsi, né fece altro, anzi, ricambiò il suo bacio.
Poi lo abbracciò di nuovo, e non l’ avrebbe più lasciato. Sapeva che i suoi sentimenti erano sinceri, e solo in quel momento si rese conto di quanto a lungo aveva soffocato i suoi sentimenti verso il malandrino. E un sacco di risposte le saltarono in testa. Ecco perché si era infuriata tanto quando Piton aveva pronunciato il suo nome, ecco perché con James rideva sempre, ecco perché la prima persona a cui pensava non appena si fosse svegliata era lui, ecco perché desiderava averlo sempre vicino.
Non solo James era una persona eccezionale, ma per lei aveva fatto di più, qualcosa di veramente speciale. L’ aveva aiutata a ritrovare sé stessa.
-Ti amo, Lily – sussurrò il ragazzo.
Alla rossa quelle parole sembrarono musica, la musica più bella che avesse mai sentito.
-Anch’ io credo di amarti, Potter – rispose.
-Ma basta con questo Potter!- esplose lui, sorridendo, -Chiamami James! Perché per te è così difficile pronunciare il mio nome?- le chiese, sempre sorridente, ma realmente curioso di conoscere la risposta.
-Perché mi ero abituata a considerarlo un tabù!- rispose la rossa, anche lei sorridente.
Allora il malandrino disse: -Però potresti dirlo, adesso che siamo solo io e tu…-
Lily aggrottò le sopracciglia:
-Io e tu? È una frase…-
-…grammaticalmente scorretta, lo so…- terminò per lei il ragazzo.
-Però mi piace…- ammise Lily.
-Anche a me-
- James…?- lo chiamò ancora Lily, dopo un po’ che erano in silenzio.
-Sì?-
-Mi prometti che non mi lascerai mai?-
James allora la strinse a sé.
-Mai. Ti giuro che, se davvero la guerra arriverà prima della fine dell’ anno scolastico, ti proteggerò. Tu non devi avere paura, perché sarai tra quelli che non moriranno-
-Io non ho paura di morire- mise in chiaro la rossa, -Ho paura che muoia tu-
-Se dovesse capitare, l’ ultima cosa che vorrò vedere sarà il tuo sorriso-
-Non sarò capace di farlo. I tuoi sforzi perché io non venga uccisa saranno stati inutili, perché se muori tu, continuerò a vivere solo perché il mio cuore me lo permetterà, ma per il resto sarò morta anch’ io-
-Non voglio più sentirtelo dire- puntualizzò il moro, -Però ora non mi va di parlarne. Per me la guerra esisteva solo quando non eri al mio fianco, però adesso ci sei, e la pace per me è questa, averti accanto, parlarti, accarezzarti…il resto non conta-
Lily si commosse. Gli accarezzò una guancia, e le sue mani gelide e delicate fecero sussultare il malandrino.
-Tu non puoi morire, James. Il mondo ha troppo bisogno di una persona come te. Dovrebbero avere tutti il tuo carattere-
-Dimentichi che se tutti fossero come me non riuscirebbero a vivere senza gente come te- ribatté il ragazzo, -Anzi, come tu- si corresse con un sorriso.
Ecco uno degli aspetti del suo carattere che colpivano Lily in ogni momento: sorrideva. In un periodo come quello, che stessero parlando di cose serie o meno, James trovava sempre un pretesto per ridere. Ma non per fare il superficiale, bensì per prendere la vita come viene, perché visto che le cose erano irrimediabili, tanto valeva farsi due risate, trovare sempre il lato positivo delle cose.
E, mentre passavano per il parco di Hogwarts, la ragazza si fermò un momento vicino alla riva del lago. Si sfilò dalla tasca la collana che le aveva regalato Piton. Con un gesto deciso e veloce, la lanciò in acqua, proprio in mezzo al lago, nel punto più profondo.
-Perché lo hai fatto?- le domandò James.
-Perché in quell’ oggetto c’ è tutto il mio passato- spiegò Lily, -Ora invece siamo io e tu, no?-





GRAZIE A:

PrincessMarauders: Ciaooo!!! Hai visto come ho aggiornato presto, questa volta? Purtroppo però ora non prometto nulla, solo che cercherò di postare il prima possibile il prossimo chappy, perché devo anche continuare la mia fic originale. Se P.M. sta per Principe Mezzosangue? Mah, tu che ne dici? XD…Beh, sai anch’ io ho un debole per James, però ho il carattere più simile a quello di Lily perciò non so di preciso che avrei fatto se si fosse inginocchiato davanti a me! :P…Capisco che la tua fic non ti soddisfi…anche a me a volte verrebbe da cancellare tutti i chappy di questa, però ormai è come una droga, e mi sembra di farle un torto cambiandola. Comunque se ti va di modificare la tua…beh, andrò a controllare ogni singola modifica, comunque penso che sarà super lo stesso!!!XD Mi raccomando, dimmi che ne pensi di questo chappy! Spero di non essere stata nauseante e troppo smielata…Kissoni!!!XD

Lilly 94: ciao, ben venuta!!! XD Grazie 1000, mi fa davvero piacere che la mia fic ti piaccia…e di questo capitolo che ne pensi? Kiss

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Capitolo 12
*** Figuraccia ***


FIGURACCIA

In seguito, Lily non ebbe più chiaro ciò che le era successo negli ultimi mesi, men che meno durante quella giornata. Ricordava episodi dell’ anno precedente, e vedeva lei e James che litigavano lungo il corridoio, lui ovviamente divertito, e lei così irritata che gli sbraitava contro, poi si ritrovava a vivere il presente, consapevole che lei e “quel pervertito di un Potter” si erano innamorati l’ uno dell’ altra, e con l’ impressione che fossero fidanzati da una vita. Era una sensazione strana, come se il suo amore per James fosse sempre esistito, ma che lei lo avesse brutalmente soffocato per tutto quel tempo. Volse lo sguardo sulle loro dita intrecciate, e gli strinse ancora di più la mano. Il ragazzo ricambiò la stretta, come per dimostrarle che lui c’ era, era lì, sempre. Anzi, non sarebbe stato lì per lei sempre, visto che lui aveva cominciato anni addietro a starle accanto. L’ aveva sempre protetta in qualche modo, magari a distanza, però Lily pensò che se le fosse successo qualcosa di pericoloso, James avrebbe messo a repentaglio la sua vita anche tre anni prima. Solo in quel momento, la ragazza capì di quale errore aveva fatto respingendolo ripetutamente, e si maledisse all’ infinito. Se lei avesse messo da parte i suoi pregiudizi prima, forse loro due avrebbero avuto più tempo da trascorrere insieme, invece ora si trovavano ad avere l’ esigenza di vedersi il più tempo possibile, per paura che la guerra scoppiasse da un momento all’ altro frantumando il loro sentimento così profondo. La rossa rabbrividì al pensiero di dover perdere James proprio ora. Non poteva permettere che succedesse. Ed era anche sciocco sacrificarsi per lui. Certo, se avrebbe dovuto morire per salvarlo non avrebbe avuto esitazioni, però dal momento che partiva con l’ idea di non perderlo per poter vivere con lui, nemmeno lei poteva permettersi di morire, perché altrimenti sarebbe stato tutto inutile.
-Finalmente al caldo!- commentò Lily, non appena entrarono a scuola.
-Fame?- domandò James.
-Un po’…-
-Vieni- la invitò il moro.
-Dove?- s’ incuriosì lei.
-Non ti preoccupare, seguimi e lo vedrai- rispose, con un sorrisetto.
-È un posto in cui possiamo andare, almeno?- indagò.
-Che t’ importa? L’ importante è che quando tu ci sia uscita abbia la pancia piena-
La ragazza si arrese e lo seguì, ormai non le importava più di infrangere le regole. La vita era breve, e per quanto ne sapeva la sua poteva finire anche molto presto, perciò tanto valeva togliersi le voglie. E poi…beh, con un esperto dei nascondigli come James che faceva da guida, di sicuro non li avrebbero beccati. E se invece li avessero scoperti…poteva dire di aver vissuto anche l’ esperienza di passare da alunna secchiona e diligente della scuola, a malandrina a tutti gli effetti.
Seguirono un percorso che lei non aveva mai fatto, anzi, non lo aveva nemmeno mai visto, e ciò le fece pensare a quanto fosse grande Hogwarts. E quanto poco ne sapesse lei in proposito.
-Hai mai pensato di poterci insegnare in questo posto?- le chiese James a sproposito.
-No, non avevo mai preso in considerazione l’ idea fino ad ora…ma perché me lo chiedi?-
-Perché credo che saresti una brava insegnante- ghignò il moro.
-Che simpaticone…- sbuffò la rossa, mezza divertita, -Se fossi la tua insegnante ti farei diventare pazzo…-
-Beh, lo fai già adesso…- sussurrò il ragazzo, con un sorrisino malizioso.
-Ma adesso non ti perseguito- proseguì Lily, ignorando il suo tono provocatorio. Evitare gli argomenti imbarazzanti era un’ arte che aveva sviluppato e approfondito nel corso degli anni.
-No, ma prima sì-
-Questa è buona!- esclamò la ragazza, -Semmai era il contrario!-
- All’ apparenza sì, però davvero alla notte ti sognavo…eri la regina dei miei incubi…-
-Oh, come sono lusingata…- commentò Lily sarcastica.
-Nel senso che il tuo viso arrabbiato non mi dava tregua- spiegò James.
-Oh, che bella notizia, almeno le mie preghiere si esaudivano-
-Oh, come sono lusingato…-
-Copione, più che altro-
-Non riesci a non avere l’ ultima parola, eh?-
-No, se non ci riuscissi mi darebbe profondamente fastidio-
-Beh, allora abituati-
-Sì, è proprio vero: abituati…-
-Sei incorreggibile-
-Tu malandrino-
-Grazie-
-Beh, se vuoi prenderlo come un complimento…-
-Perché, non lo era?-
-Tu che ne dici?-
-Io dico di sì-
-Contento tu…-
-Ehi!- James feci finta d’ imbronciarsi.
-Oh, povero piccino, l’ ho offeso…- gli fece il verso Lily.
-E tra l’ altro, la sua ragazza non ha neanche pietà di lui!- s’ indignò lui.
-Proprio- concordò la rossa.
-Sei proprio fredda!-
Lily sghignazzò: -Fa parte del mio mestiere-
-E se io volessi una ragazza dolce?-
-Fai sempre tempo a cambiare- replicò la ragazza, senza desiderare davvero che accadesse ciò che proponeva.
-Per dire così dovresti essere proprio sicura che non ti lascerei mai…-
-…oppure non dovrei essere veramente innamorata di te, ma la risposta esatta è la prima-
-Che cosa te lo fa pensare?-
-Niente-
-E perché lo sostieni?-
-Mi fido di te-
James le strinse la mano. Intanto erano arrivati alle cucine, così la guidò all’ interno dell’ enorme salone.
-Eccoci qui, alle cucine- disse il ragazzo.
Lily era sbalordita, e ben presto si ritrovò attorniata da una folla di elfi domestici, tutti intenzionati a servirla nel migliore dei modi.
-Cosa prende, mia signora?- le chiese James, inchinandosi.
-Desidero una tazza di tè bollente ai frutti di bosco, grazie- stette al gioco la ragazza.
-Elfi, una tazza di tè bollente ai frutti di bosco alla signorina…e anche per me, grazie!- ordinò James.
Poco dopo, gli elfi li fecero accomodare a un tavolino, e portarono loro due tazze fumanti contenenti tè ai frutti di bosco, accompagnate da un vassoio di dolcetti.
James fece un’ espressione tragica: -Oh, no…io vado matto per i dolcetti del tè…-
-E allora?- chiese Lily.
-Temo che mi toccherà sgarrare…- concluse il ragazzo.
-Cioè non rispettare la tua dieta?-
-Esatto-
-Beh, allora non sgarrerai molto, condividiamo la stessa passione, Potter…- confessò Lily.
-Davvero?- si stupì lui.
-Non l’ avresti mai detto, eh?- sorrise Lily, -Invece sono il mio punto debole. Credo che ci contenderemo il vassoio-
-Hai lanciato tu la sfida- James era felice che anche Lily andasse matta per i dolcetti del tè. Di solito, le sue altre ragazze erano schizzinose quando parlava di dolci, solamente per farsi vedere attente alla linea, invece Lily no. A lei non importava nulla se le piacevano i dolcetti, e lo diceva pure, perché non aveva nulla da nascondere, ed era vero. James apprezzava la sua sincerità, poiché detestava le persone disoneste e subdole, e si disse, per l’ ennesima volta, che su Lily non si era sbagliato, era davvero la ragazza che gli piaceva, e che non avrebbe mai perso.

-Credo che nel tuo tè gli elfi abbiano diluito una bottiglia di Whisky: sei completamente partito- diceva Lily a James, mentre erano di ritorno verso la Sala Comune di Grifondoro.
-Perché mai?-
-Io su una scopa? Andiamo!-
-Perché no?- insistette il moro.
-Siamo incompatibili-
-Hai mai provato?-
-Sì-
-Non con me, però-
Lily non replicò. Stavano per passare il buco del ritratto, quando il ragazzo l’ attirò a sé.
-Lily…- mormorò.
La ragazza notò un’ ombra di timore e paura nei suoi occhi, e si preoccupò.
- James?-
-No…niente…-
-Che c’ è?-
-Niente, è che…ecco, fa uno strano effetto averti vicino-
Lily aggrottò le sopracciglia.
-Ecco…non credevo ti innamorassi di me-
- Neanch’ io- ammise la ragazza, -Però non mi sono pentita di averti dato una possibilità. In fondo, l’ ho sempre saputo che le nostre vite si sarebbero incrociate-
-Da cosa l’ hai capito?-
-Senti, non offenderti, ma…eri sempre in mezzo alle scatole quando non volevo vederti!- confessò Lily.
James sorrise. –Entriamo, va’…-

All’ interno della Sala Comune, c’ era un clima di entusiasmo e allegria. A James piaceva un sacco, ma la cosa più bella era che tutti i Grifondoro andavano d’ accordo, mai un litigio, mai un’ incomprensione, come una grande famiglia.
Miley, Sirius, Remus e Peter erano seduti ad un tavolo che chiacchieravano, e la coppietta li raggiunse subito.
Non appena li vide, Sirius cominciò ad applaudire. Lily e James si lanciarono due sguardi interrogativi.
-Ce l’ hanno fatta! Sono tornati!- esclamò Black.
Remus scosse la testa, mentre Miley rise.
-Sono solo le sette- puntualizzò Lily.
Miley, guardandola, si stupì. Non aveva mai visto Lily così felice. O almeno sembrava. Gli occhi verdi brillavano in una maniera strabiliante, le guance erano arrossate, i capelli color rosso fuoco un po’ spettinati, un sorriso sulle labbra, e la sua mano sinistra che stringeva quella destra di James. Osservando bene, anche James sembrava felice…aveva un’ espressione di trionfo che non assumeva nemmeno dopo aver vinto la coppa del Quidditch. A quanto pare la biondina non fu l’ unica a notarlo, ma anche gli altri tre malandrini capirono che quel pomeriggio era successo qualcosa. Inoltre, Sirius ricordava bene quando lui e Miley li avevano visti a Hogsmead.
- Lily…tutto bene?- domandò Miley.
- Sssì…- rispose la rossa, incerta, -Perché? È successo qualcosa che io non so?- si preoccupò, vedendo l’ espressione sbigottita della sua best.
-Potrei farti la stessa domanda-
-È vero, voi due avete qualcosa…- concordò Sirius.
Lily e James si scambiarono uno sguardo tipico di chi non ci sta capendo un fico secco, anzi di chi fa finta di non capire.
-D’ accordo, tiriamo a indovinare- propose Felpato.
-Ci sono!- esclamò Peter, -Siete caduti nel lago ghiacciato!-
-Infatti come puoi notare stiamo tremando e siamo bagnati fradici…- commentò James.
Miley, Sirius e Peter continuarono per una buona decina di minuti a sparare tutte le cose più assurde che credevano fossero capitate ai due ragazzi, mentre Remus tacque. Quando parlò tutti lo ascoltarono.
-Vi siete fidanzati-
Lily e James arrossirono violentemente, poi abbassarono lo sguardo, mentre gli altri tre rimasero in silenzio per un po’, poi…scoppiarono a ridere a crepapelle, tanto che guardando Sirius, Lily pensò che non aveva mai riso così a lungo.
Gli sguardi di Lily e James s’ incontrarono, pensando che…sì, ok, lo sapevano pure loro che era una cosa improbabile, però non credevano fino a quel punto. Alla fine scoppiarono anche loro in una risata fragorosa.
Più tardi, scesero tutti insieme per la cena (ovviamente Lily e James non toccarono cibo), e per il resto la serata fu completamente normale, tranne per il fatto che la rossa e il moro rimasero sempre vicini. Né l’ uno né l’ altra accennavano al fatto di pubblicizzare il loro fidanzamento, perché entrambi sapevano che sarebbe stata solo questione di tempo, prima che qualche alunno li sorprendesse in atteggiamenti troppo intimi perché fossero solo amici. Per ciò che riguardava i Malandrini e Miley, invece…beh, volevano vedere quanto ci avessero messo a capirlo, escluso Remus, che continuava a guardarli di sottecchi con il fare sospettoso di chi la sa lunga.
Più tardi, in Sala Comune, i ragazzi trascorsero poco tempo a scherzare insieme, poiché sia Miley che i Malandrini morivano dalla voglia di interrogare James e Lily su ciò che avevano fatto nel pomeriggio. Così, verso le dieci, Miley finse uno sbadiglio:
-…che sonno…tra un po’ crollo…-
-Hai proprio ragione…è stata una giornata troppo intensa per i miei standard…- l’ appoggiò prontamente Sirius, anche lui facendo uno sbadiglio forzato.
- Lily…andiamo?- disse la bionda, sfregandosi gli occhi.
-Certo- rispose prontamente l’ interpellata.
-Credo che anche per noi sia ora di ritirarci- aggiunse Remus, nonostante non avesse tutto quel sonno.
I ragazzi si alzarono, e dopo essersi scambiati la buonanotte, ognuno salì nel proprio dormitorio.
Lily rimpianse di non aver potuto salutare meglio James, ma fu costretta a seguire Miley, che sembrava aver preso la rincorsa per salire le scale.
Quando la rossa entrò in camera, la sua amica era già sfrecciata in bagno, ma non le venne il sospetto che la sua innaturale fretta derivasse dalla voglia di estorcerle informazioni. Così, preparò le sue cose, poi si sdraiò sul letto, sopra le coperte, con gli occhi rivolti al soffitto. Erano successe tante cose quel pomeriggio. Erano una più bella dell’ altra, eppure non le sembravano vere. Si era resa conto di aver toccato il cielo con un dito, e ora l’ oggetto dei suoi pensieri era James. Non vedeva l’ ora del giorno seguente per poterlo vedere. Le mancava già. Aveva bisogno del suo calore, di sentire il suono della sua voce vellutata, di vedere il suo volto bellissimo, di rabbrividire al contatto delle sue mani forti che stringevano le sue, fragilissime, o che le cingevano la vita e di perdersi nei suoi occhi nocciola. Voleva averlo vicino, stringerlo, e dirgli tutto quello che quel poco tempo non le aveva permesso di dire. Quella giornata era volata, e la ragazza ebbe la sensazione che da quel momento sarebbe stato così anche per le altre, e che i suoi giorni monotoni e vuoti erano finiti. Solo con James si sentiva sicura, però non si sarebbe mai permessa di trascurare Miley. In fondo se non fosse stato per lei, ora si sarebbe ritrovata sola e senza amici, invece era stata Miley a farle compagnia e a sopportarla per tutti quegli anni. Le voleva bene, eppure si rese conto che da quel giorno la presenza della sua migliore amica non sarebbe bastata, avrebbe dovuto passare del tempo anche con James. Il suo James. Pensava di pretendere troppo, dopo averlo rifiutato per sette anni, eppure sentiva di non poterne più fare a meno. Si sentiva come una piovra, che con i suoi tentacoli tratteneva la preda. Lei non era esattamente così, però non si sarebbe mai fatta sfuggire James, dopo sette anni aveva capito il suo errore, e avrebbe cercato di ripararlo il meglio possibile.
In quel momento sentì la porta del bagno aprirsi, e quando Miley fu fuori entrò lei, pensando che una doccia era esattamente ciò di cui aveva bisogno.
Rivisse tutti i momenti di quella giornata, dimenticandosi di essere sotto la doccia da circa un’ ora. Non ci era mai stata tanto, puntuale com’ era, eppure quella sera aveva la mente come…annebbiata. O meglio, pensava sempre a LUI, e non c’ era spazio per altri pensieri.
Poco dopo Miley bussò alla porta.
- Lily, va tutto bene?-
-Sì…- rispose debolmente la rossa, ancora assorta nei suoi pensieri. Aveva completamente perso la cognizione del tempo, e credeva di essere entrata in bagno due secondi prima.
-Ma sei proprio sicura? Sono settantacinque minuti esatti che sei là dentro…-
-Sul serio???-
-Sì!-
-Oh, cavolo!- Lily uscì dalla doccia, infilò in fretta il suo pigiama bianco e azzurro e si spazzolò i denti, dopodiché raggiunse il suo letto.
-Caspita Lil, ce ne hai messo di tempo!- esclamò Miley, quando la rossa uscì.
-Mi dispiace, credo di essermi…distratta, ecco- si giustificò la rossa, prima di infilarsi sotto le coperte. Si mise a pancia in giù, poiché detestava dormire supina, poi spense la luce per accendere la sua abat-jour e cominciare a leggere, con il libro sul cuscino.
Credeva che Miley, con il sonno che aveva, anzi, che aveva finto di avere, si fosse addormentata, invece quando si voltò verso sinistra la vide seduta sul letto a gambe incrociate che la fissava.
-Mbè? Non stavi per crollare?- le chiese, con un mezzo sorriso. Ciò che più temeva si stava per verificare, ne era certa. Se Miley non aveva finto di essere stanca per salire in dormitorio e farle il terzo grado, allora non aveva capito nulla della sua migliore amica.
-Oh, dai sai già che non ho nemmeno un po’ di sonno!- sorrise la bionda.
-Sì, lo sapevo. Spiacente ma non è successo niente- la rossa continuò a sorridere, e le sue guance si imporporarono.
-Ah, no?- la stuzzicò Miley, -E allora perché sorridi e sei diventata tutta rossa?-
-Sorrido perché sei incorreggibile, e non sono affatto arrossita!-
-Certo che no…- disse la biondina con una smorfia, poi si diresse ai piedi del letto di Lily, a mani giunte.
- Eddai, Lil…ti prego…- la supplicò.
-E va bene…- cedette la rossa, -Ammetto che mi sono divertita parecchio e di sicuro mi sono sbagliata sul suo conto-
Il viso di Miley si trasformò in una maschera di gioia, poi frugò sotto il suo letto ed estrasse un pacchetto di biscotti, prima di sedersi a gambe incrociate su quello di Lily, che l’ aveva imitata poco prima.
-Ehi, che fai?- le chiese la rossa.
-Pigiama Party-
-Perché?!-
-Perché insieme alle storie bisogna sgranocchiare qualcosa- così dicendo, sventolò il pacchetto di biscotti sotto il naso della rossa, che rifiutò:
-No, grazie-
Miley insistette, guardandola con un espressione del tipo: “ti-strangolo-se-non-ne-prendi-uno”, così Lily fu costretta a cedere.
-Comunque non c’ è nessuna storia da raccontare- aggiunse, addentando un biscotto al cioccolato.
-Hai detto che ti sei ricreduta-
-Infatti- confermò Lily, -Ma ciò non significa che io debba raccontare qualcosa-
-Beh, almeno dimmi che cosa ne pensi di lui adesso!- insistette Miley.
-Penso…penso che dovrò farmi perdonare- la ragazza si rattristò. Miley scrutò il suo viso pallido, preoccupata, finché non vide le sue guance rigarsi di lacrime.
- Lily…Ehi, Lily, che succede?- disse, abbracciandola. Era la prima volta che la vedeva piangere, per cui non aveva dubbi sul fatto che l’ amica soffrisse sul serio.
Lily la strinse forte. Non riusciva a fare a meno di Miley, era come una sorella per lei, oltre che l’ unica ad avere il coraggio di essere sua amica.
-Sono una stupida, Miley. Sono la ragazza più stupida della Terra- disse, tra i singhiozzi.
- Lil, ma che dici?- la biondina era incredula.
- James…io…io gli voglio troppo bene, capisci? Mi sento in colpa. L’ ho giudicato male, l’ ho disprezzato senza motivo, e lui che fa? Non si arrabbia nemmeno, e questo suo atteggiamento mi fa impazzire. Mi rendo conto solo ora che è una bella persona. Io, invece? Io sono un mostro. Non mi merito la sua comprensione…-
- Lily, tu sei una persona altrettanto bella, e questo James l’ ha capito al volo. Probabilmente lo sa anche più di me di quanto tu sia speciale. È proprio perché ti considera tale che non si è mai arreso. Sirius mi ha parlato parecchio di ciò che James pensa di te, e credimi, dalle sue frasi ho capito quanto lui tenga a te. Saresti un mostro se lo abbandonassi: gli spezzeresti il cuore, te lo garantisco-
Dopo le parole di conforto di Miley, la rossa parve tranquillizzarsi.
-Non succederà mai- rispose, poi si addormentò tra le braccia dell’ amica.

Nel frattempo, i Malandrini non si erano risparmiati in quanto a domande sadiche e troppo personali, tanto che James si era tappato le orecchie con un cuscino.
-Dai, Ramoso, voglio sapere tutto!- lo implorò Sirius per l’ ennesima volta.
-Ti ho già detto tutto ciò che c’ è da sapere- sbuffò James.
Remus, che se ne stava tranquillo sul suo letto a sfogliare la “Gazzetta del Profeta”, intervenne:
- Sirius, di questo passo non si addormenterà nessuno-
-A parte Peter - lo corresse il ragazzo, sorridendo. Peter Minus, infatti, era sdraiato sul suo letto e russava forte.
-Parlavo di noi tre- puntualizzò Lunastorta.
-Ma chi ha sonno? Io no di certo e tu stai leggendo il giornale!- ribatté il Malandrino.
-Dimentichi James -
-Nemmeno lui ha le palpebre che calano-
Remus non rispose, pensando che sarebbe stato più saggio risparmiare il fiato, anziché sprecarlo nel tentativo di convincere uno come Sirius.
-Dai, Sir, voglio dormire!- protestò James.
-Non prima di avermi detto ciò che voglio sapere-
-Senti, se te lo ripeto di nuovo, sarà la trentatreesima volta- disse James, esasperato.
-Infatti non devi ripetere, devi dire ciò che non hai ancora detto-
-Ovvero niente-
-Perché non me lo vuoi dire? Tanto ti ho visto!- continuò Sirius, facendogli una linguaccia.
James sbiancò, poi diventò tutto rosso.
-Mi hai visto dove?- chiese, cercando di sembrare normale.
-Ad Hogsmead. Ed è insolito che Lily ti monti in groppa…- confessò il Malandrino, in tono provocatorio.
A James spuntò un sorriso, in ricordo della loro passeggiata per Hogsmead.
-Ammetto che mi è sfuggito questo dettaglio…-
-E bravo Ramoso!- esclamò Sirius, saltando nel letto dell’ amico e scompigliandogli i capelli, già abbastanza arruffati.
-Felpato, per favore, sono stanco sul serio…- cercò di dire James, ma Sirius non gli diede tregua per un’ altra ora buona, prima di decidere che si era fatto tardi. Così, James aspettò in silenzio che l’ amico si addormentasse.

Lily si svegliò, tutta sudata. Si sedette a gambe incrociate sul letto, con gli occhi sbarrati, pensando all’ incubo che aveva appena fatto. Si era sognata di trovasi in un corridoio buio, stretto e lunghissimo, di fronte a James. Voleva abbracciarlo, ma più si avvicinava, più James arretrava, ripetendo come una nenia che ormai era troppo tardi, che si era arreso, e lei poteva finalmente starsene in pace. Dopodiché lui cominciò a correre, via, lontano, allora lei gridò il suo nome, disperata, e provò a seguirlo, ma i suoi piedi erano incollati al pavimento. L’ incubo finì con la schiena di James che spariva a chissà quanti metri di distanza.
La ragazza si alzò lentamente, facendo attenzione a non svegliare Miley, che dormiva beatamente nel suo letto, e si diresse verso il bagno, per sciacquarsi il viso con l’ acqua fresca. Tornata in camera si diresse verso la finestra per aprirla, in modo che l’ aria fresca della notte le scompigliasse i capelli e trascinasse via i brutti pensieri. Rimase davanti alla finestra per un po’, con gli occhi chiusi, poi decise di tornare a letto, senza chiuderla. Chiuse gli occhi, decisa ad addormentarsi.
Pochi minuti dopo, si stava rigirando nel letto in continuazione. A quanto pareva, il sonno non aveva alcuna intenzione di accoglierla. “Poco male,” pensò Lily, “domani è domenica, e posso permettermi di dormire quanto voglio”. Si stava girando per l’ ennesima volta, con gli occhi spalancati, quando sentì qualcuno che sussurrava il suo nome.
Voltandosi verso la finestra, non vide nulla, perciò pensò di chiuderla, per evitare che il vento le facesse di nuovo brutti scherzi, svegliando anche Miley.
-Lily!- sibilò di nuovo la voce molto, molto familiare.
La ragazza, incerta se si trattasse di un sogno, si sporse dal balcone, e ciò che vide la lasciò senza parole.
- James! Che ci fai qui?- Il ragazzo era in sella al suo inseparabile manico di scopa, e solo in quel momento Lily si accorse di quanto fosse affascinante. Era vestito come un normale Babbano, con un paio di jeans e una felpa grigia, che lasciava intravedere i suoi addominali scolpiti.
-Ti rapisco- rispose il ragazzo, con un sorriso mozzafiato e malandrino, -O sei troppo diligente per trasgredire una regola?- la punzecchiò.
- Niente affatto, Potter – rispose lei, facendogli una linguaccia. –Dammi solo un minuto- disse, correndo a cambiarsi. Optò anche lei per una felpa e un paio di jeans, poi montò sul davanzale, pronta ad issarsi sulla scopa del Malandrino.
Vedendola un po’ titubante, James le porse una mano: -Non avere paura. Con me sarai al sicuro-
A quelle parole, la rossa parve convincersi, e stringendo la mano del moro, montò salì sulla scopa. Uno spiacevole senso di vertigini l’ assalì, perciò strinse James con tutta la forza che aveva.
-Chiudi gli occhi e rilassati- le disse lui, avvertendo il suo disagio, -Prova a pensare a qualcosa di bello-
-Non ce n’ è bisogno. Sono qui con te-
James sorrise, poi partì.
Lo stomaco di Lily si capovolse, fece un miliardo di capriole, però non provò paura. Si sentiva libera, accarezzata dal vento, e con delle ali immaginarie spiegate, pronta per spiccare il volo. Allentò la stretta sui fianchi di James, poco prima che lui atterrasse in una radura in cima a una collina.
-Dove siamo?- sussurrò Lily, incantata dalla bellezza di quel posto.
-Nel mio rifugio-
-È…bellissimo…- commentò la ragazza, osservando la luna che, sopra di loro, emanava una luce argentea e brillante.
-Non hai ancora visto tutto- la informò James, -Comunque non c’ è fretta: ho tutta la notte per fartelo vedere, perciò se vuoi stare un po’ qui…-
-Sì, se non ti dispiace-
-Vieni- il ragazzo la prese per mano, poi la guidò al centro della radura, e si sdraiò sull’ erba, supino. Lily lo imitò, con il cuore che batteva forte.
-Ti piace, qui?-
-Molto- annuì la rossa.
-Possiamo venirci ogni volta che desideri-
-Mi piacerebbe che il tempo in questo momento si fermasse, così potrei stare qui con te per l’ eternità-
-Purtroppo non conosco la formula per fermare il tempo, però ti prometto che insieme per l’ eternità ci staremo sul serio-
-Prometti?- chiese Lily.
-Sì-
-Mai promettere una cosa di cui non si è sicuri- lo ammonì lei.
-Infatti io sono sicuro-
-Faresti tempo a pentirti di esserti innamorato di me-
-Questa è un’ altra cosa che non accadrà-
-Cosa te lo fa pensare?-
-Il fatto che non riesco ad immaginare una vita in cui tu non sia al mio fianco-
-Anche per me è così, però non ti merito. Mi chiedo cosa ci puoi trovare di bello in una come me-
- Lily, te lo dico per l’ ultima volta. Non c’ è niente che non va in te. Io ti amo, e su questo non ci piove. Non voglio nessun altra, punto-
-Pensaci bene James, se…se volessi tornare indietro io capirò-
-D’ accordo, ci ho pensato: no, non tornerei mai indietro-
Lily abbozzò un sorriso. –Purtroppo sono spudoratamente egoista, perciò credo che da ora prenderò alla lettera le tue parole e ti starò sempre appiccicata-
-Che punizione gradevole…- commentò James.
-Ehi, guarda là…- sussurrò la ragazza, indicando un punto in mezzo al bosco.
-Che c’ è?-
-Sembra…un unicorno-
-Sì, hai ragione, è proprio un unicorno…- sussurrò il moro, guardando il punto da lei indicato.
-È bellissimo…-
-Porta fortuna-
-Sarà, ma io non sono superstiziosa-
-Già, nemmeno io-
-Che ore sono?- domandò la rossa, mentre gli occhi le si chiudevano. Aveva sonno, però non avrebbe mai permesso di addormentarsi rovinando un momento come quello.
-Perché, sei stanca? Vuoi che ti riporti a scuola?-
-Certo che no! Ero solo curiosa…-
I ragazzi rimasero in silenzio, l’ uno stretto all’ altra, poi Lily, malgrado le sarebbe piaciuto rimanere sveglia, perse la battaglia con il sonno, e si addormentò tra le braccia del Malandrino.

I ragazzi che quel mattino erano nella Sala Comune di Grifondoro non si persero l’ urlo preoccupato di Miley Jones e il suo ingesso nella Sala con un’ espressione da funerale.
-Ragazzi, scusate, avete visto Lily?- domandò attirando l’ attenzione di tutti gli studenti radunati in Sala Comune.
Con dispiacere, notò che tutti scuotevano la testa. Decise di recarsi dall’ unica persona che poteva aiutarla, o meglio, che ci avrebbe sicuramente provato.
Salì le scale che conducevano al dormitorio maschile, ignorando gli sguardi perplessi degli studenti che la fissavano, poi si recò davanti alla porta dell’ ultima stanza e bussò.
Sentì strani rumori provenire dall’ interno.
-Io lo ammazzo!- diceva la voce inconfondibile di Sirius, -Come gli è saltato in mente di fare scherzi senza avvertirmi?- -Non è lui, Felpato. James non bussa, come minimo tenta di sfondare la porta…- lo riprendeva Remus.
Poi la ragazza udì i passi pesanti di Sirius che si avvicinavano, e infine se lo trovò davanti, a petto nudo e con i capelli arruffati.
- Miley!- esclamò con gli occhi sgranati, -Che succede?-
-Sir, dov’ è James? Lily è scomparsa e non so dove sia finita!-
A quel punto, la faccia di Sirius Black sbiancò, prima di assumere una tonalità verdastra.
-Sir?- Miley lo scosse, ma lui tornò dentro la stanza, farfugliandole qualcosa che suonava come un “Aspettami qui”.
Tre secondi dopo uscirono Sirius, Remus e Peter.
- James?- chiese Miley.
-Sai, Miley, credo che il caro James se ne sia andato a fare un giretto con la tua Lily - le rispose Sirius.
-Tu scherzi!- esclamò la bionda, sorridendo.
-Per niente- rispose Felpato, serio.
Il sorriso della ragazza si congelò. –E ora che facciamo?-
-Niente, aspettiamo. Di sicuro torneranno, e poi non vedo perché dobbiate essere così preoccupati…non sono scappati, hanno solo deciso di farsi un giro- li tranquillizzò Remus.
Miley non pareva molto convinta, però si disse che la spiegazione di Remus era l’ unica plausibile.
-Poteva dirmelo però!- disse.
-Su, dai…di sicuro avevano intenzione di tornare prima, avranno avuto un contrattempo…- cercò di calmarla Sirius, mettendole un braccio sulle spalle e stringendola a sé. –Vieni, scendiamo a fare colazione-

Lily Evans si svegliò, senza aprire gli occhi. Quella notte aveva fatto un sogno fantastico: aveva sognato James che la raggiungeva in piena notte in sella al suo manico di scopa e che la portava via, lontano, in un posto bellissimo. Peccato fosse solo un sogno.
Allungò automaticamente la mano verso il comodino, ma per quanto cercasse il contatto con il familiare legno, le sue dita si appoggiavano solamente all’ aria.
Appoggiò di nuovo la sua testa sul “cuscino”, che si rivelò essere inspiegabilmente duro. Le troppe cose strane e poco familiari la convinsero ad aprire gli occhi.
Il suo sguardo ricadde su un pezzo di stoffa grigio. “Non è possibile…”
Si rese conto di aver appoggiato la testa sul petto di James, e di avere la mano del ragazzo sulla schiena. Lo guardò.
Com’ era bello mentre dormiva…l’ espressione beata, i capelli ancora più arruffati, gli occhi non circondati dagli occhiali e una posizione composta e immobile, come se avesse paura di farle male.
Il suo viso l’ attirava come una calamita, e le venne una voglia irrefrenabile di baciarlo, così gli sfiorò la guancia con le labbra.
Si mosse appena, poi aprì gli occhi.
Sorrise.
Era il sorriso più bello che potesse fare.
-Buongiorno…- mormorò.
Anche Lily sorrise.
-Che ore sono?-
-Non lo so- rispose la rossa, -Tardi, credo-
-E non ti preoccupi?-
-No- sorrise, maliziosa.
-Wow- commentò James, stupito, -Però credo che sia meglio tornare- aggiunse.
-lo credo anch’ io. Chissà Miley…- Lily si morse un labbro al pensiero dell’ amica che la cercava.
James recuperò la scopa, aiutò la rossa a salire, poi si alzò in volo, diretto verso la scuola, alla oro realtà.

L’ ora di colazione era passata da un pezzo e si avvicinava quella di pranzo, ma dei due Grifondoro nemmeno l’ ombra.
-Potrebbero almeno inviare un messaggio…- disse Miley.
-Certo, con che gufo?- le ricordò Sirius.
I due erano seduti in Sala Comune con Remus e Peter. Remus era l’ unico che pareva tranquillo, e sfogliava senza problemi la sua amata Gazzetta del Profeta.
-Ve l’ ho già detto- intervenne, senza staccare gli occhi dall’ articolo in prima pagina, -Saranno qui a momenti-
-Lo spero- sussurrò Miley, ma la sua agitazione cresceva di minuto in minuto.

James atterrò alla Guferia, certo che lì nessuno li avrebbe beccati, dato che si trovava nella zona più isolata di Hogwarts. Nascose la sua scopa dietro un vecchio armadio inutilizzato da tempo, e controllò il suo gufo.
Era un uccello grigio con gli occhi identici ai suoi, ed era molto affettuoso.
-Ti piace il mio gufo?- chiese a Lily.
-Che carino! Come si chiama?-
James arrossì: -Lo vuoi proprio sapere?-
-Sì-
-Rideresti di me-
-Non lo farò-
-Allora ti arrabbieresti-
-Non sarà nemmeno quella la mia reazione- promise la rossa.
-È una femmina. Si chiama…Lily – confessò il ragazzo.
Lily Evans lo fissò negli occhi fino a quando per lui fu impossibile sostenere il suo sguardo.
-Dici sul serio?- domandò, perplessa.
-Certo…-
-Da quanto tempo ce l’ hai?-
-Due anni-
-Da…da quanto tempo…?- la ragazza lasciò la domanda in sospeso, incapace di continuare
-Non so perché l’ ho chiamata così. Cioè, ora non me ne pento, però non so perché mi sia venuto in mente due anni fa-
-Che cos’ è questo animale per te?-
- Un’ amica speciale, con cui sono sempre stato me stesso fino in fondo- rispose James, -Le ho raccontato tutto ciò che mi passava per la testa, e lei sembrava capirmi-
-Certo che ti capisce, sciocco, anch’ io lo faccio con Edvige – disse Lily, per poi avvicinarsi al pennuto di James e accarezzarlo, -Credo che tu sappia molte più cose di James di quanto ne sappia chiunque altro, Lily – sussurrò, -Prima o poi me le farò raccontare-

Finalmente i due ragazzi arrivarono davanti al ritratto della Signora Grassa. Tra loro e il ritratto c’ era un ragazzino del primo anno che frugava nella tasca della divisa.
Lily trattenne James per un braccio.
-Aspetta…-
-Sì?- chiese lui.
-Credi che sia prudente entrare?-
-Perché?-
-Mah, non so, chiedevo…Conoscendo Miley mi farà una scenata-
James rise, scuotendo la testa.
-Tu sei matta-
-Parla quello che ha chiamato Lily il suo gufo- commentò lei, divertita.
James le fece la linguaccia, poi l’ attirò a sé e la baciò.
Proprio in quell’ istante il ragazzino trovò il foglio in cui si era scritto la parola d’ ordine e il ritrattò si spostò, lasciandolo entrare, mentre tutti gli studenti della Sala Comune, come attirati da un enorme magnete, guardarono verso il buco, e restarono a bocca aperta. I possibili pensieri che passavano nelle menti dei ragazzi erano due: “Sono diventato matto?” oppure “James Potter e Lily Evans???!”
Quando i due ragazzi si accorsero che il ritratto si era aperto era ormai troppo tardi, così entrarono “come se niente fosse” nella Sala Comune.
James stringeva Lily al suo fianco, e le sussurrò:
- Lily…mi sa che la nostra figuraccia passerà alla storia. Nel castello gireranno favole, e verranno inventate leggende…- James sembrava imbarazzato.
-Non stai fantasticando un po’ troppo, adesso?- chiese Lily. Se c’ era una persona che non aveva per niente l’ aria di essere capitata nel posto sbagliato al momento sbagliato, quella era proprio lei. Nemmeno il mormorio degli studenti era riuscito a cancellare il suo sorriso e la sua espressione raggiante.
-Può darsi, ma è quello che succederà-
-Sai che ti dico, Potter?- disse la ragazza, voltandosi verso di lui, -Non me ne importa proprio niente- e lo baciò di nuovo, sotto gli occhi sgranati dei Grifondoro.





GRAZIE MILLE A:

Tugs: ciao e benvenuta, anche se ormai sarai una della “famiglia” XD! Certo che non mi dispiacciono le critiche e mi fa molto piacere che ti piaccia il mio modo di scrivere. Per quanto riguarda l’ idea di una Lily mezza sirena…beh, non so se possa tornarmi utile in un prossimo capitolo, però l’ ho scritto così, come una specie di parentesi. Ora se non ti dispiace ti saluto perché finalmente ho tempo per dare un’ occhiata al sito per cui corro a vedere le tue fic! XP..tu invece dimmi…di questo chappy che ne pensi? KISS

Lussissa: ciao, mamma mia quanto devo farmi perdonare!!! Mi dispiace davvero se non ho più lasciato recensioni alla tua fic…proprio in questo periodo sono stata incasinata…:°°°(…ti prometto che mi metterò in pari con i capitoli e lascerò una bella recensione…ti ho lasciato stappare la bottiglia di champagne da sola, che meschina……sono mortificata sul serio… spero non che tu mi abbandoni e che mi dica che ne pensi di questo nuovo chappy! KISSONI

Lilly 94: grazie grazie grazie!!!XD si James è dolce e pure Lily, anche se in questo chappy è un po’…malandrina!:) Sono curiosa di sapere cosa ne pensi! KISS

PrincessMarauders: beh proprio presto non ho postato e ti devo mille scuse…ero super incasinata con la scuola e solo ora ho trovato un attimo di pace…Mi fa piacere che il chappy ti sia piaciuto, in fondo sei la mia lettrice numero 1 e mi auguro che non ti sia arrabbiata troppo per non lasciarmi nemmeno una recensione, devo assolutamente sapere che ne pensi!XD KISSONI

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Capitolo 13
*** L' inizio della fine ***


L’ INIZIO DELLA FINE

-Questa è mia madre- disse James.
Lui e Lily erano in biblioteca, seduti in un angolo appartato ma luminoso, vicino ad una finestra, che si stavano scambiando ricordi sulla loro infanzia in famiglia. Il ragazzo stava mostrando alla rossa una foto in cui una bella signora dai capelli rosso fiamma sorrideva e mandava un bacio.
-È bella tua madre- commentò Lily, -Sembra simpatica-
-Oh, lo è. Parla un sacco e non si stanca mai di nulla, anzi, trova sempre qualche lavoro da fare- raccontò James, -Mio padre, invece, è tutto il contrario. Cioè, non che sia antipatico, però è più taciturno e riservato, invece lei è un vulcano-
-Si vede- confermò la ragazza, -Tuo padre, invece?- chiese.
-Oh, eccolo qui- disse il malandrino, porgendole un’ altra foto in cui un signore sulla cinquantina salutava da una barca.
-Hai i suoi occhi…- notò la rossa, confrontandoli con quelli azzurri della madre di James.
-I suoi occhi, dici?- disse il ragazzo, con un sorriso beffardo. Poi le passò un’ altra foto. –Quello è mio padre da giovane- spiegò.
-Ma, James, sei la sua fotocopia!- esclamò Lily, mentre dalla foto un giovane con i capelli corvini arruffati sorrideva in sella al suo manico di scopa.
-Già- confermò il moro, sempre sorridente, -Abbiamo molte cose in comune, non solo fisicamente, ma anche come gusti-
-Come l’ attrazione verso le donne con i capelli rossi?- gli chiese sarcastica.
-Beh…sì, può darsi-
-Però caratterialmente assomigli a tua madre- constatò la rossa.
-Oh, sì, sicuramente- disse James, -Beh, e tu invece? Che mi fai vedere della tua famiglia?-
La ragazza aprì una scatola e ne tirò fuori una fotografia in cui la donna ritratta non si muoveva, e la sua espressione gioiosa era immortalata.
-Lei è Susan, mia madre-
-Ecco da chi hai preso i capelli…-
-Solo il colore, Potter, mia madre ce li ha ricci- precisò Lily.
-Certo…e tuo padre?-
-Voilà-
-I tuoi occhi…- commentò James, prendendo in mano la foto che Lily gli porgeva.
-Sì, li ho presi da papà- disse la ragazza, -Come il carattere-
James osservò una foto ancora dentro alla scatola, in cui riconobbe Lily e i suoi genitori, però c’ era un’ altra persona che non riusciva ad identificare.
-E questa chi è?-
La reazione di Lily fu un vero pacco sorpresa per lui. La ragazza s’ irrigidì, quasi come fosse diventata un blocco di marmo, e i suoi occhi si fecero due fessure.
-Mia sorella- tagliò corto, mettendo via la foto e chiudendo la scatola, -Sono stufa di stare qui, perché non andiamo un po’ fuori?- propose.
-O…ok- assentì il malandrino.
Lily si precipitò fuori, senza nemmeno aspettarlo, e James dovette correre per starle dietro.
Nel prato passeggiarono mano nella mano, mentre James le raccontava i malanni che combinava da piccolo.
Lily capì quanto fosse affezionato ai suoi genitori, e sorrideva mentre lo ascoltava, però pareva distratta.
Poco dopo passarono accanto ad un gruppo di ragazze del sesto anno che parlavano di loro. Nonostante fossero insieme da prima di Natale, cioè da circa cinque mesi, la notizia aveva fatto tanto scalpore che non si parlava d’ altro, e Lily Evans e James Potter erano ancora e sempre sulla bocca di tutti.
-Io dico che si sono fidanzati quando sono usciti insieme a Hogsmead – diceva una ragazza dai capelli castani.
-Macché, quei due non sono mai usciti insieme prima di fidanzarsi!- ribatteva un’ altra, che stringeva i libri al petto.
- Vabbé chissenefrega! Comunque io dico che Potter le ha somministrato un filtro d’ amore…avete visto quant’ è cambiata la Evans?- aggiunse una ragazza seduta all’ ombra di un platano.
James sorrise udendo quella conversazione, invece Lily si avvicinò alle ragazze e bisbigliò, divertita:
-Secondo me invece si sono fidanzati proprio quando sono usciti per andare a Hogsmead…E…sì, la Evans è proprio cambiata, forse ha scoperto cosa voglia dire vivere…niente filtro, però!-
Le ragazze la fissarono sbalordite e imbarazzate; lei fece l’ occhiolino, tutta sorridente, e infine raggiunse James, il quale si rotolava dal ridere.
- Lily, da te non me lo sarei mai aspettato!- ammise, quando lo raggiunse.
-Perché, credevi non ne avessi il coraggio?- lo provocò lei, sempre sorridente.
-No…è solo che non è da Evans fare così!-
-Eh, le persone cambiano…a volte anche di bene in meglio!-
-Sì, a volte cambiano anche nel giro di pochi minuti- aggiunse il moro, facendosi serio.
Lily lo squadrò perplessa.
-Pensi che non mi sia accorto di nulla? Da quando hai visto tua sorella in quella foto sei diventata…triste-
Lily abbassò lo sguardo. –E con questo?- chiese, acida.
-Voglio sapere quello che è successo, Lily. Voglio che mi racconti tutto-
-Quello che è successo non ha nessuna importanza, adesso-
-Oh, sì invece. Se reagisci in questo modo vuol dire che non ti è indifferente-
Lily non parlò.
-Avanti, dimmi, è morta?- la incitò James, sparando la prima cosa che le veniva in mente.
-No- rispose Lily, -O, meglio, una parte sì, è morta. La parte a cui volevo bene, la Petunia con cui condividevo tutto è morta. Ora non esiste più-
-Che è successo?-
-È colpa di Hogwarts - spiegò Lily.
- Hogwarts?- sorrise sarcastico James.
-Sì- confermò la rossa, -Quando ho ricevuto la lettera dalla scuola Petunia ci è rimasta male. Io le volevo bene, e non mi piaceva che reagisse così, poi un giorno ho scoperto che aveva spedito una richiesta al Preside perché anche lei venisse ammessa, solo che sai che qui non funziona così, e lei è stata così delusa che ha cominciato ad odiare me-
- Lily, non può pensarla così-
-Lo so, e credimi, fino all’ estate del quarto anno ho tentato di spiegarle che lei non poteva entrare in questo mondo, ma non è servito a nulla-
-Ritenta-
La ragazza sorrise in modo amaro. –Per lei sono un mostro, James. Non apparteniamo alla stessa famiglia-
Le lacrime cominciarono a scendere copiose, e James la stinse a sé. -Vedrai che con il tempo capirà- la consolò.
-Lo vorrei tanto…-
-È per questo problema che prima eri così scontrosa?-
-Forse sì, è anche per questo…ma io credo che prima fossi troppo incavolata con me stessa per darmi una spiegazione di com’ ero-
-Ora però devi vivere, Lily, c’ è un disperato bisogno di persone che credono in qualcosa, che abbiano una ragione per cui vale combattere-
-Quando arriverà?-
-La guerra? Sicuramente prima di ciò che ci aspettiamo- disse James, accarezzandole i capelli e il viso posato sulle sue gambe.
- James?- Lily si asciugò le ultime lacrime. Non le andava di piangere.
-Sì?-
-Mi piacerebbe che tu passassi a casa mia le vacanze di Pasqua-
-Dici sul serio?- domandò il ragazzo, incredulo.
-Sì, io per Pasqua torno a casa ogni anno, così mi chiedevo se avessi voglia di farmi compagnia. È insopportabile l’ idea di non vederti per una settimana. Però solo se i tuoi sono d’ accordo...non vorrei che credessero che ti strappo dalla famiglia-
-Certo che no! Tanto le vacanze di Pasqua quest’ anno dovrei passarle ad Hogwarts, perché i miei sono impegnati con l’ Ordine della Fenice…Piuttosto, i tuoi sono d’ accordo?-
-Che ne so? Mica gliel’ ho chiesto, ma posso risponderti io per loro: sì-
Da lontano si sentirono le voci di Sirius e Miley che si avvicinavano.
-Che coppietta, quei due- commentò Lily.
-Che hanno?-
-Sono…come la primavera-
James stava per replicare, quando la voce squillante di Sirius lo interruppe:
-Ciao!- salutò, -Ehi, Evans, che posizione sconcia!- commentò, sadico.
-Beh, cosa credi che possa pensare uno che ti vede dalla mia posizione?- lo rimbeccò Lily, alludendo al braccio di Sirius posato dietro la schiena di Miley, forse un po’ troppo in basso per essere sulla schiena.
-Dettagli, Rossa-
La ragazza rispose con una linguaccia.
-Ehi, Jamie, vieni con me da Hagrid?- chiese Sirius, rivolto a James.
-Solo ad una condizione- replicò il moro, le braccia conserte, -Non. Chiamarmi. Jamie -
-Ok, Jammy -
-Idiota-
I due ragazzi si allontanarono, così Lily e Miley rimasero sole.
- Miley, vieni con me alla Guferia?-
-Sì, ti accompagno-
-Che avete fatto, oggi?- chiese Lily all’ amica, mentre salivano le scale.
-Oh, Sirius mi ha accompagnato ad Hogsmead. Sai, dovevo comperare gli ultimi regali per i miei fratelli-
-Te ne vai a casa per Pasqua?-
-Sì, tu?-
-Pure- disse semplicemente la rossa.
-E voi, che avete fatto?- domandò di rimando Miley.
-Abbiamo guardato le foto. Vedessi James, è identico a suo padre!-
-Oh, Sirius no per fortuna…- Miley rabbrividì.
-Perché?-
-Beh, ha un’ espressione inquietante…-
-Poveretto, devi compatirlo, guarda che razza di figlio si ritrova!- scherzò la rossa.
Miley rise, poi chiese: -Ma perché devi andare alla Guferia?-
-Devo chiedere ad Edvige di spedire una lettera ai miei…- spiegò Lily.
-Ottimo, così io intanto do un’ occhiata a Pip – disse Miley, -Ma…è successo qualcosa? Di solito non scrivi ai tuoi-
Intanto le ragazze salirono l’ ultima rampa di scale, ritrovandosi circondate da gabbie di gufi, civette e allocchi. -No, nulla, devo solo chiedere se posso portarmi a casa James per le vacanze- rispose Lily, arrossendo un pochino.
-Oh, capisco…- sorrise la bionda, maliziosa, -Proprio non te ne stacchi ora, eh?-
-Eh, già…impossibile-
-Sono contenta- sorrise Miley.
-Di cosa?-
-Che tu sia felice. Non era vita quello che facevi prima, Lily – confessò.
-Lo so- rispose Lily, -Però ora sto bene. Grazie a James. Gli devo parecchio, mi ha proprio salvato-
-Sì- confermò la bionda, -È riuscito là dove ho fallito io-
La rossa andò ad abbracciarla: -Oh, non dire così…sono molto in debito anche con te!-
-Le sorelle non hanno debiti- disse Miley, stringendola forte.
-Vero- ammise Lily, -Però non puoi impedirmi di ringraziarti- concluse, chiudendo la lettera appena scritta e legandola al collo della sua adorata civetta.
-E tu non puoi impedirmi di dirti che non mi devi ringraziare…Hai spedito la lettera?- chiese Miley, per cambiare discorso mentre si scioglievano dall’ abbraccio.
-Certo, Edvige è appena volata via, ora non mi resta che aspettare che torni domani con la risposta-
-Non hai detto che la conosci già?- chiese la bionda, vedendola preoccupata.
-Sì, ma…non si sa mai…non so che idea possano farsi…-
-Oh, Lily, che idea dovrebbero farsi? Hai diciassette anni, è del tutto normale trovarsi un ragazzo alla nostra età, no?-
-Già…speriamo bene-
-Ma sì, vedrai…- concluse Miley, spingendola fuori.
-Ehi, aspetta un attimo!- la bloccò la rossa. Poi si volto, alla ricerca di un gufo grigio dagli occhi color nocciola, ma evidentemente Lily era volata via, a caccia di qualche topo, così seguì l’ amica in Sala Comune.
Il mattino dopo, a colazione, i Malandrini si sedettero al solito posto. Sirius era sempre così affamato che non ce la faceva ad aspettare che arrivassero le ragazze, durante quelle rare volte in cui erano in ritardo rispetto a loro. Felpato si versò del latte fumante in una tazza enorme, poi prese ad imburrarsi il pane tostato.
-Ma sei indecente!- lo riprese James, disgustato.
-Io?- rispose Sirius con la bocca piena.
Ramoso fece una smorfia: -Mi hai fatto decisamente venire il voltastomaco-
-Oh, come sei schizzinoso! Ho solo fame!- sbuffò Sirius, che in quel momento sembrava più un bambinetto di cinque anni, invece che un maturo diciassettenne. (maturo???)
-Pare che non mangi da secoli!- ribatté James, -Il cane di mia nonna si comporta così con le bistecche!-
-Ricordati che io sono un lupo, per questo sono peggio- sorrise sarcastico Black.
James non poté trattenere una risata: -Sei incorreggibile-
Subito dopo apparve Lily, che schioccò a sorpresa un bacio sulla guancia a James, prima di prendere posto accanto a lui, infine comparve Miley, la quale si sedette accanto a Sirius, che stranamente prese a mangiare in maniera composta, mentre Ramoso rideva sotto i baffi.
-Che c’ è?- domandò Lily a James, sospettosa.
-Oh, nulla, è semplicemente affascinante vedere il comportamento di Sirius mutare così in fretta- rispose lui ridacchiando. -Io???- domandò Sirius, non prima di preoccuparsi di ingerire per bene il suo boccone.
James lo guardò con un’ espressione che se avesse potuto parlare avrebbe detto: “Il gesto che hai appena fatto ne è la prova vivente”.
In quel momento gufi e allocchi planarono nella Sala Grande, ognuno diretto al proprio destinatario.
Miley attirò l’ attenzione di Lily dandole una gomitata. La rossa si voltò verso l’ amica, che le disse: -Guarda là, c’ è Edvige – e le indicò un punto vicino a una finestra.
In effetti la candida civetta di Lily stava planando verso di lei, e la ragazza le fece spazio perché atterrasse sul tavolo.
Quando arrivò non volle consegnare la posta alla sua padroncina prima che quest’ ultima le avesse dato qualche fiocco d’ avena. Lily lesse la risposta dei suoi genitori.

Cara Lily,
Certo che stiamo bene, e saremo molto felici di ospitare James Potter per le vacanze di Pasqua, solo che temiamo dovrai cedergli il letto, nel frattempo tu dovrai dormire in soffitta. Sai, non sarebbe molto corretto mandare l’ ospite lassù.
Ci vediamo dopodomani,
Con affetto,
Mamma e papà.

Gli splendidi occhi verdi di Lily s’ illuminarono, mentre strattonò James per la camicia: - James, puoi venire a casa mia!- esclamò, mentre sprizzava felicità da tutti i pori.
-Fantastico!- rispose con entusiasmo il Malandrino, abbracciandola.
-Scusate- s’ intromise Sirius, -Credo di essermi perso qualche puntata-
-È chiaro che non rimani al passo, se non segui la soap opera- rispose Lily, -Ho invitato James a casa mia per le vacanze- spiegò.
Sirius rimase in silenzio per qualche secondo, come se si ripetesse le parole della rossa per cercare di capirle, poi esclamò, quasi indignato: -Oh, ma allora fate proprio sul serio!-
James gli diede una pacca sulla nuca ma, come gli altri, non riuscì a soffocare le risate.

L’ espresso rosso partito da Hogwarts si dirigeva verso Londra, anche se mancava parecchia strada, e fuori dal finestrino si srotolavano prati verdi sovrastati da un cielo terso del colore dei nontiscordardimé. Quasi tutti gli scompartimenti erano vuoti, dato che molti studenti trovavano la scuola più sicura di qualsiasi altra abitazione. Inoltre, le poche persone che c’ erano, erano quasi tutte del primo, del secondo o del terzo anno, poiché da quell’ età in poi gli alunni cominciavano ad essere più indipendenti, e la loro voglia di rimanere con gli amici superava quella di riabbracciare genitori e parenti. Del settimo anno c’ erano dieci studenti: tre erano di Tassorosso, che occupavano uno scompartimento con l’ unico di Corvonero; poi c’ erano quattro Serpeverde, i quali, ovviamente, se ne stavano per conto loro e avevano preteso l’ ultimo scompartimento; infine, uno scompartimento a metà del treno era del tutto vuoto, tranne che per i due ragazzi che sedevano uno di fronte all’ altra, accanto al finestrino.
Lily Evans scrutava il paesaggio che si faceva strada fuori dal finestrino con i suoi bellissimi occhi di un verde smeraldo. Poi la sua attenzione fu catturata dal moro che le sedeva di fronte, intento anche lui a guardare fuori, ma evidentemente senza l’ interesse con cui lo faceva lei. Lo fissò così a lungo che ad un certo punto due iridi nocciola incontrarono le sue, verdi e penetranti.
-A che pensi, Potter?- chiese, con una nota di sarcasmo nella voce. La preoccupazione del ragazzo era troppo evidente per essere mascherata con un sorriso sghembo, come faceva lui di solito. Infatti anche questa volta ci provò, ma ciò che riuscì a fare fu solo una smorfia che la rossa trovò molto buffa.
-Ehm, io mi chiedevo se…se un giorno ci sposeremo, io e te, Evans – le spiattellò, con una schiettezza che lei non si aspettava, anzi, nemmeno la risposta era ciò che si aspettava, per cui la ragazza lo fissò, con gli occhi sgranati. Eppure…
Già. Eppure.
Eppure quell’ argomento, iniziato così per caso, non era privo di senso. Mai come prima di allora, l’ idea di un matrimonio parve così scontata a Lily Evans.
-Io…beh, io…suppongo d…di sì, Potter – Lily era arrossita e aveva posizionato i suoi occhi sul pavimento, come se lì per terra vi fosse un oggetto particolarmente raro e più degno della sua attenzione che il volto di Potter.
Gli occhi di James s’ illuminarono, anche quando Lily disse, riflessiva:
-Però credo che ora sia un po’ presto…-
-Sì, lo credo anch’ io- l’ appoggiò, sempre con quel meraviglioso sorriso stampato in faccia e gli occhi che ridevano, -Però mi piaceva averne la certezza, perché sai che quella proposta arriverà, Lily, non possiamo evitarlo-
-No, certo che no- disse Lily, con fermezza, spostando finalmente lo sguardo su di lui, come se il misterioso e invisibile oggetto sul pavimento fosse riuscito ad infonderle sicurezza, -Facciamo dopo la guerra?- propose. A suo avviso, era molto meglio non distrarsi per cose personali, in clima di guerra. Invece James non era dello stesso parere. Non sapeva spiegarsi come, ma aveva un brutto presentimento, come se la guerra gli stesse per portare via qualcosa. La sua vita con Lily era troppo felice e perfetta per durare a lungo. Nel suo petto, sentiva un’ inspiegabile frenesia, una certa fretta nel fare passi importanti, come se in quel modo fosse riuscito a sfuggire al peso che quella battaglia caricava sulle spalle di ogni studente o abitante del mondo magico.
-Non sarebbe meglio dopo i M.A.G.O?- rispose, con aria apparentemente indifferente.
La ragazza strabuzzò gli occhi.
-Dopo i M.A.G.O?- chiese, alzando di un pelo il tono della voce, - James, ma ti rendi conto? Là fuori c’ è una guerra che sta per scoppiare, dobbiamo combattere, non pensare ai fatti personali!-
-Infatti dopo combatteremo, non è necessario andare in luna di miele- disse il moro, prima di riuscire a frenare le parole.
Lily lo fissò, e ai suoi occhi parve un bimbo che reclamava la sua caramella.
-Potter, si può sapere che ti prende?- sbottò, -Non mi dire che avevi preso in considerazione di partire, addirittura-
Il Malandrino si fece serio.
-No, infatti-
-E allora qual è il problema?- lo interrogò lei, le braccia conserte e le labbra secche, -Per favore, dimmelo, perché il fatto di non riuscire a darmi una spiegazione mi fa andare su di giri-
James rimase in silenzio, lo sguardo vuoto. Come faceva a dirle che aveva paura? Come faceva a confidarle che temeva che la loro felicità andasse perduta? E come poteva dirle che aveva paura che se non si fossero sposati dopo i M.A.G.O., forse non ce ne sarebbe stata più l’ occasione?
-Non avrai forse paura di…di morire, vero?- sbraitò la rossa, furente, con gli occhi appannati da lacrime di rabbia mista a terrore, -Vero?- ripeté, vedendo che non rispondeva, -Me l’ hai promesso, James. Non puoi morire!- ora la bambina era lei.
- Lily, io…non sono più sicuro di niente-
-Zitto!- lo rimbeccò, -Taci, almeno! Io ti dico che non morirai, d’ accordo? Me l’ hai detto tu, non puoi cambiare idea!- ora piangeva sul serio, anzi, delirava quasi. Il ragazzo andò a sedersi accanto a lei, e le cinse le spalle con un braccio, facendo aderire la sua testa di lisci capelli color fiamma con l’ incavo del suo collo, e prese ad accarezzarglieli dolcemente. Lily Evans era più fragile di lui. Si rese conto che dipendeva da lui, quasi. Se lui non aveva sicurezza da infonderle, se per lui ogni certezza era stata abbattuta, lei si sentiva persa. Quello che era sfuggito a Lily, però era che anche lui dipendeva da lei. E che cosa poteva importare, a James Potter, di morire, se la sua rossa preferita continuava a vivere? Combatteva anche per lei, per loro, per il loro futuro insieme. Ma se fosse stato necessario, sarebbe morto. Purché non si portasse dietro anche Lily, si capisce. Il problema era che Lily VOLEVA andargli dietro. Non riusciva a capire che quando gli diceva che la sua vita non avrebbe avuto senso senza di lui, lo faceva sentire doppiamente depresso. Doppiamente in colpa. E doppiamente, maledettamente, innamorato di lei.

La graziosa casetta degli Evans era sempre più vicina, e James poté riconoscerne l’ aspetto gradevole ed ospitale. Il prato era ben curato, le varie aiuole traboccavano di fiori di tutti i tipi, e il giallo pastello delle pareti donava luminosità all’ edificio.
-Carina, casa tua- commentò James con un sorriso. Per fortuna il Malandrino era dotato di un buon senso dell’ umorismo e di una vasta scorta di battute, con i quali era riuscito a tranquillizzare la rossa.
-Beh, sì, non è speciale, ma è casa- dovette constatare Lily.
-Credi che piacerò ai tuoi?- domandò il bel Malandrino.
-Che domanda!- rispose Lily con una smorfia, nonostante il suo divertimento fosse palese, -Piaci a tutti, di sicuro ti sarà facile incantare due Babbani, no?-
-Perché, sei convinta che io usi i miei mezzi per farmi acclamare dalla gente?-
-Certo Potter, e che diamine!- scherzò la rossa, -Altrimenti come spieghi il fatto che io mi sia innamorata di un pervertito come te? Non è mica roba da tutti i giorni, non è di sicuro nei margini della normalità-
-In effetti non nego che è stato assurdamente complicato farti cadere ai miei piedi, però in conclusione devo ammettere che sei stata la preda più soddisfacente e succulenta che io abbia mai avuto- stette al gioco lui.
Lily rabbrividì per finta: - Bleah, stai parlando come un ragno che ha attirato nella sua ragnatela una grassa e appetitosa mosca…-
-Bella questa metafora, e poi pensaci, Evans, quando ti mangerò ci sarà una fastidiosa e sudicia mosca in meno- replicò Potter con un ghigno malefico che gli increspava le labbra.
-Ce l’ hai fatta a catturami, SpiderPotter, ma mangiarmi richiederà il triplo del lavoro, per cui rassegnati- rispose Lily, con un ghigno quasi più inquietante di quello del bel Malandrino.
-C’ è una cosa che la qui presente signorina Lily-Io-Non-Cedo-Mai-Evans deve imparare ad accettare, anche se è un po’ frustrante…-
-Sarebbe?- domandò Lily, guardandolo dall’ alto al basso, mentre si fermava di fronte a casa sua.
-Un Potter non perde mai- gli sussurrò all’ orecchio James, con voce suadente. Il suo respiro maledettamente vicino la fece arrossire, e, per un istante lo fissò, imbambolata. Poi scosse la testa, sorridendo, e suonò.
Sua madre aprì il cancello dall’ interno, poi uscì con suo padre e aspettarono i due ragazzi sulla soglia della graziosa casetta.
Lily fece strada a James, e poco dopo si trovò davanti ai suoi meravigliosi genitori, che la fissavano sorridendo, con le braccia aperte ed invitanti pronte ad accoglierla. Lily permise che quelle braccia familiari la circondassero con tutto l’ affetto che in quei mesi le era stato negato.
-Mamma! Papà!- esclamò, -Sono così contenta di vedervi!-
-Ecco la nostra secchiona- la canzonò suo padre, con un sorriso orgoglioso.
Quando la valanga di baci e abbracci terminò, Lily disse: -Vi presento James Potter -
Il ragazzo si fece avanti, con un sorriso smagliante e porse la mano ai signori Evans, -Molto lieto- disse, e baciò addirittura la mano della signora Evans.
-Il piacere è nostro- disse Susan, -Beh, non vi faccio indugiare sulla soglia oltre, accomodatevi, ragazzi- li invitò, con un sorriso.
-Datemi pure le valige- si offrì il padre di Lily.
-Oh, papà, stai scherzando?- lo guardò sbalordita Lily, -Ti verrà l’ ernia se porti su quei bagagli! Ci penso io, d’ accordo?- così dicendo fece un’ incantesimo, e le valigie andarono su da sole.
Poi entrarono, e Lily fece cenno a James di sfilarsi la giacca e di appenderla all’ attaccapanni. In quel momento, Petunia, che era rimasta comodamente seduta in divano come se sua sorella arrivasse tutti giorni, si alzò, per andare a prendersi un bicchiere d’ acqua. Passando fulminò Lily con un’ occhiata truce, anche se la rossa, alle prese con le giacche, non se ne accorse. Poi il suo sguardo si posizionò sul Malandrino, e rimase letteralmente a bocca aperta. Fissò quel ragazzo, bello come il sole. Il fisico scolpito, la pelle leggermente abbronzata, i capelli neri arruffati, un sorriso meraviglioso e due bellissimi occhi, due pozze color nocciola che brillavano. Tutto sembrava risplendere, in lui.
Il ragazzo, guardandola imbarazzato, le tese gentilmente la mano, dicendo:
-Piacere, io sono James Potter -
Petunia parve riscuotersi, e, con grande sorpresa della rossa, che si era voltata a guardare, afferrò la mano di James e la strinse, imbarazzata e con un lieve colorito rosso sulle guance:
-P…Petunia- farfugliò, poi si rifugiò in cucina, rossa più che mai e sommersa dall’ imbarazzo.
-Che ho fatto?- chiese James, sbalordito, voltandosi verso Lily.
La rossa lo squadrò da capo a piedi, scuotendo la testa, con aria fintamente schifata: -Non c’ è che dire, Potter, sulle persone sei un fenomeno…Hai fatto scoprire a mia sorella che esistono ragazzi più affascinanti di Vernon Dursley…-
James si lasciò scappare un risolino divertito: -Ti è toccato ammettere che ho classe, Evans -
-Questo l’ hai dedotto tu, Potter, non io-
Il ragazzo scosse la testa, divertito.
-Ah, Potter?- lo richiamò Lily.
-Sì, tesoruccio?- le rispose, tutto uno zucchero.
Lily rabbrividì sentendo quella parola, disgustata: -Niente male come baciamano- ghignò.
-Oh-ho!- la prese in giro lui, -Non mi dire che sei gelosa, Rossa-
-Di nuovo quel soprannome, SpiderPotter?-
-Mi copi, Evans?-
-No, cerco solo di infastidirti a mia volta-
-Non ti darò mai la soddisfazione di dirti che la tua missione è compiuta, Rossa-
-So sopportare la delusione, SpiderPotter – lo canzonò Lily, prima che da dietro l’ angolo si sentisse un:
-Ehm-ehm-
I due ragazzi si voltarono a quel falso colpo di tosse.
-Sì?- James vide Lily chiudere gli occhi e respirare lentamente, come volesse espirare la rabbia, prima di rispondere infastidita.
-Dovresti far vedere al tuo ragazzo la casa- disse Petunia, guardandola con due occhi intrisi d’ odio.
Lo sguardo di Lily non era da meno, constatò James, con la sola differenza che la grifoncina ci soffriva.
-Non ti ho mai detto che James è il mio ragazzo, e comunque lo stavo per fare senza che ti ci mettessi tu- rispose acida Lily.
-Oh, scusami tanto, Maga Circe-
Lily la fissò con uno sguardo a metà tra l’ esasperato e il divertito. Sua sorella non aveva capito niente. Era sicura che credeva che James non sapesse nulla del suo mondo, della sua scuola. “Poverina”, si ritrovò a pensare.
-Vieni, James – disse al moro, prendendolo per mano e conducendolo su per le scale.
Le mostrò tutte le stanze, tenendo per ultima la sua camera, in cui i loro bagagli avevano già preso posto accanto al comodino.
Era una stanza molto semplice; alla sinistra della porta vi era una scrivania, munita di computer e carica di libri, probabilmente di quelli che non ci stavano più sulla libreria stracolma appoggiata alla parete di destra, esattamente di fronte al suo letto. Di fronte alla porta, invece, vi era un’ ampia finestra senza tende e senza persiane. Lily notò che stava guardando in quella direzione, così disse, con un’ alzata di spalle:
-Oh, ti dovrai abituare, io non sopporto né tende, né persiane, così in camera mia non ci sono-
-Questo l’ ho notato- sorrise James, che non conosceva la sua piccola fobia.
-Prego, accomodati- lo invitò la rossa, indicando il suo letto.
Il ragazzo la fissò, interdetto, e Lily arrossì.
-Oh, beh…nel senso che p…puoi disfare i tuoi bagagli e…mettere le tue cose d…dentro l’ armadio, dormirai qui…- si affrettò a spiegare Lily, imbarazzatissima, capendo che la sua frase era risultata piuttosto...ambigua.
James sfoderò un sorriso Malandrino: -Chiaro, Evans – le piaceva un sacco quando era imbarazzata. Faceva tenerezza il modo con cui balbettava, e lui si compiaceva del fatto che fosse l’ unico capace di fare tentennare la sua sicurezza.
-Oh, e piantala, Potter!- esclamò lei, leggermente infastidita. James ridacchiò.
-E tu dove dormirai, Evans?- domandò, sogghignando.
La rossa per tutta risposta, puntò la bacchetta in un punto del soffitto, in cui si riconosceva una porta orizzontale.
-Alohomora!- disse, e la porta si spalancò. –Lassù, Potter -
James diede un’ occhiata: -Bel posto- commentò.
In effetti era vero. La soffitta era un luogo luminoso grazie all’ enorme finestra, e James dovette notare che Lily amava molto che la luce entrasse nelle stanze. Poi vi era un letto esattamente sotto la finestra, un comodino, un armadio e uno di quei vecchi bauli.
-Già, piace anche a me- disse la rossa, facendo passare la sua valigia attraverso la porta con la bacchetta.
-Ragazzi, tutti giù!- sentirono la signora Evans esclamare.
-Andiamo, Potter, non vorrai privare mia madre del piacere di farti ingrassare- ridacchiò Lily, e i due si diressero in sala da pranzo per la cena.

-Allora, James,- cominciò Susan, servendo il primo piatto, -Come va a scuola?-
-Bene, grazie, signora Evans – rispose James, con il suo sorriso mozzafiato.
-Ti piace studiare a Hogwarts?- chiese ancora Susan, mentre prendeva posto acanto al marito.
Petunia a quelle parole diventò ancora più pallida di quanto non lo fosse già, e le andò di traverso la Coca-Cola.
-Hogwarts?- chiese, allibita.
Lily ghignò senza essere vista, tranne che da suo padre, al quale sfuggì un risolino, mentre la sorella dava la conferma ai suoi sospetti.
La signora Evans si voltò verso la figlia maggiore, e lo stesso fece James. –Sì, James Potter è un compagno di scuola di tua sorella, Petunia- disse in tono severo, -Allora, dicevamo, caro?- domandò poi affettuosa, rivolgendosi a James.
-Beh, sì a mio avviso Hogwarts è fantastica- rispose James, -Innanzitutto fornisce agli studenti una preparazione completa, e poi è come una seconda casa-
-Anche Lily va pazza per la scuola- continuò il padre della rossa, tra un boccone e l’ altro, -Credevamo che avrebbe trovato un po’ di difficoltà ad ambientarsi, invece ogni estate tornava a casa sempre più entusiasta-
-Oh, sì!- assentì con vigore la signora Evans, -Era solo un po’ infuriata quando si lamentava per quel tipo, ma poi passava subito- sorrise.
Anche Lily sorrise, ma per un altro motivo. –Ehm…mamma?-
-Sì?-
-Ti ricordi quando ti parlavo di quell’ idiota che mi pedinava per i corridoi?- le disse la rossa, divertita, e James non seppe come, ma capì che si stava parlando di lui.
-Oh, sì, quel povero ragazzo che insultavi sempre!- rise Susan.
-Ti ho mai detto come si chiama, mamma?-
-No, di solito usavi altri epiteti per definirlo, non il suo nome…Perché?-
-Il suo nome è James Potter, mamma…- era evidente che Lily stava morendo dal ridere, e James ghignò, ricordando i vecchi tempi.
Susan alzò un sopracciglio, poi rise: -Ma…stai scherzando?-
James scosse la testa, sorridendo: -Le garantisco che non mente, signora Evans -
-Oh, beh…- Susan non trovava le parole per descrivere il suo stupore, nonostante fosse palesemente divertita, -È un po’ buffo…-
-Sì, soprattutto se ripenso a tutti gli insulti che ho dovuto incassare…- concordò James, rabbrividendo, e la rossa sorrise sotto i baffi.
Il padre di Lily rise: -Sì, in effetti Lily ha un bel caratterino-
A quel punto Petunia fece tentennare la forchetta contro il piatto, come a voler ricordare che in quella stanza anche lei era presente.
-Oh, Tunia, visto che hai finito, ti dispiacerebbe portare i piatti di là?- le chiese Susan?-
-Non vedo perché IO dovrei prendermi questo disturbo, mamma- replicò scontrosa la ragazza dai tratti cavallini.
-Oh, lascia, mamma, faccio io- sbuffò la rossa, e per quella sera non le dispiacque servire in tavola, cosa che soleva fare a casa, ma sentì un groppo in gola per il comportamento della sorella.

Più tardi, in camera, lei e James erano seduti sul letto della soffitta, nel bel mezzo di una conversazione banale, di quelle che Lily amava per il solo fatto che riuscivano a farle venire il buon umore.
-Niente male come cameriera, Rossa- diceva James, -Sono sicuro che sarai una moglie fantastica…ammesso che tu sappia cucinare, s’ intende-
Lily rispose, fintamente indignata: -Certo che so cucinare, Potter, cosa credi? Semplicemente, non farò la donnina di casa che serve il marito!-
-Ah, no?- fece lui, fingendosi severo.
-Certo che no! Siamo nel ’78, Potter, non nel ’18, le donne lavorano- disse la ragazza, con aria da maestrina, -Il fatto che un baciamano ottocentesco sia finito qui non significa che il mondo ha cominciato ad arretrare!-
- Cos’è che sarei io?- chiese James, e la sua faccia aveva l’ espressione più malandrina che Lily vi avesse mai colto, -Un baciamano ottocentesco, eh?-
-Mi tocca persino dire che ci senti bene, Potter – lo sfidò lei.
-Questa non dovevi dirla, Evans – sussurrò il moro, dopodiché prese a farle il solletico.
Lily, che lo soffriva in una maniera pazzesca, si sentiva terribilmente impotente mentre le mani di James le procuravano prurito alla pancia, e l’ unica cosa che riusciva a fare era contorcersi tutta e implorarlo di smettere, desiderio che il Malandrino non aveva intenzione di esaudire.
Quella giornata fu una delle ultime in cui i due ragazzi ebbero l’ occasione di scherzare senza problemi, e si sentivano felici, liberi, e innamorati come non mai. Fu con un sorriso sulle labbra che la signora Evans li trovò molte ore più tardi, quando, nel cuore della notte, aveva voluto controllare. Le fece tenerezza vederli mentre dormivano beatamente sul letto in soffitta, il braccio destro di James sotto il collo di lei, mentre la rossa, rannicchiata contro il Malandrino, gli accarezzava il petto con la mano sinistra, come se volesse accertarsi che non l’ abbandonasse. Quel quadretto la commosse a tal punto che non resistette, e, con la polaroid, scattò loro una foto, e la lasciò lì, ai piedi del letto.

Il resto della settimana trascorse velocemente, anche troppo, e Lily e James si divertirono un sacco. Andarono in giro per la Londra Babbana, che James non aveva avuto occasione di visitare come si deve, fecero lunghe passeggiate serali lungo il viale, spedirono lettere agli amici e Lily si divertì ad insegnare a James come andare in bicicletta, solo che ci rinunciò alla quinta caduta. Un giorno, addirittura, i due si offrirono di preparare la cena, cosa che li tenne occupati in cucina per tutto il pomeriggio, anche se poi i signori Evans dovettero ammettere che le pietanze erano deliziose. Poi, sabato ricevettero la visita a sorpresa di Miley e Sirius, che furono obbligati da Susan a fermarsi anche per la cena, e infine arrivò la domenica di Pasqua. I genitori di Lily organizzarono un grande pranzo, al quale fu invitato anche Vernon Dursley, il fidanzato di Petunia, a cui mancava poco per essere un tricheco a tutti gli effetti, anzi, una Lily Evans sopraffatta dalle risate fece enormi sforzi per trattenere James dal trasfigurarlo nell’ animale.
La signora Evans si ritrovò a confrontare James Potter, il ragazzo di sua figlia Lily, con Vernon Dursley, il fidanzato di Petunia. Il problema era che il confronto non esisteva proprio: da una parte c’ era James, un ragazzo assolutamente fantastico e pieno di risorse, bello, simpatico, solare e premuroso con la sua Lily, dall’ altra invece, c’ era Vernon Dursley, un ragazzo stranissimo e snob, con addosso i suoi rotoli di lardo, eppure come carattere era perfetto per Petunia. Tuttavia, nonostante James Potter fosse un mago Purosangue, era un normalissimo ragazzo innamorato di sua figlia, al contrario di Vernon che, anche se innamorato di Petunia lo era senza ombra di dubbio, sembrava prigioniero della sua razionalità, e il suo fascino non era assolutamente paragonabile a quello di James, inoltre era un fiasco anche nel fare battute: solo Petunia le trovava divertenti. Comunque, purché le sue figlie fossero state felici, lei si sarebbe adeguata a quei mondi totalmente diversi.

Il lunedì mattina giunse con una ventata d’ aria fredda e un notevole abbassamento della temperatura. I giornali del mattino annunciarono il ritrovamento di una donna assassinata nel suo garage, e Lily e James si scambiarono sguardi preoccupati. Entrambi sapevano chi era il colpevole. Si trattava del quarto omicidio di aprile, inoltre, Lily ne era certa, quel freddo era opera dei Dissennatori.
Fu verso l’ ora di pranzo che un allocco dalle piume marroni planò nella cucina.
Sia Lily che James si precipitarono a vedere. Quel pennuto non era né Pip, né il gufo di Sirius, né quello di uno degli altri Malandrini.
-James, tu conosci quel gufo?- domandò Lily, mentre sfilava la lettera dal collo dell’ allocco.
-No, non l’ ho mai visto prima-
-Sicuro che non appartenga ai tuoi genitori?-
-No, mamma e papà sono troppo affezionati a Zoe per sbarazzarsene…ma perché me lo chiedi?- chiese James, con sguardo sospettoso.
-Perché questa lettera è indirizzata a te, James – Lily lo fissava con i suoi occhi smeraldini, senza vederlo sul serio. Sembrava terrorizzata, come se fosse a conoscenza del contenuto della lettera.
-È di Silente- annunciò Potter, aprendola, -dice che…vuole incontrarmi. Subito. A scuola- gli occhi di James si posizionarono su quelli di Lily, e lei si accorse che il ragazzo aveva i suoi stessi presentimenti. Nell’ aria c’ era puzza di bruciato.
-Ma non è possibile! L’ espresso per Hogwarts parte solo sabato!- protestò la rossa.
-Ha già mandato un Nottetempo a prendermi- disse James, -Io salgo a fare i bagagli-
-Vengo con te- disse Lily, senza esitazioni.
A poco servì che James insistesse per convincerla a restare a casa, così, alle tre di pomeriggio, si ritrovarono fuori da casa Evans ad aspettare il mezzo di trasporto magico.
-Non riesco a capire cosa possa essere successo!- sbottò James, che non sopportava essere all’ oscuro di tutto.
-Tra poco te lo dirà Silente- disse Lily, posandogli una mano sulla spalla. “Vedrai che non sarà nulla di brutto” le sarebbe piaciuto aggiungere, ma non ne era così sicura. Anche James doveva essere dello stesso parere, perché per tutto il viaggio rimase zitto e teso, con lo sguardo incollato al finestrino, anche se probabilmente non vedeva ciò che si trovava fuori.
Lily aveva un groppo allo stomaco quando lo guardava, soprattutto quando gli fissava gli occhi. Non li ricordava così scuri e preoccupati.

Nello studio di Silente l’ aria era tesa e soffocante. C’ erano troppe persone. Silente, la McGranitt, Vitius, Ruf, la Sprite, Lumacorno, Hagrid. Il suo amico Hagrid, che si asciugava un’ enorme lacrima con quel suo fazzoletto grande come una tovaglia. Il Preside fece accomodare lui e Lily nelle due sedie lasciate vuote di fronte a lui. Alla fine non si era opposto a lasciare entrare anche la sua rossa, che in quel momento gli stringeva la mano, come a voler ribadire che lei era lì con lui. Quella stretta calda sembrava una fune che lo avrebbe condotto in salvo, portandolo lontano da quel dolore. Però lui non aveva la forza di arrampicarsi. Sì, dolore. Perché quello era l’ unico sentimento che si leggeva nei volti degli insegnanti che lo fissavano senza dire una parola. Come Hagrid, alcuni piangevano, altri avevano appena finito di asciugarsi le lacrime, a giudicare dagli occhi rossi.
-James…- la voce del professor Silente era carica di compassione, e anche i suoi occhi erano lucidi.
Il moro sentì le labbra secche e la lingua incollata al palato. Non ce la fece a rispondere. Si limitò a fissare il preside con quelle nocciole appannate. Due occhi intrisi di dolore, preoccupazione, frustrazione. Sentiva le lacrime salirgli agli occhi, senza un motivo. Gli pareva di aver già capito tutto, nonostante il Preside non avesse detto nulla, oltre al suo nome.
-James, non so come dirtelo- Silente non provò nemmeno a nascondere la sua difficoltà nel trovare le parole adatte, -Non farò giri di parole. Per te sarebbe doppiamente doloroso-
James deglutì. Nuovamente, non rispose, mentre si ripeteva che non aveva alcuna ragione di piangere, non finché non avesse saputo.
Albus Silente parve farsi coraggio.
-I tuoi genitori sono morti, James – disse, la voce che tremava, - Voldemort li ha assassinati-
Una lacrima, umida, salata, amara, cominciò a scendere lungo la guancia di James Potter. Ora sì, aveva tutti i motivi per piangere.





RINGRAZIO:

PrincessMarauders: ciaoo!!! Sempre la prima a commentare, tu, eh???XD Guarda che coincidenza! Anche quando non riesco a dormire io nessuno mi porta via!!! Ti pare vita, questa?? …Comunque mi fa piacere che il chappy ti sia piaciuto, e devo ammettere che sì, vedere Sirius in boxer deve essere stato soddisfacente XD! E di questo che mi dici? Spero solo che non mi ucciderai…ho anche aggiornato presto XD! Commenta, mi raccomando!!! KISSONI XD

cullen isabella: sì, anch’ io adoro James e Lily, insieme sono a dir poco stupendi…sono contenta che la mia ff ti sia piaciuta XD…che mi dici di questo chappy?? Un bacio

LilyProngs: Offesa? Chi, io??? Naaa, non sono il tipo!!!XD Mi ha fatto davvero felice la tua recensione lunga lunga!!! Mi ha persino commossa, ad essere sincera… mi hai riempito di complimenti!! Sì, in effetti mi tocca ammettere che vado pazza per James e Lily e pure i botta e risposta…scommetto che non si capiva!XD Per quanto riguarda agli errori ti dirò che mi sono accorta pure io di averne fatti, e la cosa mi ha stupito, non perché non ne faccia mai, ovviamente, ma perché in italiano sono pignola in una maniera insopportabile, e mi vengono i brividi quando un verbo o una parola stroppiano, per cui nei temi sono sempre stata di una precisione impeccabile. È per questo che ho dato la colpa al fatto di voler finire in fretta il capitolo per postarlo, o forse è solo perché solitamente non scrivo un tema così lungo. Comunque ho deciso di seguire il tuo consiglio, perché mi sembra molto utile! XD A parte che credo che in questo chappy ci saranno meno errori, perché adesso che sono in vacanza mi prendo tutto il tempo che voglio per rileggere e riesaminare il testo. Perdona la grafia, ma questo mese non ho molto tempo per navigare, con le vacanze di mezzo…inoltre consumo molte ore in internet a leggere fic! Però prometto che seguirò il tuo consiglio, e se sarò incapace con l’ NVU te lo farò sapere, magari contattandoti, visto che sei stata così gentile da offrirmi aiuto!!! Spero che commenterai anche questo chappy e che presto aggiornerai la tua ff!!!XD KISSONI

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Capitolo 14
*** Sofferenza ***


Ciao a tutti!!! Allora, dal titolo spero che non vi aspettiate un capitolo in cui ci si sbellica dalle risa, comunque non c’ è nemmeno da piangere… Volevo solo informare i miei lettori che manca molto poco alla fine della fic…E intanto vorrei ringraziare tutte le persone che l’ hanno inserita tra le seguite e tra le preferite, e soprattutto le persone che trovano sempre un po’ di tempo per inserire la loro recensione. Grazie davvero! Comunque citerò tutta questa gente nell’ ultimo capitolo…per ora…buona lettura!!!

SOFFERENZA

Lily camminava per i corridoi stretti e lunghi della scuola, mentre le lacrime le appannavano la vista. Non era possibile che i signori Potter fossero morti. Non era possibile che James soffrisse così. Non era possibile che quel dolore fosse così grande da tenerlo lontano persino da lei. Infatti il Malandrino era corso via, cacciandosi in chissà quale posto. Non appena aveva udito le parole di Silente era corso fuori dall’ ufficio del Preside, e non le aveva dato il tempo di raggiungerlo. Lui sapeva bene che, per quanto lei corresse con un ritmo sostenuto, non era assolutamente in grado di stare al suo passo, e sapeva altrettanto bene che avrebbe cercato di seguirlo. Ma lui non voleva. Voleva stare solo, lontano da quel mondo così crudele che l’ aveva privato dell’ amore dei genitori a soli diciassette anni.
La rossa si era arresa. Tanto era sicura che ormai non l’ avrebbe più raggiunto, inoltre non sapeva quale strada avesse preso, dopo che era svoltato verso le scale che conducevano al sesto piano. Quindi decise di andare in Sala Comune, magari James era lì, o nel suo dormitorio, circondato dai suoi Malandrini. Una parte di lei sperava che fosse così, ma dall’ altra sapeva che era del tutto inverosimile che James fosse andato in Sala Comune. Lui voleva fuggire, cosa completamente impossibile in un luogo affollato come quello, dove tutti gli studenti gli avrebbero puntato gli occhi addosso mormorando tra loro.
La rossa sentì gli angoli degli occhi pizzicare leggermente, prima che un fiume di lacrime straripasse da i suoi occhi verde smeraldo. Ormai non ci teneva così tanto a nascondere i propri sentimenti. Era in collera pure lei. In collera con Voldemort, che aveva osato far soffrire il suo James. Il suo bellissimo e arrogante James Potter. Anche se Lily ora dubitava che James fosse il ragazzo arrogante che aveva detestato per sei anni della sua esistenza. La sua teoria era ancora intatta: James e Potter erano due persone completamente differenti. Lei era innamorata di James. Peccato che il fatto di starci insieme per così tanto tempo l’ aveva fatta innamorare totalmente e incondizionatamente anche di Potter. Sì, Potter, quel ragazzo tanto figo quanto villano, strafottente e pieno di sé. Potter, quello con il bagliore malandrino negli occhi, quello che andava pazzo per il Quidditch e che si pavoneggiava con quell’ odioso Boccino. Potter, il divo di Hogwarts, bello e dannato, circondato da oche starnazzanti che gli correvano dietro, peccato che la sua attenzione fosse catturata da una scontrosa ragazza dai capelli rossi. Ma ora, dov’ era Potter? Perché era scappato da James? James era direttamente proporzionale a Potter, quindi perché quest’ ultimo l’ aveva abbandonato? Aveva fatto del male a sé stesso. Era come contraddirsi, e lei odiava le contraddizioni, anche se quel ragionamento le aveva fatto capire che se esistevano James e Potter, allora c’ erano pure Lily e Evans, e Lily e Evans erano una pura contraddizione. Una parte di Lily aveva James. Il ragazzo dolce e protettivo, quello profondamente altruista e legato ai suoi Malandrini. Eppure, l’ altra parte di sé stessa, quella chiamata Evans, aveva bisogno di Potter. Le speciali attenzioni che Potter riservava soltanto a lei erano come un balsamo rigenerante, ed era impossibile farne a meno. Maledettamente impossibile.
Il suo passo spedito le aveva fatto imboccare automaticamente le scale che portavano alla Sala Comune della sua Casa. Parecchi studenti in giro per i corridoi si voltavano a guardarla, stupefatti, mentre altri che la conoscevano le avevano pure fatto gli auguri, ma per lei le loro voci erano come un’ eco flebile e distante.
Non sentiva nulla, fuorché il rumore dei suoi pensieri che giravano vorticosamente nella sua mente, sbatacchiando in qua e in là. L’ unica voce che ebbe la capacità di distrarla fu quella sonora e squillante della Signora Grassa, che non voleva lasciarla passare senza aver sentito la parola d’ ordine, nonostante avesse notato il suo stato pietoso.
-Maltafinocchia- rispose Lily, ma la sua voce era così tremante e poco udibile, che la donna del ritratto dovette farsela ripetere prima di concludere che era quella giusta e lasciarla passare.
La Sala Comune era gremita di studenti, come al solito. Dopotutto era ancora vacanza, e gli altri avevano tutto il diritto di godersela appieno. Eppure la grifoncina non poté fare a meno di chiedersi se a lei il diritto alla felicità fosse stato negato.
I suoi occhi erano ancora impegnati a far scendere lacrime per scorgere un volto familiare in tutto quel caos. I ragazzi smistati nella Casa di Grifondoro notarono la figurina esile di Lily Evans prendere posto su una poltrona, vacillando, il viso rigato di lacrime e gli occhi persi nel vuoto. Il fatto era che la ragazza non avrebbe dovuto trovarsi lì. Non era lei quella del settimo anno partita per casa insieme a James Potter? Sì, era ovvio, i due stavano insieme…e allora perché adesso lei era lì, e per di più piangeva? Non poteva essere che…?
Un dubbio s’ insinuava più frequentemente nelle teste dei Grifondoro, e tutti morivano dalla voglia di farle la domanda cruciale. Addirittura, una ragazza del quinto anno, che non solo aveva l’ aria di una di quelle oche starnazzanti, ma ci assomigliava pure, sembrava non riuscire a resistere dal porle quella questione, così, con fare premuroso le diede una pacca sulla spalla e le chiese:
-Lily, che succede? James ti ha lasciato?-
La rossa interruppe il filo dei suoi pensieri e posò i suoi occhi verdi sulla sconosciuta. La fissò così intensamente che quella si sentì perforare da parte a parte, e cominciò nervosamente a giocare con una ciocca di capelli per nascondere l’ imbarazzo, in attesa della risposta, che non tardò ad arrivare:
-No- Semplice. Precisa. Schietta. Nonostante fosse sufficiente, c’ era qualcosa di marcio. Se al mondo esisteva una persona prolissa nel dare risposte, quella persona era proprio Lily Evans, ragazza che odiava rispondere a monosillabi, perciò fu palese che il suo “no” secco avrebbe destato preoccupazione.
-Oh, allora…ehm…l’ hai…m…mollato tu?- chiese ancora la ragazza, intimorita.
Altro monosillabo.
-No-
-Avete litigato?- fece quella, più sicura.
-No-
-Quindi non vi siete mollati?-
-NO!!!- Lily esplose. Aveva una voglia irrefrenabile di sputarle addosso mille insulti per la sua sfacciataggine, però sentiva che dire più del necessario la infiacchiva.
Un’ altra ragazza dai capelli dorati e due vispi occhi azzurri si avvicinò a Lily Evans, facendosi largo tra il capannello di persone che si era riunito attorno alla rossa. Di sicuro lei non sarebbe stata spinta via con una risposta velenosa.
Lily fissò l’ amica, e vide che il suo sguardo era interrogativo. Si alzò dalla poltrona e, non seppe spiegarsi come, l’ abbracciò con slancio, mentre i singhiozzi non cessavano e le lacrime tanto meno.
Miley la strinse forte.
Non sapeva cosa avesse Lily Evans. Poteva immaginare che provasse dolore, ma il motivo le era del tutto estraneo. L’ unica cosa che fece istintivamente fu quella di stringerla forte. Se la rossa necessitava di una spalla su cui piangere, lei non si sarebbe tirata indietro, essendo sicura che lo sfogo dell’ amica non sarebbe tardato.
La condusse piano al tavolino in cui tre dei quattro Malandrini erano seduti, e la fece accomodare sulla sedia che poco prima occupava lei.
-Lily, che succede?-
Silenzio.
-È vero ciò che hai risposto a quella?- fece Miley, per risparmiarsi quella sfilza di domande.
Un piccolo, quasi impercettibile, cenno di assenso.
-Vuoi che ne parliamo io e te, in dormitorio?-
Ora la risposta arrivò, chiara e sicura.
-No- dissentì la rossa, -È una cosa che tutti i Malandrini devono sapere-
Quell’ affermazione scioccò tutti quanti.
-Ma non qui- si affrettò ad aggiungere, sotto gli occhi di Sirius, Remus e Peter, che erano praticamente a bocca spalancata.
-Andiamo- li incitò Remus, -Il dormitorio femminile è inaccessibile per noi- disse, guidandoli nel loro dormitorio in cima alla torre.
Lily non ci era mai entrata, eppure individuò subito il letto di James. Era identico a tutti gli altri, e si poteva perfettamente scambiare con quello di Sirius, dato che due letti erano completamente disfatti, ma lei sentiva che era di James. Forse perché sull’ altro letto c’ erano tutti adesivi con il marchio di Serpeverde energicamente sovrastato da una grossa X rossa e un cartello che diceva “Serpeverde, la Casa che perde”, o forse perché appese alla parete del letto di James c’ erano innumerevoli foto in cui una ragazza che lei riconobbe all’ istante era intenta a gridare imprecazioni nel bel mezzo di un corridoio. Però di questi particolari si accorse solamente quando aveva già individuato il letto del suo Malandrino preferito e vi si era seduta sopra. Si guardò intorno. Era indescrivibile di come la mancanza di James si percepisse in ogni angolo di quella stanza. Si sentiva un vuoto incolmabile. Eppure lui era da qualche parte…
-Allora?- indagò Sirius.
Lily tornò alla realtà e scoprì di non aver ancora cessato di piangere.
-È…successa una cosa orribile…- cominciò.
- Dov’ è James?- sbraitò Sirius, che aveva gli occhi lucidi e non riusciva più a contenersi, -Stai cercando di dirci che è morto, non è così?-
La ragazza sbiancò. Come poteva anche solo pensare ad una cosa del genere? Se James fosse morto dubitava che lei sarebbe rimasta in vita così a lungo da trovare il tempo di dare loro la notizia.
-Non lui- rispose secca.
Parve che gli occhi di Sirius si fossero ingranditi a dismisura.
-Chi è morto, Evans, chi?- ruggì, in preda al delirio, -Parla, per Merlino!-
-I genitori di James – sputò, tutto d’ un fiato, come se liberarsi di quel peso avrebbe contribuito a farla stare meglio, -Assassinati. Da Voldemort – parecchi rabbrividirono nel sentire quel nome.
-Che cos…?- Black non finì la frase. Anche su di lui la notizia ebbe un effetto bomba, e non riuscì a trattenersi. Il suo pianto era diverso da tutti gli altri, però. Dai suoi occhi blu uscivano pochissime lacrime, mentre il volto cambiava forma, diventando una maschera d’ ira.
- Dov’ è James?- chiese ancora, pallido come uno spettro, mentre ricordi di una signora Potter che lo accarezzava affettuosamente e di un signor Potter che gli dava pacche sulla spalla con fare paterno gli passavano davanti agli occhi come la pellicola di un film. I genitori di James. I genitori di James che però lo avevano adottato. Ormai, erano scomparsi anche loro. Anche loro, per mano di Voldemort.
-Non lo so. Non ha permesso che lo seguissi-
-Andiamo- l’ incitazione era rivolta a Remus e Peter, anche se fu del tutto inutile, visto che i due Malandrini si erano già diretti verso la porta del dormitorio. Loro l’ avrebbero trovato. Erano i Malandrini, dopotutto, e sicuramente sapevano dove poteva rifugiarsi James in un momento come quello.

James Potter scese le scale di corsa. Lily non sarebbe mai riuscita a raggiungerlo, non fino a che lui correva con quel ritmo. Gli studenti che lo vedevano passare non avevano nemmeno il tempo di accorgersi chi li avesse urtati, da quanto andava veloce.
Non si sentiva in sé. Troppe emozioni si erano insinuate nel suo cuore, emozioni che non aveva mai provato, almeno non fino a quel livello. Rabbia, frustrazione, dolore, rancore, collera, odio. Sì, odio. Forse era la prima volta che quel sentimento così negativo si impadroniva così tanto di lui. Sentiva di odiare Voldemort alla follia, non solo di volerlo morto, ma addirittura di volerlo uccidere con le sue mani. Gli sarebbe piaciuto non dover ricorrere all’ uso della bacchetta. In quel caso avrebbe goduto appieno al suono delle sue ossa che scricchiolavano mentre faceva presa sul suo collo marmoreo, avrebbe gioito vedendo il suo sguardo assassino affievolirsi sempre di più fino a spegnersi completamente, si sarebbe rallegrato mentre i suoi arti –non aveva importanza se fossero stati gambe o braccia- spappolavano la sua carne intrisa di veleno...
Lo sguardo Malandrino saettò fino a posarsi sulle foglie della quercia sotto cui si era riparato. Staccò un ramo dall’ albero e strappò tutte le foglie. Le fece a pezzi, una per una, poi, quando ormai i frammenti di foglia erano decisamente troppo piccoli per essere sminuzzati ancora, la sua attenzione si concentrò sul legno. Distrusse anche quello. Sbriciolato, completamente, mentre la furia prendeva il sopravvento.
Poi fece apparire dal nulla una bottiglia. Piena. Di Whisky Incendiario.
Sorseggiò, piano, assaporando il liquido che scendeva giù, in gola, e bruciava. Bruciava terribilmente. Ma quel bruciore non lo stupì. Era complementare al suo dolore.
Poi sentì una voce, familiare, dura, imponente.
-È così che si elimina il dolore?- disse la voce roca di Sirius Black, -Bevendo?- ruggì, strappandogli la bottiglia di mano, -Ammazzando le piante?- continuò, indicando il mucchio di legno e foglie ridotte a brandelli, -Chi sei tu? Il James Potter che credevo di conoscere non avrebbe mai reagito così-
Il moro seduto ai piedi della quercia alzò lo sguardo, mentre la rabbia ribolliva dentro di lui.
-Sai, Sirius, non lo so nemmeno io chi sono- rispose, amaro, -O meglio, lo sapevo fino a che un simpaticone ha avuto la bella idea di ammazzarmi i genitori-
-E secondo te è questa la reazione che vorrebbero i tuoi genitori? Pensi che facendo così torneranno indietro? O magari credi che sarebbero fieri di te?- questa volta era stato Remus a fargli la predica.
-Sai, sempre grazie a quel simpaticone che si fa chiamare addirittura Lord, io non potrò mai sapere quale reazione si aspetterebbero i miei genitori!- sbottò James.
-Di sicuro non questa!- lo aggredì Peter.
-Certo, magari sarebbero felici se io volteggiassi allegramente tra le nuvole in sella alla mia scopa, o forse mi applaudirebbero se io cominciassi a suonare la chitarra ballando e imitando le Sorelle Stravagarie!-
-Non dire sciocchezze, Ramoso!- s’ innervosì Felpato, -Sai benissimo che non è così! Cosa credi, che a me non dispiaccia? Pensi che per me sia tutto come prima, adesso? Sono sconvolto, James, almeno quanto te-
-Tu non puoi capire- Potter scosse la testa, attirando a sé la bottiglia di Whisky con un incantesimo di appello e ricominciando a bere, ingerendo parecchio liquore alla volta.
-Piantala di bere!- Remus era schifato.
-Bella scappatoia ai tuoi problemi- commentò Peter, acido –Eppure sei sempre pronto ad aiutare gli altri, quando ne hanno. Ma come puoi pretendere di riuscirci, se non sei nemmeno capace di risolvere i tuoi?-
James parve non sentirli.
-Per Merlino, James!- disse Sirius, con le mani fra i capelli, -Se non vuoi dare retta a noi, almeno pensa a Lily!- esordì.
- Lily se la caverà benissimo anche senza di me- disse James, staccandosi per un attimo dalla bottiglia, -È una ragazza in gamba- commentò, alzando le spalle.
-“È una ragazza in gamba”- lo canzonò Sirius, -E questo basta, non è così?- chiese, fissandolo negli occhi, -Non capisci che era a pezzi, prima? Disperata, James, Disperata! Cosa credi, che per lei sia facile vederti così? Che per lei la vita continui lo stesso? Beh, ti sbagli di grosso-
- Lily non ha bisogno di me. Non può avere bisogno di uno che non può darle altro che sofferenza…-

Ormai Lily e Miley aspettavano da quasi due ore, e dei Malandrini nessuna traccia.
La biondina si era stesa sul letto di Remus, mentre Lily fissava il pavimento. Nessuna delle due parlava.
Lily pensò che se fosse stato un altro giorno, in quel momento avrebbe fatto volentieri il letto a James. Non sopportava il disordine. Eppure, ora come ora, quel pomeriggio, le sembrava che fare un letto o toccare qualsiasi cosa non le appartenesse, sarebbe stato come un insulto ai Malandrini. Il loro disordine era troppo familiare perché arrivasse lei a distruggerlo.
Osservò ciascuno dei letti. Alla sinistra della porta c’ era quello di Peter: ordinato, sì, ma fatto male, come se il proprietario non ne fosse capace. Un comodino lo divideva dal letto di Remus, assolutamente perfetto e impeccabile. Alla sinistra di quel letto c’ era la porta del bagno, poi di fronte alla porta una grande finestra. In seguito un armadio, e il letto di James di fronte a quello di Remus. Sul copriletto c’ erano disegnati mille Boccini d’ Oro, e il cuscino si trovava dalla parte opposta a quella in cui avrebbe dovuto essere. Il lenzuolo spiegazzato era finito per terra, accanto all’ armadio, e le pantofole erano buttate alla rinfusa ai piedi del comodino che dividevano quel letto da quello di Sirius, ancora più disordinato. Il guanciale era scoperto per metà, il lenzuolo era totalmente attorcigliato al piumone, da cui fuoriuscivano parecchie piume, mentre il copriletto risultava scaraventato ai piedi del letto. Sulla parete sopra quel letto c’ era un disegno realizzato con delle bombolette spray magiche. L’ opera raffigurava un ragazzo, senza dubbio Black, che tirava la lingua ad una serpe dagli occhi spalancati per il terrore. Però l’ attenzione di Lily cadde su un foglio seminascosto dal lenzuolo.
La rossa lo prese tra le mani, mentre Miley, curiosa quanto lei, si avvicinava per vedere di cosa si trattasse.
-Una mappa- decretò Lily, -Ma non una mappa qualsiasi, è la mappa di Hogwarts -
-Perciò i puntini che si muovono sono…-
-Gli studenti del castello- completò Lily per lei, -E possiamo sapere anche di chi si tratta, accanto alle orme dei piedi c’ è un cartello con su scritto il loro nome-
-Guarda!- esclamò Miley, tutta eccitata, -Quello è Piton! È in biblioteca, nel Reparto Proibito!-
-Sì, l’ ho già beccato anch’ io, parecchie volte…-
-Questa mappa è senza dubbio…-
-Strabiliante- finì Lily, esaltata, -Non so né da chi, né dove abbiano preso questo oggetto, ma sta’ sicura che ora ci è molto, molto utile-

Nella mezz’ ora che seguì, il tempo che i Malandrini persero sbraitando contro James per dirgli quanto era assurdo il suo comportamento poteva definirsi del tutto sprecato.
Il moro stava ancora seduto all’ ombra dell’ albero, e in quel momento stappò una nuova bottiglia di Whisky e ne scolò metà in un sorso. Perché James doveva lasciarsi andare in quel modo? L’ espressione vacua e assente dei suoi occhi era inquietante.
-Santa Morgana, James!- s’ intromise Remus, mentre Sirius gli sputava ancora addosso quanto Lily fosse in pena per lui, -Piantala, una buona volta! Sembri un bambino!-
-È vero-
Quella voce non apparteneva né a Sirius, né a Remus e né a Peter. James alzò lo sguardo e si mise a fissare un punto alle spalle di Remus.
I tre Malandrini si voltarono.
Lily Evans era lì, immobile dietro di loro.
Il cipiglio severo, le labbra stette, la fonte corrucciata. E la bacchetta, sorprendentemente alzata contro di lui.
I suoi occhi erano rossi e gonfi, tanto che James pensò che doveva aver pianto così a lungo da essersi rotta qualche capillare.
Il viso pallido, tirato, mentre il suo petto si alzava e si abbassava lentamente.
La ragazza emanava un’ aura di sicurezza e paura.
James non sapeva cosa dire, quindi continuò a fissarla, in attesa che lei parlasse di nuovo. Sentire la sua voce era rassicurante.
Una ragazza dietro la rossa si mosse verso Sirius, porgendogli un oggetto di carta che lui conosceva bene, e anche Sirius, che fissò la sua ragazza in modo interrogativo.
Miley si premette un dito sulle labbra, facendogli cenno di tacere,
-Che fai lì, James?- chiese Lily, con un tono fermo, degno di Minerva McGranitt.
Il ragazzo la fissò ancora più intensamente, ma la risposta tardava a venire.
-Rispondi!- era un ordine.
-Cosa faccio io qui?- James esplose in una risatina isterica, distogliendo lo sguardo dalla rossa.
-Vedo che l’ alcool non ti ha otturato i timpani, James – disse lei, le mani sui fianchi, -Sì, voglio sapere che cosa fai lì-
-Potrei farti la stessa domanda, Evans – sussurrò il ragazzo, -Non dovresti essere qui-
-Ah no? E dove dovrei essere, Potter?- lo schernì.
-Lontano da me, Evans – i suoi occhi nutella tornarono a posizionarsi sui suoi, verdi e profondi.
Lily parve per un attimo persa in quei due occhi più sofferenti che mai, poi trasalì, e scosse il capo.
-No, non dovrei essere lontano da te- disse, con lo stesso tono di voce basso, per poi sbottare: -Cosa cazzo credi di fare con quella bottiglia, eh? Pensi che risolva i tuoi problemi?-
James notò che il linguaggio di Lily cominciava ad includere anche termini volgari, e non era da lei. Poi scoppiò in una risata amara, che non raggiunse i suoi occhi: -Questa l’ ho già sentita, Evans -
-Ma dai, davvero? Allora non ti è venuto il dubbio che se te lo ripetono tutti forse è perché è vero?- continuò lei, mentre la sua voce si alzava fino alle stelle, -Che cosa ti aspettavi che ti dicessimo, Potter? Pensavi che ti avremmo lasciato da solo a farti inutili elucubrazioni mentali prima di suicidarti?-
Un ghigno increspò le labbra di James Potter: -Non cambi mai, Evans -
-No, io non cambio, James – mormorò la rossa, furiosa, -E neanche tu dovresti farlo-
-Anche se cambio, a te che importa, Evans?-
La rossa lo trucidò con lo sguardo.
-Già, è vero, che m’ importa? Sono la tua ragazza, ma questo cosa cambia?-
-Io credo…credo che sia meglio che tu smetta di essere la mia ragazza, Lily – la voce di James era piatta, inespressiva.
Lily spalancò gli occhi. In quel momento, la bella maschera che si era costruita per non lasciar trapelare le sue emozioni mentre parlava con lui cadde. Cadde, e lei fu incapace di impedire che una smorfia di dolore e tristezza le attraversasse il volto.
-Bene- esordì, -Se è questo che vuoi- detto questo, la rossa si voltò e s’ incamminò verso il castello.

-Bene- disse, la voce fiera, lo sguardo altezzoso, -Se è questo che vuoi- mi diede le spalle e si allontanò. E io ero lì, impotente e frustrato, che la fissavo andare via con quel passo spedito che la caratterizzava, senza fare nulla. Se c’ era una persona che non c’ entrava con il mio dolore era lei. Eppure, l’ avevo contagiata. Anzi, le avevo provocato io dolore. Ma che razza di persona ero io, per fare questo? Mi sentivo uno schifo, un verme. I miei genitori erano morti e io sfogavo la mia tristezza su coloro che amavo.
Mamma e papà non avrebbero fatto così. E Lily nemmeno.
Sì, Lily. La mia dolce, fiera e incorreggibile rossa. Con quale coraggio, un essere umano avrebbe potuto ferirla?
Avevo perso mamma e papà e ora mi stavo lasciando scappare anche lei. Non era fattibile. Non l’ avrei mai permesso.
Mi ero pentito subito delle mie parole, già mentre la mia voce atona le pronunciava.
E poi quegli occhi verdi, ricoperti da una lieve patina di lacrime che, ovviamente, aveva trattenuto. Tuttavia, da quella distanza, mi pareva che l’ eco dei suoi singhiozzi giungesse fino a me, come per ricordarmi di quanto spregevole fossi stato.
-Ramoso, che cazzo hai fatto?- la voce dura e roca di Sirius diceva esattamente ciò che dentro di me continuavo a ripetermi, -Si può sapere che ti prende? Ragazzi, bloccatelo, è passata un’ ora ormai. La Pozione Polisucco dovrebbe scadere, così finalmente sapremo chi si nasconde nel corpo del nostro migliore amico-
-È James quello- disse Peter, -E comunque finché continua a bere l’ effetto della Pozione dovrebbe prolungarsi, visto che potrebbe trovarsi benissimo nel Whisky- io risi per la sua brillante teoria, pensando che sarebbe stato un po’ difficile diluire una sostanza fangosa e densa come la Pozione Polisucco nel Whisky.
-Beh, allora voglio una spiegazione- Sirius mi fissava, torvo, -Le hai corso dietro per più di sei anni! Non uno, James, sei! E ora la lasci andare così, la pianti come niente fosse?- mi gridò, -Non avrei mai pensato di schierarmi contro un Malandrino, per cui, se non vuoi fare una brutta fine, alza quelle chiappe e vattela a riprendere-
Ma non aveva ancora pronunciato quell’ ultima frase che io ero scattato in piedi, mentre la mia voglia di non far niente scivolava sull’ erba. Non fare niente? Io dovevo assolutamente fare qualcosa, altro che non fare nulla! Avevo lasciato un conto in sospeso con la mia rossa, e adesso dovevo andare a riprendermela.
Corsi più veloce che potei, fino a che non la individuai. Era là, che camminava, mentre con le mani si sfregava gli occhi, di sicuro per asciugarsi le lacrime. Ma come mi era passato per la mente, anche solo per poco, di riuscire a staccarmi da lei?

-Io credo…credo che sia meglio che tu smetta di essere la mia ragazza, Lily – James mi fissava, le nocciole vuote e spente.
In quel momento, sentii il mondo crollarmi addosso. Era la fine, ne ero certa. La fine per me. Nemmeno la guerra poteva darmi un dispiacere così grande. E così James non mi voleva più. Allora era quello, il problema.
-Bene- mi sentii pronunciare quelle parole, mentre il mio cuore che batteva all’ impazzata mi impediva di decifrare altri rumori attorno a me, -Se è questo che vuoi-
E poi me ne andai. Forse sarebbe stato meglio se io fossi rimasta là, a insistere, a convincerlo che si stava sbagliando. Ma quelle parole, affilate come rasoi, avevano ferito non solo me, il mio cuore, ma anche il mio orgoglio. Sì, lo ammetto, ero stupita. Sorpresa, più che altro. Non poteva essere che James la pensasse in quel modo, dopo tutte le volte in cui mi aveva sussurrato un “Ti amo” con quella sua voce vellutata e incantevole. Però io non potevo farci nulla. Ormai anche James sarebbe sparito dalla mia vita.
Senza che io me ne accorgessi, le lacrime cominciarono a farsi strada lungo la superficie della mia guancia, e io non feci nulla, per arrestarle.
Poi una voce alle mie spalle.
La sua bellissima voce che, intrisa di dolore e disperazione, sussurrò:
-Vieni qui-
E infine due braccia forti, muscolose, mi afferrarono da dietro e mi strinsero contro il suo petto.
In quell’ istante, una benevola sensazione di sollievo mi pervase, e io seppi che lì mi sentivo sicura. Non mi sarei mai staccata. E infatti non lo feci, nonostante la ragione mi intimava di respingerlo. Il cuore invece gioiva, e io pure, però le lacrime continuarono il loro percorso.
Il suo profumo unito all’ odore forte dell’ alcool s’ insinuava con prepotenza nelle mie narici, e io mi scordai del resto del mondo.
C’ eravamo solo io e lui.
Il suo respiro delicato sul mio collo mi faceva rabbrividire, e a poco a poco anche le mie braccia, troppo esili in confronto alle sue, lo strinsero. Sì, le mie braccia erano esili, ma non avrebbero mai permesso che lui se ne andasse, infatti si serrarono dietro alla sua schiena come un lucchetto.
Poi mi accorsi del suo viso, a pochi millimetri dal mio.
E infine il sapore umido e amaro delle sue labbra sulle mie.
-Non lasciarmi, James - mormorai, quando, con riluttanza, decisi di interrompere quel tenero contatto.
-No, Lily, non lo farò- mi rassicurò, sorridendomi dolcemente, -Anche se volessi, non ne sarei capace-
-Per fortuna- sospirai.
Lui sorrise di nuovo, e io, osservandolo più attentamente, mi resi conto di quanto fosse forzato, quel sorriso.
-Mi dispiace, James – dissi, mentre gli occhi mi si inumidivano di nuovo. Quel giorno mi sentivo una fontana, mai avevo pianto tanto in vita mia, -Non sarebbe dovuto succedere-
-Lo so- annuì lui, -Però piangersi addosso non migliora né peggiora la situazione, e poi, come tutti avete detto, loro non sarebbero felici di vedermi così, e nemmeno l’ alcool è la soluzione più adatta-
-E neppure abbattere piante- aggiunsi io, ora più severa, come per rimproverarlo.
-Esatto- concordò, con una smorfia di rimpianto.
-Combatteremo, James. Insieme– dissi con forza, -Lo faremo fuori una volta per tutte-

In seguito arrivò il resto della combriccola, e i Malandrini diedero a James pacche sulla spalla, per confortarlo.
-Ci dispiace- disse Remus per tutti.
James annuì, poi andarono tutti insieme verso Hogwarts.
Davanti al portone principale il Cercatore passò un braccio sulle spalle di Lily.
-Se non vi dispiace, ragazzi, io e Lily andiamo ad Hogsmead a fare un giro- annunciò, stupendo tutti, la rossa compresa. -Dobbiamo aspettarvi per l’ ora di cena?- s’ informò Miley.
-No, non aspettateci, quando arriveremo ci vedrete- disse James, mentre si allontanava con Lily.
-Che succede?- domandò Lily, temendo che James avesse qualcosa da dirle, dato che di solito non si allontanava con lei dai Malandrini.
-Volevo stare un po’ solo con te-
-Ah- fu il commento della ragazza.
-Ti dispiace?-
-No, anzi!- si affrettò a rispondere lei, -Solo che credevo volessi stare un po’ con i tuoi amici, tutto qui-
-Ho tempo per stare con loro- concluse James.
Tra i due calò il silenzio, che fu subito rotto dalla rossa.
-Che cos’ era quella mappa?-
-Quale mappa?-
Lily ricordò che James non l’ aveva vista perché ce l’ aveva Miley quando erano scese.
-Quella che ho trovato in camera vostra- spiegò, -Sul letto di Sirius -
-Sei entrata in camera nostra?-
-Sì-
-E come facevi a sapere che la mappa fosse sul letto di Sirius? Io non ti ho mai raccontato la disposizione dei nostri letti-
-Infatti ho solo intuito quali fossero i proprietari dei letti-
-E il mio qual è?-
-Il secondo a destra della porta, con il cuscino dove dovrebbero andare i piedi-
James rise: -Teoria brillante, Evans, non c’ è che dire-
-Ho detto giusto, no?-
-Certo, certo- rispose James, sempre ridendo. La sua rossa riusciva a far scomparire il suo dolore, -E quello di Peter?-
-Quello fatto male, accanto al letto perfetto di Remus -
-Non c’ è che dire, sei un genio-
Lily sorrise: -Grazie, Potter -
-Comunque la mappa che hai trovato è la Mappa del Malandrino- spiegò James, -L’ abbiamo creata io, Sirius, Remus e Peter -
Lily spalancò la bocca: -Dici sul serio? Ma è geniale!-
James tirò un sospiro di sollievo: -Pensavo volessi confiscarmela-
Lily ghignò: -Beh, potrei anche farlo- disse, -Ma credo che chiuderò un occhio se me la presterai…-
-D’ accordo-
-Dai, scherzavo!- rise la rossa.
Ramoso sorrise, beffardo: -E così ti prendi gioco di me, eh, Evans?-
-Sempre fatto, Potter -
Intanto erano giunti di fronte al negozio di Madama Piediburro.
-Entriamo, Evans?- la invitò, indicando una vetrina decorata con pizzi e fiocchi rosa.
-Mi stai prendendo per i fondelli, spero, Potter -
James rise: -Allora i Tre Manici di Scopa?- propose.
-Decisamente meglio- assentì Lily, sorridendo.
I due s’ incamminarono in direzione dei Tre Manici di Scopa.
Al centro della piazza del villaggio parecchi bambini giocavano sotto gli sguardi vigili delle madri, che nel frattempo scambiavano due chiacchiere fra di loro. Lily, vedendole, si chiese se non fosse il caso di diffidare di più, ma poi si disse che se le donne non lo facevano, dovevano avere i loro buoni motivi.
La rossa non ricordava di aver mai visto il locale del padre di Rosmerta così affollato. Sembrava che quel giorno lì dentro si trovasse tutta Hogwarts, o meglio, tutti gli studenti dal quinto al settimo anno.
Tra la folla individuò Ben Brown in compagnia di altri Grifondoro del settimo e alcuni Corvonero, poi vide Chris McMillan, di Tassorosso, accompagnato da una ragazza molto carina che aveva l’ aria simpatica. Infine, tra gli studenti rimasti, Lily riconobbe, con sommo ribrezzo, Severus Piton.
-Vuoi una Burrobirra?- la voce di James interruppe i suoi pensieri, e si accorse che il cameriere fotomodello del locale la guardava un po’ seccato.
-Oh, sì…sì, grazie- rispose.
Poco dopo il fotomodello ritornò con due bicchieri di Burrobirra, e ne posò uno di fronte a James e uno di fronte a Lily, che lo fissò mentre si allontanava, ridacchiando fra sé.
-Che guardi, Evans?- domandò James, con una punta di gelosia.
-Beh, Potter…stavo notando quanto fosse bello il fondoschiena del cameriere- rispose lei, sarcastica.
-Che cosa???- James temeva, anzi, sperava, di non aver sentito bene.
- Eddai, Potter!- sorrise lei, -Scherzavo! Ridevo perché quel cameriere sembra un bambolotto-
James parve offeso. Lily notò la sua faccia, per cui aggiunse:
-Non so che idea ti sia fatto, Potter, ma quando dico che un ragazzo assomiglia a un bambolotto non gli sto facendo un complimento-
-Allora è ovvio che non me l’ hai mai detto- commentò lui, mentre il solito ghigno beffardo gli increspava le labbra.
La rossa stava per replicare, quando apparve un Grifondoro del sesto anno accanto a loro.
-Ciao, Capitano!- lo salutò, dal momento che giocava come Cacciatore nella squadra di Quidditch.
-Ciao, Jimmy!- rispose il Cercatore.
-Vieni un attimo, James?- chiese l’ altro, -Vorrei presentarti mio fratello, sai, quello che gioca nella Nazionale di Quidditch…Non ti dispiace, Lily, se te lo rubo per un po’?-
-No, no, fai pure- rispose lei.
James si allontanò con Jimmy, mentre lei finiva di sorseggiare la sua bibita.
Posato il bicchiere sul tavolo, vide che una mano olivastra e raggrinzita sollevava il bicchiere di James, che non aveva ancora finito la sua Burrobirra.
-No, non ha ancora finito, può lasciarlo sul tavolo- disse al cameriere. Eppure quella mano non sembrava quella del cameriere fotomodello…
-Non ho fatto domanda per lavorare come dipendente di questo squallido posto- rispose una voce melliflua e untuosa, mentre colui che la possedeva prendeva il posto di James, spostando il bicchiere semipieno da cui il Malandrino aveva bevuto.
La rossa sgranò gli occhi, stupita, poi disse: -Non sei il benvenuto. Vattene!-
-Non ti ho ancora detto nulla e già mi mandi via?- la schernì lui.
-Sì, perché non ho la minima voglia di ascoltarti e di riempirmi le orecchie con il suono sgradevole della tua voce- rispose, secca, -Inoltre credo che i tuoi amici si arrabbieranno quando ti vedranno seduto accanto a una sporca Mezzosangue, eh, Severus?-
Lo sguardo di Piton s’ indurì, e lui, se possibile, divenne ancora più pallido di prima.
-Tu non sei una sporca Mezzosangue- balbettò.
-Sul serio?- la rossa fece un sorrisino sarcastico, -Ora rimpiangi di avermelo rinfacciato?-
-Sì, io…io non volevo…- ora Piton era in difficoltà.
-Ah, no?- lo prese in giro lei, -Sai…non pensavi che io lo fossi…eppure hai dovuto ricrederti…-
-Piantala!- sbottò, -Tu, invece? Guardati, Lily! Sei insieme a quell’ arrogante di Potter!-
-Oh, è questo che ti turba?- replicò lei, con lo stesso tono, -Ti infastidisce che io stia insieme a Potter, non è così? E comunque James è ben lungi dall’ essere arrogante!-
-Sì, brava, Lily, è proprio questo che mi turba! E poi dicevi anche tu che Potter era arrogante-
-Sì, infatti- ammise la rossa, -Non so se l’ hai notavo Severus, ma “dicevo” e “era” sono due verbi al passato. Si può sapere che vuoi da me? Scagliarmi addosso qualche altro vetro, o cosa?-
Piton sembrava sudare freddo. Le sue mani si strinsero attorno al bicchiere di James, e le sue nocche sbiancarono, mentre il terrore si disegnava nei suoi occhi nero pece.
-Così ti sei innamorata di Potter – non era una domanda.
-Complimenti, vedo che ci sei arrivato- lo schernì, facendo un gesto teatrale e battendo le mani, -Come mi ero sbagliata sul tuo conto, mi ero sbagliata anche sul suo-
-No- dissentì, -Tu non ti eri sbagliata sul suo conto- disse, scuotendo la testa, -Non è cambiato. Resterà sempre un arrogante Grifondoro pieno di sè-
Lily era furente: -Ma si può sapere cosa vuoi? E comunque anch’ io sono una Grifondoro, se non l’ avessi notato!-
-Io…- Severus balbettava, insicuro e intimidito.
-Tu?- inveì la rossa, -Tu cosa, Severus?-
-Io ti…-
La rossa lo stava fissando, quando sentì una mano calda posarsi sulla sua spalla. Allora con la sua cercò quelle dita familiari che la facevano sentire al sicuro, e le strinse.
Piton alzò lo sguardo.
Eccolo, James Potter. Bello. Affascinante. Perfetto.
Lui non era nulla in confronto, nulla.
Aveva vinto.
Lily era perdutamente innamorata di lui, e anche maledettamente felice.
E se lei era felice, ogni cosa era al suo posto.
-Tu…cosa?- chiese Lily, un cipiglio severo, -Puoi dirlo anche se c’ è l’ arrogante Potter qui presente-
Piton strinse i denti, ma non disse nulla.
No, non poteva dirlo con quello sbruffone lì davanti. Prima lo diceva, prima gli sarebbe arrivato come minimo un pugno sul naso. Non a torto, dopotutto. Anche lui avrebbe tirato un pugno a chiunque avesse detto alla sua ragazza che si era innamorato di lei.
Perché lui amava Lily Evans, l’ aveva sempre amata, ma lei non sembrava aver ricambiato i suoi sentimenti. Per lei era stato solo un amico, magari più speciale degli altri, ma pur sempre un amico.
Così, borbottando un: -Addio, Lily – se ne andò, preoccupandosi di sbattere contro la spalla di James.
-Mi fa piacere- gli gridò dietro lei, -Perché io ti ho detto addio da molto tempo-
James in quel momento si voltò, travolto da un’ irrefrenabile impulso di fare a botte con quel viscido verme, quando una mano fragile e ghiacciata lo prese per il polso.
-Non ne vale la pena-
-Che diavolo voleva?- sbottò lui, la rabbia che ribolliva.
-Non lo so. Non ha voluto dirmelo, alla fine-
-O non ne aveva il coraggio-
-Tanto non m’ importa- disse Lily.
-Oh, spero che ti abbia detto le sue ultime volontà, perché manca poco al momento in cui lo farò a pezzi!-
-Lascia stare…-
-Sì, per ora lo lascio stare- disse il Malandrino, -Ma la prossima volta che lo incontrerò nel mio cammino sarà meglio per me e peggio per lui- concluse, e la rossa non replicò, desiderosa di chiudere il capitolo “Severus Piton”.

