Il buio del mio cuore

di Sognatrice_2000
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'inizio di tutto ***
Capitolo 3: *** Avvicinamento ***
Capitolo 4: *** La tempesta dei sentimenti ***
Capitolo 5: *** La vita può essere luminosa ***
Capitolo 6: *** Perchè? ***
Capitolo 7: *** Quando i ricordi fanno male... ***
Capitolo 8: *** Dalla luce al buio ***
Capitolo 9: *** E se il mio cuore si illuminasse di nuovo? ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                             Il buio del mio cuore:
 

 
 
Nick sul forum: Flaminia Elisa.2000
Nick su EFP: Sherry2000
Fandom: Detective Conan
Personaggio scelto: Shiho
Pacchetto: Rubino(angst,AU, buio)
Rating: giallo
NdA: In questa long fiction non ci sono pericolose organizzazioni criminali o strani farmaci capaci di rimpicciolire le persone. Solo una giovane scienziata,Shiho Miyano,la cui vita cambia completamente quando incontrerà,sul luogo del delitto di sua sorella,il famoso detective Shinichi Kudo. Dopo varie vicissitudini,entrambi capiscono di essere innamorati,si sposano,ed hanno una bambina,Akemi,il frutto del loro amore. Ma proprio quando la vita sembra finalmente sorridere a Shiho,avviene una terribile tragedia: i suoi affetti più cari saranno vittime di un incidente stradale,e la lasceranno sola con i suoi ricordi e il suo dolore,gettandola in una cupa solitudine. Per Shiho la vita,prima luminosa e piena di gioia,diviene improvvisamente l’opposto,un buio soffocante che inghiottisce il suo cuore sempre di più,giorno dopo giorno. Riuscirà a riaccogliere nuovamente la luce dell’amore dentro di sé?
 
 
 
                                                                  *** Capitolo 1: ***
                                                              Prologo

 
 
Tristezza. Dolore. Disperazione.
Sono queste le uniche emozioni che governano i miei pensieri,le mie azioni,le mie giornate. Non riesco più a sopportare il silenzio di questa casa,una casa che fino a meno di un mese prima risuonava di allegre risate e battibecchi scherzosi. Quelle voci sono impresse tra le pareti delle stanze,mi sembra ancora di sentirle riecheggiare nella mia mente,se chiudo per un attimo gli occhi.
Una grande gioia e una sincera pace si appropria del mio cuore,ma quando li riapro,inevitabilmente,non posso fare a meno di ammettere la dura realtà: qua dentro sono rimasta soltanto io. Non c’è più Akemi,la mia adorata bambina,che riempiva la mia vita con sorrisi talmente luminosi da saper scaldare persino la mia corazza di freddezza e indifferenza; non c’è più nemmeno l’uomo che,a modo mio,amavo.
Ovunque mi giri,ci sono segni della loro presenza: la cameretta di Akemi è ancora in disordine,con il letto dalla trapunta rosa disfatto e una piega nel cuscino,i pupazzi sparsi sul tappeto,e le bambole di pezza vicino ai libri di fiabe; nel bagno ci sono ancora tre accappatoi,uno azzurro,uno rosa,e un altro dello stesso colore ma molto più piccolo,nell’armadietto c’è sempre il dopobarba e lo shampoo con gli orsetti, persino le paperelle colorate sono ferme sul bordo della vasca.
Riesco ancora a sentire il tenero suono della risata della mia bambina,quando si divertiva a farle nuotare nell’acqua schiumata,e sento un nodo alla gola e la voglia sempre più impellente di piangere.
 In cucina percepisco ancora l’odore di caffè e di biscotti che aleggiava sempre nell’aria durante ogni nostra colazione,e gli allegri battibecchi intorno a quella tavola. Il soggiorno è pieno di disegni e di pastelli colorati: rimproveravo sempre Akemi perché macchiava la moquette,ma puntualmente lei non mi dava mai ascolto e riempiva la stanza dei suoi “capolavori”.
Ma i ricordi più tristi sono racchiusi nella camera da letto dove,fino a poco tempo fa,dormivamo io e Shinichi. Sul mio comodino è rimasta la foto del nostro matrimonio,dove entrambi sorridiamo pieni di gioia e di speranza. Ogni volta che la guardo faccio fatica a riconoscermi: ero davvero io,quella ragazza dall’espressione radiosa e gli occhi che brillavano di felicità? Allo specchio,la mia immagine è completamente diversa: gli occhi sono opachi,velati dalle lacrime che per tutto questo tempo sono state le mie uniche compagne,quasi privi di vita.
Ormai non posso più dormire in questa camera,passo le mie lunghe notti sul divano senza riuscire a chiudere occhio. Il letto matrimoniale al centro della stanza non mi è mai sembrato così ampio,non mi sono mai sentita così sola. Ho quasi timore di sfiorarlo,mi avvicino sempre silenziosamente e,quando sono particolarmente triste,stringo forte il cuscino di Shinichi, annusandone l’odore dolce e familiare, illudendomi che lui non se ne sia mai andato.
Tutto mi parla di lui e di mia figlia qui dentro,ma non oso mai toccare niente,come se volessi sempre mantenere la loro presenza qui. I ricordi che riaffiorano nella mia mente ogni volta che vedo i vasetti di miele di cui Akemi era tanto ghiotta,o i romanzi gialli che mio marito adorava leggere,sono dolci e amari allo stesso tempo. Dolci perché testimoniano il periodo più felice della mia vita,ma con l’amara consapevolezza che quei bei momenti non torneranno più.
Per questo vorrei e non vorrei allo stesso tempo lasciare questa casa. Non so se sia più doloroso abbandonare qua dentro la mia sofferenza o continuare a tenerla con me.
E la risposta che finalmente riesco a darmi è un . Voglio portare sempre con me il mio dolore. Può sembrare assurdo,ma so che è l’unica cosa che mi è rimasta al posto di mio marito e di mia figlia. Solamente questo.
 
