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di _Emy_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Erano le nove del mattino ed ero appena arrivata a lavoro, quella mattina avrei ricominciato dopo essere stata 10 mesi via per una missione. Callen Sam e Deeks erano già arrivati e come al solito discutevano. Arrivai alla mia scrivania e solo dopo che avevo posato la borsa a terra li salutai. -Oh !! Hey Kensi bentornata !!- esordirono tutti e tre accennando un saluto e poi, tornarono alla loro discussione. “No aspetta sono talmente presi dalla loro stupida discussione, che anche se non mi vedono da quasi un anno si limitano a dirmi un banale bentornata!”
Ero così presa dai miei pensieri che neanche non mi ero accorta che i ragazzi si erano avvicinati ridendo. -Hey Kensi davvero pensavi che dopo quasi un anno che non ti vediamo, saremmo stati completamente indifferenti??!! Non lo abbiamo fatto con quest’idiota di partner che ti ritrovi, perché dovremmo farlo con te?- si avvicinò a me e mi strinse in un forte abbraccio -Ok, Sam ti voglio bene anche io, ma te ne vorrò ancora di più se almeno allenti di poco la presa perché così mi fai male!- esclamai con un sorriso sulle labbra -Si certo, scusa non me ne sono reso conto… E poi non c’era nessuno con quest’idiota, io mi chiedo come tu faccia a sopportarlo- mi rispose lui con tono ironico, sciogliendo quell’abbraccio pieno di amore -Hey Sam sono qui, ti ho sentito e, giusto per la cronaca, io non sono un’idiota- gli rispose Deeks quasi offeso. -Deeks puoi offenderti quanto ti pare, tanto a Sam non importa nulla- e ovviamente non poteva mancare la risposta di Callen in “difesa” di Sam. -Adesso ti ci metti anche tu? Certo sei il suo partner!-  -Ragazzi basta- cercai di farli smettere, ma era inutile, loro continuarono. -Tu solo perché sei grande, grosso e un ex seal non mi fai paura- disse Deeks, rivolto a Sam, con tono di sfida -Deeks stai attento, non ti conviene sfidarlo- cercò di avvertirlo Callen con il suo solito tono pacato -Ragazzi Basta- tentai di nuovo ma… -Questa è tutta una finta, e non mi spaventano neanche i tuoi giochetti psicologici Callen-  continuò Deeks sempre con tono di sfida -A quanto pare il signorino ci vuole ricevere-  -A quanto pare si. Sai non gli fai paura!- rispose Callen a Sam, imitando Deeks .
“Ecco appunto !!”  -RAGAZZI BASTA!!- urlai io esasperata. -Scusa Kensi- tutti e tre risposero contemporaneamente e avevano quella faccia da cani bastonati. “E adesso? Si, loro sono sempre gentili con me, ma tutta questa gentilezza non è da loro. Hetty non gli avrà detto… no non lo farebbe mai. Saranno così gentili solo perché non ci vediamo da molto, e non vogliono farmi incavolare oggi che sono tornata” Ritornai alla realtà scacciando tutti i pensieri e continuai a “rimproverarli” -Dannazione se vi ci mettete siete peggio di 3 bambini dell’asilo che litigano per l’ultima caramella rimasta!!-  -Hey le caramelle sono buone- mi rispose Deeks ancora con quegli occhi da cucciolo -Ancora parli!?!- gli rispose aggressivo Sam. Callen, forse per evitare che i due iniziassero di nuovo a litigare, si avvicinò a me e mi abbracciò. -È bello rivederti-  -Anche per me Callen.- mi sciolsi dall’abbraccio di Callen quando qualcuno, anzi quando un biondino, iniziò a tossire come il cretino che è  -Ehm ci sarei anche io.- -Idiota lo so… Sai è impossibile non notare la tua presenza. E prima che tu me lo chieda: NO, non è una cosa positiva-  -Miaooo!!!!!! Sei appena tornata e già hai cacciato gli artigli !- “il solito idiota” . Mentre parlavo con i ragazzi arrivò Hetty -Bentornata Kensi, posso parlarle?- -Ehm, si certo- La seguii.
Andammo nel suo ufficio, lei si sedette alla sua poltrona ma io restai in piedi. -Si sieda per favore-  -Hetty prima me lo chieda. Sto bene- Lei ignorò le parole che le avevo appena rivolto, e iniziò il discorso che voleva farmi. -Come sta?- -Appunto. Hetty sto bene- risposi  sicura di me stessa e delle mie parole -Signorina Blye mi dica la verità, come sta?- chiese ancora una volta, con quel tono che userebbe una mamma affettuosa quando uno dei suoi figli si fa male o comunque quando è preoccupata. -Hetty te lo ripeto per l’ennesima volta sto bene. E non lo sto dicendo perché voglio convincere le altre persone e soprattutto me stessa che va tutto bene. Dico di stare bene perché sto bene. E poi ho superato brillantemente tutti gli esami a cui mi hai sottoposto- Risposi io, come per ricordarle che anche Nate aveva dato il suo permesso. Il che non era poco. Lei mi scrutò con i suoi occhi, per pochi secondi, prima di parlare nuovamente. –Si, ma tra quei test e la realtà vi è una grandissima differenza- mi fece notare  -Hetty sto bene- cercai di farle capire. -Per qualsiasi cosa io sono qui- Aggiunse con fare materno. Il messaggio era più che chiaro. Il discorso era terminato, ma solo per quel momento.
 -Grazie Hetty- La ringraziai. Sapevo che si stava preoccupando per me, ma non era il caso. -Deve dirlo almeno a lui- Aggiunse poco dopo. Forse il discorso non era ancora del tutto chiuso. - Hetty… Non vedo il motivo per cui dovrei dirglielo se sto bene- Prima che lei potesse rispondermi Eric scese le scale e come suo solito fischiò per richiamarci alla sua attenzione.
-Nuovo caso.. Bentornata Kensi- Mi salutò dalla rampa delle scale, regalandomi uno dei suoi sorrisi sinceri. Uno di quelli che esprimeva la sua contentezza nel rivedermi. L’ennesimo sorriso sincero della giornata. Ringraziai mentalmente Eric. Mi aveva appena salvato la vita. Salimmo in sala operativa dove Eric e Nell ci esposero il caso. Ma solo dopo che Nell mi si era buttata letteralmente addosso abbracciandomi. Mi erano mancati anche i suoi abbracci, e soprattutto le nostre seratine tra donne -Marine John Stuart, questa mattina è stato ritrovato morto con 2 colpi d’arma da fuoco nel petto- esordì Eric, mentre insieme a Nell ci mostravano le foto dell’ uomo -Non aveva problemi finanziari ed era preso come modello da molti marines- -Bene. Andiamo sulla scena del crimine poi mentre io e Sam parliamo con i compagni voi due perquisite la casa- disse Callen rivolto a tutti. Io e Deeks annuimmo e tutti e quattro andammo alle nostre auto diretti alla scena del crimine. Durante il viaggio in auto Deeks iniziò a farmi alcune domande ma non lo ascoltai. -Dove sei stata di bello?- mi chiese curioso-  Non ricevendo alcuna risposta mi poggiò una mano sul braccio, per attirare la mia attenzione. Quel gesto innocente mi fece sussultare. Ero arrivata a quel punto?!  -Kensi mi stai ascoltando?- mi chiese nuovamente.  -Fino a poco fa no, ma adesso si, e comunque non farmi nessuna domanda che riguardi la missione, perché lo sai benissimo che non posso parlarne- “A dire il vero anche se potessi parlarne non lo farei. Non voglio ricordare, l’unica cosa che voglio fare  è dimenticare”  Poi tornai a non sentire più quello che diceva. Avevo dimenticato che Deeks se ci mette sa essere un vero rompiscatole… A dire il vero non è che lo avessi dimenticato, semplicemente lo ricordavo meno rompiscatole. -Ok Deeks, basta ti prego- lo implorai esasperata dalle sue continue chiacchiere. Mi stava facendo venire un mal di testa pazzesco. -Ah !! Quindi difendi Sam e Callen e non me che sono il tuo partner?!- mi rispose lui fingendosi offeso. O forse lo era davvero. -Non sto dicendo questo. Lo sai che a Sam e Callen piace scherzare e a quanto pare a qualcuno non va giù il fatto che scherzino su di lui- mi giustificai -Guarda che..- stava per rispondermi, con quel tono da saputello che qualche volta mi dà seriamente sui nervi, facendomi uscire dai gangheri,  ma lo interruppi  -Siamo arrivati-
Sam e Callen erano lì e ci stavano aspettando nel parcheggio. Scendendo dall’auto continuai -E adesso chiudi quella bocca e concentrati, altrimenti giuro che se loro provano ad ammazzarti, li fermo e ti ammazzo io con le mie mani- “Ok forse stavo esagerato un pochino, ma non ce la facevo più” -OK ok sto zitto, non parlo più. Non voglio morire, sono ancora troppo giovane e bello per morire- -Deeks sta zitto!!- gli rispose Sam serio, prima che io potessi aprire bocca.
Quando entrammo nell’appartamento rimasi pietrificata. “No, non può essere. È solo la mia immaginazione” continuavo a ripetermi per calmarmi, ma tornai alla realtà sentendomi osservata. -Kensi tutto bene?- mi chiese Deeks un po’ preoccupato. Io non risposi, così anche Sam si girò a guardarmi e mi chiese se fosse tutto ok -Kensi stai bene?- -Ehm… io ...si sto bene… – mi limitai a rispondere, distogliendo lo sguardo dalla sua maglia, rossa come il sangue sparso praticamente per tutta la stanza -Sicura, perché a me sembra tutto il contrario- ecco Callen e il suo solito sguardo che cerca di penetrarti dentro, per capire se stai mentendo. -Neanche avessi visto un fantasma-precisò Deeks -Sto bene davvero, mi girava solo un po’ la testa, ma sto bene adesso- mentì, ma non potevo certo dirgli cosa avevo in realtà. Sperai mi credessero, ma le mie preghiere non furono esaudite perché Sam guardò il mio partner e poi lo chiamò -Deeks..- -Tienila d’occhio. Certo- rispose lui con tono ancora più serio di quello che aveva usato Sam per chiamarlo pochi secondi prima.
