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Allora…innanzi tutto ciao a tutti…questa è la prima fic che scrivo in
questa sezione, spero di essere ben accetta ^^
Allora…innanzi tutto ciao a
tutti…questa è la prima fic che scrivo in questa sezione, spero di essere ben
accetta ^^
Dunque…la storia riguarderà tutti i
prescelti della prima serie ( poiché è l’unica che ho seguito strettamente con
attenzione…la seconda la so proprio pochissimo! ) ma
con una particolare attenzione per la coppia Mimi/ Matt…non so se sono ben
visti, ma a me sono sempre piaciuti!
Non userò i nomi originali, perché
ho paura di combinare dei casini da sola ^^’
Prima che la leggiate
devo avvertirvi che ho un pochino cambiato la storia originale, riguardo
Mimi…non si è trasferita in America, ma in Italia ( perché mi piace di più, e
perché ho pensato sarebbe stato più semplice crearci sopra una storia ) inoltre
si è trasferita poiché è lei stessa italiana per metà ( suo padre è giapponese,
mentre la madre è italiana )
Non so se questa cosa possa già
aver compromesso la fic, spero proprio di no…
La storia inizia con il loro
saluto in aeroporto ( di tutti i prescelti ) prima che lei si trasferisse in Italia, esattamente poco dopo la salvezza di
DigiWorld, cioè a 11 anni…
Escluso questo prologo e credo
anche il prossimo, gli altri capitoli saranno alternati ai diversi punti di
vista dei due protagonisti!
Buona lettura!!!
On the way to love
Prologo
Erano le 8 del mattino, dell’8
agosto.
Faceva caldo, l’aria era
pesante nonostante la notte fosse appena trascorsa, non c’era un filo di vento
che agitasse i loro capelli di bambini.
Ma nonostante tutto, erano
andati fino a li per salutare la loro amica, compagna,
sorella.
Chi le
diceva un ciao, chi un arrivederci, chi era convinto che non l’avrebbe più
vista. Però
erano accorsi tutti, non mancava nessuno.
Stavano seduti già da qualche
minuto in completo silenzio. Ognuno perso nei propri pensieri.
Appena lei li aveva visti
correrle incontro, non era riuscita a trattenersi. Com’era
nel suo carattere si lanciò d’impulso verso di loro, correndo ad
abbracciarli, sapendo essere l’ultima volta.
Pianse di gioia nel vederli
tutti li. Tutti per lei.
Era convinta che la odiassero
per il suo carattere capriccioso, ed invece era bello rendersi conto del
contrario.
Erano solo dei bambini, ma
avevano imparato molte più cose degli altri ragazzi della loro età. Era
successo da poco, un’avventura pericolosa, che però li aveva uniti per la vita.
Mai e poi mai si sarebbero scordati gli uni degli altri. Ed
era per questo che quella mattina, si erano riuniti tralasciando partite di
calcio, giornate al mare, i compiti, i computer e tante altre cose, solo per
salutarla. Per dirle arrivederci.
Ma si dicevano tutto con lo sguardo, con la loro sola
presenza. Perché da quando erano arrivati, nessuno
aveva parlato. Sapevano che il silenzio valeva molto di più. Che
un abbraccio scaldava più di mille parole di circostanza.
Quando, dopo un tempo che sembrò eterno e brevissimo al
tempo stesso, una voce metallica annunciò l’aereo che la ragazzina doveva
prendere.
Finalmente, quando furono
tutti in piedi, a poco alla volta ripresero la parola.
- Ora, te ne vai per davvero? - diceva Sora,
la sua migliore amica.
- Così starai in
Italia…bello lontano eh?- continuava Tai, arruffandosi ancora di più i
già scompigliati capelli castani.
Il serio Izzy si limitò ad un
sospiro, e le strinse la mano in un saluto che non era un addio.
- Sei sola con tuo padre? - le chiese Joe,
mentre si piegava per abbracciarla. Lei annuì, rispondendogli che la madre li
aspettava già laggiù.
Kari la baciò sulla guancia,
augurandole un buon viaggio, mentre il piccolo T.K. aveva le lacrime agli occhi
- Ci rivedremo vero? - le chiese guardandola. Mimi gli
rispose che certamente sarebbe tornata, prima o poi.
Ed infine Matt, che aveva
evitato di guardarla per tutto il tempo, le si parò di
fronte e la salutò con un cenno accigliato - Addio, Mimi…- uno sguardo durato
un istante e dopodiché si era voltato, allontanandosi.
Ecco, addio. L’unica parola che lei non avrebbe voluto sentirsi dire. E a
pronunciarla era stato proprio lui, consapevole che l’aveva fatto per
quell’odio in quel momento celato dietro a occhi freddi.
Era accaduto da pochi giorni,
ma Mimi sapeva che l’odio che si era creato fra loro non si sarebbe mai
cancellato. Il rancore sarebbe cresciuto assieme a loro, impotenti nel
cancellarlo. Quel che era capitato non poteva essere eliminato, ed era stato
troppo per entrambi. Quella lontananza non poteva far altro che bene,
soprattutto per loro due.
Era meglio
troncare subito i rapporti, sarebbe
stato tutto più semplice.
Sora la strinse un’ultima
volta, piangendo, giurandole che si sarebbero chiamate spesso.
Alla fine, richiamata dal
padre e dalla voce metallica, la ragazzina prese la sua borsa a tracolla, e si
fermò ancora un istante a guardarli tutti, anche Matt, salutandoli con gli
occhi. Convincendosi che l’Italia non era poi così lontana, e che esistevano sempre
i telefoni.
Dagli occhi, le scesero calde
lacrime a rigargli le guance, reduci dei giorni passati con loro. Attimi
felici, ed istanti tristi. - Mi raccomando ragazzi…non
scordatevi di me! - lo disse con un sorriso, ma la sua voce strozzata
tradiva il magone che aveva alla gola.
Si voltò, e seguì il padre
lungo l’aeroscalo.
Non si girò a guardarli,
perché sapeva che altrimenti non sarebbe riuscita a partire.
Così l’aereo prese il volo,
lasciandole alle spalle gli unici amici che avesse mai avuto,
e un grande dolore nel cuore…
Passarono così 8 anni…
Ecco, so che è molto breve, ma è
solo il prologo…
Spero vi sia
piaciuto, in caso contrario ci metterò poco a cancellarlo…
Nel caso voleste
vederne il continuo vi basterà lasciarmi una recensione con la vostra
richiesta, giudizi, consigli e critiche…insomma quello che volete…
Ciao a tutti!!!
Ecco qui il 1 capitolo di questa mia fic dedicata alla coppia Mimi/Matt!!!
So che il prologo non era molto
intrigante per cui ringrazio di aver letto, e in
particolare un grazie a vampirosolitario91, mijen e kari 89 per aver anche recensito!
Grazie davvero!!!
Spero continuerete a seguire la storia…
Dunque anche questo capitolo può sembrare confusionario perché non
appaiono direttamente i digiprescelti…attenzione ho detto direttamente!!! =D
Bè fatemi sapere d’accordo!!!
Ringrazio in anticipo…Selhin
On the way to love
Capitolo1
Il cielo era sereno, l’aria seppur pesante era attraversata da un brezza piacevolmente tiepida.
Sembrava un comunissimo
giorno estivo, proprio in pieno agosto. Ma non per
tutti era così.
Una ragazza se ne stava
tranquillamente seduta sulla riva di una spiaggia ancora semideserta. Aveva i
capelli lunghi fino ai gomiti, di un colore castano cangiante al rosso ramato.
Erano lisci e voluminosi, lucidi come seta, ma sulle
punte talmente vivaci da arricciarsi in boccoli perfetti. Svolazzavano nella
brezza salina, come una danza allegra.
Aveva la carnagione chiara,
leggermente abbronzata a un colore dorato. Era una
figura snella. Non portava il costume da bagno come tutti su quella spiaggia.
Aveva un abitino color pesca
che le arrivava sopra le ginocchia, stampato di una stoffa floreale. Volteggiava cercando di seguire lo stesso ritmo dei boccoli ramati,
come un principiante tenta di ballare con il più esperto ballerino.
Se ne stava lì, rannicchiata
su se stessa, abbracciandosi le gambe lunghe e ben proporzionate e il tempo passava.
Sembrava non accorgersene
neppure. Il sole si faceva sempre più alto e caldo, si sarebbe
scottata ma a lei sembrava non importare.
La cosa che colpiva
maggiormente di lei erano i suoi occhi. Grandi, leggermente a
mandorla, di un nocciola dorato, limpidi e persi in chissà quali pensieri.
Dava l’idea di essere così triste, così persa, come se avesse perso qualcosa di importante e il pensiero di non riuscire più a trovarla
l’avesse sconvolta.
Era così bella…
- Ehi Masaki! Ti sei incantato?-
Il ragazzo si voltò verso
l’amico che lo guardava sospettoso - Muoviti, abbiamo la pausa pranzo…-
- Arrivo.- ma prima di andarsene si voltò un’ultima
volta ad osservare la bella ragazza sulla spiaggia.
- Cosa stavi
guardando con tanta intensità poco fa, eh?-
Il ragazzo voltò lo sguardo
al suo fianco, dove l’amico che lo aveva interrotto dai suoi
pensieri pochi minuti prima, stava fumando una sigaretta lentamente.
Preferì non rispondere,
tornando a guardare il suo panino imbottito. Perché era
questo che stava facendo invece di mangiarlo. Stava di nuovo pensando a
quella ragazza, evitando persino di mangiare. Ma cosa
gli stava succedendo? Non era da lui comportarsi così per una ragazza.
Non che le
donne non gli interessassero, solo che non poteva. Insomma, lui aveva una ragazza sua!
Vedendo che l’amico si
ostinava a restare nel suo tacito silenzio continuò da
solo - O meglio…chi guardavi?-
Masaki lo guardò di nuovo in
viso e notò lo sguardo malizioso sui suoi occhi scuri.
- Oh, piantala Alex!
Non stavo facendo proprio niente di male…-
- Bè, lo so…che tu non lo facessi
non vuol dire che non lo pensassi…allora chi hai puntato?-
Il sospiro emesso dal ragazzo
stava ad indicare un “fatti gli affari tuoi” ma Alex non lo capì, o meglio, non
volle capirlo.
- E dai, dimmelo!
Che ti costa…almeno mi movimenti un po’ la giornata.-
- Vorresti dire che sei annoiato?- chiese incredulo.
Ma l’amico fece spallucce - Bè, le ragazze in costume
non mancano…però oggi è giorno feriale e quindi si muore dalla noia. Il bar è
mezzo vuoto al mercoledì, dovresti saperlo ormai…-
Masaki e Alex lavoravano nel
bar che dava direttamente sulla spiaggia, ma a volte svolgevano anche il lavoro
di aiuto-bagnino o semplicemente si rilassavano.
- Allora? - insisté per l’ennesima volta
Alex, tanto che l’altro fu costretto a rispondergli per non doverlo più
sentire.
- Una ragazza ok? Ma
non dovrei…-
L’amico sembrava sbalordito -
E perché scusa?-
- Ho una ragazza io, ricordi? Te ne ho
parlato…-
Alex sembrò riflettere per
qualche istante - Ah già…bè solo per questo? Sbaglio o vi siete
presi una pausa? E poi lei è in Giappone e non verrà mai a sapere se hai flirtato con un’altra qui in Italia no…non preoccuparti.-
- Certo…ecco perché poi le
donne dicono che siamo degli stronzi. Colpa di tipi come te…-
Alex gesticolò con la mano come a ripetere di
non preoccuparsi e lasciar perdere - Non ho mica detto
che devi farci chissà cosa…vai a parlarle…ma di che ragazza stai parlando?-
Masaki guardò l’amico con
sospetto, poi si alzò dal tavolo, passò il panino all’amico - tanto non
l’avrebbe più mangiato - e uscì sulla terrazza del bar.
Ed eccola ancora li, ferma immobile come prima. Gliela
indicò con un cenno del capo, come se temesse di farsi vedere.
- Carina…- mormorò Alex sorridendo complice.
Ma Masaki non gli rispose -
Stava lì così anche ieri…e oggi non l’ho vista muoversi…-
- Eh? Spiegati meglio…-
- Ieri mattina…- iniziò Masaki appoggiandosi
alla ringhiera -…sono arrivato per primo ad aprire il locale, e lei era lì. E non si è mossa per tutta
la giornata…non ha nemmeno mangiato. Quando abbiamo
chiuso, per l’ora di cena, era ancora là…nella stessa posizione. E stamattina indovina?-
- Vuoi dire che sono 2 giorni che se ne sta
seduta là?-
Masaki annuì con la testa -
Credo di si…e credo che ci sia rimasta anche
stanotte…non lo trovi strano?-
- Ah-ha…certo che lo trovo strano, eccome!-
Gli occhi di Masaki si
posarono di nuovo su di lei - Sembra che sia così triste, non trovi?-
Si sentì il braccio
dell’amico attorno alle spalle.
- Allora vai la e parlale…-
- E che gli dico? “Scusa
ma perché sono 2 giorni che te ne stai qua da sola?”-
Alex alzò le spalle -
Potrebbe essere un’idea ma non te lo consiglio come primo approccio…-
- Ah ah, spiritoso…-
- Prova a sedurla con i tuoi begli occhioni
azzurri, e i tuoi capelli d’oro…-
Masaki sembrava sconcertato -
Cosa vorresti insinuare?-
- Che mi sembra orientale
anche lei, a vederla…magari scopri che è anche giapponese. E tu sei biondo con gli occhi azzurri, un po’ insolito per
un giapponesino non trovi? Potresti avere il fascino del giapponese
occidentale…-
- Che?-
Alex lo
prese per le spalle e lo spinse fuori dal locale - Insomma…vai e colpisci!-
Si avvicinava lentamente, e l’imbarazzo
aumentava ad ogni passo.
Non era
bravo con le ragazze, non lo era mai stato. Anche con la sua ragazza
attuale era stata lei a dichiararsi, lui si era limitato a dirle di si. Ma lui era sempre stato un tipo
freddo, cui le ragazze non davano importanza. Ma
adesso era diverso, almeno così credeva.
Le si
avvicinò piano, constatando che da
vicino era ancora più carina. Aveva lo sguardo assorto, perso in mille pensieri
che lui non avrebbe mai saputo.
- Scusa…- mormorò titubante.
La ragazza si voltò a
guardarlo e gli sguardi s’incrociarono per la prima volta. Sguardo dorato
riflesso in una polla celeste. Lo osservava stranamente, quasi infastidita.
Forse aveva passato un brutto momento e non aveva affatto voglia di essere
accerchiata dai ragazzi. Che stupido era stato.
- Ehm…non volevo
disturbarti, me ne vado subito…- Masaki si voltò per andarsene ma lei lo
fermò inaspettatamente.
- No, aspetta…scusami tu, è che ero
soprapensiero…-
La sua voce era dolce,
armonica ma aveva anche un tono molto malinconico. Il ragazzo la guardò un
istante - Posso sedermi?-
Lei annuì col capo, ma tornò
a guardare l’orizzonte davanti a se. Masaki si sedette al suo fianco poi si
ricordò del consiglio di Alex “prova con questa” e gli aveva lanciato un flacone di crema
protettiva. Le guardò le braccia e il viso, e notò che erano molto arrossati.
- Ma non ti brucia
la pelle? Sei tutta rossa, come scottata…-
La ragazza si guardò e solo
dopo molti istanti si rese conto della scottatura - Adesso che lo noto si, mi fa parecchio male…-
- Ma come, non te ne
sei accorta? Tieni metti questa…-
Le mise fra le mani il
flacone e lei, ringraziandolo, iniziò a spargersi la crema lattea che
contrastava molto con la pelle rossa. Dopodiché calò un altro istante di
silenzio fra i due.
- Io…io lavoro qui al bar, tu è da molto che
sei qui?- azzardò il ragazzo.
Lei scosse la testa e nel
farlo i lunghi capelli danzarono - No, sono arrivata ieri…-
- Infatti, ti ho
vista anche ieri. Sei arrivata presto e non ti sei più mossa da qui vero? Anche stanotte…- Oh
no, troppo diretto!pensò lui, ma la ragazza si
ostinava nel silenzio -…perché?-
- Preferisco non parlarne scusa…sono venuta
solo per guardare il mare…-
- Certo, hai ragione…sei di dove?- domandò
ancora lui, voleva riuscire a comunicare con decenza ma a
quanto pare era impossibile con lei.
Alzò le spalle - Da Roma…-
- E sei venuta da Roma, fino in Sardegna,
solo per vedere il mare?-
Lei si voltò a guardarlo -
Già, so che sembra strano, ma il mare qui è diverso…e dovevo assolutamente
vederlo…-
Masaki annuì abbastanza
scettico.
- E fino a quando ti
tratterrai?-
- Finché ne avrò
voglia…-
Il ragazzo si schiarì la
gola, e si alzò - Bene, credo di averti infastidita abbastanza…devo tornare al lavoro altrimenti mi licenziano…-
- Capisco…allora buon lavoro.- glielo disse
con un sorriso forzato.
Lui fece per andarsene, poi
dopo pochi passi si voltò nuovamente verso di lei -
Perché stasera non ci vediamo? Facciamo un giro, ti va?-
La ragazza sembrava sorpresa,
non aveva molta voglia di uscire, ma visto che in fondo era già fuori da 2 giorni non le costava nulla. Annuì, questa volta
con un sorriso più vero - Certo, va bene…-
Il volto di Masaki s’illuminò - D’accordo, allora passa al bar per le 21…il mio turno
finisce a quell’ora. A stasera!-
Si voltò e corse verso il
locale, quando arrivato s’accorse di una cosa.
Che stupido. Non le aveva nemmeno
chiesto come si chiamava!
La sera arrivò in fretta ma Masaki non si
aspettava affatto che la ragazza si presentasse davvero. Perché
avrebbe dovuto farlo, non lo conosceva nemmeno!
E contro ogni sua immaginazione eccola li, alle 21
precise. Lui era stato talmente preso dal lavoro quel pomeriggio - nonostante
fosse giorno feriale ea arrivata molta gente - da non aver nemmeno fatto caso
che lei se ne fosse andata. Evidentemente era tornata
in albergo, o dove stava, e aveva riposato, perché aveva un aspetto molto più rilassato. Portava un abito diverso da quello che
indossava sulla spiaggia. Questo era di un lilla chiaro, semplice, ma le stava
d’incanto. I capelli li aveva lasciati sciolti sulle
spalle, fin giù dalla schiena, lucidi e soffici.
Lo cercò con lo sguardo e
quando lo vide gli sorrise, facendogli cenno che lo
aspettava fuori.
- Aaaah, e bravo Masaki! Così ci sei riuscito
eh?- Alex gli circondò le spalle con un braccio,
com’era solito fare.
- Non ho fatto proprio
nulla…- ribatté il biondo -…facciamo solo un giro. A domani!-
Salutò alla svelta e uscì
prima che l’amico potesse fargli altre domande a secondo
fine.
La trovò seduta su di un
muretto, lo sguardo perso nel cielo.
- Ciao!-
Lei rispose al saluto con un
sorriso - Ciao…-
Le si
avvicinò e ridendo cercò di
rimediare all’errore - Sai che mi sono accorto di non essermi nemmeno
presentato? Che stupido, perdonami…-
La ragazza sembrò
sorpresa - E’ vero! Nemmeno io, che maleducata scusa!-
- No, tranquilla…Comunque
io sono Ma…Masaki.-
- Mizuki, piacere!-
La serata passò veloce. I due si divertivano,
e avevano scoperto di avere molte cose in comune. In primo il paese natale.
- E così sei davvero giapponese…avevo avuto questa impressione ma non ho detto nulla per paura di
offenderti se fossi stata italiana.-
La ragazza non faceva altro
che ridere e sorridere di rimando. Era evidente che si divertiva
parecchio - Ah si? Io l’ho capito subito che eri giapponese per via
dell’accento. Parli bene l’italiano, ma la cadenza giapponese è troppo
evidente!-
- Ehi, non prendermi in giro!-
E passarono insieme anche il resto della settimana, fra
risate e battibecchi. Andavano d’accordo fino a quando la lingua tagliente del
ragazzo non provocava l’evoluta permalosità di lei. Allora lei si offendeva e
gli teneva il broncio, ma solo per pochi minuti perché Masaki sapeva sempre
come farsi perdonare.
Avevano passato insieme molte
ore sulla spiaggia, pranzato e cenato insieme, chiacchierato fra passeggiate. E
poi, mentre una sera stavano tranquillamente chiacchierando la ragazza disse una frase all’improvviso.
- Domani parto…ho il treno per la città
presto, e poi il traghetto…- stava con gli occhi bassi, come se si sentisse
colpevole.
A Masaki gli ci volle qualche
istante per apprendere bene la notizia.
- Cosa?-
Lei si voltò a guardarlo
negli occhi - Torno a Roma Masaki…è ora che torni a casa adesso…-
- Ma…- il ragazzo era molto confuso -…così
all’improvviso?-
Mizuki annuì lievemente - Si,
perché ho sentito che ero pronta…grazie a te mi sono
ripresa del tutto. Non posso dirti cosa mi è successo perché per me è una
ferita ancora troppo aperta, però sei riuscito nel darmi la voglia di tornare a
casa mia. Ed è tantissimo, credimi…-
Lo guardava negli occhi e lui
per un istante si perse in quello sguardo ambrato, e desiderò non dover mai
smettere di guardarla.
Però sapeva che non poteva certo costringerla a stare li.
Oltretutto presto anche lui se ne sarebbe tornato a casa sua, e fra i due,
sarebbe stato quello più lontano.
- Capisco…- si schiarì la voce tremante
-…bene, spero sia stata bene davvero. Perchè io lo
sono stato, e non mi succedeva da molto tempo…-
Mizuki sembrava confusa - Si che sono stata bene! Tantissimo, tu mi ricordi tanto un
amico che avevo quando ero piccola…con lui, c’era stato
un periodo dov’eravamo veramente uniti. Poi me ne sono andata ed è finito
tutto…- prese una pausa -…ma è da allora che non sto bene con nessuno, tranne
che con te in questi giorni! Quindi grazie, grazie
davvero…-
Non riuscì a trattenersi e
Masaki le vide delle lacrime caderle dagli occhi. D’istinto l’abbracciò,
tenendola stretta.
- Anche io sono stato bene come non lo ero da
anni.-
- Non vorrei andare, ma cerca di capirmi…devo farlo.-
La strinse di più - Certo ho
capito, non preoccuparti…-
- E poi, un
uccellino mi ha detto che sei occupato…- disse lei sorridendo, mentre si
staccava un po’ dal suo abbraccio.
- E scommetto che quell’uccellino si chiama
Alex…-
La ragazza annuì ridendo - Eh
già…-
Masaki la guardò intensamente
e lei si sentì paralizzata da quello sguardo.
- Adesso devo andare…-disse controvoglia.
Ma lui la tenne per un
braccio - Non ti rivedrò più vero?-
Mizuki scosse la testa - Non
so, forse si…devi crederci.-
- Non so quanto possa
crederci…- disse abbassando lo sguardo.
Lei lo obbligò a guardarla -
Non lo sai che il mondo è piccolo?-
Ma il ragazzo non riuscì a risponderle, almeno a parole.
Le circondò il viso con le mani, accarezzandole le labbra umide con il pollice
- Forse hai ragione…- le disse infine, e appoggiò delicatamente le labbra sulle
sue.
Lei sembrava titubante
inizialmente, poi si lasciò andare al più bel bacio che avesse
mai ricevuto. Non conosceva bene quel ragazzo, anzi quasi per niente,
eppure si fidava ciecamente di lui. Non sapeva se si trattava del classico “colpo di fulmine”. No, sicuramente era
qualcosa di più di una cotta. Ma cosa?
Le mani di
lui la stringevano, le accarezzavano la schiena ben modellata. Ma si limitarono a questo. A delle dolci carezze, e lei non avrebbe chiesto di più.
Si separarono piano, con
riluttanza.
Presero
respiro, poi si salutarono
definitivamente. Ma non con un addio, con un “a
presto”.
E seppero che non avevano altro da dirsi.
Lei si alzò e lentamente si incamminò nella strada deserta, mentre il ragazzo la
guardava silenzioso, perso ad osservare quella ragazza.
Sicuro che non l’avrebbe mai
più incontrata.
Continua…
Vi è piaciuto???
fatemi sapere allora e ricordate che una recensione è sempre gradita ed è il
cibo per noi scrittori U___U
Scesi dal traghetto che era quasi sera ormai,
nonostante il sole fosse ancora alto e brillante. Mi presi la borsa da viaggio a tracolla, e la
valigia nella mano destra. Guardavo le persone attorno a me, alla ricerca di
qualcuno, senza trovarne. Strano, eppure avevo avvertito che sarei arrivata a
quest’ora.
- Ehiiiiii!!!!- una
voce molto familiare mi urla alle spalle, ed io mi volto veloce. Ma so che non sarà lui, non è possibile.
E’ rimasto in quel luogo e non lo vedrò mai
più, se non nei miei ricordi. Mi è successa la stessa cosa prima di salire sul treno. Ho sentito una voce alle mie spalle, mi sono
voltata già con le lacrime, convinta che fosse venuto
alla stazione. Come nei film romantici, a chiedermi di non partire. Di restare accanto a lui, di fuggire insieme. Ma era solo uno stupido film del mio cervello, perché quando
mi sono voltata ho visto solo un ragazzo che abbracciava la sua fidanzata. Mi
hanno fatto tenerezza, ma mi hanno anche rattristata
molto. Così delusa sono salita sul treno e ho cercato
di non pensarci per tutto il viaggio. Cosa che naturalmente non mi è riuscita di fare. Chissà se mi ha pensata, o se
sono stata solo un gioco estivo così tanto per passare il tempo. Di certo
per me, lui non è stato questo, ed è ciò che conta. Forse è venuto alla
stazione ma non siamo riusciti a trovarci, dopotutto non gli avevo
detto l’orario del treno. Mah, è inutile rimuginarci sopra, tanto non lo
vedrò mai più.
Mi volto, spostandomi i capelli lunghi dalle spalle.
Spesso ho pensato di tagliarli, ma adesso è tardi, e visto
che devo tornare a casa sarà meglio lasciarli come sono. Come quando ero
bambina, come l’ultima volta che mi hanno vista.
Vedo corrermi incontro una persona a me
famigliare, e non riesco a trattenere un grande
sorriso. Inizio a correre a mia volta e quando siamo vicini ci stringiamo in un
abbraccio carico di affetto. Ho gli occhi lucidi
dall’emozione, e mi cade anche una piccola lacrima. Ci stacchiamo , guardandoci.
- Finalmente sei tornata birichina. Ti pare
il modo di sparire?-
Sorrido, asciugandomi gli
occhi col dorso della mano - Mi spiace…sono fuggita, come al
solito.-
Mi stringe di nuovo, e sento
gli occhi bruciarmi. Ho voglia di piangere ancora.
- Stai tranquilla…è normale, bastava solo che avvisassi. Ci siamo molto preoccupati.-
Guardo quegli occhi scuri con
affetto - Oh, Leo. Mi sei mancato da morire.- gli butto
le braccia al collo, stringendolo di nuovo.
- Mi sei mancata anche tu, Mimi.-
Adesso siamo in macchina
diretti a casa mia. E’ venuto a prendermi da solo, mi sta dicendo,
perché gli altri avevano degli impegni.
Leo è stato qui in Italia, il
mio migliore amico. Anzi, non solo in Italia, ma l’unico che abbia
mai avuto veramente, e lo sarà anche dopo la mia partenza. Ho anche
creduto di amarlo per un certo periodo, ma questa è una cosa che preferisco non
ricordare adesso.
In realtà si chiamerebbe Leonardo, ma odia parecchio il suo nome e per questo non si fa mai
chiamare per intero. Non vi racconto che scenate con i professori, i primi
giorni al liceo.
Lo osservo mentre guida. Sono stata via solo una settimana ma mi sembrano mesi che
non lo vedo. Mi da l’impressione di essere cresciuto
ancora. E’ alto più di 1 metro e 80, ed io con il mio misero metro e 50 faccio ancora di più la figura della nanetta.
Ha capelli scuri mossi, che
gli ondeggiano per l’aria del finestrino abbassato. Il
classico tipo mediterraneo, esclusa l’altezza.
I suoi occhi incontrano i miei per un istante - Bè, cosa succede? Perché
stai li zitta a fissarmi?-
Ma io faccio spallucce - Così, pensavo…-
- A cosa?-
- Fatti miei…- rispondo divertita.
- Aaah…capisco, capisco…allora
come si stava in sardegna?-
Torno a guardare fuori dal finestrino. Il cielo è chiaro, e il solito
traffico di città ci tiene bloccati nelle varie code dei semafori.
- Bene…ho pensato molto…- rispondo dopo un
istante.
Lui si gira a guardarmi, ma
evito il suo sguardo - Quindi sei ancora più decisa ad andare adesso?-
Annuisco, perché non saprei
cos’altro aggiungere. Il semaforo torna verde e noi ci muoviamo sulla strada,
sempre lentamente.
Restiamo così in silenzio,
ascoltando solo la radio accesa che mi sembra riecheggiare nella mia testa. Ecco, chissà perché dopo un viaggio mi viene sempre mal di testa.
Arriviamo a casa mia esattamente un’ora dopo.
Scendo
dalla macchina, Leo mi aiuta con i bagagli, e insieme entriamo nel portone del
condominio in cui vivo. Non c’è
l’ascensore, quindi ci tocca fare ben cinque piani a piedi.
- Ma non avevano il
progetto di mettere l’ascensore qui?- mi domanda lui, dietro di me.
Io rido divertita - Tutte le
volte che vieni qui da me, mi fai sempre questa
domanda…non so più come dirtelo che è solo una tua vana speranza.-
- Certo, certo…tanto ormai non te ne importa
perché te ne vai…-
L’ha solo sussurrata questa
frase, ma l’ho sentita forte come se l’avesse urlata. Non vuole che vada lo so,
ma ormai ho deciso.
Arrivati dalla porta, cerco
le chiavi nella borsa ed infine la apro.
Non so come descrivervi il
mio stupore, nel vedere l’appartamento addobbato a festa. Nell’ingresso
uno striscione bianco con scritto “ Bentornata e Arrivederci ” che riassumono
esattamente tutto quanto.
Non riesco a parlare mentre i
miei amici mi vengono incontro salutandomi, ed abbracciandomi. Chiedendomi
com’è andato il viaggio, se sono stanca, se mi è piaciuta la sorpresa ed altre
mie cose che non riesco a collegare. Mi salgono le
lacrime agli occhi, e per evitare di scoppiare a piangere li chiudo e faccio
dei respiri profondi.
- Dai, su su…- mi
sta dicendo Leo alle mie spalle -…non fare così. Volevamo solo farti una
sorpresa.-
Io li riapro, e con un
sorriso dico - E ci siete riusciti alla grande…grazie
ragazzi!-
Sono passate alcune ore dal mio arrivo a
questa festa. Mi sto divertendo tantissimo, e forse sono anche un po’ brilla,
ma non me ne importa perché questa è l’ultima festa che passo assieme a loro.
Mi mancheranno.
Non siamo un gruppo di venti
persone…siamo solo in cinque, me compresa, però ne abbiamo
passate tante in questi anni.
Mi alzo in piedi e faccio
suonare il bicchiere con la forchetta della torta. Tutti si voltano a
guardarmi.
- Ehm…volevo solo dirvi un paio di cose…- mi
schiarisco la gola -…innanzi tutto volevo ringraziare tutti per questa bella
festa. Non la dimenticherò mai. Poi, un ringraziamento speciale va a Beth per
la sua stupenda torta al cioccolato…la mia preferita…- mi avvicino
a lei, e la vedo arrossire mentre la bacio sulle guance. Si scosta i capelli
biondi sistemandoli dietro l’orecchio, e mi guarda sorridente con i suoi
dolcissimi occhioni blu.
- Figurati…era il minimo che potessi fare…- mi risponde sempre sorridendo.
Mi volto verso gli altri per
continuare - Farei un ringraziamento a Jony…carissimo so che la musica è stata
tutta opera tua…-
Tutti ridono mentre gli
facciamo un piccolo applauso. Lui si porta una mano fra i capelli castani - Ah
è stato un piacere baby…-
- Grazie anche a Minny…tesoro so quanto ti sia costato organizzare tutto questo. Ma
tu sei sempre stata la mente del gruppo, quindi il compito non poteva che
spettare a te…- lei scuote la testa con vigore, facendo oscillare i capelli
corti - Mi diverto a comandare, lo sai…- fa l’occhiolino e si risiede sul
divano.
- Infine…- aggiungo mentre mi dirigo verso il
tavolo -…grazie a Leo, che sei riuscito a mentirmi
così bene per tutto il viaggio. Se la sorpresa è riuscita è anche merito tuo.-
Lui mi guarda e sorride. Non
dice nulla perché sa che non c’è altro d’aggiungere.
Mi verso un po’ di spumante
nel bicchiere, e poi faccio lo stesso con i loro. Lo alzo e seguono i miei
movimenti, imitandomi.
- Allora facciamo un brindisi…alla nostra
amicizia.-
- Al tuo ritorno in Giappone.-
- Ai cellulari e l’email perché ci terranno
in contatto!-
- Alle feste…e speriamo che non siano sempre
d’addio.-
- E alle torte di
Beth!- aggiunge Jony alla fine.
Tutti scoppiamo
a ridere.
- Davvero ragazzi…- continuo -…non ho
intenzione di lasciarvi tra le lacrime, ma sono davvero felice di aver passato
questi anni con voi. Siete una delle cose più belle che mi siano
mai capitate nella vita. Non vorrei separarmi da voi, ma spero che alla fine mi
abbiate capita,e mi perdoniate. Non posso andarmene
sapendo che tra di noi c’è del risentimento per
questo. Non lo sopporterei…-
Leo m’interrompe
abbracciandomi - Ehi basta…va tutto bene, sappiamo perché lo fai.-
E se non scoppio a piangere è un vero miracolo.
Il giorno dopo preparo tutto il necessario
per partire, e quello dopo ancora alle 8 del mattino sono già all’aeroporto.
Borsa a
tracolla, fascia rosa tra i capelli e tutti i miei amici attorno a me.
E’ come un deja vu, perché mi ricorda un pezzo
della mia vita che non ho mai dimenticato, e che forse avrei
presto ripreso e aggiustato.
Li abbraccio tutti, in un
saluto veloce, perché il nostro non è un addio. Tornerò presto a trovarli.
- Tuo padre parte domani allora? - mi chiede
Leo con il solito sorriso gentile sul viso.
Annuisco - Si, oggi era il
suo ultimo giorno di lavoro…-
Mi abbraccia per l’ennesima
volta, ma questa ha un sapore diverso. Amaro e triste.
- Mi mancherai…- me lo sussurra all’orecchio
e mi salgono le lacrime agli occhi. Lo stringo a mia volta, sentendo forte il
suo profumo su di me, come a farne scorta.
- Anche tu mi
mancherai…-
Ci allontaniamo un po’, e
improvvisamente sfiora le mie labbra con le sue. Un bacio dolce. Per quanto l’ho sognato, ho sperato che accadesse con lui. E proprio adesso, perché, mi fa questo?
Mi allontana e senza che io
abbia il tempo di formulare una frase dal senso logico, sento la voce metallica
annunciarmi il mio volo.
Li saluto un’ultima volta e
m’incammino verso l’aereo che mi avrebbe riportato
nella mia terra natale.
L’aereo è atterrato alle 18 precise di una giornata
calda di settembre.
Ed eccomi di nuovo qui, a casa. Di nuovo in Giappone.
Ritiro la mia valigia e in
circa 30 minuti sono fuori dall’aeroporto. Mi dirigo
verso un taxi che sembra libero, ma vengo fermato da
una mano che mi blocca la spalla. Mi volto e la vedo.
- Ciao…- mi saluta arrossendo leggermente
-…avevo detto che sarei venuta a prenderti. Scusa il ritardo.-
La guardo negli occhi castano
chiaro - Pensavo te ne fossi dimenticata.-
Continua a sorridermi ma i suo occhi iniziano a inumidirsi di lacrime - E come
potevo. Sono tre mesi che te ne sei andato. Mi sei mancato…-
Mi stringe forte e inizia a
singhiozzarmi sulla spalla. Io sono alto, ma lei non è da meno.
- Scusami…Sora.-
Siamo nella sua macchina. Voleva che guidassi
io ma ho lasciato fare a lei. Ha appena preso la patente e muore dalla voglia
di farmi vedere quanto è brava.
Guardandola
noto che ha tagliato ancora capelli.
- Hai intenzione di rasarti a zero prima di Natale?- il pensiero mi esce spontaneo dalle
lebbra, anche se forse avrei dovuto tenerlo per me.
- Bè, ho pensato che un’aggiustatina prima
del tuo ritorno potesse fare bene…sto male? Non ti piacevano di più i capelli
corti in una ragazza…me l’hai detto prima che ci
mettessimo assieme…-
Annuisco distratto. Si, è
quello che le ho detto 4 anni fa. Ma
non è la verità.
Che stupida menzogna.
Allora, lei voleva piacermi a
tutti i costi, e a me davano fastidio tutte quelle
continue attenzioni. portava i capelli lunghi in quel
periodo del liceo, fino ai fianchi, così pensai che forse se le avessi mentito
dicendole che i capelli lunghi in una ragazza non mi piacciono, si sarebbe
arresa.
So quanta fatica le era costato farseli crescere così, per lei sempre stata un
maschiaccio.
Eppure non ci ha pensato un attimo, e il giorno dopo mi si è
presentata davanti sfoggiando un cortissimo caschetto rosso.
A quel punto, non ho più
potuto dirle di no, perché infondo non mi dispiaceva.
Non le davo attenzioni perché
ero convinto che Tai se la sarebbe presa con me. Litigavamo già abbastanza, mi
ci mancava proprio che mi prendesse a pugni per una ragazza che a me non
piaceva nemmeno poi tanto.
Invece lui, mi ha picchiato
lo stesso. Facendomi notare, che trattando Sora con indifferenza era ancora
peggio che vederla con me.
Da allora
continua a tagliarsi i capelli spesso, ancora convinta di quella bugia. Ma è tardi per dirle che
invece preferisco i capelli lunghi in una ragazza.
Guardando la città al di
fuori della macchina, ripenso a lei. La ragazza conosciuta al mare pochi giorni
prima. Ai suoi occhi, al nostro bacio. Ai suoi capelli lunghi.
Non la rivedrò mai più, ma
forse è meglio così.
Io sto con Sora, e alla fine
mi trovo bene con lei. Non litighiamo mai, ci piacciono le stesse cose, viviamo
vicini. Ormai è una rapporto di routine, dopo 4 anni.
- Tai è in ritiro con la squadra…- mi sta
dicendo -…ma torna anche lui, domani. Mentre per gli
altri, ognuno era impegnato per vari motivi. Te ne sei andato all’improvviso, e
hai deciso di tornare altrettanto improvvisamente…Se non ti avessi
chiamato io, 2 giorni fa, non mi avresti nemmeno avvisato.-
Io alzo le spalle - Sarei
venuto la sera stessa e ti avrei fatto una sorpresa…-
- Non rivoltare la frittata mio caro…-
Ci siamo fermati con la
macchina davanti a casa mia. Ormai è quasi un anno che vivo da solo. Appena
finito il liceo ho lasciato casa di mio padre, e mi
sono trovato un appartamento. Piccolo certo, ma è sempre meglio di quello dove
stavo prima.
Sora mi si avvicina e mi
bacia leggermente sulle labbra.
- Che ne dici se venissi su
con te?-
Scuoto la testa - No, Sora.
Sono stanco preferisco starmene tranquillo a dormire…- e a pensare aggiungerei.
Lei sospira, delusa - Ok,
allora ci vediamo domani, così mi racconti tutto…Tai arriva nel pomeriggio, mi
ha detto se andiamo a prenderlo alla stazione, ci stai?-
Annuisco mentre apro la
portiera della macchina ed esco. Fa molto caldo, nonostante sia sera.
- Allora a domani…- chiudo, e Sora riparte
sulla strada lentamente.
Io entro nel portone e
chiamo l'ascensore.
Arrivo davanti alla porta e
la apro entrando nella casa buia.
Quando accendo la luce, mi accorgo che tutto è pulito, e non
c’è nemmeno odore di chiuso. Evidentemente Sora è venuta spesso qui a fare le
pulizie.
