All'Accademia Shinigami & Hollow

di StelladelLeone
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Shinigami in missione: è così che è fatto un Arrancar?!? ***
Capitolo 2: *** Cellulare, l'arma di distruzione per Arrancar e Shinigami ***
Capitolo 3: *** Mire scadenti e colpi alla cieca ***
Capitolo 4: *** Strategie e sotterfugi: la guerra ha inizio! ***
Capitolo 5: *** Nuovi compagni e drammatiche scoperte ***



Capitolo 1
*** Shinigami in missione: è così che è fatto un Arrancar?!? ***


Shinigami in missione: è così che è fatto un Arrancar?!?

 

 

Più di cento erano passati. Cento anni ormai separavano il presente dall'ultimo giorno di quella nefasta guerra che aveva devastato la Soul Society e l'Hueco Mondo. I Quincy erano stati sconfitti ma ad un caro prezzo. Kurosaki Ichigo, così come molti eroi di quella guerra quali Abarai Renji, Uryu Ishida, Rukia Kuchiki, Orihime Inoue e molti altri, si sono sacrificati per la speranza di una pace. La Soul Society, così come l'Hueco Mundo è finita in rovina e ormai, dei tanti shinigami che la proteggevano, ne sono rimasti appena un centinaio, chi nascosto nel mondo umano, chi nella stessa Soul Society; ma c’è chi ancora non si è arreso e ha continuato a combattere contro gli hollow: l'ex luogotenente dell'11a brigata del Gotei 13, Yachiru Kusajishi, ormai esperta spadaccina e capo della Soul Society, o almeno di quel che ne rimane, è l'attuale capo dei pochi shinigami rimasti.
 
Negli ultimi tempi, però, Yachiru ha dovuto affrontare un nuovo nemico, molto più pericoloso degli hollow o di qualsiasi altra minaccia che nei suoi lunghi anni di vita abbia mai affrontato.

Gli umani.

Due anni fa, malgrado nessuno abbia ancora capito come, gli umani sono venuti a conoscenza degli shinigami, degli hollow e dei loro mondi. Un'importante industria giapponese, la Yamirashi Corporation, ha reso pubbliche le notizie su entrambi e ha iniziato, con il supporto del mondo intero, a creare armi in grado di eliminare sia gli shinigami che gli hollow.
 
Dopo numerosissimi esperimenti e collaudi, è nata la tecnologia "Zenmetsu sa se", letteralmente "Annienta Dei", e poco dopo è nato il gruppo incaricato di utilizzare questa tecnologia per eliminare i non umani, "Atarashī kami", i "Nuovi Dei".
 
I guerrieri umani si sono rivelati efficienti e privi di punti deboli, eliminando in poco più di un mese, circa 300 hollow e alcuni shinigami in tutto il mondo. L'enorme successo ha fatto sì che i fondi per la Yamirashi Corporation non mancassero mai così da poter sviluppare nuove tecnologie utili per la battaglia contro i non umani. L'ultimo prodotto creato da questa industria è stato il "Ponte", una specie di teletrasporto che può portare gli umani nella Soul Society e nell'Hueco Mundo ma per fortuna non è ancora completo.
 
Yachiru ha già perso diversi amici a causa degli umani e sa che se nessuno interverrà, la Soul Society verrà spazzata via....completamente...

La scusa per il massacro? La morte non dev’essere in mano a nessuno e per questo gli umani, che gli shinigami hanno sempre fatto di tutto per proteggere, a costo delle loro vite, hanno deciso di non aver bisogno di nessuno e quindi di eliminare qualsiasi cosa ostacoli la loro ricerca di immortalità e indipendenza.
 

[Soul Society, ex sede della 11a brigata]
 
In un'enorme stanza dalle pareti verdi, era seduta un'anziana signora dai capelli rosa, con diverse ciocche bianche, lunghi fino alle spalle. La donna aveva una benda nera sull'occhio destro e indossava la tunica nera tipica degli shinigami con un piccolo extra, un mantello bianco appoggiato sulle spalle su cui vi era scritto "Comandante Generale". Dietro di lei, appoggiata su di un lungo cuscino bianco, vi era una katana dal filo rovinato senza fodero, mentre davanti a lei, posata sul pavimento, aspettava immobile una katana di legno senza guardia.
 
La donna alzò lo sguardo sulla clessidra vicino alla parete e sorrise, dopodiché iniziò a dire -Dieci...nove...otto...-
 
Intanto, poco lontano da quell'edificio, una ragazza con indosso la divisa degli shinigami, correva come una disperata, urlando -Sono in ritardo, sono in ritardo, sono in ritardo!!!-
 
-...sette...sei...cinque...quattro...- continuava a contare la donna, mentre con calma prendeva in mano la katana di legno.
 
-Aiuto! Aiuto! Aiuto!- urlò la ragazza fiondandosi dentro l'edificio e iniziando a correre per i corridoi, evitando al pelo due uomini che stavano pulendo il pavimento.
 
-Ehi stai attenta!- le urlò uno dei due.
 
-Scusatemi!- urlò di rimando la ragazza senza fermarsi e compiendo un triplo carpiato per evitare l’ennesimo shinigami nel posto sbagliato al momento sbagliato.
 
-...tre...due...uno...-
 
La porta della stanza si aprì di colpo e la ragazza ci si scaraventò dentro urlando -Vecchia Yachiru sono...!!!- ma non fece in tempo a finire la frase che si beccò un colpo secco in mezzo agli occhi da parte della signora con la katana di legno.
 
Per qualche secondo ci fu solo il silenzio ma poi la ragazza si buttò a terra urlando -Itai! Itai! Itaiiiii! Perché mi hai colpito?!?-
 
-Sei in ritardo Yuki.- la rimproverò donna sorridendo e beccandosi un’occhiataccia dalla shinigami.

-Ricomponiti Yuki, dobbiamo discutere di una questione importante.- Le disse poi, sempre sorridendo, mentre si risedeva sul comodo cuscino rosso.

Sbuffando scocciata la ragazza si rimise in piedi, velocemente lisciò e spolverò la tunica da shinigami nera, per poi raddrizzare la fascia blu sotto il seno, legata sulla schiena con un grande fiocco, e controllare che il pendaglio a forma di luna in argento fosse ancora appeso ad essa; poi si mise in ginocchio davanti a Yachiru.

-Ho deciso, Yuki. L’apriremo.- disse solenne la vecchia.

La ragazzina sbarrò i grandi e particolari occhi, in cui il bordo dell’iride era blu elettrico e il centro azzurro ghiaccio.

-Aprirai l’Accademia Shinigami?!- chiese stupita; non sapeva se doversi rallegrare o meno. Era…inaspettato. Era lì solo da due settimane e fino ad ora Yachiru non le era sembrata molto propensa all’idea.

-Ne hanno uccisi altri due.- Il viso non mostrava segni di cedimento, ma nel suo occhio sinistro c’era una tristezza infinita; Yuki strinse con forza le pieghe della tunica, sforzandosi di trattenersi.

-Non abbiamo scelta Yuki, dobbiamo proteggere il nostro mondo. Gli uomini sono impazziti e non sanno a cosa stanno andando incontro; abbiamo bisogno di giovani, forti, coraggiosi, pronti a rischiare la vita come altri prima di loro…come Ken-chan…- mormorò annegando in tristi ricordi. Yuki stette in silenzio: uno dei primi giorni, alcuni Shinigami le avevano raccontato chi era la vecchia Yachiru e la sua storia…

-Comunque su una cosa ti sbagli!- riprese poi mostrando il suo solito sorriso da bambina, -Non sarà l’Accademia Shinigami, ma Hollow&Shinigami!-

-CHE COSAAA?!?!?-  urlò Yuki, per poco non cadendo per terra dalla sorpresa, -Sei impazzita?!? Noi li combattiamo gli Hollow! Loro sono...sono…-

-Annientati, persi, feriti proprio come noi. Anche il loro mondo è perseguitato dagli umani, le cui armi non purificano le anime, le distruggono. E comunque non preoccuparti non gli Hollow di basso livello, ma sceglieremo Arrancar.- le spiegò paziente e minimamente intaccata dall’ostentata ritrosia della ragazza.

-Ma…ma…- Yuki era senza parole! Non che avesse visto più di uno o due hollow di basso livello, ma aveva studiato cosa fossero gli Arrancar in quelle settimane e ne era rimasta al confine fra terrorizzata e schifata. Nella sua mente: Arrancar uguale male.

-Bene, ora che sai abbastanza: pronta a partire?-

“Eh?!”

Gli occhi vitrei della shinigami suggerirono che no, non era pronta.

-Aspetta vecchia Yachiru, non intenderai…- iniziò a intuire con sommo orrore l’innocente ragazza.

-Oh sì che intendo! Io non posso muovermi da qui e tutti gli altri Shinigami sono o nel mondo umano a salvare le anime di quegli idioti o a combattere contro i Nuovi Dei. Rimani solo tu: ti eleggo reclutatrice ad honorem!- confermò orgogliosa posandole una mano sul capo. Le peggiori ipotesi della ragazza si erano avverate.

-Ma...io non…- iniziò a balbettare.

-Sono sicura che fari un ottimo lavoro!- la rassicurò l’anziana. Yuki stava per controbattere, ma si fermò: non era il momento di mostrare le proprie debolezze, né di tirarsi indietro.

-Cosa devo fare?- chiese decisa al Comandante Generale, negli occhi un’ostentata sicurezza.

-Tieni, me lo ha dato il reparto della scientifica.- disse Yachiru porgendole un piccole cellulare blu con una mezzaluna bianca -Ti aiuterà a localizzare le persone adatte.-

Yuki annuì e ripose il prezioso oggetto in una tasca interna della divisa, seguendo la vecchia che aveva iniziato a camminare verso l’esterno della sede.

-Il tuo primo compito è raggiungere uno dei pochi Arrancar rimasti, chiamato Unborn. Vaga intorno a Las Noces ed è piuttosto potente, pare fosse un allievo di Halibel…- la istruì mentre lei cercava di trattenere più informazioni possibili -Devi ottenere la sua alleanza a qualsiasi costo, è molto rispettato tra i suoi, sarebbe più facile guadagnarci il loro favore con lui dalla nostra parte.-

Yuki annuì mentre l’adrenalina cominciava a scorrergli nelle vene: sarebbe andata ad incontrare un Arrancar, da sola, per la prima volta. Maschio, probabilmente. Di bene in meglio.

Finalmente Yachiru si fermò davanti al Senkaimon.

-È già impostato in maniera di mandarti a Las Noces, non dovresti avere problemi. Buona fortuna!- la rassicurò Yachiru mentre lei guardava il cancello come se fosse una gigantesca bocca pronta ad inghiottirla.

“Certo, a parte che vado a prendere un tè con un tizio che come hobby uccide i miei compagni di passaggio per mangiarseli…” pensò lei sarcastica; poi, prima di poterci ripensare o collegare il cervello, si gettò nel Senkaimon.

 

 

 

Se lo aspettava diverso l’Hueco Mundo, più…tetro. Invece era una distesa pressoché infinita di sabbia sotto un cielo nero senza stelle, ma dove almeno brillava una mezzaluna. Forse le avrebbe portato fortuna. Forse.

Rassegnata al fatto che non poteva più tornare indietro, la ragazzina estrasse il suo cellulare e lo aprì nella speranza di indicazioni illuminanti. Ci mancava solo che si perdesse anche lì. Contrariamente alle sue nefaste previsioni il cellulare fece il suo dovere e una lucetta rossa iniziò a brillare sullo schermo a due o tre chilometri da lei, verso quello che sembrava un gigantesco palazzo diroccato.

“Sempre dritto, giusto?” pensò rinfilando il cellulare nella tunica; poi si concentrò.

-Shunpo- mormorò e di scatto iniziò a correre, nonostante sembrasse più un volo, verso il suo obbiettivo.

Erano ormai dieci minuti che correva e temendo di essersi persa come al suo solito ritirò fuori il suo amato compagno.

Stava ancora correndo, tenendo gli occhi fissi allo schermo, quando si andò a scontrare contro qualcosa e cadde all’indietro.

-Ma che diav…?- imprecò piccata, prima di rendersi conto che a fermare la sua corsa era stato un ragazzo con un pezzo di maschera bianca  da hollow a coprirgli l’occhio destro.

Con uno scatto balzò in piedi e si allontanò da lui di due o tre metri.

-Chi sei?- chiese gelida appoggiando la mano all’elsa nera adornata da un fiocco blu, alle cui estremità dei nastri pendevano due ciondoli a forma di mezzaluna, della katana appesa alla sua schiena.

-Chiedere scusa dopo avermi investito non sarebbe male.- sentenziò lui, continuando a tenere le mani infilate nelle tasche della lunga giacca bianca che portava sulla camicia nera, coordinata con i pantaloni candidi e gli stivali neri.

-Ero distratta- sibilò lei piccata, lanciandogli una di quelle occhiatacce che a scuola avevano messo in fuga gruppi interi di ragazzi.

Ma lo strano ragazzo si limitò ad alzare un sopracciglio, infastidito, guardando la ragazza davanti a lei. Appena aveva sentito che era entrato un intruso si era precipitato a controllare, ma tutto si aspettava tranne che una shinigami con un brutto carattere, che gli arrivava a malapena al petto e con dei capelli assurdi, azzurro ghiaccio alle radici ma che sfumavano in tonalità più scure fino alle punte blu.

-Sei un’intrusa, sola, in un mondo che non è il tuo, l’educazione mi sembra il minimo. Comunque, cosa ci fai qui?- Rispose lui facendo un passo verso di lei, che non si spostò di un millimetro.

-Sto cercando qualcuno e non vedo perché dovrebbe interessarti.- Disse lei controvoglia, analizzando il suo potenziale avversario. Gli occhi rossi la mettevano a disagio; non che lei fosse messa meglio…

-Chi?- chiese lui perplesso. Forse cercava uno shinigami perduto?

Lei esitò un attimo, ma poi decise di lanciarsi, magari l’avrebbe potuta aiutare.

-Unborn.- Rispose lei.

-Cosa vuoi da me?-

-Cosa?!- urlò lei dimenticando di mantenersi in difensiva, -Sei tu?!-

Il ragazzo annuì, facendo ondeggiare i capelli argento lunghi fino alle spalle.

-Ma…- Quello non era di sicuro l’Arrancar che si immaginava: non era un grosso mostro assetato di sangue di shinigami!! Era…un ragazzo! Forse quando gli avevano spiegato le basi di un Arrancar si era persa un pezzo…

-Allora?!- chiese nuovamente Unborn iniziando a spazientirsi.

Yuki ritrovò la sua compostezza da ragazza di ghiaccio.

-Sono Mitsuki Hitsugaya, allieva shinigami; sono qui da parte del Comandate Generale del Gotei 13 per richiedere il tuo aiuto e partecipazione all’Accademia Shinigami&Hollow, al fine di combattere il pericolo della Yamirashi-

-Ma come parli?!- le chiese esasperato l’Arrancar.

Una vena iniziò a pulsare sulla fronte della ragazza e se non fosse stata una missione così importante avrebbe tirato un pugno al ragazzo.

-Stiamo mettendo su un accademia per shinigami ed arrancar dove ci insegneranno come prendere a calci quei bastardi degli Atarashī kami; ci stai o no?!- gli urlò incavolata come una biscia e circondata da un’aura nera.

Il ragazzo osservò il cambiamento della piccoletta e ghignò. La Yamirashi ultimamente aveva sorpassato il limite e con la costruzione del Ponte le cose sarebbero peggiorate…

-Potrebbe essere interessante…tappetta!- accettò iniziando ad avvicinarsi a lei.

-Come. Mi. Hai. Chiamato.?!?!- trattenendosi dall’indietreggiare, anzi, avanzando verso di lui minacciosa

-Preferisci Principessa? È quello che dice il tuo nome, no?!- chiese sarcastico superandola serafico e camminando verso il punto da cui era spuntata la ragazzina.

-YUKI! CHIAMAMI YUKI, STUPIDO ARRANCAR!!- urlò lei inviperita cercando di stare al passo della falcata del ragazzo.

-E tu chiamami Ashuros Bleeder. Ma cosa c’entra Yuki!?-

-E cosa c’entra Unborn?!- ribatté lei altrettanto sarcastica.

I due si scambiarono una serie di occhiatacce prima di esplodere in contemporanea: -Non sono affari tuoi!-

Poi Yuki sospirò.

-Andiamo, la vecchia sarà entusiasta del tuo arrivo…-

-Va bene tappetta.- assentì e i due si incamminarono fianco a fianco tra le dune in sabbia dell’Hueco Mundo.

 

 

 

 

 

Eccoci qui! Sì, lo so, non siamo normali: entrambi abbiamo un fantastilione di storie in corso eppure ne stiamo pubblicando un’altra. Roba da ricovero. Inoltre, chi lo avrebbe mai detto che avremmo collaborato?! xD Tranquilli, prometto che alla fine della fanfiction andry sarà vivo e incolume. Mmh...forse solo vivo XD *Andry la guarda male e inizia a pensare strategie di difesa anti-Stella* Comunque, per chi non sapesse cosa sia una storia ad oc, spiegazione semplice: voi compilate la scheda qua sotto, creando un vostro originale personaggio secondo le indicazioni e noi lo utilizziamo come personaggio principale della storia; il personaggio va mandato via MESSAGGIO PERSONALE, ma prima lasciate una recensione per far sapere a noi e agli altri che parteciperete, con scritto se sarà maschio o femmina. Abbiamo bisogno di 7 MASCHI E 7 FEMMINE. Per favore, siate vari e originali, leggete prima le altre recensioni per controllare che ci siano ancora posti e niente plagi o copie di personaggi già esistenti dell’anime.

Detto questo, ecco la scheda!

Stella e Andry

 

 

(* significa obbligatorio)

 

Nome*:

Cognome*:

Soprannome:

Età*:

Aspetto fisico*: vari


Carattere*: dettagliati e chiari, please

Razza*: (arrancar/shinigami)

Vestiario*: inerente alla razza scelta

 

Localizzatore: detto più semplicemente il cellulare di Yuki, come lo volete? XD


Come sei morto?*:

Shikai e Bankai (per gli shinigami)/rilascio (per gli Arrancar)*: dovete specificare forma, potere e formula di evocazione, se volete dove la portano

Spirito della spada: gli arrancar non ce l’hanno, gli shinigami devono descriverlo fisicamente

Storia amore*: (si/no) se volte potete darci qualche indicazione

passato*:

Punti di Forza:

P.deboli*:

ama*:

odia/rancori*:

fobie*: sbizzarritevi che poi noi ci divertiamo

 

obbiettivi:

 

Altro:

 

 

 

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Capitolo 2
*** Cellulare, l'arma di distruzione per Arrancar e Shinigami ***


Cellulare, l'arma di distruzione per Arrancar e Shinigami

 

SL: Yooo minna!! Eccoci qui con il nuovo capitolo!! Visto come siamo veloci?!

AH: Certo....finché schiavizzi gli altri autori...

SL: Schiavizzare?!? Io?!? Ma quando mai? * occhi da cucciolo *

AH: Tanto non incanti nessuno...ma passiamo a cose serie che è meglio! In questo primo capitolo faranno la loro comparsa tre shinigami (Buuuuuuuuuhhh!!!!) e due arrancar (Gli arrancar dominano!!!)

SL: illuditi…tanto sono arrivati più Shinigami che Arrancar *ghigna*

AH: ne devono inviare ancora due...

SL: ma saranno shinigami, VERO?! *brandisce una zampaktou formato gigante con sguardo allucinato*

AH: Non puoi minacciare i lettori -.-“

SL: e chi li stava minacciando?! * fa una faccia innocente con tanto di aureola e nasconde l’arma dietro la schiena*

AH: fai quasi più paura così...

SL: cosa stai insinuando?! Che faccio paura ai lettori?!

AH: sì.

SL: *le pulsa una vena sulla fronte* adesso ti faccio vedere io cosa fa davvero paura *sorriso sadico* Bankai.

*una gigantesca mazza ferrata si abbatte su Andry*

SL: tranquilli non l’ho ucciso. *guarda l’anima di andry volare via* forse…beh, ormai è andata!*fa le spallucce* Meglio dedicarsi al capitolo…

 

 

Cellulare, l’arma di distruzione per Arrancar e Shinigami

 

 

Era una tranquilla giornata nella Soul Society, il cielo era azzurro, il sole splendeva alto nel cielo, gli uccellini cinguettavano e…

-NON SE NE PARLA NEMMENO!!! TE LO PUOI SCORDARE CHE ANDIAMO A CERCARE INSIEME STI TIZI!!- …urla belluine risuonavano davanti al Senkaimon.

-La vecchia…- una voce irritata e fredda sfidava da più di quindici minuti quella femminile e incazzata che avrebbe potuto stordire un sordo.

-NON ME NE PUÒ FREGARE DI MENO! IO VADO PER GLI SHINIGAMI, TU PER GLI ARRANCAR! -

-Sei fastidiosa tappetta. -

Un’altra vena iniziò a pulsare sulla fronte della Shinigami, i cui occhi bicolore mandavano lampi e fulmini. Non avrebbe mai passato altro tempo, da sola, con quell’irritantissimo Arrancar; non le interessava di quel che aveva detto Yachiru, si sarebbero divisi i compiti.

-Io. Non. Sono. BASSA!- esplose come una bomba ad orologeria.

Ashuros ghignò.

-Ma davvero?! Allora perché porti la Zampaktou in spalla invece che alla vita? Non è forse perché altrimenti tocca terra?!-

Mitsuki arrossì fino alla radice dei capelli: aveva azzeccato! Dannazione, quanto la irritava!

-E’-è per comodità…- balbettò imbarazzata.

-Comunque, non cambiare argomento;- riprese in extremis ricreando la sua maschera di freddezza, -io andrò a cercare gli shinigami, tu gli arrancar. Sul localizzatore sono segnati con puntini rossi.- spiegò indicando il cellulare touch rosso fuoco che il ragazzo davanti a lei teneva in mano.

-Non ci riuscirai mai da sola.- Le fece presente con la delicatezza di un rinoceronte Ashuros, che la guardava dall’alto con le braccia incrociate e un’aria seccata.

-Vedremo- sibilò lei sporgendosi in segno di sfida verso il ragazzo.

-Finirà come nell’Hueco Mundo. Ti perderai. - ghignò lui, pregustandosi l’espressione della ragazza.

Yuki inevitabilmente arrossì, colpita nel segno.

-È-è stato un errore!- ribatté imbarazzata e irritata, battendo un piede per terra tanto forte da lasciare delle crepe nel pavimento. Poi buttando i capelli mossi dietro alle spalle con un gesto seccato fece per andarsene.

-Ci rivediamo qui- Gli disse voltando la testa per guardarlo.

Ashuros annuì e poi esibì un ghigno davvero bastardo.

-Comunque, nel tuo cellulare è memorizzato il mio numero. Quando ti perderai, chiamami.- La  informò con palesemente finta nonchalance prima di lanciarsi nel portale per la sua terra e lasciandola ad imprecare al nulla.

Era tutta colpa di Yachiru…

 

***

Ashuros e Mitsuki camminavano fianco a fianco in mezzo alle dune di sabbia dell’Hueco Mundo. La giovane shinigami stava letteralmente impazzendo! Lei ci aveva messo pochissimo a raggiungere Ashuros, utilizzando il suo Shumpo, ma quel maledetto arrancar non voleva correre così era costretta a camminare su quel terreno così instabile e più volte era finita con la faccia nella sabbia.

Un vero galantuomo si sarebbe sincerato della sua salute o le avrebbe teso una mano per rialzarsi...ma a quanto pare, chissà perché ma la cosa non la sorprendeva, Ashuros non rientrava in quella categoria visto che ogni singola volta le diceva -Muoviti principessa o ti lascio qui.- e lo faceva senza neanche voltarsi o fermarsi.

Mitsuki lanciò un occhiataccia al suo compagno di viaggio e disse -Beh, dato che il viaggio è ancora lungo sarà meglio che ti spieghi un po’ di cose! Non voglio che la vecchia Yachiru pensi che sono andata a reclutare un buzzurro privo di cervello!- e un piccolo sorrisino comparve sul suo volto mentre aspettava la reazione di Ashuros che non tardò ad arrivare...anche se era leggermente diversa da quanto sperato.

-Idiota, se ti ha mandato lei a cercarmi significa che sa diverse cose su di me. Mi stupisce invece che abbia mandato una nanetta priva di educazione che non sa neanche viaggiare senza uno stupido cellulare.- disse il ragazzo scoccandole uno sguardo divertito.

Mitsuki non poté fare a meno di mordersi la lingua “Colpita e affondata...” pensò la giovane prima di esplodere con un violento -IO NON SONO UNA NANETTA!!!-

-Ok ok come vuoi tu...nanetta.- disse Ashuros ridendosela sotto i baffi nel vedere l’espressione inferocita della shinigami. Nell’Hueco Mundo non c’era niente di divertente e quella ragazza non era affatto male come passatempo...sorvolando sul suo scarso controllo del volume della voce.

-GIURO CHE TI AMMAZZO STUPIDO ARRANCAR!!!-

Appunto...

Dopo circa un’ora di camminata, arrivarono alla collina da dove avrebbero potuto raggiungere la Soul Society. Mitsuki era talmente contenta di avercela fatta che si butto, stavolta volontariamente, a terra e urlò felice -Finalmente posso andarmene da qui!!!- ma un commento acido di un certo arrancar spense subito quella nota gioiosa -Patetica...-

-Grrradirei un po’ di silenzio se non ti dispiace. Devo concentrarmi per attivare il Senkaimon.- disse Mitsuki esibendo un sorriso fintissimo, per poi posizionarsi in cima alla duna e distendere le mani verso il cielo.

Passarono diversi secondi senza che nessuno dei due si muovesse e un leggero venticello iniziò a soffiare dando al tutto un’aria deprimente.

“Sono nei guai...” pensò Mitsuki deglutendo “Vecchia Yachiru non mi avete detto come si attiva il portale al rovescio!!!”

-Di la verità...non sai come tornare indietro non è vero? Oppure siamo nel posto sbagliato?- chiese Ashuros incrociando le braccia al petto.

La shinigami iniziò a sudare freddo. Aveva azzeccato due ipotesi su due! Non poteva dirgli la verità, che figura ci avrebbe fatto?

-Ehm...no no sta tranquillo è una questione di pochi minuti eh eh eh...- mentì Mitsuki senza voltarsi. Se Ashuros l’avesse vista in faccia avrebbe capito subito che stesse mentendo.

-Menti.- disse infatti schietto Ashuros

-Come puoi esserne così sicuro eh?!?- gli urlò contro Mitsuki abbandonando la sua posizione

-Ti conosco da appena un’ora ma ho già capito il tuo carattere e di sicuro, se fossi sincera, non mi avresti risposto: “no no sta tranquillo” ma mi avresti detto una cosa del tipo “Stupido arrancar non mettermi fretta!”- spiegò l’arrancar fissandola.

Mitsuki iniziò ad avvicinarsi pericolosamente all’arrancar che non percepì il pericolo...o meglio, lo percepì ma solo quando il pugno a martello era a soli pochi millimetri dalla sua testa.

-Ahio!!!- disse Ashuros massaggiandosi la testa.

-Colpa tua che non sai mai quando chiudere quella boccaccia! Beh a questo punto devo chiamare per forza Yachiru...- disse Mitsuki estraendo il suo fidato cellulare.

-Perché cazzo non lo hai fatto subito?- chiese Ashuros fissandola indemoniato

-Non rompere, volevo provare a farcela da sola!- disse Mitsuki dandogli le spalle “La verità è che mi ero scordata del cellulare ma è meglio non dirglielo...”

La giovane shinigami riuscì a mettersi in contatto con il comandante generale e, in men che non si dica, furono davanti alla anziana signora nel centro della Soul Society.

-Così è questa la Soul Society.- disse Ashuros guardandosi attorno.

-Benvenuto Ashuros Bleeder. Sono contenta che tu sia venuto.- disse Yachiru sorridendo al ragazzo che non ricambiò, beccandosi di conseguenza una gomitata da parte di Mitsuki

-Off!!! Maledetta nanetta!- disse Ashuros piegandosi in due

-Oh oh vedo che voi due andate d’accordo, mi ricordate me e Ikkaku ai vecchi tempi!- disse Yachiru sorridendo di nuovo -Ma basta perdere tempo, su venite. C’è tanto da spiegare!- e si voltò dirigendosi verso il quartier generale con i due giovani subito dietro di lei

-Ah proposito Ashuros, come lo vuoi il cellulare?- chiese Yachiru

-Voi e le vostre diavolerie elettroniche...- disse Ashuros facendo ridere Yachiru e sorridere, malignamente, Mitsuki.

***

 

 

 

Ashuros rimase fermo qualche secondo ad assaporare la frescura dell’Hueco Mundo. Era rimasto solo per poco tempo alla Soul Society ma quel posto aveva qualcosa di diverso nell’aria, come se mancasse qualcosa.

“Ah casa dolce casa.” pensò l’arrancar prima di iniziare a camminare, apparentemente senza meta.

Dopo qualche minuto mise la mano destra nella tasca della giacca e ne tirò fuori un cellulare rosso con lo schermo touch. Si rigirò il piccolo oggetto tra le mani. Se una persona lo avesse visto ora si sarebbe detta che stava contemplando il suo nuovo cellulare...ma i pensieri di Ashuros erano leggermente diversi “Come diavolo si accende sto affare?”

Finalmente, dopo diversi minuti, trovò il pulsante per l’accensione e, dopo un piccolo messaggio di benvenuto, apparve un avviso: -ATTUALMENTE E’ STATA IMPOSTATA UNA SUONERIA PERSONALIZZATA. GRADISCE ASCOLTARLA?- e sullo schermo apparvero due cerchi, uno verde e uno rosso.

Ashuros fissò per qualche secondo lo schermo poi premette il cerchio verde e quel gesto segnò la fine del suo cellulare. Dopo circa tre secondi di silenzio partì una registrazione impostata sul loop (ciclo infinito) che ripeteva: -STUPIDO ARRANCAR! STUPIDO ARRANCAR! STUPIDO ARRANCAR!-

Il ragazzo riconobbe subito la voce di Mitsuki e una vena iniziò a pulsargli forte sulla fronte mentre quella voce così fastidiosa continuava a farsi sentire. Un umano o uno shinigami, abituati a quel genere di cose, avrebbero spento il cellulare o cancellato la suoneria, ma Ashuros era un arrancar e preferiva la vecchia maniera. Piano piano assunse la posizione di un giocatore di baseball e scagliò con tutta la sua forza il cellulare che, solo per qualche secondo, divenne la prima stella nel cielo dell’Hueco Mundo.

“Quella nanetta me la pagherà cara. Non crederà di essere l’unica ad aver pensato ad uno scherzetto…” pensò ghignando per poi guardarsi attorno “Uhm...devo essere nella zona nord. Percepisco distintamente due arrancar e...” deglutì non appena ebbe capito chi era il secondo arrancar “Maledizione...perchè proprio lei? Bah restando qui non risolverò niente. Meglio iniziare dal quello più socievole.” e iniziò a camminare verso alcune rocce poco lontane.

Le raggiunse in poco più di mezz’ora e, ad attenderlo, trovò una scena alquanto strana. Lui era in una posizione sopraelevata e riuscì ad identificare subito l’arrancar. Era parecchio alto e quello che saltava subito all’occhio era la sua pelle, anzi, più che pelle era più corretto definirlo esoscheletro visto che sembrava la corazza di alcuni scarabei ed era completamente blu. L’arrancar indossava una bandana bianca ai lati e nera al centro, una giacca con le maniche larghe, un paio di pantaloni bianchi e una fascia nera come cintura mentre ai piedi non aveva niente, per cui si potevano benissimo vedere le tre grosse dita arrotondate ricoperte, anch’esse, dalla corazza che però era grigia.

Davanti a lui vi erano tre hollow dalla forma di gorilla con i piedi palmati e una coda da scorpione. Quello centrale, che sembrava il capo, disse -Ehi brutto scarafaggio spostati! Dobbiamo andare ad eliminare il tuo capo!-

L’arrancar non disse nulla e negò una sola volta con la testa, facendo incavolare i tre hollow

-Vorrà dire che elimineremo prima te!- urlarono in coro i tre hollow scagliandosi su di lui e iniziando a tempestarlo di pugni ma lui non reagì a nessuno di quei colpi, restando completamente immobile.

Ashuros osservò la scena divertito pensando “Stun Donder, soprannominato Thunder. Attualmente è l’arrancar con l’attacco e la difesa più forte di tutto l’Hueco Mundo. In un confronto di forza fisica potrebbe sconfiggere pure me senza troppi problemi. E’ perfetto.” dopodichè con un salto si portò alle spalle di Stun e disse -Yo Stun, è da un po’ che non ci vediamo.-

Stun ebbe un sussulto e si girò subito verso Ashuros, continuando ad ignorare i colpi dei tre hollow che, non appena videro Ashuros, si allontanarono di diversi metri.

-Fratello eccolo!- disse il secondo egli hollow

-Sì lo vedo. Finalmente potremo ucciderlo!- disse il primo facendo un passo verso i due arrancar ma non appena ebbe mosso il piede, avvertì una fortissima aura omicida provenire da Stun che lo fissava con gli occhi ridotti a due fessure.

-C...cos’è questa sensazione?- disse il terzo degli hollow iniziando ad indietreggiare

-Avete tre secondi per andarvene...- disse Ashuros -...dopodichè, se sarete ancora qui, Stun non esiterà ad eliminarvi.-

-Non prenderci in giro!- urlò il primo e, un secondo dopo, venne disintegrato da un Cero sparato da Stun con la mano destra. Gli altri due hollow rimasero paralizzati dal terrore e, proprio come successo al fratello, vennero spazzati via da un Cero.

Ashuros fischiò soddisfatto del operato di Stun che tornò subito a concentrarsi su di lui. Gli occhi di Stun erano uguali a quelli di un hollow, pupilla gialla su sfondo nero ma d'altronde lui era stato uno dei primi esperimenti di Aizen perciò non aveva lo stesso aspetto degli altri arrancar.

-Stun che ne diresti di venire con me e combattere contro gli umani?- chiese Ashuros

Stun lo fissò in silenzio dopodichè annuì.

-Ottimo! Bene, dirigiamoci verso il secondo arrancar nelle vicinanze.- disse Ashuros seguito a ruota da Stun che attirando l’attenzione dell’albino, alzò l’indice della mano destra e indicò Ashuros, dopodichè alzò il medio e indicò se stesso, infine alzò l’anulare e fissò Ashuros con sguardo interrogativo.

-Mi stai chiedendo chi è il terzo arrancar?- chiese Ashuros e Stun annuì. Era di poche parole il ragazzo...

-Beh ti basti sapere che se c’è da ammazzare qualcuno...lei è la più indicata...- disse Ashuros e Stun capì al volo a chi sti stava riferendo -Spero solo che alla vecchia Yachiru non venga un colpo nel vedere una ragazza con lo stesso carattere di Zaraki Kempachi...- aggiunse poi il ragazzo prima di rimettersi in marcia.

 

***

 

 

Era da circa un’ora che Ashuros e Stun camminavano in mezzo alle dune e, finalmente, riuscirono a percepire chiaramente il reiatsu del loro obbiettivo.

 

“Bene...è vicina, meglio prepararsi ad ogni evenienza.” pensò Ashuros quando si sentì una forte esplosione e una grossa cortina di fumo comparve a una ventina di metri davanti a loro. Stun si mise subito davanti ad Ashuros pronto ad affrontare qualunque aggressore.

 

Dopo pochi secondi cadde davanti ai due, ciò che restava di un hollow seguito da una risata femminile che sembrava quella di una psicopatica...il che si avvicinava parecchio alla realtà.

