life always surprise you

di youaremysoul
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** capitolo 5. ***



Capitolo 1
*** capitolo 1. ***


Ed eccomi qua. Dopo un lunghissimo viaggio dall'Australia, sono arrivata in Inghilterra. È stato un viaggio tragico. Non volevo trasferirmi. Tutta colpa del lavoro di mio padre. Fino ad ora ero sempre rimasta con la mamma durante i suoi viaggi, ma da qualche mese si sono separati e visto che lei ha deciso di viaggiare intorno al mondo, ho deciso di avere una vita stabile con mio padre. Ha avuto il posto fisso a Londra e molto probabilmente non dovremo più trasferirci. Siamo, o meglio, eravamo, una famiglia di certo non povera. Mia madre fa l'archeologa, mio padre lavora per le pubblicità. In Australia ho lasciato la mia migliore amica Abbey.

<< Ti prometto che ti verrò a trovare, Amber. Di certo non ogni giorno, ma ci vedremo lo stesso, anche se sei dall'altra parte del mondo!>>

Questa è stata la sua “ultima” frase.

La casa dove avrei vissuto la mi nuova vita era enorme. Molte volte avevo detto a mio padre che era troppo grande, soprattutto perchè eravamo solo io, lui e Alanah, la tata che mi aveva cresciuta e che non avrebbe mai rinunciato a me. Lui invece insisteva che era quello che ci voleva per me. Così avrei potuto fare feste e pigiama party. Ok, per le feste ci siamo. Ma i pigiama party.. stiamo scherzando? Credeva che avessi ancora 6 anni.

La casa aveva tre piani; ogni piano era enorme ed aveva due bagni. La casa quindi aveva sei bagni. Ora mi chiedo: siamo in tre, a cosa ci servono sei bagni? Comunque non è che mi dispiaceva una casa così. La mia camera era enorme. Tutta lilla con un letto di una piazza e mezza. Amavo mio padre solo perchè sapeva benissimo i miei gusti. Sempre nella mia stanza, a fianco del letto, c'era una finestra enorme, bianca, che dava sul mare; dall'altro lato due librerie che avrei riempito con i libri che avevo portato dalla mia vecchia camera.

 

<< Allora, ti piace? >> mi chiese mi padre speranzoso, appena varcata la porta.

<< Si papà, è molto... grande >> dissi l'ultima parola prendendo fiato.

<< Si, lo so. Ma volevo che avessi tutte le comodità possibili.. >>

<< Si papà, lo so! Ti ringrazio moltissimo per questo! >> gli risposi sorridendo, dandogli speranza.

<< Forza, ti porto le valige e gli scatoloni nella tua camera >>

La mia camera si trovava al terza piano. Come avrei fatto la mattina, appena sveglia, a fare tutte quelle scale?

Arrivati in camera, mio padre aveva il fiatone, ma era felice, lo si leggeva nei suoi occhi. Quando uscì, cominciai ad aprire per primi gli scatoloni, che avrebbero portato un po' di Australia in quella casa dannatamente british. Nel primo scatolone c'erano i miei peluches, di tutte le misure e colori. Ne sistemai alcuni sul letto ed altri sulle mensole. In un altro scatolone c'erano le foto e le scarpe. Vidi una specie di porta rosa molto chiaro a due ante, così pensai che fosse l'armadio. Ed era l'armadio, ma molto più grande di quanto si potesse immaginare. Ci si poteva entrare e dentro c'erano mille scaffali per le scarpe. In quell'armadio misi tutti i miei vestiti. Erano tre scatoloni di vestiti e l'armadio era ancora vuoto a metà. Uscita da quel mondo, finii di arredare la mia camera e scesi al piano terra.

<< Domani cominci scuola!>> mi accolse mio padre.

<< si papà.. puoi anche non ricordarmelo ogni due secondi.>>

<< ma dai.. non sei felice? Conoscerai gente nuova, ti farai molti amici nuovi!>>

<< cosa ti fa credere che farò amicizia? Io le persone che amo le ho lasciate dall'altra parte del mondo>>

Dopo la mia ultima frase, papà cambiò faccia, diventò cupo, e mi accorsi del male che gli avevo appena procurato.

<< Mi dispiace>> mi disse serio, senza alzare lo sguardo dalle sue mani. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai.

<< scusami tu papà. Infondo è stata una mia idea. E poi sono certa che mi farà bene cambiare un po'!>> lo rassicurai sorridendo.

<< la cena è pronta!>> ci chiamò Alanah. Ci sedemmo a tavola. Nessuno spiccicava parola. Erano tutti un po' tristi per il trasferimento. Ma decisi di rompere io il silenzio, era impossibile mangiare con calma in quella tensione.

<< Allora, Alanah, ti piace la nuova casa?>>

<< Oh, si Amber. È bellissima, anche se un po' grande. Non ho mai avuto una camera così grande e bella!>> e continuò a parlare solo lei per tutta la serata, facendoci ridere e rilassare, come se non ci fossimo mai mossi da casa.

