lettere dall'anacronistico humor

di ToscaSam
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pierre Gringoire a Danny Boodman T.D. Lemon Novecento ***
Capitolo 2: *** don Abbondio a Esmeralda ***
Capitolo 3: *** Romeo Montecchi alla Monaca di Monza ***
Capitolo 4: *** Agilulfo a mr Hyde ***



Capitolo 1
*** Pierre Gringoire a Danny Boodman T.D. Lemon Novecento ***


--L’angolo dell’autrice—
Si, lo so. È in corso un contest indetto da me e sto “partecipando” anche io.
Tranquilli, non mi metto in gara. Voglio solo divertirmi come voi con la lista casuale di personaggi.
Per chi non sapesse in cosa consiste, ho stilato una lista contenente 26 personaggi della letteratura classica mondiale. Ne ho pescati 10 senza sapere chi fossero e li ho inseriti in una lista da 1 a 10.
Ho poi seguito il seguente schemino:
- 2 scrive una lettera a 7 + 7 gli risponde
- 3 scrive una lettera a a 6 + 6 gli risponde
- 8 scrive una lettera a 1 + 1 gli risponde
- 10 scrive una lettera a 5 + 5 gli risponde
- 4 scrive una lettera a 9 + 9 gli risponde

 
questi sono i personaggi che mi sono capitati
1 Gertrude (I Promessi Sposi- Manzoni)
2 Pierre Gringoire (Notre Dame de Paris- Hugo)
3 Don Abbondio (I Promessi Sposi- Alessandro Manzoni)
4 Elizabeth Bennet (Orgoglio e Pregiudizio -Austen)
5 Mr Hyde (Lo strano caso del doctor Jeckyll & mr Hyde- Stevenson)
6 Esmeralda (Notre Dame de Paris- Hugo)
7 Danny Boodman T.D. Lemon Novecento (Novecento- Baricco)
8 Romeo Montecchi (Romeo e Giulietta- Shakespeare)
9 Long John Silver ( Treasure Island- Stevenson)
10 sir Agilulfo (Il Cavaliere Inesistente - Calvino)
** 


Egregio signore,
mi sono giunte voci secondo le quali lei sia un musicista di eccelsa fama e bravura ma, se posso permettermi, io, umile poeta del secolo decimo quarto dalla nascita di Nostro Signore: è vera la storia che lei risiede da tutta la sua vita su una nave e che la sua intenzione sia quella di passarvi il resto dei suoi giorni? Quale singolare prodezza d’animo e che singolare virtuoso, lei è, signor Novecento (mi sono permesso di chiamarla usando quello che più fra tutti mi pareva un nome, perdoni l’impudenza e la scorrettezza, se questo non le va a genio). Io, quale misero uomo di letteratura, non posso che ammirarla. E mi rammarico che la mia arte sia sì incompresa, che per campare io son costretto a vivere fra la gentaglia e fare il saltimbanco per vedere l’ombra di un quattrino.
Ebbene si, amico mio (perdoni di nuovo i miei azzardati e spero graditi tentativi di confidenza) io debbo vivere fra gli zingari. Magari siamo un po’, per usare quello che spero sia un divertente gioco di parole, sulla stessa barca: anche lei immagino abbia spesso a che fare con gente non proprio cristiana nella religione e nelle attitudini. Ma la prego, se vorrà degnarmene, mi racconti di questa sua vita marinaia.
Sono sì incuriosito da non star più nella pelle.
Con i più sentiti ossequi,
Pierre Gringoire
 