 

Ashuros fissò il corpo dell’hollow mentre scompariva e, nel frattempo, una figura umanoide usciva dalla cortina di fumo, dirigendosi verso di loro. Si trattava di una ragazza estremamente bella. Non era altissima ma aveva delle forme generose e i lineamenti sembravano quasi quelli di una bambina. Le due grandi pozze azzurre oltremarina, leggermente allungate, si sposavano alla perfezione con la carnagione leggermente abbronzata e i suoi capelli color rame, lunghi fino a metà spalle, raccolti in luminosi boccoli erano perfetti. Indossava una giacca bianca dai bordi azzurri aperta sul davanti che permetteva di vedere la fascia bianca che le copriva il seno, dei cortissimi pantaloni bianchi e degli stivali alti dello stesso colore. Appesa al collo aveva un cristallo semi trasparente, mentre alla cintura azzurra, era attaccata un’ocarina di cristallo.

 

Ashuros non potè evitare di arrossire leggermente. Oltre al fatto di essere molto carina, i capelli biondi le davano un vantaggio notevole visto che a lui ricordavano quelli di sua madre Halibel.

 

La giovane si fermò a pochi metri di distanza e gli sorrise ma non era un sorriso normale...era sadico oltre ogni limite.

 

-Unborn e Thunder!- disse la ragazza

 

-Yuuko Hariken. Desolato di aver interrotto il tuo divertimento, ma devo parlarti.- disse Ashuros

 

-Spero per te che sia una buona ragione, altrimenti romperò quel bel faccino che ti ritrovi!- disse Yuuko fissandolo con sguardo assassino e sorriso sadico. Istintivamente, Stun si mise davanti ad Ashuros, mentre l’albino pensava “Scommetto che lei e la tappetta andranno parecchio d’accordo.”

 

-Allora?- chiese Yuuko fissando male Stun che ricambiava lo sguardo.

 

-Uhm...come potrei metterla in modo che ti attiri...vediamo...- iniziò Ashuros grattandosi la testa -....ah lo so! Ti andrebbe di partecipare ad una guerra contro gli umani? Potrai uccidere tante persone e se, per qualche motivo, dovessimo andare sulla terra potresti farci un po’ di soldi.- se c’erano due cose che sapeva su quella ragazza erano che adorava uccidere e fare soldi.

 

Come previsto negli occhi della ragazza si accese una luce, una luce sinistra, ma pur sempre una luce -Interessante...però a determinate condizioni!- disse la ragazza con sguardo serio.

 

-Quali?- chiese Ashuros che era già convinto di averla arruolata.

 

-Prima di tutto io non prendo ordini come una cameriera perciò se non voglio fare niente, non faccio niente! Secondo: almeno un pasto al giorno deve essere a base di carne. Terzo: non voglio essere fermata se devo uccidere qualcuno. Quarto: non voglio vedere neanche l’ombra di un coniglio!- elencò Yuuko e sul quarto punto ebbe un leggero brivido lungo la schiena

 

-Non credo ci saranno problemi.- disse Ashuros facendo spallucce -Su andiamo.- e iniziarono a camminare

 

Dopo circa un’ora passata nel più totale silenzio, cosa che a nessuno sembrava dispiacere, si iniziò a sentire una vocina provenire dall’alto. I tre alzarono lo sguardo e Ashuros, solo all’ultimo riuscì a prendere il cellulare rosso che aveva lanciato poche ore prima e il maledetto messaggio continuava a ripetersi senza esitazione.

 

-Cos’è?- chiese Yuuko

 

-Il cellulare che mi hanno dato gli shinigami.- spiegò Ashuros cercando di spegnerlo ma in una frazione di secondo gli scomparve dalle mani, finendo in quelle di Yuuko che lo fissava interessata -Deve valere parecchi soldi.-

 

-Appena arriveremo alla Soul Society te ne daranno uno.- spiegò Ashuros e vedendo gli sguardi interrogativi di Stun e Yuuko, aggiunse -Siamo alleati con gli shinigami in questa guerra.-

 

Stun lo fissò preoccupato mentre sul viso di Yuuko apparve un sorriso particolarmente sadico

 

-Non possiamo ucciderli.- si affrettò a spiegare Ashuros e sia Stun che Yuuko si dispiacquero di ciò.

 

Dopo qualche secondo, Yuuko spense la suoneria per poi cancellarla con enorme soddisfazione di Ashuros che, dopo aver ripreso il cellulare aprì una cartella chiamata “Mappa Senkaimon” che mostrava la posizione dei portali per tornare nella Soul Society. Un sorriso particolarmente bastardo prese forma sulle labbra del ragazzo che pensò “Voglio proprio veder come te la cavi ora senza le tue preziose mappe, tappetta!” e ripresero a camminare verso il portale più vicino.

 

                                                                                     * * *

 

-Quello stupido Arrancar “non ci riuscirai” Ma crepa!- borbottò per l’ennesima volta Yuki imitando in falsetto l’arrancar mentre correva tenendo come al solito il naso incollato allo schermo del suo tesoro: mai e poi mai l’avrebbe data vinta ad Ashuros e l’avrebbe chiamato per farsi venire a salvare. Di tanto in tanto alzava il viso per guardare di non andare a sbattere contro nessuno, anche se c’erano scarse possibilità che accadesse, dato che stava correndo sui tetti malconci delle case del Rukungai. La maggior parte dei puntini blu che segnalavano uno Shinigami erano in quella zona, dalla gigantesca estensione, e il suo obbiettivo in quel momento era una coppia di puntini ormai a qualche decina di minuti da lei.

 

Quando finalmente il suo puntino raggiunse quelli dei suoi obbiettivi e Mitsuki staccò gli occhi dal cellulare, si ritrovò davanti ad una scena che aveva vissuto più di mille volte in passato, solo che stavolta non era lei al centro della crocchia di bulli strafottenti.

Due ragazzine con un grande reiatsu, che sarebbero potute sembrare sorelle, dati i lunghi capelli lisci castani e i grandi occhi verdi, vestite con i tipici abiti cenciosi di chi si deve arrangiare per sopravvivere, stavano fronteggiando senza paura un gruppo di delinquenti con chiare intenzioni verso di loro.

In qualsiasi altro caso sarebbe intervenuta, ma rimase colpita dalle espressione delle ragazze: la prima, alta e dal seno prosperoso, aveva un sorriso sadico in volto mentre negli occhi le ardeva il fuoco dell’ira, e la seconda, più bassa e meno prosperosa, allegramente si scrocchiava le nocche delle mani.

Divertita Mitsuki stava per decidere di osservare come si sarebbero messe le cose, quando un bagliore improvviso dietro la schiena dell’uomo che capeggiava la banda la fece scattare.

-Dannazione!-

 

 

Ryoko guardò il gruppo di ragazzi che aveva fermato lei e Meiko, per “portarle a fare un giro in cambio di un pedaggio” e già pregustava una bella scazzottata; sempre che le fosse rimasto qualcuno da colpire: il lato sadico di Meiko stava prendendo il sopravvento su di lei e presto avrebbe commesso una carneficina. Non era certo la prima volta che si trovavano in quella situazione da quando…beh, da quando erano morte e si erano risvegliate lì. Era stato difficile all’inizio ma ora si erano ambientate, al momento erano in viaggio per trovare…uno scopo? Qualcosa da fare? Non era loro ancora ben chiaro, ma finché erano insieme era già un passo avanti.

 

Meiko sorrise, desiderosa di prendere a pugni la faccia butterata di quel tizio che aveva velatamente insultato la sua Ryo. La cosa peggiore che potesse fare.

Stava già per scattare, quando un mortifero luccichio le fece sgranare gli occhi e di scatto porto le braccia a coprirsi il viso.

E il coltello probabilmente l’avrebbe colpita se uno strano puffo dai capelli mossi e strani non si fosse interposto e l’avesse respinto con una lunga katana dalla lama azzurro ghiaccio e l’elsa nera con un fiocco azzurro.

 

La divisa nera, la katana, la velocità…era una Shinigami!

 

Mitsuki ripose nel fodero la sua zampaktou, ce l’aveva fatta per un pelo.

-Guardate! Una piccola Shinigami! Ti sei persa ragazzina?! Vuoi giocare con noi anche tu?!- chiese viscidamente il capo della banda, nonché lo stesso tizio che aveva lanciato il coltello, osservando il seno prosperoso della ragazza e leccandosi le labbra.

Mitsuki alzò la testa e i suoi occhi incontrarono quelli del maniaco, che fece un passo indietro.

-Cos’hai da guardare così ragazzina?! Vuoi prenderle!?- urlò con gli occhi iniettati di sangue, spaventato.

-C-capo…- mormorò uno dei suoi, tarchiatello e tremante, tirando l’aspirante suicida per un braccio.

-Sta zitto tu!- gli berciò contro l’altro.

-Finalmente posso sfogarmi- mormorò Mitsuki con un sorriso tra il sadico e il folle scrocchiandosi le nocche, -Lo sapete?!- chiese mentre un’aura nera la circondava –Voi siete le persone che detesto di più. Maniaci, vigliacchi, che attaccano in gruppo e armati delle ragazze. Mi fate schifo.- terminò perdendo il sorriso e inclinando la testa di lato.

-C-capo…q-quella è…la n-nuova shinigami…d-di cui parlano tutti…-

-Potrebbe essere il capo del Gotei 13 e non me ne potrebbe fregare di meno!- urlò nuovamente l’uomo mentre i suoi scagnozzi, in un barlume d’intelligenza, indietreggiavano.

Poi scattò contro la ragazza.

Mitsuki neanche si mosse; con un pugno in faccia lo scagliò cinque metri più in là, svenuto.

-Ora mi sento meglio…è da quando ho incontrato quello stupido Arrancar che volevo sfogarmi...- mormorò pulendosi le nocche dal sangue uscito dal naso dell’uomo.

Stava già per girarsi quando si accorse del resto della banda, immobile a fissarla.

-Mmh?! Siete ancora qui?!- chiese da sopra una spalla con voce fredda e atona, lanciandogli uno sguardo che portava scritto “Volete morire?!”

-…è lei…- mormorò il cicciottello facendosi piccolo.

-Sparite! - una parola, sibilata, ma per un attimo dietro di lei sembrò apparire una gigantessa tigre bianca con gli occhi rossi che ruggì feroce contro i malcapitati.

-La Tigre delle Nevi! - urlò con voce stridula il tizio mentre tutti se la davano a gambe terrorizzati.

Mitsuki li guardò schifata, prima di ricordarsi il motivo per cui era lì e girarsi verso le due ragazze, che la guardavano a bocca aperta.

-Sei una shinigami! - urlò quella più bassina, saltandole incontro –Io sono Ryoko Hoshika, ma puoi chiamarmi Ryo! Mentre lei è Meiko Shirai! - disse indicando l’altra ragazza che le sorrise incrociando le braccia al petto.

-Grazie per l’aiuto, ma ce la saremmo cavata lo stesso.- spiegò orgogliosa.

-Ne sono sicura.- rispose Mitsuki accennando un sorriso, non era abituata ad essere trattata con gentilezza.

Meiko annuì, soddisfatta.

-Io sono…- Mitsuki stava per ripetere la presentazione formale che le avevano insegnato, quando si ricordò della faccia di Ashuros mentre le chiedeva scioccato “Ma come parli!?” e le parole le morirono in gola. Ebbe un attimo di panico, chiedendosi cosa avrebbe dovuto dire, ma infine cercò di essere il più naturale possibile imitando ciò che aveva detto Ryoko.

-Io…io sono Mitsuki Hitsugaya, ma per favore chiamatemi Yuki! Sono qui perché voglio proporvi di entrare con me all’Accademia Shinigami & Hollow, per prepararci ad una guerra.- solo quando ebbe finito di parlare si rese conto che forse avrebbe dovuto dirlo con più tatto.

-Diventeremo Shinigami?!- chiese estasiata Ryoko prima di gettarle le braccia al collo –Certo che veniamo Yuki! Vero, Meiko?!-

La ragazza annuì sorridente mentre Mitsuki ricambiava goffamente l’abbraccio, imbarazzata.

-Avete capito che ci prepareranno per combattere una guerra contro gli umani che vogliono uccidere tutti gli Shinigami, alleandoci inoltre contro gli Arrancar?- chiese perplessa da tutto quell’entusiasmo.

-Sì- rispose sorridendo Meiko – Ma è meglio che stare qui a far niente e a lottare per la sopravvivenza- spiegò alzando le spalle.

-O-okay…benvenute allora!- disse mostrando il primo sorriso sincero e guardandole con entusiasmo –io devo ancora cercare gli altri ragazzi, voi siete state le prime, ma voi dovete tornare subito all’Accademia! Vi porto al Senkaimon…- spiegò contenta e stava già per cercare la mappa per tornare al portale quando si accorse che proprio a pochi minuti da lei, nella foresta, l’aspettava un altro puntino rosso.

-Cavolo è proprio qui…- mormorò indecisa.

-Cosa? - chiese Ryoko curiosa.

-Un altro ragazzo d arruolare…vi dispiace se prima andiamo da lui e poi vi porto al Senkaimon? -

-Non c’è nessun problema! - risposero in coro le due ragazze, prima di incamminarsi dietro ad una Mitsuki riconoscente tra gli alberi.

 

“Dannazione!” pensò Mitsuki disperata.

-Ehm…Yuki? Stai bene?- chiese preoccupata Meiko vedendo la ragazzina a terra per la quinta volta in cinque minuti.

La povera shinigami si era completamente dimenticata che non poteva usare lo shumpo, visto che le due ragazze non erano ancora in grado, e così si era ritrovata ad assaggiare la terra umida più e più volte. Non si era mai sentita tanto in imbarazzo.

Ma finalmente erano arrivate! Ansiosa di trovare il suo prossimo obbiettivo, entrò in una piccola radura insieme alle altre due e tutte e tre spalancarono gli occhi.

Al centro stava sdraiato nell’erba il più bel ragazzo che avessero mai visto: i capelli color dell’oro, leggermente mossi, gli sfioravano con delicatezza le spalle, i lineamenti fini sembravano esser stati dipinti da un pittore d’incredibile maestria e i grandi e profondi occhi smeraldo ammiravano genuinamente felici il cielo azzurro.

Come percependo la presenza delle ragazze si tirò a sedere e rivolse loro un sorriso gentile e bello da mozzare il fiato.

-Vi siete perse?- chiese con dolcezza alzandosi e andando verso di loro.

Solo in quel momento Mitsuki si accorse che il ragazzo vestiva una divisa da shinigami, con una sciarpa al collo verde, dello stesso colore della cintura, che però lasciava intravedere una collana con il ciondolo a forma di foglia spezzata; si ricordò di come Yachiru le avesse spiegato che uno dei suoi obbiettivi era uno shinigami alla ricerca della sorella scomparsa.

-N-no…non ci siamo perse...- mormorò in imbarazzo: negli occhi del ragazzo non c’era malizia, paura o disgusto, solo sincera preoccupazione; e questo la confondeva. Era più facile diffidare, odiare o combattere che fidarsi, amare e trattare con i ragazzi per lei.

-Siamo qui per arruolarti! - spiegò sorridendo Ryoko facendosi in avanti e presentando le ragazze.

Meiko lo guardava con gli occhi spalancati, incapace di proferire parola.

-Oh…mi dispiace ma non posso aiutarvi…sto cercando la mia Hime!- spiegò con dolcezza dopo che gli ebbero spiegato la situazione, mentre alla parola “Hime” gli si accendeva una luce adorante negli occhi.

-S-se vieni con noi…potresti ritrovarla…- tentò di convincerlo Mitsuki –si sta per scatenare una guerra…e tua sorella potrebbe esserne una vittima se non li fermiamo- disse con sicurezza.

Lo sguardo del ragazzo si fece improvvisamente serio.

-Allora verrò con voi e fermerò questa guerra. Sono Hiroyuki Hariken, chiamatemi Hiro- disse porgendo una mano Mitsuki, che l’accettò arrossendo, per poi fare lo stesso con le altre. Quando fu il turno di Meiko, i suoi occhi presero l’inquietante forma di un cuoricino.

-S-sarà un piacere averti con noi Hiro-sama- mormorò persa in chissà che fantasie.

Ryoko si batté una mano sulla fronte, mormorando un disperato “Oh no…non di nuovo…”

Ma Mitsuki era troppo concentrata sul suo cellulare per accorgersene: ancora pochi minuti e avrebbe dimostrato a quello stupido Arrancar di essere più che in grado di cavarsela da sola!

Con soddisfazione sfogliò la varie cartelle fino a giungere a quella con scritto “Mappa Senkaimon”, la quale conteneva delle mappe particolari che le indicavano dove sarebbe apparso il portale, così che le sarebbe stato impossibile perdersi, che aveva fatto aggiungere il giorno prima dopo la figuraccia epocale con Ashuros.

L’aprì e…non trovò niente.

“Cosa?!” pensò angosciata, prima di iniziare ad aprire tutte le cartelle possibile ed inimmaginabili.

Niente.

Com’era possibile?!? Era sicura che il giorno prima ci fossero! Non potevano essere sparite da sole e…

 

-Oi principessa! Dammi un attimo il tuo coso! Voglio vedere come funziona.- le chiese, o ordinò, irritato Ashuros guardando il suo cellulare rosso con disgusto.

Mitsuki lo guardò diffidente, stringendo al petto il cellulare, ma poi si ricordò della faccia che aveva fatto l’Arrancar quando glielo avevano consegnato e, mossa a pietà, glielo tese.

-Sta attento e…-

-Yuki! Vieni un attimo qui!- Mitsuki corse da Yachiru e discusse con lei alcuni dettagli sugli obbiettivi per una decina di minuti.

Quando tornò Ashuros le porse il cellulare.

-Grazie- le disse con un sorrisino. E lei non ci aveva badato, non aveva pensato che fosse strano che Ashuros l’avesse ringraziata, sorridendo.

 

Le mani di Mitsuki presero a tremare.

Con ansia crescente andò a cercare i numeri nella rubrica nella speranza di trovare quello della vecchia Yachiru o altri shinigami, ma ce ne era solo uno: “L’Arrancar più forte, Ashuros Bleeder”

-Yuki...va tutto bene?- chiese preoccupato Hiro posandole una mano sulla spalla.

Lei si girò di scatto, guardandolo con aria assassina.

-Io…io lo uccido…- gli disse con espressione folle prima di urlare al cielo tutta la sua rabbia.

-AAAAAAAAAAAAAASHUROOOOOOOOOOOOOOOOOOSSS!!!!-

 

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Capitolo 3
*** Mire scadenti e colpi alla cieca ***


SL: Yo minna! Eccoci con un nuovo capitolo!

AH: Chaos come va?

SL: Aaaah!!! Tu non eri morto?!? * brandisce una zampaktou formato gundam *

AH: Yep, ma essendo noi nel mondo di Bleach mi posso reincarnare come arrancar * si passa la mano nel buco al centro del torace * ora posso fare anche questo

SL: Uhm...non è che sei qua per rubarmi l’anima vero?

AH: Chi? Io? Non sia mai! * sottovoce * La tua anima andrebbe di traverso a chiunque...

SL: Hai detto qualcosa?

AH: Ho solo detto “Speriamo che questo capitolo vi piaccia e vi auguriamo buona lettura!”

SL: Non me la conti giusta...vieni un po’ qui... * si avvicina ad andry *

AH: * indietreggia * ehi ehi...ferma! Stai infrangendo i miei diritti di arrancar! * scappa *

SL: Intanto che recupero quello pseudo hollow, voi godetevi il capitolo! Buona lettura! * insegue andry *

Mire scadenti e colpi alla cieca

 

 

 

-…prima lo pesterò con le mani fino a fargli implorare pietà in ginocchio…poi gli farò assaggiare la lama della mia zampaktou…poi lo scuoierò lentamente assaporando ogni singolo urlo di dolore…lo cospargerò di sale e lo guarderò bruciare e sciogliersi agonizzante come una lurida e schifosa lumaca….oh…sì…-

 

-M-Meiko…comincia a farmi paura…- mormorò una ragazza dai lunghi capelli castani legati ai lati in piccoli codini, sgranando gli occhi e strattonando per una manica l’amica, anche lei mora e dagli occhi verdi.

 

-Non pensavo l’avrei mai detto ma sono d’accordo…- assentì l’altra, che se da una parta ammirava il lato sadico della shinigami, dall’altro cominciava ad esserne inquietata.

 

-Non preoccupatevi, sono sicuro che si calmerà…forse.- mormorò dubbioso un angelo biondo che per chissà quale motivo vestiva come uno shinigami.

 

L’oggetto delle discussioni dei tre era una shinigami. Per la precisione si trattava di Mitsuki Hitsugaya, che avanzava davanti a loro con gli occhi bicolore iniettati di sangue e in cui brillava la fiamma della follia, ridendo come una psicopatica ogni volta che trovava un nuovo e doloroso metodo di tortura da utilizzare contro la causa di tutte le sue sventure, passate, presenti e future: Ashuros Bleeder, chiamato Unborn.

 

Perché non l’avrebbe passata liscia. Oh no…avrebbe scoperto sulla sua pelle perché la chiamavano la Tigre delle Nevi…avrebbe assaporato la sua ira e rimpianto di averla incontrata e umiliata!

 

-Ehm…Yuki…lo so che al momento stai pensando ad altro ma, potresti trovare un modo per arrivare al portale.- chiese Ryoko prima che Meiko, allarmata le tirasse una gomitata. 

 

Con lentezza esasperante la ragazza si voltò e le guardò allucinata, mentre i capelli sfumati dal color del ghiaccio a blu elettrico le volteggiavano attorno come vivi.

 

-Non lo so….NON LO SOOOO! IO NON MI SO ORIENTARE NEMMENO A CASA MIA!!! MA PREFERISCO LA MORTE PIUTTOSTO CHE CHIAMARE QUELLA LURIDA LUMACA!!!- ruggì al cielo, battendo un piede a terra tanto forte da creparla.

 

I tre ragazzi che la accompagnavano la guardarono terrorizzati.

 

-Dovresti calmarti tappetta, se continui così il tuo cuore non reggerà e le orecchie dei passanti nemmeno.- disse sarcastica una voce, mentre una mano si appoggiava sulla spalla della shinigami.

 

Un secondo e con furia assassina la ragazza aveva già estratto la zampaktou dalla lama azzurrina dal fodero nero sulla schiena e l’aveva puntata alla gola del ragazzo dietro di lei.

 

L’espressione di pura furia omicida si trasformò in una di sorpresa inaspettata.

 

Il giovane dai neri capelli scompigliati e gli occhi verdi sotto gli occhiali, aveva già interposto tra la sua pelle e la zampaktou di Mitsuki una corta spada, chiamata dagli antichi romani ‘gladio’.

 

-Avresti potuto fare di meglio, la rabbia è cattiva consigliera.- osservò con tono saccente, prima di rinfoderare l’arma nel fodero appeso alla vita, seguito da Mitsuki, palesemente irritata, che intanto squadrava diffidente la divisa da shinigami che indossava il ragazzo, a cui aveva aggiunto un’armatura leggera che proteggeva tutto il braccio destro, compresi la mano e l’esterno dell’avambraccio

 

-E tu dovresti evitare di impicciarti.- sibilò lei fredda.

 

-Ma da quando tra gli Shinigami prendono bambinette capricciose?- chiese lui di rimando, sarcastico.

 

-E da quando idioti strafottenti?!- ribatte ergendosi in tutta la sua bassezza e facendo un passo avanti: era arrivato nel momento sbagliato. Voleva litigare?! Che non andasse a piangere da Yachiru una volta che lei gli avesse rotto il naso!

 

L’altro rimase un attimo in silenzio, ignorando completamente la palese intenzione di ucciderlo della ragazza e scrutandola da capo a piedi.

 

-Ah…ho capito chi sei! La famigerata ‘Tigre delle Nevi…’ avevo sentito parlare di un tale fenomeno da baraccone ma tutto mi aspettavo meno che una ragazzina con problemi di psicopatia.- disse fingendo esageratamente sorpresa e sorridendo acidamente.

 

Mitsuki sgranò gli occhi, stupita dall’idiozia dell’aspirante kamikaze, e l’avrebbe sbranato se Hiroyuki non si fosse messo in mezzo, poggiando una mano sul petto del ragazzo e una sulla testa della ragazza, che veloce si scostò.

 

-Ehi, ehi…basta così! Non c’è bisogno di litigare!- intervenne sorridendo il biondo mentre le ragazze si premuravano di trattenere a forza la shinigami dal staccare a morsi la testa del nuovo arrivato.

 

-Tu sei?- chiese l’altro analizzandolo nel dettaglio, senza particolare ostilità.

 

-Hiroyuki Hariken, shinigami, loro sono Mitsuki Hitsugaya, Meiko Shirai e Ryoko Hoshika; e tutti noi ci stiamo dirigendo al portale per il Gotei 13 perché siamo stati convocati dal Capitano Supremo Yachiru a entrare all’Accademia Shinigami & Hollow, ma ci siamo persi e…-

 

-NO!- l’urlo disperato di Mitsuki interruppe la spiegazione dettagliata di Hiroyuki, attirando l’attenzione su di sé.

 

La ragazza stava guardando spiritata la mappa e dopo, averla girata e rigirata più volte, sospirò rassegnata.

 

-Tizio, devi venire con noi. E spero che tu conosca la strada perché altrimenti siamo fregati.- Spiegò a metà tra l’esasperato e il disperato, parlando con il nuovo shinigami e ragionando che almeno avrebbe potuto risparmiarsi l’estrema umiliazione di chiamare quella schifosa lumaca per farsi venire a recuperare.

 

-Sono Kei Sveten e so la strada, per vostra immensa fortuna.- disse scompigliandosi i capelli, senza la particolare acidità che aveva usato fino ad ora e le ragazze notarono che quando stava zitto, era anche carino: il viso attraente e il fisico magro ma allenato non passavano di certo inosservati.

 

-Grazie al cielo!- esclamò Meiko d’istinto, prima di accorgersi che Mitsuki, punta sul vivo e dispiaciuta, si era accucciata a terra depressa mentre Ryoko la consolava.

 

-N-non fare così Yuki...ora va tutto bene, Kei ci accompagnerà...e poi non è stata colpa tua…- iniziò a dire la ragazza e a quelle parole la shinigami si rialzò di scatto, di nuovo animata da quella furia assassina.

 

-Certo che non è colpa mia! Kei, guidaci! Ho una faccenda da sistemare!- ringhiò prima di raggiungerli e sorpassarli a passo di marcia.

 

Kei lanciò uno sguardo perplesso a Hiroyuki che alzò le spalle e sorrise rassegnato; poi superò la piccoletta e si diresse al portale.

 

* * *

 

Un’ora. Ci era voluta un’ora per arrivare in prossimità del portale e, man mano che si avvicinavano, l’espressione di Mitsuki era pian piano cambiata: da una semplice espressione arrabbiata era passata ad un sorrisetto ed infine ad un sorriso sadico che metteva ben in vista i canini con le pupille ridotte a due minuscoli puntini.

 

Kei aveva più volte scoccato delle frecciatine alla shinigami alludendo al suo equilibrio inesistente o alla sua bassezza ma sembrava che Mitsuki fosse diventata sorda all’improvviso. Non sentiva nessuna voce a parte quella piccola vocina nella sua testa che le stava ripetendo passo dopo passo il suo piano di tortura destinato ad un certo Arrancar...

 

Quando furono davanti al portale, Meiko e Ryoko erano felici come delle pasque visto che la loro compagna era sempre più spaventosa.

 

-Ecco, siamo arrivati.- disse Kei

 

-Bene. Andiamo.- disse fredda Mitsuki fissando il portale

 

Kei alzò un sopracciglio poi attivò il portale e, in men che non si dica, furono di nuovo nel Gotei 13.

 

Le reazioni furono diverse: Meiko e Ryoko si fissavano intorno incantate essendo la loro prima volta in quel posto, Kei e Hiroyuki fissavano gli edifici senza alcuna particolare emozione dato che, ormai, li conoscevano quasi tutti a memoria e Mitsuki...beh lei stava quasi annusando l’aria come un cane...

 

-To chi si vede! La tappetta! Allora te la sai cavare anche senza mappe! Sono colpito!- disse una voce alle sue spalle che lei conosceva fin troppo bene.

 

I cinque si girarono in contemporanea e si trovarono davanti una scena alquanto...bizzarra: vicino ad un muro vi erano sei persone, tre shinigami e tre arrancar. Gli shinigami non erano nessuno di particolare, Mitsuki, Kei e Hiroyuki li avevano visti più volte, ma furono gli arrancar ad attirare l’attenzione dei nuovi arrivati...

 

I tre shinigami erano seduti ad un tavolino insieme ad una ragazza dai lunghi boccoli color rame e stavano giocando a carte. La ragazza calò le carte che aveva in mano e disse -Scala reale massima!-

 

I tre shinigami la fissarono allibiti per poi buttare sul tavolo alcune monete d’oro che furono subito prese dalla bionda -Ah ah ah certo che qui si fanno soldi facili!- i tre uomini stavano per ribattere quando notarono Mitsuki, o la sua aura omicida, e decisero di allontanarsi di corsa.

 

Finalmente anche la ragazza si accorse dei nuovi arrivati e li fissò con uno sguardo sadico che poteva benissimo competere con quello di Mitsuki -Oh finalmente siete arrivati! Ero stufa di aspettare!-

 

-Te lo avevo detto che ci sarebbe stato da aspettare.- disse un ragazzo dai capelli bianchi appoggiato al muro, vicino ad un energumeno dalla pelle blu simile ad una corazza.

 

-ASHUROOOOOOOOOOOOOOOOSSSSS!!!!!!!!!!!!!!!!- urlò a pieni polmoni Mitsuki lanciandosi addosso all’albino

 

-Mi sei mancata anche tu principessa!- disse il ragazzo ridendosela sotto i baffi

 

Ormai Mitsuki era vicinissima! Finalmente la sua vendetta si sarebbe compiuta! Almeno era quello che sarebbe dovuto succedere se un armadio alto due metri non si fosse messo in mezzo.

 

La shinigami atterrò davanti all’energumeno e, senza perdere la sua aura omicida, disse -Ehi bestione levati di mezzo! Devo uccidere quel maledetto arrancar dietro di te!- ma l’energumeno non si spostò di un millimetro, anzi, la prese per il colletto e la sollevo a più di due metri di altezza.

 

Le ci volle qualche secondo per capire in che situazione fosse finita e, non appena capì di essere più in alto del solito, iniziò a dimenarsi come una furia, cercando di graffiare la faccia del bestione ma senza successo.

 

-Vuoi il gioco duro? Ti accontento subito!!!- urlò Mitsuki portando la mano sull’elsa della spada...che era sparita...

 

Di fianco a lei, c’era la stessa ragazza che aveva vinto a carte contro gli shinigami e, in quel momento, stava osservando la sua zampaktou, rigirandosela fra le amni -Uhm...deve valere parecchio.- disse la bionda

 

-Tu! Ridammi la mia zampaktou!- disse Mitsuki indicando la sua arma per poi fissare Ashuros e ordinargli -Ashuros richiama subito i tuoi amici!-

 

-Non sono miei amici, perciò non mi obbediscono. Lasciali divertire un po’.- disse Ashuros, abbandonandola a se stessa.

 

Di colpo, di fianco all’albino comparve Kei che lo fissava serio. Ashuros rispose con lo stesso tipo di sguardo mentre Mitsuki era sia felice che arrabbiata per il suo intervento: il lato positivo era che Ashuros avrebbe ricevuto una bella lezione, quello negativo era che non sarebbe stata lei a dargliela!

 

Kei, inaspettatamente, gli tese la mano e disse -Mi chiamo Kei Sveten e sono uno shinigami. Devo dire che te la cavi bene con la tappetta.-

 

Se avesse potuto, Mitsuki sarebbe finita gambe all’aria. Altro che aiuto, quel maledetto stava solo infierendo schierandosi col nemico!

 

Ashuros gli strinse la mano e disse -Io sono Ashuros Bleeder ma puoi chiamarmi Unborn. Ho come l’impressione che anche tu la sappia gestire per bene la nanetta.-

 

-Indovinato. Pensa che senza di me starebbero ancora vagando per la foresta.- disse Kei

 

-Ah-ha! Allora non te la sei cavata da sola principessa!- disse Ashuros fissando Mitsuki che, oltre ad essere arrossita all’inverosimile, lo fissava con uno sguardo ancora più iracondo.

 

-Mi sembra giusto passare alle presentazioni: il bestione che sta gentilmente trattenendo la nanetta si chiama Stun Donder e non è di molte parole, mentre la ragazza che sta, molto probabilmente, pensando a  come rivendere la spada della principessa si chiama: Yuuko Hariken e...- iniziò Ashuros, venendo però interrotto da un urlo -COOOOOOOOSAAAAA?!?-

 

Tutti si girarono verso Hiroyuki che fissava Yuuko con occhi sgranati

 

-T...tutto bene Hiro-sama?- chiese Meiko

 

-S...sorella mia...sei proprio tu?- chiese Hiroyuki e stavolta fu il turno degli altri ad urlare -COOOOOOOOOOOOOOOOSAAAAAA?!?-

 

-H...Hiro! Tua sorella è un’arrancar?!?- chiese Ryoko ancora scioccata dalla notizia

 

-Guarda guarda chi c’è...il mio caro fratello.- disse Yuuko fissandolo con sguardo torvo

 

-Hime!!!!!!!!!!!!- urlò il ragazzo precipitandosi su di lei per poi stritolarla in un grosso abbraccio, causando uno shock a Meiko

 

-Ehi mollami subito! Ti ho detto di mollarmi!!!- urlò Yuuko cercando di sciogliersi da quella stretta assassina ma il fratello era di tutt’altro avviso e, anziché allentare la presa, strinse ancora di più.

Kei e Ashuros osservavano la scena divertiti, intenti a creare battutine adatte alla situazione quando Ryoko e Meiko gli si avvicinarono

 

-Ehm...piacere, io sono Ryoko Hoshika e lei è la mia amica Meiko Shirai.- disse la ragazza dai capelli castani con gli occhi verdi

 

Ashuros stava per parlare ma Meiko fu più veloce e, dopo averlo afferrato per il bavero della giacca ed esserselo avvicinato, gli sibilò nell’orecchio -Di subito alla tuia amichetta di lasciare Hiro-sama!-

 

Senza volerlo, l’arrancar iniziò a sudare freddo. Un conto era la nanetta con cui si faceva due risate ma questa ragazza era veramente terrificante!

 

-Ehm...come ho già detto, lei non obbedisce a nessuno quindi...!- disse Ashuros così, senza dargli il tempo di finire la frase, Meiko si diresse verso i due fratelli e, con un semplice strattone staccò Hiroyuki dalla sorella ma ci mise forse un po’ troppa forza, perché il povero shinigami venne scaraventato contro un muro, distruggendolo.

 

-Guarda cos’hai fatto a Hiro-sama! Ora ti faccio a pezzi!- disse Meiko fissando Yuuko dritta negli occhi

 

Yuuko chiuse per un attimo i suoi occhi e quando li riaprì erano carici di istinto omicida -Cosa vorresti fare scusa? Non ti ho sentito!- e, pian piano, strinse i pugni, facendo scrocchiare per bene tutte le dita. Diverse scintille scattarono dagli occhi delle due preannunciando uno scontro alquanto combattuto...

 

Mitsuki osservava preoccupata le due “Devo fare qualcosa o queste due distruggeranno il Gotei 13!” pensò la ragazza prima di urlare -Ehi voi due fatemi scendere subito!-

Ashuros e Kei si girarono verso di lei e l’albino disse -Ah già ci sei anche tu...Stun mettila giù...- e l’arrancar iniziò a calare pian piano Mitsuki ma all’ultimo Ashuros aggiunse, con un sorriso sulle labbra -...alla vecchia maniera.-

 

Ryoko, che in quel momento dava le spalle al gruppo, sentì un gridolino di appena un secondo e, quando si girò, non vide più Mitsuki notando che sia Kei sia Ashuros stavano guardando verso il cielo mentre Stun fissava le due ragazze prossime a scatenarsi.

 

-Ehm...dov’è finita Mitsuki?- chiese Ryoko

 

-Scommetto cinque monete che atterra in piedi.- disse Kei

 

-Nah, le mie cinque dicono che atterra sul fondoschiena.- disse Ashuros sorridendo

 

Ryoko sgranò di colpo gli occhi e, lentamente, alzò lo sguardo per poi sbiancare. La povera Mitsuki era stata scaraventata in aria e ora stava precipitando verso di loro urlando a pieni polmoni.