                         

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Capitolo 2
*** L'inizio di tutto ***


                                              *** Capitolo 2: ***
                                                      L’inizio di tutto
 

 
Non sono mai stata una ragazza particolarmente socievole e allegra: fin da piccola non ho mai avuto un’amica o un amico del cuore,l’unica presenza costante della mia vita era mia sorella,a cui sono sempre stata molto legata,e proprio per questo motivo avevo deciso di dare il suo nome a mia figlia. Lei era sempre stata il mio esatto opposto: sempre con il sorriso sulle labbra,spontanea e generosa,di una dolcezza unica. Io,invece,sono cresciuta mantenendo il mio carattere scostante e freddo,chiudendomi spesso in lunghi silenzi,rimanendo sempre e soltanto in compagnia di me stessa. La mia unica consolazione era la straordinaria intelligenza che avevo sempre dimostrato di possedere,e fu proprio quella,unita alla mia passione per le scienze,che mi permise di diventare una famosa dottoressa,seppur giovanissima.
Le mie energie si concentravano unicamente nel lavoro,ma sentivo che nella mia vita mancava qualcosa. Non sapevo dire esattamente che cosa,o forse non avevo il coraggio di ammetterlo neppure a me stessa,ma le mie giornate mi sembravano stranamente vuote. Tranne mia sorella, non avevo nessuno che potesse aiutarmi e riempirle.
I miei genitori sono scomparsi quando ero molto piccola,non avevo ancora compiuto cinque anni. Erano due scienziati,rimasti vittime di un incidente verificatosi nel loro laboratorio. Ricordo che prima di allora,ero una bambina felice. Ma a quei tempi,alla tenera età dell’infanzia,non potevo ancora saperlo.
Sapevo solo che mi faceva stare bene il bacio di buongiorno del mio papà e il suono della sua rara ma calda risata,la fiaba che mi raccontava la sera mia madre a bassa voce e la dolce carezza sui capelli che mi regalava.
Come sembrano lontani quei giorni,quella gioia infantile… allora ogni piccola cosa mi rendeva ingenuamente felice: il sole giallo e caldo,i fiori profumati,il cielo azzurro e senza nuvole nelle mattine d’estate,il suono delle onde del mare che cullava le nostre vacanze,il profumo della colazione piena di delizie che mi preparava la mamma,con la quale mi svegliavo ogni mattina…
Una dolce malinconia,mista ad un’acuta fitta di nostalgia,fa curvare le mie labbra in un amaro sorriso. Che tristezza pensare che quel tempo non tornerà più…
E così,finalmente sono stata costretta a rendermi conto di quella triste verità: ero sola,davvero sola. Anche se il mio orgoglio mi impediva di ammetterlo,ero sicura di aver bisogno di un’amica, di un fidanzato,perché era normale per una ragazza della mia età.
All’epoca non avevo ancora vent’anni,ma,mi diceva sempre mia sorella nelle sue dolci prese in giro,ne dimostravo più del doppio. Ed io,in fondo in fondo,ero turbata quando sentivo quelle parole,perché capivo che era veramente così,che forse la mia apparente maturità non mi rendeva grande,ma infantile. Perché una persona matura non avrebbe avuto alcun motivo per sfuggire ad un qualsiasi contatto con gli altri. Ma non riuscivo,per quanti segreti sforzi facessi,ad abbattere quella barriera che mi separava dal mondo. E anzi,proprio perché in cuor mio ne soffrivo,continuavo a ripetermi che a me andava bene così,che non importava aver bisogno degli altri,potevo anche contare sulle mie forze e basta. Quanto mi sbagliavo.
Soltanto due anni dopo,quando avevo da poco festeggiato il mio ventunesimo compleanno,quella barriera sembrò inspiegabilmente ammorbidirsi. Forse,nel corso di questi anni,non è mai crollata del tutto,ma sicuramente è diventata meno solida che in passato.
Accadde in una rigida sera di gennaio,mentre tornavo a casa dopo una lunga giornata di lavoro (all’epoca ero una ricercatrice presso un laboratorio non molto distante dal nuovo appartamento in cui mi ero trasferita,nel centro di Tokyo).  Quando entrai nell’appartamento,trovai il corpo di Akemi sul pavimento,riverso in una pozza di sangue. Gridai,ma dalla mia bocca non uscì alcun suono. Solo il mio cuore piangeva e gridava il suo dolore,il mio corpo era solo capace di rimanere paralizzato,i muscoli del mio viso improvvisamente impallidito erano tesi,faticando per trattenere invano le lacrime,che infatti arrivarono pochi secondi dopo.
Ancora oggi fatico a descrivere i sentimenti che provai quel giorno: ero sconvolta, disperata… credo che la parola esatta a descrivere il mio dolore non esista. Quella sera,conobbi forse per la prima volta cosa significava essere davvero soli. E può sembrare assurdo,ma fu proprio quel giorno che conobbi la persona che avrebbe dato un senso alla mia vita,riempiendo le mie giornate e il mio cuore di luce.
Era un ragazzo molto giovane,che aveva appena un anno meno di me. Aveva un’aria scanzonata e un po’ sbruffona,più adatta ad un adolescente birichino che ad un esperto investigatore. Tuttavia,ciò che mi colpì maggiormente quando lo vidi per la prima volta furono i suoi grandi occhi azzurri: erano ridenti come quelli di un bambino,limpidi e buoni come non ne avevo mai visti,ma allo stesso tempo sembravano anche così profondi, intelligenti,determinati… mi ricordavano il colore dell’oceano,il blu intenso del cielo in una mattina d’estate.
Il detective Shinichi Kudo,famoso per la spiccata intelligenza e per le sue deduzioni geniali. Assieme alla polizia,quella sera si presentò anche lui nel mio appartamento. Lo notai aggirarsi con aria concentrata attorno al corpo di mia sorella,e assieme a delle intense fitte al cuore,un pizzico di curiosità si impadronì di me.
Quando parlò,il mio cuore ebbe un tuffo.
 
“Non si tratta di un incidente,questo è un omicidio.”
 
