On the way to love

di Selhin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Cap 1 ***
Capitolo 3: *** Cap 2 ***
Capitolo 4: *** Cap 3 ***
Capitolo 5: *** Cap 4 ***
Capitolo 6: *** Cap 5 ***
Capitolo 7: *** Cap 6 ***
Capitolo 8: *** Cap 7 ***
Capitolo 9: *** Cap 8 ***
Capitolo 10: *** Cap 9 ***
Capitolo 11: *** Cap 10 ***
Capitolo 12: *** Cap 11 ***
Capitolo 13: *** Cap 12 ***
Capitolo 14: *** Cap 13 ***
Capitolo 15: *** Cap 14 ***
Capitolo 16: *** Cap 15 ***
Capitolo 17: *** Cap 16 ***
Capitolo 18: *** Cap 17 ***
Capitolo 19: *** Cap 18 ***
Capitolo 20: *** Cap 19 ***
Capitolo 21: *** Cap 20 ***
Capitolo 22: *** Cap 21 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Allora…innanzi tutto ciao a tutti…questa è la prima fic che scrivo in questa sezione, spero di essere ben accetta ^^

Allora…innanzi tutto ciao a tutti…questa è la prima fic che scrivo in questa sezione, spero di essere ben accetta ^^

Dunque…la storia riguarderà tutti i prescelti della prima serie ( poiché è l’unica che ho seguito strettamente con attenzione…la seconda la so proprio pochissimo! ) ma con una particolare attenzione per la coppia Mimi/ Matt…non so se sono ben visti, ma a me sono sempre piaciuti!

Non userò i nomi originali, perché ho paura di combinare dei casini da sola ^^’

Prima che la leggiate devo avvertirvi che ho un pochino cambiato la storia originale, riguardo Mimi…non si è trasferita in America, ma in Italia ( perché mi piace di più, e perché ho pensato sarebbe stato più semplice crearci sopra una storia ) inoltre si è trasferita poiché è lei stessa italiana per metà ( suo padre è giapponese, mentre la madre è italiana )

Non so se questa cosa possa già aver compromesso la fic, spero proprio di no…

La storia inizia con il loro saluto in aeroporto ( di tutti i prescelti ) prima che lei si trasferisse in Italia, esattamente poco dopo la salvezza di DigiWorld, cioè a 11 anni…

Escluso questo prologo e credo anche il prossimo, gli altri capitoli saranno alternati ai diversi punti di vista dei due protagonisti!

Buona lettura!!!

 

 

 

 

 

On the way to love

 

 

 

Prologo

 

 

 

 

 

 

  Erano le 8 del mattino, dell’8 agosto.

Faceva caldo, l’aria era pesante nonostante la notte fosse appena trascorsa, non c’era un filo di vento che agitasse i loro capelli di bambini.

Ma nonostante tutto, erano andati fino a li per salutare la loro amica, compagna, sorella.

Chi le diceva un ciao, chi un arrivederci, chi era convinto che non l’avrebbe più vista. Però erano accorsi tutti, non mancava nessuno.

Stavano seduti già da qualche minuto in completo silenzio. Ognuno perso nei propri pensieri.

Appena lei li aveva visti correrle incontro, non era riuscita a trattenersi. Com’era nel suo carattere si lanciò d’impulso verso di loro, correndo ad abbracciarli, sapendo essere l’ultima volta.

Pianse di gioia nel vederli tutti li. Tutti per lei.

Era convinta che la odiassero per il suo carattere capriccioso, ed invece era bello rendersi conto del contrario.

Erano solo dei bambini, ma avevano imparato molte più cose degli altri ragazzi della loro età. Era successo da poco, un’avventura pericolosa, che però li aveva uniti per la vita. Mai e poi mai si sarebbero scordati gli uni degli altri. Ed era per questo che quella mattina, si erano riuniti tralasciando partite di calcio, giornate al mare, i compiti, i computer e tante altre cose, solo per salutarla. Per dirle arrivederci.

Ma si dicevano tutto con lo sguardo, con la loro sola presenza. Perché da quando erano arrivati, nessuno aveva parlato. Sapevano che il silenzio valeva molto di più. Che un abbraccio scaldava più di mille parole di circostanza.

Quando, dopo un tempo che sembrò eterno e brevissimo al tempo stesso, una voce metallica annunciò l’aereo che la ragazzina doveva prendere.

Finalmente, quando furono tutti in piedi, a poco alla volta ripresero la parola.

  - Ora, te ne vai per davvero? - diceva Sora, la sua migliore amica.

  - Così starai in Italia…bello lontano eh?- continuava Tai, arruffandosi ancora di più i già scompigliati capelli castani.

Il serio Izzy si limitò ad un sospiro, e le strinse la mano in un saluto che non era un addio.

  - Sei sola con tuo padre? - le chiese Joe, mentre si piegava per abbracciarla. Lei annuì, rispondendogli che la madre li aspettava già laggiù.

Kari la baciò sulla guancia, augurandole un buon viaggio, mentre il piccolo T.K. aveva le lacrime agli occhi - Ci rivedremo vero? - le chiese guardandola. Mimi gli rispose che certamente sarebbe tornata, prima o poi.

Ed infine Matt, che aveva evitato di guardarla per tutto il tempo, le si parò di fronte e la salutò con un cenno accigliato - Addio, Mimi…- uno sguardo durato un istante e dopodiché si era voltato, allontanandosi.

Ecco, addio. L’unica parola che lei non avrebbe voluto sentirsi dire. E a pronunciarla era stato proprio lui, consapevole che l’aveva fatto per quell’odio in quel momento celato dietro a occhi freddi.

Era accaduto da pochi giorni, ma Mimi sapeva che l’odio che si era creato fra loro non si sarebbe mai cancellato. Il rancore sarebbe cresciuto assieme a loro, impotenti nel cancellarlo. Quel che era capitato non poteva essere eliminato, ed era stato troppo per entrambi. Quella lontananza non poteva far altro che bene, soprattutto per loro due.

Era meglio troncare subito i rapporti, sarebbe stato tutto più semplice.

Sora la strinse un’ultima volta, piangendo, giurandole che si sarebbero chiamate spesso.

Alla fine, richiamata dal padre e dalla voce metallica, la ragazzina prese la sua borsa a tracolla, e si fermò ancora un istante a guardarli tutti, anche Matt, salutandoli con gli occhi. Convincendosi che l’Italia non era poi così lontana, e che esistevano sempre i telefoni.

Dagli occhi, le scesero calde lacrime a rigargli le guance, reduci dei giorni passati con loro. Attimi felici, ed istanti tristi. - Mi raccomando ragazzi…non scordatevi di me! - lo disse con un sorriso, ma la sua voce strozzata tradiva il magone che aveva alla gola.

Si voltò, e seguì il padre lungo l’aeroscalo.

Non si girò a guardarli, perché sapeva che altrimenti non sarebbe riuscita a partire.

Così l’aereo prese il volo, lasciandole alle spalle gli unici amici che avesse mai avuto, e un grande dolore nel cuore…

 

 

 

Passarono così 8 anni…

 

 

 

 

Ecco, so che è molto breve, ma è solo il prologo…

Spero vi sia piaciuto, in caso contrario ci metterò poco a cancellarlo…

Nel caso voleste vederne il continuo vi basterà lasciarmi una recensione con la vostra richiesta, giudizi, consigli e critiche…insomma quello che volete…

Un bacio a tutti,

Selhin

 

 

 

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Capitolo 2
*** Cap 1 ***


Nemici, Amici…e poi

Ciao a tutti!!! Ecco qui il 1 capitolo di questa mia fic dedicata alla coppia Mimi/Matt!!!

So che il prologo non era molto intrigante per cui ringrazio di aver letto, e in particolare un grazie a vampirosolitario91, mijen e kari 89 per aver anche recensito!

Grazie davvero!!!

Spero continuerete a seguire la storia…

Dunque anche questo capitolo può sembrare confusionario perché non appaiono direttamente i digiprescelti…attenzione ho detto direttamente!!! =D

Bè fatemi sapere d’accordo!!!

Ringrazio in anticipo…Selhin

 

 

 

 

On the way to love

 

Capitolo1

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   Il cielo era sereno, l’aria seppur pesante era attraversata da un brezza piacevolmente tiepida.

Sembrava un comunissimo giorno estivo, proprio in pieno agosto. Ma non per tutti era così.

Una ragazza se ne stava tranquillamente seduta sulla riva di una spiaggia ancora semideserta. Aveva i capelli lunghi fino ai gomiti, di un colore castano cangiante al rosso ramato. Erano lisci e voluminosi, lucidi come seta, ma sulle punte talmente vivaci da arricciarsi in boccoli perfetti. Svolazzavano nella brezza salina, come una danza allegra.

Aveva la carnagione chiara, leggermente abbronzata a un colore dorato. Era una figura snella. Non portava il costume da bagno come tutti su quella spiaggia.

Aveva un abitino color pesca che le arrivava sopra le ginocchia, stampato di una stoffa floreale. Volteggiava cercando di seguire lo stesso ritmo dei boccoli ramati, come un principiante tenta di ballare con il più esperto ballerino.

Se ne stava lì, rannicchiata su se stessa, abbracciandosi le gambe lunghe e ben proporzionate e il tempo passava.

Sembrava non accorgersene neppure. Il sole si faceva sempre più alto e caldo, si sarebbe scottata ma a lei sembrava non importare.

La cosa che colpiva maggiormente di lei erano i suoi occhi. Grandi, leggermente a mandorla, di un nocciola dorato, limpidi e persi in chissà quali pensieri. Dava l’idea di essere così triste, così persa, come se avesse perso qualcosa di importante e il pensiero di non riuscire più a trovarla l’avesse sconvolta.

Era così bella…

  - Ehi Masaki! Ti sei incantato?-

Il ragazzo si voltò verso l’amico che lo guardava sospettoso - Muoviti, abbiamo la pausa pranzo…-

  - Arrivo.- ma prima di andarsene si voltò un’ultima volta ad osservare la bella ragazza sulla spiaggia.

 

 

 

  - Cosa stavi guardando con tanta intensità poco fa, eh?-

Il ragazzo voltò lo sguardo al suo fianco, dove l’amico che lo aveva interrotto dai suoi pensieri pochi minuti prima, stava fumando una sigaretta lentamente.

Preferì non rispondere, tornando a guardare il suo panino imbottito. Perché era questo che stava facendo invece di mangiarlo. Stava di nuovo pensando a quella ragazza, evitando persino di mangiare. Ma cosa gli stava succedendo? Non era da lui comportarsi così per una ragazza.

Non che le donne non gli interessassero, solo che non poteva. Insomma, lui aveva una ragazza sua!

Vedendo che l’amico si ostinava a restare nel suo tacito silenzio continuò da solo - O meglio…chi guardavi?-

Masaki lo guardò di nuovo in viso e notò lo sguardo malizioso sui suoi occhi scuri.

  - Oh, piantala Alex! Non stavo facendo proprio niente di male…-

  - Bè, lo so…che tu non lo facessi non vuol dire che non lo pensassi…allora chi hai puntato?-

Il sospiro emesso dal ragazzo stava ad indicare un “fatti gli affari tuoi” ma Alex non lo capì, o meglio, non volle capirlo.

  - E dai, dimmelo! Che ti costa…almeno mi movimenti un po’ la giornata.-

  - Vorresti dire che sei annoiato?- chiese incredulo.

Ma l’amico fece spallucce - Bè, le ragazze in costume non mancano…però oggi è giorno feriale e quindi si muore dalla noia. Il bar è mezzo vuoto al mercoledì, dovresti saperlo ormai…-

Masaki e Alex lavoravano nel bar che dava direttamente sulla spiaggia, ma a volte svolgevano anche il lavoro di aiuto-bagnino o semplicemente si rilassavano.

  - Allora? - insisté per l’ennesima volta Alex, tanto che l’altro fu costretto a rispondergli per non doverlo più sentire.

  - Una ragazza ok? Ma non dovrei…-

L’amico sembrava sbalordito - E perché scusa?-

  - Ho una ragazza io, ricordi? Te ne ho parlato…-

Alex sembrò riflettere per qualche istante - Ah già…bè solo per questo? Sbaglio o vi siete presi una pausa? E poi lei è in Giappone e non verrà mai a sapere se hai flirtato con un’altra qui in Italia no…non preoccuparti.-

  - Certo…ecco perché poi le donne dicono che siamo degli stronzi. Colpa di tipi come te…-

 Alex gesticolò con la mano come a ripetere di non preoccuparsi e lasciar perdere - Non ho mica detto che devi farci chissà cosa…vai a parlarle…ma di che ragazza stai parlando?-

Masaki guardò l’amico con sospetto, poi si alzò dal tavolo, passò il panino all’amico - tanto non l’avrebbe più mangiato - e uscì sulla terrazza del bar.

Ed eccola ancora li, ferma immobile come prima. Gliela indicò con un cenno del capo, come se temesse di farsi vedere.

  - Carina…- mormorò Alex sorridendo complice.

Ma Masaki non gli rispose - Stava lì così anche ieri…e oggi non l’ho vista muoversi…-

  - Eh? Spiegati meglio…-

  - Ieri mattina…- iniziò Masaki appoggiandosi alla ringhiera -…sono arrivato per primo ad aprire il locale, e lei era lì. E non si è mossa per tutta la giornata…non ha nemmeno mangiato. Quando abbiamo chiuso, per l’ora di cena, era ancora là…nella stessa posizione. E stamattina indovina?-

  - Vuoi dire che sono 2 giorni che se ne sta seduta là?-

Masaki annuì con la testa - Credo di si…e credo che ci sia rimasta anche stanotte…non lo trovi strano?-

  - Ah-ha…certo che lo trovo strano, eccome!-

Gli occhi di Masaki si posarono di nuovo su di lei - Sembra che sia così triste, non trovi?-

Si sentì il braccio dell’amico attorno alle spalle.

  - Allora vai la e parlale…-

  - E che gli dico? “Scusa ma perché sono 2 giorni che te ne stai qua da sola?”-

Alex alzò le spalle - Potrebbe essere un’idea ma non te lo consiglio come primo approccio…-

  - Ah ah, spiritoso…-

  - Prova a sedurla con i tuoi begli occhioni azzurri, e i tuoi capelli d’oro…-

Masaki sembrava sconcertato - Cosa vorresti insinuare?-

  - Che mi sembra orientale anche lei, a vederla…magari scopri che è anche giapponese. E tu sei biondo con gli occhi azzurri, un po’ insolito per un giapponesino non trovi? Potresti avere il fascino del giapponese occidentale…-

  - Che?-

Alex lo prese per le spalle e lo spinse fuori dal locale - Insomma…vai e colpisci!-

 

 

 

  Si avvicinava lentamente, e l’imbarazzo aumentava ad ogni passo.

Non era bravo con le ragazze, non lo era mai stato. Anche con la sua ragazza attuale era stata lei a dichiararsi, lui si era limitato a dirle di si. Ma lui era sempre stato un tipo freddo, cui le ragazze non davano importanza. Ma adesso era diverso, almeno così credeva.

Le si avvicinò piano, constatando che da vicino era ancora più carina. Aveva lo sguardo assorto, perso in mille pensieri che lui non avrebbe mai saputo.

  - Scusa…- mormorò titubante.

La ragazza si voltò a guardarlo e gli sguardi s’incrociarono per la prima volta. Sguardo dorato riflesso in una polla celeste. Lo osservava stranamente, quasi infastidita. Forse aveva passato un brutto momento e non aveva affatto voglia di essere accerchiata dai ragazzi. Che stupido era stato.

  - Ehm…non volevo disturbarti, me ne vado subito…- Masaki si voltò per andarsene ma lei lo fermò inaspettatamente.

  - No, aspetta…scusami tu, è che ero soprapensiero…-

La sua voce era dolce, armonica ma aveva anche un tono molto malinconico. Il ragazzo la guardò un istante - Posso sedermi?-

Lei annuì col capo, ma tornò a guardare l’orizzonte davanti a se. Masaki si sedette al suo fianco poi si ricordò del consiglio di Alex “prova con questa” e gli aveva lanciato un flacone di crema protettiva. Le guardò le braccia e il viso, e notò che erano molto arrossati.

  - Ma non ti brucia la pelle? Sei tutta rossa, come scottata…-

La ragazza si guardò e solo dopo molti istanti si rese conto della scottatura - Adesso che lo noto si, mi fa parecchio male…-

  - Ma come, non te ne sei accorta? Tieni metti questa…-

Le mise fra le mani il flacone e lei, ringraziandolo, iniziò a spargersi la crema lattea che contrastava molto con la pelle rossa. Dopodiché calò un altro istante di silenzio fra i due.

  - Io…io lavoro qui al bar, tu è da molto che sei qui?- azzardò il ragazzo.

Lei scosse la testa e nel farlo i lunghi capelli danzarono - No, sono arrivata ieri…-

  - Infatti, ti ho vista anche ieri. Sei arrivata presto e non ti sei più mossa da qui vero? Anche stanotte…- Oh no, troppo diretto! pensò lui, ma la ragazza si ostinava nel silenzio -…perché?-

  - Preferisco non parlarne scusa…sono venuta solo per guardare il mare…-

  - Certo, hai ragione…sei di dove?- domandò ancora lui, voleva riuscire a comunicare con decenza ma a quanto pare era impossibile con lei.

Alzò le spalle - Da Roma…-

  - E sei venuta da Roma, fino in Sardegna, solo per vedere il mare?-

Lei si voltò a guardarlo - Già, so che sembra strano, ma il mare qui è diverso…e dovevo assolutamente vederlo…-

Masaki annuì abbastanza scettico.

  - E fino a quando ti tratterrai?-

  - Finché ne avrò voglia…-

Il ragazzo si schiarì la gola, e si alzò - Bene, credo di averti infastidita abbastanza…devo tornare al lavoro altrimenti mi licenziano…-

  - Capisco…allora buon lavoro.- glielo disse con un sorriso forzato.

Lui fece per andarsene, poi dopo pochi passi si voltò nuovamente verso di lei - Perché stasera non ci vediamo? Facciamo un giro, ti va?-

La ragazza sembrava sorpresa, non aveva molta voglia di uscire, ma visto che in fondo era già fuori da 2 giorni non le costava nulla. Annuì, questa volta con un sorriso più vero - Certo, va bene…-

Il volto di Masaki s’illuminò - D’accordo, allora passa al bar per le 21…il mio turno finisce a quell’ora. A stasera!-

Si voltò e corse verso il locale, quando arrivato s’accorse di una cosa.

Che stupido. Non le aveva nemmeno chiesto come si chiamava!

 

 

 

  La sera arrivò in fretta ma Masaki non si aspettava affatto che la ragazza si presentasse davvero. Perché avrebbe dovuto farlo, non lo conosceva nemmeno!

E contro ogni sua immaginazione eccola li, alle 21 precise. Lui era stato talmente preso dal lavoro quel pomeriggio - nonostante fosse giorno feriale ea arrivata molta gente - da non aver nemmeno fatto caso che lei se ne fosse andata. Evidentemente era tornata in albergo, o dove stava, e aveva riposato, perché aveva un aspetto molto più rilassato. Portava un abito diverso da quello che indossava sulla spiaggia. Questo era di un lilla chiaro, semplice, ma le stava d’incanto. I capelli li aveva lasciati sciolti sulle spalle, fin giù dalla schiena, lucidi e soffici.

Lo cercò con lo sguardo e quando lo vide gli sorrise, facendogli cenno che lo aspettava fuori.

  - Aaaah, e bravo Masaki! Così ci sei riuscito eh?- Alex gli circondò le spalle con un braccio, com’era solito fare.

  - Non ho fatto proprio nulla…- ribatté il biondo -…facciamo solo un giro. A domani!-

Salutò alla svelta e uscì prima che l’amico potesse fargli altre domande a secondo fine.

La trovò seduta su di un muretto, lo sguardo perso nel cielo.

  - Ciao!-

Lei rispose al saluto con un sorriso - Ciao…-

Le si avvicinò e ridendo cercò di rimediare all’errore - Sai che mi sono accorto di non essermi nemmeno presentato? Che stupido, perdonami…-

La ragazza sembrò sorpresa - E’ vero! Nemmeno io, che maleducata scusa!-

  - No, tranquilla…Comunque io sono Ma…Masaki.-

  - Mizuki, piacere!-

 

 

 

  La serata passò veloce. I due si divertivano, e avevano scoperto di avere molte cose in comune. In primo il paese natale.

  - E così sei davvero giapponese…avevo avuto questa impressione ma non ho detto nulla per paura di offenderti se fossi stata italiana.-

La ragazza non faceva altro che ridere e sorridere di rimando. Era evidente che si divertiva parecchio - Ah si? Io l’ho capito subito che eri giapponese per via dell’accento. Parli bene l’italiano, ma la cadenza giapponese è troppo evidente!-

  - Ehi, non prendermi in giro!-

E passarono insieme anche il resto della settimana, fra risate e battibecchi. Andavano d’accordo fino a quando la lingua tagliente del ragazzo non provocava l’evoluta permalosità di lei. Allora lei si offendeva e gli teneva il broncio, ma solo per pochi minuti perché Masaki sapeva sempre come farsi perdonare.

Avevano passato insieme molte ore sulla spiaggia, pranzato e cenato insieme, chiacchierato fra passeggiate. E poi, mentre una sera stavano tranquillamente chiacchierando la ragazza disse una frase all’improvviso.

  - Domani parto…ho il treno per la città presto, e poi il traghetto…- stava con gli occhi bassi, come se si sentisse colpevole.

A Masaki gli ci volle qualche istante per apprendere bene la notizia.

  - Cosa?-

Lei si voltò a guardarlo negli occhi - Torno a Roma Masaki…è ora che torni a casa adesso…-

  - Ma…- il ragazzo era molto confuso -…così all’improvviso?-

Mizuki annuì lievemente - Si, perché ho sentito che ero pronta…grazie a te mi sono ripresa del tutto. Non posso dirti cosa mi è successo perché per me è una ferita ancora troppo aperta, però sei riuscito nel darmi la voglia di tornare a casa mia. Ed è tantissimo, credimi…-

Lo guardava negli occhi e lui per un istante si perse in quello sguardo ambrato, e desiderò non dover mai smettere di guardarla.

Però sapeva che non poteva certo costringerla a stare li. Oltretutto presto anche lui se ne sarebbe tornato a casa sua, e fra i due, sarebbe stato quello più lontano.

  - Capisco…- si schiarì la voce tremante -…bene, spero sia stata bene davvero. Perchè io lo sono stato, e non mi succedeva da molto tempo…-

Mizuki sembrava confusa - Si che sono stata bene! Tantissimo, tu mi ricordi tanto un amico che avevo quando ero piccola…con lui, c’era stato un periodo dov’eravamo veramente uniti. Poi me ne sono andata ed è finito tutto…- prese una pausa -…ma è da allora che non sto bene con nessuno, tranne che con te in questi giorni! Quindi grazie, grazie davvero…-

Non riuscì a trattenersi e Masaki le vide delle lacrime caderle dagli occhi. D’istinto l’abbracciò, tenendola stretta.

  - Anche io sono stato bene come non lo ero da anni.-

  - Non vorrei andare, ma cerca di capirmi…devo farlo.-

La strinse di più - Certo ho capito, non preoccuparti…-

  - E poi, un uccellino mi ha detto che sei occupato…- disse lei sorridendo, mentre si staccava un po’ dal suo abbraccio.

  - E scommetto che quell’uccellino si chiama Alex…-

La ragazza annuì ridendo - Eh già…-

Masaki la guardò intensamente e lei si sentì paralizzata da quello sguardo.

  - Adesso devo andare…-  disse controvoglia.

Ma lui la tenne per un braccio - Non ti rivedrò più vero?-

Mizuki scosse la testa - Non so, forse si…devi crederci.-

  - Non so quanto possa crederci…- disse abbassando lo sguardo.

Lei lo obbligò a guardarla - Non lo sai che il mondo è piccolo?-

Ma il ragazzo non riuscì a risponderle, almeno a parole. Le circondò il viso con le mani, accarezzandole le labbra umide con il pollice - Forse hai ragione…- le disse infine, e appoggiò delicatamente le labbra sulle sue.

Lei sembrava titubante inizialmente, poi si lasciò andare al più bel bacio che avesse mai ricevuto. Non conosceva bene quel ragazzo, anzi quasi per niente, eppure si fidava ciecamente di lui. Non sapeva se si trattava del classico “colpo di fulmine”. No, sicuramente era qualcosa di più di una cotta. Ma cosa?

Le mani di lui la stringevano, le accarezzavano la schiena ben modellata. Ma si limitarono a questo. A delle dolci carezze, e lei non avrebbe chiesto di più.

Si separarono piano, con riluttanza.

Presero respiro, poi si salutarono definitivamente. Ma non con un addio, con un “a presto”.

E seppero che non avevano altro da dirsi.

Lei si alzò e lentamente si incamminò nella strada deserta, mentre il ragazzo la guardava silenzioso, perso ad osservare quella ragazza.

Sicuro che non l’avrebbe mai più incontrata.

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

Vi è piaciuto???

fatemi sapere allora e ricordate che una recensione è sempre gradita ed è il cibo per noi scrittori U___U

Un saluto ancora, al prossimo capitolo…

 

Selhin

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Cap 2 ***


On the way to love

 

On the way to love

 

Capitolo 2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Scesi dal traghetto che era quasi sera ormai, nonostante il sole fosse ancora alto e brillante. Mi presi la borsa da viaggio a tracolla, e la valigia nella mano destra. Guardavo le persone attorno a me, alla ricerca di qualcuno, senza trovarne. Strano, eppure avevo avvertito che sarei arrivata a quest’ora.

  - Ehiiiiii!!!!- una voce molto familiare mi urla alle spalle, ed io mi volto veloce. Ma so che non sarà lui, non è possibile.

  E’ rimasto in quel luogo e non lo vedrò mai più, se non nei miei ricordi. Mi è successa la stessa cosa prima di salire sul treno. Ho sentito una voce alle mie spalle, mi sono voltata già con le lacrime, convinta che fosse venuto alla stazione. Come nei film romantici, a chiedermi di non partire. Di restare accanto a lui, di fuggire insieme. Ma era solo uno stupido film del mio cervello, perché quando mi sono voltata ho visto solo un ragazzo che abbracciava la sua fidanzata. Mi hanno fatto tenerezza, ma mi hanno anche rattristata molto. Così delusa sono salita sul treno e ho cercato di non pensarci per tutto il viaggio. Cosa che naturalmente non mi è riuscita di fare. Chissà se mi ha pensata, o se sono stata solo un gioco estivo così tanto per passare il tempo. Di certo per me, lui non è stato questo, ed è ciò che conta. Forse è venuto alla stazione ma non siamo riusciti a trovarci, dopotutto non gli avevo detto l’orario del treno. Mah, è inutile rimuginarci sopra, tanto non lo vedrò mai più.

  Mi volto, spostandomi i capelli lunghi dalle spalle. Spesso ho pensato di tagliarli, ma adesso è tardi, e visto che devo tornare a casa sarà meglio lasciarli come sono. Come quando ero bambina, come l’ultima volta che mi hanno vista.

  Vedo corrermi incontro una persona a me famigliare, e non riesco a trattenere un grande sorriso. Inizio a correre a mia volta e quando siamo vicini ci stringiamo in un abbraccio carico di affetto. Ho gli occhi lucidi dall’emozione, e mi cade anche una piccola lacrima. Ci stacchiamo , guardandoci.

  - Finalmente sei tornata birichina. Ti pare il modo di sparire?-

Sorrido, asciugandomi gli occhi col dorso della mano - Mi spiace…sono fuggita, come al solito.-

Mi stringe di nuovo, e sento gli occhi bruciarmi. Ho voglia di piangere ancora.

  - Stai tranquilla…è normale, bastava solo che avvisassi. Ci siamo molto preoccupati.-

Guardo quegli occhi scuri con affetto - Oh, Leo. Mi sei mancato da morire.- gli butto le braccia al collo, stringendolo di nuovo.

  - Mi sei mancata anche tu, Mimi.-

 

 

 

  Adesso siamo in macchina diretti a casa mia. E’ venuto a prendermi da solo, mi sta dicendo, perché gli altri avevano degli impegni.

Leo è stato qui in Italia, il mio migliore amico. Anzi, non solo in Italia, ma l’unico che abbia mai avuto veramente, e lo sarà anche dopo la mia partenza. Ho anche creduto di amarlo per un certo periodo, ma questa è una cosa che preferisco non ricordare adesso.

  In realtà si chiamerebbe Leonardo, ma odia parecchio il suo nome e per questo non si fa mai chiamare per intero. Non vi racconto che scenate con i professori, i primi giorni al liceo.

Lo osservo mentre guida. Sono stata via solo una settimana ma mi sembrano mesi che non lo vedo. Mi da l’impressione di essere cresciuto ancora. E’ alto più di 1 metro e 80, ed io con il mio misero metro e 50 faccio ancora di più la figura della nanetta.

Ha capelli scuri mossi, che gli ondeggiano per l’aria del finestrino abbassato. Il classico tipo mediterraneo, esclusa l’altezza.

I suoi occhi incontrano i miei per un istante - Bè, cosa succede? Perché stai li zitta a fissarmi?-

Ma io faccio spallucce - Così, pensavo…-

  - A cosa?-

  - Fatti miei…- rispondo divertita.

  - Aaah…capisco, capisco…allora come si stava in sardegna?-

Torno a guardare fuori dal finestrino. Il cielo è chiaro, e il solito traffico di città ci tiene bloccati nelle varie code dei semafori.

  - Bene…ho pensato molto…- rispondo dopo un istante.

Lui si gira a guardarmi, ma evito il suo sguardo - Quindi sei ancora più decisa ad andare adesso?-

Annuisco, perché non saprei cos’altro aggiungere. Il semaforo torna verde e noi ci muoviamo sulla strada, sempre lentamente.

Restiamo così in silenzio, ascoltando solo la radio accesa che mi sembra riecheggiare nella mia testa. Ecco, chissà perché dopo un viaggio mi viene sempre mal di testa.

 

 

 

  Arriviamo a casa mia esattamente un’ora dopo.

Scendo dalla macchina, Leo mi aiuta con i bagagli, e insieme entriamo nel portone del condominio in cui vivo. Non c’è l’ascensore, quindi ci tocca fare ben cinque piani a piedi.

  - Ma non avevano il progetto di mettere l’ascensore qui?- mi domanda lui, dietro di me.

Io rido divertita - Tutte le volte che vieni qui da me, mi fai sempre questa domanda…non so più come dirtelo che è solo una tua vana speranza.-

  - Certo, certo…tanto ormai non te ne importa perché te ne vai…-

L’ha solo sussurrata questa frase, ma l’ho sentita forte come se l’avesse urlata. Non vuole che vada lo so, ma ormai ho deciso.

Arrivati dalla porta, cerco le chiavi nella borsa ed infine la apro.

Non so come descrivervi il mio stupore, nel vedere l’appartamento addobbato a festa. Nell’ingresso uno striscione bianco con scritto “ Bentornata e Arrivederci ” che riassumono esattamente tutto quanto.

Non riesco a parlare mentre i miei amici mi vengono incontro salutandomi, ed abbracciandomi. Chiedendomi com’è andato il viaggio, se sono stanca, se mi è piaciuta la sorpresa ed altre mie cose che non riesco a collegare. Mi salgono le lacrime agli occhi, e per evitare di scoppiare a piangere li chiudo e faccio dei respiri profondi.

  - Dai, su su…- mi sta dicendo Leo alle mie spalle -…non fare così. Volevamo solo farti una sorpresa.-

Io li riapro, e con un sorriso dico - E ci siete riusciti alla grande…grazie ragazzi!-

 

 

 

  Sono passate alcune ore dal mio arrivo a questa festa. Mi sto divertendo tantissimo, e forse sono anche un po’ brilla, ma non me ne importa perché questa è l’ultima festa che passo assieme a loro.

Mi mancheranno.

Non siamo un gruppo di venti persone…siamo solo in cinque, me compresa, però ne abbiamo passate tante in questi anni.

Mi alzo in piedi e faccio suonare il bicchiere con la forchetta della torta. Tutti si voltano a guardarmi.

  - Ehm…volevo solo dirvi un paio di cose…- mi schiarisco la gola -…innanzi tutto volevo ringraziare tutti per questa bella festa. Non la dimenticherò mai. Poi, un ringraziamento speciale va a Beth per la sua stupenda torta al cioccolato…la mia preferita…- mi avvicino a lei, e la vedo arrossire mentre la bacio sulle guance. Si scosta i capelli biondi sistemandoli dietro l’orecchio, e mi guarda sorridente con i suoi dolcissimi occhioni blu.

  - Figurati…era il minimo che potessi fare…- mi risponde sempre sorridendo.

Mi volto verso gli altri per continuare - Farei un ringraziamento a Jony…carissimo so che la musica è stata tutta opera tua…-

Tutti ridono mentre gli facciamo un piccolo applauso. Lui si porta una mano fra i capelli castani - Ah è stato un piacere baby…-

  - Grazie anche a Minny…tesoro so quanto ti sia costato organizzare tutto questo. Ma tu sei sempre stata la mente del gruppo, quindi il compito non poteva che spettare a te…- lei scuote la testa con vigore, facendo oscillare i capelli corti - Mi diverto a comandare, lo sai…- fa l’occhiolino e si risiede sul divano.

  - Infine…- aggiungo mentre mi dirigo verso il tavolo -…grazie a Leo, che sei riuscito a mentirmi così bene per tutto il viaggio. Se la sorpresa è riuscita è anche merito tuo.-

Lui mi guarda e sorride. Non dice nulla perché sa che non c’è altro d’aggiungere.

Mi verso un po’ di spumante nel bicchiere, e poi faccio lo stesso con i loro. Lo alzo e seguono i miei movimenti, imitandomi.

  - Allora facciamo un brindisi…alla nostra amicizia.-

  - Al tuo ritorno in Giappone.-

  - Ai cellulari e l’email perché ci terranno in contatto!-

  - Alle feste…e speriamo che non siano sempre d’addio.-

  - E alle torte di Beth!- aggiunge Jony alla fine.

Tutti scoppiamo a ridere.

  - Davvero ragazzi…- continuo -…non ho intenzione di lasciarvi tra le lacrime, ma sono davvero felice di aver passato questi anni con voi. Siete una delle cose più belle che mi siano mai capitate nella vita. Non vorrei separarmi da voi, ma spero che alla fine mi abbiate capita,e mi perdoniate. Non posso andarmene sapendo che tra di noi c’è del risentimento per questo. Non lo sopporterei…-

Leo m’interrompe abbracciandomi - Ehi basta…va tutto bene, sappiamo perché lo fai.-

E se non scoppio a piangere è un vero miracolo.

 

 

 

  Il giorno dopo preparo tutto il necessario per partire, e quello dopo ancora alle 8 del mattino sono già all’aeroporto.

Borsa a tracolla, fascia rosa tra i capelli e tutti i miei amici attorno a me.

E’ come un deja vu, perché mi ricorda un pezzo della mia vita che non ho mai dimenticato, e che forse avrei presto ripreso e aggiustato.

Li abbraccio tutti, in un saluto veloce, perché il nostro non è un addio. Tornerò presto a trovarli.

  - Tuo padre parte domani allora? - mi chiede Leo con il solito sorriso gentile sul viso.

Annuisco - Si, oggi era il suo ultimo giorno di lavoro…-

Mi abbraccia per l’ennesima volta, ma questa ha un sapore diverso. Amaro e triste.

  - Mi mancherai…- me lo sussurra all’orecchio e mi salgono le lacrime agli occhi. Lo stringo a mia volta, sentendo forte il suo profumo su di me, come a farne scorta.

  - Anche tu mi mancherai…-

Ci allontaniamo un po’, e improvvisamente sfiora le mie labbra con le sue. Un bacio dolce. Per quanto l’ho sognato, ho sperato che accadesse con lui. E proprio adesso, perché, mi fa questo?

Mi allontana e senza che io abbia il tempo di formulare una frase dal senso logico, sento la voce metallica annunciarmi il mio volo.

Li saluto un’ultima volta e m’incammino verso l’aereo che mi avrebbe riportato nella mia terra natale.

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

***************************************************

Ciao a tutti ragazzi di EFP!!!

Ecco il nuovo capitolo della fic sui digiprescelti, scusate il ritardo!!!!

D’ora in avanti i capitoli si susseguiranno attraverso gli occhi di Mimi e Matt alternati…questo era ovviamente il punto di vista di Mimi!

Fatemi sapere che ve ne pare, se la storia vi piace, o se avete consigli da darmi…anche critiche purché costruttive.

Ringrazio chi ha letto fino ad ora, ma ancora di più chi ha recensito.

Mijen, AikoSenoo, Sarugaki92 e vampirosolitario91 vi ringrazio tanto, scusate se non vi ringrazio ad uno ad uno ma sono un po’ assonnata!!!!

Inoltre grazie a chi ha aggiunto la storia tra i preferiti

 

1 - BebyChan [Contatta]
2 - Sarugaki92
[Contatta]
3 - sem0305
[Contatta]

 

Ora vado davvero…Buonanotte e aspetto le vostre recensioni!!!

 

Selhin

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Cap 3 ***


On the way to love

On the way to love

 

Capitolo 3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  L’aereo è atterrato alle 18 precise di una giornata calda di settembre.

Ed eccomi di nuovo qui, a casa. Di nuovo in Giappone.

Ritiro la mia valigia e in circa 30 minuti sono fuori dall’aeroporto. Mi dirigo verso un taxi che sembra libero, ma vengo fermato da una mano che mi blocca la spalla. Mi volto e la vedo.

  - Ciao…- mi saluta arrossendo leggermente -…avevo detto che sarei venuta a prenderti. Scusa il ritardo.-

La guardo negli occhi castano chiaro - Pensavo te ne fossi dimenticata.-

Continua a sorridermi ma i suo occhi iniziano a inumidirsi di lacrime - E come potevo. Sono tre mesi che te ne sei andato. Mi sei mancato…-

Mi stringe forte e inizia a singhiozzarmi sulla spalla. Io sono alto, ma lei non è da meno.

  - Scusami…Sora.-

 

 

 

  Siamo nella sua macchina. Voleva che guidassi io ma ho lasciato fare a lei. Ha appena preso la patente e muore dalla voglia di farmi vedere quanto è brava.

Guardandola noto che ha tagliato ancora capelli.

  - Hai intenzione di rasarti a zero prima di Natale?- il pensiero mi esce spontaneo dalle lebbra, anche se forse avrei dovuto tenerlo per me.

  - Bè, ho pensato che un’aggiustatina prima del tuo ritorno potesse fare bene…sto male? Non ti piacevano di più i capelli corti in una ragazza…me l’hai detto prima che ci mettessimo assieme…-

Annuisco distratto. Si, è quello che le ho detto 4 anni fa. Ma non è la verità.

Che stupida menzogna.

Allora, lei voleva piacermi a tutti i costi, e a me davano fastidio tutte quelle continue attenzioni. portava i capelli lunghi in quel periodo del liceo, fino ai fianchi, così pensai che forse se le avessi mentito dicendole che i capelli lunghi in una ragazza non mi piacciono, si sarebbe arresa.

So quanta fatica le era costato farseli crescere così, per lei sempre stata un maschiaccio.

Eppure non ci ha pensato un attimo, e il giorno dopo mi si è presentata davanti sfoggiando un cortissimo caschetto rosso.

A quel punto, non ho più potuto dirle di no, perché infondo non mi dispiaceva.

Non le davo attenzioni perché ero convinto che Tai se la sarebbe presa con me. Litigavamo già abbastanza, mi ci mancava proprio che mi prendesse a pugni per una ragazza che a me non piaceva nemmeno poi tanto.

Invece lui, mi ha picchiato lo stesso. Facendomi notare, che trattando Sora con indifferenza era ancora peggio che vederla con me.

Da allora continua a tagliarsi i capelli spesso, ancora convinta di quella bugia. Ma è tardi per dirle che invece preferisco i capelli lunghi in una ragazza.

Guardando la città al di fuori della macchina, ripenso a lei. La ragazza conosciuta al mare pochi giorni prima. Ai suoi occhi, al nostro bacio. Ai suoi capelli lunghi.

Non la rivedrò mai più, ma forse è meglio così.

Io sto con Sora, e alla fine mi trovo bene con lei. Non litighiamo mai, ci piacciono le stesse cose, viviamo vicini. Ormai è una rapporto di routine, dopo 4 anni.

