Give me love

di A lexie s
(/viewuser.php?uid=122156)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO ***
Capitolo 2: *** Don't watch at the past ***
Capitolo 3: *** Stay ***
Capitolo 4: *** Rust or gold ***
Capitolo 5: *** Just give me a reason ***
Capitolo 6: *** Without you ***
Capitolo 7: *** Lost ***
Capitolo 8: *** Latch ***
Capitolo 9: *** I won't let you go ***
Capitolo 10: *** How to save a life ***
Capitolo 11: *** Trouble ***
Capitolo 12: *** Everybody Knows ***
Capitolo 13: *** Be the one ***
Capitolo 14: *** If I ain't got you ***
Capitolo 15: *** To build a home ***



Capitolo 1
*** PROLOGO ***


Image and video hosting by TinyPic

Give me love

Amore, solo questo chiedeva Killian Jones, dormiente nella cabina del capitano nella Jolly Roger.

Amore, solo questo chiedeva Emma Swan, al buio della sua camera, nell’appartamento di Snow e Charming.

Nessuno dei due dormiva, entrambi persi nei propri pensieri e nella contemplazione dei fallimenti della propria vita. Il coraggio era quello che serviva, il coraggio di continuare a vivere, a lottare, ad amare ancora, nonostante i fallimenti ed il dolore.

Entrambi chiedevano amore, ma nessuno dei due lo sapeva o sapeva riceverlo, perché quando si passa troppo tempo a convincersi di star bene da soli, poi si finisce per crederci.

Il capitano della jolly Roger si alzò da quel letto troppo caldo ed uscì a godersi la brezza di una notte di Settembre.

Si avvicinò alla ringhiera della nave e si perse ad osservare il mare.

Nero.

Faceva quasi paura, o almeno avrebbe fatto paura a chiunque altro, ma non a lui. Lui quel mare lo conosceva bene, era più abituato al mare che alla terra ferma.

Quella notte era stata diversa, o almeno così credeva. Pensava che la sentisse anche lei quella connessione, quel filo che li legava. Pensava la sentisse anche lei, la sensazione di calore che provava mentre si perdeva nei suoi occhi verdi, nelle sue braccia esili ma forti, nei suoi capelli dorati. Pensava la sentisse anche lei, ma quando si era svegliato si era ritrovato solo. Di nuovo.

Solo con la sua fiaschetta, così quando lei se ne andava, lui beveva. Il sapore del Rhum gli era sempre piaciuto, ma non era per questo che lo beveva, lo faceva per sentire nuovamente il calore che lei si portava dietro quando lo lasciava.

Maybe tonight I'll call you, 
after my blood, turns into alcohol. 
No, I just wanna hold you.*


Si, forse la notte, quando l’alcool lo stordiva abbastanza, poteva chiamarla. Anche se avrebbe solo voluto abbracciarla.

Uno, due, tre. Al quarto squillo, la voce cristallina di Emma lo colpì.

<< Swan, qualcosa ti tiene sveglia, tesoro? >> Era più facile mascherare la dolcezza con il sarcasmo.

<< Cosa vuoi, hook? >> non ci avevi mai fatto caso prima, a quanto ferisse quel nomignolo pronunciato dalla sua voce sprezzante.

<< Lo dicevi in un tono diverso questa notte!! >> Non riesci proprio a non fare lo stronzo, però dici il vero. Non l’aveva pronunciato così nel corso della notte, ma con una voce più suadente e sensuale, come se fosse disposta a darti ciò che volevi.

<< Falla finita! >> Non penetra la dolcezza che aveva usato qualche ora prima, adesso c’è solo risentimento e paura, forse.

<< Mi manchi, Emma. Ogni volta che mi lasci, che mi tratti come se fossi niente, mi ferisci! >> Ed eccola, quella macchia di sincerità che si propaga sotto i tuoi pensieri annebbiati dall’alcool, forse è l’alcool che ti rende così sensibile, così scoperto.

Lei incassa il colpo, non sa bene cosa dire. E’ più facile rispondere alle provocazione, ma la sincerità, beh quella è un’altra storia.

<< Mi dispiace, killian. Io vorrei, ma non so se ci riesco. Non so come si fa! >> La sincerità esce fuori, anche dalle sue labbra. Non sa più come fare, non sa come funzioni avere qualcuno.

Give me love like never before.
Cos lately I’ve been craving more.
And It’s been a while but I still feel the same.
Maybe I should let you go.**


Emma, lui non ci riesce proprio a lasciarti andare. Sarebbe come lasciare andare il suo cuore, proprio adesso che sembra averlo ritrovato. Non può permettersi di fare una cosa del genere.

<< Lo capisco, lo so che sei ferita, sono ferito anch’io. Solo non lasciarmi, vieni da me domattina?! >> Non lasciarmi? Non state nemmeno insieme, Killian. Come potrebbe lasciarti? Solo due sillabe potrebbero rallegrare la tua nottata, sono proprio quelle che lei riesce a dire, perché nemmeno lei può lasciarti andare.

<< Si. >> Un sorriso sfiora le labbra di entrambi, adesso potete tornare a dormire, con la promessa di rivedervi.

And all I want is the taste,
that your lips allow.***
 
Spazio all’autrice:
Ciaoo ** Prima di tutto volevo dire che li amo, non ci posso fare nulla, sono adorabili. Quindi ascoltando la canzone “Give me love” riuscivo solo a pensare che è perfetta per descriverli, ed è uscita fuori questa storia. Non dovrei nemmeno scrivere, vista l’imminente sessione estiva che si appresta a distruggere noi studenti, ma non ho potuto farne a meno. Potrebbe semplicemente essere una One-shote, ma magari potrei continuarla e farla diventare una long.  Non so fatemi sapere cosa ne pensate e deciderò il da farsi.
Vi metto i pezzi tradotti della canzone, invitandovi ad ascoltarla qualora non la conosceste.
 
*Forse stanotte ti chiamerò,
dopo che il mio sangue si sarà tramutato in alcool.
No, voglio soltanto stringerti.

**Dammi amore come mai prima d’ora,
perché ultimamente ne ho un bisogno disperato,
Ed è passato un po’ ma i miei sentimenti sono rimasti uguali.
Forse dovrei lasciarti andare.

***E l’unica cosa che voglio è il sapore,
che concedono le tue labbra.

Dopo queste note immense, penso sia il caso di dileguarmi. Baci <3
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Don't watch at the past ***


Image and video hosting by TinyPic

Don't watch at the past

Emma gli aveva promesso che sarebbe andata da lui. Emma manteneva le promesse. Era questo che, Killian Jones, continuava a ripetersi, camminando lungo il ponte della Jolly Roger.
I minuti trascorrevano lenti ed inesorabili, le prime luci dell’alba lasciarono il posto al sole cocente del mattino, ma di lei nemmeno l’ombra.

Non aveva ben pensato a questa possibilità, non credeva possibile che lei non rispettasse la parola data. Non sapeva che fare, se continuare ad aspettarla o uscire a cercarla, ma cosa poteva succedere a Storybrooke?! La strega era stata sconfitta da qualche giorno, ormai in tutta la città regnava la quiete e la serenità.

Forse semplicemente non voleva vederlo, forse aveva capito di non volerlo seriamente. Forse avrebbe dovuto smettere di ostinarsi e lasciarla andare, semplicemente. Semplicemente, non c’era niente di semplice, era doloroso piuttosto. Maledettamente doloroso.

Più doloroso di quando lo aveva abbandonato, legato e in balia del gigante.
Più doloroso di quando lei aveva rinnegato il loro primo bacio. O peggio, di quando era stato maledetto, e aveva avuto la consapevolezza di non poterla baciare più. Perché la verità, per quanto lui volesse reprimerla, era che non voleva solo baciarla. Voleva di più.

Scese dalla nave per andare a cercarla, ma non fece in tempo ad incamminarsi che vide un maggiolino giallo dirigersi verso di lui.

<< Dove stai andando? >> Gli chiesa la ragazza, protendendo la testa fuori dal finestrino.

<< Secondo te, dove potrei andare? >> Chiese lui con tono interrogativo.

<< Venivi a cercarmi. >> Concluse lei, non era una domanda, ma una semplice certezza.

<< Mi avevi detto che saresti venuta, e invece… Ormai non ci speravo più. >> Concluse amareggiato.

Ad Emma dispiacque l’espressione di dolore che vedeva nei suoi occhi. Sicuramente lui aveva pensato che lei non rispettasse la sua parola, o peggio, che non volesse vederlo.

<< Sono qui, non sono potuta venire prima perché ci sono dei problemi. Dal capanno esce un fascio di luce verde, ha squarciato il tetto ed io stavo venendo giuro, ma dovevo controllare la situazione. Non mi sono avvicinata abbastanza da capire, ho solo perlustrato la zona. Non sono riuscita ad avvisare David, loro sono così felici adesso, ed io non sono riuscita a dirglielo. >> Le sue parole correvano così veloci, che Killian probabilmente non riuscì nemmeno ad afferrarle tutte, ma lei stava andando da lui, ed era quello che gli bastava sapere.

Vedendo il panico nei suoi occhi, si spostò velocemente dalla parte del passeggero e salì in auto.

<< Andrà tutto bene, andiamo. >>

Qualcosa non era andata, il portale era stato aperto.

Appena giunsero in prossimità del posto, compresero la forza attrattiva che li spingeva verso il suo centro e prudentemente decisero di non avvicinarsi troppo.

<< C’è qualcosa che non quadra, abbiamo sconfitto Zelena, come può il portare essere aperto?! >> Killian interrogava più se stesso, che Emma. Non riusciva a capacitarsi della situazione.

<< Emma, non avvicinarti! >> Gridò, trattenendola per un braccio.

<< Andiamo al commissariato, chiederemo spiegazioni a Zelena. Avrà sicuramente combinato qualcosa che ci ha spinti in questa situazione e sarà lei a tirarcene fuori. >> La Emma decisa, surclassò quella impaurita. Con passo svelto si diressero verso l’auto e sfrecciando per le strade, in una decina di minuti si trovarono a destinazione.

Entrarono, pronti ad inveire nei confronti di quella strega, ma di lei nessuna traccia. Tutto sembrava al suo posto, ma la cella era vuota.

<< Emma, come può essere uscita? >> Il capitano si voltò verso la salvatrice, guardandola con aria interrogativa.

<< Come posso saperlo, Hook. Ti sembro un’indovina? >> Rispose sarcasticamente.

<< Non fare così, bellezza. >> Emma non capiva come potesse scherzare in un momento come quello, ma probabilmente lo faceva solo per distrarla. Ormai riusciva a vedere sotto la maschera spavalda del pirata.

<< Potremmo guardare i video di sorveglianza, almeno possiamo renderci conto di cos’è successo. >> Velocemente lei prese la cassetta e la inserì nel registratore.

L’immagine che le si parò davanti era scioccante e lasciò entrambi di sasso. Era stato Tremotino, l’aveva uccisa e a quel punto tutte le sue magie si erano annullate e il portale si era aperto.

A quel punto alla centrale entrarono Regina, David e Tremotino.

<< Che sta succedendo qui? Abbiamo visto una luce verde e siamo corsi a chiedere spiegazioni a Zelena. >> Disse David, cercando di capire se loro fossero lì per la stessa ragione.

<< Lui l’ha uccisa. – Disse Emma, puntando il dito verso Tremotino – E adesso il portale è stato aperto e dobbiamo velocemente trovare una soluzione! >> Concluse infine, voltandosi verso Regina.

<< Ho il suo medaglione. Con il tuo aiuto, Emma, forse riusciremo a contenere la potenza del portale. Alla fine, dovresti aver recuperato i tuoi poteri, visto che gli incantesimi sono stati sciolti. Forse, potremmo racchiudere tutto il potere nel medaglione. Ma tu, come hai potuto fare questo? >> Chiese quest’ultima, voltandosi e puntando il dito verso colui che aveva ucciso sua sorella, malvagia, ma pur sempre sua sorella.

<< Ha ucciso mio figlio, io avevo giurato vendetta! >> Disse lui furente.

<< Dobbiamo sistemare il disastro che tu hai combinato, rinviate questa discussione. >> intervenne Killian.

Uscirono velocemente e si divisero. Emma e Killian si avviarono verso la zona in cui il portale era aperto, mentre Regina, David e Tremotino andarono a prendere il medaglione.

S’incontrarono dopo una ventina di minuti. Regina ed Emma strinsero le mani attorno al medaglione, sprigionando una luce potentissima. Tutti dovettero aggrapparsi agli alberi più vicini, per non essere portati via dal vento violento che si scatenò. Il tutto durò qualche minuto, prima che la quiete tornasse e che del portale non ci fosse più traccia.

<< Ce l’abbiamo fatta. >> Sussurrò Emma, voltandosi verso Killian, che si era avvicinato a lei.

<< Ce l’avete fatta, amore. >> Le disse lui, poggiandole una mano nella schiena e sorridendole spontaneamente.

<< Io corro ad avvisare Mary Margaret, era così in pena per te. >> Disse David, rivolgendosi verso Emma, rompendo quella bolla di felicità che si era instaurata intorno a loro.

<< Andiamo al Granny ad avvisare gli altri, voi venite? >> Chiese Regina ad Emma.

<< Vi raggiungiamo più tardi. >>

Spazio all’autrice:
Ciao :) Chiarisco un punto: la storia nasce dopo la 3x20, quindi le vicende fino a quel punto sono state le stesse.
Loro non finiscono nel portale e vedremo quindi come si evolveranno le cose. Ho deciso di inserire un ulteriore capitolo alla one-shote che avevo postato e vedremo. Mi scuso per gli eventuali errori, ma non ho avuto tempo per rileggerla.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Stay ***


Image and video hosting by TinyPic

 Stay­­

<< Andiamo? >> Disse Killian, sfiorando con la mano buona il braccio di Emma.

<< Aspettami in macchina, ti raggiungo. >> Rispose Emma, guardandosi intorno. Per una volta erano riusciti a scampare il pericolo, per una volta la sua vita poteva proseguire “normalmente”. Normale era un eufemismo, non c’era nulla di normale, ma almeno nessun pericolo imminente minacciava lei e la sua famiglia, e Killian.

Si voltò, lui era in macchina come lei gli aveva chiesto. Si sorprese, Killian non era esattamente il tipo di persona che fa come gli si dice, ma probabilmente si stava ammorbidendo con il tempo.

A passo svelto lo raggiunse.

Si sedette al posto di guida e si voltò verso di lui accennando un sorriso. Lui ricambiò, sorpreso da quell’attimo di dolcezza. Emma si concedeva raramente di sorridere, ma quando lo faceva non c’era nulla di più meraviglioso, un sorriso così spontaneo e sincero da illuminare anche gli occhi. Il pirata le scostò una ciocca bionda dal volto e rimase incantato per qualche secondo, pensando di non aver mai visto nulla di più puro e bello.

Poi entrambi si riscossero da quel momento, lei mise in moto e cercò di concentrarsi sulla strada, senza più voltarsi a guardarlo.

Pochi minuti dopo arrivarono al porto, l’imponente nave che lo costeggiava era una visione. Ogni volta che Emma si fermava ad osservarla provava una sorta di fascino e paura contemporaneamente.  

La ragazza non riusciva nemmeno ad immaginare come poteva essere vivere costantemente in mare, non per il fatto di non avere legami affettivi, quello riusciva a capirlo benissimo, non li aveva avuti nemmeno lei sulla terra ferma. Ma la terra significa avere anche una certa stabilità, una sicurezza, mentre il mare rappresenta l’imprevedibile, non si può mai sapere cosa può riservare.

Scesero dall’auto e si avviarono verso gli interni della nave fino a quando raggiunsero gli alloggi del capitano. Emma si fermò poggiando la schiena sulle assi di legno, Killian si voltò incrociando il suo sguardo, per alcuni minuti continuarono a guardarsi silenziosamente, impegnati in una specie di muto dialogo.
Poi lei si avvicinò lentamente, non sciogliendo lo sguardo da lui, gli posò una mano all’altezza del petto e lui l’avvolse, quasi rispondendo ad un riflesso incondizionato.

Le braccia di lui la strinsero e le labbra di lei si posarono sul suo collo, salendo piano, percorrendo il suo profilo fino a congiungersi con la sua bocca.
La dolcezza del bacio lasciò subito il posto alla passione e alla foga, Emma cominciò a stringerlo più forte e lui ad accarezzarla con più ardore. In un attimo l’atmosfera si spezzò, Killian la scostò delicatamente e lei ferita si allontanò svelta, si toccò le labbra, lo guardò e a passo svelto si diresse fuori.

<< Emma, aspetta! >> Gridò Killian, correndole dietro. Riuscì a bloccarla prima che scendesse, lei rimase di spalle, non avendo il coraggio di voltarsi.

<< Guardami. >> Disse lui deciso.

Lei si voltò lentamente, lo sguardo fiero e al contempo ferito. Fece per parlare, ma si bloccò, ingoiò il nodo che le era appena salito in gola e cercò di far uscire le parole.

<< Killian, cosa vuoi da me? >>

<< Tutto! - Rispose lui guardandola intensamente – Non voglio solo questo, io ti voglio ma voglio tutto, una notte non mi basta più. >>

Lei non sapeva cosa rispondere. Lo voleva, sentiva quanto ne valesse la pena, ma non era facile. Anzi era maledettamente difficile lasciarsi andare, fidarsi. Non si fidava di qualcuno da tempo, dopo tutte le delusioni che aveva avuto. Aveva ritrovato la sua famiglia, suo figlio e sentiva quanto le cose stessero cambiando anche con Killian, ma le serviva altro tempo per assimilare il tutto.

Lui comprese quanto fosse difficile per lei, anche solo parlare di sentimenti. Non voleva forzarla in alcun modo, non voleva farle dire cose che lei non era pronta a dire. Lui lo sapeva, anche senza bisogno di parole, le bastava guardare i suoi occhi per capire.

Le si avvicinò cauto, le accarezzò il volto con la mano sana e appoggiò la sua fronte a quella della ragazza.

<< Provaci, solo questo. >> Le sussurrò, sfiorando il suo naso.

Lei sorrise e abbassò la testa in un tacito consenso, poi gli sfiorò le labbra e si allontanò svelta scendendo i gradini che la separavano dalla terra ferma.

Il vuoto che lasciava era sempre difficile da sopportare.

<< Resta! >> Le urlò.

Corse e scese le scale per raggiungerla.

<< Resta. >> Ripeté più lentamente.

<< Oppure potresti venire tu, con me. >> Rispose lei voltandosi e torturandosi il labbro con i denti. Era stato difficile pronunciare anche quelle semplici parole.

<< Potrei, se tu lo volessi.. >>

<< Lo voglio! >> lo disse guardandolo intensamente, era certa di quello che voleva, anche se l’intensità dei suoi sentimenti la spaventava. Questo era il problema di fondo. Lei aveva paura.

<< Allora andiamo, amore. >> Disse lui sorridendo apertamente e avviandosi verso la macchina, lasciando lei un po’ più indietro.

<< Hook, non cominciare. >> Lo ammonì, era sempre così con lui. Passava dall’essere serio allo scherzare in una frazione di secondi. Anche se, in quel caso, lei aveva intuito il motivo per cui lo avesse fatto.

Voleva semplicemente alleggerire l’atmosfera, voleva che lei fosse al suo agio e che non vi fossero tensioni. Per due volte in un giorno, Emma si ritrovò il pirata più temibile di tutti i mari come passeggero, anche se ai suoi occhi fosse tutto fuorché temibile. Non lo era più ormai, era semplicemente Killian Jones, e se lei continuava ad usare "Hook" come nomignolo era solo perché la divertiva il loro scambio di battute.

<< Trovo affascinante osservarti mentre guidi. >> Disse improvvisamente, Emma si voltò ad osservarlo e sorrise.

<< Cosa c’è di affascinante? >> Chiese lei, ridendo più apertamente.

<< Non so, sarà il modo in cui ti concentri o il modo in cui muovi le labbra, anche se non ho sentito bene la canzone che stavi canticchiando. >> Spiegò lui.