E adesso come glielo dico?? È sicuramente una coincidenza… Ma a chi voglio darla a bere?? Non può certo essere una coincidenza che il corpo del marine presenta segni di torture ...E io conosco bene quel tipo di segni, c’è solo una persona che si diverte a torturare i suoi prigionieri in questo modo. E di certo non è una coincidenza quel cerchio con un triangolo all’interno fatto con il sangue del marine sul muro. Ma dico, se Hetty e Granger lo sapevano perché non mi hanno tolto dal caso. Perché non chiamarmi e dirmi che sarei dovuta tornare un altro giorno?” -Hey tutto bene?- mi chiese nuovamente preoccupato il mio partner facendomi tornare alla realtà.  -Si Deeks- cercai di tranquillizzarlo -Kensi cosa hai fatto sulla schiena?- Maledizione!! Si era alzata di poco la maglietta dietro la schiena e Deeks aveva notato dei segni.” Ma tu invece di lavorare ti metti a guardare la mia maglietta dannazione.”  -Deeks concentrati- mi limitai a dire, non sapevo cos’altro dirgli.  Io e Deeks esaminammo la casa ma niente. Dato che non avevamo trovato nulla, andammo ad aiutare Sam e Callen. Scoprimmo che il marine era entrato in un “brutto giro”. Quale fosse questo brutto giro nessuno lo sapeva.
Quando uscimmo dalla base fummo attaccati da alcuni uomini, mi sembrava di averli già visti, ma non ricordavo dove. Rispondemmo al fuoco. Notai che uno di loro stava scappando così lo inseguì, poco dopo si girò e mi puntò la pistola contro, non riuscivo a fare più nulla, non riuscivo a muovere un muscolo. Ero come paralizzata. Stava per spararmi quando arrivarono i ragazzi e gli spararono. Mentre Sam e Callen controllavano il corpo, Deeks si avvicinò a me. “E adesso che gli dico?!” -Kensi stai bene? Quel tizio ti stava per ammazzare e tu non hai mosso un muscolo. E adesso stai anche tremando. Kensi penso di avere tutto il diritto di sapere cosa ti sta succedendo, sono il tuo partner puoi dirmi tutto- ancora quel tono serio misto a preoccupazione. “Dirgli cosa ho veramente è fuori discussione. Non voglio mentire, loro sono i miei colleghi e gli voglio bene, ma non mi sento pronta a dire tutto”  Deeks vedendo che avevo abbassato lo sguardo, trovando decisamente molto più interessanti le mie scarpe, e non avevo ancora risposto alla sua domanda, si avvicinò di più e mi alzò il volto con un dito in modo che potessi guardarlo negli occhi. -Kensi guardami. Cosa sta succedendo?- -Sono tornata troppo presto- risposi, ma non lo guardai negli occhi.   -Durante la missione è successo qualcosa che non sappiamo e che non vuoi dirci?- mi chiese Sam avvicinandosi insieme a Callen. “Se gli dico solo di si capiscono tutto, se gli dico di no e poi mi chiedono altre spiegazioni capiscono che in verità è successo qualcosa. Come risolvo adesso?” -Ho una ferita, non è successo niente di che. È solo che quando faccio dei movimenti bruschi, mi fa male e non riesco a muovermi. Sono tornata perché non mi stava dando più problemi da un po’, evidentemente mi sbagliavo- risposi sperando mi credessero e non iniziassero a fare altre domande. “Scusatemi .. poi a dire il vero non  ho mentito al 100% qualcosa di vero c’è” .
Tornammo indietro, e ci avvicinammo alle nostre auto, per andare alla base-No no no no. Cosa pensi di fare?!- quasi mi urlò contro -Che razza di domande fai Deeks?!- chiesi io stranita dalla sua domanda la cui risposta era palesemente ovvia. - Kensi ... Dammi quelle chiavi. Guido io- scandì perfettamente ogni singola parola. Con sguardo truce. Cosa gli avevo fatto ora ? -Deeks sto bene- risposi -Ho detto che guido io- ok quel tono sapeva quasi di minaccia, ma ci passai su.  Detto questo mi tolse le chiavi dalle mani e si mise al volante.
Quando tornammo  alla base Eric e Nell ci informarono sulle loro scoperte.  -Il nostro caro marine non era proprio un angioletto- ci spiegò Nell, seguita da Eric che ci spiegò nel dettaglio l’affermazione della sua collega, mostrandoci anche alcune immagini sullo schermo –Già, infatti aveva un conto alle isole Fiji, ovviamente il nome era falso.. Frack Bell- “Frack Bell ecco perché mi sembrava di averlo già visto: una volta l’ho incontrato durante la missione ed era indebito per oltre 5000 mila dollari con Diego Alvarez. Lo ha torturato perché non gli aveva ancora restituito i soldi, quindi è qui a Los Angeles e sicuramente starà cercando anche me, per finire il lavoro che aveva iniziato. Però dico, se gli doveva ancora tutti quei soldi perché ucciderlo? Forse lo ha ucciso subito dopo aver preso i soldi.” -Mi spiegate come fa un semplice marine ad avere tutti questi soldi?- chiese Deeks stupito dall’enorme somma. Eric fece comparire sullo schermo del televisore la sua foto, la foto dell’uomo che nonostante siano passati mesi mi tormenta ancora. Pur sapendo il collegamento che c’era con quell’uomo vedere il suo volto mi riportò alla mente tutto quello che era successo durante la missione.
Istintivamente feci un passo indietro ma andai addosso a Callen. -Conosci quest’uomo Kensi?- Mi irrigidì istintivamente  “Maledizione.. OK è arrivato il momento. Da un momento all’altro lo avrebbero scoperto comunque, quindi tanto valeva che lo sapessero in quell’istante, e non mentre ci sparano addosso”  -Ecco io… Dovrei dirvi... Una cosa- iniziai molto titubante. Avrei dovuto dire tutto, ricordare ogni singolo particolare. Perché pur volendo fare un “riassunto” di quello che era successo durante la missione, la mia mente mi avrebbe fatto rivivere tutti quei momenti. -Dì pure- mi incoraggiò Callen.  Il mio cuore batteva così forte che mi sembrava volesse uscire fuori. Avevo il respiro affannato al solo pensiero di dover ricordare tutto quello che avevo passato. -…Io...- cercai di palare, ma mi bloccai nuovamente -Centra qualcosa la ferita sulla schiena?- mi chiese Deeks forse per “aiutarmi” a dire qualcosa...  -Di quale ferita sulla schiena stai parlando Deeks?- chiese Callen. Stavo per rispondere, ma Granger arrivò e interruppe il nostro discorso. “Che si fa qui? Non doveva essere a Washington? Forse appena ha saputo che il caso era collegato alla mia missione ha preso un aereo ed è venuto qui ,ma perché? In fondo c’è Hetty”  -Signorina Blye da adesso lei è sollevata dal caso, tornerà a casa e avrà degli agenti che la proteggeranno… Quell’ uomo non deve avvicinarsi di nuovo a lei- disse serio -Qualcuno vuole spiegarci cosa diavolo sta succedendo?- chiese quasi spazientito Callen.  -Vice direttore io...- cercai di dire qualcosa ma lui mi interruppe. -Non se ne parla... gli agenti che io ed Hetty avevamo inviato per riportarla qui, sono arrivati giusto in tempo- rispose con tono severo. Come se non lo sapessi. -Pensa che me lo sia dimenticata? Sa è un po’ difficile dimenticarlo. Ci sto provando a dimenticare tutto, ma è impossibile, ogni volta è come rivivere tutti quei mesi in cui mi ha torturato. Vuole finire il lavoro che ha iniziato? Io sono qui che lo aspetto- gli risposi un po’ alterata.
Uscì fuori a prendere un po’ d’aria, ne avevo bisogno, mi ero agitata troppo e in quel momento speravo solo che i ragazzi non mi avessero seguita cercando spiegazioni, perché non avrei saputo davvero cosa dire, non ne volevo parlare. La porta si aprì e vidi una piccola donna avvicinarsi all’ auto -Kensi vieni ti porto a casa- mi disse -Hetty- -Kensi non è un consiglio è un ordine- mi limitai ad annuire a salì in auto. Per tutto il viaggio nessuna delle due parlò, nonostante l’auto fosse immersa in un silenzio a dir poco imbarazzante. Solo quando arrivammo a casa Hetty ruppe quel silenzio. -Vuole che rimanga con lei?- -No voglio stare da sola-
Entrai in casa ed  andai in bagno, mentre aspettavo che l’acqua riempisse la vasca, iniziai a togliermi i vestiti, continuando a fissare e toccare tutte quelle cicatrici. Se ne sarebbero mai andate? Lo speravo con tutto il cuore. Quando la vasca fù pronta, mi ci immersi e cercai di rilassarmi. Un’ oretta dopo uscì dalla vasca e andai in camera. Mi misi dei leggins neri, una canotta bianca e una felpa nera per coprire tutte le cicatrici.
Dopo un paio d’ore al massimo squillò il cellulare. Deeks. Rifiutai la chiamata. Subito dopo suonò il campanello.
Quella scena mi era molto familiare, avevo fatto quelle stesse cose con lui, quando era tornato a casa dopo il caso su Siderov. Andai a vedere e come immaginavo erano i ragazzi. -Cosa volete?-chiesi  -Proteggerti- mi rispose Sam -E parlarti- continuò Callen. -Ci fai entrare tu o entriamo noi in perfetto stile “super agenti 007”?- “il solito cretino”  li feci entrare e ci sedemmo tutti e quattro sul divano ma nessuno parlava. -Avete detto che volevate parlare. Allora di cosa volete parlare?- -Perché non mi hai detto nulla? Con tutto il rispetto per voi due. Posso capire perché non hai voluto dire nulla a Sam e Callen ma io sono il tuo partner e sai benissimo che puoi dirmi tutto. Non ti fidi di me?- mi chiese, dal suo tono di voce si capiva che era triste. Era questo quello che pensava?! -Cosa? Certo che mi fido di te e anche di loro, ma non mi andava di parlarne volevo solo dimenticare. Poi non pensavo neanche che c’entrasse qualcosa con il caso. All’inizio pensavo fosse solo una mia immaginazione ma poi quando Eric e Nell hanno scoperto quel conto all’estero ho capito che non era una mia impressione e che Diego Alvarez si trova qui a Los Angeles e magari mi sta anche cercando- risposi io quasi giustificandomi -Cosa ti ha fatto?- mi chiese lui -Non te lo dirò mai, non voglio parlarne- -Kensi noi..- cercò di convincermi Callen. –No- risposi decisa  -Kensi noi siamo qui- -Lo so Sam. Chiedetemi qualsiasi cosa, ma non questo, per favore- li supplicai -Qualcuno ha fame? Io si. Kensi posso usare la cucina per preparare qualcosa?- chiese Sam capendo che non avrei cambiato idea, almeno non in quel momento. -Si certo- Sam e Callen andarono in cucina a preparare la cena… Non temevo il fatto che Sam stava cucinando, perché è un ottimo cuoco, ma mi preoccupava Callen.
Nel frattempo io e Deeks eravamo rimasti sul divano e guardavamo la televisione, ma qualsiasi rumore mi spaventava. -Hey vieni qui. Shhhh è tutto apposto ci siamo noi con te, tranquilla.- cercò di tranquillizzarmi e ci riuscì.  Mi tranquillizzai, mangiammo quello che Sam e Callen avevano cucinato; dopo aver cenato parlammo un po’, poi mi addormentai sul divano tra le braccia di Deeks.     
 