<< Papà, vado a dormire, sono molto stanca. Notte Alanah!>> dissi a fine cena. Entrambi mi risposero con una buonanotte piena d'amore e mi avviai verso la mia camera. Entrai nell'armadio. Girovagai lì dentro per mezz'ora. Non ricordavo dove avevo messo il pigiama. Finalmente lo trovai; accanto c'era l'uniforme che avrei dovuto indossare la mattina seguente. Era carina, ma io avevo un mio stile ed odiavo le uniformi.

Dopo aver indossato il pigiama, presi l'uniforme ed uscii dall'armadio. La posai sulla sedia banca di legno con il cuscino a fiori rosa accanto al mio letto.

Mi addormentai in fretta e la mattina arrivò in un lampo.

Mio padre mi venne a svegliare alle 6.00. La scuola era distante e ci avrei messo un po' per arrivare. Non feci colazione. Ero troppo in ansia. Misi l'uniforme, che mi stava abbastanza bene, formata da una gonna azzurra, una camicia verde acqua ed un maglione da mettere sopra, rosso. Abbinai degli scaldamuscoli rossi e delle scarpette nere. Misi la mia collana portafortuna. Era un' acchiappa sogni in miniatura che mi aveva regalato la mamma al mio compleanno. Andai a lavarmi e truccarmi nel mio, ovviamente, enorme bagno e scesi al piano terra. Siccome eravamo appena arrivati, la macchina e l'autista non c'erano ancora. Dovevo, quindi, andare a scuola a piedi, ma non mi dispiaceva. Salutai frettolosamente mio padre ed Alanah ed uscii di casa. Il cielo quel giorno era grigio e di tanto in tanto alcuni raggi di sole scaldavano la città. Avevo già visto dov'era la mia scuola, così non ebbi problemi ad arrivarci. Arrivata là fuori, mi sentivo una prigioniera che andava alla sedia elettrica. Entrai, non potevo credere ai miei occhi. Erano tutti uguali! Le ragazze avevano i capelli lisci raccolti in una coda. L'uniforme senza alcun cambiamento. I ragazzi avevano tutti i capelli corti e con il ciuffo alzato. Lì dentro sembravo una pazza. Insomma, avevo i capelli rossi, cosa che è sempre un po' strana, ricci, lunghi e sciolti. Ero opposta a tutti gli altri. Prima di entrare mi sedetti su un muretto poco distante dall'entrata ed estrapolai dalla borsa una sigaretta a menta. Non avevo il vizio, ma quando ero nervosa non ne potevo fare a meno. Terminata la sigaretta gettai il mozzicone a terra e presi un sospiro prima di entrare.

Andai in presidenza, per prendere le chiavi del mio armadietto.

<< Buongiorno..>> dissi appena entrata. Di fronte mi ritrovavo un uomo sulla sessantina, con un paio di baffi grigi ed i capelli bianchi. Mi accolse con un caloroso sorriso.

<< buongiorno signorina. Lei è..?>>

<< sono Amber Thompson. È il mio primo giorno e mi servirebbero le chiavi dell'armadietto e il mio orario delle lezioni..>>

<< Ah si, Thompson. Ecco tenga.>> mi porse tutto quello che avevo chiesto e mi salutò augurandomi un buon anno scolastico nella sua scuola. Il mio armadietto era il numero 339. Mentre vagavo nei corridoi alla ricerca di quel numero mi accorsi che nonostante fossero tutti uguali, i ragazzi erano molto carini. Finalmente trovai il mio armadietto. Lo aprii ed era veramente pulito, cosa che non mi aspettavo. Presi i libri dalla cartella e cominciai a sistemarli negli scaffali.

<< Ciao, sei nuova?>> mi disse una voce maschile da dietro la porta dell'armadietto. Quando la spostai mi ritrovai un ragazzo carino che mi sorrideva. Aveva i capelli castani e leggermente ricci. Gli occhi erano verdi. Ma un verde particolare che non avrei mai saputo definire.

<< Ehm.. si. Si nota?>>

<< Beh, si. Sei diversa da tutte quante. Le altre sembrano copia e incolla di Rinah, la ragazza più popolare della scuola. Comuqnue, piacere, Alex.>>

<< Piacere Amber.>> risposi tendendo la mano.

<< Australiana?>> mi chiese puntandomi l'indice contro.

<< Si.. ma come fai?>>

<< L'ho capito dall'accento, dall'aspetto e dal nome.. non prendermi per stalker..>> mi disse grattandosi la nuca.

<< No, non preoccuparti. Avevo dimenticato del mio accento..>>

<< Che hai alla prima ora?>>

<< Inglese nell'aula.. 224>>

<< Anche io ho inglese, se vuoi andiamo insieme!>> mi disse sorridendo. Il suo sorriso era un amore.

<< Certo amdiamo..>> gli sorrisi, ed insieme ci avviammo verso l'aula.


