Come neve al sole

di Simpaleo
(/viewuser.php?uid=117442)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Come neve al sole

Prologo

Il sole cocente batteva sulle mura della cella e il caldo soffocante di Agosto si espandeva per tutta la prigione, da lontano si sentivano i lamenti dei più giovani che sfortunati si erano ritrovati in quel luogo proprio nel periodo peggiore dell’anno. Hans ormai ci era abituato, quindici anni erano passati dal suo arrivo in quel luogo dimenticato da Dio, dicevano che era stato fortunato, che se non avesse portato quel nome, Westergaard, a quest’ora si sarebbe ritrovato sotto cumuli di terra, ma era in giorni come quelli che Hans pensava che la morte sarebbe stata un fine molto più lieta. Non si era mai pentito di ciò che aveva fatto, ma malediceva se stesso per non aver colto al volo l’occasione della sua vita, sarebbe bastato rimanere fermo ad osservare la regina colpita dalla freccia dello scagnozzo del Duca di Whiselton e a quest’ora si sarebbe crogiolato su un trono e non su una panca di legno.
Al suo arrivo nelle Isole del Sud il Gran Consiglio Supremo si era riunito con urgenza, al cospetto dei Reali e dei Gran Duca iniziò il processo che avrebbe deciso il suo destino, a essa aveva presieduto anche la Regina di Arendelle e i suoi Ministri, come testimoni dei fatti e attori del reato di regicidio e alto tradimento alla Corona alleata delle Isole Del Sud. Dopo giorni di dibattiti e di accuse, grazie al suo titolo di Principe non fu punito con la morte, come la legge prevedeva, ma fu spogliato dei suoi titoli, dei suoi averi e fu punito con la legge del contrappasso, destinato a Fort Heat, il carcere di massima sicurezza situato al centro del deserto del Miagòn.
Scappare da quel luogo era impossibile, ancor di più sopravvivere senza le giuste provviste nel deserto, ma ormai non rimanevano altre scelte, o la follia o la morte, e Hans decise per la seconda. Aveva a lungo pianificato la sua fuga, avrebbe finto un malore, ucciso la guardia sopraggiunta ad accertarsi delle sue condizioni, gli avrebbe rubato vestiti e berretto e se la sarebbe data a gambe nel deserto, probabilmente sarebbero riusciti a prenderlo durante la fuga, oppure sarebbe morto per disidratazione, ma non aveva più nulla da perdere, la sua vita ormai valeva ben poco. Aspettò il turno della guardia più magrolina, come da piano quest’ultima si fiondò nella cella e l’ex principe con un movimento veloce gli spezzò il collo senza dargli l’opportunità di chiamare rinforzi. Hans era sempre stato un tipo forte, ma con tutti quegli anni di lavori forzati la sua stazza era diventata ancor più possente e per adempiere ai più duri lavori venivano sfamati adeguatamente, per questo non gli fu difficile mettere fine alla vite della guardia.
Prima di uscire dal carcere riuscì a trovare una borraccia di acqua, poca, ma sicuramente meglio di nulla e iniziò la sua evasione in quella landa desolata.

Dopo giorni di cammino e dopo anni di attese, proprio quando tutto sembrava perduto, senza acqua ne cibo, la fortuna bussò alla sua porta, da lontano tra le sabbie del deserto intravide un gruppo di persone in sella a dei cammelli e con le ultime forze che gli erano iniziò ad urlare in cerca di aiuto facendosi notare dal gruppo; gli raccontò di alcuni banditi che dopo averlo derubato di tutto ciò che aveva lo avevano lasciato a morire sotto il sole del Miagòn senza neanche un po’ d’acqua. Gli uomini impietositi lo aiutarono con cibo e acqua e lo condussero dopo settimane di cammino al di là delle montagne che separavano il deserto dal mare, in una piccola città di nome Asgrid. Lì si imbarcò sulla prima nave in partenza e riuscì a pagare il capitano grazie alle poche monete che era riuscito a rubare la sera prima dai passanti che si addentravano nei vicoli bui della città e partì. Non gli importò di chiedere la destinazione del mercantile, per questo solo dopo ore di viaggio chiese al capitano dove erano diretti, per lui qualunque posto andava bene l’importante era allontanarsi al più presto da quell’inferno, o almeno questo pensava prima che il capitano rispondesse alla sua domanda.

- Siamo diretti a Est, dobbiamo portare la merce ad Arendelle – Rispose il Capitano con non noncuranza continuando a tirare funi e ad impartire ordini ai marinai. Il cuore di Hans si fermò per un secondo.
- Faremo fermate prima di arrivare? – Chiese annaspando.
- Cosa credi? Questa non è una crociera. Né fermate, né soste – Concluse secco il Capitano.

Hans si accasciò su una botte al suo fianco e con le mani nei capelli iniziò a ridere, istericamente, senza riuscire a fermarsi, tanto che alcuni marinai iniziarono a guardarlo in modo strano e a commentare tra di loro la pazzia di quell'uomo.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Come neve al sole

Capitolo 1

Hans arrivò i primi di Ottobre al porto di Arendelle, prima di scendere riuscì a rimediare tra gli indumenti dei marinai un mantello di bassa qualità, abbastanza grande da coprirlo interamente e utile per coprirsi il volto. Quell'abbigliamento, insieme alla barba incolta e al suo aspetto trasandato, gli avrebbe permesso di aggirarsi in città senza destare sospetti, ormai la sua figura era ben diversa da quella che gli abitanti di Arandelle conobbero anni addietro, ogni traccia del principe che era e della regalità che emanava era scomparsa, ma di certo non poteva rimanere al lungo in quel posto, doveva al più presto andarsene se voleva salva la pelle.
Una volta sceso dall’imbarcazione notò che nulla era cambiato dalla prima volta che aveva messo piede ad Arendelle, certo, non era addobbata a festa come nel giorno dell’incoronazione della Regina, ma di certo l’animo dei suoi cittadini era sempre lo stesso, tutti gioiosi e spensierati, come se non esistessero problemi in quel Regno, o almeno non più. Al porto erano attraccate alcune navi mercantili, sicuramente presto una di esse sarebbe salpata, ma purtroppo non aveva più denaro per pagare il viaggio e in pieno giorno non poteva rischiare di rapinare qualcuno ed essere preso dalle guardie cittadine, così decise di allontanarsi dalla città aspettando il calar del sole e colpire qualche povero passante. Si incamminò diretto verso il bosco cercando di prendere stradine poco trafficate ed evitando le arterie principali. Arrivato nei pressi della foresta cercò un bastone per aiutarsi tra la boscaglia e si addentrò maggiormente, facendo attenzione a eventuali serpenti nascosti nel fogliame e aspettò che lentamente la notte si facesse strada nel cielo. La foresta si trovava a un'altitudine maggiore rispetto alla città di Arandelle e da quella prospettiva Hans poteva osservare ogni dettaglio della città: il porto, il mercato, i camini fumanti delle case, addirittura poteva scorgere la gente che camminava per le strade sempre meno trafficate col calar del sole e da lontano le mura imponenti del castello si ereggevano sulla città. Improvvisamente i suoi pensieri furono distratti da delle urla femminili provenienti dalla boscaglia, di scatto si alzò in piedi, afferrò il bastone e corse il più velocemente possibile verso le grida, durante la corsa abbandonò il mantello in quanto non gli permetteva di avanzare velocemente a causa dei rami che si impigliavano in esso, così decise di toglierselo con l’intenzione di tornare più tardi a recuperarlo. Quel poco di luce solare che era rimasta gli permise di scorgere tra gli alberi la figura di una ragazzina. La piccola era con le spalle rivolte verso un grosso albero mentre veniva braccata da un lupo rabbioso che di li a breve si sarebbe avventato su di lei. Hans intervenne dopo un attimo di esitazione che gli permise di ragionare su una tattica ben precisa, si frappose tra la ragazzina e l’animale urlando e agitando la mazza di legno, il lupo però reagì e dopo aver agguantato il bastone con i suoi canini riuscì con gli artigli a graffiare il braccio di Hans che per il dolore mollò la presa dal pezzo di legno, per loro fortuna mentre la bestia si preparava nuovamente all’attacco fu colpita dalla freccia di una balestra e subito dopo infilzato dalla lama di una spada. Due guardie reali erano sopraggiunte senza che Hans se ne potesse accorgere, forse troppo preso dal lupo. Uno dei due uomini si avvicinò preoccupato alla ragazzina per accertarsi delle sue condizioni e senza dare troppo peso ad Hans, ma fu in quel momento che il rosso osservò attentamente la ragazzina e notò un particolare che lo fece raggelare. Quella bambina aveva dei abiti pregiati e seppur aveva gli occhi color castano, la natura di quei capelli così chiari era inconfondibile. Si voltò di scatto per fuggire, ma l'altra guardia già gli stava puntando la balestra contro da qualche secondo.
- Fermo dove sei! – Ordinò perentorio l’uomo con l'arma. L’altra guardia, un ragazzo molto giovane, strinse tra le braccia la ragazzina e si allontanò guardando strano il suo compagno.
- Jack che stai facendo? – Era troppo giovane per ricordare chi fosse Hans, ma l’altro aveva più o meno la stessa età del rosso e ricordava bene cosa era accaduto quindici anni prima, molto probabilmente lo aveva riconosciuto.
- Principessa Istrid state bene? – Chiese l’uomo senza abbassare la freccia
- Stavo cercando dei funghi nella zona e ho sentito delle urla - cercò di giustificarsi l'ex principe, alzando le mani in segno di resa e sperando che la guardia non lo avesse riconosciuto
- Io so bene chi sei tu! -
Ancora una volta Hans si ritrovò a pensare che la morrte non sarebbe stata una pena così crudele rispetto all’essere presi in giro dal fato… quella si che era una punizione crudele.

Nella sala del trono Elsa svolgeva le sue mansioni da Regina: ascoltare i cittadini, provvedere alle richieste dei sudditi, leggere e rispondere alla posta ufficiale, richiedere forniture di grano e altre materie prime dai Paesi alleati in previsione del freddo inverno, tutte cose molto noiose a detta di sua sorella Anna, partita da settimane per un viaggio di piacere con Kristoff. Con gli anni la Principessa non aveva perso la sua allegria e la sua vivacità e spesso contagiava anche Elsa nel suo divertimento, certo, un po’ di quiete non sarebbe dispiaciuto alla Regina, riposarsi sulla poltrona della biblioteca e leggere un buon libro sarebbe stata cosa gradita, ma ora che la sorella era partita le mancavano quei momenti di svago e di divertimento, anche se al posto della sorella ci pensava la sua vivace nipote, che nessuno riusciva a contenere, a renderle ricche le giornare, ormai le badanti non le stavano più dietro e per dar loro un attimo di tregua Elsa le aveva concesso di uscire dal castello per divertirsi un po’ in città, non prima di averle impartito le giuste raccomandazioni e averle affidato due guardie reali per proteggerla da eventuali pericoli.
Mentre la Regina svolgeva le sue mansioni, la grande porta della sala del trono si aprì ed entrò un consigliere reale, un uomo di bassa statura e di età armai avanzata che tutto affannato si avvicinò alla regina, si fermò a pochi passi dagli scalini che portavano al trono e dopo un regale inchino iniziò a parlare con una lieve balbuzia.
- Vostra Maestà, vi volevo informare che la Principessa Istrid è tornata a palazzo – Disse agitato ingoiando un groppo di saliva.
- Ser Macnot vi siete scomodato sin qui solo per dirmi che mia nipote è tornata? – Corrugò la fronte. Capì da subito che qualcosa non andava, un consigliere reale non si scomodava per così poco.
- Ecco, vedete, c’è stato un imprevisto... la Principessa è sfuggita al controllo delle guardie e si è addentrata nella foresta – Disse veloce, ma prima che la Regina potesse dire qualcosa, si premurò di avvisarla – Adesso sta bene, non vi preoccupate, è solo molto spaventata – Elsa, per un attimo trattenne il respiro per la paura, ma nel sentire la premura del consigliere si riprese e si accasciò, sempre elegantemente, sul trono portandosi indietro i capelli sfuggiti al suo controllo. Poi il Ser continuò – Ora è nelle sue stanze, il dottore l’ha già visitata e ha riferito che non ha riportato alcun danno, solo qualche graffio -
- Grazie per avermi avvisato Ser Macnot, andrò subito ad accertarmi personalmente delle sue condizioni – Elsa fece per alzarsi, ma il consigliere la fermò.
- Aspettate Vostra Maestà, c’è dell’altro… – L’uomo iniziò a strofinarsi nervosamente le mani e a guardare le guardie presenti in sala in cerca di conforto.
- Parlate, forza! – Chiese ansiosa.
- Beh ecco… -