  - Tai è in ritiro con la squadra…- mi sta dicendo -…ma torna anche lui, domani. Mentre per gli altri, ognuno era impegnato per vari motivi. Te ne sei andato all’improvviso, e hai deciso di tornare altrettanto improvvisamente…Se non ti avessi chiamato io, 2 giorni fa, non mi avresti nemmeno avvisato.-

Io alzo le spalle - Sarei venuto la sera stessa e ti avrei fatto una sorpresa…-

  - Non rivoltare la frittata mio caro…-

Ci siamo fermati con la macchina davanti a casa mia. Ormai è quasi un anno che vivo da solo. Appena finito il liceo ho lasciato casa di mio padre, e mi sono trovato un appartamento. Piccolo certo, ma è sempre meglio di quello dove stavo prima.

Sora mi si avvicina e mi bacia leggermente sulle labbra.

  - Che ne dici se venissi su con te?-

Scuoto la testa - No, Sora. Sono stanco preferisco starmene tranquillo a dormire…- e a pensare aggiungerei.

Lei sospira, delusa - Ok, allora ci vediamo domani, così mi racconti tutto…Tai arriva nel pomeriggio, mi ha detto se andiamo a prenderlo alla stazione, ci stai?-

Annuisco mentre apro la portiera della macchina ed esco. Fa molto caldo, nonostante sia sera.

  - Allora a domani…- chiudo, e Sora riparte sulla strada lentamente.

Io entro nel portone e chiamo l'ascensore.

Arrivo davanti alla porta e la apro entrando nella casa buia.

Quando accendo la luce, mi accorgo che tutto è pulito, e non c’è nemmeno odore di chiuso. Evidentemente Sora è venuta spesso qui a fare le pulizie.

Anche la pianta che mi ha regalato mia madre “ perché fa allegria “ è ancora viva, verde e lucida. Ero convinto che l’avrei trovata morta, e ci speravo quasi, così non avrei più avuto questa scocciatura dell’acqua “ un giorno si, e tre giorni no ”.

Butto le mie cose sul divano e mi lascio cadere a peso morto sul letto.

Non ho nemmeno fame, sarà colpa del viaggio e del fuso orario. Così decido per una doccia veloce, e poi subito a dormire.

Il ritorno non è che sia stato dei migliori, ma non importa. Tanto non avevo voglia di vedere nessuno. Speravo che Sora non venisse a prendermi. E’ talmente premurosa da risultarmi quasi soffocante in certi momenti.

Ormai è da molto che medito sul fatto di lasciarla, perché alla fine la sto ingannando. Ma il senso di colpa che mi prenderebbe sarebbe troppo forte, e Tai non mi perdonerebbe mai. M’infilo sotto il lenzuolo leggero e spengo la luce. Devo addormentarmi subito perché il mattino dopo non ricordo nemmeno si aver appoggiato la testa sul cuscino.

 

 

 

  Tai è appena sceso dal treno. Ci è venuto incontro correndo come al suo solito, e alla fine si è allungato con un salto per abbracciarmi.

  - Sei tornato!-

  - Anche tu…- gli rispondo.

Lui si stacca e mi tira una pacca sulla schiena - Si, ma io non sono sparito chissà dove per tutta l’estate.-

Annuisco e nel silenzio che segue sento uno strano rumore provenire da lui.

  - Ehm…non è che possiamo andare a mangiare qualcosa? Sto morendo di fame! -

Scoppiano tutti a ridere, me compreso, e c’incamminiamo al suo seguito verso il Mc Donald più vicino. Tai viene affiancato da T.K. e Kari che gli chiedono tutto sulle sue 2 settimane di ritiro. Dietro di loro, Joe e Izzy discutono su qualcosa di elettronico come al solito, e mentre Sora mi prende sottobraccio, c’incamminiamo accodandoci a loro.

Lei sorride tra se. La vedo felice del ritorno di Tai. Forse troppo.

Che sia successo qualcosa mentre ero via?

Mah, può essere, come può anche essere di no.

Non lo saprò se non me lo dicono, ed io non ho intenzione di chiederlo.

E se fosse successo qualcosa, non avrebbe importanza.

Sarebbe meglio, anzi.

Ci sediamo, Tai capotavola, e dopo aver ricevuto le nostre ordinazioni lui continua imperterrito con i suoi racconti.

Mi fa piacere vederlo così sereno, quasi come una volta, tanti anni fa.

A dire il vero, ora che ci faccio caso, sono tutti troppo sereni e felici.

Eccitati direi, come se dovesse succedere qualcosa d’importante. E’ strano vederli così allegri solo perché è tornato Tai da un viaggetto di 2 settimane.

Io sono stato via 3 mesi, e nemmeno mia madre stamattina era così entusiasta di vedermi.

  - Che sta succedendo ragazzi?- chiedo all’improvviso rompendo l’agitazione di tutti.

Sora si volta a guardarmi - Cosa intendi?-

  - Siete talmente agitati e contenti…non credo sia solo per il ritorno di Tai.-

  - Sarà una tua impressione…- risponde T.K.

Izzy mi guarda sorridente - Siamo come sempre Matt…-

  - Avanti ragazzi…Izzy non ti ho mai visto ridere così…che sta succedendo?-

Tai tira su con la cannuccia l’ultimo sorso della sua Coca Cola, e guarda in basso evitando il mio sguardo. Sora si guarda le mani nervosa. Kari e T.K. si guardano di sottecchi. Izzy è tornato a mangiare il suo panino, e Joe lo imita in silenzio.

  - Ragazzi…?- ripeto. Sto iniziando a innervosirmi, cosa può essere successo di così grave da non volermelo dire?

  - Ok, ok, non arrabbiarti…-

  - T.K. mi arrabbio si, se non mi dite cosa c’è…visto che a quanto pare mi riguarda, altrimenti non sarebbe così difficile dirmelo.-

Tai posa il bicchiere e torna a guardarmi - Ecco è successo che…-

  -…noi non lo sapevamo…- continua Kari seguita da Izzy.

  -…il fatto è che credevamo che non ti sarebbe piaciuto, così…-

Sora mi stringe la mano - In poche parole…è tornata Mimi, Matt…meno di una settimana fa…-

  - …Cosa?- non credo di aver capito bene. Sono totalmente confuso.

Joe, seduto davanti a me, azzarda una spiegazione - Matt, cerca di capire…è arrivata all’improvviso, come te, e non abbiamo avuto il tempo d’informarti…cerca di capirci, noi al contrario di te, siamo felici di questo…-

  - Ricordiamo bene il vostro brutto litigio prima che lei partisse per l’Italia…-

Tai e Kari lo seguono con la spiegazione, sotto il mio sguardo sempre più stordito -…e il fatto che non ne hai più voluto sentir parlare, non significa che non sia più una nostra amica, cerca di capire…-

  - Capisco benissimo…- abbasso gli occhi -…ecco perché non siete venuti ieri quando sono arrivato…-

  - Matt, non arrabbiarti…le abbiamo fatto una festa, dopotutto sono 8 anni che non ci vedevamo…e tu sei arrivato talmente inaspettato, se mi avessi avvisata prima te lo avrei detto…-

Guardo Sora al mio fianco. E’ tutto così strano. - Ecco anche perché sei arrivata in ritardo…-

  - Scusami.-

Cala il silenzio. Ognuno guarda nel suo vassoio di plastica cercando le parole giuste da dirmi. Ma non ci sono parole giuste o parole sbagliate.

  - Va bene ragazzi, ho capito…non c’è bisogno che vi scusiate…-

  - Matt, prima o poi doveva succedere…- mi dice Tai, ma la sua voce mi risuona lontana.

  - E poi, lei ha chiesto subito di te…vuole chiederti scusa, è cambiata e le dispiace di quello che è successo…-

Ah, bella questa. Crede che le basti un semplice “ scusa “ e tutto andrà apposto?

Eh, no.

Non sono così stupido.

Improvvisamente mi accorgo che Tai ha smesso di parlare, ed è calato nuovamente il silenzio.

Che altro c’è?

  - Ragazzi, c’è dell’altro che devo sapere?-

Il loro silenzio mi fa capire che si, effettivamente c’è qualcos’altro.

Sospiro rumorosamente - Ragazzi, cosa succede?-

Sora mi stringe ancora più forte la mano - Non arrabbiarti…ma ecco…-

  -…sta venendo qui adesso.- conclude Tai - Sai, io non l’ho ancora vista e…-

Mi alzo dalla sedia - Allora sarà meglio che mi affretti…-

Non posso credere che mi abbiano fatto questo. Se non mi fossi accorto che qualcosa non andava, loro non mi avrebbero detto niente!

  - No, dai…Matt resta ti prego!-

Sora mi prende per il braccio, cercando di trattenermi.

  - E’ inutile che vai via…- asserisce Joe. Io lo guardo confuso. - E’ arrivata.-

Sora approfitta della mia distrazione per spingermi di nuovo seduto sulla sedia, quando alle spalle di Tai vedo comparire una figura che sulle prime non riconosco.

  - Oh ragazzi, potevate dirmelo che eravate in QUESTO Mc Donald…sono entrata come una scema in quello nell’angolo laggiù…-

Una voce familiare.

  - Tai, cielo quanto tempo!-

  - Vieni qui Mimi!-

Un vestito familiare.

  - Sei abbronzato! Ma i capelli sono sempre uguali! -

  - Anche tu, ma sei splendida! Ma ti sei scottata?-

  - Troppo sole al mare…-

Una risata familiare.

Si volta e mi guarda. Spalanca i grandi occhi nocciola.

Non posso credere che sia veramente lei.

Non può essere…questa è Mimi, non la ragazza della spiaggia!

E invece, è proprio lei…

 

 

 

 

 

Continua…

 

 

 

***************************************************

 

Bene, salve a tutti ^^

Un po’ in ritardo, ma finalmente aggiorno questa storia ( anche sotto le richieste di una lettrice, che ancora non ho capito chi fosse XD ) mi sono sentita in colpa, ed oggi ho sfornato il 3 capitolo, visto che avevo un po’ di tempo libero…

 

Che ve ne pare?

Spero di aver descritto bene le scene dal punto di vista del bel biondino…

Bene passi ai ringraziamenti ^^

Sakuraki92 : grazie per i complimenti, spero che anche questo capitolo ti piaccia ^^

Alyenda : Grazie anche a te per aver letto ^^

 

Bene aspetto le vostre recensioni ^^

Kiss

Selhin

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Cap 4 ***


Nemici, Amici…e poi

On the way to love

 

Capitolo 4

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  E’ stato piacevole tornare in Giappone.

Tutti i miei vecchi amici sono venuti a prendermi all’aeroporto. E’ stato così strano vederli. Sono così cambiati. Siamo cambiati. Eppure è stato come tornare a casa dopo tanto tempo. Mi sono anche messa a piangere non appena ho stretto Sora nel mio abbraccio. E lei naturalmente ha fatto altrettanto.

Ha sempre i capelli corti, anche se mi ha rivelato che per un certo periodo li ha avuti quasi più lunghi dei miei. Chissà perché li ha tagliati di nuovo...

Mi hanno organizzato una festa ieri, che carini. Certo che in pochi giorni ho partecipato a due feste in mio onore, forse dovrei stare un po’ a dieta questa settimana.

Gli altri ragazzi sono proprio come li ricordavo, solo un po’ più alti. Persino Izzy adesso è più alto di me. Senza contare T.K. che adesso è identico a suo fratello Matt.

Matt...lui non c’era.

Mi hanno detto che è partito quest’estate, senza dire dove andasse o quando tornasse. Mi piacerebbe vederlo, anche per chiedergli scusa. Si che è stato un incidente, però la colpa era mia, ed è normale che lui porti ancora rancore verso di me...

Speriamo torni presto, e che abbia voglia di vedermi. Mi basterebbero anche cinque minuti. E poi è il ragazzo di Sora, ormai è parte della sua vita. Sora è parte della mia, sarebbe brutto non recuperare il rapporto di amicizia che avevamo da bambini.

Oggi finalmente vedo anche Tai. E’ stato via due settimane, in ritiro con la sua squadra di calcio. Chissà se è sempre lo stesso anche lui.

Adesso vado o farò tardi, dai un bacio a tutti da parte mia.

Ci sentiamo presto, ciao Leo.

 

Mimi  ( ^ ^ )

 

 

 

Clikko su invia, e vedo la busta dell’email, chiudersi e partire verso il niente.

Non ho quasi più sentito gli altri, solo Leo tramite qualche email. Credo che questa sera telefonerò a Beth, mi manca. Mi mancano tutti.

Mi alzo dalla scrivania, e mi dirigo verso l’armadio. Fuori il cielo è blu, il sole illumina la città, e fa un caldo allucinante. C’è una leggera foschia dovuta all’aria umida. Meglio mettersi qualcosa di leggero. Cercando, intravedo un abito che mi riporta alla mente eventi della settimana scorsa.

Sono ricordi piacevoli. Così decido di indossarlo, convinta che mi porti fortuna.

Il color pesca fa risaltare la mia pelle leggermente arrossata, ancora per la scottatura presa al mare.

Infilo dei sandali con un tacco sottile ma non troppo alto, mi do un’ultima sistemata ai capelli. Prendo la borsa, le chiavi di casa ed esco salutando mio padre intento a leggere uno dei suoi libri noiosi.

Pronta a incontrare i miei amici, di nuovo.

 

 

 

 

  Non posso crederci.

E’ assolutamente impossibile.

Non può essere!

Guardo i miei amici, dopo aver abbracciato Tai. Scorgo un ciuffo di capelli biondi, mi volto meglio per guardare a chi appartiene, sicura si tratti di T.K.

E invece no.

Quel...quel ragazzo è...

Davanti agli occhi mi passano le immagini della settimana precedente. Giorni spensierati, con un ragazzo sconosciuto.

Lo stesso ragazzo che ora è a poca distanza da me. Negli occhi azzurri, leggo la stessa sorpresa mia. Aggiunta anche una gran parte di confusione.

Chi è?

Perché è qui con i miei amici?

Lui era solo un bel ricordo, e tale doveva restare.

Un segreto che nessuno avrebbe mai scoperto.

E’ tutto sbagliato così.

Devo rimanere in silenzio per alcuni minuti visto che gli altri mi osservano incuriositi. Si staranno chiedendo che m’è preso.

Sora invece passa lo sguardo da me a lui, silenzioso come me. Nella sua mente sicuramente staranno passando le stesse mie domande.

  - Mimi...Mimi...- Tai mi scuote per la spalla, preoccupato.

Lo guardo, poi involontariamente il mio sguardo si posa nuovamente su di lui, e poi ancora su Tai.

Non so cosa dire.

Non so cosa fare.

Mi si è bloccato un nodo alla gola che m’impedisce di parlare. Fa male.

  - Mimi, ti senti bene?- Tai continua a chiamarmi.

No, smettila!

Lui non sa che quello che gli ho dato era un nome falso.

Non deve saperlo, altrimenti mi odierà.

  - Sto...bene, scusa Tai...- finalmente riesco a ritrovare la voce -...ho avuto un capogiro, ma ora è passato...- sono sempre stata abile nell’inventare scure plausibili, e in fretta.

Tai mi fa sedere al suo posto, preoccupato.

Mi passa un bicchiere d’acqua, ed io lo bevo. Ma io non riesco a dargli completamente retta.

Sono troppo concentrata altrove.

Lui mi sta fissando, incredulo.

Probabilmente si sta chiedendo perché non gli parlo.

Perché non lo saluto.

Ma non posso, nessuno sa che l’ho incontrato. sarebbe sbagliato dirlo. Probabilmente nemmeno lui ha parlato di me.

  - Bè, da come vi guardate, si direbbe che...- inizia Sora titubante, rivolta verso di me, e poi verso di lui -...vi siete riconosciuti allora.-

Riconosciuti?

Cos’ha detto?

Lei lo sa?

Come diavolo fa Sora a sapere che io e lui ci conosciamo?

La osservo stralunata, mentre il mio cuore accelera di colpo i battiti dopo essersi fermato per parecchio.

  - Come Sora?- riesco a chiedere a bassa voce.

Il suo sguardo è tra lo stupito e il confuso.

Si volta a guardare il ragazzo, che nel frattempo non ha staccato gli occhi da me.

  - Tu l’hai riconosciuta, vero Matt?-

Il mio cuore si è nuovamente fermato. Non sento più nulla, non ci capisco più niente.

Com’è che lo ha chiamato?

Questo...questo...è Matt??

Non è possibile...questo è il ragazzo che ho incontrato al mare.

Quello che mi ha tirato su il morale.

Quello che mi ha dato quel bacio, che non riuscirò mai a dimenticare.

Il suo nome è Masaki...non Matt!

Calma Mimi. Respira. Ragione. Questo non può essere Matt, l’avresti riconosciuto no? Sicuramente hai capito male. Sora avrà detto un altro nome, e tu non hai sentito bene.

Lui è preso in contropiede, è evidente che non sa cosa dire a Sora per farle capire che ha sbagliato nome. Vero?

  - Ehm...si, certo...- risponde vago. La voce è la stessa. Bassa, un po’ rauca ma musicale.

Lo sapevo che non era Matt.

Sulle labbra mi torna un accenno di sorriso. Isterico direi.

Certo, dovrò spiegargli perché loro mi chiamano Mimi. Dirò...si, dirò che è un soprannome, dopotutto ho scelto Mizuki perché in quel momento è stato il primo nome a venirmi in mente, simile al mio. Bè di poco.

  - Quindi...io me ne vado...ciao ragazzi...-

Lui si alza, ma mantiene lo sguardo basso. Sta evitando di guardarmi. Sarà imbarazzato perché ci conosciamo già e gli altri non lo sanno?

Ma non dovrebbe almeno fingere di presentarsi?

  - Ma no dai...- inizia a dire Sora.

  - Resta!- la segue T.K.

Tai lo guarda - Non fare lo stupido...ora tu ti siedi e stai li, capito?-

  - Non darmi ordini Tai, lo sai come va a finire se mi provochi...-

Questa è una frase che mai avrei immaginato uscire dalla bocca di quel ragazzo. Era così dolce.

  - Non darmi ordini tu...- ribatte il moro accigliato -...perchè non vuoi restare. Sei ancora così arrabbiato con la povera Mimi?-

Eh?

E perché Masaki dovrebbe essere arrabbiato con me?

Che gli ho fatto, nemmeno lo conosco bene.

  - Non dovresti metterti in mezzo, e basta...-

Nel frattempo il biondo si è avvicinato a me, pronto ad andarsene.

  - Ma perché vuoi andare via?- chiedo senza pensare. Non capisco davvero. - Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?-

Sora mi osserva ancora più confusa di prima - Mimi, ma sei impazzita?-

  - Perché?- le chiedo.

  - Come perché...- sembra davvero sorpresa -...hai detto tu stessa che volevi chiedere scusa a Matt. Proprio ieri.-

Si l’ho detto però...

  - Ehm si...giusto...appena lo vedrò, sarò ben felice di farlo...-

Guardo Sora che ha uno sguardo indecifrabile - Mimi...non posso crederci. Davvero non lo hai riconosciuto?-

Mi indica il ragazzo ed io seguo il suo sguardo, fermandomi su di lui. I suoi occhi azzurri mi osservano. Sono freddi, ma anche impauriti direi.

  - Matt...?- gli chiedo insicura. Speriamo risponda, chi scusa?

Accenna un sorrisino imbarazzato - Ciao, Mimi...- poi riabbassa lo sguardo.

Non posso crederci.

Il ragazzo della spiaggia è...

  - Credo che, dobbiamo parlare...- gli dico ancora sconvolta.

Lui annuisce, e sotto lo sguardo sorpreso degli altri ragazzi mi alzo.

Ci scusiamo dicendogli che abbiamo bisogno di parlare facendoci un giretto - bè, veramente glielo dico io - e usciamo dal locale.

In silenzio.

 

 

 

  Continua...

 

 

 

 

***************************************************

 

Allora, salve a tutti come prima cosa...

Sono un po’ in ritardo, dovete scusarmi...ma sono totalmente occupata, e quando ho tempo libero scrivo dell’altro XD

 

Ormai sono partita in 5 su un’altra fic, e finchè ne ho l’ispirazione voglio approfittarne...ad ogni modo, sono riuscita a tirar via un altro capitoletto...

Visto da Mimi...è un po’ cortino, perdonatemi...

Nel prossimo si scoprirà la causa del litigio, per cui se volete saperlo, seguitemi XD

 

Ringrazio per le recensioni.

 

sem0305 : grazie per aver inserito questa storia tra i preferiti, spero continuerai a seguirmi...e perdona la mia lentezza nell’aggiornare -__-

 

Sarugaki92 : Ho fatto il prima possibile ^^’ devi perdonarmi...seguimi ancora ^___^ grazie dei complimenti!!!

 

Ringrazio voi che avete messo la storia nei preferiti :

 

1 - Alyenda [Contatta]
2 - BebyChan
[Contatta]
3 - Sarugaki92
[Contatta]
4 - sem0305
[Contatta]

 

Dunque alla prossima...non posso assicurarvi che sarà presto ^^’ preferisco evitare di fare certe promesse XD

 

Selhin

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Cap 5 ***


Nemici, Amici…e poi

On the way to love

 

Capitolo 5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non so come sia potuto succedere. Come io non sia riuscito ad accorgermene.

Ma la ragazza della spiaggia, Mizuki, altri non è che Mimi.

Mimi...da tanto non pensavo a lei.

Ero convinto che non l’avrei mai più vista, di conseguenza ha iniziato a importarmi di lei sempre meno.

Di lei, e di quello che ha fatto.

Ma adesso eccola qua, che cammina di fianco a me. Lo sguardo basso, imbarazzato. E’ rimasta più sorpresa di me, anche perché ci ha messo parecchio a capire che sono Matt. Bè, è rimasta ingenua come da bambina, non sembra poi cambiata molto.

Nonostante tutto, io non l’ho riconosciuta. Che stupido!

Ci siamo incamminati fuori dal locale con uno sguardo d’intesa che non credevo possibile, proprio con lei. Gli altri devono avere intuito che lei volesse scusarsi, e di conseguenza poter riprendere quel rapporto d’intima amicizia che avevamo da piccoli. Per adesso non è così. Stiamo muti, ognuno chiuso nel proprio silenzio. Chissà cosa pensa, cosa si starà domandando?

Di certo sarà un po’ imbarazzata per quello che è accaduto in Italia. Appena inizieremo a parlare devo ricordarmi di dirle di non rivelare nulla, a Sora soprattutto. Non voglio che soffra per una sciocchezza simile.

La guardo di sottecchi. Ha la pelle ancora rossa per la scottatura presa. Chissà perché mi sento in parte responsabile.

Oh smettila Matt. Quello che è successo non dovrà saperlo mai nessuno, chiaro?

Il nostro muto silenzio viene bruscamente interrotto dal suono del suo cellulare. Lo prende dalla borsa e aspetta qualche istante. Mi guarda con i suoi occhi d’ambra e mi chiede scusa sottovoce. Dopodiché risponde lievemente alla chiamata, mentre si avvia verso una panchina nell’ombra di alcuni alberi poco distante da noi. Intuisco che devo seguirla, che dopo staremo li a parlare, e così faccio come mi dice l’istinto e la seguo, captando parti della sua telefonata. Parla in italiano.

  - Certo, tutto bene...voi come state?-

Un istante di silenzio, solo la sua voce si ode flebile fra la natura del parco. Ed è strano trovarmela di fronte, così. Estranea ma conosciuta al tempo stesso.

Con le mani ficcate nelle tasche dei jeans scuri la osservo. Ha lo stesso vestito color pesca del nostro primo incontro al mare. Le sta bene, come la prima volta. Ma adesso devo mettermi in testa che è Mimi.

Ma perché mi ha mentito?

Lei ride per un istante - Davvero? Oh, ma poverino...-

Perché mi ha detto di chiamarsi Mizuki, eppure non mi aveva riconosciuto, quindi sicuramente non l’ha fatto per causa mia.

Continuo a osservarla. Il vestito le arriva poco sopra le ginocchia, non è molto alta bè almeno in confronto a me che invece supero il metro e ottanta., però le gambe sono snelle e paiono più lunghe di quel che sono. Mi ritrovo a pensare che è una donna adesso. Naturale, visto che sono passati più di 8 anni. Però mi fa strano sapere che lei è Mimi.

Dovrei pensare lo stesso di Sora, o di Kari la sorella di Tai, ma no. Forse perché siamo cresciuti insieme e quindi non mi sono accorto così radicalmente del cambiamento.

Lei è diversa.

  - Adesso devo scappare...- sussurra all’apparecchio, guardandomi -...ti mando un email io, questa sera. Ciao Beth.-

Riattacca, prende un respiro e torna a guardarmi.

 

 

 

  - Scusami...- mormora piano.

Faccio spallucce e sospiro rumorosamente, scaricando tutta l’aria e la tensione che ho dentro. Lei fa la stessa cosa, in contemporanea.

Quando lo nota, scoppia in una risatina divertita. Purtroppo sarà la centesima volta che mi ritrovo a pensare a quanto sia bella. Stupido Matt, ma che ti sei messo in testa eh?

Sono stanco e mi siedo sulla panchina accanto a lei, che però è seduta sullo schienale ed è leggermente più in alto di me. Chiudo gli occhi e mi godo il silenzio, preparandomi psicologicamente alla nostra prossima conversazione.

  - Non risolveremo niente se stiamo zitti entrambi, lo sai?- mi chiede all’improvviso. La voce piccola, insicura.

  - Allora parla...- le rispondo senza guardarla.

  - Devo parlare solo io scusa?-

Sospiro - Sei tu che vuoi parlarmi...io non ho niente da dire...-

Odio certe volte questo mio carattere scontroso.

  - Ah certo...- risponde lei -...sei sempre lo stesso Matt. Antipatico, scontroso e asociale...credevo fossi cresciuto un po’.-

  - Potrei dirti la stessa cosa...-

Un istante di silenzio - Masaki era molto più simpatico di te...- asserisce infine.

Mi volto a guardarla. Ha le braccia incrociate sul petto e mi guarda con un sopracciglio alzato. - Cos’è, soffri di doppia personalità Matt?-

  -  Forse...-

  - Che accidenti di risposta è “forse” ?-

Ecco l’ho fatta arrabbiare. Complimenti Matt missione riuscita.

  - Sei ancora arrabbiato con me per quella volta, vero?- mi chiede all’improvviso.

Negli occhi leggo una strana malinconia, ma preferisco non rispondere.

  - Matt, davvero...mi spiace davvero tanto. Io non l’ho fatto apposta, te lo posso giurare, è solo che non ho fatto in tempo e...-

Chiudo gli occhi e la interrompo - Lo so. Non ha più importanza...-

Lei sembra confusa - Ma come...gli altri mi hanno detto che tu sei ancora arrabbiato con me. Matt voglio scusarmi, lasciami la possibilità di spiegarti...-

  - Non è a me che devi chiedere scusa, ma a T.K. -

Lei sospira, e scende dallo schienale della panchina per sedersi accanto a me.

  - L’ho già fatto...e con sorpresa ha detto che per lui non ha mai avuto importanza.-

  - Quel ragazzo è troppo buono che vuoi farci...-

  - Si, forse...ma tu sei troppo cattivo in compenso.-

Un tono ironico, che mi fa sorridere.

  - Lo sono sempre stato se non te n’eri mai accorta...-

  - Si si, lo so, lo so...-

Altro momento di silenzio - Matt, davvero...mi dispiace...-

  - E’ tutto apposto...-

  - Sicuro?- mi chiede lei.

Io annuisco mentre mi ritorna in mente la scena.

Noi tre al parco insieme. Io, lei e T.K.

A quel tempo io e Mimi avevamo legato molto. Io le davo ripetizioni in matematica e lei mi aiutava ad occuparmi di T.K. quando mia madre era fuori. Mio fratello aveva sofferto terribilmente della separazione dei nostri genitori. Con la storia di Digiworld ci eravamo avvicinati molto, e così avevo chiesto a mia madre di stare spesso da loro per passare del tempo con lui. Anche mio padre era d’accordo, ma T.K. era un bambino che si teneva dentro tutto. Sembrava allegro, invece dentro era sempre molto triste. Avevo notato che però, quando Mimi veniva a casa nostra perché io le dessi ripetizioni, lui sembrava rallegrarsi. Così avevo fatto questa richiesta a Mimi.

Un pomeriggio decidemmo di annullare la solita lezione per andare a fare un giretto fuori. Ormai eravamo grandi e sia io che Mimi potevamo tranquillamente star dietro a T.K. che sembrava essersi ripreso. Più che altro ero io che facevo da babysitter a entrambi, visto che non stavano fermi un secondo.

Ma quel giorno Mimi mi aveva comunicato che presto se ne sarebbe andata.

Molto lontano. In Italia, la terra d’origine di sua madre. I suoi nonni materni non stavano molto bene e non avevano nessun altro esclusa la madre di Mimi, per questo si trasferivano. Per far si che la madre aiutasse i nonni di Mimi.

Doveva dirlo anche a T.K. così preferì lasciarli per un attimo da soli, mentre con una scusa mi allontanavo per comprare dei gelati.

Mentre tornavo però, vidi Mimi che guardava su e gridava spaventata, sui balconi del nostro palazzo. Le andai vicino e scorsi del terrore nei suoi occhi mentre m’indicava il nostro terrazzo.

T.K. stava sul muretto in piedi. Piangeva e diceva di volersi buttare da li.

Cosa che fece.

Per fortuna non eravamo a un piano alto e cadde su un albero che ne attutì la caduta, procurandogli solo un braccio e una gamba rotti. Ma da quel giorno non volli più vederla. Se lei non se ne fosse dovuta andare, non sarebbe accaduto nulla. Con T.K. in quelle condizioni, così sensibile a ogni cosa, come si poteva pretendere che non gli venisse una crisi anche solo per una cosa del genere. Si era così attaccato a lei. Ma poteva morire per una cosa del genere.

Parecchio tempo dopo, quando ormai lei se n’era andata senza il mio minimo perdono, capì finalmente. Lei non ne aveva nessuna colpa. Mi resi conto che ero solo arrabbiato, con me stesso e con lei perché se ne andava. Fu per questo che mi arrabbiai tanto, perché lei se ne andava e abbandonava T.K. proprio come lui aveva visto fare a mio padre e poi da me anni prima.

Fu T.K.a farmi tirare fuori tutti, anni dopo.

  - Si stai tranquilla...- le rispondo infine.

Lei sembra sollevata - Allora possiamo tornare ad essere amici?-

  - Forse...- le rispondo di nuovo.

Il suo sguardo è divertito - Come preferisci...-

Restiamo in silenzio ancora ognuno perso nei propri pensieri.

  - Perché Mimi?- le chiedo sottovoce.

  - Perché, cosa?-

  - Per quale motivo mi hai mentito, perché dirmi di chiamarti Mizuki? -

Lei mi guarda negli occhi - Potrei farti la stessa domanda...-

  - Ma te l’ho chiesto prima io...-

Lei sospira, e guarda avanti a noi - Stavo scappando in realtà...e non volevo né farmi riconoscere né ricordarmi chi fossi. Per questo mi sono cambiata nome...aver conosciuto te, cioè Masaki, mi ha dato l’idea di un qualcosa che non sarebbe mai successo se fossi stata Mimi, così l’ho reso una specie di sogno. Tu ti sei accorto di me su quella spiaggia. Fra tutte le presone proprio di me, e questo mi ha dato da pensare, forse potevo essere qualcun’altra per una volta...proprio tu ti sei accorto di me, non è buffo?-

Sorride guardandomi.

  - Stavi scappando?-

Scuote la testa - Il resto la prossima volta...ora tocca a te...perchè hai detto di chiamarti Masaki? E che ci facevi in Italia? -

Il mio ennesimo sospiro - Per il tuo stesso motivo...stavo scappando dalla realtà. Tutto qua si stava facendo soffocante per me, così ho deciso di andarmene per un po’. Per riprendere respiro...perchè anche io volevo essere qualcun altro, per una volta. Grazie a te ho scoperto che posso essere un’altra persona. Che dentro di me sta un Matt molto diverso da quello che solitamente prende il sopravvento...-

  - E ti assicuro che è molto più simpatico di quest’altro, così scontroso...-

Scoppia in una risatina, ed io sorrido divertito.

Da quanto non parlavo di come mi sento dentro?    

  - E ti dirò di più...- mi dice infine -...accanto a me adesso, sta un terzo Matt. Che è sensibile, e non ha paura di farsi vedere debole. Questo qua dovrebbe venir fuori più spesso, farebbe bene a quello scontroso...-

Rido appena mentre mi alzo - Già...adesso è tardi, sarà meglio che torno a casa.-

  - Si anche io...ci vediamo presto, va bene?-

Si alza e salutandomi con la mano fa per andarsene.

  - Mimi!- la chiamo e lei si volta sorpresa.

  - Meglio se per adesso la questione dell’Italia ce la teniamo per noi...-

Lei sorride - Ovvio, che domande...non ci tengo a sorbirmi l’interrogatorio di Tai.- ride ancora e ancora una volta mi saluta, avviandosi verso casa.

Ed io, con il cuore leggermente più sereno, faccio altrettanto.

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

***************************************************

 

Eccomi qua ^^ come promesso ad una mia nuova lettrice ( tu sai chi sei XD ) ecco che questa settimana aggiorno...

 

Spero che il capitolo sia venuto su bene, visto che l’ho scritto proprio adesso in mezz’ora XD

Oddio forse era meglio aspettare a pubblicare ^^’ e vabbè, via mi butto XD

 

Grazie grande grande a chi legge, ma in particolar modo a chi ha recensito lo scorso capitolo ^^

 

sem0305 : spero che il capitolo ti sia piaciuto ^^ sono contenta che questa storiella ti piaccia!!! Fammi sapere ok?

 

Kairi_92 : ebbene si...il mio punto di forza è creare suspance ogni fine capitolo, è la mia tattica ( tranne questo qua che è finito tranquillamente anche se la storia non è per niente finita ) mi ha fatto piacere che leggessi questa storia pur non conoscendone i personaggi, è stata una sorpresa leggere la tua recensione ^^ fammi sapere piccola ^^

 

Chrome : grazie per esserti aggiunta alla lettura di questa mia storia ^^ spero che continuerai a seguirmi con entusiasmo che mi serve molto per decidermi a proseguire ^^

 

Un grazie a voi che avete la storia fra i preferiti ^^

 

1 - Alyenda [Contatta]
2 - BebyChan
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3 - Chrome
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4 - Kairi_92
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5 - Sarugaki92
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6 - sem0305
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7 - __sakura___
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Spero abbiate aggiunto la storia perché vi piace ^^

Adesso vi saluto, spero di aggiornare presto, entro un mese, ma non garantisco niente ^^

 

Un bacio,

Selhin

 

ps. voglio taaaaaaante recensioni sennò non trovo stimoli capitooooooo??!!!? XD

 

 

 

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Capitolo 7
*** Cap 6 ***


Nemici, Amici…e poi

Whuahahaha XD pensavate fosse un pesce d’aprile eh!!!

E invece no, ho aggiornato di già per davvero!!!

Si si, lo so che sembra impossibile...^^

Pensate che ho già pronti altri 2 capitoli, li ho sfornati tutti la notte scorsa ^^’ ecco perché ho il sonno arretrato...vi lascio leggere adesso, a dopo ^^

 

 

 

 

 

On the way to love

 

Capitolo 6

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Mi scosto i capelli dagli occhi e mi strofino la mano sul viso stanco e sudato.

Sospiro mentre apro l’ennesimo scatolone usando delle forbici perché lo scotch si è attaccato per il troppo caldo. Sono stanca. E’ una settimana che sono chiusa in casa a disfare scatole, valige, riordinare gli armadi, la cucina, il bagno.

Mio padre ha già ripreso a lavorare, gli altri hanno ricominciato la loro vita e di conseguenza nessuno può darmi una mano.

Certo che è stancante un trasloco così.

Mi alzo e raggiungo il frigo prendendone una bottiglia di the alla pesca ghiacciato. Quasi quasi mi  faccio una doccia, meglio finire qua però, prima.

Ritorno sulla scatola in questione.

  - Si può sapere chi diavolo ha fissato tutto questo scotch? Non si vuole togliere!-

Ormai è consuetudine che durante il giorno io parli da sola.

O parlo da sola o con le scatole, non credo ci sia differenza.

Per colpa di tutto questo lavoro non sono più riuscita a uscire con i ragazzi, nella loro ultima settimana di vacanza. Lavoravo di giorno e la sera mi addormentavo sul divano davanti a un film qualsiasi in tv.

Adesso hanno ripreso le loro vite.

Kari e T.K. hanno iniziato il penultimo anno di liceo. Mentre tutti gli altri i loro corsi alle varie università. Izzy ovviamente a quello di informatica, Sora è iscritta a giornalismo. Tai frequenta la facoltà di psicologia. Quando me l’ha detto sono rimasta molto sorpresa, dice di saper “ leggere nel cuore delle persone e di conseguenza sarò un ottimo psicologo ” parole sue . Io ho i miei dubbi però. Joe invece studia giurisprudenza, al terzo anno. Ovviamente supera brillantemente ogni esame, è sempre il solito secchione.

Mentre Matt...lui è alla facoltà di architettura. Sora mi ha detto che gli è venuta questa fissa molti anni fa, poco dopo la mia partenza, dice anche che è molto bravo e che passa ogni esame a pieni voti.

Mi ha anche raccontato che spesso se ne va da solo per qualche giorno, per vedere qualche palazzo o qualche museo. Non l’avrei mai immaginato, infatti sono rimasta molto sorpresa.

Che fosse in Italia anche per questo motivo?

Ovviamente a Sora non ho detto nulla, lo chiederò direttamente a lui, prima o poi. Quando lo vedrò.

Quanto a me. Bè, la prossima settimana ho un provino molto importante.

Guardo l’orologio dietro di me. Le 13 e 37.

Bè direi che posso anche prendermi un pausa, non ho nemmeno pranzato. Povera me!

Vado in cucina e per l’ennesima volta apro il frigorifero, ma questa volta non alla ricerca di the ghiacciato bensì di qualcosa che possa riempire il mio povero stomaco che m’insulta simpaticamente per la lunga attesa.

Con sorpresa scopro che nel frigo non c’è proprio niente! Mi toccherà andare a mangiare fuori, non ho proprio le energie per mettermi a cucinare qualcosa d’improvvisato.

Corro in camera, apro l’armadio e mi cambio velocemente. Indosso dei pantaloncini di jeans scuri, e una camicetta rosa pastello. Prendo una borsa nera, ci infilo velocemente il portafogli, cellulare e salviette per ogni evenienza. Mi avvicino allo specchio e con orrore noto il mio viso.

  - Oh cielo, sembro...sembro...la mummia di tutankhamon dopo una notte passata in bianco a scappare da una mandria di gnu inferociti!!! -

Eh lo so, come immagine non deve essere una meraviglia ma insomma. E’ la verità!

Corro veloce a rinfrescarmi la faccia, poi prendo un po’ di cipria chiara e un po’ di fard rosato. Sono pallida, mi sembra di aver perso tutta in una notte l’abbronzatura presa quest’estate. Anche la scottatura sembra svanita, era meglio quella di quest’orrore!

Mi riguardo.

  - Già meglio...adesso sembro solo uno zombie leggermente stanco.-

Sospiro constatando che non posso fare di più e mi avvio fuori dalla porta di casa, infilandomi le chiavi in borsa.

Appena esco dal portone d’ingresso vengo investita da un sole accecante assieme a un’aria di un soffoco micidiale. E’ metà settembre e sembra di essere in pieno luglio.

Mi copro la testa con un cappellino nero che mi ero preventivamente portata nella borsa, e mi sento leggermente meglio. Il mio stomaco emette uno dei suoi gentilissimi insulti. Ah già, mi stavo dimenticando. Bene, adesso dove vado a mangiare qualcosa?

Inizio a vagare per le strade alla ricerca di un punto di ristoro. Accidenti, non ricordavo facesse tanto caldo a Tokyo.

  - E tu dove stai andando?-

Una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare per lo spavento. Mi volto e lo vedo proprio accanto a me.

  - Matt!-

Sono sorpresa di trovarmelo davanti così all’improvviso. Indossa jeans scuri e una maglietta a mezze maniche azzurra, ed io noto come s’intoni al colore dei suoi occhi. Una mano in tasca e l’altra lasciata cadere lungo il fianco, fra le dita il cellulare. I capelli biondi riflettono la luce del sole, rendendoli come fili d’oro. Quanto è bello, accidenti.

Smettila Mimi, ti pare il momento? Qui c’è qualcuno che ha fame, stupida!

Eccolo di nuovo, il mio stomaco.

  - Che ci fai qui?- gli chiedo stupidamente.

Lui alza le spalle - Ho finito una lezione poco fa...tu?-

Mi fa così strano sentirlo parlare di lezioni - Faccio una pausa dai lavori domestici...-

  - Alle prese con il trasloco?-

Annuisco. - E come procede?- mi chiede.