Mio caro amico,
non mi sono per niente offeso dalla tua cordialità e anzi, mi sento quasi come un dovere il darti di tu. Senza che tu ti offenda, s’intende.
Si, la mia vita trascorre dal giorno in cui sono nato (e fino al giorno in cui morirò) su questa nave. È una mamma più che una casa, a dirla tutta. Non credo che nasconda segreti, oramai, al suo vecchio figlio Novecento (si, amico, hai detto giusto. Novecento mi chiamano, hai detto giusto).
Perché ti lamenti della compagnia degli zingari? A me piace la gente della terza classe, molto più che quelli della prima, puoi star certo. Nella stiva ci sono così tanti rumori che nemmeno ti immagini che ci possa stare anche quello di un pianoforte. E invece eccolo! Io ce lo metto. Mi sono detto: perché no? Perché se c’è la caldaia che sbuffa e il motore che urla, non posso metterci anche io un pianoforte che suona? E quel che ne è uscito è a dir poco strabiliante. La gente canta e io posso afferrare le loro melodie e rifarle come mi pare, a modo mio. Ma in prima classe no, quello non si può fare. Lì c’è la gente a modo, dicono, e non si può suonare come ci pare. Bisogna mantenere il decoro, dicono. Ma la gente che c’è lì non canta e nemmeno ride, amico mio. Lì nemmeno ascoltano. Pensano tutti ai fattacci loro e se vuoi che te la dica tutta, non pensano nemmeno a quelli: vogliono solo fare bella figura e apparire belli agli occhi degli altri belli.
Ma a me non me ne frega un accidente, sai? Un accidente! Io li guardo e anche se loro non se ne accorgono,  li prendo tutti, uno a uno e li trasformo in musiche. E li sfotto come mi pare, puoi scommetterci. E loro non se ne accorgono.
Dunque, amico, goditi la compagnia degli zingari. Loro sorridono e ti fanno star bene.
 
Danny Boodman T.D. Lemon Novecento
 
 

 ................... autrice's 2....................
E cominciamo in bellezza con uno dei miei personaggi letterari preferiti in assoluto!
Pierre Gringoire. Dal libro si nota spesso la sua indole ciarlona e la sua attitudine a fare grandi discorsi filosofici per poi significare poco o niente.
Novecento invece non parla praticamente mai in prima persona, se non alla fine del monologo. Ho quindi optato per uno stile coerente con quello secondo cui è scritto tutto il monologo stesso.
Spero di non aver azzardato troppo e che vi sia piaciuto anche, un pochino.
Grazie della lettura!
Nerina

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Capitolo 2
*** don Abbondio a Esmeralda ***


Diletta signorina,
mi è giunta voce che la di lei scialacqueria delle carni, ha raggiunto livelli così smisurati da aver corrotto un devoto uomo della Chiesa Santissima di Iddio Misericordioso. Io non so, signorina, quale sia la sua fede nei confronti del Cristo Signore, e temo all’idea di essermi rivolto alle attenzioni di una pagana, ma senza che lei si offenda, sappia che il Cristo ha misericordia anche per la sua anima.
Quel che io voglio cercare di dirle è che non si può fare semplicemente così come lei fa: approfittare dei talenti terreni di cui Dio ci ha fatto dono per sedurre e accalappiare sant’uomini di Chiesa che ci mettono il loro impegno, per non essere tentati!
Che il Signore abbia misericordia e che l’illuminazione si faccia strada in lei.
 
Don Abbondio
**
 
Caro signor proposto,
io le volevo solo dire che io faccio come mi pare. E che poi io non ho mai sedotto nessuno, come lei dice. Quello era un dimonio vero, signore. Non era uno bravo come lei crede. Solo perché stava nella Chiesa e faceva finta di pregare, ma non era uno per bene, signore.
Io amo un solo uomo come tutte le donne, cristiane e non. Cosa crede lei, che io sono una specie di animale e che non sono capace di amare un solo uomo? Io sono una donna perbene e quello che amo è un cavaliere della Chiesa e lo sposerò. Mi potrei anche far battezzare, ma questo a lei non deve interessare perché ho trovato la sua lettera cattiva e spregevole.
Quel prete infernale ha nell’anima il diavolo, e io non c’entro niente.
Esmeralda

--------------------------------------autrice's--------------------------------------
Lo ammetto: don Abbondio non l'ho mai tollerato, ma qui mi sono divertita ad immedesimarmi in lui. Quale altro motivo avrebbe potuto portarlo a scrivere questa lettera (già improbabile di suo, ah ah).
E la povera Esmeralda .... piccola lei. Aveva quindici anni e figuriamoci se sapeva leggere o scrivere.
Si, ok. è un totale buco nell'acqua questa lettera, ma... apprezzate lo sforzo. XD
Amo da impazzire la prossima :'D

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Capitolo 3
*** Romeo Montecchi alla Monaca di Monza ***