I due ragazzi camminavano mano nella mano in direzione della scuola. L’ ora di cena era passata da un po’, ma nessuno dei due dava segno di avere la necessità di riempirsi lo stomaco, così quella passeggiata notturna li tranquillizzò. Tirava un venticello leggero, che portava a spasso il delizioso profumo di Lily, facendolo entrare nelle narici di James, che, beandosi di quell’ essenza inconfondibile, osservava il cielo trapunto di stelle.
-A che pensi, Evans?- chiese, ad un certo punto.
-A che penso?- ripeté lei, -Penso che non sei un bravo attore, Potter -
-Perché?- James era stupito.
-Sei distrutto- rispose lei, schietta e precisa come sempre, -Però tu fai finta di nulla. Ricordati che puoi ingannare chi vuoi, ma non me-
-Sì, sono distrutto- ammise il moro, -Io…non riesco a capacitarmi che loro non ci siano più…- cominciò, -Erano…fantastici. E se ora penso che non sentirò più le loro voci, che non li vedrò più girare per casa, che non mi sorprenderanno più con le loro visite ad Hogwarts o che non riceverò mai più una strillettera, io…mi sento vuoto. Mi sento solo. So che ci siete tu, e…i Malandrini e…i prof, ma…è come se una parte di me se ne fosse andata, se fosse rimasta intrappolata in un passato in cui mia madre sgridava me e Sirius per il disordine in camera e mio padre rideva sotto i baffi leggendo la Gazzetta del Profeta…- il Malandrino si sfogò, e fu solo quando Lily lo investì con un abbraccio che si accorse di essersi fermato, mentre dai suoi occhi grosse lacrime volevano scendere impertinenti. Ma lui non pianse. Voleva essere forte, e di lacrime ne aveva gettate fin troppe.
La rossa lo abbracciò, tentando di trasmettergli tutto il conforto che poteva, nonostante si rendesse conto che il suo dolore era incolmabile. Che cosa avrebbe fatto lei se fossero stati i suoi genitori ad essere uccisi? Come avrebbe reagito? Dopo quel suo ultimo sfogo, capì che per James, l’ argomento era chiuso. Non voleva più parlarne per un bel pezzo, e si sarebbe preoccupato di mascherare alla bell’ e meglio il suo dolore, come aveva sempre fatto. Perché James Potter era così: un ragazzo arrogante e vanesio quando doveva difendere ciò che gli stava a cuore. In realtà il suo carattere non sfiorava nemmeno ciò che fingeva di essere, ma a lui andava bene così, perché ora tutte le persone a cui voleva bene, anche se in modi diversi, sapevano perfettamente com’ era.
-A che pensi, Evans?- domandò di nuovo il moro, sapendo che ora la risposta della sua ragazza sarebbe stata diversa, per tirargli su il morale.
-Mi chiedevo…mi chiedevo che forma ha il tuo Patronus, Potter – ci pensò su lei, -Non ho mai avuto l’ occasione di vederlo-
-Domanda interessante, Evans – commentò lui, -Il mio Patronus diventa un cervo- rispose, evocandolo con la bacchetta.
-È bellissimo, Potter!– disse la rossa, sbalordita, mentre fissava la figura argentea illuminare il resto del sentiero, -Perché proprio un cervo?-
-Questa te la racconto un altro giorno...- rispose il moro, pensando che quello non fosse il momento adatto per confessarle di essere illegalmente un Animagus, -E il tuo, Evans, che forma prende?- chiese allora di rimando.
-Non lo so- rispose sinceramente Lily, -Non ne ho mai evocato uno-
-Allora prova, no?- la incitò James, -Sai come si fa?-
-Sì, ho letto tutto in un libro- rispose lei, poi pensò al ricordo più felice che aveva.
-Expecto Patronum!- un getto di luce argentea si liberò dalla sua bacchetta, fino a che assunse la forma di una bellissima cerbiatta, la quale si voltò a guardarli sbattendo le ciglia, prima di raggiungere il cervo più avanti.
-Complimenti, Evans – ghignò James, -Questa è la prova scottante che sei pazza di me-
Lily arrossì: -Per una volta ti darò ragione, Potter -
James sorrise compiaciuto, ma non replicò, così Lily disse:
-E tu a che pensavi, Potter?-
-Mi chiedevo quale fosse il tuo cantante preferito, Evans – sorrise lui, -Non me l’ hai mai detto-
-Beh, non me l’ hai mai chiesto-
-Ora te lo chiedo-
-Non in modo esplicito- ridacchiò lei.
Il Malandrino sbuffò: - Lily, qual è il tuo cantante preferito?-
La rossa sorrise beffarda: -Non te lo dirò mai, Potter -
-E la tua canzone preferita?- tentò James.
-Non ti dico neanche questo- replicò lei, mentre il sorriso beffardo si allargava.
-Tanto lo so già. Tutte e due– rispose lui, con il suo ghigno Malandrino, mentre osservava le creature argentee davanti a sé.
Il cervo e la cerbiatta correvano insieme, dandosi pacche affettuose con il muso, felici, innamorati, indipendenti, liberi, seminando felicità ovunque. Erano bellissimi. Erano James e Lily. Ma loro sarebbero mai stati liberi?





GRAZIE A:

PrincessMarauders: Oh, visto che ho postato prestissimo??? E ho pure già cominciato a scrivere l’ altro, solo che forse arriverà un po’ più tardi a causa della mia vacanza…oh, sono felice che ti sia piaciuto e…beh, sì, con il nome James Potter ci si capisce al volo!XD E chi non lo ama James??? Come puoi vedere alla fine Lily l’ ha risollevato…per quanto ha potuto…mi dispiace solo per il prossimo capitolo, ti avviso, finirà piuttosto male…ma non abbandonarmi!!!XD KISSONI

LilyProngs: Grazie mille, davvero!!!XD Sono contenta che tu ti sia affezionata a me, visto che sei pienamente ricambiata!! Sì, quando scrivo cerco di mettere tutta me stessa in un capitolo, anche perché i personaggi sono nelle mie mani, per cui decido io per loro! Per poco James e Lily si lasciavano, ma poi mi veniva da piangere al solo pensiero, quindi ho risolto tutto…questo capitolo invece è un po’ triste…però purtroppo il prossimo è ancora peggio!!! Ti avverto per tempo che mi ripugno da sola, quindi non uccidermi prima di leggere tutta la storia…e ora sono ansiosa di leggere la tua! Anche se un po’ mi dispiace che finisca…X( KISSONI

Lilly94: Grazie mille! XD per il computer ti perdono, visto che pure il mio a volte fa i capricci, però spero che ora continuerai a recensire, anche se i capitoli diventeranno un po’ più macabri…ma la storia finirà bene…in un modo insolito, ma bene…io non so rinunciare al lieto fine!XD KISSONI

AVVISO che probabilmente posterò un po’ in ritardo per colpa della vacanza, ma farò in modo di terminare il capitolo prima…però non prometto nulla, se non che di sicuro posterò prima o poi! Baci a tutti! ramoso4ever95

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Capitolo 15
*** Rapimento ***


RAPIMENTO

-Sì, James, ho capito!- sbottò Lily, mentre era a metà della sua trasfigurazione di un cuscino in una tartaruga, -Secondo te Voldemort…-
-Non usare quel nome!- l’ ammonì il ragazzo, in un sussurro.
-Oh, piantala, lo usi anche tu…- sbuffò la rossa, facendo un alzata di spalle come segno della sua esasperazione, -Dicevo, secondo te, Voldemort ha ucciso i tuoi genitori perché li voleva dalla sua parte, desiderava che diventassero Mangiamorte…-
-Beh, non proprio- la corresse il moro, -Silente ha detto che li voleva dalla sua parte, ma dopo che hanno rifiutato, ha cercato di estorcere loro informazioni sull’ Ordine, poi li ha torturati, chiaramente, e infine, quando si è convinto che era tempo sprecato, li ha uccisi-
Lily rabbrividì: -Sì, d’ accordo, ma perché dovrebbe volere anche te?-
-Ha mille ragioni per farmi fuori- rispose James, con indifferenza.
-Per esempio?-
-Potrebbe voler vendicarsi per il fatto che i miei non gli hanno dato le informazioni che cercava, potrebbe farmi fuori perché frequento una Babbana, due traditori del loro sangue e un lupo mannaro, oppure potrebbe volermi dalla sua parte come voleva i miei genitori, e dal momento che io mi rifiuto…-
-Oh, James, secondo me la tua fantasia galoppa un po’ troppo!- lo interruppe Lily, irritata.
- Evans, Potter, più lavoro e meno chiacchiere!- la voce di Minerva McGranitt bloccò il Malandrino, pronto a replicare.
I due si concentrarono sulla loro trasfigurazione, ma James sapeva che Lily, testarda com’ era, avrebbe ricominciato l’ argomento più tardi, per convincerlo che non correva nessun pericolo. Il suo problema, però, era che lui non si sentiva in pericolo. Quella che credeva fosse in pericolo era lei.

Bellatrix Lestrange si appiattì contro il muro dei sotterranei che conducevano all’ aula di Pozioni. Quel giorno non aveva la minima voglia di andare a lezione. Tanto sarebbe stato inutile. Era troppo eccitata, troppo orgogliosa del compito che il suo Signore le aveva assegnato. Non era complicato, ma lei sapeva che doveva svolgerlo come se si trattasse della cosa più importante del mondo. Meglio lo faceva, più l’ Oscuro Signore si sarebbe fidato di lei. Era così felice che il cuore le batteva a mille, il sangue affluiva alle guance colorandole quel tanto che bastava per farla arrossire, la sua malvagità ribolliva, dando il via ad una forte scarica di adrenalina che si propagò in tutto il suo corpo. Ripensò a quando l’ Oscuro Signore le aveva affidato quella missione. Erano bastate poche parole, ma lei aveva capito lo stesso. Aveva sempre creduto che tra lei e Lord Voldemort ci fosse un legame speciale, qualcosa di unico.
-Bellatrix, voglio Potter – le aveva detto il suo Signore, mandandola a chiamare per poterle parlare in privato, -Vivo- aveva concluso, seduto sulla sua poltrona vicino al camino, mentre il fuoco scoppiettante si specchiava nelle sue iridi vermiglie. Le dita marmoree erano strette in un pugno così serrato, che le sue nocche erano sbiancate ancora di più, se possibile. Poi il suo sguardo si era posato su di lei. Quegli occhi dalle iridi color sangue e dalla pupilla verticale avevano cercato i suoi, neri come la pece. E lei aveva annuito, senza chiedere né perché, né come, né quando. Aveva annuito, perché ogni cosa desiderasse il suo padrone che lei facesse, lei era pronta a farla. Tutto, per lui. Anche l’ Oscuro Signore in quel momento aveva chinato il capo in segno di assenso, e lei aveva capito che era giunta l’ ora di congedarsi. Così, era uscita dalla stanza e se n’ era andata, mentre il suo cervello lavorava frenetico per cercare subito un piano. Anche se Lord Voldemort non le aveva dato una data di scadenza, lei sapeva perfettamente che all’ Oscuro Signore non piaceva molto aspettare a lungo. E lei aveva subito trovato una soluzione. Gli occhi le si imperlarono di lacrime a quel ricordo, lacrime di gioia. Era tempo di agire. E lei non avrebbe fallito.
Sentì il professor Lumacorno battere le mani: -Forza, ragazzi, tra due minuti finisce l’ ora, consegnare!-
I Tassorosso del quarto anno sbuffarono, poi un rumore di sedie strisciate sul pavimento le fece capire che gli alunni si erano alzati per consegnare la loro pozione.
Si avvicinò cauta alla porta dell’ aula, poi guardò l’ armadietto con la scorta di Pozioni. Com’ era stupido quel vecchio, grasso insegnate! Chi poteva essere più fesso da lasciare un’ intera scorta di pozioni nell’ armadietto in cui tutti avrebbero potuto prenderle? Molto probabilmente il vecchio Luma non credeva che i suoi studenti potessero arrivare a tanto. Anche se Horace Lumacorno era il direttore di Serpeverde, la sua Casa, lei non poteva fare a meno di detestare quell’ insegnante.
Bellatrix applicò su se stessa un incantesimo di disillusione, poi si avvicinò all’ armadietto, senza fare il minimo rumore. Un passo falso le sarebbe costato la vita, o peggio, la reputazione.
Osservò le etichette attaccate alle minuscole ampolle, poi i suoi occhi si posarono su una che conteneva una sostanza fangosa e densa. Lesse. “Pozione Polisucco”. Quello che cercava.
La ragazza frugò nella tasca della sua divisa invisibile anche ai suoi occhi. Poi li sentì. Una sostanza simile a sabbia era contenuta in un sacchettino di plastica e l’ ago di una vecchia spilla le punse il dito indice. Li tirò fuori e sparse il contenuto del sacchetto sul pavimento. In quel momento fu buio totale.
Gli studenti si misero a gridare, sentì persino un ragazzo che cercava la fidanzata per proteggerla da quel “presagio oscuro”, mentre il professore cercava di richiamare l’ ordine, cosa assolutamente inutile visto che nessuno vedeva più nulla.
Bellatrix, furtiva, aprì lo sportello dell’ armadietto e chiamò a sé la Pozione Polisucco con un incantesimo di appello non verbale, poi trasfigurò la spilla, facendola diventare identica all’ ampolla con la pozione, e la rimise al suo posto. Pregò con tutta se stessa che la trasfigurazione fosse riuscita perfettamente, di solito in quella materia non era un genio. Qualcuno la urtò, ma nel buio non si accorse che lei non era affatto una Tassorosso del quarto anno, per cui Bellatrix non se ne preoccupò. Richiuse in tutta fretta lo sportello dell’ armadietto, e infine sgattaiolò fuori dall’ aula, ricordandosi di aver finito tutte le sue scorte di Polvere Buio Pesto peruviana.
Mentre correva lungo il corridoio dei sotterranei, sentì il professor Lumacorno sbottare: -Se trovo il genio che ha avuto la brillante idea di fare questo scherzo lo metto in punizione fino alla fine dell’ anno! E per ora venti punti in meno a Tassorosso!-
La ragazza sorrise sotto i baffi. Oltre ad essere andato tutto liscio, aveva persino fatto perdere venti punti a quei sudici traditori del loro sangue…
Poi però scacciò questi pensieri dalla mente.
Ora doveva occuparsi del suo piano, niente e nessuno glielo avrebbe impedito.

-Ehi, ragazzi, la Gazzetta del Profeta annuncia che c’ è stata una fuga di massa da Azkaban!- leggendo questo, Remus per poco non si soffocò con il pezzo di pane che aveva appena addentato.
-Oddio!- esclamò Miley, preoccupata, portandosi una mano alla bocca -Come hanno fatto? Ci sono i Dissennatori…-
-Chiaramente i Dissennatori non sono più dalla nostra parte, ora- disse Sirius.
-Sentite, io dico che bisogna fare qualcosa- intervenne James.
-Sì, ma che cosa?- chiese Lily.
-Io un’ idea ce l’ avrei- disse il moro, -Non possiamo starcene qui con le mani in mano mentre là fuori c’ è un pazzo scatenato che uccide la gente, si fa amici i Dissennatori e provoca fughe di massa da una prigione da cui non è mai scappato nessuno-
-E quale sarebbe la tua idea?- s’ incuriosì Lunastorta.
-Unirmi all’ Ordine della Fenice- rispose James, -È da quando…insomma, è da un po’ che ci penso- concluse, con un’ alzata di spalle.
-Bene- disse la rossa, -Io sono d’ accordo-
A James andò di traverso il succo di zucca, prima che le lanciasse un’ occhiata torva: -Non avrai mica intenzione di farne parte anche tu, vero?-
-Certo che sì!- sbottò Lily indignata, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Assolutamente no- rispose James, scuotendo il capo.
-Perché no, scusa?- inveì Lily, ricambiando l’ occhiata torva.
-Non se ne parla- fece James, deciso, -È troppo pericoloso-
-Ma non per te, giusto?- replicò lei, irritata.
- Lily, James ha ragione- s’ intromise Sirius.
-Oh, non ti ci mettere anche tu!- sbraitò la rossa, delusa dal commento di Felpato.
-Ha ragione Lily – disse invece Miley, -Non potete impedircelo. E poi non potete credere che noi ce ne stiamo qui a girarci i pollici mentre voi siete in chissà quale posto a combattere Voi-Sapete-Chi-
-Allora è deciso- disse Lily, approfittando del fatto che l’ amica l’ avesse difesa e ringraziandola mentalmente, -Ci uniremo all’ Ordine della Fenice-
James roteò gli occhi, sbuffando, rimpiangendo che Lily non si fosse ricordata dell’ argomento su cui stavano discutendo a trasfigurazione.
-Tu Peter, che ne dici?- domandò infine, rivolgendosi all’ amico alla sua sinistra. Sperava che almeno lui l’ avesse appoggiato.
Ma Peter, che non aveva aperto bocca dalla sera precedente, e non aveva partecipato alla loro conversazione, si limitò ad arrossire violentemente, abbassando lo sguardo sul suo piatto.
-Peter?- chiamò Sirius, preoccupato, -Tutto bene?- era da un po’ che Codaliscia assumeva un atteggiamento strano, e i Malandrini se n’ erano accorti.
Ma il ragazzo non rispose.

I sei ragazzi si stavano dirigendo verso la Sala Comune, quando Sirius trattenne Miley afferrandola per un polso. Non le avrebbe permesso di diventare una dell’ Ordine, era troppo rischioso per lei.
La bionda si voltò e lo fissò con i suoi occhi azzurro cielo.
Com’ era bella la sua Miley…
-Sì?- la ragazza lo fissò con quelle pozze che parevano contenere il mondo.
I suoi occhi erano trasparenti: vi si poteva leggere tutto ciò che le passava per la testa. Guardandoli, Felpato capì che era curiosa, interessata, eccitata, ma anche un po’ preoccupata.
-Io…- quando parlava con lei farfugliava. Non sapeva perché, era una cosa del tutto fuori dal comune, e lui non riusciva a spiegarla. Nessuno era riuscito a metterlo in imbarazzo, eppure lei sì. Ma il bello era che non aveva detto nulla di inquietante, gli aveva solo, educatamente, risposto.
Il ragazzo si accorse che i suoi occhi si riempivano d’ ansia, e la preoccupazione di lei saliva alle stelle.
-Miley, non voglio che tu faccia parte dell’ Ordine- ecco. L’ aveva detto. Ma di sicuro non bastava. –Tu…tu sarai in pericolo. Tu-Sai-Chi ha occhi e orecchie ovunque, e gli basta poco per individuare chi ne fa parte. Hai visto i genitori di James?- ricordare la loro sorte gli provocava una stretta al cuore, e con James nei paraggi quell’ argomento era diventato un tabù. Le rare volte in cui gli capitava di parlarne era sempre con Lily, -Se ne sono andati per mano sua. Avercelo davanti è terribile, Miley, significa la morte sicura. Uccide almeno una volta al giorno, capisci? Per lui è una cosa semplice e normale, come per noi lo è un incantesimo di appello-
-Non puoi pretendere che io ne stia fuori finché ci sarai dentro tu- replicò la bionda, tranquillamente, -Preferisco sapere dove ti trovi, contro chi combatti…non ce la faccio a starti distante-
-E io non ce la faccio ad esporti al pericolo-
-Non sei tu che mi esponi, è una cosa che decido di mia spontanea volontà-
Sirius rimase a corto di parole. Non sapeva che dire, perché in fondo lei aveva ragione. Era una sua scelta, e lui odiava ostacolare le scelte altrui, dal momento che i suoi genitori si erano sempre impegnati ad interferire nelle sue. Però voleva farla ragionare, farle vedere le cose dal suo punto di vista…
Stava per dirle quanto l’ amava quando una sensazione strana lo colpì. Sentì una specie di formicolio, e scoprì di essere leggero…
Poi ascoltò la sua voce che diceva: -Vado in bagno-
Quindi si allontanò in direzione dei bagni dei ragazzi, sempre avvertendo quel senso di leggerezza e trance.

Bellatrix si avviò in direzione della Sala Grande per il pranzo. Dopo la prima parte della sua missione si sentiva stranamente affamata.
La tavolata dei Serpeverde era come sempre la più chiassosa, e lei prese posto in un angolino leggermente più tranquillo. Il suo stomaco brontolava con tanta prepotenza, che pareva impossibile ignorarlo, così, dopo essersi accomodata, riempì il suo piatto con un panino, del bacon e delle patate. Stava cominciando a mangiare quando Logan Zabini le si parò davanti con un gruppo di amici.
-Ehi, Bella, perché mangi così tanto?- la canzonò, -Hai forse smesso di badare alla tua linea?-
I suoi amici risero, finché un’ occhiata della ragazza non li mise tutti a tacere.
-Simpatico, Zabini, ma si dà il caso che io stamattina abbia consumato più energie di quante tu possa immaginare- rispose, acida.
-Certo, e che hai fatto, il giro di Hogwarts o ti sei riservata a una tranquilla mattinata di jojjing in riva al lago?- continuò lui.
-Questi non sono affari che ti riguardano- ringhiò a denti stretti.
-Ehi, ehi, calma…- Zabini parve sconcertato, ma Bellatrix non ci badò.
La sua attenzione fu catturata da sei ragazzi che, come molti altri, avevano già finito di mangiare. A guidare il gruppo c’ era colui che lei identificò come Remus Lupin, un idiota di prima categoria, a suo avviso. Poi c’ era quel lurido verme di Minus, distratto come al solito, e di seguito quel citrullo James Potter con quella rossa presuntuosa. Ma nessuno di essi la interessava veramente. La sua attenzione si concentrava sugli ultimi due individui di quella combriccola male assortita. La prima, che era una ragazza esile dai capelli dorati, non era così interessante ai suoi occhi, o meglio, non quanto il ragazzo che le stringeva la mano. Sirius Black, il suo cugino traditore del suo sangue, era proprio la persona che faceva al caso suo.
-Bella?- la chiamò Logan, -Tutto a posto?-
Bellatrix non lo degnò nemmeno di uno sguardo, di sicuro quella feccia non era degna della sua attenzione, così, con ancora lo stomaco che brontolava per il fatto che fosse riuscita ad ingerire solo mezzo panino, si alzò in fretta da tavola e si diresse con fare apparentemente indifferente verso l’ uscita.
La fortuna giocava a suo favore: nelle due ore seguenti i Grifondoro del settimo anno avrebbero condiviso Difesa Contro le Arti Oscure con i Serpeverde, per cui mischiarsi tra gli studenti le sarebbe stato più semplice, nonostante lei fosse del sesto.
Di nuovo pensò di essere fortunata quando suo cugino -fece una smorfia al pensiero di essere imparentata con uno come lui- si fermò trattenendo quella sua amichetta smorfiosa con gli occhietti dolci. Per quanto dicevano le voci, con quella faceva sul serio, e in effetti, guardandolo, capì che era proprio innamorato. L’ amore però la disgustava, e se ne aveva l’ occasione era lieta di farlo finire…
Si nascose dietro un angolo e lo fissò, per accertarsi che la Jones non la sorprendesse mentre scagliava la maledizione. Sfoderò la sua fedele bacchetta e prese la mira…
-Bella, che ci fai qui?- cinguettò una voce alle sue spalle, facendola sobbalzare.
La ragazza contò fino a venti prima di voltarsi e trucidare con lo sguardo l’ idiota che si era permessa di distrarla.
-Ma chi stai spiando?- Christine Bones si sporse per osservare chi potesse catturare tanto l’ attenzione della Lestrange, - Sirius Black? Tuo cugino? Beh, non potrai mica innamorarti di lui, no?-
Christine era una Serpeverde del settimo anno maledettamente ottusa, e la ragazza si domandò come facesse la sua Casa ad ospitare gente come quella.
-No. La vedi la mia bacchetta? Ce l’ ho in mano perché prima che arrivassi tu ero intenzionata a scagliargli una fattura! - sbraitò Bellatrix, inspirando ed espirando per evitare di esplodere più del dovuto.
-Senti, lo so che è un traditore del suo sangue, ma è così carino…- disse Christine, con occhi sognanti.
-Levati dai piedi!- le intimò l’ altra, e la sua ferocità fu tale che Christine non ebbe il coraggio di ribattere e se la diede a gambe.
Bellatrix pensò un migliaio di imprecazioni prima di voltarsi di nuovo e scoprire che Sirius era ancora lì.
Di sicuro, con quella bionda in mezzo alle scatole, non poteva nemmeno abbracciare l’ idea di schiantarlo, così le venne in mente un’ altra cosa. Puntò la bacchetta contro di lui e sussurrò: -Imperio!-
Capì che l’ incantesimo era riuscito quando vide quel fesso di suo cugino allontanarsi da quell’ altrettanto fessa della sua ragazza. Di sicuro si stava dirigendo verso il bagno dei ragazzi.
Anche lei si avviò da quella parte, e non si stupì di vedere che Sirius non era affatto sorpreso di trovarsela davanti, e la fissava imbambolato.
Ora poteva agire tranquillamente. Il gabinetto era deserto. Non c’ era nessuno che potesse sorprenderla, e l’ assenza di passi dietro la porta significava che nessuno stava per entrare, per cui Bellatrix gli puntò la bacchetta contro: -Stupeficium!-
Sirius cadde a terra a peso morto. Il contatto del suo corpo con il pavimento provocò un piccolo tonfo, ma il corridoio era deserto e l’ unica “persona” che poteva accorgersene era Mirtilla Malcontenta, nel malaugurato caso che le fosse passato per la mente di fare un giro nella toilette maschile passando attraverso i tubi di scarico o le tazze.
Bellatrix si chinò sul cugino ancora privo di sensi. Lo guardò, e i suoi occhi neri come la pece non furono tanto abili da mascherare l’ odio che provava per lui.

FLASHBACK
Un ragazzino di undici anni correva per i lunghi corridoi del numero dodici di Grimmauld Place. Erano stretti, ma la sua agilità gli permetteva di farsi largo tra un mobile e l’ altro.
-Dammela, Sirius!- una Bellatrix Lestrange di dieci anni rincorreva il cuginetto che le aveva appena sottratto la sua bacchetta finta.
Bella lo seguiva, zigzagando tra i mobili stipati. Tuttavia non era altrettanto agile. Sua madre l’ aveva obbligata ad indossare quel vestito sontuoso in onore della visita dei Malfoy, ma alla fine lei, come le sue sorelle, Sirius e Regulus, non aveva partecipato all’ incontro perché era troppo piccola. Inoltre suo cugino, dopo averla sorpresa mentre si esercitava con la sua bacchetta giocattolo, gliel’ aveva sfilata di mano. Lei non sopportava suo cugino. Si vantava solamente perché era appena tornato da Hogwarts, e invece di rattristarsi perché il Cappello Parlante l’ aveva mandato a Grifondoro, ne andava evidentemente fiero. Bella sapeva che Sirius era sempre stato fuori dal comune. Del tutto indifferente alle regole di famiglia, aveva sempre provocato grossi problemi ai genitori. Era seriamente imbarazzante trovarsi ad un ricevimento di gente per bene con quel marmocchio, e lei era in pensiero per sua zia. Temeva che Sirius la facesse morire di crepacuore.
Il bambino le fece la linguaccia, poi continuò a correre. Schivò all’ ultimo secondo un portaombrelli fatto a zampa di troll, ma lei non ci riuscì. Le balze del suo abito nero rimasero impigliate contro le unghie della zampa, e nel giro di dieci secondi si ritrovò a terra. Le ginocchia le dolevano, e sentì la clavicola scricchiolare.
-Sirius!- la sua rabbia era racchiusa in quel nome, prima che le lacrime cominciassero a sgorgare dai suoi occhi, rovinandole il trucco che la madre si era impegnata ad applicarle.
Sirius Black si chiuse in camera, e l’ eco della sua risata simile ad un latrato giunse a lei come la lama accuratamente affilata di un pugnale…
FINE FLASHBACK

La Bellatrix Lestrange di sedici anni provò un nuovo moto di rabbia mentre rivisse quel ricordo spregevole. Sirius Black, il ragazzo che si era impegnato ad infangare il nome della sua rispettabile famiglia, ora giaceva inerme ai suoi piedi. La sua vista le provocava una nausea immediata, così radunò tutta la forza che riuscì a scovare in sé e gli sferzò un calcio all’ altezza delle costole.
-Questo- sputò, sprezzante, -È per tutto ciò che mi hai fatto-
-E questo- continuò, sempre tirandogli un calcio, -È perché sei finito a Grifondoro -
- Quest’ altro- proseguì, mentre la rabbia prendeva il sopravvento, -È perché sei un traditore del tuo sangue-
-E infine- disse, mentre l’ ultimo calcio provocava un inquietante scricchiolio di ossa, -Questo è perché hai rovinato la reputazione della nobile stirpe dei Black – e gli sputò in faccia, -E questo è da parte del Signore Oscuro-
Quel nome, però, le fece ricordare la vera ragione per la quale era lì, perciò strappò una manciata di capelli al cugino e se li infilò nella tasca della divisa, poi frugò nella veste di Sirius finché non toccò la sua bacchetta, e si mise in tasca anche quella, pensando che le sarebbe stata utile.
L’ impresa più difficile fu nascondere il cugino. Anche se lo trasportò con l’ incantesimo Levicorpus, la possibilità che qualcuno la beccasse era assai alta, e ancora peggio se fosse stato Pix, per questo fu felice di trovarsi davanti ad un vecchio armadio al settimo piano. Quell’ ultimo piano della scuola era poco frequentato, per cui si tolse lo sfizio di sbatacchiare Sirius contro le ante dell’ armadio di legno prima di infilarcelo dentro e di spogliarlo dei suoi vestiti. Infine richiuse l’ armadio e corse via, svelta, finché non raggiunse di nuovo il bagno dei maschi. Uscire dal gabinetto delle ragazze con l’ aspetto di Sirius Black non sarebbe stato affatto plausibile, per cui preferì infilarsi in un cubicolo del bagno in cui poco prima aveva massacrato il cugino, e stappò la boccetta di Pozione Polisucco che aveva rubato quella mattina stessa, per poi aggiungervi i capelli che con poca grazia aveva sottratto a Sirius.
Attese finché la pozione si tinse di un blu intenso, poi bevve.
Bellatrix crebbe, i suoi capelli si accorciarono e i suoi arti si fecero più muscolosi. Si sfilò la divisa per indossare quella del cugino, poi fu pronta.
E, mentre usciva dal bagno, un sorrisino le arricciò le labbra. Un sorriso furbo ma non malandrino. Un sorriso che sulle labbra di Sirius Black faceva davvero paura.

Miley Jones si voltava in continuazione verso la porta, come se all’ improvviso le fosse venuto un tic nervoso. Il fatto era che Sirius non si era più visto, e la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure era già iniziata da un bel pezzo. Il professore aveva dato l’ incarico di scrivere un testo sulle Maledizioni Senza Perdono, e se non lo avessero finito dovevano terminarlo per la prossima lezione come compito, ma Miley non aveva ancora cominciato. Dal suo posto, Lily si voltava a guardarla lanciandole sguardi interrogativi, segno che anche lei si era accorta dell’ assenza del Malandrino. Poi la rossa si voltò e bisbigliò qualcosa nell’ orecchio di James. La bionda vide il ragazzo annuire, poi Lily si alzò con la scusa di chiedere un’ informazione al professore, ma quando tornò indietro non si sedette accanto al moro.
-Allora, che è successo?- l’ amica la scrutava con i suoi occhi verdi, mentre bisbigliava perché nessuno la udisse.
-Io…non lo so- rispose Miley, triste, facendo finta di scrivere.
-Avete litigato?- Lily si accorse che James guardava insistentemente nella loro direzione.
-Certo che no!- dissentì la biondina, -Stavamo solo parlando dell’ Ordine della Fenice, perché non voleva che io vi prendessi parte, ma non era un litigio- precisò, -Poi è diventato strano, quasi assente- il suo sguardo si fece cupo, -Quando mi ha detto che sarebbe andato in bagno ho pensato che si sentisse male, ma poi non è più tornato-
Lily la fissò, sconcertata. Era chiaro che neppure lei sapeva darsi una spiegazione.
-Quando la lezione sarà finita torneremo in Sala Comune per depositare le nostre cose, poi andremo a cercarlo, d’ accordo?- cercò di tranquillizzarla.
-E se si fosse sentito male in bagno?- il sospetto di Miley era naturale, e nemmeno Lily ebbe nulla da obiettare, così lanciò un bigliettino a James.
Poco dopo la sua mano guizzò in aria: -Scusi, professore, potrei uscire un attimo?-
-Se è urgente fa’ pure, Potter-
James uscì dall’ aula, mentre Miley lo fissava con ansia e gratitudine. Lily le posò un braccio attorno alle spalle, convincendola che andava tutto bene, nonostante non ne fosse certa nemmeno lei.
Infatti, quando James fece ritorno, le guardò scrollando la testa, e ciò significava che di Sirius in bagno non c’ era traccia.

-Lo troveremo- Lily saliva le scale con Miley, entrambe erano dirette alla Sala Comune di Grifondoro.
La ragazza non rispose, preoccupata.
-Bagatelle- disse Lily alla Signora Grassa, senza aspettare che ella glielo chiedesse.
Il buco si aprì, e le due ragazze passarono, seguite dagli altri Malandrini.
Entrando in Sala Comune, si accorsero che c’ era un gran caos. Un capannello di studenti era radunato in torno a qualcuno, ma le teste impedivano loro di vedere di chi si trattasse.
Poi un grido, e una risata simile ad un latrato lo seguì, imitata da molte altre.
Lily si accorse che una testa era in fiamme.
-Aguamenti!- le fiamme si spensero, e la vittima di quello scherzo corse via singhiozzando.
-Che succ…? Sirius!- la rossa non poté fare a meno di mostrare il suo stupore, -Che ci fai qui? Dov’ eri finito? Come ti salta in mente di incendiare i capelli di una ragazzina?- il suo disgusto era evidente, e sentendo la sua raffica di domande, a Miley si strinse lo stomaco.
Da quando Sirius si comportava in quel modo?
-Calmati, Evans, la stavo solo ringraziando- rispose Sirius, tranquillo e divertito.
-Ringraziando?- Lily era esterrefatta, -Perché, adesso va di moda ringraziare mandando i capelli a fuoco?-
-Sì, originale, non trovi?- continuò lui, con un sorriso beffardo che non gli si addiceva.
-No, non trovo e non approvo!- urlò la rossa, -E sentiamo, perché diamine l’ hai “ringraziata”?-
-Mi ha detto la parola d’ ordine- rispose pacato quel Sirius decisamente anormale.
-La conoscevi anche tu la parola d’ ordine- replicò Lily, mentre una marea di sospetti s’ insinuava dentro di lei.
-Sì, ma avevo altro per la testa, così l’ ho dimenticata-
La rossa sgranò gli occhi, e le parve di sentire quelli di Miley rimbalzare sul pavimento mentre fuoriuscivano dalle orbite.
-Chi sei tu?- la domanda le venne spontanea.
-Mah, tu che ne dici?- rispose lui, sarcastico, rigirandosi la bacchetta tra le dita, -Per mia fortuna non sono un sudicio Mezzosangue- mentre pronunciava quelle parole concentrò lo sguardo su di lei che, offesa, si voltò, diretta al dormitorio.
James la bloccò. La fissò negli occhi, e lei lo strinse subito, pensando che non c’ era nulla di più sicuro delle sue braccia forti e muscolose. Il ragazzo ricambiò l’ abbraccio, tentando di infonderle tutto il calore che poteva.
-Di sicuro è solo un brutto momento- sussurrò, giustificando l’ amico, -Stai tranquilla-
Lei annuì, piano, e lo strinse ancora di più. Aveva bisogno di lui.
-Ti aspetto per cena, d’ accordo? Stai tranquilla- ripeté. La sua voce sicura la fece sentire meglio, così si staccò da quell’ abbraccio e salì le scale per rifugiarsi nella sua camera, e l’ ultima visione che ebbe fu quella di James Potter che le sorrideva rassicurante.
Intanto Miley si era avvicinata a Sirius.
-Sirius? Che ti prende?-
Ma Sirius non rispose. Sembrava che, a suo avviso, giocherellare con la bacchetta fosse di uno spasso incredibile.
-Mi vuoi rispondere?- Miley stava cominciando a perdere la pazienza.
Sirius posò gli occhi su di lei. La ragazza non seppe cosa vi lesse dentro. Disprezzo? Odio? Sarcasmo? E quello era Sirius?
-Oh, perdonami, ma io non parlo con chi frequenta i Mezzosangue- scandì lentamente le parole, perché avessero l’ effetto desiderato.
-Hai parlato con me fino a poche ore fa!- nonostante la rabbia, Miley si concesse di piangere. Si sentiva uno straccio. –Credevo di essere la tua ragazza!-
Sirius s’ inorridì: -Stai scherzando?- disse, stupito, -Come puoi pretendere una cosa simile? Un lifting non sarebbe sufficiente a farti diventare desiderabile, e comunque mai al mondo mi sognerei di frequentare una come te. Ora scusami, ma ho da fare- detto questo, si alzò dalla poltrona su cui si era seduto e fece cenno a James di seguirlo in dormitorio, nonostante avesse una faccia palesemente disgustata dal suo comportamento.
Remus fece per seguirli, ma James gli lanciò un’ occhiata in stile: “Ci penso io”, così deviò in direzione di Miley, che piangeva a dirotto, mentre Peter li osservava con occhi vuoti.

-Si può sapere che ti prende?- sbottò James. La sua rabbia era esplosa non appena la porta della loro stanza si era chiusa. Sirius, però, era intento a guardarsi intorno incuriosito, come se entrasse in quel posto per la prima volta.
Lo stupore di James era evidente, soprattutto quando l’ amico si voltò verso di lui e, con l’ espressione di chi è appena caduto dalle nuvole, disse: -Come hai detto, scusa?-
-La smetti con questa balorda messa in scena? Siamo tutti stufi! Vuoi dirmi dove intendi arrivare con tutto ciò?- sbraitò Ramoso.
-Lo scoprirai tra poco, James Potter- pronunciò quelle parole fissandolo negli occhi. Guardandoli, James si rese conto che non assomigliavano nemmeno lontanamente a quelli del Sirius che conosceva. Il Sirius che conosceva avrebbe difeso la sua ragazza, i Mezzosangue, e non l’ avrebbe mai chiamato con il suo nome per intero. Rimpianse persino le insopportabili situazioni in cui il suo migliore amico lo chiamava “Jamie”.
-Da quando mi chiami così, Sirius?- chiese, mentre la mano correva istintivamente alla bacchetta.
Ma Bellatrix fu più veloce.
-Expelliarmus!- la bacchetta gli volò via dalle mani, e Bella l’ afferrò al volo, mentre una risatina stridula riempiva la stanza, decisamente troppo acuta per gli standard di Sirius: -Sirius?- ripeté, scettica.
A quelle parole, colui che apparentemente era Sirius Black cominciò ad abbassarsi, e al posto dei capelli corvini spuntò una chioma liscia e molto più lunga. Gli occhi blu si tinsero di nero, le palpebre si fecero pesanti e il corpo diventò troppo minuto per quella divisa.
-Bellatrix!- gli occhi di James si spalancarono. Era così sorpreso che non riuscì nemmeno a distinguere le emozioni che si accavallavano dentro di lui in quel momento. Odio, rabbia, disprezzo, disgusto, paura.
Lei rise, selvaggia, mentre gli occhi le brillavano: -Che bel soldatino, Potter, alla fine abbiamo fatto due più due, eh?-
-Dov’ è Sirius?- domandò lui. Senza bacchetta era impotente, si sentiva spiacevolmente in trappola.
Lei chiuse gli occhi e si tastò le guance, compiaciuta, come se volesse assaporare l’ effetto svanito della pozione. –Quand’ è stata l’ ultima volta in cui l’ hai visto, Potter?- domandò lei, divertita.
-Ti ho chiesto dov’ è!- urlò lui, mentre l’ odio traboccava come l’ acqua di un fiume in piena.
-Oggi a pranzo?- proseguì lei, ignorandolo, -Mi auguro che la tua memoria ti consenta di ricordarne tutti i particolari, perché molto probabilmente non lo rivedrai più…- così dicendo scoprì l’ avambraccio sinistro e toccò il Marchio Nero.
James non sapeva che fare. Deglutì, inorridito. Era certo che se avesse tentato di scappare avrebbe messo in pericolo gli studenti di Grifondoro, e non solo, così rimase lì, immobile, fissando quella stanza per l’ ultima volta…Il suo pensiero corse immediatamente a Lily. Era di sopra, al sicuro nella sua stanza. Per un nanosecondo gli sarebbe piaciuto che come per magia entrasse in quella camera, per vedere cosa stava succedendo. Ma nessuna porta si aprì, e lui sapeva che era meglio così…Perché non l’ aveva baciata, prima? Gli sarebbe piaciuto sentire per l’ ultima volta il sapore delle sue labbra…
Poi un cigolio, mentre la finestra si spalancava e un’ ombra invadeva tutta la stanza.
-Ottimo lavoro, Bellatrix- Lord Voldemort sorrideva compiaciuto, mentre con un pigro movimento della bacchetta schiantava James Potter, la sua nuova pedina. Aveva l’ occasione di intrufolarsi nella scuola in quel momento stesso, consapevole del panico che avrebbe seminato tra studenti e insegnati, ma non lo riteneva opportuno. Almeno non per il momento.
-Per voi questo ed altro, mio Signore- rispose docilmente la ragazza, inchinandosi.
-Ne hai parlato con qualcuno?- s’ informò lui, mentre i suoi occhi rossi saettavano da una parte all’ altra, osservando tutto con disgusto.
-Assolutamente no, mio Signore, ho mantenuto la parola- rispose lei, guardandolo con adorazione.
Lord Voldemort annuì, e l’ ombra di un sorriso si stampò sulle sue labbra. –Hai fatto in fretta, Bellatrix, e io apprezzo molto chi non perde tempo. Questa missione è stata anche molto rivelatrice. Con il compito che ti ho affidato ho potuto valutare quanto tu mi sia fedele ed obbediente, e devo concludere dicendo che sei un’ ottima servitrice-
Gli occhi neri come il carbone di Bellatrix Lestrange s’ inumidirono: -Grazie, mio Signore. Sarò sempre lieta di servirvi in qualsiasi maniera. Ogni cosa fatta per volere vostro mi rende orgogliosa-
-Lo so, Bellatrix- disse lui, -Riconosco quando una persona mi dice il vero. Ora è meglio che andiamo. Non trovi anche tu che questo luogo puzzi?-
-Ovviamente, mio Signore, considerata la gente che vi alberga-
Lord Voldemort si concesse una risatina: -Noto che ti sei servita di tuo cugino per raggiungere il tuo scopo-
-Ammetto che non ho esitato a prendermi una vendetta-
-Bene- concluse Lord Voldemort, -Si è fatto tardi. Bellatrix, trasporta quel traditore del suo sangue- le ordinò, indicando James steso a terra e lanciandole una scopa.
-Sissignore- rispose lei obbediente.
Lord Voldemort non aveva bisogno della scopa per volare, ma prima di allontanarsi si accertò che le fiamme consumassero fino in fondo quella stanza.

Lily Evans si svegliò. Aveva dormito un po’. Secondo lei, il sonno era la medicina migliore per scacciare via il dolore, e dopo quello che le aveva detto Sirius…
Non capiva per quale motivo lo aveva fatto. Nonostante il suo cambiamento negli ultimi mesi, le cose che non capiva la facevano sempre andare su di giri. Ma, a parte questo, il fatto che fosse stato Sirius a pronunciare quelle parole la rendeva ancora più nervosa. Sirius, che odiava la nobile famiglia da cui proveniva; Sirius, che difendeva sempre i Mezzosangue; Sirius, che le era diventato amico; Sirius, che era maturato stando insieme a Miley… Lily pensò con orrore le cose che avrebbero potuto dirsi. Di sicuro sarebbe venuta la rottura, se lui continuava così. Sperava che non facesse né dicesse nulla di male a Miley. Lei era terribilmente vulnerabile. Bastava poco per ferirla, e si notava, perché Miley, al contrario di lei, non aveva passato sette anni della sua vita a costruirsi una maschera. La sua espressione, il suo modo di fare e i suoi occhi erano tutte cose che dimostravano come si sentiva o ciò che pensava. Era facile leggerle la mente, una volta che la si conosceva.
La rossa guardò l’ ora. Le otto.
James la stava di sicuro attendendo per la cena, e lei non amava molto lasciarlo aspettare. Anzi, non le piaceva proprio.
Andò in bagno, si sciacquò il viso e si spazzolò i capelli lisci e fluenti, poi uscì.
Si sorprese quando notò che la Sala Comune era deserta. Di solito c’ era lo stesso qualche studente, ma quella sera nessun Grifondoro era nei paraggi, e lei si accorse per la prima volta in sette anni quanto fosse vuota e spaventosa la Sala Comune senza nessuno che faceva chiasso. Non seppe spiegarsi come, ma non vedendo nessuno si sentì pervadere da una sensazione strana, e all’ improvviso si sentì in ansia. Era agitata, inquieta, per nulla tranquilla, come se avesse un brutto presentimento…ma cosa? Di sicuro era solo frutto della sua immaginazione, forse era colpa del fatto che non ci fosse James ad aspettarla, o magari le brutte parole di Sirius l’ avevano mandata sotto choc.
Un brivido le percorse la schiena. Perché James non c’ era? L’ unica risposta che riuscì a trovare fu che Miley fosse salita in camera e, trovandola addormentata, avesse avvisato James di non aspettarla. Certo, senz’ altro era così, non c’ era altra soluzione. Mentre stava lì a domandarsi il perché della sua agitazione, le parve di sentire una lieve puzza di bruciato, cosa ancora meno probabile. Fu questo che la spinse ad uscire. Era chiaro che l’ unica cosa che non funzionava per il verso giusto quella sera era lei. Tutto era perfettamente normale. Nei corridoi c’ era un via vai di studenti, e la Sala Grande era ancora più gremita.
Lanciando un’ occhiata al tavolo dei Grifondoro individuò subito Miley. Anche da lontano si vedeva che non stava affatto bene, ed era palese che aveva litigato con Sirius.
La rossa si avvicinò all’ amica, seduta accanto a Remus e a Peter, anche se lui non contribuiva a tirarle su il morale.
Cercò con lo sguardo James.
Nulla.
E non c’ era neppure traccia di Sirius.
-Miley, che succede?- la sua voce tremava. Evidentemente, quella sera c’ era qualcosa di cui preoccuparsi. L’ assenza dei due Malandrini, unita al comportamento di Sirius quel pomeriggio, rendevano l’ aria malsana.
Gli occhi azzurri dell’ amica erano velati da una lieve patina di lacrime.
-Mi ha mollata- rispose. Nonostante tutto, Lily non poté non notare la desolazione e la sofferenza nella sua voce.
Sgranò gli occhi: -Cos…? Dov’ è James?- chiese, preoccupata.
-È salito in camera con Sirius un paio d’ ore fa, e non l’ ho più visto- la voce di Remus era come sempre ferma, anche se quella situazione pesava pure a lui.
-Come?- la rossa non si preoccupò di nascondere lo stupore e l’ agitazione, -Voi non siete saliti?- domandò, riferendosi a Remus e a Peter.
-No, James voleva occuparsene da solo, e non aveva tutti i torti, dato che Sirius aveva chiesto solo a lui di seguirlo- spiegò Remus, -Inoltre non me la sentivo di lasciarla da sola- disse, indicando Miley, la quale non toccava cibo.
“Vado a cercarli” pensò Lily, ma la fretta le fece scordare di pronunciare quelle parole, e corse via, su di nuovo per le scale, ed entrò nella Sala Comune.
La presenza di una ventina di studenti di tutte le età non servì a tranquillizzarla.
Si precipitò su per la scala a chiocciola che conduceva ai dormitori maschili, mentre dentro di sé recitava una marea di disperate preghiere.
Quando raggiunse l’ ultima porta in cima alla torre fece di nuovo caso alla puzza di bruciato che, questa volta ne era sicura, c’ era eccome, e l’ aveva seguita per tutto il tragitto, facendosi via via sempre più intensa.
Per ciò che il suo olfatto le suggeriva, la puzza proveniva proprio dalla camera dei Malandrini.
Bussò timidamente, ma nessuno rispose, e dall’ interno non proveniva alcun rumore.
Provò a bussare più forte, ma invano.
Abbassò la maniglia, e quando vide che la porta non era chiusa a chiave, l’ aprì.
Un fumo denso la investì, e nel frattempo l’ odore acre del fumo le pervase le narici. Si portò istintivamente una mano alla bocca per tapparsela, mentre tossiva nauseata.
-Lumos- la punta della sua bacchetta s’ illuminò, e lei vide.
Vide che le pareti erano nere. Vide i letti carbonizzati, con le coperte bruciate e i baldacchini sgangherati. Vide un mucchio di cenere nel luogo in cui doveva trovarsi l’ armadio. Vide che la porta del bagno non esisteva più. Al suo posto erano rimaste solo poche assi sbilenche. E poi, mentre gli occhi verdi si riempivano di lacrime, posò lo sguardo sulla finestra. Era aperta, e un venticello leggero faceva danzare fragili brandelli di stoffa annerita, tutto ciò che era rimasto delle tende.
Entrò, con passo incerto. Si guardò intorno, mentre il fumo denso svaniva. Si accorse subito delle tracce di Magia Oscura, eppure non voleva crederci. Era assolutamente impensabile, così tentò di rimettere tutto a posto. Al primo tentativo non accadde nulla, e nemmeno al secondo, né al terzo, né al quarto… Dovette arrendersi, disperata. James lì non c’ era, ma non seppe se fosse un bene o un male. Poi un’ idea pazzesca le balenò in testa, e cominciò a fissare la finestra con insistenza. E se…? No, era impossibile. Eppure…
La ragazza mosse qualche passo in direzione della finestra spalancata. Le assi del pavimento scricchiolarono sotto i suoi piedi, ma lei le ignorò. Preparandosi al peggio, si affacciò al balcone e guardò in giù.
Nessuna traccia di combattimento o cose simili, e non c’ era nemmeno un corpo steso a terra. Era un buon segno? Oppure era successo qualcosa di peggio? Non seppe cosa pensare, anzi, non riuscì nemmeno a formulare un pensiero. Le lacrime scorrevano, e lei non si preoccupò di asciugarle.
Stai tranquilla.
La voce di James risuonò nella sua testa, ma lei non riusciva a darle ascolto. Tranquilla? Ora che non c’ era più? Per quanto ne sapeva poteva essere morto, ma si obbligò a non ipotizzarlo nemmeno. James Potter non era morto. Non poteva morire, e non sarebbe morto, non prima di lei. E poi, anche ammesso che fosse così, chi l’ avrebbe ucciso? Sirius? Il solo pensiero la fece ridere, nonostante tutto. Tutti, ma non Sirius. Era praticamente impossibile, varcava di troppo i confini dell’ immaginazione
Osservò meglio, ma non vide nessuno.
Pensò che forse, mentre scherzavano, era scoppiato l’ incendio, magari la fusione di due incantesimi, e loro si erano salvati buttandosi giù, non trovando altra soluzione, per cui in quel momento potevano essere in un angolo del giardino a curarsi le ferite…
Era consapevole che come ipotesi era alquanto azzardata, però non voleva pensare che fosse successo qualcosa di peggio, così scese le scale come se niente fosse, uscì dalla Sala Comune e si precipitò fuori dal castello.
Raggiunse a passo spedito il punto del giardino che si trovava esattamente sotto la loro finestra. Girovagò nei dintorni, guardando dietro ai cespugli o agli alberi, nel caso si fossero nascosti, ma le sue ricerche risultarono inutili.
Quindi ritornò sotto la finestra dei Malandrini e guardò in alto, per accertarsi di essere nel posto giusto.
Riconobbe all’ istante la loro finestra, che era quella più in alto e quella che ora era nera, come alcune parti del muro che la circondavano.
Poi però una luce sinistra l’ attirò, e lei alzò ancora di più lo sguardo.
Una fitta le attraversò lo stomaco con prepotenza, e si sentì mancare, quando si accorse che il Marchio Nero brillava spaventosamente sopra Hogwarts.





Ok, non chiederò a nessuno se è piaciuto il capitolo, perché immagino rimpiangiate il fatto di non potermi lanciare i pomodori…comunque, ringrazio:

Lilly94: ciao!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, e devo dire che sì, Lily deve per forza mettere in riga James altrimenti quello impazzisce, solo che ora anche lei ha bisogno di qualcuno che la aiuti a non uscire di testa…XD…Ti ringrazio per la tua fedeltà nel volermi sempre seguire, e sono ansiosa di sapere i tuoi pensieri in proposito di questo capitolo che, sono io la prima a dirlo, non è benefico…a presto! KISSONI

LilyProngs: ciao! Sì, mi è proprio dispiaciuto che la tua storia sia finita, ma mi auguro che tornerai a scrivere. Ti ringrazio per i complimenti, e mi fa piacere che ti immedesimi nei personaggi XD. Il fatto che una storia sia tua ti fa sentire anche un po’ in colpa per come li tratti, perché il loro destino è nelle tue mani, e questo capitolo purtroppo l’ ho fatto finire così, ma vedrò di rimediare, io in prima persona non ce la faccio ad immaginarmi James nelle grinfie di Voldemort, Lily e Miley che piangono, Remus che tenta di consolare quest’ ultima e Sirius chiuso in un armadio!XD Spero che commenterai di nuovo! KISSONI!

PrincessMarauders: Ciao! Ecco, ora hai letto che è successo di tragico, ma ti giuro che dovevo proprio farlo. Mi sento un po’ stronza per come ho trattato i miei personaggi, ma un po’ di sadismo non fa mai male, a meno che non se ne abusi, cosa che io non faccio perché odio le storie che finiscono male!XD Quindi non preoccuparti troppo e insultami pure se questo chappy ti ha fatto un po’ schifo…XD a presto, KISS!XD

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Capitolo 16
*** Ricerche ***


RICERCHE

Avrebbe voluto gridare, ma la voce non c’ era più. Al suo posto, un grosso nodo in gola le impediva di parlare. Nessun urlo, per quanto acuto avrebbe potuto essere, sarebbe riuscito ad esprimere come si sentiva. Il Marchio Nero troneggiava su Hogwarts, la camera dei Malandrini era stata quasi fatta saltare in aria e due di loro erano scomparsi. Possibile che la loro sparizione avesse un legame con il Marchio? Nonostante la sua volontà di negarlo, rimaneva il fatto che la camera bruciata non era quella di altri studenti, inoltre Sirius e James erano proprio saliti in dormitorio prima di sparire nel nulla.
Lily frugò nella sua mente, e rivide l’ aspetto di quella camera, profondamente segnata dalla Magia Oscura. C’ era della cenere, in quella stanza. Con orrore, dovette prendere in considerazione il fatto che quella cenere poteva essere il resto dei corpi di Sirius e James. Ma di sicuro non era così, non doveva essere così. La sua fantasia, per quanto estesa potesse essere, non arrivava ad immaginare Sirius e James morti, era decisamente troppo. Se le sue gambe gliel’ avessero consentito, sarebbe corsa dentro al castello, ad avvertire gli altri, a cercare ancora James. Perché nessuno si era accorto di nulla? Silente era nella Sala Grande, l’ aveva visto prima…e perché non si era accorto di ciò che era successo? Era davvero tutta opera di Voldemort, o forse c’ entravano solo i Mangiamorte? Lily era al corrente del fatto che ce ne fossero alcuni all’ interno della scuola, Severus era tra essi. E se invece fosse stata opera sia di Voldemort che dei Mangiamorte?
La rossa si accorse di alcune goccioline che si perdevano nell’ erba. Sapeva che non stava piovendo, ma che si trattava solo delle sue disperate, salate lacrime. Si sentiva un po’ ipocrita, perché nonostante quelle cose la preoccupassero, non erano il centro dei suoi pensieri. Niente la faceva sentire male quanto l’ idea che James non ci fosse più. Il problema ancora più grave era che non si sapeva nulla. Non sapeva se fosse morto, se fosse fuggito, se fosse ancora dentro Hogwarts…
Con questo pensiero, un piccolo barlume di speranza si fece strada dentro di lei. Esisteva ancora una piccola possibilità che James non fosse lontano, anzi, il fatto che fosse da qualche parte nel castello era l’ unica cosa immaginabile, perché altrimenti non sapeva dove potesse essere finito.
Il suo James…perché proprio lui? In un momento come quello aveva bisogno delle sue carezze, delle sue braccia che la stringevano, del suo sguardo sicuro e della sua voce rassicurante, anche se probabilmente, se lui fosse stato lì, lei non si sarebbe affatto messa a frignare come una bambina… Di sicuro lui avrebbe saputo come agire, lei no. Non faceva altro che starsene lì, immobile, mentre il vento avvolgeva il suo corpicino fragile e gelava le sue lacrime.
Ti aspetto per cena, d’ accordo?
E invece non erano andati a cena insieme. James Potter non aveva aspettato Lily Evans. Non le aveva sorriso mentre lei scendeva le scale, non aveva commentato il suo abbigliamento, non le aveva ricordato quanto fosse bella e importante per lui, né l’ aveva stretta per mano mentre superavano i corridoi che portavano alla Sala Grande. Non l’ aveva stuzzicata sussurrandole battute o frasi maliziose all’ orecchio tra un boccone e l’ altro, e non l’ aveva pregata di prestargli il suo testo sulle Maledizioni Senza Perdono per “dare una sistematina” al proprio.
James Potter era scivolato via. Via da lei, da Hogwarts, dai Malandrini e dalla vita che si era costruito.
Ha mille ragioni per farmi fuori.
In quel momento, Lily sgranò gli occhi. Aveva appena risentito la risposta che James le aveva dato quella mattina stessa, e si era accorta che scottava. E se avesse avuto maledettamente ragione? Se Voldemort si fosse vendicato? Quel pensiero fu troppo per lei. Doveva assolutamente fare qualcosa, cercare James.
Non provò nemmeno ad asciugarsi le lacrime, tanto quelle avrebbero continuato a sgorgare, e cominciò a correre, impaziente, verso il portone d’ ingresso. Sentiva che la testa pulsava e doleva, le lacrime correvano lungo le sue guance, e il panico la colse tra le sue braccia. Fu contenta di sentirsi ancora padrona delle sue azioni, di non aver perso la testa. Se fosse andata fuori di senno, probabilmente si sarebbe ammazzata. James, James, James…quel nome vorticava nella sua mente ed offuscava qualsiasi altro pensiero... Dov’ era finito? Chi si era azzardato a strapparglielo via? Chi aveva impedito di farli incontrare, quella sera?
Spinse il portone con forza. Era debole, e le sue braccia, confrontate con il legno massiccio e robusto della porta, sembravano sottili fili d’ erba. Tuttavia, la rossa non ci fece caso, essendone abituata. Da sempre la disperazione aveva un brutto effetto su di lei, e in quel caso si rese conto di essere peggiorata. Dopo troppi anni aveva capito che soffocare i sentimenti non era utile né fattibile, eppure comprese che essere cambiata alla fine non era servito a nulla. Dopo tutti quegli sforzi per scalfire la spessa maschera che si era costruita, altro dolore. Che mondo era quello? In che posto viveva?
Entrando, si accorse subito della differenza di temperatura, che però non bastò a risollevarla. Dopo una rapida occhiata alla Sala Grande sfrecciò su al primo piano. Controllò in ogni posto immaginabile. Guardò dentro le aule, si soffermò ad aprire persino gli armadi che vi erano al loro interno, anche se, ovviamente, dubitava fortemente che James avesse scelto proprio quel posto per nascondersi. Poi controllò dietro le statue e le colonne, e si assicurò che dietro ai vari quadri e arazzi non vi fossero passaggi segreti. Lo chiamò anche per nome, sapendo che poteva benissimo trovarsi sotto al mantello dell’ invisibilità, ma ancora nulla. Delusa da quella ricerca infruttuosa, salì le scale e giunse al secondo piano, mentre la tensione si scatenava nelle sue viscere. Tremava, ma sapeva che non era colpa del freddo. Esaminò ogni spazio. Niente. L’ unica cosa “interessante” che trovò furono due studenti del quinto anno che pomiciavano in un’ aula vuota del terzo piano. Quando si accorsero di lei, sui loro volti si dipinse l’ espressione di chi è stato colto con le mani nella marmellata, ma Lily non ebbe nemmeno la forza di sottrarre loro punti, o di condurli nell’ aula della McGranitt per affibbiargli una bella e meritata punizione. Mentre richiudeva la porta sentì il ragazzo sussurrare:
-Ehi, Liz, mi sai dire perché la Evans piangeva?-
Era a metà del quarto piano quando si fermò.
Si appoggiò ad una parete, poi si lasciò scivolare verso il basso, fino a ritrovarsi rannicchiata nel bel mezzo di un corridoio in cui i professori potevano scoprirla da un momento all’ altro, ma quella era l’ ultima delle sue preoccupazioni.
Si portò le mani davanti al viso, perché nessuno scorgesse le sue lacrime silenziose.
Poi qualcosa la urtò, e si spaventò quando sentì un gemito di dolore, soprattutto perché non vide nessuno. Non era particolarmente tardi, per cui le torce erano ancora accese, anche se emettevano una luce più soffusa.
-Chi c’ è?- domandò, alzandosi e sfoderando prontamente la sua bacchetta.
Nessuno rispose.
-Ti ordino di rispondere, chiunque tu sia!- si fece severa, mentre scrutava l’ ambiente guardinga e sospettosa.
In seguito sentì un fruscio, poi una voce, dietro di lei:
-Sono io, Lily!-
La rossa si voltò, spaventata.
-Emma!- esclamò, abbassando la bacchetta, -Che ci fai qui a quest’ ora?-
La ragazzina si massaggiò un fianco e si ripulì della polvere: -Potrei farti la stessa domanda- rispose.
-Beh, io sono una Caposcuola…- farfugliò la rossa, ma la sua voce non convinse né Emma, né tantomeno se stessa.
-Ma non sei qui di turno, vero?- la domanda inaspettata della ragazzina le fece ricordare che quella sera James avrebbe dovuto trovarsi proprio in quel punto, a fare la guardia. Quel pensiero le provocò una tremenda fitta allo stomaco e i suoi occhi pizzicarono per l’ ennesima volta.
-No, e comunque…cos’ è quello?- chiese, accennando a qualcosa che Emma teneva in mano.
-Il mio mantello dell’ invisibilità- rispose quella, compiaciuta, anche se Lily notò che non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello di James. Evidentemente, qualcuno ce l’ aveva su con lei. Sembrava che Emma facesse apposta a risponderle con frasi che in qualche modo le ricordavano James. -Ma tu non sei a posto…che è successo?- chiese la ragazzina, cambiando discorso.
-Vorrei potermi dare una risposta anch’ io- rispose la rossa, abbassando lo sguardo, -E tu, che ci facevi qui?-
-Scappavo- rispose quella con semplicità
-Scappavi? Da chi?- la rossa si fece attenta, stupendosi dell’ indifferenza di Emma.
-Oh, da quelli- disse Emma, con un’ alzata di spalle, -Continuano a seguirmi, così io ho trovato una soluzione per muovermi senza essere scoperta. Posso aiutarti?- si offrì infine.
Lily in quel momento sentì che la presenza di Emma le faceva bene. Quella ragazzina le piaceva, e poi da quando l’ aveva salvata le si era affezionata molto. Di solito andava a trovarla in biblioteca una volta alla settimana, oppure la raggiungeva all’ ora di pranzo, nonostante sarebbe dovuta restare con i Tassorosso.
I suoi occhi verdi corsero automaticamente fino al suo braccio paralizzato, e lei si sentì in dovere di fare una cosa, di rendersi utile. Non seppe come quell’ idea le balenò nella mente, ma era consapevole che se ci avesse pensato su un’ altra volta, si sarebbe tirata in dietro.
-Solo un secondo- disse, concentrandosi, -Non ti muovere-
Emma obbedì, anche se sgranò gli occhi quando la rossa tirò fuori la bacchetta e, con lentezza studiata, la puntò contro il suo braccio immobile.
Lily non parlò. Evidentemente stava formulando un incantesimo non verbale parecchio complicato, perché il colorito delle sue guance virò dal bianco pallido al rosa appena accennato.
Poi una luce viola si sprigionò dalla punta della sua bacchetta, e avvolse il braccio della ragazzina. Emma, per un istante, si sentì morire. Provò un dolore lancinante, le pareva di andare a fuoco, e si sarebbe contorta tutta e avrebbe urlato, se solo fosse stata capace di muoversi e di parlare. Si accorse che l’ incantesimo l’ aveva paralizzata completamente.
Infine, com’ era venuto, il bruciore se ne andò, all’ improvviso.
-Come ti senti?- domandò Lily, molto più sollevata.
-Bene, io…- Emma era sbalordita, -Il mio braccio! Riesco a muoverlo!- la sua gioia sarebbe stata contagiosa, se solo Lily non avesse avuto James in testa, così, tutto ciò che le venne fuori fu un debole sorriso.
-Grazie, Lily!- la ragazzina corse ad abbracciarla, -Come hai fatto? Perché Madama Chips non ci è riuscita?-
-Perché…- Lily esitò un attimo, stordita da quell’ inaspettata raffica di domande, prima di optare per la verità: -Ho dovuto ricorrere ad un incantesimo di Magia Oscura molto avanzata per guarirti, e dubito che Madama Chips lo conoscesse-
L’ espressione di Emma era indecifrabile: -E adesso? Sono maledetta?-
-No, non lo sei. Nessuno è in pericolo, nemmeno io- rispose la rossa, -Solo è stato un po’ più difficile della norma, e dovresti bastonarmi come minimo, per quello che ho fatto-
-Non è mia usanza bastonare chi mi salva per la seconda volta- la risposta di Emma fu spontanea, e Lily si stupì per il suo coraggio, decisamente fuori dalla norma per una ragazzina di undici anni.
-Avresti voluto farlo se l’ incantesimo non fosse riuscito- disse Lily, fissandola negli occhi, -Solo- e qui scandì bene le parole, -Che non avresti potuto-
-Perché?- la ragazzina non capiva.
-Ho trovato quell’ incantesimo in un libro della biblioteca- spiegò Lily, -Era nel reparto proibito. Il testo diceva che quell’ incantesimo riesce una volta su mille, e che chiunque fosse stato in grado di compierlo poteva ritenersi fortunato. Se io l’ avessi sbagliato, tu saresti rimasta completamente paralizzata a vita, e per di più avresti vissuto sentendo quel dolore atroce che ti avrebbe indotto alla morte-
Lily non riuscì mai a spiegarsi perché avesse raccontato a Emma la verità. Forse per apparire pericolosa ai suoi occhi, o magari perché lei la detestasse, dal momento che Lily non riusciva a sopportarsi senza James, per questo rimase stupita quando alla ragazzina s’ illuminarono gli occhi:
-Questo prova che sei una strega potentissima, Lily!- esclamò, piena di gioia: -Non avresti mai potuto fallire…credo che saresti in grado di battere Tu-Sai-Chi, Lily!-
La rossa tremò ancora di più: -È…praticamente impensabile, Emma…- disse, con un filo di voce, mentre le risultava impossibile spiegarsi come facesse Emma a non essere spaventata.
-E invece è un pensiero assolutamente automatico!- la contraddì Emma, entusiasta, -Allora, posso aiutarti?-
Questa volta Lily non esitò, contenta di non pensare più a ciò che aveva combinato e a ciò che sarebbe potuto succedere: -Sì. Vieni con me-
Anche Emma l’ aiutò nella sua ricerca, controllando in ogni angolo con la stessa attenzione e seguendo le istruzioni che la rossa le dava, ma entrambe ebbero la spiacevole sensazione di cercare una pepita d’ oro in mezzo ad un lago dal fondale coperto da uno spesso strato di melma.
-Lily, che è successo, esattamente?- s’ informò Emma, mentre controllava dietro a un arazzo.
-Ho trovato la camera dei Malandrini carbonizzata, Emma- spiegò Lily, mentre chiudeva la porta di un’ aula.
-Chi è stato?- s’ incuriosì la ragazzina, facendo il giro di una colonna.
-Voldemort- la risposta salì alle labbra della rossa prima che riuscisse a frenarla, e le lacrime tornarono a rigarle il viso, -Non trovo più James, capisci? Io…lui…doveva aspettarmi per cena, dovevamo scendere insieme, invece non c’ era!- la rabbia si fece strada dentro di lei, anche se la disperazione e la frustrazione servirono a tenerla a bada.
Emma sapeva quanto Lily fosse legata a James Potter. Erano bellissimi insieme, e lei decise di non rispondere. Seppe che non c’ era più niente da dire, e il silenzio parlava già da sé.
Stavano salendo le scale che dal sesto piano le avrebbero condotte al settimo, ma Lily non si fermò a controllare, e si fece un’ altra rampa di scale, quella che portava alla torre di astronomia.
Emma la seguiva, stupita e in pena per l’ amica che, nonostante fosse di sei anni più grande, in quel momento sembrava la più piccola tra le due.
-Maledizione!- l’ imprecazione colma di rabbia di Lily la fece sentire ancora peggio.
La torre di astronomia sarebbe stata completamente vuota, se non fosse stato per Fanny, la fenice del Preside, che intonava una melodia con lo sguardo rivolto al cielo. Quando vide Lily in lacrime, il volatile planò nella sua direzione, ma lei si limitò ad accarezzarla: -No, Fanny, le tue lacrime non saranno sufficienti per scacciare il mio dolore-
La fenice parve delusa da quella risposta, ma si mise comunque a strusciarsi contro di lei, come gesto d’ affetto, prima di tornare al suo dolcissimo canto.
Lily, furente e disperata, prese a scendere le scale con rapidità.
-Lo troveremo, Lily- provò a confortarla Emma, mentre scendevano di fretta le scale e raggiungevano il settimo piano.
-No, invece!- sbraitò la rossa, -È perduto, Emma!- singhiozzò, mentre le lacrime si facevano più grosse e copiose.
Emma non replicò, e Lily, sovrappensiero, aprì la porta di un vecchio armadio, con l’ intenzione di sbatterla per sfogare la rabbia, ma l’ orrore e la sorpresa la paralizzarono.
All’ interno dell’ abitacolo c’ era un corpo seminudo rannicchiato e privo di sensi. Era ridotto così male, che persino la rossa stentò a riconoscerlo.
Sirius Black giaceva immobile lì dentro, mentre numerosi lividi gli camuffavano il viso e rivoli di sangue rappreso scendevano dal naso e dalla bocca. Inoltre, all’ altezza delle costole doveva essere colato altro sangue, perché una crosta rossa imbrattava il suo fianco destro e buona parte dell’ armadio.
Lily si bloccò, portandosi le mani davanti alla bocca spalancata dal terrore. Da quanto tempo era lì? Era vivo?
-Stai indietro, Emma!- le intimò la rossa, temendo che la ragazzina svenisse per lo choc, -Sali nell’ ufficio di Silente e digli di aspettarmi in infermeria. Il Gargoyle ti chiederà una parola d’ ordine, e tu dovrai rispondere “Ordine della Fenice”, d’ accordo?- disse Lily, ricordandosi ciò che la McGranitt aveva detto quando aveva scortato lei e James nell’ ufficio del Preside.
La ragazzina annuì, spaventata, e corse via.
Lily, intanto, ricominciò a tremare.
Per scoprire la triste verità, doveva comunque tirare il Malandrino fuori di lì.
Era pronta al peggio. Ormai aveva capito che era meglio non illudersi, non sperare troppo…
Con riluttanza sfilò delicatamente il corpo di Sirius fuori da quell’ armadio soffocante. Aveva pensato che sarebbe stato meglio non usare la magia, temendo che un incantesimo avrebbe potuto fargli parecchio male e danneggiarlo ancora di più.
Stese Felpato per terra e, mentre il cuore martellava per la paura di scoprire quale fosse la verità, si chinò verso Sirius e posò un’ orecchio all’ altezza del suo cuore.
Tum-tum. Tum-tum. Tum-tum.
Batteva, anche se debolmente.
La ragazza sentì una sensazione di sollievo pervaderla, mentre lacrime di gioia e tristezza si mischiavano.
Stava staccando la testa dal suo petto, quando il corpo del ragazzo fu scosso da un tremito.
Lily sussultò, e lo fissò mentre socchiudeva gli occhi.
-Miley…- la voce del ragazzo era roca e bassissima, ma ciò non impedì alla rossa di sentirla.
-No, Sirius, mi dispiace, sono io, Lily…- nonostante i suoi pensieri corressero a quel pomeriggio, non poté provare compassione per quel Sirius che, piano piano, apriva gli occhi del tutto.
-Lily, che ci fai in camera mia?- anche la sua voce cominciava ad essere più sicura, notò Lily con piacere.
Anche in quell’ assurda e penosa situazione, a Lily sfuggì un sorriso: -Non siamo in camera tua, Sirius- rispose, con voce ferma.
-Io…devo andare a lezione, c’ è Difesa Contro le Arti Oscure, adesso… Perché tu non sei a lezione?- cominciò ad agitarsi lui, -Miley mi sta aspettando…-
Lily rimase interdetta, ma poi rispose, paziente: -Temo che adesso sia troppo tardi per la lezione, sono le dieci e mezzo di notte-
-Co…come? Io…dove mi trovo? Ero nel corridoio con Miley, fuori dall’ aula…io…non capisco…- Sirius si stava rialzando, ma una smorfia di dolore gli increspò le labbra.
Lily lo fissò: -Sì, nemmeno io capisco, ma ora devo portarti in infermeria. Ce la fai ad alzarti?- chiese, preoccupata.
-Sì, certo…- rispose Sirius, confuso.
Il Malandrino ebbe qualche difficoltà, ma poi alla fine riuscì a mettersi in piedi.
-Ehi!- esclamò, indignato, -Che cosa ci faccio in mutande???-
-Se non te lo fossi chiesto da solo, te l’ avrei fatto notare io da un momento all’ altro- disse Lily, tranquillamente, -Fai attenzione, hai perso molto sangue…di sicuro hai una costola rotta, anzi, più di una…- aggiunse, aiutandolo mentre si raddrizzava come poteva.
-Non capisco, Lily- il suo tono era quello di sempre. Nessuna traccia di malignità o sarcasmo, nella sua voce. Sirius era tornato come prima.
-Ti assicuro che anch’ io ho molte lacune- commentò Lily, mentre lo aiutava a stare in piedi, -Ora è meglio che ti aggrappi a me, se non vuoi cadere e romperti l’ altra metà degli arti…-
Il ghigno beffardo di Sirius Black ebbe la forza di comparire anche il quel momento: -Dove siamo?-
-Diciamo che dobbiamo scendere cinque piani per arrivare all’ infermeria, Black-
-Che ci facevo io al settimo piano?-
-Non lo so, Black, ma dubito che tu ci sia finito con le tue gambe- rispose Lily, sorreggendolo, mentre una miriade di dubbi si affollava nella sua mente.
-Perché sto così male?- le domande del ragazzo avevano un che di strano
-Credevo che potessi dirmelo tu- la innervosiva rispondere in quel modo, ma che poteva dire? Il fatto che lui ne sapesse ancora meno la mandava su di giri.
-Lily…- Sirius parve fare un grande sforzo, mentre muoveva l’ ennesimo passo.
-Piano, Black- lo avvertì lei.
-Lily, hai una faccia orribile- constatò. Sirius Black e Lily Evans erano amici, ormai. Per Lily era come un fratello maggiore, quello che non aveva mai avuto, e immaginava che per lui fosse lo stesso. La rossa non rispose, e continuò ad aiutarlo. Pensò che Sirius Black aveva troppi muscoli. Sorreggerlo si faceva sempre più faticoso.
-Lily, dov’ è James?- Strike! Era l’ ultima domanda che voleva sentirsi rivolgere, tuttavia doveva aspettarselo, era normale che lo chiedesse, in fondo era il suo migliore amico…
Nuove lacrime bruciarono nei suoi occhi, e lui la fissò, in attesa di una risposta.
-Non c’ è, Sirius. James non è più qui- la sua voce roca, gli occhi pieni di lacrime e il volto cereo tradirono tutte le sue emozioni.
-Come sarebbe a dire?- il Malandrino non capiva. O forse non voleva capire.
-Ti spiegherò tutto quando saremo in infermeria. Lì ci aspetterà Silente, e se non ti dispiace preferisco riferire questa storia una volta sola…- il suo tono e la sua faccia non ammettevano repliche.
Sirius tacque per il resto del tragitto fino all’ infermeria, nonostante fosse palesemente teso.
Quando giunsero al secondo piano, scorsero subito una luce all’ interno dell’ infermeria, e un brusio di voci preoccupate li raggiunse subito. Evidentemente, il Preside era già lì.
-Albus, io andrei a cercarla- diceva un’ inquieta Madama Chips, -Sono ore che l’ aspettiamo!-
-Calmati, Poppy, io conosco Lily Evans- la tranquillizzò Silente, -E ti assicuro che è una ragazza affidabile-
La mano pallida e ossuta della ragazza toccò il legno gelato della porta e bussò: -Sono Lily Evans- sussurrò.
Poco dopo alcuni passi si avvicinarono frenetici, e infine il volto ansioso di Madama Chips li squadrò dall’ alto al basso.
-Oh, cielo!- la donna si portò le mani alla bocca, e fece loro subito cenno di entrare.
Lily si accomodò, sempre aiutando Sirius che, grazie a Dio, stava recuperando le forze, nonostante tutto.
-Signor Black!- esclamò Madama Chips, -Chi l’ ha ridotta in questo stato?- domandò, ma senza aspettare la risposta, aggiunse: -Venga, non perda tempo, si sdrai qui!- disse, afferrandolo per un braccio e pilotandolo accanto ad un letto dalle lenzuola candide.
Sirius rise, con tristezza: -Non avrà mica intenzione di farmi passare una notte qui, vero?-
-Certo che no!- rispose l’ infermiera, indignata, -Lei starà qui per ben sette notti, mio caro Sirius, e non accetto obiezioni!-
Sirius la fissò, come se fosse impazzita: -Più di cinque notti io qui non ci dormo- dichiarò in tono solenne.
Madama Chips disse, con un cipiglio severo: -Facciamo un mese, Black?-
-Una settimana sarà perfetta, Poppy- rispose lui, con un sorriso a trentadue denti.
La donna sorrise compiaciuta, poi si ritirò nel suo studio per prendere tutto l’ occorrente per guarire il ragazzo, il quale se ne stava disteso nel letto a braccia conserte e palesemente scocciato.
Nel frattempo Albus Silente, che non aveva smesso di guardare la rossa, disse: -Venga, signorina Evans, temo che io e lei dobbiamo fare una lunga chiacchierata nel mio ufficio-
-Ma…Professore- proruppe Sirius Black, - Anch’ io vorrei essere messo al corrente…-
-Più tardi darò il permesso a Lily e ai suoi amici di raggiungerla, signor Black, ma ora mi permetta di scambiare due chiacchiere con Lily Evans, se non le dispiace- replicò il Preside, congedandosi e tenendo Lily Evans sottobraccio.

L’ ufficio del Preside era come l’ ultima volta che l’ aveva visto, e del resto come le volte precedenti. Nei sette anni in cui era lì, Lily l’ aveva sempre visto arredato in quel modo. L’ unica differenza dall’ ultima volta era che quella sera nessun altro insegnante circondava il Preside singhiozzando o tamponandosi gli occhi con un fazzoletto. Ricordava bene quel giorno. Da allora James non era più stato lo stesso, ma in fondo, come poteva dargli torto?
-Spiegati, Lily- Albus Silente la scrutava da dietro la sua scrivania. Aveva la solita aria tranquilla, e i suoi occhi di un azzurro vivissimo trasmettevano una grande energia.
Lily lo fissò, stordita. Da dove cominciare?
La sua coscienza tornò a farle visita dopo tanto tempo, e le suggerì un nome.
James…
La ragazza aprì la bocca, ma qualcosa le impedì di proferire parola. Si sentiva male. Cominciò a tremare, mentre la fitta allo stomaco ricominciò a farsi sentire, e il groppo in gola parve stringersi. I suoi occhi si appannarono, e un secondo dopo scoppiò in lacrime.
Piangere non le faceva bene. La indeboliva, la rendeva vulnerabile, e dopotutto le lacrime non avrebbero risolto nulla. Forse, se fossero state la chiave per risolvere i problemi, molta gente non ne avrebbe avuti. Tuttavia, per quanto fosse grande il suo dolore, per quanto si sentisse uno straccio e per quanto salate e prepotenti fossero quelle lacrime, nulla avrebbe ricondotto James Potter a Hogwarts.
Il Preside lasciò che si sfogasse, porgendole un fazzoletto e un bicchier d’ acqua, ma lei dovette spiegarsi continuando a piangere, per non rischiare di ritrovarsi, la mattina dopo, nell’ ufficio di Albus Silente per raccontargli tutta la faccenda.
-Il M…marchio N…nero- farfugliò, tra i singhiozzi.
Il Preside si fece attento.
-È…su Hogwarts…- alla fine della frase le parole vennero mozzate da un singhiozzo ancora più violento e straziante. Persino Albus Silente ne rimase colpito, e i suoi occhi azzurri si inumidirono e si velarono di compassione.
L’ anziano professore si alzò, piano, e fece il giro della scrivania per raggiungere la ragazza, brutalmente abbandonata sulla sedia di fronte alla sua, abbandonata a sé stessa.
Silente le posò una mano sulla spalla, e lei la strinse, come se fosse l’ ultima estremità di una lunga fune a cui aggrapparsi.
-L…lei d…dovrebbe p…p…punirmi!- sbottò, in preda al panico, -Avrei d…dovuto avvertirla s…subito!-
-Calmati, Lily- la tranquillizzò il Preside, mentre le lacrime della ragazza stavano per contagiare anche lui, -Non ti punirò-
-L…lei n…non capisce!- inveì la rossa, singhiozzando sempre più sommessamente.
-Allora dimmi cosa devo capire, prometto che farò uno sforzo- sorrise Silente, per sdrammatizzare, -So che se non mi hai avvertito c’ è una ragione precisa, Lily- aggiunse poi con fermezza.
La ragazza parve sentirsi meglio e riacquistare un po’ di forze, così poté parlare normalmente, nonostante le lacrime non l’ abbandonassero un istante.
-Oggi pomeriggio Miley era in pensiero per Sirius Black- cominciò, pensando che fosse meglio partire dal principio, -Non si era presentato alla lezione di Difesa, così avevamo deciso di lasciare le nostre cose in Sala Comune alla fine del corso e di andare a cercarlo- il Preside la scrutava, attento e concentrato, -Ma…quando siamo arrivate, nella Sala Comune c’ era un’ aria strana. Sirius era lì, ma non sembrava nemmeno lui. Si comportava male, così l’ ho rimproverato, e lui ha cominciato ad insultare il mio stato di sangue- mentre raccontava, gli occhi verdi di Lily Evans si facevano sempre più cupi, come se delle tende invisibili li nascondessero, -Non so perché me la sono presa tanto, forse perché dette da Sirius, quelle parole non me le sarei mai aspettate. Comunque, sono salita nel mio dormitorio, ma prima James mi ha trattenuto per tranquillizzarmi e per dirmi che mi avrebbe aspettato per cena- ci fu una pausa, durante la quale Lily si asciugò gli occhi. Silente non parlò, aspettando che lei ricominciasse. –In camera mi sono addormentata, e quando mi sono svegliata erano già le otto. Sono scesa, temendo che James mi stesse aspettando da un bel po’, ma quando ho raggiunto la Sala Comune non c’ era. Non c’ era nessuno, e questo mi ha stupito, ma ancora di più mi ha lasciato perplessa una lieve puzza di bruciato. Ho deciso di non darci peso, pensando che James probabilmente era già in Sala Grande, ma quando sono arrivata le uniche persone che ho visto sono state una Miley in lacrime, un Remus Lupin intento a confortarla, e un Peter Minus piuttosto distratto. Dopo aver chiesto notizie di James, Remus mi ha detto che dopo che io sono salita in camera, anche lui e Sieius se n’ erano andati in dormitorio, così sono risalita il Sala Comune- la rossa trasse un sospiro intriso di dolore, -Lì ho risentito la puzza di bruciato e ho deciso di seguirla. Portava al dormitorio maschile. Sono salita, finché non mi sono accorta che proveniva proprio dalla camera dei Malandrini. Dopo aver bussato e non aver ricevuto risposta, sono entrata- in quell’ istante le lacrime si fecero più insistenti, -La stanza era carbonizzata. Guardando dalla finestra, ho notato che giù non c’ era nessun corpo, così sono corsa in giardino a vedere se James e Sirius si erano nascosti dietro un cespuglio per curarsi, nell’ eventualità che fossero caduti, ma nulla. In quel momento ho cominciato a stare male, e subito sono ritornata nel castello per cercare James. Ho perlustrato piano dopo piano, e a metà strada mi ha aiutato anche Emma. Siamo salite anche sulla torre di Astronomia, ma di lui nessuna traccia. Infine, tornando giù, ho per caso aperto la porta di un armadio, e dentro vi ho trovato Sirius Black ridotto in quelle terribili condizioni, poi il resto lo sa già- concluse la rossa, con un ultimo, grande sforzo.
Silente chiuse gli occhi, come se volesse ripetersi mentalmente il racconto della ragazza. Per un po’ rimasero entrambi senza parlare, e il silenzio fu interrotto solamente dai singhiozzi di Lily. Dopo aver raccontato tutto si sentì come libera da un peso troppo grande per lei. La permanenza su quella sedia le stette stretta, e sentì l’ inesauribile bisogno di alzarsi e di muoversi, così, attraversando la stanza a grandi passi, raggiunse la finestra e rivolse i suoi occhi verdi al cielo puntellato di stelle.
-Quindi- esordì alla fine il Preside, -Non hai idea di dove si trovi James Potter?-
-No, signore- la ragazza spostò lo sguardo su di lui.
L’ anziano Preside annuì, prima di dire: - Così gli studenti scomparsi salgono a due. Bene, signorina Evans. Per stasera credo che sia tutto. Ora ho bisogno di un po’ di tempo per meditare, poi domattina ne riparleremo-
-Ma, professore…- tentò di controbattere Lily.
-No, Lily, basta così. Vai pure in infermeria, dove i tuoi amici ti stanno aspettando, e dì a Madama Chips di tenerti lì, per questa notte- la bloccò Silente, con un gesto stanco e un tono che non ammetteva repliche.
-Ma io sto benissimo, signore-
-Affatto, Lily- dissentì lui, -Fa’ come ti ho detto. Ora, se vuoi scusarmi, temo che una bella dormita sia salutare per entrambi…-
Ma Lily non se ne andò: -Professore?- lo chiamò, per l’ ennesima volta.
-Sì?- nella sua voce c’ era una punta di esasperazione.
-Voglio unirmi all’ Ordine della Fenice- dichiarò.
-Domani, Lily- ripeté Silente, stanco.
-Certo, signore, buonanotte- si congedò la ragazza.
-Buonanotte, Lily-

Il tragitto fino all’ infermeria le parve interminabile. La testa scoppiava, e le parole di James rimbombavano nella sua mente.

Stai tranquilla.

No, James, non sono tranquilla…

Promettimi di non lasciarmi mai.

Io non ti ho lasciato, James. Mai. Alla fine la promessa l’ ho mantenuta…ma tu?

Io ti amo, Lily, ma se tu non ricambi non m’ importa, continuerò ad amarti comunque, e farò in modo che tu sia felice.

Posso credere che mi ami, ma senza di te non potrò mai essere felice. Torna da me, ti prego…

Senza che se ne accorgesse, la porta aperta dell’ infermeria le si parò davanti, e lei fece il possibile per scacciare via le lacrime e anche i ricordi che, prepotenti, si insinuavano dentro di lei distraendola, poi entrò.
Vide il letto di Sirius circondato da Miley e dai Malandrini, peccato che mancasse quello che voleva lei. Una Madama Chips agitata e indaffarata le si parò davanti, ma i suoi occhi umidi le impedirono di metterla davvero a fuoco.
Dopo un’ eternità si ritrovò seduta su un letto candido dell’ infermeria. Aveva l’ ordine di stendersi, ma non ne aveva nessuna voglia. Miley e gli altri erano qualcosa di sfuocato di fronte a lei, che le dicevano parole sconnesse e poco chiare. Ad un certo punto Lily Evans si alzò, e si aggrappò con slancio alle prime due persone che ebbe davanti, ovvero Miley Jones e Remus Lupin.
Entrambi la sostennero, abbracciandola con calore, anche se pensarono che le sue lacrime fossero dovute allo choc causato dal ritrovamento di Sirius.
-Su, Lily…- cercò di tirarla su Peter, che stranamente aveva aperto bocca, -In fondo la tua ricerca non è stata inutile… sei uscita per cercare James e hai trovato Sirius!- tentò di farla sorridere.
Remus, invece, non parve affatto divertito.
-Ma… Non erano saliti in camera insieme?- domandò, perplesso, -Perché hai trovato solo Sirius, e per di più in quelle condizioni?-
-Lily ha trovato anche, James, vero?- chiese Miley, -Solo che probabilmente adesso è in Sala Comune- ipotizzò, -E chiaramente Sirius è ridotto così perché James l’ ha preso a pugni- concluse, lanciando al Malandrino un’ occhiata torva che Sirius non riuscì ad interpretare.
La rossa, triste, scosse energicamente la testa.
-Non hai trovato James?- domandò Miley, vedendo che l’ amica soffriva troppo per un’ avventura a lieto fine.
Lily la guardò, gli occhi verdi intrisi di sofferenza e stracolmi di lacrime.
-Vado a cercarlo nella torre di Grifondoro- annunciò Remus. Fece per voltarsi, ma la rossa lo trattenne per un braccio.
-Non lo troverai, Remus- disse, -E per quanto ne so, temo che anche tu e Peter dovrete passare la notte qui…-
-Perché?- squittì Minus, terrorizzato.
-La vostra camera è stata carbonizzata- rispose, spostando lo sguardo da lui agli altri due Malandrini, -Su Hogwarts risplende il Marchio Nero e James è scomparso- le parole le uscirono forzatamente, più vere e taglienti che mai. Sirius la fissò scandalizzato, e Miley si premette le mani sulla bocca, mentre Lily continuò, -Per quanto riguarda te- disse, indicando Sirius, -Non so come tu possa essere capitato nell’ armadio del settimo piano, se eri salito nel dormitorio con James-
-L’ hai trovato in un armadio?- Miley non riusciva a credere alle sue orecchie.
-Sì- confermò la rossa, -E a quanto pare non ricorda nulla di questo pomeriggio. Sono pronta a scommettere che non sa nemmeno di averti lasciata, Miley-
-Io… Cosa?- chiese Sirius, -Non è possibile! È vero, Miley? Ti ho lasciato veramente?- domandò, rivolgendosi a Miley, che annuiva piano.
-Non ricordi niente?- s’ intromise Remus.
-No!- sbottò Black, infuriato con se stesso, -L’ ultimo ricordo che ho è la discussione con Miley prima della lezione di Difesa!-
-Quando l’ ho trovato, era convinto di essere in ritardo per la lezione- spiegò Lily.
Calò il silenzio. Era lampante che tutti cercavano di darsi una spiegazione per ciò che era successo.
-Credo che dobbiamo aspettare Madama Chips- disse infine Lily, -Forse lei potrà stabilire quali incantesimi ha subìto Sirius-
Tutti erano d’ accordo.
Remus e Peter chiamarono l’ infermiera, chiedendole se poteva ospitarli per quella notte, e lei li condusse in una stanzina minuscola, che doveva essere la sua, anche perché conteneva un solo letto. Ve ne aggiunse un altro, poi ordinò loro di non fiatare per tutta la notte, se non volevano essere spediti nell’ ufficio di Gazza, a dormire con la puzza di pesce fritto sotto il naso.
Infine l’ infermiera cercò di convincere Miley ad andarsene, ma la ragazza decise di rimanere tutta la notte accanto al suo ragazzo e alla sua migliore amica.
-Madama Chips, lei è in grado di verificare a quali incantesimi è stato sottoposto un malato?- chiese Lily, mentre l’ infermiera le rimboccava le coperte come se fosse una bambina di cinque anni.
-Mmmh, è un lavoro molto, molto complicato, ma credo di sì, ed è quello che il Preside mi ha ordinato di fare con il signor Black- rispose la donna.
-Ottimo- commentò la rossa.
-Comunque, avrò bisogno di un grande aiuto da parte del professor Vitius- continuò l’ infermiera, rivolta più a se stessa che a Lily, -Adesso però si stenda, signorina Evans, e dorma, ha davvero bisogno di riposo-
-Dubito che ci riuscirò- borbottò Lily.
Ebbe ragione: per tutta la notte non chiuse occhio.
In fondo, nei brevi intervalli in cui si abbandonava al sonno, terribili incubi la inducevano a svegliarsi, sudata e tremante.

Una fitta lancinante alla testa lo trapassò da parte a parte. Era come se stesse per scoppiare, si sentiva prigioniero di se stesso, intrappolato nei suoi pensieri.
Inoltre, tutto il suo corpo urlava di dolore. Temeva che di lì a poco si sarebbe trasformato in una palla incandescente, pronta ad esplodere nel cielo come un fuoco d’ artificio. Era come se fosse ustionato in più punti, il problema era che non ricordava di aver acceso un fuoco, non ricordava nulla…
Il desiderio di morire si faceva sempre più forte in lui…
Poi un’ altra fitta, causata da un dolore diverso, e infine quella sensazione insopportabile.
Cercò di contorcersi, urlando con quanto fiato aveva, ma i suoi movimenti erano bloccati da un qualcosa che non riusciva a vedere.
In realtà, non riusciva a vedere nulla, era come se sui suoi occhi fosse stata calata una benda.
Una risata fredda e lunga giunse alle sue orecchie. Voleva tapparsele, il rumore di quella risata mostruosa era troppo forte, gli dava fastidio, voleva morire…
-Guardami!- ordinò la stessa voce della risata.
In quel momento, all’ altezza degli occhi, sentì come uno strappo, e poi la vista ritornò.
Non vedeva alla perfezione, in quanto gli occhiali fossero poggiati sul suo naso in malo modo, e le sue mani non gli permettevano di risistemarli: erano legate dietro la schiena da una fune incandescente, il che spiegava le scottature.
-E così tu saresti l’ ultimo dei Potter- proseguì la voce, in un sibilo spaventoso, -Guardami, ho detto!-
James sentì dei fili invisibili sollevare bruscamente la sua testa in alto, in modo che i suoi occhi incontrassero quelli rosso sangue di Lord Voldemort.
L’ ambiente era scuro, molto simile ad una caverna, tuttavia non fu in grado di confermarlo a causa della sua vista che si faceva sempre più scarsa. Si sentiva gli occhi gonfi, come se fossero coperti di lividi.
L’ Oscuro Signore aveva le labbra increspate in un ghigno malvagio, spietato, e si avvicinava lentamente.
-Sai, Potter, io amo vedere i miei nemici in faccia, quando mi rivolgo a loro- proseguì, mentre la sua pelle marmorea sbiancava ancora di più alla debole luce proveniente dalle lanterne appese tutt’ attorno, -Ogni volta potrebbe essere l’ ultima, e a me piace leggere il terrore nei loro occhi, quando capiscono che la morte si avvicina… Gioisco al pensiero dei loro visi contratti dal dolore… Ma non temere, per ora mi servi quel tanto che mi frena dal scagliarti la più temibile tra le Maledizioni Senza Perdono- concluse, con un gesto pigro e infastidito della mano.
James sentiva la corda corrodere la sua pelle, le fiamme consumargli i polsi, e ciò lo spinse a pensare che se Voldemort lo voleva vivo, probabilmente avrebbe dovuto cambiare tipo di tortura.
-Allora, tu sei l’ ultimo dei Potter- ripeté, tenendo ben alta la bacchetta, come per avercela pronta nel caso avesse cambiato idea, -Mmmh, non sai come mi lusinga il fatto di essere colui che metterà fine a questa lunga stirpe di maghi dal sangue sporco…-
James fece una risatina amara: -Un Mezzosangue non dovrebbe permettersi nemmeno di pensare a ciò che hai appena detto!-
Con sua sorpresa Lord Voldemort lo squadrò dall’ alto al basso, con la mascella serrata, ma senza perdere la calma.
-Sei un arrogante, Potter, come del resto i tuoi antenati- commentò, -Oh, sì, ai Potter è sempre piaciuto fare gli spiritosi, mettersi in mostra, anche se in realtà nessuno ha mai avuto la minima idea di dove possa condurre la sfacciataggine- continuò, con l’ aria di uno che ripesca un ricordo lontano particolarmente memorabile, -Conduce all’ ignoranza- disse, trucidandolo con quegli occhi di fuoco, -I tuoi genitori avrebbero potuto salvarsi la pelle, se solo fossero stati più astuti, invece no, grazie alla loro mania di fare gli eroi ti hanno lasciato orfano…- il suo ghigno si fece ancora più malevolo.
-Almeno non ho fatto in modo di esserlo- sibilò James, aspro.
-Cosa intendi dire, Potter?- domandò l’ Oscuro Signore. Per un attimo, parve sconcertato.
-Credi che non ne sia al corrente? Tom Riddle, il Babbano trovato morto insieme ai suoi genitori nel villaggio di Little Hangleton, l’ hai assassinato tu, non è vero? L’ hai ucciso perché aveva la colpa di averti messo al mondo dopo essere stato stregato da una Maganò!- snocciolò James compiaciuto. Nonostante il rancore, nonostante ora i ricordi cominciassero ad affiorare, non riusciva a non essere arrabbiato.
-Tu…tu osi…?- il tono di Voldemort era tremante. Le sue labbra erano strette, lo sguardo assassino, gli occhi rossi iniettati di lacrime, e la mano destra tremendamente serrata attorno alla bacchetta. Sembrava si trattenesse dall’ impulso di farlo fuori.
-Sì, io oso- rispose James, con uno sguardo di sfida, -Sono anni che i miei genitori fanno ricerche su Tom Orvoloson Riddle, e io non potrei essere più fiero del modo in cui sono morti!-
-Sciocchezze!- tuonò il Signore Oscuro con un gesto d’ impazienza così brusco, che la sua bacchetta sprizzò scintille rosse, -I tuoi genitori erano dei vigliacchi!- la sua voce rimbombò nell’ ampia caverna, tanto che James pensò che perché nessuno la udisse, dovevano essere davvero isolati.
-È buffo- commentò, fingendo di pensare a qualcosa, -Le sole persone che rientrano nella mia classifica dei vigliacchi sono due: il primo sei tu, Riddle, e l’ altro è Mocciosus, ovvero Severus Piton, credo che tu lo conosca bene-
Voldemort era palesemente fuori di sé.
Dall’ ombra, spuntò una tetra figura che scandì, con la sua voce velata:
-Mio Signore, mi consenta di…-
-Silenzio, Bellatrix!- le intimò lui, -Non ti ho chiesto di intervenire, e dovresti essermi abbastanza grata per averti risparmiato gli innumerevoli guai a cui saresti andata incontro se fossi rimasta ad Hogwarts-
-Le mie più devote scuse, mio Signore- si affrettò a rispondere quella, sparendo nuovamente nell’ ombra.
-In quanto a te, Potter- continuò Lord Voldemort, mentre dai suoi occhi traboccava odio allo stato puro, -Se vuoi sopravvivere dovrai dirmi il nome di tutti i membri dell’ Ordine della Fenice- lo ricattò, -E anche di tutti coloro che vogliono entrare a farne parte- aggiunse, come leggendogli nel pensiero, -Qual è il loro Quartier Generale e chi hanno scelto come Custode Segreto-
James era a conoscenza di tutte le risposte che cercava, perché i suoi genitori ne parlavano spesso, ma non aveva intenzione di cedere.
-Non lo farò, e le tue maledizioni avranno su di me l’ effetto di una doccia fredda- rispose prontamente, -Temo che tu abbia rapito la persona sbagliata, Riddle-
Ogni volta che il Malandrino pronunciava il suo vero nome, Voldemort faceva una smorfia di disgusto, ma questa volta al suo posto si disegnò un sorriso.
Il sorriso più spregevole che il ragazzo avesse mai visto.
-Al posto tuo mi affretterei a svuotare il sacco, Potter- replicò, in un sussurro persuasivo, -Il mio prossimo obiettivo è Hogwarts, e ci andrò con o senza le informazioni che ti ho chiesto- annunciò, compiaciuto dell’ espressione terrorizzata del moro, -E sarò ben felice di portare qui i cadaveri delle persone a cui vuoi bene prima di finire anche te, in modo che tu muoia vantandoti di averli visti sia da vivi che da morti-
James Potter in quel momento si chiese quale fosse il significato della sua esistenza. Sentì tutto il peso delle sue esperienze sulle spalle.
Gli occhi gli si inumidirono mentre il suo pensiero correva a Lily Evans.

La campanella suonò.
Lily Evans ripose noiosamente il libro di trasfigurazione nella borsa stracolma, poi con una calma apparentemente studiata chiuse la boccetta dell’ inchiostro e lisciò la piuma, prima di infilare anche quest’ ultime in una tasca della borsa.
Si stava allontanando dall’ aula, pallida in viso e con dei segni violacei attorno agli occhi, quando una voce la colse di sorpresa:
-Vuole dedicarmi un minuto, signorina Evans?- il tono fermo di Minerva McGranitt la spinse a bloccarsi immediatamente.
Si voltò senza aggiungere nulla e si diresse verso la cattedra.
La professoressa, sedutavi dietro, la stava aspettando con impazienza, ma la rossa non accelerò l’ andatura.
-Certamente, professoressa- rispose cortesemente non appena le fu davanti.
La McGranitt si sistemò gli occhiali prima di cominciare, evidentemente nervosa: -Io…Ehm…capisco che tu sia sconvolta per tutta la accenda delle ultime quarantotto ore, Lily, ma ritengo che ammetterti nell’ Ordine della Fenice sia una cosa estremamente pericolosa, e mi domando come tu possa aver solo pensato di chiederlo…-
-Mi scusi, professoressa, ma deve ammettere anche lei che sono una ragazza maggiorenne…- ribatté Lily, -Non può esserci nulla di male se voglio rendermi utile, no?-
-Renderti utile?- ripeté la McGranitt, sgranando gli occhi, -Lily, le persone muoiono durante le missioni, credevo che i genitori di Potter fossero stati un esempio abbastanza convincente della gravità della situazione-
-Si ricorda, professoressa? Prima che arrivi l’ estate- recitò la ragazza, prima di sgusciare fuori dalla classe e raggiungere la Sala Grande per il pranzo.
Lungo i corridoi gli studenti erano agitati. Lily non sapeva perché, così si fece subito largo tra la folla per rimettere ordine. Oltre a tutti i problemi che aveva, si aggiungevano persino i doveri di Caposcuola.
Poi vide.
Albus Silente passeggiava tranquillo, con l’ aria di chi voleva semplicemente dare un’ occhiata in giro, ma la rossa intuì all’ istante che non era così.
Il Preside andava raramente in giro per la scuola, e se lo faceva, non sceglieva di certo un luogo pullulante di studenti.
-Silenzio, lasciate passare!- gridò Lily ad alcuni ragazzi che ingombravano il corridoio, -Largo, largo!-
-Grazie signorina Evans, non ho bisogno di questo trattamento regale- disse amabilmente Silente.
-Buongiorno, Preside- lo salutò lei, senza il minimo entusiasmo, -Posso esserle utile?-
-In effetti sì, cercavo proprio lei- sorrise l’ anziano Preside.
-Qualcosa di grave, signore?- domandò, mentre il suo cuore accelerava i battiti, scalpitando al pensiero di sentirsi dire che James era stato ritrovato.
-Affatto, Lily, ma venga, si accomodi, sono cerco che il professor Rüf sarà lieto di prestarci la sua aula per qualche minuto-
A quelle parole, l’ insegnante fantasma di Storia della Magia uscì, e Silente la fece sedere su una sedia, chiudendosi la porta alle spalle.
-Allora, Lily, volevo discutere con te a proposito di alcune cose- cominciò Silente, -Prima di tutto, volevo parlarti dell’ Ordine della Fenice-
-Non la penserà mica come la professoressa McGranitt, vero?- chiese la ragazza, supplichevole.
-Sì, ma non servirà a nulla negarti la partecipazione, giusto?- rispose l’ uomo con rassegnazione.
-Giusto- confermò la rossa.
-Minerva ha solo tentato di farti ragionare, ma sapendo che i suoi tentativi sarebbero stati invani non ha insistito molto, inoltre io ho già deciso di ammetterti nell’ Ordine-
Lily si rallegrò a quella notizia.
-Grazie mille, Preside-
-Tuttavia- proseguì lui, -Devi tener conto che sei una studentessa, e come tale quest’ anno affronterai i M.A.G.O., quindi nessun professore potrà dispensarti dai compiti del giorno- disse, in tono grave.
-Certamente, professore, non sarà un problema…- si affrettò a dare la sua parola.
-Ricordati che segui tutti i corsi, Lily, e che una volta nell’ Ordine, la tua presenza alle riunioni dovrà essere costante- le fece notare Silente.
-Non ne salterò una- promise la rossa.
Silente abbassò il capo, rassegnato, -Molto bene, Lily- concluse.
-Di cos’ altro voleva parlarmi?- domandò subito lei, contenta di cambiare argomento.
-Beh, Madama Chips ha fatto tutto ciò che poteva, e ha trovato ciò che spiegherebbe lo strano comportamento di Black durante ieri pomeriggio- la informò l’ insegnate.
Lily si fece attenta e ancora più cupa. Il pensiero di James la perseguitava.
-Di che si tratta?-
-La Maledizione Imperius- disse Silente, -Però resta il fatto che il ragazzo ne sia stato vittima per un brevissimo periodo, invece dal tuo racconto è stato strano per tutto il pomeriggio-
-Lei non sa perché?- chiese la rossa, con occhi inespressivi.
-No, purtroppo, ma ho mille ipotesi, una meno valida dell’ altra- Silente scrollò il capo, -Comunque, ora non voglio privarla oltre del delizioso pranzo che l’ attende- disse, allontanandosi verso la porta.
-Professore?- chiamò ancora lei, pensierosa.
-Sì?-
-Ieri…ieri ha detto che con James il numero degli studenti scomparsi è salito a due-
-Sì, certo-
-Posso…posso sapere chi è l’ altro studente?- domandò la rossina, curiosa.
-La signorina Bellatrix Lestrange- rispose amabilmente Silente.
-Bellatrix…la cugina di Sirius?-
-Proprio lei- confermò il Preside, -Ora, se vuoi scusarmi…- così dicendo aprì al porta e se ne andò.
Lily lo imitò un attimo dopo.

-Che sonno…- sbadigliò Sirius Black, portandosi una mano dietro la testa e scompigliandosi i capelli, -Non ho proprio voglia di fare i compiti…Dovevate proprio portarmeli?-
-Meglio così- disse invece Lily, senza alzare gli occhi dal suo libro di testo, -Sarà difficile rimetterti in pari, altrimenti-
Miley annuì, e Sirius fece una smorfia, contrariato.
-Ehi…- disse ad un certo punto, toccandosi con una mano un punto all’ altezza della nuca, -Ma che ho qui?-
Miley si chinò per vedere.
-Sembra che qualcuno ti abbia strappato dei capelli…- disse, preoccupata.
Solo in quel momento, la rossa mise da parte il libro di incantesimi.
-Lily…- chiamò la biondina, confusa, -Guarda…-
Lily si chinò per vedere a sua volta, e una lampadina le si accese nella testa.
E se fosse…?
-Pozione Polisucco- constatò in un sibilo.
-Come?- domandò Sirius, sentendosi coinvolto.
-Ma certo…- disse ancora la rossa, sbattendosi una mano sulla fronte, -Silente ha detto che si stato vittima della Maledizione Imperius, ma per un breve lasso di tempo-
-E allora?- chiese Sirius.
-Beh, ma non è ovvio?- rispose la rossa, infastidita, -Sono scomparsi due studenti l’ altra sera. Uno è… Vabbé, comunque sai meglio di me che non è colpa sua, ma l’ altro… Beh, può essersi servito della Maledizione Imperius per attirarti nel luogo in cui ti ha strappato i capelli per assumere le tue sembianze-
Miley si portò una mano davanti alla bocca; Sirius la fissò, sconcertato.
-Scusate, torno in Sala Comune…- Lily si avviò furtiva fuori dall’ infermeria, diretta nel suo dormitorio.
Quando però le rimase l’ ultima rampa di scale per entrare nella Sala Comune di Grifondoro, cambiò destinazione.
Scese ancora, fino alla biblioteca.
Trafugare libri dal Reparto Proibito era una sua specialità, ormai. Così ne scelse alcuni intitolati: “Maghi Oscuri del nostro tempo”, “I più potenti stregoni dell’ Epoca”, “Magia Nera: ecco coloro che sono passati alla storia servendosene” e cose simili, e stava cercando un tavolo libero, quando scorse Peter Minus, tutto solo, che ne occupava uno.
-Ciao, Peter- lo salutò, sedendosi accanto a lui.
Il ragazzo trasalì: -Oh, ciao, Lily- squittì, facendosi piccolo piccolo.
Minus aveva sempre temuto Lily. Secondo lui, i suoi occhi verdi era troppo penetranti, come se riuscissero a trapassarti da parte a parte.
-Come va, Peter? Ultimamente ti vedo giù- chiese lei, leggendo l’ indice del primo volume e scartandolo. Il suo scopo era scoprire quanto più poteva di Lord Voldemort.
Peter si morse un labbro: -A…anche t…tu- disse infine.
-Suppongo che tu conosca già le mie ragioni- sussurrò Lily, rigida come un manico di scopa.
-Novità di Sirius?- domandò Peter, ansioso di cambiare argomento.
-Ho scoperto una cosa- lo informò Lily, tutt’ a un tratto più tranquilla, -Silente mi ha detto che è stato sottoposto alla Maledizione Imperius, inoltre credo che qualcuno gli abbia strappato qualche capello per prendere la Pozione Polisucco-
-Beh, ma… Chi può essere stato?- domandò Peter, mentre il suo viso assumeva la tonalità dei capelli di Lily.
-Il Preside mi ha anche detto che un’ altra studentessa è scomparsa la notte un cui anche… ehm…di lui si sono perse le tracce-
Peter Minus si finse serio: -Ma…ehm… Bellatrix…C…come p…p…può aver f…fatto?-
Lily aprì la bocca per rispondere, ma una cosa la immobilizzò.
-Tu…- sibilò, afferrando il colletto della divisa del Malandrino, -Come fai a sapere che la studentessa è Bellatrix Lestrange?-
Peter si accorse di essersi mangiato la parola, e cominciò a sudare freddo. Inoltre, vedere Lily Evans così infuriata non contribuiva a calmare i suoi nervi.
-Beh…M…me l…l’ hai d…d…detto t…tu…- squittì Minus, in preda al panico.
-No, Peter, non te l’ ho detto io-





Ringrazio:

Lilly 94: ehehXD grazie mille, sono stata spregevole, lo so… diciamo che ora la storia comincia a “farsi più seria” quindi ho bisogno di studiare un po’ i capitoli. Mi auguro che pure questo ti sia piaciuto, e per il prossimo…ho la bocca cucita!!!XD commenta presto! Bacioni!XD

LilyProngs: grazie, grazie, grazie! È vero, la suspance è fondamentale, anche se per ora non ho risolto nullaXD Spero che questo non sia stato scadente, perché ci ho lavorato parecchio, quindi aspetto con ansia un tuo giudizioXD KISSES

jacopo25: Ciao e benvenuta!XD Sono stata felicissima di leggere il tuo commento e scoprire che la mia fic ti piace, quindi spero che commenterai anche questo chappy. Sì, è vero, la Polvere Buio Pesto Peruviana è venuta fuori con Fred e George, e mi aspettavo che qualcuno mi facesse notare questa cosa. Comunque, non si può negare che i due gemelli la importassero dal Perù, per cui nella mia storia ho voluto pensare che l’ alleata di Lord Voldemort ne fosse già a conoscenza… In fondo il suo padrone ha viaggiato parecchio e, diciamocelo, i Maghi Oscuri hanno i loro mezzi!XD Commenta presto, baci!!!XD

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Capitolo 17
*** L' Ordine della Fenice ***


L’ ORDINE DELLA FENICE

In seguito all’ ultimo episodio, Peter fece il possibile per tenersi alla larga da Lily. Quando c’ era lei nei paraggi tremava tutto e non riusciva a proferire parola, così trovava sempre una scusa per svignarsela.
Lily, dal canto suo, non disse nulla ai Malandrini, e nemmeno a Miley.
Non sapeva spiegarsi perché, però aveva l’ impressione che non fosse la cosa giusta da fare, come se rivelando tutto avrebbe fatto un torto al gruppo.
Intanto la sua mente lavorava frenetica.
Se Peter Minus sapeva ciò che Bellatrix aveva fatto, allora doveva esserne in qualche modo coinvolto, ma perché non aveva detto nulla? In che modo era al corrente del piano?
Il fatto che i suoi amici l’ avrebbero protetto se fosse stato minacciato era scontato, quindi perché aveva taciuto anche con loro?
Una vocina accattivante, quella della sua coscienza, si insinuò nella sua testa dopo parecchio tempo, tanto che Lily inizialmente prese paura.

Forse perché non voleva che i suoi amici ne fossero al corrente. Non vedo il motivo per cui tu non abbia ancora fatto uno più uno, Lily: Peter Minus è passato al Lato Oscuro, inutile negarlo.

Però questo non riusciva a convincerla.
Peter Minus? Passato al Lato Oscuro? Decisamente impensabile, totalmente impossibile…
Oppure no?
E se Peter fosse veramente passato al Lato Oscuro? Se avesse contribuito a consegnare James?
Dopotutto, se davvero Bellatrix aveva assunto le sembianze di Sirius tramite la Pozione Polisucco, aveva bisogno dell’ aiuto di qualcuno che fosse vicino ai Malandrini, altrimenti come avrebbe fatto a trovare il loro dormitorio?
La parola d’ ordine l’ aveva strappata ad una ragazzina del primo anno, ma nessuna ragazzina del primo anno poteva conoscere la posizione della loro stanza...
Comunque, ammesso che Peter avesse fatto tutto questo, perché mai avrebbe dovuto tradire i suoi migliori amici? Quali ragioni aveva per tradire James?
In quel momento le dispiacque ammetterlo, ma James a Peter voleva bene.
Era escluso il fatto che lo trattasse diversamente dal modo in cui trattava gli altri Malandrini, e sapeva altrettanto bene che non lo sottovalutava, anzi!
Quante volte le aveva ripetuto che Peter era una persona speciale? Quante volte le aveva raccontato di come lui e gli altri i Malandrini s’ impegnassero a proteggerlo, a fargli superare le sue debolezze?
Le venivano i brividi al solo pensiero di ciò che Peter avesse potuto fare.
Consegnare un amico a Voldemort come se fosse carta straccia…
E poi c’ era James, che non tornava. Nessuna traccia di lui, nessuna lettera da parte sua, nessun segnale di vita. Niente di niente. Ed era proprio questo che le faceva pensare che la sua sparizione fosse stata proprio opera sua.
Alla fine James aveva pagato per essere stato fedele a un amico.
Era circondato da persone che si servivano di lui: da una parte c’ era Peter, vigliacco e impostore; dall’ altra invece c’ era Voldemort, crudele e assassino.
E poi, distante migliaia di chilometri, c’ era lei, sola, disperata, ignara di tutto e senza la minima idea di ciò che doveva fare.
Sperava almeno che la sua alleanza con l’ Ordine della Fenice la aiutasse a rendersi utile: restare lì a girarsi i pollici la faceva stare male.
Era strabiliante come il suo aspetto fosse cambiato nel giro di pochi giorni: la Lily Evans che ora si aggirava per i corridoi era pallida, malaticcia, resistente come un filo d’ erba sotto una tempesta e più scontrosa che mai.
Inutile negarlo: il suo aspetto fisico era visibilmente trascurato, e le occhiaie erano la prova lampante di lunghe notti insonni.
Dopotutto, era una Lily Evans senza James Potter.