Improvvisamente mi sento felice che si sia interessato un po’ - Stancante, ma bene...ho quasi finito, presto la casa sarà presentabile e potrò farvi entrare tutti.-

Sorride di circostanza - Bene...bè allora ci si vede, ciao!-

Mi saluta con la mano ed io, colta alla sprovvista faccio altrettanto. Si allontana. Accidenti, avrei voluto stare ancora un po’ con lui.

Mi volto e riprendo a camminare, e come colta da un deja-vu mi sento chiamare. Giro la testa e lui è ancora li.

  - Mi chiedevo se avessi già mangiato...- non è una domanda, ma rispondo lo stesso.

  - Veramente ero uscita proprio per mangiare qualcosa...-

Sorrido imbarazzata e lui fa qualche passo verso di me.

  - Nemmeno io, e ho giusto fame...mangiamo insieme?-

Annuisco e sorrido allegra.

  - Perché no?-

 

 

  Questo è il terzo panino che mi faccio fuori.

Lavorare ad un trasloco porta via un sacco di energie, e quindi devo recuperare.

Abbiamo girato per un po’, poi lui mi ha portata in un bar in centro. Dice che chi viene spesso con gli altri, dopo le lezioni. E aggiunge che la maggior parte delle volte lui e Joe si mettono in un tavolo per loro e si mettono a studiare anche se ci riescono ben poco per via delle chiacchiere allegre di Tai.

  - E’ sempre lui che disturba la quiete pubblica...- sta aggiungendo mentre tira un sorso dalla sua bottiglietta di acqua tonica.

Io rido divertita.

  - Non c’è niente da ridere, sai?- ribatte mezzo arrabbiato.

Ma io non la smetto - Scusa è che...mi fa strano vederti in un angolo a studiare con Joe. Sei diventato un secchione anche tu!-

Spalanca gli occhi e poi li socchiude - Mi stai prendendo in giro ragazzina?-

  - Non oserei mai...-

  - Sarà meglio...-

Il suo cellulare vibra sul tavolo.

Una.

Due.

Tre.

Quattro.

Alla quinta, rassegnato risponde. Mi chiedo chi sia, evidentemente qualcuno al quale non ha voglia di parlare.

  - Si? Ciao Sora...-

Come? E’ Sora?

La sua ragazza e lui non ha voglia di risponderle al cellulare?

Qui c’è qualcosa che non va.

Finisco il mio panino mentre ascolto la sua conversazione. Se non lo guardo si direbbe normale, dal tono.

  - Tutto bene, sto mangiando. Tu?-

Ma se invece lo guardo...

Alzo gli occhi e prendo ad osservarlo senza che lui se ne accorga, mentre giocherella con il bicchiere quasi vuoto.

Accidenti, che sguardo strano. Sembra...annoiato. Anzi no. Infastidito!?

Sono sorpresa, che abbiano litigato?

I suoi occhi azzurri incrociano i miei, e poi con un sospiro li fa roteare in alto.

Si si, questa è una chiara segnalazione di fastidio.

Mando giù l’ultimo boccone e afferro il mio bicchiere, ovviamente di the alla pesca, e tiro su alcuni sorsi dalla cannuccia colorata, senza smettere di guardarlo incuriosita.

  - Ok, adesso vado. Ciao.-

Ciao.

Senza niente, senza “un bacio” o un “ti amo”. O almeno un “ti richiamo più tardi”.

Ma che razza di rapporto hanno?

Si che Matt è sempre stato un po’ freddino, ma...non credevo così.

Sospira e posa il cellulare sul tavolo, esattamente dove era prima. Io lo osservo incuriosita e stupefatta, e alla fine lui si arrende al mio sguardo inquisitore.

  - Che c’è?-

Alzo le spalle - Sei sempre così...le tue conversazioni con Sora dico, sono sempre così?-

Il suo sguardo è chiaramente sorpreso - Bè, solitamente si...perchè?-

  - Ah...bè è strano. Cioè...-

  - Cioè?-

  - State insieme da quanto, quattro anni? Non dovresti essere, non so, più affettuoso?- azzardo alla fine.

  - E perché? Proprio perché sono quattro anni Mimi, non lo sono...-

  - Che vuoi dire?- non riesco proprio a capire.

  - Lascia stare, poi te lo dirò...-

Annuisco e faccio come mi dice, lascio stare.

Dopotutto non sono certo affari miei no?

 

 

  Quando usciamo dal bar guardo l’orologio. Segna le tre passate.

Accidenti, ne abbiamo passato di tempo li dentro.

Ci siamo messi a parlare ed il tempo è volato. Mi ha anche offerto il pranzo. Poverino, non credo si aspettasse che divorassi un quarto panino poco dopo la sua telefonata, e un gelato alla menta.

Esce poco dopo di me, mentre si sistema il portafogli in tasca.

  - Accidenti, ma dove te li metti tutti quei panini?-

Io sorrido - Perché?-

  - Di solito voi ragazze siete tutte “ No grazie, solo due grissini e un’insalata scondita ”...invece tu mangi, e anche parecchio.-

  - Non siamo tutte uguali Matt...-

Sorride - Già. Meglio così allora.-

Mi si affianca e iniziamo a camminare senza una meta, continuando a parlare e scherzare. E’ sempre stata nostra la caratteristica di punzecchiarci, ma non ricordavo quanto fosse bella come sensazione. Poter scherzare, ridere con lui. Non credevo che sarei riuscita a provare tutto questo di nuovo.

  - Appena avrai finito con il trasloco che farai?- mi chiede dopo un istante di silenzio.

Inclino la testa di lato a pensare - Per adesso so solo che mercoledì prossimo ho un provino. Poi si vedrà, se lo passo oppure no...-

  - Un provino?-

Annuisco - Si...in Italia frequentavo un’università particolare. Era sullo spettacolo. Insegnavano ballo, canto, recitazione e quant’altro. Mi divertivo molto, sai studio quelle cose da quando mi sono trasferita la, anche se dopo le lezioni di scuola...-

Lui ascolta interessato, mentre mi osserva io mi rigiro una ciocca di capelli fra le dita.

  - Qui c’è una scuola pressoché identica...e quindi tento di entrarci.-

  - Ho capito...-

E resta così in silenzio.

  - Oh insomma!- esclamo subito dopo.

  - Che c’è?-

Sbuffo arrabbiata - Dovresti farmi coraggio, dirmi “ vedrai che ce la farai, andrà tutto bene “ o cose simili no? Sei proprio un ghiacciolo eh...-

I suoi occhi si puntano sui miei - Scusa...ma come faccio a rassicurarti se non so ne come balli, ne come canti e nemmeno che tipo di attrice sei? Non posso mica farti illusioni così...-

  - Non si chiamano illusioni...si chiamano incoraggiamenti!- lo correggo subito - Vabbè, non importa...-

Bè, veramente ci terrei ad essere incoraggiata da lui, ma meglio rinunciarci non lo farà mai.

  - Se vuoi ti accompagno...posso farti coraggio solo così.-

Mi volto a guardarlo sorpresa - Lo faresti davvero?-

  - Se può aiutarti...lo faccio volentieri, e poi sono curioso di vederti.-

Oh cielo, gli salterei addosso e lo riempirei di baci se solo potessi.

  - Grazie Matt. Significherebbe molto per me...-

Lo vedo leggermente arrossire, e cambiare veloce lo sguardo, voltandolo davanti a se.

E’ imbarazzato.

Non posso crederci, Matt imbarazzato.

Lo stringo in un abbraccio veloce che lui non ha il tempo di ricambiare. Mi inebrio del suo profumo intenso, di dopobarba e quel leggero buon odore della sua pelle.

Poi mi allontano di poco, e mi spingo un po’ più oltre, baciandolo sulla guancia.

Lo ringrazio ancora e gli prometto che mi farò sentire io, e senza permettergli di cambiare idea, me ne corro via felice.

Possibile che il nostro riavvicinamento stia migliorando?

Dentro di me urlerei di gioia...

Inaspettatamente suona il mio cellulare. Rispondo senza guardare il numero apparso sul display, e appena sento la sua voce vengo invasa da un’euforia indescrivibile.

  - Leo!-

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

********************************************

 

 

Dunque, passo subito ai ringraziamenti ^^

 

Kairi_92 : visto che sono stata buona e ho aggiornato subito?? ^^ fammi sapere!

 

Sakuraki92 : eh si sono tenerissimi...pensa che ho iniziato a vedermi la prima serie proprio per vederli di nuovo...che teneri assieme...spero che il cap ti piaccia ^^

 

sem0305 : ehm per il lasciarsi con Sora...credo ci vorrà ancora un po’ temo ^^’ sono arrivata al punto che i personaggi si scrivono da soli la storia, e infatti la sto già prevedendo abbastanza lunga ^^’ aiutatemiiii!!!! Un abbraccio, aspetto il tuo parere ^^

 

 

Bene me ne vado, aspetto come sempre taaaante recensioni ( ma tanto lo sai che più di 2 o 3 non te ne arrivano Nd Matt Sta zitto tu, devo convincerli, ho trovato! Ragazzi a tutti quelli che recensiranno questo capitolo avranno il piacere di passare delle ore con Matt come vogliono loro, e lui sarà obbligato a fare tutto quello che gli chiederete!!! ^^ Nd Me COOOOSAAAA??? NOOOOO!!!!! Non puoi farmi questoooo!!!!! Nd Matt )

 

^^ alla prossima!!!

 

Selhin

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Cap 7 ***


Nemici, Amici…e poi

 

On the way to love

 

Capitolo 7

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Prendo una matita e inizio a leggere ad alta voce dal libro, mentre sottolineo le parti che ritengo più importanti.

- Il Palazzo Spada fu originalmente costruito nel 1540 per il cardinale Girolamo Capodiferro (1501–1559). L'architetto fu Bartolomeo Borromini, da Casale Monferrato, e Giulio Mazzoni, con una squadra creò i sontuosi stucchi sia dell'interno che degli esterni. Borromini creò tra l'altro il capolavoro di trompe-l'oeil della falsa prospettiva, nel cortile, in cui la sequenza di colonne di altezza decrescente ed il pavimento che si alza, generano l'illusione ottica di una galleria lunga 37 metri -mentre è di 8-...-

Una mano a tenere la testa, e l’altra sopra il libro.

-...Le decorazioni scultoree in stucco manieristica della facciata del palazzo e del cortile con sculture dentro nicchie circondate con ghirlande di fiori e frutta, grottesche e scene di significato simbolico in bassorilievo fra le piccole finestre del mezzanino, ne fanno la più ricca facciata del cinquecento a Roma...-

Roma...Mimi abitava li quando stava in Italia.

Dovevo andarci, ma non ci sono riuscito per la paura d’incontrarla.

E invece, l’ho incontrata ugualmente. Che scemo...

Accidenti, ho perso il filo del discorso!

Ricominciamo Matt...

- Il Palazzo Spada fu originalmente costruito nel 1540 per il cardinale Girolamo Capodiferro (1501–1559)...-

Mi sento ancora la guancia in fiamme, ero così imbarazzato poco fa.

Non so nemmeno come sono riuscito a tornare a casa, mi sentivo come ubriaco. Perché?

Perché Mimi mi fa questo effetto? Non mi era mai successo prima...

Oh cavolo di nuovo!

Matt stupido idiota, concentrati sul Borromini, forza! Hai un esame da superare!

Da capo...

- Il Palazzo Spada fu originalmente costruito nel 1540 per il cardinale Girolamo Capodiferro (1501–1559)... L'architetto fu Bartolomeo Borromini, da Casale Monferrato, e Giulio Mazzoni, con una squadra creò i sontuosi stucchi sia dell'interno che degli esterni. Borromini creò tra l'altro il capolavoro di trompe-l'oeil della falsa prospettiva...-

Il mio cuore accelera i battiti appena mi torna in mente la scena di poco fa. Non credevo di essere così...mah, non lo so nemmeno io.

Sospiro...è inutile, non riesco a studiare oggi!

Tanto vale rinunciare. Ma perché sono così tormentato da quel che è successo?

Il suo è stato un gesto innocente, per ringraziarmi dell’incoraggiamento, sicuramente.

Anche se non lo faccio solo per lei.

La verità è che voglio vederla, muoversi felice nel suo mondo. Ci tiene a questo provino, l’ho capito e si vede, ed io non voglio lasciarla da sola. Sono un po’ egoista forse a pensarla così, ma in realtà vorrei davvero conoscerla di più.

Mi sembra così estranea, voglio anch’io recuperare quello che avevamo un tempo.

Ma perché lo voglio?

Mi alzo dalla sedia alla scrivania, e mi dirigo verso il frigo. Ecco, mi sono anche dimenticato di fare la spesa. Pazienza, ordinerò una pizza.

Ma che mi sta succedendo?

 

 

 

  L’orologio segna le 9 di sera. Ho finito la cena e mi sono rimesso sui libri, ma ancora non c’è verso che io riesca a concentrarmi.

Il suono improvviso del mio telefonino mi fa sobbalzare.

Non aspettavo telefonate, solitamente, tranne Sora, non mi telefona nessuno a quest’ora.

Non riconosco il numero sul display che lampeggia, e quindi resto interdetto se rispondere a quel seccatore oppure far finta di non aver sentito. Potrei anche essere in bagno, se è importante richiameranno.

Squilla e squilla fino a che non smette. E contro ogni aspettativa ricomincia subito dopo.

Decido di rispondere, lasciandolo squillare ancora un po’.

  - Si? Chi è?- rispondo, la mia voce è roca per la stanchezza.

Sono piacevolmente sorpreso dalla voce conosciuta che esce dall’apparecchio - Matt, sei tu? Sono io Mimi...-

Perché mi telefona? Come fa a sapere il mio numero?

  - Ah, ciao...- rispondo appena

  - Scusami se ti disturbo, stavi dormendo?-

  - No, solo cercando di studiare.-

  - Oddio, perdonami tanto! Ti ho disturbato, ecco lo sapevo sono la solita rompiscatole.- sembra dispiaciuta davvero.

  - Non preoccuparti, tanto stasera il mio cervello non vuole collaborare.-

Ridacchia appena - Capita, forse sei stanco.-

  - Si forse.-

Ma insomma, che vuole?

  - Scusami, ho chiesto il tuo numero a Sora, devo chiederti una cosa, un favore.-

L’ha chiesto a Sora, ma è matta?

  - A Sora?-

  - Si...le ho detto che avevo bisogno di chiederti una cosa...-

E’ tranquilla, allora forse Sora non ha fatto domande - Non dovevo? - mi domanda preoccupata.

  - No no, figurati.-

  - Credi che lei pensi che...?- lascia la frase in sospeso ed io evito di risponderle - Oh, cielo che ho combinato!-

Cerco di apparire calmo - Stai tranquilla, va tutto bene, le dico poi io tutto...-

  - Mmh, ok...ad ogni modo...- prende respiro -...mi è venuta in mente questa cosa e prima che la dimenticassi volevo chiedere a te.-

Si, ho capito. Ma cosa?

  - Dimmi.-

  - Ehm...mi chiedevo...- la sua voce si è fatta piccola, imbarazzata -...se potessimo uscire insieme questa settimana, un pomeriggio qualsiasi...-

Cosa? Cosa? COSA???

Mi sta chiedendo di uscire con lei?

  -...mi piacerebbe stare con voi come anni fa, Matt. Credi si possa fare?-

Voi?

Voi, chi?

  - Ehm...di chi stai parlando?- sembro un cretino.

  - Bè, di te e di me...- sembra stupefatta dalla domanda -...e naturalmente di T.K. -

Ah, ecco.

Ci sono quasi rimasto male.

  - Mi piacerebbe stare un po’ con voi due, soprattutto con T.K. credi che lui vorrà?-

Com’è tenera, adesso mi accorgo di quanto lei tenga a T.K. per davvero. Che stupido sono stato.

  - Penso che ne sarebbe contento, comunque glielo chiedo e ti faccio sapere.-

  - Evviva!- sembra davvero felice - Grazie Matt, allora aspetto che mi diciate voi...scusami ancora per il disturbo...ah, salvati il numero e richiamami qui, è il mio cellulare. Buonanotte allora.-

  - Buonanotte.- schiaccio il tastino rosso e resto imbambolato per un po’ ad osservare il display che finisce per spegnersi un po’.

Decido di inviare un SMS a mio fratello, subito, per fare prima.

 

Ciao fratellino,

ascolta Mimi vorrebbe uscire con

noi due un pomeriggio di questi.

Dice di voler riprendere l’amicizia,

soprattutto con te. Ci stai? Hai voglia?

Fammi sapere,

Matt

 

Lo invio e mi risiedo alla scrivania in attesa.

Ormai ho rinunciato a studiare.

Quasi subito il telefono suona di nuovo, con il messaggio di risposta di mio fratello.

 

Scherzi? Te l’ha chiesto davvero??

Wow, ovvio che si, non vedo

l’ora fratellone. Che ne dici di un bel

film al cinema? ^^

Il giorno va bene qualunque, anche

domani, decidi tu.

T.K.

 

Sembra tornato improvvisamente bambino.

Ci penso un attimo. Domani, avrei una lezione e poi sarei libero nel pomeriggio. Dovrebbe andar bene, e Mimi ha detto di decidere noi. Ah accidenti, dovevo vedermi con Sora.

Pazienza, le spiegherò che è per T.K. e capirà.

 

Ok, vada per il cinema domani

alle 3. Ci vediamo dalla stazione,

così faccio presto a raggiungervi

uscito dall’università.

Ok?

A domani.

 

Faccio per telefonare a Mimi, ma mi arriva subito un altro messaggio di T.K.

Accidenti quant’è veloce con il cellulare.

 

Ok, perfetto!

Sono proprio contento fratellone ^^

A domani!!!

 

Sorrido.

Sono davvero contento anche io...

 

 

 

  - Dai Sora scusami...- parlo al cellulare mentre corro verso l’appuntamento. Ho il fiatone, corro perché sono in un tremendo ritardo, e Sora mi sta facendo solo sprecare tempo e fiato con le sue domande e i suoi capricci.

  - Ma dovevamo uscire...non ci vediamo mai Matt!-

Capisco che ci sia rimasta male, ma lo sto facendo per T.K.

E va bene, non solo per lui.

  - Ci vediamo domani, che problema c’è?-

Non capisco perché debba fare così la lagna, proprio adesso poi - Va bene...- finalmente cede anche se il suo tono di voce premette solo delusione e amarezza.

  - Scusami, davvero.- mi dispiace sul serio.

E’ che mi sento così strano, come diviso a metà. Mi dispiace di lasciare Sora da sola, però allo stesso tempo sono contento perché posso vedere Mimi. Non so perché mi sento così, ma ho intenzione di scoprirlo in fretta. Questa cosa mi sta già portando un mare di problemi, ed io sono già pieno di problemi di mio, non ne voglio altri.

Sora mi attacca il telefono. Pazienza, la richiamerò stasera, oppure andrò direttamente a casa sua per scusarmi, solitamente funziona.

Con un ultimo sforzo, arrivo a destinazione ma mi fermo per due motivi : riprendere fiato e cercare i due soggetti in questione. Li vedo in lontananza, seduti l’uno accanto all’altra su un muretto di mattoni fuori dalla stazione. T.K. è come sempre, ma ha un gran sorriso sul viso. E’ felice come da molto non lo vedevo.

Mimi, bè lei potrebbe essere più bella del solito. Non è vestita in modo elegante ne sensuale. Ha un paio di jeans chiari, una canotta beige pallido e un paio di all star bianche. I capelli ramati sciolti sulle spalle e come una bambina, boccoli leggeri le cadono sulle spalle e giù per la schiena. Sorride anche lei, entusiasta e spensierata. Completamente diversa da Mizuki, e questo mi rallegra.

Mi avvicino velocemente fino a che lei si volta e mi vede.

  - Matt, sei in ritardo lo sai?- incrocia le braccia sul petto, stringendo il seno e involontariamente il mio sguardo cade proprio li. Facendo finta di nulla, riesco a tornare a guardarla negli occhi d’ambra.

  - Mi dispiace, ho avuto dei contrattemi con il professore.-

E’ una scusa banale, ma è la verità.

  - Bè non importa...- inizia T.K. -...adesso muoviamoci però, altrimenti ci perdiamo l’inizio del film.-

Complici scendono dal muretto mentre io li osservo. Mimi raccoglie la sua borsa bianca, si volta e mi sorride. Un sorriso disarmante che io non so come reagire, e d’istinto mi volto dall’altra parte imbarazzato.

Lei e T.K. mi si affiancano, Mimi tra me e mio fratello, e iniziano a trascinarmi velocemente per i marciapiedi affollati del centro.

Arriviamo al cinema e scopro che hanno deciso per un cartone animato. Sono proprio due bambini. Mi guardano e intuisco subito che vogliono dire.

  - Ok ok, i biglietti ve li pago io.- tiro fuori dalla tasca dei jeans il portafogli - Ma tu T.K. compra qualcosa da bere e da mangiare...-

  - Mi sembra equo, l’unica che non deve pagare è Mimi.-

Lei sembra sorpresa - Ma no ragazzi, posso pagare anche da sola il mio biglietto.-

Ma io me ne sto già andando - Non se ne parla...-

La sento da lontano borbottare ancora qualcosa fino a che T.K. riesce a convincerla e a farla stare buona. Prendo i biglietti mentre la cassiera m’informa che il film sta iniziando.

Informo veloce i miei due compagni d’avventure e facciamo una gran corsa verso la sala, la seconda in nemmeno mezz’ora,  fino a che riusciamo finalmente a sederci.

Mimi sempre tra di noi, sorridente.

Anche T.K. è felice, ed infondo lo sono anche io, quindi anche se mi sento un po’ in colpa per Sora va bene così, ho fatto la cosa più giusta.

Le luci si spengono, sento loro due che ridacchiano tra di loro, e sono soddisfatto di vedere che vanno d’accordo come anni fa.

Poi Mimi, prende una mano di T.K. e lo vedo sorridere.

E poco dopo fa lo stesso con la mia. La prende delicatamente, timorosa quasi di toccarmi. Forse crede che mi dia fastidio. Avverto la sua pelle tiepida contro la mia bollente, ne sento quasi il profumo.

  - Così siamo tutti e tre uniti come una volta.- sorride.

E’ così semplice, così dolce che sia io che T.K. sorridiamo di questo suo gesto inaspettato ma piacevole.

Almeno per quel che mi riguarda, è anche più che piacevole.

 

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

*********************************************************

 

Ecco qua, visto che sono buona aggiorno di nuovo!!!

Non abituatevi troppo a questo ritmo...non durerà ancora per molto XD

Dunque...precisazione...qua servirà dare un premio alla persona che si è letta il primo pezzo XD e non fate finta, lo so che avete usato il mouse e saltato alla grande le righe XD

 

Bene, passo ai ringraziamenti:

 

sem0305 : Whuahaha XD lo sapevo che qualcuno lo avrebbe creduto XD mal fidate!!! XD spero che il cap ti sia piaciuto!!

 

Kairi_92 : al tuo quesito avevo già risposto, quindi...non so che altro dirti XD kiss

 

Sarugaki92 : Anche io mi sono messa a ridere da sola mentre m’immaginavo Mimi davanti allo specchio XD aspetto il tuo giudizio ^^

 

Che dire, ormai siete le mie lettrici...cioè, le uniche che si degnano di recensire ^^ quindi vi aspetto...

 

Ah anche un grazie alle 9 persone che hanno questa fic tra i preferiti, le quali:

 

1 - Alyenda [Contatta]
2 - BebyChan
[Contatta]
3 - Chrome
[Contatta]
4 - Giulysan
[Contatta]
5 - Kairi_92
[Contatta]
6 - mijen
[Contatta]
7 - Sarugaki92
[Contatta]
8 - sem0305
[Contatta]
9 - __sakura___
[Contatta]

 

Se recensiste ogni capitolo tutti e 9, io sarei al 19 cielo *_*

Ma non credo succederà mai...

Adesso vado

 

Bazi,

Selhin

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** Cap 8 ***


Nemici, Amici…e poi

On the way to love

 

Capitolo 8

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Quando le luci si spengono vengo colta da un’improvvisa e strana sensazione.

Guardo Matt che sta seduto al mio fianco. E’ piegato di lato, con il mento appoggiato sopra alla mano destra. La sinistra invece è lasciata cadere sulla gamba.

Vorrei prendergliela, ma non posso così senza un motivo. Interpreterebbe certamente male, poi sta con Sora.

Ma cosa mi metto a pensare.

Mi volto a guardare Takeru dall’altra parte, e lui notando il mio sguardo mi sorride dolcemente. Io ricambio e notando con la coda dell’occhio la sua mano messa come quella del fratello mi viene un’idea. Una scusa per poter prendere quella di Matt.

Prendo quella di T.K. e lui sorride sorpreso, poi mi volto e esito prima di afferrare la mano di Matt. Chissà com’è tenergli la mano, stringerla come se fosse la cosa più preziosa e bella del mondo. Ma lui vorrà, o lo infastidirò soltanto?

Alla fine gliela prendo lievemente. La sento calda, ma è un calore piacevole. Intreccio le dita con le sue. Ho paura che si ritragga ma non è così. Mi guarda un po’ sorpreso, ma poi sorride. Matt mi sta sorridendo!

Sorrido anche io - Così siamo tutti e tre uniti come una volta.-

Anche T.K. sorride, e mi sento davvero sollevata.

Tutto si sta aggiustando, stiamo tornando un bel trio come anni fa, prima che io partissi, prima che succedesse tutto.

 

 

 

  - Abbiamo fatto bene a vederlo.-

  - Ai ragione T.K. - dico mentre mi ficco in bocca una patatina fritta.

Appena finito il film io e Takeru siamo stati colti da una gran voglia di hamburger, così abbiamo convinto Matt ad accompagnarci per magiare qualcosa. E anche lui alla fine sta mangiando, anche se diceva di non averne voglia poco fa. - E’ stato proprio carino questo film...tu che dici Matt?-

Lui alza le spalle - Passabile.-

Sempre così, con il suo modo strafottente a volte mi fa proprio venire i nervi - Solo passabile? Ma a te non piace niente?-

  - Lo sai com’è fatto Mimi, lascialo stare.-

Prendo il mio bicchierone di tè alla pesca e ne bevo un lungo sorso. A stare continuamente con Matt ho un bisogno eccessivo di zuccheri.

  - Hai ragione T.K. è inutile farsi illusioni, le persone non cambiano mai...-

Matt alza un sopracciglio - E allora perché mi stai sempre attaccata?-

  - Io non ti sto sempre attaccata, sei tu che compari ovunque io vada!- ribatto in fretta.

Takeru si mette a ridere - Certo che siete davvero divertenti insieme, era un po’ che non ti vedevo così socievole Matt.-

  - Socievole? Questo sarebbe esser socievoli?- gli chiedo confusa.

  - Bè...- alza le spalle -...per lui, eccome!-

Matt si schiarisce la gola - Matt è qua davanti a voi, eh.-

T.K. ride ancora, e come contagiata inizio a ridere anche io. - Ma che vi prende, siete impazziti? C’era mica qualche sostanza stupefacente nei vostri panini? -

Ma dicendo così sia a me che a T.K. viene ancora più da ridere, e alla fine si lascia trasportare anche lui a qualche breve risata.

Takeru ha ragione, questo è esser socievoli per Matt, e sono contenta che sia così con me. Sono davvero felice che sia tornato così quando è con me, come una volta, anche se spesso mi fa arrabbiare.

  - Vado al bagno, arrivo.- dice T.K. mentre si alza.

  - Grazie per la vitale informazione fratellino.- risponde Matt divertito.

T.K. ride mentre si allontana e anche a me scappa un sorriso.

  - Poverino, sei sempre così gentile, eh Matt?-

Lui mi guarda - Perché, sono stato gentile?-

  - No appunto. Stavo facendo del sarcasmo.-

Si mette a ridere di nuovo - Credo abbiano messo degli stupefacenti anche nel tuo panino sai?- gli dico ridendo.

Era tanto che non mi divertivo così, e credo che valga la stessa cosa per lui. Vedendolo allegro mi si apre il cuore, sono così contenta di aver recuperato la nostra amicizia.

Mi riscopro a fissarlo senza accorgermene, e quando alza gli occhi anche lui i nostri sguardi s’incrociano per l’ennesima volta. Si sarà accorto che lo cerco continuamente con lo sguardo?

Cambia direzione al suo, imbarazzato, e lo punta sulla strada fuori. Inizia a farsi buio e le luci della città si accendono. Vedo i suoi occhi dapprima impuntarsi su qualcosa, poi spalancarsi di sorpresa dopo aver messo a fuoco. Seguo il suo sguardo.

Dall’altra parte della strada c’è Sora. Un sacchetto in una mano, lo sguardo nocciola fisso su di noi, incredula e confusa. Vedo i suoi occhi passare da Matt a me, e viceversa, per quelle che paiono un milione di volte. Sempre più in fretta, sempre più confusa.

Il suo sguardo accusatorio mi paralizza, ed è evidentemente la stessa cosa che accade a lui perché non accenna a muoversi.

Vedo Sora abbassare gli occhi a terra. Resta immobile per un po’, poi si volta e senza guardarci più s’incammina lungo la strada.

  - Perché Sora ci guardava così?- chiedo ingenuamente a Matt.

Lui non risponde - Matt? Che succede? Le hai detto che uscivamo vero?-

Scuote la testa - No, ero già in ritardo non avevo il tempo di spiegarle perché non potevamo vederci, così le ho detto che dovevo studiare.-

  - Dovevate vedervi oggi?- sono stupefatta.

Annuisce - Ma sei impazzito? Ora chissà cosa penserà poverina.-

  - Che sta succedendo?-

Mi volto e vedo Takeru che ci guarda confuso.

  - Tuo fratello è un cretino, ecco che sta succedendo.- dico. Sono arrabbiata, non voglio litigare con Sora per una stupidaggine del genere.

  - Ehi, quel che faccio sono affari miei.- risponde lui.

Sbuffo - Si certo, finchè non includono gli altri però. Inseguila e spiegale la situazione, muoviti!-

Sta zitto un attimo poi si alza - Si, hai ragione...vado.- mi guarda per un istante e provo una fitta al cuore.

Il nostro bel pomeriggio si è rovinato, concluso in fretta. Lui adesso correrà dalla sua ragazza. Da Sora. Faranno la pace e dopo chissà cos’altro. Mi fa male pensare a una cosa del genere.

Lo guardo mentre esce correndo dal locale, e con i pensieri altrove ascolto distratta le domande frenetiche di T.K.

Sono una vera stupida.

 

 

 

  Finalmente sono a casa.

  - Grazie per avermi accompagnata T.K. -

Lui sorride - Figurati.-

Takeru è rimasto dolce e coscienzioso come da piccolo. Anzi, è addirittura maturato, tutti i ragazzi dovrebbero prendere esempio da lui.

Vedendomi silenziosa si preoccupa un po’ - Dai non preoccuparti Mimi, sono certo che mio fratello ha spiegato tutto a Sora e lei ha capito.-

  - Mah, speriamo.- rispondo con un sospiro.

  - Hai ragione sai. Mio fratello è proprio un cretino, che gli costava dirle la verità?-

Alzo le spalle - Non lo so T.K. Non diventare mai come lui, promesso?-

Lui sorride divertito - Eh, purtroppo potrebbe succedere. Sai, colpa del sangue.-

  - No T.K.! Non può succedere, dovresti dargli il buon esempio sai? Kari è molto fortunata a stare con un bravo ragazzo come te.-

Lo vedo arrossire un po’ - Oh esagerata...-

  - Quando la vedo le consiglierò di tenerti bello stretto.- gli faccio l’occhiolino e lui sorride ancora di rimando.

  - D’accordo. E comunque Matt non è cattivo lo sai. Avrà avuto le sue ragioni, non fa mai niente senza un motivo, dovresti conoscerlo.-

  - Sarà, ma almeno con la propria ragazza potrebbe essere sincero, ti pare?-

Takeru annuisce - Certo. Poteva dirle tranquillamente “ Sora oggi non possiamo vederci, scusa ma preferisco uscire con mio fratello e Mimi “ non credi si sarebbe arrabbiata lo stesso?-

  - Forse...- scuoto la testa -...ma almeno era la verità. E poi è venuto perché gli avevo chiesto un favore, penso si sentisse obbligato, non credo abbia “preferito” noi alla sua ragazza...-

Lui sospira - “Noi” no di sicuro. Ciao Mimi, non pensarci più.-

Mi saluta con la mano mentre si allontana. Quando svolta l’angolo entro dal cancelletto e poi finalmente, dentro casa. Ovviamente vuota, mio padre non arriva fino a tarda sera, è sempre così occupato.

Decido di prepararmi la cena, e una volta finita mi siedo in salotto sul divano, avvolta da una copertina davanti alla tv.

Ormai sono le nove e mezza passate. Si saranno chiariti?

Come risposta al mio pensiero il mio cellulare inizia a squillare. E’ lui.

  - Pronto?-

Silenzio - Ciao Mimi, sono io.-

  - Ciao. Com’è andata?-

Sospira - Era arrabbiata ma poi ha capito, sono arrivato a casa da poco, e T.K. le ha telefonato per confermarle la sua presenza. Ma credo abbia capito, mi è sembrata tranquilla alla fine.-

  - Meglio...vedi che succede a mentire?-

 Ancora silenzio - Va bene, non lo farò più.- dalla voce sembra dispiaciuto davvero. Mi viene da piangere.

  - Bravo.-

  - Comunque...- continua -...non sono pentito. Grazie, mi sono divertito oggi. E anche T.K.-

Sorrido quasi commossa - Anche io mi sono divertita, grazie a voi. Buonanotte Matt.-

  - Buonanotte Mimi.-

Riattacco prima io, e sento una piccola lacrima cadermi sulla guancia. L’asciugo in fretta, e poi resto imbambolata con lo sguardo fisso nel nulla.

Ma che mi sta succedendo?

 

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

*********************************

 

sem0305 : xD ma brava, allora ti meriti un premio...peccato che non li abbia preparati perché pensavo non leggesse nessuno XD erano appunti che venivano direttamente dal mio quaderno di arte sai? u.u  ma Sora non ti fa nemmeno un po’ pena qui? fammi sapere...

 

Kairi_92 : eccoti accontentata...anche tu hai letto tutto??? Cavolo, allora il premio è stato l’aggiornamento così breve oK? vi basta??? XD kiss

 

mijen : che bello ritrovarti nelle recensioni, grazie ^^ eh si, diciamo che non è solo si Matt la colpa, ma anche di Tai...spiegherò meglio nei prossimi capitoli ^^ spero che continuerai a seguirmi...

 

Sarugaki92 : finalmente una che non ha letto...lo sapevo che ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe saltato le righe...ecco quelli erano i miei appunti che adesso sono inutili XD eh si, un po’ bambino lo è anche lui ^^ fammi sapere ^^

 

Bene, per il prossimo non contate troppo sulla velocità, potreste restarci male...in questo mese sarò molto occupata, farò quel che potrò...

 

Ora me ne vado, Kiss a tutti...

Selhin

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Cap 9 ***


Nemici, Amici…e poi

 

On the way to love

 

Capitolo 9

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  - Senti Matt, so che ti stupirà questa mia richiesta però...- la ragazzina alla porta di casa stringe un libro fra le mani. Le guance sono in fiamme, gli occhi bassi mentre evita di guardare l’amico di fronte a lei, troppo imbarazzata.

Lui la osserva confuso ma incuriosito. Non erano mai stati grandi amici, e adesso lei gli si presentava sulla porta di casa, dicendo in fretta di aver bisogno di lui - Avanti, dimmi...-

  -...Sora è già partita per le vacanze, Izzy dice di avere troppo da studiare, Joe è impegnato con i vari club al quale si è iscritto e Tai...bè di lui non posso fidarmi, quindi mi rimani tu...- aveva parlato in fretta, quasi troppo perfino per lei, ma il ragazzo non capì subito dove lei voleva arrivare. Era luglio, faceva caldo, e lui non vedeva l’ora di tornarsene sotto il condizionatore, beato nel suo dolce far nulla. E invece -...potresti, darmi ripetizioni di matematica?-

  - D’accordo...a patto che tu mi dia una mano con mio fratello.- E da lì iniziò tutto.

 

 

Ha sedici anni, e frequenta la seconda liceo. Ha fatto crescere i capelli biondi fino alle spalle. E’ un ribelle e non ha timore di dimostrarlo. A scuola va piuttosto bene, anche socialmente. Infatti è il ragazzo più popolare della scuola;  ogni giorno una ragazza gli dichiara il proprio amore. Ma lui rifiuta sempre. E sempre con la stessa scusa. “Non ho voglia d’impegnarmi, perdonami” La ragazza in questione o scappava via piangendo, delusa e amareggiata, oppure gli sorrideva dicendogli che andava tutto bene.

Ma non la ragazza che aveva di fronte in quel momento. Mai si sarebbe aspettato che proprio lei provasse interesse per lui. Quel tipo d’interesse almeno. La osserva mentre lei lo fissa con sguardo deciso a sua volta. I capelli rossi, lunghi e lisci fin sotto le spalle. Certo era cambiata da quando facevano le elementari, prima era un maschiaccio, mentre adesso era diventata una ragazza carina e femminile. Ma lui, mai si sarebbe aspettato quelle parole da lei. - Matt, tu mi piaci, da molto tempo.- Lui restò muto ad osservarla, indeciso su come risponderle. Non era una qualunque ragazza, era una sua amica. Era la ragazza di cui il suo migliore amico era innamorato da sempre. Ma lei aveva detto di essere innamorata di lui.

Cosa poteva fare, se non sottostare alla richiesta dell’amico, di renderla felice e stare con lei? Se non l’avesse fatto, li avrebbe persi entrambi...

 

 

E’ arrabbiato, c’è odio nei suoi occhi azzurri mentre se ne sta chino sul letto d’ospedale dove riposa il suo fratellino. E’ caduto dal balcone del loro appartamento, o meglio, si è buttato. Tutto per colpa sua,  perché aveva deciso di andarsene abbandonandolo anche lei, come tutti. Sospirò forte quando la ragazzina entrò piano nella stanza silenziosa. Non disse una parola, ma lui seppe che era lei, e l’odio dentro di lui crebbe.

  - Vattene via...- sussurrò per non urlare. Non voleva certo svegliare suo fratello, adesso che finalmente si era addormentato. Si volse a guardarla. Stava piangendo lacrime mute, una mano sopra la bocca per evitare di far rumore, gli occhi rossi e lucidi rivolti solo ed esclusivamente a lui. Ma il ragazzino non s’impietosì nemmeno per un momento. Lei annuì piano, dopo un lasso di tempo che non sapeva se definire breve o eterno, e si voltò per andarsene. Aveva rovinato tutto, era tutta colpa sua.

Erano diventati amici, quasi inseparabili in quei due mesi. Si erano legati l’uno all’altra, ormai quasi facevano parte l’una della famiglia dell’altro e viceversa. Erano diventati amici, confidenti, complici. Ma adesso era tutto finito, per un suo stupido errore. Non voleva andarsene, ma doveva. Non necessitava la sua volontà in tutto quello. Prima di uscire dalla stanza disse solamente poche parole. Un bisbiglio che lui capì.

  - Fra tre giorni parto. Volevo che lo sapessi...-

 

 

Era uno degli ultimi giorni del liceo, ed erano tutti riuniti in un bar a festeggiare i tre diplomati. C’era chi cantava al karaoke, chi mangiucchiava un po’ di torta, e chi parlava allegramente. Questi ultimi erano Sora, T.K. e Kari. Lui ascoltava solamente da un orecchio, mentre con l’altro gli toccava sentire gli strimpelli di Tai al microfono.

  - Davvero?- stava dicendo Kari felice.

  - Si si...- rispondeva Sora allegra. Si chiese di cosa stessero parlando e si concentrò su di loro facendosi più vicino. Come lo vide vicino a sé Sora, inconsciamente lo prese sottobraccio. Stavano insieme da già 2 anni. - Che bello, beata lei...- diceva T.K. - Di cosa parlate?- domandò lui incuriosito. I tre si fecero silenziosi per un po’, poi Sora gli sorrise - Di Mimi. Mi ha scritto un email ieri sera. Dice che farà un viaggio in Grecia, con la scuola.- Sora sapeva che quello era un argomento spinoso, e così lui fece finta di nulla e andò a sedersi sul divanetto mentre le sue orecchie, contro la sua volontà, continuavano a sentire la conversazione. - Ma fanno ancora le gite scolastiche? Li portano così lontano?-

  - Si...- rispondeva Sora -...laggiù l’anno scolastico finisce in giugno, e questo è il periodo delle gite. Mi ha scritto che ha fatto di tutto per fare i modo che li portassero qua, ma che il preside - ebbene si, è andata dal preside a fare la richiesta - le ha bocciato l’idea, perché costava troppo.-

Una risata generale, mentre lui si voltava dall’altra parte, per non ascoltare più. Sul suo viso, un piccolo sorriso.