La cella in cui era stato rinchiuso Hans a confronto con quella di Fort Heat era una camera lussuosa, clima mite, grande il doppio e soprattutto non si sentivano fastidiosi lamenti in sottofondo, le catene alle mani e ai piedi non erano contemplate nel carcere del Miagòn, ma era un piccolo prezzo da pagare per quella calma, seppur apparente, perché sapeva cue di li a poco si sarebbe scatenata una tempesta. Poco prima, mentre veniva portato nelle carceri del castello aveva preso più volte in considerazione ogni via di fuga, ma ogni opzione analizzata dava esito negativo, la presenza della balestra non gli avrebbe permesso di fare più di qualche metro senza essere trafitto - Arrivati a questo punto tanto vale aspettare che la morte mi venga a prendere, almeno non gli darò la soddisfazione di presentarmi alla sua porta - aveva pensato mentre veniva scortato dalle due guardie verso il castello. Hans sapeva bene che questa volta nessun titolo lo avrebbe protetto, era fuggito dalla prigione e per di più ucciso un carceriere, probabilmente a quest’ora qualcuno già stava affilando la ghigliottina.
Camminò avanti e indietro per la cella, aveva commesso un altro errore fatale, lui doveva solo aspettare le tenebre e fuggire da quel luogo, ma più volte si fermò a chiedersi se veramente avrebbe lasciato morire una ragazzina? Se avesse saputo chi era sarebbe corso a salvarla? Si domandò più volte. Era un traditore e un assassino, ma la sua crudeltà fino a che punto poteva arrivare?
In quel momento due guardie entrarono nella cella, mentre altre due rimasero ad aspettarlo sull’uscio della porta. Lo presero in malo modo per le braccia e senza levargli le catene iniziarono a scortarlo fuori dalle prigioni.
- Ci siamo – Pensò – Alla fine morirò. Anni e anni rinchiuso all’inferno sono stati inutili – Solo quando le guardie si fermarono d’innanzi la sala del trono capì che non era la ghigliottina ad aspettarlo, ma forse sorte ben peggiore.
Le porte lentamente furono aperte, nessuna voce, nessun suono, solo il lento scricchiolio delle porte che si aprivano. Hans notò che la sala non era cambiata per nulla dalla prima volta che aveva messo piede in quel posto, poi guardò d’innanzi a se e decise che sarebbe entrato con fierezza al suo interno, come la prima volta, come quando ancora era un Principe. Non avrebbe supplicato, non avrebbe pianto, non avrebbe mostrato alcun pentimento, sarebbe stato solamente se stesso e avrebbe accettato la sua sorte a testa alta anche se a ben pensarci erano poche le cose di cui poteva andare fiero.
Infondo la grande sala seduta sul trono, in maniera regale e composta, c’era lei ad aspettarlo, la Regina, nessuna corona, nessun diadema o futile spilla a marcare la sua carica, non c’era bisogno di alcun oggetto per capire che lei era la Sovrana, bastava guardarla per capire che era nata per sedere su un trono, su quel trono. Gli anni l’avevano resa una donna forte, una donna intransigente, più matura e ancor più bella di quanto Hans non ricordasse, era avvolta in un vestito azzurro diverso dall'ultimo che aveva visto, ma ugualmente bello da mettere in evidenza le sue forme, i capelli biondi, quei capelli, raccolti nella sua classica traccia selvaggia e in completa contrapposizione con il suo portamento elegante; la carnagione chiara metteva in risalto i suoi occhi color zaffiro e Hans notò che non era cambiata poi molto da quindici anni prima, ma incredibilmente, allo stesso tempo era diventata ancora più bella. Se non l’avesse conosciuta anni prima, se non avesse visto il suo mostruoso potere, avrebbe sicuramente pensato che fosse un angelo sceso dal cielo, ma sapeva che non era così, lei poteva distruggere tutto ciò che voleva con il semplice movimento di una mano -E ora a quanto pare ha anche imparato a ghiacciare le vene con il solo sguardo- pensò l'uomo. Mentre Hans attraversava la sala gli occhi della Regina erano puntati nei suoi, uno sguardo di minaccia, di accuse, di sfida e lui sapeva che probabilmente avrebbe perso quella lotta fatta di sguardi, ma non le avrebbe dato la soddisfazione di vincere senza almeno aver lottato.
Fu fatto inginocchiare contro voglia dalle guardie ai piedi dell’altare, dopo alcuni secondi Elsa prese un profondo respiro, si alzò facendo peso sui braccioli del trono e lentamente, con una grazia fuori dal comune, scese i gradini del trono e si avvicinò al prigioniero. Hans per tutta risposta si alzò, imponendo il suo fisico a quello della donna, alcune guardie fecero per intervenire e farlo abbassare nuovamente, ma Elsa li fermò con il cenno di una mano, ma senza distogliere lo sguardo da quello dell’uomo. La camminata della Regina di Arendelle si fermò a mezzo metro da Hans.
- Cosa ci fai qui? – Domandò fredda.
- Ti sono mancato? – Chiese beffardo l’uomo con un accenno di sorriso sulle labbra.
Alla Regina non piacque la battuta di Hans - Dovresti essere rinchiuso in una cella a morire come un cane – La rabbia iniziava a trasparire nella voce della donna.
- Già, dovrei… - Un attimo di silenzio, poi Hans continuò, doveva trovare un modo per rimanere vivo e l’unica alternativa era fare peso sulla ragazzina della foresta – Levami una curiosità, chi è la ragazzina a cui ho salvato la vita? Ti somiglia molto. Non dirmi che hai messo su famiglia... -
- Non osare pormi delle domande e soprattutto usare un tono confidenziale con me senza il mio permesso – Disprezzo, non era rabbia, ma disprezzo, ecco cosa si percepiva nella voce di Elsa.
- Perdonatemi Vostra Maestà – Disse Hans, con tono derisorio – Vi porrei anche un inchino, ma come vedete non sono nelle condizioni – dichiarò mostrando le evidenti catene che lo bloccavano.
- Non prenderti gioco di me. Non so cosa tu voglia da Arendelle, ne tanto meno come tu abbia fatto a scappare da Fort Heat, ma a breve contatterò il Re delle Isole del Sud e provvederà lui stesso alla tua sorte –
Hans sapeva bene cosa voleva dire, appena suo fratello, il Re, sarebbe arrivato ad Arendelle lo avrebbe condannato a morte, ma lui aveva un piano, e se avesse giocato bene le sue carte forse sarebbe riuscito a vivere un altro poco.
- Ah si? E  cosa gli direte? Che ho salvato la vita a un membro reale di Arendelle mettendo a rischio la mia? – Disse avanzando di un passo.
- Non so quale piano malefico tu abbia in mente, ma sta ben sicuro che non ti lascerò agire liberamente -
- Voi mi dovete la vita di quella ragazzina – Affermò serio l’uomo.
- Io non ti devo niente. Tu sei un mostro – Disse con tutto il disprezzo possibile. Hans si avvicinò di un altro passo.
- E ho impedito a voi di diventarlo – Disse quasi sussurrando faccia a faccia con la Regina. Ormai erano talmente vicini che potevano parlare senza che le guardie presenti a pochi metri sentissero la discussione.
Elsa rimase interdetta, quelle parole furono più forti di uno schiaffo e d’istinto indietreggiò di pochi passi. Ben si ricordava cosa era accaduto nel suo castello di ghiaccio quindici anni prima, ci aveva pensato a lungo prima, ma dopo tanti anni era arrivata alla conclusione che si trattasse di un gesto volto ad acquistare la sua fiducia e riuscire a pugnalarla alle spalle senza troppe difficoltà.
- Guardie, portatelo nelle prigioni – Ordinò voltandosi e ritornando sul suo trono.

Le guardie lo presero sotto braccio e lo condussero fuori dalla sala, un grosso sorriso apparve sul volto di Hans. Aveva vinto una battaglia, ed era ben conscio del fatto che ce ne sarebbero state altre, ma durante quegli anni di prigionia aveva imparato ad aggrapparsi alla vita con tutte le sue forze e non poteva permettersi di perdere quella guerra perché avrebbe significato perdere anche la vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Come neve al sole

Capitolo 2

Dopo l’incontro con Hans, Elsa si rinchiuse nel suo studio privato e non riuscì a concentrarsi sui suoi doveri anche se la scrivania era ricolma di lettere e carte da controllare. Con gli anni e con molti sforzi, ma soprattutto grazie all'aiuto della sorella, era riuscita a controllare le proprie paure, i propri sentimenti e di conseguenza i propri poteri, riuscendo così a mettere da parte quel capitolo orribile della propria vita di cui Hans faceva parte, ma ora che l'ex-principe si era rifatto vivo, la paura di perdere quell'equilibrio che tanto aveva desiderato prese forma. – Per fortuna che Anna non è qui – Pensò accasciandosi in maniera poco regale sulla poltrona, non aveva idea di come la sorella avrebbe potuto reagire ai fatti accaduti quel giorno, ma di sicuro la cosa migliore era che lei non ci fosse e non sapesse nulla
La nipote seppur giovane aveva un ottimo spirito di osservazione, e per non farla preoccupare e agitare, solo una volta riacquistata la calma andò ad accertarsi personalmente delle sue condizioni di salute, quando entrò nella camera della ragazzina, quest’ultima appena la vide le corse incontro abbracciandola in cerca di conforto.
- Zia mi dispiace, mi dispiace tantissimo, non volevo allontanarmi… oh meglio, volevo solo fare una passeggiata da sola, ormai sono grande e se non fosse arrivata quella bestia sarebbe andato tutto bene, io… - Disse tutto d'un fiato.
- Istrid! – La interruppe Elsa, con un tono severo.
- Mi dispiace di avervi fatto preoccupare – Dichiarò abbassando lo sguardo.
- Ascoltami Istrid –Si abbassò per poter vedere la ragazzina negli occhi – Lo so che non avevi cattive intenzioni, ma se non ci fosse stato…- S’interruppe per un secondo pensando ad Hans, poi continuò – Se non ci fosse stato nessuno a proteggerti capisci cosa sarebbe successo? – La bambina non rispose, ma fece cenno di sì con la testa. Elsa la strinse in un forte abbraccio, non avrebbe mai voluto pensare a cosa sarebbe potuto accadere se Hans non fosse apparso dal nulla, ma era bene che Istrid imparasse la lezione.
- Quell’uomo, quello che mi ha salvato, sta bene? Le guardie lo hanno trattato come se avesse fatto qualcosa di male – Chiese preoccupata.
- Non devi preoccuparti per lui -
- Perché no? A causa mia è stato ferito da quel lupo -
- Devi stare tranquilla, l'ho visto io stessa, non è ferito – Disse Elsa, non aveva visto alcun sangue sulla maglietta quando lo aveva ricevuto nella sala del trono, probabilmente Istrid si era solo impressionata.
- Sì invece, l’ho visto io, è stato ferito prima che arrivassero le guardie – Rispose sicura.
- Facciamo così, io mi accerterò che lui stia bene, ma tu ora vai a letto a riposati e non farai storie ok? – E dopo l'assenso della nipote le lasciò un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza.

Elsa chiamò un domestico che stava provvedendo a pulire uno dei grandi corridoi del castello e gli ordinò di far portare immediatamente il prigioniero Hans Westerguard nel suo studio, l’uomo fece un inchino e a passo veloce si diresse verso le prigioni. Dopo poco alla porta della Regina bussarono due guardie che entrarono scortando l’uomo sotto braccio, ancora ammanettato Hans entrò nello studio guardandosi attorno e analizzando bene il luogo in cui era stato portato, la stanza nella penombra era illuminata solo da poche candele e dal fuoco acceso del camino, ad attenderlo in piedi al centro della stanza c’era la Sovrana di Arendelle.
- Levategli le catene e uscite – Ordinò perentoria. I due eseguirono gli ordini e uscirono chiudendosi la porta alle spalle. La Regina guardò Hans e notò che indossava una delle camicie appartenenti alle divise dei domestici e capì che non c’era traccia di sangue perché la maglia era stata cambiata, probabilmente per renderlo presentabile al suo cospetto, quindi forse Istrid aveva ragione.
- Ho deciso che invierò una lettera al Re delle Isole del Sud per informarlo della tua cattura e per dirgli che io stessa provvederò alla tua punizione -
- Ed esattamente cosa avete intenzione di farne di me? Se posso domandare Vostra Grazia – Disse con tono derisorio marcando il tono formale. Temeva la decisione della Regina, ma di sicuro non lo avrebbe dato a vedere e in più trovava un certo piacere a giocare col fuoco, in questo caso col ghiaccio.
Elsa si avvicinò lentamente, gli girò intorno come un animale che circonda la preda prima di aggredirla: – Levati la camicia -
- Come prego? – Chiese alzando una ciglia.
- Ho detto di levarti la camicia – Rispose seria. Questa era l’ultima cosa che Hans si sarebbe aspettato dalla donna
- Se proprio insistete… - E iniziò a sbottonarsi la camicia con una lentezza estenuante.
Elsa guardava ogni bottone che lentamente veniva sganciato e che mano a mano lasciava in mostra una parte del dorso di Hans. Dal canto suo l’uomo non staccò gli occhi dalla donna per cercare di capire cosa avesse in mente dalle sue espressioni facciali, sapeva come trattare il gentil sesso, ma lei non era certamente come tutte le altre e in più la Regina era l'ultima delle persone il cui fascino poteva aver effetto. Una volta finiti i bottoni si levò completamente la camicia gettandola per terra. Aveva un fisico asciutto e ben delineato, dovuto soprattutto alle innumerevoli ore di lavoro passate negli anni precedenti nel carcere del Miagòn e anche se ormai erano passati due mesi dalla sua evasione aveva ancora una carnagione leggermente scura a causa del suo sole cocente del deserto. Sul braccio destro aveva legati alcuni stracci che evidentemente coprivano la ferita ed evitavano la fuoriuscita di sangue. Elsa dopo averlo guardato attentamente focalizzò l’attenzione sull’arto dell’uomo, delicatamente gli preseil braccio e gli slegò gli stracci. Quel tocco gelido provocò ad Hans un brivido lungo la schiena che presto si espanse per tutto il corpo e si tramutò in pelle d’oca. Una volta tolti tutti gli stracci Elsa notò che sul braccio era presente uno squarcio che gli lacerava la pelle e non più sanguinante lentamente iniziava a marcire.
- Un piccolo prezzo per aver provato a fare l’eroe – Sussurrò Hans avvicinandosi all’orecchio della donna per poi ritrarsi e continuare ad osservare da vicino i suoi lineamenti. Elsa non rispose, ma iniziò a portare su e giù le dita sul braccio dell’uomo provocandogli un rilassamento muscolare molto gradito, Hans iniziò a respirare pesantemente e a provare un forte piacere, ma poi all’improvviso quello stesso piacere si tramutò in un dolore lancinante che gli pervase tutto il corpo, cercò di ritrarre subito il braccio dalla presa della donna, ma la sofferenza divenne così forte che l’unica cosa che riuscì a fare era urlare, velocemente le sue urla divennero sempre più forti e il dolore così intenso da non riuscire più a reggersi in piedi, si accasciò con le ginocchia per terra, stringendo i denti e sperando che quella tortura finisse il più presto possibile. Sulla ferita si era formato uno strato di ghiaccio, il gelo come tanti aghi gli era entrato nella cute provocandogli delle fitte di dolore sempre maggiori. Dopo un tempo che per Hans sembrò un’eternità il dolore cessò di aumentare e lentamente iniziò ad affievolirsi.
Elsa imitando il comportamento di Hans si avvicinò al suo orecchio curvando la schiena per meglio farsi sentire dall’uomo inginocchiato ai suoi piedi e sussurrò: – Il ghiaccio disinfetta lo sporco e uccide ogni batterio che prova ad insinuarsi in esso, e tu Hans... – Lo chiamò per nome – proprio come un germe non puoi distruggere il gelo – Elsa tornò nella sua posizione normale e ricominciò a parlare normalmente - La ferita si rimarginerà e non darà più fastidio, ma se farai o dirai qualcosa che a me non garba durante il tuo soggiorno ad Arendelle, io non esiterò un secondo a dimostrarti di cosa sono capace – Poi lasciò il braccio di Hans, che ancora non si era ripreso dal colpo - E soprattutto stai lontano dalla ragazzina del bosco - Poi si avvicinò alla porta e chiamò le guardie.
- Portatelo nella sua cella -