Anche la pianta che mi ha
regalato mia madre “ perché fa allegria “ è ancora
viva, verde e lucida. Ero convinto che l’avrei trovata
morta, e ci speravo quasi, così non avrei più avuto questa scocciatura
dell’acqua “ un giorno si, e tre giorni no ”.
Butto le mie cose sul divano
e mi lascio cadere a peso morto sul letto.
Non ho
nemmeno fame, sarà colpa del viaggio e del fuso orario. Così decido per
una doccia veloce, e poi subito a dormire.
Il ritorno non
è che sia stato dei migliori, ma non importa. Tanto non avevo voglia di
vedere nessuno. Speravo che Sora non venisse a prendermi. E’ talmente premurosa
da risultarmi quasi soffocante in certi momenti.
Ormai è da molto che medito
sul fatto di lasciarla, perché alla fine la sto ingannando. Ma
il senso di colpa che mi prenderebbe sarebbe troppo forte, e Tai non mi
perdonerebbe mai. M’infilo sotto il lenzuolo leggero e spengo la luce. Devo
addormentarmi subito perché il mattino dopo non ricordo nemmeno si aver
appoggiato la testa sul cuscino.
Tai è appena sceso dal treno. Ci è venuto incontro correndo come al suo solito, e alla
fine si è allungato con un salto per abbracciarmi.
- Sei tornato!-
- Anche tu…- gli
rispondo.
Lui si stacca e mi tira una
pacca sulla schiena - Si, ma io non sono sparito chissà dove per tutta
l’estate.-
Annuisco e nel silenzio che
segue sento uno strano rumore provenire da lui.
- Ehm…non è che
possiamo andare a mangiare qualcosa? Sto morendo di fame! -
Scoppiano tutti a ridere, me
compreso, e c’incamminiamo al suo seguito verso il Mc Donald più vicino. Tai viene affiancato da T.K. e Kari che gli chiedono tutto sulle
sue 2 settimane di ritiro. Dietro di loro, Joe e Izzy discutono su qualcosa di elettronico come al solito, e mentre Sora mi prende
sottobraccio, c’incamminiamo accodandoci a loro.
Lei sorride tra se. La vedo
felice del ritorno di Tai. Forse troppo.
Che sia successo qualcosa mentre ero via?
Mah, può essere, come può
anche essere di no.
Non lo saprò se non me lo
dicono, ed io non ho intenzione di chiederlo.
E se fosse successo qualcosa, non avrebbe importanza.
Sarebbe meglio, anzi.
Ci sediamo, Tai capotavola, e
dopo aver ricevuto le nostre ordinazioni lui continua imperterrito con i suoi
racconti.
Mi fa piacere vederlo così
sereno, quasi come una volta, tanti anni fa.
A dire il vero, ora che ci
faccio caso, sono tutti troppo sereni e felici.
Eccitati direi, come se
dovesse succedere qualcosa d’importante. E’ strano vederli così allegri solo perché è tornato Tai da un viaggetto di 2
settimane.
Io sono stato
via 3 mesi, e nemmeno mia madre stamattina era così entusiasta di
vedermi.
- Che sta succedendo
ragazzi?- chiedo all’improvviso rompendo l’agitazione di tutti.
Sora si volta a guardarmi - Cosa intendi?-
- Siete talmente agitati e contenti…non credo
sia solo per il ritorno di Tai.-
- Sarà una tua impressione…- risponde T.K.
Izzy mi guarda sorridente -
Siamo come sempre Matt…-
- Avanti ragazzi…Izzy non ti ho mai visto
ridere così…che sta succedendo?-
Tai tira su con la cannuccia l’ultimo sorso della sua Coca Cola, e guarda in
basso evitando il mio sguardo. Sora si guarda le mani nervosa.
Kari e T.K. si guardano di sottecchi. Izzy è tornato a mangiare il suo panino,
e Joe lo imita in silenzio.
- Ragazzi…?- ripeto. Sto iniziando a innervosirmi, cosa può essere successo di così grave da
non volermelo dire?
- Ok, ok, non arrabbiarti…-
- T.K. mi arrabbio
si, se non mi dite cosa c’è…visto che a quanto pare mi riguarda, altrimenti non
sarebbe così difficile dirmelo.-
Tai posa il bicchiere e torna
a guardarmi - Ecco è successo che…-
-…noi non lo sapevamo…- continua Kari seguita
da Izzy.
-…il fatto è che credevamo che non ti sarebbe
piaciuto, così…-
Sora mi stringe la mano - In
poche parole…è tornata Mimi, Matt…meno di una settimana fa…-
- …Cosa?- non credo
di aver capito bene. Sono totalmente confuso.
Joe, seduto davanti a me,
azzarda una spiegazione - Matt, cerca di capire…è arrivata all’improvviso, come
te, e non abbiamo avuto il tempo d’informarti…cerca di capirci, noi al
contrario di te, siamo felici di questo…-
- Ricordiamo bene il vostro
brutto litigio prima che lei partisse per l’Italia…-
Tai e Kari lo seguono con la
spiegazione, sotto il mio sguardo sempre più stordito -…e il fatto che non ne
hai più voluto sentir parlare, non significa che non sia
più una nostra amica, cerca di capire…-
- Capisco benissimo…- abbasso gli occhi
-…ecco perché non siete venuti ieri quando sono arrivato…-
- Matt, non arrabbiarti…le abbiamo fatto una
festa, dopotutto sono 8 anni che non ci vedevamo…e tu sei arrivato talmente
inaspettato, se mi avessi avvisata prima te lo avrei
detto…-
Guardo Sora al mio fianco. E’
tutto così strano. - Ecco anche perché sei arrivata in ritardo…-
- Scusami.-
Cala il silenzio. Ognuno
guarda nel suo vassoio di plastica cercando le parole giuste da dirmi. Ma non ci sono parole giuste o parole sbagliate.
- Va bene ragazzi, ho capito…non c’è bisogno
che vi scusiate…-
- Matt, prima o poi
doveva succedere…- mi dice Tai, ma la sua voce mi risuona lontana.
- E poi, lei ha
chiesto subito di te…vuole chiederti scusa, è cambiata e le dispiace di quello
che è successo…-
Ah, bella questa. Crede che
le basti un semplice “ scusa “ e tutto andrà apposto?
Eh, no.
Non sono così stupido.
Improvvisamente mi accorgo
che Tai ha smesso di parlare, ed è calato nuovamente il silenzio.
Che altro c’è?
- Ragazzi, c’è dell’altro che devo sapere?-
Il loro silenzio mi fa capire
che si, effettivamente c’è qualcos’altro.
Sospiro rumorosamente -
Ragazzi, cosa succede?-
Sora mi stringe ancora più
forte la mano - Non arrabbiarti…ma ecco…-
-…sta venendo qui
adesso.- conclude Tai - Sai, io non l’ho ancora vista e…-
Mi alzo dalla sedia - Allora
sarà meglio che mi affretti…-
Non posso credere che mi
abbiano fatto questo. Se non mi fossi accorto che
qualcosa non andava, loro non mi avrebbero detto niente!
- No, dai…Matt resta
ti prego!-
Sora mi prende per il
braccio, cercando di trattenermi.
- E’ inutile che vai via…- asserisce Joe. Io
lo guardo confuso. - E’ arrivata.-
Sora approfitta della mia
distrazione per spingermi di nuovo seduto sulla sedia, quando alle spalle di
Tai vedo comparire una figura che sulle prime non riconosco.
- Oh ragazzi, potevate dirmelo che eravate in
QUESTO Mc Donald…sono entrata come una scema in quello
nell’angolo laggiù…-
Una voce familiare.
- Tai, cielo quanto tempo!-
- Vieni qui Mimi!-
Un vestito familiare.
- Sei abbronzato! Ma
i capelli sono sempre uguali! -
- Anche tu, ma sei
splendida! Ma ti sei scottata?-
- Troppo sole al mare…-
Una risata familiare.
Si volta e mi guarda.
Spalanca i grandi occhi nocciola.
Non posso credere che sia
veramente lei.
Non può
essere…questa è Mimi, non la ragazza della spiaggia!
Un po’ in ritardo, ma finalmente
aggiorno questa storia ( anche sotto le richieste di una lettrice, che ancora
non ho capito chi fosse XD ) mi sono sentita in colpa, ed oggi ho sfornato il 3
capitolo, visto che avevo un po’ di tempo libero…
Che ve ne pare?
Spero di aver descritto bene le
scene dal punto di vista del bel biondino…
Bene passi ai ringraziamenti ^^
Sakuraki92 : grazie per i complimenti, spero
che anche questo capitolo ti piaccia ^^
Tutti i miei vecchi amici sono venuti a prendermi
all’aeroporto. E’ stato così strano vederli. Sono così cambiati. Siamo
cambiati. Eppure è stato come tornare a casa dopo tanto
tempo. Mi sono anche messa a piangere non appena ho stretto Sora nel mio
abbraccio. E lei naturalmente ha fatto altrettanto.
Ha sempre i capelli corti, anche se mi ha rivelato che
per un certo periodo li ha avuti quasi più lunghi dei miei. Chissà
perché li ha tagliati di nuovo...
Mi hanno organizzato una festa ieri, che carini. Certo
che in pochi giorni ho partecipato a due feste in mio onore, forse dovrei stare
un po’ a dieta questa settimana.
Gli altri ragazzi sono proprio come li ricordavo, solo
un po’ più alti. Persino Izzy adesso è più alto di me. Senza contare T.K. che
adesso è identico a suo fratello Matt.
Matt...lui non c’era.
Mi hanno detto che è partito quest’estate, senza dire
dove andasse o quando tornasse. Mi piacerebbe vederlo, anche per chiedergli
scusa. Si che è stato un incidente, però la colpa era
mia, ed è normale che lui porti ancora rancore verso di me...
Speriamo torni presto, e che abbia
voglia di vedermi. Mi basterebbero anche cinque minuti. E
poi è il ragazzo di Sora, ormai è parte della sua vita. Sora è parte della mia,
sarebbe brutto non recuperare il rapporto di amicizia
che avevamo da bambini.
Oggi finalmente vedo anche Tai. E’ stato
via due settimane, in ritiro con la sua squadra di calcio. Chissà se è
sempre lo stesso anche lui.
Adesso vado o farò tardi, dai un bacio a tutti da
parte mia.
Ci sentiamo presto, ciao Leo.
Mimi( ^ ^ )
Clikko su invia,
e vedo la busta dell’email, chiudersi e partire verso il niente.
Non ho quasi più sentito gli
altri, solo Leo tramite qualche email. Credo che questa sera telefonerò a Beth,
mi manca. Mi mancano tutti.
Mi alzo dalla scrivania, e mi
dirigo verso l’armadio. Fuori il cielo è blu, il sole illumina la città, e fa
un caldo allucinante. C’è una leggera foschia dovuta all’aria umida. Meglio
mettersi qualcosa di leggero. Cercando, intravedo un abito che mi riporta alla
mente eventi della settimana scorsa.
Sono ricordi piacevoli. Così
decido di indossarlo, convinta che mi porti fortuna.
Il color
pesca fa risaltare la mia pelle leggermente arrossata, ancora per la scottatura
presa al mare.
Infilo dei sandali con un
tacco sottile ma non troppo alto, mi do un’ultima sistemata ai capelli. Prendo
la borsa, le chiavi di casa ed esco salutando mio padre intento a leggere uno
dei suoi libri noiosi.
Pronta a
incontrare i miei amici, di nuovo.
Non posso crederci.
E’ assolutamente impossibile.
Non può essere!
Guardo i miei amici, dopo
aver abbracciato Tai. Scorgo un ciuffo di capelli biondi, mi volto meglio per
guardare a chi appartiene, sicura si tratti di T.K.
E invece no.
Quel...quel ragazzo è...
Davanti agli occhi mi passano
le immagini della settimana precedente. Giorni spensierati, con un ragazzo
sconosciuto.
Lo stesso ragazzo che ora è a
poca distanza da me. Negli occhi azzurri, leggo la stessa sorpresa mia.
Aggiunta anche una gran parte di confusione.
Chi è?
Perché è qui con i miei amici?
Lui era solo un bel ricordo,
e tale doveva restare.
Un segreto che nessuno
avrebbe mai scoperto.
E’ tutto sbagliato così.
Devo rimanere in silenzio per
alcuni minuti visto che gli altri mi osservano
incuriositi. Si staranno chiedendo che m’è preso.
Sora invece passa lo sguardo
da me a lui, silenzioso come me. Nella sua mente sicuramente staranno passando
le stesse mie domande.
- Mimi...Mimi...- Tai mi scuote per la
spalla, preoccupato.
Lo guardo,
poi involontariamente il mio sguardo si posa nuovamente su di lui, e poi
ancora su Tai.
Non so cosa dire.
Non so cosa fare.
Mi si è bloccato un nodo alla
gola che m’impedisce di parlare. Fa male.
- Mimi, ti senti bene?- Tai continua a
chiamarmi.
No, smettila!
Lui non sa che quello che gli
ho dato era un nome falso.
Non deve
saperlo, altrimenti mi odierà.
- Sto...bene, scusa Tai...- finalmente riesco
a ritrovare la voce -...ho avuto un capogiro, ma ora è passato...- sono sempre
stata abile nell’inventare scure plausibili, e in fretta.
Tai mi fa sedere al suo
posto, preoccupato.
Mi passa un bicchiere
d’acqua, ed io lo bevo. Ma io non riesco a dargli
completamente retta.
Sono troppo concentrata
altrove.
Lui mi sta fissando,
incredulo.
Probabilmente si sta
chiedendo perché non gli parlo.
Perché non lo saluto.
Ma non posso, nessuno sa che l’ho incontrato. sarebbe sbagliato dirlo. Probabilmente nemmeno lui ha
parlato di me.
- Bè, da come vi guardate, si direbbe che...-
inizia Sora titubante, rivolta verso di me, e poi verso di lui -...vi siete
riconosciuti allora.-
Riconosciuti?
Cos’ha detto?
Lei lo sa?
Come diavolo fa Sora a sapere
che io e lui ci conosciamo?
La osservo stralunata, mentre
il mio cuore accelera di colpo i battiti dopo essersi fermato per parecchio.
- Come Sora?- riesco a chiedere a bassa voce.
Il suo sguardo è tra lo
stupito e il confuso.
Si volta a guardare il
ragazzo, che nel frattempo non ha staccato gli occhi da me.
- Tu l’hai riconosciuta, vero Matt?-
Il mio cuore si è nuovamente
fermato. Non sento più nulla, non ci capisco più
niente.
Com’è che lo ha chiamato?
Questo...questo...è Matt??
Non è possibile...questo è il
ragazzo che ho incontrato al mare.
Quello che mi ha tirato su il
morale.
Quello che mi ha dato quel
bacio, che non riuscirò mai a dimenticare.
Il suo nome è Masaki...non
Matt!
Calma Mimi. Respira. Ragione.
Questo non può essere Matt, l’avresti riconosciuto no?
Sicuramente hai capito male. Sora avrà detto un altro nome, e tu non hai sentito bene.
Lui è preso in contropiede, è
evidente che non sa cosa dire a Sora per farle capire che ha sbagliato nome.
Vero?
- Ehm...si, certo...- risponde vago. La voce
è la stessa. Bassa, un po’ rauca ma musicale.
Lo sapevo che non era Matt.
Sulle labbra mi torna un
accenno di sorriso. Isterico direi.
Certo, dovrò spiegargli
perché loro mi chiamano Mimi. Dirò...si, dirò che è un soprannome, dopotutto ho scelto Mizuki perché in quel momento è stato il primo
nome a venirmi in mente, simile al mio. Bè di poco.
- Quindi...io me ne
vado...ciao ragazzi...-
Lui si alza, ma mantiene lo
sguardo basso. Sta evitando di guardarmi. Sarà imbarazzato perché ci conosciamo
già e gli altri non lo sanno?
Ma non dovrebbe almeno fingere di presentarsi?
- Ma no dai...-
inizia a dire Sora.
- Resta!- la segue T.K.
Tai lo guarda - Non fare lo
stupido...ora tu ti siedi e stai li, capito?-
- Non darmi ordini Tai, lo sai come va a
finire se mi provochi...-
Questa è una frase che mai avrei immaginato uscire dalla bocca di quel ragazzo. Era
così dolce.
- Non darmi ordini tu...- ribatte il moro
accigliato -...perchè non vuoi restare. Sei ancora così arrabbiato con la
povera Mimi?-
Eh?
E perché Masaki dovrebbe essere arrabbiato con me?
Che gli ho fatto, nemmeno lo conosco bene.
- Non dovresti metterti in mezzo, e basta...-
Nel frattempo il biondo si è
avvicinato a me, pronto ad andarsene.
- Ma perché vuoi
andare via?- chiedo senza pensare. Non capisco davvero. - Qualcuno mi spiega
cosa sta succedendo?-
Sora mi osserva ancora più
confusa di prima - Mimi, ma sei impazzita?-
- Perché?- le
chiedo.
- Come perché...- sembra davvero sorpresa
-...hai detto tu stessa che volevi chiedere scusa a Matt. Proprio ieri.-
Si l’ho detto però...
- Ehm si...giusto...appena lo vedrò, sarò ben
felice di farlo...-
Guardo Sora che ha uno
sguardo indecifrabile - Mimi...non posso crederci. Davvero non lo hai
riconosciuto?-
Mi indica il ragazzo ed io seguo il suo sguardo,
fermandomi su di lui. I suoi occhi azzurri mi osservano. Sono freddi, ma anche
impauriti direi.
- Matt...?- gli chiedo insicura. Speriamo
risponda, chi scusa?
Accenna un
sorrisino imbarazzato - Ciao, Mimi...- poi riabbassa lo sguardo.
Non posso crederci.
Il ragazzo della spiaggia
è...
- Credo che, dobbiamo parlare...- gli dico
ancora sconvolta.
Lui annuisce, e sotto lo
sguardo sorpreso degli altri ragazzi mi alzo.
Ci scusiamo dicendogli che
abbiamo bisogno di parlare facendoci un giretto - bè, veramente glielo dico io
- e usciamo dal locale.
Sono un po’ in ritardo, dovete
scusarmi...ma sono totalmente occupata, e quando ho tempo libero scrivo
dell’altro XD
Ormai sono partita in 5 su
un’altra fic, e finchè ne ho l’ispirazione voglio approfittarne...ad ogni modo,
sono riuscita a tirar via un altro capitoletto...
Visto da Mimi...è
un po’ cortino, perdonatemi...
Nel prossimo si scoprirà la causa
del litigio, per cui se volete saperlo, seguitemi XD
Ringrazio per le recensioni.
sem0305 : grazie per aver inserito questa storia tra i preferiti, spero
continuerai a seguirmi...e perdona la mia lentezza nell’aggiornare -__-
Sarugaki92: Ho fatto il prima possibile ^^’ devi perdonarmi...seguimi ancora ^___^
grazie dei complimenti!!!
Ringrazio voi che avete messo la
storia nei preferiti :
Non so come sia potuto
succedere. Come io non sia riuscito ad accorgermene.
Ma la ragazza della spiaggia, Mizuki, altri non è che
Mimi.
Mimi...da
tanto non pensavo a lei.
Ero convinto che non l’avrei mai più vista, di conseguenza ha iniziato a importarmi
di lei sempre meno.
Di lei, e di quello che ha
fatto.
Ma adesso
eccola qua, che cammina di fianco a me. Lo sguardo basso, imbarazzato. E’ rimasta più sorpresa di me, anche perché ci ha
messo parecchio a capire che sono Matt. Bè, è rimasta ingenua come da bambina,
non sembra poi cambiata molto.
Nonostante tutto, io non l’ho riconosciuta. Che
stupido!
Ci siamo incamminati fuori dal locale con uno sguardo d’intesa che non credevo
possibile, proprio con lei. Gli altri devono avere intuito che lei volesse scusarsi, e di conseguenza poter riprendere quel
rapporto d’intima amicizia che avevamo da piccoli. Per adesso non è così.
Stiamo muti, ognuno chiuso nel proprio silenzio. Chissà cosa pensa, cosa si
starà domandando?
Di certo sarà un po’
imbarazzata per quello che è accaduto in Italia. Appena
inizieremo a parlare devo ricordarmi di dirle di non rivelare nulla, a Sora
soprattutto. Non voglio che soffra per una sciocchezza simile.
La guardo di sottecchi. Ha la
pelle ancora rossa per la scottatura presa. Chissà perché mi sento in parte
responsabile.
Oh smettila Matt. Quello che è successo non dovrà
saperlo mai nessuno, chiaro?
Il nostro muto silenzio viene bruscamente interrotto dal suono del suo cellulare. Lo
prende dalla borsa e aspetta qualche istante. Mi guarda con i suoi occhi
d’ambra e mi chiede scusa sottovoce. Dopodiché risponde lievemente alla
chiamata, mentre si avvia verso una panchina nell’ombra di alcuni
alberi poco distante da noi. Intuisco che devo seguirla, che dopo staremo li a parlare, e così faccio come mi dice l’istinto e la
seguo, captando parti della sua telefonata. Parla in italiano.
- Certo, tutto bene...voi come state?-
Un istante di silenzio, solo
la sua voce si ode flebile fra la natura del parco. Ed
è strano trovarmela di fronte, così. Estranea ma conosciuta al tempo stesso.
Con le mani ficcate nelle
tasche dei jeans scuri la osservo. Ha
lo stesso vestito color pesca del nostro primo incontro al mare. Le sta
bene, come la prima volta. Ma adesso devo mettermi in
testa che è Mimi.
Ma perché mi ha mentito?
Lei ride per un istante -
Davvero? Oh, ma poverino...-
Perché mi ha detto di chiamarsi Mizuki, eppure non mi aveva
riconosciuto, quindi sicuramente non l’ha fatto per causa mia.
Continuo a
osservarla. Il vestito le arriva poco sopra le ginocchia, non è molto alta bè
almeno in confronto a me che invece supero il metro e ottanta.,
però le gambe sono snelle e paiono più lunghe di quel che sono. Mi ritrovo a
pensare che è una donna adesso. Naturale, visto che
sono passati più di 8 anni. Però mi fa strano sapere
che lei è Mimi.
Dovrei pensare lo stesso di
Sora, o di Kari la sorella di Tai, ma no. Forse perché siamo cresciuti insieme
e quindi non mi sono accorto così radicalmente del
cambiamento.
Lei è diversa.
- Adesso devo scappare...- sussurra
all’apparecchio, guardandomi -...ti mando un email io, questa sera. Ciao Beth.-
Riattacca, prende un respiro
e torna a guardarmi.
- Scusami...- mormora piano.
Faccio spallucce e sospiro
rumorosamente, scaricando tutta l’aria e la tensione che ho dentro. Lei fa la
stessa cosa, in contemporanea.
Quando lo nota, scoppia in una risatina divertita. Purtroppo
sarà la centesima volta che mi ritrovo a pensare a quanto sia bella. Stupido Matt, ma che ti sei messo in testa
eh?
Sono stanco e mi siedo sulla
panchina accanto a lei, che però è seduta sullo schienale ed è leggermente più
in alto di me. Chiudo gli occhi e mi godo il silenzio, preparandomi
psicologicamente alla nostra prossima conversazione.
- Non risolveremo niente se stiamo zitti
entrambi, lo sai?- mi chiede all’improvviso. La voce
piccola, insicura.
- Allora parla...- le rispondo senza
guardarla.
- Devo parlare solo io
scusa?-
Sospiro - Sei tu che vuoi
parlarmi...io non ho niente da dire...-
Odio certe volte questo mio
carattere scontroso.
- Ah certo...- risponde lei -...sei sempre lo
stesso Matt. Antipatico, scontroso e asociale...credevo fossi cresciuto un po’.-
- Potrei dirti la stessa cosa...-
Un istante di silenzio -
Masaki era molto più simpatico di te...- asserisce infine.
Mi volto a guardarla. Ha le
braccia incrociate sul petto e mi guarda con un sopracciglio alzato. - Cos’è,
soffri di doppia personalità Matt?-
-Forse...-
- Che accidenti di risposta
è “forse” ?-
Ecco l’ho fatta arrabbiare.
Complimenti Matt missione riuscita.
- Sei ancora arrabbiato con me per quella
volta, vero?- mi chiede all’improvviso.
Negli occhi leggo una strana
malinconia, ma preferisco non rispondere.
- Matt, davvero...mi spiace davvero tanto. Io
non l’ho fatto apposta, te lo posso giurare, è solo che non ho fatto in tempo e...-
Chiudo gli occhi e la
interrompo - Lo so. Non ha più importanza...-
Lei sembra confusa - Ma
come...gli altri mi hanno detto che tu sei ancora arrabbiato con me. Matt voglio
scusarmi, lasciami la possibilità di spiegarti...-
- Non è a me che devi chiedere scusa, ma a
T.K. -
Lei sospira, e scende dallo
schienale della panchina per sedersi accanto a me.
- L’ho già fatto...e con sorpresa ha detto
che per lui non ha mai avuto importanza.-
- Quel ragazzo è troppo buono che vuoi
farci...-
- Si, forse...ma tu sei troppo cattivo in
compenso.-
Un tono ironico, che mi fa
sorridere.
- Lo sono sempre stato se non te n’eri mai
accorta...-
- Si si, lo so, lo
so...-
Altro momento di silenzio -
Matt, davvero...mi dispiace...-
- E’ tutto apposto...-
- Sicuro?- mi chiede lei.
Io annuisco mentre mi ritorna
in mente la scena.
Noi tre al parco insieme. Io,
lei e T.K.
A quel tempo io e Mimi avevamo legato molto. Io le davo ripetizioni in matematica e
lei mi aiutava ad occuparmi di T.K. quando mia madre era fuori. Mio fratello
aveva sofferto terribilmente della separazione dei nostri genitori. Con la
storia di Digiworld ci eravamo avvicinati molto, e
così avevo chiesto a mia madre di stare spesso da loro per passare del tempo
con lui. Anche mio padre era d’accordo, ma T.K. era un bambino che si teneva
dentro tutto. Sembrava allegro, invece dentro era
sempre molto triste. Avevo notato che però, quando Mimi veniva a casa nostra
perché io le dessi ripetizioni, lui sembrava rallegrarsi. Così avevo fatto
questa richiesta a Mimi.
Un pomeriggio decidemmo di
annullare la solita lezione per andare a fare un giretto fuori. Ormai eravamo
grandi e sia io che Mimi potevamo tranquillamente star
dietro a T.K. che sembrava essersi ripreso. Più che altro ero io che facevo da
babysitter a entrambi, visto che non stavano fermi un
secondo.
Ma quel giorno Mimi mi aveva comunicato che presto se ne
sarebbe andata.
Molto lontano. In Italia, la
terra d’origine di sua madre. I suoi nonni materni non stavano molto bene e non
avevano nessun altro esclusa la madre di Mimi, per
questo si trasferivano. Per far si che la madre
aiutasse i nonni di Mimi.
Doveva dirlo anche a T.K.
così preferì lasciarli per un attimo da soli, mentre con una scusa mi
allontanavo per comprare dei gelati.
Mentre tornavo però, vidi Mimi che guardava su e gridava
spaventata, sui balconi del nostro palazzo. Le andai vicino e scorsi del
terrore nei suoi occhi mentre m’indicava il nostro terrazzo.
T.K. stava sul muretto in piedi. Piangeva e diceva di
volersi buttare da li.
Cosa che fece.
Per fortuna non eravamo a un piano alto e cadde su un albero che ne attutì la
caduta, procurandogli solo un braccio e una gamba rotti. Ma
da quel giorno non volli più vederla. Se lei non se ne
fosse dovuta andare, non sarebbe accaduto nulla. Con T.K. in quelle condizioni,
così sensibile a ogni cosa, come si poteva pretendere
che non gli venisse una crisi anche solo per una cosa del genere. Si era così
attaccato a lei. Ma poteva morire per una cosa del
genere.
Parecchio
tempo dopo, quando ormai lei se n’era andata senza il mio minimo perdono, capì
finalmente. Lei non ne aveva nessuna colpa. Mi resi conto che ero solo
arrabbiato, con me stesso e con lei perché se ne andava.
Fu per questo che mi arrabbiai tanto, perché lei se ne andava
e abbandonava T.K. proprio come lui aveva visto fare a mio padre e poi da me
anni prima.
Fu T.K.a farmi tirare fuori
tutti, anni dopo.
- Si stai tranquilla...- le rispondo infine.
Lei sembra sollevata - Allora
possiamo tornare ad essere amici?-
- Forse...- le rispondo di nuovo.
Il suo sguardo è divertito -
Come preferisci...-
Restiamo in silenzio ancora
ognuno perso nei propri pensieri.
- Perché Mimi?- le
chiedo sottovoce.
- Perché, cosa?-
- Per quale motivo mi hai mentito, perché
dirmi di chiamarti Mizuki? -
Lei mi guarda negli occhi -
Potrei farti la stessa domanda...-
- Ma te l’ho chiesto
prima io...-
Lei sospira, e guarda avanti
a noi - Stavo scappando in realtà...e non volevo né farmi riconoscere né
ricordarmi chi fossi. Per questo mi sono cambiata
nome...aver conosciuto te, cioè Masaki, mi ha dato
l’idea di un qualcosa che non sarebbe mai successo se fossi stata Mimi, così
l’ho reso una specie di sogno. Tu ti sei accorto di me su quella spiaggia. Fra
tutte le presone proprio di me, e questo mi ha dato da
pensare, forse potevo essere qualcun’altra per una volta...proprio tu ti sei
accorto di me, non è buffo?-
Sorride guardandomi.
- Stavi scappando?-
Scuote la testa - Il resto la
prossima volta...ora tocca a te...perchè hai detto di
chiamarti Masaki? E che ci facevi in Italia? -
Il mio ennesimo sospiro - Per
il tuo stesso motivo...stavo scappando dalla realtà.
Tutto qua si stava facendo soffocante per me, così ho
deciso di andarmene per un po’. Per riprendere respiro...perchè anche io volevo
essere qualcun altro, per una volta. Grazie a te ho scoperto che posso essere
un’altra persona. Che dentro di me sta un Matt molto diverso da quello che
solitamente prende il sopravvento...-
- E ti assicuro che è molto più simpatico di quest’altro, così scontroso...-
Scoppia in una risatina, ed
io sorrido divertito.
Da quanto non parlavo di come mi sento dentro?
- E ti dirò di
più...- mi dice infine -...accanto a me adesso, sta un terzo Matt. Che è sensibile, e non ha paura di farsi vedere debole.
Questo qua dovrebbe venir fuori più spesso, farebbe bene a quello scontroso...-
Rido appena mentre mi alzo -
Già...adesso è tardi, sarà meglio che torno a casa.-
- Si anche io...ci vediamo
presto, va bene?-
Si alza e salutandomi con la
mano fa per andarsene.
- Mimi!- la chiamo e lei si volta sorpresa.
- Meglio se per adesso la questione
dell’Italia ce la teniamo per noi...-
Lei sorride
- Ovvio, che domande...non ci tengo a sorbirmi l’interrogatorio di Tai.- ride
ancora e ancora una volta mi saluta, avviandosi verso casa.
Ed io, con il cuore leggermente più sereno, faccio
altrettanto.
Eccomi qua ^^ come promesso ad una
mia nuova lettrice ( tu sai chi sei XD ) ecco che questa settimana aggiorno...
Spero che il capitolo sia venuto
su bene, visto che l’ho scritto proprio adesso in
mezz’ora XD
Oddio forse era meglio aspettare a
pubblicare ^^’ e vabbè, via mi butto XD
Grazie grande
grande a chi legge, ma in particolar modo a chi ha recensito lo scorso capitolo
^^
sem0305 : spero che il capitolo ti sia piaciuto ^^ sono contenta che questa
storiella ti piaccia!!! Fammi sapere ok?
Kairi_92 : ebbene si...il mio punto di forza
è creare suspance ogni fine capitolo, è la mia tattica ( tranne questo qua che
è finito tranquillamente anche se la storia non è per niente finita ) mi ha
fatto piacere che leggessi questa storia pur non conoscendone i personaggi, è
stata una sorpresa leggere la tua recensione ^^ fammi sapere piccola ^^
Chrome : grazie per esserti aggiunta alla
lettura di questa mia storia ^^ spero che continuerai a seguirmi con entusiasmo
che mi serve molto per decidermi a proseguire ^^
Un grazie a voi che avete la
storia fra i preferiti ^^
Whuahahaha XD pensavate fosse un
pesce d’aprile eh!!!
E invece no, ho aggiornato di già
per davvero!!!
Si si, lo so che sembra impossibile...^^
Pensate che ho già pronti altri 2
capitoli, li ho sfornati tutti la notte scorsa ^^’
ecco perché ho il sonno arretrato...vi lascio leggere adesso, a dopo ^^
On the way to love
Capitolo 6
Mi scosto i capelli dagli occhi e mi strofino
la mano sul viso stanco e sudato.
Sospiro mentre apro
l’ennesimo scatolone usando delle forbici perché lo scotch si è attaccato per
il troppo caldo. Sono stanca. E’ una settimana che sono chiusa in casa a disfare scatole, valige, riordinare gli armadi, la cucina,
il bagno.
Mio padre ha già ripreso a
lavorare, gli altri hanno ricominciato la loro vita e di conseguenza nessuno
può darmi una mano.
Certo che è stancante un
trasloco così.
Mi alzo e raggiungo il frigo
prendendone una bottiglia di the alla pesca ghiacciato. Quasi quasi mifaccio una doccia, meglio finire qua però,
prima.
Ritorno sulla scatola in
questione.
- Si può sapere chi diavolo ha fissato tutto
questo scotch? Non si vuole togliere!-
Ormai è consuetudine che
durante il giorno io parli da sola.
O parlo da sola o con le scatole, non credo ci sia
differenza.
Per colpa di tutto questo
lavoro non sono più riuscita a uscire con i ragazzi,
nella loro ultima settimana di vacanza. Lavoravo di giorno e la sera mi
addormentavo sul divano davanti a un film qualsiasi in
tv.
Adesso hanno ripreso le loro vite.
Kari e T.K. hanno iniziato il
penultimo anno di liceo. Mentre tutti gli altri i loro
corsi alle varie università. Izzy ovviamente a quello di informatica,
Sora è iscritta a giornalismo. Tai frequenta la facoltà di psicologia. Quando
me l’ha detto sono rimasta molto sorpresa, dice di saper “ leggere nel cuore
delle persone e di conseguenza sarò un ottimo psicologo ” parole sue . Io ho i miei dubbi però. Joe invece studia
giurisprudenza, al terzo anno. Ovviamente supera brillantemente ogni esame, è
sempre il solito secchione.
Mentre Matt...lui è alla
facoltà di architettura. Sora mi ha detto che gli è
venuta questa fissa molti anni fa, poco dopo la mia
partenza, dice anche che è molto bravo e che passa ogni esame a pieni voti.
Mi ha anche raccontato che
spesso se ne va da solo per qualche giorno, per vedere qualche palazzo o
qualche museo. Non l’avrei mai immaginato, infatti
sono rimasta molto sorpresa.
Che fosse in Italia anche per questo motivo?
Ovviamente a Sora non ho
detto nulla, lo chiederò direttamente a lui, prima o poi.
Quando lo vedrò.
Quanto a me. Bè, la prossima
settimana ho un provino molto importante.
Guardo l’orologio dietro di
me. Le 13 e 37.
Bè direi che posso anche
prendermi un pausa, non ho nemmeno pranzato. Povera
me!
Vado in cucina e per
l’ennesima volta apro il frigorifero, ma questa volta non alla ricerca di the
ghiacciato bensì di qualcosa che possa riempire il mio
povero stomaco che m’insulta simpaticamente per la lunga attesa.
Con sorpresa scopro che nel
frigo non c’è proprio niente! Mi toccherà andare a mangiare
fuori, non ho proprio le energie per mettermi a cucinare qualcosa
d’improvvisato.
Corro in camera, apro
l’armadio e mi cambio velocemente. Indosso dei pantaloncini di jeans scuri, e
una camicetta rosa pastello. Prendo una borsa nera, ci infilo
velocemente il portafogli, cellulare e salviette per ogni evenienza. Mi
avvicino allo specchio e con orrore noto il mio viso.
- Oh cielo, sembro...sembro...la mummia di
tutankhamon dopo una notte passata in bianco a scappare da una mandria di gnu
inferociti!!! -
Eh lo so,
come immagine non deve essere una meraviglia ma insomma. E’ la verità!
Corro
veloce a rinfrescarmi la faccia, poi prendo un po’ di cipria chiara e un po’ di fard rosato. Sono pallida, mi sembra di aver perso tutta in una notte
l’abbronzatura presa quest’estate. Anche la scottatura
sembra svanita, era meglio quella di quest’orrore!
Mi riguardo.
- Già meglio...adesso sembro solo uno zombie
leggermente stanco.-
Sospiro constatando
che non posso fare di più e mi avvio fuori dalla porta di casa, infilandomi le
chiavi in borsa.
Appena esco dal portone d’ingresso vengo investita da un sole accecante assieme a
un’aria di un soffoco micidiale. E’ metà settembre e sembra di essere in pieno
luglio.
Mi copro la testa con un
cappellino nero che mi ero preventivamente portata
nella borsa, e mi sento leggermente meglio. Il mio stomaco emette uno dei suoi
gentilissimi insulti. Ah già, mi stavo dimenticando. Bene, adesso dove vado a
mangiare qualcosa?
Inizio a
vagare per le strade alla ricerca di un punto di ristoro. Accidenti, non ricordavo facesse
tanto caldo a Tokyo.
- E tu dove stai andando?-
Una voce alle mie spalle mi
fa sobbalzare per lo spavento. Mi volto e lo vedo proprio accanto a me.
- Matt!-
Sono sorpresa di trovarmelo
davanti così all’improvviso. Indossa jeans scuri e una maglietta a mezze
maniche azzurra, ed io noto come s’intoni al colore
dei suoi occhi. Una mano in tasca e l’altra lasciata cadere lungo il fianco,
fra le dita il cellulare. I capelli biondi riflettono
la luce del sole, rendendoli come fili d’oro. Quanto è bello, accidenti.
Smettila Mimi, ti pare il momento?
Qui c’è qualcuno che ha fame, stupida!
Eccolo di nuovo, il mio
stomaco.
- Che ci fai qui?-
gli chiedo stupidamente.
Lui alza le spalle - Ho
finito una lezione poco fa...tu?-
Mi fa così strano sentirlo
parlare di lezioni - Faccio una pausa dai lavori domestici...-
- Alle prese con il trasloco?-
Annuisco. - E come procede?- mi chiede.
Improvvisamente mi sento
felice che si sia interessato un po’ - Stancante, ma
bene...ho quasi finito, presto la casa sarà presentabile e potrò farvi entrare
tutti.-
Sorride di circostanza -
Bene...bè allora ci si vede, ciao!-
Mi saluta con la mano ed io,
colta alla sprovvista faccio altrettanto. Si allontana. Accidenti, avrei voluto stare ancora un po’ con lui.
Mi volto e riprendo a
camminare, e come colta da un deja-vu mi sento chiamare. Giro la testa e lui è
ancora li.
- Mi chiedevo se avessi già mangiato...- non
è una domanda, ma rispondo lo stesso.
- Veramente ero uscita proprio per mangiare
qualcosa...-
Sorrido imbarazzata e lui fa
qualche passo verso di me.
- Nemmeno io, e ho giusto fame...mangiamo
insieme?-
Annuisco e sorrido allegra.
- Perché no?-
Questo è il terzo panino che mi faccio fuori.
Lavorare ad un trasloco porta
via un sacco di energie, e quindi devo recuperare.
Abbiamo
girato per un po’, poi lui mi ha
portata in un bar in centro. Dice che chi viene spesso con gli altri, dopo le
lezioni. E aggiunge che la maggior parte delle volte
lui e Joe si mettono in un tavolo per loro e si mettono a studiare anche se ci
riescono ben poco per via delle chiacchiere allegre di Tai.
- E’ sempre lui che disturba la quiete
pubblica...- sta aggiungendo mentre tira un sorso dalla sua bottiglietta di acqua tonica.
Io rido divertita.
- Non c’è niente da ridere, sai?- ribatte
mezzo arrabbiato.
Ma io non la smetto - Scusa è che...mi fa strano vederti
in un angolo a studiare con Joe. Sei diventato un secchione
anche tu!-
Spalanca gli occhi e poi li
socchiude - Mi stai prendendo in giro ragazzina?-
- Non oserei mai...-
- Sarà meglio...-
Il suo cellulare vibra sul
tavolo.