 

 

E’ mattino presto quando scende finalmente dall’aereo. Non è la prima volta che viaggia da solo, ma è la prima volta che va così lontano. E’ in Italia, il paese dove lei si è trasferita, e spera proprio di non incontrarla.

 Faceva caldo sulla spiaggia, l’aria era secca ma pesante, il sole picchiava forte. Osservò la gente felice attorno a lui, e a malapena si rendeva conto di essere in un paese straniero. Ne sapeva la lingua, perché l’aveva imparata da piccolo. Gliel’aveva insegnata lei.

E’ scappato dalla sua vita, perché la trova soffocante. Aveva bisogno di cambiare aria, conoscere gente nuova, visitare luoghi che fino a quel momento aveva osservato solo dalla pagine dei libri. Bè si, era andato anche per studiare, certo.

Ma visto che vi si sarebbe trattenuto per molto, avrebbe dovuto trovarsi un lavoro per potersi pagare il piccolo monolocale che aveva già preso in affitto. Aveva organizzato tutto per quell’estate.

Tutto tranne che una ragazza, seduta china su se stessa. Un abito color pesca, i capelli lunghi ramati e lucenti. Gli occhi ambrati, la pelle quasi scottata dal sole. Lo sguardo triste.

Aveva programmato tutto, tranne quell’incontro e quel bacio che gli avevano fatto cambiare modo di vedere la sua intera vita.

 

 

  - Perché eri con lei, eh?- Sora è arrabbiata, e lo spintona forte lontano da lei. Lui non reagisce, sa di essere nel torto. - Non dovevi studiare così tanto oggi, da non potermi vedere?- Alza la voce, incurante degli sguardi dei curiosi che passeggiano accanto a loro.

  - Sora, non eravamo solo io e lei...c’era anche T.K.- lui prova a calmarla, tentando di restare calmo a sua volta.

  - Ah, c’era anche tuo fratello...pensi che questo cambi la situazione? Pensi che questo giustifichi il modo in cui ti sei comportato con ME? Matt, io sono la tua ragazza...io dovrei sapere sempre quello che fai...TU dovresti dirmelo, non mentirmi...- molte lacrime escono dai suoi occhi scuri, era da tanto che lui non la vedeva piangere, ma mai l’aveva vista piangere di rabbia. - Mi dispiace...avrei dovuto dirti la verità...-

  - Si, avresti dovuto.- Lui le si avvicina e lei si lascia prendere nell’abbraccio leggero, dispiaciuto. - Scusami...ero in ritardo perché il professore mi ha trattenuto dopo la lezione...ero in ritardo, ero stanco, stavo correndo in mezzo alla strada, e non avevo proprio il tempo per stare a spiegarti...ma te l’avrei detto questa sera...-

Sora non dice niente, si lascia stringere. L’ha ferita, e non guarirà in fretta.

 

 

 

  Beep Beep Beep

Apro gli occhi di scatto, spaventato mentre resto immobile nel letto. Mi sento il fiato corto e sono sudato come se fossi appena tornato da una lunga corsa. Mi tiro su a sedere a fatica, ma mi sento già stanco. Accidenti, che nottata.

Non credo di aver mai fatto così tanti sogni tutti assieme. Erano tutti ricordi, un po’ con Sora e un po’ con Mimi.

Perché?

Guardo la sveglia che lampeggia le 8 e un quarto. Sospiro. Devo alzarmi o farò tardi a lezione, e dopo...il provino di Mimi.

E’ passata una settimana, e io non l’ho più vista ne sentita. Vorrà ancora che io l’accompagni?

Il mio cellulare suona. Questo sarà il solito messaggio del buongiorno di Sora. Prendo il telefonino e apro il messaggio ricevuto.

 

Buongiorno tesoro, dormito bene? ^^

Purtroppo non posso venire

anche io al provino di Mimi. Ho

da studiare, però falle gli

auguri da parte mia, ok? Baci

 

Per quel che ne so, Mimi l’ha chiamata il giorno dopo e ha chiarito ancora di più la situazione, e Sora ha capito che non c’era niente sotto. Quindi tutto è tornato alla normalità, se non fosse per il presentimento che Mimi mi stia evitando.

Spero non ce l’abbia con me per quel che è successo. Sono stato proprio un idiota.

 

 

  Prendo il telefonino deciso a telefonarle. E’ quasi ora di pranzo, ed io sono appena uscito dall’università. Se devo accompagnarla al provino, lo devo sapere.

Aspetto, ascoltando il tuu tuu del telefono, in attesa che lei risponda.

  - Pronto.- la sua voce gelida mi paralizza.

  - Ciao, sono Matt...- deglutisco.

  - Si lo so...che succede?-

E’ fredda. Dannatamente fredda.

  - Ecco io...volevo sapere, per...oggi.- cerco di farmi coraggio -...hai il provino no?-

Cala un silenzio strano. E’ pesante, mi fa innervosire. Perché sta zitta? Perché non parla più?

  - Ascolta Mimi...- prendo respiro -...se tu...se hai cambiato idea, e preferisci che io non venga, basta semplicemente che tu me lo dica.-

La sento sospirare dall’altro capo del telefono - Non si tratta di questo...-

  - E allora che succede? Perché sono giorni che mi eviti?-

  - Io non ti sto evitando.-

Mi sfugge una risatina ironica - Certo, come no...-

  - Ok, è vero...- dichiara alla fine -...forse un po’ ti ho evitato, ma sono stata anche molto occupata con...altre cose.-

C’è un altro attimo di silenzio - Ho capito...- dico alla fine, mesto.

  - Cosa?- sembra stupita.

  - Tutto...spero che il provino ti vada bene, auguri...-

Faccio per interrompere la conversazione ma sento ancora la sua voce - No, dai Matt non riattaccare...scusami...-

  - E quindi?-

  - E’ che...ho paura anche solo a parlare al telefono con te, dopo quel che è successo...-

Sono stupefatto - Ma guarda che Sora è a posto...va tutto bene...-

  - Si, all’apparenza forse...ma ho visto i suoi occhi Matt...-

  - Cosa vuoi dire?-

  - Ho visto com’erano i suoi occhi mentre ci guardava assieme...non voglio che succeda mai più. Non posso perdere la mia migliore amica per...-

  - Per...?- la istigo a continuare la frase.

  -...per quel cretino del suo ragazzo!-

Le scappa una risata. Finalmente. - Ah, ti senti meglio adesso che mi hai dato per la seconda volta del cretino?-

  - Un po’...dai scemo, che fai ora?-

E cambia discorso così? Sarà tutto apposto adesso...

  - Parlo con una scema, mentre aspetto che mi dica che ne devo fare del mio pomeriggio...-

Scoppia a ridere, questa volta più forte. Ed io la seguo.

  - Scusami...hai già mangiato? Il provino ce l’ho verso le quattro, e adesso sono in una palestra che ho affittato fino alle due, per esercitarmi...se vuoi puoi raggiungermi, e mangiamo qualcosa...-

Sorrido...allora forse è davvero tutto apposto?

 

 

 

 

Continua....

 

 

 

 

 

 

 

******************************************

 

Eccomi...forse un po’ in ritardo ma non troppo no?

Com’era questo capitolo...forse è stato un po’ noioso con tutti quei ricordi, ma dovevo fare in modo che voi lettori riuscite a capire qualcosa in più della storia...

Esempio come erano diventati amici Matt e Mimi...come lui si è messo con Sora, per una pura richiesta di Tai...la questione di T.K.

 

Ok adesso passo ai ringraziamenti per le recensioni ( che sono aumentate =D me super felice, vi prego continuate a sostenermi )

 

Kairi_92 : è un po’ che non ci sentiamo...spero vada tutto bene =( se leggi questo capitolo fammi sapere ok? kiss

 

mijen : eh si hai proprio ragione...anche io mi sarei incavolata da matti in una situazione del genere! XD però Sora è talmente innamorata, ed ha talmente paura di perderlo che fa finta di niente e subisce tutto...in realtà lo sa che c’è qualcosa che non va, però preferisce far finta che vada tutto bene...^^ questo solo per rispondere alla tua domanda ^^ aspetto la tua recensione!

 

sem0305 : XD ma come sei crudele, povera Sora ( anche se la più crudele sono io che la metto in certe situazioni XD ) fammi sapere!!

 

chandelora : grazie per i complimenti, continua a seguirmi per favore ^^

 

Sarigaki92 : eh si...Mimi è dolce, e Matt è un po’ scemotto XD aspetto il tuo giudizio!! ^^

 

Bene...anche un GRAZIE enorme ( notare le dimensioni XD ) a chi legge solamente...a chi ha la storia tra i preferiti, e chi tra le seguite!!! Grazie davvero!!!!

 

Baci, Selhin...a presto, spero XD

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Cap 10 ***


Nemici, Amici…e poi

On the way to love

 

Capitolo 10

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Ma che mi sarà saltato in mente di farlo venire qua?

Mimi, Mimi... sei una completa idiota. Ma guardati! Sei sudata, hai una faccia che fa paura, dei capelli che a momenti scappano da soli terrorizzati. Non hai un filo di trucco e sei in canottiera, pantaloncini e... calzini colorati!

  - Sono rovinata... anzi no, mi sta bene! Così imparo. Cielo quanto sono idiota!-

Ma si, mettiamoci anche a parlare da sole, tanto non ho già abbastanza un aspetto da matta, cerchiamo di rendere il tutto vero il più possibile.

Ok, calma, rilassati. Sono calma.

Dopotutto è solo Matt, mi ha vista in momenti ben peggiori che non nel bel mezzo di un allenamento di danza. Tipo... tipo... quando eravamo a Digiworld certo.

A quel tempo ero anche peggiore di... oh no. Non avevo notato quella cosa terribile, devo togliermi subito questi pantaloncini! Ho dimenticato la ceretta ieri!!!

 

 

  Ok, ok, ok... adesso sono perfettamente calma.

Mi sono cambiata e data un’aggiustatina. Controllo bene allo specchio mentre mi osservo con occhio indagatore. Si, adesso dovrei sembrare almeno umana.

Guardo l’ora.

12.36.

Temo si sia perso per strada. Non era molto ontano, gli ci sarebbe voluta solo una ventina di minuti e invece era mezzogiorno quando mi ha chiamata. Che carino però, era preoccupato. Pensava fossi arrabbiata con lui.

Bè è naturale per come l’ho trattato, però è stato più forte di me quella volta. Mi avvicino allo stereo e riaccendo la musica. Mentre aspetto tanto vale che mi eserciti ancora un po’.

Non ho il tempo di mettermi in posizione per l’esecuzione di una piroette che voltandomi vedo la porta a specchio aprirsi. Da dietro spunta lui, lo sguardo incuriosito, i capelli spettinati. Per l’ennesima volta mi ritrovo a pensare a quanto sia bello, toglie il fiato. Ritiro subito il pensiero continuando a ripetermi “ E’ il ragazzo di Sora. Di Sora!!! La mia migliore amica. “.

Mi sorride mentre gli faccio cenno di entrare, poi mi avvicino allo stereo per abbassare la musica e quando mi volto lo ritrovo vicino a me, tanto da spaventarmi.

  - Non apparirmi mai più così alle spalle, a meno che non vuoi la mia morte per arresto cardiaco... -

Alza le spalle - Quanto sei tragica... mi hai visto entrare, no?-

Annuisco e mi dirigo verso la mia borsa appoggiata a terra in un angolo. Se gli sto vicino sento la pelle bruciare, come se fosse attraversata da energia elettrica. Meglio stargli lontana fino a che non avrò capito cosa diavolo mi sta succedendo.

  - Va tutto bene?-

Mi volto a guardarlo. Si è seduto nello stesso punto nel quale l’ho lasciato, vicino allo stereo per terra, e sta estraendo dei pacchetti da un sacchetto di plastica.

  - Si scusa, sono un po’ stanca... -

  - Immagino... è da molto che sei qui?-

Mi avvicino e mi siedo di fronte a lui, non troppo vicina - Da stamattina alle 8... -

  - Allora capisco perché sei stanca... non è meglio se ti riposi adesso? Altrimenti farai il provino senza energie... -

Scrollo la testa mentre mi sciolgo la coda di cavallo -Non posso... ci sono ancora due o tre cose che devo perfezionare prima.-

  - Bè, però mangia qualcosa adesso... ho fatto scorte in un bar qui vicino.-

Sorride mentre apre uno dei pacchetti, mostrando un invitante panino fumante.

  - Che meraviglia... ho proprio fame. Senti però non posso sempre approfittare di te in questo modo... fammi pagare qualcosa per favore!-

Mi osserva stupito - Ok... - dice alla fine -... allora mi darai i soldi di tutto quello che mangi, d’accordo? In poche parole, dovrai risarcirmi tutto visto che mangi più di me!-

  - Ehi la smetti di offendere? Comunque va bene, ci sto! E ti offro anche un caffè alla macchinetta qua fuori.- replico divertita. Mi è sempre piaciuto questo nostro modo di essere, di litigare allegramente ogni volta.

  - Wow, non vedo l’ora!-

Era sarcasmo questo?

  - Mi stai prendendo in giro?-

Scuote la testa - Non lo farei mai... -

Non mi convince, però intanto mi mangio questo bel panino.

Mmmh, buono!

 

 

  - Perché non mi fai vedere qualche passo di danza?-

Alzo lo sguardo verso di lui, incontrando i suoi occhi azzurri. - Adesso?-

  - Bè si...hai ancora per una mezzora questa sala, no?-

Si ha ragione. E poi non credo mi farà male ripassare ancora una volta.

  - D’accordo.-

Mi alzo e mi dirigo verso lo stereo accendendo di nuovo la musica. Inizio a ballare, un po’ intimidita. Il fatto che Matt sia qui a guardarmi m’imbarazza un po’.

Poi la musica si fa più forte ed io mi lascio trascinare eseguendo il pezzo fino alla fine, senza mai sbagliare. L’unico punto che non mi convince è il finale, spero di riuscire a ballare decentemente al provino. Il pensiero della selezione mi fa venire un vuoto allo stomaco, le classiche farfalle. odio questa sensazione.

  - Come mai ti sei fermata?-

Senza accorgermene sono rimasta immobile nel bel mezzo della stanza.

  - Niente... per un momento ho pensato al provino e sono stata colta da un attacco di panico.- lo dico ridendo, anche se la mia risata è mezza isterica più che divertita.

Matt si alza e viene verso di me - Non preoccuparti dai, andrà bene.-

  - E tu come fai a dirlo?- gli chiedo con un tono di sfida.

  - Non lo so. Non me ne intendo di danza e cose del genere, però non eri male.-

Sono sorpresa - Davvero?-

  - Si... solo... - s’interrompe -... cerca di restare tranquilla. Come ti sei agitata hai perso il ritmo, prima stavi andando bene mi sembra.-

  - Sono solo preoccupata per la parte finale... spero di farcela, ci tengo molto a entrare in quella scuola.-

Mi mette un braccio intorno alle spalle - Ce la farai.-

Cala un attimo di silenzio mentre restiamo a fissarci come ipnotizzati. Il cuore aumenta i battiti, lo sento, ma è il mio o il suo?

Improvvisamente scioglie l’abbraccio allontanandosi da me, e avverto una sensazione strana. Come se mi fosse stata strappata via una parte di me contro la mia volontà. - Allora, perché non m’insegni qualche passo?-

  - Insegnarti a ballare?- sono stupefatta. Matt che vuole imparare a ballare?

Si volta a guardarmi - Bè, non come quelle cose che fai tu, tipo...-

  - Tipo questa?- lo interrompo scivolando a terra in una spaccata.

Lo vedo fare una faccia improvvisata di dolore - Non farlo mai più in mia presenza... come diavolo ci riesci?-

  - Anni di allenamenti mio caro.- affermo rialzandomi.

  - Bè, non intendevo questo...qualcosa tipo quei balli a due, li conosci?-

Lo osservo incredula - Intendi tipo il Mambo, il Tango e il Valzer?-

  - Se è possibile il valzer lo eviterei volentieri.- gli scappa una risatina.

Matt che ride, incredibile.

  - D’accordo, vada per il valzer allora.-

Corro verso lo stereo a cambiare il cd, mentre lo sento brontolare alle mie spalle qualcosa tipo ‘ Ecco, lo sapevo che mi avresti fregato ’.

Accendo la musica e mi avvicino a lui che ha ancora un’espressione imbronciata sul viso. Gli prendo le mani e inizio a fare i passi base della danza.

  - Forza, segui me... un, due, tre... un, due, tre... -

  - No, non ci riesco... è troppo difficile, puoi ricominciare?-

Mi fermo e lo guardo - Vedi di stare attento. Innanzitutto devi mettere le mani così... -

Provo una strana sensazione quando posa gentilmente una mano sul mio fianco, mentre con l’altra stringe la mia. E’ piacevole, e per un istante mi attraversa il desiderio di non voler mai separarmi da queste braccia. Ma cosa mi succede? Sono gli stessi sentimenti che provavo al mare, con Masaki. Ma allora non sapevo che lui fosse Matt, quindi mi ero ripromessa di non pensarci più, di tenerli dentro di me come se non fossero mai esistiti. Ma come diavolo faccio?

Non me ne accorgo subito mentre mi lascio trasportare da questi pensieri scoordinati, ma poi mi rendo conto della nostra affinità. Incredibile stiamo ballando il valzer, e anche piuttosto bene!

  - Però, sei bravo.- ammetto alla fine. Sento le guance in fiamme mentre mi risponde spavaldo.

  - Che ci vuoi fare? Sarò un talento innato.-

  - Certo, talmente innato che hai dovuto calpestarmi i piedi più volte prima di coordinare cinque passi uno dopo l’altro.-

Mi osserva, gli occhi ridotti a due fessure - Ehi, non è colpa mia. Forse non sei brava come insegnante.-

  - Cosa hai detto?-

Gli pesto un piede a tempo di musica - Ahi, che male. Questo l’hai fatto apposta!-

  - No, figurarsi. E’ che non sono molto brava a insegnare sai... non siamo tutti dei talenti in questo mondo, come te.-

E gli calpesto anche l’altro. - Ok, ok... ho capito, basta adesso!-

Mi metto a ridere finalmente vincitrice, e dopo poco mi segue anche lui. Era tanto che non mi divertivo così, e lui sembra condividere la sensazione.

All’improvviso mi prende e inizia a farmi girare come fanno i bambini. La stanza attorno a noi non esiste più, adesso ci siamo solo io e lui nel nostro vorticoso gioco infantile. Mi metto a urlare divertita e lui fa lo stesso, poi finalmente iniziamo a fermarci, ormai senza fiato. Il mondo che gira, ma perché questa stanza non si ferma?

Prima che me ne accorgo mi ritrovo sdraiata a terra con le sue braccia strette attorno a me. Mi volto e lo guardo cercando di riprendere fiato. Anche lui ha il fiatone, ma un sorriso spensierato è disegnato sul suo viso. Mi guarda a sua volta, poi sorride ancora.

   - Scusa, ho perso l’equilibrio.-

Scuoto la testa - Non preoccuparti... -

Avvicina una mano al mio viso, di nuovo il cuore mi batte a mille. Io lo guardo fisso e lui fa altrettanto. Con innocenza mi sfiora a guancia per passare ai miei capelli. - Sei tutta spettinata...-

Inizia a spostarmi le ciocche - E’ stata colpa tua.-

  - Già, scusami...-

Oh cielo, vorrei non smettesse mai di tenere la mano fra i miei capelli.

Mi inumidisco le labbra, nervosa, mentre lui continua a guardarmi senza smettere di giocare con una ciocca. Si avvicina a me con il viso, gli occhi azzurri fissi nei miei nocciola. Si china su di me ed io socchiudo gli occhi, ed è quando le nostre labbra si sfiorano che sento la porta cigolare.

Mi volto in fretta mentre Matt si sposta un po’ più lontano, entrambi imbarazzati. Io continuo a guardare la porta fino a che non si apre totalmente. Da dietro spunta un viso a me familiare, mi guarda sorridente mentre io mi alzo in piedi per corrergli incontro.

  - Leo!-

Ma non mi rendo conto dello sguardo confuso e infastidito di Matt alle mie spalle, mentre stringo il mio amico forte a me.

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

************************************************************

 

Bè, come prima cosa devo scusarmi del ritardo...

Ultimamente sono molto presa da impegni di ogni genere...ho avuto dei problemi con delle persone a me care, il mio coniglietto si è ammalato, sono stata male io...

Non sono giustificazioni, ma solo risposte al perché ci ho messo un po’ ad aggiornare...scusate...or dunque passo ai ringraziamenti a coloro che seguono questa mia FF...

 

Kairi_92 : Tesoro ecco l’aggiornamento ^^ spero che il capitolo ti piaccia ^^

 

sem0305 : ops...temo di non averti accontentata...ho aggiornato in ritardo, sorry!

 

Sarugaki92 : ahahah XD l’odio per Sora che traspare dalla tua rece si avverte, direi un bel po’ XD kiss

 

Ysabel Cullen : ciao, scusami il ritardo...davvero questa è la prima fic che leggi? O_o eh poveretta, spero che nel frattempo te ne sia trovate di meglio da leggere XD

 

chandelora : rispondo alle tue 2 rece...si anche io mi sentirei uno schifo se fossi Sora, ma purtroppo quando sei innamorata non ti accorgi di quello che ti possano fare...scusa del ritardo (_ _’)

 

mimatoforever : carissima...ma tu sei veramente un incubo!!! XD No scherzo, a me fa piacere che qualcuno ci tenga così tanto...grazie mi hai stimolato ad aggiornare, anche perché altrimenti avresti riempito il capitolo con solo le tue rece XD kiss

 

Bene fine dei ringraziamenti, alla prossima...spero un po’ prima, in quel caso scusate se farò tardi ^^’

 

Selhin

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Cap 11 ***


Nemici, Amici…e poi

 

On the way to love

 

Capitolo 11

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  E questo chi diavolo è?

Sarà la centesima volta che me lo chiedo, mentre me ne sto qui in un angolo a osservare Mimi che abbraccia felice questo ragazzo spuntato dal nulla. E’ alto, terribilmente alto. Potrebbe essere persino più alto di me.

E non è giapponese. Si vede lontano un miglio che non lo è.

Da dove viene? Chi diavolo è? Perché Mimi lo abbraccia in quel modo?

Sembra così felice di vederlo.

All’improvviso sento una stretta al cuore, e il respiro mi manca per alcuni secondi. Lei non era così felice quando ha mi ha incontrato dopo anni. Ovvio, lei sapeva che la odiavo, lei lo credeva... lo credevo anche io, ma non era affatto così.

Mi sento male.

  - Matt va tutto bene?-

Riapro gli occhi. Quando li avevo chiusi? Mimi sta davanti a me con uno sguardo preoccupato.

  - Ohi, tutto ok?-

Annuisco - Si, si scusa... mi gira ancora un po’ la testa.-

Lei annuisce, poi torna a guardare il ragazzo mentre lui la raggiunge con un sorriso. Perché sorride? Che vuole da me?

  - Matt, questo è Leo, il mio migliore amico... viene dall’Italia.- mi spiega lei. - Leo, questo è Matt.-

Lui mi guarda senza togliersi dalla faccia quel sorrisetto felice e mi porge la mano. - Piacere Matt, Mimi mi ha spesso parlato di te...-

  - Oh che sciocchezza... - lo interrompe lei mentre io stringo con forza la mano di lui.

Va bene, l’ho stretta più del dovuto. -... non è vero, non credergli.-

Ma perché? Io ne sarei stato contento...

  - Ma perché non mi risponde? Ho forse sbagliato qualcosa nella pronuncia, Mimi?- chiede a lei.

  - No, andava benissimo... Matt è un musone, tutto qua.-

Perché ora parlano in italiano? Lo sa Mimi che li capisco...

  - Sai il giapponese? Io sono Matt... Mimi non mi ha mai parlato di te.-

Ok questa era una provocazione voluta.

  - Si, me l’ha insegnato Mimi...- sembra spiazzato.

Lei ci guarda confusa - Eh si, e Matt sa l’italiano quindi non preoccuparti se non sai dire qualcosa Leo.-

  - Già, l’italiano... me l’ha insegnato Mimi quando eravamo piccoli.-

Ok, altra provocazione. Ma che mi sta succedendo?

  - Perfetto, così non ci saranno problemi di comunicazione... tu non eri quello che le aveva giurato eterno odio?-

Ottimo, risponde alle mie provocazioni.

  - Già... ma a quanto pare è voluta tornare mia amica a tutti i costi.-

Beccati questo, impara a star zitto.

  - Oh, adesso smettetela.- ci interrompe mentendosi fra di noi - Matt... non potresti cercare di essere amichevole per una volta?-

Perché da la colpa a me? E’ questo che è arrivato dal nulla e ci ha interrotti mentre stavamo per... oh, accidenti. Cosa stavo per fare? Mi sento un idiota, ma cosa mi è preso?

Sono arrabbiato, per un motivo così stupido, per una cosa che è stato molto meglio non sia accaduta? Eppure... volevo che accadesse. Inoltre, Mimi lo ha presentato come ‘migliore amico’... ero convinto di essere io il suo migliore amico.

  - E Leo... avanti, mi avevi promesso che avresti controllato la tua impulsività. E’ così che la controlli?-

Lui la guarda, poi sospira - Hai ragione, scusa.-

Si volta a guardarmi di nuovo - Perdonami, cercherò di controllarmi.-

  - Come ha detto Mimi, non sono molto amichevole... - rispondo guardandolo.

E con te, non sarò mai amichevole.

 

 

  Siamo infine giunti davanti all’edificio dove si svolgerà il provino. L’università dove Mimi vuole disperatamente entrare.

La guardo ma lei non ricambia il mio sguardo, è tesa lo capisco subito. Si stringe le mani nervosamente e ha i viso arrossato per la preoccupazione. L’italiano le si para di fronte e le appoggia le mani sulle spalle sottili.

  - Dai, cerca di calmarti... - le dice rassicurante -... peggiori solo le cose agitandoti.-

Lei annuisce e lo guarda alla ricerca di conforto, c’è una strana atmosfera fra loro. Mimi prende respiro e varca la grande porta a vetro dell’edificio, decisa e senza voltarsi. Parla con una signorina che credo la segretaria, questa le dice di raggiungere una grande sala alla nostra destra e porgendole un foglio. Mimi esita ancora, poi annuisce e tutti e tre ci muoviamo verso l’indicazione appena ricevuta. Come apriamo la porta ci ritroviamo all’interno di un piccolo teatro. Sul palco un ragazzo si sta esibendo in una danza frenetica e noi troviamo posto circa a metà sala, sedendoci sulle poltrone di velluto blu notte. Mimi fra me e lui, terrorizzata più di prima.

  - Che ti ha dato?- le chiede sottovoce guardando il foglio che la segretaria bionda aveva dato a Mimi.

  - Credo sia il mio numero... non ho ancora guardato qual è.-

Lentamente apre il foglio curiosa ma allo stesso tempo spaventata. - Oh no!- esclama alla fine, a foglio aperto.

  - Che succede?- chiedo un pò preoccupato.

  - E’ il 13!!! E’ una tragedia, non passerò!- risponde Mimi alzando la voce.

  - Come sei melodrammatica... - rispondo prendendo il foglio. Noto che è adesivo, dovrebbe attaccarselo ai vestiti.

  - Tu non capisci, Matt! Il 13 mi ha sempre, e dico sempre, portato una sfortuna tremenda!- noto le lacrime nei suoi occhi.

  - Dai, Mimi. Non piangere, andrà tutto bene.- cerca di rassicurarla lui carezzandole i capelli con fare affettuoso.

Ma solo io mi accorgo di quanto questo ci stia provando spudoratamente?

Lei sprofonda nella poltrona annuendo - Certamente non posso farmi cambiare il numero... ecco lo sapevo.- inizia a togliersi i pantaloni della tuta restando in pantaloncini. Anche così, spaventata, in lacrime, e in pantaloncini riesce a essere adorabile.

Oh basta Matt, datti una regolata idiota!

  - Sicuramente sbaglierò qualche passo nel pezzo. Lo so!-

Leo la guarda - Dai, smettila. Non lo sai che siamo noi stessi a chiamare la sfortuna? Più dici che andrà male, più sarà probabile che accadrà.-

Mimi sospira e si appoggia afflitta allo schienale.

Davanti a noi si alza una signora molto alta e magra, i capelli scuri raccolti in uno chignon elegante. Prende un blocco e dice a voce alta.

  - Numero 13!-

Mi volto e vedo il terrore negli occhi di Mimi - Oh no, tocca già a me. Non sono psicologicamente pronta. Me ne devo andare.-

Prima che lui dica qualcosa per rincuorarla mi alzo e m’inginocchio davanti a lei sotto lo sguardo stupito di entrambi.

  - No... adesso tu ti togli quella felpa, ti alzi, e fai il tuo provino. Sono settimane che ti prepari, non rinuncerai per uno stupido numero. Forza!.-

La prendo per un braccio e lei non ha la forza di ribellarsi. Si toglie lentamente la felpa restando in canottiera, la giro e le attacco il foglio numerato nella schiena, premendo per farlo aderire bene alla stoffa mentre sento la donna chiamare il numero 13 ancora a gran voce.

Volto Mimi verso di me - Chiudi gli occhi e respira... - lei mi guarda e obbedisce -... adesso ripetiti questo. Io sono invincibile, nessuno mi può distruggere.-

Lei riapre gli occhi e mi osserva confusa e sorpresa, ma poi ripete la frase un paio di volte sotto mia richiesta.

  - Adesso ascoltami bene... non è un numero a decidere il nostro destino. Siamo noi e basta. Tu sei brava, lo sei sempre stata. Quindi vai li e fatti valere, fai vedere di cosa sei capace... - abbasso la voce in modo che nessuno mi senta tranne lei -... hai pure contribuito a salvare il mondo una volta, ricordi?-

Mimi sorride e annuisce.

  - Brava, e poi se sbagli qualche passo che importanza può avere? Tu sei specializzata nel canto, lo sei sempre stata. Hai sempre amato cantare, no? Nessuno può batterti in quello.-

Vedo il suo sorriso crescere. Rivolge un piccolo sguardo all’amico poi torna a guardare me.

  - Ce la farò! Non ti deluderò.-

Sorride e si dirige finalmente decisa verso il palco, mentre io, seguendola con lo sguardo, torno a sedermi al mio posto. Leo mi si avvicina un po’.

  - Bravo, era di questo che aveva bisogno.-

Lo guardo confuso, poi senza parlare torno a osservare Mimi prendere posizione al centro del palco illuminato.

 

 

  Non credo che Mimi sia umana. Cioè, non è possibile essere umani e avere una voce del genere, ne sono sicuro!

Ha eseguito il pezzo di danza preparato ‘quasi alla perfezione’, dice Leo. Poi ha dovuto sostenere un’altra prova di danza, ma questa volta improvvisato. Sempre l’italiano dice di essersela cavata molto bene. Io di danza proprio non me ne capisco.

Dopodiché le hanno dato un testo che ha dovuto interpretare sul momento senza aver avuto il tempo di studiarlo. Ma era un frammento di ‘Sogno di una Notte di Mezza Estate’ nella parte di Elena ed è stata molto brava a parer mio.

Ma adesso. E’ disumana. Ha una voce pazzesca.

Non credo di essere mai rimasto così spiazzato, paralizzato e incantato a sentire qualcuno cantare. La voce di Mimi era bella e intonata già da bambina, ma ora è tutta un’altra questione. Quando le ho detto che il canto era la sua specializzazione nella mia testa lei cantava ancora come otto anni fa... ma questo. E’... bravissima.

La canzone finisce, e devo trattenermi per non scoppiare in un applauso. Ma come fanno i giudici a restare così tranquilli dopo averla sentita?

  - Grazie, tra poco ti faremo sapere.-

Mimi s’inchina e dopo scende dal palco sedendosi accanto agli atri partecipanti. Avrei voglia di correre da lei e dirle quanto è stata brava per me, ma non posso farlo.

  - Accidenti... vorrei andare a dirle che è stata bravissima, ma ci tocca aspettare ancora un po’.-

Come un riflesso dei miei pensieri Leo ha detto ogni cosa che pensavo. Che sia più simile a me di quanto credessi?

Non mi accorgo del tempo che resto immobile e silenzioso a osservare ciò che accade, ma deve essere passato un pezzo perché finalmente i quindici candidati hanno terminato i loro provino. Si alzano e in fila si posizionano sul palco, davanti ai giudici. Posso leggere la paura negli occhi di tutti loro, mentre osservo Mimi guardare decisa davanti a se a muovere leggermente le labbra. Forse si sta ripetendo la frase che le ho detto io.

  - Ne passeranno solo

tre... -

Mi volto a guardare Leo - Solo tre su quindici?- lui annuisce.

  - E’ molto ristretta come ammissioni.-

Un uomo robusto ci si avvicina - Siete pregati di lasciare la sala... il verdetto è privato.-

Lo guardiamo entrambi disorientati, poi rassegnati ci alziamo e abbandoniamo la sala a malincuore.

 

 

  Mi sembra passata un’eternità. Ma quanto ci vuole?

Sono quasi più nervoso di Mimi prima di cominciare. Guardo l’ora per l’ennesima volta, e mi accorgo di averla guardata pochi secondi prima perché segna di nuovo le 17.27, possibile che si sia rotto? Afferro il cellulare, no anche li segna la stessa ora.

Sospiro terrorizzato e rassegnato all’idea di aspettare ancora a lungo qua fuori. Guardo il ragazzo che mi sta accanto, appoggiato come me al muro del palazzo a fumarsi una sigaretta per alleviare la tensione.

Ah, così il bravo italiano fuma. Non è tanto consono al suo bel faccino da angioletto. Basta piantala Matt! Smettila d’interessarti a questo tipo.

All’improvviso sento delle mani sul mio collo, tanto fredde da spaventarmi. Mi volto e vedo Mimi che mi osserva con espressione indecifrabile

  - Uffa, volevo coprirti gli occhi, ma sei troppo alto!-

La guardo confuso - Non è colpa mia se sei bassa.- rispondo cercando di nascondere il nervosismo.

  - Ah si?- dice mettendosi le mani sui fianchi - Abbassati così ti sgrido per bene!-

Decido di stare al gioco e mi abbasso un po’. Lei mi viene vicino, in silenzio, mi sorride e poi urla - Ammessa!!!-

Resto imbambolato a guardarla sorridere, poi senza pensarci troppo la stringo forte a me, dicendole che sono contento e quanto sia stata brava.

Dopo qualche istante ci stacchiamo, e lei corre ad abbracciare Leo felice quanto me.

  - Sei stata grande!-

Ma è quando si stacca da lui, si volta e mi sorride. E’ quando mi si avvicina, mi abbraccia ancora, mi ringrazia dicendo che non ce l’avrebbe mai fatta senza il mio incoraggiamento. E’ quando si stacca da me, e mi da un bacio sulla guancia che finalmente lo capisco.

Credo di essermi innamorato di lei. Anzi, credo di esserlo sempre stato.

Resto immobile a osservarla tornare da Leo e rivestirsi, mentre continuo a ripetermi questo nella testa. Ma c’è qualcosa che non mi appaga di questa mia comprensione, che al contrario dovrebbe rendermi almeno lievemente felice. Quel qualcosa, è Sora.

Maledizione!

 

 

 

 

 

 

Continua...

 

 

*****************************************************

 

Wiiiii ebbene si, ho già aggiornato!!! XD Incredibile vero?

Sono stata colta da ispirazione e ne ho approfittato...non abituatevici però ^^

 

Corro, quindi non posso ringraziarvi delle recensioni...

 

Grazie comunque a chandelora, Kairi_92, mijen, sem0305...grazie mille!!!! ^^

 

Alla prossima!!!

 

Selhin

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Cap 12 ***


Nemici, Amici…e poi

 

On the way to love

 

Capitolo 12

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  - Grazie mille e torna a trovarci!-

Sorrido alla ragazzina sui quindici anni davanti a me, mentre afferra il sacchetto di carta e rispondendo al mio sorriso esce dal negozio.

Ebbene si, ho trovato un lavoretto part-time.

  - Allora, come ti trovi cara?-

Mi volto verso la donna alla mia destra. Si chiama Kyoko, trent’anni, lunghi capelli scuri e un carattere dolce come quello di una madre.

Lavoro nel suo negozio di antiquariato ormai da due mesi, tre volte a settimana al pomeriggio. All’inizio credevo che sarebbe stato una noia lavorare qui, ma mi sono dovuta ricredere. La clientela è molto giovane, non l’avrei mai immaginato. Però il negozio di Kyoko offre antiquariato di bigiotteria, e le ragazzine vanno pazze per queste cose -me compresa- quindi non ci si annoia mai.

  - Tutto bene, grazie.-

Il resto del mio tempo viene occupato dalle lezioni che sono sempre molto stimolanti. Ho avuto la fortuna di venire assegnata a degli ottimi insegnanti, e vado d’accordo con tutti al corso.

  - Oh, ma oggi non dovevi uscire prima, cara?-

Guardo Kyoko senza collegare subito la sua frase al significato che avrebbe per me.

Oggi devo uscire prima?

Devo avere uno sguardo confuso e imbambolato perché lei continua - Tesoro, ti sei dimenticata? Mi avevi detto che dovevi andar via un po’ prima perché dovevi traslocare, no?-

Accidenti è vero!

 

 

  - Cosa?-

  - Papà dai... ormai sono abbastanza grande, non credi?-

L’uomo guardò la figlia da dietro le enormi lenti rotonde dei suoi occhiali - Ma sei sicura?-

  - Certo, ormai anche tutti i miei amici se ne sono andati.-

Lei alzò lo sguardo verso il padre - Non preoccuparti, tornerò spessissimo. E poi, non vado così lontano.-

Lui si lasciò cadere sulla poltrona e si mise a pulire gli occhiali sulla camicia - Bè, sono tranquillo... in fondo Leo è vicino a te.-

  - Si, qualche palazzo più avanti.-

La ragazza si avvicinò a lui, e lo abbracciò forte - Non vorrei, ma so che devo lasciarti andare... - disse l’uomo.

Lei notò la sua voce che si spezzava per un nodo alla gola - Dai papà, non fare così. Solo perché vado a vivere da sola, non vuol dire che ti lascerò solo... te lo prometto. -

 

  - Ti voglio bene-

 

 

  Arrivo di corsa, tanto in  fretta che non riesco a parlare bene per colpa del fiatone.

Aria, ho bisogno di ossigeno!

  - Sei in ritardo, cara la mia ragazza!-

Alzo lo sguardo verso Leo davanti a me. Ha le braccia conserte e mi osserva come se fossi sotto inquisizione.

  - Uno: ero a lavoro e lo sai... -

Lo vedo alare un sopracciglio. Non mi crede?

  - Due... - continuo -... non sono la tua ragazza.-

Mi guarda divertito, con un sorrisetto enigmatico - Non ancora forse... -

Sento le guance arrossarsi, mentre lui si volta e mi fa cenno di seguirlo per iniziare con l’ultima parte del mio trasloco.

Abbiamo fatto il resto ieri, ma non abbiamo fatto tempo a finire, così le ultime cose le spostiamo oggi. Si è offerto gentilmente di darmi una mano, ma ora non sono più tanto sicura di aver fatto bene ad accettare.

Mentre insieme ci dirigiamo verso il mio nuovo appartamento - wow che cosa strana, un appartamento mio! - tengo lo sguardo basso, mentre ripenso a ciò che è successo la settimana scorsa.

Ebbene si, Leo alla fine si è deciso e mi ha... beh, chiesto di diventare la sua ragazza. Ma io sono stata colta alla sprovvista, non sapevo proprio cosa rispondergli, così gli ho chiesto del tempo per pensarci su.

Si, posso sembrare un’idiota a farmi scappare quest’opportunità, dopotutto lui mi è sempre piaciuto... però. Non so, c’è qualcosa che mi blocca.

 

 

  La ragazza ha lo sguardo fisso sullo schermo illuminato davanti a lei. Si avvicina velocemente alla bocca una manciata di pop-corn, e poi infila di nuovo la mano nel pacchetto di plastica. L’altra è impegnata a stringere la mano del ragazzo che le sta seduto accanto.