<< Anche se l’avessi sentita, dubito che tu conosca questo repertorio. Devi aggiornarti, caro! >> Emma era visibilmente più rilassata. Sorpresa del fatto che lui la osservasse con tante attenzione, e tanto concentrata sui propri pensieri da non essersi accorta nemmeno di essersi messa a cantare.

<< Mi offendi, Swan. Io conosco canzoni di tutto rispetto! >> Replicò Killian, facendole l’occhiolino.

<< Qualche giorno ti porterò al karaoke allora. >> Gli propose Emma.

<< Al kara.. che? >> Chiese lui.

<< Lascia perdere. >> Disse lei, scoppiando in una risata fragorosa.

Killian sorrise a sua volta, contento del clima spensierato che si era instaurato.

<< Poi ammettilo che quando mi hai visto al timone, con il mio atteggiamento possente e sicuro, hai pensato a quanto fossi sexy! >> Disse Killian, sfiorandole il braccio e ammiccando.

Lei ebbe un lieve sussulto, ma non poteva dargliela vinta, quindi benché lo avesse pensato davvero, si affrettò a negarlo.

Pochi minuti più tardi si ritrovarono davanti l’entrata del Granny’s, pronti per passare una serata con gli altri e per parlare della chiusura del portale, argomento che avevano dimenticato fino a quel momento.  

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Rust or gold ***


Image and video hosting by TinyPic

Rust or gold.

                                                                                                       You decide what you see, what you hold.
<< Ragazzi, vi aspettavamo! >> Proruppe David, non appena Emma e Killian fecero il loro ingresso al Granny’s.

<< Oh Emma, ero così in pena per te! >> Disse Mary Margaret, fiondandosi ad abbracciare la figlia.

<< Allora, smettiamola con le smancerie e parliamo di questa situazione. >> Regina si volto verso Gold, guardandolo in modo sprezzante.

<< Non c’è nulla di cui parlare, mi sembra che abbiamo risolto la cosa. >> Rispose lui indifferente.

<< Abbiamo risolto? Abbiamo? Non farmi ridere. Tu non hai proprio fatto nulla, anzi quello che hai fatto è stato metterci tutti in pericolo. >> Gli andò contro, puntandogli un dito al petto, i suoi occhi si erano ridotti ad una fessura e sprizzavano rabbia.

<< Hey, calmatevi, okay? Ha sbagliato, le cose gli sono sfuggite di mano, ma è inutile recriminare adesso. >> David si mise in mezzo tra i due, facendo da paciere ed allentando la tensione.

In tutto questo, Belle era rimasta ferma in un angolo, immobile. Voleva davvero trovare un motivo per difenderlo, ma come poteva? Lui le aveva mentito, le aveva detto di fidarsi di lei, ma non era così dopotutto.

Continuava a fissarlo, con lo sguardo colmo di tristezza e delusione. Lui sentendosi osservato, si voltò e la sorprese.
Il suo sguardo lo ferì, avrebbe preferito vederla arrabbiata, o magari che gli urlasse contro.

<< Belle, io.. >> Cominciò a dire, muovendo qualche passo verso di lei.

Ma lei alzo una mano, facendogli segno di fermarsi.

<< Pensavo avessi fiducia in me, mi sbagliavo. >> Disse semplicemente, prima di scappare via.

<< Lasciala andare, parlerete dopo. Ha bisogno di sbollire. >> David posò una mano sulla spalla di Gold, prima che questo corresse dietro la ragazza, lui si voltò e abbassò la testa, lasciandosi convincere.

Decisero di non parlarne più, almeno per quella giornata.

Pranzarono tutti insieme in un atmosfera più o meno rilassata. Gold preferì tornare al suo negozio, non era in vena di festeggiamenti, mentre gli altri rimasero a chiacchierare tranquillamente.

Appena il pranzo si concluse, ognuno si avvio verso la propria casa.

David, Mary Margaret ed Henry decisero di fare una passeggiata per godersi quella giornata con il piccolo Neal.
Mentre Regina e Robin avevano una gran fretta di tornarsene a casa.

<< Ci vediamo più tardi >> sussurrò Emma a Killian, sorridendogli.
 
<< Certo! >> Rispose lui, accarezzandole la gamba sotto la sedia, prima di salutare gli altri ed andare nella sua nave.
 
Flashback
 
<< Come sei riuscito a sopravvivere dopo l'ultima volta? >> Chiese Hook stranito, rivolgendosi a Barbanera.

<< Sei tornato per ridarmi la tua nave? >> Ribatté lui, eludendo la domanda.

<< Ho saputo che eri ancora vivo, anche se non mi spiego come. E soprattutto so che hai qualcosa che può aiutarmi, e allora si, sono venuto per stringere un patto. Ma prima, voglio sapere come hai fatto a salvarti. >>

<< Pensavo fossi ancora un capitano, o almeno l'ultima volta meritavi il mio rispetto, mentre adesso sei disposto a barattare la tua nave. Comunque per rispondere alla tua domanda, è stata Ariel, lei voleva qualcosa da me ed io non potevo dargliela da morto. Così mi ha salvato ed io le ho rivelato l'isola in cui avevo nascosto il principe Eric. >> Concluse Barbanera, un ghigno si disegnò sulle sue labbra e una risata malefica fu quello che ne derivò.
 
<< Ad ogni modo, capitano. - Continuò con maggiore cattiveria - Per cosa stai combattendo? >> Il pirata lo guardò con un sorriso crudele dipinto sul volto. I lunghi capelli scompigliati dal vento gli conferivano un’aria ancora più crudele, con una mano si carezzava i baffi folti e li lisciava come per sistemarli.
 
<< Non penso che questi siano affari che ti riguardino, Barbanera. Allora abbiamo un accordo? >> Pronunciò Killian fissandolo con la stessa espressione truce.

<< Lo abbiamo, eccome. Jones! >>

Gli lanciò un fagiolo che Hook afferrò prontamente, nonostante la menomazione alla  mano. Fu grazie a quello che riuscì a trovare Emma, e a riportarla a Storybrooke.

Aveva dovuto rinunciare alla sua nave, per riaverla. Amava la sua nave, lo aveva accompagnato in tante avventure ed era stata la sua casa, ma dopo un anno trascorso senza vedere lei, nulla aveva più importanza.
Così quando finalmente aveva usato il fagiolo ed era arrivato a New York, l’aveva trovata dopo brevi ricerche e si era presentato alla sua porta. Quando l’aveva rivista, quando aveva incrociato lo sguardo con i suoi occhi verdi, vi aveva rivisto tutto. Tutto ciò che era, ed in quel momento si era sentito veramente completo.

Non le aveva detto nulla, non valeva la pena turbarla, non voleva che fosse la gratitudine a spingerla verso di lui, voleva che fosse l’amore.

Così aveva mantenuto il segreto.

Era stato strano dormire nel letto di un Motel, era strano non essere cullato dalla quiete che il mare sapeva donare. Ma lo avrebbe accettato, avrebbe accettato tutto pur di vederla felice.
Certo era tutta un’altra cosa, dormire nella sua nave era diverso, più bello e lo sarebbe stato ancora di più se avesse potuto condividere l’esperienza con Emma, stringerla e addormentarsi con il suo profumo.  Ma non si poteva avere tutto, o almeno così credeva.

Poi…

Era riuscito a recuperare la sua amata nave. La Jolly Roger era più bella e più imponente che mai nel piccolo porto della città. Non era stato facile, scendere di nuovo a patti con Barbanera. C’era una cosa che lui voleva molto più della Jolly Roger, una chiave, non una chiave qualsiasi. La chiave che avrebbe aperto lo scrigno del misterioso tesoro che cercava da anni. Una chiave di cui Hook era in possesso.

Era stato Barbanera a cercarlo stavolta, anzi non proprio lui. Aveva mandato Ariel, come messaggero, e avevano stipulato l’accordo. La sirena, grazie a questo, era uscita incolume dall’attacco di Barbanera ed era potuta tornare dal suo principe e il giorno dopo la sua nave era attraccata al porto con un messaggio:

Un pirata non dovrebbe mai rinunciare ai suoi tesori. Che fine ha fatto il buon vecchio Hook? L’amore gli ha forse fatto perdere il senno?
Ad ogni modo, spero tu sia contento di rivedere la tua nave. L’ho presa solo per vedere l’umiliazione nel tuo volto nel dover cedere quello che ti rendeva “Il capitano”, ma adesso ho una cosa che mi serve molto di più. Uno scrigno magico necessita di una chiave magica, ed ora è in mio possesso. Una volta incutevi quasi terrore Killian, spero sinceramente di non rivederti da queste parti.


Fine flashback

Riaveva la sua nave e la donna che amava. Non gli importava niente di quella fottuta chiave e di quei fottuti tesori. Non era più quell’uomo, l’uomo interessato all’avventura, all’oro e alle risse. Lo era stato solo perché aveva perso se stesso, ma adesso si era ritrovato. Aveva riscoperto di essere un uomo d’onore, un uomo disposto al sacrificio e al coraggio.
Si trastullava la testa, perso in questi pensieri, mentre sdraiato si lanciava tra le mani una piccola biglia di vetro.
Emma non lo aveva mai saputo, e lui voleva che le cose rimanessero così.

All’improvviso dei passi lo avevano distratto, si era voltato verso le scalette un attimo prima che da queste scendesse Emma. Lei lo raggiunse e si sdraio vicino al lui, il letto non era grande, ma riuscivano entrambi a stare comodi. Lui allungò il braccio per invitarla ad appoggiarvi la testa e lei accolse volentieri il suo invito.

<< Che scusa hai trovato stavolta? >> Chiese Killian, voltandosi a guardarla e disegnando cerchi immaginari attorno al suo braccio.

<< Nessuna >> rispose lei rilassata.

<< Vuoi dire che Henry sa che sei qui? Con me? >> Domandò, alzando un sopracciglio e grattandosi l’orecchio, lo faceva sempre quando era teso o eccitato per qualcosa.

<< No! >> Esclamò semplicemente la ragazza.

Lui non disse nulla, si voltò e tornò a guardare il soffitto della cabina. Si chiese molte cose in quel momento, cose che non riusciva a chiederle ad alta voce, si sarebbe sentito vulnerabile nel pronunciarle. Pensò di non essere abbastanza importante per lei, non tanto da mettere al corrente suo figlio almeno. Si sentì geloso nei confronti di quel tale, Walsh, forse perché con lui non aveva avuto problemi. Con lui, Emma aveva fatto tutto alla luce del sole, mentre adesso si nascondeva come se si vergognasse.

<< Non ci sei rimasto male?! Vero Capitano? >> Emma cercò di alleggerire l’atmosfera.

<< No, Swan. Perché dovrei rimanerci male, solo perché sgattaioli qui di nascosto da tutti e non vuoi ammettere quello che provi, che vuoi che sia! >> La frase gli uscì con un tono più acido di quanto avrebbe voluto.

<< Non riusciamo nemmeno a stare un’ora senza litigare, cosa ti aspetti che dica alla mia famiglia? >> La peculiarità di Emma era sempre stata quella, quando si sentiva attaccata, passava subito al contrattacco.

<< Pensa… Non volevo nemmeno discutere, volevo solamente stare qui in tua compagnia. Eppure mi irriti proprio, Swan. >>  Proruppe lui, alzandosi dal letto e avviandosi verso il mobiletto dov’era riposto il Rum. Estrasse un bicchiere, lo riempì e se lo portò alle labbra.

<< Perché ti ostini a volermi, se ti irrito così tanto? >> Chiese lei, mettendosi seduta e incrociando le braccia al petto.

<< Perché è questo che amo di te. >> Rispose, abbassando lo sguardo e ingurgitando un altro sorso di Rum.

Lei si addolcì guardandolo, si distese e lo invitò a raggiungerla battendo la mano sul letto.

Lui abbandonò il bicchiere su una mensola e riprese il suo posto accanto a lei.

Spazio all'autrice:
Ciao a tutti! Volevo precisare che ho fatto resuscitare Barbanera xD Mi serviva, quindi ho creato il salvataggio da parte di Ariel. La puntata a cui si riferisce è la 3x16. Ho cercato di aggiornare, nonostante la sessione estiva e l'imminente esame di lunedì, quindi ci terrei veramente a sapere cosa ne pensate del capitolo. Critiche e consigli saranno ben accetti. 
Baci :*

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Just give me a reason ***


Image and video hosting by TinyPic Just give me a reason

<< Killian, io devo andare via. >> Disse Emma all'improvviso.

Era stata pensierosa tutta la mattinata e lui non ne aveva capito il reale motivo, visto che il giorno prima erano stati benissimo.

E adesso, mentre erano in mezzo alla strada, lei se ne usciva con queste frasi. Andare via? Che significa? Per un po’,  per un'ora, per sempre? E perché poi?

<< Devi andare via? Io non capisco, che intendi con via? >> Cercò di capirci qualcosa, anche se veramente non riusciva a spiegarselo.

<< Lontano da Storybrooke, lontano da te. >> Quelle parole furono come una coltellata in pieno stomaco, ferivano così tanto e lui di sofferenza se ne intendeva bene.

<< Stavamo bene, fino a ieri almeno. Cos'è cambiato? >> Chiese lui spaesato.

<< Nulla, ma non posso più stare qui e credimi lo faccio anche per te! >> Affermò lei, si avvicinò e gli accarezzò il viso, passò la mano sulla piccola cicatrice che solcava la sua guancia e vi posò un bacio.

<< Se lo fai per me, non farlo. Io non voglio che tu lo faccia e non capisco come il tuo allontanamento possa servirmi. >> Le rispose, bloccandogli una mano con la sua.

<< Mi dispiace, Killian. >> Sussurrò la donna, spostandosi dalla sua guancia alle labbra.

Piccole gocce le imperlavano gli occhi e le scorrevano sulle guance, rendendo quel bacio salato.

Lui davvero non poteva capire, lo lasciava, ma piangeva. Dove stava il senso di tutto?

Lei si voltò e correndo scappò via.

<< No, Swannn >> urlò a squarciagola, ma lei era già andata, esattamente come quel giorno sulla pianta di fagioli.
Rimase fermo lì, immobile per un periodo indefinito, poi si riscosse da quel torpore e decise di intervenire. Oh andiamo, lui l'amava, non poteva lasciarla andare così e senza nemmeno una ragione.

Corse, le sue gambe si muovevano da sole e si ritrovò sotto casa sua. Salì velocemente le scale e vide la porta aperta, si fiondò dentro credendo che lei fosse ancora lì, ma non c'era.

<< Le hai fatto qualcosa? >> Chiese David, puntandogli un dito contro al petto, mentre Mary Margaret continuava a piangere. 

<< Non le ho fatto nulla. Noi eravamo felici, poi non so, non capisco cosa sia successo. >> Rispose Killian, sinceramente.

<< Eravate felici? Perché è andata via allora? Così velocemente e senza neppure una spiegazione. >> David non era seriamente arrabbiato con Killian,  sapeva quanto Emma fosse testarda, era solo molto addolorato dalla facilità con cui li aveva lasciati. Era tornata a casa, le valigie già pronte, aveva preso Henry ed era andata via, senza una spiegazione sensata, solo qualche parola e scusa buttata lì.

<< Io, non lo so. >> Killian riuscì a dire solo questo, ed era la verità,  non lo sapeva e non lo capiva. Non avrebbe nemmeno voluto accettarlo,  ma lei non aveva lasciato nulla, nessun numero e nessun indirizzo. Senza aggiungere altro, scese le scale e si avviò verso la sua nave.
 
LA SERA PRIMA

Felicità. Emma non la provava da molto tempo, era da sempre stata impegnata a cercare un modo per sopravvivere, tanto che aveva dimenticato di vivere. I momenti erano importanti, lo diceva sempre anche David.

“ Goditi i momenti Emma, anche se le cose vanno male, ci sono momenti che valgono la pena d’essere vissuti. ” Sorrise involontariamente, ricordando la passeggiata sulla spiaggia con suo padre. Ed è questo che fanno i padri, danno consigli. E adesso lei era pronta a seguirli.

Scese dall’auto e si avviò verso le scale. Aveva passato davvero una bella serata in compagnia di Killian, riusciva a sentirsi leggera e spensierata come una ragazzina.
Sulla porta di casa, c’era un biglietto di sua madre che l’avvisava che erano tutti usciti per cena. Allora inserì la chiave nella toppa ed entrò.
Non seppe spiegarsi la sensazione che provò in quel momento. La casa era silenziosa, le luci erano spente, ma qualcosa non andava.
Provò una sensazione spiacevole, come se il sangue le si fosse raggelato nelle vene ed un brivido violento le colpì la spina dorsale percorrendole la schiena.

<< C’è nessuno? >> Chiese, addentrandosi nella piccola cucina, ma non ottenne nessuna risposta.
 
“ Sarà solo una sensazione, Emma. Non immaginare sempre il peggio.” Si disse, non era possibile che non potesse godersi nemmeno una serata di quiete.
 
<< Tu hai qualcosa che mi appartiene! >> Affermò una voce gelida alle sue spalle, lei si volto di colpo e vide una donna.
Una donna bellissima, vestita d’azzurro e con gli occhi della stessa tonalità del vestito. I lunghi capelli biondi erano raccolti in una coda ordinata, assomigliava ad un angelo, ma sembrava di ghiaccio.

<< Io? Nemmeno ti conosco. >> Rispose Emma, indietreggiando lentamente. La donna le si avvicinò automaticamente, aveva un’espressione triste e dura contemporaneamente. Emma non riusciva bene a definirla, ma di una cosa era sicura. Meditava vendetta!

<< Sono Elsa, regina del ghiaccio e tu hai qualcosa che voglio! >> Disse fissandola e puntandole un dito contro, da questo uscì una striscia di ghiaccio, ma Emma si scostò prima che la colpisse.

<< Non so di cha parli! >> Gridò.

<< Killian Jones! >> Sussurrò Elsa, lentamente, assottigliando lo sguardo e fissandola in modo minaccioso.
Emma rimase sorpresa, non capì cosa quella volesse dire. Non riusciva a trovare un’attinenza tra Killian e quella donna. Lui le aveva forse fatto qualcosa, e se era così perché lei lo voleva?

<< Mi è stato riferito che sta con te, e non c’è voluto molto a trovare la casa della salvatrice in una cittadina così piccola. >> La regina del ghiaccio pronunciò queste parole con cattiveria, accompagnandole da una perfida risata che risuonò per il piccolo appartamento.

<< Non vedo come questo possa riguardarti. >> Le rispose Emma, l’irritazione aveva preso il posto della paura e la sua voce sembrava più sfrontata che mai.

<< Mi riguarda. Lui è mio! >> Affermò l’altra, scagliandole contro delle frecce ghiacciate che Emma scansò un attimo prima di essere colpita.

<< Non credo che lui sia d’accordo. >>

<< Senti se non lascerai la città subito, io gelerò il suo cuore, perché se non ama me, non amerà più nessuna. Ma se tu andrai via, io lo lascerò in pace e con il tempo potrebbe apprezzarmi per quella che sono. >> Concluse, accennando un sorriso rilassato stavolta.

<< Quello che sei? Una pazza psicopatica che lancia frecce di ghiaccio? >> Domandò Emma sarcastica. 

<< Non provocarmi ragazzina. Lascialo in pace, o il suo cuore e quello di tutte le persone che ami verrà ghiacciato, ed i sentimenti spariranno per sempre da questa inutile città! >> Un colpo di mantello e sparì.  

Emma non dormì quella notte, non riusciva nemmeno a riflettere su cosa fare. Aveva sempre lottato nella sua vita, ma qui non si trattava di lei, non stava mettendo in pericolo se stessa.
Come poteva permettere che le persone che amava soffrissero a causa sua. Doveva essere molto egoista per permettere una cosa del genere. Così scelse la strada più semplice, scelse di scappare come aveva fatto da ragazzina.

Quando il buio fu sostituito dalle prime luci dell’alba, svegliò Henry.