Bastarono quelle poche,terribili parole a farmi avvicinare a lui. Con voce strozzata gli chiesi che cosa intendesse dire,e lui mi guardò con meraviglia,come se mi avesse notata solo in quel momento.
Poi si riscosse,chiedendomi se ero una parente della vittima. Rimasi disgustata dal fatto che mia sorella fosse stata etichettata come una qualunque delle sue vittime,e la mia espressione di muto rimprovero si posò su di lui.
Ricordo ogni minimo dettaglio di quella giornata. Come potrei dimenticare?
Come potrei rimuovere dalla mia memoria la giornata più dolorosa e allo stesso tempo più bella della mia vita?
Il suo nome,il suo sorriso,il suo volto,i suoi occhi sarebbero rimasti scolpiti per sempre nel mio cuore e nella mia mente. Un marchio a fuoco non avrebbe mai potuto essere altrettanto efficace.
 
“Oh,che sbadato! Non le ho ancora detto il mio nome”Si grattò la testa come un bambino pasticcione,imbarazzato.“Mi chiamo Shinichi Kudo,di certo avrà sentito il mio nome!”Mi porse la mano con un sorrisetto soddisfatto,ed io ricambiai con un sorriso pungente.
“Vedo che la modestia non è il suo forte”Replicai con sarcasmo “In ogni caso,io sono Shiho Miyano,piacere.”
 
Non scorderò facilmente la sua espressione interdetta,a cui seguì un’amichevole risata che fece addolcire l’espressione di rimprovero sul mio viso,strappandomi addirittura un sorriso.
E mentre lo vedevo ridere ingenuamente,con le mani ancora strette delicatamente l’una nell’altra, pensai che da quel giorno,da quel momento,da quell’istante,la mia vita avrebbe avuto un sapore e un colore del tutto diversi.
Il sapore della gioia. Il colore del sole.
 
 
 
                                       

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Capitolo 3
*** Avvicinamento ***


                                                                                   ***Capitolo 3:***
                                                                 Avvicinamento 
 

 
Poteva la mia felicità essere nata dalla circostanza più tragica della mia vita? Tante volte mi sono posta questa domanda,ancora ignara che la mia gioia non sarebbe durata a lungo.
Eppure per me inizialmente quella non era felicità: provavo un dolore immenso, devastante,al pensiero di aver perso per sempre mia sorella. Shinichi Kudo sosteneva che,in base ad alcuni elementi,potesse trattarsi di omicidio,ma inizialmente io non volevo ascoltare quest’ipotesi così assurda e terribile. Poi,riflettendo,capii che Akemi,così innamorata della vita,non avrebbe mai compiuto un gesto tanto estremo,e che forse quella era l’unica spiegazione possibile.
Senza volerlo,tra me e quel giovane detective nacque una grande amicizia: decisi di investigare insieme a lui e unimmo le nostre forze per smascherare il colpevole.
Lo portavo nei luoghi che frequentavamo più spesso io e mia sorella per cercare di raccogliere indizi utili,e scoprii che con lui accanto tutti quei posti mi si presentavano sotto una luce del tutto nuova. È stato come ripercorrere tutta la mia infanzia insieme ad Akemi,mi meravigliavo di qualsiasi piccola cosa con ingenuità,il mio volto era di nuovo privo di ombre. Raccontavo a Shinichi tutti gli aneddoti legati alla nostra vita,e piano piano iniziai a confidarmi con lui e ad aprirgli lentamente il mio cuore. Se all’inizio lo consideravo antipatico e saputello,con il passare del tempo mi resi conto che c’era qualcosa di speciale in lui. Mi ci volle molto per capire cosa: grazie a lui avevo di nuovo scoperto il gusto e la gioia di vivere,come se avessi imparato a conoscere davvero il mondo per la prima volta.
Presto alle indagini si sostituì la voglia di passare del tempo insieme come due amici: mangiavamo un gelato,chiacchieravamo sulle altalene del parco e passeggiavamo tra gli alberi di ciliegio. Un giorno,dopo mesi,mi accorsi che finalmente ero tornata a ridere,serena,divertita,senza preoccupazioni o pensieri di nessun tipo.
Quella tenera amicizia,quella particolare complicità,si stava trasformando lentamente in un sentimento del tutto nuovo per me,un sentimento a cui non riuscivo a dare né nome né forma.
Solo quando Shinichi riuscì ad arrestare il colpevole dell’omicidio di Akemi-un ragazzo che studiava all’università,ex fidanzato di mia sorella,che non aveva sopportato il distacco-,e mi sorrise in quel modo schietto e birichino che solo lui sapeva fare,capii quale grande tesoro avessi trovato.
Un amico vero,che mi consigliava quando ne avevo bisogno e si preoccupava sinceramente per me,una persona che mi aveva fatto di nuovo apprezzare la vita per quello che era,un uomo coraggioso che era riuscito a restituirmi giustizia: Shinichi era tutto questo.
Gli sorrisi anch’io,sprofondando nel calore protettivo delle sue braccia,piangendo tutte le mie lacrime,sia di gioia che di tristezza.
Da quel momento ci vedemmo come semplici amici,e le mie giornate volavano via in un clima di allegria,spensieratezza e scherzosi battibecchi. La gratitudine si affievolì lentamente,lasciando definitivamente spazio a un sentimento più profondo.
Compresi di cosa si trattava quando Shinichi mi presentò Ran,la sua fidanzata: sembrava il ritratto di mia sorella,era dolce,carina,gentile e disponibile con tutti.
Avvertii un macigno pesarmi sul cuore e un dolore fortissimo attanagliarmi il petto, un nodo alla gola che mi impediva di parlare e minacciava di farmi scivolare una lacrima sul viso. Mi comportai con molta disinvoltura,mascherando alla perfezione il mio stato d’animo,ma dentro di me bruciava il fuoco del dolore,della rabbia e della disperazione.
Sembravano entrambi molto innamorati,un amore che raramente si trova. Per questo rinunciai ai miei sentimenti e mi feci da parte,rassegnandomi ad essere una semplice amica per lui.
Mi bastava sapere di poter contare su di lui e di avere il suo appoggio nei momenti difficili,potevo cercare altrove l’amore di cui avevo bisogno.
Ma allora non avevo la minima idea di quanto mi stessi sbagliando.
 