Salve gente !! Allora ho sistemato un po’ questo primo capitolo (spero che così vada bene *___*)  Allora Kensi è tornata dopo una missione che a quanto pare non è stata una passeggiata, e ha delle cicatrici sul corpo. I ragazzi, soprattutto Deeks, è preoccupato per Kensi. Loro vogliono aiutarla. Si farà aiutare? E poi cosa succederà quando si sveglierà ? Ditemi come ne pensate. Alla prossima. Un bacio.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Kensi:
 
Quando mi svegliai la mattina seguente ero nel mio letto, sicuramente mi aveva portato in camera, appena si era accorto che mi ero addormentata tra le sue braccia; mi alzai e andai in cucina e li trovai lì tutti e tre a preparare la colazione, senza fare rumore per non svegliarmi e cosa più importante e sconvolgente senza litigare. Era un miracolo un sogno o cosa?!
-Voi tre che fate qualcosa insieme senza minacciarvi a vicenda?!? Wow!!- dissi sbalordita, non credevo a quello che i miei stessi occhi stavano vedendo. -Hey dormito bene?- mi chiese premuroso Deeks  -Si abbastanza- risposi abbozzando un sorriso per tranquillizzarli. -Kensi io e Sam adesso dobbiamo andare, rimarrà Deeks qui con te e degli agenti qui fuori. Tu hai idea di cosa starà facendo e dove potrebbe nascondersi Alvarez?- mi informò Callen
-Prima cosa: no Deeks viene con voi, bastano gli agenti fuori casa. Io so difendermi e questo non si discute. Seconda cosa: adesso starà trovando un modo per prendermi e finire il lavoro lasciato in sospeso qualche mese fa. Dove si trovi non lo so neanche io- risposi decisa -Kens io rimango qui con te- insistette Deeks -No tu vai con loro- gli ordinai -Voglio aiutarti- cercò di giustificarsi. -Vuoi aiutarmi?!! Allora porta le tue chiappe fuori da casa mia, aiuta Sam e Callen a trovare quel bastardo, prima che lui trovi me, e sbattilo nella cella più piccola ed inospitale che ti viene in mente- risposi io quasi infuriata… il perché non lo so. -Ok. Ma se ti serve qualcosa chiamami- rispose rassegnato.
-D’accordo ma adesso sparite tutti e tre- dissi mentre li incitavo a portare i loro bei sederi fuori da casa mia. Sam, Callen e Deeks se ne andarono e io ero da sola a casa, non sapevo cosa fare, accensi la televisione sperando che stessero facendo qualcosa di decente. Sinceramente non capivo come le donne e in generale gli esseri umani, potevano rimanere in casa a guardare certi programmi palesemente stupidi. Dopo un’ oretta suonò il campanello.
“Chi diavolo può essere? I ragazzi non credo proprio. Forse gli agenti che sono qui fuori vogliono assicurarsi che stia bene. O forse… No, saranno sicuramente gli agenti qui fuori… Posso continuare a pensare chi sia per quanto voglio, ma non lo saprò fino a quando non aprirò quella porta.
Mi avvicinai alla porta un po’ spaventata, poggiai una mano sulla maniglia e con l’altra mano tirai fuori la pistola, e prima di aprire feci un lungo respiro. Aprì  ed era un agente che voleva assicurarsi che stessi bene. Quando l’agente uscì, dopo essersi assicurato che fosse realmente tutto apposto, mi misi nuovamente sul divano. Tornai a  guardare la televisione. “ma qualcosa di decente no è ?!” pensai. Sentì un rumore e poi vidi le ombre di due uomini avvicinarsi alla porta.
All’ inizio pensai che fossero agenti, che magari stessero dando il cambio agli altri,  ma me lo avrebbe detto, insomma era venuto a controllare neanche 10 secondi prima… Vidi qualcuno passare ed andare sul retro. Perché mai un agente che doveva proteggermi doveva andare sul retro della mia casa. Semplice. Non erano agenti.
“Come cazzo ha fatto a trovarmi?! E gli agenti qui fuori? Ma se Hetty sta guardando le telecamere qui fuori, perché tanto lo starà facendo, allora gli ha visti e ha mandato qualcuno” Sentì un rumore, e vidi che avevano sfondato la porta ed erano entrati. Io lottai con tutte le mie forze, ma loro erano troppi e mi avevano anche colpito alla testa. La vista iniziò ad annebbiarsi, cercai di resistere, di restare lucida. Non potevo dargliela vinta così facilmente, ma fu tutto inutile, la vista si annebbiava sempre più velocemente, complici il dolore alla testa e i dolori delle vecchie ferite che tornavano a farsi sentire, dopo poco persi i sensi.
Quando mi risvegliai  ero legata, anzi ero letteralmente appesa al soffitto, come fossi un lampadario, proprio come quando aveva scoperto che ero un agente, proprio come quando tortura qualcuno, proprio come quando mi aveva torturato qualche mese prima. -Ci rivediamo dolcezza! Sai non è stato per niente facile trovarti- mi disse lui con un tono malizioso misto ad ira e chissà cos’altro, mentre si aggiustava la giacca, rigorosamente bianca, come i pantaloni. Non risposi, e la cosa iniziò a farlo irritare ancora di più, anche se non lo dava a vedere.
Iniziò a girarmi intorno e alzò di poco la canotta. -Dolcezza a quanto vedo stai guarendo, ma noi abbiamo un discorso in sospeso e direi che adesso possiamo riprenderlo- disse con lo stesso tono di voce. -Fa quello che vuoi, non ti dirò nulla- risposi io quasi sfidandolo. -Per quale agenzia lavori?- mi chiese abbandonando il tono malizioso e lasciando spazio all’ira. -Te l’ho detto mesi fa, te l’ho detto prima e te lo ripeto ora. Io non ti dirò nulla- dissi usando quel tono di voce che … come dire… usano nei film polizieschi quando un agente viene catturato e il suo sequestratore gli pone domande ma lui quasi lo prende in giro. -Cosa vuoi?- Stava perdendo la pazienza e non so perché, ma quella cosa mi rendeva felice. -Voglio ficcarti una pallottola in testa- gli risposi prima di ridere. Mi aveva chiesto cosa volevo. Io lo volevo morto e lo volevo uccidere io.
Mi diede un pugno allo stomaco, un altro sul labbro, poi si allontanò da me e si avvicinò ad un tavolino di metallo con diversi oggetti sopra e continuò a parlarmi -Dolcezza dimmi quello che voglio sapere e non ti farò male. Mi dispiace molto, perché sei una bellissima donna, ma se mi dai ciò che voglio ti farò morire senza soffrire. O magari se ti unirai a  me potrei anche risparmiarti ... Ma se non fai nessuna delle due ... avrai una morte lenta e dolorosa- Di nuovo il tono malizioso. Risi a quell’affermazione e gli risposi cercando di fargli capire che ero calma e che non avevo paura di lui. Anche se in realtà avevo paura. -Sei tu quello che avrà una morte lenta e dolorosa-


 
Nel frattempo a casa di Kensi: (POV DEEKS)


 
-Mi spiegate come diavolo avete fatto?! Dovevate proteggerla!!- Urlò Sam isterico agli agenti che dovevano proteggere Kensi, mentre i paramedici medicavano le loro ferite. -Sam calmati la ritroveremo- cercò di tranquillizzarlo Callen. –No!  Sam ha ragione. Dovevano proteggerla. Come io dovevo restare qui- risposi con un tono misto tra rabbia, rimorso e non so cos’altro -Quel bastardo l’ha presa, l’ha portata solo Dio sà dove e noi non abbiamo niente in mano!- continuai sfogandomi, continuando a dare calci e pugni all’ auto. “Se faccio un solo graffio all’auto me la farà pagare cara. Sempre se la ritroveremo in tempo. Quel bastardo ha un vantaggio enorme su di noi. E non abbiamo molto tempo”.
Andammo alla base operativa. Eric e Nell ci avvisarono che Kaleydoscope aveva avvistato l’auto su cui avevano portato via Kensi, ma la bruta notizia era che quell’auto era sparita e le telecamere non la trovavano. “Se quel figlio di puttana le fa del male giuro che lo ammazzo con le mie mani”  Continuammo ad esaminare la vita del marine e di Alvarez in cerca di un qualche piccolissimo indizio. Ma Niente. -Ragazzi è arrivato un video all’FBI, lo hanno inviato a noi perché riguarda Kensi- disse Eric correndo giù dalle scale e ci fece segno di raggiungerlo di sopra. -Mettilo sullo schermo- disse Callen impaziente. Almeno potevamo vedere come stesse .
-Eric non è una registrazione- esordì spaventata Nell per quello che stavano vedendo i suoi occhi -Hai ragione Nell …È in tempo reale- Volevo morire. Era lì, legata ai polsi, piena di sangue e i vestiti strappati, e quel tizio giocava con coltelli, lame ed altro. “Appena ti trovo ti ammazzo”. Continuavo a pensare solo questo.


(-Te lo chiedo di nuovo: per chi lavori?- le chiese. -Non te lo dirò mai- stava giocando con lui e lui si irritava di più, perché continuava ad infastidirlo. -Allora dimmi qualcosa che vuoi- gli disse spazientito. -Te lo ripeto per l’ennesima volta…Voglio una pistola per ficcarti un proiettile in testa-)
Silenzio totale. Lo aveva detto realmente, o erano il mio udito si stava prendendo gioco di me , nonostante il m omento delicato? –Ragazzi... glielo ha detto veramente?- chiese Eric incredulo. Sam annuì e continuò a fissare lo schermo.  “Appena ti trovo te la do io la pistola !!” . Prima le diede un pugno sul suo bel viso, ormai pieno di sangue e svariati tagli, poi prese un pezzo di ferro caldo e glielo mise sul fianco destro.
Cosa diavolo era quel … coso di ferro… qualsiasi cosa fosse, aveva una forma strana. L’unica cosa certa era che fosse molto caldo e stava facendo soffrire la mia Kensi. Si perché lei è la MIA Kensi. Potevamo vederla e sentire tutto, anche le sue urla di dolore. Non ce la facevo più, non potevo solo distogliere lo sguardo perché sentivo le sue grida, e mi sentivo inutile.
Io Sam e Callen ci sentivamo inutili. Loro in quanto suoi colleghi ed amici da molto più tempo di me, sentivano il dovere di proteggerla. Io in quanto suo partner avrei dovuto proteggerla. E cosa più naturale, perché... chiamatelo istinto protettivo maschile o come diavolo volete. Ma lei è una donna e noi siamo tre uomini… e gli uomini hanno il DOVERE di proteggere una donna. E invece noi non sapevamo dove l’aveva portata, non avevamo uno straccio di prova, neanche una pista su cui indagare. L’unica cosa che potevamo fare era guardare come quel bastardo la torturasse, così uscì fuori. Ma prima mi rivolsi ai ragazzi. -Troviamo quel figlio di puttana prima che le faccia ancora più male-
Tornammo tutti alla ricerca di questo bastardo mentre Hetty e Granger continuavano a guardare cosa quel mostro faceva a Kensi, e mentre Eric e Nell cercavano indizi nel video, magari da dove stavano trasmettendo e mentre cercavano di rintracciare il segnale del video.


 
KENSI:


 
-Possibile che uno come te non sa fare altro?- gli chiesi. Stavo giocando con il suo orgoglio, con la sua mascolinità, tutto quello lo faceva infuriare e mi picchiava, ma non mi avrebbe mai ucciso, non prima di avergli detto quello che voleva sapere. -Stà zitta puttanella!!!!- Mi diede l’ennesimo pugno allo stomaco -Cosa sanno di me?- mi chiese poco dopo. Io non risposi, in fondo mi aveva detto che dovevo stare zitta. –Rispondi- mi disse irritato. -Ma non dovevo stare zitta?!- gli feci notare con un sorriso sulle labbra.
Ciò suscitò un suo sorriso, e poi sempre con quel tono da schifoso pervertito mi rispose -A questa domanda devi rispondere tesoro- -Tutto... Niente... Qualcosa- continuai a giocare con lui. -Non ti è ancora passata la voglia di giocare?! Te la faccio passare io. Karlos stringi le catene- Il suo scagnozzo si stava avvicinando e io ne approfittai per toccargli di nuovo l’orgoglio e il suo essere uomo. -E tu non lo puoi fare? Deve sempre fare lui il lavoro sporco per te?!?- Ennesimo pugno, ennesimo calcio, ennesimo ferro sul mio corpo. Urlai di nuovo per il dolore. “Speriamo che mi trovino subito. Non credo di riuscire a resistere ancora molto”


 
 
Salve a tutti !!! Chiedo immensamente perdono per aver pubblicato il secondo capitolo quasi dopo un anno !!! *mentre parla è in ginocchio che chiede perdono*
Ho avuto un bel po’ di problemi, e poi ogni volta che provavo a scrivere qualcosa, puntualmente lo cancellavo perché non mi convinceva mai… a dire il vero neanche questo mi convince al 100%...
Allora prima di tutto parliamo del capitolo.
Alvarez ha trovato la nostra cara Kensi, e la sta torturando nuovamente (chiedo scusa anche per il pezzo di ferro non identificato, ma non mi veniva in mente nessun dannatissimo oggetto, che poteva usare. Quindi ho cercato di giocare, cosa che non mi è riuscita molto bene, sul fatto che Kensi non sapesse cosa fosse perché impegnata a tenere duro, e Deeks e tutti gli altri, perché erano più impegnati a darsi da fare per salvarla). Kensi, ha paura, e sfiderei chiunque a non averne, ok che è un agente addestrato, ma chiunque in una situazione del genere, soprattutto se è già successo e da poco, proverebbe terrore. Ad ogni modo, Kensi è messa  male… Pensate che i ragazzi riusciranno ad arrivare in tempo? Secondo voi Eric e Nell impiegheranno poco o più tempo per una delle loro magie informatiche?
Ora vi lascio in pace. Prima però volevo ringraziare tantissimo tutti quelli che hanno recensito, messo la storia tra le seguite o tra le preferite. Vi ringrazio tantissimo, non credevo potesse piacere la storia, infatti l’enorme ritardo nel postare il secondo capitolo è dovuto anche al fatto che non credevo che a qualcuno potesse essere piaciuta la storia.
Adesso sparisco seriamente. Spero di riuscire a scrivere il terzo capitolo il prima possibile. Un bacione a presto
_Emy_