<< Ragazzino, svegliati. >> Sussurrò a bassa voce, per non essere sentita dagli altri.

<< Mamma, che succede? >> Chiese il ragazzo, assonnato e stropicciandosi gli occhi. Si voltò verso il comodino e controllò la sveglia. Diamine erano solo le 6:00, per quale motivo sua madre l’aveva svegliato così presto?

<< Ho bisogno di parlarti, ma non dobbiamo fare rumore. >> Emma sapeva che se avesse mentito, Henry avrebbe trovato un modo per dissuaderla dall’idea di partire. Sapeva quanto lui amasse Storybrooke, quanto lo aveva ferito lasciarla la prima volta. Non sapeva cosa inventarsi, come fare per convincerlo ad andare via, e alla fine optò per la verità.

Non aveva detto nulla a suo figlio, riguardo lei e Killian, e si trovò parecchio in difficoltà ad affrontare l’argomento.

<< Mamma, l’avevo già capito. Davvero mi hai svegliato alle 6:00 del mattino per dirmi questo? >> Chiese Henry interrompendola, mentre lei in maniera impacciata provava a spiegargli la situazione che si creata.

<< No, Henry. La situazione è più complicata di quanto pensi. Ieri, mentre voi eravate fuori, è venuta Elsa. >> concluse la donna guardandolo con apprensione.

<< Elsa? La regina del ghiaccio? A storybrooke? >> Chiese lui, sinceramente confuso. Non che fosse stupito dopo tutto ciò che aveva visto e a cui aveva partecipato. Ma andiamo, Elsa che avrebbe potuto fare a Storybrooke?

<< Si, Henry. >> Ammise Emma.

<< Cosa voleva, di grazia? >> Domandò scherzando, non aveva idea di quello che sua madre gli avrebbe rivelato.

<< Mi ha minacciato, dobbiamo andare via! Il futuro degli altri, dipende dalla nostra scelta e tu non vuoi essere egoista e metterli in pericolo, vero? >> Colpo basso, Emma. Lo riconobbe anche lei, ma aveva bisogno di metterlo alle strette per convincerlo ad andare via.

<< No, ma.. >>

<< Nessun ma, Henry. Fa le valigie, partiremo prima di pranzo. >> Disse lei, concludendo il discorso.

Poi si vesti velocemente ed uscì.

C’era una cosa che doveva fare prima di andarsene, vederlo un’ultima volta.
Solo vedendolo poteva convincere se stessa che quella fosse la cosa giusta da fare. Lo stava facendo per lui e per gli altri, e tanto bastava a consolarla.
Una lacrima le rigò il viso, ma l’asciugo prontamente e cercò di mantenere la maschera di compostezza che la caratterizzava da sempre, quella maschera che lui aveva fatto cadere più volte.
Ma doveva resistere, solo questo. Resistere.

Spazio all'autrice:
Anche senza portale, Elsa ha fatto il suo debutto. Ipotesi su come sia riuscita a tornare? Cosa vuole si è capito!
Sono davvero curiosa di sapere invece come si evolveranno le cose nel telefilm. Intanto, le riprese sono cominciate :D Tante foto sono uscite e speriamo ne arrivino altre. A presto <3 

 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Without you ***


Image and video hosting by TinyPic

Without you

How is my heart supposed to beat?
How is my heart supposed to beat?
How is my heart supposed to beat?
Without you.
1 Settimana dopo.

Non aveva sue notizie da una settimana, non sapeva dove fosse, se stesse bene. Non sapeva se pensasse a lui, se sentisse la sua mancanza. Non sapeva che stesse facendo, se fosse triste o felice. Non sapeva come stesse Henry.
Nulla.
Non sapeva assolutamente nulla.
La vita a Storybrooke proseguiva tranquilla, nessuna minaccia. Nessun motivo apparente che avesse influito sulla scelta di Emma, forse lei voleva semplicemente andare via.
Non ci riusciva, non ci riusciva proprio a lasciarla andare.

<< Se voi sapete dove si trova, dovete dirmelo? >> Gridò a David, un giorno. Mary Margaret lo fissava senza dire nulla, era così addolorata dalla mancanza della figlia che non riusciva nemmeno a parlare. Ogni volta che cominciava, dei singhiozzi le facevano tremare la voce e scuotere il petto.

<< Non sappiamo nulla, Killian. Lei non vuole essere trovata. >> Sussurrò David, abbassando lo sguardo.

<< Tu mi stai mentendo! >> Disse Killian avvicinandosi e puntandogli un dito al petto. Riusciva a malapena a controllare la rabbia. Lo avrebbe picchiato, lo avrebbe fatto, non perché fosse arrabbiato con lui, ma perché non riusciva più a controllare tutta quella frustrazione. Non lo fece però, consapevole del fatto che non era colpa sua. Aveva deciso lei di lasciarlo.

<< Stai scherzando? E’ mia figlia. Credi di essere l’unico a soffrire? >> Rispose David, afferrandolo per il bavero della giacca e strattonandolo.

<< David.. >> Sussurrò Mary Margaret per invitarlo a smetterla.

<< Scusa, amico. >> Fece il principe, lasciandolo andare e mettendosi le mani in tasca.

<< No, scusa tu. Io sono uscito fuori di testa, mi dispiace. >> Rispose Killian, appoggiandogli una mano sulla spalla, prima di voltarsi e andare via.

2 Settimane dopo.

Era buio pesto. Non riusciva a vedere nulla, continuava a correre, e a correre. Non sapeva dove andare, sentiva qualcuno alle sue spalle che continuava a seguirlo. Ma un attimo, perché stava scappando? Lui era un pirata, erano gli altri ad avere paura di lui, non il contrario.
Si fermò di colpo e si voltò.
Una figura incappucciata era tutto ciò che la poca luce gli permetteva di scorgere. Non sapeva che fare, doveva avvicinarsi o arretrare?

Decise di avvicinarsi lentamente, e quando fu a pochi passi da quella figura, alzò una mano scostandole il cappuccio.

<< Emma! >> Esclamò, stringendola di slancio. Abbracciò il suo corpo esile, ma forte e accarezzò la sua pelle perlacea che risplendeva al chiaro di luna.

<< Mi dispiace, Killian. >> Sussurrò la donna, cominciando lentamente a svanire. Non riusciva più a sentire il suo tocco, stava svanendo sotto le sue mani, di nuovo.

<< No, Emma! Non lasciarmi. >> Le gridò, ma lei era già scomparsa.

Si svegliò di soprassalto, piccole goccioline di sudore gli imperlavano la fronte e non riusciva a respirare. Si alzò velocemente, aprì lo sportellino in cui teneva l’alcool e ne mando giù un paio di bicchieri. Aveva bisogno di stordirsi, non riusciva più a dormire di notte e non riusciva più a vivere di giorno.

3 Settimane dopo.

<< Ti porto qualcosa da bere? >> Chiese Ruby, mettendogli nel piatto un pezzo di lasagna.

<< Tutta la bottiglia, grazie. >> Rispose lui, abbassando lo sguardo e cominciando a mangiare.

<< Non credo ti faccia bene! >> Affermò la ragazza, cercando di scuoterlo.

<< Quando vorrò il tuo parere lo chiederò. Fino ad allora tienilo per te. >>

Si erano accorti tutti del suo cambiamento. Non era più sarcastico, non che questo fosse l’unico tratto della sua personalità, ma lo caratterizzava.

Quella luce che aveva solitamente negli occhi, non c’era più, si era spenta.
Nessuno si azzardava a dire niente, non solo per paura, forse più per delicatezza.

Finì velocemente la sua pietanza, prese la bottiglia che la ragazza aveva adagiato sul bancone ed uscì. Vagava per le strade poco affollate, cercando un posto dove andare, ma l’unico posto che sentiva suo era la Jolly Roger. Ed ogni volta dopo un infinito vagare, si ritrovava lì.

Abbassò lo sguardo verso la bottiglia, non aveva ancora bevuto e si sentiva già ubriaco. Non voleva più sentirsi così, così miserabile! La portò alle labbra, prese un sorso d’alcool e poi la scagliò il più lontano possibile, in mare.

La bottiglia finì in acqua con un tonfo sordo, prima che la corrente pomeridiana la trasportasse via.

<< Oh, mio bel capitano. >> Una voce lo sorprese, non appena varcò la soglia della sua cabina. Una voce che veniva dal passato e che da molto tempo non aveva più sentito.

<< Elsa, che ci fai qui? >> Chiese lui, sorpreso e confuso dalla sua visita.

<< Sono qui per te. >> Rispose lei, avvicinandosi e accarezzandogli il braccio con una mano gelida.

Lui si ritrasse un po’, avrebbe voluto trovare un’altra persona ad aspettarlo, una persona il cui tocco caldo potesse spazzare via il gelo che provava dentro.

<< Come mi hai trovato? >>

<< Non preoccuparti di questo. >> Rispose Elsa, non avere delle risposte era la cosa che più lo innervosiva, ed in quel periodo gli sembrava di essere finito in un circolo senza fine.

<< Cosa ci fai qui? >> Ripeté lui con disprezzo.

<< Qualcuno mi ha liberato. Non vedevo l’ora di rivederti, Killian! >>

<< In che senso, ti ha liberato? Chi poi? >> Chiese lui, sinceramente spaesato.

<< La tua cara Milah, la dolce e innocente, Milah. Si è sempre trattato di lei no? Tu l’amavi e lei amava te, ed io amavo te. Così lei, con l’aiuto di un potente stregone, mi ha chiuso in uno scrigno. E adesso qualcuno mi ha tirato fuori. >> Spiegò la donna.

Che storia era quella? Non comprendeva il motivo che avesse spinto Milah a fare una cosa del genere. Lui era suo, al tempo. L’amava.

<< Aveva paura di perderti, conoscevano tutti la tua fama di donnaiolo. >> Disse Elsa, rispondendo alla sua muta domanda.

<< Un mago? Tremotino? >> Chiese allora Killian.

<< Proprio lui. >> Acconsentì lei.

<< Perché? Se poi è stato proprio lui ad ucciderla? >>

<< Devi chiederlo a lui, bel capitano. Mi sei mancato sai? >> La sua voce divenne improvvisamente dolce e lui la vide vulnerabile per un secondo. Non più l’austera regina, ma solo una ragazza sola.

<< Mi dispiace, Elsa. Io non sapevo nulla. Mi dispiace, io volevo aiutarti a superare la morte dei tuoi genitori, ma non c’era altro. Non ho mai detto di provare qualcosa per te. Io amavo Milah. >> Non voleva ferire i suoi sentimenti, lui soffriva ed era già abbastanza la sua sofferenza, non avrebbe potuto sopportarne altra.

<< Si, ma adesso potresti amare me! >> Affermò decisa.

<< Io amo Emma - rispose lui, sfidando il suo sguardo. – E adesso, se vuoi scusarmi, vorrei rimanere solo. >> Si tolse gli stivali e si sdraiò sul letto.

<< Emma? Emma ti ha lasciato! >> Disse e sparì. Un colpo dritto al cuore. Elsa era una donna che aveva sofferto, e la sofferenza l’aveva resa dura, impenetrabile e spietata.

Ma nell’esatto momento in cui pronunciò quella frase, nella testa di Killian scattò qualcosa. E se Elsa avesse fatto qualcosa?
Andava tutto bene tra lui ed Emma, poi lei era andata via, senza una ragione.

“ Credimi lo faccio anche per te! ” Quelle parole continuavano a tormentarlo. Lo faccio per te, che cosa poteva fare per lui, se la sua decisione lo aveva distrutto.

A meno che? A meno che non l’avesse fatto per salvarlo?
Ma perché non aveva parlato con lui? Perché non si era fidata? Se la ragione era quella, avrebbero potuto trovare una soluzione insieme. Si sentì rincuorato dal pensiero che lei lo amasse, ma contemporaneamente deluso dal fatto che lei non si fosse fidata del loro amore, che non vi avesse dato nemmeno una possibilità.

E nel frattempo continuava a chiedersi il motivo che avesse spinto Tremotino ad aiutare la donna che lo aveva tradito.
E si chiese chi avesse liberato Elsa. Perché soprattutto.
Non riusciva a darsi risposte soddisfacenti e non poteva più aspettare. Così si alzò, si mise di nuovo gli stivali e si avviò al negozio di Gold.
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Lost ***


Image and video hosting by TinyPic

Lost

Summer turned to winter
and the snow it turned to rain.
And the rain turned into tears upon your face.

 
Aveva cominciato a piovere, grandi gocce bagnavano il viso di Killian, che continuava a camminare spedito verso il negozio di Gold. Il cielo era grigio, cupo, come il suo umore e in lontananza poteva sentire il frastuono provocato dai tuoni.
Solo in quel momento, guardando verso il cielo con sguardo perso, concesse ad una lacrima di scendere e attraversargli il volto prima di perdersi con le gocce.

Non era il tipo, lui, figurarsi. Non aveva pianto nemmeno quando era morta Milah. Aveva sofferto, molto, il dolore sembrava squarciargli il petto in ogni momento della giornata, ma non si era mai concesso di piangere. In quel momento però, non c’era nessuno e la pioggia nascondeva ciò che non voleva mostrare.

Cercò di ricomporsi, asciugandosi il viso con il dorso della mano e scrollandosi dai capelli le goccioline d’acqua, prima di entrare nel negozio.

Dopo qualche secondo entrò, il negozio era tranquillo e silenzioso. Sembrava deserto, senza annunciarsi si recò rapidamente nell’altra stanza e vi trovò Gold intento a sistemare qualche cianfrusaglia.

<< Volevo giusto parlare con te >> mormorò Killian, appoggiandosi al mobile e incrociando le braccia al petto.

<< Qual buon vento? >> Chiese allora l’altro, fermandosi per ascoltarlo meglio.

<< Vorrei sapere cosa ti ha spinto ad aiutare Milah? Perché hai chiuso Elsa in uno scrigno? >> Domandò arrabbiato. Non era mai stato innamorato di Elsa, ma non voleva che fosse rinchiusa in uno scrigno e privata della sua vita. Lui era un gentiluomo e avrebbe chiarito il suo rifiuto, senza il bisogno di simili mezzi.

<< Quando tu l’hai rifiutata, lei ha dato di matto. E’ diventata crudele e spietata, voleva averti e Milah era preoccupata. E’ venuta da me, mi ha pregato di aiutarla, ma io ho rifiutato! >> Affermò quello, rispondendo velocemente alla domanda di Killian, non sapeva il motivo che lo spingesse a tirare fuori quella vecchia storia, ma sembrava molto turbato.

<< Si, ma lei è qui, adesso. Ed Emma non c’è! Ed io, io non lo so, ma penso le abbia fatto qualcosa. >> Replicò Killian, il non riuscire a capire pienamente la situazione lo lasciava parecchio frustrato.

<< Io non ho avuto scelta, Hook. Lei ha minacciato di prendere Bea, se non l’avessi aiutata, io non potevo perderlo anche se viste le circostanze potevo agire diversamente >> mormorò abbassando lo sguardo, l’immagine di suo figlio lo investì immediatamente, aveva fatto di tutto per ritrovarlo, aveva commesso atti spietati per ricongiungersi a lui. E adesso non c’era più nulla che potesse fare.

<< Ma come ha fatto ad uscire? >>

<< C’era una chiave, una chiave magica. L’aveva Milah e poi non so. >> Rispose Gold, tornando ad occuparsi di ciò che stava facendo.

Killian soppesò un momento le sue parole. Una chiave. Una chiave che aveva Milah.
In effetti, c’era una chiave che lei portava sempre appesa al collo, la stessa chiave che lui aveva dato a…

<< Barbanera! >> Esclamò di colpo. L’aveva data a lui, non aveva nemmeno riflettuto sul fatto che quella fosse la sua chiave. Era una chiave, diamine! Non poteva mai credere che potesse creare un simile danno. Quella chiave gli aveva dato la possibilità di riavere la sua nave, e gli aveva fatto perdere Emma.
Dannazione!

Uscì dal negozio come una furia, non diede a Gold nemmeno il tempo di chiedere spiegazioni. La pioggia aveva lasciato il posto ad un vento gelido che gli penetrava dentro le ossa, i vestiti ancora non completamente asciutti gli rendevano impossibili movimenti fluidi. Non si curò di nulla, e cominciò a camminare sempre più rapidamente, poi si fermò improvvisamente. Dove diamine stava andando? Non sapeva dove andare, non sapeva cosa fare. La rabbia aveva avuto la meglio.

Decise di dirigersi al porto.

<< Elsaa! - Gridò, una volta giunto nei pressi del porto.- So che puoi sentirmi..>>

<< Mio caro, hai cambiato idea? >> Chiese la donna apparendo all’improvviso.

<< No, non ho cambiato idea. Voglio sapere cos’hai detto ad Emma. >> Non era una richiesta, il suo tono non ammetteva repliche. Voleva sapere la verità, e la voleva adesso.

<< Nulla di che, caro. Le ho detto solo che se non fosse andata via subito, avrei gelato il cuore di tutte le persone che ama, compreso il tuo >> Rispose ridendo.

Non sapeva se sentirsi rincuorato o spaventato.

<< Mi dispiace.. >> disse Killian improvvisamente.

<< Cosa? >> Chiese Elsa.

<< Che Milah ti abbia fatto questo, che ti abbia fatta diventare così, piena di rancore e risentimento. >> Rispose, era sinceramente dispiaciuto. Quella che adesso si trovava davanti era la regina di ghiaccio, ma lei non era sempre stata così.

Era stata una ragazza sola, ferita dalla perdita dei suoi genitori e lui aveva cercato di aiutarla perché conosceva il dolore. La morte del fratello lo aveva cambiato, tutti i suoi valori, tutto quello in cui credeva non esisteva più.

<< Non è stata lei – mormorò la donna , - sei stato tu! Tu che mi hai rifiutato per lei, in quel momento sono diventata ciò che sono. >>

<< Mi dispiace! >> Ripeté contrito. L’aveva ferita, e adesso lei stava ferendo lui. Gli dispiacque, ma non poteva fare niente, non l’aveva mai amata e non poteva farsene una colpa. L’amore è irrazionale, non si può controllare, non si può esercitare a comando. Ed Emma, beh.. Lei gli era entrata nel cuore così, senza che lui potesse fare nulla per impedirlo.

Quando sollevò lo sguardo, lei non c’era più. Decise d’intervenire, ma non poteva farlo da solo. Radunò tutti al Granny’s, aveva bisogno dell’aiuto degli altri per elaborare un piano.

I primi ad arrivare furono David e Mary Margaret, avevano lasciato il piccolo ad Aurora e Filippo che si erano mostrati disponibili a tenerlo. Poi  varcarono la soglia Regina e Robin, infine giunsero pure Belle e Gold.
I due si erano riappacificati, una settimana dopo il litigio. Lei aveva deciso di perdonarlo, di dargli un’occasione per fare ammenda, l’ennesima occasione.  Quando si ama, l’ultima occasione è sempre la penultima, e lei lo amava molto.

<< Perché ci hai riunito? >> Chiese Regina, sinceramente curiosa e soprattutto impaziente di fare qualcosa. La possibilità di rivedere Henry, non faceva altro che pensare a questo. Non aveva nemmeno potuto salutarlo, abbracciarlo un’ultima volta. Le era stato portato via dal nulla e non poteva accettarlo. L’astio che provava in quel momento era molto forte, ce l’aveva con Emma per averla privata di suo figlio.

Robin era l’unica cosa buona che le era rimasta. Lui la supportava e l’amava, nonostante tutto quello che avesse fatto in passato, e lei era sinceramente innamorata di lui.

<< Ho bisogno del vostro aiuto. >> Rispose Killian e un attimo dopo stava già spiegando tutta la situazione. Cominciarono ad elaborare un piano. Se Tremotino era riuscito ad imprigionarla una volta, poteva riuscirvi anche una seconda. Ma gli avrebbero offerto un’opportunità di redenzione. Ognuno di loro aveva sbagliato nella vita, ognuno aveva commesso errori a cui pensava di non poter rimediare. Lei meritava come ogni altra persona, una possibilità per ricominciare e Killian sperò vivamente che lei la cogliesse e che tornasse ad Arendelle.