Una.
Due.
Tre.
Quattro.
Alla quinta, rassegnato
risponde. Mi chiedo chi sia, evidentemente qualcuno al
quale non ha voglia di parlare.
- Si? Ciao Sora...-
Come? E’ Sora?
La sua ragazza e lui non ha voglia di risponderle al cellulare?
Qui c’è qualcosa che non va.
Finisco il mio panino mentre
ascolto la sua conversazione. Se non lo guardo si
direbbe normale, dal tono.
- Tutto bene, sto mangiando. Tu?-
Ma se
invece lo guardo...
Alzo gli occhi e prendo ad
osservarlo senza che lui se ne accorga, mentre giocherella
con il bicchiere quasi vuoto.
Accidenti, che sguardo
strano. Sembra...annoiato. Anzi no. Infastidito!?
Sono sorpresa, che abbiano
litigato?
I suoi occhi azzurri
incrociano i miei, e poi con un sospiro li fa roteare in alto.
Si si, questa è una chiara segnalazione di fastidio.
Mando giù l’ultimo boccone e
afferro il mio bicchiere, ovviamente di the alla pesca, e tiro su alcuni sorsi
dalla cannuccia colorata, senza smettere di guardarlo incuriosita.
- Ok, adesso vado. Ciao.-
Ciao.
Senza niente,
senza “un bacio” o un “ti amo”. O almeno un “ti
richiamo più tardi”.
Ma che razza di rapporto hanno?
Si che Matt è sempre stato un po’ freddino, ma...non
credevo così.
Sospira e posa il cellulare
sul tavolo, esattamente dove era prima. Io lo osservo incuriosita e stupefatta,
e alla fine lui si arrende al mio sguardo inquisitore.
- Che c’è?-
Alzo le spalle - Sei sempre
così...le tue conversazioni con Sora dico, sono sempre così?-
Il suo sguardo è chiaramente
sorpreso - Bè, solitamente si...perchè?-
- Ah...bè è strano. Cioè...-
- Cioè?-
- State insieme da quanto, quattro anni? Non dovresti essere, non so, più affettuoso?- azzardo alla fine.
- E perché? Proprio
perché sono quattro anni Mimi, non lo sono...-
- Che vuoi dire?-
non riesco proprio a capire.
- Lascia stare, poi te lo
dirò...-
Annuisco e faccio come mi
dice, lascio stare.
Dopotutto non sono certo affari miei no?
Quando usciamo dal
bar guardo l’orologio. Segna le tre passate.
Accidenti, ne
abbiamo passato di tempo li dentro.
Ci siamo messi a parlare ed
il tempo è volato. Mi ha anche offerto il pranzo. Poverino, non credo si aspettasse che divorassi un quarto panino poco dopo la sua
telefonata, e un gelato alla menta.
Esce poco dopo di me, mentre
si sistema il portafogli in tasca.
- Accidenti, ma dove te li metti tutti quei
panini?-
Io sorrido - Perché?-
- Di solito voi ragazze siete
tutte “ No grazie, solo due grissini e un’insalata scondita ”...invece tu
mangi, e anche parecchio.-
- Non siamo tutte uguali Matt...-
Sorride - Già. Meglio così
allora.-
Mi si affianca e iniziamo a
camminare senza una meta, continuando a parlare e scherzare. E’ sempre stata
nostra la caratteristica di punzecchiarci, ma non ricordavo quanto fosse bella come sensazione. Poter scherzare, ridere con
lui. Non credevo che sarei riuscita a provare tutto questo di nuovo.
- Appena avrai
finito con il trasloco che farai?- mi chiede dopo un istante di silenzio.
Inclino la testa di lato a
pensare - Per adesso so solo che mercoledì prossimo ho un provino. Poi si vedrà,
se lo passo oppure no...-
- Un provino?-
Annuisco -
Si...in Italia frequentavo
un’università particolare. Era sullo spettacolo. Insegnavano ballo, canto,
recitazione e quant’altro. Mi divertivo molto, sai studio
quelle cose da quando mi sono trasferita la, anche se dopo le lezioni di
scuola...-
Lui ascolta interessato,
mentre mi osserva io mi rigiro una ciocca di capelli fra le dita.
- Qui c’è una scuola pressoché identica...e
quindi tento di entrarci.-
- Ho capito...-
E resta così in silenzio.
- Oh insomma!- esclamo subito dopo.
- Che c’è?-
Sbuffo
arrabbiata - Dovresti farmi
coraggio, dirmi “ vedrai che ce la farai, andrà tutto bene “ o cose simili no?
Sei proprio un ghiacciolo eh...-
I suoi occhi si puntano sui
miei - Scusa...ma come faccio a rassicurarti se non so ne
come balli, ne come canti e nemmeno che tipo di attrice sei? Non posso mica
farti illusioni così...-
- Non si chiamano
illusioni...si chiamano incoraggiamenti!- lo correggo subito - Vabbè,
non importa...-
Bè, veramente ci terrei ad essere incoraggiata da lui,
ma meglio rinunciarci non lo farà mai.
- Se vuoi ti accompagno...posso farti
coraggio solo così.-
Mi volto a guardarlo sorpresa
- Lo faresti davvero?-
- Se può aiutarti...lo faccio volentieri, e
poi sono curioso di vederti.-
Oh cielo, gli salterei
addosso e lo riempirei di baci se solo potessi.
- Grazie Matt. Significherebbe molto per
me...-
Lo vedo leggermente
arrossire, e cambiare veloce lo sguardo, voltandolo davanti a se.
E’ imbarazzato.
Non posso crederci, Matt imbarazzato.
Lo stringo in un abbraccio
veloce che lui non ha il tempo di ricambiare. Mi inebrio
del suo profumo intenso, di dopobarba e quel leggero buon odore della sua
pelle.
Poi mi allontano di poco, e
mi spingo un po’ più oltre, baciandolo sulla guancia.
Lo ringrazio ancora e gli
prometto che mi farò sentire io, e senza permettergli di cambiare idea, me ne
corro via felice.
Possibile che il nostro
riavvicinamento stia migliorando?
Dentro di me urlerei di
gioia...
Inaspettatamente suona il mio
cellulare. Rispondo senza guardare il numero apparso sul display, e appena
sento la sua voce vengo invasa da un’euforia
indescrivibile.
- Leo!-
Continua...
********************************************
Dunque, passo subito ai ringraziamenti ^^
Kairi_92 : visto che sono stata buona e ho
aggiornato subito?? ^^ fammi sapere!
Sakuraki92: eh si sono tenerissimi...pensa che ho iniziato a vedermi la prima
serie proprio per vederli di nuovo...che teneri assieme...spero che il cap ti
piaccia ^^
sem0305 : ehm per il lasciarsi con Sora...credo ci vorrà ancora un po’ temo
^^’ sono arrivata al punto che i personaggi si scrivono da soli la storia, e
infatti la sto già prevedendo abbastanza lunga ^^’ aiutatemiiii!!!! Un
abbraccio, aspetto il tuo parere ^^
Bene me ne vado, aspetto come
sempre taaaante recensioni ( ma tanto lo sai che più di 2 o 3 non te ne arrivano Nd Matt Sta zitto tu, devo convincerli, ho
trovato! Ragazzi a tutti quelli che recensiranno questo capitolo avranno il
piacere di passare delle ore con Matt come vogliono loro, e lui sarà obbligato
a fare tutto quello che gli chiederete!!! ^^ Nd Me
COOOOSAAAA??? NOOOOO!!!!! Non puoi farmi questoooo!!!!!
Nd Matt )
Prendo una matita e inizio a
leggere ad alta voce dal libro, mentre sottolineo le
parti che ritengo più importanti.
- Il
Palazzo Spada fu originalmente costruito nel
1540 per il cardinale Girolamo Capodiferro (1501–1559). L'architetto fu Bartolomeo Borromini, da Casale Monferrato, e Giulio Mazzoni,
con una squadra creò i sontuosi stucchi sia dell'interno che degli
esterni. Borromini creò tra l'altro il capolavoro di trompe-l'oeil della falsa prospettiva,
nel cortile, in cui la sequenza di colonne di altezza
decrescente ed il pavimento che si alza, generano l'illusione ottica di una
galleria lunga 37 metri -mentre è di 8-...-
Una mano a tenere la testa, e l’altra sopra il libro.
-...Le
decorazioni scultoree in stucco manieristica della facciata del palazzo e del
cortile con sculture dentro nicchie circondate con ghirlande di fiori e frutta,
grottesche e scene di significato simbolico in
bassorilievo fra le piccole finestre del mezzanino, ne fanno la più ricca facciata del cinquecento
a Roma...-
Roma...Mimi
abitava li quando stava in Italia.
Dovevo andarci,
ma non ci sono riuscito per la paura d’incontrarla.
E invece, l’ho incontrata ugualmente. Che scemo...
Accidenti, ho perso il filo del discorso!
Ricominciamo
Matt...
- Il
Palazzo Spada fu originalmente costruito nel
1540 per il cardinale Girolamo Capodiferro (1501–1559)...-
Mi sento ancora la guancia in fiamme, ero così imbarazzato poco
fa.
Non so nemmeno
come sono riuscito a tornare a casa, mi sentivo come
ubriaco. Perché?
Perché Mimi mi fa
questo effetto? Non mi era mai successo prima...
Oh cavolo di
nuovo!
Matt stupido idiota, concentrati sul
Borromini, forza! Hai un esame da superare!
Da capo...
- Il
Palazzo Spada fu originalmente costruito nel
1540 per il cardinale Girolamo Capodiferro (1501–1559)... L'architetto fu
Bartolomeo Borromini, da Casale Monferrato, e Giulio Mazzoni, con una squadra
creò i sontuosi stucchi sia dell'interno che degli esterni. Borromini creò tra
l'altro il capolavoro di trompe-l'oeil della falsa prospettiva...-
Il mio cuore
accelera i battiti appena mi torna in mente la scena di poco fa. Non credevo di essere così...mah, non lo so nemmeno io.
Sospiro...è inutile, non riesco a studiare oggi!
Tanto vale
rinunciare. Ma perché sono così tormentato da quel che
è successo?
Il suo è stato un
gesto innocente, per ringraziarmi dell’incoraggiamento, sicuramente.
Anche se non lo faccio solo per lei.
La verità è che
voglio vederla, muoversi felice nel suo mondo. Ci tiene a questo provino, l’ho
capito e si vede, ed io non voglio lasciarla da sola. Sono un po’ egoista forse
a pensarla così, ma in realtà vorrei davvero
conoscerla di più.
Mi sembra così
estranea, voglio anch’io recuperare quello che avevamo
un tempo.
Ma perché lo voglio?
Mi alzo dalla
sedia alla scrivania, e mi dirigo verso il frigo. Ecco, mi sono anche
dimenticato di fare la spesa. Pazienza, ordinerò una pizza.
Ma che mi sta succedendo?
L’orologio segna le 9 di sera. Ho finito la
cena e mi sono rimesso sui libri, ma ancora non c’è verso che io riesca a
concentrarmi.
Il suono improvviso del mio telefonino
mi fa sobbalzare.
Non aspettavo telefonate,
solitamente, tranne Sora, non mi telefona nessuno a
quest’ora.
Non riconosco il numero sul
display che lampeggia, e quindi resto interdetto se rispondere a quel seccatore
oppure far finta di non aver sentito. Potrei anche
essere in bagno, se è importante richiameranno.
Squilla e squilla fino a che
non smette. E contro ogni aspettativa ricomincia
subito dopo.
Decido di rispondere,
lasciandolo squillare ancora un po’.
- Si? Chi è?- rispondo, la mia voce è roca
per la stanchezza.
Sono piacevolmente sorpreso
dalla voce conosciuta che esce dall’apparecchio - Matt, sei tu? Sono io
Mimi...-
Perché mi telefona? Come fa a sapere il mio numero?
- Ah, ciao...- rispondo appena
- Scusami se ti disturbo, stavi
dormendo?-
- No, solo cercando di studiare.-
- Oddio, perdonami tanto! Ti ho disturbato, ecco lo sapevo sono la solita rompiscatole.-
sembra dispiaciuta davvero.
- Non preoccuparti, tanto stasera il mio
cervello non vuole collaborare.-
Ridacchia appena - Capita,
forse sei stanco.-
- Si forse.-
Ma insomma, che vuole?
- Scusami, ho chiesto il tuo numero a Sora,
devo chiederti una cosa, un favore.-
L’ha chiesto a Sora, ma è
matta?
- A Sora?-
- Si...le ho detto
che avevo bisogno di chiederti una cosa...-
E’
tranquilla, allora forse Sora non ha
fatto domande - Non dovevo? - mi domanda preoccupata.
- No no, figurati.-
- Credi che lei pensi che...?- lascia la
frase in sospeso ed io evito di risponderle - Oh, cielo che ho combinato!-
Cerco di apparire calmo -
Stai tranquilla, va tutto bene, le dico poi io tutto...-
- Mmh, ok...ad ogni modo...- prende respiro
-...mi è venuta in mente questa cosa e prima che la dimenticassi volevo
chiedere a te.-
Si, ho capito. Ma cosa?
- Dimmi.-
- Ehm...mi chiedevo...- la sua voce si è
fatta piccola, imbarazzata -...se potessimo uscire insieme questa settimana, un
pomeriggio qualsiasi...-
Cosa? Cosa? COSA???
Mi sta chiedendo di uscire
con lei?
-...mi piacerebbe stare con voi come anni fa,
Matt. Credi si possa fare?-
Voi?
Voi, chi?
- Ehm...di chi stai parlando?- sembro un
cretino.
- Bè, di te e di me...- sembra stupefatta
dalla domanda -...e naturalmente di T.K. -
Ah, ecco.
Ci sono quasi rimasto male.
- Mi piacerebbe stare un po’ con voi due,
soprattutto con T.K. credi che lui vorrà?-
Com’è
tenera, adesso mi accorgo di
quanto lei tenga a T.K. per davvero. Che stupido sono
stato.
- Penso che ne sarebbe contento, comunque glielo chiedo e ti faccio sapere.-
- Evviva!- sembra davvero felice - Grazie
Matt, allora aspetto che mi diciate voi...scusami
ancora per il disturbo...ah, salvati il numero e richiamami qui, è il mio
cellulare. Buonanotte allora.-
- Buonanotte.- schiaccio il tastino rosso e resto imbambolato per un po’ ad osservare il
display che finisce per spegnersi un po’.
Decido di inviare un SMS a mio fratello, subito, per fare prima.
Ciao
fratellino,
ascolta
Mimi vorrebbe uscire con
noi due
un pomeriggio di questi.
Dice
di voler riprendere l’amicizia,
soprattutto
con te. Ci stai? Hai voglia?
Fammi
sapere,
Matt
Lo invio e mi risiedo alla
scrivania in attesa.
Ormai ho rinunciato a
studiare.
Quasi subito il telefono
suona di nuovo, con il messaggio di risposta di mio fratello.
Scherzi?
Te l’ha chiesto davvero??
Wow,
ovvio che si, non vedo
l’ora fratellone.
Che ne dici di un bel
film al
cinema? ^^
Il
giorno va bene qualunque, anche
domani,
decidi tu.
T.K.
Sembra tornato
improvvisamente bambino.
Ci penso un attimo. Domani,
avrei una lezione e poi sarei libero nel pomeriggio. Dovrebbe andar bene, e
Mimi ha detto di decidere noi. Ah accidenti, dovevo
vedermi con Sora.
Pazienza, le spiegherò che è
per T.K. e capirà.
Ok,
vada per il cinema domani
alle 3.
Ci vediamo dalla stazione,
così
faccio presto a raggiungervi
uscito
dall’università.
Ok?
A
domani.
Faccio per telefonare a Mimi,
ma mi arriva subito un altro messaggio di T.K.
Accidenti quant’è veloce con
il cellulare.
Ok, perfetto!
Sono proprio contento
fratellone ^^
A domani!!!
Sorrido.
Sono davvero contento anche
io...
- Dai Sora scusami...- parlo al cellulare
mentre corro verso l’appuntamento. Ho il fiatone, corro perché sono in un
tremendo ritardo, e Sora mi sta facendo solo sprecare tempo e fiato con le sue
domande e i suoi capricci.
- Ma dovevamo
uscire...non ci vediamo mai Matt!-
Capisco che ci sia rimasta
male, ma lo sto facendo per T.K.
E va bene, non solo per lui.
- Ci vediamo domani, che problema c’è?-
Non capisco perché debba fare
così la lagna, proprio adesso poi - Va bene...- finalmente
cede anche se il suo tono di voce premette solo delusione e amarezza.
- Scusami, davvero.- mi dispiace sul serio.
E’ che mi sento così strano,
come diviso a metà. Mi dispiace di lasciare Sora da sola, però allo stesso
tempo sono contento perché posso vedere Mimi. Non so perché mi sento così, ma
ho intenzione di scoprirlo in fretta. Questa
cosa mi sta già portando un mare di problemi, ed io sono già pieno di problemi
di mio, non ne voglio altri.
Sora mi attacca il telefono.
Pazienza, la richiamerò stasera, oppure andrò direttamente a casa sua per
scusarmi, solitamente funziona.
Con un ultimo sforzo, arrivo
a destinazione ma mi fermo per due motivi : riprendere
fiato e cercare i due soggetti in questione. Li vedo in lontananza, seduti
l’uno accanto all’altra su un muretto di mattoni fuori dalla
stazione. T.K. è come sempre, ma ha un gran sorriso
sul viso. E’ felice come da molto non lo vedevo.
Mimi, bè lei potrebbe essere
più bella del solito. Non è vestita in modo elegante ne
sensuale. Ha un paio di jeans chiari, una canotta beige pallido e un paio di all star bianche. I capelli ramati sciolti sulle spalle e
come una bambina, boccoli leggeri le cadono sulle spalle e giù per la schiena.
Sorride anche lei, entusiasta e spensierata. Completamente diversa da Mizuki, e
questo mi rallegra.
Mi avvicino velocemente fino
a che lei si volta e mi vede.
- Matt, sei in ritardo lo
sai?- incrocia le braccia sul petto, stringendo il seno e
involontariamente il mio sguardo cade proprio li. Facendo finta di nulla, riesco
a tornare a guardarla negli occhi d’ambra.
- Mi dispiace, ho avuto dei contrattemi con il professore.-
E’ una scusa banale, ma è la
verità.
- Bè non importa...- inizia T.K. -...adesso
muoviamoci però, altrimenti ci perdiamo l’inizio del film.-
Complici scendono dal muretto
mentre io li osservo. Mimi raccoglie la sua borsa bianca, si volta e mi
sorride. Un sorriso disarmante che io non so come reagire, e d’istinto mi volto
dall’altra parte imbarazzato.
Lei e T.K. mi si affiancano,
Mimi tra me e mio fratello, e iniziano a trascinarmi velocemente per i
marciapiedi affollati del centro.
Arriviamo al cinema e scopro
che hanno deciso per un cartone animato. Sono proprio due bambini. Mi guardano
e intuisco subito che vogliono dire.
- Ok ok, i biglietti ve li pago io.- tiro fuori dalla tasca dei jeans il portafogli - Ma tu T.K.
compra qualcosa da bere e da mangiare...-
- Mi sembra equo, l’unica che non deve pagare
è Mimi.-
Lei sembra sorpresa - Ma no
ragazzi, posso pagare anche da sola il mio biglietto.-
Ma io me ne sto già andando -
Non se ne parla...-
La sento da lontano
borbottare ancora qualcosa fino a che T.K. riesce a
convincerla e a farla stare buona. Prendo i biglietti mentre la cassiera
m’informa che il film sta iniziando.
Informo veloce i miei due
compagni d’avventure e facciamo una gran corsa verso la sala, la seconda in
nemmeno mezz’ora,fino a che riusciamo
finalmente a sederci.
Mimi sempre tra di noi, sorridente.
Anche T.K. è felice, ed infondo lo sono anche io, quindi
anche se mi sento un po’ in colpa per Sora va bene così, ho fatto la cosa più
giusta.
Le luci si spengono, sento
loro due che ridacchiano tra di loro, e sono
soddisfatto di vedere che vanno d’accordo come anni fa.
Poi Mimi, prende una mano di
T.K. e lo vedo sorridere.
E poco dopo fa lo stesso con la mia. La prende
delicatamente, timorosa quasi di toccarmi. Forse crede che mi dia fastidio. Avverto la sua pelle tiepida contro la mia bollente, ne sento
quasi il profumo.
- Così siamo tutti e tre uniti come una volta.-
sorride.
E’ così semplice, così dolce
che sia io che T.K. sorridiamo di questo suo gesto
inaspettato ma piacevole.
Almeno per quel che mi
riguarda, è anche più che piacevole.
Ecco qua,
visto che sono buona aggiorno di nuovo!!!
Non
abituatevi troppo a questo ritmo...non durerà ancora per molto XD
Dunque...precisazione...qua
servirà dare un premio alla persona che si è letta il primo pezzo XD e non fate
finta, lo so che avete usato il mouse e saltato alla grande le righe XD
Bene,
passo ai ringraziamenti:
sem0305 : Whuahaha XD lo sapevo che qualcuno lo avrebbe creduto
XD mal fidate!!! XD spero che il cap ti sia piaciuto!!
Kairi_92 : al tuo quesito avevo già risposto, quindi...non so che altro dirti XD
kiss
Sarugaki92 : Anche io mi sono messa a ridere da sola mentre m’immaginavo Mimi
davanti allo specchio XD aspetto il tuo giudizio ^^
Che dire,
ormai siete le mie lettrici...cioè, le uniche che si degnano
di recensire ^^ quindi vi aspetto...
Ah anche
un grazie alle 9 persone che hanno questa fic tra i preferiti, le quali:
Quando le luci si spengono vengo
colta da un’improvvisa e strana sensazione.
Guardo Matt che sta seduto al
mio fianco. E’ piegato di lato, con il mento appoggiato sopra alla mano destra.
La sinistra invece è lasciata cadere sulla gamba.
Vorrei prendergliela, ma non posso così senza un motivo. Interpreterebbe
certamente male, poi sta con Sora.
Ma cosa mi metto a pensare.
Mi volto a guardare Takeru
dall’altra parte, e lui notando il mio sguardo mi sorride dolcemente. Io
ricambio e notando con la coda dell’occhio la sua mano messa come quella del
fratello mi viene un’idea. Una scusa per poter prendere quella di Matt.
Prendo quella di T.K. e lui sorride sorpreso, poi mi volto e esito prima di afferrare la
mano di Matt. Chissà com’è tenergli la mano, stringerla come
se fosse la cosa più preziosa e bella del mondo. Ma
lui vorrà, o lo infastidirò soltanto?
Alla fine gliela prendo
lievemente. La sento calda, ma è un calore piacevole. Intreccio le dita con le
sue. Ho paura che si ritragga ma non è così. Mi guarda un po’ sorpreso, ma poi
sorride. Matt mi sta sorridendo!
Sorrido anche io - Così siamo
tutti e tre uniti come una volta.-
Anche T.K. sorride, e mi sento davvero sollevata.
Tutto si sta aggiustando,
stiamo tornando un bel trio come anni fa, prima che io partissi,
prima che succedesse tutto.
- Abbiamo fatto bene a vederlo.-
- Ai ragione T.K. -
dico mentre mi ficco in bocca una patatina fritta.
Appena finito il film io e
Takeru siamo stati colti da una gran voglia di hamburger,
così abbiamo convinto Matt ad accompagnarci per magiare qualcosa. E anche lui alla fine sta mangiando, anche se diceva di non
averne voglia poco fa. - E’ stato proprio carino questo film...tu che dici
Matt?-
Lui alza le spalle - Passabile.-
Sempre così, con il suo modo
strafottente a volte mi fa proprio venire i nervi - Solo passabile? Ma a te non piace niente?-
- Lo sai com’è fatto Mimi, lascialo stare.-
Prendo il mio bicchierone di
tè alla pesca e ne bevo un lungo sorso. A stare continuamente con Matt ho un
bisogno eccessivo di zuccheri.
- Hai ragione T.K. è inutile farsi illusioni,
le persone non cambiano mai...-
Matt alza un sopracciglio - E
allora perché mi stai sempre attaccata?-
- Io non ti sto sempre attaccata, sei tu che
compari ovunque io vada!- ribatto in fretta.
Takeru si mette a ridere -
Certo che siete davvero divertenti insieme, era un po’
che non ti vedevo così socievole Matt.-
- Socievole? Questo sarebbe
esser socievoli?- gli chiedo confusa.
- Bè...- alza le spalle -...per
lui, eccome!-
Matt si schiarisce la gola - Matt
è qua davanti a voi, eh.-
T.K. ride ancora, e come contagiata inizio a ridere anche
io. - Ma che vi prende, siete impazziti? C’era mica qualche sostanza stupefacente nei vostri panini? -
Ma dicendo così sia a me che a T.K. viene ancora più da
ridere, e alla fine si lascia trasportare anche lui a qualche breve risata.
Takeru ha ragione, questo è
esser socievoli per Matt, e sono contenta che sia così con me. Sono davvero
felice che sia tornato così quando è con me, come una volta, anche se spesso mi
fa arrabbiare.
- Vado al bagno, arrivo.- dice T.K. mentre si
alza.
- Grazie per la vitale informazione
fratellino.- risponde Matt divertito.
T.K. ride mentre si allontana e anche a me scappa un
sorriso.
- Poverino, sei sempre così gentile, eh Matt?-
Lui mi guarda - Perché, sono
stato gentile?-
- No appunto. Stavo
facendo del sarcasmo.-
Si mette a
ridere di nuovo - Credo abbiano messo degli stupefacenti anche nel tuo panino
sai?- gli dico ridendo.
Era tanto che non mi
divertivo così, e credo che valga la stessa cosa per
lui. Vedendolo allegro mi si apre il cuore, sono così
contenta di aver recuperato la nostra amicizia.
Mi riscopro a fissarlo senza
accorgermene, e quando alza gli occhi anche lui i nostri sguardi s’incrociano
per l’ennesima volta. Si sarà accorto che lo cerco continuamente con lo
sguardo?
Cambia direzione al suo,
imbarazzato, e lo punta sulla strada fuori. Inizia a farsi buio e le luci della
città si accendono. Vedo i suoi occhi dapprima impuntarsi su qualcosa, poi
spalancarsi di sorpresa dopo aver messo a fuoco. Seguo il suo sguardo.
Dall’altra parte della strada
c’è Sora. Un sacchetto in una mano, lo sguardo nocciola fisso
su di noi, incredula e confusa. Vedo i suoi occhi passare da Matt a me, e
viceversa, per quelle che paiono un milione di volte. Sempre più in fretta,
sempre più confusa.
Il suo sguardo accusatorio mi
paralizza, ed è evidentemente la stessa cosa che accade a lui perché non
accenna a muoversi.
Vedo Sora abbassare gli occhi
a terra. Resta immobile per un po’, poi si volta e senza guardarci più
s’incammina lungo la strada.
- Perché Sora ci
guardava così?- chiedo ingenuamente a Matt.
Lui non risponde - Matt? Che succede? Le hai detto che
uscivamo vero?-
Scuote la testa - No, ero già
in ritardo non avevo il tempo di spiegarle perché non potevamo vederci, così le
ho detto che dovevo studiare.-
- Dovevate vedervi oggi?- sono stupefatta.
Annuisce - Ma sei impazzito? Ora chissà cosa penserà poverina.-
- Che sta succedendo?-
Mi volto e vedo Takeru che ci
guarda confuso.
- Tuo fratello è un cretino, ecco che sta
succedendo.- dico. Sono arrabbiata, non voglio
litigare con Sora per una stupidaggine del genere.
- Ehi, quel che faccio sono affari miei.-
risponde lui.
Sbuffo - Si
certo, finchè non includono gli altri però. Inseguila e spiegale la situazione,
muoviti!-
Sta zitto un attimo poi si
alza - Si, hai ragione...vado.- mi guarda per un istante e provo una fitta al
cuore.
Il nostro bel pomeriggio si è
rovinato, concluso in fretta. Lui adesso correrà dalla
sua ragazza. Da Sora. Faranno la pace e dopo chissà cos’altro.
Mi fa male pensare a una cosa del genere.
Lo guardo mentre esce
correndo dal locale, e con i pensieri altrove ascolto
distratta le domande frenetiche di T.K.
Sono una vera stupida.
Finalmente sono a casa.
- Grazie per avermi accompagnata T.K. -
Lui sorride - Figurati.-
Takeru è rimasto dolce e
coscienzioso come da piccolo. Anzi, è addirittura
maturato, tutti i ragazzi dovrebbero prendere esempio da lui.
Vedendomi silenziosa si
preoccupa un po’ - Dai non preoccuparti Mimi, sono certo che mio fratello ha
spiegato tutto a Sora e lei ha capito.-
- Mah, speriamo.- rispondo con un sospiro.
- Hai ragione sai. Mio fratello è proprio un
cretino, che gli costava dirle la verità?-
Alzo le spalle - Non lo so
T.K. Non diventare mai come lui, promesso?-
Lui sorride
divertito - Eh, purtroppo potrebbe succedere. Sai, colpa del sangue.-
- No T.K.! Non può
succedere, dovresti dargli il buon esempio sai? Kari è molto fortunata a
stare con un bravo ragazzo come te.-
Lo vedo arrossire un po’ - Oh
esagerata...-
- Quando la vedo le
consiglierò di tenerti bello stretto.- gli faccio l’occhiolino e lui sorride
ancora di rimando.
- D’accordo. E comunque
Matt non è cattivo lo sai. Avrà avuto le sue ragioni, non fa mai niente senza
un motivo, dovresti conoscerlo.-
- Sarà, ma almeno con la propria ragazza
potrebbe essere sincero, ti pare?-
Takeru annuisce - Certo.
Poteva dirle tranquillamente “ Sora oggi non possiamo vederci, scusa ma
preferisco uscire con mio fratello e Mimi “ non credi si sarebbe
arrabbiata lo stesso?-
- Forse...- scuoto la testa -...ma almeno era
la verità. E poi è venuto perché gli avevo chiesto un favore, penso si sentisse
obbligato, non credo abbia “preferito” noi alla sua ragazza...-
Lui sospira - “Noi” no di
sicuro. Ciao Mimi, non pensarci più.-
Mi saluta con la mano mentre
si allontana. Quando svolta l’angolo entro dal cancelletto e
poi finalmente, dentro casa. Ovviamente vuota, mio padre non arriva fino
a tarda sera, è sempre così occupato.
Decido di prepararmi la cena,
e una volta finita mi siedo in salotto sul divano, avvolta da una copertina
davanti alla tv.
Ormai sono le nove e mezza
passate. Si saranno chiariti?
Come risposta al mio pensiero
il mio cellulare inizia a squillare. E’ lui.
- Pronto?-
Silenzio - Ciao Mimi, sono
io.-
- Ciao. Com’è andata?-
Sospira - Era
arrabbiata ma poi ha capito, sono arrivato a casa da poco, e T.K. le ha
telefonato per confermarle la sua presenza. Ma credo abbia capito, mi è
sembrata tranquilla alla fine.-
- Meglio...vedi che succede a mentire?-
Ancora silenzio - Va bene, non lo farò più.-
dalla voce sembra dispiaciuto davvero. Mi viene da piangere.
- Bravo.-
- Comunque...-
continua -...non sono pentito. Grazie, mi sono divertito oggi. E anche T.K.-
Sorrido quasi commossa -
Anche io mi sono divertita, grazie a voi. Buonanotte Matt.-
- Buonanotte Mimi.-
Riattacco prima io, e sento
una piccola lacrima cadermi sulla guancia. L’asciugo in fretta, e poi resto imbambolata con lo sguardo fisso nel nulla.
Ma che mi sta succedendo?
Continua...
*********************************
sem0305 : xD ma brava, allora ti meriti un premio...peccato che non li abbia
preparati perché pensavo non leggesse nessuno XD erano appunti che venivano
direttamente dal mio quaderno di arte sai? u.uma Sora non ti fa nemmeno un po’ pena qui? fammi sapere...
Kairi_92 : eccoti accontentata...anche tu
hai letto tutto??? Cavolo, allora il premio è stato l’aggiornamento così breve
oK? vi basta??? XD kiss
mijen : che bello ritrovarti nelle recensioni, grazie ^^ eh si, diciamo che
non è solo si Matt la colpa, ma anche di Tai...spiegherò meglio nei prossimi
capitoli ^^ spero che continuerai a seguirmi...
Sarugaki92 : finalmente una che non ha
letto...lo sapevo che ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe saltato le
righe...ecco quelli erano i miei appunti che adesso sono inutili XD eh si, un
po’ bambino lo è anche lui ^^ fammi sapere ^^
Bene, per il prossimo non contate
troppo sulla velocità, potreste restarci male...in questo mese sarò molto
occupata, farò quel che potrò...
- Senti
Matt, so che ti stupirà questa mia richiesta però...- la ragazzina alla porta
di casa stringe un libro fra le mani. Le guance sono in fiamme, gli occhi bassi
mentre evita di guardare l’amico di fronte a lei, troppo imbarazzata.
Lui la osserva confuso ma incuriosito. Non erano mai
stati grandi amici, e adesso lei gli si presentava sulla porta di casa, dicendo
in fretta di aver bisogno di lui - Avanti, dimmi...-
-...Sora è già
partita per le vacanze, Izzy dice di avere troppo da studiare, Joe è impegnato
con i vari club al quale si è iscritto e Tai...bè di lui non posso fidarmi,
quindi mi rimani tu...- aveva parlato in fretta, quasi troppo perfino per lei,
ma il ragazzo non capì subito dove lei voleva arrivare. Era luglio, faceva
caldo, e lui non vedeva l’ora di tornarsene sotto il condizionatore, beato nel
suo dolce far nulla. E invece -...potresti, darmi
ripetizioni di matematica?-
-
D’accordo...a patto che tu mi dia una mano con mio fratello.- E da lì iniziò
tutto.
Ha sedici anni, e frequenta la seconda liceo. Ha fatto crescere i capelli biondi fino
alle spalle. E’ un ribelle e non ha timore di dimostrarlo. A scuola va
piuttosto bene, anche socialmente. Infatti è il
ragazzo più popolare della scuola; ogni
giorno una ragazza gli dichiara il proprio amore. Ma
lui rifiuta sempre. E sempre con la stessa scusa. “Non
ho voglia d’impegnarmi, perdonami” La ragazza in questione o scappava via
piangendo, delusa e amareggiata, oppure gli sorrideva dicendogli che andava
tutto bene.
Ma non la
ragazza che aveva di fronte in quel momento. Mai si sarebbe aspettato che proprio lei provasse
interesse per lui. Quel tipo d’interesse almeno. La osserva mentre lei lo fissa
con sguardo deciso a sua volta. I capelli rossi, lunghi e lisci fin sotto le
spalle. Certo era cambiata da quando facevano le elementari, prima era un
maschiaccio, mentre adesso era diventata una ragazza carina e femminile. Ma lui, mai si sarebbe aspettato quelle parole da lei. -
Matt, tu mi piaci, da molto tempo.- Lui restò muto ad osservarla, indeciso su
come risponderle. Non era una qualunque ragazza, era una sua amica. Era la
ragazza di cui il suo migliore amico era innamorato da sempre. Ma lei aveva detto di essere innamorata di lui.
Cosa poteva fare, se non sottostare alla richiesta
dell’amico, di renderla felice e stare con lei? Se non
l’avesse fatto, li avrebbe persi entrambi...
E’ arrabbiato, c’è odio nei suoi occhi azzurri mentre
se ne sta chino sul letto d’ospedale dove riposa il suo fratellino. E’ caduto dal balcone del loro appartamento, o meglio, si è
buttato. Tutto per colpa sua, perché aveva deciso di andarsene
abbandonandolo anche lei, come tutti. Sospirò forte quando la ragazzina
entrò piano nella stanza silenziosa. Non disse una parola, ma lui seppe che era
lei, e l’odio dentro di lui crebbe.
- Vattene
via...- sussurrò per non urlare. Non voleva certo svegliare suo fratello,
adesso che finalmente si era addormentato. Si volse a guardarla. Stava
piangendo lacrime mute, una mano sopra la bocca per evitare di far rumore, gli
occhi rossi e lucidi rivolti solo ed esclusivamente a lui. Ma
il ragazzino non s’impietosì nemmeno per un momento. Lei annuì piano, dopo un lasso di tempo che non sapeva se definire breve o eterno, e
si voltò per andarsene. Aveva rovinato tutto, era
tutta colpa sua.
Erano diventati amici, quasi inseparabili in quei due
mesi. Si erano legati l’uno all’altra, ormai quasi facevano parte l’una della
famiglia dell’altro e viceversa. Erano diventati amici, confidenti, complici. Ma adesso era tutto finito, per un suo stupido errore. Non
voleva andarsene, ma doveva. Non necessitava la sua
volontà in tutto quello. Prima di uscire dalla stanza disse solamente poche
parole. Un bisbiglio che lui capì.
- Fra tre
giorni parto. Volevo che lo sapessi...-
Era uno degli ultimi giorni del liceo,
ed erano tutti riuniti in un bar a festeggiare i tre diplomati. C’era chi
cantava al karaoke, chi mangiucchiava un po’ di torta, e chi parlava
allegramente. Questi ultimi erano Sora, T.K. e Kari. Lui ascoltava solamente da
un orecchio, mentre con l’altro gli toccava sentire gli strimpelli di Tai al
microfono.
- Davvero?- stava dicendo Kari felice.
- Si si...- rispondeva Sora allegra. Si chiese
di cosa stessero parlando e si concentrò su di loro
facendosi più vicino. Come lo vide vicino a sé Sora,
inconsciamente lo prese sottobraccio. Stavano insieme da già 2 anni. -
Che bello, beata lei...- diceva T.K. - Di cosa
parlate?- domandò lui incuriosito. I tre si fecero silenziosi per un po’, poi
Sora gli sorrise - Di Mimi. Mi ha scritto un email
ieri sera. Dice che farà un viaggio in Grecia, con la scuola.- Sora sapeva che quello era un argomento spinoso, e così lui fece
finta di nulla e andò a sedersi sul divanetto mentre le sue orecchie, contro la
sua volontà, continuavano a sentire la conversazione. - Ma
fanno ancora le gite scolastiche? Li portano così lontano?-
- Si...- rispondeva Sora -...laggiù l’anno scolastico finisce in giugno,
e questo è il periodo delle gite. Mi ha scritto che ha fatto di tutto per fare i modo che li portassero qua, ma che il preside - ebbene si,
è andata dal preside a fare la richiesta - le ha bocciato l’idea, perché
costava troppo.-
Una risata
generale, mentre lui si voltava dall’altra parte, per non ascoltare più. Sul suo viso, un piccolo sorriso.
E’ mattino presto quando scende finalmente dall’aereo.
Non è la prima volta che viaggia da solo, ma è la prima volta che va così
lontano. E’ in Italia, il paese dove lei si è trasferita, e spera proprio di non
incontrarla.
Faceva caldo
sulla spiaggia, l’aria era secca ma pesante, il sole picchiava forte. Osservò
la gente felice attorno a lui, e a malapena si rendeva conto di essere in un
paese straniero. Ne sapeva la lingua, perché l’aveva imparata da piccolo.
Gliel’aveva insegnatalei.
E’ scappato dalla sua vita, perché la trova
soffocante. Aveva bisogno di cambiare aria, conoscere gente nuova, visitare
luoghi che fino a quel momento aveva osservato solo
dalla pagine dei libri. Bè si, era andato anche per studiare, certo.
Ma visto che vi si sarebbe
trattenuto per molto, avrebbe dovuto trovarsi un lavoro per potersi pagare il
piccolo monolocale che aveva già preso in affitto. Aveva organizzato tutto per
quell’estate.
Tutto tranne che una ragazza, seduta china su se
stessa. Un abito color pesca, i capelli lunghi ramati e lucenti. Gli occhi
ambrati, la pelle quasi scottata dal sole. Lo sguardo triste.
Aveva programmato tutto, tranne quell’incontro e quel
bacio che gli avevano fatto cambiare modo di vedere la sua intera vita.
- Perché eri con lei, eh?- Sora è arrabbiata, e lo spintona
forte lontano da lei. Lui non reagisce, sa di essere
nel torto. - Non dovevi studiare così tanto oggi, da non potermi vedere?- Alza
la voce, incurante degli sguardi dei curiosi che passeggiano accanto a loro.