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


KENSI:
 
Non sapevo più quanto sangue avessi ancora in corpo, non sapevo se ne avessi ancora molto a dire il vero, perché la cosa certa era che avevo perso molto sangue. O forse era solo la mia immaginazione, forse stavo associando quel momento e quello in cui ero ancora sotto copertura. Bhè dire che ero sotto copertura non era proprio corretto, dato che questo bastardo aveva scoperto che ero un agente, grazie anche a quell’ idiota della CIA che per salvarsi il culo aveva detto che ero io l’agente e lui non era un poliziotto.
Non lo sapevo. Avevo i muscoli a pezzi, le vecchie ferite non ancora rimarginate si erano riaperte e adesso ne avevo di nuove, mi faceva male la testa, forse avrei perso  per l’ennesima volta i sensi, forse quella volta non mi avrebbero trovata in tempo. Sentì l’oceano. Sentì le onde che si infrangevano contro qualcosa. E quel “rumore” mi fece ripensare a Deeks. Me lo immaginavo mentre faceva surf… ma pensavo a lui perché pensando all’azzurro dell’oceano, ripensavo e rivedevo quei due bellissimi occhi azzurri come l’oceano, come il cielo, brillanti come due zaffiri. La porta si aprì ed Alvarez rientrò nella stanza. Ecco che tornava di nuovo.
Speravo che Eric e Nell avessero fatto una delle loro magie e che Kaleydoscope aveva trovato l’auto in cui mi avevo fatto salire, e che avevano trovato il posto dove mi avevano portata. -Perché non saluti i tuoi amici dell’ FBI?- mi disse ironico voltandosi in un angolo della stanza davanti a me -E chi ti ha detto che io lavoro per l’FBI- risposi con il suo stesso tono ironico -Non l’avori per l’FBI?!? Bhé vorrà dire che loro hanno inviato il link del video alla tua agenzia, e adesso i tuoi colleghi stanno vedendo in tempo reale cosa ti sto facendo-
In tempo reale?! Ma quanto è idiota questo??!! Lo facevo un minimo più intelligente!! Sta usando una connessione internet Eric e Nell lo troveranno ...  anche se il primo segnale viene da un luogo lontano da qui, per loro non sarà difficile tracciare il segnale originale. Speriamo solo che si sbrighino”
 
ALLA BASE OPERATIVA: DEEKS


-Ragazzi l’abbiamo trovata. Sappiamo dove tengono Kensi- disse Eric -È un edificio abbandonato vicino Santa Monica, vi ho inviato l’indirizzo sui cellulari- continuò Nell. “Finalmente!!! Stiamo venendo Kens, resisti ancora per poco”


 
KENSI:
 
 -Allora? Adesso sarai più collaborativa con me?-  di nuovo quel lurido tono da pervertito. “Ma sa usare solo questo tono?” pensai -Io sto già collaborando con te!- risposi con tono “sensuale”  -Ma davvero?- chiese lui curioso avvicinandosi a me annullando quasi la poca distanza che ci separava l’uno dall’altra -Si. Sto collaborando alla tua morte- Ennesimo pugno, ennesimo coltello, ennesimo ferro caldo sul mio corpo.
Sentì un rumore, simile a quello di una porta che viene buttata giù, e poi “Agenti Federali”.  Io quelle voci le conoscevo. Erano arrivati!! Approfittai del momento, feci forza sulle braccia in modo da alzarmi ancora un po’ da terra e diedi un calcio a quel bastardo, ma lo feci solo cadere, e si rialzò -Come cazzo hanno fatto a trovarci?!- chiese spaventato e molto irritato.
-Dovevi inviare una registrazione per non farti trovare. Hai invece inviato tutto in tempo reale e non è stato difficile per loro tracciare il segnale. Si sentono le onde dell’oceano, e da quella finestra hanno visto cosa c’era qui intorno- dissi sorridendo e ridendogli in faccia. -Non ti troveranno mai viva- disse ancora più infuriato.
Stava per fare qualcosa quando qualcuno sparò, Alvarez cadde a terra e potei vedere quella capigliatura bionda sempre in disordine e quei due occhi azzurri che tanto adoro, anche se non gli ho mai detto nulla... Deeks …era lì vicino la porta. -Ce ne avete messo di tempo!- dissi più o meno ironica per rassicurarlo -Scusa Sunshine. Mi farò perdonare. E anche i ragazzi- disse felice di vedere che fosse arrivato giusto in tempo e che tutto sommato stavo bene. -Liberarmi non ce la faccio più- Finalmente mi liberò, appoggiai i piedi a terra, cercai di camminare da sola, ma non mi reggevo in piedi.
Deeks mi prese in braccio, io poggiai la testa sulla sua spalla, e mi portò fuori di lì. Il suo dolce profumo di sabbia, oceano, estate e cioccolato inondò le mie narici e mi fece rilassare. Nel frattempo ci raggiunsero Sam Callen ed altri agenti per controllare che tutto fosse apposto.
Mi portarono in ospedale, dopo che i medici mi avevano visitata e medicata ero rimasta  nella stanza da sola ed entrarono i ragazzi, Hetty e anche Granger. Si assicurarono che stessi bene. Chiesi ai ragazzi se sarebbero stati così gentili da lasciarmi parlare da sola con Hetty.
-Mi dica signorina- chiese lei con tono dolce. -Hetty io voglio tornare a casa. Non voglio stare qui in ospedale. Starò a casa, non farò nulla, se non quello che mi dirai tu. Ma non farmi restare qui per favore- la supplicai. Non volevo restare di nuovo in ospedale. -Va bene signorina. Vado ad informare i medici. Averto i suoi colleghi che domani mattina la dovranno aiutare a prepararsi per tornare a casa- -Devo per forza passare la notte qui?- -Si Kensi. Resterò io qui- -D’accordo- era inutile provare a convincerla non avrebbe mai ceduto. Ci avevo provato inutilmente mesi prima e non avevo concluso nulla.
 
Passò la notte e la mattina seguente Deeks mi aveva portato dei vestiti da mettere e mi portò via dall’ospedale. -Andiamo al bar a fare colazione?- mi chiese donandomi uno dei suoi magnifici sorrisi.
Mi limitai ad annuire. Ordinammo due cappuccini e due cornetti. Dopo aver fatto colazione iniziò a parlare di qualcosa di incomprensibile -Adesso ti riporto a casa- disse sorridendomi, quel sorriso, i suoi capelli biondi, i suoi occhi azzurri e anche il sole. Cavolo, il sole incorniciava Deeks in un modo a dir poco perfetto. Lo rendeva ancora più sexy “Wooooh!! Cosa ho appena detto? Ho usato le parole “Deeks” e “Sexy” nella stessa frase? E non stavo dicendo che uno era molto più sexy di lui. Ok ho evidente bisogno di riposo. Sto delirando”
-Deeks no- sussurrai spaventata. -E dove vuoi che ti porti sulla spiaggia, vuoi che rimaniamo qui un altro po’ o cosa?- mi chiese dolcemente. -Non voglio tornare a casa mia- risposi -Guarda che l’ ho sistemata. Adesso i mobili sono tutti in piedi al loro posto e le finestre non hanno vetri rotti- disse ridendo. Come se fosse la cosa più divertente del mondo. -Non voglio stare a casa mia- mi limitai a ripetere. -Vuoi andare da tua madre?- -Cosa? Scherzi? Ma sei impazzito !! Mia madre non deve vedermi in queste condizioni- Sbottai alquanto infuriata. -Ti porto a casa mia ok?- disse sperando che non lo ammazzassi lì. -Si per favore-
Deeks mi portò a casa sua, Monty appena mi vide mi venne subito vicino -Monty no- cercò di allontanare il cane ma lo fermai. -Deeks tranquillo è tutto apposto- gli dissi cercando di sorridergli. Mi guardò per qualche secondo e poi mi poggiò le mani sulle braccia. Sussultai ma cercai di non farglielo notare.
-Adesso va in camera mia, sdraiati sul letto e riposati un po’, io inizio a preparare qualcosa da mangiare- disse premuroso. –No, preferisco stare di qui sul divano- -Ok certo. Puoi metterti anche sul divano se vuoi. Pensavo solo stessi più comoda sul letto-  -Forse, ma non mi va di stare di là-
Probabilmente intuì il motivo per cui non volessi stare nella sua camera mentre lui era in un'altra stanza, così cambiò discorso.  -Ok. Cosa vuoi mangiare?- -Non lo so. Vedi tu. Per adesso non ho fame- -Io inizio a preparare che tra un po’ ti verrà fame- come poteva esserne certo? -Ok. Se lo dici tu-
Avevo la televisione accesa, ma osservavo Deeks che preparava il pranzo. Quella maglietta azzurra faceva risaltare i suoi occhi, e anche il suo fisico, non super palestrato come quello di Sam, ma aveva lo stesso il suo fascino. “Sto continuando a delirare.” Ogni tanto si voltava per assicurarsi che stessi bene e io distoglievo lo sguardo, facendogli credere che stessi guardando la televisione, anche se credevo sapesse che lo guardavo, forse si sentiva i miei occhi addosso.
-Kens, tutto ok?- mi chiese ad un tratto. Senza togliersi quel sorriso dolce sul volto –Si-  si avvicinò a me -Vuoi che mangiamo sul divano o..- lo interruppi -Guarda che ce la faccio ad alzarmi- gli feci notare dura come mio solito. Avevo rialzato la mia barriera -Non intendevo dire questo. Solo… Ok allora siediti e dimmi se ti piace. Altrimenti ordino qualcosa- disse alla fine rassegnato. -Deeks è buono- affermai -Sicura?- -Si- Non mangiai molto però. -Kens, devi mangiare qualcosa, al bar hai a malapena toccato il cappuccino ed il cornetto. Per favore. Lo so che non è facile ma ti prego. Cerca di mangiare qualcosa. Fallo per me- mi disse evidentemente e palesemente preoccupato per me.
–Ok- mi limitai a risponde,  cercai di mangiare, per non sentire Deeks rompere, e anche perché non volevo che si preoccupasse troppo. Quando finimmo di mangiare mi alzai e presi i piatti -Lascia stare faccio io- mi fermò lui. -No Deeks voglio aiutarti- -Non c’è bisogno, sono due piatti non ci metto nulla- e mi poggiò una mano sulla guancia.
Sapevo che lo faceva perché mi voleva bene, ma quel gesto, quel contatto, era troppo per me. In quel momento era troppo. E la cosa che mi faceva più rabbia era  che quello era  un gesto innocente, e mi spaventavo di una carezza sulla guancia. Era la cosa più stupida del mondo!!!
Mi allontanai di poco da lui per fargli capire che, non era colpa sua, ma non era il caso, non in quel momento. Pensavo che ci sarebbe rimasto male, che si sarebbe arrabbiato o avrebbe dato voce a qualche pensiero stupido come sempre. Invece mi regalò uno dei suoi sorrisi più belli. Lo abbracciai, e lui fece lo stesso. Ma perché diavolo dovevo rabbrividire ed irrigidirmi ogni volta che qualcuno mi sfiorava !!! -Hey è tutto apposto. È tutto finito- cercò lui di tranquillizzarmi.