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salve, è la prima volta che scrivo una ff sui personaggi di supernatural. Ci tengo a precisare che nella mia storia hanno qualche anno in meno e che il carattere è completamente inventato. Si sa che il primo capitolo è sempre un po' moscio, pian piano comincerà a prendere forma. Ancora non è stato presentato alcun personaggio del telefilm, li vedremo entrare in scena nel prossimo capitolo. Spero vi piaccia, a presto! c:

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Capitolo 2
*** capitolo 2. ***


Capitolo 2.

Quando io ed Alex entrammo in aula, l'insegnante non c'era ancora. L'aula era molto grande piena di banchi e con una lavagna elettronica. Alex mi propose di sedermi accanto a lui e, visto che conoscevo solo lui, mi sembrò una buon'idea. Appena posai i libri sul banco sentii una voce femminile rivolgersi a me:

<< Hey, ciao!! tu sei quella nuova?>> mi domandò. Era una ragazza. Quando la vidi un sorriso mi si presentò sul volto. Sorrisi perchè appena vedi una ragazza del genere non puoi fare altro. Era una ragazza alta, con i capelli castani scuro, color cioccolato fondente. Un paio di occhi verdi ed un sorriso che non scompariva mai. Il bello di questa ragazza era che mi somigliava molto. Non esteticamente, ma come stile. Portava anche lei bracciali ed altri annessi alla divisa. Per non parlare dei suoi capelli. Erano stupendi. Partivano lisci per arrivare poi a dei fantastici boccoli perfetti.

<< Si, sono quella nuova.. piacere Amber!>> le riposi senza smettere di sorridere.

<< Molto piacere, Josephina, puoi chiamarmi Jo. Mi fa molto piacere vedere una ragazza così diversa dalle altre!>>

la pensava esattamente come me. “diventeremo molto amiche, me lo sento” pensai.

<< La stessa cosa vale per me!>>

<< Vedo che Alex si è già presentato..>> disse guardandolo.

Alex, che fin'ora era stato fuori dalla conversazione guardò prima lei e poi me, sorridendomi.

<< Si, è simpatico!>>

<< Solo? Mi aspettavo qualche complimento in più!>> mi disse lui facendo il labbruccio. Gli sorrisi dandogli una pacca sulla spalla. In quel momento entrò la prof che ci disse di metterci composti perchè la lezione stava per cominciare. Jo, andò a sedersi nel primo banco della fila laterale, io ed Alex stavamo nella fila al centro, all'ultimo banco.

<< Questa prof è abbastanza buona. Ha attacchi d'ansia qualche volta, ma niente di che. Se la senti urlare come una gallina ogni tanto, non ti spaventare, è normale.>> mi avvisò Alex. L'affermazione della gallina mi fece ridere, ma soffocai la risata per non provocare brutte reazioni dalla prof già dal primo giorno.

<< E' bello vederti ridere.. Presente!>> spezzò la frase, per rispondere all'appello. << Non avevo ancora sentito la tua risata!>> mi disse sorridendo.

<< Cosa pretendi? Ci parliamo si o no da dieci minuti.. non sono una ragazza dalla risata facile.>>

<< Thompson Amber!>> mi chiamo la professoressa.

<< Presente!>> quasi urlai.

<< Sei nuova Thompson?>>

<< Si.. vengo dall'Australia>>

<< Benvenuta, allora!>>

<< Grazie mille.>> risposi.

<< Mi etichetteranno per sempre come “quella nuova”?>> chiesi ad Alex,che mi stava guardando sorridendo.

<< No.. solo i primi due mesi.. poi sarai parte della massa.>> rispose guardando alla lavagna dove la professoressa cominciò a scrivere il titolo della lezione.

<< Oh no, preferirei essere sempre quella nuova, piuttosto che mischiarmi con la massa!>> dissi con sguardo disgustato.

<< Credo che con il tuo carattere sarà difficile reputarti normale..>> mi disse ridendo.

<< E' un complimento o..?>>

<< Oh per carità, è un complimento!>> rispose, alzando le mani.

<< Mh.. allora grazie!>> gli sorrisi.

<< E comunque, non ci credo che non sei dalla risata facile>> mi disse facendomi il solletico su un fianco.

<< Ok ok, basta! Ti prego!>> dissi sussurrando tra le risate soffocate di entrambi.

La lezione continuò tra due chiacchiere e qualche appunto. Alla fine della lezione mi avviai al mio armadietto seguita da Alex. Mentre prendevo i libri della lezione seguente, comparve Jo alla mia destra.

<< Cos'hai alla seconda ora?>> mi chiese, sempre sorridendo.

<< Storia.. tu?>>

<< Anch'io! Dai, ti aspetto, andiamo insieme.>>

Nel frattempo arrivarono degli amici di Alex, ed insieme a loro si avviò verso l'aula in cui aveva lezione, dicendoci che ci saremmo visti dopo, durante l'intervallo. Presi tutti i libri che mi servivano, io e Jo ci incamminammo verso l'aula di storia.

<< credo che tu gli piaccia>> mi disse, sorridendo maliziosa.