- Sora, non eravamo solo io e lei...c’era anche
T.K.- lui prova a calmarla, tentando di restare calmo a sua volta.
- Ah, c’era anche tuo fratello...pensi che questo
cambi la situazione? Pensi che questo giustifichi il modo in cui ti sei
comportato con ME? Matt, io sono la tua ragazza...io dovrei
sapere sempre quello che fai...TU dovresti dirmelo, non mentirmi...- molte
lacrime escono dai suoi occhi scuri, era da tanto che lui non la vedeva
piangere, ma mai l’aveva vista piangere di rabbia. - Mi dispiace...avrei dovuto
dirti la verità...-
- Si, avresti dovuto.- Lui le si avvicina e lei
si lascia prendere nell’abbraccio leggero, dispiaciuto. - Scusami...ero in ritardo perché il professore mi ha trattenuto dopo la
lezione...ero in ritardo, ero stanco, stavo correndo in mezzo alla strada, e
non avevo proprio il tempo per stare a spiegarti...ma te l’avrei detto questa
sera...-
Sora non dice niente,
si lascia stringere. L’ha ferita, e non guarirà in fretta.
Beep
Beep Beep
Apro gli occhi di scatto,
spaventato mentre resto immobile nel letto. Mi sento il fiato corto e sono
sudato come se fossi appena tornato da una lunga corsa. Mi tiro su a sedere a
fatica, ma mi sento già stanco. Accidenti, che nottata.
Non credo di aver mai fatto
così tanti sogni tutti assieme. Erano tutti ricordi, un po’ con Sora e un po’
con Mimi.
Perché?
Guardo la sveglia che
lampeggia le 8 e un quarto. Sospiro. Devo alzarmi o farò tardi a lezione, e
dopo...il provino di Mimi.
E’ passata una settimana, e
io non l’ho più vista ne sentita. Vorrà ancora che io
l’accompagni?
Il mio cellulare suona.
Questo sarà il solito messaggio del buongiorno di Sora. Prendo il telefonino e
apro il messaggio ricevuto.
Buongiorno tesoro, dormito
bene? ^^
Purtroppo non posso venire
anche io al provino di Mimi. Ho
da studiare, però falle gli
auguri da parte mia, ok? Baci
Per quel che ne so, Mimi l’ha
chiamata il giorno dopo e ha chiarito ancora di più la situazione, e Sora ha
capito che non c’era niente sotto. Quindi tutto è tornato alla normalità, se
non fosse per il presentimento che Mimi mi stia
evitando.
Spero non ce
l’abbia con me per quel che è successo. Sono stato proprio un idiota.
Prendo il telefonino deciso a telefonarle. E’
quasi ora di pranzo, ed io sono appena uscito dall’università. Se devo accompagnarla al provino, lo devo sapere.
Aspetto, ascoltando il tuu tuu del telefono, in
attesa che lei risponda.
- Pronto.- la sua voce gelida mi paralizza.
- Ciao, sono Matt...- deglutisco.
- Si lo so...che
succede?-
E’ fredda. Dannatamente
fredda.
- Ecco io...volevo sapere, per...oggi.- cerco
di farmi coraggio -...hai il provino no?-
Cala un silenzio strano. E’ pesante, mi fa innervosire. Perché
sta zitta? Perché non parla più?
- Ascolta Mimi...- prendo respiro -...se
tu...se hai cambiato idea, e preferisci che io non venga, basta semplicemente
che tu me lo dica.-
La sento sospirare dall’altro
capo del telefono - Non si tratta di questo...-
- E allora che
succede? Perché sono giorni che mi eviti?-
- Io non ti sto evitando.-
Mi sfugge una
risatina ironica - Certo, come no...-
- Ok, è vero...- dichiara alla fine -...forse
un po’ ti ho evitato, ma sono stata anche molto occupata con...altre cose.-
C’è un
altro attimo di silenzio - Ho capito...- dico alla fine, mesto.
- Cosa?- sembra
stupita.
- Tutto...spero che
il provino ti vada bene, auguri...-
Faccio per interrompere la
conversazione ma sento ancora la sua voce - No, dai Matt non
riattaccare...scusami...-
- E quindi?-
- E’ che...ho paura anche solo a parlare al
telefono con te, dopo quel che è successo...-
Sono stupefatto - Ma guarda
che Sora è a posto...va tutto bene...-
- Si, all’apparenza forse...ma ho visto i
suoi occhi Matt...-
- Cosa vuoi dire?-
- Ho visto com’erano i suoi occhi mentre ci
guardava assieme...non voglio che succeda mai più. Non posso perdere la mia
migliore amica per...-
- Per...?- la istigo a continuare la frase.
-...per quel cretino del suo ragazzo!-
Le scappa una risata.
Finalmente. - Ah, ti senti meglio adesso che mi hai dato per la seconda volta
del cretino?-
- Un po’...dai scemo,
che fai ora?-
E cambia discorso così? Sarà tutto apposto adesso...
- Parlo con una scema, mentre aspetto che mi
dica che ne devo fare del mio pomeriggio...-
Scoppia a ridere, questa
volta più forte. Ed io la seguo.
- Scusami...hai già
mangiato? Il provino ce l’ho verso le quattro, e
adesso sono in una palestra che ho affittato fino alle due, per
esercitarmi...se vuoi puoi raggiungermi, e mangiamo qualcosa...-
Sorrido...allora
forse è davvero tutto apposto?
Continua....
******************************************
Eccomi...forse un po’ in ritardo
ma non troppo no?
Com’era questo capitolo...forse è
stato un po’ noioso con tutti quei ricordi, ma dovevo fare in modo che voi
lettori riuscite a capire qualcosa in più della
storia...
Esempio come erano
diventati amici Matt e Mimi...come lui si è messo con Sora, per una pura
richiesta di Tai...la questione di T.K.
Ok adesso passo ai ringraziamenti
per le recensioni ( che sono aumentate =D me super felice, vi prego continuate
a sostenermi )
Kairi_92 : è un po’ che non ci
sentiamo...spero vada tutto bene =( se leggi questo capitolo fammi sapere ok?
kiss
mijen : eh si hai proprio ragione...anche io mi sarei incavolata da matti
in una situazione del genere! XD però Sora è talmente innamorata, ed ha
talmente paura di perderlo che fa finta di niente e subisce tutto...in realtà
lo sa che c’è qualcosa che non va, però preferisce far finta che vada tutto
bene...^^ questo solo per rispondere alla tua domanda ^^ aspetto
la tua recensione!
sem0305 : XD ma come sei crudele, povera Sora ( anche se la più crudele sono
io che la metto in certe situazioni XD ) fammi sapere!!
chandelora : grazie per i complimenti, continua a seguirmi per favore ^^
Sarigaki92 : eh si...Mimi è dolce, e Matt è un
po’ scemotto XD aspetto il tuo giudizio!! ^^
Bene...anche un GRAZIE enorme ( notare le dimensioni XD
) a chi legge solamente...a chi ha la storia tra i preferiti, e chi tra le
seguite!!! Grazie davvero!!!!
Ma che mi sarà saltato in mente di farlo venire qua?
Mimi, Mimi... sei una
completa idiota. Ma guardati! Sei
sudata, hai una faccia che fa paura, dei capelli che a momenti scappano
da soli terrorizzati. Non hai un filo di trucco e sei in canottiera,
pantaloncini e... calzini colorati!
- Sono rovinata... anzi no, mi sta bene! Così
imparo. Cielo quanto sono idiota!-
Ma si, mettiamoci anche a parlare da sole, tanto non ho
già abbastanza un aspetto da matta, cerchiamo di rendere il tutto vero il più
possibile.
Ok, calma, rilassati. Sono
calma.
Dopotutto è
solo Matt, mi ha vista in momenti ben peggiori che non nel bel mezzo di
un allenamento di danza. Tipo... tipo... quando eravamo a Digiworld certo.
A quel tempo ero anche
peggiore di... oh no. Non avevo notato quella cosa terribile, devo togliermi subito questi pantaloncini! Ho dimenticato la
ceretta ieri!!!
Ok, ok, ok... adesso sono perfettamente
calma.
Mi sono cambiata e data
un’aggiustatina. Controllo bene allo specchio mentre mi osservo con occhio
indagatore. Si, adesso dovrei sembrare almeno umana.
Guardo l’ora.
12.36.
Temo si sia perso per strada.
Non era molto ontano, gli ci sarebbe voluta solo una
ventina di minuti e invece era mezzogiorno quando mi ha chiamata. Che carino però, era preoccupato. Pensava fossi arrabbiata con
lui.
Bè è naturale per come l’ho
trattato, però è stato più forte di me quella volta. Mi avvicino allo stereo e
riaccendo la musica. Mentre aspetto tanto vale che mi
eserciti ancora un po’.
Non ho il tempo di mettermi
in posizione per l’esecuzione di una piroette che
voltandomi vedo la porta a specchio aprirsi. Da dietro spunta lui, lo sguardo
incuriosito, i capelli spettinati. Per l’ennesima volta mi ritrovo a pensare a
quanto sia bello, toglie il fiato. Ritiro
subito il pensiero continuando a ripetermi “ E’ il ragazzo di Sora.
Di Sora!!! La mia migliore amica. “.
Mi sorride mentre gli faccio
cenno di entrare, poi mi avvicino allo stereo per abbassare la musica e quando
mi volto lo ritrovo vicino a me, tanto da spaventarmi.
- Non apparirmi mai più così alle spalle, a
meno che non vuoi la mia morte per arresto cardiaco...
-
Alza le spalle - Quanto sei
tragica... mi hai visto entrare, no?-
Annuisco e mi dirigo verso la
mia borsa appoggiata a terra in un angolo. Se gli sto
vicino sento la pelle bruciare, come se fosse attraversata da energia
elettrica. Meglio stargli lontana fino a che non avrò capito
cosa diavolo mi sta succedendo.
- Va tutto bene?-
Mi volto a guardarlo. Si è
seduto nello stesso punto nel quale l’ho lasciato, vicino allo stereo per terra,
e sta estraendo dei pacchetti da un sacchetto di plastica.
- Si scusa, sono un
po’ stanca... -
- Immagino... è da molto che sei qui?-
Mi avvicino e mi siedo di
fronte a lui, non troppo vicina - Da stamattina alle 8...
-
- Allora capisco perché sei stanca... non è
meglio se ti riposi adesso? Altrimenti farai il provino senza energie... -
Scrollo la testa mentre mi
sciolgo la coda di cavallo -Non posso... ci sono ancora due o tre cose che devo
perfezionare prima.-
- Bè, però mangia qualcosa adesso... ho fatto
scorte in un bar qui vicino.-
Sorride mentre apre uno dei
pacchetti, mostrando un invitante panino fumante.
- Che meraviglia... ho
proprio fame. Senti però non posso sempre approfittare di te in questo modo...
fammi pagare qualcosa per favore!-
Mi osserva
stupito - Ok... - dice alla fine -... allora mi darai i soldi di tutto
quello che mangi, d’accordo? In poche parole, dovrai risarcirmi tutto visto che mangi più di me!-
- Ehi la smetti di offendere? Comunque va bene, ci sto! E ti
offro anche un caffè alla macchinetta qua fuori.- replico divertita. Mi è
sempre piaciuto questo nostro modo di essere, di litigare allegramente ogni
volta.
- Wow, non vedo l’ora!-
Era sarcasmo questo?
- Mi stai prendendo in giro?-
Scuote la testa - Non lo
farei mai... -
Non mi convince, però intanto
mi mangio questo bel panino.
Mmmh, buono!
- Perché non mi fai vedere qualche passo di
danza?-
Alzo lo sguardo verso di lui,
incontrando i suoi occhi azzurri. - Adesso?-
- Bè si...hai ancora per una mezzora questa
sala, no?-
Si ha ragione. E poi non credo mi farà male ripassare ancora una volta.
- D’accordo.-
Mi alzo e mi dirigo verso lo
stereo accendendo di nuovo la musica. Inizio a ballare, un po’ intimidita. Il
fatto che Matt sia qui a guardarmi m’imbarazza un po’.
Poi la musica si fa più forte
ed io mi lascio trascinare eseguendo il pezzo fino alla fine, senza mai
sbagliare. L’unico punto che non mi convince è il finale, spero di riuscire a
ballare decentemente al provino. Il pensiero della selezione mi fa venire un
vuoto allo stomaco, le classiche farfalle. odio questa
sensazione.
- Come mai ti sei
fermata?-
Senza accorgermene sono
rimasta immobile nel bel mezzo della stanza.
- Niente... per un momento ho
pensato al provino e sono stata colta da un attacco di panico.- lo dico
ridendo, anche se la mia risata è mezza isterica più che divertita.
Matt si alza e viene verso di
me - Non preoccuparti dai, andrà bene.-
- E tu come fai a
dirlo?- gli chiedo con un tono di sfida.
- Non lo so. Non me ne intendo di danza e
cose del genere, però non eri male.-
Sono sorpresa - Davvero?-
- Si... solo... - s’interrompe -... cerca di
restare tranquilla. Come ti sei agitata hai perso il
ritmo, prima stavi andando bene mi sembra.-
- Sono solo preoccupata per la parte
finale... spero di farcela, ci tengo molto a entrare
in quella scuola.-
Mi mette un braccio intorno
alle spalle - Ce la farai.-
Cala un attimo di silenzio
mentre restiamo a fissarci come ipnotizzati. Il cuore aumenta i battiti, lo
sento, ma è il mio o il suo?
Improvvisamente scioglie
l’abbraccio allontanandosi da me, e avverto una sensazione strana. Come se mi fosse stata strappata via una parte di me contro la mia
volontà. - Allora, perché non m’insegni qualche passo?-
- Insegnarti a ballare?- sono stupefatta.
Matt che vuole imparare a ballare?
Si volta a guardarmi - Bè,
non come quelle cose che fai tu, tipo...-
- Tipo questa?- lo interrompo scivolando a
terra in una spaccata.
Lo vedo fare una faccia
improvvisata di dolore - Non farlo mai più in mia presenza... come diavolo ci riesci?-
- Anni di allenamenti
mio caro.- affermo rialzandomi.
- Bè, non intendevo questo...qualcosa tipo
quei balli a due, li conosci?-
Lo osservo incredula -
Intendi tipo il Mambo, il Tango e il Valzer?-
- Se è possibile il valzer
lo eviterei volentieri.- gli scappa una risatina.
Matt che ride, incredibile.
- D’accordo, vada per il valzer allora.-
Corro verso lo stereo a
cambiare il cd, mentre lo sento brontolare alle mie spalle qualcosa tipo ‘ Ecco, lo sapevo che
mi avresti fregato ’.
Accendo la musica e mi
avvicino a lui che ha ancora un’espressione imbronciata sul viso. Gli prendo le
mani e inizio a fare i passi base della danza.
- Forza, segui me... un, due,
tre... un, due, tre... -
- No, non ci riesco... è troppo difficile,
puoi ricominciare?-
Mi fermo e lo guardo - Vedi
di stare attento. Innanzitutto devi mettere le mani così... -
Provo una strana sensazione
quando posa gentilmente una mano sul mio fianco, mentre con l’altra stringe la
mia. E’ piacevole, e per un istante mi attraversa il desiderio di non voler mai
separarmi da queste braccia. Ma cosa mi succede? Sono
gli stessi sentimenti che provavo al mare, con Masaki.
Ma allora non sapevo che lui fosse Matt, quindi mi ero
ripromessa di non pensarci più, di tenerli dentro di me come se non fossero mai
esistiti. Ma come diavolo faccio?
Non me ne accorgo
subito mentre mi lascio trasportare da questi pensieri scoordinati, ma poi mi
rendo conto della nostra affinità. Incredibile stiamo ballando il valzer, e
anche piuttosto bene!
- Però, sei bravo.-
ammetto alla fine. Sento le guance in fiamme mentre mi risponde spavaldo.
- Che ci vuoi fare?
Sarò un talento innato.-
- Certo, talmente innato
che hai dovuto calpestarmi i piedi più volte prima di coordinare cinque passi
uno dopo l’altro.-
Mi osserva,
gli occhi ridotti a due fessure - Ehi, non è colpa mia. Forse non sei
brava come insegnante.-
- Cosa hai detto?-
Gli pesto un piede a tempo di
musica - Ahi, che male. Questo l’hai fatto apposta!-
- No, figurarsi. E’ che non sono molto brava a insegnare sai... non siamo tutti dei talenti in questo
mondo, come te.-
E gli calpesto anche l’altro. - Ok, ok... ho capito,
basta adesso!-
Mi metto a ridere finalmente
vincitrice, e dopo poco mi segue anche lui. Era tanto che non mi divertivo
così, e lui sembra condividere la sensazione.
All’improvviso mi prende e
inizia a farmi girare come fanno i bambini. La stanza attorno a noi non esiste più, adesso ci siamo solo io e lui nel nostro
vorticoso gioco infantile. Mi metto a urlare divertita
e lui fa lo stesso, poi finalmente iniziamo a fermarci, ormai senza fiato. Il
mondo che gira, ma perché questa stanza non si ferma?
Prima che me ne accorgo mi ritrovo sdraiata a terra con le sue braccia
strette attorno a me. Mi volto e lo guardo cercando di riprendere fiato. Anche lui ha il fiatone, ma un sorriso spensierato è
disegnato sul suo viso. Mi guarda a sua volta, poi sorride
ancora.
- Scusa, ho perso l’equilibrio.-
Scuoto la testa - Non
preoccuparti... -
Avvicina
una mano al mio viso, di nuovo il cuore mi batte a mille. Io lo guardo fisso e lui fa altrettanto. Con
innocenza mi sfiora a guancia per passare ai miei capelli. - Sei tutta
spettinata...-
Inizia a spostarmi le ciocche
- E’ stata colpa tua.-
- Già, scusami...-
Oh cielo, vorrei non smettesse
mai di tenere la mano fra i miei capelli.
Mi inumidisco le labbra, nervosa, mentre lui continua a
guardarmi senza smettere di giocare con una ciocca. Si avvicina a me con il
viso, gli occhi azzurri fissi nei miei nocciola. Si china su di me ed io
socchiudo gli occhi, ed è quando le nostre labbra si sfiorano che sento la
porta cigolare.
Mi volto in fretta mentre
Matt si sposta un po’ più lontano, entrambi imbarazzati. Io continuo a guardare
la porta fino a che non si apre totalmente. Da dietro spunta
un viso a me familiare, mi guarda sorridente mentre io mi alzo in piedi
per corrergli incontro.
- Leo!-
Ma non mi rendo conto dello sguardo confuso e
infastidito di Matt alle mie spalle, mentre stringo il mio amico forte a me.
Ultimamente sono molto presa da
impegni di ogni genere...ho avuto dei problemi con
delle persone a me care, il mio coniglietto si è ammalato, sono stata male
io...
Non sono giustificazioni, ma solo
risposte al perché ci ho messo un po’ ad
aggiornare...scusate...or dunque passo ai ringraziamenti a coloro che seguono
questa mia FF...
Kairi_92 : Tesoro ecco l’aggiornamento ^^
spero che il capitolo ti piaccia ^^
sem0305: ops...temo di non averti
accontentata...ho aggiornato in ritardo, sorry!
Sarugaki92: ahahah XD l’odio per Sora che traspare dalla tua rece si avverte,
direi un bel po’ XD kiss
Ysabel Cullen : ciao, scusami il ritardo...davvero
questa è la prima fic che leggi? O_o eh poveretta, spero che nel frattempo te
ne sia trovate di meglio da leggere XD
chandelora : rispondo alle tue 2 rece...si anche io mi sentirei uno schifo se
fossi Sora, ma purtroppo quando sei innamorata non ti accorgi di quello che ti
possano fare...scusa del ritardo (_ _’)
mimatoforever : carissima...ma tu sei veramente un incubo!!! XD No scherzo, a me fa
piacere che qualcuno ci tenga così tanto...grazie mi hai stimolato ad
aggiornare, anche perché altrimenti avresti riempito il capitolo con solo le
tue rece XD kiss
Bene fine dei ringraziamenti, alla
prossima...spero un po’ prima, in quel caso scusate se farò tardi ^^’
Sarà la centesima volta che
me lo chiedo, mentre me ne sto qui in un angolo a
osservare Mimi che abbraccia felice questo ragazzo spuntato dal nulla. E’ alto,
terribilmente alto. Potrebbe essere persino più alto di me.
E non è giapponese. Si vede lontano un miglio che non
lo è.
Da dove viene? Chi diavolo è?
Perché Mimi lo abbraccia in quel modo?
Sembra così felice di
vederlo.
All’improvviso sento una
stretta al cuore, e il respiro mi manca per alcuni secondi. Lei non era così
felice quando ha mi ha incontrato dopo anni. Ovvio,
lei sapeva che la odiavo, lei lo credeva... lo credevo anche io, ma non era
affatto così.
Mi sento male.
- Matt va tutto bene?-
Riapro gli occhi. Quando li avevo chiusi? Mimi sta davanti a me
con uno sguardo preoccupato.
- Ohi, tutto ok?-
Annuisco - Si, si scusa... mi
gira ancora un po’ la testa.-
Lei annuisce, poi torna a
guardare il ragazzo mentre lui la raggiunge con un sorriso. Perché
sorride? Che vuole da me?
- Matt, questo è Leo, il mio migliore
amico... viene dall’Italia.- mi spiega lei. - Leo, questo è Matt.-
Lui mi guarda senza togliersi
dalla faccia quel sorrisetto felice e mi porge la mano. - Piacere Matt, Mimi mi
ha spesso parlato di te...-
- Oh che sciocchezza... - lo interrompe lei
mentre io stringo con forza la mano di lui.
Va bene,
l’ho stretta più del dovuto. -...
non è vero, non credergli.-
Ma perché? Io ne
sarei stato contento...
- Ma perché non mi
risponde? Ho forse sbagliato qualcosa nella pronuncia, Mimi?-
chiede a lei.
- No, andava benissimo... Matt è un musone,
tutto qua.-
Perché ora parlano in italiano? Lo sa Mimi che li capisco...
- Sai il giapponese? Io sono Matt... Mimi non
mi ha mai parlato di te.-
Ok questa era una
provocazione voluta.
- Si, me l’ha insegnato Mimi...- sembra
spiazzato.
Lei ci guarda confusa - Eh
si, e Matt sa l’italiano quindi non preoccuparti se non sai dire qualcosa Leo.-
- Già, l’italiano... me l’ha insegnato Mimi
quando eravamo piccoli.-
Ok, altra provocazione. Ma che mi sta succedendo?
- Perfetto, così non ci saranno problemi di
comunicazione... tu non eri quello che le aveva
giurato eterno odio?-
Ottimo, risponde alle mie
provocazioni.
- Già... ma a quanto pare
è voluta tornare mia amica a tutti i
costi.-
Beccati questo, impara a star
zitto.
- Oh, adesso smettetela.- ci
interrompe mentendosi fra di noi - Matt... non potresti cercare di
essere amichevole per una volta?-
Perché da
la colpa a me? E’ questo che è arrivato dal nulla e ci ha interrotti mentre stavamo per... oh, accidenti. Cosa stavo per fare? Mi sento un idiota, ma cosa mi è preso?
Sono arrabbiato, per un
motivo così stupido, per una cosa che è stato molto
meglio non sia accaduta? Eppure... volevo che
accadesse. Inoltre, Mimi lo ha presentato come ‘migliore amico’... ero convinto
di essere io
il suo migliore amico.
- E Leo... avanti,
mi avevi promesso che avresti controllato la tua impulsività. E’ così che la
controlli?-
Lui la guarda, poi sospira -
Hai ragione, scusa.-
Si volta a guardarmi di nuovo
- Perdonami, cercherò di controllarmi.-
- Come ha detto Mimi, non
sono molto amichevole... - rispondo guardandolo.
E con te, non sarò mai
amichevole.
Siamo infine giunti davanti all’edificio dove
si svolgerà il provino. L’università dove Mimi vuole disperatamente entrare.
La guardo ma lei non ricambia
il mio sguardo, è tesa lo capisco subito. Si stringe le mani nervosamente e ha i viso arrossato per la preoccupazione. L’italianole si para
di fronte e le appoggia le mani sulle spalle sottili.
- Dai, cerca di calmarti... - le dice
rassicurante -... peggiori solo le cose agitandoti.-
Lei annuisce e lo guarda alla
ricerca di conforto, c’è una strana atmosfera fra loro. Mimi prende respiro e
varca la grande porta a vetro dell’edificio, decisa e
senza voltarsi. Parla con una signorina che credo la segretaria, questa le dice
di raggiungere una grande sala alla nostra destra e
porgendole un foglio. Mimi esita ancora, poi annuisce e tutti e tre ci muoviamo verso l’indicazione appena ricevuta. Come apriamo la porta ci ritroviamo all’interno di un piccolo
teatro. Sul palco un ragazzo si sta esibendo in una danza frenetica e noi
troviamo posto circa a metà sala, sedendoci sulle poltrone di velluto blu
notte. Mimi fra me e lui, terrorizzata più di prima.
- Che ti ha dato?-
le chiede sottovoce guardando il foglio che la segretaria bionda aveva dato a
Mimi.
- Credo sia il mio numero... non ho ancora
guardato qual è.-
Lentamente apre il foglio
curiosa ma allo stesso tempo spaventata. - Oh no!-
esclama alla fine, a foglio aperto.
- Che succede?-
chiedo un pò preoccupato.
- E’ il 13!!! E’ una
tragedia, non passerò!- risponde Mimi alzando la voce.
- Come sei
melodrammatica... - rispondo prendendo il foglio. Noto che è adesivo, dovrebbe attaccarselo ai vestiti.
- Tu non capisci, Matt! Il 13 mi ha sempre, e
dico sempre, portato una sfortuna
tremenda!- noto le lacrime nei suoi occhi.
- Dai, Mimi. Non piangere, andrà tutto bene.-
cerca di rassicurarla lui carezzandole i capelli con fare affettuoso.
Ma solo io mi accorgo di
quanto questo ci stia provando spudoratamente?
Lei sprofonda
nella poltrona annuendo - Certamente non posso farmi cambiare il numero... ecco
lo sapevo.- inizia a togliersi i pantaloni della tuta restando in
pantaloncini. Anche così, spaventata, in lacrime, e in pantaloncini riesce a essere adorabile.
Oh basta
Matt, datti una regolata idiota!
- Sicuramente sbaglierò qualche passo nel
pezzo. Lo so!-
Leo la guarda - Dai,
smettila. Non lo sai che siamo noi stessi a chiamare la sfortuna? Più dici che
andrà male, più sarà probabile che accadrà.-
Mimi sospira e si appoggia
afflitta allo schienale.
Davanti a noi si alza una
signora molto alta e magra, i capelli scuri raccolti in uno
chignon elegante. Prende un blocco e dice a voce alta.
- Numero 13!-
Mi volto e vedo il terrore
negli occhi di Mimi - Oh no, tocca già a me. Non sono psicologicamente pronta.
Me ne devo andare.-
Prima che lui dica qualcosa per rincuorarla mi alzo e m’inginocchio
davanti a lei sotto lo sguardo stupito di entrambi.
- No... adesso tu ti togli quella felpa, ti
alzi, e fai il tuo provino. Sono settimane che ti prepari, non rinuncerai per
uno stupido numero. Forza!.-
La prendo per un braccio e
lei non ha la forza di ribellarsi. Si toglie lentamente la felpa restando in
canottiera, la giro e le attacco il foglio numerato nella schiena, premendo per
farlo aderire bene alla stoffa mentre sento la donna chiamare il numero 13
ancora a gran voce.
Volto Mimi verso di me -
Chiudi gli occhi e respira... - lei mi guarda e obbedisce -... adesso ripetiti
questo. Io sono invincibile, nessuno mi
può distruggere.-
Lei riapre gli occhi e mi
osserva confusa e sorpresa, ma poi ripete la frase un paio di volte sotto mia
richiesta.
- Adesso ascoltami bene...
non è un numero a decidere il nostro destino. Siamo noi e basta. Tu sei brava, lo sei sempre stata. Quindi vai li e fatti valere, fai vedere di cosa sei capace... -
abbasso la voce in modo che nessuno mi senta tranne lei -... hai pure contribuito a salvare il mondo una
volta, ricordi?-
Mimi sorride e annuisce.
- Brava, e poi se sbagli qualche passo che
importanza può avere? Tu sei specializzata nel canto, lo sei
sempre stata. Hai sempre amato cantare, no? Nessuno può batterti in quello.-
Vedo il suo sorriso crescere.
Rivolge un piccolo sguardo all’amico poi torna a
guardare me.
- Ce la farò! Non ti deluderò.-
Sorride e si dirige
finalmente decisa verso il palco, mentre io, seguendola con lo sguardo, torno a
sedermi al mio posto. Leo mi si avvicina un po’.
- Bravo, era di questo che aveva bisogno.-
Lo guardo confuso, poi senza
parlare torno a osservare Mimi prendere posizione al
centro del palco illuminato.
Non credo che Mimi sia umana. Cioè, non è possibile essere umani e avere una voce del
genere, ne sono sicuro!
Ha eseguito il pezzo di danza
preparato ‘quasi alla perfezione’, dice Leo. Poi ha dovuto sostenere un’altra
prova di danza, ma questa volta improvvisato. Sempre
l’italiano dice di essersela cavata molto bene. Io di danza proprio non me ne
capisco.
Dopodiché le hanno dato un testo che ha dovuto interpretare sul momento
senza aver avuto il tempo di studiarlo. Ma era un frammento di ‘Sogno di una
Notte di Mezza Estate’ nella parte di Elena ed è stata
molto brava a parer mio.
Ma adesso. E’ disumana. Ha una voce pazzesca.
Non credo di essere mai
rimasto così spiazzato, paralizzato e incantato a sentire qualcuno cantare. La
voce di Mimi era bella e intonata già da bambina, ma ora è
tutta un’altra questione. Quando le ho detto che il
canto era la sua specializzazione nella mia testa lei cantava ancora come otto
anni fa... ma questo. E’...bravissima.
La canzone finisce, e devo
trattenermi per non scoppiare in un applauso. Ma come
fanno i giudici a restare così tranquilli dopo averla sentita?
- Grazie, tra poco ti faremo sapere.-
Mimi s’inchina e dopo scende
dal palco sedendosi accanto agli atri partecipanti. Avrei voglia di correre da
lei e dirle quanto è stata brava per me, ma non posso
farlo.
- Accidenti... vorrei andare a dirle che è
stata bravissima, ma ci tocca aspettare ancora un po’.-
Come un riflesso dei miei
pensieri Leo ha detto ogni cosa che pensavo. Che sia
più simile a me di quanto credessi?
Non mi accorgo del tempo che
resto immobile e silenzioso a osservare ciò che
accade, ma deve essere passato un pezzo perché finalmente i quindici candidati
hanno terminato i loro provino. Si alzano e in fila si posizionano
sul palco, davanti ai giudici. Posso leggere la paura negli occhi di tutti
loro, mentre osservo Mimi guardare decisa davanti a se a muovere leggermente le
labbra. Forse si sta ripetendo la frase che le ho detto
io.
- Ne passeranno solo
tre... -
Mi volto a
guardare Leo - Solo tre su quindici?- lui annuisce.
- E’ molto ristretta come
ammissioni.-
Un uomo robusto ci si
avvicina - Siete pregati di lasciare la sala... il verdetto è privato.-
Lo guardiamo entrambi
disorientati, poi rassegnati ci alziamo e abbandoniamo la sala a malincuore.
Mi sembra passata un’eternità. Ma quanto ci vuole?
Sono quasi più nervoso di
Mimi prima di cominciare. Guardo l’ora per l’ennesima volta, e mi accorgo di averla guardata pochi secondi prima perché segna di nuovo
le 17.27, possibile che si sia rotto? Afferro il cellulare, no anche li segna
la stessa ora.
Sospiro
terrorizzato e rassegnato all’idea di aspettare ancora a lungo qua fuori. Guardo il ragazzo che mi sta accanto, appoggiato
come me al muro del palazzo a fumarsi una sigaretta per alleviare la tensione.
Ah, così il bravo italiano
fuma. Non è tanto consono al suo bel faccino da angioletto. Basta piantala Matt! Smettila d’interessarti a questo tipo.
All’improvviso sento delle
mani sul mio collo, tanto fredde da spaventarmi. Mi volto e vedo Mimi che mi
osserva con espressione indecifrabile
- Uffa, volevo coprirti gli occhi, ma sei troppo alto!-
La guardo
confuso - Non è colpa mia se sei bassa.- rispondo cercando di nascondere
il nervosismo.
- Ah si?- dice mettendosi le mani sui fianchi
- Abbassati così ti sgrido per bene!-
Decido di stare al gioco e mi
abbasso un po’. Lei mi viene vicino, in silenzio, mi sorride e poi urla -
Ammessa!!!-
Resto imbambolato a guardarla
sorridere, poi senza pensarci troppo la stringo forte a me, dicendole che sono
contento e quanto sia stata brava.
Dopo qualche istante ci stacchiamo, e lei corre ad abbracciare Leo felice quanto me.
- Sei stata grande!-
Ma è quando si stacca da lui, si volta e mi sorride. E’
quando mi si avvicina, mi abbraccia ancora, mi ringrazia dicendo che non ce l’avrebbe mai fatta senza il mio incoraggiamento. E’
quando si stacca da me, e mi da un bacio sulla guancia che finalmente lo capisco.
Credo di essermi innamorato
di lei. Anzi, credo di esserlo sempre stato.
Resto immobile a osservarla tornare da Leo e rivestirsi, mentre continuo a
ripetermi questo nella testa. Ma c’è qualcosa che non
mi appaga di questa mia comprensione, che al contrario dovrebbe rendermi almeno
lievemente felice. Quel qualcosa, è Sora.
Sorrido alla ragazzina sui
quindici anni davanti a me, mentre afferra il sacchetto di carta e rispondendo
al mio sorriso esce dal negozio.
Ebbene si, ho trovato un lavoretto part-time.
- Allora, come ti
trovi cara?-
Mi volto verso la donna alla
mia destra. Si chiama Kyoko, trent’anni, lunghi capelli scuri e un
carattere dolce come quello di una madre.
Lavoro nel suo negozio di antiquariato ormai da due mesi, tre volte a settimana al
pomeriggio. All’inizio credevo che sarebbe stato una
noia lavorare qui, ma mi sono dovuta ricredere. La clientela è
molto giovane, non l’avrei mai immaginato. Però
il negozio di Kyoko offre antiquariato di bigiotteria, e le ragazzine vanno
pazze per queste cose -me compresa- quindi non ci si annoia mai.
- Tutto bene, grazie.-
Il resto del mio tempo viene occupato dalle lezioni che sono sempre molto
stimolanti. Ho avuto la fortuna di venire assegnata a
degli ottimi insegnanti, e vado d’accordo con tutti al corso.
- Oh, ma oggi
non dovevi uscire prima, cara?-
Guardo Kyoko senza collegare
subito la sua frase al significato che avrebbe per me.
Oggi devo uscire prima?
Devo avere uno sguardo
confuso e imbambolato perché lei continua - Tesoro, ti sei dimenticata? Mi avevi detto che
dovevi andar via un po’ prima perché dovevi traslocare, no?-
Accidenti è vero!
- Cosa?-
-
Papà dai... ormai sono abbastanza grande, non
credi?-
L’uomo guardò la figlia da dietro le
enormi lenti rotonde dei suoi occhiali - Ma sei
sicura?-
- Certo,
ormai anche tutti i miei amici se ne sono andati.-
Lei alzò lo sguardo verso il
padre - Non preoccuparti, tornerò spessissimo. E
poi, non vado così lontano.-
Lui si lasciò cadere sulla poltrona e si mise a
pulire gli occhiali sulla camicia - Bè, sono tranquillo... in fondo Leo
è vicino a te.-
- Si,
qualche palazzo più avanti.-
La ragazza si avvicinò a lui, e lo
abbracciò forte - Non vorrei, ma so che devo lasciarti andare... - disse
l’uomo.
Lei notò la sua voce che si spezzava per un
nodo alla gola - Dai papà, non fare così. Solo perché vado
a vivere da sola, non vuol dire che ti lascerò
solo... te lo prometto. -
- Ti
voglio bene-
Arrivo di corsa, tanto infretta che non
riesco a parlare bene per colpa del fiatone.
Aria, ho bisogno di ossigeno!
- Sei in ritardo, cara
la mia ragazza!-
Alzo lo sguardo verso Leo
davanti a me. Ha le braccia conserte e mi osserva come se fossi sotto
inquisizione.
- Uno: ero a lavoro e lo sai... -
Lo vedo alare un
sopracciglio. Non mi crede?
- Due... - continuo
-... non sono la tua ragazza.-
Mi guarda divertito, con un
sorrisetto enigmatico - Non ancora forse... -
Sento le guance arrossarsi,
mentre lui si volta e mi fa cenno di seguirlo per iniziare con l’ultima
parte del mio trasloco.
Abbiamo fatto il resto ieri,
ma non abbiamo fatto tempo a finire, così le ultime cose le spostiamo
oggi. Si è offerto gentilmente di darmi una mano, ma
ora non sono più tanto sicura di aver fatto bene ad accettare.
Mentre insieme ci dirigiamo verso il mio nuovo appartamento
- wow che cosa strana, un appartamento mio! - tengo lo sguardo basso, mentre
ripenso a ciò che è successo la settimana scorsa.
Ebbene si, Leo alla fine si è deciso e mi ha... beh,
chiesto di diventare la sua ragazza. Ma io sono stata
colta alla sprovvista, non sapevo proprio cosa rispondergli, così gli ho
chiesto del tempo per pensarci su.
Si, posso sembrare
un’idiota a farmi scappare quest’opportunità, dopotutto lui
mi è sempre piaciuto... però. Non so, c’è qualcosa
che mi blocca.
La
ragazza ha lo sguardo fisso sullo schermo illuminato davanti a lei. Si avvicina
velocemente alla bocca una manciata di pop-corn, e poi
infila di nuovo la mano nel pacchetto di plastica. L’altra è
impegnata a stringere la mano del ragazzo che le sta seduto accanto.
- Ahi...
- sussurra lui sottovoce -... devi proprio stringere così Mimi, mi stai
facendo male. -
-
Ssshhh... - fa lei -... sei stato tu a obbligarmi a vedere questo film
orribile, e adesso ne paghi le conseguenze. -
Lui fa spallucce - Sei proprio una fifona... - non fa
in tempo a finire la frase che nello schermo appare l’immagine di un uomo
ricoperto di sangue scuro.
La ragazza emette uno strillo spaventato, e nella
fretta di voltarsi fa cadere a terra il restante contenuto del pacchetto che
stava mangiando nel vano tentativo di farsi coraggio.
Si stringe all’amico, forte. Ha tanta paura, lei odia quei film e tutti i
racconti del terrore, li ha sempre odiati, fin da bambina.
Lui le accarezza i capelli, lieto di poter avere
finalmente un contatto con lei. Ne assapora il calore,
respira il suo profumo di shampoo alla fragola, e poi chissà
perché si ritrova a farle quella fatidica domanda che serbava ormai da
anni nel suo cuore.
- Mimi,
vuoi stare con me?-
E nella sala non vi sono altri rumori che il battito
veloce e dei loro cuori.
- Ce la fai a portare su questo da
sola?-
Guardo l’enorme scatola
che Leo mi indica con la mano, li a terra accanto a
lui. Ma quando mai mi è venuto in mente di
farne una così grande?
Annuisco - Ci
proverò... -
- Brava, lavora... non
posso mica fare tutto io.-
Sorrido sarcastica
mentre prendo la scatola, e la sollevo con tutta la forza che ho.
Ma quanto è pesante?
Non ce la farò mai!
Vorrei piangere...
Mi volto, e piano piano,
riesco a entrare nel portone, e poi a chiamare
l’ascensore, ma è occupata. Non posso posare a terra questa
scatola perché so che se lo faccio, non avrei la forza di tirarla di
nuovo su.
Mannaggia a me, che diavolo
ci ho messo dentro?
Non mi rendo conto che
l’ascensore arriva, e che la porta si apre. Di conseguenza vado a
sbattere contro la persona all’interno.
- Oh, mi scusi... -
- Mimi? Che diavolo ci fai qui?-
Questa voce non mi è
nuova.
Alzo gli occhi e guardo il
viso che spunta da dietro lo scatolone.
- Matt!-
Il suo sguardo lascia
trapelare molta, molta confusione. Almeno quanto il mio.