Mi staccai da lui e mi rimisi sul divano e poco dopo lui mi raggiunse e si sedette accanto a me. –Cosa ti va di fare?- -Cosa consigli? In televisione non c’è nulla- -Io qualche idea l’avrei ma …- lasciò la frase così sospesa a mezz’aria – ma…- lo incitai io a continuare, anche se avevo capito che stava dicendo qualcosa di molto poco casto. -... ma il contatto fisico è un piccolo problema per te adesso. Quindi a meno che tu non voglia farlo lo stesso non…- non lo lasciai finire la frase e gli diedi un pugno sul braccio.
Io avevo i miei cavolo di problemi e lui parlava di sesso ?! Ma scherziamo? Forse sarebbe stato meglio andare a casa mia e cacciarlo a calci nel sedere se insisteva per restare. – Ai, Kens mi hai fatto male- si lamentò.
Suonò il campanello, io sobbalzai, e lui prima mi regalò l’ennesimo sorriso e poi andò ad aprire –Hey ragazzi,  non dovevate venire più tardi?- -Si ma non sapevamo cosa fare- rispose Callen. Mi alzai dal divano e, seguita da Monty, mi avvicinai alla porta –Hey ragazzi- -Hey come stai piccola?- mi chiese premuroso Sam. Adoravo quando mi chiamava “piccola” o “sorellina”. Non mi chiamava più in quel modo dalla scomparsa di Dom.
–Un po’ ammaccata con tagli e lividi e dolori ovunque… a parte questo sto bene- dissi con un sorriso -diciamo- aggiunsi poco dopo sussurrando. –Possiamo entrare?- -Si certo- rispose Deeks  –Deeks sembra che qui sia passato un uragano. Poi cavolo c’è Kensi, potevi sistemarla un po’ questa casa...- lo rimproverò Sam
–Tanto lei è abituata al disordine. La sua casa sembra sempre il campo di battaglia della terza guerra mondiale- disse ridendo e io lo trucidai con lo sguardo prima di rispondergli – Come scusa?- -Niente- disse spaventato- -Ripeteresti quello che hai appena detto?- -La…la tua casa è sempre un campo di battaglia della…- -della?...- lo incitai –della terza guerra mondiale- disse tutto d’un fiato e si mise una mano sulla testa e una sull’addome, in modo da non sentire molto dolore quando lo avrei colpito-Ti salvi solo perché mi fa male tutto. Appena posso ti ammazzo. Ma prima ti taglio i capelli e poi ti ammazzo- -Deeks sta attento, Kensi questa notte è capace di tagliarti i capelli mentre dormi- scherzò Callen. Scatenando la risata di tutti. –Cosa ne dite se ci andiamo a fare un giro?- propose Sam –Ok- “Mi avevano portata al centro commerciale a fare shopping… ma ci rendiamo conto ?!? Forse avevano letto o sentito da qualche parte della cosiddetta Shopping Terapia… In questo centro commerciale c’è praticamente di tutto. Dall’abbigliamento ai giocattoli, dai medicinali agli animali, dalle sale gioco ai centri benessere” .
Girammo quasi tutto il centro commerciale. Giunse l’ora di chiusura e tornammo a casa. –Kens tutto bene?- mi chiese dolcemente Deeks mentre guidava, lanciandomi uno sguardo dolce e un po’ preoccupato per qualche istante, prima di riportare lo sguardo sulla strada. –Si Deeks. Va tutto bene- risposi io con altrettanto tono dolce. Solo in quel momento notai come tenesse tesi i muscoli di tutto il corpo. Non capivo il perché. Era per colpa mia? Forse avevo sbagliato qualcosa? O forse era solo arrabbiato per quello che mi era successo?
–Deeks?- lo chiamai, ma avevo quasi sussurrato. Anzi diciamola tutta. Avevo sussurrato ed ero sicura che non mi avesse sentito, ma proprio mentre stavo per chiamarlo nuovamente lui rispose –Dimmi- quel tono non era dolce, non era felice, non era preoccupato, non era tutto, non era nulla, era enigmatico, non riuscivo a decifrare nulla nel suo comportamento. Ma perché? –Deeks… va tutto bene?- gli chiesi sempre in un sussurro –Si. Perché me lo chiedi?- chiese a sua volta sempre enigmatico.
Quel suo tono mi dava sui nervi. Non capivo cosa gli passasse per la testa. –Perché hai i muscoli di tutto il corpo troppo tesi. A momenti stacchi il volante dall’auto, spezzi i pedali, e decapiti il cambio- gli feci notare –Decapito il cambio?!?- disse lui. Avevo capito che stava cambiando discorso. –Si lo decapiti. E per favore non cambiare discorso- -Non so come comportarmi con te adesso. Ho paura di sbagliare. Io voglio aiutarti, ma se sbaglio qualcosa e peggioro la situazione?- -Sei uno sciocco Deeks. Per peggiorare la situazione dovresti solo farmi qualcosa di simile o peggio di quello che mi ha fatto quell’uomo. E tu non saresti capace di farmi del male- dissi io mentre osservavo i suoi muscoli essere meno tesi.
-E se ti chiedessi di venire a letto con me. Peggiorerei la situazione?- chiese malizioso e con un sorriso a trentadue denti che attraversava tutto il volto da parte a parte. –No ma dico Deeks… Possibile che tu pensi sempre e solo al sesso?- chiesi io stupita –Scherzavo- cercò di difendersi lui -Tu quando parli di sesso non scherzi mai- constatai. Non ero sicura del fatto che gli avrei lasciato prendersi cura di me molto facilmente, avevo rialzato il mio muro ed era difficile persino per me abbassarlo.
Arrivati a casa Monty, come solito, ci diede la sua calorosa accoglienza, e mentre Deeks preparava la cena io coccolavo Monty che aveva poggiato le sue due zampe sulla mia coscia, mentre si beava delle mie carezze. Cenammo e guardammo la televisione sul divano. Mi addormentai lì, ma lui mi prese tra le sue braccia e  mi portò nella sua camera. Dopo qualche ora sentì qualcosa solleticarmi il braccio, così  mi svegliai.
Pensando che fosse qualcuno, magari appartenente alla cerchia di Alvarez mi difesi, prendendolo e mettendolo a faccia in giù sul letto –Kensi sono Deeks- -Deeks. Che diavolo ci fai qui?!?- –Hey scusa, non volevo svegliarti- sussurrò –Non fa niente. Perché sei qui?- ripetei la mia domanda con tono ancora più duro di prima -Ero venuto a vedere se stessi dormendo tranquillamente- affermò lui, dopo aver puntato quei due bellissimi occhi nei miei. –Ok- mi limitai a  rispondere –Buonanotte- disse mentre usciva dalla stanza. Non risposi e tornai a dormire.



Salve a tutti !!!!  Ecco il 3 capitolo....
Allora cosa ne pensate??? Spero vi piaccia. Premetto che il 4 capitolo non lo pubblicherò presto, perché tra un paio di settimane vado in gita a Praga e poi quando torniamo c'è il McP (i temuti 100 giorni prima degli esami di maturoìità) *terrorizzata al solo pensiero*  e non ho quindi molto tempo per scrivere.
Oggi vi lascio in pace .. ahaha
Spero solo che il capitolo sia decente e spero di sentire qualcuna di voi.
A presto 
_Emy_

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La mattina dopo, lo ammetto, mi sono comportata da vera stronza, ma non so neanche io il perché. Ero peggio di una donna incinta, con i suoi sbalzi d’umore. Non ho sbalzi d’umore simili, neanche quando ho il ciclo… e poi io sono stata addestrata a cose simili, e non è la prima volta che succede quello che è successo.
-Deeks?- -Dimmi- disse guardandomi per poco –Mi dispiace. Non so neanche io cosa mi prende. Mi rendo perfettamente conto che ho un  comportamento strano- non mi lasciò finire –Hey non preoccuparti, è normale. E ho capito, che oltre quello che stai passando, hai rialzato lo stesso muro che ho buttato giù… Quello stesso muro che avevi quando ci siamo conosciuti. Come so che questo è più grande e difficile da abbattere del precedente, ma abbatterò anche questo- mi disse, e tornò a preparare la colazione.
Dopo aver fatto colazione Deeks andò a lavoro, e io restai a casa sua da sola, con Monty. Non sapendo cosa fare, guardai la televisione.
-Kensi sono io- urlò lui, io ero in cucina, stavo cercando qualcosa da mangiare –Deeks cosa ci fai qui? Non dovresti essere a lavoro?- chiesi un po’ stranita dalla sua presenza.
–Si. Ma ho detto a Sam e Callen che sarei venuto a vedere se stavi bene- -Ok- mi limitai a dire, mentre avevo letteralmente la testa nel frigo, in cerca di cibo. –Prima di venire, ho preso qualcosa- indicò la busta che teneva nella mano destra -Non dovevi-
-Fammi il piacere di mangiare qualcosa, per favore- chiese dolcemente e io annuii debolmente, tenendo il volto basso.
Lui si avvicinò di più a me e mi alzò il volto, imprigionando i miei occhi nei suoi. –Mangio qui con te se vuoi- disse con tono dolce e premuroso. –No Deeks, devi tornare a lavoro. Io sto bene davvero- cercai di rassicurarlo, perché era evidente che fosse preoccupato per me.
Tornò a lavoro dopo pranzo. La sera, verso le 20.30 rincasò, ed io e Monty lo aspettavamo per cenare. Pur non avendo fatto praticamente nulla, ero stanca. Così andai in camera e mi addormentai subito.
Ma nella notte mi svegliai più volte sempre con la maglietta sempre più attaccata al corpo. Avevo degli incubi, che al solo pensiero facevano venire la pelle d’oca. Deeks sentendomi urlare corse da me preoccupato.
–Kens, è tutto finito. Adesso sei al sicuro. Ci sono io qui- continuava a ripetermi queste parole nel tentativo di calmarmi. Mi addormentai dopo molto, si stava per allontanare quando gli afferrai il polso.
–Deeks?- lo chiamai -Si?- -Resta- lo implorai –D’accordo-. Si mise sotto le coperte, ma si teneva a distanza –Mi abbracci?- chiesi io dopo qualche secondo –Certo- disse mentre si metteva su di un fianco e mi abbracciava, cingendomi la vita con un braccio, e stringendomi a lui. Volevo dormire, ma non ci riuscivo, continuavo a rigirarmi nel letto, e non stavo facendo dormire neanche lui.
Deeks per cercare di farmi calmare, si mise addosso a me. –Che diavolo vuoi fare Deeks?- chiesi stranita, preoccupata, terrorizzata, spaventata, agitata e chi ha altri aggettivi li aggiunga…”Cosa aveva in mente, gli avevo detto chiaramente che non doveva azzardarsi. Si credeva che solo perché gli avevo chiesto di restare nel letto con me poteva farlo?”
–Voglio solo farti calmare- Iniziò ad accarezzare tutto il mio corpo, avvicinò le sue labbra alle mie, e premette su di esse. Non so neanche come, quando e perché, ma mi lasciai andare, e iniziai a ricambiare il suo bacio. Mi tolse la maglia, e io a lui.
Iniziò a baciarmi l’incavo del collo, quando iniziò a tracciare il contorno di una delle ferite, mi irrigidii,  ripresi il controllo di me stessa e me lo levai di dosso, non senza avergli mollato un pugno sul petto  e uno schiaffo che a  mio parere,  per quanto aveva riecheggiato il rumore della mia mano sul suo volto, gli avevo decisamente fatto male, ma in fin dei conti era quello il mio intento… -Kensi, fermati, aspetta io…- cercò di parlarmi, ma io lo ignorai, misi le scarpe e andai via da casa sua. Non avevo una meta precisa, o forse si. 