Hans in quel momento ebbe la conferma che con gli anni Elsa aveva imparato a controllare la sua magia e non era più la ragazza impaurita di un tempo. Era come le due facce della stessa medaglia, da un lato elegante, composta e regale, dall’altra forte e impetuosa. Tornando nella sua cella l’ex-principe anche se in minor misura sentiva ancora il dolore provato pochi minuti prima, mentre la pelle del suo bracco iniziò a diventare violacea e lentamente il ghiaccio iniziava a diventare acqua. Per un attimo pensò che forse l’inferno di Fort Heat non era nulla in confronto alla glaciale Regina di Arendelle, ma guardando il ghiaccio scomparire dal suo braccio di una cosa ebbe la certezza, come la neve al sole anche il ghiaccio poteva sciogliersi. La guerra non era ancora del tutto persa.






~~~~~~~~~~~~
Lo so, probabilmente quella di Elsa è sembrata più una televendita che una minaccia... "acquistate il ghiaccio di Elsa,smacchia, pulisce e disinfetta!" XD Colgo l'occasione per ringraziarvi delle recensioni, degli accorgimenti che mi date e di aver inserito la storia tra le preferite e tra le seguite, inoltre vi auguro un buon ferragosto a tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Come neve al sole

Capitolo 3

Elsa chiuse la lettera stampando con la cera a caldo il simbolo reale di Arendelle, poi ordinò a un messaggero di portarla con estrema urgenza al Sovrano delle Isole del Sud. Nella lettera spiegava al Re Joseph l’accaduto e lo informava che avrebbe provveduto lei stessa alla custodia e alla punizione del detenuto anche se in verità non aveva la minima idea di cosa farne di lui. Elsa sapeva bene che se avesse messo Hans nelle mani del fratello gli sarebbe rimasto poco da vivere e sebbene Hans fosse un nemico giurato della corona di Arendelle e una temibile minaccia per la sua incolumità e per quella delle persone a lei più care, le era stato insegnato sin da piccola che un Sovrano adempie ai propri doveri e lei era in debito con lui per aver salvato la vita della nipote, probabilmente aveva agito per scopi personali, oppure tramava qualcosa di losco, ma senza prove la regina non poteva incolparlo di nulla.
Le ore passarono ed Elsa svolse velocemente le sue mansioni ordinarie, finché un tornado di nome Istrid non entrò nel suo studio che si fiondò seduta sulla scrivania mettendole in disordine tutte le carte riposte sul mobile. La donna ormai era abituata alla vivacità della nipote e sapeva benissimo da chi aveva preso, proprio come Anna non si arrendeva finché non otteneva ciò che voleva e sconvolgeva tutti coloro che aveva intorno con una vivacità inaudita.
- Zia, ma Voi lavorate troppo! – Constatò quasi come per riprenderla.
- Istrid, scendi dalla scrivania – Proferì con tono calmo ma severo sapendo già che la ragazzina non le avrebbe dato ascolto.
- Mi annoio. Inoltre quella vipera della tutrice…-
- Istrid! – La richiamò la zia.
- Che posso farci se è una vipera? – Disse alzando le spalle - Leggi quello, scrivi questo, fai così, fai colì - Sbuffò
- Ascoltami, lo so che può sembrare noioso, ma devi studiare perché un giorno diventerai… -
- Regina, si già me lo avete detto – La interruppe la bambina - Ma io voglio giocare e se prendere il Vostro posto significa studiare in continuazione... allora non voglio diventare la Sovrana - Concluse incrociando le braccia
Elsa le sorrise e le accarezzò una guancia con fare materno – Alcune volte dobbiamo fare cose che non sempre ci aggradano, ma come Reali siamo chiamati a farlo e non possiamo sottrarci ai nostri doveri e tu sei l'erede al trono -
- Beh... potreste sposarvi e avere un bambino, così io potrei giocare di più e studiare di meno – Rispose come se fosse una cosa ovvia. Elsa incrociò le braccia imitando la ragazzina, aveva già deciso da tempo che non si sarebbe accasata, in parte per via dei suoi poteri, in parte perché non aveva trovato nessun uomo che la interessava, in molti si erano dichiarati per lei, ma nessuno era quello giusto per lei, inoltre non si era mai presentata la necessità di un matrimonio di convenienza
– Va bene, va bene... ho capito – Disse Istrid scendendo dalla scrivania e avviandosi verso la porta, ma si bloccò di colpo – L’uomo di ieri, quello che mi ha salvato, come sta? -
- Ieri sono andata a trovarlo, la sua ferita guarirà presto -
- E perché le guardie lo hanno trattato in quel modo? – Chiese la nipote insospettita.
- Semplice incomprensione, pensavano che avesse cercato di aggredirti, è stato rilasciato dopo poco – A Elsa non le piaceva mentire, ma in quella situazione non aveva altre opzioni.
Iscrid fece spallucce e si avviò senza dire niente verso la porta.
- E adesso dove stai andando? – Chiese la zia.
- Un Regina ringrazia sempre per i servigi resi – Rispose la ragazzina imitando la sua tutrice. Poi alzò il mento e con fare da gran dama continuò scimmiottando: – Mi recherò dal buonuomo che mi ha salvato la vita e lo ringrazierò -
- No! – Quasi urlò Elsa. Istrid aggrottò la fronte non capendo il cambiamento d’umore della zia – Cioè… - Non poteva dire di certo a una bambina di dodici anni che l’uomo che le aveva salvato la vita era in carcere perché aveva cercato di uccidere sua madre e sua zia anni prima. Istrid attese sull’uscio della porta che la donna finisse il suo discorso. Elsa si ricompose e improvvisò – Una Regina non va mai personalmente in città a ringraziare manda un emissario.
- Sarebbe scortese non vi sembra? Non mi ha solo fatto un favore, mi ha salvato la vita - Rispose Istrid non capendo il comportamento della sovrana
- Allora lo convocheremo a Corte e lo ringrazierai in mia presenza - E per un attimo Elsa maledisse la testardaggine della nipote
- Giusto! – Disse la dodicenne alzando l’indice in direzione della zia – Vado subito a prepararmi per riceverlo – Ed uscì saltellando.
Appena la porta dello studio si chiuse Elsa si appoggiò con i gomiti sulla scrivania e con le mani nei capelli – Questa non ci voleva proprio – Disse a se stessa.

A mente fredda Hans riflettette su ciò che era accaduto la sera precedente e sulle abilità di Elsa di padroneggiare il ghiaccio, ma i suoi pensieri furono interrotti dalla porta della cella che si aprì mostrando proprio la figura della donna oggetto dei suoi pensieri. Hans si mise a sedere sulla branda stupito e la guardandò entrare.
- Non aspettavo visite, se no mi sarei reso più presentabile – Disse abbottonando la camicia – O forse a voi va bene così... – Dichiarò sarcastico.
- Vedo che ti senti meglio – Pronunciò Elsa riferendosi alle urla di dolore della sera precedente.
- Touchè – Rispose Hans concludendo la chiusura dell'indumento – Ebbene, a cosa devo la vostra visita? -
- La Principessa Istrid, mia nipote, non ha idea di chi tu sia realmente e purtroppo è intenzionata ad incontrarti per ringraziarti del tuo intervento – Disse inespressiva.
- Vostra nipote... - Riflettette - quindi non è la figlia - Poi continuò con un sorriso sulle labbra - Fatemi indovinare, non le volete dire cosa io abbia fatto e siete venuta per chiedermi di incontrarla e far finta che io sia un uomo qualunque passato di lì per caso -
- Non dubito delle tue capacità di attore, so che farai un’ottima sceneggiata – Disse Elsa voltandosi verso la porta per andarsene.
– Oh, potete starne certa, ma questo vi costerà qualcosa – Hans sogghignò e si alzò in piedi.
- Che cosa vuoi? - Chiese con timore
- Che cosa voglio? Beh, la libertà, il mio titolo, un casa, anzi no, facciamo un castello, della servitù, una donna con cui passare le notti, sapete dopo quindici anni certi bisogni si fanno sentire, una nave, dei soldi e anche… -
- Sii serio per una volta! – Lo interruppe alzando la voce.
Hans aggrottò le ciglia e si avvicinò alla donna – Voglio lasciare questa topaia, permettetemi di lasciare Arendelle e non vedrete mai più la mia faccia -
- Anche se la tua proposta mi alletta, di certo non posso lasciare un criminale libero di vagare per il mondo – Lo scrutò in volto - Sarebbe stato già abbastanza se tu mi avessi chiesto di non farti uccidere, ma lasciarti libero… con gli anni devi essere impazzito -
Hans la fissò e dopo aver ragionato attentamente sulle possibili opzioni continuò - Allora lasciate che vi mostri le mie buone intenzioni, datemi una stanza a palazzo e io vi assicurerò che finché non decidiate di liberarvi di me lasciandomi libero, io non tenterò la fuga -
- Sì, devi essere impazzito sul serio. Pensi che io possa lasciarti avvicinare a me o peggio ancora ai miei cari, trattarti come un ospite nel mio palazzo? -
- Non ci guadagnerei nulla a farvi del male, il popolo mi si ritorcerebbe contro e io morirei lo stesso -
- E chi mi assicura che tu non lo faccia per semplice vendetta? –
- Mio il gioco, mie le regole – Dichiarò semplicemente.
Elsa prese una pausa per riflettere, lo scrutò in volto cercando di capire cosa avesse in mente poi decise – Sarà solo per un breve periodo, sarai sorvegliato dalle guardie a tutte le ore del giorno e della notte, non potrai parlare con nessuno senza il mio permesso e soprattutto dovrai tenerti alla larga dalla mia famiglia – Poi si avvicinò all’uomo con fare minaccioso – Fai un passo falso o dammi solo motivo di dubitare di te e questa volta giuro che ti ritroverai una stalagmite nel petto – Disse toccandogli a stento con un dito il pettorale sinistro e a quel tocco si formarono dei piccoli cristalli di ghiaccio che ricoprirono la zona circostante. Hans sorrise anche se ben ricordava l’esperienza della sera prima e se quella era stata una sorta di avvertimento non osava immaginare la vera e propria punizione quale sofferenza avrebbe potuto causargli.
- Non preoccupatevi, non avrò rapporti con nessuno, sarò tutto per Voi – Il ghiaccio sul petto s’intensifico, penetrando il tessuto e colpendo la pelle, questo causò una fitta all'uomo che gemette dal dolore. Elsa soddisfatta lo guardò in cagnesco e uscì dalla cella.
La Regina ordinò che nessuno a palazzo parlasse di Hans o della sua identità, fece portare un abito al prigioniero e si recò nel suo studio per scrivere una lettera alla sorella per informarla del soggiorno dell’uomo – Ad Anna non piacerà la mia decisione – Pensò concludendo la lettera.

Hans si presentò nella sala del trono con un completo non troppo elegante, ma giusto per l’incontro con le Reali, ad attenderlo infondo la stanza c’erano sia Elsa, seduta con le gambe incrociate sul trono, sia la Principessa, in piedi accanto alla zia. Una volta arrivato ai piedi del trono l’uomo fece un inchino.
- Vostra Maestà, Vostra Altezza, Vi ringrazio immensamente per il vostro invito – Disse affabile, Hans aveva sempre avuto un carisma fuori dal comune, riusciva a cambiare faccia e a diventare completamente un’altra persona in pochissimo tempo. Istrid guardò la donna al suo fianco in attesa che proferisse parola, ma attardò arrivare.
Per Elsa fu strano rivederlo di bell’aspetto come un tempo, aggiustata la barba ora lievemente visibile e sistemati i capelli rimaneva indubbiamente una figura di bell'aspetto, il suo viso ricordava solo vagamente il vecchio Principe Hans - Il piacere è tutto nostro – Disse dopo una lunga pausa.
- Come vi chiamate? – Chiese Istrid.
- Mi chiamo Ser Hans, Vostra Altezza – Rispose l’uomo sorridendole.
- Hans e basta? – Indagò la principessa
- Ser Hans mi ha spiegato che si trovava ad Arendelle per una questione d’affari – Intervenne Elsa cercando di sviare il discorso – E per ringraziarlo del gesto che ha compiuto potrà soggiornare per un breve periodo al castello -
Il volto della bambina si illuminò, quell’uomo le piaceva, aveva salvato una principessa dal pericolo rischiando la propria vita per lei, inoltre ora che poteva vederlo meglio era un bell'uomo e molto garbato – Proprio come un principe Azzurro – Pensò la dodicenne.









~~~~~~~~~~~~
Capitolo di passaggio, molto soft, ma vi avviso, dal prossimo si inizia a fare sul serio!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Come neve al sole

Capitolo 4

Qualcuno bussò la porta dello studio della Regina, Elsa diete il permesso di entrare e guardò l’entrata aspettando di vedere chi fosse, dopo poco comparve Hans che entrò senza dire nulla e andò a sedersi sulla poltrona accanto al camino acceso. Ormai era passata più di una settimana da quando l’uomo si era stabilito in una delle stanze del palazzo e Elsa lentamente si stava abituando a vederlo in casa propria, sempre più spesso le faceva visita e ormai si era stufata di perdere tempo in lunghe discussioni tentando di cacciarlo via inutilmente, così lentamente iniziò a concedergli la sua presenza, anche se comunque le piaceva sottolineare la sua insofferenza.
- Che cosa vuoi? – Chiese aspra la donna, posando la lettera che stava leggendo.
- Nulla - Rispose l’uomo alzando le spalle - È solo che non potendo parlare con nessuno ho deciso di recarmi dall’unica persona alla quale posso avvicinarmi –
- Bene, allora puoi anche uscire, te l'ho detto e te lo ripeterò, la tua compagnia non è gradita, inoltre ho molto da fare e non ho tempo da perdere – Disse riprendendo a leggere la lettera.
- Chiuso in una stanza tutto il giorno, senza poter parlare con nessuno è noioso. Non vi darò fastidio, ne tanto meno vi disturberò, anzi potrei aiutarvi – Ma Elsa non diete nessuna risposta, troppo impegnata nella lettura di un documento, così lasciò correre e si mise seduto sulla poltrona
L’ex-principe studiò a lungo le espressioni della bionda intenta a leggere comunicati e mandati, ogni tanto aggrottava le ciglia, firmava da qualche parte e passava l’attenzione su altri fogli, quella situazione gli piaceva, tutto era tranquillo e rilassante. Dopo poco l’uomo fu rapito dalla luce del fuoco e dallo scoppiettare del legno, da quella distanza il calore era forte e i suoi pensieri vennero dirottati nuovamente verso la donna.
– Voi avete mai freddo? – Chiese.
Elsa sospirò pesantemente - Avevi detto che non mi avresti disturbato - Lo guardò con ammonizione per poi ritornare con lo sguardo su un foglio ma con nonchalance gli rispose: - Nelle mie vene scorre sangue ghiacciato, i miei polmoni respirano aria gelida e il mio cuore è cristallizzato, pensi sul serio che io possa patire il freddo? – Il tono della voce era neutro, ma Hans sentì una forte amarezza in quelle parole.
Alcune volte l’uomo sentiva il bisogno di conoscere di più su Elsa, non era semplice interesse, era più simile a una necessità, voleva sapere cosa pensava, cosa sentiva, cosa provava… ne era completamente stregato, stregato dalla sua bellezza e dalla sua persona. Si alzò e si avvicinò alla scrivania, poggiando i palmi sul mobile e sporgendosi verso la donna.
- Beh, allora dovremmo provvedere a scaldarvi un po’ –
E amava stuzziacarla, in quei due giorni di forzata convivenza non aveva fatto altro. Elsa alzò di scatto la testa, abbandonando le scartoffie sulla scrivania. Hans le sorrise, non era uno dei suoi soliti sorrisi beffardi, ma un sorriso dolce.
- A quanto pare desideri tornare nella tua cella prima del previsto – Disse cercando di risultare il più distaccata possibile, ma il suo cuore iniziò a battere sempre più forte.
- Era solo una proposta innocente – Rispose Hans sottovoce, iniziando a sporgersi sempre più verso la donna.
Elsa paralizzata ordinava a se stessa di alzarsi e allontanarsi da quella stanza il più velocemente possibile, ma il suo corpo non le dava ascolto. Hans si bloccò a pochi centimetri dal volto della regina, i due rimasero per alcuni secondi faccia a faccia fissandosi negli occhi finché di colpo non vennero interrotti dall'aprirsi della porta. L’ex-principe scattò all’indietro, mentre Elsa con il cuore in subbuglio si gettò verso la spalliera della sedia cercando di prendere il più possibile le distanze.
- Zia, sapete che… - Entrò Istrid interrompendosi dopo aver notato la presenza dell’uomo nella stanza – Oh, buonasera Ser – Salutò cordialmente, ma Hans ricambiò con un inchino e uscì dallo studio quasi di corsa.
– Quel tizio dal giorno in cui è arrivato mi sembra strano, sembra che non voglia rivolgermi la parola – Constatò Istrid, poi si girò verso la Regina.
– Zia mi state ascoltando? – Chiese vedendo la donna distratta.
- Sì, sì, dimmi pure – Affermò scuotendo la testa.
- Io l’ho detto che siete troppo piena di lavoro – Disse incrociando le braccia.
- Il lavoro certo… - Elsa sembrava veramente scossa.
- Forse dovreste riposarvi un po’ – Istrid aveva uno sguardo preoccupato, non aveva mai visto la Regina in quel modo, di solito aveva sempre tutto sotto controllo, invece ora appariva in uno stato confusionario.
- Forse hai ragione, andrò nelle mie stanze a riposarmi – Elsa si alzò dalla sedia quasi meccanicamente e uscì dalla stanza.
- Speriamo che la mamma torni presto – Si disse la bambina scuotendo la testa.