<< Chi, Alex?>> dissi ridendo come per dire:” è impossibile”

<< Non dirmi che non te ne sei accorta!>> mi disse urlando, coprendosi poi la bocca con la mano, accorgendosi che tutta la scuola l'aveva sentita.

<< Ma dai, Jo! Io e lui ci conosciamo da un'ora, non può essere possibile!>>

<< Cosa centra che vi conoscete da solo un' ora? Anche io e te ci conosciamo da solo un'ora, ma so già che diventeremo amiche inseparabili!>>

<< Hahaha, anche io sono convinta che diventeremo grandi amiche, e credo anche che io ed Alex diventeremo buoni amici e niente di più!>>

Lei scoppiò improvvisamente a ridere, come se avesse sentito la barzelletta del secolo. Non riuscivo a riprenderla. Quasi mi stava per svenire.

<< Beh, da come ridi, credo che diventerò la migliore comica dell'universo...>> le dissi, facendola ridere ancora di più.

Dopo alcuni minuti, dopo esserci fermate alla fontanella per farla bere, finalmente smise di ridere.

<< Bene, ora che sei di nuovo tra noi, dopo aver visto la morte con gli occhi rischiando di soffocare, mi puoi dire perchè stavi ridendo?>>

<< Semplice: l'amicizia tra uomo e donna non esiste! Prima o poi uno dei due si innamora; nel tuo caso lui è partito avvantaggiato.>>

<< Io invece ci credo all'amicizia tra uomo e donna. E ti ripeto che non gli piaccio. Forza ora entriamo in classe o faremo tardi>> risposi, chiudendo lì il discorso che si riaprì in classe mentre il professore di storia faceva l' appello. Anche quell'ora passò tra le chiacchiere di Jo che insisteva sull'inesistente cotta di Alex e le spiegazioni del prof, che riportai per iscritto sul quaderno. Suonata la campanella, tra la confusione di tutti, che si alzavano per andare in cortile per l'intervallo, persi di vista Jo. Andai al mio armadietto per posare i libri, lì trovai Alex, che mi propose di andare in cortile, visto l'ora di spacco che avevamo. Quando arrivammo, vidi Jo in lontananza che mi faceva segno con la mano di andare da lei. Presi Alex per un braccio, trascinandolo con me, visto che era distratto, intento a trovare un posto dove poterci sedere.

<< Amber, questi sono i miei amici..>> ci disse sorridendo. La prima ad allungarmi la mano per presentarsi, fu una ragazza dai lunghi capelli biondi, rasati da un lato.

<< Piacere, Charlotte>> mi disse sorridendo.

<< Piacere, Christine>> seguì una ragazza un po' bassa, ma di una bellezza impressionante; aveva i capelli corti, color biondo cenere.

<< Piacere, Jared, detto anche Jar, all'occorrenza>> mi disse sorridendo, una voce maschile molto profonda. Era un ragazzo dai capelli abbastanza scuri, lunghi fino all'orecchio. A tutti risposi con un sorriso e ripetendo il mio nome. Tant'è vero che cominciai ad odiarlo, dovendolo ripetere troppe volte in un solo giorno. Dietro a loro, c'era un altro ragazzo. Faceva parte del gruppo di Jo, visto che prima lo avevo visto parlare con Charlotte, ma non si presentò e fece finta di non vedermi per tutto il tempo delle presentazioni. Lo guardai curiosa. Era un bel ragazzo. Aveva i capelli biondi, corti. Un paio d'occhi verdi che al sole brillavano come smeraldi. Jo, che si accorse che lo stavo osservando, lo chiamò:

<< Jensen! Non ti presenti? Muoviti, vieni qui e fai conoscenza.>> gli ordinò con tono serio.

Lui non si avvicinò, non mi allungò nemmeno la mano. Si limitò a dire:<< Come va? Sono Jensen. Ho capito che ti chiami Amber. Piacere di conoscerti.>> disse l'ultima frase roteando gli occhi.

I tipi come lui mi urtavano. Mi limitai a sorridergli, senza dire nulla. Com'era il mio carattere, lo avrei già mandato a quel paese, ma era un amico di Jo, non potevo farlo.

<< Lascialo perdere, Amber.>> mi sussurrò sospirando Jo.

<< Allora, ci siediamo?>> disse poi, accostandosi sull'erba del prato. Feci lo stesso e dopo che tutti si sedettero, cominciammo a parlare del più e del meno.

<< So che ti sei trasferita dall'Australia. Ora dove vivi?>> mi chiese Charlotte, sorridendo.

<< Ora sto in una casa in St. George street. È una casa rossa, con molte finestre, non so se l'avete mai vista..>> risposi, senza specificare la sua grandezza, per non creare pregiudizi. Purtroppo, non riuscii a mantenere questa cosa segreta:

<< Ma quale, quella enorme, a tre piani?>> quasi urlò Christine, spalancando i suoi grandi occhi marroni.

<< Ehm.. si, ecco.. quella..>> risposi, procurando lo stupore di tutti. Ci fu però qualcuno che la prese peggio di quanto credessi.