Non uccidetemi. So di aver detto chge avrei aggiornato presto (praticamente due mesi fa...e sto aggiornando solo adesso) ma ho avuto vari problemi e poi ho scritto e riscritto questo capitolo.. schifoso, pietoso e cortissimo... un milione di volte almeno. Aggiornerò il prima possibile. Anche se il  mio tempo libero è sempre di meno.
Spero mi facciate sapere se vi piace (anche se questo capitolo fa più schifo degli altri)
Un bacio _Emy_

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Un incubo.


Sembrava tutto un fottuto incubo.


Ma cos’è in fondo un incubo?


Un sogno.
Un sogno che, invece di destare in noi dei sentimenti di felicità e tranquillità, desta sentimenti che sono tutto, fuorché positivi.
Freud riteneva  che il contesto manifesto dei sogni non è altro che la forma elaborata e “travestita” in cui si presentano i desideri latenti.
Il sogno è l’appagamento camuffato di un desiderio rimosso, in quanto in ogni sogno un desiderio istintuale viene presentato come appagato.
Ma io sono più che consapevole di ciò che sogno, non c’è nulla di camuffato nei miei sogni. So cosa mi porta a sognare tutto questo. So qual è il mio problema, ma non so come diavolo porre dine a tutto questo.

Ero uscita, dovevo allontanarmi da quella casa, da Deeks, o forse non era da lui che dovevo allontanarmi, forse lui mi doveva aiutare, ma dovevo e volevo allontanarmi da me stessa.


Camminavo.


Camminavo.
Non avevo una meta precisa, non sapevo davvero dove andare. Non sarei mai andata a casa mia, né tanto meno sarei tornata a casa di Deeks. Ma non sarei certamente andata da Sam, insomma è con la sua famiglia, e per quanto lui possa volermi bene, e per quanto io ne voglia a lui, non lo disturberei mai. Non andrei da Callen perché sicuramente sarà con Joenne. Eric sarà impegnato con uno dei suoi videogiochi. Nell è meglio che la lasci dormire, ultimamente, da quello che mi ha detto Deeks, Hetty la sta sovraccaricando di lavoro. Resta Hetty…
Ma io non voglio vedere nessuno.
Devo restare da sola.
Devo schiarirmi le idee.
Devo capire cosa mi è successo.
Devo capire cosa mi sta succedendo.
Devo capire me.
Devo ritrovare me stessa, e devo farlo da sola.
Quando mi risveglio dai miei pensieri, tornando alla realtà, mi rendo conto che sono arrivata sulla spiaggia. Mi avvicinai alla riva e mi misi seduta sulla sabbia fresca, quasi completamente fredda, anche se mi piaceva stare sulla spiaggia, ed era molto piacevole nonostante fossero le 2 e mezza del mattino. Il panorama era bellissimo, la spiaggia e tutta la città era illuminata dalla luce che la luna emanava e da alcuni lampioni.
Rimasi sulla spiaggia per un po’ forse un oretta o due, e poi mi feci coraggio e decisi di tornare a casa mia. Arrivata davanti casa lo trovai lì.
-Deeks- sussurrai io, lui si alzò e si avvicinò a me, io mi scansai e lui si fermò. –Kensi, dannazione mi hai fatto preoccupare, non sapevo dove eri. Non sapevo dove cecarti e- disse lui molto preoccupato –Deeks smettila. So perfettamente badare a me stessa e non ho bisogno di una babysitter, quindi vai a casa e non stressarmi più- lo interruppi io bruscamente. Lui rimase quasi scioccato dalle mie parole, così ne approfittai per entrare in casa, ma proprio stavo chiudendo la porta alle mie spalle, lui entrò e mi bloccò contro la porta con il suo corpo. –Kensi, dimmi cosa diavolo sta succedendo- chiese con tono severo e allo stesso tempo dolce. Abbassai lo sguardo, fissando un punto imprecisato oltre le sue spalle, lui mi mise l’indice sotto il mento, facendomi alzare nuovamente il volto verso di lui, in modo da riprendere quel contatto visivo che gli avevo negato abbassando lo sguardo. Ma non riuscivo a sostenere il mio sguardo fisso nei suoi occhi azzurri. Si allontanò da me e si avvicinò al divano dove mi invitò a sedermi accanto a lui, così mi misi dall’altro lato del divano. Lui sorrise e si avvicinò a me poggiando delicatamente una sua mano sulla mia che era poggiata sulla gamba. –Kensi so che non è facile la situazione in cui ti trovi ora, ma per favore, fatti aiutare, lasciami aiutarti. Io davvero voglio farlo, non posso vederti così.-

Impulso.
Ecco cosa si stava spargendo velocemente nel mio corpo. Un senso di impulso.
Una voglia di lasciarmi tutto alle spalle, di abbandonare tutta la razionalità e lasciarmi cullare, abbracciare, stringere abbandonarmi completamente a  quel corpo non eccessivamente muscoloso, quel corpo a cui appartenevano quella bionda capigliatura ogni giorno più ribelle del precedente, quei bellissimi occhi azzurri.
Tornai alla realtà, scuotendo il capo, nel vano tentativo di scacciare quei pensieri che stavano diventando anche molto poco casti. Lui lo notò, era impossibile che gli sfuggisse qualcosa, poiché teneva il suo sguardo fisso su di me, nel tentativo, per lui non vano, di capire cosa mi prendesse, di capire come stessi.
Mi guardò nuovamente, avvicinandosi maggiormente e cercando quel contatto visivo che mi ostinavo a negargli. –Kensi, scusa per quello che ho fatto prima; io non lo so. Davvero, non so cosa mi sia preso. So che non avrei dovuto farlo, e ti chiedo scusa. Davvero, anche se, lo ammetto, non mi dispiacerebbe farlo con te… Ma il momento non era quello giusto-  io non parlavo, non lo guardavo e continuavo a tenere il mio sguardo fisso sulle mie gambe incrociate sul divano. –Kensi, sai.. questo è uno di quei momenti in cui tu dovresti dirmi “Deeks non fa niente, ti perdono. Ma non azzardarti più a farlo, altrimenti ti castro con le pinze della cucina” o cose del genere- disse lui sorridendo. Lo guardai finalmente negli occhi con uno sguardo serio che diceva “ma stai facendo sul serio” ma in modo assassino. Vedendo i suoi occhi speranzosi e al tempo stesso seri. Iniziai a ridere come una pazza, lasciandolo nuovamente per i primi secondi sbalordito, e quasi frastornato dalla mia reazione, subito dopo iniziò a sorridere e mi abbracciò quando mi ero sporta un po’ verso di lui. E poi mi lasciai prendere dall’istinto, da quell’ impulso che avevo dentro il corpo, ribollire da molto, ormai troppo tempo.
Iniziai a baciargli il collo.
-Hey … cosa… cosa stai facendo?- chiese titubante  -Ho deciso di lasciarmi andare. Te l’ho già detto. Io mi fido di te- dissi io fermandomi a guardare i suoi occhi, nei quali puntualmente mi ci perdevi. –No, Kensi, non so cosa ti stia prendendo ora, ma tu non lo vuoi veramente. E io non ho intenzione di fare nulla- continuò lui serio, accarezzandomi la schiena, non ponendo fine a quel contatto visivo. Io ignorai le sue parole, mettendomi sopra di lui e continuando a baciarlo, salendo fino alle sue labbra sottili. Poi non so come ma mi ritrovai sdraiata sul divano, sotto di lui che mi bloccava le braccia, in una stretta troppo forte, una stretta che stava riportando a galla quei momenti, di tutte quelle infinite e terribili torture, ma scacciai quei pensieri. –Deeks te lo chiedo per favore. E poi tu scusa da quando rifiuti una notte di sesso? In questi mesi sei cambiato così tanto?- lui mi sorrise e rispose poco dopo –Io non sono cambiato per nulla in questi mesi. Ma una notte di sesso con te che non stai bene, no, non voglio. Io ti salterei addosso sempre, ma non voglio farlo mentre stai così. Io non voglio peggiorare la situazione. Io voglio aiutarti- continuò serio. Così io con tono più serio del suo gli risposi –Vuoi aiutarmi ? Allora fallo e basta-
Si avvicinò a me ed iniziò a baciarmi, poi si alzò, mi prese un braccio e delicatamente mi trascinò nella mia camera da letto. Con la stessa delicatezza mi adagiò sul letto, mi tolse con estrema lentezza la  maglia ed i leggins, e io feci lo stesso con lui. Iniziò a mordermi sul collo, a lasciarmi una lunghissima scia di umidi baci, soffermandosi più a lungo sulle cicatrici che prima o poi sarebbero sparite dal mio corpo.
Capovolsi la situazione, mettendomi sopra di lui e lasciai sul suo petto molti baci. Dopo qualche secondo nessuno dei sue indossava più l’intimo, che ormai per entrambi era dell’inutile stoffa che copriva quello che non doveva coprire, era di troppo.
Mi penetrò con estrema lentezza e delicatezza, e anche quando iniziò a muoversi i suoi movimenti erano sempre delicati. Pian piano le sue spinte diventavano più forti, veloci, ma sempre contraddistinte da quella delicatezza, alla fine venimmo insieme e lui uscì da me, distendendosi accanto al mio corpo.
Mi voltai verso di lui, lo baciai e mi strinsi a lui, che prontamente mi cinse la vita con un braccio –Adesso dormi, piccola. Sei stanca ed hai bisogno di riposo. Parleremo dopo- mi disse dolcemente. Così mi addormentai, cullata dalle sue forti braccia.

Quando mi svegliai c’era qualcosa di strano. Mi voltai e Deeks non era al mio fianco, così mi alzai e andai in cucina  dove lo trovai intento a preparare la colazione. Mi avvicinai e lui mi notò così mi chiese come avessi dormito e come stessi, dato che gli sembravo molto pallida. –Ho dormito bene, ma non lo so Deeks, continuo a sentire il mio corpo indolenzito , e non è per quello che abbiamo fatto questa notte. Sento come se avessi qualcosa nel braccio, non lo so, nella mai testa continuo a sentire a sentire quel rumore che fa… hai presente quando sei in ospedale e sei attaccato ad una macchina che ti tiene in vita… hai presente il rumore un po’ fastidioso che produce.. io sento quel dannatissimo rumore- dissi mentre mi sedevo sulla sedia –Forse è proprio così- disse lui tranquillamente. Lo guardai stranita, non sapevo dove diavolo volesse arrivare. Non aveva senso la sua affermazione. Mentre lo guardavo tutto sembrava scomparire.
Ogni secondo che passava tutti gli oggetti diventavano più chiari fino a scomparire. Lo stesso stava accadendo a Deeks. Io continuavo a non capire cosa mi stesse succedendo. E la cosa non mi piaceva per nulla. Chiusi gli occhi per qualche istante, ma quando li riaprì lentamente, e non senza qualche difficoltà, quello che vidi non era di certo quello che mi aspettavo di vedere.
Ero in una stanza, sdraiata su un letto, ma quella stanza non era né la mi stanza, né quella di Deeks, né tanto meno di qualsiasi persona io conoscessi.
Mi ero svegliata, avevo preso coscienza di dove mi trovo.
Mi ero svegliata ed ero …
 
 
 
 
Ciaoooooo … Questa volta il ritardo è molto più breve delle altre volte.
Allora vorrei prima di tutto ringraziare l’unica dolcissima persona che recensisce la storia. Grazie mille Chiara !!
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e spero che le recensioni aumentino … Allora Kensi e Deeks alla fine si sono lasciati andare e sono finiti a letto insieme. Ma la sorpresina che Kensi ha al suo risveglio no è per nulla bella. A quanto pare però ha solo sognato di andare a letto con Deeks. Secondo voi dove si trova in realtà la nostra cara Kensi?
Spero di riuscire a postare il prossimo capitolo presto, ma non assicuro nulla. Scriverò nei pochi momenti liberi che avrò… Ringrazio di nuovo tutti quelli che recensiscono (per ora solo Chiara) tutti quelli che hanno messo la storia tra le preferite o le ricordate e anche tutti i lettori che si limitano solo a leggere la storia.
Un bacione a presto
_Emy_ 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


… Ero in ospedale

Non aveva senso…

Perché ero in ospedale?