<< Okay, siamo d’accordo. Tu crea l’incantesimo per intrappolarla e voi invece cercate di trovare un fagiolo per aprire un portale verso il regno di Arendelle. >> Ordinò rivolgendosi a Gold, a Regina e agli altri. Questa sbuffò, ma non disse nulla, se c’era la possibilità di riavere Henry avrebbe accettato persino di prendere ordini da un pirata.

Tutti si misero al lavoro. Gold e Belle tornarono al negozio dove cominciarono ad elaborare una pozione che potesse intrappolare Elsa. Regina, Robin e Mary Margaret andarono al confine della città, il luogo in cui avevano in precedenza coltivato i fagioli che poi erano stati distrutti. Provarono a controllare nella terra, per vedere se vi fosse qualche fagiolo o qualche radice che potessero ancora utilizzare.

La ricerca fu lunga ed estenuante, le speranze di trovare qualcosa di utilizzabile stavano svanendo, quando Regina chiamò gli altri due.

<< Qui la terra è fresca, qualcosa sta germogliando. >> Gli altri si abbassarono e tastando il terreno trovarono una piccola piantina che accennava a nascere.

<< Ci vorrà ancora qualche giorno >> disse Robin, avendo vissuto nella foresta per molto tempo, aveva dovuto arrangiarsi, coltivando lui stesso qualche seme di cui poi potersi nutrire.

Mary Margaret estrasse il telefono dalla tasca del giubbino e chiamò David per avvisarlo.
Quest’ultimo era con Hook, stavano cercando di capire come approcciarsi alla regina, quando questa apparve alle loro spalle.

<< E’ un onore che Charming in persona sia venuto a parlarmi! >> Affermò ridendo, prima di scagliargli contro un getto d’acqua. David si spostò, lasciando che questa si scagliasse sul muro. Appena l’acqua toccò la superficie divenne subito ghiaccio.

<< Magari potrei congelare tutta la vostra bella cittadina. >>  Portò una mano al terreno e scatenò un vento gelido. L’acqua che uscì dalla sua mano, s’insinuò nel suolo propagandosi velocemente e congelando il territorio circostante.

<< Basta, Elsa. >> Esclamò una voce alle sue spalle.

Autrice:
Salve a tutti ^^
Il Comic Con è giunto al termine, lasciandomi seriamente preoccupata e accrescendo la curiosità verso ciò che ci attende nella quarta stagione del nostro amato show! Da CaptainSwan accanita spero tanto, tanto love **
Questo capitolo arriva in anticipo di due giorni (solitamente posto il Giovedì xD). Stasera uscirà il finale di stagione doppiato in italiano, chi guarderà la puntata per la trecentesima volta? *Mano alzata.*
Ringrazio chi ha aggiunto la storia nelle seguite, ricordate, preferite e le anime pie che recensiscono. 
A presto :)
 
 
 


 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Latch ***


Image and video hosting by TinyPic

Latch

You lift my heart up when the rest of me is down.
You, you enchant me even when you're not around,
if there are boundaries, I will try to knock them down.
I’m latching on, babe, now I know what I have found.
<< Basta Elsa! >> Esclamò una voce alle sue spalle.


<< Emma.. >> Sussurrò Killian, muovendo qualche passo verso di lei. Nell’esatto momento in cui aveva sentito la sua voce, il mondo aveva ricominciato a girare. Questo era il potere che aveva su di lui.
Nell’istante in cui i loro occhi si incontrarono, lui si sentì di nuovo completo. E lei, dal canto suo, lo guardava con aria trasognata. Aveva sentito la sua mancanza più di quanto credesse possibile, e non aveva pienamente compreso quanto fosse importante fino a quando lo aveva lasciato.

Perché era tornata?

<< Sei una stupida! Perché sei ritornata? >> Gridò Elsa furiosa. << E tu – disse indicando Killian – non ti avvicinare a lei, o congelerò il cuore di entrambi. >> Concluse.

Emma mosse qualche passo per raggiungerlo, voleva solo un momento, solo un abbraccio. Aveva bisogno che la rassicurasse, che le dicesse che avrebbero superato tutto, anche quella volta.

Elsa si girò di colpo e la vide muoversi, alzò il palmo della mano in aria e lo puntò nella direzione della donna, cominciando a produrre un vortice di aria gelida.

<< Ferma! Lei è la donna che amo, se le fai del male, io ti ucciderò! >> Gridò Killian, guardandola con occhi furenti.

Non aveva mai detto così apertamente di amarla, non che non lo sapesse, ma non era mai stato realmente pronto per dirglielo o forse pensava che lei non fosse pronta a sentirlo. La guardò in quell’esatto momento e la vide sorridere.
David, intanto cercava di camminare attorno alla regina per poter portare sua figlia in salvo, mentre Hook la distraeva.

<< Come pensi di fermarmi? Tu non hai la magia. >> Proruppe la regina, con un ghigno beffardo.

<< Lui no, ma io si! >> Disse Emma, scagliandole contro una grande sfera argentea, colpendola in pieno e facendola barcollare.

Visti i risultati pensò di continuare e quindi cominciò a lanciare sfere a raffica. La colpì più volte nella schiena e sulle braccia, senza sosta. Elsa cercava di proteggersi il viso con le mani, perché quelle non erano sfere di fuoco, ma bruciavano come se lo fossero.

<< Ci rivedremo! >> Esclamò, quando non riuscì più a sopportare quell’attacco e sparì in una coltre di fumo bianco.

Emma abbassò le mani e le guardò stranita, aveva imparato ad usare la magia durante gli scontri con Zelena, ma era una magia diversa e meno potente.

Poi si ricordò degli insegnamenti e delle parole di Regina.

“ Devi canalizzare la rabbia, Emma. Canalizzala e sfogala contro chi la suscita, più sentirai minacciato ciò che è tuo, ciò che ami e più questa rabbia crescerà, ti renderà forte. ”

Comprese allora che a suscitare quella reazione era stato lui. Il vederlo lì, inerme davanti ad Elsa, indifeso ma disposto a tutto per salvarla. Realizzò in quel momento di amarlo, molto più di quanto credesse.

Mosse qualche passo disperato verso di lui, prima barcollando come se fosse ubriaca, poi presa sicurezza sullo riuscire a stare in piedi, quei passi incerti si trasformarono in una corsa.

Lui l’accolse a braccia aperte, stringendola così forte da soffocarla. Presa consapevolezza che lei era lì davvero e che non sarebbe sparita come nel suo sogno, allentò la presa e passò ad accarezzarle la testa con fare rassicurante.

David poco distante guardava la scena spaesato. Non aveva mai realmente capito quanto fossero legati, aveva percepito una sorta di chimica, ma pensava si trattasse soltanto di un’attrazione puramente fisica e sebbene lo disturbasse pensare a sua figlia in quei termini, era pronto a riconoscere che fosse una donna. Non era semplice per lui, soprattutto dopo aver perso la sua crescita e tutte quelle fasi che l’avevano portata ad essere la splendida donna forte e coraggiosa che era adesso.

D’altro canto, non che Killian fosse un principe, anzi era ben lontano dall’avvicinarsi a quel titolo. Aveva fatto un sacco di scelte sbagliate nella sua vita, ma era comunque rimasto un uomo d’onore e David doveva riconoscerlo.

<< Mi sei mancato >> sussurrò Emma, alzando lo sguardo e incatenando i suoi occhi a quelli di lui.

Un sorriso nacque spontaneamente sulle labbra di Killian, tutta quella dolcezza non apparteneva alla donna. Lei aveva una dolcezza diversa, più sottile, che riusciva ad esprimere solo attraverso gli occhi perché con le parole non era brava affatto.

<< Mi sorprenderei del contrario >> le rispose con il suo solito sorriso furbo, suscitandole una risata spontanea.

<< Mi è mancato anche questo. >> Pronunciò allora lei, appoggiando la testa al suo petto. Killian continuava ad accarezzarle i capelli, prima di abbassare le labbra e posarvi un bacio.

<< Mi sei mancata, amore.. >> Le rispose continuando ad accarezzarle la schiena e stringendola un po’ più forte, come se da un momento all’altro potesse scomparire.

Rimasero qualche minuto così, persi in quell’abbraccio. Poi purtroppo, ricordarono che il pericolo non era scampato definitivamente e che dovevano portare al termine il piano programmato.

Quando si staccarono fu il turno di David, aveva bisogno di stringere sua figlia perché quando se n’era andata tutte le sue sicurezze sull’essere un buon padre erano andate via con lei.

<< Dov’è Henry? >> Chiese David, subito dopo essersi staccato dall’abbraccio con sua figlia.

<< Gli ho detto di aspettarmi nel vostro appartamento. E’ un ragazzino sveglio, ha imparato a cavarsela. >> Disse con sguardo fiero e pieno di orgoglio.

Si avviarono verso l’appartamento dove presero Henry e andarono a cercare gli altri al campo di fagioli.


<< David ero preoccupatissima, non rispondevi alle mie chiam.. >> Cominciò ad urlare Mary Margaret appena vide l’auto del marito accostare, ma quando Emma ed Henry uscirono da questa, corse subito ad abbracciarli.

<< Come mi siete mancati >> sussurrò singhiozzando, prima di essere scostata velocemente da Regina che voleva riabbracciare suo figlio.

<< Oh Henry, tesoro mio, mi sei mancato tantissimo. >> mormorò visibilmente commossa.

<< Anche tu, mamma. >> Rispose il ragazzo, contraccambiando la stretta.

Dopo che ebbero finito di salutarsi, cominciarono a parlare della messa a punto del piano. Questo prevedeva che Killian cercasse di convincere Elsa a lasciarli in pace, facendo affidamento sull’ascendente che aveva su di lei. Se questo non fosse stato sufficiente,sarebbero intervenuti e l’avrebbero intrappolata.
Intanto il signor Gold aveva preparato tutto l’occorrente per intrappolarla e aveva anche elaborato una pozione che permettesse una rapida crescita dei fagioli, perché non potevano attendere dei giorni, figurarsi delle settimane.

I raggi del sole lasciarono il posto ad un tiepido venticello serale, Elsa non sarebbe tornata per quel giorno vista la sconfitta che aveva ricevuto, quindi decisero di dividersi e di tornare nelle proprie abitazioni.

<< Emma, andiamo? >> Chiese David rivolgendosi alla figlia.

<< Papà, vi dispiace se non vengo con voi? >> Chiese Emma, in tutta risposta.

<< Lasciala andare >> s’intromise Mary Margaret, accarezzando il braccio del marito, poi presero Henry e si diressero verso casa.

<< Andiamo. >> Disse Emma, prendendo la mano di Killian e avviandosi verso la nave. Non parlarono molto con la voce durante il tragitto, ma continuavano a parlare guardandosi negli occhi. In quegli occhi c’erano mille parole e mille promesse.
Lui continuava a creare con il pollice dei cerchi immaginari sul dorso della mano di lei e quando arrivarono al porto si abbassò lentamente sulle ginocchia e la sollevò.

<< Benvenuta sulla Jolly Roger, milady. >> Le sussurrò suadente in un orecchio.

<< Come se fosse la prima volta >> gli rispose ridendo e stringendogli il collo con le braccia.

Avvicinò le labbra alle sue e cominciarono a riassaporarsi dopo tanto tempo. Un bacio che sapeva di buono, di dolore, ma anche di speranza e amore. Lui la portò dentro, continuando a baciarla, senza staccare mai le labbra dalle sue, dal suo collo, dal suo viso, da ogni parte di pelle libera che riusciva a lambire.

Finirono sul letto, continuarono a baciarsi e a stringersi e ad accarezzarsi reciprocamente. Killian continuava a fissarla, a scrutarle l’anima e lei si sentiva già nuda ancora prima di perdere i vestiti. La frenesia lasciò il posto alla calma e lui cominciò a spogliarla, lentamente, assaporando ogni centimetro del suo corpo candido.

Poi lei con un colpo d’anca ribaltò la posizione, costringendolo sotto la sua morsa. Gli slacciò ad uno ad uno i bottoni della camicia, con la stessa lentezza che lui aveva usato con lei. Si abbassò a baciargli il petto e tirò piano con i denti un ciuffetto di peluria, facendolo gemere sotto il suo tocco.

Quando entrambi non riuscirono più a resistere, ricominciarono i movimenti frenetici. C’erano solo loro, loro che si toccavano, che si assaporavano, che si riscoprivano e che si amavano.

Lui entrò in lei lentamente, fissandola e baciandole la mandibola salendo fino alle sue labbra e poi cominciarono a muoversi insieme, in sincrono.

Fino a quando giunsero all’apice del piacere, e fu in quel momento che lui le gridò di amarla e lei persa tra i gemiti riuscì a sussurrare un “ ti amo anch’io ”. Poi lui uscì da lei lentamente e le circondò la vita con un braccio, le sfioro le labbra un’ultima volta prima di addormentarsi. 

Autrice:
Carramba che sorpresaa, i piccioncini si sono rivisti.. E che incontroo! Non riesco a tenerli lontano troppo a lungo, sono così dolci *-*
Tengo molto a questo capitolo, ed anche al prossimo che è gia pronto *clap clap*.
La canzone: https://www.youtube.com/watch?v=Be2xotEPjs4
Solitamente non le metto, ma questa è una cover fantastica, quindi se avete 5 minuti ascoltatela. 
Okay, siamo a più della metà della storia, che sarà di 14 capitoli credo.. Ho già tutto in mente, più o meno xD
Critiche, consigli e pareri sono sempre piacevolmente accettati.
A presto <3 

 
 
 
 
 
 
 



 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** I won't let you go ***


Image and video hosting by TinyPic

I won’t let you go

If your sky is falling,
just take my hand and hold it.
You don't have to be alone, alone.
I won't let you go.

 
Il sonno profondo aveva lasciato il posto al dormiveglia, quel momento di quiete e di rilassatezza che si manifesta sempre prima di svegliarsi.
Si sentiva stranamente in pace quella mattina, nulla a che vedere con i risvegli che avevano caratterizzato le mattine precedenti. Era sdraiata a pancia in giù, un braccio adagiato sotto al cuscino e l’altro disteso accanto al fianco, la schiena nuda era piacevolmente percorsa dai brividi.
Era il suo modo di accarezzarla, con le dita tracciava delle scie immaginarie sulla sua schiena e talvolta sostituiva le dita con la punta fredda dell’uncino provocandole dei brividi leggeri.
Si voltò lentamente, non era facile rinunciare a quelle carezze, ma sarebbe stata ripagata dalla possibilità di vedere il suo viso.

<< Buongiorno >> pronunciò lui avvicinandosi e distendendo il braccio per permetterle di poggiarvi il capo.

<< Buongiorno >> ricambiò lei, protendendo le labbra in cerca di quelle di lui.

Un buongiorno diverso, anche rispetto a quelli a cui Killian era abituato. Solitamente lei era frettolosa, raccoglieva velocemente i vestiti e cominciava a sproloquiare su quanto fosse sbagliato e inappropriato tanto da non doversi ripetere più. Ma poi si ripeteva. Più volte.  

L’abbracciò poi, così di slancio, senza pensarci. Voleva sentirla ancora più vicina, ancora più stretta e più sua. Aveva paura, paura di vederla sparire un’altra volta o peggio che Elsa potesse farle del male.

<< Non ti lascerò andare. >> Sussurrò deciso al suo orecchio, poi prese a sfiorarglielo con la punta del naso, scendendo  verso il collo che cominciò a baciare dolcemente.

<< In senso letterale o figurato? >> Chiese lei sorridendo e beandosi della sensazione che le labbra di lui sapevano regalarle.

<< Entrambi >> rispose, stringendola un po’ più forte.

Lei ricambiò la stretta e cominciò ad accarezzargli la schiena come se quelle carezze potessero spazzare via tutte le paure che lo affliggevano, che affliggevano entrambi. Il naso di lui continuava ad annusarle il collo, per riscoprire quell’odore che gli  era mancato così tanto, l’odore che si sente quando si è a casa.
In quel momento, lontani da tutto e da tutti, riuscivano a godersi quell’abbraccio rassicurante, quella sensazione di conforto e la promessa che nonostante le difficoltà sarebbero stati insieme ad affrontarle.

<< Mi dispiace >> sussurrò Emma improvvisamente, lui alzò un po’ la testa per guardare i suoi occhi e vi lesse del tormento.

Era sempre capace di leggere qualcosa in quegli occhi, sembravano parlare da soli anche quando la bocca di lei rifiutava di farlo.

<< Dispiace anche a me >> rispose lui, senza sapere a cosa lei si riferisse in particolare, ma non voleva lasciarla sola nemmeno in quello, voleva condividere il suo dispiacere.

<< No, non deve. E’ colpa mia, sono scappata.. Io credevo davvero che questa fosse la scelta migliore per tenervi al sicuro, mi dispiace di averti fatto pensare che non fossi abbastanza. >> Continuò la donna, le parole uscivano a fatica, non perché non volesse dirle, ma perché faceva sempre fatica ad esprimere i suoi sentimenti e ad esporsi. La faceva sentire stranamente fragile, ma allo stesso tempo si sentiva protetta dall’abbraccio di lui, ed era una sensazione davvero molto piacevole.

<< Lo sei, abbastanza intendo. Molto, molto più che abbastanza. Io non so bene come dirlo, scusa.. E che io.. >> sussurrò imbarazzata, abbassando lo sguardo e fissando le labbra di lui. Certo gli occhi la distraevano parecchio, ma nemmeno le labbra erano da meno.

Lui la guardò con dolcezza per tutta la durata del discorso, si sentiva così felice nonostante l’imminente minaccia, nulla poteva rovinare quel momento.

<< Shh non occorre che tu dica nulla.. Lo so! >> La rassicurò Killian, appoggiando dolcemente le sue labbra su quelle della donna e cominciando a baciarla dolcemente. Lei ricambiò, ma qualcosa le suggeriva che doveva dirlo comunque, che voleva dirlo. E voleva farlo adesso, in quell’esatto momento in cui poteva sentirlo e guardarlo negli occhi. Ed era vero che la sera prima l’aveva già detto, ma le circostanze erano diverse e voleva che lui capisse che non era dettato solo dalla passione, ma che lo provava davvero!

<< Io voglio farlo – sussurrò scostandosi lentamente dalle sue labbra – voglio dirtelo! Io.. Ti amo, Killian Jones. >> Così lo fece, lo disse con quello sguardo sicuro e con quella fierezza che la caratterizzava.

Lui non riuscì nemmeno a capacitarsi delle sue sensazioni, non pensava che sarebbero state così forti e così emozionanti. Si sentiva completamente stravolto dalla parole di Emma e riuscì soltanto a raccogliere il poco respiro che gli era rimasto per risponderle.

<< Ti amo anch’io, Emma. >> Poi riportò le sue labbra su quelle di lei e riprese a baciarla con tutto l’amore che era in grado di trasmetterle.

Quando si staccarono, Emma poggiò la testa sul petto di Killian e rimasero a contemplare le assi di legno del soffitto per alcuni minuti.

<< Lei ti ama! >> Proruppe la donna improvvisamente, non era una domanda, ma una semplice affermazione.

<< Lo so >> rispose semplicemente lui.

<< Ti va di raccontarmi cos’è successo? Devo capire contro chi stiamo combattendo. >> Chiese allora lei alzando il viso per guardarlo meglio, con le dita continuava ancora ad accarezzargli il petto come per alleggerire il carico di ciò che le stava raccontando. Non voleva che lui si sentisse sotto pressione, ma aveva bisogno di sapere, il non sapere era la cosa peggiore per una come lei che aveva trascorso la vita estraniata da quello che in realtà era e dal mondo a cui apparteneva.