  - Ahi... - sussurra lui sottovoce -... devi proprio stringere così Mimi, mi stai facendo male. -

  - Ssshhh... - fa lei -... sei stato tu a obbligarmi a vedere questo film orribile, e adesso ne paghi le conseguenze. -

Lui fa spallucce - Sei proprio una fifona... - non fa in tempo a finire la frase che nello schermo appare l’immagine di un uomo ricoperto di sangue scuro.

La ragazza emette uno strillo spaventato, e nella fretta di voltarsi fa cadere a terra il restante contenuto del pacchetto che stava mangiando nel vano tentativo di farsi coraggio. Si stringe all’amico, forte. Ha tanta paura, lei odia quei film e tutti i racconti del terrore, li ha sempre odiati, fin da bambina.

Lui le accarezza i capelli, lieto di poter avere finalmente un contatto con lei. Ne assapora il calore, respira il suo profumo di shampoo alla fragola, e poi chissà perché si ritrova a farle quella fatidica domanda che serbava ormai da anni nel suo cuore.

  - Mimi, vuoi stare con me?-

E nella sala non vi sono altri rumori che il battito veloce e dei loro cuori.

 

 

  - Ce la fai a portare su questo da sola?-

Guardo l’enorme scatola che Leo mi indica con la mano, li a terra accanto a lui. Ma quando mai mi è venuto in mente di farne una così grande?

Annuisco - Ci proverò... -

  - Brava, lavora... non posso mica fare tutto io.-

Sorrido sarcastica mentre prendo la scatola, e la sollevo con tutta la forza che ho.

Ma quanto è pesante?

Non ce la farò mai!

Vorrei piangere...

Mi volto, e piano piano, riesco a entrare nel portone, e poi a chiamare l’ascensore, ma è occupata. Non posso posare a terra questa scatola perché so che se lo faccio, non avrei la forza di tirarla di nuovo su.

Mannaggia a me, che diavolo ci ho messo dentro?

Non mi rendo conto che l’ascensore arriva, e che la porta si apre. Di conseguenza vado a sbattere contro la persona all’interno.

  - Oh, mi scusi... -

  - Mimi? Che diavolo ci fai qui?-

Questa voce non mi è nuova.

Alzo gli occhi e guardo il viso che spunta da dietro lo scatolone.

  - Matt!-

Il suo sguardo lascia trapelare molta, molta confusione. Almeno quanto il mio.

Cavolo, era quasi un mese che non lo vedevo. L’ultima volta l’ho incontrato per caso in un bar, io ero con Leo, lui con Sora.

  - Che ci fai qui?- ripete guardandomi.

  - Sto portando una scatola enorme, non si vede?-

Mi osserva per un istante, poi afferra la scatola dall’altra parte, aiutandomi e alleviando un po’ il peso enorme.

  - Ma che c’è dentro? E’ pesantissima... -

  - Vorrei saperlo anche io... -

Mi aiuta a entrare in ascensore - Dove devi portarla?-

  - Settimo piano, grazie.-

Non capisco perché mi lancia quelle strane occhiate.

  - Perché sei qui Matt?-

  - Si da il caso, che io ci abito qui... tu invece?-

Oh, no!

Non lo sapevo questo.

  - Ehm... sto, traslocando.-

  - Dici sul serio?-

Sembra... non so, mi viene da dire arrabbiato.

  - Si... ma non sapevo abitassi qui anche tu!-

  - Sto, al piano di sotto... -

Incredibile, io ho scelto questa casa perché costava poco!

  - Bè, allora... piacere di conoscerti vicino!-

Faccio un mezzo sorriso, e lui fa altrettanto.

Chissà perché, prevedo guai.

 

 

  - Matt, cosa ci fai qui?-

Esco dal portone proprio dietro il biondo, quando sento Leo fargli la domanda.

  - Ci abito, Leo... -

Devo dire che è sempre molto simpatico nei suoi confronti.

  - Che coincidenza, eh?- dico con disinvoltura - Mi ha aiutata a portare su quella scatola enorme... -

  - Bene, allora manca solo questa e siamo a posto.-

Leo mi porge una tastiera, e guardandola bene la riconosco subito. E’ la mia, quella che gli avevo lasciato in custodia in Italia. E’ stata la mia prima tastiera, la prima su cui ho imparato a suonare il piano a dodici anni. Ci passavo le notti sopra, e quando potevo la portavo con me. E’ stato grazie a lei se ho iniziato a cantare seriamente.

  - Ma... te la sei portata dietro?-

Annuisce - Si, eccome... così puoi riprendere a suonare adesso.-

Chissà perché ma sento un magone stretto in gola. Ho tanta voglia di piangere.

  - Grazie Leo, significa molto per me... -

  - Lo so.- risponde lui sorridente.

Come posso essere ancora indecisa su di lui?

Come posso dirgli di no?

Stringo la tastiera, forte, quasi a farmi coraggio. Giro lo sguardo e incontro quello azzurro di Matt, che mi osserva come se non sapesse chi sono. Mi sembra quasi, triste oserei dire. Abbassa gli occhi evitando di guardarmi ancora, che gli sta succedendo?

  - Ehi, scusa il ritardo... oh, Mimi e Leo. Che fate qui?-

Tutti e tre ci voltiamo al suono della voce di Sora. Lei ci osserva stupita e confusa, e ci saluta con un cenno della mano. Dopodichè si avvicina a Matt e lo bacia.

Sento una strana sensazione, mi succede ogni volta che li vedo insieme. Per questo motivo ho cercato di evitarli il più possibile in questi mesi, impegnandomi in ogni cosa pur di non pensare troppo.

Ma adesso che abito qui, sarà ancora più difficile, li vedrò spesso. Incontrerò Matt, vedrò Sora andare a trovarlo, la vedrò uscire al mattino presto. Mi farà male.

E’ per questo motivo che non ho detto di si a Leo.

Lo so, l’ho sempre saputo, eppure... cercavo di non dirlo per paura.

Si avevo paura anche solo di pensarlo.

Ma io non sono innamorata di Matt, no. Sono innamorata della figura di quel ragazzo gentile su una spiaggia assolata. Di un ragazzo che è stato capace di farmi ridere quando ero convinta che non ne sarei mai più stata capace. Un ragazzo che mi ha baciata sotto un lampione in una calda notte estiva.

Quello non era Matt, quel ragazzo è nascosto dentro di lui chissà dove.

Non lo rivedrò più.

Sento una mano stringersi nella mia, capisco immediatamente che Leo sa ogni cosa. Sa cosa sto provando, sa perché non ho saputo rispondergli, sa tutto. Ed io so di star per fare la cosa più giusta per tutti.

Lo avvicino a me tirandolo per il braccio, e lentamente, ad occhi chiusi, lo bacio.

Dopo mi guarda sorpreso, aspettandosi qualcosa da me. Gli sorrido.

  - Si Leo... scusami per il ritardo.-

E quando mi bacia di nuovo, sono cosciente degli sguardi attenti di Sora e Matt puntati su di noi.

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

***********************************

Eccomi... ad un ora indecente, lo so ^^’ ma sono riuscita a finirlo solo adesso quindi lo pubblico per non dimenticarmi...

 

Scusatemi tanto per i continui ritardi, non ho scuse...

 

Sono un po’ stanca quindi non recensisco singolarmente, ma sappiate che mi fanno davvero piacere le vostre recensioni... e se vi faccio tanto aspettare non è perché lo voglia...

 

Ringrazio : chandelora, mijen, sem0305, Kairi_92, Sarugaki92 e loveCHIPMUNK

 

Grazie davvero, spero vogliate continuare a seguirmi ^^

 

Alla prossima, spero di fare presto, visto che finalmente la storia vera sta prendendo il via... ^^

 

Baci

 

Selhin

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Cap 13 ***


Nemici, Amici…e poi

 

On the way to love

 

Capitolo 13

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  - Allora? Posso sapere che ti sta succedendo in questo periodo?-

Sposto lo guardo dal libro di architettura che sto cercando disperatamente di studiare verso il mio amico seduto comodamente sul letto.

  - Cosa intendi?- chiedo senza riuscire a leggergli nello sguardo.

Lui mi osserva per un po’, poi sospira. - Avanti Matt, a me puoi dirlo sai?-

Continuo a non capire a cosa alluda.

  - Ma cosa?-

  - Terrò la bocca chiusa, che razza di amico sarei altrimenti?-

Fosse la prima volta che parla senza ascoltarmi, ma è una vita che fa così. - Te lo prometto!- aggiunge incrociando le dita e portandosi la mano sul cuore.

  - Primo: non mi fido delle tue promesse... secondo: non so se ti sei accorto che non ho la minima idea di cosa tu stia parlando.-

Guardo i suoi occhi nocciola, sembra allibito. - Ma di cosa vuoi che stia parlando, del tuo strano comportamento, ovvio. Se ne sono accorti tutti.-

  - Ma io sono come sempre, cosa farnetichi... -

Torno a sfogliare il libro anche se ormai l’idea di mettermi a studiare mi ha completamente abbandonato, o meglio. Tai l’ha cacciata via dalla porta di casa a suon di calci... psicologici. Quando ci si mette è una vera e propria tortura.

  - Tu sei strano... e sei così da quando sei tornato da quel viaggio quest’estate - ancora non mi hai detto dove sei stato e cosa hai fatto, ma su questo sorvolo per oggi - te l’assicuro. Anche Sora è preoccupata.-

  - Sora dovrebbe imparare a dirmi le cose in faccia invece che venire sempre a piangere da te... - il tono che mi è uscito non mi è piaciuto affatto, però ultimamente sono piuttosto nervoso su questo argomento.

Tai resta spiazzato per qualche istante. - Davvero Matt... - dice alla fine con uno strano tono serio che raramente gli ho sentito. -... che sta succedendo? Non te la sei mai presa per il fatto che Sora si confidasse con me.-

Sospiro. - Hai ragione... mi sento nervoso ultimamente. Sono successe... delle cose, e mi sento confuso.-

Lui sembra capire e annuisce voltandosi verso la finestra. - Queste cose includono anche Mimi?- dice senza guardarmi.

Trasalisco nel sentire quel nome, ma non lo faccio vedere. - Cosa c’entra lei?-

  - Sora mi ha detto della brutta litigata che avete avuto, qualche tempo fa... -

Sospiro ancora. - Vedi perché mi da fastidio questo suo comportamento? Mi sembra di venire aggredito alle spalle, lei si lamenta con te e dopo vieni qui a farmi la predica... -

  - E’ preoccupata... e ha paura.-

Mi volto a guardarlo. - Ha paura? E di cosa?-

  - Di quello che ti sta succedendo da quando è tornata Mimi... -

 

 

  Dlin, dlon.

Accidenti, chi diavolo è adesso?

Guardo l’orologio al polso, sono le cinque del pomeriggio passate. Tai se n’è andato da più di due ore, dopo essersi praticamente auto-invitato a pranzo e aver fatto fuori ogni tipo di avanzo che tenevo con cura nel frigorifero. Adesso dovrò andare a fare la spesa per colpa sua.

Per l’ennesima volta abbandono il libro che dovrei studiare per raggiungere la porta dell’ingresso. Evidentemente qualcuno lassù sta cercando di mandarmi dei segni sul fatto che io non affronti il prossimo esame, visto che nessuno sembra darmi l’opportunità di studiare.

Sospiro mentre, afflitto, apro la porta. - Si, chi è?-

  - Ciao tesoro mio!-

Spalanco gli occhi sorpreso, quasi impossibilitato nel rispondere. - Ma-Mamma?-

Lei mi guarda per un secondo poi attraversa la soglia di casa, chiudendosi la porta alle spalle. Agisce come se questa fosse casa sua e non quella di suo figlio.

  - Cosa ci fai qui?- mi ritrovo a chiederle mentre lei raggiunge la cucina e posa un grande sacchetto di plastica sul tavolo.

  - Oh, finalmente. Era così pesante, non ce la facevo più.-

Inizia a togliere dalla busta di plastica varie cose, quasi esclusivamente cibarie, e quando tutto il contenuto è sul tavolo inizia a sistemare le cose nel frigorifero o nella dispensa.

  - Mamma, cosa ci fai qui?- ripeto la domanda mentre mi sento ancora più confuso di prima.

Lei interrompe quello che stava facendo e mi osserva. - Sono venuta a vedere come sta mio figlio, quello che non si fa mai vedere... - intuisco subito il sarcasmo nella sua voce.

  - Scusami... - inizio ma lei m’interrompe subito mettendosi di nuovo a riordinare.

  - Ormai non ti vedo più, prima almeno passavi a casa a salutare tuo fratello ma adesso che vai all’università vicino alla sua scuola sei completamente sparito per me.-

Il tono è arrabbiato, lo sento, mi sta facendo la predica. - Lo so, hai ragione e mi dispiace... ma sono stato occupato, ho avuto molto da studiare... -

  - Come vanno gli esami? Studi? Vai a dormire presto? Mangi qualcosa di decente ogni tanto?-

Mi scappa un sorriso divertito quando mi viene vicino per studiarmi e vedere se va tutto bene oppure, come s’immagina, c’è qualcosa che non va. - Ti vedo sciupato, non è che studi troppo?-

  - Veramente a causa di problemi esterni non riesco più a studiare come dovrei... -

Rido e lei si mette le mani sui fianchi. - E’ Sora che ti distrae, vero? L’ho sempre detto che siete troppo diversi per stare insieme... -

  - Mamma, fermati. Non è Sora il problema, o almeno, non il principale. Ma mangio regolarmente cibi precotti, vado a dormire all’incirca alle due e mi alzo alle sei, passo la giornata a studiare, a far da balia al mio migliore amico che mi svuota il frigorifero mentre mi fa dei discorsi assurdi, litigo con la mia ragazza e... - mi blocco aprendo gli occhi e guardando i suoi completamente sconvolti. -... e c’è un nuovo vicino che fa casino dall’alba al tramonto, e dal tramonto all’alba.- concludo indicando il piano superiore.

  - Ma sto bene, sopravvivo come puoi notare, non sono morto... solo, devo cercarmi un altro lavoro altrimenti posso dire ‘ciao, ciao’ a questa mia bella casetta.-

Osservo mia madre che se ne sta immobile a fissarmi, bloccata mentre mi stava sistemando il collo della camicia.

Ok, forse ho esagerato con il mare d’informazioni sulla mia vita ma... non ero preparato a vederla oggi, se lo fossi stato avrei inventato qualche scusa ma così...

Io non sono bravo a improvvisare delle storie fasulle, mi avrebbe scoperto subito.

Non sono bravo come T.K.

  - Ma Matt, tesoro, perché non mi hai detto niente? Potevo aiutarti... -

  - Non volevo, appunto, né farti preoccupare né che ti sentissi in obbligo di aiutarmi solo perché sei mia madre... me la so cavare da solo.-

Resta in silenzio per un po’. - E come mai devi cercare un nuovo lavoro? Non lavoravi alla sera in un videonoleggio?-

Sospiro, mentre andiamo a sederci in cucina. - Mi hanno mandato via, semplice.-

  - Ma perché? -

  - Hanno assunto uno che potevano pagare meno e farlo lavorare di più... così hanno mandato via me.-

Vedo i suoi occhi spalancarsi. - Che bastardi!-

  - Mamma!- sono scioccato.

  - Quando ci vuole ci vuole, tesoro.- si alza e va a preparare del caffé istantaneo, ovviamente ho solo quello.

Dopo qualche minuto mi porge una tazza colma di caffé bollente che io accetto volentieri. Si siede sulla sedia e, tranquilli, ci godiamo qualche istante di silenzio.

Non lo ammetterò mai ad alta voce ma, mi mancava un po’ mia madre. Mi manca vivere a casa con lei e T.K.

Quando eravamo più piccoli e i miei avevano appena divorziato, era stato deciso che io vivessi con mio padre mentre mio fratello stava con la mamma. Poi, quando ho iniziato le scuole superiori, mio padre ha cambiato lavoro ed era sempre fuori, così io sono stato per un po’ con lei e T.K. Ma alla fine mi ero talmente abituato a starmene da solo, che ho preferito andare via per non pesare su di lei. Avevo diciassette anni quando iniziai a vivere in questo piccolo ma ospitale appartamento.

Mentre sono assorto nei miei pensieri mi rendo conto che mia madre sta parlando e che io non la stavo ascoltando. -... sono contenta di questo.-

La squadro cercando di capire con lo sguardo di cosa stia parlando.

Di cosa può essere contenta?

Non mangio, non dormo, non riesco più a studiare, ho perso il lavoro.

Cosa c’è da essere felici?

  - Ehm, scusa, di cosa stai parlando mamma?-

  - Non mi stavi ascoltando vero?- mi fissa per un istante. - Ah, tutti uguali voi uomini. Superata una certa età vi ritrovate a essere tutti uguali, anche tuo fratello sta diventando così... ma ti perdono solo perché so che hai molti pensieri.-

Sorrido a mo’ di ringraziamento.

  - Dicevo, che tuo fratello mi ha detto che tu e Mimi siete tornati ottimi amici.-

Il suo volto s’illumina solo nel nominare Mimi. E il mio cuore aumenta i battiti.

  - Ah, si... anche se definirci ‘ottimi’ mi sembra un po’ eccessivo... -

Bevo un altro sorso di caffé mentre lei mi scruta negli occhi. - Sono contenta... -

  - So perché sei contenta... - dico alzando un sopracciglio. -... Mimi ti è sempre piaciuta, troppo direi. Sia a te, che a papà che anche a T.K.-

  - E allora, non vedo cosa ci sia di male. Era così simpatica, così carina... la figlia che ho sempre voluto.-

Sospiro. - Lo sai che se ti sentisse Sora ci rimarrebbe molto male?-

  - Oh tesoro... - risponde lei posando la tazza sul tavolo. - Non è certo per cattiveria, lo sai. Si hanno rapporti diversi quanto diverse sono le persone. Non è che Sora non mi piaccia, anzi la trovo carina e intelligente. Ma per quel che mi ricordo ho sempre avuto una simpatia innata per Mimi, e l’ho sempre detto anche a sua madre. - fa una pausa per riprendere fiato. - Quando quell’estate siete diventati amici, trovandomela in casa ogni giorno, non sai che gioia fosse. E non per il fatto che lei stesse a casa nostra... -

La guardo confuso. - E per cosa allora?-

  - Per te.- sorride. - Perché ti vedevo ridere, ti sentivo rimproverarla per la sua mancanza di basi nella matematica ma il tuo tono era sempre dolce nonostante le prediche. Vedevo voi due giocare divertiti assieme a tuo fratello. Forse tu non te lo ricordi perché è passato molto tempo ma, io si. E non ti ho mai più visto così felice come in quel periodo.-

Bevo un sorso perché mi si è seccata la gola. Non lo sapevo.

Non sapevo tutto quello che mia madre in realtà pensava su di lei.

Ero convinto le piacesse, appunto perché era una ragazza e lei aveva sempre voluto una figlia femmina. Non sapevo facesse così per me.

Però ha ragione.

Sento quasi bruciarmi gli occhi al solo ricordo di quel periodo, e se tutto è finito è stato solo per causa mia. Quanto sono stato stupido e immaturo.

  - Quando è successo che avete litigato a causa di tuo fratello, io mi sono sentita impotente perché non sapevo come farti capire che sicuramente lei non c’entrava niente. Era troppo buona e gentile, voleva davvero bene a T.K. come se fosse il suo fratellino, non gli avrebbe mai fatto del male. Ma tu ti eri convinto del contrario e nulla sembrava riuscire a farti cambiare idea.- si alza e va a sciacquare le tazze nel lavandino mentre io me ne resto in silenzio ad ascoltarla. - Come avevo capito da sola, ma che T.K. mi ha detto qualche tempo dopo, eri solo arrabbiato e l’hai usata come valvola di sfogo.-

  - Si, è vero. Ma alla fine l’abbiamo superata, visto?-

Lei mi viene vicino e mi appoggia le mani sulle spalle. - Si, e sono contenta perché ti sta ritornando il sorrido di quei giorni.-

La mia bocca s’incurva in un sorriso divertito, ben consapevole di fare così il suo gioco.

  - Però devi portarmela a casa, almeno una volta.-

  - Cosa?-

  - Come cosa?- dice guardandomi. - Mimi, ovvio... sono curiosa di vedere com’è diventata. Scommetto che è una ragazza bellissima adesso.-

Alzo le spalle. - Se la cava... -

  - Bè certo, lo dico a te che ti piacciono le donne mascoline come Sora... eppure una volta ero convintissima che tu avessi una cotta per Mimi.-

Mi scappa una risata. - Io cosa? Ma smettila mamma, e non andare in giro a dire queste stupidaggini, ti prego.-

  - Bè, T.K. sicuramente una cottarella l’aveva e quindi mi piaceva fantasticare che un giorno avreste litigato per lei.-

Mi alzo dalla sedia e la guardo negli occhi. - Mamma, tu guardi troppe telenovele... te l’ho sempre detto che fanno male.-

  - Uffa, che ci posso fare se ho sempre visto bene quella ragazza con uno dei miei figli?-

  - L’hai sempre vista bene solo perché hai sempre voluto che ti chiamasse mamma... -

Lei ribatte offesa. - Non è vero, non è solo per questo!-

Mentre ce ne stiamo in silenzio sentiamo partire una leggera musica.

  - E questa?- mi chiede guardandomi con aria interrogativa.

Faccio spallucce. - E’ il vicino.-

  - Ma è il suono di un pianoforte... -

Mi avvicino al frigo mentre controllo cosa mi ha portato. Latte, uova, della roba imprecisata che deve aver cucinato lei. Mia madre non è mai stata brava in cucina, ho sempre fatto quasi tutto io.

  - Certo, fosse solo il suono del pianoforte... ma a volte c’è anche la musica alta, oppure delle urla inconsulte... te l’ho detto che ho un vicino che fa sempre casino.-

Mia madre guarda in alto come se potesse vedere ilvicino’ in questione. - E non puoi andare a dirgli di fare meno rumore?-

  - Oh, ma l’ho fatto... ci vado tutti i giorni, ma non ci si può far niente quando il tuo vicino va in una università di ballo, canto e recitazione. Insomma, le arti dello spettacolo.-

Si volta e mi guarda confusa mentre io chiudo il frigo.

  - E’ Mimi, mamma. Abita qua sopra da una settimana.-

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

**********************

Ok, ok... sono in un tremendo ritardo lo so!

Non starò qui a giustificarmi inutilmente... spero che il cap, seppur di transito, vi sia piaciuto almeno un po’. Mi piace molto la mamma di Matt, volevo dare un’idea molto familiare che lui e Mimi condividevano anni prima.

 

Passo ai ringraziamenti più che dovuti a tutti coloro che recensiscono questa fic.

 

chandelora : su su, non fare così... non è una tragedia e, diciamo che la situazione si risolverà... prima o poi! Bacio

 

loveCHIPMUNK : ah davvero? xD che coincidenza... evidentemente è un nome comune per fare personaggi “scomodi”... eppure a me Leo piace come personaggio, e anche tanto. baci

 

Kairi_92 : anche tu... su su, la cosa si risolverà... non è una tragedia. Vedrai che questa cosa farà svegliare al più presto un certo tipo biondo in questione, non preoccuparti ^^ kiss

 

Sarugaki92 : e come gliela fai cambiare idea alla ragazza? Mi spiace ma lei ubbidisce solo a quel che io le dico di fare u.u ( come scusa? Nd Mimi ) kiss kiss

 

 

Bene, aspetto le vostre opinioni sulla mamma di Matt ( l’ho già detto che mi piace? ) già dal prossimo cap succederà qualcosa, così la smetto di mettervi capitoli di transito ^^’

 

Baci,

Selhin

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Cap 14 ***


Nemici, Amici…e poi

 

On the way to love

 

Capitolo 14

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Tic Tic Tic Tic

Alzo lo sguardo verso il finestrino sopra di me, aperto.

Perfetto, ha iniziato a piovere proprio sopra alla mia testa! Alzo un braccio e dopo variati tentativi riesco a chiudere quel maledetto finestrino che chissà chi, aveva lasciato aperto con questo gelo. Insomma, è iniziato dicembre, la gente dovrebbe avvertire la temperatura vicina allo zero. Le persone dovrebbero avere freddo come me, diamine!

Mi risiedo sbuffando sul sedile dell’autobus, accanto a me beatamente un vecchietto che legge un giornale che guardandolo non è certamente un quotidiano vista l’estrema nudità messa in evidenza. Bene, pure un vecchio maniaco dovevo ritrovarmi vicino.

Certo che oggi non me ne va bene una.

Mi stringo nel cappotto leggero che giustamente, o forse dovrei dire ingenuamente, ho indossato oggi visto il sole intenso da spaccare le pietre che c’era già alle 8 quando sono uscita di casa. E chissà perché adesso fa un freddo cane, piove, ed io sono vicino a un maniaco!

Ok Mimi, basta, non pensare al maniaco, fai finta di niente e guarda fuori dal finestrino.

Obbedisco alla voce della mia coscienza senza pensare al fatto che io la senta per davvero, e dopo qualche curva mi ritrovo immersa nelle luci della città. Mi piace l’inverno, mi piace il periodo di Natale, quando la città si riempie di luci e musiche, quando perfino le commesse dopo otto ore di lavoro riescono a sorriderti... no, aspetta, questo non è vero.

Oggi ho lavorato otto ore invece che le solite quattro, e non riuscivo affatto a sorridere... o meglio, lo facevo ma solo perché ormai avevo la mascella contratta e non riuscivo a fare un’altra faccia.  Ora lo so, se una commessa ti sorride nel periodo di Natale, verso le sei di sera, non lo fa per gentilezza. Non lo fa perché è felice. Lo fa perché spera che così facendo, tu ti senta più appagato e finisca presto la tua visita nel suo negozio.

Cosa non si scopre lavorando al giorno d’oggi.

Finalmente mi accorgo che devo scendere, mi alzo ben attenta a non mostrare troppo di quel che c’è sotto la gonna al vecchietto anche se noto che è troppo concentrato sul suo stupido giornale. Finalmente, appena si aprono le porte e scendo dal mezzo respiro aria pura, fresca, profumata... e... è gelida, merda!

E sta piovendo, ancora una volta merda.

Piccola nota: ovviamente sono senza ombrello, fortunatamente ho un cappellino che mi ripara, anche se minimamente.

Corro verso il gabbiotto della fermata per ripararmi dalla pioggia che scende fitta ma a piccole gocce finissime. Mi stringo ancora nel cappotto, immaginando una sciarpa di lana morbida attorno al collo... soffice e calda.

Si, mi sento già meglio.

Riapro gli occhi, il cielo è sempre più scuro e in lontananza vedo anche lampeggiare leggermente. Fantastico, ci mancava un temporale, spero di essere già a casa per allora.

Dunque, mi appoggio al vetro bagnato di pioggia, la via più breve e più asciutta per arrivare a casa adesso quale sarà?

Credo mi convenga andare a prendere la metropolitana, e poi farmi una corsa di cinque minuti, sarei a casa fra più di mezzora così, ma almeno non m’infradicerei troppo nel farmi, adesso, tutto il solito tragitto a piedi.

Abbasso lo sguardo mentre rimugino sulla strada che mi convenga prendere quando sento la voce di un ragazzo urlare qualcosa.

  - Ehi, bambola... Sali su che ti do un passaggio, bellezza... -

Oddio ce l’ha con me? Ovvio che ce l’ha con me, o con me oppure con la vecchina avvolta nel suo foulard stile “befana in anticipo” oppure con un tredicenne attaccato al cellulare.

  - Avanti, non fare la ritrosa... -

Temo ce l’abbia con me. Questo però è troppo per una sola giornata!

  - Va’ al diavolo, idiota!- rispondo senza nemmeno guardarlo. Non ho intenzione di dargli troppa corda, odio questo genere di ragazzi sempre sicuri che tu ci stia, maledizione.

  - Come sei antipatica, rilassati tesoro... -

Giuro che se non se ne va entro cinque secondi vado lì e gli do un bel calcio dove non batte il sole. E non sto scherzando.

  - Sicura di non volere un passaggio?-

Non lo sopporto più. Ma cosa vuoi, vattene!

  - Se non la smetti giuro che chiamo la polizia... -

Mi decido a guardare in faccia questo viscido, malato e... oh no, non posso crederci.

Devo avere un aria piuttosto strana, credo come quella di una sotto l’effetto di un trilione di stupefacenti, di quelli belli forti però. Lui mi guarda e inizia a ridere divertito.

  - Ma dai, non mi avevi riconosciuto davvero? Pensavo mi stessi dando corda al gioco... -

Io... io, giuro che lo uccido.

  - Matt, vai a quel paese, maledetto!-

Ma nonostante io sia furiosa lui continua a ridere, come mai lo avevo visto e guardandolo sento la rabbia svanire, scoppiando alla fine a ridere anche io assieme a lui.

  - Dai sali, ti accompagno.- mi dice alla fine, quando riesce finalmente a riprendere fiato.

Scuoto la testa. - No, grazie... -

  - E perché? Non ti fidi?-

  - Un po’ per quello, si... - annuisco alzando le sopracciglia ironica. Lui assume un’espressione da finto imbronciato a cui non riesco a resistere e quindi volto lo sguardo. -... e poi perché non voglio bagnarmi, cosa che invece accadrà sulla tua carissima moto.-

  - Si, ma solo per cinque minuti... dopo sarai a casa pronta ad asciugarti... -

Sorride innocente. Pochi istanti dopo mi ritrovo in sella.

Ma perché mi lascio sempre trascinare così da lui?

 

 

  - Grazie mille per il passaggio.- dico mentre entriamo nel portone del palazzo.

Lui si toglie il casco ed io lo imito. Ha le punte dei capelli bagnate e gli si appiccicano al viso in un modo divertente ma anche molto attraente.

Oh accidenti, devo smetterla!

  - Figurati, non mi è costato nulla... -

Gli porgo il casco che deve essere quello utilizzato da Sora e insieme aspettiamo che arrivi l’ascensore.

  - Non sapevo avessi una moto... - affermo senza guardarlo.

  - Nuovo acquisto, infatti... -

Mi volto a guardarlo. - Ma non avevi la macchina?-

  - Ho dovuto darla via, non potevo più permettermela senza un lavoro... -

Sono stupita. - Non lavori più?-

  - Mi hanno mandato via... - fa spallucce e capisco che non vuole parlarne. Dev’essere dura per lui adesso cercarsi un nuovo lavoro fisso.

Finalmente l’ascensore arriva e una volta all’interno cala ancora il silenzio.

  - Mi ha fatto piacere vedere tua madre l’altra settimana, è stata carina a passare.-

Lo guardo e lui mi osserva a sua volta. - Appena ha saputo che stavi al piano di sopra è corsa su prima che potessi fermarla... -

Rido divertita immaginando la scena. - Senti, perché non vieni su, ti offro un caffé per ripagarti il passaggio!-

Matt sospira. - Giuro che non è quello istantaneo!- continuo posandomi la mano sul cuore.

Lui mi guarda e sorride. - E va bene, mi hai convinto. Passo a casa, mi cambio e arrivo.-

Scende dall’ascensore, e quando lo faccio ripartire il mio cuore ha un sussulto.

Perché mi sento felice?

E’ solo un caffé...

 

 

  - Quanto zucchero, Matt?-

Mi alzo sulle punte dei piedi per prendere la zuccheriera nella credenza.

  - Niente, grazie.-

  - Amaro?- mi volto a guardarlo porgendogli la tazzina fumante. Lui annuisce senza rispondere. - Ti va bene che ti sta facendo il caffé un’italiana, altrimenti... che schifezza il caffé amaro.-

 Sento che gli scappa qualcosa di simile a una risatina. Non è mai stato molto propenso nel ridere quindi, quelle poche volte che lo fa, mi lascia sempre interdetta. Non so mai se mi sta prendendo in giro o se ride perché è felice. Chi lo capisce è proprio bravo!

Mi siedo davanti a lui, dall’altro lato del tavolo. Fuori dalla finestra si avverte il picchiettio della pioggia e gli alberi che si muovono per il vento da bufera.

Accidenti, è calato di nuovo il silenzio fra noi. Devo trovare un argomento di cui parlare, anche da sola come al solito del resto. Solitamente lui ascolta senza parlare e risponderti, sempre ammesso che ti ascolti.

  - Come mai stavi tornando a casa da sola?-

Resto sorpresa per un attimo, è la prima volta che parla per primo interrompendo il silenzio.

  - Cosa c’è di così strano? Sono uscita dal lavoro e stavo tornando a casa... -

  - Ma solitamente non torni con Leo? -

Mi sistemo una ciocca di capelli dietro l’orecchio. - Ah, per un po’ tornerò da sola.-

  - Perché dici così? E’ successo qualcosa?-

Sembra davvero preoccupato, ma può anche darsi che non gliene importi nulla e lo abbia chiesto per pura formalità.

  - No. E’ che adesso è a Roma, è andato a trovare i suoi per le vacanze... -

  - Ah capisco... - torna a bere il suo caffé come se nulla fosse successo. Poi, come se si fosse dimenticato di dire qualcosa, mi chiede. - E come mai non sei andata con lui?-

  - Ho delle cose da fare per i corsi, e poi c’è il lavoro... almeno fino alla vigilia sarò occupata.-

Posa la tazza ormai vuota e mi guarda come se cercasse di carpire i miei pensieri. - Ma se frequentate la stessa università perché lui è potuto partire e tu no? Non puoi farti dare delle ferie dal lavoro e cercare di liberarti? Non vuoi vedere tua madre, dopotutto è da settembre che non la vedi... anche tua padre vorrà... -

  - No.- lo interrompo prima che continui.

Rimane sorpreso e confuso per un po’. - Non capisco, Mimi.-

  - Non c’è niente da capire, e sinceramente Matt... non affari che ti riguardano.-

Lo vedo abbassare lo sguardo e improvvisamente mi rendo conto di quanto io sia stata dura e sgarbata. Non volevo, lui ha fatto tanto per me, rispondergli in quel modo non può certo giovare al nostro rapporto già complicato così. Si sta solo preoccupando, lo so. Lo so, eppure... fa così male.

  - Scusami, non avrei dovuto risponderti così... -

  - No, hai ragione... non sono fatti miei.-

Accidenti, ho combinato un bel guaio. Finalmente si stava aprendo un po’ con me, finalmente sembrava aver recuperato qualche sentimento che aveva un tempo. Maledizione.

  - Ora sarà meglio che vada.-

Si alza dalla sedia mentre io resto immobile incapace di muovermi.

Cos’ho fatto?

Si dirige verso la porta in fretta, senza voltarsi mai, posso vedere dalle sue spalle la delusione e l’amarezza che gli ho procurato. Ha ragione ma...

  - Matt, aspetta!-

Mi alzo e lo raggiungo velocemente mentre lui apre la porta pronto a uscire. Gli afferro la manica del maglione azzurro e lui si volta a guardarmi quasi infastidito.

So perfettamente a cosa sta pensando.

  - Scusami.-

Riesco a dire solo questo nonostante la mia mente crei frasi e discorsi ben più lunghi e logici. Perché non riesco mai a dire quello che vorrei? Da quanto sono diventata così fredda riguardo ai miei sentimenti?

  - Allora dimmi!- continua alzando il tono. - Dimmi cosa mi stai nascondendo da settembre.-

Abbasso lo sguardo, non riesco a guardarlo negli occhi. Se lo faccio lui capirebbe subito a cosa sto pensando, lo so. Da quando ha imparato così bene a leggermi dentro? O forse, sono io che sono diventata facilmente comprensibile per lui.

Sento che chiude la porta, poi mi afferra per le spalle. Abbassa la testa all’altezza dei miei occhi, tanto che sono costretta a guardarlo nei suoi. Sono così azzurri, così magnetici che non riesco a staccarmene.

  - Perché non vuoi parlarmene?- la sua voce adesso è più dolce di prima, la sua stretta meno forte. - Cosa c’è che ti fa così male?-

Sento un noto stringermi la gola, i miei occhi bruciano per le lacrime che da troppo tempo so di trattenere. Mi sono fatta forza, sono stata sempre allegra per non cadere nella depressione. Ho continuato a sorridere come se non ci fosse nulla che non andasse bene, ho passato le notti a piangere senza lacrime, i giorni a ridere con un sorriso che non mi apparteneva.

Voglio tornare quella di prima.

Voglio liberarmi da tutto questo.

Sento che è il momento, posso dirglielo, lui capirà.

Si, capirà. Mi ha sempre capita e nonostante tutto io so che lo farà ancora. So che in realtà è l’unico in grado di capirmi davvero, di starmi vicino.

Riesco finalmente a guardarlo di nuovo, nel frattempo le sue mani dalle spalle sono passate a stringere le mie, con forza.

La forza che mi serve, il coraggio e la dolcezza di cui ho bisogno.

Lui è tutto questo, lo è sempre stato.

Finalmente ritrovo la voce che avevo improvvisamente creduto di aver perduto, e prima di abbandonarmi alle lacrime riesco infine a dirglielo.

  - Vuoi davvero sapere perché mi sono chiamata Mizuki su quella spiaggia? Perché ti ho detto di avermi salvata quella volta?- prendo un respiro e dopo il primo singhiozzo finalmente concludo la frase.

  - Perché mia madre è morta, Matt! Mia madre è morta poco prima che c’incontrassimo!-

 

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

 

***********************************

 

Bene, sono già tornata visto?

 Che dire, finalmente ho svelato il segreto di Mimi, triste vero? I dettagli nel prossimo capitolo... scusate, sono ancora un po’ provata ç_ç sapete, io m’immedesimo molto mentre scrivo.

 

Passo a ringraziare quelle sante donne che recensiscono costantemente, va!

 

Kairi_92 : ma perché odi la mamma di Matt? Allora odi anche la mia mamma perché mi sono un po’ ispirata a lei quando ero più piccola e s’impicciava dei miei fatti amorosi inesistenti ç_ç povera la mia mamma... fammi sapere del capitolo ok? Bacioni!

 

Sarugaki92 : sembra la tua mamma? Ma se mi son basata sulla mia! :O non avremo mica la stessa mamma vero?!!?

 

chandelora : Ti ho accontentata ed ho aggiornato presto, visto? Ringrazia la mia buon vecchia musa che questa volta ha fatto il suo sacrosanto dovere u.u ( ehi, cosa vorresti insinuare? Nd. Buon vecchia musa ) fammi sapere!

 

Ok, è tutto u.u

Allora alla prossima carissimi lettori!

 

Selhin

 

 

 

 

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Capitolo 16
*** Cap 15 ***


Nemici, Amici…e poi

 

On the way to love

 

Capitolo 15

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Mia madre è morta, Matt!

Accidenti, continua a risuonarmi nella testa questa frase. O forse, più che la frase in sé, è la voce di Mimi a rimbombarmi nella mente. Una voce forte, carica di tristezza e disperazione. Non l’avevo mai sentita da lei, e non avrei mai immaginato che un giorno sarebbe successo. E’ una cosa orribile, perché è capitato a lei?

Adesso che so, capisco molte cose; i suoi comportamenti, il suo sorriso a volte fin troppo tirato. L’amarezza di quel bacio sulla spiaggia...

Allungo piano il braccio indolenzito e muovo le dita accarezzando qualcosa di soffice e setoso. Guardo la mia mano ripetere il gesto inconsciamente senza che sia io a ordinarglielo, muovendosi delicatamente come mai avrei pensato sapesse fare, attraverso i capelli di Mimi.

Dopo essersi sfogata piangendo per più di un’ora lasciandosi cullare dal mio abbraccio, si è addormentata sulla mia spalla, e da allora non ho smesso di accarezzarla. Ho il timore che se smetto lei riprenderà a tremare e piangere, e non voglio disturbarla adesso che è finalmente tranquilla e libera da un peso davvero enorme.

Mia madre è morta, Matt!

Mi lascio scappare un sospiro stanco e demoralizzato poi torno a guardarla dormire. A vederla così sembra non sia successo niente, e a dire il vero, stento ancora a crederlo possibile. Sua madre era una persona così buona, così dolce e premurosa con tutti, me compreso. Adesso capisco perché né Mimi né suo padre hanno mai detto troppo sul fatto che fossero tornati senza di lei. Avevano utilizzato una banalissima scusa dei nonni anziani e malati, e che era rimasta in Italia per non lasciarli soli.

Ed io ci ho creduto.

Non sono stato capace di avvertire la sofferenza che Mimi, la mia migliore amica, provava dentro. Non ho notato il sorriso tirato e finto che aveva molto spesso.

Come ho fatto a non capire prima che c’era sotto qualcosa di così grave?

Lei mi si stringe vicino nel sonno come se io fossi l’unico appiglio che le è rimasto. E’ più che naturale che sia crollata adesso; Leo non c’è, vive da sola ed è quasi Natale, la festa per eccellenza da passare con la propria famiglia.