 

-Aaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhhh!!!!- urlò Ryoko iniziando a correre in tondo

 

-Dici che si ricorda di saper volare?- chiese Kei

 

-E’ più probabile che le spuntino delle ali da pipistrello verdi e fucsia...- disse Ashuros sarcastico -...andiamo a prenderla?-

 

-Meglio.- disse lo shinigami e, insieme ad Ashuros, saltarono verso Mitsuki prendendola al volo per poi atterrare dolcemente a terra.

 

Mitsuki riaprì gli occhi ritrovandosi i volti di Ashuros e Kei terribilmente vicini al suo. Arrossì senza volerlo e si divincolò selvaggiamente costringendo i suoi salvatori a lasciarla cadere a terra.

 

-Voi due siete pazzi!!!- gli urlò contro la ragazza rialzandosi

 

-Ti abbiamo salvata.- disse Kei

 

-Effettivamente siamo davvero pazzi...- aggiunse Ashuros con un sorrisetto sulle labbra

 

Mitsuki stava per rispondergli per le rime quando notò la sua zampaktou a terra e, pregustando il frutto della sua futura azione, scattò verso di essa, la raccolse da terra e, girandosi su se stessa, menò un colpo dall’alto, fregandosene del fatto che la lama era ancora nel fodero.

 

Il colpo arrivò secco e preciso...solo che quello che aveva colpito era la fronte di una docile signora dai capelli bianchi e rosa che fissava Mitsuki con sguardo neutro e fermo.

 

Un silenzio di tomba avvolse i presenti. Meiko e Yuuko si erano subito calmate e fissavano preoccupate Mitsuki e la signora, Ryoko si era istintivamente nascosta dietro a Stun e Hiroyuki, che si era appena rialzato, iniziò a tremare come una foglia secca non appena ebbe riconosciuto la signora.

 

Ashuros e Kei, che si trovavano alle spalle della signora, fissavano Mitsuki, entrambi con il terrore negli occhi.

 

-Ve...ve...vecchia Yachiru...- balbettò Mitsuki

 

-Mitsuki, saresti così gentile da togliere la tua zampaktou dalla mia fronte?- chiese Yachiru sorridendo

 

Mitsuki, in meno di un secondo, tolse la spada dalla fronte dell’anziana, se la risistemò sulla schiena e si mise sull’attenti.

 

-Bene bene, vedo che vi siete da fare...- disse Yachiru osservando uno ad uno i neo studenti della sua accademia.

 

Mitsuki, per un attimo credette di averla scampata, ma una grossa faccia demoniaca rosa comparsa sopra a Yachiru, la convinse del contrario...

 

-...ma se non sbaglio vi avevo detto di andare a cercarli insieme.- aggiunse il comandante generale e adesso anche Ashuros era spaventato a morte così come la compagna

 

-Ne deduco che voi non riuscite a lavorare insieme...quindi rispetterò la vostra decisone e vi lascerò continuare la vostra ricerca separati.-

 

Ashuros e Mitsuki tirarono un sospiro di sollievo...poveri illusi...

 

-Ora vorrei parlarvi di alcune cose riguardanti l’accademia. Ho paura che, malgrado l’obbiettivo comune, shinigami e arrancar avranno qualche difficoltà a cooperare perciò voi darete il buon esempio! Se di giorno lavorerete separati, la sera andrete d’amore e d’accordo, quindi, proprio per questo, condividerete la stessa camera...per tutta la durata dell’addestramento.- sentenziò Yachiru con un sorriso sulle labbra

 

Un enorme peso da 10 tonnellate cadde sulla testa dei due diretti interessati mentre gli altri li fissavano con sguardo compassionevole, tranne Yuuko che sembrava sul punto di scoppiare a ridere. Il pensiero comune fu “Poveracci...non vorrei essere nei loro panni...”

 

Mitsuki fissava avanti a se senza vedere nulla mentre Ashuros fece un passo avanti e disse -Vecchia Yachiru...non starai dicendo sul...- ma una rapida occhiata assassina da parte di Yachiru lo fece tacere subito.

 

-Su, potete tornare alla vostra ricerca. Tuti gli altri vengano con me, devo spiegarvi un paio di cose.- disse Yachiru per poi dirigersi vero il quartier generale seguita a ruota da Stun, Ryoko, Kei, Hiroyuki incollato a sua sorella Yuuko e Meiko che la fissava con sguardo assassino.

 

Una gelido vento iniziò a soffiare, muovendo i vestiti dei due poveri ragazzi che erano finiti in quel casino.

 

-Sai...inizio davvero ad odiare questa idea dell’accademia...- disse Mitsuki iniziando a camminare, come uno zombie, verso il portale

 

-Per una volta...sono pienamente d’accordo con te...- disse Ashuros seguendo la shinigami verso il portale.

 

In pochi secondi arrivarono davanti al portale, dove uno shinigami riferì che la destinazione per Mitsuki era stata impostata e il portale era pronto. Mitsuki si avvicinò ma venne fermata da Ashuros.

 

-Tieni.- disse l’arrancar mettendo un piccolo oggetto rosso davanti agli occhi di Mitsuki, che si limitò a guardarlo con sguardo spento -Il mio cellulare. E' uguale al tuo e sopra ci sono le mappe. Io ho già memorizzato la posizione di tutti i portali. Puoi usarlo tu tappetta.- spiegò l'albino per poi mettergli in mano quella diavoleria elettronica; con sua perplessità, Mitsuki non reagì minimamente all’insulto e, dopo averlo messo in una tasca interna del kimono saltò nel portale, lasciandolo da solo a mugugnare contro “nanette maleducate”.

 

Ci vollero diversi minuti per impostare il portale sull’Hueco Mundo ma alla fine, anche Ashuros potè partire per la sua missione.

 

* * *

 

Ashuros si ritrovò catapultato in una zona dell’Hueco Mundo di cui non aveva molti ricordi.

 

“Uhm...devo essere capitato vicino al limite di Las Noches...” pensò Ashuros.

 

Las Noches, oltre al quartier generale di Aizen e di tutti gli arrancar, comprendeva anche diverse strutture stanziate in vari punti dell’Hueco Mundo che, nell’insieme, formavano un enorme cerchio oltre alla quale pochi arrancar si erano avventurati e nessuno era mai tornato. Stando ai racconti di Halibel, oltre alla “Linea di confine”, così era soprannominato quel cerchio, si trovavano dei Vasto Lorde, lo stadio finale dei Menos.

 

Ashuros deglutì. Anni addietro, gli era capitato di raggiungere il limite a nord e, solo per un secondo, aveva avvertito un reiatsu talmente grande da farlo rabbrividire. Neanche gli Espada raggiungevano un tale livello di potenza e questo preoccupava parecchio Ashuros.

 

Con la coda dell’occhio notò una piccola costruzione. Si trattava di una semplice casetta circolare con il tetto a cupola e l’entrata era per metà bloccata dalla sabbia.

 

L’albino si avvicinò lentamente e, una volta abbastanza vicino, constatò che non c’era nessuno al suo interno e che l’ingresso alle gallerie era bloccato. Sospirò. Gli sarebbe davvero piaciuto poter entrare in quelle gallerie visto che tutti gli ingressi che aveva scoperto erano distrutti o bloccati e lui non aveva proprio voglia di mettersi a scavare nella sabbia.

 

“Ora che potrei fare?” si chiese Ashuros “Se ben ricordo, mancano tre arrancar all’appello ma dubito che si trovino da queste parti. Devo sbrigarmi, non ho la ben che minima intenzione di arrivare dopo...quella...nanetta...”

 

Solo in quel momento Ashuros si ricordò della punizione che Yachiru gli aveva inflitto, ovvero passare ogni singola notte in compagnia di Mitsuki...ogni singola notte...

 

Si sedette su una roccia e, dopo qualche secondo passato in silenzio, iniziò di colpo a grattarsi la testa con entrambe le mani, maledicendo il mondo intero.

 

“Maledizione! Maledizione! Maledizione! Non mi è mai capitato di dover passare la notte insieme ad una ragazza...e non ho la più pallida idea di come devo comportarmi! Tutta colpa di quella vecchia!”

 

Ripensando a Yachiru, ad Ashuros venne un’idea, così, si avvicinò al muro della casetta e, con dei velocissimi colpi di spada, disegnò il volto stilizzato di Yachiru. Rinfoderò lentamente la spada e, urlando a pieni polmoni, tirò un pugno al muro, distruggendolo e facendo crollare la costruzione, sollevando di conseguenza un polverone.

 

“Ah, ora va meglio.” pensò Ashuros “Se quella vecchia mi conoscesse davvero, non mi avrebbe mai costretto a fare una cosa del genere. In fondo io non...” ma il filo dei suoi pensieri venne interrotta da una voce maschile alle sue spalle ed era alquanto irritata.

 

-Ehi tu! In questo orribile mondo c’è già abbastanza polvere! Non c’è bisogno di aggiungerne dell’altra!-

 

Ashuros si girò verso l’origine e fu felicemente sorpreso di trovarsi di fronte un altro arrancar.

 

Era un ragazzo alto sul metro e settantacinque dalla carnagione bianca come il latte e il fisico atletico e lievemente muscoloso, anche se un po’ gracilino. Aveva degli occhi felini color azzurro cremisi (azzurro acceso), delineati da una spessa riga di carboncino nero, e dei capelli color pece che gli arrivavano fino alle spalle. Il suo frammento di maschera era composto da quattro corna affilate, due più piccole delle altre, poste al centro del viso, poco più sopra della fronte ed erano per lo più coperte dai suoi capelli.

 

Indossava dei larghi pantaloni bianchi pieghettati che gli arrivavano alle caviglie, una ampia cinta nera gli copriva l’ombelico e il bordo superiore dei pantaloni, era a torso nudo così da mettere in vista i muscoli scolpiti e una specie di copri spalle bianco con i bordi neri, allacciato sul davanti con due lacci neri, era tutto ciò che indossava per il busto. La bocca era coperta da un sottile velo nero, e alla caviglia destra portava una cavigliera d’oro.

 

Ashuros fissò per qualche secondo il ragazzo che, nel complesso era davvero affascinante e fu questo particolare che gli fece accendere una lampadina in testa

 

-Jean Ackermann, definito da tutti “l’arrancar più bello di Las Noches”.- disse l’albino.

 

-In persona.- rispose Jean -Ora, potesti spiegarmi come mai hai distrutto quell’edificio?-

 

“Leggermente irascibile eh?- pensò Ashuros per poi rispondere -Avevo bisogno di scaricarmi un po’...ti stavo cercando comunque.-

 

-Chi saresti? Non ti ho mai visto da queste parti.- disse Jean

 

-Ashuros Bleeder ma forse mi conosci come Unborn.-

Jean ebbe un sussulto. Ashuros era uno dei pochi arrancar che avevano servito il numero 3 degli Espada: Tia Halibel e, stando alle voci, per lei, lui era come un figlio.

 

Non appena Jean aprì di nuovo bocca, Ashuros si accorse subito del suo cambiamento di tono. Ora era serio e non c’era più traccia di rabbia o irritazione. Evidentemente era uno che rispettava i gradi o robe simili.

 

-Scusami, non sapevo che fossi da queste parti.- disse Jean

 

-Beh, fino a pochi minuti fa non lo sapevo neanche io.- commentò Ashuros

 

-Di cosa volevi parlarmi?- chiese Jean per poi dirigersi verso una roccia, spolverarla con una mano e sedercisi sopra

 

-Vorrei che tu venissi con me. Come ben saprai, gli umani sono diventati incredibilmente pericolosi e il comandante generale del Gotei 13 ha deciso di aprire un’accademia per Arrancar e Shinigami così da poter sconfiggere il nemico comune.- spiegò Ashuros

 

Jean lo fissò con un’espressione che sembrava dire “Non mi interessa” ma poi chiese -Dovremo andarcene dall’Hueco Mundo?-

 

-Sì.- rispose Ashuros

 

-Perfetto non mi serve sapere altro. Accetto.- disse Jean alzandosi.

 

-Oh bene! E io che credevo che avresti rif...!!!- la frase morì in gola ad Ashuros. In quel momento sentì una presa gelida artigliargli il cuore. Lui e Jean sgranarono gli occhi con le pupille ridotte a due puntini minuscoli.

 

-Di chi è...questo reiatsu...?- chiese Jean iniziando ad ansimare. Quell’aura era talmente pesante che il solo respirare creava difficoltà ad entrambi.

 

-E’...è...l’aura di un Vasto Lorde...- disse Ashuros ricordando la sensazione provata anni prima.

 

-Impossibile...nessun Vasto Lorde...si era mai spinto...così vicino...a Last Noches...- disse Jean

 

-Beh questo lo ha fatto!- urlò Ashuros e fu un terribile errore perché la presa sul suo cuore parve farsi ancora più stretta, facendolo cadere in ginocchio -Dobbiamo...dobbiamo andarcene da qui!-

 

Il moro si limitò ad annuire e, nello stesso momento, scattarono nella direzione opposta a quella dell’aura, usando il Sonido. Corsero a perdifiato per almeno mezz’ora fino a quando l’aura non fu più percettibile.

 

Jean si fermò, ormai allo stremo delle forze. Le gambe gli stremavano e gli sembrava di sentire ancora quella sensazione così fredda intorno al cuore.

 

Ashuros non era di certo messo meglio. Sembrava sul punto di vomitare e non la smetteva di tremare.

 

-La vedo brutta...- disse l’albino

 

-Che intendi dire?- chiese Jean appoggiandosi contro un albero secco solitario

 

-Halibel mi ha parlato diverse volte di quei Vasto Lorde e mi ha detto che si aggirano sempre nelle distese rocciose dell’Hueco Mundo o comunque in posti parecchio lontani da Las Noches. All’inizio era la presenza di Barragan e il suo esercito a tenerli a distanza, poi è arrivato Aizen...ora, invece, non c’è nessuno e quelli sono liberi di andare dove vogliono.- spiegò Ashuros

 

-Un momento! Io ho sentito dire che un Vasto Lorde è al pari di un Espada o un capitano del Gotei 13 se non di più! Com’è possibile che riuscissero a tenerli a distanza?- chiese Jean

 

-Non lo so...- ammise Ashuros e Stavola la risposta fu data da una voce femminile

 

-Quelli non sono gli stessi Vasto Lorde di cento anni fa.-

 

Ashuros e Jean si girarono verso la ragazza, comodamente seduta su una roccia, che aveva appena parlato.

 

Era una ragazza poco più bassa di Jean, snella e dalla carnagione chiara. Aveva gli occhi magnetici di un verde smeraldo e i capelli bianchi corti a caschetto con due lunghe ciocche sul davanti con le punte blu. Il suo frammento di maschera era composto da una specie di fascia sulla fronte e la sua zampaktou era una specie di lama dalla forma circolare e grande come un hula-hoop, dalla cui lama partivano diverse lame simili ad ali di uccello fiammeggianti. La portava a tracolla, sopra il top smanicato bianco stracciato nella parte inferiore collegato ai pantaloncini bianchi, anch’essi strappati, da una fascia di stoffa nera. Ai piedi indossava degli stivali neri lunghi fino al ginocchio simili ai calzali di un’armatura, mentre alle mani portava dei guanti lunghi fino ai gomiti neri.

 

-Cosa vuoi dire?- chiese Jean

 

La ragazza fece spallucce -Quello che ho detto: non sono gli stessi arrancar di cento anni fa.-

 

-Non potresti essere più chiara?- chiese Ashuros

 

-Cos’è siete idioti? Voglio dire che i Vasto Lorde che esistevano cento anni fa sono stati eliminati da quelli nuovi che sono molto più forti e letali.- disse la ragazza alterandosi un po’

 

-Ok ok non ti scaldare!- disse Ashuros alzando le mani -Tu chi sei?-

 

-Kurari Reibun, L’uccello della morte.- si presentò la ragazzo e così fecero anche Ashuros e Jean

 

-Ashuros Bleeder, Unborn.- disse il primo

 

-Jean Ackermann, Fiore rosso del Maesil.- disse il secondo

 

-Uhm...ho già sentito di parlare di voi.- disse Kurari leggermente rossa in viso dopo aver visto Jean. La sua fama di bel ragazzo era più che meritata.

 

-Per caso sai anche il perché della mia presenza qui?- chiese Ashuros

 

-Per reclutare arrancar che partecipino a quella strana idea dell’accademia e affrontare gli umani insieme agli shinigami, giusto?- chiese Kurari

 

-Vedo che sei ben informata. quindi mi risparmierò la spiegazione. Ebbene? Vieni con noi?- chiese l’albino

 

-Certo che vengo! Così potrò affrontare tanti umani e farli urlare tanto da desiderare la morte che stanno cercando di sconfiggere.- disse Kurari con un ghigno sadico sul viso

 

-Perfetto, allora possiamo andare.- disse Ashuros -Qua vicino dovrebbe esserci un portale.-

 

I tre raggiunsero in pochi minuti il portale e non appena l’apertura fu abbastanza grande per passarci, Kurari si avvicinò ad esso, ma Ashuros la fermò chiedendogli -Questi nuovi arrancar...chi sono?-

 

-Non so di preciso chi siano...ma un tempo erano conosciuti con un nome comune.- disse Kurari

 

-Quale?- chiese Jean

 

La ragazza rimase qualche secondo in silenzio, cercando di ricordarsi il nome poi, prima di saltare nel portale, disse -Erano conosciuti come...Vizard.-

 

* * *

 

Mitsuki camminava per le strade polverose del Rukungai, senza vedere davanti a se, senza aver nemmeno tirato fuori il cellulare con le mappe.

 

Il suo cervello rivedeva incessantemente tutti i momenti da quando aveva provato a saltare alla gola di Ashuros fino alle parole di Yachiru.

 

Avrebbero condiviso una stanza. E non poteva rifiutarsi.

 

Non capiva come Yachiru avesse potuto farle questo, nonostante conoscesse il suo passato, ciò che le era successo, ciò che aveva vissuto.

 

Era una punizione crudele. In stanza con Ashuros, che per quanto fosse Arrancar rimaneva comunque un ragazzo.

 

E i ragazzi erano coloro che le avevano reso più impossibile la vita.

 

Con un gemito inciampò e cadde a faccia terra ai margini di una grossa pozzanghera; rialzandosi in piedi osservò la sua immagine riflessa.

 

Possibile che non fosse cambiato nulla?

 

Dopo tutti quegli anni, quegli avvenimenti così dolorosi, quegli allenamenti per diventare più forte?

Eppure era così, era sempre così.

 

Di nuovo si sentiva messa all’angolo, di nuovo si sentiva intrappolata, di nuovo sentiva il cuore in gola e la morte negli occhi.

 

“Sei tu quella che chiamano Tigre delle Nevi?! volevamo giusto fare due chiacchiere con te!” ghignò un ragazzo guardandola dall’alto mentre gli altri cinque o sei compagni intorno a lui ridevano.

 

Erano venuti di nuovo. Certo non erano quelli della volta prima o di quella prima ancora, che avrebbero ricordato per sempre cosa succedeva a chi le dava fastidio, ma era il solito gruppo d’idiota che voleva sfidare il fenomeno da baraccone, il mostro della scuola.

 

Questa volta erano stati più furbi, l’avevano messa con il muro alle spalle e avevano portato chi dei coltellini, chi delle spranghe di ferro. Come se dovessero affrontare una banda avversaria di bulli, non lei. Con sua fortuna quel giorno toccava a lei sistemare gli attrezzi usati in palestra e tra le mani teneva una mazza da baseball.

 

Sentì la luce nei suoi occhi spegnersi e vide quegli uomini avvicinarsi, a rimbombare nel suo cervello solo gli insegnamenti che aveva ricevuto e la rabbia ceca per quelli come loro. Quelli che la rendevano così. Un mostro.

 

Il sole del tramonto tinse di rosso il mondo e il suo sangue mischiato al loro il terreno.

 

Ma questa volta era anche peggio, come mai prima d’ora: il suo riflesso, che la dipingeva per quel che era, una ragazzina bassa e sola, sembrava urlarle che non aveva possibilità se le cose si fossero messe male: una ragazzina contro un Arrancar?

 

Il suo cervello le faceva rivivere il momento in cui il gigante blu l’aveva sollevata e scagliata via: un’apprendista shinigami contro un Arrancar?

 

Siamo sinceri, quella volta sarebbe stata lei a prenderle e non avrebbe nemmeno potuto difendersi molto.

 

E poi, la cosa più terribile di qualunque altra: aveva perso la sua unica luce, la sua unica fonte di conforto, l’unica che la spingeva a rialzarsi e andare avanti.

 

E non l’avrebbe mai ritrovata.

 

La sua mano sfiorò con delicatezza e senza che se ne accorgesse il ciondolo della sua collanina: una stella per metà di pietra di luna, per metà di ghiaccio eterno.

 

Eterno come il suo ricordo. Perché solo quello le era rimasto.

 

Sentendo le dita tremarle, con uno scatto irritato riportò le braccia aderenti ai fianchi, mentre le lacrime pizzicarle gli occhi.

 

Con forza conficcò le unghie nei palmi, imprimendo la paura, la solitudine, il dolore e la rabbia nella carne.

 

Con forza conficcò le unghie nei palmi, facendo sgorgare il sangue al posto di quelle lacrime che urlavano per uscire.

 

Non voleva piangere. Non doveva piangere.

 

Se ti mostri debole, la gente ne approfitterà per colpirti.

 

E poi, il pianto non fa miracoli. Il pianto non riporta in vita i morti.

 

Veloce riprese a camminare per distanziare i fantasmi del passato, che sembravano perseguitarla, ma dopo pochi passi si andò a scontrare contro quello che il suo cervello istintivamente identificò come un grosso cinghiale e venne sbalzata a terra.

 

Con sguardo omicida fulminò il grasso signore, o cinghiale visto l’aspetto, che l’aveva urtata e quello proruppe in un grugnito terrorizzato.

 

“Un altro mostro!!” sbraitò facendo digrignare i denti a Mitsuki, “Cos’ho fatto di male?!” chiese al cielo prima di riprendere a correre; e la shinigami l’avrebbe inseguito per insegnargli l’educazione, se non si fosse accorta che di ciò che le accadeva intorno.

 

Stranita osservò un fiume di gente sciamare spaventata dal punto in cui si stava dirigendo, una fuga di massa, e poi con uno scatto si mise a correre vero il centro del ciclone.

 

Dopo aver sorpassato alcune case mezze distrutte ed evitato fuggitivi che nemmeno guardavano dove stessero andando, giunse nel punto da cui tutto iniziava.

 

E in quel punto, i due “mostri” che avevano messo in fuga tutta quella gente e causato tutto quello sfacelo, si stavano amabilmente massacrando tra loro.

 

Per mostri, inoltre, si intendevano due anime vestite con gli stracci del Rukungai: uno era un ragazzo con un taglio di capelli alla moicana e con una codina all’altezza della nuca, dal fisico abbastanza muscoloso e con le spalla larghe, mentre l’altro, dal fisico allenato, aveva lunghi capelli blu legati in una treccia ed era ben visibile una grossa cicatrice che partiva dalla mano e risaliva fino alla spalla come una grossa lingua di fuoco.

 

Mitsuki osservò stupita l’aura che quei due emanavano e la distruzione che riuscivano a scatenare, l’uno con espressione furiosa, l’altro ghignando.

 

Con un sospiro estrasse il suo cellulare e, senza meravigliarsi troppo, scoprì che quelli erano i suoi prossimi obbiettivi. Uno normale no, eh?!

 

Rassegnata si avvicinò ai due e cercò di attirare la loro attenzione.

 

-Ehi, voi due! Potreste fermarvi un secondo? Devo parlarvi.- chiese cercando di usare il tono più gentile che aveva, ma i due la ignorarono completamente.

 

-Scusate?!- provò a chiedere ancora, ma in risposta ottenne solo di dover evitare per un pelo un pugno in faccia e un calcio in pancia.

 

Una grossa vena iniziò a pulsare sulla sua fronte. L’avevano incontrata al momento sbagliato.

 

Mitsuki aspettò il momento giusto poi scattò e afferrò per la nuca i due, per poi far schiantare le due teste una contro l’altra.

 

Con soddisfazione e un senso di liberazione immenso, osservò i due accasciarsi ululanti a terra.

 

-SEI IMPAZZITA?!?- sbraitarono i due imbufaliti massaggiandosi la fronte.

 

Lei sorrise in modo tanto sadico da far venire ai due dei piccoli brividi sulla schiena e inclinò la testa.

 

-Sì, sto per impazzire e se non volete vedermi davvero arrabbiata state zitti e buoni finché non ho finito di parlare; chiaro?!- chiese in un sibilo, ma i due la stavano di nuovo ignorando scambiandosi delle occhiatacce assassine.

 

-Una shinigami…- mormorò il tizio ghignante con due occhi rossi dalla pupilla allungata.

 

-L’ho vista prima io…- mormorò l’altro dagli occhi verdi, guardando in cagnesco l’avversario.

 

Prima ancora che Mitsuki potesse tirar loro la sua zampaktou in testa, senza nemmeno capire cosa stessero facendo, i due scattarono verso di lei ed entrambi l’afferrarono per un braccio.

 

-Mi dispiace raperonzolo, ma la tappetta porterà me per primo al Gotei 13! Devo diventare shinigami per sistemare alcune faccende private.- ringhiò il moicano all’altro con la treccia, strattonando verso di se Mitsuki.

 

-Te lo puoi scordare, hai idea di quanta gente potrei affrontare?!- ribatté l'altro tirando dalla sua parte la shinigami, che temette che le si sarebbero staccate le braccia dal corpo.

 

-Andrò prima io!-

 

-Te lo sogni!-

 

-BASTAAAA!- l’urlò di pura furia di Mitsuki richiamò i due alla ragione, che lentamente si girarono per guardare finalmente quella ragazzina che stavano strattonando, avvolta da una nube nera ed un aura assassina mai vista. Lentamente la lasciarono andare.

 

-Seduti.- ringhiò gelida con le pupille rimpicciolite per la rabbia e gli occhi bicolore che sembravano mandare lampi.

 

I due si sedettero all’istante, soprattutto perché Mitsuki aveva iniziato a sventolare la sua zampaktou, con un sorriso folle, troppo vicino alle loro gole.

 

-Bene, sono Mitsuki Hitsugaya, apprendista shinigami, e sono qui per arruolarvi.- disse poi seria riponendo l’arma e lanciandosi nella spiegazione della sua missione.

 

Mentre parlava ebbe modo di osservarli meglio: il moicano dagli occhi verdi ben presto assunse un’espressione svogliata e apatica, ma gli occhi tradivano un interesse per le parole della ragazza, invece il tizio con la treccia non la smetteva un secondo di ghignare, mentre la scrutava attentamente, come analizzandola e valutandone la forza.

 

Quando finalmente tacque, il primo a prendere parola fu il moicano.

 

-Edward Yoshina. Il motivo per cui litigavo con la principessa qui a fianco è che voglio diventare uno shinigami per distruggere gli Atarashī Kami, quindi sono dei vostri.- di molte parole bisogna dire, ma Mitsuki non fece commenti e annuì.

 

-E tu?- chiese all’altro che ancora ghignava. Che avesse una paralisi facciale?

 

-Shi Kurai e se potrò combattere con gli Arrancar sono dei vostri.- disse e Mitsuki annuì, immaginandoselo ad affrontare il bestione blu di nome Stun.

 

I due ragazzi si alzarono, convinti che fosse il momento di andare al Gotei 13, ma Mitsuki non si mosse di un millimetro e chiuse gli occhi, poi si girò a scrutare una casa semidistrutta.

 

-Puoi uscire adesso. Oppure devo venire a prenderti io?- chiese incrociando le braccia; per un attimo non successe niente e stava già per ripetere l’invito, quando dall’ombra della casa uscì una ragazza.

 

Era di altezza media, ma la sua magrezza slanciava la figura, nonostante avesse le curve nei punti giusti; nei suoi occhi argentati brillava una luce arrogante e il suo sorriso era svogliato.

 

-Ma che brava...sei riuscita a trovarmi; giochiamo di nuovo?- chiese ironica mentre con una mano sistemava una ciocca dei capelli blu e viola, mossi e lunghi fino a sotto le spalle, dietro l’orecchio.

 

-Sapevo già che eri lì, ma pensavo che saresti venuta fuori da sola.- rispose Mitsuki sfidandola con lo sguardo.

 

-Non ne avevo voglia.- rispose lei facendo le spallucce -Inizialmente volevo fare a botte con i due dietro di te, ma poi sei intervenuta e mi ha rubato il divertimento.- spiegò con aria di superiorità ma Mitsuki non si scompose.

 

-E quindi sei rimasta ad origliare?- chiese scettica.

 

-Non avevo voglia di spostarmi di nuovo.- rispose l’altra.

 

-Perché volevi aggiungerti allo scontro?-

 

-Per scaricare la tensione.-

 

Le due si guardarono un secondo negli occhi.

 

-Data la tua aurea immagino tu sia una della lista, vieni con noi?- chiese Mitsuki sempre fredda.

 

-No.- ribatté decisa l’altra sporgendo il mento in fuori.

 

-Perché?- chiese la shinigami.

 

-Non ho voglia.- rispose serafica, prima di esibire un ghigno di sfida.

 

-Hai sentito la spiegazione, ne va della salvezza di questo mondo.- le fece notare Mitsuki.

 

-E a me cosa me ne può interessare? È troppo faticoso.-

 

-Devi venire!- insistette la shinigami che cominciava a perdere la sua freddezza.

 

-Costringimi.- la sfidò l’altra.

 

-L’hai voluto tu…- mormorò Mitsuki ghignando e mettendosi in posizione.

 

Stava già per estrarre la zampaktou che Edward le fermò.

 

-La piantate sì o no? Vorrei arrivare al Gotei 13 entro stasera se non vi spiace.- disse apatico piazzandosi tra le due, che lo fulminarono incavolate nere. Shi intanto si era prontamente allontanato dalle due belve.

 

-Dammi il tempo di sistemare questa snob e andiamo.- sibilò Mitsuki.

 

-Devi solo provarci.- ringhiò l’altra, mettendosi anche lei in posizione.

 

-Basta.- ripeté Edward -Tu tappetta datti una calmata, invece la snob qui presente, se davvero il problema è la pigrizia, dovrebbe venire con noi: prendi a calci la gente tutto il giorno e in cambio ottieni vitto e alloggio.-

 

-NON TI IMMISCHIARE!- urlarono in contemporanea le due, la shinigami colpendo il ragazzo con il fodero della sua katana l’altra con un calcio in pancia.

 

Edward cadde a terra mezzo stordito.

 

Mitsuki e la ragazza si guardarono negli occhi.

 

Un silenzio carico di tensione scese tra le due.

 

Shi pregò che le due non tirassero in mezzo anche lui nella loro battaglia all’ultimo sangue.

 

Il sole rosse illuminò le espressioni fiere e testarde delle ragazze.

 

-Bel colpo!- si congratulò improvvisamente Mitsuki tendendogli la mano.

 

-Anche il tuo non è stato male!- assentì l’altra sorridendo con aria di superiorità e ricambiando la stretta.

 

-Io sono Mitsuki, ma preferirei essere chiamata Yuki-

 

-Norie Shimizu- si presentò la ragazza altera.

 

-Avrò davvero cibo gratis e un posto dove dormire, solo prendendo a calci la gente?- chiese incredula.

 

-Dovremo anche addestrarci al combattimento- fece presente la shinigami e Norie sembrò pensarci un attimo.

 

-Ci sto! Andiamo?- chiese infine e Mitsuki annuì, incamminandosi con lei.

 

-Muovete il fondo schiena voi due che ho fame!- minacciò poi Norie rivolta a Shi e Edward, ancora intontito.

 

-Mai mettersi tra due donne arrabbiate...- ghignò Shi scuotendo la testa e dando una mano al poveretto a rialzarsi.

 

Intanto Mitsuki mentre cercava il suo cellulare nella divisa, si ritrovò tra le mani il cellulare rosso di Ashuros. Per un secondo si chiese come diavolo fosse finito lì, ma poi in un flash rivide l’Arrancar che glielo porgeva così che riuscisse a trovare il portale da sola, e il suo volto assunse trenta diverse sfumature di rosso.

 

-Dannata lumaca…- borbottò imbarazzata, cercando le mappe tra le varie cartelle.

 

* * *

 

Circa venti minuti più tardi, perché anche con una mappa le era difficile orientarsi, il gruppo riuscì a varcare il portale e giungere al Gotei 13.

 

Ovviamente Ashuros e i due nuovi Arrancar erano già lì ad aspettarli. E figurarsi se riusciva ad arrivare prima.

 

-Ce ne hai messo di tempo tappetta…- ghignò Ashuros irritandola a morte e stava già per ribattere, quando il suo cervello l’avvisò che qualcosa non andava. L’Arrancar era…distratto. Come se stesse dando aria alla bocca per abitudine e non perché ci stesse davvero pensando, come se il suo cervello stesse pensando a tutt’altro.

 

-Allora, loro sono Jean e Kurari, ma le presentazioni possono aspettare, un tizio ci ha appena comunicato che la vecchia ci aspetta alla mensa.- esordì Ashuros mentre ancora Mitsuki rimuginava, e senza darle tempo di ribattere si voltò e iniziò a camminare, seguito dagli altri che si analizzavano sospettosi.

 

-Aspetta!- lo richiamò la ragazza, ricordandosi del cellulare del ragazzo, e d’istinto lo afferrò per una spalla.

 

Una scossa la percorse da capo a piedi e per un attimo le sembrò di soffocare. Di venire schiacciata.

 

Come se avesse preso la scossa si allontanò di scatto.

 

“Cos’è stato?” chiese ansante guardandosi la mano.

 

Ashuros girò la testa e la guardò con uno sguardo impenetrabile.

 

-Non so a cosa ti riferisci.- disse alzando le spalle.

 

-Lo sai benissimo invece. Di chi era quel…reiatsu?- chiese incredula stringendo i pugni e riaprendo così le ferite sui palmi. Avrebbe dovuto smetterla prima o poi.

 

-Ti ripeto che non so di cosa tu stia parlando- ribatté Ashuros con espressione indecifrabile. Mitsuki si morse con forza le labbra: l’aveva presa per stupida?! Non voleva dirglielo?! L’avrebbe scoperto da sola!

 

-Come vuoi, ma se speri che sia finita qui ti sbagli!- ringhiò sorpassandolo.

 

Ashuros ghignò per poi dire, trattenendo le risate -Principessa? È dall’altra parte la mensa!- la ragazza, sempre cercando ti mostrarsi inviperita e altezzosa, arrossendo fece dietro front.

 

-Sei un caso disperato…e, a proposito, farei qualcosa per quelle ferite alle mani.- disse seguendo senza alcuna difficoltà la ragazza che cercava con tutta se stessa di distanziarlo, seguito dal gruppo di reclute che seguiva quel teatrino incuriosito.

 

-Ma sta zitto!- rispose lei arrossendo ancora di più e tirando le maniche a coprirle le mani, ricordandosi improvvisamente il motivo di tali ferite. Un tremolio le ricordò la scossa, ma non era pronta ad arrendersi senza combattere ed imperterrita continuò a camminare.

 

* * *

 

Dopo pochi minuti arrivarono alla mensa, dove trovarono tutti gli altri già pronti a lanciarsi sul cibo; da un lato erano seduti tutti gli Arrancar, dall’altro tutti gli shinigami, mentre a capo tavola sedeva Yachiru.

 

Dopo una breve presentazione di tutti gli ospiti anche i nuovi arrivato si sedettero, senza rompere lo strano schema venutosi spontaneamente a creare, e la cena ebbe inizio.

 

Per i primi tempi le cose procedettero tranquillamente: Meiko, ingozzandosi di riso al curry, lanciava occhiate adoranti a Hiroyuki e fiammeggianti a Yuuko, seduta davanti a lei e che il fratello non faceva altro che idolatrare, con suo grande scorno, Norie si lamentava per la mancanza di biscotti alle mandorle e carota, Stun si strafogava di dolci come Ryoko, Kei assaggiava ogni singolo piatto, Shi discuteva animatamente con Norie, mentre Edward li guardava imperturbabile, Jean puliva il suo piatto con cura quasi maniacale sotto lo sguardo perplesso di Kurari e Mitsuki mangiava come una belva affamata.