<< In realtà non so bene cosa dire. Sono venuto a conoscenza, negli ultimi giorni, che Milah l’aveva tenuta prigioniera in uno scrigno. Adesso che ci rifletto meglio, Milah era solita portare una chiave al collo, non ci avevo mai fatto caso prima. Quando è morta, ho conservato quella chiave per molti anni e poi l’ho ceduta a Barbanera per riavere la mia nave. >> Cominciò Killian, cercando di rimettere a posto le idee per intraprendere un discorso sensato, troppo tardi si accorse di aver detto qualcosa che avrebbe dovuto tenere per sé.
Difatti, Emma non era a conoscenza dello scambio che aveva avuto con Barbanera per il fagiolo magico e tantomeno di quello che aveva avuto per riottenere la sua nave.  

<< Perché avrebbe dovuto? >> Chiese Emma ingenuamente.

<< Era molto gelosa, ed evidentemente non si fidava abbastanza di me, almeno non tanto da credere che io fossi capace di respingerla da solo. >> Rispose lui, sospirando internamente di sollievo perché lei pareva non essersi accorta di ciò che gli era sfuggito.

<< Perché hai dovuto scambiare la chiave per la TUA nave? Come mai non era già in tuo possesso? >> Sottolineò lei fissandolo intensamente, cercava di scrutarne l’anima in quegli occhi.

<< Io… mm.. Non è il momento di parlarne. >> Rispose lui in evidente difficoltà. Pensava di averla scampata, e invece..

<< Credo che lo sia. >> Disse Emma, decisa. Si scostò dal suo petto, appoggiando un gomito sul materasso per sorreggersi mentre lo fissava attentamente.

<< Davvero, che importa adesso? >> Fece lui, voltando lo sguardo verso la parete e contemplando il nulla.

<< Importa a me. Perché non vuoi dirmelo? Mi arrabbierò? E qualcosa di brutto? >> Una raffica di domande si scatenarono dalle labbra della bionda.

<< Per te, okay?! >> Disse Killian di colpo per arrestare i pensieri e le paranoie della donna.

<< Per me? >>

<< Si, avevo bisogno di un fagiolo per lasciare la foresta incantata e venire a New York. Ecco che ho fatto nell’anno che nessuno ricordava. Ti ho cercata. Ho passato l’intero anno a vagabondare per ritrovare la mia nave e per tornare ad essere un pirata, e quando finalmente c’ero riuscito ho abbandonato tutto per te! >> Finì così velocemente che Emma era riuscita a cogliere solo la metà delle cose che aveva detto, la metà importante però.

Mentre lei continuava a ferirlo ripetutamente, lui aveva sempre combattuto per lei. Si sentì così in colpa dal riuscire a stento a trattenere le lacrime, abbassò lo sguardo per evitare che lui le leggesse dentro come faceva sempre e si riappoggiò al suo petto senza dire una parola.

<< Pensi che sia patetico? >> Chiese lui, fraintendendo il suo silenzio.

<< Patetico? Dio, no! – Esclamò lei, risollevandosi e accarezzandogli il viso. – Non c’è nulla di patetico in te, sono io che sono stata un po’ stronza. >> Gli rispose avvicinandosi.

<< Giusto un pochino >> controbatté ridendo, prima di darle un bacio a stampo. Rise anche lei e l’atmosfera si alleggerì.

<< Mi è venuta un’idea! >> Esclamò Killian improvvisamente.

<< Che idea? >> Chiese Emma, mettendosi seduta.

<< Elsa non era cattiva, ha sofferto molto nella sua vita. Parte della sua sofferenza è stata causata dal potere che ha di trasformare ogni cosa in ghiaccio, ma è stata causata anche da Milah ed io mi sento responsabile di questo. Se noi la convincessimo ad abbandonare l’idea di avermi, magari potrebbe tornare ad Arendelle e continuare la sua vita felicemente. >>

<< Come potremmo fare? >> Chiese allora Emma. Non le dispiaceva l’idea di dare una seconda chance a qualcuno, anche se questa persona le aveva causato molta sofferenza. Aveva imparato che ognuno merita una seconda occasione per redimersi, ed era sinceramente lieta che questa idea fosse di Killian perché questo dimostrava quanto fosse un uomo d’onore.

<< Tremotino ha preparato una pozione per fare crescere i fagioli, se mi recassi ad Arendelle potrei riportare indietro Anna, la sorella di Elsa. Sai, mi ha raccontato che stava quasi per ucciderla a causa del suo potere da piccola, io penso che lei riuscirebbe a farla ragionare. >> Spiegò, esponendo in maniera chiara e lineare il piano, ovvero aprire il portale, pensare ad Arendelle, cercare Anna e portarla a Storybrooke confidando in lei.

<< Vale la pena tentare >> rispose Emma alzandosi dal letto e cominciando subito a vestirsi.

<< Adesso ti riconosco. >> Disse lui scherzando, alludendo alla fretta con la quale si rivestiva.

<< Stupido – rispose lei – piuttosto sbrigati anche tu, così andiamo a casa a parlarne con gli altri. >> Gli porse la mano che Killian afferrò prontamente, solo che invece di alzarsi, la tirò facendosela finire addosso e baciandola.

<< Dobbiamo andare >> mormorò lei sulle sue labbra, ma lui non accennava a fermarsi.

<< Killian davvero. >>

<< Okay, ma rivestiti in fretta allora – le disse, staccandosi di mala voglia – andiamo milady. >> Si alzò velocemente, le porse la mano che lei afferrò e stavolta si alzarono entrambi.  
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** How to save a life ***


Image and video hosting by TinyPic

How to save a life

Lay down a list of what is wrong.
The things you've told him all along,
and pray to God he hears you.

 
Quando varcarono la soglia di casa, erano tutti lì ad attenderli e la casa sembrava ancora più piccola di quanto fosse realmente. Lo sguardo di David passava dalla faccia della figlia a quella di Hook, non era esattamente felice di vederli entrare insieme, ma quantomeno sua figlia era a casa adesso. Entrambi si accorsero della cosa, Emma notò lo sguardo preoccupato del padre e sorrise per rassicurarlo, mentre Killian fece uno di quei sorrisi maliziosi che lasciavano intendere sempre molto. Sapeva di non dover provocare David, soprattutto in quel momento non proprio quieto, ma non riuscì a trattenersi ed una risata gli uscì spontanea quando vide quest’ultimo sbuffare frustrato.

Mary Margaret camminava avanti e indietro cullando il piccolo Neal, la sua faccia lasciava trapelare un’espressione stanca, non doveva aver dormito molto quella notte.

<< Sembri stanca >> mormorò Emma, rivolgendosi alla madre.

<< Tuo fratello non mi ha lasciato dormire >> rispose affranta la donna, continuando a cullare il piccolo.

<< Come la sorella >> si lasciò sfuggire Killian ottenendo una gomitata nelle costole da parte di Emma ed uno sguardo rabbioso di David. Regina, pochi passi più indietro smise di parlottare con Robin per lasciarsi andare ad una fragorosa risata. Per fortuna Henry non era in circolazione, probabilmente stava ancora dormendo stanco del viaggio in macchina che avevano affrontato il giorno precedente.

<< Dallo a me >> disse la bionda, prendendo il bimbo dalle braccia della madre e permettendole di sedere un po’ sul divano a rilassarsi.

Cominciò a cullarlo guardandolo in modo affettuoso e dandogli dei teneri buffetti sulla guancia delicata. Un moto di tristezza la investì improvvisamente, la consapevolezza di non aver mai cullato suo figlio da piccolo era sempre un grande rimpianto con cui fare continuamente i conti.

Killian intenerito da quel quadretto, si avvicinò per vedere meglio il piccolo.

<< Tieni lontano l’uncino da mio figlio. >> Disse David per sfogare la sua frustrazione.

<< Come se non l’avessi già sentita >> rispose l’altro ridendo, prima di appoggiarsi allo stipite della cucina.

Si guardò intorno e cominciò ad esporre il nuovo piano.

<< Andrai tu ad Arendelle? >> Chiese David a Killian, sperando che questo rispondesse in modo affermativo e soprattutto che andasse da solo senza coinvolgere la figlia.

<< Si, è responsabilità mia, vado io. >> Rispose quello sottolineando l’ovvietà della cosa.

<< Io vengo con te >> s’intromise Emma, cedendo il piccolo a Belle che era seduta in uno sgabello della penisola poco distante da lei.

<< No, voglio che tu stia qui al sicuro, non si sa mai cosa un portale possa causare. >> Disse quello perentorio, come se la discussione non esistesse, ma non era mai così con Emma. Lei aveva imparato a cavarsela nella vita, non era una damigella che si lasciava difendere da un uomo.

<< Al sicuro? Con Elsa che vuole uccidermi probabilmente >> rispose acidamente la bionda, incrociando le braccia al petto e guardandolo con aria di sfida.

<< Regina, puoi fare un incantesimo di protezione alla casa? - Chiese ruotando la testa per rivolgersi alla sua interlocutrice, quest’ultima annuì semplicemente. – Problema risolto, sarai al sicuro. >> Rispose tornando a guardare Emma.

<< No, io non rimango qui! >> Affermò questa convinta, avvicinandosi all’uomo.

<< Aria di tempesta - esordì Robin – la riconosco quando sta per abbattersi >> continuò rivolgendo lo sguardo verso Regina.

<< E visto che sta per abbattersi, direi di spostarci nell’altra stanza per evitarla >> suggerì Gold che non aveva ancora preso parola fino a quel momento. Dopo di che, tutti uscirono, lasciando soli Killian ed Emma.

<< Sii ragionevole >> mormorò il primo, avvicinandosi e accarezzandole un braccio, non voleva litigare quella mattina.

<< Non lo sono >> rispose la seconda, scostandolo bruscamente e cominciando a camminare avanti e indietro.

<< Puoi per una volta rimanere al sicuro? >> la pregò, facendo lo sguardo più dolce che gli riuscisse.

<< No. >> La decisione sul volto della donna, non tradiva nessuna emozione.

<< Non verrai! >> Esclamò deciso Killian, mutando lo sguardo da dolce a convinto. Occorrevano le maniere forti con quella donna.

<< Io verrò - rispose sicura lei, suscitando in lui un sorriso malizioso. – Che idiota >> continuò seccata.

<< Sei sempre così ostinata, per favore, Emma. Voglio che tu rimanga al sicuro con la tua famiglia, è un mio problema, è colpa mia se lei è qui! >> Affermò lui, abbassando lo sguardo, colpevole.

<< Non è colpa tua. Tu non sei responsabile della cosa, io voglio venire con te, okay? Dobbiamo affrontare tutto insieme, ricordi? >> Chiese avvicinandosi e sfiorandogli il viso con il suo.

<< Fine della discussione >> gli sussurrò, prima di schioccargli un bacio veloce sulle labbra.

Sconfitto.
Ecco come usciva Killian dalle loro discussioni.

<< Uscite, lo so che stavate origliando >> gridò Emma per farsi udire anche dall’altra stanza.

Uscirono tutti sorridendo, persino Henry che doveva essersi svegliato da poco a giudicare dalla faccia.

<< Ciao mamma. Killian. >> disse avvicinandosi, dando un bacio alla madre e battendo il cinque a Killian.

I due erano sempre andati d’accordo, Henry pensava che Killian fosse forte e gli piaceva apprendere delle cose da lui, e l’altro era felice d’insegnargliele.

<< Chi ha vinto? >> Chiese Robin ridendo.

<< Come se non lo sapeste >> sussurrò Killian, sconfitto.

<< Non ti abbattere amico, le donne vincono sempre >> si voltò a fissare nuovamente Regina che rideva apertamente vantandosi di avere sempre la meglio nelle loro discussioni.

Henry era spaesato, non capiva di cosa stessero parlando ed Emma se ne accorse e gli promise che i nonni, a breve, gli avrebbero spiegato tutto, così il ragazzo annuì senza proferire parola.
Regina cominciò a fare l’incantesimo per proteggere la casa e nel frattempo gli altri parlottavano del piano, chiedendosi se avrebbe funzionato o meno, in ogni caso avevano sempre quello di riserva su cui fare affidamento.

<< Ho creato la pozione, adesso non rimane che versarla sulla piante e vederne i frutti >> disse Gold.

<< Funzionerà? >> Chiese dubbiosa Emma.

<< Io non sbaglio mai, cara, dovresti saperlo. >> Sottolineò l’oscuro, anche se ormai non lo era più così tanto, grazie all’amore di Belle.

Si strinsero tutti attorno al tavolo per osservarlo gettare il liquido sulla pianta e vedere la rapida crescita dei fagioli. Gold annuì soddisfatto e raccolse i fagioli porgendoli ad Hook, questo li prese e li conservò in un sacchetto che posò in tasca. Ne tenne in mano solo uno, che sarebbe servito per il viaggio d’andata.

<< Okay, sei pronta? >> Si rivolse ad Emma, questa annuì vigorosamente e abbracciò Henry e i suoi genitori, rivolgendo dei semplici cenni al resto della compagnia.

<< Okay >> ripeté Killian.

<< Aspetta >> lo bloccò Emma, lui si voltò sperando che la donna avesse cambiato idea, ma lei gli suggerì solo di non buttarlo in casa. Così scesero le scale e una volta che furono nella strada, il fagiolo fu buttato a terra e come al solito si scatenò un vortice arancione che attirava tutto verso il suo centro.

Gli altri osservarono la situazione in lontananza, per non essere attirati da quel vento potente.
Killian prese la mano di Emma e contemporaneamente si gettarono in quel vortice. Non gli restava che sperare di riuscire a portare a termine la missione per il loro bene e quello di tutti gli altri.
Il vortice si richiuse alle loro spalle, qualche secondo dopo.

<< Pensi che abbia funzionato? >> Chiese Mary Margaret rivolgendosi al marito, stringendo un po’ più forte il figlioletto che dormiva tranquillamente tra le sue braccia, come se quel vento non lo avesse nemmeno sfiorato, essendo stato protetto dal corpo della madre.

<< Speriamo di si – rispose David – non temere, non è sola. Hook saprà tenerla al sicuro, per quanto mi costi ammetterlo. >>

Regina osservava in silenzio la scena, stringendo con una mano Henry al suo fianco e incastrando l’altra con le dita di Robin. Mentre Gold e Belle si abbracciavano teneramente.
Nonostante le difficoltà erano diventati una famiglia.

<< Entriamo in casa, lì saremo al sicuro >> disse Regina, accarezzando la spalla del figlio e trascinandolo dolcemente verso le scale. Così fecero. 

Autrice:
Buona domenica! :)
Spero abbiate passato un buon ferragosto, io mi sento ancora distrutta. Sono qui a pubblicare con un giorno d'anticipo perché il mio computer ha dei seri problemi ad accendersi, quindi avendo il capitolo pronto da un po', ho deciso di postarlo così da non lasciarvi troppo tempo ad aspettare. 
Colgo l'occasione per ringraziare chi legge e recensisce la storia, e chi legge solamente, anche se le recensioni fanno sempre piacere quindi spero davvero di leggervi. 
Alla prossima settimana! (Computer permettendo.)
Un bacio <3 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Trouble ***


Image and video hosting by TinyPic

TROUBLE

And I never meant to cause you trouble,
I never meant to do you wrong.
 
Viaggiare attraverso i portali era sempre un’esperienza scombussolante. La forza d’attrazione non faceva altro che spingere verso il basso e non si poteva fare nulla, se non farsi trascinare sempre più a fondo.
L’atterraggio fu piuttosto morbido però, nessun impatto con il terreno duro o roccioso, bensì con una montagna di morbida e candida neve.

<< Tutto bene? >> Chiese Killian, alzandosi e porgendo una mano ad Emma per aiutarla.

<< Si – rispose la donna - poteva davvero andarci peggio >> chiarì, scrollandosi i pantaloni.

Si guardarono un po’ intorno, tutto era bianco e candido, tipico paesaggio invernale. Le poche case erano ricoperte di neve, così come gli alberi e le strade. Poco lontano da loro, vi era una piccola baita di montagna, un cartello indicava che era un negozietto di souvenir e di articoli invernali.

<< Fa piuttosto freddo. >> Boccheggiò Emma, sfregandosi le braccia con le mani, non riusciva nemmeno a parlare. L’aria che usciva dalla sua bocca si condensava rapidamente formando una sorta di fumo. I denti cominciarono a sbattere tra loro velocemente, senza che fosse in grado di controllarli.

<< Lo so, tesoro. Vieni qui che ti riscaldo io. >> Replicò, facendole l’occhiolino e avvicinandosi.

<< Non è il momento, Killian. >> Lo scostò. Rise vedendo l’espressione dell’uomo e lo sorpassò avviandosi verso il negozio.

Quando entrarono, poterono notare che questo era abbastanza spoglio. Non era fornito adeguatamente e le poche cose erano distribuite in maniera sconnessa in vari angoli, senza che vi fosse una collocazione precisa. Nell’ala destra, vi era un grande bancone e dietro questo, un uomo corpulento, con folti capelli che gli ricadevano sul viso in maniera disordinata e un’aria piuttosto burbera.

<< Posso aiutarvi? >> Chiese l’uomo alzandosi. Era anche molto più alto di quanto si aspettassero e il suo abbigliamento era tipicamente invernale, viste le temperature che vi erano da quelle parti.

<< Il mio abbigliamento non è adeguato a questo clima, vorrei qualcosa di più pesante. >> Rispose Emma, avviandosi verso i pochi indumenti disponibili che l’uomo le aveva indicato. Killian la seguì, il suo cappotto di pelle riusciva a proteggerlo piuttosto bene dal freddo, ma magari avrebbe potuto indossare qualcosa sul capo.

<< Metti questo >> disse la bionda, voltandosi e ficcandogli un cappellino di lana fino quasi a coprirgli gli occhi.

<< Ti sta bene! >> Affermò poi, facendogli un piccolo risvolto ai bordi, per permettergli di recuperare l’uso della vista.

<< Come tutto del resto >> rispose lui con un sorriso sghembo e provocatorio.

Emma scelse un cappotto pesante, un cappellino di lana e un paio di stivali da montagna. Portò tutto alla cassa ed estrasse un biglietto da 20 dollari.

<< Amore, quelli non ti serviranno qui. >> Le sussurrò Killian all’orecchio, prendendo qualche moneta e porgendola all’uomo.

<< Okay, adesso non ci resta che cercare Anna! >> Affermò Emma, indossando gli indumenti appena comprati, si sistemò il risvolto del cappotto decisamente qualche taglia più grande della sua e si coprì il meglio possibile.

<< Anna? La principessa? >> Chiese una voce alle loro spalle.

Si voltarono e videro un ragazzone alto e muscoloso, questo cominciò a scrollarsi la neve dai capelli biondi  mentre attendeva una loro riposta.

<< Si. >> Rispose Emma, un po’ interdetta.

<< A che proposito? >> Domandò allora il biondino.

<< Elsa >> disse Killian semplicemente.

<< Oh – il ragazzo soppesò per un attimo la questione, come se fosse combattuto su qualcosa – vi aiuterò io! >> Sentenziò alla fine, porgendogli la mano e presentandosi. Si chiamava Kristoff.

<< Killian Jones, e lei è la mia..Mmm lei è Emma Swan – Proruppe l’uomo, stranamente imbarazzato, non sapeva nemmeno lui stesso come definirla, ma di certo non era il momento adatto per pensarci. - Dimmi Kristoff.. Perché lo faresti? >> Lo interrogò infine, stringendogli la mano in modo vigoroso.

<< E’ una storia lunga da spiegare, ma se conoscete Elsa sono certo che ne siate a conoscenza, almeno in parte. >>  Disse alla fine, facendo vagare lo sguardo dal viso di Emma a quello di Killian.

<< Non sono sicura di sapere cosa intendi.. >>

<< Beh, Elsa è la sorella di Anna. Da quando è andata via, tutto è rimasto congelato, ed Anna ha provato tanto a cercarla. Io stesso ho provato ad aiutarla nell’impresa, ma questa si è rivelata fallimentare. >> Spiegò Kristoff brevemente, facendo movimenti concitati con le braccia per rendere più dinamica la storia.

Emma annuì, incrociando le braccia al petto, stessa postura che stava mantenendo Killian, mentre ascoltavano le parole del ragazzo.