Elsa entrò nella sua stanza velocemente e si accasciò sul letto – Calmati, controllati Elsa – Si mise le mani nei capelli – Oh mio dio! – Cercò di scacciare quei pensieri dalla mente, ma l’immagine di Hans che si avvicinava a lei s’imponeva prepotente nella sua mente, lentamente iniziò a formarsi della brina agli angoli della stanza e la temperatura dell’aria si abbassò notevolmente. Cosa le era saltato in mente? Perché non lo aveva allontanato subito? Si chiese più volte senza trovare risposta.

- Che diavolo stavo facendo? A cosa stavo pensando dannazione! – Iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza – Capisco che dopo quindici anni vedere una bella donna possa destabilizzarmi, ma dannazione! Quella è la donna che ho cercato di uccidere, la donna che con un solo gesto della mano potrebbe tagliarmi il collo – Fermò la sua camminata isterica con una nuova consapevolezza e si accasciò sulla poltrona. Chiuse gli occhi e la vide, vide le sue labbra, i suoi occhi, la sua pelle, i suoi capelli, il suo corpo. Aveva sempre provato un'attrazione verso quella bellezza, anche quindici anni prima aveva sin da subito puntato a lei, non solo perché era la nuova regina, ma perché la sua bellezza lo aveva stregato, ma gli era bastato poco per capire che non si sarebbe mai concessa a lui, l'ultimo dei tredici fratelli delle Isole del Sud e così aveva ripiegato su Anna. Quei sentimenti si erano riaccesi, se non addirittura peggiorati quando giorni prima era entrato nella sala del trono e l’aveva vista in tutto il suo splendore seduta sul posto d’onore, con la maturità e la sicurezza che un tempo non aveva, aveva cercato di non pensarci ma in quei due giorni di convivenza era diventato difficile addirittura pensare ad altro se non a lei. Hans aveva provato ad odiarla, a pensare che lei aveva avuto ciò che a lui non era mai stato concesso, un regno, una famiglia, l'amore di un fratello, ma a poco erano serviti quei pensieri negativi. L’uomo sentì un senso di vuoto che sapeva sarebbe stato impossibile da riempire e fu in quel momento che si maledì per essere scappato da Fort Heat.

La notte passò lenta e inesorabile, così come i giorni successivi, Hans dall'ultimo incontro con la Regina non uscì più dalla sua stanza. Elsa dal canto suo non se la passava meglio, non riusciva più a pensare lucidamente e a svolgere correttamente le sue mansioni, ogni volta che cercava di concentrarsi su qualcosa nella sua mente si ripresentava prepotente l’immagine dell’uomo, per questo prese la decisione di chiarire la faccenda una volta e per tutte.
Elsa entrò nella camera dell’uomo senza bussare, superando le guardie che vigilavano entrata e a differenza di chiunque altro si presentasse all’uomo, non osarono fermarla. Trovò Hans affacciato alla finestra mentre osservava un punto indefinito del panorama, neanche si girò per vedere chi fosse quando sentì la porta aprirsi.
- Dobbiamo parlare – Annunciò la Regina, ma Hans non diede cenni di vita – Guardami! – Ordinò innervosita dal suo comportamento.
L’ex-principe continuò a darle le spalle, ma iniziò a parlare - Sai, forse sarei dovuto morire il giorno stesso in cui sono nato – Disse con un tono di voce malinconico – Il giorno in cui tutto ha avuto inizio – Finalmente Hans si girò. Elsa dopo tutti quegli anni pensava di aver visto di tutto nello sguardo di quell’uomo, odio, rancore, falsità, caparbietà, tristezza, ma ora aveva uno sguardo di dolore e stanchezza che lei mai aveva visto nei suoi occhi verdi - Sapevi che mia madre è morta mettendomi alla luce? – Chiese senza ricevere risposta, la donna sapeva che la defunta Regina delle Isole del Sud era morta prima che lei nascesse, ma mai si era premurata di conoscerne il motivo – Con il mio primo vagito ho reso vedovo un marito, orfani di madre dodici bambini e triste un Regno intero che amava con tutto il suo cuore la propria Regina – Prese una pausa – Le campane quel giorno non suonarono a festa, ma la mia nascita fu accompagnata da un inno di morte. Sai cosa vuol dire questo Elsa? – Nessuna risposta provenne dalla donna. Lui sorrise amaramente – Con gli anni ci ho provato, ho provato con tutto me stesso a non farmi odiare da loro, ma non è servito a nulla, per loro ero e rimanevo un mostro –
- Non siate il mostro che tutti temono - Ricordò Elsa nella sua mente e finalmente capì.
– Poi quindici anni fa sono arrivato ad Arendelle, nessuno sapeva chi ero veramente, le persone mi guardavano come un principe affascinante che aiutava la gente a salvarsi dal freddo in cui la loro Regina "cattiva" li aveva condannati – Marcò con ironia l'aggettivo usato. Mi guardavano come se fossi un eroe, un salvatore… ma quando ti ho incontrato, quando ti ho visto terrorizzata in quel castello fatto di ghiaccio – La tristezza nella sua voce iniziava a far spazio alla rabbia – quando ti ho visto incatenata in quella cella con gli occhi pieni di terrore – si accasciò sulla poltrona tirandosi indietro i capelli sfuggiti al suo controllo – in quel momento ho capito, ho capito che quella gente non era tanto diversa da mio padre, dai miei fratelli, dal mio popolo. Ti accusava di essere una strega, un mostro, senza neanche conoscerti, senza che tu avessi fatto qualcosa di male intenzionalmente – Disse a denti stretti – Quelle persone, che fino a poco prima lodavano la mia generosità sarebbero diventati come tutti gli altri, mi avrebbero odiato, ed è stato in quel momento che ho deciso di abbracciare la mia vera natura e di diventare veramente un mostro – Elsa, immobile al centro della stanza, ascoltava angosciata le parole di Hans – Sarei diventato un Re, avrei reso orgoglioso mio padre e avrei punito chiunque avesse osato rivolgermi parole di disprezzo! – La rabbia si impadronì di lui.
- Tu hai ingannato Anna – Lo accusò Elsa cercando di riprendersi da quelle parole.
- Lei non mi ha mai amato, lei amava la maschera che portavo. L’Hans dolce e gentile di cui si era infatuata non esisteva – Prese una pausa – Mio padre me lo diceva sempre, ogni volta che cercavo di dimostrargli che ero una persona diversa, ogni volta che gli chiedevo un po’ di affetto, lui mi diceva che nessuno avrebbe mai potuto amare un mostro come me – Elsa in quel momento pensò ai suoi genitori che sempre premurosi l’avevano aiutata a gestire il suo potere e a sua sorella che non l’aveva mai abbandonata e cercò di immedesimarsi in lui provando una grande angoscia, cosa sarebbe diventata, cosa avrebbe potuto fare se non avesse avuto al suo fianco delle persone che l'amavano?
- Arandelle ha reso un grande favore al mio defunto padre, finalmente ero stato allontanato dalla sua famiglia, perso il titolo e i miei diritti sul suo Regno. Aveva cercato in tutti i modi di farmi fuori, ma avendo il suo sangue non poteva far nulla di concreto, poi quando se n’è presentata l’occasione mi ha spedito all’inferno passando anche per un uomo magnanimo – Rise amaramente - Oh sì, perché se c’è qualcosa che può essere definito “inferno” quello è proprio Fort Heat -
- Perché mi stai raccontando tutto questo? – Se pur con un groppo alla gola Elsa cercò di risultare il più distaccata possibile, non poteva e non doveva compatirlo, lui aveva cercato di uccidere lei e sua sorella.
- Perché in tutta la mia vita non sono mai riuscito ad ottenere ciò che voglio, mai! – Concluse quasi urlando, poi si alzò dalla sedia e si avvicinò ad Elsa - Ma questa volta sarà diverso e solo la morte potrà fermarmi – Disse determinato guardandola negli occhi - Avrò ciò che voglio -
- E cos’è che vuoi? – Elsa si pentì di quella domanda troppo tardi.
- Te -


Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Come neve al sole

Capitolo 5

Le prime luci dell’alba irradiarono la stanza della Regina, la quale non aveva chiuso occhio per tutta la notte. Il ricordo vivido di ciò che era accaduto la sera precedente era ancora ben impresso nella sua mente, era andata da Hans con l'intenzione di riprendere il controllo sui propri pensieri e levarselo dalla mente una volta e per tutte, ma adesso le cose erano addirittura peggiorate. Per tutta la notte Elsa cercò di ricordarsi con chi avesse a che fare, con un assassino, un approfittatore… un mostro, ma quel vuoto nella pancia mai provato prima continuava a ripresentarsi continuamente.
Un rumore proveniente dalla finestra la riscosse dai suoi pensieri.
Neanche Hans aveva dormito quella notte, ma a differenza della donna si sentiva libero, libero da un peso che prima portava dentro, per la prima volta nella sua vita era veramente felice, sentiva di avere uno scopo, un motivo, qualcosa per cui combattere, così vedendo la luce del sole che lentamente si faceva spazio tra le tenebre decise di recarsi dal motivo della sua allegria. Uscì dalla finestra per evitare le guardie, percorse il cordolo ai bordi del palazzo facendo molta attenzione a non cadere e appena si trovò nella posizione adatta saltò sul balcone al piano di sotto, l’unico balcone del castello, ovvero il terrazzino della camera della Regina. Bussò forte sulla finestra attirando l’attenzione di Elsa su di lui, in tutta risposta appena la donna lo vide sgranò gli occhi e andò di fretta verso l’uomo, ma invece di accoglierlo all’interno della camera chiuse le tende per non vederlo.
- Ah, e così vuoi la guerra! – Il sorriso di Hans divenne più accentuato. Con un colpo secco ruppe il vetro con il gomito facendo un gran fracasso.
- Cosa ti salta in mente?! – Chiese Elsa aprendo la finestra ed evitando le schegge di vetro per terra. Poi guardò la porta aspettandosi qualche guardia o qualche inserviente accorso richiamato dal rumore, ma nessuno si presentò – Per fortuna che nessuno ti ha sentito -
- Ho letto in qualche libro che le donne vanno pazze per queste cose – Disse mettendoci tutto il suo charme.
- Non so che razza di libri leggi, ma esci fuori da questa stanza, immediatamente! -
Hans fece scorrere lo sguardo sulla vestaglia da notte della donna che poco lasciava all’immaginazione. Elsa appena capì cercò di coprirsi il più possibile afferrando un lenzuolo poco distante. In quel periodo faceva molto caldo e il clima non permetteva un abbigliamento più pesante
- Voltati! – Urlò a bassa voce
- Cosa? Non ci penso neanche – Rispose l’uomo con lo stesso tono di voce.
- Voltati ti ho detto – Ma appena vide che Hans non aveva alcuna intenzione di ubbidire si decise a utilizzare i suoi poteri. Iniziò a scagliare contro l’uomo dei getti gelati e l'uomo per non essere colpito al volto di voltò proteggendosi con le braccia
- Fa male! – La redarguì. La Regina colse l'occasione per cambiarsi e andò dietro il separè.
- Ma non c’è bisogno che ti vesta, potrei svestirmi io così ti sentiresti meno a disagio – Disse sarcastico di spalle capendo dai rumori cosa stesse facendo la donna, per tutta risposta Elsa lo colpì con un piccolo getto di ghiaccio – Aia! -
Dell’uomo triste e sconsolato della sera precedente non era rimasto neanche l’ombra. Elsa impiegò più tempo del previsto per infilarsi il corpetto poi capì che sarebbe stato impossibile da chiudere da sola e si maledì per non aver scelto un vestito più comodo.
- Esci – Ordinò da dietro il separè
- Ho detto che non mi volto – Rispose Hans.
- Non posso chiudere il vestito da sola, devo chiamare una domestica e non è il caso che tu ti faccia trovare a quest’ora in camera mia. Esci! – Disse allungando il collo fuori dal divisore.
- Tu non hai idea di cosa io abbia fatto per arrivare fin qui, ho rischiato la mia vits! Dovresti restaurare i cordoli del palazzo -
- Bene, ora da bravo rifai il percorso al contrario e sparisci -
Hans si voltò per ribattere, ma Elsa lo fermò – Non girarti! -
- Dai te lo chiudo io il vestito – Poi alzò un sopracciglio – Anche se di norma sono abituato a fare il contrario – Elsa lo fulminò con lo sguardo, ma non aveva altra scelta, lui non se ne sarebbe andato e lei non poteva farsi trovare in compagnia di Hans nella sua camera da letto, per di più con il vestito sbottonato, la servitù avrebbe chiacchierato per secoli.
- Fai un passo falso e sai cosa ti succede – Poi uscì tenendosi ben stretto il corpetto.
Hans le andò di spalle per chiuderle il vestito, ma intenzionalmente le sfiorò più volte delicatamente le spalle nude. Elsa sentì la pelle in fiamme e fece l’impossibile per fece l'impossibile per non dar a vedere il piacere causato da quel tocco - Controllati - Pensò - Cosa mi sta succedendo? -. Quando ebbe finito Hans le sussurrò da dietro: - Vedi? Non è stato difficile -
La donna si voltò di scatto, ma si pentì di quel movimento perché si ritrovò faccia a faccia con l'uomo, da quella distanza riusciva addirittura a sentire il suo respiro sulla propria pelle e di nuovo quel senso di vuoto la colpì. Hans le sorrise.
- Buongiorno -
- Come? -
- Ero venuto per darti il buongiorno, ma poi visti gli eventi mi è sfuggito di mente –
Elsa aprì la bocca per ribattere, ma la richiuse senza proferire parola non sapendo cosa dire. Dopo un lungo sguardo riuscì a ritrovare la forza per parlare – Perché stai facendo tutto questo? -
- Pensavo che ieri sera fossi stato chiaro – Ormai il loro tono di voce era limitato a dei sussurri, da quella distanza e con quel silenzio le parole erano ben udibili.
- Tu non sei mai chiaro -
- E allora te lo ripeterò fino a quando non lo capirai. Ti voglio Elsa -
- Cos’è uno dei tuoi capricci da bambino viziato? -
- Io non sono mai stato viziato e tu non sei un capriccio, sei una necessità -
- Ti rendi conto di cosa stai dicendo? – Hans si fece serio e fece un passo indietro, a Elsa dispiacque quella distanza.
- Lo so bene, ho cercato in tutti i modi di non pensare più a te, ma ogni volta che ti vedo la risposta alle mie domande è sempre la stessa. Voglio che tu sia mia e non per soddisfare un capriccio, ma perché la mattina il mio primo pensiero sei tu, perché la notte mi addormentò con il tuo viso nella mente e perché quando ti vedo non riesco a non pensare quanto tu sia bella – In molti avevano ostentato alla bellezza della Regina, ma sempre in via ufficiale, a qualche ballo o qualche ricevimento, e soprattutto mai glielo avevano detto con quella intensità, ma Elsa si fece forza, non poteva cadere per un semplice complimento, era una Regina e lui un traditore.
- Queste sono le parole che hai detto a mia sorella prima di spezzarle il cuore e tentare di ucciderla? – Lo accusò Elsa.
- Sono un falso, un imbroglione, un bugiardo, una persona senza dignità, senza onore… quello che dici è vero – Hans le prese una mano e se la portò sul suo petto – Ma il cuore è un muscolo che non può essere comandato. Ho finto di innamorarmi di Anna, come ho finto di innamorarmi di tante altre donne per scopi non molto nobili – Le sorrise dolcemente – Ma ora è tutto diverso. Mi sono stancato di passare notti insonni pensandoti e cercando in te un qualsiasi difetto introvabile, sono stanco di dover stare lontano da te – Elsa sentiva il cuore di Hans battere all’impazzata e si accorse che il cuore di entrambi andava allo stesso ritmo e d’istinto strinse la mano come per cercare di afferrarlo.
La porta improvvisamente bussò e si sentì la voce dell’inserviente venuta per aiutare la Regina nelle sue faccende mattutine. Elsa ritrasse la mano e guardò l’uomo agitandosi: - Devi andartene! –
- Come faccio a saltare sulla finestra del piano di sopra? – Chiese ironico. La donna si guardò introno.
- Sotto al letto, presto nasconditi sotto al letto – La bionda si sentì come un'adolescente che cerca di nascondere qualcosa ai suoi genitori.
Quando fece entrare l’inserviente ormai Hans si era nascosto a dovere, Elsa pensava che nessuno si sarebbe accorto di nulla, ma non fu così: - Vostra Maestà, siete già vestita – Constatò stupida la donna della servitù. Elsa si sentì mancare, non avrebbe mai potuto chiudersi il vestito da sola.
- A dire la verità ieri sera sono crollata dal sonno e non mi sono neanche svestita – Improvvisò.
- Capisco, allora vi preparo il bagno – Si avviò verso la stanza comunicante, ma Elsa con Hans nascosto sotto il letto non poteva di certo spogliarsi e lavarsi come se nulla fosse.
- Anastasia – La fermò - Non preoccuparti, farò più tardi il bagno, questa mattina ho impegni urgenti, ti chiamerò io quando ho bisogno –
L’inserviente fece un inchinò e uscì dalla stanza un po’ preoccupata per lo strano comportamento della Regina, ma non fece domande alla Sovrana. Appena la porta si chiuse Hans uscì dal nascondiglio: - Se vuoi te lo preparo io il bagno -
- Devi andartene subito – Lo ignorò.
- Lì fuori è pieno di guardie! Come faccio a non farmi vedere? -
- Avresti dovuto pensarci prima! – Si portò una mano sulla fronte per riflettere. Poi le venne in mente un’idea - Scappa – Hans la guardò non capendo – Uscirò prima io e farò in modo che le guardie si allontanino, a te basterà allontanarti dalle mie stanza, appena ti vedranno penseranno che tu stia scappando, a quello che accadrà dopo ci penserò io -
- Non vorrai rinchiudermi in cella di nuovo, spero – Chiese preoccupato
- Te lo meriteresti – Elsa uscì dalla stanza ordinando alle guardie il riposo. Solo quando nessuno la vide sul suo viso spuntò un sorriso divertito.