Buio, dolore, frustrazione.
Tutto si mischiava, tutto contribuiva a farlo soffrire.
Il sangue colava dal naso, dalla fronte, da una gamba.
Quella sostanza dall’ odore nauseabondo era l’ unica fonte di calore, solo che finché continuava a sgorgare a fiotti dalle profonde ferite, era impossibile scaldarsi dentro.
Aveva anche almeno un paio di costole rotte.
La grotta si rivelò essere molto peggio di ciò che si potesse pensare.
Somigliava molto ad una cella frigorifera.
Il freddo s’ insinuava dappertutto: gli schiaffeggiava il viso, lo avvolgeva in una morsa letale.
I capelli corvini erano ricoperti da una lieve patina di brina, e il suo respiro affannato si condensava in tante, piccole nuvolette.
I piedi nudi erano ormai inutilizzabili. Se qualcuno li avesse pestati, un sonoro crac sarebbe rimbombato tutt’ attorno.
Tuttavia, per James Potter questi dolori erano appena percettibili.
Certo, erano lancinanti, terribili, fastidiosi.
Ma qualcos’ altro in lui soffriva più di ogni altra cosa.
Il suo cuore.
Scalciava, urlava di dolore, piangeva, si divincolava. Era pesante come un macigno, era sprofondato nella disperazione, annegato nell’ angoscia.
Il suo cuore invocava Lily Evans, la sua mente invocava Lily Evans, lui invocava Lily Evans.
Aveva paura che anche lei fosse ridotta in quello stato, ma non si azzardava a porre domande a Voldemort, per paura che scoprisse il suo punto debole.
Poi scosse la testa, disperato.
Voldemort sapeva qual era il suo punto debole.
Voldemort era il Legilmens più potente del mondo.
Voldemort aveva con sé Bellatrix Lestrange, una studentessa di Hogwarts.
Ecco, lo vedeva.
Il Signore Oscuro avanzava verso una figura con i capelli rossi.
La ragazza si voltò.
Terrore, paura, disgusto, nel suo volto.
Un’ espressione glaciale.
E poi una risata, lunga, acuta, fredda.
Infine, un lampo accecante di luce verde, e poi ancora la ragazza, sdraiata per terra, morta.
-No!- il suo urlo rimbombò nelle pareti di roccia della caverna, le nuove catene che gli legavano i polsi vibrarono e rafforzarono la stretta.
James Potter si svegliò, madido di sudore e tremante per il freddo.
Ora era sdraiato per terra, supino. La schiena doleva, ma un calore appena accennato lo pervase, quando si accorse che si era trattato solo di un brutto, terribile incubo.
Il Signore Oscuro non c’ era, e nemmeno Bellatrix. Spesso lo lasciavano lì, solo, ma per lui era meglio così. Non avrebbe sopportato di averli attorno tutto il santo giorno. Voldemort non lo aveva più tormentato, o meglio, non aveva più cercato di estorcergli informazioni sull’ Ordine della Fenice. Per il resto, Bellatrix era molto entusiasta all’ idea di sottoporlo alla Maledizione Cruciatus minimo cinque volte al giorno. Quell’ incantesimo le riusciva a meraviglia, inutile negarlo. Quando lo pronunciava, gli occhi le brillavano di una luce sinistra, malvagia, e un ghigno accattivante e soddisfatto le increspava le labbra. Sembrava che la sua sfera emotiva comprendesse solo sentimenti sgradevoli. Perché ce l’ avesse tanto con lui, poi, proprio non lo sapeva. Una cosa però era certa: Bellatrix Lestrange non avrebbe mai tradito il suo padrone. Si percepiva la sua devozione a miglia e miglia di distanza, e considerava sacro ogni oggetto appartenesse al Signore Oscuro. Se quest’ ultimo le chiedeva di cambiare posizione al loro prigioniero, per fare un lavoro fatto bene, lei gli faceva il più male possibile mentre sostituiva le catene.
In quanto a James, non vedeva soluzioni, ma solo buio e dolore, come se fosse imprigionato in un vicolo cieco.
Oltre a tutto ciò che provava sia fisicamente che moralmente, il suo stomaco cominciava a contorcersi per la fame.
Voldemort non si prendeva il disturbo di far notare a Bellatrix che il loro prigioniero non mangiava da tre giorni, e lei sembrava seguire il suo esempio nel dimenticarselo.
Anzi, la ragazza si impegnava più che poteva nel preparare cene sontuose, che sarebbero state adatte a sfamare un’ intera Casa di Hogwarts, e provava un certo divertimento nello stabilire che il luogo più appropriato per consumare i pasti fosse davanti a lui.
Godeva dell’ espressione di James quando Voldemort le faceva i complimenti per l’ ottimo arrosto di maiale, oppure sorrideva compiaciuta al brontolare dello stomaco del moro.
Il ragazzo faceva di tutto per tenersi in vita.
Per il momento, doveva limitarsi a spalancare la bocca quando una gocciolina d’ acqua gelata cadeva dalle stalattiti, ma nell’ unico giorno in cui Bellatrix lo stese a pancia in giù (gli cambiava spesso posizione per fargli male in tutte le parti), ne approfittò per rimpinzarsi di terra e foglie secche.
Di certo non era il massimo, ma non ricordava di aver mai trovato una foglia così saporita.
Non lo divertiva ingoiare terra piena di microbi, ma non poteva lasciarsi andare.
Non poteva morire, Lily gliel’ aveva proibito.
E lui ascoltava sempre la sua rossa.

Io non ho paura di morire. Ho paura che muoia tu.
Se muori tu, continuerò a vivere solo perché il mio cuore me lo permetterà, ma per il resto sarò morta anch’ io.

Quelle frasi, quelle parole, rimbombarono nella sua testa con violenza.
Risentiva la voce di Lily, rivedeva il loro magico sabato pomeriggio a Hogsmead, percepiva di nuovo il proprio cuore appesantirsi mentre l’ immagine dei suoi occhi traboccanti di lacrime gli compariva nella mente.
Anche se l’ ultima volta che l’ aveva vista risaliva a qualche giorno addietro, a lui pareva fossero passati anni. Non sopportava il fatto di non aver più seguito i movimenti della sua rossa, di non aver più colto il sarcasmo nella sua voce, di non sentire più la sua bellissima risata.
Proprio mentre ordinava ai suoi ricordi di fargliela riascoltare, la sentì.
Un’ altra risata, lunga, fredda, glaciale, e terribile echeggiò sulle pareti di roccia.
La risata stridula di Bellatrix seguì quella di Voldemort, mentre un’ altra voce squittiva spaventata. A quanto pareva, una terza persona era entrata nella caverna.
-…non lo so, mio Signore, quella è pericolosa…- balbettava un ragazzo.
James si finse più sofferente che mai e addormentato. Tese bene le orecchie, intenzionato com’ era a non lasciarsi sfuggire un minimo brandello di quella conversazione.
-Accendete la luce- ordinò Voldemort, sprezzante.
Bellatrix era tutta impegnata a sfilargli di dosso il mantello, così il nuovo arrivato agitò la bacchetta e mormorò:
-Lumos!- una pallida luce ne scaturì dalla punta.
I tre bisbigliavano, ma non pareva avessero paura di farsi sentire.
James piegò piano la testa di lato, pregando il cielo di non dare nell’ occhio. L’ operazione gli fu difficile, in quanto i lividi bluastri attorno al collo non gli permettessero molta mobilità.
Gli occhiali erano appannati, rotti, scheggiati, e la sua vista non era granché senza di essi, così aguzzò lo sguardo, cercando di mettere a fuoco meglio che poteva i loro volti, ma soprattutto quello del nuovo arrivato.
-Hai paura di una Mezzosangue?- ringhiò il Signore Oscuro, che in quel momento si era comodamente seduto sul suo scranno e prendeva bruscamente il bicchiere di Idromele che la Lestrange gli porgeva.
-N-no, mio Signore…- squittì di nuovo la voce del ragazzo.
A James si rizzarono i capelli.
Anche se non lo vedeva in faccia, era impossibile non riconoscere la famigliare voce di…
-Peter!- gridò, incapace di trattenersi.
Il ragazzo sobbalzò tanto violentemente, che la bacchetta gli cadde di mano e rotolò via, nascondendosi in un grumo di foglie secche.
Nessuno si diede la pena di recuperarla.
Voldemort si voltò lentamente, e lo stesso fece Bellatrix. I due trascorrevano tanto tempo insieme che i loro movimenti erano diventati identici.
Dalla bocca del ragazzo uscì un gemito, mentre Voldemort sorrise, aspro, malvagio.
-Peter!- ripeté James, -Dove sei?- domandò, preoccupato, -Che cosa gli stai facendo, Riddle?- la sua voce affaticata non era capace di dissimulare la rabbia che in quel momento si estendeva come una pozzanghera dentro di lui.
Di nuovo quella risata, acuta, fredda, lunghissima.
-Non lo sa?- chiese poi, ma James non riuscì a capire a chi fosse rivolta la domanda.
Voldemort non era ancora andato a Hogwarts, ne era certo, per cui se non aveva rapito anche Peter, non vedeva come facesse il suo migliore amico a trovarsi lì. L’ altra possibile soluzione era che Peter fosse anche lui un Mangiamorte, ma il pensiero suonava così ridicolo, che Potter non riuscì a trattenere una risata.
-Come sei vigliacco…- proseguì Bellatrix, e Voldemort si unì a lei in un’ altra risata di scherno.
Insieme, le loro voci erano ancora più paurose.
James sentì la terza persona afflosciarsi contro la parete di roccia della grotta.
-Peter, mi senti?- chiese ancora James, ma la sua voce debole fu soffocata da un altro scroscio di risa.
-Sai, sudicio verme, glielo direi, se non avessi in serbo un’ idea molto più sadica e interessante…- commentò l’ Oscuro Signore, mentre gli occhi vermigli scintillavano alla luce della bacchetta.
-Cosa, mio Signore?- domandò Bellatrix, curiosa.
-Oh, lo scoprirai presto- rispose quello con uno spaventoso ghigno, -Ora vattene, tu, e aspettaci: saremo a Hogwarts prima di ciò che immagini- disse sprezzante, rivolgendosi al ragazzo.
-Certo, mio Signore- squittì.
James era sicuro che fosse la voce di Peter Minus, ma non era altrettanto sicuro che il suo migliore amico avesse pronunciato quelle parole.

-Mangia, Lily, è squisito- la incitò Miley, mettendole sotto il naso un fumante piatto di pasticcio di carne che emanava un profumino invitante.
Le ragazze erano sedute nella Sala Grande e consumavano la cena insieme a Remus e Sirius, il quale aveva convinto una riluttante Madama Chips a dimetterlo in anticipo.
-Tanto mi terrà sotto controllo comunque, Poppy, visto che non ho una stanza dove dormire- le aveva detto con un sorriso smagliante, nella speranza di farla cedere. Per fortuna, anche l’ infermiera doveva pensarla così, perché gli aveva dato ascolto.
La rossa alzò per un breve secondo gli occhi dal voluminoso tomo che teneva aperto davanti a sé.
-Non ho fame- rispose nauseata, allontanando il piatto davanti a Remus, che sedeva accanto a lei.
Ormai non mangiava da giorni, e se la divisa fosse stata aderente, avrebbero potuto tutti contarle facilmente le costole.
-Lily, non puoi andare avanti così- disse infastidita Miley, -Sono giorni che non mangi. Pensi che a lui avrebbe fatto piacere, vederti ridotta in questo stato?-
Da quando era scomparso, nessuno aveva fatto più il nome di James Potter davanti a Lily.
-Potrei chiederglielo, se solo fosse qui- rispose aspra la rossa, -Comunque continui a sbagliare i tempi verbali, Miley- le fece notare.
Miley e gli altri ne parlavano come se fosse morto, e a Lily dava fastidio. Si rifiutava di crederlo.
-Resta il fatto che sono giorni che non metti sotto i denti qualcosa- riprese Remus, -Non sarai abbastanza in forma per fare il ripasso- disse, sperando che gli esami la facessero ritornare un po’ in sé.
-L’ ho già cominciato, e sono a buon punto- replicò lei testarda.
Nessuno si azzardò ad aggiungere altro in proposito. L’ assenza di James aveva sì traumatizzato Lily, ma sia gli altri Malandrini che Miley ne soffrivano terribilmente.
Era impossibile non volergli bene, non averlo accanto, non sentire più la sua voce. Chiunque lo conoscesse almeno un poco, non poteva non sentire la sua mancanza.
-Ragazzi, dov’ è Peter?- chiese Sirius, cambiando discorso.
-Non lo so, non lo vedo da oggi pomeriggio…Oh, eccoti, qui- disse Remus.
Infatti, Peter si stava avvicinando, tutto bagnato.
Il ragazzo si arrestò di colpo non appena notò Lily, che neanche si prese la briga di salutarlo.
Impaurito, si sedette alla destra di Remus, in modo che gli occhi vigili della rossa non potessero incrociare i suoi.
-Dove sei stato per tutto questo tempo?- domandò curioso Sirius.
-Ehm, io…- Peter balbettava, pensando velocemente ad una scusa da raccontare.
Remus lo squadrò, perplesso.
-Non ti mangiamo mica, Peter- lo incoraggiò, cercando di farlo ridere.
-Ecco, io…sono…andato ad Hogsmead, sì- mentì il Malandrino.
A Lily andò di traverso l’ acqua.
-Certamente- annuì sarcastica, -Sotto la pioggia?-
Con sua enorme soddisfazione, Minus diventò paonazzo.
-Sì, beh…io…- farfugliò il ragazzo, tutto agitato.
-Avanti, Peter, perché non ci racconti che cosa ci facevi al villaggio?- continuò Lily, masticando veleno.
Miley, Sirius e Remus la fissavano sbalorditi.
-N-niente…- squittì, in preda al panico.
-Immagino che tu abbia fatto un piacevole giretto tra i negozi- la rossa non dava segno di voler tacere.
-…sì…-
-Davvero?- proseguì quella, fingendosi sorpresa, -Ero convinta che le botteghe fossero chiuse. Non era il mercoledì, il giorno di riposo?-
-Sì, ma…io ero…ai Tre Manici di Scopa…-
Lily Evans rise. Una risata isterica, glaciale.
-Ma, Peter!- esclamò, cercando di mostrarsi amichevole, nonostante stringesse sempre di più il bicchiere per metà pieno d’ acqua che aveva in mano, -Ad Hogsmead i negozi non chiudono!-
-Oh, già…- rispose distrattamente quello, con il viso bordeaux.
-Comunque, è strano che non ci siamo incontrati- concluse la rossa, ritornando scontrosa, -Ho passato tutto il pomeriggio nel pub con Albus Silente, ma non mi pare di averti visto-
In effetti, Silente le aveva spedito un invito per discutere con lei della prima riunione dell’ Ordine della Fenice, che avrebbe avuto luogo alle nove di sera del giorno seguente. Inoltre le aveva affidato un compito: trovare quante più informazioni su Lord Voldemort. Lily, quindi, non fece altro che proseguire la sua ricerca personale.
Peter non rispose, ma si ficcò in bocca il più grosso pezzo di pane che riuscì a trovare.
-E tu che ci facevi ai Tre Manici di Scopa?- chiese Miley, sospettosa.
-Te lo spiego dopo- sussurrò Lily, lanciandole un’ occhiata che la zittì.
-Avanti, sono curioso!- la incitò Sirius, ma Lily si limitò a scuotere il capo.
-Sapete, non credo di volere che la notizia trapeli…- disse, fingendo un tono casuale che insospettì tutti, -Potrebbe arrivare a chi non dovrebbe saperlo- concluse, scoccando un’ occhiata intrisa d’ odio a Peter.
-Felpato, mi passi un po’ di succo di zucca?- la vocetta di Peter era così stridula che nessuno poté fare a meno di guardarlo.
-Potresti usare un incantesimo di Appello, così eviteresti di scomodare il tuo…ehm, migliore amico- suggerì la rossa, sottolineando le ultime due parole, -Dov’ è la tua bacchetta?-
Tutti si chiesero come mai Lily ci tenesse così tanto a tormentare Peter ingiustamente.
-Io, ehm…- a Peter si chiuse lo stomaco. Non si era ricordato di raccoglierla, quando gli era caduta nella caverna. Per tornare indietro non gli era servita: si era Smaterializzato fino a raggiungere i confini della Foresta, dopodiché si era trasformato in topo per entrare ad Hogwarts. Nessuno si era mai accorto che gli incantesimi di protezione non avevano alcun effetto sugli animali. Il solo problema era che anche se avesse ripercorso tutta la strada al contrario, per entrare nella caverna aveva bisogno della bacchetta, e la sua bacchetta era dentro, non fuori. Era spacciato. -…credo…credo di averla persa…- balbettò.
-Persa?- ripeté Lily, divertita e più che mai sadica, -Dove, al pub?-
Minus fece un risolino, poi, bofonchiando un “Vado a cercarla”, uscì di corsa dalla Sala Grande.
-Vigliacco!- sibilò la rossa.
Il bicchiere gli esplose in mano, e lei ne ricacciò i vetri sulla tavola.
-Reparo!- mormorò. I resti del bicchiere si riunirono, e quello tornò intatto.
-Ma che ti prende?- Remus era allibito, e la squadrava sconcertato.
Lily, irritata, stava per aprire la bocca e mandarlo al diavolo, quando una voce alle sue spalle mise fine allo scambio di battute.
-Tutto a posto, Lily?-
Minerva McGranitt comparve dietro di lei, facendola trasalire.
-Sì, grazie, professoressa- rispose la rossa, voltandosi.
-Vedo che hai consumato un sostanzioso pasto- commentò l’ insegnante, con una smorfia.
Lily si sforzò di ridere, mentre Miley sorrise compiaciuta.
-Hai un minuto?- continuò la McGranitt, sbrigativa.
-Certo, certo- si affrettò a rispondere Lily, alzandosi e prendendo il grosso tomo che stava leggendo, -Ci vediamo in Sala Comune- salutò, intercettando lo sguardo della sua migliore amica, che annuì debolmente.

-Accomodati, Evans-
La McGranitt le fece cenno di sedersi su una sedia, mentre lei andò ad occupare quella dietro alla sua scrivania.
Lily attese, in silenzio. Aveva l’ impressione che la donna volesse persuaderla a togliersi dall’ Ordine, ma si sbagliava di grosso.
-Suppongo che domani sera verrai alla riunione- cominciò, offrendole un biscotto.
La ragazza fece un gesto di rifiuto: -Sì, certo- confermò, -Professoressa, se sta cercando di…-
-No, Evans, non ho alcuna intenzione di farti cambiare idea- la interruppe secca l’ insegnante, -Su, prendi un biscotto- la incitò.
-No, grazie- rifiutò cortesemente la rossa.
-Avanti, prendine uno- insisté la professoressa.
Lily si arrese e, affondata la mano nella scatola di latta, afferrò un biscotto.
-Mangia, non è avvelenato- la incoraggiò.
Lily pensò che l’ invito della McGranitt avesse dei secondi fini: oltre che informarla di qualcosa, voleva farla mangiare, perché era evidente che non era intenzionata a proseguire prima che Lily avesse finito il biscotto.
La ragazza lo ingoiò, impaziente di stare a sentire cosa dovesse dirle l’ insegnante.
-Dopotutto- continuò la McGranitt, -Non posso negare che nell’ Ordine avevamo bisogno di una persona brillante come te, Evans-
Le guance della ragazza si tinsero vagamente di rosa.
-Tuttavia- continuò secca, -Volevo metterti al corrente di alcune cose-
-Per esempio?-
-Per esempio- alla professoressa tremò la voce mentre lo disse, -che il Quartier Generale dell’ Ordine è la casa dei Potter-
La donna fece una pausa, come se provasse sollievo nell’ essersi tolta il peso di dirglielo. Silente, infatti, non l’ aveva fatto.
Il labbro inferiore di Lily prese a tremare, mentre gli occhi s’ inumidivano.
-Ma allora Voldemort…- cominciò.
-Tu-Sai-Chi non li ha uccisi a casa loro- tagliò corto la McGranitt, -Il Custode Segreto, comunque, è Silente. Domani sera dovremmo discutere sulla battaglia. Se non sbaglio è prevista per…-
-Manca poco- la interrupe Lily, -Il tempo stringe-
La McGranitt sospirò.
-Vorrei poterti dire che l’ abbiamo ritrovato…- le parole della prof furono come ricevere due Bolidi dritti sullo stomaco.
-Lo ritroverò- affermò decisa Lily, -Ora, se non ha altro da dirmi…-
Fece per alzarsi, ma la McGranitt la bloccò.
-Ti aspetto domani sera qui nel mio ufficio alle nove meno cinque. Useremo la Polvere Volante-
-Professoressa, il castello non sarà incustodito senza nessun insegnate?-
-Ci allontaneremo solo io, il Preside, il professor Vitius, la professoressa Sprite e il nostro guardiacaccia. Il professor Lumacorno non fa parte dell’ Ordine, e nemmeno tutti gli altri professori- la rassicurò, -Mastro Gazza ha il compito di sbarrare gli ingressi e di sorvegliare i passaggi segreti insieme a Mrs Purr, i Prefetti e i Caposcuola faranno la ronda per i corridoi e tutti gli altri insegnanti forniranno al castello la massima protezione-
-D’ accordo- si congedò la rossa, rincuorata, -Buonanotte, professoressa-
-Ah, Evans…- la chiamò ancora Minerva McGranitt.
Lily si voltò e vide che le porgeva la scatola di biscotti.
-Sì?-
-Mangia- ordinò con un cipiglio severo, protendendo la scatola di latta verso di lei, -Sei dimagrita troppo-
Lily la prese per cortesia, ma il suo stomaco aveva messo il lucchetto.
Ringraziando, uscì e s’ incamminò diretta alla torre di Grifondoro, lasciandosi l’ ufficio di Minerva McGranitt alle spalle.

-Non ci posso credere!- esclamò Miley, seduta a gambe incrociate sul letto di Lily, che di solito veniva sfruttato da entrambe per le confessioni, -Sei entrata nell’ Ordine!-
-Sh, abbassa la voce!- sibilò la rossa, indispettita.
-Perché non me l’ hai detto?- s’ incupì la biondina.
-Perché non potrei dirtelo neanche adesso, Myl-
-Già- sospirò Miley, -E così domani sera andrai…-
-A casa di James- concluse Lily per lei. Quando pronunciava il suo nome faceva sempre spuntare una gran tristezza a tutti.
-A lui sarebbe piaciuto, ne sono sicura- tentò di consolarla la sua migliore amica.
Ma aveva mosso la pedina sbagliata.
Lily scattò in piedi, furente: -No, Miley!- urlò, sotto gli occhi sbalorditi della biondina, -A lui piacerà, quando glielo racconterò! Non è morto, capisci? Lui c’ è, è vivo, lo so! Me l’ aveva promesso!- dagli occhi verdi scesero amare goccioline, -Perché dite frasi come se fosse morto? Sono stufa di sentirle! James Potter non è morto! Non morirà! Sarà al mio fianco, tornerà presto per combattere Voldemort e vendicare i suoi genitori!- sarebbero state belle parole, se solo lei ne fosse stata pienamente convinta.
La frustrazione repressa le cadde addosso, e cominciò il suo pianto, mentre Miley l’ abbracciava, la stringeva, cercando di trasmetterle il suo calore.
Anche lei pianse. Pianse per James, disperso, per Sirius, a cui mancava il suo migliore amico, per Lily, alla quale non rimaneva ragione di vivere, per Remus, perché soffriva in silenzio, e per Peter, sperando che superasse quel brutto periodo.
Anche Lily Evans continuò a piangere, ignorando il resto.
Ignorando che quello sarebbe stato solo il primo di una lunga serie di dolorosi, disperati pianti al chiaro di luna.

-Crucio!- il ghigno di Bellatrix si allargava sempre di più.
Lui urlava, si divincolava, si contorceva.
Desiderava farla finita, morire una volta per tutte, abbandonare quello schifo di mondo…
Appena pensò a queste cose l’ immagine di una bellissima ragazza dai capelli rosso fiamma e due intensi occhi verdi gli comparve davanti.
No, finché esistevano persone come Lily Evans, quel mondo non poteva essere totalmente schifoso.
E James Potter non avrebbe potuto morire.
Le catene gli si strinsero ancora di più attorno ai polsi e alle caviglie, tanto che le sentì sprofondare nella carne.
-Oh, che succede?- lo canzonò la Lestrange, godendo della sua sofferenza, -Il piccolo Potty ha la bua?-
-N…on..ti…dar..ò..mai…la…so…d…disfa…zio…ne..di…vedermi….a…pe…zzi- mormorò il ragazzo a fatica, mentre si contorceva come un serpente.
-Oh, il povero Potty non molla, tiene duro…- la ragazza si finse commossa, -È un peccato che l’ Oscuro Signore non voglia darmi l’ onore di farti saltare in aria, ma dopotutto, se vuole tenere per sé questo privilegio…Beh, non posso di certo biasimarlo, no?- lo canzonò, -Comunque, gli chiederò di concedermi di torturare un po’ il tuo corpo senza vita. Sto già pensando in che modo farti marcire, sai?-
-S…sei…P…pa..tetica-
-Ma davvero, Potty?- continuò lei, -Veramente, ti garantisco che ora tu lo sei più di me. Se potessi vederti, mi daresti ragione, stanne certo…- affermò, falsamente seria, -Ma dimmi- lo interpellò, pensosa, -Preferiresti che ti maciullassi fino a farti diventare carne macinata per draghi, oppure ti piacerebbe di più fare la muffa aspettando che le formiche ti ricostruiscano come un puzzle nel loro formicaio?-
-Veramente preferisco morire vedendo qualcosa di più gradevole della tua faccia da sorcio- espresse il Malandrino, con un enorme sforzo per non mostrarsi debole, -Non ti preoccupare, non dovrai fare grandi fatiche, una tazza del gabinetto di Mirtilla Malcontenta sarà più che sufficiente…-
Un’ offesa del genere, a Bellatrix Lestrange non l’ aveva mai fatta nessuno.
La ragazza digrignò i denti, e il moro s’ immaginò che ai lati comparissero due premolari lunghi come una sciabola, ma poi si ricordò che, nonostante tutto, Bellatrix rimaneva una strega, non un vampiro.
Sentiva la morte vicina come non mai.
Sperava di riuscire ad inventare qualcosa di abbastanza credibile per trattenere Voldemort il più lontano possibile da Hogwarts, ma niente sarebbe stato in grado di fermarlo.
Non era ancora riuscito a capire se lo “straniero” di quel pomeriggio fosse Peter o meno, e il dubbio lo tormentava più di ogni altra cosa.
Quando il ragazzo che squittiva se n’ era andato, Bellatrix aveva cucinato (James non capiva come facesse ad avere tutto l’ occorrente in quella grotta) un sontuoso pranzo a base di roast beef, toast al tacchino, crocchette di patate e zucchine ripiene, il tutto accompagnato da un’ enorme caraffa di dissetante succo di zucca ghiacciato.
Come di consueto, aveva apparecchiato un tavolino fatto apposta per due davanti a lui, come se durante la consumazione dei pasti fosse indispensabile tenere il prigioniero sotto controllo.
Poi, dopo varie lodi da parte di Voldemort per il pranzo squisito, erano ripartiti per chissà dove, ma James pensava che durante la loro assenza s’ incontrassero con altri Mangiamorte per mettere a punto tutti i dettagli del piano di attacco ad Hogwarts.
Così, lui aveva passato la giornata pensando a Lily.
Si chiedeva cosa stesse facendo la sua rossa in quel momento, a cosa stesse pensando, quali compiti stesse svolgendo, a che punto fosse con il suo famoso ripasso prima dell’ inizio degli esami.
Purtroppo non poteva sapere che Lily aveva trascorso un pomeriggio in biblioteca a sfogliare tomi su tomi, ma con il pensiero rivolto a lui, non poteva sapere che aveva già finito tutti i compiti e che fosse già a tre quarti del ripasso.
Alzando lo sguardo, James Potter si accorse che Bellatrix lo fissava, truce.
Non sapendo come reagire a ciò che lui le aveva appena detto, si buttò di peso sopra di lui, e si sedette comodamente sul suo stomaco, che in quel momento era vuoto e quindi incredibilmente debole.
-Non sei per nulla leggiadra, per cui ti consiglio di levare la tua faccia dal mio stomaco immediatamente, brutta serpe- le intimò il ragazzo.
Non sapeva nemmeno lui da dove gli venisse fuori tutto quel coraggio, ma su qualcuno doveva pure sfogarsi, scaricare la propria furia, no?
-Tu…finirai molto male, Potter- sussurrò la ragazza, -Molto, molto male-
Stava per alzare la bacchetta su di lui e scagliargli ancora una volta la sua Maledizione Senza Perdono preferita, quando una fredda voce alle sue spalle la obbligò ad arrestarsi.
-Basta così, Bella- ordinò Voldemort, -Potter avrà presto quello che si merita-
-Chiedo scusa, mio Signore- rispose meccanicamente la Mangiamorte, voltandosi verso il suo padrone e facendo un rigido inchino, -Il solo problema è che trattenersi si fa via via sempre più difficile, mio Signore-
-Non resisterai a lungo, Bellatrix- un ghigno malvagio gli illuminava il volto, lo rendeva mostruosamente felice, tanto che James poté scorgere i suoi occhi iniettati di sangue brillare di una luce nuova, -Stasera il piano è pronto. Saremo a Hogwarts in meno di due ore-
Fu come se all’ improvviso la temperatura fosse scesa a meno cinquanta.
James Potter sentì il sangue gelarsi nelle vene.
-Rivedrai presto i tuoi strambi amici e la tua amata Mezzosangue, Potter-

Lily Evans si era svegliata molto tardi, sabato mattina.
Lei e Miley si erano addormentate nel suo letto, e al loro risveglio i loro occhi erano profondamente cerchiati, tanto che a colazione, Sirius si scusò con Miley credendo di aver rivolto la parola alla persona sbagliata.
-Peter?- aveva chiesto Sirius, quando Remus era arrivato da solo.
Il licantropo aveva scrollato il capo: -Dice che ha un sacco di lavoro da fare- sospirò, rassegnato.
-Ultimamente non lo riconosco più…- Sirius era dispiaciuto, ma Lily disse, secca:
-È chiaro che ha del lavoro da fare, se ieri pomeriggio è andato a zonzo per…dove dice di essere andato, lui? Ah, già, ad Hogsmead-
-Da quando ce l’ hai tanto su con Peter, tu?- Remus le ripeteva spesso quella domanda.
-Da quando ho scoperto che è un vigliacco- rispondeva sempre lei, e tutti e tre non potevano che chiedersi quali ragioni avesse la rossa per pensarla in quel modo. Mai si era permessa anche solo di criticare gli amici di James. Per il ragazzo erano sacri, e lei rispettava le sue scelte. In fondo, anche lei alla fine aveva fatto amicizia con loro, e non aveva potuto fare altro che dar ragione al suo ragazzo: i Malandrini erano speciali.
Però, nell’ ultimo periodo, con Peter c’ era qualcosa, qualcosa che non voleva dire.
-Perché?- chiese Felpato, contrariato, -Non ti devi permettere di insultarlo-
-Sei sicuro di conoscere bene il tuo amico, Black?- la sua domanda li aveva colti tutti di sorpresa, e non aspettò nemmeno di sentire la risposta, perché si rifugiò immediatamente in biblioteca.
Quando entrò, Madama Pince era intenta a sistemare sugli scaffali dei libri appena arrivati.
-Se l’ ingresso della biblioteca fosse a pagamento, stia pur sicura che il suo conto alla Gringott sarebbe già bell’ e prosciugato- commentò non appena la vide, -Viene qui più di tutti gli studenti messi insieme-
Lily si sforzò di sorridere.
Si stava dirigendo verso il suo tavolo preferito, in un angolo vicino alla finestra, quando la bibliotecaria le chiese:
-Visto che conosce tutti gli scaffali a memoria, non le dispiacerebbe darmi una mano, signorina Evans? Tanto starà qui tutto il giorno, no?-
-Certamente- la rossa non se la sentiva di essere scortese proprio quando Madama Pince era stranamente di buon umore, così le si avvicinò, attendendo le sue istruzioni.
-Può riordinare i libri di quello scatolone- disse la donna, indicando uno scatolone enorme.
Lily li tirò fuori tutti, li ordinò per argomento, poi li sistemò negli appositi scaffali.
Mentre infilava l’ ultimo, lo sguardo le cadde su un voluminoso libro intitolato “Grindelwald e Voldemort: che cos’ hanno in comune?”
Lo prese senza esitazione, poi si diresse al suo tavolo e lo sfogliò.
Come libro era piuttosto noioso: dopo tutti quelli che aveva letto, le informazioni che vi trovò erano le stesse, perciò decise di rimetterlo al suo posto e dare un’ occhiata nel Reparto Proibito. Sebbene lì avesse già consultato montagne di manuali, aveva sempre trovato cose nuove.
Stava per posizionarlo sulla scaffale, quando dal libro cadde qualcosa. Era un quadernino sottile, di quelli che usavano i Babbani.
Lo raccolse e lo sfogliò.
Era scritto a mano, e sulla prima pagina spiccava il titolo: “Diario di un Mangiamorte”.
La ragazza tornò al tavolo con le mani che tremavano.
Si accorse che non era stato scritto nemmeno per metà, ma ciò non le impedì di leggerlo.
Da ciò che c’ era scritto, il proprietario non era molto entusiasta della vita che svolgeva da quando si era unito al Signore Oscuro. Anzi, pareva quasi che gli stesse accanto solo per scoprire il modo migliore in cui farlo fuori.
Una pagina la fece rabbrividire.
“25/05/1978. L’ altra sera ho scoperto una cosa allucinante. Io stesso non volevo crederci. Il Signore Oscuro è terribile, ma mai avrei immaginato che fosse capace di fare una cosa del genere. Origliando attraverso una porta, l’ ho sentito mentre parlava al suo serpente, Nagini. Personalmente, credevo che quell’ animale fosse piuttosto insulso, anche se letale, e mi sono sempre chiesto che cosa se ne facesse Lord Voldemort. Il perché, alla fine, era evidente.
Stranamente, non parlava in Serpentese, ma si rivolgeva alla bestia con un tono quasi dolce, altra cosa che mi ha lasciato sorpreso. Diceva che una volta che avrebbe trovato il modo esatto per sminuzzare la sua anima in sette parti, Nagini gli sarebbe stata molto utile.
Poco ci è mancato che rimanessi pietrificato. Ammetto di essere un vigliacco, ma il mio cervello funziona ancora, e mi ha permesso di intuire cos’ abbia in mente l’ Oscuro Signore. Vuole creare degli Horcrux. Non uno, ma sette! È impensabile, eppure il suo unico scopo è rendersi invincibile, immortale. Suppongo sia per questo che voglia attaccare Hogwarts: per capire bene come funzioni la cosa.
Posso contare solo sul fatto che fino ad ora non ne ha creato nemmeno uno. Chiunque voglia ucciderlo ora è in tempo, e spero che accada presto.”
A Lily si seccarono le labbra. Voleva saperne di più, voleva scoprire chi fosse l’ autore di quelle righe, ma sulla pagina iniziale c’ era una sola sigla: R.A.B.
Non conosceva nessuno con quel nome…
L’ unica cosa da fare era portare con sé il quadernino: per la riunione dell’ Ordine sarebbe stato utile.
Il resto del pomeriggio lo passò a scrivere il bella grafia tutti gli appunti e le notizie che aveva raccolto su Lord Voldemort.

Erano le nove meno dieci quando Lily Evans scese dal proprio dormitorio.
Quella sera non aveva cenato, in quanto i suoi pensieri corressero alla casa dei Potter, la casa in cui James aveva vissuto…
Nella Sala Comune, Miley le fece un cenno di saluto, mentre Sirius e Remus la guardavano sorpresi attraversare il buco del ritratto. Di Peter nemmeno l’ ombra.
Arrivò puntuale nell’ ufficio di Minerva McGranitt, e quella la fece andare per prima.
La rossa entrò nel camino, afferrò una manciata di Polvere Volante, e scomparve dopo aver espresso chiaramente l’ indirizzo dell’ abitazione.
Mentre il suo stomaco era attraversato da fitte che non avevano niente a che vedere con il viaggio vorticoso lungo i camini, si trovò in un camino situato in una stanzetta accogliente.
Era una cucina molto ordinata e luminosa: i mobili erano chiari e le finestre erano incorniciate da tendine di pizzo. Davanti a sé vide un lungo tavolo, probabilmente attorno a cui si sedevano sempre i membri dell’ Ordine, mentre a destra vi era una cassapanca e alla sinistra una comoda poltrona.
Uscendo dal camino, notò le foto appese alle pareti.
James che giocava a Quidditch con il padre, la signora Potter che distoglieva lo sguardo dall’ arrosto che stava preparando con cura per sorridere a chi stava scattando la foto, e che poi si girava infuriata perché un bambino dai capelli arruffati le aveva rubato silenziosamente un cubetto di patata arrosto, James che sfrecciava in giardino sul suo manico di scopa, mentre la madre lo rincorreva brandendo un’ enorme padella, il signor Potter che agitava la bacchetta per riacchiappare il figlio, James e Sirius profondamente addormentati in una stanza cosparsa di piume, un bimbo di unici anni che salutava dal finestrino di una scarlatta locomotiva a vapore, e poi il ritratto di una famiglia felice: doveva essere stata l’ ultima foto scattata prima che morissero, in quanto i signori Potter stringessero un James diciassettenne e dall’ espressione beffarda.
La ragazza sentì gli occhi pizzicare, ma un sonoro pop le fece capire che anche la professoressa era arrivata.
In quel momento, dal salotto arrivò Silente.
-Lily, Minerva, ben arrivate- le salutò, -Vi stavamo giusto aspettando-
In quel momento, da salotto giunsero altre persone, che presero immediatamente posto sulle sedie attorno alla lunga tavola.
Silente fece accomodare Lily accanto a lui, e aspettò che ci fosse silenzio, prima di presentarla a tutti quei volti curiosi e sconosciuti:
-Questa, signori, è Lily Evans, la studentessa più brillante di Hogwarts-
-Oooh- tutti i presenti la fissarono sbalorditi.
-Lily Evans!- esclamò una signora che portava un cappello con in cima un avvoltoio impagliato, -Frank mi dice spesso di come tu sia la prima del corso! Dimmi, è una brava ragazza, quell’ Alice che frequenta?-
-Ehm, sì, insieme sono deliziosi, signora Paciock- rispose Lily imbarazzata.
Augusta Paciock fece un sorrisetto compiaciuto, poi Silente disse:
-Devi sapere, Lily, che tutte le persone qui presenti sono state d’ accordo per la tua partecipazione nell’ Ordine della Fenice-
-Certo, Lily, ce l’ ho detto io, a tutti quanti, che una strega come te non poteva essere lasciata fuori, no- aggiunse una voce familiare, e Lily incrociò il faccione di Hagrid che le sorrideva.
Poi Silente le presentò i McKinnon, i Prewett, Elphias Doge, Dedalus Lux, i Vance, Malocchio Moody, suo fratello Aberforth, i Bones e un sacco di altre persone.
-Quindi siamo qui per discutere sulla battaglia- disse poi Augusta Paciock.
-Sì, Augusta- confermò Silente, -Ho incaricato anche Lily Evans di cercare informazioni sul Lord Voldemort, sperando che la biblioteca della scuola non deluda-
Lily spiegò i suoi appunti, poi gli altri fecero altrettanto, e la rossa si accorse che non aveva scoperto meno cose: più o meno le notizie erano le stesse, eccetto una…
-Signore- disse ad un certo punto Lily, rivolta a Silente, -Oggi, in un libro ho trovato questo- e tirò fuori dalla borsa il quadernino gracile.
Nella stanza si diffuse un altro coro di “oooh”, ma Silente sovrastò tutti e chiese: -Di che si tratta, Lily?-
-È una cosa che ci sarà molto utile- rispose Lily, mentre tutti ascoltavano in silenzio, -Si tratta del diario di un Mangiamorte-
-A Hogwarts?- domandò indignata la professoressa Sprite.
-Sì- disse sbrigativa la rossa, -E a quanto pare Voldemort è pronto a ricorrere alla più orribile e avanzata magia nera a costo di rendersi immortale. Vuole creare sette Horcrux-
Le sue parole ebbero l’ effetto di una bomba caduta al centro di una grossa città, con l’ unica differenza che lì tutti erano troppo orripilati per creare caos.
-Ne sei sicura?- il professor Vitius aveva gli occhi sgranati.
-Ha ragione, lo ipotizzavo anch’ io- rispose Silente per lei.
-Però siamo in vantaggio: sappiamo che non ne ha ancora creato uno, così dice R.A.B- aggiunse la ragazza.
-E se fosse tutta una messa in scena?- ipotizzò Dedalus Lux.
-Non lo credo molto possibile- dissentì Silente.
-Albus, prima darà battaglia, meglio sarà- intervenne la McGranitt, -Dobbiamo finirlo, altrimenti ci vorranno anni, prima di scoprire quali oggetti trasformi in Horcrux-
Tra i presenti si levò un brusio d’ assenso.
-Ma…arriverà ad Hogwarts! Bisognerà fare evacuare gli studenti!- squittì terrorizzata la madre di Marlene McKinnon.
-Così faremo- affermò la McGranitt.
-Non potete mandarli via tutti- si oppose Lily, -Quelli del settimo anno sono maggiorenni, hanno il diritto di fermarsi a combattere, se vogliono-
L’ Ordine della Fenice tacque, pensieroso.
-La ragazza ha ragione, Minerva- Malocchio Moody spezzò il silenzio, -I professori non possono impedire a persone maggiorenni di dare una mano-
-Alastor, sono soltanto ragazzi!- protestò la McGranitt, -Come possiamo permettere che…-
-Lily e Alastor hanno ragione, Minerva- la interruppe Silente, con tono grave.
-Io dico che ci voleva proprio, una studentessa nell’ Ordine, sì. Mi sa che ‘sta ragazza dice più cose sensate di tutti noi messi assieme- commentò Hagrid.
-Grazie, Hagrid- la McGranitt lo trucidò con gli occhi.
-E i Mangiamorte che ci sono a scuola?- intervenne il signor Vance, -Emmeline mi ha detto che alcuni ragazzi…-
-Oh, è ora che quelle schifose serpi decidono da che parte stanno- sbottò Hagrid.
-Quindi è deciso- disse Lily, -Gli studenti del settimo anno possono combattere-
In tutto l’ Ordine si diffuse un brusio d’ assenso.
Chiaramente, nessuna sapeva più cosa dire. Nei volti delle persone era dipinta un’ espressione addolorata, come se non vedessero soluzioni.
Era evidente il disappunto dei Vance, dei McKinnon e dei Paciock, visto che i loro figli erano del settimo anno, però non potevano opporsi.
-E dovremo puntare ad ucciderlo- aggiunse Silente, -Lo so che è una cosa spregevole e quasi impossibile, ma dobbiamo pensare che lo facciamo per il bene di tutti. Se non lo uccidiamo, sarà lui ad uccidere noi, e nessuno riuscirà più a fermarlo, una volta creati gli Horcrux-
La stanza sprofondò nel silenzio assoluto.
Lily non poté non incantarsi a guardare ancora una volta le foto dove un James spensierato e salvo le sorrideva.
-Con questo- proseguì il Preside, -Direi che la riunione è finita, se nessun altro ha qualcosa da aggiungere. Gli insegnanti di Hogwarts si Materializzino direttamente a scuola, per ora ho allentato la protezione nel cortile. Per la prossima riunione ci metteremo d’ accordo- disse, in tono fermo, -Tu, Lily, puoi Smaterializzarti con Hagrid attraverso la Materializzazione Congiunta? Il nostro Rubeus non ha mai potuto affrontare l’ esame-
La ragazza annuì.
-Non ti riconosco più, a te, Lily- le disse Hagrid, raggiungendola, -La scomparsa di James non deve averti fatto troppo bene. Ma neanche a me, sai, l’ ho visto crescere, quel ragazzo- aggiunse tristemente, mentre la vista gli si appannava, -Mi sembra ieri che Potter è venuto a prendere il tè da me per lamentarsi che una coi capelli rossi non ce lo lasciava in pace-
La ragazza si sforzò di sorridere, ma tutto ciò che le venne fuori fu una smorfia contratta dal dolore.
-Andiamo, Hagrid?- chiese poi, con la scusa di ritornare a scuola.
-Sì, è meglio- rispose il Mezzogigante, aggrappandosi al suo braccio destro. Lily per poco non cadde sul tappeto del salotto dei Potter, lo stesso salotto in cui James doveva aver camminato chissà quante volte…. –Mi sa che non mi fa proprio bene la Materializzazione, no. Ogni vota mi viene il voltastomaco- la voce grossa di Hagrid la fece ritornare alla realtà.
-Pronto?- domandò.
-‘Spetta ‘n’ attimo- rispose, afferrando saldamente il suo ombrello rosa, -Vai, che c’ è Silente che ci aspetta-
Lily si Smaterializzò.
Il grande cortile di Hogwarts le si parò davanti, quando aprì gli occhi, ma qualcosa non andava.
Il cielo era coperto da spessi nuvoloni neri, sinistri, e la rossa si domandò da dove provenisse quella strana luce verdastra.
Silente, davanti a lei e a Hagrid, fece loro cenno di arrestarsi.
Poi lo vide, di nuovo.
Il Marchio Nero torreggiava su Hogwarts, più grande e minaccioso che mai.
Il teschio dalla cui bocca usciva il serpente sembrava voler mangiare tutti.
Però quella notte, il Marchio aveva un perché più chiaro.
Una risata lunga, fredda, assassina si propagò in tutto il giardino, castello compreso.
Lord Voldemort e i suoi seguaci erano arrivati.





Innanzitutto vorrei dire che so benissimo che Voldemort a quell’ epoca aveva già quasi tutti i suoi Horcrux bell’ e finiti, come so che i professori Vitius e Sprite non sono citati nell’ Ordine, però nella storia ho voluto cambiare un po’ le carte in tavola, e spero che la mia disposizione non vi dispiaccia. Per il resto, commentate e ditemi come vi pare questo capitolo! Ora passo ai ringraziamenti:

germana: ciao!!!!nessuna lunga attesa, come promesso!XD sai, credevo mi avessi abbandonato, ma poi la tua recensione mi ha fatto molto piacere!!!:D che ne pensi di questo capitolo? Ti assicuro che nel prossimo sistemerò il topaccio, che anch’ io odio profondamente…XD commenta presto, bacioni!!!

Pallokkio: ciao, benvenuto in efpanfic!!! Devo ringraziarti di cuore per tutti i complimenti che mi hai fatto. Adoro James e Lily, e per me è molto importante che qualcuno apprezzi questa mia fic. I miei personaggi sono simili a come li aveva pensati la Rowling perché mi piacciono a tal punto che non avevo modo di cambiarli. La storia invece, come vedrai se continuerai a seguirmi, sarà un po’ diversa, ma spero che piaccia lo stesso. Hai ragione, ho anticipato la morte dei genitori di James. L’ ho fatto per dare l’ idea di una guerra imminente che, ahimé, scoppierà presto. Grazie per la recensione, commenta presto, baci!XD

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Capitolo 18
*** Fine...a lieto fine? ***


FINE…A LIETO FINE?

Innanzitutto, vorrei chiarire subitissimo una cosa: quello che tra poco leggerete NON, e dico NON, è ASSOLUTAMENTE l’ ultimo capitolo, quale che sia il titolo. Mi scuso per il ritardo un po’ prolungato, ma è stato un capitolo molto difficile per me (ero in preda a una crisi di nervi e stavo per postare così: “SCUSATE, MA NON MI SENTO ALL’ ALTEZZA DI PROSEGUIRE CON IL 18°, PASSATE AL 19°”, ma poi mi sono ripresa), e anche molto importante per la storia, quindi vi prego di recensire in molti per esprimermi il vostro parere. Non siate clementi: se dovete inviarmi una valanga di critiche, saranno ben accettate, purché siano motivate, si capisce. Ok, ok, adesso la finisco di stressarvi. Buona lettura!!!XD

Il Signore Oscuro parve molto soddisfatto dell’ effetto che avevano sortito le sue parole.
Vedere James Potter pietrificato senza aver fatto ricorso a nessun incantesimo era una cosa che lo rendeva particolarmente fiero di se stesso. Come sosteneva sempre, l’ amore era un sentimento sciocco, inutile, il cui unico scopo consisteva nel distruggere l’ essere umano.
Infatti alla fine non aveva vinto James Potter, lo sbruffone capace di amare, perché la vittoria era in mano di Lord Voldemort, lo stregone più potente di tutti i tempi.
-Nessuno di loro…morirà…- mormorò James, mentre una sgradevole sensazione trascinava il suo cuore in basso, lontano da lui.
Di nuovo quella risata, capace i fargli rizzare i capelli. Era lunga, acuta, fredda, terribile e…felice.
Lord Voldemort gioiva del suo dolore, assaporava ogni suo respiro carico d’ angoscia, godeva della sua maschera contraffatta dal terrore. Era nato per uccidere, per sterminare, per seminare odio ovunque andasse.
-No?- replicò con sarcasmo l’ Oscuro Signore, -Li credi forse più astuti di Lord Voldemort? Nessuno verrà risparmiato, stanotte. Hogwarts verrà rasa al suolo, come del resto tutta la gente che vi è dentro-
-Hogwarts non cesserà di combattere!- il suo tono era tremante, la sua voce roca non riusciva a dissimulare la preoccupazione che lo pervadeva mandandolo nel panico.
-Sì, ammirevole- Voldemort fece una smorfia, -È sorprendente come certa gente si sopravvaluti, e tu sei tra questa gente, James Potter. Sono certo che dentro di te brilla ancora lievemente un minimo barlume di speranza, ma credimi, entro domattina il tuo cadavere apparirà in prima pagina sulla Gazzetta del Profeta, insieme a quelli di coloro che stanotte ci lasceranno le penne, compreso quel pazzo di un Black e quella Babbanofila della Evans-
-Non provare mai più ad offenderla!- la rabbia era troppa, impossibile da reprimere. Scorreva nelle sue vene da parecchio, ormai, e non riuscì a frenare l’ impulso di alzarsi.
I suoi pugni erano così serrati che le unghie si conficcarono nella carne, e James Potter fece un movimento brusco, come se volesse mettersi in piedi.
In quell’ istante, una tremenda fitta gli tranciò la fronte in due parti. Le catene vibrarono, si strinsero ancora di più attorno al suo corpo, lo stritolarono come uno straccio.
L’ urlo agghiacciante del ragazzo echeggiò come il suono di un organo malinconico.
Voldemort s’ inginocchiò su di lui, fissando con i suoi occhi vermigli quelli nocciola di James, imploranti, supplichevoli, furenti, stanchi, velati di lacrime.
-Presto li rivedrai, James Potter- disse con un ghigno orribile stampato in faccia, mentre gli stringeva le mascelle come se volesse fargli mancare il respiro. Le sue mani ossute erano fredde come il ghiaccio, marmoree, letali, -Hai abbastanza tempo per dire le tue ultime preghiere-
Gli sputò in faccia, poi lo mollò per alzarsi e dirigersi verso Bellatrix.
-Andiamo, Bella, la feccia sta per essere eliminata per sempre- disse, afferrandola per un braccio, -Perdona la mia mano insudiciata, ma presto anche Potter se ne andrà, e l’ aria pulita compenserà tutti sacrifici compiuti-
-Assolutamente, mio Signore- annuì con vigore quella, mentre gli occhi le luccicavano.
I due sparirono con un rombo assordante.
James cadde nella disperazione più totale. Non c’ era via d’ uscita. Era impossibile mettersi in salvo, non aveva nessuna bacchetta, non era in grado di fare incantesimi e non conosceva nessuna formula per sciogliere le catene che lo strizzavano come un pupazzetto di peluche.
E anche se si fosse messo in salvo, dove sarebbe andato? Voldemort poteva averlo portato lontano anni luce da Hogwarts.
No, non aveva alcuna speranza, e ne era consapevole. Sarebbe morto, fine.
L’ unica speranza che aveva era una possibile salvezza di Lily, Sirius, Remus, Peter e Miley.
Almeno loro.
In quanto a lui…Beh, non gli restava che chiudere gli occhi, aspettando che le braccia della morte lo accogliessero definitivamente.
Di sicuro non era un bel modo di morire. Sarebbe stato certamente meglio se avesse saputo che Lily era felice, ma nessuno poteva confermarglielo lì dov’ era.
Stava maledettamente male.
La testa gli doleva, girava vorticosamente presentandogli mille volti sorridenti, che lo fecero sentire ancora peggio.

-James, lo sai che non potrei vivere senza di te? Ho paura- negli ultimi tempi glielo ripeteva spesso.
-Paura di cosa, Lily?- era la sua solita risposta, mentre la fissava preoccupato.
-Paura di perderti. Ho bisogno di te, capisci?-

La voce di Lily rimbombava nella sua testa, quasi volesse uscire fuori e urlare quelle semplici parole al mondo. Sì, semplici parole, ma cariche di significato.
Neanche lui voleva andarsene, e il pensiero di non rivederla mai più era terribile.
S’ immaginò Lily Evans condurre una vita in un mondo in cui lui non avrebbe mai più rimesso piede. Seguiva i suoi movimenti dall’ alto, la vedeva avanzare per i corridoi della scuola, fare shopping con Miley nelle botteghe di Hogsmead, ricevere il diploma dei M.A.G.O. accompagnato da un’ altra medaglia. La vedeva sistemare un bouquet di gigli su una lapide bianca, ma sul suo volto non c’ era alcuna disperazione, era serenissima…
Decise di scacciare quei brutti pensieri, e nella sua mente apparve il volto di Lily Evans esattamente come lo ricordava. Due occhi quasi a mandorla di un verde intenso e penetrante, una spruzzata di lentiggini sul naso, gli zigomi marcati e la sua bocca di fragola, il tutto incorniciato da una cascata di lisci capelli rosso scuro, tanto lucenti da sembrare incandescenti.
Sì, sarebbe stata quella l’ immagine che avrebbe portato nella tomba.
Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti.
Era sfinito, distrutto. Del suo corpo rimaneva poco o niente, tanto l’ avevano torturato. In quei giorni gli era sembrato di essere un insetto. Le sue gambe avevano raggiunto la consistenza della ricotta, le costole rotte gli provocavano un dolore lancinante, gli occhiali scheggiati rovinavano la sua vista.
Le palpebre calavano. Era il giunto il momento, lo sentiva.
L’ immagine di Lily sarebbe sfumata sempre di più, lasciando spazio al vuoto.
Tic. Tic. Tic.
Non sapeva spiegarsi quale fosse la fonte di quel suono, ma di sicuro non l’ avrebbe udito ancora per molto.
Tic. Tic. Tic.
Il rumore si faceva sempre più insistente.
Socchiuse gli occhi, ma quelli si aprirono a fatica.
Vide dei sassolini rotolare accanto a lui.
Ecco cosa faceva tutto quel rumore.
Poi sentì la terra vibrare e capì.
Di lì a pochi minuti ci sarebbe stata una frana, era chiaro che si trovava in alta montagna, e il rombo provocato da Voldemort e Bellatrix era stato troppo per quella caverna, contaminata per giorni dagli incantesimi.
No, non avrebbe detto addio alla Terra vedendo beatamente il viso di Lily Evans, ma avrebbe sofferto una lunga e interminabile agonia mentre un pesante masso gli schiacciava lo stomaco.
Altri sassi continuarono a rotolare, divenendo più frequenti.
Tic. Tic. Tic.
Poi la vide.
Tra i sassi che rotolavano vicino a lui, vi era una cosa più lunga e sottile, dalla forma decisamente troppo strana per essere un sasso.
Infatti era una bacchetta.
La bacchetta che lo straniero aveva perso il giorno precedente. Per quello che James si ricordava, non era venuto a recuperarla, e ora rotolava proprio nella sua direzione.
Non poteva lasciarsi sfuggire quell’ occasione.
Cercò di aprire la mano destra, ma quella non rispondeva ai suoi comandi. Era ghiacciata, inutile.
Si sforzò con tutto se stesso, mentre la bacchetta si avvicinava.
Ecco, scendeva, l’ avrebbe persa…
Un dolore atroce, quello dei suoi nervi che si stiravano.
Le dita bruciavano, ma doveva resistere, non poteva permettersi di lasciarsi andare quando aveva la possibilità di vivere.
La bacchetta stava per sfuggirgli, ma la sua mano le si serrò attorno per un pelo.
La conquista di quell’ oggetto sembrava infondergli forza, perché le ossa della sua mano, le falangi, le falangine, ma soprattutto le falangette, smisero di lamentarsi, e tennero saldamente la presa.
Non riconosceva la bacchetta, nonostante avesse aguzzato la vista meglio che poteva per stabilire se fosse o meno quella di Peter. Tuttavia, con gli occhiali praticamente fuori uso, i suoi occhi gli consentivano di mettere a fuoco le immagini quel tanto che bastava per scansarsi se si avvicinava un pericolo.
I sassi però, proseguivano il loro percorso, e lui non conosceva nessun controincantesimo che in quel momento gli sarebbe tornato utile per disfarsi di quelle dannate catene.
Il tonfo di un pesante macigno provocò un’ altra pioggia di sassi, e subito un’ idea gli balenò in mente.
Non era sicuro che avrebbe funzionato, ma poteva comunque provarci…
Il macigno cominciò a rotolare, ma ben presto la buia grotta fu rischiarata da un’ intensissima luce dorata.
Lo scalpiccio degli zoccoli segnalava la presenza di un grosso animale all’ interno dell’ abitacolo.
Un maestoso cervo scalpitava dalla gioia rizzandosi sulle zampe posteriori e scuotendo in qua e in là le enormi corna.
Nonostante le sue ferite e i suoi lividi fossero presenti anche nel suo corpo di animale, James ora ci vedeva perfettamente, o almeno abbastanza per accorgersi che, umano o meno, il macigno rotolava esattamente nella sua direzione.
Afferrò con la bocca la bacchetta e, lanciando un’ ultima occhiata alla grotta e alle catene spezzate, imboccò l’ uscita appena in tempo.
Un grosso tonfo confermava che altri pesantissimi macigni erano caduti, ma James non ebbe molto tempo per compiacersi della sua impresa.
Immediatamente, una sensazione di panico, il vuoto sotto i piedi, la bacchetta che gli scivolava dalla bocca…
Poi tutto si fece buio.

Paura, terrore, e grida disperate riempivano l’ aria.
Lily guardava pietrificata tutto ciò che la circondava. Insegnati e Mangiamorte combattevano scagliandosi ogni tipo di maledizione, gli studenti, affacciandosi dalle finestre delle loro stanze, cercavano di disarcionare più nemici possibile.
Silente evocò un Patrono, molto probabilmente per avvertire i membri dell’ Ordine.
-Minerva, sali e fai evacuare tutti gli studenti!- ordinò il Preside.
-Professore, non c’ abbiamo abbastanza rinforzi!- tuonò Hagrid, preoccupato.
-Ce la faremo, Hagrid- rispose Silente, sorprendentemente triste.
Lily rifletté sulle parole del Mezzogigante. Era vero, i loro rinforzi scarseggiavano. Oltre ai pochi studenti del settimo anno che si sarebbero offerti volontari, restavano gli insegnanti e i centauri, un numero di persone nettamente inferiore a tutto l’ esercito del Signore Oscuro.
Alcuni giganti stavano pestando la torre di Astronomia, gli studenti alleati a Voldemort erano già scesi dai loro dormitori per dare man forte al loro padrone, gli Inferi si impegnavano a disarcionare quante più persone potevano, mentre i Dissennatori indebolivano gli animi delle persone.
Non potevano pretendere di vincere in quella situazione, e lei non credeva nei miracoli.
Eppure, se ci fosse stato qualcosa che avesse potuto fare per ostacolare e, perché no?, distruggere il nemico, l’ avrebbe fatto molto volentieri.
In seguito, Lily Evans non si seppe spiegare come diamine le fosse venuta quell’ idea. Poté solo limitarsi a ringraziare la sua memoria e il suo cervello. In effetti, c’ era qualcosa che poteva fare.
L’ unico problema, era che per farlo avrebbe dovuto assentarsi per un po’, e questo le bruciava. Se durante la sua assenza qualcuno dei suoi fosse morto, e magari lei non avesse nemmeno ottenuto l’ aiuto che sperava… beh, non avrebbe potuto fare a meno che sentirsi in colpa.
Tuttavia, non poteva nemmeno permettere che Hogwarts cadesse come un castello di sabbia.
Doveva tentare, era l’ unica soluzione.
Forse se ne sarebbe pentita, o forse si sarebbe pentita se non avesse fatto niente.
Nella sua breve vita, aveva imparato molte cose. E tutte quelle cose le avevano fatto capire che tra esse, la peggiore era avere rimpianti. E lei ne aveva troppi.
Rivide il viso di James, bello e splendente come il sole.
Lui avrebbe apprezzato il suo gesto.
Lui…non c’ era.
Ma non sarebbe stato felice se avesse saputo che la sua ragazza avesse aspettato che Voldemort annientasse tutti.
L’ avrebbe cercato, finita la guerra.
Sì, la guerra sarebbe finita.
E loro l’ avrebbero vinta.
Un’ altra frase le balenò in mente: prendere o lasciare.
Decisamente, la prima opzione era più appagante.
E anche la più rischiosa.
Scorse la McGranitt scendere dal castello seguita da un gruppo di studenti. C’ era più gente di quanto lei si aspettasse…e anche gente che avrebbe preferito non vedere.
Miley litigava sottovoce con Sirius, che le intimava di tornarsene dentro, ma chiaramente lei non gli dava minimamente ascolto.
Era bruttissimo vederla con le lacrime agli occhi, sembrava molto più vecchia.
Albus Silente stava radunando quelli dell’ Ordine della Fenice per dare alcune istruzioni, e Lily pensò bene di raggiungerli.
Non ascoltò nessuna parola del breve discorso del Preside, tanto era impaziente di chiedergli il permesso di fare ciò che aveva in testa.
-Ognuno al proprio posto- la voce incredibilmente asciutta di Silente rimbombò nelle orecchie della rossa, ormai così magra che tutto era troppo forte per lei, e sembrava sul punto di cadere al minimo tocco, come un filo di cristallo.
Lily afferrò un lembo della sua lunga veste e lo strattonò.
-A combattere, Lily, non c’ è tempo da perdere!- ordinò quello, piuttosto infuriato. A quanto pareva, non si aspettava di farcela, ma se avesse dovuto morire, sarebbe stato per condurre in salvo Hogwarts.
-Preside, io…- farfugliò Lily, agitata e confusa, -…credo di poter trovare dei rinforzi. Abbiamo bisogno di gente, e forse posso trovarla-
Albus Silente la fissò incredulo, ma non fece domande. Non era quello il momento di indagare, e a suo parere, Lily Evans si meritava tutta la sua fiducia-
-Posso aiutarti?- domandò, sbrigativo.
Lily si concesse un nanosecondo per pensarci. –Sì- rispose infine, -Faccia in modo che nessuno mi ostacoli mentre raggiungo il Lago-
Ma non si diresse subito verso il Lago.
Il gruppo degli studenti del settimo anno stava ancora subendo i rimproveri e ascoltando le istruzioni della McGranitt, e la rossa non se la sentì di non salutare Miley, la sua meravigliosa migliore amica.
Avevano passato insieme sette meravigliosi anni, ed era stato grazie a lei se non era rimasta sola ad Hogwarts. Se fosse morta, Lily non se lo sarebbe mai perdonato.
Con una velocità sorprendente, si fece largo tra i duellanti schivando una miriade di incantesimi, ritrovandosi alle spalle di Miley.
L’ abbracciò con slancio, senza dire una parola e facendo passare una gran paura alla biondina.
Entrambe piangevano.
Lily piangeva silenziosamente, mentre Miley singhiozzava.
Nessuna disse nulla per un po’, e continuarono ad abbracciarsi, temendo che quella fosse l’ ultima volta.
-Perché, Lily, perché??- gridò Miley, in preda alla disperazione.
-Vinceremo, Miley- la rassicurò Lily. Suonava stranamente sicura di sé.
-Come fai a dirlo?-
-Lo so e basta- rispose la rossa, prendendo il viso della sua migliore amica tra le mani, -Ti voglio bene, Miley. Sei la mia migliore amica, e non ti cambierei mai con nessuno- sussurrò. Era la prima volta che lo diceva a Miley, nonostante l’ avesse sempre pensato, -Dopo la guerra staremo sempre insieme, d’ accordo?-
-Non è detto che entrambe sopravvivremo- disse Miley amara.
-Te lo dico io- ripeté la rossa, scrutando gli occhi azzurri dell’ amica con i suoi.
Una mano forte e calda si poso sulla spalla di Miley.
Lily guardò Sirius e gli sorrise tra le lacrime.
-Siete bellissimi insieme, ve l’ ho mai detto?- ironizzò, -Sei un buon amico, Sir. Abbi cura di lei. Io…devo andare. Ma tornerò, e quando lo farò avremo la vittoria in pugno- promise, facendosi seria.
Sirius si sforzò di sorridere. Non disse frasi del tipo “ti voglio bene” o “torna presto”. Per lui quello era troppo scontato.
-Non fare cazzate, Evans- disse, fissandola seriamente negli occhi.
All’ inizio sostenere quello sguardo verde e intenso era impossibile, ma ora aveva scoperto che in Lily Evans si nascondeva un’ incosciente bambina.
La rossa fece un cenno d’ assenso con capo, poi, con un’ ultima occhiata fugace alla coppia, corse via, verso il Lago.
Silente doveva averla seguita con lo sguardo, perché durante tutto il tragitto della sua corsa sfrenata nessuna maledizione l’ aveva colpita.
Il Lago era una lastra di ghiaccio. I Dissennatori avevano congelato tutto, per cui Lily avrebbe fatto molta fatica ad immergersi.
Ora che tutti erano concentrati a combattere, sarebbe stato sufficiente nascondersi tra gli alberi, senza attirare l’ attenzione di qualcuno, nemico o alleato che fosse.
In quel momento, una vocina s’ insinuò nella sua testa.

Lo sai, Lily, che potresti morire?

La rossa rifletté, mentre di corsa raggiungeva la sponda più nascosta del Lago. No, non ci aveva pensato. Era ridicolo da pensare, in un momento come quello non poteva prendere in considerazione quella possibilità. E comunque, che cosa ci avrebbe guadagnato vivendo? Niente.
Lily Evans non era una ragazza che perdeva tempo a pensare alle estremità della vita come la morte o la nascita. Lei aveva sempre pensato a vivere la sua vita, viverla con tutta se stessa. E morire al posto di qualcuno che ami, sacrificarsi perché un intero popolo trovi la pace è decisamente un bel modo per andarsene.
Con cautela, cominciò a sfilarsi la divisa, chiedendosi perché quei pensieri le spuntavano proprio in quel momento.
Forse perché scacciavano la disperazione. Tenere il cervello impegnato in qualcosa di banale serviva a non rimuginare sul fatto che il castello abbattuto per metà e in fiamme dall’ altra, era Hogwarts.
Faceva così freddo che decise di non sfilarsi l’ ultima maglietta grigia che di solito portava sotto la divisa.
Doveva fare in fretta, nuotare più svelta che poteva.
Da quanto tempo era che non si faceva una nuotata?

-Ti ho già detto che nuoti da favola?-

La voce beffarda di James l’ aveva terribilmente irritata, in quel momento. Infatti, non aveva tardato a fargli l’ ennesima sfuriata. Ma lui non si era arrabbiato. L’ aveva stretta dolcemente cingendole i fianchi, e le sue parole sussurrate l’ avevano fatta avvampare.
Ecco quand’ era, l’ ultima volta che aveva nuotato.
Aveva una compagnia migliore del freddo e dei suoi pensieri.
Con lei c’ era James. Ma quella volta doveva nuotare più velocemente, doveva spicciarsi. Perché James non c’ era, ma faceva tutto questo solo per lui.

Miley si era ritrovata a combattere contro un suo coetaneo Mangiamorte.
-Proprio i tuoi incantesimi mi tocca schivare, Jones- ghignò Mulciber, mentre scansava pigramente una fattura che la bionda gli aveva appena scagliato.
-Prima ti togli dai piedi, prima ti liberi di me- rispose a denti stretti la ragazza, respingendo a sua volta una maledizione.
-Potrei anche liberarmi di te togliendoti dai piedi- replicò quello con un’ espressione quasi disgustata.
-Miri ad uccidere- constatò Miley, -Ma sappi che non sei l’ unico-
-E io dovrei credere che una sciocca come te abbia il coraggio di farmi fuori?- rise Mulciber, sarcastico, -Jones, sei la bontà fatta persona, le tue minacce possono incantare quell’ idiota di un Black, ma non uno come me-
La ragazza fu punta sul vivo. Forse a causa della frustrazione degli ultimi tempi, forse a causa delle taglienti parole pronunciate dal suo nemico, o forse tutt’ e due le cose, le fecero fare una cosa che mai si sarebbe sognata di compiere.
Odio, ecco cosa provava quando alzò la bacchetta in direzione del nemico.
Con un rapidissimo incantesimo di Disarmo non verbale gliela fece scappare di mano, poi si avvicinò a lui, piano, mentre quello cercava di scappare.
Lo afferrò per il cappuccio del suo mantello nero come la pece, e gli puntò la bacchetta alla tempia.
-Mai- sibilò, -Devi permetterti di giudicare Sirius- la punta della sua bacchetta affondò ancora di più nella carne del nemico, -Comunque, sono abbastanza vigliacca da annunciarti che questa era l’ ultima volta- nella sua voce scorreva solo odio, e i suoi occhi erano colmi di ribrezzo.
-No, ti prego…- supplicò Mulciber, terrorizzato.
-Mi avresti risparmiato, tu?- domandò sprezzante Miley, -Fatti un esame di coscienza prima di andartene, forse in paradiso qualcuno ne sarà impietosito-
-Avanti, Jones, non puoi farlo…-
-Non mi toglieranno punti per questo- ribatté acida lei, -Avada Kedavra!-
Un lampo di luce verde, poi Mulciber cadde a terra come una mela matura.
La ragazza si stupì nel provare solo indifferenza.
Qualcuno doveva pagare, soprattutto se quel qualcuno aveva contribuito a consegnare il migliore amico del suo ragazzo.
Ma non aveva fatto i conti con gli altri Mangiamorte. Quando uno di loro moriva, sembrava che si moltiplicassero con l’ odio che provavano. Infatti, trascorse una manciata di secondi, poi Bellatrix Lestrange le fu addosso.

-Rem!- Sirius aveva perso Miley.
Si erano preomessi di non perdersi di vista, di combattere fianco a fianco, ma il caos faceva da padrone, e le loro mani si erano slacciate, facendoli finire nella direzione opposta.
Aveva provato più volte a cercarla, ma i Mangiamorte sembravano spuntare come funghi. Ovunque andasse, s’ imbatteva in almeno cinque di loro.
Era quasi arrivato davanti all’ ingresso della sua amata scuola, quando gli parve di scorgere Lupin poco lontano.
Il ragazzo si voltò.
Stava combattendo contro un Mangiamorte, anzi, i due si fronteggiavano e basta. Nessuno combatteva, nessuna alzava per primo la bacchetta per dare il colpo di grazia.
Gli occhi color miele di Remus, incrociarono quelli blu oceano di Sirius, e una fitta attraversò quest’ ultimo.
Mai aveva visto Remus così abbattuto, o almeno non abbastanza da lasciarsi scappare una lacrima.
Invece il suo amico piangeva, piangeva come un bambino, con la sola differenza che un bambino difficilmente avrebbe provato tutto quel dolore.
Delusione, desolazione, incredulità.
Ecco cosa gli occhi ambrati del suo amico non erano riusciti a nascondere.
Lo raggiunse di corsa, preoccupato.
-Remus, che succede?- domandò, agitato, -Dov’ è Peter?-
Il licantropo non rispose, si limitò a fissare il Mangiamorte davanti a sé.
Sirius l’ osservò a sua volta, e in quel momento il suo cervello si scollegò.
La sua risatina amara squarciò il silenzio che avvolgeva loro tre come una bolla di sapone invisibile.
-Sto impazzendo…- disse, scuotendo il capo e continuando a ridere.
Remus gli posò una mano sulla spalla, mentre il Mangiamorte davanti a loro li guardava terrorizzato.
-Chi cazzo sei, tu, Peter?- Sirius Black tornò in sé tanto velocemente quanto aveva impiegato per mettersi a delirare.
Nel pronunciare quelle parole si era avventato di slancio su Peter, scansando bruscamente la mano di Remus sulla spalla e puntandogli la bacchetta alla gola.
-Chi cazzo sei?- urlò, mentre le lacrime rigavano il suo viso, -Paura della Evans, eh?- rise amaramente, -Solo perché a differenza nostra ti aveva inquadrato subito-
Peter Minus tremava, aveva paura, tanto che non si ricordava di aver mai imparato a parlare.
Remus arrivò al suo fianco, rimettendogli una mano sulla spalla, come per spingerlo via.
-Hai consegnato James!- tuonò ancora Black, -Ti rendi conto che si è fatto in quattro per te? James ti voleva bene, noi ti volevamo bene!- sbraitò, fuori di sé, -Che ti abbiamo fatto, eh? Non eravamo all’ altezza? Persino mio fratello ha cambiato partito!- Sirius, infatti, si era accorto che Regulus non combatteva più con i Mangiamorte, anzi, conoscendo i loro punti deboli, ne faceva fuori più degli altri.
A Peter cadde di mano la bacchetta nuova fiammante che si era comprato da Olivander quel giorno stesso.
-Ecco perché ti serviva la bacchetta, lurido verme!- Sirius non era più in sé. Non capiva più niente, era frastornato, tremendamente arrabbiato e disgustato, -Mi fai schifo, Peter- disse, con tutta la delusione che riuscì a trovare dentro di sé, -Sei un vigliacco. Ti ucciderei, ma non ho il coraggio di far fuori quello che è sempre stato il mio migliore amico-
Peter non disse niente per giustificarsi, stava solo tremando di paura.
Sirius rise di nuovo. –Stai morendo di paura? Beh, sappi che non sarò io a ucciderti, solo perché sono convinto che James non l’ avrebbe fatto. Pensa un po’, se fosse vivo dovresti ringraziarlo. Avanti, verme, uccidimi- lo esortò, gettando la bacchetta ai piedi di Peter, il quale non si mosse di un muscolo.
Remus cercava di strattonarlo via, ma Sirius rimase lì, fermo, aspettando.
-Forza- continuò Black, -Sto aspettando. O sei così vigliacco da pugnalarmi alle spalle?-
Il labbro inferiore di Minus prese a tremare irrefrenabilmente, e Sirius scosse la testa, chinandosi a raccogliere la sua bacchetta.
-Sei proprio un vigliacco- disse, fissandolo con quegli occhi colmi di rancore e disprezzo.
Poi, Remus riuscì a trascinarlo via senza fatica.
Entrambi erano abbattuti.
Sirius si voltò verso l’ amico.
Si strinsero forte, in un abbraccio fraterno.
-È terribile, Rem. Sembra che senza James il mondo abbia cominciato a girare in senso orario-
-Forse è meglio che ora combattiamo per lui- suggerì Lupin.
-Sì. Ricordati che sei il mio migliore amico-
-Questo dovrebbe essere stato un abbraccio di gruppo- constatò Remus.
-Io…credo di sentirle, le braccia di James. È come se una sua mano mi scompigli i capelli e l’ altra stringa ancora di più il gruppo- sussurrò il moro.
-Io invece rivedo il maestoso cervo correre libero nella foresta. Chissà, forse lui ora è lì ad esortarci- aggiunse Remus.
-Lui c’ era quando noi avevamo bisogno di una sua parola di conforto…- Sirius Black la sciò la frase in sospeso.
-E ora noi ci siamo quando il suo ricordo deve essere rivendicato- concluse Remus.
Entrambi si lanciarono uno sguardo carico di significato, e insieme si diressero verso la grande battaglia, per aiutare il mondo ad essere migliore.

Sembrava che l’ acqua gelata volesse ghiacciarle il cuore.
Lily non lo sentiva più. Al suo posto percepiva la presenza di un macigno.
Si era immersa non appena era riuscita frantumare lo spesso strato di ghiaccio che ricopriva la superficie piatta del Lago.
Poi, il familiare dolore allo stomaco, e le sue gambe che si univano in una cosa sola…
La coda di pesce che tanto aveva lasciato stranito James, ora le permetteva di farsi largo tra le alghe, scansando Avvincini e altre creature che non aveva mai visto.
Respirava perfettamente, nuotava altrettanto bene e in poco tempo si ritrovò al largo.
Aveva trovato esattamente ciò che sperava ci fosse.
Sirene.
Non potevano uscire interamente dall’ acqua, ma in un libro aveva letto che i loro incantesimi funzionavano anche fuori ed erano molto potenti.
Erano un bel popolo numeroso. Si erano costruite i loro edifici, che risplendevano di una luce la cui fonte era sconosciuta.
Poi un dubbio s’ insinuò dentro di li, e vide tutti i suoi piani sgretolarsi.
Non era sicura che le Sirene capissero gli esseri umani. Loro parlavano il Marino, e lei non conosceva nemmeno una parola di quella lingua.
Tutta la sua bravura in francese, tedesco, spagnolo, cinese, arabo, portoghese e italiano non le era mai sembrata tanto inutile come in quel momento.
Le Sirene la fissavano minacciose e diffidenti.
Lei era pur sempre diversa, anche con una coda di pesce. La sua pelle non era tenebrosa come gli abissi, era lattea, e i suoi capelli non erano né castani, né neri, né blu, né viola, ma di un rosso accecante. Inoltre, nessuno aveva gli occhi verdi, laggiù, e le mani degli abitanti dei mari erano palmate.
-Chi sei?- una Sirena col viso coperto di sottilissime rughe parve essere l’ unica ad avere il coraggio di rivolgerle la parola.
Non solo Lily capì, ma si ritrovò a parlare una lingua sconosciuta.
-Sono Lily Evans, una studentessa di Hogwarts- si affrettò a rispondere, imbarazzata.
-Non mi pare che gli studenti di Hogwarts si aggirino per il castello con una coda di pesce- ribatté secca la mostruosa creatura, scoprendo i denti gialli in un ghigno, -O adesso è presente anche un acquario?-
Intorno a loro, si erano radunate altre Sirene, curiose.
-No, certo che no- disse Lily, stizzita, -Quando ero bambina una ninfa mi ha fatto questo dono, in modo che potessi respirare e parlare sott’ acqua a mio piacimento- spiegò con una smorfia, constatando che Nheirann non le aveva detto che le Mezze Sirene riuscivano a parlare anche il Marino.
Tra i presenti si levò un coro di “oooh”, e persino la vecchia Sirena sgranò gli occhi per lo stupore, così la ragazza si chiese se mai avesse detto qualcosa di sbagliato.
-Ehm…cos’ ho detto?- chiese timidamente.
-È rarissimo che una ninfa faccia questo genere di regali a un essere umano…l’ ultima volta, ciò accadde centocinquant’ anni fa- spiegò la Sirena rugosa.
-Oh, beh, non lo sapevo- fece spiccia la rossa, impaziente di esporre la ragione per la quale si trovava là, -Comunque sono qui per una richiesta d’ aiuto- snocciolò.
-Una richiesta d’ aiuto?- un’ altra Sirena strabuzzò gli occhi.
-Non conoscete Voldemort?- in quel momento, la rossa constatò che forse andare là non era stata una buona idea.
-Oh!- esclamò ancora la Sirena, -Non esiste popolo terreno o marino che non abbia sentito parlare di lui!- tutti si portarono una mano davanti alla bocca.
-Beh, ehm, non volete che vinca, non è vero?- proseguì Lily, impaziente di arrivare al punto.
-No!- esclamarono le Sirene, scandalizzate che si potesse mettere in dubbio il partito per cui tifavano.
-Allora il vostro aiuto ci farebbe piacere. Sta attaccando e distruggendo Hogwarts- rivelò.
L’ anziana Sirena radunò tutte le altre, e quelle si ritirarono intimando a Lily di aspettare un momento.
-D’ accordo, ma non c’ è molto tempo- concesse la rossa.
-Abbiamo deciso- proruppe la solita Sirena dopo qualche minuto.
Lily inarcò un sopracciglio con aria interrogativa.
-Siamo dei vostri- annunciò quella, con aria solenne, -Ma dubito che i nostri poteri saranno efficaci, senza l’ aiuto delle ninfe e dei maghi-
-Di maghi ce ne sono finché…- la rossa si bloccò, -Scusi, ha detto proprio ninfe?-
-Certo, ragazza. Ho mandato Jolanda a chiamare la principessa per chiedere aiuto-
Lily stava per ribattere, quando una voce fresca esclamò:
-Lily!- la donna che aveva parlato era inconfondibile.
Il tempo sembrava non aver corroso Nheirann neanche un po’. E ora che si trovava nel suo habitat naturale, il suo corpo non era più minuscolo, ma della stessa grandezza di un essere umano.
-Nheirann!- esclamò la rossa a sua volta.
-Qual buon vento ti porta qui?- domandò quella, allegra come Lily la ricordava.
-Il vento del male- rispose la vecchia Sirena al posto suo.
-Calma, Korinna, lasciamo che si spieghi- disse la ninfa.
-Oh, l’ ha già fatto- rispose secca la vecchia, -Vuole che l’ aiutiamo a combattere Lei-Sa-Chi-
Nheirann sembrò diventare di marmo: -Lui? È a Hogwarts?-
-Sì- rispose con una smorfia Korinna, mentre Lily sperava che si muovessero. Non per niente, ma laggiù batteva i denti.
-Dì pure a Silente che avrà il nostro appoggio- fece seria Nheirann, rivolta a Lily, -Tu vai a combattere, ed entro breve saremo là anche noi-
La Mezza Sirena non se lo fece ripetere due volte, e si girò nuotando rapida verso il punto da cui era venuta.
Non sopportava il freddo, ma lui c’ era, e s’ infiltrava dentro di lei come un ago lunghissimo e altrettanto affilato.
Il percorso parve durare ore, e quando uscì dall’ acqua, il vento non si risparmiò di schiaffeggiarla a dovere, facendole mancare il respiro.
Raccolse in fretta e furia i suoi vestiti, e li indossò senza nemmeno asciugarsi con un incantesimo. Si era assentata troppo, e non c’ era un secondo da perdere.
Era soddisfatta, ma non poteva di certo compiacersi della sua impresa quando il mondo magico stava per essere sottomesso dallo stregone più malvagio di tutti i tempi.
Il volto di James continuava a sorridere nella sua mente, e lei si scacciò con la mano una gocciolina che scendeva sulla superficie della sua guancia, non sapendo se si trattasse di una lacrima o se fosse acqua.
Aveva i piedi così intirizziti e doloranti che non riuscì ad infilarsi le scarpe, quindi decise di abbandonarle lì, pensando che non sarebbero state di certo quelle a impedirle di combattere.
Si fece largo tra Mangiamorte e “Hogwartsiani”, disarcionando quanto più nemici poteva.
Vide Frank Paciock combattere contro Malfoy, ma il ragazzo era in difficoltà.
Si parò in mezzo tra i due, cominciando a duellare con Malfoy, mentre Frank le dava man forte.
-Cru…- stava pronunciando il ragazzo dai capelli color platino.
-Stupeficium!- gridò Lily, più svelta.
Malfoy fu scagliato addosso a un albero, e la botta gli fece perdere conoscenza.
La ragazza scorse con la coda dell’ occhio un enorme esercito aprirsi un varco tra le acque del lago.
I rinforzi erano arrivati. Sirene e Ninfe attirarono l’ attenzione degli insegnanti, degli studenti, dei centauri, degli inferi, e persino dei Mangiamorte.
Voldemort lanciò un imprecazione, ma ciò non gli fece perdere il controllo della situazione.
Silente, a sua differenza, si sentì più leggero e immensamente grato a Lily Evans, ma il suo attimo di esitazione gli costò caro.
Voldemort lo schiantò, e il Preside finì a parecchi metri di distanza, provocando un tonfo terribile.
Tutti trattennero il respiro, ma il silenzio fu interrotto da un sonoro Avada Kedavra.
Era Sirius Black che, approfittando del momento, aveva ucciso l’ odiata cugina Bellatrix Lestrange, liberando la sua ragazza dalle grinfie della Maledizione Cruciatus.
Il grido del Malandrino aveva riscosso tutti quanti, e la battaglia riprese, facendosi sempre più violenta e più intrigante.
Voldemort sorrise sotto i baffi.
Silente era spacciato. Nessuno gli impediva di finirlo una volta per tutte.
Se quello stupido professore fosse morto, nessuno sarebbe più stato in grado di fermarlo, e la vittoria l’ avrebbe accolto tra le sue braccia. In seguito avrebbe affidato incarichi ai pochi idioti che di sicuro l’ avrebbero servito senza fiatare, e lui sarebbe partito alla ricerca di coloro che sarebbero diventati i suoi Horcrux, cosa che l’ avrebbe reso praticamente e definitivamente immortale.
Alzò la bacchetta, puntandola contro il Preside. Sarebbe morto con la sua adorata Hogwarts.
-Ava…-
Lily Evans fissò la scena per un momento, imbambolata.
Voldemort voleva assassinare Silente.
Aveva condotto James chissà dove, aveva ucciso i signori Potter e chissà quanta altra gente ancora. Eppure Silente no, non ancora, ma era questione di pochi secondi, e poi…
No.
No, no, no, no.
Non avrebbe più ucciso nessuno, quella notte.
Non prima di uccidere lei.
In quel momento provava solo sentimenti sgradevoli, sensazioni orribili. Era così carica di odio che il suo sguardo la rendeva mostruosa.
Qualcuno si stava avvicinando a lei, ma la ragazza lo pietrificò. Non sapeva se fosse una persona che combatteva con o contro di lei, sapeva soltanto che non voleva né nemici, né amici tra i piedi.
Nel suo stomaco si agitava qualcosa di spaventoso e sconosciuto, come se tutto l’ amore che aveva riversato in quella persona ormai scomparsa da giorni si fosse moltiplicato e trasformato in odio.
Il suo istinto Babbano le fece sorgere la voglia di afferrare l’ Oscuro Signore per la gola e stringerla fino a fargli vomitare sangue e anima. Sentiva l’ impulso di prendere un pugnale e scorticarlo vivo, tanto per il piacere di vedere il suo sangue impregnare il suolo e far marcire l’ erba.
Tuttavia, era consapevole che nessuno di questi metodi sarebbe stato all’ altezza di fermarlo.
Ci voleva di più.
Corse, in direzione di Voldemort, con la bacchetta già alzata e stretta in pugno.
Poi qualcuno la urtò, facendola cadere rovinosamente per terra.
-Presa, Bambolina!- ghignò Yaxley, piombandole addosso.
-Non toccarla!- un’ altra voce, furiosa, costrinse il Mangiamorte a voltarsi, mollando la presa sulla ragazza.
-Piton?- rispose, inacidito, -Che diavolo vuoi?-
-Non toccarla!- Severus Piton, nella sua veste di Mangiamorte, troneggiava Yaxley, più minaccioso che mai.
-Avanti, Sev, è la Evans…- rise quell’ altro, -È solo una Mezzosangue…-
-Anch’ io sono un Mezzosangue- ribatté Piton, disarmandolo.
-Vuoi finirla tu?- sorrise Yaxley.
-No- scandì Mocciosus, strappandosi la veste da Mangiamorte, -Voglio finire te!-
Lily ne rimase colpita, ma di certo non era il momento giusto per ringraziare, così si divincolò, riprendendo la sua caccia a Voldemort.
Il mago dal volto serpentesco stava per pronunciare per intero quell’ incantesimo, quando la ragazza dai capelli rossi gli si parò davanti e lo bloccò con un incantesimo non verbale.
-Evans, togliti di lì!- urlò Sirius da distante.
-Lily!- Miley singhiozzava, ma Lily non badò nessuno dei due.
Voldemort sbuffò, come se avesse combattuto contro di lei un milione di volte.
-Guarda un po’- disse, stralunato, -Lily Evans, eh?- un sorriso quasi impercettibile gli arricciò le labbra.
-Lord Voldemort- rispose Lily, fronteggiandolo.
La scena, per quanto terribile potesse essere, era buffa.
Da un lato c’ era Voldemort, alto, possente, la pelle marmorea e gli occhi iniettati di sangue, con un sorriso accattivante che gli increspava le labbra, e dall’ altra Lily Evans, piccola, mingherlina, pallida, apparentemente fragile sotto la sua cascata di capelli che sembravano veramente in fiamme e con due smeraldi all’ altezza degli occhi che mandavano scintille. -Così- sentenziò Voldemort, -Tu saresti la Evans- non era una domanda.
-Bel traguardo- commentò la rossa.
Voldemort rise. La sua risata squarciò l’ aria. Era fredda, acuta, senza un briciolo di divertimento o calore.
-Capisco perché ti trovi bene con Potter- la ragazza trasalì sentendo quel nome, - Suppongo che misurare la vostra arroganza vi tenga parecchio impegnati-
-Non hai il diritto di nominare Potter!- sbraitò quella sulla difensiva, frenando le lacrime.
-Sì, tali e quali- proseguì lui, con un ghigno, -Ma tu vali più di lui, anche se è un Purosangue. Sei coraggiosa, e Lord Voldemort apprezza il coraggio-
-Beh, lo ammiri perché non sei abituato a trovarne, né in te, né nei tuoi seguaci- ribatté lei, -I Serpeverde sono sempre stati dei gran vigliacchi-
-A differenza di chi?- rise il Signore Oscuro, -A differenza di una ragazza che se ne sta con le mani in mano mentre il suo adorato fidanzato marcisce nelle grinfie di Lord Voldemort?-
Sapeva che l’ argomento James era estremamente delicato per Lily Evans. L’ avrebbe confusa, l’ avrebbe resa fragile, vulnerabile, avrebbe fatto a pezzi il suo cuore.
-Dov’ è James?- sussurrò la ragazza, a denti stretti, con gli occhi verdi iniettati di sangue.
-Calma, calma, perché tanta fretta?- rispose Voldemort, trovando sempre più gusto in quella conversazione.
-Dimmi dov’ è!- ordinò Lily, mentre la bestia mostruosa prendeva le redini del suo controllo.
-Ti faccio una proposta, Mezzosangue- lo stregone cambiò discorso, -Ti risparmierò, se solo ti unirai a me-
La ragazza non rispose, confusa, interdetta, allibita.
-Hai talento, puoi diventare qualcuno, insieme a Lord Voldemort- continuò lui, in tono persuasivo.
La rossa non riuscì più a trattenersi. Le lacrime scesero copiose, appannandole la vista.
-Dov’ è James?- ripeté, ora disperata.
-Oh, te ne ricordi adesso?- ghignò il Signore Oscuro, -Bene, è giusto che tutti sappiate- alzò il tono di voce, come per arrendersi, -James Potter è morto. L’ ho ucciso io, oggi stesso-
-Non è vero!- dopo un minuto buono in cui tutti deposero le armi, Lily proruppe, spezzando il silenzio.
-No?- fece Voldemort, maligno, -Provalo-
Lily tremò.
Non poteva provarlo, non poteva sapere.
Però non poteva nemmeno credere che fosse vero.
-Lo vedi?- riprese Voldemort, -Sei debole. Non hai ancora capito cos’ è giusto. Per cosa combatti? Ti ho appena rivelato di aver ucciso James Potter. Chi hai, oltre a lui? Nessuno. Senza di lui non esisti più, Lily Evans, sei persa. Prendiamo in considerazione l’ impossibile idea che, dopo un doloroso duello, vinca tu- proseguì l’ Oscuro Signore, -Che cosa farai? Sarai costretta a nasconderti tra la gente. All’ inizio ti venereranno, poi, passato qualche anno, diventerai spazzatura. Tutti ricominceranno a criticarti, e tu rimarrai sola, condurrai una vita da eremita-
-Preferibile a una vita passata a sterminare la specie umana!- Lily non reggeva più.
Quello scambio di battute era ridicolo, penoso, asfissiante.
Voleva farla finita.
Non ascoltava più il lungo elenco di Lord Voldemort, ascoltava il tuo odio.
-Tu- la ragazza interrupe la sua risposta, senza nemmeno udirla, -Stai prendendo in considerazione che io mi unisca all’ assassino di James Potter? Mai!!!-
In quel momento, partirono due lampi di luce verde.
Insieme.
Assassini, accecanti, decisi.
Ma uno fu più potente dell’ altro.





Bene, bene, che mi dite??? Ho un assoluto bisogno delle vostre recensioni!!!!

Grazie a:

germana: oh, mi dispiace moltissimo che tu stia passando un brutto periodo, purtroppo quando le giornate no cominciano a susseguirsi diventa tutto un fiasco totale…eheheheheXD no, non si sono ancora visti James e Lily…però l’ ho liberato!XP Per il resto…beh, continua a leggere la mia fic e dimmi che ne pensi…forse non ne sarai delusa!!!:D KISSONI

Lilly 94: Già, che storia sarebbe così???XD un po’ di agonia, comunque, non può farti molto male…pensa come ha sofferto James e sentiti partecipe al suo dolore!XD non ti preoccupare se non hai recensito, in questo periodo molta gente si concede una meritata vacanza e spero tu ti sia divertita in Sardegna, comunque, non tardare a dirmi che ne pensi della svolta che ha preso la storia!!! XXXX

Pallokkio: ecco qua un capitolo fresco fresco!!!XD Per ora non ho fatto niente a Peter, almeno, non direttamente, però nel prossimo dirò tutto su…quello che l’ aspetta…e non solo!!!XD Mi raccomando, continua a seguirmi!!! baci baci :)

La Nika: ciao, sono contentissima di averti come nuova lettrice!!!XD di solito è molto raro che nuova gente salti fuori dopo svariati capitoli, e mi ha fatto molto piacere. Grazie mille per i compimenti…Questo capitolo è un po’ più corto, ma ho dovuto fare parecchio, per cui spero di non averti delusa subito! Sono ansiosa di sapere che ne pensi!!!XD

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Capitolo 19
*** Flashback (parte I) ***


 FLASHBACK (parte I)
 
Un dolore fortissimo alle tempie, la testa che scoppiava, lo stomaco in fiamme, una spossatezza insopportabile, e l’ orribile sensazione di essere finita all’ inferno.
Ricordava solo buio. Era vissuta nel buio.
Per quanto tempo?
Non lo ricordava.                       
L’ unica immagine era un accecante lampo di luce verde.
Però le era piaciuto, vivere nel buio, nel vuoto.
Non provare alcuna emozione, non sentire dolore era una cosa appagante. Terribile, sì, ma appagante. Non sapeva bene perché, ma qualcosa le diceva di non abbandonare il buio.
Era come un avvertimento, una supplica, e lei si chiese perché, visto che effettivamente c’ era solo buio.
Poi capì.
Una potente luce dorata comparve davanti a lei. E lei ebbe paura. Sentiva che la luce non l’ avrebbe protetta come il buio. La luce l’ avrebbe resa evidente, vulnerabile…
Eppure quella luce era come un vortice che la risucchiava…
La esortava. Sembrava che una voce le intimasse di svegliarsi, di smetterla di rintanarsi nel buio. Ma il buio le infondeva sicurezza. La luce, invece, la spogliava. La mostrava agli altri, e lei non voleva essere vista, non voleva essere notata, e ancora meno stare al centro dell’ attenzione.
Fu come se la notte che l’ aveva accolta in quel tempo non specificabile si fosse dissolta lasciando il posto ad una frizzante mattina di giugno.
Aveva gli occhi chiusi. Non poteva aprirli, le palpebre erano troppo pesanti.
Una mano calda, forte, ma allo stesso tempo timorosa, si poso sulla sua spalla, prima di scostarle una ciocca di capelli ramati dal viso.
 
L’ infermeria era piena zeppa di gente.
In un momento qualsiasi di giorno qualsiasi di un mese qualsiasi di un anno qualsiasi, Madama Chips avrebbe urlato contro il capannello di persone radunate attorno a quel letto candido, intimando loro di andarsene, a partire dal fatto che l’ orario delle visite era terminato da un pezzo, e inoltre mica potevano stare lì tutte insieme. Erano così numerose che non lasciavano nemmeno intravedere la paziente.
Tuttavia, quello non era un momento qualsiasi, e la giovane infermiera capiva benissimo.
Erano passate due settimane da…
Be’, ricordarlo le faceva sempre spuntare due irrefrenabili lacrime di gioia, mischiate però ad altrettante lacrime di tristezza.
Vide un uomo con due intensi occhi verdi chinarsi sul letto e accarezzare amorevolmente la figlia.
Lui e sua moglie si erano trasferiti in infermeria da due settimane a quella parte, e non davano segno di volersene andare. Dopotutto, era comprensibile.
Il signor Evans lanciò uno sguardo desolato alla moglie, e si mise a scostare alcune ciocche di capelli dal viso della figlia, quell’ incosciente ragazza di diciott’ anni in coma da due settimane.
Si stava ponendo la domanda che lo assillava continuamente: quando si sveglierà? Ma, soprattutto, si sveglierà?
Fu in quell’ istante che le palpebre della ragazza ebbero un fremito, e le sue labbra si schiusero lentamente.
Le persone che la circondavano trattennero il fiato, mentre i loro cuori, carichi di speranza, cessavano di battere.
Nei dieci interminabili secondi, il tempo si fermò. Poi, tutti tacquero.
-James…- la voce era decisamente flebile, udibile a malapena, ma nel silenzio religioso della stanza, tutti sentirono senza fatica.
Lily Evans sbatté le palpebre, e subito una luce potentissima la investì, costringendola a chiudere nuovamente gli occhi.
Poi, lentamente, li aprì, mentre figure sfuocate le apparivano davanti.
-James…- ripeté, in tono di supplica.
Lacrime di gioia e tristezza solcarono i volti delle persone care alla ragazza.
Miley cominciò subito a singhiozzare convulsamente, e si aggrappò a Sirius, che prese dolcemente ad accarezzarle i capelli dorati.
Gli occhi di Remus Lupin si fecero lucidi, Hagrid estrasse da una tasca del suo pastrano il solito fazzoletto grande come una tovaglia, mentre i cuori dei signori Evans si facevano leggeri leggeri…
All’ appello non mancavano i professori: Albus Silente, ripresosi del tutto dalla battaglia, osservava la malata con occhi pieni di orgoglio, e un sorriso radioso gli illuminava il viso; anche Minerva McGranitt si lasciò sfuggire un sorriso, ma non poté fare a meno di tamponarsi gli occhi con un fazzolettino tutto pizzi. Vitious si mise a saltellare porgendo il braccio ad un compagno invisibile. Poi, Horace Lumacorno cominciò a ridere di gioia, trionfando alla definitiva guarigione della sua studentessa preferita.
Il cuore di Severus Piton ebbe un violento tuffo, fino a precipitare nei dintorni dello stomaco, mentre il ragazzo tirava un sospiro di sollievo e le sue guance assumevano una vaga sfumatura di rosa.
Frank e Alice sorridevano, stringendosi per mano, mentre una sospettosa Augusta Paciock non li perdeva di vista, controllandoli di sottecchi dall’ altro lato del letto.
La famiglia Jones al completo non aveva saltato la solita visita giornaliera, aggiungendo all’ enorme montagna di lettere e pensierini una buona scorta di dolci.
Emma era seduta su una sedia e piangeva per tutto il tempo, mentre la piccola Martha, la sorellina minore di Miley, la consolava stampandole migliaia di bacini sulle guance.
Persino Madama Pince aveva abbandonato la biblioteca. –Tanto- aveva detto, con un’ alzata di spalle, -Che ci faccio laggiù se la più accanita spacciatrice della droga culturale se ne sta sdraiata su un letto dell’ infermeria?-
Non meno strana era la presenza di Petunia, sinceramente preoccupata, forse per la prima volta in vita sua. Il suo fidanzato, Vernon Dursley, non pareva però altrettanto in pensiero, anzi, fissava la malata e tutti i presenti con enorme disgusto e diffidenza. Inoltre, faceva di tutto per tenersi lontano da Rubeus Hagrid: quel Mezzogigante doveva intimorirlo non di poco.
-Lily, mi senti?- sussurrò dolcemente sua madre, precipitandosi accanto alla rossa.
Dopo un ultimo “James” bofonchiato, la ragazza aprì definitivamente gli occhi.
Miley esultò nel fissare ancora quegli splendidi occhi verdi. Quegli occhi bellissimi, intriganti, espressivi e carichi di parole non dette.
Severus Piton cadde dalla sedia su cui era seduto, ma nessuno gli prestò attenzione, con suo grande piacere.
Ogni volta si perdeva, in quegli occhi. Sembrava che leggessero l’ anima delle persone, inducevano a rivelare la verità, e a lui ciò metteva paura.
-M… mamma?- mormorò Lily, spaesata, –Papà?- la sua voce tremava.
Dov’ era? Perché era sdraiata? Cosa ci facevano tutte quelle persone attorno a lei? Perché piangevano?
Poi ricordò.
Hogwarts in fiamme, la battaglia, le Sirene, le ninfe, Voldemort, lo stesso incantesimo pronunciato all’ unisono da due persone diverse, la luce verde, il buio…
La paura e il panico s’ impossessarono di lei, faccendona rizzare seduta sul letto.
Si prese la testa fra le mani, in preda ad un forte e violento giramento, le lacrime cominciarono a scorrere senza preavviso né permesso.
-Voldemort…- cominciò a farfugliare tra i singhiozzi.
-Voldemort- la voce pacata e tranquilla di Silente sovrastò il caos che aveva cominciato a regnare nell’ infermeria, -grazie a te, ci ha lasciati per sempre- disse, sorridendo.
La rossina sgranò gli occhi e spalancò la bocca.
L’ aveva ucciso.
Liaveva uccisi.
Lord Voldemort e Tom Riddle erano scomparsi.
La ragazza si asciugò le lacrime con il dorso della mano, notando che c’ era decisamente troppa gente per piangere in pubblico.
Anche Emma smise di piangere, saltando di gioia.
-Che ti avevo detto, Lily? Eh, che ti avevo detto?- esclamava con insistenza.
Lily non poté frenare una risata. Per il dolore ci sarebbe stato spazio più tardi.
Sua madre cominciò a piangere sulla sua spalla, stringendola più che poteva, e Lily in seguito poté vantarsi dicendo di aver visto suo padre commuoversi per la prima volta, nonostante tutto.
-Da quanto tempo sono qui?- chiese, cercando di farsi largo tra le braccia di sua madre che la stavano praticamente soffocando.
-Da due settimane!- sbraitò per finta una biondina, -Ti rendi conto? Lily Evans è stata in coma per due settimane senza dare segni di vita!-
Lily sorrise alle lacrime di gioia dell’ amica.
-Davvero, Evans, la prossima volta avverti se vuoi andare in letargo- ironizzò Sirius, con il suo sorriso malandrino, -Stavamo per dare il via ai Folletti perché cominciassero a scolpire la tua lapide…-
Lily scoppiò a ridere, e non si fermò per una buona ventina di minuti.
Sapeva che la sofferenza avrebbe cominciato ad attanagliarla, ma dopotutto, ogni membro in quella stanza nascondeva la propria sofferenza. A tutti mancava un pezzo del proprio cuore. Alcuni, come lei, erano desolati per la sorte toccata a James Potter. Altri rischiavano di affogare nei sensi di colpa. Probabilmente i lavori di ristrutturazione della scuola erano già cominciati, ma un pezzo di ognuno di loro era bruciato con la vecchia Hogwarts. Di sicuro sarebbe tornata come prima, calda e accogliente, ma non sarebbe più stata la stessa. Mancavano troppe persone all’ appello.
Mancava James Potter.
Tuttavia, anche se decise di riflettere meglio da sola, mentre la sua risata cristallina squarciava il silenzio, due lacrime scesero sulla superficie delle sue guance.
-Forza, forza, tutti fuori!- Madama Chips ritenne opportuno spingere via tutta quella gente, ora che la ragazza aveva riaperto gli occhi.
-Ma, Poppy!- protestò Sirius, -Non puoi mandarci via proprio sul più bello!-
L’ infermiera gli lanciò un’ occhiata penetrante, e Sirius immaginò del fumo uscire dalle narici della donna.
-Sappi, mio caro Black, che nel mio ufficio conservo segretamente una meravigliosa ampollina di Distillato della Morte Vivente, e sarò bel lieta nel somministrartelo, tanto per vedere che effetto fa invertire il tuo ruolo con quello della Evans- sbraitò, rossa dalla rabbia.
Il ragazzo si voltò con espressione grave verso Lily: -Tu non hai finito Voldemort, hai trasferito il suo corpo in quello della nostra dolce infermiera…-
-Black!!!- tuonò Madama Chips, mentre le sue gote s’ imporporavano, -FUORI!!!- gli intimò, brandendo un ago lungo come il muso di un pesce spada.
Il ragazzo se la diede a gambe, accompagnato da una schiera di risate, quella di Lily compresa.
-Quando avrò finito gli accertamenti potrete entrare- permise la donna, chiedendo la porta dell’ infermeria, -Ma non più di cinque alla volta!- ribadì, severa.
Madama Chips la visitò con cura, tenendola occupata per un’ ora buona.
-Sarà meglio che resti qui per un altro paio di settimane- convenne, sospirando.
-Oh, è impazzita?- saltò su la rossa, -Sto benissimo!-
-È meglio non rischiare- ribatté convinta l’ infermiera.
-Senta, io più di tre giorni in questo letto non rimango...- insisté Lily, testarda.
-E va bene, vedrò cosa si può fare!- sbuffò esasperata Madama Chips.
Lily sgranò gli occhi, pensando che la donna dovesse essere gravemente malata per cedere così facilmente.
Quando la porta dell’ infermeria fu spalancata, i signori Evans si affrettarono a raggiungere la figlia per primi, e chiaramente nessuno ebbe da obiettare.
-Lily, non ci hai mai parlato di nessuna guerra…- cominciò sua madre, sciogliendosi da un lungo abbraccio con la figlia.
-Perché, se lo avessi fatto mi avreste lasciato ad Hogwarts?- replicò la rossa.
-No- dovette ammettere sua madre.
-Abbiamo saputo di James- continuò suo padre, -Nemmeno questo ci hai detto-
-Non ne voglio parlare- la ragazza troncò subito l’ argomento.
-Lily, se c’ è qualcosa che possiamo fare per te…-
-Non potete fare niente- ribatté secca la rossa. Di certo non era il suo argomento preferito.
Entrambi i suoi genitori avvertirono il disagio che cominciò ad appesantire l’ aria, infatti suo padre chiese:
-Cosa intendi fare, adesso?-
La rossa esitò un momento, prima di rispondere.
-Non lo so, papà- disse sinceramente, -Penso che farò gli esami, poi mi specializzerò in qualcosa-
-Non…- cominciò sua madre, rattristata.
-No, mamma- rispose la ragazza, intuendo quale domanda volesse rivolgerle Susan, -Non tornerò a casa. Non riesco a stare distante dal mondo magico, una vita Babbana non avrebbe alcun senso-
I signori Evans sospirarono, rassegnati. Dopotutto, se l’ aspettavano.
-Che carriera pensi di intraprendere, principessa?-
-Farò l’ Auror- rispose decisa Lily. Era quello che sognava di fare James.
-Ma è pericoloso!- piagnucolò sua madre.
La figlia la squadrò dall’ alto al basso.
-Mamma- scandì, -Pensi che sia un avvertimento da fare ad una diciottenne che ha sconfitto lo stregone più malvagio di tutti i tempi? Andiamo!- ironizzò.
Sua madre e suo padre sorrisero, pensando che, sì, la loro Lily era davvero cresciuta. Si era fatta donna.
-E poi- proseguì la ragazza, ghignando, -Senza Voldemort in circolazione sarà estremamente rilassante: non c’ è nulla da fare!-
-D’ accordo, Lil, noi ce ne andiamo, perché c’ è decisamente troppa gente che desidera un briciolo della tua compagnia- concluse sorridendo suo padre, -E Petunia vuole parlarti-
-Petunia?- nascosta com’ era dietro ai professori, Lily non l’ aveva nemmeno notata, e la notizia la sorprese non di poco.
-Sì, Petunia- confermò sua madre, con un sorriso dolce.
-Fino a quando starete qui, mamma?- domandò con una certa curiosità la ragazza, mentre i genitori scomparivano dietro la porta.
-Un’ altra settimana, poi ce ne andremo- rispose la signora Evans, prima di uscire definitivamente.
Lily annuì, anche se sua madre non l’ avrebbe vista.
Si preparò all’ arrivo della prossima visitatrice.
Sua sorella.
Che cosa le avrebbe detto? Le avrebbe rinfacciato che il mondo magico stava per spezzare i cuori dei signori Evans? Le avrebbe ripetuto una serie di “te l’ avevo detto”, ricordandole quanto fosse pericolosa la sua vera natura? Le avrebbe confessato il suo rammarico di non averla vista morta?
E Vernon Dursley cosa avrebbe fatto? Avrebbe aggiunto frasi per venire in aiuto della fidanzata e sottolineare quanto fosse anormale?
Mentre pensava a questa sfilza interminabile di domande che desiderava non sentirsi rivolgere, anche se era più probabile che se le sarebbe dovuta assorbire, dei passi si avvicinarono al suo letto.
Una ragazza dai tratti cavallini avanzava verso di lei, gli occhi sgranati e sconvolti, un’ espressione indecifrabile.
Petunia era sola. Nessun ragazzo alto e corpulento con i baffoni da tricheco l’ accompagnava al capezzale della sorella. Solo lei.
La mora si sedette su una sedia accanto al letto dalle lenzuola candide.
Lily la fissò, attendendo che parlasse per prima.
-Ciao- Petunia sembrò fare un’ enorme fatica nel trovare le parole.
-Ciao- rispose la rossa, imbarazzata, -Ehm… ti trovo in forma- aggiunse, con la speranza di trovare un punto di conversazione.
-Sì, io… sì, abbastanza- annuì in fretta l’ atra, -Tu, piuttosto… te la sei cavata alla grande- disse, cambiando argomento.
-Oh, be’…- farfugliò Lily, -Ammetto che è più che altro sollievo, quello che provo- rivelò, con un’ alzata di spalle.
-Dovresti essere contenta- replicò Petunia, mentre sul suo volto appariva qualcosa di lontanamente simile a un sorriso, -Hai salvato il mondo magico e… anche un po’ il nostro-
Lily non se lo sarebbe mai aspettato. Era del tutto fuori dai margini della logica. Per un momento, spaventoso e brevissimo momento, credette di sognare. Prese in considerazione l’ idea di essersi appisolata dopo la visita dei suoi genitori, ma la voce incredibilmente reale di Petunia interruppe il filo dei suoi pensieri, mettendo fine ai suoi dubbi.
-Mi dispiace, Lily- la sorella maggiore sembrava desolata.
La rossa scosse la testa, capendo a cosa stesse alludendo, -Non fa niente. In fondo, è stata colpa di entrambe- tentò di consolarla, anche se in verità non lo credeva davvero. E Petunia era del suo stesso parere.
-Oh, lo sai benissimo che non è stata colpa tua- la riprese, guardandola di sbieco, -Dimentichiamo tutto, ti va?- propose Petunia, mentre i suoi occhi si addolcivano per la prima volta dopo sette anni.
Sembrava che fossero ritornate bambine, quando di notte si scambiavano confidenze e giocavano insieme mettendo a soqquadro la casa.
Il ghiaccio che avvolgeva il cuore di Lily dal giorno della sparizione di James, parve in parte squagliarsi.
-Petunia- disse, facendosi seria e parecchio triste, -Dopo… questa guerra… io non ritornerò nel mondo Babbano- annunciò, -Non smetterò di essere una strega- chiarì.
Petunia si affrettò ad annuire, come per ribadire la sua convinzione in un accordo di pace, -Lo so-
-E… sarò… diversa… a te- continuò Lily.
-Non m’ importa più, Lily-
Nessun “te l’ avevo detto”. Nessun insulto. Nessuno sguardo colmo d’ odio e disprezzo.
Solo, le parole che Lily sperava di sentire da sette anni a quella parte.
-E a Vernon, importa?- domandò timidamente la rossa, con un ghigno divertito.
-Oh, a lui sì!- rise Petunia, -Ma tu sei mia sorella- affermò con forza, come se volesse convincersi di ciò che aveva detto.
-D’ accordo, vorrà dire che ti inviterò a cena con la scusa di una serata tra donne- scherzò Lily, -Sai, problemi di cuore, il lavoro che va storto… tutti argomenti assolutamente noiosi per i ragazzi-
Petunia sorrise, prima di tornare seria.
-Lo so che non vuoi parlarne Lily, ma non posso non toccare l’ argomento-
La rossa fece una smorfia, leggermente contrariata.
-Spara- invitò la sorella.
-Mi dispiace per quello che è successo a James- dalla sua espressione si poteva intuire che era sinceramente dispiaciuta, -Lui non meritava, era così carino…-
-Non era solo carino, Petunia- la contraddì Lily.
-No, era anche simpatico e…-
-Era James- concluse Lily. Non servivano altre parole per descriverlo, non aveva senso cercare chissà quali aggettivi.
Petunia fece un cenno d’ assenso col capo.
-Già. Be’, ora vado, sarai stanca- disse, alzandosi.
-Grazie… Tunia- sorrise la rossa, un po’ triste.
La sorella maggiore si chinò per un breve abbraccio, poi si avviò.
-Ah, Lily?- chiamò, voltandosi.
-Sì?-
-Niente uova di rana, alla cena- scherzò.
-Tunia, ma che schifo!- s’ indignò per finta Lily, -Al massimo servirò milze di pipistrello, unghie di topo e pupille di lucertola, ma le uova di rana no, per carità!-
Sul viso della mora si dipinse un’ espressione orripilata.
-Il cibo dei maghi è identico a quello dei Babbani, Petunia- la informò Lily, sghignazzando.
-Ah- Petunia tirò un sospiro di sollievo, e sorrise prima di sparire.
Lily seguì con lo sguardo la sorella mentre si allontanava e svoltava l’ angolo, poi ricadde con la testa sul cuscino, riflessiva.
Quanti anni aveva aspettato quella conversazione? Decisamente troppi.
Aveva finito col credere di essersi illusa, quindi non ci aveva più sperato. Invece le cose arrivano sempre quando meno te l’ aspetti.
Eppure, si ritrovò a constatare quanto la vita fosse meschina.
Anni aveva trascorso con la speranza di una riappacificazione tra lei e Petunia, notti insonni aveva passato a rimuginare sull’ argomento.
E ora, finalmente, il suo desiderio si era avverato.
Però la vita non le aveva fatto un regalo, no, aveva chiesto un prezzo, per esaudire quel suo desiderio segreto.
Peccato che la vita non chiedesse mai denaro, in cambio. Anzi, non chiedeva proprio.
Era come fare un patto alla cieca. La vita restituiva ciò che aveva tolto, però sottraeva cose altrettanto significative.
Infatti, la pace con Petunia era costata la perdita di James.
 
Na na, na na na, na na
I miss you, miss you so bad
I don't forget you, oh it's so sad
I hope you can hear me
I remember it clearly

The day you slipped away
Was the day I found it won't be the same
Oooh


-Guarda un po’- James le lanciò un’ occhiata che nel suo linguaggio voleva dire tutto e niente. In quelle iridi nocciola era racchiusa tutta la malizia possibile, -Sirius se l’ è svignata con Miley, Remus è andato ad aiutare Peter a finire una ricerca in biblioteca, e tutto il resto della Casa è ad Hogsmeade, senza contare quelli del primo e del secondo anno che sono in Sala Grande per il Club dei Duellanti- concluse con un sorrisetto.
-E con questo cosa vuoi dire, Potter?- chiese lei, alzando un sopracciglio, mentre distoglieva lo sguardo da una complicata traduzione di rune.
-Voglio dire- proseguì lui, alzandosi di scatto dalla comoda poltrona su cui era seduto e avvicinandosi alla rossa, -Che la Sala Comune è tutta nostra, Evans- il resto della frase gliel’ aveva sussurrato all’ orecchio, in quel tono suadente che la mandava sempre in tilt.
-Ciò non significa che dobbiamo approfittarne, Potter- rispose Lily, combattendo una dura lotta con la tempesta di sentimenti che le piovevano addosso ogni volta che James si comportava in quel modo, -Io devo fare i compiti-
-Oh, Lily, possibile che tu debba pensare sempre ai compiti?- sbuffò il moro, ancora malizioso.
-E possibile che a te non passi mai neanche una volta per l’ anticamera del cervello che quest’ anno abbiamo i M.A.G.O, Potter?- ribatté decisa, -Se davvero i compiti non sono degni dell’ attenzione del famoso James Potter, trovati di meglio da fare- le piaceva un sacco fare la stronza con lui. Alla fine, per convincerla a fare quello che voleva, tirava fuori l’ espressione da cagnolino bastonato, e lei non era più capace di resistergli.
Il Malandrino si alzò in piedi e cominciò ad andare su e giù per la stanza, fingendosi pensieroso.
I suoi passi erano così rumorosi che Lily sussultava ogni volta che posava il piede per terra, per cui sbavò l’ inchiostro sulla pergamena.
-Potter, ho trovato il passatempo che fa per te- fece allora quella, stizzita, dopo l’ ennesima sbavatura.
-Essere coccolato dalla bella rossa qui presente?- suggerì lui, con aria speranzosa.
-No, andare a lezioni di galateo- dissentì Lily, -Forse ti aiuterebbero a non essere delicato come un elefante-
-Trovato!- esclamò James, tutto contento, ignorando l’ irritazione della sua ragazza, -Evans, alzati- ordinò, con un ghigno che era tutto tranne che innocente.
-Potter, ma che diavolo…- Lily lo guardava stranita, cercando di capirci qualcosa.
Siccome non si era mossa di un millimetro, James l’ aveva sollevata, poi si era seduto sulla sedia precedentemente occupata dalla rossa, sistemando quest’ ultima sulle sue gambe.
-Ti guarderò- spiegò infine, tutto compiaciuto e soddisfatto.
-Potevi farlo benissimo sedendoti di fronte a me, anzi, così mi avresti guardata addirittura meglio- disse Lily, pulendo con un colpo di bacchetta l’ inchiostro che si era rovesciato sulla sua traduzione e continuando i compiti.
-Beh, ma le mie innocenti e nobilissime intenzioni erano quelle di studiarti a distanza ravvicinata- fece lui, beffardo, mentre si passava una mano tra i capelli.
-Sssì- commentò Lily, voltandosi per indirizzargli un’ occhiata torva, -Questo spiega tutto-
James si limitò a ridacchiare, poi stettero in silenzio per un po’.
Il Malandrino, però, si stancò subito di rimanere con le mani in mano, doveva decisamente fare qualcosa di più interessante. Quindi, cominciò con l’ annusare i capelli incandescenti della sua ragazza, mentre quella faceva finta di niente, anche se il moro giurò di averla vista sorridere sotto i baffi.
Il ragazzo le si avvicinò così tanto che Lily sentì il suo respiro sul collo, mentre il suo profumo le scollegava il cervello.
Rimase immobile, con la piuma a qualche millimetro dalla pergamena, consapevole di avere le guance ormai bordeaux.
Le labbra di lui le sfioravano il collo, provocandole una piacevole sensazione di solletico, e infine James cominciò a baciarla appassionatamente sul collo.
-Potter, dovrei fare i compiti- mormorò la rossa, suonando poco convinta anche a se stessa.
-Ma questo è un dettaglio assolutamente insignificante, Evans. Continua pure a fare i compiti- ghignò lui.
-Come se fosse possibile- sbuffò esasperata la ragazza.
-Dovrai ammettere che hai scoperto che i compiti non sono necessariamente interessanti- replicò il ragazzo, mantenendo il ghigno, -Puoi fare qualcosa di meglio- aggiunse, in tono allusivo.
-Per esempio prestare attenzione ad un pervertito come te?- domandò Lily, con la sadica intenzione di farlo soffrire.
-Andiamo, Evans!- la supplicò James.
Ecco. Faccina da cane bastonato.
Lily proruppe in una risata, e si voltò per baciarlo.
-Lily?- sussurrò dolcemente James, interrompendo un attimo quel tenero contatto.
-Sì?- la ragazza sentiva il suo cuore battere all’ impazzata.
-Lo sai che hai degli occhi bellissimi?-
 
Na na, na na na, na na

I didn't get around to kiss you
Goodbye on the hand
I wish that I could see you again
I know that I can't
 
La Lily Evans stesa sul letto dell’ infermeria avvertì i suoi occhi pizzicare e, persa com’ era nei suoi ricordi, non si accorse della persona che le sedeva accanto.
-Lily- una voce vellutata e untuosa la ricondusse bruscamente alla realtà.
Si voltò verso destra, e restò praticamente paralizzata.
Quella era decisamente la giornata delle sorprese.
Cosa diamine ci faceva Severus Piton vicino a lei?
-Severus- rispose, mentre un’ ombra si stabilì nei suoi occhi smeraldini, proprio gli stessi che James aveva definito bellissimi.
-Come stai?- il ragazzo non ebbe il coraggio di sostenere quello sguardo. Lo sguardo che tanto amava.
-Perché sei qui?- la rossa ignorò la sua domanda.
-Come stai?- ripeté Piton, fissandola con due occhi colmi di dispiacere e pentimento.
-Potrei stare meglio- rispose duramente la ragazza, -Perché sei qui?- insisté.
-A quanto pare esigi una risposta- fece il ragazzo, con una smorfia.
-Sai benissimo che non mi piace tergiversare- replicò la rossa.
-Volevo vederti- confessò Severus, mentre il suo sguardo non trovava la forza di fissarla.
-Volevi vedermi- ripeté Lily, piano.
Quella volta, non poteva negare a se stessa di trovarlo pieno di sensi di colpa. Soffriva. Davvero.
-Sì- affermò, incoraggiato dalla sua reazione tutt’ altro che brusca, -Io… ho avuto paura-
-Paura?- rise la rossa, sarcastica, -Sicuro di non averla scambiata con la vigliaccheria?-
-Io non sono vigliacco!- sibilò Piton. Se c’ era una cosa che non poteva tollerare, era che lo si considerasse tale, nemmeno se a dirglielo era Lily Evans.
-Ah, no?- disse amara la ragazza, -Allora guardami in faccia, quando ti parlo!- ordinò.
Piton si accorse che la sua voce tremava e, lentamente, i suoi occhi neri come la pece incrociarono quelli smeraldini di Lily Evans.
Era terrorizzato, la rossa se ne accorse. Terrorizzato e desolato.
-Paura di cosa, Severus?- chiese, asciutta.
-Paura di perderti- rivelò quello, -Sono stato qui tutte le notti, Lily, pregando in un tuo risveglio. Se fossi morta…- lasciò la frase in sospeso, ma la ragazza la terminò per lui.
-Avrei gioito nel constatare che il suolo magico sarebbe stato impregnato da una Mezzosangue in meno-
-Non è vero- Piton s’ irrigidì.
-Sì che lo è- lo contraddì testarda Lily, -Dopotutto, non è quello che pensavi? Che io sono una Mezzosangue?-
-Tu sei una Mezzosangue, Lily- rispose Severus, -E lo sono anch’ io-
-Ma dai- gli fece il verso Lily, per nulla amichevole, -Dimmi, hai ripassato il tuo albero genealogico, recentemente, Severus? Prima non lo sapevi?-
-Oh, Lily, la pianti con queste scenate?- sbottò il ragazzo, -Sono qui per chiederti scusa, non per giustificarmi. Dopotutto, non ci sono giustificazioni per ciò che ho detto-
-È di una notevole facilità scusarsi, ora che Lord Voldemort è stato sconfitto- commentò serafica la rossa. Gli credeva, ma voleva togliersi lo sfizio di farlo soffrire ancora un poco, perché capisse, perché provasse una minima parte del dolore che aveva contaminato e corroso la sua anima per anni, e che ancora continuava a sminuzzarla.
-Me ne sono pentito da un pezzo, Lily, l’ hai visto anche tu che combattevo contro il Signore Oscuro!- saltò su Piton, fuori di sé dalla rabbia.
Perché le era così difficile metterci una pietra sopra? Erano passati anni, che le costava? Era andato lì, col cuore in mano, per chiederle scusa. Aveva messo da parte l’ orgoglio e si era fatto avanti, assumendosi le sue colpe. Ma perché lei era così testarda, così… perdutamente, maledettamente innamorata?
-Sì, l’ ho visto- disse Lily, -Come vedo che ti dispiace- ammise, -Ma non posso dimenticare tutto subito, Severus-
Il ragazzo annuì, incassando il colpo, capendo che era già tanto, che Lily da quel momento l’ avrebbe salutato ogni volta che si sarebbero incrociati per i corridoi, magari scambiando anche due parole amichevoli.
-Ho bisogno di tempo- concluse la rossa.
Severus Piton se l’ aspettava. In fondo, anche se non voleva dirlo, le parole che gli erano uscite dalla bocca erano pur sempre orribili.
E a Lily Evans non bastava una frase dispiaciuta per dimenticare. Con Petunia era diverso, lei era sua sorella, e in fondo erano arrabbiate per un motivo molto banale.
Con Piton, invece, c’ era stato dell’ odio molto potente, dopo la rottura della loro amicizia.
Un odio totalmente differente da quello tra Lily e Petunia.
Un odio che aveva diviso due Case, un odio che aveva ingigantito la differenza tra il Bene e il Male.
In quel momento, però, a guerra finita, entrambi erano troppo stanchi per odiare, per fingere di non essersi mai confidati l’ uno con l’ altra.
Forse non sarebbero mai stati amici come prima.
Ma andava bene così.
Piton si alzò dalla sedia.
-Mi sei mancata, Lil- disse, prima di andarsene.
La rossina fece un piccolo sorriso: -Ci vediamo, Severus-
La rossa ricadde sul cuscino, esausta. Si sentiva debole.
Sembrava che quella fosse la giornata dei chiarimenti, come se Petunia e Severus si fossero messi d’ accordo per chiederle scusa.
Comunque, era convinta di aver fatto la cosa giusta.
E James, come l’ avrebbe pensata? Sarebbe stato fiero di lei?
Odiava Severus Piton, ma sicuramente non le avrebbe impedito di perdonare un vecchio amico. Dopotutto, lui sarebbe morto per i suoi amici.
 