Ok non mi sono sentita bene, ma arrivare a portarmi di nuovo in ospedale era esagerato.

Però il mio corpo.

C’era qualcosa di strano.

In me.

Nel mio corpo.

Non poteva essere.

Quelle ferite erano ormai guarite.

Come diavolo faccio a ritrovarmele nuovamente sul corpo.

Ho bisogno di spiegazioni. Deeks, Sam e Callen a quanto pare non si sono ancora accorti del mio risveglio.

Provo a sistemarmi meglio, ma provo delle forti fitte che si espandono in tutto il mio corpo, dolori talmente forti, che mi costringono a fermarmi e a sussurrare un imprecazione per non urlare per tutto il dolore, mentre nella mia mente sto bestemmiando in tutte le lingue del mondo.
I ragazzi notano il movimento alle loro spalle, così si voltano e mi fissano

–Hey hey sta ferma piccola- disse premuroso Sam che era più vicino a me, mentre mii aiutava a stendermi nuovamente, il più delicatamente possibile, in modo da non sentire troppo dolore. Nel frattempo anche Callen e Deeks si erano avvicinati e mi scrutavano attenti.  –Kensi, finale ti sei svegliata, noi…- tentò di iniziare Callen, ma lo fermai. Non ci stavo capendo nulla, avevo bisogno di qualche chiarimento.
–Ehm… Da quanto sono qui?- -Eri in coma da ormai un mese- rispose Sam, Deeks continuava a scrutarmi attentamente, ma non proferiva neanche mezza parola, e sembrava quasi non respirasse per quanto impercettibile e lieve era il suo respiro. –Non è che magari avete voglia di spiegarmi un po’ cosa è successo? E perché sono qui?- chiesi stanca, anche se mi ero svegliata da poco, e in sostanza non avevo fatto nulla, se non cercare di comprendere cosa mi fosse successo

–Non ricordi nulla?- chiese Callen –Ecco… Io … Non lo so. Ricordo delle cose, ma ricordo molte cose. Alcune cose mi sembrano più reali di altre, ma ora mi rendo conto che le ho immaginate, ma sono così talmente verosimili, che non riesco neanche più a distinguere la realtà dal sogno… Io…- Iniziai a parlare con incertezza, ma senza prendere mai fiato. Non capivo nulla… Ero per caso impazzita?? A bloccare tutti questi pensieri che mi impedivano di giungere alla verità  e che non facevano altro che farmi perdere forze velocemente, fu Deeks, che proferì per la prima volta parola.
–Hey, ok adesso sta calma- La sua voce così ferma, pacata e quel sorriso, i suoi occhi bastarono per farmi calmare e riprendere a respirare regolarmente. Deeks, si avvicinò a me e si sistemò sul letto, subito dopo tornò a parlare –Ti ricordi che diversi mesi fa sei partita per una missione?- mi chiese dolcemente, io annuì debolmente e gli risposi –Si, ricordo della missione in … ehm- mi fermai prima, non potevo parlarne anche se erano loro, non sapevo se ne erano a conoscenza –Kensi sappiamo tutto della missione, quindi puoi dirci tutto- mi informò Callen
–Oh, ok…Beh… Allora, mi ricordo della missione in Marocco, e di… Alvarez… e di ... quello che … mi ha fatto- dissi distogliendo lo sguardo dai loro volti, per puntarlo in un punto imprecisato fuori la finestra alla mia sinistra, oltre gli alberi illuminati dai raggi del sole, era mattina, precisamente le 9.00 e i ragazzi o dovevano ancora andare a lavoro, o erano passati qui, perché erano nei d’intorni.
Ma in quel momento, poco mi importava del motivo per cui erano qui, in questa spoglia stanza d’ospedale, adornata solo da un semplice comodino su cui era poggiato il mio telefono, un vaso con alcuni fiori, il letto sul quale ero distesa io, alcuni macchinari di cui ignoravo la loro utilità, una poltrona a due posti ed una sedia, bianca, come tutto in sostanza. Non volevo guardarli, non potevo piangere, non davanti a loro.
Il solo ricordo mi faceva venire i brividi, avevo la pelle d’oca, avevo caldo e freddo allo stesso tempo e rivivevo attimo dopo attimo tutto. –Kensi è tutto finito, ora sei al sicuro. Alvarez e tutti quelli ricollegati a lui sono morti o sono in prigione e non ne usciranno fino a quando non creperanno- mi disse Sam dolcemente, prendendomi il mento con due dita e voltandolo verso di loro, per ristabilire quel contatto visivo che poco prima gli avevo negato.

–Ricordi altro?- chiese Callen –Ricordo di essermi svegliata in ospedale, aver passato alcuni mesi a casa, essere tornata a lavoro, voi scoprivate tutto a causa del caso a cui stavamo lavorando, Alvarez mi trova, mi tortura di nuovo voi venite a salvarmi, sto a casa di Deeks per settimane e poi io e lui…- mi fermo all’improvviso, Dio lo stavo per dire. –Non è avvenuto nulla di tutto questo, se non il fatto che siamo venuti a riportarti a casa… Ma io e te cosa??- disse Deeks scrutandomi attentamente –Io e te abbiamo litigato, per non ricordo cosa, e poi la mattina dopo mi sentivo male e poi mi sono svegliata qui- mentii…

Ok alla fine non avevo mentito, avevo solo omesso il momento poco casto, che non dovrà mai accadere, e che non accadrà mai , perché andiamo ma vi immaginate me e Deeks fare sesso… Ahahhahaha, ma anche no !!! –Voglio uscire di qui il prima possibile, e se posso anche ora- dissi ad un tratto, rompendo il silenzio che si era creato –Kensi ti sei appena svegliata da un coma di…- provò a dire Sam, ma lo fermai –Non mi importa. Io non voglio restare qui. Per favore. Ragazzi davvero, vi scongiuro, farò qualsiasi cosa voi vogliate, ma non fatemi restare qui- li supplicai fino allo sfinimento, e stranamente accettarono. Infatti Callen uscì dalla stanza e tornò dopo non molto tempo e mi informò, anche se era di più una sorta di minaccia… Comunque mi informò delle cose che potevo fare e quelle che non avrei dovuto neanche farmi passare per la testa di fare, e altre cose.
Quella sera quindi potei tornare a casa.









CIIIAAAAAOOOO !!!
Lo so sono in ritardo, ma cercate di capirmi, ho gli esami, sono sommersa dai libri e non ho molto tempo libero, in più l’unico periodo in cui potevo scrivere, non riuscivo a mettere due parole di senso compiuto una accanto all’altra. Per i prossimo capitolo non dovrete attendere molto, intorno alla prima settimana di luglio, al massimo la seconda sarà pubblicato.
Allora, abbiamo scoperto che Kensi era in coma e che quindi ha sognato tutto. Eppure sembrava così reale. Il capitolo fa schifo, l’ho scritto e non l’ho neanche riletto. Appena avrò un po’ di tempo libero dopo l’esame lo rileggerò e se ce ne sarà bisogno (e sicuramente ce ne sarà bisogno) apporterò delle modifiche. Voi fatemi sapere cosa ne pensate. Ringrazio infinitamente tutte quelle persone che leggono la mia storia, che l’hanno aggiunta tra le preferite e così via. Anche se un ringraziamento più grande ed importante va a quelle poche persone… Quei pochi e pover esseri umani a cui faccio così pena che decidono di scrivere due righe per farmi sapere che, nonostante io ritenga sempre che ogni capitolo sia penoso, forse non lo sono davvero… Punti di vista… Io ora vi lascio. Un bacio
_Emy_

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Erano ormai le 20.30, i ragazzi avrebbero finito di lavorare alle 21.00, ma nulla mi vietava di iniziare a darmi una sistemata, e preparare la borsa che Deeks, mi aveva portato nel pomeriggio con i vestiti che avrei dovuto indossare per uscire da quel dannatissimo ospedale. Non senza poca fatica, dovuta alle continue fitte di dolore delle varie ferite che ricoprivano, praticamente, gran parte del mio corpo.


In 30 minuti riuscii a cambiarmi e mettermi i leggins neri, una canotta bianca e una felpa di Deeks. La porta si aprì senza che io me ne rendessi conto subito, solo quando sentì un finto colpo di tosse da parte di qualcuno mi girai di scatto spaventata, procurandomi ancora più dolore a causa del brusco movimento.
-Cosa non ti è chiaro del concetto “Quando arriviamo ti aiutiamo noi”??!!- chiese Deeks continuandomi a fissare fermo sulla porta, mentre osservava Sam e Callen che nel frattempo si erano velocemente avvicinati a me e mentre il primo sistema le cose nella borsa, quest’ultimo mi aiutava a sedermi delicatamente sul letto alle mie spalle cercando di minimizzare il più possibile le fitte di dolore.


Dopo 20 minuti di viaggio in auto, dovuto all’infinito traffico causato dal rientro a casa di tutti dalla spiaggia, arrivammo a casa mia. Invitai Deeks ad entrare, e restare per cena, alla fine era il minimo che potessi fare per tutto quello che aveva fatto lui. Così ordinammo la pizza e quando il fattorino la portò dopo 15 minuti la nostra chiamata, iniziammo a mangiarla, parlando un po’ di tutto. Finita la cena, mi aiutò a sistemare le poche cose che avevamo usato.
-Ok ora puoi anche andare, immagino sarai stanco- dissi io guardandolo e sorridendogli. Vidi lui scuotere la testa, facendo muovere i suoi biondi capelli ribelli come sempre –Non se ne parla, io resto qui-
-Deeks, so badare a me stessa…E poi sto bene- dissi io guardandolo negli occhi, in risposta ricevetti nuovamente un no –Ti ho detto di no Kens, non posso lasciarti da sola. Ok che stai bene, ma se durante la notte ti senti male o ti fanno male le ferite ? Sei la mia partner, e i partner si prendono cura dell’altro quando serve- chiarì lui sostenendo lo sguardo, addolcendolo ad ogni parola. –Capisco Deeks, ma sto bene e se mi serve qualcosa ti chiamo ok?- dissi io non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi. –No tu non mi chiamerai mai- asserì lui.
Ok lo ammetto non lo avrei mai chiamato, so badare a me stessa e sono stata ben addestrata, e poi voglio restare da sola a casa mia. –Deeks, davvero ti chiamerei- cercai di convincerlo.
–Io… Tu … Ah e va bene Kens… Ma promettimi che se hai bisogno di qualcosa… QUALSIASI cosa, mi chiami- affermò lui sconfitto all’idea di dover tornare a casa sua e non “giocare” a fare l’uomo premuroso, io annuii in risposta e lui subito dopo mi avviò verso la porta e mi guardò ancora, mi abbracciò delicatamente per non causarmi troppo dolore  e si avviò verso la sua auto.
Rimasta a casa da sola, data la tarda ora, andai a farmi una doccia per rilassarmi un po’. Quando uscì dal bagno mi avvicinai alla finestra. Si voi starete pensando “Ma che motivo hai?”, in effetti non c’è un vero motivo, se non quello che sono un agente dell’ NCIS, e ci sono molte, anche fin troppe persone che vorrebbero uccidermi, e la prudenza non è mai troppa. Un auto in particolare colpì la mia attenzione.