La Regina entrò nella sala del trono accolta dalla servitù e dalle guardie con un nobile inchino, percorse l’altare e andò a sedersi sul trono, subito si avvicinò il messaggero con le lettere e i comunicati.
- Vostra Maestà, questa è la corrispondenza giornaliera, tra di esse c’è un comunicato vocale della Principessa Anna e una lettera reale del Re Joseph delle Isole del Sud – Elsa non batté ciglio, si aspettava entrambi i messaggi, il servitore gli porse la lettera e tornò a debita distanza.
- Cosa dice mia sorella? -
- Vostra Maestà la Principessa dice che forse col tempo avete perso il lume della ragione e che farà rientro a palazzo prima del previsto – Prese una pausa – Inoltre ha lasciato un messaggio vocale anche a Ser Hans -
- Cosa intende dirgli? – Chiese aggrottando la fronte.
- Ecco Vostra Maestà, con tutto il rispetto, non penso che potrebbe gradire ciò che ha da dire Vostra Altezza -
- Ambasciatore non porta pene, avanti parla -
- Lo ringrazia per aver salvato la Principessa Istrid e dice che se solo prova a toccare voi e sua figlia con le sue luride mani, giura che assaggerà nuovamente il suo destro e questa volta farà in modo che non si rialzi più – Elsa sorrise, Anna con gli anni non era cambiata affatto, non le era mai importato dell’etichetta e ormai dubitava che avrebbe mai seguito le buona maniere.

Hans svoltò per un paio di corridoi guardandosi le spalle per evitare di incontrare qualche guardia, lo scopo era farsi prendere, ma vedere fino a quando poteva andare a zonzo per il castello era un modo per svagarsi dopo tutti quei anni di costrizione, finché non gli andò a sbattere contro la Principessa Istrid
- Che dolore – Disse la dodicenne toccandosi il naso, poi vide Hans – Scusatemi Ser, non vi avevo visto – Si scusò guardandosi le spalle – Stavo andando di fretta e… - Si bloccò sentendo delle voci – Le guardie! Presto dobbiamo scappare -
- Come? – Chiese non capendo. Era lui che doveva scappare, non lei.
- Se mi prendono è la fine, mi porteranno dalla strega -
- Strega? Quale strega? -
-Una vecchia megera vuole farmi del male e ha ingaggiato delle guardie per prendermi! – La ragazzina lo prese per una mano e lo tirò. Hans sorrise seguendola a passo svelto, non aveva capito molto del discorso ma iniziava a divertirsi sul serio. Appena svoltarono l’ennesimo corridoio si ritrovarono due guardie di faccia, entrambi sgranarono gli occhi e iniziarono a correre dalla parte opposta, le urla delle guardie che ordinavano ad entrambi di fermarsi riecheggiarono tra i corridoi, finché non furono accerchiati da un gran numero di soldati affannati per la corsa.

Nella sala entrarono le guardie scortando Hans in manette seguiti dalla tutrice e dalla piccola Principessa, la più anziana delle guardie iniziò a parlare al cospetto della Regina, che attendeva l’entrata di Hans, ma non si aspettava di vedere anche la nipote al seguito.
- Vostra Maestà, il prigioniero ha tentato di fuggire -
- Cosa? Prigioniero? – Intervenne Istrid voltandosi verso Hans. Come risposta l’uomo alzò le spalle. – Io pensavo stessero inseguendo solamente me! -
- Inconvenienti della vita – Disse Hans alzando le spalle.
- Inoltre è la decima volta in cinque giorni che la Principessa scappa dalle sue lezioni – Intervenne stridula la tutrice rivolgendosi alla Regina.
- Ah e quindi la vecchia megera che vuole farti del male sarebbe la tua tutrice eh? – Disse ironico Hans guardando la dodicenne.
- Inconvenienti della vita – Lo imitò Istrid.
- Vecchia megera? – Chiese la tutrice diventando rossa in volto.
- Aspettate, calmatevi tutti – Intervenne Elsa vedendo la situazione degenerare – Signora Nilsen, perdonate la vivacità della Principessa, provvederò a farle capire come ci si comporta – Disse fulminando con lo sguardo Istrid. Appena la tutrice e la bambina uscirono dalla stanza si rivolse alle guardie – Vi sono grata per averlo preso immediatamente -
- Veramente ci hanno messo un po’ -
- Non ti ho dato il permesso di parlare – Lo redarguì gelida – Portatelo nella sua stanza e fate in modo che questa volta non possa uscire -

La sera Elsa andò a trovare Hans nella sua stanza, non sapeva perché si era ritrovata fuori la porta del prigioniero, ma anche se la mente le diceva che quello che stava facendo era completamente sbagliato superò le guardie, che avrebbero fermato chiunque, ma non lei, ed entrò nella stanza. Quando gli occhi si abituarono alla penombra vide che i polsi di Hans erano stati legati con delle manette alla struttura del letto.
- Non sapevo ti piacessero certi tipi di giochi – Disse beffardo mostrandole le manette. Elsa sospirò.
 








~~~~~~~~~~~~
A differenza degli altri capitolo ho voluto smorzare la tensione e inoltre è più dialogo che descrizione, ma tranquilli, il prossimo capitolo riprenderà da dove ci siamo lasciati e dove ci sono le manette c'è festa!
P.S. Ho scritto questo capitolo si e no 5-6 volte, ogni volta ho cancellato e ricominciato a scrivere da capo quindi probabilmente ci saranno una infinità di errori e incomprensioni, purtroppo avevo voglia di aggiornare oggi e quindi non ho riletto il capitolo il centinaio di volte che di norma faccio (e con tutto che lo rileggo un sacco di volte ci sono errori, figuriamoci ora) quindi vi chiedo scusa anticipatamente e mi raccomando, correggetemi che mi fate un grande favore!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Come neve al sole

Capitolo 6

Elsa sospirò all’ennesima battuta di Hans, strinse la lettera di Re Joseph tra le mani e si fece forza, aveva pensato a lungo su quello che avrebbe dovuto fare e anche se il cuore le diceva che la sua decisione era sbagliata, la mente le ricordava che lei era la Regina e che aveva dei doveri da compiere.
- Dovrei lasciarti così – Rispose seria in volto, le manette velocemente divennero ghiacciate tanto da bruciargli i polsi, in poco tempo il ferro divenne fragile come il vetro e con un colpo secco l'uomo riuscì a spezzarle. Appena fu liberato Elsa gli mostrò la lettera – Dobbiamo parlare -
Hans capì appena vide il timbro della famiglia Westergaard che qualcosa non andava. La Regina gli porse la lettera e Hans la aprì velocemente, l’ansia iniziò ad impadronirsi di lui, ma più andava avanti nella lettura e più quell’ansia diventava angoscia.


Vostra Maestà Reale Regina Elsa I di Arendelle, sono costernato dall’improvvisa e inaspettata evasione del traditore Hans Westergaard dalla prigione di Fort Heat. Per quanto possa esservi grato per aver provveduto alla punizione di tale individuo, mi sento in dovere di informarvi che durante l’evasione si è macchiato per l’assassinio di uomo. In osservanza di ciò, sono costretto a chiedervi di far pervenire il traditore e assassino nelle terre delle Isole del Sud per provvedere personalmente alla sua giusta punizione tramite decapitazione.

Re Joseph V delle Isole del Sud



Hans finì di leggere la lettera con affanno: - Non puoi mandarmi nelle Isole del Sud! – Disse stringendo il foglio di carta con disperazione.
- Hai ucciso un uomo – Constatò la donna senza far trapelare alcuna emozione – Pensavo che tu fossi cambiato – Non era una domanda, ne un'accusa, Elsa constatò semplicemente il suo errore di valutazione
Hans la guardò negli occhi senza proferire parola. Quel silenzio fece infuriare Elsa, era il momento di parlare, il momento delle spiegazioni e invece lui se ne stava zitto nella penombra come se la cosa non lo riguardasse.
- Sei veramente un mostro – Lo accusò con disprezzo sapendo di ferirlo.
Hans con quella parola, mostro, si riprese: - La disperazione ti porta a fare cose che non vorresti e tu lo sai bene Elsa, lo sai perché lo hai provato sulla tua stessa pelle. Non sei nella posizione di accusarmi per quello che ho fatto, tu sei come me! Anche tu sei un mostro! – Uno schiaffo lo colpì sul volto lasciandogli una platina ghiacciata sulla guancia.
- Non osare paragonarmi più a te! Partirai per le Isole del Sud domani all’alba – Sentenziò.
- È una condanna a morte! – Urlò.
- È quello che si meritano gli assassini e traditori come te -
- Allora uccidimi ora – Rispose con rancore Hans – Uccidimi, dammi il colpo di grazia e finiamola una volta e per tutte, non perdiamo altro tempo –  Disse avanzando verso di lei rabbioso.
- Non sfidarmi, non ci provare! – Disse Elsa tremando dalla rabbia – Non sono io quella che ha sbagliato! -
- Ma tu a differenza mia hai avuto una seconda possibilità, ed è stato grazie a me -
Non siate il mostro che tutti temono” Ancora quelle parole rimbombarono nella mente della donna dandole il tormento.
- L’altro giorno ti ho detto che solo la morte potrà fermarmi da ciò che desidero e adesso ci sono ad un passo - Disse fermandosi ad un palmo dalla donna – È giunta l’ora di prendere una decisione Elsa, uccidimi… uccidimi oppure sii mia! Ma sta sicura che né io, né tu usciremo da questa stanza senza aver preso una decisione –
Elsa sgranò gli occhi – Pensi sul serio che io non sia capace ad ucciderti? O che sia talmente disperata da… – Si interruppe stringendo i pugni. Vedendo l’uomo farsi sempre più vicino fece un passo indietro per prendere le distanze, ma in tutta risposta Hans continuò ad avvicinarsi a lei. Un passo indietro, uno in avanti.
- Scappa – Si ordinò la donna. Altri passi – Esci immediatamente da questa stanza – Ma il suo corpo non le diede ascolto. Fece un ultimo passo prima di toccare il muro con la schiena e si ritrovò sovrastata dalla figura dell’uomo che velocemente le bloccò ogni via di fuga. Avrebbe potuto in qualsiasi momento allontanarlo con la sua magia, svincolarsi con la propria forza, ma non le fece.
Saette ghiacciate iniziarono a comparire sui muri della stanza e l’aria farsi più rarefatta. Hans si abbassò lentamente verso Elsa e le lasciò un lungo e delicato bacio sulla spalla scoperta, in un attimo tutto il rancore della Regina svanì facendo spazio al piacere e facendole piegare istintivamente la testa di lato per facilitargli il lavoro. Elsa stava perdendo il controllo di se stessa e in tutta risposta Hans colse l’occasione e con una lentezza infinita iniziò a lasciargli tanti baci ravvicinati salendo prima sul collo per poi arrivare all’orecchio, il respiro di Elsa divenne sempre più affannato. L’uomo le prese il lobo tra le labbra e iniziò a torturarlo, il corpo della bionda si mosse di sua volontà verso l’uomo facendo aderire perfettamente i loro bacini. Elsa iniziò a sentire caldo e a sudare. Hans la cinse il corpo con un braccio e le lasciò l’orecchio.
- Ammettilo, anche tu mi desideri – Le sussurrò mentre faceva scorrere l’altra mano lungo la schiena della donna.
- Io ti odio – Riuscì a rispondere la donna affannata. Hans le lasciò un bacio delicato sulla guancia.
– Dillo che mi vuoi – Disse l’uomo con voce tremante, poi la baciò all’angolo della bocca.
- Ti detesto –
Fu Elsa ad impadronirsi per prima delle labbra dell’uomo, non fu un bacio delicato come gli altri, ma carico di passione, di desiderio, di rancore. Si aggrappò al suo collo e lo baciò come se le labbra dell’uomo fossero ossigeno mancato per troppo tempo. Hans per evitare di farle del male appoggiò le mani sul muro mentre le loro lingue iniziarono una lotta per il predominio, senza però trovare alcun vincitore. Spasmi di piacere colsero entrambi facendo si che il bacio diventasse intenso e passionale. Al tocco di Elsa, sulla pelle dell’uomo si crearono filamenti di ghiaccio che iniziarono a prendere le forme più disparate, solo quando il bruciore provocato dal freddo divenne troppo forte Hans le prese le mani e le bloccò al muro e continuò a baciarla senza mai fermarsi
Si separarono solo quando l’ossigeno venne a mancare completamente ad entrambi. Hans le lasciò le mani e con il respiro affaticato prima incrociò il suo sguardo con quello della donna, anch’essa in evidente affanno, vedendo le labbra gonfie e rosse della donna ebbe l’istinto di rituffarsi tra di esse, ma venne fermato dalle braccia di Elsa che lo tennero a debita distanza.
- È sbagliato – Disse tremando facendo forza contro il petto dell'uomo.
Hans fece per rispondere, ma la porta bussò e li interruppe, Elsa si appoggiò al muro per evitare che le gambe cedessero sotto il suo peso mentre Hans guardò la porta della camera e fu in quel momento che l’uomo si accorse che una tempesta di neve sembrava essersi scatenata all’interno di quella stanza, ogni cosa nella stanza era stata ghiacciata e che minuscoli frammenti di neve volteggiavano nell’aria. Ribussarono alla porta con maggiore decisione.
- Penso dovresti rispondere se non vuoi che le guardie irrompano in camera – Disse il più dolcemente possibile, Elsa ancora affannata finalmente si riprese e andò ad aprire la porta giusto quel poco per vedere chi fosse il suo interlocutore con lo scopo di non mostrare l’interno della stanza e il suo stato evidentemente sconvolto.
- Vostra Maestà, perdonate il disturbo, ma è urgente – Disse l’uomo – Sono venuto a comunicarvi che Vostra Altezza Reale, la Principessa Anna e il Principe Kristoff sono tornati dal viaggio e vi stanno aspettando nella sala del trono – Elsa entrò nel panico e chiuse di colpo la porta in faccia al servitore. Non si aspettava che i due sarebbero tornati proprio quel giorno, proprio in quel momento! Alzò lo sguardo e vide Hans con le mani nei capelli appoggiato alla parete dove fino a poco fa si trovavano entrambi e senza dire nulla si girò e uscì velocemente dalla stanza per poi ritirarsi nelle sue stanze.
Entrò nel bagno della sua camera da letto, si guardò a lungo nello specchio cercando di realizzare cosa era accaduto, ma i capelli scombinati, le labbra arrossate e gli occhi lucidi erano un chiaro segno. Prese la tinozza con l’acqua e si sciacquò la faccia per riprendersi, cercando di non pensare ad Hans, ai suoi baci, alle sue mani…
- Che cosa ho fatto?! – Si chiese disperata guardandosi allo specchio e cercando di calmarsi, cosa difficile dal momento che il suo cuore non aveva alcuna intenzione di placarsi.
Si aggiustò alla meglio i capelli, prese un bel respiro e andò nella sala del trono. Più tardi avrebbe fatto i conti con se stessa, ora doveva incontrare sua sorella.

Ad attenderla c’erano i due coniugi che stavano parlando con la piccola Principessa Istrid. Appena Elsa entrò nella sala Anna le corse incontro abbracciandola affettuosamente.
- Appena ho saputo sono subito tornata – Disse la sorella minore a bassa voce per non far sentire la conversazione alla figlia.
- Piccola che ne dici se andiamo in giardino a giocare? – Propose Kristoff a sua figlia capendo la necessità delle due reali di rimanere da sole. La dodicenne fece cenno di si con la testa e uscì volentieri con il padre.
- Anna non c’era bisogno di tornare così presto, ti ho scritto di non preoccuparti, ho tutto sotto controllo – Mentì, non c’era nulla che lei avesse sotto controllo in quel momento.
- Come potevo rimanere lontano da casa sapendo che lui è qui? Non mi fido di lui, che ne sai se non ha qualcosa in mente? – Disse con voce stridula – E se ti avesse fatto del male mentre io non c’ero? -
Elsa si sentì meschina, ignobile, sporca, indegna dell’amore smisurato della sorella, le stava mentendo, la stava imbrogliando, le aveva giurato che non ci sarebbero stati più segreti tra loro, niente più porte chiuse, niente più bugie, come poteva farle una cosa del genere? Si avvicinò ad Anna e la strinse forte tra le sue braccia.
- Anna, devo dirti una cosa… -