 
                                
 
 

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Capitolo 4
*** La tempesta dei sentimenti ***


                                                                                   ***Capitolo 4:***
                                                                La tempesta dei sentimenti
 

 
I sogni e la felicità hanno un prezzo. Io lo sapevo fin troppo bene: la gioia di stare accanto a Shinichi aveva il prezzo di vederlo ridere,baciare,abbracciare e tenere per mano un’altra ragazza,una ragazza che non ero io. Ran assomigliava moltissimo a mia sorella,e se questo poteva suscitare il mio affetto,il fatto che fosse la prescelta dell’unico ragazzo di cui mi fossi mai innamorata mi provocava un sentimento opposto,una rabbia che si avvicinava molto all’odio. Per questo non sono mai riuscita ad andare d’accordo con lei né a trovarla simpatica: mi suscitava troppi ricordi e troppo dolore,alcune volte arrivavo persino a pensare che stesse rubando la mia felicità,che si impadronisse di una vita che in realtà avrei dovuto avere io.
E così finalmente riuscii a rendermi conto che l’amore che nutrivo nei confronti di Shinichi ormai era troppo forte per poter essere ignorato,ma non me la sentivo di intromettermi. A quale scopo? Shinichi e Ran erano fatti l’uno per l’altra,insieme formavano una coppia perfetta,il ritratto dell’amore vero e della dolcezza che difficilmente si riusciva a trovare.
Presi la mia decisione,che sebbene mi pesasse come non mai,giudicavo la più giusta: per evitare di soffrire ancora avrei lasciato il Giappone e sarei partita per l’America. Io e Akemi,da piccole,sognavamo di andarci insieme con le nostre rispettive famiglie; non potevamo sapere che quel sogno era destinato a non potersi realizzare.
La vita non è una favola,anche se da bambini si preferisce sempre immaginare il contrario. Poi un bel giorno ci svegliamo,e la realtà ci apre gli occhi con prepotenza e crudeltà: è a quel punto che ti rendi conto che la vita non è quella che ti aspettavi, ma che la ami comunque.
Amavo la vita,perché mi aveva permesso di trovare un amico che la rendesse migliore,ma non riuscivo ad essere felice perché quella stessa vita aveva deciso di rubarmi uno degli affetti più cari che avevo,e non era d’accordo sul mio amore per Shinichi,perciò mi aveva strappato via con forza anche lui.
L’annuncio del suo matrimonio con Ran mi giunse del tutto inaspettato,ma rafforzò la mia idea di partire e di essere il prima possibile lontana da lui. Se gli avessi confessato i miei sentimenti mi avrebbe respinta e avrei perso un buon amico,ma restare accanto a lui in silenzio fingendo di essere quella che non ero era una sofferenza troppo grande,di cui non sarei riuscita a sopportare il peso.
Il giorno della mia partenza il cielo era gonfio di nuvole e pioveva a dirotto: io osservavo il pianto disperato del cielo,così simile a quello del mio cuore,seduta in una saletta dell’aeroporto,in attesa di imbarcarmi sul mio volo. Stringevo il mio trolley rosso con una fitta al cuore,affollato da troppi rimpianti,troppi segreti celati, troppe ferite ancora aperte e sanguinanti. Non mi sentivo più tanto sicura della mia scelta: volevo davvero dire addio all’unico amore e unico amico che avessi mai avuto? Volevo davvero lasciare quella città in cui ero nata e cresciuta e che mi aveva vista  crescere tra tristezza e piccole gioie?
Non ci sarebbe mai stato bisogno di prendere quella decisione: Shinichi era corso incontro a me con il fiatone,completamente bagnato e con ciuffi mori di capelli che si ribellavano sfuggendo gocciolanti ai lati della fronte.
Confusa e stupita gli avevo chiesto che cosa fosse venuto a fare lì,ma lui si era limitato a sorridere sicuro e a prendermi il viso tra le mani,stringendolo delicatamente.
“Scusami se sono arrivato troppo tardi”Mi aveva sussurrato dolcemente all’orecchio,prima di unire le nostre labbra in un bacio avvolgente e passionale. Un bacio che aveva il sapore di un amore riscoperto e allo stesso tempo il retrogusto amaro delle lacrime che mi bagnavano il viso.
Mi ero staccata per riprendere fiato,e avevo sorriso cercando di contenere la mia felicità. “Non fa niente.”Con il cuore che batteva forte per l’incredulità e l’emozione, e sembrava scoppiare di felicità,avevo affondato le mani tra i suoi morbidi capelli corvini e avevo fatto combaciare con trasporto le nostre labbra,stringendomi a lui.
Sembrava impossibile,ma era tutto vero: lui era lì,davanti a me,con l’aria di un ragazzino distratto e quel suo sorriso rassicurante che lo rendeva bello come il sole,e mi stava baciando e abbracciando senza nessuna incertezza.
E in quel momento un meraviglioso arcobaleno aveva rischiarato il cielo,squarciando con mille sfumature colorate il cielo grigio e piovoso.
 
 
                                    
 

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Capitolo 5
*** La vita può essere luminosa ***


                                                    ***Capitolo 5:***
                                              La vita può essere luminosa

 
 