Oooh
I hope you can hear me cause I remember it clearly

The day you slipped away
Was the day I found it won't be the same
Oooh

-James?- Lily appoggiò la testa nell’ incavo del suo collo.
-Mh?- fu tutto ciò che disse il moro.
La ragazza fece una smorfia, sorridendo. Quando James Potter era concentrato rispondeva sempre a monosillabi, e la sua espressione era buffissima.
-A cosa pensi?-
-A niente- sorrise lui, stringendola forte tra le sue braccia.
Lily si perse in quei suoi occhi nocciola. Erano caldi, brillanti, innamorati. Dentro di lei sapeva che nei suoi occhi verdi doveva esservi nascosta la medesima luce.
-Dimmi, come ti sentiresti senza i Malandrini?- chiese ad un tratto la rossa, curiosa.
Il ragazzo si fece serio: -Mi sembrerebbe di non avere più ossigeno- rispose, -Sarei come una pianta a cui non basta solo concime, ma che necessita anche e soprattutto della luce del sole. Loro sono il mio sole-
 
Lily stentava a credere che fosse morto. Anzi, non lo credeva affatto.
Da quando in qua l’ Oscuro Signore si sentiva obbligato nel dire la verità? E poi, che motivi aveva per farlo?
La rossina sperò che non ci fosse più nessuno desideroso di parlarle. Sirius e Miley sarebbero andati a trovarla il giorno seguente, lo sapeva, e i professori pure. Di sicuro pensavano che avesse bisogno di stare con la sua famiglia, dopo… dopo tutto.
In verità lei aveva bisogno di una sola persona.
Avrebbe voluto che fosse stato James a passare tutte le notti lì con lei, non Severus Piton.
Magari, con lui accanto, si sarebbe svegliata prima.
Nella sua mente apparve un’ immagine in cui lei se ne stava lì sdraiata, priva di coscienza, mentre un James Potter preoccupatissimo le stringeva la mano e le accarezzava i capelli in quel modo dolce e delicato che solo lui sapeva.
Le mancavano le sue carezze. Sotto il naso sentiva ancora quell’ inconfondibile profumo, buono, fresco, particolare. Avrebbe voluto ascoltare ancora una volta la sua voce vellutata fare discorsi senza senso, le sarebbe piaciuto sorridere scorgendo il suo volto illuminato da quel sorriso sghembo che le piaceva tanto. Non c’ era più nessuno che si scompigliava ancora di più i capelli corvini già abbastanza arruffati, nessuno che s’ inventava mille modi per strapparle un bacio. Già, i suoi baci. Anche quelli le mancavano. Ogni volta che le labbra di James si posavano sulle sue, lei non era più in grado di formulare una frase di senso compiuto.
Tuttavia, doveva rassegnarsi. James apparteneva al passato.
Per il momento. Poi, l’ avrebbe cercato.
 
-Lily, svegliati!- Miley scuoteva l’ amica, impaziente di abbracciarla.
Lily Evans si voltò dall’ latra parte: -‘on ‘oglio- bofonchiò, con la voce impastata di sonno.
-Dai, su!- la esortò Miley.
Per tutta risposta, la rossina si ficcò il cuscino sulla testa, per non sentire più niente.
La bionda, impaziente, attraversò a grandi passi la stanza e spalancò la finestra, facendo entrare la luce del sole.
Lily si portò anche le coperte sopra la testa.
-Va bene, Evans- sospirò Sirius con un ghigno, -Dopotutto è normale che tu sia debole… lo dirò io alla McGranitt che non puoi fare l’ esame…-
La rossa scaraventò le coperte candide dall’ altra parte della stanza.
-L’ esame??????- saltò su, in preda al panico.
-Evidentemente, Myl, i miei metodi sono molto più efficaci- commentò Sirius, tutto compiaciuto.
-Non ho fatto il ripasso!- gridò ancora Lily, mangiucchiandosi le unghie.
-Lily, gli esami cominciano tra più di una settimana- tentò di calmarla Remus, lanciando un’ occhiata torva all’ amico.
La ragazza tirò un sospiro di sollievo, poi…
-Black!- soffiò, truce, -Come hai osato farmi uno scherzo simile?!-
-Beh, ci voleva pur qualcuno che ti svegliasse, no?- fece l’ interpellato, con aria falsamente innocente.
-E se io avessi preferito dormire?-
-Su, Evans, mica puoi dormire tutto il giorno!- sbuffò Sirius, con aria di impazienza.
-Oh, be’, detto da uno mattiniero come te…- commentò la rossa con una smorfia.
Sirius Black sorrideva, ma a Lily non sfuggì la sofferenza che si celava dietro quello sguardo profondo come l’ oceano.
La guerra era finita, ma le sue tracce erano indelebili.
Miley corse ad abbracciarla, stringendola per una ventina di minuti circa.
Nessuno ebbe il coraggio di interromperle, né di fare battute.
Alla fine Miley disse, con un sorriso: -Dopo la guerra dobbiamo stare sempre insieme, ricordi?-
Anche Lily sorrise, asciugando le lacrime di gioia dell’ amica.
-Spero che nelle vostre giornate piene ci sia spazio anche per me- aggiunse Sirius, scansando affettuosamente la sua ragazza per abbracciare Lily a sua volta.
-A te non concedo di stritolarmi per un’ ora, Sir- scherzò la rossa, -Perché so benissimo che il tuo abbraccio ha dei secondi fini-
-Sarebbero, sorellina?- fece quello, tutto ghignante.
-Sottrarmi tutta la cultura che ho accumulato in diciotto anni- sibilò la ragazza, imitando il loro tipico sguardo malandrino.
-Evans, niente di personale, ma credo che tutta la cultura che accumulo io in un mese sia molto più utile…- ghignò Sirius, piuttosto allusivo.
-Togliti, va’- sbuffò Remus per abbracciare la rossina.
-D’ accordo, per oggi ho finito ilo turno di peluche, intesi?- ironizzò Lily, quando Remus prese posto sulla sua sedia.
La rossina si accorse che in un momento perfetto come quello, mancava qualcosa.
Oltre a James, c’ era un’ altra persona che non era presente all’ appello: Peter.
-Ragazzi, Pet…?- cominciò.
-Ad Azkaban- la zittì in fretta Sirius, mentre il suo volto si oscurava.
Lily Evans abbassò lo sguardo: -Mi dispiace- fu tutto quello che riuscì a mormorare.
-Ma tu lo sapevi, vero, Lil?- proseguì ancora il Malandrino, con una nota accusatoria nella voce.
-L’ avevo immaginato- ammise la ragazza, -Non chiedermi perché non ve l’ ho detto, Sirius, non lo so nemmeno io-
-Ce ne saremmo dovuti accorgere- rispose seccamente quello.
-Beh, ehm… raccontatemi un po’ che è successo agli altri, io non so niente…- provò a cambiare discorso Lily, notando che l’ argomento Minus sapeva di bruciato.
-All’ inizio pensavamo che foste morti sia tu che Voldemort- cominciò Miley, -Ma poi Hagrid, che non ci voleva credere, ha ascoltato il tuo cuore concludendo che batteva ancora-
-Allora si è sentito un unico urlo di gioia, poi tutti si sono messi a battere le mani, a saltare e a piangere- continuò Remus, -E i Mangiamorte non hanno più avuto il coraggio di combattere-
-Stavano per ritirarsi, quei vigliacchi, ma Silente ha contattato subito il Ministero della Magia, che ha inviato l’ intera squadra di Auror- aggiunse Sirius, mentre Lily pendeva letteralmente dalle loro labbra.
-Chi hanno arrestato oltre a…?- domandò, con il fiato sospeso.
-Oh, non molti- rispose Miley, -Ne abbiamo uccisi parecchi-
-Davvero?- si stupì la rossa, -Chi è morto?-
-Bellatrix- Sirius mise quanto più disprezzo poteva in quel nome, -L’ ho uccisa io- aggiunse, mentre il suo petto si gonfiava d’ orgoglio.
-Io ho fatto fuori Mulciber, e anche Greyback è morto: Remus si è concesso una piccola vendetta- aggiunse la biondina.
La convalescente si finse terrorizzata: -Non è che mi state facendo capire indirettamente che mi trovo circondata da tre spudorati assassini?-
Tutti scoppiarono a ridere, poi Lily riportò la serietà.
-E Malfoy?- chiese, curiosa.
-È ancora qui- disse desolato Lupin, -Non si sa perché, ma Silente non ha voluto mandarlo ad Azkaban, penso che comunque lo torturerà facendolo studiare: l’ ha iscritto al primo anno!-
La rossa fece un’ espressione scandalizzata: -Oh, che inciviltà! E Yaxley?-
-Morto anche lui- la informò Sirius, -Invece Rookwood e i Carrow sono finiti in galera-
-Mi pareva di aver visto che tuo fratello combatteva per noi…- aggiunse poi.
Il bel Black annuì: -Sono suoi gli appunti che hai trovato sugli Horcrux-
-Ma certo! R.A.B.!- esclamò la rossa, sbattendosi energicamente una mano sulla fronte, -Di secondo nome fa Arcturus, giusto? Merlino, come ho fatto a non pensarci prima?- si rimproverò, -Ma tu come lo sai?- s’ insospettì infine.
-Abbiamo saputo molte cose sul tuo conto, Liluccia- la canzonò quello, ghignando.
-Sì, d’ accordo- tagliò corto Lily, -E quindi che faranno? Non lo sbatteranno mica in prigione, vero?-
-No, risparmiato come Mocciosus- rispose Felpato, -Ma credo che mi accontenterò di una mamma è un papà consumati dai Dissennatori…-
-Sir, come puoi volere una cosa simile?- s’ indignò la  rossa.
-Lo vorresti anche tu se sapessi che quando sono stati uccisi la tua mamma e il tuo papà, i tuoi genitori erano al fianco di Voldemort- ribadì lui.
-Fammi capire- rispose con una smorfia Lily, -Mi stai dicendo che quando tua madre e tuo padre sono stati uccisi erano anche al fianco di Voldemort? Sir, non ha assolutamente senso, a prescindere dal fatto che i tuoi genitori sono ancora in vita-
-Infatti mi riferivo ai Potter- sussurrò, a denti stretti.
 
I had my wake up
Won't you wake up
I keep asking why
And I can't take it
It wasn't fake
It happened, you passed by
 
-Sei sul serio figlio unico, James?- chiese un giorno, mentre se ne stavano seduti in riva al lago.
-No, non lo sono- rispose sornione lui.
-Davvero?- si stupì la ragazza, squadrandolo con i suoi enormi occhi verdi.
-Davvero- sorrise lui.
-Beh, cosa aspetti a dirmi se hai fratelli o sorelle?- s’ incuriosì la rossa.
James continuò a sorridere, quanto più malandrino, -Ho un fratello-
-Sai dirmi solo questo?- si offese Lily, che scoppiava di curiosità.
-Lily, amore, tu non vuoi sapere altro- Potter scosse la testa, divertito.
-Ormai credo che farò uno sforzo- insisté ancora la rossa, -Avanti, racconta: è più grande o più piccolo?-
-Più piccolo di qualche mese- ghignò beffardo il moro.
-L’ ho mai visto?-
-Tutti i giorni, Evans, e ti assicuro che sei molto impegnata nel pensare immediatamente a una sadica punizione ogni volta che lo incroci per i corridoi- negli occhi nocciola di James brillava una luce malandrina e divertita.
-Vuoi dire che è a Hogwarts e tu non mi hai detto niente?- si sbalordì Lily, rimproverandolo quasi, -O non andate d’ accordo?- si corresse poi, pensando che poteva esserci questa possibilità.
-Certo che andiamo d’ accordo, siamo amiconi!- il ragazzo non faceva nulla per nascondere il suo divertimento.
-Di che anno è, Potter?- sbuffò lei, che cominciava a perdere la pazienza a causa del suo atteggiamento.
-Del settimo, Evans- disse, sardonico.
-È impossibile- commentò tranquilla lei.
-No, non lo è- ghignò ancora il moro, passandosi una mano tra i capelli.
-Sì che lo è- insisté lei.
-Contenta tu- sorrise James, continuando a fissare il Lago, dalla cui superficie spuntavano i grossi tentacoli della piovra gigante.
-Potter!- s’ infuriò lei, saltandogli praticamente addosso.
-Evans, così mi fai paura- rispose sarcastico lui.
-Parlavi di Sirius, non è vero?- ringhiò la rossa, anche se in fondo era divertita.
-E di chi, sennò?- ghignò il ragazzo, fissandola con la sua espressione malandrina.
-Idiota- fece lei, sedendosi composta accanto a Potter.
-Tranquilla, Evans, se stavi più comoda prima, nessun problema…- si offrì James.
Lily si sporse per baciarlo: -Ti piacerebbe, Potter-
-Anche a te, Evans-
 
Now your gone, now your gone
There you go, there you go
Somewhere I can't bring you back
Now your gone, now your gone
There you go, there you go,
Somewhere your not coming back


Miley diede una gomitata a Sirius piuttosto forte, notando che l’ amica era sbiancata.
-Certo…- mormorò quella, fissando il vuoto, -E… gli esami? Cos’ hanno deciso i professori?- domandò, cambiando discorso.
-Hanno mandato a casa tutti gli studenti, tranne quelli del settimo che sono rimasti a dare una mano- si affrettò a rispondere Remus.
-Comunque, lunedì prossimo torneranno tutti gli altri più quelli del quinto per i G.U.F.O.- aggiunse Miley.
-Mi state dicendo che abbiamo i M.A.G.O. fra tre giorni?- saltò su la rossa, tutta agitata.
-Non lunedì fra tre giorni, Lily, lunedì della prossima settimana- cercò di tranquillizzarla Lunastorta.
-Per cui la scuola sarà invasa solo da studenti del quinto e del settimo anno?- chiese Lily, decisamente più rilassata.
-Già- confermò Remus, -I professori hanno ritenuto inutile l’ apertura della scuola, e gli studenti degli altri corsi hanno avuto il regalo di non dover fare gli esami-
-Uscirai domani, vero, Lily?- s’ informò la biondina, cambiando argomento.
-Oh, sì, ho convinto Madama Chips, e poi non può negare di trovarmi in ottima salute- rispose quella.
Sirius, Remus e Miley si scambiarono uno sguardo d’ intesa. Le loro espressioni erano preoccupate, nervose, rassegnate.
-Ehm…- cominciò Miley, attorcigliandosi le dita delle mani tremanti.
-Sì?- si fece attenta la rossa, confusa.
-C’ è… una cosa che devi sapere, Lily- continuò, imbarazzata.
Lily notò che i suoi occhi azzurri erano concentrati a scrutare un punto non specificato del pavimento, impegnati com’ erano a non incontrare i suoi.
-Vedi, domenica…- continuò, abbassando sempre di più la voce.
-Cosa c’ è domenica, Miley?- chiese Lily, preoccupata e severa.
-Ci sarà… una specie di funerale- annunciò, più in fretta che poteva.
-Un funerale? Di chi?- la rossa non stava più nella pelle, e prese a tremare, conoscendo già la risposta.
-Non è proprio un funerale, è più…- cercò di correggersi la biondina.
-Di chi?- ripeté Lily.
-Di James- rispose in un soffio la ragazza, desolata, -E di tutti gli altri deceduti-
Lily sgranò gli occhi.
Non era possibile.
Non avevano alcuna prova che James Potter fosse morto.
Ne hanno forse una per definirlo vivo?
La voce della sua coscienza non le risultò mai più terribile e sincera che in quel momento.
No, niente e nessuno poteva dire che fosse vivo.
La ragazza aprì la bocca, per parlare, quando Madama Chips proruppe nella stanza come un uragano.
-Visita mattutina!- annunciò, -Tutti fuori!-
I tre ragazzi non replicarono e, lentamente, si avviarono verso l’ uscita, senza voltarsi a vedere la rossina che, scioccata, fissava il vuoto con i suoi occhi verdi.
Mai, quelle due fessure così belle, brillanti e piene di vita, erano apparse tanto spente.
 
James era seduto sul divano della Sala Comune. Era teso, stanco, eppure non riusciva a prendere sonno.
I suoi genitori erano morti da tre giorni, e la sua sofferenza lasciava segni sempre più evidenti. Gli occhi erano cerchiati, il viso pallido, tirato, e i suoi movimenti meccanici, come se fosse un robot.
Sembrava che l’ unica cosa che lo tenesse in vita fosse Lily.
Il sorriso di Lily, gli occhi i Lily, le labbra di Lily, le carezze di Lily, la voce di Lily, il profumo di Lily, i baci di Lily…
Era come se traesse energia fissandola, annusandola, assaporandola. Dipendeva troppo da lei, ma a lui andava bene così.
Si prese la testa fra le mani e cominciò a massaggiarsi le tempie. Era così assorto nei suoi pensieri che non udì nemmeno il rumore lieve di passi che si avvicinavano.
Poi un brivido gli percorse la schiena, mentre una mano ghiacciata e delicata gli scompigliava dolcemente i capelli.
-James- Lily non riusciva a dormire, così aveva deciso di scendere in Sala Comune, ma di certo non avrebbe mai sospettato di trovarci il suo ragazzo.
James chiuse gli occhi, e strinse quella manina candida tra le sue, forti, calde.
 Lily andò a sedersi accanto a lui e lo strinse forte.
-Come stai?- chiese.
-Meglio, ora- rispose lui sorridendole, anche se flebilmente.
-Ci vieni sempre, qui?- domandò la ragazza stupidamente. Ma voleva distrarlo, non vederlo più soffrire.
-Quasi- ammise il moro, -E tu?-
-A volte- rispose lei, -Stasera, credo di aver avuto più che altro un sesto senso…-
James sorrise: -Ormai giri con la calamita, Evans- ironizzò.
-Lo sai che le calamite non si attirano da sole, Potter?- ghignò la rossa, in una perfetta imitazione del moro quando faceva il malandrino, -Sicuramente deve esserci qualcuno che fa da polo negativo…-
Lui le cinse le spalle con un braccio: -Allora ti tengo stretta, Evans, non voglio correre il rischio di vederti sfrecciare dritta nel letto di Severus Piton…-
-Ma che schifo!- s’ indignò lei, stringendolo a sua volta, -Credo che mi opporrò con tutte le mie forze…-
I due risero per un po’, poi…
-Lily- disse James, mentre cercava i familiari occhi verdi per incatenarli ai suoi, -Voglio che mi prometti una cosa-
-Tutto quello che vuoi- rispose prontamente la rossa, sostenendo il suo sguardo.
-Se dovesse succedermi qualcosa, insomma… se dovessi morire…-
-…morirei anch’ io- lo bloccò la rossa.
-No, Lily, ascoltami- il ragazzo era fin troppo serio, -Se dovessi morire… voglio essere sicuro che tu continuerai ad essere felice, vivendo la tua vita-
-Ma, James…!- protestò lei, con gli occhi lucidi.
-Hai detto che avresti promesso- le ricordò lui, irremovibile.
-Ma non sapevo cosa avrei dovuto promettere, e in questo caso…- tentò di opporsi, pur sapendo che James era mille volte più persuadente di lei.
-Potevi pensarci prima- la zittì il ragazzo.
-James, se anche te lo promettessi, sarebbe il mio corpo a rifiutarsi di vivere- provò a spiegare lei, anche se, nonostante fosse contro la sua volontà, sentiva che avrebbe ceduto entro breve.
-Il tuo corpo si rifiuta di vivere, se tu lo trascuri, se ti consideri morta- insisté Potter, -Prometti, Lily-
La ragazza lo guardò, desolata.
Quanta tristezza c’ era, in quelle due pozze nutella?
Quanta sofferenza si celava, dietro il sorriso malandrino di James Potter?
Per quegli occhi avrebbe dato il mondo, per lui avrebbe dato se stessa.
-Te lo prometto- le parole erano uscite di bocca prima che lei se ne rendesse conto.
Per un istante, provò la gioia di vederlo felice, di osservare i suoi occhi che s’ illuminavano, ma il suo cuore piangeva, come segno di protesta.
 
The day you slipped away
Was the day I found it won't be the same nooo…
The day you slipped away
Was the day that I found it won't be the same oooh...

Lily Evans si svegliò, madida di sudore e pallida come un cencio.
I ricordi non le davano tregua nemmeno nel sonno, le tendevano trappole ovunque.
Non sapeva se aveva gridato, ma suppose di sì, quando vide Madama Chips correre nella sua direzione con un panno umido, con il quale le tamponò la fronte.
-Signorina Evans, si sente bene?- chiese, apprensiva.
-Io…- biascicò la ragazza, sempre più agitata.
-Stia tranquilla, per carità!- la bloccò la donna, rimboccandole le coperte.
La rossa scansò le braccia di Madama Chips e la guardò negli occhi: -Madama Chips, devo uscire immediatamente da qui-
-Signorina Evans, adesso sta veramente esagerando- si spazientì quella, -Non permetterò mai che…-
-La prego- Lily fissò l’ infermiera con i suoi occhioni verdi, un’ espressione supplichevole dipinta sul volto. Un’ espressione supplichevole, ma altrettanto disperata, consumata dal dolore.
-E va bene- la donna cedette, colpita da quello sguardo, -Ma non voglio che nessuno sappia che sono stata così permissiva- aggiunse, in un tono che suggerì a Lily di muoversi, prima che Madama Chips cambiasse idea.
La ragazza si vestì in un battibaleno, firmò alcune carte, prese le sue cose e uscì in fretta e furia dall’ Infermeria.
Camminò a passo spedito per un bel po’, giusto per mettere quanta più distanza poteva tra lei e quel luogo così squallido. D’ accordo, Madama Chips era una guaritrice eccellente, ma lei non tollerava le cure, le attenzioni. Era della stupida idea che i mali scomparissero col tempo.
Infine si appoggiò a una colonna, esausta. La stanchezza le piovve addosso, ma lei rimase sveglia, desiderosa di stare sola con se stessa in un posto che solo lei avrebbe deciso.
Infatti, poco dopo si fece strada verso la torre di Astronomia, barcollante.
Non seppe mai come avessero fatto le sua gambe a consentirle di arrivare fin lassù, seppe solo che, una volta arrivata, si precipitò di slancio verso la finestra.
Si soffermò ad ammirare la desolazione che regnava il parco, le tracce di Magia Nera che ancora non erano state cancellate.
Poi i suoi occhi verdi incontrarono la luna.
Argentea, brillante, crescente.
Era grandissima, immensa, troppa per una creatura fragile come lei.
I suoi pensieri corsero a James.
James, che le mancava.
James, al quale non poteva ripetere nessun “ti amo”.
James, per il quale il suo cuore batteva, gonfio d’ amore.
James, che non c’ era.
Allora, per un attimo, lo vide.
Lo vide lassù, appollaiato su uno spicchio di luna che le faceva l’ occhiolino, sorridente e bellissimo.
 
Na na, na na na, na na
I miss you…
 
 
 
 
 
GRAZIE A:

Pallokkio: ehi, ehi, tranquillo!!!XD Evidentemente non sei molto abituato ai miei ritardi prolungati, che cominceranno ad essere molto più frequenti una volta che inizierà la scuola…mi vengono già i brividi…comunque ti assicuro che alla fine aggiorno sempre!!XD Questo capitolo mi è proprio uscito in fretta, anche contando che è un po’ più lungo...questo e il prossimo sono un po’ di transito, ma ti prego di dirmi lo stesso che ne pensi e ti ringrazio dei complimenti!!!XD baci

Lilly 94: Spero che tu non debba cominciare a leggere i miei capitoli con una pastiglia per lo stomaco in mano, pronta a combattere l’ angoscia!!!XD come vedi, ti ho accontentata aggiornando il più in fretta possibile…anche questo chappy provoca un effetto vomitoso??XD bacioni

cullen isabellla: ehehe sì, mi hai decisamente fatto troppe domande!!!XD Le domande mi piacciono, ma proprio non ti posso rispondere così in fretta, per cui ti prego di avere un pochino di pazienza e di continuare a leggere e recensire, le tue recensioni mi fanno molto piacere…=P Eh, sì, odio Bellatrix, e quando ha ucciso Sirius ci sono rimasta così male che l’ ho fatta ammazzare da lui!!! Bacioni!!!

La Nika: grazie, grazie, grazie! Davvero, vacci piano con i complimenti, rischi di farmi commuovere!!!XD sai, non mi dispiace proprio che non te ne voglia più andare dalla mia storia…se mai ne scriverai una tu, sarò lieta di leggerla e commentarla regolarmente…se non dovessi farmi viva, ti prego di farmi notare che hai cominciato una fic, e io verrò subito a romperti le scatole!!!XD XD bacioni!!!

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Capitolo 20
*** Flashback (parte II) ***


FALSHBASCK (parte II)

Qualcosa si mosse sulla sua schiena, provocandogli una lieve sensazione di solletico.
Sembrava che quel qualcosa avesse premuto un tasto invisibile, perché nel preciso istante in cui l’ aveva sfiorato, il suo corpo aveva cominciato a strillare di dolore.
Gli arti urlavano, la testa scoppiava, lo stomaco brontolava in un perfetto stile McGranitt, e il suo cuore era stranamente pesante, troppo pesante.
Aveva paura, ma non riusciva a capire di cosa, né perché, eppure…
Era come se un ricordo cercasse di trapassargli la mente con forza, per avvertirlo.
Non a caso aveva paura, non a caso era preoccupato.
Poi nella sua mente balenarono delle immagini confuse di una grotta, una luce dorata, di un volto serpentesco e del volto più bello che avesse mai visto: una splendida ragazza dai capelli ramati e gli occhi verdi…
Lily.
Il suo nome gli fece provare una dolorosissima fitta alla testa, come se all’ interno vi fosse un potentissimo tamburo che annunciava che quell’ insistente ricordo era finalmente riuscito a penetrare.
Aprì gli occhi di colpo.
I raggi del sole lo investirono in pieno, e lui poté distinguere i margini di un fitto bosco che si apriva alla sua destra. Con enorme fatica, voltò la testa dall’ altra parte, ma vide solo una ripidissima salita di sassi.
Era scivolato giù da un burrone.
Fantastico.
E per di più, invece di lanciare mille imprecazioni per la pessima svolta che aveva preso la sua vita, si ritrovò a ringraziare il cielo per avergli conservato la vita.
Fu solo quando tentò di rimettersi in piedi, che si accorse di essere…un cervo.
Ramoso.
Come se l’ avesse rievocata, l’ immagine sfuocata di una bacchetta che gli scivolava dalla bocca sembrò farsi beffe di lui.
Allegria, non poteva nemmeno trasformarsi.
Una sensazione di panico e agitazione lo pervase.
James Potter era in pericolo.
Doveva scappare, fuggire via.
Era riuscito a liberarsi delle catene e di quant’ altro lo teneva segregato in quell’ orrenda caverna, ma liberarsi di Voldemort sarebbe stato molto più complicato. Se fosse tornato e non l’ avesse trovato là, avrebbe di certo inseguito le sue tracce, e purtroppo lui non era in grado di cancellarle, poteva solo provare a mettere quanta più distanza potesse tra lui e quel pazzo scatenato.
Altro problema: allontanarsi da quel luogo sarebbe stato molto più facile se non avesse sentito un dolore atroce propagarsi all’ interno del suo corpo, e di sicuro la piacevole musica di sottofondo composta da tetri scricchiolii di costole rotte non era incoraggiante.
Con uno sforzo enorme, che costò parecchi gemiti e smorfie, l’ animale riuscì a rizzarsi sulle zampe. Lo sguardo di James indugiò sugli zoccoli, sopra i quali si notavano delle profonde ferite, da cui il sangue continuava a scendere.
Era probabile che la sua salvezza andasse sprecata, se il destino avrebbe deciso di farlo brutalmente morire dissanguato. Doveva assolutamente fermare l’ emorragia. James Potter non era sopravvissuto a Lord Voldemort per morire in seguito ad una sua tortura.
Non a tutti capitava di liberarsi, anzi, poteva anche vantarsi di essere l’ unico a cui fosse toccata una simile fortuna, e ora stava a lui mettercela tutta.
Tuttavia, le complicazioni si sovrapponevano e sorgevano come funghi.
Se mettersi sulle zampe era stato difficile, in que momento, mentre tentava lontanamente di muovere un muscolo, gli sembrò di sentire le ossa e i nervi protestare in una maniera molto dolorosa.
Le possenti corna erano un accessorio di cui in un momento come quello avrebbe senz’ altro fatto a meno. D’ accordo, un cervo senza corna era paragonabile a una serpente senza lingua biforcuta, ma anche se le sue erano –modestamente- semplicemente meravigliose, non erano altrettanto leggere, e con la testa della consistenza di un uovo strapazzato non erano di grande sollievo.
Altrettanto fastidiosa quanto inspiegabile era l’ adrenalina che aumentava raggiungendo livelli allarmanti. Aveva tutta la volontà di agire, di tornare dalla sua rossa, ma purtroppo i disagi fisici non glielo consentivano, il che comportava una doppia razione di sofferenza e smarrimento.
Già, perché, oltretutto, non sapeva nemmeno in che luogo si trovasse. Il suo brillante cervello gli aveva fatto capire che doveva per forza essere in alta montagna, ma gli sembrava una constatazione piuttosto automatica e che, sfortunatamente, non l’ avrebbe condotto da nessuna parte.
Inoltre, si aggiungeva il fatto che se fosse passato un cacciatore, in seguito avrebbe potuto vantarsi di quanto fosse succulenta la sua preda, e James immaginò la sua testa imbalsamata esposta in una locanda stipata di boscaioli alcolizzati. Poteva sperare solo che il cacciatore lo trovasse abbastanza disgustoso e ripugnante per finirlo, con tutti quei lividi e quelle ferite.
Si avvicinò lentamente ad una pianta con delle foglie enormi, e ne staccò qualcuna con un morso. Poi le depose per terra e cominciò a tamponarsi le ferite poco più su degli zoccoli. Faceva un effetto strano medicarsi con delle foglie, ma erano tutto ciò di cui poteva servirsi. Ancora stordito, si guardò intorno. C’ era decisamente tanto verde. Troppo verde. Lui era abituato a vedere mille tonalità di quel colore, ma senza doversi spostare in luoghi tanto selvaggi. Gli occhi di Lily erano più belli ed enigmatici anche se la loro grandezza corrispondeva a quella di due biglie.

-Dove mi porti, James?- chiese la rossa, mentre afferrava una coperta morbida e richiudeva la finestra della sua stanza per non svegliare Miley.
-Ti rapisco di nuovo, Evans, problemi?- sorrise lui, facendola atterrare con grazia sulla scopa, -Allora, corsa sfrenata o osservazione del panorama?- chiese, sfoggiando il suo ghigno più malandrino.
-Corsa sfrenata- decise la rossa, stringendosi a lui.
Il ragazzo non si mosse, incredulo.
-Evans, tu soffri di vertigini- le ricordò, preoccupato.
La ragazza annuì, stringendolo ancora di più: -Questo non è un problema tuo, Potter-
-D’ accordo, Evans, ma sappi che non sarò clemente- disse James, arrendendosi: -Se dovessi sentirti male grida forte, ok?- sussurrò poi in tono dolce.
-Che fai, Potter, ti contraddici?- ghignò la ragazza.
-Ho capito, Evans, stasera ti piace scherzare- sorrise lui, e la sua espressione furba a Lily non piacque per niente, ma non poté replicare. Un attimo dopo sfrecciavano zigzagando tra gli alberi e Lily si stupì della facilità con cui James manovrasse la scopa. Fecero capriole, picchiate, salite…eppure la rossa si sentiva leggera, libera, tranquilla.
Quando atterrarono sull’ ormai familiare parco, la ragazza aveva le guance arrossate, i capelli scompigliati ed era piuttosto accaldata, tutti fattori che, a parere di James, la rendevano particolarmente irresistibile.
-Sembrerebbe che ti sia divertita- la canzonò il moro, stendendo la coperta sull’ erba e sedendosi a gambe incrociate su di essa.
-Potrei affermare lo stesso di te- replicò Lily, imitandolo.
-Con la sola differenza che io non ho problemi a confermarlo- fece lui, con aria di sfida.
-Nemmeno io ne ho- ribatté la rossina, assumendo quell’ aria di superiorità che James non riusciva a sopportare.
Eppure, lo fece sorridere lo stesso.
Si chinò per baciarla.
Si accorse quanto quei baci lo completavano. Era come se tutto il suo amore esternasse la dolcezza che lo caratterizzava in quei momenti. Si sentiva pieno, soddisfatto della sua vita, perfettamente conscio che se quello era ciò che accadeva anche durante una guerra…beh, non gliene importava proprio niente che un mago oscuro andasse in giro a seminare odio. Erano pensieri orribili, lo sapeva, però era anche convinto che per coltivare l’ odio che era stato seminato, c’ era bisogno di abilissimi agricoltori di pazzia. Per quanto lo riguardava, era fiero di Lily, di essersi innamorato, di avere una ragazza a cui affidare il proprio cuore, perfettamente sicuro che lei in cambio gli aprisse il suo. Il suo amore era come uno schiaffo in faccia a Voldemort, come un pugno sul naso, tanto per dimostrargli che i suoi metodi non erano abbastanza avanzati né in grado di distruggere un sentimento più motivato di così, e che qualcuno aveva una ragione per cui combattere e la voglia di farlo.
Si rese conto di non voler interrompere quel tenero contatto. Nemmeno Lily sembrava tanto desiderosa di staccarsi da lui, quindi la sua mano l’ attirò ancora di più a sé, e scivolò delicatamente sotto la maglietta leggera del pigiama di Lily, accarezzandole la pelle fredda.
La ragazza affondò le mani nei suoi capelli corvini, morbidi, profumati.
James si bloccò, staccandosi bruscamente da lei.
-Scusa, Lily, non volevo- si scusò, mortificato, -Mi dispiace-
-James- la ragazza lo chiamò, in quel tono che lasciava intendere il suo immediato desiderio di guardarlo negli occhi, -Non ho paura- dichiarò, forte, chiara e sicura come non mai.
-Non vorrei che ti pentissi…dopo- sussurrò il moro, rattristato.
-Non ricordo di averti chiesto espressamente di fermarti- ghignò la rossa, con l’ intenzione di farlo sorridere.
Il Malandrino alzò la testa, per immagazzinare bene nella sua memoria quell’ espressione: -Ma lo stavi per fare, no?-
-No- rispose furbescamente Lily, divertita.
James ci mise un attimo a capire cosa volesse intendere la rossa, poi sorrise, malandrino: -Bene, Evans, allora non chiederlo-
Si sporse di nuovo per baciarla, e da quel momento niente e nessuno li trattenne più…

I ricordi cominciavano ad essere fastidiosamente precipitosi. Non che gli dispiacessero, che sia chiaro, ma più che altro gli facevano male, peggioravano la preoccupante condizione di instabilità del suo cuore.
Forse fu quel ricordo che lo riscosse bruscamente.
Lui, era James Potter.
Lui, era stato catturato da Voldemort, solo perché doveva vendicarsi in proposito delle informazioni che i suoi genitori non avevano voluto cedergli in punto di morte.
Lui non aveva ricevuto nessuna risposta quando aveva chiesto a Bellatrix dove fosse Sirius.
Lui era stato torturato per giorni la cui lunghezza sembrava essersi triplicata.
Lui era stato sottoposto più volte alla maledizione Cruciatus, come fosse chemioterapia, con l’ unica differenza che quelle sedute, al posto di aiutarlo a combattere un tumore, rischiavano di fargli desiderare di possederlo, in modo da morire soffrendo tantissimo, ma decisamente meno che in quei momenti.
Lui aveva rischiato di trovarsi davanti i cadaveri dei suoi amici e di…Lily…ma grazie a un fortunatissimo caso, non li aveva neanche lontanamente percepiti.
Lui si sentiva miracolato per essersi fatto venire quell’ assurda idea in testa, ed era immensamente grato a se stesso e a Sirius, per quel giorno in cui avevano deciso di diventare Animagi.
Lui, tuttavia, rischiava di tornare dalle persone più care trovandole a decine di metri sotto terra, con una lapide come unico resto.
E questo, se permettete, non gli andava affatto giù.
I suoi pensieri fecero un effetto benefico sulle sue condizioni, perché il dolore sembrò ad un tratto affievolirsi, o meglio, smise di badarci.
Si rizzò con tutta la forza che riuscì a trovare, e cominciò a correre, libero, felice, determinato, innamorato.
Gli alberi fuggivano via come ricordi dolorosi di una vita passata, i contorni delle cose erano indistinti, fugaci, ma poco importava.
Non era la vita che aveva la cosa che aveva perso, ma doveva salvare quella alla quale andava incontro per non perderla davvero.
Non sapeva se faceva tutto questo per se stesso o per Lily.
Poi si disse che non era Lily la persona che l’ aveva costretto a ridursi in quello stato a costo di raggiungerla, ma era lui che aveva un vitale bisogno di quella ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi…

Una brezza leggera accarezzò dolcemente il suo viso, facendola rabbrividire.
Nell’ aria c’ era un buon profumo di pace, primavera ed erba fresca.
Lily Evans si destò con un terribile torcicollo.
Addormentarsi con la schiena appoggiata alla parete cilindrica della torre di Astronomia non era di certo il massimo, e per completare il suo aspetto da zombi, due spaventose occhiaie facevano capolino sul suo viso cereo, rendendolo più spettrale che mai.
Solitamente, Lily non si considerava una bella ragazza, anzi, non si considerava proprio. Il fatto poi che ci fosse gente pervertita come James Potter che potesse trovarla addirittura attraente, non faceva altro che implicare un notevole abbassamento della sua autostima, accompagnato da una dose piuttosto abbondante di imbarazzo. Non sapeva spiegarsi perché, ma ogni volta che un ragazzo la corteggiava, anziché sentirsi desiderata e lusingata, andava sottopressione.
Comunque, quel giorno sapeva che il suo aspetto doveva essere orribile rispetto al solito, e il che non la rallegrava, visto che sarebbe dovuta presentarsi in Sala Grande.
D’ accordo, le lezioni non c’erano e gli studenti dovevano solo aiutare gli insegnanti a risistemare tutto, per cui poteva fare quello che voleva, ma non poteva di certo lasciare i suoi genitori a zonzo per il castello quando non sapevano dove mettere le mani. Per loro, quelle cose erano completamente nuove.
Il suo viso fu attraversato da una smorfia di dolore, e cominciò a massaggiarsi il collo con una mano.
Possibile che toccassero tutte a lei?
Notò le sue cose raggomitolate ai suoi piedi, e si affrettò ad agguantarle. Con enorme fatica, si mise in piedi e avanzò piano verso l’ uscita della torre, decisa a raggiungere il suo dormitorio.
Era molto presto, di sicuro era appena passata l’ alba, e Miley doveva essere ancora a ronfare, per cui si ripromise di fare molto piano per consentirle di dormire.
I suoi passi echeggiavano per il corridoio. Era così magra che sembrava non avere nemmeno la forza di alzare la gamba quanto bastava per muovere un passo, infatti ci mise circa venti minuti per scendere dal settimo piano.
Al secondo decise che avrebbe fatto uno piccolo sforzo per aumentare l’ andatura, perché di certo Madama Chips non avrebbe esitato a ristabilirla in infermeria, se solo l’ avesse vista in quello stato.
Poi, ripensandoci, ricordò che non era nemmeno necessario scendere al secondo piano, bastava una piccola deviazione al terzo e si sarebbe ritrovata senza problemi sulla scala che conduceva alla torre di Grifondoro.
Man mano che si avvicinava al ritratto della Signora Grassa, però, si accorse che le era sfuggito un dettaglio di estrema importanza: non conosceva la parola d’ ordine.
-Parola d’ ordine?- stava giusto facendo quei pensieri, che la voce della donna fece la consueta domanda.
-Oh…ehm…- si ritrovò a balbettare la rossa, mentre cercava di supporre quale potesse essere la parola che le avrebbe permesso di entrare. Chiaramente, aveva tante possibilità di indovinarla quante ne aveva Voldemort di ritornare in vita.
-Voldemort?- chiese, speranzosa.
Il sorriso della Signora Grassa si gelò sul suo volto: -Ma sei matta? Questa è una parola d’ ordine degna di un Serpeverde, non di un Grifondoro!- esclamò inorridita.
-Oh, sì, certo- si affrettò ad appoggiarla la ragazza.
-Niente parola, niente Sala Comune- ribatté secca la donna, con fare professionale.
-Oh, andiamo!- sbuffò Lily, distrutta, -Sono una Caposcuola, e in più sono rimasta in coma per due settimane, come può pretendere che io la sappia?- protestò.
-Sono spiacente- la Signora Grassa era irremovibile.
-Forza, mi lasci passare- insisté la ragazza.
-Nemmeno per sogno- insisté con altrettanta testardaggine la donna.
-Lily Evans!- esclamò un ragazzo di Corvonero che lei non aveva mai notato, mentre attraversava il corridoio che si apriva dopo la rampa di scale.
Lily guardò in giù, per affibbiargli una punizione e chiedergli come si permettessi di girare e gridare quando nel castello non volava una mosca, e stava proprio per aprire la bocca, ma si voltò, sentendo che la Signora Grassa annuiva:
-Proprio così- e la lasciò passare.
Lily non perse un attimo di tempo ed entrò, trovando che il suo nome come parola d’ ordine fosse una cosa assolutamente assurda, anche se non poté fare a meno di ringraziare mentalmente quel ragazzo: lei, sinceramente, non ci sarebbe mai arrivata.
Salì in camera sua assicurandosi di non fare il minimo rumore, e con la più assoluta discrezione aprì la porta del dormitorio. In quel momento si rese conto di avere una carta voglia di entrarci.
A differenza delle altre camere, la stanza che condivideva con Miley non possedeva nessun letto con il baldacchino, e loro per questo l’ apprezzavano. Entrambe erano super allergiche agli acari, per cui l’ ultima cosa che desideravano era dormire circondate da tende pregne di polvere. Era proprio per questa loro allergia in comune che Albus Silente aveva loro assegnato quella stanza e quei letti, e tutte e due non potevano che essergli infinitamente grate.
Lily ricordava chiaramente quanto fosse affezionata alla sua camera quand’ era bambina, ma ad Hogwarts, il legame con la stanza era molto più forte. Era come se quel luogo racchiudesse un pezzo di se stessa, in cui accadeva la parte più introspettiva della sua vita. Era lì che rifletteva, lì che sognava, lì che fantasticava, lì che si confidava con Miley, lì che cantava sotto la doccia, lì che scherzava, lì che piangeva…
I suoi sentimenti fluttuavano nell’ aria rendendo la stanza più viva, animata, come se in realtà fosse una persona.
E a lei piaceva quell’ atmosfera familiare, con il solito panorama e tutto il resto.
Tuttavia, quando socchiuse la porta, ciò che vi trovò all’ interno non era né familiare, né tantomeno solito.
Il suo letto era vuoto, come dopotutto doveva essere.
Invece, quello di Miley Jones non lo era affatto.
Ma non era quello il problema, il punto dolente che rendeva tanto bizzarra quella situazione.
Il problema era che sotto le coperte abitualmente usate per scaldare Miley, non c’ era traccia di lei.
Al posto suo dormiva un ragazzo.

Lily sbatté energicamente la porta di un aula vuota alle sue spalle.
Quel Potter…la faceva sempre imbestialire! Ma che diavolo voleva da lei, eh? La sua vita era già abbastanza movimentata e turbolenta senza che lui ci aggiungesse i suoi stupidi scherzi!
E non erano soltanto stupidi, nossignore! Erano da perfetto idiota, erano la prova vivente che Potter e Black dovevano essere spediti d’ urgenza al San Mungo!
E invece quali erano i provvedimenti presi dagli insegnati? Punizioni!
Sempre e solo punizioni!
Inoltre, quella volta era sinceramente convinta che avessero superato il limite, dopo che avevano costretto le mutande di Mocciosus a spuntare sopra i pantaloni. In più, quando Piton apriva la bocca per parlare, le sue parole non erano udibili, perché come suono ne fuoriusciva soltanto il famigliare rigurgitare dell’ acqua della tazza, come se quello fosse diventato un cesso ambulante e qualcuno avesse tirato lo sciacquone.
Che Piton potesse essere un cesso ambulante era del tutto possibile, ma faceva ribrezzo vedere una persona ridotta in quello stato!
Eppure, quei due erano come al solito riusciti a cavarsela con una scusa valida e quindi erano stati sottratti a Grifondoro appena dieci punti. E quella volta, niente punizione! Robe da non credere!
Oh, ma gliele aveva suonate, eccome se gliele aveva suonate!
E alla fine, lui ci era rimasto addirittura male, com’ era giusto che ci rimanesse.
E che non provasse nemmeno a prendere le parti del colpevole, o della vittima innocente, perché con lei non attaccava, no! Non le dispiaceva affatto, e si ricordava anche di aver gioito della sua espressione di scuse.
E poi…
E poi veramente aveva esagerato, in fondo era solo uno scherzo innocente.
Ecco.
Lo stava rifacendo! Sembrava impossibile, e invece lui in un batter d’ occhio le aveva fatto spuntare raccapriccianti sensi di colpa!
Ancora più infuriata, uscì di corsa dall’ aula e si diresse in Sala Comune, dove salì gli scalini a tre alla volta per arrivare più in fretta nel suo dormitorio.
-Miley- disse, chiudendosi la porta della stanza alle spalle, -Forse ho esagerato. Mi fa venire una crisi di nervi, ma credo di aver esagerato con Pot…- la sua espressione si raggelò in un colpo.
Divenne pallida come un cencio e, con gli occhi sgranati, fissò un bel ragazzo in piedi accanto alla finestra spalancata, con l’ aria di essere a casa propria.
-Dicevi, Evans?- domandò lui, evidentemente compiaciuto.
-P…Potter…- balbettò lei in un sussurro, -Cosa ci fai qui?- gridò, mentre il suo tono di voce raggiungeva livelli da soprano, -Sparisci immediatamente, o…!-
-Calma, Rossa, calma- fece quello, tutto tranquillo, -Se vuoi, puoi benissimo porgermi le tue scuse ora, visto che suppongo lo stavi per fare-
-Ah, sì?- ribatté lei con aria di sfida, -E cosa te lo fa pensare, eh?-
-Mh…- fece finta di pensarci lui, -Forse il fatto che tu abbia esagerato?-
-Non ho completato la frase, per cui non puoi esattamente stabilire se mi riferivo a te-
-Vero, anche perché frequenti molto spesso Potraycus, il Tassorosso del settimo anno…- ghignò beffardo lui.
-Piantala- rispose secca la ragazza.
-Avanti, Evans, perché non vuoi ammettere che ho ragione, per una buona volta?- sorrise esasperato.
-Perché sarebbe patetico, Potter, partendo dal fatto che non ce l’ hai- sbuffò, appoggiandosi con la schiena al muro, le braccia conserte.
Errore numero uno, si ritrovò a pensare in seguito.
Infatti, James attraversò la stanza con un balzo e la fronteggiò, con l’ intenzione di sbarrarle la strada appoggiando le mani ai lati della rossa.
Lily percepiva il suo profumo inebriante, e il suo fiato caldo sul collo, mentre le sussurrava in tono suadente: -Davvero non sei disposta ad accontentarmi, Evans?-
-Temo di no, Potter- Ma che diavolo di risposta era quella? Da dove gli era saltata fuori? E gli insulti?
Mentre nella sua testa si scatenava una sanguinosa battaglia di protesta, Potter le sfiorava l’ orecchio sinistro con le labbra, tanto era vicino.
-È un peccato, Evans, non trovi?- sorrise, mantenendo sempre quel tono suadente e influente, -Perché, non volendo tu accettare di chiedermi scusa, dovrò farlo io, ecco la ragione per cui sono qui-
-Sparisci, Potter- sibilò Lily con la gola secca.
Errore numero due.
Sbagliava o era risultata insicura persino a se stessa?-
-Ai suoi ordini, principessa- il ragazzo fece un ultimo ghigno, poi scomparve giù per le scale.
Tuttavia, Lily poté giurare di aver percepito le sue labbra sfiorarle la guancia con un bacio, prima di andarsene… -Mi ha baciata?- domandò ad alta voce, accarezzandosi la guancia sinistra, sulla quale il moro aveva lasciato un lieve bacio a stampo. Poi, l’ effetto ipnotico che la loro stretta vicinanza aveva esercitato su di lei scomparve del tutto, lasciandola furiosa.
-POTTER!!!!- e si precipitò in Sala Comune.

Lily sbiancò, assalita dai ricordi.
Il suo sguardo corse fino alla finestra, ancora spalancata.
Una strana gioia la invase, e un sorriso radioso le illuminò il viso da tempo spento.
-James!- esclamò, sprizzante di gioia, fiondandosi ad abbracciare quel ragazzo beatamente addormentato sul letto della sua migliore amica.
Ma quel ragazzo, come ben presto si accorse, non era James.
Tuttavia, tutto quel trambusto era bastato a svegliarlo, e ora Remus la tranquillizzava passandole un braccio attorno alle spalle, mentre lei scoppiava a piangere ininterrottamente.
-M…mi dispiace, R…remus- singhiozzò, -T...torna p...p…pure a…a…d..dormire, v…vado in S…s…sala C…comune-
Il ragazzo era mortificato.
-Scusa, Lily, ma Miley ha insistito per dormire con Sirius e mi ha ceduto la sua camera…- spiegò, con immenso dispiacere.
-N…non fa n…n…niente, è c…c…colpa m…mia- lo scansò la ragazza, disperata.
James non era tornato.
Per un istante, l’ atroce, amaro, doloroso pensiero che non l’ avrebbe rivisto mai più s’ impadronì di lei.
Il ragazzo si sedette sul letto, frustrato.
Faceva male vederla così, faceva dannatamente male, e in più c’ era il fatto che non poteva fare nulla per renderla felice, anche perché anche lui soffriva per la scomparsa di James.
-Lily, no tornerà, purtroppo- mormorò, odiandosi per ciò che avrebbe dovuto dirle. Ma in fondo, qualcuno doveva farlo, giusto?
-Remus!- s’ indignò la ragazza, asciugandosi gli occhi, -Come fai a dire una cosa del genere?-
-Perché…- il ragazzo esitò, e a Lily parve di vedere le sue iridi color miele sciogliersi prima che ricominciasse a parlare, -Il Ministero ha inviato una squadra di Auror a cercarlo, su insistenza di Silente e…- chiese gli occhi, desolato, -Hanno setacciato tutto il Paese, ma non hanno trovato nulla-
La ragazza boccheggiò, in preda a un attacco di panico.
Non poteva essere…
I suoi occhi si fecero lucidi di nuovo, il labbro inferiore prese a tremarle, ma lei non permise alle lacrime di scendere di nuovo.
Da quel momento, stava per tornare la vecchia Lily Evans.
Quella fredda, razionale, acida, irascibile, scontrosa, distaccata.
Non rispose.
In fondo, non era necessario che si prendesse quel disturbo.
Non c’ erano parole, frasi né domande che andavano al posto giusto.
Era una Lily Evans senza James Potter, e questo aveva già detto tutto.

James si fermò, sfinito.
Per quanto aveva corso? Di preciso non lo sapeva, sapeva solo che le sue gambe erano abbastanza indolenzite da non permettergli di sfrecciare tra i sentieri un minuto di più.
Cosa ancora più inquietante, quel bosco gli era familiare.
Aveva viaggiato molto, ma l’ unica volta che i suoi l’ avevano accompagnato in montagna erano andati in Italia e, ragionevolmente, Voldemort non poteva averlo nascosto in un’ altra Nazione.
Però, il raccapricciante pensiero che dopotutto era con Voldemort che aveva a che fare, non lo tranquillizzò.
La sua andatura proseguiva ad un ritmo sostenuto, e più s’ inoltrava nel bosco, più pensava di conoscere quel luogo. Poco più tardi scorse delle piccole catapecchie qua e là, dimore di solito usate dai Babbani per accamparsi durante la stagione della caccia, e decise che si sarebbe riparato in una di esse. In fondo, nelle sue condizioni non era molto consigliato correre ai novanta all’ ora, nemmeno se Lord Voldemort ti dava la caccia.
Comunque lui era arrivato dove voleva arrivare: in un luogo in cui anche Lord Voldemort non l’ avrebbe trovato con molta facilità.
Con le possenti corna abbatté la porta di una di quelle casette, e subito il suo commento fu che erano abbastanza confortevoli per essere delle catapecchie raggrinzite e dall’ aria particolarmente fragile.
In un angolo stava un letto molto piccolo, mentre al centro c’ era un piccolo tavolo in legno e nella parete di fondo era appoggiata una credenza. Insomma, il minimo indispensabile per consumare un pratico pranzo al sacco, per sistemare le proprie cose e per farsi una bella dormita.
Si chiese se qualcuno se la sarebbe presa se avesse trovato un cervo rannicchiato sul proprio letto, ma poi decise che non gli importava granché, e con un balzo vi salì sopra e si accoccolò come meglio poteva.
Fuori era già buio, e il suo stomaco brontolava. Poteva uscire un po’ lì fuori, tanto per mangiucchiare un po’ d’ erba.
Il sapore doveva essere rivoltante, ma per il suo organismo di cervo non gli avrebbe di certo fatto male, e forse gli avrebbe addirittura fornito le energie necessarie per affrontare la giornata seguente.
Si stava dirigendo con convinzione verso la porta, quando il suo sguardo cadde su qualcosa che destò dentro di lui dei sentimenti repressi, e il cuore venne stritolato da una morsa d’ acciaio.
Là, rannicchiata in un angolino, c’ era una vecchia e logora bicicletta.

-Dunque…quali sono i tuoi programmi per oggi?- chiese a Lily, mentre scendevano in cucina per la colazione.
Lily lesse un foglietto su cui si era scritta in bella grafia tutte le cose da fare durante le vacanze di Pasqua.
-Allora…- elencò aprendolo, -Ieri siamo stati in cerca di negozi magici, l’ altro giorno abbiamo dato un’ occhiata a Londra, ma comunque ci torneremo domani e oggi…beh, in giro per il quartiere-
-Per quale quartiere?- disse stupidamente lui.
Lily gli lanciò un’ occhiata altezzosa e divertita al tempo stesso: -Per questo quartiere- precisò, sottolineando l’ aggettivo dimostrativo.
-Ah-
Petunia li osservava arricciando il naso, ma non si alzò dalla sedia finche James non ebbe finito la colazione.
-Lily, tua sorella ha qualcosa contro di me?- s’ informò il ragazzo, un po’ sorpreso.
La rossa seguì con lo sguardo Petunia fino a che quella scomparve nella sua stanza.
-Al contrario, Potter, ti guarda con occhi famelici…mi sa che devo darle una piccola lezione di gastronomia: credo che non abbia ancora capito che tu sei il MIO piatto preferito- rispose, piuttosto irritata.
-Questo discorso mi suggerisce che tu hai una gran fame- sorrise compiaciuto James.
-Infatti- annuì la ragazza, -Per cui togliti di mezzo, prima che divori anche te-
-Credo che questa sia una buona ragione per restare dove sono- disse, mentre un sorriso malizioso gli arricciava le labbra.
Lily agguantò coltello e forchetta e si diresse verso di lui leccandosi le labbra.
Gli afferrò una mano e ne conficcò la forchetta sul dorso senza troppa leggerezza. Con il coltello stava per tagliargli il polso, per cui James si ritrasse bruscamente:
-Evans, ma sei impazzita?- chiese confuso il ragazzo.
Lily ghignò: -Veramente, Potter, ero convinta che lo fossi tu. Io ti ho avvertito-
-Ma non credevo che facessi sul serio!- protestò, offeso.
Lei continuò a sorridere: -L’ ho sempre detto che con il tuo eccesso di autostima non avresti fatto molta strada, Potter-
-Mangia, Evans- le consigliò, fissandola come se fosse schizofrenica: -A stomaco vuoto non incoraggi molto le persone a starti accanto, te lo garantisco-
Poco più tardi, la coppietta era pronta per uscire.
Lily si dimostrò essere un’ ottima giuda turistica.
Come quartiere non era grande, e non vi era neppure un condominio: le abitazioni erano tutte villette a schiera.
Gli fece fare un giretto per le botteghe presentandogli i commessi, si dondolarono sulle altalene del parco, a pranzo si fermarono in un ristorantino grazioso, e infine passeggiarono mano nella mano lungo il viale più interessante della zona. C’ erano tutte case disabitate da secoli, vecchie e sprangate, ma era proprio quello a renderle tanto intriganti.
-Da piccola tornavo sempre a casa passando di qua: mi piacevano davvero molto queste case e desideravo tanto entrare in una per vedere cosa ci fosse dentro- raccontò Lily, -Si tramandano strane leggende su queste abitazioni, e la notte di halloween tutti vanno in un altro quartiere: sia grandi che piccoli hanno troppa paura per restare qui. A quanto pare, sono stati avvistati parecchi fantasmi e figure misteriose-
-E tu non avevi paura?- domandò il moro.
-No- rispose la rossa, -All’ inizio un po’- ammise, -Però un giorno, mentre fissavo insistentemente una finestra di quella casa laggiù mi è parso come se dall’ interno ci fosse qualcuno che mi avesse fatto l’ occhiolino, e da quella volta non ho più avuto paura-
-Incantevole- commentò James, sorridendo senza sarcasmo.
Poi strinse la sua mano e, guardandosi intorno, sfilò dalla tasca qualcosa di setoso che Lily riconobbe come il suo Mantello dell’ Invisibilità. Con esso avvolse entrambi, poi la guidò davanti all’ ingresso della casa che a Lily piaceva tanto.
Con un colpo di bacchetta fu facile aprirne la porta, e con un sorriso incoraggiò Lily ad entrare per prima.
La ragazza aveva seguito le sue operazioni in silenzio, senza fiatare, chiedendosi cosa potesse indurre James a fare tanto per lei.
Appena mosse il primo passo, l’ asse del pavimento scricchiolò, ma lei, incurante dell’ insolito rumore, si guardò intorno stupita. L’ abitacolo era ancora interamente arredato, e i mobili erano coperti da lenzuola bianche, ormai logore e lerce. Insieme, i due fecero un giro completo della casa, il che non portò via loro molto tempo, anche perché c’ era un solo piano.
Infine James si posizionò davanti ad un mobile coperto dal lenzuolo.
-Secondo me qua sotto c’ è un pianoforte- disse.
-Provalo- lo sfidò la rossa.
Il ragazzo non se lo fece ripetere e tirò via il lenzuolo, sollevando una marea di polvere che fece starnutire Lily.
-Beh, che ti dicevo?- si vantò.
Fino a prova contraria, quello era un pianoforte con la coda. Nemmeno il lenzuolo, tuttavia, era riuscito ad impedire che uno spesso strato di polvere ne ricoprisse la superficie altrimenti lucida.
-Che funzioni ancora?- s’ incuriosì la ragazza, attratta da tutte quelle cose antiche. Era come calpestare il passato, e si sentiva un’ intrusa in mezzo a quelle cose testimoni di un pezzo di storia.
-Sarà difficile, comunque tentar non nuoce- rispose il ragazzo, tendendo la mano per premere qualche tasto. Immediatamente, un suono dolce rimbombò nella stanza, sembrava un’ eco delle generazioni passate.
James aspirò la polvere con un colpo di bacchetta, si sedette su uno sgabello e cominciò a suonare.
Una melodia dolce e malinconica caricò l’ aria, e Lily rimase lì a guardarlo, pensando che non poteva esserci momento più magico di quello.
-Non mi avevi parlato delle tue doti da pianista- commentò, una volta imboccata la strada di casa.
James rise: -Mia madre insisteva perché io diventassi un gentiluomo, un bimbo beneducato, così chiamò un insegnate perché m’ impartisse lezioni. Il maestro era simpatico e mi fece subito amare il piano, così io imparai in fretta. Smisi quando arrivò il momento di partire per Hogwarts, ma ricordo ancora tutto-
-Beh, sono dispiaciuta per tua madre- commentò tristemente la rossa.
-Perché?-
-Non ha raggiunto i suoi obiettivi nel farti diventare un gentiluomo beneducato-
Il ragazzo si finse offeso, e Lily rise della sua faccia, poi, attraversata da una brillante idea, lo fece correre per arrivare a casa il più in fretta possibile.
James l’ aspettò fuori dalla porta del garage, come lei gli aveva ordinato.
Poco dopo ne uscì con un aggeggio a suo avviso stranissimo.
-Questa è una bicicletta, Potter- spiegò lei, -Questa è la sella, dove dovrai sederti; questo è il manubrio, su cui appoggi le mani per cambiare direzione; questi qui sono i freni, che ti permettono fermarti; e questi si chiamano pedali, apposta per i piedi- Poi gli diede una dimostrazione pratica. –Tutto chiaro?- chiese infine.
-Sì- rispose lui, -Non sembra difficile-
Chissà perché Lily aveva uno strano sorriso dipinto in volto.
-Riusciresti ad andarci?- domandò, apparentemente tranquilla.
-Posso provarci- James afferrò la bici e montò in sella, ma non appena provò ad andare avanti, cadde subito.
-Ma come fai a stare in equilibrio?- s’ indignò dopo l’ ennesima caduta, -I tuoi vicini mi crederanno matto-
-Tutta questione di esercizio, Potter- disse lei, palesemente divertita.
Dopo svariati tentativi, riuscì a pedalare con abbastanza sicurezza da non cadere più. Nonostante tutto, la sua andatura era piuttosto incerta e traballante, e fu così che avvenne il danno.
Quasi di fronte alla villetta degli Evans c’ era un cassonetto per la spazzatura, e James, che come al solito sentiva l’ irrefrenabile desiderio di mettersi in mostra, stava scendendo dal marciapiede di fronte, in sella alla bicicletta.
Soddisfatto di non essere caduto nonostante il minimo dislivello tra il marciapiede e la strada, si mise a fissare quel gioiellino di bici.
-Attento!- l’ ammonimento di Lily arrivò troppo tardi, e quando il moro alzò la faccia si ritrovò a sbattere addosso al cassonetto, che si aprì.
La bicicletta inchiodò, e il ragazzo fu scaraventato in avanti abbastanza bruscamente.
Con una capriola, finì nel cassonetto, il quale tremò per l’ urto e si richiuse.
Lily accorse subito. Bussò sulla parete del cassonetto: -James, tutto bene?-
Per tutta risposta, il cassonetto riaprì e ne emerse la testa di James…ehm…lievemente schifato.
-Che…fetentissimo…tanfo!- esclamò, indignato.
Lily lo fissò, e James notò che faceva un enorme sforzo nel trattenere un sorriso che si aprì sempre di più, finché la ragazza scoppiò a ridere a crepapelle.
James non si seppe spiegare se fosse per la situazione ridicola, se fosse per la sua smorfia di disgusto o se fosse per la sua esclamazione. Fatto sta che Lily rideva, ed era stupenda. Persino i suoi occhi smeraldini ridevano.
Anche i signori Evans, attirati dalle risa della figlia, uscirono a godersi la scena.
-Potter, sei bellissimo!- esclamò la rossa, divertita.
Lui uscì con un balzo da quel contenitore di sporcizia e la fronteggiò.
La ragazza si tappò scherzosamente il naso. –Davvero, Potter- disse, supponendo che lui stesse per chiederle se lo stava prendendo per i fondelli, -Solo che questo non ti ricopre di profumo- sghignazzò.
-Mi ami, Evans?- disse lui, dolcemente, anche se a Lily non sfuggì il bagliore malandrino che passò attraverso i suoi occhi nocciola.
-Sì, Potter- non le importava che ci fossero i suoi genitori, dopotutto non aveva nulla da nascondere. Chiaramente non erano tanto stupidi da credere che fossero solo amici, e comunque a loro James piaceva. Sua madre si era praticamente innamorata di lui, e suo padre era molto simile a lei, per cui non c’ erano problemi.
-Allora baciami- le disse a tradimento, sfoderando il suo sorriso malandrino.
In seguito protese le labbra e si sporse in avanti per baciarla.
-Non ho voglia di scambiarmi effusioni con te in questo momento, Potter- rise lei, offesa dalla sua crudeltà.
-Perché?- chiese lui, -Il fatto che io puzzi di pesce marcio e popò di neonato cambia i tuoi sentimenti nei miei confronti, Evans?- scherzò, scacciando via lacrime inesistenti.
-Una doccia può riportare tutto alla normalità, Potter- rise lei, -Ma per il momento…Gratta e netta!- gridò, puntandogli la bacchetta contro. Tuttavia, lasciò che l’ incantesimo lo torturasse appena, proprio perché quella strada pullulava di Babbani, ed era una grazia se non ce n’ erano in quel momento.
Lui, dopo che Lily lo ebbe liberato, allargò le braccia e le corse incontro per stringerla, e lei sfrecciò via: -Bleah!!! È vomitevole quello che vuoi fare, Potter!!!- esclamò.
Il ragazzo allora si fermò e scoppiò a ridere, e Lily fece lo stesso. Poi raggiunse il cancello di casa e gli fece cenno di entrare: -Avanti, Potter, il bagno sarà lieto di accoglierti-
Lui le sorrise, e fece finta di passarle davanti, ma quando la vide distratta si arrestò di colpo e le schioccò un sonoro bacio a stampo sulla guancia.
I signori Evans si tenevano la pancia dal ridere, mentre Lily arrossì per l’ indignazione: -Ehi!!!! POTTER!!!!!-
Ma il ragazzo si era già chiuso la porta del gabinetto alle spalle.

James rivisse quella magnifica giornata.
Era impossibile dimenticare, inutile anche solo pensare di provarci.
Da quel momento, capì che accamparsi non sarebbe servito assolutamente a nulla, dato che di sicuro non avrebbe chiuso occhio.
Quella bicicletta non era nemmeno lontanamente simile a quella di Lily, eppure il ricordo era venuto a galla lo stesso.
Calpestò con gli zoccoli la porta atterrata dalle sue corna e uscì, inspirando l’ aria a pieni polmoni. Sbocconcellò qualche ciuffetto d’ erba, poi decise di visitare un po’ la zona. Avrebbe dovuto capire in che luogo si trovasse, per poter tornare a Hogwarts.
Vagò per quelle che gli parvero ore, e durante il suo girovagare non fece altro che rivivere momenti di lui e Lily insieme, oppure di lui e i Malandrini.
Poi, ad un certo punto, si fermò. Era ai margini del bosco, e si accorse che era recintato, perché un metro più sotto si srotolava la strada, e sul lato opposto c’ era un cartello stradale.
Si sporse per leggere, facendo bene attenzione a non essere accecato dai fari di un’ auto, ma non c’ era nessuno.
Sul cartello bianco, una scritta nera recitava, a caratteri cubitali: “Cecchetto”. Poi, sopra la scritta, con una bomboletta spray era stato aggiunto il nome “Claudio”, ma lui non seppe dire perché. Comunque, quel cartello rispose a molte domande che si era posto. Per esempio, aveva scoperto dove si trovava. In secondo luogo, aveva anche capito perché quel posto gli sembrasse tanto familiare.
L’ unica volta che era stato in montagna, sua madre e suo padre l’ avevano portato in Italia, nei pressi dell’ Abetone, in un paesino toscano chiamato Cutigliano. E si dava il caso che il paesino che precedeva Cutigliano fosse nientemeno che Cecchetto. Quindi, se le sue nozioni di geografia non erano tanto scarse, poteva benissimo capire che Voldemort non si era limitato a nasconderlo in un luogo sperduto dell’ Inghilterra, bensì aveva optato per segregarlo in un altro Stato.
E a lui cosa restava da fare, oltre che attraversare metà dell’ Italia, tutta la Francia e per di più un tratto del Canale della Manica, senza contare l’ altro tratto di strada per raggiungere Hogwarts?
Niente.
Ecco la sua unica via: farsela al trotto per chilometri, sperando di raggiungere le persone a lui care.
Non c’ erano dubbi sulla riuscita del progetto di Voldemort nel metterlo in difficoltà.
Tanto per dirne una, quel giorno aveva corso dalla parte opposta, che l’ aveva spinto ancora di più nel centro Italia.

Lily si preparò a scendere in Sala Grande per la colazione.
Tuttavia, non aveva fatto i conti sugli alti livelli raggiunti dalla sua fama. Leggendo le lettere che gli erano arrivate in quelle due settimane di trance (perché secondo lei non si era trattato di un coma vero e proprio, lo considerava più che altro un periodo in cui era stata molto stanca) aveva scoperto che tutto il mondo magico pareva provare un innato affetto per lei.
Appena scese il Sala Comune, non se la sentiva di recarsi subito in Sala Grande, e poi Alice s’ interessò della sua salute, sinceramente felice che fosse stata dimessa in anticipo dall’ Infermeria.
Le due stavano conversando amabilmente, quando Kyle Holland scese dal suo dormitorio e la salutò con un’ insolita cortesia, inoltre cominciò a farle una raffica di domande, alle quali la rossa rispondeva il più brevemente e il meno dettagliatamente possibile, decisa a troncare in fretta quella conversazione.
-Scusami, Holland, i miei mi attendono per la colazione- disse ad un certo punto, domandandosi quanto fosse irritante quel ragazzo. Senza dargli nemmeno il tempo di replicare, gli voltò le spalle e sparì oltre il buco del ritratto.
Le sue condizioni fisiche non erano migliorate, in più si sentiva oppressa dai suoi pensieri. I ricordi si affollavano nella sua mente come se fosse diventata un ufficio postale.
Inoltre, continuava a strisciare i piedi per terra mentre camminava. Si sentiva fiacca, debole, fragile e inutile. Era come se la sua voce si perdesse tra mille, come se i suoi pensieri fossero solo una piccola, minuscola parte di tutto ciò a cui la gente dedicava attenzione. Probabilmente, questo accadeva solamente perché non c’ era lui. Mancava la persona che la faceva sentire viva, speciale, importante, e lei non trovava nessuna motivazione valida per essere tale, ora che…non c’ era più.
Eppure, qualcosa le diceva che non era morto.

Sì, cosa, il fatto che non si sia ancora fatto vedere?

Anche la sua coscienza la prendeva in giro, come per ricordarle che era totalmente inutile fregarsene della realtà per lasciare spazio all’ illusione.
Nella Sala Grande regnava il solito caos, formato dall’ ininterrotto cicaleccio di studenti che chiacchieravano, anche se quel giorno era minore, in quanto erano presenti solo gli alunni del settimo anno.
Comunque, dal suo ingresso, il brusio di voci si arrestò di colpo. Tutti ammutolirono, e si voltarono a fissarla.
Da qualche tavolo qualcuno gridò un: -È lei!- oppure c’ era chi urlava il suo nome.
Lily sentì le guance imporporarsi, e sperò che i suoi genitori non avessero scelto un luogo insolito su cui sedersi. Fortunatamente li individuò accanto a Miley, Sirius e Remus, e, nella più assoluta tranquillità, lì raggiunse senza dare segno di essersi accorta di qualcosa.
-Buongiorno a tutti- disse, secca.
-Principessa!- suo padre fece un largo sorriso, -Ci stavamo giusto chiedendo quando saresti arrivata!-
-Un’ idiota mi ha trattenuta in Sala Comune con le sue domande impertinenti- spiegò lei.
-Vuoi della marmellata, tesoro?- chiese gentilmente sua madre.
-No, grazie, mamma, non ho fame- rispose Lily.
Per quanto si sforzasse Miley di guardarla negli occhi, si accorse che i due smeraldi della sua migliore amica non erano più gli stessi. Erano occhi privi di emozioni, privi di calore, occhi attraversati da un’ ombra che, lo sapeva, non sarebbe scomparsa. Erano due smeraldi senza lucentezza.
-Lily, hai una faccia orribile- le fece notare Sirius.
-Grazie del complimento, Black, comunque ora esco un attimo, ho bisogno di un po’ d’ aria- si alzò in fretta, e con passo più spedito di ciò che pensava, si diresse verso l’ uscita. Senza nemmeno rendersene conto, stava cominciando ad evitare le persone.
Dopotutto, aveva almeno detto la verità, visto che fuori ci stava andando sul serio.
Era una bellissima giornata di giugno: il sole non poteva essere più splendente un cielo così terso non aveva mai sovrastato Hogwarts.
Lily camminò pigramente nel parco, senza una meta precisa. Un passettino di qua, una svolta a sinistra, un’ occhiata da quella parte…tutto le sembrava uguale, indifferente. Gli alberi erano sempre quelli, il Lago era sempre al suo posto e i gufi andavano avanti e indietro come al solito.
Poi il suo sguardo si posò su una quercia.

-Il sabato è il mio giorno preferito- commentò James, sedendosi all’ ombra di una quercia e facendole cenno di imitarlo: -Soprattutto se la giornata è splendida come oggi- le sorrise, e la sua bellezza sembrava ammiccare con i raggi del sole.
-E ovviamente non c’ entra il fatto che puoi saltare i compiti- commentò la rossa, sedendosi accanto a lui.
-Evans, non ti ho mai fatto notare quanto sono belli i tuoi occhi?- disse James, malandrino, mentre si passava una mano tra i capelli.
-Se vuoi farmi un complimento punta su qualcosa di più originale, questa è troppo sentita, Potter- si vantò lei, divertita, -Comunque non cambiare discorso-
-Andiamo, Evans, la mente deve riposare in giornate come questa!- esclamò, indicando la perfezione di quelle condizioni meteorologiche con un gesto ampio del braccio.
-Perché ho la sensazione che la tua mente riposi molto spesso, Potter?- lo canzonò, -Comunque, anche tu hai degli occhi bellissimi, se proprio vuoi saperlo- sussurrò.
-Davvero, Evans?- il ragazzo si voltò a guardarla, avvicinando il suo viso a quello della rossa, -Che cosa ti piace dei miei occhi?-
-Tutto- rispose senza esitazione quella, -E poi, sono color nutella-
-Di che colore sono???-
-Non vorrai mica dirmi che non conosci la nutella, Potter-
-Evans, voi Babbani avete delle cose diverse dalle nostre- le ricordò James.
-Già- dovette ammettere lei, -Comunque la nutella è un paté di fegato di gatto, ma credimi, è molto gustoso, soprattutto se oltre all’ ingrediente base c’ è anche il rognone- spiegò con un ghigno.
-Evans- fece lui, -Perché ho la netta sensazione che tu mi abbia spudoratamente mentito?-
-Non ci sei cascato, eh?- chiese la rossa, delusa.
-Obiettivamente, non hai mai avuto un naturale talento nello sparare panzane, Evans, quel compito spetta a me, se permetti- ci tenne a chiarire il moro.
-Ma che presuntuoso!- si offese la ragazza, per finta.
-Evans, tu ami la mia presunzione- James pareva troppo sicuro di sé.
-Ehi!- Lily era seriamente arrabbiata, -Ma che modi sono, questi, Potter?- inveì, alzandosi in piedi, mentre le sue urla attiravano l’ attenzione di tutti gli studenti che potevano godersi la scena, -Sai che ti dico? Che mi hai stufata! Non ne posso più di te, della tua sicurezza e della tua villania! Sei così pieno di te che mi domando come faccia la tua scopa ad alzarsi da terra!- detto questo, si voltò e s’ incamminò a passo spedito verso il castello.
Ci vollero alcuni secondi prima che James si rendesse realmente conto di ciò che era accaduto, poi si alzò in piedi e le corse dietro.
Le afferrò un polso, per costringerla a guardarlo, ma quando la rossa si voltò, con sua sorpresa, fece un enorme sorriso: -Allora, Potter, dici che so mentire abbastanza bene?-
-Tu…- boccheggiò il moro, sentendo mil suo cuore esultare di gioia, -Tu…hai osato…?-
Lily, per tutta risposta, gli fece la linguaccia, poi corse via.
James l’ afferrò in un baleno, e prima la strinse a sé da dietro, poi prese a farle il solletico sui fianchi, il suo punto debole.
-N…no…’tter…s…’ettila- rise lei, cominciando a contorcersi.
-Lo farò quando mi dirai cos’ è la nutella, Evans-
Lily pensò che, anche in preda alle risate, il suo sorriso sghembo e malandrino la faceva impazzire.

Ecco.
Era successo di nuovo.
Se fosse andata in giro bendata, sarebbe forse cambiato qualcosa?



Era domenica, e una ragazza pallidissima, con il viso incorniciato da capelli di un rosso sbiadito guardava qualcosa dalla finestra della torre di Astronomia.
Era come se seguisse una cerimonia dall’ alto.
Infatti, in quel momento, tutti gli studenti della scuola, compresi quelli degli altri anni, arrivati apposta per l’ evento, erano seduti nel prato insieme ai professori, per assistere al funerale di James Potter.
Silente raccontava la vita del ragazzo, e Lily poteva sentire ogni parola, perché il Preside aveva applicato alla sua gola l’ incantesimo Sonorus.
Lei non era andata.
Semplicemente, non le sembrava giusto.
Nessuno poteva dare James Potter per morto, e se anche fosse stata l’ unica ad andare contro corrente, non si sarebbe arresa. Perché sapeva di avere ragione.
-Comunque, una cosa è indiscutibile- diceva Silente, ormai quasi alla fine della funzione, -Ciò che Lord Voldemort non è riuscito a uccidere con James Potter, è il suo amore per Lily Evans. Lei oggi non è qui tra i presenti, ma so per certo che ci sta ascoltando, e voglio che tutti quanti vi uniate a me nel farle sapere una cosa: James Potter l’ avrà veramente lasciata quando lei smetterà di essere la ragazza all’ altezza di possedere il suo cuore. Il suo vuoto sarà incolmabile, perché nessuno sarà in grado di sostituire quel ragazzo buono, leale, onesto, coraggioso, affascinante e soprattutto fedele agli amici come James Potter. Chi è stato James Potter? Io consiglierei a tutti voi di ricordarlo così: un diciassettenne arrogante con i capelli arruffati e una sfrenata passione per il Quidditch, che corre dietro a una graziosa coetanea dai capelli rossi e gli occhi verdi-





Eccomi!!!!!! Sono stata un fulmine, vero?XD
Solo alcune cose: innanzitutto, non posso promettere di aggiornare così in fretta per i prossimi chappy, perché, come sapete, lunedì vado dove purtroppo non sono andata per tre mesi, quindi…E poi, per favore, vi suggerisco di non piangere, non è assolutamente necessario!!XD Insomma, volete che al posto di ringraziarvi mi metta il camice di Madama Chips per distribuire tranquillanti???XD XD

Ringrazio:

La Nika: ehehe un po’ di tristezza non guasta!XD Davvero James non può essere morto???XD Comunque ringraziami, perché se è vivo è solo grazie a Ramoso, quindi a me!!!XD No, scherzo…comunque non ti preoccupare, la guerra è definitivamente finita e per alleviare l’ angoscia strappalacrime ho cercato di inventare situazioni più divertenti, e spero di esserci riuscita!XD Sì, è un po’ difficile scrivere storie subito, per me è stata un’ eccezione perché quando mi sono iscritta era da un po’ che ci pensavo e avevo già scritto quattro capitoli!!!XD Alla prossima, kissoni!XD

Pecky: Ehi, tranquilla, se potessi ti allungherei un fazzoletto attraverso lo schermo del computer…XD Per ora stop alle lacrime, però, eh??XD In fondo questo non era poi così triste…con il ritorno di James ho evitato di mandarti in coma come Lily…:P

Lilly 94: ciaoooo!!! Grazie mille, ma ti prego, non piangere!!!XD Non ce n’ è bisogno…in fondo James è la medicina perfetta per guarire ogni male, no???XD KISSES

cullen isabella: grazie, grazie, grazie, hai visto che ho aggiornato velocemente??? =P E riguardo alla tua domanda…ti basta come risposta???XD bacioni!!!XD

Pallokkio: ehhehhe sì, sono stata troppo clemente, ma nella fretta ho dimenticato di precisare che i Dissennatori si sono affezionati molto a Peter…un giorno erano così felici di avere la sua compagnia che glia hanno dato un bacio…=P…anche questa volta ho aggiornato abbastanza in fretta, no???XD

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Capitolo 21
*** Oltre il tempo ***


OLTRE IL TEMPO
 

Il mondo magico, da quella volta, era decisamente cambiato.
In meglio, s’ intende.
Se anche i notiziari radiofonici e la Gazzetta del Profeta non ne accennavano più come a un tempo, la battaglia era bastata a semirare quel tanto di panico che aveva messo a tacere le persone per un bel po’.
Certo, come sempre c’ erano quelli che tentavano invano una rapina alla Gringott, o quelli un po’ distratti che si facevano vedere da un Babbano mentre pronunciavano un determinato incantesimo, ma per il resto nulla di preoccupante.
Poi, la gente era diventata…diversa.
Tutti si svegliavano con il sorriso sulle labbra, ogni persona mostrava un’ infinita bontà verso chiunque, e se c’ era bisogno d’ aiuto, bastava aprire la bocca che già alla lettera “a” mille volontari si facevano avanti, tutti disposti a sacrificarsi per rialzare una vecchina scivolata sul marciapiede, o per raccogliere un mazzo di chiavi caduto per terra.
Tutti, finalmente, erano contenti di vivere, di essere vivi.
Ognuno pareva tenerci a sottolineare la propria presenza con gesti premurosi, e sembrava che il motto di moda fosse: “Io esisto!”.
Intere generazioni avevano desiderato che quella ventata di sentimenti alleggerisse l’ aria, e a parere di molti, creava una magia più intensa di qualsiasi altra.
Solo una persona sembrava restare impassibile davanti a tanta cortesia e a tanto affetto. Solo una persona sembrava avere la forza di gelare con lo sguardo ogni cosa le capitasse a tiro.
Era terribile come il nome di quella persona facesse ammutolire tutti quanti, inumidire gli occhi di qualsiasi persona, costringendola a singhiozzare immediatamente. Eppure, tutte le persone sapevano che quella creatura non avrebbe apprezzato le loro lacrime, né la loro compassione, né tantomeno il loro rispetto.
E su quella persona si dicevano cose che lasciavano a bocca aperta tutti gli abitanti di Hogsmead, i quali si sentivano partecipi alla sua vita. Vedevano quando scendeva al villaggio incappucciata senza rivolgere la parola a nessuno, notavano che la luce aveva abbandonato i suoi occhi. Sapevano tutto sul suo conto, ma non di certo perché fosse stata quella determinata persona a raccontarle, no, quelle informazioni le dovevano solo a qualche ingegnoso paparazzo, che comunque, non era più riuscito a mettere piede fuori da casa sua da tre anni a quella parte.
La situazione in sé non sarebbe di certo stata tanto assurda, se l’ unica persona che concedeva alla sofferenza un posto nel mondo non fosse stata la stessa alla quale il mondo magico doveva quell’ eterno periodo di pace.
 
-Silenzio!-
Una classe di spauriti alunni del primo anno si fece piccola piccola non appena la voce dell’ insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure sovrastò tutte le altre, -Ora, gradirei che prendeste…-
Ma gli alunni non scoprirono mai che cosa gradisse che tirassero fuori, perché il braccio di Mike Murray saettò in aria.
L’ insegnante roteò gli occhi, ma si costrinse a mostrarsi tollerante: -Sì?- chiese quindi, mentre sul suo viso traslucido e incavato si allargava una smorfia d’ impazienza.
-Professoressa Evans, quando è arrivata a Hogwarts è stata smistata a Grifondoro o a Serpeverde?- domandò interessato.
A giudicare dalle espressioni dei suoi compagni, era evidente che scoppiavano di curiosità almeno quanto lui.
Un’ attraente giovane donna chiuse gli occhi, come se volesse contare fino a dieci per trattenere la calma, poi si appoggiò con la schiena alla cattedra.
-Innanzitutto, buongiorno- salutò, mentre fissava gli studenti ad uno ad uno, come se volesse far loro un esame per capire in quale modo funzionassero le loro menti, -Evidentemente, come prima lezione dovrò educarvi illustrandovi in che maniera ci si comporta nella mia classe-
In quel momento, da un angolo dell’ aula si levò una risata soffocata.
-E il signor Malfoy potrà aiutarci, dato che da ben quattro anni assiste alle mie lezioni- lo riprese, asciutta e severa, -Quindici punti in meno a Serpeverde-
-Da quattro anni?- proruppe una ragazzina dai capelli color biondo cenere, -Ma la cattedra di quella materia non era stregata?-
-Silenzio!- ruggì Lily, -E per tua informazione, signorina Joyce, mi sono seduta dietro questa cattedra senza mai il timore di prendere una scossa elettrica- aggiunse, -Bene, stavo dicendo che nella mia classe, perché possiate lavorare correttamente, ci sono alcune regole che esigo vengano rispettate- continuò, mentre i primini pendevano letteralmente dalle sue labbra, -Per esempio, quando io sono qua dentro, non voglio sentire una mosca volare. Siete pregati inoltre di prestare attenzione quando parlo, perché non ripeterò due volte la stessa cosa, e i compiti dovranno essere svolti regolarmente con un impegno costante. Nella mia aula non è concesso masticare Gelatine Tutti i Gusti +Uno, né Cioccorane, né Calderotti, né viveri simili. Se qualcuno verrà beccato fare qualcosa di inopportuno, come lanciare Caccabombe o Fuochi d’ Artificio Filibuster, non solo sarà privato di questi oggetti, ma verrà severamente punito, a meno che non rischi addirittura l’ espulsione. Ogni intervento non riguardante la lezione del giorno vi farà perdere punti, e ogni volta che desiderate esprimere un dubbio per eventuali chiarimenti sull’ argomento, gradirei che alzaste la mano. Ho preferito non farvi acquistare un libro di testo perché ritengo che le dimostrazioni pratiche siano più proficue rispetto alla parte teorica, tuttavia vi prego di tenere sempre con voi piuma e pergamena per gli appunti che prenderete man mano che vi elencherò gli effetti di una maledizione, e ricordate bene che se verrete sorpresi mentre scagliate addosso a un vostro compagno una fattura, se avrete la fortuna di non essere espulsi, durante le mie lezioni le bacchette vi verranno sequestrate e userete libri di testo. Per ulteriori chiarimenti o approfondimenti, vi consiglio vivamente di consultare i libri della biblioteca: personalmente, credo che là ci sia tutto ciò che possiate desiderare- concluse, portandosi una ciocca di capelli ramati dietro le orecchie, -Ah, vi avverto che ogni mese vi sottoporrò puntualmente a prove scritte, orali e pratiche sulle cose fino a quel momento studiate, e vi informo che una cosa che non sono assolutamente in grado di tollerare sono le domande personali, quindi evitate gentilmente di pormene, se ci tenete alla vostra incolumità e a questo posto che cortesemente vi è stato offerto dalla scuola. Ricordate che non siamo in un centro benessere, bensì in un istituto che può essere la vostra fortuna, o la vostra rovina, ma questa decisione spetta a voi-
A quelle parole, gli studenti di Serpeverde e Corvonero sgranarono gli occhi.
-Direi che per oggi la lezione è finita- disse Lily al suono pigro della campanella.
Tutti si alzarono silenziosamente dai loro banchi, pensando che fosse meglio per la loro reputazione non pensare nemmeno di provare a contraddire quella professoressa: aveva l’ aria di saper essere molto pericolosa, quando voleva.
Lily Evans attese che tutti gli alunni furono fuori, poi si abbandonò sulla sedia dietro la cattedra.
-Hai mai pensato di poterci insegnare, in questo posto?-
Quella domanda sarcastica le tornava spesso alla mente, nonostante fossero passati cinque anni. Ancora più nitida l’ aveva sentita quando il Preside le aveva offerto l’ incarico. Non sapeva perché l’ aveva accettato. Probabilmente perché dopo un anno di addestramento e studio per diventare un Auror aveva ancora bisogno di tranquillità, oppure perché in realtà non sapeva davvero cosa fare. Lavorare al Ministero era un’ occasione che avrebbe potuto sfruttare, ma a lei quel luogo non piaceva, inoltre si sentiva troppo legata a Hogwarts. Non se la sentiva di lasciare definitivamente la scuola, in fondo era lì che tutto aveva avuto inizio.
E comunque, anche se sapeva di essere un’ insegnante non molto tollerante, i progressi dei suoi studenti erano davvero buoni.
Una Tassorosso del quarto anno era riuscita a battere Lumacorno in un duello, e lo Schiantesimo di un Grifondoro del sesto era stato più efficace di quello della professoressa McGranitt.
Insomma, la sua severità non era del tutto inutile, no? E poi era a scopo salutare.
Ovviamente, sapeva che quelle erano tutte scuse. Lei non era severa con i suoi alunni, era semplicemente dura con chiunque vivesse una vita più semplice e felice della sua.
Nessuno scambiava gli studenti per pazzi, i paparazzi non perseguitavano altre ragazze di ventitré anni, e il Ministero della Magia non pregava una persona qualunque perché raccontasse quanto avesse lavorato durante la battaglia.
La sua collega Minerva le ripeteva spesso e volentieri che si stava trascurando, per l’ età che aveva.
-È solo un brutto periodo, passerà- rispondeva sempre lei, con una scrollata del capo.
-Il tuo brutto periodo dura da cinque anni, Lily- replicava ogni volta la McGranitt.
Chiaramente, non la incoraggiava molto a ribattere, così se ne stava zitta, facendo di testa sua ed evitando di dare retta a qualcuno che non fosse se stessa.
Quel bizzarro e decisamente errato modo di fare l’ aveva portata, più che al dimagrimento, alla consumazione della sua persona. Appariva sciupata, frustrata, quasi malaticcia. I capelli, una volta rossi e splendenti, ora ricadevano flosci sulle spalle, senza un briciolo di lucentezza. Le guance erano incavate, e gli occhi… be’, per descriverli il minimo indispensabile si può dire che erano incorniciati da profonde occhiaie. Il volto era pallido, emaciato, e le mani non sembravano nemmeno all’ altezza di sollevare un fiore.
-Credo che saresti una brava insegnante-
Nonostante la nota di sarcasmo che James aveva messo in quelle parole, la rossa sapeva che era stato sincero. Comunque… non ci voleva più pensare.
Certo.
Erano cinque anni che scacciava un ricordo di James con l’ intenzione di non pensarci più, e per il medesimo tempo i suoi tentativi erano falliti, come del resto quelli innocenti di Miley, che ogni weekend la invitava a cena con la scusa di presentargli un suo collega del San Mungo o un amico di Sirius.
Lily, che capiva le sue intenzioni, una volta le chiese, inarcando un sopracciglio: -Scusa, Miley, ma quanti amici ha Sirius?-
La biondina aveva alzato le spalle: -Sai com’ è… in negozio va sempre gente nuova, e Sir trova sempre qualcuno di simpatico con cui fa amicizia in fretta-
Sirius Black aveva aperto un negozio di scherzi che gestiva nel pomeriggio, dato che alla mattina era impegnato al Ministero. Anche lui aveva fatto il corso per diventare un Auror, ma alla fine non era riuscito a rinunciare alla sua grande passione, anche se chiaramente il lavoro al Ministero gli faceva guadagnare di più, almeno abbastanza da potersi permettere due commesse che si occupassero delle vendite del mattino.
Lily sapeva che in realtà la sua migliore amica  desiderava che si ricostruisse una vita con un altro ragazzo, ma lei non ci stava per due semplici motivi: prima di tutto perché trovare il ragazzo adatto non era semplice come schioccare le dita, e poi perché non se la sentiva di passare il resto della sua vita insieme a un uomo, quando la sua mente pensava a tutt’ altra persona.
La campanella squillò di nuovo, segno che la ricreazione era finita, e di lì a poco sarebbero entrati in classe i Grifondoro del settimo anno.
Trattare con persone poco più giovani di lei era molto più difficile, soprattutto all’ inizio, perché non sempre portavano rispetto per una ragazza con sei anni di più, che inoltre era appena uscita dalla scuola. Ovviamente, il fatto che lei avesse sconfitto Voldemort era un dettaglio insignificante, per menti avanzate come le loro. Comunque, c’ erano sempre i ragazzi e le ragazze con la testa sulla spalle.
-Buongiorno, professoressa- la salutò una ragazza con graziosi boccoli neri che ricadevano morbidi sulle spalle.
-Salve, Smith- rispose Lily, alzando per un attimo gli occhi da alcune circolari che Gazza le aveva fatto avere.
Helena Smith era molto puntuale, e Lily adorava la puntualità. Solo, non riusciva ad accettare gente come Newton, un ragazzo che invece perdeva ore a parlare di Quidditch.
Non per niente, fu l’ ultimo ad arrivare in classe.
-Dieci punti in meno a Grifondoro per il tuo tempismo, Newton- disse secca la rossa, non appena quello mise piede nell’ aula.
-Ma, professoressa…- tentò lui, assumendo un’ espressione desolata.
-Desideri che te ne tolga altri cinque?- fece Lily, interrompendo quel monologo di giustificazioni.
-No, ma…- provò ancora Marc Newton, dispiaciuto da tanta incomprensione.
-È il primo giorno?- fece l’ insegnante, intuendo cosa volesse aggiungere, -Vero, e ciò mi rammenta di avervi assegnato un tema particolarmente dettagliato sugli Animagi da svolgere durante le vacanze, per cui siete pregati di consegnarmeli immediatamente-
I ragazzi, un po’ contrariati, si alzarono pigramente dalle sedie e cercarono freneticamente quel dannato tema, che li aveva fatti sgobbare per tutta l’ estate.
Lily li esaminò ad uno ad uno una volta che li ebbe tutti sulla cattedra.
-Johnson, perché il tuo manca?- la faccia di un ragazzo dai riccioli castani diventò scarlatta: -Ehm… l’ ho dimenticato in dormitorio…- balbettò.
-Be’, ti autorizzo a pronunciare nel modo che preferisci un incantesimo di Appello per farlo arrivare fin qui e consegnarmelo ora- fece spiccia Lily.
Il ragazzo, che chiaramente aveva mentito spudoratamente, chinò il capo, in evidente ricerca di un’ altra giustificazione.
-Non l’ hai fatto?- disse tranquillamente la rossa, come se se l’ aspettasse. In effetti, uno che tirava fuori scuse del genere non poteva aver fatto i compiti.
La cosa più inquietante di Lily Evans, era che non strillava. Sugli studenti sembrava esercitare un potere ignoto che le permetteva di richiamare la classe all’ ordine senza amplificare la sua voce. Non che perdesse il suo tempo a provarci, comunque. Pareva terribilmente sicura del fatto suo, come se attorno a lei ruotassero solo certezze.
Il ragazzo non rispose.
-Niente male come primo giorno, eh?- cantilenò l’ insegnante, -La tua bravura e la tua falsità fanno perdere cinquanta punti a Grifondoro, Johnson- il piccolo difetto che quella ragazza aveva ereditato da Minerva McGranitt era quello di non privilegiare la propria Casa, -E inoltre questo quaderno degli esercizi tirerà un sospiro di sollievo, nel vedere che uno studente ci si applicherà tanto da terminarlo entro due giorni- disse, estraendo da un cassetto della cattedra un grosso tomo di quattrocento pagine circa.
-Due giorni?- ripeté Johnson, sbigottito.
-Sicuro- sibilò la rossa, -E se non lo terminerai entro tale data, farò in modo che te ne pentirai amaramente-
Dalle occhiate velenose che gli alunni cominciarono a mandarle, Lily comprese subito che forse era stata un po’ troppo dura. Era sua abitudine sovraccaricare gli studenti, nonostante sapesse anche meglio di loro quanti impegni e materie seguissero. Eppure, lei era decisa a tenersi impegnata più che poteva, per non rischiare di trovarsi seduta sul divano, depressa, in lacrime, com’ era già successo miliardi di volte, a pensare a…
Be’, comunque, il fatto era che se lei sentiva l’ esigenza di autodistruggersi, non era autorizzata a trascinare gli studenti al suicidio, e l’ espressione che la rossa lesse nei loro volti, le suggerì che stavano pensando proprio a quello.
Non male, come primo giorno.
Perlomeno, insegnava bene agli altri come disprezzarla.
A quel punto, Sophie Winslet si alzò in piedi.
I suoi occhi neri come l’ onice tentavano inutilmente di incenerirla, come se tutto l’ odio che provava nei confronti di quella professoressa avesse la capacità di porre fine a quel tormento.
-Non sono d’ accordo- disse, a denti stretti ma chiaramente.
-Prego?- Lily era incredula. Nessuno studente si era mai alzato in piedi per protestare una sua decisione, almeno non durante le sue ore, anche perché ovviamente lei non avrebbe esitato a spedirlo fuori dopo aver sottratto una manciata di punti alla sua casa.
-Non sono d’ accordo, professoressa Evans- scandì, calcando con disprezzo le ultime due parole.
-Non sei d’ accordo su cosa, Winslet?- la rossa sistemo il registro, con un gesto frenetico.
Era nervosa.
Non le era mai capitato, non davanti a una classe.
Non davanti a un gruppo di studenti sul punto di pestarla.
Evidentemente, in quel giorno doveva collezionare qualche “prima volta”.
-Non sono d’ accordo che lei ci tratti in questo modo!- sbottò la ragazza, rossa dalla rabbia, -Ma per chi ci ha scambiati, per elfi domestici? Lo sa quante gite a Hogsmeade ho saltato, per finire le relazioni chilometriche che ci affibbiava? Sa quanti allenamenti di Quidditch ho rimandato, per studiare il centinaio di pagine che ci assegnava di volta in volta? Mi dica, anche il suo insegnante di Difesa aveva questo metodo?- i suoi occhi diventarono lucidi, -E lei, mentre io pativo le pene dell’ inferno, mentre sgobbavo per scorgere un suo sorriso quando mi consegnava i compiti corretti, rimaneva impassibile. Per lei non era abbastanza. Lo sa che l’ anno scorso stavo insieme a John Felton?- i suoi occhi lampeggiavano, decisamente in lacrime. Si notava la sua sofferenza, si vedeva che era da tempo che desiderava sfogarsi in quel modo, -Eravamo felici, ma mi ha lasciata, e non a torto. Si sentiva trascurato… chissà perché­- aggiunse amaramente con sarcasmo.
Lily non seppe cosa replicare. Insomma, non poteva essere lei la causa di un fidanzamento andato male, non erano mica affari suoi.
Tuttavia, quest’ ultima affermazione non la convinceva del tutto.
Stette in silenzio, seduta compostamente dietro la cattedra.
Da tempo aveva intuito che quel momento sarebbe arrivato.
Un altro ragazzo si alzò in piedi.
-Sophie ha ragione- decretò, -Vuole sapere cosa penso di lei?- non aspettò la risposta, infuriato, -Credo che sia una megera, una vigliacca, una fallita- il suo tono era timido, e tutti i Grifondoro si voltarono dalla sua parte. Il ragazzo sembrava compiaciuto di aver sbattuto in faccia quelle parole a un’ insegnante.
E Lily non disse nulla.
Non sapeva come negare, non sapeva come spiegare…
Spiegare cosa?
Che la sua vita aveva perso valore da cinque anni a quella parte?
Che lei si sentiva un relitto?
Di sicuro non erano discorsi al livello di competenza di quei ragazzi. Cosa ne sapevano loro, di lei?
-È vero- continuò un’ altra, incoraggiata dalla sua mancanza di reazione, -A Hogsmeade si racconta che per sconfiggere Voldemort ha dovuto fare un patto col diavolo, e io non potrei trovarmi più d’ accordo-
In aula si diffuse un fastidioso mormorio d’ assenso, e Lily prese a giocherellare con la piuma, mentre incassava quegli insulti senza fare una minima piega.
-Abbiamo una professoressa leggendaria, e non si è nemmeno degnata di raccontarci le sue eroiche imprese… probabilmente ha stregato il mondo magico per prendersi il merito di ciò che ha fatto un’ altra strega…-
E le offese continuarono, mentre la rossa fissava la lucida superficie della cattedra, in silenzio, assorbendo tutto come una spugna.
-…non è per niente in grado di amare…- tra le tante frasi, Lily udì benissimo questa.
A quel punto, spalancò gli occhi.
I Grifondoro poterono vedere i suoi occhi svuotarsi, mentre un fiume di emozioni scivolava via…
Poi, una nube di ricordi le annebbiò la mente.
Vide un ragazzo bellissimo che le faceva l’ occhiolino in quel modo impertinente che tanto odiava, poi di nuovo quel ragazzo, che in seguito ad un banale litigio l’ afferrava per il polso e la costringeva a voltarsi, in modo da poterle sussurrare quanto l’ amava. Poi di nuovo lei, che si aggrappava con tutte le sue forze al petto roccioso di James, per stringerlo e non lasciarlo più…
-Questo- sussurrò, la mascella serrata. I ragazzi trattennero il fiato, stupefatti. -Non avresti dovuto dirlo- i suoi occhi parvero riacquistare la vista, e la ragazza si riscosse.
Fulminò il ragazzo con lo sguardo, e, con mostruosa cautela, si alzò dalla sedia.
Dalla furia, la scansò con un violento calcio, facendola sbattere rovinosamente per terra.
Il tonfo del legno sulla pietra fece rabbrividire tutti, e un sinistro scricchiolio annunciò lo spargimento di alcune schegge.
-Reparo!-sibilò Lily, appena udibile, puntando la bacchetta contro la sedia.
Poi, tenendola ben stretta in pugno, si avvicinò al ragazzo.
Helena Smith si tappò la bocca con una mano, consapevole che il suo compagno aveva superato il limite. Un’ altra ragazza scoppiò a piangere silenziosamente, mentre Sophie Winslet osservava la scena con occhi indecifrabili.
Il ragazzo prese a tremare, e Lily scorse nei suoi occhi puro terrore, quando gli puntò la bacchetta alla gola.
Johnson si alzò in piedi, con quanto più fegato di ciò che credeva di avere: -Lo lasci stare!- gridò, sfoderando anche lui la sua bacchetta di gelso, -Non si azzardi a…-
L’ ira della rossa crebbe a tal punto da costringerla a congelare tutti con gli occhi di ghiaccio.
Dopo un gesto fulmineo della sua mano, tutti i ragazzi del settimo anno di Grifondoro si ritrovarono con i polsi legati da uno spesso strato di scotch.
-Vi proibisco di fare incantesimi!- sbraitò Lily, -E tu, Johnson, non sei tenuto a darmi ordini, sono stata chiara? Voglio ordine!-
La classe ammutolì, in preda al panico.
-No, non ho intenzione di farvi saltare in aria, se è questo che vi preoccupa- disse, secca, prima di inchiodare con lo sguardo il ragazzo che l’ aveva pesantemente offesa.
-E tu…- ringhiò, a denti stretti, mentre dai suoi occhi scaturivano scintille, -Non ti permettere mai più di dire una cosa del genere, hai capito? Mai più!- il suo tono era più alto di qualche ottava, -Non provare a sfidarmi… Voi non sapete niente, d’ accordo? Niente! Cosa volete, infiltrarvi nella mia vita privata? Sapere come ho sconfitto Voldemort? Leggete i libri! Siete a Difesa Contro le Arti Oscure non a Storia della Magia!- l’ irritazione ribolliva nelle sue viscere, scatenando una scarica di adrenalina poco amichevole, ­-Siete stufi di studiare? D’ accordo, d’ ora in poi non riceverete compiti, né vi interrogherò, ma vi avviso che le verifiche scritte saranno doppiamente complicate- la notizia parve sconcertare gli studenti, che conoscevano alla perfezione il metodo dell’ insegnante, e sapevano che i compiti scritti non erano mai difficili, se si lavorava con costanza. –Per quanto riguarda il resto- sibilò, mentre il ragazzo deglutiva, -Non voglio più sentire nulla che riguardi la mia vita! Ditemi, voi sapete cosa significhi amare? Siete già così esperti, nel campo?- da pallida che era, in quel momento si poteva definire addirittura trasparente.
-Professoressa- proruppe in quel momento Helena Smith, con la sua consueta gentilezza, -Eravamo al secondo anno quando è successo…- disse, volutamente allusiva.
Lily non ebbe il coraggio di rimproverarla. Mentre i suoi compagni le sputavano insulti di ogni tipologia, lei se n’ era rimasta zitta a scuotere la testa, e la rossa giurò di averla vista richiamare qualcuno.
-Hai pienamente ragione, Smith- concordò, senza abbandonare la sua espressione dura, -Perciò suppongo che i tuoi compagni non abbiano bisogno di dettagli, che ne dici?-
-Sono d’ accordo, professoressa- annuì la ragazza, sincera.
-Tu sei sospeso!- ringhiò di nuovo, rivolta al ragazzo.
-Professoressa, non può…!- un coro di protesta si levò, facendola infastidire ancora di più.
-Smettetela!- urlò, -Non siete tenuti a dirmi ciò che posso o non posso fare, intesi?-
Tutto quel baccano, però, era bastato a sconcentrare gli studenti delle altre classi, e nemmeno i professori ne erano rimasti indifferenti, dopotutto quegli strilli non erano facili da ignorare.
Lily stava slegando gli studenti, quando pochi colpi alla porta annunciarono che qualcuno desiderava entrare nell’ aula.
-Avanti- disse controvoglia.
Nell’ aula entrò un giovane insegnante che Lily non aveva mai visto.
-Buongiorno, mi permetta di presentarmi- fece con un sorriso smagliante, -Sono Jason Parker, il nuovo insegnante di Babbanologia- i suoi brillanti occhi azzurri fissavano Lily con insistenza.
-Molto lieta- rispose quest’ ultima, senza nascondere del tutto il suo disappunto, che la faceva sembrare tutto fuorché lieta, -Io sono…-
-Lily Evans, naturalmente- terminò quello, senza smettere di sorridere.
Lily fece una smorfia.
Era ovvio che sapeva chi fosse.
E lei detestava quei tipi.
Fisico da sballo, invidiato anche da un fotomodello, nulla da dire, però si vedeva lontano un miglio che ne era consapevole e che se la tirava troppo.
Jason, guardandosi intorno, intercettò lo sguardo curioso di Sarah Ford e, quando le fece l’ occhiolino, la ragazza si squagliò sulla sedia.
-Posso esserle utile, professor Parker?- domandò con stizza la rossa, decisa a farlo uscire il prima possibile.
-Mi chiedevo se questi ragazzi la stessero facendo andare su di giri, Madame- disse lui, con tutta la cortesia immaginabile.
-Mademoiselle-  lo corresse prontamente Lily, chiedendosi se fosse pagata anche per dare ripetizioni di francese, -Comunque no, grazie, so cavarmela benissimo da sola con i miei studenti- ribatté con un smorfia, distaccata, -Come vede, il loro silenzio, è la prova che ho insegnato loro come comportarsi in presenza di un altro insegnante-
-Oh, mi consenta di spiegarle che non era mia intenzione mettere in dubbio il suo metodo d’ insegnamento, professoressa Evans…- replicò Jason, mentre la ragazza storceva il naso per il suo modo antiquato di parlare.
-Perfetto, quindi suppongo che non ci sia altro da aggiungere- tagliò corto, -Grazie mille per il suo… ehm… interessamento, professore- lo congedò.
-Di nulla, Mademoiselle- sorrise lui, intuendo che la sua presenza non era affatto indispensabile.
Il ragazzo si avviò verso la porta, e se la stava chiudendo alle spalle, quando la sua testa spuntò di nuovo nell’ aula:
-A proposito, stavo quasi per scordarmi di farle notare che è bellissima, professoressa Evans- dopodiché le strizzò l’ occhio e scomparve dietro la porta.
Lily sentì un calore improvviso.
No, non erano le sue guance che si arrossavano.
Era la rabbia che si sentiva montare dentro.
L’ ultima cosa che voleva, era un professore giovane che le correva dietro.
Neanche gli avesse lanciato qualche segnale di speranza, cosa che non aveva per niente.
-Avanti, al lavoro- sbuffò, dirigendosi verso la cattedra.
 
Lily si diede una rapida occhiata davanti allo specchio, prima di uscire di casa.
Notò che i jeans le erano leggermente larghi, per cui si precipitò in camera ad estrarre una cintura bianca dal suo guardaroba, tanto per abbinarla alle ballerine e alla borsa. Anche la sua morbida maglia blu cominciava ad esserle un po’ troppo grande.
Afferrò le chiavi, pronunciò i soliti incantesimi di sicurezza, poi si Smaterializzò, fino ad apparire davanti ad una casa a tre piani, della quale conosceva tutti i locali come le sue tasche, quasi fosse casa sua.
Ultimamente, la sua debolezza stava superando il limite, lo capiva dai frequenti giramenti di testa che l’ assalivano ogni volta che faceva ricorso alla Materializzazione.
Infatti, la casa ormai sfuocata girava vorticosamente attorno a lei, e si aggrappò al campanello, tanto per reggersi in piedi.
-Lily!- una voce squillante la costrinse a riaprire gli occhi, cercando di sembrare più in forma possibile.
-Miley!- la rossa non finì nemmeno di pronunciare il nome della sua migliore amica, che questa la investì con un caloroso abbraccio.
-Dai, entra!- la invitò la biondina, spingendola verso la soglia.
-Evans!- esclamò un’ altra voce.
Come non riconoscerla?
-Sirius!- rispose Lily, e di nuovo si ritrovò stretta da un paio di braccia.
Lily sapeva che il ragazzo non poteva nemmeno lontanamente immaginare quanto la sua presenza la facesse stare male. Era inevitabile, ogni volta che lo vedeva, non pensare a James.
Sirius era il suo migliore amico, James si fidava ciecamente di lui, e col tempo Lily aveva imparato a fare lo stesso.
-Remus?- chiese distrattamente la rossa.
-Stasera non può venire: complicazioni al Ministero- spiegò in fretta Miley, -Pare che abbiano intercettato il nascondiglio delle pergamene rubate il mese scorso-
-Le autorità egiziane dovrebbero darsi più da fare- commentò Lily, -Comunque questa storia comincia a diventare assurda: sono settimane che sulla Gazzetta del Profeta e alla radio non si parla d’ altro-
-Sai com’ è… è la prima vera notizia nel giro di due anni…- aggiunse Miley, invitandola a prendere posto attorno alla tavola.
-Evans, sei ancora più magra!- constatò Sirius, contrariato.
-In questo periodo a Hogwarts c’ è un gran daffare- disse la rossa, a sua discolpa.
-È la risposta che mi dai ogni volta che faccio un commento di questo tipo- le ricordò il ragazzo.
-Evita- suggerì Lily, -Che si mangia?- domandò, tanto per cambiare argomento.
-Melanzane alla parmigiana e…- la rossa roteò gli occhi, mentre Miley le elencava quasi tutti i suoi piatti preferiti. Lo faceva apposta, per indurla a mangiare.
-Ottimo- commentava Lily, tra un boccone e l’ altro, -Io non mi tratto molto bene, durante i pasti-
-Non si nota- fece Sirius, sarcastico.
-Sir, sono da sola, è inutile che io prepari granché- si giustificò la rossa.
-Dovresti venire più spesso a trovarci- puntualizzò Miley.
-Sicuro, la prossima settimana arrivo con il bagaglio e mi trasferisco direttamente qui, che ne pensate?- fece la ragazza con una smorfia.
Miley scosse il capo, capendo che non c’ era nulla da fare, -A Hogwarts come va?- chiese poi, tanto per deviare il discorso.
-Insomma…- disse seria Lily, concentrandosi sul suo piatto, -Gli studenti sono sempre un po’ irrequieti all’ inizio della scuola, e poi sono arrivati nuovi professori- disse, evitando accuratamente di raccontare l’ episodio accaduto il primo giorno di lezione.
-Davvero?- domandò Sirius, sinceramente interessato, -Chi?-
-Una certa Christine Sparks, insegna Antiche Rune, e poi Jason Parker, di Babbanologia- li informò.
-Wow, e come sono, buoni colleghi?- domandò Miley, prima di bere una lunga sorsata di succo di zucca.
-Christine sì, è una donna molto brava, e Jason…- qui fece una smorfia, -Mi sta antipatico-
-Perché?- chiese Sirius.
-Beh, non sono passati nemmeno sei giorni dall’ inizio dei corsi e da quando ci siamo visti per la prima volta, che già mi ha chiesto di uscire- confessò, evidentemente seccata.
Miley per poco non sputò il succo.
-E tu???- domandò, ansiosa di saperne di più.
-Be’, ho rifiutato- rispose semplicemente Lily, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
-Hai rifiutato?- fece Miley, incredula e contrariata, -Ma in che mondo vivi?-
-Un consiglio, Evans- disse Sirius, rimproverandola a sua volta: -La prossima volta impegnati a dire di sì-
-Devo dire di sì a un individuo del genere?- si sbigottì la rossa, sconcertata dal poco conforto degli amici, -La sua unica risorsa è l’ insegnamento!-
-Ci parli?- cominciò Miley.
-Lui lo fa, ma io non rispondo- rispose Lily, seccamente.
-Gli fai domande?- continuò la biondina.
-No- la rossa fece una smorfia, come per sottolineare che le sue domande non erano degne di essere rivolte ad un individuo come lui.
-Lo conosci?- Miley pareva sorda, come se non sentisse che le sue risposte erano tutto fuorché disposte ad invitarla a proseguire con il suo interrogatorio.
-Per fortuna, no- Lily sbuffò. Per quanto sarebbe andata avanti? Da parte sua, si stava decisamente stufando.
-Quindi, come fai a dire che è pieno di difetti?- incalzò Sirius.
-Non lo dico- disse spiccia Lily.
-Però lo pensi- obiettò ancora il moro.
-Questo è un altro discorso- tentò di deviare Lily.
-No, non lo è!- sbottò Miley.
-Sentite, ragazzi, parliamoci chiaro- concluse la rossa, una volta per tutte, -Con lui non ci esco, ok? Non me la sento, non fa per me… e poi a scuola c’ è davvero un sacco di lavoro, il primo giorno ho persino sospeso uno studente…- disse, prima ancora di rendersi conto di essersi lasciata scappare troppo. Comunque, penso, per giustificarsi, prima o poi sarebbero venuti a saperlo, e il fatto che ne fossero venuti a conoscenza grazie a lei era molto meglio.
Miley, che era infastidita ogni volta che la sua migliore amica parlava con quel tono che tanto la faceva sembrare di nuovo una scolaretta, sgranò gli occhi: -Che cosa?-
Era raro che a Hogwarts qualcuno venisse sospeso, di solito gli insegnanti facevano di tutto per evitarlo, per non rischiare che ciò incidesse sul profitto di uno studente.
-Sì, davvero- confermò Lily, desiderando di non aver parlato, -Non sono proprio riuscita a fare altrimenti-
-Che è successo, Lil?- domandò Sirius, preoccupato almeno quanto la sua ragazza.
-Be’…- disse Lily, -Io dico sempre ai miei studenti che non devono giocare con il fuoco, poi chi ha orecchie da intendere, intenda- fece spallucce.
-In altre parole?- chiese Miley.
-In altre parole- scandì la rossa, -Un ragazzo del settimo anno mi ha provocato e offeso, e io gli ho dato la giusta punizione-
-Che ti ha detto?- domandò Miley, stupita che uno studente potesse dire cose tanto gravi.
Lily, tuttavia, non ci badò, e per cambiare discorso chiese un’ altra porzione di cibo.
 
-Grazie davvero, ragazzi- si congedò Lily, a fine serata.
-Già te ne vai?- fece Miley, un po’ delusa.
-Sì, devo proprio- rispose la rossa, -In casa ho alcune cose da sistemare, poi domani dovrò preparare le lezioni e correggere alcuni test-
-Ancora non ti sei stabilita a Hogwarts?- chiese Sirius, leggermente stupito.
-No, e non lo farò mai- rispose risoluta Lily, -Sarebbe una tortura dipendere dal castello, io preferisco Godric’ s Hollow-
-Lily…- l’ espressione del ragazzo si fece triste, mentre Miley evitò accuratamente di incontrare il suo sguardo, -Non so quanto possa farti bene abitare in quella casa…-
La ragazza s’ irrigidì.
-È soltanto una casa- ribatté, agguantando bruscamente la borsetta.
-Allora spiegaci perché hai acquistato proprio quella casa- replicò Sirius, allusivo, -Rifatti una vita, Lily- disse, supplichevole, mentre Miley gli stringeva il braccio in segno d’ approvazione, -Lui ti vorrebbe felice-
-Lui…- la rossa non sapeva cosa aggiungere, mentre un rancore seppellito ma sempre vivo si faceva strada dentro di lei.
-…non tornerà- completò Miley per lei.
-Lo so- gli occhi di Lily si ridussero a due fessure, -Sono stata bene con voi. Ci sentiamo presto- li salutò, uscendo dalla porta.
-Scrivici!- le urlò dietro Miley, dispiaciuta che la conversazione avesse preso quella piega.
Lily affrettò il passo, e ben presto fu inghiottita dalla notte. Al buio si sentiva a casa, sola, se stessa. Non aveva problemi nel pensare a qualcosa che davanti alle persone poteva metterla in imbarazzo.
Decise di fare un po’ di strada a piedi, tanto per riflettere. Sapeva che se avesse rimandato quel momento a quando sarebbe tornata a casa, non avrebbe concluso niente, perché quella casa la metteva in soggezione.
Non sapeva nemmeno lei per quale motivo l’ avesse acquistata, forse perché era come l’ unico reperto rimasto di un passato indelebile. Si detestava, perché la sua memoria non era mai stata eccezionalmente abile nel cancellare gli episodi più brutti e sofferenti, quindi tutt’ ora viveva con un peso appresso. Il cibo non l’ attraeva, si sentiva abbastanza pesante da rifiutare ogni forma di nutrimento, e spesso mangiava per esigenza, più che per appetito. Le sue cene comprendevano una tazza di tè, i suoi pranzi un frutto. Le uniche cose commestibili nella sua credenza erano le scatolette di cibo per gatti, e il frigo in quel periodo poteva essere onorato della presenza di una bottiglia d’ acqua naturale e qualche mela.
La mente impegnata, il corpo trascurato.
Se staccava presto dal lavoro, non riusciva a pensare ad altro che a quello, per cui cercava in tutti i modo di preparare un programma che la tenesse occupata dalla mattina alla sera, e non era ancora sufficiente, dato che prima di addormentarsi i suoi pensieri ruotavano intorno a lui.
Dimenticare? Più facile dirlo che farlo.
Gli avvenimenti di cinque anni prima erano ancora così nitidi nella sua mente, che poteva benissimo elencarli come se fossero accaduti una settimana prima.
Quella settimana l’ aveva sfinita.
Un collega che la perseguitava come se fosse una lepre particolarmente succulenta durante la prima battuta di caccia, i suoi due migliori amici che la convincevano a ricominciare daccapo, e per di più uno studente che aveva il coraggio di mettere in dubbio i suoi sentimenti.
Si poteva amare una persona morta?
Sì, si poteva. Se gliel’ avessero chiesto sei anni prima, probabilmente avrebbe risposto che amare era già difficile di suo, quindi provare un sentimento del genere per una persona che oltretutto non camminava su questo mondo era addirittura impensabile.
Ma lei credeva ancora nell’ amore?
Mutismo. Non lo sapeva.
Forse sì, forse no.
Più no che sì.
Eppure, lei era innamorata. Di una persona quasi certamente morta, ma lo era.
Altro punto dolente.
James era morto?
Una voce le sussurrava che sì, James Potter era morto, lei era destinata a ricevere solo delusione, e quindi poteva fare a meno di illudersi.
Un’ altra voce le diceva che non poteva esserne certa, che non doveva arrendersi, altrimenti sarebbe stato la prova che il suo sentimento non era abbastanza resistente.
Per questo motivo, lei si era fatta una promessa.
Una promessa che aveva la data di scadenza.
Rimanevano pochi mesi, poi sarebbe partita. Per sempre, per dare la prova a tutti che il suo sentimento non era né immaginario, né criticabile. Per urlare al mondo magico che lei sapeva amare, e che il suo amore non sarebbe morto. Era appeso a un filo, sottile, gracile, ma devastante come una Supernova. Resistente. Correva, viveva, cresceva. Oltre il tempo, oltre la morte, oltre la vita, oltre i confini dell’ immaginazione.
 
Si sdraiò, sfinito.
Alberi, cespugli, arbusti, foglie e qualsiasi altra cosa sembrava praticare una danza interminabile. Il mondo girava, tutto si muoveva vorticosamente, insistentemente.
La lontananza dalla vita umana non gli aveva fatto molto bene. Non sapeva più in quale anno fosse, che giorno fosse, che mese fosse. Aveva perso la cognizione del tempo, e ciò non lo aiutava. Quanto era passato? Dieci anni? Due? Cento?
Sembrava molto, molto di più.
Si chiedeva se tutte le persone che ogni giorno facevano puntualmente capolino tra i suoi pensieri si ricordassero di lui. Lui non si era dimenticato di nessuno, però gli altri…
Non lo sapeva, non sapeva nulla.
Aveva bisogno di un misero, piccolo, sottile bastoncino di legno.
Una bacchetta, ecco cosa lo avrebbe riportato nelle sue reali sembianze.
Peccato che la vita non sia giusta, e lui non poteva nemmeno vedere i suoi mutamenti fisici durante quei… tre anni? Venti giorni? Quanto?
Di nuovo, non lo sapeva.
Aveva solo potuto percepire i muscoli che si fortificavano giorno dopo giorno, mentre lui correva tra prati e boschi, attraversava Nazioni, regioni, città. Passava a nuoto il Canale della Manica, una cosetta da niente.
Qualche pesce aveva cercato di frantumare le sue fatiche facendolo finire rovinosamente negli abissi, ma niente di che.
Tante domande, ecco cosa lo assillava. Ne aveva a palate, nessuna con una risposta, nessuna che gli garantisse qualche forza, nessuna che placasse la sua paura, la sua preoccupazione.
Dov’ era Lily? Cosa stava facendo? E Sirius? Come stavano i Malandrini? Miley era al sicuro? Confortava la sua rossa? Ma soprattutto, perché Voldemort non l’ aveva ancora trovato? Pensava che per lui rintracciarlo fosse complicato come schioccare le dita, invece non l’ aveva nemmeno percepito lontanamente.
Da animale, il suo fiuto era molto più fine, quindi se ne sarebbe accorto, e anche il suo udito era più dettagliato, ma a parte gli ostacoli presenti in natura, non aveva incontrato altri intoppi, durante quell’ eterno viaggio.
Tuttavia, non avrebbe potuto scacciare quei pensieri con tanta euforia. Era eccitato, agitato e, per la prima volta dopo un’ infinità di tempo, felice.
Se fosse tornato indietro, avrebbe rifatto tutto quel percorso, anche solo per provare la gioia di sentirsi finalmente a casa.
Era arrivato.
Ormai poche ore lo separavano dalle persone che più amava.
La stanchezza durò qualche secondo, poi si rizzò sulle zampe.
Nonostante le sue condizioni non fossero di certo le migliori, Ramoso conservava la magnificenza, la maestosità e la fierezza di un cervo.
Le brillanti corna sembravano esultare con lui a quel trionfo.
Un trionfo che perlomeno era valso la pena.
 