Mentre mi vestivo, presi il telefono e chiamai Deeks.
Dopo neanche uno squillo Deeks rispose


*Pronto Kensi tutto bene?* chiese quasi preoccupato
*Uhm, si.. Sei a casa?* risposi io fingendo che fosse tutto apposto, mentre uscivo dal retro e mi avvicinavo al auto
*S-si sono a casa. Ma se c’è qualche problema posso tranquillamente tornare da te, non ci metto molto*
-Certo ti basta scendere dall’auto e venire a suonare al campanello- quando iniziai a parlare lo vidi sussultare per lo spavento
–Cazzo Kens, mi hai fatto prendere un colpo-
-Non mi importa- risposi io fredda e seria
–Andiamo Kensi pensavi seriamente che ti avrei lasciata a casa da sola, senza assicurarmi che tu avessi passato una notte relativamente tranquilla?- disse con tono ovvio
 - No ma credevo che ti fidassi di me dannazione- risposi io alterando i miei toni.
-Prima di tutto calmati, e poi prendi la mia felpa ed entriamo dentro, fa freddo- disse lui con tono un po’ duro, e dolce allo stesso tempo
–No tu ora te ne vai e torni a casa tua, e non farti vedere qui questa notte perché giuro che se ti vedo prima di domani mattina ti ammazzo- continuai io con il mio tono duro.
Lui mi guardò all’inizio in modo quasi assassino, poi addolcì il suo sguardo e riprese a parlare dopo qualche istante passato in silenzio –Ok, ho sbagliato Kens, ma cavolo sono preoccupato per te e lo rifarei di nuovo, a costo di rischiare di farti arrabbiare e rischiare di essere ucciso da te,  ma almeno sarei sicuro che tu non abbia avuto nessun tipo di problema durante la notte-
Dopo quell’affermazione mi rilassai, in fondo non aveva tutti i torti, io avrei fatto lo stesso, no ok io lo avrei presi a calci in culo se mi avesse detto che dovevo andarmene da casa sua. Anche se lui non rifiuta mai la proposta di una donna che gli chiedeva di restare a dormire da lui.


Così gli afferrai il polso e, dopo aver chiuso l’auto, rientrammo in casa, e gli sistemai una coperta ed un cuscino sul divano.
-Ok tu dormirai qui e non si discute, io sono in camera, ma non azzardarti a venire- lo minacciai io –Agli ordini capo- disse lui ridendo. Io andai in camera ancora tra le risate. Non avevo un partener di 30 anni quasi… Avevo un partener di 14 anni. Con quel pensiero riuscii ad addormentarmi, finalmente dopo tanti mesi, sicuramente anche troppi mesi, in un letto, nel mio letto.




Salve a tutti !!!!
Sono tornata… Come sempre ringrazio tutte le persone che hanno letto il capitolo, ma ovviamente un ringraziamento speciale va alle uniche due persone che hanno recensito lo scorso capitolo. Grazie mille J <3
Lo so in questo capitolo non succede praticamente nulla, spero però che sia ugualmente almeno un pochino di vostro gradimento. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Mi dileguo subito. Un bacione grande e a presto
_Emy_

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Il mattino seguente, mi svegliai a causa di alcuni rumori che provenivano dalla cucina. E come immaginavo, Deeks si era già svegliato e stava preparando la colazione. Fortunatamente non era un sogno, come le altre volte, stava accadendo davvero, me ne ero accertata più di una volta, mentre mi spostavo dalla mia camera alla cucina.



-Buongiorno Deeks- lo salutai io, facendogli notare la mia presenza poco più indietro di lui, il quale non tardò a rispondere con un sorriso.
-Siediti al tavolo, la colazione è quasi pronta- mi disse, mentre finiva di preparare i pancake.
Nel frattempo, osservai il cielo fuori dalla porta-finestra, che dava sul retro. Era una bella giornata soleggiata, priva di nuvole; una di quelle belle giornate, che ti fa venire voglia di andare al mare, anche solo per una passeggiata.
Soprattutto se vivi in una città come Los Angeles. Ma molto probabilmente avrei dovuto rimandare la mia voglia di uscire di casa, non sarei riuscita a guidare fino a Santa Monica, a dire il vero, non sarei nemmeno riuscita a mettere il naso fuori dalla porta, perché con tutta probabilità, mi sarei ritrovata qualcuno davanti ad essa, con l’intento di fermarmi e fare dietro-front, o al limite, avrei ricevuto una telefonata da Hetty, che mi sorveglia dalle telecamere. Sempre se, non appena Deeks sarà uscito di casa, lei non si paleserà qui, sapendo che so come rendermi invisibile alle telecamere. Cosa che in fondo devo saper fare per il lavoro.



-Hey ma mi stai ascoltando o no?- “Oooops, avevo dimenticato che lui fosse ancora qui. Cioè no, non lo avevo dimenticato, ma.. ehm, va beh, lasciamo stare, e diamogli retta, prima che non si metta a fare chissà cosa”.
-No Deeks, scusa, dicevi?-
-Dicevo che oggi le onde saranno bellissime- disse immaginando le onde del mare, adatte per fare surf.
–Beh puoi sempre andare Deeks, certamente non ti costringo a stare qui- gli feci notare io.
-Si, ma tu ti annoieresti qui, e poi si sa che l’aria di mare fa bene. Perché l’aria di mare fa sempre e sottolineo sempre bene. Quindi fa colazione, cambiati e andiamo al mare-
“Effettivamente era quello a cui stavo pensando poco fa, quindi, perché no”.
Accettai la sua proposta ed andammo sulla spiaggia dopo circa un oretta.






Le mie giornate, trascorsero monotone almeno fino a quando non riuscì a riprendere ad allenarmi al 100%, senza dolori procurate dalle ferite. Anche perché dai, siamo seri, in tv, non passano nulla di decente, tranne qualche serie tv ogni tanto.
Ma fortunatamente le mie 200 giornate di noia pura erano giunte al termine, e con il consenso di Nate, potevo tornare a lavoro.
Non posso dire che i ragazzi mi fossero mancati, perché effettivamente, li avevo tutte le sere tra i piedi, a casa mia, o andavamo a casa di Sam per cene con tutta la sua famiglia.
Stavo tornando davvero a lavoro quella mattina. Non ero andata in ufficio per allenarmi o per vedere Nate, stavo andando per sedermi alla mia scrivania, ed indagare su un caso, insieme ai miei colleghi. Quasi non ci credevo. Sembravo una bambina in fila nel suo negozio di caramelle preferito, o ad una giostra oppure non so, fate voi, ma davvero. Ero dannatamente felice di poter tornare a fare quello che meglio mi riesce. Oltre minacciare di morte Deeks si intende. Quello è il mio passatempo preferito.



Quando arrivai alla mia scrivania, notai che i ragazzi non erano ancora arrivati, e che c’era solo Hetty, che seduta sulla sua poltrona, si stava versando del tè caldo. Così mi avvicinai a lei per salutarla e per farmi dire se i ragazzi non erano ancora arrivati, o se erano in una qualche parte dell’edificio in particolare, perché ero sicura di una sola cosa: non avrei girato l’intero edificio, per vedere se loro erano da qualche parte.
-Oh signorina Blye, finalmente è tornata. Sa si è sentita molto la sua mancanza, in questi mesi- esordì la piccola donna, senza distogliere lo sguardo dal suo tè,che continuava a girare.
-Sono molto felice anche io Hetty, iniziavo ad annoiarmi a casa, senza fare nulla- anche se a dire il vero ero stanca di stare a casa, prima ancora di averci passato un solo secondo. Mi sedetti e restammo lì a parlare per una mezz’ora, ma nulla di particolare.
Poco dopo arrivarono i ragazzi e con loro il fischio di Eric, che segnalava un nuovo caso. Quando entrammo tutti in sala operativa, Nell iniziò a fare comparire un video ed alcune foto sul maxi schermo. Non avevano nemmeno iniziato ad esporci il caso, che Deeks se ne uscì con una delle sue idiozie.
-Hanno ucciso il capitano Jack Sparrow-
Anche se a dirla tutta, sembrava proprio quello, ma andiamo, stiamo lavorando, e quella persona è morta. Infatti per la sua affermazione si guadagno uno sguardo omicida da parte di Sam ed uno in bilico tra lo sbalordito e l’arreso all’evidenza, da parte di Callen.
Dopo questo breve siparietto pietoso, Eric e Nell ci diedero tutte le informazioni che avevano sul caso, e sulla morte del marine Scott Wheel, con i suoi ultimi spostamenti. Andammo tutti e quattro sulla scena del crimine, ma sfortunatamente non scoprimmo nulla di più di quello che era evidente anche dalle foto che un ora prima ci erano state mostrate alla base; così ci andammo ad interrogare i suoi amici ed i suoi superiori, per sapere qualcosa in più sulla festa in maschera a cui aveva partecipato, se lì avesse avuto un litigio con qualcuno, e il suo comportamento negli ultimi tempi. Insomma, le solite cose.



Scoprimmo che il marine era cambiato nell'ultimo periodo, ma tutti pensavano fosse a causa della sua ultima missione, in cui, lui era il solo della sua squadra, ad essersi salvato, durante una missione di soccorso, per altri militari bloccati in un'imboscata. Ma un suo amico ci disse, che aveva iniziato a giocare e doveva molti soldi ad un uomo, ma che non conosceva il nome di quest’ultimo.
Non era molto, ma era sempre qualcosa da cui partire.
Andammo alla casa galleggiante, dove stavamo portando l’ex fidanzata del marine, per scoprire se lei fosse a conoscenza di qualcosa in più, e in effetti fu così.



-Come mai vi siete lasciati?- chiese Deeks alla ragazza.
-Perché da quando era tornato dalla missione non era più lo stesso, ma quando ci siamo messi insieme sapevo che sarebbe potuto accadere e non era la prima volta che quando tornava a casa da me, soffrisse di stress post traumatico. Ed ero pronta anche questa volta ad aiutarlo, come ho sempre fatto da quando stavamo insieme. Ha iniziato a bere e a giocare e fare varie scommesse, ho provato a convincerlo a smettere, e per questo litigavamo il 99% di ogni singola giornata. Ma una sera, durante l’ennesimo litigio, mi sono stancata del suo comportamento. Ho sperato che se davvero ci teneva a me, per riavermi, avrebbe smesso di bere e di giocare, ma la sola volta che mi ha contatta era per avere dei soldi da dare al tizio- tratteneva a stento le lacrime, si vedeva che ancora lo amava, e che lo amava nonostante tutto. Non poteva essere stata lei.


-Ha la minima idea di chi fosse l’uomo a cui doveva i soldi, o dove si incontravano oppure qualsiasi altra cosa? Non le ha mai detto nulla?- chiesi, magari in uno dei pochi momenti di lucidità, le avrà detto qualcosa.
-No, non mi ha mai detto nulla. Però… Credo che si vedessero sulla spiaggia. Perché più di una volta tornava a casa e spargeva sabbia per tutta casa, fino a quando non si toglieva le scarpe. E ogni volta che gli chiedevo dove fosse andato, rispondeva “sulla spiaggia a correre”, ma non aveva mai una tuta, era sempre vestito… normale.. insomma, se io voglio andare a correre, mi metto una tuta, non vado a correre con jeans e maglietta-
Avvisammo Eric e Nell di controllare tutte le telecamere a Venice, negli orari in cui il marine si trovava da quelle parti, per vedere se incontrava l’uomo o se fosse almeno uno dei suoi scagnozzi. Insomma, doveva pur esserci qualcosa che ci aiutasse a capire chi diamine lo avesse voluto morto.








Salve a tutti!
Sono pienamente consapevole che il capitolo è breve e non è tutta questa bellezza. Come sono pienamente consapevole del fatto che sono stata lontano da questa storia per tanto, troppo tempo. E mi dispiace moltissimo.
Ma ho avuto alcuni problemi personali e poi sono stata impegnata con l'università ed altre cose.
Spero che ci sia ancora qualcuno che vorrà leggere questa storia.
E spero che oltre a lasciare un voto lasciate anche un commento, con le vostre impressioni, le vostre dritte e le vostre critiche. Sapete che accetto tutto!!
Chiedo ancora scusa. Spero di riuscire a farmi perdonare il prima possibile.
A presto, un bacione
_Emy_

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