<< Sappiamo dove si trova Elsa! >> Esclamarono entrambi all’unisono.

<< Dove? >> Chiese spaesato il biondo.

<< Dove non dovrebbe. A Storybrooke. >> Concluse Killian.

Kristoff li guardo spaesato, non aveva mai sentito di un luogo con un nome simile. Aggrottò le folte sopracciglia e si tolse il berretto per grattarsi il capo, come se stesse ancora una volta valutando le parole di quei tizi strambi.

<< Lo faccio per Anna – sussurrò a se stesso, in maniera appena udibile. –  Okay, andiamo. >> Decretò alla fine, incamminandosi fuori dal piccolo negozio.

Loro lo seguirono fuori, ma non erano di certo preparati al loro mezzo di trasporto. Una grossa slitta con un’unica renna.

<< Una slitta? Mi sento come babbo natale. >> Disse Emma, inclinando il capo di lato e guardando Killian di sottecchi.

<< Amore, la prossima volta ci portiamo anche il tuo maggiolino giallo, che dici? >> Chiese quello, ridendo fragorosamente,  guadagnandosi una gomitata e uno “stupido” da parte di lei.

Cominciarono così il loro viaggio, Emma ammise interiormente che la slitta non era male, poteva osservare tutto il paesaggio scivolarle a fianco e sparire dietro le sue spalle. Non era facile riuscire a mantenersi in equilibrio, ma anche in questo era facilitata dalle braccia forti di Killian che la sorreggevano. Poteva sembrare una situazione quasi romantica, se i suoi pensieri non fossero rivolti ad Elsa e alla sua felicità costantemente minacciata.
Pian piano, gli alberi si diradarono per far spazio a quella che poteva essere definita una piccola cittadina. Qualche casa sparsa, una piccola piazza con una fontana al centro e un grande castello di fronte a loro.

<< Beh, piuttosto impegnativo >> sottolineò Emma, indicando quell’ammasso di mattoni affiancato da due grandi torri.

<< Si, direi di si. >> Concluse Killian scendendo dalla slitta e aiutandola a fare lo stesso.

<< Anna è una mia amica, vi porto subito da lei. >> Disse Kristoff arrossendo simultaneamente.

<< Amica eh.. >> gracchiò Killian, fingendo un colpo di tosse e suscitando la risata di Emma.

Il ragazzo si grattò la nuca, tipico gesto che faceva quando era imbarazzato o stava riflettendo, ma non disse nulla. Supero i due e si avviò verso il castello, parlò con una delle guardie per chiedere udienza, quella lo conosceva bene e non fece alcun tipo di problema.
 
Nel frattempo a Storybrooke..
<< Non possiamo permettere che gli abitanti corrano rischi. >> Disse David avvicinandosi alla moglie cingendole la vita con un braccio come per proteggerla. Loro erano al sicuro all’interno della loro casa per via dell’incantesimo di protezione, ma questo non valeva per gli altri.

<< Ci penso io, ho delle pozioni al negozio con cui ognuno potrà proteggere la propria casa. >> Gold rassicurò il resto della compagnia e si avviò con Belle al suo seguito per raggiungere il negozio e distribuire le varie pozioni agli abitanti.
 
 
Regno di Arendelle..
<< Ciao Kristoff - lo salutò Hans, promesso sposo di Anna, con aria di sufficienza. – Non ti sembra di venire un po’ troppo spesso? >> Domandò sfacciatamente, sottolineando la cotta del ragazzo che solo Anna sembrava non aver notato.

<< Non è per me >> rispose quello, incamminandosi e facendo cenno ad Emma e Killian di seguirlo.

In quel momento, Anna scese le scale. La sua postura era aggraziata e per niente austera, le sue trecce rosse dondolavano in base ai suoi movimenti e lei sembrava piuttosto rilassata, benché il suo sguardo tradisse una certa tristezza.

<< Oh, Kristoff, è un piacere vederti! Chi sono i tuoi amici? >> Domandò avvicinandosi e porgendogli cordialmente la mano.

<< Loro sono Killian ed Emma, hanno bisogno del tuo aiuto e tu potresti gradire il loro. >> Disse rispondendo alla domanda e incuriosendo la rossa.

<< Ditemi allora, come posso aiutarvi? >>

I ragazzi che fino ad allora erano rimasti ammutoliti di fronte alla scena che avevano davanti, finalmente presero parola e cominciarono a parlare con Anna.

<< Abbiamo un problema, tu sembri l’unica in grado di poterlo risolvere. >> Sottolineò Killian, serio in volto e piuttosto preoccupato, aveva davvero bisogno che la ragazza accettasse. Non vedeva l’ora di poter risolvere e chiarire la questione, per lasciarsela finalmente alle spalle.

<< A che proposito? >> Chiese la ragazza, preoccupata dalla voce grave che l’uomo di fronte a lei aveva usato.

<< Elsa! >> Prese parola Emma. Nella sala calò un improvviso silenzio, Anna era rimasta turbata e sorpresa dalla notizia.

Loro sapevano dove fosse sua sorella, e lei che l’aveva cercata per anni non l’aveva mai trovata. Difatti, da quando Elsa mancava tutto era rimasto immutato, un profondo inverno regnava ad Arendelle, ma non era solo quello, non era solo la città ad essere rimasta immutata e congelata, ma anche le persone.
Era come se il tempo si fosse fermato, nessuno invecchiava e nessuno poteva abbandonare la città, un po’ com’era successo a Storybrooke prima che la maledizione fosse spezzata.

<< Spiegatemi meglio.. >> Chiese Anna, con voce tremolante e portandosi una mano al petto. Kristoff si avvicinò istintivamente per sorreggerla ma venne presto stroncato.

<< Stalle lontano! >> Affermò Hans avvicinandosi e stringendo la ragazza. Era rimasto anche lui bloccato ad Arendelle, senza possibilità di poter tornare a casa. Il suo piano di sposare la ragazza solo per diventare re era miseramente fallito, perché Anna gli aveva comunicato che finché la sorella non fosse tornata, lei non si sarebbe sposata, ma il ritorno di Elsa significava niente corona, perché era lei l’erede al trono. Si trovava dunque in una situazione di stallo che gli dava, però, il beneficio di continuare ad approfittare dell’ospitalità della ragazza. Anche se, negli anni aveva notato un cambiamento, lei non lo amava. Si era innamorata di quell’essere inutile, di quel Kristoff, ma era troppo incline a mantenere le sue promesse per respingerlo.

Però se non poteva avere la corona era inutile sposarla, lui non era minimamente innamorato, voleva solo sfruttare la situazione a suo vantaggio.
Anna ascoltò la storia raccontata dai due forestieri, non sapeva il motivo, ma si fidava di quei ragazzi. Poteva scorgere la sincerità nei loro occhi e poi ogni possibilità di ritrovare sua sorella era ben accetta. Lei l’amava così tanto e la sua lontananza le aveva procurato una sofferenza così grande che era diventata insostenibile ormai.

<< Io non volevo, davvero, Anna. Non sapevo nemmeno che Milah avesse fatto una cosa simile, sono sinceramente dispiaciuto, devi credermi. Sono consapevole di averla fatta soffrire, seppure non fosse mia intenzione, ma adesso lei minaccia me e le persone che amo. Ho bisogno del tuo aiuto, devi farla rinsavire e portarla a casa, dove potrà costruirsi una vita e un futuro felice. >> Concluse Killian, sinceramente amareggiato.

Anna non era arrabbiata con lui, le dispiaceva quello che era successo alla sorella, ma non poteva fargliene una colpa. Elsa non le aveva nemmeno mai parlato di lui, era scappata dal castello e da quel momento non l’aveva più rivista. Aveva provato a cercarla, voleva che affrontassero insieme il dolore per la perdita dei genitori e la situazione difficile che Elsa stava vivendo per gestire i suoi poteri, ma quella l’aveva esclusa.

<< Adesso riesce a controllare il suo potere? >> Chiese poi, stupita.

<< Si, ma lo usa solo per ferire. >> Disse Emma, abbassando lo sguardo, le dispiaceva per quella simpatica ragazza e per tutto quello che aveva dovuto affrontare da sola. Le ricordava un po’ se stessa, a dire il vero.

<< Dobbiamo fermarla, andiamo! >> Affermò Anna, alla fine del racconto, non voleva perdere altro tempo.

<< No, Anna, non andare. Io non voglio che Elsa ritorni. >> Proruppe Hans improvvisamente.

<< Che stai dicendo? >> Chiese spaesata la ragazza.

<< Andiamo, se lei non torna, sposandoci potremmo governare insieme il regno. >> Sottolineò, avvicinandosi e poggiandole una mano sul fianco.

<< Io non voglio governare, voglio mia sorella! >> Disse quella, scostandolo bruscamente.

<< Sei sempre così. Una ragazzina senza ambizione! Non ti permetterò di andare e rovinare i miei piani, ho cercato di convincerti a sposarmi per tutti questi anni e adesso non sarà stato tutto inutile. >> Gridò con rabbia, estraendo la spada e sollevandola.

<< Amico, posa quell’affare, che stai facendo? >> Urlò Kristoff, avvicinandosi rapidamente.

<< Ferma qui. >> Sussurro Killian ad Emma, prima di lanciarsi in un combattimento con il principino. Nel frattempo giunsero anche le guardie e la situazione si placò velocemente. Insomma, non era stata una delle mosse più intelligenti che Hans potesse fare, ma questo stava vedendo svanire tutti i suoi sogni malvagi.

<< Rinchiudetelo. – Ordinò Anna. – Quando Elsa tornerà e sbloccherà la città, verrai esiliato. >> Concluse amareggiata, rivolgendosi a quello che era stato il suo promesso sposo.

<< Principino, mai combattere contro un pirata. >> Sentenziò Killian, tornando al suo posto accanto ad Emma.

<< Ti sei fatto male! >> Esclamò la bionda, sfiorandogli la mano.

<< Solo un taglietto, amore. >> Replicò lui, per rassicurarla e le sfiorò le labbra con un bacio. Era la prima volta che si lasciavano andare davanti a qualcun altro, ma Killian sentiva di farlo in quel momento ed Emma lo lasciò fare, vista l’esperienza che avevano appena vissuto.

<< Adesso possiamo andare. >> Disse Anna, dopo aver dato le ultime istruzioni alle guardie.

<< Vengo con voi! >> Kristoff era deciso a seguirla anche in quella folle avventura. Anna non disse nulla, ma il suo sorriso parlava chiaramente da solo. Le era grata per tutto quello che aveva fatto e continuava a fare per lei.

<< Ma come possiamo lasciare la città? Nessuno può farlo. >> Chiese la rossa, rivolgendosi a Killian.

<< Con questo >> rispose lui, estraendo un fagiolo da un piccolo sacchetto di pelle nera.

<< Un fagiolo? >> Domandò scettico Kristoff.

<< Vedrai le sue capacità >> concluse Emma. Poi il fagiolo fu gettato sul pavimento di marmo e un grande portale si aprì ai loro piedi.

<< Dobbiamo buttarci dentro >> urlò Killian, per sovrastare il rumore provocato dal portale. Afferrò la mano di Emma e si lanciarono dentro. La stessa cosa fece Kristoff con Anna.

Così vennero nuovamente catapultati a Storybrooke.

Angolo autrice:
Ecco il nuovo capitolo, mi scuso per eventuali errori che sicuramente ci saranno, ma non ci vedo più oggi e non riesco a rileggere. Questo capitolo è un po' più lungo perché descrive anche la situazione che vi è ad Arendelle, spero non sia risultato noioso, ma dovevo dare una spiegazione per far coincidere gli eventi.
Un ringraziamento come sempre a chi legge, commenta o aggiunge nelle varie sezioni.
Un bacio :*
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Everybody Knows ***


Image and video hosting by TinyPic

Everybody knows

Cause everybody knows that nobody really knows
how to make it work.
[Perché tutti sanno che nessuno sa realmente
Come far funzionare le cose.]

 
L’atterraggio a Storybrooke non fu altrettanto morbido come lo era stato ad Arendelle.
La città era pressappoco uguale a come l’avevano lasciata, soltanto un po’ più fredda e con qualche blocco di ghiaccio che occupava la strada. Non vi erano auto in circolazione, probabilmente avevano fatto in modo di tenere tutti in casa fino a quando la situazione non si sarebbe risolta.

<< Venite da questa parte >> l’incitò Emma, muovendo le mani per indicargli la strada. Anna e Kristoff erano parecchio spaesati, quel regno era così diverso dal loro.

In poco tempo giunsero all’appartamento e salirono rapidamente le scale. Emma bussò ripetutamente alla porta, non vedeva l’ora di entrare in casa per assicurarsi che stessero tutti bene.

<< Mamma! >> Esclamò Henry abbracciando la madre.

<< Ciao ragazzino >> rispose lei stringendolo e abbassandosi per baciargli il capo.

<< Ragazzi, siete stati veloci. >> Constatò felicemente Mary Margaret avvicinandosi alla figlia per salutarla e facendo un cenno col capo ad Hook.

<< Abbiamo incontrato la persona giusta >> rispose quest’ultimo, indicando Kristoff con la mano.

Questo si tolse il cappellino di lana e accennò un saluto, poi fu il turno di Anna che fece un breve inchino com’era consueto dalle sue parti.
Emma e Killian s’informarono sulla situazione e vennero messi al corrente del fatto che erano rimasti tutti segregati in casa, l’unico posto sicuro grazie alle pozioni di Gold.

<< Dov’è mia sorella? >> Chiese Anna improvvisamente, non vedeva l’ora di rivederla dopo tutto quel tempo e soprattutto voleva riportarla a casa il prima possibile, così che tutta quella situazione potesse risolversi.

<< Non lo sappiamo, l’ultima volta che l’abbiamo vista si trovava al porto. >> Rispose David, ottenendo un cenno d’assenso da parte di Killian.

<< Non perdiamo tempo allora >> concluse Anna, avviandosi verso la porta.

E cosi fecero.
Si recarono velocemente al porto con l’automobile di David, una volta scesi da questa cominciarono a perlustrare la zona che sembrava deserta.

<< Cercate qualcuno? >> proruppe una voce dal pontile della Jolly Roger, Killian si avvicinò istantaneamente ad Emma e lo stesso fece David. Mentre Anna e Kristoff erano ancora in auto.

<< Te! >> Affermarono i tre all’unisono.

<< Elsa, c’è una persona che vorrebbe vederti >> disse Killian, rivolgendo uno sguardo d’assenso a David prima di allontanarsi da Emma ed avviarsi verso la macchina.

La donna rimase interdetta per alcuni secondi, il ghigno iniziale venne sostituito da un’espressione curiosa che si trasformò in pieno stupore quando dall’auto vide uscire sua sorella.

<< Anna >> sussurrò, portandosi una mano al petto. Non vedeva sua sorella da molto tempo, in realtà pensava che ormai fosse morta e invece era lì davanti a lei, uguale a come l’aveva lasciata. Elsa non sapeva che quando era andata via, il tempo si era congelato ad Arendelle.

Scese piano la scaletta che separava la nave dalla terra ferma e si ritrovò di fronte a lei.

<< Elsa, io.. >> Cominciò la rossa, prima di scoppiare in un pianto emozionato. Vederla lì dopo tutti quegli anni in cui non sapeva che fine avesse fatto.

Kristoff l’abbracciò teneramente e lei pianse lacrime di gioia sulla sua spalla per qualche minuto, prima di voltarsi nuovamente verso sua sorella.

<< Torna a casa con me, Elsa. Ricominciamo la nostra vita ad Arendelle. >> Disse Anna, avvicinandosi di qualche passo con ritrovata sicurezza.

Un lampo attraversò gli occhi di Elsa, non sapeva che fare. Sua sorella era lì per lei, disposta a perdonarla per essere scappata e a ricominciare insieme. Lei che aveva creduto di non avere più nulla, aveva adesso qualcuno che continuava ad amarla nonostante tutto, e che lei amava allo stesso modo.

Fece vagare il suo sguardo da lei a Killian. Se decideva di tornare a casa con lei, doveva rinunciare a lui e alla sua vendetta. Lui non la voleva, più volte le aveva ripetuto di essere innamorato di quella, della Swan, quindi lei non aveva comunque possibilità, anche se gli avesse rovinato la vita, cosa ne avrebbe tratto in cambio?
Avrebbe perso sua sorella di nuovo, l’unico affetto che le rimaneva dopo la morte dei genitori.
Indietreggiò di qualche passo, ancora indecisa.

<< Per favore, Elsa.. Io ti voglio bene, se anche tu me ne vuoi ancora, vieni con me. >> Tentò nuovamente Anna, continuando ad avvicinarsi e tendendo la mano verso di lei.

<< Certo che ti voglio bene. >> Le rispose l’altra automaticamente, ma continuando ad indietreggiare.

<< E allora? Perché non torni con me? >> Chiese la rossa, arrestandosi di colpo.

<< Io… >> Soppesò l’idea ancora qualche minuto.

Tornare o rimanere? Amore o odio? Pace o vendetta?
Non sapeva nemmeno lei cosa l’avesse fatta diventare così, perché si sentisse costantemente arrabbiata tanto da non poter respirare.

Il rifiuto, l’essere imprigionata, il pensare di non poter gestire i suoi poteri, tutto l’aveva terrorizzata e l’aveva resa crudele, ma lei non era realmente così. Era solo spaventata. E adesso riusciva a controllarsi, riusciva a gestire il suo potere, quindi poteva finalmente tornare a casa, no?

Poteva vivere tra la gente senza nascondersi, senza aver più paura.

<< Come fai ad essere ancora viva? >> Domandò improvvisamente, ricordandosi della domanda che si era posta prima.

<< Da quando sei andata via il tempo si è fermato ad Arendelle, tutto è rimasto com’era. Come se vivessimo in un’ampolla di cristallo, sai come quella che un anno ti regalò papà a natale? >> Spiegò semplicemente, e l’altra annuì comprendendo ciò che aveva causato abbandonando il suo regno, anche se non l’aveva fatto proprio spontaneamente visto che era stata imprigionata. Però probabilmente lo avrebbe fatto comunque.

E allora capì di dover fare qualcosa per lei stessa, per la sorella, per il suo popolo ed il suo regno.
Scelse l’amore.
Si avvicinò con passo incerto fino ad arrivare accanto ad Anna. Si lasciò semplicemente andare e l’abbracciò, sotto lo sguardo stupito degli altri che ammirarono la scena.
Emma strinse la mano a Killian, annuendo vigorosamente, ce l’avevano fatta!
Quando le due sorelle si abbracciarono, qualcosa sciolse la fredda corazza di Elsa che sentì un lieve torpore scaldarle il cuore.
L’odio era scomparso. Si sentiva diversa, nuovamente se stessa.
Quando si staccò da lei, si avvicinò a Killian che stringeva ancora la mano di Emma.

<< Mi dispiace, non è stata colpa tua e non dovevo ferire te. >> Concluse abbassando lo sguardo imbarazzata.

<< Buttiamoci tutto alle spalle. Nessun rancore? >> Chiese, lasciando la mano di Emma e tendendola verso di lei.

<< Nessuno - Rispose l’altra, poi la strinse lievemente. – Anche tu Emma, perdonami. >> Concluse.

La donna le fece un cenno con il capo, non riusciva ancora a parlare viste le circostanze, ma si, poteva perdonare una donna ferita che aveva sbagliato per amore.
Killian uscì un sacchetto nero dalla giacca di pelle e lo porse ad Anna che si era avvicinata silenziosamente. Questa lo aprì e scorse un altro fagiolo, uguale a quello che avevano usato per arrivare lì.

<< Devi gettarlo a terra, si riaprirà il portale, pensate ad Arendelle e arriverete a casa. Noi dovremo allontanarci per evitare di essere risucchiati. >> Spiegò alla rossa che si limito ad annuire vigorosamente.

Estrasse il fagiolo e lo strinse qualche secondo nella mano.