Lily aveva comunque deciso che sarebbe stata più clemente e meno dura con gli studenti, coinvolgendoli in attività divertenti ma allo stesso tempo efficaci per l’ apprendimento degli incantesimi di difesa.
Per questo, un giorno di inizio ottobre presentò agli studenti del primo anno di Corvonero e Serpeverde un armadio chiuso e traballante.
-Secondo voi, cosa c’ è lì dentro?- chiese, rivolta alla classe.
-Un mostro?- propose qualcuno.
Lily dondolò il capo. –Sì e no- rispose, -Nessun altro ha qualche idea?-
-Un Molliccio?- domandò timidamente un ragazzino.
-Esatto, Addison- confermò la rossa, -Due punti a Serpeverde- assegnò, tra il compiacimento dei verde-argento, -Ora, se avete studiato le pagine che vi ho assegnato la volta scorsa, saprete che ogni Molliccio assume la forma di ciò che la persona che lo fronteggia teme di più- spiegò, -Quindi i Mollicci non hanno una forma precisa. Adesso vi disporrete in fila indiana e  a turno ognuno di voi affronterà il Molliccio. Chi si ricorda il metodo migliore per sconfiggerne uno?-
-Le risate- disse prontamente una ragazzina dalle lunghe trecce bionde.
-Precisamente. Due punti a Corvonero- continuò Lily, -Quindi, quale incantesimo useremo?-
-Riddikulus?- propose qualcuno.
-Ottimo, altri due punti a Corvonero- disse la ragazza con calore, -Avanti, ora pronunciate l’ incantesimo senza bacchetta, poi quando vi sentite pronti, sistematevi in fila indiana davanti all’ armadio-
I ragazzini si concessero qualche minuto di esercizio, poi si posizionarono in un’ ordinata fila indiana.
La lezione cominciò, e tutti si divertirono molto. Persino Lily s’ incuriosì nel vedere quali fossero le paure degli studenti, e si stupì nello scoprire che quasi tutti temevano la ricomparsa di Voldemort.
-Qualcuno ha qualche domanda o commento o dubbio per quanto riguarda la lezione?- domandò alla fine l’ insegnante, dieci minuti prima che la campanella squillasse.
Lucius Malfoy, che sfigurava in mezzo a persone più giovani di lui, professoressa compresa, disse, senza nemmeno preoccuparsi di alzare la mano: -Be’, se non altro questa lezione è stata più ridicola di tutti i Mollicci resi innocui-
-I tuoi interventi insignificanti mi costringono a togliere ogni volta cinquanta punti a Serpeverde, lo sai questo, Malfoy?- fece Lily, spavalda e irritata, -Voi Serpeverde siete autorizzati a prendervela con lui. Dunque, signor Malfoy- continuò, rivolgendosi al ragazzo dai capelli color platino con una nota di scherno nella voce, -Cosa verrebbe imparare, durante le mie lezioni?-
-Per i primini sarebbe più istruttivo informarli sull’ accaduto di cinque anni fa, no?- fece quello, maligno.
-No, e l’ argomento è chiuso, a meno che tu non voglia scendere nei minimi dettagli sui vestiti che indossava il Signore Oscuro… eri così attaccato a lui da poterci descrivere l’ intero guardaroba- sibilò la rossa a denti stretti.
La classe trattenne il fiato, da una parte curiosa di saperne di più, visto che quella era la prima volta in cui la professoressa accennava alla battaglia contro Voldemort, e dall’ altra intimorita dalla reazione dell’ insegnante.
-Non ti ho mai sopportato, Lily Evans- ringhiò Malfoy, con gli occhi iniettati di sangue, -E nelle mie lunghe meditazioni sul perché mai io dovessi prendere ordini da persone che hanno quasi la metà dei miei anni, ho deciso che sarebbe stato bello prendermi una piccola vendetta, prima di lasciare questo posto-
Il ragazzo alzò la bacchetta in fretta, e la puntò contro la rossa, pieno d’ ira,  -Cru…-
-Expelliarmus!- Lily sfoderò la sua bacchetta in un baleno, e riuscì a schivare la maledizione.
La bacchetta di Lucius Malfoy volò attraverso la finestra aperta, disperdendosi nel profondo della foresta.
Il ragazzo la seguì con occhi intrisi di terrore.
Lily attraversò la stanza a grandi passi, finendo di fronte al ragazzo.
-Tutti fuori!- sbraitò agli alunni, afferrando Malfoy per il colletto della camicia della divisa e trascinandolo fuori dall’ aula.
-Ricordatevi che chiunque oserà ripagare in questo modo l’ ospitalità e la bontà di Albus Silente, farà una fine molto simile, quale sia quella che spetta a lui- intimò agli studenti, indicando Lucius con un cenno del capo.
Dopodiché, si richiuse la porta alle spalle, la quale sbatté con un gran tonfo.
 
James giunse ai margini della Foresta Proibita.
Non avrebbe mai potuto sbagliarsi, era troppo… familiare.
Si avvicinò lentamente a un albero, mentre i suoi occhi si velavano di una lieve patina di lacrime.
Quanto aveva sofferto?
Troppo, davvero. Tuttavia, mentre mille paure scomparivano, alcune rimanevano, e altre ancora si accavallavano dentro di lui.
E se Lily non avrebbe più voluto vederlo? Se durante la sua assenza si fosse innamorata di qualcun altro?
Malgrado continuasse a ripetersi che era quasi impossibile, niente gli impediva di escluderlo del tutto. In fondo erano esseri umani, e gli esseri umani si innamorano di più persone, i sentimenti cambiano, si evolvono con il tempo.
Già, il tempo. Cosa combina? Ci schiaffeggia, ci guarisce, gioca con noi, con i nostri sentimenti, rallenta nei momenti più brutti e difficili e corre quando siamo felici. Probabilmente, questo è la prova che non tutte le ore sono di sessanta minuti, o che non tutti i minuti sono di sessanta secondi…
Più si avvicinava a quell’ albero, più si sentiva vivo, rinato.
Era come se da lì si propagasse un’ energia capace di fortificare chiunque, ma forse era solo una sua impressione.
Perché in fondo quell’ albero un po’ gli apparteneva.
 
-Malandrini mi piace- un Sirius Black di undici anni salterellava intorno a un albero, battendo le mani.
-Allora siamo d’ accordo- fece James, con un allegro sorriso.
Tutti annuirono.
-E se ce lo dimentichiamo?- intervenne ad un tratto Peter, preoccupato.
-Non sarà possibile- sorrise beffardo James, mentre con la bacchetta incideva su un albero le parole “The Marauders”. Poi, a turno, incisero sotto alla scritta la propria firma.
-Ehm… non è molto prudente farci beccare nella Foresta Proibita a quest’ ora…- saltò su Remus, visibilmente in ansia.
-E dai, Rem, dobbiamo ammirare il nostro capolavoro…- sbuffò Sirius, prima di attirarlo vicino agli altri tre Malandrini, soddisfatti della loro opera.
 
James si avvicinò col muso a quelle parole, scritte con la penna dell’ amicizia. Se fosse stato umano le avrebbe di sicuro ripercorse con le dita, ma siccome rimaneva un cervo si limitò a farlo con la punta del naso.
Una lacrima gli bagnò il pelo rossiccio e splendente.
Com’ erano diventati, i Malandrini? Erano sempre uniti? Sperava di sì.
Era da un po’ che ci pensava, e sapeva che non poteva presentarsi subito ad Hogwarts o alle persone che amava. Poteva essere uno shock, sia per loro che per lui. Inoltre, chissà quanti avvenimenti erano trascorsi in quel lasso di tempo, e lui doveva prima sapere, informarsi. Tuttavia, finché restava un animale, solo Sirius, Remus o Peter sarebbero stati in gradi di riconoscerlo, e di sicuro non era il modo migliore per rivelarsi.
No, doveva pensare a qualcosa di meglio.
Fu in quel momento che il suo zoccolo calpestò qualcosa di diverso dagli altri bastoncini.
Era una bacchetta.
Una bestia dentro di lui ruggì, esultò, ringraziò, benedisse chiunque l’ avesse fatta finire lì, ignaro che una rossa di sua conoscenza, l’ aveva indirettamente aiutato.
Pochi secondi, ed ecco un ragazzo bruno, con i capelli arruffati e due profondi e lucidi occhi nocciola. Nonostante la barba fosse cresciuta a dismisura, il suo volto restava bellissimo. Si vedeva che era trascurato, ma nemmeno troppo. Anche se era stato animale per tutto quel tempo non specificabile, non aveva mica perso le sue abitudini da umano. Mangiava regolarmente, anche se solo erba, e si rinfrescava in ogni fiume o ruscello che incontrava.
In quel momento, fu come essersi risvegliato da un coma molto, molto lungo. Percepiva ogni muscolo del suo corpo, ogni mano, ogni organo, ogni braccio, ogni dita, persino ogni unghia. Sentiva il sangue circolare nelle vene, il cuore battere all’ impazzata.
L’ impulso di correre dentro il castello per urlare a tutti che lui era lì era davvero forte, ma la ragione lo trattenne.
Lentamente, imboccò il sentiero che portava ad Hogsmeade, lasciando che i suoi occhi si riempissero di quei dettagli tanto insignificanti quanto carichi di ricordi.
 
Lily uscì in fretta e furia dall’ ufficio del Preside. Fortuna che Silente voleva sbrigarsela da solo, perché lei non ce l’ avrebbe fatta a stare un minuto di più nella stessa stanza con quell’ individuo.
-Ciao!- una voce squillante la fece trasalire, e lei si voltò di scatto.
-Oh- fece, leggermente irritata, -Ciao- rispose senza entusiasmo.
-Ho sentito di Malfoy…- continuò Jason, facendosi più serio, -Be’, com’ è andata?-
-Diciamo che trova la mia presenza su questo mondo totalmente insignificante- rispose Lily, cercando di sgattaiolare via.
-Capisco- annuì lui, -Posso farti una domanda?-
-No- lo liquidò.
-Perché?- il suo volto si contrasse in una smorfia di delusione.
-Perché con questa fanno due- rispose, acida.
-Divertente- sorrise. Lily non era la più accanita sostenitrice di quest’ affermazione, ma era davvero carino, soprattutto quando sorrideva, -Be’, allora ne approfitto- scherzò, -Come mai sei sempre così scontrosa, con me?- chiese.
-Sarebbe questa la domanda?- s’ indignò lei, -Non lo sono- rispose, accelerando il passo.
-Certo che no- sghignazzò Jason, -Quindi il tuo atteggiamento non è un modo per dirmi che rifiuti sempre i miei inviti-
La ragazza si voltò, e lo fissò a braccia conserte, -Io non rifiuto i tuoi inviti- la sua affermazione suonava assurdamente falsa persino a lei.
-Assolutamente- l’ assecondò il ragazzo, con un sorriso smagliante, -Per cui non hai nessun problema per rifiutare un invito a Hogsmeade, oggi pomeriggio, no?- propose.
-Certo che non ho problemi, perché dovrei?- fece lei, confusa.
Jason Parker sgranò gli occhi per la sorpresa, -Alle quattro?-
-Cer… come?- rispose distrattamente Lily, ma Jason era già sfrecciato via.
La rossa si sbatté energicamente una mano sulla fronte.
Ecco, senza nemmeno pensarci, l’ aveva persuasa ad uscire con lui.
Grandioso.
Beh, perlomeno poteva andare all’ appuntamento per spiegargli che non era assolutamente intenzionata ad avere alcun tipo di legame con lui al di fuori dell’ amicizia tra colleghi, se proprio doveva averla.
Sì, avrebbe fatto proprio così.
 
Un ragazzo con i capelli corvini e anche piuttosto arruffati entrò nel pub.
Sembrava più vecchio, ma chi poteva ammirarlo da vicino si rendeva conto che non doveva avere più di venticinque anni.
James desiderò tanto indossare un mantello, ma con sé non aveva né soldi né altro per acquistarlo.
Squadrò il locale da cima a fondo. I Tre Manici di Scopa non era affatto cambiato, e anche lì non poté non provare la soddisfacente sensazione di essere a casa.
Una giovane cameriera dai fluenti capelli rossi si avvicinò e gli chiese, gentilmente:
-Cosa desidera?- sfoderò una schiera di denti lucidi nel suo sorriso cortese, e James non poté notare quanto fosse differente il rosso dei capelli di Lily da quello della cameriera.
Non negava che fosse carina, ma Lily la superava senza paragoni. I suoi capelli erano più lucenti, più scuri, e profumavano di fragola.
E poi, quella ragazza non aveva gli occhi verdi, elemento fondamentale.
-Avrei bisogno di scambiare quattro chiacchiere con la proprietaria del locale, se è possibile- si stupì nel cogliere il suono roco della sua voce. Anche se lui non lo sapeva, erano cinque anni che non proferiva parola con nessuno, -È Madama Rosmerta, giusto?- volle accertarsi.
-Certo, ora l’ avverto, però non so se sia disponibile- disse la ragazza.
-Dica pure che posso aspettare per tutto il pomeriggio, e se necessario, anche la sera-
-D’ accordo- la ragazza si allontanò, e James si tenne la testa con una mano.
Si stava concentrando su un quadro che raffigurava una giovane strega piuttosto attraente, intenta a pulire i bicchieri, quando la stessa donna comparve accanto a lui.
-Salve, io sono Rosmerta. La mia collaboratrice mi ha detto che mi cercava, posso esserle utile?- chiese gentilmente.
-Sì- rispose lui, -Però spero che abbia abbastanza tempo da dedicarmi-
-Cosa posso fare per lei?- domandò ancora la strega, che cominciava ad insospettirsi.
-Si sieda- la pregò James sperando di non sembrare troppo maleducato invitando la padrona ad accomodarsi su uno sgabello di sua proprietà, -Ho bisogno di sapere alcune informazioni-
 
 
 
 
 
CIAO!!!!!!!!!!! Scusate, lo so, lo so, lo so! Sono in ritardo, e avete tutte le ragioni per aggredirmi, però vi assicuro che non ho potuto fare altrimenti. La scuola comincia a massacrarmi, e se continuo così è probabile che il prossimo capitolo lo posti in latino….no, meglio di no…XD
A me questo capitolo non piace molto, e vi assicuro che il prossimo sarà molto più interessante, soprattutto perché si scopriranno alcune cose su Lily un po’ curiose…quindi vi prego di avere un po’ di pazienza e di scusarmi ancora, ma mi raccomando…recensite!!!! Ricordatevi che senza di voi la storia non va avanti!!!XD

 
Ringrazio:
 
La Nika: grazie, grazie, grazie!!!XD Parlare dei sentimenti è sempre molto difficile, perché sono astratti e per descriverli bisogna sempre farli diventare concreti con metafore sensate….io ci provo, e sono contenta che a te piacciano!!!XD non sai quanto mi fai felice… spero che questo capitolo lungo compensi il ritardo, ma proprio non ce l’ ho fatta ad aggiornare prima… a presto!!!XD KISSONI
 
Pallokkio: eheheheh sai che a me le storie tristi piacciono…beh in un certo senso ti ho accontentato, no?XD No, sono sadica, lo so…XD mi dispiace molto per il ritardo… spero di aggiornare un po’ più in fretta, ma come vedi, comunque vada io la fic non la lascio!!!Baci
 
Pecky: grazie!!!XD Anch’ io saltello quando leggo i tuoi complimenti!!! Per me è davvero tanto che qualcuno apprezzi il mio modo di scrivere, quindi ti ringrazio ancora. Per il ritardo mi dispiace, ma ora la scuola comincia a rendermi impossibile stare molto a computer, però prometto di fare sempre il prima possibile e spero che anche questo chappy sia all’ altezza degli altri XD KISSES
 
Lilly 94: ecco, ci ho messo un po’ ma sono qui!!!XD Certo che James è la giusta medicina, e se al posto di quegli antistaminici del cavolo mi prescrivessero un po’ di lui ci metterei il più possibile per guarire!!!=P Allora, come ti pare questo chappy??? Non ti preoccupare, lancia pure i pomodori…XD KISSES
 
germana: scuuuuuuuuuuuuuuuuusa sono in ritardo, lo soooo!!! Però alla fine eccomi qui!!! A me il capitolo non gusta tanto, per ora… ma almeno ti ho accontentato un po’!!!XD Sono dovuta essere un po’ triste, ma piano piano arrivo alla fine… grazie, grazie e grazie infinite per i complimenti!!!XD A presto, Bacioniiiii!!!!XD

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Capitolo 22
*** Lo straniero ***


 LO STRANIERO
 

-Che cosa vuoi sapere?- la barista arretrò, sconcertata.
Erano anni ormai che nessuno le faceva più una domanda del genere.
-Solo…- James provò a rispondere, ma la giovane proprietaria del locale, che era una sua coetanea, lo bloccò all’ istante, ancora prima che lui riuscisse a trovare le parole.
-Se è venuto qui a estorcermi informazioni sul mio conto, io…- era agitata, isterica, sembrava essere sul punto di urlare.
-Non ti farò del male- il moro si passò una mano tra i capelli, constatando la naturalezza di quel gesto abituale che mancava di fare da… quanto? Probabilmente, se Madama Rosmerta non fosse stata così diffidente, l’ avrebbe scoperto. –Voglio sapere che fine ha fatto Tu-Sai-Chi- disse, abbassando il tono di voce.
-Chi, Voldemort?- la tranquillità e il coraggio con cui la donna pronunciò quel nome lo lasciò di stucco, -Scusa, ma tu chi sei? Non ti ho mai visto- chiese poi, visibilmente più tranquilla.
-Per ora non ha importanza- rispose secco James, il quale dubitava fortemente che non sapesse chi era.
-Allora non credo di poterti aiutare- lo ricattò, -Io non sono abituata a spiattellare tutto al primo estraneo che fa irruzione al villaggio ed entra nel mio locale con la sola scusa di saperne di più- fece per alzarsi, ma il ragazzo la trattenne per il polso e incatenò gli occhi color ambra della ragazza ai suoi.
-Per favore- la supplicò, -Se te lo dicessi non mi crederesti, ma prometto che alla fine ti rivelerò la mia identità- tentò di addolcirla.
Rosmerta rimase letteralmente affascinata dal suo sguardo magnetico, e ciò bastò a convincerla.
-D’ accordo- si arrese, prendendo posto sullo sgabello di fronte a lui, -Chiedi pure, sono a tua completa disposizione- concesse, coprendosi il viso color porpora con i capelli.
Senza accorgersene, erano passati entrambi dal “lei” al “tu”, ma di sicuro questo non rientrava negli interessi del moro.
-Dunque…- continuò Rosmerta, con l’ aria da perfetta pettegola, -Cosa vuoi sapere?-
-Che fine ha fatto Tu-Sai-Chi?- domandò James, con il cuore che batteva a mille.
-Davvero non lo sai?- lo stupore della strega lo lasciò più che confuso.
Non era triste, non aveva cambiato discorso e non l’ aveva nemmeno pregato di abbassare il tono della voce. Anzi, pareva che quell’ argomento la sollevasse, le mettesse più allegria.
Lui scosse la testa, preoccupato per la risposta.
-Lord Voldemort è morto- annunciò sorridente, -Cinque anni fa-
Fu come fare una doccia fredda. Anzi, peggio.
Erano passati cinque anni.
Tanti, troppi.
Adesso lui aveva ventitré anni.
Che bellezza, aveva festeggiato cinque compleanni muti, senza che nessuno gli bisbigliasse auguri o si presentasse con un regalo.
Che gioia sapere che per cinque anni nemmeno lui aveva augurato buon compleanno agli altri, né aveva spedito loro regali sorprendenti.
-Com’ è morto?- anche se cercò di mascherare tutte le emozioni che tentavano con forza di uscire, la sua voce vibrò.
-Be’, ha trovato la persona in grado di fargli testa, di affrontarlo a testa alta. Qualcuno che non lo temesse, o almeno con il cuore troppo impegnato a soffrire per perdite ben più grandi, anche della propria vita- sorrise Rosmerta, compiaciuta, -Mia nonna diceva sempre che nessuno, nemmeno lui poteva essere indistruttibile e… aveva ragione. E pensare che è stato sconfitto da una diciottenne. Ci pensi? Aveva meno della metà dei suoi anni…-
-Chi l’ ha ucciso?- la curiosità ebbe il sopravvento, e lui interruppe quella sfilza di commenti.
-Oh- fece lei, -Lily Evans-
Qualcosa, attorno a lui, cadde. O almeno, così gli sembrò.
Sentì il peso della sua esistenza crollare, tutte le sue difese venire a meno.
Lily Evans.
Era pronto a tutto, fuorché a quello.
-L… Lily E… E… Evans?- chiese, la voce spezzata, gli occhi sgranati dal terrore.
-Sì, proprio lei- confermò Rosmerta.
-È… ancora… viva?- boccheggiò. Sentiva l’ ossigeno scansarsi dalle sue labbra, come se nessuno volesse più sentire il suo respiro.
-Certo che lo è!- esclamò lei, -Non che si possa propriamente definire “viva”, comunque sì-
-Cosa vuoi dire?- chiese, con impazienza.
-Be’, molti sostengono che la Evans abbia ucciso Voldemort per una vendetta personale, più che per il mondo magico- spigò la barista.
-Non capisco- disse James, -Spiegati meglio-
-Devi sapere che cinque anni fa, prima della sua caduta, Voldemort rapì James Potter- raccontò la ragazza, compiaciuta del fatto che quel misterioso straniero pendesse letteralmente dalle sue labbra, -Oh, ma tu non sai chi era James Potter, giusto?- fece poi, delusa.
-Sì, lo so- sussurrò il moro, invitandola ad andare avanti.
-Perfetto- sorrise, -Bene, James Potter e Lily Evans stavano insieme, erano innamorati come nessun altro. La loro storia è molto emozionante perché all’ inizio lei non ne voleva proprio sapere di quel ragazzo, che tra l’ altro era molto bello, e tutte le studentesse di Hogwarts facevano a gara per uscire con lui. La Evans, però, non era come le altre, disapprovava l’ arroganza di Potter e spesso litigavano di brutto. Alla fine, non si seppe mai come, si misero insieme- sospirò, presa dalla storia che stava lei stessa raccontando, -Per il castello e per il villaggio non girava coppia più carina e affiatata. Entrambi erano più felici, diversi, stavano davvero bene insieme. Tuttavia, in ogni storia c’ è la mela marcia, che in questo caso si chiama Voldemort- qui il suo sguardo s’ incupì, -Una sera, James Potter salì in dormitorio accompagnato da Sirius Black, il suo migliore amico, e nessuno li vide più scendere. Lily, accorgendosi che James non si faceva più vivo, salì nel dormitorio del ragazzo, e trovò l’ ambiente carbonizzato. Sulle prime, tutti pensarono che fosse stato Sirius a tradire Potter, ma poi, quando il corpo del vero Black fu trovato dalla stessa Lily Evans in un armadio del settimo piano, si scoprì che la persona salita in dormitorio con James Potter non era altri che Bellatrix Lestrange, Mangiamorte dichiarata, che aveva fatto astutamente ricorso alla Pozione Polisucco-
La donna fece una pausa, ma James non le concesse più di qualche secondo, -Continua- la incitò.
-Silente fece tutto quanto in suo potere per cercare il ragazzo, ma senza risultato, e poi si arriva alla battaglia- disse seria e amareggiata al ricordo dei tempi bui, -Voldemort scelse la sera in cui il Preside e altri insegnanti erano fuori per faccende dell’ Ordine, per penetrare a Hogwarts. Al ritorno dalla riunione, il castello era già abbattuto per metà. I rinforzi di Voldemort erano nettamente maggiori, e qui intervenne ancora Lily Evans. Grazie a doti che tutti ignorano, riuscì a chiedere l’ aiuto di Sirene e Ninfe, poi decise di uccidere Voldemort- ricordò con un brivido, -Lo scontro fu tremendo a tal punto che nessuno ricorda più nulla, eccetto la vincitrice, che però non dà informazioni a nessuno-
-Perché?- i suoi sforzi per mostrarsi indifferente erano definitivamente crollati.
-Oh, perché non vuole ricordare James Potter. O meglio, non vuole parlare con nessuno di lui- fece lei, come se fosse la cosa più naturale del mondo, -All’ inizio, si pensava  che fossero morti sia lei, sia Voldemort-
-Si è… fatta male?- volle sapere, ansioso.
-No- fu la risposta immediata, -Anche se è stata in coma per due settimane- aggiunse, -Comunque, da quella volta non è più stata la stessa-
-Che vuoi dire?- saltò su James, come se gli avessero annunciato una spiacevole notizia in una lingua che lui non comprendeva, -Cosa… cosa significa?-
 
Lily Evans era appoggiata ad una colonna, intenta a mangiare una mela decisamente aspra. Si era consigliata di ingoiare qualche zolletta o bustina di zucchero, per evitare di essere doppiamente scontrosa con quel fantastico ragazzo che di nome faceva Jason Parker, ma alla fine aveva deciso che non gliene importava proprio niente delle parole che potevano… ehm… accidentalmente… uscire dalle sue labbra.
-Lily!- esclamò una voce alle sue spalle.
La ragazza imprecò tra sé e sé.
-Evans- puntualizzò, prima di salutarlo con un cenno del capo, senza il benché minimo entusiasmo.
-Allora…- stavano passeggiando lungo il sentiero che portava al villaggio, e la rossa non si era nemmeno sforzata per cercare un punto di conversazione.
Dal canto suo lo riteneva un gesto di totale maleducazione, ma dopo aver liquidato varie volte il tentativo del ragazzo di prenderla per mano, si era convinta che nemmeno lui era molto informato sulle regole di galateo, quindi tanto valeva farne a meno.
-Da quanto tempo insegni a Hogwarts?- la sua domanda era così assurda e scontata, che ci mancava solo che lei rispondesse: “Da quattro anni, e tu?”
-Non lo sai?- fece, sprezzante.
-Be’, sì…- farfugliò lui, decisamente a disagio.
E allora che cazzo chiedi?-E allora non serve che ti risponda- lo zittì.
-Sì, scusa… ho formulato male la domanda… volevo sapere cosa si prova ad insegnare lì per così tanto tempo…- si corresse, un po’ incerto.
Oooh… ma che profondo…-Ah- fu tutto ciò che uscì dalla bocca della ragazza.
-Quindi…?- fece lui, come se dovesse estorcere delle risposte a un alunno impreparato, -Cosa si prova?-
A scoprire che i colleghi sono degli scassa balle? Un vero piacere, e ci mancherebbe!-Non lo so- disse la rossa, facendo spallucce ed evitando di incontrare il suo sguardo, -Non credo che quattro anni si possano definire un tempo sufficientemente lungo per dare una risposta precisa-
-Non mi sembri di buon umore- constatò lui, dispiaciuto.
Ma va’? Chissà perché…-Infatti non dico di esserlo- confermò la ragazza, indifferente a come potesse sentirsi lui a quelle parole.
-Posso fare qualcosa per te?- chiese gentilmente.
Sì, sparire, dissolverti nell’ aria…–No, nulla, grazie- nonostante le parole fossero cortesi, il suo tono risoluto non fece una piega.
-Se c’ è qualche problema…- continuò, allusivo.
Ma proprio non capisci? Tusei il problema! -…di certo non verrò a tormentare te- Lily chiuse il discorso, contrariata.
-Gentile- sorrise lui.
Se c’ era una cosa che non sopportava, era il fatto che gli altri fossero amichevoli anche quando li trattava da servi.
-Per ora, comunque, farò il possibile per farti ridere- continuò il ragazzo, fissandola con uno sguardo indecifrabile.
Se vai avanti ad essere così ottuso, ci riuscirai di certo–Ammesso che sia possibile- replicò lei.
-Non vorrai mica dirmi che non hai mai riso in vita tua!- disse, scherzoso.
No, ti sto solo dicendo che con te non l’ ho mai fatto, e se dovesse succedere sarà perché sei ridicolo, non perché sei spiritoso –Non da cinque anni a questa parte- la sua affermazione sembrò smorzare la sua allegria, o almeno i suoi sforzi di essere allegro.
-Arrenditi- sorrise, ma i suoi occhi non erano illuminati dalla solita luce scherzosa.
Eh, ti piacerebbe…–Non sono il tipo- ribatté la ragazza, con fermezza.
-Avanti, ora ti bendo- annunciò lui, come se fosse un’ abitudine quotidiana.
Ahahahah, è uno scherzo, vero?–Come?- la rossa inarcò un sopracciglio.
Senza nemmeno rispondere, Jason piombò alle sue spalle, e con un gesto abile e preciso, le allacciò una benda dietro la testa, all’ altezza degli occhi.
Brutto bastardo, idiota e demente. Perché ho accettato, perché?-Parker, toglimela di dosso- ordinò Lily.
-Suvvia, Evans, siamo quasi arrivati- protestò il ragazzo.
Allora cosa ci guadagni a farmi girare bendata come una pirla per tre secondi?–Appunto- disse, ma il ragazzo fu irremovibile.
-Eccoci- annunciò, qualche minuto dopo, mentre Lily rivolgeva l’ ennesima preghiera perché in giro non ci fosse tanta gente, -Tienila un secondo soltanto-
Lily udì il cigolio di una porta che si apriva, poi un odore di cannella e zucchero la invase, togliendole quasi il respiro. A ciò si aggiunse anche un’ ondata di tremendo calore, tanto che la rossa si chiese se Jason, stufo dei suoi modi poco cordiali, non l’ avesse condotta in una camera a gas.
Il suo collega le fece strada, e infine la fece accomodare, prima di sfilarle delicatamente la benda.
-Ora puoi vedere- disse, e dal suo tono Lily capì che sorrideva.
Quando sbatté le palpebre, la sua prima impressione fu quella di trovarsi all’ interno di una glassata caramella gigante.
Ovunque si voltasse, l’ unico colore che vedeva era il rosa, particolare che la spinse a domandarsi se la benda non fosse stregata.
Poi, quando il mondo assunse dei contorni più definiti, si accorse di essere in un locale noto con il nome di Madama Piediburro. La cosa la ripugnò a tal punto che sentì le sue guance tingersi di verde, tanto per fare contrasto.
 
-Ti interessa la ragazza, eh?- Madama Rosmerta fece un sorriso malizioso.
Anche James si sforzò di sorridere, ma i suoi occhi non mascherarono la preoccupazione, -La storia mi affascina- mentì parzialmente.
-Oh, su questo non avevo dubbi- commentò annoiata, -Non sei l’ unico ad esserne affascinato. Tutto è mistero, quando si parla di Lily Evans, e ciò suscita molte chiacchiere-
-Perché? Cos’ è successo?- nel dirlo, sbatté bruscamente un pugno sul tavolo, e tutti i clienti della ragazza che lo fronteggiava si voltarono dalla loro parte.
-Ma che hai?- domandò lei, stizzita, -Pare che da ciò che ti dirò dipenda la tua vita!- commentò, irritata.
Il moro tacque, mentre i suoi occhi nocciola si affollavano di ricordi, di immagini…
-Be’, comunque quando dico che Lily Evans è cambiata, non parlo a vanvera- continuò la barista, ancora un po’ infastidita.
-Potresti, per favore, dirmi com’ è cambiata esattamente?- sibilò lui, impaziente, -Questi giri di parole mi irritano, se permetti-
In quel momento, Madama Rosmerta fissò il ragazzo negli occhi.
Improvvisamente, sgranò i suoi, come si fosse resa conto solo ora con chi stesse parlando.
-Ma…- farfugliò, coprendosi la bocca con una mano, -Ma… tu… io ti conosco… tu…-
James si pentì subito dei suoi scatti repentini, e abbassò la testa, coprendosi la faccia con una mano: -Per favore- supplicò ancora.
La sua voce era roca, debole, sofferente.
Madama Rosmerta non se la sentì di replicare, sperando che alla fine quel ragazzo le dicesse chi era, -Lily Evans- cominciò, -Non esiste più. Molti sostengono che sia morta con James, e che quella che si fa chiamare Lily non sia davvero lei. Il fatto è che la perdita di Potter l’ ha sconvolta- spiegò, rattristandosi, -Io li ricordo, quando venivano insieme qui al pub, e lei era sempre così bella, gentile… Ora è l’ esatto contrario-
James attese, attento, mentre i suoi occhi venivano attraversati da un’ ombra scura e spaventosa.
-Il suo carattere cominciò a mutare già dai primi giorni di convalescenza dopo il coma- proseguì Rosmerta, assorta, -Il Ministero, per ricompensarla di tutto ciò che aveva fatto, le offrì una cifra sbalorditiva, e lei avrebbe rifiutato, se Silente non avesse avuto tanta pazienza da convincerla- raccontò, mentre il volto del ragazzo cambiava sempre espressione, e i suoi occhi mandavano in continuazione bagliori diversi, -Ma la cosa più strana fu il suo comportamento- lo informò, -Quando si risvegliò, Silente ritenne giusto organizzare un funerale per ricordare James Potter, cosa che non fece prima proprio perché pensava che alla Evans avrebbe fatto piacere assistere. Invece, quella grigia e tetra domenica, lei non si presentò al “funerale”- disse, mimando le virgolette alte con le dita, -Alcuni sostengono di averla vista mentre seguiva la cerimonia dalla torre di Astronomia, ma nessuno può esserne certo-
-Perché non è andata al “funerale”?- domandò il moro.
-Vedi, secondo lei, o almeno secondo ciò che pensava allora, James Potter non è morto, per cui celebrare il funerale di una persona viva sarebbe stato assurdo. Non solo il suo gesto fu brutalmente criticato, ma venne anche  accusata di non valorizzare il lavoro del Ministero, dato che all’ epoca inviò una squadra di Auror sulle tracce del ragazzo- spiegò Rosmerta.
-Poi?- fece James, avido di sapere.
-Poi affrontò i M.A.G.O., li passò con il massimo dei voti, naturalmente, e infine si iscrisse al corso avanzato per diventare Auror-
-Ci è riuscita?- il ragazzo sembrava speranzoso, anche se le sue emozioni non erano facilmente leggibili.
-Sicuro- affermò la barista, -Poi accettò l’ incarico che le propose Albus Silente, ovvero quello di occupare la cattedra di insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure-
James non stava più nella pelle: -Lavora ancora lì?- chiese, interessatissimo.
-Certo. Un’ altra cosa che con lei non ha funzionato è il naturale difetto della materia: la Evans ha spezzato il tradizionale uso di insegnare un anno e poi scappare. Ormai ci insegna da quattro anni, e non le è successo nulla- disse, alzando le spalle, come per chiudere una breve parentesi, -Comunque, i maggiori cambiamenti si sono notati quando è tornata a termine del corso di specializzazione-
-Com’ era?- sussurrò il ragazzo, incuriosito e sospettoso.
-Irriconoscibile- scandì Rosmerta, -Oggi come oggi, siamo abituati al suo nuovo look, ma è ancora difficile riconoscerla subito-
-Nuovo look?- ripeté James, alzando un sopracciglio.
 
-Tutto bene?- la voce di Jason suonava preoccupata e lontanissima.
Splendidamente, per gli standard di una che si ritrova in un reparto riservato ai dolci colmiele. -Credo… di sì- rispose, frastornata.
-È bellissimo qui, vero?- esclamò Jason, entusiasta, -Ti piace?-
Certo che sì. La prima cosa che farò sicuramente quando mi sbarazzerò di te, sarà infilarmi due dita in gola e vomitare. –Carino- mentì spudoratamente lei, storcendo un po’ il naso.
Una cameriera con due ciglia enormi che sbatteva in continuazione si avvicinò per le ordinazioni.
Mentre aspettavano le loro bibite e Jason parlava, Lily poté accorgersi subito dell’ impressionante fissazione che il collega aveva per le mani. Non poteva appoggiare per un secondo la sua sul tavolo, che le sue lunghe dita cercavano precipitosamente le sue, marmoree, fragili, affusolate.
Non ascoltò molto di ciò che le raccontava, per non dire niente. Si limitava ad annuire o a lasciarsi sfuggire qualche esclamazione di tanto in tanto. Tuttavia, lei attribuiva la colpa all’ ambiente, che la distraeva troppo. Pizzi, trine, merletti, fiocchi, nastrini, asole, stelle filanti e decorazioni varie tappezzavano le pareti del negozio, ma il problema non era nemmeno l’ ornamento in sé, ma il colore. Rosa cicca, rosa chiaro, rosa scuro, rosa confetto, rosa. Lei non sopportava tutto quel rosa. Persino la luce soffusa era rosa.
Quando la cameriera dalle enormi ciglia servì loro due fumanti tazze di tè, Lily interruppe il monologo del collega.
-Jason, devo parlarti- cominciò, lasciandolo a metà frase.
Il ragazzo la fissò, sorpreso. Era la prima volta che Lily si rivolgeva a lui senza che le avesse fatto una domanda o chiesto un parere.
-Prego, parla pure- concesse con un sorriso che fece luccicare i suoi occhi azzurrissimi, -Scusa se ti stavo annoiando…-
-No, non è per questo- la sua serietà mise a tacere ogni sorta di complimento, -Ora, non voglio che tu creda che io abbia un eccesso di autostima, ma devo e voglio dirti le cose come stanno, una volta per tutte-
Il moro l’ ascoltava, attento.
-Vedi, io…- continuò Lily, soppesando con lo sguardo la mano del ragazzo posata sulla sua, -Volevo parlarti riguardo a… quello- cercò di spiegarsi, accennando alle mani.
-Ti da fastidio? Posso…- si scusò subito lui.
-No, Jason, non è una questione di fastidio o meno- lo interruppe subito la rossa, -Dai tuoi gesti, da ciò che mi dici, dal modo in cui mi parli e ti comporti con me, io deduco che tu ci stia provando, sbaglio?- disse, schietta e diretta.
Jason arrossì, -Sì, be’… tu… mi piaci…- ammise.
Lily chiuse gli occhi, constatando che i suoi dubbi avevano avuto conferma, come pensava.
-Mi dispiace- proseguì Lily, trovandosi un po’ troppo fredda ed egoista nei suoi confronti, -Ma tu non mi interessi. Non c’ è nessun altro, che sia ben chiaro, ma…-
-Sì che c’ è- fece lui, deluso e un po’ imbronciato.
-Come?- domandò Lily.
-Un altro c’ è- ripeté lui, ora visibilmente arrabbiato, -James Potter-
-Potter è un capitolo chiuso, e non sei autorizzato a parlare di lui quando non c’ entra, d’ accordo?- s’ irritò la ragazza.
-Un capitolo chiuso?- disse sarcastico, -Non mi pare, Evans. Il fatto che tu non sia mai uscita con un altro da quando è morto, fa pensare che c’ entri, eccome- proseguì, infastidito almeno quanto lei, -Oh, aspetta, dimenticavo che per te non è morto…-
-Smettila- sibilò la rossa, -Ricordati chi sono. Ricordati che posso farti male. Ricordati che posso ferirti-
-Sì, una delle tue più evidenti capacità- commentò, amareggiato, -Lo fai tutti i giorni-
-Lo so- affermò Lily, -E avevo buoni motivi. Il primo era evitare tutto questo-
-Oh, non ti sei impegnata molto- dell’ ironia restava ben poco, mentre altri sentimenti prendevano il sopravvento.
-Tu di certo non mi hai facilitato il lavoro- ringhiò la ragazza, scontrosa, mentre i suoi occhi dardeggiavano mandando scintille e bagliori poco invitanti.
Fece per alzarsi, ma Jason bloccò immediatamente il suo polso al tavolo. –Oh, no, ora sono curioso di sapere i tuoi motivi- disse, acido.
-Perfetto- sbottò lei, abbandonandosi bruscamente sulla sedia.
-Allora, dimmi, perché mai non ti interesso?- domandò con fastidio.
-Perché non sei il mio tipo- rispose prontamente la rossa.
-Come fai a saperlo?- la sfidò, -Non mi conosci nemmeno-
-Per quello che ho potuto capire in queste settimane, non fai per me- spiegò Lily, impassibile.
-Nemmeno James Potter era il tuo tipo, all’ inizio- borbottò Jason.
Lily a quel punto afferrò di scatto il coltello che la cameriera si era dimenticata di portare via quando aveva tagliato due fette di torta per loro. Glielo conficcò sul dorso della mano, trapassandola da parte a parte.
Jason urlò di dolore, ma la sua bocca si spalancò senza che ne uscisse alcun suono: la rossa lo aveva reso temporaneamente muto.
-Questa- scandì, mentre estraeva la lama dalla carne, -È una delle più clementi pene che dovrai scontare quando nominerai James Potter in mia presenza- aveva parlato a bassa voce, ma il ragazzo la udì benissimo, -Gratta e Netta!- esclamò poi, puntando la bacchetta sul coltello e la tovaglia, macchiati di sangue.
-Se non ti dispiace, gradirei che bloccassi l’ emorragia- ringhiò Jason, quando riacquistò la voce.
Lily gli porse un fazzoletto.
Il collega la fissò, stranito: -Mbè? E che diavolo dovrei farci, con quello?-
-Sei un insegnante di Babbanologia: dovresti conoscere i metodi Babbani di primo soccorso- non rideva, ma i suoi occhi erano velati di una luce maligna.
-E tu sei una strega, dovresti conoscere formule per guarirmi in un secondo- replicò lui, aspro.
Certo che le conosco, ma non vedo perché mai dovrei prendermi il sacrosanto disturbo di guarirti così in fretta.–Altrettanto- replicò la rossa, facendolo infastidire ancora di più, -Dunque… desideri altre informazioni?- chiese, tranquillissima.
-No, preferisco di no- rispose secco lui, avvolgendosi il fazzoletto attorno alla mano sanguinante.
Poi si alzò bruscamente e la agguantò per il gomito, trascinandola fuori dalla porta.
-Ma chi ti credi di essere?- sbottò lei, -Non crederai mica che torni a scuola con te!-
-Sei venuta con me, e non ti lascerò da sola al buio…- disse Jason, cominciando una noiosissima predica.
Ma Lily non lo ascoltava più.
I suoi occhi erano stati magicamente attratti dal locale di Madama Rosmerta, I Tre Manici di Scopa.
Da una finestra, si poteva bene scorgere un tavolo occupato da due persone, una di fronte all’ altra.
Una, era senza dubbi Madama Rosmerta, e l’ altra…
Lily si sentì mancare. Possibile che…?
No, era impossibile.
Insomma, lui non aveva la barba, lui non…
La testa scoppiava, il cuore pure.
Le sue certezze, le sue idee… si stavano frantumando, crollando, dissolvendo, perdendosi nel vento.
-…Evans?- la voce di Jason era così alta che riuscì a distoglierla dai suoi pensieri, -Almeno abbi la cortesia di starmi a sentire, quando parlo!- sbottò, spingendola via.
-Cosa credi, che sia una bambola? Una bambina?- la rabbia s’ insinuò in lei come una meteora, -So camminare, so stare in piedi senza che nessuno mi regga e so anche la strada per Hogwarts!- sbraitò, fulminandolo con gli occhi.
-Oh, non cominciare…!- sbuffò il ragazzo.
-Cominciare?- fece lei, furiosa, -Cominciare? Certo che no! Finisce qui, chiaro? Io me ne torno a Hogwarts e non provare nemmeno a seguirmi! Non ti voglio più sentire, né vedere, se potrò evitarlo! Mi ripugni, mi disgusti!- lo insultò, prendendolo a pugni sul petto, -Sai che ti dico? Fai bene ad essere geloso di…- i suoi occhi pizzicarono, mentre quel nome stava per uscirle di bocca, -Oh, ma perché sto blaterando con te? Tanto non capisci- fece poi, velenosa come una serpe.
Infine si voltò e, irritata, imboccò il sentiero per la scuola, lasciando Jason Parker solo e amareggiato con le sue riflessioni.
 
Madama Rosmerta fece un sorriso triste: -Sì- confermò, -I suoi occhi-
-I suoi occhi?- James non capiva, indeciso se voleva sapere o meno.
Non era sicuro di poter accettare la realtà. Se il mondo era cambiato in meglio, a lui non importava, non finché Lily si lasciava andare in quel modo. Che cosa gli importava di ciò che ne era del mondo, quando l’ unico di cui apprezzasse l’ esistenza era quello della sua rossa?
Gli occhi di Lily erano intoccabili.
Verdi, profondi, bellissimi.
Nemmeno Lily aveva il diritto di modificarli, nessuno poteva portargli via la gioia che gli provocava la vista di quelle due pozze brillanti di smeraldi.
-Sì, esatto- annuì di nuovo Rosmerta, -Lily Evans era nota per i suoi occhi bellissimi, di colore…-
-…verde…- proseguì James al suo posto, incapace di trattenersi, mentre la bellezza di quelle iridi aleggiava nella sua mente.
-Tu come lo sai?- chiese la barista, perplessa.
Dalla sua espressione, James capì che il suo collegamento corrispondeva all’ ultimo pezzo mancante di un puzzle.
-Ebbene?- insisté lui, ignorando la domanda, -Che hanno gli occhi di Lily Evans?-
-Chiunque tu sia, li ricordi verdi?- indagò quella.
-Certo- sussurrò il ragazzo. Come potrei dimenticarli?
-Be’, scordateli- rispose la donna, -Ora sono magicamente grigi- lo informò.
Il moro si lasciò sfuggire un sorriso. –Stai scherzando- non era una domanda. Non poteva esserci altra spiegazione, dopotutto.
L’ unico cruccio stava nell’ espressione seria di Rosmerta.
-No- ribadì, amareggiata, -Non è uno scherzo-
Colpo di cannone.
James percepì lo strappo di una parte del suo cuore. Si stava praticamente lacerando in due, e come sensazione era a dir poco spiacevole.
-Perché grigi?- domandò, lottando con tutte le sue forze per l’ impassibilità.
-Oh, non li ha cambiati completamente, usa solo qualche prodotto perché nessuno ne veda il colore naturale- spiegò meglio la strega, -Comunque penso abbia scelto il grigio come simbolo della sua frustrazione, o qualcosa del genere, ma nessuno sa davvero il motivo-
-Nessuno ha mai fatto qualche ipotesi?- indagò James, ormai a corto di voce, o meglio, la sua fonte di coraggio era agli sgoccioli, aveva esaurito tutte le scorte di sopportazione.
-Tantissime, una meno probabile dell’ altra- rispose la ragazza, riassettandosi la lunga gonna, -Comunque, tutti pensano che la causa sia sempre la stessa di prima: James Potter- disse, ignorando che quelle parole fossero per lui un colpo basso, -Lily Evans senza James Potter è letteralmente mostruoso, triste, addirittura orribile, per non dire insano-
-Altri particolari?- chiese James, lo sguardo nocciola perso nel vuoto, sommerso in chissà quale ricordo.
-Sì, ora che mi viene in mente- fece quella, ripensandoci, -La Evans possiede inoltre uno strano animale, un gatto, per l’ appunto- precisò.
-Un gatto?- il bel moro strabuzzò gli occhi, allucinato.
Se i suoi conti tornavano, se conosceva davvero Lily Evans, lei odiava i gatti.
Tuttavia, quella conversazione gli aveva fatto capire che in fondo c’ erano molti aspetti del carattere di Lily che non aveva mai avuto l’ occasione di esaminare.
Più di una volta, durante quella conversazione, si era chiesto se si riferissero alla stessa persona, se a Hogwarts non ci fosse una sua omonima.
-Certo, ma è molto strano- rispose la barista, con aria di misteriosità, -Soprattutto perché l’ ha acquistato in modo che assomigliasse a James- aggiunse, e vedendo l’ espressione interrogativa dello straniero, proseguì: -Il pelo è folto e arruffato, e gli occhi sono color nocciola. Dimmi, hai mai trovato un gatto con queste caratteristiche?-
Il moro scosse la testa, sbalordito, folgorato.
-Nemmeno io- gesticolò Rosmerta, -Alcune persone dicono che quel gatto sia James Potter, sostengono che il ragazzo sia sempre stato un Animagus- raccontò, -Chiaramente, per me sono tutte balle, però c’ è anche un interrogativo sul nome dell’ animale- aggiunse, -Lily lo chiama Spillo, ma molti sono convinti che il vero nome segreto dell’ animale sia proprio James, e altri sono addirittura sicuri di averlo visto con un paio di occhiali su misura sul naso. Assurdo, non trovi?-
-Ma nessuno sa se sia vero…- commentò il vero James, che ormai cominciava a cogliere la tipologia della vita di Lily.
Mistero, buio, tenebre, abissi.
Nulla di fondato, oscurità totale.
Aveva fatto in modo che la sua vita fosse impenetrabile, invisibile, rendendola misteriosa agli occhi della gente.
-No, infatti- ammise Rosmerta, -Per ciò che sappiamo, quel gatto potrebbe essere James, portare gli occhiali o chiamarsi James-
-E… Lily… è…- non riusciva a trovare le parole per fare la domanda che continuava a galleggiargli per la mente dall’ inizio.
Per fortuna, Rosmerta gli venne in aiuto: -Vuoi sapere se è sposata?- intuì.
Il ragazzo annuì con vigore.
-Be’, no- negò la barista, -Non è mai uscita con nessuno, e nemmeno sembra alla ricerca della sua metà. L’ idea non sembra sfiorarla nemmeno, e io credo che sia “felice” di essere single. Da come si comporta, e tutto il resto, si può dedurre che non ha nessuna intenzione di dimenticare James Potter, basti pensare alla casa in cui vive…-
-Perché?- fece James, incuriosito, -Dove vive?-
-Oh, non te l’ ho detto?- si stupì Madama Rosmerta, -Quando finì lo studio di Auror e accettò la carica di insegnante, acquistò la vecchia casa dei Potter, a Godric’s Hollow, in cui abita tutt’ ora-
-E il Ministero gliel’ ha venduta?- James ormai non capiva più nulla.
Niente aveva una spiegazione, niente era logico, coeso. Cercava di assimilare tutti quei dettagli sulla tormentata esistenza di quella ragazza che per meno di un anno era stata la sua ragazza. Eppure, malgrado i mesi passati insieme fossero pochi, erano stati i più belli e intensi della sua vita.
-Be’, con la cerimonia funebre, il Ministero aveva ufficializzato la morte di tutti e tre i Potter, e dal momento che non c’ era nessun erede, la casa venne messa in vendita. Lily l’ acquistò immediatamente, timorosa che qualcun altro arrivasse prima di lei- spiegò.
-Ma… questa Lily… vive sola?- chiese, -Non ha amici?-
-Pochissimi- rispose la ragazza, -Gli stessi che aveva ad Hogwarts, però nessuno di loro vive con lei-
-Chi sono i suoi amici?- voleva verificare se Lily era rimasta fedele alle stesse persone, e si aspettava di sì, anche se dopo quello che aveva scoperto era un po’ difficile prevederlo…
-La sua migliore amica è Miley Jones fin dai tempi di Hogwarts, poi rimangono i migliori amici di James: Sirius e Remus. Per il resto, nessun altro-
-E Miley Jones non abita con lei?- indagò.
-No, no- la barista scosse il capo, -Miley è fidanzata con Sirius Black, e i due vivono insieme da un pezzo, ormai- raccontò, ignara della tempesta di sentimenti che travolse il suo interlocutore, -In quanto a Remus…beh, anche lui vive da solo, nonostante negli ultimi tempi l’ abbiano visto uscire con una ragazza…-
A James si scaldò il cuore quando scoprì che i suoi amici stavano bene ed erano felici, tuttavia mancava qualcosa…
-Scusa- la interruppe, -Ma i migliori amici di James Potter non erano tre?-
-Ancora una volta vorrei capire come lo sai, però suppongo che non me lo dirai, quindi…- Rosmerta alzò le spalle, -Quando scoppiò la battaglia- spiegò, -Ci fu un colpo di scena, terribile, soprattutto per i Malandrini. Lo sai, vero, che James Potter e i suoi amici si facevano chiamare così?-
James annuì, ancora una volta, in silenzio.
Malandrini.
Dopo tanto tempo, sentire quel nome, lo sollevò in maniera sorprendente, nonostante le parole della ragazza l’ avessero avvertito. Era chiaro che qualcosa non andava, nemmeno tra i Malandrini.
-Vedi, i Malandrini erano già devastati dalla scomparsa di Potter, o almeno lo erano Black e Lupin- si corresse, -Poi, quando scoprirono che Minus era un Mangiamorte, e che sapeva che James sarebbe stato rapito, ci rimasero malissimo. Ne furono colpiti soprattutto perché non se lo sarebbero mai aspettato, pensavano che i loro amici fossero l’ ultima delle preoccupazioni. La razione di Black fu tremenda. Insultò Peter, gli diede del vigliacco, lo pregò addirittura di ucciderlo. Lupin, invece, non disse niente, come al solito. È sempre stato un ragazzo tranquillo, sofferente e poco estroverso, però credo che la cosa lo abbia fatto sconvolto più di quanto si possa immaginare-
-N… non… non può essere…- davanti a sé, solo il vuoto.
Il suo cervello non si collegava, il suo cuore batteva troppo forte, la sua vista era appannata, e lui sapeva che non era perché in quel momento non aveva gli occhiali.
-Ti capisco- disse Madama Rosmerta, guardandolo con compassione, -Anch’ io ho fatto parecchia fatica ad accettarlo-
-No, no, no, no. Peter… lui…- sapeva che chiunque gli fosse passato accanto l’ avrebbe scambiato per un evaso dal San Mungo, ma tanto non avrebbe fatto alcuna differenza.
Peter, il piccolo Peter, il suo Codaliscia.
Non poteva essere vero.
Per la prima volta, desiderò non essere ritornato.
La gioia si mischiava con il dolore, e il suo cuore non sopportava tutta quella cascata di sentimenti.
Ma dov’ era finito? In che mondo si trovava?
Peter un Mangiamorte, Lily con gli occhi grigi.
Erano una barzelletta così assurda, ma allo stesso tempo terribile, che poteva essere scambiata benissimo per un racconto dell’ orrore, un incubo a tutti gli effetti.
-Lo so- disse ancora la barista, -Può sembrare fuori dal normale, ma ti assicuro che le cose stanno così-
-Peter… Dov’ è adesso?- chiese, senza nessuna espressione, -È morto?-
-Probabilmente, se lo fosse, sarebbe meglio per lui- rispose Rosmerta, -È stato portato ad Azkaban, e in seguito sottoposto al Bacio del Dissennatore- lo informò.
James sgranò gli occhi, inorridito, spaventato, preoccupato.
Peter senza anima, vuoto, neutro, ignavo.
Fu in quel momento che realizzò che non avrebbe più sentito la sua risata, che non avrebbe più scherzato insieme a lui. Non avrebbe nemmeno potuto sorprenderlo alle spalle e dirgli: “Ehi, Pet! Non mi riconosci?”
L’ unica cosa di cui si sollevò, fu il fatto di non averlo visto mentre appoggiava Voldemort, perché di sicuro non avrebbe retto. L’ immagine di Peter al fianco del Signore Oscuro stonava, era un duro colpo all’ occhio. E non solo.
E così, i Malandrini erano morti e sepolti.
Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso.
Bei nomi, ma c’ era bisogno di tutti e quattro perché producessero quel suono melodioso e… malandrino.
Lunastorta, Felpato e Ramoso erano ugualmente belli, ma l’ effetto non era più lo stesso.
Niente era più lo stesso.
-Com’ era giusto che fosse- aggiunse la ragazza.
Lui la fissò, senza dire nulla.
Davvero era giusto? Si poteva sul serio desiderare che una persona venisse privata della propria anima? Come poteva giudicarla una cosa giusta o sbagliata se non l’ aveva nemmeno provata sulla sua pelle?
Nemmeno lui, che era stato tradito direttamente, riusciva a stabilire se fosse giusto.
Non sapeva nemmeno se odiava Peter. Anzi, proprio non ci riusciva. Quello che fino a cinque minuti prima aveva considerato un amico, l’ aveva tradito già da un bel pezzo, eppure… occhio non vede, cuore non duole.
Proverbio a parte, anche adesso che sapeva, non era capace di disfarsi dell’ affetto fraterno che aveva provato nei confronti di Peter, nonostante questo potesse averlo sempre e solo sfruttato.
A quel punto, non sapeva nemmeno cosa Peter pensasse di lui, cosa l’ avesse spinto a mentirgli, a tenere nascosto tutto, a non avvertirlo, a passare al Lato Oscuro.
Non lo sapeva, non sapeva niente.
Eppure, sentiva che, nonostante quella nuova vita stesse sminuzzando il suo cuore e facendo a pezzi le sue vecchie abitudini, gli apparteneva.
Ora era lì, in un locale in cui aveva trascorso lunghissimi sabato pomeriggio, davanti a una ragazza che aveva sempre portato Burrobirre a lui e agli altri Malandrini, finendo ogni volta per offrirgliele.
Era ad Hogsmeade, un villaggio in cui andava sempre quando la scuola lo permetteva. Ad Hogsmeade, dove c’ era un favoloso negozio di scherzi, in cui aveva sempre lasciato un abbondante contributo.
Dopo cinque anni, si trovava a qualche minuto da Hogwarts, la sua amata scuola, in cui non aveva nemmeno terminato gli studi, preso nessun M.A.G.O. Ma soprattutto, a Hogwarts c’ era Lily.
Anche se aveva gli occhi grigi, un gatto con i suoi stessi tratti somatici e un carattere impenetrabile, restava pur sempre la sua Lily Evans, e i suoi sentimenti per lei non erano cambiati.
Si sentiva una calamita, magicamente attratto dal suo polo opposto.
E quando i due poli si incontrano, è difficile staccarli. Si cercano, si trovano, si uniscono.
Non si separano mai.
 
Sentiva il rumore dei suoi passi. I suoi piedi pestavano la terra con violenza, come se la sua intenzione fosse quella di fare male.
Era arrabbiata, furiosa, disperata.
Arrabbiata con Jason, perché era insensibile; arrabbiata con se stessa, perché aveva un carattere orribile; arrabbiata con James, perché non c’ era più; arrabbiata con il mondo, perché non girava nel verso giusto.
Una volta aveva così tanti progetti, invece ora non le rimanevano che la sua intelligenza e i suoi ricordi. Talvolta si domandava cosa ci faceva in quel mondo, perché camminasse sul suolo terrestre, quale fosse lo scopo della sua vuota e incolmabile esistenza. Inoltre, era sempre da sola.
Per scelta, naturalmente, però sentiva l’ esigenza di parlare con qualcuno. La solitudine la sollevava, ma al tempo stesso la intrappolava.
Dalla solitudine non poteva scappare, dai ricordi nemmeno.
Inoltre, si rendeva sempre più conto che stare da sola con se stessa non l’ aiutava, anzi, peggiorava maggiormente la situazione.
La sua mente le permetteva di rimanere concentrata su ciò che faceva, ma si sentiva sempre in fuga. In fuga dal pensiero del suo volto, in fuga dai ricordi con lui.
Se cominciavano addirittura a venirle le allucinazioni, sarebbe scoppiata.
Quel ragazzo, prima, le aveva ricordato James.
Non l’ aveva visto bene, ma da lontano gli assomigliava in maniera impressionante.
Il suo cuore aveva fatto capriole, giravolte, piroette, salti. Non sapeva definire nemmeno lei le sensazioni che aveva provato. Sapeva solo che, per un glorioso minuto, si era sentita felice, completa.
Poi, la dura realtà si era materializzata davanti ai suoi occhi, ed ecco il mondo, in tutta la sua malvagità, pieno di sfaccettature terribili, una più orripilante dell’ altra.
Senza accorgersene, era entrata nel parco del castello.
Non c’ era nessuno, a quell’ ora. Erano le sei, e di certo tutti erano nella Sala Comune a godersi il caldo del fuoco.
Le mancava, la Sala Comune. Le sarebbe piaciuto molto ritornarci, ma di sicuro non sarebbe stato prudente per l’ instabilità della sua mente. Tendeva troppo a fare collegamenti con il passato nei momenti meno opportuni.
-Ehi, ciao, bellissimo- disse, sorprendentemente dolce, arrestandosi davanti alla porta del suo ufficio, -Cos’ hai fatto di bello oggi, James?- domandò, chinandosi, -Hai fame? Vuoi la pappa?- una strana creatura dal pelo arruffato e nero come la pece miagolò, -Lo so, tesoro. Adesso mi preparo e ce ne torniamo a casa, d’ accordo?- altro miagolio.
Lily prese in braccio il gatto, il quale si accoccolò automaticamente appoggiato contro il suo petto, e prese a fare le fusa.
La ragazza lo accarezzò delicatamente, mentre apriva la porta del suo ufficio.
-Buonasera, professoressa- una voce alle sua spalle la salutò.
La rossa si voltò, sorpresa, -Ciao, Emma- rispose, stranamente cordiale, -Come va?-
La sua gentilezza sorprese sia lei che la ragazza, non più undicenne.
-Bene, grazie- rispose, sbalordita.
-Ti va di entrare?- la invitò Lily, con l’ ombra di un sorriso stampata in volto.
-C… certo- rispose timidamente lei, non riuscendo a capacitarsi di quel gesto. Da quando era successo quel che era successo, Lily l’ aveva trattata come una normale studentessa, non più come un’ amica, e ciò l’ aveva fatta soffrire parecchio.
-È successo qualcosa, per caso?- domandò, preoccupata.
-No, no- la tranquillizzò la rossa, -Prego, accomodati pure- disse, indicando la sedia di fronte alla scrivania, -Allora, cosa mi racconti?-
-Veramente, non so che dirle, professoressa…- disse Emma, seguendo con lo sguardo l’ insegnante, intenta a riempire una cartella con vari fogli di pergamena.
-Professoressa?- Lily inarcò un sopracciglio, -Preferisco che mi chiami Lily, come hai sempre fatto-
Emma sgranò gli occhi. Quando aveva provato a chiamarla per nome, quattro anni prima, si ricordava precisamente che erano stati tolti dieci punti a Tassorosso.
-Non hai voglia di parlare?- domandò Lily, non sentendo arrivare nessuna risposta.
-Sì, ma…- Emma era a corto di parole.
-Sai cosa ti dico, Emma?- fece Lily, chiudendo un cassetto, -Che adesso ti porto a casa mia, se ti va. Così possiamo parlare con calma. Ovviamente, solo se non hai altri impegni- stabilì.
-A casa tua?- ripeté la ragazza, sbalordita. Per quanto ne sapeva, nessuno era mai entrato in casa di Lily Evans, a parte i precedenti proprietari e la rossa.
-Se ti va- precisò Lily, guardandola negli occhi.
-Certo, io…-
-Bene, allora- sorrise Lily, -Ti aspetto fra cinque minuti nella Sala d’ Ingresso-
-Ma io… non posso… uscire dal castello…- farfugliò Emma, incerta.
-Certo che puoi- disse Lily, -Sei con me- aggiunse, strizzandole l’ occhio.
Emma sorrise, felice e sorpresa.
 
-Eccoci- annunciò Lily, sciogliendo con la bacchetta gli incantesimi di protezione.
Entrò, piena di borse, con James che la seguiva, intrufolandosi tra i mobili e facendo lo slalom tra i piedi di Emma.
-Scusami un attimo, Emma, devo fare una cosa- annunciò, dopo averle fatto fare il giro della casa, ma evitando accuratamente di mostrarle una stanza, -Ci metterò un secondo, tu intanto fa’ come se fossi a casa tua- detto questo si Smaterializzò.
Emma non fece nemmeno in tempo a guardarsi in torno, che la rossina ricomparve con due borse della spesa.
-In cucina sono un disastro, poiché non faccio mai da mangiare, quindi spero che la pizza non ti deluda- disse, estraendo dalle borse un pacco di farina e uno di sale.
-Posso aiutarti?- si offrì Emma.
-No, non ti preoccupare. Accomodati dove preferisci- disse la rossa, avvicinandosi alla credenza ed estraendo una scatoletta di cibo per gatti, -Vieni, Spillo, c’ è la pappa- chiamò, versando il contenuto della scatoletta in una ciotola.
Il gatto, abituato ad essere chiamato in due modi, si avvicinò subito e cominciò a mangiare con gusto.
-Posso… farti una domanda?- fece Emma, un po’ intimorita.
-Certo-
-Devi dirmi qualcosa di particolare?- chiese.
Lily la fissò. –No- rispose, tornando a pianificare l’ impasto, per dargli una forma rotonda.
-E allora… perché mi hai portata qui?- domandò curiosa la ragazza, scrutandola con i suoi occhi castani.
-Perché…- in quell’ istante, un dilemma si agitava nella testa di Lily: bugia o verità? –Avevo voglia della tua compagnia. È da parecchio che non colgo l’ occasione di trascorrere del tempo insieme a te- verità.
-Mi dispiace, Lily- disse Emma, sperando che la rossa non se la prendesse, -So cosa stai passando e… non è piacevole vederti così giù-
Lily annuì. –Comunque, non si può fare nulla, anzi. Con il mio comportamento ho peggiorato la situazione, per cui…- disse, alzando le spalle.
Era la prima volta che affrontava l’ argomento con qualcuno.
-Credevo che non mi considerassi più tua amica- snocciolò Emma.
Lily infornò la pizza, poi, sciacquatasi le mani, si voltò a guardarla.
Sul volto di Emma scorrevano copiose le lacrime.
-Emma- esclamò la rossa, avvicinandosi, -Non piangere, per favore. Hai ragione, scusami. Ti ho trattata male, però non devi nemmeno pensare a ciò che hai detto, d’ accordo?-
La ragazza annuì, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
-Vuoi vedere una cosa?- chiese Lily, per distrarla.
Infine, senza aspettare che rispondesse, si diresse verso la sua camera, ed Emma la seguì silenziosamente.
Quando arrivò, trovò la rossa davanti al suo enorme armadio.
-Guarda- disse, sorridendo e aprendone le ante.
Emma si avvicinò per vedere, e ciò che si trovò davanti la lasciò letteralmente a bocca aperta.
C’ erano file e file di vestiti, tutti ordinati per colore e per indumento. Maglie, gonne, vestiti e pantaloni da una parte, e scarpe, cinture, sciarpe, borse e occhiali da sole dall’ altra. Possedeva così tante cose da poter aprire un negozio. C’ erano maglie corte, maglie particolari, maglie intrecciate, con le maniche a palloncino… insomma, c’ era di tutto e di più. Abiti da sera, minigonne, jeans, non mancava nulla.
Lo stupore era tale da mozzarle il fiato.
-È la mia collezione segreta- spiegò Lily, stranamente triste.
-È fantastica!- esclamò Emma, -Dove trovi tutta quella roba?-
-Oh, sono solo capricci- la rossa fece spallucce, -Quando sono particolarmente depressa entro in un negozio di abbigliamento e compro tutto ciò che voglio. A volte i vestiti possono compensare il dolore, anche se solo per brevi attimi-
-Non credo che un gatto di cui prendersi cura e armadio zeppo di capi all’ ultima moda possa riempire la tua vita, Lily- espresse Emma.
-No, infatti- confermò Lily, amareggiata, -Però almeno, pensando a Spillo, mi sento utile per qualcuno-
-A Spillo- ripeté Emma, con una smorfia.
-Sì- confermò la ragazza.
-E quindi tu credi che non sappia che l’ ultimo nome di quel gatto è Spillo?- continuò Emma, alzando un sopracciglio.
Lily la fissò con aria interrogativa, come se fosse appena caduta dalle nuvole.
Negare l’ evidenza era una cosa che le riusciva molto bene, e che faceva anche abbastanza spesso.
-Lily?- fece Emma, dopo qualche minuto passato ad ammirare quella meraviglia, -Tu non senti uno strano odore di bruciato?-
La rossa sgranò gli occhi.
-La pizza!- esclamò, precipitandosi in cucina.
 
-Dopo questo, temo di non poterti dire altro- concluse mortificata Madama Rosmerta.
-Grazie- disse James, con un filo di voce, mentre la bestia si agitava dentro di lui.
Le pulsazioni del suo sangue erano così prepotenti da sembrare sul punto di esplodere, i muscoli tesi, le labbra serrate e secche, come se volesse trattenere qualcosa, una reazione involontaria che non era nei suoi programmi.
-Va tutto bene?- si preoccupò la barista, vedendolo piuttosto pallido e confuso.
-Non ne ho idea- per la prima volta da quando aveva proferito parola, rispose la prima cosa che gli venne in mente. E in effetti era vero.
Come si sentiva?
Quella domanda valeva qualche milione di galeoni, perché proprio non ne conosceva la risposta.
-Penso di avere il diritto di sapere chi sei, ora- la voce di Madama Rosmerta lo costrinse a posare i suoi occhi nocciola sul volto della ragazza.
Fino alla fine, aveva sperato con tutto se stesso che lei non glielo chiedesse, che si dimenticasse.
Invece, come previsto, non l’ aveva fatto.
Era evidente che le aveva messo curiosità, dopotutto anche lui ne avrebbe avuta. Non capitava di certo tutti i giorni che uno straniero si presentasse in un locale con la pretesa di sapere i minimi dettagli della guerra accaduta cinque anni prima, e infine di Lily Evans.
Non era entusiasta all’ idea di rivelarsi, ma l’ aveva promesso, e se ne pentì.
Comunque, restava il fatto che era solo grazie a Rosmerta se lui ora sapeva quel che sapeva, e non poteva ripagarla in altro modo. Anzi, non era nemmeno il massimo ripagarla così. Dopo aver passato il pomeriggio a metterlo al corrente di fatti che conoscevano praticamente tutti, era concessa anche a lei una domanda, tuttavia James si sentì in dovere di avvertirla.
Di certo, non gli sarebbe piaciuto essere la causa di un infarto alla sua giovane età.
Dopotutto, lì lo credevano tutti morto.
Per un momento, gli venne da ridere.
Era assurdo. La situazione era assurda. Il modo in cui era arrivato lì era assurdo.
Lui che per cinque anni aveva viaggiato per ritornare, mentre lì lo credevano morto.
Wow, strabiliante.
-Non posso darti torto- riconobbe, -Ma credimi, potresti avere un grande choc, per cui ti chiedo: ne sei sicura?- domandò, fissandola negli occhi.
Madama Rosmerta fu colpita da quelle parole, ma la curiosità ebbe il sopravvento: -Sì- rispose, decisa, sospettosa.
Il moro abbassò lo sguardo, mentre con la mano frugava nella tasca dei pantaloni invecchiati e logori.
Con lentezza studiata e la mano tremante, ne estrasse la bacchetta trovata nella Foresta Proibita, e appartenente a chissà chi.
Con un movimento preciso del polso, fece sparire la barba che gli era cresciuta durante quei lunghissimi cinque anni in cui non era stato altro che un anonimo cervo.
Poi, lentamente, alzò lo sguardo.
Umido, appannato, sofferente, esausto, stanco, ma al tempo stesso felice.
Le lacrime cominciarono a scorrere lungo la superficie ora imberbe delle sue guance, mentre pronunciava, in tono roco queste parole:
-Io- disse in soffio, -Sono James Potter-
 
 
 
 
 
RINGRAZIO:

Lilly 94: ciaoooo!!!! Mamma mia, grazie, come sono contenta!!!XD Per fortuna che non ti sei stancata, altrimenti povera me!!!:P Ehehehe chi lo dice che Lily e James si ritrovino??? Se anche fosse, con il suo nuovo carattere questa potrebbe bastonarlo, per cui…beh, ti lascio in un dubbio…XD KISSONI

germana: ciaoooo!!!!XD Beh, il capitolo l’ ho postato in fretta, tuttavia non è successo quel che speravi, ma, cara mia, ricordati che ogni cosa ha il suo tempo!!!XD Sì, ho creato un personaggio davvero antipatico quando mi è venuta l’ ispirazione di inserire Jason Parker, però l’ ho conciato per le feste…=P Grazie di tutto, davvero…comunque, prima di lasciarti ad aspettare il prossimo chappy(sempre che la storia non ti deluda), verrei farti notare una cosa: è davvero necessario che Lily e James si rimettano insieme, dal momento che non si sono mai lasciati?XP KISSSSSSSSSSSS

Pallokkio: Ecco qui il capitolo!!!XD Grazie, grazie, grazie davvero! Ora non ci resta che vedere la reazione di Lily, non trovi? Ma chi lo dice che sarà nel prossimo capitolo?XD Ricordiamoci il mio sadismo…=P A presto, un bacio
 

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Capitolo 23
*** Il cervo e la rossa ***


 IL CERVO E LA ROSSA
 

 
Chissà…forse questo chilometrico capitolo è quello che con ansia aspettavate…o forse no XD…per ora mi scuso solo per il ritardo, per il resto…buona lettura e ci vediamo a fine chappy!!!XD
 
 
Madama Rosmerta boccheggiò.
Passarono tre interminabili secondi, durante i quali il tempo parve arrestarsi.
Poi la barista sgranò gli occhi, che si riempirono subito di lacrime, e si tappò la bocca con entrambe le mani, per soffocare il grido di stupore che stava per lanciare.
James gliene fu grato. Se avesse urlato, ogni singola persona seduta a un tavolo del locale si sarebbe girata a guardarli.
Con le mani le afferrò i polsi: -Non dire una parola, Rosmerta- le intimò, -Non voglio che si sappia finché io stesso vorrò pubblicizzare la cosa, d’ accordo?-
La barista annuì, tremante, mentre piangeva senza interruzione.
Vedendola in quello stato, la cameriera con i capelli rossi si avvicinò per chiedere se avesse bisogno di qualcosa, e James si coprì il volto con un movimento infastidito della mano, un gesto che poteva essere apparentemente casuale.
La proprietaria la mandò via scuotendo il capo.
Occhi curiosi guardavano dalla loro parte, interessati da ciò che poteva essere successo.
James si stava giusto chiedendo se la sua idea di recarsi ai Tre Manici di Scopa fosse stata pessima, per non dire un fiasco totale, quando Madama Rosmerta si decise a parlare:
-Come hai f… fatto a… a…v… venire qu… qui?- domandò tra i singhiozzi, mentre estraeva una fazzolettino di carta dal contenitore che c’ era sul tavolo.
-È una storia lunga…- non aveva voglia di scendere nei particolari. Non ora.
-Hai… hai vi… viaggiato t… tanto?- chiese ancora quella, soffiandosi il naso.
-Sì- rispose James, con un tono che dichiarava la conclusione dell’ argomento.
-Sarai stanco…- sussurrò Madama Rosmerta, asciugandosi gli occhi.
-No, davvero…- replicò il moro.
Non aveva intenzione di fermarsi a dormire. Non aveva neanche un soldo bucato, inoltre voleva correre subito a Hogwarts.
-James- mormorò la ragazza, -È quasi buio- gli fece notare, -Non fraintendermi, ho molta fiducia nelle tue capacità, però credo che una bella dormita ti farebbe bene. Hai un aspetto orribile, malgrado tutto- disse, squadrandolo con compassione.
-Sicuro- disse con sarcasmo James, -E dove lo trovo un posto per dormire? Se anche andassi a casa, potrebbe non esserci nessuno e io non so come entrare. E poi non me la sento di andare da Lily- aggiunse, pensando che la barista avrebbe capito che non era una buona idea recarsi da una persona che, se anche non lo credeva morto, avrebbe potuto avere un piccolo grande choc.
-E dove pensi di andare?- lo sfidò Rosmerta.
-A Hogwarts- rispose lui, con un’ alzata di spalle, come se fosse un’ informazione scontata. Gli sembrava il luogo più ovvio di tutti.
-A Hogwarts- ripeté Rosmerta, con una smorfia.
-Sì- confermò lui, risoluto e deciso.
Rosmerta gli lanciò un’ occhiata torva: -Non so a quali mezzi tu possa ricorrere per entrare nel castello, che tra l’ altro è super protetto dagli incantesimi, e non voglio nemmeno saperlo, ma non mi sembra un’ idea così brillante farlo di notte. Se tu non hai intenzione di dormire, non è detto che tutti i professori abbiano deciso di fare le ore piccole- gli fece notare.
-Be’, comunque da qualche parte devo andare- replicò James, convenendo che l’ affermazione di Rosmerta non era dopotutto sbagliata.
La ragazza scosse il capo, accennando un sorriso: -Davvero ne hai passate tante da non ricordarti che il mio locale ha delle stanze?- disse, divertita, -Puoi dormire qui, no?-
James fece una smorfia: -Rosmerta, io non ho nemmeno un galeone da offrirti- mise in chiaro, guardandola con le sopracciglia inarcate.
-Passare una notte qui costa quindici falci- ironizzò lei.
-Non ho nemmeno quelli- era chiaro che James non aveva colto il suo sarcasmo.
-Avanti, Potter, quando mai hai pagato, qui?- sul suo volto comparve un luminoso sorriso.
Anche moro si lasciò sfuggire un sorriso, nonostante la sua situazione fosse decisamente molto più seria che divertente: -Tutte le volte in cui ho perso al gioco degli scacchi…-
-Oh, beh, ma se non sapevi muovere le pedine non eri costretto a scommettere, e comunque quello non lo metto in conto a nessuno…- ribatté lei, ma il suo sguardo passò dal divertimento alla preoccupazione, -James- disse, sbiancando e sbattendosi una mano sulla fronte: -Tu non mangi da… da quando?-
-Oh…- commentò il ragazzo, quasi ricordandosi che c’ era pure il problema del cibo, -Rosmerta, non importa, davvero, non voglio nemmeno fermar…- tentò di convincerla lui, ma la barista era già sparita dietro al bancone.
Poco dopo tornò con aria soddisfatta, e si risedette di fronte a lui.
Prese a squadrarlo in una maniera che James trovò a dir poco irritante. Pareva che fosse una specie di animale dello zoo particolarmente rara o in via di estinzione.
-Ti ho ordinato una zuppa- annunciò dopo qualche minuto di silenzio.
I capricci del suo stomaco erano la sua ultima preoccupazione in quel momento, tuttavia non poté negare di avere fame.
Era normale per uno che per cinque anni si era nutrito di erba e bacche?
Sì, decisamente.
-Grazie, però io non…- tentò ancora lui, determinato e cocciuto.
-Non fare storie, d’ accordo?- il tono della ragazza non ammetteva repliche, così James si rassegnò.
Poco dopo ricomparve la cameriera con i capelli rossi. Portava un piatto fumante e un enorme bicchiere colmo fino all’ orlo di acqua fresca, e li posò esattamente davanti a James. Domandò a Rosmerta se desiderava qualcosa anche lei, ma dal momento che la barista le rispose di no, se ne andò senza dire altro.
Gli occhi nocciola di James fissarono il bicchiere trasparente con desiderio per un brevissimo istante, prima  che quest’ ultimo venisse vuotato fino all’ ultima goccia.
Poi passò alla zuppa. La divorò con voracità,  come se fosse un animale, cosa che effettivamente era stato per tutto quel tempo.
Il suo stomaco fece le fusa, finalmente appagato.
Il moro non ricordava di aver mai gustato una zuppa in quella maniera, anzi, solitamente quando il menu del giorno ne prevedeva una, passava direttamente alla pietanza successiva, ma quella gli parve infinitamente squisita.
Madama Rosmerta sentì il suo cuore stringersi al pensiero di ciò che poteva aver passato durante quei cinque anni, anche se le sembrava impossibile che non avesse incontrato nessuno disposto a offrirgli un piatto di minestra durante il suo lungo pellegrinaggio.
-Il piatto è di porcellana- si lasciò sfuggire, mentre lo fissava incantata.
James rispose al suo sguardo, interrogativo.
-Non si mangia- gli ricordò Rosmerta.
Il ragazzo annuì: -Questa l’ ho già sentita-
-Per fortuna che non avevi fame- sorrise la ragazza.
-Non ho detto di non avere fame- le ricordò lui.
-Vero- ammise quella, -Sei stanco?- domandò infine.
James si affrettò ad annuire.
Dal momento che pareva intenzionata ad ospitarlo, era molto meglio starsene in una stanza, piuttosto che ancora lì, dove di sicuro avrebbe continuato a bombardarlo di domande.
-Vieni, ti mostro la tua stanza- Rosmerta si alzò e gli fece cenno di seguirla.
Salirono due rampe di scale, poi Rosmerta aprì la porta di una delle dieci camere.
James sbirciò all’ interno, mentre la barista entrava, e la trovò subito molto confortevole.
A destra c’ era un letto con il baldacchino, di fronte a lui una finestra, sotto la quale si trovava un tavolino.
-Qui c’ è il bagno- disse la ragazza, aprendo una porta che si trovava nella parete di fronte al letto, -E quello è l’ armadio, anche se tu non hai molte cose da metterci…- continuò, indicando un punto alla destra del letto.
James entrò e si guardò intorno.
-Adesso faccio arrivare Jessica con dei vestiti- annunciò, mentre si chiudeva la porta della stanza alle spalle.
-Rosmerta?- chiamò lui, prima che chiudesse la porta del tutto.
-Sì?- rispose, rimanendo con la mano sulla maniglia.
-Grazie- bofonchiò, roco.
Rosmerta rimase immobile qualche secondo, poi spalancò la porta e si fiondò tra le sue braccia, in lacrime.
James non rispose con molto entusiasmo all’ abbraccio. Per quanto fosse felice di essere lì, aveva parecchie faccende da sistemare, e non erano affatto facili.
-S… sc… scusa…- la ragazza tirò su col naso e si allontanò asciugandosi gli occhi con un fazzoletto e borbottando frasi sconnesse del tipo “Incredibile”, “Impossibile” o “Chissà come ha fatto…”
James Potter non fece in tempo a sbattere le ciglia che qualcuno bussò alla porta.
Andò ad aprire, e per l’ ennesima volta si ritrovò davanti alla cameriera con i capelli rossi.
-Ecco dei vestiti per lei, signor Chase- disse, prima di andarsene. James annuì, pensando che l’ idea di Rosmerta di dargli un falso nome non era niente male.
James sistemò i vestiti sul letto, poi si prese la testa tra le mani e cominciò a massaggiarsi le tempie.
Per cinque anni aveva desiderato non essere più solo, però quel momento di solitudine e riflessione gli serviva, e ne era contento.
Si sentiva frastornato, spaesato, stordito. Di sicuro quello era l’ effetto che gli provocava ciò che aveva appena scoperto.
Erano eventi inaspettati, fuori dal comune.
Il suo cuore era dilaniato dalla tristezza e contemporaneamente dalla gioia, per cui era difficile anche stabilire se si sentisse a pezzi o se fosse soddisfatto.
Da una parte, a renderlo felice c’ erano Remus, Sirius e Miley.
Remus stava bene, aveva cominciato a frequentare una misteriosa ragazza, mentre Sirius e Miley vivevano insieme da un po’.
Tutto ciò faceva diventare il suo cuore leggero, lo rendeva felice e ansioso di vederli, ma ciò che c’ era dall’ altra parte lo faceva quasi pentire di essere ancora vivo.
Dall’ altra parte c’ erano Peter e Lily.
Il pensiero di Peter era forse quello che lo faceva soffrire di più.
Andò in bagno, si spogliò e corse sotto la doccia.
L’ acqua calda scorreva sulla sua pelle eliminando ogni traccia del suo girovagare apparentemente senza meta, mentre una tetra, cupa, raccapricciante immagine di un Peter Minus vagabondo e senza anima compariva nella sua mente.
In quel momento, un ricordo gli fece sgranare gli occhi.
 
-Hai paura di una Mezzosangue?- il ringhio del Signore Oscuro aveva fatto tremare le pareti rocciose, tanta era la rabbia che provava.
-N… no, mio Signore…- quella voce.
La voce di un ragazzo.
Bassa, tremante, impaurita.
La voce che lui aveva riconosciuto subito…
-Peter!- non era riuscito a trattenersi, combattuto tra la gioia di rivedere un amico e il dolore che soffrisse quanto stava già soffrendo da giorni lui.
-Non lo sa?- la domanda sarcastica, maligna del Signore Oscuro.
Non sapeva cosa? Se l’ era chiesto, ma non l’ aveva capito.
Almeno, non allora.
 
Invece, ora capiva. Capiva a chi apparteneva la bacchetta che lo aveva liberato, capiva cosa non sapeva.
No, non sapeva che Peter era un Mangiamorte, e ricordava di aver scartato quella possibilità fin dal principio. Semplicemente, la considerava assurda, impensabile.
Tuttavia, il suo ritorno inaspettato gli aveva fatto capire che nulla è impossibile.
Nemmeno che il nostro migliore amico ci pugnali alle spalle, vendendoci nelle mani di un assassino, rovinando la nostra vita e quella di tutti coloro che ci amano, che vivono in simbiosi con noi.
Perché era solo colpa di Peter se Lily era finita nella “lista nera”, nell’ elenco delle persone che facevano lacrimare il suo cuore.
 
Ti ricorderò in ogni gesto più imperfetto
Ogni sogno perso e ritrovato in un cassetto
In quelle giornate che passavano in un' ora
E la tenerezza, i tuoi capelli e le lenzuola
E no, non piangere che non sopporto le tue lacrime
Non ci riuscirò mai
Perché se sei felice
Ogni sorriso è oro
E nella lontananza perdonandoti ti imploro
E parlerà di te
È solo che…
 
La vita della sua rossa era diventata tanto terrificante quanto interessante.
Aveva sconfitto Voldemort, avvenimento che lo aveva fatto sentire subito fiero di lei, il problema era che forse l’ aveva ucciso per motivi personali. Per vendicarlo. Comunque, conoscendola, doveva essere anche per quella ragione, ma non esclusivamente per quella.
Punto secondo, non era andata al suo “funerale”. Non aveva partecipato perché lo credeva vivo, sperava in un suo colpo di scena. Questo aspetto avrebbe potuto infondergli un’ innata forza, se non fosse accaduto cinque anni prima.
Invece, ora come ora, non immaginava nemmeno quale reazione avrebbe potuto avere Lily. Il fatto che non si fosse sposata o che non avesse mai avuto relazioni con nessun altro, non escludeva che avrebbe potuto prenderla male. Avrebbe potuto anche decidere di non vederlo mai più, cosa che gli avrebbe spezzato il cuore definitivamente.
Comunque, se non fosse stato per il suo cambiamento, dovuto alla sua scomparsa, dovuta al tradimento di Peter, James avrebbe saputo benissimo la reazione della sua bellissima rossa.
Invece a quegli evinti si susseguiva una reazione a catena di altri eventi.
Lily che acquistava la sua casa, Lily che possedeva un gatto animalescamente simile a lui, Lily che insegnava Difesa Contro le Arti Oscure ad Hogwarts da quattro anni, Lily con gli occhi grigi.
Quello era sicuramente l’ elemento più terrificante della situazione.
Il solo pensiero incuteva terrore, eppure quella caratteristica apparteneva alla nuova Lily Evans come una qualsiasi altra.
James non ricordò di aver mai fatto una doccia così lunga.
Mentre il suo corpo si rilassava, godeva delle proprie funzioni umane, i pensieri scorrevano con l’ acqua. Cercò di immaginarsi in mille modi come avrebbe potuto spiegare la sua comparsa, anche se nessuno gli sembrò abbastanza valido. E il problema era che l’ indomani sarebbe partito. Aveva aspettato per cinque anni, e non poteva più trattenersi…
Uscì dalla doccia, grondante d’ acqua dalla testa ai piedi, e si avvolse nell’ asciugamano.
Per la prima volta dopo cinque anni, si guardò allo specchio.
Non era cambiato granché, anzi, era troppo riconoscibile.
I capelli perennemente arruffati e corvini, gli inconfondibili occhi nocciola, le labbra sottili.
Solo i muscoli facevano la differenza. Erano più marcati, più pronunciati. Dopotutto, non aveva fatto altro che correre, e se questo non è esercizio…
Gli addominali erano scolpiti, duri come la roccia.
Se mai Lily gli avrebbe concesso di abbracciarla, si promise di prendere la massima cautela per non spezzarla in due.
Con quei pensieri si rivestì, poi si sdraiò, con l’ intenzione di osservare il cielo stellato.
Non che in quei cinque anni non ne avesse mai avuto l’ occasione, anzi, l’ aveva osservato così tante volte che gli era parso persino che le risposte che cercava potessero essere là, su una stella. E furono proprio quelle ragioni che lo spinsero a contemplare quel mantello blu ancora una volta, prima che la sua vita precipitasse nell’ incertezza. In tutti quegli anni, aveva avuto un unico, preciso obiettivo, e il futuro, ciò che lo attendeva il giorno seguente, era sicuro. Sapeva che avrebbe continuato la sua corsa verso Hogwarts, verso le persone che sicuramente nel loro cuore riservavano un po’ di spazio anche a lui. In quel momento, invece, sentì le incertezze assalirlo quanto la stanchezza. Nonostante sapesse che la sua meta era la scuola di magia, non conosceva i pensieri di tutte quelle persone che per cinque anni non avevano fatto altro che lasciare fiori sulla sua tomba, per cui gli era impossibile prevedere le loro reazioni.
Non appena la sua testa si posò sul cuscino, Morfeo lo avvolse tra le sue braccia. Sembrò che tutta la fatica di quegli anni dovesse essere risarcita con una dormita consolatrice, ma non fu proprio così. Anche se dormì senza sognare, il suo volto rimase una perfetta maschera d’ inquietudine.

Che quando non ritorni ed è già tardi e fuori è buio
Non c'è una soluzione questa casa sa di te
E ascolterò i tuoi passi e ad ogni passo starò meglio
E ad ogni sguardo esterno perdo l'interesse
E questo fa paura
Tanta paura
Paura di star bene
Di scegliere e sbagliare
Ma ciò che mi fa stare bene sei tu amore
 
Dei colpi lontani giunsero alle sue orecchie.
Socchiuse gli occhi, sopraffatto dalla stanchezza.
La stanzetta riassunse piano piano i suoi contorni.
I colpi si fecero più forti, insistenti.
Non erano tanto lontani, anzi, erano vicinissimi.
James si alzò dal letto, barcollante.
Aveva ancora sonno. Non credeva che la stanchezza potesse essere tanto pesante, ma evidentemente si sbagliava.
Dopo circa qualche anno arrivò ad un pomello di ottone molto simile a quello della maniglia. Sì, era nel giusto.
Lo girò, aprì la porta e subito il braccio di Rosmerta si arrestò a mezz’ aria.
-Sì?- disse, con gli occhi chiusi. Aprirli era una vera fatica.
-Ti ho svegliato?- domandò la ragazza, dispiaciuta.
-Be’…- farfugliò lui, non potendo negare l’ evidenza.
-Scusa, James, davvero- continuò lei, senza dargli il tempo di proseguire, -Solo che hai dormito parecchio, e pensavo che volessi andartene…- si giustificò.
-Che ore sono?- gracchiò lui, con la voce impastata dal sonno, passandosi una mano tra i capelli.
-Le cinque- rispose lei.
Per James fu sorprendente la capacità con cui quella notizia riuscì a svegliarlo completamente.
-Cosa?- esclamò sgranando gli occhi nocciola, -Perché non mi hai svegliato stamattina?- s’ indispettì.
-Senti, volevo farlo, ma eri stanco morto- si difese Rosmerta, -Ho provato persino a bussare, ma non hai sentito-
-Va bene, va bene- la zittì il moro, -Non importa- disse, scuotendo il capo, -Ora me ne vado- annunciò, uscendo dalla stanza. Non aveva nulla da raccogliere o da portare con sé, visto che teneva la bacchetta in una tasca dei pantaloni.
-Non vuoi mangiare qualcosa, prima?- propose Rosmerta.
James scese qualche gradino. –No, grazie, Rosmerta- rifiutò, -Hai già fatto tanto per me, e ti sarò riconoscente. Quando tutta questa storia si sarà sistemata verrò a ripagarti-
-Oh, non devi- disse quella, accompagnandolo alla porta del locale.
-Sì, devo- ribadì testardo James, -Ti chiedo solo un favore: acqua in bocca-
-Non ti preoccupare- lo tranquillizzò lei, andando a prendere qualcosa che teneva dietro il bancone. Era un mantello nero, e disse, porgendoglielo: -Prendilo. Fuori il tempo non è certo, inoltre oggi soffia un vento gelido-
-Grazie- fece un sorriso, piccolo, appena accennato, poi afferrò il mantello e se ne andò coprendosi con esso.
Rosmerta lo fissò, finché non scomparve dietro l’ angolo, diretto a Hogwarts, pensando che quel ragazzo dovesse essere davvero speciale. E innamorato.
 
Lily non passava una serata in compagnia così divertente da parecchio tempo, e stare con Emma le aveva fatto bene. A scuola era diventata meno severa, anche se non meno esigente, comunque agli alunni pareva piacere la nuova personalità della loro insegnante. Le lezioni erano rimaste toste, ma più divertenti, in modo che imparassero senza dover poi stare troppo sui libri.
Erano le undici e mezza di notte, e la rossa, dopo aver riaccompagnato Miley al suo dormitorio, aveva deciso di non tornare a casa, e ora se ne stava china su un mucchio di scartoffie, con James in grembo che faceva le fusa.
Lily lo accarezzò lievemente, e il gatto si strusciò contro la sua manina affusolata.
-Per fortuna che ci sei tu, James, altrimenti non so cosa farei- sospirò, prendendosi la testa fra le mani. Il gatto miagolò, come per dire che lo sapeva.
-Dico davvero, sai- continuò Lily, riprendendo ad accarezzarlo, -Senza di te mi sentirei inutile… in qualche modo le tue esigenze, il tuo bisogno di cure mi tengono occupata, convincendomi che servo a qualcosa- disse seria, fissandolo negli occhi nocciola.
-Sai perché ti ho acquistato non appena ti ho visto nella vetrina della farmacia a Diagon Alley?- chiese lei, prendendogli il muso fra le mani.
Il miagolio dell’ animale suonò quasi infastidito, come se gli avesse rivolto quella domanda un milione di volte.
-Sì, so che lo sai- sbuffò Lily, -Però volevo che…- ma il micio non scoprì quali fossero le sue intenzioni. Infatti, qualcuno bussò alla porta dell’ ufficio, e il gatto sobbalzò, prima di scendere dalle gambe della padrona.
Lily, dal canto suo, scattò in piedi, preoccupata. Di solito non bussava nessuno a quell’ ora di notte, perciò temeva che potesse essere successo qualcosa di grave.
A grandi passi attraversò la stanza, ma quando aprì la porta, la richiuse dopo un secondo, pensando di aver preso un granchio.
Nuovi colpi.
La sua irritazione crebbe a dismisura, e quando riaprì la porta disse, brusca: -Si può sapere cosa diamine sei venuto a fare, qui?-
-Ehi, ehi, calmati- la bloccò lui, spingendola dentro il suo ufficio e richiudendo la porta alle loro spalle.
-Perché sei entrato?- fece ancora la rossa, infastidita.
-Devo parlarti- spiegò, sintetico.
Lei rise, una risata isterica, amara: -Jason, non ho niente da dirti-
-Ma io sì- replicò lui, dannatamente testardo, -Mi dispiace- snocciolò.
-Non mi importa- replicò Lily, irremovibile, con le braccia incrociate sotto il seno, -Vattene- ordinò.
-Senti, lo so che mi sono comportato male, hai ragione tu- Jason la ignorò, -Però permettermi di dimostrarti che non sono come sembro…- fece, implorante.
Lily lo fissò con i suoi glaciali occhi grigi. Indifferenza, ecco quello che vi si poteva leggere. Le sue frasi non l’ avevano minimamente toccata.
-La porta è quella da cui sei entrato- disse, incantata a guardare chissà cosa.
-Non ti interesso proprio, eh?- disse Jason, sorridendo tristemente, -Sei ancora innamorata di lui, non è vero?-
-No, Parker- rispose Lily, sempre con gli occhi puntati nel vuoto, -Non mi interessi proprio-
Jason a quel punto se ne andò, anche se non poté non notare che Lily aveva evitato di rispondere alla seconda domanda. Chiaramente, chi tace acconsente.
 
Ho collezionato esperienze da giganti
Ho collezionato figuracce e figuranti
Ho passato tanti anni in una gabbia d' oro
Sì forse bellissimo, ma sempre in gabbia ero
Ora dipenderò sempre dalla tua allegria
Che dipenderà sempre solo dalla mia
Che parlerà di te
E parlerà di te
È solo che…
 
James si acquattò ai margini della Foresta Proibita. Quello che stava per fare avrebbe allungato un po’ la sua strada, ma poco importava. Si era detto che andare ad Hogwarts come umano non sarebbe stata una buona idea, inoltre non sapeva come entrare. Altrimenti, gli sarebbe toccato suonare, e che colpo per chi gli avrebbe aperto. No, era meglio intrufolarsi passando per la Foresta, anche perché se fosse rimasto umano gli incantesimi di protezione l’ avrebbero respinto.
Così sfoderò la bacchetta che lo aveva salvato, e in un attimo si ritrovò il cervo che era stato per cinque anni. Tenendola stretta tra i denti, cominciò la sua corsa in direzione del castello.
Un sacco di immagini, ricordi, volti, parole, gli apparvero nella mente. Fu talmente preso dal pensiero di essere finalmente a Hogwarts, che quando arrivò non se ne accorse nemmeno, finché una fitta allo stomaco gli fece capire che quell’ edificio in pietra era il castello in cui aveva trascorso gli anni più belli della sua vita, ma anche il castello che gliel’ aveva strappata, la vita.
L’ emozione salì fino agli occhi, inondandoli di lacrime.
Era identico a come lo ricordava. Nessun particolare in più, nessun dettaglio lo rendeva diverso. Niente faceva credere che fossero davvero passati cinque anni.
Lentamente, giunse al limite della Foresta. Gli alberi cominciavano a diradarsi, e la vegetazione smetteva di infittirsi, lasciando sempre più spazio all’ enorme parco che circondava il castello.
Fu in quel momento che la notò.
Era una specie di roccia a forma di baule. Sembrava fatta di marmo, e nonostante fosse a qualche centinaia di metri di distanza, brillava di una luce ultraterrena.
Non poté resistere alla tentazione di andare a vedere di cosa si trattasse.
Quell’ affare l’ aveva magicamente attratto, incuriosito, anche se la voglia di vedere Hogwarts era immensa.
Si avvicinò, piano, e subito si sentì pervaso da un’ energia sorprendente. Forte e malinconica.
Era davvero un baule di marmo. Non molto grande, né raffinato, eppure era meraviglioso nella sua semplicità.
Non aveva lucchetti, né una serratura. L’ unico ornamento erano due lettere incise in un angolino in basso.
L.E.
Il collegamento fu così scontato che non gli venne in mente a cos’ altro potesse riferissi quella sigla. Sapeva solo che quelle due lettere l’ avevano perseguitato per tutta la vita. Sia durante i sette anni a Hogwarts, sia durante quei cinque anni trascorsi lontano dal castello.
L.E.
Lily Evans.
Era così… ovvio.
Delicatamente, cercò di aprirlo con le corna, e si stupì vedendo che nessun incantesimo lo proteggeva. Quel baule era lì, nascosto ma raggiungibile da chiunque, capace di destare curiosità, e Lily non si era nemmeno sognata di fornirlo di protezione. Chissà, forse non conteneva nulla. O forse a Lily non importava che ciò che vi conservava potesse essere scoperto, magari non era nulla di importante. In fondo, Lily era sempre stata una ragazza menefreghista, nonostante le sue fissazioni.
Tuttavia, quando guardò all’ interno del baule, scoprì che non era affatto vuoto.
Dentro c’ erano delle buste sigillate, sembravano delle lettere, anche se sulla busta non c’ era scritto il nome del destinatario, ma solo i numeri che dovevano corrispondere alle date.
Non erano in ordine sparso, ma in file di venti e legate con un elastico.
James posò la bacchetta a terra, e, con la più assoluta delicatezza, sfilò la prima. Aveva paura di rovinarla, tenendola in bocca, però qualcosa gli diceva di non trasformarsi. Era un presentimento ridicolo, ma abbastanza fondato da convincerlo che andava bene così.
Capovolse la busta e lesse la data.
 
23 Giugno 1978.
 
Una morsa d’ acciaio gli stritolò lo stomaco. Quella lettera, era stata scritta esattamente qualche settimana dopo la sua scomparsa. E quella calligrafia sottile, ordinata, perfettamente leggibile, era di Lily.
L’ avrebbe riconosciuta tra mille, era impossibile sbagliarsi.
Una lacrima gli inumidì il pelo rossiccio, prima di cancellare l’ inchiostro.
L’ impresa più difficile fu aprire la busta. Primo perché era un cervo, e pur aiutandosi con gli zoccoli, i suoi movimenti restavano goffi, inoltre a incorniciare tutto c’ era l’ emozione, che lo faceva tremare.
Finalmente, spiegò la lettera.
La posò su una roccia, in modo da non sporcarla, e cominciò a leggere.
 
Caro James,
 
Che quando non ritorni ed è già tardi e fuori è buio
Non c'è una soluzione questa casa sa di te
 
No, non era più sicuro di voler continuare la lettura. Innanzitutto, perché le lacrime glielo impedivano. Poi perché la paura di scoprire il seguito della lettera lo pietrificava.
Tuttavia, gli occhi erano avidi di sapere, e scorrevano veloci sulle parole, sulle righe.
 
Caro James,
Dove sei? Perché non torni? Non puoi essere morto, mi rifiuto di crederci. Sono successe tante cose, ultimamente, e di una in particolare non riesco a capacitarmi. Quando sei scomparso, il mondo ha cominciato a cadermi addosso, così mi sono unita all’ Ordine della Fenice. So che tu l’ avresti apprezzato, visto che era il nostro progetto. Comunque, il 9 Giugno sono andata alla riunione. È stata la prima per me, e l’ ultima per tutti. Quando abbiamo fatto ritorno al castello, Lui era lì. Stava annientando tutto, radendo al suolo Hogwarts. Era tutto orribile. Avevo bisogno di te, in quel momento, ma il fatto che tu non ci fossi per mano di Lord Voldemort mi ha aiutata a reagire. Non so cosa mi sia preso, non so come abbia fatto, so solo che l’ ho ucciso. Io. È morto, James, capisci? Non può più toccarti, non può più farti del male. Ora vorrei solo sapere dove sei, cosa ti impedisce di tornare da me. Sto male, davvero. Dopo il lampo di luce verde, non ricordo più nulla. Infatti, mi sono risvegliata dopo due settimane, nel letto dell’ Infermeria. C’ erano un sacco di persone attorno a me, troppe. E tra tutte mancava quella che io volevo. Il primo volto che è apparso davanti ai miei occhi è stato quello di mio padre, quando io cercavo il tuo. Nessuno me l’ ha detto, ma ricordo che la prima parola che ho pronunciato al mio risveglio è stato il tuo nome. Il tuo maledettissimo e bellissimo nome. Ora capisci quanto sto male, James? Sto male perché non ci sei, ma al tempo stesso so che sei vivo, che respiri, pensi, rifletti, onori il mondo della tua presenza. Non ho idea di cosa mi convinca di questo, so solo che è così. E io ti aspetto qui, a Hogwarts. Non smetterò mai di aspettarti. Sai che ieri c’ è stato il tuo funerale? Silente ha mandato una squadra di Auror sulle tue tracce, ma dal momento che non ti hanno trovato, hanno pensato che tu fossi morto, così gli è venuta la brillante idea di renderti omaggio in questo modo. Patetico, non trovi, Potter? Io non ci sono andata. Spero che ciò non ti offenda, Potter, ma sarebbe inutile andare al funerale di una persona che non è morta, non trovi?
Sta arrivando qualcuno, è meglio che vada.
Ti amo,
Lily.
 
Gli occhi di James erano oscurati dalle lacrime.
Lily, Lily…
Lily c’ era, per lui.
Ci sarebbe sempre stata.
Passò a una lettera successiva.
 
27 Marzo 1980
 
Ciao, amore,
Tanti auguri. Non sai quanto sei difficile… ci ho messo tre giorni prima di acquistare il regalo adatto, e spero che ciò che ho scelto ti piaccia. L’ ho messo nella tua stanza, insieme a quello dell’ anno scorso. Quando ti deciderai a tornare te li mostrerò.
È il tuo compleanno, e non vorrei assillarti, ma credimi, è più forte di me. Mi piacerebbe raccontarti qualcosa di allegro, James, ma davvero, non ci riesco. Non finché tu non ci sei. Ho bisogno di te. Non vivo più ignorando le tue condizioni. Se vuoi starmi lontano, per me va bene, ma gradirei una tua notizia, almeno. Invece non so dove sei. Non so come stai, non so se mangi, se bevi, se ti scaldi, se qualcuno si prende cura di te. Sono passati quasi due anni, e la tua scomparsa è ancora avvolta nel mistero. Sono ormai lontani i giorni in cui eravamo io & tu. Ricordi il giorno in cui ti dissi che non avevo alcuna voglia di andare a lezione di Erbologia, né a quella di Babbanologia e nemmeno a quella di Antiche Rune? Tu mi prendesti per mano e, sotto gli occhi stupiti di tutta la Sala Grande, mi portasti via. Andammo in spiaggia, e tu mi chiedesti se ricordavo di che luogo si trattasse. Allora io ti risposi che sì, era la nostra spiaggia, quella in cui io scoprii che James Potter non era poi così male. Passeggiammo per ore e ore, baciati dal sole, calpestando la sabbia a piedi nudi e immergendoli nell’ acqua di tanto in tanto. Poi tu mi chiudesti gli occhi, raccogliesti una conchiglia e me la mettesti in mano. “Senti il mare?” mi sussurrasti. “Sì” ti riposi. “Io ho sempre nutrito una forte attrazione per il mare. Mi è sempre piaciuto rifugiarmi qui e ascoltarne il rumore, per sentire solo quello, e nient’ altro. Avevo bisogno di venire qui per tranquillizzarmi, per sfogare la rabbia. Per non pensare a nulla avevo bisogno che qualcosa di immenso come questo posto mi distraesse.” continuasti, mentre mi stringevi le mani perché non lasciassero quella piccola conchiglia, “Poi ho conosciuto te, e il mare non è più stata la mia consolazione. Per tranquillizzarmi devo solo guardare i tuoi occhi, tanto immensi che mi ci perdo. Per sfogarmi devo solo abbracciarti, allora la tua fragilità mi ricorda che la rabbia ferisce solo chi non lo merita.”
È sempre stato bello quello che hai detto, James, e mi pento di essermene accorta così tardi. Vorrei tornare indietro, per vederti sorridere. Per sentire la tua voce, per percepire le tue braccia attorno al mio corpo. Mi sento inutile, per questo ho preso una decisione. Se tu non tornerai entro tre anni, verrò a cercarti. Mollerò tutto, partirò senza nessuno, e ti troverò. Lo farei subito, ma il sospetto che accada una cosa del genere ce l’ hanno tutti, e io devo fare in modo che la gente dimentichi.
È inutile, la mia vita è uno schifo. Io sono uno schifo. Mi odio, perché mi comporto male con gli altri. Sono invidiosa, perché la loro vita può essere colmata da quell’ amore che per me non ci sarà più, e automaticamente anche la mia vita perde ogni significato. Non so quanto posso resistere, andando avanti così. Il testo di una canzone che ascolto spesso dice: “E ascolterò i tuoi passi e ad ogni passo starò meglio e ad ogni sguardo esterno perdo l’ interesse tanto ti amo, che per quegli occhi dolci posso solo stare male, e quelle labbra prenderle e poi baciarle al sole, perché so quanto fa male la mancanza di un sorriso, quando allontanandoci sparisce dal tuo viso e fa paura, tanta paura…” Purtroppo, io mi ritrovo in quelle parole. Ora sai come mi sento, e capirai da te che non sono al massimo della forma.
Ti scongiuro, torna da me.
Stringimi con le tue braccia estremamente rassicuranti, e dimmi che per me ci sarai sempre. Ne ho bisogno, dannazione!
“JTM”,
Lily.
 
Lily si chiuse la porta dell’ ufficio alle spalle. Era rimasta lì quasi tutto il giorno, tranne che per il pranzo, quando era scesa in Sala Grande per raggiungere il tavolo degli insegnanti e mettere qualcosa sotto i denti.
Erano rimasti tutti un po’ stupiti del suo ingresso, visto che di solito la domenica si fermava solo a cena. Nei weekend tornava sempre a casa, per cui era una cosa un po’ insolita.
Comunque non si era intrattenuta molto, giusto il tempo di masticare una mela e di scambiare quattro chiacchiere con i suoi colleghi, poi era ritornata in ufficio.
Non che avesse molto da fare, visto che aveva corretto tutti i compiti assegnati a quelli del quinto anno la sera precedente, però non voleva proprio imbattersi di nuovo in Jason Parker. Le stava così antipatico da urtarla, e questo già dal primo momento in cui ce l’ aveva avuto davanti, per cui da come erano andate le cose le sue considerazioni non erano di certo cambiate in meglio.
La cosa che più la infastidiva era la sua testardaggine. Non avrebbe mai ceduto, uno come lui non era davvero il suo tipo. Il problema, poi, era che lui non si arrendeva. Voleva a tutti i costi conquistarla, senza capire che i suoi tentativi erano inutili. Per non parlare della sua fissazione con James… Lo nominava ogni volta, altro elemento che la faceva andare su di giri.
E comunque, sì, era ancora innamorata di lui. Era una cosa che non poteva evitare, la provava e basta. Un giorno Miley le aveva detto che per amare una persona in quel modo ci voleva tanta tenacia, ma Lily non ne era poi così sicura. Ci voleva amore, non tenacia. La vita di coppia non era certo una rampicata o una maratona. Era così e basta, perché così doveva essere.
Tanto per cambiare, quel pomeriggio gli aveva scritto un’ altra lettera. Prima che uscisse dall’ ufficio per consegnargliela, Pip aveva cominciato a picchiettare con il becco sul vetro della sua finestra per consegnarle una lettera della sua migliore amica. Miley diceva che il giorno dopo Remus sarebbe dovuto venire a scuola per lavoro, per cui per pranzo potevano esserci anche lei e Sirius. Ogni tanto capitava che si ritrovassero tutti insieme lì al castello, allora in quelle rare occasioni pranzavano al tavolo dei Grifondoro, come ai vecchi tempi. Tuttavia, tutti sentivano che mancava qualcosa, anzi, qualcuno.
Lily attraversò il parco, e prima di dirigersi verso la Foresta Proibita, si guardò bene intorno, per evitare che qualcuno la seguisse. In quei cinque anni nessuno si era accorto dell’ esistenza del baule, ne era certa.
Primo, perché altrimenti le voci avrebbero cominciato a correre. Secondo, perché anche se così fosse stato, le lettere non le avrebbe lette nessuno, a partire dal fatto che grazie all’ incantesimo che aveva applicato erano toccabili solo a lei e a un’ altra persona, che sicuramente non le avrebbe lette.
Via libera.
Lily si aprì un varco tra due cespugli ed entrò nella Foresta.
Il suo baule era a pochi metri di distanza, e lei imboccò l’ ormai familiare sentiero.
Quando arrivò, fu convinta di aver sbagliato posto.
Al posto del suo baule di marmo, c’ era un maestoso cervo che le dava le spalle.
Pareva chino su qualcosa, e infatti…
 
Gli occhi di James erano ormai fuori uso.
Non era abituato a piangere, la sua sofferenza di solito non si manifestava sottoforma di lacrime, ma quelle lettere riuscirono solo a fargli quell’ effetto.
Lily, la sua testarda e bellissima Lily.
Stava per scegliere un’ altra lettera, quando una voce lo immobilizzò.
-No!- urlò.
Le sue zampe si irrigidirono, le sue orecchie si rizzarono.
Quella non era una voce. Era lasua voce.
James si voltò, tremando.
 
…paura di star bene
di scegliere e sbagliare
ma ciò che mi fa stare bene ora sei tu amore
e fuori è buio
ma ci sei tu amore
e fuori è buio…
 
Ciò che vide gli mozzò il respiro, gli tolse l’ aria.
Lily Evans era a pochi passi da lui, furente. I capelli rossi raccolti in una coda di cavallo, le lentiggini sempre presenti sul naso, e le labbra strette.
Il suo sguardo si concentrò sui suoi vestiti: indossava lunghi jeans neri e un maglioncino verde, molto simile al colore naturale dei suoi occhi. Si stupì notando che i piedi non calzavano scarpe con tacchi vertiginosi, ma bensì comode e pratiche scarpe da tennis. Il mantello nero le scendeva fino alle ginocchia, ma il suo abbigliamento catturò ben poco la sua attenzione.
I suoi occhi non la smettevano di fissarle il viso.
Era… strabiliante. E terrificante.
Gli occhi grigi creavano un contrasto assurdo.
La incupivano, la rendevano severa, accattivante, ma pur sempre bellissima.
In quei secondi, il tempo si fermò.
Il vento smise di soffiare, le foglie di tremare, il cervo e la rossa di respirare. Entrambi si guardavano negli occhi, senza muoversi di un millimetro.
Anche Lily si era bloccata. Qualcosa, in quell’ animale, l’ aveva messa in soggezione.
I suoi occhi.
I suoi grandi, splendidi, caldi occhi nocciola.
Gli occhi di…
No, impossibile.
In quel momento, Lily si dimenticò del motivo per cui ce l’ aveva con quel cervo.
I suoi occhi erano ipnotizzanti, tanto che non riusciva più a osservare qualsiasi altra cosa.
Come una scheggia, si fiondò verso l’ animale, e con forza strinse il suo muso tra le mani.
James sussultò. Era vicina. Pericolosamente vicina. E non sapeva chi fosse.
Le sue mani fredde e affusolate avevano una stretta più salda di ciò che avrebbe mai pensato, inoltre lei sembrava non avere la minima paura di un animale così grosso.
-Tu non puoi avere quegli occhi, maledizione! A chi li hai rubati, eh?- le lacrime, prepotenti, amare e improvvise sgorgarono dai suoi occhi grigi come lastre di nebbia. Stava delirando, lo sapeva, ma il fatto che quelli fossero gli occhi di James l’ aveva mandata in tilt. Il suo cervello si era magicamente scollegato dalla razionalità. E nessuno poteva affermare che si stava sbagliando, che li stava confondendo, che erano solamente molto simili, perché lei si ricordava ogni minimo dettaglio dei suoi occhi. Non erano solo nocciola o castani, o qualsiasi altro modo ci fosse per definirli. Lei ricordava alla perfezione delle due pagliuzze dorate che James aveva nell’ occhio destro, e una in quello sinistro. E quel cervo ce le aveva. Inoltre, il taglio degli occhi era identico, inconfondibile, indiscutibile.
Anche dagli occhi nocciola del cervo cominciarono a scendere le lacrime.
-Piangi?- chiese Lily, con stupore, allentando la presa e lasciandosi cadere sull’ erba, di fronte a lui.
La bestia annuì.
Lily si prese la testa fra le mani: -No, no, non è possibile. Sto andando fuori di testa, io… Un animale non può capirmi, giusto?-
Il cervo si avvicinò, piano. Con delicatezza, posò il muso nell’ incavo del suo collo.
Lily si aggrappò a quell’ animale, e cominciò il suo pianto silenzioso, sentendosi a casa, sentendosi fottutamente strana, ma soprattutto bene.
Poco dopo si staccò, tremante, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano.
-Sono una stupida- dichiarò, -Sono convinta che tu mi capisca, ma gli animali non possono capire le persone, no?- nel dirlo, guardò il cervo, che scosse la testa.
-E tu… tu mi capisci?- chiese ancora lei.
L’ animale annuì.
-È… strano questo, lo sai?- proseguì la ragazza, mentre il suo sguardo cadeva sulle sue lettere sparse a terra, -Ma… stavi leggendo?-
James annuì, sentendosi in una situazione assurda.
-Be’, non potevi- replicò lei, quasi con rabbia, -Solo una persona è autorizzata a farlo, e se l’ occhio non mi inganna di brutto, tu sei un cervo. Non credevo che l’ incantesimo non fosse valido con gli animali, ma evidentemente mi sbagliavo. Comunque, non le devi leggere-
Il cervo la fissò, stranito, con il sopracciglio inarcato.
-È inutile che mi guardi così- disse Lily, incrociando le braccia al petto.
Il cervo si avvicinò di nuovo.
-Sei bellissimo- disse Lily in un soffio, contemplando con interesse ogni dettaglio di quella creatura, -Voglio toccarti- scandì, e subito allungò la mano verso di lui.
James sentì qualcosa che gli si agitava dentro, e un brivido gli percorse tutta la spina dorsale, quando la sua manina cerea cominciò ad accarezzargli prima il viso, poi disegnò il contorno delle sue maestose corna.
-Quelle lettere sono per James, il mio fidanzato- snocciolò la rossa, tutt’ a un tratto.
Il cervo arretrò bruscamente, ma Lily non ci fece caso.
-Non parlo di lui con nessuno, lo sai? Ogni volta che penso a lui soffro parecchio, perché se n’ è andato. Non di sua volontà, che sia chiaro- puntualizzò.
-Lily!- una voce, severa, di donna, fece sussultare entrambi.
James sentì la bolla che li aveva avvolti durante quei meravigliosi istanti esplodere, e Lily rimase con la mano sospesa a mezz’ aria.
-Merda!- imprecò, a denti stretti, rabbiosa e infastidita.
-Ci sarai ancora, dopo?- chiese poi, dolce, rivolta al cervo.
James si sentì pervaso da un’ energia sorprendente, da una piacevole voglia di vederla ancora, di accontentarla.
Annuì, piano, e Lily gli baciò la fronte, prima di scomparire oltre i cespugli e gridare: -Sono qui, professoressa McGranitt!-
James attese.
Sentì le voci delle due donne farsi sempre più lontane, fino a scomparire del tutto.
E così, quella era Lily. A parte qualche cambiamento fisico, con lui non era diversa. Era sempre Lily, la sua rossa, la sua Evans. Fiera, altezzosa, istruita, pronta, sicura e dannatamente fragile. Si chiedeva se in fondo non avesse intuito qualcosa: difficilmente le sfuggivano i particolari.
Comunque, non era di quello che si doveva preoccupare. Piuttosto, era arrabbiato con se stesso. La sua voglia di rivederla, di stare con lei, aveva mandato a monte i suoi piani.
Non poteva più essere un cervo, essere Ramoso. Doveva essere James Potter, d’ ora in poi. Non gli erano bastati cinque anni? Non gli erano bastati tutti quei giorni di astinenza? Sì, erano anche troppi, e allora cosa lo induceva a comportarsi in quel modo?
Domanda retorica, si disse, dal momento che la risposta era una sola: lei, sempre e solo lei.
 
Minerva McGranitt la convocò nel suo studio per parlare di chissà cosa.
Infatti, ci era andata per scoprirlo, ma il punto era che non aveva la minima voglia di starla a sentire. Voleva tornare da quel cervo.
Non sapeva perché, non sapeva cosa la spingesse, sapeva solo che moriva dalla voglia di rivederlo, di accarezzarlo ancora. Era come se tra loro ci fosse un legame inspiegabile, appartenente a una vita passata. Ad un certo punto, la McGranitt iniziò il suo monologo sui G.U.F.O. e sui M.A.G.O, e Lily, seppur riluttante, la stette a sentire, intervenendo di volta in volta.
Stavano in quell’ ufficio dal mobilio affascinante e antiquato da più di tre ore, e la rossa si era concentrata a fissare un regale specchio nella parete di fronte. I suoi pensieri erano altrove, completamente distanti da quella stanza, quando una parola le venne in mente.
Ramoso.
In quel momento, sgranò gli occhi. Non perché avesse compreso, ma perché il collegamento le era venuto spontaneo, e non sapeva spiegarsene il motivo.
-…Sì, be’, lo so che è un impegno non da poco, però tu saresti la persona più adatta…- la voce della donna la riportò alla realtà.
-La persona più adatta?- ripeté, distrattamente.
-Sì, proprio così- confermò Minerva, -Sei la più abile pozionista del secolo…-
-E… questo che c’ entra?- chiese la ragazza, cadendo dalle nuvole.
-Lily, si può sapere in che pianeta ti trovi?- fece la McGranitt, infastidita, -Ti ho appena proposto di accettare l’ incarico come insegnante di Pozioni per gli alunni del quinto anno-
-Perché?- domandò la rossa, -Non ce l’ hanno già un insegnante di Pozioni?-
-Sì, ma ti ho spiegato che per il professor Osbourne le classi sono troppe, inoltre non se la sente di fare sia M.A.G.O. che G.U.F.O.- spiegò l’ altra.
-Oh- commentò Lily, -Sì, sì, per me non c’ è nessun problema- assentì.
Minerva McGranitt si aprì in un sorriso: -Te ne sono infinitamente riconoscente- la ringraziò, -Ora sarà meglio scendere a cena… cosa dirà il Preside se non si presenteranno due insegnanti?-
-A cena?- ripeté Lily, -Che ore sono?-
-Le otto e venti- la informò la collega.
A Lily vennero i brividi: -Be’, grazie, Minerva, ma non credo che verrò… a cena- balbettò.
-E perché?- la McGranitt assunse il consueto cipiglio severo.
-Perché…- disse Lily, alla disperata ricerca di una risposta, -Perché ho da fare- concluse, avviandosi in gran fretta giù per le scale.
Non diede tempo nemmeno alla McGranitt di raggiungerla, timorosa che potesse chiederle il motivo per il quale usciva dal castello in piena notte, quando tutti gli insegnanti erano riuniti in Sala Grande. Inoltre, se l’ avesse vista entrare nella Foresta Proibita, non sarebbe di certo stato il massimo, a partire dal fatto che sarebbe stata sottoposta a un pesantissimo terzo grado.
Era in ritardo, e di sicuro nella Foresta non avrebbe trovato nessuno, come al solito.
Si dava della stupida, pazza e schizofrenica, perché solo una persona con quelle caratteristiche poteva credere che un cervo stesse là ad aspettarla. Era assurdo, surreale, totalmente infondato, eppure ci sperava. Le veniva da piangere, pensando che la sua vita era caduta talmente in basso al punto di aggrapparsi alla speranza che un cervo –e non una persona, ma un animale- la stesse aspettando.
 
James si muoveva avanti e indietro, i muscoli tesi, le orecchie pronte a cogliere ogni tipo di suono.
Lei non era tornata.
Erano passate ore, il sole era tramontato e ora in cielo si ergeva argentea e brillante la luna, ma di lei nessuna traccia. Prevedibile, dopo tutto. Che cosa poteva volere una ragazza da un cervo? E quella maledetta situazione si era creata a causa del suo errore nel non raccontare a Lily cosa diventavano lui e i Malandrini nelle notti di luna piena. Perché se l’ avesse fatto, la rossa se ne sarebbe accorta immediatamente, l’ avrebbe di certo riconosciuto.
Invece non ci era riuscito. Solo in quel momento si rendeva conto di quante cose avevano condiviso lui e Lily e che, sebbene fossero stati insieme per un tempo brevissimo, la loro storia era stata intensa.
Ad un certo punto, un rumore frenetico di passi.
James si voltò.
Era lei.
Era tornata, era lì.
Quando la fissò negli occhi, Lily si arrestò, poi si avvicinò di nuovo, piano. Pensava che, dopotutto, poteva anche non trattarsi dello stesso cervo, ma gli occhi dell’ animale smentivano quest’ affermazione.
La ragazza si inginocchiò di fronte a lui, incredula.
-Sei rimasto qui tutto il tempo?- chiese.
James annuì, mentre il suo cuore accelerava i battiti.
Lily fece una piccolo sorriso. –Stai tremando- disse, e poi allungò la mano per accarezzarlo.
-È… il tuo cuore, questo?- domandò, appoggiando la testa al suo petto, per ascoltarne il suono.
L’ animale assentì.
Lily chiuse gli occhi, probabilmente persa nei suoi pensieri. –Sono passati anni dall’ ultima volta che ho trovato interessante ascoltare il battito del cuore di una persona- disse, sedendosi sull’ erba fresca. Il cervo la imitò, accoccolandosi ai suoi piedi.
La rossa si mise a fissarlo, curiosa. –Hai degli occhi meravigliosi- disse infine.
L’ espressione del cervo sembrava voler dire: “modestamente…”
-Lo sai già, eh?- sorrise lei, -E i miei? Ti piacciono?- domandò.
James tornò serio. Sì, gli piacevano eccome. Ma quelli non erano i suoi, quindi scosse la testa, osservandola con severità.
-No?- Lily parve dispiaciuta, -Oh, be’, questi… non sono davvero i miei occhi- rivelò, triste, -In realtà i miei sono verdi, ma da quando James è scomparso mi sono rifiutata che gli altri, e me compresa, vedessero gli stessi occhi che lui amava- spiegò, -Mi diceva sempre che gli occhi erano la cosa che più mi rappresentava, e che sarei potuta cambiare in tutto, ma dagli occhi lui mi avrebbe riconosciuta subito. Sosteneva che tutti gli occhi verdi erano uguali, tranne i miei. Gli piacevano davvero molto- continuò, fissando un punto sconosciuto davanti a sé, -Vuoi vederli?- sussurrò poi, sorprendendo entrambi.
James annuì con vigore. Certo che voleva vederli. Come aveva appena affermato lei, secondo il suo parere Lily Evans non poteva essere Lily Evans senza gli occhi verdi.
La ragazza estrasse la bacchetta, e in un attimo ai cupi occhi grigi si sostituirono quelli verdi, intensi e profondi della vera Lily Evans.
James provò un tuffo al cuore. Ora, era davvero Lily. Quanto belli erano, quegli occhi? Si chiedeva quanto tempo fosse passato dall’ ultima volta in cui li aveva esibiti in pubblico.
-Questi ti piacciono?- fece la ragazza, sarcastica.
Il cervo annuì, felice, sollevato, completo.
Lily tacque per un po’, poi James si accorse delle lacrime che le scorrevano lungo le guance. Quindi si avvicinò, e le asciugò con il muso.
-S… stavo pensando che… che questa vita mi sta facendo a pezzi- disse, -James era tutto quello che io non ero, capisci? Non posso stare senza di lui… e… i tuoi occhi… me lo ricordano…- fece, incupendosi, -Ho ventitré anni, e anche se faccio finta di stare bene come sono, questa situazione mi pesa. Miley ha Sirius, Remus ha Tonks… e io… forse sarei già sposata se lui fosse qui- concluse, con amarezza.
James non sopportava tutta quella sofferenza, non sopportava che fosse lei a soffrire. Si chiedeva cosa la spingesse a parlare con un cervo di una faccenda tanto privata, ma forse era solo perché lo aveva sorpreso mentre leggeva le sue lettere. Comunque il fatto che Lily fosse triste, faceva male anche a lui, per cui pensò di fare una cosa per farla sorridere.
Si alzò da terra, e si posizionò di fronte alla rossa, che cominciò ad osservarlo stranita. Poi il cervo si inchinò, come se volesse imitare una proposta di matrimonio.
Lily dovette intuire, perché chiese, con un piccolo sorriso: -Quella era una proposta di matrimonio?- disse, ironica.
Il cervo annuì con aria di sfida.
La ragazza lo squadrò per qualche secondo, come se volesse valutare la questione.
-Be’, allora accetto- disse infine con un sorriso.
James la fissò negli occhi.
In quel momento, il prepotente desiderio di rivelarsi si fece quasi incontrollabile. Fu solo grazie alla sua fermezza e al rispetto che portava per la rossa se rimase com’ era.
Anche lei lo guardava, come se fosse una divinità. I suoi occhi verdi brillavano, attraversati da un turbine di emozioni che nessuno dei due era in grado di descrivere.
James si rizzò sulle zampe posteriori, in segno di vittoria.
Lily rise e constatò che gli occhi nocciola di quell’ animale erano, oltretutto, malandrini. Identici a quelli di James in ogni sfumatura, sotto ogni aspetto.
-E tu… non sei innamorato di una bella, affascinante ed elegante cerbiatta dalle lunghe ciglia e gli occhi dolcissimi?- chiese poi la rossa, con una smorfia.
L’ animale parve pensarci, poi assentì.
-Ah, però- commentò Lily, sinceramente stupita, -E quindi… non sarà gelosa quando scoprirà che hai appena proposto a un’ umana di sposarti?- fece poi.
Il cervo emise un verso che la rossa interpretò come una risatina.
-Ti faccio ridere, eh?- disse Lily, fingendosi offesa.
L’ animale annuì, divertito.
-Grazie tante- continuò la ragazza, poi, a corto di parole, appoggiò la testa al tronco di un albero e chiuse gli occhi.
-Dev’ essere tardissimo- disse, ma la cosa non parve turbarla, -Domani è lunedì… ricomincia tutto- constatò,
visibilmente annoiata, -Per fortuna arriveranno Miley, Sirius e Remus a trovarmi…-
La solita stretta allo stomaco. Quei nomi lo fecero sussultare, sia perché non vedeva l’ ora di rivederli, sia perché si accorse che la mancanza del nome Peter suonava ormai abituale, per lei.
-Ma lo sai che il Preside se l’ è persino “presa” con me?- sbottò ad un certo punto la rossa.
-Proprio così- continuò, vedendo l’ espressione del cervo, -Uno studente idiota è stato mandato da me in presidenza perché mi ha insultato, e ora mi accusa persino di avergli rubato la bacchetta- raccontò, indignata, -Ma ti rendi conto? Come se a me potesse importare di una bacchetta che ha causato solo sofferenza. Il fatto che io lo abbia disarmato facendola finire da qualche parte in mezzo al prato non significa che poi me la sia andata a prendere. Non è colpa mia se non risponde all’ incantesimo di appello del legittimo proprietario…- mentre la ragazza parlava, James non poté fare a meno che ridere sotto i baffi.
E così, se lui aveva trovato quella bacchetta, lo doveva solo a Lily.
Che strana, la vita. Era un caso, quello? No, lui non credeva molto al caso.
-Ora è meglio che vada- annunciò Lily, anche se era palesemente dispiaciuta, -Vorrei potermi trattenere ancora, ma sarebbe pericoloso se rientrassi al castello troppo tardi- spiegò, e il cervo annuì, dandole ragione.
-Tornerai?- chiese poi, quasi supplichevole.
James sentì le sue zampe indebolirsi, mentre le sue iridi nocciola si scontravano con quelle verdi della rossa.
Avrebbe fatto di tutto, al fine di accontentarla, ma quella volta dovette resistere.
Non doveva. Quella situazione assurda non poteva durare in eterno.
Perciò, triste, scosse la testa.
Lily si intristì. –Capisco- mormorò.
In quell’ istante, a James fu impossibile non pensare a quanto sola dovesse essere stata durante tutti quegli anni, e ciò gli diede la forza per trattenersi, per non mordicchiarle la mano e farle capire a gesti che sarebbe ritornato. In effetti, ritornare era la sua intenzione. Ma farlo da cervo no.
-Grazie di tutto- sussurrò lei, prima di chinarsi a baciarlo sulla fronte.
Infine, dopo un ultimo sguardo, si voltò e scomparve tra i cespugli.
 