Cavolo, era quasi un mese che
non lo vedevo. L’ultima volta l’ho incontrato per
caso in un bar, io ero con Leo, lui con Sora.
- Che ci fai
qui?- ripete guardandomi.
- Sto portando una scatola enorme, non
si vede?-
Mi osserva
per un istante, poi afferra la scatola dall’altra parte,
aiutandomi e alleviando un po’ il peso enorme.
- Ma che
c’è dentro? E’ pesantissima... -
- Vorrei saperlo anche io... -
Mi aiuta a
entrare in ascensore - Dove devi portarla?-
- Settimo piano, grazie.-
Non capisco perché mi
lancia quelle strane occhiate.
- Perché sei
qui Matt?-
- Si da il
caso, che io ci abito qui... tu invece?-
Oh, no!
Non lo sapevo questo.
- Ehm... sto, traslocando.-
- Dici sul serio?-
Sembra...
non so, mi viene da dire arrabbiato.
- Si... ma non sapevo abitassi qui anche
tu!-
- Sto, al piano di sotto... -
Incredibile, io ho scelto
questa casa perché costava poco!
- Bè, allora... piacere di
conoscerti vicino!-
Faccio un mezzo sorriso, e
lui fa altrettanto.
Chissà perché,
prevedo guai.
- Matt, cosa ci fai
qui?-
Esco dal portone proprio
dietro il biondo, quando sento Leo fargli la domanda.
- Ci abito, Leo... -
Devo dire
che è sempre molto simpatico
nei suoi confronti.
- Che coincidenza, eh?- dico con
disinvoltura - Mi ha aiutata a portare su quella
scatola enorme... -
- Bene, allora manca solo questa e siamo
a posto.-
Leo mi porge una tastiera, e
guardandola bene la riconosco subito. E’ la mia, quella che gli avevo lasciato in custodia in Italia. E’ stata la mia
prima tastiera, la prima su cui ho imparato a suonare
il piano a dodici anni. Ci passavo le notti sopra, e quando potevo la portavo
con me. E’ stato grazie a lei se ho iniziato a cantare seriamente.
- Ma... te la
sei portata dietro?-
Annuisce - Si, eccome...
così puoi riprendere a suonare adesso.-
Chissà perché
ma sento un magone stretto in gola. Ho tanta voglia di
piangere.
- Grazie Leo, significa molto per me...
-
- Lo so.- risponde lui sorridente.
Come posso essere ancora
indecisa su di lui?
Come posso dirgli di no?
Stringo la tastiera, forte,
quasi a farmi coraggio. Giro lo sguardo e incontro
quello azzurro di Matt, che mi osserva come se non sapesse chi sono. Mi sembra
quasi, triste oserei dire. Abbassa gli occhi evitando di guardarmi ancora, che
gli sta succedendo?
- Ehi, scusa il ritardo... oh, Mimi e
Leo. Che fate qui?-
Tutti e tre ci voltiamo al suono della voce di Sora. Lei ci osserva stupita
e confusa, e ci saluta con un cenno della mano. Dopodichè si avvicina a
Matt e lo bacia.
Sento una strana sensazione,
mi succede ogni volta che li vedo insieme. Per questo motivo ho cercato di
evitarli il più possibile in questi mesi, impegnandomi in ogni cosa pur
di non pensare troppo.
Ma adesso che abito qui,
sarà ancora più difficile, li vedrò
spesso. Incontrerò Matt, vedrò Sora andare a trovarlo, la
vedrò uscire al mattino presto. Mi farà
male.
E’ per questo motivo
che non ho detto di si a Leo.
Lo so, l’ho sempre saputo, eppure... cercavo di non dirlo per paura.
Si avevo paura anche solo di
pensarlo.
Ma io non sono innamorata di Matt, no.
Sono innamorata della figura di quel ragazzo gentile su una spiaggia assolata.
Di un ragazzo che è stato capace di farmi ridere
quando ero convinta che non ne sarei mai più stata capace. Un
ragazzo che mi ha baciata sotto un lampione in una
calda notte estiva.
Quello non era
Matt, quel ragazzo è nascosto dentro di lui chissà dove.
Non lo rivedrò
più.
Sento una mano stringersi
nella mia, capisco immediatamente che Leo sa ogni cosa. Sa cosa sto provando, saperché
non ho saputo rispondergli, sa tutto.
Ed io so di star per fare la cosa più giusta
per tutti.
Lo avvicino
a me tirandolo per il braccio, e lentamente, ad occhi chiusi, lo bacio.
Dopo mi guarda sorpreso,
aspettandosi qualcosa da me. Gli sorrido.
- Si Leo...
scusami per il ritardo.-
E quando mi bacia di nuovo, sono cosciente degli
sguardi attenti di Sora e Matt puntati su di noi.
Continua...
***********************************
Eccomi... ad un
ora indecente, lo so ^^’ ma sono riuscita a finirlo solo adesso
quindi lo pubblico per non dimenticarmi...
Scusatemi tanto per i continui
ritardi, non ho scuse...
Sono un po’ stanca quindi
non recensisco singolarmente, ma sappiate che mi fanno
davvero piacere le vostre recensioni... e se vi faccio tanto aspettare non
è perché lo voglia...
Ringrazio :chandelora, mijen,
sem0305, Kairi_92,
Sarugaki92 e loveCHIPMUNK
Grazie davvero, spero vogliate
continuare a seguirmi ^^
Alla prossima, spero di fare
presto, visto che finalmente la storia vera sta prendendo il via... ^^
- Allora? Posso sapere che ti sta succedendo in questo
periodo?-
Sposto lo guardo dal libro di architettura che sto cercando disperatamente di studiare
verso il mio amico seduto comodamente sul letto.
- Cosa intendi?-
chiedo senza riuscire a leggergli nello sguardo.
Lui mi osserva
per un po’, poi sospira. - Avanti Matt, a me puoi dirlo sai?-
Continuo a non capire a cosa
alluda.
- Ma cosa?-
- Terrò la bocca chiusa, che
razza di amico sarei altrimenti?-
Fosse la prima volta che parla senza ascoltarmi, ma
è una vita che fa così. - Te lo prometto!- aggiunge incrociando
le dita e portandosi la mano sul cuore.
- Primo: non mi fido
delle tue promesse... secondo: non so se ti sei accorto che non ho la minima
idea di cosa tu stia parlando.-
Guardo i
suoi occhi nocciola, sembra
allibito. - Ma di cosa vuoi che stia parlando, del tuo strano
comportamento, ovvio. Se ne sono accorti tutti.-
- Ma io sono come sempre, cosa
farnetichi... -
Torno a sfogliare il libro anche se ormai l’idea di mettermi a studiare mi
ha completamente abbandonato, o meglio. Tai l’ha cacciata via dalla porta
di casa a suon di calci... psicologici. Quando ci si
mette è una vera e propria tortura.
- Tu sei strano... e sei così da quando sei tornato da quel viaggio quest’estate -
ancora non mi hai detto dove sei stato e cosa hai fatto, ma su questo sorvolo
per oggi - te l’assicuro. Anche Sora è
preoccupata.-
- Sora dovrebbe imparare a dirmi le cose
in faccia invece che venire sempre a piangere da te... - il tono che mi
è uscito non mi è piaciuto affatto,
però ultimamente sono piuttosto nervoso su questo argomento.
Tai resta
spiazzato per qualche istante. - Davvero Matt... - dice alla fine con
uno strano tono serio che raramente gli ho sentito. -... che sta succedendo? Non
te la sei mai presa per il fatto che Sora si confidasse
con me.-
Sospiro. - Hai
ragione... mi sento nervoso ultimamente. Sono successe... delle cose, e
mi sento confuso.-
Lui sembra capire e annuisce
voltandosi verso la finestra. - Queste cose includono anche Mimi?- dice senza
guardarmi.
Trasalisco nel sentire quel
nome, ma non lo faccio vedere. - Cosa c’entra lei?-
- Sora mi ha detto della brutta litigata
che avete avuto, qualche tempo fa... -
Sospiro ancora. - Vedi
perché mi da fastidio questo suo comportamento? Mi sembra di venire aggredito alle spalle, lei si lamenta con te e dopo
vieni qui a farmi la predica... -
- E’ preoccupata... e ha paura.-
Mi volto a guardarlo. - Ha
paura? E di cosa?-
- Di quello che ti sta succedendo da quando è tornata Mimi... -
Dlin,
dlon.
Accidenti, chi diavolo
è adesso?
Guardo
l’orologio al polso, sono le
cinque del pomeriggio passate. Tai se n’è andato da più di
due ore, dopo essersi praticamente auto-invitato a
pranzo e aver fatto fuori ogni tipo di avanzo che tenevo con cura nel
frigorifero. Adesso dovrò andare a fare la spesa per colpa sua.
Per l’ennesima volta
abbandono il libro che dovrei studiare per raggiungere la porta
dell’ingresso. Evidentemente qualcuno lassù sta cercando di mandarmi
dei segni sul fatto che io non affronti il prossimo esame, visto che nessuno
sembra darmi l’opportunità di studiare.
Sospiro
mentre, afflitto, apro la porta. - Si, chi è?-
- Ciao tesoro mio!-
Spalanco gli
occhi sorpreso, quasi impossibilitato nel rispondere. - Ma-Mamma?-
Lei mi guarda
per un secondo poi attraversa la soglia di casa, chiudendosi la porta
alle spalle. Agisce come se questa fosse casa sua e non quella di suo figlio.
- Cosa ci fai qui?- mi ritrovo a chiederle mentre lei raggiunge la cucina e posa un grande
sacchetto di plastica sul tavolo.
- Oh, finalmente. Era
così pesante, non ce la facevo più.-
Inizia a togliere dalla busta
di plastica varie cose, quasi esclusivamente cibarie, e quando tutto il
contenuto è sul tavolo inizia a sistemare le cose nel frigorifero o
nella dispensa.
- Mamma, cosa ci fai qui?- ripeto la domanda mentre mi sento ancora più confuso di prima.
Lei interrompe quello che
stava facendo e mi osserva. - Sono venuta a vedere come sta mio figlio, quello
che non si fa mai vedere... - intuisco subito il sarcasmo nella sua voce.
- Scusami... - inizio ma lei
m’interrompe subito mettendosi di nuovo a riordinare.
- Ormai non ti vedo più, prima
almeno passavi a casa a salutare tuo fratello ma
adesso che vai all’università vicino alla sua scuola sei
completamente sparito per me.-
Il tono è arrabbiato,
lo sento, mi sta facendo la predica. - Lo so, hai ragione e mi dispiace... ma sono stato occupato, ho avuto molto da
studiare... -
- Come vanno gli esami? Studi? Vai a dormire
presto? Mangi qualcosa di decente ogni tanto?-
Mi scappa un sorriso divertito quando mi viene vicino per studiarmi e vedere se
va tutto bene oppure, come s’immagina, c’è qualcosa che non
va. - Ti vedo sciupato, non è che studi troppo?-
- Veramente a causa di problemi esterni
non riesco più a studiare come dovrei... -
Rido e lei si mette le mani
sui fianchi. - E’ Sora che ti distrae, vero? L’ho sempre detto che siete troppo diversi per stare insieme... -
- Mamma, fermati. Non è Sora il
problema, o almeno, non il principale. Ma mangio regolarmente cibi precotti,
vado a dormire all’incirca alle due e mi alzo alle sei, passo la giornata
a studiare, a far da balia al mio migliore amico che mi svuota il frigorifero mentre mi fa dei discorsi assurdi, litigo con la
mia ragazza e... - mi blocco aprendo gli occhi e guardando i suoi completamente
sconvolti. -... e c’è un nuovo vicino che
fa casino dall’alba al tramonto, e dal tramonto all’alba.- concludo
indicando il piano superiore.
- Ma sto bene,
sopravvivo come puoi notare, non sono morto... solo, devo cercarmi un altro
lavoro altrimenti posso dire ‘ciao, ciao’ a questa mia bella
casetta.-
Osservo mia madre che se ne
sta immobile a fissarmi, bloccata mentre mi stava
sistemando il collo della camicia.
Ok, forse ho esagerato con il
mare d’informazioni sulla mia vita ma... non ero
preparato a vederla oggi, se lo fossi stato avrei inventato qualche scusa ma
così...
Io non sono bravo a improvvisare delle storie fasulle, mi avrebbe scoperto
subito.
Non sono bravo come T.K.
- Ma Matt,
tesoro, perché non mi hai detto niente? Potevo aiutarti... -
- Non volevo, appunto, né farti
preoccupare né che ti sentissi in obbligo di aiutarmi solo perché
sei mia madre... me la so cavare da solo.-
Resta in silenzio per un po’.
- E come mai devi cercare un nuovo lavoro? Non
lavoravi alla sera in un videonoleggio?-
Sospiro, mentre andiamo a
sederci in cucina. - Mi hanno mandato via, semplice.-
- Ma
perché? -
- Hanno assunto uno che potevano pagare
meno e farlo lavorare di più... così hanno mandato via me.-
Vedo i suoi occhi
spalancarsi. - Che bastardi!-
- Mamma!- sono scioccato.
- Quando ci
vuole ci vuole, tesoro.- si alza e va a preparare del caffé istantaneo,
ovviamente ho solo quello.
Dopo qualche minuto mi porge
una tazza colma di caffé bollente che io accetto volentieri. Si siede
sulla sedia e, tranquilli, ci godiamo qualche istante di silenzio.
Non lo ammetterò mai
ad alta voce ma, mi mancava un po’ mia madre. Mi
manca vivere a casa con lei e T.K.
Quando eravamo più
piccoli e i miei avevano appena divorziato, era stato deciso che io vivessi con
mio padre mentre mio fratello stava con la mamma. Poi,
quando ho iniziato le scuole superiori, mio padre ha cambiato lavoro ed era sempre fuori, così io sono stato per un po’
con lei e T.K. Ma alla fine mi ero talmente abituato a starmene da solo, che ho
preferito andare via per non pesare su di lei. Avevo diciassette anni quando iniziai a vivere in questo piccolo ma ospitale
appartamento.
Mentre sono assorto nei miei pensieri mi rendo conto che mia madre sta parlando e che io
non la stavo ascoltando. -... sono contenta di
questo.-
La squadro cercando di capire con lo sguardo di cosa stia
parlando.
Di cosa può essere
contenta?
Non mangio, non dormo, non riesco più a studiare, ho perso il lavoro.
Cosa c’è da essere felici?
- Ehm, scusa, di cosa stai parlando
mamma?-
- Non mi stavi ascoltando vero?- mi
fissa per un istante. - Ah, tutti uguali voi uomini. Superata una certa
età vi ritrovate a essere tutti uguali, anche
tuo fratello sta diventando così... ma ti perdono solo perché so
che hai molti pensieri.-
Sorrido a mo’ di
ringraziamento.
- Dicevo, che tuo fratello mi ha detto che tu e Mimi siete tornati ottimi amici.-
Il suo volto s’illumina
solo nel nominare Mimi. E il mio cuore aumenta i
battiti.
- Ah, si... anche se definirci
‘ottimi’ mi sembra un po’ eccessivo... -
Bevo un altro sorso di caffé mentre lei mi scruta negli occhi. - Sono
contenta... -
- So perché sei contenta... -
dico alzando un sopracciglio. -... Mimi ti è sempre piaciuta, troppo
direi. Sia a te, che a papà che anche a T.K.-
- E allora, non
vedo cosa ci sia di male. Era così simpatica, così carina... la
figlia che ho sempre voluto.-
Sospiro. - Lo sai che se ti
sentisse Sora ci rimarrebbe molto male?-
- Oh tesoro... - risponde lei posando la
tazza sul tavolo. - Non è certo per cattiveria, lo sai.
Si hanno rapporti diversi quanto diverse sono le
persone. Non è che Sora non mi piaccia, anzi la
trovo carina e intelligente. Ma per quel che mi
ricordo ho sempre avuto una simpatia innata per Mimi, e l’ho sempre detto
anche a sua madre. - fa una pausa per riprendere fiato. - Quando
quell’estate siete diventati amici, trovandomela in casa ogni giorno, non
sai che gioia fosse. E non per il fatto che lei stesse
a casa nostra... -
La guardo confuso. - E per cosa allora?-
- Per te.- sorride. - Perché ti
vedevo ridere, ti sentivo rimproverarla per la sua mancanza di basi nella matematica ma il tuo tono era sempre dolce nonostante le
prediche. Vedevo voi due giocare divertiti assieme a tuo fratello. Forse tu non
te lo ricordi perché è passato molto tempo ma, io si. E non ti ho
mai più visto così felice come in quel periodo.-
Bevo un sorso perché
mi si è seccata la gola. Non lo sapevo.
Non sapevo tutto quello che
mia madre in realtà pensava su di lei.
Ero convinto le piacesse, appunto perché era una ragazza e lei aveva
sempre voluto una figlia femmina. Non sapevo facesse così per me.
Però ha ragione.
Sento quasi bruciarmi gli
occhi al solo ricordo di quel periodo, e se tutto è finito è
stato solo per causa mia. Quanto sono stato stupido e
immaturo.
- Quando è
successo che avete litigato a causa di tuo fratello, io mi sono sentita
impotente perché non sapevo come farti capire che sicuramente lei non
c’entrava niente. Era troppo buona e gentile, voleva davvero bene
a T.K. come se fosse il suo fratellino, non gli avrebbe mai
fatto del male. Ma tu ti eri convinto del contrario e nulla sembrava
riuscire a farti cambiare idea.- si alza e va a sciacquare le tazze nel lavandino mentre io me ne resto in silenzio ad ascoltarla. -
Come avevo capito da sola, ma che T.K. mi ha detto qualche tempo dopo, eri solo
arrabbiato e l’hai usata come valvola di sfogo.-
- Si, è vero. Ma
alla fine l’abbiamo superata, visto?-
Lei mi viene vicino e mi
appoggia le mani sulle spalle. - Si, e sono contenta perché ti sta
ritornando il sorrido di quei giorni.-
La mia bocca s’incurva
in un sorriso divertito, ben consapevole di fare così il suo gioco.
- Però
devi portarmela a casa, almeno una volta.-
- Cosa?-
- Come cosa?- dice guardandomi. - Mimi,
ovvio... sono curiosa di vedere com’è diventata. Scommetto che
è una ragazza bellissima adesso.-
Alzo le spalle. - Se la cava... -
- Bè certo, lo dico a te che ti piacciono le donne mascoline come Sora... eppure una
volta ero convintissima che tu avessi una cotta per Mimi.-
Mi scappa una risata. - Io
cosa? Ma smettila mamma, e non andare in giro a dire queste stupidaggini, ti
prego.-
- Bè, T.K. sicuramente una
cottarella l’aveva e quindi mi piaceva fantasticare che un giorno avreste
litigato per lei.-
Mi alzo dalla sedia e la
guardo negli occhi. - Mamma, tu guardi troppe telenovele... te l’ho
sempre detto che fanno male.-
- Uffa, che ci posso
fare se ho sempre visto bene quella ragazza con uno dei miei figli?-
- L’hai sempre vista
bene solo perché hai sempre voluto che ti chiamasse mamma... -
Lei ribatte offesa. - Non è vero, non èsolo per questo!-
Mentre ce ne stiamo in silenzio sentiamo partire una leggera
musica.
- E questa?- mi
chiede guardandomi con aria interrogativa.
Faccio spallucce. - E’
il vicino.-
- Ma è
il suono di un pianoforte... -
Mi avvicino al frigo mentre controllo cosa mi ha portato. Latte, uova, della roba imprecisata che deve aver cucinato lei.
Mia madre non è mai stata brava in cucina, ho
sempre fatto quasi tutto io.
- Certo, fosse solo il suono del pianoforte... ma a volte c’è anche la musica
alta, oppure delle urla inconsulte... te l’ho detto che ho un vicino che
fa sempre casino.-
Mia madre guarda in alto come
se potesse vedere il ‘vicino’ in
questione. - E non puoi andare a dirgli di fare meno rumore?-
- Oh, ma l’ho fatto... ci vado
tutti i giorni, ma non ci si può far niente quando
il tuo vicino va in una università di ballo, canto e recitazione.
Insomma, le arti dello spettacolo.-
Si volta e mi guarda confusa mentre io chiudo il frigo.
- E’ Mimi, mamma. Abita qua sopra
da una settimana.-
Continua...
**********************
Ok, ok... sono
in un tremendo ritardo lo so!
Non starò qui a
giustificarmi inutilmente... spero che il cap, seppur
di transito, vi sia piaciuto almeno un po’. Mi piace molto la mamma di
Matt, volevo dare un’idea molto familiare che lui e Mimi condividevano anni prima.
Passo ai ringraziamenti più
che dovuti a tutti coloro che recensiscono questa fic.
chandelora: su su, non fare così...
non è una tragedia e, diciamo che la situazione si risolverà...
prima o poi! Bacio
loveCHIPMUNK: ah davvero? xD
che coincidenza... evidentemente è un nome comune per fare personaggi
“scomodi”... eppure a me Leo piace come personaggio, e anche tanto.
baci
Kairi_92 : anche tu... su su, la cosa si
risolverà... non è una tragedia. Vedrai che questa cosa
farà svegliare al più presto un certo tipo biondo in questione,
non preoccuparti ^^ kiss
Sarugaki92 : e come gliela fai cambiare idea
alla ragazza? Mi spiace ma lei ubbidisce solo a quel
che io le dico di fare u.u ( come scusa? Nd Mimi ) kiss kiss
Bene, aspetto le vostre opinioni
sulla mamma di Matt ( l’ho già detto che
mi piace? ) già dal prossimo cap succederà
qualcosa, così la smetto di mettervi capitoli di transito ^^’
Alzo lo sguardo verso il
finestrino sopra di me, aperto.
Perfetto, ha iniziato a
piovere proprio sopra alla mia testa! Alzo un braccio e dopo variati tentativi riesco a chiudere quel maledetto finestrino che
chissà chi, aveva lasciato aperto con questo gelo. Insomma, è
iniziato dicembre, la gente dovrebbe avvertire la temperatura vicina allo zero.
Le persone dovrebbero avere freddo come me, diamine!
Mi risiedo sbuffando sul
sedile dell’autobus, accanto a me beatamente un vecchietto che legge un
giornale che guardandolo non è certamente un
quotidiano vista l’estrema nudità messa in evidenza. Bene,
pure un vecchio maniaco dovevo ritrovarmi vicino.
Certo che oggi non me ne va
bene una.
Mi stringo nel cappotto
leggero che giustamente, o forse dovrei dire ingenuamente, ho indossato oggi
visto il sole intenso da spaccare le pietre che c’era già alle 8 quando sono uscita di casa. E chissà perché
adesso fa un freddo cane, piove, ed io sono vicino a
un maniaco!
Ok Mimi, basta, non pensare
al maniaco, fai finta di niente e guarda fuori dal
finestrino.
Obbedisco alla voce della mia
coscienza senza pensare al fatto che io la senta per davvero, e dopo qualche curva mi ritrovo
immersa nelle luci della città. Mi piace l’inverno, mi piace il periodo di Natale, quando la città si
riempie di luci e musiche, quando perfino le commesse dopo otto ore di lavoro
riescono a sorriderti... no, aspetta, questo non è vero.
Oggi ho lavorato otto ore
invece che le solite quattro, e non riuscivo affatto a
sorridere... o meglio, lo facevo ma solo perché ormai avevo la mascella
contratta e non riuscivo a fare un’altra faccia.Ora lo so, se una commessa ti sorride
nel periodo di Natale, verso le sei di sera, non lo fa per gentilezza. Non lo
fa perché è felice. Lo fa perché spera che così facendo, tu ti senta più appagato e finisca presto la
tua visita nel suo negozio.
Cosa non si scopre lavorando al giorno d’oggi.
Finalmente mi accorgo che
devo scendere, mi alzo ben attenta a non mostrare troppo di quel che
c’è sotto la gonna al vecchietto anche se
noto che è troppo concentrato sul suo stupido giornale. Finalmente,
appena si aprono le porte e scendo dal mezzo respiro aria pura, fresca,
profumata... e... è gelida, merda!
E sta piovendo, ancora una volta merda.
Piccola
nota: ovviamente sono senza ombrello, fortunatamente ho un cappellino che mi
ripara, anche se minimamente.
Corro verso il gabbiotto
della fermata per ripararmi dalla pioggia che scende fitta ma a piccole gocce
finissime. Mi stringo ancora nel cappotto, immaginando una sciarpa di lana
morbida attorno al collo... soffice e calda.
Si, mi sento già
meglio.
Riapro gli occhi, il cielo
è sempre più scuro e in lontananza vedo anche lampeggiare
leggermente. Fantastico, ci mancava un temporale, spero di essere già a
casa per allora.
Dunque, mi appoggio al vetro bagnato di pioggia, la via
più breve e più asciutta per arrivare a casa adesso quale
sarà?
Credo mi convenga andare a
prendere la metropolitana, e poi farmi una corsa di cinque minuti, sarei a casa
fra più di mezzora così, ma almeno non m’infradicerei
troppo nel farmi, adesso, tutto il solito tragitto a
piedi.
Abbasso lo sguardo mentre
rimugino sulla strada che mi convenga prendere quando
sento la voce di un ragazzo urlare qualcosa.
- Ehi, bambola... Sali
su che ti do un passaggio, bellezza... -
Oddio ce
l’ha con me? Ovvio che ce l’ha con
me, o con me oppure con la vecchina avvolta nel suo foulard stile “befana
in anticipo” oppure con un tredicenne attaccato al cellulare.
- Avanti, non fare la ritrosa... -
Temo ce
l’abbia con me. Questo però è troppo per una sola
giornata!
- Va’ al diavolo, idiota!-
rispondo senza nemmeno guardarlo. Non ho intenzione di dargli troppa corda,
odio questo genere di ragazzi sempre sicuri che tu ci stia, maledizione.
- Come sei antipatica, rilassati
tesoro... -
Giuro che se non se ne va
entro cinque secondi vado lì e gli do un bel
calcio dove non batte il sole. E non sto scherzando.
- Sicura di non volere un passaggio?-
Non lo sopporto più. Ma cosa vuoi, vattene!
- Se non la smetti giuro che chiamo la polizia... -
Mi decido a guardare in
faccia questo viscido, malato e... oh no, non posso crederci.
Devo avere un
aria piuttosto strana, credo come quella di una sotto l’effetto di
un trilione di stupefacenti, di quelli belli forti però. Lui mi guarda e
inizia a ridere divertito.
- Ma dai, non
mi avevi riconosciuto davvero? Pensavo mi stessi dando corda al gioco... -
Io... io, giuro che lo
uccido.
- Matt, vai a quel paese, maledetto!-
Ma nonostante io sia furiosa
lui continua a ridere, come mai lo avevo visto e
guardandolo sento la rabbia svanire, scoppiando alla fine a ridere anche io
assieme a lui.
- Dai sali, ti accompagno.- mi dice alla
fine, quando riesce finalmente a riprendere fiato.
Scuoto la testa. - No,
grazie... -
- E
perché? Non ti fidi?-
- Un po’ per quello, si... -
annuisco alzando le sopracciglia ironica. Lui assume
un’espressione da finto imbronciato a cui non riesco a resistere e quindi
volto lo sguardo. -... e poi perché non voglio bagnarmi, cosa che invece
accadrà sulla tua carissima moto.-
- Si, ma solo per cinque minuti... dopo
sarai a casa pronta ad asciugarti... -
Sorride innocente. Pochi
istanti dopo mi ritrovo in sella.
Ma perché mi lascio sempre trascinare così
da lui?
- Grazie mille per il passaggio.- dico mentre entriamo nel portone del palazzo.
Lui si toglie il casco ed io
lo imito. Ha le punte dei capelli bagnate e gli si appiccicano al viso in un
modo divertente ma anche molto attraente.
Oh accidenti, devo smetterla!
- Figurati, non mi è costato
nulla... -
Gli porgo il casco che deve
essere quello utilizzato da Sora e insieme aspettiamo
che arrivi l’ascensore.
- Non sapevo avessi una moto... -
affermo senza guardarlo.
- Nuovo acquisto, infatti... -
Mi volto a guardarlo. - Ma non avevi la macchina?-
- Ho dovuto darla via, non potevo
più permettermela senza un lavoro... -
Sono stupita. - Non lavori
più?-
- Mi hanno mandato via... - fa spallucce
e capisco che non vuole parlarne. Dev’essere dura per lui adesso cercarsi
un nuovo lavoro fisso.
Finalmente l’ascensore
arriva e una volta all’interno cala ancora il
silenzio.
- Mi ha fatto piacere
vedere tua madre l’altra settimana, è stata carina a
passare.-
Lo guardo e lui mi osserva a
sua volta. - Appena ha saputo che stavi al piano di sopra è corsa su
prima che potessi fermarla... -
Rido divertita immaginando la
scena. - Senti, perché non vieni su, ti offro
un caffé per ripagarti il passaggio!-
Matt sospira. - Giuro che non
è quello istantaneo!- continuo posandomi la mano sul cuore.
Lui mi guarda e sorride. - E va bene, mi hai convinto. Passo a casa, mi cambio e
arrivo.-
Scende dall’ascensore,
e quando lo faccio ripartire il mio cuore ha un sussulto.
Perché mi sento felice?
E’ solo un
caffé...
- Quanto zucchero, Matt?-
Mi alzo sulle punte dei piedi
per prendere la zuccheriera nella credenza.
- Niente, grazie.-
- Amaro?- mi volto a guardarlo
porgendogli la tazzina fumante. Lui annuisce senza rispondere. - Ti va bene che
ti sta facendo il caffé un’italiana, altrimenti... che schifezza il caffé amaro.-
Sento che gli scappa qualcosa di simile a una risatina. Non è mai stato molto propenso nel ridere quindi, quelle poche volte che lo fa, mi
lascia sempre interdetta. Non so mai se mi sta prendendo in giro o se ride
perché è felice. Chi lo capisce è proprio bravo!
Mi siedo davanti a lui,
dall’altro lato del tavolo. Fuori dalla finestra
si avverte il picchiettio della pioggia e gli alberi che si muovono per il
vento da bufera.
Accidenti, è calato di
nuovo il silenzio fra noi. Devo trovare un argomento di cui parlare, anche da
sola come al solito del resto. Solitamente lui ascolta
senza parlare e risponderti, sempre ammesso che ti ascolti.
- Come mai stavi tornando a casa da
sola?-
Resto sorpresa per un attimo,
è la prima volta che parla per primo
interrompendo il silenzio.
- Cosa
c’è di così strano? Sono uscita dal lavoro e stavo tornando
a casa... -
- Ma
solitamente non torni con Leo? -
Mi sistemo una ciocca di
capelli dietro l’orecchio. - Ah, per un po’ tornerò da
sola.-
- Perché
dici così? E’ successo qualcosa?-
Sembra davvero preoccupato,
ma può anche darsi che non gliene importi nulla e lo abbia
chiesto per pura formalità.
- No. E’ che adesso è a
Roma, è andato a trovare i suoi per le vacanze... -
- Ah capisco... - torna a bere il suo
caffé come se nulla fosse successo. Poi, come se si
fosse dimenticato di dire qualcosa, mi chiede. - E
come mai non sei andata con lui?-
- Ho delle cose da fare per i corsi, e
poi c’è il lavoro... almeno fino alla vigilia sarò
occupata.-
Posa la tazza ormai vuota e
mi guarda come se cercasse di carpire i miei pensieri.
- Ma se frequentate la stessa università
perché lui è potuto partire e tu no? Non puoi farti dare delle
ferie dal lavoro e cercare di liberarti? Non vuoi vedere tua madre, dopotutto
è da settembre che non la vedi... anche tua padre
vorrà... -
- No.- lo interrompo prima che continui.
Rimane sorpreso e confuso per
un po’. - Non capisco, Mimi.-
- Non c’è niente da capire,
e sinceramente Matt... non affari che ti riguardano.-
Lo vedo abbassare lo sguardo
e improvvisamente mi rendo conto di quanto io sia stata
dura e sgarbata. Non volevo, lui ha fatto tanto per me, rispondergli in quel
modo non può certo giovare al nostro rapporto
già complicato così. Si sta solo preoccupando,
lo so. Lo so, eppure... fa così male.
- Scusami, non avrei dovuto risponderti
così... -
- No, hai ragione... non sono fatti
miei.-
Accidenti, ho combinato un
bel guaio. Finalmente si stava aprendo un po’ con me, finalmente sembrava
aver recuperato qualche sentimento che aveva un tempo. Maledizione.
- Ora sarà meglio che vada.-
Si alza dalla sedia mentre io resto immobile incapace di muovermi.
Cos’ho
fatto?
Si dirige verso la porta in
fretta, senza voltarsi mai, posso vedere dalle sue spalle la delusione e
l’amarezza che gli ho procurato. Ha ragione
ma...
- Matt, aspetta!-
Mi alzo e lo raggiungo velocemente mentre lui apre la porta pronto a uscire. Gli
afferro la manica del maglione azzurro e lui si volta a guardarmi quasi
infastidito.
So perfettamente a cosa sta
pensando.
- Scusami.-
Riesco a dire solo questo
nonostante la mia mente crei frasi e discorsi ben più lunghi e logici. Perché non riesco mai a dire quello che vorrei? Da
quanto sono diventata così fredda riguardo ai
miei sentimenti?
- Allora dimmi!- continua alzando il
tono. - Dimmi cosa mi stai nascondendo da settembre.-
Abbasso lo sguardo, non
riesco a guardarlo negli occhi. Se lo faccio lui
capirebbe subito a cosa sto pensando, lo so. Da quando ha imparato così
bene a leggermi dentro? O forse, sono io che sono
diventata facilmente comprensibile per lui.
Sento che chiude la porta,
poi mi afferra per le spalle. Abbassa la testa all’altezza dei miei
occhi, tanto che sono costretta a guardarlo nei suoi. Sono così azzurri,
così magnetici che non riesco a staccarmene.
- Perché non
vuoi parlarmene?- la sua voce adesso è più dolce di prima, la sua
stretta meno forte. - Cosa c’è che ti fa
così male?-
Sento un noto stringermi la
gola, i miei occhi bruciano per le lacrime che da troppo tempo so di trattenere. Mi sono fatta forza,
sono stata sempre allegra per non cadere nella depressione. Ho
continuato a sorridere come se non ci fosse nulla che non andasse bene, ho
passato le notti a piangere senza lacrime, i giorni a ridere con un sorriso che
non mi apparteneva.
Voglio tornare quella di
prima.
Voglio liberarmi da tutto
questo.
Sento che è il
momento, posso dirglielo, lui capirà.
Si, capirà. Mi ha
sempre capita e nonostante tutto io so che lo
farà ancora. So che in realtà è l’unico in grado di
capirmi davvero, di starmi vicino.
Riesco
finalmente a guardarlo di nuovo, nel frattempo le sue mani dalle spalle sono passate a stringere le mie, con forza.
La forza che mi serve, il
coraggio e la dolcezza di cui ho bisogno.
Lui è
tutto questo, lo è sempre stato.
Finalmente ritrovo la voce
che avevo improvvisamente creduto di aver perduto, e
prima di abbandonarmi alle lacrime riesco infine a dirglielo.
- Vuoi davvero sapere perché mi
sono chiamata Mizuki su quella spiaggia? Perché ti ho detto di avermi
salvata quella volta?- prendo un respiro e dopo il
primo singhiozzo finalmente concludo la frase.
- Perché
mia madre è morta, Matt! Mia madre è morta poco prima che
c’incontrassimo!-
Continua...
***********************************
Bene, sono
già tornata visto?
Che dire,
finalmente ho svelato il segreto di Mimi, triste vero? I dettagli nel prossimo
capitolo... scusate, sono ancora un po’ provata
ç_ç sapete, io m’immedesimo molto mentre scrivo.
Passo a ringraziare
quelle sante donne che recensiscono costantemente, va!
Kairi_92: ma perché odi la mamma di
Matt? Allora odi anche la mia mamma perché mi sono un po’ ispirata
a lei quando ero più piccola e
s’impicciava dei miei fatti amorosi inesistenti ç_ç povera
la mia mamma... fammi sapere del capitolo ok? Bacioni!
Sarugaki92: sembra la tua mamma? Ma se mi son basata sulla mia! :O
non avremo mica la stessa mamma vero?!!?
chandelora: Ti ho accontentata ed ho aggiornato presto, visto?
Ringrazia la mia buon vecchia musa che questa volta ha
fatto il suo sacrosanto dovere u.u ( ehi, cosa vorresti insinuare? Nd. Buon vecchia musa ) fammi sapere!
Accidenti, continua a
risuonarmi nella testa questa frase. O forse,
più che la frase in sé, è la voce di Mimi a rimbombarmi
nella mente. Una voce forte, carica di tristezza e disperazione. Non
l’avevo mai sentita da lei, e non avrei mai immaginato
che un giorno sarebbe successo. E’ una cosa orribile, perché
è capitato a lei?
Adesso che so, capisco molte
cose; i suoi comportamenti, il suo sorriso a volte fin
troppo tirato. L’amarezza di quel bacio sulla spiaggia...
Allungo piano il braccio
indolenzito e muovo le dita accarezzando qualcosa di soffice e setoso. Guardo
la mia mano ripetere il gesto inconsciamente senza che sia io a ordinarglielo, muovendosi delicatamente come mai avrei pensato
sapesse fare, attraverso i capelli di Mimi.
Dopo essersi sfogata
piangendo per più di un’ora lasciandosi cullare dal mio abbraccio,
si è addormentata sulla mia spalla, e da allora
non ho smesso di accarezzarla. Ho il timore che se smetto lei riprenderà
a tremare e piangere, e non voglio disturbarla adesso che è finalmente
tranquilla e libera da un peso davvero enorme.
Mia madre è morta, Matt!
Mi lascio scappare un sospiro
stanco e demoralizzato poi torno a guardarla dormire.
A vederla così sembra non sia successo niente, e a dire il vero, stento
ancora a crederlo possibile. Sua madre era una persona così buona,
così dolce e premurosa con tutti, me compreso. Adesso capisco
perché né Mimi né suo padre hanno
mai detto troppo sul fatto che fossero tornati senza di lei. Avevano utilizzato
una banalissima scusa dei nonni anziani e malati, e che era rimasta in Italia
per non lasciarli soli.
Ed io ci ho creduto.
Non sono stato capace di
avvertire la sofferenza che Mimi, la mia migliore amica, provava dentro. Non ho
notato il sorriso tirato e finto che aveva molto spesso.
Come ho
fatto a non capire prima che c’era sotto qualcosa di così grave?
Lei mi si stringe vicino nel
sonno come se io fossi l’unico appiglio che le è rimasto. E’
più che naturale che sia crollata adesso; Leo non c’è, vive
da sola ed è quasi Natale, la festa per eccellenza da passare con la
propria famiglia.
Come ho fatto a non capirlo
prima?
Appoggio il mento sui suoi
capelli che profumano di shampoo alla frutta e senza smettere di accarezzarle i
capelli chiudo gli occhi.
Giusto il tempo di riposare
le palpebre...
-Cosa?-
La voce gli si è rotta nella gola, strozzata e
roca esce a fatica.
La guarda negli occhi e vede solo disperazione
e tanto, troppo, dolore. Sono spalancati e lo guardano fisso attraverso
un muro di lacrime in procinto di cadere sulle guance. Le labbra socchiuse
cercano disperatamente di parlare ancora nonostante i singhiozzi che scuotono
quel corpo sottile e delicato.
- Hai
capito benissimo, mia madre è morta Matt!-
La vede portarsi le mani sopra al viso cercando di
nascondere il pianto che non riesce più a controllare, e adesso il suo
corpo è scosso da singhiozzi ancora più violenti. Sembra quasi
che il dolore si sia improvvisamente tramutato in una rabbia, una belva che non
vede l’ora di liberarsi e scagliarsi su chiunque si trovi sulla sua
strada. E lui le stava proprio di fronte.
Non riesce a proferire parola, tutto è confuso
e non sa nemmeno lui quali siano le frasi più
giuste da dire in un momento come quello. Non ci esistono
parole che possano consolarla e aiutarla a superare quel dolore.
Ma improvvisamente lei sembra un treno
senza freni, in corsa sulle rotaie senza potersi fermare, e le esce dalla bocca
un fiume in piena di parole e frasi. Gli racconta tutto come se così
facendo, riuscisse finalmente a liberarsi di quel peso così gravoso
sulla sua anima.