 

In poche parole, tutti si accanivano sul cibo indifeso. Tutti tranne Ashuros, che non aveva toccato una singola briciola.

 

Mitsuki, seduta davanti a lui, mentre beveva un bicchiere d’acqua si accorse di quella stranezza.

 

-Non mangi?- gli chiese stupita, notando come gli altri arrancar invece si stessero ingozzando.

 

-Non ne ho bisogno- rispose lui facendo sgranare gli occhi alla ragazza che stava già per tartassarlo di domande, quando aggiunse una frase che avrebbe fatto meglio a non dire –Tu invece dovresti mangiare di meno principessa! Già sei strana se ingrassi anche diventerai una specie di mostro.-

 

Il tempo parve cristallizzarsi.

 

Ashuros, che aveva parlato per impulso per evitare le domande della shinigami, ebbe il cupo presentimento di essersi spinto troppo oltre. La cosa  che più lo preoccupava è che per un attimo, oltre alla furia omicida, nei suoi occhi gli era sembrato di vedere un triste luccichio.

 

Stava già per aggiungere qualcosa nella speranza di rimediare, che una ciotola lo colpì in faccia.

 

Una ciotola piena zeppa di ramen fumante .

 

Mitsuki in piedi e con il braccio ancora disteso per il lancio, ghignò come una pazzoide.

 

-Vuoi la guerra Ashuros? E guerra sia!- sibilò prima di afferrare una ciotola di spaghetti e lanciare anche quella addosso al ragazzo ancora impietrito.

 

Il primo a scattare nella sala fu Stun che con un saltò atterrò a fianco di Mitsuki; ma non fece in tempo ad afferrarla che Shi si spostò tra i due, scrocchiandosi le nocche.

 

-E no, bestione, è da quando sono entrato che voglio combattere con te!- disse prima di lanciarsi addosso all’arrancar, armato di temibili bacchette cinesi.

 

Una ciotola di granita si abbatté sulla testa di Mitsuki, che, con sguardo folle si girò a fulminare Ashuros, ghignante.

 

E da lì scoppio il caos.

 

Yuuko, sadica fino al midollo scagliò un'intera pentola di stufato fumante contro il fratello, che iniziò a correre intorno al tavolo cercando di alleviare il bruciare, ma così facendo urtò Jean che finì con la faccia nel piatto pieno di verdure, causandogli uno scompenso morale che lo portò a bersagliare il mondo con tutto ciò che gli capitava sotto mano. Per sua sfortuna colpì anche Kurari che si gettò nella mischia all'istante.

 

Intanto Meiko aveva ingaggiato una battaglia di cibo, insieme a Ryoko, con Yuuko in onore del suo “Hiroyuki-samaaaa!”, a cui si era aggiunto, quando un onigiri gli aveva colpito gli occhiali, Kei.

 

Ovviamente Norie aveva deciso di provare a lanciare una scodella di zuppa addosso a Ed, che non aveva tardato a replicare con una vaschetta di riso.

 

Cibo volava ovunque. Scodelle, piatti, cucchiaia, coltelli, forchette e pentole fischiavano nell’aria.

 

Gente strepitava scottata, congelata, accecata e mutilata.

 

L’unica imperturbabile era la vecchia Yachiru, che senza muoversi schivava i colpi dei ragazzi, continuando a mangiare i suoi dolci con estrema tranquillità.

 

E avrebbe continuato così fino alla fine, se un mestolo in ferro pieno di salsa wasabi non si fosse schiantato sulla sua fronte.

 

Nuovamente il tempo parve fermarsi.

 

Stun con in spalla Shi che lo picchiava con un tagliere in legno.

 

Jean che prendeva a cucchiaiate un inerme Hiroyuki, mezzo bruciato, mentre Kurari stava per colpirlo con un vassoio in ferro.

 

Meiko e Yuuko che si cercavano di strappare i capelli a vicenda.

 

Ryoko seduta a cavalcioni su Kei, mentre lo malmenava selvaggiamente con un cosciotto di agnello.

 

Edward, irritato all’inverosimile, con in spalla una Norie furiosa che gli infilzava il fondo schiena con una forchetta.

 

Mitsuki con sollevato sopra la testa un tavolo.

 

Ashuros con il braccio ancora teso per il lancio.

 

Il lancio del mestolo.

 

Senza scomporsi Yachiru si pulì il volto dalla salsa, un'aura nera la circondò pian piano

 

-Oggi non è la vostra giornata…- disse sorridendo sadicamente –Mitsuki e Ashuros, pulite questo disastro se non volete provare una delle torture del mio Ken-chan. Tutti gli altri a letto.-

 

Nessuno si mosse.

 

-Ora.-

 

In sala rimasero solo Mitsuki e Ashuros che osservarono impotenti la vecchia uscire dalla stanza in maniera dignitosa nonostante i capelli pieni salsa che gocciolava sul pavimento.

 

I due si guardarono un attimo con odio.

 

-È tutta colpa tua nanetta!- iniziò Ashuros

 

-Io?!? Sei tu che parli sempre a sproposito!- ribatté Mitsuki avanzando verso l'arrancar

 

-Tu, invece, preferisci lanciare una ciotola di ramen piuttosto che parlare!- disse Ashuros avanzando a sua volta

 

-Almeno io ho una mira migliore della tua!- sempre più vicini.

 

-Vero, tu preferisci colpire la gente direttamente con la tua spada!- sempre più vicini...

 

-Sì lo preferisco e se sarà necessario, passerò tutta la notte a farti vedere il mio colpo! Usando la tua faccia da lumaca!-

 

Finalmente i due si accorsero del fatto che erano uno di fronte all'altro con i volti a pochi centimetri di distanza.

 

Una scarica elettrica percorse l’aria tra i due.

 

Senza dir niente si divisero la stanza e si misero al lavoro: il pensiero della notte vicina incombeva nella loro menti e l’imbarazzo cominciava a serpeggiare.

 

Decisamente non era la loro giornata...

 

Con grande fortuna di Mitsuki, Ashuros e le faccende domestiche erano due universi totalmente avversi: nel momento esatto in cui lei finiva di pulire il pavimento, lui finalmente capiva l’utilizzo corretto dello spazzolone per i pavimenti, quando lei terminava di raschiare il cibo dalle pareti lui, scopriva le meraviglie del detersivo, quando lei fini di pulire la sua parte, lui era a metà della sua.

 

-Io vado in camera, r-raggiungimi lí…- mormorò mentre il viso già le si imporporava il viso. Per un attimo pensò che quella frase potesse essere fraintesa e questo la fece inciampare due volte prima di raggiungere la porta.

 

-Non perderti!- ghignò L’Arrancar, ricevendo un’occhiataccia inceneritrice dalla ragazza che uscì in fretta e furia.

 

Dopo varie svolte sbagliate Mitsuki riuscì a raggiungere la sua cella di tortura privata, ovvero la stanza che avrebbe condiviso con Ashuros per il resto dell’accademia. In realtà era una camera piuttosto innocente: abbastanza grande con due armadi a muro, una scrivania con due sedie, due futon al centro troppo vicini, una grossa finestra al primo piano che dava su un angolo di giardino con un porticato e un salice piangente e un piccolo bagno privato.

 

Con orrore notò che tutta la sua roba era già stata ordinatamente riposta nell’armadio a destra e non aveva più scuse per scappare; lo stesso valeva per quella di Ashuros, o così pensava, non avendo il coraggio di aprire l’armadio del ragazzo.

 

Con il cervello che non riusciva più a ragionare, afferrò il pigiama, si precipitò in bagno, scoprendo con gioia che c’era la chiave, e si chiuse dentro. Di sicuro quella porta non avrebbe fermato un arrancar, ma almeno chiudersi a chiave dentro la tranquillizzava un minimo.

 

Con il respiro tremante si appoggiò al ripiano del lavandino e si guardò allo specchio: la ragazza davanti a lei aveva i capelli scompigliati, le guance chiazzate di rosso, gli occhi lucidi e agitati, le labbra, che si mordeva con forza, color ciliegia e un pezzo di pollo sulla fronte.

 

Non si riconobbe.

 

Era… diversa dal solito, le sue emozioni cosi chiaramente espresse dal suo volto invece della solita freddezza dei lineamenti. Era più… viva.

 

Confusa si allontanò di scatto ed iniziò a spogliarsi, facendo cadere in un fruscio i vestiti sul pavimento freddo che la faceva rabbrividire.

 

Ma a quanto pareva quella stanza era il suo incubo personale, perchè alzando lo sguardo incontrò i suoi occhi bicolore osservarla crucciati da un grosso specchio a parete.

 

Immediatamente una smorfia di disgusto si dipinse sul suo volto, mentre percorreva la sua esile figura in intimo.

 

Il più velocemente possibile si infilò il pigiama, ma loro erano tutte lí, le sentiva. Piccole, bianche e lucenti. Ricordo indelebile di ogni colpo ricevuto, di ogni caduta senza nessuno ad aiutarla a rialzarsi, di ogni sconfitta.

 

Con un sorriso mesto ammirò il suo pigiama, lungo e largo a maniche lunghe, blu con fiocchi di neve bianchi, che la faceva assomigliare terribilmente ad una bambina. E l’altezza non aiutava.

 

Ma il lato positivo, sì c'era anche un alto positivo, era che avrebbe spento gli ormoni di qualsiasi ragazzo pervertito. E il suo obbiettivo era quello.

 

Dopotutto non si sarebbe stupita se in realtà Ashuros fosse stato un maniaco stupratore che si nascondeva sotto le spoglie di un innocente, si fa per dire, Arrancar.

 

Ripensandoci non bastava un pigiama per fermare un pervertito e quindi si premurò di far sparire la chiava del bagno nella manica e di preparare sul ripiano una grossa spazzola e il deodorante, che avrebbe usato come armi improprie per difendersi in caso di emergenza.

 

Lavandosi la faccia e i denti, la sua mente cominciò a viaggiare tra strani e impossibili esiti di quella prima notte. In alcuni lei si salvava e Ashuros rimaneva a blocca asciutta, in altri… no, non c’erano altre possibilità accettabili. Sarebbe sopravvissuta.

 

Con decisione minacciò la sua immagine allo specchio con lo spazzolino da denti, schizzando schiuma ovunque.

 

-Pfepavfatii Afurossshhh!- urlò con la tipica energia di una disperata che ormai ha raggiunto la follia; stava già per lanciarsi in un lungo monologo contro la lumaca, che la porta sbattè con forza.

 

Come un coniglio immobilizzato dai fari di una macchina, Mitsuki si paralizzò, tesa come una corda di violino.

 

L’Arrancar era talmente silenzioso che non riusciva nemmeno a capire se fosse entrato o meno.

 

Cercando di mantenere la calma, fini di sciacquarsi e, al terzo tentativo, riuscì a riporre lo spazzolino nel beauty.

 

Cercando di essere altrettanto silenziosa, e quindi trattenendo tutti gli improperi che avrebbe voluto lanciare al mobiletto contro cui era andata a sbattere, raggiunse la porta e afferrò la maniglia. Dopo un profondo respiro l’aprì in uno spiraglio e sbirciò la situazione della stanza.

 

Niente.

 

Per l’ansia strinse nuovamente i pugni e un dolore bruciante le ricordò che aveva dimenticato di fasciarsi i tagli ai palmi; per un secondo pensò di richiudere e di bendarsi i polsi, ma poi si rese conto che se non fosse uscita in quel momento non avrebbe mai più avuto il coraggio di farlo.

 

Con uno scatto di adrenalina spalancò la porta facendola sbattere contro la parete, così che nel caso l’Arrancar si fosse nascosto lì, l’avrebbe spiaccicato al muro, poi uscì allo scoperto.

 

Niente.

 

Dopo qualche secondo di confusione scorse la sua preda, o predatore, fuori nel giardino seduto nel portichetto: la luce della luna riluceva contro i suoi capelli argentati e gli occhi rossi sembravano persi tra le stelle. La ragazza notò che Ashuros indossava solo la sua giacca bianca appoggiata sulle spalle, mentre la camicia nera era a terra, sopra al suo futon.

 

Come incantata Mitsuki si avvicinò al ragazzo, ricordandosi troppo tardi che quello era il tipico comportamento dell’uccellino ipnotizzato dal serpente cacciatore.

 

-Non pensavo avessi un animo poeta!- scherzò nella speranza che non si sentisse il tremolio nella voce, dopo essersi rimproverata per la sua vigliaccheria.

 

Il ragazzo non rispose.

 

Perplessa, la shinigami gli si sedette accanto, mentre il suo cervello la insultava pesantemente per la sua stupidità, e si mise anche lei a osservare la luna.

 

-È così grande rispetto a quella di casa…- mormorò senza accorgersene ricordando quella che vedeva quando saliva sul tetto di casa sua.

 

Ashuros le lanciò uno sguardo curioso e allo stesso tempo malinconico, che quando si accorse di lui, fece arrossire la ragazza.

 

Passarono alcuni minuti di silenzio, accompagnati solo dal frusciare delle foglie del salice.

 

-Com’era la tua vita?- chiese improvvisamente Ashuros senza distogliere gli occhi dalla signora della notte.

 

Mitsuki sussulto e istintivamente si portò le ginocchia al petto, circondandole con le braccia.

 

-Orribile…- mormorò dopo alcuni secondi guardando fissa i suoi piedi nudi -Era come stare in un campo di battaglia ma senza un nemico definito e combattere sempre e ininterrottamente, senza pausa, senza compagni…- la sua voce si perse nella notte mentre i fantasmi tornavano a danzare davanti ai suoi occhi.

 

Il sangue le bagnò nuovamente i palmi.

 

-Stai sanguinando- le fece notare Ashuros -Dovresti perdere questo vizio.-

 

Lei si svegliò dallo stato di trans in cui era caduta e arrossì, prima di nascondere le mani nelle maniche.

 

-E tu?- ribattè con la speranza di cambiare discorso –Al confronto la tua vita sarà stata stupenda.- aggiunse sorridendo con amarezza.

 

-Io non ho mai vissuto una vita umana.- rispose lui senza lasciar trasparire nessuna emozione; solo i suoi occhi celavano una profonda nostalgia –Mia madre è morta al nono mese d’attesa, in un incidente stradale, e io sono stato mangiato subito da un Hollow…per questo mi chiamano Unborn. Questo è anche il motivo per cui non mangio o non bevo o non dormo. Non ho mai provato quei desideri perciò non posso provarli come arrancar.-

 

Mitsuki spalancò gli occhi; non sapeva cosa rispondere. Per un secondo pensò di dirgli che non si era perso nulla, ma un ricordo le sbattè in faccia la realtà: non era vero, ogni vita valeva la pena di esser vissuta, anche solo per qualche secondo. Per un attimo penso di dirgli che le dispiaceva, ma le sembrarono parole vuote e inutili.

 

Si limitò ad osservare la luna insieme a lui, in silenzio.

 

Poi nel suo cervello trovarono finalmente un senso le parole del ragazzo.

 

-COME SAREBBE A DIRE CHE TU NON DORMI?!?!- urlò balzando in piedi, scioccata.

 

Ashuros la guardò perplesso non seguendo il filo logico dei pensieri della ragazza.

 

“Se non dorme, cosa fa di notte?!?” si chiese terrorizzata, e la risposta la fece tingere di mille gradazioni di rosso.

 

Con un solo salto si portò dietro al tronco del salice.

 

-TE LO SCORDI CHE IO ENTRI IN QUELLA STANZA CON TE!!! PROVA AD AVVICINARTI E TI FARO' RIMPIANGERE D’AVERMI CONOSCIUTO!- sbraitò spaventata, imbarazzata, sanguinante e in pigiama, nascosta dietro l’albero.

 

Quello sì che lo avrebbe spaventato...

 

Ashuros alzò un sopracciglio e si limitò a dire -Ah scusami non lo sapevo.-

 

-Sapevo cosa?- chiese Mitsuki sempre mantenendo uno sguardo infuocato

 

-Non sapevo che tu fossi una tappetta mannara! Evidentemente la luna ti gioca brutti scherzi perchè diventi ancora più stupida di quanto lo sei di giorno!- urlò Ashuros

 

-C...come sarebbe a dire?!?- chiese Mitsuki -Sei tu quello che vuole approfittarsi di una povera ragazza indifesa come me mentre sta dormendo!-

 

Ashuros guardò Mitsuki dritta negli occhi, poi si voltò a destra, a sinistra e infine chiese -Scusa dove sarebbe la ragazza indifesa?-

 

-Ah-ha! Lo ammetti allora che ti approfitteresti di una ragazza indifesa!- disse Mitsuki strappando un piccolo ramo dal salice per usarlo come arma

 

-Perchè dovrei? Ho di meglio da fare.- disse Ashuros tornando a fissare la luna

 

Mitsuki si fece attenta “Forse riesco a fregarlo!” pensò la ragazza prima di chiedere -Ad esempio?-

 

Ashuros sospirò pesantemente e si alzò in piedi. Mitsuki, dalla sua fortezza inespugnabile, riuscì a vedere tutto il busto del ragazzo: tutti i muscoli erano scolpiti, quasi non sembrassero naturali. La ragazza avvampò non appena si accorse dello sguardo di Ashuros e cercò, senza successo, di riacquistare la sua espressione spietata.

 

Tutto quello che ottenne fu far ghignare Ashuros che le disse -Su entra, ti faccio vedere.-

 

-Te lo scordi! Scommetto che, non appena entrerò, mi bloccherai a terra o chissà cos'altro!- disse Mitsuki

 

-Va bene, fa come vuoi. Ti avviso però: Yachiru mi ha detto che qui di notte fa piuttosto freddo.- disse Ashuros e, dopo averle fatto un occhiolino, entrò nella stanza, socchiudendosi alle spalle la porta finestra.

 

Mitsuki rimase ferma qualche secondo, indecisa sul da farsi, quando, ad un tratto, un leggero venticello freddo iniziò a soffiare e lei, indossando solo un pigiama, non potè fare a meno di rabbrividire.

 

-Maledizione maledizione maledizione!- iniziò ad imprecare Mitsuki avvicinandosi alla porta. Prima di entrare fece un profondo respiro e, al momento dell'apertura, alzò il suo ramo di salice, pronta a colpire Ashuros in qualsiasi momento ma il suo animo infiammato fu subito spento dalla scena che gli si prestava di fronte: Ashuros era comodamente sdraiato sopra al proprio futon e stava leggendo un libro. Aveva piegato su se stesso il cuscino per farne uno spessore e non aveva neanche tolto le coperte o indossato un qualcosa di simile ad un pigiama.

 

-Cosa fai?- chiese Mitsuki abbassando la sua arma

 

-Secondo te? Leggo.- rispose pacato Ashuros, girando pagina

 

-Scommetto che è uno di quei libri per maniaci vero? Ti ho scoperto razza di lumaca pervertita!- disse Mitsuki ma ancora una volta le sue supposizioni furono distrutte quando Ashuros, dopo aver messo un segnalibro, le mostrò la copertina del libro: “Cuore d'Inchiostro.”

 

-Un libro...fantasy?-

 

-Sì, ne ho diversi li dentro come puoi vedere.- disse Ashuros indicando il suo armadio e Mitsuki, voltandosi verso l'armadio del ragazzo, rimase scioccata nel constatare che, ad eccezione di due completi bianchi uguali a quello che indossava di solito Ashuros, l'armadio era pieno di libri di ogni genere anche se quelli fantasy erano in maggioranza.

 

Mitsuki lasciò andare il ramo e si diede mentalmente dell'idiota. Era partita col presupposto che Ashuros fosse un maniaco ma, benché la sua ipotesi non fosse ancora scemata del tutto, dovette ammettere di aver sbagliato.

 

-Tu non dormi?- chiese Ashuros senza alzare gli occhi dal libro

 

L'ipotesi di Mitsuki tornò nuovamente a galla e disse -Te lo scordi!- poi si andò a sedere sul suo futon, gambe e braccia incrociate con lo sguardo puntato su Ashuros che non se la filò manco di striscio.

 

La situazione rimase tale per circa un'ora e, mentre Ashuros non dava alcun segno di cedimento o stanchezza, Mitsuki stava lottando con tutta se stessa per non chiudere gli occhi.

 

-Dormi che è meglio.- disse Ashuros -Domani dobbiamo ancora andare a cercare nuove reclute.-

 

-Eh eh...credi che io...sia stanca...beh tu ti....yawn....sbagli di grosso...- disse Mitsuki iniziando a ondulare lentamente avanti e indietro.

 

Ashuros chiuse il libro appena concluso e si sedette a sua volta -Non volevo arrivare a tanto ma...- disse poi con un leggero rossore sulle guance.

 

Mitsuki si mise subito all'erta pronta a qualsiasi tipo di attacco ma Ashuros fece la cosa che più si discostava dai pensieri di Mitsuki: si mise a cantare una ninna nanna.

 

Era un testo leggero e tranquillo che parlava della neve sulle montagne e di altre cose collegate all'inverno.

 

Mitsuki, senza alcuna possibilità di controbattere, iniziò a chiudere lentamente gli occhi, fino ad assopirsi in quella posizione. Ashuros andò avanti per due minuti, giusto per sicurezza, poi, accortosi che Mitsuki si era ormai addormentata, smise di cantare.

 

Per un attimo fu veramente tentato di lasciarla in quella posizione ma si immaginò subito Mitsuki con un mal di schiena allucinante che non la smetteva di lamentarsi. Quel pensiero bastò a fargli cambiare idea così, cercando di non far nessun rumore, si avvicinò a Mitsuki e, lentamente, la sollevò.

 

Si sorprese subito di quanto fosse leggera ma ci pensò ben poco e, spostando le coperte del suo futon, si apprestò a posarla a terra ma la shinigami fece qualcosa che gli fece perdere dieci anni di vita.

 

Lo stava abbracciando.

 

Ashuros avvampò completamente e disse –E-ehi principessa...cosa stai...?- e abbassò lo sguardo, perdendo altri dieci anni di vita. Mitsuki stava ancora dormendo, completamente abbandonata contro il suo petto, con le braccia incrociate dietro al collo dell'arrancar.

 

-Ehi, principessa…Svegliati...ehi!- disse Ashuros muovendola un po' ma quella sembrava completamente in coma e non diede alcun segno di risposta.

 

Ashuros si inginocchiò sul futon della ragazza e cercò di staccarsela di dosso ma, con sua grande sorpresa, Mitsuki non ne voleva sapere di lasciarlo andare. L'arrancar era ormai in panne. Si chiese se non fosse il caso di andare a chiedere a Stun di strappargliela di dosso ma rinunciò subito all'idea, in fondo si era solo addormentata...non aveva colpe per questo.

 

L'arrancar tentò il tutto per tutto alzandosi in piedi e lasciando andare Mitsuki che rimase appesa solo con le braccia, lasciando le gambe penzolanti.

 

-Ma che forza ha nelle braccia?- si chiese Ashuros esasperato notando poi che Mitsuki, inconsapevolmente, stava muovendo le gambe come a cercare un appiglio.

 

Ashuros sospirò pesantemente e, dopo aver preso tre libri dall'armadio, decise di sdraiarsi sul proprio futon. La situazione degenerò subito perchè Mitsuki, istintivamente, portò le gambe al petto, raggomitolandosi sopra ad Ashuros che non potè far a meno di arrossire.

 

-Tsk...spero solo che non si metta a russare...- disse il ragazzo che si era ormai arreso all'evidenza di dover passare tutta la notte con Mitsuki appesa al suo collo.

 

Prima di iniziare a leggere un altro libro, lanciò un'ultima occhiata alla ragazza che stava serenamente dormendo sopra di lui e pensò “Sembra proprio una bambina...”

 

* * *

 

Dopo tre ore, Ashuros si era ormai abituato a quella strana situazione, quando di colpo, Mitsuki iniziò a tremare, mormorando qualcosa nel sonno.

 

-Reiatsu...no...Vizard...aiuto...-

 

Ashuros rimase sorpreso nel capire che Mitsuki, era riuscita a percepire il reiatsu dei Vasto Lorde attraverso lui e, vederla tremare come una foglia, lo fece stare male.

 

Si sorprese di quel suo stato. Non era mai stato male se non quando aveva saputo della morte di Halibel, eppure, in quel momento, stava male nel vedere Mitsuki che tremava.

 

Dopo qualche secondo di esitazione, posò il libro e abbracciò a sua volta Mitsuki. Per fortuna la ragazza stava dormendo perchè altrimenti lo avrebbe preso a pugni fino allo sfinimento e, in seguito se lui fosse sopravvissuto, lo avrebbe sfottuto a vita per via del rossore che faceva da padrone sul suo viso.

 

Per fortuna non dovette restare così troppo a lungo, infatti, dopo pochi minuti, Mitsuki si calmò, continuando a parlare nel sonno -Ashu...ros...Ashuros...-

 

L'arrancar la lasciò andare lentamente e sorrise “Forse non è così male...”

 

-Ashuros...sei...una stupida lumaca...-

 

Ashuros trattenne una risatina e, prima di riprendere a leggere il suo libro, disse -Buonanotte anche a te tappetta.-

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Strategie e sotterfugi: la guerra ha inizio! ***


Stella: Buonasera signore e signori! Eccoci con un altro capitolo (in ritardo) della nostra fanfiction!

Andry: Sembri la presentatrice di un talk-show…

Stella: Volevo dare una parvenza di serietà a questa storia!

Andry: Non ci sei riuscita.

Stella: Grrrrazie… Comunque, parlando di cose serie: tutti coloro che hanno mandato la scheda di un oc shinigami sono pregati di controllare…

Andry: Ora sembri una hostess…

Stella: MA LA VUOI PIANTARE?!

Andry…

Stella: Dov’ero arrivata?! *parla tra sé e sé*

Andry: *sussurra* …sono pregati controllare le cinture di sicurezza, le noccioline saranno servite durante il volo…

Stella: …sono pregati di controllare le cintur…DANNAZIONE *lo colpisce* Sii serio!

Andry: Parla lei…

Stella: CHI HA MANDATO LO SHINIGAMI CONTROLLI DI AVERCI MANDATO IL COMANDO DI RILASCIO, IL NOME E LA DESCRIZIONE DELLA SPADA! SE COSI’ NON FOSSE INVIATECELI! *si accasci esausta per lo sforzo ma contenta di aver portato a termine la sua missione*

Andry: Per gli Arrancar: controllate la formula di rilascio e il nome della spada, altrimenti inviateli. Detto questo buona lettura a tutti!

 

 

Strategie e sotterfugi: la guerra ha inizio!

 

 

 

Calore. Era questo quello che sentiva Mitsuki. Semplice calore, ma non in tutto il corpo. Lo avvertiva principalmente sul lato sinistro della faccia e non capiva il perché. I sensi iniziarono a risvegliarsi dal torpore e riuscì a sentire qualcos'altro.

Tu-Tum............Tu-Tum............Tu-Tum............Tu-Tum............Tu-Tum............Tu-Tum............

-Un tamburo?- pensò la ragazza aprendo leggermente l'occhio destro richiudendolo subito a causa del sole che la stava accecando.

Lentamente, ruotò la testa, in modo da poggiarsi sul mento e riprovò ad aprire gli occhi, ritrovandosi di fronte a due occhi color cremisi che la fissavano divertiti.

“Buongiorno tappetta.” disse Ashuros

Mitsuki lo fissò qualche secondo poi, sbadigliando, disse “Buongiorno stupida lumaca...” dopodiché tornò nella posizione iniziale, chiudendo di nuovo gli occhi e cercando di riprendere sonno.

Ashuros alzò un sopracciglio pensando -Nessuna reazione?- ma, il fatto di essere a “stretto contatto” con Mitsuki, gli permise di percepire l'improvviso arresto del cuore della ragazza.

-Adesso voglio proprio vederla.- pensò l'albino con un ghigno.

Lentamente e con dei piccoli scatti, Mitsuki tornò a fissare Ashuros che per poco non scoppiò a ridere visto il rossore presente sulle guance della ragazza e le piccole colonne di vapore che le uscivano dalla pelle.

“Buongiorno di nuovo. Che ne diresti di alzarti? Dovrei sgranchirmi le gambe.” disse Ashuros

Per qualche secondo Mitsuki continuò a fissarlo poi iniziò a balbettare “K...K...K...K...KYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Con un balzo ferino, raggiunse l'altra parte della stanza, prendendo di nuovo il ramo di salice, appiattendosi contro il muro e minacciando Ashuros con il suddetto ramo.

“T...TU! Maledetta lumaca pervertita!!! Lo sapevo che non dovevo fidarmi! Confessa!!! Cosa mi hai fatto? Un incantesimo? Hai usato una specie di Ero-Kido?” sbottò la ragazza iniziando a tremare al pensiero delle torture che poteva aver subito quella notte.

Ashuros si alzò pigramente e quasi tutte le ossa del suo corpo fecero rumore. In fondo era la prima volta da anni che stava fermo per così tante ore ma questo non gli impedì di prendere la palla al balzo.

Diede subito le spalle alla ragazza, infilandosi la camicia e poi la giacca. Il tutto con uno strano ghigno sulle labbra.

“Oh non è successo nulla di particolare miss abbraccio.” disse l'albino avviandosi verso la porta

-Nulla di particolare? Miss abbraccio?- pensò confusa Mitsuki seguendolo con lo sguardo

“Ah un'ultima cosa!” aggiunse poi Ashuros fermandosi sulla soglia della stanza, guadagnandosi un'occhiata confusa e curiosa da parte di Mitsuki “Quelle “posizioni” erano veramente difficili. Complimenti per l'inventario!” concluse l'albino con un tono atrocemente malizioso e scoccando un occhiolino a Mitsuki, per poi uscire chiudendosi la porta alle spalle.

Mitsuki rimase imbambolata sul posto, ancora rossa in viso. Quando, dopo qualche secondo, le parole del ragazzo trovarono un significato, il rossore aumentò a dismisura e le sue povere gambe, ora budini, non poterono trattenerla oltre, facendola cadere sul futon.

Fuori dalla porta, Ashuros rimase fermo anch'egli qualche secondo, ripensando alle parole da lui appena pronunciate e, proprio come Mitsuki non poté fare a meno di arrossire iniziando poi a prendere a testate il muro.

-Che. Cazzo. Mi. E'. Preso!!!- pensò il ragazzo prima di incamminarsi, a passo spedito, verso il Senkaimon. Mancavano ancora due arrancar, tanto valeva trovarli subito.

Per i corridoi, incrociò Yachiru che gli chiese subito “Allora? Dormito bene?”

“Splendidamente! Una notte coi fiocchi!!!” disse Ashuros sorpassandola senza degnarla di uno sguardo.

L'anziana shinigami, leggermente confusa, si diresse verso la loro stanza e, aprendo di poco la porta, per poco non le venne un infarto nel vedere Mitsuki accasciata a terra, tremante e con gli occhi a girandola mentre pronunciava “Non è successo davvero...non è successo davvero...”

Un gocciolone stile manga le cadde sulla testa e pensò -Uhm...forse metterli nella stessa stanza non è stata un'idea...azzeccata...-

                                                         * * *

Ashuros camminava spedito per i corridoi dell'edificio, sperando di poter tornare nell'Hueco Mundo il più velocemente possibile. All'improvviso, il pavimento diventò di colpo lucido e ricoperto di cera, talmente tanto che il povero arrancar si fece una bella pattinata finendo schiantato contro un muro poco più avanti.

“Cazzo che male...si può sapere chi ha passato la cera?” urlò Ashuros

“Sono stato io, il pavimento era troppo sporco.” disse Jean comparendo all'improvviso

“Dovevi proprio pulirlo ora?” chiese Ashuros fissandolo male

“Non vedo perché no.” commentò Jean

Ashuros sospirò quando, con la coda dell'occhio, vide Stun avvicinarsi...dalla stessa direzione da cui era arrivato lui...

“No! Fermo Stun!” urlò Ashuros ma, senza avere il tempo di spostarsi, venne cilindrato in pieno da Stun, scivolato anch'egli sul pavimento ricoperto di cera.

“Uhm...forse ho messo troppa cera.” disse Jean fissando il pavimento.

“For...se...” biascicò Ashuros, formato sottiletta, mentre Stun cercava in tutti i modi di rimetterlo in piedi.

Una porta li vicino si aprì e ne uscì un assonnato Edward “La volete smettere di far casino? La gente sta cercando di dormire!”

Davanti a lui, si aprì un'altra porta da cui uscì Shi che, vedendo Edward, esibì un ghigno bastardo e disse “Se il buongiorno si vede dal mattino...questa sarà una giornata schifosa dato che la prima cosa che ho visto è stata la tua brutta faccia.”

Edward, senza neanche commentare gli si lanciò addosso facendo scattare una piccola rissa tra i due che causò non poco casino. Jean sospirò vedendo piccole nuvolette di polvere uscire dalla stanza mentre Stun annuiva soddisfatto nel vedere Ashuros di nuovo in piedi.

In quel momento arrivò anche Yuuko che, vedendo i due shinigami pestarsi, non potè fare a meno di ghignare e avviarsi verso i due per potersi unire al divertimento ma, purtroppo per lei, qualcun'altro non era di quell'avviso.

“Non ti permetterò di unirti a quella rissa Hime! Non ti si addice!” urlò Hiro afferrandola per un braccio ma l'arrancar non sembrò apprezzare il gesto e, con una mossa di judo, afferrò il braccio del fratello e lo proiettò a terra, facendolo sbattere con la testa, dopodiché fu libera di lanciarsi nella rissa.

Ashuros osservò la sua compagna intenta a malmenare entrambi gli shinigami. Potevano anche mettersi ad attaccarla in due, ma un arrancar con anni di esperienza non era alla portata di due shinigami appena arruolatisi.

Sbadigliando annoiato, si diresse verso la sua destinazione e, come il giorno prima, dovette attendere qualche minuto perché il portale fosse impostato sull'Hueco Mundo. Con un balzo, salto nel suddetto portale, ritrovandosi ancora nel suo mondo natio.

Rimase fermo sulla duna di sabbia per diversi secondi. Mancavano due soli arrancar poi per chissà quanto tempo non sarebbe più potuto tornare in quell'immenso deserto. Prima che potesse muovere un solo passo, avvertì subito una presenza alle sue spalle ed era una presenza tutt'altro che pacifica.

 

L'albino si voltò di scatto, estraendo nel contempo la sua zampaktou riuscendo a puntarla alla gola della ragazza che gli aveva appena trasmesso quella sensazione. Si trattava di una giovane dalla pelle chiara alta sul metro e settanta, dai lunghi capelli neri e con dei grandi occhi marroni che lo fissavano divertiti. Le labbra erano carnose mentre il seno era prosperoso. La sua maschera, o ciò che ne restava, erano due corna bianche che, partendo da poco dietro le tempie, puntavano in avanti.

 

La giovane indossava degli stivali bianchi con i bordi neri, una lunga gonna bianca che però lasciava scoperti i fianchi delle cosce, una fascia nera come cintura e una maglietta senza maniche bianca coi bordi neri che le copriva la parte attorno alla gola per poi scendere e lasciar scoperto il ventre e parte dei seni, mentre la schiena era completamente coperta.

 

“Che c'è? Ti ho spaventato forse?” chiese lei ghignando

 

“Izumi Wakoto...” disse Ashuros rinfoderando la sua arma “...che strano trovarti qui.”

 

“Beh, sono un arrancar e questo è l'Hueco Mundo. Cosa c'è di strano?” chiese Izumi inclinando la testa di lato.

 

“Lasciamo stare, tanto ti avrei cercata in ogni caso. Devi venire con me.” disse Ashuros voltandosi

 

“E perché mai? Non vorrai mica farmi qualcosa vero? Voi maschi siete tutti uguali!” sibilò la ragazza

 

“Primo, quel genere di cose non mi interessano. Secondo, di certo esistono delle ragazze più invitanti di te. Terzo, sono venuto a chiederti di arruolarti in un'accademia di Arrancar e Shinigami per sconfiggere i nemici umani.” spiegò Ashuros visibilmente infastidito dalla giovane. La mattina era già iniziata nel peggiore dei modi e questo non avrebbe portato ad un miglioramento...poco ma sicuro.

 

“Un'accademia? Uhm...l'idea non è male!” disse Izumi annuendo “Va bene ci sto!”