 
 
 
GRAZIE  A:

Lilly 94: Jason il posto di James??? Ma dove siamo, in un racconto dell’ orrore???XD No, no, per carità, la questione è fuori discussione, non se ne parla proprio! Il solo pensiero mi ha fatto fare gli incubi per cinque notti di fila, ci credi??XD Sì, sì Liletta è meno acida, e forse adesso ancora meno…ma è tutto da vedere nel prossimo chappy!!!XD bacioni!!!

germana: non ti preoccupare, ti sei spiegata benissimo!!!XD è vero, anch’ io mi ci trovo spesso nei panni di Lily, figuriamoci in una fic che sto scrivendo di mio pugno. È quasi impossibile per me non mettere nei personaggi qualche caratteristica che io stessa possiedo. Comunque sarai contenta…li ho fatti incontrare, no?XD Sì, so che probabilmente non era quello che intendevi, però…Sono d’ accordo con te sul fatto che Lily possa credere che riavere accanto James sia un sogno, ma per le sue reazioni c’ è tempo, e per scoprirle ti invito a leggere i prossimi capitoli!!!XD Grazie mille per la recensione, bacioni!!!

niettolina: ciaoooo!!!! Sai che abbiamo un punto in comune? Non so come, ma anch’ io provo un’ inspiegabile antipatia per Jason Parker…mah, chissà perché!!!XD Grazie mille, al prossimo capitolo!!! Kiss!!!XD

Pallokkio: noooooooo, io sadica???^___^ sono solo di natura un po’ maligna, ma sul serio, quelli della mia specie sono davvero innocui (o quasi N.d.A XD)! Comunque, lo prendo come un complimento =P. Insomma, per essersi incontrati, si sono incontrati, la depressione di Lily è leggermente diminuita…cosa vuoi di più???XD al prossimo chappy!!!!!!

La Nika: Lily che da opportunità a uno come Jason??? Ma, dico, siamo fuori??^___^ Mi fa piacere che almeno una dica che aggiorno in fretta!!!XD In realtà ce la metto tutta, perché ritagliarsi un momentino per buttare giù due righe non è facile, considerando la mia valanga di compiti…Eh, già, negli ultimi due capitoli la situazione si è evoluta parecchio, ma credo che in questo gli avvenimenti siano più importanti di tutti i precedenti messi insieme. Grazie mille per le tue recensioni, mi fanno sempre un grande piacere!!!XD Spero che ci troveremo al prossimo chappy!!!Bacioniiii!!!

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Capitolo 24
*** Together... ***


 TOGETHER…
 
 
Lily aprì cautamente il portone d’ ingresso, decisa a non commettere nemmeno il minimo rumore. Non voleva farsi sorprendere mentre rientrava a quell’ ora. A dir la verità, non sapeva nemmeno che ore fossero, ma di sicuro era molto tardi. Mentre si muoveva appiattendosi contro le pareti in pietra del castello, aveva la sensazione di essere molto simile a una ladra. Solitamente non amava compiere azioni ricorrendo a sotterfugi, anzi, non vedeva perché mai una persona avrebbe dovuto vergognarsi di ciò che faceva. Tuttavia, il pensiero che qualche insegnante di turno potesse comparirle davanti, la innervosiva. Per non parlare di quello zoticone di Argus Gazza. Personalmente, l’ aveva sempre odiato, sia da studente che da quando aveva cominciato ad insegnare. Era un inguaribile ficcanaso, per non parlare della sua gatta. Si era promessa di farle trovare dei croccantini dal profumo irresistibile, solo con un alto contenuto di cianuro dentro. Mica male, dopotutto. Tanto, una volta messo l’ animale fuori combattimento, il padrone non avrebbe fatto tanta strada: erano così appiccicati che sembrava vivessero in simbiosi…
La piega che avevano preso i suoi pensieri la lasciò di stucco. Non era mai stata così perfida, eppure era ciò che pensava.
Chissà, forse l’ essenza della foresta l’ aveva inebriata a tal punto da stordirla e far evadere il lato peggiore di sé. O forse, veramente, era stato quel cervo a stordirla. L’ idea era talmente assurda da farle paura. Si trattava di un animale, un selvaggio, erbivoro e semplice animale. Ma a quanto pareva, ciò non sminuiva l’ influenza che aveva su di lei.
Arrivò davanti alla porta del suo ufficio, e stava per aprirla, quando sgranò gli occhi, mentre ricordava di quella triste serata ad Hogsmeade…
 
-A che pensi, Evans?- la voce di James non era allegra come al solito. Aveva appena scoperto che i suoi genitori erano morti e, per quanto poetesse essere bravo a fingere, lei lo conosceva troppo bene per non notare la sua inquietudine. Comunque, se non avesse contribuito a tiragli su il morale, si sarebbe abbattuto, così inventò un altro argomento.
-Mi chiedevo…- Lily era alla disperata ricerca di una domanda interessante, -Mi chiedevo che forma ha il tuo Patronus, Potter- disse infine, dopo averci pensato su, -Non ho mai avuto l’ occasione di vederlo- constatò, curiosa.
-Domanda interessante, Evans- aveva sorriso lui, sempre gentile, -Il mio Patronus diventa un cervo- le aveva risposto, estraendo la sua bacchetta ed evocandolo.
In quel momento, era apparsa la creatura più bella e luminosa che Lily avesse mai visto. Un cervo argenteo se ne stava immobile e fiero davanti a loro, emanano la più assoluta felicità.
-È bellissimo, Potter!- aveva detto lei, sbalordita, impressionata da tanta magnificenza, -Perché proprio un cervo?- aveva chiesto, curiosa.
-Questa te la racconto un altro giorno…- James le aveva fatto l’ occhiolino, ma non aveva rivelato nulla di più. E lei non aveva insistito, pensando che quel giorno James avesse già dato abbastanza spiegazioni.
 
Lily in quel momento perse la ragione. Rimase folgorata dalle coincidenze, troppo legate per essere separate. James che aveva un cervo come Patronus, ma che non le rivelava il motivo per il quale assumeva quella forma. E poi si ritrovava a stretto contatto con un cervo che la capiva alla perfezione e con gli stessi occhi di James Potter.
Possibile che le cose fossero collegate da qualcosa? Cosa non le aveva detto, James? Quale segreto non aveva mai condiviso con lei, ma che le avrebbe senz’ altro rivelato?
La ragazza scosse il capo, sconsolata.
No, non poteva esserci un legame, non aveva senso. Semplicemente, lei continuava a vivere di illusioni e a vedere cose che non esistevano.
Lei continuava a sperare anche là dove non c’ era più speranza. Non poteva più vivere in quel modo, non ce la faceva più. Era desolata, stava male, troppo male. E nessuno la capiva.
Entrò in ufficio, con le idee più confuse di quanto non le avesse avute quando ci era uscita l’ ultima volta. James scese dal balcone miagolando, andandole incontro e strusciandosi contro le sue gambe.
-Ciao, bello- lo accarezzò dolcemente la rossa, -Ho fatto un po’ tardi, questa sera- disse, togliendosi il mantello e appoggiandolo allo schienale della sedia, -Hai fame?- domandò.
Il gatto, per tutta risposta, miagolò, e lo sguardo di Lily cadde sulla ciotola del cibo, praticamente piena.
-Non hai mangiato niente, questa sera- constatò la ragazza con una smorfia, -Come mai?- domandò.
Ovviamente, il gatto non rispose, ma continuò a miagolare con insistenza, come se stesse dando l’ allarme per qualcosa, ma Lily non riusciva a capire di che cosa si trattasse.
-Cosa c’ è, James?- chiese, chinandosi per prendere la ciotola del cibo e vuotarla nel cestino dietro alla porta, -Sei irrequieto questa sera. Cosa ti è successo?- disse, mentre attraversava la stanza per andare a lavarsi le mani nel piccolo bagno situato oltre la porta che separava il bagno e la stanza dall’ ufficio vero e proprio.
Il micio continuava a trotterellarle accanto miagolando, ma Lily non riusciva a capire cosa avesse di strano. James era un gatto molto tranquillo e particolarmente pigro. Anzi, la pigrizia in lui era così marcata che ciò lo differenziava dagli altri gatti. Non miagolava mai, eccetto nelle occasioni in cui Lily si metteva a fargli i discorsi, ma quella sera continuava a miagolare anche se lei non gli diceva nulla.
La rossa si asciugò le mani, poi si chinò sulla bestiola e la prese in braccio.
-Ehi, tranquillo, non è successo niente- gli sussurrò, mentre lo coccolava, pensando che probabilmente sentiva l’ odore di un animale che non apparteneva alla razza felina, -Adesso vai a dormire, questa sera non ce ne torniamo a casa: è già troppo tardi- così dicendo lo posò a terra e gli diede le ultime pacche sulla testa prima di chiudersi in camera.
Il gatto miagolò per tutta la notte.
 
Il cielo stava cominciando a tingersi di rosa, segno che era quasi l’ alba. Un venticello leggero ma fresco faceva muovere le foglie degli alberi, e di tanto in tanto qualche gufo si appollaiava su un ramo.
Il cervo gettò un ultimo sguardo al gufo che lo osservava con insistenza da quando era salito su quella postazione, poi frugò tra le foglie secche in cerca della bacchetta. Non trovarla sarebbe stato il colmo. Già, non ci aveva nemmeno pensato. Cosa avrebbe fatto se non l’ avesse trovata? Dubitava che a un animale delle sue dimensioni sarebbe stato permesso entrare nel castello, quindi decise che si sarebbe accucciato davanti al portone d’ ingresso aspettando che qualcuno lo notasse. Inoltre, se non ricordava male, Lily gli aveva detto che quel giorno sarebbero arrivati Miley, Sirius e Remus a trovarla, quindi se l’ avessero visto… Loro sapevano chi era e anche com’ era quando assumeva le sembianze di cervo. C’ era solo da sperare che lo riconoscessero, dopo tutti quegli anni, ma aveva buone aspettative dai Malandrini. O almeno, da quei due Malandrini.
La sua disperazione aveva raggiunto il culmine, quando la trovò. Questo fatto gli evitò una crisi di panico e una morte prematura, ma non poté impedire al terrore di prendersi gioco di lui.
Mancava poco. Troppo poco. E lui non sapeva cosa dire.
In quel momento si ricordò che nessuno l’ aveva messo al corrente su chi fosse il Preside. Lily l’ aveva nominato, ma non era certo che si trattasse di Silente, e non gli restava che credere che Albus Silente non avrebbe mai lasciato Hogwarts, finché era in vita. Tuttavia, non poteva nascondere che in cinque anni le cose cambiano parecchio, e ciò che aveva visto e scoperto ne era stata la prova lampante.
Comunque, tentar non nuoce.
James si trasformò.
Riprendere il suo aspetto reale era sempre una gran soddisfazione, anche se l’ emozione gli impedì di provare la gioia di riavere il suo corpo.
Mentre infilava la bacchetta nella tasca dei pantaloni, si accorse che la sua mano tremava.
Non era facile. Per niente.
Prima di tutto, perché con ogni probabilità il portone d’ ingresso era sigillato; in secondo luogo perché se anche fosse riuscito ad entrare, le possibilità che Argus Gazza gli si piazzasse davanti in compagnia di Mrs Purr erano altrettanto alte.
Comunque, doveva provarci, come minimo. Prendere o lasciare.
Senza pensarci una seconda volta, attraversò il prato del castello, diretto al portone d’ ingresso. Le emozioni che lo dilaniavano non gli diedero nemmeno il tempo di constatare che Hogwarts non era affatto cambiata, e mai lo sarebbe stata. Quella scuola era così ben organizzata che non necessitava di alcun intervento, nonostante fossero passati secoli dal giorno della sua inaugurazione.
James spinse e spinse più volte il portone, ma quello rimase immobile. Non vibrò nemmeno. Una cosa prevedibile, dopotutto.
Il ragazzo estrasse la bacchetta magica e cominciò a picchiettare sulla porta. Non avendo praticato magia per cinque anni, la sua memoria si era un po’ affievolita, come del resto la pratica. Andò avanti a pronunciare incantesimi per circa mezz’ ora, ripetendone alcuni e dicendone man mano che gli tornavano alla mente. Infine, ci fu un breve scatto, e la porta si aprì.
James non sentiva più il suo cuore. Correva veloce, e le sue orecchie non erano così sensibili da percepirne il battito. Lentamente, spinse il portone di quercia, il quale non scricchiolò nemmeno per un secondo, e con un po’ di titubanza, entrò.
Si richiuse la porta alle spalle, e si guardò attorno.
In tutto ciò che lo circondava ritrovò un vecchio amico, come se ogni singolo oggetto fosse lì ad aspettarlo. Probabilmente era una sensazione assurda, eppure bastava a dargli la forza per proseguire. Hogwarts c’ era, era sempre la stessa. Ora che si sentiva a casa, la tentazione e la voglia di correre erano prepotenti, c’ era solo un piccolo intralcio che glielo impediva. La rete dei ricordi l’ aveva imprigionato, e per togliersela di dosso non c’ era altra soluzione che aspettare che trovasse una preda più succulenta.
A pochi passi dalla sua sinistra si trovava l’ immenso portone della Sala Grande, perfettamente identico a come lo ricordava, robusto e resistente. Alla sua destra una statua gli fece l’ occhiolino. In quel momento, si vide mentre entrava nella Sala Grande con Sirius, Remus e Peter, cinque anni prima. Si vide scendere la lunga scalinata di fronte a lui insieme ai Malandrini; si vide mentre, sempre con il suo ghigno beffardo, inseguiva una rossa dall’ aria infuriata, la quale, pur sapendo che lui le stava alle calcagna, non si voltava per evitare di aggredirlo in maniera un po’ esagerata.
Ci fu un rumore che lo riscosse.
Un miagolio strozzato lo fece sobbalzare, e il suo sguardo nocciola si posò sulla bestiola che lo fronteggiava con aria di sfida. Gli occhi rossi, il corpicino esile e scheletrico spelacchiato in più punti.
Anche in un momento come quello, non poté fare a meno di concedersi di provare un briciolo d’ odio per quell’ odiosa gatta. Possibile che non fosse ancora morta? Gli sarebbe piaciuto provvedere…
Mrs Purr cominciò a miagolare. O meglio, più che un miagolio sembrava un verso strozzato, però era certo che Gazza lo interpretava come un dolce suono di flauto. Musica, per le sue orecchie. Se poi si trattava di incastrare un altro studente…beh, questo gli facilitava la cosa.
In quel breve lasso di tempo, James si nascose dietro a una colonna. Soluzione banale, ma anche l’ unica sulla pista.
Il rumore dei passi strascicati del guardiano era così palpabile in quel luogo silenzioso da permettere a chiunque fosse stato anche solo lontanamente furbo di svignarsela.
-Dimmi chi c’ è, tesoro- fece Gazza mostrando i denti ingialliti in quello che doveva essere un sorriso, -Vedrai che questa sera prenderemo un altro disgraziato…- disse, con voce esageratamente smielata.
James approfittò del momento in cui Argus Gazza sbirciò dietro a un’ armatura per svignarsela su per le scale. Chiaramente, i suoi passi non rispecchiavano la sensibilità della gommapiuma, per cui Gazza lo sentì:
-Ehi!- gridò, in preda alla furia, -Torna subito qui!- e poi, rivolto alla gatta: -Vieni, amore mio, quel mascalzone non avrà scampo!- e gatta e padrone si lanciarono all’ inseguimento di una persona troppo veloce per l’ andatura lenta di una gatta pelle e ossa e il suo decrepito padrone.
Il moro rise sotto i baffi. Gazza non era mai riuscito a incastrarlo, a Hogwarts, e questo faceva imbizzarrire il guardiano più di ogni altra cosa. Lui e i Malandrini gli facevano i dispetti proprio sotto il suo naso, e ogni volta non riusciva a trovare un dettaglio che testimoniasse la loro colpevolezza. Troppo divertente.
I passaggi segreti del custode per lui non erano un mistero, per questo riuscì ad evitarli con estrema facilità, e si precipitò fino all’ ufficio del Preside, sorprendendosi della facilità con la quale si muoveva nel castello, segno che la sua memoria era davvero a prova di secoli.
Ormai il ricordo della stoltezza di Gazza era lontano, mentre dentro al suo petto si risvegliava qualcosa. Le sue labbra erano così serrate da sembrare incollate, e la sua espressione corrucciata aveva il potere di spaventare chiunque.
Il Gargoyle di pietra era lì, davanti a lui. Sbarrava la scalinata a chiocciola, senza la quale non avrebbe mai raggiunto l’ ufficio strambo di Albus Silente, ammesso che lui fosse il Preside. Peccato che lui non conoscesse la parola d’ ordine.
Si chiese perché mai la vita dovesse essere così complicata. Qual era lo scopo di tutti quegli intrighi, di tutti quei problemi? Risolverli? Certo, per poi trovarsi la strada sbarrata da un problema ancora più complesso. Non aveva senso, come del resto non avevano senso tutte le altre cose. Perché il suo cuore doveva lacerarsi ogni volta che l’ argomento “Lily Evans” era nei paraggi? Perché una serie di eventi lo aveva allontanato dalle persone a lui care per poi ricondurlo da loro? Era assurdo, scollegato. E lui ora si trovava a combattere con il mostro del tempo. Orribile, invincibile. Cosa aveva combinato nella mente di tutte quelle persone che erano la sua ragione di vita? Come avrebbero reagito, rivedendolo? Silente, o chiunque ci fosse dietro quella scrivania, sarebbe riuscito a rimanere impassibile? Nonostante tutto, James non ne era certo, ma doveva assolutamente scoprirlo. Dopotutto, anche rimanere fuori da due porte chiuse era una cosa senza senso.
 
Lily si passò una mano tra i capelli, mentre nella sua posizione supina borbottava un’ imprecazione.
Quella notte non aveva chiuso occhio. La colpa era per buona parte di James, in tutti i sensi. Da una parte c’ era il gatto, che non aveva smesso un secondo di riempire l’ aria con i suoi miagolii strazianti, e dall’ altra parte c’ era James Potter, il cui ricordo l’ assillava ogni volta che non era occupata a fare qualcos’ altro. Inoltre, doveva attribuire un po’ di colpa anche a quel cervo, che per poco non aveva avuto la precedenza a qualsiasi altro pensiero, e inoltre andava maledetto il sonno, che per quella notte l’ aveva tradita.
Con un brivido di freddo, scansò il piumone e aprì la porta della sua misera stanza.
Il micio era lì, in piedi davanti a lei, intento a miagolare.
-Ma si può sapere cosa diavolo ti è successo?- biascicò la ragazza, con la voce impastata dal sonno, -Sei tutto strano. Ti fa male qualcosa?- chiese affettuosamente, chinandosi per accarezzarlo.
L’ animale tremava sotto il suo tocco. –Che c’ è, James?- domandò ancora Lily, alla ricerca di un indizio.
Il gatto miagolò ancora, e Lily pensò che fosse meglio lasciar perdere. O meglio, prendere provvedimenti.
-Cocco di mamma, se non la pianti ti porto in infermeria- lo minacciò, sadica, mentre apriva la porta del bagno, -Madama Chips è brava anche a curare gli animali…- ma non aveva ancora finito la frase che il gatto smise di emettere alcun suono e, con maestria felina, si accoccolò sulla sua poltrona.
Lily sorrise soddisfatta. Inutile negare che quell’ animale le piaceva. Era un osso duro, aveva una tempra invidiabile, come se la sfidasse. E lei, ovviamente, stava al gioco, e le pareva impossibile che per fargli fare ciò che voleva dovesse scendere a compromessi.
Si asciugò il viso con l’ asciugamano, poi guardò istintivamente davanti a sé, sicura di vedere la sua immagine riflessa nello specchio. Ma la parete spoglia le ricordò che lì non vi era nessuno specchio.
Maledisse se stessa per non essersene procurata uno.
Nonostante tutto, lei ci teneva ad arrivare in classe ordinata, e i suoi capelli erano un punto debole. Perfettamente lisci, ma altrettanto imprevedibili. E lei non poteva rinunciare a pettinarli.
Uscì dal bagno borbottando frasi sconnesse, mentre il gatto la osservava dalla sua postazione con un’ espressione tipica da sopracciglia inarcate. Lily spalancò ancora di più la porta della sua camera, e si mise a frugare con insistenza in una borsetta minuscola come un’ agenda.
La sua ricerca si rivelò infruttuosa. Nessuno specchietto.
Un lampo d’ ira le attraversò gli occhi, e il gatto emise un suono che era molto simile ad una smorfia. Lily lo trucidò con lo sguardo: -Tu faresti bene a startene buono, prima che ti usi come lucida scarpe- lo minacciò.
L’ animale si accoccolò su se stesso, ma Lily era perfettamente conscia del fatto che James si divertiva. In fondo sapeva benissimo che non gli avrebbe mai fatto niente del genere, ma ricattarlo era sufficiente per tenerlo a bada.
Rassegnata, la ragazza guardò distrattamente l’ orologio.
Sgranò gli occhi. Era completamente in ritardo. Doveva sbrigarsi.
Afferrò dall’ armadio un paio di jeans chiari e un morbido maglioncino rosso. Da parte sua, non aveva mai indossato abiti da strega da quando aveva cominciato ad insegnare. Proprio, non riusciva a portare quelle vesti svolazzanti. I mantelli erano un conto, ma i vestiti…
Rabbrividì, e fu solo quando afferrò la sua bacchetta che le venne in mente che trasfigurare qualsiasi oggetto in uno specchio sarebbe stata la cosa più semplice del mondo. Con l’ ennesima imprecazione, si sistemò i capelli ramati a colpo di bacchetta.
Stava per chiudere la porta dell’ ufficio alle sue spalle, quando gettò un’ occhiata al gatto.
-Tu che intenzioni hai?- domandò, -Esci?-
Il gatto le lanciò uno sguardo intriso di pigrizia, prima di scendere con un balzo dalla poltrona e superarla.
Lily sbuffò, e finalmente poté chiudere la porta.
James sparì chissà dove, invece lei continuò a percorrere i corridoi con il suo caratteristico passo spedito.
Una volta arrivata, spinse con forza le porte della Sala Grande, e dalla sua faccia tutti gli studenti intuirono che la professoressa di Difesa doveva sicuramente avere i corni per traverso. Dopotutto, le capitava spesso, ma comunque un’ ora con lei non era il modo migliore per cominciare la giornata.
Lily non degnò nessuno di uno sguardo, ma si diresse al tavolo degli insegnanti, senza notare che man mano che avanzava, gli studenti la accompagnavano con un mormorio di stupore e meraviglia.
Anche gli insegnanti la osservavano con tanto d’ occhi, ma Lily non se ne curò. Anzi, non ci fece proprio caso. Essendo menefreghista, non alzava spesso gli occhi per vedere se gli altri la guardavano. Semplicemente, non gliene importava.
La ragazza si sedette al suo posto, alla destra di Minerva McGranitt.
-Buongiorno, Minerva- la salutò, sempre cortese. Nonostante il suo carattere non fosse dei migliori, la serietà non le impediva di essere immensamente gentile, in maniera spettrale, con chiunque le rivolgesse la parola.
-Buongiorno, Lily- rispose quella, fissandola con gli occhi sgranati, -Va tutto bene?- sussurrò, posandole una mano sulla spalla.
Lily posò i suoi occhi sulla donna: -Sì, certo, tutto bene- fece, un po’ stupita, -Ho forse qualche capello fuori posto?- volle accertarsi.
La McGranitt non abbandonò la sua espressione incredula: -No- rispose, fissandola.
Lily scosse il capo, confusa dal comportamento che la collega aveva assunto, e cominciò a riempirsi la tazza di caffè.
-I capelli sono a posto- aggiunse in un sussurro la professoressa McGranitt, pensando che a Lily dovesse essere successo un miracolo o qualcosa di molto simile.
La rossa non colse l’ ultima frase, ma domandò, cambiando argomento: -Silente?-
Il Preside non era seduto al suo posto quando era entrata nella Sala Grande, e non li aveva raggiunti nemmeno dopo. Era un comportamento un po’ insolito, in quanto Albus Silente non si era mai perso una colazione in Sala Grande per sua volontà.
-All’ alba mi ha spedito Fanny per avvertirmi che non sarebbe sceso a colazione per un motivo che non ha voluto spiegarmi- rispose Minerva, -Oh, e mi ha persino raccomandato di dire a tutti, studenti e insegnanti, che non doveva assolutamente essere disturbato. Per nessuna ragione al mondo-
Lily s’ incuriosì: -Come mai?-
-È questo il problema- disse la McGranitt, mandando giù una sorsata di latte caldo, -Non ne ho la più pallida idea- disse, emergendo da sopra la tazza.
Lily s’ insospettì. Il comportamento del Preside non era all’ ordine del giorno.
-Che strano…- disse, persa in chissà quali pensieri. La sua mente lavorava così frenetica da non darle il tempo di capire cosa macinasse.
-Dev’ essere qualcosa di importante- constatò la McGranitt.
-Senz’ altro- assentì la rossa, lo sguardo fisso su un punto non specificato, -Io vado a lezione. Ci vediamo a pranzo- salutò, avviandosi alla porta.
La collega la salutò con un cenno della mano, prima di tornare a bere il suo latte.
Lily uscì dalla Sala Grande. Tutto quel caos le dava fastidio. E una volta lo amava. Una volta, quando lei era una ragazzina e le persone più popolari rendevano vivi persino i muri. I Malandrini erano indimenticabili. Hogwarts era vuota senza di loro, la sua vita era vuota.
Era impensabile che in quel momento stesse calpestando lo stesso pavimento che ogni mattina veniva percorso dai loro piedi. E quelli erano i corridoi che avevano guidato quei quattro magici malfattori nelle aule, nella Sala Comune, nei luoghi che solo loro conoscevano.
A pranzo avrebbe incontrato due di quelle persone, ma il tempo aveva lasciato su di loro le sue tracce. Il tempo, gli avvenimenti, la vita.
Raggiunse la sua aula senza accorgersene, ed entrò con un movimento automatico, ormai. Si rese conto che la vita dello studente era molto più entusiasmante rispetto a quella dell’ insegnante. Gli insegnanti facevano ogni giorno la stessa strada. Ufficio, Sala Grande, aula, Sala Grande, aula, Sala Grande, ufficio, ufficio del Preside, ufficio. Invece gli studenti, bene o male, avevano tutto il tempo a disposizione per esplorare quel luogo ricco di sorprese dietro ogni angolo. O meglio, ricco fino a un certo punto. Ricco finché uno conservava la capacità di sorprendersi.
Entrò in classe e sedette dietro la cattedra. Era l’ unica insegnante ad arrivare in aula prima degli studenti, ma a lei andava bene così, e gli studenti avevano imparato ad adeguarsi a ciò che faceva.
Il tempo di sistemare le sue cose e la campanella squillò, segnalando l’ inizio delle lezioni.
 
James Potter colpì con un pugno il gargoyle di pietra, masticando un’ imprecazione, con l’ unico risultato di ritrovarsi la mano più malridotta di quanto non lo fosse la statua.
Era lì da circa tre quarti d’ ora, e nonostante avesse ripetuto infinite parole d’ ordine non era riuscito a centrare quella giusta.
Si sedette lì per terra, con la schiena appoggiata al muro. L’ unica soluzione era aspettare che qualcuno lo trovasse. Di sicuro il Preside sarebbe sceso, prima o poi. In alternativa, avrebbe fato il suo ingresso nella Sala Grande causando un infarto a tutti. Comunque, per il momento decise di rimanere lì, continuando il conto alla rovescia che lo avrebbe condotto alla sua fine.
Non sapeva davvero cosa aspettarsi. Era normale essere un po’ timorosi in una situazione come quella, no? Sì, probabilmente era normale. L’ unica cosa che non rientrava nei margini della normalità era la situazione in sé.
In quel momento, una voce lo fece sobbalzare.
-Che ci fai qui, caro?- la voce vellutata della professoressa Cooman, accompagnata da un forte odore di curry, gli fece girare la testa di scatto.
I suoi occhi nocciola incontrarono quelli enormi della donna, che lo fissava con infinita calma.
Ecco, era rovinato.
-Io…- balbettò, cercando la reazione del suo volto non appena le si parò davanti, -Volevo parlare con il Preside- rispose.
Con sua sorpresa, Sibilla Cooman non fece una piega. Sembrava non essersi accorta che stava tenendo una conversazione con James Potter, scomparso cinque anni prima.
-Anche tu, ragazzo?- fece quella, roteando gli occhi, -È proprio urgente?- verificò.
-Più di quanto lei immagini- rispose con sincerità il moro, anche se divertito dal fatto che la Cooman ignorasse la cosa.
L’ insegnante sospirò. –Pare che Silente sia desiderato da tutti- disse con una smorfia, non sapendo che in quel modo aveva passato un’ informazione al suo interlocutore, -D’ accordo, allora, vorrà dire che mi farò viva più tardi- concesse, e fece per andarsene, ma James la bloccò:
-Mi scusi, professoressa, per caso lei saprebbe dirmi la parola d’ ordine?- domandò.
-Oh, sì, è Testa di Porco- rispose.
James ringraziò, ma si accorse che la donna lo fissava in modo alquanto strano.
Temendo di essere stato scoperto, chiese: -C’ è qualcosa che non va, professoressa?-
-No, no, ragazzo- disse quella, facendo un gesto ampio della mano, -Stavo solo pensando che non mi pare di averti mai visto alle mie lezioni. Dimmi, caro, tu fai Divinazione con il ronzino?- s’ interessò.
James soffocò a stento una risata: -Certo, professoressa- rispose, con l’ inutile tentativo di rimanere serio. Dopodiché la osservò, aspettando che fosse ben lontana prima di pronunciare la parola d’ ordine.
Il gargoyle lo fece finalmente passare.
Davanti a lui comparve la familiare scala a chiocciola che conduceva all’ ufficio in cima alla torre.
James fece un bel respiro, poi cominciò a salire. Non si stupì nel constatare che le sue gambe opponevano una certa resistenza. Ancora una volta, si chiese se stesse facendo la cosa giusta. Si chiese se non dovesse andare direttamente da Lily, ma aveva troppa paura di farla stare male. C’ era la possibilità che rimanesse sotto choc, e lui non voleva esserne la causa. Per questo aveva deciso di consultarsi con Silente. Era l’ unica figura più vicina a un genitore che gli rimaneva, ed era certo che sarebbe stato in grado di suggerirgli la soluzione migliore. In fondo, Lily era sotto la sua ala da quattro anni, senza contare gli altri sette che aveva trascorso come studentessa, quindi di sicuro Silente poteva vantarsi di conoscerla abbastanza bene.
Il ragazzo ricordava come se fosse ieri il pomeriggio in cui Albus Silente gli aveva impedito di suicidarsi. Si stava schiantando contro un muro perché era arrabbiato con se stesso, dal momento che tra lui e Lily c’ era stata l’ ennesima discussione, quel giorno anche più pesante.
La porta chiusa dell’ ufficio apparve davanti a lui troppo presto.
Non era pronto.
Doveva andarsene.
-In situazioni del genere non si è mai abbastanza pronti, James. L’ unica soluzione è rimboccarsi le maniche e andare avanti. Ricordati: facendo una cosa c’ è sempre la possibilità di pentirsi, ma evitando di farla si rimarrà per sempre con il rimorso di non averla fatta-
Gli tornarono alla mente le parole che Lily gli aveva sussurrato secoli prima.
Parole lontanissime, ma altrettanto efficaci.
Finalmente, James Potter bussò.
Dall’ interno provennero rumori che corrispondevano a un cassetto chiuso in fretta, una sedia strisciata sul pavimento e infine dei passi.
James s’ immaginò Albus Silente seduto dietro la sua scrivania che consultava chissà quale libro o intento a svolgere un’ attività a lui sconosciuta.
Ben presto la porta si aprì, e il ricordo dell’ anziano signore fu sostituito dal soggetto in carne e ossa.
Gli occhi nocciola di James Potter si scontrarono subito con quelli vividi e azzurrissimi di Albus Silente.
 
Quando gli studenti del quinto anno di Grifondoro entrarono in aula, temettero di averla completamente sbagliata.
Davanti all’ ingresso ci fu una serie di battibecchi per chi doveva entrare per primo e chiedere spiegazioni a quell’ insegnante tanto rispettata quanto detestata.
Lily alzò gli occhi e li osservò, le sopracciglia inarcate. –Prego- disse.
Gli studenti la fissarono sbigottiti.
-Su, entrate- li incitò la rossa, con un po’ d’ impazienza.
I ragazzi, ammutoliti, entrarono in aula e si sedettero al loro posto, poi continuarono a guardare la professoressa senza fare una piega.
-Ragazzi, se avete sonno fate un fischio, ed io verrò ad applaudirvi sul naso, sperando che basti- disse, sarcasticamente, -Avanti, cosa aspettate? Tirate fuori i libri- ordinò.
Tutti cominciarono a frugare nelle proprie borse.
-Scusi, professoressa- disse una ragazza più coraggiosa degli altri, -Noi a quest’ ora avremmo Pozioni- le ricordò.
-Questo lo so anch’ io- rispose Lily, -Infatti è proprio il manuale di Pozioni che deve essere davanti a voi entro tre secondi-
-Ma, professoressa- proruppe un altro ragazzo, -Ci fa supplenza, oggi?- domandò, con il fare di una persona a cui è sfuggita l’ evidenza.
Lily fece un sorriso che agli studenti apparve molto inquietante. –Certo, tenete pure conto che sarò la vostra supplente per quest’ anno e per quelli che seguiranno- rispose, fingendosi una nonnina amorevole.
Aspettò qualche secondo, in modo che le sue parole avessero effetto, poi continuò: -Mi rincresce che il vostro professore non vi abbia avvertiti. In tal caso, lo faccio io adesso: il professor Lumacorno ha deciso di rinunciare al pesante compito di portarvi ai G.U.F.O. e il Preside ha pensato a un sostituto: io- spiegò, mentre le sue parole facevano accartocciare i volti dei Grifondoro come fossero di carta crespa, -Quindi, se il mio collega vi mancherà, non vi resterà altro che farvi bocciare, e sono pienamente convinta che qualcuno di voi a fine anno raggiungerà questo traguardo annunciato da un festoso rullo di tamburi- ironizzò, -Ora, se non vi dispiace, gradirei che leggeste gli ingredienti che stanno scritti alla lavagna- nel dire queste parole, li fece apparire con un colpo di bacchetta.
Aspettò qualche minuto, poi…
-Qualcuno di voi riconosce questa pozione?- domandò.
Parecchi alunni alzarono la mano.
-Cribbio, che esplosione di intelligenza…- commentò la ragazza, facendo spuntare qualche sorriso ai suoi allievi. Il fatto che fosse immensamente esigente non le impediva di scalare la classifica di professoressa più divertente, anche se le sue battute creavano un certo contrasto con il suo viso perennemente freddo e distaccato. Ma in fondo, restava pur sempre la professoressa più giovane della scuola.
-Dunque… dimmi pure, Nelson- disse, dando la parola a una ragazza riccioluta.
-È la Pozione Vendicativa, professoressa- rispose quella.
-Così mi commuovi- rispose Lily, facendo finta di asciugarsi le lacrime, mentre la classe rideva, -Ebbene sì, quella è la Pozione Vendicativa- confermò, riportando gli studenti all’ ordine, -Chi sa dirmi chi e quando l’ ha inventata?- domandò ancora, -Prego, Noah-
-L’ ha inventata lei, professoressa, nel 1980- rispose un ragazzo.
-Sì, ho davvero ingiustamente sottovalutato le vostre capacità in Pozioni. Molto bene, Noah, dieci punti a Grifondoro- disse, -Vediamo se le vostre menti sono in grado di stupirmi…- proseguì, pensandoci su, -Quali sono gli effetti di questa pozione?-
-Rende impossibile il raggiungimento degli obiettivi alla persona alla quale si somministra- rispose una ragazza dall’ ultimo banco.
-Sì, proprio così- assentì Lily. Stava per aggiungere qualcos’ altro quando uno studente la interruppe:
-Ce la farà preparare?- chiese.
Lily sospirò: -Tesoro, prima ho detto di fare un fischio, se si ha sonno, non di sparare frasi sconnesse e/o a vanvera- rispose, -Quindi, stavamo dicendo, rende impossibile il…-
-Professoressa, lei ha mai avuto un sogno nel cassetto, un obiettivo che avrebbe voluto raggiungere a tutti i costi?- intervenne subito un altro studente.
L’ insegnante chiuse gli occhi, spazientita.
-Tu e il tuo complice potete contendervi il cuscino, se vi va- disse, con una smorfia, -Comunque, per rispondere alla tua domanda: sì, ce l’ ho avuto, ma… ahimè, mi hanno rubato la scrivania. Tuttavia, questo non dovrebbe interessarti, né interessa la lezione- rispose secca nel tentativo di riportare tutti in carreggiata.
-Se gliel’ ho chiesto significa che m’ interessa…- insistette il ragazzo, che probabilmente non aveva afferrato, ma Lily glielo fece subito presente:
-Bel bambolotto, il mio era un modo alternativo per invitarti cortesemente ad infilare il tuo naso mostruosamente lungo fuori dagli affari altrui- replicò, con un sorriso, mentre in realtà il suo cuore pulsava di nervosismo, -Dunque, prima che il vostro compagno facesse una constatazione degna di Pix, stavamo dicendo che…-
 
Albus Silente sgranò gli occhi, incredulo, stupito, sorpreso, perplesso.
Era vecchio, ma la sua memoria non l’ avrebbe mai tradito, non era di certo difettosa. E lui ricordava di aver visto quel volto per parecchi anni della sua vita, e sapeva che c’ erano persone, una in particolare, che avrebbero voluto vederlo ancora.
Gli occhi gli si inumidirono, e lo stesso fecero quelli color nocciola del ragazzo smilzo e allo stesso tempo robusto che era riapparso così all’ improvviso.
-James…Potter- mormorò l’ anziano signore, mentre un’ infinita gioia si allargava dentro di lui come non gli succedeva da tempo. Come dimenticarsi di quel giovane Cercatore di Quidditch? Come dimenticarsi dell’ arrogante e sbruffone James Potter?
-Professore, io…- James non sapeva che dire. Troppe emozioni in una volta. Troppe frasi che volevano avere la precedenza. E quando finalmente poteva dirle una alla volta, aveva la sensazione che non ci fosse più abbastanza tempo per pronunciarle tutte.
Il Preside gli impedì di aggiungere altro, avvolgendolo in un abbraccio paterno.
James ricambiò la stretta. Si sentì a casa, finalmente. Avvertì anche la necessità di piangere, ma non lo fece. Ci sarebbe stato più tempo dopo, per le lacrime.
-Penso che tu abbia una lunga storia da raccontarmi, James- constatò il Preside, -E anch’ io devo metterti al corrente su alcune cose…-
-So già tutto, professore-  lo interruppe il moro.
Il Preside lo fece accomodare sulla sedia di fronte alla sua scrivania, poi lo scrutò con occhi interrogativi: -Come…?-
-Preferirei cominciare dall’ inizio- disse James, intristendosi.
-Credo anch’ io che sia la cosa migliore- concordò Silente, -Cosa ti è successo, James?-
Il ragazzo raccontò tutto. Parlò per un’ ora buona, descrivendo in che modo era vissuto durante tutti quegli anni, ma guardandosi bene dal rivelare il motivo per il quale era un Animagus.
Il Preside incassò il colpo senza problemi. Dopo quello era pronto a tutto.
-E quindi grazie a Rosmerta sei venuto a conoscenza degli ultimi avvenimenti- concluse Silente con un mezzo sorriso.
-Sì, signore- confermò il ragazzo.
-E la bacchetta che hai trovato dev’ essere quella del signor Malfoy- proseguì, e James giurò di aver visto le sue labbra stendersi in un ghigno, -Come hai fatto ad entrare nel castello?- s’ incuriosì.
-Ho provato tutti gli incantesimi che ricordavo, professore- rispose lui con semplicità.
Il Preside annuì, pensieroso.
-Presumo che tu voglia affrontare la questione che ti preme di più, ora- disse infine.
James sospirò. Faceva male, ma evitarlo era impossibile. –Sì, signore- confermò, -Io…-
-Lily Evans- disse Silente per lui, -Lo so- annuì, sorridendo.
James Potter tacque. Non sapeva cosa aggiungere, voleva che fosse Silente a dire qualcosa, a colmare quel silenzio che lo distruggeva, corrodendogli il cuore.
Il Preside dovette intuirlo, perché cominciò: -Tu lo sai, James, che Lily è cambiata parecchio. Credo, anzi, sono sicuro, che sia per causa tua. La tua scomparsa dev’ essere stata un trauma per lei-
-Nemmeno per me è stato facile-
-Lo so, ragazzo- disse il Preside, -E so anche che Lily Evans non ti ha mai creduto morto. So che ti ama ancora-
James avrebbe voluto aggiungere che anche lui lo sapeva, ma le lettere e la serata appena trascorsa non erano un argomento da sfiorare.
-E so anche che tu sei venuto da me perché temevi di agire nella maniera sbagliata- proseguì, -Ma davvero, James, non so che dirti. Sarà un bel colpo per entrambi vedervi, ma sono dell’ opinione che ce la farete. Da parte mia, credo di aver vissuto abbastanza per concedermi il lusso di affermare che un amore come il vostro non l’ avevo mai incontrato in vita mia. La tua comparsa può fare solo del bene ad entrambi, soprattutto a Lily-
James capì che con quelle parole il discorso era chiuso. Il Preside gli aveva dato ciò che voleva: carta bianca. E ora agire spettava a lui.
 
-Compiti per casa: schema sugli incantesimi di difesa imparati oggi- la voce di Lily Evans era più alta del solito, in modo da sovrastare il suono della campanella e il brusio che c’ era in classe.
Con gesti rapidi e precisi sistemò le sue cose e ripose i libri nella sua borsa. Fare quattro ore e mezza di lezione era difficile anche per lei, a maggior ragione se i ragazzi davano segni di stanchezza. Doveva alzare continuamente la voce per tenerli concentrati, e urlare non era una cosa che l’ entusiasmava. Comunque, fino a quel pomeriggio non doveva più preoccuparsi, inoltre in Sala Grande ci sarebbero stati Miley, Sirius e Remus ad aspettarla.
Mentre scendeva le scale James la raggiunse.
-Allora…- disse Lily, -Hai scaricato la tua dose di prese in giro su qualcun altro?- domandò, e l’ animale rispose con un verso molto simile a una smorfia, prima di allontanarsi di nuovo.
Lily entrò nella Sala Grande e ci mise un secondo ad individuare il posto in cui si erano seduti i suoi amici, sia perché era sempre il solito, sia perché Miley la salutò tutta sorridente. Era incredibile il suo umorismo. Il modo in cui riuscisse a non arrabbiarsi mai per Lily era più misterioso di una pozione.
-Buongiorno, ragazzi- li salutò con un sorriso, sedendosi accanto a Miley, che l’ abbracciò con slancio.
Non appena le due ragazze si ritrassero, Lily si ritrovò a fronteggiare gli occhi preoccupati di Sirius Black.
-Evans, per l’ amor del cielo, dimmi cosa ti è successo- la implorò, quasi spaventato.
In quel momento, anche Miley e Remus scrutarono la ragazza con più attenzione, e sui loro volti si dipinse la stessa espressione di sorpresa.
-Oh, per piacere, potete dirmi cosa diamine ho che non va?- sbottò la rossa, -È tutta la mattina che la gente mi fissa in quel modo, e la cosa non mi lusinga- disse, infastidita.
-Rossa, hai mai sentito parlare di specchi, durante la tua complessa vita intellettuale?- la provocò Sirius, che pareva essere l’ unico in grado di aprire la bocca per risponderle.
Lily lo fulminò con lo sguardo: -Ti sarei immensamente grata se arrivassi al dunque senza troppi giri di parole, visto che entrambi sappiamo che sono perfettamente in grado di distinguere uno specchio da qualsiasi altro oggetto-
-D’ accordo, d’ accordo- si arrese il ragazzo, -Beh, Evans, il fatto è che…non so se rendo l’ idea, ma tu hai gli occhi verdi- spiattellò tutto d’ un fiato.
Lily, sulle prime, sbuffò: -Bella scoperta, e questo che diff…- ma si bloccò subito, sgranando gli occhi di nuovo smeraldini e chiedendo: -Stai scherzando?-
-No, luce dei miei occhi- rispose Sirius con un sorriso da ebete e sbattendo continuamente le ciglia per canzonarla.
-Oh, finiscila- sbuffò di nuovo la rossa, mentre nella sua mente rivedeva la smorfia di orrore che aveva fatto quel cervo non appena gli avesse chiesto che gli piacevano i suoi occhi. Perché mai un cervo l’ aveva convinta in un secondo a riportare i suoi occhi nel loro colore naturale, quando un sacco di persone avevano fallito per cinque anni?
-Allora, Lily, come va il lavoro?- intervenne Remus, per porre fine a quella che sarebbe di sicuro diventata una conversazione un po’ accesa. Comunque, sia Sirius che Lily si divertivano. Erano proprio come fratello e sorella, sempre in agguato per punzecchiarsi a vicenda.
-Bene, tutto sommato- rispose quella, -Gli studenti mi fanno un po’ dannare, ma…-
-Sicuro, se fossi io un tuo alunno, tu di certo avresti abbandonato la cattedra dopo cinque minuti di lezione- la interruppe ancora Sirius.
-Certo, l’ avrei abbandonata per recarmi dal Preside e farti espellere- ribatté la rossa, -E a voi come vanno le cose?- s’ interessò, vuotandosi dell’ acqua nel bicchiere.
-Non c’ è male- rispose Miley, -Anche se in questo periodo farei volentieri l’ allieva di Difesa Contro le Arti Oscure anziché la medimago-
-Oh, non vi ho detto che da oggi sono anche insegnante di Pozioni per quelli del quinto anno?- aggiunse la rossa, che si era scordata di dare loro la notizia.
-Poveretti…- commentò Sirius, e Miley gli diede una pacca sulla nuca.
-Lily, dov’ è Silente?- s’ informò Remus, osservando lo scranno vuoto al tavolo degli insegnanti.
La ragazza scosse il capo: -È stato assente tutta la mattina- rispose, -E per di più ha raccomandato tutti che non voleva assolutamente essere disturbato-
Proprio in quel momento, il Preside fece irruzione nella Sala Grande, abbracciando tutti con uno sguardo. Nei suoi occhi, notò Lily, si celava un qualcosa di strano, diverso. Brillava una luce mai vista prima, come se non avesse mai goduto di tanta salute in vita sua.
La ragazza notò che i suoi occhi azzurri indugiarono a lungo su di lei, prima che la raggiungesse di persona per salutarla.
-Buongiorno, Lily- disse.
-Buongiorno, signore- rispose quella.
-Come va?- chiese garbatamente, ma Lily ebbe il sospetto che le nascondesse qualcosa.
-Come al solito- disse, con un’ alzata di spalle.
-Come al solito- ripeté il Preside, apparentemente immerso nei propri pensieri. Poi sorrise, e infine si allontanò al tavolo degli insegnanti.
-Lily, che hai combinato negli ultimi giorni?- domandò sospettosa Miley.
-Niente, perché?-
-Perché Silente ti fissava come se fossi colpevole di qualche reato- le fece presente la biondina.
-Oh, ma sai com’ è Silente…- replicò la rossa, -Completamente normale non lo è mai stato, per cui…-
-Però devo ammettere, Evans, che ti trovo più in forma rispetto all’ ultima volta che ti ho visto- constatò Sirius.
-Sarà- intervenne Remus, -Ma continua il suo digiuno- aggiunse, indicando il piatto vuoto della ragazza.
-Sciocchezze- fece la rossa, con un gesto infastidito della mano, -A proposito, come va con Tonks?- chiese, introducendo un nuovo punto di conversazione.
A Remus andò di traverso il succo di zucca. –Come?- chiese, diventando paonazzo.
Lily sorrise sotto i baffi. –Volevo sapere se lavorate ancora insieme- si corresse, cercando di farlo sentire più a suo agio.
-Se se, tu eri curiosa di altri particolari…- ghignò Felpato, ricevendo l’ ennesima gomitata sulle costole da parte di Miley.
Remus arrossì ulteriormente, accrescendo il livello d’ imbarazzo: -Ehm…sì, lavoriamo ancora insieme- farfugliò.
-Va bene, ora io e Lily ce ne andiamo, d’ accordo?- annunciò Miley, alzandosi dalla sedia.
-Dove andate?- s’ incuriosì Sirius, che non sembrava molto entusiasta della cosa.
-Eh, sapessi…- sospirò Lily, con aria di mistero, -C’ è un tale figo che si aggira per la scuola…- e con quest’ ultima affermazione prese l’ amica sottobraccio e insieme si diressero chissà dove.
Sirius fece una smorfia. –Andiamo, Rem- disse, prima di dirigersi verso l’ uscita.
La fama dei Malandrini era ancora viva nella scuola. Non a caso, infatti, al loro passaggio molte ragazze si votarono a guardarli. Ma loro non le degnavano di nessuna attenzione. Remus perché non l’ aveva mai fatto, e Sirius perché aveva il cuore già impegnato, inoltre senza il suo complice di marachelle non era più stato divertente come un tempo.
I due ragazzi uscirono nel parco e, raggiungendo i margini della Foresta Proibita, passeggiarono per un po’ in silenzio tra gli alberi. Non avevano bisogno di parlare. Ogni volta che facevano visita a Lily il clima era quello. Freddo, distaccato, e l’ assenza di James si concretizzava di nuovo, diventava palpabile. Loro bene o male erano riusciti a farsi una ragione, o meglio, si erano abituati a scartare l’ argomento, mentre Lily sembrava riproporlo in ogni occasione, seppur non proferisse nessuna parola al riguardo. Tuttavia, dipendeva più che altro dal suo atteggiamento. Loro che la conoscevano bene, sapevano che dietro quegli sguardi di ghiaccio e quelle parole affilate come rasoi si celava la sofferenza di una persona che ha amato troppo perché i suoi sentimenti fossero in grado di scomparire nel nulla portandosi dietro ogni traccia. Il suo amore era indelebile, e di soluzioni non ce n’ erano.
-È orribile Lily, non è vero?- chiese Remus, notando la sua faccia troppo seria.
Sirius annuì con un cenno del capo quasi impercettibile, -Quando la vedo è peggio che stare davanti a un Dissennatore- commentò con una smorfia, -Qualche anno fa ero ancora convinto che prima o poi le sarebbe passata, come a un comune mortale, invece non riesce a dimenticarlo- disse, scuotendo il capo, -Sono convinto che pensa a lui ogni giorno…-
-Già, lo credo anch’ io- affermò Lunastorta, sedendosi in riva al lago, -Però bisogna ammettere che la battaglia ha sconvolto tutti. Anch’ io non passo giorno senza pensarci, nonostante sia successa cinque anni fa, e ancora più difficile è non pensare a James- confessò.
-Sai, Lunastorta, a volte…- replicò Sirius, sedendosi a gambe incrociate accanto a lui, -…a volte è come se James fosse qui- disse, -Mi capita di essere davanti a una scelta e di sentire la sua voce che mi suggerisce cosa fare, come agire. È dura andare avanti senza di lui- proseguì, -Spesso mi capita di chiedermi cosa direbbe se fosse qui…-
-Direi quello che ho sempre detto- intervenne una voce alle loro spalle, -E cioè che sei un imbecille, Felpato, e che dobbiamo solo ringraziare il cielo se ci ha inviato Lunastorta per tenerti d’ occhio-
Remus s’ irrigidì, sgranando gli occhi per la sorpresa, invece Sirius scoppiò in una risatina isterica.
-Lo vedi, Rem?- mormorò, con gli occhi lucidi, -Mi capita persino di sentire la sua voce…-
Remus non rispose, concludendo che se la voce ch aveva sentito Sirius aveva pronunciato proprio quelle parole, allora l’ aveva sentita anche lui.
-Sir, non sei pazzo fino a quel livello- di nuovo quella voce.
Chiara, roca, spezzata, ma altrettanto divertita. E familiare.
La voce di James.
Sirius e Remus si voltarono all’ unisono, e ciò che videro li paralizzò.
Davanti a loro c’ era un ragazzo dal fisico atletico, i capelli corvini irrimediabilmente arruffati e due inconfondibili occhi color nocciola. E quel ragazzo era James Potter in carne e ossa. Vivo, con il suo ghigno beffardo che completava la sua posizione da playboy mentre stava appoggiato a un albero con gambe e braccia incrociate. Per completare il quadro mancava solo che tenesse in mano una mela mezza masticata, ma in quel momento non era decisamente necessaria. E nonostante il ghigno beffardo, gli occhi di James Potter non erano strafottenti o intrisi di luce malandrina. Erano lucidi, gonfi di emozione.
-James…- sussurrò Sirius in un soffio, la bocca spalancata e gli occhi sgranati.
Il ragazzo non si trattenne più, ma si precipitò a stringere i suoi amici con un abbraccio fraterno, quell’ abbraccio di gruppo che gli era stato negato per cinque anni.
-James, ma…sei proprio tu?- Remus non finiva di ripeterlo, mentre le lacrime scendevano copiose sulle sue guance.
Anche Sirius si concesse, per una volta, il lusso di piangere, cosa che accadeva molto raramente.
Quando si sciolsero dall’ abbraccio, tutti e tre sentivano che mancava qualcosa, anzi, qualcuno. Nell’ aria non si perdevano quattro respiri, ma solo tre, e la differenza era così percepibile che tutti e tre si rattristarono e rimasero in silenzio, almeno finché Remus non si fece coraggio e prese la parola: -James, Peter è…-
-Lo so- lo bloccò immediatamente il moro. Voleva evitare di ricevere un’ altra pugnalata nel sentire ancora una volta cos’ era colui che aveva chiamato amico per sette anni.
-Non lo sapevamo- aggiunse Sirius, sentendosi in colpa per ciò che era successo in tempi ormai lontani.
-So anche questo- rispose fermamente James, mentre lo sguardo s’ induriva, -E nemmeno io ne ero al corrente- disse, e con quell’ affermazione tutti capirono che l’ argomento era definitivamente chiuso, anche perché sul volto del Malandrino si dipinse un bel sorriso.
-Mi siete mancati, ragazzi- disse poi.
-Da quanto tempo stavi ascoltando?- s’ incuriosì Sirius.
-Diciamo pure dal “È orribile, Lily, non è vero?”- rispose James, mentre qualcosa nel suo petto s’ irrigidiva.
-Che fine hai fatto, Ramoso?- Remus si preoccupò di soddisfare la curiosità che aveva anche Sirius, evitando di approfondire l’ argomento Lily Evans.
E James raccontò, per la seconda volta in una giornata, catturando l’ attenzione dei Malandrini, i suoi amici.
Solo passando con loro quel breve lasso di tempo si accorse quanto gli fossero realmente mancati. Aveva fatto a meno della spavalderia e dell’ umorismo di Sirius, e non aveva più avvertito la diplomazia e la riservatezza di Remus.
Non si stupì del fatto che con loro il ghiaccio si fosse sciolto subito. Niente choc, niente panico, niente dubbi. In fondo, i fratelli ci accolgono senza pretendere spiegazioni. Perché queste si possono rimandare, i bei momenti, invece, vanno goduti appieno facendo attenzione a non guastarli.
 
-Allora…- cominciò Miley, mentre lei e Lily passeggiavano per i corridoi dirette alla Torre di Astronomia, il loro posto preferito, -Che mi racconti?- domandò.
-Nulla di che- rispose Lily, con fare indifferente, -Sempre le solite cose…-
-E con Jason?- la interruppe Miley, abbassando il tono di voce perché nessuno le sentisse.
Lily avvertì il nervosismo farsi strada dentro di lei. –Non me ne parlare- disse, a denti stretti.
-Perché?- s’ incuriosì la biondina, -Che è successo?- volle sapere.
-Lasciamo perdere…- la rossa non intendeva soffermarsi sull’ argomento, ma evidentemente Miley non era del medesimo parere.
-Hai seguito il mio consiglio?- insistette.
Lily fece un sorriso che non prometteva nulla di buono, -Certo- rispose, con un tono infinitamente dolce, troppo per essere naturale, -E me ne sono amaramente pentita- concluse, mentre lo sguardo le s’ incupiva.
-Dici sul serio?- saltò su Miley, -Ci sei uscita davvero?- chiese, incredula.
La ragazza era sul punto di rispondere, ma una voce la chiamò.
-Lily!-
-Oh, no…- Lily alzò gli occhi al cielo, esasperata, prima di voltarsi e sfoggiare uno dei suoi più falsi sorrisi.
-Jason, ma che piacere rivederti!- lo salutò, -Mi fermerei volentieri, ma io e la mia amica abbiamo alcune cose di cui discutere… a presto!- e così dicendo prese Miley sotto braccio e la trascinò via senza lasciare al poveretto il tempo di replicare.
Quando si fermarono, Miley soffocava a stento le risate: -Guarda un po’…parli del diavolo!-
-Taci, per carità!- sbuffò la rossa.
-Dai, Lil, in fondo è carino…- tentò di rabbonirla l’ amica.
-Chi, lui?- la ragazza parve offesa, -Vuoi scherzare?- disse, con l’ espressione a metà tra l’ indignazione e il disgusto.
-Ma si può sapere che ti ha fatto?- domandò la biondina.
-Mmm, fammi pensare…- Lily finse di ricordare qualcosa, -Oh, sì…mi ha estorto un appuntamento con l’ inganno, mi ha portato da Madama Piediburro e…- la ragazza sospirò, -ha cominciato a paragonarsi a James- disse, evitando di guardare la migliore amica negli occhi.
-Di sul serio?- ora nemmeno Miley era molto convinta che fosse il ragazzo giusto per la sua amica, senza tenere conto che il ragazzo ideale per Lily Evans era morto cinque anni prima.
La rossa annuì.
-Beh, allora credo che non sia stato proprio il massimo dell’ appuntamento- convenne la biondina.
-Infatti- ringhiò Lily, che ancora ne conservava vivo il ricordo a dir poco spiacevole, -Per non parlare di tutte le volte in cui è venuto a farmi la predica per convincermi a stare insieme a lui-
-Mi dispiace…- si scusò Miley, pentendosi di averle dato il consiglio meno adatto.
-Fa niente, ho sbagliato io- replicò la rossa con un’ alzata di spalle, mentre lo squillo di una campanella annunciava l’ inizio delle lezioni pomeridiane, -Ora vado, Myl, tu che fai? Rimani qui fino a sera?- domandò.
-No, torno a casa- rispose quella, -Ci vediamo, Lily- disse, abbracciandola.
Dopodiché, Lily sparì oltre la porta, correndo a lezione di Difesa Contro le Arti Oscure.
 
-E così sei andato da Rosmerta?- Sirius aveva gli occhi sgranati, come del resto li aveva avuti durante tutto il racconto di James.
-Sì- rispose il moro, -Volevo sapere il più possibile prima di tornare, per evitare attacchi di panico, infarti e cose così-
-Hai saputo riguardo a…?- Remus si era guardato bene dal chiederglielo, però sia lui che James sapevano che era un argomento inevitabile, ormai.
-Lily?- continuò James per lui, mentre un sorriso amaro gli increspava le labbra, -Sì, ho saputo tutto- rispose.
-Non sei ancora andato da lei, vero?- domandò Sirius.
James scosse la testa: -Non so quando avrò coraggio abbastanza- sussurrò.
-Scherzi a parte, Ramoso- disse Sirius, -Prima lo fai, prima sarà meglio per tutti- consigliò, -Senza offesa, ma gli studenti ne hanno le balle piene, e non sai quanto mi fanno pena, poveretti- aggiunse.
James si lasciò sfuggire un sorrisetto: -Siamo tornati ai vecchi tempi, eh?- fece, ricordando il lontano periodo in cui Lily era una persona totalmente impermeabile al calore umano che la circondava.
-Peggio- ribatté Remus, e quelle parole fecero ancora più male, dette da uno come lui.
-Non può essere davvero così- il moro scosse il capo, cercando di convincersi, ma vedendo le espressioni desolate dei suoi amici dovette ricredersi.
-Devo andare da lei- disse, e si alzò in piedi, pronto a dirigersi verso Hogwarts, ad affrontare Lily Evans.
Né Sirius né Remus provarono a seguirlo. Entrambi sapevano che James non voleva compassione, e tanto meno supporto, anche perché loro non erano in grado di darglielo, in un momento così delicato.
 
-Buon pomeriggio!- la voce squillante di Lily, che entrò in aula in quel preciso istante, spense ogni brusio che rimbombava nell’ aula, -Forza, fuori i libri!- ordinò, e il silenzio si sostituì al rumore delle borse aperte e dei libri fatti ricadere con poca grazia sul banco.
-Voi non siete più tanto sorpresi, vero?- fece la rossa, -Immagino che i vostri compagni vi abbiano dato la bella notizia-
I ragazzi del quinto anno di Corvonero annuirono, più desolati che entusiasti.
-Comunque, tanto per conservare un briciolo di formalità, vi annuncio che per questi ultimi anni a Hogwarts sarò io la vostra insegnate di Pozioni, perché il professor Lumacorno ha deciso di occuparsi solo dei M.A.G.O.- continuò la rossa, -Per gli altri dettagli, siccome non sono nuova, non credo che abbiate bisogno di conoscere il mio metodo di insegnamento- disse, chiudendo quella piccola parentesi introduttiva.
Gli alunni avevano già il loro libro aperto alla pagina della Pozione Vendicativa.
-No, no, no- Lily scosse il capo, -Non intendo fare le stesse cose anche con voi- spiegò, -Andate pure a pagina 468- ordinò, -Ah, tanto per intenderci: non faccio le stesse cose perché sarebbe noioso, non perché non vi considero all’ altezza, che sia ben chiaro. Comunque, sia la pozione che studieremo oggi, sia la Pozione Vendicativa servono per insegnarvi alcuni concetti base, per cui vi saranno entrambe estremamente utili per il programma di quest’ anno- aggiunse.
-Allora- disse, dopo un po’, -Qualcuno di voi ha già sentito nominare questa pozione?- chiese.
Nessuno rispose, e i ragazzi la guardarono come se stesse parlando arabo.
-Beh, non mi stupisco- ammise l’ insegnante, -Questa pozione è estremamente pericolosa. Di solito viene assegnata ai M.A.G.O. come esame, però il fatto che si trovi in un libro per ragazzi del quinto anno significa che siete benissimo in grado di comprenderla. Non per tutte le scuole è cosi, ovvio, però…- qui fece una pausa, -Beh, lo sappiamo tutti che a Hogwarts ci vanno le persone migliori- disse, facendo ridere i suoi alunni, -Insomma, in pubblico è poco adatto da dire, ma ognuno qua dentro sa che dico il vero-
Una ragazza dai lisci capelli corvini alzò la mano.
-Scusi, professoressa, ma io non sono riuscita a capire gli effetti di questa pozione- intervenne.
-Non preoccuparti, Marylin, ora spiego- la tranquillizzò Lily, -Allora, oggi abbiamo l’ onore di studiare la Pozione Fascino Vivo- cominciò, -Lo so, il nome non dice nulla, anzi, è assolutamente ridicolo, io per prima volterei pagina prima di essere vittima di uno scoppio di ilarità- disse, -Però vi accorgerete che in realtà non è poi così assurda, e tantomeno simpatica. Comunque, ribadisco che è importante studiarla, anche per un approfondimento di Storia della Magia, che scommetto non vi ha mai fatto trovare in nessun argomento il nome di questa pozione- dai segni di diniego dei Corvonero, Lily comprese di essere nel giusto, -Bene, allora. Ricordatevi della battaglia Folletti ed Elfi Domestici del 1788. Cosa accadde?- chiese.
-Gli Elfi Domestici persero definitivamente la loro indipendenza- rispose un ragazzo.
-Certo, diciamo pure così- concesse la rossa, -Perché?-
-Perché i Folletti, nella notte, rasero al suolo il villaggio in cui gli Elfi si erano accampati per creare una loro comunità- disse un’ altra ragazza.
-Esattamente- confermò Lily, -E la domanda è: se i Folletti sono un popolo puramente indipendente e in contrasto con i maghi, perché hanno compiuto un atto che avrebbe fatto la felicità di questi?-
-Perché strinsero un accordo con re di allora- tentò di dare una spiegazione una ragazza.
-Appunto- ribadì Lily, -E quando mai avete sentito che un Folletto e un mago stipulassero un patto? Come avrà fatto il re di allora, che non nomino perché aveva un nome chilometrico, ad ottenere la parola di un Folletto?- domandò.
I suoi studenti la fissavano, ammutoliti e curiosi di avere una risposta.
-Bene, è qui che entra in gioco la Pozione Fascino Vivo- spiegò, -Come funziona?- chiese, per poi cominciare a rispondere: -Allora, supponiamo che io sia bella- fece un esempio, mentre gli studenti ridevano della critica che si era fatta.
Lily concesse loro un breve minuto, nel quale raggiunse la lavagna per fare uno schema, poi ricominciò a spiegare.
O almeno ci provò.
Aprì la bocca, e i Corvonero chiusero la loro per riprendere ad ascoltare, ma la voce che sentirono non era quella di Lily Evans, la loro professoressa di Pozioni e di Difesa Contro le Arti Oscure.
Tutti, durante quei quattro anni, avevano imparato anche un po’ i gusti di quell’ insegnante troppo giovane. Per esempio, sapevano che Lily Evans non amava tenere la porta della classe chiusa. Diceva che le faceva affiorare qualche sintomo di claustrofobia.
Per cui, quel giorno, la porta dell’ aula era aperta, come sempre.
E voce proveniva esattamente da lì.
-…Sì, sei bella anche quando ti svegli; sei giusta tra i miei mille sbagli, con i tuoi sorrisi mi abbagli…- la voce canticchiò un pezzo di una canzone che tutti avevano ascoltato parecchio, in passato.
Lily sgranò gli occhi, immobilizzandosi con il braccio sollevato a mezz’ aria, la bacchetta in mano per scrivere  uno schema che in quel momento gli passò dalla mente, e che i suoi alunni non avrebbero mai ricopiato, almeno non quel giorno.
Lei conosceva quella voce.
Era inconfondibile, bellissima. Troppo, per essere dimenticata.
E lei non l’ aveva fatto.
Quella era la voce che sognava di notte, che sentiva quando era sola, nonostante fosse consapevole del fatto che il suo possessore non era lì con lei, a sussurrarle parole che avrebbe volentieri ascoltato, ma anche parole banali, purché le facessero riprovare la gioia di sentirla davvero, di nuovo.
Erano cinque anni che non sentiva quella voce.
E quella volta non sembrava affatto frutto della sua immaginazione.
Davanti ai suoi occhi verdi le immagini cominciarono a rotolare, come la pellicola di un film. Rotolavano, correvano, lasciando tracce così pesanti da farli inumidire.
Le lacrime scesero senza permesso, indipendenti, incontrollabili.
I Corvonero si voltarono, e il ragazzo che videro appoggiato allo stipite della porta lasciò tutti senza fiato.
Chi non lo riconosceva?
Alto, i capelli corvini arruffati, il solito ghigno beffardo e i consueti occhi nocciola, accesi dal bagliore malandrino di sempre. Quel giorno, però, racchiudevano un po’ di terrore. Ed erano umidi.
Lily Evans si voltò, lentamente, tremante, confusa da tutte quelle emozioni che l’ avevano investita in una volta sola. Erano troppe, incontenibili.
Il suo sguardo, smeraldino e velato dalle lacrime, fissava lo stesso punto che aveva attirato l’ attenzione degli studenti.
I suoi occhi si scontrarono con due pozze nocciola, che le facevano compagnia in quanto fossero altrettanto umide.
Poi, lentamente, ebbe modo di squadrare tutta la figura apparsa così all’ improvviso.
Tra le lacrime, le sfuggì una risatina isterica: -Tu…?- la sua voce flebile, sardonica e al tempo stesso disperata e incredula fu il suo ultimo segnale di vita, prima che si accasciasse al suolo, svenuta, precipitando nel buio…
 
James non ricordava in che modo fosse uscito tutto intero da quel trambusto. Gli studenti avevano cominciato ad agitarsi nel vedere la loro professoressa stesa a terra priva di sensi, ma lui era riuscito a mantenere calma e sangue freddo.
Mentre gli studenti lo circondavano, si era avvicinato a Lily, e cautamente l’ aveva presa in braccio. Poi aveva incaricato una ragazza di avvertire Silente, mentre lui si era incamminato verso l’ Infermeria.
Ora percorreva velocemente i corridoi, in modo da arrivare presto da Madama Chips.
Insomma, che si aspettava? Da una parte era contento, dal momento che si era sentito in dovere di prendere in considerazione l’ idea che Lily cominciasse a sbraitargli contro.
Osservò il suo viso. Era bello come lo ricordava, solo un pochino più pallido e smunto. Quella constatazione l’ aveva già fatta la sera prima, ma risolvere l’ enigma di come avesse fatto a staccarsene era ancora un miraggio.
Bussò alla porta, e Madama Chips non si fece pregare.
-Oh, mio Dio!- esclamò, quando se lo ritrovò davanti, -Ma allora è vero! Tu sei vivo!-
-Ehm…sì- rispose James, -Ma ora non è che potrebbe occuparsi di lei?- chiese.
Lo sguardo della donna cadde sulla ragazza che il moro teneva in braccio come se fosse fatta di cristallo.
-Oh, santo cielo!- esclamò di nuovo, mentre il viso del ragazzo veniva attraversato da una smorfia a causa della sua voce stridula, -Vieni, sdraiala lì- gli disse indicando un letto candido, mentre lei si allontanava nel suo studio per prendere tutto ciò che le serviva per farla rinvenire.
-Si riprenderà, non è vero?- lo sguardo di James era intriso di preoccupazione e sensi di colpa.
-Certo, Potter- sussurrò l’ infermiera, mentre anche lei si tamponava gli occhi con un fazzolettino bianco tutto pizzi, -Allora Silente diceva il vero…- mormorò, quasi tra sé, -Comunque, preferirei che lei uscisse- consigliò, irremovibile nel suo compito di medicatrice, -Se quando si sveglia la rivede, è probabile che svenga di nuovo-
James, pur controvoglia, non ebbe niente da ridire. Non poteva contestare nulla, in fondo era vero.
Così, si alzò e uscì dall’ Infermeria, non prima di contemplare un’ altra volta il volto di Lily Evans.
 
Quando Lily si svegliò era da poco passata l’ alba.
Ricordava di essersi svegliata anche durante la notte, in preda a un incubo che era ormai sfumato nella sua memoria, per poi addormentarsi nuovamente.
Non ci vedeva nemmeno bene. Quella, poi, non le sembrava affatto la sua stanza, né quella dell’ ufficio, né quella di casa sua. E nell’ angolo non c’ era James accoccolato sopra a un cuscino.
L’ unica certezza a cui poteva aggrapparsi era il suo mal di testa. Quello c’ era davvero, e le procurava un certo fastidio.
-Lily!- esclamò una voce proveniente dalla sua destra, -Come ti senti?-
La ragazza schiuse un po’ di più gli occhi. –Miley…- farfugliò, con la voce impastata dal sonno, -Che ci fai in camera mia?-
-Perché?- un’ altra voce suonava leggermente sarcastica, -Tu sei abituata a dormire qui, Evans?-
La rossa balzò a sedere. –Sirius!- esclamò, un po’ irritata, -Che ci fai qui? E ci sei anche tu, Remus- disse, mentre i suoi occhi si riempivano di curiosità, -Perché sono in Infermeria?- la sua agitazione era palese. Sparava domande a raffica, poi, ad un tratto, ricordò.
Qualche lacrima cominciò a scendere lungo la superficie della sua guancia.
Un sorriso amaro le increspò le labbra, e lei ricadde tra i cuscini, sbattendosi una mano sulla fronte.
-Questa notte ho fatto un sogno assurdo…- disse, ricordando James. Lo sognava spesso, ma mai era stato un sogno così vivido.
Tutti e tre si guardarono, sconcertati.
La lasciarono blaterare un po’, poi Sirius disse, imbarazzato: -Lily…?-
-Eh?- la ragazza teneva gli occhi chiusi, nel tentativo di bloccare le lacrime, che invece non ne volevano sapere di arrestarsi.
Il moro si preparò a un pugno sul naso, o sullo stomaco, oppure a un timpano rotto. –Vedi…- continuò, cercando uno sguardo di incoraggiamento da parte di Remus e Miley, i quali però non glielo resero, dal momento che la pensavano al suo stesso modo, -Non era un sogno- disse infine, chiudendo gli occhi, timoroso di ricevere un bello schiaffo.
Lily, invece, lo fissò, con gli occhi che volevano chiedere mille cose tutte insieme, ma che lei non domandò.
-Ho davvero capito quello che hai detto?- chiese infine, divisa tra la speranza e il rifiuto di illudersi.
-Sì- questa volta Sirius aprì gli occhi, serio.
Lily cercò conferma nei volti degli altri due presenti, i quali gliela diedero annuendo e sorridendo in un modo che era tutto fuorché sarcastico o ironico.
La ragazza parve riflettere per qualche minuto, poi scaraventò via le coperte, facendole cadere rovinosamente a terra.
Non se ne curò minimamente, a differenza di ciò che faceva abitualmente.
-Lily, ma che fai?- la biondina era sbalordita, mentre fissava quasi inorridita l’ amica che si alzava bruscamente.
-Vado- rispose quella, a denti stretti, mentre si infilava le scarpe.
Poi, ignorando la sua borsa, che era stata accuratamente sistemata su una sedia, si precipitò fuori dall’ Infermeria, inseguita dalla voce irata di Madama Chips e da quella preoccupata di Miley.
-Signorina Evans, non ha fatto il controllo!- le ricordava l’ infermiera.
-Lily, sii ragionevole!- tentava di persuaderla la sua migliore amica, -Fuori piove, e tu non hai nemmeno un mantello! Non puoi uscire così!-
Ma Lily non ascoltò nessuna delle due. Importava forse qualcosa?
Mentre correva lungo i corridoi urtando un’ indefinita quantità di studenti che la guardavano con gli occhi sgranati, la sua attenzione fu attirata da una figura che camminava per il parco del castello.
Si bloccò, appiattendosi contro il vetro dell’ enorme finestra.
Era lui.
Nel suo stomaco si agitò qualcosa a cui non seppe dare un nome, e il suo cuore cominciò a battere all’ impazzata.
Il desiderio di stringerlo fu così prepotente da indurla a correre di nuovo, nonostante si ripetesse che erano anni che non lo vedeva, e che poteva benissimo trattarsi di uno scherzo di pessimissimo gusto, anche se sperava, e dentro di sé sapeva, che non era così. Lei non avrebbe mai confuso James con un’ altra persona.
Le capitava solo a distanza di qualche mese dopo la sua scomparsa, ma solo perché lo immaginava dappertutto, non perché scambiasse altre persone per lui. Anzi, di solito lo vedeva in luoghi in cui non c’ era nessuno, per esempio seduto su sasso in riva al Lago, oppure in sella a un manico di scopa che poi si rivelava essere il ramo di un albero, o magari davanti a una finestra, dalla quale in realtà non guardava nessuno.
Immersa nei suoi pensieri, scaraventò con il dorso della mano le lacrime che scendevano copiose, e individuò il portone d’ ingresso, alla fine della lunga scalinata che stava scendendo di corsa, a tre gradini alla volta.
Scansò Jason Parker, il quale dapprima la salutò, poi, osservando meglio il suo comportamento, ne rimase stupito.
-Lily, dove stai andando?- le gridò, preoccupato.
La ragazza per tutta risposta sorrise, poi spinse violentemente il portone d’ ingresso, e si tuffò nel gelo invernale e nella pioggia di inizio novembre.
Eccolo là, il suo James. Camminava lentamente a qualche centinaio di metri di distanza, mentre la pioggia lo inzuppava fino al midollo, come del resto stava facendo con lei.
Lily continuò a correre, fino a che non fu a pochi passi da lui.
Lo vide fermarsi, e lei lo imitò, avvertendo solo in quel momento il dolore alle costole che le aveva procurato quella corsa sfrenata.
James si voltò, e fu subito investito da quello sguardo smeraldino, tanto intenso quanto incredulo.
Lei era lì, le guance arrossate, il respiro affannato e gli occhi umidi.
-Lily…- dopo un tempo quasi eterno, ebbe il piacere di pronunciare quel nome davanti a lei.
Ora fu il suo turno di voltarsi.
Non sapeva quale motivo l’ avesse spinta a farlo, sapeva solo che nel momento in cui non ebbe più il suo volto bellissimo davanti, dovette combattere con la reazione del suo cuore.
Vedere le sue spalle fu come una pugnalata, per lui. Ma la capiva.
La sentì singhiozzare, così si avvicinò di qualche passo.
-Lily, io…- il fiato gli si mozzò in gola. Non trovava le parole, maledizione!
-Io… volevo che sapessi che in questi anni non sono morto- provò a spiegare, trovando le sue stesse parole assurde, banali, insignificanti, oltre che le meno adatte, -Non sono tornato ora perché ho fatto i miei comodi, conducendo un’ altra vita. Ho passato questi cinque anni a cercare la giusta strada di casa per ritornare dall’ Italia, nazione che Voldemort ha ritenuto abbastanza affascinante da segregarmici, quando mi ha rapito per farmi fuori- raccontò brevemente, -Ti capisco se non vuoi più vedermi, se non vuoi più avere a che fare con me- disse, mentre il suo cuore urlava, desideroso che non fosse realmente così, -Non so che cosa tu provi per me, Lily. Magari credevi di amarmi, ma l’ incontro di ieri ti ha fatto cambiare idea- aggiunse, -Comunque sappi che io ti amo, e in tutti questi anni non ho mai smesso di pensarti. Se hai bisogno di tempo io ti aspetterò, Lily, voglio che tu lo sappia- concluse.
Nervoso, gettò uno sguardo al castello, e si accorse che era uscita praticamente tutta Hogwarts ad assistere al loro incontro. Fece una smorfia, irritato. La privacy, evidentemente, era un optional.
Lily lo sentì allontanarsi.
Non poteva credere di essere l’ unico a scervellarsi per immaginare cosa lei stesse facendo. Non era tenuto a pensare che lei non lo amasse più. Non aveva mai smesso di amarlo, né di pensare lui. Questo era scontato per tutti, ma forse James non lo sapeva.
Si voltò, senza nemmeno chiedersi se stesse facendo la cosa giusta. Per lei, per la sua vita. Se fosse sicura. Erano tutte domande retoriche, le risposte scontate.
-Dove credi di andare, Potter?- chiese, con voce tremante, -Lontano da me, ancora?-
 
 
 

Ciaooo!!! Allooora…mi scuso se sono in ritardo, ma come vedete, il capitolo è piuttosto lungo, no? Sono riuscita a farvi felici???XD Che ve ne pare??? Volevo dividerlo in due parti, ma poi per pura bontà ho deciso di farli incontrare, e ora come ora, ho un assoluto bisogno di sapere cosa ne pensate….Non mento se vi dico che sto saltando sulla sedia perché sono ansiosa di pubblicare. È stato un capitolo molto importante, quindi mi sono concessa un po’ più tempo per rifletterci sopra, e mi auguro che non sia ridicolo o idiota il modo in cui li ho fatti incontrare. Non nego che la storia ormai è quasi giunta al termine. Il numero esatto dei capitoli che mancano alla fine non lo so, però state pur certi che il capitolo in cui troverete tutti i ringraziamenti sarà l’ ultimo.

Ora ringrazio:


Lilly 94: ciaooo!!!grazie, grazie, grazie!!!XD Che dire??? Aspetto con ansia una tua recensione…questo capitolo mi ha fatto perdere le notti e alla mattina dormivo sul banco (soprattutto il mercoledì, con diritto alla prima ora…) quindi spero sia venuto bene!!!! KISSS

niettolina: ciao!!! Non so come ringraziarti, davvero!!!XD Mi riempi sempre di complimenti…E io ti ho accontentato, no?XD Le lettere sono state un po’ smielate, ma dal momento che la mia fic lo è…XD! KISSS

Stabuk: ehehe Lily è un po’ così…comunque sì, mi pare che si siano incontrati, tu che dici???XD KISSS

La Nika: ciaooo!!! Grazieeee!!! Per fortuna una che non mi dice che voleva che si incontrassero ASSOLUTAMENTE!XD Comunque alla fine…beh, l’ hai visto anche tu, no?? Il prossimo capitolo sarà un seguito, diciassette pagine mi parevano sufficienti per finirlo lì…=P Non ho voluto trasformare James perché penso che se fossi stata al posto di Lily sarei morta d’ un colpo. Insomma, un cervo che diventa il mio ragazzo…è inquietante la cosa!XD E pure tu ti sei commossa!!!!E io che non volevo far piangere nessunooo!!!XD XD KISSONI

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Capitolo 25
*** ...Forever ***


  
…FOREVER
 

Salve a tutti!!!XD Finalmente! Come vedete, ho mantenuto la promessa, ma credetemi, è stato difficile anche per me non aggiornare per così tanto tempo. All’ inizio ero a corto di idee. Cominciavo a scrivere, poi rileggevo tutto e non andavo avanti prima di cancellare le ultime dieci frasi. Ho temuto che la mia vena ispiratrice mi avesse abbandonato e che non sarei più risuscita a scrivere come prima. Inoltre si è messa pure la scuola, che mi ha risucchiato come una rapida particolarmente affamata di sangue umano, e chissà perché ha scelto il mio. Però vi garantisco che non ho passato le notti insonni per niente, perché proprio durante una di queste, mentre mi giravo e rigiravo nel letto, mi si è accesa la lampadina che mi ha permesso di terminare questo capitolo! Comunque, posso dirvi con chiarezza che questa fic avrà 28 capitoli, perciò siamo a -3. La fine mi mette sempre tristezza, e credo che questo sia uno dei fattori che mi hanno impedito di aggiornare. Per ora vi ringrazio solo per le recensioni e ribadisco l’ importanza del loro ruolo per me. Okay, non vi rompo più. Buona lettura e… diamine, buon 2010!!! Che sia l’ anno giusto???XD
 
Le sue parole arrivarono come la freccia di Cupido, solo che il dolore non era inesistente. Da ogni sua sillaba James poteva percepire tutta la sofferenza che aveva patito durante quei cinque interminabili anni, e non seppe dare un nome agli strani sentimenti che cominciarono ad invaderlo. Un’ inspiegabile gioia mista a dolore, perché Lily gli aveva fatto capire che lo amava, che lui per lei era ancora qualcosa, ma al tempo stesso non poté fare a meno di sentirsi in colpa per averla fatta soffrire in quel modo.
Si voltò, sperando che lei non gli desse le spalle, gesto che avrebbe completamente annullato le certezze che quella frase gli aveva trasmesso.
Invece lei era lì, ferma davanti a lui. I capelli rossi appiattiti al viso dalla pioggia, gli occhi verdi gonfi, dai quali sgorgavano goccioline che avevano ben poco a che fare con le precipitazioni. L’ espressione dura, le labbra strette, e completamente zuppa dalla testa ai piedi. Non poté ignorare la sua bellezza, nonostante la situazione non fosse, da una parte, tra le più piacevoli.
Bastò uno sguardo perché l’ uno intuisse i pensieri dell’ altra. Non c’ era nulla da spiegare, in un certo senso avevano capito entrambi.
Lily continuò in silenzio a perdersi in quelle due nocciole che vedeva riflesse in ogni specchio. Capiva che le sue parole lo avevano ferito e sollevato al tempo stesso, ma si rese conto che in realtà non voleva capire.
Non le importava di tutte le persone che si erano radunate davanti all’ ingresso, tutte strette l’ una all’ altra per non bagnarsi, ma al tempo stesso estremamente curiose di vedere cosa sarebbe successo alla storica coppia. Da parte sua, non le era mai importato il parere delle persone. L’ avrebbero criticata, qualsiasi scelta avesse fatto, ma ora c’ era solo James, e questo poteva bastare. C’ era lui, bello come lo ricordava, se non di più, con gli indomabili capelli arruffati e uno sguardo magnetico, o almeno per lei. Non si sarebbe mai saziata di contemplare il suo splendore, ora che finalmente l’ aveva ritrovato. Si sentiva piccola davanti a lui, fragile, debole. Aveva un’ irrefrenabile voglia che qualcosa di forte e abbastanza protettivo la facessero sentire di novo al sicuro, e non c’ era niente di meglio delle sue braccia.
Tuttavia, era anche arrabbiata. Non con James, nemmeno con se stessa, per una volta. Era arrabbiata con Voldemort, la causa di tutto quel dolore. Per un attimo fugace, rimpianse di averlo ucciso, perché il desiderio di averlo ancora in pugno e tenerlo sotto tortura era forte, però si disse che se non l’ avesse fatto fuori probabilmente James non sarebbe riuscito a scappare, a non essere inseguito, a ritornare.
Pochi passi li dividevano, e lei spezzò quella distanza.
Si catapultò su di lui con una furia quasi animalesca, prendendo a pugni il suo petto roccioso.
-Tu non puoi andare via, hai capito?- disse tra le lacrime, -Te lo proibisco! Non puoi, non…!-
James l’ avvolse in un abbraccio, che ebbe la capacità di soffocare la sua preoccupazione, e anche le sue parole.
-Sh, Lily, è tutto finito- le sussurrò dolcemente, -È tutto finito- ripeté. Le sue parole avevano un suono talmente bello anche per lui, che gli risultò quasi impossibile convincersi della loro verità.
La rossa continuò prenderlo a pugni finché le sue braccia non la strinsero, come per smorzare tutto quel dolore, per abbattere di nuovo il muro che lei stessa aveva creato per isolarsi da tutto e da tutti.
Il ragazzo non si ritrasse ai colpi che gli arrivavano al petto. Sapeva che se l’ avesse fatto, Lily avrebbe avuto la conferma di un’ illusione.
Ci volle qualche minuto, durante il quale percepì le lacrime della rossa perdersi nella stoffa della sua felpa, e poi anche le sue braccia esili cominciarono a circondarlo.
Le accarezzò teneramente i capelli, quei fili ramati di cui ricordava ancora il profumo, gli stessi morbidi capelli con cui non aveva più potuto giocare, far scorrere tra le dita.
Poi la ragazza si staccò, e prese a fissarlo con un certo interesse.
James la scrutò, stranito.
Lily prese a disegnare con la punta dell’ indice il contorno del suo viso, i suoi lineamenti. Fece scorrere quelle dita ceree e freddissime dalla fronte al mento, poi disegnò il contorno del suo naso, delle sue labbra, tenendo gli occhi chiusi, quasi come se volesse verificare se lo conoscesse ancora a memoria come un’ “Ave Maria”, come una preghiera che aveva smesso di recitare da un po’ di tempo.
Poi, finalmente, aprì gli occhi, e James sentì subito i suoi perdersi in quei due laghi smeraldini.
-Sei proprio tu?- la voce della rossa era ridotta a un sussurro quasi implorante, supplichevole.
-Sì- rispose James, -Sono proprio io- non aggiunse altro, pensando che se l’ avesse fatto avrebbe sciupato quel momento tanto atteso.
Poi si accorse che la tensione e la preoccupazione avevano completamente abbandonato quei bellissimi occhi verdi, che ora avevano cominciato a sorridere come un tempo.
-Sì- sussurrò di nuovo lei, mentre un sorriso spiccava dietro le sbarre di lacrime, -Sei proprio tu-
Il ragazzo non seppe mai descrivere la gioia che provò in quel momento.
La prese per mano, e insieme si diressero chissà dove, comunque in un luogo abbastanza lontano da lì da permettere ad ognuno di spiegarsi.
Dal portico davanti all’ ingresso partì un applauso, soffocato dal picchiettio insistente della pioggia.
Lily non lo sentì, e probabilmente per James fu lo stesso. Entrambi erano troppo impegnati a percepire i soli rumori che vorticavano all’ interno della loro campana di vetro: i battiti frenetici e incontrollabili del cuore e il loro respiro rilassato, provocato dalla sensazione di completezza della vita.
Ora sì, i pezzi del puzzle erano finalmente al loro posto.
 
-Dove sei stato?- quella domanda arrivò, com’ era giusto che arrivasse. Lily l’ aveva condotto in un luogo di cui lui conosceva già l’ esistenza.
Lo fissava, mentre se ne stava inginocchiata con le spalle rivolte ad un baule marmoreo.
James si era seduto con la schiena appoggiata al tronco umido e coperto di muschio di un abete, e si sporse per sfiorarle la guancia con una carezza, come se la sua pelle fosse fatta di cristallo. In effetti, era fragile, e davanti al suo fisico muscoloso sembrava ancora più esile, gracile e piccola di quanto in realtà non fosse. Gli occhi verdissimi e penetranti sembravano di vetro, tanti erano gli sforzi di reprimere altre lacrime che comunque sarebbero scese, prima o poi, lui lo sapeva.
-Voglio mostrarti una cosa- proseguì la rossa. Probabilmente aveva interpretato il suo silenzio prolungato come una racimolazione di tutte le idee che doveva esporle, di tutti gli avvenimenti di cui doveva metterla al corrente.
-No, Lily, devo raccontarti una storia, prima- la interruppe, serio e addolorato, -La storia che avresti dovuto sapere prima che… accadesse… tutto questo trambusto- concluse, con un velo di amarezza negli occhi.
Protese la mano, sperando che lei l’ afferrasse.
Lily non esitò nemmeno un istante. Sapeva che ciò che stava per scoprire non era qualcosa di insignificante o superficiale, non se James l’ aveva messo prima di ogni altra cosa, anche prima di raccontarle… tutto. Tutto quello che durante quei cinque anni avevano accumulato dentro la loro testa, dentro il loro cuore, perché le parole che avevano il bisogno di pronunciare e di sentirsi dire non erano uscite mai, albergando dentro di loro come ragnatele fantasma, rimanendo intrappolate in due corpi non abbastanza grandi da contenere tutto l’ amore che provavano l’ una per l’ altro.
La sua mano calda la fece avvampare, e lei lasciò che lui la facesse accomodare sulle proprie gambe, avvolgendola con le sue braccia forti e protettive. Lily si voltò verso di lui. Aveva bisogno di stringerlo, a costo di frantumargli le ossa, di sbriciolargli le costole, anche se dubitava che ci sarebbe riuscita. Appoggiò la testa nell’ incavo del suo collo e sentì le lacrime scenderle impetuose sulle guance. Aveva paura di perderlo di nuovo, come se potesse svanire nel nulla da un momento all’ altro, un’ altra prova di tutte le illusioni che la circondavano.
Ma se anche quella fosse stata un’ illusione, per lei sarebbe stata la fine definitiva. Si sarebbe arresa, punto. Per sempre.
Il ragazzo l’ accarezzò dolcemente e prese a giocherellare con una ciocca dei suoi capelli ramati, morbidi, lisci, vellutati. Sapeva che quel gesto apparentemente insignificante aveva il potere di tranquillizzarla. O almeno l’ aveva sempre fatto. Si sentì morire quando pensò che durante quei cinque anni non c’ era stato nessuno a sottoporre i suoi capelli a quel trattamento solo per farla ritornare in sé. Nessuno che l’ aveva coccolata o consolata nel modo in cui piaceva a lei.
Si accorse che non era affatto cambiata.  Solo il terrore era aumentato, un terrore che prima d’ ora non aveva mai posseduto, ma quei tocchi delicati bastarono per rilassarla, e James interpretò il suo silenzio come un incoraggiamento a cominciare a raccontare, come il segnale che lei era pronta ad ascoltarlo, anche per una vita, senza interromperlo mai. Voleva sentire il suono della sua voce ancora, ancora, ancora e ancora. Era impossibile stancarsi.
-Tu sai cosa diventa Remus nelle notti di luna piena- non era una domanda, e sebbene Lily non capisse quanto potesse centrare nel discorso, non lo interruppe, -Bene, sai anche che noi Malandrini non l’ abbiamo scoperto subito- proseguì, -Ma… quando l’ abbiamo saputo… volevamo aiutarlo. Non ci è passata per la mente nemmeno un istante l’ idea di abbandonarlo- fece una lunga pausa, durante la quale parve che i ricordi scorressero nei suoi occhi, rinchiudendolo in un mondo da cui era stato escluso per un pezzo.
-Avevamo un piano- proseguì, assorto, -Un progetto pericoloso, sì, ma che ci avrebbe permesso di restare uniti, di condividere con lui l’ incubo che lo risucchiava una volta al mese. Al quinto anno il progetto è stato portato a termine- nel dire queste parole, avvertì il fremito di Lily, spaventata e terrorizzata, -Siamo stati finalmente in grado di trasformarci in Animagi- per un brevissimo istante, a James parve il battito regolare del cuore della rossa si fosse arrestato. –Lo siamo diventati illegalmente, non lo sa nessuno- continuò il ragazzo, sperando con tutto il cuore che capisse, -Visto il piccolo problema peloso di Remus, c’ era bisogno di qualcuno di altrettanto forte da tenerlo a bada, da impedirgli di fare qualsiasi cavolata. Eppure per entrare nel suo rifugio era necessario aprirlo e… be’, non sarebbe stato facile- fece una pausa, alla ricerca di parole abbastanza rassicuranti da non farla tremare di paura, -Il rifugio di Remus era il Platano Picchiatore. Silente l’ aveva piantato apposta per lui. Il realtà quell’ albero è un vero e proprio passaggio segreto, che porta dritto alla Stamberga Strillante. Le urla che gli abitanti di Hogsmeade sentivano non erano…dei fantasmi- spiegò, senza aggiungere altro, -Quell’ albero era geniale: nessuno sarebbe mai riuscito ad avvicinarsi all’ ingresso, nessuno sapeva che per farlo bastava premere uno sciocco e banalissimo pulsante… era quello di cui noi avevamo bisogno. Chi avrebbe premuto il pulsante in modo da consentirci di entrare?- fece una piccola pausa, durante la quale avvertì la curiosità che Lily sprizzava da tutti i pori, -Così abbiamo deciso che il più adatto a farlo era Peter. Io e Sirius eravamo contrari, pensavamo che sarebbe stato troppo esporlo ad un pericolo così grande, ma lui ha insistito tanto. Alla fine ha scelto di diventare un topo, ma non ce la faceva. Sirius e io l’ abbiamo aiutato molto, finché non ce l’ ha fatta-
Lily sgranò gli occhi, mentre tutto cominciava a farsi più chiaro. –Codaliscia…- sussurrò.
James annuì: -Già. Sirius si trasforma in un cane, per questo lo chiamiamo Felpato- spiegò, -E io…-
Nella mente di Lily passò un treno carico di ricordi recenti.
Un grosso animale chino sulle sue lettere, un semplice animale in grado di leggere fogli che lei aveva custodito con un incantesimo potentissimo. E poi gli occhi di quell’ animale, identici a quelli di James. Un cervo.
-…mi trasformo in un cervo- lo disse, ma immaginava che Lily ci fosse già arrivata da sola.
-Eri tu…- dal suo tono, James non seppe stabilire se fosse scossa o piacevolmente sorpresa. Optò per la prima.
-Per favore, scusami- disse, più pentito che mai di non averglielo rivelato prima, -Avrei dovuto… stare più attento- convenne, -Non è giusto che tu venga a saperlo così. Avrei dovuto scappare, ma la voglia di vederti mi ha inchiodato. Non ero più capace di muovere le zampe…-
La ragazza gli tappò la bocca con un dito. –Non importa, James- disse, -Mi è… piaciuto- sorrise alla sua espressione interrogativa, -Parlare con Ramoso, intendo. È stato facile, nonostante non potessi esprimerti verbalmente. Sentivo che mi capivi, e io ti capivo a mia volta. Sono… mi dispiace di non averlo capito- aggiunse, triste e afflitta, -Me ne sarei dovuta accorgere!- si rimproverò, -Gli occhi…-
-Non potevi, Lily- la zittì subito il moro, intuendo che si stava caricando di colpe che non aveva.
-Sì che potevo-
James sospirò.
Testarda, come sempre.
-Ma raccontami, ti prego- lo implorò. –Solo se ci riesci- aggiunse poi, pensando che rievocare quei ricordi non doveva essere un’ impresa da poco, e infatti James sentì le sue budella attorcigliarsi. Quanto faceva male?
-Quel giorno Bellatrix mi ingannò. Ingannò tutti- cominciò, -Si finse Sirius, con la Pozione Polisucco-
-Lo so- Lily annuì.
-Quando salimmo in dormitorio… arrivò- proseguì, -Non so come avesse fatto ad entrare, so solo che mi  schiantò, e poi ritrovai in una caverna chissà dove- rabbrividì, -Le catene bruciavano i miei polsi e le caviglie a poco a poco, in modo che io potessi soffrire lentamente. I pasti erano diventati doppie razioni di Cruciatus, e Voldemort mi parlava, mi chiedeva informazioni, mi minacciava. Sapevo che sarebbe venuto a Hogwarts- rivelò, lo sguardo vuoto, il volto assolutamente impassibile e inespressivo, -Mi promise che sarei morto contemplando i cadaveri dei miei amici. Poi un giorno arrivò Peter. Riconobbi la voce, ma mi convinsi che non era lui, dal momento che si rivolgeva a Voldemort come qualsiasi Mangiamorte. Ci fu una discussione, nella quale Peter perse la bacchetta. Mi fu molto utile. Quando Voldemort e Bellatrix partirono per la scuola, la caverna cominciò a franare. Temetti di morire, ma fui contento che non fosse per mano di Voldemort. I sassi rotolavano nella mia direzione, e ad un certo punto dalla roccia si staccò un masso particolarmente pesante- continuò con voce neutra, avvertendo le reazioni di Lily. Le sue lacrime silenziose  sembravano pungere come spine sulla sua guancia, e James si convinse che dopotutto non erano silenziose. Urlavano il dolore che lei mascherava. –Fortunatamente insieme ai sassi rotolò la bacchetta. La individuai e riuscii ad afferrarla per miracolo. Sapevo che trovare i controincantesimi per le catene sarebbe stato impossibile, così provai a trasformarmi. Funzionò, e io riuscii a scappare, o meglio, ad uscire dalla caverna proprio nel momento in cui il masso piombò sul pavimento. Tuttavia, non avevo fatto i conti con il precipizio che mi aspettava a braccia aperte. Caddi, e nel farlo la bacchetta mi sfuggì dalle mani. Quando mi risvegliai ero a pezzi. Ricordo che desiderai di morire- nel sentire queste parole, a Lily sfuggì un gemito, e James la cullò dolcemente, -Però un pensiero, insistente e fastidioso, provocava un dolore più acuto di tutte le mie ossa rotte messe insieme. Non volevo accettare che tu morissi, non volevo accettare che stessi male, avevo ancora bisogno di te. Così girovagai senza meta, finché un cartello familiare mi fece capire che ero giunto in Italia, in un luogo che avevo visitato durante una vacanza con i miei- Lily ascoltava, e il suo cuore batteva all’ impazzata. Si sgretolava, poi si ricomponeva. –Allora feci dietrofront, correndo più veloce che potevo, ma sono riuscito ad arrivare solo qualche giorno fa- disse, mortificato. –Non sono venuto subito…- qui fece una pausa. Inspirò a fondo prima di proseguire, -…perché avevo paura- confessò, -Paura di ciò che avrei potuto trovare, di ciò che non avrei trovato. Così sono andato da Rosmerta e…-
-Ti sei fatto raccontare tutto- concluse per lui la rossa.
Il ragazzo annuì. –Perdonami, Lily- a giudicare dalla sua voce tremante, i suoi occhi erano lucidi, -Avrei voluto esserci. Dovevo…-
-Oh, James- piagnucolò lei. Sinceramente, le pareva di essere in un libro strappalacrime e odioso, ma quel giorno non le importava. Non le importava nulla che non fosse James. –Sono stata così… stupida- si rimproverò, senza che lui capisse.
Il ragazzo si agitò –Lily, amore. Che c’ è?-
La rossa lo strinse ancora di più, mentre la pioggia cadeva e imbrattava i loro abiti. Ma dopotutto, ogni singolo elemento che componeva la natura, ogni singolo pretesto e ogni singola persona sembravano ricordi lontani, appartenenti ad una vita precedente, in cui il loro mondo si era fuso con il mondo di tutti.
-Tu… eri lontano- disse, fissando il vuoto.
-Sì-
-E io…- fece una smorfia, disgustata, incapace di proseguire.
-Puoi dirlo- la incoraggiò il ragazzo.
-Scusa- sussurrò Lily.
-Scuse accettate-
-Mi dispiace-
-Penso che il messaggio mi sia arrivato chiaramente-
-Non volevo-
-Ho capito anche questo- James sorrise, paziente. Doveva farle coraggio, anche se non capiva cosa avesse potuto spingerla a snocciolare tutte quelle scuse. Sapeva solo una cosa: se anche avesse ucciso un innocente, lui non sarebbe mai stato capace di voltarle le spalle e non guardarla più. Sarebbe finito in galera con lei.
La rossa sospirò. –Sono uscita con Jason- disse.
-Con chi?- James aggrottò le sopracciglia.
-L’ insegnante di Babbanologia- spiegò Lily.
-E con ciò?-
Lily alzò la testa per squadrarlo. Voleva capire se la stesse prendendo in giro o se fosse pazzo a tal punto da perdonarla.
-Non dici nulla?- bisbigliò, sconcertata.
-Cosa dovrei dire?- rispose di rimando lui, -Dovrei forse prendermela perché dopo aver passato cinque anni in cui non hai frequentato nessuno, sei uscita con un ragazzo? Te l’ ho già detto, Lily: qualunque scelta tu faccia, a me va bene, anche se decidessi di non vedermi più. È normale innamorarsi. Sei un essere umano anche tu- le fece presente.
-Ma io non sono innamorata- replicò Lily, quasi offesa, -Non di Jason, almeno- si corresse.
-Mmm…- James giocherellò con una ciocca dei suoi capelli ramati, stringendola di più a sé, -E di chi, allora?- sussurrò.
La ragazza sentì il suo cuore accelerare i battiti. Sarebbe esploso, ne era certa. James non sarebbe mai cambiato, mai. Aveva sempre quello strano effetto su di lei, un effetto perfettamente descrivibile con frasi del tipo: “La mente mette i limiti, il cuore li cancella”. Grandioso. Ora che il suo stile di vita stava cominciando a conoscere un po’ di stabilità, sarebbe stato tutto sconvolto da un avvenimento del genere. Era la seconda volta in tutta la sua vita, ed entrambe le volte erano avvenute per mano sua.
James Potter.
Il centro del suo universo. Era attorno a lui che ruotava la sua vita.
-Lo sai- rispose, servendosi del poco fiato che le era rimasto.
-No- ribadì lui, -Non lo so-
-Sì che lo sai- l’ inclinazione della sua voce si fece più decisa.
-Allora rinfrescami la memoria-
Lily si stupì di sentire il cuore di James martellare forte almeno quanto il suo. Appariva tranquillo, ma dentro doveva sopportare quella tempesta di sentimenti nella quale vagabondava anche lei.
Sentì il suo respiro diventare ansioso. Voleva una risposta, ma allo stesso tempo non voleva metterle fretta. Il fatto era che lei era troppo concentrata a respirare il suo profumo inconfondibile, che da sempre aveva la capacità di scollegarle il cervello. Inoltre i suoi occhi erano attratti dal suo viso, così bello, così dannatamente irresistibile. Le era mancato. Tanto, troppo.
Lo strinse ancora più forte.
-Amo te- rispose, senza un velo di indecisione nella voce.
Se al mondo esisteva una cosa di cui poteva vantarsi di essere sicura, era proprio quella.
James incatenò i propri occhi ai suoi.
-Sono contento che tu l’ abbia detto- sussurrò, mentre la distanza tra i loro volti si riduceva a pochi centimetri, -Perché era proprio ciò che avevo bisogno di sentire- così dicendo, si sporse per baciarla.
Un bacio tanto atteso, ma che alla fine era arrivato, pronto a durare anche in eterno. O almeno, a entrambi non sarebbe dispiaciuto se fosse stato così.
Lily percepiva a malapena la pioggia che li aveva già inzuppati fino al midollo. L’ unica cosa di cui si curava in quel momento era James. Esistevano solo lui e le sue labbra, le stesse che aveva sognato un’ infinità di volte di baciare, solo che al suo risveglio le lacrime amare erano l’ unica testimonianza di un sogno troppo bello per essere vero.
Però quello non era un sogno.
Lui era lì e le sue mani forti accarezzavano il suo viso.
-Posso sapere, adesso, cos’ hai fatto con quel Jason?- sussurrò James.
-Sono uscita con lui- mormorò la ragazza.
-Fin qui c’ ero arrivato anch’ io- il moro sorrise, -E poi?-
-E poi basta- rispose Lily, mentre una smorfia di disgusto le deformava la faccia, -È stato già troppo doverlo sopportare per due ore. È stato l’ appuntamento più orribile della mia vita- disse, con un brivido, -A patto che si possa davvero definirlo appuntamento…-
Vedendo la sua espressione, James dovette fare uno sforzo per trattenere le risate, -Perché?- chiese sorridendo.
-Diciamo che mi ha invitata con l’ inganno- spiegò la rossa, -E… be’, mi ha portata da Madama Piediburro…-
A quel punto, il Malandrino scoppiò in una fragorosa risata.
-James!- Lily parve offesa, -Che c’ è di tanto divertente?!-
-Tu, amore- disse, mentre nei suoi occhi brillava la consueta luce malandrina.
Lily lo fissò. Si stupì della facilità con la quale fossero tornati il James e la Lily di un tempo. Scherzosi, dispettosi, ma soprattutto sempre insieme. Non era cambiato nulla. Nemmeno cinque anni erano riusciti a dividerli. Quell’ arco di tempo non aveva scavato una buca profonda abbastanza per seppellire il loro amore, anche perché più quell’ amore fosse stato sotterrato, più avrebbe continuato a crescere, facendo esplodere la terra che avrebbe cercato di fermarlo.
Dopo un po’, però, tra i due cadde il silenzio, un silenzio carico di tensione.
James aveva detto tutto, ma ora toccava a lei, e non sapeva da dove cominciare. Cos’ avrebbe dovuto dirgli? Non si capiva già abbastanza quello che provava? Non era ancora sufficientemente chiaro quanto aveva sofferto?
-Lily…- James la ricondusse alla realtà, -Ora vorrei sapere cosa… hai fatto tu-
-Sai anche questo- sibilò la ragazza.
-Non da te- ribatté James, -Solo tu puoi raccontarmi la versione giusta dei fatti che ti riguardano-
-Mmm… fammi pensare- fece sarcastica la ragazza, -Ah, sì: ho fatto le valigie e sono andata al carnevale di Rio-
James la fissò sconcertato.
Lily sospirò. –Dimmi tu cosa vuoi sapere-
-Come… come hai fatto ad ucciderlo?- domandò, curioso.
-Ho semplicemente adoperato la sua tecnica contro di lui- rispose la rossa, -Ero arrabbiata e… be’, l’ ho ucciso. Anche lui ha scagliato la maledizione nello stesso momento, ma fortunatamente l’ ho steso. Forse perché in quel momento provavo più odio di quanto ne avesse provato lui durante tutta la sua esistenza-
-Però hai fatto prendere un bel colpo a tutti…-
-In effetti, sono andata in coma- dovette ammettere lei, -O almeno così dicono. Per me non lo era, penso che sia stato un periodo durante il quale ho dovuto recuperare tutte le mie fatiche. Erano giorni che non dormivo, in più l’ incantesimo deve avermi esausta-
-Se penso a quanto tu abbia rischiato di morire…- James scosse la testa, mentre una smorfia di sofferenza gli deformava la faccia.
-Sono passati cinque anni, James- gli ricordò Lily.
Il ragazzo annuì, ma la rossa pensò che il suo cambiamento di argomento fosse stato fatto per non soffermarsi a riflettere ancora sull’ altro.
-E dimmi…- proseguì, concentrato, -Quando ti sei svegliata…?-
-È stato un inferno- Lily rispose senza che dovesse completare la domanda, -Cercavo un volto solo, ma quello che mi ha dato il “bentornata” è stato quello di mio padre- la ragazza deglutì, combattendo contro la volontà di reprimere le lacrime, -E poi Silente!- esclamò, quasi disgustata, -Ha voluto organizzare quel funerale…-
James attese che proseguisse. –Io non ci sono andata. Ho seguito le sue parole dalla Torre di Astronomia, ma avrei fatto meglio a non sentire nulla. C’ era tanta gente e ciò mi ha fatto pensare quante dovevano essere le persone che ti volevano bene. Hanno cercato tutte di sostenermi, convinte di provare almeno un briciolo del dolore che provavo io, ma la mia voragine nel petto era irreparabile- Lily fece una pausa, lo sguardo perso nei ricordi, -Ho fatto i M.A.G.O., poi mi sono iscritta subito al corso avanzato per diventare Auror. Volevano che mi risparmiassi quella fatica, perché sostenevano che fosse del tutto inutile. Erano disposti ad accogliermi senza diploma. Il Ministero mi voleva, come se fossi un pezzo più unico che raro, ma io ho rifiutato. Mi avevano già dato troppi soldi solo per aver ucciso un mago. Ero in cerca di lavoro, un lavoro qualunque. Diventando Auror avevo già raggiunto il mio obiettivo, e non avevo bisogno di guadagnare quanto un impiegato del Ministero per sopravvivere: ero già sufficientemente ricca. Inizialmente pensavo di diventare commessa in qualche negozio, ma quando Silente mi ha offerto il posto a scuola l’ ho accettato subito- la ragazza si stupì di come le parole fossero sgorgate, senza il bisogno di ricevere altre domande.
James l’ ascoltava, paziente, tranquillo. Non la interruppe nemmeno per un secondo. Forse anche lui aveva l’ esigenza di sentire la sua voce.
-Ritornare qui è stato difficile. Dovunque mi voltassi, vedevo il tuo viso. Cominciavo a vederti dappertutto, soprattutto mentre facevo la ronda per i corridoi, di notte. Con gli studenti sono sempre stata piuttosto inflessibile. Forse mi dava fastidio la loro spensieratezza. Anche prima che tu cominciassi a far parte della mia vita, ero una ragazza troppo matura per la mia età. Sono cresciuta in fretta, non ho mai avuto tempo per considerare le stupidaggini, mentre loro si godevano un felice dopoguerra, al contrario di me, che dovevo subirne le dolorose conseguenze. Da quando sono uscita dall’ accademia per Auror, i giornalisti hanno cominciato a pedinarmi. Volevano sapere cose che difficilmente ammettevo e spiegavo a me stessa, come l’ assoluta fiducia sul fatto che fossi vivo. Io li ho scansati, non ho mai rilasciato un’ intervista, e da quel momento hanno cominciato ad affiorare le malelingue- fece una smorfia, più annoiata che delusa, -Ovviamente non me ne è importato nulla. Ho continuato a svolgere il mio lavoro, scrivendoti lettere, acquistando un gatto con il pelo nero arruffato e due occhi color nocciola- rise, -È assurdo, lo so. Però mi faceva sentire meno sola. Poi un giorno sono venuta a sapere che la tua casa sarebbe stata demolita, e mi sono sentita mancare. Così l’ ho acquistata, e in genere ci torno tutte le sere o almeno nei weekend. In una stanza, nella tua stanza, ci sono tutti i regali che ti ho fatto. Natale, compleanno, Pasqua. Ho continuato a portarteli. Ho frequentato di rado Miley, Sirius e Remus, ma loro non mi hanno mai abbandonato. Ho cominciato a vedere meno anche i miei genitori, anche se minimo li vado a trovare ogni estate. Il fatto era che a loro, sia mamma e papà che Miley, Sirius e Remus, non andava il mio comportamento. Dicevano che avevo tutto il diritto di rifarmi una vita, che a te avrebbe fatto piacere. Poi, quando hanno saputo che avevo comprato la tua casa… be’, non ha fatto loro molto piacere. Di sicuro non mi avrebbe aiutata a dimenticarti- le sue labbra si arricciarono in un sorriso amaro, -Ma quello che non hanno capito è che io non volevo assolutamente dimenticarti. Tanto, se anche avessi desiderato il contrario, non sarebbe mai stato possibile. Tu c’ eri, io ti sentivo. Ogni… sciocchezza mi ricordava te e come si dice, il dolore era la conferma della tua esistenza-
Il ragazzo rimase stupito da quelle parole. Ebbero la capacità di metterlo completamente fuori uso. Cosa poteva importargli del resto, quando lei gli aveva appena aperto il suo cuore?
Non disse quello che l’ istinto gli suggeriva, perché voleva capire di più. Pensò alla domanda successiva da porle.
-E il famoso Jason che c’ entra con tutta questa storia?-
-Nulla- Lily fece un gesto come per ribadire il suo fastidio, -Con questa storia, nulla- precisò.
-Allora ti andrebbe di raccontarmi l’ altra storia?-
La rossa annuì, piano. –Jason è il nuovo professore di Babbanologia, è arrivato quest’ anno. È una di quelle persone che non riesco a sopportare. La sua presenza mi irrita- cominciò, mentre sul suo viso si dipingeva un’ espressione di puro disgusto.
-Se non sbaglio, anche la mia vicinanza ti provocava gli stessi sintomi- dovette ricordarle James, anche se a malincuore.
-Assolutamente no- negò la rossa, -Io ti odiavo, James. Ti odiavo, perché ti amavo troppo. Con lui è diverso. Mi da fastidio, la sua vicinanza scatena la mia capacità nel corpo a corpo- disse, -È stato così dal primo momento. Lui è entrato nella mia classe, mi ha sorriso, e subito mi è venuta una voglia quasi irrefrenabile di prenderlo a pugni. Ci ha provato subito, ma io ho continuato a rifiutarlo, anche se secondo Miley e Sirius avrei fatto bene a lasciarmi andare. Poi, un giorno in cui non ero nel pieno delle mie capacità, mi ha estorto un appuntamento con l’ inganno. Prima che potessi replicare si è allontanato, per cui sono stata costretta ad andarci- fece una smorfia, circondata dalla nausea che emettevano quei ricordi troppo recenti per una abituata ad aggrapparsi a quelli che, dopo un po’ di tempo, tendono a sfumare nella memoria umana, -Inutile dire che è stato un gravissimo errore. Forse ho esagerato io, o forse ha finalmente notato il mio comportamento distaccato nei suoi confronti, ma il punto è che ha cominciato a paragonarsi a te- fece una pausa, mentre i suoi occhi verdi erano percorsi da scintille d’ ira che non avrebbero incoraggiato nessuno ad avvicinarsi, -Io non ci ho più visto e gli ho conficcato un coltello nella mano, dandogli qualche lezione di galateo- concluse soddisfatta.
-Che, date da una che ti trapassa un arto da parte a parte, mi sembrano molto efficaci- commentò sarcastico il ragazzo.
-Io non gli ho trapassato un arto da parte a parte- s’ imbronciò per scherzo lei, -È stato il coltello- lo corresse.
-Ma che divertente- commentò James.
-Altro?- domandò la ragazza.
-La mia casa…- cominciò il ragazzo, ma Lily lo interruppe subito.
-Non ho toccato niente- assicurò, -Nemmeno la camera da letto dei tuoi genitori: io dormo nella camera con le pareti azzurre-
-Come… come hai fatto a considerarmi vivo per tutti questi anni?- chiese dopo un po’.
-Non lo so- rispose Lily, -Forse io non volevo accettarti morto perché… boh. Ho… una gran confusione in testa…- il suo sguardo s’ intristì.
-Sh, non devi rispondere per forza- la tranquillizzò James, accarezzandola dolcemente, -Sto solo cercando di capire-
La rossa lo strinse ancora di più. –Lo so- disse, -E io voglio che tu capisca- sospirò, -È difficile da spiegare, ma… io credevo ancora alle tue promesse. E tu mi avevi promesso che non mi avresti mai lasciato-
James sorrise, amaro. –Tu però non ce l’ hai fatta a mantenere la tua promessa- sussurrò.
Lily lo fissò stranita.
Il moro sbuffò. –Per fortuna che ti sei dimenticata, altrimenti mi darebbe fastidio- mormorò, -Comunque, avevi promesso…-
-Oh, no, James, non quello!- lo interruppe la rossa, intuendo a cosa alludesse.
James la fissò, le nocciole intrise di delusione mista a desolazione. Lui era molto coerente nelle sue promesse… perché Lily non ci riusciva? I suoi occhi verdi erano terrorizzati, come se le avesse annunciato l’ inesistenza di quel mondo.
-Perché no, Lily?- domandò, -Il patto era chiaro…-
-Non ce l’ ho fatta!- si giustificò la rossa, -Non puoi dirmi niente, James. Dovresti solo provare a metterti nei miei panni-
-Però tu non mettendoti nei miei hai sofferto per cinque anni- la rimbeccò.
-A quanto pare la mia sofferenza ha dato i suoi frutti- sussurrò la ragazza, a voce così bassa che James fece uno sforzo enorme per cogliere l’ intera frase.
-Lily, quel patto mi serviva- continuò, testardo, -Mi dava la certezza che tu fossi felice, che almeno tu fossi riuscita ad andare avanti-
-Be’, ma questo come potevi saperlo?- la rossa cercò di farlo ragionare, -Quando sei ritornato non penso che avessi escluso del tutto le possibilità che io fossi morta, no? Anzi, per ciò che ne sapevi anche Voldemort era in circolazione…-
-Sì, certo- ammise, -Ma…-
-E comunque- lo interruppe Lily, -io non ho infranto nessun patto- la sua espressione non era capace di mascherare la gioia che aveva provato nel dirlo. Sembrava che avesse trovato un dettaglio che le sfuggiva, ma che sapeva di avere.
James inarcò un sopracciglio. –Lily, mi avevi promesso che se fossi morto, tu avresti continuato ad essere felice vivendo la tua vita- le ricordò.
-Sicuro- affermò la rossa, -Se fossi morto- sottolineò, -E non lo sembri nemmeno un po’- sorrise.
-Ma tu credevi che lo fossi- il ragazzo sembrava lottare contro il suo sorriso invitante. Non voleva dargliela vinta, certo di essere la causa del suo aspetto orribile. La sofferenza era come un morbo, e dove passava, lasciava tracce indelebili.
-No, James- gli fece presente, -Se Rosmerta ti ha raccontato tutto, ti avrà anche riferito che la mia ostinazione a pensarti vivo, ha condotto gli altri a darmi della pazza-
Il ragazzo non rispose subito. La fissò, come se stesse riflettendo sulle sue parole. Sapeva che Lily non mentiva, per due semplici ragioni: primo perché lei aveva sempre disprezzato le bugie, e secondo perché ciò che aveva scritto nelle lettere ne era la prova più pura.
Lily si alzò, evidentemente stanca di sostenere il suo sguardo. Quegli occhi le piacevano troppo, ma osservarli a lungo poteva fare male, soprattutto se avesse letto ciò che esprimevano. Sapeva che la loro sofferenza non era ancora finita, e non lo sarebbe stata finché quella loro conversazione sarebbe andata avanti. Ma era meglio così, si disse, dal momento che prima o poi avrebbero dovuto affrontare per forza quegli argomenti. Di certo non sarebbe venuto fuori tutto in quel momento. Per recuperare il tempo perduto ci voleva pazienza. Tuttavia, finché quello scambio di battute durava, non riusciva a frenare i due sentimenti contrastanti che correvano insieme. Gioia e tristezza. Due opposti che circondavano l’ unico filo a cui era appesa.
Vide i contorni indefiniti di Hogwarts apparire aldilà della spessa lastra di nebbia, anche se non assomigliava per niente alla nebbia vera e propria. A suo parere era più simile al muro che separava loro due dal resto del mondo. Una barriera verosimile che della realtà conteneva ben poco.
Sentì il tocco inconfondibile delle braccia di James cingerle le spalle.
Si voltò appena, per esaminare il suo profilo.
I lineamenti erano identici a come li ricordava. Aveva notato qualche cicatrice in più, all’ altezza dei polsi consapevole che dovevano essere tra le ultime impronte che Voldemort aveva lasciato su quel mondo.
Il ragazzo sorrideva, mentre guardava Hogwarts carico di speranza.
Si chiese quanto doveva essergli apparso chiaro il mondo con il suo ritorno. Probabilmente attorno a sé aveva scorto una miriade di porte spalancate, respirato un’ aria diversa da quella che l’ aveva circondato l’ ultima volta e sentito in fondo alla gola solo il fantasma dell’ incendio che cinque anni addietro aveva bruciato tutti.
Poi si voltò anche lui a guardarla e lei colse la stessa luce nei suoi occhi. La luce con cui l’ aveva sempre guardata.
Loro due, come al solito, si trovavano su due pianeti opposti. La differenza era proprio che lui non aveva sentito l’ esigenza di guardare il mondo con un altro paio d’ occhi, ma aveva lasciato che i suoi ne cogliessero tutti gli aspetti. Quelle due nocciole erano appassite quando il mondo aveva cominciato ad imputridirsi e avevano riso quando sul mondo il sole era tornato a splendere. Lei, invece, aveva impedito che le sue iridi subissero le conseguenze che rimbalzavano su migliaia di altri occhi. Peccato che quando sul mondo era ritornato il flebile raggio del sole, lei avesse tenuto le tende calate. Le foglie, per tornare a risplendere, non avevano accettato che il sole riattivasse la fotosintesi clorofilliana. Avevano avuto bisogno del loro sole personale. Due tronchi che le sorreggessero. Ecco cos’ erano loro due: un albero. Lei, le foglie, incapace di stare in piedi senza il tronco. Lui, il tronco, troppo spoglio senza le foglie.
-Sai una cosa, Evans?- sussurrò James, -Credo che entrambi abbiamo sofferto abbastanza per qualche vita intera e se ognuno si è comportato in una tal maniera, l’ ha fatto perché era giusto che lo facesse- disse, -Ora, ti chiedo solo una cosa-
La ragazza lo fissò, percependo il ritmo dei suoi battiti. Aumentava, ma quel ritmo accompagnava una melodia, non una marcia funebre.
James interpretò il suo sguardo come un invito a proseguire. –Ricominciamo da dove eravamo rimasti?-
Lily gli buttò le braccia al collo. –Dovevi aspettarmi per scendere a cena, ricordi?-
 
Miley sistemò le ultime cose nell’ aula. Quando Lily e James erano spariti tra gli alberi della Foresta Proibita, il Preside aveva richiamato tutti gli studenti all’ ordine. Li aveva spediti nella Sala Grande per la colazione che avevano saltato, prima che lezioni riprendessero. Remus era entrato insieme alla professoressa McGranitt, dato che era evidente che il suo cuore non ce l’ avrebbe fatta, se fosse andata avanti così. Quando aveva visto James e Lily insieme, infatti, si era commossa a tal punto che sarebbe dovuta andare in Infermeria per prendere dei tranquillanti.
Quando Miley aveva notato l’ unica presenza di Sirius accanto a sé, aveva pensato che forse avrebbe potuto dirglielo in quel momento. Poi, però, da un angolo era spuntato Silente che aveva chiesto loro se per quel giorno avrebbero potuto sostituire l’ insegnate di Pozioni e Difesa Contro le Arti Oscure. Ovviamente non si erano tirati indietro, così una volta entrati si erano ritirati nelle rispettive aule per mettere a punto la lezione del giorno. Non era mai stata insegnante, né le era mai passato per la testa di diventalo, però si era eccitata all’ idea di esserlo per un giorno. Voleva proprio mettersi nei panni di Lily, provare sulla propria pelle i brividi che sentiva Lily quando varcava la soglia dell’ aula. Tuttavia, l’ esperienza non era stata molto soddisfacente. I ragazzi erano indomabili, probabilmente perché avevano ancora addosso l’ euforia di quanto era appena accaduto, o forse perché mancava la loro professoressa. In ogni caso, quei ragazzi avevano fatto tanta confusione da spaccarle i timpani. Lei ricordava una per una le volte in cui aveva messo piede in quella classe per fare visita a Lily. Gli studenti erano in un silenzio religioso, quasi innaturale. Per di più, se si azzardavano a fiatare in modo leggermente più rumoroso, venivano ripresi dalla rossa e l’ atmosfera degna di una chiesa tornava a regnare. Con lei, invece, non c’ era stato verso, all’ inizio. I ragazzi non le davano minimamente ascolto. Avevano cominciato a darle retta solo quando lei si era convinta che urlare doveva essere l’ unica soluzione per essere seguita. Eppure, aveva pensato, Lily non alzava mai la voce. Doveva essere proprio questione di carattere: la sua migliore amica era più portata per quel mestiere e aveva decisamente più polso. Lei, al contrario, non era mai stata attratta da quella carriera.
Sentì alcuni studenti, probabilmente i ritardatari, superare la classe e dirigersi verso la Sala Grande. Miley parve afflosciarsi sulla sedia, sfinita. Aveva un tremendo bisogno di sfogarsi con qualcuno, ma Lily era impegnata altrove e di certo non la rimproverava per questo. Desiderava con tutto il cuore che quel giorno tracciasse per sempre la fine della sua sofferenza. Si era stupita durante tutti quegli anni. Quella ragazza era… un mostro. Molte volte era arrivata a pensare che stesse in piedi con la sola forza del suo cervello. E di quell’ amore incondizionato per James, una persona il cui destino era diventato ormai un punto interrogativo. Eppure, andando contro tutti e contro tutto, aveva avuto ragione. Se percorreva a ritroso la loro storia le venivano persino le lacrime agli occhi. Sirius, poi, senza James aveva sofferto parecchio. Ricordava i primi tempi dopo la sua scomparsa. La sera si sedeva in divano con un album di fotografie in mano. Lo sfogliava, mentre lei lo guardava con gli occhi desolati di chi darebbe qualsiasi cosa in cambio delle parole giuste da dire. Poi Sirius chiudeva l’ album e si metteva a raccontare le loro avventure. Alla fine si arrabbiava sempre. Diceva che trovava ingiusto il fatto che Voldemort gli avesse portato via i suoi genitori e suo fratello. Aveva sempre considerato così James e la sua famiglia. L’ affetto che provava per loro era grande quanto l’ odio che provava nei confronti dei suoi genitori biologici. Purtroppo l’ unico conforto che poteva dargli era quello di un abbraccio. Si sentiva in colpa per questo, soprattutto quando Sirius la stringeva. Non era un abbraccio dolce, sembrava che lo considerasse più l’ unico appiglio che l’ avrebbe salvato, ma purtroppo  lei non era in grado di riportare i morti alla vita. O almeno colui che credeva fosse morto.
Sirius era sempre stato strano, ma in fondo era per quello che lo amava. Aveva un carattere particolare, e le sue reazioni erano sempre imprevedibili, però era certa che anche lui l’ amava. Se n’ era accorta non solo dal fatto che Sirius glielo tenesse presente spesso, ma anche dai suoi gesti. Da piccole cose, ma anche da cose che, almeno per quanto riguardava lei, non avrebbe mai condiviso con una persona qualunque.
Per esempio, ricordava come fosse ieri quando lui si era aperto totalmente, rivelandole la sua infanzia troppo dura. Le aveva descritto cose che non avrebbe mai voluto sentire e raccontato episodi dei quali non meritava di essere il protagonista. Miley si era accorta che in fondo, dietro al Sirius Black burlone e malandrino, c’ era un ragazzo cresciuto troppo in fretta e desideroso di dimenticare.
Tuttavia…
Be’ aveva paura, inutile negarlo.
Quando l’ aveva scoperto era rimasta… sorpresa. Non se l’ aspettava, però la notizia non aveva fatto altro che rallegrarla. Di certo non sarebbe stato facile, ma si sentiva matura abbastanza da assumersi le sue responsabilità. Solo… non sapeva come avrebbe reagito Sirius. Se lui non fosse stato contento avrebbe potuto trovare una soluzione, anche se con grande dispiacere. Sperava solo che bastasse a non incrinare il loro rapporto. Nonostante i periodi difficili, era davvero convinta di aver trascorso con lui i più bei momenti della sua vita. Non si ricordava di un litigio o qualcosa di simile. Se avevano avuto un problema si erano aiutati a vicenda, sostenuti, confortati. Sapeva che molti stentavano a credere che una coppia non avesse mai litigato in sei anni, ma lei era del parere che probabilmente la guerra era servita ad evitare che questo accadesse. Vedere uno scontro così violento era stato abbastanza provocante da convincere tutti a non desiderarne altri, anche se in forme più leggere.
Comunque, alla fine, rimaneva sempre quel problema. Per loro poteva trattarsi del colpo di grazia, e lei non voleva che succedesse, non voleva rinunciare a Sirius. Aveva solo bisogno della forza per dirglielo.
Sbuffò.
Si rese conto che stava completamente scartando la possibilità che anche lui ne fosse felice, come se già vedesse i suoi occhi sgranarsi per l’ incredulità, come se lo vedesse aprire una valigia e riempirla prima di chiudere dietro di sé la porta di casa e andarsene per sempre.
Non poteva essere, si disse. Sirius non si sarebbe mai comportato in quel modo. In fondo, se la notizia aveva eccitato lei, si domandava perché con lui non avrebbe dovuto fare altrettanto.
Eppure, rimaneva un enigma.
Prese anche in considerazione l’ idea di raccogliere una margherita e toglierle i petali a uno a uno cantilenando: “Glielo dico; non glielo dico; glielo dico…”, ma se per caso l’ ultimo petalo fosse stato un “non glielo dico”, poi avrebbe dovuto annunciarglielo per forza e…
-Miley?-
…sarebbe tornata al punto di partenza.
Merda.–Sì, Sirius?- la sua voce era tremante, troppo, per i suoi gusti.
-Non scendi?- chiese, sorridendo. A quanto pareva, lui si era divertito a fare l’ insegnante.
Miley provò un’ immensa pietà per i ragazzi che avevano dovuto subirselo di prima mattina, ma anche per quelli che avrebbero avuto lezione con lui nel pomeriggio. Non metteva in dubbio il fatto che si fossero divertiti, sperava solo che a lei non sarebbe mai stato concesso l’ onore di assistere a una lezione in cui dietro alla cattedra stava Sirius Black.
-Ehm, veramente…- farfugliò arrossendo.
In quel momento, Sirius smise di concederle di vedere solo la sua testa che spuntava dietro la porta, entrando completamente nell’ aula.
-Va tutto bene?- era preoccupato. Grandioso.
-No… cioè, sì, ma…- la ragazza maledisse la sua insicurezza. Non trovava nemmeno la forza di giocherellare con una ciocca dei suoi capelli dorati, cosa che faceva sempre quando era in imbarazzo, tanto che una volta Sirius le aveva causato un trauma chiedendole se per caso i suoi capelli fossero all’ essenza di camomilla. Si ricordava bene che non aveva più voluto confrontarsi con la sua idiozia per tre giorni.
-Miley, c’ è qualcosa che non va- si era avvicinato e la sua non era una domanda. Miley conosceva molto bene quel tono. Significava che voleva sapere tutto.
La biondina fece un lungo respiro. –Devo dirti una cosa importante- disse.
Sirius si fece attento, squadrandola con i suoi occhi blu.
-È una cosa brutta?- domandò.
-No, non credo- disse Miley, -Almeno, spero che per te non lo sia…- disse, quasi più a se stessa che a lui. Sembrava che quella frase contenesse una supplica muta. I suoi occhi azzurri, vedendo che lei non era stata in grado di gridarla, parlavano al suo posto.
-Vedi, Sir, il fatto è che…-
-Professor Black!-
Una studentessa con il fiatone proruppe nella stanza.
Sirius si voltò, evidentemente stralunato. –Sì?-
-Vede, ci sarebbe una mia compagna… si ricorda quella che è svenuta?- chiese.
Sirius ricordava chiaramente della sedicenne che era svenuta non appena lui era entrato in classe. –Certo-
-Be’, dopo pranzo sono salita in infermeria a trovarla e… mi ha chiesto se le può fare un autografo- proseguì la studentessa.
Sirius sgranò gli occhi e, se quella situazione non fosse stata tanto irritante, Miley era certa che le sarebbe stato difficile soffocare una risata. L’ espressione del suo ragazzo era tipica di uno che cerca disperatamente di non far trapelare il proprio nervosismo.
Sirius si avvicinò alla cattedra dietro la quale Miley tremava, strappò un post-it con veemenza, afferrò una penna e fece uno scarabocchio che poteva assomigliare a qualunque cosa che si avvicinasse allo scarabocchio di un neonato. Poi, senza troppi preamboli, lo porse alla ragazza, la quale ringraziò e fuggì via.
Si voltò di nuovo verso Miley, ma ebbe appena il tempo di scusarsi che la campanella squillò di nuovo.
Roteò gli occhi. –Scusa, Myl, me lo dici dopo, okay?-
La ragazza annuì, dispiaciuta. Sirius le stampò un lieve bacio sulle labbra, prima di uscire e dirigersi nell’ aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
Miley imprecò. E adesso chi le procurava il coraggio per ricominciare daccapo il suo discorso?
 