<< ecco, lo sapevo. >> disse una voce seguita da una risata ironica. Era Jensen, che si alzò di scatto e andò verso l'interno della scuola, con faccia disgustata. Quel ragazzo mi stava leggermente rompendo i coglioni, così decisi di seguirlo, per capire cosa c'era che non andava in me, al punto da farmi odiare.

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Ecco a voi il secondo capitolo. Finalmente vediamo i nostri personaggi entrare in scena. Spero che vi piaccia e che contunuiate a leggere la storia. Non vi chiedo di recensire perchè so che è noioso, vi capisco. Però sarebbe carino leggerne qualcuna.. vabbè, chi vuole lo può fare. Man mano che andremo avanti la storia prenderà sempre più forma. Non parlerò solo di Amber e Jensen, ma anche degli altri personaggi. A presto! Un bacio.

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Capitolo 3
*** capitolo 3. ***


Lo seguii fino all'ingresso della scuola. Dentro non c'era nessuno, solo qualche ragazzo che leggeva e qualche coppietta che amoreggiava. Jensen era velocissimo e, visto che sapevo di non poterlo seguire ancora a lungo, lo tirai per un braccio, facendolo girare verso me.

<< Cosa vuoi?>> mi disse con un tono carico di ira.

<< Sapere cosa ho fatto per meritare tutto questo odio da parte tua. Insomma, ci conosciamo da, quanto? Due minuti? E mi hai già squadrata, come se fossi la più ipocrita delle ragazze!>> gli dissi, facendogli sgranare gli occhi dal modo in cui gesticolavo e gli urlavo contro.

<< Senti ragazzina, io non ho tempo da perdere con te. Vuoi sapere perchè mi comporto così? Perchè quelli come te li odio.>> mi disse sussurrando avvicinandosi leggermente al mio orecchio.

<< Cosa vuoi dire scusa? Quelli come me in che senso?>> non riuscivo a capire quello che intendeva, cosa avevo di sbagliato?

<< Ah, fai anche la finta tonta.>> disse ridendo nervosamente.

<< Credi che io non sappia chi tu sia in realtà? Sei la solita figlia di papà, raccomandata, che si crede chissà chi. A me non va giù che noi, normali ragazzi dobbiamo farci un culo grande quanto la tua casa per venire promossi e gente come voi, viziata, che grazie ad una parola del papino vengono promossi senza alzare un dito. >>

<< Senti, io non so per chi tu mi abbia preso, ma non sono niente di quello che hai detto. Mio padre è entrato in questa scuola solo per portare l'iscrizione e non ha la minima idea di quello che siano i professori qui. Non sono per niente viziata, anzi, io una casa così grande neanche la volevo. Ho sempre studiato come tutti gli altri e sono sempre andata bene, non graze a mio padre, ma grazie alla forza di volontà. Io, sono stanca di tipi come te, ignoranti, che non fanno che giudicare le persone senza nemmeno conoscerle. E per tua informazione, io nemmeno volevo venire in questo maledetto paese, ma l'ho dovuto fare, per avere una vita più serena. Ed un'ultima cosa: fanculo>> terminai il mio discorso con molta calma e ritornai fuori. Appena misi piede sull'erba, la campanella suonò, e dovetti rientrare e tornare vicino il mio armadietto.

Appena aprii la porticina, mi si presentarono Jo ed Alex affianco, che chiesero informazioni su ciò che era successo. Decisi di non raccontare niente e mi limitai a dire che lui andava troppo veloce per potergli stare dietro e che non ci ero riuscita a parlare.

<< Quindi, non avete parlato?>> mi chiese ancora Jo.

<< Ancora? No, ti ripeto, non sono riuscita a stargli dietro.>> le dissi sospirando.

<< se lo dici tu.. che materia hai ora?>>

<< Biologia.. tu?>> chiesi sperando di stare con lei.

<< Ah che peccato.. io ora ho francese..>> mi disse dispiaciuta. Anche Alex mi avvertì che non stavamo in classe insieme, così mi allontanai da loro, andando nella classe che mi spettava. Appena varcata la soglia vidi quegli occhi, quelli color smeraldo, che poco prima mi avevano fatto arrabbiare di matto. Mi guardai intorno, per cercare un posto libero lontano da Jensen, che mi stava fissando per seguire ogni mia mossa. Sfortuna volle, che l'unico posto libero fosse accanto a lui.

“Bene”, pensai, ” basta spostare il banco e mettermi più a destra visto che più indietro di così non si può”.

Quando mi avvicinai al banco, notai che era attaccato al suo e che non si poteva spostare. A malincuore, senza guardarlo in faccia, posai la borsa sul banco e mi sedetti sbuffando. Lui continuava a guardarmi, ma non fece nemmeno una mossa, quando vide che mi sedetti vicino a lui.

<< Senti, Amber..>> iniziò. Lo fermai subito, non volendo rovinare l'ultima lezione che mi era rimasta, prima di tornare a casa.