-
E’ stata colpa mia.- dice la ragazza senza smettere di piangere e
singhiozzare. - Se solo non avessi insistito così
tanto... era solo uno stupido provino, non dovevo insistere
perché lei venisse, non era importante.-
Lui avrebbe voluto farle mille domande
ma se ne rimase in silenzio ascoltando quel racconto confuso. - Ero
arrabbiata con lei quando è successo... la
stavo odiando perché non era venuta a darmi coraggio e perché non
ero passata... l’ho incolpata... capisci Matt?-
La ragazza alzò lo sguardo incontrando quello
di lui. - Mentre lei moriva io la stavo odiando... e
lei invece stava arrivando per me, sotto la pioggia... quella maledetta
macchina gli è andata addosso e l’ha mandata fuori strada...
desiderai forte che anche quell’uomo fosse morto nell’incidente.
Dopo ci dissero che l’uomo era ubriaco, e che
nemmeno lui era riuscito a superare la notte... ma contrariamente a quello che
mi sarei mai aspettata, non fui felice di questo... volevo solo che mia madre
tornasse da me, che sapesse quello che provavo... -
Lei si accasciò a terra, la testa fra le mani,
piangendo e quasi soffocando per il dolore. Matt si sentiva così
impotente, quello che la ragazza gli aveva appena rivelato lo aveva sconvolto
completamente. Come avrebbe dovuto reagire a una
notizia simile? Come avrebbe dovuto trattarla da quel momento in poi? Che avrebbe dovuto dire per farla stare meglio?
Restò paralizzato non sapendo cosa fare mentre
lei piangeva per terra. - Se non fosse stato per colpa mia, lei e Miyu sarebbero rimaste a casa... e non sarebbe successo niente...
-
Qualcosa nella frase lo lasciò perplesso. Chi
era Miyu?
S’inginocchiò davanti a lei e la prese
fra le braccia, cullandola mentre lei sembrava
possedere lacrime infinite di un dolore incomprensibile.
Le accarezzò i capelli lunghi, appoggiò
la guancia sulla sua testa e restò in silenzio senza proferire parola.
Non c’era niente che potesse dirle per farla stare meglio, sperava che anche
solo la sua vicinanza potesse esserle un po’ di conforto.
Quando si accorse che la ragazza aveva smesso di
singhiozzare convulsamente e sembrava più tranquilla, la prese in
braccio e si diresse verso il divano. Se lei non
fosse stata così tormentata e sconvolta probabilmente sarebbe arrossita
per l’imbarazzo all’idea che lui la tenesse fra le braccia come una
principessa, ma in quel momento non ci badò. Si lasciò distendere
dolcemente sui cuscini e quando anche lui si sedette accanto a lei e la prese nel
suo abbraccio, lasciò che lui l’adagiasse sulla sua spalla.
Fino a che, stanca per il pianto,non si addormentò
respirando il suo profumo e cullata dalle sue carezze gentili.
Apro improvvisamente gli occhi sentendo
vibrare il cellulare nella tasca dei jeans.
Una, due,
tre.
E’ una chiamata.
Lo prendo dalla tasca e senza
nemmeno guardare lo schermo mi rendo conto di essere
solo. Mimi non è più sdraiata accanto a me. Poso una mano sui
cuscini e avverto un flebile tepore, evidentemente non è molto che
è andata via.
Ormai completamente
dimenticato della chiamata sul cellulare, mi alzo e inizio a vagare per il
piccolo appartamento chiamando la ragazza.
- Mimi, ci sei?-
Niente, nella casa regna un
silenzio quasi palpabile. Passo dalla cucina al bagno, e dalla camera al
salotto ma niente, non è in casa. Possibile che se ne sia andata
così, senza dirmi niente?
Mi siedo nuovamente sul
divano e il cellulare riprende a vibrare più volte. Alla fine mi decido
a rispondere ed è la voce di Sora a parlare.
- Finalmente, che ti è successo? Perché non mi rispondevi?-
Sospiro massaggiandomi una
tempia, perfetto ci mancava il mal di testa e una nuova bugia da raccontare a
Sora. - Niente, stavo dormendo.- bè, questa non è una bugia.
- Non hai sentito la sveglia? Non avevi
una lezione importante oggi, hai un esame fra poco te lo ricordi vero?-
- Si Sora, ho studiato
tutta la notte... sono un po’ stanco.- va bene, questa è
una balla, ma che altro potevo dirle?
Sposto lo sguardo sul
tavolino davanti al divano mentre lei mi sta dicendo
qualcosa che riguarda Tai, una delle sue solite buffonate, ma io non riesco a
concentrarmi ed ascoltarla. Vedo un piccolo biglietto appoggiato sul tavolo,
allungo una mano e lo prendo. Questa è la calligrafia di Mimi.
Buongiorno, scusami se me ne sono andata senza dirti niente ma eri così tranquillo che non ho avuto il
cuore di svegliarti. ^^
E poi dovevo scappare a lezione, starò lì
tutto il giorno.
Per quanto riguarda quello che è successo, mi
dispiace molto di averti disturbato, ma potresti non
farne parola con nessuno? Nemmeno con Sora.
Accidenti Sora, non sto
ascoltando quello che dice!
- Senti scusami,
posso richiamarti più tardi? Sono ancora mezzo addormentato, vado a
farmi una doccia.-
- Certo.- risponde un po’
perplessa.
- A dopo allora.- chiudo la chiamata
senza darle il tempo di rispondere.
Si, lo so che mi sto comportando da vero bastardo con
lei ma, cos’altro potrei fare?
Poso il telefono e finisco di
leggere il biglietto.
So di averti riempito la testa con informazioni orrende
e confuse, appena potrò cercherò di spiegarti meglio come sono
andate le cose.
Anzi, sento di essere in debito e di doverti al
più presto dei chiarimenti, quindi sentiti libero di farmi tutte le
domande che vuoi quando vuoi. Ma ti conosco e so
già che verrai qui oggi, quindi ti aspetto.
Un’altra cosa.
Grazie.
Non credo sarei mai riuscita
a sfogarmi così con nessun altro, quindi grazie per esserci stato e per
non aver detto niente sapendo che nessuna parola poteva aiutarmi. Grazie di
cuore.
- Allora non sono stato inutile... -
Ero convinto che sarebbe
stato meglio dirle qualcosa, ma non sapevo cosa. Per questo sono
rimasto in silenzio, non sapevo come comportarmi. Ma,
in fondo, sapevo che era la cosa più giusta da fare.
Mi alzo dal divano ed esco di casa tornando nel mio appartamento al piano di sotto. Non
riesco a togliermi dalla mente gli occhi di Mimi, traboccanti di lacrime e
dolore. Ma come ha fatto a tenersi dentro tutto questo
per così tanto tempo? Io non credo ne sarei mai stato capace, evidentemente
Mimi è molto più forte di quello che
possa far credere.
Oppure, è ancora più fragile.
Mi preparo un caffé
veloce, faccio una doccia e poi mi metto su di un libro cercando di studiare. Ma dopo un’ora mi rendo conto di avere troppi altri
pensieri e di non essere riuscito a combinare nulla. Così prendo la
giacca ed esco a prendere un po’ d’aria,
cercando di riordinare le idee.
E non so come, finisco davanti
all’università di Mimi.
Non scherzava quando
sul biglietto ha scritto di conoscermi bene, nemmeno io mi sono reso conto di
come sia arrivato qui eppure... eccomi.
Sospiro chiedendomi se non
stia facendo completamente il suo gioco, anche se devo ammettere a me stesso
che mi diverte molto. Chiedo di lei alla segreteria e
mi mandano al secondo piano, alla fine del corridoio a
sinistra, nell’aula di musica insonorizzata. Ha prenotato quella stanza
fino a mezzogiorno per esercitarsi da sola senza essere disturbata. Ma ovviamente, sarò io il suo disturbo.
Salite le scale svolto a
sinistra come mi è stato detto e percorro tutto
il corridoio deserto. Man mano che passo davanti alle aule singole vedo all’interno, attraverso una piccola finestrella
nella porta, diversi ragazzi impegnati a suonare qualche strumento o a cantare
consapevoli di non essere uditi da nessuno. Devo dire
che è proprio una bella scuola, e ben organizzata. Al piano di sotto
stanno parecchie palestre, quello delle segreteria
è utilizzato quasi esclusivamente dai vari insegnanti. Il secondo e il
terzo piano sono dedicati alla musica, pieni di aule
non troppo grandi, insonorizzate, quasi tutte comprese di pianoforte.
So tutte queste cose
perché le ho lette da una mappa accanto alla
segreteria.
Inoltre, ancora sotto le
palestre, sta un altro piano dove è situato un vero teatro. Non molto grande,
ma c’è.
Finalmente arrivo
all’ultima aula dove Mimi si sta esercitando, ma fuori
dalla porta c’è qualcuno intento a guardarla dal vetro
della porta. Mi avvicino e riconosco subito quei capelli castani spettinati.
- Tai.- dico avvicinandomi.
Lui si volta e mi guarda
sorpreso quanto me di vederlo lì. - Matt.- mi saluta con un cenno del
capo.
- Che ci fai
qui?- gli chiedo e lui mi guarda alzando un sopracciglio.
- Potrei farti la stessa domanda.-
Mi sembra strano oggi. - Devo parlare con Mimi, mi ha chiesto di raggiungerla.-
spiego brevemente e lui ritorna a guardare l’interno dell’aula.
Seguo il suo sguardo ed
eccola lì. Seduta davanti al pianoforte, intenta a suonare. Mi appare
molto più rilassata del solito, è evidente che suonare il piano
la libera completamente da tutti i pensieri. Ecco perché era così
felice quando Leo le ha restituito quella piccola
pianola.
Vorrei sentire la sua
melodia, ma non oso entrare e disturbarla.
Indossa un maglioncino nero,
e i capelli ramati che scendono sulla schiena disegnando dei leggeri boccoli
spiccano lucenti sulla stoffa scura. Gli occhi sono fissi sulla tastiera bianca
e nera, le dita sono veloci e delicate, e tutto il suo corpo
segue il ritmo della musica.
Sembra così eterea che
non assomiglia per niente alla Mimi distrutta dal dolore di questa notte. Eppure, avverto molta malinconia nei suoi occhi.
- Io passavo di qui... - sta dicendo Tai
riportandomi bruscamente alla realtà. -... e ho pensato di venire a
farle un saluto. Ma chissà perché... - mi
guarda dritto negli occhi. -... ero convinto
che ci saresti stato anche tu.-
Non riesco a seguirlo. -
Bè, vorrà dire che la prossima volta mi
dirai i numeri della lotteria, che dici?- cerco di scherzare ma avverto della
tensione in lui.
- Non scherzare Matt... non credere che
non abbia capito cosa sta succedendo.-
Accidenti, che gli è
preso adesso?
- Di che stai parlando?-
- Di te, di Mimi... e di Sora.- mi
guarda fisso con un’espressione così seria che sento
l’istinto di abbassare lo sguardo, ma non lo faccio. - Continuo a non
capire... -
- No Matt, adesso basta. Hai capito
benissimo. Ricordi cosa ti avevo detto quando ti sei messo
con Sora? Guarda che è ancora valida, se la fai soffrire te la dovrai
vedere con me.-
Nel frattempo mi ha afferrato
per le spalle, gli prendo le mani e me lo stacco di dosso. - Se ci tieni così tanto a lei, perché non te la prendi e mi
lasci in pace? Cosa diavolo vuoi da me?-
Posso leggere nei suoi occhi
molta rabbia. - Matt, spero tu stia scherzando... sai quando
Sora tenga a te, ha scelto te e tu hai accettato la cosa. Non puoi cambiare
idea, non così. Non Mimi, è la sua migliore amica. Ti rendi conto
che facendo così rovinerai tutto? Ti ritroverai completamente solo... -
- Ma si
può sapere di che diavolo stai parlando? Mimi è un’amica,
sta attraversando un brutto periodo e sto solo
cercando di starle vicino come posso. Che tu ci creda o no, la verità
è unicamente questa.-
Mi guarda dubbioso. - Matt,
ti conosco bene da anni, non cercare di nascondere a te stesso la
verità. Sai qual è, lo so io e molto
probabilmente lo sa anche Sora ma è troppo innamorata di te per fare o
dire qualcosa. Vuoi bene a Sora, no? -
Mi ritrovo ad annuire piano.
- Certo... -
Lui sospira sollevato - Matt,
non pensare che stia cercando d’intromettermi. Il mio è
solo un consiglio da amico, adesso vai via e cerca di dedicarti solo
alla tua ragazza. Lascia perdere Mimi. Non ti sto
dicendo di non parlarle più ma, solo per un
po’, stai più tempo con Sora. E’ fragile e si sta
spezzando.-
Anche Mimi
è fragile, dannazione!
Ma come ha fatto Tai a capire cosa provo? Come fa a
saperlo?
Ma io, non posso abbandonare Mimi.
Mia madre
è morta Matt.
Adesso sono sulla strada di
casa, alla fine ho fatto come Tai mi ha chiesto. Me ne sono andato. E mentre
scendevo le scale ho sentito la porta aprirsi e Mimi uscire dall’aula
chiedendo a Tai come mai fosse lì e se fosse
solo.
Mi aspettava e io me ne sono
andato.
Sono un codardo.
Lascia perdere Mimi.
Tai ha
ragione, lo so. Lo so eppure... io non ci riesco.
Continua...
********************************************
Ebbene
si, ho già scritto un nuovo capitolo.
Sto cercando di fare quel che non potrò nel mese prossimo.
Lavorerò costantemente tutti i giorni fino alla vigilia di Natale, e
quindi temo che prima di capodanno non riuscirò
a fare niente...
Se riesco
ne scriverò ancora uno... ma non vi prometto
niente.
Un
capitolo forse un po’ noioso ma spero che vi sia piaciuto.
Ora passo
a ringraziare le mie donne, che questo mese sono aumentate *-* me felice!
Kairi_92:
eccola la mia SANTA! ( no che poi s’incavola )
eh ma te sei troppo avanti, addirittura la dichiarazione d’amore? Ma sono
dei tontoloni, sai quanto ci vorrà ancora? XD
Un bacione
chandelora: eh si, ci stava bene quella scena del maniaco sulla
moto! Sono morta dal ridere da sola mentre la scrivevo
XD kiss kiss
salkmania22: una nuova recensitrice *-* ( non esiste questa parola lo
so ) oddio me è troppo imbarazzata, davvero ti piace la mia inutile e
banale fic? ^^’ ma grazie, allora aspetto di sapere cosa ne pensi anche
di questo capitolo! Un abbraccio
Sarugaki92:
si, è una notizia molto brutta ç_ç ma
ne manca ancora un pezzo, nel prossimo capitolo. Un bacio
cara
Juls18:
Waaaa *-* mi hai recensito la storia! Waaaa! Me
è felicissima *-* grazie davvero! Kiss kiss
Infilo velocemente la mano nella borsa
cercando di avvertire al tatto il familiare tocco gelido e metallico delle
chiavi. Non mi rendo conto di quanta furia impieghi per quella piccola e
consueta azione.
Sono arrabbiata, non ne
conosco la ragione e non saprei nemmeno definire il
“colpevole” di questo mio improvviso sentimento. O forse si.
Mi odio.
Sono arrabbiata e mi detesto
terribilmente.
- Guarda Tai, sta nevicando!-
Lei alza lo sguardo verso il cielo fuori
dalla finestra del bar. E’ coperto di nuvole bianche, e
dall’alto cadono piccoli e fitti fiocchi di neve per poi posarsi sul
marciapiede dissolvendosi in una goccia d’acqua.
- Che
bello, ma non è troppo presto per la neve?- chiede quasi più a sé stessa che a lui.
-
Bè, forse solo di qualche giorno... tra poco sarà Natale, no?- lo
sente rispondere dall’altra parte del tavolo.
- Mi
mancava la neve in questo periodo... è la prima
che vedo a Tokyo dopo tanti anni.-
- A Roma
non nevica?-
Senza smettere di osservare i fiocchi cadere
lentamente la ragazza scuote la testa. - Nevica, ma capita raramente che sia
tutto bianco il giorno di Natale... in tanti anni che ho vissuto lì non
mi è mai successo a dir la verità. -
Si volta a guardare l’amico e beve un sorso
della sua cioccolata calda. E’ davvero il momento migliore per berne una,
pensa.
- Ad ogni
modo... - riprende lui guardandola fisso -... non evitare la mia domanda.-
Sorride. - Non la sto evitando, non sono io che ho
deciso che si mettesse a nevicare proprio adesso.-
- Allora
rispondimi... lo sai?-
Lei abbassa lo sguardo e finge indifferenza. - So,
cosa?-
- Quello
che Matt prova per te... lo sai?-
Spingo con forza l’interruttore
bianco dell’ascensore, e la scritta occupato
s’accende di rosso. Mi appoggio al muro freddo mentre
aspetto che quella sottospecie di scatola in movimento si sbrighi ad arrivare
per portarmi a casa.
Improvvisamente avverto
l’impulso di fare più in fretta, così, senza che io me ne
renda davvero conto, inizio a salire le rampe di scale come se fossi posseduta
da qualcosa.
Le
scappa una risata. - Cosa? Che sciocchezza stai dicendo questa volta? Sarai anche mio amico Tai,
però ti avverto: se non inizi a comportarti da adulto non cresc... -
Lui la interrompe sbattendo la mano sul tavolo. Il
gruppo di ragazzi seduti vicino a loro si volta a guardarlo per un momento.
-
Smettetela di non voler guardare cosa sta succedendo!-
Lei lo osserva stupita e l’amico si risiede dopo
aver notato gli sguardi dei curiosi attorno a loro, improvvisamente
imbarazzato.
- Tai, che ti prende accidenti?-
Lui la osserva. - Tu e Matt, mi state facendo davvero
arrabbiare lo sai? Ti rendi conto di chi ci andrà di mezzo se continuate
questa... cosa!-
- Sei tu
che adesso stai facendo arrabbiare me. Spiegati una buona volta, Tai.
Comportati da uomo e dimmi quello che pensi invece di aspettare che sia io a
doverlo fare!-
Il ragazzo resta immobile ammutolito per un attimo
dall’improvviso tono di voce dell’amica.
-
D’accordo allora... - stringe le mani sulle ginocchia. -...
cercherò di essere breve. Devi lasciare perdere
Matt, capito Mimi? So che siete amici, che ne avete
passate tante e che ci avete messo un sacco di tempo per recuperare
l’amicizia che avevate... però adesso basta, deve finire qua. Lui
ha una ragazza, ed è la tua migliore amica se te lo ricordi ancora.
Senza contare il fatto che anche tu hai un ragazzo
adesso, o mi sbaglio?-
Lei non era riuscita a fare altro che starsene in
silenzio ad ascoltare ciò che l’altro doveva dirle, felice
finalmente di vedere su di lui un po’ di
coraggio adulto e non la solita spavalderia di bambino. Ma
nonostante questo non riusciva a spiegarsi quelle accuse, cosa aveva fatto da
meritarsi un simile rimprovero?
- Non
vedo cosa c’entri tutto questo. Cosa stai cercando di
dirmi in realtà?-
L’amico la guarda dritto negli occhi. -
Possibile che non l’hai ancora capito? Se continui insistentemente con questo atteggiamento finirai per distruggere la tua amicizia
con Sora, è questo che vuoi?-
Il tono di lui si era addolcito
ma la ragazza si sente quasi offesa da quelle parole.
- Non so
cosa tu ti sia messo in testa, ma né io
né tanto meno Matt abbiamo mai fatto nulla perché la mia amicizia
con Sora possa “distruggersi”.-
- Forse
non ancora... ma io vi osservo, ho visto come ti guarda Mimi. Questa cosa, non
farà bene a nessuno, dai retta a me. Matt deve
occuparsi della sua ragazza, e quella non sei tu... -
Col fiatone, le chiavi
strette nelle mani, arrivo in cima alle scale del mio pianerottolo.
Volto lo sguardo verso la porta di casa e resto bloccata ad osservare una
figura appoggiata proprio su di essa.
- Mimi, sei arrivata finalmente.-
Chissà perché,
la rabbia che provavo pochi istanti prima verso me
stessa, è automaticamente sparita al suono della sua voce. Non è giusto arrabbiarmi, infondo è la
verità. Non abbiamo fatto niente di male, siamo
solo due amici...
Lui si stacca dalla porta mentre io lo raggiungo con l’intento di entrare
in casa.
Dopotutto so perfettamente
che Tai ha ragione.
- Scusami se oggi non sono venuto... -
la voce sembra davvero dispiaciuta -... ma, bè... ho avuto un impegno
imprevisto.-
Alzo lo sguardo per osservare
i suoi occhi azzurri, e capisco che mi sta mentendo.
-
Credo tu abbia perso la testa Tai, io non mi sento in dovere di fare niente
perché non ho fatto niente!-
Lui la osserva, gli occhi scuri
sembrano tristi. - Oggi era venuto, sai?-
La ragazza sente improvvisamente il cuore accelerare
il battito.
- Ma
l’ho mandato via... - continua l’amico mentre
lei avverte la delusione farsi strada nei suoi pensieri. -... è rimasto
un po’ lì ad osservarti suonare il piano. Mi sembrava che quello
accanto a me non fosse più il mio migliore amico, ma un’altra
persona. Sembrava completamente perso in ogni tuo movimento Mimi, era come se
non riuscisse a non guardarti. E questo mi ha fatto male,
perché ho pensato a Sora. Lei non si merita questo, lo ama da anni e non
può subire tutto questo così... -
Lei vede delle lacrime crearsi negli occhi
dell’amico. -... non sarebbe giusto, lei non deve soffrire Matt me
l’ha promesso!-
Il silenzio è rotto solo dal respiro veloce del
ragazzo. - Per questo gli ho detto di andare via, e se seguirà il mio
consiglio di lasciarti perdere tutto potrà
tornare com’era prima. Sora sarebbe felice.-
- Non preoccuparti... - gli dico con un
sorriso -... non era necessario che venissi, io sto bene. Starò bene.-
Lui mi osserva confuso di
quella mia risposta. - Ma Mimi, non c’è più bisogno che tu finga con me... ormai so cosa ti è successo.-
- Si, e devi far finta che non te
l’abbia mai detto... -
Abbasso gli occhi, non voglio
che mi guardi così. - Ma perché? Voglio
solo... aiutarti come posso.-
- Ho già detto
che non ne ho bisogno... sono forte, e mi aiuterai facendo finta che la nostra
conversazione di stanotte non abbia mai avuto luogo.-
Il tono della sua voce si
alza e sembra arrabbiato - Perché ti comporti così adesso?
E’ successo qualcosa?-
Sento le lacrime pungermi gli
occhi ma in qualche modo riesco a sorridergli. - No,
è solo che dovresti smetterla di preoccuparti così per me. Hai
un’altra persona di cui prenderti cura, e che ha molto più bisogno
di te di quanto non ne abbia io.-
I suoi occhi sembrano davvero
sorpresi, confusi e delusi.
Mi detesto. Ancora.
-
Sai cosa mi aveva confidato Matt un paio di mesi prima
che partisse per il suo viaggio quest’estate?-
Lei si ritrova a scuotere la testa. - Mi aveva detto che al suo ritorno probabilmente avrebbe chiesto a
Sora di andare a vivere con lui. Questo voleva dire
che era pronto a stare seriamente con lei.-
La ragazza abbassa lo sguardo senza
riuscire a trattenere quel senso di delusione improvviso.
- Ma quando è tornato... era strano. Sembrava
un’altra persona. Non so cosa sia successo in quel periodo, non mi ha
voluto dire nemmeno dov’ è stato. E quanto sei arrivata tu, poco
dopo... era strano, tutto il rancore che provava per
te è svanito come ti ha vista e ti ha perdonata subito. E questo mi
è sembrato assurdo da subito, quando gliel’ho
detto lui mi ha risposto con un’alzata di spalle e uno dei suoi sorrisi
enigmatici. Ma da quel giorno, non l’ho più visto trattare Sora
come la sua ragazza... -
-
Vorresti dire che è colpa mia?- dice
improvvisamente lei.
- No, o
meglio... non lo so. Ma Mimi, credimi, il tradimento è la cosa peggiore
che ci possa essere. Credimi.-
Lei era sbalordita - Cosa vorresti
insinuare Tai? Vergognati, ti credevo mio amico e ora mi fai
anche delle accuse di questo genere? Ma per chi mi hai presa,
eh?-
- Non sto
dicendo che il fatto si sia già compiuto ma
che, se non ci metti la parola ‘fine’ prima o poi... -
- E’ per questo che continui a insistere. Credi che mi
voglia portare a letto il ragazzo della mia migliore amica? Pensi che lo farei
davvero?-
- Io
spero proprio di no Mimi... te l’ho già detto, tradire così
le persone che si amano ti lascia dentro un grande
vuoto e un enorme senso di colpa. Soprattutto in questo genere di situazioni...
-
Mimi lo guardò, c’era
qualcosa di strano nelle sue parole. Dove voleva
arrivare? - Che situazione?-
- Sora...
mi ha detto che è incinta.-
- E’ stato Tai, vero? Ti ha detto
qualcosa?-
Scuoto la testa. - Ma che dici? E’ solo che ultimamente mi sono resa
conto che ti sto portando via troppo tempo che potresti spendere a stare con la
tua ragazza... che se ben ricordi è la mia
migliore amica.-
- Cosa diavolo
c’entra questo con quello che stai passando tu? Sei mia amica, e ti
è successa una cosa orribile. Mi sembra normale il volere aiutarti, e se
questo vuol dire allontanarmi da Sora, sono disposto a farlo perché in
questo momento sei tu ad avere più bisogno di me.-
Sembra arrabbiato sul serio. Ma perché dobbiamo sempre finire col litigare?
Gli do le spalle e infilo la
chiave nella serratura facendola scricchiolare. L’intenzione è
quella di entrare in casa e chiudere qui la conversazione, ma non ci riesco.
Apro la porta, ma non riesco a entrare e a richiuderla
alle mie spalle.
Lui nota la mia esitazione. -
Leo mi ha telefonato oggi.-
A questa affermazione
mi volto confusa. - Gli ho mandato un messaggio stamattina, dicendogli
che adesso sapevo e che era stato un vero bastardo a lasciarti qua da sola
proprio adesso. Poco dopo, oserei dire due secondi dopo, lui mi ha telefonato... - sento ancora le lacrime pungermi gli
occhi. Si è preoccupato così tanto da
spingersi a dare del bastardo al mio ragazzo? Mi scappa da ridere, e non ne
capisco la ragione. -... e mi ha detto perché si trova lì. Per
quale ragione non me l’hai detto prima, mi sarei evitato una figuraccia
del genere... -
- Dirti cosa? Che
è tornato a casa perché suo padre ha avuto un infarto? Ma adesso
sta bene, solo che Leo preferisce fermarsi lì per un po’... -
Matt annuisce. - Si, adesso
lo so... ma se me lo dicevi prima evitavo di venire a
sapere un’altra cosa che ti riguarda, da lui. Perché
non me l’hai detto Mimi?-
- Detto cosa?-
Mi fissa e i suoi occhi si
riempiono di dolcezza. - Di tua sorella.-
-
Matt non lo sa ancora... ma presto Sora glielo
dirà, e lui non può permettersi di venire distratto da te. Lo
capisci adesso?-
La ragazza si volta a guardare fuori
dal finestrino. - E’ una bella notizia, forse è un
po’ presto ma Matt la prenderà bene.-
- Mimi?-
Si volta a guardare nuovamente l’amico con un
sorriso. - Ho capito Tai, hai ragione. Farò in
modo che adesso lui pensi solo a Sora.-
Tai sembrò risollevato di questa sua risposta.
- Grazie Mimi.-
- Ma posso dirti una cosa?- aggiunse lei. L’amico
annuì. - Dimmi.-
-
Dovresti essere sincero anche tu... e dire a Sora che l’ami.-
Detto questo si alzò dal tavolo, pagò la
sua cioccolata ed uscì dal bar diretta verso
casa nel buio della sera e con la neve fra i capelli.
- Leo ti ha detto di Miyu?-
Matt scuote la testa. - Mi ha
solo detto cosa le è successo... ma non mi ha
spiegato i particolari perché pensava che lo sapessi già. Adesso
vorrei che tu mi raccontassi tutto, hai bisogno di parlarne con qualcuno.-
Mi scosto da lui, le parole
di Tai ancora nella testa.
Devi lasciar perdere Matt,
questa cosa è pericolosa. Sora è incinta.
Come posso
raccontargli i miei problemi quando a breve ne avrà uno ancora
più pesante? Non posso scaricarmi così il peso e lasciare tutto a
lui.
Non posso!
Sarebbe facile adesso
lasciare uscire le lacrime, far riaffiorare quei ricordi, lasciarmi stringere
da lui e confortarmi con la sua voce. Ma non posso
farlo!
Entro in casa e faccio per
chiudere la porta ma lui me lo impedisce.
- Perché fai
così?-
- Eri venuto solo per dirmi questo?- la
mia voce è fredda e me ne stupisco.
Lui sembra capire che non ho
voglia di parlare. - Bè, no... volevo darti una cosa che ho trovato in
casa.-
Mette una mano nella tasca dei jeans e tira fuori un pezzetto di carta rettangolare. La
guarda un attimo, poi me la porge.
Il mio cuore ha un sussulto.
- Le assomigli moltissimo, non me lo
ricordavo... -
Prendo lentamente la
fotografia tra le mani. Io e mia madre ci stringiamo in un
abbraccio felici come non ricordavo più. Portava i capelli lunghi
come ce li ho io adesso, e Matt ha davvero ragione. Le
assomiglio davvero, chissà perché non me n’ero mai resa
conto.
- Ti ricordi quando
è stata scattata?- mi chiede con dolcezza ma io riesco solo a fare di no
con la testa.
- Era il giorno del compleanno di TK,
quello in cui mio padre non faceva che riprenderci con la videocamera e mia
madre a ridere. E’ stata l’ultima volta che li ho visti così
felici assieme. Mio padre continuava a scattarti fotografie, e questa con tua
madre è una delle tante. Credo che fosse innamorato di te... - dice ridendo, ma avverto un
pizzico di malinconia nella sua voce.
- E’ stato prima che partissi, e
ricordo quel pomeriggio come uno dei più belli della mia vita... -
Mi asciugo una lacrima senza smette di guardare la foto. - Ricordo, è
quando ti ho obbligato a cantare al karaoke con me. E tu ti sei
arrabbiato così tanto dopo... -
Scappa una risata a entrambi. - Si è vero, riuscivi
sempre a farmi fare quello che volevi era questo a darmi fastidio.-
Restiamo un attimo in
silenzio, tutti e due sprofondati nei ricordi.
- Tutto qua, adesso torno a casa. Scusa
se ti ho disturbato.-
Si volta e si dirige verso le
scale senza che io riesca a dire niente.
Prima di vederlo scomparire
osservo ancora per una volta la foto. Mia madre sorride felice, ed io sembro
davvero divertita. Sullo sfondo, quasi invisibile, c’è Matt
ragazzino seduto sul divano che ci guarda. La sua espressione è dolce,
non gliel’avevo mai vista quando eravamo
piccoli.
Prima che me ne renda conto sono già fuori di casa che scendo le
scale per rincorrerlo, lo raggiungo e lui si volta incredulo a guardarmi.
Ancora non ha finito la rampa e di conseguenza mi ritrovo alta come lui.
Non mi riesce difficile
accorciare la distanza e baciarlo. Lo sento rilassarsi come se non avesse
aspettato altro da tutta una vita, e forse è la stessa cosa che ho
sempre provato io. Mi stringe in un abbraccio, una mano sulla schiena e
un’altra fra i capelli, e in quegli istanti non penso più a
niente.
Sono solo un’egoista,
ma non me ne importa.
Continua...
***************************************
Sorpresa
delle sorprese sono tornata!!!!! * un coro applaude*
Scusatemi
tantissimo per la lunga assenza ma davvero, il lavoro mi ha portata a una fare di autodistruzione e quindi non ce l’ho
proprio fatta ad aggiornare prima ç__ç
Spero di venire perdonata con questo capitolo sconvolgete!!! XD
Ok, passo
a ringraziarvi o mie lettrici così dedite *-* tanto da mandarmi le mail per sapere quando avrei aggiornato *-* grazie, mi fa
solo che piacere se lo fate!
Kairi_92 : Hihihi ti ho accontentata almeno per una volta? Dai
la parte finale è da oscar, no? xD
grazie cara tvb
salkmania22: in effetti... il fatto che ci sia arrivato Tai e loro no
è alquanto bislacco xD ma adesso sono stata perdonata del ritardo? *-*
fammi sapere!
chandelora : scusa se sono sparita per così tanto
ç_ç certo che se uccidevi Tai prima adesso che gli fai? xD La tua affermazione su Sora che si butta dal grattacielo
mi ha fatta ridere per un’intera settimana, sappilo! Dimmi se ti è
piaciuto il cap *-* kiss
Sarugaki92 : dai povero Leo, è l’unico che non fa nulla di male...
adesso hai capito perché è andato via, causa di forza maggiore xD
Aspetto la tua recensione *-*
E con
questo è tutto, ci sentiamo nel prossimo capitolo che spero di concludere a breve ^^ ( in verità è già quasi fatto quindi non dovrete aspettare molto )ma non si sa mai con me xD
Bacioni a
tutti,
Selhin
Ps: lasciatemi taaaante recensioni ve ne pregooo, ne ho bisogno per la mia autostima ç__ç
Il profumo dei suoi
capelli, il tepore del suo respiro, la dolcezza del suo tocco, il sapore delle
sue labbra. Da quanto tempo desideravo tutto questo?
E’ solo un bacio eppure
non riesco a staccarmi da lei, come se avessi trovato una fonte d’acqua
dopo giorni e giorni di solo deserto. La tengo stretta
a me così forte che ho quasi paura di farle male, ma il terrore che lei
possa fuggire da un momento all’altro non mi fa allentare la presa. Le
sue mani si muovono sul mio viso e le sento piacevolmente fredde sulla mia
pelle bollente. Mi manca il respiro ma preferisco
morire piuttosto che dovermi separare da questo tepore così piacevole. E’
completamente diverso dal nostro primo bacio su quella spiaggia lontana. Perché avverto così tanta tristezza in questo
bacio? E poi è un attimo.
Lei si stacca in fretta da
me, così velocemente che la sensazione provata è la stessa di un
sogno strappato via dal suono della sveglia. Quando resti poi sveglio nel letto
incapace di poter ritornare in quel fantastico mondo e odi te
stesso per il semplice fatto di esserti svegliato.
Perché l’ha fatto?
- Mimi... - riesco appena a pronunciare
il suo nome mentre cerco di riprendere fiato, la mia
voce esce roca e spezzata. La guardo; ha le guance arrossate, gli occhi lucidi,
le labbra umide e rosse. E mi appare bellissima anche
così.
Resta ferma a fissarmi per
qualche secondo, sussultando non appena sente il suo nome uscire dalle mie
labbra, poi si volta e corre via. Sono talmente imbambolato, ancora incredulo
per quello che è successo, che non mi decido subito a seguirla. Quando
lo faccio però lei è già entrata
in casa.
Busso alla porta. Una, due, tre volte.
- Mimi aprimi!-
Nessuna risposta. - Ti prego, devi
aprirmi. Non è giusto, ti stai comportando da
codarda così... aprimi!- questa volta busso più forte. - Non puoi
baciarmi e poi lasciarmi sul pianerottolo senza una ragione, dannazione... apri
la porta!-
Sospiro. E’ evidente
che non ha voglia di vedermi adesso.
Mi appoggio alla porta cercando
di raccogliere le idee. Le labbra mi bruciano ancora. E’ stato
così... lo desideravo da così tanto. Se non fossi Matt, il freddo e taciturno ragazzo, mi
metterei a piangere. Ecco, in certi momenti vorrei essere come Tai. Bè,
momenti molto rari.
Lentamente scivolo giù
a terra, sedendomi sul marmo gelato, poso la testa all’indietro e mi lascio andare a un altro sospiro.
Contemporaneamente sento il
cellulare nella tasca dei jeans vibrare ripetutamente.
Lo prendo e leggo sul display il nome della mia ragazza.
Non ho nessuna voglia di risponderle, ma mi rendo conto che è da questa
mattina che non mi faccio sentire. Ok, devo rispondere.
- Pronto.- la mia voce è distante
e stanca.
- Matt, accidenti a te! Lo sai che ore
sono? E’ tutto il giorno che sei sparito... mi sono preoccupata da
morire.-
Se ti sei preoccupata tanto perché mi telefoni
solo adesso?
- Scusa, stavo studiando e mi è volata la giornata... -
La sento sospirare sollevata.
- E’ vero, fra due giorni hai un esame molto difficile... -
Merda, l’esame! Me
n’ero completamente scordato!
- Si, per questo mi sto impegnando.-
Merda, merda
e ancora merda!
- Ascoltami... - dice improvvisamente.
La voce è seria e per un istante ho il terrore che Tai possa averle detto qualcosa. -... Matt, dovrei parlarti.-
- Cos’è successo?-
- No... non al telefono, è meglio
se ci vediamo. Puoi passare da me questa sera?-
E ora che le dico? Mi volto e guardo la porta dietro di
me. Ormai è più di venti minuti che sono seduto qua per terra, non credo che per oggi si convincerà a
vedermi. Però, non me la sento nemmeno di
vedere Sora. Ho proprio la coscienza sporca, maledizione...
- E’ una cosa così urgente?
Non possiamo rimandare a dopo il mio esame? Vorrei continuare a studiare senza
distrarmi... -
Ottima scusa Matt, lo studio
è sempre l’arma più efficace. Lei esita per un po’. -
D’accordo, ma devi promettermi che prenderai il massimo dei voti,
altrimenti te la farò pagare cara... ok? E devi promettermi che mi
ascolterai fino alla fine prima di parlare.-
- Va bene... - chissà cosa deve
dirmi di così importante.
Sto per riattaccare
quando lei mi ferma. - Matt?-
- Dimmi.-
- Ti amo.-
Resto qualche istante in
silenzio, maledicendomi e dandomi dell’idiota. - Grazie.- premo il
pulsante di fine chiamata in fretta.
Cosa farò adesso? E’ inutile che continui a
mentire a me stesso, non posso più stare con Sora. La verità
è che sono innamorato di Mimi.
Sì,
Tai aveva ragione dopotutto, ma chissà perché non riuscivo ad
accorgermene anche io. Mi sento
uno stupido perché in realtà... credo di amarla da sempre. Da quella volta che mi si è presentata davanti alla porta
con quel libro di matematica e quell’espressione imbarazzata sul viso.
Sì, credo di amarla da allora...
-
Matt, svegliati!-
Il ragazzo sentì una mano fresca sui capelli ed
aprì piano gli occhi. Si ritrovò davanti una ragazzina di circa
la sua età, lunghi capelli castani e grandi occhi d’ambra.
Sembrava volesse rimproverarlo e allo stesso tempo fosse preoccupata.
- Che
diavolo vuoi?- le chiese lui con il suo solito tono
scorbutico.
- Ah,
tante grazie.- rispose lei incrociando le braccia con fare imbronciato. - La
prossima volta non mi preoccuperò più di te, questo è sicuro... ma almeno non mi scorderò di andare a
prendere tuo fratello dalla piscina, eh Matt?-
Lui si tirò su dal letto in fretta,
terrorizzato. Che ore erano?
La guardò con occhi spalancati. - Dov’è TK?-
- Sta
tranquillo... - disse lei sospirando. -... è di la che sta facendo
merenda. Meno male che ero in piscina pure io oggi così
l’ho riaccompagnato visto che tu non ti decidevi ad arrivare. C’è rimasto male poverino, credeva ti fossi dimenticato
di lui. Ma si può sapere che ti è
successo? Non succede mai che arrivi in ritardo o meglio, non arrivi proprio...
-
Il tono della ragazzina era dapprima sarcastico, poi
lievemente preoccupato. Si sedette sul letto accanto a lui che nel frattempo si
era tranquillizzato.
- Mi sono
semplicemente addormentato. - rispose lui infastidito.
- Ma non è da te. Non quando
c’è di mezzo tuo fratello!-
La ragazzina lo guardò incurvandosi davanti a
lui. - Sicuro di star bene?-
- Certo
che sto bene, razza di rompiscatole.-
Matt si voltò dall’altra parte
evitandola, scontroso come sempre.
- Va
bene, va bene... scusa tanto.- rispose lei incrociando le braccia e imbronciando il viso.