 

“Perfetto, ora dobbiamo solo trovare l'ultimo Arrancar e poi potremo tornare nella Soul Society...” disse Ashuros estraendo il cellulare.

 

Senza neanche darsi un via, scattarono con il Sonido lungo le dune di quel mondo. In pochi minuti, il radar dell'apparecchio individuò l'ultimo arrancar e glielo segnò con un puntino luminoso. Senza esitare, Ashuros si fiondò verso quella direzione, seguito a ruota dalla ragazza.

Trovarono l'ultimo arrancar intento a massacrare degli Hollow dall'aria ben poco combattiva. Erano spaventati da lui.

L'arrancar in questione era un ragazzo alto sul metro e novanta e con le spalle larghe. Aveva dei corti capelli neri e due pozze grigio-azzurre negli occhi che avrebbero intimorito anche i più coraggiosi. Il buco tipico della sua razza si trovava sotto l'ombelico mentre ciò che restava della maschera erano due corna bianche che partivano dalle tempie. La sinistra era spezzata a metà.

I muscoli ben visibili e definiti erano coperti da una giacca bianca lunga fino al costato bianca. Le gambe lo erano da dei pantaloni a vita bassa bianchi e morbidi e ai piedi calzava degli stivali neri mentre, su un fianco, portava una katana nera con la guardia che ricordava delle fiamme e delle catene.

Il moro ghignò davanti agli Hollow e ne uccise due con un solo potente Cero sparato dalla sua mano destra.

“Tsk, che delusione. Da queste parti non troverò mai nessuno in grado di battersi alla pari con me.” disse quello per poi eliminare gli ultimi con dei veloci Bala che distrussero le maschere degli ultimi rimasti.

Ashuros fissò l'arrancar mentre gli dava le spalle e, solo quando quello si girò verso di lui, scoprì di conoscerlo da diverso tempo ma forse il moro non la pensava come lui. Con una forza mostruosa, saltò in alto, superando di diversi metri l'albino e gli scagliò contro un Cero alla quale Ashuros controbatté con un altro Cero. I due attacchi si annullarono creando un polverone a mezz'aria.

L'albino fissò quel polverone, cercando di cogliere il minimo movimento ma, dopo neanche un secondo, il moro lo attaccò frontalmente, zampaktou sfoderata nella mano destra. L'albino non si fece trovare impreparato e, dopo aver estratto a sua volta l'arma, parò il colpo del moro e dalle loro lame scaturirono diverse scintille.

I due rimasero fermi un istante a fissarsi quando Ashuros disse “Amlach Lumbar, detto Wolf, allievo di Grimmjow Jaegerjaques.”

Il moro ghignò e, a sua volta, disse “Ashuros Bleeder, detto Unborn, allievo di Tia Halibel. Cosa ci fai da queste parti?”

“Sto cercando un certo arrancar e guarda caso l'ho appena trovato.” spiegò Ashuros rinfoderando la sua lama.

“Cercavi me? E perché?” chiese Amlach con uno sguardo annoiato, rinfoderando anch'egli la sua arma.

“Potrà sembrati assurdo ma una shinigami ha deciso di aprire una scuola per shinigami e arrancar e sta reclutando nuovi membri per poter contrastare l’Atarashī kami. Credo che ti possa interessare no?” chiese Ashuros benchè sapesse già la risposta e, come previsto, un potente reiatsu scaturì da Amlach la cui espressione si era trasformata in un ghigno divertito con gli occhi iniettati di sangue, cosa che divertì parecchio Izumi.

“Dici il vero. Sì, vi aiuterò così io...potrò diventare il Re e vendicare Grimmjow!” disse Amlach.

“Keh, sei proprio uguale a lui. Su muoviamoci e andiamo nella Soul Society.” disse l'albino per poi avviarsi al portale più vicino.

Pochi minuti dopo, i tre erano di nuovo nella Soul Society e Ashuros indicò ai nuovi arrivati l'edificio dove si trovavano tutti gli altri, consigliandogli di andare a presentarsi. Li vide allontanarsi e, sulla stessa strada, notò Mitsuki procedere verso il Senkaimon con lo sguardo inchiodato a terra e una strana aura blu che la circondava. Di sicuro non si era ancora ripresa dallo scherzo.

Lentamente, la shinigami arrivò davanti all'arrancar e, con voce flebile, gli chiese “Ehi...lumaca...stanotte...io e te...si insomma...abbiamo fatto...” ma la voce dell'albino la interruppe “Era uno scherzo.”

“Eh?” disse Mitsuki alzando lo sguardo mentre Ashuros si era voltato verso sinistra lasciando visibile solo l'occhio coperto dalla maschera “C...che vuoi dire?”

“Quello che ho detto. Era uno scherzo. Non abbiamo fatto niente di niente. Ieri sera ti sei addormentata e quando ho cercato di coprirti con una coperta ti sei avvinghiata a me e non mi hai più mollato fino a stamattina.” spiegò Ashuros con voce piatta.

“COSA?!? Tu lurido arrancar pezzo d'idiota!!! Come ti è venuto in mente di farmi uno scherzo del genere?!?” sbottò Mitsuki.

“Beh una piccola vendetta me la meritavo dopo aver passato l'intera notte con una nana attaccata al collo che mi trattava come un orsacchiotto di peluche!” ribatté Ashuros

Mitsuki stava per saltargli alla gola. Voleva farlo! Uno scherzo del genere non glielo avrebbe mai perdonato ma la sua sete di sangue fu repressa all'arrivo di Yachiru che, rivolgendosi all'arrancar, disse “Ottimo lavoro Ashuros, tutti gli arrancar utili sono stati trovati. Purtroppo mancano ancora alcuni shinigami e vorrei che tu andassi con Mitsuki alla ricerca di quest'ultimi.”

“EH?!?” fu il semplicissimo commento di Mitsuki e Ashuros. Non solo dovevano vivere sotto lo stesso tetto e, soprattutto, nella stessa stanza ma ora avrebbero anche dovuto collaborare per trovare gli ultimi shinigami? Ma che le avevano fatto di così orribile per meritarsi un simile trattamento?

“Se ce la farete in mattinata, oggi pomeriggio potremo già iniziare a lavorare ad un primo piano.” spiegò Yachiru e i due si trovarono costretti ad acconsentire alla richiesta dell'anziana shinigami e, in pochi minuti, furono teletrasportati nel Rukungai.

Com'era prevedibile, tutti gli abitanti nelle vicinanze, si girarono spaventai verso i due, fissando con degli sguardi carichi di odio e terrore Ashuros il quale, per la prima volta, si trovò a disagio. Ma Mitsuki neanche se ne accorse, troppo presa dalla frustrazione e dall’imbarazzo per lo scherzo della lumaca, e con passo di marcia prese una direzione a caso.

Ashuros si affrettò a seguirla raggiungendola con poche falcate.

“Ehi tappetta! Non dovresti guardare il cellulare?” le fece notare pacato guardandosi intorno insofferente, mentre le persone lo spiavano dalle finestre socchiuse, i bambini lo indicavano e parlottavano tra loro con le mamme che li cercavano di tirare in casa.

Lei non disse niente e tirò fuori il cellulare masticando insulti poco chiari contro l’Arrancar. Ma perché quell’essere inutile continuava a irritarla, ma soprattutto ad avere ragione?! Gli avrebbe dimostrato che era capacissima di cavarsela da sola. Alla faccia sua!

E dopo aver analizzato per qualche secondo la mappa pianificando vendetta, con Ashuros che sbirciava da sopra la spalla, si incamminò verso destra.

“Ehm tappetta, dobbiamo andare a sinistra…”le fece notare divertito il ragazzo.

Mitsuki ancora decisa a non rivolgergli parola riaprì il cellulare e dopo una breve occhiata si incamminò nella direzione opposta a quella di prima, bordeaux.

Ashuros scoppiò a ridere.

“La vuoi piantare?!” sbottò lei infine girandosi a fulminarlo per poi riprendere a marciare.

“Hai interrotto la tua strategia del silenzio?!” chiese divertito seguendola, mentre Mitsuki lo insultava gesticolando.

“Sei uno stupido arrancar! Mi ero solo distratta!” si difese lei piccata.

“Ne sono sicuro…” ribatté Ashuros marcando l’ironia, tanto da far fermare e voltare la ragazza.

“Ma davvero?! E questo cosa vorrebbe insinuare?!” chiese la ragazza con gli occhi assottigliati incrociando le braccia; la piazzetta al limitare del bosco in cui si erano fermati si svuotò di colpo.

“Che non ne azzecchi una neanche per sbaglio.”

“Ma per favore! Me la cavo cento volte meglio di te!” sibilò lei avanzando di un passo.

“Disse dopo essersi persa con una mappa in mano.” Osservò lui sarcastico incrociando le braccia come per farle capire che non le incuteva il minimo timore.

“Lurida Lumaca! RITIRA SUBITO QUELLO CHE HAI DETTO! CHI TI CREDI DI ESSERE?! POSSO FARTI FUORI QUANDO MI PARE E PIACE!” gli urlò lei contro appoggiando una mano sul fodero della katana. Adesso lo avrebbe fatto pentire di averla sottovalutata…

“Non ti umiliare nana e stai buona, dobbiamo ancora trovare gli shinigami.”  Le ricordò lui fingendosi annoiato.

“Che c’è? Ora che non c’è Stun a proteggerti hai paura di fronteggiarmi?” insinuò lei con un sorriso felino e strafottente.

“Ripetilo nana se hai il coraggio!” le sibilò lui colpito nell’orgoglio voltandosi finalmente a fronteggiarla guardandola negli occhi.

“Tu…” ringhiò la ragazza accucciandosi leggermente, come pronta a saltargli addosso, ma una voce li interruppe prima che potessero iniziare una rissa.

“Potreste smetterla? Finirete con lo svegliarla.” I due si voltarono ancora lividi di rabbia e si trovarono davanti un ragazzo dalla carnagione abbronzata e i capelli neri spettinati, con il tipico kimono degli shinigami ma smanicato e una collana di grosse perle rosse al collo; in spalletta portava una ragazza addormentata: aveva lunghi capelli bianchi, con la frangetta spettinata tenuta in ordine da alcune mollettine, un viso tenero dalla carnagione tanto bianca da sembrare una statua di neve e il naso leggermente all’insù.

“Jin Mishima?” chiese Mitsuki leggermente stupita riacquistando una posizione rilassata e ignorando completamente Ashuros.

“Esatto, piacere di rivederti Yuki!” le rispose con un sorriso mentre con estrema delicatezza appoggiava la ragazza seduta contro un albero.

“Mi conosci?” chiese lei stupita. Aveva sentito parlare di lui, si diceva avesse fatto fuori molti hollow ancora prima di diventare shinigami e diplomato in un battito di ciglia.

“Sono uno degli Shinigami che aveva presenziato al tuo arrivo nella Soul Society, ma immagino che non ti ricorderai di me. Sono felice di vederti così viva rispetto al nostro ultimo incontro…” le disse con un sorriso sincero.

“Scusami, ma proprio non mi ricordo di te. Spero non fossi uno di quelli che…” mormorò imbarazzata e con un leggero tremolio nella voce, sotto lo sguardo perplesso di Ashuros.

“E invece sì, non dimenticherò il tuo gancio destro per un po’!” rise lui prima di scuotere la testa, “Ma non preoccuparti, è tutta acqua passata!” la rassicurò.

“Grazie Jin.” gli rispose accennando un sorriso, ma senza che il senso di colpa si affievolisse.

“E ora potrei chiederti cosa ci fai con un Arrancar prima che io metta mano alla zampaktou?” chiese tornando serio e appoggiando una mano all’elsa della grossa spada rossa che portava sulla schiena.

Shikai continuo…osservò Mitsuki colpita, mentre Ashuros lo fulminava con un'occhiata.

“Provaci pure…” gli ringhiò contro.

“Lui è con me, è un alleato.” spiegò Mitsuki con fermezza mettendosi in mezzo tra i due “E a questo proposito dovremmo parlarti.” gli disse diplomatica accennando con la testa alla base dell’albero.

Tutti e tre si sedettero, Jin ancora diffidente verso Ashuros che lo fulminava irritato.

Dopo dieci minuti di spiegazione Jin sorrise contento.

“Sarò felice di aiutarvi! sono secoli che non torno a casa! Anche se prima devo capire cosa fare con questa ragazza: è caduta addormentata in mezzo alla strada di punto in bianco e l’ho soccorsa ma non so nemmeno chi sia…” disse loro ridendo, “E scusami per prima Ashuros.” si scusò con l’Arrancar tendendogli la mano, che dopo qualche secondo l’altro accettò con un ghigno.

“Non vedo l’ora di vedere quel che sai fare…”

“L’interesse è reciproco…” rispose Jin mentre Mitsuki controllava la mappa.

“LUMACA!” esordì improvvisamente stupita.

“Cosa?” rispose automaticamente Ashuros, mentre Jin ghignava sotto i baffi: lumaca?!

“Anche questa ragazza è da portare con noi!” gli svelò indicando l’albina, che aprì gli occhi azzurro ghiaccio leggermente stupita.

“Io?” chiese con voce fievole e cristallina.

“Sì.” le disse Mitsuki leggermente scioccata: da quanto era sveglia?!

“V-va bene…” rispose ancora lei per poi rimanere a fissare per terra imbarazzata in silenzio.

“Ehi tu, hai un nome?” le chiese stranito Ashuros con un tatto invidiabile, tanto da meritarsi una gomitata nelle costole da Mitsuki. Iri lo guardò terrorizzata.

“Scusa la sua maleducazione,” le disse porgendogli una mano, “Io mi chiamo Mitsuki Hitsugaya, detta Yuki, e loro sono Ashuros, l’arrancar, e il ragazzo che ti ha salvata, Jin Mishima.”

La ragazza le strinse timidamente la mano.

“Iri Flina.” mormorò con un accenno triste di sorriso, poi si voltò a guardare Jin e si prostrò in una posa antica e formale: rannicchiata con il volto rivolto a terra e le mani poggiate a terra davanti al capo. “Grazie per avermi soccorso.”

“D-di niente!” rispose lui a disagio scompigliandosi i capelli accorgendosi inoltre che il corpo di lei tremava lievemente, “E ora alzati per favore!” la ragazza fece ciò che le era stato detto e si inginocchiò composta ad attendere.

“Per quanto riguarda le spiegazioni…” iniziò Mitsuki non sapendo bene come rapportarsi.

“Ho sentito.” intervenne Iri in un sussurro.

“Ah…o-okay….allora possiamo andare a cercare l’ultimo shinigami e poi tornare in base.” Disse alzandosi in piedi insieme agli altri e, dopo aver scrupolosamente guardato la mappa, iniziando a camminare verso l’ultimo obbiettivo, seguita da Iri, che le stava vicinissima, come se volesse stare il più lontano possibile dai due ragazzi.

Neanche trenta secondi che camminavano in silenzio, un po’ intimiditi dalla nuova ragazza, che in contemporanea, come se si fossero messe d’accordo, sia Iri che Mitsuki inciamparono in un sasso e caddero a terra.

Con la leggera differenza che Jin prese al volo Iri prima che si spiaccicasse al suolo ma nessuno prese Mitsuki, la cui faccia incontrò dolorosamente il terreno.

“Oh no un’altra!” sbuffò Ashuros passandosi il palmo della mano sugli occhi, “Di questo passo torneremo stanotte!” borbottò prima di afferrare per la collottola Mitsuki e rimetterla in piedi con una mano sola.

“Non avevo bisogno di aiuto!” gli ringhiò lei ricominciando a camminare impettita, ma dopo tre passi cadde nuovamente a terra.

“Si è visto…” ghignò Ashuros rimettendola nuovamente in piedi.

Lei non rispose imbarazzata e tornò a camminare, questa volta guardando attentamente il terreno.

Intanto Iri, dopo aver guardato confusa e spaventata il suo salvatore, si era di nuovo prostrata a ringraziare Jin che cercava di farla rialzare a disagio.

“Non c’è bisogno di tutto questo! Ringraziami come una persona normale!” le disse infine prendendola delicatamente per le spalle e tirandola su.

“Come…una persona normale?” chiese lei perplessa e tremante, “Io…io dovevo scusarmi sempre così quando ero vita…” spiegò in un mormorio abbassando gli occhi, la malinconia che accarezzava i suoi lineamenti.

“Cosa? Ma da che epoca vieni?” le chiese perso Jin. Lei non si sarebbe mai scusata così...

“Sengoku.” rispose lei dopo qualche secondo, torturando il bordo delle maniche con le mani sottili.

“Ora si spiega tutto…” sospirò invece il ragazzo passandosi una mano tra i capelli, “Beh Iri, i tempi sono cambiati, non c’è più bisogno di comportarsi così! Per ringraziare una persona basta dire ‘grazie!’ sorridendo” le spiegò con un sorriso.

Lei lo guardò dubbiosa e indecisa su cosa fare, poi prese coraggio e strinse le mani a pugno.

“G-grazie…?” tentò abbozzando un lieve sorriso, ancora tinto di malinconia ma già più luminoso, con le guance lievemente arrossate.

“Perfetto!” rise Jin accarezzandole la testa e facendola diventare scarlatta, prima di tornare a camminare con gli altri due come se niente fosse; Iri camminava al suo fianco confusa e curiosa.

-I tempi sono cambiati?- pensò con un velo di tristezza. Lei odiava gli uomini, la terrorizzavano…eppure…quel ragazzo era stato gentile, la trattava da pari…

“Jin?” chiamò Ashuros il ragazzo facendogli cenno di rallentare un attimo per distanziare le due ragazze, con Mitsuki che cercava di rassicurare Iri sull’Accademia e gli altri ragazzi.

“Si?” chiese il ragazzo curioso.

“A cosa ti riferivi parlando del tuo incontro con la tappetta?” gli chiese dando un occhiata alla ragazza.

“Non lo sapevi?” chiese Jin leggermente sorpreso, “Non conosco i dettagli sinceramente, ma a quanto ho capito, i genitori e la sorella di Yuki erano degli shinigami ritiratisi nel mondo reale e una sera, mentre lei era fuori, furono massacrati dall’Atarashi Kami. Quando è tornata e ha…visto, ha avuto una specie di attacco ma Yachiru è intervenuta in tempo e l’ha salvata. Allora le ha spiegato tutto e l’ha portata nella Soul Society” si interruppe un secondo per accennare un sorriso triste, “Mi sembra ieri…noi Shinigami dovevamo accoglierla al meglio ed eravamo perfino disarmati, per non metterla a disagio: quando arrivò sembrava morta. Non c’era niente nei suoi occhi, non una luce, non un ombra…niente. Non parlava, si muoveva il minimo indispensabile. Una statua di ghiaccio. E poi accadde: mentre passava sentì qualcuno fare dei piccoli commenti sul suo aspetto, niente di particolarmente cattivo, ma lei divenne una belva. Sembrava impazzita, una bestia folle e ferita che si sfogava, asseta di sangue e vendetta. Il suo reiatsu, prima nella norma, diventò talmente pressante che nella stanza iniziò a nevicare…degna discendente di suo nonno direi. Attaccò chiunque trovasse sulla sua strada e metà di noi vennero messi k.o. prima che Yachiru intervenisse a fermarla. Poi io ripartii e non la vidi più. Ogni tanto giungevano le notizie di qualche sua impresa o massacro di hollow, il suo soprannome… ma non l’avevo ancora rincontrata.” terminò cercando di leggere l’impenetrabile volto dell'arrancar, ma questo si limitò a ringraziarlo guardando Mitsuki e riprendere a camminare.

Per diversi minuti non accadde nulla quando all'improvviso, mentre stava tranquillamente camminando dietro agli altri, per un secondo percepì un forte reiatsu.

Poi scomparve.

Confuso, si fermò guardando il boschetto che costeggiava la strada: non poteva esserselo immaginato…

Non fece in tempo a dire una parola che in un lampo una figura si scagliò contro di lui.

Con un salto Ashuros l’evitò e una katana rinfoderata si abbatté sul terreno, con tanta forza da creparlo.

“Gli Arrancar non dovrebbero entrare nella Soul Society” ringhiò la sua proprietaria rialzando la katana e preparandosi a un secondo attacco: una bella ragazza di corporatura esile con i capelli rossi e gli occhi color del fuoco, avvolta nella tipica divisa degli shinigami.

“Ma chi abbiamo qui…” ringhiò di rimando Ashuros scrocchiandosi le nocche.

“Ferma!” urlò Mitsuki frapponendosi fra lei e Ashuros e bloccando con il fodero della sua zampaktou quella avversaria. Ci mancava solo che facessero a botte ora! Non che potesse darle torto, anche lei l’avrebbe attaccato non sapendo che era un alleato…In realtà anche ora che lo conosceva lo avrebbe attaccato volentieri, ma non era questo il punto!

“Gli Shinigami non devono proteggere gli Arrancar” continuò l’altra imperterrita cercando di colpire Mitsuki con la katana, ma lei gli teneva testa tranquillamente e parava gli attacchi senza retrocedere di un passo.

“Tappetta fatti da parte, se questa vuole prenderle io non mi tiro indietro…” sibilò Ashuros guardando dall’alto la rossa con avversione e cercando di scostare la ragazza che lo proteggeva.

“Sarebbe il caso di fermarli” mormorò Jin pronto ad intervenire mentre Iri assisteva in silenzio.

“Questo Arrancar è un alleato! È un ordine del capo supremo del Gotei 13! Non vorrai disobbedire alla vecchia Yachiru!” urlò allora Mitsuki in un ultimo tentativo. All’istante la ragazza saltò all’indietro e ripose la katana, scrutandoli diffidente.

“Spiegati! E sappi che se stai mentendo te la farò pagare” ringhiò sedendosi a gambe incrociate per terra.

“Non mento.” la gelò Mitsuki lanciandole un’occhiata fredda, riponendo anche lei la zampaktou, e iniziando a spiegarle il motivo della presenza di Ashuros.

“E questo è quanto” concluse una decina di minuti dopo dando un'occhiata di sfuggita al suo cellulare, “A quanto dice il mio localizzatore sei anche tu una delle reclute, quindi se potessi unirti a noi…?”

“Kyoko Date. Essendo un ordine del Comandante Supremo non posso rifiutare, anche se mi sarebbe piaciuta una bella rissa col tizio qua…” sospirò delusa lanciando un'occhiata ad Ashuros che ghignò.

“Non ti preoccupare, nessuno ci impedisce di lanciarci in risse al Quartier generale, anzi da quando sono arrivato non ci sono state altro che risse.” ghignò Ashuros.

“Perfetto, una volta là risolveremo la faccenda!” ghignò lei rialzandosi insieme a Mitsuki, che passò a fare le presentazioni.

“Io mi chiamo Mitsuki Hitsugaya, ma chiamami Yuki, lo shinigami è Jin Mishima e la ragazza Iri Flina, mentre la lumaca qua presente è Ashuros Bleeder.” esordì porgendole una mano e indicando gli altri uno ad uno man mano che parlava.

“Lumaca?” chiese Kyoko dopo aver salutato Iri.

“Sì l’Arrancar!” rispose stranita Mitsuki.

“Ehm…io non vedo più nessuna lumaca…” le fece notare l’altra titubante e un po’ perplessa.

“Ma com…?” chiese Mitsuki confusa voltandosi e accorgendosi che Ashuros era completamente svanito.

Per alcuni secondi si guardò attorno in silenzio, cercando di localizzare il suo reiatsu.

Niente.

Mitsuki strinse i pugni fino a far sbiancare le nocche e il suo corpo iniziò a tremare dalla rabbia.

“DOVE SEI FINITO RAZZA DI IDIOTA?!” urlò al cielo assatanata.

 

                                                             * * *

 

Ashuros stava camminando per le vie del Rukungai a passo spedito. Probabilmente dava l'idea di uno che sapeva esattamente dove andare ma la realtà era tutt'altra cosa. Era da diversi minuti, ormai, che sentiva un suono flebile, quasi impercettibile anche per il suo udito sviluppato.

La gente che lo vedeva avvicinarsi si spostava in fretta e furia. La maggior parte delle persone si chiudevano in casa mentre i più temerari, che comunque non osavano avvicinarsi, restavano in strada, appoggiati ai muri.

-Spero solo che quella nanetta non mi urli in faccia per essere scomparso nel nulla.- pensò l'albino continuando a camminare dritto -Anzi, ora che ci penso, avrà di sicuro pensato che io mi sia perso e starà gongolando credendo di aver vinto...per una volta.-

Il corso dei suoi pensieri venne interrotto dal quel suono. Era cambiato. Ora era più forte e, dato che poteva sentirlo bene, gli sembrava una melodia e, per qualche strano motivo, gli sembrò incredibilmente familiare anche se non riusciva a ricollegarlo a niente di conosciuto.

Nel giro di pochi minuti si ritrovò in un bosco posto poco fuori dal Rukungai. L'arrancar si guardò attorno leggermente colpito. Era la prima volta che vedeva un luogo come quello dato che nell'Hueco Mundo esistevano solo delle foreste di alberi enormi e spogli.

Ad un certo punto, un fruscio piuttosto forte di alcune foglie vicino a lui, catturò la sua attenzione. Senza farsi troppe domande, Ashuros si avvicinò all'albero dalla quale proveniva quel fruscio e, all'improvviso, uno scoiattolo marrone gli salto in testa per passare sulla spalla ed infine per terra.

L'arrancar seguì con lo sguardo il piccolo animale finché non lo vide salare sopra una grossa radice sulla quale era seduta una bambina. Non doveva avere più di quattordici anni e il fisico minuto rafforzava quest'ipotesi. Aveva dei lunghi capelli azzurri con le punte rosse mentre gli occhi erano chiusi, chiaro segno della concentrazione della bambina intenta a produrre quel suono che aveva guidato Ashuros.

Solo allora l'arrancar si accorse del fatto che la bambina, per produrre quel suono, stava suonando una piccola foglia, tenendola vicino alla bocca e soffiandoci sopra. La piccola smise di produrre quel suono non appena si accorse del piccolo animale che, messosi vicino a lei, posò sulla radice alcune bacche per poi arrampicarsi sull'albero.

La bambina posò la foglia sulla radice ed aprì gli occhi, mostrando due grosse pozze rosso-arancio dall'iride leggermente allungata che, incredibilmente, misero in soggezione l'arrancar per qualche secondo, benchè la giovane non si fosse ancora accorta di lui.

Neanche lui seppe il motivo della sua decisione, ma si avviò verso la bambina, camminando lentamente. Quando fu a pochi metri da lei potè notare che indossava solo degli abiti logori e di sicuro non erano della sua taglia, dato che la maglietta marrone le arrivava fino alle cosce. Inoltre era anche scalza.

Finalmente la bambina si accorse di lui e, dopo aver ingoiato l'ultima bacca, gli chiese “Chi sei tu...?”

Ashuros restò un attimo turbato. Non per la domanda ma per il fatto che la bambina parlava con un tono di voce bassissimo. Per fortuna aveva l'udito sviluppato sennò le avrebbe dovuto chiedere di ripetersi chissà quante volte.

“Mi chiamo Ashuros Bleeder. Sono un Arrancar.” disse il ragazzo avvicinandosi ancora e fermandosi ad appena un metro dalla bambina che lo continuava a fissare con uno sguardo a metà strada tra lo svogliato e il meravigliato.

“Cos'è un Arrancar...?” chiese ancora la bambina mantenendo quel volume della voce appena udibile.

“Beh...è un po' difficile da spiegare...piuttosto, perché parli a bassa voce?” chiese a sua volta l'arrancar piegando le gambe per portarsi alla stessa altezza della bambina.

“Parlare ad alta voce fa consumare più energie...e io ne ho poche...” spiegò la bambina portandosi le ginocchia al petto.

“Capisco...posso sapere il tuo nome?” chiese Ashuros notando un leggerissimo tremolio delle spalle della bambina.

“Aika...Aika Virsten...” disse la bambina guardandolo di nuovo negli occhi e riuscendo nuovamente a metterlo a disagio. Ashuros preferì volgere lo sguardo verso le case poco lontane per poi chiedere “Non vai a casa? Ormai credo che per voi sia ora di pranzo.”

“Io non ho una casa...sono arrivata qui da appena tre giorni...” spiegò Aika. Ashuros la fissò sorpreso. Era già da tre giorni nella Soul Society e ancora non aveva una casa? In teoria aveva sempre creduto che gli Shinigami si occupassero dei morti ma, effettivamente, coi pochi membri rimasti era normale che molte anime non avessero avuto il giusto trattamento.

“Capisco...di dove sei? Nel senso...quando eri ancora viva, dove vivevi?” chiese l'albino riassumendo una posizione eretta.

“Tokyo...Giappone...” disse Aika per poi starnutire un paio di volte. Ashuros si sorprese di come, anche negli starnutì, quella bambina riuscisse a non fare rumore.

“Credo che ti ammalerai se continui a stare li ferma con quegli stracci addosso.” disse Ashuros per poi togliersi la giacca e lanciargliela addosso “Avrei ancora una domanda...quella melodia che stavi suonando con la foglia...dove l'hai imparata?”

“Me la suonava sempre mia mamma prima di mettermi a dormire...” spiegò Aika sistemandosi la giacca sulle spalle e stringendola forte. Ashuros socchiuse di poco gli occhi. Ora ricordava. Quando anche lui era piccolo, Halibel era solita suonargli una melodia simile per farlo addormentare anche se entrambi sapevano che lui non aveva bisogno d dormire. Il giovane era sempre rimasto affascinato dal fatto che riuscisse a produrre quel suono malgrado la maschera ma per lui andava benissimo.

“Ashuros...?” la voce di Aika lo riscosse dai suoi ricordi e, non appena posò lo sguardo di nuovo sulla bambina, le chiese “Hai fame?”

“No...ho mangiato delle bacche...” disse Aika negando con la testa ma un sonoro brontolio proveniente dal suo stomaco convinsero Ashuros del contrario. Aika lo fissò leggermente rossa in viso per qualche secondo e per poco lui non scoppiò a ridere. La sua pancia era davvero rumorosa, a differenza di tutto il resto.

“Su andiamo, credo che quei pazzoidi stiano per mettersi a mangiare ed è meglio sbrigarsi, altrimenti la tappetta non ti lascerà neanche una briciola.” disse l'albino ghignando per poi notare lo sguardo confuso di Aika

“Perchè...mi aiuti...?”

“Bella domanda...attualmente non lo so neanche io...ma penso sia per il fatto che non mi va a genio l'idea che ti debba vivere da sola malgrado la presenza di tutti gli altri.” disse Ashuros tornando a guardare le case poco lontano

“Grazie...” disse Aika in un sussurro alzandosi in piedi. Ashuros stava per avviarsi quando si accorse del fatto che Aika lo stava tenendo per la camicia e si sorprese nel vedere quanto fosse gracile e minuta.

Lentamente si avviò verso il Rukungai ma, a causa della sua debolezza fisica, Aika camminava piano e si teneva sempre alla camicia di Ashuros per non cadere. L'arrancar sospirò per poi prenderla in braccio e farla sedere sulla spalla destra, dopodichè scattò in avanti con il suo Sonido e non potè non ghignare nel vedere il piccolo sorriso sulle labbra della bambina.

 

Dopo pochi minuti, Ashuros sentì una voce, fin troppo familiare, intenta ad urlare “Stupida lumaca!!! Dove diavolo sei andato a cacciarti?!?”

 

L'albino si fermò di botto e posò a terra Aika, iniziando poi a proseguire ad una velocità normale finché, ad un incrocio tra più vie, non incontrarono Mitsuki insieme a Jin, Iri e Kyoko.

“Eccoti qua lurida lumaca!!! Hai idea di quanto tempo ci hai fatto perdere?!? Ora muoviamoci, che...!” la furia di Mitsuki venne fermata nell'esatto momento in cui mise a fuoco la bambina che si stava nascondendo dietro alle gambe di Ashuros, mostrando solo una parte del viso.

“E lei chi è?” chiese Mitsuki fissando Ashuros e poi la bambina, addolcendosi.

“Si chiama Aika e l'ho trovata nel bosco poco lontano da qui. La stavo portando all'accademia.” spiegò Ashuros

Mitsuki guardò per qualche istante la ragazzina e per un attimo le sembrò di rivedersi da piccola, aggrappata alla sorella…

“Ciao piccola! Lo sai che sei davvero carina?” le chiese avvicinandosi un pochino e accucciandosi per essere alla sua altezza, con un sorriso dolce che pochi gli avevano visto in volto, “Non l’avrai rapita lumaca!” insinuò invece fulminando Ashuros con lo sguardo

“Non l'ho rapita. L'ho trovata.” puntualizzò Ashuros visibilmente annoiato dalla conversazione.

Mitsuki stava per controbattere quando si accorse di un piccolo dettaglio: la giacca di Ashuros era sulle spalle di Aika che, in quel momento, la stava fissando con uno sguardo...assassino?

“Non prenderlo in giro...tappetta...” disse Aika scioccando Mitsuki e facendo ridere Ashuros.

“Tappetta a chi? Sono più alta di te!” sbottò Mitsuki presa in contropiede e a nulla valsero i tentativi di Jin di farla calmare. Un conto era se ad insultarla sull'altezza erano quelli più alti ma farsi dare della “tappetta” da una bambina non le andava proprio giù, per quanto le sembrasse carina. Poi si ricordò che era più grande e doveva essere matura, quindi fece un respiro mooolto profondo.

“Posso essere più alta di te...” disse Aika continuando a fissarla male.

“Ah sì? E come?” la sfidò Mitsuki con un sorriso divertito e assecondante ma il suo momento di maturità ebbe vita breve in quanto Aika, dopo aver tirato un po' la camicia ad Ashuros, venne sollevata dal suddetto e fatta accomodare sulla sua spalla. Ora la differenza di altezza era nettamente a suo vantaggio.

Per qualche secondo Mitsuki rimase allibita. Non solo dal fatto che Ashuros avesse aiutato quella bambina ma anche dal fatto che era Aika ora a guardare lei con uno sguardo divertito e assecondante.

“Beh mi sembra che abbiamo scherzato abbastanza. E' ora di andare.” disse Ashuros invece per poi avviarsi verso l'accademia con Kyoko che lo seguiva a qualche metro di distanza continuando a squadrarlo da capo a piedi.

“Chi l'avrebbe mai detto, eh? Quell'Ashuros ha un cuore in fondo!” disse Jin divertito rivolgendosi a Mitsuki ancora irritata per l'affronto subito da quella bambina e allo stesso tempo depressa per esser stata tratta così ostilmente da quest’ultima. La giovane però dovette ammettere che Jin aveva ragione. Aveva sempre pensato che Ashuros fosse un idiota, lento ed insensibile Arrancar, e lo continuava a pensare tutt'ora, ma ora scopriva un lato nuovo del suo carattere.

La domanda era: ora che sapeva di questo suo lato, come sarebbe andata la seconda notte? E, grazie a questa sua domanda, riuscì a rovinarsi tutto il viaggio di rientro.

 

 

Gli ci volle relativamente poco per tornare all'accademia. Uno dei vantaggi di “lavorare” in casa che sarebbe stato sprecato se a far strada fosse stata Mitsuki, ma Ashuros non aveva proprio voglia di perdere tempo così aveva fatto strada lui.

Al loro rientro, come al solito, li aveva accolti Yachiru che, dopo aver salutato Jin, Kyoko e Iri, si concentrò su Aika.

“E lei chi sarebbe?” chiese la vecchia shinigami con un sorriso

“Si chiama Aika e l'ho trovata in un bosco poco lontano da qui. A quanto pare non ha una casa.” spiegò Ashuros

“Oh oh oh ma allora anche un duro come te ha un cuore.” commentò Yachiru divertita nel vedere Ashuros in imbarazzo “Immagino che tu voglia chiedermi se possiamo tenerla con noi, giusto?”

L'arrancar si limitò ad annuire mentre Aika fissava la vecchia shinigami.

“Beh, il compito di noi shinigami è aiutare la gente no? Può restare senza problemi.” sentenziò Yachiru sorridendo per poi rivolgersi alla bambina “I tuoi vestiti sono parecchio rovinati, su vieni. Dovrei avere qualcosa della tua taglia.” e Aika, dopo un attimo di esitazione, le prese la mano e la seguì lungo un corridoio mentre Ashuros e Mitsuki si diressero verso la stanza per il pranzo.