Come ho fatto a non capirlo prima?

Appoggio il mento sui suoi capelli che profumano di shampoo alla frutta e senza smettere di accarezzarle i capelli chiudo gli occhi.

Giusto il tempo di riposare le palpebre...

 

 

  -Cosa?-

La voce gli si è rotta nella gola, strozzata e roca esce a fatica.

La guarda negli occhi e vede solo disperazione e tanto, troppo, dolore. Sono spalancati e lo guardano fisso attraverso un muro di lacrime in procinto di cadere sulle guance. Le labbra socchiuse cercano disperatamente di parlare ancora nonostante i singhiozzi che scuotono quel corpo sottile e delicato.

  - Hai capito benissimo, mia madre è morta Matt!-

La vede portarsi le mani sopra al viso cercando di nascondere il pianto che non riesce più a controllare, e adesso il suo corpo è scosso da singhiozzi ancora più violenti. Sembra quasi che il dolore si sia improvvisamente tramutato in una rabbia, una belva che non vede l’ora di liberarsi e scagliarsi su chiunque si trovi sulla sua strada. E lui le stava proprio di fronte.

Non riesce a proferire parola, tutto è confuso e non sa nemmeno lui quali siano le frasi più giuste da dire in un momento come quello. Non ci esistono parole che possano consolarla e aiutarla a superare quel dolore.

Ma improvvisamente lei sembra un treno senza freni, in corsa sulle rotaie senza potersi fermare, e le esce dalla bocca un fiume in piena di parole e frasi. Gli racconta tutto come se così facendo, riuscisse finalmente a liberarsi di quel peso così gravoso sulla sua anima.

  - E’ stata colpa mia.- dice la ragazza senza smettere di piangere e singhiozzare. - Se solo non avessi insistito così tanto... era solo uno stupido provino, non dovevo insistere perché lei venisse, non era importante.-

Lui avrebbe voluto farle mille domande ma se ne rimase in silenzio ascoltando quel racconto confuso. - Ero arrabbiata con lei quando è successo... la stavo odiando perché non era venuta a darmi coraggio e perché non ero passata... l’ho incolpata... capisci Matt?-

La ragazza alzò lo sguardo incontrando quello di lui. - Mentre lei moriva io la stavo odiando... e lei invece stava arrivando per me, sotto la pioggia... quella maledetta macchina gli è andata addosso e l’ha mandata fuori strada... desiderai forte che anche quell’uomo fosse morto nell’incidente. Dopo ci dissero che l’uomo era ubriaco, e che nemmeno lui era riuscito a superare la notte... ma contrariamente a quello che mi sarei mai aspettata, non fui felice di questo... volevo solo che mia madre tornasse da me, che sapesse quello che provavo... -

Lei si accasciò a terra, la testa fra le mani, piangendo e quasi soffocando per il dolore. Matt si sentiva così impotente, quello che la ragazza gli aveva appena rivelato lo aveva sconvolto completamente. Come avrebbe dovuto reagire a una notizia simile? Come avrebbe dovuto trattarla da quel momento in poi? Che avrebbe dovuto dire per farla stare meglio?

Restò paralizzato non sapendo cosa fare mentre lei piangeva per terra. - Se non fosse stato per colpa mia, lei e Miyu sarebbero rimaste a casa... e non sarebbe successo niente... -

Qualcosa nella frase lo lasciò perplesso. Chi era Miyu?

S’inginocchiò davanti a lei e la prese fra le braccia, cullandola mentre lei sembrava possedere lacrime infinite di un dolore incomprensibile.

Le accarezzò i capelli lunghi, appoggiò la guancia sulla sua testa e restò in silenzio senza proferire parola. Non c’era niente che potesse dirle per farla stare meglio, sperava che anche solo la sua vicinanza potesse esserle un po’ di conforto.

Quando si accorse che la ragazza aveva smesso di singhiozzare convulsamente e sembrava più tranquilla, la prese in braccio e si diresse verso il divano. Se lei non fosse stata così tormentata e sconvolta probabilmente sarebbe arrossita per l’imbarazzo all’idea che lui la tenesse fra le braccia come una principessa, ma in quel momento non ci badò. Si lasciò distendere dolcemente sui cuscini e quando anche lui si sedette accanto a lei e la prese nel suo abbraccio, lasciò che lui l’adagiasse sulla sua spalla.

Fino a che, stanca per il pianto,  non si addormentò respirando il suo profumo e cullata dalle sue carezze gentili.

 

 

  Apro improvvisamente gli occhi sentendo vibrare il cellulare nella tasca dei jeans.

Una, due, tre.

E’ una chiamata.

Lo prendo dalla tasca e senza nemmeno guardare lo schermo mi rendo conto di essere solo. Mimi non è più sdraiata accanto a me. Poso una mano sui cuscini e avverto un flebile tepore, evidentemente non è molto che è andata via.

Ormai completamente dimenticato della chiamata sul cellulare, mi alzo e inizio a vagare per il piccolo appartamento chiamando la ragazza.

  - Mimi, ci sei?-

Niente, nella casa regna un silenzio quasi palpabile. Passo dalla cucina al bagno, e dalla camera al salotto ma niente, non è in casa. Possibile che se ne sia andata così, senza dirmi niente?

Mi siedo nuovamente sul divano e il cellulare riprende a vibrare più volte. Alla fine mi decido a rispondere ed è la voce di Sora a parlare.

  - Finalmente, che ti è successo? Perché non mi rispondevi?-

Sospiro massaggiandomi una tempia, perfetto ci mancava il mal di testa e una nuova bugia da raccontare a Sora. - Niente, stavo dormendo.- bè, questa non è una bugia.

  - Non hai sentito la sveglia? Non avevi una lezione importante oggi, hai un esame fra poco te lo ricordi vero?-

  - Si Sora, ho studiato tutta la notte... sono un po’ stanco.- va bene, questa è una balla, ma che altro potevo dirle?

Sposto lo sguardo sul tavolino davanti al divano mentre lei mi sta dicendo qualcosa che riguarda Tai, una delle sue solite buffonate, ma io non riesco a concentrarmi ed ascoltarla. Vedo un piccolo biglietto appoggiato sul tavolo, allungo una mano e lo prendo. Questa è la calligrafia di Mimi.

 

Buongiorno, scusami se me ne sono andata senza dirti niente ma eri così tranquillo che non ho avuto il cuore di svegliarti. ^^

E poi dovevo scappare a lezione, starò lì tutto il giorno.

Per quanto riguarda quello che è successo, mi dispiace molto di averti disturbato, ma potresti non farne parola con nessuno? Nemmeno con Sora.

 

Accidenti Sora, non sto ascoltando quello che dice!

  - Senti scusami, posso richiamarti più tardi? Sono ancora mezzo addormentato, vado a farmi una doccia.-

  - Certo.- risponde un po’ perplessa.

  - A dopo allora.- chiudo la chiamata senza darle il tempo di rispondere.

Si, lo so che mi sto comportando da vero bastardo con lei ma, cos’altro potrei fare?

Poso il telefono e finisco di leggere il biglietto.

 

So di averti riempito la testa con informazioni orrende e confuse, appena potrò cercherò di spiegarti meglio come sono andate le cose.

Anzi, sento di essere in debito e di doverti al più presto dei chiarimenti, quindi sentiti libero di farmi tutte le domande che vuoi quando vuoi. Ma ti conosco e so già che verrai qui oggi, quindi ti aspetto.

Un’altra cosa.

Grazie.

Non credo sarei mai riuscita a sfogarmi così con nessun altro, quindi grazie per esserci stato e per non aver detto niente sapendo che nessuna parola poteva aiutarmi. Grazie di cuore.

 

  - Allora non sono stato inutile... -

Ero convinto che sarebbe stato meglio dirle qualcosa, ma non sapevo cosa. Per questo sono rimasto in silenzio, non sapevo come comportarmi. Ma, in fondo, sapevo che era la cosa più giusta da fare.

Mi alzo dal divano ed esco di casa tornando nel mio appartamento al piano di sotto. Non riesco a togliermi dalla mente gli occhi di Mimi, traboccanti di lacrime e dolore. Ma come ha fatto a tenersi dentro tutto questo per così tanto tempo? Io non credo ne sarei mai stato capace, evidentemente Mimi è molto più forte di quello che possa far credere.

Oppure, è ancora più fragile.

Mi preparo un caffé veloce, faccio una doccia e poi mi metto su di un libro cercando di studiare. Ma dopo un’ora mi rendo conto di avere troppi altri pensieri e di non essere riuscito a combinare nulla. Così prendo la giacca ed esco a prendere un po’ d’aria, cercando di riordinare le idee.

E non so come, finisco davanti all’università di Mimi.

 

 

  Non scherzava quando sul biglietto ha scritto di conoscermi bene, nemmeno io mi sono reso conto di come sia arrivato qui eppure... eccomi.

Sospiro chiedendomi se non stia facendo completamente il suo gioco, anche se devo ammettere a me stesso che mi diverte molto. Chiedo di lei alla segreteria e mi mandano al secondo piano, alla fine del corridoio a sinistra, nell’aula di musica insonorizzata. Ha prenotato quella stanza fino a mezzogiorno per esercitarsi da sola senza essere disturbata. Ma ovviamente, sarò io il suo disturbo.

Salite le scale svolto a sinistra come mi è stato detto e percorro tutto il corridoio deserto. Man mano che passo davanti alle aule singole vedo all’interno, attraverso una piccola finestrella nella porta, diversi ragazzi impegnati a suonare qualche strumento o a cantare consapevoli di non essere uditi da nessuno. Devo dire che è proprio una bella scuola, e ben organizzata. Al piano di sotto stanno parecchie palestre, quello delle segreteria è utilizzato quasi esclusivamente dai vari insegnanti. Il secondo e il terzo piano sono dedicati alla musica, pieni di aule non troppo grandi, insonorizzate, quasi tutte comprese di pianoforte.

So tutte queste cose perché le ho lette da una mappa accanto alla segreteria.

Inoltre, ancora sotto le palestre, sta un altro piano dove è situato un vero teatro. Non molto grande, ma c’è.

Finalmente arrivo all’ultima aula dove Mimi si sta esercitando, ma fuori dalla porta c’è qualcuno intento a guardarla dal vetro della porta. Mi avvicino e riconosco subito quei capelli castani spettinati.

  - Tai.- dico avvicinandomi.

Lui si volta e mi guarda sorpreso quanto me di vederlo lì. - Matt.- mi saluta con un cenno del capo.

  - Che ci fai qui?- gli chiedo e lui mi guarda alzando un sopracciglio.

  - Potrei farti la stessa domanda.-

Mi sembra strano oggi. - Devo parlare con Mimi, mi ha chiesto di raggiungerla.- spiego brevemente e lui ritorna a guardare l’interno dell’aula.

Seguo il suo sguardo ed eccola lì. Seduta davanti al pianoforte, intenta a suonare. Mi appare molto più rilassata del solito, è evidente che suonare il piano la libera completamente da tutti i pensieri. Ecco perché era così felice quando Leo le ha restituito quella piccola pianola.

Vorrei sentire la sua melodia, ma non oso entrare e disturbarla.

Indossa un maglioncino nero, e i capelli ramati che scendono sulla schiena disegnando dei leggeri boccoli spiccano lucenti sulla stoffa scura. Gli occhi sono fissi sulla tastiera bianca e nera, le dita sono veloci e delicate, e tutto il suo corpo segue il ritmo della musica.

Sembra così eterea che non assomiglia per niente alla Mimi distrutta dal dolore di questa notte. Eppure, avverto molta malinconia nei suoi occhi.

  - Io passavo di qui... - sta dicendo Tai riportandomi bruscamente alla realtà. -... e ho pensato di venire a farle un saluto. Ma chissà perché... - mi guarda dritto negli occhi. -... ero convinto che ci saresti stato anche tu.-

Non riesco a seguirlo. - Bè, vorrà dire che la prossima volta mi dirai i numeri della lotteria, che dici?- cerco di scherzare ma avverto della tensione in lui.

  - Non scherzare Matt... non credere che non abbia capito cosa sta succedendo.-

Accidenti, che gli è preso adesso?

  - Di che stai parlando?-

  - Di te, di Mimi... e di Sora.- mi guarda fisso con un’espressione così seria che sento l’istinto di abbassare lo sguardo, ma non lo faccio. - Continuo a non capire... -

  - No Matt, adesso basta. Hai capito benissimo. Ricordi cosa ti avevo detto quando ti sei messo con Sora? Guarda che è ancora valida, se la fai soffrire te la dovrai vedere con me.-

Nel frattempo mi ha afferrato per le spalle, gli prendo le mani e me lo stacco di dosso. - Se ci tieni così tanto a lei, perché non te la prendi e mi lasci in pace? Cosa diavolo vuoi da me?-

Posso leggere nei suoi occhi molta rabbia. - Matt, spero tu stia scherzando... sai quando Sora tenga a te, ha scelto te e tu hai accettato la cosa. Non puoi cambiare idea, non così. Non Mimi, è la sua migliore amica. Ti rendi conto che facendo così rovinerai tutto? Ti ritroverai completamente solo... -

  - Ma si può sapere di che diavolo stai parlando? Mimi è un’amica, sta attraversando un brutto periodo e sto solo cercando di starle vicino come posso. Che tu ci creda o no, la verità è unicamente questa.-

Mi guarda dubbioso. - Matt, ti conosco bene da anni, non cercare di nascondere a te stesso la verità. Sai qual è, lo so io e molto probabilmente lo sa anche Sora ma è troppo innamorata di te per fare o dire qualcosa. Vuoi bene a Sora, no? -

Mi ritrovo ad annuire piano. - Certo... -

Lui sospira sollevato - Matt, non pensare che stia cercando d’intromettermi. Il mio è solo un consiglio da amico, adesso vai via e cerca di dedicarti solo alla tua ragazza. Lascia perdere Mimi. Non ti sto dicendo di non parlarle più ma, solo per un po’, stai più tempo con Sora. E’ fragile e si sta spezzando.-

 

 

  Anche Mimi è fragile, dannazione!

Ma come ha fatto Tai a capire cosa provo? Come fa a saperlo?

Ma io, non posso abbandonare Mimi.

  Mia madre è morta Matt.

Adesso sono sulla strada di casa, alla fine ho fatto come Tai mi ha chiesto. Me ne sono andato. E mentre scendevo le scale ho sentito la porta aprirsi e Mimi uscire dall’aula chiedendo a Tai come mai fosse lì e se fosse solo.

Mi aspettava e io me ne sono andato.

Sono un codardo.

  Lascia perdere Mimi.

Tai ha ragione, lo so. Lo so eppure... io non ci riesco.

 

 

Continua...

 

 

 

 

 

********************************************

 

Ebbene si, ho già scritto un nuovo capitolo.
Sto cercando di fare quel che non potrò nel mese prossimo. Lavorerò costantemente tutti i giorni fino alla vigilia di Natale, e quindi temo che prima di capodanno non riuscirò a fare niente...

Se riesco ne scriverò ancora uno... ma non vi prometto niente.

 

Un capitolo forse un po’ noioso ma spero che vi sia piaciuto.

 

Ora passo a ringraziare le mie donne, che questo mese sono aumentate *-* me felice!

 

Kairi_92: eccola la mia SANTA! ( no che poi s’incavola ) eh ma te sei troppo avanti, addirittura la dichiarazione d’amore? Ma sono dei tontoloni, sai quanto ci vorrà ancora? XD Un bacione

 

chandelora: eh si, ci stava bene quella scena del maniaco sulla moto! Sono morta dal ridere da sola mentre la scrivevo XD kiss kiss

 

salkmania22: una nuova recensitrice *-* ( non esiste questa parola lo so ) oddio me è troppo imbarazzata, davvero ti piace la mia inutile e banale fic? ^^’ ma grazie, allora aspetto di sapere cosa ne pensi anche di questo capitolo! Un abbraccio

 

Sarugaki92: si, è una notizia molto brutta ç_ç ma ne manca ancora un pezzo, nel prossimo capitolo. Un bacio cara

 

Juls18: Waaaa *-* mi hai recensito la storia! Waaaa! Me è felicissima *-* grazie davvero! Kiss kiss

 

Bene, ora vado, saluti a tutti ^^

 

Selhin

 

 

 

 

mi sarei mai aspettata, non fui felice di

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Capitolo 17
*** Cap 16 ***


Nemici, Amici…e poi

 

On the way to love

 

Capitolo 16

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Infilo velocemente la mano nella borsa cercando di avvertire al tatto il familiare tocco gelido e metallico delle chiavi. Non mi rendo conto di quanta furia impieghi per quella piccola e consueta azione.

Sono arrabbiata, non ne conosco la ragione e non saprei nemmeno definire il “colpevole” di questo mio improvviso sentimento. O forse si.

Mi odio.

Sono arrabbiata e mi detesto terribilmente.

 

 

  - Guarda Tai, sta nevicando!-

Lei alza lo sguardo verso il cielo fuori dalla finestra del bar. E’ coperto di nuvole bianche, e dall’alto cadono piccoli e fitti fiocchi di neve per poi posarsi sul marciapiede dissolvendosi in una goccia d’acqua.

  - Che bello, ma non è troppo presto per la neve?- chiede quasi più a stessa che a lui.

  - Bè, forse solo di qualche giorno... tra poco sarà Natale, no?- lo sente rispondere dall’altra parte del tavolo.

  - Mi mancava la neve in questo periodo... è la prima che vedo a Tokyo dopo tanti anni.-

  - A Roma non nevica?-

Senza smettere di osservare i fiocchi cadere lentamente la ragazza scuote la testa. - Nevica, ma capita raramente che sia tutto bianco il giorno di Natale... in tanti anni che ho vissuto lì non mi è mai successo a dir la verità. -

Si volta a guardare l’amico e beve un sorso della sua cioccolata calda. E’ davvero il momento migliore per berne una, pensa.

  - Ad ogni modo... - riprende lui guardandola fisso -... non evitare la mia domanda.-

Sorride. - Non la sto evitando, non sono io che ho deciso che si mettesse a nevicare proprio adesso.-

  - Allora rispondimi... lo sai?-

Lei abbassa lo sguardo e finge indifferenza. - So, cosa?-

  - Quello che Matt prova per te... lo sai?-

 

 

  Spingo con forza l’interruttore bianco dell’ascensore, e la scritta occupato s’accende di rosso. Mi appoggio al muro freddo mentre aspetto che quella sottospecie di scatola in movimento si sbrighi ad arrivare per portarmi a casa.

Improvvisamente avverto l’impulso di fare più in fretta, così, senza che io me ne renda davvero conto, inizio a salire le rampe di scale come se fossi posseduta da qualcosa.

 

 

  Le scappa una risata. - Cosa? Che sciocchezza stai dicendo questa volta? Sarai anche mio amico Tai, però ti avverto: se non inizi a comportarti da adulto non cresc... -

Lui la interrompe sbattendo la mano sul tavolo. Il gruppo di ragazzi seduti vicino a loro si volta a guardarlo per un momento.

  - Smettetela di non voler guardare cosa sta succedendo!-

Lei lo osserva stupita e l’amico si risiede dopo aver notato gli sguardi dei curiosi attorno a loro, improvvisamente imbarazzato.

  - Tai, che ti prende accidenti?-

Lui la osserva. - Tu e Matt, mi state facendo davvero arrabbiare lo sai? Ti rendi conto di chi ci andrà di mezzo se continuate questa... cosa!-

  - Sei tu che adesso stai facendo arrabbiare me. Spiegati una buona volta, Tai. Comportati da uomo e dimmi quello che pensi invece di aspettare che sia io a doverlo fare!-

Il ragazzo resta immobile ammutolito per un attimo dall’improvviso tono di voce dell’amica.

  - D’accordo allora... - stringe le mani sulle ginocchia. -... cercherò di essere breve. Devi lasciare perdere Matt, capito Mimi? So che siete amici, che ne avete passate tante e che ci avete messo un sacco di tempo per recuperare l’amicizia che avevate... però adesso basta, deve finire qua. Lui ha una ragazza, ed è la tua migliore amica se te lo ricordi ancora. Senza contare il fatto che anche tu hai un ragazzo adesso, o mi sbaglio?-

Lei non era riuscita a fare altro che starsene in silenzio ad ascoltare ciò che l’altro doveva dirle, felice finalmente di vedere su di lui un po’ di coraggio adulto e non la solita spavalderia di bambino. Ma nonostante questo non riusciva a spiegarsi quelle accuse, cosa aveva fatto da meritarsi un simile rimprovero?

  - Non vedo cosa c’entri tutto questo. Cosa stai cercando di dirmi in realtà?-

L’amico la guarda dritto negli occhi. - Possibile che non l’hai ancora capito? Se continui insistentemente con questo atteggiamento finirai per distruggere la tua amicizia con Sora, è questo che vuoi?-

Il tono di lui si era addolcito ma la ragazza si sente quasi offesa da quelle parole.

  - Non so cosa tu ti sia messo in testa, ma né io né tanto meno Matt abbiamo mai fatto nulla perché la mia amicizia con Sora possa “distruggersi”.-

  - Forse non ancora... ma io vi osservo, ho visto come ti guarda Mimi. Questa cosa, non farà bene a nessuno, dai retta a me. Matt deve occuparsi della sua ragazza, e quella non sei tu... -

 

 

  Col fiatone, le chiavi strette nelle mani, arrivo in cima alle scale del mio pianerottolo. Volto lo sguardo verso la porta di casa e resto bloccata ad osservare una figura appoggiata proprio su di essa.

  - Mimi, sei arrivata finalmente.-

Chissà perché, la rabbia che provavo pochi istanti prima verso me stessa, è automaticamente sparita al suono della sua voce. Non è giusto arrabbiarmi, infondo è la verità. Non abbiamo fatto niente di male, siamo solo due amici...

Lui si stacca dalla porta mentre io lo raggiungo con l’intento di entrare in casa.

Dopotutto so perfettamente che Tai ha ragione.

  - Scusami se oggi non sono venuto... - la voce sembra davvero dispiaciuta -... ma, bè... ho avuto un impegno imprevisto.-

Alzo lo sguardo per osservare i suoi occhi azzurri, e capisco che mi sta mentendo.

 

 

  - Credo tu abbia perso la testa Tai, io non mi sento in dovere di fare niente perché non ho fatto niente!-

Lui la osserva, gli occhi scuri sembrano tristi. - Oggi era venuto, sai?-

La ragazza sente improvvisamente il cuore accelerare il battito.

  - Ma l’ho mandato via... - continua l’amico mentre lei avverte la delusione farsi strada nei suoi pensieri. -... è rimasto un po’ lì ad osservarti suonare il piano. Mi sembrava che quello accanto a me non fosse più il mio migliore amico, ma un’altra persona. Sembrava completamente perso in ogni tuo movimento Mimi, era come se non riuscisse a non guardarti. E questo mi ha fatto male, perché ho pensato a Sora. Lei non si merita questo, lo ama da anni e non può subire tutto questo così... -

Lei vede delle lacrime crearsi negli occhi dell’amico. -... non sarebbe giusto, lei non deve soffrire Matt me l’ha promesso!-

Il silenzio è rotto solo dal respiro veloce del ragazzo. - Per questo gli ho detto di andare via, e se seguirà il mio consiglio di lasciarti perdere tutto potrà tornare com’era prima. Sora sarebbe felice.-

 

 

  - Non preoccuparti... - gli dico con un sorriso -... non era necessario che venissi, io sto bene. Starò bene.-

Lui mi osserva confuso di quella mia risposta. - Ma Mimi, non c’è più bisogno che tu finga con me... ormai so cosa ti è successo.-

  - Si, e devi far finta che non te l’abbia mai detto... -

Abbasso gli occhi, non voglio che mi guardi così. - Ma perché? Voglio solo... aiutarti come posso.-

  - Ho già detto che non ne ho bisogno... sono forte, e mi aiuterai facendo finta che la nostra conversazione di stanotte non abbia mai avuto luogo.-

Il tono della sua voce si alza e sembra arrabbiato - Perché ti comporti così adesso? E’ successo qualcosa?-

Sento le lacrime pungermi gli occhi ma in qualche modo riesco a sorridergli. - No, è solo che dovresti smetterla di preoccuparti così per me. Hai un’altra persona di cui prenderti cura, e che ha molto più bisogno di te di quanto non ne abbia io.-

I suoi occhi sembrano davvero sorpresi, confusi e delusi.

Mi detesto. Ancora.

 

 

  - Sai cosa mi aveva confidato Matt un paio di mesi prima che partisse per il suo viaggio quest’estate?-

Lei si ritrova a scuotere la testa. - Mi aveva detto che al suo ritorno probabilmente avrebbe chiesto a Sora di andare a vivere con lui. Questo voleva dire che era pronto a stare seriamente con lei.-

La ragazza abbassa lo sguardo senza riuscire a trattenere quel senso di delusione improvviso.

  - Ma quando è tornato... era strano. Sembrava un’altra persona. Non so cosa sia successo in quel periodo, non mi ha voluto dire nemmeno dov’ è stato. E quanto sei arrivata tu, poco dopo... era strano, tutto il rancore che provava per te è svanito come ti ha vista e ti ha perdonata subito. E questo mi è sembrato assurdo da subito, quando gliel’ho detto lui mi ha risposto con un’alzata di spalle e uno dei suoi sorrisi enigmatici. Ma da quel giorno, non l’ho più visto trattare Sora come la sua ragazza... -

  - Vorresti dire che è colpa mia?- dice improvvisamente lei.

  - No, o meglio... non lo so. Ma Mimi, credimi, il tradimento è la cosa peggiore che ci possa essere. Credimi.-

Lei era sbalordita - Cosa vorresti insinuare Tai? Vergognati, ti credevo mio amico e ora mi fai anche delle accuse di questo genere? Ma per chi mi hai presa, eh?-

  - Non sto dicendo che il fatto si sia già compiuto ma che, se non ci metti la parola ‘fine’ prima o poi... -

  - E’ per questo che continui a insistere. Credi che mi voglia portare a letto il ragazzo della mia migliore amica? Pensi che lo farei davvero?-

  - Io spero proprio di no Mimi... te l’ho già detto, tradire così le persone che si amano ti lascia dentro un grande vuoto e un enorme senso di colpa. Soprattutto in questo genere di situazioni... -

Mimi lo guardò, c’era qualcosa di strano nelle sue parole. Dove voleva arrivare? - Che situazione?-

  - Sora... mi ha detto che è incinta.-

 

 

  - E’ stato Tai, vero? Ti ha detto qualcosa?-

Scuoto la testa. - Ma che dici? E’ solo che ultimamente mi sono resa conto che ti sto portando via troppo tempo che potresti spendere a stare con la tua ragazza... che se ben ricordi è la mia migliore amica.-

  - Cosa diavolo c’entra questo con quello che stai passando tu? Sei mia amica, e ti è successa una cosa orribile. Mi sembra normale il volere aiutarti, e se questo vuol dire allontanarmi da Sora, sono disposto a farlo perché in questo momento sei tu ad avere più bisogno di me.-

Sembra arrabbiato sul serio. Ma perché dobbiamo sempre finire col litigare?

Gli do le spalle e infilo la chiave nella serratura facendola scricchiolare. L’intenzione è quella di entrare in casa e chiudere qui la conversazione, ma non ci riesco. Apro la porta, ma non riesco a entrare e a richiuderla alle mie spalle.

Lui nota la mia esitazione. - Leo mi ha telefonato oggi.-

A questa affermazione mi volto confusa. - Gli ho mandato un messaggio stamattina, dicendogli che adesso sapevo e che era stato un vero bastardo a lasciarti qua da sola proprio adesso. Poco dopo, oserei dire due secondi dopo, lui mi ha telefonato... - sento ancora le lacrime pungermi gli occhi. Si è preoccupato così tanto da spingersi a dare del bastardo al mio ragazzo? Mi scappa da ridere, e non ne capisco la ragione. -... e mi ha detto perché si trova lì. Per quale ragione non me l’hai detto prima, mi sarei evitato una figuraccia del genere... -

  - Dirti cosa? Che è tornato a casa perché suo padre ha avuto un infarto? Ma adesso sta bene, solo che Leo preferisce fermarsi lì per un po’... -

Matt annuisce. - Si, adesso lo so... ma se me lo dicevi prima evitavo di venire a sapere un’altra cosa che ti riguarda, da lui. Perché non me l’hai detto Mimi?-

  - Detto cosa?-

Mi fissa e i suoi occhi si riempiono di dolcezza. - Di tua sorella.-

 

 

  - Matt non lo sa ancora... ma presto Sora glielo dirà, e lui non può permettersi di venire distratto da te. Lo capisci adesso?-

La ragazza si volta a guardare fuori dal finestrino. - E’ una bella notizia, forse è un po’ presto ma Matt la prenderà bene.-

  - Mimi?-

Si volta a guardare nuovamente l’amico con un sorriso. - Ho capito Tai, hai ragione. Farò in modo che adesso lui pensi solo a Sora.-

Tai sembrò risollevato di questa sua risposta. - Grazie Mimi.-

  - Ma posso dirti una cosa?- aggiunse lei. L’amico annuì. - Dimmi.-

  - Dovresti essere sincero anche tu... e dire a Sora che l’ami.-

Detto questo si alzò dal tavolo, pagò la sua cioccolata ed uscì dal bar diretta verso casa nel buio della sera e con la neve fra i capelli.

 

 

  - Leo ti ha detto di Miyu?-

Matt scuote la testa. - Mi ha solo detto cosa le è successo... ma non mi ha spiegato i particolari perché pensava che lo sapessi già. Adesso vorrei che tu mi raccontassi tutto, hai bisogno di parlarne con qualcuno.-

Mi scosto da lui, le parole di Tai ancora nella testa.

Devi lasciar perdere Matt, questa cosa è pericolosa. Sora è incinta.

Come posso raccontargli i miei problemi quando a breve ne avrà uno ancora più pesante? Non posso scaricarmi così il peso e lasciare tutto a lui.

Non posso!

Sarebbe facile adesso lasciare uscire le lacrime, far riaffiorare quei ricordi, lasciarmi stringere da lui e confortarmi con la sua voce. Ma non posso farlo!

Entro in casa e faccio per chiudere la porta ma lui me lo impedisce.

  - Perché fai così?-

  - Eri venuto solo per dirmi questo?- la mia voce è fredda e me ne stupisco.

Lui sembra capire che non ho voglia di parlare. - Bè, no... volevo darti una cosa che ho trovato in casa.-

Mette una mano nella tasca dei jeans e tira fuori un pezzetto di carta rettangolare. La guarda un attimo, poi me la porge.

Il mio cuore ha un sussulto.

  - Le assomigli moltissimo, non me lo ricordavo... -

Prendo lentamente la fotografia tra le mani. Io e mia madre ci stringiamo in un abbraccio felici come non ricordavo più. Portava i capelli lunghi come ce li ho io adesso, e Matt ha davvero ragione. Le assomiglio davvero, chissà perché non me n’ero mai resa conto.

  - Ti ricordi quando è stata scattata?- mi chiede con dolcezza ma io riesco solo a fare di no con la testa.

  - Era il giorno del compleanno di TK, quello in cui mio padre non faceva che riprenderci con la videocamera e mia madre a ridere. E’ stata l’ultima volta che li ho visti così felici assieme. Mio padre continuava a scattarti fotografie, e questa con tua madre è una delle tante. Credo che fosse innamorato di te... - dice ridendo, ma avverto un pizzico di malinconia nella sua voce.

  - E’ stato prima che partissi, e ricordo quel pomeriggio come uno dei più belli della mia vita... -

Mi asciugo una lacrima senza smette di guardare la foto. - Ricordo, è quando ti ho obbligato a cantare al karaoke con me. E tu ti sei arrabbiato così tanto dopo... -

Scappa una risata a entrambi. - Si è vero, riuscivi sempre a farmi fare quello che volevi era questo a darmi fastidio.-

Restiamo un attimo in silenzio, tutti e due sprofondati nei ricordi.

  - Tutto qua, adesso torno a casa. Scusa se ti ho disturbato.-

Si volta e si dirige verso le scale senza che io riesca a dire niente.

Prima di vederlo scomparire osservo ancora per una volta la foto. Mia madre sorride felice, ed io sembro davvero divertita. Sullo sfondo, quasi invisibile, c’è Matt ragazzino seduto sul divano che ci guarda. La sua espressione è dolce, non gliel’avevo mai vista quando eravamo piccoli.

Prima che me ne renda conto sono già fuori di casa che scendo le scale per rincorrerlo, lo raggiungo e lui si volta incredulo a guardarmi. Ancora non ha finito la rampa e di conseguenza mi ritrovo alta come lui.

Non mi riesce difficile accorciare la distanza e baciarlo. Lo sento rilassarsi come se non avesse aspettato altro da tutta una vita, e forse è la stessa cosa che ho sempre provato io. Mi stringe in un abbraccio, una mano sulla schiena e un’altra fra i capelli, e in quegli istanti non penso più a niente.

Sono solo un’egoista, ma non me ne importa.

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

 

***************************************

 

 

Sorpresa delle sorprese sono tornata!!!!! * un coro applaude*

Scusatemi tantissimo per la lunga assenza ma davvero, il lavoro mi ha portata a una fare di autodistruzione e quindi non ce l’ho proprio fatta ad aggiornare prima ç__ç

Spero di venire perdonata con questo capitolo sconvolgete!!! XD

 

Ok, passo a ringraziarvi o mie lettrici così dedite *-* tanto da mandarmi le mail per sapere quando avrei aggiornato *-* grazie, mi fa solo che piacere se lo fate!

Kairi_92 : Hihihi ti ho accontentata almeno per una volta? Dai la parte finale è da oscar, no? xD grazie cara tvb

 

salkmania22 : in effetti... il fatto che ci sia arrivato Tai e loro no è alquanto bislacco xD ma adesso sono stata perdonata del ritardo? *-* fammi sapere!

 

chandelora : scusa se sono sparita per così tanto ç_ç certo che se uccidevi Tai prima adesso che gli fai? xD La tua affermazione su Sora che si butta dal grattacielo mi ha fatta ridere per un’intera settimana, sappilo! Dimmi se ti è piaciuto il cap *-* kiss

 

Sarugaki92 : dai povero Leo, è l’unico che non fa nulla di male... adesso hai capito perché è andato via, causa di forza maggiore xD Aspetto la tua recensione *-*

 

 

E con questo è tutto, ci sentiamo nel prossimo capitolo che spero di concludere a breve ^^ ( in verità è già quasi fatto quindi non dovrete aspettare molto )ma non si sa mai con me xD

 

 

Bacioni a tutti,

 

Selhin

Ps: lasciatemi taaaante recensioni ve ne pregooo, ne ho bisogno per la mia autostima ç__ç 

 

 

 

 

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Capitolo 18
*** Cap 17 ***


Nemici, Amici…e poi

 

On the way to love

 

Capitolo 17

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Il profumo dei suoi capelli, il tepore del suo respiro, la dolcezza del suo tocco, il sapore delle sue labbra. Da quanto tempo desideravo tutto questo?

E’ solo un bacio eppure non riesco a staccarmi da lei, come se avessi trovato una fonte d’acqua dopo giorni e giorni di solo deserto. La tengo stretta a me così forte che ho quasi paura di farle male, ma il terrore che lei possa fuggire da un momento all’altro non mi fa allentare la presa. Le sue mani si muovono sul mio viso e le sento piacevolmente fredde sulla mia pelle bollente. Mi manca il respiro ma preferisco morire piuttosto che dovermi separare da questo tepore così piacevole. E’ completamente diverso dal nostro primo bacio su quella spiaggia lontana. Perché avverto così tanta tristezza in questo bacio? E poi è un attimo.

Lei si stacca in fretta da me, così velocemente che la sensazione provata è la stessa di un sogno strappato via dal suono della sveglia. Quando resti poi sveglio nel letto incapace di poter ritornare in quel fantastico mondo e odi te stesso per il semplice fatto di esserti svegliato.

Perché l’ha fatto?

  - Mimi... - riesco appena a pronunciare il suo nome mentre cerco di riprendere fiato, la mia voce esce roca e spezzata. La guardo; ha le guance arrossate, gli occhi lucidi, le labbra umide e rosse. E mi appare bellissima anche così.

Resta ferma a fissarmi per qualche secondo, sussultando non appena sente il suo nome uscire dalle mie labbra, poi si volta e corre via. Sono talmente imbambolato, ancora incredulo per quello che è successo, che non mi decido subito a seguirla. Quando lo faccio però lei è già entrata in casa.

Busso alla porta. Una, due, tre volte.

  - Mimi aprimi!-

Nessuna risposta. - Ti prego, devi aprirmi. Non è giusto, ti stai comportando da codarda così... aprimi!- questa volta busso più forte. - Non puoi baciarmi e poi lasciarmi sul pianerottolo senza una ragione, dannazione... apri la porta!-

Sospiro. E’ evidente che non ha voglia di vedermi adesso.

Mi appoggio alla porta cercando di raccogliere le idee. Le labbra mi bruciano ancora. E’ stato così... lo desideravo da così tanto. Se non fossi Matt, il freddo e taciturno ragazzo, mi metterei a piangere. Ecco, in certi momenti vorrei essere come Tai. Bè, momenti molto rari.

Lentamente scivolo giù a terra, sedendomi sul marmo gelato, poso la testa all’indietro e mi lascio andare a un altro sospiro.

Contemporaneamente sento il cellulare nella tasca dei jeans vibrare ripetutamente. Lo prendo e leggo sul display il nome della mia ragazza. Non ho nessuna voglia di risponderle, ma mi rendo conto che è da questa mattina che non mi faccio sentire. Ok, devo rispondere.

  - Pronto.- la mia voce è distante e stanca.

  - Matt, accidenti a te! Lo sai che ore sono? E’ tutto il giorno che sei sparito... mi sono preoccupata da morire.-

Se ti sei preoccupata tanto perché mi telefoni solo adesso?

  - Scusa, stavo studiando e mi è volata la giornata... -

La sento sospirare sollevata. - E’ vero, fra due giorni hai un esame molto difficile... -

Merda, l’esame! Me n’ero completamente scordato!

  - Si, per questo mi sto impegnando.-

Merda, merda e ancora merda!

  - Ascoltami... - dice improvvisamente. La voce è seria e per un istante ho il terrore che Tai possa averle detto qualcosa. -... Matt, dovrei parlarti.-

  - Cos’è successo?-

  - No... non al telefono, è meglio se ci vediamo. Puoi passare da me questa sera?-

E ora che le dico? Mi volto e guardo la porta dietro di me. Ormai è più di venti minuti che sono seduto qua per terra, non credo che per oggi si convincerà a vedermi. Però, non me la sento nemmeno di vedere Sora. Ho proprio la coscienza sporca, maledizione...

  - E’ una cosa così urgente? Non possiamo rimandare a dopo il mio esame? Vorrei continuare a studiare senza distrarmi... -

Ottima scusa Matt, lo studio è sempre l’arma più efficace. Lei esita per un po’. - D’accordo, ma devi promettermi che prenderai il massimo dei voti, altrimenti te la farò pagare cara... ok? E devi promettermi che mi ascolterai fino alla fine prima di parlare.-

  - Va bene... - chissà cosa deve dirmi di così importante.

Sto per riattaccare quando lei mi ferma. - Matt?-

  - Dimmi.-

  - Ti amo.-

Resto qualche istante in silenzio, maledicendomi e dandomi dell’idiota. - Grazie.- premo il pulsante di fine chiamata in fretta.

Cosa farò adesso? E’ inutile che continui a mentire a me stesso, non posso più stare con Sora. La verità è che sono innamorato di Mimi.

Sì, Tai aveva ragione dopotutto, ma chissà perché non riuscivo ad accorgermene anche io. Mi sento uno stupido perché in realtà... credo di amarla da sempre. Da quella volta che mi si è presentata davanti alla porta con quel libro di matematica e quell’espressione imbarazzata sul viso. Sì, credo di amarla da allora...

 

 

  - Matt, svegliati!-

Il ragazzo sentì una mano fresca sui capelli ed aprì piano gli occhi. Si ritrovò davanti una ragazzina di circa la sua età, lunghi capelli castani e grandi occhi d’ambra. Sembrava volesse rimproverarlo e allo stesso tempo fosse preoccupata.

  - Che diavolo vuoi?- le chiese lui con il suo solito tono scorbutico.

  - Ah, tante grazie.- rispose lei incrociando le braccia con fare imbronciato. - La prossima volta non mi preoccuperò più di te, questo è sicuro... ma almeno non mi scorderò di andare a prendere tuo fratello dalla piscina, eh Matt?-

Lui si tirò su dal letto in fretta, terrorizzato. Che ore erano?