<< Grazie di tutto. Grazie per essere venuti a cercarmi e per avermi ridato mia sorella. >> Sussurrò visibilmente commossa, rivolgendosi ad Emma e Killian.
I due annuirono sorridendo.

<< Era la cosa giusta da fare >> risposero insieme, poi si guardarono e sorrisero nuovamente.

Si allontanarono abbastanza da non essere risucchiati e fecero un cenno agli altri. Si guardarono ancora da lontano per qualche secondo, poi Anna gettò il fagiolo a terra. Come di consueto si aprì un enorme portale arancione, da cui si scatenò un turbine di vento.

Anna strinse la mano ad Elsa da una parte e a Kristoff dall’altra. Due forme d’amore differenti, ma entrambi potenti. Poi insieme saltarono, il portale si chiuse qualche secondo dopo.

<< Ce l’abbiamo fatta. >> Gridò Emma, abbracciando di slancio Killian che l’accolse tra le sue braccia, non facendosi cogliere impreparato. Poi abbracciò il padre che le accarezzò in modo amorevole i capelli biondi, sotto lo sguardo intenerito di Killian.

<< Grande amico >> disse poi David, battendo il cinque all’altro che rimase piuttosto sorpreso, ma ricambiò.

<< Andiamo a casa. >> Mormorò Emma, stringendo le mani di entrambi e avviandosi verso la macchina.


Autrice:
Le cose sembrano essersi risolte felicemente eh! XD
Elsa alla fine è buona dai, non mi andava di uccidere anche lei. Nel telefilm mi hanno fatto fuori Zelena, che per carità aveva fatto cose sbagliate, ma aveva una possibilità di redimersi. Perciò per Elsa, ho progettato una possibilità reale per essere felice.
Siamo agli sgoccioli, circa altri tre capitoli e poi mi dedicherò alla mia nuova storia:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2793045&i=1
Okay, tutto sembra filare liscio, ma le cose rimarranno così?
Con questo vi auguro la buonanotte :*

 
 
 
 
 
 




 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Be the one ***


Image and video hosting by TinyPic

Be the one

If you say you'll never go,
I'll be screaming out your name.

Will you be, be the one and only.
Wait for me, let me be your only one.

 
<< Pensavo sarebbe stato più difficile. >> Disse Emma, seduta sul sedile anteriore dell’auto di David. Si voltò verso Killian per incrociare il suo sguardo e vi lesse qualcosa che non capì subito.

<< Pensi sia stato facile? >> Cosa riusciva a percepire nella sua voce? Forse scetticismo. Emma scrollò le spalle lentamente e tornò a girarsi verso la strada.

Gli impatti non si possono prevedere, ed è quando le cose sembrano andare bene che d’improvviso tutto cambia. Ancora.
L’auto di David cominciò a scivolare su una lastra di ghiaccio che invadeva la strada, lui non riuscì a fare nulla per impedirlo, non riuscì a ristabilire il controllo del mezzo.

<< Frena! >> Urlò Emma, il suo viso era una maschera di terrore.

<< Non si ferma >> gridò quello, schiacciando forte il piede sul freno una seconda volta.

Tutto successe velocemente tanto che Killian non seppe nemmeno ricostruire la dinamica dell’accaduto. Una lastra di ghiaccio, la macchina che sbandava e poi l’impatto. Duro e violento.
Riaprì gli occhi qualche secondo più tardi, la testa pulsava dolorosamente ma non ci prestò attenzione. Guardò di fronte a sé e quello che vide lo lasciò interdetto ed inorridito per qualche attimo.
Aprì velocemente lo sportello e si fiondò fuori.
Erano stati catapultati contro un grande albero, il parabrezza si era frantumato ed Emma giaceva in mezzo a tutto quel vetro sul cofano dell’auto.

<< Emma! >> Gridò scuotendola leggermente, ma dalla donna non proveniva alcun movimento e nessun suono. Si avvicinò alle sue labbra per accettarsi che respirasse, il respiro c’era ma era flebile ed appena udibile.

<< David >> urlò poco dopo, l’altro si stava svegliando e non sembrava riportare grossi traumi. L’airbag si era gonfiato dal lato del guidatore, proteggendolo.

David si riscosse velocemente, sentiva una voce che lo chiamava in lontananza, ed ogni secondo questa diventava sempre più vicina e sempre più spaventata. Aprì gli occhi e quello che vide fu Killian che continuava a muoversi freneticamente sul corpo di sua figlia, cercava di tirarla fuori e lo chiamava contemporaneamente.

<< Oddio, che cosa ho fatto? >> Chiese, urlando e mettendosi le mani tra i capelli biondi. Toccò qualcosa di appiccicoso, del sangue scendeva a rivoli sulla sua guancia destra.

<< Presto, chiama qualcuno.. L’auto sta perdendo del liquido dal serbatoio, dobbiamo portarla via da qui subito. >> Concluse, riuscendo ad estrarre Emma e caricandosela tra le braccia.

David estrasse il cellulare dalla tasca dei Jeans e compose il numero dell’autoambulanza, diede velocemente delle indicazioni sconnesse sul luogo in cui si trovavano, sperando che quelli lo capissero e si avviò velocemente dietro Hook.
Si allontanarono di qualche decina di metri prima che Killian riponesse il corpo della ragazza sulla strada, dietro di loro dall’auto continuava ad uscire fumo. Improvvisamente prese fuoco ed uno scoppio li fece sussultare, ma erano già abbastanza lontani da non essere colpiti.

<< Per fortuna! >> Esclamò David tirando un sospiro di sollievo, si pentì subito di quella esclamazione, non appena i suoi occhi sfiorarono quelli chiusi di sua figlia stesa a terra.

<< Fortuna? >> Gracchiò Hook, accasciandosi sul corpo di Emma e continuando a chiamarla ripetutamente.

David le sollevò piano la testa e le appoggiò il suo giubbino sotto per tenerle il capo, mentre continuava ad accarezzarle i capelli.

<< Emma, amore. Emma svegliati, ti prego. >> Come una sorta di cantilena, queste frasi uscivano dalla bocca di Killian. La ragazza si riscosse qualche secondo dopo, ma non riuscì ad aprire completamente gli occhi.

<< Killian.. >>

<< Shh, non parlare. Stanno arrivando i soccorsi. >> La informò, faceva meno paura vederla sveglia. Nonostante una sensazione di terrore continuasse ad attanagliargli le viscere, non riusciva a respirare e non era stato per il colpo, non riusciva a respirare al solo pensiero di poterla perdere di nuovo, ora che l’aveva ritrovata, ora che avevano risolto le cose.

Il destino non poteva essere così crudele, giusto?

L’autoambulanza arrivò qualche minuto dopo, due paramedici scesero rapidamente con una barella in mano e s’inginocchiarono ai lati della donna.
Le controllarono il polso e mormorarono qualcosa che Killian non riuscì ad udire. La caricarono sulla barella e la portarono dentro.

<< Non la lascio >> mormorò l’uomo, salendo dietro con lei e tenendole la mano.

David annuì, gli occhi bagnati dalle lacrime ed il sangue che continuava a scorrergli lungo il viso sporcandogli persino la camicia. Andò a sedersi davanti insieme ai paramedici.
La corsa per arrivare in Ospedale durò appena dieci minuti, i dieci minuti più lunghi che Killian ricordasse in vita sua.

<< Andrà tutto bene >> le aveva sussurrato più volte, mentre le accarezzava la testa e le baciava dolcemente le mani e la fronte.  La donna era rimasta immobile per tutto il tempo, una mascherina dell’ossigeno l’aiutava a respirare e poteva sentire anche qualche tubo conficcato nel suo braccio. Si sentiva così stanca, voleva soltanto chiudere gli occhi e lasciarsi andare, ma continuava a tenerli aperti solo per poterlo vedere. Vedere quel viso ridotto ad una maschera di terrore e paura, voleva rassicurarlo ed alleviare quella sofferenza, ma non riusciva a muoversi.

Pochi secondi più tardi, i paramedici scostarono Killian. Staccarono tutti quei tubi sottili ed afferrarono la barella per portarla all’interno della struttura.

<< Che cos’è successo? >> Chiese il dottor Whale, vedendoli correre verso di lui.

<< Portatela a fare le lastre, dobbiamo vedere se ha riportato traumi interni >> intimò velocemente ai due specializzandi del reparto.

<< Abbiamo avuto un incidente >> mormorò David, sedendosi in una delle sedie in legno in sala d’aspetto e prendendosi la testa tra le mani.

<< Dobbiamo medicare quel taglio, faccio arrivare uno specializzando. >>

<< No, non è nulla. Solo.. Salva mia figlia. >> Rispose, continuando a dondolarsi convulsamente.

Killian si sentiva impotente, continuava a fare il giro di tutta la sala. I suoi occhi si persero nel vuoto più volte. Cosa avrebbe fatto se fosse mo…

No, non riusciva nemmeno a completare quel pensiero, perché non poteva andare in quel modo, non poteva lasciarlo.
Whale entrò in una stanza ed uscì qualche minuto dopo con dei fogli in mano. David mise giù il cellulare, con il quale aveva avvisato la moglie, per ascoltare Victor.

<< C’è sangue nell’addome, devo aprire e vedere meglio la situazione >> congiunse le mani e li guardò per qualche secondo.

<< Preparatela all’intervento e preparate la sala operatoria! >> Ordinò poi a qualcuno dietro di lui.

*************
 
Il rumore di una barella li distrasse.

<< Siamo pronti dottore, portiamo la paziente in sala. >>

<< Emma >> mormorò Killian avvicinandosi.

Lei aveva gli occhi aperti e lo guardò di rimando con un’espressione spaventata.

<< Henry, dì ad Henry che mi dispiace.. Che ho fatto tanti sbagli che rimpiango e che.. >> Tossì ripetutamente, non riuscendo a proseguire.

<< Amore, lo farai tu quando ti sveglierai >> concluse, baciandole il capo.

<< Potrebbe non accadere. >> Una lacrima le rigò il viso, lui l’asciugo prontamente. Senza accorgersene però delle lacrime stavano invadendo anche il suo viso, ed il terrore continuava a crescere.

<< Sei sempre stata tu, Emma. Sei sempre stata l’unica, non lasciarmi. >> Sussurrò appoggiando il capo al suo petto per un secondo. Lei provò ad accarezzargli i capelli, ma non era facile muoversi. Riuscì a sorridere debolmente e ad abbassare piano il capo, prima che nuovi singhiozzi le scuotessero il petto e del sangue uscisse dalle sue labbra dischiuse.

<< Dobbiamo andare >> urlò Whale, scuotendo il corpo dell’uomo ed invitando gli infermieri a muoversi. Non c’era più tempo.
Killian le sfiorò piano la mano, la baciò e poi lasciò che la portassero in sala.

<< Whale - chiamò il dottore che si stava avviando lungo il corridoio, questo si voltò. – Riportala da me, okay? Non lasciarla morire. Ci ho messo 300 anni per trovarla, non posso perderla. >> Singhiozzò. Non aveva mai provato una simile sensazione in vita sua, nemmeno quando aveva perso Milah.

<< Farò il possibile >> rispose quello in evidente agitazione, passandosi una mano tra i capelli.

<< Devi fare di più. Anche l’impossibile se è necessario. >> Replicò. L’altro annuì e oltrepassò le porte scorrevoli, lui si sedette accanto a David che continuava a tenersi la testa tra le mani e a piangere sommessamente.

<< E’ colpa mia, se dovesse morire io.. >> Non riuscì a continuare, dei singhiozzi gli scossero il petto violentemente.

<< Smettila, lei non morirà! >> Gli urlò l’altro, portò l’unica mano all’orecchio come a volerlo tappare. Non voleva nemmeno sentirlo, non voleva nemmeno contemplare quella possibilità.

Mary Margaret ed Henry fecero irruzione qualche minuto dopo.

<< Dov’è? >> Gridarono contemporaneamente, avviandosi verso gli altri.

<< In sala operatoria >> rispose David, stringendo la moglie al suo fianco. Mentre Henry si sedette vicino a Killian, questo allargò il braccio e lo strinse in modo paterno. Voleva rassicurarlo in qualche modo, dirgli che si sarebbe risolto tutto, ma non riusciva più a parlare e ad essere forte. Lo era stato così a lungo, aveva scacciato tutti i suoi sentimenti richiudendoli in un cassetto per così tanto tempo e adesso quelli stavano combattendo per uscire.

L’unico che aveva riconosciuto era l’amore, l’amore per Emma. Lo aveva tirato fuori e si era aggrappato a quello con tutte le sue forze, ma adesso stavano riaffiorando anche tutti gli altri. La paura, il senso d’impotenza, l’orrore della morte, la sofferenza, tutti gli comprimevano il petto così forte ed in maniera così dolorosa.

Il ragazzo continuava a piangere sulla sua spalla e lui non riusciva a dirgli nulla, poteva solo stringerlo un po’ più forte e fargli sentire che non era il solo a provare tutto quel dolore, che lui lo condivideva.


Angolo autrice:
Non mi uccidete, please!
Se avrete ancora voglia di parlarmi dopo averlo letto, scrivetemi un recensione. In caso contrario, spero davvero di non avervi fatto rattristare troppo. Purtroppo, gli incidenti capitano nella vita e non poteva andare tutto semplicemente liscio. 
Con questa pubblicazione anticipata, spero di farmi perdonare! ;)
Pronostici? 
Fatemi sapere! Un bacio :*

 
 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** If I ain't got you ***


Image and video hosting by TinyPic

If I ain’t got you

Nothing in this whole wide world don’t mean a thing,
If I ain’t got you with me baby.
 
Non sapeva quanto tempo fosse passato dal momento in cui l’avevano portata in sala operatoria, il tempo non contava dentro quelle mura bianche, tutto pareva essersi fermato. Ad ogni persona che varcava la soglia della porta scorrevole, tutti si alzavano in piedi credendo di avere notizie di Emma, ma quelle notizie non arrivavano mai.

“Troppo tempo” pensò Killian, non sapeva se questo fosse positivo perché poteva significare che le cose non erano semplici, ma d’altronde se non vi fosse stato nulla da fare sarebbe passato di certo meno tempo.

La speranza attraversava il suo cuore come un lampo, lasciando poi tanta paura.
Henry si era addormentato sulla sedia, appoggiato alla sua spalla. Il viso ancora bagnato dalle lacrime, lo aveva convinto che se avesse dormito, al suo risveglio Emma sarebbe stata pronta a riabbracciarlo ed il ragazzo nonostante inizialmente non volesse, si era lasciato andare contro la sua spalla cedendo al sonno.

Gli accarezzò dolcemente i capelli e poi poggiò la sua testa sul bracciolo della sedia, aveva bisogno di alzarsi e di camminare un po’.

<< Devo prendere un po’ d’aria, sarò qui fuori perciò se ci sono novità avvisatemi >> disse a David, quello annuì riappoggiando il capo su quello della moglie.

L’aria fresca e pungente fu come un’ondata di fuoco dentro ai suoi polmoni, camminò per un po’ avanti ed indietro. Si sarebbe ubriacato volentieri se solo avesse avuto la sua fiaschetta dietro, probabilmente l’alcool gli avrebbe annebbiato la mente per qualche ora.

“Forse è meglio non avere nulla da bere” constatò a voce alta rivolgendosi a se stesso. Doveva rimanere lucido e cosciente, in più l’alcool non avrebbe risolto le cose per nulla e finito il suo effetto tutti i sentimenti che sentiva dentro sarebbero riaffiorati più prepotentemente di prima.

Nell’esatto momento in cui varcò la soglia per rientrare, Whale uscì dalla parte opposta. Il viso serio e tirato, era la tipica espressione da dottore o il viso di chi porta cattive notizie?
Killian corse verso di lui ed attirò l’attenzione di David e Mary Margaret che si alzarono di colpo raggiungendoli.

<< Sono riuscito a bloccare l’emorragia, ma ha perso molto sangue. Abbiamo fatto una trasfusione e speriamo che si risvegli, per il momento è incosciente in terapia intensiva. >> Spiegò, cercando di rassicurarli sul fatto che era comunque viva ed era già un passo avanti viste le sue condizioni, ma comunque non si sentì di aggiungere molto e di dare speranze che si sarebbero potute rivelare vane.

<< Possiamo vederla? >> Chiesero i tre contemporaneamente.

<< Solo una persona, non posso farvi entrare tutti, ci sono altri pazienti. >> Concluse il dottore, abbassando lo sguardo come a volersi scusare della cosa.

<< Dovresti andare tu – disse Mary Margaret voltandosi verso Killian. – Henry sta dormendo e poi è meglio che non la veda così. Lei vorrebbe vedere te, vai tu Killian. >>

Quello annuì incapace di dire qualunque cosa e si avviò con Whale all’interno del reparto.
Vi erano due file di letti, ognuno isolato con delle porte trasparenti, vide i volti di diverse persone scorrergli attorno man mano che camminava, ma non riusciva a vederli davvero.
Solo quando scorse i suoi capelli biondi adagiati su uno degli ultimi letti, gli sembrò di aver messo a fuoco per la prima volta. Whale si spostò lasciandolo solo per concedergli un po’ di privacy.

<< Swan >> sussurrò avvicinandosi al suo letto, quasi si aspettasse di sentirla parlare. Pensò anche di fare qualche battuta spinta per riscuoterla e farsi rispondere malamente, capì di essere uno stupido, così non disse nulla e si accomodò semplicemente sulla sedia posta vicino al letto.

Era strano vederla così fragile, con tutti quei tubi e macchinari che l’aiutavano a respirare. Inerme in un letto bianco d’ospedale, il viso era rilassato però, non sembrava soffrisse forse per i sedativi che le avevano dato.
Le prese leggermente la mano e si abbassò per baciarle le nocche, poi alzò lo sguardo quasi sperando di vederla arrossire o fare qualunque cosa, ma non successe nulla.

Passò lentamente la mano su quel piccolo taglio che aveva sulla fronte e poi si riportò la sua mano alle labbra, tenendola lì vicino, aggrappandosi a quella come se fosse un salvagente e lui stesse annegando.
Non si accorse nemmeno che stava piangendo, fino a quando una lacrima rigò la mano ed il braccio di Emma. Era doloroso vederla lì, doloroso era un eufemismo. Non poter vedere la luce che le attraversava il volto ogni volta che la prendeva in giro o faceva battute allusive, non poter sentire le sue braccia piccole e forti circondargli il collo, non poter assaporare le sue labbra.
Gli mancava di più però la sua grinta, il suo carattere, la sua dolcezza e la sua fierezza. I suoi occhi verdi determinati e pieni di passione quando avevano fatto l’amore, sembrava passato così tanto tempo ed invece erano trascorsi appena due giorni.

<< La mia Swan. Tu sei una combattente amore, non mi lasciare. In questo mondo nulla ha senso se tu non sei con me, piccola. >>  Le sue parole erano interrotte solo dai bip dei macchinari medici, uno più degli altri si fece udire e poi il nulla, solo un suono prolungato. Il monitor che prima segnava dei flussi regolari, diventò improvvisamente piatto, lui non sapeva cosa significasse esattamente, ma intuì che non fosse nulla di buono.

<< Whale >> urlò, sporgendo la testa dalla porta. L’altro arrivò correndo insieme ad un’infermiera che trasportava un macchinario strano.

Killian si spostò automaticamente lasciandolo passare, si appiattì verso la parete e la visione che gli si parò davanti lo sconvolse.

<< Carica a 200 >> gridò Whale, poi mise le piastre sul petto della ragazza e questo si alzò improvvisamente. Killian scivolò ancora di più, le gambe che non erano in grado di reggere il suo peso, si abbassò lungo la parete fino a ritrovarsi seduto completamente sul pavimento.

<< Carica a 250 >> urlò nuovamente l’altro, facendo la stessa operazione di prima. Il corpo della ragazza sussultò nuovamente ed il cuore di Killian perse un altro battito. Si ritrovò con la testa tra le mani e gli occhi bagnati.

<< Dannazione, Emma! >> Esclamò a voce alta, Whale si voltò verso di lui stupito ed il bip riprese regolarmente.