Non appena furono nella stanza, Mitsuki si accorse di una cosa: tutti i novizi shinigami ora indossavano la divisa nera che contraddistingueva la loro razza, anche se ognuno aveva avuto modo di modificarla a proprio piacimento.

Ryoko, ad esempio, indossava la classica divisa ma con una fascia verde intorno alla vita; Meiko aveva appeso alla fascia della divisa un ciondolo di quarzo rosa; Edward, stranamente, indossava la classica divisa senza modifiche e, ad uno sguardo attento, gli donava anche; Shi invece aveva strappato la manica destra della sua divisa e aveva dei pantaloni molto più stretti rispetto ai soliti; Norie invece indossava la classica divisa ma con dei pantaloni più attillati in modo da poter restare comoda; Iri, invece, era quella che aveva più modificato la divisa, ora indossava una maglia bianca coperta da un kimono nero e una fascia bianca intorno alla vita, inoltre il kimono era lungo fino a poco sotto il fondo-schiena mentre le spalle erano scoperte in quanto la parte del kimono che doveva coprirle era stata abbassata all'altezza del seno.

Come ogni pasto, gli arrancar erano seduti sulla destra mentre gli shinigami sulla sinistra. Dopo qualche minuto, durante la quale i nuovi arrivati avevano potuto scambiare qualche parola con gli altri, entrò Yachiru, seguita a ruota da Aika che ora indossava una delle vecchie divise da shinigami dell'anziana donna.

Ashuros fissò ghignando Aika e Mitsuki, stranamente, non potè trattenersi dallo sbuffare notandolo. Il Capo Supremo del Gotei 13 si sedette con calma a capotavola, con Aika seduta di fianco a lei, vicino ad Ashuros.

Il pranzo iniziò tranquillo e continuò così per una decina di minuti ma, essendo tutti i presenti dei pazzi scapestrati, eccetto alcune eccezioni, era ovvio che quella calma non sarebbe durata a lungo. Il punto di innescò si verificò nel momento in cui Stun e Ryoko, inconsciamente, misero mano sull'ultimo dolcetto alla crema presente su un vassoio.

I due fissarono prima il dolcetto e poi il loro “avversario”, entrambi con uno sguardo carico di sfida. Normalmente Stun si sarebbe imbarazzato nell'aver toccato una ragazza in quella maniera ma il fatto di essere vicino ad altri ragazzi gli dava la forza e la possibilità di perdere l'ultimo dolcetto gli infondeva una carica di coraggio non indifferente.

Però a quanto pare non c'era abbastanza carne al fuoco così si aggiunse pure Izumi che afferrò Stun per un polso e gli disse “Lo ha visto prima lei, mollalo.”

Ryoko fissò sorpresa la sua compagna. La stava aiutando anche se la conosceva da poco ed era una shinigam? Beh tanto meglio ma purtroppo per lei Shi non era di questo avviso.

“Ehi io e lui dopo dobbiamo sfidarci e mi serve al pieno delle forze, quindi molla quel dolcetto.” sibilò il ragazzo con un ghigno e, nel giro di pochi secondi, la maggior parte dei presenti si stavano guardando in cagnesco.

-Oh oh...- pensò Mitsuki -Qui c'è aria di tempesta...- ma in realtà lei era speranzosa che qualcosa desse fuoco a quella polveriera così da potersi scatenare un po'. La shinigami, così come molti altri, tesero i muscoli, pronti a scattare al minimo segnale ma, per bontà divina, Yachiru placcò i bollenti spiriti con un colpo di tosse volontario

Tutti i presenti si voltarono verso di lei. Yachiru attese ancora qualche secondo poi, dopo aver constatato di aver catturato la loro attenzione, si alzò in piedi e iniziò a parlare.

“Come sapete, da diverso tempo gli umani hanno scoperto l'esistenza della Soul Society così come dell'Hueco Mundo. In pochi giorni sono riusciti ad eliminare diversi Hollow e persino alcuni shinigami, riscuotendo un enorme successo tra la gente che è stata più che lieta di finanziare le loro ricerche.” la donna si fermò qualche secondo per osservare i ragazzi presenti, di cui molti avevano indurito lo sguardo sentendo quelle parole “Ora hanno un equipaggiamento tale da poter competere anche con gli shinigami più abili e anche con i Menos e gli arrancar. Sono decisamente troppo pericolosi ed è per questo che noi dobbiamo fermarli così da poter garantire un futuro ai nostri due mondi.”

Yachiru fece un'altra pausa per poi voltarsi verso Ashuros e dirgli “Alzati in piedi, per favore.”

L'arrancar eseguì senza obbiettare e, non appena fu in piedi davanti all'anziana, questa gli tese la mano “Da ora in avanti, Arrancar e Shinigami saranno alleati fino alla fine di questa guerra e mi piacerebbe sperare che lo saremo anche dopo.”

Ashuros guardò la mano tesa verso di lui e fece per stringerla ma ovviamente a qualcuno, quel tipo di accordo non andava proprio a genio.

“Anche dopo? Tsk, non farti strane idee nonnina!”

Tutti gli shinigami seduti al tavolo si voltarono verso Yuuko, fulminandola con lo sguardo ma lei non batté ciglio, anzi rincarò la dose “E' già un'enorme umiliazione dover collaborare con gente come voi. Non sperare che continui a farlo anche dopo aver raggiunto l'obbiettivo finale!

“Modera il linguaggio, arrancar.” sibilò Jin con tono freddo.

“Tu fatti gli affari tuoi!” ribattè prontamente Yuuko alzandosi in piedi “Voi siete impossibili! Andate in giro per la Terra come più vi aggrada e volete farmi credere che non vi siete mai accorti dei progressi degli umani?!? Questa è proprio bella! Inoltre avete una bella faccia tosta a chiedere il nostro aiuto quando un tempo ce lo negaste!”

“Che cosa vorresti insinuare?” sbottò Mitsuki alzandosi a sua volta. Un conto era se la diretta interessata era lei ma Yuuko stava andando troppo oltre gettando fango sulla vecchia Yachiru e sui suoi compagni.

“Esattamente quello che ha detto.” intervenne Kurari visibilmente stizzita “Anni fa, quando i Quincy iniziarono la loro campagna di conquista, iniziarono con l'Hueco Mundo. Noi non eravamo molti, da poco era finita la guerra di Aizen contro la Soul Society e i nostri elementi migliori erano dispersi o morti ma questo non ci impedì di combattere anche se sapevamo già che saremmo stati sconfitti. Quando ormai la situazione stava ormai degenerando, chiedemmo aiuto alla Soul Society ma voi ci negaste l'aiuto dicendo che i Quincy erano prossimi ad invadere la Soul Society.”

“Non mi è mai giunta voce di questa richiesta.” commentò Hiro squadrando Kurari.

“E' ovvio che tu non ne sappia nulla! Il capo del Gotei 13 Yamamoto non rese mai pubblica quella richiesta di soccorso in quanto non ne ebbe mai occasione. Lo stesso giorno in cui la ricevette, il suo vice venne fatto fuori dai Quincy.” spiegò Yuuko “E come risultato della vostra lentezza nell'apprendere il comportamento del nemico, il nostro mondo era ormai stato conquistato! Il nostro comandante Halibel fu catturata e torturata per...!”

“Yuuko. Basta.” sibilò Ashuros con voce gelida, trapassandola con lo sguardo ma la ragazza sostenne senza problemi il suo sguardo e controbatté “Eeeeeh? Dovrei smetterla? Ti ricordo che Arrancar e Hollow sono nemici naturali degli Shinigami! Io non ho alcun problema a uccidere qualche umano per farli tornare al loro posto ma non posso accettare che questa vecchia speri che continueremo ad essere alleati fino alla fine dei nostri giorni! Inoltre come puoi tu consolidare questa alleanza?!? E' a causa loro che tua madre...!”

Non fece in tempo a continuare che si ritrovò la lama di Ashuros puntata alla gola. Ma non era la sola in quanto, veloce come un fulmine, anche Hiro aveva estratto la sua zampaktou e l'aveva puntata alla gola dell'albino ma si era ritrovato la gola chiusa nella stretta ferrea della mano di Stun.

La tensione si poteva tranquillamente tagliare e la sottile linea che impediva a quella situazione di degenerare in un bagno di sangue era ormai prossima ad essere superata.

Yuuko ghignò fregandosene della situazione nella quale si trovava e portò un mano sulla sua arma ma, prima che potesse estrarla, sentì la punta di una lama sulla schiena.

“Ehi ma da che parte stai Amlach?” chiese la ragazza rivolgendosi al ragazzo seduto di fianco a lei.

“Dalla parte dei più forti.” disse il moro bevendo un sorso di sakè “Penso di sapere come si sente Ashuros in questo momento, non è l'unico ad aver avuto un maestro Espada che gli è stato portato via e il mio obbiettivo è vendicare Grimmjow perciò se devo allearmi con questi qua mi va benissimo ma non permetterò che una mocciosa come te mandi tutto all'aria.”

Yuuko ruotò di poco la testa. Quel tanto che bastava per lanciare un'occhiataccia assassina all'indirizzo di Amlach che non si scompose minimamente. Con un gesto automatico, anche Mitsuki e Jin portarono una mano sull'elsa delle loro spade quando, all'improvviso si accorsero di una cosa: Yuuko e Amlach stavano accumulando reiatsu dentro le loro armi.

-Quei due...non vorranno usare la loro Resurrecciòn?!?- pensò Mitsuki allarmata lanciando un'occhiata a Yachiru la quale, stranamente stava sorridendo.

“Yuuko.” la chiamò l'anziana shinigami allorché l'arrancar si girò verso di lei “Capisco benissimo il tuo punto di vista e vorrei scusarmi per averti fatto alterare. Attualmente ho chiesto ad Ashuros di consolidare questa alleanza perché è stato il primo Arrancar ad aiutarci con questa idea e so bene che lui non è il vostro capo perciò, alla fine della guerra, sarai liberissima di fare quello che vorrai. Questo vale per tutti i presenti in questa sala.”

Yuuko alzò un sopracciglio per poi sospirare e rilassare i muscoli, interrompendo anche l'afflusso di reiatsu nella sua zampaktou. Pochi secondi dopo, Ashuros, Hiro e Amlach rinfoderarono le loro spade mentre Stun lasciò andare Hiro e tutti tornarono a sedersi tranne Ashuros che andò a stringere la mano a Yachiru, consolidando definitamente l'alleanza tra Shinigami e Arrancar.

Il pranzo si concluse pochi minuti dopo e, per inciso, Ryoko e Stun avevano deciso di dividersi il dolcetto per evitare altre liti inutili. Quando tutti fecero per andarsene dalla sala, Mitsuki batté un paio di volte le mani per attirare l'attenzione degli altri.

“Per favore, gli Shinigami vengano con me. E' arrivato il momento.” disse la ragazza fissando soprattutto i novizi.

“Il momento?” chiese Shi ghignando immaginandosi chissà cosa.

“Sì, il momento in cui otterrete le vostre personali zampaktou! Non potete definirvi Shinigami senza la vostra arma!” spiegò Mitsuki ghignando a sua volta per poi uscire dalla stanza, seguita a ruota da Kei, Ryoko, Hiro, Edward, Shi, Norie, Iri, Jin, Kyoko e Meiko.

Nella sala rimasero Yachiru, Aika e tutti i vari Arrancar che si fissarono con sguardo curioso.

“E adesso che facciamo?” chiese Kurari sbadigliando “Possiamo andare a uccidere qualche umano?”

“No, prima dovete aspettare che gli altri ottengano la loro zampaktou.” spiegò Yachiru

“Bene, vorrà dire che li aspetteremo.” disse Ashuros per poi voltarsi verso gli altri e dirgli “Venite con me un attimo.”

Gli Arrancar lo fissarono curiosi ma poi decisero di seguirlo fuori dalla stanza mentre Yachiru uscì dalla stessa porta dalla quale erano usciti gli Shinigami insieme ad Aika che, nel giro di pochi minuti, si era già affezionata alla donna.

 

                                                                   ***

 

Ashuros entrò in una grossa sala dove era presente solo un tavolo basso e vari cuscini per terra dove sedersi. L'albino si sedette a capo tavola e tutti gli altri, intorno a tavolo.

“Allora? Perché ci hai portati qui?” chiese Izumi euforica “Vuoi organizzare un colpo di stato e prendere possesso della Soul Society?”

“Oh! Questa idea non è affatto male!” commentò Yuuko ghignando e dandosi il cinque con la compagna.

“Beh, di sicuro è un posto più pulito dell'Hueco Mundo ma qua fa troppo caldo...inoltre se Ashuros non ci darà un ordine non parteciperò a questo vostro folle piano.” disse Jean incrociando le braccia al petto.

“Uhm...attualmente siamo in inferiorità numerica ma molti di loro non hanno ancora ottenuto la loro zampaktou.” disse Amlach ghignando “In effetti un dominio in più non farebbe male.”

“L'idea non è male in effetti! E' da troppo tempo che non ammazzo qualcuno...e uno o due Shinigami morenti e doloranti mi illuminerebbero la giornata.” aggiunse Kurari

Stun indicò il soffitto per poi tirare il pugno destro contro il palmo della mano sinistra. Fatto questo, si indicò con l'indice per poi battersi un pugno sul petto ed infine incrociare le braccia sul torace a mo’ di X.

“Credo che voglia dirci che è dei nostri.” disse Yuuko ghignando e l'Arrancar corazzato annuì.

“Devo dire che è una proposta parecchio allettante.” ammise Ashuros ghignando “Ma non vi ho chiamato qui per parlare di questo e...Jean, io non sono il vostro capo.”

“Allora di che volevi parlare?” chiese Amlach che aveva perso l'entusiasmo.

“Dei Vasto Lorde.” sibilò freddo Ashuros suscitando un moto di interesse negli altri fatta eccezione per Jean e Kurari.

“Continua...” lo incitò Izumi visibilmente interessata a quell'argomento.

“Giusto ieri, quando sono tornato nell'Hueco Mundo, sono stato trasportato lungo il confine di Las Noches e lì ho trovato Jean. Dopo pochi minuti abbiamo avvertito un reiatsu incredibilmente potente. Talmente potente da essere superiore a quello degli Espada, Yammy compreso.” spiegò Ashuros sorprendendo gli altri.

“Quanto era vicino?” chiese Izumi.

“Troppo. Mai prima di adesso i Vasto Lorde si erano avvicinati così tanto al confine di Las Noches e Kurari mi ha detto che quelli non sono più gli stessi Vasto Lorde che erano presenti al tempo di Aizen.” continuò Ashuros guardando poi Kurari come a volerle chiedere di continuare.

“Neanche io so di preciso quanti Vasto Lorde ci fossero un tempo...” iniziò la ragazza “...ma so per certo che qualcuno li ha eliminati, per l'appunto sono stati fuori da questi nuovi Vasto Lorde.

“Una volta Grimmjow mi disse che erano poco più di una trentina i Vasto Lorde totali presenti nell'Hueco Mundo. Se fosse vero, la loro potenza dovrebbe essere sconfinata! Come diavolo è possibile che siano stati sconfitti?” chiese Amlach

“Semplice. I nuovi Vasto Lorde hanno qualcosa in più rispetto a quelli vecchi: i poteri degli Shinigami.” spiegò Kurari

“Cosa?” il volto di Amlach, Yuuko e Izumi era un'espressione di pura sorpresa ma in realtà quella notizia li aveva resi felici in quanto potevano essere solo due le opzioni possibili. I nuovi Vasto Lorde erano degli Arrancar che avevano superato il limite della Resurrecciòn oppure erano degli Shinigami con i poteri degli Hollow proprio come lo fu Kurosagi Ichigo anni addietro.

“Un tempo erano conosciuti come Vizard, uno dei primi esperimenti di Aizen per poter unire Hollow e Shinigami. Incredibilmente riuscirono a soggiogare l'Hollow dentro di loro potendo accedere al suo potere e insegnarono a Kurosagi Ichigo il modo per poter controllare il suo potere ma quando venne il momento della guerra coi Quincy, persero il controllo e si trasformarono in Vasto Lorde, eliminando centinaia di Shinigami e Quincy, dopodichè fuggirono nell'Hueco Mundo dove eliminarono gli altri Vasto Lorde.” spiegò Kurari fissando gli altri “Ecco come mai sono più forti. I precedenti Vasto Lorde potevano contare solo sui poteri da Hollow ma i Vizard posseggono anche i poteri da Shinigami.”

“Questo è quanto.” disse Ashuros “Attualmente sembra che non si siano avventurati ancora nel territorio di Las Noches ma non so per quanto tempo esiteranno. Quello di cui voglio parlarvi ora, è un modo per far sì che i nostri due nemici, i Vasto Lorde e gli Atarashī kami, collidano tra di loro. Se tutto va bene, moriranno molti umani e gli Hollow potranno cibarsi delle loro anime, trasformandoli in Hollow a loro volta.”

“Interessante...ma resta il fatto che siano solo Hollow.” fece notare Jean.

“Oh di quello non ti preoccupare. Ho un piccolo trucchetto che ci permetterà di ottenere un esercito molto più potente.” spiegò Ashuros con un ghigno e, non appena ebbe spiegato il tutto agli altri, il ghigno delle sue labbra contagiò anche gli altri.

Entro sera, gli Shinigami e gli Arrancar sarebbero stati pronti per il loro compito e la guerra sarebbe potuta iniziare in tutto e per tutto!

 

***

 

Mitsuki si fermò all'incrocio dei corridoi che portavano alle camere con quelli che portavano alle stanze per gli allenamenti.

"Tutti quelli senza zampaktou," disse ai novizi, "Corrano nelle loro camere: troveranno una pietra bianca, sferica: aiuterà a ottenere le vostre zampaktou ed entrare nel suo mondo." i ragazzi gli lanciarono degli sguardi perplessi: cosa avrebbero dovuto fare?!

"Andate a prenderla, noi vi aspettiamo qui!" li incitò Mitsuki facendogli cenno di andare e in pochi secondi rimasero solo i già shinigami.

"Allora..." esordì Jin dopo alcuni secondi di silenzio, "Cosa pensate degli Arrancar?" chiese ponendo una delle questioni che non avevano ancora avuto il coraggio di affrontare.

"Non ci si può fidare! Sono da sempre i peggiori nemici degli shinigami, non mi stupirei se avessero già pronto un piano per distruggerci! È contro ogni legge allearsi con loro." rispose Kyoko decisa, un fuoco che bruciava nei suoi occhi.

"La mia Hime non farebbe mai una cosa del genere!" si intromise Hiro in difesa della sua sorellina.

"Io credo che invece sarebbe la prima a farlo." commentò Kei, "Avete visto a pranzo...È un Arrancar ormai Hiro, devi accettarlo."

"Arrancar o meno, non lo farebbe!" ripetè lui con calma ma allo stesso tempo senza l'ombra di dubbio. Si fidava ciecamente di Yuuko.

"Fai come vuoi. Io non mi fido e consiglio a tutti di stare attenti." suggerì Kei portando una mano all'elsa della zampaktou.

"Neanche io mi fiderei troppo, nonostante Ashuros non mi abbia fatto una cattiva impressione..." mormorò Jin, "Tu cosa ne pensi Mitsuki? Dopotutto hai perfino dormito nella sua stessa stanza…"

La ragazza trasalì: bella domanda, avrebbe voluto saperlo anche lei.

"Ti fidi?" chiese esplicita Kyoko in attesa di una sua risposta.

"Io..." lei cosa?! Si chiese abbassando lo sguardo. Avrebbe voluto rispondere che no, non si fidava; ma allo stesso tempo era rimasta impressa nella sua mente l'immagine di Ashuros con Aika. Perché?! Non poteva essere il mostro che tutti lo avevano dipinto?! Sarebbe stato più facile odiarlo...Invece a parte prenderla in giro o irritarla, non aveva fatto niente che lo rendesse un mostro, l'aveva anche aiutata, a modo suo: era troppo umano.

"Non posso crederci che ti fidi." le disse Kei leggermente incredulo, interpretando il suo silenzio. Una delle sue doti era leggere le persone e la tappetta se abbassava guardia era facile da interpretare.

Mitsuki conficcò le unghie nei palmi: neanche lei ci credeva; non si fidava delle persone, dar loro fiducia è il modo più veloce per ricevere una pugnalata tra le scapole quando meno te lo aspetti, eppure non riusciva a rispondere un no deciso. Quando...quando sua sorella era morta, si era giurata che avrebbe fatto ogni cosa pur di vendicarla, perfino un patto col diavolo. Era quello che stava facendo? Quale sarebbe stato il prezzo? Era disposta a pagarlo?

"Non è una questione di fidarsi o meno," disse infine alzando lo sguardo, freddo come il ghiaccio, "Per eliminare gli Atarshi Kami ho bisogno di loro, quindi potremmo dire che mi fiderò; ma se passata l'emergenza ci tradiranno, non avrò nessun problema a puntare la mia zampaktou contro di loro." spiegò senza nessuna emozione nella voce. La tigre delle nevi era tornata al posto di Mitsuki. Eliminare le emozioni o le affezioni: più facile che affrontarle.

Hiro la guardò triste e Jin scosse la testa.

"Non hai risposto...stai scappando..." mormorò a bassa voce.

“Minacciare è un conto, uccidere un altro.” le fece notare Ryoko.

“Non avrò problemi.” ringhiò gelida Mitsuki.

"Ne sarai davvero capace come dici?" insinuò invece Kei perforandola con lo sguardo, come se il tradimento degli Arrancar fosse una certezza e non un’ipotesi.

Non lo sapeva. La verità è che non lo sapeva.

Ma sperava fosse così, altrimenti era morta.

 

 

"Ci siamo!" le voci di Ryoko e Meiko, seguite da tutti gli altri, interruppero la discussione e Mitsuki forzò un sorriso.

"Andiamo allora!" li esortò guidandoli.

Grazie alla presenza degli altri shinigami Mitsuki riuscì a non perdersi e arrivare a destinazione; aprì sicura le porte di una grande dalle pareti in legno chiaro come il pavimento, vuota se non per un grosso tatami rosso scuro al centro.

I nuovi arrivati si guardarono intorno perplessi, mentre gli shinigami andarono senza indugio a sedersi sul tatami a gambe incrociate.

“Cosa dobbiamo fare?” chiese svogliata Norie, “Spero non sia faticoso…”

“Perfino respirare sarebbe faticoso per te…” commentò Ed lanciandole un'occhiata sarcastica, al quale la ragazza rispose con un’occhiata assassina.

“Anche io spero non ci sia troppo lavoro…” mormorò Meiko facendo sogghignare Ryoko.

“Io spero ci facciano combattere!” ghignò Shi guardandosi intorno, ansioso di riprendersi la rivincita su un certo moicano.

“Invece di fare stupide supposizioni muovetevi a sedervi in cerchio!” sbuffò spazientito Kei, scompigliandosi i capelli con la mano.

“Iri per favore non dormire anche in piedi!” disse leggermente esasperato Jin alzandosi e trascinando la ragazza a sedersi accanto a se.

“Ancora non ci avete detto cosa stiamo facendo…” fece notare Ryoko lanciando un'occhiata interrogativa a Kei, seduto accanto a lei.

“Ve lo spiego subito” attirò la loro attenzione Mitsuki ponendosi al centro del cerchio, “Come vi sarete accorti ognuno di noi shinigami ha già la sua zampaktou e anche voi dovete risvegliare la vostra se volete poter combattere.” disse guardandoli uno a uno.

“Ogni zampaktou ha due stadi di rilascio: Shikai, il rilascio base, e Bankai lo stadio ultimo. Alcune zampaktou, come quella di Jin” illustrò indicando l’enorme spadone a due mani scarlatto dall’impugnatura nera ricoperta di pelliccia, “Sono a rilascio continuo, ovvero sono perennemente in Shikai.”

“Per ottenere una zampaktou è necessario per ogni shinigami entrare in contatto con l’anima, lo spirito della zampaktou, accedere al suo mondo, conoscerlo e costringerlo a svelare il suo nome e le sue tecniche; è probabile che di notte abbiate fatto sogni che possano parervi strani: una voce che tenta di parlarvi, delle immagini sfocate... è lo spirito che cerca di raggiungervi e ora tocca a voi raggiungere lui. Fino a che non ci riuscirete vi sarà impossibile combattere.” terminò sedendosi tra Meiko e Norie. Il suo discorso sembrava aver risvegliato l’interessa di tutti, Ed e Norie compresi: se c’era da combattere erano disposti a tutto.

“Appunto per questo oggi, prima di tutto, tramite meditazione vi mostrerò come entrare nel “mondo della zampaktou” portandovi con me e successivamente io, Jin, Hiro, Kei e Kyoko con i nostri spiriti vi aiuteremo a raggiungere e fronteggiare il vostro per ottenere almeno lo Shikai.”

“Ma sia chiaro noi siamo solo il sostegno” spiegò Kei ponendo la sua zampaktou sulle ginocchia, “Il grosso del lavoro dovete farlo voi.”

“Come sono gli Spiriti?” chiese Ryoko curiosa.

“Cambiano in base alla persone, vi possono assomigliare in carattere come possono essere l’esatto opposto, come la mia Ka-chan.” le rispose Hiro con un sorriso gentile che fece sbavare Meiko, accarezzando la sua katana che si pose in grembo.

“Se non ce la fate non esagerate, potrete riprovare.” li avvisò Kyoko appoggiando anche lei la katana blu sulle ginocchia.

“Bene, ora prendete le vostre pietre, che fungeranno da incanalatori, e tenetele tra le mani.” li istruì Mitsuki estraendo dal fodero la sua katana dalla lama azzurro ghiaccio e l’elsa nera con un fiocco blu alle cui estremità tintinnavo due mezzelune.

“Ora chiudete gli occhi e concentratevi, fate in modo che le ginocchia si sfiorino con quelle dei vicini così mi facilitate il compito” li incitò chiudendo gli occhi e sfiorando con le mani l’elsa.

“Ci pensi tu?” chiese Kyoko e la ragazza annuì.

“Sei sicura di farcela?” insinuò Kei scettico, ma la ragazza fece un ghignetto.

“Non mi sottovalutare…” mormorò e nello stesso tempo la temperatura nella stanza iniziò a calare drasticamente.

“Concentratevi sull’immagine dei vostri sogni, sulla voce dentro di voi, sul vostro reiatsu…” mormorò ancora ai ragazzi che lottavano contro il desiderio di aprire gli occhi.

All’improvviso sentirono come uno strattone all’altezza dello stomaco e il freddo si fece ancora più intenso. Sentirono qualcosa di soffice iniziare a cadere su di loro.

“Ma cos…?” borbottò Shi infreddolito.

“Potete aprire gli occhi!” lo interruppe invece Mitsuki con una nota di gioia nella voce.

I ragazzi lo fecero e trattennero meravigliati il fiato: si trovavano sulla cima di una montagna innevata, punteggiata con alberi, cespugli e rocce interamente in ghiaccio; era notte e splendeva una gigantesca mezzaluna, ma nonostante il cielo fosse limpido migliaia di fiocchi di neve cadevano in una lenta danza coprendo tutto con un bianco manto.

“È incredibile!” mormorò Ryoko deliziata alzandosi, mentre Iri guardava curiosa i fiocchi sulla sua mano, più simile a una dea della neve che una shinigami.

“Ma fa un freddo…” ringhiò Norie mentre Meiko annuiva convinta stringendosi nelle spalle.

“Ma dove sono gli altri?” chiese Ed guardandosi intorno e non vedendo gli shinigami veterani.

“Stanno arrivando!” sorrise Mitsuki guardando alla sua destra; da un boschetto di ghiaccio uscirono Hiro, con al suo fianco una bellissima donna dai lunghi capelli verdi prato, il corpo decisamente prosperoso avvolto in un corto yukata verde smeraldo con petali di ciliegio e due grandi e vivaci pozze acquamarina come occhi; dietro di lui Kei, seguito da due copie di se stesso dotate di grandi ali da angelo, una bianca e luminosa, l’altra come d’ombra nera; Kyoko si accompagnava con ragazzo alto più o meno quanto lei, ma delle fattezze leonine. Infatti, sul petto era presente il teschio di una mandibola e di una mascella leonina con tanto di zanne, circondato da una folta criniera dorata simile a quella intorno al collo e sulle spalle. In alcune parti del corpo comparivano tracce di pelliccia e dalle mani spuntavano degli artigli affilati, situati tra le nocche coperte di pelliccia. Infine Jin era seguito da un leone nero dalla criniera infuocata.

“Vi presento Ka-chan!” esordì smagliante Hiro indicando la ragazza che entusiasta si buttò al collo di tutti i presenti salutandoli.

“È un piacere conoscervi! Anche se devo dire che questo posto non è dei migliori…tutto questo freddo non fa bene né alla pelle né ai miei capelli! Hiro cosa ci facciamo qui!?” la sua parlantina era invidiabile.

“Dobbiamo aiutarli Ka-chan, te l’ho già spiegato” le rispose Hiro tranquillo accarezzandola sulla testa, mentre lei esibiva un broncio infantile.

“Va bene…”

“Lui è Gareki” spiegò invece Kyoko mentre il ragazzo leonino li guardava sprezzante.

“Mai che porti un avversario alla mia altezza Kyoko!” ringhiò osservandoli uno a uno e ricevendo così un pugno in testa da Kyoko.

“Comportati bene Gareki!” gli sibilò irritata.

“Ma sentitelo…” mormorò invece scocciato il leone nero. “E lui è Jigoku no goon, in breve J.” Lo presentò Jin, ricevendo un occhiataccia dal leon che evidentemente non gradiva il soprannome.

“La tua dov’è?” chiese allora Norie a Mitsuki, che aspettava tranquilla.

“Sta arrivando!” ripose lei sibillina prima di salire su una sporgenza rocciosa innevata, a picco sul vuoto, con grande terrore di Meiko.

“TAAAAAAAIGA!” urlò dalla montagna e un ruggito si levò in lontananza; non ebbe il tempo di aggiungere niente che dalla profondità della notte, con un solo balzò una gigantesca tigre bianca delle nevi saltò tra i ragazzi.

“Mitsuki!” ruggì cercando con gli occhi rossi come il sangue la sua shinigami, “Cosa ci fanno qui loro?” chiese evidentemente piccata guardando la massa di invasori nel suo territorio.

“Calma calma Taiga!” la cercò di rabbonire Mitsuki avvicinandosi a lei, che era tanto grossa da doversi accucciare per lasciare che Mitsuki arrivasse al suo muso, e accarezzandola.

“Non hai risposto.” le fece presente la tigre con uno ringhio soffocato.

“Allenamento. Dobbiamo dare una mano ai nuovi shinigami con i loro Spiriti.” le spiegò in breve con fermezza.

La tigre la guardò per alcuni secondi.

“Sul mio cadavere!” le ringhiò in faccia facendo per andarsene.

“La solita…” mormorò il leone di Jin, beccandosi un ruggito da Taiga.

“Abbiamo acconsentito anche noi!” le fece presente Gareki con una risata, “Non puoi tirarti indietro.”

“Io non mi tiro indietro! Ma non mi abbasso a fare da babysitter a dei mocciosi!”

Edward la guardò scettico: mocciosi?

“Dai Taiga!” la implorò Ka-chan saltellandole incontro.

“Non è una tua scelta.” disse la copia luminosa di Kei.

“Deciditi!” la incitò l’altra.

“Sì che è una scelta mia!” ringhiò testarda Taiga.

Gli Shinigami stavano assistendo increduli a quello scambio di battute quando il vento cominciò a farsi più forte e tagliente ed il cielo a rannuvolarsi; la mezzaluna si assottigliò drasticamente.

“TAIGA!” la richiamò Mitsuki imbestialita scadendo ogni lettera: ci mancava solo che si mettesse a contraddirla davanti a tutti.

“TU ORA FARAI QUELLO CHE TI DICO E MI AIUTERAI CON LORO CHIARO?!” le ordinò puntandole un dito contro.

La tigre ruggì e si acquatto in posizione d’attacco.

“Obbligami!” ringhiò prima di scagliarsi contro Mitsuki con un balzo. La ragazza schivò con un salto laterale e fece perno sul piedi destro per tornare a fronteggiare la tigre, che si stava preparando per un nuovo assalto.

Per un attimo tutti pensarono che avrebbe estratto la katana, ma contro ogni aspettativa si accucciò anche lei e nello stesso istante dell’avversaria scattò. A mani nude.

Nell’impatto Mitsuki venne ferita da uno degli artigli di Taiga sulla guancia e venne atterrata, dato il peso superiore della tigre, ma senza scomporsi iniziò a fare forza, mani contro zampe, per spostarla da sopra di se.

“Non ce la farà…” mormorò Shi osservandole con in ghigno.

“Ti arrendi?” ringhiò Taiga soffiandole contro.

Mitsuki ghignò e con un ultimo sforzo riuscì a spostarla di quel tanto che le bastava per rotolare di lato e con un balzo felino scattare sulla schiena della tigre. Come un amazzone si attaccò alla pelliccia candida.

“Chi è che si doveva arrendere?” rise vittoriosa, ma Taiga si gettò a terra rotolandosi sulla schiena e Mitsuki fu costretta a buttarsi di lato per non essere schiacciata.

“Non sono tutti così, vero?” sussurrò scioccata Iri con gli occhi sbarrati.

“No, non ti preoccupare…” rise Jin pattandole la testa comprensivo.

“Questo è un chiaro esempio,” intervenne Kei dopo alcuni secondi, “In cui lo spirito è identico al padrone. Anche se non è chiaro chi delle due sia la vera belva…”

“Ehi!” gli ringhiarono piccata sia Taiga che Mitsuki, nel mezzo dello scontro.

“Adesso basta ragazze, abbiamo un compito da portare a termine.” intervenne finalmente Hiro, nella speranza di placarle.

“STANNE FUORI TU!” gli ruggirono invece contro le due, mentre si alzava una vera e propria bufera di neve.

“Se continuate così congeleremo tutti e lo stesso accadrà alla stanza; poi Yachiru ti obbligherà a pulirla…” a quelle parole Mitsuki, che si era attaccata con le gambe alla collottola della tigre, distolse la concentrazione dall’avversaria e lo guardò terrorizzata.

Taiga fece quella che doveva essere una risata e ne approfittò per disarcionarla, afferrarla per il colletto coi denti e scagliarla in aria.

“E poi verrà qui a dare una lezione a te Taiga” aggiunse il leone nero, facendo rizzare tutti i peli alla tigre, che si affrettò a prendere Mitsuki al volo e poggiarla a terra.

“Siamo pronte!” esplosero entrambe col terrore negli occhi.

“Fa così paura la vecchia Yachiru?” chiese Meiko perplessa.

“Non puoi nemmeno immaginare…” le rispose Kyoko rabbrividendo.

“Allora, come ci dividiamo?” chiese poi Hiro agli altri shinigami veterani.

Mentre tutti si radunavano per decidere Mitsuki tirò dolcemente la pelliccia di Taiga perché si abbassasse.

“Grazie” le sussurrò all’orecchio, “Avevo bisogno di sfogarmi…” svelò con sguardo malinconico pensando alla conversazione sugli arrancar.

“Lo so.” rispose Taiga dandole un buffetto sulla testa col muso e raggiungendo gli altri.

“Vediamo…” disse Hiro analizzando tutti i presenti con occhio critico.

“Io vado con lui.” si prenotò Taiga, raggiungendo a passo felpato Edward, che la guardò scettico.

“Con un moccioso?” le chiese incrociando le braccia.

“Tu sarai anche un moccioso, ma la tua zampaktou emana un reiatsu degno di nota. Vedremo se sarà così.” gli spiegò abbassando il muso all’altezza del suo viso.

Edward ghignò, negli occhi una luce di sfida, e Taiga si sedette dietro di lui in attesa.

“Io vengo con Iri se lei vuole!” si propose Jin gentile, ma la ragazza indietreggiò spaventata e scosse la testa. Anche se era gentile, stare da sola con lui era…troppo.

Jin per un attimo ci rimase di sasso, ma poi tornò a sorridere e diede una pacca al leone.

“Vai con lei!” e il leone annuendo si porto al fianco di Iri.