<< No senti, non voglio sentire la tua voce, e non voglio sapere quello che hai da dirmi>> gli dissi, senza spostare lo sguardo dalla lavagna. Stava per dire qualcos'altro, ma il professore entrò giusto in tempo per fermarlo.

La lezione sui regni che popolano la terra sembrava non finire mai. Sentivo gli occhi di Jensen puntati addosso ed entrarmi dentro come una lama pungente. Pur essendo adirata con lui come mai con nessun altro, non riuscivo a non pensare a quegli occhi sbrilluccanti, in cui potevi immergerti senza annegare. Non mi era mai successo di pensare così profondamente a qualcuno e mi sentivo strana, come mai prima. Avevo paura che quei due smeraldi potevano entrarmi così dentro da poter capire quello che stavo provando. Ma infondo, come potevano capirli loro, se non sapevo nemeno io cosa provavo? Fortunatamente la campanella scosse tutti i miei pensieri facendomi tirare un sospiro di sollievo. Mi alzai frettolosamente, senza lasciare spazio a Jensen che stava per dirmi qualcosa. Corsi fino al mio armadietto, posai i libri e, dopo aver salutato frettolosamente Jo ed Alex, che mi avevano raggiunto all'armadietto, mi fiondai fuori, prendendo la strada di casa. Non feci altro che pensare alla discussione con Jensen ed alle cose che mi succedevano in classe pensando ai suoi occhi. Per smettere di pensare a tutto ciò, presi dalla borsa semi-vuota, il libro che stavo leggendo, che mi fece comagnia per tutto il tragitto.

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Eccoci arrivati al terzo capitolo. Spero che la storia vi stia prendendo, ci tengo molto. Come sempre non vi chiedo di recensire perchè so che è noioso, ma non mi dispiacerebbe. Insomma, fate come volete! Un bacio. a presto.

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Capitolo 4
*** capitolo 4. ***


Quando arrivai a casa, mio padre non c'era. C'era solo Alanah che mi chiese come fosse andata la mia giornata. Le raccontai che avevo fatte nuove conoscenza e che erano tutti simpatici. Tralasciai l'episodio di Jensen, visto che sembrava insignificante perfino a me. Alanah mi aveva preparato le patatine fritte, con un bel hamburger. Mangiai tutto e salii in camera mia. Erano le quattro e, visto che non volevo passare l'intero pomeriggio a studiare, iniziai subito. Finii verso le sei e non sapevo che fare per il resto della serata. Mi affacciai alla finestra e vidi il mare. Quel mare era bellissimo, così decisi di armarmi del mio libro e di andare in spiaggia.

Arrivata lì, stesi un telo sulla sabbia e mi misi a leggere, con il rumore del mare come sottofondo musicale. In spiaggia non c'era nessuno e si potevano sentire perfino i gabbiani. Dopo un paio d'ore vidi poi in lontananza due figure che si avvicinavano sempre di più. Erano una ragazza ed un ragazzo. Riconobbi, infine, la figura femminile. Era Jo. Ma chi era il ragazzo che stava con lei? Le corsi incontro e, quando riuscì a riconoscermi, mi sorrise, salutandomi con la mano.

<< Hey Jo!>> le dissi sorridendole.

<< Hey, Amber. Cosa ci fai in spiaggia ad Ottobre?>> mi chiese alzando un sopracciglio.

<< Ho finito presto di studiare e sono venuta a leggere qui..>> le dissi, guardando curiosa il ragazzo con cui stava. Era un figo da paura. Aveva un paio di occhi celesti, con qualche venatura più scura. I capelli castano chiaro che solo guardandoli sembravano morbidi.

Jo, vedendomi incuriosita dal ragazzo me lo presentò.

<< Amber, lui è Francisco..>> mi disse indicandolo. Quest'ultimo, mi allungò il braccio per presentarsi.

<< Piacere, Amber>> gli sorrisi.

Decisi di lasciarli soli e di tornare a casa.

Intanto francisco si sedette sulla sabbia, allungando una mano a Jo per aiutarla a sedere.

<< Sei pazzo? La sabbia sarà freddissima di questi tempi!>> gli rispose Jo ridendo nervosamente. Lui le prese una mano e la spinse verso di sé, facendola sedere sulle sue gambe.

<< Quanto pesi? Due chili? Devi mangiare di più!>> la rimproverò, alzondola ed abbassandola con un movimento delle gambe.

<< Smettila di fare il fratello maggiore. >> gli rispose Jo, sbuffando.

<< Ma è il mio compito! Sono il fratello maggiore che non hai mai avuto!>> le disse ridendo, anche se di felice, il suo tono, non aveva niente.

<< Io non voglio un fratello maggiore...>> gli disse Jo delusa, volgendo lo sguardo malinconico verso il mare.

Francisco con una mano le girò il volto, obbligandola a guardare i suoi occhi.

<< nemmeno io voglio una sorella così bella>> le disse, per poi avvicinarsi alla sua faccia, facendo combaciare perfettamente le loro labbra.