Finalmente aveva smesso di piovere.
Nella Foresta, James aveva preteso di essere messo al corrente di tutte le cose che si era perso durante quei cinque anni.
-Dimmi un po’…- disse, -Miley e Sirius si sono sposati? Non ho visto la fede…-
-Oh, no- rispose Lily, -Hanno acquistato la casa subito dopo i M.A.G.O., ma non si sono ancora decisi-
-E Remus?- domandò ancora. Quando aveva incontrato i suoi amici erano stati troppo curiosi di sapere la sua sorte che non l’ avevano nemmeno informato del loro stile di vita.
-Remus… be’,- la rossa fece un sorrisetto, -diciamo che molto probabilmente ha finito la sua vita da single-
-Davvero?- James sgranò gli occhi, -Vuoi dire che non ha ancora una ragazza?-
-Oh, insomma!- la ragazza si finse indignata, -Ognuno ha i suoi tempi. Comunque, l’ importante è che adesso abbia trovato qualcuno-
-Chi è? Tu l’ hai vista?- il moro cominciò a sparare domande a raffica.
-Senti, non mi va di raccontarti gli affari altrui. Potresti chiederglielo, lo sai che ti dirà tutto-
-Lily, Lily…- sospirò, -Se me lo dicessi tu, eviteresti a Remus una situazione imbarazzante. Lo sai quanto gli costi trattare certi argomenti-
La rossa fu irremovibile e, incrociandosi due dita davanti alle labbra, gli diede la conferma che non avrebbe detto una parola di più.
-Come vuoi- sospirò lui.
-Vieni?- gli chiese Lily dopo un po’.
-Dove?- domandò di rimando James.
-Voglio mostrarti il mio ufficio-
I due s’ incamminarono verso Hogwarts, tenendosi per mano. Lily sperava di non incrociare nessuno lungo i corridoi, visto che tutti erano a lezione.
-Aspetta, Evans- James sembrò ricordarsi di una cosa, -Vorrei sapere… mi piacerebbe vedere il mio dormitorio- disse.
-Oh- Lily si rattristò, più che altro per i brutti ricordi. Dopotutto, era quella stanza che le aveva portato via James, -Quel dormitorio è diventato storico. Dopo che Voldemort l’ ha carbonizzato, in molti hanno provato a farlo ritornare normale. Ci sono riusciti solo dopo la guerra e… il Preside ha dato il permesso a Sirius e Remus di “riportarlo alla normalità”-
-Che significa?- il suo sguardo era indagatore. Pareva perplesso, come se avesse già sentito la risposta.
-Significa che tramite un incantesimo potentissimo, Sirius e Remus sono riusciti a portare nel presente qualcosa che apparteneva al passato, e quindi a ricostruire il vostro ordinatissimo dormitorio, nel quale non ha dormito nessun altro studente- spiegò.
-Sul serio?- James si sarebbe aspettato di tutto, fuorché quello.
-Neint’ affatto- rispose la rossa, mentre salivano le scale che conducevano al quarto piano.
James aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma si bloccò, intento a fissare il soffitto con l’ espressione tipica di chi vede un miraggio dipinta sul volto.
Lily si fermò a sua volta, con un velo di preoccupazione sugli occhi. Poi fissò il punto che aveva catturato l’ attenzione di James e non vide altro che Pix intento ad annodare la coda di Mrs Purr ad uno dei tanti candelabri.
-Pix…- James sembrava in adorazione, -Ho sentito la nostalgia persino di lui…-
-No, amore, così mi tradisci…- s’ indignò la rossa.
-Ma guardalo…- continuò James, -Ha superato se stesso, sono fiero di lui…- Lily temette che gli venissero le lacrime agli occhi.
In effetti, constatò che nemmeno lei riusciva a provare irritazione per quello che stava facendo quel folletto dispettoso.
-Pix- chiamò Lily, -Conosci l’ incantesimo per far scomparire la voce agli animali?- domandò.
-Certo che sì, professoressa- rispose quello, senza voltarsi.
-Mi raccomando- disse la rossa, sorridendo. Quando Pix si voltò gli fece addirittura l’ occhiolino, ma non appena il folletto vide James, cominciò ad urlare.
-FANTASMA POTTER!!!- gridò, volando via.
Lily e James si scambiarono un’ occhiata, prima di scoppiare a ridere.
-Sai,- sussurrò Lily, stringendolo a sé, -credo che sarà tutto più facile, ora-
-Stranamente, ho lo stesso presentimento, Evans- il ragazzo sorrise. Era il suo solito sorriso, quello bellissimo e mozzafiato di sempre. Anche loro finalmente, erano ritornati James e Lily.
 
Di nuovo il suono della campanella.
Miley aveva atteso con impazienza quello squillo, ma quando l’ aveva sentito si era sorpresa a tremare. Non era più molto sicura di farcela. Sapeva che Sirius si sarebbe fiondato nella sua classe entro cinque minuti, conoscendo la sua curiosità. Purtroppo, questo non le facilitava affatto le cose.
Si sentiva una stupida, ma non poteva farci nulla. Aveva fatto migliaia di discorsi nella sua testa, ma erano risultati uno più banale dell’ altro. Lei non ci sapeva fare con le parole. Era Lily quella che se l’ era sempre cavata alla grande, ma purtroppo lei non era Lily, non aveva gli occhi verdi né i capelli rossi e il suo ragazzo non era James Potter. E, soprattutto, Lily non era…
-Miley- la voce di Sirius interruppe il filo dei suoi pensieri facendola sobbalzare.
-Sirius- rispose. Si maledisse mille volte per la sua incapacità nel ricambiare il suo sorriso. Era così tesa che poteva aver fatto al massimo una smorfia ridicola.
-Ora puoi spiegarmi tutto- il ragazzo chiese la porta alle sue spalle e le si avvicinò.
La biondina fece un bel respiro. Di certo avercelo davanti non aiutava. Sentiva i suoi occhi blu posati sul suo viso in cerca dei suoi azzurri, ma lei non era in grado di sostenere il suo sguardo.
-Sirius, io…- sospirò, -Devo dirti una cosa importante- ripeté.
Il moro sorrise. –Me l’ hai già detto. Solo, non riesco a capire il perché di questa agitazione. Non ti ho ancora mangiato e non credo che lo farò proprio questa sera- tentò di farla sorridere a sua volta, ma non ci riuscì.
-Il fatto è che…- Miley tremò, e finalmente si decise a guardarlo in faccia, -Non so proprio come dirtelo-
-Oh, Myl, non avere paura- Sirius l’ abbracciò e la tenne stretta, -È così terribile?-
-Ho solo paura… che tu la prenda male- sussurrò.
-Sono pronto a tutto, ormai- la tranquillizzò.
-Fidati: questo non te lo saresti mai aspettato- insisté Miley.
-D’ accordo- assentì Sirius, -Allora che ne dici di mettermi alla prova?- la spronò.
La ragazza fece l’ ennesimo sospiro. –Okay- si arrese, -Vedi, l’ ho scoperto per caso. Non me lo sarei mai aspettata nemmeno io e, francamente, penso che riuscire a dirtelo sia un’ impresa molto complicata- sapeva che stava ripetendo quello che aveva già detto, ma Sirius la lasciò sfogare, -Il fatto è che…- lasciò la frase in sospeso.
Sirius la fissò, interrogativo, prima di notare che si accarezzava il ventre con una mano.
Il suo sguardo saettò dal volto della sua ragazza alla mano sul ventre, poi dal ventre ai suoi occhi azzurri.
All’ improvviso, si sentì la gola secca. Ci mise qualche secondo prima di riuscire a spiccare parola.
-Tu…? Tu sei…?- non riuscì a completare la frase.
Miley annuì, piano. Era spaventata.
Sirius si chiese il perché, dal momento che avvertiva l’ euforia farsi sempre più incontenibile.
Il ragazzo incrociò le braccia al petto. –E tu mi avresti fatto preoccupare prima di darmi una notizia meravigliosa?- sorrise, -Se me l’ avessi almeno accennato, avrei potuto portare del succo di zucca o… non so, qualcosa per festeggiare…- fece, vago.
-Dici sul serio?- Miley era incredula, ma anche felice.
Sirius sorrise. –Dammi solo un motivo per cui non dovrei essere felice- sussurrò, prima di chinarsi e baciarla.
Miley lo abbracciò. –Credevo… non sapevo se dirtelo fosse giusto o meno, sai, dopo la comparsa di James e tutto il resto…-  disse.
-Ti ho sempre detto che ti fai problemi che non esistono- il malandrino ghignò, -E ora, se permetti, vorrei andare a comunicare a James il Vagabondo che sta per diventare zio-
 
Dopo aver mostrato a James il suo ufficio, Lily l’ aveva fatto girare per il castello, sicura che non vedesse l’ ora di ripercorrere i corridoi di quella scuola. Le aveva fatto persino piacere incontrare Silente, almeno fino a che non aveva rivelato loro i suoi piani. Tra una chiacchiera e l’ altra, li aveva condotti nel suo ufficio con la scusa di dover comunicare loro una sua idea, una specie di proposta, aveva detto. La rossa non immaginava di certo ciò che passava per la mente di quel Preside tanto intelligente quanto strambo. Quando poi aveva sentito la sua magnifica iniziativa, si era sentita svenire. James, al contrario, aveva fatto un sorriso che andava da un orecchio all’ altro. E poi l’ aveva guardata con quegli occhi… lei si era sentita subito mancare. Sapeva cosa significava quello sguardo. I suoi occhi coloro nocciola erano illuminati dalla stessa luce che li vivacizzava ogni volta che aveva in mente una delle sue malandrinate.
Ora la ragazza stava afflosciata su una delle sedie davanti alla scrivania del Preside.
-Professor Silente- disse, flebile come se stesse esalando il suo ultimo respiro, -Può ripetere quello che ha detto, per favore?- non poteva aver capito bene, era assolutamente impensabile. Sì, probabilmente era solo l’ eccitazione che le faceva quegli scherzi di cattivo gusto.
-Certo, Lily- Albus Silente sorrise e, chissà perché, la rossa notò nei suoi occhi la stessa scintilla malandrina che illuminava quelli di James. Nella sua testa, suonò l’ allarme. –Ho detto che, date le circostanze, James potrebbe completare la sua istruzione. Dopo quello che è successo mi pare superfluo fargli ripetere l’ anno come ad uno studente normale, anche perché la sua preparazione era ottima, tuttavia non posso ignorare il regolamento- disse, quasi dispiaciuto, -Quindi, pensavo che, se il signor Potter è d’ accordo, potrebbe seguire le lezioni di quelli del settimo anno. Ovviamente il suo sarà uno studio a parte: sarà esonerato dai compiti e dalle prove a cui verranno sottoposti gli alunni. Anche il suo M.A.G.O. sarà differente, quindi credo che gli basterà prendere un po’ di appunti e rinfrescarsi la memoria su quanto ha studiato negli anni passati-
Lily sorrise, ma si notava da qualche miglio che le sarebbe piaciuto piangere. –Sta scherzando-
-No, Lily- il Preside era calmo e fece un sorriso che era più simile a un ghigno.
-Preside, vorrei che ripetesse a se stesso il discorso che ha fatto due volte a me, tanto per rendersi conto che è una cosa assolutamente infattibile- la ragazza sembrava essere sull’ orlo di una crisi di nervi.
-Perché, Lily?- domandò Silente, pacato.
-Lei mi ha praticamente fatto capire che James sarà presente alle mie lezioni- ripeté.
-Esatto- confermò il Preside, divertito.
-È assurdo- la ragazza fece una risatina nervosa, -Si immagina quanto può risultare strano? E soprattutto quanto sarà spossante per me? Io me lo ricordo come alunno, e non intendo finire come la professoressa McGranitt, nossignore. Quella donna si tratteneva dal fare il segno della croce quando lo vedeva e…-
-Lily- la interruppe il Preside, -Si tratta solo di qualche mese. Ormai siamo quasi alle vacanze di Natale…- le ricordò.
-Pochi mesi bastano, Preside, glielo garantisco- lo supplicò con gli occhi.
-Oh, Lily, io credevo di farti un piacere- fece quello, impassibile, -Mi pareva che volessi passare il più tempo possibile con lui- la prese in contropiede.
La ragazza boccheggiò. –Infatti- confermò poi, -Temo solo che la sua presenza possa… farmi restare indietro con il programma- si giustificò.
-Be’ se il problema è questo- Silente allargò le braccia, -Direi che i tuoi ragazzi sono già abbastanza avanti rispetto al programma richiesto dal regolamento del Ministero-
La rossa si arrese. –D’ accordo- assentì.
-James, questa notte potresti dormire…-
-Non se ne parla nemmeno!- esclamò Lily, prima che Silente potesse terminare la frase. Quelle parole erano state come schegge di ghiaccio infilzate nella carne.
Il Preside la guardava stranito, James preoccupato.
-Non…- farfugliò, -Potrà dormire nel mio ufficio- si sentiva la gola secca, inoltre avvertì gli occhi del moro farsi interrogativi.
Il Preside intuì le sue paure e annuì. –Certo, come vuoi-
Lily si congedò con un cenno del capo.
-Grazie, Preside, ci vedremo a cena- disse James, raggiungendola oltre la porta.
La ragazza l’ aveva superato, ma lui la raggiunse subito.
-Lily, che c’ è?- chiese.
-Nulla- sorrise, ma si notava che era un sorriso forzato.
-Non ci credo- James sostenne il suo sguardo, -Perché hai reagito così?-
La ragazza sospirò. –Adesso che sei qui, ti voglio sempre accanto- mormorò, quasi sentendosi in colpa.
James la fissò, e Lily vide che la sua incredulità si trasformava in comprensione. Anche lui la pensava così. Anche lui nutriva le sue stesse paure.
La strinse a se, prima di baciarla. Sperava che quel bacio le trasmettesse tutto ciò che provava, risparmiandogli la fatica di dirlo a voce, anche perché non trovava le parole per esprimere tutto quel vortice di emozioni che danzava dentro di lui.
Infine interruppe il bacio e sussurrò, sperando di distrarla: -Andiamo a cena, professoressa-
Lily fece una smorfia. –Cerca di non tirare troppo la corda, Potter, o sarà peggio per te- lo minacciò.
-Perché, cos’ hai intenzione di farmi?- domandò, tenendo una sua manina ghiacciata tra le sue.
-Potrei farti la stessa domanda, Potter- rispose quella.
-Non cambiare le carte in tavola, Evans- la rimbeccò.
-Perché no, Potter?- lo provocò, -Avanti, dimmi: che hai intenzione di combinare nella mia classe?-
James ghignò. –Cosa ti fa pensare che io voglia combinare qualcosa?-
-Ho solo due parole da dirti: James Potter- rispose Lily, -È sufficiente, giusto?-
Il moro parve rifletterci sopra: -Direi di sì, Evans- concluse infine.
La ragazza stava per ribattere, quando sbuffò. –Oh, no, la Sala Grande- disse, roteando gli occhi.
-Perché? Che ha?- chiese lui.
-La cena è già cominciata?- domandò a sua volta lei, ignorandolo.
-A giudicare dall’ ora, penserei di sì-
-Evviva- disse, senza entusiasmo.
-Perché?- fece di nuovo lui.
-Perché sarà strapiena di studenti- rispose Lily, -E indovina un po’ che faranno, non appena entreremo?-
-Ci guarderanno?-
-Esatto, Potter- confermò la rossa, irritata, -E tu non sai quanto io odi sentirmi gli occhi di tutti puntati addosso-
-Lo so eccome, Evans, e francamente penso che sia una tua piccola mania- James sorrise.
-Oh, certo, dimenticavo che a te mancano le entrate teatrali- lo canzonò.
-Puoi ben dirlo- il moro sorrise, subito imitato da Lily.
In effetti, quando entrarono in Sala Grande, si spense ogni brusio e a Lily parve di trovarsi sotto i riflettori. Come quella mattina, partì un applauso, e la ragazza avrebbe tanto voluto sprofondare. Fu solo grazie a James se arrivò tutta intatta al tavolo dei Grifondoro e prese posto vicino a Miley, Sirius e Remus.
Come ai vecchi tempi.
-Allora, piccioncini- cominciò Sirius, loquace, -Avete trovato il vostro nido d’ amore?- li canzonò.
-E tu, bell’ usignolo- rispose James, -hai trovato qualcuno a cui insegnare a volare?-
Lily, intanto, incrociò lo sguardo di Miley.
Era… diverso.
E anche quello di Sirius.
-Be’, in effetti…- rispose questo, arrossendo un poco.
La rossa incrociò le braccia al petto. –Sento puzza di news- disse, squadrandoli con sospetto.
Miley parlò con la sua vocina mite e infinitamente dolce: -Ho scoperto… di essere incinta- annunciò, mentre le sue guance s’ imporporavano.
Lily sgranò gli occhi, poi fece correndo il giro del tavolo per stringerla in un abbraccio.
-È meraviglioso, Miley- disse.
La biondina pensò che fosse passato troppo tempo dall’ ultima volta che Lily l’ aveva abbracciata in quel modo. Si disse che, in fin dei conti, James non era l’ unico ad aver ritrovato Lily, anzi, doveva essere ringraziato per averla restituita a tutti.
-Congratulazioni, Felpato- James e Remus abbracciarono l’ amico, ma fu evidente che quello era un abbraccio di gruppo che andava aldilà della felicità collettiva nei confronti del bebè in arrivo.
Lily si sedette vicino a Miley, stringendola come una sorella. I tre Malandrini erano davanti a loro.
Quando si sciolsero dall’ abbraccio, Lily li fissò, poi scoppiò a ridere. Piangeva anche, ma erano lacrime di gioia.
-E voi ce lo vedete Sirius a cambiare un pannolino?- disse, trascinando gli altri nella sua risata.
 
 
Ecco qua un altro capitolo! Spero davvero di non farvi aspettare così tanto per il prossimo… intanto ringrazio:

Lilly94: mi fa piacere di averti fatto felice!XD Anch’ io penso che Lily sia pure troppo brava… accettare la ricomparsa di una persona data per morta non deve essere facile… ma io sono del parere che Lily senza James sia come un sole senza raggi, quindi tanto male non poteva prenderla!XD KISS

sissi181: ehi, grazie mille!!!XD Mi hai riempito di complementi e vorrei proprio rispondere alla tua domanda, ma il massimo che posso dirti è…continua a leggere!!!XD KISS

germana: ciao!!! Guarda un po’: il tuo computer si aggiusta e il mio va in tilt! Dev’ essere un infezione bruttissimaaaa. Comunque non ti preoccupare, perché a causa di questa “malattia”, anch’ io sono rimasta molto indietro con le storie. Sono contenta che per te il capitolo non sia stato ridicolo, e spero che anche questo sia all’ altezza degli altri. KISSSSSSSSS

La Nika: ciaooo!!! Grazie! Grazie! Grazie! Ti consiglio di allegare alle tue recensioni un pacchetto di Kleenex, perché mi commuovi sempre!XD Potrei anche ripetertelo all’ infinito, ma non sono sicura che riuscirei mai a rendere l’ idea che il fatto che apprezzi il mio modo di scrivere conti molto per me. Ti sono davvero grata e ti garantisco che purtroppo anche per me sarà difficile finire questa storia, inoltre sono così affezionata ai personaggi che devo pensare subito a un’ altra!XD Grazie ancora! KISSONI

Manda: ciao e benvenuta anche a te!XD Sono felice che tu abbia letto tutta d’ un fiato la mia fic, perché, tradotto nel mio linguaggio, significa un apprezzamento, poi non so se anche tu con i libri sei così maniaca XD… comunque grazie infinite. Mi dispiace solo per il ritardo, ma non ho potuto fare altrimenti e mi auguro che dopo questo tempo la mia fic ti incuriosisca ancora!XD KISSONI

niettolina: mi dispiace di non essere riuscita a ringraziarti come volevi. =(. Purtroppo ho avuto i miei problemi, ma spero che il capitolo riuscirà a tappare tutti i buchi che ho lasciato. Grazie infinite ancora e… chissà, forse ora ce la faccio ad aggiornare prima!XD BACI

lovegio92: non ti preoccupare, non sei insistente, anzi, ti capisco benissimo! Anch’ io muoio dietro ad una cosa a cui tengo XD. Sono davvero desolata, proprio perché sono riuscita ad aggiornare in fretta gli ultimi capitoli, invece questo non voleva sapere di uscire dalla tastiera… Comunque ricorda che non riuscirei mai a non terminare una storia. Sono secoli che non aggiorno più la mia fic originale, anche a causa del suo insuccesso, ma quando sarà terminata questa correrò subito dall’ altra!XD Non sono proprio capace di ringraziarti abbastanza per tutti i complimenti che mi hai scritto, inoltre la tua recensione lunga lunga mi ha fatto un immenso piacere. Mi dispiace solo per l’ attesa, ma non ho potuto fare altrimenti. Per quanto riguarda la storia… beh, io amo James e Lily e… all’ inizio doveva essere una fic normale, ma poi non ce l’ ho fatta a farli morire. La mia è solo una storia con dei personaggi che non sono di mia invenzione, ma alla fine credo che le cose che i miei James e Lily abbiano in comune con quelli della Rowling siano ben poche. Li ritengo miei, perché la fic l’ ho scritta di mio pugno e sono sicura che lei non li immaginava così. Mi ci sono affezionata a tal punto da non volerli più lasciare, ma temo che ogni storia debba giungere al termine. Di nuovo grazie per la tua recensione, e spero che il capitolo non ti abbia deluso. XD KISSONI

Miky8P: ciauuuuu!!!!ma miky, mi deludi!!! se sai che Sirius nell' armadio faceva la bella vita, vuol dire che pure tu ne sei coinvolta!!!XD E poi, scusami, ma è inutile che una secchia come te venga a dirmi che non è brava nemmeno la metà di me!XD E comunque ricordati che io scrivo SEMPRE! Solo la stanchezza può colpirmi, ma un goccino di Blumele o Tiramisuper risolvono tutto!XD E la prossima volta avvertimi prima di farmi piovere addosso tutti quei complimenti, così prendo l' ombrello...non quello fuxia diroccato, ovviamente...XD Ti propongo un patto: io scrivo e tu leggi!XD Ora mi stacco dal mondo virtuale e torno a Città Laggiù!XD ciao ciao e grassssssie!!!=P

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Capitolo 26
*** Discorsi & Dispetti ***


 DISCORSI & DISPETTI
 

­-Ha, ha, ha- le fece il verso Sirius, falsamente offeso, -E così tu vorresti dubitare delle mie qualità in veste di padre, Evans- disse, le braccia conserte e il viso contratto in una smorfia.
-E tu parti già con il presupposto che io ne dubiti, mio dolce giglio- lo canzonò ancora la rossa, -Dopotutto, nemmeno tu ne sembri molto sicuro, Black. Ma… insomma… come darti torto?- disse, facendogli la linguaccia, -Scommetto che tra nove mesi il povero pupo si aggrapperà al cordone ombelicale, piuttosto che venire al mondo con un sorriso-
-Sicuro, Evans- ribatté il moro, -Immagino che sarà per timore di trovarsi circondato da una moltitudine di persone come te, che di sicuro non esiteranno a mettergli un libro in mano non appena ne avranno l’ occasione-
-Errato, Black- proseguì la rossa, -Lo farà perché avrà timore di mostrarti i pochi capelli rossi che gli saranno spuntati come simbolo dell’ intelligenza che ha preso dalla madre…-
Sirius, che stava bevendo del succo di zucca, per poco non cadde dalla panca. –Perché proprio rossi, i capelli?- si spaventò, -Guarda che i mori mica scherzano… io vado fiero sia del mio cervello, sia del colore dei miei capelli-
-Coraggio- la rossa fece finta di impressionarsi, -E comunque ricorda che sono i tuoi capelli a non essere molto fieri di te-
-Evans, è inutile tergiversare: mio figlio non ha alcuna possibilità di avere i capelli color fiamma- s’ indispettì Sirius. A volte erano proprio come cane e gatto.
Lily alzò le spalle: -Be’, vorrà dire che sarà un Metamorfomagus-
Sirius aprì la bocca per ribattere, ma il Preside lo precedette.
Silente si era alzato in piedi, aveva superato il tavolo degli insegnanti e si era messo davanti a tutti gli studenti riuniti nella Sala, in modo che lo sentissero bene. La sua espressione era serena come non mai, ma si intuiva che stava per fare un discorso importante, ed esigeva la massima attenzione da parte di tutti. Era raro che interrompesse gli studenti durante un pasto. Avveniva qualche volta per una raccomandazione di servizio, ma anche quelle alla fine avevano cominciato a scarseggiare: dal momento che tutti gli avvisi venivano attaccati alle bacheche, i suoi annunci non erano più stati necessari.
-Buonasera a tutti- cominciò, mentre la sua voce calda e rassicurante riempiva ogni angolo di quell’ immensa sala, -Purtroppo vi ho interrotti non appena avevate cominciato a gustare il nostro eccezionale pasto, e vi prego di perdonarmi per questo- si scusò.
Quel giorno il clima era differente, e ciò si percepiva dappertutto. Sembrava che Hogwarts stesse festeggiando la ricomparsa di uno dei suoi milioni di studenti. Evidentemente, ne aveva ospitati parecchi, però pareva che anche l’ edificio stesso, oltre che gli insegnanti, avesse i suoi preferiti, come ogni volta accade. I muri, anche se in pietra, parevano bisbigliare eccitati o cantare in coro; i personaggi dei dipinti si erano spostati di quadro in quadro, fino a stiparsi in tutti quelli presenti nella Sala Grande, per essere partecipi a quel momento tanto importante. C’ erano anche tutti i Presidi di Hogwarts che, per la prima volta nella storia, avevano abbandonato l’ ufficio che un tempo avevano occupato e personalizzato, il tutto per ascoltare delle frasi di cui conoscevano sicuramente il contenuto. All’ appello non mancavano i fantasmi. Ce n’ erano di mai visti e volteggiavano per aria, a eccezione dei rappresentanti delle quattro Case, i quali avevano preso posto tra i loro studenti. Nick-Quasi-Senza-Testa era casualmente finito tra James e Remus, mentre il Barone Sanguinario si impegnava per spaventare quanti più studenti potesse, indifferente che si trattasse dei Serpeverde. Persino Argus Gazza aveva smesso di masticare imprecazioni contro gli studenti e veleno contro Pix, che era sicuramente in pericolo di vita, dal momento che il Custode era corso in salvo della sua adorata Mrs Purr, ora acciambellata contro il suo petto. Il comportamento composto e controllato di Pix era giustificabile: con il Barone Sanguinario nei paraggi, fingeva di avere gli arti paralizzati e lo sguardo innocente.
Lily notò anche che il suo posto vuoto al tavolo degli insegnanti era stato occupato dalla professoressa Cooman, il che era stupefacente, perché da quando era entrata a Hogwarts, le volte in cui aveva consumato un pasto seduta su quella sedia si contavano sulla punta delle dita, inoltre la rossa poteva giurare che dall’ ultima volta fossero passati minimo cinque anni.
Tuttavia, dei posti in più erano stati aggiunti: Madama Chips e Madama Pince sedevano vicine al professor Lumacorno.
La ragazza si chiese come avesse fatto a non accorgersi di quanto la Sala Grande fosse stipata, ma poi ricordò che era stata troppo impegnata a lasciarsi guidare da James perché le altre cose risultassero degne della sua attenzione.
Già, James.
Ora c’ era, e si sentiva. La sua presenza si percepiva ovunque e, respirando, si accorse che senza di lui l’ aria era malsana dappertutto, ragion per cui aveva rischiato sempre di soffocare.
Anche se erano seduti di fronte, le loro mani erano intrecciate sul tavolo. Lily sentiva di aver diritto a quelle carezze, a quei tocchi rimpianti per mesi più bui di un buco nero. Per quello non lo voleva lasciare: aveva troppa paura che fosse un altro dei suoi stramaledettissimi sogni e che lui se ne andasse di nuovo, ma quella volta sentiva che era diverso. C’ era un semplice motivo a confermarglielo: nemmeno i sogni potevano essere tanto appaganti. Si disse che a volte le cose non vanno come si spera, ma anche meglio.
Certo, avrebbe dovuto fargli persino da professoressa, il che la faceva rabbrividire, però in fin dei conti era grata a Silente per averle concesso di tenerlo così sotto controllo, o meglio, per averle concesso di essere tenuta sotto controllo da lui. Si sentiva impotente davanti a quegli occhi nocciola, anche se a volte avrebbe voluto perdercisi all’ infinito. Era scontato che durante le lezioni lui l’ avrebbe messa in imbarazzo, ma dopotutto ne valeva la pena. In fondo era andata avanti sei anni e mezzo ad insultarlo, per cui tenergli testa non doveva essere così difficile, no? Ricordava ancora tutte le cose che si prometteva di dirgli quando l’ avrebbe rincontrato dopo l’ ultimo litigio. Erano frasi toccanti, colme di disprezzo, ma che non aveva mai pronunciato. Sempre per quella ragione inspiegabile, non ne era stata capace. Sotto sotto aveva sempre sospettato che tra loro potesse nascere qualcosa, peccato che se lo dimenticasse in ogni situazione che lo vedesse protagonista di atti poco civili.
Eppure, se avesse potuto tornare indietro, non avrebbe modificato nulla. Si rendeva conto che forse aveva aspettato troppo per frequentarlo, però anche lui ci aveva messo parecchio a capire che non era disposta a stare ai suoi giochi. Non negava i suoi errori e personalmente era convinta di averne commessi troppi, però il fatto di aver avuto, e di avere tutt’ ora, una persona come James accanto, l’ aveva aiutata parecchio. Stando un giorno insieme a lui si imparavano più cose di tutte quelle che potesse accumulare da sola in dieci anni.
Il ragazzo le sorrise, e lei fece lo stesso.
Quanto le piacevano quei sorrisi sghembi, e quanto le erano mancati.
Entrambi sapevano cosa avrebbe detto il Preside, era assolutamente scontato. Ma andava bene così.
Lily era certa che non avrebbe mai potuto provare una gioia più grande. Niente era paragonabile a ciò che provava sapendolo accanto.
-In qualità di Preside di questa prestigiosa Scuola di Magia- Silente cominciò il suo discorso, -Ritengo che abbiate il diritto di essere messi al corrente sugli ultimi avvenimenti, anche se sarà impossibile farlo in modo dettagliato- proseguì, mentre i suoi occhi di un azzurro vivo guizzavano da una parte all’ altra della stanza, come se passassero in rassegna tutti i volti che la riempivano. –Come tutti ben sapete, prima che cinque anni fa scoppiasse la guerra di cui tutti ora pagano le conseguenze, uno studente di Hogwarts scomparve- ormai il silenzio era calato e, nonostante Lily preferisse non riascoltare quella storia, non poté che essere rapita da quel racconto toccante. Eppure si sentiva ancora una ragazza troppo semplice per esserne la protagonista secondaria. –Suppongo che tutti abbiate immaginato che si tratti di James Potter. In fondo, chi non lo conosceva, a Hogwarts?- nel dire questo, il suo sguardo si soffermò sul ragazzo e gli fece l’ occhiolino. James sorrise e avvertì la mano di Lily aumentare la stretta. –Ebbene, quell’ anno, poco prima della guerra, fu rapito da Voldemort in persona. È un fatto di cui non andiamo fieri, soprattutto considerando che il Signore Oscuro riuscì ad entrare nella scuola, nonostante ci fossero incantesimi potentissimi a proteggerla. Tuttavia, il suo piano non comprendeva l’ attacco a Hogwarts, o almeno non quella sera, altrimenti avrebbe approfittato dell’ occasione. So che è spiacevole da dire, ma a mio parere, se fosse stato anche solo un briciolo più furbo di quanto lo fosse in realtà, avrebbe attaccato in quella tremenda sera, cogliendoci alla sprovvista, almeno avrebbe avuto qualche possibilità in più di vincere la battaglia- il Preside fece una breve pausa. Se la situazione fosse stata un’ altra e se il ricordo di quel dolore non fosse stato ancora così vivido, forse qualche studente avrebbe avuto il coraggio di sorridere.
-Ora, comunque, vorrei concentrarmi più sulla scomparsa di Potter, anche considerando che tutti sapete cos’ è successo a Lord Voldemort- riprese Silente. –Dovete sapere che la scomparsa del ragazzo che ora se ne sta seduto al tavolo dei Grifondoro ha sconvolto la vita di qualche persona, una in particolare. Non escludo che tutti gli altri che lo conoscevano ne siano rimasti toccati, ma credo che nessuno abbia mai patito quanto lei. In questi cinque lunghissimi anni, mentre noi ci riposavamo dopo il tremendo choc che è seguito alla battaglia, lei combatteva ancora. Combatteva una lotta contro se stessa e contro tutti- le sue parole penetravano nell’ anima dei presenti come lastre di ghiaccio, e Lily si accorse che le sue guance erano bagnate, la sua vista appannata. Sapeva che Silente stava parlando di lei.
Il tono di voce del Preside si alzò, pareva che fosse quasi arrabbiato: -Mentre noi eravamo occupati ad indicarla con la punta dell’ indice, a deriderla, a ricoprirla di critiche non richieste, o a darle addirittura della pazza, lei si sforzava per rimanere in vita. Ha sofferto. Tanto, troppo. Ha dovuto vedersela con i ricordi, che non sono altro che fili che collegano il presente al passato, anche se purtroppo a volte non sono piacevoli. Ma voi sapete perché è stata presa di mira? Ve lo spiego io- disse, senza nemmeno aspettare cenni di diniego o assenso, -È stata presa di mira perché ha avuto il coraggio di credere che James Potter non fosse morto. Certo, questo la dilaniava, e mi pare che se ora sta seduta tra noi sia grazie anche al sostegno che gli amici le hanno dato- evidentemente, Silente ci sapeva fare con le parole. Quasi tutti gli studenti cominciarono a tirare fuori i fazzoletti e molti occhi erano lucidi.
-Comunque, rimane il fatto che Lily Evans –so che non ama essere nominata, ma non posso farne a meno- ha avuto ragione ancora una volta. Alla fine, per fortuna, le sue sofferenze sono state ripagate. Sono certo che lei e il signor Potter siano riusciti a chiarirsi. È stupefacente come cinque anni non siano riusciti a buttare all’ aria tutto ciò che avevano costruito insieme in pochi mesi- si permise quel commento, facendo sorridere molte persone, -Quello che ora vorrei che tutti sappiate, però, non riguarda la loro esemplare storia d’ amore- disse, riportando tutti nel clima di tristezza che causava il ricordo della guerra. –Quando cinque anni fa James Potter scomparve, nessuno ha mai saputo perché, eccetto poche persone, tra le quali la signorina Evans, che ha scoperto tutto per prima, ed io, oltre che il signor Potter, ovviamente. Tuttavia, nonostante la versione di cui ci eravamo convinti fosse più che plausibile, non ne eravamo esattamente sicuri. Questa mattina, però, James Potter me l’ ha confermata, e ritengo sia giusto che voi tutti la conosciate- il Preside fece un’ altra breve pausa. Studenti e insegnanti pendevano dalle sue labbra, desiderosi di sapere. Tutti si sentivano almeno un po’ coinvolti in quella storia misteriosa e, finalmente, a lieto fine.
-Quel giorno, James Potter non fu rapito per caso, anzi, tutto era calcolato già da parecchio- cominciò, -Solo poco più di un mese prima, i suoi genitori erano morti, torturati fino alla fine da Voldemort e uccisi solo quando capì che non avrebbero ceduto. Tuttavia, restava il fatto che Riddle non avesse ancora le informazioni che cercava. Per questo ha pensato all’ unico che potesse esserne a conoscenza: James. Di sicuro tutti quelli dell’ Ordine della Fenice erano stati avvertiti, invece James si trovava ad Hogwarts, e Voldemort sapeva che questo bastava a farlo sentire al sicuro. All’ epoca c’ erano anche degli studenti, all’ interno della scuola, che si facevano chiamare Mangiamorte. Non si pensava che le loro intenzioni fossero qualcosa che andava oltre le loro birbonate a scuola. Li feci tenere sott’ occhio, ma non abbastanza- disse, con una punta di rimpianto, -Tra queste persone, c’ era anche Bellatrix Lestrange, cugina di Sirius Black, che era… è, uno dei migliori amici di James Potter-
Lily avvertì il gelo propagarsi dentro di lei. Bellatrix. Non si era mai dimenticata di lei, ma erano anni che nessuno pronunciava il suo nome e questo in qualche modo le era servito per ignorare quello che era stata e che aveva fatto. Per Lily il concetto di morte non valeva. Il fatto che subisse ancora le conseguenze di un atto compiuto in passato, bastava per farle provare i brividi ogni volta che si nominava chi l’ aveva causato.
-Vedete, quel giorno, oltre a James Potter, scomparve anche lei. Il fatto che si trovasse con Voldemort come James era scontato, ma non era altrettanto scontato che fosse una sua complice. Quel giorno, Bellatrix Lestrange s’ infiltrò nell’ aula del professor Lumacorno e rubò una fiaschetta di Pozione Polisucco. Poi, servendosi della Maledizione Imperius attirò suo cugino, con cui non aveva mai avuto buoni rapporti, lontano dagli amici, così poté rubargli i capelli da aggiungere alla Pozione. In seguito rinchiuse il vero Sirius nell’ armadio del settimo piano e…-
James non ascoltò più il Preside.
Si accorse che la mano di Lily, intrecciata nella sua, tremava.
La sua ragazza aveva un aspetto spettrale. Piangeva, in silenzio come sempre.
Quindi le lasciò la mano, e ignorò per un attimo i suoi occhi verdi che lo fissavano, sbigottiti da quel gesto. Con dura fatica, si fece largo tra Sirius e Remus e s’ infilò sotto il tavolo.
Uscirne dall’ altra parte fu un’ impresa, anche tenendo in considerazione lo slalom che dovette fare tra i piedi dei vari studenti, ma alla fine ce la fece.
Quando Lily vide la sua testa sbucare da sotto il tavolo, strabuzzò ancora di più gli occhi, se possibile.
-James, ma che…?- chiese, mentre lui prendeva posto lì accanto.
Il moro l’ abbracciò stretta. –Sh, Lily- sussurrò.
La rossa prese a singhiozzare contro il suo petto, e James le passò le mani tra i capelli. –Non piangere, Lily- disse, cercando di confortarla, –Non serve più-
Lily notò quanto risuonasse melodioso il suo nome uscito dalle sue labbra. Solo lui era capace di trasformare quelle quattro lettere in una specie di chiave in grado di aprirle il cuore.
Il Preside continuava il suo discorso, al quale tutti prestavano attenzione… o quasi. Due persone, per esempio, facevano eccezione.
James perché non provava la minima curiosità di sentire da altre labbra tutto quello che aveva passato, e Lily perché era distratta dalla parlantina incessante del suo ragazzo. Sapeva che James lo faceva solo per impedirle di ascoltare e, di conseguenza, di piangere ancora. Stava parlando a vanvera, di un argomento di cui entrambi avevano perso il filo, ma la rossa gli era grata. Era riuscito a farle dimenticare tutto, come un tempo. Sentiva che entro breve sarebbe scoppiata a ridere, se non avesse fatto un enorme sforzo per trattenersi. La sua voce, la sua espressione buffa di quando si impegnava per rimanere serio, la facevano letteralmente impazzire.
-Sei incredibile, James- disse sorridendo, mentre guardava il suo volto leggermente abbronzato.
Il moro interruppe la sua sfilza improvvisata di consigli per come acchiappare meglio il Boccino d’ Oro stando perfettamente in equilibrio sulla scopa. –Come?- domandò, temendo di non aver capito.
-Ho detto che sei incredibile, James Potter- ripeté la rossa tranquilla, con gli occhi che brillavano.
Il ragazzo aprì la bocca per risponderle, ma le parole di Albus Silente penetrarono nella loro bolla isolante, bucandola e permettendo alla realtà di schiaffeggiarli, mentre la Sala Grande assumeva di nuovo contorni precisi.
-Con una scusa, Bellatrix Lestrange attirò James Potter nel suo dormitorio. Ovviamente, il ragazzo non aveva motivo di respingere colei che credeva Sirius Black…-
 
FLASKBACK
Stai tranquilla.
I dormitori e la Sala erano deserti. L’ atmosfera non era tra le più invitanti e nemmeno tra le più invidiabili. In quell’ aria c’ era troppa tensione. Sembrava che una potentissima forza oscura avesse soffocato l’ immancabile clima giocoso e spensierato, caratteristico della Sala Comune di Grifondoro. Lily si guardò intorno, spaesata. Anche se avesse frugato a lungo nella sua memoria non avrebbe mai trovato quel luogo. Semplicemente, non lo riconosceva. Non c’ era nessuna traccia del mormorio continuo che la riempiva durante le ore pomeridiane e serali, delle voci schiamazzanti degli alunni del primo anno non era rimasta nemmeno un’ eco sfuocata.
Ma, soprattutto, non c’ era James.
Lui era l’ unica persona che avrebbe potuto frenare le sue preoccupazioni. La sua assenza era quasi sporca, malsana. E poi c’ era quell’ insopportabile puzza di bruciato. In quel momento, non sapeva ancora cosa avrebbe trovato varcando la soglia della sua camera. Si era solo precipitata fuori da quel posto, convinta che James non fosse lì, ma che avesse raggiunto i suoi amici per la cena non vedendola arrivare. Credeva di essersi appisolata nel momento meno opportuno e di aver dormito troppo. Tuttavia, nella Sala Grande la situazione non era tra le migliori. C’ erano solo altre facce desolate.
Miley era cadaverica perché Sirius l’ aveva lasciata.
Remus la consolava.
Peter era indifferente.
James non c’ era.
Tutti fatti illogici e  inverosimili.
Stai tranquilla.
Voleva gridare, urlargli perché mai avrebbe dovuto esserlo.
Stai tranquilla.
No, non era tranquilla. Non quando quel fetore nauseabondo inquinava l’ aria, scacciando ogni spiffero di speranza.
Non quando quella voce aveva smesso di sussurrarglielo, cominciando a sbiadirsi soltanto nella sua memoria.
Ti aspetto per cena, d’ accordo? Stai tranquilla.
Quelle parole rimbombavano nella sua mente come assordanti tamburi, mentre in uno stato di trance saliva la scala a chiocciola del dormitorio maschile, guidata da quella sinistra puzza di bruciato…
E poi la stanza.
Una stanza in cui quattro inseparabili amici avevano condiviso i loro momenti più intimi, ora completamente carbonizzata.
Tra le ceneri, forse anche il corpo del ragazzo che aveva amato, che  tutt’ ora amava e che avrebbe amato per sempre.
FINE FLASHBACK
 
James si sentì stringere il cuore quando vide il volto di Lily impallidire. Conoscendola, sarebbe anche stata capace di mettersi a sudare freddo. Pensava che avesse ascoltato troppo di quell’ argomento che si era tanto impegnata di dimenticare, anche se inutilmente. Non era mai stata brava a mettere le catene al passato.
La strattonò.
Lei gli gettò uno sguardo cupo e assente, come se il suo corpo non rispondesse ai suoi comandi.
-Andiamo via- le sussurrò all’ orecchio, scuotendola un po’.
La ragazza annuì, piano, quasi meccanicamente.
Erano tutti così intenti a soddisfare la loro curiosità pendendo dalle labbra di Silente, che non li notarono nemmeno quando urtarono uno studente o quando si sbatterono il portone d’ ingresso della Sala Grande alle spalle.
-Ehi- dopo aver messo qualche piano tra loro e il resto di Hogwarts, James la scrutò, preoccupato.
-Ti prego, non chiedermi che cos’ ho- rispose la ragazza, pallida come un cencio.
-Non era mia intenzione farti sprecare il fiato per avere la conferma alle mie intuizioni- la tranquillizzò il moro, -Volevo solo farti presente che lasciarti non è nei miei programmi, intesi? Mai più-
La rossa annuì.
-Non mi pare che questo concetto ti sia abbastanza chiaro- proseguì lui.
Lily abbassò lo sguardo. –Ho paura… che tutto questo non sia vero- sussurrò.
James sorrise e l’ abbracciò. –Lily, Lily… quando finirai di tartassarti? Non illudersi non è sinonimo di rifiutarsi di credere alla realtà quando questa prende la giusta piega, non te l’ avevano mai detto?-
Anche Lily sorrise. –Per fortuna- sospirò, sarcastica. –Mi aspettavo un ‘Lily, Lily, perché sei tu, Lily?’- recitò, -E questo non te l’ avrei proprio perdonato. Odio Romeo e Giulietta-
James la fissò come se si trovasse davanti ad un bambino che gli avesse appena detto che si nasce sotto i cavoli.
-Che c’ è?- chiese Lily, stupita che non ridesse al suo tentativo di sdrammatizzare.
-Chi sono Romeo e Giulietta?- domandò il moro.
La rossa sgranò gli occhi. –Tu… non sai…?- poi scosse la testa, indignata. –Mi hai deluso, Potter- disse, incrociando le braccia al petto.
-Invece di darti tutte quelle arie, potresti anche rispondermi, Evans- rispose lui, -Lo sai che mi sono perso cinque anni di puntate-
A quel punto, la ragazza rise. –Romeo e Giulietta sono i personaggi di un noto romanzo, James- lo informò.
-Grazie tante, Evans- sbuffò Potter.
-È sempre un piacere- rise lei, divertita.
-Se non… infrangiamo nessuna regola, vorrei portarla su alla Torre di Astronomia, professoressa Evans- la canzonò James.
-Se proprio lo definisci il posto giusto per essere interrogato, Potter…- rispose lei, con aria di sufficienza.
Dal momento che nessuno dei due aveva tanta fretta di terminare la cena o di andare a dormire, Lily lo convinse a fare un salto alla Guferia, dove gli mostrò il suo gufo, che si era incaricata di accudire, poi salirono fino alla torre.
Una brezza leggera e stuzzicante entrava dall’ unica finestra sempre aperta, rinfrescando e inumidendo l’ ambiente.
-Non è caldissimo quassù, per una come te- commentò il moro, -Non dirmi che ci vieni ancora-
-Be’, non sempre…- rispose Lily, arrossendo.
-Okay, ho capito- fece il moro, mostrando un sorrisetto compiaciuto, -Tutti i giorni- disse, roteando gli occhi.
-Ti ricordi quel giorno in cui dovevi dirmi una cosa importante ma venivi sempre interrotto da qualcuno o qualcosa?- disse la rossa, sorridendo.
-Sì, ricordo!- affermò James, -Alla fine ti portai qui in modo che non ci fosse nessuno nei paraggi-
-E io ridevo come una matta- proseguì Lily.
-Da quello che ho capito, lo trovavi molto divertente- aggiunse il moro, con una smorfia.
-Trovavo divertenti le tue espressioni esasperate- precisò la ragazza.
-Però non ridevi tanto, quando Sirius ha dato un filtro d’ amore a quel Serpeverde… Ce l’ avevi sempre alle costole!- James soffocò una risata.
-Oh, sì, tu invece ti sei divertito eccome…- ribatté la rossa, -Tanto che poi hai inseguito quel povero ragazzo brandendo la scopa e appeso Sirius al lampadario della Sala Comune…-
-Oh, Evans, perché tu devi sempre rovinare tutto?- s’ imbronciò James.
Lily rise, ma poi la conversazione cadde nel silenzio.
Entrambi fissavano lo spicchio di luna che mandava bagliori argentei sul prato della scuola.
Lily avvertì lo sguardo del Malandrino su di sé.
-Sai- disse, continuando a fissare la luna, -Il giorno in cui mi ripresi dal coma avevo un sacco di persone attorno a me- cominciò, mentre lui l’ ascoltava, -Erano tutti felici, ma si notava che non avrebbero mai potuto dimenticare. I loro occhi… non si cancelleranno mai nella mia memoria. Soprattutto quelli di Emma. Allora aveva undici anni e per lei era troppo sopportare una cosa del genere. Ma anche per me. Quel giorno caddero tutte le mie resistenze. Parlai con Petunia- rivelò, quasi controvoglia, -Da quella volta il nostro rapporto è ritornato quasi alla normalità. Ci vediamo abbastanza spesso, soprattutto negli ultimi tempi. Di solito ci troviamo in un bar, oppure mi invita quando suo marito è al lavoro. Ricordo che allora la incontravo con riluttanza perché… pensavo che la nostra riappacificazione fosse costata il tuo allontanamento- la ragazza disse tutto d’ un fiato, e a James sembrò che avesse fatto uno sforzo disumano.
-Pensi che adesso voglia ancora vederti?- domandò.
-Perché non dovrebbe?- chiese Lily.
-Be’… io sono un mago e… tua sorella non è una delle più accanite ammiratrici del nostro mondo…-
-Non è un problema- rispose la rossa, -È stata la prima cosa che ho voluto mettere in chiaro, ma credo che abbia capito. Almeno lei- si corresse, -Se poi quel simpaticone di un Dursley non ne vuole sapere… be’ quelli sono affaracci suoi- concluse, con un’ alzata di spalle, -Ma a quanto pare anche lei ha cominciato a dare meno peso ai suoi giudizi-
James abbozzò un sorriso.
-Mi ricordo quel ragazzo- disse.
-Già- Lily fece una smorfia, -Gli stavi molto simpatico, soprattutto dopo aver fatto una delle tue rinomate battute-
-Be’- si giustificò James, -Dovevo risollevare il morale dopo la sua-
-Però non c’ era bisogno di chiedere a mia sorella perché non ci avesse comunicato che Vernon faceva il comico- rimbeccò la rossa.
-L’ hai trovato divertente anche tu- le fece presente il moro.
-Okay, va bene- Lily alzò gli occhi al cielo. –James…- disse, dopo un po’.
-Sì?-
-Vorrei che dormissi con me- sparò, senza tergiversare.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi. Si ricordava bene quante volte Lily si fosse categoricamente rifiutata di dormire con lui nel dormitorio dei Caposcuola, accusandolo di avere intenzioni che andavano ben aldilà del dividere un letto per la notte. Una volta, per sottolineare la negazione della sua risposta, gli aveva persino chiuso un libro di milleseicento pagine sul naso.
-Non ti ho vista mentre bevevi il Whisky Incendiario- rispose lui.
Lily sbuffò, ma non riuscì a mascherare un sorriso.
-James, sono perfettamente conscia di quello che ti ho detto, e non mi rimangio la parola. Pensò…- arrossì, -Penso di aver bisogno di… un po’ di affetto da parte tua-
Conoscendo il linguaggio di Lily, James capì che significava che voleva averlo accanto, solo che lei non gliel’ avrebbe mai detto esplicitamente. E comunque, voleva togliersi lo sfizio di prenderla un po’ in giro.
-Messaggio ricevuto- rispose il Malandrino, mentre un sorriso malizioso gli increspava le labbra.
Lily fece per dirigersi verso il suo ufficio, ma poi si voltò.
-Oh, e bada bene che questa non è una proposta sconcia- mise in chiaro, -Io questa notte voglio dormire-
-Come sei maliziosa, Evans…- la canzonò lui.
-Potter, non sono io quella che va a cercare intenzionalmente i doppi sensi- replicò la ragazza.
-Così ammetti che ci sono, Evans- ribatté il moro.
-Potter, sai benissimo che se non fossi un essere altamente pericoloso, mi rifiuterei categoricamente di farti varcare anche solo di un unghia la soglia di camera mia…-
Andarono avanti in quel modo finché non arrivarono nell’ ufficio di Lily.
La ragazza rimase sveglia per tutta la notte a contemplarlo mentre dormiva. La teneva stretta, e lei si era acciambellata contro il suo petto, felice come non era da parecchio tempo. Erano sciocche le sue paure, ma temeva che anche solo abbassare le palpebre di un millimetro corrispondesse a spezzare quella magia.
Le ci sarebbe voluto un po’ prima di fidarsi della sua presenza, ma per ora stava bene così. Anche una notte insonne non era sprecata, se la passava accanto al ragazzo che le aveva restituito il sorriso.
 
Quando le prime luci del mattino cominciarono a rischiarare l’ ufficio di Lily Evans, la ragazza decise di alzarsi.
James dormiva come un sasso, e non se la sentiva proprio di svegliarlo, e poi… doveva fargli una sorpresa. Quello le sarebbe costato il fatto che non ce l’ avrebbe avuto fra i piedi per un po’, ma doveva sopportare, tanto poi ce l’ avrebbe avuto a lezione…
La ragazza rabbrividì.
Già, ce l’ avrebbe avuto a lezione. Il che, si ripeté come una litania, non sarebbe stato in grado di metterla in imbarazzo. Nossignore. Lei era l’ inflessibile professoressa Evans, e che diamine.
Sì, inflessibile finché non subentra James Potter…
Ci tenne a ricordarle la sua coscienza.
La rossa sbuffò, poi afferrò piuma e pergamena e cominciò a buttare giù qualche riga per James.
 
Buongiorno, dormiglione.
Non cercarmi, sono ad Hogsmeade perché devo fare una cosa importante. Guarda che ti aspetto a lezione, alla terza ora. Spero che tu non ti perda in chiacchiere per i corridoi, perché dal momento che non posso toglierti punti, se arriverai in ritardo, ti farò accomodare direttamente fuori dall’ aula, chiaro?
Ah, e  non provare ad ostacolarmi con uno dei tuoi interventi, altrimenti ho anche il coraggio di  renderti ridicolo davanti a tutti.
La sveglia si blocca facendo il solletico al numero tre.           
Lily.
 
P.S. Eri buffissimo mentre dormivi.
 
La ragazza si vestì in fretta e furia, sforzandosi di non fare nemmeno il minimo rumore.
Prima di raggiungere il portone d’ ingresso, gettò un’ occhiata alla Sala Grande. Era completamente vuota. Nessuna traccia faceva pensare a quanto fosse stato detto la sera prima tra quelle quattro mura. La rossa si ricordò che non sapeva nemmeno che fine avessero fatto Remus, Miley e Sirius.
Scuotendo il capo, fece per uscire, ma una voce alle sue spalle la bloccò.
-Lily, che piacere- disse, senza entusiasmo.
La rossa si chiese se fosse più gratificante prendere a pugni il portone o disintegrare un cuscino, prima di  voltarsi e mostrare uno dei suoi più falsi sorrisi.
-Per me no, Parker- disse, con il viso d’ angelo.
Il sorriso del ragazzo si gelò. Evidentemente, non si aspettava tanta schiettezza.
-Vedo che nonostante il ritorno di Potter, il tuo caratterino è rimasto- ribatté lui.
-Come la tua faccia tosta, del resto- fece lei, indifferente.
-Si può sapere perché ce l’ hai tanto con me? In fondo, che ti ho fatto?- sbottò Jason, -Non mi pare di essere stato così scortese con te. D’ accordo, avrò le mie colpe, non lo nego, però nemmeno tu sei immacolata, Evans-
-Io invece posso sapere perché diavolo ti ostini a rinfacciarmi le mie colpe? Non osare dirmi che lo fai semplicemente perché io faccio altrettanto, Parker, perché se tu non mi infastidissi tanto, io ti starei sempre alla larga. Mi hai mai visto arrancare verso di te con le mani giunte a chiederti un favore? Ho sbagliato a non chiederti scusa?- inveì Lily, furente, -D’ accordo, quest’ ultima te la concedo, solo perché è vera. Ma sai perché non mi sono mai presa il disturbo di scusarmi? Semplicemente perché non ritengo di doverti delle scuse, Jason- disse, senza nemmeno dargli la possibilità di parlare, -Se mi sono comportata male è solamente perché l’ ho fatto intenzionalmente. Non ho sbagliato ad infilzarti, non ho sbagliato ad insultarti. Agli occhi degli altri sembrano atti osceni, ma se ti guardassi un po’ dentro, forse sentiresti di essertelo meritato, e magari mi daresti ragione sull’ argomento James Potter, il tuo preferito- continuò, acida, -Dopotutto, ero anche nel giusto. Lui è tornato, alla fine, o sbaglio?-
Detto questo, la ragazza fece dietrofront e uscì nella mattinata ventosa e grigia che le si parava davanti.
 
Evelyn Miller sfogliò distrattamente una rivista sul Quidditch. In quel negozio squallido c’ erano solo giornali o articoli che parlavano di quell’ argomento, che non era di certo il suo preferito. Cosa poteva importare del Quidditch ad una ragazza di vent’ anni? Quello sport era orribilmente noioso, e come se non bastasse lei doveva lavorare proprio nel negozio che vendeva scope, Pluffe, Bolidi, Boccini d’ Oro, divise e chi più ne ha più ne metta.
Era una ragazza totalmente anonima. Né alta né bassa, né grassa né magra, né brutta né bella, né buona né cattiva, né stupida né intelligente. Non prendeva mai posizioni, non nutriva un interesse particolare per qualche cosa, né ne disprezzava maggiormente una. Semplicemente, lei era sempre a metà, quasi come se avesse paura di abbandonarsi completamente ad un pensiero. Non dava mai nell’ occhio, era così normale che nessuno la notava. A scuola non era mai stata la più brava della classe, ma non era nemmeno male. Tuttavia, la sua personalità non le aveva consentito di scegliere una carriera ben precisa, così i suoi l’ avevano costretta a lavorare nel loro negozio.
Si ricordava che l’ unico periodo in cui aveva davvero preso una posizione, era stato quello in cui Lord Voldemort aveva cominciato a gettare scompiglio sulla popolazione magica.
Quell’ anno aveva combattuto, aveva rischiato la propria vita. Si ricordava anche la gratitudine che aveva provato nei confronti di Lily Evans, quella ragazza pazza e incredibilmente geniale allo stesso tempo, che aveva fermato il cuore dell’ Oscuro Signore. Come tutti, anche lei conosceva la storia tormentata di Lily Evans. Non perché la interessasse, ovviamente, ma perché la radio e i giornali ne parlavano così tanto che l’ aveva ascoltata.
Era anche al corrente del fatto che insegnasse ad Hogwarts, però di certo non si sarebbe mai aspettata di vederla intenta a guardare gli aggeggi esposti nella vetrina del suo negozio.
Sulle prime, credette di essersi sbagliata, ma poi non ebbe più dubbi. La descrizione corrispondeva. Quella ragazza aveva lunghi capelli vermigli che le ricadevano sulle spalle, e due inconfondibili occhi verdi. Per la prima volta in vita sua, Evelyn trovò un unico aggettivo per descrivere quegli occhi: bellissimi, nient’ altro. Non sarebbe stata mai capace di dire qualcos’ altro in proposito.
La ragazza cominciò ad allungare il collo, ma fu tutto inutile, dal momento che Lily Evans varcò la soglia di quel negozio e cominciò a guardarsi intorno con curiosità.
Si notava che non era una buona intenditrice, però pareva piuttosto sicura del fatto suo. Era l’ unica cliente, anche perché era ancora troppo presto, ma Evelyn non osò disturbarla. La osservava senza farsi notare, nascondendosi dietro alla rivista.
-Buongiorno- quel saluto cordiale la fece sobbalzare.
Alzando lo sguardo, vide che Lily Evans le mostrava la sua dentatura perfetta con un sorriso abbagliante.
-Buongiorno a lei- rispose Evelyn, sbalordita, -Posso esserle utile?- chiese cortesemente.
Era sbigottita, perché nonostante quella ragazza fosse indubbiamente Lily Evans, i suoi modi le sembravano ben lungi dall’ essere freddi e distaccati.
-Sì, grazie- rispose la rossa. –Vorrei acquistare una Firebolt-
Evelyn avvertì i suoi occhi sgranarsi.
Non solo quella scopa era in commercio da un giorno, ma in più il prezzo era esagerato anche per il Ministro della Magia in persona.
-Una Firebolt?- ripeté, non credendo alle sue orecchie.
-Proprio così- affermò Lily, sicura di sé, -Ne avete, giusto? Ne ho visto un modello anche nella vostra vetrina-
-Sì, infatti- si affrettò a rispondere la ragazza, -Però non ci aspettavamo di venderne una così in fretta. Al massimo credevo che tutta Hogsmeade mi avrebbe appannato il vetro del negozio a forza di fissarla. Il suo prezzo ci farebbe guadagnare tanto da poter chiudere per sempre questa bottega-
-Oh, be’, ma se è questo che la preoccupa, io ho intenzione di pagare in contanti- fece la rossa.
-Davvero?- Evelyn sgranò ancora di più gli occhi, almeno per quanto era possibile, -Voglio dire- e si ricompose, -Può anche pagarla a rate o…-
-No, no, in contanti andrà benissimo- sorrise ancora Lily, interrompendola.
-Mi dia solo un minuto- disse infine la ragazza, dirigendosi nel retrobottega.
La rossa si guardò intorno. Era un locale gradevole. Ogni prodotto era esposto negli appositi scaffali in maniera ordinata, non c’ era nulla fuori posto, in più i prezzi le parvero piuttosto ragionevoli.
Quella notte, mentre rifletteva sugli avvenimenti di quella giornata, aveva deciso di regalare a James una scopa. Di sicuro non gli era stato facile separarsi dal Quidditch e, anche se non aveva ancora nominato l’ argomento, Lily sapeva che i suoi pensieri ruotavano anche intorno a quel gioco strambo e affascinante.
Così le era venuto in mente l’ articolo che aveva letto qualche giorno prima su La Gazzetta del Profeta. Parlava di una nuova scopa lanciata sul mercato da qualche scienziato di nazionalità indefinita, dopo dieci anni di studi. Quella scopa era stata apostrofata come la migliore del mondo. Il pensiero della ragazza era subito corso involontariamente a James, ma alla fine sopportare il dolore dei ricordi provocati da quell’ articolo era stato un prezzo piuttosto equo da pagare.
La ragazza riemerse con una scatola lunga e stretta.
-Ecco qua- disse, sgombrando il bancone per appoggiarvela sopra, -Questo è il nostro gioiellino- aggiunse, mentre la tirava fuori per mostrarla a Lily.
La rossa, pur non provando molto interesse per le scope, rimase letteralmente a bocca aperta. La sua bellezza non la rendeva nemmeno paragonabile agli altri manici di scopa.
-Be’- fu tutto quello che riuscì a dire, -Suppongo che sia perfetta-
-In teoria non ha nessuna possibilità di non funzionare, ma se qualcosa va storto può sempre riportarla qui per una risistemata- rispose Evelyn.
-Grazie- Lily staccò finalmente i suoi occhi dalla Firebolt per posarli sul viso della ragazza, -Potrebbe farmi un pacchetto regalo?- chiese.
-Ma certo-
Mentre la commessa faceva scaturire nastri e fiocchi dalla sua bacchetta, Lily si guardò ancora intorno. Pensandoci, constatò che era la prima volta che entrava in un negozio che vendeva attrezzi per il Quidditch.
Le labbra di Evelyn si arricciarono.
-Dovrebbe proprio essere una persona speciale per ricevere un regalo di questo genere- commentò, incapace di trattenersi.
Lily sentì le sue guance imporporarsi.
-Infatti- confermò, con la voce che tremava, -E spero di essere abbastanza speciale anch’ io per… quella persona- aggiunse a bassa voce, rivolta più a se stessa che alla ragazza.
-Qualcosa mi suggerisce un sì- rispose Evelyn, facendo apparire l’ ultimo nastro e sistemandolo sul pacchetto sproporzionatamente lungo. Impossibile non intuire cosa contenesse.
-Grazie mille- disse Lily, dopo aver pagato.
-Grazie a lei- rispose Evelyn, con l’ umore alle stelle.
Vide Lily Evans farle un ultimo sorriso prima di scomparire dietro la porta del negozio, poi la seguì con lo sguardo. A suo parere, non era affatto scortese. Inoltre, non le era sembrata poi così sicura, anzi, l’ aveva vista persino arrossire, però aveva provato subito una simpatia istintiva verso di lei, qualcosa che andava aldilà del fatto che le avesse concludere l’ affare più importante di tutta la vita di quel negozio.
 
La campanella della seconda ora trillò.
-Tutto chiaro?- fece Lily, mentre gli studenti riponevano i libri di Difesa Contro le Arti Oscure nelle loro borse.
-Non ci da i compiti, professoressa?- domandò incredulo un ragazzo con la faccia tutta cosparsa di brufoli.
-Sì- rispose Lily, -Per la prossima volta avete il compito di dimenticarvi tutto quello che vi ho insegnato in questi quattro anni, vi va?- chiese a degli sbigottiti Corvonero del quinto anno.
-Ma lei è un mito, professoressa!- sorrise uno studente, con l’ aria beata di chi ha appena scoperto che mancano solo due giorni alla fine della scuola.
-Non ne dubito, Emerson- sorrise Lily, -Ma mi raccomando- aggiunse poi, -Se vi dimenticate davvero tutto quello che avete studiato, giuro che per le vacanze vi caricherò tanto da farvi passare sui libri anche il giorno di Natale- li minacciò.
-Arrivederci, professoressa- la salutarono quelli, uscendo dall’ aula.
La rossa sospirò.
Entro qualche secondo, in classe sarebbero entrati i Grifondoro del settimo anno, il che significava che con loro ci sarebbe stato anche James, e questo la scombussolava terribilmente.
Fortunatamente al suono della parola James, Lily capiva che doveva ascoltare il suo cuore, altrimenti avrebbe dovuto prendere in considerazione il fatto di lasciarlo. Non aveva ancora capito se fosse il caso di preoccuparsi per la strana influenza che la sua presenza aveva su di lei. Non era una cosa normale, proprio no. Non poteva permettersi di arrossire di botto o di avvertire ancora lo sfarfallio allo stomaco ogni volta che lo vedeva. Che figura avrebbe fatto, altrimenti?
Inoltre lui non si risparmiava per niente. La metteva sempre in imbarazzo, ma più cercava di odiarlo per questo, sentiva di amarlo ogni volta il triplo.
-Buongiorno, professoressa- il saluto della prima studentessa entrata in classe la fece sobbalzare.
-Buongiorno a te, Smith- rispose Lily, con un filo di voce.
-Si sente bene?- domandò Helena, prendendo posto al primo banco.
Lily sorrise. –Certo- rispose, acquistando un po’ di colore, -E tu come stai?- domandò a sua volta.
La ragazza si sentì arrossire. Era la prima volta che Lily Evans socializzava con i suoi alunni.
-Molto bene, grazie- rispose.
La rossa fece un altro sorriso, prima che il cicaleccio degli altri studenti di Grifondoro riempisse l’ aula.
Lily sentì le sue gambe rammollirsi.
E poi eccolo, James Potter.
Entrò per ultimo e la salutò con un sorriso poco incoraggiante, molto simile a un ghigno: -Buongiorno… professoressa- disse, facendo una smorfia mentre pronunciava quell’ ultima parola.
-Buongiorno a lei, Potter- rispose Lily, cercando di mostrarsi tranquilla e nascondere il suo istinto di prenderlo a schiaffi. –Si accomodi- disse, indicandogli un posto in fondo all’ aula.
Dopodiché, si rivolse alla classe, con l’ intento di ignorarlo… ehm… per quanto fosse possibile.
-Allora- cominciò, -Oggi studieremo gli incantesimi di difesa più avanzata, i cosiddetti Scudi- proseguì, mentre cercava di trascinare la cattedra in fondo all’ aula.
-Mi permetta di aiutarla, professoressa- James aveva parlato squadrandola con due occhi malandrini, in più sulla sua faccia regnava ancora il solito sorriso beffardo.
Ovviamente, tutta la classe si voltò a guardarlo. Probabilmente quella lezione li incuriosiva terribilmente, più che altro per vedere come si sarebbero comportati Lily Evans e James Potter insieme, ma evidentemente si aspettavano di tutto tranne che loro fingessero di essere due persone che non avevano in comune nulla di più del fatto di dover passare insieme qualche ora a settimana nella stessa classe.
La rossa sollevò lo sguardo, le sopracciglia inarcate.
Tuttavia, non ebbe nemmeno il tempo di capire le sue intenzioni, che il moro aveva già pronunciato un incantesimo. La cattedra si sollevò e ricadde qualche metro più in là, vicino all’ armadio.
Lily era contenta di non avere specchi nella sua aula, perché nona avrebbe mai sopportato di vedere la sua faccia e i suoi capelli fusi in un’ unica macchia vermiglia.
Perchénon ci aveva pensato lei?
-Potter, il suo aiuto non era richiesto- lo apostrofò, seccata.
-Cercavo solo di rendermi utile, Evans- rispose lui a tono.
-Per sua informazione, i miei alunni non sono autorizzati a chiamarmi per cognome, e lei nemmeno- lo informò.
Durante tutto quello scambio di battute, i due avevano sorriso sotto i baffi.
-E ora- proseguì, con un faccino dolce ma che in realtà non era affatto concessivo, -Si sieda ed eviti qualsiasi tipo di interruzione-
James eseguì i suoi ordini, piuttosto divertito.
-Stavamo dicendo…- continuò la rossa, mentre con la bacchetta scriveva qualcosa alla lavagna.
Quando finì di riempire quel rettangolo nero con schemi e definizioni, si voltò per aspettare che finissero di ricopiare, ma anziché trovare la classe intenta a scarabocchiare sulle loro pergamene, trovò venticinque alunni dalle facce desolate.
-Scusate- fece, preoccupata, -Non sapevo che oggi fosse la giornata nazionale del pianto… che avete?- era una battuta, ma la sua espressione, diversamente dal solito, non era sarcastica, perplessa o distaccata, anzi, sembrava sinceramente in pensiero per loro.
Sophie Winslet, in effetti, aveva davvero il viso cosparso di lacrime.
Lily sospirò. Non si era mai trovata in una situazione del genere, di conseguenza non sapeva cosa fare. Provò con una frase spiritosa. –Ehm… Conoscendo Potter, potrebbe anche essere intento a tagliare cipolle, per cui ehm… se è così, il signorino è pregato di portarmela, ma… ehm… altrimenti vi sarei grata se mi metteste al corrente dei vostri ultimi problemi, dato che state contribuendo al progetto di Mirtilla Malcontenta di allagare la scuola…-
Alcune facce abbozzarono un timido sorriso, ma nulla di più.
La rossa andò a sedersi sulla cattedra. –D’ accordo- disse, -Dal momento che non mi sembrate in grado di seguire una lezione, aspetterò finché non scenderete dall’ astronave-
Si mise a braccia conserte, con lo sguardo fisso sulla classe.
Ad un certo punto, la Winslet si alzò in piedi.
Lily avrebbe trovato la scena identica a quella di qualche giorno prima, se non fosse stato per il fatto che la ragazza, anziché trucidarla con gli occhi pieni d’ odio, non riusciva a smettere di farli gocciolare, come un rubinetto difettoso.
La rossa la squadrò, a bocca spalancata. No, quella situazione non era gestibile. Entro pochi secondi sarebbe scappata dal castello a gambe levate…
-Professoressa…- la vocina flebile e tremante di Sophie interruppe quella catena di pensieri.
-Sì?- Lily aveva gli occhi intrisi di preoccupazione.
-Vorrei… scusarmi- spiattellò quella, con il capo chino. Non si capiva esattamente su cosa posasse il suo sguardo, ma Lily ebbe l’ impressione che non vedesse veramente nulla.
-Scusarti?- ripeté, perplessa.
-Sì- affermò Sophie, alzando i suoi occhi e posandoli su quelli verdi di Lily, -A nome di tutta la classe- confessò, mentre Lily si sentiva letteralmente mancare, -Noi… siamo stati ingiusti. Solo dopo… quello che ha detto Silente… abbiamo capito. Ci dispiace perché… penso che lei sia davvero l’ insegnante migliore in tutta la scuola e… se io… se solo io avessi immaginato ciò che…- la sua voce fu spezzata da un singhiozzo.
-Va bene, Winslet, ho…- provò a fermarla la rossa.
-Mi ascolti, la prego!- la supplicò Sophie, che pareva aver acquistato un po’ più di sicurezza, -Io… penso che… nessun altro, nei suoi panni, avrebbe mai agito nella sua stessa maniera…-
Le guance della rossa assunsero una vaga tonalità di rosa. –Io credo invece che chiunque avrebbe potuto farlo, Winslet- sorrise lievemente, -Non dovete scusarvi. Ammetto per prima di essermi comportata male. È vero che sono stata etichettata ingiustamente, ma non avevo motivo di prendermela- la classe non avrebbe mai sperato di sentire quelle parole uscire dalla bocca di Lily Evans.
-Noi vorremmo farle i complimenti, professoressa Evans- proseguì la Winslet, -E ringraziarla-
Dopodiché, Lily si ritrovò, non si sa come, in mezzo a tutti i Grifondoro del settimo anno. La abbracciarono, la baciarono e continuavano sempre a scusarsi.
Lily era imbarazzatissima. Non che non le facesse piacere, ma quelle situazioni la sconcertavano un po’. Sorrideva, timida, e ringraziava, ancora più imbarazzata e rossa in viso.
Il suo sguardo, poi, intercettò due nocciole che la squadravano dal fondo della classe.
James le sorrideva, seduto al suo banco, immobile come una statua. Evidentemente non voleva guastarle quell’ attimo di confidenza insieme ai suoi allievi.
Qualche minuto dopo, la campanella squillò.
I ragazzi, ancora con gli occhi lucidi e arrossati, uscirono dall’ aula dopo l’ esortazione di Lily.
-Bel colpo, Evans- James le sorrise, prima di raggiungerla e abbracciarla.
La rossa non trovava nessuna parola da aggiungere. Eppure gliene volavano mille, in testa, una più bella dell’ altra. Di sicuro a James avrebbero fatto piacere, ma la sua lingua era stranamente incollata al palato.
-Non dovresti essere qui, Potter- gli intimò la rossa dopo un po’, -Tra due minuti hai lezione- gli ricordò.
-Non più, Evans- fece lui. –Ah, a proposito…- disse, estraendo dalla tasca dei pantaloni un biglietto che Lily riconobbe come quello che gli aveva lasciato quella mattina.
Sentì le sue guance imporporarsi. Ultimamente arrossiva troppo spesso e non era molto carino sentirsi un semaforo difettoso.
James, invece, la squadrava dall’ alto al basso, divertito, come del resto lo era ogni volta che riusciva a farle perdere le staffe.
-Davvero incantevole, Evans, ma non sei abbastanza abile nel distrarmi…- disse, -Quindi… che ci sei andata a fare a Hogsmeade?-
Lily ghignò. –Geloso, Potter?-
-Ti ricordo, Evans, che in quanto a tuo ragazzo, mi spetta il diritto di sapere il motivo per cui sei scesa al villaggio, o no?- rispose lui.
-Be’, Potter, non so che dirti oltre al fatto che questi sono solo ed esclusivamente affari miei- ribatté la rossa, a braccia conserte.
Il ragazzo stava per replicare, ma la campanella che annunciava la fine dell’ intervallo squillò.
-A dopo, Potter- lo salutò lei, con un mezzo sorriso di trionfo.
-Ma nemmeno per sogno, Evans!- s’ indignò lui, -Io per questa mattina ho finito i corsi, per cui… be’, sarà meglio che me ne resti qui un altro po’… non fa mica male ripassare cose già studiate, no?-
-Stai scherzando- Lily aveva uno sguardo terrorizzato.
-Certo che no-
Dopodiché, alcuni studenti del quarto anno di Tassorosso entrarono.
Lily, ancora appoggiata con la schiena alla cattedra, vide James Potter sorriderle beffardo e mandarle un bacio, e per di più le fece anche l’ occhiolino.
La ragazza sospirò. Aveva forse qualche possibilità di non sorridere?
 
-Evans, se non mi dici immediatamente cosa diavolo hai fatto ad Hogsmeade, io…- James, seduto al tavolo dei Grifondoro, stava letteralmente perdendo le staffe nel vano tentativo di estorcere una sillaba in più a Lily.
-Aha…- la rossa annuiva, divertita, mentre beveva tranquilla il suo succo di zucca. –Tu cosa, Potter?- gli domandò.
-Io…- il moro sembrava a corto di parole e fissava la ciotola del ketchup come se quella potesse suggerirgli qualcosa di abbastanza minaccioso.
-Racconterò a tutta Hogwarts di quella volta in cui mi hai supplicato di salvarti da quella cosa grossa e pelosa che in realtà si è rivelata una Puffola Pigmea- gli andò in aiuto Sirius.
Lily sputò il suo succo, che finì inevitabilmente in faccia a James. –Ma è ingiusto!- protestò, incurante delle smorfie di disgusto del suo ragazzo, -Le avevi appena fatto ingerire delle Pasticche Vomitose! Aveva un aspetto orripilante!- ricordò la rossa rabbrividendo, mentre Miley rideva.
-Ma nessuno ti ha detto di nasconderti nello sgabuzzino di Gazza…- Sirius la squadrava tutto tronfio.
Lily stava per ribadire quanto avessero giocato sporco, quando un unico gufo planò nella Sala Grande e atterrò malamente sull’ orlo della ciotola del ketchup, il quale fu schizzato in faccia a James.
Se la rossa non fosse stata tanto presa dal chiedersi come avrebbe reagito aprendo il pacco, forse avrebbe avuto qualche difficoltà in più nel reprimere le risa.
-Ehi, fratello, credo che quel pacco sia per te- fece Sirius, curioso.
Dal momento che James non si riprendeva, Remus, con un colpo di bacchetta, fece tornare il suo viso perfettamente pulito.
-Okay, ora ce la posso fare- commentò James, uscendo dalla trance. –Ma… chi può avermi mandato questo pacco?- chiese.
-Fai attenzione, fratello- l’ ammonì Black, -Potrebbe essere una sorpresa poco piacevole da parte di qualche ammiratrice-
Lily scoppiò in una sonora risata. –Una teoria davvero brillante, Black- disse poi, ricomponendosi, -Ma considera anche che non sempre le ammiratrici fanno sorprese poco piacevoli-
-E tu che ne sai?- s’ indispettì subito quello, -Riesci forse a vedere quello che contiene il pacco?-
La rossa si strinse nelle spalle. –Ho i miei buoni motivi per pensarla in questo modo- rispose semplicemente.
Intanto, James aveva scartato il pacco e fissava il suo contenuto sbalordito.
Quando rialzò gli occhi, quelli cercarono una sola persona.
Lily.
Solo lei poteva avergli fatto un regalo del genere.
-Grazie- sussurrò, guardandola con riconoscenza.
Lily si fece nuovamente rossa in viso, e scosse la testa, facendogli capire che non era stato un disturbo per lei.
-Ehi, ma…- fece Sirius curioso, sporgendosi per sbirciare all’ interno dell’ involucro di carta.
Quando vide cosa conteneva, fece un’ espressione ammirata. Infine, uscì dalla trance ed esclamò: -Minchia, Evans, ma è una Firebolt!!!-
Il suo commento fu ben udibile, e Lily desiderò dissolversi nell’ aria, mentre tutti gli studenti si affrettavano a raggiungere il tavolo dei Grifondoro per vedere la scopa migliore del mondo.
 
La vita, per quanto era possibile, ritornò normale.
Hogwarts continuò ad ospitare i leggendari battibecchi Potter/Evans, con la sola differenza che questi, anziché svolgersi nei corridoi, si svolgevano nell’ aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
Lily e James non perdevano occasione per stare insieme, mentre Sirius, Miley e Remus andavano a trovarli tutte le volte che potevano. Gli studenti furono ben felici di accettare il nuovo carattere della loro professoressa, e tutti parteciparono al ricevimento che si svolse nel prato della scuola verso fine marzo, in cui il Ministro della Magia in persona volle interrogare personalmente James e pubblicizzare la sua storia.
Lily, ovviamente, fu ben entusiasta di rimanerne fuori, evitando di fornire particolari appetitosi per i cronisti ma troppo preziosi per essere rivelati. Nemmeno James si dilungò sulla loro storia. Entrambi erano del parere che ciò che li riguardava non dovesse per forza riguardare tutto il mondo magico. Inoltre, con i giornalisti le parole dovevano sempre essere misurate.
Alla domanda: “Che ne sarà di lei e della Evans?” gli bastò rispondere “Di questo non vorrei parlare” per ritrovarsi sotto il naso il giorno dopo un settimanale che elencava una serie di motivi per cui lui e Lily non stavano più insieme.
Lily, dal canto suo, ne era rimasta letteralmente indifferente, se non divertita. Infatti, quel giornale non aveva fatto in tempo ad uscire, che già stormi di gufi consegnarono a James delle lettere da parte delle sue fans.
Quel giorno, invece stava facendo fare compito ai Corvonero del quarto anno. Era in pensiero per James, perché non si era fatto vivo per tutta la mattina, ma dal momento che nell’ ora successiva sarebbe stato lì con i Grifondoro del settimo… ammesso che arrivasse, ovviamente.
La campanella squillò.
Una serie di imprecazioni disperate rimbombò nell’ aula.
-Svelti, consegnare!- ordinò Lily.
Gli studenti restituirono controvoglia il loro foglio ed uscirono dall’ aula più desolati che mai.
Lily sorrideva sotto i baffi. Alla fine, le persone più preoccupate erano sempre quelle che prendevano i voti migliori.
Mentre risistemava le varie scartoffie, i Grifondoro presero posto ai rispettivi banchi.
James non c’ era.
Quel fatto, le fece venire un attacco di panico.
Mentre cominciava a spiegare, le sue mani e la sua voce tremavano, gli occhi erano fissi su un punto non definito e gli zigomi erano così tirati che per poco non usciva la mandibola.
Gli alunni la fissavano sconcertati, anche perché cominciò a blaterare frasi senza alcun senso.
Lily sentì la paura prendersi gioco di lei.
No, non poteva essere.
James non…
La porta dell’ aula si spalancò.
James fece voltare tutti verso la sua parte. Aveva un’ aria tesa e ansiosa, come se avesse un argomento di cui gli premeva discutere.
Lily, seppur inconsapevolmente, sentì il sollievo pervaderla come un venticello particolarmente rinfrescante in una giornata di agosto.
-Scusa il ritardo, Lily, ma…- James non l’ aveva mai chiamata per nome in classe, nemmeno quando la canzonava.
Lily sgranò gli occhi. Non lo interruppe, perché pareva che fosse l’ ultima cosa di cui avesse bisogno.
-È una cosa importante- disse, riprendendo fiato, incoraggiato dall’ assenza di interruzioni da parte sua, -E urgente- aggiunse.
Lily lo squadrava a metà fra il preoccupato e l’ incuriosito, mentre gli studenti facevano il possibile per non farsi sfuggire nemmeno una battuta.
-Vedi, ci ho riflettuto molto- cominciò, evitando il suo sguardo, -E penso che sia arrivato il momento. Ricordi quel giorno, mentre eravamo sull’ Espresso diretto a Londra per le vacanze di Pasqua? Non era un bel periodo, eppure… eppure… ne abbiamo discusso-
Lily boccheggiò.
Eccome se si ricordava!
Lentamente, sentì le sue sicurezze affievolirsi, il mondo intorno a sé crollare, per lasciare spazio solo alla figura di James Potter.
-Non ho nessun anello con me- disse, imbarazzato. -È stato l’ ultimo dei miei pensieri, o meglio, non è stato tra i miei pensieri…- James parlava senza sosta, incurante di fare una figuraccia o una bella figura. Non gli importava proprio, doveva solo trovare il modo per chiederglielo. –Insomma, Lily Evans… mi vuoi sposare?-
 
 
 
 
 
CIAOOO!!! Okay, sono in ritardo anche questa volta. Ma non troppo, vero??? Mi perdonate??? In fondo è troppo triste per me scrivere pensando che questi sono gli ultimi capitoli… ho sempre paura di sbagliare e… uff, non so mai cosa pensare… Vi prego, mi fate sapere se questo chappy è stato una colossale cagata? Ah, volevo aggiungere che qui ho inserito alcune cose che, in teoria, all’ epoca di James e Lily non dovrebbero essere esistite. Comunque, sappiate che l’ ho fatto intenzionalmente.

RINGRAZIO:

Manda: mamma mia non sai quanto sono triste IO che la storia finisca… sono già in cerca di nuove idee perché non posso stare troppo senza James e Lily!XD Per la fissazione coi libri… be’ fai conto che per Natale volevo ASSOLUTAMENTE un libro, così i miei me l’ hanno comprato qualche giorno prima a Ferrara (perché gliel’ ho detto io). Io, giustamente, penso che non lo incartino perché è completamente inutile, invece me l’ hanno restituito tutto imballato solo perché avevano paura che lo leggessi subito!!! Ma ti rendi conto??? Okay, la pianto. Felice che tu sia una romanticona. Io faccio di tutto per negarlo, ma è meglio che non ti racconti il sogno che ho fatto l’ altra notte…XD Spero che questo chappy ti sia piaciuto perché sono proprio in agonia per questo!!! Un BaciottoXD

Lilly 94: ciauuu!XD Sirius che si sveglia durante la notte per cambiare un pannolino??? Oddio, la tua fantasia è così sfrenata che sto ridendo a crepapelle… ma ti immagini, poveretto, quanto possa scandalizzare Miley il fatto di vederlo tornare sotto le coperte con un pampers sopra le braghe del pigiama?XD Perché ovviamente io ho pensato che deve essere troppo assonnato per capire A CHI deve cambiare il pannolino…XD Baci!

lovegio92: ciaooo!!! No, no, tranquilla, nella mia vena ispiratrice continua ancora a scorrere inchiostro, per cui il ritardo è dovuto solo al fatto che mi sono concessa di scrivere solo una pagina al giorno! E invece mi sento eccome in dovere di ringraziarti per tutti i complimenti perché mi fanno davvero felice. Sono contenta che ancora una volta non ti abbia deluso, e mi auguro che non lo faccia nemmeno questo, che mi rende enormemente incerta. Se avessi più tempo andrei volentieri a scovare le tue storielle, però proprio non ce la faccio, ma considerami già una tua lettrice!!! Aspetta che abbia anche solo una giornata libera e ti ritroverai piena di recensioni!!!XD Spero che la scuola la finisca di massacrarmi… domani ho la verifica di geografia =___= Un Bacione!!!

niettolina: ciao!!!!XD eheheh mi fa sempre piacere vedere che la mia storia ti piace!!!E questo chappy??? Lo sto ripetendo a tutti, ormai: sono nervosissssssssima!!! Ho paura di aver fatto un disastrose…. Be’ fammi sapere, eh!XD BACI

La Nika: Ciauuuu!!!!XD All’ inizio mi sono spaventata non vedendo la tua recensione!!!! Eheheh stoppa pure i tuoi film perché… be’ non ti posso anticipare nulla, ma ti consiglio di aspettare l’ ultimo capitolo che, ahimé, è sempre più vicino. È da un po’ che me lo costruisco e non vedo l’ ora (???) di scriverlo!!!XD Eh, sì, la felicità è d’ obbligo, anche se ultimamente tendo ad essere di umorismo nero, ma quello lo riservo per i temi in classe, e ti giuro, è un arma che ha fatto scalpore!XD Okay, ora ti lascio perché è tardissimo…. A presto, BACIONI
 

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Capitolo 27
*** "Mi vuoi sposare?" in tutti i modi del mondo ***


  
“MI VUOI SPOSARE?” IN TUTTI I MODI DEL MONDO
 
James scrutò Lily, ansioso di vedere la sua reazione, ma tutto di lei era indecifrabile, occhi compresi. Più che altro, pareva pietrificata, tanto che si chiese se davvero dovesse essere più emozionante chiedere al banco di Helena Smith di sposarlo. Mentre i minuti scorrevano lenti e carichi d’ angoscia, Lily continuava a non dare alcun segno di vita. Era lì, ferma immobile a qualche metro da lui, con i capelli ramati sciolti sulle spalle, la bacchetta magica stretta nel pugno destro e un’ espressione totalmente neutra.
Intanto, il moro avvertì un turbine di emozioni vorticargli dentro come una rapida. Si sentiva un disastro. Era sicuro che nessuno, in tutta la storia di Hogwarts, avesse fatto una proposta di matrimonio in quelle condizioni pietose. Era stato del tutto privo di originalità, in più non averle portato nemmeno un anello era stato un grosso errore.
In verità, qualcosa le aveva portato, ma di sicuro non andava bene. Una proposta di matrimonio era valida solo se fatta davanti a un panorama mozzafiato, in cui la futura sposa avrebbe potuto contemplare un anello tempestato di brillanti, mentre il suo responsabile ragazzo glielo offriva in ginocchio e aprendo davanti a lei la scatola in cui era contenuto. Vero era che Lily non andava proprio pazza per le cose classiche, ma forse in quelle occasioni una donna non si aspettava nulla di originale, perché il momento era già particolare e significativo.
Il problema, però, era stato suo, non di Lily. Era lui, infatti, che odiava doversi inginocchiare davanti a qualcuno. Questo non perché in quel modo le avrebbe anche dichiarato la sua completa dipendenza, anche perché era convinto che il fatto che lui dipendesse completamente da Lily Evans fosse chiaro come il sole anche al soffitto inesistente della Sala Grande, ma perché pensava che fosse meglio guardarsi negli occhi, trasmettere all’ altro l’ importanza di ciò che si provava senza essere distratto dai bagliori di un anello che alla fine non valeva niente. Niente poteva essere più prezioso di tutti i loro anni passati insieme, di tutti i momenti trascorsi parlando, riflettendo, ma anche stando in silenzio. Non li avrebbe mai cambiati per qualcos’ altro, nemmeno per la pace del mondo, se doveva essere sincero. Però Lily che lo fissava così era davvero inquietante.
Non si azzardò nemmeno ad aggiungere una parola, per paura di scatenare una reazione troppo violenta. Conoscendo Lily, sarebbe anche stata capace di mettere a rischio la sua incolumità.
Lily, dal canto suo, non faceva una piega.
Si stava ancora chiedendo se avesse sentito bene, e gliel’ avrebbe anche chiesto, se solo la sua lingua non si fosse incollata tanto al palato.
Aveva la gola secca, la pelle d’ oca e una sensazione di trance da cui non riusciva ad uscire. Il suo subconscio le mandava immagini sconnesse e poco reali, le inviava messaggi al rallentatore, mentre nella sua testa risuonava ancora quella richiesta inaspettata.
“Lily Evans… mi vuoi sposare?”
Ma davvero le aveva chiesto così?
Non le aveva detto, per caso “mi vuoi ascoltare” oppure “mi vuoi interrogare” o magari “mi vuoi insultare”?
A volte anche lei capiva male, e che diamine.
Anche perché, se James le aveva fatto una proposta di matrimonio, non era possibile che ora la fissasse con aria smarrita e preoccupata, o no? Dovrebbe averle sorriso, giusto? E magari sdrammatizzato tutto con una battuta, vero?
No, non era vero niente. Per quanto lei conoscesse James, lui non le aveva mai accennato in che stile sarebbe stata la sua proposta di matrimonio, perché nonostante ne avessero discusso, il tempo era stato poco e certi argomenti non li avevano nemmeno sorvolati. In più, lei non era a conoscenza di ciò che passasse per la testa a James in quel momento.
E se lui le avesse davvero chiesto di sposarlo?
Che figura avrebbe fatto se non gli avesse risposto? Di sicuro James avrebbe pensato che lei non lo amava abbastanza, e allora sarebbe stata la fine, perché lui non la poteva lasciare, lei non sarebbe più stata capace di vivere, non poteva farle questo…
Quando James vide che Lily cominciava ad avanzare impercettibilmente verso di lui, sentì il suo cuore afflosciarsi per il sollievo, prima di balzargli completamente in gola. Lily camminava piano, i suoi passi non si potevano nemmeno percepire, ma a lui sembrò lo stesso di avvertire le vibrazioni della sua insolita camminata lenta e strascicata. Di certo, se quell’ entusiasmo era lo stesso con cui avrebbe sfilato fino all’ altare, era proprio spacciato.
La rossa si fermò a qualche centimetro da lui. Era vicina, molto e pericolosamente vicina.
Poteva sperare in un bacio o nella morte sicura. Decisamente, il primo caso non l’ avrebbe deluso. Il secondo, invece… be’, poteva solo sperare che Lily non avesse in serbo una morte lenta e dolorosa per lui.
La ragazza si avvicinava sempre di più. I loro visi erano ormai troppo vicini, i limiti di sicurezza erano stati varcati già di qualche manciata di centimetri. Sì, forse anche per Lily un bacio affermativo era una bella idea, dopotutto.
Ma il bacio, sfortunatamente, non arrivò mai.
James avvertì un dolore lancinante all’ orecchio sinistro.
Lily gliel’ aveva afferrato senza troppi complimenti e ora lo stava trascinando fuori dall’ aula. Sul suo volto, la solita e inquietante espressione indecifrabile.
James si preparò a recitare le sue ultime preghiere. Pensò anche che gli sarebbe piaciuto morire dicendo a Lily che l’ amava, ma probabilmente quelle parole non sarebbero state la salvezza, ma la morte sicura, dal momento che la rossa gli avrebbe dato sicuramente il colpo di grazia, senza nemmeno concedergli il tempo di finire la frase.
La sua espressione doveva essere buffissima, perché con la coda dell’ occhio intravide un ragazzo seduto all’ ultimo banco ridacchiare con un compagno, inoltre, quando lui e Lily furono fuori dall’ aula, i Grifondoro del settimo anno cominciarono a parlottare, provocando un fastidioso brusio che rimbombava, perdendosi nel soffitto immenso di quella stanza.
Quando Lily lo lasciò andare, la sua mano corse automaticamente all’ orecchio danneggiato e prese a massaggiarselo, o meglio, lo toccò per accertarsi che fosse ancora al suo posto.
In effetti, a parte l’ impronta delle unghie della ragazza sul suo lobo, sembrava che non ci fosse nulla di rotto, senza tener conto del suo cuore, che stava cominciando a sgretolarsi pian piano, pezzettino per pezzettino, lentamente, proprio come piaceva a lui.
Il fatto strano, però, era che Lily non aveva ancora detto una parola e, nonostante lui la guardasse terrorizzato, non aveva dato nessun segno di volerlo disintegrare, il che doveva essere positivo. Era invece negativo che rimanesse muta così a lungo, perché ciò significava che quando avesse aperto la bocca, sarebbe esplosa in modo particolarmente erosivo.
James vide la mano di Lily alzarsi. Stringeva la bacchetta nel pugno, di sicuro gli avrebbe fatto qualche fattura. D’ accordo, era pronto.
Chiuse un occhio, preparandosi psicologicamente a una tortura…
Poi un tintinnio, lo schianto di un lampadario che cadeva e due mani calde e sottili che gli circondavano il collo.
-Sì- un sussurro, lieve, flebile, appena percettibile. –Sì, sì, sì, sì, sì, sì…- poi altre risposte, sempre più convinte, sempre più forti, più chiare, mentre una ragazza con i capelli rossi lo tempestava di baci.
James la strinse a sua volta. Non ci poteva credere: era ancora vivo. Anzi, più che vivo. Lily aveva accettato di sposarlo.
Ci volle un po’ di tempo prima che Lily realizzasse di essere nel bel mezzo di un corridoio, fuori dalla sua aula, mentre i Grifondoro la stavano aspettando. Altro dettaglio: un’ enorme lampadario vecchio e impolverato stava dicendo addio ad Hogwarts dopo qualche millennio di storia.
Quando si ritrasse, James notò con piacere che aveva gli occhi lucidi.
Gettò anche lui un’ occhiata al lampadario.
-E chi l’ avrebbe mai detto, Evans, che tu avresti fatto cadere un lampadario?- fece, sarcastico, -Io mi ero fermato alle tazze del gabinetto di Mirtilla…- da ciò che Lily ne dedusse, era condannata a qualche anno di persecuzione. James trovava carino rinfrescarle la memoria, quando si trattava di episodi come quello. –Mi sa che tu debba… ehm… controllarti…- continuò, con quel sorriso beffardo molto simile a un ghigno.
Lily sbuffò, incapace di trattenere la gioia e un sorriso.
-Potter, ci sarebbe lezione…- sussurrò lei, rossa come un peperone, dopo un po’.
-No, Evans, credo che lascerò a te l’ onore di umiliarti davanti ai Grifondoro del settimo anno- rispose James, facendole l’ occhiolino e voltandosi per andare chissà dove.
“Al campo di Quidditch?” pensò la rossa, ma nona aveva ancora terminato la frase che una voce suadente le soffiò nell’ orecchio:
-Se fossi in te, controllerei le tasche, Evans-
Lily sentì il sangue fluirle alle guance con maggiore intensità, con il risultato che quelle facevano concorrenza ai suoi capelli.
James sparì di nuovo, lasciandola sola nel bel mezzo del corridoio, ancora intontita.
Distrattamente, raccolse la bacchetta da terra e rimise al suo posto il lampadario con un incantesimo. Evidentemente, aveva fatto sprizzare involontariamente qualche scintilla con la sua bacchetta, quando l’ aveva lasciata cadere a terra.
Si mise una mano nella tasca dei jeans. Dentro vi era un piccolissimo smeraldo a forma di diamante.
Sorrise.
Era più bello di qualsiasi anello. Si rese conto di non essere assolutamente in grado di descrivere tutte le emozioni che aveva provato in quel momento. Per la testa aveva un sacco di idee, tutte ben distanti dalla lezione che doveva tenere a quelli del settimo anno.
Dopo qualche minuto, si decise ad entrare nella classe. Quando sentirono la porta sbattersi, i Grifondoro piombarono in un silenzio cimiteriale. Lily si appoggiò con la schiena contro la cattedra e prese a squadrarli uno a uno. Avevano uno strano sorriso dipinto sul volto, quasi come se volessero dirle un “te l’ avevo detto”, il che era strano. Poi, come se si fossero messi d’ accordo, cominciarono ad applaudire, ininterrottamente, sempre più forte. La rossa si lasciò sfuggire un sorriso, che completò la sua espressione raggiante, in più una lacrima colò sulla superficie della sua guancia, ormai completamente rossa e pure bollente.
 
La notizia del matrimonio tra Lily Evans e James Potter, si diffuse in un battibaleno. Nonostante il tempo sottratto alla lezione, la ragazza trovò che i dieci minuti che mancavano al suono della campanella fossero estremamente lunghi. Alla fine, però, la campanella che annunciava la fine delle lezioni mattutine squillò, e i Grifondoro del settimo anno si precipitarono fuori dall’ aula. Lily si trattenne ancora qualche minuto per sistemare le sue cose. Non aveva nemmeno fame. Era così eccitata che il bisogno di mangiare non era più così essenziale. Prese ad ammucchiare le varie scartoffie con il programma dell’ anno. Quei ragazzi si stavano preparando ai M.A.G.O., ma una lezione persa non era un problema: avevano già finito il programma del settimo anno e ora stavano trattando argomenti che di solito a scuola non erano mai proposti, se non come approfondimenti o cultura personale.
Qualche colpo al legno di quercia della porta annunciò l’ arrivo di qualcuno. Lily non si stupì di vedere che era James.
Sorrise. –Ciao- disse, infilando gli ultimi fogli nella borsa e alzandosi per andargli incontro.
James la guardava con un nuovo bagliore negli occhi color nocciola e un sorriso sghembo diverso da quello che solitamente portava stampato in faccia. Quando gli fu a pochi centimetri si chinò per baciarla.
-Scusa se… sono stato precipitoso- disse poi.
Lily inarcò un sopracciglio. –Eh?- chiese, senza nascondere il fatto di non aver affatto capito a cosa alludesse.
-Se… è troppo presto, noi… noi potremmo… aspettare- continuò lui, un po’ preoccupato.
-Per il matrimonio, intendi?- domandò la rossa, -Io dico che non ci sia nulla da aspettare. Non ne abbiamo motivo- disse, con un’ alzata di spalle e perdendosi nei suoi occhi nocciola, -Ci conosciamo da quando avevamo undici anni. A diciassette ci siamo fidanzati, pochi mesi dopo… è successo quello che entrambi sappiamo e per cui abbiamo sofferto. Sono passati cinque anni, durante i quali non ci siamo né visti né sentiti, anzi, ognuno ignorava lo stato di salute dell’ altro, eppure abbiamo continuato ad amarci e ci amiamo ancora. Pensi che abbiamo superato sufficientemente la prova?-
Il moro si arrese. –Come sempre hai ragione, Evans-
Lily sorrise, poi estrasse dalla tasca lo smeraldo. –A proposito, grazie per…-
Purtroppo fu interrotta da qualcuno che bussava.
-Si può?- una voce familiare anticipò l’ entrata di una ragazza con lunghi capelli dorati e un paio di occhi azzurrissimi.
-Miley!- esclamò Lily, colta alla sprovvista.
James decise di farsi da parte, ma Lily sentì ugualmente ciò che le sussurrò prima di salutare la sua amica ed uscire: -Quello era solo l’ inizio, Evans-
-Vieni, entra pure- la invitò, lanciando a James un’ occhiata terrorizzata che lui però non scorse, dal momento che le aveva già dato le spalle.
-Oh, scusate se vi ho disturbati!- sul volto della ragazza comparve un’ espressione mortificata.
-Macché!- fece Lily, che era sempre entusiasta di vedere la sua migliore amica, -Quel ragazzo è pieno di complessi- spiegò, mentre James spariva dietro la porta dell’ aula, togliendosi lo sfizio di scoccarle un’ occhiata di sfida.
Miley ridacchiò, ma prima di parlarle aspettò che non ci fosse nessuno a portata d’ orecchio.
-Volevi dirmi qualcosa?- chiese infine Lily.
-Sì- rispose la bionda, mentre un sorrisino malizioso le arricciava le labbra. –Senti un po’…- fece, -Come mai tutta la scuola sa della tua sfilata fino all’ altare e io no?-
Lily si portò le mani alla bocca. –Oddio!- esclamò, desolata, -Mi dispiace, Miley, non volevo che lo sapessi così! Te l’ avrei detto io, solo che…-
Ma la ragazza fu interrotta dalla fragorosa risata dell’ amica. –Oh, andiamo, Lily, credi che non ci sia arrivata da sola?- disse, divertita dal fatto che Lily fosse nuovamente arrossita. Non c’ erano dubbi: ormai la sua migliore amica correva seri rischi di diventare un pomodoro, o forse stava solo ricompensando il pallore che era stato cucito sul suo volto per troppo tempo.
-Il fatto è che anch’ io l’ ho saputo da poco- si giustificò la rossa, -James me l’ ha appena chiesto… mi domando come facciano le notizie a spargersi così in fretta…- aggiunse con una smorfia.
-Già, spesso mi viene da pensare che persino i muri parlino- commentò Miley, -Comunque… be’… congratulazioni!- esclamò, abbracciandola e stringendola in uno dei suoi abbracci stritolatori.
Ora anche Lily aveva ripreso a ricambiare i suoi abbracci.
Quando si ritrasse, si accorse che Miley aveva gli occhi lucidi.
-Ehi, Myl…- sorrise. Quella ragazza le aveva sempre fatto un’ enorme tenerezza. Inoltre, ora che portava un’ altra creatura in grembo, la sua già evidente sensibilità si era amplificata. –Così piango anch’ io…-
-È che…- la bionda tirò su col naso, -È così bello vederti finalmente felice…- confessò.
Lily non aveva dubbi sulla sua sincerità, e sapeva che se Miley diceva di essere felice per lei, non era solo una frase fatta, ma provava davvero tanta gioia nei suoi confronti.
-Miley- esordì la rossa, dopo un po’, -Nonostante i muri bisbiglino, scommetto che nessuno ti ha ancora detto che sarai la mia testimone, o sbaglio?-
Gli occhi azzurri di Miley vennero inevitabilmente sgranati, prima che la ragazza stritolasse Lily in un altro dei suoi abbracci. Oltre al matrimonio, Miley era contenta di una cosa: Lily Evans era davvero tornata, e quello era solo merito di James Potter.
 
Il mattino dopo, quando la rossa scese per la colazione, la Sala Grande era tutta una festa. Gli studenti parlottavano eccitati facendo più rumore del solito, e i Grifondoro lanciavano a Lily e James occhiate maliziose.
-Evans- esordì James, che pareva estremamente divertito da quegli atteggiamenti, -Sei diventata il nuovo giocattolo-
-E piantala, Potter- lo liquidò lei, che odiava puramente essere al centro dell’ attenzione.
-Certo, adesso dovrai sottrarre parte del tuo tempo alle lezioni per organizzare tutto…- continuò lui, con il suo ghigno beffardo.
-Ascoltami bene, luce dei miei occhi- lo interruppe Lily, fingendosi irritata, -Si può sapere che cavolo stai blaterando?- sarebbe stata una finzione perfetta, se solo il suo sorriso non l’ avesse tradita.
-Be’- fece James, emergendo dal suo calice colmo di succo di zucca, -Gli inviti, le preparazioni, il vestito…- elencò.
La rossa fece una smorfia. –E chi ha detto che è necessario che mi compri un vestito per sposarmi?-
James sgranò gli occhi, seriamente colpito. –Vuoi dire che ce l’ hai già?- chiese, speranzoso.
-No, voglio dire che non comprerò nessun vestito- rispose Lily, mentre dentro di sé rideva per averlo confuso.
Il ragazzo la scrutava interdetto.
-Non te l’ ha detto nessuno che da qualche anno a questa parte va di moda sposarsi nudi, Potter?- disse Lily, sarcastica.
-Ma davvero, Evans?- domandò James, con uno strano sorriso, -Allora ti conviene proteggerti con qualche incantesimo- le consigliò, -Sai, è probabile che ti sal…-
-Ma che schifo!- s’ indignò la rossa, impedendogli di terminare la frase, -Sei proprio indecente, ragazzo- fece, con una smorfia di disgusto.
-Allora è meglio che ti preoccupi di quello che ti ho detto- ribadì il moro, piuttosto soddisfatto di se stesso, -Gli inviti, le preparazioni, il vestito…-
-Oddio!- Lily si sbatté energicamente una mano sulla fronte.
-Che c’ è?- domandò James, che la fissava come se fosse schizofrenica.
-Mamma e papà…- farfugliò Lily, -Loro… loro non sanno ancora niente… non sanno neanche che sei tornato…-
-Vuoi dire che non gliel’ hai ancora detto?- fece James, sbalordito.
-No- si scusò la rossa, mortificata, –Vedi, io… non ho proprio pensato di mandargli una lettera, ero così felice…-
Sul viso del ragazzo comparve un largo sorriso.
-Fattelo dire, Evans- ghignò, -Sei proprio cotta-
Lily, che si aspettava dicesse di tutto tranne quello, arrossì di botto. –Parli come se l’ interessato non fossi tu- ringhiò tra i denti, cercando di nascondere la faccia dentro la borsa dei libri che stava chiudendo.
Dopodiché, sfrecciò via lasciandolo al tavolo dei Grifondoro tutto tronfio e ghignante.
Arrivò alla Guferia in un lampo. Fu talmente veloce che si chiese persino lei come diavolo avesse fatto ad arrivarci così in fretta. Si guardò in torno con aria frenetica. Ora più che mai, aveva bisogno della sua Edvige. Non voleva assolutamente affidare l’ incarico ad un altro gufo, nonostante quelli della scuola fossero ben preparati.
Con dispiacere, si accorse che non c’ era.
-Oh, no!- piagnucolò.
Ovviamente, quando aveva bisogno di Edvige, lei spariva misteriosamente. Se non l’ avesse conosciuta bene, avrebbe avuto tutti i motivi per pensare che lo facesse apposta. Il fatto che lei fosse completamente partita di testa, poi, finì per lasciarla indifferente. Ormai si era arresa, anche se le dava fastidio che il suo cervello andasse al rallentatore da quando James era tornato. In più il bambino di Miley e il suo matrimonio l’ avevano messa completamente ko.
Prima di tutto, quel giorno era sabato e lei era andata a fare colazione nella Sala Grande con la borsa piena di libri. Se James non le avesse fatto venire in mente i suoi genitori, era sicura che si sarebbe anche recata nella classe di Pozioni ad aspettare i Serpeverde del quinto anno.
Comunque, alla fine le tornò utile avere piuma e pergamena a portata di mano, perché così poté mettersi a scrivere la lettera da spedire al signore e alla signora Evans, in più approfittò di quella solitudine per riflettere un po’. Ora che c’ era James, non stava più così tanto da sola, visto che lui non la lasciava un secondo. Non che le dispiacesse, naturalmente. Solo tre mesi prima, avrebbe rimpianto la solitudine se qualcuno le avesse tenuto compagnia tanto a lungo, invece adesso stava proprio bene. Aveva ricominciato a prendere in mano le redini della sua vita. Era più partecipe a ciò che la circondava, e se prima guardava la neve con disgusto, paragonandola ad un ostacolo, ad un altro fattore che ingrigiva la terra, ora si divertiva a vederla danzare nel cielo, a vederla volteggiare leggera e sicura, fino a che non toccava il suolo e si perdeva in mezzo a tanti altri fiocchi che avevano formato uno spesso manto bianco su tutto il prato del castello.
Non sapeva come cominciare la lettera. Dopo un tradizionale “Cari mamma e papà” non sapeva proprio cosa scrivere. Ci pensò per un quarto d’ ora abbondante, prima di cominciare a buttare giù qualche frase scarabocchiata. Le tremava persino la mano, ma era sicura che il freddo non c’ entrasse granché.
Quando finì non era affatto soddisfatta, ma rilesse ugualmente la lettera che avrebbe senza dubbio spedito, dal momento che quello era il massimo che poteva fare.
 
Cari mamma e papà,
Come state?
Devo dirvi un sacco di cose, ma non stupitevi se questa lettera è sorprendentemente breve. Non posso scriverle, ho bisogno di parlarvi. Io… sto benissimo. Davvero, non sono mai stata così felice. Mi scuso per tutto quello che in questi cinque anni avete passato per causa mia, ma sappiate che ora è tutto diverso. Le cose sono cambiate e credo proprio che questa sia la volta definitiva. Non mi sono mai fatta sentire spontaneamente, ho solo risposto alle lettere che voi puntualmente mi spedivate. Per qualche motivo avete smesso; nemmeno il mese scorso è arrivata.Penso comunque di sapere perché, e avete pienamente ragione.Se c’ erano due persone che non meritavano di essere trattate in modo freddo e distaccato, quelle eravate voi.Non so che aspetto avevo tutte le volte che venivo a trovarvi, ma ho letto la preoccupazione e la desolazione nei vostri occhi, anche se ho fatto finta di nulla.Vi prego di scusarmi, davvero.
Vi chiedo solo un favore.Potreste venire a Hogwarts il prima possibile? È urgente, e davvero importante. Non posso anticiparvi nulla, purtroppo, se non che è una notizia fantastica, anzi, due notizie fantastiche.
Aspetto una vostra risposta quanto prima.
Vi voglio un mare di bene,
Vostra Lily.
 