Lui, come se improvvisamente si sentisse in colpa, la
guardò. - Quanto sei permalosa... -
- Ah, io
sono permalosa?-
- Si... -
- Non
è vero!-
Mimi si voltò a guardarlo divertita. In fondo
le piaceva bisticciare con lui. Poi notò i suoi occhi lucidi. - Matt, ma
tu non stai bene!-
- Ma che
stai... ?- e prima che lui potesse lamentarsi di più la ragazzina gli prese la testa e appoggiò la propria
fronte contro la sua. Il ragazzo arrossì nell’averla
d’improvviso così vicina.
- Vedi? Scotti,
hai la febbre altissima... - lei si alzò e lo
obbligò a sdraiarsi sotto le coperte. -... adesso stai tranquillo. Ci
penso io a TK fino a che non arriva vostra madre. Tu devi riposarti.-
Fece per uscire dalla stanza quando
sentì come in un sussurro lontano, Matt ringraziarla. E
non l’avrebbe mai dimenticato...
- Matt! Svegliati, Matt!-
Una mano fresca mi scuote
gentilmente la spalla e a fatica riapro gli occhi. Incontro i suoi ambrati
guardarmi preoccupata.
E’ accucciata davanti a
me, i capelli legati con una pinza le ricadono a ciocche ondulate sulle spalle,
il maglione bianco lascia intravedere nella sua trasparenza il reggiseno scuro mentre i pantaloncini mostrano le sue gambe perfette.
Arrossisco leggermente e sento le guance infiammarsi per un attimo
mentre volto lo sguardo altrove.
- Che stai facendo
qui?- mi chiede nervosa. Il tono è preoccupato ma anche
infastidito, mi guardo attorno e mi ritrovo seduto sul pianerottolo.
- Ti sembra il caso di addormentarti
così davanti a casa mia?-
La guardo - Che ore sono?-
La vedo sospirare e poi
sorridermi rassegnata. - L’ora di cena è passata da un pezzo, ma
si può sapere cosa ti è preso? Appostarti davanti a casa mia,
roba da pazzi.-
Scuoto la testa
mentre mi sistemo seduto. - Non è così, cioè
non volevo mica addormentarmi... -
Lei mi osserva
scettica, poi si alza. - Vabbè, sarà meglio che torni a
casa tua adess... - prima di finire la frase la vedo accasciarsi contro il
muro. Gli occhi chiusi e il respiro affannato. Mi alzo velocemente per
sorreggerla. - Cos’hai Mimi?-
Sono preoccupato ma come la
tocco lei si scosta velocemente da me. - Nulla, solo un capogiro... - dice
portandosi la mano alla testa. Si volta e fa per entrare in casa, ma io la fermo.
- Aspetta... dobbiamo
parlare.-
- Non c’è nulla da dire,
Matt. Ora và a casa per favore.-
La sua voce è stanca,
troppo stanca, troppo flebile.
Non sta bene.
- Mimi cosa c’è che non
va?-
I suoi occhi incontrano i
miei per un attimo, ma lei evita subito il contatto visivo. - Nulla, te
l’ho già detto... ho solo bisogno di
dormire. Ragion per cui “ciao Matt”.-
Mi muovo veloce per
afferrarle le spalle, ma non appena le sento così esili fra le mie mani
ho come l’impressione di spezzarla. Lei mi guarda,
questa volta non abbassa lo sguardo, e resta immobile non appena entro
dentro casa assieme a lei chiudendomi la porta alle spalle.
- Cosa vuoi?-
mi urla dopo un po’.
- Voglio che mi parli di Miyu... -
Lei mi guarda spiazzata, so
che si aspettava un’altra domanda da me. In realtà avrei voluto
chiederle davvero un’altra cosa ma, prima devo
riuscire a farle sputare anche quest’ultimo rospo. -
Perché dovrei farlo?-
- Perché devi smetterla di
tenerti tutto dentro, Mimi!-
I suoi occhi si spalancano. -
Senti da che pulpito... -
Ha ragione, però...
- Infatti non
devi guardare quello che faccio io.-
- Non sei in potere per dirmi quello che
devo o non devo fare, caro!-
- Ma insomma perché non capisci
che voglio solo aiutarti!-
- Non voglio essere compatita, da te
meno che mai. Quindi lasciami in pace!-
Questa
proprio non me l’aspettavo. Resto immobile per un tempo che mi pare infinito. -
Compatita? Davvero pensi questo di me?-
La vedo abbassare lo sguardo
per evitare i miei occhi.
- Ti ho forse compatita
quando mi hai detto di tua madre? Ti ho commiserata
su quella spiaggia, quando sembrava che fossi senza speranze e senza più
alcuna voglia di vivere? -
La guardo e vedo i suoi occhi
riempirsi di lacrime. - Credi davvero che mi comporterei così con te?-
Le lacrime iniziano
a scenderle sulle guance, poi finalmente alza lo sguardo su di me. -
Miyu era mia sorella... e ora non c’è più. Pensavo che Leo
te lo avesse già detto.-
- Mi ha detto
che era nella stessa macchina di tua madre ma... io ho bisogno di sentirle da
te queste cose. Non sapevo nemmeno che avessi una sorella, nemmeno Sora credo
che lo sappia.-
Mi allungo verso di lei e la
stringo forte a me. Lei mi lascia fare, poi appoggia il viso sul mio maglione e
la sua voce mi arriva ovattata. - Sin da quando mia madre l’aspettava,
Miyu si era già dimostrata una bambina molto debole. Mia madre mi aveva
consigliato di non dire a nessuno di lei, perché c’erano molte
possibilità che non sarebbe nemmeno nata. Poi
invece, inaspettatamente mia madre è riuscita a darla alla luce, seppur
con più di un mese d’anticipo. Ma Miyu era molto debole, sembrava
che dovesse morire tra un respiro e l’altro... -
Lentamente prendo ad
accarezzarle i capelli, inspirando il suo profumo che ormai è diventato
fin troppo familiare. All’improvviso vengo
invaso da un forte senso di nostalgia misto a tenerezza mentre sento le sue
parole. - Poi piano piano, ha iniziato a crescere. Ma era sempre tremendamente
debole, passava molte ore alla settimana negli
ospedali o a casa nel letto. Era una bambina dolcissima, ti
sarebbe piaciuta sai? Ma poi, c’è stato
quell’incidente... aveva solo cinque anni.-
La stringo più forte
provando a infonderle un po’ del mio coraggio. -
Mi sarebbe piaciuto conoscerla...-
Improvvisamente la sento
abbandonarsi tra le mie braccia. La guardo in viso, e capisco.
Senza dire una parola la
prendo in braccio e, contro ogni sua protesta, la
porto in camera dove la adagio sul letto, piano.
- Si può sapere che hai
intenzione di fare?- mi chiede debolmente.
Io la guardo. - Credi che
davvero ti metterei le mani addosso?-
Resta interdetta per un
istante.
- Sdraiati, sotto le coperte... hai la
febbre.-
- Che sciocchezza... sto
benissimo!-
Prova ad alzarsi ma le gambe
non la reggono ed io la afferro prima che cada.
- Mimi, per una volta dammi retta e
stattene buona a letto... -
- E tu dove vai?-
Mi volto e la guardo. Si
è tirata le coperte fin sopra al naso di conseguenza riesco a vedere
solo i suoi occhi d’ambra e i capelli ribelli e
spettinati. - A prenderti una medicina... -
E’ già passata un’ora
e la febbre invece che diminuire è aumentata. Le ho preparato
una tazza di latte bollente, poiché mi ha detto di non avere cenato. Le
ho dato la medicina che ho trovato a casa mia
perché lei ne era sprovvista. Le ho messo una
pezza ghiacciata sulla fronte.
Ma niente sembra sortire l’effetto desiderato. In
più, ha anche iniziato a tossire. Non posso fare altro che starmene qui
seduto ad osservarla stare male.
E avrei dovuto studiare, merda.
Ma come potrei lasciarla da sola per mettermi su dei
libri? Non riuscirei mai a concentrarmi sapendola così...
Mi sento inutile. Se fossi un dottore potrei aiutarla, invece sono solo un
ragazzo che non sa nulla della vita. E’ solo una febbre,
ma se invece fosse qualcos’altro? Cosa dovrei
fare, chiamare un dottore, portarla in ospedale... aspettare?
Detesto aspettare.
Ma non posso fare altro...
Continua.......
********************************************
Eccomi,
la vostra Sely-chan è di nuovo tornata!
Ci ho
messo poco questa volta vero???
Passo a
ringraziarvi perché sono un po’ di fretta ^^’
Kairi_92 : su su non preoccuparti... è dall’inizio che
dico ce questa fic avrà un bel happy ending... dopo tante disgrazie,
Mimi stessa mi ucciderebbe se la facessi finire male, no?
salkmania22 : ho fatto abbastanza presto? Spero che il cap ti
sia piaciuto, anche se è solo un capitolo di transito...
Sarugaki92 : XD dici che una ragazza di 20 anni si fa mettere di
proposito incinta pur di far restare il ragazzo assieme a lei? Mmh, si in effetti potrebbe essere... una che conoscevo
l’aveva fatto...
Juls18 : *-* ciao! si si, ne devono
succedere ancora, continua a seguirmi! ps. quando
aggiorni tu???
sem0305
: sei tornata *-* che bello, continua a seguirmi! Vedrai che ne succederanno
ancora...
Lentamente i suoni che mi circondano
arrivano flebili alle mie orecchie. Dapprima come un sussurro lontano, poi un
eco nella mia testa, per poi alla fine risultare forti e chiari.
Apro gli occhi ma la luce del
sole in pieno viso mi costringe a chiuderli subito dopo. Sposto leggermente il
capo, e riapro le palpebre. La testa mi fa male e sento la pelle calda sulle
guance. Gli occhi bruciano e respiro a fatica.
Ma chissà come, riesco
a tirarmi su puntellando con i gomiti sul materasso.
Mi guardo intorno e riconosco
la stanza come la mia camera a letto, eppure mi sento come dopo una sbornia. Ma
sono certa di non aver bevuto la sera prima. Bè, quasi certa, non
ricordo niente.
Sfrego gli occhi doloranti e
poi mi lascio nuovamente cadere sul cuscino, stanca.
Solo allora me ne accorgo.
Con un gemito sommesso di fastidio, Matt sistema più comodamente braccia
e testa sul letto. Il resto del corpo è a terra e mi rendo conto che non
deve essere una posizione molto comoda.
Mi accuccio avvicinando il
viso al suo, sento il suo respiro caldo, calmo e regolare. Sta dormendo
tranquillo ma, per quale motivo si trova qui?
Improvvisamente un rumore
flebile simile ad un ronzio mi distrae dal ragazzo costringendomi a voltarmi
dalla parte opposta. Sul comodino, il mio cellulare si muove seguendo il ritmo
dei secondi, vibrando ad ogni squillo muto. Lo afferro con fatica e leggo il
numero sconosciuto sul display prima di rispondere.
- Pronto?- mi accorgo della debolezza
della mia voce solo dopo aver parlato.
Dall’altro capo del
telefono sento sospirare, dopodichè una voce maschile, sconosciuta,
inizia a dire. - Parlo con la signorina Tachikawa?-
Deglutisco cercando di
sistemare la voce. - Sì, sono io.-
- Lieto di averla trovata signorina.
Scusi il disturbo, io sono Eiji Yuki direttore della Deaming Production*. Lei ha fatto un provino da noi qualche tempo
fa... -
Il nome non mi è nuovo
e rievocando i ricordi mi torna alla memoria ciò di cui sta parlando il
tizio al telefono. - Ah, sì. Quello per quel musical... -
Con la coda dell’occhio
vedo Matt tirarsi su a sedere evidentemente sorpreso di trovarmi sveglia e al
telefono. Si avvicina e, scostandomi la frangetta, posa una mano sulla mia
fronte. Il contatto della sua pelle fresca sulla mia bollente mi da un senso di
piacere che corre giù lungo la schiena e d’improvviso mi ricordo
del tizio al telefono.
Lo sento pronunciare il nome
di Leo a gli rispondo distratta mentre seguo ogni movimento del ragazzo che se
ne sta in casa mia come fosse la sua. Torna poco dopo con un’aspirina e
un bicchiere d’acqua, per poi allontanarsi ancora verso la piccola
cucina.
- ... e quindi, si terrà questo
giovedì.-
La mia attenzione torna al
telefono. - Come scusi?-
- Per l’ultima selezione, ovvero quella della decisione dei ruoli, signorina. -
Il cuore inizia ad accelerare
e sento che la temperatura del corpo si fa ancora più alta di quanto
già non fosse prima. Adesso, dove prima Matt mi ha toccato la fronte, la
pelle è diventata rovente.
Oddio, non può essere.
- Quindi, io e Leo
siamo stati presi?-
Il tizio sembra stupito dalla
mia domanda e dopo qualche esitazione risponde incerto. - Sì, signorina.
-
Mi metterei a saltare, a urlare, a correre, a ridere e a piangere dalla gioia!
- Grazie signore!- dico d’impulso mentre scorgo Matt rientrare con una tazza fumante.
- A giovedì allora.-
Chiudo la telefonata con un
click del tastino rosso e resto immobile a fissare il
display spegnersi dopo qualche secondo. Sono certa che sulla mia faccia vi
è dipinto un sorriso stupido e da completa idiota visti gli sguardi e le
occhiatacce che mi lancia Matt. Senza dire niente mando giù l’aspirina e prendo la tazza fumante
che lui mi sta porgendo, bevendone un lungo sorso. E’ latte con qualche
cucchiaio di miele, e mi scivola dolce nella gola procurandomi subito un senso
di benessere.
- Come ti senti?-
Alzo lo sguardo su di lui
notando la dolcezza nei suoi occhi e mi sento
avvampare fino alle orecchie.
- Bene... - rispondo piano nascondendo
il viso nella tazza.
Se potessi scaverei una buca
e mi ci infilerei dentro per non uscirne mai
più!
Con la coda dell’occhio
lo vedo alzarsi ancora e sistemarsi il maglione stropicciato e i capelli
spettinati. E’ bello da morire.
Dio, Mimi, piantala!
- Una buona notizia?- mi chiede indicando
con un cenno della testa il telefono che giace abbandonato tra le lenzuola.
Annuisco con forza. - Era il
direttore di una compagnia teatrale. A quanto sembra, io e
Leo siamo stati accettati per partecipare a un musical. Abbiamo fatto il
provino qualche mese fa, e sinceramente me n’ero scordata.-
- Ottimo, complimenti.-
Lo guardo negli occhi. Perché non mi ricordo niente di quello che è
successo ieri? Eppure ho come la sensazione che fosse
importante. Lui ricambia lo sguardo e, dopo un’ultima sistemata al
maglione, si dirige verso la porta.
- Ok, io adesso devo andare. Cerca di
riposarti per oggi.-
- Ma cosa?-
Lui mi guarda attentamente. -
Ieri sei svenuta perché avevi la febbre alta. Quindi
oggi non uscire, resta in casa. Ti porterò più tardi qualcosa da
mangiare, adesso ho una lezione.-
Annuisco incerta
finché non lo vedo sorridere.
- A dopo.-
E senza lasciarmi il tempo di
rispondergli, imbocca la porta ed esce di casa.
- No,
stai scherzando, vero?-
Sorrido immaginando lo
sguardo stupito di Leo dall’altro capo del telefono.
- Niente affatto, è tutto vero. -
Lo sento esclamare qualcosa e
me lo immagino saltellante per la sua stanza, a Roma.
Oh merda!
- Cazzo,
no!- mi sfugge in italiano.
Leo resta per qualche secondo
in silenzio. - Che ti
prende?-
- Merda... ho
dato l’ok per vederci là questo giovedì per decidere i
ruoli dimenticando che... -
-...
io sono bloccato a Roma.- finisce lui facendomi sembrare anche più
stupida di quanto non mi senta già. - Grazie tante, cara, per aver pensato anche a me.-
- Mi dispiace, ma la telefonata mi ha colta di sorpresa e... - tento di giustificarmi. -... con il
mal di testa che avevo non ho proprio pensato che tu non puoi tornare qui se
non dopo Natale. Merda!-
Lui ascolta ciò che
dico e mi ferma. - Mal di testa? Ma stai male?-
Ah, che carino, si preoccupa
sempre.
- Tranquillo, solo qualche linea di
febbre, c’è chi si occupa di me non devi preoccuparti.-
Sorrido come se potesse
vedermi, e all’improvviso mi viene in mente Matt questa mattina, spettinato
e mezzo addormentato accanto al letto.
- E chi?- chiede
lui.
- Mio padre!- improvviso. Ma perché diavolo sto
mentendo? - Chi sennò?- rido allegra come se niente fosse e lui pare
credermi ridendo assieme a me.
- E come pensi di fare
per giovedì?-
Ah già, accidenti. -
Boh, andrò da sola e spiegherò la situazione, sono
certa che capiranno. A proposito, tuo padre come sta?-
- Oh,
benissimo. Secondo me era tutta una finta, non
l’ho mai visto tanto allegro. Ora sono qui con lui, ah già ti
saluta... - sento la voce dell’uomo in lontananza e sorrido al suo
pensiero. E’ un uomo molto buono, sempre allegro e Leo gli somiglia
moltissimo. Mi ha sempre trattata con dolcezza sin
dalla prima volta che mi ha vista.
-...
è qui che continua a guardare tutte le infermiere, il solito vecchio
bavoso.-
Mi scappa da ridere mentre li sento azzuffarsi come al solito. Poi Leo mi
saluta, mandandomi dei baci e dicendo che mi
richiamerà in serata, e improvvisamente ecco che l’appartamento
ritorna a essere vuoto e silenzioso.
Sospiro sdraiandomi tra le
lenzuola profumate e coprendomi con la trapunta color
miele. Mi bruciano gli occhi, sento le gambe molli, e ho i brividi dovuti al
freddo nonostante stia sudando. Che brutta cosa la febbre, e pensare che quando
andavo a scuola dormivo con la finestra spalancata in pieno inverno per potermi
ammalare e stare a casa. Quel metodo non ha mai
funzionato, e proprio adesso che non vorrei star male, ecco che di punto in
bianco mi prendo la febbre. Se penso che sono anche
svenuta proprio davanti a Matt, che imbarazzo!
E d’improvviso, è il bacio di ieri a
venirmi in mente come un lampo.
Oh cielo, cos’ho fatto?
Come potrò
guardare in faccia Sora da adesso in avanti?
E Leo, come
ho potuto...
Questa storia deve finire,
dirò chiaramente a Matt che è meglio se non ci vediamo più
e tutto tornerà come prima. Tai ha ragione, questa
cosa ci sta distruggendo.
Mi copro completamente
restando immobile nell’oscurità della coperta. Il viso in fiamme, ma questa volta non è per la febbre.
A risvegliarmi è il rumore dei
piatti proveniente dalla cucina. Apro lentamente gli occhi e guardando la finestra noto che è già buio. Volto lo
sguardo verso il display della sveglia che segna le
otto passate. Accidenti, quanto ho dormito!
Mi tiro su a sedere e vedo
attraverso lo specchio dell’armadio la luce della cucina accesa. Mi alzo
lentamente e senza nemmeno infilare le pantofole mi avvio nel corridoio. Quando
entro nella piccola cucina e vedo Matt ai fornelli il
mio cuore salta un battito. E’ tremendamente alto e questo lo sapevo già, ma nella mia piccola cucina sembra un
gigante, e ha legato i capelli non
troppo lunghi creando un piccolo codino. Ho l’istinto di andare da lui e
tirarglielo, sembra l’abbia fatto apposta e ho una voglia tremenda di
corrergli incontro e stringerlo, ma andrebbe contro la promessa che mi sono fatta questa mattina. E’ difficile, ma è
per il bene di entrambi e soprattutto per il bene di Sora.
- Ehi.- dico piano, la voce ancora
assonnata.
Lui si volta e mi scruta con
quei suoi occhi azzurri che mi hanno sempre ricordato il cielo estivo. - Ehi.-
risponde, poi voltandosi continua. - Dovresti tornare a letto.-
- Sto bene.-scrollo le spalle e mi siedo
incrociando le gambe sulla sedia.
- Smettila di fare i capricci come una
bambina.-
- E tu smettila di comportarti come mio
padre.-
Si volta scocciato
ma leggo il divertimento nel suo sguardo.
Dopo qualche minuto la cena
è pronta e servita e iniziamo a mangiare senza dire una parola. Poi,
senza che ce ne accorgiamo iniziamo a commentare un
film alla tv, ridendo come non facevamo da tanto. Io commento su quanto sia carino l’attore che interpreta il protagonista, e
lui mi prende in giro dicendo che è un ragazzino che avrà si e no
quindici anni. E dopo, improvvisamente, lui torna
serio all’improvviso.
- Allora, come pensi
di fare giovedì?-
Inizialmente non capisco
quello che sta dicendo. - Credo andrò da sola e
proverò a spiegare l’assenza di Leo.-
- Capisco.- lui scrolla le spalle mentre gira il caffé nella tazzina. - E per che ruoli siete assegnati?-
Alzo le spalle. - Non lo so, giovedì si saprà appunto questo.
Sinceramente non so bene nemmeno di cosa tratta il musical in sé.-
Lui mi guarda sgranando gli
occhi. - Non guardarmi così!- gli dico offesa. - Pensavo che fosse un
provino a tempo perso sin dall’inizio quindi non mi sono informata
più di tanto. E’ stata una sorpresa più per me che per
chiunque il fatto che ci abbiano presi.-
- Bè, siete bravi, no?-
Sta cercando di... farci dei
complimenti?
- Non saprei, ci sono ragazzi molto più bravi di noi. Forse è perché
siamo molto uniti e ci capiamo al volo e agli altri sembra che ci alleniamo da anni quando invece è la prima volta che proviamo
insieme quella determinata canzone o altre cose... -
- Forse... e se ti
accompagnassi io?-
Lo guardo stupita. - Ma come,
giovedì non hai quell’esame molto difficile?-
- Non darò l’esame, non ho praticamente aperto i libri in questo periodo.-
- Cosa? Ma sei scemo?-
Matt mi osserva confuso. -
Che t’importa se io do un same oppure no?-
- Bè, è che così
sembra che... -
- Cosa?-
Sembra che stai lasciando perdere
la tua vita per me, e questo non va bene.
- Bè, tanto non potrei in ogni
caso... - si appoggia allo schienale della sedia chiudendo gli occhi. - Dopo ho
promesso a Sora che mi sarei visto con lei, a quanto pare
deve dirmi qualcosa d’importante. -
Lo guardo cercando di non far
trasparire il mio stupore. Ma certo, vuole dirglielo,
e ha ragione a volerlo fare. Questo vuol dire che da
giovedì lo perderò per sempre, Matt è un ragazzo responsabile,
sono certa che accetterà la cosa con maturità e allora Tai non
dovrà più preoccuparsi di me, e nemmeno Sora.
- Immagino abbia deciso di lasciarmi...
- dice lui come se la cosa non lo riguardasse. E
questo mi stupisce. -... non la biasimerei infondo.
Non sono il ragazzo giusto per lei, ed è meglio che l’abbia capito
da sola piuttosto che a dirglielo sia io.-
- Tu?-
Non capisco, cosa vuole...
Lui riapre gli occhi e li
fissa nei miei. - Se non sarà lei a farlo, lo
farò io.-
- Non puoi... -
Ma Matt non sembra credere alle mie parole. - Perché non dovrei? Io non la amo...
- dice in un soffio. - Io... -
Ma io abbasso lo sguardo. No, non può veramente
voler dire che...
No, sarebbe...sbagliato.
- Mimi, guardami... -
Ma non lo faccio, ho troppa paura delle conseguenze, dei
suoi occhi. E allora lui sospira e continua. - Io non
ce la faccio più... questa specie di relazione che ho con lei dura da
troppo tempo, ed io sono stanco.-
- Vuoi venirmi a dire
che l’hai ingannata, illusa, per tutti questi anni?-
Finalmente i nostri occhi
s’incontrano. - No, all’inizio ci ho creduto davvero. Ero
dannatamente convinto che prima o poi avrei finito con
l’amarla, ma... -
- Non ti è mai importato nulla di
lei?-
- Al contrario, Mimi. Le voglio bene, e
mi piaceva davvero all’inizio, un po’ almeno...
ma non è mai stato niente di più e quel che è
peggio è che non ne ero pienamente consapevole. Questo
perché tu non eri qui.-
Torno ad abbassare lo
sguardo. - Vorresti dire che è colpa mia?-
- No, non è colpa tua. Ma se tu fossi rimasta sempre qui, l’avrei capito
subito. Invece sono rimasto come intrappolato in una
bolla, per anni, andavo avanti ma senza vivere davvero. E
poi... - abbassa lo sguardo anche lui, poi torna a fissarmi. -...
poi sei tornata e la bolla si è spaccata. Ed io ho visto quel che mi
stava accadendo, quel che stavo diventando. Mimi,
tutto quello che ho fatto fino ad ora è stato
solo assecondare i desideri degli altri, senza soffermarmi mai a riflettere su
ciò che io volevo. Stare con
Sora, è stato Tai a chiedermi di farlo, dicendomi
che era per il bene di entrambi. Studiare architettura. L’arte mi
è sempre piaciuta, ma è stata Sora a dirmi
che dovevo fare l’architetto, che sarei stato perfetto. Ma era davvero ciò che volevo?-
Resto zitta
mentre lui finalmente, dopo anni, riesce a tirare fuori tutto quello che
ha dentro.
- Ma da quando
tu sei tornata io, non mi riconosco più. O meglio, gli altri non mi
riconoscono più perché io so perfettamente che finalmente sono
tornato a essere il vero Matt. Con te mi sento come quando ero bambino, come quando ti
davo ripetizioni di matematica e mi arrabbiavo se non riuscivi nemmeno a
calcolare perfettamente con la calcolatrice.-
Rido e anche lui sorride. - O come quando potevamo permetterci solo un gelato tra i miei
risparmi e i tuoi, e alla fine decidevamo di prenderlo a mio fratello
rinunciandoci. Oppure come quando mi addormentavo davanti alla tv con te vicina
che ridevi per qualche film, e dormivo davvero bene,Mimi. Non sono mai più
riuscito a dormire così da allora, tranne questa notte, vicino a te.-
Accidenti, sento le lacrime
pungermi gli occhi, ma non posso mettermi a piangere. Perché
è così dannatamente difficile per noi?
Perché non possiamo semplicemente lasciare tutti i problemi,
prendere un treno e scappare via?
Nella vita non si può solo scappare, anche se a
volte fa bene farlo. E Mimi, tu ultimamente non stai
facendo altro che scappare.
Chiudo gli occhi e mi fisso
le ginocchia.
- Comunque... -
inizio io alzandomi e mettendo a posto la tavola. -... non c’è
bisogno che resti ancora. Sto bene, ma, come ti ho già detto hai Sora.
Devi pensare a lei, perciò... per un po’, cerchiamo di non vederci
più.-
Anche lui si alza sbattendo il pugno sul tavolo.
- Diavolo Mimi, ma hai ascoltato una
parola di quello che ho detto?-
- Certo, sono tua amica, ti
ascolterò sempre. Ma penso che ti senti così solo perché
siamo stati separati tanti anni, e insieme ci sentiamo ancora bambini...
succede, io mi sento così anche con Tai.-
Bugiarda.
- E con Izzy, o
Joe... -
Bugiarda.
- Ma
soprattutto con TK, con Sora e... con te. E’ normale, ma non possiamo
pensare di liberarci di tutto solo perché ci sentiamo più liberi
assieme. E’ sbagliato. E poi, io ho Leo. Lo amo,
tanto, da tanti anni... -
Bugiarda, sono una bugiarda.
Lui sgrana gli occhi. - Ma Mimi, io ti... -
- Adesso vai per favore, è tardi
e sono stanca.-
Mi volto e raggiungo la mia camera mentre lui resta immobile. Non voglio
guardarlo, non voglio guardare quegli occhi.
Se lo facessi, tutta la mia
convinzione cadrebbe, come le lacrime che non riesco a
fermare.
Continua...
**********************************************
[* Dreaming Production: E’ il nome di una casa discografica ( o
qualcosa del genere ) in Rossana. Ho copiato, scusate è il primo nome
che mi è venuto in mente! ]
Note
Autrice:
Oddio ma quanto tempo è passato???
ò.ò
Santo cielo, vi prego non picchiatemi ma... non ho giustificazioni plausibili
per questo ritardo pazzesco ç_ç
Non so cosa dirvi... solo, spero non vi siate
dimenticate di me, e spero che non mi detesterete troppo adesso... perdonatemi
tanto!!!
Cercherò di rimediare aggiornando entro
breve con il prossimo capitolo! >__<
Scusatemi ancoraaaaaa ç________ç
Ad ogni modo, spero che il capitolo vi sia
piaciuto, e come sempre ogni consiglio/critica/suggerimento è sempre ben
accetto... sempre se avrete voglia di perdere tempo con una recensione...
La sveglia suona con quella musichetta
che ormai ho imparato ad amare. Solitamente una persona detesta il suono della
sveglia, io invece no. Perché appena avverto quel suono so che la notte
è finita, e con lei e il sonno, se ne vanno anche tutti i pensieri che
preferirei non avere.
Ma in ogni caso non mi
sarebbe servita oggi, sono già sveglio da un pezzo. Anzi diciamo pure
che non ho chiuso occhio questa notte. Di
nuovo.
Mi alzo dal letto e apro le
tende alla finestra e subito una luce accecante inonda la mia stanza. Perfetto,
oggi è una splendida giornata.
Oggi, c’è il
sole.
Oggi.
D’istinto alzo lo
sguardo verso il soffitto mentre mi chiedo se lei sia già sveglia. E’ impossibile, non posso fare
come mi ha chiesto, come posso non vederla più quando sin dal primo
mattino già la penso?
Oggi è giovedì.
Oggi.
E’ quasi due giorni che
non la vedo, come lei stessa mi ha
chiesto, e già mi sembra di impazzire.
Torno a guardare fuori dalla
finestra, il sole illumina i tetti delle case e le pareti dei palazzi, la neve
caduta qualche giorno fa brilla riflettendo i raggi mattutini,le strade sono già affollate
dalle macchine e dai passanti, tutti hanno un loro scopo, una loro vita, un
obbiettivo.
Oggi avrei un esame importante,
ma non lo darò.
Non m’interessa
più niente, fare l’architetto non è mai stata una mia
decisione.
Io...
Lei è
forte, ha avuto la forza di tornare in Giappone, ha avuto la forza di guardarmi
e parlarmi nonostante il mio orgoglio e la mia testardaggine l’avessero
allontanata anni prima. Che stupido, se solo avessi saputo prima...
Oggi.
Oggi, la mia storia con Sora
finirà.
Che sia lei a volerlo, oppure
no.
Purtroppo la mattinata passa molto
lentamente. Le ore sembrano non finire mai quando aspetti con ansia e timore il
pomeriggio.
Sono preparato per quello che
dirò a Sora, e purtroppo credo di sapere anche quale sarà la sua
reazione. Non ho intenzione di dirle che sono innamorato della sua migliore
amica, no sarebbe troppo per chiunque, ma non escludo il fatto che possa averlo
capito da sola già da tempo. Ultimamente poi, credo di averle dato modo
più di una volta per dubitare di me. Le ho raccontato talmente tante di
quelle bugie che non mi riconosco più, e mi odio. Non avrei mai dovuto
farlo, mi sono lasciato guidare solamente dall’istinto senza pensare al
fatto che altri potevano restare coinvolti dal mio egoismo. Sora per prima.
Mi alzo dal letto e per
l’ennesima volta mi dirigo alla finestra, sospirando.
E poi, improvvisamente, mi
sembra di sentire un suono lontano, dolce, armonioso. Chiudo gli occhi
lasciando che la melodia mi avvolga completamente quando finalmente comprendo
che è il piano di Mimi. Sta suonando. Ed io adoro ascoltarla, adoro la
sua musica che sa essere così leggera e quasi sacra come se provenisse
da un altro mondo.
Avevo ragione, non posso
stare senza di lei.
Furioso mi dirigo verso la tv
e la accendo alzando il volume al massimo. La melodia scompare sovrastata dal
suono di un talent show di bassa qualità. Non voglio ascoltarla, non
posso, non adesso, non ancora.
Ma questa sera le dirò
ogni cosa, lo giuro.
A svegliarmi è il campanello di
casa. Guardo l’orologio al polso e mi rendo conto di essermi assopito
davanti al televisore visto che sono le quattro.
Mi alzo dal divano, mi
stropiccio gli occhi e mi dirigo verso la porta di casa incerto. Quando guardo
dallo spioncino per poco non mi viene un infarto. Sora, accidenti!
E’ già arrivata,
o meglio, a che ora doveva arrivare?
Non mi dilungo troppo sulle
mille domande che ho per la testa e decido di aprirle la porta. Non appena mi
vede sorride e si lancia ad abbracciarmi. Il che è strano, visto che la
sua intenzione dovrebbe essere quella di lasciarmi.
La faccio entrare e mi metto
a preparare del caffé. Sì lo so, potrebbe sembrare che ormai io
sia completamente drogato dal caffé, ma non è così.
E’ solo che, è l’unica cosa che mi tiene concentrato nei
momenti critici. Alcuni hanno le sigarette, io ho il caffé che è
sicuramente meglio, no?
Guardo Sora di sottecchi
notando che si è tolta il cappotto scuro e il cappello di lana che le ha
regalato Taichi per il compleanno, e adesso è ferma immobile a guardarsi
le mani giunte. Sembra nervosa e improvvisamente mi rendo conto che io non lo
sono affatto, anzi mi sento quasi ansioso che finisca tutto per sentirmi
finalmente libero. Questo mio stato catatonico imbrigliato in una relazione con
lei dura da troppo, avrei dovuto farla finita immediatamente. Solo, non volevo
perdere il mio migliore amico come già era successo con Mimi. Non volevo
restare solo ancora una volta. Mimi...
In questo momento lei
sarà in quel teatro a fare quel famoso provino tutta sola, avrei voluto
davvero accompagnarla, vorrei davvero essere lì ad incoraggiarla come ho
fatto duramente il provino d’ammissione per la sua università.
Chissà se sta andando tutto bene...
Sospiro mentre l’acqua
inizia a bollire borbottando. Spengo il fuoco e verso il liquido in due tazze
di media grandezza, aggiungendo la polvere del caffé istantaneo, e poi
ne porgo una a lei che nel frattempo non si è mossa di un millimetro.
Vedo che afferra la tazza con entrambe le mani arrossate, evidentemente aveva
freddo.
- Fa freddo fuori?-
Ottimo Matt, gran colpo di
genio iniziare un discorso su una cosa ovvia.
Lei annuisce. - Abbastanza...
ormai è quasi Natale.-
- Già... è inverno.-
Davvero fenomenale capitan Ovvio*.
Aspetta, chi è che mi
chiamava così?
Certo, Mimi... sorrido, ovvio.
Improvvisamente mi torna alla
memoria la nostra conversazione di due giorni fa. Il suo desiderio di non
vedermi più per un po’, il suo affermare che non c’è
nulla fra noi se non una vecchia amicizia, il sostenere che i sentimenti che
proviamo siano tutta un’illusione solo perché entrambi ci
riportiamo a vicenda nei giorni dell’infanzia. Il suo continuo ed
esasperante interessamento verso Sora, il continuo dirmi di stare con lei, di
amarla...
Possibile che Mimi non
capisca? Possibile che finga di non capire quello che provo, anzi no, che ho
sempre provato per lei? Perché farlo, perché sacrificarsi per
Sora?
Perché tutti
continuano costantemente a dirmi quello che devo o non devo fare?
Stringo i pugni talmente
forti che mi pungo i palmi con le unghie facendone uscire del sangue. Non sento
il dolore ma Sora si accorge immediatamente della ferita.
- Matt che succede? Cosa ti sei fatto?-
Si alza e corre nel bagno per
poi tornare subito dopo con il necessario per sterilizzare la ferita e come un
lampo eccola lì pronta con il disinfettante in mano pronta ancora una
volta ad aiutarmi nonostante tutto, nonostante il mio continuo maltrattarla,
nonostante il mio continuo menefreghismo nei suoi confronti. Sora è
sempre al mio fianco, qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa io le faccia lei
ritorna sempre. Pronta a dare tutto per me.
Eppure non riesco ad
amarla...
Perché?
Mi allungo verso di lei che
se ne sta china sulla mia mano intenda a medicarla come può, le prendo
il mento con una mano non curandomi del fatto che la stia sporcando con il mio
sangue. Poi mi chino e la bacio, cercando ancora di provare qualcosa mentre le mie
labbra incontrano le sue. Dapprima la sento sorpresa poi si rilassa e risponde
perfettamente ai miei movimenti decisi. Eppure qualcosa stona in questo bacio.
Perché non riesco a
sentirmi così profondamente perso nel suo profumo come mi è
accaduto con Mimi?
Chiudo gli occhi e mentre
sfioro i capelli corti e rossi di Sora li sento allungarsi sotto il tocco delle
mie dita, diventano morbidi come la seta, lisci e leggermente mossi verso le
punte. Quando riapro gli occhi a guardarmi non ci sono più quelli nocciola
della mia ragazza, ma due occhi color miele, caldi e intensi. I capelli sono di
un lucente castano ramato, la pelle è color avorio.
Chiudo ancora gli occhi e
sento il suo profumo. Un profumo di
shampoo alla frutta, di borotalco e di carta. La carta che utilizza per
comporre la sua musica, per scrivere le sue canzoni, gli appunti su tutto
ciò che la circonda.
Porto le mani verso la sua
camicetta e inizio a sbottonarla velocemente, con foga, mentre la sento
sussultare per la sorpresa della mia furia. Eppure resta inerme quando la
faccio sdraiare sul divano, quando le tolgo i jeans e tutto ciò che
rimane ancora tra noi due. Resta immobile a godersi questa mia inaspettata
passione che probabilmente mai gli ho concesso prima d’ora, solo per il
fatto che questa volta non c’è lei stretta al mio corpo.
Esattamente un’ora dopo mi sveglio
sdraiato sul divano. Apro gli occhi ma quando mi rendo conto di quello che
è appena accaduto mi sento un verme.
Un verme molto bastardo.
Sora si è assopita con
la testa sul mio petto, un mio minimo movimento la sveglierebbe. Perfetto Matt,
ottimo lavoro, era proprio questo che volevi giusto?
Lascio ricadere la testa
all’indietro con un sospiro maledicendomi per essere stato così
dannatamente stupido. La mia intenzione era lasciarla, anche se a questo punto
credo che non fosse questo invece ciò di cui lei doveva parlarmi, e
invece. La rabbia mi ha spinto a fare quello che ho fatto, e adesso come posso
fare?
Come si può fare sesso
con una ragazza che ti ama e poi lasciarla subito dopo?
Eppure, io non posso
continuare a stare con lei, non posso.
Mi volto e mi accorgo che lei
ha gli occhi spalancati fissi su di me. Mi guarda confusa come se in
realtà riuscisse a leggermi nella mente.
Poi, inaspettatamente, mi
sorride e si tira su puntellandosi con i gomiti sui cuscini del divano. -
Allora, com’è andato l’esame?-
Non capisco. - Quale esame?-
Lei sembra ancora più
sorpresa di me. - Quello molto difficile per il quale non ci siamo visti negli
scorsi giorni perché tu eri troppo occupato a preparare.-
Oh merda.
Bè, tanto oramai ci
sono.
- Non l’ho dato.-
Lei sgrana gli occhi. - Cosa?
Perché? Non eri abbastanza preparato?-
Scuoto la testa mettendomi
seduto alla sua sinistra mentre cerco i boxer con lo sguardo. - No,
semplicemente non l’ho dato. Non può bastarti questa risposta per
una volta?-
Lei mi appare interdetta, poi
si volta e s’infila il mio maglione mentre anche io, trovati i boxer
scuri, li indosso. - No, Matt. Devi dirmi il perché.-
Sospiro per l’ennesima
volta. - Non avevo voglia, chiaro?-
- Mi sembra una cosa assurda... sei
stato a studiare per giorni e giorni e poi, improvvisamente, decidi di non dare
più l’esame perché “non ne avevi voglia”.-
- Sì è così, ma ti
sbagli su una cosa... non sono stato giorni a studiare.-
Sento i suoi occhi
interrogativi su di me mentre mi alzo per preparare - ebbene sì - un
altro caffé. Non dice una parola, se ne resta ferma a fissarmi. Ma
perché diavolo non mi fa le mille domande che dovrebbe? Questo silenzio
è così opprimente...