A differenza di quanto mi aveva detto Shinichi,no,non era troppo tardi. Non sarebbe mai stato troppo tardi per essere felici.
Il nostro non era l’amore della maggior parte delle coppie,pieno di sdolcinatezze e di coccole: non credo di avergli mai detto apertamente “Ti amo”,ma sono sicura che lui lo sapesse benissimo. Eravamo simili,entrambi talmente orgogliosi da non voler mai ammettere di aver sbagliato,e proprio per questa caratteristica litigavamo spesso. Quasi sempre i motivi delle nostre discussioni erano sciocchezze,cose senza importanza,ma che ci rendevano comunque infuriati e ci spingevano a tenerci il broncio per ore senza parlare.
Shinichi era l’unico che riusciva in qualche modo a interpretare i miei silenzi,e di conseguenza riusciva a capire anche ciò che provavo. Se ero triste e mi sentivo sola, mi bastava un suo abbraccio e la calda sensazione di essere stretta a lui per essere di nuovo felice,anche se non l’avrei mai ammesso.
Non gli mostravo apertamente le mie emozioni,ma con lui non servivano parole,riuscivamo a capirci con una sola occhiata,e a riappacificarci con un solo bacio. Abbiamo imparato a sopportare i nostri difetti e a convivere con essi: io ero seccata quando lui mi parlava dei casi che aveva risolto o quando portava a casa le scartoffie di lavoro,scegliendo di passare una serata con i suoi misteri piuttosto che con me; a lui non piaceva il mio carattere solitario,che mi portava ad isolarmi spesso in un mondo al quale nemmeno lui aveva l’accesso,ed era esasperato davanti ai miei rifiuti a trascorrere serate mondane in compagnia dei suoi amici o in qualche locale a bere.
Ma nonostante questo siamo riusciti ad accettare queste piccole imperfezioni del nostro carattere,proprio perché,anche se nessuno di noi due voleva mostrarlo all’altro,non potevamo fare a meno di stare insieme. Il nostro legame si è rafforzato sempre di più con il tempo,e per me la compagnia di Shinichi era come una rinascita: insieme a lui il mondo mi sembrava più bello,riuscivo a gustarmi fino in fondo ogni piccola cosa che la vita mi regalava.
Insieme a lui non avevo paura di mostrarmi per quello che ero,alcune volte mi scoprivo fragile,semplicemente desiderosa di un suo abbraccio forte o di una sua lieve carezza.
E anche se non eravamo due tipi particolarmente romantici,sapevamo apprezzare la gioia e l’armonia dei magici momenti trascorsi insieme: osservare il sole rosso fuoco che si tuffava  tra le onde azzurre e il cielo tinto di porpora al tramonto,seduti vicini sulla spiaggia,annusare il profumo dei fiori e osservare il volo delle farfalle nei boschi dove passeggiavamo il fine settimana…
Serviva un miracolo per essere felici? No,a me bastava semplicemente lui,che riusciva a rendere perfetto anche un momento banale,che sapeva rendere meraviglioso anche un piccolo gesto quotidiano,che con la sua ingenuità mi faceva sorridere e vedere il mondo attraverso gli occhi di un bambino allegro e pasticcione.
Con lui ridevo e scherzavo come non avevo mai fatto in vita mia,lui mi aveva cambiata,era l’unico che riuscisse a farmi uscire fuori di casa quando sprofondavo nella malinconia e volevo isolarmi da tutto e da tutti.
Non potevo fare a meno della sua presenza,desideravo svegliarmi e sentire il suo odore sulle lenzuola,scendere in cucina e sentirlo lamentarsi di come preparavo il caffè,tornare a casa la sera e trovarlo ad aspettarmi con quell’espressione falsamente infastidita che tanto mi piaceva. Evidentemente anche per lui doveva essere così,perché poco dopo mi propose di suggellare il nostro amore con il matrimonio.
L’avevo abbracciato felice cercando di nascondere le lacrime di gioia che mi bagnavano il viso e provando a mostrarmi indifferente,ma non credo di esserci riuscita molto bene. Shinichi aveva capito che quello era il mio modo di rispondergli sì,e poco tempo dopo,in una piccola chiesa appena fuori città,si svolse una cerimonia semplice ma per me indimenticabile,che ci rese finalmente marito e moglie.
Non so descrivere l’emozione di quel giorno,mi ero sentita a disagio tutto il tempo stretta in quel leggero e aderente abito bianco,ma nei miei occhi splendeva una luce nuova,ero quasi euforica,e lo dovevo a Shinichi. Ricordo solo il suo sguardo raggiante e il nostro bacio,tutto il resto è un’immagine sfocata e indistinta,di scarso rilievo.
Da quel giorno la mia vita si trasformò completamente: i miei giorni bui e solitari erano finiti,adesso era arrivata una persona speciale che li riempiva con la calda luce dell’amore.
Comprammo una casa con un piccolo giardino sul retro e in poco tempo ci trasferimmo lì. In quelle stanze avremmo costruito i nostri ricordi,quelli della nuova vita che ci attendeva.
Shinichi aveva protestato,sostenendo che non ci serviva una casa così grande,ma io avevo sorriso,appoggiandogli la mano sul mio ventre.
“Saremo in tre ad abitarla: tu,io,e Akemi,il frutto del nostro amore”
Mi aveva guardata incredulo,poi aveva riso in modo quasi infantile,prendendomi in braccio e facendomi volteggiare.
Ricordo che un paio di mesi dopo,distesi sull’erba umida del giardino,lui che mi cingeva con un braccio e con l’altra mano mi accarezzava dolcemente il pancione in cui stava crescendo una nuova vita,avevamo ammirato le stelle che brillavano nel cielo facendo progetti futuri e immaginando la vita con la nostra bambina.
Avevo riso lievemente,ricordandogli che sarebbe stato lui a doverle cambiare i pannolini,e proprio in quel momento avevo notato la scia luminosa di una stella cadente.
“Esprimi un desiderio”Mi aveva detto Shinichi.
A cosa mi serviva un desiderio? La mia vita era perfetta,non avevo niente da chiedere. Poi all’improvviso mi era venuta in mente una cosa,e chiudendo gli occhi avevo silenziosamente espresso una domanda al cielo.
“Che cosa hai chiesto?”
Avevo riaperto gli occhi,fissandolo con un sorriso. “Di far rimanere tutto così per sempre. Ma so che per sempre non esiste.”Shinichi mi aveva abbracciata senza dire altro,cullandomi dolcemente,e io mi ero accoccolata al suo petto,assaporando quel tenero momento.
Le parole che avevo detto erano un oscuro presagio che anticipava quello che sarebbe successo qualche anno dopo,ma io non potevo saperlo.
Adesso me ne rendo davvero conto: per sempre non esiste,e la mia felicità era destinata a frantumarsi come un bicchiere di vetro,a contatto con la dura realtà.
Non sarebbe durata a lungo,ma forse,in fondo al mio cuore,avevo capito anch’io che ad un certo punto era necessario svegliarsi da un bel sogno,perché un bel sogno non può durare in eterno. E io ero destinata a svegliarmi fin dall’inizio.
 