<< Abbiamo il battito, lo abbiamo. >> Esultò il dottore, riponendo le piastre sul carrellino.

Controllò la situazione con il fonendoscopio e se lo ripose attorno al collo.

<< Sembra essersi stabilizzata >> sussurrò passando vicino a Hook e battendogli una mano sulla spalla per fargli coraggio, poi uscì scarabocchiando qualche frase su una cartellina.

<< Swan, mi hai fatto prendere un colpo! >> La rimproverò Killian, riavvicinandosi a letto. Si risedette sulla sedia e riprese la sua mano.

<< Puoi svegliarti e tornare da me, per favore. Lo so che non ti piacciono le cose facili, Swan, ma adesso basta. Pensavo di perderti, ed ho già provato com’è stare senza di te e non voglio provarlo più. Quindi per favore, puoi risvegliarti per me? >> Si alzò lentamente e le baciò le labbra con dolcezza.

<< Se me lo chiedi così >> un sussurro strozzato uscì dalle labbra della donna, un filo di voce che risvegliò i sensi intorpiditi dell’uomo.

<< Lo sapevo che non mi avresti lasciato. Ho troppa fiducia in noi, amore. >> Rispose lui, un ampio sorriso ad illuminargli il volto, poi si abbassò e le lasciò un altro bacio.

<< Vado a chiamare Whale, non farmi scherzi. >> Le intimò prima di affacciarsi fuori. Lei gli rivolse un piccolo sorriso e rimase a fissarlo uscire dalla stanza.

Whale entrò qualche minuto più tardi seguito da Killian ed Henry. Il bambino s’illuminò appena vide la madre e si avvicinò al suo letto per accettarsi che stesse effettivamente bene.

<< Mamma, come stai? >>

<< Bene, ragazzino.. Stai tranquillo. >> Cercò di sorridere, ma spostandosi tirò il tubo della flebo provocando una smorfia nel suo viso stanco.

<< Dobbiamo fare delle analisi, Emma. >> Sussurrò Il dottore, avvicinandosi e mettendole una mano sul polso per verificare i battiti. Emma annuì lentamente e poi alzò un braccio per accarezzare i capelli del figlio che si era poggiato al suo petto.

<< Posso vedere i miei genitori? >> Chiese, rivolgendosi a Killian. Questo guardò Whale che annuì, così andò a chiamarli.
Qualche minuto più tardi, David e Mari Margaret fecero il loro ingresso nella piccola stanza. Il primo era profondamente scosso, nonostante la figlia stesse bene, si sentiva ancora in colpa.

<< Papà non potevi prevederlo, smettila di darti la colpa. >> Mormorò Emma, leggendo il suo sguardo. David si avvicinò al suo letto e le baciò il capo, non disse nulla, ma delle lacrime gli rigarono il volto e bagnarono i capelli di Emma.

<< Emma, sono stata così in ansia.. Io.. Non avrei mai.. >> Dei singhiozzi impedirono a Mary Margaret di continuare, così si avvicinò alla figlia per abbracciarla dolcemente.

<< Ragazzi, dicevo sul serio prima. Non potete stare qui per troppo tempo, ci sono altri pazienti. Dopo le analisi trasferiremo Emma in un’altra stanza e riavrete la possibilità di vederla, ma adesso salutatela e recatevi in sala d’aspetto, o a casa… Sembrate degli stracci! >> Disse infine, invitandoli a riposare per alcune ore.

<< Si, andate >> acconsentì Emma.

<< No, rimango.. Non posso lasciarti! >> Replicò Killian, visibilmente agitato, avvicinandosi alla sedia dov’era seduto qualche tempo prima.

<< Vai a riposare, starò qui e non succederà nulla. Starò bene. >> Promise la donna, voltando lo sguardo verso di lui, ma nulla riuscì a smuoverlo dalla sua posizione.

Tutti salutarono Emma ed uscirono dalla stanza, promettendo che sarebbero tornati nel giro di qualche ora, mentre Killian rimase lì seduto accanto a lei, Whale gli lanciò uno sguardo di rimprovero ma non riuscì a dirgli nulla. Comprendeva il suo stato d’animo.

<< Non fare confusione, ci sono altri pazienti e non farla stancare troppo, ha bisogno di riposo >> lo ammonì solamente, prima di uscire nuovamente per dare indicazioni agli specializzandi circa le analisi da fare alla donna.

<< Whale?! >> Lo richiamò Killian, prima che chiudesse definitivamente la porta. Il dottore si voltò a guardarlo e attese qualche secondo.

<< Grazie. >> Sussurrò l’uomo alla fine. L’altro annuì, gli sorrise e lasciò la stanza richiudendosi la porta alle spalle.

<< E grazie a te >> continuò, rivolgendo lo sguardo verso la donna. Emma lo guardò di rimando, non comprendendo cosa volesse dire.

<< Per non essere morta, per non avermi lasciato. >> Chiarì, accarezzandole la fronte.

<< Mai >> promise lei, beandosi di quel contatto e protendendo lentamente le labbra. Killian si chinò e la baciò dolcemente. Ogni cosa era al proprio posto, tutti i pezzi di lui erano tornati al proprio posto.

<< Adesso dormi, amore. Devi riposare. >>

Si avvicinò la sedia ed appoggiò il capo vicino al suo, stando attento a non farle male. Le strinse la mano e guardandola s’innamorò ancora di più, per quanto fosse possibile.


Autrice:
Per farmi perdonare della tristezza che vi ho provocato ieri, ecco quello che è l'ultimo capitolo prima dell'epilogo. Un solo capitolo e la storia sarà definitivamente conclusa! :'(
Mi rattrista molto pensarci, ed è stato complicato scrivere l'epilogo e mettere definitivamente la parola fine. Spero che questo vi abbia tirato su il morale, anche se in alcuni punti potrebbe avervi fatto preoccupare.. Avrei potuto dividerlo in un bel punto e lasciarvi con il fiato sospeso, ma mi sembrava troppo crudele da fare. In ogni caso, spero che vi sia piaciuto e visto che siamo vicini alla fine, ci tengo molto a ricevere le vostre opinioni!
A presto con l'epilogo! :)
Un bacio :*




 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** To build a home ***


Image and video hosting by TinyPic

To build a home

Epilogo

 
This is a place where I don’t feel alone.
This is a place where I feel at home.
Cause, I built a home…For you, for me!

 
Sei mesi dopo.
 
<< Sai, stavo pensando.. >> Emma stava cercando in qualche modo di mettere insieme le parole, ma le mani di lui sul suo corpo la distraevano parecchio dal suo intento.

Avevano appena finito di fare l’amore, le loro gambe erano intrecciate e la testa di Emma era adagiata sul braccio di Killian. Questo continuava ad accarezzarla lievemente, disegnando delle figure immaginarie sul suo braccio e poi più in giù raggiungendo anche il fianco. Continuava a coccolarla con quelle lente carezze, mentre con il naso le sfiorava dolcemente il viso.

<< Cosa? >> la esortò a continuare, vedendo come la donna si fosse bloccata lì ad occhi chiusi.

<< Uhh.. Mi distrai troppo >> lo rimproverò, spostandosi sul fianco e rotolando su di lui. Gli accarezzò la barbetta ed i capelli, poi fece scontrare le loro labbra in un bacio dolce inizialmente. Sfiorò più volte la sua bocca, fino a quando lui portò la mano sul suo capo per approfondire il contatto. Cominciò ad accarezzarle i capelli e lei fece lo stesso, i suoi seni nudi poggiati sul petto di lui che prontamente ribaltò la posizione.

<< Sei già pronta per il secondo round? >> Domandò ridendo, staccandosi dalle sue labbra ma continuando ad accarezzarla. Quella mano lasciava scie di fuoco sulla pelle di Emma, quelle carezze non le toccavano solo la pelle, e il suo cuore batteva rapidamente, tanto da poter sentire le sue pulsazioni nelle orecchie.

<< Mmm potrei esserlo, si. >> Mugugnò, riappropriandosi delle sue labbra.

<< Sei insaziabile >> commentò Killian, sollevandole una gamba e facendo scorrere la mano dalla coscia alla caviglia. Lei con un colpo d’anca ribaltò nuovamente la posizione e cominciò a baciargli il viso, passando la lingua sulla cicatrice che solcava la sua guancia. Un tremito lo scosse interiormente, era così bella la sua Emma, così forte ed intraprendente, ma anche così fragile e piena di paure. Stavano imparando a superarle però, stavano imparando a viversi senza paure e senza freni.

<< Ti dispiace? >> Lo stuzzicò poi, staccandosi da lui e fissandolo intensamente.

<< Affatto, amore. >> La guardò di rimando e cominciò ad annusarle i capelli. I boccoli ricadevano sul suo viso solleticandolo, li sfiorò piano e poi li raggirò per arrivare al suo orecchio, soffiò piano e lei fu percossa da un brivido che le attraversò la schiena nuda.  << Ti amo! >> Le sussurrò poi, ed il brivido che la percossa stavolta le attraversò il cuore.

Puntò i suoi occhi verdi, incatenandoli all’azzurro di quelli di Killian. Si avvicinò per far sfregare i loro nasi un paio di volte e tornò ad accarezzargli i capelli neri.

<< Anch’io. >> Rispose poi, accarezzando le sue labbra per suggellare quelle parole. Lui approfondì il bacio e ripresero da dove avevano lasciato.
 
 
 
Erano esattamente nella stessa posizione di qualche ora prima, lui continuava ad accarezzarla come se la sua vita dipendesse da quello, come se non avesse mai voluto fare altro. Lei teneva gli occhi ancora chiusi, quando un pensiero le attraversò la mente e si riscosse. Prima che continuassero il loro “allenamento”, c’era qualcosa di cui voleva parlargli.

<< Prima che mi distraessi stavo cercando di affrontare un argomento serio >> proruppe aprendo gli occhi, si puntellò su un gomito e gli mandò uno sguardo un po’ ansioso.

Lui le accarezzò i capelli, era in apprensione, non capiva come mai si fosse fatta improvvisamente seria.

<< Di che si tratta? >> La invitò a continuare, stringendola maggiormente al suo petto. Lei vi appoggiò il capo per un attimo e cominciò ad accarezzargli il petto con la mano, poi risollevò la testa e si convinse a parlare.

<< Le cose vanno bene tra di noi, no? >> Domandò in ansia, in attesa di una sua risposta che non tardò ad arrivare.

<< Più che bene, mi sembra di avertelo dimostrato. >> Ammiccò Killian, cercando di avvicinarsi per approfondire il contatto, ma lei gli lanciò uno sguardo di rimprovero e lui si arrestò.

<< Emma, mi stai facendo agitare.. Dì quello che vuoi dire >> i suoi occhi la scrutarono in cerca di qualcosa che potesse spiegare la sua ansia, cercava di capire cosa potesse essere a preoccuparla, ma non vi riusciva proprio, così attese che lei parlasse.

<< Okay, non ti agitare, non è niente di male. >> Lo rassicurò, tornando per un attimo ad accarezzargli il petto per tranquillizzarlo.

<< Allora parla >> la esortò.

<< Va bene, va bene.. Allora, pensavo che magari potremmo smetterla di vederci su questa nave.. >> Iniziò a dire, guardandosi intorno ed indicandola con dei gesti frenetici come per voler spiegare qualcosa, in realtà non faceva altro che confonderlo maggiormente.

<< Che vuoi dire? >> La interrogò, alzando un sopracciglio e grattandosi il mento.

<< Jones, tu e la perspicacia non andate d’accordo a quanto pare. >> Commentò acidamente, roteando gli occhi esasperata e facendolo ridere.

<< Vuoi dirmi che vorresti vivere con me? >> Domandò lui, un po’ spaesato. Desiderava ardentemente poter vivere con lei, condividere ogni momento della giornata, dormire e risvegliarsi insieme. Lo aveva sempre sognato, ma non le aveva mai chiesto nulla per non farle pressioni. Lui conosceva Emma, sapeva quanto tendesse a chiudersi se non era lei a prendere iniziative così importanti, ed era per questo che aveva cercato di lasciarle spazio.

<< Ce l’hai fatta. >> Lo prese in giro lei, dandogli un pugnetto sulla spalla per schernirlo.

Lui rise a sua volta, ma non rispose. Emma fraintese ed abbassò velocemente lo sguardo lasciando i suoi occhi.

<< Però ovviamente se non vuoi, io lo capisco, insomma la Jolly Roger è stata da sempre la tua casa ed io non.. >>

<< Swan, basta – disse Killian, interrompendola. – Calmati e respira. >>

<< Voglio solo dire che lo capirei se tu non volessi lasciare la tua nave, insomma è la tua casa >> sottolineò lei, facendosi coraggio ed affrontando il suo sguardo.

<< Emma, sei tu la mia casa! >>

Lei lo guardò visibilmente commossa, poi si avvicinò alle sue labbra e lo baciò così intensamente da togliergli il respiro.

<< Ce l’hai fatta anche a fare un’altra cosa, capitano. >> Sussurrò staccandosi da lui.

<< Cosa? >> Chiese Killian di rimando, ancora con poco respiro dopo quel magnifico bacio.

<< A vincere il mio cuore senza nessuno inganno, ed è tuo perché ti voglio e ti amo! >> Calcò la voce su quelle ultime parole, così che potessero imprimersi forte nel suo cuore. Non voleva che potesse mai dubitarne.

<< Oh Emma >> mormorò lui, erano poche le volte in cui lo aveva visto così toccato ed emozionato. Si avvicinò nuovamente e la strinse forte immergendo la testa tra i suoi capelli. << Questo è il più grande tesoro che potessi conquistare ed il tuo amore è più di quanto riuscissi a sperare >> concluse, continuando a stringerla.
 
 
 ***************
 
<< Guarda – disse Emma, affacciandosi dalla finestra del salotto. – Killian, vieni a vedere! Da qui si vede la tua nave, potresti sempre tenerla sotto controllo. >>

<< Uh.. Davvero interessante come vista, ma preferisco questa. >> Rispose, abbracciandola da dietro e voltandosi verso il suo volto. Le baciò lievemente la guancia e poi guardò il mare di fronte a lui. Si poteva vedere tutto il porto e l’aria profumava di salsedine, sarebbe stato bello risvegliarsi lì con lei.

<< Mi piace, prendiamola. >> Sentenziò, prendendole la mano e trascinandola verso l’agente immobiliare che stava facendo alcune telefonate nella stanza accanto.

<< Henry a te piace? >> Chiese Killian, scorgendo il ragazzo nella stanza di fianco al salotto. Questo gli andò in contro tutto sorridente, finalmente avrebbe avuto uno spazio tutto suo. Gli piaceva passare del tempo con i nonni, ma erano davvero troppo stretti in quel loft ed il piccolo Neal diventava sempre più movimentato con il passare dei mesi.

<< La mia stanza è fantastica, è davvero enorme e poi anche il resto della casa è bella. Insomma siamo anche vicino al mare.. Davvero forte. >> Concluse, avvicinandosi e dando il cinque a Killian che nel frattempo aveva proteso la mano verso di lui.

<< Al ragazzo piace, la prendiamo? >> Ripropose rivolgendosi nuovamente ad Emma. La donna vedendo l’eccitazione nei suoi due uomini non seppe dire di no, poi la casa le piaceva molto quindi accettò di buon grado ed abbassò la testa in segno di assenso.

<< Si! >> Esultò Henry, correndo ad abbracciarla e lei rise quando Killian fece un qualcosa di simile.

<< Ecco le chiavi della vostra casa >> disse l’agente immobiliare che era tornato da alcuni minuti ed aveva assistito alla scena.

<< La nostra casa >> ripeté Emma, facendo scorrere lo sguardo tra gli uomini della sua vita.


 
 
Qualche ora più tardi erano tutti riuniti da Granny’s, stavano mangiando e bevendo tutti insieme. Regina e Robin si scambiavano gesti affettuosi in un angolo del tavolo e lo stesso facevano Gold e Belle dalla parte opposta.
Mary Margaret e David giocavano amabilmente con il piccolo Neal che rideva e faceva smorfiette divertenti.

<< Dì mamma.. ma mma >> continuava a ripete Mary Margaret, cercando di insegnare al figlio come fare e lo stesso faceva il marito con la parola “papà”.

 << Mamma, papà.. abbiamo scelto la casa! >> Esclamò Emma, stringendo la mano di Killian sul tavolo. I due smisero di giocare con il figlioletto e guardarono la figlia con gioia ed orgoglio. Erano dispiaciuti ovviamente di non averla sempre intorno come prima, ma lei aveva bisogno di vivere la sua vita e creare la sua famiglia, questo non significava abbandonare quella vecchia ed Emma gli aveva chiarito più volte che avrebbero continuato a vedersi spesso.

<< Siamo davvero felici per voi >> concluse David sorridendo.

Avevano instaurato un bel rapporto con Killian, adesso si fidava completamente di lui. Aveva visto com’era stato vicino ad Emma nei giorni successivi all’incidente, come l’aveva sostenuta, aiutata e compresa. Era stato lì per lei, in ogni momento del giorno e della notte. Adesso capiva il loro rapporto e la profonda connessione che avevano ed era felice che sua figlia fosse finalmente felice e spensierata. I giorni dell’incidente erano ormai lontani e tutto procedeva più che bene.

<< Vado a prendere da bere >> disse Killian, avviandosi al bancone per prendere una birra.

Emma lo raggiunse poco dopo e si sedette in uno sgabello facendogli cenno di raggiungerla lì.

Lui si avvicinò con il suo boccale di birra in mano, cominciò a sfregare l’uncino nella sua coscia e lei sentì una scarica anche attraverso il tessuto dei jeans.

<< Sono davvero felice >> gli sussurrò sorridendo.

<< E non pensi che dovresti ringraziarmi? >> Chiese lui, appoggiando il boccale al bancone e toccandosi le labbra con la mano.

<< Per favore, non riusciresti a gestirlo >> lo prese in giro.

<< Forse tu, non riusciresti a gestirlo >> replicò prontamente lui, così come aveva fatto sull’isola prima del loro primo bacio. E allo stesso modo, lei afferrò il bavero della sua nuova camicia e s’infranse sulle sue labbra con ferocia. Si assaporarono per qualche secondo e poi risero entrambi ricordando quel momento.

<< Non dirmi che è una cosa che non dovrà più ripetersi? >> Domandò lui, sfoggiando una faccia indifesa.

<< Si ripeterà, eccome. >> Promise lei, tornando a baciarlo.
 
The End. 
 

Autrice:

Mettere la parola fine è più difficile di quanto credessi. Ogni volta è complicato abbandonare una storia ed i personaggi che ne sono stati protagonisti, ed oggi io lascio andare la storia, ma non di certo i personaggi. Quelli continueranno ad esserci, ad emozionarci e a prendere parte alle mie storie.
Adesso, volevo passare a ringraziarvi tutti. Chi ha sempre recensito, chi lo ha fatto sporadicamente, chi non lo ha fatto, tutte le persone che hanno aggiunto la storia alle varie categorie: preferite, ricordate e seguite.
Volevo ringraziare chi ha letto e basta, chi ha apprezzato e chi invece non l’ha fatto. Insomma, ringrazio tutti. Grazie a questa storia ho parlato con moltissime persone, ed è stato davvero piacevolissimo, ho scoperto un bellissimo gruppo e ho passato del tempo a commentare con chi condivide le mie stesse passioni. Quindi questa storia mi ha portato più di quanto sperassi, ed è merito soprattutto vostro. Mi piacerebbe continuare a scambiare opinioni con voi, quindi se volete venite a trovarmi nella mia nuova storia: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2793045&i=1

Spero che la fine non vi abbia deluso, e che vi abbia emozionato una minima parte di quanto abbia emozionato me scriverla. Ovviamente mi farebbe un immenso piacere leggere le recensioni di chi ha seguito la storia, quindi qualsiasi cosa vogliate dirmi, positiva o meno, vi invito a farlo e vi ringrazio ancora.
Teniamo duro che manca poco al ritorno del nostro telefilm <3
Un bacio a tutti :*

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2641796