Forse lei, sa già tutto.
Dopo infiniti minuti, dopo
che ho versato il caffé, dopo che ne ho bevuto un sorso assaporando il
gusto amaro... solo dopo lei me lo chiede.
- E cosa hai fatto allora?-
Il tono della sua voce
è freddo e molto lieve. A stento riesco a sentirla.
Non rispondo e lei alza la
voce. - Cosa hai fatto, Matt?-
Mi decido a guardarla, a
puntarle contro il mio sguardo di ghiaccio ma lei non ha paura e continua a
sostenerlo. Eppure, le tremano le mani. E’ meglio così, è
meglio che mi odi, è meglio che io la ferisca così per lei dopo
sarà più facile.
- Avevo bisogno di pensare.- rispondo
alla fine.
- Su cosa?-
- Su me
stesso... Sora, io ho deciso
di smettere di studiare.-
Lei sgrana gli occhi e apre
la bocca in un’espressione di vero stupore. - Perché?-
- Perché io non voglio fare
l’architetto... -
- Ma... - inizia ma io la interrompo.
- Niente ma... se ho intrapreso questa
strada è stato unicamente perché tu me l’hai imposto.-
Scuote la testa. - Io? E
quando l’avrei fatto?-
- Sempre... quando provavo a parlarti,
cercando di farti capire che non sapevo che farne della mia vita tu continuavi
a uscirtene con il fatto che avrei dovuto fare architettura. Che ero bravo,
avevo talento, che l’arte mi piaceva, e che così le nostre facoltà
sarebbero state vicine... ma ti sei mai soffermata a pensare a quello che io
volessi? Ti sei mai chiesta cosa in realtà mi piacesse fare?-
Mi fermo con il fiatone,
stanco per la tirata di parole senza pausa che ho appena esternato. Poi, mentre
mi calmo e torno a respirare normalmente, Sora torna a guardarmi.
- Perché non me l’hai detto
prima?-rare normalmente, Sora torna a
guardarmi.
za
pausa che ho appena esternato. Poi, mentre mi calmnoo che io voles
Al mio totale silenzio lei
abbassa gli occhi. - E’ per Mimi.-
Non so cosa risponderle dato
che la sua non è una domanda ma sembra più un’accusa.
Allora, lei sapeva tutto, sapeva ogni cosa.
- Matt, sei innamorato di lei?-
Sospiro. Non lo so, non so
cosa provo, non sono più certo di nulla. L’unica cosa di cui sono
sicuro è che sono stanco, che non voglio più ferire nessuno
soprattutto lei. La guardo e lei sembra cogliere ogni mio pensiero.
Sorride. - Bè,
è meglio che tu te la faccia passare, perché Mimi non
starà mai con te.-
Aggrotto la fronte. - Cosa
stai dicendo?-
- La verità, lei stessa me
l’ha confermato più volte. -
Non capisco.
- Matt, per Mimi sei solo un vecchio
amico. Lei ha un ragazzo, lo ama molto e adesso... Adesso diventerà
un’attrice, partirà in tour, farà carriera...pensi davvero che una ragazza
così possa rinunciare a tutto per te?-
Sono stupito dalle parole
dure di Sora, non mi aveva mai parlato così. - Sora... -
- No Matt, adesso sono davvero stanca.
Io ho fatto di tutto per piacerti, da anni, ho dato tutto per te e invece tu...
-
Inizia a piangere ma vedo che
cerca di trattenere le lacrime. Forse non ha tutti i torti, Mimi è
troppo, semplicemente troppo per me.
E quello che mi sono continuato a ripetere in tutti questi anni è vero,
Sora per me va bene, è una ragazza carina, intelligente e soprattutto mi
mette sempre prima di ogni altra cosa.
Mimi l’ha mai fatto per
me?
Lo farebbe mai?
Torno a sedermi sul divano e
le prendo una mano.
E’ inutile che adesso
io ritorni sui miei passi, avevo deciso di lasciarla per il mio ma soprattutto
per il suo bene e la lascerò.
Non importa se poi Mimi non
vorrà saperne di me, non m’importa di questo, voglio solo essere
libero di decidere della mia vita, voglio essere libero di poter dire di amare
una ragazza senza dover passare il mio tempo con un’altra.
- Sora, ascolta io... -
Lei scuote la testa e
m’interrompe. - Vuoi sapere cosa avevo da dirti oggi?-
Tra tutte le cose che sono
accadute me ne ero completamente dimenticato, ero convinto volesse lasciarmi
lei e a quanto pare non è così.
Annuisco. - Dimmi.-
Glielo devo, qualsiasi cosa
sia, devo ascoltarla. Forse le è andato bene qualche esame, oppure ha
trovato un lavoretto, o chissà ha progettato una vacanza per Natale...
- Non so... pensavo te l’avrei
detto sotto un’altra atmosfera però... -
Mi guarda mentre io mi domando
cosa possa essere successo.
Mai e poi mai avrei pensato
che quelle parole avrebbero cambiato completamente i miei progetti futuri.
[ *Capitan Ovvio: Non è mio, ma di un tizio che ha fatto
questa battuta al cinema l’altra sera... sono scoppiata a ridere
nonostante non lo conoscessi e mi è rimasta in testa. Ora tutte le volte
che mi fanno notare l’ovvio li chiamo così XD quindi... grazie
sconosciuto, questo è merito tuo! ]
Note Autrice ( autrice che parolona) : Eccomi,
ho aggiornato in fretta vero???
Sono stata brava??? *-*
La verità è
che ho deciso che non mi dedicherò ad altro che a questa fic per adesso,
perché ormai siamo al culmine e voglio poter essere sicura di portarla a
compimento... quindi salvo ispirazioni improvvise e violente ( cosa che non
succede mai ) mi troverete ad aggiornare abbastanza frequentemente ^^
Inoltre sono stata
ispirata perché il mio saggio di canto quest’anno è andato
molto bene, mi sono divertita come una matta e non ho fatto le mie solite
figuracce! *-* Quindi essendo contenta mi sono buttata nello scrivere subito!!!
Facciamo che passo a
scrivere i ringraziamenti!
Sakuraki92: che bello che non mi odi ma che ti ricordi di
me!!! *-* Eh cara, se potessero scappare su un treno non sarebbe esistita
questa fanfic... ç_ç però, sono in ansia anche io per
loro, ormai fanno tutto di testa propria questi due...
salmania22: non credo di averti accontentata, spero solo non
mi lincerai ç_ç purtroppo le cose si complicheranno ancora un
po’...
sem0305: ihihi ma se è la parte più
divertente quella di lasciarvi con il fiato sospeso! XD
Kairi_92: tesorooooooo!!!! Scusami, scusami, scusami e
mille volte scusa... sono sparita lo so, ma da gennaio la mia vita si era
talmente incasinata che avevo poco tempo per stare a scrivere... mi spiace
tanto! Ma questa volta non sono in ritardo, vero??? *-* me le merito due
carezze???
JosephineAntoniette: waaaaa una nuova lettrice!!! *-* Me molto onorata
e sapessi, la tua recensione mi ha fatto fare i salti di gioia per due giorni
interi! Lo so, spesso sono una tardona ad aggiornare ma come ho detto prima
adesso cercherò d’impegnarmi solo su questa fic! *-* Fammi
sapere!!!
Detto ciò vi
saluto!!!
Alla prossima che penso
avverrà abbastanza presto, salvo imprevisti ^^
Questo è certamente il giorno
peggiore che mi sia capitato da quando sono tornata a
Tokyo.
Non chiedetemi perché
visto che non saprei rispondere nemmeno io ma, in
questo momento c’è un ragazzo con i capelli chiari che sta
ballando in mutande nel centro del palcoscenico a tempo di ma carena, con un
cerchietto al quale sono attaccate due palline che emanano un rumore di
campanelli ogni volta che si scontrano e... quelli non sono calzini a righe
colorati non è vero?. Questa è la scena più rivoltante che
mi sia mai capitata di vedere. E’... è...
non ci sono parole per definirlo e, credetemi, voi non volete davvero sapere tutti i particolari.
Sposto lo sguardo sulla
destra e vedo una ragazza, bionda, alta e con gli occhi blu - certamente non
giapponese - che lo guarda allibita almeno quanto me. Si volta nella mia
direzione e incontro i suoi occhi da cerbiatta e, non so come, avverto una
certa simpatia in lei. Sembra capire esattamente quello che sto pensando, o
forse è dato dal fatto che lei sta pensando probabilmente la stessa
cosa?
Contro la mia volontà,
i miei occhi ritornano per un attimo sul ragazzo che
adesso sta anche muovendo il... - ehm,
vabbè avete capito no? - a tempo di musica. Oddio, è
tremendo.
Voglio scappare.
Ok Mimi, niente panico, ora
ti volti e lentamente senza farti notare, te la dai a
gambe levate. Certamente questo è il posto sbagliato,
non posso essere davvero nel teatro giusto.
Devo aver letto male l’indirizzo, sbadata come
sono. Sì, è certamente così.
Mentre sto per aprire la porta, gustando già
l’idea della libertà e dello scampato pericolo, sento chiamare il
mio nome da dietro.
- Oh, signorina Tachikawa, la stavamo
aspettando!-
Mi volto piano piano, lentamente, e quando vedo un uomo non
troppo alto ma giovane, sui trentacinque, con capelli scuri e occhiali da
intellettuale improvvisamente vengo presa
dall’ansia. Io questo l’ho già visto, sono sicura, ma dove?
Abbozzo un sorriso non
sapendo se fingere di essere un’altra persona e fuggire, o attendere che
mi venga rivelata la verità. Nel frattempo,
noto con sommo piacere, il ragazzo ha smesso di ballare e si è rinfilato
i pantaloni. Grazie a Dio!
- Sono Eiji Yuki, il
direttore della Dreaming Production,
si ricorda? -
Oddio, no!
Ti prego, no!!!
Sorrido ancora, incapace di
muovere anche solo un muscolo.
- Il suo amico mi ha già
avvertito che oggi non potrà partecipare ma,
non si preoccupi, quello di oggi io preferisco chiamarlo “provino preliminare”. Quindi si
rilassi, adesso le presento gli altri attori del cast.-
Si volta verso la ragazza
bionda che mi sorride raggiante, quasi fossi la prima persona normale che vede
da giorni, e il ragazzo-con-quelle-stupide-palline-sulla-testa
che scende dal palco e viene verso di me.
Merda, e adesso come diavolo me ne vado?
Ok, ritiro tutto quello
detto in precedenza.
Questo è il giorno
migliore che mi sia mai capitato da quando sono
tornata a Tokyo. Ok, può sembrare che io sia completamente uscita di testa però... questi ragazzi sono fantastici!
La bionda si chiama Amanda
Campbell e, come avevo previsto, è americana, da parte di padre. La
madre invece è giapponese, ecco spiegato il suo ottimo accento. E’
molto simile a me in effetti, ma lei è da sempre cresciuta in Giappone, dice che torna in America solo durante l’estate. Ha
quattro anni più di me, anche se non li dimostra
affatto, ed è spigliata come non ne avevo mai conosciute
così.
Lui, sì
sì proprio il ragazzo-che-ballava-in-mutande,
invece si chiama Hideki Kojima, anche lui ha la stessa età della ragazza
e non è un maniaco come poteva apparire prima. Mi ha detto
che si stavano annoiando, e che lui quando è nervoso deve ballare in
modo scemo per calmarsi. Amanda mi ha assicurato che, inoltre, è
veramente scemo. Da qualche che ho capito si conoscono da tutta la vita, e
sembrano molto affiatati. Ha capelli castani chiari, e occhi scuri a mandorla,
un sorriso affabile e una leggera spolverata di rosa sulle guance. Sembra molto
allegro, e ho come il vago sospetto che andrà molto d’accordo con
Leo.
Abbiamo chiacchierato, ci
siamo conosciuti, ho finalmente scoperto di cosa tratta il musical e delle
parti che ancora devono venirci assegnate.
- Bene, allora direi
che per oggi è tutto ragazzi. La prossima volta, quando anche tutti gli
altri del cast avranno la decenza di farsi vedere, decideremo le parti da
assegnare.-
- In poche parole ci dirà chi fra
noi quattro avrà il ruolo dei due gemelli cretini e chi quello dei due
protagonisti... - mi sussurra Amanda all’orecchio, alzando un
sopracciglio.
Io ridacchio, e mentre ci
alziamo dandoci appuntamento per la settimana
seguente, il mio cellulare inizia a suonare.
- Pronto?-
La voce di Takeru irrompe
nella mia mente. - Mimi, ciao!-
Sono sbalordita. - TK, ciao. Che succede?-
- Oh, scusami ti ho disturbata
vero? Lo sapevo che non dovevo chiamarti adesso ma gli
altri mi hanno costretto, scusa.-
Ma perché sta urlando? E
cos’è questo fracasso in sottofondo?
- No, tranquillo. Dimmi tutto.-
Lo sento
farfugliare qualcosa a Kari, poi finalmente il fracasso si attenua. -
Scusami, ma vedi oggi abbiamo fatto una riunione al karaoke.
Bè, più che altro è una specie di festa di Natale in
anticipo.-
Lo sento ridere. - Esatto,
lui, Izzy e Joe... Ma ascolta, volevo chiederti se potevi
raggiungerci. E’ tanto che non ci vediamo tutti insieme,
no? Però se sei occupata lo capiamo... -
Aaahh a volte mi viene quasi
difficile credere che Takeru, così dolce, affettuoso, comprensivo e
gentile, sia davvero il fratello di Matt. - Oh, no. Non ci sono problemi, mi
sono appena liberata... - e in effetti, mi mancano un po’ tutti loro.
TK esclama qualcosa che
assomiglia a un grido di gioia. - Perfetto! Allora
siamo al solito posto, quello dove venivamo da piccoli ricordi?-
- Certo che me lo ricordo...
ma, senti, TK? Ci siete tutti? Ma proprio tutti,
tutti?-
Passa
qualche istante di silenzio ed
evidentemente lui capisce a chi alludo. - No, loro due... non ci sono. Anche se
la probabilità che ci raggiungano più
tardi, c’è. Questo ti crea dei problemi? Lo capisco se decidi di
non venire... -
Ma io lo interrompo. - No, no... arrivo!-
Non è che
abbia paura di vedere Matt o Sora, sia chiaro. E’ solo che, ecco, credo
sia meglio se per un po’ evitiamo i contatti. Soprattutto è
necessario che io li eviti con Matt, abbiamo oltrepassato la soglia
dell’amicizia. No, io l’ho
oltrepassata, ma non accadrà più.
Mai
più.
Se solo ci fosse
Leo qui con me, sono certa che le gambe non mi tremerebbero così.
No, smettila Mimi. Sei una
persona adulta, alza lo sguardo e vai dai tuoi amici. E
se Sora e Matt saranno lì, bè li saluterai con educazione come se
niente fosse. Tutto qui.
Benissimo, li guarderò
in faccia e dirò...
- Ehi, come butta?-
Bè, no, non proprio
così. Non è educato, insomma.
- Ragazza,allora come va?-
Eh no, nemmeno così è... aspetta un momento.
Alzo lo sguardo e vedo
davanti a me Taichi e Joe che mi fissano divertiti.
- Salve ragazzi!-
esordio con un tono allegro fingendo di non aver appena fatto una figuraccia.
- A cosa stavi pensando, eh?- mi fa Tai
tirandomi delle gomitate maliziose. Io abbasso lo sguardo. Oh, ma perché
diavolo sto arrossendo? Adesso penserà
chissà cosa...
- A niente, a cosa vuoi che pensi con la
testa vuota che mi ritrovo? Sono talmente scema che non posso pensare proprio a
niente! Niente, niente, niente! -
Cala un silenzio imbarazzato.
Oh, accidenti, ma che diavolo sto dicendo?
- Ma Mimi, non sarai mica ubriaca, vero?- fa Joe guardandomi da vicino. Io resto
immobile in una posizione talmente idiota da non sembrare vera.
- Cosa? Sei già ubriaca a quest’ora del pomeriggio?-
interviene Tai.
Ma perché la conversazione è finita qui? E
perché io non riesco a negare??
- Oh accidenti, certo che potevi almeno
aspettarci per prendere l’aperitivo!- continua Taichi pestando i piedi
come un bambino.
- Oh, pazienza. Tanto ce ne aspettano altri dentro! Forza entriamo
che qui si gela.-
Sento Joe afferrarmi per le spalle mentre Tai mi spinge verso l’interno
dell’edificio. Oh bè, almeno la mia dose di figuracce quotidiana
è già stata effettuata.
E meno male che
davano a me dell’ubriaca!
Ma si può sapere che
diavolo hanno combinato questi ragazzi? Questa stanza è un vero macello, insomma, è peggio di casa
mia! Il che è tutto dire...
Insomma... lo sanno o no che
non sono tutti maggiorenni qui dentro? Il mio sguardo si posa su TK e su Kari.
Per fortuna almeno loro sembrano lucidi.
Takeru mi si avvicina, sedendosi accanto, poi mi sorride. - Che bello che sei venuta.-
- E perché non
sarei dovuta venire?-
Lui non mi risponde e, anzi,
si lancia ad abbracciarmi. Ma cosa?
- Oh, lo sai che ti voglio proprio bene,
Mimi? Per me sei come una sorella, davvero!-
Oh, cielo no. Dimmi di no. - TK, dimmi che non hai bevuto, ti prego.-
Ci raggiunge
Kari che mi fissa con uno sguardo truce. - Ehi tu, togli quelle manacce dal mio
fidanzato!-
La guardo incredula. Kari non
mi ha mai parlato così, lei è sempre
stata dolce e gentile, tutto il contrario di suo fratello. - Kari ma che... -
Si avvicina per togliere TK
che nel frattempo sembra essersi addormentato. La guardo negli occhi scuri e
capisco immediatamente che anche lei è mezza ubriaca. Ma
insomma, si può sapere che diavolo ha Taichi per la testa? Far ubriacare
la sorella minorenne con lui presente per di più!
Mi alzo indignata e raggiungo
gli altri tre che stanno cantando, lasciando Kari assopirsi vicino al suo fidanzato. Metto entrambe le mani
sui fianchi, in quella che io reputo una posa severa, e li guardo uno alla volta constatando che sono anche loro brilli se
così si può dire.
Persino Izzy!!!
Oddio sta per finire il
mondo, è l’apocalisse altro che il 2012,
i Maya hanno sbagliato! Non avevano fatto i conti con
l’eventualità che il giudizioso Izzy potesse
dare retta a Tai ed ubriacarsi!
Moriremo tutti!!!
Okay, niente
panico. In un modo o nell’altro sono riuscita a far rinvenire sia Takeru che Kari. Joe si è addormentato sul divano
e anche Izzy sembra che stia tornando lucido. Tai... bè, di lui non me
ne importa più di tanto ormai.
- Oddio Mimi scusami! Non volevo
trattarti così.-
Kari sta continuando a
scusarsi con me, come se mi avesse fatto chissà quale torto. -
Tranquilla, non preoccuparti davvero.-
- Ma ne sei
sicura? Oddio, mi dispiace così tanto!-
- Va tutto bene.- le dico con un sorriso
e alla fine lei sembra crederci.
TK è più
imbarazzato che altro, e lo capisco. Ma in fondo,
sapevo già che lui tiene a me come una sorella,
non dovrebbe vergognarsi così. Il sentimento è reciproco e lui lo
sa.
Quando
finalmente decidiamo di mangiare la torta che Kari ha preparato - Incredibile. Se è buona quanto
bella, sarà fantastica! Devo farmi dare qualche lezione da lei. -
qualcuno bussa alla porta. Takeru va ad aprire e per poco non mi viene un
infarto.
Sora entra con un sorriso
stampato in faccia come non l’avevo mai vista, Matt al suo seguito, mano
nella mano. Eppure non sembra felice quanto lei, anzi
mi sembra turbato, e lo capisco non appena i nostri
occhi s’incontrano. Vorrei abbassare lo sguardo, evitare questo contatto,
eppure non ci riesco. I suoi occhi azzurri sono
così malinconici, così rassegnati, che non riesco a staccarmene. Perché ha quello sguardo?
Ma l’espressione negli occhi di Sora cambia
completamente non appena si accorge della mia presenza. Mi guarda freddamente,
con rabbia, eppure il sorriso resta disegnato sul suo viso. Anche
se io lo definirei più, un ghigno ecco. Un sorriso malvagio,
diretto proprio verso di me.
Che lei sappia?
No, Matt non glielo direbbe
mai, ne sono sicura. Eppure...
- Ehilà ragazzi!- li saluta Tai
andando incontro a Sora. Improvvisamente sembra tornato lucido e chissà
perché, anche serio. La cosa è strana. I due si guardano,
addirittura Taichi si china per baciarla sulla fronte, eppure lei non lascia la
presa sulla mano di Matt.
Strano, l’aria è
tesa, la si potrebbe tagliare anche con un coltello di
plastica. Abbasso lo sguardo quasi intimorita,
dov’è finita quell’aria allegra che ci circondava fino a
cinque minuti fa?
Takeru deve capire il mio
stato d’animo perché si volta, e dopo aver guardato per un istante
suo fratello viene a sedersi accanto a me.
- Ciao Tai.- risponde Sora senza
togliersi quel sorriso dalla faccia. Non so spiegarmene il motivo
ma, in questo momento vorrei tirarle un pugno per cancellarglielo.
Reprimo immediatamente questo pensiero, ricordando a me stessa che Sora
è mia amica. La mia migliore amica.
- Che succede?- le
domanda Taichi senza nemmeno degnare di uno sguardo quello che dovrebbe
essere il suo migliore amico.
Sora sospira, come se fosse
eccitata per qualcosa. - Bè, abbiamo una notizia per voi.-
Il silenzio cala nella stanza, l’attesa è snervante, vorrei
mettermi ad urlare.
Non ho il coraggio di
guardarli, di guardarlo perché so che i miei
occhi mi tradirebbero. Io lo so cosa sta per annunciare Sora, lo so.
Eppure vorrei non saperlo.
Vorrei non essere qui.
- Di che si tratta?- chiede Kari
ingenuamente alle mie spalle.
No, non chiederglielo! Non
farlo!
Oh accidenti, sento le
lacrime già pungermi gli occhi, ma devo trattenermi. Non posso mettermi a piangere adesso, non posso proprio farlo.
Takeru mi osserva
preoccupato, lo so, sento i suoi occhi chiari su di me. Afferra la mia mano e
la stringe forte fra le sue ed io lo guardo a mia volta d’istinto. Mi
sorride, un sorriso forzato, ma capisco dal gesta che
sta cercando di farmi forza perché lui sa cosa provo.
- E allora?-
insiste Joe.
Alla fine Sora prende un
respiro e dice a voce alta.
- Sono incinta! Presto io e Matt
diventeremo genitori.-
Sento, come in lontananza gli
altri applaudire felici, cori di gioia e urla raggianti. Eppure,
perché mi sento così vuota adesso?
Sento che Takeru mi stringe
più forte la mano e capisco che, a lui fa male quasi quanto me.
Continua...
Note Autrice: Ragazze vi chiedo immensamente scusa... so che avevo promesso che
questa volta ci avrei messo meno con l’aggiornare ma, purtroppo mi si
è rotto l’hard disk... con il capitolo dentro, ebbene si. E non solo quello purtroppo...
Non era completo, ma una
buona parte sì, quindi mi è stato difficile riscriverlo ed
esserne soddisfatta... spero che a voi piaccia, anche
se è un capitolo di transito ho cercato di farlo un po’ più
divertente data la situazione tesa che ne sta uscendo...
Altra cosa... ho cambiato titolo alla fic, perché, quello
l’avevo scelto in un periodo molto infantile, quando credevo che questa
fic si sarebbe limitata al racconto di una storia d’amore senza tutti
questi casini diciamo xD. Credo che questo sia più maturo, adatto per la
fiction che ne sta uscendo fuori...
Passo con i ringraziamenti va
u.u
Juls18: Scusami, scusami e scusami ancora!!!
Solo adesso mi rendo conto che non ho recensito ancora la tua fic... l’ho
letta, ma guarda, ho passato sto periodo pieno di nervosismo e non ce
l’ho proprio fatta... appena posso, lo faccio lo giuro! Sai che non
voglio lasciarti un commentino da nulla... spero che
il capitolo ti sia piaciuto!
salkmania22: No,
no non picchiarmi per favore, risparmiamiiiiii!!!! ç___ç Non
prendertela con me, sono i personaggi che si stanno scrivendo la storia da soli
te lo giurooo!!!
Kairi_92: Carissima eccomi tornata in questi lidi! Eh lo so,
sembra una situazione disperata ma... ne usciranno te
lo giuro!!! bacioni!!!
Sarugaki92: Ebbene sì, Matt è davvero un ragazzo,
ragiona solo con il p... ehm, dicevamo??? >_< Spero davvero di non deluderti con questi
capitoli un po’, così, tristi e grazie per i continui complimenti
che mi fai!!!
Ninjaistinct: waaaa ragazze questa è la mia beta!!! La mia preziosissima beta!!! Voi non avete idea di come
riesca a tirarmi su il morale questa donna insomma... leggete le sue recensioni
e capirete di cosa parlo! Questa donna è troppo buona, io non me la
merito... cioè si è letta tutta questa
fic, in quanto? Qualche giorno??? E poi mi viene a
fare tutti quei complimenti??? Lo so, sta attentando alla mia vita...
grazieeeee!!!!
Allora vi saluto, alla prossima ragazze, speriamo abbastanza presto!!!
Un abbraccio a tutti e
ringrazio chiunque passi di qui e decida di recensire, non serve quasi
più ripetere quanto le recensioni mi facciano
felice!
E’ più di un quarto
d’ora che sto fermo davanti a questa porta,
indeciso se aprirla o tornarmene a casa. Fa freddo, non mi sento quasi
più le dita delle mani, eppure non riesco a muovermi. Aldilà
dell’ingresso, oltre il metallo, avverto della
musica allegra e mi viene da sorridere. Ma potrò davvero entrare
così, senza preavviso, nel bel mezzo di... bè, di qualunque cosa stiano facendo là dentro? Poi è un attimo, e
sento la sua voce. E’ lei, sta
cantando, è allegra. Sono certo che se adesso entro tutta la sua energia
svanirebbe, dopotutto non sto facendo altro che renderla triste. Mi porto
sempre dietro quest’aria tetra, cupa, depressa... è naturale che
anche lei s’intristisca nel vedermi ogni volta.
Alla fine mi decido ed apro
piano la porta, entrando prima di tutto con lo sguardo per assicurarmi che
nessuno possa accorgersi di me. La musica si fa più alta, le voci
più eccitate, e io mi costringo ad entrare del tutto restando poi
immobile per qualche istante ad osservare la scena che mi si prospetta di
fronte. Eccola lì, come sempre bellissima e impossibile. Ho deciso che
avrei rinunciato, l’ho fatto per il bambino che Sora sta aspettando, ma
soprattutto l’ho fatto per me. Questa è l’ultima volta che
posso concedermi di guardarla così, di desiderarla, di ammirarla mentre si muove sinuosa a tempo di musica,
d’invidiare Leo perché lui può.
Devo sembrare un’imbecille mentre me ne sto
così, immobile, a guardarla divertirsi come quando eravamo bambini. Chissà perché, vedendola ballare, mi torna sempre
alla mente quel compleanno di TK che abbiamo passato insieme, tanti anni fa...
-
Forza, Mimi vieni qua!-
La ragazzina si volta con un sorriso raggiante. - Arrivo Taichi, dammi tregua!- Lo raggiunge correndo,
affaticata, ma si legge nei suoi occhi l’eccitazione per il momento.
- Presto,
Matt e TK arriveranno a momenti!-
Lei lo guardasbuffando. - Credi che non lo
sappia? Avanti finisci di gonfiare questi.- Lui la osserva
mentre gli passa un sacchetto colmo di palloncini colorati ancora
sgonfi.
- Tutti?-
Mimi sorride innocentemente. - Ovviamente... anche
questi!- finisce lasciandogli tra le mani altri due
sacchetti per poi allontanarsi verso la cucina.
E’ la prima volta che organizza una festa a
sorpresa e non aveva idea che fosse così divertente essere il
“leader” della situazione, e poter dare
ordini a tutti persino a Tai che il leader del gruppo era sempre stato.
L’aveva provato anche a Digiworld quando era diventata “principessa”, ma quella era un’altra cosa, allora
agiva solo per se stessa. Ma adesso era tutto per
Takeru, per i suoi 9 anni... e sì, anche per Matt. Lo faceva per fargli
capire una volta per tutte quanto lei poteva essere
sua amica, perché Mimi voleva davvero essere amica di Matt e doveva
farglielo capire perché da solo non ci sarebbe mai arrivato, cocciuto
com’era.
Non appena tira fuori la torta
gelato dal frigo sente il campanello suonare: il segnale.
-
Fratellone, perché hai suonato il campanello in casa nostra?-
Matt abbassa lo sguardo sul bambino cercando una scusa
valida. - Ehm, mi sono sbagliato... forza dell’abitudine.-
Takeru lo osserva dubbioso, poi si
apre in un sorriso. - Eh, continuando ad andare a casa di una certa
ragazza si prendono strane abitudini, vero?-
- TK! Smettila, non è divertente... - distoglie lo sguardo
infilandosi una mano in tasca e aprendo la porta con l’altra. - Forza,
entra.-
-
Perché cambi argomento, non sarai mica... - ma
non fa tempo a finire la frase che esplodono stelle filanti, coriandoli, e urla
che esclamano “Sorpresa” lasciandolo di stucco. Poi parte un
applauso, e dalla cucina arriva Mimi con la torta, le candeline, e il coro di
“buon compleanno” al seguito.
Quando il bambino, a lacrime trattenute, soffia
esprimendo un desiderio, lei gli da un bacio sulla guancia per dirigersi poi,
sorridente, verso il salotto per tagliare la torta. E mentre Taichi, accompagnato dalle risate di tutti e dalle
urla di Sora, inizia a renderla un vero disastro, Mimi si volta sorridente
verso il ragazzo dai capelli biondi che se ne sta, come sempre, in disparte. Si
alza e gli si siede accanto chiedendogli se la missione ha
avuto successo. Lui la guarda e accenna un sorriso. - Direi di
sì... - poi aggiunge qualcosa, come al solito.
-... almeno sei riuscita a non far cadere la torta. -
Mimi spalanca la bocca rimanendo indignata per qualche
secondo, poi afferra un cuscino del divano che era nelle vicinanze e glielo
lancia addosso iniziando la solita lotta giornaliera. Nella confusione Takeru
si volta a guardarli sorridente. Osserva Matt divertirsi, e vede che il suo
desiderio si è già avverato.
Mi lascio andare ad un sospiro mentre il ricordo si fa sempre più vivido.
Avevo dimenticato quella spensieratezza, quell’aria allegra di cui ero circondato inconsciamente in quel periodo. Vorrei tanto
tornare indietro, se conoscessi un modo per farlo non compirei mai lo stesso
errore, non mi permetterei di distruggere ogni cosa.
Ma da quando ho iniziato a rimpiangere il passato?
Da quando ho smesso di essere
il ragazzo freddo e menefreghista?
Abbozzo un sorriso. Adesso
capisco perché tutti continuano a ripetermi che sono cambiato. Hanno
ragione, eppure allo stesso tempo hanno torto. Io sono sempre stato così
solo... solo che lo nascondevo persino a me stesso.
Adesso però inizio a diventare fin troppo banale.
Mi alzo di scatto e la mia
testa va a scontrarsi con qualcosa di altrettanto duro, seguito da un dolore
forte, molto forte.
- Ahio! Matt, accidenti! Che male!-
- Perché,
secondo te io invece non mi sono fatto niente? Ma di cosa è fatta la tua
testa, di piombo?-
Lei mi guarda attraverso due
occhi d’ambra leggermente inumiditi. - No, questa è tutta materia
grigia mio caro!-
Avverto il tono insolente che
aveva spesso da bambina. Solo che allora lo era
davvero, viziata ed arrogante, adesso gioca ad esserlo.
Mi scappa una risata che però riesco a trattenere nascondendola
schiarendomi la gola. La guardo e capisco che mi ha sentito.
- Cosa voleva
dire?-
- Cosa?-
Lei alza un sopracciglio
perfetto. - Quella sottospecie di risatina che fai sempre
quando pensi a qualche cattiveria. -
- Io non penso affatto
a delle cattiverie, e non rido.-
- Oh, invece lo fai.-
si porta un dito vicino all’angolo della bocca. - E ti si crea anche una piccola fossetta, proprio qua.-
La osservo vagamente perplesso.
Credo che, in vita mia, nessuno mi abbia mai detto una cosa simile
semplicemente perché nessuno mi ha mai osservato e conosciuto a tal
punto. E’ incredibile, questa ragazza sa
più cose su di me di chiunque altro. Ed io sto
per dirle una cosa orribile.
Volto la testa
mentre cala un breve silenzio fra di noi, alla fine lei mi chiede. -
Bè, comunque come mai sei qui? Lo sai che non
potresti entrare, in teoria? -
Quando torno a guardarla vedo che ha appoggiato una mano sul
fianco. Mi soffermo su di lei come se fosse l’ultima volta che la vedo,
che è esattamente come mi sento in questo momento. Ha dei pantaloni neri
attillati fino al ginocchio che la fanno sembrare
ancora più snella, una canottiera azzurra semplice e degli scaldamuscoli
dello stesso colore. I capelli sono legati alla veloce e le scendono a boccoli
sulle spalle, la fronte è leggermente umida di sudore e le guance sono
arrossate. Ma gli occhi sono come sempre, come quando
eravamo piccoli, come quel giorno d’estate.
- Tutto bene?- mi chiede alla fine
notando il mio silenzio prolungato.
Mi costringo a un breve sorriso mentre annuisco. - Sì, scusami.
Improvvisamente mi è tornato alla mente un ricordo.-
- Ah sì, quale?-
Ma mentre me lo chiede sentiamo una voce maschile
chiamarla. - Signorina, ci degna della sua presenza?-
Lei sorride. - Sì,
arrivo subito.- si volta di nuovo verso di me. - Scusami Matt, devo andare. -
continua a sorridere mentre mi guarda e si accinge ad
allontanarsi. D’istinto la prendo per un braccio
fermandola.
- Scusami... - dico subito lasciando la
presa.
C’è
una breve esitazione da parte sua, poi sento la sua voce. - Eiji,
scusami. Posso avere cinque minuti di pausa?-
Alzo gli occhi a guardarla e
quando incrocio il suo sguardo mi sorride. Afferra una felpa e si dirige verso
di me, veloce, mentre il tizio con gli occhiali la guarda rassegnato. - Solo
cinque però.- le urla mentre Mimi mi prende la mano e mi accompagna
verso l’esterno della sala. - Va bene!-
Usciamo senza voltarci.
Finalmente, dopo avermi posato un
caffé bollente fra le mani, sento la sua voce.
- Non ti dispiace se ne
approfitto per mangiarmi un panino vero? Non ho ancora pranzato... -
Scuoto la testa. -
Tranquilla. A dire il vero non c’era nemmeno bisogno di chiedere la
pausa... -
- Sciocchezze.- m’interrompe
agitando una mano. - Tu hai qualcosa che non va, altrimenti non saresti venuto
fin qui.-
La guardo e mi sorride, come
sempre. Poi addenta il panino e, chissà come, riesco a trovarla sexy anche così. - Allora?- insiste dopo aver mandato
giù il boccone.
Mi guardo le mani giunte a
stringere il bicchiere di plastica dal quale fuoriesce del fumo bianco e
profumato.
- Credevo... - mi schiarisco la gola.
-... credevo fosse successo qualcosa. E’ passata una settimana e... -
- Lo so, scusami.
Non volevo... - fa una pausa ed io la guardo. -... ero
convinta fosse meglio così. Sparire per un po’ data la situazione.
Che vuoi farci, sono ancora immatura. - dice alla fine
portando le braccia dietro la schiena e iniziando a stiracchiarsi.
- Vado via... - dico alla fine e lei mi
osserva spalancando gli occhi.
- Ma la pausa
è appena iniziata... -
- No, non intendevo... - continuo a
guardarla. - Oggi parto, vado via. -
- E dove?-
Scuoto la testa. - Scusami, preferisco non dirtelo. Sono passato solo
perché volevo salutarti. -
La vedo posare il panino,
alzarsi e venire verso di me.
- Come mai mi sembra che tu mi stia
dicendo addio, Matt? -
- Come mai sei sempre l’unica che
capisce quello che provo? -
Sorride. - Non lo sai che mi
sono laureata in “Yamatologia”?
Sono passata a pieni voti! -
Yamato.
Quanto tempo è che non sento qualcuno chiamarmi con il mio nome per
intero?
- Scommetto anche che hai preso la
lode.-
- Ovviamente.-
Si siede davanti a me
scostandosi alcuni capelli dal viso e prende a fissarmi attendendo delle
spiegazioni, almeno credo. Siccome so di non poterla trattenere tutto il giorno cerco di sforzarmi a parlare.
- Sto solo scappando.- dico alla fine.
Mi aspetto di vederla scioccata, indignata, disgustata per questa mia
rivelazione. E invece, è ancora lì che
mi sorride.
- E’ normale avere paura in certe
situazioni. Non colpevolizzarti così.-
- No, Mimi. Io non ho
paura... sono terrorizzato. Insomma, diventerò padre di un
bambino che non v... - il mio sguardo incontra il suo e non riesco a concludere
la frase. Mi prendo la testa fra le mani. - Sono una persona orribile.-
E poi, sento le sue braccia stringermi. Mi abbraccia
come farebbe mia madre. Come una sorella, l’amica più cara,
un’amante... Lei è tutto questo per me,
ed io sono costretto a rinunciarvi.
- Non sei orribile. Devi solo abituarti
all’idea. -
- Ma io sto scappando dalle mie
responsabilità!-
- E allora?
Tutti scappiamo da qualcosa almeno una volta nella
vita e nessuno ti dirà niente se vai via per un po’ adesso. Lo capiranno
perché in molti, agirebbero come te, se avessero
lo stesso coraggio che hai tu. -
Appoggio le mani sulla sua
schiena e la stringo forte. Siamo in una posizione strana :
io seduto per terra, lei in ginocchio che mi stringe la testa verso il seno morbido.
Appoggia il mento sui miei capelli mentre io assaporo
il suo profumo di borotalco e shampoo alla pesca. Non so per quanto tempo
restiamo così però quando ci stacchiamo mi sento incredibilmente
leggero, svuotato. Lei mi guarda scostandomi i capelli dagli occhi e poi dice.
- Allora, mi prometti che quando
tornerai sarai più allegro?-
Annuisco. - Va bene.-
- Dì “te lo
prometto”! -
La guardo e mi sento
sorridere. - Te lo prometto.-
- Bravo.- poi guarda l’orologio e
si alza in piedi di scatto. - Oh merda! Sono in ritardo,
quello mi ammazza! -
Prende il panino e lo finisce
alla velocità della luce. Poi apre la porta, ma prima di entrare si
volta ancora verso di me. - Torni per Natale però, vero? Organizziamo
una festa... -
A Natale mancano solo nove giorni.
Riuscirò a rinunciare a te e ad accettare ciò che il destino mi
ha imposto in così poco tempo?
- Daaai, ho già comperato il cerchietto con le corna da renna per tutti!-
Ho un attimo un flash di lei che le indossa e mi scappa una risata. - Ah,
un’altra cattiveria? -
- No, no. Sì, torno per Natale.-
- Mi prometti anche questo? -
Sorrido. - Te lo prometto.-
Poi si volta e scompare
dietro la porta che si chiude con un cigolio lasciandomi solo. Mi volto e
m’incammino in strada, nell’aria fredda della città, diretto
alla stazione. Ma quando sono sul treno
c’è solo un pensiero che non mi abbandona.
Il desiderio di essere ancora fra quelle braccia.
Continua...
************************************************
Note Autrice:
Lo soooooooooooo >_______< sono in uno stra-mega-iper-extra-ultraritardooo!!!!
Oddio mi vergogno quasi ad aggiornareee >_____<
Sono orrenda, davvero davvero orrenda!!!
>_____<
Vorrei chiedere il vostro perdono ma so di non potermelo permettere
ç_____ç
Oh cielo, non so nemmeno io
come giustificarmi, so di non meritarmi nemmeno una recensione... è giusto, non lasciatemene me lo merito! ç____ç
Sarà meglio che io mi
dilegui in fretta *osserva la marea di roba che le stanno
lanciando*