 
                                  

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Capitolo 6
*** Perchè? ***


                                                                   ***Capitolo 6:***
                                                             Perché?
 

 
Ricordo perfettamente quel giorno. Come potrei dimenticare? L’ultimo assaggio della mia vita felice,l’ultima volta che avrei visto le persone che amavo di più nella mia vita.
Ma io non sapevo. Al mattino,quando mi sono svegliata,mi ero preparata a vivere quel giorno come uno qualunque. Se avessi saputo,avrei detto a Shinichi che lo amavo,l’avrei abbracciato forte,non l’avrei lasciato andare. Avrei tenuto stretta al mio petto la mia bambina,senza smettere di dirle quanto le volevo bene. Avrei detto a entrambi quanto avevano reso luminosa la mia vita,quanto erano importanti per me. Li avrei implorati di non andarsene.
Ma non ho potuto fare niente,era troppo tardi. Sono rimasta ad aspettarli davanti all’ospedale dove lavoravo,felice per quella sera che avevamo programmato di trascorrere al ristorante. Non avremmo fatto niente di tutto questo,mai più.
L’ho realizzato quando un poliziotto si è avvicinato da me a testa china, conducendomi sul luogo dove la macchina era stata ritrovata in fiamme.
Ricordo ogni dettaglio,anche il più piccolo,della giornata che ha distrutto la mia vita. Quella giornata ha tormentato i miei pensieri,i miei sogni,le mie azioni. Ha governato le mie lacrime. È stata un film che avrei dovuto riavvolgere,tenere a mente,perché niente di quella vita meravigliosa mi sarebbe mai stato riportato indietro.
Fin da piccola ho sempre saputo che la vita non era una favola,ma non credevo sarebbe stata così crudele,così impietosa. Mi ha tolto i miei genitori,mia sorella,mio marito,mia figlia,tutto. Non mi lasciato nessuno,solo il mio dolore che consuma ogni attimo delle mie giornate.
Perché? Era destino che dovessi rimanere sola?
Tutti mi dicevano che ero una persona forte,che ce l’avrei fatta a superare questa tragedia,ma tutt’ora non ne sono convinta. Che cosa può essere la forza,davanti ad un dolore così grande,così devastante?
Era bastato un solo,fugace attimo,per distruggere tre vite. Davanti ai corpi coperti da un telo nero distesi sulla strada,accanto ai rottami dell’auto,avevo faticato moltissimo per trattenere le lacrime,ma una volta tornata a casa,lanciando uno sguardo alla scia di disordine che regnava nelle stanze e a tutti quegli oggetti pieni di bellissimi ricordi,le lacrime avevano cominciato a fluire liberamente. Amare,copiose,lente,spezzate in singhiozzi sommessi,avevano accompagnato tutta la notte e ne avrebbero accompagnate molte altre in futuro. Mi sentivo svuotata,senza più ragione di vivere: non potevo credere di averli persi per sempre,non potevo credere che non li avrei rivisti mai più.
Allora mi sono aggrappata disperatamente ai ricordi,per continuare ad avere un’illusione,anche minima,della loro presenza. Non sono mai riuscita,in nessun modo,a dire addio a Shinichi e ad Akemi: come posso dimenticare tutti i bei momenti trascorsi insieme a loro e continuare a vivere la mia vita come se niente fosse? Come posso dimenticarli,se insieme abbiamo vissuto solo di felicità?
Forse è proprio questo il problema: la felicità è breve,fuggevole,effimera,ma nessuno sa accontentarsi di un breve assaggio. Io ho commesso l’errore di crederci, di essere stata troppo felice,e ho pagato per questo.
Forse la felicità è stata proprio la causa della grande sofferenza che sto provando in questo momento,e che forse non smetterò mai di provare.
 
 
                                 
 

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Capitolo 7
*** Quando i ricordi fanno male... ***


                                                              ***Capitolo 7:***
                                                        Quando i ricordi fanno male…
 

 
Sfoglio riluttante l’album di foto che mi sono finalmente decisa a tirare fuori dallo scaffale più alto della libreria in soggiorno. Accarezzo la copertina rosa e ruvida,prendendo un bel respiro: sto per tuffarmi un’altra volta nel passato,un passato che non tornerà indietro mai più,pieno di dolci ricordi che ogni volta risvegliano in me quel dolore che sembrava essersi ormai sopito.
Sorrido con gli occhi lucidi osservando la foto in cui compare per la prima volta la nostra bambina: io e Shinichi sorridiamo all’obbiettivo con una gioia che adesso mi sembra assurda,stringendo un piccolo fagottino bianco tra le braccia. Si intravedono una testolina nera come la pece e due vivaci ed espressivi occhioni azzurri,sgranati dalla meraviglia,assieme ad una bocca ridente in cui si è cacciato il piccolo dito indice della mano destra,chiusa in un pugno.
Volto pagina mentre una piccola lacrima mi solca il viso: rido rumorosamente alle immagini del primo bagnetto di Akemi,quando entrambi ci siamo insuppati d’acqua per convincerla ad entrare nella vasca,piango davanti alla foto dei suoi primi passi, dove io e Shinichi la sorreggiamo da dietro,mentre lei ride spensierata e sgambetta contenta,mi lascio travolgere da una fitta di nostalgia davanti alla faccia concentrata nello sforzo e le guance gonfie di Akemi,mentre cercava goffamente di spegnere la candelina sull’enorme torta del suo primo compleanno.
Rido di nuovo con più nostalgia della foto seguente,che raffigura la prima giornata di shopping con la mia bambina. Eravamo buffissime,cariche di sacchetti colorati come due manichini viventi.
Qualche pagina più avanti mi metto a ridere allegra,senza riuscire a fermarmi: è raffigurato Shinichi con le mani sporche di farina e dei frammenti di uova tra i capelli. Aveva cercato di preparare da solo la torta per il terzo compleanno di Akemi, ma il risultato era stato un disastro,e da allora non gli avevo più permesso di mettere piede in cucina.
La foto dopo mostra Akemi in costume da bagno che gioca con una stella marina,e accanto ci sono io che le indico la forma delle onde spumose che sembrano quasi ruggire,mentre Shinichi si intravede sotto l’ombrellone che legge assorto un poliziesco. Anche durante la nostra vacanza a Okinawa non aveva potuto fare a meno del suo adorato Sherlock Holmes.
Infine,tra le foto più recenti,ce n’è una che raffigura il nostro ultimo Natale insieme: Akemi aveva compiuto da poco cinque anni ed era adorabile,con le guance arrossate per il gelo,avvolta in un cappottino bianco di lana e con un berretto ornato di pompon che le copriva la testolina disseminata da ciuffetti di capelli mori. Eravamo andati tutti al mercatino di Kyoto,e la nostra bambina ci aveva trascinati entusiasta tra le bancarelle,saltellando piena di gioia davanti alle palline colorate.
Le aveva sempre adorate,decorare l’albero era l’attività che le piaceva di più,e a casa nostra decorare insieme l’abete era diventato un rito irrinunciabile. Dopo prendevamo una cioccolata calda e aspettavamo la mezzanotte per scartare i regali sotto l’albero. Akemi era elettrizzata all’idea di avere più pacchetti di tutti,e ogni anno credeva davvero che fosse Babbo Natale a portarglieli,così Shinichi,per farle piacere,si metteva sempre una barba finta e un buffo cappello rosso,ma purtroppo per lui era un pessimo attore,per niente credibile come Babbo Natale,soprattutto per il suo fisico magro e agile.
Il mio riso si trasforma in lacrime,e scaglio l’album lontano: quei ricordi tanto belli sono diventati un peso troppo grande da sopportare,un dolore inimmaginabile. Accoccolo la testa tra le ginocchia avvertendo le guance umide,e resto immobile in quella posizione per un po’. Non c’è nessuno che viene a consolarmi,non sento né la dolce risata di Akemi né il tocco gentile e rassicurante di Shinichi.
Quello è il passato,un passato che non può tornare,è una sfumatura che continua a persistere nel mio presente,ma non è il mio futuro. Devo imparare ad accettarlo e ad usare questi bei ricordi per andare avanti,non per continuare a farmi male. È inutile e sciocco,non mi porterebbe da nessuna parte.
Per quanto possa essere difficile,devo riuscire a custodire questi ricordi nello strato più profondo della mia memoria e nel cassetto più nascosto del mio cuore,così non se ne andranno via mai più,nessuno potrà strapparmeli di nuovo,e devo provare a costruirne di nuovi.
Solo così potrò tornare a vivere.
 