“S-scusa…” provò a spiegarsi lei triste, ma Jin le fece cenno che non c’erano problemi e fece un cenno a Shi.

“Ti dispiace se vengo?” gli chiese.

“Finché non mi intralci no.” Ghignò l’altro.

“Hiro-sama?” chiese Meiko al suo idolo speranzosa.

“Certo Meiko!” le sorrise Hiro gentile ed entusiasta, “Ka-chan puoi andare con lei?”

“Certo!” annuì l’altra entusiasta.

La mascella di Meiko cadde a terra: quel ragazzo non capiva assolutamente un tubo.

“Noi veniamo con te.” avvisò Kei Ryoko, indicando con le mani il suo duplice spirito.

“Invece io e Gareki accompagneremo te Norie.” si propose Kyoko mentre il suo compagno ringhiava all’indirizzo della ragazza, che invece di farsi intimidire ricambiò l’occhiataccia.

Hiro e Mitsuki erano rimasti soli, quindi decisero di andare coi loro spiriti, con grande gioia di Meiko.

“Bene, concentratevi nuovamente e cercate di percepire l’anima della vostra zampaktou…” suggerì Mitsuki, concentrandosi per ritrovare la calma così che il vento si placasse e la notte tornasse limpida.

“Noi vi seguiamo…” li rassicurò Hiro.

 

***

 

Quando Meiko riaprì gli occhi si trovò in un mondo in rovina. Macerie, rimasugli di case, palazzi e di vite, fuochi che bruciavano, fumi neri che offuscavano l’aria. Il cielo era rosso sangue e il sole nero.

“Ma dove sono?” si chiese leggermente intimorita.

“Nel suo mondo.” rispose con una serietà che non si credeva potesse avere Ka-chan, seguita da Hiro, altrettanto teso.

Al centro della desolazione, seduta sotto un albero avvizzito, c’era una donna con indosso un kimono giapponese nero come il carbone. Come i sui capelli.

“Benvenuta Meiko Shirai, io sono la tua zampaktou: Shiroken della Distruzione.” Si presentò trafiggendola con i suoi occhi azzurri come il cielo d’ottobre.

E in quel momento una voce risuonò nel mondo.

 

***

 

Ryoko si guardò attorno meravigliata: si trovava su una grande roccia bianca e liscia…nel cielo. Intorno a lei vedeva solo il cielo al tramonto e nuvole bianche dalle morbide volute; qua e là nell’aria c’erano altre piattaforme circolari sospese nel nulla come quella su cui erano, ma erano troppo lontane perché un semplice umano potesse raggiungerle con un salto.

“È bellissimo.” mormorò incredula.

Kei annuì in silenzio, con gli occhi alla ricerca del loro obbiettivo.

“Ce ne hai messo di tempo!” una voce cristallina fece voltare la ragazza, ma non trovò nessuno.

“Sono qui!” ridacchiò la voce e questa volta Meiko alzando la testa individuò su una sporgenza rocciosa una ragazzina con indosso un vestito da sacerdotessa, color bianco e sfumato di blu scuro.

“Chi sei?” chiese Ryoko, nonostante sapesse già la risposta.

“Sono Kazenomiko,” rispose la ragazzina giocando con i suoi capelli neri, legati in una coda laterale e scrutandola divertita con i suoi occhi rossi, “La tua zampaktou.”

E in quel momento una voce risuonò nel mondo.

 

***

 

Iri si guardò intorno meravigliata: si trovava alla base di una collina innevata ed era circondata da una distesa di salici piangenti di ghiaccio, i cui lunghi rami tintinnavano per il vento freddo che spirava da nord.

“Non ti distrarre.” le disse J. portandosi al suo fianco.

Iri annuì in silenzio e scrutò il mondo attorno attenta.

“In cima alla collina” la invitò lo spirito facendole cenno di rivolgere lo sguardo in alto.

Sulla cima della collina in mezzo alla neve, c’era un salice rigoglioso, come se per lui fosse primavera, minimamente intaccato dal ghiaccio ma dal tronco bianco, e seduta sulle sue radici una donna dalla pelle cadaverica e una maschera bianca, come il suo lungo abito, a coprirle il volto.

“Vieni,” la chiamò con voce soffice, “Io sono Osiris e ti stavo aspettando.”

In quel momento una voce risuonò nel mondo.

 

***

 

“Che posto è questo?!” si chiese Norie con la pelle d’oca guardandosi attorno.

Quando aveva riaperto gli occhi, si era ritrovata con Kyoko e Gareki sopra una grande croce di pietra nera interamente circondata da acqua rossa, talvolta punteggiata da piccole sporgenze rocciose nere che uscivano come artigli o denti acuminati.

“Acqua…acqua ovunque…” mormorò terrorizzata guardandosi attorno.

Gareki scoppiò a ridere.

“Non ci posso credere! Hai paura dell’acqua! Ragazzina mi sa che dovrai rinunciare…” ghignò sadico, mentre Norie tornava un attimo se stessa per fulminarlo.

“Non è acqua…” intervenne Kyoko avvicinandosi al bordo roccioso e immergendo una mano, “È sangue.”

Norie per un secondo ebbe un brivido freddo, poi il suo cervello razionalizzò che quindi quella non era acqua, di nessun tipo, e si rilasso leggermente. Non che ora non avesse più paura, ma era un passo avanti.

“Cosa c’è Norie? Non ti piace casa mia?” chiese una voce profonda e seducente.

“Chi…?” chiese lei già pronta a rispondere per le rime quando da un’altra sporgenza rocciosa saltò sulla loro una grossa pantera rosso sangue dagli occhi argentati e dai canini affilati.

Norie sgranò gli occhi all’inverosimile e poi, di punto in bianco, saltò verso la pantera con l’intento di afferrarla, la quale balzò all’indietro confusa.

“Vieni qua gattone!” la richiamò Norie con sguardo adorante tentando un altro assalto.

“MA QUALE GATTONE RAZZA DI IDIOTA?!” gli ringhiò contro scioccata e irritata la pantera saltando nuovamente all’indietro.

“Micio micio…” continuò Norie implacabile, mentre Kyoko si passava sugli occhi il palmo della mano e Gareki si rotolava dalle risate.

“SMETTILA DI DARMI DEL GATTO! SONO UNA PANTERA! UNA PAN-TE-RA! E LA TUA ZAMPAKTOU!” continuò la pantera evitando ancora gli attacchi coccolosi di Norie, che improvvisamente prestò attenzione.

“La mia zampaktou è un gatto?” chiese con gli occhi che brillavano.

“Oh cielo…è un idiota.” commentò esasperata la pantera.

“Gareki non morire.” disse Kyoko anche lei scioccata che Norie potesse avere un tale lato, guardando il suo spirito contorcersi dalla risate fino a soffocare.

In quel momento una voce risuonò nel mondo.

***

 

Shi aprì gli occhi e ghignò ancora più ampiamente: si trovava alle pendici di un grosso vulcano al centro di un grossa foresta.

“Non male!” commentò Jin guardandosi attorno, “Hai qualche idea su come possa essere?” gli chiese poi appoggiando una mano sull’elsa della sua.

“Fuoco.” rispose Shi, “Deve avere a che fare col fuoco…” e non appena finì di parlare il vulcano eruttò una cascata di magma bollente e insieme ad esso ne uscì una maestosa fenice viola.

“Trovata!” sogghignò il ragazzo pregustando la sfida.

“Piacere di conoscerti Shi Kurai” si presentò calando nell’aria fino a distare venti o venticinque metri da terra, “Io sono Fenikkusuburu, e se riuscirai a domarmi diverrò la tua fedele zampaktou.” gli spiegò perforandolo con gli occhi dorati.

“Detto fatto!” gli rispose lui.

In quel momento una voce risuonò nel mondo.

 

***

 

Quando Edward aprì gli occhi si ritrovò su un pontile in legno, in mezzo a una palude buia e immersa nella nebbia, tanto che non si vedeva dove conduceva.

“Bel posto, complimenti all’arredatore.” commentò Taiga sarcastica guardandosi intorno.

“Stai pronta.” le disse invece Mitsuki tesa, scrutando la nebbia: cosa poteva esserci nascosto dentro?

Edward, senza dire una parola, si incamminò facendo scricchiolare tutte le assi putrescenti e le due gli tennero dietro in silenzio.

Dopo alcuni minuti giunsero davanti a un piccolo tempietto in legno scuro, di quelli usati per rendere omaggio alle divinità in tempi antichi.

“Finalmente ci incontriamo Edward Yoshina…” esordì una voce profonda dal tempio, “Ma sarai in grado di dimostrarti all’altezza?” chiese in tono di sfida.

Edward ghignò con gli occhi accesi per l’eccitazione ed entrò nel tempio.

“Mi piace il moccioso!” osservò compiaciuta Taiga, “Tu stanne fuori Mistuki, se ha bisogno ci penso io.”

La ragazza alzò gli occhi al cielo ma annuì.

L’interno del tempio era una grossa stanza in legno scuro con ai lati una serie parallela di colonne strette alla cui base ardevano delle fiamme violacee a illuminare quella specie di corridoio che guidava lo sguardo verso il centro della parete in fondo. Lì sedeva un demone dalle fattezze umanoidi, ma con tre teste e sei braccia; il fisico scolpito faceva presupporre che fosse un uomo. Le tre facce erano completamente inespressive, i loro occhi erano vuoti mentre i capelli erano corti e neri. Indossava una veste simile a quella degli shinigami solo che la sua era rossa e viola.

“Sono Ashura, la tua zampaktou.” dissero le tre teste all'unisono fissando Edward “Ti avviso fin da subito. Se mi accorgerò che non sei degno del mio potere...ti ucciderò!”

In quel momento una voce risuonò nel mondo.

“ALLIEVI SHINIGAMI: QUESTA È LA VOSTRA PRIMA PROVA! NON DELUDETEMI!” li incitò la vecchia Yachiru prima di lasciarli alla loro sfida.

 

 

 

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Capitolo 5
*** Nuovi compagni e drammatiche scoperte ***


Andry: CHAOS A TUTTI!!!

Stella: Vi siamo mancati?

Andry: E' colpa sua!!! Ve lo dico subito!!! E' colpa sua per il ritardo, io ho finito la mia parte due mesi fa!!!

Stella: *lo guarda scioccata* E meno male che dovremmo essere una squadra!

Andry: Infatti lo siamo! Tu ti prendi le lamentele e io la gloria *sorride*

Stella: *alza gli occhi al cielo* Lasciamo stare... ragazzi, vi chiediamo scusa per il ritardo ma tra vacanze, compiti (N.d.Andry: Io non ne avevo XP) e quant'altro, il tempo scarseggiava... gomen >.<

Andry: Ma sì dai, vedrai che ci perdonano! Altrimenti i loro OC faranno una brutta fine uhuhuhuhuhuhu...

Stella: *lo colpisce in testa* Non puoi minacciarli, è anche la mia storia! Ultima cosa e poi vi lasciamo al capitolo: le ossa sono un'idea di andry, non mia!

Andry: Vedrai che apprezzeranno uhuhuhuhu...

Stella: Buona lettura!!!

 

 

 

Nuovi compagni e drammatiche scoperte

 

 

 

Ashuros camminava spedito per i corridoi dell'edificio che, per chissà quanto tempo, sarebbe stato il loro quartier generale. Gli Shinigami erano ancora impegnati nelle loro prove per ottenere le loro zampaktou e non sarebbero usciti da quella stanza per chissà quanto tempo.

 

Minuti? Ore? Giorni? Nessuno poteva dirlo, nemmeno la vecchia Yachiru, ora impegnata a leggere una vecchia pergamena nella sua stanza.

 

L'albino bussò un paio di volte sulla sottile porta e da dentro sentì “Avanti, entra pure.” e così fece, sedendosi subito su un cuscino imbottito verde posto a pochi passi dalla porta.

 

“Volevi chiedermi qualcosa, Ashuros?” chiese la vecchia Shinigami alzando il viso dalla pergamena “Se vuoi sapere dov'è Aika, sta dormendo nell'altra stanza. E' stata una giornata impegnativa per lei e posso dedurre che non dormisse così da giorni”.

 

L'Arrancar non si curò di quelle parole anche se in fondo ora era più tranquillo ma era andato da lei per un'altra questione. Una questione molto più seria.

 

“Vorrei avere il permesso di andare in missione esplorativa nel mondo degli umani.” disse l'albino senza battere ciglio suscitando l'attenzione dell'anziana spadaccina.

 

“Per quale motivo, se posso sapere?”

 

“Gli Shinigami non saranno pronti per chissà quanto tempo e, se devo essere sincero, alcuni Arrancar si stanno stufando di quest'attesa perciò vorrei impiegarli in una missione esplorativa. Ora nel mondo umano è notte fonda perciò potremo muoverci nell'oscurità.” spiegò l'albino.

 

“Capisco. Quindi stai cercando di prevenire una crisi interna... o per meglio dire, una rivolta?” chiese Yachiru. L'albino non potè non ricordarsi delle parole degli altri Arrancar riguardo il ribellarsi e prendere il possesso della Soul Society ma ora doveva pensare ad altro.

 

“Diciamo di sì.” si limitò a rispondere con una scrollata di spalle.

 

“D'accordo, permesso accordato ma... un consiglio, non portare tutti gli Arrancar con te. Alcuni di loro non sono esattamente portati per questo genere di missioni.” acconsentì Yachiru tornando a leggere la pergamena.

 

L'Arrancar si alzò in piedi e, dopo averla salutata, si diresse verso il Senkaimon dove lo stavano già aspettando tutti gli altri della sua specie.

 

“Beh, che ti ha detto la vecchia?” chiese Yuuko visibilmente seccata dal dover aspettare.

 

“Ci ha dato il consenso ma prima di partire devo purtroppo avvisarvi che non verrete tutti.” disse l'albino e gli altri lo fissarono con uno sguardo a metà tra la sorpresa, nel sapere quella notizia, e la paura, del dover restare ancora con le mani in mano.

 

“Solo quattro di noi andranno nel mondo umano, ovvero io, Amlach, Kurari e Jean. YuuKo, Stun e Izumi resteranno qui ad attenderci.

 

Probabilmente non c'era modo migliore di scatenare la furia di Yuuko e Izumi le quali si precipitarono davanti ad Ashuros iniziando a tempestarlo di insulti variopinti e allegri.

 

“Che cazzo significa che devo restare qui ad aspettare eh?!?” urlò Yuuko indignata.

 

“Proprio ora che volevo fare a pezzi qualcosa tu mi fermi così a freddo?!?” aggiunse Izumi.

 

“Volete sapere perché ho deciso di non portarvi?” chiese Ashuros calmo e le due Arrancar urlarono un secco SI.

 

“Bene, ripercorrete quanto successo negli ultimi dieci secondi: avete gridato come matte dicendo di voler torturare, massacrare, trucidare, distruggere, mutilare, uccidere e tante altre cose. Non proprio l'ideale per una missione di esplorazione.” spiegò l'albino.

 

Le due si fissarono per qualche secondo e, incredibilmente, abbassarono lo sguardo.

 

“Prima o poi ti servirà la mia rabbia e sappi che questa me la lego al dito!!!” urlò Yuuko allontanandosi non senza aver prima tirato giù un muro a suon di pugni mentre Stun e Izumi rimasero lì. L'Arrancar corazzato non aveva neanche bisogno di chiedere il motivo per cui non era stato scelto.

 

“Bene, Jean, tu verrai con me mentre Amlach e Kurari esploreranno un'altra zona.” spiegò l'albino mentre il portale veniva preparato. Gli altri tre annuirono in silenzio e Jean si affiancò all'albino, dopodichè saltarono nel portale. Destinazione: Karakura Nord.

 

[Karakura Nord. Ore 02:39]

 

I due Arrancar osservavano silenziosi la città dal tetto di un alto edificio. Date le luci spente e le tapparelle abbassate in tutte le finestre era plausibile pensare che si trattasse di un condominio e che tutti gli umani si fossero addormentati da ormai molto tempo.

 

Un urlò agghiacciante ruppe il silenzio della notte e, nel parchetto dall'altra parte della strada, i due identificarono la causa di quel grido: un Hollow a cui era stato mozzato il braccio destro. Era alto sui quattro metri e aveva le fattezze di un Minotauro con la coda lunga e irta di spine. Il braccio, di un blu intenso, giaceva a qualche metro di distanza, sopra una siepe.

 

“Eccoli.” disse Jean individuando alcune ombre nere che camminavano nell'aria sopra all'Hollow. Erano alti tutti sul metro e ottanta e indossavano delle strane uniformi nere come la pece e delle strane linee argentate. Sulla schiena portavano una spada senza guardia e con l'elsa di acciaio nero percorso da delle linee rosse come il sangue che brillavano nel buio rendendo quelle figure simili a demoni o a spiriti.

 

L'Hollow urlò ancora ma nessuna luce illuminò le finestre. Era normale. In fondo gli umani non potevano vederli e anche se sapevano della loro esistenza restavano comunque incapaci di vederli.

 

Le figure vestite di nero, ce n'erano sette in tutto, scesero in picchiata verso l'essere ferito ed estrassero le loro spade dal filo affilato e percorso dalla stessa luce rossa. Colpirono tutti insieme. Tre gli conficcarono le spade nel corpo, uno gli tagliò una gamba, un altro ancora gli tagliò l'ultimo braccio rimastogli mentre gli ultimi due gli recisero la testa di netto.

 

La carcassa dell'Hollow crollò al suolo sollevando un sottile strato di polvere mista a sabbia. Una delle figure premette un piccolo pulsante posto sulla clavicola sinistra e disse “Hollow eliminato. Mandate un camion”.

 

Ashuros e Jean rimasero in attesa fino all'arrivo del camion provvisto di un enorme rimorchio dalla quale uscirono tre muletti automatici che, dopo aver fatto a pezzi la carcassa con delle grosse lame, caricarono i resti sul rimorchio e il camion ripartì. Il tutto si era svolto in pochi minuti e i sette carnefici dell'Hollow si erano allontanati insieme all'Hollow correndo a mezz'aria.

 

“Quindi è così che agiscono gli Atarashī kami...” disse Ashuros osservando il camion mentre si allontanava.

 

“Sì ma non sanno pulire bene.” commentò Jean lanciandosi di sotto fermandosi poi a pochi metri dal suolo. Ashuros lo raggiunse subito e gli chiese cosa stesse facendo. La risposta lo incuriosì molto “Hanno lasciato qualcosa.” e, dopo essersi avvicinato ad una piccola siepe, ne estrasse un frammento bianco grosso quanto la sua mano.

 

“Un frammento di maschera.” commentò Ashuros osservandolo per poi sgranare gli occhi di colpo voltandosi nel contempo in direzione del camion ormai scomparso.

 

“Quell'Hollow... non è scomparso.”

 

“Esatto. Non so come ma sono riusciti a far sì che il suo corpo restasse in questo mondo come un qualsiasi cadavere.” ipotizzò Jean osservando il frammento di maschera.

 

“Cosa diavolo stanno architettando...” chiese Ashuros anche se sapeva benissimo che Jean non poteva avere alcuna risposta. I due tornarono in cima all'edificio, in attesa che il portale si aprisse.

 

Presto avrebbe trovato una risposta a quel quesito ma quello che non sapeva era che la risposta sarebbe stata un durissimo colpo per gli Shinigami.

 

[Karakura Sud. Ore 02:47]

 

“Non male come azione.” disse Kurari pulendo le lame della sua arma con un panno, ora sporco di sangue.

 

“Già questi idioti non hanno avuto scampo... mi chiedo come abbiano fatto a metterci pressione a tal punto da doverci alleare con gli Shinigami.” commentò Amlach fissando la luna. Mancava poco per vederla piena.

 

“Beh ti ricordo che sono un corpo militare presente in tutto il mondo.” aggiunse Kurari “E questi erano probabilmente dei novellini.” concluse indicando poi i cinque cadaveri disseminati per il tetto della scuola dove erano morti. Tre dei copri erano stati tagliati a metà all'altezza della vita mentre gli altri due avevano dei grossi tagli sul torace.

 

L'azione si era svolta in completo silenzio. Non appena i due Arrancar li avevano individuati, intenti a volare a una ventina di metri d'altezza, Kurari aveva subito scagliato la sua lama sul gruppo , tagliando ed uccidendone tre in un solo colpo mentre gli ultimi due, che non avevano neanche capito cosa fosse successo, si erano ritrovati di fronte Amlach il quale li aveva uccisi con due fendenti fulminei e ben piazzati.

 

“L'unica cosa che mi rogna è averli dovuti uccidere in fretta...non ho neanche potuto torturarli un po'...” commentò Kurari passeggiando in mezzo ai corpi ormai privi di vita. Avevano delle uniformi davvero curiose e particolari. L'intero corpo era coperto da un tessuto nero e non era visibile neanche un lembo di pelle. Alla vita portavano una piccola cintura rigida nera con attaccati dei piccoli scompartimenti di acciaio nero ma la cosa che più catturava l'attenzione era lo strano esoscheletro nero argentato che li copriva.

 

Partendo dalla testa, l'esoscheletro prendeva la forma di un teschio con due buchi per gli occhi, nascosti comunque da un sottile vetro nero, e quelli che sembravano denti posti all'altezza della bocca. Dalla nuca scendeva uno spesso segmento che percorreva tutta la spina dorsale fino al bacino. All'altezza delle clavicole partiva due segmenti argentei che andavano a ricongiungersi alla base della gola a mo di collare e da lì scendeva un segmento più spesso che copriva lo sterno e dalla quale si diramavano tanti piccoli segmenti, uno per per costola, i quali si ricongiungevano con il segmento sulla schiena. Da quel collare argentato, però, si diramavano anche due segmenti più sottili che percorrevano le braccia, diramandosi poi in altri cinque segmenti più piccoli, uno per dito.

 

All'altezza del bacino, il segmento che percorreva tutta la schiena, si divideva in tre segmenti, due dei quali andavano a formare una specie di cintura sotto l'altra cintura mentre il terzo passava in mezzo alle gambe, a mo di protezione per l'inguine e si fondeva con gli altri due poco sotto l'ombelico. Dai fianchi della cintura, fuoriuscivano altri due segmenti argentati, uno per fianco, che a metà delle cosce, si spostavano di fronte e percorrevano le gambe fino al fondo dove si diramano i cinque piccoli segmenti, uno per ogni dito dei piedi.

 

Non c'è che dire, una divisa molto particolare e soprattutto complicata.

 

“Non so se lo hai notato ma... in queste strane protezioni argentate percepisco del reiatsu.” disse Kurari accarezzandone una.

 

“Sì l'ho notato ed è strano. Gli umani non dovrebbero possedere del reiatsu e non credo sappiano gestirlo a tal punto da metterlo nelle loro divise.” disse Amlach ora parecchio annoiato quando ad un certo punto sentì una debole suoneria, una canzone metallara, provenire dalla tasca dei suoi pantaloni.

 

Estrasse subito il localizzatore che gli era stato consegnato da Yachiru: un cellulare con schermo touch nero sul cui retro era presente un lupo tribale. Fissò per qualche secondo lo schermo e capì che Ashuros lo stava chiamando. A quanto pare gli Arrancar non erano molto ferrati con quella roba...

 

“Che succede Ashuros?” chiese il moro.

 

“Dobbiamo rientrare. Abbiamo scoperto qualcosa di interessante.” gli disse l'albino.

 

“Anche noi Ashuros, anche noi...” commentò Amlach prima di chiudere la chiamata e caricarsi un cadavere, uno dei due uccisi da lui, in spalla e dirigersi verso il punto dove si sarebbe aperto il portale.

 

“Perchè lo porti con noi?” chiese Kurari.

 

“Non lo so, me lo dice l'istinto.” rispose Amlach ghignando per pooi entrare nel portale seguito a ruota dall'arrancar.

 

* * *

 

Meiko alle parole di Yachiru strinse i pugni e iniziò a incamminarsi verso Shiroken; doveva ammetterlo, quel mondo la faceva sentire strana: da una parte percepiva chiaramente il sentore di morte, il vento di distruzione che spirava in quella desolazione…dall’altra non aveva paura, era emozionata, con l’adrenalina che le scorreva al posto del sangue. Istintivamente sorrise sadica. Hiro e Ka-chan, vedendola avanzare, non poterono fare a meno di scambiarsi un’occhiata e un sorrisino: quella ragazza era forte, non si sarebbe fermata; e stando leggermente a distanza la seguirono.

Meiko si fermò ad alcuni metri dalla donna, ostentando sicurezza e fermezza.

“Allora, cosa devo fare per renderti la mia zampaktou?” le chiese assottigliando gli occhi; la giovane continuò a fissarla con i suoi occhi cristallini e si alzò in piedi, facendo frusciare le vesti nere.

“Sconfiggermi.” Rispose calma, ma con uno scintillio minaccioso negli occhi che fu d’avviso a Meiko: non sottovalutarla.

“A mani nude?” chiese lei altrettanto tranquilla; di solito non picchiava le ragazze, ma quello era un caso particolare e, inoltre, nella guerra che stavano per combattere non c’era spazio per i sentimentalismi.

La donna annuì e rimase ferma in attesa.

“Se sei all’altezza ti basteranno quelle.”

Hiro e Ka-chan indietreggiarono, e il ragazzo le augurò buona fortuna.

“Farò del mio meglio Hiro-sama!” trillò lei perdendo per un attimo la sua aria assassina e guardandolo adorante, gli occhi che le brillavano.

“Allora?” la incalzò la donna, senza però mostrare segni di impazienza; Meiko la guardò stranita: cosa ci faceva una creatura così calma ed eterea nel mezzo di quella miseria?

Meiko scrocchiò le nocche e scattò verso di lei; caricò il pugno destro con l’intenzione di colpirla in volto, ma la donna si limitò a spostarsi di lato all’ultimo secondo. Meiko perse l’equilibrio e Shiroken la colpì sulla schiena con un calcio, mandandola a terra.

La shinigami ringhiò mentre si rialzava, guardando la donna che aveva di nuovo assunto una posa calma e rilassata; i suoi occhi non tradivano nessuna emozione. Meiko si scagliò di nuovo contro di lei, questa volta cercando di farle perdere l’equilibrio con un calcio alle caviglie, ma lei con agilità insospettata balzò indietro per poi avanzare e colpirla con un calcio in pancia. Le mani ancora strette a pugni lasciate inerti lungo i fianchi.

Meiko provò a colpirla di nuovo con un pugno al torace ma questa la bloccò e rispose mozzandole il fiato con un pugno, poi la scagliò lontano apparentemente senza sforzo; Meiko rotolò nella terra bruciata, coprendosi di fuliggine, il respiro ansimante e gli occhi che brillavano feroci.

“Non ho ancora finito…” mormorò rialzandosi e andando di nuovo all’attacco; le sembrava che tutti i suoi attacchi fossero inutili, più si sforzava di sorprenderla più quella l’anticipava e rispondeva con una forza inaspettata. Si stava innervosendo sempre di più.

All’ennesimo attacco concluso con Meiko a terra ansante, la donna la osservò freddamente e poi le diede le spalle.

“Torna quando sarai più forte.” Le disse gelida e incamminandosi verso il suo albero, senza girarsi.

Meiko sbarrò gli occhi incredula: cosa?! Tutto lì?! Là liquidava così?! Chi si credeva di essere?!

“Non ti arrendere!” gli urlò Ka-chan emozionata e Hiro le sorrise.

Meiko sentì un calore nascerle nel corpo, mentre una rabbia crescente si impossessava di lei.

“Ehi tu!” le urlò rialzandosi a fatica, le mani appoggiate alle ginocchia per sostenersi, “Non mi sembra di averti dato il permesso di andartene!” le ringhiò contro, un aura rossastra intorno a lei. Nel cielo rosso iniziarono ad avanzare nuvole nere come il sole.

Sul volto di Shiroken nacque un sorrisino, ma lo cancellò prima di voltarsi verso di lei.

“Ti sei decisa a fare sul serio?” le chiese con un leggero tono di sprezzo.

Meiko inclinò la testa e sorrise; non sapeva da dove arrivava quella forza ma si sentiva come uno tsunami, un tornado distruttivo. Voleva colpirla, voleva dimostrarle che era alla sua altezza. Strinse i pugni e si concentrò attingendo a tutta la forza che trovava.

Senza perderla di vista si accucciò per scattare e neanche si accorse delle crepe nel terreno che si formarono ai suoi piedi e che invece stupirono i suoi accompagnatori; poi si scagliò con una potenza almeno raddoppiata e la donna per evitarla stavolta dovette muoversi in anticipo rispetto a prima, ma Meiko ruotò facendo perno sul piede che aveva appoggiato a terra, creando una conca, e la colpì con un calcio in pancia. Shiroken lo parò con le braccia ma la forza del colpo la scaraventò via, eppure rimase in piedi. Un sorriso simile a quello di Meiko a illuminarle il volto; poi attaccò lei.

Sembra un corvo che si gettava sul topolino, solo che in questo caso il topolino era una belva assetata di sangue che non esitò a slanciarsi anche lei al contrattacco. Le due si scontrarono con uno schianto impressionante e l’onda d’urto fece arretrare Hiro e Ka-chan; entrambe mano contro mano cercavano di spingere l’altra, di schiacciarla.

Il cielo ormai nero iniziò a riempirsi di lampi brillanti e tuoni assordanti.

Shiroken ha un certo punto la tirò verso di se e si spostò nella speranza che cadesse sbilanciata dall’improvvisa mancanza di resistenza, ma Meiko aveva già visto quel trucco: con una capriola si rialzò subito e si voltò con un calcio laterale che colpì Shiroken, presa alla sprovvista, e la scagliò a terra. Senza perdere tempo e con il respiro pesante, Meiko le fu subito addosso e prima che potesse alzarsi si piantò a cavalcioni sopra di lei, per poi stringerle la mano alla gola e schiacciarla a terra.

“Ho vinto.” Ringhiò mentre il suo furore iniziava a scomparire e le forze a venirgli meno.

Shiroken sorrise e annuì.

“Sarò la tua zampaktou, Meiko La Distruttrice.” Le disse seria con gli occhi azzurri che si specchiavano nel cielo rosso; poi Meiko svenne senza forze su di lei. La donna la sollevò senza sforzo e la porse a Hiro che era accorso insieme alla sua zampaktou. Poi li congedò con un cenno del capo e, spolverandosi il kimono, tornò a sedersi sotto l’albero raggrinzito, mentre il mondo intorno a loro diventava sfocato.

 

***

Ryoko guardò stupita quella ragazzina vestita da sacerdotessa e che si era appena dichiarata la sua zampaktou; cosa doveva fare ora con quella bambina?

“Ehm…piacere di conoscerti!” le disse indecisa accennando un sorriso e agitando la mano nella sua direzione, mentre Kei la guardava stranito: cosa aveva in mente?

La ragazzina la guardò altrettanto incuriosita e poi, sogghignando, saltò sulla stessa loro piattaforma, nonostante fosse piuttosto lontana, come trasportata dal vento.

“Il piacere è tutto tuo.” Le disse gelida inclinando la testa e sorridendo angelica, come se le avesse appena fatto un complimento, cosa che lasciò scioccati sia Kei che Ryoko.

“Che c’è?” continuò lei saltellandole intorno con aria infantile, “Non penserai che solo perché sei arrivata fin qui io accetti di obbedirti vero?” le chiese con una risatina coprendosi la bocca con la mano.

“E cosa dovrei fare?” le chiese la ragazza piccata poggiando una mano sul fianco: altro che dolce ragazzina, quella era una mocciosa viziata!

Kei doveva pensarla allo stesso modo, perché la guardò irritato e scosse la testa: mai che gli toccasse un bel combattimento…

“Dovrai prendermi!” rispose Kazenomiko sogghignando e indietreggiando di qualche passo, le mani incrociate innocentemente dietro la schiena.

Appunto.

“Prenderti?” chiese invece Ryoko stupita, ma quando l’avversaria annuì, sorrise con sguardo di sfida. “Ci sto!” e si lanciò contro di lei. Era sicura di prenderla, era piuttosto agile, ma all’ultimo momento la ragazza balzò…nel vuoto. Ryoko sbarrò gli occhi incredula e stava già per chiamare Kei per aiutarla, quando un’altra piattaforma rocciosa sfreccio verso l’alto, con sopra la ragazzina che faceva ‘ciao-ciao’ con la manina.

Un grossa vena iniziò a pulsare sulla sua testa: mocciosa…

“Ma che bambina adorabile…” commentò Kei scompigliandosi i capelli indeciso sul da farsi; dopo alcuni attimi di riflessione decise che avrebbe lasciato tutto sotto il comando di Ryoko, salvo in casi estremi. Pessima scelta.

Infatti, dopo alcuni minuti in cui Ryoko aveva analizzato la ragazzina che saltava allegra sogghignando da una piattaforma all’altra mentre queste si muovevano intorno a loro sospinte dal vento, la ragazza accennò un sorriso demoniaco verso Kei; poi si avvicinò a lui e assumendo l’aria più innocente del mondo, con tanto di labbro tremante, pronunciò le parole fatali.

“Mi puoi lanciare?” chiese sbattendo le ciglia.

“Eh?” sbottò il ragazzo preso in contropiede allontanandosi di qualche passo, non sicuro di aver assimilato bene le parole.

“Lanciami!” ripeté lei con più convinzione, per poi, davanti allo sguardo perplesso del compagno in attesa di spiegazioni, indicare le piattaforme che avevano iniziato a roteare a spirale intorno a loro, “Per prenderla devo saltare sulle piattaforme, ma non sono sicura di arrivarci da sola; ho bisogno che mi aiuti.” Gli spiegò infiammata: non gli piaceva perdere una sfida.

“Ti sei arresa?” urlava intanto la ragazzina saltellando di qua e di là in punta di piedi.

“Non mi sembra una grande idea, anzi sono abbastanza convinto che la mancherai e ti spiaccicherai al suolo come una frittella.” Commentò invece Kei acido sollevando un sopracciglio, ma lei lo ignorò completamente e, dopo averlo afferrato per un polso, lo porto vicino al bordo.

“Sei forte, giusto? Non avrai problemi” lo ignorò mentre calcolava dove posizionarlo per avere la massima spinta.

Una vena iniziò a pulsare sulla fronte del ragazzo che afferrò la ragazza per il colletto e la alzò alla sua altezza.

“E sentiamo cosa avresti in mente di fare una volta sulla piattaforma, sempre che tu la centri…” le chiese perforandola con lo sguardo, ma lei sorrise convinta.

“La prendo!” ghignò con il fuoco negli occhi verdi, poi approfittò del momento per liberarsi dalla sua presa e lo mise con le spalle al vuoto.

“Lanciami più forte che puoi!” gli urlò allontanandosi per prendere la rincorsa; il ragazzo sbuffò scocciato e intrecciò le mani per poi mettersi in posizione accucciata. Sperava solo di riuscire poi a prenderla prima che si schiantasse. Perché si sarebbe schiantata.

Passarono alcuni secondi in cui Kei osservò Ryoko: cosa stava facendo? Si accorse che non staccava gli occhi dalle piattaforme e che le sue labbra carnose si muovevano come se stesse…contando?

“Arrivo!” urlò all’improvviso e scattò verso di lui con una velocità inaspettata, in pochi secondi lo raggiunse e lo usò come trampolino; mentre volava per un attimo pensò che non ce l’avrebbe fatta, ma poi le sue mani si strinsero intorno al bordo marmoreo e un sorriso vittorioso: aveva contato giusto! Per fortuna si era accorta che le piattaforme passavano con la stessa intermittenza!

Kazenomiko, seduta coi piedi a penzoloni qualche piattaforma più sopra, aprì leggermente gli occhi colpita: non era stupida…

Ryoko si issò velocemente sopra la pietra e, dopo essersi sgranchita mani e braccia, puntò gli occhi sulla zampaktou.

“Arrivo!” le urlò con un sorriso sfacciato prima di prendere la rincorsa e saltare su una piattaforma che saliva verso l’alto.

Kei, a braccia incrociate, la guardò atterrare in piedi e dovette ammettere che l’aveva sottovalutata, adesso c’era solo da vedere se ce l’avrebbe fatta a prenderla.

Iniziò così un’assurda partita ad acchiapparello sospesa su piattaforme volanti.