Signora Madre Superiora del Convento,
io voglio scrivere una lettera a voi, che siete una donna magistrale e dall’indubbia fede in Cristo da esserne sua sposa. Voglio confidarvi quel che arde nel petto di un giovane e sperare che la divina luce vi ispiri un consiglio per curare il mio cuore. Ho già fatto parola di questo mio doloroso amore ad un chierico che ha nome frate Lorenzo. Egli prima mi ha consigliato di pensarci bene su, ma io voglio convincerlo a farmi celebrare delle nozze segrete proprio questa notte. Ma lasciate che vi parli, prima, di quel che è la mia più immensa premura: Giulietta Capuleti.
La mia passione per lei è nata da una manciata di ore, eppure, Signora Monaca, io sento che non esiste niente di più forte. Avevo amato, o creduto scioccamente d’amare, prima di lei, un’altra fanciulla. Ed ero pazzo e la mia vista e il mio cuore erano offuscati dall’ossessione che celava la verità: io non l’amavo. Ed è stata Giulietta a farmelo capire. È bastata qualche parola ad una festa proibita per far accendere in noi una tale passione da poterne quasi morire.
Non so, Signora, quanto mi sia lecito parlarle della passione amorosa che in me s’è accesa con tutta la sua prodezza. Eppure ho bisogno dei suoi consigli, sapere che cosa ne pensa una diletta donna di Chiesa di questa situazione, avere la certezza che le nozze immediate siano la giusta soluzione.
Io sento nel mio petto un fuoco che non ha eguali e che potrebbe essere paragonato al Sole stesso, se solo avessi la prodezza di giurarlo. Ma temo che il Sole si offenderebbe se sapesse di essere uguagliato nella sua arsura da un misero sentimento che risiede dentro una persona minuscola, al suo confronto.
Signora buona e saggia, la sua parola sarà per me legge.
La ringrazio infinitamente della sua preziosa e devota attenzione.
Romeo Montecchi
 
**

Caro Romeo Montecchi,
ammazzatevi entrambi.
Cordialmente,
Suor Gertrude, Madre Superiora

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Capitolo 4
*** Agilulfo a mr Hyde ***


All’attenzione dell’eminentissimo signor Eduardo Hyde.
Signore, vi scrive un vostro umilissimo e reverentissimo ammiratore. Io porto lo nome di sir Agilulfo e sono un cavaliere del Magno sovrano che nacque su questa terra sotto la nominanza di Carlo.
Sono giunte al mio orecchio storie circa la sua periodica esistenza e debbo confessare che ne rimasi piuttosto incuriosito e piacevolmente sorpreso. Vedete, signore illustre, ch’io conduco un’esistenza fuori da ogni ordine e purtroppo credo di non potermi definire un vero uomo, seppure quest’armatura che indosso sia fatta per gli uomini.
Chi vi scrive, o illuminata mente, è ciò che risiede dentro un guscio all’apparenza vuoto. Eppure non lo è perché vi son io dentro, di grazia! Vedete dunque in qual misera sia la mia condizione, signor Hyde. Se la storia che si narra su di voi è vera – che voi siete un essere incorporeo, che risiedeva nei meandri della coscienza di un altro essere umano, e che poi siete diventato corporeo- allora ve ne prego: abbiate cura di questo povero cavaliere e illuminatemi di sapienza. Esiste un metodo per cui io pure possa ottenere un corpo? Non ho esigenze particolari .. non mi importa del pel biondo, rosso o moro; l’occhio azzurro, verde o nero. Un corpo è l’importante e se mai potreste darmi una vaga speranza, ve ne prego, parlate!
Sir Agilulfo
**

Signor Agilulfo,
quel che dite è a dir poco ridicolo.
Io non posso – né voglio – immischiarmi in faccende che riguardano cavalieri e Carli Magni. Vedete, son già complicato nella mia situazione senza che voi veniate a stuzzicare i miei nervi. Volete saperla tutta? I miei nervi sono così tesi che potrei strappare or ora la vostra lettera, buttare a terra il mio calamaio e rompere tavolo e sedia.
Volete sapere cosa si prova ed essere corporeo, eh? Volete proprio saperlo, signor Agilulfo, cavaliere di Carlo Magno? Si prova tanta forza e tanto vigore. E quando si è un pensiero, un’idea, un’essenza o poco più, ricevere tutto questo potere fa perdere il controllo.
Avere mani, gambe, occhi e naso è un supplizio più che non averli, perché io so di cosa potrei essere capace, ora che sono un essere tutto per me.
Non lagnatevi, Agilulfo.
Edward Hyde

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