In quel momento, sentì qualcosa appoggiarsi sulla sua spalla.
Si voltò appena e scorse due occhietti ambrati circondati da un piumaggio candido, inoltre un becco appuntito le pizzicava il collo.
-Edvige!- esclamò, sprizzante di gioia, -Allora eri qui! Scusami, scusami tanto se non ti ho vista!- disse, accarezzandola.
La civetta, per tutta risposta, strusciò il muso contro il suo petto.
-Sei andata a caccia?- continuò la rossa, -O hai dormito?-
Edvige ovviamente non rispose, ma prese a fissare la lettera che Lily stringeva tra le dita.
-Sì, questa… è per te- fece la ragazza, -Però fuori fa freddo, Edvige, non vorrei che ti ammalassi- disse premurosa, mentre chiudeva la lettera in una busta.
Il rapace prese a fissarla con due occhi colmi di indignazione.
-Sicura che non ci siano problemi?- domandò allora Lily, sollevata che il suo animale fosse in grado di recapitare la lettera, -D’ accordo- cedette, -Questa è per mamma e papà. Ovviamente sai dove abitano, però voglio che resti con loro finché le condizioni non migliorano, okay?-
La civetta fece un cenno d’ assenso con il capo, poi sfilò con il becco a uncino la lettera dalle mani di Lily e volò via, confondendosi tra la neve del suo steso colore.
La ragazza rimase a guardarla, poi decise di scendere. Lì si gelava.
Mentre percorreva un corridoio si chiese se James avesse già preparato le sue cose. Avevano deciso di passare quel weekend a casa, in più quella sera li avrebbero raggiunti anche Miley, Sirius e Remus, e poi anche Tonks. Con dura fatica, Lily era riuscita a convincere Remus a portare anche lei. A suo parere, quella ragazza era una bomba. Faceva ridere ed era sempre di un buonumore contagioso.
I suoi pensieri corsero a due settimane prima, quando James le aveva chiesto di mostrarle la sua casa, quella che una volta era stata dei suoi genitori.
Lei aveva continuato a ripetergli che poteva andarci anche tutti i giorni, ma il moro non aveva voluto saperne. Non si sentiva abbastanza pronto, al il ricordo dei suoi genitori gli si stringeva ancora lo stomaco. Dopodiché, Lily non aveva più insistito. Gli aveva solo detto che secondo lei quella casa era sua. In effetti, durante i cinque anni in cui ci aveva vissuto, l’ aveva sempre pensato, tanto che non si era permessa di spostare nemmeno un oggetto. La prima volta che ci aveva messo piede, le era sembrata troppo trascurata. Nessuno, da quando i Potter erano morti, si era preso cura di quelle stanze, e uno spesso strato di polvere si era depositato sui mobili. L’ aveva pulita con cura, poi aveva continuato a farlo, ovviamente, ma si era sistemata nella stanza degli ospiti. Ogni tanto entrava in quella di James, accarezzava i suoi pupazzi, osservava le pareti tappezzate di foto e di poster, poi scoppiava  a piangere e usciva. L’ unica cosa che si era permessa di sostituire era stato il cibo. Nessun altro aveva vuotato le credenze e il frigorifero, per cui ovviamente era andato tutto a male. Si ricordava ancora la puzza del burro rancido, del pane ammuffito, dei biscotti stantii e della carne putrida. Si era arrabbiata moltissimo per quello, perché credeva che qualche amico dei Potter avrebbe almeno avuto il buonsenso di pulire quella casa, o che almeno l’ avesse fatto qualche impiegato al Ministero. Non era stato facile far uscire il tanfo del cibo marcio e della polvere. Aveva arieggiato per settimane intere, per cui le era toccato circondare la casa con una moltitudine di incantesimi per impedire che qualche curioso o qualche ladro entrasse. Per non parlare dei fantasmi, poi. Ne erano entrati più di tutti quelli che c’ erano a Hogwarts, e non erano sati molto entusiasti di dover lasciare il posto, quindi per ripicca se n’ erano andati passandole attraverso.
Due settimane prima, invece, James si era finalmente deciso di mettere piede in quella che era stata la sua casa. Lily l’ aveva accompagnato fino a Godric’s Hollow, ma si era categoricamente rifiutata di entrare in casa con lui. Credeva che fosse un momento che dovesse vivere da solo. Non sapeva cosa avesse fatto James dentro quella casa, né quanto avesse pianto. Ne era uscito dopo qualche ora, e sul suo volto non c’era nessuna traccia di una lacrima. Al suo posto, un sorriso sia triste che felice, ma perlomeno incoraggiante. La ragazza gli era corsa incontro e l’ aveva abbracciato.
James l’ aveva tenuta stretta per qualche minuto, baciandola e accarezzandole i capelli, poi aveva sussurrato: -Andiamo in casa?-
Lily non aveva replicato, ma sapeva che da quella volta era diventata la loro casa.
La ragazza arrivò nel suo ufficio appena in tempo per rispondere al telefono all’ ultimo squillo.
Da quando era diventata insegnante aveva voluto tenere quell’ apparecchio in modo che i suoi genitori e sua sorella, la quale non amava molto scrivere lettere, potessero chiamarla.
-Pronto?- disse, sollevando la cornetta.
-Lily!- la voce ansiosa e preoccupata di sua madre la costrinse ad allontanare la cornetta dall’ orecchio.
-M… mamma- rispose lei, sconcertata, -È successo qualcosa?- s’ interessò.
-Dovrei chiedertelo io- replicò la signora Evans, quasi accigliata, -Ci è appena arrivata la tua lettera-
-Ah, sì?- fece la rossa, distrattamente, -E come va? Papà sta bene?-
-Lily, non cambiare discorso- la rimproverò sua madre, -Certo che stiamo bene, ma tu…?-
-Mamma, se hai letto la lettera, sai già come sto- ribatté la rossa, -Io sto benissimo, mamma, davvero. Non sono mai stata meglio- aggiunse, tranquilla.
-Hai… una voce strana- commentò Susan, -Sembri… felice- disse, incerta, come se quella parola non potesse essere pronunciata per descrivere lo stato d’ animo della figlia.
-Credo che lo saresti anche tu se fossi al mio posto, mamma!- rispose quella, tutta pimpante, -Allora, potete venire a Hogwarts? Io verrei volentieri da voi, ma… non posso lasciare i ragazzi, e ho proprio voglia di vedervi. Un pomeriggio non mi accontenterebbe abbastanza-
La signora Evans stentava ancora di credere alle proprie orecchie: -D… dici sul… serio?-
-Certo che sì!- esclamò Lily, -Ho un sacco di cose da dirvi… ah, a proposito… grazie mille per il regalo di Natale- disse, -Mi serviva proprio-
-Oh, sciocchezze- appoggiata al ripiano della cucina di casa sua, la signora Evans fece un gesto di stizza, come volesse scacciare una mosca, -Allora… lunedì?- domandò, incerta.
-Ottimo!- rispose la rossa, entusiasta, -Ora scusami, ma devo scappare… dai un bacio a papà da parte mia… a presto e… mi raccomando, tieni Edvige lì finché il tempo non migliora!-
Quando riattaccò, Lily si sentì la ragazza più felice della terra.
Aveva appena chiuso la sua borsa, quando entrò James.
-Non sei ancora pronta?- domandò, sorridente.
Lily non gli rispose nemmeno, ma gli andò incontro e lo baciò.
-Ehi…- sussurrò poi il moro, stupito, -Mi sono perso qualcosa?-
-Lunedì arrivano mamma e papà- rispose Lily.
Il ragazzo scorse un tremito nella sua voce e infatti quando si ritrasse dall’ abbraccio, Lily aveva le guance rigate di lacrime.
-Lily, ma…- fece, preoccupato.
La ragazza gli appoggiò un dito sulle labbra per zittirlo. –Ti amo, James-
 
Il weekend fu piacevole, come del resto lo era ogni momento che trascorreva insieme a James.
Sabato sera arrivarono Sirius, Remus, Miley e Tonks, e Lily non ricordava più quando si fosse divertita tanto l’ ultima volta. Le venivano ancora le lacrime agli occhi se ripensava alla faccia di Lunastorta quando Tonks gli aveva scoccato un bacio sulle labbra a sorpresa. Ma in fondo la sua espressione non si poteva neanche lontanamente immaginare: era così rosso in viso che distinguere la bocca dal naso risultava completamente impossibile. Per quanto riguardava Tonks, invece, pensava che quella ragazza fosse davvero simpatica, e di sicuro se avesse aspettato che Remus si decidesse a dichiararsi, era probabile che nel frattempo Sirius sarebbe diventato Ministro della Magia.
La domenica, invece, oltre a un’ inaspettata visita della McGranitt nella mattinata, non ebbero gente in giro per casa. James il gatto sonnecchiava in un angolo, il suo preferito, mentre Edvige non era ancora tornata.
-Dimmi la verità- esordì James, mentre pranzavano in cucina, -Ci hai mai portato qualcuno, qui?- domandò, curioso.
-Soltanto una persona, una volta, e pure poco prima che tornassi tu- rispose Lily.
Il moro scrollò il capo. –Eri davvero così disperata, Lily?- chiese, rattristandosi.
-A quanto pare sì- confermò la rossa, -Tu lo sai che nella mia mente c’ è un vuoto totale? Ero così concentrata a non ricordare, che ora non ricordo nessun episodio di quei cinque anni, ma solo immagini sfuocate, frammenti di vita che non mi appartengono, quasi come se io mi fossi fatta guidare da un’ altra persona-
James l’ ascoltava, dimentico della gustosa carne che aveva nel piatto. –Non… non parli sul serio, vero?- chiese, preoccupato. Non poteva pensare che Lily, la sua Lily, avesse passato momenti del genere, e che per giunta quei cinque anni fossero stati così insignificanti da non lasciare nemmeno una traccia positiva su di lei, al di fuori di tutta quella sofferenza provocata dalla loro lontananza reciproca.
-Certo che sì- rispose la rossa, -Ma preferirei cambiare argomento- aggiunse poi. Entrambi desideravano lasciarsi tutto alle spalle, solo che ogni tanto uno dei due sentiva l’ esigenza di togliersi delle curiosità. Dopotutto, erano stati lontani per ben cinque anni ed era naturale provare interesse per come potesse essere stata la vita dell’ altro.
Nel pomeriggio, la rossa si divertì moltissimo ad ascoltare James che le raccontava le sue imprese da bambino, mentre sfogliavano insieme i vecchi album delle fotografie che lui ripescò da un cassetto in camera dei suoi genitori. Stettero sdraiati sul tappeto del salotto per ore, e Lily non si ricordava di aver mai riso tanto. Ad entrambi sarebbe piaciuto restare lì un po’ di più, isolarsi dal resto del mondo e condividere istanti che sarebbero rimasti scolpiti solo nella loro memoria, ma a malincuore dovettero tornare a Hogwarts. Il giorno dopo al castello sarebbero arrivati il signore e la signora Evans, per cui Lily dovette trovare loro una sistemazione.
-Potresti lasciarli qui- suggerì il ragazzo, prima che uscissero di casa.
-Due Babbani soli in una casa di maghi?- la rossa inarcò un sopracciglio, -Meglio di no- convenne, scuotendo la testa, -E poi ho già detto a mamma che voglio passare del tempo con loro. Li ho trascurati terribilmente in questi cinque anni, e se stessero qui non farebbe molta differenza da farli rimanere a casa, no?-
Così fecero ritorno a scuola e parlarono con il Preside, che decise trasformare l’ aula vuota accanto all’ ufficio di Lily in una camera da letto, in modo da farli rimanere vicino alla figlia e non sottrarre stanze ai dormitori delle Case o di non costringerli a svegliarsi circondati dalle quattro squallide pareti dell’ infermeria.
Peccato che il giorno dopo, al suo risveglio, Lily non rivolse un minimo pensiero ai suoi genitori.
Si stava ancora stropicciando gli occhi, tutta assonnata, quando una mano la strattonò e la fece alzare in piedi.
-Dai, sbrigati!- esclamò James, eccitato.
-Sbrigarmi?- fece Lily, con la voce impastata di sonno, -Perché? Non sono in ritardo… o sì?- chiese poi, rendendosi conto di aver completamente perso la cognizione del tempo.
­-Certo che sei in ritardo, sono le otto!- le rispose lui.
-James, pulcino mio, ti è mai arrivata la notizia che le lezioni cominciano tra un’ ora?- ribatté la rossa, seccata di essere stata svegliata così bruscamente.
-Non credevo che saremmo mai arrivati al punto in cui io avrei dovuto convincere te a svegliarti, Evans- replicò il moro.
-In effetti mi sarei svegliata senza che tu ti prendessi questo disturbo…- disse distrattamente, mentre s’ infilava i jeans, -Ma si può sapere dove credi di andare vestito così?- domandò poi, inorridita, quando si accorse che il ragazzo indossava una divisa da Quidditch.
-Dettagli- sbuffò James, -Dai, muoviti!- la spronò.
-D’ accordo!- sbottò la rossa, -Ma mentre io eseguo in silenzio gli ordini che il tuo confuso subconscio ti suggerisce di darmi, potresti almeno spiegarmi il perché di tanta fretta- così dicendo s’ infilò l’ ultima scarpa ed afferrò la sua borsa.
James la strattonò fuori nel corridoio, impaziente, e cominciò a metterle il mantello bianco.
-Ma si può sapere che hai?- domandò ancora la rossa, piuttosto irritata, -So infilarmi anch’ io il mantello… perché devo metterlo?- chiese stupita.
Mentre James, incurante delle sue proteste, le abbottonava il terzo e ultimo bottone del suo mantello candido, Lily si accorse che sorrideva sotto i baffi.
-Andiamo!- disse poi, prendendola per mano e cominciando a corre per il corridoio.
Lily lo seguì anche se cominciava a dubitare della sanità mentale del suo ragazzo. Inoltre il suo modo di correre non era per niente incoraggiante. Svoltava gli angoli in malo modo, così bruscamente che un paio di volte non riuscirono ad evitare uno scontro e finirono inevitabilmente addosso a qualche studente assonnato. James, tuttavia, sembrava non farci caso, e non si fermò nemmeno quando calciò un’ armatura, provocando un tremendo e assordante fracasso, tanto che Gazza spuntò da dietro l’ angolo con ancora il cappello da notte, brandendo una padella sbeccata che doveva aver ripescato in qualche sgabuzzino. A quanto pareva, li considerava ancora due studenti.
Dopo qualche secondo di corsa sfrenata, Lily si ritrovò davanti al portone d’ ingresso, accaldata e con le guance arrossate, ma almeno per quella volta poteva stare tranquilla che il rossore non fosse stato provocato da qualcosa che aveva stuzzicato i suoi sentimenti.
James parve calmarsi. Evidentemente aveva ottenuto ciò che voleva, perché non fece carte false per condurla fuori nel prato, né tantomeno si mise a correre.
Le aprì con gentilezza il portone, poi la raggiunse a la prese per mano, mentre attraversavano il prato coperto di neve. Lily si chiese come dovessero apparire alla gente che per caso li notava mentre guardava fuori dalla finestra. Probabilmente non erano altro che due figure danzanti, schiacciate da una bianca coltre di nubi e da un’ altrettanto bianca distesa di neve.
-Dove stiamo andando?- sussurrò la rossa, curiosa e convinta che se avesse parlato con un tono leggermente più alto avrebbe spezzato quella magia. Lì fuori, infatti, tutto taceva. Gli alberi, infatti, dondolavano silenziosi, mossi da un vento gelido ma delicato, e dalla Foresta non proveniva nessuno scricchiolio inquietante.
-Proprio non ce la fai a resistere ancora un minuto?- la sfidò il moro.
-D’ accordo- cedette la rossa, a malincuore, -Però avrei un motivo in più per farlo, se almeno mi spiegassi la ragione per cui ora ci troviamo qui, diretti in un posto che ignoro-
-Se ho deciso di non svelarti né dove ti sto conducendo né perché, allora vuol dire che capirai tutto quando saremo arrivati- le rispose lui.
Lily era abituata a rispondere in modo vago, tuttavia non era altrettanto solita ad accettare risposte vaghe. Sia per il suo carattere, sia nel mestiere che faceva, lei odiava sentirsi rispondere in quel modo. Aveva bisogno di sapere con precisione, perché più sapeva, più la sua coscienza era in pace. Non seppe nemmeno lei cosa la spinse a rimanere in silenzio per il resto del tragitto senza fare domande, ma credeva che non fosse perché comunque l’ avrebbe scoperto entro breve.
Tuttavia, si accorse di non essere completamente stupita quando notò che erano in prossimità del campo di Quidditch: probabilmente l’ abbigliamento di James era stato come un avvertimento.
-Il campo di Quidditch- commentò, pensierosa.
James immaginò che si stava ancora spremendo le meningi per cercare di capire quale piano lui stesse tramando, eppure sapeva che Lily non sarebbe mai arrivata alla soluzione, soprattutto perché pensava a cose complicate e completamente fuori pista, invece il suo programma era una cosa assai più semplice.
-Già- rispose lui, sorridente, -Il campo da Quidditch-
Quando entrarono, Lily lo trovò immenso. Erano anni che non ci metteva piede. Quando studiava a Hogwarts non era una più assidua frequentatrice delle partite tra le Case, aveva cominciato ad andarci quando lei e James erano diventati amici, ma poi quando era scomparso, lei aveva sempre finto di diventare sorda ogni volta che veniva pronunciata la parola “Quidditch” o “manico di scopa”.
In quel momento, com’ era ben intuibile, nel campo non c’ era anima viva. Le tribune facevano una certa impressione. Erano altissime, ma soprattutto deserte. Alla ragazza sembrò che dai vari gradoni provenissero ancora gli echi dei tifosi che si erano sgolati per sostenere la squadra della loro Casa.
Poi, dopo aver percorso qualche metro in quel vasto campo da gioco, lo vide.
Un manico di scopa scuro e lucente era immobile a circa un metro da terra. Sembrava che stesse aspettando che qualcuno lo cavalcasse.
La ragazza riconobbe la Firebolt che lei stessa aveva regalato a James, e la sua faccia diventò un punto interrogativo.
Mentre la scopa si avvicinava sempre di più, Lily ricordò quando James andava a “rapirla” in piena notte. Personalmente non aveva mai amato i manici di scopa, ma con James era riuscita a vederli sotto una luce diversa.
-Allora- disse il moro, con uno strano ghigno che gli arricciava le labbra, -Dopo di te, Evans-
Lily intuì che lui si aspettava che salisse, ma di colpo le sue gambe presero a tremare, sicuramente non per il freddo.
-P… Potter, n… non credo che… sia la cosa giusta- disse in un soffio, mentre il suo cervello si scollegava e i suoi arti si rifiutavano di obbedire ai suoi comandi.
-Ah, no?- fece ancora lui, sempre con quel sorriso beffardo, che però scomparve ben presto quando vide l’ espressione di puro terrore dipinta sul volto della sua ragazza. Il suo sorriso si addolcì. –Ehi, Rossa… è un’ altra delle nostre cavalcate, ti va?- le sussurrò dolcemente.
La rossa parve convincersi, e si lasciò issare sulla scopa migliore del mondo. Il moro fu accanto a lei in un baleno.
-Ora saliamo- l’ avvertì, -Tieni forte, questa scopa fa sul serio.
Lily lo abbracciò da dietro e, mentre prendevano quota con una velocità sorprendente, ebbe la vaga impressione di essere un morbido koala che rimaneva aggrappato al suo ramo preferito.
Man mano che salivano, la ragazza si accorse che la visibilità cominciava ad aumentare dopo le prime, fitte nubi.
Ad un certo punto, James si fermò e si voltò verso di lei.
La ragazza non osò guardare in giù. Dovevano essere come minimo a un centinaio di metri da terra, e non le pareva il caso di cominciare a soffrire di vertigini, anche se con James accanto era praticamente impossibile avere paura di qualcosa.
Lui la scrutava con i suoi occhi color nocciola, quelli che Lily amava tanto. Erano così caldi e colmi d’ amore, che Lily si sarebbe accontentata di perdercisi dentro per il resto della sua vita.
-Aspettiamo- sussurrò il ragazzo, lanciando rapide occhiate in su.
Se lui sorrideva, voleva dire che i problemi erano fuori portata.
La ragazza non rispose. Non che gli importasse molto di dover aspettare, né rimanere lassù al freddo. Con lei c’ era James, l’ unica persona che voleva ci fosse, ed era il massimo.
Poco dopo incrociò lo sguardo del Malandrino, e questo gli sorrise. Quel sorriso le piacque moltissimo, era sempre stato il suo preferito.
-Guarda in su…- sussurrò il ragazzo. Pareva parecchio soddisfatto di se stesso.
Lily volse appena gli occhi al cielo, che già quello catturò la sua attenzione.
Poco più in alto c’ era lo spettacolo più stupefacente che avesse mai visto, e probabilmente stette ad ammirarlo incantata e senza parole perché quello spettacolo meraviglioso era solo ed esclusivamente per lei.
Due ippogrifi dal piumaggio argentato reggevano con il becco uno stendardo su cui c’ era scritto, a caratteri cubitali: “Io & Tu…” Era colorata con un rosso sgargiante e un oro che emanava un’ aura di mistero, ma nell’ insieme era bellissimo. Era convinta che James l’ avesse realizzato di proprio pugno e non si stupì del fatto che avesse scelto di utilizzare i colori di Grifondoro, la casa che li aveva ospitati e che era un po’ parte di loro e della loro storia.
La rossa avvertì la sua bocca spalancarsi per lo stupore, mentre le budella si annodavano in un groviglio indissolubile e il suo cuore batteva all’ impazzata.
Bum-bum. Bum-bum. Bum-bum.
Nelle orecchie sentiva solo quel battito frenetico e troppo veloce rispetto alla media, mentre nella sua testa risuonavano voci, immagini e ricordi si rincorrevano come bambini che giocano a nascondino. In quelle immagini e in qui ricordi, però, c’ erano solo lei e James.
Infine un’ altra voce, vellutata e delicata, si fece largo tra quei suoni prodotti dalla sua mente.
-Evans… mi vuoi sposare?-
Di nuovo quella proposta, di nuovo inaspettata.
Per la prima volta da quando quello striscione era apparso, Lily distolse lo guardo per posare i suoi occhi verdi su qualcosa di ancora più bello, su qualcuno che non l’ avrebbe mai stancata, quel qualcuno che mai avrebbe voluto perdere e con cui voleva passare il resto della sua vita.
-Potter…- mormorò, con voce spezzata, -Io… ti ho già risposto- disse, -Però se… hai bisogno di sentirtelo dire ancora potrei ripetertelo all’ infinito- aggiunse, mentre le sue guance assumevano una sfumatura rossastra, -Sì, ti voglio sposare, anche a costo di rinunciare a tutto quello che ho per tutta la vita che mi rimane, e fra parentesi spero sia lunga, dal momento che devo passarla con te-
James prese il suo viso tra le mani e la baciò. Non sarebbe mai stato troppo sazio delle sue labbra.
Furono interrotti da un verso emesso da uno degli ippogrifi. Era un suono acuto, stridulo. Entrambi alzarono lo sguardo.
L’ animale aprì la bocca, poi volò via con il suo compare, lasciando cadere lo striscione, che finì proprio sulle teste di Lily e James.
La ragazza si sentì piovere addosso anche un altro oggetto. Era uno smeraldo a forma di diamante, identico al precedente, con le stesse sfumature di verde e che emanava lo stesso bagliore smeraldino.
 
Lily Evans arrivò, per la prima volta da quando era ad Hogwarts come studente, in ritardo ad una lezione. Ebbe la fortuna di non passare davanti ad uno specchio prima di entrare in classe, perché altrimenti avrebbe fatto dietrofront e non sarebbe più uscita dal suo ufficio per il resto dell’ anno scolastico. Non che fosse in disordine, ma le sue guance erano letteralmente in fiamme. Pensò a due alternative: o avrebbe sparso la voce di avere una malattia rara, per nulla preoccupante e tantomeno contagiosa, oppure avrebbe finto di aver provato un nuovo fondotinta.
Tuttavia, anche se trovava più plausibile la prima, si decise ad evitarle entrambe, perché se qualcuno le avesse chiesto che tipo di influenza fosse, non poteva certo permettersi di rispondere che si trattava di “Potterite”, anche perché, oltre che imbarazzante, era assolutamente ridicolo.
All’ ora di pranzo, non fece nemmeno in tempo a raggiungere James nella Sala Grande, perché la professoressa McGranitt le comunicò che i suoi genitori erano quasi arrivati, così decise di dare loro il benvenuto all’ entrata del castello.
La sua mente era ancora in zona “James Potter” quando sentì lo scricchiolio della carrozza sulla ghiaia, guidata da uno scheletrico Thestral. Aveva cominciato a vederli dopo la battaglia, ed era sicura che fosse perché aveva visto parecchie persone morire, senza parlare di Voldemort, che aveva ucciso lei stessa.
Sua madre e suo padre scesero, piuttosto intimiditi.
-Mamma! Papà!- esclamò lei, correndo loro incontro.
Il signore e la signora Evans le lanciarono uno sguardo sbalordito. Evidentemente, era passato parecchio tempo dall’ ultima volta che l’ avevano vista così felice. In lei era cambiato praticamente tutto. Il viso non era più spettrale o ricoperto dal solito pallore che le conferivano un’ aria malsana, ma era rilassato, ridente, e quelle guance avevano finalmente acquistato un po’ di colore. Gli occhi non erano più cupi e grigi per colpa di qualche incantesimo che la figlia vi aveva applicato, ma erano del consueto e bellissimo verde smeraldo, in più brillavano di una luce insolita. Persino i capelli parevano essersi rimessi in sesto. Non ricadevano più flosci sulle spalle, ma erano lucenti e cosparsi di striature che aumentavano il loro fascino.
Furono ancora più stupiti quando Lily li abbracciò. Nemmeno gli abbracci erano diventati il suo motto preferito negli ultimi cinque anni, se poteva li evitava sempre.
Da come li strinse, i suoi genitori capirono che quell’ abbraccio era carico di parole non dette e doveva compensare tutti i gesti d’ affetto soppressi durante quei cinque, lunghi anni. Non sapevano ancora cosa avesse riportato in vita la loro figlia, ma erano sicuri che Lily li avesse convocati con tanta urgenza proprio per comunicarlo loro e potevano solo prostrarsi ai piedi di chi aveva compiuto un tale miracolo.
Lily si accorse che sua madre aveva gli occhi lucidi. Dopotutto, anche lei piangeva, però non poteva farci nulla.
-Mi dispiace tanto- si scusò, con la voce rotta e tremante, -Sono stata una stupida, però… Davvero, io non sapevo come fare…-
-Ehi, principessa- la tranquillizzò suo padre, facendole l’ occhiolino, -È tutto okay. Ora stai bene, mi sembra- concluse con un sorriso.
-Non sono mai stata meglio- confermò la rossa, -Ho un sacco di cose da dirvi… Seguitemi, altrimenti ci arrugginiamo come le sbarre di questo cancello- disse, conducendoli all’ interno del castello.
Fece loro strada lungo il viale innevato, poi aprì il portone d’ ingresso e li guidò fino alla loro sistemazione.
-Il Preside vi ha preparato questa stanza- disse infine, aprendo la porta dell’ ex aula, -Il mio ufficio è qui accanto, per cui se avete bisogno sapete dove trovarmi… ora vi lascio soli, immagino che dobbiate sistemare le vostre cose…- la ragazza andò per uscire dalla stanza, ma la voce di sua madre la bloccò.
-No, Lily- rispose, -Vorremmo che prima ci mettessi al corrente degli ultimi avvenimenti. Siamo stati in pensiero per te e… vorremmo sapere tutto-
La ragazza sgranò gli occhi verdi, mentre la sua espressione si gelò. –D… D’ accordo- farfugliò. Nonostante tutto, era difficile riuscire a mettere i suoi genitori al corrente di tutta la faccenda, -Venite di là con me; vi faccio un tè- propose.
I signori Evans uscirono da quella stanza grande e spaziosa per entrare in quella accanto, l’ ufficio della loro figlia.
Era un locale carino, ma aveva l’ aria di essere stato anonimo per un po’ di tempo. Quel giorno, comunque, non lo era affatto. Anche quella stanza sembrava ridere. C’ era un po’ di disordine, ma quel piccolo angolo di caos metteva il buonumore e, soprattutto, sapevano che se Lily fosse ancora quella di qualche anno prima, di certo in quel luogo non ci sarebbe stato nemmeno un capello fuori posto.
-Allora- cominciò sua madre, mentre beveva una sorsata di tè ai frutti di bosco, -Raccontaci subito tutto- ordinò.
-Ehm… va bene- cedette Lily, posando la sua tazza sul piattino. Li stava squadrando da dietro la scrivania, ma in realtà era lei a sentirsi sotto esame. –Parto con la notizia più scioccante. Mi sposo- snocciolò, tutto d’ un fiato.
La rossa vide due paia d’ occhi sgranarsi contemporaneamente, ma la situazione non era poco delicata da potersi permettere di sorridere a quel sincronismo perfetto.
-Ti sposi- ripeté il signor Evans a mezza voce, scoccando un’ occhiata alla moglie seduta di fianco a lui, come per avere la conferma che le sue orecchie non l’ avevano tradito.
-Già- confermò la ragazza, un po’ a disagio.
-Ma… sei sicura?- chiese sua madre, -Voglio dire… Lo conosci già abbastanza bene da pensare che sia quello giusto?-
-Se c’ è una cosa in cui non ho dubbi, è proprio questa- rispose prontamente la rossa, -E comunque credo di conoscerlo abbastanza… sono dodici anni, ormai-
-Aspetta, aspetta…- le labbra della signora Evans si arricciarono in una sorta di sorriso malizioso, -Fammi indovinare… è Remus?- domandò, quasi speranzosa.
Sulle prime, Lily li fissò con le sopracciglia inarcate, poi scoppiò inevitabilmente a ridere, -No… no, mamma, non è Remus- disse infine, mentre ridacchiava ancora, -Lui è già fidanzato. Siamo sempre stati solo amici- ci tenne a precisare.
-Sì, ma… be’, non si può mai sapere- commentò il signor Evans, andando in aiuto della moglie che sarebbe quasi sprofondata.
-Sì, va bene- concesse Lily, -Comunque non è Remus, ma il suo migliore amico-
Susan parve perdere ogni forza vitale. –Sirius?- domandò, quasi disperata, -Ma… non stava insieme a Miley? Si sono lasciati?- era agitata, a giudicare dalla sfilza di domande a raffica che stava sparando.
-Mamma- la interruppe Lily, tranquillissima, -Calmati-
La signora Evans si faceva aria con un foglio di carta che aveva trovato sulla scrivania.
La rossa estrasse la bacchetta, e con un pigro gesto della mano trasfigurò il foglio in un ventaglio. –Sentite, ho detto che mi sposo, non che mi sono iscritta al concorso “Imprese Impossibili”, anche perché non so se possano rifilare a qualcuno una medaglia per aver avuto il coraggio di sposare Sirius, al massimo ti portano d’ urgenza al San Mungo…- riprese, intenzionata a farli almeno sorridere. Peccato che lei fosse stata quasi totalmente priva del senso dell’ umorismo per cinque anni, per cui la cosa non fece che preoccuparli ulteriormente.
-Comunque, per vostra informazione, Sirius e Miley stanno per diventare genitori, quindi ne deduco che il loro rapporto vada a gonfie vele, no?- cambiò discorso, con l’ intenzione di farli riprendere dallo choc.
-Davvero?- sua madre saltò su, felice, -Che bellezza! Devo fare loro subito le congratulazioni!-
-Credo proprio che li vedrai pre…- replicò Lily, sorridente, ma qualcosa la interruppe.
Qualcuno aveva bussato alla porta, e la ragazza aveva la vaga sensazione che fosse…
-Sì?- domandò, mentre il labbro inferiore prese a tremare. I suoi genitori la fissavano con occhi sospettosi e inquisitori.
-Sono io, Lily- la voce di James arrivò dal corridoio. Fortunatamente aveva avuto il buon senso di non aprire la porta, perché era sicura che altrimenti i suoi genitori sarebbero morti sul colpo. Nel loro mondo, non succedeva molto spesso che una persona data per morta ricomparisse dopo vari anni.
-Non ora- rispose la rossa, la mascella serrata.
Il ragazzo non rispose. Di sicuro, aveva colto la nota preoccupata nella sua voce e aveva intuito tutto.
Lily si passò una mano sulla fronte e abbassò lo sguardo. Non sapeva come dirlo ai suoi genitori, non sapeva come l’ avrebbero presa. Eppure, dalle loro facce sconvolte, capì che dovevano averlo capito.
-Chi era, Lily?- chiese suo padre.
-Era… era…- alla ragazza mancò il fiato. Avrebbe dato qualsiasi cosa per risparmiarsi quella spiegazione lunga e dolorosa. Infine fece un sospiro. –Era James- rispose, con un filo di voce.
-James?- sua madre era scandalizzata, -James… Potter?- si decise a domandare. Come gli altri, anche lei aveva imparato a non fare quel nome in presenza della figlia, ma in quel momento non sembrava che Lily fosse tanto decisa a non volerlo più sentire, anzi, quel nome era ridiventato all’ improvviso una sana boccata d’ ossigeno.
La ragazza annuì, trovando chissà dove il coraggio di guardarli negli occhi. –Proprio così- sussurrò.
-Lily, amore- tentò di dissuaderla suo padre, -James è morto- le ricordò, mentre sua madre annuiva preoccupata.
Lily pensò che in fondo non l’ avevano presa tanto male. Solo, nutrivano seri dubbi sulla sua sanità mentale.
-No, non lo è- ribadì la rossa, decisa, -Vi ricordate cosa dicevo? Vi ho sempre detto che io in qualche modo inspiegabile, sapevo che non era morto. Be’, avevo ragione-
Sua madre si portò una mano alla bocca, -Come… com’ è possibile?- chiese, esterrefatta.
-È una storia lunga- rispose la ragazza, -Ma se volete posso raccontarvela, sperando che sia l’ ultima volta in vita mia- aggiunse. Potevano solo ringraziare il fatto di essere i suoi genitori, altrimenti non credeva che sarebbe stata disposta a ridire quella versione ancora una volta.
Sia sua madre che suo padre annuirono, com’ era prevedibile, e Lily cominciò il suo racconto con voce spenta e distaccata. I suoi occhi fissavano un punto indefinito, tuttavia, nonostante i vari sforzi, non riuscì a trattenere le lacrime.
Suo padre si alzò dalla sedia e andò ad abbracciarla, mentre sua madre non era in condizioni migliori.
-Lily, bambina mia…- il signor Evans cercò di consolarla, -Ora devi cercare di non pensarci più. Dovete… andare avanti, senza guardare indietro. Lo so che è difficile, ma…-
-È una cosa terribile, papà!- protestò la rossa, tra le lacrime, ignorando tutto quello che suo padre le aveva detto mentre le accarezzava una guancia, -Sai come… come l’ ha trattato? Sai cosa gli ha fatto?- esplose, rabbiosa, -Lo teneva incatenato… non gli dava cibo né acqua… lo torturava… io… lui… ha rischiato di morire…-
-Lily, basta- la interruppe suo padre, -Basta, per favore. Dimentica tutto, eh? Eri così bella prima, quando siamo arrivati- le fece presente, -Eri… felice. Sei felice-
La rossa si asciugò le lacrime. –Sì, lo sono- confermò.
-Allora…- fece ancora suo padre, scrutandola con due occhi identici ai suoi, -Dimmi, avete scelto insieme di sposarvi?- domandò, cambiando argomento.
Lily sentì le sue guance arrossarsi. –No, me l’ ha chiesto lui- rispose, con una vocina sottile, -Non me l’ aspettavo, però…- lasciò la frase in sospeso, incapace di aggiungere una parola di più.
-Non vi arrabbierete con lui, vero?- chiese dopo un po’, -Non è colpa sua se…-
-No, no, no!- la interruppe subito sua madre, -Scherzi? Per chi ci hai preso?- pareva piuttosto indignata, ma Lily tirò un sospiro di sollievo.
-Povero ragazzo…- ripeté Susan, -Credo che ne abbia passate abbastanza per tutta la vita… Mi ricordo ancora quando siete venuti a trovarci per le vacanze di Pasqua- disse sorridendo, immersa nei ricordi, -Eravate così carini…-
Lily si sentì avvampare. –Ehm… sì, ricordo anch’ io…-
-…e quando avete cucinato!- continuò la signora Evans, con gli occhi che brillavano, -Poi la cucina era un disastro, naturalmente... Il bello era che continuavate sempre a punzecchiarvi…-
-Consolati, mamma- disse Lily con una smorfia, -Non è cambiato nulla, credimi, e sono convinta che ormai siamo irrecuperabili-
-Che aspetti ad andare a chiamarlo?- intervenne poi suo padre, -Vorremmo vederlo-
La rossa era in imbarazzo. –Ehm… d’ accordo- cedette poi, catapultandosi fuori dal suo ufficio.
Non appena si chiuse la porta alle spalle, le venne in mente un piccolo, indispensabile dettaglio. Lei non aveva la più pallida idea di dove fosse James.
Si mise a correre per i corridoi, impaziente di trovarlo.
Guardò in diverse aule vuote, ed era quasi disperata quando rimbalzò contro il suo petto roccioso.
-Lily!- esclamò lui, preoccupato, -Ti stavo giusto cercando… Che è successo?-
Ma la ragazza lo abbracciò forte e non si staccò da lui per un bel pezzo.
Ad un certo punto di lì passò la professoressa McGranitt, che non appena li vide si mise a sorridere e a scrollare il capo.
-Mamma e papà ti vogliono vedere- disse infine la rossa.
-Non mi bastonano, vero?- domandò il moro, fingendosi terrorizzato.
-Certo che no!- sbuffò la ragazza, ma in realtà era divertita, -Io… ho raccontato loro tutto- aggiunse, -Per fortuna sono genitori competenti, e hanno capito che non te ne sei andato a zonzo fermandoti di locanda in locanda-
-Competenti, dici?- la rimproverò James, -Dovresti ringraziare il cielo-
-Già fatto- lo rassicurò la ragazza, -Ma sai che all’ inizio credevano che mi sposassi con Remus e poi con Sirius? Se la situazione non fosse stata tanto seria, credo che in questo momento Madama Chips sarebbe stata costretta a somministrarmi qualcosa contro la ridarella-
-Davvero divertente- commentò James con una smorfia.
Lily era già pronta a ribattere, ma la porta dl suo ufficio si avvicinava sempre di più.
Non disse nulla, e James nemmeno. Non sapeva se come lei aveva la gola secca e lo stomaco chiuso, però quando gli strinse la mano lui le rispose.
-Mamma? Papà?- chiamò poi, infilando la testa dentro la stanza.
I suoi genitori si voltarono e le sorrisero.
-Siamo qui- disse la rossa, con un filo di voce. Poi aprì la porta e lei e James entrarono.
I signori Evans si alzarono in piedi. Susan aveva gli occhi lucidi, mentre suo padre le cingeva le spalle con un braccio.
-James- disse sua madre, dopo qualche minuto, -È bello rivederti-
Dopodiché James fu investito dal suo abbraccio materno, seguito da quello del signor Evans.
 
Lily non ricordava di aver mai partecipato ad una conversazione tanto divertente. O meglio, era divertente vedere James che si comportava seriamente, soprattutto perché non fingeva. Sua madre e suo padre gli fecero un sacco di domande, e lui fu molto contento di rispondere. Poi accennò al matrimonio, ma sua madre lo interruppe subito per dirgli che “aveva la loro benedizione”. La ragazza trovò particolarmente divertente il momento in cui James disse che sperava e credeva di essere all’ altezza di assumersi le proprie responsabilità. Lily simulò un colpetto di tosse che sapeva di risata repressa, e James le scoccò un’ occhiata furente.
Poi durante la cena ebbero modo di raggiungere Miley, Sirius e Remus. Susan si complimentò circa cinquecento volte con loro e rimase tre quarti d’ ora a contemplare il rigonfiamento del ventre della bionda.
Il mattino dopo, Lily aveva lezione, ma aveva promesso ai suoi genitori di aspettarli per la colazione, in più loro le avevano chiesto se potevano assistere ad una sua lezione.
Erano le otto quando bussò alla porta della loro camera.
-Arriviamo!- le rispose sua madre dall’ interno, ma quando la porta si aprì uscì solo suo padre.
-Perdonala- disse, a mo’ di buongiorno, -È sempre stata lenta la mattina- la giustificò.
-Ricordo- sorrise la rossa.
-E James?- chiese suo padre, non vedendolo.
Lily alzò gli occhi al cielo. –Dio solo sa dove si è cacciato-
-Sparisce così spesso?- domandò il signor Evans, divertito.
Lily fece una smorfia. –Ci manca solo che mi chieda di sposarmi ancora una volta- bofonchiò.
-Perché?- suo padre era piuttosto interessato.
-Perché… be’, io l’ ho sempre detto che il criceto di James gira in senso orario- rispose lei, -Fai conto che l’ ultima volta che è sparito si è fatto vivo dopo qualche ora per chiedermi di sposarlo davanti a una classe. Esattamente ieri mi ha svegliata in anticipo per portarmi al campo di Quidditch per chiedermelo nuovamente-
-Capisco- sorrise il signor Evans, -Non c’ è due senza il tre…-
-Oh, no!- esclamò Lily, disperata, -Spero che non ragioni così anche lui!-
Invece, al tavolo dei Grifondoro, James non c’ era.
Poco dopo planarono i gufi in tutta la Sala Grande, e la rossa si stupì di vedere Edvige volare verso di lei con una busta stretta nel becco, che le lasciò cadere in grembo.
Dentro c’ era un biglietto su cui era scritta una sola frase: “Ora invece siamo io e tu, no?”
La ragazza sentì le sue guance infiammarsi. Sollevò un attimo lo sguardo e incrociò quello incuriosito di sua madre.
Si ricordava quelle parole. Le aveva pronunciate lei dopo il primo appuntamento con James, quando si erano messi insieme, in riva al lago.
Edvige le beccò il lobo dell’ orecchio. –Ahia!- esclamò Lily, -Che…?-
Ma la civetta sembrava che la stesse invitando a seguirla.
-Scusate, ci vediamo dopo… L’ aula è quella al terzo piano, chiedete al Preside…- disse ai suoi genitori, mentre correva verso l’ uscita.
Il rapace la condusse fuori dal portone, poi si disperse nel cielo.
Lily non sapeva dove volesse arrivare. Poi aguzzò la vista e, su un masso in riva al lago, notò un gufo che stringeva una busta nel becco.
Ignorando il vento che la schiaffeggiava, raggiunse il volatile che, non appena la vide, lasciò cadere la busta e se ne andò.
La rossa la prese e l’ aprì. Dentro c’ era un’ altra frase. “Stai tranquilla”
Riconobbe, con disgusto, anche quella. Ora credeva di aver capito il meccanismo, così rientrò e si diresse nella Sala Comune di Grifondoro.
La Signora Grassa non c’ era nemmeno nel suo ritratto, ma Lily colse l’ occasione di entrare quando un ragazzino del terzo anno uscì.
Si guardò intorno, confusa, finché non vide un’ altra busta bianca su un tavolino.
Un’ altra breve frase. “Non mi dire che ci vieni ancora.”
Non ebbe nemmeno bisogno di fare il collegamento per capire che il luogo in cui doveva andare era la Torre di Astronomia.
Si fiondò fuori da quella che qualche anno prima era stata anche la sua Sala Comune, e cominciò una corsa sfrenata verso la Torre di Astronomia.
Lassù soffiava il solito venticello gelido, ma Lily entrò senza esitare.
La Torre era vuota. Non c’ erano più buste, ma qualcosa attirò la sua attenzione. Era un giglio posto con cura sul balcone.
Lilium.
La  rossa si avvicinò.
Lo prese e se lo rigirò tra le dita. Infine notò qualcos’ altro. Sempre sul balcone, c’ era un anello con un piccolo smeraldo a forma di diamante. Ai suoi lati c’ erano due piccole conche, e Lily immaginò che dovesse inserirci gli altri due smeraldi.
Si frugò tra le tasche, sicura di averli. Da quando James glieli aveva lasciati, li aveva sempre portati con sé come portafortuna.
Delicatamente, li fece combaciare con le piccole conche sull’ anello, e vide che si saldarono perfettamente.
Poi una mano, forte, calda, le cinse le spalle.
-Lily…-
La ragazza avvertì il suo fiato caldo sul collo e si voltò per guardarlo. I suoi occhi, i suoi capelli, le sue labbra. Era semplicemente bellissimo.
-Lily… mi vuoi sposare?- la solita domanda, sussurrata e suadente. Ma Lily non avrebbe mai cambiato la risposta.
-Sì, voglio proprio sposarti, James Potter- sussurrò di rimando, mentre il ragazzo le sfilava l’ anello dalle mani e glielo infilava al dito, come sigillo del loro amore.
 
 
 
Salve!!! Sentite, non chiedetemi come ho fatto ad aggiornare così in fretta… non lo so nemmeno io! Però sono contenta di esserci riuscita, anche se sto scoppiando di tristezza perché ormai manca un solo capitolo e… be’, non preoccupatevi se arriverà in ritardo. Il fatto è che è difficile anche per me scriverlo… probabilmente per giorni non avrò il coraggio di accendere il computer. Non è semplice abbandonare questa fic, perché anche se ne scrivo un’ altra su James e Lily, di sicuro non saranno gli stessi che sono stati qui, e a cui mi sono davvero molto affezionata. Ora vi ringrazio per aver letto e come sempre aspetto le vostre recensioni. Un bacio.

GRAZIE A:


niettolina: ciaoo!!! Mamma mia, grazie, grazie infinite!!! Devo sempre commuovermi ogni volta che leggo le tue recensioni, perché mi ricopri di complimenti!XD Sono contenta che ti piaccia davvero e… be’, mi pare di essere stata più rapida questa volta, no? A presto,KISS

Manda: Ciao!XD Ma chissà perché il momento in cui gli studenti sognano ad occhi aperti sono sempre le lezioni di storia?XD Io per fortuna non sogno molto ad occhi aperti… e ripeto per fortuna… però ringrazio anche il fatto di non parlare nel sonno… perché tu immagina di sognare una certa persona e di chiamarla… che succede poi se la chiami davvero???XD Comunque… be’, sai, James non è totalmente a posto e immagino che fosse scandalizzato dalle sue stesse parole…KISS XD

Lilly94: Grazie!!!XD Ora che abbiamo risolto il mistero del pannolino, credo che Lily e James possano vivere tranquilli (se vivere con uno come James possa corrispondere a qualche concetto di tranquillità)XD a presto, bacioni!!!XD

La Nika: Ciao!!! Per fortuna riesco a trasmettere i sentimenti, altrimenti mi fisserei le sbarre alla finestra e non scriverei più!!! Non preoccuparti, le tue non sono lamentele e nelle recensioni mi fanno solo piacere. Devo ringraziarti io per tutti i complimenti che mi fai ogni volta… Anch’ io sono tristissima della fine della storia… però puoi stare tranquilla che non smetterò mai di scrivere, anzi, ti giuro che ho un’ altra fic in mente e sarò ben felice se continuerai a seguirmi XD Ovviamente, non ho fatto fare a James una dichiarazione classica perché sarebbe ridicolo almeno tanto quanto vestirlo di tutto punto e cercare di appiattirgli i capelli... però non ero sicura che la mia idea piacesse a tutti, per cui sono felice che tu l’ abbia apprezzata! A presto, KISSONI

lovegio92: Ciao!!!XD Spiacente di avervi fatto morire dissanguati, ma sapete…. Provo gusto nel tenere la gente sulle spine XD Ehehe sì, Lily per poco non sveniva, però questa volta ho puntato su qualcosa di diverso, perché altrimenti mi sa che il suo cuore (e anche il mio) non ce l’ avrebbe fatta… nemmeno io sai amo molto stare al centro dell’ attenzione… esattamente due settimane fa la mia insegnante ha voluto leggere il mio tema a tutta la classe e non ti dico come sono diventata rossa quando mi hanno applaudito! Ero peggio di Lily, e credimi, ce ne vuole… Lily comunque è totalmente presa da James e, poverina, la capisco perfettamente… ogni tanto provo a mettermi nei panni dei miei personaggi e mi chiedo se io ce l’ avrei fatta… ehhheheh la verifica di geografia è andata bene… ho preso 7/8… non è un voto altissimo, ma considerando che il massimo era 8 e che tutti hanno preso 6/7 o giù di lì posso essere contenta…Kissoni!!!

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Capitolo 28
*** Frammenti di vita ***


  
FRAMMENTI DI VITA
 
Ultimo capitolo… no, non ci voglio pensare. Solo un piccolo annuncio: dedico questo capitolo a coloro che mi hanno recensito fino all’ ultimo, in particolare a La Nika, che mi sommerge sempre con i suoi complimenti, e, ovviamente, lo dedico anche al mitico CFM e alla mia nipotina Alice, che riempie le mie giornate illuminando i miei periodi bui e dimostrandomi che la vita è semplice solo se la si crede tale e la si affronta con spirito. Davvero grazie, Aly, anche se ora sei troppo piccola per renderti conto di quello che fai per me.
 
I mesi che rimanevano alla fine della scuola parvero volare. Lily fu impegnata con i M.A.G.O. e i G.U.F.O. sia nella sua materia, sia in Pozioni. Anche James studiò molto per superare l’ esame, ma non chiese mai aiuto alla sua ragazza, perché era convinto che, anche se lei non gliel’ avrebbe di sicuro rifiutato, se gli altri insegnanti o gli studenti li avessero visti studiare insieme, sarebbero sorte parecchie malelingue, dal momento che lei era un’ insegnante e avrebbe potuto fare favoritismi solo perché era… il suo futuro marito.
L’ idea lo faceva ancora sentire strano. Si ricordava perfettamente che fino al settimo anno si era premurato di giurare su qualsiasi cosa gli venisse in mente che lui e il matrimonio non sarebbero mai andati d’ accordo. Invece poi era spuntata Lily e… era cambiato tutto. Il suo modo di vedere le cose, il suo atteggiamento con gli altri. Stando con lei gli erano spuntati parecchi rimpianti, a volte si guardava anche indietro con disgusto. Aveva sempre trattato le ragazze come strumenti, come giocattoli, invece erano persone che soffrivano, che andavano protette. Erano persone che non potevano accontentarsi della metà, perché avrebbe fatto ancora più male del nulla. Poi il pensiero che le studentesse con cui era stato erano tutte senza cervello lo rincuorava un pochino, ma alla fine non contava non averle fatte soffrire, ma l’ aver agito senza pensare che avrebbero potuto.
Gli unici ricordi che rimanevano perfettamente intatti erano quelli con i Malandrini, anche se bruciavano davvero parecchio. Non amava parlarne, però ciò che aveva fatto Peter lo aveva sconvolto in una maniera impressionante, come se quel gesto l’ avesse reso devoto all’ affermazione che niente è impossibile. Aveva passato notti a frugare nella sua memoria, in cerca di un giorno in cui lui, Sirius e Remus avevano offeso Codaliscia, ma non gli venne in mente niente. Un giorno si svegliò all’ alba e andò ad Azkaban. Non avvertì né Lily, né i Malandrini, voleva andarci da solo. Sirius e Remus non erano mai andati a trovarlo in tutti quegli anni. Erano rimasti delusi, avevano sepolto il ricordo di una persona che non era ciò che in realtà credevano, perché era stata così subdola da tradire il ragazzo che probabilmente aveva il cuore più grande di questo mondo. James, tuttavia, non era capace di dimenticare. Era stato troppo assente negli ultimi tempi per rassegnarsi al fatto che Codaliscia, uno dei suoi migliori amici, una persona di cui si sarebbe fidato ciecamente, fosse un Mangiamorte. Così era andato nella prigione dei maghi. Era giugno, ma non ricordava nessun altro mese dell’ anno in cui facesse tanto freddo. Se al posto di gelare avesse sentito la sua pelle bollente, probabilmente avrebbe creduto di trovarsi all’ inferno. Non ebbe nemmeno il coraggio di evocare un Patronus. Continuava a camminare lentamente, come se così facendo avrebbe consentito alla felicità che aveva lasciato fuori dal portone della prigione di seguirlo, ma quella non venne. E poi, dopo un tempo che lui avrebbe associato a qualche secolo, si trovò davanti ad una porta con le sbarre arrugginite, dietro le quali stava un ragazzo che non aveva niente a che fare con il Peter Minus che aveva conosciuto. Il volto non era più paffuto, ma incavato e spettrale; gli occhi erano semiaperti, gonfi e più grandi del normale. Il ragazzo gemeva, biascicava parole sconnesse e senza senso, poi scoppiava in un pianto disperato, ma da ciò che James ne dedusse, non si accorgeva nemmeno di stare piangendo.
A quel punto, James sentì il suo cuore sprofondare. Peter Minus senza anima. Era una visione tremenda… provò ad avvicinarsi, a chiamare Peter, a dirgli un sacco di cose. Gli parlò dei Malandrini. All’ inizio non fece caso al fatto che non appena aveva cominciato a raccontare, il prigioniero aveva smesso di gemere e farfugliare, mettendosi in ascolto. Poi finì, ben sapendo che la sua voce si era arrochita. Non andò via subito. Le sue mani stringevano ancora le sbarre, i Dissennatori gli succhiavano quanto di felice c’ era in lui e si sentiva completamente svuotato. Poi appoggiò la testa alle sbarre, e infine una mano, gelata, debole, tremante. Era Peter che, nonostante fosse senza anima, nonostante dalla veste strappata sull’ avambraccio sinistro fosse ben visibile il Marchio Nero e nonostante lo avesse tradito, era ancora capace di sorridere. Non era una risata di scherno, una risata fredda e spietata, non era un ghigno e non era la risata di chi era impazzito rimanendo intrappolato nei propri peggiori ricordi. Era il sorriso mite di un ragazzo che aveva sempre temuto di fare un passo intero, così si era abituato a farne mezzo alla volta. James si chiese se in realtà fosse così pazzo da contrastare i Dissennatori, ma poi Codaliscia parlò. Disse una parola, prima di accasciarsi al suolo e abbandonarsi al riposo eterno. Aveva detto il suo nome. James.
Il moro si passò una mano sulla fronte, mentre il patto infrangibile dei Malandrini veniva spezzato definitivamente. Evidentemente, nulla era eterno, nemmeno l’ amicizia, ma James seppe che nell’ istante in cui Peter Minus aveva pronunciato il suo nome, Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso avevano riso insieme, di nuovo.
Quella sera non aveva cenato né dormito. Era stato sveglio nel letto, a girarsi e rigirarsi. Si era sentito tremare. I baci e le carezze di Lily erano state le uniche cose in grado di calmarlo e di eliminare gli ultimi residui di gelo che la prigione aveva riversato in lui. A cena era stato più volte sul punto di vuotare il sacco con lei e con i Malandrini, che avevano notato subito che qualcosa non andava in lui, ma dal momento che si rifiutò di aprir bocca, smisero in fretta e cercarono di intavolare e di coinvolgerlo in una conversazione allegra, ma lui non partecipò granché. Il giorno dopo, comunque, mise subito fine alle occhiate strane di Lily comportandosi normalmente, anche se questo gli costò un grande sforzo. La rossa di sicuro aveva capito che le nascondeva qualcosa, ma era stata tanto sensibile da non chiedergli una cosa di più, sicura che fosse meglio così. James avrebbe risolto tutto da solo, perché la sua battaglia interiore riguardava solo lui e nessun altro.
 
-Noi andiamo!- esclamò Miley, mentre lei e Lily uscivano dalla porta di casa sua con un’ aria un po’ troppo frettolosa per passare inosservate.
-Andate dove?- la faccia sbigottita di Sirius, che in quel momento si stava facendo stracciare agli scacchi magici da James, comparve dalla porta del salotto.
-Ehm…- disse Lily, arrossendo fino alla punta dei capelli.
Il rumore del vetro infranto li prese così alla sprovvista che sobbalzarono e si tapparono le orecchie con le dita.
Anche la testa di James comparve.
-Scusate- disse, mentre sul suo viso si stampava un’ espressione più che colpevole, identica a quella che sfoderava a Hogwarts quando la professoressa McGranitt lo sorprendeva nel bel mezzo di un misfatto, -Il tuo alfiere sta facendo a botte con la regina, Sir… le ha rotto un portacenere in testa…-
-Che cosa?!- s’ indignò Felpato, sparendo in salotto.
Il moro, intanto, chiese alle due ragazze: -E voi due dove state andando?-
La rossa aprì la bocca per rispondere, ma Miley fu più veloce: -A fare una passeggiata!- esclamò precedendola, mentre Lily si affrettava ad annuire vigorosamente.
-Ottimo!- scattò Sirius, mentre tornava con la statuetta della regina stretta in mano. Peccato che quella agitasse tanto le braccia nel tentativo di sferrargli un pugno, in più gridava: “Sei un incapace! Se mi sposti di un millimetro mi mangeranno! Ti darà scacco matto! Brutto sacco di pulci, razza di sudiciume senza cervello…”
Ma Sirius le ficcò una Gobbiglia in bocca e proseguì: -Così veniamo anche noi!-
-No!- esclamò subito Lily, mentre cominciava a sudare freddo, -Noi… ehm… andiamo da sole…-
-Sì, una passeggiata tra ragazze, sapete com’ è…- le diede manforte la bionda, mentre la sua mente correva frenetica a qualche scusa più calzante, se mai ce ne fosse stato bisogno. Si sarebbe anche arrampicata sugli specchi, se fosse stato necessario. I maschi non erano proprio ammessi nella loro missione.
Sirius e James si scambiarono un’ occhiata in cui si trovarono d’ accordo sul fatto che “non sapevano com’ era”, ma decisero di lasciar perdere, sicuri che comunque non l’ avrebbero mai capito.
-E Justin?- chiese Sirius, un po’ deluso, -Tra un’ ora dovrebbe mangiare- ricordò a Miley.
-Tranquillo, lo porto con me- rispose quella, -Non credo che tu sia in grado di nutrirlo, no?- disse, lanciando un’ occhiata a un adorabile neonato che riposava nel passeggino che lei manovrava abilmente con una mano.
Il piccolo Justin aveva appena due mesi. Era nato a fine giugno, ma sin dal primo momento era stato al centro dell’ attenzione di tutti, anche se ci avevano messo pochissimo a capire che lui preferiva di gran lunga stare con il padre e con James, i quali potevano passare tutto il tempo ad inventare boccacce nuove per farlo divertire senza risultare troppo immaturi.
-D’ accordo…- si arrese Sirius.
-A dopo- le salutò James.
Mentre uscivano, lanciarono di sfuggita un’ occhiata all’ interno della casa e notarono che la regina, dopo che fu riuscita con fatica a sputare la Gobbiglia, aveva cominciato a mordere il pollice di Sirius, il quale masticava imprecazioni mentre James rideva divertito e gli porgeva un fazzoletto di carta per tamponarsi la piccolissima emorragia.
Lily sospirò di sollievo. –C’ è mancato poco- soffiò.
-Sì, ma ti avevo detto che sarebbe stato difficile darla a bere a James e Sirius!- replicò Miley.
-Be’, mica potevo invitarli a vedere mentre sceglievo il vestito da sposa…- rispose la rossa con un brivido.
-Certo che no- si affrettò ad aggiungere Miley, -Comunque, non è detto che lo sceglierai- disse poi, e Lily colse perfettamente la nota di rimprovero che incrinava la sua voce.
Il fatto era che la sua idea di scegliersi un vestito non era spuntata così in ritardo, anzi, era da maggio che lei e Miley sgattaiolavano via da Sirius e James per andare nei negozi appositi, ma i gusti di Lily sembravano impossibili da soddisfare. La bionda era perfettamente d’ accordo con lei sul fatto che non potesse scegliersi un vestito che non le era gradito, però ormai mancava meno di una settimana al grande giorno, e Lily rischiava di presentarsi in chiesa con un bichini. Non che a James fosse dispiaciuto, però era meglio non condannare il prete a due settimane di pulizie per far sparire la bava che sarebbe scesa dalla bocca del malandrino se Lily non avesse indossato un vestito adatto.
Oltre a fare tutti i negozi di Diagon Alley e di Hogsmeade, erano entrate in alcuni di quelli che c’ erano nella Londra Babbana, ma non avevano ancora trovato niente. Quel giorno, comunque, si sarebbero comportate da comuni mortali e avrebbero proseguito la loro caccia all’ abito nei negozi Babbani.
-Spero di sì…- mormorò la rossa.
Ultimamente era un po’ giù. Naturalmente era delusa perché pareva che il vestito dei suoi sogni fosse davvero solo un sogno. Da ciò che avevano visto, nessuna vetrina esponeva abiti tanto attraenti, e all’ interno gli appendiabiti tenevano vestiti che in sostanza erano tutti uguali.
-Vedrai che oggi lo troveremo- la incoraggiò Miley.
-Ci crederei un po’ di più se non avessi continuato a ripetermelo per tutta l’ estate- fece la rossa, fingendosi imbronciata.
-Non è colpa mia se sei irrimediabilmente difficile- ribatté la biondina sorridendo.
-Insomma, è il mio matrimonio… io devo… devo…- tentò di giustificarsi la rossa, ma a quanto pareva dalla sua frase lasciata in sospeso, non aveva la benché minima idea di cosa dovesse fare o di chi dovesse essere.
-Lily, ricordati che la perfezione non esiste- le rispose Miley, paziente. Sapeva fin troppo bene cosa passava per la testa della sua migliore amica, il che significava che Lily si stava facendo problemi per niente.
-Sì che esiste- la contrariò la ragazza, senza riuscire a frenarsi, -James è perfetto- disse, arrossendo violentemente.
La biondina la guardava con quell’ aria tipica di chi la sapeva lunga, o almeno così credeva, e Lily non l’ apprezzava molto. Era irritante essere guardati in quel modo, soprattutto se si era in procinto di sposarsi e in quanto all’ abito da sposa ci si trovava ancora in alto mare.
Passeggiavano per High Street piuttosto annoiate, in cerca di un negozio che non avevano ancora ispezionato. S’ intrufolarono in una stradina secondaria, ma a quanto pareva, i negozi di abiti da sposa erano estinti.
-Come mai hai scelto me?- chiese Miley, sorprendendola.
-Scelto te… per cosa?- domandò a sua volta la rossa, interrompendo il filo dei suoi pensieri. La sua voce era vagamente ansiosa. Da ciò che la biondina ne dedusse, l’ amica era ancora convinta che non avrebbe trovato nulla di adatto a lei.
-Per comperare l’ abito da sposa- rispose Miley, -Ho sempre creduto che ti saresti fatta accompagnare da tua madre- confessò, -Dopotutto lei se ne intende più di me-
-Oh!- fece Lily, distrattamente, passandosi una mano tra i lisci capelli ramati, -Be’…- sembrava un po’ a disagio, -All’ inizio avevo intenzione di andarci con tutte e due, però quando l’ ho detto a mia madre è scoppiata a piangere. Sai, è una donna ipersensibile e la notizia che mi sposo l’ ha resa così felice che piange più o meno ogni volta che mi vede. In più è meglio non farle vedere James, perché dopo che ha scoperto cosa gli hanno fatto scoppia a piangere e lo abbraccia come se fosse un peluche. Penso che lo tratti più da figlio che da futuro genero- Lily proseguì, mentre Miley si teneva la pancia dal ridere, -Così ho pensato fosse meglio lasciar perdere, anche se mio papà si è offerto come sostituto di mia madre-
-Non ci credo!- esclamò la bionda, -Voleva accompagnarti a scegliere il vestito?-
-Pazzo, vero?- affermò la rossa, scuotendo il capo, -Comunque l’ ho guardato subito in tralice e credo abbia capito al volo-
-Be’, non credo che un padre debba…- Miley stava per replicare, ma si fermò subito quando, guardando alla sua sinistra, non vide più Lily.
La ragazza, in effetti, era qualche metro più indietro che esaminava con sospetto una vetrina.
-Trovato niente?- chiese Miley, avvicinandosi e guardando la vetrina a sua volta.
-No- disse infine Lily con una smorfia, cercando di spingerla via prima che vedesse qualcosa.
-Fammi vedere- disse invece Miley, scavalcandola per dare un’ occhiata. –Wow! Dai, entriamo!- esclamò infine, tutta entusiasta.
-Non se ne parla- s’ impuntò la rossa, incrociando le braccia e scoccando occhiate disgustate ai vestiti esposti in vetrina.
-Dai!- la spronò di nuovo Miley, -Credi che dentro ci siano solo questi?-
Lily sbuffò, ma alla fine si decise a seguirla dentro il negozio.
Dal momento che non era tutta questa grandezza, Miley assunse un’ espressione colpevole. C’ erano più vestiti di quanto sembrasse, comunque, anche se erano stipati in malo modo. Evidentemente, il locale era troppo piccolo per esporli tutti per bene, così erano tanto stretti e in disordine da far venire il capogiro.
-Ehi, Lil!- la chiamò l’ amica, sventolando un vestito che aveva pescato da chissà dove, -Guarda! Non è fantastico?-
Voleva essere una domanda retorica, ma la rossa non la pensava allo stesso modo.
-Ha le spalline- disse, come se questo ne minimizzasse la bellezza, -E un’ odiosa macchia sul corpetto- aggiunse, storcendo il naso.
Miley lo rispose al suo posto, un po’ delusa. Non erano né le spalline né la macchia il problema, perché se a Lily fosse piaciuto, avrebbe saputo come farle sparire.
Guardandosi intorno, la rossa notò che erano le uniche clienti.
-Posso aiutarvi?- una commessa dall’ aria gentile si avvicinò alle due ragazze sfoderando un gran sorriso.
-Ehm… no, grazie- rispose la rossa, -Diamo solo un’ occhiata-
-Capisco- replicò la donna.
Seguì qualche minuto di silenzio, mentre Miley e Lily continuarono a rovistare tra quelle stoffe candide sotto lo sguardo vigile della donna, che infine disse:
-Credevo che si fosse già comprata il vestito-
-Come?- Lily alzò lo sguardo, sbalordita, ma allo stesso tempo convinta di aver sentito male.
-È sabato il giorno del suo matrimonio, no?- fece ancora la commessa, come se non fosse un’ estranea che aveva indovinato il giorno del suo matrimonio per puro caso.
-E lei come fa a saperlo?- disse Lily, sulla difensiva.
-Scusi, ma non credo che qualcuno non sia al corrente del matrimonio tra Lily Evans e James Potter, o sbaglio?- fece la commessa, sorridente.
Lily, ancora a bocca aperta, esaminò ben bene quella donna, e in effetti si accorse che indossava una lunga veste violetta.
-Era ovvio che foste delle streghe- proseguì la commessa, -I Babbani non vedono il mio negozio, e comunque l’ avrei riconosciuta subito- spiegò rivolta a Lily, la quale notava che parecchi pezzi del puzzle andavano al loro posto, come per esempio il fatto che fossero le uniche clienti.
La ragazza si sarebbe volentieri sprofondata. Fissava intensamente le piastrelle color bianco sporco del pavimento, come se fosse in attesa che una botola misteriosa si spalancasse risucchiandola in abissi lontani da quel posto. Quando capì che evidentemente il negozio era magico ma non surreale, spostò i suoi occhi verdi sulla commessa. –Già, ovvio- disse, imbarazzata, -Non me n’ ero accorta-
-Questo l’ avevo capito- replicò la commessa, strizzando l’ occhio a Miley, la quale si ficcò un pugno in bocca per costringersi a non ridere.
La rossa le si avvicinò con una smorfia seccata dipinta sul volto.
-Io do un’ occhiata in giro- borbottò, intrufolandosi tra due pile di vestiti ammassati e scostandoli appena prima di constatare che non facevano per lei.
Miley, invece, si diresse da tutt’ altra parte, in cerca di qualcosa che avrebbe soddisfatto i sofisticati gusti della sua amica.
Tuttavia, sapeva che Lily disprezzava qualunque cosa perché non la riteneva all’ altezza, non di se stessa, ma di James. Era alla disperata ricerca di un vestito unico, solo suo, anche se Miley dubitava vivamente che di quel passo l’ avrebbe trovato, anzi, di sicuro quello era uno dei tanti pomeriggi sprecati a vedere abiti insoddisfacenti e sarebbero tornate a casa a mani vuote.
Anche Lily lo pensava, o peggio, ne era vivamente sicura. In quel negozio era tutto così… poco adatto. I vestiti apparivano flosci e sbiaditi davanti ai suoi occhi, come se fossero semplici costumi di Carnevale per una bambina desiderosa di imitare una principessa. Lei invece aveva bisogno di essere per davvero una principessa, anche se solo per quel giorno.
All’ improvviso, sentì i suoi occhi pizzicare. Era da un po’ che non pizzicavano, perché ormai non era più contrastata da due emozioni opposte e si ritrovava a piangere per il troppo dispiacere oppure, come spesso era accaduto negli ultimi tempi, per la gioia immensa.
Quel giorno, invece, sapeva che non avrebbe pianto, per il semplice fatto che era solo fottutamente e dannatamente nervosa. Ormai era sull’ orlo della disperazione. Nessun vestito, nulla. Da quando era iniziata quella tremenda caccia senza sosta, non ne aveva provato nemmeno uno. Non sapeva nemmeno come ci si sentiva o come ci si vedeva con un vestito da sposa addosso.
Si sbatté una mano sulla fronte, esasperata, ma quando l’ abbassò, qualcosa la fece rimanere letteralmente a bocca aperta.
-Oh!- la sua esclamazione di stupore e meraviglia uscì prima ancora che se ne rendesse conto. Lì per terra, ai piedi di un grosso scatolone gonfio di vestiti, c’ era un abito da sposa.
Mentre il cuore le batteva all’ impazzata, si accorse subito che quell’ abito non era come gli altri.
Lo raccolse, mentre Miley si avvicinava frenetica, attirata dal suo grido.
-Oh!- il commento della bionda si rivelò essere identico al suo. A quanto pareva, avevano fatto le stesse considerazioni.
-Credo…- alla rossa tremava la voce, -Credo di averlo trovato- disse, senza osare credere alle proprie parole.
Miley annuiva, quasi più convinta di lei, e alle loro spalle giunse la voce della commessa.
-Hai trovato qualcosa, cara?- domandò affabilmente.
-Ehm…- fece Lily, -Credo di sì- rispose, mostrandole il vestito.
-Oh!- la donna si premette le mani sulla bocca, -Ma… sei proprio sicura?- sembrava stranamente stupita.
-Ha qualcosa che non va?- chiese allora Lily, squadrando il vestito.
-Be’, è in vendita da un secolo, ma nessuna l’ ha mai voluto- rispose, un po’ a disagio.
-Davvero?- la rossa parve incuriosita. Ora che aveva trovato ciò che faceva per lei era molto più socievole e soprattutto meno lunatica, -E come mai?-
-Non ne ho idea- rispose quella con un’ alzata di spalle, -So solo che tutte volevano provarlo, ma alla fine gettavano la spugna, anche se poi, quando si allontanavano dal negozio con un altro vestito, lo guardavano piene di rimpianto- raccontò, -Comunque, mai nessuna è tornata a riprenderselo- aggiunse.
-Be’… ehm… posso provarlo?- domandò la rossa.
-Sì, certo- si affrettò ad aggiungere la commessa, -I camerini sono da quella parte-
La ragazza seguì le sue indicazioni e si ritrovò davanti a cinque camerini dall’ aria più malandata che avesse mai visto.
Sembrava che dovessero cadere da un momento all’ altro. Tende logore e rose dalle tarme impedivano la vista agli altri, ma in più erano così stretti che Lily pensò che ogni ragazza con qualche chilo in più non sarebbe riuscita ad entrarci.
Tuttavia, non riuscì a non essere eccitata. Dopotutto, a parte le condizioni igieniche dei camerini, lei stava per indossare il suo vestito da sposa. Ignorando l’ aspetto poco invitante, s’ intrufolò nel secondo camerino e cominciò a spogliarsi, poi prese ad infilarsi il vestito.
Si voltò per guardarsi nello specchio scheggiato e impolverato.
Dalla sua bocca non uscì nemmeno un suono. Non un sorriso, non una smorfia.
-Lily, ci sei?- la voce di Miley giunse alle sue orecchie come un’ eco lontana, nonostante le separasse solo una sudicia tenda.
-Ehm… sì- rispose infine.
Con cautela, si decise ad uscire.
Vide Miley portarsi le mani alla bocca non appena fu fori, sentì la commessa che lasciava cadere una pila di appendiabiti e avvertì le sue guance in fiamme.
-Come… come sto?- chiese, imbarazzata.
-Sei… uno schianto- fu tutto ciò che riuscì a dire Miley.
Un largo sorriso illuminò il suo volto, prima che la commessa le afferrasse un gomito.
-Giuro che se non lo comprerà, non uscirà mai dal mio negozio- disse, decisa.
La rossa sparì di nuovo nel camerino, sorridendo sotto i baffi, e quando ne uscì, disse una cosa che fece felici tre persone contemporaneamente.
-Lo prendo-
 
-Hai preso tutto?- James la fissava come se stesse per partire verso una nazione sconosciuta, lontanissima e irraggiungibile.
-Io… credo di sì- rispose la rossa, preoccupata.
Era venerdì 3 settembre, il che significava che mancavano meno di ventiquattro ore al loro matrimonio. Avevano deciso che non avrebbero dormito insieme per quella notte, primo perché tutti l’ avevano proibito loro, secondo perché in verità nessuno dei due aveva intenzione di incrociare l’ altro prima di arrivare all’ altare. Così Lily sarebbe andata a dormire a casa Evans con Miley, mentre James sarebbe rimasto lì da solo.
James le cinse la vita con le braccia. –Ci vedremo presto- la tranquillizzò, -In fondo manca meno di un giorno, le ore passeranno in fretta-
-Oh, non ne sarei così sicura- sbuffò la ragazza, -Io non so che fare. Insomma, in casa con mia madre… chissà cosa mi racconterà… Ho la vaga impressione che saranno le venti ore più lunghe e asfissianti della mia vita- si lamentò, anche se le sue lagne non erano nemmeno lontanamente paragonabili a tutta la preoccupazione e all’ agitazione che trasparivano dalla sua voce.
Il ragazzo prese il suo viso tra le mani. –Non ti succederà niente, Lily. E nemmeno a me. Quando saremo decrepiti ne avremo abbastanza l’ uno dell’ altra e rimpiangeremo questo giorno-
-Non è vero- s’ impuntò la rossa, chinando il capo, anche se James non la lasciò andare, -Non potrò mai stufarmi di te-
Il ragazzo assunse un atteggiamento più che malandrino. –Ma davvero?- la schernì, -Cos’ è che mi dicevi? Ah, sì: ‘Il giorno in cui desidererò trascorrere anche un minuto di più con te, Potter, avranno tutti l’ autorizzazione di portarmi in manicomio, credimi’…-
-E te lo ricordi ancora?- si stupì la ragazza, senza riuscire a soffocare una risata.
-Certo che sì- rispose James, -Allora… ti sei convinta che ti amo abbastanza per scappare?-
-Sì, ma… non sono sicura di amarti così poco per lasciarti qui da solo- rispose Lily.
Il moro sorrise. –Fa sempre bene un po’ di solitudine-
La ragazza sospirò, arrendendosi.
-Che farai per il tuo addio al celibato?- chiese poi, incapace di voltarsi e di uscire di casa.
-Nulla- rispose il moro, paziente, -Ho proibito a Sirius di organizzare una festa, o perlomeno di concretizzare qualsiasi idea gli fosse venuta in mente- si corresse, -Per la gioia di Remus, ovviamente. Ha cominciato a perdere capelli da quando Felpato ha accennato a qualcosa di così disgustoso che non ti riferisco per non danneggiare le tue delicate orecchie-
-Be’, questo è un insulto alla sua persona- lo rimproverò la rossa, provando un moto di inspiegabile pietà per Sirius.
-Sicuro- il moro si finse d’ accordo, -Allora poi glielo spieghi tu che può portarmi in tutti i bar di Londra a vedere ragazze che ballano la lap dance?-
Il volto della ragazza si tinse all’ improvviso di rosso. –Quindi era questa la sua idea?- s’ indignò, -E sarebbe il tuo testimone?-
-Lily, calmati- rispose James, -Sirius è sempre Sirius- disse con semplicità.
-Già, è vero- assentì lei, la fronte corrucciata, -Be’… ehm… io… vado- disse, voltandosi e chiudendosi la porta alle spalle.
James fissò il punto in cui era sparita, pensando che Lily non avrebbe mai smesso di sorprenderlo. All’ inizio l’ aveva supplicato di non lasciarla, poi se n’ era andata più in fretta di Sirius davanti al cipiglio severo e minaccioso di Minerva McGranitt. Nonostante fossero passati cinque anni dal completamento della sua istruzione, ogni volta che a Hogwarts si trovava in zona McGranitt, Sirius si sentiva in colpa ed evitava accuratamente di guardare quella donna negli occhi.
Tuttavia dovette ammettere che le sue parole non erano state molto consolanti, ma in fondo aveva pronunciato le più plausibili. In realtà capiva benissimo la sua rossa, perché anche lui avrebbe fatto volentieri a meno di tutte quelle formalità per stringerla tra le sue braccia per tutto il giorno e per tutta la notte. Non potevano sottrargliela proprio ora, quando aveva più bisogno di lei. Si stava per sposare, e non era una cosa da poco.
Pensò ai suoi genitori. Se loro fossero stati lì, probabilmente sarebbero stati fieri di lui. Avevano visto Lily solo al binario 9 e ¾, ma aveva sempre parlato di lei nelle lettere che spediva loro, quindi era come se la conoscessero.
Si stava proprio chiedendo se la sua ragazza fosse arrivata a casa dei signori Evans, che cosa stesse facendo, con chi stesse parlando e a che cosa stesse pensando, quando la porta di casa si spalancò violentemente.
Sulla soglia apparve una Lily Evans parecchio scossa, preoccupata e con gli occhi lucidi.
-Scusa- borbottò, fiondandosi tra le sue braccia, -Ma mi ero scordata una cosa- si giustificò.
Il moro le accarezzò i capelli ramati.
-Cosa?- domandò poi, benedicendo quella sua carenza di memoria.
Lily incatenò gli occhi verdi a quelli color nocciola del malandrino.
-Ti amo, Potter- sussurrò, prima di baciarlo.
 
 
James
 
Vedevo tutto sfuocato, come se mi trovassi per errore nel bel mezzo di un esperimento mal riuscito. C’ era nebbia attorno a me, densa e molto più simile a del fumo bianco.
In mano stringevo qualcosa di duro. Al tatto pareva legno… mi accorsi che era un manico di scopa.
In effetti, non sapevo dove diavolo fossi finito e quanto potesse essermi utile un manico di scopa in mezzo al vuoto. Anche se era un Firebolt, non mi pareva di trovarmi in un luogo tanto immenso da poter volare.
A poco a poco, il fumo bianco cominciò a diradarsi, e io distinsi quattro pareti dai contorni imprecisi a causa degli occhiali appannati. Eppure io volevo capire dove diamine fossi, così mi tolsi gli occhiali con stizza e li pulii con l’ orlo di una veste.
Guardando bene, la veste che indossavo era scarlatta. La riconobbi subito, e in meno di un secondo seppi di avere addosso la divisa da Quidditch di Grifondoro. Tuttavia, mi sarebbe tanto piaciuto sapere anche il modo con cui essa fosse finita addosso a me. Non ricordavo proprio di averla messa, né in altre occasioni l’ avevo infilata senza motivo o solo per il gusto di vedermici dentro. Dal momento che il Quidditch era una cosa che mi veniva spontanea, avrei potuto giocare anche in jeans e maglietta, o con le mutande, per capirci meglio.
Comunque, finii ben presto di spremermi le meningi, perché ero curiosissimo di sapere in quale posto fossi capitato.
Con gli occhiali finalmente a posto, riuscii a notare le colonne, i crocifissi, gli affreschi sul soffitto, le sculture maestose e i quadri in rilievo appesi alle pareti.
Il cuore prese a battermi fortissimo: ero in chiesa.
Allora realizzai: ero finito all’ altare.
Da vuota com’ era, la chiesetta parve riempirsi, o forse io riacquistai l’ udito solo in quel momento, perché all’ improvviso udii strani mormorii di disapprovazione, inoltre tutti i presenti guardavano nella mia direzione e scuotevano il capo.
Poi sentii una mano posarsi sulla mia spalla.
-Sei arrivato troppo tardi, amico- mi disse Sirius, sinceramente dispiaciuto, -Ormai l’ hai persa per sempre-
Quel discorso non mi tornava chiaro, scorsi solo alcune persone più vicine a noi che annuirono vigorosamente alle parole del mio amico, e le loro espressioni erano desolate almeno quanto la sua.
Poi spostai lo sguardo verso l’ altare e la vidi.
Lily, la mia Lily, stringeva il braccio di Severus Piton. In più, cosa pericolosamente spaventosa, entrambi portavano lo stesso anello al dito, una fede.
Mocciosus mi squadrava con quel suo sorriso viscido e un’ espressione di trionfo stampati sul volto, mentre la mia rossa era più che mai altezzosa.
Avevano un unico testimone, la cui faccia non mi era affatto nuova: era Jason Parker, quel pervertito insegnante di Babbanologia. E per di più, il prete era Lucius Malfoy.
Mi sentii mancare.
Sì, avrei fatto subito un arresto cardiaco, sarei morto d’ infarto o di paura…
E le campane suonarono.
Era davvero troppo tardi. La cerimonia era finita.
Ad un tratto, sentii un fastidioso dolore al collo, inoltre il suono delle campane si fece sempre più acuto e insopportabile.
Aprii gli occhi.
La chiesa, le persone e la divisa da Quidditch erano svaniti. Al loro posto, il tappeto del salotto di casa mia e due facce che mi sorridevano raggianti da una piccola fotografia. Ricordai solo in quel momento di essermi addormentato per terra, mentre sfogliavo gli album fotografici dei miei genitori confrontandoli con quelli miei e di Lily.
La sera prima non avevo nemmeno abbassato le tapparelle, così potei notare che fuori doveva aver appena iniziato ad albeggiare, nonostante dal mio campanello partissero trilli agghiaccianti.
Pensai subito a qualche guasto, così mi alzai sbadigliando per uscire a vedere.
M’ infilai la maglietta che avevo lanciato con poca grazia sul morbido divano e aprii la porta, ma anziché trovare il campanello di casa rotto, sulla soglia vidi due figure inaspettate.
-E voi che diamine siete venuti a fare, qui?- sibilai, innervosito.
Sirius, che nel tentativo di buttarmi giù dal letto si era addormentato appoggiato al mio campanello, si riscosse. –Come? Ah, sì, bello smog, Jamie… d’ accordo, ora vado anche da Lily a farle i complimenti, quel vestito le sta d’ incanto…-
Remus si sbatté energicamente una mano sulla fronte. –Sir, svegliati!- disse, schiaffeggiandolo, -James non si è ancora sposato-
Il ragazzo parve ritornare nel mondo dei vivi. –Ramoso!- esclamò, tutto agitato, -Finalmente hai aperto, sono tre ore che…-
-Che cerchiamo di svegliarti- completai io con una smorfia, -Allora, che volete?- li interrogai.
-Mancano quattro ore e mezza al tuo matrimonio, James e… ehm, non ce la sentivamo di lasciarti da solo- rispose Remus.
-D’ accordo…- cedetti, spostandomi di lato per lasciarli passare.
Remus entrò senza problemi, ma non appena Sirius mosse il piede lo bloccai. –Non osare chiamarmi Jamie un’ altra volta, chiaro?-
Ma Felpato era troppo assonnato per replicare, per cui presi il suo sbadiglio per un sì e gli permisi di entrare.
Rimasi un momento sulla soglia a rimuginare sul mio strano incubo, e rientrai solo quando uno strano brivido che aveva poco a che fare con la brezza leggera che soffiava mi ricordò che, effettivamente,mancavano quattro ore e un quarto al mio matrimonio.
-Ragazzi!!!- esclamai, in preda al panico, fiondandomi dentro e sbattendo la porta, -Mi sposo!!!-
-Be’, buongiorno- rispose Felpato, squadrandomi come se fossi schizofrenico.
-È per questo che siamo venuti- mi disse un Remus tranquillissimo, -Volevamo aiutarti, e poi siamo i tuoi testimoni-
-Oh, lui non è più sicuro- ringhiai, indicando Sirius.
-Dai, Rammy, comincia a vestirti- mi rispose quello, ignorando la mia espressione furente.
-Sirius, vuoi farmi un regalo, di grazia?- gli chiesi, infastidito dai suoi soprannomi.
-Certo che no!- rispose lui con una smorfia, -Quello che ti ho fatto mi è costato un capitale- borbottò.
-Be’, questo non costa niente- replicai, leggermente addolcito, -Chiudi quella boccaccia, intesi?-
Felpato sorrise, ma non disse nulla. Sembrava che fosse più nervoso di me, come del resto lo eravamo io e Remus quando ci aveva avvertito che il piccolo Justin stava per nascere. Probabilmente era quello che si provava quando un fratello faceva un passo più lungo del nostro. Piccole cose che ci avrebbero differenziato, ma che comunque non sarebbero mai state capaci di dividerci. Non avrei mai creduto di poter essere tanto felice per qualcun altro, dal momento che si tende sempre ad essere felici solo ed esclusivamente per se stessi. Ma era quello, no, il bello di essere fratelli, complici, amici?
Quella mattina non mangiai nulla, nonostante Remus tentò più volte di convincermi a buttare giù qualche uovo fritto, ma in realtà mi accorsi che nemmeno loro parevano tanto entusiasti di pensare alla colazione, il che, per gli standard di Sirius, era un vero e proprio miracolo. Mi trattenni dal dirgli che non volevo la caduta di un meteorite proprio quel giorno solo perché le sue budella erano contorte e lui aveva perso l’ uso della parola.
Comunque, sentivo le mie viscere ancora più in subbuglio.
 
-Lily, sei in ritardo- le fece notare Miley, uscendo dalla sontuosa limousine che il padre della rossa aveva fatto arrivare per scortarla fino alla chiesa.
-Miley, aspetta!- la trattenne la ragazza, con la voce incrinata dal panico.
La biondina sorrise. –Non posso, Lily- le rispose con dolcezza, -Mai, nemmeno nel mondo magico, una sposa è entrata in chiesa con la migliore amica- la informò, -E in quanto a me, dovrei già essere dentro, no? Ora devo entrare dalla porta sul retro-
-Ma, Miley, io…- Lily sembrava disperata.
La ragazza chiuse la porta dell’ auto che solo un attimo prima aveva socchiuso. –Lily- disse con dolcezza, prendendole le mani, -Seriamente, tu sei la ragazza più bella che io abbia incrociato nel mio cammino. Inoltre sai fare tante altre cose. Conosci un sacco di lingue, combatti divinamente e ami qualcuno più di te stessa, oltre che essere amata da quella persona più di quanto quella persona ami se stessa. Credi che sia poco?- snocciolò, quasi con rimprovero, -Il tuo unico e infondato difetto- proseguì, -È la tua scarsissima autostima. E mi permetterai di dirti che dopo tutto quello che ti ho appena elencato, è ora che cominci ad acquistarne un po’ di più- concluse.
Lily chinò il capo, confusa e stordita, stringendole ancora le mani.
Miley l’ abbracciò, e quando la rossa rispose all’ abbracciò, pareva che volesse aggrapparsi all’ amica.
-Ora devo andare- sussurrò Miley, lanciando un’ occhiata al signor Evans, che sbuffava nervosamente fuori dalla limousine.
La ragazza uscì, ma non aveva fatto in tempo ad appoggiare la punta del piede sull’ asfalto, che già la sua testa fece capolino nell’ auto.
-Ah, Lily- disse divertita, mentre l’ amica le lanciava occhiate supplichevoli, -Sbrigati, perché James sarà in agonia- disse, prima di sparire con una strizzatina d’ occhi.
La rossa sbuffò.
Quel giorno, né il cuore né la testa le suggerivano cosa fare. Il primo batteva così forte da impedirle di fare un movimento che non risultasse degno del San Mungo, la seconda, invece, bisbigliava cose senza senso, frasi sconnesse che Lily non si diede la pena  di origliare per paura di confondersi ancora di più.
Ripescando il coraggio da una parte di sé che non aveva ancora conosciuto, e che non aveva intenzione di conoscere per paura che fosse altamente dannosa per la sua salute, si decise di aprire la portiera dell’ automobile.
Suo padre si voltò, e lei poté distinguere benissimo l’ agitazione di quell’ uomo nascosta in due occhi verdi identici ai suoi, che la squadravano dal viso che le aveva concesso la vita.
Tuttavia, l’ agitazione si tramutò ben presto in meraviglia.
La bocca del signor Evans combatté per non spalancarsi dall’ ammirazione, e i suoi occhi parvero rimanere integri nelle orbite solo grazie alla magia.
-Lily…- boccheggiò, stupito, -Lily, sei…- ma sembrava che il suo vocabolario non fosse arricchito di termini abbastanza soddisfacenti per attribuire un aggettivo alla figlia.
-Un disastro?- completò quella, voltandosi per sparire di nuovo nella limousine.
Il signor Evans le afferrò un polso.
-Un disastro?- s’ indignò, -Nemmeno tua madre era così incantevole, il giorno del nostro matrimonio-
Un sorriso poco convinto illuminò il volto della ragazza, la quale si decise ad afferrare il braccio che suo padre le offriva.
-Sai, papà- sussurrò lei, mentre salivano il primo di cinque gradini che conducevano al portone d’ ingresso della chiesa, -Non so se…- s’ interruppe, tremante, -Se vado bene- concluse.
-Sciocchezze- il signor Evans fece un gesto infastidito, come per scacciare una grossa grassa mosca, -Tu sei perfetta, Lily. E James lo è per te- aggiunse, -Ringrazia Dio che è il tuo matrimonio, altrimenti non te l’ avrei mai fatta passare liscia- la minacciò, -Dire cose di questo genere, figurarsi…-
Ma Lily non rise.
Conosceva l’ unica persona che, anche in un momento del genere, sarebbe stata capace di farle spuntare il sorriso sulle labbra, peccato che questa persona fosse a qualche metro di distanza, i metri più lunghi che avrebbe mai percorso, ammesso che fosse riuscita a staccare le sue gambe di cemento dal pavimento.
Man mano che il portone si avvicinava, stringeva il braccio di suo padre, anche a costo di farlo gemere di dolore, ma non arrivò nessuno sbuffo dalla sua persona. Evidentemente, il signor Evans era felice di sentirsi stringere dalla figlia.
E poi il portone si spalancò.
Lily entrò, agitata e in preda al panico.
Vide la chiesetta che, nonostante le sue modeste dimensioni, pareva la bocca di un mostro particolarmente feroce, dotata anche di fauci.
Vide le persone, così stipate da non lasciare nemmeno uno spazio libero sufficiente da farci entrare una bacchetta.
Poi vide tanti volti che la guardavano. Alcuni sorridevano, altri erano emozionati, alcune persone si tamponavano gli occhi con un fazzolettino tutto pizzi, mentre altre facce sconosciute e non richieste ingombravano la chiesa squadrandola con superiorità. Si rese conto che c’ erano decisamente più persone di quante ne avesse invitate, ma con sua somma soddisfazione, non riconobbe nemmeno un giornalista, anche se scommetteva che i tre quarti della folla fossero formati da curiosi pronti a spiattellare tutto a cerimonia finita.
Vide gli affreschi e le incisioni in latino.
Infine i suoi occhi verdi ne incontrarono un paio color nocciola, e tutto si dissolve.
 
A Lily parve di camminare da sola verso l’ altare, come se un uomo invisibile la sostenesse, ma senza esserle davvero d’ aiuto.
Ad ogni passo era come ritrovarsi catapultata nel passato, a rivivere un frammento della loro storia.
Ora vedeva James farle il solletico nella Sala Comune di Grifondoro, poi ancora loro due, abbracciati su alla Torre di Astronomia, James che metteva alla prova le sue doti artistiche facendole un ritratto.
Si sorprese persino a sorridere raggiante, mentre una lacrima scorreva irrefrenabile sulla superficie della sua guancia decisamente bollente.
Quella volta, però, non le diede alcun fastidio piangere in pubblico, e avvertì il suo cuore esploderle nel petto quando notò che anche il suo malandrino sorrideva.
Insomma, c’ era solo James, sia nella sua mente, sia davanti a lei.
Anche il parroco era sparito. Le sue parole, che avevano il potere di placare i mormorii eccitati della gente, erano come candide piume al vento: frizzanti ma lontane.
Era come se fosse affetta da una rarissima malattia. Sapeva solo che il suo collo era temporaneamente immobilizzato nella direzione di James. La tranquillizzò solo il fatto che anche il collo del suo quasi marito sembrava avere lo stesso disturbo.
Non gli tolse gli occhi di dosso, combattendo una sanguinosa lotta interiore dalla quale il cuore uscì vincitore.
Ad un certo punto, fu scossa da un brivido, prima di rendersi conto che la mano calda di James aveva perforato le bolle di cristallo invisibile che separavano l’ una dall’ altro per stringere la sua, affusolata e ghiacciata nonostante la temperatura segnasse i trenta gradi centigradi.
Molti se ne accorsero; James li sentì ridacchiare mentre il prete continuava la predica alla quale non prestava minimamente attenzione. Quanto poteva importargli, quando Lily era lì, talmente bella da sembrare irraggiungibile? Eppure non si preoccupò, perché stava diventando finalmente sua. Stava per giurare davanti a tutti quanto l’ amasse, ed era decisamente la cosa più appagante di tutta la sua vita.
Il moro sentì la sua voce e quella di Lily rispondere in coro ad alcune domande. Notò a stento che davano entrambi la stessa risposta, non si preoccupò nemmeno se fosse giusta o sbagliata.
Dopo quelli che parvero pochi secondi, la voce del sacerdote fece breccia nella bolla di cristallo invisibile che ora avvolgeva entrambi.
-Se, dunque, è vostra intenzione unirvi in matrimonio- scandì, con gli occhi che scintillavano di fede, rallegrato dall’ idea che l’ amore stesse trionfando un’ altra volta, -Datevi la mano destra ed esprimete, davanti a Dio e alla sua Chiesa, il vostro consenso-
James guardò Lily con più intensità, come per verificare se anche il livello delle emozioni che lei stava provando fosse alto quanto il suo.
-Io, James, accolgo te, Lily…-
La rossa parve rapita da quelle parole, come se la stessero risucchiando in un vortice dal quale non sarebbe mai uscita, ma a lei sembrava andare bene così.
-…come mia sposa e prometto di esserti fedele sempre…-
L’ espressione di James era maledettamente seria mentre pronunciava quelle parole. La rossa ebbe paura che il suo cuore potesse esplodere, da quanto batteva forte. Perché nessuno sentiva quei battiti frenetici e potenti come quelli di un tamburo? Perché nessun altro sembrava accorgersi dei suoi occhi che traboccavano d’ amore per quel ragazzo che la fissava con due nocciole penetranti?
-…nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia…-
Era in trappola. Totalmente impotente di fare qualcosa, totalmente incapace di continuare a tenergli testa. I suoi occhi si distolsero faticosamente da quelle due pozze nocciola per passare in rassegna ogni piccolo dettaglio del suo viso bellissimo. Gli smeraldi di Lily accarezzarono ogni centimetro di pelle ch non fosse coperta dal completo nero che lo rendeva più affascinante di quanto non fosse già, come se lui avesse bisogno della bellezza esteriore per essere speciale.
-…e di amarti e onorarti…-
Lily avvampò. Le sue guance erano così bollenti che pareva che qualcuno le stesse tenendo una candela a una manciata di millimetri di distanza.
Sì, anche lei lo amava, doveva farglielo sapere…
-…tutti i giorni della mia vita- James sentì di avere la gola secca, ma si compiacque del fatto che la sua voce fosse risultata sicura.
Lily si sciolse. Bene, lui aveva finito, poteva finalmente replicare.
Ora che James aveva terminato, si sentiva una strana forza dentro. Non poteva lasciarlo a metà di quel viaggio. Lui si era dichiarato pronto a non lasciarla mai, e lei? Cosa stava aspettando a dirgli che era esattamente lo stesso?
-Io, Lily, accolgo te, James…-
Il moro sorrise. La voce di Lily tremava, era corrotta dall’ emozione. Si chiese cosa la spingesse a sposarsi con uno come lui, che non meritava nemmeno la metà di ciò che gli offriva, eppure non poteva fare a meno di desiderare che la meravigliosa sensazione di essere il ragazzo più felice e fortunato della terra lo accompagnasse per tutta la vita.
-…come mio sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia…-
Prima, quando lui aveva pronunciato quelle parole, aveva sentito il desiderio di aggiungerne altre pensate da lui, perché credeva che Lily non avesse il diritto di ascoltare frasi che milioni di coppie si erano già scambiate, ma ora che le sentiva uscire dalle sue labbra, pensava che fossero delle parole bellissime, ed erano uniche già per il fatto che a rivolgergliele non era una ragazza qualsiasi, ma la sua Lily.
-…e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita- anche Lily finì, e quando lo fece gli rivolse un sorriso così ampio da farlo sorridere a sua volta.
Ora sapeva che la prossima volta che avrebbe incontrato dei Dissennatori lungo il suo cammino, quel ricordo avrebbe fatto apparire un Patronus in grado di tenere a bada tutti quelli presenti ad Azkaban. Anzi, era così felice che aveva paura che il suo Patronus cominciasse a gironzolare per tutta la chiesa senza nemmeno essere evocato.
-Ricevi questo anello come segno del mio amore e della mia fedeltà…-
Altre parole, altre frasi, ma ormai nulla contava più.
E poi i loro visi si fecero pericolosamente vicini, prima che la poca distanza rimasta venisse spezzata dal bacio più dolce che si fossero mai scambiati, soprattutto perché con quel bacio il loro amore fu sigillato per sempre.
 
Lily fu svegliata da un birichino raggio di sole che si era fatto strada tra le spesse tende di un arancione sgargiante, che in teoria avrebbero dovuto impedire che elementi così luminosi disturbassero il sonno di persone particolarmente dormiglione.
La rossa evitò di aprire gli occhi.
Ogni mattina era piuttosto riluttante a quella prospettiva, perché temeva di aver fatto un lungo e bellissimo sogno, prima di verificare poi che quel sogno non era niente di meno che la realtà.
Non era abituata a tutta quella felicità.
Lei e James erano in luna di miele da due mesi, e la cosa che la rendeva più allegra era il fatto che avrebbero potuto prendersi tutto quanto il tempo che volevano. Si erano promessi di fare il giro del mondo, e in quel momento, dopo essersi fermati in Francia, Scozia, Spagna, Italia e Portogallo, erano in Egitto, che secondo Lily assomigliava in una maniera impressionante al paradiso, anche se dal suo punto di vista, anche lo stanzino delle scope di Argus Gazza era un paradiso, l’ importante era starci con James, poco importava se una decina di topi vettori di malattie infettive si sarebbe messa a rosicchiarle le scarpe o l’ orlo della veste.
Era vero anche che da qualche giorno vomitava troppo spesso e aveva un po’ di nausea, ma quando James le aveva proposto di tornare, si era categoricamente rifiutata. Se fossero tornati, non avrebbero più avuto altre occasioni, inoltre sosteneva che era solo un virus passeggero.
Con la mano destra tastò il letto in zona guanciale, convinta di trovarci il volto di suo marito, peccato che sotto il suo palmo ci fossero soltanto il cuscino e un rettangolo di carta.
Il panico l’ assalì e, prima che potesse rendersene conto, si ritrovò seduta a gambe incrociate sul letto matrimoniale della loro stanza completamente sveglia.
Afferrò con poca grazia il biglietto che doveva aver lasciato James e lo lesse tutto d’ un fiato.
 
Buongiorno, bellezza
 
La ragazza fece una smorfia quando arrivò a quell’ appellativo.
 
Sai, il mio istinto altruista mi ha convinto che sarebbe stato meglio se ti avessi lasciato dormire, allora mi sono detto: “Chi sono io per non dare ascolto al mio istinto?”
 
La faccia della rossa si contrasse nuovamente non appena lesse la frase alla Sibilla Cooman.
 
Comunque fai pure con calma. Vedi, mi ero stufato di stare in quel villaggio… c’ è troppa gente, e la mia testa ha bisogno di riposo e tranquillità. Sai, potrebbe essere troppo dannoso per la salute del mio unico neurone, e io non voglio compromettere la mia sanità mentale.
 
Lily si sbatté una mano sulla fronte, chiedendosi quando mai James fosse stato sano di mente. E quanto poteva esserlo lei per averlo sposato.
 
Ora fai colazione, poi esci dal villaggio. Lì ci sarà un mio amico molto simpatico con il mezzo di trasporto adatto per scortarti dove gli ho detto, basta che tu gli dica che sei mia moglie.
Be’, buona giornata, e vedi di non metterci troppo.
 
Lily s’ immaginò James farle l’ occhiolino mentre concludeva la lettera. Poi rileggendola si domandò se fosse il caso di preoccuparsi per il fatto che James non avesse specificato su quale mezzo di trasporto l’ avrebbe raggiunto.
Considerando l’ ipotesi che potesse trattarsi di qualcosa di molto turbolento, decise di non fare colazione, ma raccolse tutte le sue cose nel borsone, lasciò le chiavi della stanza alla reception, dove la informarono che il soggiorno era già stato pagato, poi si avviò verso l’ uscita.
Quando fu fuori dal villaggio turistico di Sharm-el Sheikh, notò subito un tipo strambo. Indossava una maglia gialla a fiori colorati e un paio di pantaloncini di un verde accecante.
Pensò che i maghi erano buffi quando tentavano di spacciarsi per Babbani, ma nemmeno quest’ ultimi a volte erano molto aggiornati sulle mode del momento. In ogni caso, si disse, non era una novità nemmeno nel mondo dei maghi che quei due colori insieme non erano proprio carini, l’ unico che non la pensava così era Xenophilius Lovegood, ma Lily decise che era meglio non pensarci.
Comunque si affrettò ad ignorare questo trascurabile dettaglio, anche perché lì a Sharm la gente era abbastanza povera e spesso non faceva caso al colore di ciò che indossava, dato che era già una fortuna avere dei vestiti sufficienti per un’ altra giornata.
-Ehm… salve- disse, avvicinandosi al ragazzo.
-Ciao, bella- rispose quello, squadrandola con un sorrisetto malizioso.
La sua mano corse istintivamente alla bacchetta che teneva nascosta tra la tasca degli shorts e la t-shirt.
-Ehm… bene- continuò, imbarazzata, -È lei che deve portarmi da mio marito?- domandò, -James?- aggiunse.
-Affermativo- assentì l’ egiziano.
La rossa pensò che la sua pronuncia inglese fosse piuttosto scadente.
-Perfetto- disse, -Quindi possiamo andare, no?-
-Stamattina tuo marito no ha detto me che aveva moglie così carina- proseguì quello, senza un minimo accenno al luogo in cui avrebbe dovuto portarla.
-Ma che cosa buffa- rispose la rossa, facendo un falso sorriso, -Nemmeno a me ha detto di avere un conoscente tanto antipatico-
Il ragazzo rise, ma Lily dubitava che avesse davvero capito il messaggio.
-Comunque io sono Mido- si presentò l’ egiziano.
-Ma che bel nome- commentò sarcastica la ragazza. Si sentiva leggermente sadica, ma non trovava nulla di più appagante che prendere in giro le persone insolenti sotto il loro stesso naso.
-Mi chiamo così perché sono figo- aggiunse quello, gonfiando un petto muscoloso che non aveva.
-Ah, ma davvero?- continuò Lily, lottando per reprimere una risata, -Allora come hai fatto a deturparti il viso?-
Mido rise di nuovo, finché Lily sbuffò: -Allora, hai intenzione di portarmi da mio marito, o vuoi passare tutta la mattinata a sentirti dire quanto sei da lifting?-
Il ragazzo rise ancora, poi le indicò una moto.
-Ah, che bello, si va in moto- commentò lei, senza entusiasmo, -E la tua dov’ è?- chiese, prendendo posto sul mezzo che Mido le aveva indicato e avvolgendosi un foulard intorno alla testa per ripararsi dalla sabbia che veniva sollevata ogni volta da un paio di ruote in movimento.
-Io guidare moto, tu stringere me- spiegò Mido.
La rossa rise. –Questo è uno scherzo- concluse, ma dal momento che l’ egiziano si sistemò davanti a lei e inforcò il manubrio, il sorriso le si gelò sulle labbra e passò il tragitto ad imprecare contro James e ad escogitare metodi per non fargliela passare liscia.
Comunque, non lo strinse nemmeno un secondo. Aveva l’ impressione che in egiziano la parola “Mido” significasse “pervertito”, ma non si prese la briga di indagare.
Per sua fortuna, il viaggio durò solamente un quarto d’ ora, anche se dovettero fermarsi una volta perché a Lily vennero altri conati di vomito, e quando accostò la moto non avevano superato di molto Sharm.
-Fantastico- commentò lei, scendendo dal mezzo con un entusiasmo un po’ troppo palese.
Rovistò tra una tasca degli shorts e ne estrasse un portamonete. –Quanto ti devo?- domandò, decisa a sbarazzarsi al più presto di lui.
-Io portare te da marito- si offrì il ragazzo.
-Ehm… al contrario di quello che sembra, ho un ottimo senso dell’ orientamento- disse Lily, -Quindi dimmi dove andare e ti assicuro che non mi perderò-
-No, tuo marito detto me di portarti da lui- si rifiutò Mido.
Lily tentò di persuaderlo, ma dal momento che fu tutto inutile, finì per farsi scortare da quell’ egiziano che le dava sui nervi. I suoi discorsi poi, erano assolutamente osceni, quindi si impegnò per dimenticarli in fretta.
Infine arrivarono in una spiaggia molto graziosa, ma soprattutto solitaria. La rossa notò una baracca che pareva stare in piedi a stento, e poi una figura seduta su un tronco conficcato nella sabbia dorata.
Aveva già cominciato a cullare ogni sorta di pensiero vendicativo, ma quando vide James non riuscì a fare altro che sollevarsi e le venne un’ irrefrenabile voglia di corrergli incontro.
Non ce ne fu bisogno, comunque, perché il ragazzo doveva averli sentiti arrivare, e si voltò non appena superarono gli alberi che nascondevano quel piccolo angolo di paradiso.
-Buongiorno- la salutò, mentre un sorriso malandrino gli arricciava le labbra, -Dormito bene?-
-Da favola- lo sfidò la ragazza, facendo una smorfia.
-Ottimo- commentò James, prima di superarla e di andare a confabulare con quel suo amico molto simpatico.
Lily vide che nelle sue mani metteva una banconota e un’ abbondante manciata di monete d’ oro.
-James- disse, quando Mido fu scomparso e lui la raggiunse, -Lo sai, vero, che i Babbani non conoscono i galeoni?-
-Certo che sì- rispose quello, prendendo posto accanto a lei visibilmente compiaciuto.
-E allora perché glieli hai dati?- s’ indignò lei.
-Tranquilla, è oro dei Lepricani- spiegò il moro, sdraiandosi sulla sabbia e distendendo le braccia.
-Vuoi dirmi- scandì Lily, -Che gli hai fatto credere che fossero monete, invece entro poco scompariranno?- ringhiò, furiosa.
-Affermativo- un ghigno si distese sul suo volto baciato dal sole, -Comunque la banconota era vera- aggiunse.
-Tu… tu…- inveì Lily, furibonda, -Tu… ti sei approfittato…-
-Andiamo, Lily- la interruppe il moro, -Non mi dirai che ti stava simpatico-
-Be’, no…- ammise, -Ma… ma questo che c’ entra?- sbottò.
-C’ entra, c’ entra- rispose lui con una smorfia, -Lily, hai presente quello che ieri ha pensato bene di fregarmi il costume mentre ero alle docce della spiaggia?- domandò.
La rossa fu assalita da un eccesso di risatine. –Ricordo- rispose poi, nell’ inutile tentativo di rimanere seria.
-Bene- riprese James, -Allora non ti meraviglierai se ti dico che è stato proprio lui-
-E quindi tu ti sei vendicato- non era una domanda, e alla fine Lily pareva piuttosto divertita. Ormai le era impossibile fare la dura con lui. Se prima aveva un fievole barlume di possibilità, adesso era sparito anche quello.
-Affermativo- annuì James, sorridendo malandrino e attirandola  a sé.
-Permettimi di ricordarti, Potter, che nessuno dice più ‘affermativo’- sussurrò Lily., -È di moda rispondere ‘sì’-
-Permettimi di farti notare che, a volte, quando dici ‘Potter’, sembra tu stia parlando da sola- replicò James, beffardo.
Lily arrossì, in cerca di una risposta abbastanza pungente da pronunciare, ma quando la trovò fu troppo tardi: le labbra di James avevano già catturato le sue.
Ad un certo punto James si scostò. Aveva individuato due punti nel cielo terso, due gufi che planavano verso di loro.
Quando furono abbastanza vicini lasciarono cadere due lettere per loro, poi si appollaiarono su un cespuglio risecchito.
Lily aprì la sua busta.
-È Miley!- esclamò, fiondandosi nella lettura della lettera.
-Questo invece è Sirius- la informò James, non appena finì di leggere, -Dice che…-
-Avranno un altro bambino!- terminò Lily per lui, -Magnifico, non trovi?-
-Sarà una femmina, questa volta- la contraddì il malandrino, felice per la notizia.
-E tu come lo sai?- fece perplessa la rossa.
-Me l’ ha scritto Felpato- rispose James con un sorrisetto.
-E lui come lo sa?- domandò ancora la ragazza.
-Sesto senso, immagino- fece il moro, con un’ alzata di spalle.
-Sicuro, se Sirius ha ragione, giuro che…- ma la ragazza non completò mai il suo giuramento, perché una fitta allo stomaco le  mozzò il fiato.
Mentre si teneva la pancia dal dolore, timorosa di dover vomitare un’ altra volta, si accorse che lo sguardo di James era decisamente preoccupante.
Eppure non sembrava angosciato, solo riflessivo e sorpreso. Fissava un punto non specificato nell’ acqua limpida, ma Lily dubitava che la vedesse veramente.
-James, ma che…?- tentò di chiedere, preoccupata.
-Lily- la interruppe lui, voltandosi finalmente a guardarla, -Tu… tu vomiti- concluse, squadrandola come se fosse un’ alieno.
-Già- fece lei con una smorfia, -E non ricordo nemmeno cosa usava Madama Chips per far passare questo genere di virus-
-Ma non trovi- le fece notare James, passandole un fazzoletto umido, -Che il tuo caso sia troppo singolare per trattarsi della solita influenza intestinale?- domandò, pensieroso, -Voglio dire- aggiunse, sempre fissandola, -Tu vomiti e basta, e di certo non passi tre quarti del tuo tempo in gabinetto-
-Davvero confortante- Lily fece un’ altra smorfia, mentre i suoi occhi verdi dicevano espressamente che non appena fosse tornata sana, l’ avrebbe preso a pugni.
-Oh, per la barba di Merlino, possibile che non ci arrivi?- esclamò James, esasperato, -E se tu…- continuò, grattandosi nervosamente il mento, -Se tu fossi…?-
Ma non ci fu bisogno di aggiungere altro.
Lily lo fissò con gli occhi sgranati, indecisa se mettersi a ridere o mettersi a piangere, ma alla fine fu il malandrino a fare il primo passo.
Le si avvicinò sorridendo e la strinse a sé con dolcezza, stampandole un bacio sulla fronte.
 
-Facciamo così- disse James, sedendosi in divano accanto alla moglie e accarezzandole il ventre parecchio sporgente, -Se è maschio decido io il nome, se è femmina ti do carta bianca- propose.
Da quando avevano scoperto che Lily era incinta, James aveva insistito per portarla a casa, non solo per dare le notizie agli amici, ma anche perché pensava che fosse più salutare. In fondo, una casa è sempre una casa, e di certo non avrebbero avuto bisogno di girare mezzo mondo per trovare un pronto soccorso decente, se ce ne fosse stato bisogno.
-Certo che no, Potter!- lo contrariò Lily. La gravidanza la rendeva molto lunatica, ma il malandrino aveva l’ impressione che la moglie lo facesse apposta.
Per esempio, in quel momento aveva gli occhi lucidi, come se l’ idea che il loro bimbo avesse un nome a lei poco gradito fosse più un insulto alla sua persona.
-Io… pensavo che Harry andasse bene- si giustificò il moro, -Ma se non ti va…-
-C’ è un nome…- sussurrò la rossa, -…che desidero tanto dare a nostro figlio se sarà un maschio-
-Ossia?- domandò James, curioso, rigirando tra le mani la sua bacchetta.
-Severus- rispose semplicemente Lily, con un sorrisetto compiaciuto.
La bacchetta che un attimo prima il ragazzo stringeva tra le mani scivolò sul pavimento sprizzando scintille blu.
-Lily, amore, sicura che non vuoi andare in ospedale?- domandò, premuroso, -In fondo mancano solo due settimane, è probabile che sia in anticipo…-
-No, no, sto benissimo- lo rassicurò lei, -Forse… forse non ti piace quel nome?- chiese poi, con gli occhi lucidi e stranamente tristi.
-Certo che no, va benissimo…- si affrettò a dire James in un soffio, mentre il suo stomaco si contorceva dall’ orrore. –E… come secondo nome…-
-Tom- lo precedette Lily, -Non è bellissimo?-
James aveva il fiato corto. Nonostante quella fosse una domanda retorica, riuscì solo a dire: -Lo stesso nome di Voldemort?-
Lily ebbe uno scatto d’ ira così violento che James sussultò. –Ma come osi?- sbottò, -Di certo non l’ ho scelto per quel motivo, ma se la pensi così…!-
-Lily, Lily, calma- si affrettò a interromperla il moro, -Tom va benissimo, okay?- si arrese.
La rossa lo abbracciò, raggiante. –Sapevo che l’ avresti detto-
Ma James in realtà era a pezzi. Non sapeva cosa le fosse preso durante quei lunghi mesi, però gli era sembrato più volte che Lily cercasse di rendergli la vita impossibile.
Ora, tutti, folletti della Gringott compresi, sapevano che la parola “James” non poteva stare nella stessa frase della parola “fornelli”. Le sue doti culinarie si estendevano fino a scaldare l’ acqua per preparare il tè, nulla di più. Gli dispiaceva ammettere di essere negato, ma purtroppo ogni volta che si avvicinava anche casualmente al forno, quello sembrava fargli la linguaccia.
Per questo il giorno in cui Lily gli aveva chiesto un certo favore avrebbe preferito cucirsi lo stendardo di Serpeverde in testa.
Aveva la mattina libera, e verso mezzogiorno Lily lo aveva chiamato.
-James, oggi sto veramente male- aveva detto, accasciandosi sulla poltrona, -Ma conoscendo la parte migliore di te, sono certa che vuoi renderti utile cucinando il pranzo al posto mio, vero?- gli aveva chiesto, speranzosa.
-Ehm… certo- aveva risposto lui, pensando di essere spacciato.
-Cucina della pasta, visto che ieri ho preparato il sugo- gli aveva detto lei, ritornando nella lettura del suo libro.
-Sicuro- era sparito in cucina in un lampo, e quando servì una specie di mattone che doveva essere una porzione di spaghetti al pomodoro, era certo di avere la metà dei capelli di prima, da quante volte se li era strappati, sull’ orlo della disperazione.
 
Quella notte non aveva dormito.
Lily si era svegliata verso le due urlando disperata. Aveva cominciato a correre dalla camera al bagno, poi dal bagno alla camera, finché James era arrivato alla conclusione che non poteva fare altro che portarla al San Mungo.
Quando aveva visto la sua rossa sparire oltre una porta, stesa su una barella spinta da due ostetriche, aveva sentito il suo cuore stringersi. Non era stato capace di decifrare quale messaggio fosse nascosto tra quelle iridi di un verde brillante, che solitamente erano per lui un libro aperto. Aveva provato a chiedere informazioni a tutte le Guaritrici di passaggio, ma nessuna aveva voluto dire nulla, e per di più non l’ avevano lasciato entrare.
E ora lui era lì, abbandonato su una sedia scomoda in sala d’ attesa, desideroso di sapere qualcosa. Si sentiva impotente, completamente inutile. Mentre si fissava le scarpe, Lily dava alla luce il loro primogenito.
Poi sentì un rumore di passi. Non alzò lo sguardo, quel rumore gli dava solo fastidio.
-Signor Potter- una Guaritrice era lì, davanti a lui.
Il moro balzò in piedi, e fece per aprire bocca.
-Si calmi- lo precedette la donna, sorridendo, -Ora può venire- disse, facendogli cenno di seguirla.
-È nato?- domandò, agitato, -Ma è un maschio o una femmina? Sta bene? E Lily come sta?- si sentiva uno stupido, ma la donna si limitò a sorridere.
-Perché non verifica lei stesso?- disse, aprendo una porta e permettendogli di entrare.
James non se lo fece ripetere due volte e si fiondò nella stanza.
Nell’ ultimo letto in fondo, vicino alla finestra, una ragazza pallida con lisci capelli ramati cullava tra le braccia un tenero fagottino.
-Lily?- chiamò James, la gola secca e il fiato corto, come se avesse appena corso da casa loro all’ ospedale.
Lily gli rivolse un sorriso radioso. Era stanca, ma immensamente felice.
Il ragazzo si avvicinò e vide un neonato che dormiva beato tra le braccia della madre, che gli scompigliava affettuosamente un ciuffo ribelle di capelli neri.
-Posso?- il malandrino lo prese in braccio.
-Ciao, piccolo- disse, con la voce rotta dall’ emozione, -Hai sfinito la mamma, Severus?- chiese, affettuoso.
Nel suo letto dalle lenzuola candide, Lily per poco non si soffocò mentre tentava di bere un bicchier d’ acqua.
-Ma ti sei fuso il cervello, Potter?- sibilò indignata, nel tentativo di non svegliare il pupo che dormiva tra le braccia del padre.
-Chi, io?- rispose James, chiedendosi cosa non andasse quella volta, -Perché?-
Ma Lily non rispose alla sua domanda. –Passamelo- disse soltanto, tendendo le braccia.
James obbedì, e guardò Lily cullare il loro figlio molto soddisfatta.
-Perdona tuo padre- sussurrò dolcemente, -Anche se è imbecille, sono sicura che ce la caveremo, Harry- nel dire queste parole, lo sguardo smeraldino di Lily incrociò quello nocciola di James, ed entrambi ci scambiarono un sorriso malizioso, mentre James si sentiva davvero imbecille.
Lily estrasse la bacchetta e fece apparire una copertina con la quale coprì il piccolo Harry.
Gettando lo sguardo, James notò che sulla copertina era inciso un nome, il quale fece arricciare le sue labbra in un sorriso beffardo.
Harry James Potter.
 
 
FINE
 
 
Non ci posso credere. Non ci posso proprio credere. Sentite, forse adesso vi sfinisco con la mia ramanzina, ma davvero, ho le lacrime agli occhi. Potete crederci o meno, ma vi assicuro che… boh, non lo so nemmeno io. Probabilmente non mi sono ancora resa conto che dopo questo capitolo non devo più progettarne un altro. Se mai lo farò, i miei James e Lily non saranno più gli stessi ed è un po’ come salutare degli amici d’ infanzia. Sono cresciuta con loro. Hanno sofferto mentre io soffrivo, hanno scherzato quando io ero particolarmente in vena e adesso non posso fare altro che ripercorrere la loro storia. In fondo, è sempre la mia prima fic, anche se sicuramente non sarà l’ unica. Eppure devo ringraziare solo voi. Ringrazio chi mi lascia sempre delle meravigliose recensioni che mi danno la forza di andare avanti, ringrazio anche chi mi critica, perché se non altro le critiche sono istruttive, ringrazio chi non ha più recensito, perché per un po’ mi ha accompagnato in questo lungo viaggio, e ringrazio anche chi legge e basta. Soprattutto, ringrazio chi mi ha seguito fino alla fine e… be’, mi auguro che lasciate un commentino anche a questo capitolo. È già in cantiere una nuova fic, sono quasi certa che s’ intitolerà “Memory”, ma non ho idea di quando potrò postare il primo capitolo, però se vi fa piacere venire a trovarmi sarete i benvenuti, e comunque risponderò là a coloro che mi lasceranno un commentino. Mi scuso anche per gli errori, per esempio quello di “Bellatrix Lestrange”, che in realtà doveva essere “Black”, dal momento che non era ancora sposata, ma è solo uno dei tanti. Ora vi lascio, finalmente.
Bacioni,
Claudia.

 
Grazie a chi ha aggiunto la mia storia tra i preferiti, ovvero:
                                                                   
ale90
Ali96
Auron_san
BabyFairy
beba94
crazy_95
CuLlEn AdOtTiVa
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Erinlaith
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 ginny_potter94
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kami133
Karen94
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Lilly 94
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marco121184
marta_cullen
mick_angel
Mielikki
mikelina
Miki8P
MissDragon
miss_fanfiction
Nalu93
Namine97
niettolina
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Potterina1993
PrincessMarauders
sbadata93
sihu
SIRYA95
sissi181
superkina
sweetbaby
Thaleron
Wolverine
_Giuli95_

 
 
…e quelli che hanno aggiunto la storia fra i seguiti:
 
AllyMalfoy
Amarie
Briciolina
Celly87
CuLlEn_AdOtTiVa
dina
federer
giunigiu95
Helyanwe
Hillian93
jacopo95
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malandrina4ever
Manda
mar
Marie_Dubois
MissBlack_
Nalu93
pazzarella_dispettosa
Potterina1993
PrincessMarauders
sissi181
stardust90
XXXBEAXXX
_Trix_
 

 
…e infine quelli che mi hanno aggiunto tra gli autori preferiti:
 
La Nika
Miki8P
Potterina1993

 
…e poi, ovviamente, a coloro che hanno recensito:
                                                                         
niettolina: ciao!!! Ecco, come vedi ho aggiornato. Se fossi stata anche un briciolo più furba non l’ avrei fatto così in fretta, ma purtroppo non posso rinunciare a scrivere. XD… Già, ero d’ accordo con te sull’ idea del bimbetto per Lily e James, e come vedi è arrivato XD… Ti ringrazio davvero molto per aver sempre recensito, sapere il tuo parere mi ha fatto davvero piacere. Grazie ancora, e spero di “rincontrarti” presto. Kiss
 

Lilly 94: Be’, io li ho lasciati qui, adesso tocca a loro gestirsi la vita… Penso che salvandoli ho dato loro un’ altra possibilità… casomai li chiamo, così poi ti faccio sapere se vivono davvero serenamente!XD Credo di sì, comunque… dopo tutte quelle che hanno subito per colpa mia…=P Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto e ti ringrazio enormemente per avermi sempre fatto presente i tuoi commenti. Grazie ancora e… be’, spero di non averti deluso proprio alla fine! Bacioni
 
Manda: Gioia e tristezza, proprio ciò che provo io in questo momento! È una soddisfazione vedere una propria fic finita, ma sono certa che ne sentirò molto la mancanza, e anche di quelli come te che hanno recensito. Grazie davvero, mi riempi sempre di complimenti XD Provo ad indovinare… scommetto che la parte che ti piace di più di questo capitolo (ammesso che ti piaccia davvero e che non l’ abbia trovato un fiasco) è il momento in cui si sposano, quello più romantico. Sono nel giusto? XD Un grossissimo bacio anche a te XD
 
malandrino4ever: Grazie, grazie, grazie!!!XD Conosci il proverbio che dice “meglio tardi che mai”? Be’, a me non importa se hai recensito dal penultimo capitolo… in questo sito ci sono così tante storie che non è facile capitare proprio all’ inizio. Comunque ti ringrazio davvero tanto per i complimenti. Sono sempre al settimo cielo quando qualcuno apprezza il mio modo di scrivere. Sai, non ho voluto parlare solo ed esclusivamente del matrimonio perché altrimenti sarebbe stato un capitolo troppo scontato e infinitamente dolce. Non che io non sia romantica (mi sforzo di non esserlo, ma immagino che avrai letto i risultati) però alla fine sento sempre l’ esigenza di sdrammatizzare, ho paura che il troppo stroppi. L’ idea di Lily mezza sirena mi è venuta un po’ così… alla fine è stato utile, comunque!XD Io amo troppo questi personaggi e non me la sono sentita di lasciarli morire… anche se la realtà è ingiusta, mi piace credere che da qualche parte il male venga sempre sconfitto, anche se con dura fatica. Di nuovo grazie infinite per i complimenti! XD Bacioni 

La Nika: ciaooo!!! Scusa se ti ho tenuta per ultima (di solito tendo a rispondere a seconda dell’ ordine delle recensioni), ma ho il brutto presentimento di avere molte cose da dirti, per cui me la prendo comoda, tanto la mezzanotte è già passata e i miei standard sono questi tutte le sere. A proposito, visto che ti ho fatto volare, non sono sicura che tu sia scesa per leggere questo mio ringraziamento o ti sia impigliata al lampadario, comunque te lo faccio lo stesso, con la speranza che prima o poi i pompieri arrivino XD Che dire… sono super felice che tu abbia apprezzato la dichiarazione di James, e di sicuro non mi stancherò se continuerai a dirmi che sono fenomenale… almeno qualcuno che apprezza il mio modo di scrivere c’ è! XD Purtroppo come ragazza non sono granché… ho gusti particolari, sono definita brava a scuola e tutto il resto, ma la mia vita sarebbe in bianco e nero se non scrivessi nulla, e il fatto che qualcuno abbia voglia di sprecare il suo tempo a leggere ciò che ne deriva dai miei sfoghi mi rallegra più di ogni altra cosa. Abbiamo un punto in comune: anch’ io mi sono affezionata a questi Lily e James, per questo non prometto una pubblicazione immediata dell’ altra fic, prima devo inghiottire il rospo… però sarai la benvenuta, anzi, spero di “rivederti” presto!!!XD Bacioni!!!




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