Ryoko era in netto svantaggio dato che Kazenomiko sembrava poter cambiare a suo piacimento le traiettorie delle piattaforme, oltre che essere leggera come una piuma, ma l’aspirante shinigami non si arrendeva e la tallonava salto dopo salto.

“Non sei stanca?” le chiese dopo circa mezz’ora la ragazzina, sfrecciandole a fianco sulla pietra bianca, con una risata divertita. Era migliore di quel che pensava.

Sì, Ryoko era stanca, ma non avrebbe mollato per nulla al mondo. Eppure c’era qualcosa che non andava…che mancava…

Scuotendo la testa per scacciare pensieri distraenti, si preparò all’ennesimo saltò ma proprio mentre stava per atterrare la piattaforma scartò all’indietro a tradimento e lei si ritrovò a cadere.

“Ryoko!” sentì la voce di Kei come se venisse da un altro mondo e mentre osservava il cielo sopra di lei, sentì sgorgare in lei la voglia di vivere, la determinazione a continuare e un’energia inspiegabile come un improvvisa ventata fresca.

Sotto gli occhi stupiti di Kei, già in volo per prenderla, una piattaforma bianca uscì dalla formazione e salvò Ryoko, che atterrò dolorosamente sulla schiena; la vide alzarsi e guardarsi intorno perplessa, accorgendosi della stranezza, per un attimo guardò Kazenomiko, come chiedendosi se fosse stata lei ma lo sguardo deluso della zampaktou la convinse del contrario.

Un grosso sorriso le sbocciò in viso.

“Ho capito…” mormorò prima di scoppiare a ridere, poi batté un piede sulla superfice liscia della sua piattaforma e questa con uno strattone si innalzò veloce nel cielo verticalmente, per poi arrestarsi davanti a quella di Kazenomiko.

“Sei mia!” le urlò mentre si accucciava e la sua nave del cielo scattava all’inseguimento di quella di Kazenomiko, infrangendo ogni precedente prevedibilità.

La ragazzina piccata batté anche lei il piede sulla roccia e questa accelerò, ma Ryoko non perdette terreno, anzi ne guadagnò.

E poi accadde: Ryoko arrivò tanto vicino da poter balzare sulla ragazza e, come sospinta da un soffio di vento, le cadde sopra senza che potesse scappare.

“PRESA!” urlò al cielo tenendola ferma sotto di sé, soddisfatta e felice del suo risultato.

Kazenomiko sbuffò.

“Ho capito, ho capito: hai vinto. Sono la tua zampaktou e togliti quel sorrisino dal volto!” le rispose scocciata guardandola male coi suoi occhi rubino; poi parve illuminarsi.

“Un’altra partita!” la sfidò malandrina e Ryoko avrebbe anche accettato se una mano non l’avesse nuovamente afferrata per il colletto e sollevata in piedi.

“Spiacente, per oggi abbiamo finito.” La salutò Kei con uno sbuffo, prima che per entrambi il mondo iniziasse a diventare sfocato e a oscurarsi.

 

***

 

Iri era leggermente perplessa dal comportamento della sua zampaktou; dopo aver visto Mitsuki e Taiga si aspettava di doveresi cimentare in, come minimo, un combattimento brutale; invece era tranquillamente seduta, sotto suo stesso invito, davanti a Osiris con J. accucciato a fianco, in allerta. E le stava tornando sonno…ma Jin le aveva detto di non addormentarsi…eppure…

“Immagino ti stia chiedendo quale sarà la mia prossima mossa.” Proruppe con voce soffice come la neve Osiris, risvegliando la ragazza che stava già abbassando le palpebre.

Iri annuì timida.

“Ti conosco e non vedo il motivo di provarti inutilmente con un combattimento, nonostante ce ne saranno, e di grandi e sanguinosi, nella strada che ti aspetta; ora come ora non avresti una sola speranza…” L’avvisò inclinando leggermente la testa, mentre la ragazza la ascoltava in silenzio. Lo sapeva cosa l’aspettava, sperava solo di farcela.

“Ti propongo quindi una semplice prova per riconoscerti come la mia Shinigami, ma ti avviso: dovrai essere sincera con te stessa.” L’avvisò per poi tacere, in attesa.

“Accetto.” Rispose flebile e titubante la ragazza, sotto lo sguardo vigile del leone nero.

“Devi trovare la vera Osiris.” Le spiegò alzandosi in piedi con un fruscio e le mani congiunte in grembo, poi, all’improvviso, si alzò un venticello freddo e la figura della zampaktou esplose in tante piccole foglioline di salice che dopo aver turbinato nel vento per alcuni istanti si sparpagliarono in tutta la radura intorno a loro.

Iri e J. Seguirono increduli quella trasformazione e sotto i loro occhi increduli le foglioline iniziarono a radunarsi in centinaia di piccoli mucchietti, che con un leggero turbinare si andarono a rimodellare in Osiris. O meglio, in tante e tante Osiris. Tutte in posizioni e atteggiamenti diversi.

Iri si guardò intorno leggermente spaesata, capendo pian piano cosa le avesse chiesto la zampaktou, e iniziò a muovere timidi passi tra quelle statue così terribilmente realistiche. J. La seguiva rendendosi conto che il supporto che poteva darle era ben poco, doveva solo tenersi in allerta in caso di attacchi a sorpresa.

Iri sorpassò un Osiris che giocava con una palla di stracci degnandola di una sola occhiata, passò tra una che cucinava con un vecchio grembiule e una che suonava un rozzo flauto, rivolgendo loro la sua attenzione solo per qualche attimo; cosa stava cercando? Non lo sapeva, ma sentiva che non era quella, non era quella che cuciva, quella che sembrava cantare…

Si fermò per alcuni istanti davanti a una accucciata in posizione fetale con le braccia a coprirle il viso, ma ancora non era lei; sentiva il cuore accelerare e un sentimento di inquietudine crescere, ma non era lei. Sobbalzò alla vista di un Osiris prostrata a terra e affrettò il passo tra quelle statue che perdevano sempre più giovialità, cominciando a capire.

Sorpassò tremante un Osiris vestita da sposa e…la vide. Inciampò cadendo in ginocchio e i suoi occhi si colmarono di fredde e silenziose lacrime che le rigarono il volto niveo, aveva trovato la sua zampaktou, ne era disperatamente sicura.

In mezzo alle neve e tra statue sofferenti, c’era Osiris inginocchiata e ripiegata su se stessa; le sue mani lattee che tenevano saldamente una wakizashi che le trapassava il petto. La maschera era rigata di lacrime.

“Sei tu…” mormorò con voce flebile, Osiris si girò a guardarla e annuì; poi tutte le statue esplosero in migliaia di foglioline di salice che in un turbinio si andarono a ricomporre in una sola persona.

“Hai superato la prova.” Le disse senza muovere un passo mentre J. Cercava di aiutarla a rialzarsi, cercando di raccapezzarsi su quello che aveva visto.

“Cosa sceglierai stavolta?” le chiese inclinando la testa prima che la vista dei due si oscurasse.

 

***

La pantera non ne poteva davvero più: era dieci minuti che cercava di presentarsi e iniziare la prova, ma quella dannata gattofila non faceva altro che inseguirla ovunque con sguardo assatanato facendo versetti per gatti. Era al suo limite.

Con uno scatto evitò per un pelo l’abbraccio di Norie e guardò male l’altra Shinigami e il suo spirito, che sembravano trovare il tutto molto divertente.

“Vieni qui micio micio…” chiamò ancora Norie gettandosi a braccia spalancate sulla pantera.

Ora basta.

La pantera con uno scatto saltò nell’inquietante lago di sangue attorno a loro, ma inaspettatamente invece di sprofondare atterò agilmente sulla superfice e le increspature si diramarono tutto intorno a loro. All’istante il sangue si innalzò verso l’alto in grandi colonne che subito scrosciando si abbatterono su Norie. Kyoko e Gareki, tornando seri all’istante si lanciarono per salvarla, ma il sangue si ritirò nel lago senza lasciare niente, la pantera era sparita.

“Dov’è finita quella dannata ragazzina?” sbuffò Gareki muovendosi inquieto lungo i bordi rocciosi.

“Deve averla presa con sé per la prova…” osservò Kyoko dopo essersi guardata attorno attentamente, la mano alla katana.

Gareki ruggì infastidito.

“E io che volevo godermi un bello scontro…quella mocciosa me la paga quando torna!” ringhiò per poi rivolgere un sorriso felino alla sua shinigami, “Beh? Ci divertiamo un po’ anche noi?” le chiese sgranchendosi le nocche.

Kyoko accennò un sorriso e per un attimo fu davvero tentata di accettare, ma poi si ricordò che era in missione e doveva essere pronta a tutto.

“Quando non saremo in missione…” sospirò leggermente delusa sedendosi a gambe incrociate, mentre Gareki si accascia a al suo fianco scocciato. Maledetta zampaktou e mocciosa…

 

 

Norie riaprì gli occhi a fatica e cercò di mettersi a sedere, sentiva il battito accelerato…cos’era successo? In un flash rivide tutto: il sangue che la sommergeva, la sensazione di annegamento e poi…il buio.

Cercando di calmarsi si guardò attorno: a prima vista avrebbe potuto essere esattamente dov’era prima, sulla croce di roccia ma…era sola. Non vedeva né Kyoko né Gareki…non che avesse bisogno di loro, comunque. Il suo sguardo fu calamitato da una lunga katana nera e rossa a pochi metri da lei.

Perplessa si alzò in piedi e, sempre guardandosi intorno circospetta, la raggiunse; la prese in mano: era leggere e affilata, di una bellezza che trovò incredibile. Stava giusto ammirandone la lama quando nel riflesso vede la pantera.

“Micio!” urlò voltandosi con gli occhi che le brillavano: la pantera era là, nel lago di sangue, tranquillamente seduta sulla superfice immobile. In attesa.

“Vieni qui mic-..” i suoi richiami coccolosi furono interrotti da alcuni passi.

“Norie!” girandosi di scatto vide Kyoko che le correva incontro con sguardo allarmato e stava già per correrle incontro, quando il suo sguardo registrò un particolare: la mano che Kyoko aveva immerso nel sangue era pulita…

“Stai bene?” le chiese la shinigami, ormai a pochi metri; a Norie bastò un luccichio rossastro negli occhi per scattare e con un colpo solo di katana tagliò in due la shinigami, che si dissolse in una pozza sangue.

La pantera inclinò il muso di lato assottigliando gli occhi.

Un piccolo sorriso soddisfatto si dipinse sul volto di Norie: lo sapeva che era una copia!

Dal lago iniziarono a sorgere tante e tante copie di Kyoko e Gareki che le correvano incontro per aiutarla, ma lei si lanciò in una danza mortale; con un agilità sorprendente e con movimenti sempre più naturali Norie fendeva le copie, roteava nel sangue, liquefaceva i suoi amici…eppure la prova non finiva. Più il tempo passava più si rendeva conto che c’era qualcosa che non andava: qual era l’obiettivo di quella prova? Le sembrava di aver già dimostrato di saper combattere…

Mentre staccava la testa di netto a un altro Gareki scorse con la coda dell’occhio la pantera: era delusa. I suoi occhi esprimevano solo disapprovazione. Perché? Con uno scatto irritato Norie falciò due Kyoko che si avvicinavano. Iniziò a riflettere senza smettere di muoversi: una prova doveva metterla in difficoltà e quello che stava facendo non le dava nessun problema; cosa ci voleva con una katana in mano a falciare i suoi compagni.

Ecco.

La lama della katana si fermò a mezz’aria mentre Norie sorrideva amara e altre copie le si facevano incontro a braccia tese. Era quella la prova, era quella la sua difficoltà da superare: fidarsi dei suoi compagni. Perché li stava colpendo? Quelle copie sembravano solo volerla aiutare, come quelli veri, ma lei li aveva colpiti senza esitazione. Sentiva tutto il suo corpo che la pregava di non fermarsi, la sua inadeguatezza nel trattare con le altre persone che la spingeva a continuare, ma lei con uno sforzo disumano…si placò. Abbassò la spada a terra con il corpo che fremeva e chiuse gli occhi.

Niente.

Quando riaprì gli occhi le copie intorno a lei si erano tutte fermate e la pantera avanzava sinuosa verso di lei.

“Brava,” si complimentò, “Cominciavo a credere che non avresti mai capito…” le disse con tono di rimprovero.

“Io…” iniziò Norie non sapendo cosa dire riguardo ai suoi limiti.

“Sarò la tua zampaktou.” La interruppe la pantera e Norie spalancò gli occhi per la felicità, prima di gettarsi con scatto felino su quella e stritolarla in un abbraccio.

“Ehi, lasciami!” iniziò a protestare cercando di scrollarsela di dosso, ma quella perseverava e aveva ripreso a trattarla come un gatto.

“Bravo il mio micione!” gli cinguettava con gli occhi che brillavano.

“Non di nuovo!” ringhiò la pantera prima che un’onda di sangue li travolgesse, con grande terrore di Norie che per poco non soffocò la zampaktou, rafforzando la presa. Quando riaprì gli occhi, si trovò davanti a Kyoko e Gareki che la guardavano perplessi.

“Va e viene con la marea?” chiese il ragazzo leonino alzando un sopracciglio, prima di ghignare e cercare di raggiungerla, “Per colpa tua siamo dovuti rimanere qui a…”

“Zitto Gareki!” gli intimò Kyoko stampandolo a terra con un pugno in testa.

“Dannata…” mugolò quello, ma lei andò da Norie e l’aiutò a rialzarsi.

“Vedo che ce l’hai fatta, complimenti!” le disse con un sorriso e Norie le rispose con uno di rimando.

“Cosa ti aspettavi?” chiese con la sua solita arroganza, ma dentro di sé era orgogliosa.

“Che morissi, fallissi, ti disintegrassi, ti perdessi, affogassi, fossi mangiata dalla zampaktou…” elencò Gareki con sarcasmo mettendosi a sedere, “…che, a proposito,  sta scappando” l’avvisò con un ghigno.

“Cosa?!” urlò Norie accorgendosi nella distrazione di averla lasciata andare e girandosi la vide correre sul sangue.

“Portate via quella gattofila!” urlò loro scatenando le risate dei due accompagnatori e le proteste della nuova shinigami, mentre il mondo si oscurava.

 

***

Shi dovette ammettere che domare una maledetta fenice che si rigenerava era più difficile di quel che pensava; dopo aver esplicitamente proibito a Jin, desideroso di combattere, di intervenire si era lanciato all’attacco della sua zampaktou senza esitazione, colpendola a mani nude ogni volta che si avvicinava, ma quella non faceva che svolazzare sopra di lui per poi precipitargli addosso ferendolo con il becco e gli artigli.

Evitando l’ennesimo attacco si spostò all’ultimo secondo e dopo aver fatto perno sul piede cercò di saltarle sopra, ma quella scartò e lui rotolò nella terra; la fenice ne approfittò e stridendo aprì le ali per poi richiuderla di colpo scagliando così un’ondata di fuoco contro Shi, che solo grazie ai riflessi pronti evitò di venir ridotto a un mucchietto di cenere.

Ecco, era come se fossero passati al livello due: ora lo inseguiva lanciandogli fiammate.

 Rialzandosi col fiatone guardò la fenice che si alzava di nuovo in aria e si asciugò il sangue che gli scendeva da un taglio sulla guancia, poi sogghignò: non era ancora finita. Approfittando della lontananza della zampaktou si arrampicò agilmente su un albero frondoso lì vicino; arrivato il più in alto consentitogli dai rami, aspettò che la fenice calasse per controllare dove fosse e saltò contro di lei colpendola con un pugno così forte da mandarla a schiantare a terra. Non che il suo impatto con il terreno fu dolce, ma non riusciva a non ghignare al pensiero di averla messo k.o.

Peccato che mentre si rialzava dolorante, la fenice esplose in una fiammata viola e si alzò in volo perfettamente rigenerata.

Shi si mise a ghignare apertamente: la sua zampaktou, era un osso duro, un combattimento degno di essere affrontato. Doveva essere sua.

Jin, al riparo da fiammate e beccate, inclinò la testa osservando il suo compagno: nonostante fosse parecchio malconcio sembrava divertito dallo scontro…quanto presto si sarebbe ricordato che era una prova?

“Vuoi rinunciare, Shi?” gli chiese la fenice, scrutandolo coi suoi occhi dorati in volo sopra di lui.

“Vuoi scherzare?” le rispose inclinando la testa, “Il divertimento è appena cominciato…” continuò mentre il suo reiatsu sembrava amplificarsi e il vulcano intorno a lui eruttava; eppure la zampaktou non era impressionata, conosceva quel ragazzo meglio di chiunque altro.

Shi iniziò a scrutarla attentamente, non sembrava impressionata né spaventata…il che significava che ai suoi occhi era ben lontano dal superare la prova; la cosa non lo infastidiva minimamente, si stava davvero divertendo a combattere con lei, ma forse era il caso di mostrarle che faceva sul serio. Era evidente che la prova non ruotava più sulle sue capacità fisiche, doveva per forza essersi spostata sul piano strategico…il suo punto debole.

Mentre evitava una fiammata e cercava di colpirla con un calcio ad un ala, ebbe un’illuminazione: la fenice aveva detto domare…quindi non per forza sconfiggerla e mandarla al tappeto.

Con il ghigno che si ampliava la costrinse di nuovo a una picchiata, cosciente così che avrebbe dovuto risalire nuovamente in quota e ne approfittò nuovamente per arrampicarsi sull’albero. La fenice, che lo aveva osservato, si avvicinò e lanciò dal becco una sfera di fuoco che diede fiamme all’albero. Per un secondo non successe niente e la fenice, perplessa si avvicinò; era a poco meno di un metro quando dalle fiamma si lanciò su di lei Shi. Lei si scostò sorpresa ma il ragazzo si aggrappò in fiamme alla sua ala e con una spinta le si issò in groppa.

“Presa!” esultò aggrappandosi al collo della zampaktou, con le carni che fumavano e un luccichio soddisfatto negli occhi, ma la fenice dovette pensarla diversamente perché con uno scatto si innalzò nel cielo, per poi ricadere a peso morto in un’avvitata.

Shi non mollò neanche per un secondo la presa, nonostante il volo folle nel cielo non lo entusiasmasse.

“Vai così!” gli urlò Jin da lontano facendolo sogghignare, mentre la fenice si lanciava in un volo a bassa quota tra le fronde degli alberi a zig zag, così che le fronde scorticassero il suo passeggero, ma quello non mollava la presa e continuava a ghignare.

Allora si alzò nuovamente nel cielo e si diresse verso il suo nido, il vulcano; accelerando si diresse all’interno tra volute di fumo incandescente che avrebbero ucciso chiunque, ma Shi continuava, anche se a fatica, a tenersi aggrappato.

“Lasciami e arrenditi o mi precipiterò con te nel magma!” gli disse ma il ragazzo ghignò e si strinse intorno al suo collo.

“Allora andiamo giù insieme.” Le sibilò prima che la fenice si lanciasse verso il basso con lui dietro. Per un attimo pensò che sarebbe morto, ma all’ultimo secondo la fenice si rialzò in volo sfiorando con le ali il magma e lo portò fuori dal nido, per posarlo poi sull’erba di fianco a Jin.

“Sarò la tua zampaktou.” Disse al ragazzo più morto che vivo, fumante e coi vestiti in fiamme.

“Lo so.” Le rispose con un ghigno prima che il mondo si oscurasse.

 

***

Mitsuki si era seduta all’entrata del tempio e aveva tracciato una linea di ghiaccio intorno a se, finché non l’avessero sorpassata lei non sarebbe intervenuta, mentre Taiga si muoveva davanti a lei irrequieta ed eccitata; Edward invece guardava la dua zampaktou impassabile, perfino dopo la minaccia di morte.

“Allora?” chiese apatico a braccia incrociate. Non fece in tempo a finire di parlare che il demone con uno solo balzo a velocità inumana attraversò la sala fino a dov’era Edward e lo colpì dritto in faccia con un pugno scagliandolo contro la parete dov’era Mitsuki.

“Ed!” lo chiamò lei facendo per corrergli incontro ma Taiga la rimise seduta con una zampata e le fece cenno col muso di aspettare.

Un grosso reiatsu si alzò dalle macerie del muro ed insieme a lui si rialzò Edward, il sangue che gli colava dalla fronte, l’espressione impassabile se non per un luccichio assassino negli occhi; poi scattò contro il suo avversario e cercò di colpirlo alla stessa maniera, ma quello parò il colpo incrociando le braccia davanti al viso per poi colpirlo con un calcio in pancia, scagliandolo nuovamente contro il muro.

Ancora una volta Ed si rialzò, il reiatsu che sembrava farsi sempre più pesante nella sala. Taiga soffiò.

“Non male.” Commentò Ed prima di partire nuovamente all’attacco e questa volta, quando lo colpì con un pugno la sua difesa fu Ashura ad indietreggiare, poi ricambiò con un pugno sullo zigomo e contemporaneamente uno in pancia ma Ed sputando sangue rispose afferrandolo e tirandoselo in contro così da tirargli una testata contro quella centrale che lo stordì abbastanza a lungo da poterlo calciare nello sterno e scaraventare contro la parate.

Senza attendere lo incalzò cercando di colpirlo nuovamente con un calcio, ma quello gli afferrò con una mano il piede e si rialzò in piedi tenendolo a testa in giù; a questo punto iniziò a colpirlo contemporaneamente con le altre cinque braccia come un sacco da boxe mentre il ragazzo cercava ci pararli, ma se ne teneva ferme due con sforzo disumano, le altre due lo tempestavano di pugni e infine il demone lo sollevò per il piede e lo sbattè violentemente contro il terreno.

“Devo intervenire!” mugulò Mitsuki con la mano appoggiata sull’elsa, fremente di fermare quella che le sembrava un massacro.

“Sta ferma Yuki!” le ringhiò invece Taiga prima di schiacciarla a terra con il suo peso e immobilizzarla mentre imprecava, “Il moccioso è tosto.” Le disse come unica spiegazione con delle fusa d’approvazione.

“Sei morto.” Pronunciò Ashura.

Il demone guardò il corpo di Ed supino a terra, svenuto, e lo afferrò per il collo per alzarlo alla sua altezza, ma non appena lo ebbe fatto il ragazzo spalancò gli occhi e gli tirò un'altra testata, e un’altra, e un’altra ancora, una per testa, per poi iniziare a tempestarlo di pugni approfittando della sorpresa; il demone ruggì e lo colpì con un pugno allo zigomo ma Ed non si fermò e iniziò a prenderlo a ginocchiate nello sterno e nel basso ventre.

Ashura lo scagliò voi nuovamente e Ed rotolò lungo il pavimento, ma non fece in tempo a fermarsi che si era già tornato in piedi e si stava nuovamente lanciando all’attacco in un groviglio di pugni, gomitate, ginocchiate, calci, testate…Ed assomigliava sempre più ad una maschera di sangue ma anche il demone cominciava a mostrare ferite e lividi.

Adesso sia Taiga che Mitsuki assistevano mute a quello scontro brutale e inimmaginabile.

Poi quando Ed corse ancora incontro alla sua zampaktou con furia animale, quella lo colpì con un triplice pugno in volgo schiacciandolo a terra.

“Basta.” Pronunciò vedendo ancora Ed usare tutta la sua forza per spostare i pugni che lo tenevano ancorato a terra e sentendo i calci alle gambe che scagliava inarrestabile, negli occhi il furore di chi non si sarebbe mai arreso, “Il tuo coraggio e la tua sete di combattimento ti rendono un degno compagno.” Gli disse mentre quello si immobilizzava prima di lasciarlo e tornare dove l’avevano trovato.

Dia Mitsuki che Taiga scattarono all’istante al suo fianco.

“Ed?! Sei ancora vivo?” gli chiese la ragazza cercando di capire se la riconosceva e i danni che aveva riportato: come minimo aveva la metà delle costole incrinate, un quarto rotte, le ossa del volto tumefatte, la schiena escoriata e le ginocchia ammaccate.

“Sto bene.” Biascicò con il suo solito tono, ricevendo un’occhiata scioccata da Mitsuki mentre Taiga decise di benedirlo leccandogli tutta la faccia, incurante del sangue.

“Mi piaci moccioso!” commentò divertita.

“Sei malato…” sospirò invece la shinigami mentre tutto si oscurava.

 

* * *

 

Mitsuki, insieme a tutti gli altri Shinigami festanti, bendati e che non riuscivano a fare a meno di chiacchierare tra loro, aprì la porta di una grossa sala dove erano radunati Yachiru, Aika e i vari Arrancar. La prima cosa che videro tutti fu il cadavere di un uomo con indosso una strana divisa nera sdraiato su un tavolo di ferro.

 

La seconda cosa che notarono e che era altrettanto, se non di più, preoccupante era che Yachiru aveva lo sguardo basso e sembrava molto stanca.

 

Terza cosa assolutamente strana: nessun Arrancar ghignava, sorrideva o faceva altro. Sembravano tutti...stanchi? Delusi? Non potevano esserne certi.

 

“Ehi vecchia Yachiru grandi notizie! Tutti hanno superato la prova!” disse Mitsuki cercando di portare un minimo di allegria in quella situazione così pesante. L'anziana spadaccina sembrò risvegliarsi da un sogno e, guardando la giovane Shinigami e tutti gli altri, gli sorrise dicendo “Bene, ottimo lavoro! Ora potete andare a riposare.”

 

Mitsuki rimase sorpresa. Di solito Yachiru era più allegra o per lo meno attiva... ora sembrava un'altra persona.

 

“Vecchia Yachiru...va tutto bene?” chiese Mitsuki il cui cuore aveva leggermente aumentato la velocità dei battiti.

 

“E? successo qualcosa?” chiese invece Kei facendo un passo in avanti.

 

“In effetti sì.” disse Ashuros voltandosi verso di loro “Abbiamo scoperto alcune cose sugli Atarashī kami.”

 

“Cosa? Davvero?” chiese Shi. Forse con quelle informazioni sarebbero potuti entrare subito in battaglia e lui non chiedeva di meglio.

 

“Sì.” disse Ashuros per poi mostrare loro il frammento della maschera recuperato “Questo è il frammento di una maschera di un Hollow abbattuto dai nostri avversari. Io e Jean abbiamo avuto modo di vederli combattere e a quanto pare, come potete vedere, benchè l'Hollow sia morto, la maschera non si dissolve in polvere come di solito accade... e lo stesso vale per il resto del corpo che è stato portato via dagli Atarashī kami”.

 

“Cosa? Il cadavere dell'Hollow non è scomparso? Com'è possibile?” chiese Hiroyuki esponendo il dubbio che tutti si stavano ponendo.

 

“Non lo sappiamo ancora ma probabilmente è a causa delle loro armi.” ipotizzò Jean.

 

“Oh questa sì che è una cosa interessante.” disse Mitsuki avvicinandosi al tavolo, imitata dagli altri dei della morte. Il senso di inquietudine però non si decideva ad abbandonarla “Perchè avete portato qui quel cadavere?”

 

“Per studiare il loro equipaggiamento.” rispose seccamente Yachiru.

 

“E cosa avete scoperto?” chiese nuovamente Mitsuki. Non lo capiva il perché ma lei voleva sapere. Voleva sapere cos'era quel senso di inquietudine e sapeva che la risposta era legata a quel cadavere.

 

“Niente che possa interessarvi.” sentenziò Ashuros fissandola dritta negli occhi. In lui, stranamente, non vide alcun cambiamento, aveva lo stesso sguardo di sempre.

 

“Ehi stupida lumaca guarda che non abbindoli nessuno! Si può sapere cosa state nascondendo?” chiese Mitsuki ora leggermente irritata.

 

“Ossa.” disse l'albino in un sussurro confondendo gli Shinigami.

 

“State nascondendo delle ossa?” chiese Kyoko confusa.

 

L'Arrancar si limitò ad indicare l'esoscheletro argentato dell'umano.

 

“Quelle protezioni argentate... sono ossa di Shinigami.”

 

Il tempo parve fermarsi e la sala precipitò in un silenzio tombale. Gli Shinigami erano allibiti e fissavano ad occhi sgranati l'Arrancar il quale non aveva battuto ciglio nel dargli quella scioccante notizia.

 

“C...cosa hai detto...?” biascicò Norie.

 

“Non hai sentito?” chiese Kurari “quelle sono ossa lavorate di Shinigami. A  quanto pare i nostri cari umani hanno a pezzi i cadaveri dei vostri compagni per crearsi delle armature. Non è un'idea geniale?”

 

“Inoltre sono piene di reiatsu e Yachiru ha già confermato che si tratta del reiatsu di uno shinigami eliminato tre anni fa.” aggiunse Amlach.

 

“Ma non è possibile...come...” iniziò Meiko leggermente spaventata da quella notizia. Gli umani erano davvero così brutali?

 

“Come già detto da Jean, è probabile che sia grazie alle loro armi che riescono ad impedire ai cadaveri di dissolversi così possono farci ciò che vogliono.” spiegò Ashuros per poi aggiungere “Io non so come funziona qua nella Soul Society ma se dei vostri parenti erano degli shinigami e sono stati uccisi è probabile che abbiano ricevuto lo stesso trattamento”.

 

I vari Shinigami sussultarono. Edward e Shi si fissarono per qualche secondo leggermente turbati. Hiroyuki strinse forte i pugni mentre gli altri cercavano di resistere all'impulso di andare subito nel mondo degli umani per fare una strage.

 

Una shinigami però non resistette al colpo e crollò in ginocchio davanti a tutti.

 

“Mitsuki!” urlò Ryoko precipitandosi di fianco all'azzurra ora visibilmente spaventata e con delle grosse difficoltà nel respirare.

 

“Ehi nanerottola che ti succede?” chiese Ashuros abbassandosi davanti a lei, per poi ricordarsi di una cosa “Oh... dimenticavo che i tuoi genitori, così come tua sorella, erano degli shinigami.”

Mitsuki sgranò di colpo gli occhi per poi alzarsi e correre via a perdifiato, svanendo in pochi secondi lungo il corridoio. Ryoko e Meiko non ci pensarono due volte e si gettarono al suo inseguimento. Non potevano lasciarla in quello stato.

 

“Oh oh mi sa che qualcuno non ha dei bei ricordi.” commentò Yuuko dopo aver finalmente ritrovato il suo ghigno sadico.

 

“Le passerà, ce l'ha già fatta una volta no?” disse Ashuros alzandosi in piedi come se nulla fosse.

 

Secco. Preciso. Brutale. Veloce. Il pugno che lo colpì sulla guancia sinistra lo fece volare oltre il tavolo, contro una parete che si crepò pesantemente. Ashuros cadde a terra di faccia mentre i vari Arrancar portavano il loro sguardo sull'artefice di quel gesto.

 

Jin. Lo Shinigami aveva ancora il pugno proteso in avanti e uno sguardo di puro odio rivolto in direzione di Ashuros, il quale si stava rialzando lentamente.

 

Senza esitare, il ragazzo si lanciò in avanti, evitando al pelo un braccio teso di Stun, per poi saltare oltre il tavolo, sollevare Ashuros di forza per il colletto della giacca e rifilargli un altro pugno in faccia.

 

“Rimangiati subito quello che hai detto!!!” urlò adirato il moro tirandogli poi un terzo pugno sempre diretto al volto ma questa volta doveva fare i conti con qualcun altro. Stun lo afferrò per il braccio e lo sollevò senza alcun problema per poi lanciarlo verso gli altri shinigami.

 

Jin atterrò in piedi e mise subito mano sulla sua zampaktou facendo spaventare ed indietreggiare Iri. Allo stesso tempo, Stun si parò tra lui e Ashuros. Voleva colpirlo di nuovo? Sarebbe dovuto passare sul suo cadavere.

 

“Levati di mezzo bestione!!!” ruggì Jin lanciandosi in avanti, stavolta affiancato da Edward e Shi.

 

“Smettetela!!! ORA!!!” la voce di Yachiru tuonò nella sala paralizzando tutti i presenti “Tornate immediatamente nelle vostre stanze.”

 

“Ma Yachiru, lui ha...!” protestò Jin ma Yachiru lo gelò con un'occhiataccia e non era un'occhiataccia qualunque: era piena di istinto omicida.

 

“Ho. Detto. ORA!” ripetè la donna e tutti se ne andarono pian piano. Tutti tranne Ashuros che si stava leccando il grosso livido sulla guancia e Aika che si era rifugiata dietro all'albino, spaventata da Yachiru.

 

“L'hai fatta davvero grossa, Ashuros.” sibilò l'anziana voltandosi verso di lui “Ora andrò da lei a vedere come sta. Tu vattene da qui e ritorna fra qualche ora per scusarti con lei. Spero che questo possa bastare.”

 

“Ashuros...” disse Aika che sembrava avere quasi paura di parlare.

 

“Non ti preoccupare Aika, ora andiamo a fare una passeggiata.” le disse Ashuros prendendola poi in braccio e facendola sedere sulla sua spalla.

 

In silenzio l'Arrancar si diresse fuori dal Gotei 13, diretto verso il boschetto dove l'aveva trovata quello stesso giorno.

 

* * *

 

Yachiru entrò silenziosamente nella camera di Mitsuki e la vide. Tremante. Le ginocchia portate al petto e le braccia incrociate a nasconderle il viso. Davanti a lei Ryoko e Meiko fissarono il comandante scuotendo la testa.

 

“Non riusciamo a calmarla...” disse Ryoko e Yachiru con un segno della testa, gli disse di uscire dalla stanza. Le due se ne andarono in silenzio e chiusero la porta appena uscite.

 

“Mitsuki...” iniziò la vecchia sedendosi di fronte a se ma non ebbe motivo di proferire nessun'altra parola. La giovane Shinigami le si era fiondata addosso abbracciandola per poi iniziare a piangere. Non si vergognava minimamente. Non poteva trattenerle ancora quelle lacrime e sapeva che Yachiru l'avrebbe capita.

 

“Ti prego! Ti prego dimmi che non è successo lo stesso a loro!” disse Mitsuki tra i singhiozzi.

 

“Tranquilla piccola mia. Li ho sepolti io e ho atteso che diventassero anime. Non hai di che temere...non gli è stato fatto nulla.” disse Yachiru accarezzandole i capelli. Mitsuki parve calmarsi un poco ma non smise di piangere. Ormai era tardi per fermare le lacrime.

 

“Perchè... perchè lo fanno? Perchè farci questo!”

 

“Non lo so... gli umani sono strani ed è probabile che sia l'oscurità dietro agli Atarashī kami la causa di questo comportamento.” disse Yachiru. Dopo qualche minuto Mitsuki si calmò completamente.

 

“Quella maledetta lumaca... me la pagherà cara!”

 

“Ecco la Mitsuki che conosco.” disse Yachiru sorridendole “Dovrebbe tornare tra poco. Pensaci con calma alla tua vendetta” e detto questo uscì dalla camera lasciandola alla prese con i suoi piani crudeli.

 

* * *

 

“Ashuros... sono stanca...” disse Aika sbadigliando.

 

L'Arrancar si fermò ma prima di metterla giù controllò per bene il sentiero avanti a sé.

 

“Non siamo molto lontani. Riesci a tornare da sola?” le chiese e Aika annuì sorridendo per poi tornare sulla strada di casa.

 

“Hai davvero una grossa faccia tosta.” proferì una voce maschile da dietro un albero.

 

“Lo considero un complimento, Jin.” disse Ashuros ghignando per poi voltarsi verso lo Shinigami uscito dal suo nascondiglio.

 

“Te lo dirò un'ultima volta. Rimangiati ciò che hai detto.” ringhiò Jin estraendo la sua zampaktou “E se non lo farai di tua spontanea volontà, ti aiuterò io.”

 

“Ci tieni molto a lei eh?” chiese l'albino ghignando e anche lui estrasse la sua spada.

 

“Non è come credi ma non posso permettere che soffra così e che tu la passi liscia. Ti avevo giudicato male Ashuros ma ora so che sei uguale a tutti gli altri. Un maledetto Arrancar senza scrupoli.” sibilò Jin avvicinandosi all'albino.

 

“Beh, vediamo di cosa sei capace Shinigami!” disse Ashuros poi, all'unisono, scattarono uno verso l'altro.

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