 

Tornata a casa mio padre mi chiese come fosse andanto il primo giorno di scuola ed io gli dissi le stesse cose che avevo detto ad Alanah due ore prima. Cenammo normalmente e, dopo aver guardato un po' di TV insieme a mio padre ed Alanah, andai in camera mia. Feci una doccia veloce, infilai il pigiama e mi addormentai velocemente.

La mattina seguente andai molto presto a scuola, approfittando del bar per fare colazione.

Dopo aver mangiato una ciambella e bevuto cioccolata calda, mi avviai al mio armadietto, intorno al quale non c'era ancora nessuno. Inserii la combinazione e cercai di aprirlo, ma non ci riuscivo. Cominciai ad arrabbiarmi ed ad imprecare mentre tiravo lo sportello verso di me, ma non c'era verso di aprirlo.

Improvvisamente, vidi un braccio comparirmi d'avanti agli occhi. Quando alzai lo sguardo vidi Jensen intento a girare la manopola dell'armadietto.

<< Qual è la combinazione?>> mi chiese senza scostare lo sguardo dalla manopola.

<< 14,35>> gli risposi sbuffando.

<< Dopo aver inserito la combinazione devi spingere e poi tirare, vedi?>> mi disse sorridendo e mostrandomi i movimenti giusti.

<< Si.. grazie>> gli risposi nervosa.

<< Possiamo parlare?>>

<< Parlare di cosa? Mi sembra che tu abbia già espresso la tua opinione>> gli risposi posando i libri nell'armadietto.

<< E poi devo andare in classe>>

<< Stiamo nella stessa classe in qust'ora.. perfavore!>> mi disse unendo le mani in segno di preghiera.

<< Ok.. cosa vuoi?>>

<< Mi voglio.. ecco.. ti volevo dire che... insomma.. scusa. Non credevo che tu fossi così in realtà... insomma.. mi dispiace, non volevo ferirti e per farmi perdonare domani ti offrirò la colazione, ok?>> mi disse aprendo meglio i suoi grandi e bellissimi occhi verdi.. insomma.. come facevo a dire di no a quegli occhi?

<< Va bene.. ti perdono.. ma se domani non mi paghi la colazione non ti parlerò mai più.>>

<< Non preoccuparti, I swear>> disse mettendosi una mano sul cuore. Più tardi arrivarono anche Jo ed Alex e tutti e quattro andammo in classe, visto che avevamo le stesso orario tutta la giornata.

Le sei ore sebrarono volare, tra qualche appunto e qualche sorriso di Jensen ed Alex che facevano di tutto per mettermi a mio agio in quel posto che ancora non conoscevo tanto bene.

All'uscita di scuola Jo mi corse dietro urlando ai quattro venti il mio nome.

<< Amber! Ti devo dire una cosa!!>>

<< Hey, calma. Fai un bel respiro e dimmi tutto!>>.

Prima di parlare, il sorriso che portava di solito diventò più speciale.

<< Ricordi il ragazzo con il quale stavo ieri?>>

<< Chi? Quel figone da paura?>>

<< Si.. era il mio migliore amico, ma ieri ci siamo baciati!>> mi disse coprendosi la bocca con le mani e cominciando a saltellare ovunque.

<< Aspetta! E ora cosa siete? E poi non eri tu quella che non credeva all'amicizia tra uomo e donna?>>

<< ora non so bene cosa siamo.. Ti ho detto di non credere all'amicizia tra uomo e donna perchè è così. Io amavo Fran da ben due anni, ma lui mi reputava come una sua sorella.. ma ora finalmente è cambiato tutto!>>
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Ed eccoci ad un altro capitolo. La storia piano piano prenderà forma, ma non andiamo troppo di fretta! Spero vi stia piacendo e che continuerete a leggerla. Un bacio. A presto!

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Capitolo 5
*** capitolo 5. ***


Dopo essere tornata a casa ed aver pranzato mi recai in camera mia per fare i compiti. Dopo averli finiti mi buttai sul letto per riposare un po', ma non ne ebbi occasione. Quando stavo per chiudere gli occhi, il mio cellulare cominciò a suonare. Mi alzai di botto, e cominciai a cercarlo dappertutto imprecando.

Mi accorsi che il suono veniva dall'armadio. Ed infatti era proprio lì. Risposi velocemente, senza nemmeno leggere chi mi cercava.

<< Pronto?!>> risposi incazzata.

<< Hey, è così che tratti la tua migliore amica che ti sta chiamando dall'altra parte del mondo?>>

<< Abbey! Scusa, ma non trovavo il cellulare e mi sono arrabbiata!>>

<< Tipico di te, Amber! Allora, come va lì? Com'è la gente?>>

<< Beh, ti devo dire che mi trovo abbastanza bene..>> le raccontai tutto quello che mi era successo e lei fece lo stesso. Rimanemmo a telefono per cinque ore di seguito, dovetti poi attacare, perchè era pronta la cena.