 
                                      

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Capitolo 8
*** Dalla luce al buio ***


                                                                 ***Capitolo 8:***
                                                   Dalla luce al buio
 

 
Sembra pazzesco,ma a volta mi capita di arrabbiarmi con loro. Vorrei odiare Shinichi per avermi lasciata sola,ma non ci riesco. Non mi ha abbandonata per un capriccio o per sua spontanea volontà,è stato portato via senza preavviso,senza nemmeno aver avuto il tempo di salutarmi,costretto a far seguire lo stesso destino anche a nostra figlia. E purtroppo si è portato via anche una parte della mia anima,da quel giorno niente è stato più come prima.
Ma adesso come farò senza di lui? Lui che ha donato un nuovo colore alle mie giornate,lui che mi regalato la vera essenza della gioia e che mi ha insegnato a ridere,lui che mi ha salvata dalla mia solitudine e dal baratro in cui stavo sprofondando.
Come il principe delle fiabe che mi leggeva la mamma,con il cavallo bianco,la spada sguainata e il pennacchio al vento,mi ha fatta salire sul suo destriero e mi ha condotta verso la luce.
Ma adesso che se n’è andato la luce dell’amore si è spenta all’improvviso,e il buio,un buio soffocante e opprimente,si è impadronito del mio cuore.
Torneranno mai i giorni felici in cui quella luce splendeva come non mai diradando il buio? Senza Shinichi e la nostra adorata Akemi,temo proprio di no.
Adesso sono sola,completamente sola. Non ho più nessuno che provveda a ricomporre i pezzi del mio cuore in quel puzzle perfetto che era prima.
Esisterà mai un altro orizzonte luminoso al quale potrò rivolgere lo sguardo senza essere inghiottita dal buio del dolore e della solitudine?
 
 
                                     

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Capitolo 9
*** E se il mio cuore si illuminasse di nuovo? ***


                                                                                      ***Capitolo 9:***
                                          E se il mio cuore si illuminasse di nuovo?
 

 
Oggi mi sono finalmente decisa a ripulire la casa dagli oggetti e gli indumenti di Akemi e Shinichi,dopo aver indugiato a lungo. Ripongo tutto dentro a dei grossi scatoloni di cartone,chiudendoli con il nastro adesivo.  Per ogni scatola che chiudo, sento scomparire un pezzetto della mia vita,di quell’esistenza meravigliosa che sono stata costretta ad abbandonare con la morte delle persone che amavo più di  me stessa e che avevano contribuito a renderla speciale.
Avverto un groppo in gola e la forte voglia di piangere mentre chiudo l’ultimo scatolone,ma mi impongo di non farlo. Gettando un’occhiata distratta in giro mi assicuro di non aver dimenticato niente,e all’improvviso vedo un album di fotografie con le pagine aperte,rovesciato sul pavimento.
Lo prendo lentamente,e mentre lo sollevo cade qualcosa a terra. Sospiro e raccolgo con stupore un cartoncino bianco. Non l’ho mai visto,chissà cos’è e da quanto tempo è lì dentro…
Girandolo dall’altro lato mi accorgo del disegno stampato di un grande cuore rosso che ospita poche parole scritte in una grafia disordinata e fettolosa.
Sgrano gli occhi incredula: il biglietto riporta la data di San Valentino,di oggi precisamente. Sorrido quando leggo la firma di Shinichi in fondo al biglietto: possibile che l’avesse scritto con tutto questo anticipo? Che pensiero dolce,forse voleva farmi una sorpresa… non poteva certo sapere che non sarebbe stato qui con me a festeggiare…
Scuoto la testa cercando di scacciare quei tristi pensieri e mi concentro sul biglietto scorrendo le righe con gli occhi.
‘Cara Shiho,
Lo so,probabilmente sarai sorpresa vedendo che per una volta ti ho scritto un biglietto romantico per San Valentino,ma stavolta l’ho scritto con molto anticipo per non rischiare di scordarmene.
Mi imbarazzerebbe scrivere le solite sdolcinatezze che si dicono gli innamorati,e so che anche tu le detesti,quindi scelgo di rispondere ad una domanda che mi fai sempre e che io ignoravo sbuffando: sì,ti amo più dei miei casi e di Holmes. Molto,molto di più.
Buon San Valentino,
Shinichi.
p.s. il tuo sorriso è il più bello del mondo,vorrei che tu me lo mostrassi più spesso…’
 