~~~~~~~~~~~~
AVVISO: Domani partirò per le vacanze, quindi non so quando riuscirò a collegarmi per aggiornare, cercherò comunque di rispondere alle vostre domande e in qualche modo appena mi sarà possibile aggiungerò il capitolo 7.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Come neve al sole

Capitolo 7

Elsa portò Anna nel suo studio, sicura che nessuno avrebbe potuto interromperla, doveva dirle la verità, qualsiasi sarebbe stato il suo prezzo, glielo doveva. La fece sedere sulla poltrona mentre lei spasticamente andava su e giù per la stanza e si torturava le labbra in cerca di qualcosa per sfogare la tensione. Anna la guardava preoccupata in attesa che la sorella parlasse, ma vedendola così agitata l’attesa divenne estenuante così fu lei a parlare per prima.
- Elsa, calmati, qualsiasi cosa tu mi debba dire risolveremo la cosa insieme – Disse affettuosamente capendo la difficoltà della Regina.
- Io… non so da dove iniziare – Si fermò guardandola con uno sguardo di disperazione.
Anna alzò le spalle e sorridendole le disse: - Dillo e basta, senza pensarci troppo -
La Regina si inginocchiò ai piedi della Principessa, le prese le mani e decise di seguire il suo consiglio: - Ho baciato Hans -
Il sorriso di Anna scomparve, sgranò gli occhi e poi l’unica cosa che si sentì nella stanza fu una fragorosa risata, talmente forte che Anna si cinse le braccia sulla pancia per il dolore e le lacrime iniziarono a scenderle dagli occhi, solo dopo molto riuscì a dire tra una risata e l’altra: - Per poco non ci cascavo. Questa è stata bella –
Elsa ingoiò il groppo che aveva alla gola. Solo dopo alcuni minuti Anna smise di ridere e vedendo la faccia seria della sorella iniziò a temere il peggio.
- Perché tu stai scherzando non è vero? – Chiese la Principessa con un sorriso incerto. Ma non ebbe nessuna risposta e quel silenzio era ciò che temeva di più – Oh mio dio – Scattò in piedi sulla poltrona – Oh mio dio! – Ripetette urlando.
- Posso spiegarti… - Disse Elsa alzandosi.
- Che cosa ti ha fatto? Che maleficio ha usato? Oh, questa volta lo uccido con le mie stesse mani! – Scese dalla poltrona e si avviò verso la porta in cerca di vendetta.
- Anna aspetta! – La fermò per un braccio – È stato un mio sbaglio, lui non ha usato alcuna magia – Elsa avrebbe voluto tanto dirle che era opera di qualche maleficio, di qualche trucco, ma a quel punto doveva dirle tutta la verità.
- Perché… perché lo hai baciato? – Chiese non capendo.
- È stato solo un mio momento di debolezza, ero stanca, affaticata, ma stanne certa, non accadrà mai più –
- Elsa! – La richiamò Anna – Ti ho chiesto il perché! – Era la prima volta che la Regina vedeva la sorella così arrabbiata.
Dopo un attimo di esitazione abbassò lo sguardo e rispose: - Non lo so neanche io – Alla fine mentì, in cuor suo sapeva bene il perché, ma non lo avrebbe ammesso.
Anna rimase spiazzata poi la guardò in volto… un volto che le ricordava di quando erano bambine, di quando con tristezza le chiudeva in faccia la porta della sua camera; la tristezza del giorno dell’incoronazione, quanto tutti festeggiavano tranne lei; la tristezza della sua solitudine all’interno del castello di ghiaccio, dopo essere fuggita da chi l’accusava di essere una strega; la tristezza di chi per paura di essere giudicato mente a se stesso e agli altri; Anna un tempo non avrebbe capito, avrebbe pensato che si trattasse di un attimo di follia e avrebbe lasciato correre, ma con gli anni aveva imparato a conoscere bene la sorella maggiore, aveva imparato che dietro le sue fredde parole, dietro la sua rigidità e la sua compostezza c’era una donna fragile e in attesa di essere amata, un amore che una sorella non le avrebbe mai potuto dare. Anna si avvicinò e l’abbracciò, le aveva giurato che lei ci sarebbe stata sempre nei momenti di difficoltà, non poteva abbandonarla proprio ora, anche se in lei sentimenti di rabbia e dolore si mescolavano tra di loro. Elsa iniziò a piangere e tra le lacrime le chiese più volte il perdono, la Principessa avrebbe voluto dirle che non c’era nulla di cui scusarsi, che tutto si sarebbe sistemato, che non era colpa sua, ma non disse nulla, non arrivò nessun perdono; il ricordo di ciò che quindici anni fa aveva fatto Hans era ancora vivido in lei e il tempo non aveva avuto alcun effetto sull’odio che provava verso quell’uomo.
Ripresasi Elsa le raccontò della lettera del Re delle Isole del Sud e gli disse la decisione che avrebbe preso sperando in un appoggio della sorella, ma neanche quello arrivò mai.

Anna non raccontò nulla a Kristoff, a lui poteva dire tutto, ma questa volta la questione riguardava Elsa e non se la sentì di spiegargli cosa era successo e anche se mal volentieri l’uomo accettò la decisione della moglie.
La mattina Anna si recò fuori la stanza di Hans intenzionata a fare una bella chiacchierata con lui, ma fu bloccata da due guardie guardie.
- Vostra Altezza, non possiamo lasciarvi entrare, ordini della Regina – Disse una guardia sbarrandole la strada.
- Osate impedirmi di entrare in quella stanza? Non potete farlo! – Fece l’offesa, ma non ci fu verso di convincere gli uomini alla porta.
- Desolato, ordini della Regina –
Anna guardò i due con aria di sfida: - Bene! – Girò i tacchi e si allontanò. Sapeva che non poteva andare dalla sorella chiedendole di parlare con Hans, glielo avrebbe negato a tutti i costi
– A mali estremi, estremi rimedi – Si disse tra sé e sé.
Entrò nello studio di Istrid interrompendo la lezione della figlia, cosa molto gradita da quest’ultima.
- Signora Nielsen, mi dispiace interrompervi, ma ho una commissione urgente da fare con mia figlia, le dispiace se l’allontano dai suoi doveri per poco? – Chiese il più cordialmente possibile, la Signora Nielsen era stata anche la sua tutrice e le urla furiose della donna quando da piccola scappava dai suoi doveri erano ancora vivide nella sua mente.
- Vostra Altezza se proprio è urgente… – Rispose la tutrice, dando il permesso a Istrid di allontanarsi con la madre.
- Madre che commissione dobbiamo fare? – Chiese appena uscita dalla stanza.
Anna si guardò le spalle per assicurarsi che nessuno arrivasse - Ascoltami bene Istrid, questa è una missione! – Entrambe si guardarono con un sorriso complice.

Istrid iniziò a correre il più velocemente possibile lungo il corridoio, appena arrivò vicino alle guardie fece finta di cadere rovinosamente e iniziò una messa in scena melodrammatica, le guardie subito si avvicinarono per vedere se la Principessa si fosse fatta male.
- Principessa state bene? – Chiese uno dei due, ma come risposta la dodicenne si toccò il ginocchio e iniziò ad urlare e a lamentarsi.
- Forse dovremmo portala dal medico – Disse l’uomo più giovane.
- Non possiamo allontanarci dalla porta – Rispose incerto l’altro.
- Allora io la alzo e la porto in infermeria tu rimani di guardia – L’uomo si avvicinò per prenderla in braccio, ma appena la toccò la ragazzina iniziò ad urlare più forte.
- Deve essersi rotta qualcosa. Non possiamo rischiare di peggiorare la situazione, dobbiamo portarla insieme, tu la alzi e io le tengo ferma la gamba – L’altro acconsentì e i due si allontanarono con Istrid piagnucolante.
Appena le guardie svoltarono l’angolo comparve Anna che s’intrufolò velocemente nella camera di Hans.
- Ma che sorpresa… - Disse l’uomo appena la vide sbucare dalla porta – Ecco cosa era quel fracasso qui fuori -
La Principessa appena lo vide ebbe una strana sensazione, era cambiato parecchio dall’ultima volta che lo aveva visto e non era dovuto solo alla barba incolta che aveva sul viso o al suo fisico, c’era qualcosa nel suo sguardo che prima non aveva, qualcosa che aveva già visto, ma decise di lasciar perdere e andare dritto al dunque, doveva capire le intenzioni di Hans.
- Perché sei tornato ad Arendelle? – Furono la prima cosa che disse la donna.
- Un ciao sarebbe stato gradito – Rispose l’uomo, ma vedendo Anna con le braccia conserte e lo sguardo infastidito decise che non era il caso di stuzzicarla, aveva passato la notte sveglio e non aveva la forza per iniziare a litigare con lei: - Per quando possa sembrare assurdo è stata tutta opera del caso, non avevo più alcun interesse qui -
- Perché parli al passato? -
- Perché ora è tutto cambiato – Rispose distogliendo lo sguardo, ma Anna aveva capito a cosa si riferiva l’uomo.
– Lei non merita di soffrire -
- L’ultima cosa che vorrei è vederla soffrire – Rispose senza guardarla negli occhi.
- Buffo sentirlo dire dall’uomo che ha provato ad ucciderla dopo averle detto che la persona a cui lei teneva di più era morta a causa sua – Hans non rispose, sapeva che Anna aveva ragione: - Non so cosa sia successo in queste settimane, ma conosco te e conosco mia sorella. Non si farebbe prendere in giro tanto facilmente dai tuoi modi di fare come ho fatto io anni fa, quindi Hans, cosa hai in mente? Perché non la lasci in pace? -
Hans strinse la mascella – Qualunque cosa io ti dica tu non mi darai ascolto -
- Provaci almeno –
Hans la guardò negli occhi, respirò profondamente e sorrise amaramente: - Non so da dove iniziare -
Anna si sentì mancare e ricordò le parole della sorella “non so sa dove iniziare”, sapeva che lui a differenza della Regina non le avrebbe mentito, non avrebbe avuto paura di un suo giudizio, gli avrebbe detto la cruda verità e finalmente capì… capì dove avesse già visto quello sguardo, era lo stesso che aveva Elsa il giorno prima.
- Dillo e basta – A differenza della sera precedente la dolcezza di quelle parole era svanita, facendo spazio al timore di una risposta che lei già sapeva.
Eccole, le parole che la Regina non le aveva detto, le parole che aveva temuto di sentire: – Io provo qualcosa per lei, qualcosa che non ho mai provato prima - Anna lo guardò negli occhi in cerca di una falsità che non avrebbe trovato perché sapeva che prima di lei Elsa aveva fatto il possibile per cercare la stessa cosa in Hans e sapeva che la sorella era molto più brava a decifrare le persone rispetto a lei. La conosceva troppo bene, non avrebbe mai baciato un uomo a causa di “un momento di debolezza” senza avere la certezza di conoscere le reali intenzioni dell’altra parte e senza provare dei sentimenti nei suoi confronti.
La tristezza iniziò a prendere possesso della principessa: - Allora sarete in due a soffrire – Si avviò verso la porta senza che Hans obiettasse.