Scesi al piano di sotto per mangiare e, dopo essermi lavata e messa il pigiama andai a dormire.

 

Il mattino venne presto e la sveglia cominciò a rompere. Mi preparai ed uscii, eccitata per la colazione che mi stavano per offrire. Io e Jensen ci accordammo e decidemmo di vederci fuori scuola alle sette e trenta, così che non avremmo avuto fretta.

Fuori scuola ancora non c'era nessuno e mi sedetti sui grandi scalini che portavano all'entrata. Guardai l'orario e mi accorsi che ero in anticipo. Così presi il mio amato libro per ammazzare il tempo e una sigaretta per rendere più dolce l'attesa. Non feci in tempo ad aprire il libro che un'ombra mi si presentò avanti.

<>

<> gli dissi, fingendo di non aver sentito la sua affermazione, gettando il mozzicone ed alzandomi dagli scalini.

<> gli chiesi indicando il bar della scuola dietro di me.

<< Non crederai che mi sia svegliato prima per fare colazione qui?>> ridacchiò guardandomi divertito.

<< speravo lo dicessi, giuro>>.

<< bene, ho la moto, andiamo?>>

<< la moto?>>

<< hai presente? Due ruote, una sella..>> spiegava gesticolando, prendendomi in giro.

<< So cos'è una moto. Solo non immaginavo tu ne avessi una..>>

<< So come sorprendere le persone>> mi fece l'occhiolino e ci avvicinammo la moto, che non era molto distante da noi, continuando a parlare.

Quegli occhi verdi ed, in generale, la sua bellezza esaltava di più di mattina, con l'aria assonnata che aveva.

Mi porse il casco e appena lo infilai allungò le mani verso di me.

<< Che c'è?>> lo guardai male, non sapendo le sue intenzioni.

<< Non ti scaldare bambolina, voglio essere sicuro che il casco sia allacciato bene>> comparì un ghigno divertito sulla sua faccia, che mai come ora, mi era sembrata così da stronzo. Da bellissimo stronzo.

Alzai gli occhi al cielo alla sua affermazione e aspettai in silenzio che finisse il suo lavoro.

Salì sulla moto per primo, togliendo il cavalletto per poi dirmi di salire.

Non salivo spesso su delle moto, ed ero un po' impacciata. Jensen se ne accorse, ma si limitò a sorridere divertito, distogliendo lo sguardo per non scoppiarmi a ridere in faccia.

Una volta salita, misi le braccia sui fianchi del ragazzo per mantenermi; al contatto Jensen si irrigidì leggermente

<< Ti da fastidio se mi tengo a te?>> gli chiesi guardandolo da dietro.

<< Ehm, no.. fai pure>> .

Accese il motore e io mi strinsi leggermente più forte.

Partimmo ad alta velocità, il che mi spinse a stringermi ancora più forte, per paura di cadere.

Lungo le strade non c'era quasi nessuno vista l'ora, ma quel silenzio che ci circondava era rilassante. Decisi però di romperlo presto, ero curiosa di sapere dove mi stava portando Mr. Spocchioso.

<< Dov'è che stiamo andando?>>

<< C'è un chioschetto, in una pineta bellissima, che prepara cornetti e cappuccini buonissimi >>

<< Mh.. okay. Credo di potermi fidare>>

<< Davvero ti fidi?>>

<< No, ma sto cercando di convincermi>>

Rise ed accostò tra due macchine, spegnendo il motore.

 

Entrammo nella pineta ed un forte profumo di erba mi assalì inebriando le mie narici. Mi guardai intorno. C'erano dei tavolini grigi sparsi un po' ovunque. Più lontane, c'erano delle giostrine deserte e, sotto un gazebo, un po' più distante, dei biliardini altrettanto vuoti.

Jensen mi fece sedere ad un tavolino posto leggermente di lato rispetto agli altri e, dopo avermi chiesto cosa volessi, andò alla cassa per prendere le ordinazioni.

Tornò una manciata di minuti dopo con un vassoio pieno di cibarie.

Si sedette difronte a me prendendo il proprio cappuccino, sorseggiandolo.

<< Mi dispiace per come ti ho trattata l'altra volta, davvero..>> mi guardò dritto negli occhi, con sguardo dispiaciuto.

<< Non preoccuparti, mi è passata. Solo non capisco perchè tu mi abbia assalita così senza nemmeno conoscermi.>> gli dissi sorseggiando il mio latte macchiato e addentando subito dopo il cornetto alla nutella.

<< Ti posso giurare che non sono come ti sono potuto sembrare quel giorno. C'è un motivo se ti ho trattata così. È che mi ricordi tanto una persona...>>
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Salveee. Allora, cosa si può dire di questo capitolo? Prima di tutto: so che è un po' moscio, ma le cose cominceranno a prendere vita nel prossimo. Finalmente potremo vedere perchè Jensen ha fatto qul che ha fatto. Come sempre fate quello che volete: se volete recensite, altrimenti andate pure avanti in silenzio. Ci sentiamo presto. Un bacio!

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