 
Rido come una sciocca,immaginandomi Shinichi alle mie spalle che mi incoraggia con dolcezza a sorridere. Piango mentre continuo a ridere,ma per la prima volta sono lacrime di gioia.
Grazie,Shinichi.
 Grazie per tutti i bei momenti che abbiamo condiviso,per l’amore che mi hai dato,per tutte le volte che avevo bisogno di qualcuno e tu eri lì,pronto a stringermi la mano e ad ascoltarmi con pazienza.
Infine,grazie per avermi riportata alla vita e per avermi salvata dall’orlo del baratro per la seconda volta. Proprio quando stavo per cadere,c’erano le tue braccia a sostenermi per evitare che precipitassi. Grazie per avermi fatta tornare a ridere,per avermi ridonato la speranza quando ormai credevo di averla irrimediabilmente persa.
Credo che tu abbia ragione,devo mostrare più spesso il mio sorriso. Comincerò da oggi.
Grazie di tutto,mio dolce presuntuoso detective. Ti amo anch’io.
 
 
                              

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


                                                              ***Capitolo 10:***
                                                          Epilogo
 
 

                                                                         Tre anni dopo
 
 
Non avrei mai creduto che sarebbe stato possibile voltare pagina,che il mio sguardo avrebbe spaziato verso un altro orizzonte,che il tempo riuscisse a lenire le mie ferite.
Invece sono qua,una dottoressa all’apice della sua carriera che riesce a salvare vite e a guarire malattie. Tre anni prima,dopo aver trovato il biglietto di San Valentino che Shinichi aveva scritto per me e nascosto nel nostro album di fotografie,una nuova forza si era impadronita di me,e da quel giorno ho cercato di fare del mio meglio per rendere la mia vita nuovamente luminosa.
Sono tornata a lavorare in ospedale,come facevo prima dell’incidente,ho studiato e mi sono migliorata,ma non ho fatto tutto questo per me stessa,no.
È stato il mio amore per la vita e il desiderio di preservarla che mi hanno spinto a dare il meglio di me e ad affermarmi nel campo della medicina.
Ho concentrato le mie ambizioni e le mie energie nel lavoro,ma ho cercato anche di costruirmi delle amicizie,uscendo qualche volta a cena fuori con delle colleghe di lavoro.
Certo,non sono mancate le giornate in cui sono sprofondata nella malinconia e non volevo nemmeno alzarmi dal letto,ma ho cercato e cerco tutt’ora di combatterle con tutte le mie forze.
Il pensiero di Shinichi e del suo desiderio di vedermi sorridere più spesso riescono sempre a darmi coraggio,e senza rendermene conto,ad affrontare i momenti più bui e difficili,quando mi sento davvero sola e abbandonata.
Adesso sono pronta ad accantonare quei bei ricordi e a vivere una nuova vita,a innamorarmi di nuovo,a trasformare la tempesta del mio cuore in un sole caldo e cocente.
Anche oggi ho lavorato molto,sono esausta ma soddisfatta di poter restituire sorrisi perduti,e mi lascio cadere su una sedia di plastica concedendomi una piccola pausa.
In quel momento il mio cellulare vibra,e mi affretto ad estrarlo dalla tasca del camice. Sul display è comparsa la scritta ‘Nuovo messaggio’.
Lo apro e sorrido con dolcezza.
Salve dottoressa,se stasera non ha particolari impegni che ne dice di prendere un caffè con me al bar qui all’angolo? Devo restituirle il suo libro di medicina,e poi… vorrei dirle una cosa importante. Mi faccia sapere,se ha altro da fare capisco benissimo.
Mitsuhiko
Mitsuhiko Tsuburaya è un giovane medico,più piccolo di me di almeno una decina d’anni,che si è trasferito in questo ospedale da poco. Sono stata io ad insegnargli diversi trucchi del mestiere e ad aiutarlo quando era in difficoltà,e mi sta molto simpatico. È ancora un ragazzino timido e impacciato,ma veramente molto dolce,e non può fare a meno di suscitarmi tenerezza.
Molte delle infermiere sostengono che si è preso una cotta per me,ma io non l’ho mai ritenuto possibile. Adesso invece,il suo rossore sulle guance ogni volta che gli parlavo o che mi avvicinavo a lui mi appare attaraverso un’altra prospettiva. Stranamente,invece di mettermi a disagio,mi riempie di felicità.
Guardo il cielo azzurro e senza nuvole attraverso il vetro della finestra e sorrido, senza indugiare. Sono felice,perché adesso ho trovato qualcuno che eviterà di farmi sprofondare nel buio della solitudine,e che con il suo amore illuminerà di gioia le mie giornate,esattamente come prima.
Prendo il cellulare e digito in fretta la mia risposta.
Mi farebbe molto piacere prendere un caffè con te,stasera non ho impegni di nessun tipo. Vediamoci alle sette.
Ah,e ricordati di portare quel libro,mi serviva proprio. Non ti sembra di averlo tenuto un po’ troppo?
 Inviato.
Stringo forte il cellulare,appoggiandolo al petto mentre una timida lacrima scende sul mio volto.
Sono pronta a lasciarmi il passato alle spalle,ma non dimenticherò mai Shinichi e Akemi. Grazie per la gioia che mi avete regalato,ora è tempo di voltare pagina. Quella gioia e i bellissimi momenti trascorsi insieme non saranno più un impedimento,ma un incoraggiamento per continuare ad apprezzare la vita.
È tempo di vivere davvero la vita,godere di ogni attimo,e di aiutare a riaffiorare dalle tenebre la luce dell’amore. I giorni bui sono finiti adesso,inizia un nuovo capitolo della mia esistenza.
Voi siete stati un meraviglioso capitolo della mia vita,ma ce ne saranno altri. Ne sono certa.
 
 
                                                                                     Fine
 
 
 
 

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