Anna rimarginò molto sulle parole  di Hans senza sapere cosa fare di preciso, lui era tutto ciò che più odiava, sarebbe dovuta essere felice per la decisione di Elsa di mandarlo nelle Isole del Sud per la sua condanna, eppure lo sguardo della sorella era colmo di tristezza tanto da non poter far finta di nulla, così prese una decisione che le sarebbe costato caro. Entrò nello studio della sorella interrompendola nelle sue faccende.
- Ho parlato con Hans - Esordì
- Che cosa? – Chiese la Regina sgranando gli occhi
- Ho deciso, lui non andrà da nessuna parte -
- Anna, la questione è già difficile di suo, per favore accetta la mia decisione senza fare storie – Chiese con disperazione Elsa.
- Ascolta, sono la prima a non volerlo qui e tu lo sai bene, se lui rimane non ho idea di cosa accadrà, ma so che farlo partire è la scelta sbagliata -
- Pensavo saresti stata contenta della mia decisione -
- Si esatto! Io sarei stata contenta, non tu! Hai chiuso per troppi anni quella dannata porta, non permetterò che accada di nuovo -
- Ma di cosa stai parlando? – Chiese non capendo
- Vorrei che Hans sparisse per sempre, che fosse solo un ricordo lontano, non mi fido di lui e mai lo farò, ma più ti guardo, più guardo i tuoi occhi e più inspiegabilmente penso che tu stia facendo la scelta sbagliata. Tu provi qualcosa per lui!– Finì la frase come se fosse la cosa più ovvia di questo mondo.
- Non dire idiozie! – Rispose alzando la voce - Ormai ho preso la mia decisione, partirà per le Isole del Sud e si presenterà al cospetto di Re Joseph, così ho deciso! -
- Per anni anche se contro il mio volere hai fatto di tutto per assicurarti il mio bene, ora sono io che contro la tua volontà farò lo stesso. Convocherò il Gran Consiglio e farò rivalere i miei diritti di Altezza Reale sulla tua decisione -
- Stai rendendo tutto più difficile – Affermò disperata la Regina.
 







~~~~~~~~~~~~
Rieccomi qui, forse con un capitolo un po' noiosetto ma indispensabile per il capitolo successivo e per la storia. Sono riuscita a pubblicare questo capitolo prima del previsto, ma non so quando il prossimo vedrà la luce, di sicuro entro una settimana o stesso domani, non ne ho idea, ma penso che a molti piacerà (almeno lo spero XD)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Come neve al sole

Capitolo 8

Anna più volte in quei giorni si era chiesta se stesse facendo la scelta giusta e più volte aveva cercato di immaginare un futuro tra sua sorella e quel traditore, ma più ci pensava e più le sembrava tutto più assurdo, soprattutto perché proprio lei stava cercando di salvare la vita ad Hans, ma d’altronde avrebbe fatto di tutto per sua sorella anche se questo significava proteggere la persona che più odiava al mondo. I suoi molteplici dubbi vennero risolti quando alla fine spiegò a Kristoff ciò che stava accadendo a palazzo, gli raccontò della discussione con Elsa e la chiacchierata con Hans.
-Aspetta, aspetta! Tu sei entrata da sola nella camera di Hans? Avrebbe potuto farti del male!- La interruppe il marito.
-Oh Kristoff, fammi finire di raccontare i fatti!- Lo richiamò infastidita la Principessa e continuò spiegandogli le sue impressioni e ciò che aveva visto nello sguardo di entrambi.
- Capisco, quindi pensi che Hans sia cambiato e che provi qualcosa per Elsa e che quest’ultima senza saperlo ricambi i suoi sentimenti? – Chiese riassumendo e portandosi una mano sul mento.
-Allora non mi hai seguito! Elsa sa di amarlo ma non lo vuole accettare e per paura dei suoi sentimenti è intenzionata a condannarlo a morte!- Kristoff la guardò perplesso.
-Sicura che stiamo parlando della stessa Elsa? La Regina di Arendelle che non ha paura di dire ciò che pensa, glaciale, rispettata da tutti e temuta dai nemici?-
-Si proprio lei- Confermò Anna incrociando le braccia.
-E stiamo parlando anche di Hans Westergaard, quello che ha cercato di uccidere te e Elsa quindici anni fa per impadronirsi del trono? Quello che per poco non ti uccideva con una spada?-
-Si si, proprio lui- E alla seconda conferma Kristoff alzò una ciglia guardando strano la moglie, la donna notando il comportamento dell’uomo si demoralizzò -Lo so che sembra assurdo e neanche io so darmi una spiegazione- Disse tuffandosi sul divanetto della loro camera -Forse dovrei dare ascolto ad Elsa e lasciare che lui parta, sarebbe la cosa più facile– Concluse  tristemente.
Kristoff sospirò, si sedette accanto a lei e le sorrise –Ascoltami, io non so se tu sia facendo o no la cosa giusta, quello che so è che una Principessa, nata in un castello, vissuta tra le meraviglie e il lusso di un palazzo si è innamorata del più semplice, il più anonimo uomo di questo pianeta. Niente principe azzurro con cavallo bianco, solo un montanaro con la propria renna– Riuscì a strapparle un sorriso.
-Kristoff tu sei speciale- Gli disse dolcemente.
-Non è questo il punto, quello che voglio dirti è che l’amore non ha regole, non puoi prevederlo, ne tanto meno programmarlo; quando si tratta di questo sentimento non sempre ci rendiamo conto di cosa ci sta accendendo, ci sembra tutto così confuso, così assurdo… invece è la cosa più giusta di questo pianeta!- Disse con un’allegria coinvolgente -Sai meglio di me che in questi casi bisogna dar ascolto al cuore e non ragionare con la testa. Fai quello che ti senti di fare e non cercare di darti a tutti i costi una spiegazione– Concluse fiero del suo discorso.
-Ti amo- Furono le uniche parole che riuscì a dire Anna prima di baciarlo.

Erano passati giorni dal suo ultimo incontro con Anna e altrettanti dall’ultima volta che aveva visto Elsa e ormai Hans iniziava a dare cenni di cedimento, spesso cercava di eludere le guardie o di combatterle per cercare di uscire da quella stanza che stava diventando ben peggio della sua cella a Fort Heat e benché dopo quindici anni si fosse abituato a quella situazione, questa volta l’impossibilità di uscire dalla sua prigione era straziante, non perché desiderasse prendere aria o per svago, ma sentiva il bisogno di correre da lei, dalla donna che lo aveva ammaliato, che lo aveva annullato completamente, perché ormai non riusciva a pensare a nient’altro che a Elsa e non avere sue notizie per così tanto tempo era una tortura, ma di certo non poteva sapere, ne tanto meno immaginare, che la Regina era impegnata in una ardua lotta contro la sorella e soprattutto contro se stessa.
Anna sembrava ostinata a chiedere al Gran Consiglio che il prigioniero Westergaard rimanesse a palazzo e per quanto ad Arendelle la decisione della Sovrana era decisiva, le leggi davano anche agli altri Reali e al Gran Consiglio un forte potere decisorio, se uno di questi si opponeva la burocrazia andava per le lunghe e la Principessa puntava a guadagnare tempo per cercare di convincere Elsa della scelta sbagliata che stava prendendo.
 -Anna ora basta!– Sbotto Elsa ad un certo punto dopo una delle tante discussioni –Il Gran Consiglio è d’accordo con me e per quanto tu possa opporti, Hans Westergaard partirà per le Isole del Sud, è solo questione di tempo!-
Anche Anna era stanca dei numerosi litigi che andavano avanti da giorni e sapeva bene che il volere della Regina sarebbe stato esaudito di lì a poco –Non mi rimane che giocarmi l’ultima carta a disposizione– Pensò prima di parlare: -Va bene, vuoi che parta e che gli venga tagliata la testa? Va benissimo! Ma te lo lascerò fare ad una condizione, esigo che sia tu stessa a comunicargli la tua decisione-
Elsa in un primo momento si sentì sollevata sentendo la sorella darle il via libera. Ricordava bene i primi giorni senza vedere Hans, era stato estenuante, ma col tempo era riuscita a placare in minima parte il battere forte del suo cuore e si era buttata a capofitto nella lotta con la testarda sorella
-Quell’uomo deve andarsene il più lontano possibile da me e quello che gli aspetta nella sua patria è la punizione più giusta- Continuava a ripetersi la Regina da giorni, ma appena realizzò che avrebbe dovuto rivederlo iniziò a temere il peggio, perché sapeva che avrebbe ceduto, come aveva ceduto giorni addietro.
-Bene, lo convocherò nella sala del trono– Rispose incerta, ritenendola l’unica opzione da poter prendere, in compagnia delle guardie e della servitù sarebbe riuscita a non farsi prendere dagli eventi e avrebbe retto allo sguardo penetrate di Hans.
-Eh no! Tu glielo dirai in privato– Anna incrociò le braccia.
-E perché dovrei?– No, non avrebbe retto.
-Vuoi che lui parta? Bene, fai pure, ma alle mie condizioni– La Principessa la stava mettendo con le spalle al muro, sapeva che era la sua ultima chance.
-Non intendo darti corda- Si impuntò la Regina.
-Cos’è hai paura?- La sbeffeggiò Anna sapendo di colpire nel suo punto debole.
-E va bene! Lo convocherò nel mio studio e chiuderemo questa faccenda una volta e per tutte!– Urlò Elsa uscendo dalla stanza furibonda, risentita dell’accusa della Principessa, le potevano dire di tutto, ma non che era una vigliacca.
Anna sorrise soddisfatta, Elsa era testarda e orgogliosa ed era seriamente intenzionata ad allontanare Hans con tutte le sue forze da Arendelle, ma se quei sentimenti che cercava di nascondere erano veri non ce l’avrebbe mai fatta a prendere la decisione finale, poteva ingannare tutti, ma non sua sorella.

La porta dello studio si aprì ed entrò Hans scortato da delle guardie che uscirono al cenno della Regina. Elsa appena lo vide ebbe un tuffo al cuore e tutte le sue certezze svanirono risucchiate da quei occhi verdi che la fissavano con una intensità tale da rubarle l’anima -Una semplice frase e poi questo incubo sarà finito- si disse, ma non proferì parola. Il silenzio tra i due divenne pesante, come gli sguardi che si scambiavano, il petto di Elsa si alzava e si abbassava al ritmo del suo cuore in tumulto -Devo farlo– Si fece forza, prese un respiro, ma fu interrotta da Hans.
-Mi sei mancata– Disse l’uomo e quella forza che aveva raggruppato svanì in un secondo, Elsa senti gli occhi bruciale e le lacrime che lentamente iniziavano a formarsi sugli occhi.
-Non ce la faccio– Ammise con voce tremante. Ripensò a ogni volta che lo vedeva e al suo cuore che si agitava, alla strana sensazione che provava ogni volta alla pancia, alle tempie che le diventavano calde, a ogni sera passata ad immaginarsi stretta tra le sua braccia, a quella voglia di sentire il suo profumo, alla sua voce, alla gioia di vedere il suo sorriso e a quelle stupide battute che lei faceva finta di odiare, ma che invece amava. No, non avrebbe potuto mai fare a meno di lui.
Quando la prima lacrima le scese sul viso Hans si avvicinò per asciugargliela: –Hai deciso di mandarmi nelle Isole del Sud non è vero?-
Elsa rispose di si facendogli con un cenno della testa, ma altre lacrime le rigarono il viso.
-Capisco– Disse Hans abbassando gli occhi e iniziando a indietreggiare. Elsa allungò le mani per fermarlo.
- Non lasciarmelo fare- Lo supplicò -Non lasciare che ti mandi via– Disse tremando.
-Mi dispiace, ma per il tuo bene è meglio che io me ne vada- Rispose senza guardarla negli occhi, aveva riflettuto a lungo su quella decisione, ed era arrivato alla conclusione che restare ad Arendelle avrebbe solo causato danni alla donna -Per sempre- Concluse tristemente.
Hans con la morte nel cuore si voltò per avvicinarsi alla porta e uscire da quella stanza e dalla vita di Elsa, ma non appena cercò di girare la maniglia notò che era completamente ghiacciata e che lentamente l’intera stanza iniziava a ghiacciarsi. Si voltò nuovamente per ribattere contro la Regina, ma appena la vide rannicchiata per terra con le braccia strette al petto non ebbe più la forza di parlare e capì che quella era la vera Elsa, in tutta la sua fragilità, la sua tristezza e con tutte le sue paure. Alcuni stalagmiti e stalattiti iniziarono a formarsi all’interno della stanza distogliendolo dai suoi pensieri, Hans non ne poté più di quella visione e andò a sedersi accanto a lei abbracciandola -Elsa calmati- Le disse il più dolcemente possibile
-Non andartene- Lo supplicò piangendo –Non lasciarmi sola-
-Non me ne vado, te lo giuro, non me ne vado- La rassicurò. Cullata dalle braccia dell’uomo e dal suono del suo cuore, tutta la stanchezza di quei giorni riaffiorò e la fece sprofondare in un sonno che ormai aveva perso da tempo. Lentamente il ghiaccio presente nella stanza svanì come per magia, anche Hans si addormentò stringendo la donna contro il suo petto.

Dopo alcune ore Elsa aprì lentamente gli occhi e si ritrovò nella stessa posizione in cui si era addormentata, la testa appoggiata al petto dell’uomo e i suoi fianchi intrappolati dalle braccia muscolose di Hans, lo guardò in volto sorridendo, ma quel movimento lo fece svegliare.
-Scusami, ti ho svegliato- Disse la Regina guardandolo negli occhi.
-Vorrei svegliarmi ogni mattina in questo modo- Le rispose sorridendole –Magari un po’ più comodo se è possibile- Le sorrise e sciolse l’abbraccio per alzarsi e sgranchirsi le ossa, avrebbe voluto stringerla ancora per ore tra le sue braccia, ma a causa della posizione scomoda il dolore ai muscoli si fece prepotente.
Elsa si alzò insieme –Provvederemo- gli disse e diversamente dalla prima volta lo baciò con una dolcezza infinita, senza alcuna fretta, gustandosi ogni attimo e assaporando il sapore delle labbra dell’uomo.
- Che cosa mia hai fatto?- Gli chiese Elsa sussurrando a un palmo dal suo viso.
-Quello che tu hai fatto a me- Hans eliminò la distanza tra i due e ripresero a baciarsi, lentamente il bacio iniziò a diventare più intenso travolgendo entrambi in un vortice di passione. Hans la spinse delicatamente sulla scrivania, gettando per terra qualunque cosa si trovasse sul mobile, la mente di Elsa venne offuscata completamente dalle attenzioni dell’uomo e senza pensarci due volte iniziò a sbottonargli la camicia, quando tutti i bottoni furono terminati l’uomo si chinò su di lei iniziando a baciarle il collo, sapeva che le piaceva e provò una soddisfazione enorme quando sentì un gemito scapparle dalla bocca, quel suono candido e ammaliate lo fece arrivare sul punto di perdere quel poco di razionalità che gli era rimasto, inebriato dall’odore e dagli spasmi della donna si portò sui fianchi una gamba della Regina e iniziò ad accarezzarla mentre continuava a baciarla su ogni punto libero del suo corpo, mentre Elsa con i polpastrelli delle mani ghiacciate iniziò ad accarezzargli la schiena ormai nuda e fu quel gelido e delicato tocco che fece perdere ad Hans ogni goccia di lucidità rimastagli, iniziò a sbottonarle il corpetto, le alzò la gonna e le sue mani diventarono sempre più ansiose di toccarla in luoghi prima proibiti. Questa volta non ci fu né ghiaccio, né freddo in quella stanza, solo due corpi che iniziavano a conoscersi e ad amarsi.

Un uomo solcò a grandi passi il grande salone principale, inchinandosi al cospetto del Re delle Isole del Sud.
-Mio Signore, ancora nessuna notizia da Arendelle- Disse al Sovrano. Un grugnito di disappunto si elevò dal trono.
-Non so cosa abbia in mente la biondina, ma forse non ha capito che voglio quella serpe viva o morta!- Urlò, poi guardò il servitore ancora inchinato –Sbrigati, chiama il Principe Alfred e prepara una nave reale, ci penserà lui a convincere la Regina Elsa a consegnarci il nostro caro fratellino- Un sorrise comparve sul volto del Re Joseph e il cielo su Arendelle si rabbuiò.