La guardò con occhi spalancati. - Dov’è TK?-

  - Sta tranquillo... - disse lei sospirando. -... è di la che sta facendo merenda. Meno male che ero in piscina pure io oggi così l’ho riaccompagnato visto che tu non ti decidevi ad arrivare. C’è rimasto male poverino, credeva ti fossi dimenticato di lui. Ma si può sapere che ti è successo? Non succede mai che arrivi in ritardo o meglio, non arrivi proprio... -

Il tono della ragazzina era dapprima sarcastico, poi lievemente preoccupato. Si sedette sul letto accanto a lui che nel frattempo si era tranquillizzato.

  - Mi sono semplicemente addormentato. - rispose lui infastidito.

  - Ma non è da te. Non quando c’è di mezzo tuo fratello!-

La ragazzina lo guardò incurvandosi davanti a lui. - Sicuro di star bene?-

  - Certo che sto bene, razza di rompiscatole.-

Matt si voltò dall’altra parte evitandola, scontroso come sempre.

  - Va bene, va bene... scusa tanto.- rispose lei incrociando le braccia e imbronciando il viso.

Lui, come se improvvisamente si sentisse in colpa, la guardò. - Quanto sei permalosa... -

  - Ah, io sono permalosa?-

  - Si... -

  - Non è vero!-

Mimi si voltò a guardarlo divertita. In fondo le piaceva bisticciare con lui. Poi notò i suoi occhi lucidi. - Matt, ma tu non stai bene!-

  - Ma che stai... ?- e prima che lui potesse lamentarsi di più la ragazzina gli prese la testa e appoggiò la propria fronte contro la sua. Il ragazzo arrossì nell’averla d’improvviso così vicina.

  - Vedi? Scotti, hai la febbre altissima... - lei si alzò e lo obbligò a sdraiarsi sotto le coperte. -... adesso stai tranquillo. Ci penso io a TK fino a che non arriva vostra madre. Tu devi riposarti.-

Fece per uscire dalla stanza quando sentì come in un sussurro lontano, Matt ringraziarla. E non l’avrebbe mai dimenticato...

 

 

  - Matt! Svegliati, Matt!-

Una mano fresca mi scuote gentilmente la spalla e a fatica riapro gli occhi. Incontro i suoi ambrati guardarmi preoccupata.

E’ accucciata davanti a me, i capelli legati con una pinza le ricadono a ciocche ondulate sulle spalle, il maglione bianco lascia intravedere nella sua trasparenza il reggiseno scuro mentre i pantaloncini mostrano le sue gambe perfette. Arrossisco leggermente e sento le guance infiammarsi per un attimo mentre volto lo sguardo altrove.

  - Che stai facendo qui?- mi chiede nervosa. Il tono è preoccupato ma anche infastidito, mi guardo attorno e mi ritrovo seduto sul pianerottolo.

  - Ti sembra il caso di addormentarti così davanti a casa mia?-

La guardo - Che ore sono?-

La vedo sospirare e poi sorridermi rassegnata. - L’ora di cena è passata da un pezzo, ma si può sapere cosa ti è preso? Appostarti davanti a casa mia, roba da pazzi.-

Scuoto la testa mentre mi sistemo seduto. - Non è così, cioè non volevo mica addormentarmi... -

Lei mi osserva scettica, poi si alza. - Vabbè, sarà meglio che torni a casa tua adess... - prima di finire la frase la vedo accasciarsi contro il muro. Gli occhi chiusi e il respiro affannato. Mi alzo velocemente per sorreggerla. - Cos’hai Mimi?-

Sono preoccupato ma come la tocco lei si scosta velocemente da me. - Nulla, solo un capogiro... - dice portandosi la mano alla testa. Si volta e fa per entrare in casa, ma io la fermo.

  - Aspetta... dobbiamo parlare.-

  - Non c’è nulla da dire, Matt. Ora a casa per favore.-

La sua voce è stanca, troppo stanca, troppo flebile.

Non sta bene.

  - Mimi cosa c’è che non va?-

I suoi occhi incontrano i miei per un attimo, ma lei evita subito il contatto visivo. - Nulla, te l’ho già detto... ho solo bisogno di dormire. Ragion per cui “ciao Matt”.-

Mi muovo veloce per afferrarle le spalle, ma non appena le sento così esili fra le mie mani ho come l’impressione di spezzarla. Lei mi guarda, questa volta non abbassa lo sguardo, e resta immobile non appena entro dentro casa assieme a lei chiudendomi la porta alle spalle.

  - Cosa vuoi?- mi urla dopo un po’.

  - Voglio che mi parli di Miyu... -

Lei mi guarda spiazzata, so che si aspettava un’altra domanda da me. In realtà avrei voluto chiederle davvero un’altra cosa ma, prima devo riuscire a farle sputare anche quest’ultimo rospo. - Perché dovrei farlo?-

  - Perché devi smetterla di tenerti tutto dentro, Mimi!-

I suoi occhi si spalancano. - Senti da che pulpito... -

Ha ragione, però...

  - Infatti non devi guardare quello che faccio io.-

  - Non sei in potere per dirmi quello che devo o non devo fare, caro!-

  - Ma insomma perché non capisci che voglio solo aiutarti!-

  - Non voglio essere compatita, da te meno che mai. Quindi lasciami in pace!-

Questa proprio non me l’aspettavo. Resto immobile per un tempo che mi pare infinito. - Compatita? Davvero pensi questo di me?-

La vedo abbassare lo sguardo per evitare i miei occhi.

  - Ti ho forse compatita quando mi hai detto di tua madre? Ti ho commiserata su quella spiaggia, quando sembrava che fossi senza speranze e senza più alcuna voglia di vivere? -

La guardo e vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime. - Credi davvero che mi comporterei così con te?-

Le lacrime iniziano a scenderle sulle guance, poi finalmente alza lo sguardo su di me. - Miyu era mia sorella... e ora non c’è più. Pensavo che Leo te lo avesse già detto.-

  - Mi ha detto che era nella stessa macchina di tua madre ma... io ho bisogno di sentirle da te queste cose. Non sapevo nemmeno che avessi una sorella, nemmeno Sora credo che lo sappia.-

Mi allungo verso di lei e la stringo forte a me. Lei mi lascia fare, poi appoggia il viso sul mio maglione e la sua voce mi arriva ovattata. - Sin da quando mia madre l’aspettava, Miyu si era già dimostrata una bambina molto debole. Mia madre mi aveva consigliato di non dire a nessuno di lei, perché c’erano molte possibilità che non sarebbe nemmeno nata. Poi invece, inaspettatamente mia madre è riuscita a darla alla luce, seppur con più di un mese d’anticipo. Ma Miyu era molto debole, sembrava che dovesse morire tra un respiro e l’altro... -

Lentamente prendo ad accarezzarle i capelli, inspirando il suo profumo che ormai è diventato fin troppo familiare. All’improvviso vengo invaso da un forte senso di nostalgia misto a tenerezza mentre sento le sue parole. - Poi piano piano, ha iniziato a crescere. Ma era sempre tremendamente debole, passava molte ore alla settimana negli ospedali o a casa nel letto. Era una bambina dolcissima, ti sarebbe piaciuta sai? Ma poi, c’è stato quell’incidente... aveva solo cinque anni.-

La stringo più forte provando a infonderle un po’ del mio coraggio. - Mi sarebbe piaciuto conoscerla...-

Improvvisamente la sento abbandonarsi tra le mie braccia. La guardo in viso, e capisco.

Senza dire una parola la prendo in braccio e, contro ogni sua protesta, la porto in camera dove la adagio sul letto, piano.

  - Si può sapere che hai intenzione di fare?- mi chiede debolmente.

Io la guardo. - Credi che davvero ti metterei le mani addosso?-

Resta interdetta per un istante.

  - Sdraiati, sotto le coperte... hai la febbre.-

  - Che sciocchezza... sto benissimo!-

Prova ad alzarsi ma le gambe non la reggono ed io la afferro prima che cada.

  - Mimi, per una volta dammi retta e stattene buona a letto... -

  - E tu dove vai?-

Mi volto e la guardo. Si è tirata le coperte fin sopra al naso di conseguenza riesco a vedere solo i suoi occhi d’ambra e i capelli ribelli e spettinati. - A prenderti una medicina... -

 

 

  E’ già passata un’ora e la febbre invece che diminuire è aumentata. Le ho preparato una tazza di latte bollente, poiché mi ha detto di non avere cenato. Le ho dato la medicina che ho trovato a casa mia perché lei ne era sprovvista. Le ho messo una pezza ghiacciata sulla fronte.

Ma niente sembra sortire l’effetto desiderato. In più, ha anche iniziato a tossire. Non posso fare altro che starmene qui seduto ad osservarla stare male.

E avrei dovuto studiare, merda.

Ma come potrei lasciarla da sola per mettermi su dei libri? Non riuscirei mai a concentrarmi sapendola così...

Mi sento inutile. Se fossi un dottore potrei aiutarla, invece sono solo un ragazzo che non sa nulla della vita. E’ solo una febbre, ma se invece fosse qualcos’altro? Cosa dovrei fare, chiamare un dottore, portarla in ospedale... aspettare?

Detesto aspettare.

Ma non posso fare altro...

 

 

 

Continua.......

 

 

 

 

********************************************

 

 

Eccomi, la vostra Sely-chan è di nuovo tornata!

Ci ho messo poco questa volta vero???

Passo a ringraziarvi perché sono un po’ di fretta ^^’

 

Kairi_92 : su su non preoccuparti... è dall’inizio che dico ce questa fic avrà un bel happy ending... dopo tante disgrazie, Mimi stessa mi ucciderebbe se la facessi finire male, no?

 

salkmania22 : ho fatto abbastanza presto? Spero che il cap ti sia piaciuto, anche se è solo un capitolo di transito...

 

Sarugaki92 : XD dici che una ragazza di 20 anni si fa mettere di proposito incinta pur di far restare il ragazzo assieme a lei? Mmh, si in effetti potrebbe essere... una che conoscevo l’aveva fatto...

 

Juls18 : *-* ciao! si si, ne devono succedere ancora, continua a seguirmi! ps. quando aggiorni tu???

 

sem0305 : sei tornata *-* che bello, continua a seguirmi! Vedrai che ne succederanno ancora...

 

Bene è tutto, vi saluto alla prossima!!!

 

Baci,

Selhin

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 19
*** Cap 18 ***


Nemici, Amici…e poi

 

 

On the way to love

 

Capitolo 18

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  Lentamente i suoni che mi circondano arrivano flebili alle mie orecchie. Dapprima come un sussurro lontano, poi un eco nella mia testa, per poi alla fine risultare forti e chiari.

Apro gli occhi ma la luce del sole in pieno viso mi costringe a chiuderli subito dopo. Sposto leggermente il capo, e riapro le palpebre. La testa mi fa male e sento la pelle calda sulle guance. Gli occhi bruciano e respiro a fatica.

Ma chissà come, riesco a tirarmi su puntellando con i gomiti sul materasso.

Mi guardo intorno e riconosco la stanza come la mia camera a letto, eppure mi sento come dopo una sbornia. Ma sono certa di non aver bevuto la sera prima. Bè, quasi certa, non ricordo niente.

Sfrego gli occhi doloranti e poi mi lascio nuovamente cadere sul cuscino, stanca.

Solo allora me ne accorgo. Con un gemito sommesso di fastidio, Matt sistema più comodamente braccia e testa sul letto. Il resto del corpo è a terra e mi rendo conto che non deve essere una posizione molto comoda.

Mi accuccio avvicinando il viso al suo, sento il suo respiro caldo, calmo e regolare. Sta dormendo tranquillo ma, per quale motivo si trova qui?

Improvvisamente un rumore flebile simile ad un ronzio mi distrae dal ragazzo costringendomi a voltarmi dalla parte opposta. Sul comodino, il mio cellulare si muove seguendo il ritmo dei secondi, vibrando ad ogni squillo muto. Lo afferro con fatica e leggo il numero sconosciuto sul display prima di rispondere.

  - Pronto?- mi accorgo della debolezza della mia voce solo dopo aver parlato.

Dall’altro capo del telefono sento sospirare, dopodichè una voce maschile, sconosciuta, inizia a dire. - Parlo con la signorina Tachikawa?-

Deglutisco cercando di sistemare la voce. - Sì, sono io.-

  - Lieto di averla trovata signorina. Scusi il disturbo, io sono Eiji Yuki direttore della Deaming Production*. Lei ha fatto un provino da noi qualche tempo fa... -

Il nome non mi è nuovo e rievocando i ricordi mi torna alla memoria ciò di cui sta parlando il tizio al telefono. - Ah, sì. Quello per quel musical... -

Con la coda dell’occhio vedo Matt tirarsi su a sedere evidentemente sorpreso di trovarmi sveglia e al telefono. Si avvicina e, scostandomi la frangetta, posa una mano sulla mia fronte. Il contatto della sua pelle fresca sulla mia bollente mi da un senso di piacere che corre giù lungo la schiena e d’improvviso mi ricordo del tizio al telefono.

Lo sento pronunciare il nome di Leo a gli rispondo distratta mentre seguo ogni movimento del ragazzo che se ne sta in casa mia come fosse la sua. Torna poco dopo con un’aspirina e un bicchiere d’acqua, per poi allontanarsi ancora verso la piccola cucina.

  - ... e quindi, si terrà questo giovedì.-

La mia attenzione torna al telefono. - Come scusi?-

  - Per l’ultima selezione, ovvero quella della decisione dei ruoli, signorina. -

Il cuore inizia ad accelerare e sento che la temperatura del corpo si fa ancora più alta di quanto già non fosse prima. Adesso, dove prima Matt mi ha toccato la fronte, la pelle è diventata rovente.

Oddio, non può essere.

  - Quindi, io e Leo siamo stati presi?-

Il tizio sembra stupito dalla mia domanda e dopo qualche esitazione risponde incerto. - Sì, signorina. -

Mi metterei a saltare, a urlare, a correre, a ridere e a piangere dalla gioia!

  - Grazie signore!- dico d’impulso mentre scorgo Matt rientrare con una tazza fumante. - A giovedì allora.-

Chiudo la telefonata con un click del tastino rosso e resto immobile a fissare il display spegnersi dopo qualche secondo. Sono certa che sulla mia faccia vi è dipinto un sorriso stupido e da completa idiota visti gli sguardi e le occhiatacce che mi lancia Matt. Senza dire niente mando giù l’aspirina e prendo la tazza fumante che lui mi sta porgendo, bevendone un lungo sorso. E’ latte con qualche cucchiaio di miele, e mi scivola dolce nella gola procurandomi subito un senso di benessere.

  - Come ti senti?-

Alzo lo sguardo su di lui notando la dolcezza nei suoi occhi e mi sento avvampare fino alle orecchie.

  - Bene... - rispondo piano nascondendo il viso nella tazza.

Se potessi scaverei una buca e mi ci infilerei dentro per non uscirne mai più!

Con la coda dell’occhio lo vedo alzarsi ancora e sistemarsi il maglione stropicciato e i capelli spettinati. E’ bello da morire.

Dio, Mimi, piantala!

  - Una buona notizia?- mi chiede indicando con un cenno della testa il telefono che giace abbandonato tra le lenzuola.

Annuisco con forza. - Era il direttore di una compagnia teatrale. A quanto sembra, io e Leo siamo stati accettati per partecipare a un musical. Abbiamo fatto il provino qualche mese fa, e sinceramente me n’ero scordata.-

  - Ottimo, complimenti.-

Lo guardo negli occhi. Perché non mi ricordo niente di quello che è successo ieri? Eppure ho come la sensazione che fosse importante. Lui ricambia lo sguardo e, dopo un’ultima sistemata al maglione, si dirige verso la porta.

  - Ok, io adesso devo andare. Cerca di riposarti per oggi.-

  - Ma cosa?-

Lui mi guarda attentamente. - Ieri sei svenuta perché avevi la febbre alta. Quindi oggi non uscire, resta in casa. Ti porterò più tardi qualcosa da mangiare, adesso ho una lezione.-

Annuisco incerta finché non lo vedo sorridere.

  - A dopo.-

E senza lasciarmi il tempo di rispondergli, imbocca la porta ed esce di casa.

 

 

  - No, stai scherzando, vero?-

Sorrido immaginando lo sguardo stupito di Leo dall’altro capo del telefono.

  - Niente affatto, è tutto vero. -

Lo sento esclamare qualcosa e me lo immagino saltellante per la sua stanza, a Roma.

Oh merda!

  - Cazzo, no!- mi sfugge in italiano.

Leo resta per qualche secondo in silenzio. - Che ti prende?-

  - Merda... ho dato l’ok per vederci là questo giovedì per decidere i ruoli dimenticando che... -

  -... io sono bloccato a Roma.- finisce lui facendomi sembrare anche più stupida di quanto non mi senta già. - Grazie tante, cara, per aver pensato anche a me.-

  - Mi dispiace, ma la telefonata mi ha colta di sorpresa e... - tento di giustificarmi. -... con il mal di testa che avevo non ho proprio pensato che tu non puoi tornare qui se non dopo Natale. Merda!-

Lui ascolta ciò che dico e mi ferma. - Mal di testa? Ma stai male?-

Ah, che carino, si preoccupa sempre.

  - Tranquillo, solo qualche linea di febbre, c’è chi si occupa di me non devi preoccuparti.-

Sorrido come se potesse vedermi, e all’improvviso mi viene in mente Matt questa mattina, spettinato e mezzo addormentato accanto al letto.

  - E chi?- chiede lui.

  - Mio padre!- improvviso. Ma perché diavolo sto mentendo? - Chi sennò?- rido allegra come se niente fosse e lui pare credermi ridendo assieme a me.

  - E come pensi di fare per giovedì?-

Ah già, accidenti. - Boh, andrò da sola e spiegherò la situazione, sono certa che capiranno. A proposito, tuo padre come sta?-

  - Oh, benissimo. Secondo me era tutta una finta, non l’ho mai visto tanto allegro. Ora sono qui con lui, ah già ti saluta... - sento la voce dell’uomo in lontananza e sorrido al suo pensiero. E’ un uomo molto buono, sempre allegro e Leo gli somiglia moltissimo. Mi ha sempre trattata con dolcezza sin dalla prima volta che mi ha vista.

  -... è qui che continua a guardare tutte le infermiere, il solito vecchio bavoso.-

Mi scappa da ridere mentre li sento azzuffarsi come al solito. Poi Leo mi saluta, mandandomi dei baci e dicendo che mi richiamerà in serata, e improvvisamente ecco che l’appartamento ritorna a essere vuoto e silenzioso.

Sospiro sdraiandomi tra le lenzuola profumate e coprendomi con la trapunta color miele. Mi bruciano gli occhi, sento le gambe molli, e ho i brividi dovuti al freddo nonostante stia sudando. Che brutta cosa la febbre, e pensare che quando andavo a scuola dormivo con la finestra spalancata in pieno inverno per potermi ammalare e stare a casa. Quel metodo non ha mai funzionato, e proprio adesso che non vorrei star male, ecco che di punto in bianco mi prendo la febbre. Se penso che sono anche svenuta proprio davanti a Matt, che imbarazzo!

E d’improvviso, è il bacio di ieri a venirmi in mente come un lampo.

Oh cielo, cos’ho fatto?

Come potrò guardare in faccia Sora da adesso in avanti?

E Leo, come ho potuto...

Questa storia deve finire, dirò chiaramente a Matt che è meglio se non ci vediamo più e tutto tornerà come prima. Tai ha ragione, questa cosa ci sta distruggendo.

Mi copro completamente restando immobile nell’oscurità della coperta. Il viso in fiamme, ma questa volta non è per la febbre.

 

 

  A risvegliarmi è il rumore dei piatti proveniente dalla cucina. Apro lentamente gli occhi e guardando la finestra noto che è già buio. Volto lo sguardo verso il display della sveglia che segna le otto passate. Accidenti, quanto ho dormito!

Mi tiro su a sedere e vedo attraverso lo specchio dell’armadio la luce della cucina accesa. Mi alzo lentamente e senza nemmeno infilare le pantofole mi avvio nel corridoio. Quando entro nella piccola cucina e vedo Matt ai fornelli il mio cuore salta un battito. E’ tremendamente alto e questo lo sapevo già, ma nella mia piccola cucina sembra un gigante,  e ha legato i capelli non troppo lunghi creando un piccolo codino. Ho l’istinto di andare da lui e tirarglielo, sembra l’abbia fatto apposta e ho una voglia tremenda di corrergli incontro e stringerlo, ma andrebbe contro la promessa che mi sono fatta questa mattina. E’ difficile, ma è per il bene di entrambi e soprattutto per il bene di Sora.

  - Ehi.- dico piano, la voce ancora assonnata.

Lui si volta e mi scruta con quei suoi occhi azzurri che mi hanno sempre ricordato il cielo estivo. - Ehi.- risponde, poi voltandosi continua. - Dovresti tornare a letto.-

  - Sto bene.-  scrollo le spalle e mi siedo incrociando le gambe sulla sedia.

  - Smettila di fare i capricci come una bambina.-

  - E tu smettila di comportarti come mio padre.-

Si volta scocciato ma leggo il divertimento nel suo sguardo.

Dopo qualche minuto la cena è pronta e servita e iniziamo a mangiare senza dire una parola. Poi, senza che ce ne accorgiamo iniziamo a commentare un film alla tv, ridendo come non facevamo da tanto. Io commento su quanto sia carino l’attore che interpreta il protagonista, e lui mi prende in giro dicendo che è un ragazzino che avrà si e no quindici anni. E dopo, improvvisamente, lui torna serio all’improvviso.

  - Allora, come pensi di fare giovedì?-

Inizialmente non capisco quello che sta dicendo. - Credo andrò da sola e proverò a spiegare l’assenza di Leo.-

  - Capisco.- lui scrolla le spalle mentre gira il caffé nella tazzina. - E per che ruoli siete assegnati?-

Alzo le spalle. - Non lo so, giovedì si saprà appunto questo. Sinceramente non so bene nemmeno di cosa tratta il musical in sé.-

Lui mi guarda sgranando gli occhi. - Non guardarmi così!- gli dico offesa. - Pensavo che fosse un provino a tempo perso sin dall’inizio quindi non mi sono informata più di tanto. E’ stata una sorpresa più per me che per chiunque il fatto che ci abbiano presi.-

  - Bè, siete bravi, no?-

Sta cercando di... farci dei complimenti?

  - Non saprei, ci sono ragazzi molto più bravi di noi. Forse è perché siamo molto uniti e ci capiamo al volo e agli altri sembra che ci alleniamo da anni quando invece è la prima volta che proviamo insieme quella determinata canzone o altre cose... -

  - Forse... e se ti accompagnassi io?-

Lo guardo stupita. - Ma come, giovedì non hai quell’esame molto difficile?-

  - Non darò l’esame, non ho praticamente aperto i libri in questo periodo.-

  - Cosa? Ma sei scemo?-

Matt mi osserva confuso. - Che t’importa se io do un same oppure no?-

  - Bè, è che così sembra che... -

  - Cosa?-

Sembra che stai lasciando perdere la tua vita per me, e questo non va bene.

  - Bè, tanto non potrei in ogni caso... - si appoggia allo schienale della sedia chiudendo gli occhi. - Dopo ho promesso a Sora che mi sarei visto con lei, a quanto pare deve dirmi qualcosa d’importante. -

Lo guardo cercando di non far trasparire il mio stupore. Ma certo, vuole dirglielo, e ha ragione a volerlo fare. Questo vuol dire che da giovedì lo perderò per sempre, Matt è un ragazzo responsabile, sono certa che accetterà la cosa con maturità e allora Tai non dovrà più preoccuparsi di me, e nemmeno Sora.

  - Immagino abbia deciso di lasciarmi... - dice lui come se la cosa non lo riguardasse. E questo mi stupisce. -... non la biasimerei infondo. Non sono il ragazzo giusto per lei, ed è meglio che l’abbia capito da sola piuttosto che a dirglielo sia io.-

  - Tu?-

Non capisco, cosa vuole...

Lui riapre gli occhi e li fissa nei miei. - Se non sarà lei a farlo, lo farò io.-

  - Non puoi... -

Ma Matt non sembra credere alle mie parole. - Perché non dovrei? Io non la amo... - dice in un soffio. - Io... -

Ma io abbasso lo sguardo. No, non può veramente voler dire che...

No, sarebbe...  sbagliato.

  - Mimi, guardami... -

Ma non lo faccio, ho troppa paura delle conseguenze, dei suoi occhi. E allora lui sospira e continua. - Io non ce la faccio più... questa specie di relazione che ho con lei dura da troppo tempo, ed io sono stanco.-

  - Vuoi venirmi a dire che l’hai ingannata, illusa, per tutti questi anni?-

Finalmente i nostri occhi s’incontrano. - No, all’inizio ci ho creduto davvero. Ero dannatamente convinto che prima o poi avrei finito con l’amarla, ma... -

  - Non ti è mai importato nulla di lei?-

  - Al contrario, Mimi. Le voglio bene, e mi piaceva davvero all’inizio, un po’ almeno... ma non è mai stato niente di più e quel che è peggio è che non ne ero pienamente consapevole. Questo perché tu non eri qui.-

Torno ad abbassare lo sguardo. - Vorresti dire che è colpa mia?-

  - No, non è colpa tua. Ma se tu fossi rimasta sempre qui, l’avrei capito subito. Invece sono rimasto come intrappolato in una bolla, per anni, andavo avanti ma senza vivere davvero. E poi... - abbassa lo sguardo anche lui, poi torna a fissarmi. -... poi sei tornata e la bolla si è spaccata. Ed io ho visto quel che mi stava accadendo, quel che stavo diventando. Mimi, tutto quello che ho fatto fino ad ora è stato solo assecondare i desideri degli altri, senza soffermarmi mai a riflettere su ciò che io volevo. Stare con Sora, è stato Tai a chiedermi di farlo, dicendomi che era per il bene di entrambi. Studiare architettura. L’arte mi è sempre piaciuta, ma è stata Sora a dirmi che dovevo fare l’architetto, che sarei stato perfetto. Ma era davvero ciò che volevo?-

Resto zitta mentre lui finalmente, dopo anni, riesce a tirare fuori tutto quello che ha dentro.

  - Ma da quando tu sei tornata io, non mi riconosco più. O meglio, gli altri non mi riconoscono più perché io so perfettamente che finalmente sono tornato a essere il vero Matt. Con te mi sento come quando ero bambino, come quando ti davo ripetizioni di matematica e mi arrabbiavo se non riuscivi nemmeno a calcolare perfettamente con la calcolatrice.-

Rido e anche lui sorride. - O come quando potevamo permetterci solo un gelato tra i miei risparmi e i tuoi, e alla fine decidevamo di prenderlo a mio fratello rinunciandoci. Oppure come quando mi addormentavo davanti alla tv con te vicina che ridevi per qualche film, e dormivo davvero bene,  Mimi. Non sono mai più riuscito a dormire così da allora, tranne questa notte, vicino a te.-

Accidenti, sento le lacrime pungermi gli occhi, ma non posso mettermi a piangere. Perché è così dannatamente difficile per noi?

Perché non possiamo semplicemente lasciare tutti i problemi, prendere un treno e scappare via?

Nella vita non si può solo scappare, anche se a volte fa bene farlo. E Mimi, tu ultimamente non stai facendo altro che scappare.

Chiudo gli occhi e mi fisso le ginocchia.

  - Comunque... - inizio io alzandomi e mettendo a posto la tavola. -... non c’è bisogno che resti ancora. Sto bene, ma, come ti ho già detto hai Sora. Devi pensare a lei, perciò... per un po’, cerchiamo di non vederci più.-

Anche lui si alza sbattendo il pugno sul tavolo.

  - Diavolo Mimi, ma hai ascoltato una parola di quello che ho detto?-

  - Certo, sono tua amica, ti ascolterò sempre. Ma penso che ti senti così solo perché siamo stati separati tanti anni, e insieme ci sentiamo ancora bambini... succede, io mi sento così anche con Tai.-

Bugiarda.

  - E con Izzy, o Joe... -

Bugiarda.

  - Ma soprattutto con TK, con Sora e... con te. E’ normale, ma non possiamo pensare di liberarci di tutto solo perché ci sentiamo più liberi assieme. E’ sbagliato. E poi, io ho Leo. Lo amo, tanto, da tanti anni... -

Bugiarda, sono una bugiarda.

Lui sgrana gli occhi. - Ma Mimi, io ti... -

  - Adesso vai per favore, è tardi e sono stanca.-

Mi volto e raggiungo la mia camera mentre lui resta immobile. Non voglio guardarlo, non voglio guardare quegli occhi.

Se lo facessi, tutta la mia convinzione cadrebbe, come le lacrime che non riesco a fermare.

 

 

 

 

Continua...

 

 

**********************************************

 

[* Dreaming Production: E’ il nome di una casa discografica ( o qualcosa del genere ) in Rossana. Ho copiato, scusate è il primo nome che mi è venuto in mente! ]

 

Note Autrice: Oddio ma quanto tempo è passato??? ò.ò

Santo cielo, vi prego non picchiatemi ma... non ho giustificazioni plausibili per questo ritardo pazzesco ç_ç

Non so cosa dirvi... solo, spero non vi siate dimenticate di me, e spero che non mi detesterete troppo adesso... perdonatemi tanto!!!

Cercherò di rimediare aggiornando entro breve con il prossimo capitolo! >__< 

Scusatemi ancoraaaaaa ç________ç

Ad ogni modo, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e come sempre ogni consiglio/critica/suggerimento è sempre ben accetto... sempre se avrete voglia di perdere tempo con una recensione...

Adesso vado, al prossimo capitolo!

Selhin

 

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Capitolo 20
*** Cap 19 ***


Nemici, Amici…e poi

On the way to love

 

Capitolo 19

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  La sveglia suona con quella musichetta che ormai ho imparato ad amare. Solitamente una persona detesta il suono della sveglia, io invece no. Perché appena avverto quel suono so che la notte è finita, e con lei e il sonno, se ne vanno anche tutti i pensieri che preferirei non avere.

Ma in ogni caso non mi sarebbe servita oggi, sono già sveglio da un pezzo. Anzi diciamo pure che non ho chiuso occhio questa notte. Di nuovo.

Mi alzo dal letto e apro le tende alla finestra e subito una luce accecante inonda la mia stanza. Perfetto, oggi è una splendida giornata.

Oggi, c’è il sole.

  Oggi.

D’istinto alzo lo sguardo verso il soffitto mentre mi chiedo se lei sia già sveglia. E’ impossibile, non posso fare come mi ha chiesto, come posso non vederla più quando sin dal primo mattino già la penso?

Oggi è giovedì.

  Oggi.

E’ quasi due giorni che non la vedo, come lei stessa mi ha chiesto, e già mi sembra di impazzire.

Torno a guardare fuori dalla finestra, il sole illumina i tetti delle case e le pareti dei palazzi, la neve caduta qualche giorno fa brilla riflettendo i raggi mattutini,  le strade sono già affollate dalle macchine e dai passanti, tutti hanno un loro scopo, una loro vita, un obbiettivo.

Oggi avrei un esame importante, ma non lo darò.

Non m’interessa più niente, fare l’architetto non è mai stata una mia decisione.

Io...

Lei è forte, ha avuto la forza di tornare in Giappone, ha avuto la forza di guardarmi e parlarmi nonostante il mio orgoglio e la mia testardaggine l’avessero allontanata anni prima. Che stupido, se solo avessi saputo prima...

  Oggi.

Oggi, la mia storia con Sora finirà.

Che sia lei a volerlo, oppure no.

 

 

  Purtroppo la mattinata passa molto lentamente. Le ore sembrano non finire mai quando aspetti con ansia e timore il pomeriggio.

Sono preparato per quello che dirò a Sora, e purtroppo credo di sapere anche quale sarà la sua reazione. Non ho intenzione di dirle che sono innamorato della sua migliore amica, no sarebbe troppo per chiunque, ma non escludo il fatto che possa averlo capito da sola già da tempo. Ultimamente poi, credo di averle dato modo più di una volta per dubitare di me. Le ho raccontato talmente tante di quelle bugie che non mi riconosco più, e mi odio. Non avrei mai dovuto farlo, mi sono lasciato guidare solamente dall’istinto senza pensare al fatto che altri potevano restare coinvolti dal mio egoismo. Sora per prima.

Mi alzo dal letto e per l’ennesima volta mi dirigo alla finestra, sospirando.

E poi, improvvisamente, mi sembra di sentire un suono lontano, dolce, armonioso. Chiudo gli occhi lasciando che la melodia mi avvolga completamente quando finalmente comprendo che è il piano di Mimi. Sta suonando. Ed io adoro ascoltarla, adoro la sua musica che sa essere così leggera e quasi sacra come se provenisse da un altro mondo.

Avevo ragione, non posso stare senza di lei.

Furioso mi dirigo verso la tv e la accendo alzando il volume al massimo. La melodia scompare sovrastata dal suono di un talent show di bassa qualità. Non voglio ascoltarla, non posso, non adesso, non ancora.

Ma questa sera le dirò ogni cosa, lo giuro.

 

 

  A svegliarmi è il campanello di casa. Guardo l’orologio al polso e mi rendo conto di essermi assopito davanti al televisore visto che sono le quattro.

Mi alzo dal divano, mi stropiccio gli occhi e mi dirigo verso la porta di casa incerto. Quando guardo dallo spioncino per poco non mi viene un infarto. Sora, accidenti!

E’ già arrivata, o meglio, a che ora doveva arrivare?

Non mi dilungo troppo sulle mille domande che ho per la testa e decido di aprirle la porta. Non appena mi vede sorride e si lancia ad abbracciarmi. Il che è strano, visto che la sua intenzione dovrebbe essere quella di lasciarmi.

La faccio entrare e mi metto a preparare del caffé. Sì lo so, potrebbe sembrare che ormai io sia completamente drogato dal caffé, ma non è così. E’ solo che, è l’unica cosa che mi tiene concentrato nei momenti critici. Alcuni hanno le sigarette, io ho il caffé che è sicuramente meglio, no?

Guardo Sora di sottecchi notando che si è tolta il cappotto scuro e il cappello di lana che le ha regalato Taichi per il compleanno, e adesso è ferma immobile a guardarsi le mani giunte. Sembra nervosa e improvvisamente mi rendo conto che io non lo sono affatto, anzi mi sento quasi ansioso che finisca tutto per sentirmi finalmente libero. Questo mio stato catatonico imbrigliato in una relazione con lei dura da troppo, avrei dovuto farla finita immediatamente. Solo, non volevo perdere il mio migliore amico come già era successo con Mimi. Non volevo restare solo ancora una volta. Mimi...

In questo momento lei sarà in quel teatro a fare quel famoso provino tutta sola, avrei voluto davvero accompagnarla, vorrei davvero essere lì ad incoraggiarla come ho fatto duramente il provino d’ammissione per la sua università. Chissà se sta andando tutto bene...

Sospiro mentre l’acqua inizia a bollire borbottando. Spengo il fuoco e verso il liquido in due tazze di media grandezza, aggiungendo la polvere del caffé istantaneo, e poi ne porgo una a lei che nel frattempo non si è mossa di un millimetro. Vedo che afferra la tazza con entrambe le mani arrossate, evidentemente aveva freddo.

  - Fa freddo fuori?-

Ottimo Matt, gran colpo di genio iniziare un discorso su una cosa ovvia.

Lei annuisce. - Abbastanza... ormai è quasi Natale.-

  - Già... è inverno.-

Davvero fenomenale capitan Ovvio*.

Aspetta, chi è che mi chiamava così?

Certo, Mimi... sorrido, ovvio.

Improvvisamente mi torna alla memoria la nostra conversazione di due giorni fa. Il suo desiderio di non vedermi più per un po’, il suo affermare che non c’è nulla fra noi se non una vecchia amicizia, il sostenere che i sentimenti che proviamo siano tutta un’illusione solo perché entrambi ci riportiamo a vicenda nei giorni dell’infanzia. Il suo continuo ed esasperante interessamento verso Sora, il continuo dirmi di stare con lei, di amarla...

Possibile che Mimi non capisca? Possibile che finga di non capire quello che provo, anzi no, che ho sempre provato per lei? Perché farlo, perché sacrificarsi per Sora?

Perché tutti continuano costantemente a dirmi quello che devo o non devo fare?

Stringo i pugni talmente forti che mi pungo i palmi con le unghie facendone uscire del sangue. Non sento il dolore ma Sora si accorge immediatamente della ferita.

  - Matt che succede? Cosa ti sei fatto?-

Si alza e corre nel bagno per poi tornare subito dopo con il necessario per sterilizzare la ferita e come un lampo eccola lì pronta con il disinfettante in mano pronta ancora una volta ad aiutarmi nonostante tutto, nonostante il mio continuo maltrattarla, nonostante il mio continuo menefreghismo nei suoi confronti. Sora è sempre al mio fianco, qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa io le faccia lei ritorna sempre. Pronta a dare tutto per me.

Eppure non riesco ad amarla...

Perché?

Mi allungo verso di lei che se ne sta china sulla mia mano intenda a medicarla come può, le prendo il mento con una mano non curandomi del fatto che la stia sporcando con il mio sangue. Poi mi chino e la bacio, cercando ancora di provare qualcosa mentre le mie labbra incontrano le sue. Dapprima la sento sorpresa poi si rilassa e risponde perfettamente ai miei movimenti decisi. Eppure qualcosa stona in questo bacio.

Perché non riesco a sentirmi così profondamente perso nel suo profumo come mi è accaduto con Mimi?

Chiudo gli occhi e mentre sfioro i capelli corti e rossi di Sora li sento allungarsi sotto il tocco delle mie dita, diventano morbidi come la seta, lisci e leggermente mossi verso le punte. Quando riapro gli occhi a guardarmi non ci sono più quelli nocciola della mia ragazza, ma due occhi color miele, caldi e intensi. I capelli sono di un lucente castano ramato, la pelle è color avorio.

Chiudo ancora gli occhi e sento il suo profumo. Un profumo di shampoo alla frutta, di borotalco e di carta. La carta che utilizza per comporre la sua musica, per scrivere le sue canzoni, gli appunti su tutto ciò che la circonda.

Porto le mani verso la sua camicetta e inizio a sbottonarla velocemente, con foga, mentre la sento sussultare per la sorpresa della mia furia. Eppure resta inerme quando la faccio sdraiare sul divano, quando le tolgo i jeans e tutto ciò che rimane ancora tra noi due. Resta immobile a godersi questa mia inaspettata passione che probabilmente mai gli ho concesso prima d’ora, solo per il fatto che questa volta non c’è lei stretta al mio corpo.

 

 

  Esattamente un’ora dopo mi sveglio sdraiato sul divano. Apro gli occhi ma quando mi rendo conto di quello che è appena accaduto mi sento un verme.

Un verme molto bastardo.

Sora si è assopita con la testa sul mio petto, un mio minimo movimento la sveglierebbe. Perfetto Matt, ottimo lavoro, era proprio questo che volevi giusto?

Lascio ricadere la testa all’indietro con un sospiro maledicendomi per essere stato così dannatamente stupido. La mia intenzione era lasciarla, anche se a questo punto credo che non fosse questo invece ciò di cui lei doveva parlarmi, e invece. La rabbia mi ha spinto a fare quello che ho fatto, e adesso come posso fare?

Come si può fare sesso con una ragazza che ti ama e poi lasciarla subito dopo?

Eppure, io non posso continuare a stare con lei, non posso.

Mi volto e mi accorgo che lei ha gli occhi spalancati fissi su di me. Mi guarda confusa come se in realtà riuscisse a leggermi nella mente.

Poi, inaspettatamente, mi sorride e si tira su puntellandosi con i gomiti sui cuscini del divano. - Allora, com’è andato l’esame?-

Non capisco. - Quale esame?-

Lei sembra ancora più sorpresa di me. - Quello molto difficile per il quale non ci siamo visti negli scorsi giorni perché tu eri troppo occupato a preparare.-

Oh merda.

Bè, tanto oramai ci sono.

  - Non l’ho dato.-

Lei sgrana gli occhi. - Cosa? Perché? Non eri abbastanza preparato?-

Scuoto la testa mettendomi seduto alla sua sinistra mentre cerco i boxer con lo sguardo. - No, semplicemente non l’ho dato. Non può bastarti questa risposta per una volta?-

Lei mi appare interdetta, poi si volta e s’infila il mio maglione mentre anche io, trovati i boxer scuri, li indosso. - No, Matt. Devi dirmi il perché.-

Sospiro per l’ennesima volta. - Non avevo voglia, chiaro?-

  - Mi sembra una cosa assurda... sei stato a studiare per giorni e giorni e poi, improvvisamente, decidi di non dare più l’esame perché “non ne avevi voglia”.-

  - Sì è così, ma ti sbagli su una cosa... non sono stato giorni a studiare.-

Sento i suoi occhi interrogativi su di me mentre mi alzo per preparare - ebbene sì - un altro caffé. Non dice una parola, se ne resta ferma a fissarmi. Ma perché diavolo non mi fa le mille domande che dovrebbe? Questo silenzio è così opprimente...