~~~~~~~~~~~~
Ho aggiornato prima del previsto, volevo farlo dopodomani a dir la verità, ma la voglia di inserire la nuova immagine mi ha portato a pubblicare in anticipo. Spero che il capitolo vi piaccia e spero che anche la nuova copertina sia gradita, mi raccomando fatemi sapere in una recensione! Inoltre ci tengo a precisare che le fanart che ho usato per la nuova immagine le ho prese da tumbrl esattamente da: "kiestu.tumblr.com" e "fdasuarez.tumblr.com" (io le ho solo messe insieme e modificate un pochino per farle combaciare al meglio)

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Come neve al sole

Capitolo 9

Anna si recò da sua sorella la mattina presto, voleva sapere come si era conclusa la discussione con Hans e conoscere infine la sua decisione, non aveva dormito la notte pensando a come poteva essersi concluso l’incontro e temeva che le guardie prima o poi si sarebbero recate da lei nel cuore della notte con la notizia che Hans era diventato una statua di ghiaccio.
Percorse velocemente i corridoi arrivando dopo poco fuori la porta della Regina, bussò un paio di volte, ma Elsa non rispose, così ribussò una terza volta con maggiore intensità e finalmente si sentì la voce della sorella che le dava il permesso per entrare .
- Elsa ho bussato un sacco di volte ma non hai risposto- Entrò nella stanza come se nulla fosse, ma le sembrò strano vedere la sorella ancora nel letto, era una cosa mai accaduta prima d’ora, di norma era già sveglia da un bel po’ a quell’ora del mattino.
Elsa la guardò preoccupata –Cosa c’è?- Chiese con fare sospetto.
-Volevo chiederti se….- Ma poi si bloccò di colpo, qualcosa non quadrava, ma non riusciva a capire bene cosa.
-Cosa?- Il timore divenne maggiore.
Poi un lampo di genio colpì la sorella minore, sgranò gli occhi.
-Anna parla dannazione!- Elsa stava perdendo la pazienza.
-Beh, si ecco, vedi…cioè…quello che voglio dirti è che sai… ci sono passata per prima in queste cose e so come vanno…insomma…Kristoff, io, tu…- Iniziò a balbettare.
-Ma di cosa stai parlando?- Chiese insicura.
-Dormi sempre con una camicia da notte e ora…beh, anche se sei coperta dalle lenzuola si vede che ne sei sprovvista, inoltre i tuoi capelli, che di norma sono sempre ordinati, ora sono come dire…e quello che hai sul collo di sicuro non è un livido, mi sembra più un…- Elsa sgranò gli occhi e si portò una mano sul collo per coprire il succhiotto – Per non parlare del fatto che ci è voluto un bel po’ di tempo prima che tu mi rispondessi, quindi deduco che lui…- Marcò quest’ultima parola alzando di più la voce, senza però concludere mai la frase – Sai, penso che sia meglio che io torni dopo-
Il volto di Elsa divenne di varie sfumature fino a diventare rosso acceso:-Si penso che sia meglio vederci più tardi- Concordò la Regina completamente imbarazzata.
Anna si avviò velocemente verso la porta, ma prima di uscire si voltò verso la sorella ancora immobile al centro del letto –Ah, dimenticavo- Alzò l’indice con aria trionfale e disse:-Te l’avevo detto!- Poi si dileguò chiudendo la porta della camera.
Hans uscì dall’armadio con le lacrime agli occhi e cercando di soffocare il più possibile una risata, Elsa lo fulminò con gli occhi e gli scagliò in faccia un cuscino –Potevi dirmi del segno sul collo!- Lo ammonì.
-Pensavo te ne fossi accorta- Riuscì a dire tra le risate.
-Molto divertente, veramente molto, ma molto divertente…questa me la pagherai-
Hans ancora ridendo si avvicinò al letto -Non vedo l’ora- Finalmente smise di ridere e si chinò sulla donna per baciarla –Che ne dici se riprendiamo il discorso di prima?- Poi approfondì il contatto.
-Mmmh- Elsa si staccò dalle labbra dell’uomo –Direi che non è una cattiva idea- Rispose sensuale. Hans stava per salire completamente sul letto, ma la donna lo bloccò abbandonando completamente il tono di prima –Ma ho degli impegni importanti che non posso rimandare- Si alzò dal letto portandosi dietro il lenzuolo per coprirsi.
-Oh andiamo- Ribatté l’uomo –Potresti rimandarli- Chiese speranzoso.
-Desolata, Arendelle ti ringrazia per i tuoi servigi, ma ora ho da fare- Lo prese in giro, ma vedendo la faccia triste dell’uomo rise di gusto portandosi una mano sulla bocca, neanche in certe situazioni perdeva la sua regalità, poi si avvicinò ad Hans e gli sussurrò all’orecchio –Più tardi ho alcuni documenti da mostrarti…- Facendo capire di tutto, tranne che si trattasse di documenti. La Regina si avvicinò all’armadio, prese alcuni vestiti e si avviò verso il bagno.
-Sono proprio curioso di vedere di cosa si tratta- Le rispose prima di vederla scomparire nel bagno.
La Regina dopo essersi lavata e dopo aver indossato un vestito si appoggiò alla parete del bagno e sorrise pensando alla notte passata insieme ad Hans, mai avrebbe potuto immaginare di provare certe sensazioni e ancora a ripensarci sentiva in lei un calore immenso –Aspetta un momento!- Sgranò gli occhi – Caldo…- Disse ad alta voce, poi uscì dal bagno velocemente e si ritrovò Hans intento a cercare qualcosa sotto il letto.
–Elsa, dove hai buttato la mia camicia?-
-Caldo-
-Evidentemente se cerco la camicia vuol dire che non ho caldo- Rispose voltandosi verso di lei.
–Caldo!- Ripetè.
Hans corrugò la fronte -Ti senti bene?- Chiese preoccupato.
-Non capisci!- Rispose Elsa come se stesse dicendo la cosa più ovvia di questo pianeta.
-No, direi di no-
-Guardati intorno Hans!- Disse indicando le mura della stanza.
-Forse hai ragione, il parato va cambiato- La prese in giro, ma venne subito fulminato dal suo sguardo.
-Non c’è ghiaccio, neanche la minima traccia del più piccolo fiocco di neve. Niente!- Spiego Elsa, ma Hans continuava a non capire cosa intendesse dire, così la donna aggiunse: –Io mi sono lasciata andare!-
-Oh, si che lo hai fatto…- Hans si aprì in un sorriso beffardo –Ed è un’esperienza da riprovare, credimi-
Elsa sospirò cercando di nascondere un sorriso –Non ci sono speranze con te- Incrociò le braccia e continuò: –Sai bene cosa succede intorno a me ogni volta che…diciamo, perdo il controllo- Hans iniziò a capire –Ma questa volta non è accaduto nulla, il mio potere non si è sprigionato senza la mia volontà-
Hans si avvicinò alla donna -Ricordi il primo giorno che sono tornato? Quando mi hai guarito la ferita?-
-Ahia! Dovevi proprio ricordarmelo? Ero disgustata da quella ferita, non sai cosa mi è costato far finta di nulla e rimanere impassibile- Disse Elsa stringendo gli occhi, ma Hans rise di gusto pensando a quanto fosse stata brava a nascondergli i suoi veri pensieri.
-Ebbene, dicesti che neanche un germe come me può distruggere il gelo- Gli ricordò –Ti consiglio di rivedere le tue sicurezze- Alzò in mento con orgoglio, ma appena concluse la frase una palla di neve lo colpì in volto. Elsa rise di gusto e si allontanò velocemente -E così è la guerra che vuoi!- Iniziò a rincorrerla per tutta la stanza, scansando agilmente le palle di neve che si materializzavano nelle mani di Elsa, ma appena riuscì a prenderla l’alzò facilmente e se la caricò sulla spalla come un sacco di patate
-Hans mettimi giù!- Gli ordinò tra le risate. Elsa si sentiva felice come non mai, si sentiva libera, non come la libertà provata nel palazzo di ghiaccio, era una libertà che poteva condividere con qualcuno, perché anche Hans finalmente era libero dal suo passato, dai suoi impedimenti, dai pregiudizi e dai limiti che egli stesso si era posto, o almeno così credeva che fosse.
-Non ci penso nemmeno, ora ti porto da quella strega di una tutrice e le dico di insegnarti che le regine non lanciano le palle di neve!- Disse avvicinandosi alla porta.
-Hans non puoi uscire dalla mia stanza, con me sulle spalle e a petto nudo!-
-Ah no?- Poi aprì la porta e iniziò a passeggiare per i corridoi.
-Hans!- Urlò per richiamarlo, ma alcune guardie accorsero sguainando la spada.
-Vostra Maestà state bene?- Chiese preoccupato uno dei uomini sopraggiunti.
-Lasciala stare, lurido verme- Incitò l’altro.
-Oh, ma come siamo gentili, ora però fate passare!- Disse rude Hans sorpassandoli senza preoccuparsi di una loro reazione, uno fece per attaccare ma la Regina li fermò.
-Tranquilli ho tutto sotto controllo!- Disse evitando un conflitto. Le guardie si guardarono tra di loro non capendo e fecero allontanare Hans e la Regina rimanendo impalati sul posto.
Poco più avanti l’ex-principe incrociò Istrid –Era proprio te che stavo cercando, dov’è quell’arpia della tua tutrice?- La Principessa rimase a bocca aperta, vedendo i due in quello stato –Hey qualcuno ti ha mangiato la lingua?-
-Quella è…- Cercò di allungarsi per vedere meglio alle spalle dell’uomo –Mia zia?- Chiese stupefatta mentre la donna si dimenava per scendere, ma senza ottenere alcun risultato. Sua zia, che non batteva ciglio, che per farla allontanare dal lavoro lei e sua madre dovevano lottare fino allo sfinimento, quella sempre composta e ben educata era sulle spalle di un uomo, rideva e si dimenava come una bambina, la ragazzina non credeva ai suoi occhi.
-Istrid dammi una mano a scendere- Chiese Elsa, ma la dodicenne non le diede ascolto.
-Chi è lei e che ne hai fatto di mia zia?- Lo accusò –E soprattutto tu non dovresti essere chiuso in una cella?- Concluse rivolgendosi all’uomo.
-E se ti dicessi che questa è proprio tua zia e che sto cercando di rapirla e portarla in una landa sperduta? Tu che faresti?-
Istrid ci pensò un momento, poi il suo viso s’illuminò –Ti darò una mano!-
-Cosa?- Chiese stridula Elsa, Hans rise, quella mocciosa era piena di novità.
-A patto che facciate un bambino!- Concluse la piccola Principessa. Elsa divenne rossa in volto mentre Hans si fece serio, appoggiò per terra la Regina e si avvicinò a Istrid scrutandola in volto.
-Ci sto!- Rispose l’ex principe allungandole la mano destra come per stringere un accordo, mentre Elsa stupefatta e imbarazzata si portò una mano sul viso.
-Alcune volte penso che tu abbia la sua stessa età- Disse la Regina ad Hans che però non le rispose.
All’improvviso sopraggiunse Anna affannata per la corsa e con l’aria preoccupata.
-Elsa! Le guardie mi hanno detto che Hans…- Si bloccò notando l’uomo alle sue spalle e soffermandosi un po’ di più sulla sua muscolatura.
-Anna!- La richiamò Elsa.
La sorella della Regina sbatté le palpebre, cercò di darsi un contegno. Anche Kristoff era muscoloso, ma non aveva certo il fisico di Hans –Che ci fa lui? E soprattutto in quel modo nei corridoi?- Scandì bene le parole, ma prima di ricevere una risposta dalla sorella intervenne Istrid.
-Madre, madre!- La chiamò la ragazzina che fino a quel momento era passata inosservata agli occhi di Anna –La zia avrà un bambino!-
Anna sgranò gli occhi e passò lo sguardo prima su Elsa poi su Hans e nuovamente su Elsa, ma prima che la Regina le potesse spiegare un urlò si elevò dal palazzo reale –Che cosa?!- Anche la servitù presente in cortile si girò verso le mura del castello sentendo la voce della Principessa.


 





~~~~~~~~~~~~
Ho pensato che prima di entrare nel vivo del triangolo "Hans-ghigliottina-fratelli" sarebbe stato carino un capitolo molto leggero, ed ecco qui, non mi chiedete come dallo studio si siano ritrovati nella camera da letto, ma fatto sta che Hans non trova più la sua camicia, anzi mi piacerebbe sapere qualche vostra teoria su come abbiano fatto a passare da un posto all'altro e dove diavolo sia finita la camicia. Ebbene, manca poco alla conclusione e spero che il capitolo vi sia piaciuto. Alla prossima!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2766040