Forse lei, sa già tutto.

Dopo infiniti minuti, dopo che ho versato il caffé, dopo che ne ho bevuto un sorso assaporando il gusto amaro... solo dopo lei me lo chiede.

  - E cosa hai fatto allora?-

Il tono della sua voce è freddo e molto lieve. A stento riesco a sentirla.

Non rispondo e lei alza la voce. - Cosa hai fatto, Matt?-

Mi decido a guardarla, a puntarle contro il mio sguardo di ghiaccio ma lei non ha paura e continua a sostenerlo. Eppure, le tremano le mani. E’ meglio così, è meglio che mi odi, è meglio che io la ferisca così per lei dopo sarà più facile.

  - Avevo bisogno di pensare.- rispondo alla fine.

  - Su cosa?-

  - Su me

stesso... Sora, io ho deciso di smettere di studiare.-

Lei sgrana gli occhi e apre la bocca in un’espressione di vero stupore. - Perché?-

  - Perché io non voglio fare l’architetto... -

  - Ma... - inizia ma io la interrompo.

  - Niente ma... se ho intrapreso questa strada è stato unicamente perché tu me l’hai imposto.-

Scuote la testa. - Io? E quando l’avrei fatto?-

  - Sempre... quando provavo a parlarti, cercando di farti capire che non sapevo che farne della mia vita tu continuavi a uscirtene con il fatto che avrei dovuto fare architettura. Che ero bravo, avevo talento, che l’arte mi piaceva, e che così le nostre facoltà sarebbero state vicine... ma ti sei mai soffermata a pensare a quello che io volessi? Ti sei mai chiesta cosa in realtà mi piacesse fare?-

Mi fermo con il fiatone, stanco per la tirata di parole senza pausa che ho appena esternato. Poi, mentre mi calmo e torno a respirare normalmente, Sora torna a guardarmi.

  - Perché non me l’hai detto prima?-rare normalmente, Sora torna a guardarmi.

za pausa che ho appena esternato. Poi, mentre mi calmnoo che io voles

Al mio totale silenzio lei abbassa gli occhi. - E’ per Mimi.-

Non so cosa risponderle dato che la sua non è una domanda ma sembra più un’accusa. Allora, lei sapeva tutto, sapeva ogni cosa.

  - Matt, sei innamorato di lei?-

Sospiro. Non lo so, non so cosa provo, non sono più certo di nulla. L’unica cosa di cui sono sicuro è che sono stanco, che non voglio più ferire nessuno soprattutto lei. La guardo e lei sembra cogliere ogni mio pensiero.

Sorride. - Bè, è meglio che tu te la faccia passare, perché Mimi non starà mai con te.-

Aggrotto la fronte. - Cosa stai dicendo?-

  - La verità, lei stessa me l’ha confermato più volte. -

Non capisco.

  - Matt, per Mimi sei solo un vecchio amico. Lei ha un ragazzo, lo ama molto e adesso... Adesso diventerà un’attrice, partirà in tour, farà carriera...  pensi davvero che una ragazza così possa rinunciare a tutto per te?-

Sono stupito dalle parole dure di Sora, non mi aveva mai parlato così. - Sora... -

  - No Matt, adesso sono davvero stanca. Io ho fatto di tutto per piacerti, da anni, ho dato tutto per te e invece tu... -

Inizia a piangere ma vedo che cerca di trattenere le lacrime. Forse non ha tutti i torti, Mimi è troppo, semplicemente troppo per me. E quello che mi sono continuato a ripetere in tutti questi anni è vero, Sora per me va bene, è una ragazza carina, intelligente e soprattutto mi mette sempre prima di ogni altra cosa.

Mimi l’ha mai fatto per me?

Lo farebbe mai?

Torno a sedermi sul divano e le prendo una mano.

E’ inutile che adesso io ritorni sui miei passi, avevo deciso di lasciarla per il mio ma soprattutto per il suo bene e la lascerò.

Non importa se poi Mimi non vorrà saperne di me, non m’importa di questo, voglio solo essere libero di decidere della mia vita, voglio essere libero di poter dire di amare una ragazza senza dover passare il mio tempo con un’altra.

  - Sora, ascolta io... -

Lei scuote la testa e m’interrompe. - Vuoi sapere cosa avevo da dirti oggi?-

Tra tutte le cose che sono accadute me ne ero completamente dimenticato, ero convinto volesse lasciarmi lei e a quanto pare non è così.

Annuisco. - Dimmi.-

Glielo devo, qualsiasi cosa sia, devo ascoltarla. Forse le è andato bene qualche esame, oppure ha trovato un lavoretto, o chissà ha progettato una vacanza per Natale...

  - Non so... pensavo te l’avrei detto sotto un’altra atmosfera però... -

Mi guarda mentre io mi domando cosa possa essere successo.

Mai e poi mai avrei pensato che quelle parole avrebbero cambiato completamente i miei progetti futuri.

  - Sono incinta, Matt.-

 

 

 

 

 

Continua...

 

 

******************************************************

 

[ *Capitan Ovvio: Non è mio, ma di un tizio che ha fatto questa battuta al cinema l’altra sera... sono scoppiata a ridere nonostante non lo conoscessi e mi è rimasta in testa. Ora tutte le volte che mi fanno notare l’ovvio li chiamo così XD quindi... grazie sconosciuto, questo è merito tuo! ]

 

Note Autrice ( autrice che parolona ) : Eccomi, ho aggiornato in fretta vero???

Sono stata brava??? *-*

La verità è che ho deciso che non mi dedicherò ad altro che a questa fic per adesso, perché ormai siamo al culmine e voglio poter essere sicura di portarla a compimento... quindi salvo ispirazioni improvvise e violente ( cosa che non succede mai ) mi troverete ad aggiornare abbastanza frequentemente ^^

 

Inoltre sono stata ispirata perché il mio saggio di canto quest’anno è andato molto bene, mi sono divertita come una matta e non ho fatto le mie solite figuracce! *-* Quindi essendo contenta mi sono buttata nello scrivere subito!!!

 

Facciamo che passo a scrivere i ringraziamenti!

 

Sakuraki92: che bello che non mi odi ma che ti ricordi di me!!! *-* Eh cara, se potessero scappare su un treno non sarebbe esistita questa fanfic... ç_ç però, sono in ansia anche io per loro, ormai fanno tutto di testa propria questi due...

 

salmania22: non credo di averti accontentata, spero solo non mi lincerai ç_ç purtroppo le cose si complicheranno ancora un po’...

 

sem0305: ihihi ma se è la parte più divertente quella di lasciarvi con il fiato sospeso! XD

 

Kairi_92: tesorooooooo!!!! Scusami, scusami, scusami e mille volte scusa... sono sparita lo so, ma da gennaio la mia vita si era talmente incasinata che avevo poco tempo per stare a scrivere... mi spiace tanto! Ma questa volta non sono in ritardo, vero??? *-* me le merito due carezze???

 

JosephineAntoniette: waaaaa una nuova lettrice!!! *-* Me molto onorata e sapessi, la tua recensione mi ha fatto fare i salti di gioia per due giorni interi! Lo so, spesso sono una tardona ad aggiornare ma come ho detto prima adesso cercherò d’impegnarmi solo su questa fic! *-* Fammi sapere!!!

 

Detto ciò vi saluto!!!

 

Alla prossima che penso avverrà abbastanza presto, salvo imprevisti ^^

 

Bacioni

 

Selhin

 

 

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Capitolo 21
*** Cap 20 ***


Nemici, Amici…e poi

 

 

On the way to love 

Capitolo 20

 

 

 

 

 

 

 

  Questo è certamente il giorno peggiore che mi sia capitato da quando sono tornata a Tokyo.

Non chiedetemi perché visto che non saprei rispondere nemmeno io ma, in questo momento c’è un ragazzo con i capelli chiari che sta ballando in mutande nel centro del palcoscenico a tempo di ma carena, con un cerchietto al quale sono attaccate due palline che emanano un rumore di campanelli ogni volta che si scontrano e... quelli non sono calzini a righe colorati non è vero?. Questa è la scena più rivoltante che mi sia mai capitata di vedere. E’... è... non ci sono parole per definirlo e, credetemi, voi non volete davvero sapere tutti i particolari.

Sposto lo sguardo sulla destra e vedo una ragazza, bionda, alta e con gli occhi blu - certamente non giapponese - che lo guarda allibita almeno quanto me. Si volta nella mia direzione e incontro i suoi occhi da cerbiatta e, non so come, avverto una certa simpatia in lei. Sembra capire esattamente quello che sto pensando, o forse è dato dal fatto che lei sta pensando probabilmente la stessa cosa?

Contro la mia volontà, i miei occhi ritornano per un attimo sul ragazzo che adesso sta anche muovendo il... - ehm, vabbè avete capito no? - a tempo di musica. Oddio, è tremendo.

Voglio scappare.

Ok Mimi, niente panico, ora ti volti e lentamente senza farti notare, te la dai a gambe levate. Certamente questo è il posto sbagliato, non posso essere davvero nel teatro giusto. Devo aver letto male l’indirizzo, sbadata come sono. Sì, è certamente così.

Mentre sto per aprire la porta, gustando già l’idea della libertà e dello scampato pericolo, sento chiamare il mio nome da dietro.

  - Oh, signorina Tachikawa, la stavamo aspettando!-

Mi volto piano piano, lentamente, e quando vedo un uomo non troppo alto ma giovane, sui trentacinque, con capelli scuri e occhiali da intellettuale improvvisamente vengo presa dall’ansia. Io questo l’ho già visto, sono sicura, ma dove?

Abbozzo un sorriso non sapendo se fingere di essere un’altra persona e fuggire, o attendere che mi venga rivelata la verità. Nel frattempo, noto con sommo piacere, il ragazzo ha smesso di ballare e si è rinfilato i pantaloni. Grazie a Dio!

  - Sono Eiji Yuki, il direttore della Dreaming Production, si ricorda? -

Oddio, no!

Ti prego, no!!!

Sorrido ancora, incapace di muovere anche solo un muscolo.

  - Il suo amico mi ha già avvertito che oggi non potrà partecipare ma, non si preoccupi, quello di oggi io preferisco chiamarlo “provino preliminare”. Quindi si rilassi, adesso le presento gli altri attori del cast.-

Si volta verso la ragazza bionda che mi sorride raggiante, quasi fossi la prima persona normale che vede da giorni, e il ragazzo-con-quelle-stupide-palline-sulla-testa che scende dal palco e viene verso di me.

Merda, e adesso come diavolo me ne vado?

 

 

 

  Ok, ritiro tutto quello detto in precedenza.

Questo è il giorno migliore che mi sia mai capitato da quando sono tornata a Tokyo. Ok, può sembrare che io sia completamente uscita di testa però... questi ragazzi sono fantastici!

La bionda si chiama Amanda Campbell e, come avevo previsto, è americana, da parte di padre. La madre invece è giapponese, ecco spiegato il suo ottimo accento. E’ molto simile a me in effetti, ma lei è da sempre cresciuta in Giappone, dice che torna in America solo durante l’estate. Ha quattro anni più di me, anche se non li dimostra affatto, ed è spigliata come non ne avevo mai conosciute così.

Lui, sì sì proprio il ragazzo-che-ballava-in-mutande, invece si chiama Hideki Kojima, anche lui ha la stessa età della ragazza e non è un maniaco come poteva apparire prima. Mi ha detto che si stavano annoiando, e che lui quando è nervoso deve ballare in modo scemo per calmarsi. Amanda mi ha assicurato che, inoltre, è veramente scemo. Da qualche che ho capito si conoscono da tutta la vita, e sembrano molto affiatati. Ha capelli castani chiari, e occhi scuri a mandorla, un sorriso affabile e una leggera spolverata di rosa sulle guance. Sembra molto allegro, e ho come il vago sospetto che andrà molto d’accordo con Leo.

Abbiamo chiacchierato, ci siamo conosciuti, ho finalmente scoperto di cosa tratta il musical e delle parti che ancora devono venirci assegnate.

  - Bene, allora direi che per oggi è tutto ragazzi. La prossima volta, quando anche tutti gli altri del cast avranno la decenza di farsi vedere, decideremo le parti da assegnare.-

  - In poche parole ci dirà chi fra noi quattro avrà il ruolo dei due gemelli cretini e chi quello dei due protagonisti... - mi sussurra Amanda all’orecchio, alzando un sopracciglio.

Io ridacchio, e mentre ci alziamo dandoci appuntamento per la settimana seguente, il mio cellulare inizia a suonare.

   - Pronto?-

La voce di Takeru irrompe nella mia mente. - Mimi, ciao!-

Sono sbalordita. - TK, ciao. Che succede?-

  - Oh, scusami ti ho disturbata vero? Lo sapevo che non dovevo chiamarti adesso ma gli altri mi hanno costretto, scusa.-

Ma perché sta urlando? E cos’è questo fracasso in sottofondo?

  - No, tranquillo. Dimmi tutto.-

Lo sento farfugliare qualcosa a Kari, poi finalmente il fracasso si attenua. - Scusami, ma vedi oggi abbiamo fatto una riunione al karaoke. Bè, più che altro è una specie di festa di Natale in anticipo.-

Ecco cos’era quel fracasso. - Fammi indovinare: Taichi stava cantando vero?-

Lo sento ridere. - Esatto, lui, Izzy e Joe... Ma ascolta, volevo chiederti se potevi raggiungerci. E’ tanto che non ci vediamo tutti insieme, no? Però se sei occupata lo capiamo... -

Aaahh a volte mi viene quasi difficile credere che Takeru, così dolce, affettuoso, comprensivo e gentile, sia davvero il fratello di Matt. - Oh, no. Non ci sono problemi, mi sono appena liberata... - e in effetti, mi mancano un po’ tutti loro.

TK esclama qualcosa che assomiglia a un grido di gioia. - Perfetto! Allora siamo al solito posto, quello dove venivamo da piccoli ricordi?-

  - Certo che me lo ricordo... ma, senti, TK? Ci siete tutti? Ma proprio tutti, tutti?-

Passa qualche istante di silenzio ed evidentemente lui capisce a chi alludo. - No, loro due... non ci sono. Anche se la probabilità che ci raggiungano più tardi, c’è. Questo ti crea dei problemi? Lo capisco se decidi di non venire... -

Ma io lo interrompo. - No, no... arrivo!-

 

 

 

  Non è che abbia paura di vedere Matt o Sora, sia chiaro. E’ solo che, ecco, credo sia meglio se per un po’ evitiamo i contatti. Soprattutto è necessario che io li eviti con Matt, abbiamo oltrepassato la soglia dell’amicizia. No, io l’ho oltrepassata, ma non accadrà più.

Mai più.

Se solo ci fosse Leo qui con me, sono certa che le gambe non mi tremerebbero così.

No, smettila Mimi. Sei una persona adulta, alza lo sguardo e vai dai tuoi amici. E se Sora e Matt saranno lì, bè li saluterai con educazione come se niente fosse. Tutto qui.

Benissimo, li guarderò in faccia e dirò...

  - Ehi, come butta?-

Bè, no, non proprio così. Non è educato, insomma.

  - Ragazza,  allora come va?-

Eh no, nemmeno così è... aspetta un momento.

Alzo lo sguardo e vedo davanti a me Taichi e Joe che mi fissano divertiti.

  - Salve ragazzi!- esordio con un tono allegro fingendo di non aver appena fatto una figuraccia.

  - A cosa stavi pensando, eh?- mi fa Tai tirandomi delle gomitate maliziose. Io abbasso lo sguardo. Oh, ma perché diavolo sto arrossendo? Adesso penserà chissà cosa...

  - A niente, a cosa vuoi che pensi con la testa vuota che mi ritrovo? Sono talmente scema che non posso pensare proprio a niente! Niente, niente, niente! -

Cala un silenzio imbarazzato. Oh, accidenti, ma che diavolo sto dicendo?

  - Ma Mimi, non sarai mica ubriaca, vero?- fa Joe guardandomi da vicino. Io resto immobile in una posizione talmente idiota da non sembrare vera.

  - Cosa? Sei già ubriaca a quest’ora del pomeriggio?- interviene Tai.

Ma perché la conversazione è finita qui? E perché io non riesco a negare??

  - Oh accidenti, certo che potevi almeno aspettarci per prendere l’aperitivo!- continua Taichi pestando i piedi come un bambino.

  - Oh, pazienza. Tanto ce ne aspettano altri dentro! Forza entriamo che qui si gela.-

Sento Joe afferrarmi per le spalle mentre Tai mi spinge verso l’interno dell’edificio. Oh bè, almeno la mia dose di figuracce quotidiana è già stata effettuata.

 

 

 

  E meno male che davano a me dell’ubriaca!

Ma si può sapere che diavolo hanno combinato questi ragazzi? Questa stanza è un vero macello, insomma, è peggio di casa mia! Il che è tutto dire...

Insomma... lo sanno o no che non sono tutti maggiorenni qui dentro? Il mio sguardo si posa su TK e su Kari. Per fortuna almeno loro sembrano lucidi.

Takeru mi si avvicina, sedendosi accanto, poi mi sorride. - Che bello che sei venuta.-

  - E perché non sarei dovuta venire?-

Lui non mi risponde e, anzi, si lancia ad abbracciarmi. Ma cosa?

  - Oh, lo sai che ti voglio proprio bene, Mimi? Per me sei come una sorella, davvero!-

Oh, cielo no. Dimmi di no. - TK, dimmi che non hai bevuto, ti prego.-

Ci raggiunge Kari che mi fissa con uno sguardo truce. - Ehi tu, togli quelle manacce dal mio fidanzato!-

La guardo incredula. Kari non mi ha mai parlato così, lei è sempre stata dolce e gentile, tutto il contrario di suo fratello. - Kari ma che... -

Si avvicina per togliere TK che nel frattempo sembra essersi addormentato. La guardo negli occhi scuri e capisco immediatamente che anche lei è mezza ubriaca. Ma insomma, si può sapere che diavolo ha Taichi per la testa? Far ubriacare la sorella minorenne con lui presente per di più!

Mi alzo indignata e raggiungo gli altri tre che stanno cantando, lasciando Kari assopirsi vicino al suo fidanzato. Metto entrambe le mani sui fianchi, in quella che io reputo una posa severa, e li guardo uno alla volta constatando che sono anche loro brilli se così si può dire.

Persino Izzy!!!

Oddio sta per finire il mondo, è l’apocalisse altro che il 2012, i Maya hanno sbagliato! Non avevano fatto i conti con l’eventualità che il giudizioso Izzy potesse dare retta a Tai ed ubriacarsi!

Moriremo tutti!!!

 

 

 

  Okay, niente panico. In un modo o nell’altro sono riuscita a far rinvenire sia Takeru che Kari. Joe si è addormentato sul divano e anche Izzy sembra che stia tornando lucido. Tai... bè, di lui non me ne importa più di tanto ormai.

  - Oddio Mimi scusami! Non volevo trattarti così.-

Kari sta continuando a scusarsi con me, come se mi avesse fatto chissà quale torto. - Tranquilla, non preoccuparti davvero.-

  - Ma ne sei sicura? Oddio, mi dispiace così tanto!-

  - Va tutto bene.- le dico con un sorriso e alla fine lei sembra crederci.

TK è più imbarazzato che altro, e lo capisco. Ma in fondo, sapevo già che lui tiene a me come una sorella, non dovrebbe vergognarsi così. Il sentimento è reciproco e lui lo sa.

Quando finalmente decidiamo di mangiare la torta che Kari ha preparato - Incredibile. Se è buona quanto bella, sarà fantastica! Devo farmi dare qualche lezione da lei. - qualcuno bussa alla porta. Takeru va ad aprire e per poco non mi viene un infarto.

Sora entra con un sorriso stampato in faccia come non l’avevo mai vista, Matt al suo seguito, mano nella mano. Eppure non sembra felice quanto lei, anzi mi sembra turbato, e lo capisco non appena i nostri occhi s’incontrano. Vorrei abbassare lo sguardo, evitare questo contatto, eppure non ci riesco. I suoi occhi azzurri sono così malinconici, così rassegnati, che non riesco a staccarmene. Perché ha quello sguardo?

Ma l’espressione negli occhi di Sora cambia completamente non appena si accorge della mia presenza. Mi guarda freddamente, con rabbia, eppure il sorriso resta disegnato sul suo viso. Anche se io lo definirei più, un ghigno ecco. Un sorriso malvagio, diretto proprio verso di me.

Che lei sappia?

No, Matt non glielo direbbe mai, ne sono sicura. Eppure...

  - Ehilà ragazzi!- li saluta Tai andando incontro a Sora. Improvvisamente sembra tornato lucido e chissà perché, anche serio. La cosa è strana. I due si guardano, addirittura Taichi si china per baciarla sulla fronte, eppure lei non lascia la presa sulla mano di Matt.

Strano, l’aria è tesa, la si potrebbe tagliare anche con un coltello di plastica. Abbasso lo sguardo quasi intimorita, dov’è finita quell’aria allegra che ci circondava fino a cinque minuti fa?

Takeru deve capire il mio stato d’animo perché si volta, e dopo aver guardato per un istante suo fratello viene a sedersi accanto a me.

  - Ciao Tai.- risponde Sora senza togliersi quel sorriso dalla faccia. Non so spiegarmene il motivo ma, in questo momento vorrei tirarle un pugno per cancellarglielo. Reprimo immediatamente questo pensiero, ricordando a me stessa che Sora è mia amica. La mia migliore amica.

  - Che succede?- le domanda Taichi senza nemmeno degnare di uno sguardo quello che dovrebbe essere il suo migliore amico.

Sora sospira, come se fosse eccitata per qualcosa. - Bè, abbiamo una notizia per voi.-

Il silenzio cala nella stanza, l’attesa è snervante, vorrei mettermi ad urlare.

Non ho il coraggio di guardarli, di guardarlo perché so che i miei occhi mi tradirebbero. Io lo so cosa sta per annunciare Sora, lo so.

Eppure vorrei non saperlo.

Vorrei non essere qui.

  - Di che si tratta?- chiede Kari ingenuamente alle mie spalle.

No, non chiederglielo! Non farlo!

Oh accidenti, sento le lacrime già pungermi gli occhi, ma devo trattenermi. Non posso mettermi a piangere adesso, non posso proprio farlo.

Takeru mi osserva preoccupato, lo so, sento i suoi occhi chiari su di me. Afferra la mia mano e la stringe forte fra le sue ed io lo guardo a mia volta d’istinto. Mi sorride, un sorriso forzato, ma capisco dal gesta che sta cercando di farmi forza perché lui sa cosa provo.

  - E allora?- insiste Joe.

Alla fine Sora prende un respiro e dice a voce alta.

  - Sono incinta! Presto io e Matt diventeremo genitori.-

Sento, come in lontananza gli altri applaudire felici, cori di gioia e urla raggianti. Eppure, perché mi sento così vuota adesso?

Sento che Takeru mi stringe più forte la mano e capisco che, a lui fa male quasi quanto me.

 

 

 

 

Continua...

 

 

 

Note Autrice: Ragazze vi chiedo immensamente scusa... so che avevo promesso che questa volta ci avrei messo meno con l’aggiornare ma, purtroppo mi si è rotto l’hard disk... con il capitolo dentro, ebbene si. E non solo quello purtroppo...

 

Non era completo, ma una buona parte sì, quindi mi è stato difficile riscriverlo ed esserne soddisfatta... spero che a voi piaccia, anche se è un capitolo di transito ho cercato di farlo un po’ più divertente data la situazione tesa che ne sta uscendo...

 

Altra cosa... ho cambiato titolo alla fic, perché, quello l’avevo scelto in un periodo molto infantile, quando credevo che questa fic si sarebbe limitata al racconto di una storia d’amore senza tutti questi casini diciamo xD. Credo che questo sia più maturo, adatto per la fiction che ne sta uscendo fuori...

 

Passo con i ringraziamenti va u.u

 

 

Juls18: Scusami, scusami e scusami ancora!!! Solo adesso mi rendo conto che non ho recensito ancora la tua fic... l’ho letta, ma guarda, ho passato sto periodo pieno di nervosismo e non ce l’ho proprio fatta... appena posso, lo faccio lo giuro! Sai che non voglio lasciarti un commentino da nulla... spero che il capitolo ti sia piaciuto!

 

salkmania22: No, no non picchiarmi per favore, risparmiamiiiiii!!!! ç___ç Non prendertela con me, sono i personaggi che si stanno scrivendo la storia da soli te lo giurooo!!!

 

Kairi_92: Carissima eccomi tornata in questi lidi! Eh lo so, sembra una situazione disperata ma... ne usciranno te lo giuro!!! bacioni!!!

 

Sarugaki92: Ebbene sì, Matt è davvero un ragazzo, ragiona solo con il p... ehm, dicevamo??? >_<  Spero davvero di non deluderti con questi capitoli un po’, così, tristi e grazie per i continui complimenti che mi fai!!!

 

Ninjaistinct: waaaa ragazze questa è la mia beta!!! La mia preziosissima beta!!! Voi non avete idea di come riesca a tirarmi su il morale questa donna insomma... leggete le sue recensioni e capirete di cosa parlo! Questa donna è troppo buona, io non me la merito... cioè si è letta tutta questa fic, in quanto? Qualche giorno??? E poi mi viene a fare tutti quei complimenti??? Lo so, sta attentando alla mia vita... grazieeeee!!!!

 

Allora vi saluto, alla prossima ragazze, speriamo abbastanza presto!!!

Un abbraccio a tutti e ringrazio chiunque passi di qui e decida di recensire, non serve quasi più ripetere quanto le recensioni mi facciano felice!

 

Selhin

 

 

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Capitolo 22
*** Cap 21 ***


On the way to love

 

 

 

 

 

On the way to love 

Capitolo 21

 

 

 

 

 

  E’ più di un quarto d’ora che sto fermo davanti a questa porta, indeciso se aprirla o tornarmene a casa. Fa freddo, non mi sento quasi più le dita delle mani, eppure non riesco a muovermi. Aldilà dell’ingresso, oltre il metallo, avverto della musica allegra e mi viene da sorridere. Ma potrò davvero entrare così, senza preavviso, nel bel mezzo di... bè, di qualunque cosa stiano facendo là dentro? Poi è un attimo, e sento la sua voce. E’ lei, sta cantando, è allegra. Sono certo che se adesso entro tutta la sua energia svanirebbe, dopotutto non sto facendo altro che renderla triste. Mi porto sempre dietro quest’aria tetra, cupa, depressa... è naturale che anche lei s’intristisca nel vedermi ogni volta.

Alla fine mi decido ed apro piano la porta, entrando prima di tutto con lo sguardo per assicurarmi che nessuno possa accorgersi di me. La musica si fa più alta, le voci più eccitate, e io mi costringo ad entrare del tutto restando poi immobile per qualche istante ad osservare la scena che mi si prospetta di fronte. Eccola lì, come sempre bellissima e impossibile. Ho deciso che avrei rinunciato, l’ho fatto per il bambino che Sora sta aspettando, ma soprattutto l’ho fatto per me. Questa è l’ultima volta che posso concedermi di guardarla così, di desiderarla, di ammirarla mentre si muove sinuosa a tempo di musica, d’invidiare Leo perché lui può. Devo sembrare un’imbecille mentre me ne sto così, immobile, a guardarla divertirsi come quando eravamo bambini. Chissà perché, vedendola ballare, mi torna sempre alla mente quel compleanno di TK che abbiamo passato insieme, tanti anni fa...

 

 

  - Forza, Mimi vieni qua!-

La ragazzina si volta con un sorriso raggiante. - Arrivo Taichi, dammi tregua!- Lo raggiunge correndo, affaticata, ma si legge nei suoi occhi l’eccitazione per il momento.

  - Presto, Matt e TK arriveranno a momenti!-

Lei lo guarda  sbuffando. - Credi che non lo sappia? Avanti finisci di gonfiare questi.- Lui la osserva mentre gli passa un sacchetto colmo di palloncini colorati ancora sgonfi.

  - Tutti?-

Mimi sorride innocentemente. - Ovviamente... anche questi!- finisce lasciandogli tra le mani altri due sacchetti per poi allontanarsi verso la cucina.

E’ la prima volta che organizza una festa a sorpresa e non aveva idea che fosse così divertente essere il “leader” della situazione, e poter dare ordini a tutti persino a Tai che il leader del gruppo era sempre stato. L’aveva provato anche a Digiworld quando era diventata “principessa”, ma quella era un’altra cosa, allora agiva solo per se stessa. Ma adesso era tutto per Takeru, per i suoi 9 anni... e sì, anche per Matt. Lo faceva per fargli capire una volta per tutte quanto lei poteva essere sua amica, perché Mimi voleva davvero essere amica di Matt e doveva farglielo capire perché da solo non ci sarebbe mai arrivato, cocciuto com’era.

Non appena tira fuori la torta gelato dal frigo sente il campanello suonare: il segnale.

  - Fratellone, perché hai suonato il campanello in casa nostra?-

Matt abbassa lo sguardo sul bambino cercando una scusa valida. - Ehm, mi sono sbagliato... forza dell’abitudine.-

Takeru lo osserva dubbioso, poi si apre in un sorriso. - Eh, continuando ad andare a casa di una certa ragazza si prendono strane abitudini, vero?-

  - TK! Smettila, non è divertente... - distoglie lo sguardo infilandosi una mano in tasca e aprendo la porta con l’altra. - Forza, entra.-

  - Perché cambi argomento, non sarai mica... - ma non fa tempo a finire la frase che esplodono stelle filanti, coriandoli, e urla che esclamano “Sorpresa” lasciandolo di stucco. Poi parte un applauso, e dalla cucina arriva Mimi con la torta, le candeline, e il coro di “buon compleanno” al seguito.

Quando il bambino, a lacrime trattenute, soffia esprimendo un desiderio, lei gli da un bacio sulla guancia per dirigersi poi, sorridente, verso il salotto per tagliare la torta. E mentre Taichi, accompagnato dalle risate di tutti e dalle urla di Sora, inizia a renderla un vero disastro, Mimi si volta sorridente verso il ragazzo dai capelli biondi che se ne sta, come sempre, in disparte. Si alza e gli si siede accanto chiedendogli se la missione ha avuto successo. Lui la guarda e accenna un sorriso. - Direi di sì... - poi aggiunge qualcosa, come al solito. -... almeno sei riuscita a non far cadere la torta. -

Mimi spalanca la bocca rimanendo indignata per qualche secondo, poi afferra un cuscino del divano che era nelle vicinanze e glielo lancia addosso iniziando la solita lotta giornaliera. Nella confusione Takeru si volta a guardarli sorridente. Osserva Matt divertirsi, e vede che il suo desiderio si è già avverato.

 

 

  Mi lascio andare ad un sospiro mentre il ricordo si fa sempre più vivido. Avevo dimenticato quella spensieratezza, quell’aria allegra di cui ero circondato inconsciamente in quel periodo. Vorrei tanto tornare indietro, se conoscessi un modo per farlo non compirei mai lo stesso errore, non mi permetterei di distruggere ogni cosa.

Ma da quando ho iniziato a rimpiangere il passato?

Da quando ho smesso di essere il ragazzo freddo e menefreghista?

Abbozzo un sorriso. Adesso capisco perché tutti continuano a ripetermi che sono cambiato. Hanno ragione, eppure allo stesso tempo hanno torto. Io sono sempre stato così solo... solo che lo nascondevo persino a me stesso. Adesso però inizio a diventare fin troppo banale.

Mi alzo di scatto e la mia testa va a scontrarsi con qualcosa di altrettanto duro, seguito da un dolore forte, molto forte.

  - Ahio! Matt, accidenti! Che male!-

  - Perché, secondo te io invece non mi sono fatto niente? Ma di cosa è fatta la tua testa, di piombo?-

Lei mi guarda attraverso due occhi d’ambra leggermente inumiditi. - No, questa è tutta materia grigia mio caro!-

Avverto il tono insolente che aveva spesso da bambina. Solo che allora lo era davvero, viziata ed arrogante, adesso gioca ad esserlo.

Mi scappa una risata che però riesco a trattenere nascondendola schiarendomi la gola. La guardo e capisco che mi ha sentito.

  - Cosa voleva dire?-

  - Cosa?-

Lei alza un sopracciglio perfetto. - Quella sottospecie di risatina che fai sempre quando pensi a qualche cattiveria. -

  - Io non penso affatto a delle cattiverie, e non rido.-

  - Oh, invece lo fai.- si porta un dito vicino all’angolo della bocca. - E ti si crea anche una piccola fossetta, proprio qua.-

La osservo vagamente perplesso. Credo che, in vita mia, nessuno mi abbia mai detto una cosa simile semplicemente perché nessuno mi ha mai osservato e conosciuto a tal punto. E’ incredibile, questa ragazza sa più cose su di me di chiunque altro. Ed io sto per dirle una cosa orribile.

Volto la testa mentre cala un breve silenzio fra di noi, alla fine lei mi chiede. - Bè, comunque come mai sei qui? Lo sai che non potresti entrare, in teoria? -

Quando torno a guardarla vedo che ha appoggiato una mano sul fianco. Mi soffermo su di lei come se fosse l’ultima volta che la vedo, che è esattamente come mi sento in questo momento. Ha dei pantaloni neri attillati fino al ginocchio che la fanno sembrare ancora più snella, una canottiera azzurra semplice e degli scaldamuscoli dello stesso colore. I capelli sono legati alla veloce e le scendono a boccoli sulle spalle, la fronte è leggermente umida di sudore e le guance sono arrossate. Ma gli occhi sono come sempre, come quando eravamo piccoli, come quel giorno d’estate.

  - Tutto bene?- mi chiede alla fine notando il mio silenzio prolungato.

Mi costringo a un breve sorriso mentre annuisco. - Sì, scusami. Improvvisamente mi è tornato alla mente un ricordo.-

  - Ah sì, quale?-

Ma mentre me lo chiede sentiamo una voce maschile chiamarla. - Signorina, ci degna della sua presenza?-

Lei sorride. - Sì, arrivo subito.- si volta di nuovo verso di me. - Scusami Matt, devo andare. - continua a sorridere mentre mi guarda e si accinge ad allontanarsi. D’istinto la prendo per un braccio fermandola.

  - Scusami... - dico subito lasciando la presa.

C’è una breve esitazione da parte sua, poi sento la sua voce. - Eiji, scusami. Posso avere cinque minuti di pausa?-

Alzo gli occhi a guardarla e quando incrocio il suo sguardo mi sorride. Afferra una felpa e si dirige verso di me, veloce, mentre il tizio con gli occhiali la guarda rassegnato. - Solo cinque però.- le urla mentre Mimi mi prende la mano e mi accompagna verso l’esterno della sala. - Va bene!-

Usciamo senza voltarci.

 

 

  Finalmente, dopo avermi posato un caffé bollente fra le mani, sento la sua voce.

  - Non ti dispiace se ne approfitto per mangiarmi un panino vero? Non ho ancora pranzato... -

Scuoto la testa. - Tranquilla. A dire il vero non c’era nemmeno bisogno di chiedere la pausa... -

  - Sciocchezze.- m’interrompe agitando una mano. - Tu hai qualcosa che non va, altrimenti non saresti venuto fin qui.-

La guardo e mi sorride, come sempre. Poi addenta il panino e, chissà come, riesco a trovarla sexy anche così. - Allora?- insiste dopo aver mandato giù il boccone.

Mi guardo le mani giunte a stringere il bicchiere di plastica dal quale fuoriesce del fumo bianco e profumato.

  - Credevo... - mi schiarisco la gola. -... credevo fosse successo qualcosa. E’ passata una settimana e... -

  - Lo so, scusami. Non volevo... - fa una pausa ed io la guardo. -... ero convinta fosse meglio così. Sparire per un po’ data la situazione. Che vuoi farci, sono ancora immatura. - dice alla fine portando le braccia dietro la schiena e iniziando a stiracchiarsi.

  - Vado via... - dico alla fine e lei mi osserva spalancando gli occhi.

  - Ma la pausa è appena iniziata... -

  - No, non intendevo... - continuo a guardarla. - Oggi parto, vado via. -

  - E dove?-

Scuoto la testa. - Scusami, preferisco non dirtelo. Sono passato solo perché volevo salutarti. -

La vedo posare il panino, alzarsi e venire verso di me.

  - Come mai mi sembra che tu mi stia dicendo addio, Matt? -

  - Come mai sei sempre l’unica che capisce quello che provo? -

Sorride. - Non lo sai che mi sono laureata in “Yamatologia”? Sono passata a pieni voti! -

Yamato. Quanto tempo è che non sento qualcuno chiamarmi con il mio nome per intero?

  - Scommetto anche che hai preso la lode.-

  - Ovviamente.-

Si siede davanti a me scostandosi alcuni capelli dal viso e prende a fissarmi attendendo delle spiegazioni, almeno credo. Siccome so di non poterla trattenere tutto il giorno cerco di sforzarmi a parlare.

  - Sto solo scappando.- dico alla fine. Mi aspetto di vederla scioccata, indignata, disgustata per questa mia rivelazione. E invece, è ancora lì che mi sorride.

  - E’ normale avere paura in certe situazioni. Non colpevolizzarti così.-

  - No, Mimi. Io non ho paura... sono terrorizzato. Insomma, diventerò padre di un bambino che non v... - il mio sguardo incontra il suo e non riesco a concludere la frase. Mi prendo la testa fra le mani. - Sono una persona orribile.-

E poi, sento le sue braccia stringermi. Mi abbraccia come farebbe mia madre. Come una sorella, l’amica più cara, un’amante... Lei è tutto questo per me, ed io sono costretto a rinunciarvi.

  - Non sei orribile. Devi solo abituarti all’idea. -

  - Ma io sto scappando dalle mie responsabilità!-

  - E allora? Tutti scappiamo da qualcosa almeno una volta nella vita e nessuno ti dirà niente se vai via per un po’ adesso. Lo capiranno perché in molti, agirebbero come te, se avessero lo stesso coraggio che hai tu. -

Appoggio le mani sulla sua schiena e la stringo forte. Siamo in una posizione strana : io seduto per terra, lei in ginocchio che mi stringe la testa verso il seno morbido. Appoggia il mento sui miei capelli mentre io assaporo il suo profumo di borotalco e shampoo alla pesca. Non so per quanto tempo restiamo così però quando ci stacchiamo mi sento incredibilmente leggero, svuotato. Lei mi guarda scostandomi i capelli dagli occhi e poi dice.

  - Allora, mi prometti che quando tornerai sarai più allegro?-

Annuisco. - Va bene.-

  - Dì “te lo prometto”! -

La guardo e mi sento sorridere. - Te lo prometto.-

  - Bravo.- poi guarda l’orologio e si alza in piedi di scatto. - Oh merda! Sono in ritardo, quello mi ammazza! -

Prende il panino e lo finisce alla velocità della luce. Poi apre la porta, ma prima di entrare si volta ancora verso di me. - Torni per Natale però, vero? Organizziamo una festa... -

A Natale mancano solo nove giorni. Riuscirò a rinunciare a te e ad accettare ciò che il destino mi ha imposto in così poco tempo?

  - Daaai, ho già comperato il cerchietto con le corna da renna per tutti!-

Ho un attimo un flash di lei che le indossa e mi scappa una risata. - Ah, un’altra cattiveria? -

  - No, no. Sì, torno per Natale.-

  - Mi prometti anche questo? -

Sorrido. - Te lo prometto.-

Poi si volta e scompare dietro la porta che si chiude con un cigolio lasciandomi solo. Mi volto e m’incammino in strada, nell’aria fredda della città, diretto alla stazione. Ma quando sono sul treno c’è solo un pensiero che non mi abbandona.

Il desiderio di essere ancora fra quelle braccia.

 

 

 

 

 

 

Continua...

 

 

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Note Autrice: Lo soooooooooooo >_______< sono in uno stra-mega-iper-extra-ultra ritardooo!!!! Oddio mi vergogno quasi ad aggiornareee >_____<

Sono orrenda, davvero davvero orrenda!!! >_____<

 

Vorrei chiedere il vostro perdono ma so di non potermelo permettere ç_____ç

 

Oh cielo, non so nemmeno io come giustificarmi, so di non meritarmi nemmeno una recensione... è giusto, non lasciatemene me lo merito! ç____ç

 

Sarà meglio che io mi dilegui in fretta *osserva la marea di roba che le stanno lanciando*

 

 

Selhin

 

 

 

 

 

 

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